se vegeta fosse re...

di bambi88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il principe... ***
Capitolo 2: *** sulla Terra...un'ifanzia difficile ***
Capitolo 3: *** un ragazzo triste... ***
Capitolo 4: *** bulma... ***
Capitolo 5: *** l'incontro ***
Capitolo 6: *** shenlong... ***
Capitolo 7: *** la resa dei conti... ***
Capitolo 8: *** il re... ***
Capitolo 9: *** alzati... ***
Capitolo 10: *** vieni con me... ***
Capitolo 11: *** il litigio... ***
Capitolo 12: *** Gohan... ***
Capitolo 13: *** la decisione... ***
Capitolo 14: *** un figlio per Vegeta... ***
Capitolo 15: *** padre e figlio... ***
Capitolo 16: *** la partenza di Bulma... ***
Capitolo 17: *** cold! ***
Capitolo 18: *** cold...la fine? ***
Capitolo 19: *** veges... ***
Capitolo 20: *** il ritorno di Gohan... ***
Capitolo 21: *** una nuova guerra... ***
Capitolo 22: *** la notte prima della partenza... ***
Capitolo 23: *** chichi... ***
Capitolo 24: *** un'altra nascita... ***
Capitolo 25: *** cooler... ***
Capitolo 26: *** la fine di un Re... ***
Capitolo 27: *** il ritorno a casa ***
Capitolo 28: *** nubi e tempeste... ***
Capitolo 29: *** la malattia di Gohan ***
Capitolo 30: *** ribelli e un triste bambino... ***
Capitolo 31: *** sono pronta all'addio? ***
Capitolo 32: *** addio Gohan! ***
Capitolo 33: *** dov'è Gohan? ***
Capitolo 34: *** madre... ***
Capitolo 35: *** l'attesa ***
Capitolo 36: *** le ferite di un terrestre... ***
Capitolo 37: *** decisioni ed indecisioni... ***
Capitolo 38: *** pianto di bambini ***
Capitolo 39: *** la chiamata... ***
Capitolo 40: *** marea... ***
Capitolo 41: *** una scia nella notte ***
Capitolo 42: *** e tu chi diavolo sei?! ***
Capitolo 43: *** casa ***
Capitolo 44: *** chi distrugge e chi viene distrutto ***
Capitolo 45: *** Parricidio... ***
Capitolo 46: *** incubo...?! ***
Capitolo 47: *** solitudine ***
Capitolo 48: *** coda... ***
Capitolo 49: *** se davvero fosse lei... ***
Capitolo 50: *** scegliere la strada... ***



Capitolo 1
*** il principe... ***


Pioveva …il bambino si allacciò gli stivaletti, si slacciò il mantello e usci dalla stanza

 

 

Pioveva …il bambino si allacciò gli stivaletti, si slacciò il mantello e usci dalla stanza.

Percorse il lungo corridoio. Attraversò una sala fredda dove alcuni uomini erano seduti attorno ad un piccolo fuoco.

-         la stanza è pronta?- chiese, autoritario

uno degli uomini scattò in piedi

-         si principe…esattamente come avete ordinato…- rispose con la voce tremante

il bambino passo davanti loro senza fermarsi ad osservarli.

-         Vegeta!- urlo una voce maschile

-         Padre…- vegeta si inginocchiò con finta riverenza ad un uomo che gli assomigliava in modo incredibile

-         Devi partire… non pensare a giocare…- detto ciò si voltò e usci dalla stanza, seguito dal piccolo che, prima di allontanarsi, guardò la porta ghignando.

 

Nell’altra stanza altri uomini dagli abiti laceri erano in un angolo

-         oggi non morirete…il principe è impegnato- disse la guardia che aveva parlato prima a vegeta, entrando da una piccola porta

Li guardò sconsolatamente…un po’ era commosso dalla loro sorte…erano forti e vigorosi ma, purtroppo, ribelli al re e il piccolo principe provava un sadico piacere ad ucciderli personalmente…

- quel bambino è uno squilibrato- pensò amareggiato

 

 

Un neonato urlava in maniera incredibile nella culla, nonostante avesse un livello di potenza tanto basso

-         sei delusa?- chiese una donna con un camice ad un’altra che lo guardava da una vetrata.

-         Tu non lo saresti?- rispose amareggiata

-         Avverto Bardak della nascita del piccolo…?!-

-         Kaaroth –

 

Vegeta e Kaaroth partirono lo stesso giorno dal loro pianeta natale.

 

Il Re raggiunse Freezer nella sala regia…lo avrebbe trovato ancora sul suo trono, con la sua corona, con il suo scettro tra le mani…quel piccolo essere disgustoso, viscido, li teneva in scacco da anni, li costringeva a vivere nel terrore… vegeta forse non si sarebbe mai seduto su quel trono…

-         potessi ucciderlo lo farei in questo momento- pensò entrando

Freezer era inaspettatamente al centro della sala

-         Re Vegeta…io potrei distruggere ora questo misero pianeta in un attimo e fino a poche ore fa era mia ferma intenzione…-

Il cuore del re si bloccò…erano vere le voci che circolavano allora?!...era vero che freezer voleva liberarsi della razza Sayan?!

-         …farlo…ma ora ho disgraziatamente bisogno di voi…- continuò il mostro

-         una rivolta è scoppiata su uno dei nostri domini ad est… combattete e vincete…forse vi lascerò in vita, in caso contrario…- freezer creò una piccola palla di luce con un dito e la lanciò verso un vaso che esplose in piccoli pezzi – BUM –

-         inoltre pretendo il controllo totale della vostra razza…un controllo ufficiale. Fino a nuovo ordine i Sayan obbediranno solo a me e a me solo…-

-         io sono il loro Re…- lo interruppe orgogliosamente Re Vegeta accostandosi a lui

-         tu sei solo uno stupido e borioso perdente- riprese, parlando fra i denti ,freezer – e da oggi…un perdente che non può più essere sovrano…-

 

il Re si accasciò al suolo…no poteva morire così…non poteva lasciare la sua razza in pugno ad un folle simile.

Freezer ritrasse il pugno dal ventre del Re…si pulì la mano sul mantello del morto e si sedette sul trono

-         signore…e il principe?...va eliminato?- chiese un personaggio alto uscendo dall’ombra

-         assolutamente no Zarbon…è abbastanza forte da essere essenziale e…troppo debole per competere con me. Crudele ma…obbediente…o, quantomeno, lo diverrà-  disse scoppiando in una disumana risata.

 

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Capitolo 2
*** sulla Terra...un'ifanzia difficile ***


Sulla Terra era un giorno non diverso dagli altri… la sera era fresca per essere una di piena estate

Sulla Terra era un giorno non diverso dagli altri… la sera era fresca per essere una di piena estate.

Una sera con poche stelle…tranne una grande e luminosa…che dopo aver attraversato tutto l’arco del cielo precipitò nel pieno della foresta.

Son Gohan uscì correndo dalla sua casetta di legno…il boato era stato enorme e aveva paura di un incendio nelle vicinanze.

Quando arrivò nei pressi dell’esplosione vide una capsula rotonda e incandescente all’interno della quale un bambino sembrava dormire.

Erano passati anni dall’ultima volta che aveva visto un altro essere umano e ancora di più da quando aveva visto un bambino.

Si avvicinò circospetto.. al collo gli brillava  una sfera arancione con 4 piccole stelle che sembrano incastonate all’interno.

Un piccolo incendio si sviluppò vicino la capsula e un riflesso delle fiamme sulla sfera colpì gli occhi del neonato che si svegliò di soprassalto.

Appena aperti gli occhi fissò l uomo e la sfera e…lanciò un raggio sottile e potente che lo perforò.

Son Gohan riuscì ad allontanarsi e a rifugiarsi lontano da quel piccolo mostro, ferito ma vivo.

 

Vegeta apprese della morte del padre al ritorno dell’ennesima missione…era partito con Nappa e Radish…i figli di altre importanti famiglie Sayan…- degli incompetenti ovviamente- pensava Vegeta quando combatteva con loro.

-         Nappa sfrutta troppo i muscoli e poco il cervello e… Radish…un vero incapace…-

Entrò nella sala del trono conscio di trovarlo vuoto…osservò il seggio e il cielo che si intravedeva dalla grande vetrata…era distrutto…avrebbe pianto, si sarebbe strappato di dosso la tuta…avrebbe voluto urlare.

E invece era li, in piedi, terrorizzato: sentiva ancora i passi di suo padre nel corridoio, le sue mani afferrarlo e il suo sguardo duro addosso.

Non poteva comportarsi come uno stupido bambino…non ora…

O meglio…non ancora.

 

Kaaroth era ormai un fanciullo di 10 anni…era ancora nella stessa foresta nella quale era atterrato.

Uccideva e cacciava per vivere. La sua vita si riduceva a quello.

- sono ancora troppo debole per distruggere l intero pianeta…-  disse…era disteso vicino ad un piccolo ruscello…accanto a sé aveva ancora il cadavere del pescatore che aveva ucciso…gli servivano nuovi abiti…stava crescendo, pensò ghignano.

Son Gohan lo osservava di nascosto…come poteva essere un creatura tanto malvagia e spietata?

Si erano battuti ormai decine di volte…e sempre il piccolo aveva la meglio…a nulla serviva essere un esperto di arti marziali?!

Avrebbe avuto lui il cuore ora di aggredirlo e di ucciderlo alle spalle?

Non poteva permettere che uccidesse di nuovo…avrebbe continuato…ma…era un bambino…

Mentre ancora pensava Kaaroth gli era gia vicino e lo scrutava con i grandi occhi neri:

-         non sei stanco vecchio?! Questa volta desideri proprio morire?-

detto ciò gli diede un pugno che scaraventò il vecchio Son Gohan a terra

-         non sei più un gioco divertente… sei cosi debole e lento…veramente noioso…- gli si sedette sulla pancia continuando a tempestarlo di pugni.

-         Uffa…e ora con chi giocherà il povero Kaaroth??- diceva ridendo…il volto del vecchio era una maschera di sangue.

Improvvisamente intravide la sfera…rotonda e luminosa…la prese tra le mani e fuggi via, lasciando agonizzante Son Gohan a terra.

 

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Capitolo 3
*** un ragazzo triste... ***


Vegeta era un ragazzo ormai…15 anni appena compiuti…ne erano passati esattamente 10 da quando freezer si era fatto proclamare

Vegeta era un ragazzo ormai…15 anni appena compiuti…ne erano passati esattamente 10 da quando freezer si era fatto proclamare sovrano dei sayan e Vegeta, ormai, aveva dimenticato il numero dei pianeti che aveva distrutto.

Il suo pianeta era devastato dalla miseria. Anche nel palazzo reale ormai tutto trasudava il periodo triste nel quale i Sayan versavano

-         sarebbe stato meglio morire che vivere così…- penso vegeta passando per le vie della capitale.

Era un popolo spietato e tremendamente orgoglioso il suo. Non avrebbe sopportato oltre una situazione come quella…ma lui era troppo debole per poter sconfiggere freezer…e troppo giovane. Eppure tutti i Sayan guardavano a lui, al principe Vegeta, al suo passo deciso, al suo sguardo duro come il ghiaccio, ai suoi pugni spietati come a chi li avrebbe salvati, riportati ad essere temuti e rispettati.

Era un piccoli idolo…già nessuno sapeva batterlo…nessuno osava sfidarlo.

Le sue vittorie erano un leggenda , ogni scontro un mito da raccontare ai bambini.

Tutti lo amavano…era puro…un vero Sayan combattente.

 E l’unico Sayan a non abbassare lo sguardo di fronte a Freezer.

-         principe… finalmente è arrivato…- disse il nuovo sovrano mentre il ragazzo si accingeva ad entrare nel palazzo

-         ho fatto tutto ciò che mi era stato richiesto…il pianeta è integro e la popolazione sterminata…-

-         e tutto da solo…quanto è efficiente il principino…- apostrofò freezer prendendogli il mento tra le mani

-         togli subito quella mano…- vegeta lo colpi …

-         non dirmi piccolo nanerottolo che devo ancora farti dare un’altra lezione di buone maniere da Zarbon e Dodoria …sei inconfondibile…se continui così dovrò dare a questa gente il triste annuncio che il loro principe amatissimo è…sparito durante una missione…chissà quanto ne soffriranno…- disse Freezer indicando la città

-         e ora…Zarbon…portalo nella camera dei giochi e…fa in modo che non ne esca fino a sera-

vegeta non batté ciglio…sapeva perfettamente quanto avrebbe sofferto ma ormai poco gliene importava.. anzi cercava di mostrarsi il più insolente possibile…ogni volta che lo riducevano in fin di vita acquistava potenza…era sempre più vicino a distruggere quel verme.

 

La notte sembrò infinita al principe…

Non poteva sdraiarsi…le ferite sulla schiena non lo lasciavano riposare ed era troppo debole per rimanere in piedi.

L’odio aumentava di ora in ora…tentò di sedersi in un angolo ma le gambe gli cedettero e svenne.

Si svegliò poche ore dopo…era stato deposto sul letto e le ferite bendate…sapeva bene quali erano gli ordini di freezer…lasciarlo senza medicazioni…ma era consapevole che alcuni lo amavano come un figlio.

Bardack usci dall’ombra

– ben svegliato principe- disse aiutando Vegeta ad accomodarsi

-         Bardack…tu qui?- rispose il ragazzo controllandosi le ferite

-         Si sono tornato la scorsa settimana…a palazzo la situazione è diventata intollerabile…è stata la regina a richiamarmi in patria...-

-         Cosa sta succedendo? Che c’entra mia madre?-

-         Lei…no voleva che tu venissi a sapere ma…qui Vegeta…nel palazzo…pochi sono rimasti veramente fedeli alla tua stirpe…molti si sono arricchiti aiutando Freezer…divenendo i loro scagnozzi…denunciando e sterminando la loro stessa razza-

-         Io…io…non posso crederci…il popolo sta male…le persone chiedono il mio aiuto…-

-         Il popolo si ma…questo è un covo di vipere…credi che siano tutti felici dei tuoi successi, delle tue vittorie?! Il tuo immenso potere li spaventa…alcuni pensano che sia tu il…Sayan leggendario…-

-         Se lo fossi…no aspetterei altro tempo a…- vegeta si interruppe…voleva piangere tanto era forte il suo disprezzo…

-         Vegeta tu devi…allontanarti da qui…mio figlio Radish e Nappa ti seguiranno…ti proteggeranno finché avranno aria nei polmoni…sono deboli ma ti sono fedeli…darebbero la vita per te-

-         E tu Bardack?...che farai?-

-         Per ora…nulla…abbiamo tutti bisogno di te…tu non fidarti di nessuno…domani stesso partirai per un nuovo pianeta…sia cauto principe- detto ciò si inchinò e allontanò circospetto.

Vegeta non lasciava libertà ai suoi sudditi ma Bardack…era nella squadra del padre…lo aveva visto nascere e gli era fido. Per ora poteva essergli utile. Un altro che sarebbe morto per lui se necessario…pensò, cercando di riaddormentarsi.

 

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Capitolo 4
*** bulma... ***


La strada era polverosa…lei non amava quella moto ma era il mezzo più veloce che aveva…

La strada era polverosa…lei non amava quella moto ma era il mezzo più veloce che aveva…

Il radar continuava a puntare ad est…la sfera doveva essere lì vicino…

Il sole stava tramontando e decise di fermarsi.

Era quasi scappata di casa per inseguire quel suo sogno…e poi…se tutto si fosse rivelato una grande burla?…se il drago non fosse esistito affatto?...ma per cosa lo stava facendo? Per essere amata, stimata davvero per quella che era?

Possibile che in tutto il mondo non esisteva nessuno che l’avrebbe saputa amare

Squillò il telefono…fermò la moto

-         Papà…ciao!- rispose la ragazza raccogliendosi con una mano i capelli azzurri in una coda

-         Bulma siamo molto preoccupati…stai bene?...- la voce al telefono era metallica e lontana

-         ( come se ti fosse mai importato di me)…benissimo…- rispose la ragazza…o meglio fanciulla…non poteva infatti superare i 17 anni

-         io e la mamma ci chiedevamo quando tornerai…se hai bisogno di qualcosa…-

-         no grazie…ho tutto quello che mi serve…ora sono stanca e vorrei  riposare un po’…ci sentiamo presto…- attaccò senza neanche aspettare una risposta. Era stanca di essere coccolata…era stanca di essere giudicata una bambina.

Aveva costruito lei quel radar del drago…aveva raccolto lei quelle sfere…aveva lei trovato il coraggio di partire…era lei che…non fini neanche di pensare che si gettò sul letto della casa che aveva fatto uscire da una capsula…

-         se non si pensa non si soffre-

 

Il suo corpo nel tempo era cambiato…aveva 18 anni ormai…era forte e vigoroso…aveva acquistato metodo nell’uccidere…aveva apprezzato l’arte di farlo lentamente, gustando ogni secondo della sofferenza del nemico…cercava rivali sempre più forti…non vedeva più nei loro volti quello di Freezer, si era estraniato da quel pensiero che ancora gli bruciava dentro.

Riceveva i suoi ordini, faceva ciò che lui gli ordinava…ma lo faceva per sé, per la sua gloria, non per timore. Era il principe dei Sayan…Vegeta.

E se mentre combatteva il pensiero lo tormentava…smetteva di riflettere

- se non si pensa…non si soffre…-

 

L’alba svegliò Bulma di soprassalto…aveva sognato anche questa notte…non poteva andare avanti in quel modo…doveva rimettersi in viaggio…la sfera era vicina.

Si avventurò nella foresta che il sole non era ancora alto. La sfera era immobile sul radar…fortunatamente nessuno sembrava averla presa.

Eppure qualcosa la faceva rabbrividire…aveva avuto sempre un ottimo istinto per i guai…aveva saputo evitarli con cura…e ora…se li stava cercando.

La foresta si faceva ancora più fitta…cominciava a ricordare quello che aveva sentito su quel posto…i furti, gli omicidi, gli incendi che c’erano stati da alcuni anni…avvertì un suono furtivo alle sue spalle…tremava…improvvisamente un bambino le si parò di fronte.

Era piccolo, basso e grassottello…il visino era molto dolce ma…inquietante.

Al collo aveva qualcosa di brillante, luminoso…la sfera del drago!

-         piccolo…chi sei?...dov’è la tua mamma?- chiese Bulma…non sapeva neanche se quel piccolo selvaggio la comprendesse davvero

il bambino non le rispose…rimase fermo e la osservava.

-         guarda…io ne ho due come la tua…guarda…- disse mostrando le sfere da due e cinque stelle

il bambino le afferrò…

-         ora ho capito che cosa posso prenderti…- detto questo colpì Bulma con un pugno e la ragazza fu gettata lontano.

Bulma non voleva morire…chi era quel bambino…che voleva da lei?!...

-         piccolo…risparmiami e ti dico a cosa servono…- disse mentre il Sayan caricava una piccola onda dorata sul palmo della mano…stava per piangere…pensava solo che non aveva neanche salutato sua madre.

-         Va bene…ti lascio in vita…per ora…spiega-

Bulma gli raccontò della leggenda del drago, del desiderio che poteva essere espresso, della potenza e ricchezza che si potevano avere.

-         vuoi le mie sfere?- chiese titubante

-         no…voglio che tu resti con me…per un po’ di tempo…non posso ucciderti al momento…sceglieranno altri se eliminarti o meno- rispose Kaaroth

 

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Capitolo 5
*** l'incontro ***


Vegeta era tornato sul suo pianeta…stava festeggiando la sua ultima vittoria…era con gli amici più fidati in una bettola di pe

Vegeta era tornato sul suo pianeta…stava festeggiando la sua ultima vittoria…era con gli amici più fidati in una bettola di periferia…le ragazze non erano bellissime ma in abbondanza, la birra insipida ma abbastanza alcolica.

Tutte quelle ragazzine facevano la fila per appartarsi con lui …ne era quasi stanco…di loro e dei loro stupidi modi di strusciarsi addosso…ma cercava di dimenticare…se stesso…il proprio passato…il proprio futuro.

Nappa era sbronzo e in un angolo…una ragazza gli sorreggeva la testa…più che spaventata sembrava nauseata da quella scena…vegeta sorrise.

Ne adocchiò una in un angolo…aveva i capelli molto lunghi e lucidi…il fisico minuto e grandi occhi scuri…le si avvicinò…

  La mattina  dopo si svegliò in una stanza che non conosceva…- come ogni volta che torno- pensò, abbozzando un sorriso.

La ragazza della sera prima era addormentata accanto a lui…non riusciva a ricordare come era arrivato fin lì ma…per il resto…

Si rivesti velocemente e uscì fuori da quella povera casa…non sapeva neanche se doveva lasciare qualche soldo…per precauzione ne gettò sul letto 50 …in fondo non era stata l’esperienza più emozionante della sua vita…

Ritornò a palazzo…Bardack aveva ragione…ad ogni suo ritorno Vegeta era osservato…spiato…controllato in ogni suo passo.

Nella sua stanza trovò un biglietto…”principe, abbiamo ricevuto un messaggio dal mio secondogenito, Kaaroth…si trova sulla Terra. Chiede di poter essere raggiunto da rinforzi al più presto per dei sviluppi inaspettati. Le coordinate del pianeta sono già state inserite nella sua capsula. Il suo umile servo Bardack” …la testa gli scoppiava ancora per la sbronza…Terra…Terra…chissà dove si trovava…

Si chiese se andarci o meno…in fondo era la stupida richiesta di un Sayan di infimo livello…forse era inutile un viaggio così lungo e senza onore…ma…”sviluppi inaspettati” lo incuriosiva.

Salì sulla navicella e cominciò il suo viaggio…sarebbe durato poco meno di 6 mesi…

 

Kaaroth portò anche quel giorno del cibo fresco alla prigioniera…aveva dimostrato un carattere altezzoso e superbo ma…era la sua unica compagnia.

Lei lo afferrò e lo guardò con lo sdegno di una principessa…

-… ma meglio questa porcheria che niente- pensò Bulma affamata.

-         il principe sarà qui tra poco… dovrebbe arrivare tra giorni…-

Bulma trattenne il fiato…sapeva benissimo che ciò avrebbe potuto comportare la sua uccisione…

Il piccolo Kaaroth gli aveva parlato della razza dei Sayan e della loro missione di assoggettare l’universo intero…e del principe Vegeta…colui che avrebbe dovuto decidere sulla sua vita…almeno questa era l’ultima comunicazione giunta dal comando Sayan.

Un po’ le veniva da ridere…che situazione assurda…rapita da un dodicenne alieno con la coda, in attesa che un altro alieno “coduto” decidesse riguardo il suo diritto ad esistere…

Dalla navicella di Kaaroth si avvertirono dei suoni…

-         è qui…- disse Kaaroth inviando un segnale tramite le strane apparecchiature della capsula.

Bulma le aveva studiate durante quei lunghi mesi di prigionia e…noia.

Era una buona tecnologia, superiore a quella terrestre ma…rozza…poco sviluppata…carente di finiture…in poche parole…assolutamente migliorabile…così ci aveva lavorato molto.

La giornata era uggiosa… l aria era umida e profumata di bagnato.

In lontananza si avvertivano i primi tuoni…improvvisamente cominciò a piovere.

Bulma trovò riparo nella casa che era stata adottata anche da Kaaroth per dimora ed era diventata per lei…una prigione.

Il ragazzino si precipitò fuori dopo che quella specie di radio emise altri suoni…stavolta erano inconfondibili…era una voce.

 

 

Bulma si gettò sul letto. Cosa doveva fare? Chi doveva prepararsi ad affrontare?

Si voltò e lo vide…era bagnato e dall’aria stravolta. Moro ma non molto alto…occhi piccoli e molto scuri

Era in mezzo la stanza. Ed era tremendamente…-no non lo voglio neanche pensare- Bulma riacquistò il dominio delle sue facoltà.

-         principe…io non sono degno di ospitarla…- intervenne Kaaroth

-         voglio sapere per che diavolo mi hai fatto venire fin qui…- vegeta non rivolse neanche uno sguardo a Bulma

Kaaroth spiegò con poche parole ciò che Bulma gli aveva raccontato…

-…ma non ho capito molto bene alcune cose…penso che lei ve le potrà spiegare meglio…- terminò indicando la ragazza.

Vegeta la osservò per un attimo…non molto alta, capelli troppi fini e chiari, sguardo saccente… non la trovava minimamente attraente.

Bulma parlò per prima interrompendo il filo dei pensieri dell’altro.

-…io voglio solo tornare a casa… prendete le mie sfere…vi lascerò il radar ma…io non posso esservi utile…-

- tu lo sei già…cercherai le sfere con me e Kaaroth…le raccoglierai e evocherai il drago…io esprimerò il desiderio e poi…forse sarai libera-

- ma…io… io sono solo una ragazzina…non mi importa niente di voi…- urlò sull’orlo del pianto.

- e a me non interessa di te…preferirei ucciderti ora,donna, che trascinarti in giro per questo squallido posto…la questione si chiude qui- disse lasciando sola Bulma con Kaaroth.

- Bulma…io volevo solo dirti che…- si interruppe – sono un Sayan e lui è il mio principe…nel bene e nel male…gli debbo obbedienza – uscì dalla stanza e corse fuori.

Urlò come non aveva mai urlato prima.

 

 

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Capitolo 6
*** shenlong... ***


Le sfere raccolte erano ormai 6…Bulma aveva visto uccidere senza pietà per averle…vegeta si era dimostrato un mostro sadico e

Le sfere raccolte erano ormai 6…Bulma aveva visto uccidere senza pietà per averle…vegeta si era dimostrato un mostro sadico e senza cuore.

E lei aveva imparato ad amare la paura che lui le infondeva.

Le loro liti erano quotidiane e a volte inspiegabili

-         ancora donna?!?!?!...stammi lontano se ti svegli di questo umore terribile-

-         e tu stammi lontano comunque-

Kaaroth voleva sapere perché quei due si odiassero con tanta forza…

Lui era irascibile ma lei…sapeva irritarlo con molta facilità

-         io tanto un giorno la uccido…- ripeteva dopo ogni litigata mentre Bulma correva a piangere lontano da lui.

 

La settima sfera fu trovata dopo un’altra settimana di ricerche assidue…

il giorno stabilito per l’evocazione del drago era una fredda mattina…Vegeta si alzò per primo.

Sapeva quale era il suo desiderio da quando il figlio di Bardack gli aveva parlato…voleva uccidere Freezer.. e lo avrebbe fatto…

Bulma incrociò il suo sguardo…possibile che le facesse così male il pensiero che dopo quella mattina lui sarebbe ripartito?

-         donna alzati…è il giorno…-

-         eccomi…- non piangere non piangere

-         …in cui io tornerò ad essere…il principe dei Sayan-

 

 

Shenlong apparve nel massimo della sua potenza…lo stesso Vegeta, il terribile principe, il temuto mostro alieno rabbrividì…Bulma lo guardò con apprensione…che cosa avrebbe chiesto? Quale era il terribile segreto che non gli faceva chiudere occhio?

Ogni sera lei lo sentiva camminare per la stanza, sospirare in silenzio…urlare muto…

-         ditemi quale è il vostro desiderio- disse il drago con la sua maestosa voce

Vegeta non trovava il fiato…aveva aspettato troppi anni e ora…una sua parola e tutto l’universo sarebbe stato suo e del suo popolo.

-  voglio…essere più…forte di freezer…- più che una richiesta fu un desiderio farfugliato  appena sulla bocca…timido…

Nulla sembrò cambiare: il drago esplose in una cascata di luce e sparì…le sfere tornarono sassi e si dispersero per il pianeta.

Bulma e Kaaroth erano in silenzio, immobili come due statue di sale…cosa si dovevano aspettare ora?! Che cosa sarebbe successo?

- mio principe…come si sente?!- chiese Kaaroth titubante. Vegeta cadde a terra prima che lui o Bulma potessero fare qualcosa

- dove sono le sfere?- chiese Vegeta, ancora inginocchiato a terra

- dopo ogni desiderio tornano sassi…possono essere riutilizzate dopo un intero anno…- rispose Bulma…aveva paura di qualche scenate di vegeta…e invece lui esplose in una sonora risata…

- un anno?! Un anno?!...dovrò tenere questo pianeta intero per almeno un altro lungo anno dunque…- rideva come un folle…fino a piangere.

Si gettò a terra e spalancò le braccia e le gambe…si alzò in volo…e…

Bulma e Kaaroth non credettero ai loro occhi.

 

 

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Capitolo 7
*** la resa dei conti... ***


Ancora poche ore…già intravedeva il profilo del pianeta

Ancora poche ore…già intravedeva il profilo del pianeta.

Sei mesi lo avevano distanziato da quel sogno…aveva cercato di riposare ma non ricordava neanche più lui da quanto tempo non dormiva veramente.

Aveva elaborato il suo piano ma…forse non avrebbe retto…forse sarebbe corso da Freezer e lo avrebbe ucciso subito, come lui aveva ucciso suo padre, con un unico colpo.

Avrebbe infilato la mano nel suo torace, gli avrebbe preso il cuore tra le dita…lo avrebbe stretto fino a ridurlo una poltiglia sanguinolenta, avrebbe visto la vita spegnersi dagli occhi.

Questi pensieri lo scortavano nel suo ritorno. Aveva ricevuto pessime notizie: erano scoppiati tumulti in molte zone e decine di Sayan erano periti negli scontri.

Molte voci davano il principe per morto e a palazzo erano iniziate lotte tra i tirapiedi di Freezer.

Non sapeva come lo avrebbero accolto…forse avrebbe dovuto far attenzione anche al cibo offertogli e alle ore di riposo.

I Sayan erano un popolo fiero…non avrebbero mai ucciso un altro addormentato o distratto ma…ora su Vegeta non erano i Sayan a comandare.

Vide la pista …la navicella cominciò ad effettuare le operazioni di atterraggio.

 

Bulma si fermò davanti il portone. Era caldo eppure tremava.

Non poteva tornare ancora una volta distrutta, ferita. Non era riuscita a crescere. Ora avrebbe avuto il coraggio di tornare alla sua vita normale?

Avrebbe attraversato la grande sala da pranzo, con i lampadari costosi, i tappeti orientali e i mobili antichi in silenzio…sarebbe passata davanti la camera dei suoi…suo padre stava sicuramente dormendo, davanti l’ennesimo programma televisivo sempre uguale, e sua madre intenta a piagare abiti ed a ordinare l’armadio.

Si sarebbe rigettata tra i suoi libri…la notte fuggita tra i motori…e la vita sarebbe trascorsa così…la sua vita da ricca e annoiata ragazza di città.

Non bussò neppure…le mani erano troppo pesanti.

La porta si spalancò di colpo; sua madre le gettò le braccia al collo e il padre la sollevo dal terreno…urlavano, si sgomitavano,ridevano, piangevano, chiamavano la servitù ma lei…lei non riusciva a capire quello che le stava accadendo intorno.

A lei non importava quello che stava accedendole intorno.

 

 

 

Il solito corridoio, il solito rumore di passi, la solita porta: tutto era abituale ma diverso…mantenne il contegno altezzoso che abitualmente aveva.

Giunse nella sua stanza…si slacciò gli abiti usurati durante la lunga assenza, si immerse nell’acqua bollente.

Si assopì…sognò la Terra…non era il pianeta più bello che avesse mai visto, né il più pacifico ma…aveva…Vegeta arrossì violentemente…uscì dall’acqua e si asciugò…

-         sei un principe…non un lurido pervertito…- disse ridendo a fior di labbra

-         e ora hai di meglio da fare…- un’ombra passò velocemente alle sue spalle.

Vegeta l’osservo con la coda dell’occhio, ma continuò a vestirsi…improvvisamente l’ombra sferrò un pugno in direzione del principe che però lo evitò svanendo e spostandosi alle spalle del suo aggressore

-         Noto, Dodoria, che sei giunto per darmi il giusto benvenuto…-

Dodoria si voltò impaurito…quello non era più il bambino irriverente che picchiava…era…diverso.

-         che cosa voleva….di grazia?- chiese vegeta divertito dall’espressione sgomenta dell’altro.

-         Freezer…voleva…vederti…-  rispose…era la prima volta che sudava freddo di fronte a quel ragazzo

-         E c’era bisogno di tentare di tramortirmi per questo?!...no,no Dodoria…così non va bene…- disse tremendamente compiaciuto del terrore che riusciva ad incutere…

-         Erano gli ordini…obbedivo solo agli ordini…-

-         Come quando…mi malmenavi?!...mi spezzavi le ossa.. una ad una…godevi nel sentirmi soffrire…- vegeta continuava a sorridere…

-         E poi mi deridevi…se piangevo ero una femminuccia,se urlavo facevi in modo che lo facessi più forte…era divertente vero?!...-  continuava ad aver stampata sul volto quella espressione ebete

-         Erano gli ordini…solo ordini…- Dodoria si accorse di tremare.

Vegeta si avvicinò alla porta e la chiuse.

-         hai ragione…erano solo stupidi ordini…-

gli urli si spensero pochi secondi dopo…vegeta si lavò velocemente le mani…per uscire dalla stanza scansò il corpo di Dodoria …o quello che ne rimaneva.

 

Correva…fino a perdere il fiato…era in pericolo…ma non poteva vederlo.

Freezer si svegliò sudato…erano settimane che ripeteva lo stesso inquietante sogno…era nella sala del trono e poi…diveniva buio e lui sapeva di dover correre per sfuggire a…cosa?...non riusciva a scorgerlo…era una luce indistinta, chiara, splendente…

E ora…aveva anche troppi problemi…quel superbo del principe era tornato…in un certo perverso modo amava quel ragazzino…ormai aveva quasi 20 anni, pensò soddisfatto…era un mostro omicida…

- chissà quando tenterà di attaccarmi…forse avrei dovuto distruggerlo questo lurido pianeta…- disse ad alta voce sputando sul terreno.

Cercò di ricomporsi…Dodoria doveva aver sistemato il primo dei suoi problemi ormai…sarebbe stato fuori uso per alcuni giorni…almeno il popolo non l’avrebbe visto e non sarebbero scoppiate altre stupide rivolte.

-         quel ragazzo è la miccia che li farà esplodere…- disse Zarbon

-         ne sono consapevole…ma Dodoria gli farà ricordare chi è qui il padrone…- disse freezer

-         in realtà…Vegeta è nella sala del trono…ti sta aspettando- Zarbon sorrise

 

Bardack raggiunse Vegeta…lo vide seduto sul trono…giocherellava con lo scettro…per un attimo sussultò: era così simile a suo padre…stessi movimenti, stesso sguardo e, ormai, anche la somiglianza fisica era netta…quante volte Re Vegeta e lui si erano battuti insieme…avevano ucciso, si erano difesi, si erano bendati le ferite contandosele ridendo…quante volte erano scappati insieme per correre da qualche ragazza…tempi passati, ormai.

Non poteva permettere che la sua stirpe smettesse di vivere

-         principe…sta rischiando la vita…Non sfidi così apertamente freezer- a Bardack sembrava di urlare…era rosso e sudato…aveva paura

-         non essere teso…non preoccuparti…- vegeta rise…

-         sai Bardack…la vendetta non è così piacevole se non è accompagnata da un po’ di…sorpresa…- riprese a parlare il ragazzo

-         pensa a Freezer…povero stupido inetto…- scese dal trono e cominciò a passeggiare per la stanza.

-         Ma vegeta…- Bardack non comprendeva ciò che Vegeta gli stava dicendo

Il ragazzo camminava ma non sembrava disposto a continuare a parlare

-         perché mi hai fatto chiamare?- chiese infine il Sayan

-         tu …odi freezer quanto e come me…devi essere il primo a partecipare a…- vegeta non terminò la frase.

Freezer entrò accompagnato da Zarbon…sembrava inquieto.

 

 

Squadrò per un attimo la sala: Vegeta era in piedi in un angolo…era voltato verso…non ricordava bene il nome…era un Sayan di una famiglia nota…si diceva fosse un nostalgico del vecchio regime…

Il ragazzo era cresciuto…e mostrava la solita sfacciata sfrontatezza…

Si volse lentamente guardandolo negli occhi.

Non aveva paura.

In fondo non l’aveva mai avuta.

 

Bardack aveva capito quello che stava per accadere…si preparò all’attacco.

Avrebbe difeso Vegeta, Zarbon sarebbe stato il suo obiettivo.

-         se il principe muore…io lo seguirò- i suoi sensi erano tesi al massimo.

- il mio principe preferito…- canzonò Freezer

- finalmente di ritorno…- aggiunse Zarbon

- con dispiacere noto che lei pretende ancora ordine e rispetto dai Sayan- la voce di Vegeta era fredda, distaccata,quasi assente

-  mi vuoi provocare?!...credi di poter resistere alla mia ira?!- Freezer era nervoso, il comportamento del principe era sospetto…sarebbe stato meglio ucciderlo finché ne aveva avuto l’opportunità

Vegeta era calmo e pacato.

Gli voltò le spalle.

-         Molte cose cambiano…Freezer…-

 

Bardack si scagliò contro Zarbon.

 

Zarbon era a terra…Bardack ferito era accasciato al suolo, si teneva il fianco sinistro con una mano…la ferita perdeva molto sangue…troppo.

Vegeta sorrideva…si guardò attorno…Bardack aveva bisogno di cure urgenti.

Il corpo di Freezer era assiso sul trono: le braccia penzoloni, la lingua spuntava tra le labbra ignobilmente, gli occhi spalancati…vi si poteva ancora leggere il terrore.

Poi Vegeta guardò se stesso…riflesso nel sangue si colui che,più forte della sua vita stessa,odiava.

Era cosparso di un olio viscido e putrido…solo dopo qualche secondo riuscì a capire che era il suo sudore unito al sangue del nemico…ne grondavano i capelli, ne era intrisa la tuta, colava dalle mani.

Rise. Pianse. Ora era libero.

Bardack giunse di fronte a lui. Era stanco e mortalmente pallido.

Si inginocchiò e gli baciò la mano.

-         sire…è a lei la mia assoluta fedeltà-

 

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Capitolo 8
*** il re... ***


la strada era affollata

la strada era affollata.

Da quando le bande di freezer si erano impossessate del pianeta la vita era difficile; gli uomini erano inviati a combattere lontano, le donne forti con loro…i vecchi e i bambini, giudicati inutili, si riversavano ai bordi delle strade per chiedere l’elemosina.

Lei non era una debole…non lo era mai stata…ma aveva avuto la sfortuna di essere stata…adottata…da uno dei mastini del nuovo sovrano.

Effettivamente era bella.

Tutti per la strada si fermavano ad osservarla per qualche secondo.

Era piccola, minuta, mora.

Il viso perfetto…le mani tenere…la pelle vellutata.

Lei si odiava. Avrebbe preferito le ferite delle battaglie all’infamia della bettola dove era costretta a lavorare.

Ma poi…era stata scelta dal…principe.

Una notte indimenticabile…è vero, lui era sbronzo…ma ciò non le importava…le aveva detto che l’amava, che era l’unica…anche se non fosse stato vero, ciò aveva reso meno insopportabile la sua vita.

Forse ora lui era morto su chissà quale lontano pianeta…lei non avrebbe più sentito il suo affannoso respiro su di lei, le sue mani…

Un bambino cercò di derubarla…lei lanciò un piccolo urlo…

-         piccolo delinquente…- gridava…ma il piccolo era già fuggito con la refurtiva.

E ora?...avrebbe assaggiato di nuovo il sapore dei pugni del suo padrone…poco male…si voltò…la folla stava correndo verso la piazza.

Qualcuno urlava…altri alzavano le mani al cielo…altri piangevano…

Si fece largo a spintoni…voleva sapere…

C’era qualcuno il mezzo la piazza…piccolo, sporco…poteva essere l’ennesimo accattone a procurare tanto scalpore?!…

Ma quel corpo aveva qualcosa di famigliare…

Si, lo aveva riconosciuto.

Vegeta.

Teneva alto qualcosa tra le sue mani…come un trofeo, una coppa…

Spinse ancora.

Era vivo, era vivo.

Scostò un gruppetto di bambini.

Stava parlando…era vivo.

Doveva ascoltare.

-         io sono ancora una volta il principe dei Sayan!-  l’urlo di Vegeta scosse la folla.

Lei era di fronte a lui. Aveva il corpo madido di sudore, gli occhi spiritati…e tra le mani…la testa di freezer.

Il sangue gli colava dal collo reciso lungo il braccio, gocciolava dal gomito ricadendo a terra in una pozza brunastra.

Lei urlò con gli altri.

Il principe divenne Super Sayan.

Nessuno più controllava la gioia. Avevano aspettato anni e finalmente Vegeta aveva riscattato il suo popolo dall’infamia…

 

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Capitolo 9
*** alzati... ***


-

-         alzati…- più che la voce di sua madre dalla stanza accanto a Bulma sembrava un eco lontanissimo.

Un altro giorno.

Era stato difficile ricominciare a vivere…lo stress della scuola, gli amici…o quelli che tali si consideravano…i ragazzi…tutto le appariva così inutile.

Un anno. Tanto era passato da quando aveva deciso di partire.

Le giornate ricominciavano ad essere soleggiate…già qualcuno pensava di partire per il mare, la montagna.

Eppure lei aspettava. Cosa non lo sapeva.

Ma qualcosa doveva cambiare.

Non poteva rimanere per sempre così.

Nulla quadrava più.

 

 

Vegeta si svegliò. Non era la sua vecchia stanza. Era lì dove il padre la mattina lo riceveva prima degli allenamenti.

E ora era la sua stanza…si sentiva oppresso.

In quella insperata libertà era solo.

Il regno era devastato. I lunghi anni del comando di Freezer avevano stremato la popolazione. Ormai era in ginocchio.

Vegeta, nonostante ciò,non era stato clemente. Erano cadute fin troppe teste e il popolo, oltre ad amarlo come il padre che gli aveva tolto il giogo della schiavitù, lo temeva come un dio vendicatore.

La sua furia era stata incontrollabile: aveva fatto uccidere i seguaci di Freezer e lui stesso si era impegnato in quel eccidio.

Lui era consapevole che molti di quelli erano stati costretti a  seguire il vecchio tiranno ma…il popolo doveva comprendere, doveva rispettare.

Le missioni dovevano riprendere.

Tutto doveva ricominciare da dove, anni prima, si era fermato.

Nessuno lo avrebbe frenato.

Ma ora…sarebbe dovuto partire di nuovo.

 

 

Notte. I suoni del traffico…dalle persiane entrava luce. C’era un caldo soffocante. Bulma gettò a terra il lenzuolo. Sbuffò.

Fece per alzarsi.

Qualcosa…o qualcuno la trattenne.

-         un anno…e poi possono essere riutilizzate…-

Voleva urlare…ma si trattenne…forse era un sogno. Ricordava troppo bene quella voce…non poteva essere lui!

Lei si staccò dalla presa di lui.

I suoi occhi si abituarono al buio.

Quel viso severo, quegli occhi crudeli, la bocca sottile…

-         non puoi essere tu…- ripeteva.

Una risata l’assordò.

-         È un sogno -…lo toccò.

 

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Capitolo 10
*** vieni con me... ***


Vegeta si fermò…lasciò la mano scivolare tra i capelli, sul viso, sul collo

Vegeta si fermò…lasciò la mano scivolare tra i capelli, sul viso, sul collo.

Vide gli occhi di lei ingrandirsi…era terrore? Era stupore? Era…gioia?

Lei urlò.

Vegeta sobbalzò.

Era la solita stupida terrestre.

-         donna zitta- la mano si posò sulle labbra di lei.

Sentiva il respiro caldo… ormai era tanto tempo che…

Si obbligò a pensare al motivo per il quale era tornato sulla Terra.

-         tu hai qualcosa che voglio- le disse

lei gli prese la mano e la staccò violentemente  dalle sue labbra

-         è il radar che vuoi?-

-         sono le sfere…-

-         non ti aiuterò stavolta vegeta- Bulma non riusciva a credere che lui fosse tornato

-         tu verrai con me- la strattonò. Bulma gridò.

la porta si spalancò.

 

 

-         no…lui no!- anche se urlava Bulma aveva l’impressione di essere muta.

Vegeta aveva afferrato il padre.

Era stato così veloce ad agguantarlo che lei avvertiva ancora il calore delle sue mani sul braccio.

-         tuo padre…- l’uomo era anziano…i capelli bianchi e il corpo esile.

Non era mai stato un combattente…come Bulma .

Avevano sempre creduto che la ragione potesse battere la forza bruta.

Si erano impegnati per questo.

Ma ora…

-         morirà a causa tua- Vegeta pronunciò la sentenza di morte.

-         No. Verrò con te.- si accorse di piangere.

-         Dopo aver raccolto le sfere mi seguirai.- la voce sembrava stanca, triste

-         Lascialo andare- Bulma si alzò, le gambe le tremarono, ma finse sicurezza.

-         Tu hai bisogno di me-  afferrò gli abiti che la sera prima si era lasciata scivolare di dosso.

-         …potrei prenderti il radar!- vegeta strinse la presa al collo del padre…sembrava soffocare di rabbia

-         e allora prendilo e uccidici tutti!- il suo grido si spense subito…osservò il padre.

Una fitta le chiuse lo stomaco. Aprì un cassetto. Afferrò il radar. Si voltò verso Vegeta.

-         lascialo e potrai fare ciò che vorrai-

il padre cadde a terra,svenuto.

 

Forse era l’ennesimo incubo…sentiva bene però l’aria sul viso…la leggera brezza del mattino…

Il sole le riscaldava piano la pelle.

Sentiva il vento fischiarle tra le orecchie. Eppure doveva essere un sogno.

Strinse gli occhi. Non riusciva ad aprirli.

-         donna?- una mano le sfiorò la bocca

-         dormi…- sentì dei passi allontanarsi.

Socchiuse gli occhi. Vegeta era lontano ormai. Accanto a lei c’erano alcune sfere.

Tutto quello che sperava di aver sognato era successo.

 

-         lo evocherai?- la settima sfera era vicino a lei

-         no…ma le sfere verranno con me-

-         e il pianeta?...lo distruggerai?-

-         no…-

-         e io perché sono qui?-

-         tu hai trovato quelle sfere…forse ne esistono di più potenti nell’universo…-

-         e che ne sarà…-

vegeta uscì,senza risponderle, dalla stanza.

Bulma si guardò attorno. Quella era una vera astronave…come lei agognava tanto costruire.

Lei lo seguì…attraversò dei lunghi corridoi.

Giunse in una sala.

Vegeta era lì in piedi.

Guardava lo spazio. Lei non si era accorta che si erano già alzati in volo.

La Terra. E migliaia di navicelle la stavano raggiungendo.

-         tu…la vuoi invadere!-

vegeta continuò nel suo silenzio. Bulma lo afferrò, lo strattonò, lo colpì.

-         torna nella tua stanza- quel sussurro colpì Bulma più forte di uno schiaffo.

 

 

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Capitolo 11
*** il litigio... ***


-

-         sistema questo disastro e chiudi prima di andare via- Bulma sgridò l’inserviente prima di allontanarsi.

Erano due anni che lavorava nel palazzo del principe. Aveva analizzato meglio la tecnologia Sayan…l’aveva studiata, compresa, migliorata.

I motori erano stati la sua passione da sempre. E ora era stata proprio la sua intelligenza a permettere l’evoluzione delle vecchie astronavi…la Terra era più vicina…raggiungibile in poche settimane.

Aveva contribuito alla conquista della prima colonia Sayan.

Aveva contribuito alla disfatta della Terra.

A volte ascoltava i bollettini di guerra…gli umani erano deboli ma ostinati.

Erano riusciti ad eliminare più Sayan del previsto. Ma dopo pochi mesi di guerra i più importanti governi erano capitolati.

Bulma ricordava quel periodo. Piangeva in continuazione, si disperava…ma aveva finalmente voglia di vivere.

Vegeta guidava le truppe. A volte era via per mesi. Era stato crudele.

Ora qualcosa era cambiato; certo, non negli sguardi dei Sayan…la odiavano. Era una “figlia del nemico”, solo un’inutile terrestre.

Ma era riuscita ad acquistare un rispetto insperato.

Passava le sue giornate nella sua stanza buia e spartana o nel laboratorio.

Erano distanti poche decine di metri…doveva attraversare la piazza d’armi uscendo all’aria aperta.

La prima cosa che aveva notato era stata la presenza di un’atmosfera simile a quella terrestre.

Bulma però amava la sua stanza:  poteva passare delle giornate intere ad osservare il soffitto. Era così diversa dalla ragazza che si era allontanata da casa su una moto qualche anno prima.

Era più alta, decisa, forte. I Sayan l’avevano influenzata alla fine, pensò, guardandosi allo specchio, una volta raggiunta la camera.

 

La navicella atterrò. Un Sayan era in attesa ormai da ore. La base era in costruzione da mesi…alle sue spalle si erigeva spaventosamente imponente. Altri Sayan stavano accorrendo.

Il portellone si spalancò. Tutti si inginocchiarono.

-         nostro Principe- il grido si levò come una sola voce.

Vegeta si avvolse nel mantello. La neve era alta.

-         kaaroth!-

Lui si fece avanti. Non era più un paffuto bambino ma un uomo solido e vigoroso.

-         mi segua principe- lo fissò negli occhi.

Amavano entrambi le sfide. Erano soliti allenarsi insieme e, ormai da alcuni anni, questi era il secondo di Vegeta, capo dell’esercito durante le assenze del sovrano.

-         altri attacchi?-

-         continui…ma si sono fiaccati. Non hanno possibilità e se ne stanno rendendo conto.- Kaaroth sorrideva tronfio.

-         Rimangono dei problemi nelle città…ma …alcune…deportazioni, hanno fatto comprendere la nostra linea di…pensiero sui ribelli- 

Vegeta era soddisfatto. La Terra si era dimostrata più ricca di quanto preventivato, inoltre era un’ottima base strategica.

-         quanto tempo rimarrà?- chiese Kaaroth

-         poco…visiterò gli uomini al fronte e ritornerò su Vegeta.- il Principe si allontanò da Kaaroth, unendosi a dei gruppi di combattenti.

 

Bulma fissò l’orologio. Mancava poco ormai. L’ispezione del sovrano.

Detestava quella occasione. Vegeta provava un cinico piacere a devastarle il laboratorio…guardava con occhi vacui quello che lei aveva diligentemente assemblato e poi lo giudicava inutile o insignificante. Si era mostrato diffidente anche sulle migliorie apportate alle astronavi. Eppure erano quelle che gli permettevano di scarrozzare fino alla Terra, o no?!

Vegeta entrò, prepotente e altero.

Gli assistenti di Bulma la lasciarono sola. – codardi- Bulma non aveva paura di lui.

I suoi nuovi studi si concentravano sulle armi. Quelle dei Sayan erano devastanti su esseri come l’uomo ma deboli su entità più potenti…come loro stessi.

Vegeta lesse gli appunti. Osservò l’arma.

-         interrompi i tuo studi immediatamente- fu lapidario.

Bulma non si aspettava una tale presa di posizione.

-         sono mesi che ci lavoro oramai… non puoi negare che è una grande invenzione!- ricominciavano a litigare ancora una volta.

-         Non toccherai più questo argomento donna!- Vegeta alzò la voce.

-         Non posso permettere che sviluppi un simile…-

-         Pericolo?-

-         No…spreco. Sperperi il tuo tempo e anche il mio, che è ancor più prezioso.- afferrò il foglio e lo stracciò.

Mesi di lavoro gettati in pochi istanti. Bulma voleva piangere…gli avrebbe dato questa soddisfazione?

No.

Si sedette a terra e raccolse ogni singolo pezzo.

Li riuniva in un angolo. Li contava.

 

 

Vegeta l’avrebbe voluta uccidere. Raccoglieva quello che lui aveva ordinato di distruggere. Lo stava sfidando, oltraggiando.

L’afferrò per un braccio costringendola ad alzarsi. Era così tremendamente leggera e morbida.

Lei lo guardava sorridendo affabilmente. Nei suoi occhi si leggeva rabbia, odio ma non…timore.

E lui voleva che lei lo temesse, che avesse paura di lui, che tremasse al solo contatto.

- obbediscimi!- la fissò per qualche istante…interminabile.

- io me ne andrò da questo posto questa sera stessa- Bulma scandì ogni parola

Vegeta si oscurò…era troppo preziosa…non poteva…- tu rimarrai qui…-

-         e perché?-

-         perché è un mio ordine!- la lasciò andare. Bulma perse l’equilibrio e cadde.

Vegeta le tese la mano. Lei la rifiutò. Rimasero così, in silenzio, per alcuni secondi: lei a terra, sprezzante, lui in piedi…e stava soffrendo. Per la prima volta dopo tanto tempo, non aveva tutto ciò che desiderava. E lui desiderava controllare quella donna.

 

Sbatté la porta violentemente…sentiva gli urli di rabbia di Bulma verso gli assistenti.

Aveva vinto ma aveva in bocca il sapore amaro della sconfitta.

Pensò a lei: era tanto cambiata da quando era la ragazzina insolente del radar? Ora era così decisa, inamovibile…così…indispensabile.

-         signore…posso fare qualcosa per lei?- il solito ruffiano lo aspettava vicino la sua camera.

Tutti sapevano del suo pessimo umore dopo gli incontri con la terrestre.

-         ho a vostra gentile disposizione i più bei frutti della nostra galassia… - ma Vegeta non sembrava dell’umore giusto

-         Sayan...o forse…terrestri?...dicono che abbiamo un altro sapore.- vegeta l’osservò con più attenzione. Alcuni individui non meritavano di vivere.

-         Una Sayan. E il più velocemente possibile- entrò nella sua stanza. Forse avrebbe dimenticato Bulma. Anche per quella notte.

 

La Terra non ha bisogno di me…ma io di lei. Bulma stava ordinando le ultime cose. Poca roba in realtà. Qualche abito, schema, strumento sofisticato.

La Terra sembrava quasi pacificata. Si erano aggiogati ai Sayan.

Avrebbe potuto continuare a lavorare nel vecchio laboratorio. Chissà se era rimasto tutto come prima. A volte temeva che i suoi fossero rimasti uccisi in qualche scontro. Era passato così tanto tempo da quando Vegeta gli aveva permesso di poterli rivedere.

Era stato durante uno dei viaggi del Principe. Aveva deciso di portarla con sé per raccogliere informazioni e dati.

Quello era stato un piccolo regalo di ringraziamento per i suoi studi

 I genitori erano nella vecchia casa…alcune parti erano semi-distrutte, cadevano letteralmente a pezzi. Eppure a Bulma non era mai sembrata tanto bella. Aveva pianto molto…fino a pensare di non aver più lacrime.

I genitori le avevano raccontato delle angherie che i Sayan commettevano, delle bande di terrestri che infestavano come sciacalli le zone disastrate, delle miserie di un pianeta conquistato e piegato.

Lei aveva parlato loro del limbo della corte: delle notti insonni, dei sensi di colpa, della rabbia repressa.

Erano stati finalmente una vera famiglia.

E ora sarebbe tornata lì. Forse il suo genio avrebbe aiutato qualcuno. Forse sarebbe stata in grado di essere serena finalmente.

Terminò di raccogliere i gli ultimi appunti.

Guardò fuori dalla finestra…un veloce addio.

Aprì la porta.

 

La ragazza si stava rivestendo. Non era riuscito a calmarsi. Lei sorrideva a malapena. Ha paura di me. Finalmente un po’ di soddisfazione.

-         vattene- lei uscì.

Cosa credeva, di poter ribellarsi al Principe? Ancora Bulma. Possibile che gli occupasse ancora la mente?

Decise di alzarsi. Si sentiva soffocare sotto le coperte. Entrò in bagno e aprì l’acqua.

-         voleva andarsene questa sera!- si guardò allo specchio.

Un Principe di un regno potente e temuto stava disperandosi perché uno scienziato terrestre voleva fuggire. Che pena che si faceva.

Improvvisamente decise di andare da lei.

La porta si spalancò.

 

 

Bulma lo guardò. Era sudato e ancora rosso…doveva aver avuto visite questa notte. La rabbia aumentò.

-         rimani- vegeta sussurrò appena.

lei lasciò cadere a terra la valigia. Avrebbe voluto che lui la spingesse in camera…

e invece sparì. Come un sogno si dileguò nella notte.

Rientrò in camera.

Si addormentò.

 

 

 

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Capitolo 12
*** Gohan... ***


Sulla Terra era il quinto anno di dominazione effettiva

Sulla Terra era il quinto anno di dominazione effettiva. Erano nati presidi armati nelle maggiori città. Alcune erano state rase al suolo, altre costruite. Piccole colonie erano sorte ma la popolazione stentava a mescolarsi. Capitava però che singoli di razze diverse, nonostante il clima di intolleranza, si unissero.

 In alcuni casi queste unioni aveva portato alla nascita di figli di razza mista.

Questi individui avevano dimostrato una forza inaudita: erano docili ma ostinati come gli umani e potenti più di un normale sayan.

Vegeta era ne era venuto a conoscenza durante una delle sue visite.

Aveva visto uno di questi incroci in una roccaforte nei presi di una capitale.

Stava combattendo. La sua capacità a quella giovanissima età lo impressionarono.

Erano un arma potente e micidiale.

Ordinò le unioni forzate di umani e Sayan.

Nacquero migliaia di bambini quell’anno.

Il progetto rimase segreto.

Kaaroth si unì alla figlia di un forte capo umano, Al Satan. La ragazza era una combattente forte e resistente…degna compagna del, ormai, governatore.

Aveva appena compiuto 22 anni alla nascita del piccolo meticcio. Son Gohan.

Il nome era una dedica al primo vero combattente incontrato e ucciso da Kaaroth e da cui aveva anche sottratto una delle sfere tanto care al Principe.

 

Vegeta arrivò sulla Terra in un giorno lugubre. Quel bambino era stato progettato da lui stesso…il padre apparteneva a una delle famiglie più nobili, suo padre Bardack aveva persino partecipato all’uccisione di Freezer, la madre era una delle terrestri più forti e coraggiose.

Aveva lottato come un leonessa quando aveva saputo del compito che il Principe, con così grande magnanimità, le aveva offerto.

E ora poteva vedere il frutto di quell’unione.

Son Gohan dormiva. Non scalciava, non piangeva, non urlava.

Eppure Vegeta avvertiva il suo immenso potere.

Sorrise soddisfatto.

Alle sue spalle Bulma fissava il bimbo. Provò un gran pena per quell’esserino, nato come macchina per uccidere.

 

Vegeta sapeva che il tempo scorreva inesorabile. Il popolo aveva bisogno di un nuovo vero re. Un Re e una Regina. Un principe su cui riporre le speranze.

Eppure erano passati troppi anni senza che lui prendesse una decisione.

Aveva portato il piccolo figlio di Kaaroth a palazzo da alcuni mesi. Aveva appena superato il secondo anno di età.

Son Gohan si era dimostrato molto forte. A volte Vegeta ne era impressionato. Inoltre dimostrava un’intelligenza oscura. Era ancora molto piccolo eppure fuggiva dagli allenamenti per correre da Bulma.

Come lei amava più costruire stupidi giocattoli che combattere. Molti dicevano che era un codardo.

Vegeta lo faceva punire…eppure nulla lo smuoveva dal fissare la donna lavorare. Era incrollabile.

Il Principe entrò anche quella mattina nella stanza del piccolo, trovandola ancora vuota.

-         eppure cammina a malapena!- disse con un ghigno

Corse da Bulma. Come previsto erano insieme. Con lei Gohan non era un Sayan, ma un semplice bambino.

Li fissò di nascosto. Ridevano. Era la prima volta che la vedeva davvero ridere.

 

-         sei un piccolo mascalzone!- Bulma sollevò Gohan e lo prese in braccio. Lui scalciava piano, cercava di divincolarsi, ma lei lo teneva saldo.

-         Lasciami Bulma!!!- rideva. La sua risata era cristallina e molto dolce.

Lei era sempre stata odiosa con i bimbi. Mai in grado di sopportarli e di tollerarli. Eppure lui era diverso.

Era maturo, intelligente, delicato. Lo aveva visto combattere. Vegeta cercava di farlo divenire una furia…il più delle volte senza nessun esito veramente notevole.

Gohan l’abbracciò stretta…poi emise un piccolo gemito.

-         pri…pri…-  Gohan cominciò a tremare

-         piccolo mio che succede?- improvvisamente Gohan le venne strappato di mano.

Capì immediatamente che Vegeta era venuto a rivendicare il suo mostro.

-         gohan seguimi- il bambino però singhiozzava già

-         principe…io voglio stare qui…- cominciò a piangere

-         sei una femminuccia terrestre, piccolo ingrato?...sei accudito come uno vero di NOI!- vegeta si accorse di urlare.

Gohan era corso in braccio a Bulma. Questa lo accarezzava..

 

-         vai a giocare di là- si allontanarono.

Bulma tornò qualche minuto dopo, sola.

-         come t viene in mente di trattarlo in questo modo? Sai che è piccolo ma che è molto perspicace! Ha capito benissimo che per voi, per TE, è solo un esperimento. Che è e che  resterà sempre un inetto umano! –

-         non osare parlarmi con questo tono!-

-         chi credi di spaventare…principe?! Un bambino? Una donna?- Bulma rise sprezzante.

-         Il piccolo vuole stare qui con me oggi. Ha solo 2 anni. Permettigli di vivere come un bambino normale una volta ogni tanto!- il tono era esasperato…ma Bulma aveva paura di un ennesimo secco rifiuto.

Invece Vegeta se ne andò. Le voltò le spalle e uscì dalla stanza.

Per 2 anni non si interessò più né della donna né del bambino.

 

 

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Capitolo 13
*** la decisione... ***


Era ricaduta in quel vuoto senza senso

Era ricaduta in quel vuoto senza senso. Viveva in funzione di Gohan. Lui era un’onta per la famiglia di Kaaroth e la madre terrestre rivedeva in lui l’uomo che le aveva fatto violenza.

Era stato abbandonato. Tutti lo evitavano. Passava le giornate a studiare libri terrestri e ad allenarsi solo.

Vegeta era sparito. Nessun controllo. Nessuna visita a Gohan. Nessuna minima attenzione era loro rivolta.

Le occasioni ufficiali duravano sempre meno. A volte Bulma non lo riusciva neanche ad intravedere…

 

 

2 anni. Tantissimo tempo. Aveva imparato a non pensare a loro. Eppure a volte li sognava. Come li aveva visti quell’ultima volta. Bulma era così…donna. Gohan così piccolo.

Spesso la tentazione di rivederli era più forte del suo orgoglio.

E allora li spiava. Lei era sempre così triste, lui così solo. Era stato lui a costringerli a quella vita.

 

 

Un vagito. Ancora. Lei si svegliò. La casupola dove vivevano non era la loro. Dovevano fare piano altrimenti li avrebbero cacciati anche da lì. Erano mesi che prima con quel pancione, ora per il bimbo così piccolo, non aveva potuto lavorare. Era sola.

E il padre di lui non le avrebbe mai creduto. Eppure era figlio suo. Un giorno lo avrebbe capito. Doveva solo aspettare.

 

 

-         signore…anche il popolo ha le sue esigenze- era quasi accasciato a terra.

Vegeta era di pessimo umore. Gli ultimi attacchi ad una nuova colonia si erano rivelati un fallimento…inoltre il popolo mormorava che la dinastia di Vegeta si sarebbe interrotta

-         se sono degli sciocchi non è colpa mia!- sbraitò

-         ma signore…lo sa già da tempo…certezze…è questo di cui il popolo ha bisogno…- sapeva che Vegeta non avrebbe più saputo controllare la rabbia.

-         Portatelo fuori dalla mia vista!-

Fu gettato fuori dalla porta

-         e sei stato fortunato ciambellano!- risero alcune guardie.

 

 

Vegeta si allontanò. Era giunto il momento della decisione. Avrebbe finalmente dato l’erede che i Sayan aspettavano.

La ragazza scelta era un’ottima guerriera. Si era distinta nella conquista della Terra e proveniva da una delle più nobili famiglia per preparazione bellica e fedeltà al sovrano. Eppure…

Il desiderio di lei si acutizzò di nuovo. Entrando nella sala del trono aveva visto le sfere…- vi darò la mie sfere e il radar…- il ricordo di quella voce gli feriva le orecchie.

Il ricordo della sua pelle gli scaldava le mani…quello del suo sorriso gli faceva girare la testa.

Bulma.

Era troppo tempo che non le parlava…che non la vedeva.

-         non è orgoglio…questa è codardia!- scoppiò a ridere.

Gohan era andato a giocare…sarebbe stato fuori fino a sera…piccolo monello disubbidiente.

Lei aveva deciso di scrivere delle lettere…per impiegare un po’ del suo noiosissimo tempo.

Era seduta alla sua scrivania. Usava una vecchia penna che aveva acquistato sulla Terra durante il suo ultimo viaggio…oramai più di 2 anni prima.

Poi…uno strano odore. Avvertiva una presenza. Quella presenza.

-         vegeta!- era lì alle sue spalle.

-         Io…- arrossirono

-         Volevo sapere se…ti serviva qualcosa…per gli studi…per…gohan…-

-         Si…- i suoi occhi si bagnarono di lacrime – lasciami tornare a casa…-

Vegeta trasalì…

-         no…ne abbiamo già discusso tempo fa!-

-         perché?...lasciami andare…lascia che torni a vivere una vita normale…fammi essere libera!- si alzò. Lo guardò negli occhi.

Vegeta la baciò. Inaspettatamente.

L’aria risuonò per lo schiaffo di Bulma.

Poi lei lo baciò di nuovo.

-         è solo per questo…perché io…ti voglio qui-. Vegeta uscì dalla stanza.

Bulma si sedette. Era felice.

 

La Promessa, Pristina, entrò nella sala del trono. Era vestita elegantemente, sfoggiava meravigliosi gioielli alla moda terrestre. Vegeta l’osservò diligentemente. Era molto bella e spartana.

Bulma era in fondo la sala, mescolata ad altri servitori.

Quella mattina appena sveglio l’aveva vista dormire. L’aveva fissata per ore. Aveva contato i suoi respiri, l’aveva accarezzata e baciata mentre lei sognava.

E ora lei piangeva in silenzio.

E ora lui stava per unirsi alla Regina.

E ora il popolo avrebbe finalmente avuto la sua stirpe.

 

Cold ascoltava gli ultimi aggiornamenti dalle spie che si trovavano su Vegeta e Terra.

Parlavano del matrimonio del sovrano e di una relativa stabilità nei territori conquistati.

C’erano però importanti novità: il susseguirsi di numerose sconfitte aveva portato un gran numero di soldati ad allontanarsi dal pianeta.

Vegeta era indifeso.

Freezer, suo figlio, avrebbe finalmente avuto la vendetta che gli spettava.

 

Bulma lasciò, come promesso, la porta aperta.

Cercava di dormire ma teneva gli occhi solo socchiusi.

Gohan riposava beato nell’altra stanza.

Non si era ancora accorto di nulla. Eppure era un anno ormai.

Un’ombra si infilò con cautela nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle.

Si gettò sul letto…le baciò prima le spalle e poi il collo.

-         vegeta…- Bulma sorrise

-         shh…tra poco sarà l’alba- lei sollevò il lenzuolo.

 

 

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Capitolo 14
*** un figlio per Vegeta... ***


Le truppe si prepararono alla partenza

Le truppe si prepararono alla partenza. Nessun errore doveva essere compiuto. I Sayan erano un popolo temibile. Potevano distruggere armate intere con un solo dito.

Era essenziale sfruttare questo momento per attaccarli direttamente al cuore.

Avrebbero ucciso il sovrano. Distrutto l’intero pianeta. Venduto le ormai numerose colonie.

Un’operazione rischiosa ma veloce.

Bastava che Vegeta si fosse distratto qualche attimo…Cold pregustava il sapore del suo sangue.

 

 

-         i bollettini dal fronte sire…- il Sayan si allontanò dopo un breve inchino.

Vegeta lesse senza grande partecipazione. Se continuava ad andare di questo passo avrebbe dovuto ordinare la distruzione di una delle colonie sovversive. Un atto dimostrativo per sventarne degli altri.

Inoltre…la Terra. Alcuni dei resistenti avevano ripreso a combattere. Erano attacchi da guerriglia, veloci, tra il fitto di una foresta o nelle lande più ostili. Ma non aveva altri rinforzi da inviare.

Lesse alcuni nomi nella lista dei  capi dei ribelli terrestri:  Muten, un vecchio maestro di arti marziali, alcuni suoi discepoli di cui si ignorava l’identità, ed inoltre era stato avvistato un namecciano…si diceva essere figlio di uno perito anni prima durante uno scontro. Con lui cerano stati i maggiori problemi: lo stesso Kaaroth si era battuto con lui…ed era stato sconfitto.

Vegeta si alterò: avrebbe convocato Kaaroth. Gli doveva numerose spiegazioni.

Imprecò.

Bardack entrò nella sala.

A lui erano state affidate le missioni nelle colonie del sud. Era ancora sporco di sangue rappreso e polvere.

- puzzi Bardack…terribilmente…- Vegeta si voltò verso di lui.

Bardack gli sorrise ironico

- non passo mica il tempo a gongolarmi a palazzo-

-         hai ragione…sto perdendo la vecchia grinta- Vegeta si sedette sul trono.

-         sire io…-

-         perché sei qui Bardack?-

-         il fronte…per ora è tamponato.-

-         bene…-

-         ma ho bisogno di altri uomini…i territori sono molto estesi…la popolazione è ostile…è un combattimento casa per casa…abbiamo deportato nei campi un quarto della popolazione…-

-         deportatene un altro terzo…- Vegeta fu conciso.

-         Non voglio problemi nella tua zona. Piuttosto che lasciar andare altri soldati preferisco eliminare quelle inutili fecce-

Bardack restò senza parole…

-         sarà come avete ordinato-

-         lo spero…- Vegeta lo congedò con un cenno.

Il Sayan uscì rapidamente. L’umore del sovrano era da sempre volubile…avrebbe potuto sfogare su di lui gli insuccessi militari.

Eppure il loro impero era molto esteso…ma Vegeta non ne era mai sazio.

 

Pristina entrò nella sala. Vegeta era assorto nei suoi allenamenti. Lo osservò: era Super Sayan. Dopo secoli di attesa ora la sua razza poteva avere finalmente un Re degno. E lei era la sua sposa. Avrebbe voluto che anche lui, guardandola, avesse provato lo stesso stupito e timoroso amore che lei aveva verso di lui. Ma non era così.

 Nonostante lui si fosse accorto della sua presenza continuava ad allenarsi imperturbabile. Non provava alcuna emozione. Nessun rispetto.

Per Pristina era forte il suo amore tanto quanto lo era il suo odio.

-         Mio Sovrano- la ragazza si inginocchiò

-         Cosa vuoi Pristina?- Vegeta non riusciva neanche a guardarla…era così rivoltante per lui?

-         Avrete il Vostro Principe…aspetto Vostro figlio-

 

Vegeta si avvicinò a lei. Era davvero una Regina. Ma…

-         tra quanto nascerà?-

-         tra 8 mesi ormai-

avrebbe voluto essere felice. Provava, invece, il disgustoso piacere di non essere costretto ad unirsi a  lei. Il principe stava per nascere. La successione era assicurata. L’accarezzò su una guancia.

-         sei stata brava Pristina…- Vegeta si sforzò di sorridere.

-         Ma non quanto…- gli occhi della Sayan si riempirono di lacrime. Non era tristezza ma solo pura ira.

Erano mesi che circolavano voci sulla terrestre. Di come lei e il meticcio avevano avuto dei privilegi. Di come il sovrano la convocava per prendere le più importanti decisioni.

E di come lui sparisse la notte.

Pristina lo sentiva lasciare la stanza poco dopo la mezzanotte. Lo sentiva tornare con le prime luci dell’alba.

Spesso lo attendeva sveglia, illudendosi che quelle uscite fossero solo frutto dell’ennesimo, estenuante, allenamento al quale il Re si sottoponeva.

Una notte decise di seguirlo.

Era una Regina. Era stata scelta per il suo coraggio e valore. Perché aveva le caratteristiche più adatte al comando.

Eppure…una terrestre stava baciando il Re. Erano felici…ridevano e scherzavano. Poi iniziavano a litigare, lei lo schiaffeggiava e lui la insultava. Poi facevano pace. Come degli stupidi adolescenti innamorati.

-         Tu sei la Regina…- Vegeta interruppe il filo dei suoi pensieri

-         ma lei è la tua Regina-  tutta la sua rabbia, orgoglio ferito, sdegno, disprezzo uscirono in un solo attimo

-         una vile terrestre…- Pristina gli sputò ai piedi.

-         Questo è tuo figlio…questo è un vero Principe!- disse mostrandogli la pancia prima di uscire dalla stanza, con passo sicuro e deciso.

 

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Capitolo 15
*** padre e figlio... ***


Altri scontri

Altri scontri. Altri morti. Kaaroth tornò nella base.

E inoltre Vegeta lo aveva convocato. – sarà per la storia del Namecciano- borbottò.

Lasciare ora la base sguarnita gli sembrava un grosso errore. Non poteva, però, disubbidire al sovrano.

Lo scontro con quel muso verde gli aveva lasciato dolorosi ricordi. Lo aveva attaccato durante un’operazione nei pressi della città dell’Ovest. Si era trovato solo. Lui gli era arrivato alle spalle. Lo aveva attaccato con un’onda…per poco non lo aveva trapassato. Poi un insieme di attacchi veloci. Ripresosi, aveva contrattaccato veementemente . Era riuscito a colpirlo e a ferirlo gravemente. Lo aveva atterrato. Gli aveva spezzato le gambe con un colpo. Eppure quel demone continuava a tentare di ferirlo, mordendolo, lanciandogli onde. Si era rialzato. Kaaroth gli aveva afferrato un braccio staccandoglielo di netto. Il sangue del namecciano gli aveva coperto gli occhi. Quando riuscì a pulirsi vide l’arto ricrescere. Poi… ricordava solo un’immensa luce. Si era risvegliato qualche ora dopo all’interno della base, in uno dei tubi.

Era stata una vera vergogna. Aveva cercato quel namecciano per settimane. E ora Vegeta voleva punirlo. E aveva ragione.

Lui gli aveva concesso l’onore di essere nella sua squadra. Accanto a suo padre, suo fratello e  a Nappa, che si diceva avesse avuto molto successo nella guida di operazioni di conquista di nuove colonie.

Si cambiò velocemente. Entrò nella navicella. Il viaggio per Vegeta sarebbe durato pochi giorni.

 

Ancora poche settimane di viaggio. Già riuscivano ad intercettare le comunicazioni Sayan. L’esercito fremeva. Erano mercenari, alcuni dei quali Sayan. Reietti del loro popolo, fedeli a Freezer. Odiavano Vegeta che li aveva perseguitati. Uno di loro conosceva i segreti del palazzo. Aveva vissuto lì per anni. Ed era riuscito a fuggire alla sanguinosa repressione solo per un puro caso della sorte.

Avrebbe dato la vita per riavere i privilegi che con il nuovo e austero sovrano aveva perso.

Buone notizie: anche la squadra capeggiata dallo stesso Re era sciolta. I vari membri capeggiavano le operazioni di conquista e riassetto nelle varie province.

Le informazioni risalivano a qualche giorno prima…ma nulla indicava un cambiamento.

La strada della vendetta sembrava già aperta.

 

 

-         Gohan! Alle tue spalle!- vegeta rise.

Lo aveva atterrato un’altra volta. Ma stavolta il bambino aveva resistito per molto tempo, nonostante lui fosse diventato Super Sayan.

Lo aiutò a rialzarsi. Il ragazzino si pulì la polvere di dosso.

-         posso andare ora?-

vegeta lo licenziò velocemente. Si asciugò il sudore dalla fronte. Lo vide allontanarsi saltellando…- che strano bambino…- .

avevano ripreso ad allenarsi insieme. Anche se Gohan dimostrava di non amare il combattimento, insieme sapevano sprigionare una forza incredibile.

 

Bulma vide Gohan uscire dalla stanza degli allenamenti. Era stanca. Non poteva più sopportare quella vita. Chi la incrociava sorrideva…poi…voci alle sue spalle la  insultavano, deridevano, la definivano “stupida cagna”… e lei poteva sentirle.

Raggiunse Vegeta. Lui la fissò senza parlare.

-         io ho bisogno di…-

-         non me lo chiedere…-

-         devo andare…per poco almeno.-

-         quando tornerai Bulma?-

-         tra qualche settimana…lo sai che è a decisione più saggia…tua moglie è incinta…il popolo ti adora…e io sono solo un peso.-

-         la Terra è ancora pericolosa…anche lì qualcuno ti odia. Sei vissuta qui per anni, per loro sei solo una collaboratrice del nemico-

-         e qui io sono solo la…donnaccia del Re…- Bulma gli mise una mano sulla bocca per zittirlo.

-         Saranno le settimane più lunghe della mia vita…- Vegeta l’abbracciò

-         Va ora…- Bulma si allontanò da lui canticchiando…

 

Kaaroth arrivò che il sole era già alto. Erano anni che non si presentava su Vegeta. La ricordava più sobria…il Re aveva reso prospero quel pianeta.

Il palazzo era imponente e severo. Vi penetrò. Il sovrano lo attendeva per quel pomeriggio…urtò qualcuno. Un bambino gli sorrise. Cosa diavolo si faceva un esserino così misero nel Palazzo?

Poi lo osservò meglio…

-         Gohan…- una donna lo stava prendendo tra le braccia.

-         Mi scusi signore…ma il piccolo è ancora agitato per gli allenamenti…-

Kaaroth avrebbe riconosciuto ovunque quei capelli azzurri, quegli occhi espressivi

-         …Bulma…-

-         o mio Dio! Ma tu sei…- Bulma strinse a sé il piccolo.

-         …e questo è mio figlio, vero?! È il bastardo…- Kaaroth lo strappò dalle braccia della donna

-         lo immaginavo più grande…è basso per la sua età…- lo esaminava come un giocattolo nuovo.

-         Mi lasci?- Gohan gli si divincolò.

-         Che caratterino…mi ricorda la donna che ti ha messo al mondo…- Kaaroth rise.

-         Kaaroth…lascialo andare a cambiarsi…- Bulma lo spinse verso il corridoio.

-         Ciao signore…- Gohan si inchinò con riverenza prima di correre via.

-         Non sa chi sono? – Kaaroth lo osservò allontanarsi

-         No…sa cosa è e perché è…lo ha capito da solo…ma ignora chi tu sia…- Bulma tremò per un istante.

Lo avrebbe lasciato solo. Solo ora se ne rendeva conto. Aveva pensato esclusivamente a lei e Vegeta, dimenticando quel bambino.

-         sei qui per lui?- chiese, stanca

-         no…il Re mi vuole chiedere aggiornamenti…- si accorse di aver paura.

-         Bene…io…sto tornando sulla Terra…- Bulma pronunciò ogni parola con estrema amarezza.

-         Quando?-

-         Subito…do l’addio a Gohan e...partirò questa sera stessa-  si voltò…nascose il volto con una mano

-         Devo andare…-

Kaaroth la vide quasi correre via.

Chissà se le voci sull’amante terrestre del sovrano erano rivolte a lei. In fondo era stata sempre molto bella. Anche troppo.

Nessuno se ne era mai accorto ma…lui l’aveva sempre amata. Forse perché era stata l’unica terrestre ad essere sua compagna. Forse perché aveva desiderato, da piccolo, avere una mamma o una sorella che lo proteggesse.

-         …al diavolo…sono stato troppo tempo tra gli umani!-

 

 

 

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Capitolo 16
*** la partenza di Bulma... ***


Il ragazzo aveva sotto braccio una cesta

Il ragazzo aveva sotto braccio una cesta. Era stracolma di pane e carne. Se si ruba per mangiare non è un vero furto. Questo la madre glielo aveva sempre insegnato.

Stava crescendo…aveva quasi 10 anni. Era forte…più di ogni altro bambino.

Era coraggioso, incredibilmente orgoglioso…il ritratto di suo padre, amava ripetere la madre.

Entrando in quel ripostiglio che usavano per dormire la osservò…era invecchiata. Le mani rugose e il collo pendente. La pelle non più bianca come il latte, gli occhi appesantiti.

Il suo ruffiano evitava già di chiamarla…aveva cominciato a lavorare da sola, nei vicoli più bui…nei ghetti più malfamati.

Impazziva di dolore al solo pensiero di come lei cercava di proteggerlo da quel mondo…

-         tu sei sacro…- gli ripeteva spesso – il tuo sangue lo è…- avrebbe voluto sapere perché lei lo ribadisse spesso.

-         Madre?- la voce gli tremava…aveva gli occhi chiusi…

-         Madre?????- il cesto gli cadde di mano…si avvicinò a lei e la strattonò con forza.

Forse qualcuno sei suoi…clienti…ma no.. non poteva essere…

Si sforzava di non piangere…- MADRE!!!-

La donna aprì gli occhi.

 

Kaaroth entrò nella sala del trono. Non era la prima volta che vi veniva ricevuto ma gli incuteva sempre un grande rispetto.

Era lì che si era svolta la battaglia tra il sovrano e suo padre contro Freezer e Zarbon. Lì erano state decise le sorti dell’intero pianeta.

Vegeta lo stava fissando…

-         chi è?- chiese a bruciapelo

-         dicono il figlio di un namecciano morto anni fa…era un bandito…io stesso ho dovuto pensare ad eliminarlo.-

-         e perché lui è ancora vivo?-

-         non riusciamo a trovarlo sire…io potrei sconfiggerlo…-

-         eppure non ci sei riuscito…- Vegeta stava cominciando ad innervosirsi

-         mi ha colto di sorpresa…io confido molto nelle mia facoltà…-

-         anche io…per ora. Un altro errore e dovrai affrontare davvero le mie ire- vegeta cominciò a giocherellare con una delle sfere

kaaroth non riuscì a reprimere la domanda…

-         Bulma sta davvero partendo? –

Vegeta lo guardò negli occhi.

-         sono argomenti di poco conto…- gettò la sfera nel mucchio. La sfera dalle cinque stelle cadde e rotolò ai piedi di Kaaroth.

-         Vorrei ritirarmi Sire…-

-         Va pure…- lo licenziò.

 

 

Bulma vedeva leggere Gohan. Quei libri gli erano arrivati da poco. Glieli aveva spediti la madre. Dopo tanti anni aveva perdonato a quel bambino di essere nato.

Li sfogliava con grande attenzione. Vegeta la notte prima le aveva promesso che non glieli avrebbe sottratti… - speriamo mantenga la promessa- sussurrò.

-         Gohan?- gli si avvicinò alle spalle

-         Che c’è Bulma?- sembrava molto concentrato

-         Io…devo partire…- magari se glielo avesse detto rapidamente lo shock sarebbe stato minore.

-         E quando…per dove…per quanto tempo?...e perché? Io mi diverto ora…non voglio andare via…ma…posso portarmi almeno i libri?- Gohan sembrava non aver capito.

-         ha solo cinque anni- pensò soffocando la tristezza

-         io partirò sola…tu rimarrai con il Re…per un po’ ...non ti preoccupare, non ti lascio solo…- gli scompigliò i capelli e lo attirò a sé.

Gohan scoppiò in lacrime

-         tu non mi vuoi più bene!...mi hai sempre mentito…tu mi abbandonerai come hanno sempre fatto tutti!! TI ODIO!- corse via.

Bulma si sentiva sporca, stupida. Ma non aveva neanche la forza di piangere.

Prese la piccola valigia.

Da tempo era rimasta chiusa nell’armadio.

 

 

Vegeta guardava il cielo. Bulma sarebbe partita da un minuto all’altro. Non aveva avuto il coraggio di andare a salutarla. Ed inoltre…aveva altro a cui pensare…con cui occuparsi la mente.

Gohan arrivò precipitandosi. Aveva gli occhi arrossati dal pianto, la faccia rigata di lacrime, il fiato rotto dalla corsa e dall’emozione.

-         Re…io…Bulma- Gohan e Vegeta si fissarono

-         Sei uno strano essere Gohan…piangi per quella donna?-

-         Io voglio imparare a non farlo…ad essere un Sayan e non un terrestre! Non voglio soffrire!-

-         Saprai essere fedele a questo impegno?- Vegeta sorrise compiaciuto

-         Io sono un Sayan sire…- si inginocchiò

Vegeta lo condusse da Kaaroth e Bardack.

 

 

Bulma finì di preparare la navicella. All’alba del giorno dopo avrebbe dovuto trovarsi nella base Sayan. Lì la attendevano alcuni guerrieri che l’avrebbero scortata fino a casa.

Si trascinò fin dentro la capsula.

Controllò di nuovo il corretto inserimento dei comandi.

Partì. Sentiva la gioia lasciare il suo corpo. L’avrebbe lasciata sul quel pianeta, tra le furiose litigate con il suo Re e gli abbracci di quel dolce bambino.

Chiuse gli occhi. Non sapeva quanto l’avrebbe ferita vedere il paesaggio distaccarsi da quei luoghi conosciuti. Si fece coraggio quando il pianeta era solo una sfera azzurra. Finalmente guardò.

Le sembrava di riconoscere i luoghi che aveva visto in tanto anni di permanenza…era la prima volta che se ne allontanava veramente.

Si voltò. Lo spazio infinito. Tanti puntini bianchi si affrettavano verso Vegeta. Erano capsule.

Trasse un sospiro di sollievo…aveva immaginato il peggio.

Poi osservò meglio…non potevano essere alleati. Erano strane navi, diverse da quelle di cui lei stessa sovrintendeva la costruzione.

Stavano attaccando il pianeta.

-         Vegeta! Gohan!- invertì la rotta.

 

 

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Capitolo 17
*** cold! ***


Cold osservava compiaciuto il profilo del pianeta delinearsi

Cold osservava compiaciuto il profilo del pianeta delinearsi.

-         manca pochissimo…- il suo attacco era inatteso.

Aveva covato segretamente per anni quel rancore. Suo figlio non era stato solo ucciso ma anche umiliato. La sua intera razza doveva sentirsene oltraggiata.

Aveva udito i racconti dei sopravvissuti alla strage portata avanti da Vegeta…alcuni i prigionieri erano stati catturati, torturati, costretti a vivere in condizioni animalesche finché, come cani, non erano fatti combattere tra loro…a volte il pretesto era il cibo, una coperta…

Strinse i pugni. I Sayan avrebbero scontato la loro malignità.

Ancora qualche minuto.

Alcune navi stavano preparando già le manovre di atterraggio.

 

 

Il corridoio le sembrava infinito. Era già buio. Aveva il fiato grosso. Sarebbe riuscita a parlare?

Spalancò la porta.

Vegeta e Gohan stavano combattendo. Bardack era in un angolo e si medicava un labbro.

Kaaroth incitava la lotta.

Gohan era ricoperto di lividi e graffi…perdeva copiosamente sangue dal naso .

Vegeta si accorse di lei. Bloccò con un braccio l’attacco di Gohan che venne scaraventato lontano.

-         cosa gli stai facendo??-

-         non dovevi essertene già andata donna?-

-         io…Vegeta…stanno arrivando!!-

-         chi?-

-         non lo so.. sono migliaia di navicelle…puntano verso il pianeta…-

-         tra quanto saranno qui?-

-         poco…minuti…-

kaaroth si avvicinò al principe.

-         quante riserve abbiamo?-

-         siamo poco meno di un centinaio-

-         loro sono almeno dieci volte!!- il grido di Bulma scosse l’aria.

vegeta sorrise così come Bardack e Kaaroth…

-         finalmente si fa sul serio…- Bardack si sistemò meglio la corazza

Kaaroth cominciò a canterellare un motivetto buffo.

Vegeta guardò Bulma.

Nei suoi occhi c’era pura gioia.

-         sei sicura di quello che hai detto?-

-         erano davanti ai miei occhi…-

-         bene…-

-         potrei riuscire ad intercettarli…-

un boato scosse la terra stessa.

-         sono già qui…- Bulma guardò il Re. Era strano vederlo così divertito in un’occasione così terribile.

-         Porta Gohan al sicuro… cercate una capsula vuota…allontanatevi il prima possibile- alcune voci gridavano, altre erano agonizzanti.

-         Non ti lascio qui!-

-         Vattene!-

 

 

Gohan era ancora semi-svenuto. Non aveva compreso cosa stava succedendo. Quando però vide Vegeta divenire Super Sayan e pararsi di fronte la porta corse verso di lui.

-         devo combattere?- la sua voce tremava…forse avevano ragione tutti a dire che era solo un codardo.

-         No…vattene con Bulm…con la donna…-

-         Ma io sono forte!-

-         Sei anche un impiccio…levati di torno!- Vegeta lo spinse via.

Rimase ad osservarlo per qualche secondo. Immobile come una statua.

Bardack lo prese per un braccio e lo consegnò a Bulma

-         portalo via…- li condusse fuori.

Tornando indietro si accorse che qualcuno stava tentando di sfondare la porta.

I cardini cedettero.

 

Il piccolo corridoio che stavano attraversando si stringeva sempre più. Portava in sala macchine.

Gohan non voleva scappare. Tentava di tornare indietro

-         la mia vita è in battaglia!-

-         ma per continuare a vivere c’è bisogno che tu ora venga con me!!!- Bulma aveva il nodo alla gola…dietro di sé aveva lasciato tutto ciò che aveva di più caro in mano a chissà quali nemici.

Poteva solo sperare per lui. E doveva salvare Gohan.

 

Cold sferrò un’onda contro il portale d’ingresso della reggia. Lo frantumò.

I suoi uomini si precipitarono all’interno. Dopo pochi minuti l’intera ala era in suo potere.

Come da ordine si divisero in squadre. Cold capeggiava quella alla ricerca del Re.

Afferrò il collo di una guardia terrorizzata. Aveva perso un arto, staccatogli di netto da un’onda.

La ferita non lasciava scampo. Sarebbe stata una morte lenta e dolorosa.

-         potrei lasciarti affogare nel tuo stesso sangue…dimmi dove si trova il tuo Re e avrai una morte degna- rise

-         un Sayan non teme nulla…- disse sforzandosi di mostrarsi spavaldo…

-         povero sciocco…- Cold fu distratto da una voce

-         io…vi dirò io dove si trova Vegeta!...ma non uccidetemi vi prego…- un Sayan si avvicinò in ginocchio. Lo fissava supplicante. Cold avrebbe vomitato tanto era forte il ribrezzo.

-         Dove?-

-         Mi lascerete vivere?-

-         DOVE??-

-         Ho una famiglia…non posso abbandonarli…-

-         DOVE?...- Cold gli puntò contro la mano…

-         Si sta allenando…è nella sala in fondo il corridoio…-

Cold vi si diresse correndo.

-         e voi..- disse, indicando con lo sguardo un mucchio di soldati, - non dimenticate di ringraziare il nostro collaboratore…-

i soldati lo accerchiarono.

Le urla si protrassero per qualche angoscioso minuto prima di spegnersi, per sempre.

 

 

Era scappato…come sempre. La mattina la madre si svegliava ancora sbronza. Spesso in casa vi rimanevano per l’intera notte degli uomini…e lui preferiva starne alla larga.

Più volte, nonostante la giovanissima età, si era scontrato con alcuni di loro…non perché sfruttavano sua madre, in fondo era lei a scegliere quotidianamente quella vita,ma per…il disonore che a lui arrecavano.

Stava passando, anche quella sera, vicino la reggia.

Lì vi era molto spazio.. poteva allenarsi senza alcun fastidio.

Sentì un turbamento.

Vide delle piccole luci cadere nei pressi del palazzo del Re.

Capì cosa stava accadendo.

Corse. Si nascose: vedeva soldati sfondare il portone e penetrare nel palazzo.

Erano capeggiati da…non poteva essere Freezer…ma poteva appartenere alla sua razza.

Si nascose…doveva fare qualcosa. Doveva raggiungere il sovrano.

 

 

Cold lo osservo per un attimo

-         eccoti finalmente…Sayan…- si leccò le labbra.

-         …chi sei?- Vegeta aveva assunto un’aria grave ed autorevole

-         non mi riconosci…non riconosci in me il sangue di cui t sei macchiato??-

-         Freezer…-

-         Cold!...questo è il mio nome…sono il padre.-

-         Cerchi vendetta?-

-         No…giustizia.-

-         …strano modo… vuoi me?...prendimi-

iniziarono a combattere.

 

 

Bulma raggiunse la piccola porta. Si mise carponi. La aprì lentamente. All’interno della sala macchine vi era un nugolo di soldati. Sembravano Sayan. Bene, amici. Trascinò dietro lei Gohan.

-         Bulma qualcosa non…-

-         Zitto piccolo…ce l’abbiamo quasi fatta!-

-         Ma Bulma!-

La ragazza si nascose dietro delle scaffalature.

I soldati lavoravano con molta premura. Ma lei conosceva quelle apparecchiature…e loro le stavano disattivando!

- ma cosa diavolo…-

Gohan le afferrò la mano…dove lo aveva condotto? Si sporse per osservare meglio

Qualcuno si accorse di lei.

-         qui!c’è una donna…- la trascinò fuori dal nascondiglio afferrandola violentemente per il braccio. Gohan rimase indietro. Si strinse al muro.

Bulma lo guardò. Con un cenno gli indicò di non farsi notare.

-         chi siete?- Bulma aveva paura.

 

 

Sorpassò dei cadaveri. I guerrieri che avevano assaltato il palazzo dovevano essere forti. Avevano annientato con grande facilità l’intera guarnigione.

Sentiva del fracasso provenire da parecchie direzioni ma l’istinto lo portava verso una stanza…

Vide una grande luce e poi un’esplosione lo sbalzò lontano.

Udì dei gemiti strazianti, poi un glaciale silenzio.

Riprese ad avvicinarsi. La prima cosa che vide fu un corpo dilaniato…poi guardò in alto…ad una straordinaria velocità stavano combattendo il Sovrano e…un mostro.

Vegeta fu lanciato dall’avversario addosso la parete. Solo all’ultimo schivò un’onda micidiale.

Agguantò alle spalle il nemico ma caddero entrambi a terra.

Un calcio colpì in pieno volto il ragazzino.

Uno degli invasori lo guardava sprezzante…

-         bel bimbo…che ci fai in mezzo a questi cattivoni?-

-         non sono un bimbo…sono Tegeto…- detto questo sprigionò un’aura immensa…persino Vegeta e Cold interruppero per qualche istante il combattimento.

Tegeto perforò con un solo pugno il soldato che l’aveva colpito. La sua mano era intrisa di sangue. Era la prima volta che uccideva.

Gli era piaciuto.

Cominciò a combattere con la freddezza di un guerriero temprato dalla lotta e dall’esperienza.

Gli era naturale togliere la vita, provare ad essere Dio per qualche istante…

 

 

Vegeta spinse Cold lontano…era riuscito a stordirlo…provò a colpirlo con un calcio ma l’avversario si dileguò.

Poi una voce – Re…si scansi!- e una luce.

Quando riaprì gli occhi un ragazzino gli era a lato e stava parando un’onda. Era lo stesso che era arrivato poco prima. E aveva dimostrato un’eccezionale potenza.

- ma chi… sei?-

- un umile suddito…-

- vattene ragazzino…non si gioca qui!-

- ma io…-

Vegeta si disinteressò di lui. riprese a combattere. Cold si stava dimostrando più ostico del previsto.

Forse era giunto il momento di smettere di scherzare.

 

 

 

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Capitolo 18
*** cold...la fine? ***


Tegeto si bloccò

 

Tegeto si bloccò. Le parole del Re lo avevano ferito. Lui lo aveva difeso…quell’onda avrebbe potuto ucciderlo…eppure…non dimostrava alcuna gratitudine.

Un soldato gli stava volando incontro speditamente.

Non si curò di lui.

Gli parò una mano di fronte

-         Garrick Cannon - la sua voce era atona.

 

 

Vegeta si voltò. Aveva tra le mani due guardie di Cold. Una era già morta…l’altra tentava ancora di respirare. Ma non aveva scampo…la presa al collo era salda.

Non era possibile che quel bambino stesse usando quella tecnica.

Era sua. Nessuno sapeva imitarla.

Vide ogni cellula del nemico disfarsi e il ragazzino andarsene.

Ma chi era in realtà?

 

 

Cold aveva sperato in una vittoria più semplice. Vegeta, comunque, sembrava stancarsi. Lo avrebbe finito…forse non da solo. Ma tra poco i suoi avrebbero ucciso tutti i Sayan e soppresso tutti i mezzi per chiamare soccorso.

Il pianeta sarebbe stato distrutto all’alba del giorno dopo.

Questa volta i Sayan non avrebbero avuto scampo.

Colpì Vegeta in piena faccia con tutte le sue forze.

Cadde a terra. Perdeva sangue. Era il momento di sopprimerlo.

 

 

 

Vegeta si rialzò. Vide arrivare il pugno di Cold. Era diretto all’addome. Lo aspettò senza scomporsi. In pochi attimi era lì.

Rise. Vegeta stava ridendo.

Quell’inetto pensava di finirlo con un colpo così debole?

-         mi aspettavo di meglio da te…-

Si era stancato. Inoltre temeva che la base potesse correre seri pericoli. Vi erano Sayan tra quelli che l’avevano attaccata e per di più sentiva fragori e schianti provenire dalle altre sale.

Afferrò Cold per il collo.

Vide la superbia trasformarsi in paura.

Glielo spezzò come un fuscello.

Lo gettò lontano…un rifiuto…come meritava essere trattato.

Kaaroth sogghignò

-         Vegeta…già ti sei stancato?...io cominciavo quasi a divertirmi…- raccolse un ferito e lo finì con un’onda.

Gli assalitori erano terrorizzati. Correvano senza più guida. Vegeta si allontanò.

Kaaroth Bardack e altri Sayan accorsi si diedero alla sterminio.

 

 

Bulma era circondata da tre individui…erano Sayan…ma le divise erano diverse…

La osservavano lascivi.

-         e chi è questa femmina?- disse uno avvicinandosi. Sembrava il capo.

-         Non lo sappiamo…era nascosta lì dietro-

-         Mi pare di ricordarmi questo simpatico musetto…- riprese a parlare il capo

-         Si…ecco chi sei…-

Anche Bulma si ricordò di lui. Poco dopo il suo arrivo, infatti, delle guardie avevano tentato di uccidere Vegeta. Lui era tra loro.

Era stato l’unico a sfuggire alle ire del sovrano.

E ora lei lo vedeva davanti ai suoi occhi. Probabilmente, pensò, sarebbe stata una delle ultime cose che avrebbe visto. 

- si…tu sei la ragazzina terrestre che il bastardo si è portato come regalino…-

- che dici…possiamo usarlo anche noi??- chiese un’altra guardia  ridendo a fior di labbra

- certamente…il Re sarà entusiasta di offrirci parte del suo bottino…- si leccò il labbro.

Bulma tremò.

Una guardia le strappò parte della maglia.

Lei tentò di divincolarsi. Alcuni la tenevano ferma. Altri gridavano incoraggiamenti…

Bulma si voltò verso Gohan. Il soldato si slacciò la tuta.

Gohan poteva vedere.

 

Era stata accanto a lui da quando era piccolo. Lo aveva coccolato, fatto giocare, gli aveva tenuto compagnia, curato, difeso.

E ora lei stava soffrendo. Quegli uomini volevano farle del male.

Voleva piangere. Voleva disperarsi…ma doveva stare fermo.

Bulma gridò…

Aprì gli occhi.

Ma ormai non poteva vedere più nulla.

Stava vivendo come in un sogno.

Si svegliò.

Era ricoperto di sangue. Bulma era accostata al muro e tentava di rivestirsi.

 Intorno a lui c’era un mucchio di cadaveri lacerati…membra staccate di netto dai corpi, ossa che bucavano la carne, un fetore indescrivibile.

Ma…chi aveva fatto ciò?

 

Vegeta udì quel grido. Era straziante. Ma soprattutto…

-         BULMA!-

Le aveva detto di andare in sala macchine. Fu lì in pochi istanti.

Ciò che vide fu rivoltante.

Cadaveri, membra, sangue…anche Bulma ne era ricoperta.

Gohan.

-         come può essere successo?- Vegeta si lasciò cadere a terra.

 

Aveva di fronte un altro Super Sayan.

 

-         Vegeta…- Gohan tornò normale. Svenne.

Bulma corse dal piccolo. Lo abbracciò.

-         mi ha salvata- disse, guardando Vegeta

-         è un super Sayan…no…no…- il Re sembrava quasi tremare.

Si teneva la testa tra le mani.

-         principe…- Bulma depose delicatamente il corpo di Gohan a terra gli andò incontro.

-         Donna…- lui la strinse a sé.

Fissava, però, il bambino.

Finalmente aveva rivelato le sue vere potenzialità.

Lui lo aveva creato. Lui, ora, ne aveva paura.

 

 

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Capitolo 19
*** veges... ***


- Rapporto per Re Vegeta:

- Rapporto per Re Vegeta:

l’esplorazione del pianeta sconosciuto nella zona 1.56/88 è stata conclusa.

Chiediamo invio di una truppa di rinforzi per concludere la conquista. –

Bardack lesse velocemente. Gohan era al centro della piccola stanza.

Vegeta da “quel giorno” aveva aumentato gli allenamenti insieme a lui.

Tutto era cambiato nella sua vita.

Eppure di “quel giorno” non era possibile parlare.

Ma lui, sinceramente, non avrebbe saputo che dire…non riusciva a ricordare nulla.

-         Gohan!- Bardack urlò.

-         Hai capito cose vogliono da te?-

 

 

Il ragazzo sembrava appena sceso dalle nuvole. Bardack lo osservò: in nulla sembrava assomigliare alla sua famiglia…il viso era paffuto nonostante avesse quasi raggiunto i 12 anni, gli occhi e i capelli li aveva presi sicuramente da quella…terrestre.

      Si, detestava il pensiero che il suo sangue Sayan e nobile si fosse unito a quello di una razza inferiore e misera.

-         scusi non…- Gohan lo fissò inebetito

-         …il Re ti vuole su quel pianeta-

-         ma io…-

-         nessun obiezione…cosa credevi?!…i Sayan sono nati per combattere e per mostrare il loro valore…-

-         … -   gli occhi di Gohan si stavano arrossando…che vergogna.

-         Hai giurato di esserlo o sbaglio?!- lo afferrò per il braccio

-         …Combatterò ovunque il mio unico Re desidera- un calore improvviso. Bardack ritrasse la mano. Con la coda dell’occhio la vide. Era ustionata.

Gohan sorrise…era un terrestre…ma sapeva essere un Sayan.

 

 

Tegeto. Era un uomo. Si osservò nella pozza d’acqua. Gli assomigliava. Ormai era incredibile. Si era tagliato i capelli. Tentava di mascherare l’evidenza.

Aveva tentato di convincersene…ma ora…

Alzò lo sguardo verso la reggia.

Gli sembrava quasi di scorgere la sua figura.

 

 

Vegeta era accanto la Regina. Aveva di nuovo il pancione. Era divenuta goffa. Si muoveva a malapena dalle sue stanze. Amava lamentarsi, girarsi nelle coperte ed urlare.

Non sapeva per quanto altro tempo avrebbe resistito lì con lei.

Li raggiunse una bambina. Fiera e altera. Guardò il Re.

-         padre…- si inginocchiò.

La sua primogenita era nata femmina. Quando l’aveva saputo la sua furia era stata devastante…solo un tempestivo intervento di Bulma aveva fatto evitare l’inevitabile.

I rapporti con la Regina si erano raffreddati per un lungo periodo.

Poi la ragione di Stato aveva portato al concepimento di quel secondo figlio.

E ora… - figlia-  la bambina gli si avvicinò e gli prese la mano. Era così piccola. Gliela baciò.

Se fosse nata uomo sarebbe stata un grande sovrano. Amava combattere, le uccisioni, il sangue.

-         vattene disgrazia!- la madre urlò.

Vegeta l’accompagnò con lo sguardo fino alla porta…provava un grande rispetto per quella figlia. Veges.

 

 

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Capitolo 20
*** il ritorno di Gohan... ***


-

-         devo ucciderlo?- c’era sdegno nella voce.

-         Si.-

Puntò la mano davanti agli occhi di quello, sdraiato a terra.

Chiuse i suoi.                                                           

Sferrò l’onda fatale.

Li riaprì.

 La testa dell’avversario era scomparsa. Rimaneva solo un collo bruciacchiato e un odore nauseabondo.

 

-         bravo Gohan!- Kaaroth lo strinse a sé.

Era stato Vegeta ad ordinargli di educare suo figlio durante quella missione.

Mostrava però reticenza nell’uccidere.

Provava pietà, misericordia, compassione.

Ma sapeva combattere…era come un dono naturale.

Kaaroth vedeva Gohan gettare sul cadavere decapitato il mantello.

-         ma che…fai?!-

Gohan indicò dei piccoli che stavano correndo verso loro.

Alcuni piangevano, altri urlavano, qualcuno era a terra. Tra loro c’era una femmina grande anche se sembrava ancora giovane. La famiglia.

-         non voglio che lo vedano così-

-         Guarda!- Kaaroth si mosse velocemente verso i bambini.

Ne afferrò uno. Lo lanciò in aria colpendolo con un’onda. Il corpicino sparì tra la luce.

-         e ora uccidi gli altri…-

-         padre…-

-         ORA-

Gohan lì finì con una precisione sconcertante.

Kaaroth sorrise soddisfatto.

 

Vegeta ricevette una comunicazione da Kaaroth. Erano partiti da due settimane ed era la prima volta che ne aveva una. Non era soddisfatto. Gohan dava maggiori problemi del previsto ed inoltre…non era più tornato allo stato di Super Sayan dal giorno dell’arrivo di Cold.

Poi le voci per la nascita di quella femmina. La piccola Veges era inutile. Un peso morto per la successione.

La Terra, al contrario, era abbastanza pacifica. Il progetto mezzi- Sayan procedeva a rilento…alcuni di loro disdegnavano la loro natura aliena.

Inoltre doveva discutere con Kaaroth.

Bulma entrò nella stanza del Re.

-         Vegeta…- lo guardava teneramente…lo abbracciò.

 

 

Gohan scese dalla navicella. La battle suit gli stringeva addosso. Corse verso le sue stanze. Se la quasi strappò.

Si gettò sul letto. Afferrò un vecchio libro e iniziò a leggere.

Dopo qualche ora si recò nel laboratorio di Bulma. Non era lì. Andò nella sua stanza. La vide tornare. Sorrideva.

Era inquieto. Le andò correndo incontro.

-         BULMA!!!- le si gettò al collo.

-         Non sei più un bambino, piccola peste…ora pesi!- disse, scoppiando a ridere, la ragazza.

-         Hai inventato qualcos’altro mentre ero fuori?-

-         No…ma dimmi…come è andata?- lo sguardo di Bulma si era fatto triste

-         Poteva andare peggio…- in realtà Gohan aveva sofferto e le avrebbe voluto urlare tutto il suo immenso dolore.

Sorrise dolcemente. Non poteva ferirla.

-         mi fai compagnia?-

-         …certo piccolino…- Bulma gli accarezzò la testa.

 

 

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Capitolo 21
*** una nuova guerra... ***


- a rapporto signore

- a rapporto signore!- Kaaroth si inginocchiò.

Fissava, però, il sovrano. Aveva in mente qualcosa, pensò. Gli occhi gli brillavano febbricitanti…aveva voglia di sangue.

-         Kaaroth, riunisci la squadra.- Vegeta prese un’arancia dal vassoio che gli porgeva una serva…Kaaroth vide il Sovrano farla roteare tra le sue mani. Gli ricordava la Terra.

-         cosa?!-

-         stiamo per partire…-

-         per dove mio sovrano?-

Bulma si intromise tra i due uomini.

-         mostragli ciò che hai scoperto…- Vegeta parlò alla ragazza.

Lei cominciò a parlare ed a mostrare degli schemi. Erano anni che si dedicava allo spionaggio sul pianeta di Cold. Quella ragazza si era dimostrata incredibilmente efficiente.

-         …il potere è stato preso dal fratello di Freezer, tale Cooler. Si dice che stia riunendo le truppe per tentare una seconda volta l’invasione…-

Kaaroth ascoltava con attenzione. Osservava, inoltre.

Bulma gesticolava con foga. Cercava vendetta.

-         …dopo accurata analisi…ritengo opportuno distruggere quel pianeta e il suo sovrano…e la sua stirpe intera… prima che diventi un pericolo ancor maggiore.-

L’arancia esplose tra le mani di Vegeta. Il liquido cadeva a terra a gocce…

-         convocherò gli altri…saremo pronti a partire tra pochi giorni.- Kaaroth fece per alzarsi.

-         Gohan è pronto?-

Kaaroth lo fissò stupito. Dei fogli caddero dalle mani di Bulma che sembrava sconcertata.

-         non credo…-

-         lo deve essere…verrà con noi. Ormai è un uomo-

-         signor si…- si alzò.

Allontanandosi passò accanto a Bulma. Era furiosa.

 

 

-         tu…esci!- Bulma gridò verso la schiavetta. Questa corse via. Tutti rispettavano quella terrestre…si diceva che fosse una strega, una maga, che avesse incantato il Sovrano…

-         cosa credi di fare?...Gohan è un bambino!-

-         sai anche tu quello che è in grado di fare…- Vegeta non la guardava neanche

-         …odia combattere…-

-         Ha giurato di essere un Sayan. Questo è il prezzo.- Vegeta tentò di licenziarla

-         Non ti libererai così facilmente di me…- Bulma gli si avvicinò. Come poteva amare tanto un uomo così crudele?!

-         Allontanati Bulma…- Vegeta si alzò. Si fissavano negli occhi. Vegeta le prese il braccio.

-         LASCIALA!- Gohan era appena entrato. Aveva sentito le grida.

-         Combatterò al vostro fianco sovrano…- abbassò lo sguardo.

Vegeta sorrise compiaciuto. – visto donna?- la lasciò andare.

Bulma corse via furibonda.

Gohan si inginocchiò. Stava piangendo.                 

 

 

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Capitolo 22
*** la notte prima della partenza... ***


La notte prima della partenza

La notte prima della partenza. Erano settimane che non gli parlava. Gettò lontano il bicchiere pieno di birra. Nappa lo schivò all’ultimo momento.

-         vuoi ammazzarmi tu Vegeta?- rise…era sbronzo.

Stavano festeggiando. Alcuni di loro, forse, non sarebbero mai tornati a casa. Kaaroth e Bardack stavano ridendo a squarciagola. Gohan era tra loro e sorrideva imbarazzato. E lui?! si annoiava terribilmente.

Inoltre aveva paura. Cooler era più forte degli altri con i quali si era battuto. Si guardò riflesso in uno specchio. Era distrutto.

Si alzò.

 

 

Bulma era nella sua stanza. Stava raccogliendo le ultime informazioni. Aveva il letto cosparso di fogli…aveva una penna in bocca e un blocco tra le mani…gli ultimi codici da decifrare erano incredibilmente difficili.

E poi…non era concentrata. Guardava nervosamente verso la porta…perché ancora non veniva a chiederle scusa??

Improvvisamente qualcosa si mosse dietro la finestra. C’era qualcuno sul balcone.

Scese dal letto.

Si avvicinò al vetro. Aprì la finestra. Fece un passo…

 

Se la trovò davanti. Era quello che voleva. Lei aveva uno sguardo serio. Forse sarebbe stato meglio rimanere tra gli altri.

Ma aveva bisogno di vederla.

-         tu qui…Principe?-

-         Bulma…- Vegeta la fissò…era bellissima…i capelli scarmigliati dal vento, la maglia troppo lunga, i calzini colorati…

 

Bulma?!...non l’aveva chiamata donna…

-         che vuoi?-

-         te…-

Avvicinò il suo viso al suo. Puzzava di birra.

Gli accarezzò la guancia. Faceva freddo. E lui era gelato. La finestra sbatté per il vento.

Gli prese la mano.

Lo fece entrare in camera.

 

 

L’alba li svegliò. Vegeta la vide aprire gli occhi. Si alzò mentre lei sbadigliava ancora.

Raccolse gli abiti…si voltò a guardarla.

Lei era avvolta nel lenzuolo. Lo guardava intensamente….era triste.

-         Bulma…io devo andare…- 

-         Tornerai? – sentiva la voce mancarle

-         Se tu mi aspetterai…- la baciò sulla testa. Si diresse verso la porta

-         Vegeta…- si voltò.

 

-  io…ti…- lui la stava guardando stupito. Possibile che erano amanti da anni e ancora non se lo erano detto?!

- …dimmi…-

- …auguro buona fortuna…- Bulma abbassò gli occhi. Un giorno forse lo avrebbe trovato il coraggio.

- grazie…donna…- il Re sorrise ed uscì.

Chiuse delicatamente la porta.

 

 

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Capitolo 23
*** chichi... ***


Era diventata una donna

Era diventata una donna. Viveva su un pianeta in guerra. La Terra. Non riusciva neanche a ricordare cosa volesse dire la parola pace.

-         Chichi!- si voltò verso un corpulento signore che correva verso di lei. Era il capo dei ribelli della sua zona.

Lei si occupava di loro.

-         hai notizie dallo squadrone di Girobai?- chiese affannato. Sembrava goffo ma era molto potente.

-         Ancora no…eppure sono partiti da due settimane…- Chichi aveva un cattivo presentimento…

-         Dovevano tornare ben tre giorni fa.- l’omone sembrava preoccupato.

-         Non angosciarti…se per domani non saranno di ritorno o non riceveremo informazioni…andrò io- Chichi si sforzò di sorridere

-         Sei coraggiosa piccola…- lui tentò di sfiorarle il viso con la grande mano. La ragazza si allontanò. Da quando Kaaroth le aveva usato violenza, lei odiava che qualcuno la toccasse.

Eppure erano passati tanti anni…dodici.

 

Ricordava quel giorno. Era una mattina tranquilla. Si trovava nel giardino. Il padre era in casa…affacciato alla finestra parlava con lei. Sentiva ancora il vento fresco tra i capelli e l’odore di fiori mentre stendeva i panni.

Poi erano arrivati. Tre Sayan. Tra loro c’era Kaaroth. Lo aveva già incontrato. Era un uomo pericoloso. Comandava una base nei pressi del villaggio.

Suo padre aveva lottato,in passato, con gli alieni…già una volta era scampato alla morte per un soffio.

La circondarono. Kaaroth l’afferrò violentemente. Lei urlava.

Il padre era uscito correndo. Aveva impugnato un’arma e la puntava sui tre.

Quelli ridevano. Partirono dei colpi.

Kaaroth si pulì con il dorso della mano libera la tuta. Rise sfacciatamente.

-         guardatelo...credevi di uccidermi?-

Il padre lasciò andare l’arma e si gettò a testa bassa verso gli aggressori. I due lo presero…Kaaroth rideva ancora.

Giocavano con lui come gatti con un topolino.

Lo stremarono.

Kaaroth la toccava. Le faceva ancora ribrezzo anche a distanza di anni.

-         dai che in fondo ti divertirai…- aveva sentito la lingua di lui sfiorarle il collo.

Cercò di ribellarsi. Scalciò e sgomitò ma la sua presa era più forte.

-         ragazzi…è proprio ora di andare…- disse facendo un gesto osceno

-         non porterai via la mia piccola!- il padre con uno sforzo sovraumano si era liberato dalla presa dei due.

Colpì Kaaroth con un pugno.

Lui sembrava non aver avvertito la botta.

Con un solo colpo perforò l’uomo che cadde riverso al suolo…le ultime parole che Chichi gli sentì pronunciare furono il suo nome. Poi vomitò sangue.

-         quello mi ha pure sporcato…- disse Kaaroth guardando con disgusto la macchia.

-         tra poco ne avrai di migliore addosso…- disse uno degli altri Sayan indicando la ragazza.

Chichi si sentì morire. Ma resistette.

Per ore intere patì un interminabile supplizio.

Per mesi venne rinchiusa in una gabbia…con dentro il figlio dell’assassino di suo padre

 

-         figlio…- era tornata al triste presente.

Sapeva dove si trovava il bambino…le era stato detto che il suo nome era Gohan, che viveva a palazzo ed era cresciuto dal Re in persona.

-         sarebbe stato meglio avere un figlio morto che un figlio Sayan!- decretò alzando fieramente gli occhi.

Ma non era così. Amava quel piccolo. Era persino riuscita ad entrare in contatto con Bulma, la terrestre che lo allevava. Lei gli mandava notizie riguardo la sua salute e i suoi studi che proseguivano quasi regolarmente.

Le scriveva che doveva essere molto orgogliosa di suo figlio, che era forte e incredibilmente intelligente.

Ma lei lo voleva avere con sé.

Voleva abbracciare quel bambino.

 

 

La navicella monoposto gli sembrava enorme. Eppure gli altri vi entravano a malapena. Nappa vi stava rannicchiato come in posizione fetale. Faceva quasi sorridere. Gohan si sentiva ancora più bambino.

La paura lo divorava. L’ansia gli faceva tremare le gambe.

Premette il tasto di accensione e partì. Vide, accanto alla sua, la navicella di Vegeta.

Serrò forte gli occhi. A nulla serviva piangere ormai.

 

 

 

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Capitolo 24
*** un'altra nascita... ***


Bulma si vestì

Bulma si vestì. Erano due notti che non riusciva a chiudere occhio. Secondo i suoi calcoli Vegeta stava per arrivare sul pianeta di Cooler.

Aveva paura.

Per lui…per il piccolo Gohan…per sé stessa.

Si sentiva sola più che mai. Vegeta aveva ragione: non aveva più nessuno. Per i terrestri era una vile traditrice, per i Sayan una sporca sgualdrina.

Solo quel bambino e il Re la guardavano come un essere umano.

Le mancavano.

Guardò il cielo dal balcone.

Si sentiva osservata.

Si voltò.

 

Veges camminava nel giardino. Si era svegliata di pessimo umore. Le persone tendevano ad evitarla.

-         …come fanno con mio padre…-

il vento del giorno prima si era calmato. Era sola.

Ed era nervosa. Il Re era partito e a palazzo si respirava già aria di temporanea anarchia.

La Regina non era rispettata…si burlavano di lei…

Eppure non era questo a scuotere la bambina.

Si nascose dietro un albero.

La vide.

Bulma era affacciata al balcone.

Aveva gli occhi lucidi.

-         …cosa si può provare verso una creatura così misera?-

Eppure parte di lei ne era attratta.

Avrebbe voluto parlarle.

Chiedere finalmente a qualcuno che cosa ne sarebbe stato di lei alla nascita dell’altro figlio.

L’avrebbero emarginata? Ridotta ad essere una gretta derelitta come era la madre?

Sarebbe stato facile dare la colpa di tutte le sue innumerevoli disgrazie a quella donna, uno scherzo ucciderla.

Ma questo non avrebbe pacato il suo desiderio di vendetta.

Erano, in fondo, entrambe destinate a soffrire.

Riprese a camminare.

 

 

Era una fredda alba. In quelle ore vennero alla luce due neonati. Il loro sangue era puro. La loro famiglia importante.

Le due culle erano vicine.

La folla attendeva numerosa sotto il balcone della sala del trono.

-         è maschio!- qualcuno orlò in preda alla gioia.

La massa esultava festante.

Poi  la finestra si spalancò. Il ciambellano aveva tra le braccia un piccolo fagotto.

Sanguinava ancora.

Lo mostrò alla folla.

Era una femmina.

Il gelo calò sui presenti.

-         nacquero due bambini…gemelli…figli del divino sovrano Vegeta. Il maschio nacque morto, la femmina di cagionevole salute. Onore alla Principessa!-

Si levarono poco convinti degli applausi.

La Regina stava piangendo.

Una culla venne riposta. La bambina dormì,sola, un lungo sonno durante la prima notte di vita.

 

Tegeto era avvolto in un lungo mantello che gli copriva il viso.

Nulla gli avrebbe impedito di poter assistere alla nascita di quel…

Femmina.

Vegeta aveva avuto un’altra femmina.

Scoppiò in una risata crudele.

Si allontanò felice mentre la folla si disperava.

 

Veges osservava la piccola. Era minuta e molto magra. Il viso era segnato da orribili macchie…le avevano detto che erano i segni della sofferenza della nascita.

Poco le importava. Ora aveva qualcun altro con cui dividere il suo dolore.

Le sorrise ghignando

-         povera piccola infelice…-

Uscì dalla stanza. Bulma le si parò di fronte.

 

Per un attimo Bulma fremette. Quegli occhi…Vegeta.

Quello sguardo serio, malvagio…non poteva appartenere alla Principessina.

Lei era tutto ciò che Bulma detestava. Era il frutto del matrimonio del suo uomo.

Si osservarono per qualche interminabile istante.

-         vai a vedere la figlia del tuo padrone?-

-         vado a rendere omaggio alla nuova nata…piccola-

Bulma la guardò stupita…sembrava così innocente…ma in lei scorreva comunque il sangue vendicativo e crudele di Vegeta

La bambina si allontanò correndo. Sembrava sull’orlo di una crisi isterica.

 

 

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Capitolo 25
*** cooler... ***


Vegeta si destò dal sonno

Vegeta si destò dal sonno. Stavano per giungere sul pianeta.

Poche ore e avrebbe intrapreso la prima vera battaglia dopo lunghi anni.

Intravide le capsule di Nappa e Kaaroth.

Gohan e Bardack gli erano alle spalle.

Sorrise.

Il pianeta comparse quasi improvvisamente all’orizzonte.

La sagoma si rifletté negli occhi del Sovrano.

 

Cooler non era un sovrano come gli altri. I precedenti erano stati crudeli e malvagi ma lui…era considerato un dio sanguinario…la stessa fama di Vegeta.

Dal combattimento di Cold anni prima l’intera razza meditava vendetta.

Erano partiti per Vegeta i migliori combattenti. Anche suo figlio.

Non aveva avuto neanche indietro un cadavere su cui piangere.

Gli salirono le lacrime agli occhi.

Cooler appari in tutta la sua grandiosità. Lui era un misero capo- squadrone non era degno di guardarlo negli occhi. Si inginocchiò.

Un rombo improvviso.

Delle fiamme stavano solcando il cielo.

 

 

Kaaroth temeva per quella missione. Vegeta forse gli stava nascondendo qualcosa…credeva troppo nelle capacità di Gohan.

Quel ragazzino man mano che cresceva dimostrava il suo temperamento umano…ribelle ma mite.

Lui lo aveva visto uccidere…non c’era gioia né soddisfazione .

Non amava quella vita. Nonostante tutti gli sforzi e allenamenti ai quali era sottoposto. Non sarebbe stato mai alla loro altezza.

Era un giocattolo, un burattino.

E Vegeta ne teneva i fili tra le dita.

 

Uscì dalla capsula.

La totale assenza di luce lo disorientò. Il pianeta era freddo, gelido, arido.

Una densa nebbia ricopriva quella vasta radura…non una pianta, non un rivolo d’acqua, non un essere vivente.

Vide arrivare alle sue spalle Bardack.

-         Re…-

una potenza inaudita si avvicinava davanti a loro.

Gohan li raggiunse correndo.

-         chi è?-  la voce del bambino tremava.

-         Cooler…- Vegeta si turbò.

-         Siamo pronti Sovrano…- Bardack si passò una mano sulla guancia. Seguì con il dito il segno della cicatrice.

Cooler arrivò.

Vegeta fece un passo avanti.

I loro sguardi si incrociarono.

 

 

Gohan aveva temuto di tremare di fronte al nemico. Di temere per la sua vita.

Ora era arrivato il grande momento.

Vegeta e Cooler non parlavano ancora.

La loro era una tattica…chi avrebbe ceduto prima?

Una voce metallica, fredda:

-         ti aspettavo Vegeta…- una risata.

Era stato Cooler a parlare.

-         e io sono arrivato…-

-         non sono debole come quegli incapaci di mio padre e mio fratello-

-         e io non sono più quello di una volta…- Vegeta sogghignò.

-         Hai ragione…hai maggiori debolezze…- Cooler lo squadrò.

-         So tutto di te…-

-         Entrambi ci siamo osservati e spiati per anni-

-         Ed è il momento di decidere una volta per tutte…-

-         Chi di noi…-

Cooler sferrò un energico calciò a Vegeta che lo bloccò non senza fatica.

-         È il più potente…- .

i due sorrisero.

 

Bardack comparve alle spalle di Cooler.

Sferrò un pugno potente. Fu bloccato. Ma la mano era di Vegeta.

-         voglio che il combattimento sia leale-

-         come ordina…sire-

Bardack si voltò verso gli altri Sayan.

Stavano fissando un punto in lontananza.

Sembrava che dalla nebbia uscissero delle sagome.

Altri guerrieri, sembravano centinaia, avanzavano rapidamente.

 

 

-         spero che i tuoi amici apprezzino la gentile compagnia…-

-         ne saranno lusingati…-  Vegeta guardò gli altri alle sue spalle.

Kaaroth li aspettava trepidante, Bardack stava camminando lentamente davanti gli altri come un cane tenuto col legaccio.

Gohan era immobile. Come una statua di sale.

Scrutava l’orizzonte con sguardo vuoto.

Nelle orecchie Vegeta sentiva ancora la petulante voce della donna…- è un bambino!...non è pronto!-

Chiuse gli occhi.

Si spostò ma Cooler fu più destro di lui.

Lo colpì in pieno viso.

Vegeta cadde a terra.

Il viso sbatté su una lastra di metallo, freddo, gelato. 

-         pensavo fossi più attento mio caro Re…-

Vegeta si rialzò.

In quell’istante un’ondata di guerrieri urlanti lo travolse.

 

 

Gohan vide Vegeta essere sbattuto a terra.

Per un attimo i loro sguardi si erano incrociati.

Non aveva visto arrivare quel colpo.

Inusuale da parte sua.

Poi come un fiume straripante sopraggiunsero. Erano cento, duecento, forse di più, perdeva oramai il conto.

Non riusciva a vedere.

Vegeta, Cooler e gli altri erano spariti.

Sentiva pugni, calci, colpirlo ovunque.

Avrebbe voluto ribellarsi e invece si lasciava cadere a terra.

La forza dei colpi aumentava…o forse era lui che diventava più debole?

Non voleva morire ma…non sarebbe riuscito ad uccidere.

Ormai era sdraiato.

Una scossa mosse la terra.

      I colpi cessarono.

Qualcosa di caldo gli bagnava la testa.

Alzò lo sguardo.

Dei suoi aguzzini non restava che metà corpo.

Il sangue gli ricopriva i capelli. Sentì un conato salirgli lungo la gola.

Si mise carponi a forza. Sputò a terra della saliva.

-         Gohan…- Bardack era scivolato vicino a lui.

-         Vuoi essere un peso per noi?-

-         Io?!...bhe…ma cosa è stato?-

-         Guarda davanti a te…-

 

Lo avevano colto di sorpresa…ma ora era stanco di quell’inutile giochino.

Voleva combattere con lui.

Cooler lo guardava…non sembrava meravigliato, nonostante con un solo colpo avesse letteralmente disintegrato le sue armate.

-         …bravo…- batté le mani con lentezza esagerata.

-         Sei forte…ma anche esibizionista…un vero vanesio…-

-         E tu hai troppa fiducia in te stesso…-

-         Questo lo vedremo…-

 

 

- hanno iniziato…- Nappa emerse alle spalle del bambino..

-  e noi?- Gohan sfregava nervosamente le mani sulla tuta…quel sangue non voleva proprio andarsene.

- penso che avremo presto da fare…- 

Il rilevatore d’energia di Nappa sembrava quasi essere impazzito. Gohan non ne aveva uno…non ne aveva mai avuto bisogno.

Sentì nell’aria muoversi delle forti energia.

Dopo pochi istanti quattro soldati identici si pararono loro davanti.

Gohan strinse i pugni…era svelato il perché della loro venuta sul quel pianeta.

 

Il ricordo della sera prima della partenza era nitido.

Bulma era stata gentile quella sera a permettergli di rimanere con gli altri fino a tardi.

Aveva persino detto che avrebbe potuto rientrare dopo il tramonto.

Gohan aveva tanta voglia di osservare il cielo quella sera…non certo di passare la sua, probabilmente, ultima notte su Vegeta con un gruppo di ubriaconi rissosi…

Eppure…possibile che fosse stato così distratto da lasciare i suoi appunti sulla scrivania di Bulma?

Era corso in camera.

La porta era chiusa. Dall’interno provenivano voci concitate.

Decise di bussare. Venne ignorato.

-         Bulma…- sbuffò.

-         Se non mi apri tu…arrivo io!- riprese a correre…volò fino al balcone.

la finestra era socchiusa. Vide Bulma girare per la stanza…stava giocherellando con un pettine.

La segui con lo sguardo. Stava prendendo qualcosa in un cassetto. Si voltò ridendo.

-         chi c’è oltre…- Gohan si sporse…

ancora in quell’istante stentava a credere a ciò che aveva visto.

 

Tornò da quel sogno. Alzò gli occhi al cielo. Vegeta parava con evidente difficoltà i pugni dell’avversario.

Aveva lo sguardo profondamente concentrato…le mani paravano e davano colpi violenti, l’espressione sarcastica.

Eppure…quella sera lo aveva visto solo triste. Era seduto sul letto di Bulma e la guardava come incantato.

Poi…

- Vegeta tu sei sicuro che potranno batterli?-

-         non lo so…confido nel piccoletto ma…l’importante è che li tengano a freno…-

-         quelle sono copie perfette…forse migliori di un Sayan…sono anni che gli scienziati di Cooler ci lavorano…-

-         i miei uomini non hanno problemi ad uccidere…anche uno della loro stessa specie…-

-         lascialo qui…-

-         Bulma…non parliamo più di Gohan…almeno per questa sera…-

La stava abbracciando. Lei gli aveva preso le mani e se le stringeva attorno la vita. Lui aveva tuffato il suo viso tra le pieghe della maglia di lei.

 

Gohan non aveva capito di chi avessero parlato…finché i quattro non erano giunti.

Erano Sayan.

L’unica loro particolarità era l’essere completamente uguali tra loro.

-         …forse migliori…- ma erano sicuramente più forti.

Gohan avvertì uno schianto.

Vegeta e Cooler erano caduti…a terra si era aperta una voragine.

In quell’istante i cloni attaccarono.

 

 

Non credeva possibile che altri esseri, all’infuori di quel demone di Freezer, potessero essere così potenti.

Bardack non sapeva come riuscire a frenare quella massa di colpi.

Tentava di parere i centri citali, ma l’energia si andava sperperando.

Lo stava stremando.

Eppure quell’essere spaventoso e silenzioso aveva qualcosa di famigliare.

 

 

Non ricordava nulla se non i duri giorni di allenamento con i suoi “fratelli”.

Poi quella chiamata.

Era arrivata la loro missione.

Sayan.

Su loro geni erano stati plasmati e loro dovevano distruggere.

Erano consapevoli macchine da guerra.

E lui aveva scelto Gohan.

Non era un debole…anzi.

Tra i guerrieri si stava dimostrando il più forte.

Riuscì a colpirlo al volto.

Il bambino sputò sangue.

Sembrava che si stesse per mettere a piangere.

 

 

 

 

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Capitolo 26
*** la fine di un Re... ***


Vegeta li osservò con la coda dell’occhio

Vegeta li osservò con la coda dell’occhio.

Cooler era ancora a terra ma riusciva a schivare le onde dell’avversario.

Tra loro non era un semplice combattimento. Era una questione d’onore.

Gli ultimi due eredi di Freezer e Re Vegeta.

Avrebbero combattuto per dimenticare il loro passato, creare un futuro.

Il Sayan non riusciva ad escogitare una tecnica efficace.

Cooler sfuggiva ai suoi attacchi impetuosi ed anticipava quelli ingegnosi.

Si stava innervosendo…

 

Cooler vedeva la stanchezza e delusione negli occhi del nemico.

Forse per lui c’era solo orgoglio in quella lotta.

Ma per lui…per lui c’era molto di più.

Dopo quel giorno ci sarebbe stato un solo padrone dell’intero universo. Senza nemici, senza avversari, senza rivali.

E sarebbe stato lui.

Di questo ne era certo.

Si sforzò di soffocare le risa.

Vegeta era troppo debole per competere con lui.

Ogni secondo se ne convinceva.

 

Gohan non stava combattendo.

Non amava combattere.

Amava leggere, studiare, osservare le stelle…

Di nuovo quei ricordi.

Lo torturavano.

Vegeta e Bulma erano amanti. È vero, voci del genere circolavano già da molto eppure…

Loro…lei…gli aveva mentito.

Su cos’altro avevano mascherato la verità?

Il clone gli apparve alle spalle.

Tentò di ferirlo con un’onda. Il ragazzino la bloccò con una sola mano.

 

 

Kaaroth voltò lo sguardo. Teneva a fatica il ritmo dell’avversario.

Vegeta stava combattendo…lui e l’avversario sembravano entrambi allo stremo delle forze.

Nappa e suo padre erano troppo lontani. Sentiva dei grandi boati ma se ne disinteressò quando lo vide.

Gohan.

Aveva bloccato un’onda con il palmo della mano. Non era possibile. Lui stesso, un vero Sayan, era stato sbattuto a terra da un colpo simile poco prima.

Il suo viso.

Era furibondo. La lotta lo stava annoiando.

 

 

Vegeta si trasformò in Super Sayan. Cooler lo teneva schiacciato contro un parete. Non poteva permettergli di tenerlo in pugno.

Sorrise.

-         finalmente ho l’onore di conoscere il famoso Super Sayan!- Cooler fece riverenza schernendolo

-         Si inizia a giocare…- iniziò una trasformazione, divenendo un essere ancor più disgustoso.

Vegeta non se ne stupì. Ricordò le parole di Bulma…

-         stai attento Vegeta…può eseguire quattro mutazioni…una in più rispetto gli altri della sua specie…ti prego…fa attenzione…- glielo aveva detto rivestendosi, una mattina…che buffo ricordare particolari stupidi e insignificanti come il colore della sua maglia e dei suoi calzini durante un combattimento che poteva costargli la vita.

 

Gohan schivò con evidente, e quasi boriosa, facilità gli attacchi dell’avversario.

Non era interessato a lui.

E il clone si infuriava. Il ragazzino non tentava neanche di colpirlo? Si sentiva frustrato ed inutile…perché? Perché?

 

Il combattimento tra Cooler e Vegeta non lasciava respiro.

I due si uguagliavano in forza e capacità bellica. Le loro tecniche erano opposte ma perfette.

Vegeta era irruente, violento e impetuoso…Cooler freddo, calcolatore, astuto.

Davano e paravano colpi velocissimi.

Si ferivano senza un lamento, un segno di sofferenza…niente doveva far intravedere al nemico una fessura nelle loro difese.

 

Bardack aveva afferrato l’avversario e sbattuto a terra. La faccia affondava tra lo strato di metallo in frantumi. Tracce di sangue, pelle e capelli vi si intravedevano.

Sentiva però ancora il respiro del nemico. Non riusciva ad eliminarlo…e doveva controllare la rabbia… e la stanchezza. Non era più un ragazzino.

Un grido disperato lo distrasse.

Un corpo era a terra. Trapassato da parte a parte.

Il sangue gli si gelò nelle vene.

Nappa.

Era morto.

 

 

Veges entrò nel laboratorio di Bulma.

Vide quei strani affari con i quali aveva giocato qualche volta con Gohan…era strano quel ragazzo. Si rifiutava sempre di combattere. Non riusciva a capire perché il padre lo proteggesse. Sembrava inutile.

Certo…la donna.

Cercò di mascherare il suo disprezzo mentre lei entrava.

-         principessa…cosa ci fai tu qui?- Bulma la guardava con quei strani occhi cerulei. Era questo che piaceva tanto al mio papà?

-         Cercavo il figlio di Kaaroth…-

-         Gohan è partito con Veg…il sovrano…-

-         Non il bastardo…il vero figlio…-

 

 

 

Gohan sentì l’urlo di Nappa. Corse da lui, lasciando l’avversario a menare colpi a vuoto, stordito.

Vide il corpo.

Vide Bardack combattere come ignorando la morte dal compagno, Kaaroth e Vegeta non se ne erano neanche accorti.

Eppure…eppure quel Sayan che ora giaceva a terra esanime era stato loro amico, sincero, fedele per anni interi.

Aveva passato tutta la sua vita ad obbedire e difendere delle persona che ora non si curavano di lui.

Ma lui?! Nappa avrebbe fatto lo stesso se Kaaroth, Bardack, Vegeta o…Gohan…fossero stati uccisi?

Si.

Il ragazzo era disgustato.

Avrebbe voluto vomitare, sputare tutta la sua amarezza.

Poi…un grido…un ordine.

-         Gohan…uccidi!- Vegeta lo guardava dall’alto.

Il suo sguardo divenne vuoto. Prese la testa del guerriero che aveva ucciso Nappa.

Fu talmente veloce che nessuno, neanche Vegeta, si accorse del suo spostamento.

Stritolò la testa tra le dita.

Materia grigia gli scivolava viscida tra le dita.

Nausea.

 

-         che ho io in meno di  quel…quel… mezzosangue…- il ragazzino picchiava colpi al muro.

-         Sei ancora qui Cary?- Veges entrò di soppiatto nella stanza degli allenamenti.

Il figlio di Kaaroth aveva poco più di lei. Forse un anno…non sapeva.

Era l’unico Sayan che stimava.

Odiava gli umani, amava combattere e le aveva insegnato l’arte di farlo lentamente.

-         tuo padre…-

-         lo so…ignoralo…a volte non si rende conto che lascia troppa libertà a quella razza…- erano bambini ma avevano perso già la beata innocenza della loro tenera età.

Sorrisero. Lei lo colpì.

-         …combattiamo?-

 

 

Gohan spazzò via anche l’altro avversario. Kaaroth e Bardack intanto lottavano fino allo stremo.

Non potevano chiedergli aiuto…era questione di onore. Ed inoltre lui era un bambino.

Vegeta non era soddisfatto. Gohan stava piangendo suo cadaveri dei nemici e quegli incapaci ancora combattevano.

Cooler tentò di sferrare un colpo decisivo.

Vegeta parò solo all’ultimo momento. L’onda si infranse su un mucchio di terra che esplose. Si asciugò il sudore dalla fronte.

-         stavolta me la sono vista brutta…-

Kaaroth riuscì a spezzare un braccio al nemico ma questo gli amputò delle dita con un colpo veloce e tagliente.

 

 

Le urla di dolore di suo padre gli risuonavano nella testa ossessivamente.

Lo guardò. Scoppiò a piangere.

Si stava comportando come un umano. Il re lo avrebbe punito per questo…

-         sei troppo sentimentale!...abbandona i tuoi istinti…lascia che il Sayan che c’è in te sfoghi la sua voglia disperata di distruggere…-

No. Si accorse che non ne sarebbe mai stato in grado.

Soccorse Kaaroth. Lo sottrasse solo all’ultimo dal colpo finale. Lo spinse lontano e si scagliò contro il clone.

L’odio verso quella squallida vita da assassino omicida si riversò sul suo corpo.

Colpiva. Colpiva accecato dalla disperazione.

Colpiva così Vegeta che lo aveva voluto al mondo, Bulma con le sue menzogne, suo padre, che in fondo, come tutti i Sayan, lo disprezzava.

Lui era anche umano.

 

Bardack corse dal piccolo. Il suo nemico era a terra. Grazie all’aiuto di Kaaroth era riuscito ad eliminarlo.

Non si erano accorti di Gohan finché non si erano voltati.

E lo avevano visto.

Sporco, sanguinante…Super Sayan.

Martellava di pugni il cranio del nemico.

Del volto non rimanevano tratti…a Kaaroth ricordò quello che lui stesso aveva fatto al vecchio Gohan anni prima.

Lui era stato spinto da una macabra voglia di divertimento…ma cosa muoveva suo figlio?

Si avvicinò a lui gli prese la spalla.

Gohan si voltò di scatto.

Tornò normale. Svenne.

-         è per questo che Vegeta si prende cura di te…- alzò lo sguardo verso il suo Re che combatteva.

 

Vegeta era stremato…la trasformazione non poteva reggere ancora per molto.

Cooler invece sembrava ancora nel pieno vigore delle sue forze.

Lo colpiva…e lui retrocedeva, avvicinandosi sempre più all’ennesima parete gelida.

La vista era sfocata dal sudore e la nebbia fredda gli impediva di seguire con facilità gli spostamenti del nemico.

Sarebbe morto?

 

Cooler capì che l’ora di sferrare il colpo finale era giunta. Gli altri sayan erano spossati. Non avrebbero potuto soccorrere il loro Sovrano.

Aveva vinto?

 

Sferrò una potente onda di energia. Vegeta la vide piombargli addosso. Per un attimo la sua mente si perse in ricordi lontani e vicini…suo padre, Freezer, le Sfere, il regno, la Terra, le colonie…i compagni…Bulma.

Non poteva morire…

-         tu sei, figlio mio, il principe dei Sayan-

 

Fu travolto. Le sue membra straziate. Ogni centimetro della sua pelle ridotto in polvere. Il suo sguardo si perse nella profondità dell’infinito…morì.

 

Kaaroth chiuse gli occhi. Un Sayan coraggioso come lui stava tremando. Anche il suo Re stava per morire. La sua razza sarebbe finita con lui?

Poi…un grido.

- BIG BANG ATTACK!-

Vegeta.

Non era più in ginocchio. Era ritto, in piedi e guardava l’onda che lo stava per assalire.

Aveva, davanti ai suoi occhi, la mano aperta, sul viso l’espressione sarcastica.

 

Il Re dei Sayan vide il corpo di Cooler disfarsi.

 

-         svegliati- Gohan aprì con difficoltà gli occhi.

Vide Bardack medicarsi delle ferite…suo padre gli teneva la testa. La mano era fasciata…si ricordava. Le dita.

Di nuovo quel sapore dolciastro in bocca…

-         ti sei deciso…alzati!- riconobbe la voce. Vegeta.

-         Cosa?...- era così stordito.

-         Gli altri non hanno energie…saremo io e te a distruggere questo posto…- Vegeta sanguinava copiosamente da numerose ferite. Il volto era bianco, le meni gli tremavano. Era sfinito. Non per questo meno implacabile.

-         Ma…noi…perché dobbiamo annientare?- Gohan non voleva uccidere…non voleva sentirsi sporco, colpevole.

-         Perché tutti devono tremare al nostro cospetto Gohan.- fece per alzarsi. Le gambe per un attimo sembrarono cedere. Gohan sorrise. Il Re riusciva ad essere arrogante anche se pesto.

-         Non lo farò…- la voce gli uscì come in un sogno.

-         E invece tu lo farai…passerai casa per casa. Ucciderai chi ti si parerà al cospetto…cercherai ed eliminerai che si nasconderà da te. Dimostra di essere un Sayan-

-         Oppure?-

-         Oppure io ti ucciderò-

Kaaroth trattenne il respiro. Davvero Vegeta avrebbe eliminato quel mezzosangue?

I loro sguardi erano decisi…era la prima volta che qualcuno sfidava apertamente il Sovrano.

Ed era solo un bambino.

Gohan abbassò il capo. Si avvicinò al Re.

-         sarà come avete ordinato…- era come tutti gli altri. Vegeta lo aveva piegato.

 

 

 

Lo sterminio durò fino al tramonto….se c’era differenza tra giorno e notte in quel pianeta di ghiaccio.

Vegeta tornò dagli altri teso ma soddisfatto. Il lavoro non era stato né pulito tanto meno veloce.

Erano anni che non partecipava attivamente ad una conquista. Cominciava a puzzare di palazzo e ad interessarsi solo di intrighi e pettegolezzi.

Gohan ancora non era tornato.

Forse sarebbe stato meglio non costringerlo…ma…se quel ragazzino non gli avesse obbedito?

Gli doveva fedeltà. Altrimenti sarebbe solo stato un pericolo. E come tale andava eliminato. Il Re non poteva permettersi di avere un nemico così…potente.

Gli altri lo avevano visto Super Sayan. Un altro problema. Aveva corso un rischio.

- ma dove ti sei cacciato? razza di…-

 

 

Gohan era in una casa. Faceva un freddo disperato. I bambini stavano tremando. I genitori si stringevano attorno a loro. Quella allora era una famiglia?

Non era la prima volta che uccideva degli innocenti eppure…perché gli faceva così male ancora?

Il padre teneva la mano al più grande, la madre stringeva al petto il piccolo. Forse era nato da poco…strepitava come un animale.

-         …ma a Vegeta che differenza fa se questi muoiono o meno?-

no…non poteva lasciarli vivere.

Avrebbe dimostrato di valere.

Sferrò un’unica onda. Poi cadde a terra.

Si lasciò cullare dal singhiozzare sommesso della femmina…era ferita ma non morta. Il piccolo,invece, non piangeva più.

Poco dopo anche lei smise.

Gohan cercò di addormentarsi.

Un voce nella testa…

- …cosa ho fatto?-

 

L’astronave gli sembrava più piccola rispetto all’andata.

Sentiva i piedi toccare il fondo…era come una bestia in gabbia.

Degli ultimi episodi ricordava poco.

Il sonno in quella casa, Vegeta che lo trovava, il ritorno all’accampamento…poi dei vuoti.

Kaaroth che si lavava dal sangue, Bardack che si cambiava le bende, Nappa che marciva insieme agli altri corpi.

Quella era la vita per un Sayan.

Lui voleva essere un Sayan? Lui aveva una scelta?

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** il ritorno a casa ***


Bulma si alzò velocemente

Bulma si alzò velocemente.

Aveva sentito la voce di Vegeta.

Era tornato?

Corse per tutto il corridoio…dannati tacchi…

Lo vide. Era sceso dalla navicella.

Aveva il solito viso imbronciato.

Ad accoglierlo c’era la moglie, la primogenita e una vasta delegazione di personaggi illustri.

Il Re aveva vinto l’ennesima battaglia. Forse la decisiva. Tutti lo attendevano con ansia.

La ragazza contò con apprensione le altre navicelle…1…2…3…e la quarta?

Oh no…e Gohan?

 

Veges osservò il padre. Immaginava già la sua reazione quando avrebbe scoperto della morte del gemello maschio.

Si sarebbe infuriato. Avrebbe distrutto tutto ciò che gli fosse stato a tiro.

E sarebbe stato sorprendentemente buffo.

Per lei l’intera colpa era della madre. Una stupida debole. In fondo se lo meritava. Le strinse la mano. La guardò sorridendo.

 

Vegeta sapeva che il parto della Regina sarebbe stato il mese successivo. Eppure non aveva più il ventre gonfio.

Dove erano i suoi figli?...i suoi eredi?

 

Tegeto atterrò anche il secondo avversario. Il sudore gli colava sugli occhi, le braccia erano stanche ma…

-         ce n’è ancora un altro?- …aveva voglia di distruggere.

-         No…puoi tornare nella camerata con gli altri- l’istruttore era annichilito. Dove trovava quel ragazzo tutta quella energia?

-         signor si signore…-

Si era arruolato un solo mese prima. Eppure era più forte della maggioranza dei suoi commilitoni.

Avrebbe fatto una sorprendente carriera militare.

Ma non era questo il suo obiettivo.

 

La rabbia non lo faceva ragionare. Quella femmina era stata una pessima scelta. Anni di matrimonio e non era riuscita a dargli un figlio maschio.

Non riusciva ad ascoltare le sue parole. Eppure lei stava parlando.

Nelle orecchie sentiva solo il frusciare del sangue.

E sua figlia…lo guardava con un visino affranto…e allora perché a lui sembrava che lo stesse deridendo?

 

-         Vegeta…- Bulma vedeva lo sguardo perso del suo amante.

Sapeva che questo sarebbe stato un duro colpo per lui. Doveva dare un erede ai Sayan. Doveva garantire una salda discendenza.

-         io…- e lei se ne sentiva responsabile.

-         Forse avrei dovuto andarmene tempo fa…lasciare questo posto…lasciare Vegeta vivere la sua vita…- le lacrime le salirono agli occhi. Deglutì a fatica. Quel flebile rumore le parve un urlo.

 

 

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Capitolo 28
*** nubi e tempeste... ***


Gohan scese dalla navicella

Gohan scese dalla navicella. Bulma lo stava cercando con lo sguardo.

E lui stava per svenire. Corse via, lontano da quell’astronave, da Vegeta, dalla donna.

Cercava di sorriderle. Avrebbe mentito anche lui.

Doveva convincersene…lui stava bene.

 

 

Vegeta percorse quel famigliare corridoio. Arrivò fino nella stanza dove riposa la neonata.

La guardò insoddisfatto. Era magra, quasi scheletrica. Le povere ossa si intravedevano attraverso la pelle sottile e giallastra.

-         è stato un parto difficile…- disse una voce quasi leggendo i suoi pensieri.

-         Capisco…- Vegeta distolse lo sguardo. Era inutile anche lei.

A che serviva lottare per quel pianeta se dopo la sua morte sarebbe stato dilaniato da combattimenti e scontri?

Per un attimo pensò alle sfere, al loro potere…no, si era ripromesso di non usarle mai più.

Era stato grazie a loro che ora era il Re dei Sayan ma…erano troppo pericolose…nascondevano un potere smisuratamente grande.

Si costrinse a pensare ad altro. Gohan ad esempio. Aveva di nuovo manifestato la sua furia. Questa volta quale era il motivo?

 

Bulma seguì il Sovrano fino nella stanza. Decise di stargli accanto. Per la prima volta dopo tanto tempo non si accorgeva degli sguardi maliziosi ed invidiosi.

La piccola aveva un che di malato. Assomigliava alla madre. Era la personificazione stessa del suo odio verso il Re…

La Regina si voltò. Le due donne si osservarono per dei secondi interminabili.

Bulma si accorse di rabbrividire, di vergognarsi.

Il senso di colpa.

 

 

-         povera Pristina…il destino è stato crudele con te…-

non poteva lasciare vincere il suo istinto.

Non avrebbe ucciso l’umana davanti al Re.

Doveva fermare le sue mani desiderose di scaraventarsi al collo di lei per spezzarglielo.

Non avrebbe visto la vita abbandonare quel corpo sgraziato.

Le sembrò di fissarla da ore.

Si voltò verso Vegeta.

-         mio Sire?- la voce era sicura. Per un attimo le parve di essere tornata la ragazzina che entrava, vestita a festa, nella sala del trono il giorno del fidanzamento.

-         Desidererei sapere cosa ti è accaduto…perché il parto prematuro…perché…un’altra femmina!- Vegeta era furioso. Lei deglutì.

-         Problemi…il fato, i dispiaceri…-

-         Di quali dispiaceri parli?-

Lo avrebbe detto. Avrebbe umiliato Vegeta e la sua amante. Avrebbe dato tutta la colpa dei suoi insuccessi come Regina alla loro relazione.

Non era solo la madre delle principesse…era anche la moglie di un Re!

 

-         allora?-Vegeta attendeva un qualsiasi riferimento a Bulma.

-         …il dispiacere di non saperle dare un figlio adeguato…-

Alla fine non era riuscita a trovare il coraggio? Codarda.

-         bene…- Vegeta si accorse di non essersi ancora cambiato. Indossava gli abiti da combattimento. Inoltre erano stracciati e maleodoranti.

Uscì dalla stanza per raggiungere la sua camera. La mano urtò quella di Bulma.

 

Tegeto non amava tornare dalla madre i giorni di riposo.

L’accademia era dura ed aveva standard elevati. Pretendeva la massima concentrazione. Lui non poteva permettersi di farsi distrarre dai suoi problemi.

Decise di andarla a trovare…almeno per un saluto veloce.

Era mattina tardi. Casa era silenziosa. La madre era nel cortile. Stava gettando dei rifiuti in un angolo. Quando lo vide non sorrise. Per lei era stato un abbandono la decisione del ragazzo di fare carriera militare.

-         certo ora no c’è più nessuno che rubacchia per lei…-  pensò sprezzante Tegeto.

Durante l’ultima litigata erano volati insulti, parole grosse…ma la cosa che lo aveva più ferito era stato…- sei come tuo padre! Ora che non ti servo più mi abbandoni come l’ultima delle donnacce!- .

La madre non piangeva mai. Eppure quella volta…cosa la feriva di più…lui o il ricordo di suo padre?

Mise delle buste vicino la porta. Cibo, vestiti usati, qualche soldo.

-         è venuta la tua amica- la voce della madre lo sorprese

-         chi?-

-         quella ragazza che frequentavi…-

Tegeto si concentrò…erano mesi che non aveva una relazione…forse…si, ora ricordava…la commessa del negozio dove aveva lavorato. Era lei che lo aiutava a coprire i suoi furti.

-         e perché?-

-         ti ha lasciato qualcosa…-

un pianto.

Un bambino?

-         è maschio…complimenti…sei più fortunato del Re…- la madre rise.

 

Bulma si accostò alla porta della stanza di Vegeta. Non erano le solite guardie. Le altre la lasciavano passare… e ora come avrebbe fatto?

Lei doveva parlargli…

-         non è permesso accedere…-

-         ma io…dovrei dare al Sire gli ultimi risultati delle mie ricerche…-

-         mi dispiace signorina… qui non è permesso accedere…-

sentiva i loro sguardi deriderla. Stavano trattenendo le risate.

Razza di scimmioni.

-         lasciatela passare…- la voce di Vegeta proveniva dall’interno.

la ragazza si infiltrò di corsa. Sbatté la porta.

Le guardie si guardarono sorridendo sornione.

 

Il vapore l’avvolse. Odorò un profumo che ricordava.

Vegeta doveva essere sotto la doccia…sentì l’acqua scorrere.

Entrò nel bagno.

Lui era avvolto da un asciugamano.

Chiuse il rubinetto.

-         cosa c’è di così urgente da non poter aspettare?- le sembrava teso.

il corpo era martoriato…aveva ferite, lividi, cicatrici.

-         come è stata la battaglia?-

-         sono ancora vivo…- le sorrise cinico

-         e Gohan?- l’espressione sul suo viso cambiò radicalmente.

 

Gohan non riusciva a riposare.

Erano ore che stava su quel letto. Lo aveva rimpianto con amarezza durante il suo viaggio nell’astronave e ora lo trovava incredibilmente scomodo.

Che cosa gli stava succedendo?

Aveva ancora quella strana nausea.

Se provava a chiudere gli occhi poi se li vedeva davanti… il padre, la madre, i bambini. Si tenevano stretti, erano vicini.

Era quello l’Amore?

Era quello essere una Famiglia?

Lui voleva davvero così bene a qualcuno?

Suo padre era un completo estraneo…aveva un fratello che lo detestava…una matrigna che si vergognava di lui.

Bulma? Gli voleva bene o era troppo egoista?

Vegeta?

Perché ora si stava facendo tutte queste domande?

Sentì un fastidio improvviso…serrò gli occhi.

Quei volti.

Doveva vomitare.

 

 

Bulma uscì infuriata. Vegeta non le dava mai ascolto.

Le guardie la osservarono e tra loro iniziarono a fare battute piccanti.

Per la rabbia lei non si accorse dei loro sguardi addosso.

Raggiunse correndo la stanza del piccolo.

Era socchiusa. Gohan non era sul letto. A terra c’era la battle suit . la raccolse. Dove poteva essere andato?

La tuta era sporca. Decise di metterla tra gli altri panni in bagno.

Ciò che vide la colpì. Gohan era a terra. Doveva essersi sentito male.

Gli tenne la testa con entrambe la mani.

Chiese aiuto urlando.

Aveva paura.

-         è colpa mia Gohan…-

 

 

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Capitolo 29
*** la malattia di Gohan ***


- non è malato…le sue analisi non rivelano alcuna anomalia…- i medici si stavano consultando

- non è malato…le sue analisi non rivelano alcuna anomalia…- i medici si stavano consultando.

Bulma aveva uno sguardo febbrile. Gohan era sdraiato su un lettino. Sembrava così piccolo e indifeso.

Il Re entrò nella sala seguito da un nugolo di guardie.

-         cosa è successo al ragazzino?- nella sua voce non si leggeva la minima preoccupazione ma solo un’infastidita rabbia

Bulma lo guardò sconcertata. Possibile che lui pensava a Gohan solo come al suo giocattolo e non come al bambino che…avevano cresciuto?

-         come non sapete?...eppure qualcosa deve pure avere?- ringhiò Vegeta.

-         Sire…noi…- il medico tremava mentre Vegeta lo fissava con i suoi occhi neri.

Poi il suo sguardo si posò su di lei. I loro occhi si incontrarono per qualche attimo.

 

Cosa aveva la donna? Perché lo guardava con quello sguardo duro?

Si avvicinò a Gohan. Sembrava sognare…un incubo forse. Si muoveva nel letto, smaniando e ansimando.

Bulma gli teneva la mano.

-         Vegeta…è colpa nostra…- gli disse la ragazza in un sospiro.

Per un attimo Vegeta non credette alle sue orecchie… che cosa voleva dire?

-         Bulma…- la guardò

-         Non doveva partire…- la mano di lei sfiorava il viso sudato e sofferente del bambino.

-         E pensi davvero che…sia il suo lato da debole umano a ridurlo così?-

Bulma non gli rispose.

Continuò ad accarezzarlo ininterrottamente. Poi scoppiò in un pianto lungo e tormentato.

Vegeta uscì dalla stanza innervosito.

Considerava il pianto un’inutile attività. E quella donna…si ripromise di non andarli a cercare per un po’.

 

 

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Capitolo 30
*** ribelli e un triste bambino... ***


Tegeto teneva tra le mani quel fardello

Tegeto teneva tra le mani quel fardello. Il bambino non era bello: aveva il viso gonfio, macchie rosse sul collo, occhi piccoli e iniettati.

Si chiese se erano tutti così i neonati.

-         quanto ha?-

-         penso poco meno di un mese…- la madre si accese una sigaretta.

-         Quando l’ha portato poteva avere qualche giorno…- si avvicinò al ragazzo

-         E ora che farai?- si sforzò di non ridere. Ricordava quello stato di stordimento che si prova a…essere genitori. Genitori consapevoli di non poter dare nulla al loro figlio. Se non sofferenza.

Per qualche istante rivide la sua vecchia stanza…allora era bella, tra le migliori. Era molto richiesta. Si sentiva orgogliosa.

E tutto era iniziato così.

Una sera come le altre. Lo avrebbe riconosciuto ovunque.

Era Lui. Lo amava, come tutte le altre ragazze del regno dopotutto.

Aveva annientato Freezer. I Sayan erano liberi…grazie a lui.

E poi…e poi aveva voluto quel loro bambino.

Voleva che qualcosa di quell’incontro gli rimanesse per sempre.

Eppure. Eppure anni prima era seduta con quel fardello in mano. A chiedersi che cosa gli avrebbe potuto offrire.

 

 

Bussarono. Chichi si sentì gelare il sangue nelle vene. Nascose le bende sotto i cuscini. Si precipitò alla porta. Recitava tutte le preghiere velocemente…le parole le giravano confusamente in testa…

-         chi è?-  chiese. Trattenne il fiato. La sua voce aveva tremato?

-         Sono io…Crilin…-

La ragazza spalancò la porta. Lo afferrò con forza attirandolo dentro le mura.

-         tu sei matto! Ci hai spaventato…-

-         scusa era urgente…dove sono?- la ragazza gli indicò un tappeto.

Crilin lo sollevò, aprendo la botola.

-         sono tutti vivi?- lo sguardo del ragazzo era annebbiato.

-         No…- Chichi non poteva mettersi a piangere. Doveva essere forte, coraggiosa, dura.

-         Luridi Sayan…- Crilin scese all’interno dell’apertura.

Chichi si  sedette a terra. Pulì il sangue che era rimasto intriso sulle assi del pavimento…

 

Crilin non poteva credere ai suoi occhi. C’erano almeno venti ragazzi feriti, sanguinanti e moribondi sotto il pavimento della ragazza…ne aveva di coraggio.

Erano la resistenza. L’ultima resistenza di un pianeta piegato.

Gli si avvicinò un uomo alle spalle.

-         anche tu qui?-

-         vecchio maestro Muten…- il ragazzo si genufletté riverente

-         alzati sciocco…non è il momento di mostrarsi deboli questo..- cominciò a camminare per la stanza stretta e lunga.

C’era un forte odore di rancido, putrefazione…morte.

-         la battaglia di ieri è stata molto…troppo dura…- il vecchio si accarezzava la lunga barba bianca.

-         Credi che potremmo mai batterli?- Crilin stringeva forte il pugno. Sentì il sangue colargli tra le dita.

-         Forse…-

-         Ce la faremo maestro…-

Si sforzarono di sorridere. Entrambi sapevano che la loro era una fragile illusione.

 

 

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Capitolo 31
*** sono pronta all'addio? ***


Gohan arrivò nella sua stanza

Gohan arrivò nella sua stanza.

I dottori avevano deciso di dimetterlo. Erano due giorni che non aveva più le convulsioni.

Bulma gli era stata molto vicino. Gli aveva portato degli oggetti che avevano riparato insieme.

Inoltre aveva convinto Vegeta ad interrompere gli allenamenti per un po’.

Era stato così felice.

Poteva leggere, studiare, parlare con Bulma senza doversi preoccupare d’altro.

Eppure…la ragazza gli era sembrata triste.

Quella stessa mattina, mentre lo aiutava a preparare il ritorno, si era messa a piangere.

Lo aveva abbracciato e tenuto stretto. Si era sentito molto confuso. Perché faceva così?

Cosa gli nascondeva?

Entrò nella stanza.

Bulma era in piedi.

In mano aveva una valigia.

-         dove stai andando?- la voce di Gohan si spezzò.

Lo stava abbandonando? Ora che aveva così bisogno di lei?

 

Bulma non poteva credere a ciò che aveva deciso.

Piegava gli abiti con cura. Sulla Terra era inverno le temperature non sarebbero state miti. Prese dal fondo dell’armadio anche i maglioni che gli aveva mandato la madre.

Si accorse di piangere.

Non riusciva più a distinguere i colori. Ma non poteva fermarsi.

Gohan sarebbe stato lì a momenti. Doveva essere pronta a dargli l’addio.

 

 

I minuti passavano. Le mini scorrevano veloci. Dove aveva messo quella maglia? Era la sua preferita. Non poteva lasciarla lì… tremava. L’agitazione le stava facendo perdere la testa.

Come avrebbe vissuto da quel momento in poi?

Sarebbe stata felice?...e come poteva esserlo?

 

 

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Capitolo 32
*** addio Gohan! ***


Terra

Terra. Kaaroth si stava dirigendo furibondo verso gli edifici dell’ala sud.

Si ricordava di quel posto…era lì che era stato concepito Gohan e da lì era partito per il pianeta Vegeta.

Entrò nella sala. I soldati si inchinarono al solo suo passaggio.

-         cosa succede?- sbraitò rivolgendosi al caporale maggiore

-         il progetto…signore…-

-         cosa c’è che non va?-

-         i ragazzini…i bastardi…si dimostrano inattivi, disobbedienti, disinteressati…-

-         portatemi da loro-

-         ed…inoltre…alcuni sono scappati…avevano già tentato la fuga…Coff coff…- Kaaroth lo aveva afferrato per la gola e sollevato da terra.

-         Cosa?-

Aveva paura. Ricordava suo figlio. Gohan. Uno come loro. Ed un Super Sayan. E se anche gli altri…no non poteva essere.

 

Gohan entrò nella sua camera. Bulma era in piedi al centro…lo osservava con i grandi occhi  lucidi dal pianto.

Le gote erano rosse, la pelle tirata…sembrava trasparente,  come un velo sottile.

La bocca tremava, dagli angoli fuoriusciva dell’umidità.

-         Bulma cosa hai fatto?- il ragazzino la guardò attentamente.

le mani stringevano spasmodicamente una valigia…era chiusa ma sembrava traboccare. La scena era alquanto ridicola…se non fosse stato per lo sguardo distrutto della donna.

-         Bulma…tu non vorrai per caso…andartene?- Gohan capì.

La sua malattia, i continui litigi per causa sua con Vegeta la dovevano aver stremata. Ebbe un moto di compassione per lei. Corse ad abbracciarla.

-         piccolo mio…- Bulma piangeva. Gohan era quasi alto quanto lei nonostante la tenera età…le sue lacrime gli scaldavano il viso.

-         Non andare via…-

-         Tu…ami essere un Sayan?-

La domanda di Bulma lo lasciò esterrefatto…che cosa voleva da lui ora?

Non le bastava farlo soffrire con la sua partenza?

-         ti prego piccolo…sii onesto…-

-         cosa vorresti che ti dicessi?- Gohan sentì le premurose mani di Bulma accarezzargli il viso

-         solo la verità…- gli sorrise senza gioia

Gohan si staccò un po’ da lei…si portò le mani al volto…vi si nascose.

- si…amo essere un Sayan…- il suo sguardo era perso.

 

 

-         odio.. odio parte di me… odio il modo in cui posso uccidere…la facilità che ho nel.. nel…distruggere- Bulma gli tamponava la fronte…non aveva infezioni…eppure una febbre alta e convulsioni lo stavano divorando da ore.

da quando, il giorno prima, lo aveva trovato nel bagno, era stata l’unica frase di senso compiuto che il ragazzino era riuscito a dire.

E lei aveva capito. Gohan aveva sempre mentito…ma per chi? Per cosa stava rinunciando alla sua felicità? Non lo avrebbe più permesso.

 

Bulma ricordò quegli attimi…terrore, paura, angoscia si erano impadroniti del suo animo.

Non era riuscita a salvarlo da bambino…lo avrebbe fatto ora.

Gli prese la testa con le mani…

-         Gohan non sarò io a partire!-

Il ragazzo tremò a quelle parole…

-         io so quello che provi.. la repulsione che hai nell’uccidere…sei il mio…- non riuscì a completare la frase.

Cadde a terra. Gohan la fissava.

-         tu andrai via…tu non dovrai mai più tornare su questo pianeta…- con fatica Bulma si rialzò.

-         Scordati le persone che hai conosciuto…il dolore che ti hanno trasmesso…la rabbia che hai covato…-

-         Bulma io…- Gohan stava per piangere…

-         Scordati di me…dell’affetto che non ti ho saputo dare.. purtroppo…- la voce di Bulma si spezzò di nuovo…

-         Io non voglio lasciarti qui…tu sei…mia…madre…-

Un sorriso impercettibile le apparve sul volto.

- no Gohan…tu hai una madre…una vera madre…-

 

 

 

 

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Capitolo 33
*** dov'è Gohan? ***


Per la prima volta in tutta la sua vita era solo

Volevo ringraziare tutti coloro che finora hanno recensito… continuate a farlo vi prego!!! ^_^…spero che questo nuovo capitolo vi piaccia!

 

Bulma si alzò dal letto a fatica…aveva un incredibile cerchio alla testa…gli occhi rossi, le labbra gonfie. Rabbrividì alla sola vista dello specchio.

Bussavano alla porta. I cardini tremavano. Delle urla intense…Vegeta.

La mano le si fermò sul chiavistello.

Gli diede un altro giro…la voce divenne ancor più alta e insistente.

-         probabilmente l’ho fatto infuriare ancora di più…- disse tra sé con voce atona e assente.

 Si rigettò sul letto.

Era stanca…avrebbe voluto solo dormire…

-         DOV’E’ GOHAN… DONNA!!!-

 

 

Vegeta sentì l’avviso quando stava per ricevere gli aggiornamenti da Kaaroth.

Era accaduto qualcosa di serio sulla Terra se quello stupido debole aveva voluto essere ascoltato con tanta premura.

Improvvisamente una guardia era entrata.

-         sovrano…una navicella è partita…- il ragazzo sembrava stremato per la corsa e l’affanno

-         e tu disturbi me…  per un’idiozia del genere…- era già nervoso…e tutti sembravano collaborare a farlo impazzire

-         ma Sire…-

-         niente ma…vattene immediatamente…-

-         sire… sembra certa la presenza di Gohan su quella navicella…-

-         GOHAN?- scattò in piedi.

il mantello si gonfiò.

Uscì dalla sala…quello stupido bambino…non poteva essere…e dove se ne stava andando?

 

 

-         un Re che aspetta davanti la porta di una stupida…terrestre?...una terrestre TRADITRICE poi…Bulma aprì o entro io…- sbatteva le mani contro il metallo della porta, sbraitava…eppure nulla sembrava cambiare all’interno della stanza.

-         Bulma…Bulma…-

Dei passi…lenti…si avvicinavano alla porta…sentì la mani posarsi sul chiavistello.

Un rumore sordo, impercettibile

-         aprimi…subito…- tentò di placare la rabbia…

udì il chiavistello chiudersi…

-         e così piccola terrestre mi stai sfidando!!!!!!-

-         DOV’E’ GOHAN…DONNA!!!-

 

La porta andò in frantumi…Bulma aprì gli occhi senza, quasi, badare al frastuono.

Vegeta entrò come una furia. Le afferrò le spalle, la scosse…stava urlando qualcosa…ma che senso aveva?

 

-         non ti rendi conto che ora sarà felice?- Bulma lo abbracciò.

Vegeta si sentì avvampare…rabbia e…- non ora Vegeta…-

Staccò le mani di lei dalle sue spalle…le sollevò la testa con una mano…

Il volto di lei era rigato di lacrime.

L’odio svanì.

-         scusami Vegeta…-

-         perché?...-

-         perché gli voglio bene…-

Vegeta la lasciò sola.

-         Allora sei stata tu…vorrei che tu non…vorrei che io non…-

-         capisco…- Bulma si asciugò il viso con il dorso della mani.

 

 

Per la prima volta in tutta la sua vita era solo…davvero solo…

Stava nascendo il sole…la Terra aveva un profumo così dolce. Lo sguardo gli si perse lungo la linea dell’orizzonte.

Le parole della donna gli risuonavano nella testa, forti come i rombi di tuoni durante una tempesta…

-         Gohan…la donna a cui ti hanno strappato piange per te…ti ama tanto…- mentre Bulma gli stava parlando lui provava ad immaginare…sua madre.

che strano rendersi conto di non esserci mai riuscito…

-         vive sulla Terra…è una brava donna…ti sarà tanto vicino…- Bulma gli teneva stretta convulsamente la mano…quasi a fargli male.

 

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Capitolo 34
*** madre... ***


Chichi era stanca

Chichi era stanca. Era riuscita a preparare per la fuga gli ultimi guerriglieri.

Indossavano abiti civili e le medicazioni potevano reggere fino al prossimo nascondiglio.

Solo Crilin era rimasto con lei…stavano finendo di ripulire.

Detestava il disordine…e in quei giorni la sua casa era stata devastata.

Era stanca. Era troppo stanca.

Crilin le poggiò una mano sulla spalla. Le era sempre stato vicino…forse le dava troppe attenzioni, per essere solo un amico…ma…aveva bisogno di un conforto ogni tanto. Era anche lei solo un essere umano.

Voleva piangere. Aveva seppellito troppi ragazzi…erano morti…lasciando madri, sorelle, padri…a volte mogli e fidanzate…sole con il loro pianto.

Cosa sarebbe rimasto di quelle vite?

Quella ribellione sarebbe davvero servita a qualcosa?

 

Gohan non sapeva se era davvero quella la casa che Bulma aveva tentato di descrivergli.

In fondo neanche lei vi era mai andata.

Il posto era ameno… tutto sembrava ispirare tranquillità, rilassatezza, pacatezza.

Fiori nel giardino ben curato, un vialetto di pietre piccole e ordinate, fili da cui pendevano abiti femminili e candide lenzuola.

Era ora di pranzo…eppure non aveva fame.

Sentiva un caldo infernale, nonostante il fresco vento che gli scompigliava i capelli.

-         Quando sarai lì…dille chi sei piccolo mio…lei ti cerca da anni…aspetta solo te…vivi la tua vita. Lontano da chi non può fare a meno di farti soffrire…-

Bulma…quella donna non riusciva a smettere di essere nei suoi pensieri.

In un istante ricordò la sua vita…la loro vita…lei lo sorreggeva mentre faceva i primi passi, lo nascondeva da Vegeta quando era furibondo, lo faceva ridere quando tutti sembravano odiarlo…

-         scordami…-

 

 

si avvicinò alla finestra. Era socchiusa. Dall’interno della casa provenivano profumi mai sentiti prima.

Cercò di osservare…c’era qualcuno nella piccola stanza.

Si stava alzando…un'altra figura nascosta era seduta ancora attorno al tavolino.

Ascoltò alcune parole…

-         fatti forza Chichi…-

-         cerca di essere coraggioso Crilin…-

Mia madre. E così è quella la sua voce?

La porta si stava per aprire. Con un balzo felino si nascose dietro un cespuglio.

-         alla prossima…- un ragazzo basso e calvo si incamminava per il vialetto.

Era così piccolo. Sembrava uno di quei mostriciattoli descritti nei racconti dei suoi libri.

I libri che sua madre aveva comprato per lui.

La vide.

Mora, magra, alta. Triste. Diversa da Bulma. Tuttavia aveva lo stesso suo sguardo.

Il coraggio gli venne meno.

E se non lo avesse amato?

Se lo odiasse per quello che suo padre le aveva fatto?

Lui era solo il frutto di violenza…una donna poteva amarlo?

 

Chichi sentì un groppo alla gola.

Sapeva chi era quel bambino…

Avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque.

-         Gohan…-

Lo aveva stretto tra le braccia solo per qualche istante.

Lo aveva odiato per tanto tempo.

Lo aveva perdonato da poco.

Per quale motivo ora si trovava lì?

In fondo non le importava.

 

Gohan avvertì le fragili braccia della madre cingerlo.

Il calore di un bacio sulla fronte.

-         entra piccolo…avrai fame immagino…-

la casa era in perfetto ordine. C’erano vasi stracolmi di fiori ovunque. Piccoli oggettini colorati.

Nessuna foto.

Solo una, enorme.

Una bambina ed un uomo immenso…nello stesso vialetto.

-         chi sono?-

-         me…e tuo nonno…-

-         che cosa è successo al nonno?…-

-         ora mangia…-

 

 

 

 

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Capitolo 35
*** l'attesa ***


Una sala

Una sala. Non era molto grande. Nessuno sembrava notarla. Nessuno la guardava con interesse.

Ragazzine ansiose stringevano nervosamente le mani, donne con il pancione sorridevano affabili, altre parlavano tra loro sottovoce, cullando piccoli neonati.

Bulma aveva avuto paura che qualcuno potesse riconoscerla.

Per questo si era allontanata tanto dalla reggia per una stupida visita medica.

Lei era un’umana…aveva sentito più di una donna parlare della ribellione sulla Terra…qualcuna lamentarsi per l’assenza di suo marito, suo fratello.. tremò.

Per l’ansia quasi stracciò il giornale che teneva fra le dita.

Qualcosa in lei non andava.

Lo sapeva da settimane.

Era stanca, irritabile…e poi…le nausee.

Inizialmente aveva pensato alla lontananza di Gohan…il colpo era stato forte.

Dopo una vita intera passata a crescere quel ragazzino come se fosse suo, ora non poteva ricevere più notizie di lui.

-         per Chichi deve essere stato così difficile…- sussurrò.

Una donna anziana le si sedette vicino.

-         io ho accompagnato qui mia figlia…lei è sola?-

faccio così tanta pena da spingere una donna Sayan a farmi compagnia?

O forse è solo una stupida curiosa?

 

 

Un altro giorno nel mercato. Rubare non era poi così difficile…divertente era vedere quei poveracci urlare cercando di tirare qualche vecchia scarpa.

Il ragazzino rise.

Stava per compiere tredici anni.

Erano scappati quasi un mese prima.

Da quel giorno migliaia di Sayan gli davano la caccia…ma loro erano stanchi di essere i loro schiavi.

Perché non potevano essere liberi?

A guidarli erano i ragazzi più grandi.. alcuni avevano quasi vent’anni.

Non erano Sayan puri.

Erano stupidi esperimenti.

Solo bastardi.

Allevati per essere macchine da guerra.

La rabbia nel ragazzo crebbe…non sarebbe stato facile per quel branco di scimmioni eliminarli, giurò a sé stesso.

 

 

Bulma chiuse gli occhi. Si gettò sul letto.

Guardò la stanza intorno a sé.

Non le era mai sembrata così stretta.

Sentì il fiato mancarle…un’ansia crescente le pervadeva il petto.

Corse fino al bagno. Cercò il proprio riflesso nello specchio.

Nuove rughe le solcavano il viso.

-         eppure non sono tanto vecchia…- si sforzò di sorridere…a cosa pensava proprio ora che la sua vita stava per essere distrutta?…ancora una volta.

Si tolse la maglia e si osservò il ventre…era teso, elastico…le sembrava ancora quello dell’adolescente che con il suo candore aveva fatto impazzire di passione il Sovrano dei Sayan.

Arrossì violentemente a quei ricordi.

-         me la sono cercata…-

aprì l’acqua. Sentì lo scroscio continuo. Cercò di tergersi così la mente.

Un giramento di testa.

Le parole del dottore le tornarono alla mente…

-         lei avrà bisogno di un lungo periodo di tranquillità e riposo…-

poi vomitò.

 

 

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Capitolo 36
*** le ferite di un terrestre... ***


La signora Briefs sorrise come sua abitudine al ragazzo che nel pieno della notte andava a bussare alla sua porta

La signora Briefs sorrise come sua abitudine al ragazzo che nel pieno della notte andava a bussare alla sua porta.

-         entra pure…- la sua innocente espressione si velò di disgusto solo quando vide la ferita che dilaniava il ventre del giovane.

Si allontanò velocemente mentre il ragazzo si accasciava su una sedia.

Dopo pochi secondi un accaldato signor Briefs lo raggiungeva.

Senza chiedergli spiegazioni lo fece distendere su di una branda e con mani fatte esperte dall’esperienza gli tamponava la piaga sanguinante.

Il giovane gemette all’improvviso

-         scusami…ho sempre avuto a che fare con macchine e aggeggi di metallo…le persone non sono la mia specialità…- tentava di mantenere un contegno.

La donna si aggirava nella stanza con rinnovata solarità. Guardava la triste scena con una distaccata indifferenza.

Vedeva le mani del marito infilate in una lacerazione orribile… il sangue scorrere fino a terra, comporre una macchia sconnessa e raggrumarsi scuro.

La sua attenzione si concentrò sul ragazzo…aveva notato già il fisico scultoreo e il bel volto…nonostante la fame e le sofferenze rimaneva un uomo affascinante.

-         dimmi il tuo nome incantevole straniero…- gli disse avvicinandosi lentamente e sfoderando uno dei suoi più belli e spontanei sorrisi…

il viso del ragazzo si velò di un diffuso rossore…

-         Yanko…-

Una smorfia di dolore.

Una fitta lancinante gli aveva imperlato la fronte. Gocce gli scendevano dal viso bagnandogli la casacca pesante.

 

 

Il signor Briefs cucì l’ultimo punto.

Guardò con freddo compiacimento. La ferita aveva reso la pelle calda e rossa. Già piccole pustole lasciavano trasudare una liquido giallastro.

La pelle sotto i punti di cotone pulsava.

Un rivolo di sangue rappreso gli segnava la schiena come un sorriso beffardo.

Si congratulò tra sé.

Da quando offriva assistenza alla Resistenza quella era la ferita più importante che avesse mai affrontato.

Yanko giaceva con gli occhi pieni di lacrime.

Doveva avere l’età di Bulma, stimò con lo sguardo.

-         devi dormire per un po’ ora…tornerò all’alba…per le medicazioni- sorrise cercando di mostrare fiducia.

Yanko si ricoprì con la sudicia maglia, lamentandosi soffusamente.

 

Era la prima luce dell’aurora quando un lacerante bruciore lo destò.

Per un attimo temette di essere già morto.

Cercò affannosamente con lo sguardo un volto, un oggetto famigliare.

Il fianco gli faceva ancora male e sentiva la maglia bagnata…sangue.

Una nuova fitta. Urlò.

-         stai calmo.. è quasi finito…- una voce rassicurante

strinse penosamente il lenzuolo tra le dita. Sentiva le sua mani umide per il sudore…doveva mostrarsi coraggioso.

Improvvisamente il dolore cessò, o quantomeno, diminuì d’intensità.

Respirava con affanno.

Svenne.

 

Un odore forte e pungente lo fece rinvenire. La stanza dove giaceva era grande e riccamente arredata. Uno strano contrasto con i suoi vestiti e le proprie origini.

Fissò dei quadri appesi alla parete…in alcuni apparivano degli scenari a lui noti…le foreste, il buio implacabile, la luna irraggiungibile.

Ricordò in fretta gli ultimi accadimenti: la scorribanda nel forte Sayan, il sabotaggio delle loro strutture radar, il fallimento della missione, la ritirata improvvisa, la morte dei suoi amici…la lotta, la ferita…l’uccisione di quella guardia.

Gli appariva ancora davanti agli occhi il suo sguardo perso nel vuoto della morte, le sue pupille spente…aveva ucciso.

Per la prima volta.

Senza volere.

Senza sapere come fosse successo.

Aveva ucciso.

Cercava di convincersi che non era stata colpa sua…nonostante tutti i suoi sforzi non avrebbe potuto contrastare anche il più debole dei Sayan.

Eppure...

 

 

Il signor Briefs entrò nella stanza.

Si avvicinò al letto improvvisato… notò immediatamente lo sguardo angosciato del giovane.

-         ti cercano Yanko…- il ragazzo sembrò uscire da un incubo

-         cosa…?! Non capisco….- tratteneva il fiato

-         hai ucciso…o se non altro provocato la morte di uno di loro…-

-         ma io…non…io amo la Terra…- abbassò il viso, distrutto

-         per ora sarai al sicuro tra queste mura…ma prima…chi ti ha parlato di noi?- il vecchio era preoccupato. La Resistenza non poteva perdere la sua rete di case sicure…forse l’informazione era scivolata tra le fitte maglie dell’organizzazione.

-         Già da tempo eravamo stati informati della presenza di luoghi privi di rischi per riparare in tempi non sicuri…avevamo solo delle coordinate che venivano cambiate giornalmente…questa è l’ultima ricevuta…- con un enorme sforzo riuscì a mostrare un pezzetto di carta stracciato. A caratteri indecisi erano tracciati dei numeri e lettere apparentemente sconnessi l’un l’altro.

il Professore annuì soddisfatto.

-         dovrai affrontare una lunga degenza…-

-         ma io…devo ricompattare il mio gruppo…dobbiamo intervenire…- tentò di alzarsi

-         sei solo uno sciocco se credi di essere in grado di fare qualcosa per la Terra in queste condizioni…- il signor Briefs gli mise una mano sulla spalla.

Yanko si abbandonò sul lettino.

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Capitolo 37
*** decisioni ed indecisioni... ***


Bulma si rigirava nel suo letto

Bulma si rigirava nel suo letto. Aveva tremendamente caldo, si agitava e scalciava.

Era insonne da tante notti ormai.

Non le capitava tanta inquietudine dall’ultima notte trascorsa sulla Terra.

Vegeta.

Il ricordo di quell’episodio la paralizzava.

Sentiva ancora sotto le dita il profilo del suo volto, la rudezza della pelle, la sensazione graffiante che aveva avvertito.

Che ragazzina stupida che era stata! Era riuscita a rovinare la sua esistenza accettando di seguirlo.

Lo aveva fatto per suo padre. Solo per lui.

E il destino ora le giocava quel maldestro tiro.

Si alzò sudata. Si diresse verso il balcone…forse avrebbe trovato un po’ di refrigerio.

Osservò le stelle. Uno di quei lontani punti poteva essere il Sole…ancora più minuscolo uno doveva essere.. la Terra.

Una lacrima le scese lungo la guancia.

Per cosa aveva abbandonato tutto?

Cosa l’aveva spinta tanto distante?

 

Vegeta scese dalla navicella. Aveva la corazza ancora imbrattata di sangue. Era rappreso ed emanava un odore nauseabondo.

-         sire…ben tornato…- Bardack lo stava aspettando

-         avete novità importanti da riferirmi?- il tono di Vegeta era spiccio, sembrava non interessarsi del Sayan

-         nulla di rilevante…-

-         e quello scarto di Kaaroth…ha più inviato notizie?-

-         si Sire…l’attende…-

I due Sayan si incamminarono lungo lo stretto corridoio. Le moli immense sparirono tra i meandri del palazzo.

 

Bulma camminava lentamente per il corridoio. Avvertì immediatamente la voce del Sovrano. Fu percorsa da un lungo brivido che le scese fin dentro le ossa.

Cosa avrebbe fatto ora?

Si appiattì lungo il muro. Avrebbe desiderato sparire piuttosto che incrociare il suo sguardo. Deglutì a fatica e si strinse le mani alla pancia.

Socchiuse gli occhi.

Sentì dei passi avvicinarsi. Sempre più vicini.

Chiuse gli occhi.

Quella presenza, quel calore così famigliare.

Una folata di vento.

Riaprì gli occhi.

Vegeta era lontano. L’aveva oltrepassata. L’aveva ignorata.

Una fitta lancinante la fece boccheggiare.

Ansimante si avvicinò alla porta del laboratorio.

Vegeta meritava davvero tutto questo dolore?

 

Kaaroth attendeva da ore il sovrano. Era stanco. Le vecchie ferite avevano iniziato a dolergli e l’ultimo scontro gli era valso una dura lezione.

Vegeta entrò furente nella sala.

Si slacciò il pesante mantello e lo gettò lontano.

-         allora…che cosa vuoi?- gli urlò contro.

Il Re mostrava la sua indole più violenta. Inoltre la fuga di Gohan lo aveva reso ancor più irascibile e aggressivo.

-         il progetto Sire…- iniziò senza particolari indugi

-         che c’è che non va?!- 

-         i mezzosangue…- Kaaroth aveva la gola secca, il respiro affannoso…aveva paura.

-         Che cosa succede??- Vegeta si alzò dal trono sbattendo i pugni violentemente.

-         Sono fuggiti. E sono potenti.- il giovane Sayan aveva il volto cereo, sicuro dell’imminente violenta reazione del Re.

-         Uccideteli.- Vegeta si sedette apparentemente tranquillo

-         Ma signore…-

-         Sterminateli…il progetto era destinato a fallire. Anche Gohan si è dimostrato un insuccesso. Dovete eliminarli…-

Kaaroth si inginocchiò lentamente. Alzò gli occhi verso il sovrano.

Entrambi sapevano quale reale pericolo rappresentavano quei giovani meticci.

Entrambi ricordavano il piccolo Gohan bagnarsi d’oro.

Entrambi temevano la sconsiderata furia del Super Sayan.

 

 

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Capitolo 38
*** pianto di bambini ***


 


Un sole devastante. Il ragazzo guardò l’orizzonte. I suoi compagni erano stesi a terra. Sanguinanti, invocavano una pietà che non gli era concessa.
I Sayan attaccavano con una furia inimmaginabile.
Erano ragazzi. Erano il loro stesso sangue…come potevano…quale sovraumano coraggio li spingeva a finire dei piccoli copri maciullati…a vederli morire…a ghignare alle loro richieste d’aiuto.
- i veri Sayan non invocano pietà…-
Sanol si acquattò dietro un cespuglio. Doveva nascondersi. Non voleva morire.
Riconobbe il viso del comandante delle truppe.
Sembrava dolce, i lineamenti aggraziati…solo lo sguardo amaro e truce rivelava la sua indole omicida.
Kaaroth.
Un nome che lo faceva tremare già da quando era poco più che un bambino.
Quando lo attendevano sotto il sole estivo o  la sferzante pioggia d’inverno.
Quando una sua parola poteva costarti una severa punizione.
Era stato il loro Dio, il loro maestro.
E ora li stava sterminando.
Li ricacciava dalle buche dove, come topi spaventati, si nascondevano.
Solo perché nel loro sangue scorreva la linfa degli umani. Solo perché il loro terribile potere li spaventava.
Solo perché la pace li disgustava.
E Sanol voleva la pace.
Voleva che quegli sporchi Sayan liberassero la Terra. La sua Terra.
La rabbia gli ottenebrò la vista.
Non era abbastanza forte.
Non aveva un capo che lo guidasse.
Lui era un soldato.

Gohan si svegliò in un letto fresco e profumato.
Avvertiva una presenza dolce e premurosa accanto a lui.
Immaginò, ancora frastornato dal sonno, il bel viso di Bulma fissarlo allegramente.
Sorrise.
Un rumore improvviso gli fece spalancare gli occhi.
Una donna stava raccogliendo degli oggetti.
I loro occhi si incontrarono.
Stesso nero. Stessa intensità. Stesso dolore.
- piccolo…puoi riposare…è ancora presto…-
il tono della voce era tremulo, preoccupato.
Le mani tremavano impercettibilmente.
- madre?...- Gohan si stupì della necessità che avvertiva nel pronunciare quelle parole. Era davvero terminata la sua infanzia?
era davvero sparita l’oppressione del crudele Principe?...e la vivace compagnia di Bulma?
Chichi lo abbracciò. Per la prima volta Gohan sentì calore nel proprio petto.
Desiderò che tutto svanisse.
Desiderò…che l’incubo fosse finito.
Comprese che non avrebbe mai avuto termine.
Chichi prese il bambino tra le braccia.
Dolce amore di madre.
Avrebbe dovuto odiare quella pelle, il suo odore, il suo respiro…così simile all’uomo che le aveva strappato la vita.
Gohan era un Sayan? Era come quegli esseri disgustosi che divoravano le anime degli umani? Che soggiogavano e sterminavano?
Poteva quella buffa testolina nera distruggere? Quegli occhi caricarsi di odio?
Lo temeva.
Lo sperava.
Se aveva mai pregato lo aveva fatto per quel momento.
Gohan avrebbe capito davvero chi erano i Sayan.
Nessun dubbio avrebbe più ottenebrato il suo spirito.
- Gohan…ora saprai cosa è stato di tuo nonno-


Una lapide scura. Il tempo l’aveva danneggiata, erosa, colpita…inclemente.
 Il viso gioioso di un uomo.
Lo stesso della foto…la foto della bambina.
Il viso di un morto.
Le parole di sua madre sgorgavano insieme alle sue lacrime…lacrime che si univano alle proprie.
Un racconto spaventoso. Cruento. Terribile.
Questo era accaduto per far nascere lui.
Questo era nato dalla perversa mente dell’uomo che lo aveva cresciuto.
Questo era stato tacitamente accettato dalla donna che più aveva amato.
Chichi lo tenne stretto.
- figlio mio…sei la luce…salvaci…-
Riflessi dorati lo accesero.
Aveva giurato a sé stesso che avrebbe perseguito la pace.
Ora, invece, il suo cuore invocava la guerra.
Vegeta. I Sayan.
I suoi nuovi nemici.
Avrebbe combattuto.
Avrebbe ucciso.
Ora capiva il senso delle parole del suo odiato maestro…uccidi per vivere.
- e inizierò a vivere…-
alzò lo sguardo.
Cinquanta. Cento. Mille. Diecimila. Infinite tombe.
L’inferno.
Lì giacevano coloro che erano morti per la Terra.
Si respirava un’aria pesante di morte.
Lamenti lontani.
- l’ultimo scontro è stato tremendo…abbiamo avuto molte perdite…- la voce del ragazzo calvo che li aveva accompagnati. Stava sussurrando all’orecchio di Chichi.
Voci strazianti di donne e uomini.
La luce attorno a Gohan si accentuò.
Fissò sua madre.


Azzurro. Talmente intenso e vuoto che poteva perdercisi all’interno.
Laghi di disperazione e ira.
Era davvero il suo piccolo quel demone?
- tutti i Sayan sono dei mostri…-
Crilin.
Lo aveva voluto accanto.
Aveva avuto paura.
E ora tremava di fronte la forza disumana di un bambino.
- hai ragione…siamo dei mostri in realtà- Gohan parlò con voce schietta, sincera e devastata dalla sofferenza.
- vi aiuterò…-
un viso grave. Serio. Capelli talmente chiari che vagamente ricordavano la luminosità del sole accecante estivo. Il Super Sayan. Come il re Vegeta.
Gohan… divenuto Leggendario mostro per salvare la vita alla sua adorata Bulma. Un mostro bambino, macchiato del primo sangue ad un’età dolce e tenera.
Vegeta… Leggenda per un desiderio. Un desiderio delle sfere che sancì la sua vittoria su Freezer…sciolse la fredda ira che covava nel cuore di ragazzo solitario…rese libero il Re che sarebbe dovuto rimanere solo un Principe.
I capelli di Gohan tornarono ad imbrunirsi. Gli occhi ad oscurarsi.
Lasciò cadere un fiore sulla tomba del nonno.
Si avvicinò alla madre.
- andiamo?- il suo sguardo era limpido ora.
Piccolo ragazzino coraggioso…Chichi sentì l’orgoglio pervaderle il petto.
- certo…- lo avvolse in un caldo abbraccio.

 


Eccomi…volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito fino ad ora…
Per Kristin : Gohan è tornato!…certo più tormentato che mai…un piccolo Super Sayan combattuto dalla sua stessa natura…un po’ fa tenerezza vero? ;-)
Per Aleberyl: scusa per averti “accaparrato” l’idea delle dediche finali ma l’ho sempre trovata molto dolce…^_^ . mi fanno molto piacere le tue recensioni, le aspetto sempre con ansia! E non so come ringraziarti per i commenti sulle mie song-fic. Sono molto felice di COMMOZIONARTI ^^…
Comunque Vegeta non è poi così cattivo con Bulma…il problema è che è un timidone!! (…ho esagerato vero?! ^^ )…e il tuo Gokuccio è sempre più aggressivo...scusami ancora ( mi sento un pò in colpa a descriverlo così...^^)
Ti mando un mega-bacione! E attendo  (rosicchiandomi nell’attesa tutte le mie povere unghie) il tuo nuovo, sicuramente straordinario, capitolo...
Ah…un’altra cosa…anche io ho avuto una proff di italiano terribile…mi detestava formalmente! Ma non ti preoccupare…tu vali e non sono certo i voti a contare, ma l’affetto che riesci a donare e ricevere con le tue storie (e poi hai già avuto una dichiarazione d’amore cibernetica ^_^ )…
Baci baci
Per Lefteye: le tue recensioni mi emozionano sempre…grazie davvero. Sono contenta di riuscire, per te, ad esprimere le gioie e i dolori dei personaggi…grazie ancora…( ora mi commuovo e scoppio in pianto).
Ciao…e aggiorna presto l’ultimo Sayan…
Baci

Roberta

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Capitolo 39
*** la chiamata... ***


se veggy...8

Aprì gli occhi.

Bianco.

Un altro conato la costrinse a chinarsi ancora. E ancora. E ancora.

Da ore il suo corpo era scosso da quel malessere.

- demone…- sussurrò passandosi un panno sulla bocca.

Si acquietò gettandosi distrutta a terra. Reclinò la testa sul bordo del water.

Sorrise pensando all’assurdità di quella scena.

Si ritrovò a ridere sguaiatamente.

- sto impazzendo…-

sospirò rumorosamente. Un nuovo conato la sorprese. Riversò il contenuto, ormai esiguo, del suo stomaco sulle candide mattonelle…

- vuoi vedermi morta?-

si alzò stancamente. Un giramento di testa la costrinse a fermarsi al soglio della porta. Si voltò.

- che schifo…- disse, osservando il pietoso stato del bagno.. e di sé stessa.

Bussano.

- non ora…- chiuse la porta del bagno con un gesto secco.

Irruppe nella stanza una della guardie del palazzo.

 

Si fermò ad osservarla.

Non sembrava la stupenda terrestre che, con il suo carattere prorompente e il suo comportamento indecente, procurava tanto sdegno.

Era una donna misera…stanca…

Il viso segnato da enormi occhiaie…insonne.

Il fisico piegato…le spalle strette…dolorante.

L’espressione vuota, persa, assente…abbattuta.

Dove era la donna prepotente, presuntuosa ed egocentrica che si aggirava orgogliosa ed impertinente tra le stanze del sovrano?

La donna che dava scandalo e faceva nascere gelosie?

- il Re Vegeta…desidera vederla…-

quante volte aveva portato questo ambiguo messaggio nel cuore della notte alla ragazza.

Quante volte aveva visto il sorriso illuminarle il volto…annuire ed entrare nel bagno…freneticamente uscirne, trasformata nella più bella creatura dell’intero universo.

Quanto aveva sperato che nessun altro oltre lui, misera guardia, avesse notato il suo fascino.

Eppure…strinse i pugni.

Non poteva illudersi.

Non era lo scienziato del Re.

Era l’amante di Vegeta.

E lui poteva…doveva…solo scortarla tra le sue braccia.

- no…-

più che un rifiuto fu un sospiro.

Anche la voce sembrava stentare ad uscire da quel fisico indebolito.

- il Sovrano non accetta dinieghi…lo sa bene signorina Bulma…- tentò di mantenere un contegno adeguato.

La paura lo pervase. Vegeta non avrebbe gradito l’inaspettata risposta. Forse sarebbe stato lui a rimettere delle scaramucce dei due amanti. Un freddo improvviso lo attanagliò. Doveva portarla da lui. Assolutamente.

- riferiscigli che non sto bene…che ho bisogno di riposo…- la ragazza parve riacquistare sicurezza…

La guardia, in cuor suo, sorrise: quanto poteva essere altera…nonostante la debolezza.

- ma signorina…- provò a fare un passo in avanti

- niente ma! Stasera non posso essergli d’aiuto!!-

 

Bulma si ritrovò a tremare davanti un impaurito Sayan di infimo livello.

Solitamente il pensiero di poter spaventare esseri così dannatamente forti l’avrebbe divertita…invece ora…voleva solo rimanere sola.

Sola?

Lo sarebbe più stata?

O forse lo sarebbe stata ancor di più?

Cosa avrebbero pensato i Sayan di lei?

e…i terrestri?

- assurdi pensieri…- raccolse la testa tra le mani, come in preda ad una forte emicrania e sospirò amareggiata.

La guardia si avvicinò a lei.

- lo riferirò…signorina Bulma…-

uscì dalla stanza.

Bulma ascoltò il suono del chiavistello che girava sotto le proprie dita.

Si gettò sul letto.

Pianse.

Rise.

Pianse ancora.

Vegeta…perché?

 

Il Sovrano era voltato di spalle. Aveva indosso solo una sottile maglia. I riflessi delle lampade emettevano sinistri bagliori sul suo fisico.

Il coraggio era da sempre una delle doti che lo aveva contraddistinto.

Eppure ora tremava….valeva la pena per quella terrestre?

- sire?-

- esci e lasciaci soli…- voce fredda.

- Sire in realtà…-

Vegeta parve come scosso da un intensa scossa.

Si voltò ringhiando

- perché non è qui?- i suoi occhi riflettevano quella luce…

- sire…la signorina Bulma…-

- cosa?...lurido rifiuto…- gli si avventò contro spingendolo verso la parete che tremò

- la…coff coff…signorina…coff coff…non sta bene…- la presa parve allentarsi.

Riuscì a respirare. Vide allo specchio riflessa la sua immagine. Inginocchiato ai piedi del sovrano era un uomo, piccolo e tarchiato, dai lunghi capelli neri che strabuzzava gli occhi fissandolo.

Che miseria…

- vattene immediatamente.. prima che ti uccida…- il Re gli voltò le spalle.

Avrebbe desiderato eliminarlo. Infilzarlo. Sentire gli ultimi palpiti del suo cuore ghiacciato tra le dita. Invece…

- lei è troppo gentile…la ringrazio Sire…-

Vegeta non si degnò neanche di voltarsi per vederlo correre via.

- feccia…-

 

Ciao a tutte…scusate la lunga attesa!! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Non temete, la fine si sta avvicinando…^_^

Aleberyl 90 : ciaooooo! Eccomi di nuovo qui!! Vorrei dirti che mi stai facendo consumare nell’attesa del tuo nuovo capitolo!! ^^… sei in debito con le mie unghie consunte!!e ora a noi…hai ragione…per gokuccio si mette malino con il figlioletto "ossigenato"!!Saranno scontri duri!E la povera Bulma si troverà tra due fuochi!!...ma ci sarà anche un momento dolce…mi hai fatto venire una bella idea…^_^…per non parlare di Chichi…con i loro caratterini, quasi quasi…ti ringrazio ancora tantissimissimo per tutte le cose carine che mi scrivi, ogni volta che le leggo mi sciolgo come un ghiacciolo all’amarena ( il mio preferito) al sole!baci dolcissimissimi…( i miei sono all’amarena…of course!)

Lefteye: eccomi a parlare con l’altra grande fan di Veggy!!...ho ancora i lacrimoni di commozione per il tuo ultimo chap…e sei responsabile pure tu delle mie mangiucchiate unghie per la tua nuova fic…mi ha davvero intrigato!E ora…Ancora non so esattamente come andrà a finire la mia fic, ma cercherò di renderla il più positiva possibile…^_^Baci dolcissimi…e grazie di tutto quello che scrivi e hai fatto! Non mi stancherò mai di ripeterti quanto mi ha fatto piacere conoscerti!

Kristin: hai ragione i purosangue sono nei guai fino al collo! Ora che Gohan ha capito per cosa combattere…vedo che sei una mega-fan del piccoletto vero?! ^_^Ti volevo inoltre ringraziare per i tuoi commenti e i tuoi incoraggiamenti…mi dai forza nel continuare a scrivere…^^Spero che il capitolo ti sia piaciuto…nonostante la momentanea assenza di Gohan…ma te lo prometto…tornerà presto con la sua,dura ma dolce, mammina!Baci

Sorellla: grazie per le tue recensioni!! Hai ragione…ci sarebbe qualcosa da modificare..ma…sai è stata la mia prima fic…è come il primo amore…nonostante i difetti la sia ama tanto!! ^_^Comunque…grazie Grazie GRAZIE!!!!!baci

 

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Capitolo 40
*** marea... ***


40

 

 

Smise di raccogliere foglie e alzò lo sguardo verso il sole.
Coprì istintivamente gli occhi con il dorso delle mani.
Minuscole gocce di sudore gli imperlavano la fronte.
Una voce oramai nota lo distolse dai suoi tristi pensieri:
- Yanko… tesoro.. vieni il pasto è a tavola!-
La signora Briefs. Tanto allegra quanto vistosamente sfacciata.
Mansueto entrò nella grande casa.
Grande e decrepita.
Doveva essere stata lussuosa e magnifica…solo fosche ombre rimanevano delle sua antica imponenza.
Seduto accanto un tavolo poveramente imbandito era il sig. Briefs immerso nella lettura.
Poca acqua…ancor meno cibo.
Stavano razionando anche il pane quei porci di Sayan.
Come potevano vivere felici in una tale miseria questi due individui?
Yanko sorrise…non aveva ancora imparato a conoscerli.
- non dovresti sforzarti troppo ragazzo…le ferite non sono ancora completamente rimarginate…metti a rischio la tua vita…e cosa ancor più importante il mio splendido lavoro…- sorrise alzando gli occhi ammiccanti l’anziano ingegnere.
- Ma io voglio rendermi utile…il giardino è ridotto ad un cumulo di foglie ingiallite signore…- tentò di obiettare il ragazzo
- …da liberatore a giardiniere?...- una profonda risata scosse l’aria.
Yanko si ritrovò a ridere contagiato da quel suono inarrestabile.
- pare di si…almeno finché non potrò essere di nuovo utile...-
un suono sinistro. Passi concitati.
Il signor Briefs come animato da una sovraumana forza scattò in piedi.
- nasconditi…nell’ala ovest- un ordine. Un imperativo.
L’ala ovest…la vecchia ala deserta. Ogni passo sembrava troppo pesante. Doveva correre.

Il signor Briefs vide Yanko sparire dietro l’angolo del corridoio.
Dove una volta c’era una splendida porta.
Prima dell’invasione, prima della guerra, prima di quell’inferno.
Un nugolo di Sayan, soldati semplici, penetrarono nella casa assolata.
Sua moglie era immobile, ferma come una statua di sale…non una parola. Neanche una lacrima.
Erano forti.
Non avevano mai pianto…no…mentiva a sé stesso.
Avevano pianto. Una volta…e gli faceva ancora male.
Il gruppo di soldati divelleva il mobilio, distruggeva…cercava. Come un branco di cani che seguono una pista.
Non osava chiedere loro come fossero arrivati fino alla loro porta.
Il sospetto del tradimento gli offuscò la mente.
Poi una voce.
Quello che sembrava essere il capo gli si avvicinò circospetto
- terrestre…stiamo rastrellando la zona…alcuni giorni fa dei vili ribelli hanno attaccato un nostro forte…se siete a conoscenza di qualche fatto riguardante questo accaduto siete invitati a farlo immediatamente…-la voce era fredda…quasi metallica.
Alzò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi del soldato.
Un brivido.
Li conosceva. Li aveva visti…una notte di tanti anni prima. Quando…un angelo era volato via. Un demone aveva legato le ali al suo angelo.
Potevano essere quelli gli occhi del mostro che gli aveva portato via la sua Bulma?
- capitano Tegeto…il posto è pulito…- una delle guardie urlò scendendo le scale.
- Torneremo terrestre…-
Avvertì la sensazione umida dello sputo che gli bagnava la guancia.
Lasciò scivolare via il disgustoso liquido inorridito e fiero.
Non avrebbe permesso a quell’individuo di leggere il ribrezzo e l’odio che covava.
I Sayan uscirono velocemente dalla casa.
La signora Briefs li vide fare irruzione in quella accanto.
Le urla dei vicini.
I boati dei mobili gettati a terra.
- stupidi scimmioni…-

Yanko si guardò intorno.
Era già stato per rintanato in quella stanza…appena arrivato.
Era lì che veniva medicato, assistito, curato.
Li erano rinchiusi i suoi più nefasti e reconditi incubi.
Li avevano preso corpo nella notte, sfidando il suo senno.
Lì i volti dei suoi amici, delle persone che aveva amato e che ora erano morte, gli erano apparse evanescenti dalle pareti oscure.
Quelle ore di attesa gli apparirono interminabili.
Decise di uscire.
Doveva vedere la luce…anche solo uno spiraglio…doveva sentire aria fresca sulla pelle.
Girò la maniglia con attenzione.
La casa sembrava deserta.
Qualche passo in lontananza.
Qualche urlo.

Come in preda ad una furia confusa cominciò ad aggirarsi per quelle stanze vuote.
si spaventava del suo respiro, del suono dei suoi passi…
La sua ombra diveniva un Sayan che lo inseguiva…cominciò a fuggire.
Una terribile sensazione di freddo, di ghiaccio gli attanagliava la mente…il petto.
Aveva paura.

Corse per quel corridoio inesplorato che gli sembrò interminabile.
L'ombra della sua mente continuava imperterrita ad inseguirlo. Il fiato gli si mozzava nella gola riarsa dal terrore. Le mani grondavano freddo sudore.
Vide uno spiraglio di luce provenire da una stanza.
Quella stanza gli sembrò l’ultima via di fuga.
Forse lì sarebbe stato al sicuro da quel nemico inesistente.

Con la poca forza che gli rimaneva nelle sfibrate membra si precipitò contro la porta chiusa.
Un suono lieve, cardini che, già divelti, cedono dolcemente alla spinta.
La porta si spalancò e aprì alla sua vista…il paradiso.

Luce. Luce ovunque.
Filtrava dalla finestra, dal lucernario…veniva riflessa dagli innumerevoli specchi, dilagava con un’esasperante forza.
Un angolo di cielo nell’inferno della guerra.
Sconvolto, alzò lentamente lo sguardo.

Un letto magnifico, enorme, soffice.
Azzurro. Di nuovo quella strana sensazione di trovarsi in un luogo distante dalla cruda realtà.
Un’appagante sensazione.
Si avvicinò cauto.Poteva ancora avvertire un odore che aleggiava nella stanza.
Fresco, marino.
L’odore di…una marea, forte e devastante nella sua implacabile bellezza.

Quella stessa che vedeva nei suoi occhi.
Stringeva una sfera arancione nella foto.
Sorrideva felice.

Una ragazzina.
Solare, allegra.
La fissò affascinato.
Sentì una sensazione di caldo al ventre.

I capelli disordinati legati in una scompigliata coda.
Il viso non truccato che mostrava la giovanissima età.
I vestiti maliziosi che rivelavano l’indole ribelle.

Una marea.

Mille dubbi lo assalirono devastanti.
Chi era?
Perché quella stanza era stata così splendidamente conservata?
…ma soprattutto…
era ancora viva?

Passi leggeri si avvicinavano.
Uscì frettolosamente dalla stanza e si gettò verso le scale.
Si voltò per l’ultimo sguardo a quella strana stanza.
Diede un breve addio a quell’affascinante foto.

Un suono.

Il campanello.

Arrivato davanti la porta, scrutò dallo spioncino il visitatore.
Oscuri presagi.
I sayan potevano essere tornati.

Yanko non sapeva ancora che una marea stava per travolgerlo completamente.

 

Aleberyl90: grazie per la manicure…poi ti mando il conto ^_^…comunque grazie ancora per i complimenti!! E…l’idea che mi hai fatto venire dovrebbe essere nel prossimo capitolo…forse aggiungerò un po’ di dolcezza…ma poca pochina!! ;-)…ci sentiamo presto!!...un enorme bacione al gusto di frappè al cioccolato con tanta tantissima panna!!!!!

Lefteye: leggere che ti sei appassionata tanto alla mia ficcy mi fa davvero tanto piacere!! Arrossisco ogni volta che leggo le tue recensioni…chissà…per Bulma e Veggy sono quasi arrivata ad un momento topico…spero che ti piacerà!...per ora…Yanko è diventato una presenza fissa nelle mie storie vero?!.. fammi sapere che ne pensi.
Bacioni enormi!

Kristin: grazie grazie ancora!! Sei davvero molto gentile a seguire la mia ficcy e sono stra felice che ti piaccia ^^…non ti preoccupare per Gohan…tornerà presto e sarà più deciso che mai!
Baci…

Sorella ( sprpr) : scusa ma non sapevo quale nick scegliere!....grazie ancora per tutti i tuoi complimenti..ne sono lusingata! …spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Baci…

 

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Capitolo 41
*** una scia nella notte ***


ne valeva la pena

 

Ne valeva la pena. Questa era la risposta che Vegeta si era dato alla fine.
Seduto sul suo enorme letto non avrebbe mai pensato che sarebbe giunto a tale conclusione.
Per Bulma ne valeva la pena.
L’aveva ignorata, maltrattata, disonorata.
Eppure lei era ancora al suo fianco. Gli si stringeva nei momenti difficili, correva al suo richiamo, sapeva essere donna anche nella sua straordinaria forza.
Agitato, passò una mano tra i capelli perennemente sconvolti.
Un brivido lo percorse. Non era più lo spietato Sayan?... poteva lei averlo…cambiato?
Si gettò tra le coperte. Respirò affannosamente.
Cercava il suo odore. Pensava solo di averne bisogno.
- merda donna…-
- te lo devo ripetere ancora?!…il mio nome è Bulma-
lo aveva sentito davvero o era un’allucinazione?
Aprì gli occhi ed alzò lo sguardo.

 

Una, dieci, cento volte…forse più.
L’aveva voluto, l’aveva avuto. Ne stava pagando le conseguenze.
Una nuova fitta la scosse, facendola piegare tra le lenzuola.
- e tu sei peggio di lui…-
accarezzò la pancia con due dita…i dolori sembrarono calmarsi un poco. Prese un profondo respiro.
Se avesse dovuto raccontare quante volte aveva pianto per lui…sorrise.
Non se era mai pentita.
Un mostro. Si lei amava un mostro.
Un sorriso le illuminò il volto. L’aveva ammesso. Lo sapeva ma non l’aveva mai ammesso.
Lei lo amava.
I dolori si calmarono del tutto.
Per la prima volta dopo troppo tempo, riuscì a sentirsi libera.
Si alzò e attraversò la stanza a piccoli passi…
Rientrando nel bagno l’odore acre del vomito la fece quasi svenire.
Era debole, pensò con enorme rammarico.
Troppo debole per affrontare la scelta che aveva fatto.
L’acqua cominciò a scorrere dal rubinetto.
La raccolse tra le mani e sciacquò la faccia stanca.
Gelida, le scendeva sul collo, posandosi sulla, sempre più procace, scollatura. Si insinuava nell’incavo tra i seni posandosi infine sulla pancia ancora piatta.
Infilò tutta la testa sotto il rubinetto, lasciandosi avvolgere dalla quella fresca sensazione.
Si fissò allo specchio.
Ora i suoi capelli erano di un blu incredibilmente scuro. I suoi occhi riflettevano, tra il suo dolore, la sua determinazione.
Lasciò cadere il vestito a terra. Si fissò ancora per qualche istante.
Bianca, quasi evanescente, la sua pelle era l’unica a conoscerlo. La sua pelle era forse l’unica a conoscere davvero Vegeta.
Permise all’acqua di gocciarle sul suo corpo ancora giovane. Seguì con lo sguardo i solchi luminosi, come piccole lacrime.
Si infilò nella doccia e, tra i caldi vapori e le fredde stille, si permise quello che sarebbe stato, come si era ripromessa, l’ultimo pianto.

Ancora bagnata avvolse il corpo attorno l’unico asciugamano ancora pulito.
Uscendo dal bagno lasciava alle sue spalle gocciare l’acqua dai suoi capelli lasciati sciolti sulle fragili spalle.
Intorno a sé avvertiva l’odore gentile della lavanda. Un odore che le ricordava casa. Un odore che le ricordava la Terra.
Così diverso da quello forte e pungente che aveva amato sentire su di sé da una lontana notte di tanti anni prima.
L’odore di Vegeta.
Frizionò con estrema cura e calma i suoi capelli, asciugandoli.
Li lasciò sciolti e liberi. Come una ninfa, nuda e avvolta dalla sua marea azzurra, si aggirava per la stanza.
Ninfa dagli occhi come laghi profondi.
Si vestì con tranquillità esasperante. Indossò l’unico abito che il Sovrano le avesse mai regalato.
Un abito che riusciva a donarle quel sapore marino e sconosciuto che l’aveva affascinato da sempre.
Alla luce fioca osservò la sua figura.
Aveva riacquistato quella bellezza che fino a poche ore prima pensava di aver perso per sempre.
Il suo sguardo perlustrò ogni centimetro del suo corpo. Tentò di sorridere, ma la bocca gli assunse una piega velata da un’immensa tristezza.
Uscendo dalla stanza chiuse alle sue spalle quella porta che non avrebbe aperto mai più.

Nessuno.
Nessuno era nella sua camera.
Vegeta ghignò deluso.
- ora non posso neanche più fidarmi di me stesso…-
Portò le mani dietro la testa.
Forse…si forse sarebbe dovuto andare da lei.
Cercò di alzarsi ma qualcosa lo tratteneva incollato a quella coperta.
L’orgoglio.
-dannazione…- cercò di smettere di seguire il filo dei suoi pensieri.
Scattò in piedi, attraversando la stanza ad enormi falcate
Colpevole. Si colpevole.
Era colpevole di averla ferita.
Era colpevole.
- maledizione!- scagliò un pugno allo specchio, che si infranse, riflettendo la sua immagine.
Un uomo che aveva perso.
Eppure una volta quello stesso specchio l’aveva vista. L’aveva vista addormentata sul suo petto sorridere felice. E aveva visto lui accarezzarla gentilmente. Un gesto intimo che si permetteva solo quando lei non avrebbe potuto vederlo.
Per orgoglio.
Per la prima volta si chiese se per lei…se per lei…
Il chiavistello girò.
Si voltò chiedendosi chi osasse entrare nelle sue stanze.
La speranza di vedere entrare lei lo portò ad avvicinarsi alla porta ora dischiusa.
Quando due occhi azzurri apparvero, sentì finalmente il dolore alla mano.
Gocciava sangue tra i frammenti di specchio.
- Vegeta…-

 

Per un attimo la gola gli si seccò.
Fantasia? Si era sicuramente un’altra sciocca fantasia.
Lei gli era apparsa davanti, come un essere mitologico, sprigionando un odore dolce ed emanando una luce nobile.
Per la prima volta si sentì infimo accanto a lei.
Lei gli si avvicinò raccogliendo la mano ferita.
Le stille amaranto le cadevano sul vestito chiaro, imbrattandolo irrimediabilmente.
Il Sovrano ritrasse la mano.
- ti ho già sporcato abbastanza…-
gli occhi di lei brillarono fiochi.
- sono venuta per parlarti Vegeta…-
Il Sovrano avvertì una strana sensazione. Gelo. E calore.
I suoi sensi si tesero come prima di una dura battaglia.
Ma questa volta non sarebbe servito a nulla diventare Super Sayan.

 

Se sapere la verità l’avrebbe aiutata a non soffrire più, Vegeta l’avrebbe saputa.
Sentiva quell’essere crescere.
Essere.
Figlio sarebbe stato se frutto di un amore.
Ma quell’uomo…
No.
Era quella la sua decisione.
Vegeta non avrebbe saputo.
Nessuno avrebbe mai saputo.

- volevo sapere se a me ci tieni Vegeta…- gli occhi di lei accarezzavano il pavimento.
Vegeta rimase impietrito.
Da circa una vita aveva rimandato quella risposta. Da circa una vita lei aveva evitato di fargliela.
E tutto per non spezzare quel sottile filo rosso che li aveva legati indissolubilmente sotto il rombare di un temporale terrestre.
Una domanda da ragazzini. Da quindicenni innamorati. Non da trentenni.
Una domanda che non aveva avuto altre risposte che notti di passione.
Ora era davanti alla sua scelta.
Non era più il sovrano. Ora doveva essere l’uomo.
Stava per rispondere quando le dita di lei gli bloccarono le labbra
- …ma poi ho capito…capito che ormai, ora che non siamo più i ragazzini di un tempo, sarebbe solo un peso inutile. Sarebbe un peso per me sapere la verità…ma lo sarebbe anche per te.-
un sorriso piegò le labbra di lei.
- io ti voglio ancora Vegeta…-
un brivido percorse la schiena del sovrano quando lei lo abbracciò.
Le labbra di lui le accarezzarono il collo e lei emise un piccolo gemito.
Le mani corsero veloci sotto il vestito leggero ma Bulma lo fermò con lo sguardo.
Lui la prese in braccio, camminando incurante sui frammenti di specchio gettati a terra.
E furono solo loro ad assistere per l’ennesima volta al consumarsi della loro passione.

 

Lui la strinse.
Era calda. Più calda di quanto ricordasse.
Lei piegò il bel volto immergendolo nella spalla di lui.
Solo un lenzuolo profumato li avvolgeva.
Il silenzio sembrava essersi impossessato di quei due esseri, dopo il momento dell’ardore.
Poi fu lei ad infrangerlo.
Con l’unica frase che avrebbe potuto distruggere tutto.
- ti amo-

Vegeta impietrì.
Amore. Si lei gliene aveva parlato.
- l’amore è dare tutto per l’altro…è sapere di vivere per lui…è…-
- non raccontare sciocchezze donna…anche i Sayan quando combattono sanno di dover dare tutto, anche la vita se necessario, e sanno che i loro compagni dipendono anche da loro…eppure non si fregano o frignano come quei due!-
- Possibile che non capisci!...lo farai quando ti innamorerai…-
Quanti anni erano passati…erano nella capsula di Bulma sulla Terra…avevano raccolto la quinta sfera. La mattina dopo sarebbero partiti alla ricerca delle ultime due. E lei aveva voluto guardare quello strano apparecchio che chiamava televisore. È lì che Vegeta, che stava mangiando, aveva sentito per la prima volta la parola "amore".
Ma…è quello che aveva sentito di provare?
Era solo una parola.

 

Intanto Bulma aveva iniziato a rivestirsi. Lo faceva, come sempre, davanti allo sguardo incantato di lui. Rise di fronte all’espressione inebetita di lui.
- a cosa pensa, mio Signore?- gli disse all’improvviso lei, scuotendolo impercettibilmente.
L’espressione cambiò repentina.
- non è solo una parola- disse lui, con la sua voce profonda.
La ragazza avvertì minuscoli brividi sotto pelle. Accelerò a rivestirsi, smettendo di fissarlo.
Cercò di andarsene dalla stanza, senza mostrare la disperazione che le stava stringendo la gola.
Non avrebbe dovuto vederla così. Avrebbe dovuto ricordarla per sempre felice.

Vegeta le apparse di fronte. Lei abbassò lo sguardo.
- merda…possibile sia così dannatamente difficile?!- pensò cercando di raccogliere il coraggio.
- Bulma…io…io ti…-
Lei, tremante, lo baciò sulle labbra ancora umide.
- non lo dire…non lo dire Vegeta…-
- perché?!-
- io lo so…è per questo che mi stai lasciando andare via…-

Vegeta non afferrò subito il senso delle parole di Bulma.
Poi comprese.
Era un addio.
Bulma lo lasciò con un ultimo bacio.

Poi lei tornò ad essere una debole terrestre.
Lui il terribile Re dei Sayan.

Solo una scia di luce segnò il cielo quella notte.
Una scia di luce che portò via l’unico briciolo d’umanità dal cuore di un Re.
Una scia di luce che portò via l’unico amore dal cuore di una debole terrestre.

 

 

 

eccomi di nuovo!!!!!!!!!! scusate la lunghissima assenza! spero che questo capitolo vi sia piaciuto...lo so forse è un pò triste, anche perchè la fine di questa storia si sta avvicinando.
Ma non temete ci saranno ancora colpi di scena ^_^
volevo naturalmente ringraziare tutte coloro che hanno recensito:

per de_pi: mi fa piacere che la mia storia ti abbia appassionato tanto...mi dispiace se per ora Bulma non è passata alla guerriglia contro la moglie di Veggy ma...vedremo bwawawawawa ( risata malvagia NdBulma)

Monlight rage: ecco il nuovo capitolo...hai ragione, sembrava che l'avessi abbandonata, invece è il mio chiodo fisso...^^"

Angel89: grazie per le tue parole...cmq penso che uno dei motivi potrebbe essere anche il fatto che ho inserito insieme i primi 20 capitoli...ma sono cmq felice dei commenti che ricevo perchè mi fanno sentire che tante si sono appassionate...ciao!

Christina: ecco per te l'aggiornamento...grazie dei complimenti...sono tutta arrossita! ciao!

Kristin: si...effettivamente i Sayan sono cattivelli...è per questo che mi piacciono tanto..^^...ciao!

lefteye: ...povero Veggy...gli faccio fare certe figure da tardino...piaciuto il chappy?! spero tantissimo di si...forse il principino è un pò troppo ooc ma ho voluto far vedere quanto è combattuto...e ora indovina che farà la povera Bulma...lo saprai il prima possibile...davvero!! a prestissimo! ciao e bacioni affettuosissimi!

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Capitolo 42
*** e tu chi diavolo sei?! ***


1nuovo

 

 

 

Avrebbe attraversato l’universo intero pur di dimenticare i suoi occhi.
Ma quell’oscurità che da ragazzina l’aveva spaventata e attratta,ora, inesorabilmente, glielo riportava alla memoria.
Non avrebbe potuto dimenticarlo. Purtroppo era questa la sua triste realtà.
Giorno per giorno quella luce che stava sorgendo in lei lo avrebbe strappato dall’oblio.
Appoggiò la testa al finestrino di quella minuscola capsula.
Mille e mille volte l’aveva visto scendere da navicelle identiche a quella e…cercare lei.
Uno sguardo distratto, un sorriso teso, un’espressione lontana, persa.
Lievi segnali di quella passione che solo nell’oscurità dei suoi sogni si era poi concretizzata.
Cercò con le dita di celare il riflesso al vetro. I leggeri solchi ombreggiati delle sue dita ripercorrevano immaginariamente la linea del suo collo.
Un sorriso le velò il volto teso: forse Lui avrebbe avuto la sua stessa pelle. I suoi stessi occhi. Il suo stesso raro ma fatale sorriso.
Si. Lui sarebbe stato suo per sempre.

 

Se Vegeta avesse potuto avrebbe solo voluto riposare. Sperare che quell’inferno che stava provando fosse solo un agitato sonno della notte. Una notte da dimenticare al risveglio, avvolto dalle candide braccia di lei.
Ma lei non sarebbe stata più solo per lui.
Perché lei era stata, aveva vissuto PER lui troppo tempo.
Amica, unica amica sotto la luce del freddo sole del suo pianeta, amante gentile e riservata nelle notti più oscure.
Un’amante che fuggiva appena un timido sole osava destarsi dal suo riposo.
Solo ora si accorse di aver passato poche notti e poche mattine abbracciato a lei.
E ora che stava per…
Rabbrividì.
Chiuse il pugno.
La parete tremò quando il Re dei Sayan vi riversò la sua più totale frustrazione.

 

Marea.
Una marea improvvisa e travolgente.
Mai Yanko aveva mai visto acqua tanto limpide.
Sgorgavano da una fonte meravigliosa e… il fiato gli si smorzò in gola quando fissò l’immensità di quegli occhi.
Rimase con lo sguardo fisso per quegli che gli sembrarono interminabili attimi.
Stringeva il pomello della porta con crescente nervosismo e le sue guance si imperlarono di un rossore diffuso.
Maledetta timidezza.
Quella non era una ragazza. Lei era una ninfa, una dea.
E lui stava sognando.
Forse era morto, i sayan lo avevano trovato e ucciso e quello era solo un fantastico e mirabolante paradiso.
E lei era l’angelo custode del suo destino.
E quando la sua dorata voce prorompette dalle labbra perfette lui trasalì.
- e tu chi diavolo sei?!-

Tornare a casa era l’unica idea che in quei attimi di confusione era riuscita a formulare.
Era consapevole che fosse un posto pericoloso, che i Sayan terrorizzavano la popolazione e si davano a eccidi di massa per puro piacere o passatempo.
Lei lo sapeva bene.
Aveva amato il più sadico e crudele tra tutti loro. Forse lei era davvero l’unica a poter entrare nella loro depravata mente ed a scorgervi della luce.
Non avrebbe mai dimenticato il portone di quella casa che l’aveva vista crescere, insofferente e volitiva, e l’aveva osservata, silente, scappare e tornare, fuggire e cambiare.
Come tanti anni prima tornò a bussare a quel legno ormai fradicio.
Non voleva riconoscere che tutto era cambiato, che forse i suoi genitori erano stati uccisi, che della sua amata magione non restava che qualche stanza cadente.
Anche se si era ripromessa di non piangere più, calde lacrime le offuscarono la vista.
Bussò ancora.
Quando il portone si mosse lentamente chiuse gli occhi, volgendo la testa.
Non voleva che sua madre la vedesse piangere.
Ma non fu sua madre ad aprirle la porta.
Non fu suo padre a schiudere quell’unico angolo di pace tra le devastazioni della guerra.
Un viso giovane e fresco.
Innocente eppure carico di odio.
Uno stupido terrestre.
Si stupì di definire uno della sua stessa razza con i termini dispregiativi dei Sayan. Forse era davvero stata troppo a contatto con quei barbari.
Il ragazzo sembrava fissarla stupefatto.
Stupido idiota…
Un dubbio atroce le invase la testa: dove erano i suoi genitori?!...e chi era quell’intruso?
Infine, reprimendo sgomento e rabbia disse:
- e tu chi diavolo sei?!-

 

Yanko non proferì parola.
Il suo volto. Il suo sguardo. Il suo profumo. Tutto era così tremendamente famigliare.
Ancora avvolto da una sensazione onirica fu travolto dalla giovane donna che, scansandolo con difficoltà, cominciò ad urlare per il grande androne.
- MAMMA!!! PAPA’!!!!!! dove siete?-
- Penso siano al piano di sopra…- si riscattò il ragazzo
- Tu zitto.-
Sembrava abituata a dare ordini più che a riceverli.
Sembrava una regina.
Si. Era quello il portamento che più le si confaceva.
Decisa, autoritaria, prepotente.
Mai nessuno capì Bulma come Yanko in quell’istante.
Ma ora Bulma era anche una bambina tremendamente spaventata.

 

La dolce Bunny Briefs mai provò gioia più grande.
La sua piccola Bulma era da lei.
Si precipitò per le scale pericolanti, noncurante della loro precarietà.
Corse Bunny Briefs.
E sorrise.
Non più il suo sorriso finto e onnipresente, che stupiva e metteva a disagio.
Un sorriso di amore.
Un sorriso di una madre che non vede la sua bambina da troppi lunghi anni.
Un sorriso che si spense quando vide la profonda infelicità nello sguardo di quella donna che non aveva potuto ne, purtroppo, saputo crescere.
Abbracciò quella donna che la chiamava, cercando nella sua memoria il suo viso.
Come era cambiata. Come era triste.
- che succede piccolo tesoro?!- riuscì solo a pronunciare prima di stringere di nuovo a lei quel corpicino che sembrava febbricitante.
- Sono incinta mamma.-

 

Yanko trasalì.
La ragazza, la dea, la Regina era stata violata.
Si ripromise di punire l’uomo che l’aveva resa infelice.
Si ripromise di proteggere quella dea.
Sarebbe stata sua.
La ragazza della foto, la ragazza della stanza incantata sarebbe stata sua.
Questo Yanko si ripromise osservando i tremiti di quel giovane corpo.

 

 

 

grazie a tutte coloro che hanno atteso questo capitolo.
So che forse avrà deluso molte di voi. Se è così mi dispiace. E vi prego di perdonare anche quest'interminabile attesa...ho avuto uno stressante inizio di scuola ( faccio il %5° anno) e un "leggero" blocco dello scrittore ^____^
grazie comunque a tutte voi ancora.
un bacio.
p.s. una di voi mi ha mandato una mail a cui non ho risposto. mi scuso e volevo solo dirle che è stato un errore e che il suo interessamento, come quello di tutte voi, mi ha fatto un immenso piacere e motivato a continuare a scrivere.
ciao. Roberta.

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Capitolo 43
*** casa ***


nuovissimo veggy re

 

Quando sai di rischiare la vita, quando sei consapevole di poter morire, dai anche un solo addio alla vita.
Ma Gohan quella mattina non voleva morire.
Quella mattina Gohan sapeva che non sarebbe morto.
Per questo Gohan, quella mattina, non salutò la madre, accasciata su una poltrona del salotto.
Era stanca. Come era stanco lui.
Se un sayan potesse mai essere stanco, stanco di uccidere.
No, suo padre e Vegeta glielo avevano insegnato: un sayan non era mai stanco di uccidere.
Per questo lui, Gohan, si odiava.
Il ragazzino camminò lentamente nella stanza, con passi felpati. Non avrebbe svegliato sua madre.
No l’avrebbe lasciata ancora per un po’ in quel mondo onirico nel quale lei era solo una bambina capricciosa.
Indossò il mantello Gohan. Non aveva freddo, lui non aveva mai freddo.
Altra dannata eredità aliena.
Ma il suo viso era noto. Indossò il mantello e camuffò la sua vera identità.
Camuffare la sua identità.
Il ragazzino sorrise: certo, gli sarebbe piaciuto.
Aprì la porta e lo vide.

Il sole appena sorto si rifletteva sulla sua fronte da bonzo, anche se una leggera peluria ormai gli ombreggiava gran parte della testa.
Crilin sfoggiò un teso sorriso.
- tua madre?- Gohan non si stupì della domanda. Se c’era qualcuno che amava sua madre più di quanto lui stesso l’amasse, era quell’uomo.
- Dorme.- rispose laconico, tirando il cappuccio con forza, per coprire la massa di capelli corvini.
Crilin si sporse oltre le spalle del bambino.
Gohan lo guardò negli occhi.
Quando sai di rischiare la vita, quando sei consapevole di poter morire, dai anche un solo addio alla vita.
Ma Gohan quella mattina non voleva morire.
Quella mattina Gohan sapeva che non sarebbe morto.
Per questo Gohan, quella mattina, non salutò la madre, accasciata su una poltrona del salotto.
Crilin salutò con un solo sospiro la donna accasciata sulla poltrona.
Avrebbe voluto che lei aprisse gli occhi.
Avrebbe voluto il suo sguardo su di lui.
Avrebbe voluto sentirle dire un : torna Crilin. Vivi Crilin.
Gohan si alzò in volo.
Crilin lo segui.Avrebbero ucciso. Forse sarebbero stati uccisi.
Ma a questo né Gohan né Crilin pensarono mentre si avvicinavano al porto sayan per tentare l’ennesimo sabotaggio.
Uno per sedare i demoni che gli laceravano l’anima, l’altro per quietare quelli di una donna che, purtroppo, amava.

Bulma rigirò per l’ennesima volta la tazza ancora calda tra le mani.
La madre era sparita da qualche minuto da dietro una porta.
Si guardò intorno spaurita.
Non ricordava come fosse casa sua. Molte cose erano cambiate. Niente sembrava più lo stesso.
Avvertì un leggero odore provenire dalla cucina.
Sua madre stava festeggiando il suo ritorno. A modo suo. Cucinando e ridacchiando.
Cercò di assaporare a lungo l’aroma delicato dei manicaretti quando un improvviso conato la scosse.
- scordavo che c’eri anche tu!- disse con lo sguardo rivolto alla pancia.
- Lasciarmi in pace mai vero?!- sorrise. In questo era uguale al padre.
Si sdraiò sul divano dissestato. Non erano le coltri del suo letto sul pianeta Vegeta ma… era a casa.
Voleva sentirsi a casa. Soprattutto doveva sentirsi a casa.

Bunny Briefs aveva sognato da innumerevoli lunghi anni il ritorno di sua figlia.
Ed ora sua figlia riposava sul divano come tanti anni prima faceva, davanti la televisione, sgranocchiando patatine…
-Diventerai una cicciona…-
- mamma dai…mi sto solo rilassando un po’…oggi la scuola…-
- e nessun ragazzo ti vorrà!-
- tanto è inutile parlare con te mamma.-
Bunny era una donna superficiale. Bunny lo riconosceva.
E sua figlia ora era una donna. Incredibilmente donna. E soprattutto ora sua figlia era una mamma.
Per un istante Bunny pregò che sua figlia fosse una madre migliore di quella che lei era stata.
- Bulma? Tesoro?- la ragazza avvertì una leggera pressione su una spalla. Quando aprì gli occhi la prima cosa che la colpì fu l’eterno sorriso di sua madre sbattutole in faccia.
- Mamma…- la ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata.
Aveva ancora un po’ di nausea. Quella nausea che le faceva ricordare lui. quel lui che ora le sembrava più una colpa che un amore.
- dai tesoro…chi è il papà del mio nipotino?-
la domanda lasciò la ragazza di sasso. Ma dopotutto lei era sua madre. Lei era sempre la sua stravagante mamma.
- preferirei…- Bulma arrossì violentemente.
- No no signorina!- l’interruppe Bunny con un sorriso – pretendo di conoscere l’identità dell’uomo che ti ha conquistata…-
Bulma fissò le sue scarpe, un modo come un altro per raccogliere coraggio.
- su mangia un dolcetto e dimmi il suo nome…- le disse avvicinandole un piccolo vassoio con dei dolci appena sfornati.
La vista procurò a Bulma una fitta allo stomaco: non disgusto ma fame. Una fame da vero Sayan.
Afferrò una manciata di biscotti e li divorò.
Bunny la fissò stupita.
Poi Bulma parlò.

- è Vegeta-

Bunny distolse lo sguardo dalla ragazza.
Poi sorrise luminosamente.
- lo sapevo che mia figlia avrebbe scelto solo il meglio. È un uomo così affascinante…si crudele e affascinante! Beata te Bulmina cara!-
Bulma afferrò nervosamente il resto dei biscotti. Si sua madre era incredibilmente stravagante.
Sua madre non si rendeva conto di quanto stesse soffrendo per quell’uomo con il quale non avrebbe mai avuto una famiglia.
Ma ora…ma ora aveva solo bisogno di una madre che non la giudicasse.
Ora aveva bisogno di SUA madre.
Sperò in qualche modo di poter diventare una madre come era la sua.

 

 

 

Scusate per l’infinita attesa…sono stata sgarbata a non avvertirvi che non ho potuto aggiornare a seguito di un problema…ora non posso più seguire costantemente le altre bellissime storie ma cercherò di aggiornare periodicamente.
Vi ringrazio comunque per tutti i commenti e per i complimenti…ragazze mi fate arrossire!!

p.s. lefty, ale e tutte le pavesine mi mancate tanto! Cercherò di farmi sentire il prima possibile! Baci baci!

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Capitolo 44
*** chi distrugge e chi viene distrutto ***


ancora

Un nuovo giorno sorgeva su quel desolato pianeta. Desolato. Si ormai è così che a lui appariva.
- stupida donna- non gli rimaneva che ancorarsi a questo allora. Stupida, stupida donna.
Vegeta sollevò lo sguardo dalle carte che si affollavano sul tavolo che aveva di fronte. Si passò una mano tra i capelli cercando di interpretare quei grafici astrusi. Fece scattare la mano nervoso, ribaltando il tavolo e sparpagliando i fogli sul pavimento
- non c’è nessuno di voi stupidi imbecilli che li sappia interpretare?!...devono voler dire qualcosa!- urlò adirato, voltandosi verso alcuni sayan che lo osservavano annichiliti. Qualcuno deglutì, un altro fece inavvertitamente un passo indietro, un altro ancora strinse i pugni.
- Allora?! Esigo una risposta!- disse, spostandosi verso di loro, scrutando severo i loro volti.
Una di quelle impaurite figure iniziò a balbettare
- Signore la Professoressa non ci faceva avvicinare ai suoi progetti…specialmente quelli più complessi e delicati-
- Non mi interessa! Voi siete lasciati in vita per servirmi…e se non riuscite più a farlo adeguatamente…non so perché dovrei ancora sopportare la vostra inutile presenza!- ringhiò, illuminando la sala di una luce terribile.
Poi si voltò.
- Ed ora lasciatemi solo. – disse in un sibilo carico più di amarezza che di rabbia.

La sala era vuota. Cercò di non pensare che lo sarebbe stata per sempre ora che lei se ne era andata.
Si era chiesto perché lo avesse abbandonato proprio ora ma… sedò l’improvvisa rabbia con un secco scrollare del capo. Strinse gli occhi e si stiracchiò.
Era sempre troppo stanco.
Troppo stanco…stava invecchiando.
Fissò a terra le carte. Un ricordo improvviso gli squarciò il petto.
Il momento esatto in cui lui aveva visto Bulma per la prima volta.
Bulma e non la ragazzina delle sfere.
Bulma e non la scienziata.
Bulma e non la debole terrestre.
Lei raccoglieva a terra le carte che lui voleva distruggere.
Lei che lo sfidava. Lei una debole, debolissima donna che sfidava il Principe dei Sayan con il solo sguardo.
Se l’avesse uccisa in quel momento…scrollò di nuovo la testa.
L’aveva proprio ridotto male quella donna.
Sorrise. Per la prima volta dopo tanto tempo il Sovrano sorrise.
Si chinò e raggruppò le carte.
Leggeva le sue strane note, osservava i disegnini che aveva lasciato a bordo pagina e gli scarabocchi senza senso.
Uno di quegli abbozzi aveva i capelli sparati verso l’alto e uno sguardo minaccioso, circondato da un enorme cuore. Vegeta arrossì.
A volte Bulma appariva ancora quella bambina che aveva portato via dalla sua cameretta infantile tanti anni prima.
Il Re si alzò da terra.
Ora avrebbe voluto davvero scappare via da quella stanza.
Da quelle apparecchiature che l’avevano vista mordicchiarsi il labbro concentrata, da quegli attrezzi che avevano sentito le sue gentili imprecazioni ed erano stati scagliati sul muro in un attimo di rabbia.
Vegeta si avvicinò rapido alla porta.
Solo allora si accorse della finestra.
Si accorse di quell’azzurro che si stagliava contro il grigio del cielo del suo pianeta.

Tanto tempo prima…
L’aveva osservata a lungo in quei giorni. Da quando Vegeta l’aveva portata con sé sulla Terra, Bulma era euforica.
Rideva spensierata, dolce, inadeguata rispetto al burbero contegno dei Sayan intorno a lei.
Sembrava nutrirsi di quell’aria mite che pregnava il suo pianeta.
E ora, tornati su Vegeta, sprigionava ancora profumi esotici.
Vegeta non avrebbe resistito un altro secondo senza vederla.
Percorse i corridoi del palazzo con una luce abbagliante nello sguardo.
Anche quella notte sarebbe stata sua.
Spalancò la porta gettandosi in una completa oscurità. Il letto era vuoto. La stanza deserta.
- che vuoi tu a quest’ora?- due braccia lo cinsero
- e tu perché hai le mani così fredde?- rispose lui, voltandosi.
- Ero sul balcone…è una reato mio Principe?- rispose la ragazza sorridendogli luminosa.
Vegeta stava per abbandonarsi alla sua folle passione quando vide quell’azzurro.
Fiori.
Fiori azzurri.
- ti avevo espressamente ordinato di non portare nulla del tuo pianeta sul mio!- le ringhiò contro.
Bulma fissò impavida il volto contratto da un’assurda rabbia.
- non mi sembra ci sia nulla di grave…mi piacciono!- rispose innocentemente
- potrebbero imbastardire le nostre piante…-
- ma se qui non nasce nulla!-
- …e poi potrebbero non sopravvivere!- disse lapidario
- questo è tutto da vedere…io ho fiducia nella loro voglia di vivere…- rispose la ragazza abbassando lo sguardo verso l’ignara
pianta
- voglia di vivere in una pianta?-
Bulma aveva stretto le spalle e annuito.
Vegeta aveva riso.

Vegeta aveva riso allora.
Solo ora comprendeva.
Solo ora vedeva in quei fiori lei.
Lei era sopravvissuta su quel pianeta. Lei aveva cambiato…si lei lo aveva cambiato.
L’azzurro splendeva prepotente da quei petali.

Vegeta distolse lo sguardo.
- ma ora loro sono qui…- disse stringendo le carte che teneva ancora tra le mani.
Si avvicinò alla porta.

Una forte esplosione.
I sayan che si riversarono sul corridoio videro il Re camminare lento e silenzioso allontanandosi da quello che, fumante, rimaneva del laboratorio della Professoressa Bulma Briefs.

 

Bulma Briefs era sicuramente la donna con più appetito che Yanko avesse mai conosciuto.
L’aveva spiata tutto il pomeriggio.
Distesa su un letto, adagiata ai cuscini più morbidi che Bunny avesse trovato in tutta quella città devastata, mangiava.
Mangiava con una fame insaziabile, insanabile.
Ogni tanto sfogliava qualche pagina dei vecchi libri che il padre le aveva regalato o accendeva il televisore aggiustato alla meno peggio.
E mangiava.
Mangiava.

Bulma gettò a terra l’ennesimo pacchetto di patatine.
- mi riempirò di brufoli se continuo di questo passo…- pensò osservando la stanza.
Sacchetti colorati, piatti vuoti con solo qualche raminga briciola, confezioni di dolci sparpagliate sul pavimento.
Ma aveva ancora fame.
- Dispettoso…prima mi facevi vomitare anche solo al pensiero di mangiare…e ora…! Sei uno scimmione sempre affamato come tuo padre!- sussurrò accarezzando, sorridendo, la sua pancia, ora appena rigonfia.
Un leggero bussare.
La porta cigolò lentamente.
- mamma! Ho fame!- disse, con una voce acuta.
 - scusa ma non sono tua madre…- disse una voce timida.

Yanko penetrò nella stanza disordinata reggendo un piatto tra le mani.
- tua madre mi ha chiesto di portarti questo…- le disse mentre lei afferrava rapace un panino.
- Grazie…- rispose, deglutendo il grosso boccone.
Yanko si voltò verso la porta quando avvertì la voce di lei
- scusami Yanko per questi giorni…sto attraversando un brutto periodo…-
il ragazzo strinse le mani nervoso e senza voltarsi le chiese
- è vero che il padre è un Sayan?-
- si-
- ucciderò quel mostro che ti ha fatto questo…- le disse sussurrando

 

Bulma rabbrividì.
Si alzò e lo raggiunse alla porta
- che vuol dire?-
- tuo padre mi ha detto che sei stata violentata…- rispose lui abbassando lo sguardo a terra.
Bulma si immobilizzò.ù
Suo padre si vergognava di una figlia che amava un Sayan…una figlia che amava il peggiore dei sayan…
Meglio una figlia disonorata che traditrice allora.
Avvertì in lei una strana rabbia.
I suoi occhi si fecero cupi.
Tornò a grandi falcate verso il letto e vi si gettò.
- Bulma…-
La ragazza si voltò irata verso Yanko
- che vuoi ancora? Mi sembra di averti chiesto scusa…-
- capisco che della violenza tu non voglia parlare…ma…com’è vivere tra dei mostri simili?-
Bulma si alzò nuovamente.
I suoi occhi ora erano del tutto velati da quella folle rabbia che solo nei sayan aveva mai visto.
Spintonò il ragazzo fuori l’uscio e sbatté la porta.
- mostro…chiameranno anche te mostro?- disse, scivolando a terra.
- Tuo padre non può averci…mio padre non ci vuole…da chi andremo piccolo mio?!-

 

 

scusate per l'attesa...e per il capitolo ( lo so che non è un gran che ^^")...grazie comunque a tutte coloro che seguono PAZIENTEMENTE ^_________^ la mia storia...non merito tanti compliemti...
un enorme bacio a tutti...Roberta.

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Capitolo 45
*** Parricidio... ***


parricidio

Il paesaggio davanti ai suoi occhi cominciava già ad imbrunire. L’inverno era ormai alle porte e l’aria gelida filtrava dalla finestra, ancora tremolante dopo un’ennesima esplosione.
La caccia ai mezzi-sayan era iniziata da qualche mese e diveniva, giorno dopo giorno, sempre più terribilmente sanguinosa.
Bulma accarezzò delicatamente la sua pancia, ormai tonda e pesante, e tremò…
- tu sei uno come loro…- sussurrò, vedendo in lontananza i roghi dove venivano bruciati i cadaveri dei caduti.
Si avvicinò al letto agghindato con cuscini azzurri straripanti di pizzi e merletti e, per un attimo, si chiese come facesse sua madre, in un pianeta in guerra aperta, a trovare ancora qualcosa di bello.
- povera mamma…pensa di potermi rendere felice…- disse, apostrofando con disprezzo l’ultima parola
- …ma io e te piccolo la felicità l’abbiamo mandata al diavolo tanto tempo fa…- concluse sdraiandosi sul letto ed afferrando uno dei pupazzi della sua infanzia.
- Sarebbe più facile morire?!...dimenticare che nessuno ci ama…- sussurrò impercettibilmente, prima di cadere in un sonno profondo.

 

Doveva essere così semplice. Toccata e fuga. Un semplice, un semplicissimo, un idiota assalto.
Non doveva andare così.
Dannata sfortuna, merda, no, non doveva andare così.
- Dannato te Crilin – disse Gohan scuotendo il corpo esanime del compagno.
Viaggiavano da due giorni ormai.
- Se non fossi stato colpito ora ci troveremmo sotto il tetto di mamma…a raccontare la nostra impresa al genio…- disse sputando a terra.
Fuggire.
Fuggire era stato il suo unico pensiero dopo il combattimento.
Un semplice sabotaggio di era trasformato in un…parricidio.
Dannato Kaaroth.
Perché eri lì?!
- pensa agli occhi di mia madre quando le racconteremo di come ho…- un singhiozzo gli soffocò le parole in gola.
Kaaroth era solo un Sayan…lui aveva promesso di distruggere quei mostri…perché ora stava così male?
Portò le mani nei capelli e iniziò a piangere silenziosamente.
Troppe colpe gli si affollavano nella testa.
Era stato un Sayan.
Aveva ucciso.
Si era pentito.
O aveva tradito?
Aveva giurato morte ai Sayan.
E ora piangeva per loro.
Ogni lacrima era una ferita aperta.
- scusa mamma…non ci riesco…- sussurrava lentamente, come febbricitante.
- Non ci riesco…-

 

Crilin aprì faticosamente gli occhi. Sentiva il suo petto alzarsi ed abbassarsi affannosamente e le forze abbandonarlo.
C’era poca luce intorno a lui. Avvertiva il freddo della pietra sotto di lui.
Per un attimo temette di essere stato sepolto.
L’istinto gli fece alzare le mani verso l’alto, come per controllare che nulla incombesse.
Avverti due mani fredde e bagnate afferrarlo.
Tentò di gridare, ma ogni sforzo era inutile, una mano gli serrava le labbra.
- zitto scemo di un pelato…o ci farai ammazzare tutti e due…- disse una voce triste.
- Gohan?...- tentò di sussurrare.
Il ragazzino era il suo ultimo ricordo prima del buio e del gelo.
- si…chi credevi fossi?!...- rispose la voce, tradendo un tremolio, forse gioia, forse ansia.
- Dove siamo?-
- Vicino la città dell’ovest…qui c’è uno di noi…appena caleranno le tenebre scapperemo da questa fogna e cercheremo aiuto…-
- Gohan…- lo interruppe Crilin
- Che vuoi?-
- Sono morti tutti?-
La voce di Gohan fu allora solo un sussurro.
- nessuno è sopravvissuto.-
Crilin si riaddormentò con un sorriso tranquillo sul volto.

 

Vegeta urlò.
Con tanta forza da far tremare le pareti.
Fissò gli emissari con occhi arrossati dalla rabbia.
Si gettò sul trono e scagliò lontano la corona.
- siete sicuri?-
I due Sayan annuirono debolmente
- dov’è ora?!- disse con voce fredda.
- Il suo corpo?- rispose uno degli emissari
- No…- rispose il Sovrano.- voglio suo figlio. Voglio Gohan. –
- Ma sire…- balbettò il Sayan
Vegeta si alzò in piedi e lo uccise.
Si voltò verso l’altro emissario e con sguardo lucido ma impassibile disse
- voglio Gohan. Portatemi quel ragazzino.-
- è un super Sayan Vegeta…è troppo per loro…- disse una voce da dietro le spalle del sovrano.
- È stato troppo anche per mio figlio…- riprese avvicinandosi alle spalle di Vegeta.
Vegeta si risedette sul trono e cacciò l’altro emissario, che corse via rapidamente.
- Kaaroth non è ancora morto…-
- Ma non sappiamo dove si trovi…è come morto per noi Vegeta-
Il sovrano si allontanò dalla sala.

Aveva perso.

 

SCUSATEEEEEEEE la lunghissima assenza!! mi pento!!!!! non so come ringraziarvi sia per la pazienza sia per i complimenti!! mi date la voglia di continuare a scrivere...spero ne valga la pena ^____^

un bacio enorme a tutte voi!

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Capitolo 46
*** incubo...?! ***


capitolo d se vegeta

Gohan fissava davanti a sé con ostentata sicurezza.
La postazione Sayan palpitava di soldati o semplici operai che correvano come impazziti per le piste di atterraggio: davanti ai suoi occhi si stendeva il centro nevralgico dei nemici.
Il ragazzo avvertì un fruscio alle sue spalle e voltandosi di scatto, si trovò di fronte al viso di Crilin che sfiorò con un pugno.
- avvertimi prima di arrivare di soppiatto!...- sibilò risistemandosi tra le foglie dell’albero sul quale era appeso per la coda.
- e tu non ti agitare…- rispose l’altro, passandosi una manica sulla fronte, imperlata di sudore, nonostante la glaciale temperatura
- …sembra tutto tranquillo…- l’interruppe l’altro, sedendosi accanto l’amico
- meglio così…almeno saremo a casa per cena…- rispose Crilin, con voce tesa, forzando un sorriso.
Gohan si lasciò scivolare lungo il tronco dell’albero, cadendo silenziosamente a terra.
Riparato dietro un container sfilò dalla tasca un piccolo apparecchio
- dai Gohan dobbiamo sbrigarci!.. attiva quel coso e andiamocene di qui… brulica di Sayan…- gli disse Crilin, raggiungendolo velocemente
il ragazzino lo fissò glaciale prima di spostarsi dietro un altro container
- gohan! – sussurrò l’altro, tremando
- zitto…se hai paura rimani qui…io devo andare. Coprimi le spalle.- gli rispose il ragazzo, sparendo dalla visuale dell’amico.

Crilin conosceva i rischi di ogni missione.
Aveva paura ma affrontava ogni pericolo per la causa.
Conosceva ogni sorta di inganni e tranelli Sayan, aveva un’enorme esperienza.
Era un veterano a meno di 30 anni…o meglio…era uno dei pochi sopravvissuti che ancora lottavano per la Terra…
Proprio lui che da bambino non brillava né per coraggio né per scaltrezza.
Proprio lui che aveva iniziato a combattere per…
Chichi.
Crilin deglutì a fatica.
Crilin conosceva i rischi di ogni missione.
Ma Crilin sentiva qualcosa di strano in quella missione.
Strisciò fino al secondo container quando un urlo lo fece sobbalzare
- Gohan!- urlò, scaraventandosi verso il campo aperto.

Fissa la bomba, torna indietro e raggiungi la base entro il tramonto.
Fissa la bomba, torna indietro e raggiungi la base entro il tramonto.
Fissa la bomba, torna indietro e raggiungi la base entro il tramonto.
Facile vero?!
Gohan camminava lentamente all’ombra dei container, respirando con calma.
Stringeva la mano al petto, dove, nascosta sotto panni luridi, pulsava la luce della bomba.
- gli ordini del Sovrano sono diversi!...luridi sacchi di letame, siete solo degli incapaci!-
il cuore di Gohan smise di palpitare.
Solo pochi metri lo separavano dal suo obiettivo ma le gambe non rispondevano più ad ogni suo comando.
Quella voce.
Quella voce.
Il ragazzino scivolò alle spalle di uno dei macchinari, mentre orde di soldati assediavano l’intero piazzale.
Strinse i pugni con forza mentre la voce imperante riprese ad urlare ordini e disposizioni.
Non aveva più dubbi.
Conosceva perfettamente quel tono.
Nascondendo il viso si affacciò e osservò il terribile spettacolo che gli si apriva davanti.
Fissò i soldati che, con sguardi concentrati ascoltavano gli ordini del loro generale.
Quel viso.
Quel viso che Gohan oramai iniziava a vedere nel suo.
La sua tortura.
Essere come lui.
Essere come Kaaroth.

 

Kaaroth era già stanco di quell’ispezione.
Vegeta aveva ragione: i soldati inefficienti erano la causa delle difficoltà sulla Terra, non certo l’abilità di quei deboli ribelli.
Notò con disappunto i macchinari lasciati arroventare sotto il sole e le strutture abbandonate; l’ennesimo errore da parte di uno degli operai dello scalo gli rese la rabbia che reprimeva insopportabile
- gli ordini del Sovrano sono diversi!...luridi sacchi di letame, siete solo degli incapaci!- urlò mostrandosi minaccioso.
Sorrise tra sé quando vide il nervosismo serpeggiare tra le file di operai e le guardie…
Con un cenno del capo convocò il capo della guarnigione che era da poco giunta, come rinforzo, da Vegeta.
Sibilò qualche ordine al suo orecchio prima di iniziare a parlare di fronte all’armata.
Parlava del futuro di Vegeta, dello splendore della razza Sayan che sarebbe stata eterna nel firmamento, della gloria che ogni sacrificio portava.
I suoi occhi sembravano brillare di una passione incontrollabile, la sua mente persa tra sogni di grandiosità…in realtà qualcosa di impalpabile e sconosciuto gli adombrava l’animo, un presentimento oscuro gli arpionava il cuore, costringendolo ad
un’osservazione continua.
Kaaroth non era solo.
Kaaroth sapeva di non essere solo.
- uccideremo tutti i terrestri se sarà necessario…!- urlò alla folla, che rispose lanciando grida acute.

- uccideremo tutti i terrestri se sarà necessario…!- Gohan sentì un brivido freddo scendergli fin nelle ossa.
Rivide davanti ai suoi occhi il cimitero dove suo nonno marciva, i corpi dei nemici che lui aveva massacrato, gli occhi di Vegeta brucianti d’odio, il viso della famiglia che gli aveva ordinato d’uccidere, il corpo di Bulma stretto tra le mani di…
Avvertì una nuova furia avvolgerlo, sentì che aveva deciso di non essere più lo stesso, che ora non avrebbe dovuto più obbedire a nessuno.
Urlò come mai aveva fatto prima.
I loro occhi si incrociarono.

Kaaroth perse il respiro per qualche attimo.
Gohan era nella piazza.
Al centro della piazza.
Lo fissava.
- sei un pazzo suicida…- urlò, mostrando una sicurezza che non aveva.
L’intera folla si voltò verso un ragazzino vestito da straccione.
Qualcuno sorrise per lo sconsiderato gesto del fanciullo, qualcuno gli voltò le spalle, altri alzarono la guardia.

Gohan camminava tra i soldati.
Ora ostentava quella sicurezza e quell’onore che per anni suo padre aveva cercato di infondergli.
Kaaroth tremò.
Ricordava l’oro dei suoi capelli e l’azzurro dei suoi occhi.
Suo figlio era un Super Sayan.
L’orgoglio si fuse al terrore quando tentò il primo attacco.
Vano.

Gohan so svegliò dall’ennesimo incubo di soprassalto.
Aprì gli occhi e passò una mano sulla fronte.
Minuscole perle di sudore gli impregnavano il collo del pesante pastrano che si era buttato addosso prima di addormentarsi.
Sentì addosso l’odore del sangue.
Ancora.
Dopo giorni non riusciva ancora a lavarselo via.
Raccolse della terra con le piccole dita da bambino e se la portò al viso.
Doveva respirare qualcosa…che non fosse l’odore del sangue di suo padre.

grazie a tutte coloro che commentano e seguono la mia storia. Vi sono molto riconoscente. Grazie ancora.

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Capitolo 47
*** solitudine ***


what if

L’incubo gli aveva lasciato sulla pelle un velo di freddo sudore.
Tentò di rialzarsi dalla scomoda posizione nella quale si era assopito. Non arrivava luce nel fondo del pozzo dove era nascosto e non poteva sapere per quanto avesse dormito.
Si passò una mano sugli occhi per provare a strappare il sonno che ancora vi si addensava.
La figura del suo amico si stagliava nel fondo buio del nascondiglio, immobile.
Gohan gattonò silenzioso accanto a lui ed iniziò a scuoterlo leggermente per una spalla.
Non ottenne alcuna risposta.
Tentò con più vigore, afferrandolo con entrambe le mani.
I suoi gesti divenivano sempre più frenetici, il suo fiato si ingrossava.
Iniziò a balbettare il nome di Crilin fino ad urlare disperatamente.
Improvvisamente, come percorso da una strana corrente, si staccò da lui.

- Crilin…-

Fissò l’oscurità per alcuni minuti, gelido e immobile come una statua di marmo.
I pensieri gli si affollavano nella mente confusi e, quando lui cercava di dare lui un qualsiasi ordine, si dileguavano, lasciandolo solo.
Solo.
Finalmente questa parola aveva acquistato un senso.
Aveva assaporato a lungo l’aspro sapore della solitudine, quando bambino era stato allontanato dalla vita di corte, quando aveva scoperto che Bulma e Vegeta gli avevano sempre mentito, quando si era trovato ad essere un estraneo tra coloro che dovevano essere la sua gente ma…solo ora si rendeva conto di cosa davvero volesse dire sentirsi solo.
Una volta aveva persino amato la solitudine.
L’aveva agognata con tanta forza da arrivare a desiderare che tutto intorno a lui bruciasse.
E ora…
E ora il piccolo bastardo mezzosangue tremava perché era solo.
Perché dopo troppo tempo aveva capito.

- non lasciarmi solo qui…- disse, con una voce flebile, che lo fece rabbrividire.

Non era la voce del freddo guerriero che aveva massacrato il suo stesso padre, ma quella di un bambino, un bambino spaventato.
Si avvicinò nuovamente al corpo di Crilin, reclinato su un fianco.
Poggiò una mano sulla spalla dell’altro e dopo aver respirato profondamente voltò il corpo.

Aveva visto la morte nei volti dei suoi avversari innumerevoli volte.
Lì aveva sentiti esalare l’ultimo respiro.
Aveva scorto nei loro occhi un velo gelido adombrarli.
Aveva inghiottito l’amaro gusto dell’omicidio e lavato le mani dal loro sangue.
Ma ora che si trovava di fronte la morte di un amico…non riusciva a provare alcuna emozione.

Freddo.
Freddo nel petto.

Sguardo fisso e bocca appena socchiusa.
Non c’era niente in quel volto che gli ricordasse quello del compagno di avventure.
Possibile che un colpo così debole l’avesse potuto spezzare?
Eppure quel Sayan l’aveva solo colpito di striscio…quante volte lui aveva sopportato colpi più forti, rialzandosi e reagendo?!
Si allontanò dal corpo e si sedette accanto la parete.
I terrestri erano esseri davvero deboli.

Passò una mano tra i capelli umidi e sporchi.
Un rumore lo scosse.
Si guardò intorno circospetto, scoprendo che qualcuno o qualcosa aveva spostato delle assi che coprivano l’entrata del pozzo.
Una goccia fredda gli rigò il viso lurido.
- ha iniziato a piovere…ci mancava anche questa…- sibilò ad un tratto, asciugandosi con la manica il viso, inutilmente.
Un fiotto di luce squarciava le tenebre dello stanzone, andando a posarsi proprio dove il corpo di Crilin giaceva esanime.
Improvvisamente quella scena aprì nel petto di Gohan quella ferita che tanti anni prima aveva stentato a sanarsi.

- è morto Nappa…perché non vi fermate?!...perché continuate a combattere?...Padre, Vegeta…era vostro amico…Perché non onorate il vostro compagno invece di lasciarlo a marcire qui?!...-

Gohan fissò la luce sparire.
Le tenebre erano calate nel mondo.
Si alzò dal pavimento di melma e scosto con una mano le ultime assi.
Sporse la testa all’esterno, dove a fare compagnia alla pioggia vi erano solo pochi animali impauriti e in fuga.
Un tuono scosse l’aria e Gohan respirò a fondo la pioggia.
- ora cercare aiuto è inutile…devo tornare a casa…-
Non si voltò. Mai.

Forse, anche se il suo animo lo negava ferocemente, era più Sayan di quanto credesse.

 

scusate ancora l'eccessiva attesa per un nuovo capitolo...mi rendo conto che metto alla prova la vostra pazienza e mi dispice ^^

spero che questa nuovo capitolo vi sia piaciuto almeno un pò... un enorme grazie a coloro che lasciano un loro commento e a coloro che si limitano a leggere.
grazie davvero a tutte voi.
Roberta.
 

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Capitolo 48
*** coda... ***


gohan e i mezzi

La pioggia non gli piaceva.
Non gli piaceva il rumore delle gocce che sferzavano le foglie degli alberi e le rocce del selciato.
Non gli piaceva lo sgradevole odore di muffa che esalava quella stradina buia.
Stupidi rozzi terrestri.
Nascose il viso tra le pieghe del collo della maglia fradicia, umettandosi il volto.
Un brivido di freddo lo scosse.
Stupidi rozzi sayan.
Le sue scarpe usurate calpestavano le pozzanghere fangose, gettando alti schizzi.

Non aveva voglia di correre.
Camminava lentamente sotto un cielo che non conosceva più la luna da tempo.
Non aveva alcun desiderio.
Aveva avuto la morte come compagna per troppo tempo.
E, come un’avida amante, questa le aveva sottratto anche la capacità di desiderare.

Gohan compiva quel giorno dieci anni.

- FERMATI!-

Gohan alzò gli occhi aridi e vacui verso delle figure che si stagliavano sotto lo scrosciare continuo dell’acqua.
Poche, esili figure.
Abbassò di nuovo lo sguardo, proseguendo la sua solitaria marcia verso quella che la sua mente chiamava casa, e il suo cuore si rifiutava di accattare.

- FERMATI!-

Ancora urli.
Gohan fermò per qualche attimo il suo cammino, scrollando la testa.
Non tentò nemmeno di alzare di nuovo gli occhi.
Troppa fatica, poca curiosità.

- NON CAPISCI, STUPIDO RAGAZZINO?-

Brusii.
Voci che ronzavano nella testa come api.
I suoi occhi si sollevarono di nuovo.
E quelle figure li fissarono per la prima ed ultima volta.

Aveva ucciso.
Aveva ucciso di nuovo con la stessa sconvolgente facilità di un Sayan.
No, disse, scrollando con rinnovata forza la testa, no non poteva essere come loro.
Sfregava le mani sui panni cenciosi che lo ricoprivano, con tanta foga da iniziare a provare dolore.

Solo allora si rese conto di alcune figure che lo fissavano attonite.
Una di loro, piccola e minuta, disse, con voce flebile
- li ha uccisi tutti…-
- e voi chi siete?-

Vergogna.
Provava un’intensa vergogna salire, come un vomito caldo.
Sentiva le sue viscere restringersi, un dolore confortante assalirlo con veemenza.

Due bambini, stretti mano nella mano, armati di due rozzi bastoni gli si avvicinarono, spauriti
- sei un ragazzino anche tu…come hai fatto ad uccidere i Sayan che ci inseguono?- disse la stessa voce di prima, che, con immenso stupore di Gohan, proveniva dalla bocca di una minuscola bambina.
- Zitta, Fity…è un Sayan come loro…!- disse il maggiore, un bambino che, notò Gohan, poteva avere circa la sua età.
Gohan guardò il punto che il ragazzino indicava con il dito magro.
La coda.
Si era quasi dimenticato di averla.
La fece ondeggiare lentamente, arrotolandola attorno alla vita come i Sayan gli avevano insegnato.

Una piccola ombra si mosse in risposta.
La bambina lasciò ondulare un piccolo cordone scuro da sotto il mantello che le copriva le gracili spalle.
- ma fratellone…quella ce l’abbiamo anche noi!- disse.
Gohan sgranò gli occhi.
Chi erano?...cosa erano quei due?

- ARRENDITI MISERABILE SAYAN!-
Gohan guardò alle sue spalle.
Centinaia di figure minacciose lo circondavano.
Tutti bambini.
Tutti con la coda.

Grazie per la pazienza che dimostrate ( si lo so sono un pò monotona) e per gli stupendi commenti che mi lasciate. Ve ne sono molto grata.
Spero che il capitolo vi abbia incuriosito ( almeno un pò) ^_^...per chi si stesse chiedendo che fine avessero fatto Bulma e Vegeta, forse al prossimo capitolo avrà una risposta...^__^
un enorme bacio!
Roberta
 

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Capitolo 49
*** se davvero fosse lei... ***


svfr

Il ragazzo si passò una mano sulla fronte.
La pioggia gli rigava il volto, come un pianto interminabile.
Il suo sguardo era perso, come svuotato di ogni desiderio.
Per un attimo senti la sua stessa mano tremare quando la sottile voce della sorella disse
- ma fratellone…quella ce l’abbiamo anche noi…-

Sayan.
Quel ragazzino doveva essere un Sayan.
Smise di tremare.
Non poteva lasciar vincere la paura sull’odio.
I Sayan gli avevano portato via tutto.
Ora quel ragazzo avrebbe ripagato il debito della sua razza.
Si scagliò contro di lui.

Gohan portò entrambe le mani sul volto, allontanando i capelli che gli ricadevano, come fili neri, sul volto segnato dal tempo.
Sorrise.
10 anni erano una vita intera per lui.
Rimase fermo per interminabili istanti, nonostante la folla di nemici che gli si accalcava alle spalle.
No, non aveva paura.
Stavolta la morte non gli faceva paura.
L’aveva conosciuta fin troppo bene.

Respirò pesantemente un’aria nella quale il silenzio si addensava come una nebbia sempre più fitta.
Avvertiva solo il leggero pulsare del suo cuore.
Nessuna paura.
Nessun timore.
Nessuna gioia.
Alzò lo sguardo.
I suoi occhi si incatenarono a quello del suo avversario.
"Uccidimi" imploravano stanchi.

Avvertì solo un immenso calore.
Caldo.
Come non aveva mai provato.
Caldo.
Pregò che non terminasse mai.

Gohan spalancò gli occhi.

 

Era il Re.
Poteva avere tutto.
Doveva possedere tutto.
Bene. Questo Vegeta lo sapeva.
Eppure tutto ciò che possedeva gli causava solo un terribile senso di nausea.

- vattene- sibilò il Sovrano, spostando dal suo corpo quello della donna che giaceva riversa sul suo torace.
La vide alzarsi frettolosamente e raccogliere i suoi sudici vestiti dal pavimento.
Disarmonica.
Insulsa.
Vuota.
Una sporca serva terrestre.
Vegeta si puntellò sui gomiti tra le lenzuola di seta.
Appoggiò la schiena alla spalliera del letto, lasciando scivolare il lenzuolo dal suo corpo umido.
Alzò il viso e socchiuse gli occhi.
Stava lottando Vegeta.
Stava lottando contro quel freddo che, sadico, gli squarciava il petto.

- guardami!-
la ragazza sussultò quando sentì la voce di quell’essere disgustoso.
Era ancora chinata a terra e tra le mani aveva la sua povera veste da serva.
Asciugò con il palmo della mano le lacrime che le solcavano il viso.
Non poteva permettere al mostro di vederla piangere.
Non gli avrebbe permesso di vederla sconfitta.
Si alzò con ostentata dignità, anche se il dolore alle gambe e il terrore la facevano tremare.
Non sarebbe dovuto andare così.

Lei era solo una prigioniera.
Non bella.
Non intelligente.
Lei era stata persino felice di essere una prigioniera.
Quando i suoi unici desideri erano stati un pasto caldo e un letto.
Quando aveva pregato di sopravvivere alla guerra.
Quando aveva visto morire.
Ma ora…
Nulla era peggiore di questo.
Nulla era peggiore di dover essere lo sporco giocattolo di un malvagio Mostro.

Lo fissò.
L'oscurità rispose a quello sguardo.

Il freddo sembrò bucargli il petto.
Il dolore lo avvolse come un infuocato manto di ghiaccio.
Il suo sguardo si annebbiò.
Voltò la testa in uno scatto repentino.

Vegeta non poteva sopportare oltre.
Non poteva sopportare quegli occhi.

La ragazza abbassò lo sguardo e camminò a passi tremanti verso al porta.
Si fermò davanti lo specchio per annodare i suoi capelli che le era stato ordinato di sciogliere.
Capelli di un azzurro pallido, spento.
Due occhi blu la sorpresero nel riflesso.
La guardavano spauriti, come quelli di una preda sfuggita alle brame del cacciatore.
Sentiva il respiro pesante del sovrano alle sue spalle.
Mai desiderò tanto che qualcuno soffrisse.

Non poteva sapere quanto Vegeta stava davvero soffrendo.

 

 

Eccomi di nuovo…stavolta ho fatto di tutto per cercare di aggiornare senza il mio usuale abissale ritardo…ma…bhe…vi ho fatto aspettare vero?!..^////^ scusate!!
Volevo ringraziare davvero tutte voi che seguite e commentate…siete davvero splendide!
…so di non aver mantenuto del tutto la promessa…Bulma non è ancora apparsa…vi prego di avere ancora un po’ di pazienza…pochina pochina…^^
Un enorme bacio a tutte voi!!!!!!!!
Ciao ciao!

Roberta

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Capitolo 50
*** scegliere la strada... ***


sevegfossere

Non riusciva a ricordare altro che i suoi occhi.
Forse non avrebbe mai amato, ma quei suoi occhi non li avrebbe mai scordati.
Si voltò nel letto sfatto, deglutendo rumorosamente.
Maledisse ancora una volta le sue debolezze.
Maledisse ancora una volta se stesso.
Perché era un Sayan.
Ma un Sayan che aveva troppe debolezze.

- Sovrano, la navicella è pronta per la partenza- un soldato irruppe nella grande stanza.
Combattere l’avrebbe reso quello di un tempo.
Lo sperava Vegeta, portando lo sguardo alle solitarie stelle della notte.
Si chiese quale tra esse fosse il Sole.
Se lo chiedeva Vegeta.
Perché era nascosto in quello sperduto punto dell’universo che il suo cuore bruciava ancora.

Gohan sciolse le braccia che lo avevano avvolto.
Aveva chiuso gli occhi scuri, mormorando una preghiera che Chichi gli sussurrava prima di farlo addormentare.
Il sorriso si increspò amaro.
Aveva avuto notti più felici ma giorni più soli.
Ora quella preghiera gli sembrava davvero un canto funebre.
Per un attimo, uno solo, solo un attimo, ricordò le allegre canzoni di una ragazzina dai capelli azzurri, che giocava a fare la sorella maggiore.
- addio- cercò di urlare al vento.
Forse lo ascolterete, pensò, quando la luce lo avvolse.

- no- la voce della bambina era chiara e limpida.
- No fratellone, lui è come noi-
La bambina era davvero minuscola, pensò Gohan.
Eppure ora era abbracciata a lui, stretta al suo collo, sul volto un’espressione di viva dignità.
Gohan sussultò.
- Fity spostati immediatamente!-
- Te l’ho detto Cay…non lo farò.- rispose lei, mentre il ragazzo le si avvicinava minaccioso, mostrandole il pugno.
- Piccola…- la mano del fratello scattò veloce verso il volto della ragazzina, che si era voltata per affrontarlo.

Il suono dello schiaffo risuonò sotto lo scrosciare della pioggia.
Eppure la pioggia era forte, ticchettava sui vetri delle case, scrosciava ai lati delle strade, in piccoli e fetidi rivoli scuri.
Ma lo schiaffo risuonò chiaro nelle orecchie di Gohan.

Gohan non aveva mai odiato davvero.
Aveva combattuto.
Aveva desiderato essere accettato.
Aveva desiderato essere amato.
Aveva creduto nella giustizia.
Aveva voluto vendetta.
Ma, per quanto Gohan si sforzasse, non era mai riuscito ad odiare.
Fino a quel momento.

Il corpo esanime di Cay si infranse sul muro di una casa lontana.
Le grida dei ragazzi che circondavano Gohan si fecero più intense, quando i suoi occhi azzurri li fissarono minacciosi.
Una furiosa espressione aveva mutato il suo placido volto, che tanto amava il sorriso.
Gohan non era mai riuscito ad odiare.
Perché mai nessuno lo aveva mai indiscriminatamente amato.
Fino a quel momento.

Quando i bagliori dorati si spensero lentamente nella notte, Fity alzò gli occhi verso lo strano ragazzo che da vittima era divenuto
carnefice.
Cercò il corpo di Cay con sguardo spaventato.
Represse un gemito: la sua umile veste, che ricordava, oh ricordava bene, le aveva cucito lei stessa, era intrisa di sangue.
- no fratellone…- fu un sussurro, ma nulla poteva esprimere meglio quel lacerante dolore che provava nel petto.
Corse la piccola Fity.
Forse perché vide il braccio di Cay muoversi impercettibilmente, o forse perché desiderava che quel braccio si fosse davvero mosso.
Ma correva la piccola Fity quando le fiamme dorate si spensero e due occhi scuri tornarono a fissarla.

Gohan fissò la ragazzina.
Aveva braccia e gambe troppo esili per la sua età.
Correva allargando le braccia e chinando il capo, come un belva abituata ad essere inseguito.
Forse per la foga, o forse per un animalesca abitudine talvolta si chinava a terra, aiutando la sua feroce corse con le mani sanguinanti.
I capelli luridi erano attaccati al piccolo cranio e le ossa dalla schiena si mostravano da sotto la veste sgualcita.
Gohan singhiozzò.
Si accorse di piangere solo quando lacrime salate gli bagnarono le labbra.
Fu allora che decise Gohan.

Fity raccolse il volto pesto del fratello.
- Cay…rispondimi…- sussurrava tra le lacrime.
Alzò lo sguardo disperato alla ricerca di aiuto.
Ma nessuno era rimasto a contemplare la morte di quello che era stato il loro capo.
- ti prego fratellone…che farò io senza te…-
Piangeva, chinando il collo fragile sulla veste insanguinata del fratello, singhiozzando lentamente.
Ma la bambina era una belva.
E come tutte le belve riconosceva il pericolo.
Per questo si accorse dell’ombra scusa che le si avvicinava alle spalle.
Per questo, quando si voltò, riconobbe subito gli occhi neri che erano tornati a fissarla.

Gohan si sporse sul ragazzo ferito, osservando il volto pallido.
- è ammaccato, ma se la caverà.- sorrise.
La bambina lo fissava con occhi carichi di stupore.
Stupore. Non odio.
Gohan si chiese se anche lei fosse semplicemente incapace di odiare.
Singhiozzò ancora, lasciando ricadere la testolina sul torace del fratello.
- ma ora mi occuperò io di voi. È una promessa.- disse il ragazzo, accarezzando i capelli sporchi di Fity.
- Il mio nome è Gohan.-
La bambina lo fissò sorridendo.
- il mio nome è Fity-

 

 

scusate la lunga attesa ( lo so, sono incredibilmente e insopportabilmente ritardataria).
mi dispiace davvero, ma quest'anno ho gli esami e diventa più complicato aggiornare. Sono davvero dispiaciuta.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Per ora sto introducendo qualcosa che avverrà tra poco. Non vi preoccupate...cosa ne è stato di Bulma si scoprirà davvero molto presto. (ed è la 3 volta in 3 capitoli che lo scrivo...probabilmente alla lista dei difetti devo aggiungere anche ripetitiva ^^")
Baci...e scusate ancora.
un Grazie a tutte quelle che leggeranno e uno speciale a chi lascerà una recensione...anche piccina!!^__________^

A presto!! ( farò del mio meglio!)

Roberta

 

un ringraziamento particolare a:

Aleberyl90: ale sono così felice che la mia storia ti piaccia ancora...e non ti preoccupare per Bulma, lei ha un dolcissimo Yanko aconto..per ora...bwawawaawwa (risata diabolica). ah Ale...ricordati di dare da mangiare al nostro Kaki-kun...l'altro giorno ha tentato di mordere persino il Neji che gli avevo messo nel recinto per punizione ^____^...che ragazzaccio che è il nostro Kaki!! p.s. ti stanno per arrivare i campioncini prova di Just naruto... ^__^ a presto!!!!

 

Princess21ssj: mi fa molto piacere che ti apiccia Gohan. HO cercato di rendere questo personaggio simile a quello di dragon ball...ma più vado avanti più mi rendo conto che è completamente OOC...chissà cosa ne pensarai ora, dopo questo capitolo...fammi sapere!!!!!

 

Nihal91: spero che i tuoi dubbi su Gohan si siano chiariti, almeno un pò...grazie per aver commentato. p.s. a Marion non avevo pensato, ma mi hai dato un'ottima idea sull'identità della misteriosa serva terrestre. Grazie!!!!

 

Lefteye: le tue recensioni per me sono sempre una grande gioia. Grazie. Sapere che la mia storia t appassiona mi rende davvero più bello continuare a scriverla. Sai, avevo pensato molto a come potesse sentirsi Vegeta (specialmente questo mio Vegeta) e non ho trovato altra soluzione se non quella dell'eccesso. Chissà forse per me sarà sempre un pò un mitico essere Baudeleriano, ribelle ed eccessivo. Ma veggy è sempre veggy...*ç*...a presto!! fammi sapere cosa ne pensi ora...baci

 

Kiarachan: scusa per il mostruocùso ritardo. Sono molto felice che la mia ficcy ti piaccia. Baci. Fammi sapere cosa te ne pare del nuovo capitolo. Spero non ti abbia deluso. Baci.

 

ciuiciui: ciao Chiara!! grazie per essere sempre la prima a commentare e per avermi incoraggiato tanto!! ^___^ Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, quasi tutto per Gohan!! A prestissimoooooooooo!!! baci

Baci

Roberta

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