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Pioveva …il bambino si allacciò gli stivaletti, si slacciò il mantello e
usci dalla stanza
Pioveva …il bambino si allacciò gli
stivaletti, si slacciò il mantello e usci dalla stanza.
Percorse il lungo corridoio. Attraversò una sala fredda dove
alcuni uomini erano seduti attorno ad un piccolo fuoco.
-la stanza è pronta?- chiese,
autoritario
uno degli uomini scattò in piedi
-si principe…esattamente come
avete ordinato…- rispose con la voce tremante
il bambino passo davanti loro senza
fermarsi ad osservarli.
-Vegeta!- urlo una voce maschile
-Padre…- vegeta si inginocchiò
con finta riverenza ad un uomo che gli assomigliava in modo incredibile
-Devi partire… non pensare a giocare…- detto ciò si voltò e usci dalla stanza, seguito dal piccolo che, prima di
allontanarsi, guardò la porta ghignando.
Nell’altra stanza altri uomini dagli abiti laceri erano in un
angolo
-oggi non morirete…il principe
è impegnato- disse la guardia che aveva parlato prima a vegeta, entrando da una
piccola porta
Li guardò sconsolatamente…un po’ era commosso dalla loro
sorte…erano forti e vigorosi ma, purtroppo, ribelli al re e il piccolo principe
provava un sadico piacere ad ucciderli personalmente…
- quel bambino è uno squilibrato- pensò amareggiato
Un neonato urlava in maniera incredibile nella culla,
nonostante avesse un livello di potenza tanto basso
-sei delusa?- chiese una donna
con un camice ad un’altra che lo guardava da una vetrata.
-Tu non lo saresti?- rispose
amareggiata
-Avverto Bardak della nascita del piccolo…?!-
-Kaaroth –
Vegeta e Kaaroth partirono lo stesso giorno dal loro pianeta
natale.
Il Re raggiunse Freezer nella sala
regia…lo avrebbe trovato ancora sul suo trono, con la sua corona, con il
suo scettro tra le mani…quel piccolo essere disgustoso, viscido, li teneva in
scacco da anni, li costringeva a vivere nel terrore… vegeta forse non si
sarebbe mai seduto su quel trono…
-potessi ucciderlo lo farei in
questo momento- pensò entrando
Freezer era inaspettatamente al
centro della sala
-Re Vegeta…io potrei distruggere ora questo misero
pianeta in un attimo e fino a poche ore fa era mia ferma intenzione…-
Il cuore del re si bloccò…erano
vere le voci che circolavano allora?!...era vero che
freezer voleva liberarsi della razza Sayan?!
-…farlo…ma ora ho disgraziatamente bisogno di voi…-
continuò il mostro
-una rivolta è scoppiata su uno
dei nostri domini ad est… combattete e vincete…forse vi lascerò in vita, in
caso contrario…- freezer creò una piccola palla di luce con un dito e la lanciò
verso un vaso che esplose in piccoli pezzi – BUM –
-inoltre pretendo il controllo
totale della vostra razza…un controllo ufficiale. Fino a nuovo ordine i Sayan
obbediranno solo a me e a me solo…-
-io sono il loro Re…- lo
interruppe orgogliosamente Re Vegeta accostandosi a lui
-tu sei solo uno stupido e
borioso perdente- riprese, parlando fra i denti ,freezer – e da oggi…un
perdente che non può più essere sovrano…-
il Re si accasciò al suolo…no
poteva morire così…non poteva lasciare la sua razza in pugno ad un folle
simile.
Freezer ritrasse il pugno dal ventre del Re…si pulì la mano
sul mantello del morto e si sedette sul trono
-signore…e il principe?...va
eliminato?- chiese un personaggio alto uscendo dall’ombra
-assolutamente no Zarbon…è
abbastanza forte da essere essenziale e…troppo debole per competere con me.
Crudele ma…obbediente…o, quantomeno, lo diverrà-disse scoppiando in una disumana risata.
Capitolo 2 *** sulla Terra...un'ifanzia difficile ***
Sulla Terra era un giorno non diverso dagli altri… la sera era fresca
per essere una di piena estate
Sulla Terra era un giorno non diverso
dagli altri… la sera era fresca per essere una di piena estate.
Una sera con poche stelle…tranne una grande e luminosa…che
dopo aver attraversato tutto l’arco del cielo precipitò nel pieno della
foresta.
Son Gohan uscì correndo dalla sua casetta di legno…il boato era stato enorme e aveva paura di un incendio nelle
vicinanze.
Quando arrivò nei pressi dell’esplosione
vide una capsula rotonda e incandescente all’interno della quale un bambino
sembrava dormire.
Erano passati anni dall’ultima volta che aveva visto un
altro essere umano e ancora di più da quando aveva visto un bambino.
Si avvicinò circospetto.. al collo
gli brillavauna sfera arancione con 4
piccole stelle che sembrano incastonate all’interno.
Un piccolo incendio si sviluppò vicino la capsula e un
riflesso delle fiamme sulla sfera colpì gli occhi del neonato che si svegliò di
soprassalto.
Appena aperti gli occhi fissò l
uomo e la sfera e…lanciò un raggio sottile e potente che lo perforò.
Son Gohan riuscì ad allontanarsi e a rifugiarsi lontano da
quel piccolo mostro, ferito ma vivo.
Vegeta apprese della morte del padre al ritorno
dell’ennesima missione…era partito con Nappa e Radish…i figli di altre importanti famiglie Sayan…- degli incompetenti
ovviamente- pensava Vegeta quando combatteva con loro.
-Nappa sfrutta troppo i muscoli e poco il cervello e…
Radish…un vero incapace…-
Entrò nella sala del trono conscio di trovarlo vuoto…osservò
il seggio e il cielo che si intravedeva dalla grande
vetrata…era distrutto…avrebbe pianto, si sarebbe strappato di dosso la
tuta…avrebbe voluto urlare.
E invece era li, in piedi,
terrorizzato: sentiva ancora i passi di suo padre nel corridoio, le sue mani
afferrarlo e il suo sguardo duro addosso.
Non poteva comportarsi come uno stupido bambino…non ora…
O meglio…non ancora.
Kaaroth era ormai un fanciullo di
10 anni…era ancora nella stessa foresta nella quale era atterrato.
Uccideva e cacciava per vivere. La sua vita si riduceva a
quello.
- sono ancora troppo debole per distruggere l intero pianeta…-disse…era disteso vicino ad un piccolo
ruscello…accanto a sé aveva ancora il cadavere del pescatore che aveva
ucciso…gli servivano nuovi abiti…stava crescendo, pensò ghignano.
Son Gohan lo osservava di nascosto…come poteva essere un creatura tanto malvagia e spietata?
Si erano battuti ormai decine di volte…e sempre il piccolo
aveva la meglio…a nulla serviva essere un esperto di arti
marziali?!
Avrebbe avuto lui il cuore ora di aggredirlo e di ucciderlo
alle spalle?
Non poteva permettere che uccidesse di nuovo…avrebbe continuato…ma…era un bambino…
Mentre ancora pensava Kaaroth gli
era gia vicino e lo scrutava con i grandi occhi neri:
-non sei stanco vecchio?!
Questa volta desideri proprio morire?-
detto ciò gli diede un pugno che
scaraventò il vecchio Son Gohan a terra
-non sei più un gioco
divertente… sei cosi debole e lento…veramente noioso…- gli si sedette sulla
pancia continuando a tempestarlo di pugni.
-Uffa…e ora con chi giocherà il
povero Kaaroth??- diceva ridendo…il volto del vecchio era una maschera di
sangue.
Improvvisamente intravide la
sfera…rotonda e luminosa…la prese tra le mani e fuggi
via, lasciando agonizzante Son Gohan a terra.
Vegeta era un ragazzo ormai…15 anni appena compiuti…ne erano passati
esattamente 10 da quando freezer si era fatto proclamare
Vegeta era un ragazzo ormai…15 anni appena compiuti…ne erano passati esattamente 10 da quando freezer si era
fatto proclamare sovrano dei sayan e Vegeta, ormai, aveva dimenticato il numero
dei pianeti che aveva distrutto.
Il suo pianeta era devastato dalla miseria. Anche nel
palazzo reale ormai tutto trasudava il periodo triste nel quale i Sayan versavano
-sarebbe stato meglio morire
che vivere così…- penso vegeta passando per le vie della capitale.
Era un popolo spietato e tremendamente orgoglioso il suo. Non
avrebbe sopportato oltre una situazione come quella…ma lui era troppo debole per poter sconfiggere freezer…e troppo giovane. Eppure tutti i Sayan guardavano a lui, al principe Vegeta,
al suo passo deciso, al suo sguardo duro come il ghiaccio, ai suoi pugni
spietati come a chi li avrebbe salvati, riportati ad essere temuti e
rispettati.
Era un piccoli idolo…già nessuno
sapeva batterlo…nessuno osava sfidarlo.
Le sue vittorie erano un leggenda ,
ogni scontro un mito da raccontare ai bambini.
Tutti lo amavano…era puro…un vero
Sayan combattente.
E
l’unico Sayan a non abbassare lo sguardo di fronte a Freezer.
-principe… finalmente è
arrivato…- disse il nuovo sovrano mentre il ragazzo si accingeva ad entrare nel
palazzo
-ho fatto tutto ciò che mi era
stato richiesto…il pianeta è integro e la popolazione sterminata…-
-e tutto da solo…quanto è
efficiente il principino…- apostrofò freezer prendendogli il mento tra le mani
-togli subito quella mano…-
vegeta lo colpi …
-non dirmi piccolo nanerottolo
che devo ancora farti dare un’altra lezione di buone maniere da Zarbon e
Dodoria …sei inconfondibile…se continui così dovrò dare a questa gente il
triste annuncio che il loro principe amatissimo è…sparito durante una
missione…chissà quanto ne soffriranno…- disse Freezer indicando la città
-e ora…Zarbon…portalo nella
camera dei giochi e…fa in modo che non ne esca fino a sera-
vegeta non batté ciglio…sapeva
perfettamente quanto avrebbe sofferto ma ormai poco gliene importava.. anzi
cercava di mostrarsi il più insolente possibile…ogni volta che lo riducevano in
fin di vita acquistava potenza…era sempre più vicino a distruggere quel verme.
La notte sembrò infinita al principe…
Non poteva sdraiarsi…le ferite
sulla schiena non lo lasciavano riposare ed era troppo debole per rimanere in piedi.
L’odio aumentava di ora in ora…tentò di sedersi in un angolo ma le gambe gli
cedettero e svenne.
Si svegliò poche ore dopo…era
stato deposto sul letto e le ferite bendate…sapeva
bene quali erano gli ordini di freezer…lasciarlo senza medicazioni…ma era
consapevole che alcuni lo amavano come un figlio.
Bardack usci dall’ombra
– ben svegliato principe- disse
aiutando Vegeta ad accomodarsi
-Bardack…tu qui?- rispose il
ragazzo controllandosi le ferite
-Si sono tornato la scorsa
settimana…a palazzo la situazione è diventata intollerabile…è stata la regina a
richiamarmi in patria...-
-Cosa sta succedendo? Che c’entra mia madre?-
-Lei…no voleva che tu venissi a
sapere ma…qui Vegeta…nel palazzo…pochi sono rimasti veramente fedeli alla tua
stirpe…molti si sono arricchiti aiutando Freezer…divenendo i loro
scagnozzi…denunciando e sterminando la loro stessa razza-
-Io…io…non posso crederci…il popolo sta male…le persone
chiedono il mio aiuto…-
-Il popolo si ma…questo è un
covo di vipere…credi che siano tutti felici dei tuoi successi, delle tue
vittorie?! Il tuo immenso potere li spaventa…alcuni pensano che sia tu il…Sayan
leggendario…-
-Se lo fossi…no aspetterei
altro tempo a…- vegeta si interruppe…voleva piangere tanto era forte il suo
disprezzo…
-Vegeta tu devi…allontanarti da qui…mio figlio Radish e
Nappa ti seguiranno…ti proteggeranno finché avranno
aria nei polmoni…sono deboli ma ti sono fedeli…darebbero la vita per te-
-E tu Bardack?...che farai?-
-Per ora…nulla…abbiamo tutti bisogno
di te…tu non fidarti di nessuno…domani stesso partirai per un nuovo pianeta…sia
cauto principe- detto ciò si inchinò e allontanò circospetto.
Vegeta non
lasciava libertà ai suoi sudditi ma Bardack…era nella squadra del padre…lo
aveva visto nascere e gli era fido. Per ora poteva essergli utile. Un altro che
sarebbe morto per lui se necessario…pensò, cercando di riaddormentarsi.
La strada era polverosa…lei non amava quella moto ma era il mezzo più
veloce che aveva…
La strada era
polverosa…lei non amava quella moto ma era il mezzo più veloce che aveva…
Il radar continuava a puntare ad est…la sfera doveva essere lì
vicino…
Il sole stava
tramontando e decise di fermarsi.
Era quasi
scappata di casa per inseguire quel suo sogno…e poi…se tutto si fosse rivelato una grande burla?…se il drago non fosse
esistito affatto?...ma per cosa lo stava facendo? Per essere amata, stimata
davvero per quella che era?
Possibile che
in tutto il mondo non esisteva nessuno che l’avrebbe saputa
amare…
Squillò il telefono…fermò la moto
-Papà…ciao!- rispose la ragazza raccogliendosi con una
mano i capelli azzurri in una coda
-Bulma siamo molto preoccupati…stai bene?...- la voce al telefono era metallica e lontana
-( come se ti fosse mai importato di me)…benissimo…-
rispose la ragazza…o meglio fanciulla…non poteva
infatti superare i 17 anni
-io e la mamma ci chiedevamo
quando tornerai…se hai bisogno di qualcosa…-
-no grazie…ho tutto quello che
mi serve…ora sono stanca e vorreiriposare un po’…ci sentiamo presto…- attaccò senza neanche aspettare una
risposta. Era stanca di essere coccolata…era stanca di
essere giudicata una bambina.
Aveva costruito lei quel radar del
drago…aveva raccolto lei quelle sfere…aveva lei trovato il coraggio
di partire…era lei che…non fini neanche di pensare che si gettò sul
letto della casa che aveva fatto uscire da una capsula…
-se non si pensa non si soffre-
Il suo corpo nel tempo era
cambiato…aveva 18 anni ormai…era forte e vigoroso…aveva acquistato metodo
nell’uccidere…aveva apprezzato l’arte di farlo lentamente, gustando ogni
secondo della sofferenza del nemico…cercava rivali sempre più forti…non vedeva
più nei loro volti quello di Freezer, si era
estraniato da quel pensiero che ancora gli bruciava dentro.
Riceveva i suoi ordini, faceva ciò
che lui gli ordinava…ma lo faceva per sé, per la sua gloria, non per timore.
Era il principe dei Sayan…Vegeta.
E se mentre combatteva il pensiero
lo tormentava…smetteva di riflettere
- se non
si pensa…non si soffre…-
L’alba svegliò Bulma di
soprassalto…aveva sognato anche questa notte…non
poteva andare avanti in quel modo…doveva rimettersi in viaggio…la sfera era
vicina.
Si avventurò nella foresta che il
sole non era ancora alto. La sfera era immobile sul
radar…fortunatamente nessuno sembrava averla presa.
Eppure
qualcosa la faceva rabbrividire…aveva avuto sempre un ottimo istinto per i
guai…aveva saputo evitarli con cura…e ora…se li stava cercando.
La foresta si faceva ancora più
fitta…cominciava a ricordare quello che aveva sentito su quel posto…i furti,
gli omicidi, gli incendi che c’erano stati da alcuni anni…avvertì un suono
furtivo alle sue spalle…tremava…improvvisamente un bambino le
si parò di fronte.
Era piccolo,
basso e grassottello…il visino era molto dolce ma…inquietante.
Al collo aveva qualcosa di
brillante, luminoso…la sfera del drago!
-piccolo…chi sei?...dov’è la
tua mamma?- chiese Bulma…non sapeva neanche se quel piccolo selvaggio la
comprendesse davvero
il bambino non le rispose…rimase fermo e la osservava.
-guarda…io ne ho due come la
tua…guarda…- disse mostrando le sfere da due e cinque stelle
il bambino le afferrò…
-ora ho capito che cosa posso
prenderti…- detto questo colpì Bulma con un pugno e la ragazza fu gettata
lontano.
Bulma non
voleva morire…chi era quel bambino…che voleva da lei?!...
-piccolo…risparmiami e ti dico
a cosa servono…- disse mentre il Sayan caricava una piccola onda dorata sul
palmo della mano…stava per piangere…pensava solo che non aveva neanche salutato
sua madre.
-Va bene…ti lascio in vita…per
ora…spiega-
Bulma gli
raccontò della leggenda del drago, del desiderio che poteva essere espresso,
della potenza e ricchezza che si potevano avere.
-vuoi le mie sfere?- chiese
titubante
-no…voglio che tu resti con
me…per un po’ di tempo…non posso ucciderti al momento…sceglieranno altri se
eliminarti o meno- rispose Kaaroth
Vegeta era tornato sul suo pianeta…stava festeggiando la sua ultima
vittoria…era con gli amici più fidati in una bettola di pe
Vegeta era
tornato sul suo pianeta…stava festeggiando la sua ultima vittoria…era
con gli amici più fidati in una bettola di periferia…le ragazze non erano
bellissime ma in abbondanza, la birra insipida ma abbastanza alcolica.
Tutte quelle ragazzine facevano la
fila per appartarsi con lui …ne era quasi stanco…di
loro e dei loro stupidi modi di strusciarsi addosso…ma cercava di
dimenticare…se stesso…il proprio passato…il proprio futuro.
Nappa era
sbronzo e in un angolo…una ragazza gli sorreggeva la testa…più che
spaventata sembrava nauseata da quella scena…vegeta sorrise.
Ne adocchiò
una in un angolo…aveva i capelli molto lunghi e lucidi…il fisico minuto e
grandi occhi scuri…le si avvicinò…
La mattinadopo si svegliò in una
stanza che non conosceva…- come ogni volta che torno- pensò, abbozzando un
sorriso.
La ragazza della sera prima era
addormentata accanto a lui…non riusciva a ricordare come era
arrivato fin lì ma…per il resto…
Si rivesti velocemente e uscì fuori da quella povera casa…non sapeva neanche se doveva
lasciare qualche soldo…per precauzione ne gettò sul letto 50 …in fondo non era
stata l’esperienza più emozionante della sua vita…
Ritornò a
palazzo…Bardack aveva ragione…ad ogni suo ritorno Vegeta era
osservato…spiato…controllato in ogni suo passo.
Nella sua stanza trovò un
biglietto…”principe, abbiamo ricevuto un messaggio dal mio secondogenito,
Kaaroth…si trova sulla Terra. Chiede di poter essere
raggiunto da rinforzi al più presto per dei sviluppi
inaspettati. Le coordinate del pianeta sono già state inserite nella sua
capsula. Il suo umile servo Bardack” …la testa gli scoppiava ancora per la
sbronza…Terra…Terra…chissà dove si trovava…
Si chiese se andarci o meno…in fondo era la stupida richiesta di un Sayan di
infimo livello…forse era inutile un viaggio così lungo e senza
onore…ma…”sviluppi inaspettati” lo incuriosiva.
Salì sulla navicella e cominciò il
suo viaggio…sarebbe durato poco meno di 6 mesi…
Kaaroth portò anche quel giorno
del cibo fresco alla prigioniera…aveva dimostrato un
carattere altezzoso e superbo ma…era la sua unica compagnia.
Lei lo afferrò e lo guardò con lo
sdegno di una principessa…
-… ma
meglio questa porcheria che niente- pensò Bulma affamata.
-il principe sarà qui tra poco…
dovrebbe arrivare tra giorni…-
Bulma trattenne il fiato…sapeva
benissimo che ciò avrebbe potuto comportare la sua uccisione…
Il piccolo Kaaroth gli aveva
parlato della razza dei Sayan e della loro missione di assoggettare l’universo
intero…e del principe Vegeta…colui che avrebbe dovuto
decidere sulla sua vita…almeno questa era l’ultima comunicazione giunta dal
comando Sayan.
Un po’ le veniva da ridere…che
situazione assurda…rapita da un dodicenne alieno con
la coda, in attesa che un altro alieno “coduto” decidesse riguardo il suo
diritto ad esistere…
Dalla navicella di Kaaroth si
avvertirono dei suoni…
-è qui…- disse Kaaroth inviando
un segnale tramite le strane apparecchiature della capsula.
Bulma le aveva studiate durante
quei lunghi mesi di prigionia e…noia.
Era una buona tecnologia,
superiore a quella terrestre ma…rozza…poco sviluppata…carente
di finiture…in poche parole…assolutamente migliorabile…così ci aveva
lavorato molto.
La giornata era uggiosa… l aria era umida e profumata di bagnato.
In lontananza si avvertivano i primi tuoni…improvvisamente cominciò a
piovere.
Bulma trovò riparo nella casa che
era stata adottata anche da Kaaroth per dimora ed era
diventata per lei…una prigione.
Il ragazzino si precipitò fuori
dopo che quella specie di radio emise altri suoni…stavolta erano
inconfondibili…era una voce.
Bulma si gettò sul letto. Cosa doveva fare? Chi doveva prepararsi ad affrontare?
Si voltò e lo vide…era bagnato e dall’aria stravolta. Moro ma non molto
alto…occhi piccoli e molto scuri…
Era in mezzo la stanza. Ed era tremendamente…-no non lo voglio neanche pensare-
Bulma riacquistò il dominio delle sue facoltà.
-principe…io non sono degno di
ospitarla…- intervenne Kaaroth
-voglio sapere per che diavolo
mi hai fatto venire fin qui…- vegeta non rivolse neanche uno sguardo a Bulma
Kaaroth spiegò con poche parole
ciò che Bulma gli aveva raccontato…
-…ma non
ho capito molto bene alcune cose…penso che lei ve le potrà spiegare meglio…-
terminò indicando la ragazza.
Vegeta la osservò per un attimo…non molto alta, capelli troppi fini e chiari,
sguardo saccente… non la trovava minimamente attraente.
Bulma parlò per prima
interrompendo il filo dei pensieri dell’altro.
-…io voglio solo tornare a casa…
prendete le mie sfere…vi lascerò il radar ma…io non posso esservi utile…-
- tu lo sei già…cercherai le sfere
con me e Kaaroth…le raccoglierai e evocherai il
drago…io esprimerò il desiderio e poi…forse sarai libera-
- ma…io… io sono solo una
ragazzina…non mi importa niente di voi…- urlò
sull’orlo del pianto.
- e a me non interessa di
te…preferirei ucciderti ora,donna, che trascinarti in
giro per questo squallido posto…la questione si chiude qui- disse lasciando
sola Bulma con Kaaroth.
- Bulma…io volevo solo dirti che…-
si interruppe – sono un Sayan e lui è il mio
principe…nel bene e nel male…gli debbo obbedienza – uscì dalla stanza e corse
fuori.
Le sfere raccolte erano ormai 6…Bulma aveva visto uccidere senza pietà
per averle…vegeta si era dimostrato un mostro sadico e
Le sfere raccolte erano ormai 6…Bulma aveva visto uccidere senza pietà per
averle…vegeta si era dimostrato un mostro sadico e senza cuore.
E lei
aveva imparato ad amare la paura che lui le infondeva.
Le loro liti erano quotidiane e a
volte inspiegabili
-ancora donna?!?!?!...stammi
lontano se ti svegli di questo umore terribile-
-e tu stammi lontano comunque-
Kaaroth voleva
sapere perché quei due si odiassero con tanta forza…
Lui era
irascibile ma lei…sapeva irritarlo con molta facilità
-io tanto un giorno la uccido…-
ripeteva dopo ogni litigata mentre Bulma correva a piangere lontano da lui.
La settima sfera fu trovata dopo
un’altra settimana di ricerche assidue…
il giorno
stabilito per l’evocazione del drago era una fredda mattina…Vegeta si alzò per
primo.
Sapeva quale era il suo desiderio
da quando il figlio di Bardack gli aveva parlato…voleva uccidere Freezer.. e lo avrebbe fatto…
Bulma incrociò il suo
sguardo…possibile che le facesse così male il pensiero
che dopo quella mattina lui sarebbe ripartito?
-donna alzati…è il giorno…-
-eccomi…- non piangere non
piangere
-…in cui io tornerò ad essere…il principe dei Sayan-
Shenlong apparve nel massimo della
sua potenza…lo stesso Vegeta, il terribile principe,
il temuto mostro alieno rabbrividì…Bulma lo guardò con apprensione…che cosa
avrebbe chiesto? Quale era il terribile segreto che non gli faceva chiudere
occhio?
Ogni sera lei lo sentiva camminare
per la stanza, sospirare in silenzio…urlare muto…
-ditemi quale è il vostro
desiderio- disse il drago con la sua maestosa voce
Vegeta non
trovava il fiato…aveva aspettato troppi anni e ora…una sua parola e tutto
l’universo sarebbe stato suo e del suo popolo.
-voglio…essere più…forte di freezer…- più che
una richiesta fu un desiderio farfugliatoappena sulla bocca…timido…
Nulla sembrò cambiare: il drago
esplose in una cascata di luce e sparì…le sfere tornarono sassi e si dispersero
per il pianeta.
Bulma e Kaaroth erano in silenzio, immobili come due statue di sale…cosa si
dovevano aspettare ora?! Che cosa sarebbe successo?
- mio
principe…come si sente?!- chiese Kaaroth titubante. Vegeta cadde a terra
prima che lui o Bulma potessero fare qualcosa
- dove
sono le sfere?- chiese Vegeta, ancora inginocchiato a terra
- dopo ogni desiderio tornano
sassi…possono essere riutilizzate dopo un intero anno…- rispose Bulma…aveva
paura di qualche scenate di vegeta…e invece lui
esplose in una sonora risata…
- un anno?! Un anno?!...dovrò tenere questo pianeta intero per almeno un altro
lungo anno dunque…- rideva come un folle…fino a piangere.
Si gettò a terra e spalancò le
braccia e le gambe…si alzò in volo…e…
Ancora poche ore…già intravedeva il profilo del pianeta
Ancora poche ore…già intravedeva
il profilo del pianeta.
Sei mesi lo avevano distanziato da
quel sogno…aveva cercato di riposare ma non ricordava neanche più lui da quanto
tempo non dormiva veramente.
Aveva elaborato il suo piano
ma…forse non avrebbe retto…forse sarebbe corso da
Freezer e lo avrebbe ucciso subito, come lui aveva ucciso suo padre, con un
unico colpo.
Avrebbe infilato
la mano nel suo torace, gli avrebbe preso il cuore tra le dita…lo
avrebbe stretto fino a ridurlo una poltiglia sanguinolenta, avrebbe visto la
vita spegnersi dagli occhi.
Questi pensieri lo scortavano nel
suo ritorno. Aveva ricevuto pessime notizie: erano scoppiati tumulti in molte
zone e decine di Sayan erano periti negli scontri.
Molte voci davano il principe per
morto e a palazzo erano iniziate lotte tra i tirapiedi di Freezer.
Non sapeva come lo avrebbero
accolto…forse avrebbe dovuto far attenzione anche al
cibo offertogli e alle ore di riposo.
I Sayan erano un popolo fiero…non avrebbero mai ucciso un altro addormentato o distratto
ma…ora su Vegeta non erano i Sayan a comandare.
Vide la pista …la navicella
cominciò ad effettuare le operazioni di atterraggio.
Bulma si fermò davanti il portone.
Era caldo eppure tremava.
Non poteva tornare ancora una
volta distrutta, ferita. Non era riuscita a crescere. Ora avrebbe avuto il
coraggio di tornare alla sua vita normale?
Avrebbe attraversato la grande sala da pranzo, con i lampadari costosi, i tappeti
orientali e i mobili antichi in silenzio…sarebbe passata davanti la camera dei
suoi…suo padre stava sicuramente dormendo, davanti l’ennesimo programma
televisivo sempre uguale, e sua madre intenta a piagare abiti ed a ordinare
l’armadio.
Si sarebbe rigettata tra i suoi
libri…la notte fuggita tra i motori…e la vita sarebbe trascorsa così…la sua
vita da ricca e annoiata ragazza di città.
Non bussò
neppure…le mani erano troppo pesanti.
La porta si spalancò di colpo; sua
madre le gettò le braccia al collo e il padre la sollevo dal terreno…urlavano,
si sgomitavano,ridevano, piangevano, chiamavano la
servitù ma lei…lei non riusciva a capire quello che le stava accadendo intorno.
A lei non importava quello che
stava accedendole intorno.
Il solito corridoio, il solito
rumore di passi, la solita porta: tutto era abituale ma diverso…mantenne il contegno
altezzoso che abitualmente aveva.
Giunse nella sua stanza…si slacciò
gli abiti usurati durante la lunga assenza, si immerse
nell’acqua bollente.
Si assopì…sognò la Terra…non era
il pianeta più bello che avesse mai visto, né il più pacifico ma…aveva…Vegeta
arrossì violentemente…uscì dall’acqua e si asciugò…
-sei un principe…non un lurido
pervertito…- disse ridendo a fior di labbra
-e ora hai di meglio da fare…-
un’ombra passò velocemente alle sue spalle.
Vegeta
l’osservo con la coda dell’occhio, ma continuò a vestirsi…improvvisamente
l’ombra sferrò un pugno in direzione del principe che però lo evitò svanendo e
spostandosi alle spalle del suo aggressore
-Noto, Dodoria, che sei giunto per
darmi il giusto benvenuto…-
Dodoria si voltò impaurito…quello
non era più il bambino irriverente che picchiava…era…diverso.
-che cosa voleva….di grazia?- chiese vegeta divertito dall’espressione
sgomenta dell’altro.
-Freezer…voleva…vederti…-rispose…era la prima volta che sudava freddo
di fronte a quel ragazzo
-E c’era bisogno di tentare di tramortirmi per questo?!...no,no Dodoria…così non va bene…- disse tremendamente
compiaciuto del terrore che riusciva ad incutere…
-Erano gli ordini…obbedivo solo agli ordini…-
-Come quando…mi malmenavi?!...mi
spezzavi le ossa.. una ad una…godevi nel sentirmi soffrire…- vegeta continuava
a sorridere…
-E poi mi deridevi…se piangevo ero una femminuccia,se urlavo facevi in modo che lo facessi più forte…era
divertente vero?!...-continuava ad aver
stampata sul volto quella espressione ebete
-Erano gli ordini…solo ordini…-
Dodoria si accorse di tremare.
Vegeta si
avvicinò alla porta e la chiuse.
-hai ragione…erano solo stupidi
ordini…-
gli urli si spensero pochi secondi dopo…vegeta si lavò
velocemente le mani…per uscire dalla stanza scansò il corpo di Dodoria …o
quello che ne rimaneva.
Correva…fino a perdere il
fiato…era in pericolo…ma non poteva vederlo.
Freezer si svegliò sudato…erano
settimane che ripeteva lo stesso inquietante sogno…era nella sala del trono e
poi…diveniva buio e lui sapeva di dover correre per sfuggire a…cosa?...non riusciva a scorgerlo…era una luce indistinta,
chiara, splendente…
E
ora…aveva anche troppi problemi…quel superbo del principe era tornato…in un
certo perverso modo amava quel ragazzino…ormai aveva quasi 20 anni, pensò
soddisfatto…era un mostro omicida…
- chissà quando tenterà di
attaccarmi…forse avrei dovuto distruggerlo questo lurido pianeta…- disse ad
alta voce sputando sul terreno.
Cercò di ricomporsi…Dodoria doveva
aver sistemato il primo dei suoi problemi ormai…sarebbe stato
fuori uso per alcuni giorni…almeno il popolo non l’avrebbe visto e non
sarebbero scoppiate altre stupide rivolte.
-quel ragazzo è la miccia che
li farà esplodere…- disse Zarbon
-ne sono consapevole…ma Dodoria
gli farà ricordare chi è qui il padrone…- disse freezer
-in realtà…Vegeta è nella sala
del trono…ti sta aspettando- Zarbon sorrise
Bardack raggiunse Vegeta…lo vide
seduto sul trono…giocherellava con lo scettro…per un attimo sussultò: era così
simile a suo padre…stessi movimenti, stesso sguardo e, ormai, anche la
somiglianza fisica era netta…quante volte Re Vegeta e
lui si erano battuti insieme…avevano ucciso, si erano difesi, si erano bendati
le ferite contandosele ridendo…quante volte erano scappati insieme per correre
da qualche ragazza…tempi passati, ormai.
Non poteva permettere che la sua
stirpe smettesse di vivere
-principe…sta rischiando la
vita…Non sfidi così apertamente freezer- a Bardack sembrava di urlare…era rosso
e sudato…aveva paura
-non essere teso…non
preoccuparti…- vegeta rise…
-sai Bardack…la vendetta non è
così piacevole se non è accompagnata da un po’ di…sorpresa…- riprese a parlare
il ragazzo
-pensa a Freezer…povero stupido
inetto…- scese dal trono e cominciò a passeggiare per la stanza.
-Ma vegeta…- Bardack non comprendeva ciò che Vegeta gli
stava dicendo
Il ragazzo
camminava ma non sembrava disposto a continuare a parlare
-perché mi hai fatto chiamare?-
chiese infine il Sayan
-tu …odi freezer quanto e come
me…devi essere il primo a partecipare a…- vegeta non terminò la frase.
Freezer entrò accompagnato da Zarbon…sembrava inquieto.
Squadrò per un
attimo la sala: Vegeta era in piedi in un angolo…era voltato verso…non
ricordava bene il nome…era un Sayan di una famiglia nota…si diceva fosse un
nostalgico del vecchio regime…
Il ragazzo era
cresciuto…e mostrava la solita sfacciata sfrontatezza…
Si volse
lentamente guardandolo negli occhi.
Non aveva
paura.
In fondo non
l’aveva mai avuta.
Bardack aveva
capito quello che stava per accadere…si preparò
all’attacco.
Avrebbe difeso Vegeta, Zarbon sarebbe stato il suo
obiettivo.
-se il principe muore…io lo
seguirò- i suoi sensi erano tesi al massimo.
- il mio principe preferito…-
canzonò Freezer
- finalmente di ritorno…- aggiunse
Zarbon
- con dispiacere noto che lei
pretende ancora ordine e rispetto dai Sayan- la voce di Vegeta era fredda,
distaccata,quasi assente
-mi vuoi provocare?!...credi di poter resistere
alla mia ira?!- Freezer era nervoso, il comportamento del principe era
sospetto…sarebbe stato meglio ucciderlo finché ne aveva avuto l’opportunità
Vegeta era calmo e pacato.
Gli voltò le spalle.
-Molte cose cambiano…Freezer…-
Bardack si scagliò contro Zarbon.
Zarbon era a
terra…Bardack ferito era accasciato al suolo, si teneva il fianco
sinistro con una mano…la ferita perdeva molto sangue…troppo.
Vegeta sorrideva…si
guardò attorno…Bardack aveva bisogno di cure urgenti.
Il corpo di Freezer era assiso sul
trono: le braccia penzoloni, la lingua spuntava tra le labbra ignobilmente, gli
occhi spalancati…vi si poteva ancora leggere il terrore.
Poi Vegeta guardò se
stesso…riflesso nel sangue si colui che,più forte
della sua vita stessa,odiava.
Era cosparso di un olio viscido e
putrido…solo dopo qualche secondo riuscì a capire che era il suo sudore unito
al sangue del nemico…ne grondavano i capelli, ne era
intrisa la tuta, colava dalle mani.
Rise. Pianse. Ora era libero.
Bardack giunse di fronte a lui.
Era stanco e mortalmente pallido.
Da quando le bande di freezer si
erano impossessate del pianeta la vita era difficile;
gli uomini erano inviati a combattere lontano, le donne forti con loro…i vecchi
e i bambini, giudicati inutili, si riversavano ai bordi delle strade per
chiedere l’elemosina.
Lei non era una debole…non lo era
mai stata…ma aveva avuto la sfortuna di essere stata…adottata…da uno dei
mastini del nuovo sovrano.
Effettivamente era bella.
Tutti per la strada si fermavano
ad osservarla per qualche secondo.
Era piccola, minuta, mora.
Il viso perfetto…le mani tenere…la
pelle vellutata.
Lei si odiava. Avrebbe preferito
le ferite delle battaglie all’infamia della bettola dove era costretta a
lavorare.
Ma
poi…era stata scelta dal…principe.
Una notte indimenticabile…è vero,
lui era sbronzo…ma ciò non le importava…le aveva detto
che l’amava, che era l’unica…anche se non fosse stato vero, ciò aveva reso meno
insopportabile la sua vita.
Forse ora lui era morto su chissà
quale lontano pianeta…lei non avrebbe più sentito il suo affannoso respiro su
di lei, le sue mani…
Un bambino cercò
di derubarla…lei lanciò un piccolo urlo…
-piccolo delinquente…-
gridava…ma il piccolo era già fuggito con la refurtiva.
E ora?...avrebbe
assaggiato di nuovo il sapore dei pugni del suo padrone…poco male…si voltò…la
folla stava correndo verso la piazza.
Qualcuno urlava…altri
alzavano le mani al cielo…altri piangevano…
Si fece largo a
spintoni…voleva sapere…
C’era qualcuno il mezzo la piazza…piccolo, sporco…poteva essere l’ennesimo
accattone a procurare tanto scalpore?!…
Ma quel
corpo aveva qualcosa di famigliare…
Si, lo
aveva riconosciuto.
Vegeta.
Teneva alto qualcosa tra le sue
mani…come un trofeo, una coppa…
Spinse ancora.
Era vivo, era
vivo.
Scostò un gruppetto di bambini.
Stava parlando…era
vivo.
Doveva ascoltare.
-io sono ancora una volta il
principe dei Sayan!-l’urlo di Vegeta
scosse la folla.
Lei era di fronte a lui. Aveva il
corpo madido di sudore, gli occhi spiritati…e tra le mani…la testa di freezer.
Il sangue gli colava
dal collo reciso lungo il braccio, gocciolava dal gomito ricadendo a
terra in una pozza brunastra.
Lei urlò con gli altri.
Il principe divenne Super Sayan.
Nessuno più controllava la gioia.
Avevano aspettato anni e finalmente Vegeta aveva
riscattato il suo popolo dall’infamia…
-alzati…- più che la voce di
sua madre dalla stanza accanto a Bulma sembrava un eco lontanissimo.
Un altro
giorno.
Era stato difficile ricominciare a
vivere…lo stress della scuola, gli amici…o quelli che tali si consideravano…i
ragazzi…tutto le appariva così inutile.
Un anno. Tanto era passato da
quando aveva deciso di partire.
Le giornate ricominciavano
ad essere soleggiate…già qualcuno pensava di partire per il mare, la
montagna.
Eppure
lei aspettava. Cosa non lo sapeva.
Ma
qualcosa doveva cambiare.
Non poteva rimanere per sempre
così.
Nulla quadrava più.
Vegeta si svegliò. Non era la sua
vecchia stanza. Era lì dove il padre la mattina lo riceveva prima degli
allenamenti.
E ora era
la sua stanza…si sentiva oppresso.
In quella insperata
libertà era solo.
Il regno era devastato. I lunghi
anni del comando di Freezer avevano stremato la popolazione. Ormai era in
ginocchio.
Vegeta, nonostante ciò,non era stato clemente. Erano cadute fin troppe teste e il
popolo, oltre ad amarlo come il padre che gli aveva tolto il giogo della
schiavitù, lo temeva come un dio vendicatore.
La sua furia era stata
incontrollabile: aveva fatto uccidere i seguaci di Freezer e lui stesso si era
impegnato in quel eccidio.
Lui era consapevole che molti di
quelli erano stati costretti aseguire
il vecchio tiranno ma…il popolo doveva comprendere, doveva rispettare.
Le missioni dovevano riprendere.
Tutto doveva ricominciare da dove,
anni prima, si era fermato.
Nessuno lo avrebbe frenato.
Ma
ora…sarebbe dovuto partire di nuovo.
Notte. I suoni del traffico…dalle
persiane entrava luce. C’era un caldo soffocante. Bulma gettò a terra il
lenzuolo. Sbuffò.
Fece per alzarsi.
Qualcosa…o qualcuno la trattenne.
-un anno…e poi possono essere
riutilizzate…-
Voleva urlare…ma si
trattenne…forse era un sogno. Ricordava troppo bene quella
voce…non poteva essere lui!
Lei si staccò dalla presa di lui.
I suoi occhi si abituarono al
buio.
Quel viso severo, quegli occhi
crudeli, la bocca sottile…
-sistema questo disastro e
chiudi prima di andare via- Bulma sgridò l’inserviente prima di allontanarsi.
Erano due anni
che lavorava nel palazzo del principe. Aveva analizzato
meglio la tecnologia Sayan…l’aveva studiata, compresa, migliorata.
I motori erano
stati la sua passione da sempre. E ora era stata
proprio la sua intelligenza a permettere l’evoluzione delle vecchie
astronavi…la Terra era più vicina…raggiungibile in poche settimane.
Aveva
contribuito alla conquista della prima colonia Sayan.
Aveva contribuito
alla disfatta della Terra.
A volte ascoltava i bollettini di guerra…gli umani erano deboli ma
ostinati.
Erano riusciti
ad eliminare più Sayan del previsto. Ma dopo pochi
mesi di guerra i più importanti governi erano capitolati.
Bulma ricordava
quel periodo. Piangeva in continuazione, si disperava…ma aveva finalmente
voglia di vivere.
Vegeta guidava
le truppe. A volte era via per mesi. Era stato crudele.
Ora qualcosa
era cambiato; certo, non negli sguardi dei Sayan…la odiavano. Era una “figlia
del nemico”, solo un’inutile terrestre.
Ma era riuscita ad acquistare un rispetto insperato.
Passava le sue
giornate nella sua stanza buia e spartana o nel laboratorio.
Erano distanti
poche decine di metri…doveva attraversare la piazza
d’armi uscendo all’aria aperta.
La prima cosa
che aveva notato era stata la presenza di un’atmosfera simile a quella
terrestre.
Bulma però
amava la sua stanza:poteva passare
delle giornate intere ad osservare il soffitto. Era così diversa dalla ragazza
che si era allontanata da casa su una moto qualche anno prima.
Era più alta,
decisa, forte. I Sayan l’avevano influenzata alla fine, pensò,
guardandosi allo specchio, una volta raggiunta la camera.
La navicella
atterrò. Un Sayan era in attesa ormai da ore. La base era in costruzione da mesi…alle sue spalle si erigeva
spaventosamente imponente. Altri Sayan stavano accorrendo.
Il portellone
si spalancò. Tutti si inginocchiarono.
-nostro Principe- il grido si
levò come una sola voce.
Vegeta si
avvolse nel mantello. La neve era alta.
-kaaroth!-
Lui si fece
avanti. Non era più un paffuto bambino ma un uomo solido e vigoroso.
-mi segua principe- lo fissò
negli occhi.
Amavano
entrambi le sfide. Erano soliti allenarsi insieme e, ormai da alcuni anni,
questi era il secondo di Vegeta, capo dell’esercito
durante le assenze del sovrano.
-altri attacchi?-
-continui…ma si sono fiaccati.
Non hanno possibilità e se ne stanno rendendo conto.- Kaaroth sorrideva tronfio.
-Rimangono dei problemi nelle città…ma
…alcune…deportazioni, hanno fatto comprendere la nostra linea di…pensiero sui
ribelli-
Vegeta era
soddisfatto. La Terra si era dimostrata più ricca di quanto preventivato,
inoltre era un’ottima base strategica.
-quanto tempo rimarrà?- chiese
Kaaroth
-poco…visiterò gli uomini al
fronte e ritornerò su Vegeta.- il Principe si allontanò da Kaaroth, unendosi a
dei gruppi di combattenti.
Bulma fissò l’orologio. Mancava
poco ormai. L’ispezione del sovrano.
Detestava quella
occasione. Vegeta provava un cinico piacere a devastarle il
laboratorio…guardava con occhi vacui quello che lei aveva diligentemente assemblato e poi lo giudicava inutile o insignificante. Si
era mostrato diffidente anche sulle migliorie apportate alle astronavi. Eppure erano quelle che gli permettevano di scarrozzare fino
alla Terra, o no?!
Vegeta entrò, prepotente e altero.
Gli assistenti di Bulma la
lasciarono sola. – codardi- Bulma non aveva paura di lui.
I suoi nuovi studi si
concentravano sulle armi. Quelle dei Sayan erano devastanti su esseri come
l’uomo ma deboli su entità più potenti…come loro stessi.
Vegeta lesse gli appunti. Osservò
l’arma.
-interrompi i tuo studi
immediatamente- fu lapidario.
Bulma non si
aspettava una tale presa di posizione.
-sono mesi che ci lavoro
oramai… non puoi negare che è una grande invenzione!- ricominciavano a litigare
ancora una volta.
-Non toccherai più questo argomento
donna!- Vegeta alzò la voce.
-Non posso permettere che sviluppi un simile…-
-Pericolo?-
-No…spreco. Sperperi il tuo tempo e anche il mio, che è
ancor più prezioso.- afferrò il foglio e lo stracciò.
Mesi di lavoro gettati in pochi
istanti. Bulma voleva piangere…gli avrebbe dato questa
soddisfazione?
No.
Si sedette a terra e raccolse ogni
singolo pezzo.
Li riuniva in un angolo. Li
contava.
Vegeta l’avrebbe voluta uccidere.
Raccoglieva quello che lui aveva ordinato di distruggere. Lo stava sfidando,
oltraggiando.
L’afferrò per un braccio
costringendola ad alzarsi. Era così tremendamente leggera e morbida.
Lei lo guardava sorridendo
affabilmente. Nei suoi occhi si leggeva rabbia, odio ma non…timore.
E lui
voleva che lei lo temesse, che avesse paura di lui, che tremasse al solo
contatto.
- obbediscimi!- la fissò per
qualche istante…interminabile.
- io me ne andrò
da questo posto questa sera stessa- Bulma scandì ogni parola
Vegeta si oscurò…era troppo
preziosa…non poteva…- tu rimarrai qui…-
-e perché?-
-perché è un mio ordine!- la
lasciò andare. Bulma perse l’equilibrio e cadde.
Vegeta le tese
la mano. Lei la rifiutò. Rimasero così, in silenzio, per alcuni secondi: lei a
terra, sprezzante, lui in piedi…e stava soffrendo. Per la prima volta dopo
tanto tempo, non aveva tutto ciò che desiderava. E lui
desiderava controllare quella donna.
Sbatté la porta violentemente…sentiva gli urli di rabbia di
Bulma verso gli assistenti.
Aveva vinto ma
aveva in bocca il sapore amaro della sconfitta.
Pensò a lei:
era tanto cambiata da quando era la ragazzina insolente del radar? Ora era così
decisa, inamovibile…così…indispensabile.
-signore…posso fare qualcosa
per lei?- il solito ruffiano lo aspettava vicino la sua camera.
Tutti sapevano del suo pessimo
umore dopo gli incontri con la terrestre.
-ho a vostra gentile
disposizione i più bei frutti della nostra galassia… - ma Vegeta non sembrava
dell’umore giusto
-Sayan...o forse…terrestri?...dicono
che abbiamo un altro sapore.- vegeta l’osservò con più attenzione. Alcuni
individui non meritavano di vivere.
-Una Sayan. E il più velocemente possibile- entrò nella sua stanza. Forse avrebbe dimenticato Bulma. Anche per quella notte.
La Terra non ha bisogno di me…ma
io di lei. Bulma stava ordinando le ultime cose. Poca roba in realtà. Qualche
abito, schema, strumento sofisticato.
La Terra sembrava quasi
pacificata. Si erano aggiogati ai Sayan.
Avrebbe potuto continuare a
lavorare nel vecchio laboratorio. Chissà se era rimasto tutto
come prima. A volte temeva che i suoi fossero rimasti uccisi in qualche
scontro. Era passato così tanto tempo da quando Vegeta gli aveva permesso di
poterli rivedere.
Era stato durante uno dei viaggi
del Principe. Aveva deciso di portarla con sé per raccogliere informazioni e
dati.
Quello era stato un piccolo regalo
di ringraziamento per i suoi studi
I genitori erano nella
vecchia casa…alcune parti erano semi-distrutte, cadevano letteralmente a
pezzi. Eppure a Bulma non era mai sembrata tanto
bella. Aveva pianto molto…fino a pensare di non aver più lacrime.
I genitori le avevano raccontato delle angherie che i Sayan commettevano, delle
bande di terrestri che infestavano come sciacalli le zone disastrate, delle
miserie di un pianeta conquistato e piegato.
Lei aveva parlato loro del limbo
della corte: delle notti insonni, dei sensi di colpa, della rabbia repressa.
Erano stati
finalmente una vera famiglia.
E ora
sarebbe tornata lì. Forse il suo genio avrebbe aiutato qualcuno. Forse sarebbe
stata in grado di essere serena finalmente.
Terminò di raccogliere i gli
ultimi appunti.
Guardò fuori
dalla finestra…un veloce addio.
Aprì la porta.
La ragazza si stava rivestendo.
Non era riuscito a calmarsi. Lei sorrideva a malapena. Ha paura di me.
Finalmente un po’ di soddisfazione.
-vattene- lei uscì.
Cosa
credeva, di poter ribellarsi al Principe? Ancora Bulma. Possibile che gli
occupasse ancora la mente?
Decise di alzarsi. Si sentiva
soffocare sotto le coperte. Entrò in bagno e aprì l’acqua.
-voleva andarsene questa sera!-
si guardò allo specchio.
Un Principe di un regno potente e
temuto stava disperandosi perché uno scienziato terrestre voleva fuggire. Che pena che si faceva.
Improvvisamente decise di andare
da lei.
La porta si spalancò.
Bulma lo guardò. Era sudato e
ancora rosso…doveva aver avuto visite questa notte. La rabbia aumentò.
-rimani- vegeta sussurrò
appena.
lei lasciò cadere a terra la valigia. Avrebbe voluto che lui
la spingesse in camera…
e invece sparì. Come un sogno si dileguò nella notte.
Sulla Terra era il quinto anno di dominazione effettiva
Sulla Terra era il quinto anno di
dominazione effettiva. Erano nati presidi armati nelle maggiori città. Alcune
erano state rase al suolo, altre costruite. Piccole colonie erano sorte ma la
popolazione stentava a mescolarsi. Capitava però che singoli di razze diverse,
nonostante il clima di intolleranza, si unissero.
In alcuni casi queste unioni aveva portato alla nascita di figli di razza mista.
Questi individui avevano
dimostrato una forza inaudita: erano docili ma ostinati come gli umani e
potenti più di un normale sayan.
Vegeta era ne era
venuto a conoscenza durante una delle sue visite.
Aveva visto uno di questi incroci
in una roccaforte nei presi di una capitale.
Stava combattendo. La sua capacità
a quella giovanissima età lo impressionarono.
Erano un arma
potente e micidiale.
Ordinò le unioni forzate di umani e Sayan.
Nacquero migliaia di bambini
quell’anno.
Il progetto rimase segreto.
Kaaroth si unì alla figlia di un
forte capo umano, Al Satan. La ragazza era una combattente forte e
resistente…degna compagna del, ormai, governatore.
Aveva appena compiuto 22 anni alla
nascita del piccolo meticcio. Son Gohan.
Il nome era una dedica al primo
vero combattente incontrato e ucciso da Kaaroth e da cui aveva anche sottratto
una delle sfere tanto care al Principe.
Vegeta arrivò sulla Terra in un
giorno lugubre. Quel bambino era stato progettato da lui stesso…il padre
apparteneva a una delle famiglie più nobili, suo padre
Bardack aveva persino partecipato all’uccisione di Freezer, la madre era una
delle terrestri più forti e coraggiose.
Aveva lottato come un leonessa quando aveva saputo del compito che il Principe,
con così grande magnanimità, le aveva offerto.
E ora
poteva vedere il frutto di quell’unione.
Son Gohan dormiva. Non scalciava,
non piangeva, non urlava.
Eppure
Vegeta avvertiva il suo immenso potere.
Sorrise soddisfatto.
Alle sue spalle Bulma fissava il
bimbo. Provò un gran pena per quell’esserino, nato
come macchina per uccidere.
Vegeta sapeva che il tempo
scorreva inesorabile. Il popolo aveva bisogno di un nuovo vero re. Un Re e una
Regina. Un principe su cui riporre le speranze.
Eppure
erano passati troppi anni senza che lui prendesse una decisione.
Aveva portato il piccolo figlio di
Kaaroth a palazzo da alcuni mesi. Aveva appena superato il secondo anno di età.
Son Gohan si era dimostrato molto
forte. A volte Vegeta ne era impressionato. Inoltre dimostrava un’intelligenza oscura. Era ancora molto
piccolo eppure fuggiva dagli allenamenti per correre da Bulma.
Come lei amava più costruire
stupidi giocattoli che combattere. Molti dicevano che era un codardo.
Vegeta lo faceva punire…eppure
nulla lo smuoveva dal fissare la donna lavorare. Era incrollabile.
Il Principe entrò anche quella
mattina nella stanza del piccolo, trovandola ancora vuota.
-eppure cammina a malapena!-
disse con un ghigno
Corse da Bulma.
Come previsto erano insieme. Con lei Gohan non era un
Sayan, ma un semplice bambino.
Li fissò di
nascosto. Ridevano. Era la prima volta che la vedeva davvero ridere.
-sei un piccolo mascalzone!-
Bulma sollevò Gohan e lo prese in braccio. Lui scalciava piano, cercava di
divincolarsi, ma lei lo teneva saldo.
-Lasciami Bulma!!!- rideva. La
sua risata era cristallina e molto dolce.
Lei era sempre
stata odiosa con i bimbi. Mai in grado di sopportarli e di tollerarli.
Eppure lui era diverso.
Era maturo,
intelligente, delicato. Lo aveva visto combattere. Vegeta cercava di farlo
divenire una furia…il più delle volte senza nessun esito veramente notevole.
Gohan l’abbracciò stretta…poi emise un piccolo gemito.
-pri…pri…-Gohan cominciò a tremare
-piccolo mio che succede?-
improvvisamente Gohan le venne strappato di mano.
Capì
immediatamente che Vegeta era venuto a rivendicare il suo mostro.
-gohan seguimi- il bambino però
singhiozzava già
-principe…io voglio stare qui…-
cominciò a piangere
-sei una femminuccia terrestre,
piccolo ingrato?...sei accudito come uno vero di NOI!- vegeta si accorse di
urlare.
Gohan era corso
in braccio a Bulma. Questa lo accarezzava..
-vai a giocare di là- si
allontanarono.
Bulma tornò
qualche minuto dopo, sola.
-come t viene in mente di
trattarlo in questo modo? Sai che è piccolo ma che è molto perspicace! Ha
capito benissimo che per voi, per TE, è solo un esperimento. Che
è e cheresterà sempre un inetto umano!
–
-non osare parlarmi con questo
tono!-
-chi credi di
spaventare…principe?! Un bambino? Una donna?- Bulma rise sprezzante.
-Il piccolo vuole stare qui con me oggi. Ha solo 2 anni.
Permettigli di vivere come un bambino normale una volta ogni tanto!- il tono era esasperato…ma Bulma aveva paura di un ennesimo secco
rifiuto.
Invece Vegeta
se ne andò. Le voltò le spalle e uscì dalla stanza.
Per 2 anni non si interessò più né della donna né del bambino.
Era ricaduta in
quel vuoto senza senso. Viveva in funzione di Gohan. Lui era un’onta per la
famiglia di Kaaroth e la madre terrestre rivedeva in lui l’uomo che le aveva fatto violenza.
Era stato
abbandonato. Tutti lo evitavano. Passava le giornate a studiare libri terrestri
e ad allenarsi solo.
Vegeta era
sparito. Nessun controllo. Nessuna visita a Gohan. Nessuna minima attenzione
era loro rivolta.
Le occasioni
ufficiali duravano sempre meno. A volte Bulma non lo riusciva neanche ad
intravedere…
2 anni. Tantissimo
tempo. Aveva imparato a non pensare a loro. Eppure a
volte li sognava. Come li aveva visti quell’ultima volta. Bulma era così…donna.
Gohan così piccolo.
Spesso la
tentazione di rivederli era più forte del suo orgoglio.
E allora li spiava. Lei era sempre così triste, lui così
solo. Era stato lui a costringerli a quella vita.
Un vagito.
Ancora. Lei si svegliò. La casupola dove vivevano non era la loro. Dovevano fare piano altrimenti li avrebbero cacciati anche
da lì. Erano mesi che prima con quel pancione, ora per il bimbo così piccolo,
non aveva potuto lavorare. Era sola.
E il padre di lui non le avrebbe mai creduto. Eppure
era figlio suo. Un giorno lo avrebbe capito. Doveva solo aspettare.
-signore…anche il popolo ha le
sue esigenze- era quasi accasciato a terra.
Vegeta era di
pessimo umore. Gli ultimi attacchi ad una nuova colonia si erano rivelati un
fallimento…inoltre il popolo mormorava che la dinastia di Vegeta si sarebbe interrotta
-se sono degli sciocchi non è
colpa mia!- sbraitò
-ma signore…lo sa già da
tempo…certezze…è questo di cui il popolo ha bisogno…- sapeva che Vegeta non
avrebbe più saputo controllare la rabbia.
-Portatelo fuori dalla mia
vista!-
Fu gettato fuori dalla porta
-e sei stato fortunato
ciambellano!- risero alcune guardie.
Vegeta si
allontanò. Era giunto il momento della decisione. Avrebbe finalmente dato
l’erede che i Sayan aspettavano.
La ragazza
scelta era un’ottima guerriera. Si era distinta nella conquista della Terra e
proveniva da una delle più nobili famiglia per preparazione
bellica e fedeltà al sovrano. Eppure…
Il desiderio di lei si acutizzò di nuovo. Entrando nella sala
del trono aveva visto le sfere…- vi darò la mie sfere
e il radar…- il ricordo di quella voce gli feriva le orecchie.
Il ricordo
della sua pelle gli scaldava le mani…quello del suo sorriso
gli faceva girare la testa.
Bulma.
Era troppo
tempo che non le parlava…che non la vedeva.
-non è orgoglio…questa è
codardia!- scoppiò a ridere.
Gohan era andato
a giocare…sarebbe stato fuori fino a sera…piccolo monello disubbidiente.
Lei aveva deciso di scrivere delle
lettere…per impiegare un po’ del suo noiosissimo tempo.
Era seduta alla sua scrivania.
Usava una vecchia penna che aveva acquistato sulla Terra durante il suo ultimo
viaggio…oramai più di 2 anni prima.
Poi…uno strano odore. Avvertiva
una presenza. Quella presenza.
-vegeta!- era lì alle sue
spalle.
-Io…- arrossirono
-Volevo sapere se…ti serviva qualcosa…per gli
studi…per…gohan…-
-Si…- i suoi occhi si bagnarono di
lacrime – lasciami tornare a casa…-
Vegeta trasalì…
-no…ne abbiamo già discusso
tempo fa!-
-perché?...lasciami
andare…lascia che torni a vivere una vita normale…fammi essere libera!- si
alzò. Lo guardò negli occhi.
Vegeta la
baciò. Inaspettatamente.
L’aria risuonò
per lo schiaffo di Bulma.
Poi lei lo
baciò di nuovo.
-è solo per questo…perché io…ti
voglio qui-. Vegeta uscì dalla stanza.
Bulma si
sedette. Era felice.
La Promessa,
Pristina, entrò nella sala del trono. Era vestita
elegantemente, sfoggiava meravigliosi gioielli alla moda terrestre.
Vegeta l’osservò diligentemente. Era molto bella e spartana.
Bulma era in
fondo la sala, mescolata ad altri servitori.
Quella mattina appena sveglio l’aveva vista dormire. L’aveva
fissata per ore. Aveva contato i suoi respiri, l’aveva accarezzata e baciata
mentre lei sognava.
E ora lei piangeva in silenzio.
E ora lui stava per unirsi alla Regina.
E ora il popolo avrebbe finalmente avuto la sua stirpe.
Cold ascoltava
gli ultimi aggiornamenti dalle spie che si trovavano su Vegeta e Terra.
Parlavano del
matrimonio del sovrano e di una relativa stabilità nei territori conquistati.
C’erano però
importanti novità: il susseguirsi di numerose sconfitte aveva portato un gran
numero di soldati ad allontanarsi dal pianeta.
Vegeta era
indifeso.
Freezer, suo
figlio, avrebbe finalmente avuto la vendetta che gli spettava.
Bulma lasciò,
come promesso, la porta aperta.
Cercava di
dormire ma teneva gli occhi solo socchiusi.
Gohan riposava
beato nell’altra stanza.
Non si era
ancora accorto di nulla. Eppure era un anno ormai.
Un’ombra si infilò con cautela nella stanza e chiuse la porta alle
sue spalle.
Si gettò sul letto…le baciò prima le spalle e poi il collo.
-vegeta…- Bulma sorrise
-shh…tra poco sarà l’alba- lei
sollevò il lenzuolo.
Le truppe si prepararono alla
partenza. Nessun errore doveva essere compiuto. I Sayan erano un popolo
temibile. Potevano distruggere armate intere con un solo dito.
Era essenziale sfruttare questo
momento per attaccarli direttamente al cuore.
Avrebbero ucciso il sovrano.
Distrutto l’intero pianeta. Venduto le ormai numerose colonie.
Un’operazione rischiosa ma veloce.
Bastava che Vegeta si fosse
distratto qualche attimo…Cold pregustava il sapore del suo sangue.
-i bollettini dal fronte sire…-
il Sayan si allontanò dopo un breve inchino.
Vegeta lesse
senza grande partecipazione. Se continuava
ad andare di questo passo avrebbe dovuto ordinare la distruzione di una delle
colonie sovversive. Un atto dimostrativo per sventarne degli altri.
Inoltre…la
Terra. Alcuni dei resistenti avevano ripreso a combattere. Erano attacchi da
guerriglia, veloci, tra il fitto di una foresta o nelle lande più ostili. Ma non aveva altri rinforzi da inviare.
Lesse alcuni nomi nella lista deicapi dei ribelli terrestri:Muten, un vecchio maestro di arti marziali,
alcuni suoi discepoli di cui si ignorava l’identità, ed inoltre era stato
avvistato un namecciano…si diceva essere figlio di uno perito anni prima
durante uno scontro. Con lui cerano stati i maggiori problemi: lo stesso Kaaroth
si era battuto con lui…ed era stato sconfitto.
Vegeta si
alterò: avrebbe convocato Kaaroth. Gli doveva numerose spiegazioni.
Imprecò.
Bardack entrò
nella sala.
A lui erano
state affidate le missioni nelle colonie del sud. Era ancora sporco di sangue
rappreso e polvere.
- puzzi
Bardack…terribilmente…- Vegeta si voltò verso di lui.
Bardack gli
sorrise ironico…
- non passo mica il tempo a
gongolarmi a palazzo-
-hai ragione…sto perdendo la
vecchia grinta- Vegeta si sedette sul trono.
-sire io…-
-perché sei qui Bardack?-
-il fronte…per ora è
tamponato.-
-bene…-
-ma ho bisogno di altri
uomini…i territori sono molto estesi…la popolazione è ostile…è un combattimento
casa per casa…abbiamo deportato nei campi un quarto della popolazione…-
-deportatene un altro terzo…-
Vegeta fu conciso.
-Non voglio problemi nella tua zona. Piuttosto che
lasciar andare altri soldati preferisco eliminare
quelle inutili fecce-
Bardack restò
senza parole…
-sarà come avete ordinato-
-lo spero…- Vegeta lo congedò
con un cenno.
Il Sayan uscì rapidamente.
L’umore del sovrano era da sempre volubile…avrebbe
potuto sfogare su di lui gli insuccessi militari.
Eppure il loro
impero era molto esteso…ma Vegeta non ne era mai
sazio.
Pristina entrò
nella sala. Vegeta era assorto nei suoi allenamenti. Lo osservò: era Super
Sayan. Dopo secoli di attesa ora la sua razza poteva
avere finalmente un Re degno. E lei era la sua sposa.
Avrebbe voluto che anche lui, guardandola, avesse provato
lo stesso stupito e timoroso amore che lei aveva verso di lui. Ma non era così.
Nonostante lui si fosse accorto della sua presenza continuava ad allenarsi imperturbabile. Non provava
alcuna emozione. Nessun rispetto.
Per Pristina
era forte il suo amore tanto quanto lo era il suo odio.
-Mio Sovrano- la ragazza si inginocchiò
-Cosa vuoi Pristina?- Vegeta
non riusciva neanche a guardarla…era così rivoltante per lui?
-Avrete il Vostro Principe…aspetto Vostro figlio-
Vegeta si avvicinò a lei. Era
davvero una Regina. Ma…
-tra quanto nascerà?-
-tra 8 mesi ormai-
avrebbe
voluto essere felice. Provava, invece, il disgustoso piacere di non essere
costretto ad unirsi alei. Il principe
stava per nascere. La successione era assicurata. L’accarezzò su una guancia.
-sei stata brava Pristina…-
Vegeta si sforzò di sorridere.
-Ma non quanto…- gli occhi della Sayan
si riempirono di lacrime. Non era tristezza ma solo pura ira.
Erano mesi che
circolavano voci sulla terrestre. Di come lei e il meticcio avevano
avuto dei privilegi. Di come il sovrano la convocava per prendere le più
importanti decisioni.
E di come lui sparisse la notte.
Pristina lo
sentiva lasciare la stanza poco dopo la mezzanotte. Lo sentiva tornare con le
prime luci dell’alba.
Spesso lo
attendeva sveglia, illudendosi che quelle uscite fossero
solo frutto dell’ennesimo, estenuante, allenamento al quale il Re si
sottoponeva.
Una notte
decise di seguirlo.
Era una Regina.
Era stata scelta per il suo coraggio e valore. Perché aveva
le caratteristiche più adatte al comando.
Eppure…una terrestre stava baciando il Re. Erano
felici…ridevano e scherzavano. Poi iniziavano a litigare, lei lo schiaffeggiava
e lui la insultava. Poi facevano pace. Come degli stupidi adolescenti
innamorati.
-Tu sei la Regina…- Vegeta interruppe il filo dei suoi pensieri
-ma lei è la tua Regina-tutta la sua rabbia, orgoglio ferito, sdegno,
disprezzo uscirono in un solo attimo
-una vile terrestre…- Pristina
gli sputò ai piedi.
-Questo è tuo figlio…questo è
un vero Principe!- disse mostrandogli la pancia prima di uscire dalla stanza,
con passo sicuro e deciso.
Altri scontri. Altri morti.
Kaaroth tornò nella base.
E inoltre Vegeta lo aveva
convocato. – sarà per la storia del Namecciano- borbottò.
Lasciare ora la base sguarnita gli
sembrava un grosso errore. Non poteva, però, disubbidire al sovrano.
Lo scontro con quel muso verde gli
aveva lasciato dolorosi ricordi. Lo aveva attaccato durante un’operazione nei
pressi della città dell’Ovest. Si era trovato solo. Lui gli era arrivato alle
spalle. Lo aveva attaccato con un’onda…per poco non lo aveva trapassato. Poi un
insieme di attacchi veloci. Ripresosi, aveva contrattaccato veementemente . Era
riuscito a colpirlo e a ferirlo gravemente. Lo aveva atterrato. Gli aveva
spezzato le gambe con un colpo. Eppure quel demone continuava a tentare di
ferirlo, mordendolo, lanciandogli onde. Si era rialzato. Kaaroth gli aveva
afferrato un braccio staccandoglielo di netto. Il sangue del namecciano gli
aveva coperto gli occhi. Quando riuscì a pulirsi vide l’arto ricrescere. Poi…
ricordava solo un’immensa luce. Si era risvegliato qualche ora dopo all’interno
della base, in uno dei tubi.
Era stata una vera vergogna. Aveva
cercato quel namecciano per settimane. E ora Vegeta voleva punirlo. E aveva
ragione.
Lui gli aveva concesso l’onore di
essere nella sua squadra. Accanto a suo padre, suo fratello ea Nappa, che si diceva avesse avuto molto
successo nella guida di operazioni di conquista di nuove colonie.
Si cambiò velocemente. Entrò nella
navicella. Il viaggio per Vegeta sarebbe durato pochi giorni.
Ancora poche settimane di viaggio.
Già riuscivano ad intercettare le comunicazioni Sayan. L’esercito fremeva.
Erano mercenari, alcuni dei quali Sayan. Reietti del loro popolo, fedeli a
Freezer. Odiavano Vegeta che li aveva perseguitati. Uno di loro conosceva i
segreti del palazzo. Aveva vissuto lì per anni. Ed era riuscito a fuggire alla
sanguinosa repressione solo per un puro caso della sorte.
Avrebbe dato la vita per riavere i
privilegi che con il nuovo e austero sovrano aveva perso.
Buone notizie: anche la squadra
capeggiata dallo stesso Re era sciolta. I vari membri capeggiavano le
operazioni di conquista e riassetto nelle varie province.
Le informazioni risalivano a
qualche giorno prima…ma nulla indicava un cambiamento.
La strada della vendetta sembrava
già aperta.
-Gohan! Alle tue spalle!- vegeta rise.
Lo aveva
atterrato un’altra volta. Ma stavolta il bambino aveva resistito per molto
tempo, nonostante lui fosse diventato Super Sayan.
Lo aiutò a
rialzarsi. Il ragazzino si pulì la polvere di dosso.
-posso andare ora?-
vegeta lo licenziò
velocemente. Si asciugò il sudore dalla fronte. Lo vide allontanarsi
saltellando…- che strano bambino…- .
avevano ripreso
ad allenarsi insieme. Anche se Gohan dimostrava di non amare il combattimento,
insieme sapevano sprigionare una forza incredibile.
Bulma vide
Gohan uscire dalla stanza degli allenamenti. Era stanca. Non poteva più
sopportare quella vita. Chi la incrociava sorrideva…poi…voci alle sue spalle
lainsultavano, deridevano, la
definivano “stupida cagna”… e lei poteva sentirle.
Raggiunse
Vegeta. Lui la fissò senza parlare.
-io ho bisogno di…-
-non me lo chiedere…-
-devo andare…per poco almeno.-
-quando tornerai Bulma?-
-tra qualche settimana…lo sai che è a decisione più
saggia…tua moglie è incinta…il popolo ti adora…e io sono solo un peso.-
-la Terra è ancora pericolosa…anche lì qualcuno ti odia.
Sei vissuta qui per anni, per loro sei solo una collaboratrice del nemico-
-e qui io sono solo la…donnaccia del Re…- Bulma gli mise
una mano sulla bocca per zittirlo.
-Saranno le settimane più lunghe della mia vita…- Vegeta
l’abbracciò
-Va ora…- Bulma si allontanò da lui canticchiando…
Kaaroth arrivò che il sole era già
alto. Erano anni che non si presentava su Vegeta. La ricordava più sobria…il Re
aveva reso prospero quel pianeta.
Il palazzo era imponente e severo.
Vi penetrò. Il sovrano lo attendeva per quel pomeriggio…urtò qualcuno. Un
bambino gli sorrise. Cosa diavolo si faceva un esserino così misero nel
Palazzo?
Poi lo osservò meglio…
-Gohan…- una donna lo stava prendendo tra le braccia.
-Mi scusi signore…ma il piccolo è ancora agitato per gli
allenamenti…-
Kaaroth avrebbe
riconosciuto ovunque quei capelli azzurri, quegli occhi espressivi
-…Bulma…-
-o mio Dio! Ma tu sei…- Bulma strinse a sé il piccolo.
-…e questo è mio figlio, vero?! È il bastardo…- Kaaroth
lo strappò dalle braccia della donna
-lo immaginavo più grande…è basso per la sua età…- lo
esaminava come un giocattolo nuovo.
-Mi lasci?- Gohan gli si divincolò.
-Che caratterino…mi ricorda la donna che ti ha messo al
mondo…- Kaaroth rise.
-Kaaroth…lascialo andare a cambiarsi…- Bulma lo spinse
verso il corridoio.
-Ciao signore…- Gohan si inchinò con riverenza prima di
correre via.
-Non sa chi sono? – Kaaroth lo osservò allontanarsi
-No…sa cosa è e perché è…lo ha capito da solo…ma ignora
chi tu sia…- Bulma tremò per un istante.
Lo avrebbe
lasciato solo. Solo ora se ne rendeva conto. Aveva pensato esclusivamente a lei
e Vegeta, dimenticando quel bambino.
-sei qui per lui?- chiese, stanca
-no…il Re mi vuole chiedere aggiornamenti…- si accorse
di aver paura.
-Bene…io…sto tornando sulla Terra…- Bulma pronunciò ogni
parola con estrema amarezza.
-Quando?-
-Subito…do l’addio a Gohan e...partirò questa sera
stessa-si voltò…nascose il volto con
una mano
-Devo andare…-
Kaaroth la vide
quasi correre via.
Chissà se le
voci sull’amante terrestre del sovrano erano rivolte a lei. In fondo era stata
sempre molto bella. Anche troppo.
Nessuno se ne
era mai accorto ma…lui l’aveva sempre amata. Forse perché era stata l’unica
terrestre ad essere sua compagna. Forse perché aveva desiderato, da piccolo,
avere una mamma o una sorella che lo proteggesse.
-…al diavolo…sono stato troppo tempo tra gli umani!-
Il ragazzo
aveva sotto braccio una cesta. Era stracolma di pane e carne. Se si ruba per
mangiare non è un vero furto. Questo la madre glielo
aveva sempre insegnato.
Stava crescendo…aveva quasi 10 anni. Era forte…più di ogni altro bambino.
Era coraggioso, incredibilmente orgoglioso…il ritratto di suo
padre, amava ripetere la madre.
Entrando in
quel ripostiglio che usavano per dormire la osservò…era
invecchiata. Le mani rugose e il collo pendente. La pelle non più bianca come il latte, gli occhi appesantiti.
Il suo ruffiano
evitava già di chiamarla…aveva cominciato a lavorare
da sola, nei vicoli più bui…nei ghetti più malfamati.
Impazziva di dolore al solo pensiero di come lei cercava di
proteggerlo da quel mondo…
-tu sei sacro…- gli ripeteva
spesso – il tuo sangue lo è…- avrebbe voluto sapere perché lei lo ribadisse
spesso.
-Madre?- la voce gli tremava…aveva
gli occhi chiusi…
-Madre?????- il cesto gli cadde
di mano…si avvicinò a lei e la strattonò con forza.
Forse qualcuno
sei suoi…clienti…ma no.. non poteva essere…
Si sforzava di
non piangere…- MADRE!!!-
La donna aprì
gli occhi.
Kaaroth entrò
nella sala del trono. Non era la prima volta che vi veniva
ricevuto ma gli incuteva sempre un grande rispetto.
Era lì che si
era svolta la battaglia tra il sovrano e suo padre contro Freezer e Zarbon. Lì
erano state decise le sorti dell’intero pianeta.
Vegeta lo stava
fissando…
-chi è?- chiese a bruciapelo
-dicono il figlio di un
namecciano morto anni fa…era un bandito…io stesso ho dovuto pensare ad
eliminarlo.-
-e perché lui è ancora vivo?-
-non riusciamo a trovarlo
sire…io potrei sconfiggerlo…-
-eppure non ci sei riuscito…-
Vegeta stava cominciando ad innervosirsi
-mi ha colto di sorpresa…io
confido molto nelle mia facoltà…-
-anche io…per ora. Un altro
errore e dovrai affrontare davvero le mie ire- vegeta
cominciò a giocherellare con una delle sfere
kaaroth non riuscì a reprimere la domanda…
-Bulma sta davvero partendo? –
Vegeta lo
guardò negli occhi.
-sono argomenti di poco conto…-
gettò la sfera nel mucchio. La sfera dalle cinque stelle cadde e rotolò ai
piedi di Kaaroth.
-Vorrei ritirarmi Sire…-
-Va pure…- lo licenziò.
Bulma vedeva leggere Gohan. Quei
libri gli erano arrivati da poco. Glieli aveva spediti
la madre. Dopo tanti anni aveva perdonato a quel bambino di essere nato.
Li sfogliava con grande attenzione. Vegeta la notte prima le aveva promesso
che non glieli avrebbe sottratti… - speriamo mantenga
la promessa- sussurrò.
-Gohan?- gli si avvicinò alle spalle
-Che c’è Bulma?- sembrava molto
concentrato
-Io…devo partire…- magari se glielo avesse detto
rapidamente lo shock sarebbe stato minore.
-E quando…per dove…per quanto tempo?...e
perché? Io mi diverto ora…non voglio andare via…ma…posso portarmi almeno i
libri?- Gohan sembrava non aver capito.
-ha solo cinque anni- pensò
soffocando la tristezza
-io partirò sola…tu rimarrai
con il Re…per un po’ ...non ti preoccupare, non ti lascio solo…- gli scompigliò
i capelli e lo attirò a sé.
Gohan scoppiò
in lacrime
-tu non mi vuoi più bene!...mi
hai sempre mentito…tu mi abbandonerai come hanno sempre fatto tutti!! TI ODIO!-
corse via.
Bulma si sentiva sporca, stupida. Ma non aveva neanche la forza di piangere.
Prese la piccola valigia.
Da tempo
era rimasta chiusa nell’armadio.
Vegeta guardava il cielo. Bulma
sarebbe partita da un minuto all’altro. Non aveva avuto il coraggio di andare a
salutarla. Ed inoltre…aveva altro a cui pensare…con
cui occuparsi la mente.
Gohan arrivò precipitandosi. Aveva
gli occhi arrossati dal pianto, la faccia rigata di lacrime, il fiato rotto
dalla corsa e dall’emozione.
-Re…io…Bulma- Gohan e Vegeta si fissarono
-Sei uno strano essere Gohan…piangi
per quella donna?-
-Io voglio imparare a non farlo…ad essere un Sayan e non
un terrestre! Non voglio soffrire!-
-Saprai essere fedele a questo impegno?-
Vegeta sorrise compiaciuto
-Io sono un Sayan sire…- si inginocchiò
Vegeta lo
condusse da Kaaroth e Bardack.
Bulma finì di
preparare la navicella. All’alba del giorno dopo avrebbe dovuto trovarsi nella
base Sayan. Lì la attendevano alcuni guerrieri che l’avrebbero scortata fino a
casa.
Si trascinò fin
dentro la capsula.
Controllò di
nuovo il corretto inserimento dei comandi.
Partì. Sentiva
la gioia lasciare il suo corpo. L’avrebbe lasciata sul quel pianeta, tra le
furiose litigate con il suo Re e gli abbracci di quel dolce bambino.
Chiuse gli
occhi. Non sapeva quanto l’avrebbe ferita vedere il
paesaggio distaccarsi da quei luoghi conosciuti. Si fece coraggio quando il
pianeta era solo una sfera azzurra. Finalmente guardò.
Le sembrava di
riconoscere i luoghi che aveva visto in tanto anni di
permanenza…era la prima volta che se ne allontanava veramente.
Si voltò. Lo
spazio infinito. Tanti puntini bianchi si affrettavano verso Vegeta. Erano
capsule.
Trasse un sospiro di sollievo…aveva immaginato il peggio.
Poi osservò meglio…non potevano essere alleati. Erano strane
navi, diverse da quelle di cui lei stessa sovrintendeva la costruzione.
Cold osservava compiaciuto il profilo del pianeta delinearsi
Cold osservava compiaciuto il
profilo del pianeta delinearsi.
-manca pochissimo…- il suo attacco era inatteso.
Aveva covato
segretamente per anni quel rancore. Suo figlio non era stato solo ucciso ma
anche umiliato. La sua intera razza doveva sentirsene oltraggiata.
Aveva udito i
racconti dei sopravvissuti alla strage portata avanti da Vegeta…alcuni i
prigionieri erano stati catturati, torturati, costretti a vivere in condizioni
animalesche finché, come cani, non erano fatti combattere tra loro…a volte il
pretesto era il cibo, una coperta…
Strinse i
pugni. I Sayan avrebbero scontato la loro malignità.
Ancora qualche
minuto.
Alcune navi
stavano preparando già le manovre di atterraggio.
Il corridoio le
sembrava infinito. Era già buio. Aveva il fiato grosso. Sarebbe riuscita a
parlare?
Spalancò la
porta.
Vegeta e Gohan
stavano combattendo. Bardack era in un angolo e si medicava un labbro.
Kaaroth
incitava la lotta.
Gohan era
ricoperto di lividi e graffi…perdeva copiosamente sangue dal naso .
Vegeta si
accorse di lei. Bloccò con un braccio l’attacco di Gohan che venne scaraventato
lontano.
-cosa gli stai facendo??-
-non dovevi essertene già andata donna?-
-io…Vegeta…stanno arrivando!!-
-chi?-
-non lo so.. sono migliaia di navicelle…puntano verso il
pianeta…-
-tra quanto saranno qui?-
-poco…minuti…-
kaaroth si
avvicinò al principe.
-quante riserve abbiamo?-
-siamo poco meno di un centinaio-
-loro sono almeno dieci volte!!- il grido di Bulma
scosse l’aria.
vegeta sorrise così come Bardack e
Kaaroth…
-finalmente si fa sul serio…- Bardack si sistemò meglio
la corazza
Kaaroth
cominciò a canterellare un motivetto buffo.
Vegeta guardò
Bulma.
Nei suoi occhi
c’era pura gioia.
-sei sicura di quello che hai detto?-
-erano davanti ai miei occhi…-
-bene…-
-potrei riuscire ad intercettarli…-
un boato scosse
la terra stessa.
-sono già qui…- Bulma guardò il Re. Era strano vederlo
così divertito in un’occasione così terribile.
-Porta Gohan al sicuro… cercate una capsula
vuota…allontanatevi il prima possibile- alcune voci gridavano, altre erano agonizzanti.
-Non ti lascio qui!-
-Vattene!-
Gohan era
ancora semi-svenuto. Non aveva compreso cosa stava succedendo. Quando però vide
Vegeta divenire Super Sayan e pararsi di fronte la porta corse verso di lui.
-devo combattere?- la sua voce tremava…forse avevano
ragione tutti a dire che era solo un codardo.
-No…vattene con Bulm…con la donna…-
-Ma io sono forte!-
-Sei anche un impiccio…levati di torno!- Vegeta lo
spinse via.
Rimase ad
osservarlo per qualche secondo. Immobile come una statua.
Bardack lo
prese per un braccio e lo consegnò a Bulma
-portalo via…- li condusse fuori.
Tornando
indietro si accorse che qualcuno stava tentando di sfondare la porta.
I cardini
cedettero.
Il piccolo
corridoio che stavano attraversando si stringeva sempre più. Portava in sala
macchine.
Gohan non
voleva scappare. Tentava di tornare indietro
-la mia vita è in battaglia!-
-ma per continuare a vivere c’è bisogno che tu ora venga
con me!!!- Bulma aveva il nodo alla gola…dietro di sé aveva lasciato tutto ciò
che aveva di più caro in mano a chissà quali nemici.
Poteva solo
sperare per lui. E doveva salvare Gohan.
Cold sferrò
un’onda contro il portale d’ingresso della reggia. Lo frantumò.
I suoi uomini
si precipitarono all’interno. Dopo pochi minuti l’intera ala era in suo potere.
Come da ordine
si divisero in squadre. Cold capeggiava quella alla ricerca del Re.
Afferrò il
collo di una guardia terrorizzata. Aveva perso un arto, staccatogli di netto da
un’onda.
La ferita non
lasciava scampo. Sarebbe stata una morte lenta e dolorosa.
-potrei lasciarti affogare nel tuo stesso sangue…dimmi
dove si trova il tuo Re e avrai una morte degna- rise
-un Sayan non teme nulla…- disse sforzandosi di
mostrarsi spavaldo…
-povero sciocco…- Cold fu distratto da una voce
-io…vi dirò io dove si trova Vegeta!...ma non uccidetemi
vi prego…- un Sayan si avvicinò in ginocchio. Lo fissava supplicante. Cold
avrebbe vomitato tanto era forte il ribrezzo.
-Dove?-
-Mi lascerete vivere?-
-DOVE??-
-Ho una famiglia…non posso abbandonarli…-
-DOVE?...- Cold gli puntò contro la mano…
-Si sta allenando…è nella sala in fondo il corridoio…-
Cold vi si
diresse correndo.
-e voi..- disse, indicando con lo sguardo un mucchio di
soldati, - non dimenticate di ringraziare il nostro collaboratore…-
i soldati lo
accerchiarono.
Le urla si
protrassero per qualche angoscioso minuto prima di spegnersi, per sempre.
Era
scappato…come sempre. La mattina la madre si svegliava ancora sbronza. Spesso
in casa vi rimanevano per l’intera notte degli uomini…e lui preferiva starne
alla larga.
Più volte,
nonostante la giovanissima età, si era scontrato con alcuni di loro…non perché
sfruttavano sua madre, in fondo era lei a scegliere quotidianamente quella
vita,ma per…il disonore che a lui arrecavano.
Stava passando,
anche quella sera, vicino la reggia.
Lì vi era molto
spazio.. poteva allenarsi senza alcun fastidio.
Sentì un
turbamento.
Vide delle
piccole luci cadere nei pressi del palazzo del Re.
Capì cosa stava
accadendo.
Corse. Si
nascose: vedeva soldati sfondare il portone e penetrare nel palazzo.
Erano capeggiati
da…non poteva essere Freezer…ma poteva appartenere alla sua razza.
Si
nascose…doveva fare qualcosa. Doveva raggiungere il sovrano.
Cold lo osservo
per un attimo
-eccoti finalmente…Sayan…- si leccò le labbra.
-…chi sei?- Vegeta aveva assunto un’aria grave ed
autorevole
-non mi riconosci…non riconosci in me il sangue di cui t
sei macchiato??-
-Freezer…-
-Cold!...questo è il mio nome…sono il padre.-
-Cerchi vendetta?-
-No…giustizia.-
-…strano modo… vuoi me?...prendimi-
iniziarono a
combattere.
Bulma raggiunse
la piccola porta. Si mise carponi. La aprì lentamente. All’interno della sala
macchine vi era un nugolo di soldati. Sembravano Sayan. Bene, amici. Trascinò
dietro lei Gohan.
-Bulma qualcosa non…-
-Zitto piccolo…ce l’abbiamo quasi fatta!-
-Ma Bulma!-
La ragazza si
nascose dietro delle scaffalature.
I soldati
lavoravano con molta premura. Ma lei conosceva quelle apparecchiature…e loro le
stavano disattivando!
- ma cosa
diavolo…-
Gohan le
afferrò la mano…dove lo aveva condotto? Si sporse per osservare meglio
Qualcuno si
accorse di lei.
-qui!c’è una donna…- la trascinò fuori dal nascondiglio
afferrandola violentemente per il braccio. Gohan rimase indietro. Si strinse al
muro.
Bulma lo guardò. Con un cenno gli
indicò di non farsi notare.
-chi siete?- Bulma aveva paura.
Sorpassò dei cadaveri. I guerrieri
che avevano assaltato il palazzo dovevano essere forti. Avevano annientato con
grande facilità l’intera guarnigione.
Sentiva del fracasso provenire da
parecchie direzioni ma l’istinto lo portava verso una stanza…
Vide una grande luce e poi
un’esplosione lo sbalzò lontano.
Udì dei gemiti strazianti, poi un
glaciale silenzio.
Riprese ad avvicinarsi. La prima
cosa che vide fu un corpo dilaniato…poi guardò in alto…ad una straordinaria
velocità stavano combattendo il Sovrano e…un mostro.
Vegeta fu lanciato dall’avversario
addosso la parete. Solo all’ultimo schivò un’onda micidiale.
Agguantò alle spalle il nemico ma
caddero entrambi a terra.
Un calcio colpì in pieno volto il
ragazzino.
Uno degli invasori lo guardava
sprezzante…
-bel bimbo…che ci fai in mezzo a questi cattivoni?-
-non sono un bimbo…sono Tegeto…- detto questo sprigionò
un’aura immensa…persino Vegeta e Cold interruppero per qualche istante il
combattimento.
Tegeto perforò con un solo pugno
il soldato che l’aveva colpito. La sua mano era intrisa di sangue. Era la prima
volta che uccideva.
Gli era piaciuto.
Cominciò a combattere con la
freddezza di un guerriero temprato dalla lotta e dall’esperienza.
Gli era naturale togliere la vita,
provare ad essere Dio per qualche istante…
Vegeta spinse Cold lontano…era
riuscito a stordirlo…provò a colpirlo con un calcio ma l’avversario si dileguò.
Poi una voce – Re…si scansi!- e
una luce.
Quando riaprì gli occhi un
ragazzino gli era a lato e stava parando un’onda. Era lo stesso che era
arrivato poco prima. E aveva dimostrato un’eccezionale potenza.
- ma chi… sei?-
- un umile suddito…-
- vattene ragazzino…non si gioca
qui!-
- ma io…-
Vegeta si disinteressò di lui.
riprese a combattere. Cold si stava dimostrando più ostico del previsto.
Forse era giunto il momento di
smettere di scherzare.
Tegeto si bloccò. Le parole del Re
lo avevano ferito. Lui lo aveva difeso…quell’onda avrebbe
potuto ucciderlo…eppure…non dimostrava alcuna gratitudine.
Un soldato gli stava volando
incontro speditamente.
Non si curò di lui.
Gli parò una mano di fronte
-Garrick Cannon - la sua voce era atona.
Vegeta si
voltò. Aveva tra le mani due guardie di Cold. Una era già
morta…l’altra tentava ancora di respirare. Ma
non aveva scampo…la presa al collo era salda.
Non era
possibile che quel bambino stesse usando quella
tecnica.
Era sua.
Nessuno sapeva imitarla.
Vide ogni
cellula del nemico disfarsi e il ragazzino andarsene.
Ma chi era in realtà?
Cold aveva
sperato in una vittoria più semplice. Vegeta, comunque,
sembrava stancarsi. Lo avrebbe finito…forse non da solo. Ma
tra poco i suoi avrebbero ucciso tutti i Sayan e soppresso tutti i mezzi per
chiamare soccorso.
Il pianeta
sarebbe stato distrutto all’alba del giorno dopo.
Questa volta i Sayan non avrebbero avuto scampo.
Colpì Vegeta in piena faccia con tutte le sue forze.
Cadde a terra.
Perdeva sangue. Era il momento di sopprimerlo.
Vegeta si
rialzò. Vide arrivare il pugno di Cold. Era diretto all’addome. Lo aspettò
senza scomporsi. In pochi attimi era lì.
Rise. Vegeta
stava ridendo.
Quell’inetto
pensava di finirlo con un colpo così debole?
-mi aspettavo di meglio da te…-
Si era
stancato. Inoltre temeva che la base potesse correre
seri pericoli. Vi erano Sayan tra quelli che l’avevano attaccata e per di più
sentiva fragori e schianti provenire dalle altre sale.
Afferrò Cold
per il collo.
Vide la
superbia trasformarsi in paura.
Glielo spezzò
come un fuscello.
Lo gettò
lontano…un rifiuto…come meritava essere trattato.
Kaaroth
sogghignò
-Vegeta…già ti sei stancato?...io
cominciavo quasi a divertirmi…- raccolse un ferito e lo finì con un’onda.
Gli assalitori
erano terrorizzati. Correvano senza più guida. Vegeta si allontanò.
Kaaroth Bardack
e altri Sayan accorsi si diedero alla sterminio.
Bulma era
circondata da tre individui…erano Sayan…ma le divise erano diverse…
La osservavano
lascivi.
-e chi è questa femmina?- disse
uno avvicinandosi. Sembrava il capo.
-Non lo sappiamo…era nascosta
lì dietro-
-Mi pare di ricordarmi questo simpatico musetto…-
riprese a parlare il capo
-Si…ecco chi sei…-
Anche Bulma si ricordò di lui. Poco dopo il suo arrivo,
infatti, delle guardie avevano tentato di uccidere Vegeta. Lui era tra loro.
Era stato l’unico a sfuggire alle
ire del sovrano.
E ora lei
lo vedeva davanti ai suoi occhi. Probabilmente, pensò, sarebbe stata una delle
ultime cose che avrebbe visto.
- si…tu sei la ragazzina terrestre
che il bastardo si è portato come regalino…-
- che
dici…possiamo usarlo anche noi??- chiese un’altra guardiaridendo a fior di labbra
- certamente…il Re sarà entusiasta
di offrirci parte del suo bottino…- si leccò il labbro.
Bulma tremò.
Una guardia le strappò parte della
maglia.
Lei tentò di divincolarsi. Alcuni
la tenevano ferma. Altri gridavano incoraggiamenti…
Bulma si voltò verso Gohan. Il
soldato si slacciò la tuta.
Gohan poteva vedere.
Era stata accanto a lui da quando
era piccolo. Lo aveva coccolato, fatto giocare, gli aveva tenuto compagnia, curato, difeso.
E ora lei
stava soffrendo. Quegli uomini volevano farle del male.
Voleva piangere. Voleva
disperarsi…ma doveva stare fermo.
Bulma gridò…
Aprì gli occhi.
Ma ormai
non poteva vedere più nulla.
Stava vivendo come in un sogno.
Si svegliò.
Era ricoperto di sangue. Bulma era
accostata al muro e tentava di rivestirsi.
Intorno a lui c’era un mucchio di cadaveri
lacerati…membra staccate di netto dai corpi, ossa che bucavano la carne, un
fetore indescrivibile.
Ma…chi
aveva fatto ciò?
Vegeta udì quel grido. Era
straziante. Ma soprattutto…
-BULMA!-
Le aveva detto
di andare in sala macchine. Fu lì in pochi istanti.
Ciò che vide fu rivoltante.
Cadaveri, membra, sangue…anche
Bulma ne era ricoperta.
Gohan.
-come può essere successo?-
Vegeta si lasciò cadere a terra.
Aveva di fronte un altro Super
Sayan.
-Vegeta…- Gohan tornò normale. Svenne.
Bulma corse dal
piccolo. Lo abbracciò.
-mi ha salvata- disse, guardando
Vegeta
-è un super Sayan…no…no…- il Re
sembrava quasi tremare.
Si teneva la
testa tra le mani.
-principe…- Bulma depose
delicatamente il corpo di Gohan a terra gli andò incontro.
-Donna…- lui la strinse a sé.
Fissava, però,
il bambino.
Finalmente
aveva rivelato le sue vere potenzialità.
l’esplorazione
del pianeta sconosciuto nella zona 1.56/88 è stata conclusa.
Chiediamo invio di una truppa di
rinforzi per concludere la conquista. –
Bardack lesse velocemente. Gohan
era al centro della piccola stanza.
Vegeta da “quel giorno” aveva
aumentato gli allenamenti insieme a lui.
Tutto era cambiato nella sua vita.
Eppure di
“quel giorno” non era possibile parlare.
Ma lui,
sinceramente, non avrebbe saputo che dire…non riusciva a ricordare nulla.
-Gohan!- Bardack urlò.
-Hai capito cose vogliono da
te?-
Il ragazzo
sembrava appena sceso dalle nuvole. Bardack lo osservò: in nulla sembrava
assomigliare alla sua famiglia…il viso era paffuto nonostante avesse quasi
raggiunto i 12 anni, gli occhi e i capelli li aveva
presi sicuramente da quella…terrestre.
Si, detestava il pensiero che il suo
sangue Sayan e nobile si fosse unito a quello di una
razza inferiore e misera.
-scusi non…- Gohan lo fissò
inebetito
-…il Re ti vuole su quel pianeta-
-ma io…-
-nessun obiezione…cosa credevi?!…i
Sayan sono nati per combattere e per mostrare il loro valore…-
-… -gli occhi
di Gohan si stavano arrossando…che vergogna.
-Hai giurato di esserlo o sbaglio?!- lo afferrò per il braccio
-…Combatterò ovunque il mio unico Re desidera-
un calore improvviso. Bardack ritrasse la mano. Con la coda dell’occhio la
vide. Era ustionata.
Gohan sorrise…era un terrestre…ma
sapeva essere un Sayan.
Tegeto. Era un uomo. Si osservò
nella pozza d’acqua. Gli assomigliava. Ormai era incredibile. Si era tagliato i
capelli. Tentava di mascherare l’evidenza.
Aveva tentato di convincersene…ma
ora…
Alzò lo sguardo verso la reggia.
Gli sembrava quasi di scorgere la
sua figura.
Vegeta era accanto
la Regina. Aveva di nuovo il pancione. Era divenuta goffa. Si muoveva a
malapena dalle sue stanze. Amava lamentarsi, girarsi nelle coperte ed urlare.
Non sapeva per quanto altro tempo
avrebbe resistito lì con lei.
Li raggiunse una bambina. Fiera e
altera. Guardò il Re.
-padre…- si inginocchiò.
La sua primogenita era nata
femmina. Quando l’aveva saputo la sua furia era stata
devastante…solo un tempestivo intervento di Bulma aveva fatto evitare
l’inevitabile.
I rapporti con la Regina si erano
raffreddati per un lungo periodo.
Poi la ragione di Stato aveva
portato al concepimento di quel secondo figlio.
E ora… -
figlia-la bambina gli si avvicinò e gli
prese la mano. Era così piccola. Gliela baciò.
Se fosse nata uomo sarebbe stata
un grande sovrano. Amava combattere, le uccisioni, il
sangue.
-vattene disgrazia!- la madre
urlò.
Vegeta l’accompagnò con lo sguardo
fino alla porta…provava un grande rispetto per quella
figlia. Veges.
Puntò la mano davanti agli occhi
di quello, sdraiato a terra.
Chiuse i suoi.
Sferrò l’onda fatale.
Li riaprì.
La testa dell’avversario era scomparsa.
Rimaneva solo un collo bruciacchiato e un odore nauseabondo.
-bravo Gohan!- Kaaroth lo
strinse a sé.
Era stato Vegeta
ad ordinargli di educare suo figlio durante quella missione.
Mostrava però reticenza
nell’uccidere.
Provava pietà, misericordia,
compassione.
Ma sapeva
combattere…era come un dono naturale.
Kaaroth vedeva Gohan gettare sul
cadavere decapitato il mantello.
-ma che…fai?!-
Gohan indicò dei piccoli che
stavano correndo verso loro.
Alcuni piangevano, altri urlavano,
qualcuno era a terra. Tra loro c’era una femmina grande anche se sembrava
ancora giovane. La famiglia.
-non voglio che lo vedano così-
-Guarda!- Kaaroth si mosse
velocemente verso i bambini.
Ne afferrò
uno. Lo lanciò in aria colpendolo con un’onda. Il corpicino sparì tra la luce.
-e ora uccidi gli altri…-
-padre…-
-ORA-
Gohan lì finì con una precisione
sconcertante.
Kaaroth sorrise
soddisfatto.
Vegeta ricevette una comunicazione
da Kaaroth. Erano partiti da due settimane ed era la prima volta che ne aveva una. Non era soddisfatto. Gohan dava maggiori
problemi del previsto ed inoltre…non era più tornato allo stato di Super Sayan
dal giorno dell’arrivo di Cold.
Poi le voci per la nascita di
quella femmina. La piccola Veges era inutile. Un peso morto per la successione.
La Terra, al contrario, era
abbastanza pacifica. Il progetto mezzi- Sayan procedeva a
rilento…alcuni di loro disdegnavano la loro natura aliena.
Inoltre
doveva discutere con Kaaroth.
Bulma entrò nella stanza del Re.
-Vegeta…- lo guardava teneramente…lo
abbracciò.
Gohan scese dalla navicella. La battle
suit gli stringeva addosso. Corse verso le sue stanze. Se la
quasi strappò.
Si gettò sul
letto. Afferrò un vecchio libro e iniziò a leggere.
Dopo qualche ora si recò nel
laboratorio di Bulma. Non era lì. Andò nella sua stanza. La vide tornare.
Sorrideva.
Era inquieto. Le andò correndo incontro.
-BULMA!!!- le si gettò al
collo.
-Non sei più un bambino, piccola
peste…ora pesi!- disse, scoppiando a ridere, la ragazza.
-Hai inventato qualcos’altro mentre ero fuori?-
-No…ma dimmi…come è andata?- lo
sguardo di Bulma si era fatto triste
-Poteva andare peggio…- in realtà Gohan aveva sofferto e
le avrebbe voluto urlare tutto il suo immenso dolore.
Fissava, però, il sovrano. Aveva in mente qualcosa, pensò. Gli occhi gli brillavano febbricitanti…aveva voglia di sangue.
-Kaaroth, riunisci la squadra.- Vegeta prese un’arancia
dal vassoio che gli porgeva una serva…Kaaroth vide il
Sovrano farla roteare tra le sue mani. Gli ricordava la Terra.
-cosa?!-
-stiamo per partire…-
-per dove mio sovrano?-
Bulma si intromise
tra i due uomini.
-mostragli ciò che hai
scoperto…- Vegeta parlò alla ragazza.
Lei cominciò a parlare ed a
mostrare degli schemi. Erano anni che si dedicava allo spionaggio sul pianeta
di Cold. Quella ragazza si era dimostrata incredibilmente efficiente.
-…il potere è stato preso dal fratello di Freezer, tale Cooler.
Si dice che stia riunendo le truppe per tentare una seconda volta l’invasione…-
Kaaroth ascoltava con attenzione.
Osservava, inoltre.
Bulma gesticolava con foga.
Cercava vendetta.
-…dopo accurata analisi…ritengo opportuno distruggere
quel pianeta e il suo sovrano…e la sua stirpe intera… prima che diventi un
pericolo ancor maggiore.-
L’arancia esplose tra le mani di
Vegeta. Il liquido cadeva a terra a gocce…
-convocherò gli altri…saremo
pronti a partire tra pochi giorni.- Kaaroth fece per alzarsi.
-Gohan è pronto?-
Kaaroth lo fissò stupito. Dei fogli
caddero dalle mani di Bulma che sembrava sconcertata.
-non credo…-
-lo deve essere…verrà con noi.
Ormai è un uomo-
-signor si…- si alzò.
Allontanandosi passò accanto a
Bulma. Era furiosa.
-tu…esci!- Bulma gridò verso la
schiavetta. Questa corse via. Tutti rispettavano quella terrestre…si diceva che
fosse una strega, una maga, che avesse incantato il Sovrano…
-cosa credi di fare?...Gohan è
un bambino!-
-sai anche tu quello che è in
grado di fare…- Vegeta non la guardava neanche
-…odia combattere…-
-Ha giurato di essere un Sayan. Questo è il prezzo.-
Vegeta tentò di licenziarla
-Non ti libererai così facilmente di
me…- Bulma gli si avvicinò. Come poteva amare tanto un uomo così
crudele?!
-Allontanati Bulma…- Vegeta si alzò. Si fissavano negli
occhi. Vegeta le prese il braccio.
-LASCIALA!- Gohan era appena
entrato. Aveva sentito le grida.
-Combatterò al vostro fianco sovrano…-
abbassò lo sguardo.
Vegeta sorrise
compiaciuto. – visto donna?- la lasciò andare.
Capitolo 22 *** la notte prima della partenza... ***
La notte prima della partenza
La
notte prima della partenza. Erano settimane che non gli parlava. Gettò lontano
il bicchiere pieno di birra. Nappa lo schivò all’ultimo momento.
-vuoi ammazzarmi tu Vegeta?-
rise…era sbronzo.
Stavano
festeggiando. Alcuni di loro, forse, non sarebbero mai tornati a casa. Kaaroth
e Bardack stavano ridendo a squarciagola. Gohan era tra loro e sorrideva
imbarazzato. E lui?! si
annoiava terribilmente.
Inoltre
aveva paura. Cooler era più forte degli altri con i quali si era battuto. Si
guardò riflesso in uno specchio. Era distrutto.
Si alzò.
Bulma era nella
sua stanza. Stava raccogliendo le ultime informazioni. Aveva il letto cosparso
di fogli…aveva una penna in bocca e un blocco tra le mani…gli ultimi codici da
decifrare erano incredibilmente difficili.
E
poi…non era concentrata. Guardava nervosamente verso la
porta…perché ancora non veniva a chiederle scusa??
Improvvisamente
qualcosa si mosse dietro la finestra. C’era qualcuno sul balcone.
Scese dal letto.
Si avvicinò al
vetro. Aprì la finestra. Fece un passo…
Se
la trovò davanti. Era quello che voleva. Lei aveva uno sguardo serio.
Forse sarebbe stato meglio rimanere tra gli altri.
Ma
aveva bisogno di vederla.
-tu qui…Principe?-
-Bulma…- Vegeta la fissò…era
bellissima…i capelli scarmigliati dal vento, la maglia troppo lunga, i calzini
colorati…
Bulma?!...non l’aveva chiamata donna…
-che vuoi?-
-te…-
Avvicinò il suo
viso al suo. Puzzava di birra.
Gli accarezzò la
guancia. Faceva freddo. E lui era gelato. La finestra
sbatté per il vento.
Gli prese la mano.
Lo fece entrare in
camera.
L’alba li svegliò.
Vegeta la vide aprire gli occhi. Si alzò mentre lei sbadigliava ancora.
Raccolse
gli abiti…si voltò a guardarla.
Lei era avvolta
nel lenzuolo. Lo guardava intensamente….era triste.
-Bulma…io devo andare…-
-Tornerai? – sentiva la voce mancarle
-Se tu mi aspetterai…- la baciò
sulla testa. Si diresse verso la porta
-Vegeta…- si voltò.
-io…ti…- lui la stava guardando stupito.
Possibile che erano amanti da anni e ancora non se lo erano
detto?!
- …dimmi…-
- …auguro buona
fortuna…- Bulma abbassò gli occhi. Un giorno forse lo avrebbe trovato il
coraggio.
Era diventata una
donna. Viveva su un pianeta in guerra. La Terra. Non riusciva neanche a
ricordare cosa volesse dire la parola pace.
-Chichi!- si voltò verso un corpulento signore che
correva verso di lei. Era il capo dei ribelli della sua zona.
Lei si occupava di
loro.
-hai notizie dallo squadrone di
Girobai?- chiese affannato. Sembrava goffo ma era molto potente.
-Ancora no…eppure sono partiti da due settimane…- Chichi
aveva un cattivo presentimento…
-Dovevano tornare ben tre giorni fa.-
l’omone sembrava preoccupato.
-Non angosciarti…se per domani non saranno di ritorno o
non riceveremo informazioni…andrò io- Chichi si sforzò di sorridere
-Sei coraggiosa piccola…- lui tentò di sfiorarle il viso
con la grande mano. La ragazza si allontanò. Da quando
Kaaroth le aveva usato violenza, lei odiava che qualcuno la toccasse.
Eppure erano passati tanti anni…dodici.
Ricordava
quel giorno. Era una mattina tranquilla. Si trovava nel giardino. Il padre era in casa…affacciato alla finestra parlava con lei.
Sentiva ancora il vento fresco tra i capelli e l’odore di fiori mentre stendeva
i panni.
Poi
erano arrivati. Tre Sayan. Tra loro c’era Kaaroth. Lo aveva già incontrato. Era
un uomo pericoloso. Comandava una base nei pressi del villaggio.
Suo
padre aveva lottato,in passato, con gli alieni…già una
volta era scampato alla morte per un soffio.
La
circondarono. Kaaroth l’afferrò violentemente. Lei urlava.
Il
padre era uscito correndo. Aveva impugnato un’arma e la puntava sui tre.
Quelli
ridevano. Partirono dei colpi.
Kaaroth
si pulì con il dorso della mano libera la tuta. Rise sfacciatamente.
-guardatelo...credevi di
uccidermi?-
Il padre lasciò
andare l’arma e si gettò a testa bassa verso gli aggressori. I due lo presero…Kaaroth rideva ancora.
Giocavano con lui
come gatti con un topolino.
Lo stremarono.
Kaaroth la
toccava. Le faceva ancora ribrezzo anche a distanza di anni.
-dai che in fondo ti
divertirai…- aveva sentito la lingua di lui sfiorarle il collo.
Cercò di
ribellarsi. Scalciò e sgomitò ma la sua presa era più forte.
-ragazzi…è proprio ora di
andare…- disse facendo un gesto osceno
-non porterai via la mia
piccola!- il padre con uno sforzo sovraumano si era liberato dalla presa dei
due.
Colpì Kaaroth con
un pugno.
Lui sembrava non
aver avvertito la botta.
Con un solo colpo
perforò l’uomo che cadde riverso al suolo…le ultime parole che Chichi gli sentì pronunciare furono il suo nome. Poi vomitò sangue.
-quello mi ha pure sporcato…-
disse Kaaroth guardando con disgusto la macchia.
-tra poco ne avrai di migliore
addosso…- disse uno degli altri Sayan indicando la ragazza.
Chichi si sentì
morire. Ma resistette.
Per ore intere
patì un interminabile supplizio.
Per mesi venne rinchiusa in una gabbia…con dentro il figlio
dell’assassino di suo padre
-figlio…- era tornata al triste
presente.
Sapeva dove si
trovava il bambino…le era stato detto che il suo nome era Gohan, che viveva a palazzo ed era cresciuto dal Re in persona.
-sarebbe stato meglio avere un
figlio morto che un figlio Sayan!- decretò alzando fieramente gli occhi.
Ma
non era così. Amava quel piccolo. Era persino riuscita ad entrare in contatto
con Bulma, la terrestre che lo allevava. Lei gli mandava notizie riguardo la sua salute e i suoi studi che proseguivano quasi
regolarmente.
Le scriveva che
doveva essere molto orgogliosa di suo figlio, che era forte e incredibilmente
intelligente.
Ma
lei lo voleva avere con sé.
Voleva abbracciare
quel bambino.
La
navicella monoposto gli sembrava enorme. Eppure
gli altri vi entravano a malapena. Nappa vi stava rannicchiato come in posizione
fetale. Faceva quasi sorridere. Gohan si sentiva ancora più bambino.
La paura lo
divorava. L’ansia gli faceva tremare le gambe.
Premette il tasto di accensione e partì. Vide, accanto alla sua, la navicella
di Vegeta.
Serrò forte gli
occhi. A nulla serviva piangere ormai.
Bulma si vestì.
Erano due notti che non riusciva a chiudere occhio. Secondo i
suoi calcoli Vegeta stava per arrivare sul pianeta di Cooler.
Aveva paura.
Per lui…per il
piccolo Gohan…per sé stessa.
Si sentiva sola
più che mai. Vegeta aveva ragione: non aveva più nessuno. Per i terrestri era
una vile traditrice, per i Sayan una sporca
sgualdrina.
Solo quel bambino
e il Re la guardavano come un essere umano.
Le mancavano.
Guardò il cielo
dal balcone.
Si sentiva
osservata.
Si voltò.
Veges camminava
nel giardino. Si era svegliata di pessimo umore. Le persone tendevano ad
evitarla.
-…come fanno con mio padre…-
il
vento del giorno prima si era calmato. Era sola.
Ed
era nervosa. Il Re era partito e a palazzo si respirava già aria di temporanea
anarchia.
La Regina non era rispettata…si burlavano di lei…
Eppure
non era questo a scuotere la bambina.
Si nascose dietro
un albero.
La vide.
Bulma era
affacciata al balcone.
Aveva gli occhi
lucidi.
-…cosa si può provare verso una
creatura così misera?-
Eppure parte di lei ne era attratta.
Avrebbe voluto
parlarle.
Chiedere
finalmente a qualcuno che cosa ne sarebbe stato di lei alla nascita dell’altro
figlio.
L’avrebbero
emarginata? Ridotta ad essere una gretta derelitta come era
la madre?
Sarebbe stato
facile dare la colpa di tutte le sue innumerevoli disgrazie a quella donna, uno
scherzo ucciderla.
Ma questo non
avrebbe pacato il suo desiderio di vendetta.
Erano, in fondo,
entrambe destinate a soffrire.
Riprese a
camminare.
Era una fredda
alba. In quelle ore vennero alla luce due neonati. Il
loro sangue era puro. La loro famiglia importante.
Le due culle erano
vicine.
La folla attendeva
numerosa sotto il balcone della sala del trono.
-è maschio!- qualcuno orlò in
preda alla gioia.
La massa esultava
festante.
Poila finestra si spalancò. Il ciambellano aveva
tra le braccia un piccolo fagotto.
Sanguinava ancora.
Lo mostrò alla
folla.
Era una femmina.
Il gelo calò sui
presenti.
-nacquero due
bambini…gemelli…figli del divino sovrano Vegeta. Il maschio nacque morto, la
femmina di cagionevole salute. Onore alla Principessa!-
Si levarono poco
convinti degli applausi.
La Regina stava
piangendo.
Una culla venne riposta. La bambina dormì,sola,
un lungo sonno durante la prima notte di vita.
Tegeto era avvolto
in un lungo mantello che gli copriva il viso.
Nulla gli avrebbe
impedito di poter assistere alla nascita di quel…
Femmina.
Vegeta aveva avuto
un’altra femmina.
Scoppiò in una
risata crudele.
Si allontanò
felice mentre la folla si disperava.
Veges osservava la
piccola. Era minuta e molto magra. Il viso era segnato
da orribili macchie…le avevano detto che erano i segni
della sofferenza della nascita.
Poco le importava.
Ora aveva qualcun altro con cui dividere il suo dolore.
Le sorrise ghignando
-povera piccola infelice…-
Uscì dalla stanza.
Bulma le si parò di fronte.
Per un attimo
Bulma fremette. Quegli occhi…Vegeta.
Quello sguardo
serio, malvagio…non poteva appartenere alla Principessina.
Lei
era tutto ciò che Bulma detestava. Era il frutto del matrimonio del suo
uomo.
Si osservarono per
qualche interminabile istante.
-vai a vedere la figlia del tuo
padrone?-
-vado a rendere omaggio alla
nuova nata…piccola-
Bulma la guardò
stupita…sembrava così innocente…ma in lei scorreva comunque
il sangue vendicativo e crudele di Vegeta
La bambina si
allontanò correndo. Sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
Vegeta si destò
dal sonno. Stavano per giungere sul pianeta.
Poche ore e
avrebbe intrapreso la prima vera battaglia dopo lunghi
anni.
Intravide le
capsule di Nappa e Kaaroth.
Gohan e Bardack
gli erano alle spalle.
Sorrise.
Il pianeta
comparse quasi improvvisamente all’orizzonte.
La sagoma si
rifletté negli occhi del Sovrano.
Cooler non era un
sovrano come gli altri. I precedenti erano stati crudeli e malvagi ma lui…era
considerato un dio sanguinario…la stessa fama di Vegeta.
Dal combattimento
di Cold anni prima l’intera razza meditava vendetta.
Erano partiti per
Vegeta i migliori combattenti. Anche suo figlio.
Non aveva avuto
neanche indietro un cadavere su cui piangere.
Gli salirono le
lacrime agli occhi.
Cooler appari in
tutta la sua grandiosità. Lui era un misero capo- squadrone
non era degno di guardarlo negli occhi. Si inginocchiò.
Un rombo
improvviso.
Delle fiamme
stavano solcando il cielo.
Kaaroth temeva per
quella missione. Vegeta forse gli stava nascondendo
qualcosa…credeva troppo nelle capacità di Gohan.
Quel ragazzino man
mano che cresceva dimostrava il suo temperamento umano…ribelle ma mite.
Lui lo aveva visto
uccidere…non c’era gioia né soddisfazione .
Non amava quella
vita. Nonostante tutti gli sforzi e allenamenti ai quali era
sottoposto. Non sarebbe stato mai alla loro altezza.
Era un giocattolo,
un burattino.
E
Vegeta ne teneva i fili tra le dita.
Uscì dalla
capsula.
La totale assenza
di luce lo disorientò. Il pianeta era freddo, gelido, arido.
Una densa nebbia
ricopriva quella vasta radura…non una pianta, non un rivolo d’acqua, non un
essere vivente.
Vide arrivare alle
sue spalle Bardack.
-Re…-
una
potenza inaudita si avvicinava davanti a loro.
Gohan li raggiunse
correndo.
-chi è?-la voce del bambino tremava.
-Cooler…- Vegeta si turbò.
-Siamo pronti Sovrano…- Bardack si
passò una mano sulla guancia. Seguì con il dito il segno della
cicatrice.
Cooler
arrivò.
Vegeta
fece un passo avanti.
I
loro sguardi si incrociarono.
Gohan
aveva temuto di tremare di fronte al nemico. Di temere per la sua vita.
Ora
era arrivato il grande momento.
Vegeta
e Cooler non parlavano ancora.
La
loro era una tattica…chi avrebbe ceduto prima?
Una
voce metallica, fredda:
-ti aspettavo Vegeta…- una
risata.
Era
stato Cooler a parlare.
-e io sono arrivato…-
-non sono debole come quegli
incapaci di mio padre e mio fratello-
-e io non sono più quello di
una volta…- Vegeta sogghignò.
-Hai ragione…hai maggiori
debolezze…- Cooler lo squadrò.
-So tutto di te…-
-Entrambi ci siamo osservati e spiati per anni-
-Ed è il momento di decidere una volta
per tutte…-
-Chi di noi…-
Cooler
sferrò un energico calciò a Vegeta che lo bloccò non senza fatica.
-È il più potente…- .
i due sorrisero.
Bardack
comparve alle spalle di Cooler.
Sferrò
un pugno potente. Fu bloccato. Ma la mano era di
Vegeta.
-voglio che il combattimento
sia leale-
-come ordina…sire-
Bardack
si voltò verso gli altri Sayan.
Stavano
fissando un punto in lontananza.
Sembrava
che dalla nebbia uscissero delle sagome.
Altri
guerrieri, sembravano centinaia, avanzavano rapidamente.
-spero che i tuoi amici
apprezzino la gentile compagnia…-
-ne saranno lusingati…-Vegeta guardò gli altri alle sue spalle.
Kaaroth
li aspettava trepidante, Bardack stava camminando
lentamente davanti gli altri come un cane tenuto col legaccio.
Gohan
era immobile. Come una statua di sale.
Scrutava
l’orizzonte con sguardo vuoto.
Nelle orecchie Vegeta sentiva ancora la petulante voce della
donna…- è un bambino!...non è pronto!-
Chiuse
gli occhi.
Si
spostò ma Cooler fu più destro di lui.
Lo
colpì in pieno viso.
Vegeta
cadde a terra.
Il
viso sbatté su una lastra di metallo, freddo, gelato.
-pensavo fossi più attento mio
caro Re…-
Vegeta
si rialzò.
In
quell’istante un’ondata di guerrieri urlanti lo travolse.
Gohan
vide Vegeta essere sbattuto a terra.
Per
un attimo i loro sguardi si erano incrociati.
Non
aveva visto arrivare quel colpo.
Inusuale da parte sua.
Poi
come un fiume straripante sopraggiunsero. Erano cento, duecento, forse di più, perdeva oramai il
conto.
Non
riusciva a vedere.
Vegeta,
Cooler e gli altri erano spariti.
Sentiva
pugni, calci, colpirlo ovunque.
Avrebbe
voluto ribellarsi e invece si lasciava cadere a terra.
La
forza dei colpi aumentava…o forse era lui che diventava più debole?
Non
voleva morire ma…non sarebbe riuscito ad uccidere.
Ormai
era sdraiato.
Una
scossa mosse la terra.
I colpi cessarono.
Qualcosa di caldo
gli bagnava la testa.
Alzò lo sguardo.
Dei suoi aguzzini
non restava che metà corpo.
Il sangue gli
ricopriva i capelli. Sentì un conato salirgli lungo la gola.
Si mise carponi a
forza. Sputò a terra della saliva.
-Gohan…- Bardack era scivolato vicino a lui.
-Vuoi essere un peso per noi?-
-Io?!...bhe…ma cosa è stato?-
-Guarda davanti a te…-
Lo avevano colto
di sorpresa…ma ora era stanco di quell’inutile giochino.
Voleva combattere
con lui.
Cooler lo
guardava…non sembrava meravigliato, nonostante con un
solo colpo avesse letteralmente disintegrato le sue armate.
-…bravo…- batté le mani con lentezza esagerata.
-Sei forte…ma anche esibizionista…un vero vanesio…-
-E tu hai troppa fiducia in te
stesso…-
-Questo lo vedremo…-
-
hanno iniziato…- Nappa emerse alle spalle del bambino..
-e noi?- Gohan
sfregava nervosamente le mani sulla tuta…quel sangue non voleva proprio
andarsene.
-
penso che avremo presto da fare…-
Il
rilevatore d’energia di Nappa sembrava quasi essere impazzito. Gohan non ne aveva uno…non ne aveva mai avuto bisogno.
Sentì
nell’aria muoversi delle forti energia.
Dopo
pochi istanti quattro soldati identici si pararono loro davanti.
Gohan
strinse i pugni…era svelato il perché della loro
venuta sul quel pianeta.
Il
ricordo della sera prima della partenza era nitido.
Bulma
era stata gentile quella sera a permettergli di rimanere con gli altri fino a
tardi.
Aveva
persino detto che avrebbe potuto rientrare dopo il
tramonto.
Gohan
aveva tanta voglia di osservare il cielo quella sera…non certo di passare la
sua, probabilmente, ultima notte su Vegeta con un gruppo di ubriaconi
rissosi…
Eppure…possibile che fosse stato così distratto da lasciare
i suoi appunti sulla scrivania di Bulma?
Era
corso in camera.
La
porta era chiusa. Dall’interno provenivano voci concitate.
Decise
di bussare. Venne ignorato.
-Bulma…- sbuffò.
-Se non mi apri tu…arrivo io!-
riprese a correre…volò fino al balcone.
la finestra era socchiusa. Vide Bulma
girare per la stanza…stava giocherellando con un pettine.
La
segui con lo sguardo. Stava prendendo qualcosa in un cassetto. Si voltò
ridendo.
-chi c’è oltre…- Gohan si
sporse…
ancora in quell’istante stentava a credere a ciò che aveva
visto.
Tornò
da quel sogno. Alzò gli occhi al cielo. Vegeta parava con evidente difficoltà i
pugni dell’avversario.
Aveva
lo sguardo profondamente concentrato…le mani paravano e davano colpi violenti,
l’espressione sarcastica.
Eppure…quella sera lo aveva visto solo triste. Era seduto
sul letto di Bulma e la guardava come incantato.
Poi…
-
Vegeta tu sei sicuro che potranno batterli?-
-non lo so…confido nel
piccoletto ma…l’importante è che li tengano a freno…-
-quelle sono copie
perfette…forse migliori di un Sayan…sono anni che gli scienziati di Cooler ci
lavorano…-
-i miei uomini non hanno
problemi ad uccidere…anche uno della loro stessa specie…-
-lascialo qui…-
-Bulma…non parliamo più di Gohan…almeno per questa
sera…-
La
stava abbracciando. Lei gli aveva preso le mani e se le stringeva attorno la vita. Lui aveva tuffato il suo viso tra le pieghe
della maglia di lei.
Gohan non aveva
capito di chi avessero parlato…finché i quattro non
erano giunti.
Erano Sayan.
L’unica loro
particolarità era l’essere completamente uguali tra loro.
-…forse migliori…- ma erano sicuramente più forti.
Gohan avvertì uno
schianto.
Vegeta e Cooler
erano caduti…a terra si era aperta una voragine.
In quell’istante i
cloni attaccarono.
Non credeva
possibile che altri esseri, all’infuori di quel demone di Freezer, potessero
essere così potenti.
Bardack non sapeva
come riuscire a frenare quella massa di colpi.
Tentava di parere
i centri citali, ma l’energia si andava sperperando.
Lo stava
stremando.
Eppure quell’essere spaventoso e silenzioso aveva qualcosa di
famigliare.
Non ricordava
nulla se non i duri giorni di allenamento con i suoi
“fratelli”.
Poi quella
chiamata.
Era arrivata la
loro missione.
Sayan.
Su loro geni erano
stati plasmati e loro dovevano distruggere.
Erano consapevoli
macchine da guerra.
E
lui aveva scelto Gohan.
Non era un
debole…anzi.
Tra i guerrieri si
stava dimostrando il più forte.
Cooler era ancora
a terra ma riusciva a schivare le onde dell’avversario.
Tra loro non era
un semplice combattimento. Era una questione d’onore.
Gli ultimi due
eredi di Freezer e Re Vegeta.
Avrebbero
combattuto per dimenticare il loro passato, creare un futuro.
Il Sayan non
riusciva ad escogitare una tecnica efficace.
Cooler sfuggiva ai
suoi attacchi impetuosi ed anticipava quelli ingegnosi.
Si stava
innervosendo…
Cooler vedeva la
stanchezza e delusione negli occhi del nemico.
Forse per lui
c’era solo orgoglio in quella lotta.
Ma
per lui…per lui c’era molto di più.
Dopo quel giorno
ci sarebbe stato un solo padrone dell’intero universo. Senza nemici, senza
avversari, senza rivali.
E
sarebbe stato lui.
Di questo ne era certo.
Si sforzò di
soffocare le risa.
Vegeta era troppo
debole per competere con lui.
Ogni secondo se ne
convinceva.
Gohan non stava
combattendo.
Non amava
combattere.
Amava leggere,
studiare, osservare le stelle…
Di
nuovo quei ricordi.
Lo torturavano.
Vegeta e Bulma
erano amanti. È vero, voci del genere circolavano già
da molto eppure…
Loro…lei…gli aveva
mentito.
Su cos’altro avevano mascherato la verità?
Il clone gli
apparve alle spalle.
Tentò di ferirlo
con un’onda. Il ragazzino la bloccò con una sola mano.
Kaaroth voltò lo
sguardo. Teneva a fatica il ritmo dell’avversario.
Vegeta stava
combattendo…lui e l’avversario sembravano entrambi allo stremo delle forze.
Nappa e suo padre
erano troppo lontani. Sentiva dei grandi boati ma se ne disinteressò quando lo
vide.
Gohan.
Aveva bloccato
un’onda con il palmo della mano. Non era possibile. Lui stesso, un vero Sayan,
era stato sbattuto a terra da un colpo simile poco prima.
Il suo viso.
Era furibondo. La
lotta lo stava annoiando.
Vegeta si
trasformò in Super Sayan. Cooler lo teneva schiacciato contro un parete. Non poteva permettergli di tenerlo in pugno.
Sorrise.
-finalmente ho l’onore di
conoscere il famoso Super Sayan!- Cooler fece riverenza schernendolo
-Si inizia a giocare…- iniziò
una trasformazione, divenendo un essere ancor più disgustoso.
Vegeta
non se ne stupì. Ricordò le parole di Bulma…
-stai attento Vegeta…può
eseguire quattro mutazioni…una in più rispetto gli altri della sua specie…ti
prego…fa attenzione…- glielo aveva detto rivestendosi, una mattina…che buffo
ricordare particolari stupidi e insignificanti come il colore della sua maglia
e dei suoi calzini durante un combattimento che poteva costargli la vita.
Gohan schivò con
evidente, e quasi boriosa, facilità gli attacchi dell’avversario.
Non era
interessato a lui.
E il clone si infuriava. Il ragazzino non tentava neanche di colpirlo?
Si sentiva frustrato ed inutile…perché? Perché?
Il combattimento
tra Cooler e Vegeta non lasciava respiro.
I due si
uguagliavano in forza e capacità bellica. Le loro tecniche erano opposte ma
perfette.
Vegeta era
irruente, violento e impetuoso…Cooler freddo, calcolatore, astuto.
Davano e paravano
colpi velocissimi.
Si ferivano senza un lamento, un segno di sofferenza…niente doveva
far intravedere al nemico una fessura nelle loro difese.
Bardack aveva
afferrato l’avversario e sbattuto a terra. La faccia affondava tra lo strato di
metallo in frantumi. Tracce di sangue, pelle e capelli vi si intravedevano.
Sentiva però
ancora il respiro del nemico. Non riusciva ad eliminarlo…e doveva controllare
la rabbia… e la stanchezza. Non era più un ragazzino.
Un grido disperato
lo distrasse.
Un corpo era a
terra. Trapassato da parte a parte.
Il sangue gli si
gelò nelle vene.
Nappa.
Era morto.
Veges entrò nel
laboratorio di Bulma.
Vide quei strani affari con i quali aveva giocato qualche volta
con Gohan…era strano quel ragazzo. Si rifiutava sempre di combattere. Non
riusciva a capire perché il padre lo proteggesse. Sembrava inutile.
Certo…la donna.
Cercò di
mascherare il suo disprezzo mentre lei entrava.
-principessa…cosa ci fai tu
qui?- Bulma la guardava con quei strani occhi cerulei. Era questo che piaceva
tanto al mio papà?
-Cercavo il figlio di Kaaroth…-
-Gohan è partito con Veg…il
sovrano…-
-Non il bastardo…il vero figlio…-
Gohan sentì l’urlo
di Nappa. Corse da lui, lasciando l’avversario a menare colpi
a vuoto, stordito.
Vide il corpo.
Vide Bardack
combattere come ignorando la morte dal compagno, Kaaroth e Vegeta non se ne erano neanche accorti.
Eppure…eppure
quel Sayan che ora giaceva a terra esanime era stato loro amico, sincero,
fedele per anni interi.
Aveva passato
tutta la sua vita ad obbedire e difendere delle persona
che ora non si curavano di lui.
Ma
lui?! Nappa avrebbe fatto lo stesso se Kaaroth, Bardack, Vegeta o…Gohan…fossero stati uccisi?
Si.
Il ragazzo era
disgustato.
Avrebbe voluto
vomitare, sputare tutta la sua amarezza.
Poi…un grido…un
ordine.
-Gohan…uccidi!- Vegeta lo guardava
dall’alto.
Il suo sguardo
divenne vuoto. Prese la testa del guerriero che aveva ucciso Nappa.
Fu talmente veloce
che nessuno, neanche Vegeta, si accorse del suo spostamento.
Stritolò la testa
tra le dita.
Materia grigia gli
scivolava viscida tra le dita.
Nausea.
-che ho io in meno diquel…quel… mezzosangue…- il ragazzino
picchiava colpi al muro.
-Sei ancora qui Cary?- Veges entrò di soppiatto nella
stanza degli allenamenti.
Il
figlio di Kaaroth aveva poco più di lei. Forse un anno…non sapeva.
Era
l’unico Sayan che stimava.
Odiava
gli umani, amava combattere e le aveva insegnato
l’arte di farlo lentamente.
-tuo padre…-
-lo so…ignoralo…a volte non si
rende conto che lascia troppa libertà a quella razza…- erano bambini ma avevano
perso già la beata innocenza della loro tenera età.
Sorrisero.
Lei lo colpì.
-…combattiamo?-
Gohan spazzò via anche
l’altro avversario. Kaaroth e Bardack intanto lottavano fino allo stremo.
Non potevano
chiedergli aiuto…era questione di onore. Ed inoltre lui era un bambino.
Vegeta
non era soddisfatto. Gohan stava piangendo suo
cadaveri dei nemici e quegli incapaci ancora combattevano.
Cooler tentò di
sferrare un colpo decisivo.
Vegeta parò solo
all’ultimo momento. L’onda si infranse su un mucchio
di terra che esplose. Si asciugò il sudore dalla fronte.
-stavolta me la sono vista
brutta…-
Kaaroth riuscì a
spezzare un braccio al nemico ma questo gli amputò delle dita con un colpo
veloce e tagliente.
Le urla di dolore
di suo padre gli risuonavano nella testa ossessivamente.
Lo guardò. Scoppiò
a piangere.
Si stava
comportando come un umano. Il re lo avrebbe punito per questo…
-sei troppo
sentimentale!...abbandona i tuoi istinti…lascia che il Sayan che c’è in te
sfoghi la sua voglia disperata di distruggere…-
No. Si accorse che
non ne sarebbe mai stato in grado.
Soccorse Kaaroth.
Lo sottrasse solo all’ultimo dal colpo finale. Lo spinse lontano e si scagliò
contro il clone.
L’odio verso
quella squallida vita da assassino omicida si riversò
sul suo corpo.
Colpiva. Colpiva
accecato dalla disperazione.
Colpiva così
Vegeta che lo aveva voluto al mondo, Bulma con le sue menzogne, suo padre, che
in fondo, come tutti i Sayan, lo disprezzava.
Lui era anche
umano.
Bardack corse dal
piccolo. Il suo nemico era a terra. Grazie all’aiuto di Kaaroth era riuscito ad
eliminarlo.
Non si erano
accorti di Gohan finché non si erano voltati.
E
lo avevano visto.
Sporco,
sanguinante…Super Sayan.
Martellava di
pugni il cranio del nemico.
Del volto non
rimanevano tratti…a Kaaroth ricordò quello che lui stesso aveva fatto al
vecchio Gohan anni prima.
Lui era stato
spinto da una macabra voglia di divertimento…ma cosa muoveva suo figlio?
Si avvicinò a lui gli prese la spalla.
Gohan si voltò di
scatto.
Tornò normale.
Svenne.
-è per questo che Vegeta si
prende cura di te…- alzò lo sguardo verso il suo Re che combatteva.
Vegeta era stremato…la trasformazione non poteva reggere ancora per
molto.
Cooler invece
sembrava ancora nel pieno vigore delle sue forze.
Lo colpiva…e lui
retrocedeva, avvicinandosi sempre più all’ennesima parete gelida.
La vista era
sfocata dal sudore e la nebbia fredda gli impediva di seguire con facilità gli
spostamenti del nemico.
Sarebbe morto?
Cooler capì che
l’ora di sferrare il colpo finale era giunta. Gli altri sayan erano spossati.
Non avrebbero potuto soccorrere il loro Sovrano.
Aveva vinto?
Sferrò una potente
onda di energia. Vegeta la vide piombargli addosso.
Per un attimo la sua mente si perse in ricordi lontani e vicini…suo padre,
Freezer, le Sfere, il regno, la Terra, le colonie…i compagni…Bulma.
Non poteva morire…
-tu sei, figlio mio, il
principe dei Sayan-
Fu travolto. Le sue
membra straziate. Ogni centimetro della sua pelle ridotto in
polvere. Il suo sguardo si perse nella profondità
dell’infinito…morì.
Kaaroth chiuse gli
occhi. Un Sayan coraggioso come lui stava tremando. Anche
il suo Re stava per morire. La sua razza sarebbe finita con lui?
Poi…un grido.
- BIG BANG
ATTACK!-
Vegeta.
Non era più in
ginocchio. Era ritto, in piedi e guardava l’onda che lo stava per assalire.
Aveva, davanti ai
suoi occhi, la mano aperta, sul viso l’espressione sarcastica.
Il Re dei Sayan vide
il corpo di Cooler disfarsi.
-svegliati- Gohan aprì con
difficoltà gli occhi.
Vide Bardack medicarsi delle ferite…suo padre gli teneva la
testa. La mano era fasciata…si ricordava. Le dita.
Di
nuovo quel sapore dolciastro in bocca…
-ti sei deciso…alzati!-
riconobbe la voce. Vegeta.
-Cosa?...- era così stordito.
-Gli altri non hanno energie…saremo io e te a
distruggere questo posto…- Vegeta sanguinava
copiosamente da numerose ferite. Il volto era bianco, le meni
gli tremavano. Era sfinito. Non per questo meno implacabile.
-Perché tutti devono tremare al
nostro cospetto Gohan.- fece per alzarsi. Le gambe per un attimo sembrarono
cedere. Gohan sorrise. Il Re riusciva ad essere arrogante anche se pesto.
-Non lo farò…- la voce gli uscì
come in un sogno.
-E invece tu lo farai…passerai
casa per casa. Ucciderai chi ti si parerà al cospetto…cercherai ed eliminerai
che si nasconderà da te. Dimostra di essere un Sayan-
-Oppure?-
-Oppure io ti ucciderò-
Kaaroth trattenne
il respiro. Davvero Vegeta avrebbe eliminato quel mezzosangue?
I loro sguardi
erano decisi…era la prima volta che qualcuno sfidava apertamente il Sovrano.
Ed
era solo un bambino.
Gohan abbassò il
capo. Si avvicinò al Re.
-sarà come avete ordinato…- era
come tutti gli altri. Vegeta lo aveva piegato.
Lo sterminio durò
fino al tramonto….se c’era differenza tra giorno e notte
in quel pianeta di ghiaccio.
Vegeta tornò dagli
altri teso ma soddisfatto. Il lavoro non era stato né pulito tanto meno veloce.
Erano anni che non
partecipava attivamente ad una conquista. Cominciava a puzzare di palazzo e ad
interessarsi solo di intrighi e pettegolezzi.
Gohan ancora non
era tornato.
Forse sarebbe
stato meglio non costringerlo…ma…se quel ragazzino non gli avesse obbedito?
Gli doveva
fedeltà. Altrimenti sarebbe solo stato un pericolo. E come tale andava eliminato. Il Re non poteva permettersi
di avere un nemico così…potente.
Gli altri lo
avevano visto Super Sayan. Un altro problema. Aveva corso un rischio.
- ma dove ti sei cacciato? razza di…-
Gohan era in una
casa. Faceva un freddo disperato. I bambini stavano tremando. I genitori si
stringevano attorno a loro. Quella allora era una famiglia?
Non era la prima
volta che uccideva degli innocenti eppure…perché gli faceva così male ancora?
Il padre teneva la mano al più grande, la madre stringeva al petto il
piccolo. Forse era nato da poco…strepitava come un
animale.
-…ma a Vegeta che differenza fa se questi muoiono o meno?-
no…non
poteva lasciarli vivere.
Avrebbe dimostrato
di valere.
Sferrò un’unica
onda. Poi cadde a terra.
Si lasciò cullare dal singhiozzare sommesso della femmina…era
ferita ma non morta. Il piccolo,invece, non piangeva
più.
Poco dopo anche
lei smise.
Gohan cercò di
addormentarsi.
Un
voce nella testa…
-
…cosa ho fatto?-
L’astronave gli
sembrava più piccola rispetto all’andata.
Sentiva
i piedi toccare il fondo…era come una bestia in gabbia.
Degli ultimi
episodi ricordava poco.
Il sonno in quella
casa, Vegeta che lo trovava, il ritorno all’accampamento…poi dei vuoti.
Kaaroth che si
lavava dal sangue, Bardack che si cambiava le bende, Nappa che marciva insieme
agli altri corpi.
Ad accoglierlo
c’era la moglie, la primogenita e una vasta delegazione di personaggi illustri.
Il Re aveva vinto
l’ennesima battaglia. Forse la decisiva. Tutti lo attendevano con ansia.
La ragazza contò
con apprensione le altre navicelle…1…2…3…e la quarta?
Oh no…e Gohan?
Veges osservò il
padre. Immaginava già la sua reazione quando avrebbe scoperto della morte del
gemello maschio.
Si sarebbe
infuriato. Avrebbe distrutto tutto ciò che gli fosse stato a tiro.
E
sarebbe stato sorprendentemente buffo.
Per lei l’intera
colpa era della madre. Una stupida debole. In fondo se lo meritava. Le strinse
la mano. La guardò sorridendo.
Vegeta sapeva che
il parto della Regina sarebbe stato il mese successivo. Eppure
non aveva più il ventre gonfio.
Dove erano i suoi
figli?...i suoi eredi?
Tegeto atterrò
anche il secondo avversario. Il sudore gli colava sugli
occhi, le braccia erano stanche ma…
-ce n’è ancora un altro?-
…aveva voglia di distruggere.
-No…puoi tornare nella camerata con
gli altri- l’istruttore era annichilito. Dove trovava quel
ragazzo tutta quella energia?
-signor si signore…-
Si
era arruolato un solo mese prima. Eppure
era più forte della maggioranza dei suoi commilitoni.
Avrebbe
fatto una sorprendente carriera militare.
Ma non era questo il suo obiettivo.
La
rabbia non lo faceva ragionare. Quella femmina era stata una pessima scelta.
Anni di matrimonio e non era riuscita a dargli un figlio maschio.
Non
riusciva ad ascoltare le sue parole. Eppure lei stava
parlando.
Nelle
orecchie sentiva solo il frusciare del sangue.
E sua figlia…lo guardava con un visino affranto…e allora perché
a lui sembrava che lo stesse deridendo?
-Vegeta…- Bulma vedeva lo sguardo perso del suo amante.
Sapeva
che questo sarebbe stato un duro colpo per lui. Doveva dare un erede ai Sayan.
Doveva garantire una salda discendenza.
-io…- e lei se ne sentiva responsabile.
-Forse avrei dovuto andarmene
tempo fa…lasciare questo posto…lasciare Vegeta vivere la sua vita…- le lacrime
le salirono agli occhi. Deglutì a fatica. Quel flebile rumore le parve un urlo.
Gohan scese dalla
navicella. Bulma lo stava cercando con lo sguardo.
E
lui stava per svenire. Corse via, lontano da quell’astronave, da Vegeta, dalla
donna.
Cercava di
sorriderle. Avrebbe mentito anche lui.
Doveva
convincersene…lui stava bene.
Vegeta percorse
quel famigliare corridoio. Arrivò fino nella stanza dove riposa
la neonata.
La guardò
insoddisfatto. Era magra, quasi scheletrica. Le povere ossa si
intravedevano attraverso la pelle sottile e giallastra.
-è stato un parto difficile…-
disse una voce quasi leggendo i suoi pensieri.
-Capisco…- Vegeta distolse lo
sguardo. Era inutile anche lei.
A
che serviva lottare per quel pianeta se dopo la sua morte sarebbe stato
dilaniato da combattimenti e scontri?
Per
un attimo pensò alle sfere, al loro potere…no, si era
ripromesso di non usarle mai più.
Era
stato grazie a loro che ora era il Re dei Sayan ma…erano troppo
pericolose…nascondevano un potere smisuratamente grande.
Si
costrinse a pensare ad altro. Gohan ad esempio. Aveva di nuovo manifestato la
sua furia. Questa volta quale era il motivo?
Bulma
seguì il Sovrano fino nella stanza. Decise di stargli accanto. Per la prima
volta dopo tanto tempo non si accorgeva degli sguardi maliziosi ed invidiosi.
La
piccola aveva un che di malato. Assomigliava alla madre. Era la
personificazione stessa del suo odio verso il Re…
La
Regina si voltò. Le due donne si osservarono per dei secondi interminabili.
Bulma
si accorse di rabbrividire, di vergognarsi.
Il
senso di colpa.
-povera Pristina…il destino è
stato crudele con te…-
non poteva lasciare vincere il suo istinto.
Non
avrebbe ucciso l’umana davanti al Re.
Doveva
fermare le sue mani desiderose di scaraventarsi al collo di
lei per spezzarglielo.
Non
avrebbe visto la vita abbandonare quel corpo sgraziato.
Le
sembrò di fissarla da ore.
Si
voltò verso Vegeta.
-mio Sire?- la voce era sicura.
Per un attimo le parve di essere tornata la ragazzina che entrava, vestita a
festa, nella sala del trono il giorno del fidanzamento.
-Desidererei sapere cosa ti è accaduto…perché il parto
prematuro…perché…un’altra femmina!- Vegeta era furioso. Lei deglutì.
-Problemi…il fato, i dispiaceri…-
-Di quali dispiaceri parli?-
Lo
avrebbe detto. Avrebbe umiliato Vegeta e la sua amante. Avrebbe dato tutta la
colpa dei suoi insuccessi come Regina alla loro relazione.
Non
era solo la madre delle principesse…era anche la
moglie di un Re!
-allora?-Vegeta attendeva un
qualsiasi riferimento a Bulma.
-…il dispiacere di non saperle dare un figlio adeguato…-
Alla
fine non era riuscita a trovare il coraggio? Codarda.
-bene…- Vegeta si accorse di
non essersi ancora cambiato. Indossava gli abiti da combattimento. Inoltre erano stracciati e maleodoranti.
Uscì
dalla stanza per raggiungere la sua camera. La mano urtò quella di Bulma.
Tegeto
non amava tornare dalla madre i giorni di riposo.
L’accademia
era dura ed aveva standard elevati. Pretendeva la massima concentrazione. Lui
non poteva permettersi di farsi distrarre dai suoi problemi.
Decise
di andarla a trovare…almeno per un saluto veloce.
Era
mattina tardi. Casa era silenziosa. La madre era nel cortile. Stava gettando
dei rifiuti in un angolo. Quando lo vide non sorrise.
Per lei era stato un abbandono la decisione del ragazzo di fare carriera
militare.
-certo ora no c’è più nessuno
che rubacchia per lei…-pensò sprezzante
Tegeto.
Durante
l’ultima litigata erano volati insulti, parole
grosse…ma la cosa che lo aveva più ferito era stato…- sei come tuo padre! Ora
che non ti servo più mi abbandoni come l’ultima delle donnacce!- .
La
madre non piangeva mai. Eppure quella volta…cosa la
feriva di più…lui o il ricordo di suo padre?
Mise
delle buste vicino la porta. Cibo, vestiti usati, qualche soldo.
-è venuta la tua amica- la voce
della madre lo sorprese
-chi?-
-quella ragazza che
frequentavi…-
Tegeto
si concentrò…erano mesi che non aveva una relazione…forse…si, ora ricordava…la
commessa del negozio dove aveva lavorato. Era lei che lo aiutava a coprire i
suoi furti.
-e perché?-
-ti ha lasciato qualcosa…-
un pianto.
Un
bambino?
-è maschio…complimenti…sei più
fortunato del Re…- la madre rise.
Bulma si accostò
alla porta della stanza di Vegeta. Non erano le solite guardie. Le altre la
lasciavano passare… e ora come avrebbe fatto?
Lei doveva
parlargli…
-non è permesso accedere…-
-ma io…dovrei dare al Sire gli
ultimi risultati delle mie ricerche…-
-mi dispiace signorina… qui non
è permesso accedere…-
sentiva i loro sguardi deriderla. Stavano trattenendo le
risate.
Razza
di scimmioni.
-lasciatela passare…- la voce
di Vegeta proveniva dall’interno.
la ragazza si infiltrò di corsa. Sbatté la porta.
Le
guardie si guardarono sorridendo sornione.
Il
vapore l’avvolse. Odorò un profumo che ricordava.
Vegeta
doveva essere sotto la doccia…sentì l’acqua scorrere.
Entrò
nel bagno.
Lui
era avvolto da un asciugamano.
Chiuse
il rubinetto.
-cosa c’è di così urgente da
non poter aspettare?- le sembrava teso.
il corpo era martoriato…aveva ferite, lividi, cicatrici.
-come è stata la battaglia?-
-sono ancora vivo…- le sorrise
cinico
-e Gohan?- l’espressione sul
suo viso cambiò radicalmente.
Gohan non riusciva
a riposare.
Erano ore che
stava su quel letto. Lo aveva rimpianto con amarezza durante il suo viaggio
nell’astronave e ora lo trovava incredibilmente scomodo.
Che
cosa gli stava succedendo?
Aveva ancora
quella strana nausea.
Se provava a
chiudere gli occhi poi se li vedeva davanti… il padre,
la madre, i bambini. Si tenevano stretti, erano
vicini.
Era quello
l’Amore?
Era quello essere
una Famiglia?
Lui voleva davvero
così bene a qualcuno?
Suo padre era un
completo estraneo…aveva un fratello che lo detestava…una matrigna che si
vergognava di lui.
Bulma? Gli voleva
bene o era troppo egoista?
Vegeta?
Perché
ora si stava facendo tutte queste domande?
Sentì
un fastidio improvviso…serrò gli occhi.
Quei volti.
Doveva vomitare.
Bulma uscì
infuriata. Vegeta non le dava mai ascolto.
Le guardie la
osservarono e tra loro iniziarono a fare battute piccanti.
Per la rabbia lei
non si accorse dei loro sguardi addosso.
Raggiunse correndo
la stanza del piccolo.
Era socchiusa.
Gohan non era sul letto. A terra c’era la battle suit .la raccolse. Dove poteva
essere andato?
La tuta era
sporca. Decise di metterla tra gli altri panni in bagno.
Ciò che vide la
colpì. Gohan era a terra. Doveva essersi sentito male.
Capitolo 30 *** ribelli e un triste bambino... ***
Tegeto teneva tra le mani quel fardello
Tegeto
teneva tra le mani quel fardello. Il bambino non era bello: aveva il viso
gonfio, macchie rosse sul collo, occhi piccoli e iniettati.
Si
chiese se erano tutti così i neonati.
-quanto ha?-
-penso poco meno di un mese…-
la madre si accese una sigaretta.
-Quando l’ha portato poteva avere qualche giorno…- si
avvicinò al ragazzo
-E ora che farai?- si sforzò di
non ridere. Ricordava quello stato di stordimento che si prova
a…essere genitori. Genitori consapevoli di non poter dare nulla al loro figlio.
Se non sofferenza.
Per
qualche istante rivide la sua vecchia stanza…allora era
bella, tra le migliori. Era molto richiesta. Si sentiva orgogliosa.
E tutto era iniziato così.
Una
sera come le altre. Lo avrebbe riconosciuto ovunque.
Era
Lui. Lo amava, come tutte le altre ragazze del regno dopotutto.
Aveva
annientato Freezer. I Sayan erano liberi…grazie a lui.
E poi…e poi aveva voluto quel loro bambino.
Voleva
che qualcosa di quell’incontro gli rimanesse per sempre.
Eppure. Eppure anni prima era
seduta con quel fardello in mano. A chiedersi che cosa gli avrebbe potuto
offrire.
Bussarono.
Chichi si sentì gelare il sangue nelle vene. Nascose le bende sotto i cuscini.
Si precipitò alla porta. Recitava tutte le preghiere
velocemente…le parole le giravano confusamente in testa…
-chi è?-chiese. Trattenne il fiato. La sua voce aveva
tremato?
-Sono io…Crilin…-
La
ragazza spalancò la porta. Lo afferrò con forza attirandolo dentro le mura.
-tu sei matto! Ci hai
spaventato…-
-scusa era urgente…dove sono?-
la ragazza gli indicò un tappeto.
Crilin
lo sollevò, aprendo la botola.
-sono tutti vivi?- lo sguardo
del ragazzo era annebbiato.
-No…- Chichi non poteva mettersi a piangere. Doveva
essere forte, coraggiosa, dura.
Chichi sisedette a terra. Pulì il sangue che era
rimasto intriso sulle assi del pavimento…
Crilin non poteva
credere ai suoi occhi. C’erano almeno venti ragazzi feriti, sanguinanti e
moribondi sotto il pavimento della ragazza…ne aveva di
coraggio.
Erano la resistenza.
L’ultima resistenza di un pianeta piegato.
Gli si avvicinò un
uomo alle spalle.
-anche tu qui?-
-vecchio maestro Muten…- il
ragazzo si genufletté riverente
-alzati sciocco…non è il
momento di mostrarsi deboli questo..- cominciò a camminare per la stanza stretta
e lunga.
C’era
un forte odore di rancido, putrefazione…morte.
-la battaglia di ieri è stata
molto…troppo dura…- il vecchio si accarezzava la lunga barba bianca.
-Credi che potremmo mai batterli?- Crilin stringeva forte il pugno. Sentì il sangue colargli tra le
dita.
-Forse…-
-Ce la faremo maestro…-
Si
sforzarono di sorridere. Entrambi sapevano che la loro
era una fragile illusione.
I
dottori avevano deciso di dimetterlo. Erano due giorni che non aveva più le
convulsioni.
Bulma
gli era stata molto vicino. Gli aveva portato degli oggetti che avevano
riparato insieme.
Inoltre aveva convinto Vegeta ad interrompere gli
allenamenti per un po’.
Era
stato così felice.
Poteva
leggere, studiare, parlare con Bulma senza doversi preoccupare d’altro.
Eppure…la ragazza gli era sembrata triste.
Quella
stessa mattina, mentre lo aiutava a preparare il ritorno, si era messa a
piangere.
Lo
aveva abbracciato e tenuto stretto. Si era sentito molto confuso. Perché faceva così?
Cosa gli nascondeva?
Entrò
nella stanza.
Bulma
era in piedi.
In
mano aveva una valigia.
-dove stai andando?- la voce di
Gohan si spezzò.
Lo stava abbandonando?
Ora che aveva così bisogno di lei?
Bulma non poteva
credere a ciò che aveva deciso.
Piegava gli abiti
con cura. Sulla Terra era inverno le temperature non
sarebbero state miti. Prese dal fondo dell’armadio anche i maglioni che
gli aveva mandato la madre.
Si accorse di
piangere.
Non riusciva più a
distinguere i colori. Ma non poteva fermarsi.
Gohan sarebbe
stato lì a momenti. Doveva essere pronta a dargli l’addio.
I minuti
passavano. Le mini scorrevano veloci. Dove aveva messo quella maglia? Era la sua preferita. Non poteva lasciarla lì… tremava. L’agitazione le stava facendo
perdere la testa.
-ed…inoltre…alcuni sono scappati…avevano già tentato la
fuga…Coff coff…- Kaaroth lo aveva afferrato per la gola e sollevato da terra.
-Cosa?-
Aveva
paura. Ricordava suo figlio. Gohan. Uno come loro. Ed un Super Sayan. E se
anche gli altri…no non poteva essere.
Gohan
entrò nella sua camera. Bulma era in piedi al centro…lo osservava con i grandi
occhilucidi dal pianto.
Le
gote erano rosse, la pelle tirata…sembrava trasparente,come un velo sottile.
La
bocca tremava, dagli angoli fuoriusciva dell’umidità.
-Bulma cosa hai fatto?- il ragazzino la guardò
attentamente.
le
mani stringevano spasmodicamente una valigia…era chiusa ma sembrava traboccare.
La scena era alquanto ridicola…se non fosse stato per lo sguardo distrutto
della donna.
-Bulma…tu non vorrai per caso…andartene?- Gohan capì.
La
sua malattia, i continui litigi per causa sua con Vegeta la dovevano aver
stremata. Ebbe un moto di compassione per lei. Corse ad abbracciarla.
-piccolo mio…- Bulma piangeva. Gohan era quasi alto
quanto lei nonostante la tenera età…le sue lacrime gli scaldavano il viso.
-Non andare via…-
-Tu…ami essere un Sayan?-
La
domanda di Bulma lo lasciò esterrefatto…che cosa voleva da lui ora?
Non
le bastava farlo soffrire con la sua partenza?
-ti prego piccolo…sii onesto…-
-cosa vorresti che ti dicessi?- Gohan sentì le premurose
mani di Bulma accarezzargli il viso
-solo la verità…- gli sorrise senza gioia
Gohan
si staccò un po’ da lei…si portò le mani al volto…vi si nascose.
-
si…amo essere un Sayan…- il suo sguardo era perso.
-odio.. odio parte di me… odio il modo in cui posso
uccidere…la facilità che ho nel.. nel…distruggere- Bulma gli tamponava la
fronte…non aveva infezioni…eppure una febbre alta e convulsioni lo stavano
divorando da ore.
da
quando, il giorno prima, lo aveva trovato nel bagno, era stata l’unica frase di
senso compiuto che il ragazzino era riuscito a dire.
E
lei aveva capito. Gohan aveva sempre mentito…ma per chi? Per cosa stava
rinunciando alla sua felicità? Non lo avrebbe più permesso.
Bulma
ricordò quegli attimi…terrore, paura, angoscia si erano impadroniti del suo
animo.
Non
era riuscita a salvarlo da bambino…lo avrebbe fatto ora.
Gli
prese la testa con le mani…
-Gohan non sarò io a partire!-
Il
ragazzo tremò a quelle parole…
-io so quello che provi.. la repulsione che hai
nell’uccidere…sei il mio…- non riuscì a completare la frase.
Cadde a terra.
Gohan la fissava.
-tu andrai via…tu non dovrai mai più tornare su questo
pianeta…- con fatica Bulma si rialzò.
-Scordati le persone che hai conosciuto…il dolore che ti
hanno trasmesso…la rabbia che hai covato…-
-Bulma io…- Gohan stava per piangere…
-Scordati di me…dell’affetto che non ti ho saputo dare..
purtroppo…- la voce di Bulma si spezzò di nuovo…
Volevo
ringraziare tutti coloro che finora hanno recensito…
continuate a farlo vi prego!!! ^_^…spero che questo nuovo capitolo vi piaccia!
Bulma si alzò
dal letto a fatica…aveva un incredibile cerchio alla testa…gli occhi
rossi, le labbra gonfie. Rabbrividì alla sola vista dello specchio.
Bussavano alla porta. I cardini
tremavano. Delle urla intense…Vegeta.
La mano le si
fermò sul chiavistello.
Gli diede un
altro giro…la voce divenne ancor più alta e insistente.
-probabilmente l’ho fatto
infuriare ancora di più…- disse tra sé con voce atona e assente.
Si rigettò sul letto.
Era
stanca…avrebbe voluto solo dormire…
-DOV’E’ GOHAN… DONNA!!!-
Vegeta sentì l’avviso quando stava per ricevere gli
aggiornamenti da Kaaroth.
Era accaduto qualcosa di serio sulla Terra se quello stupido
debole aveva voluto essere ascoltato con tanta
premura.
Improvvisamente una guardia era entrata.
-sovrano…una navicella è
partita…- il ragazzo sembrava stremato per la corsa e l’affanno
-e tu disturbi me…per un’idiozia del genere…- era già nervoso…e
tutti sembravano collaborare a farlo impazzire
-ma Sire…-
-niente ma…vattene
immediatamente…-
-sire… sembra certa la presenza
di Gohan su quella navicella…-
-GOHAN?- scattò in piedi.
il
mantello si gonfiò.
Uscì dalla sala…quello stupido
bambino…non poteva essere…e dove se ne stava andando?
-un Re che aspetta davanti la
porta di una stupida…terrestre?...una terrestre TRADITRICE poi…Bulma aprì o
entro io…- sbatteva le mani contro il metallo della porta, sbraitava…eppure
nulla sembrava cambiare all’interno della stanza.
-Bulma…Bulma…-
Dei passi…lenti…si avvicinavano alla porta…sentì la mani posarsi sul chiavistello.
Un rumore sordo, impercettibile
-aprimi…subito…- tentò di
placare la rabbia…
udì il
chiavistello chiudersi…
-e così piccola terrestre mi stai
sfidando!!!!!!-
-DOV’E’ GOHAN…DONNA!!!-
La porta andò in frantumi…Bulma aprì
gli occhi senza, quasi, badare al frastuono.
Vegeta entrò come una furia. Le afferrò le spalle, la
scosse…stava urlando qualcosa…ma che senso aveva?
-non ti rendi conto che ora
sarà felice?- Bulma lo abbracciò.
Vegeta si sentì avvampare…rabbia e…- non ora Vegeta…-
Staccò le mani di lei dalle sue
spalle…le sollevò la testa con una mano…
Il volto di lei era rigato di
lacrime.
L’odio svanì.
-scusami Vegeta…-
-perché?...-
-perché gli voglio bene…-
Vegeta la lasciò sola.
-Allora sei stata tu…vorrei che tu non…vorrei che io non…-
-capisco…- Bulma si asciugò il
viso con il dorso della mani.
Per la prima volta in tutta la sua vita
era solo…davvero solo…
Stava nascendo il sole…la Terra aveva
un profumo così dolce. Lo sguardo gli si perse lungo la linea dell’orizzonte.
Le parole della donna gli risuonavano nella testa, forti
come i rombi di tuoni durante una tempesta…
-Gohan…la donna a cui ti hanno
strappato piange per te…ti ama tanto…- mentre Bulma gli stava parlando lui
provava ad immaginare…sua madre.
che
strano rendersi conto di non esserci mai riuscito…
-vive sulla Terra…è una brava
donna…ti sarà tanto vicino…- Bulma gli teneva stretta convulsamente la
mano…quasi a fargli male.
Chichi era stanca. Era riuscita a
preparare per la fuga gli ultimi guerriglieri.
Indossavano abiti civili e le medicazioni potevano reggere
fino al prossimo nascondiglio.
Solo Crilin era rimasto con lei…stavano
finendo di ripulire.
Detestava il disordine…e in quei giorni la sua casa era
stata devastata.
Era stanca. Era troppo stanca.
Crilin le poggiò una mano sulla spalla. Le
era sempre stato vicino…forse le dava troppe attenzioni, per essere solo
un amico…ma…aveva bisogno di un conforto ogni tanto. Era anche lei solo un
essere umano.
Voleva piangere. Aveva seppellito troppi
ragazzi…erano morti…lasciando madri, sorelle, padri…a volte mogli e
fidanzate…sole con il loro pianto.
Cosa sarebbe rimasto di quelle
vite?
Quella ribellione sarebbe davvero servita a qualcosa?
Gohan non sapeva se era davvero quella la casa che Bulma
aveva tentato di descrivergli.
In fondo neanche lei vi era mai andata.
Il posto era ameno… tutto sembrava
ispirare tranquillità, rilassatezza, pacatezza.
Fiori nel giardino ben curato, un vialetto di pietre piccole
e ordinate, fili da cui pendevano abiti femminili e
candide lenzuola.
Era ora di pranzo…eppure non aveva fame.
Sentiva un caldo infernale, nonostante il fresco vento che
gli scompigliava i capelli.
-Quando sarai lì…dille chi sei
piccolo mio…lei ti cerca da anni…aspetta solo te…vivi la tua vita. Lontano da chi non può fare a meno di farti soffrire…-
Bulma…quella donna non riusciva a smettere di essere nei
suoi pensieri.
In un istante ricordò la sua vita…la loro vita…lei lo
sorreggeva mentre faceva i primi passi, lo nascondeva da Vegeta quando era
furibondo, lo faceva ridere quando tutti sembravano odiarlo…
-scordami…-
si avvicinò alla finestra. Era
socchiusa. Dall’interno della casa provenivano profumi mai sentiti prima.
Cercò di osservare…c’era qualcuno
nella piccola stanza.
Si stava alzando…un'altra figura nascosta
era seduta ancora attorno al tavolino.
Ascoltò alcune parole…
-fatti forza Chichi…-
-cerca di essere coraggioso
Crilin…-
Mia madre. E così è quella la sua
voce?
La porta si stava per aprire. Con un balzo felino si nascose
dietro un cespuglio.
-alla prossima…- un ragazzo
basso e calvo si incamminava per il vialetto.
Era così piccolo. Sembrava uno di quei mostriciattoli descritti
nei racconti dei suoi libri.
I libri che sua madre aveva comprato per lui.
La vide.
Mora, magra, alta. Triste. Diversa da Bulma. Tuttavia aveva lo stesso suo sguardo.
Il coraggio gli venne meno.
E se non lo avesse amato?
Se lo odiasse per quello che suo
padre le aveva fatto?
Lui era solo il frutto di violenza…una
donna poteva amarlo?
Chichi sentì un groppo alla gola.
Sapeva chi era quel bambino…
Avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque.
-Gohan…-
Lo aveva stretto tra le braccia
solo per qualche istante.
Lo aveva odiato per tanto tempo.
Lo aveva perdonato da poco.
Per quale motivo ora si trovava
lì?
In fondo non le importava.
Gohan avvertì le fragili braccia
della madre cingerlo.
Il calore di un bacio sulla
fronte.
-entra piccolo…avrai fame
immagino…-
la casa era in perfetto ordine.
C’erano vasi stracolmi di fiori ovunque. Piccoli oggettini colorati.
Nessuna foto.
Solo una, enorme.
Una bambina ed un uomo immenso…nello stesso vialetto.
Una sala. Non era molto grande. Nessuno sembrava notarla.
Nessuno la guardava con interesse.
Ragazzine ansiose stringevano nervosamente le mani, donne
con il pancione sorridevano affabili, altre parlavano tra loro sottovoce,
cullando piccoli neonati.
Bulma aveva avuto paura che qualcuno potesse riconoscerla.
Per questo si era allontanata tanto dalla reggia per una
stupida visita medica.
Lei era un’umana…aveva sentito più di una donna parlare
della ribellione sulla Terra…qualcuna lamentarsi per l’assenza di suo marito,
suo fratello.. tremò.
Per l’ansia quasi stracciò il giornale che teneva fra le
dita.
Qualcosa in lei non andava.
Lo sapeva da settimane.
Era stanca, irritabile…e poi…le nausee.
Inizialmente aveva pensato alla lontananza
di Gohan…il colpo era stato forte.
Dopo una vita intera passata a crescere quel ragazzino come
se fosse suo, ora non poteva ricevere più notizie di lui.
-per Chichi deve essere stato
così difficile…- sussurrò.
Una donna anziana le si sedette vicino.
-io ho accompagnato qui mia
figlia…lei è sola?-
faccio
così tanta pena da spingere una donna Sayan a farmi compagnia?
O forse
è solo una stupida curiosa?
Un altro giorno nel mercato.
Rubare non era poi così difficile…divertente era
vedere quei poveracci urlare cercando di tirare qualche vecchia scarpa.
Il ragazzino rise.
Stava per compiere tredici anni.
Erano scappati quasi un mese prima.
Da quel giorno migliaia di Sayan
gli davano la caccia…ma loro erano stanchi di essere i loro schiavi.
Perché
non potevano essere liberi?
A guidarli erano i ragazzi più
grandi.. alcuni avevano quasi vent’anni.
Non erano Sayan puri.
Erano stupidi esperimenti.
Solo bastardi.
Allevati per essere macchine da
guerra.
La rabbia nel ragazzo crebbe…non sarebbe stato facile per quel branco di scimmioni
eliminarli, giurò a sé stesso.
Bulma chiuse gli occhi. Si gettò
sul letto.
Guardò la stanza intorno a sé.
Non le era mai sembrata così
stretta.
Sentì il fiato
mancarle…un’ansia crescente le pervadeva il petto.
Corse fino al bagno. Cercò il
proprio riflesso nello specchio.
Nuove rughe le solcavano il viso.
-eppure non sono tanto
vecchia…- si sforzò di sorridere…a cosa pensava proprio ora che la sua vita
stava per essere distrutta?…ancora una volta.
Si tolse la maglia e si osservò
il ventre…era teso, elastico…le sembrava ancora quello dell’adolescente che con
il suo candore aveva fatto impazzire di passione il Sovrano dei Sayan.
Arrossì violentemente a quei
ricordi.
-me la sono cercata…-
aprì
l’acqua. Sentì lo scroscio continuo. Cercò di tergersi così la mente.
Un giramento di testa.
Le parole del dottore le
tornarono alla mente…
-lei avrà bisogno di un lungo
periodo di tranquillità e riposo…-
La signora Briefs sorrise come sua abitudine al ragazzo che nel pieno
della notte andava a bussare alla sua porta
La signora Briefs sorrise come sua abitudine al ragazzo che
nel pieno della notte andava a bussare alla sua porta.
-entra pure…- la sua innocente
espressione si velò di disgusto solo quando vide la ferita che dilaniava il
ventre del giovane.
Si allontanò velocemente mentre il ragazzo si accasciava su
una sedia.
Dopo pochi secondi un accaldato signor Briefs lo raggiungeva.
Senza chiedergli spiegazioni lo fece
distendere su di una branda e con mani fatte esperte dall’esperienza gli
tamponava la piaga sanguinante.
Il giovane gemette all’improvviso
-scusami…ho sempre avuto a che
fare con macchine e aggeggi di metallo…le persone non sono la mia specialità…-
tentava di mantenere un contegno.
La donna si aggirava nella stanza
con rinnovata solarità. Guardava la triste scena con una distaccata
indifferenza.
Vedeva le mani del marito
infilate in una lacerazione orribile… il sangue scorrere fino a terra, comporre
una macchia sconnessa e raggrumarsi scuro.
La sua attenzione si concentrò
sul ragazzo…aveva notato già il fisico scultoreo e il
bel volto…nonostante la fame e le sofferenze rimaneva un uomo affascinante.
-dimmi il tuo nome incantevole
straniero…- gli disse avvicinandosi lentamente e sfoderando uno dei suoi più
belli e spontanei sorrisi…
il viso
del ragazzo si velò di un diffuso rossore…
-Yanko…-
Una smorfia di dolore.
Una fitta lancinante gli aveva
imperlato la fronte. Gocce gli scendevano dal viso bagnandogli la casacca
pesante.
Il signor Briefs cucì l’ultimo
punto.
Guardò con freddo compiacimento.
La ferita aveva reso la pelle calda e rossa. Già piccole pustole lasciavano
trasudare una liquido giallastro.
La pelle sotto i punti di cotone
pulsava.
Un rivolo di sangue rappreso gli
segnava la schiena come un sorriso beffardo.
Si congratulò tra sé.
Da quando offriva
assistenza alla Resistenza quella era la ferita più importante che avesse mai
affrontato.
Yanko giaceva con gli occhi pieni
di lacrime.
Doveva avere
l’età di Bulma, stimò con lo sguardo.
-devi dormire per un po’
ora…tornerò all’alba…per le medicazioni- sorrise cercando di mostrare fiducia.
Yanko si ricoprì con la sudicia
maglia, lamentandosi soffusamente.
Era la prima luce dell’aurora quando
un lacerante bruciore lo destò.
Per un attimo temette di essere
già morto.
Cercò affannosamente con lo sguardo un volto, un oggetto famigliare.
Il fianco gli faceva ancora male
e sentiva la maglia bagnata…sangue.
Una nuova fitta. Urlò.
-stai calmo.. è quasi finito…-
una voce rassicurante
strinse
penosamente il lenzuolo tra le dita. Sentiva le sua mani
umide per il sudore…doveva mostrarsi coraggioso.
Improvvisamente il dolore cessò, o quantomeno, diminuì d’intensità.
Respirava con affanno.
Svenne.
Un odore forte e pungente lo fece
rinvenire. La stanza dove giaceva era grande e riccamente arredata. Uno strano
contrasto con i suoi vestiti e le proprie origini.
Fissò dei
quadri appesi alla parete…in alcuni apparivano degli scenari a lui
noti…le foreste, il buio implacabile, la luna irraggiungibile.
Ricordò in fretta gli ultimi
accadimenti: la scorribanda nel forte Sayan, il sabotaggio delle loro strutture
radar, il fallimento della missione, la ritirata improvvisa, la morte dei suoi
amici…la lotta, la ferita…l’uccisione di quella guardia.
Gli appariva
ancora davanti agli occhi il suo sguardo perso nel vuoto della morte, le sue
pupille spente…aveva ucciso.
Per la prima volta.
Senza volere.
Senza sapere come fosse successo.
Aveva ucciso.
Cercava di convincersi che non
era stata colpa sua…nonostante tutti i suoi sforzi non avrebbe
potuto contrastare anche il più debole dei Sayan.
Eppure...
Il signor Briefs entrò nella
stanza.
Si avvicinò al
letto improvvisato… notò immediatamente lo sguardo angosciato del
giovane.
-ti cercano Yanko…- il ragazzo
sembrò uscire da un incubo
-cosa…?! Non capisco….-
tratteneva il fiato
-hai ucciso…o se non altro
provocato la morte di uno di loro…-
-ma io…non…io amo la Terra…-
abbassò il viso, distrutto
-per ora sarai al sicuro tra
queste mura…ma prima…chi ti ha parlato di noi?- il vecchio era preoccupato. La
Resistenza non poteva perdere la sua rete di case
sicure…forse l’informazione era scivolata tra le fitte maglie
dell’organizzazione.
-Già da tempo eravamo stati
informati della presenza di luoghi privi di rischi per riparare in tempi non
sicuri…avevamo solo delle coordinate che venivano cambiate giornalmente…questa
è l’ultima ricevuta…- con un enorme sforzo riuscì a mostrare un pezzetto di
carta stracciato. A caratteri indecisi erano tracciati dei numeri e lettere
apparentemente sconnessi l’un l’altro.
il
Professore annuì soddisfatto.
-dovrai affrontare una lunga
degenza…-
-ma io…devo ricompattare il mio
gruppo…dobbiamo intervenire…- tentò di alzarsi
-sei solo uno sciocco se credi
di essere in grado di fare qualcosa per la Terra in queste condizioni…- il
signor Briefs gli mise una mano sulla spalla.
Bulma si rigirava nel suo letto. Aveva tremendamente caldo,
si agitava e scalciava.
Era insonne da tante notti ormai.
Non le capitava tanta inquietudine dall’ultima notte
trascorsa sulla Terra.
Vegeta.
Il ricordo di quell’episodio la paralizzava.
Sentiva ancora sotto le dita il profilo del suo volto, la
rudezza della pelle, la sensazione graffiante che
aveva avvertito.
Che ragazzina stupida che era
stata! Era riuscita a rovinare la sua esistenza accettando di seguirlo.
Lo aveva fatto per suo padre. Solo per lui.
E il destino ora le giocava quel
maldestro tiro.
Si alzò sudata. Si diresse verso il
balcone…forse avrebbe trovato un po’ di refrigerio.
Osservò le stelle. Uno di quei lontani punti poteva essere
il Sole…ancora più minuscolo uno doveva essere.. la Terra.
Una lacrima le scese lungo la guancia.
Per cosa aveva abbandonato tutto?
Cosa l’aveva spinta tanto distante?
Vegeta scese dalla navicella. Aveva la corazza ancora
imbrattata di sangue. Era rappreso ed emanava un odore nauseabondo.
-sire…ben tornato…- Bardack lo
stava aspettando
-avete novità importanti da
riferirmi?- il tono di Vegeta era spiccio, sembrava non interessarsi del Sayan
-nulla di rilevante…-
-e quello scarto di Kaaroth…ha
più inviato notizie?-
-si Sire…l’attende…-
I due Sayan si incamminarono
lungo lo stretto corridoio. Le moli immense sparirono tra i meandri del
palazzo.
Bulma camminava lentamente per il
corridoio. Avvertì immediatamente la voce del Sovrano. Fu percorsa da un lungo
brivido che le scese fin dentro le ossa.
Cosa
avrebbe fatto ora?
Si appiattì lungo il muro.
Avrebbe desiderato sparire piuttosto che incrociare il suo sguardo. Deglutì a
fatica e si strinse le mani alla pancia.
Socchiuse gli occhi.
Sentì dei passi avvicinarsi.
Sempre più vicini.
Chiuse gli occhi.
Quella presenza, quel calore così
famigliare.
Una folata di vento.
Riaprì gli occhi.
Vegeta era lontano. L’aveva
oltrepassata. L’aveva ignorata.
Una fitta lancinante la fece
boccheggiare.
Ansimante si avvicinò alla porta
del laboratorio.
Vegeta meritava davvero tutto questo
dolore?
Kaaroth attendeva da ore il
sovrano. Era stanco. Le vecchie ferite avevano iniziato a dolergli e l’ultimo
scontro gli era valso una dura lezione.
Vegeta entrò furente nella sala.
Si slacciò il pesante mantello e
lo gettò lontano.
-allora…che cosa vuoi?- gli
urlò contro.
Il Re mostrava la sua indole più
violenta. Inoltre la fuga di Gohan lo aveva reso ancor più irascibile e
aggressivo.
-il progetto Sire…- iniziò
senza particolari indugi
-che c’è che non va?!-
-i mezzosangue…- Kaaroth aveva
la gola secca, il respiro affannoso…aveva paura.
-Che cosa succede??- Vegeta si
alzò dal trono sbattendo i pugni violentemente.
-Sono fuggiti. E sono potenti.-
il giovane Sayan aveva il volto cereo, sicuro dell’imminente violenta reazione
del Re.
-Uccideteli.- Vegeta si sedette apparentemente tranquillo
-Ma signore…-
-Sterminateli…il progetto era
destinato a fallire. Anche Gohan si è dimostrato un
insuccesso. Dovete eliminarli…-
Kaaroth si inginocchiò
lentamente. Alzò gli occhi verso il sovrano.
Entrambi sapevano
quale reale pericolo rappresentavano quei giovani meticci.
Entrambi ricordavano
il piccolo Gohan bagnarsi d’oro.
Entrambi temevano
la sconsiderata furia del Super Sayan.
Un sole devastante. Il ragazzo guardò l’orizzonte. I suoi compagni erano
stesi a terra. Sanguinanti, invocavano una pietà che non gli era concessa. I
Sayan attaccavano con una furia inimmaginabile. Erano ragazzi. Erano il loro
stesso sangue…come potevano…quale sovraumano coraggio li spingeva a finire dei
piccoli copri maciullati…a vederli morire…a ghignare alle loro richieste
d’aiuto. - i veri Sayan non invocano pietà…- Sanol si acquattò
dietro un cespuglio. Doveva nascondersi. Non voleva morire. Riconobbe il viso
del comandante delle truppe. Sembrava dolce, i lineamenti aggraziati…solo lo
sguardo amaro e truce rivelava la sua indole omicida. Kaaroth. Un nome che
lo faceva tremare già da quando era poco più che un bambino. Quando lo
attendevano sotto il sole estivo o la sferzante pioggia
d’inverno. Quando una sua parola poteva costarti una severa punizione. Era
stato il loro Dio, il loro maestro. E ora li stava sterminando. Li
ricacciava dalle buche dove, come topi spaventati, si nascondevano. Solo
perché nel loro sangue scorreva la linfa degli umani. Solo perché il loro
terribile potere li spaventava. Solo perché la pace li disgustava. E Sanol
voleva la pace. Voleva che quegli sporchi Sayan liberassero la Terra. La sua
Terra. La rabbia gli ottenebrò la vista. Non era abbastanza forte. Non
aveva un capo che lo guidasse. Lui era un soldato.
Gohan si svegliò in un letto fresco e profumato. Avvertiva una presenza
dolce e premurosa accanto a lui. Immaginò, ancora frastornato dal sonno, il
bel viso di Bulma fissarlo allegramente. Sorrise. Un rumore improvviso
gli fece spalancare gli occhi. Una donna stava raccogliendo degli
oggetti. I loro occhi si incontrarono. Stesso nero. Stessa intensità.
Stesso dolore. - piccolo…puoi riposare…è ancora presto…- il tono
della voce era tremulo, preoccupato. Le mani tremavano
impercettibilmente. - madre?...- Gohan si stupì della necessità che
avvertiva nel pronunciare quelle parole. Era davvero terminata la sua
infanzia? era davvero sparita l’oppressione del crudele Principe?...e la
vivace compagnia di Bulma? Chichi lo abbracciò. Per la prima volta Gohan
sentì calore nel proprio petto. Desiderò che tutto svanisse. Desiderò…che
l’incubo fosse finito. Comprese che non avrebbe mai avuto termine. Chichi
prese il bambino tra le braccia. Dolce amore di madre. Avrebbe dovuto
odiare quella pelle, il suo odore, il suo respiro…così simile all’uomo che le
aveva strappato la vita. Gohan era un Sayan? Era come quegli esseri
disgustosi che divoravano le anime degli umani? Che soggiogavano e
sterminavano? Poteva quella buffa testolina nera distruggere? Quegli occhi
caricarsi di odio? Lo temeva. Lo sperava. Se aveva mai pregato lo aveva
fatto per quel momento. Gohan avrebbe capito davvero chi erano i
Sayan. Nessun dubbio avrebbe più ottenebrato il suo spirito. - Gohan…ora
saprai cosa è stato di tuo nonno-
Una lapide scura. Il tempo l’aveva danneggiata, erosa,
colpita…inclemente. Il viso gioioso di un uomo. Lo stesso della
foto…la foto della bambina. Il viso di un morto. Le parole di sua madre
sgorgavano insieme alle sue lacrime…lacrime che si univano alle proprie. Un
racconto spaventoso. Cruento. Terribile. Questo era accaduto per far nascere
lui. Questo era nato dalla perversa mente dell’uomo che lo aveva
cresciuto. Questo era stato tacitamente accettato dalla donna che più aveva
amato. Chichi lo tenne stretto. - figlio mio…sei la
luce…salvaci…- Riflessi dorati lo accesero. Aveva giurato a sé stesso che
avrebbe perseguito la pace. Ora, invece, il suo cuore invocava la
guerra. Vegeta. I Sayan. I suoi nuovi nemici. Avrebbe
combattuto. Avrebbe ucciso. Ora capiva il senso delle parole del suo
odiato maestro…uccidi per vivere. - e inizierò a vivere…- alzò lo
sguardo. Cinquanta. Cento. Mille. Diecimila. Infinite
tombe. L’inferno. Lì giacevano coloro che erano morti per la Terra. Si
respirava un’aria pesante di morte. Lamenti lontani. - l’ultimo
scontro è stato tremendo…abbiamo avuto molte perdite…- la voce del ragazzo calvo
che li aveva accompagnati. Stava sussurrando all’orecchio di Chichi. Voci
strazianti di donne e uomini. La luce attorno a Gohan si accentuò. Fissò
sua madre.
Azzurro. Talmente intenso e vuoto che poteva perdercisi
all’interno. Laghi di disperazione e ira. Era davvero il suo piccolo quel
demone? - tutti i Sayan sono dei mostri…- Crilin. Lo aveva voluto
accanto. Aveva avuto paura. E ora tremava di fronte la forza disumana di
un bambino. - hai ragione…siamo dei mostri in realtà- Gohan parlò con voce
schietta, sincera e devastata dalla sofferenza. - vi aiuterò…- un viso
grave. Serio. Capelli talmente chiari che vagamente ricordavano la luminosità
del sole accecante estivo. Il Super Sayan. Come il re Vegeta. Gohan… divenuto
Leggendario mostro per salvare la vita alla sua adorata Bulma. Un mostro
bambino, macchiato del primo sangue ad un’età dolce e tenera. Vegeta…
Leggenda per un desiderio. Un desiderio delle sfere che sancì la sua vittoria su
Freezer…sciolse la fredda ira che covava nel cuore di ragazzo solitario…rese
libero il Re che sarebbe dovuto rimanere solo un Principe. I capelli di Gohan
tornarono ad imbrunirsi. Gli occhi ad oscurarsi. Lasciò cadere un fiore sulla
tomba del nonno. Si avvicinò alla madre. - andiamo?- il suo sguardo
era limpido ora. Piccolo ragazzino coraggioso…Chichi sentì l’orgoglio
pervaderle il petto. - certo…- lo avvolse in un caldo abbraccio.
Eccomi…volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito fino ad
ora… Per Kristin : Gohan è tornato!…certo più tormentato che mai…un piccolo
Super Sayan combattuto dalla sua stessa natura…un po’ fa tenerezza vero?
;-) Per Aleberyl: scusa per averti “accaparrato” l’idea delle dediche finali
ma l’ho sempre trovata molto dolce…^_^ . mi fanno molto piacere le tue
recensioni, le aspetto sempre con ansia! E non so come ringraziarti per i
commenti sulle mie song-fic. Sono molto felice di COMMOZIONARTI ^^… Comunque Vegeta non è poi così cattivo con Bulma…il
problema è che è un timidone!! (…ho esagerato vero?! ^^
)…e il tuo Gokuccio è sempre più aggressivo...scusami ancora ( mi sento un pò in
colpa a descriverlo così...^^) Ti mando un mega-bacione! E attendo
(rosicchiandomi nell’attesa tutte le mie povere unghie) il tuo nuovo,
sicuramente straordinario, capitolo... Ah…un’altra cosa…anche io ho avuto
una proff di italiano terribile…mi detestava formalmente! Ma non ti
preoccupare…tu vali e non sono certo i voti a contare, ma l’affetto che riesci a
donare e ricevere con le tue storie (e poi hai già avuto una dichiarazione
d’amore cibernetica ^_^ )… Baci baci Per Lefteye: le tue recensioni mi
emozionano sempre…grazie davvero. Sono contenta di riuscire, per te, ad
esprimere le gioie e i dolori dei personaggi…grazie ancora…( ora mi commuovo e
scoppio in pianto). Ciao…e aggiorna presto l’ultimo Sayan… Baci
Un altro conato la costrinse a chinarsi ancora. E ancora. E ancora.
Da ore il suo corpo era scosso da quel malessere.
- demone…- sussurrò passandosi un panno sulla bocca.
Si acquietò gettandosi distrutta a terra. Reclinò la testa sul bordo del
water.
Sorrise pensando all’assurdità di quella scena.
Si ritrovò a ridere sguaiatamente.
- sto impazzendo…-
sospirò rumorosamente. Un nuovo conato la sorprese. Riversò il contenuto,
ormai esiguo, del suo stomaco sulle candide mattonelle…
- vuoi vedermi morta?-
si alzò stancamente. Un giramento di testa la costrinse a fermarsi al soglio
della porta. Si voltò.
- che schifo…- disse, osservando il pietoso stato del bagno.. e di sé
stessa.
Bussano.
- non ora…- chiuse la porta del bagno con un gesto secco.
Irruppe nella stanza una della guardie del palazzo.
Si fermò ad osservarla.
Non sembrava la stupenda terrestre che, con il suo carattere prorompente e il
suo comportamento indecente, procurava tanto sdegno.
Era una donna misera…stanca…
Il viso segnato da enormi occhiaie…insonne.
Il fisico piegato…le spalle strette…dolorante.
L’espressione vuota, persa, assente…abbattuta.
Dove era la donna prepotente, presuntuosa ed egocentrica che si aggirava
orgogliosa ed impertinente tra le stanze del sovrano?
La donna che dava scandalo e faceva nascere gelosie?
- il Re Vegeta…desidera vederla…-
quante volte aveva portato questo ambiguo messaggio nel cuore della notte
alla ragazza.
Quante volte aveva visto il sorriso illuminarle il volto…annuire ed entrare
nel bagno…freneticamente uscirne, trasformata nella più bella creatura
dell’intero universo.
Quanto aveva sperato che nessun altro oltre lui, misera guardia, avesse
notato il suo fascino.
Eppure…strinse i pugni.
Non poteva illudersi.
Non era lo scienziato del Re.
Era l’amante di Vegeta.
E lui poteva…doveva…solo scortarla tra le sue braccia.
- no…-
più che un rifiuto fu un sospiro.
Anche la voce sembrava stentare ad uscire da quel fisico indebolito.
- il Sovrano non accetta dinieghi…lo sa bene signorina Bulma…- tentò di
mantenere un contegno adeguato.
La paura lo pervase. Vegeta non avrebbe gradito l’inaspettata risposta. Forse
sarebbe stato lui a rimettere delle scaramucce dei due amanti. Un freddo
improvviso lo attanagliò. Doveva portarla da lui. Assolutamente.
- riferiscigli che non sto bene…che ho bisogno di riposo…- la ragazza parve
riacquistare sicurezza…
La guardia, in cuor suo, sorrise: quanto poteva essere altera…nonostante la
debolezza.
- ma signorina…- provò a fare un passo in avanti
- niente ma! Stasera non posso essergli d’aiuto!!-
Bulma si ritrovò a tremare davanti un impaurito Sayan di infimo livello.
Solitamente il pensiero di poter spaventare esseri così dannatamente forti
l’avrebbe divertita…invece ora…voleva solo rimanere sola.
Sola?
Lo sarebbe più stata?
O forse lo sarebbe stata ancor di più?
Cosa avrebbero pensato i Sayan di lei?
e…i terrestri?
- assurdi pensieri…- raccolse la testa tra le mani, come in preda ad una
forte emicrania e sospirò amareggiata.
La guardia si avvicinò a lei.
- lo riferirò…signorina Bulma…-
uscì dalla stanza.
Bulma ascoltò il suono del chiavistello che girava sotto le proprie dita.
Si gettò sul letto.
Pianse.
Rise.
Pianse ancora.
Vegeta…perché?
Il Sovrano era voltato di spalle. Aveva indosso solo una sottile maglia. I
riflessi delle lampade emettevano sinistri bagliori sul suo fisico.
Il coraggio era da sempre una delle doti che lo aveva contraddistinto.
Eppure ora tremava….valeva la pena per quella terrestre?
- sire?-
- esci e lasciaci soli…- voce fredda.
- Sire in realtà…-
Vegeta parve come scosso da un intensa scossa.
Si voltò ringhiando
- perché non è qui?- i suoi occhi riflettevano quella luce…
- sire…la signorina Bulma…-
- cosa?...lurido rifiuto…- gli si avventò contro spingendolo verso la parete
che tremò
- la…coff coff…signorina…coff coff…non sta bene…- la presa parve
allentarsi.
Riuscì a respirare. Vide allo specchio riflessa la sua immagine.
Inginocchiato ai piedi del sovrano era un uomo, piccolo e tarchiato, dai lunghi
capelli neri che strabuzzava gli occhi fissandolo.
Che miseria…
- vattene immediatamente.. prima che ti uccida…- il Re gli voltò le
spalle.
Avrebbe desiderato eliminarlo. Infilzarlo. Sentire gli ultimi palpiti del suo
cuore ghiacciato tra le dita. Invece…
- lei è troppo gentile…la ringrazio Sire…-
Vegeta non si degnò neanche di voltarsi per vederlo correre via.
- feccia…-
Ciao a tutte…scusate la lunga attesa!! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Non temete, la fine si sta avvicinando…^_^
Aleberyl 90 : ciaooooo! Eccomi di nuovo qui!! Vorrei dirti che mi stai
facendo consumare nell’attesa del tuo nuovo capitolo!! ^^… sei in debito con le
mie unghie consunte!!e ora a noi…hai ragione…per gokuccio si mette malino con il
figlioletto "ossigenato"!!Saranno scontri duri!E la povera Bulma si troverà tra
due fuochi!!...ma ci sarà anche un momento dolce…mi hai fatto venire una bella
idea…^_^…per non parlare di Chichi…con i loro caratterini, quasi quasi…ti
ringrazio ancora tantissimissimo per tutte le cose carine che mi scrivi, ogni
volta che le leggo mi sciolgo come un ghiacciolo all’amarena ( il mio preferito)
al sole!baci dolcissimissimi…( i miei sono all’amarena…of course!)
Lefteye: eccomi a parlare con l’altra grande fan di Veggy!!...ho ancora i
lacrimoni di commozione per il tuo ultimo chap…e sei responsabile pure tu delle
mie mangiucchiate unghie per la tua nuova fic…mi ha davvero intrigato!E
ora…Ancora non so esattamente come andrà a finire la mia fic, ma cercherò di
renderla il più positiva possibile…^_^Baci dolcissimi…e grazie di tutto quello
che scrivi e hai fatto! Non mi stancherò mai di ripeterti quanto mi ha fatto
piacere conoscerti!
Kristin: hai ragione i purosangue sono nei guai fino al collo! Ora che
Gohan ha capito per cosa combattere…vedo che sei una mega-fan del piccoletto
vero?! ^_^Ti volevo inoltre ringraziare per i tuoi commenti e i tuoi
incoraggiamenti…mi dai forza nel continuare a scrivere…^^Spero che il capitolo
ti sia piaciuto…nonostante la momentanea assenza di Gohan…ma te lo
prometto…tornerà presto con la sua,dura ma dolce, mammina!Baci
Sorellla: grazie per le tue recensioni!! Hai ragione…ci sarebbe
qualcosa da modificare..ma…sai è stata la mia prima fic…è come il primo
amore…nonostante i difetti la sia ama tanto!! ^_^Comunque…grazie Grazie
GRAZIE!!!!!baci
Smise di raccogliere foglie e alzò lo sguardo verso il sole. Coprì
istintivamente gli occhi con il dorso delle mani. Minuscole gocce di sudore
gli imperlavano la fronte. Una voce oramai nota lo distolse dai suoi tristi
pensieri: - Yanko… tesoro.. vieni il pasto è a tavola!- La signora Briefs.
Tanto allegra quanto vistosamente sfacciata. Mansueto entrò nella grande
casa. Grande e decrepita. Doveva essere stata lussuosa e magnifica…solo
fosche ombre rimanevano delle sua antica imponenza. Seduto accanto un tavolo
poveramente imbandito era il sig. Briefs immerso nella lettura. Poca
acqua…ancor meno cibo. Stavano razionando anche il pane quei porci di
Sayan. Come potevano vivere felici in una tale miseria questi due
individui? Yanko sorrise…non aveva ancora imparato a conoscerli. - non
dovresti sforzarti troppo ragazzo…le ferite non sono ancora completamente
rimarginate…metti a rischio la tua vita…e cosa ancor più importante il mio
splendido lavoro…- sorrise alzando gli occhi ammiccanti l’anziano
ingegnere. - Ma io voglio rendermi utile…il giardino è ridotto ad un cumulo
di foglie ingiallite signore…- tentò di obiettare il ragazzo - …da liberatore
a giardiniere?...- una profonda risata scosse l’aria. Yanko si ritrovò a
ridere contagiato da quel suono inarrestabile. - pare di si…almeno finché non
potrò essere di nuovo utile...- un suono sinistro. Passi concitati. Il
signor Briefs come animato da una sovraumana forza scattò in piedi. -
nasconditi…nell’ala ovest- un ordine. Un imperativo. L’ala ovest…la vecchia
ala deserta. Ogni passo sembrava troppo pesante. Doveva correre.
Il signor Briefs vide Yanko sparire dietro l’angolo del corridoio. Dove
una volta c’era una splendida porta. Prima dell’invasione, prima della
guerra, prima di quell’inferno. Un nugolo di Sayan, soldati semplici,
penetrarono nella casa assolata. Sua moglie era immobile, ferma come una
statua di sale…non una parola. Neanche una lacrima. Erano forti. Non
avevano mai pianto…no…mentiva a sé stesso. Avevano pianto. Una volta…e gli
faceva ancora male. Il gruppo di soldati divelleva il mobilio,
distruggeva…cercava. Come un branco di cani che seguono una pista. Non osava
chiedere loro come fossero arrivati fino alla loro porta. Il sospetto del
tradimento gli offuscò la mente. Poi una voce. Quello che sembrava essere
il capo gli si avvicinò circospetto - terrestre…stiamo rastrellando la
zona…alcuni giorni fa dei vili ribelli hanno attaccato un nostro forte…se siete
a conoscenza di qualche fatto riguardante questo accaduto siete invitati a farlo
immediatamente…-la voce era fredda…quasi metallica. Alzò lo sguardo fino ad
incontrare gli occhi del soldato. Un brivido. Li conosceva. Li aveva
visti…una notte di tanti anni prima. Quando…un angelo era volato via. Un demone
aveva legato le ali al suo angelo. Potevano essere quelli gli occhi del
mostro che gli aveva portato via la sua Bulma? - capitano Tegeto…il posto è
pulito…- una delle guardie urlò scendendo le scale. - Torneremo terrestre…-
Avvertì la sensazione umida dello sputo che gli bagnava la
guancia. Lasciò scivolare via il disgustoso liquido inorridito e
fiero. Non avrebbe permesso a quell’individuo di leggere il ribrezzo e l’odio
che covava. I Sayan uscirono velocemente dalla casa. La signora Briefs li
vide fare irruzione in quella accanto. Le urla dei vicini. I boati dei
mobili gettati a terra. - stupidi scimmioni…-
Yanko si guardò intorno. Era già stato per rintanato in quella
stanza…appena arrivato. Era lì che veniva medicato, assistito, curato. Li
erano rinchiusi i suoi più nefasti e reconditi incubi. Li avevano preso corpo
nella notte, sfidando il suo senno. Lì i volti dei suoi amici, delle persone
che aveva amato e che ora erano morte, gli erano apparse evanescenti dalle
pareti oscure. Quelle ore di attesa gli apparirono interminabili. Decise
di uscire. Doveva vedere la luce…anche solo uno spiraglio…doveva sentire aria
fresca sulla pelle. Girò la maniglia con attenzione. La casa sembrava
deserta. Qualche passo in lontananza. Qualche urlo.
Come in preda ad una furia confusa cominciò ad aggirarsi per quelle stanze
vuote. si spaventava del suo respiro, del suono dei suoi passi… La sua
ombra diveniva un Sayan che lo inseguiva…cominciò a fuggire. Una terribile
sensazione di freddo, di ghiaccio gli attanagliava la mente…il petto. Aveva
paura.
Corse per quel corridoio inesplorato che gli sembrò interminabile. L'ombra
della sua mente continuava imperterrita ad inseguirlo. Il fiato gli si mozzava
nella gola riarsa dal terrore. Le mani grondavano freddo sudore. Vide uno
spiraglio di luce provenire da una stanza. Quella stanza gli sembrò l’ultima
via di fuga. Forse lì sarebbe stato al sicuro da quel nemico
inesistente.
Con la poca forza che gli rimaneva nelle sfibrate membra si precipitò contro
la porta chiusa. Un suono lieve, cardini che, già divelti, cedono dolcemente
alla spinta. La porta si spalancò e aprì alla sua vista…il paradiso.
Luce. Luce ovunque. Filtrava dalla finestra, dal lucernario…veniva
riflessa dagli innumerevoli specchi, dilagava con un’esasperante forza. Un
angolo di cielo nell’inferno della guerra. Sconvolto, alzò lentamente lo
sguardo.
Un letto magnifico, enorme, soffice. Azzurro. Di nuovo quella strana
sensazione di trovarsi in un luogo distante dalla cruda realtà. Un’appagante
sensazione. Si avvicinò cauto.Poteva ancora avvertire un odore che aleggiava
nella stanza. Fresco, marino. L’odore di…una marea, forte e devastante
nella sua implacabile bellezza.
Quella stessa che vedeva nei suoi occhi. Stringeva una sfera arancione
nella foto. Sorrideva felice.
Una ragazzina. Solare, allegra. La fissò affascinato. Sentì una
sensazione di caldo al ventre.
I capelli disordinati legati in una scompigliata coda. Il viso non
truccato che mostrava la giovanissima età. I vestiti maliziosi che rivelavano
l’indole ribelle.
Una marea.
Mille dubbi lo assalirono devastanti. Chi era? Perché quella stanza era
stata così splendidamente conservata? …ma soprattutto… era ancora
viva?
Passi leggeri si avvicinavano. Uscì frettolosamente dalla stanza e si
gettò verso le scale. Si voltò per l’ultimo sguardo a quella strana
stanza. Diede un breve addio a quell’affascinante foto.
Un suono.
Il campanello.
Arrivato davanti la porta, scrutò dallo spioncino il visitatore. Oscuri
presagi. I sayan potevano essere tornati.
Yanko non sapeva ancora che una marea stava per travolgerlo
completamente.
Aleberyl90: grazie per la manicure…poi ti mando il conto ^_^…comunque grazie
ancora per i complimenti!! E…l’idea che mi hai fatto venire dovrebbe essere nel
prossimo capitolo…forse aggiungerò un po’ di dolcezza…ma poca pochina!! ;-)…ci
sentiamo presto!!...un enorme bacione al gusto di frappè al cioccolato con tanta
tantissima panna!!!!!
Lefteye: leggere che ti sei appassionata tanto alla mia ficcy mi fa davvero
tanto piacere!! Arrossisco ogni volta che leggo le tue recensioni…chissà…per
Bulma e Veggy sono quasi arrivata ad un momento topico…spero che ti
piacerà!...per ora…Yanko è diventato una presenza fissa nelle mie storie
vero?!.. fammi sapere che ne pensi. Bacioni enormi!
Kristin: grazie grazie ancora!! Sei davvero molto gentile a seguire la mia
ficcy e sono stra felice che ti piaccia ^^…non ti preoccupare per Gohan…tornerà
presto e sarà più deciso che mai! Baci…
Sorella ( sprpr) : scusa ma non sapevo quale nick scegliere!....grazie ancora
per tutti i tuoi complimenti..ne sono lusingata! …spero che questo capitolo ti
sia piaciuto! Baci…
Ne valeva la pena. Questa era la risposta che Vegeta si era dato alla
fine. Seduto sul suo enorme letto non avrebbe mai pensato che sarebbe giunto
a tale conclusione. Per Bulma ne valeva la pena. L’aveva ignorata,
maltrattata, disonorata. Eppure lei era ancora al suo fianco. Gli si
stringeva nei momenti difficili, correva al suo richiamo, sapeva essere donna
anche nella sua straordinaria forza. Agitato, passò una mano tra i capelli
perennemente sconvolti. Un brivido lo percorse. Non era più lo spietato
Sayan?... poteva lei averlo…cambiato? Si gettò tra le coperte. Respirò
affannosamente. Cercava il suo odore. Pensava solo di averne bisogno. -
merda donna…- - te lo devo ripetere ancora?!…il mio nome è
Bulma- lo aveva sentito davvero o era un’allucinazione? Aprì gli occhi
ed alzò lo sguardo.
Una, dieci, cento volte…forse più. L’aveva voluto, l’aveva avuto. Ne stava
pagando le conseguenze. Una nuova fitta la scosse, facendola piegare tra le
lenzuola. - e tu sei peggio di lui…- accarezzò la pancia con due dita…i
dolori sembrarono calmarsi un poco. Prese un profondo respiro. Se avesse
dovuto raccontare quante volte aveva pianto per lui…sorrise. Non se era mai
pentita. Un mostro. Si lei amava un mostro. Un sorriso le illuminò il
volto. L’aveva ammesso. Lo sapeva ma non l’aveva mai ammesso. Lei lo
amava. I dolori si calmarono del tutto. Per la prima volta dopo troppo
tempo, riuscì a sentirsi libera. Si alzò e attraversò la stanza a piccoli
passi… Rientrando nel bagno l’odore acre del vomito la fece quasi
svenire. Era debole, pensò con enorme rammarico. Troppo debole per
affrontare la scelta che aveva fatto. L’acqua cominciò a scorrere dal
rubinetto. La raccolse tra le mani e sciacquò la faccia stanca. Gelida, le
scendeva sul collo, posandosi sulla, sempre più procace, scollatura. Si
insinuava nell’incavo tra i seni posandosi infine sulla pancia ancora
piatta. Infilò tutta la testa sotto il rubinetto, lasciandosi avvolgere dalla
quella fresca sensazione. Si fissò allo specchio. Ora i suoi capelli erano
di un blu incredibilmente scuro. I suoi occhi riflettevano, tra il suo dolore,
la sua determinazione. Lasciò cadere il vestito a terra. Si fissò ancora per
qualche istante. Bianca, quasi evanescente, la sua pelle era l’unica a
conoscerlo. La sua pelle era forse l’unica a conoscere davvero
Vegeta. Permise all’acqua di gocciarle sul suo corpo ancora giovane. Seguì
con lo sguardo i solchi luminosi, come piccole lacrime. Si infilò nella
doccia e, tra i caldi vapori e le fredde stille, si permise quello che sarebbe
stato, come si era ripromessa, l’ultimo pianto.
Ancora bagnata avvolse il corpo attorno l’unico asciugamano ancora
pulito. Uscendo dal bagno lasciava alle sue spalle gocciare l’acqua dai suoi
capelli lasciati sciolti sulle fragili spalle. Intorno a sé avvertiva l’odore
gentile della lavanda. Un odore che le ricordava casa. Un odore che le ricordava
la Terra. Così diverso da quello forte e pungente che aveva amato sentire su
di sé da una lontana notte di tanti anni prima. L’odore di Vegeta.
Frizionò con estrema cura e calma i suoi capelli, asciugandoli. Li lasciò
sciolti e liberi. Come una ninfa, nuda e avvolta dalla sua marea azzurra, si
aggirava per la stanza. Ninfa dagli occhi come laghi profondi. Si vestì
con tranquillità esasperante. Indossò l’unico abito che il Sovrano le avesse mai
regalato. Un abito che riusciva a donarle quel sapore marino e sconosciuto
che l’aveva affascinato da sempre. Alla luce fioca osservò la sua figura.
Aveva riacquistato quella bellezza che fino a poche ore prima pensava di
aver perso per sempre. Il suo sguardo perlustrò ogni centimetro del suo
corpo. Tentò di sorridere, ma la bocca gli assunse una piega velata da
un’immensa tristezza. Uscendo dalla stanza chiuse alle sue spalle quella
porta che non avrebbe aperto mai più.
Nessuno. Nessuno era nella sua camera. Vegeta ghignò deluso. - ora
non posso neanche più fidarmi di me stesso…- Portò le mani dietro la
testa. Forse…si forse sarebbe dovuto andare da lei. Cercò di alzarsi ma
qualcosa lo tratteneva incollato a quella
coperta. L’orgoglio. -dannazione…- cercò di smettere di seguire il filo
dei suoi pensieri. Scattò in piedi, attraversando la stanza ad enormi
falcate Colpevole. Si colpevole. Era colpevole di averla ferita. Era
colpevole. - maledizione!- scagliò un pugno allo specchio, che si infranse,
riflettendo la sua immagine. Un uomo che aveva perso. Eppure una volta
quello stesso specchio l’aveva vista. L’aveva vista addormentata sul suo petto
sorridere felice. E aveva visto lui accarezzarla gentilmente. Un gesto intimo
che si permetteva solo quando lei non avrebbe potuto vederlo. Per
orgoglio. Per la prima volta si chiese se per lei…se per lei… Il
chiavistello girò. Si voltò chiedendosi chi osasse entrare nelle sue
stanze. La speranza di vedere entrare lei lo portò ad avvicinarsi alla porta
ora dischiusa. Quando due occhi azzurri apparvero, sentì finalmente il dolore
alla mano. Gocciava sangue tra i frammenti di specchio. - Vegeta…-
Per un attimo la gola gli si seccò. Fantasia? Si era sicuramente un’altra
sciocca fantasia. Lei gli era apparsa davanti, come un essere mitologico,
sprigionando un odore dolce ed emanando una luce nobile. Per la prima volta
si sentì infimo accanto a lei. Lei gli si avvicinò raccogliendo la mano
ferita. Le stille amaranto le cadevano sul vestito chiaro, imbrattandolo
irrimediabilmente. Il Sovrano ritrasse la mano. - ti ho già sporcato
abbastanza…- gli occhi di lei brillarono fiochi. - sono venuta per
parlarti Vegeta…- Il Sovrano avvertì una strana sensazione. Gelo. E
calore. I suoi sensi si tesero come prima di una dura battaglia. Ma questa
volta non sarebbe servito a nulla diventare Super Sayan.
Se sapere la verità l’avrebbe aiutata a non soffrire più, Vegeta l’avrebbe
saputa. Sentiva quell’essere crescere. Essere. Figlio sarebbe stato se
frutto di un amore. Ma quell’uomo… No. Era quella la sua
decisione. Vegeta non avrebbe saputo. Nessuno avrebbe mai saputo.
- volevo sapere se a me ci tieni Vegeta…- gli occhi di lei accarezzavano il
pavimento. Vegeta rimase impietrito. Da circa una vita aveva rimandato
quella risposta. Da circa una vita lei aveva evitato di fargliela. E tutto
per non spezzare quel sottile filo rosso che li aveva legati indissolubilmente
sotto il rombare di un temporale terrestre. Una domanda da ragazzini. Da
quindicenni innamorati. Non da trentenni. Una domanda che non aveva avuto
altre risposte che notti di passione. Ora era davanti alla sua scelta. Non
era più il sovrano. Ora doveva essere l’uomo. Stava per rispondere quando le
dita di lei gli bloccarono le labbra - …ma poi ho capito…capito che ormai,
ora che non siamo più i ragazzini di un tempo, sarebbe solo un peso inutile.
Sarebbe un peso per me sapere la verità…ma lo sarebbe anche per te.- un
sorriso piegò le labbra di lei. - io ti voglio ancora Vegeta…- un brivido
percorse la schiena del sovrano quando lei lo abbracciò. Le labbra di lui le
accarezzarono il collo e lei emise un piccolo gemito. Le mani corsero veloci
sotto il vestito leggero ma Bulma lo fermò con lo sguardo. Lui la prese in
braccio, camminando incurante sui frammenti di specchio gettati a terra. E
furono solo loro ad assistere per l’ennesima volta al consumarsi della loro
passione.
Lui la strinse. Era calda. Più calda di quanto ricordasse. Lei piegò il
bel volto immergendolo nella spalla di lui. Solo un lenzuolo profumato li
avvolgeva. Il silenzio sembrava essersi impossessato di quei due esseri, dopo
il momento dell’ardore. Poi fu lei ad infrangerlo. Con l’unica frase che
avrebbe potuto distruggere tutto. - ti amo-
Vegeta impietrì. Amore. Si lei gliene aveva parlato. - l’amore è
dare tutto per l’altro…è sapere di vivere per lui…è…- - non raccontare
sciocchezze donna…anche i Sayan quando combattono sanno di dover dare tutto,
anche la vita se necessario, e sanno che i loro compagni dipendono anche da
loro…eppure non si fregano o frignano come quei due!- - Possibile che
non capisci!...lo farai quando ti innamorerai…- Quanti anni erano
passati…erano nella capsula di Bulma sulla Terra…avevano raccolto la quinta
sfera. La mattina dopo sarebbero partiti alla ricerca delle ultime due. E lei
aveva voluto guardare quello strano apparecchio che chiamava televisore. È lì
che Vegeta, che stava mangiando, aveva sentito per la prima volta la parola
"amore". Ma…è quello che aveva sentito di provare? Era solo una
parola.
Intanto Bulma aveva iniziato a rivestirsi. Lo faceva, come sempre, davanti
allo sguardo incantato di lui. Rise di fronte all’espressione inebetita di
lui. - a cosa pensa, mio Signore?- gli disse all’improvviso lei, scuotendolo
impercettibilmente. L’espressione cambiò repentina. - non è solo una
parola- disse lui, con la sua voce profonda. La ragazza avvertì minuscoli
brividi sotto pelle. Accelerò a rivestirsi, smettendo di fissarlo. Cercò di
andarsene dalla stanza, senza mostrare la disperazione che le stava stringendo
la gola. Non avrebbe dovuto vederla così. Avrebbe dovuto ricordarla per
sempre felice.
Vegeta le apparse di fronte. Lei abbassò lo sguardo. - merda…possibile sia
così dannatamente difficile?!- pensò cercando di raccogliere il coraggio. -
Bulma…io…io ti…- Lei, tremante, lo baciò sulle labbra ancora umide. - non
lo dire…non lo dire Vegeta…- - perché?!- - io lo so…è per questo che mi
stai lasciando andare via…-
Vegeta non afferrò subito il senso delle parole di Bulma. Poi
comprese. Era un addio. Bulma lo lasciò con un ultimo bacio.
Poi lei tornò ad essere una debole terrestre. Lui il terribile Re dei
Sayan.
Solo una scia di luce segnò il cielo quella notte. Una scia di luce che
portò via l’unico briciolo d’umanità dal cuore di un Re. Una scia di luce che
portò via l’unico amore dal cuore di una debole terrestre.
eccomi di nuovo!!!!!!!!!! scusate la lunghissima
assenza! spero che questo capitolo vi sia piaciuto...lo so forse è un pò triste,
anche perchè la fine di questa storia si sta avvicinando. Ma non temete ci
saranno ancora colpi di scena ^_^ volevo naturalmente ringraziare tutte
coloro che hanno recensito:
per de_pi: mi fa piacere che la mia storia ti abbia
appassionato tanto...mi dispiace se per ora Bulma non è passata alla guerriglia
contro la moglie di Veggy ma...vedremo bwawawawawa ( risata malvagia
NdBulma)
Monlight rage: ecco il nuovo capitolo...hai ragione,
sembrava che l'avessi abbandonata, invece è il mio chiodo fisso...^^"
Angel89: grazie per le tue parole...cmq penso che uno
dei motivi potrebbe essere anche il fatto che ho inserito insieme i primi 20
capitoli...ma sono cmq felice dei commenti che ricevo perchè mi fanno sentire
che tante si sono appassionate...ciao!
Christina: ecco per te l'aggiornamento...grazie dei
complimenti...sono tutta arrossita! ciao!
Kristin: si...effettivamente i Sayan sono
cattivelli...è per questo che mi piacciono tanto..^^...ciao!
lefteye: ...povero Veggy...gli faccio fare certe
figure da tardino...piaciuto il chappy?! spero tantissimo di si...forse il
principino è un pò troppo ooc ma ho voluto far vedere quanto è combattuto...e
ora indovina che farà la povera Bulma...lo saprai il prima possibile...davvero!!
a prestissimo! ciao e bacioni affettuosissimi!
Avrebbe attraversato l’universo intero pur di dimenticare i suoi occhi. Ma
quell’oscurità che da ragazzina l’aveva spaventata e attratta,ora,
inesorabilmente, glielo riportava alla memoria. Non avrebbe potuto
dimenticarlo. Purtroppo era questa la sua triste realtà. Giorno per giorno
quella luce che stava sorgendo in lei lo avrebbe strappato
dall’oblio. Appoggiò la testa al finestrino di quella minuscola
capsula. Mille e mille volte l’aveva visto scendere da navicelle identiche a
quella e…cercare lei. Uno sguardo distratto, un sorriso teso, un’espressione
lontana, persa. Lievi segnali di quella passione che solo nell’oscurità dei
suoi sogni si era poi concretizzata. Cercò con le dita di celare il riflesso
al vetro. I leggeri solchi ombreggiati delle sue dita ripercorrevano
immaginariamente la linea del suo collo. Un sorriso le velò il volto teso:
forse Lui avrebbe avuto la sua stessa pelle. I suoi stessi occhi. Il suo stesso
raro ma fatale sorriso. Si. Lui sarebbe stato suo per sempre.
Se Vegeta avesse potuto avrebbe solo voluto riposare. Sperare che
quell’inferno che stava provando fosse solo un agitato sonno della notte. Una
notte da dimenticare al risveglio, avvolto dalle candide braccia di lei. Ma
lei non sarebbe stata più solo per lui. Perché lei era stata, aveva vissuto
PER lui troppo tempo. Amica, unica amica sotto la luce del freddo sole del
suo pianeta, amante gentile e riservata nelle notti più oscure. Un’amante che
fuggiva appena un timido sole osava destarsi dal suo riposo. Solo ora si
accorse di aver passato poche notti e poche mattine abbracciato a lei. E ora
che stava per… Rabbrividì. Chiuse il pugno. La parete tremò quando il
Re dei Sayan vi riversò la sua più totale frustrazione.
Marea. Una marea improvvisa e travolgente. Mai Yanko aveva mai visto
acqua tanto limpide. Sgorgavano da una fonte meravigliosa e… il fiato gli si
smorzò in gola quando fissò l’immensità di quegli occhi. Rimase con lo
sguardo fisso per quegli che gli sembrarono interminabili attimi. Stringeva
il pomello della porta con crescente nervosismo e le sue guance si imperlarono
di un rossore diffuso. Maledetta timidezza. Quella non era una ragazza.
Lei era una ninfa, una dea. E lui stava sognando. Forse era morto, i sayan
lo avevano trovato e ucciso e quello era solo un fantastico e mirabolante
paradiso. E lei era l’angelo custode del suo destino. E quando la sua
dorata voce prorompette dalle labbra perfette lui trasalì. - e tu chi diavolo
sei?!-
Tornare a casa era l’unica idea che in quei attimi di confusione era riuscita
a formulare. Era consapevole che fosse un posto pericoloso, che i Sayan
terrorizzavano la popolazione e si davano a eccidi di massa per puro piacere o
passatempo. Lei lo sapeva bene. Aveva amato il più sadico e crudele tra
tutti loro. Forse lei era davvero l’unica a poter entrare nella loro depravata
mente ed a scorgervi della luce. Non avrebbe mai dimenticato il portone di
quella casa che l’aveva vista crescere, insofferente e volitiva, e l’aveva
osservata, silente, scappare e tornare, fuggire e cambiare. Come tanti anni
prima tornò a bussare a quel legno ormai fradicio. Non voleva riconoscere che
tutto era cambiato, che forse i suoi genitori erano stati uccisi, che della sua
amata magione non restava che qualche stanza cadente. Anche se si era
ripromessa di non piangere più, calde lacrime le offuscarono la vista. Bussò
ancora. Quando il portone si mosse lentamente chiuse gli occhi, volgendo la
testa. Non voleva che sua madre la vedesse piangere. Ma non fu sua madre
ad aprirle la porta. Non fu suo padre a schiudere quell’unico angolo di pace
tra le devastazioni della guerra. Un viso giovane e fresco. Innocente
eppure carico di odio. Uno stupido terrestre. Si stupì di definire uno
della sua stessa razza con i termini dispregiativi dei Sayan. Forse era davvero
stata troppo a contatto con quei barbari. Il ragazzo sembrava fissarla
stupefatto. Stupido idiota… Un dubbio atroce le invase la testa: dove
erano i suoi genitori?!...e chi era quell’intruso? Infine, reprimendo
sgomento e rabbia disse: - e tu chi diavolo sei?!-
Yanko non proferì parola. Il suo volto. Il suo sguardo. Il suo profumo.
Tutto era così tremendamente famigliare. Ancora avvolto da una sensazione
onirica fu travolto dalla giovane donna che, scansandolo con difficoltà,
cominciò ad urlare per il grande androne. - MAMMA!!! PAPA’!!!!!! dove
siete?- - Penso siano al piano di sopra…- si riscattò il ragazzo - Tu
zitto.- Sembrava abituata a dare ordini più che a riceverli. Sembrava una
regina. Si. Era quello il portamento che più le si confaceva. Decisa,
autoritaria, prepotente. Mai nessuno capì Bulma come Yanko in
quell’istante. Ma ora Bulma era anche una bambina tremendamente
spaventata.
La dolce Bunny Briefs mai provò gioia più grande. La sua piccola Bulma era
da lei. Si precipitò per le scale pericolanti, noncurante della loro
precarietà. Corse Bunny Briefs. E sorrise. Non più il suo sorriso finto
e onnipresente, che stupiva e metteva a disagio. Un sorriso di amore. Un
sorriso di una madre che non vede la sua bambina da troppi lunghi anni. Un
sorriso che si spense quando vide la profonda infelicità nello sguardo di quella
donna che non aveva potuto ne, purtroppo, saputo crescere. Abbracciò quella
donna che la chiamava, cercando nella sua memoria il suo viso. Come era
cambiata. Come era triste. - che succede piccolo tesoro?!- riuscì solo a
pronunciare prima di stringere di nuovo a lei quel corpicino che sembrava
febbricitante. - Sono incinta mamma.-
Yanko trasalì. La ragazza, la dea, la Regina era stata violata. Si
ripromise di punire l’uomo che l’aveva resa infelice. Si ripromise di
proteggere quella dea. Sarebbe stata sua. La ragazza della foto, la
ragazza della stanza incantata sarebbe stata sua. Questo Yanko si ripromise
osservando i tremiti di quel giovane corpo.
grazie a tutte coloro che hanno atteso questo capitolo. So che forse avrà
deluso molte di voi. Se è così mi dispiace. E vi prego di perdonare anche
quest'interminabile attesa...ho avuto uno stressante inizio di scuola ( faccio
il %5° anno) e un "leggero" blocco dello scrittore ^____^ grazie comunque a
tutte voi ancora. un bacio. p.s. una di voi mi ha mandato una mail a cui
non ho risposto. mi scuso e volevo solo dirle che è stato un errore e che il suo
interessamento, come quello di tutte voi, mi ha fatto un immenso piacere e
motivato a continuare a scrivere. ciao. Roberta.
Quando sai di rischiare la vita, quando sei consapevole di poter morire, dai
anche un solo addio alla vita. Ma Gohan quella mattina non voleva
morire. Quella mattina Gohan sapeva che non sarebbe morto. Per questo
Gohan, quella mattina, non salutò la madre, accasciata su una poltrona del
salotto. Era stanca. Come era stanco lui. Se un sayan potesse mai essere
stanco, stanco di uccidere. No, suo padre e Vegeta glielo avevano insegnato:
un sayan non era mai stanco di uccidere. Per questo lui, Gohan, si
odiava. Il ragazzino camminò lentamente nella stanza, con passi felpati. Non
avrebbe svegliato sua madre. No l’avrebbe lasciata ancora per un po’ in quel
mondo onirico nel quale lei era solo una bambina capricciosa. Indossò il
mantello Gohan. Non aveva freddo, lui non aveva mai freddo. Altra dannata
eredità aliena. Ma il suo viso era noto. Indossò il mantello e camuffò la sua
vera identità. Camuffare la sua identità. Il ragazzino sorrise: certo,
gli sarebbe piaciuto. Aprì la porta e lo vide.
Il sole appena sorto si rifletteva sulla sua fronte da bonzo, anche se una
leggera peluria ormai gli ombreggiava gran parte della testa. Crilin sfoggiò
un teso sorriso. - tua madre?- Gohan non si stupì della domanda. Se c’era
qualcuno che amava sua madre più di quanto lui stesso l’amasse, era
quell’uomo. - Dorme.- rispose laconico, tirando il cappuccio con forza, per
coprire la massa di capelli corvini. Crilin si sporse oltre le spalle del
bambino. Gohan lo guardò negli occhi. Quando sai di rischiare la vita,
quando sei consapevole di poter morire, dai anche un solo addio alla vita. Ma
Gohan quella mattina non voleva morire. Quella mattina Gohan sapeva che non
sarebbe morto. Per questo Gohan, quella mattina, non salutò la madre,
accasciata su una poltrona del salotto. Crilin salutò con un solo sospiro la
donna accasciata sulla poltrona. Avrebbe voluto che lei aprisse gli
occhi. Avrebbe voluto il suo sguardo su di lui. Avrebbe voluto sentirle
dire un : torna Crilin. Vivi Crilin. Gohan si alzò in volo. Crilin lo
segui.Avrebbero ucciso. Forse sarebbero stati uccisi. Ma a questo né Gohan né
Crilin pensarono mentre si avvicinavano al porto sayan per tentare l’ennesimo
sabotaggio. Uno per sedare i demoni che gli laceravano l’anima, l’altro per
quietare quelli di una donna che, purtroppo, amava.
Bulma rigirò per l’ennesima volta la tazza ancora calda tra le mani. La
madre era sparita da qualche minuto da dietro una porta. Si guardò intorno
spaurita. Non ricordava come fosse casa sua. Molte cose erano cambiate.
Niente sembrava più lo stesso. Avvertì un leggero odore provenire dalla
cucina. Sua madre stava festeggiando il suo ritorno. A modo suo. Cucinando e
ridacchiando. Cercò di assaporare a lungo l’aroma delicato dei manicaretti
quando un improvviso conato la scosse. - scordavo che c’eri anche tu!- disse
con lo sguardo rivolto alla pancia. - Lasciarmi in pace mai vero?!- sorrise.
In questo era uguale al padre. Si sdraiò sul divano dissestato. Non erano le
coltri del suo letto sul pianeta Vegeta ma… era a casa. Voleva sentirsi a
casa. Soprattutto doveva sentirsi a casa.
Bunny Briefs aveva sognato da innumerevoli lunghi anni il ritorno di sua
figlia. Ed ora sua figlia riposava sul divano come tanti anni prima faceva,
davanti la televisione, sgranocchiando patatine… -Diventerai una
cicciona…- - mamma dai…mi sto solo rilassando un po’…oggi la scuola…- - e
nessun ragazzo ti vorrà!- - tanto è inutile parlare con te mamma.- Bunny
era una donna superficiale. Bunny lo riconosceva. E sua figlia ora era una
donna. Incredibilmente donna. E soprattutto ora sua figlia era una mamma. Per
un istante Bunny pregò che sua figlia fosse una madre migliore di quella che lei
era stata. - Bulma? Tesoro?- la ragazza avvertì una leggera pressione su una
spalla. Quando aprì gli occhi la prima cosa che la colpì fu l’eterno sorriso di
sua madre sbattutole in faccia. - Mamma…- la ragazza abbassò lo sguardo
imbarazzata. Aveva ancora un po’ di nausea. Quella nausea che le faceva
ricordare lui. quel lui che ora le sembrava più una colpa che un amore. - dai
tesoro…chi è il papà del mio nipotino?- la domanda lasciò la ragazza di
sasso. Ma dopotutto lei era sua madre. Lei era sempre la sua stravagante
mamma. - preferirei…- Bulma arrossì violentemente. - No no signorina!-
l’interruppe Bunny con un sorriso – pretendo di conoscere l’identità dell’uomo
che ti ha conquistata…- Bulma fissò le sue scarpe, un modo come un altro per
raccogliere coraggio. - su mangia un dolcetto e dimmi il suo nome…- le disse
avvicinandole un piccolo vassoio con dei dolci appena sfornati. La vista
procurò a Bulma una fitta allo stomaco: non disgusto ma fame. Una fame da vero
Sayan. Afferrò una manciata di biscotti e li divorò. Bunny la fissò
stupita. Poi Bulma parlò.
- è Vegeta-
Bunny distolse lo sguardo dalla ragazza. Poi sorrise luminosamente. -
lo sapevo che mia figlia avrebbe scelto solo il meglio. È un uomo così
affascinante…si crudele e affascinante! Beata te Bulmina cara!- Bulma afferrò
nervosamente il resto dei biscotti. Si sua madre era incredibilmente
stravagante. Sua madre non si rendeva conto di quanto stesse soffrendo per
quell’uomo con il quale non avrebbe mai avuto una famiglia. Ma ora…ma ora
aveva solo bisogno di una madre che non la giudicasse. Ora aveva bisogno di
SUA madre. Sperò in qualche modo di poter diventare una madre come era la
sua.
Scusate per l’infinita attesa…sono stata sgarbata a non avvertirvi che non ho
potuto aggiornare a seguito di un problema…ora non posso più seguire
costantemente le altre bellissime storie ma cercherò di aggiornare
periodicamente. Vi ringrazio comunque per tutti i commenti e per i
complimenti…ragazze mi fate arrossire!!
p.s. lefty, ale e tutte le pavesine mi mancate tanto! Cercherò di farmi
sentire il prima possibile! Baci baci!
Capitolo 44 *** chi distrugge e chi viene distrutto ***
ancora
Un nuovo giorno sorgeva su quel desolato pianeta. Desolato. Si ormai è così
che a lui appariva. - stupida donna- non gli rimaneva che ancorarsi a questo
allora. Stupida, stupida donna. Vegeta sollevò lo sguardo dalle carte che si
affollavano sul tavolo che aveva di fronte. Si passò una mano tra i capelli
cercando di interpretare quei grafici astrusi. Fece scattare la mano nervoso,
ribaltando il tavolo e sparpagliando i fogli sul pavimento - non c’è nessuno
di voi stupidi imbecilli che li sappia interpretare?!...devono voler dire
qualcosa!- urlò adirato, voltandosi verso alcuni sayan che lo osservavano
annichiliti. Qualcuno deglutì, un altro fece inavvertitamente un passo indietro,
un altro ancora strinse i pugni. - Allora?! Esigo una risposta!- disse,
spostandosi verso di loro, scrutando severo i loro volti. Una di quelle
impaurite figure iniziò a balbettare - Signore la Professoressa non ci faceva
avvicinare ai suoi progetti…specialmente quelli più complessi e delicati- -
Non mi interessa! Voi siete lasciati in vita per servirmi…e se non riuscite più
a farlo adeguatamente…non so perché dovrei ancora sopportare la vostra inutile
presenza!- ringhiò, illuminando la sala di una luce terribile. Poi si
voltò. - Ed ora lasciatemi solo. – disse in un sibilo carico più di amarezza
che di rabbia.
La sala era vuota. Cercò di non pensare che lo sarebbe stata per sempre ora
che lei se ne era andata. Si era chiesto perché lo avesse abbandonato proprio
ora ma… sedò l’improvvisa rabbia con un secco scrollare del capo. Strinse gli
occhi e si stiracchiò. Era sempre troppo stanco. Troppo stanco…stava
invecchiando. Fissò a terra le carte. Un ricordo improvviso gli squarciò il
petto. Il momento esatto in cui lui aveva visto Bulma per la prima
volta. Bulma e non la ragazzina delle sfere. Bulma e non la
scienziata. Bulma e non la debole terrestre. Lei raccoglieva a terra le
carte che lui voleva distruggere. Lei che lo sfidava. Lei una debole,
debolissima donna che sfidava il Principe dei Sayan con il solo sguardo. Se
l’avesse uccisa in quel momento…scrollò di nuovo la testa. L’aveva proprio
ridotto male quella donna. Sorrise. Per la prima volta dopo tanto tempo il
Sovrano sorrise. Si chinò e raggruppò le carte. Leggeva le sue strane
note, osservava i disegnini che aveva lasciato a bordo pagina e gli scarabocchi
senza senso. Uno di quegli abbozzi aveva i capelli sparati verso l’alto e
uno sguardo minaccioso, circondato da un enorme cuore. Vegeta arrossì. A
volte Bulma appariva ancora quella bambina che aveva portato via dalla sua
cameretta infantile tanti anni prima. Il Re si alzò da terra. Ora avrebbe
voluto davvero scappare via da quella stanza. Da quelle apparecchiature che
l’avevano vista mordicchiarsi il labbro concentrata, da quegli attrezzi che
avevano sentito le sue gentili imprecazioni ed erano stati scagliati sul muro in
un attimo di rabbia. Vegeta si avvicinò rapido alla porta. Solo allora si
accorse della finestra. Si accorse di quell’azzurro che si stagliava contro
il grigio del cielo del suo pianeta.
Tanto tempo prima… L’aveva osservata a lungo in quei giorni. Da quando
Vegeta l’aveva portata con sé sulla Terra, Bulma era euforica. Rideva
spensierata, dolce, inadeguata rispetto al burbero contegno dei Sayan intorno a
lei. Sembrava nutrirsi di quell’aria mite che pregnava il suo pianeta. E
ora, tornati su Vegeta, sprigionava ancora profumi esotici. Vegeta non
avrebbe resistito un altro secondo senza vederla. Percorse i corridoi del
palazzo con una luce abbagliante nello sguardo. Anche quella notte sarebbe
stata sua. Spalancò la porta gettandosi in una completa oscurità. Il letto
era vuoto. La stanza deserta. - che vuoi tu a quest’ora?- due braccia lo
cinsero - e tu perché hai le mani così fredde?- rispose lui, voltandosi. -
Ero sul balcone…è una reato mio Principe?- rispose la ragazza sorridendogli
luminosa. Vegeta stava per abbandonarsi alla sua folle passione quando vide
quell’azzurro. Fiori. Fiori azzurri. - ti avevo espressamente ordinato
di non portare nulla del tuo pianeta sul mio!- le ringhiò contro. Bulma fissò
impavida il volto contratto da un’assurda rabbia. - non mi sembra ci sia
nulla di grave…mi piacciono!- rispose innocentemente - potrebbero
imbastardire le nostre piante…- - ma se qui non nasce nulla!- - …e poi
potrebbero non sopravvivere!- disse lapidario - questo è tutto da vedere…io
ho fiducia nella loro voglia di vivere…- rispose la ragazza abbassando lo
sguardo verso l’ignara pianta - voglia di vivere in una pianta?- Bulma
aveva stretto le spalle e annuito. Vegeta aveva riso.
Vegeta aveva riso allora. Solo ora comprendeva. Solo ora vedeva in quei
fiori lei. Lei era sopravvissuta su quel pianeta. Lei aveva cambiato…si lei
lo aveva cambiato. L’azzurro splendeva prepotente da quei petali.
Vegeta distolse lo sguardo. - ma ora loro sono qui…- disse stringendo le
carte che teneva ancora tra le mani. Si avvicinò alla porta.
Una forte esplosione. I sayan che si riversarono sul corridoio videro il
Re camminare lento e silenzioso allontanandosi da quello che, fumante, rimaneva
del laboratorio della Professoressa Bulma Briefs.
Bulma Briefs era sicuramente la donna con più appetito che Yanko avesse mai
conosciuto. L’aveva spiata tutto il pomeriggio. Distesa su un letto,
adagiata ai cuscini più morbidi che Bunny avesse trovato in tutta quella città
devastata, mangiava. Mangiava con una fame insaziabile, insanabile. Ogni
tanto sfogliava qualche pagina dei vecchi libri che il padre le aveva regalato o
accendeva il televisore aggiustato alla meno peggio. E
mangiava. Mangiava.
Bulma gettò a terra l’ennesimo pacchetto di patatine. - mi riempirò di
brufoli se continuo di questo passo…- pensò osservando la stanza. Sacchetti
colorati, piatti vuoti con solo qualche raminga briciola, confezioni di dolci
sparpagliate sul pavimento. Ma aveva ancora fame. - Dispettoso…prima mi
facevi vomitare anche solo al pensiero di mangiare…e ora…! Sei uno scimmione
sempre affamato come tuo padre!- sussurrò accarezzando, sorridendo, la sua
pancia, ora appena rigonfia. Un leggero bussare. La porta cigolò
lentamente. - mamma! Ho fame!- disse, con una voce acuta. - scusa ma
non sono tua madre…- disse una voce timida.
Yanko penetrò nella stanza disordinata reggendo un piatto tra le mani. -
tua madre mi ha chiesto di portarti questo…- le disse mentre lei afferrava
rapace un panino. - Grazie…- rispose, deglutendo il grosso boccone. Yanko
si voltò verso la porta quando avvertì la voce di lei - scusami Yanko per
questi giorni…sto attraversando un brutto periodo…- il ragazzo strinse le
mani nervoso e senza voltarsi le chiese - è vero che il padre è un
Sayan?- - si- - ucciderò quel mostro che ti ha fatto questo…- le disse
sussurrando
Bulma rabbrividì. Si alzò e lo raggiunse alla porta - che vuol dire?-
- tuo padre mi ha detto che sei stata violentata…- rispose lui abbassando lo
sguardo a terra. Bulma si immobilizzò.ù Suo padre si vergognava di una
figlia che amava un Sayan…una figlia che amava il peggiore dei sayan… Meglio
una figlia disonorata che traditrice allora. Avvertì in lei una strana
rabbia. I suoi occhi si fecero cupi. Tornò a grandi falcate verso il
letto e vi si gettò. - Bulma…- La ragazza si voltò irata verso Yanko -
che vuoi ancora? Mi sembra di averti chiesto scusa…- - capisco che della
violenza tu non voglia parlare…ma…com’è vivere tra dei mostri simili?- Bulma
si alzò nuovamente. I suoi occhi ora erano del tutto velati da quella folle
rabbia che solo nei sayan aveva mai visto. Spintonò il ragazzo fuori l’uscio
e sbatté la porta. - mostro…chiameranno anche te mostro?- disse, scivolando a
terra. - Tuo padre non può averci…mio padre non ci vuole…da chi andremo
piccolo mio?!-
scusate per l'attesa...e per il capitolo ( lo so che
non è un gran che ^^")...grazie comunque a tutte coloro che seguono
PAZIENTEMENTE ^_________^ la mia storia...non merito tanti compliemti... un
enorme bacio a tutti...Roberta.
Il paesaggio davanti ai suoi occhi cominciava già ad imbrunire. L’inverno era
ormai alle porte e l’aria gelida filtrava dalla finestra, ancora tremolante dopo
un’ennesima esplosione. La caccia ai mezzi-sayan era iniziata da qualche mese
e diveniva, giorno dopo giorno, sempre più terribilmente sanguinosa. Bulma
accarezzò delicatamente la sua pancia, ormai tonda e pesante, e tremò… - tu
sei uno come loro…- sussurrò, vedendo in lontananza i roghi dove venivano
bruciati i cadaveri dei caduti. Si avvicinò al letto agghindato con cuscini
azzurri straripanti di pizzi e merletti e, per un attimo, si chiese come facesse
sua madre, in un pianeta in guerra aperta, a trovare ancora qualcosa di
bello. - povera mamma…pensa di potermi rendere felice…- disse, apostrofando
con disprezzo l’ultima parola - …ma io e te piccolo la felicità l’abbiamo
mandata al diavolo tanto tempo fa…- concluse sdraiandosi sul letto ed afferrando
uno dei pupazzi della sua infanzia. - Sarebbe più facile
morire?!...dimenticare che nessuno ci ama…- sussurrò impercettibilmente, prima
di cadere in un sonno profondo.
Doveva essere così semplice. Toccata e fuga. Un semplice, un semplicissimo,
un idiota assalto. Non doveva andare così. Dannata sfortuna, merda, no,
non doveva andare così. - Dannato te Crilin – disse Gohan scuotendo il corpo
esanime del compagno. Viaggiavano da due giorni ormai. - Se non fossi
stato colpito ora ci troveremmo sotto il tetto di mamma…a raccontare la nostra
impresa al genio…- disse sputando a terra. Fuggire. Fuggire era stato il
suo unico pensiero dopo il combattimento. Un semplice sabotaggio di era
trasformato in un…parricidio. Dannato Kaaroth. Perché eri lì?! - pensa
agli occhi di mia madre quando le racconteremo di come ho…- un singhiozzo gli
soffocò le parole in gola. Kaaroth era solo un Sayan…lui aveva promesso di
distruggere quei mostri…perché ora stava così male? Portò le mani nei capelli
e iniziò a piangere silenziosamente. Troppe colpe gli si affollavano nella
testa. Era stato un Sayan. Aveva ucciso. Si era pentito. O aveva
tradito? Aveva giurato morte ai Sayan. E ora piangeva per loro. Ogni
lacrima era una ferita aperta. - scusa mamma…non ci riesco…- sussurrava
lentamente, come febbricitante. - Non ci riesco…-
Crilin aprì faticosamente gli occhi. Sentiva il suo petto alzarsi ed
abbassarsi affannosamente e le forze abbandonarlo. C’era poca luce intorno a
lui. Avvertiva il freddo della pietra sotto di lui. Per un attimo temette di
essere stato sepolto. L’istinto gli fece alzare le mani verso l’alto, come
per controllare che nulla incombesse. Avverti due mani fredde e bagnate
afferrarlo. Tentò di gridare, ma ogni sforzo era inutile, una mano gli
serrava le labbra. - zitto scemo di un pelato…o ci farai ammazzare tutti e
due…- disse una voce triste. - Gohan?...- tentò di sussurrare. Il
ragazzino era il suo ultimo ricordo prima del buio e del gelo. - si…chi
credevi fossi?!...- rispose la voce, tradendo un tremolio, forse gioia, forse
ansia. - Dove siamo?- - Vicino la città dell’ovest…qui c’è uno di
noi…appena caleranno le tenebre scapperemo da questa fogna e cercheremo
aiuto…- - Gohan…- lo interruppe Crilin - Che vuoi?- - Sono morti
tutti?- La voce di Gohan fu allora solo un sussurro. - nessuno è
sopravvissuto.- Crilin si riaddormentò con un sorriso tranquillo sul
volto.
Vegeta urlò. Con tanta forza da far tremare le pareti. Fissò gli
emissari con occhi arrossati dalla rabbia. Si gettò sul trono e scagliò
lontano la corona. - siete sicuri?- I due Sayan annuirono debolmente -
dov’è ora?!- disse con voce fredda. - Il suo corpo?- rispose uno degli
emissari - No…- rispose il Sovrano.- voglio suo figlio. Voglio Gohan. – -
Ma sire…- balbettò il Sayan Vegeta si alzò in piedi e lo uccise. Si voltò
verso l’altro emissario e con sguardo lucido ma impassibile disse - voglio
Gohan. Portatemi quel ragazzino.- - è un super Sayan Vegeta…è troppo per
loro…- disse una voce da dietro le spalle del sovrano. - È stato troppo anche
per mio figlio…- riprese avvicinandosi alle spalle di Vegeta. Vegeta si
risedette sul trono e cacciò l’altro emissario, che corse via rapidamente. -
Kaaroth non è ancora morto…- - Ma non sappiamo dove si trovi…è come morto per
noi Vegeta- Il sovrano si allontanò dalla sala.
Aveva perso.
SCUSATEEEEEEEE la lunghissima assenza!! mi pento!!!!! non so come
ringraziarvi sia per la pazienza sia per i complimenti!! mi date la voglia di
continuare a scrivere...spero ne valga la pena ^____^
Gohan fissava davanti a sé con ostentata sicurezza. La postazione Sayan
palpitava di soldati o semplici operai che correvano come impazziti per le piste
di atterraggio: davanti ai suoi occhi si stendeva il centro nevralgico dei
nemici. Il ragazzo avvertì un fruscio alle sue spalle e voltandosi di scatto,
si trovò di fronte al viso di Crilin che sfiorò con un pugno. - avvertimi
prima di arrivare di soppiatto!...- sibilò risistemandosi tra le foglie
dell’albero sul quale era appeso per la coda. - e tu non ti agitare…- rispose
l’altro, passandosi una manica sulla fronte, imperlata di sudore, nonostante la
glaciale temperatura - …sembra tutto tranquillo…- l’interruppe l’altro,
sedendosi accanto l’amico - meglio così…almeno saremo a casa per cena…-
rispose Crilin, con voce tesa, forzando un sorriso. Gohan si lasciò scivolare
lungo il tronco dell’albero, cadendo silenziosamente a terra. Riparato dietro
un container sfilò dalla tasca un piccolo apparecchio - dai Gohan dobbiamo
sbrigarci!.. attiva quel coso e andiamocene di qui… brulica di Sayan…- gli disse
Crilin, raggiungendolo velocemente il ragazzino lo fissò glaciale prima di
spostarsi dietro un altro container - gohan! – sussurrò l’altro,
tremando - zitto…se hai paura rimani qui…io devo andare. Coprimi le spalle.-
gli rispose il ragazzo, sparendo dalla visuale dell’amico.
Crilin conosceva i rischi di ogni missione. Aveva paura ma affrontava ogni
pericolo per la causa. Conosceva ogni sorta di inganni e tranelli Sayan,
aveva un’enorme esperienza. Era un veterano a meno di 30 anni…o meglio…era
uno dei pochi sopravvissuti che ancora lottavano per la Terra… Proprio lui
che da bambino non brillava né per coraggio né per scaltrezza. Proprio lui
che aveva iniziato a combattere per… Chichi. Crilin deglutì a
fatica. Crilin conosceva i rischi di ogni missione. Ma Crilin sentiva
qualcosa di strano in quella missione. Strisciò fino al secondo container
quando un urlo lo fece sobbalzare - Gohan!- urlò, scaraventandosi verso il
campo aperto.
Fissa la bomba, torna indietro e raggiungi la base entro il
tramonto. Fissa la bomba, torna indietro e raggiungi la base entro il
tramonto. Fissa la bomba, torna indietro e raggiungi la base entro il
tramonto. Facile vero?! Gohan camminava lentamente all’ombra dei
container, respirando con calma. Stringeva la mano al petto, dove, nascosta
sotto panni luridi, pulsava la luce della bomba. - gli ordini del Sovrano
sono diversi!...luridi sacchi di letame, siete solo degli incapaci!- il cuore
di Gohan smise di palpitare. Solo pochi metri lo separavano dal suo obiettivo
ma le gambe non rispondevano più ad ogni suo comando. Quella voce. Quella
voce. Il ragazzino scivolò alle spalle di uno dei macchinari, mentre orde di
soldati assediavano l’intero piazzale. Strinse i pugni con forza mentre la
voce imperante riprese ad urlare ordini e disposizioni. Non aveva più
dubbi. Conosceva perfettamente quel tono. Nascondendo il viso si affacciò
e osservò il terribile spettacolo che gli si apriva davanti. Fissò i soldati
che, con sguardi concentrati ascoltavano gli ordini del loro generale. Quel
viso. Quel viso che Gohan oramai iniziava a vedere nel suo. La sua
tortura. Essere come lui. Essere come Kaaroth.
Kaaroth era già stanco di quell’ispezione. Vegeta aveva ragione: i soldati
inefficienti erano la causa delle difficoltà sulla Terra, non certo l’abilità di
quei deboli ribelli. Notò con disappunto i macchinari lasciati arroventare
sotto il sole e le strutture abbandonate; l’ennesimo errore da parte di uno
degli operai dello scalo gli rese la rabbia che reprimeva insopportabile -
gli ordini del Sovrano sono diversi!...luridi sacchi di letame, siete solo degli
incapaci!- urlò mostrandosi minaccioso. Sorrise tra sé quando vide il
nervosismo serpeggiare tra le file di operai e le guardie… Con un cenno del
capo convocò il capo della guarnigione che era da poco giunta, come rinforzo, da
Vegeta. Sibilò qualche ordine al suo orecchio prima di iniziare a parlare di
fronte all’armata. Parlava del futuro di Vegeta, dello splendore della razza
Sayan che sarebbe stata eterna nel firmamento, della gloria che ogni sacrificio
portava. I suoi occhi sembravano brillare di una passione incontrollabile, la
sua mente persa tra sogni di grandiosità…in realtà qualcosa di impalpabile e
sconosciuto gli adombrava l’animo, un presentimento oscuro gli arpionava il
cuore, costringendolo ad un’osservazione continua. Kaaroth non era
solo. Kaaroth sapeva di non essere solo. - uccideremo tutti i terrestri se
sarà necessario…!- urlò alla folla, che rispose lanciando grida acute.
- uccideremo tutti i terrestri se sarà necessario…!- Gohan sentì un brivido
freddo scendergli fin nelle ossa. Rivide davanti ai suoi occhi il cimitero
dove suo nonno marciva, i corpi dei nemici che lui aveva massacrato, gli occhi
di Vegeta brucianti d’odio, il viso della famiglia che gli aveva ordinato
d’uccidere, il corpo di Bulma stretto tra le mani di… Avvertì una nuova furia
avvolgerlo, sentì che aveva deciso di non essere più lo stesso, che ora non
avrebbe dovuto più obbedire a nessuno. Urlò come mai aveva fatto prima. I
loro occhi si incrociarono.
Kaaroth perse il respiro per qualche attimo. Gohan era nella piazza.
Al centro della piazza. Lo fissava. - sei un pazzo suicida…- urlò,
mostrando una sicurezza che non aveva. L’intera folla si voltò verso un
ragazzino vestito da straccione. Qualcuno sorrise per lo sconsiderato gesto
del fanciullo, qualcuno gli voltò le spalle, altri alzarono la guardia.
Gohan camminava tra i soldati. Ora ostentava quella sicurezza e
quell’onore che per anni suo padre aveva cercato di infondergli. Kaaroth
tremò. Ricordava l’oro dei suoi capelli e l’azzurro dei suoi occhi. Suo
figlio era un Super Sayan. L’orgoglio si fuse al terrore quando tentò il
primo attacco. Vano.
Gohan so svegliò dall’ennesimo incubo di soprassalto. Aprì gli occhi e
passò una mano sulla fronte. Minuscole perle di sudore gli impregnavano il
collo del pesante pastrano che si era buttato addosso prima di
addormentarsi. Sentì addosso l’odore del sangue. Ancora. Dopo giorni
non riusciva ancora a lavarselo via. Raccolse della terra con le piccole dita
da bambino e se la portò al viso. Doveva respirare qualcosa…che non fosse
l’odore del sangue di suo padre.
grazie a tutte coloro che commentano e seguono la mia storia. Vi sono molto riconoscente. Grazie ancora.
L’incubo gli aveva lasciato sulla pelle un velo di freddo sudore. Tentò di
rialzarsi dalla scomoda posizione nella quale si era assopito. Non arrivava luce
nel fondo del pozzo dove era nascosto e non poteva sapere per quanto avesse
dormito. Si passò una mano sugli occhi per provare a strappare il sonno che
ancora vi si addensava. La figura del suo amico si stagliava nel fondo buio
del nascondiglio, immobile. Gohan gattonò silenzioso accanto a lui ed iniziò
a scuoterlo leggermente per una spalla. Non ottenne alcuna risposta. Tentò
con più vigore, afferrandolo con entrambe le mani. I suoi gesti divenivano
sempre più frenetici, il suo fiato si ingrossava. Iniziò a balbettare il nome
di Crilin fino ad urlare disperatamente. Improvvisamente, come percorso da
una strana corrente, si staccò da lui.
- Crilin…-
Fissò l’oscurità per alcuni minuti, gelido e immobile come una statua di
marmo. I pensieri gli si affollavano nella mente confusi e, quando lui
cercava di dare lui un qualsiasi ordine, si dileguavano, lasciandolo
solo. Solo. Finalmente questa parola aveva acquistato un senso. Aveva
assaporato a lungo l’aspro sapore della solitudine, quando bambino era stato
allontanato dalla vita di corte, quando aveva scoperto che Bulma e Vegeta gli
avevano sempre mentito, quando si era trovato ad essere un estraneo tra coloro
che dovevano essere la sua gente ma…solo ora si rendeva conto di cosa davvero
volesse dire sentirsi solo. Una volta aveva persino amato la
solitudine. L’aveva agognata con tanta forza da arrivare a desiderare che
tutto intorno a lui bruciasse. E ora… E ora il piccolo bastardo
mezzosangue tremava perché era solo. Perché dopo troppo tempo aveva
capito.
- non lasciarmi solo qui…- disse, con una voce flebile, che lo fece
rabbrividire.
Non era la voce del freddo guerriero che aveva massacrato il suo stesso
padre, ma quella di un bambino, un bambino spaventato. Si avvicinò nuovamente
al corpo di Crilin, reclinato su un fianco. Poggiò una mano sulla spalla
dell’altro e dopo aver respirato profondamente voltò il corpo.
Aveva visto la morte nei volti dei suoi avversari innumerevoli volte. Lì
aveva sentiti esalare l’ultimo respiro. Aveva scorto nei loro occhi un velo
gelido adombrarli. Aveva inghiottito l’amaro gusto dell’omicidio e lavato le
mani dal loro sangue. Ma ora che si trovava di fronte la morte di un
amico…non riusciva a provare alcuna emozione.
Freddo. Freddo nel petto.
Sguardo fisso e bocca appena socchiusa. Non c’era niente in quel volto che
gli ricordasse quello del compagno di avventure. Possibile che un colpo così
debole l’avesse potuto spezzare? Eppure quel Sayan l’aveva solo colpito di
striscio…quante volte lui aveva sopportato colpi più forti, rialzandosi e
reagendo?! Si allontanò dal corpo e si sedette accanto la parete. I
terrestri erano esseri davvero deboli.
Passò una mano tra i capelli umidi e sporchi. Un rumore lo scosse. Si
guardò intorno circospetto, scoprendo che qualcuno o qualcosa aveva spostato
delle assi che coprivano l’entrata del pozzo. Una goccia fredda gli rigò il
viso lurido. - ha iniziato a piovere…ci mancava anche questa…- sibilò ad un
tratto, asciugandosi con la manica il viso, inutilmente. Un fiotto di luce
squarciava le tenebre dello stanzone, andando a posarsi proprio dove il corpo di
Crilin giaceva esanime. Improvvisamente quella scena aprì nel petto di Gohan
quella ferita che tanti anni prima aveva stentato a sanarsi.
- è morto Nappa…perché non vi fermate?!...perché continuate a
combattere?...Padre, Vegeta…era vostro amico…Perché non onorate il vostro
compagno invece di lasciarlo a marcire qui?!...-
Gohan fissò la luce sparire. Le tenebre erano calate nel mondo. Si alzò
dal pavimento di melma e scosto con una mano le ultime assi. Sporse la testa
all’esterno, dove a fare compagnia alla pioggia vi erano solo pochi animali
impauriti e in fuga. Un tuono scosse l’aria e Gohan respirò a fondo la
pioggia. - ora cercare aiuto è inutile…devo tornare a casa…- Non si voltò.
Mai.
Forse, anche se il suo animo lo negava ferocemente, era più Sayan di quanto
credesse.
scusate ancora l'eccessiva attesa per un nuovo
capitolo...mi rendo conto che metto alla prova la vostra pazienza e mi dispice
^^
spero che questa nuovo capitolo vi sia piaciuto
almeno un pò... un enorme grazie a coloro che lasciano un loro commento e a
coloro che si limitano a leggere. grazie davvero a tutte
voi. Roberta.
La pioggia non gli piaceva. Non gli piaceva il rumore delle gocce che
sferzavano le foglie degli alberi e le rocce del selciato. Non gli piaceva lo
sgradevole odore di muffa che esalava quella stradina buia. Stupidi rozzi
terrestri. Nascose il viso tra le pieghe del collo della maglia fradicia,
umettandosi il volto. Un brivido di freddo lo scosse. Stupidi rozzi
sayan. Le sue scarpe usurate calpestavano le pozzanghere fangose, gettando
alti schizzi.
Non aveva voglia di correre. Camminava lentamente sotto un cielo che non
conosceva più la luna da tempo. Non aveva alcun desiderio. Aveva avuto la
morte come compagna per troppo tempo. E, come un’avida amante, questa le
aveva sottratto anche la capacità di desiderare.
Gohan compiva quel giorno dieci anni.
- FERMATI!-
Gohan alzò gli occhi aridi e vacui verso delle figure che si stagliavano
sotto lo scrosciare continuo dell’acqua. Poche, esili figure. Abbassò di
nuovo lo sguardo, proseguendo la sua solitaria marcia verso quella che la sua
mente chiamava casa, e il suo cuore si rifiutava di accattare.
- FERMATI!-
Ancora urli. Gohan fermò per qualche attimo il suo cammino, scrollando la
testa. Non tentò nemmeno di alzare di nuovo gli occhi. Troppa fatica, poca
curiosità.
- NON CAPISCI, STUPIDO RAGAZZINO?-
Brusii. Voci che ronzavano nella testa come api. I suoi occhi si
sollevarono di nuovo. E quelle figure li fissarono per la prima ed ultima
volta.
Aveva ucciso. Aveva ucciso di nuovo con la stessa sconvolgente facilità di
un Sayan. No, disse, scrollando con rinnovata forza la testa, no non poteva
essere come loro. Sfregava le mani sui panni cenciosi che lo ricoprivano, con
tanta foga da iniziare a provare dolore.
Solo allora si rese conto di alcune figure che lo fissavano attonite. Una
di loro, piccola e minuta, disse, con voce flebile - li ha uccisi
tutti…- - e voi chi siete?-
Vergogna. Provava un’intensa vergogna salire, come un vomito
caldo. Sentiva le sue viscere restringersi, un dolore confortante assalirlo
con veemenza.
Due bambini, stretti mano nella mano, armati di due rozzi bastoni gli si
avvicinarono, spauriti - sei un ragazzino anche tu…come hai fatto ad uccidere
i Sayan che ci inseguono?- disse la stessa voce di prima, che, con immenso
stupore di Gohan, proveniva dalla bocca di una minuscola bambina. - Zitta,
Fity…è un Sayan come loro…!- disse il maggiore, un bambino che, notò Gohan,
poteva avere circa la sua età. Gohan guardò il punto che il ragazzino
indicava con il dito magro. La coda. Si era quasi dimenticato di
averla. La fece ondeggiare lentamente, arrotolandola attorno alla vita come i
Sayan gli avevano insegnato.
Una piccola ombra si mosse in risposta. La bambina lasciò ondulare un
piccolo cordone scuro da sotto il mantello che le copriva le gracili
spalle. - ma fratellone…quella ce l’abbiamo anche noi!- disse. Gohan
sgranò gli occhi. Chi erano?...cosa erano quei due?
- ARRENDITI MISERABILE SAYAN!- Gohan guardò alle sue spalle. Centinaia
di figure minacciose lo circondavano. Tutti bambini. Tutti con la
coda.
Grazie per la pazienza che dimostrate ( si lo so sono
un pò monotona) e per gli stupendi commenti che mi lasciate. Ve ne sono molto
grata. Spero che il capitolo vi abbia incuriosito ( almeno un pò) ^_^...per
chi si stesse chiedendo che fine avessero fatto Bulma e Vegeta, forse
al prossimo capitolo avrà una risposta...^__^ un enorme
bacio! Roberta
Il ragazzo si passò una mano sulla fronte. La pioggia gli rigava il volto,
come un pianto interminabile. Il suo sguardo era perso, come svuotato di ogni
desiderio. Per un attimo senti la sua stessa mano tremare quando la sottile
voce della sorella disse - ma fratellone…quella ce l’abbiamo anche noi…-
Sayan. Quel ragazzino doveva essere un Sayan. Smise di tremare. Non
poteva lasciar vincere la paura sull’odio. I Sayan gli avevano portato via
tutto. Ora quel ragazzo avrebbe ripagato il debito della sua razza. Si
scagliò contro di lui.
Gohan portò entrambe le mani sul volto, allontanando i capelli che gli
ricadevano, come fili neri, sul volto segnato dal tempo. Sorrise. 10 anni
erano una vita intera per lui. Rimase fermo per interminabili istanti,
nonostante la folla di nemici che gli si accalcava alle spalle. No, non aveva
paura. Stavolta la morte non gli faceva paura. L’aveva conosciuta fin
troppo bene.
Respirò pesantemente un’aria nella quale il silenzio si addensava come una
nebbia sempre più fitta. Avvertiva solo il leggero pulsare del suo
cuore. Nessuna paura. Nessun timore. Nessuna gioia. Alzò lo
sguardo. I suoi occhi si incatenarono a quello del suo
avversario. "Uccidimi" imploravano stanchi.
Avvertì solo un immenso calore. Caldo. Come non aveva mai
provato. Caldo. Pregò che non terminasse mai.
Gohan spalancò gli occhi.
Era il Re. Poteva avere tutto. Doveva possedere tutto. Bene. Questo
Vegeta lo sapeva. Eppure tutto ciò che possedeva gli causava solo un
terribile senso di nausea.
- vattene- sibilò il Sovrano, spostando dal suo corpo quello della donna che
giaceva riversa sul suo torace. La vide alzarsi frettolosamente e raccogliere
i suoi sudici vestiti dal
pavimento. Disarmonica. Insulsa. Vuota. Una sporca serva
terrestre. Vegeta si puntellò sui gomiti tra le lenzuola di seta. Appoggiò
la schiena alla spalliera del letto, lasciando scivolare il lenzuolo dal suo
corpo umido. Alzò il viso e socchiuse gli occhi. Stava lottando
Vegeta. Stava lottando contro quel freddo che, sadico, gli squarciava il
petto.
- guardami!- la ragazza sussultò quando sentì la voce di quell’essere
disgustoso. Era ancora chinata a terra e tra le mani aveva la sua povera
veste da serva. Asciugò con il palmo della mano le lacrime che le solcavano
il viso. Non poteva permettere al mostro di vederla piangere. Non gli
avrebbe permesso di vederla sconfitta. Si alzò con ostentata dignità, anche
se il dolore alle gambe e il terrore la facevano tremare. Non sarebbe
dovuto andare così.
Lei era solo una prigioniera. Non bella. Non intelligente. Lei era
stata persino felice di essere una prigioniera. Quando i suoi unici desideri
erano stati un pasto caldo e un letto. Quando aveva pregato di sopravvivere
alla guerra. Quando aveva visto morire. Ma ora… Nulla era peggiore di
questo. Nulla era peggiore di dover essere lo sporco giocattolo di un
malvagio Mostro.
Lo fissò. L'oscurità rispose a quello sguardo.
Il freddo sembrò bucargli il petto. Il dolore lo avvolse come un infuocato
manto di ghiaccio. Il suo sguardo si annebbiò. Voltò la testa in uno
scatto repentino.
Vegeta non poteva sopportare oltre. Non poteva sopportare quegli
occhi.
La ragazza abbassò lo sguardo e camminò a passi tremanti verso al
porta. Si fermò davanti lo specchio per annodare i suoi capelli che le era
stato ordinato di sciogliere. Capelli di un azzurro pallido, spento. Due
occhi blu la sorpresero nel riflesso. La guardavano spauriti, come quelli di
una preda sfuggita alle brame del cacciatore. Sentiva il respiro pesante del
sovrano alle sue spalle. Mai desiderò tanto che qualcuno soffrisse.
Non poteva sapere quanto Vegeta stava davvero soffrendo.
Eccomi di nuovo…stavolta ho fatto di tutto per cercare di aggiornare senza il
mio usuale abissale ritardo…ma…bhe…vi ho fatto aspettare vero?!..^////^
scusate!! Volevo ringraziare davvero tutte voi che seguite e commentate…siete
davvero splendide! …so di non aver mantenuto del tutto la promessa…Bulma non
è ancora apparsa…vi prego di avere ancora un po’ di pazienza…pochina
pochina…^^ Un enorme bacio a tutte voi!!!!!!!! Ciao ciao!
Non riusciva a ricordare altro che i suoi occhi. Forse non avrebbe mai
amato, ma quei suoi occhi non li avrebbe mai scordati. Si voltò nel letto
sfatto, deglutendo rumorosamente. Maledisse ancora una volta le sue
debolezze. Maledisse ancora una volta se stesso. Perché era un
Sayan. Ma un Sayan che aveva troppe debolezze.
- Sovrano, la navicella è pronta per la partenza- un soldato irruppe nella
grande stanza. Combattere l’avrebbe reso quello di un tempo. Lo sperava
Vegeta, portando lo sguardo alle solitarie stelle della notte. Si chiese
quale tra esse fosse il Sole. Se lo chiedeva Vegeta. Perché era nascosto
in quello sperduto punto dell’universo che il suo cuore bruciava ancora.
Gohan sciolse le braccia che lo avevano avvolto. Aveva chiuso gli occhi
scuri, mormorando una preghiera che Chichi gli sussurrava prima di farlo
addormentare. Il sorriso si increspò amaro. Aveva avuto notti più felici
ma giorni più soli. Ora quella preghiera gli sembrava davvero un canto
funebre. Per un attimo, uno solo, solo un attimo, ricordò le allegre canzoni
di una ragazzina dai capelli azzurri, che giocava a fare la sorella
maggiore. - addio- cercò di urlare al vento. Forse lo ascolterete, pensò,
quando la luce lo avvolse.
- no- la voce della bambina era chiara e limpida. - No fratellone, lui è
come noi- La bambina era davvero minuscola, pensò Gohan. Eppure ora era
abbracciata a lui, stretta al suo collo, sul volto un’espressione di viva
dignità. Gohan sussultò. - Fity spostati immediatamente!- - Te l’ho
detto Cay…non lo farò.- rispose lei, mentre il ragazzo le si avvicinava
minaccioso, mostrandole il pugno. - Piccola…- la mano del fratello scattò
veloce verso il volto della ragazzina, che si era voltata per affrontarlo.
Il suono dello schiaffo risuonò sotto lo scrosciare della pioggia. Eppure
la pioggia era forte, ticchettava sui vetri delle case, scrosciava ai lati delle
strade, in piccoli e fetidi rivoli scuri. Ma lo schiaffo risuonò chiaro nelle
orecchie di Gohan.
Gohan non aveva mai odiato davvero. Aveva combattuto. Aveva desiderato
essere accettato. Aveva desiderato essere amato. Aveva creduto nella
giustizia. Aveva voluto vendetta. Ma, per quanto Gohan si sforzasse, non
era mai riuscito ad odiare. Fino a quel momento.
Il corpo esanime di Cay si infranse sul muro di una casa lontana. Le grida
dei ragazzi che circondavano Gohan si fecero più intense, quando i suoi occhi
azzurri li fissarono minacciosi. Una furiosa espressione aveva mutato il suo
placido volto, che tanto amava il sorriso. Gohan non era mai riuscito ad
odiare. Perché mai nessuno lo aveva mai indiscriminatamente amato. Fino a
quel momento.
Quando i bagliori dorati si spensero lentamente nella notte, Fity alzò gli
occhi verso lo strano ragazzo che da vittima era divenuto carnefice. Cercò
il corpo di Cay con sguardo spaventato. Represse un gemito: la sua umile
veste, che ricordava, oh ricordava bene, le aveva cucito lei stessa, era intrisa
di sangue. - no fratellone…- fu un sussurro, ma nulla poteva esprimere meglio
quel lacerante dolore che provava nel petto. Corse la piccola Fity. Forse
perché vide il braccio di Cay muoversi impercettibilmente, o forse perché
desiderava che quel braccio si fosse davvero mosso. Ma correva la piccola
Fity quando le fiamme dorate si spensero e due occhi scuri tornarono a
fissarla.
Gohan fissò la ragazzina. Aveva braccia e gambe troppo esili per la sua
età. Correva allargando le braccia e chinando il capo, come un belva abituata
ad essere inseguito. Forse per la foga, o forse per un animalesca abitudine
talvolta si chinava a terra, aiutando la sua feroce corse con le mani
sanguinanti. I capelli luridi erano attaccati al piccolo cranio e le ossa
dalla schiena si mostravano da sotto la veste sgualcita. Gohan
singhiozzò. Si accorse di piangere solo quando lacrime salate gli bagnarono
le labbra. Fu allora che decise Gohan.
Fity raccolse il volto pesto del fratello. - Cay…rispondimi…- sussurrava
tra le lacrime. Alzò lo sguardo disperato alla ricerca di aiuto. Ma
nessuno era rimasto a contemplare la morte di quello che era stato il loro
capo. - ti prego fratellone…che farò io senza te…- Piangeva, chinando il
collo fragile sulla veste insanguinata del fratello, singhiozzando
lentamente. Ma la bambina era una belva. E come tutte le belve riconosceva
il pericolo. Per questo si accorse dell’ombra scusa che le si avvicinava alle
spalle. Per questo, quando si voltò, riconobbe subito gli occhi neri che
erano tornati a fissarla.
Gohan si sporse sul ragazzo ferito, osservando il volto pallido. - è
ammaccato, ma se la caverà.- sorrise. La bambina lo fissava con occhi carichi
di stupore. Stupore. Non odio. Gohan si chiese se anche lei fosse
semplicemente incapace di odiare. Singhiozzò ancora, lasciando ricadere la
testolina sul torace del fratello. - ma ora mi occuperò io di voi. È una
promessa.- disse il ragazzo, accarezzando i capelli sporchi di Fity. - Il mio
nome è Gohan.- La bambina lo fissò sorridendo. - il mio nome è Fity-
scusate la lunga attesa ( lo so, sono incredibilmente e insopportabilmente
ritardataria). mi dispiace davvero, ma quest'anno ho gli esami e diventa più
complicato aggiornare. Sono davvero dispiaciuta. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto. Per ora sto introducendo qualcosa che avverrà tra poco. Non vi
preoccupate...cosa ne è stato di Bulma si scoprirà davvero molto presto. (ed è
la 3 volta in 3 capitoli che lo scrivo...probabilmente alla lista dei difetti
devo aggiungere anche ripetitiva ^^") Baci...e scusate ancora. un Grazie a
tutte quelle che leggeranno e uno speciale a chi lascerà una recensione...anche
piccina!!^__________^
A presto!! ( farò del mio meglio!)
Roberta
un ringraziamento particolare a:
Aleberyl90: ale sono così felice che la mia storia ti piaccia ancora...e non
ti preoccupare per Bulma, lei ha un dolcissimo Yanko aconto..per
ora...bwawawaawwa (risata diabolica). ah Ale...ricordati di dare da mangiare al
nostro Kaki-kun...l'altro giorno ha tentato di mordere persino il Neji che gli
avevo messo nel recinto per punizione ^____^...che ragazzaccio che è il
nostro Kaki!! p.s. ti stanno per arrivare i campioncini prova di Just naruto...
^__^ a presto!!!!
Princess21ssj: mi fa molto piacere che ti apiccia Gohan. HO cercato di
rendere questo personaggio simile a quello di dragon ball...ma più vado avanti
più mi rendo conto che è completamente OOC...chissà cosa ne pensarai ora, dopo
questo capitolo...fammi sapere!!!!!
Nihal91: spero che i tuoi dubbi su Gohan si siano chiariti, almeno un
pò...grazie per aver commentato. p.s. a Marion non avevo pensato, ma mi hai dato
un'ottima idea sull'identità della misteriosa serva terrestre. Grazie!!!!
Lefteye: le tue recensioni per me sono sempre una grande gioia. Grazie.
Sapere che la mia storia t appassiona mi rende davvero più bello continuare a
scriverla. Sai, avevo pensato molto a come potesse sentirsi Vegeta (specialmente
questo mio Vegeta) e non ho trovato altra soluzione se non quella dell'eccesso.
Chissà forse per me sarà sempre un pò un mitico essere Baudeleriano, ribelle ed
eccessivo. Ma veggy è sempre veggy...*ç*...a presto!! fammi sapere cosa ne pensi
ora...baci
Kiarachan: scusa per il mostruocùso ritardo. Sono molto felice che la mia
ficcy ti piaccia. Baci. Fammi sapere cosa te ne pare del nuovo capitolo. Spero
non ti abbia deluso. Baci.
ciuiciui: ciao Chiara!! grazie per essere sempre la prima a commentare e per
avermi incoraggiato tanto!! ^___^ Spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo, quasi tutto per Gohan!! A prestissimoooooooooo!!! baci