Buon Compleanno

di _blackpearl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buon compleanno ***
Capitolo 2: *** I DISTRIBUTORI COMPIONO MIRACOLI ***
Capitolo 3: *** IMPREVISTI ***



Capitolo 1
*** Buon compleanno ***


Freddo.
Ecco cosa sentivo mentre l’aria gelida soffiava delicatamente sulla mia pelle, scostando dolcemente i miei capelli.
"Perché sono qui?"
Me lo chiedevo spesso eppure non riuscivo che a darmi una sola risposta:
E' tutta colpa loro…


Era una fredda mattina invernale e spalancai senza pensarci due volte quelle finestre chiuse ormai da una settimana. L’aria gelida attraversò velocemente l’intera stanza, sfogliando le pagine di quel diario dove ormai scrivevo ogni mio singolo pensiero, emozione.
Ero già lì da un mese ormai e ancora non riuscivo a crederci. Mi sembrava ancora di sognare, proprio come accadeva fino ad mese prima. Fissai il bianco paesaggio, ripetendomi che non stavo sognando.
-Gemeeeeeeeee!
… no, non si trattava certamente di un sogno.
Ilenia aprì distrattamente la porta del bagno, sbadigliando sonoramente e spalancando tanto la bocca farmi quasi vedere il suo stomaco.
-Grazie per la bella visione geme…- le dissi sciacquandomi la bocca.
Ilenia era una delle mie migliori amiche e ci eravamo promesse che il giorno in cui avrebbe terminato gli studi, io mi sarei assunta tutte le responsabilità e l’avrei portata con me in Germania per una "vacanza speciale", da considerarsi come un premio per il suo compleanno. Era un tipo dal carattere deciso e vivace, sempre pronto alla battuta, ma che mostrava anche grande maturità per la sua età.
-Cristo Sara! Hai spalancato la finestra! Cioè c’è un freddo artico e tu apri le finestre? Ma ti sei fatta di crack stamattina?- mi disse correndo a chiuderla.
-Ma suvvia Ile! Un po’ d’aria fresca fa bene al cervello!
-Quale?
-Quale cosa? O_O
-Quale cervello? Non sapevo ne avessi uno!
Scoppiai a ridere e la schizzai con l’acqua che usciva fresca dal lavandino.
Eravamo in quel piccolo appartamento di Berlino da un paio di giorni, spinte da chissà quale voglia, con un affitto da pagare davvero basso per la zona… sarà che Ilenia aveva fatto colpo sul proprietario però comunque era un prezzo stracciato… soprattutto diviso in due!
Per una volta il destino ci stava sorridendo: viaggio economico, da sole, appartamento di lusso e posto molto carino.
E come ciliegina sulla torta due biglietti per un parterre di un concerto da sogno.
Stava andando tutto fin troppo bene visto che le persone coinvolte qui siamo io e la mia amica… ovvero due grandi sfortunate di prima categoria.
Ma era meglio non pensare al peggio.
-Geme!- eccola di nuovo che urlava scuotendomi e facendomi voltare.
-Cosa ora Ilenia? COSA?- le dissi massaggiandomi una tempia.
-Dove diavolo hai intenzione di andare vestita così? O_O
-Così come?
-Ti pare possibile fare una fila con gonna e scollatura? Ma sei impazzita? E la Sasi carina ed acqua e sapone che mi sono portata dietro dall’Italia dov’è finita?
-Be ormai ho anche 20 anni! Dovrò darmi una mossa! Se oggi li becchiamo non parto svantaggiata! U_U/
-Tu stai fuori… e questo cos’è?!- chiede prendendo il sacchetto di abiti con sopra il suo nome.
-Li ci sono i tuoi pantaloncini e la tua maglietta…- dissi mentre sercavo di mettermi la matita evitando di rimanere cieca all’occhio sinistro.
-Geme questi sono stracci! Pezzi di stoffa! Non sono vestiti! Fa freddo e non voglio sembrare una troia Cristo!
-Ile basta con le bestemmie! Ora muoviti che già è tardi… ci saranno 10000 tedesche li fuori!
-Certo ovvio… e come corriamo? Con i tacchi poi?- fece l’ironica.
-No dai… le scarpe da tennis le teniamo! Su preparati veloceee!- dissi chiudendo la porta e non dandole modo di replicare. Riuscii solamente a sentire il suo “Stronza…” bisbigliato.
Era bello vivere quell’avventura con Ilenia, essendo lei un tipo molto energico e spensierato. Mi faceva stare bene trascorrere quel tempo con lei.
Ormai la conoscevo da 3 anni buoni e avevamo preso a chiamarci “Geme”, gemella, perché lei era tutto quello che ero io e io ero tutto quello che era lei. Dire che l’adoravo è poco.
Dopo nemmeno mezz’ora, cosa impossibile e incredibile da raccontare in giro, sentii la porta del bagno aprirsi ma nessuno uscirne.
-Geme io così non ci esco.
Risi già solo vedendo la sua faccina rossa affacciarsi dal bagno.
-Dai esci!
-No Geme sembro una battona… e ho le gambone…e il naso grosso… e una brutta faccia… e…
-BASTA! Tu e questo vizio di sentirti un cesso! BASTA!- dissi prendendo i cornetti appena riscaldati e i nostri cappotti con le borse, prendendo lei per un braccio.
-Io non vengo Sasi!- ma non potè più dire nulla quando sentì la porta di casa chiudersi alle sue spalle.
-Ti odio!- mi disse mentre sbuffava e borbottava qualcosa tra se e se.
-No che non mi odi. E mi odierai di meno stasera… fidati… mi amerai come è giusto sia…- le dissi mentre ancora la trascinavo.
-Almeno dammi il cappotto demente! O_O- disse quando ormai i nostri piedi erano nella neve.
Stavamo correndo a perdifiato per quel paesaggio innevato, prendendo metro e taxi, tutto per inseguire il nostro sogno.
Perché si, eravamo li per rendere fede ad una promessa fattaci ormai da 2 anni e che non vedevamo l’ora di realizzare.
Si.
Sembrerà banale eppure stavamo andando ad un concerto. Non uno qualunque. Il concerto che aspettavamo ormai da anni, quello dei Tokio Hotel, che aspettavamo di vivere insieme… in nostro concerto insomma.
Ormai eravamo davanti il luogo scelto per il concerto, situato proprio a Berlino, in piena comodità per i gemelli.
C’era una lunga fila fuori i cancelli d’entrata: tende appena smontate, rifiuti di pasti consumati li all’aperto e decine, miliaia di ragazzine urlanti ogni sorta di frase o canzone. Una cosa che le teneva unite? I Tokio Hotel.
-Bene Geme… ora che facciamo? – mi chiese mettendosi a braccia conserta, già sul punto di sbuffare.
-Ora non iniziare… cerchiamo Beth e si vede.
Beth era una nostra amica tedesca, li presente in fila ormai da giorni e giorni, che ci stava tenendo il posto. La chiamammo e ci facemmo dire dove andare. Per nostra fortuna le tedesche, vedendo che eravamo italiane, ci fecero passare avanti senza creare troppi problemi e raggiungemmo miracolosamente quasi i cancelli.
Era assurdo.
Tutto per il meglio…. Guardai Ilenia che aveva un radioso sorriso a 32 denti e l’abbracciai contenta di condividere una simile esperienza con lei.
L’attesa non fu lunga. In un paio d’ore, passate a cantare a squarcia gola, a ridere e scherzare sulle abitudini e i vizi dei ragazzi della band, la sicurezza si mobilitò per iniziare a farci entrare.
Quando vidi il cancello aprirsi e il bodyguard che staccare il mio biglietto, sentii l’adrenalina salire. Presi per mano Ilenia ed iniziai a correre.
Come una matta.
Più veloce che potevo, come se in quel momento avessi dovuto spiccare il volo e arrivare fino in cielo, sin sulle nuvole.
La vedevo, la prima fila era libera.
Era assurdo.
Tutto filava fin troppo liscio.
Era come se stessimo vivendo una favola, piena di emozioni che coloravano quell’avventura che stavamo vivendo.
Quando però le mie mani toccarono la fredda barra della transenna della prima fila mi bloccai.
Tutto scomparve intorno a me.
Sentii il gelo pervadermi, proprio come era accaduto quella mattina spalancando la finestra.
Persi contatto con quello che mi circondava e alzai lentamente la testa, come ad aver paura.
La pedana era li, a nemmeno due metri da noi.
Sentii il mio cuore congelare, come se una morsa invisibile stringesse la mia anima.
Presi la mano di Ilenia senza nemmeno pensarci su e la strinsi forte, cercando di trasmetterle la mia emozione.
Quando mi voltai verso di lei che era li al mio fianco,vidi il suo volto incredulo, i suoi occhi brillare.
Stavamo disegnando il nostro sogno pian piano e nel momento in cui i nostri sguardi si incrociarono, calde lacrime rigarono le nostre fredde guance. La sua mano strinse la mia ed urlammo di gioia, per poi guardare senza sosta il palco, aspettando, pregando, che quelle luci si spegnessero al più presto.
La nostra attesa fu ripagata. Presto la sala divenne buia, nera come la pece, e solamente il suono di quei battiti cardiaci, ormai familiari a tutte le fans li presenti, riempirono lo spazio in linea d’aria.
L’adrenalina era a mille e quando la voce di Bill arrivò alle mie orecchie, mi sentii quasi scoppiare per l'esaltazione.
Quando le luci tornarono ad illuminare il palco, accompagnate dai rift di Tom come una tempesta, lo vidi.
Il mio cuore guizzò fuori dal petto, per rubare il posto ad una stella.
Il mio sguardo si posò su quel corpo così perfetto ed esile, così bello ai miei occhi.
La mia mano si allungò involontariamente verso di lui, come se sperassi in un contatto, in un minimo di considerazione.
Ed eccolo, quel sorriso meraviglioso che Bill ormai mi riservava ad ogni concerto. Bastava così poco per rendermi così felice.
Ilenia iniziò a percuotermi ed iniziammo ad agitarci come pazze, felici di quei momenti.
I maxischermi proiettano le loro fresche figure e tutte le ragazze presenti urlano i nomi dei quattro ragazzi tedeschi, saltano e cantano a squarcia gola i versi di Break Away, canzone che aprì quel sogno!
Il cantante salutò tutti contento, emozionato da quel calore e quella partecipazione. Così non ci restò che gioire con loro. Io e Ilenia eravamo quasi a due passi da loro e ci facemmoo trasportare da quelle emozioni cantando, urlando, ballando. Non avevamo più freni.
E nemmeno Bill ne aveva. Correva qui e li, si scatena con i suoi fans e spesso accenna a noi, che ci divertiamo come non mai.
Caldi e conturbanti fiamme illuminano il palco durante "Schrei", pezzo forte della serata. Tutte urlano seguendo le indicazioni del testo della canzone, c’è chi addirittura caccia un megafono come se avesse la tasca di Doraemon.
Ed ecco uno delle canzoni che più amo farsi largo tra le urla.
“Heilig sein…” intona il frontman e si avvicina lentamente alla pedana.
Io lo guardo e prego.
Prego dentro di me che il suo sguardo incroci il mio.
E come se davvero ci fosse un Dio li su che veglia su di me, Bill si volta, come se qualcuno lo chiamasse, e guarda me e la mia Ilenia, che lo fissiamo li in silenzio, sprovviste della forza necessaria per cantare con entusiasmo, tanto siamo prese dal testo.
Dura forse un paio di secondi ma in quell'istante il mio cuore si stringe, ricordando l‘attesa e la gioia provata fino ad allora.
Ancora qualche pezzo e dopo ben due ore di live, arriva il turno di “Ich bin Da”, il mio singolo preferito.
Stringo la mano di Ilenia, fisso Bill piena di gioia e cantando contenta quei versi di dolcezza pura. Quando anche i coriandoli riempiono la sala, vanno ad incorniciare quel quartetto meraviglioso e così perfetto su quel palco.
E poi… tutto finisce.
Così.
Quegli anni di attesa finiscono in men che non si dica, quelle due ore sembravano ora durate pochi minuti e il vuoto cercava di prendere il sopravvento.
La band si avvicina, saluta il pubblico, ci applaude e torna a prendere quelle bottigliette d’acqua per bagnare la folla. Bill si avvicina e mi sorride, bagnandomi in pieno viso, quasi a voler scherzare volontariamente, e si allontana, ricordando all’ultimo minuto di lanciare il suo asciugamano. Io lo guardo andare via dietro le quinte e inizio già a sentirmi persa.
Ma ecco che poi compare Tom, più spavaldo e farfallone che mai, con il suo asciugamano in mano.
Torno così alla realtà e mi ricordo di quella sorpresa che volevo fare alla mia amica ormai da anni e che non ero mia riuscita a realizzare.
-Geme! Deve essere TUO!- le urlo voltandomi di scatto.
Lei mi guarda sconvolta e mi chiede:
-Cosa? O_O
-L’asciugamano!- le urlo e chiamo Tom, urlando il suo nome come una pazza, abbassando la scollatura mia e della mia amica.
Tom si voltò e sorrise malizioso. Ilenia cercava di fermarmi ma io ammicco al chitarrista, chiedendo il suo asciugamano con la mano libera.
Lui sorrise divertito e, prendendo tutti alla sprovvista, lanciò proprio a me il suo asciugamano.
Tutte le ragazze dietro di me mi furono addosso e urlarono di prenderlo al mio posto. Ilenia cercò di proteggermi come poteva e io tenni l’oggetto preso di mira da tanta bramosia al sicuro al di là della transenna.
Quando tutti abbandonarono il palco, le fans desistettero dal loro intento e ci lasciarono finalmente libere di tirare un sospiro di sollievo.
Quando tutte le luci si riaccesero, fu come se la magia si fosse spezzata. Si torna alla realtà pura e semplice. Mi girai verso Ilenia, che è estasiata e più felice che mai, l’abbracciai e piansi tra le sue braccia. Anche questa volta era stata un'emozione indescrivibile. Piango di gioia perché era tutto finito e io non potevo chiedere di più.
-Dai Geme! Non piangere o lo faccio anche io! ç_ç- mi disse lei stringendomi forte a se.
Io mi asciugai le lacrime e annuii. Non era il momento di piangere.
Le presi i polsi e le misi l’asciugamano di Tom tra le mani.
-Questo è tuo…
-Ma Geme! Lo hai preso tu! Non posso…- mi disse lei quasi balbettando.
-No Ile… ricordi quando ti promisi ad agosto che per i tuoi 17 anni avrei lottato per un regalo come si doveva… be… eccolo qui. Ti voglio bene.
Buon compleanno Ilenia...
Lei mi guardò con le lacrime agli occhi. Mi abbracciò e scoppiò in un sonoro pianto.

Quando ormai fummo fuori all’aperto, tutto ci sembrò irreale.
Ilenia stringeva avida al petto l’asciugamano, minacciata da ogni singolo sguardo di un passante che lo riconosceva.
Mi strinse un braccio e mi chiese:
-Be ora chiamiamo un taxi e torniamo a casa… è tardissimo Geme! Sono le 2 di notte!
-Geme non ci sono maniaci qui…- la rassicurai.
-Ah no? E quelli li che ci guardano male? Eh? Eh? EH? Ti rendi conto di come siamo vestite? Se ora ci mettiamo per strada ci caricano dopo tre secondi! U_U
-Geme calmati… ora prendiamo il taxi… dai vieni…- le dissi portandola verso la strada principale e aspettando che arrivasse un qualunque mezzo di trasporto.
Quando finalmente la scritta gialla ed abbagliante di “Taxi” apparve all’orizzonte, mi sbracciai dal marciapiede, cercando di prenotarlo prima delle altre persone.
E… missione compiuta! Ecco che l’automobile si ferma proprio davanti a noi ed un simpatico vecchietto ci fa salire chiedendoci la destinazione.
Un secondo di silenzio… era un’idea folle che mi frullava in testa da ormai un paio di giorni ma dovevo provarci…
-All’Hotel…- iniziò Ilenia accomodandosi ai sedili posteriori ma io le tappai la bocca.
Mentre lei si dimenava mugugnando, io trovai la forza di pronunciare quelle parole:
-All’aeroporto…
L’autista partì mentre Ilenia iniziava a sgridarmi:
-Sa!!! Sei pazza?! Dove vai ora alle 2 di notte in aereoporto!!! Ma ti rendi conto di quello che stai facendo??
-Geme rilassati…- le dissi- Ora i Tokio Hotel saranno andati li… domani sono in Spagna… secondo te come ci arrivano? Il jet privato per ora non l’hanno quindi… fai un po’ tu!
-Si ho capito ma sono partiti anche un’ora e mezza buona prima di noi da dove hanno fatto il concerto! Saranno già partiti! E’ una pazzia ed uno spreco inutile di soldi! – mi accusò borbottando e sbuffando senza sosta.
-No dai Geme… proviamoci! E’ una volta nella vita…dai ti prego…- le dissi implorandola.
L’autista sorrise nel vedere poi Ilenia arrendersi e darmi un pizzicotto per ripicca. Sapevo che alla fine mi avrebbe accontentata. Fa tanto la forte ma ha un cuore d’oro.
-Lo faccio solo per l’asciugamano… - disse guardando fuori dal finestrino, leggendo la scritta “Flughafen” arrivare prontamente dopo quei minuti di viaggio.
-Eccoci arrivati… sono 10€…- annunciò l’autista, mentre Ilenia metteva mano al portamonete.
-Ecco buon uomo… e spero lei ne faccia un uso migliore di quanto ne abbiamo fatto noi…
Ed eccoci davanti l’entrata dell’aeroporto.
Deserto.
-Ecco Geme… bene… manco un’anima c’è in giro… ma ci rendiamo conto di cosa mi hai fatto fare? Sono quasi le 3 e noi siamo qui al gelo per cercare persone che non ci sono! Dai entriamo…-mi disse facendosi piccola nel suo cappotto ed entrando prendendomi sottobraccio.
L’interno era nettamente più caldo rispetto all’esterno colpito dal gelo invernale tedesco ed aveva un aspetto molto accogliente.
Ci rinfrescammo un attimo in bagno e tornammo ad essere ben messe e decenti, dopo che la mia amica bestemmiò a sufficienza contro la matita che non colorava come lei sperava.
Quando infine uscimmo dal bagno mi guardo irata e borbottò:
-Adesso mi accompagni a prendere qualcosa di caldo in questo posto sperduto dal mondo! Vieni!- mi ordinò seguendo il suo istinto per le cose dolci e calde.
-Gne gne gne… - le rifeci il verso lamentoso che stava usando.
-E non rifarmi il verso! Sei tu che mi hai trascinata qui! Ora stai zitta! Guarda li! Pare esserci cibo, liquidi e persone… sempre se non sono maniaci o manichini…
Ed ecco che mi ritrovai davanti un’enorme distributore di cioccolata calda, posto al centro della sala d’aspetto.
-E ora me la offri tu! Dammi due euro! Che voglio anche le M&Ms- mi ordinò scegliendo accuratamente se prendere la cioccolata al latte o quella alle mandorle.
Presi la mia borsa e le diedi quello che voleva e, mentre rimettevo il portamonete al suo posto, qualcosa di fin troppo familiare mi giunse alle orecchie… una voce che conoscevo perfettamente e che potevo riconoscere in mezzo a milioni di persone.
-Uffa! L’avevo detto che avremmo perso il volo!- si lamentò la voce maschile.
Una voce calda e molto melodiosa allo stesso tempo, dolce quasi come il miele.
Alzai la testa in direzione di questa e sgranai gli occhi.
Non ci potevo credere.
Non era possibile.
No.
Rimasi li immobile. A fissare la scena come una scema.
La borsa mi cadde dalle mani… era un sogno, sicuramente.
-Geme la vuoi anche tu?... Ma che cazzo fai? E’ tutto a terra! Che ti è preso?- mi urlò chinandosi a raccogliere tutti i miei averi sparsi sul pavimento.
-Geme… Puzzolo… Cuppy… -balbettai.
Lei mi guardò stranita, forse prendendomi per pazza visto che avevo appena nominato gli stupidi soprannomi affibbiati da noi ai gemelli Kaulitz:
-Geme cazzo hai fatto? Puzzolo? Cuppycake? Sei impazzita? Il concerto ti ha fatto male… prendi la mia cioccolata.
Io però rimasi immobile e con il capo le feci cenno di guardare davanti a se. Quando lei lo fece, la sentii emettere un suono strozzato e deglutire a fatica.
-Ge… ge… ge… geme quelli sono… sono…- balbettò anche lei, tenendo in mano la sua tazzina e nell'altra le sue M&Ms.
Ok… poteva trattarsi di un sogno, un’illusione… ma quelli che erano davanti a noi erano i Tokio Hotel in una sala d’attesa di una aereoporto deserto, dove eravamo solo noi e loro.
E’ uno scherzo?
O pura fantasia?
Credo proprio di no…


-CONTINUA-

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Capitolo 2
*** I DISTRIBUTORI COMPIONO MIRACOLI ***


Rimasi li, immobile, a fissare quelle figure maschili a me fin troppo familiari.
Al mio fianco Ilenia era più muta di un sasso nel deserto e squadrava anche lei quella scena surreale.
Quando il mio respiro tornò regolare, diedi una leggera gomitata alla mia amica, che posò i suoi occhi sgranati su di me.
-Ilenia dimmi che è un sogno...
-Cristo Geme ma quale sogno... io ora... ora... - non terminò la frase inspirando a fondo. Entrambe non riuscivamo a capacitarci di una cosa simile. Chi ci sarebbe riuscito?
Ci guardammo per un altro paio di secondi che sembrarono un'eternità.
Tornai a posare lo sguardo sui quattro ragazzi. Anche loro ci fissavano e i miei occhi incontrarono quelli di Bill, alquanto infastidito dalla situazione. Tom invece si era alzato e dondolava compiaciuto sul suo posto, davanti ad un Georg alquanto incuriosito. Gustav invece era rimasto seduto e ci sorrideva in modo confortante. Forse mi ero sbagliata sul suo conto: in quel momento sembrava l'unico realmente amichevole.
Non sapevo come muovermi, cosa dire... avevo quasi paura a respirare.
Tom ci fissò a lungo, per poi iniziare ad avvicinasi con fare sicuro. Alle sue spalle Bill quasi sbuffò e Georg sorrise a quella reazione. Noi restammo ancora immobili. Non sapevamo cosa fare e nemmeno ci andava di fare le bimbe isteriche.
Era come se il mondo si fosse fermato, fosse in bianco e nero, come se l'unico soggetto animato e a colori fosse Tom, che aveva preso a camminare nella nostra direzione, tenendo il suo cappellino e lo sguardo basso.
La morsa che strinse la mia mano mi riportò alla realtà e ricambiai la stretta della mia amica, mentre il mio sguardo seguiva il profilo del chitarrista che ci superava e raggiungeva i distributori.
Ilenia si voltò lentamente a fissarlo, per poi posare il suo sguardo incredulo su di me.
-Sasi cosa... cosa... dobbiamo far qualcosa... - mi bisbigliò.
-Ile cosa possiamo fare? - dissi con un pelo di voce.
-Geme ci sono i Tokio Hotel davanti a noi e Tom sta prendendo gli Oreo... qualcosa dovremmo pur fare!
La guardai di sbieco, incredula delle sue parole.
Cosa pretendeva potessimo fare?!
Bill mi sembrava già fin troppo scocciato dalla situazione e gli altri non mostravano di certo più simpatia o disponibilità... be cosa volevamo aspettarci alle 3 di notte dopo un concerto e un volo cancellato?
-Sorry... - una voce calda e rauca spezzò la catena dei miei pensieri.
Mi voltai attonita, seguendo lo sguardo di Ilenia che si poggiava sull'ingombrante chitarrista chino su se stesso alla nostra sinistra.
Ci guardò un pò interrogativo, poi abbozzò uno dei suoi sorrisi alla "ottengo sempre ciò che voglio perchè sono figo" riprendendo il discorso:
-... do you have only 20 cent for me?
Ok.
Già la situazione era surreale, ci mettiamo anche Tom Kaulitz che rimane davanti il distributore senza 20 centesimi... stavamo per sfiorare il surreale.
Forse in realtà ero caduta battendo violentemente la testa ed ora ero incoscente su un lettino d'ospedale sognando quella situazione... o forse no.
Di una cosa ero sicura: Tom aspettava una nostra risposta.
Ilenia iniziò ad aprir bocca, ripetendo una raffica di "Ja ja ja ja" e rovistando freneticamente nella borsa.
A quella risposta accennata, gli occhi di Tom si spalancarono gioiosi.
-Parlate tedesco?
La mia amica mi gaurdò ed insieme annuimmo.
-Oh grazie a Dio! Sapete... non sono un asso in inglese! -disse cercando di fare il simpatico.
Noi non potemmo che sorridere impacciate, mentre Ilenia prendeva il portamonete di Spongebob che le avevo comprato pochi giorni prima, assicurandomi una vasta gamma di favori in cambio per la prossima settimana.
-Carino... - bisbigliò il rastone, osservando la monetina uscire dall'oggetto giallo canarino e vederlo scomparire nel pugno della ragazza.
Lei alzò lo sguardo e lo fissò con i suoi grandi occhi azzurri, ricambiando il sorriso che continuava a riservarci Tom. Allungò il braccio e fece cadere i 20 centesimi nel palmo aperto del chitarrista, che ammiccando le riservò un caldo "Dankeshon".
Ilenia mi guardò e sussurò mentre il ragazzo ea distratto:
-Oh mio dio, manco ci stesse provando!
-Ah be... può essere... sei una bella cocca mora Geme u.u
Lei cambiò espressione alle mie ultime parole e alzò gli occhi al cielo. Io sghignazzai divertita; Ilenia a mio parere aveva sempre avuto un debole per Tom ma non l'aveva mai voluto ammettere... a differenza mia, che urlava ai quattro venti la sua innata passione per Bill Kaulitz, lei non faceva che prenderlo in giro.
Ma il detto dice: si ama chi si odia.
Quindi in fondo io ci avevo sempre sperato in un loro incontro ed ora eccoli, a nemmeno un metro di distanza.
-Biiill! Non ci sono le M&Ms! Cosa vuoi? - chiese al gemello, che scrollò le braccia esasperato.
-Cosa c'è?- chiese annoiato.
-Eh tanta roba! Sai, parliamo di un distributore di una aereoporto che deve soddisfare diversi gusti... alza il culo e vieni a vedere!- gli urlò con tono ironico.
Il cantante si fece forza e si alzò con pesantezza, ciondolando i suoi 50 chili di bellezza allo stato puro verso di noi.
L'osservavo vacillare verso di noi, quasi con il passo di Tom, solo con un tocco più aggrazziato, più... curato.
Aveva l'aspetto stanco, spossato, quasi si trascinasse a fatica quel mucchio di ossa di cui era costituito che si riparavaa nel morbido tessuto della sua tuta.
Si avvicinò quasi ignorando me ed Ilenia, se non per quel sorriso pre-confezionato che ci rivolse per tre secondi netti, per poi fissare con sguardo più interessato il distributore.
Evidentemente il cibo era più allettante di noi.
Ilenia mi si fece ancora più vicina, quasi avesse paura della nuova presenza, stringendomi il braccio senza staccare gli occhi da Bill.
Io ero ormai entrata in un mondo tutto mio chiamato "anche Bill Kaulitz usa i distributori" e lo fissavo in cerca di un minimo di sorriso, in un accenno simpatico.
Ma nulla. Ovviamente ai suoi occhi non esistevamo.
-Tom, prendo per panino dai... sto morendo di fame ed è l'unica cosa che mi ispiri minimamente... - disse annoiato dopo un'attenta analisi ad ogni prodotto esposto.
Tom annuì silenzioso ed introdusse le monete, pigiando con forza eccessiva i pulsanti dei numeri da selezionare.
Il tonfo degli alimenti riempì il gelo della stanza, mentre Bill fissava il gemello chino a raccoglierli e a porgergli il suo.
Il cantante, preso ciò che gli toccava, girò i tacchi e si allontanò silenziosamente.
Io fissai Ilenia delusa da quel primo incontro, mentre lei era passata a darmi delle dolci carezze sul braccio. Tutte le fans dei Tokio Hotel sognavano una situazione simile ed una volta che la fortunata ero io, questo era il comportamento riservatomi?
Avrei voluto piangere, ma decisi di non farlo, ascoltando quel briciolo di dignità rimastami.
Tom rimase a fissare il pavimento per un paio di secondi pensieroso, mentre noi fissavamo lui immobili.
Improvvisamente si voltò e ci fissò sereno:
-Bè, volete unirvi a noi?
I miei occhi si allargarono, analizzando a fondo le piastrelle del pavimento. Che bei colori!
Ilenia era li che fissava Tom e annuiva con un accenno di testa, trascinandomi per un braccio e seguendo il chitarrista che, sorridendo, si riavviava al suo posto a sedere.
-Ilenia che stai facendo? - le chiesi ansiosa.
-Senti Sara ti rendi conto di cosa sta accadendo? No perchè io no e una di noi due deve farlo!
Cazzo guarda li Georg che manzo...
La fissai con la vista quasi annebbiata, mentre i quattro ragazzi si facevano sempre più vicini.
Il cuore galoppava, il respiro iniziava a mozzarsi, aria calda usciva dalla mia bocca, le mani tremavano... tra poco avrei avuto delle convulsioni per l'agitazione.
Le loro guardie del corpo subito ci si pararono davanti, con lo sguardo truce che diceva "provate ad avvicinarvi e vi renderemo irriconoscibili agli occhi dei vostri conoscenti".
Ma Tom diede loro un colpo con la mano: "Sono con noi, tranquilli...", facendoci accomodare con lui.
Ci sedemmo davanti ai posti davanti i loro, cercando di mantenere una parvenza seria, il che è davvero difficile quando ti trovi davanti i tuoi idoli di una vita.
Guardai di sottecchi loro, che cercavano di far finta che nulla stava avvenendo.
-Ragazzi questo non potremmo farlo...-lo riprese David Jost, che era appena arrivato con dei caffè caldi, che porse ai ragazzi - questi li offre il personale dell'aereoporto nella speranza che non ci siano reclami da parte nostra per il disagio. Illusi.
Poi ci fissò seriamente e posò lo sguardo su Tom.
-Quante volte te l'ho detto?
-Perchè guardi me? Chi te lo dice che non sia stato Bill?- replicò prontamente Tom sentendosi chiamato in causa. Era come se il producers avvesse subito inteso chi ci avesse avvicinato.
Appena sentì il suo nome tirato in causa, il cantante scattò sulla sedia.
-Cosa? IO? Sai benissimo che non è così! Io non sono il tipo da queste cose, non do retta a sconosciuti, non mettete sempre in mezzo me!
Tom si voltò sconcertato.
-Bill stavo scherzando. Era uno scherzo. Mamma mia, non fare la checca isterica stasera. Siamo tutti nervosi, non solo tu.
Bill lo fulminò con lo sguardo, esbuffò al suo posto.
-Ragazzi per favore cerchiamo di mantenere la calma. Non è la prima volta che accade, può succedere a chiunque. Ora aspettiamo in tranquillità, abbiamo anche del caffè! - intervenne Georg prendendo il vassoio portogli da Jost.
Poi alzò lo sguardo verso di noi:
-Ragazze perdonateli, sono nervosi.. volete del caffè?
Entrambe, nemmeno fossimo programmate, squotemmo il capo, ringraziandoli gentilmente.
Sapevamo che il caffè ci si sarebbe fermato sullo stomaco, chi sarebbe riuscito a mangiare in una situazione simile? Penso nessuno.
Non poteva star accadendo. Che poi a noi, che eravamo così anonime alla fine, tranquille.. oddio tranquille non proprio ma nella norma.
Forse qualcuno da lassù ci voleva bene.
Indubbiamente.
-Voi dove eravate dirette?
La voce di Bill quasi perforò i miei timpani per quanto mi colse di sorpresa. Lo guardai e risposi cercando di mantenere la calma:
-Avevamo il volo per Monaco... a quanto ho capito lo stesso vostro.
Ilenia fu assalita da unimprovviso attacco di tosse. Aveva pienamente intuito quanto io stessi mentendo in quel momento ma cos'altro potevo dire? Che eravamo andate li solo nella speranza di incontrare loro?
Certo.
Così in tre secondi i loro bodygard ci avrebbero buttate fuori dall'aereoporto.
-Ah capisco... bè bel disagio anche per voi.. scusatemi per prima...- ammise Bill scostandosi i capelli.
-No ma tranquillo posso capire... bell'imprevisto... speriamo bene.. -cercai di abbozzare.
Lui mi sorrise teneramente, con un'espressione stanca.
-Eh si speriamo... cosa andavate a fare a Monaco? - ci chiese curioso come un bambino di 5 anni.
-Da miei parenti... per fare una vacanza..
Ilenia mi guardò di sottecchi.
Non sapevo come tirarmene fuori in quel momento.
Ok, la balla continuava inesorabile... dove ci avrebbe portato tutta quella messa in scena?
C'avrei pensato dopo.


-CONTINUA-

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Capitolo 3
*** IMPREVISTI ***


CAPITOLO 3: IMPREVISTI



Erano passati ormai 10 minuti da quando eravamo li seduti insieme ai Tokio Hotel.
C’avevano fatto posto, scansando bagagli e borse a mano varie, facendo attenzione ne poggiarli, quasi contenessero bicchieri di cristallo. Solo Tom quasi prendeva a calci le sue valigie, le spostava affannatamente e con noia, spingendole in là con i piedi. L’unica cosa che spostò con cura fu la custodia di una sua chitarra, doveva valere davvero molto, sia economicamente che per quanto riguardava il lato affettivo.
Eravamo sedute li, in mezzo a loro, con Bill alla mia destra ed Ilenia alla mia sinistra che si guardava i piedi, poi passava alle sue mani incrociate, poi al bianco soffitto, come alla ricerca di un pretesto, una scusa, per fuggire da quella situazione così irreale.
Io facevo altrettanto, non riuscivo a guardare in faccia Bill, nonostante lui stesse tranquillamente sfogliando una rivista annoiato. Era come se sentissi la la metà del mio corpo che lo affiancava paralizzata, congelata, inerme. Cioè di base avevo immaginato quel momento nel migliore dei miei sogni, pensavo che in quella situazione sarei saltata addosso a Bill Kaulitz, sarei stata più aggressiva, eppure ero li, che boccheggiavo.
Mi sentivo così stupida. Ok, stavamo facendo la figura delle persone mature, calme, che non si fanno prendere dal panico vedendoli e che addirittura erano riuscite a sedersi al loro fianco, cosa apocalittica se ci pensiamo. Eppure eravamo li. Ma potevo farmi scappare quell’occasione? Potevo? No.
-E allora… come mai qui proprio questa sera?- trovai il coraggio di chiedere al cantante.
Ok, si lo so, era una domanda stupida, priva di senso concreto, buttata li per rompere quel silenzio imbarazzante che sarebbe servito solo per una bella foto. La band aveva avuto l’ennessima apparizione live in un programma televisivo della città, per promuovere il nuovo singolo, ma doveva essersi trattenuta un giorno in più se erano li in quel momento.
Bill si voltò sorridente, come a volermi ringraziare di averlo salvato dalla noia mortale di quelle pagine di carta con qualche immagine colorata messa per rendere più allegra la rivista:
-Be avevamo l’intervista… non so se lo sai…
-Figurati se lei non lo sapeva… - rispose tra se e se Ilenia, guardandosi le doppie punte noncurante.
Io impallidii. Bill la guardò un attimo interdetto, con quella classica espressione che ha quando lo lasciano senza parole durante un discorso, con la bocca semi aperta e la mascella chiusa, i denti bianchi immobili e in bella vista.
Poi tornò a guardare me e continuò il suo discorso:
-… e poi, visto che Berlino ci piace molto, abbiamo deciso di restare un giorno in più.
-“Abbiamo”.. TU hai deciso di restare un giorno in più per comprare quella borsa Armani che volevi tanto!- intervenne prontamente Tom che si era alzato evidentemente sentendosi escluso, visto che al fianco di Ilenia si era sistemato Georg, che guardava le foto scattate durante i loro viaggi, e Gustav parlottava al telefono con un’identità sconosciuta.
Bill spalancò la bocca indignato, fissando il fratello:
-Vogliamo parlare dei tuoi boxer Dolce&Gabbana? Mi pare tu non ci sia rimasto male quando te li ho riportati in albergo!
-Invidioso delle misure?-lo sfidò.
-Non direi Tom. Ho molto altro che non hai. Poi sei bravo solo a parole tu… - rispose prontamente Bill alzandosi.
Mi alzai anche io, senza un effettivo motivo, come se sapessi di doverlo fare… o forse solo per emulare quello che faceva il ragazzo.
Sentii un suono strozzato in gola a Tom, che strinse i pugni e fissò il fratello un po’ alterato. Georg si alzò prontamente, come intuendo qualcosa. Il chitarrista restava comunque un tipino orgoglioso, non penso fosse di suo gradimento essere preso in giro davanti delle ragazze.
-Tom senti, la tua chitarra rischia di cadere, sistemala per bene!
Il ragazzo dai vestiti larghi lanciò un’ultima occhiata al gemello, per poi allontanarsi sbuffando.
Io fissai Ilenia che lo seguiva con lo sguardo mentre le passava davanti, voltandosi e riservandole un sorriso timido che lei ricambiò a sua volta con lo stesso “imbarazzo”. Poi sorrise tra se e se, tornando a giocare con i suoi capelli come una bimba felice per il suo primo regalo di Natale.
Bill si mise le mani sui fianchi e sbuffò in aria, poi fissò il soffitto e passò a me. Ma appena aprì bocca lo interruppe Gustav:
-Ragazzi nulla da fara, per stasera si torna in albergo e domani ci riportan qui… prendete tutto, ci aspettano giu in uscita.
Detto questo, ognuno di loro prese i bagagli e si diresse con passo stanco e lento verso le scale mobili.
Ilenia mi guardò, alzandosi di scatto. Cosa avremmo fatto ora NOI?
-E ora Sara? Cosa cazzo facciamo noi? Manco salutano questi cafoni…
Guardai la mia amica. Anche a lei pareva rodere il fatto che quel sogno meraviglioso stesse finendo, in modo così brusco, senza avviso. Eppure, come se mi leggesse nel pensiero, uno di loro si fermò.
-Scusate, so che non sono fatti miei ma… voi ora cosa farete?
Tom doveva proprio averci preso a cuore, anche se non l’avrei mai pensato un ragazzo simile, di quello stampo. A dispetto di tutte le aspettative, quello che più vedevo in quel ruolo non era Bill, che avevo sempre idealizzato come un ragazzo abbastanza sulle sue con gli sconosciuti, ma Georg. Forse gli eravamo simpatiche.
-Eh cosa vuoi facciamo! Ce ne andiamo anche noi, non mi pare un luogo sicuro dove rimanere per due povere ragazze sole…- sbuffò Ilenia prendendo la sua borsa con pesantezza, nemmeno fosse un sacco di patate, e dirigendosi verso di lui. Tom la guardò mentre lo superava a braccia incrociate, scuotendo poi la testa quasi divertito da quell’atteggiamento scostante.
Io raccolsi le mie cose e la inseguii, mentre si accingeva a prendere le scale mobili in silenzio dietro la band. Si ripresentò quel silenzio di tomba, dove a turno i ragazzi davanti a noi si voltavano a fissarci per un paio di secondi, mentre Ilenia mi fissava sconvolta ogni volta che incrociava lo sguardo di Tom.
-Geme ma hai visto?- mi diceva spalancando la bocca come era solita fare, allargando i suoi enormi occhi azzurri.
-Si ho visto.. io l’ho sempre detto, anche quando questa era solo una mia fervida immaginazione..- le ammiccai.
-Si vabbè tu stai male… comunque ora che cazzo facciamo? Questi se ne vanno con David e gli altri…patate li, e ci mollano qui!
Sorrisi a quel suo classico modo di parlare buffo e le risposi con serenità: - Mai sentito parlare del taxi?
-Si vabbè la fai sempre facile te.. io però prima voglio autografo e foto ricordo. Cioè se lo diciamo in giro non ci crede nessuno! Cazzo una volta che ho una botta di culo così abbagliante, un minimo devo godercene!- esclamò fiera.
Io scoppiai a ridere e per poco non inciampai sulla fine delle scale mobili.
Ormai eravamo all’uscita, le porte automatiche si aprirono e il caldo tepore dell’aereoporto lasciò il posto al freddo secco berlinese. Mi raggomitolai su me stessa, stringendomi nel mio cappotto e affondando il viso nella calda sciarpa.
Ovviamente un’auto era già pronta ai piedi del marciapiede, in attesa solo della band che già passava le proprie valige alla sicurezza per sistemarle nel bagagliaio.
-Bè allora… - esordì Tom un po’ impacciato, dondolandosi su se stesso.
-Io direi che possiamo concludere con una bella foto e siamo tutti felici! – rispose prontamente la mia amica, sorridendo e cacciando la macchinetta fotografica dalla propria borsa.
-Si direi che saremmo pari…- ricambiò il sorriso Tom mettendosi in posa.
Solo noi eravamo rimasti al gelo, lo staff, con Gustav e Georg, erano già dentro un’auto; una seconda stava aspettando solo i gemelli, con un bodyguard che teneva lo sportello prontamente aperto in attesa.
Improvvisamente, prima che Ilenia potesse cliccare sul pulsante per lo scatto, un urletto sprezzante ruppe quel tranquillo e sereno momento.
-Oh! Du bist Tom! Tom Kaulitz!
Tre fan, già pronte con le proprie fotocamere in mano, erano apparse dal nulla, avvicinandosi con fare eccitato.
Il chitarrista le guardò allarmato, poggiando una mano sulla spalla di Ilenia, e lo stesso Bill, al mio fianco, indietreggiò verso l’auto.
Le tre ragazzine infatti placarono la loro corsa nell’attimo in cui i loro occhi incontrarono i nostri e si accorsero della nostra presenza. Una di loro guardò la mano di Tom e la sua espressione cambiò radicalmente, quasi sul punto di dar inizio ad una crisi di pianto.
Fu un attimo.
Nello stesso momento in cui vidi le loro fotocamere accendersi, vidi la testolina di jost uscire dall’auto, vedere la scena sconvolto ed urlare:
-Via Via!
Tom spinse con violenza Ilenia nell’auto, mentre io sentii la fragile mano di Bill stringersi intorno al mio braccio e trascinarmi via.
In due netti secondi mi ritrovai dentro l’auto nra che accellerava a tutto gas.
Non capii nulla nei primi momenti, cercavo lo sguardo di Ilenia in cerca di conforto ma quando lo trovai notai che era disorientato tanto quanto il mio.
-Cosa cazzo ci fanno queste due qui dentro?! – sentii urlare il manager.
-Avevamo altra scelta?!- rispose a tono Tom.
-Si lasciarle li cristo santo! –ribattè Jost.
-Senti David stavolta ha ragione mio fratello… lasciarle li per cosa? Farle prendere a pugni dalle fan o dar modo loro di fare un photoshoot a queste due ragazze con tanto di intervista per la prima rivista scandalistica? Non ho proprio voglia di finire nell’enesima bufera! Non penso abbiano scattato nulla…-intervenne Bill, la cui presa era ancora ferrea sul mio braccio.
-Se lo dite voi… ma vedete di sbarazzarvene subito. Sapete che io vi permetto molto ma.. i piani alti non penso la pensino come me.. e questo potrebbe essere un problema.. – concluse Jost dal sedile posteriore, voltandosi per tornare a seguire con gli occhi la strada davanti a noi.
-Scusateci.. ma non avevamo altra scelta.. – ci disse Bill.
Eppure io ancora ero nel mondo dei sogni. Era successo tutto troppo in fretta, non ero pronta, tantomeno penso lo fosse Ilenia.
Eppure eravamo li, in una Mercedes nera con i vetri oscurati, di quelle proprio usate dalle celebrità più splendenti.
Ma eravamo chiuse nella stessa auto con i gemelli Kaulitz seduti tra noi verso una destinazione a noi ignota.

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