Da un caso...

di Miss Trent
(/viewuser.php?uid=11020)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutta colpa di un incubo ***
Capitolo 2: *** Qualcosa sta cambiando... ***
Capitolo 3: *** Scherzi del destino ***
Capitolo 4: *** Solo undici giorni ***
Capitolo 5: *** I miss you ***
Capitolo 6: *** Abitudine ***



Capitolo 1
*** Tutta colpa di un incubo ***


Da un caso...

salve a tutti, mi chiamo Miss Trent e questa è la mia prima fic. è su una coppia che personalmente adoro. spero vi piaccia ma soprattutto che siate clementi nel giudicarla! ^__^

colgo l'occasione per salutare Daja88, la tua fic "cambiamenti" è bellissima, spero che la vorrai aggiornare al più presto!

ma ora bando alle ciance...cominciamo!

01. tutta colpa di un incubo

Nina si svegliò all’ improvviso, con il fiato che le mancava. Faceva caldo ed era tutta sudata, se ne accorse dal fatto che il baby-doll le si era appiccicato addosso. Aveva appena avuto un incubo, ma non riusciva a ricordarlo. “Maledetto” sibilò rigirandosi su un lato. Ma non riuscì ad addormentarsi. Quell’ incubo ormai l’aveva svegliata. Senza pensarci troppo su, si alzò ed entrò in bagno. Accese la luce e si diresse verso il lavandino. Si stava sciacquando la faccia quando si bloccò per guardarsi allo specchio… I capelli biondissimi scendevano ancora arruffati sul viso e nascondevano lievemente due splendidi occhi azzurro intenso, che la carnagione pallida metteva in risalto insieme alla bocca rossa e delicata. Anche con i segni della stanchezza era sempre bellissima. Il rumore dell’acqua che scorreva la scosse da quel torpore in cui era caduta contemplando la sua immagine…Odiava perdere tempo. Chiuse l’acqua e si asciugò. Guardò l’ora sulla sveglia: le 4:21. Neanche troppo tardi…Fece una doccia e si vestì indossando dei jeans e una maglietta nera con il cappuccio. Aveva deciso che sarebbe uscita per prendere un caffè al bar, se mai ne avrebbe trovato uno aperto a quell’ora. Prese il coltello (la città non è sicura di notte, specialmente se sei una donna), lo nascose nello stivale e uscì. Dovette camminare parecchio, accompagnata solo dal rumore dei suoi tacchi, prima di trovare un locale aperto. Entrò e si sedette al banco. Il bar era vuoto, solo un uomo sedeva ad un tavolino non lontano. Nina lo guardò… l’aveva già visto…quel modo di appoggiarsi…eppure era nell’ombra, quindi non poté scorgerlo in viso. Il barista le si avvicinò.

-Desidera?-

-Un caffè doppio, grazie- fece lei, asciutta.

Il profumo del caffè fumante parve tirarla su, mentre era assorta nei suoi pensieri…

Solo una settimana prima aveva quasi compiuto un altro dei suoi mortali incarichi al soldo della Mafia, ma l’organizzazione era stata scoperta e lei era stata costretta a scappare. Ora aveva trovato un appartamento in un quartiere abbastanza tranquillo, e poteva anche non preoccuparsi troppo della polizia.

Senza accorgersene, tornò a fissare lo sconosciuto, e sentì di nuovo la sensazione che l’aveva pervasa poco prima…una curiosità rodente, crescente…voleva scoprire chi si celava dietro quell’ombra. Per la seconda volta in quella sera si scosse dai pensieri. Non era mai stata così curiosa in maniera esagerata o molto emotiva. Neanche la scoperta del figlio avuto a sua stessa insaputa durante il sonno crio-indotto l’aveva toccata più di tanto…non sentiva neanche il bisogno di cercarlo o di parlargli, conoscerlo. Eppure c’era qualcosa in quell’uomo…Non appena questo si alzò, Nina portò istintivamente la mano vicino al coltello. La cosa le piaceva sempre meno. Eccolo, stava uscendo dall’ombra: era molto alto, e aveva il fisico di chi passa molte ore in palestra. Purtroppo il cappuccio della felpa era alzato e quindi il viso era indistinguibile. Nina lo vide avvicinarsi al bancone e potè sentirlo dire al barista:

-Quant’ è?”-

Una voce profonda, che lei aveva già sentito.

“Non è possibile!” pensò. Era stupita…dunque era vero ciò che si diceva, era in città!

-Jin…- disse quasi in un bisbiglio. L’uomo si fermò con la mano sulla porta.

-Ma chi diavolo..- iniziò lui girandosi, ma le parole si fermarono. –Nina Williams?-

L’espressione rude che lo aveva accompagnato fino a quel momento si distese, lasciando il posto ad uno sguardo...gentile?.

-Mia cara Nina!- (mia cara?) –Che piacere vederti! (piacere?) Spero che non sia qui per tentare di uccidermi un’altra volta!-

-No Kazama, dovresti saperlo che ora…- ma non finì la frase perché si alzò e andò a pagare. (non si può parlare di cose segretissime in un bar qualsiasi no? NdAutrice ^__^)

Quando uscì, Jin l’aveva aspettata.

-Dovrei sapere cosa, di preciso?-domandò in tono professionale.

-Che non sei più tu il mio obiettivo. Non ho più obiettivi. Punto.- rispose lei.

Ora il ragazzo aveva abbassato il cappuccio, lasciando vedere il viso. Era molto cambiato. I lineamenti si erano induriti, gli occhi erano stanchi il volto era smagrito. Lontano dal Jin di un anno prima, con l’espressione fiera e lo sguardo orgoglioso. Nonostante tutto era davvero bellissimo, con i capelli corvini che cadevano spettinati sugli occhi. Anche Nina se ne accorse. Non era un suo obiettivo da uccidere ora. Per fortuna.

-Cosa ci fai in giro alle cinque del mattino?- disse, un po’ incespicando nelle parole. Che stava succedendo?

-Non c’è più pace per me, non c’è più pace…- rispose lui enigmatico.

-Vorresti parlarne?- (parlare? da quando Nina ascoltava la gente?)

-Mah…ti accompagno a casa- fece Jin – ma devi promettermi che non mi uccidi.- concluse.

-Te l’ho già detto. Basta con questa storia. Andiamo allora, è di là- Nina era sempre più stupita del comportamento del ragazzo.

Iniziarono a passeggiare verso casa di lei. Parlavano come due normali amici che si ritrovano dopo tempo. Arrivati, Jin le chiese: -Allora, impegni per la giornata?-

“Mah…solo pensare al mio futuro, che probabilmente sarà in qualche prigione o in una fossa…” pensava Nina.

–Nessuno.-

“Massì, chi se ne frega, questo periodo devo viverlo come le persone normali…”

–Pensavo di andare un po’ al dojo per allenarmi, sai il prossimo torneo non è poi così lontano e io vorrei essere pronta per allora. Magari vincerlo, anche…- concluse con una nota di amarezza nella voce.

-Il mio nonnino ha organizzato un’altra di queste buffonate…comunque io parteciperò lo stesso, solo perché devo batterlo. Voglio vendetta!- e sferrò un pugno alla vicina cassetta della posta, che si ammaccò non poco.

-Ti auguro di riuscirci, allora.- disse lei –Ora vado, vorrei arrivare al dojo il più presto possibile e…-

-Perché andare fino al dojo a prendertela con dei sacchi quando puoi lottare con un avversario in carne e ossa? disse Jin sorridendo ironico.

-Scusa?- Nina non capiva.

-Avanti. Vince chi tocca terra con le spalle per più di cinque secondi.- continuò lui.

-Si, certo!-

-Guarda che dico seriamente.- disse lui con uno sguardo obliquo.

-Appunto. Io anche. Ho proprio bisogno di sfogarmi, ma vedi di non sfigurarmi la faccia con lividi o altro, ok?- Nina era serissima.

-Vedrò quello che posso fare…al tre. Uno, due..- il tempo di un rapido sguardo- e tre!-

Si scagliarono l’una contro l’altro e iniziarono a darsele di santa ragione, tutto però in un silenzio sorprendente. Ad un certo punto Nina eseguì una presa particolarmente complicata, a giudicare dalla faccia dell’altro molto dolorosa, ma qualcosa andò storto e la ragazza cadde a terra tirandosi sopra Jin. Eccoli ora nella classica situazione da film, con le rispettive facce ad una distanza di pochi centimetri. (Ed ora che succede? Si baciano? Noooo…non sono mica così scontati! NdAutrice)

-Nina…perché non usciamo insieme, stasera? –

(Totale assenza di pensieri per Nina)

-EEEEH? Ma che dici?- disse lei sgusciando da sotto il ragazzo e mettendosi in piedi. -Tu non stavi con quella, come si chiama…ah, non stavi con Xiaoyu?-

-Oh, pensavo lo sapessi…tra me e Xiaoyu non va più…ci siamo lasciati tre mesi fa. Lei si è messa con Panda- fece lui trattenendo un sorriso.

Nina: o__O???

Vedendo la sua faccia, Jin si affrettò ad aggiungere: -Nel senso che sembrava voler più bene a quell’animale che a me…non ti preoccupare, stavo scherzando!-

-Non sembrava…e comunque puoi aspettarti di tutto da una come Xiaoyu ^__^!- disse Nina con un sorriso. –Anch’io scherzavo, eh?– aggiunse poi.

Ma Jin pensava :“Anche se io la amavo tanto Xiaoyu…come ho fatto a disinnamorarmene…Vuoi vedere che…”

--------------------INTERVALLO-----------------------

Jin:-AUTRICEEEE!!!!!-

Autrice: Siiiiiiiiii

J: Perché Xiaoyu non mi piace più? (scusa il gioco di parole)

A : Ci serviva un personaggio maschile da accostare a Nina, senò la storia come va avanti?

J: Ho capito ma perché proprio io?

A: Perché tu eri l’unico che rimaneva dopo una dura selezione! Vediamo…Steve no, perché è suo figlio. Lee Chaolan non si capisce da quale sponda sta…Paul no perché è troppo vecchio per Nina e poi inizia a menare le mani…Hwoarang non è adatto…visto che sei tu l’unico?

J: Ma Xiaoyu…a me piacev…

A: Senti, qua comando io va bene? Facciamo che lei ora è felicissima in un Luna park a Beijing, e di te non si ricorda quasi più. Anche se…lasciatelo dire…io Xiaoyu non ce la vedevo accanto a uno come te…tu meriti di meglio, non so…me ad esempio!

J: O___O???

A: AH AH AH! Ci sei cascato! Comunque tu adesso vuoi assolutamente uscire con Nina capito???

J: Perché???

A: Uffa ma sei proprio cretino!! Quando siete caduti uno sull’altra l’hai guardata bene in faccia e ti sei reso conto di quanto fosse... come si dice...bona!!! Ma siccome NON sei un animale e hai anche un cuore (VEROOO??) le chiedi di uscire per poterla conoscere. Senti che nel tuo cuore (e non solo…;-) si sta smuovendo qualcosa. Così ti va bene? Ora però TORNA A LAVORAREEE!!! Ma soprattutto non mi interpellare MAI PIÙ MI SONO SPIEGATA???

--------------FINE INTERVALLO--------------

Scusate l’interruzione (tanto mi avete presa per pazza lo so ^___^)

Restarono pochi secondi in silenzio, poi Jin disse: –Guarda che non abbiamo ancora finito!-

-Ah, già!- mormorò tra sé la ragazza, e subito fece per tirargli un pugno. Ma Jin fu più veloce e la bloccò spalle al muro con entrambe le mani.

–E tu non mi hai ancora risposto…- le sussurrò malizioso.

–Io esco solo con uomini morti- rispose Nina.

Con un movimento veloce allora Jin afferrò il coltello nascosto nello stivale della ragazza.

–Sempre uguale…- disse osservandola divertito, poi fece per portarsi l’arma alla gola, come per tagliarsi.

-MA CHE CAZZO FAI!!!- gridò Nina lanciandosi a recuperare il pugnale.

-Hai detto che esci solo con uomini morti! Ridammelo!- disse lui sorridendo.

-Tu hai qualche rotella fuori posto, amico mio…- mormorò Nina riponendo il coltello nello stivale. –Va bene, accetto, ma è solo per evitare che tu ti faccia del male inutilmente!- "Cosa??? Accetto??"

-Benissimo!- esclamò Jin raggiante. –Decidi tu dove e quando!-

-Si, così magari mi pago pure il conto da sola! Se sei tu che mi hai chiesto di uscire!- fece lei fingendosi risentita.

-Oh, giusto…allora…stasera alle nove, ti passo a prendere io. Va bene così?- disse il ragazzo in tono pratico.

-Uhm…- inizio Nina.

-Ormai l’hai detto!- esclamò Jin.

-Sembri un bimbo piccolo…va bene, va bene. Ma dove?-

-Non credo che il buon vecchio Law avrà problemi a trovarci un tavolo tranquillo nel suo ristorante…- rispose lui con un’espressione speranzosa.

-Oh, ok. Hai fatto bene a scegliere il ristorante di Law. Almeno non darai troppo nell’occhio.- disse Nina incoraggiante. “E io non dovrò preoccuparmi di quel poliziotto che mi sta sempre alle calcagna…”(Lei Wulong, NdAutrice) pensò poi.

-Molto bene, allora, mia dama. La passerò a prendere alle nove in punto, con il mio destriero- proferì pomposo Jin mentre accennava ironicamente un inchino. –Non mi ucciderai, vero?- aggiunse rialzandosi.

-Ti ho detto di finirla altrimenti ti uccido davvero!- disse Nina ridendo -e vedi di essere puntuale, a me non piace aspettare.-

-Ogni suo desiderio è un ordine. Non è detto che non mi troverai al dojo, se mi va.- rispose il ragazzo.

-Ok, ma ora devo proprio andare. Allora a stasera.- fece lei prendendo le chiavi dalla tasca.

-A stasera!- fu il saluto allegro di Jin, che si tirò su il cappuccio della felpa e si incamminò fischiettando.

“Strano, molto strano” pensava Nina rientrando in casa e dirigendosi verso il frigorifero. “Come mai mi ha chiesto di uscire, così, di punto in bianco? Che sia una manovra del vecchio Mishima? No, non è possibile, si odiano…” “Ma perché devi essere sempre così sospettosa, Nina?” chiedeva una vocina dal profondo della coscienza. “Se non fossi così sospettosa a quest’ora sarei già bell’ e morta” rispondeva un’altra parte del suo ego, da qualche punto imprecisato del suo cervello. –Basta! Mi ha chiesto di uscire solo perché gli interesso- disse a voce alta alla fine come per convincersi. La sua diffidenza verso altri esseri umani a volte diventava davvero pesante…Persino il pensiero di essere oggetto d’interesse per qualcuno la turbava. Certo, aveva sedotto molti uomini, ma tutti poi erano finiti ammazzati con due o tre proiettili piantati qua e là o con la carotide ridotta in pappa…In questo campo la vera esperta era sua sorella Anna. Nina si chiedeva spesso come cavolo facesse ad “andare d’accordo” con il primo che passa. Una capacità innata, forse.

Si preparò una colazione a base di latte e cereali e dopo andò a mettersi qualcosa per il dojo. Scelse una maglietta bianca molto aderente e dei pantaloni neri che le arrivavano al ginocchio, e mise le solite scarpe da ginnastica.

________________________________________________________________________________________________________

Beh...com'era? spero di pubblicare il prox cap al più presto. Ma non vi preoccupate, la storia dura "solo" 4 capitoli! grazie per aver letto ^__^...commentino?please

Miss Trent

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Qualcosa sta cambiando... ***


02

ecco il secondo capitolo... è un po' corto rispetto agli altri...enjoy guys!

02. qualcosa sta cambiando...

Quando uscì di casa il sole era appena sorto e l’aria era tiepida. Si sentiva più tranquilla ora che non aveva incarichi da portare a termine. Non sarebbe stata ingaggiata per qualche tempo, ed in qualche modo questo pensiero la sollevava.

“E’ tutto così strano…sto facendo cose che prima non avrei mai pensato di fare…Noo, vuoi vedere che…”

--------------2° INTERVALLO--------------

Nina: EHI AUTRICE!

A: ANCORA?? MA CHE VOLETE ADESSO??? Avevo detto di non tirarmi più in mezzo!!!

N: Ehi, scusa ok? Volevo solo dirti, ma che mi fai fare mai?

A: Allora, Topa Gigia l’ho già detto a quel ritardato del tuo amico e te lo ripeto PER L’ULTIMA VOLTA CAPITOOOO!!!! QUESTA E’ UNA FIC OOC dove i personaggi non sono quello che sono!!!

N: o__O??? Come sarebbe “non sono quello che sono”?

A: Nel senso che il carattere dei personaggi si discosta da quello originale! Ma perché ho scelto proprio te per questa fic…sarei andata più comoda con Anna, lei non si fa tanti problemi!

N: Beh, grazie, lo sanno tutti che è una troia !!!

A: Non esulare dal discorso!!!(esulare???) Non si parla di questo! Io intendevo nel senso che Anna è più facile da inserire in una fic rispetto a te!

N: E perché????

A: Oh, Nina, io ti voglio tanto bene, sei la mia preferita tra tutti i personaggi di Tekken, ma, detto sinceramente, hai una storia dietro che sembra scritta da un allucinato! Prima ti congelano come una scatola di piselli, poi un mostro che dice di essere il dio della lotta ti risveglia e ti possiede, perdi la memoria, poi la riacquisti, scopri di avere un figlio che ha la tua stessa età, e per giunta uccidi gente dietro compenso…viene da chiedere se mangi e vai in bagno come tutti gli esseri umani!

N: Quindi tu hai deciso di rendermi più umana??? ^__^

A: Non più umana, più donna! Te l’ho detto, è una fic OOC! Non per forza devi essere l’assassina fredda crudele e solitaria di sempre, puoi provare sentimenti, se vuoi! Comunque, mi stai facendo perdere tempo, e la storia è ancora ferma. Tu tornatene dove stavi e non preoccuparti, faccio tutto io. Basta che LA SMETTETE DI CHIAMARMI PER LA MINIMA COSA! E’ CHIARO??? >__<

-------------FINE DEL 2° (E SPERIAMO ULTIMO) INTERVALLO--------------

Dicevamo, Nina si sentiva davvero in pace con il mondo. Pensava tutta queste cose mentre si metteva in macchina e andava al dojo. Ma era successo tutto così in fretta…Anche Jin era difficile da scacciare dalla mente. Il modo in cui l’aveva guardata poco prima di andarsene...era indecifrabile…

Arrivata all’ingresso della palestra si fermò.

“Non è detto che non mi troverai al dojo, se mi va”. Si ricordò delle parole di Jin. E se ci fosse venuto davvero? Che cosa avrebbe fatto? Di che cosa avrebbero parlato?

Entrò e pagò. “Non avrei mai dovuto vedere ‘Il tempo delle mele’, porca vacca” pensava. La situazione stava sfuggendo di mano…stava ad arrovellarsi il cervello come una ragazzina.

-Ehi Nina! NINA!-

Si voltò con una stretta al cuore. Era solo Paul, che le sorrideva con una faccia secondo lui attraente.

-Cavoli, Phoenix, mi hai fatto prendere un colpo.-

-Da quando i colpi li prendi? Li hai sempre dati…E forti pure…- accompagnò queste ultime parole con una smorfia del viso e massaggiandosi un braccio.

-Non ti è ancora passato? Oh povero piccolo…immagino che dovrai aspettare altro tempo prima che la bua ti passi…- commentò lei ironica.

-Veramente volevo chiederti la rivincita.- spiegò Paul.

-Non ti è ancora andata giù che ti abbia battuto l’altra settimana, e quella prima, e quella ancora prima, e quella ancora prima...-

-Uhm, vediamo- iniziò fingendo di pensare intensamente. -No, direi proprio di no- concluse con un sorriso stupido.

-Non avevo in programma combattimenti corpo a corpo oggi…- cominciò a dire lei.

-Corpo a corpo con te io non voglio combattimenti…- disse l’uomo con un’espressione eloquente.

-Ti avrei già spaccato la faccia se fossi stata in vena, oggi- rispose Nina con aria scocciata “e poi è pieno di puttane là fuori, se proprio non ce la fai da solo.” (Brava!!! NdAutrice)

Paul aprì la bocca per rispondere, ma non ne uscì alcun suono. (Ah ah ah!)

-Bene, se non hai niente da dirmi, vado ad allenarmi. E non fare quella faccia, tanto lo sapevi!- disse la ragazza.

Ci mancava anche Paul Phoenix. Non che non fosse simpatico, ma non perdeva occasione per provarci. Puntualmente rifiutato.

Raggiunse lo spogliatoio, lasciò il borsone e dirigendosi verso il sacco da boxe si passò le bende intorno alle mani. Iniziò a picchiare duro, per scaricare tutta la tensione, ma anche per cercare di non pensare a Jin. Stava decidendo cosa avrebbe dovuto mettersi quella sera, ma senza arrivare ad una conclusione.(Nina Williams che decide cosa indossare?) Pantaloni? Li metteva sempre. La giacca di Armani? Non doveva mica andare ad una sfilata di moda... Abito lungo? Era solo un’uscita così…

“Sembro mia sorella” pensava. “Anche se…con la minigonna di jeans, un top e scarpe alte non dovrei sbagliare. Si, così va bene.” Almeno il problema abiti l’aveva risolto. Ma rimaneva qualcosa...non sapeva spiegarlo...non si era mai sentita così strana.

Passò tutto il giorno ad allenarsi, e tornò a casa per prepararsi ad uscire. Fece prima una lunga doccia, insaponandosi con il bagnoschiuma al caprifoglio che le piaceva tanto, poi uscì e avvolta nell'asciugamano aprì il grande armadio. Ci vollero dieci minuti per trovare i vestiti, nascosti nei meandri più impensabili del mobile. Dopo aver estratto trionfante il top nero e la minigonna che doveva indossare, si vestì e ritornò in bagno per truccarsi. Niente di particolare, un tocco di matita in tinta con il colore degli occhi, un gloss brillante e l'immancabile fondotinta pallido. Così era anche più bella di quando aveva il trucco più marcato.

Stava per mettersi le scarpe quando sentì un rombo in fondo alla strada. Non ci fece molto caso, poi quando sentì suonare il campanello collegò le due cose e capì che era Jin.

Infatti era proprio lui, e quel rombo era della sua moto.

-Ciao! Allora sei pronta?- la salutò lui tutto allegro.

-Quasi...mi mancano le scarpe e sono da te. Ma entra, non restare sulla porta.- rispose lei con il sorriso che le si allargava sulla faccia. Poteva essere davvero una bella serata, quella.

-Siediti qui, io faccio in un attimo- disse indicando il divano e dirigendosi verso il corridoio dove c'era la scarpiera.

-Bella la tua casa!- commentò Jin. “Cosa? Bella la tua casa? Non potevo trovare una frase più banale! Che cretino che sono” pensò poi mordendosi il labbro.

-Sono contenta che ti piaccia- rispose lei mentre entrava di nuovo nella stanza. Jin non potè fare a meno di notare tutta la sbalorditiva e innata sensualità di quella splendida donna.

-Allora andiamo- disse la bionda prendendo la borsa. Aprì la porta e fece per far passare Jin, ma lui si ritrasse.

-Prima le signore- fu la spiegazione, alla faccia un po' sorpresa di Nina.

-Grazie- mormorò sorridendo la ragazza.

Scesero le scale in silenzio, poi arrivati in strada Jin montò sulla moto e le fece segno di salire. Nina, con un gesto che avrebbe potuto risvegliare i sensi anche a un morto, si accomodò dietro di lui e indossò il casco. Forse la minigonna era davvero troppo mini…

-Tieniti, se non vuoi volare via. Leggera come sei…- fece lui ironico.

Con uno sbuffo lei gli cinse la vita, quindi la moto partì con una sgommata.

“Ora vedi che fa tutto il necessario per spiaccicarsi contro un muro” pensò un tantino preoccupata.

Ma Jin non era il tipo da “guida spericolata”. Era prudente...per lo meno sulla strada!

-Ti credevo più gagliardo sulla moto…- disse Nina maliziosa attraverso il casco mentre aspettavano ad un semaforo.

-Infatti lo sono, sulle piste o fuori città. Credi davvero che vorrei rompermi qualche osso o spaccarmi la testa?- rispose lui in tutta tranquillità.

- E anche questo è giusto…- concluse lei.

_____________________________________________________________________________________________________

il 3 capitolo dovrebbe arrivare a breve...per adesso tanti baci! :-*

Miss Trent

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Scherzi del destino ***


03

rieccomi! il 3 capitolo è "di passaggio". serve a sviluppare la storia fino al prossimo, che sarà forse quello "chiave", e che in origine doveva essere quello finale. ma non voglio svelarvi troppo...che dire, spero che anche questo sia di vostro gradimento, e se ci lasciate un commentino...è meglio! baci! ^^

p.s. in fondo alla pagina ci sono alcuni (doverosi) ringraziamenti...

03. scherzi del destino

Il ristorante era lontano dalla casa di Nina, e si trovava nel quartiere cinese della città. Qui si vedevano ovunque lanterne rosse e dragoni, disegnati sui muri o sulle vetrine. C’erano una miriade di piccoli negozi di tatuaggi, erboristerie, bancarelle…e ovviamente ristoranti. Nella via dove si trovava quello di Law ce ne erano minimo altri tre.

Jin parcheggiò la moto lì vicino, quindi entrambi si diressero verso la porta del locale. Quando entrarono era pieno di gente, ma Law venne subito loro incontro.

-Benvenuti al mio ristorante, ‘colleghi’- li salutò.

-Ciao Law…senti è pronto quel tavolo che…- iniziò il ragazzo.

-Ma certo, seguitemi. Non è stato facile tenerlo libero, con tutti questa clienti, ma abbiamo saputo cavarcela. Certa gente non capisce proprio il concetto di ‘prenotazione’ qui. Ma, comunque sia, alla fine l’abbiamo “convinto”.- disse massaggiandosi il pugno - Anche se non credo che tornerà più qui, se si rimetterà…- concluse poi con uno sguardo eloquente. Nina e Jin risero, mentre l’uomo li faceva accomodare ad un tavolo dietro un paravento.

-Se non sono troppo indiscreto, è curioso vedervi insieme. Voglio dire, tu lo volevi uccidere e…- iniziò Law rivolgendosi alla ragazza.

-Penso che siano solo ed esclusivamente fatti miei, Law, grazie. Puoi portarci i menù per favore? E vedi di non sbandierare troppo che siamo qui, sai che potremmo avere problemi sia noi che tu.- disse Nina tranquilla.

-Certo, scusami. Torno subito, allora- rispose Law girandosi e andando verso le cucine.

-Si può essere così…logorroici?- sibilò Nina un po’ stizzita.

-Su, sai com’è fatto Law, ma se deve stare zitto è una tomba. Tranquilla, non lo dirà a nessuno- disse Jin incoraggiante.

-Sarà…-

-Ecco i menù! Scegliete e buon appetito!- disse Law sbucando all’improvviso da dietro al paravento e porgendo loro i menù.

-Che prendi?- chiese Jin.

-Boh…credo…del riso yangzhou e gli involtini primavera. E per dolce…- iniziò Nina

-Ci sono i biscotti della fortuna- disse meccanicamente Jin.

-Si, lo so. Io però prendo anche queste mele caramellate. E tu?- disse la ragazza.

-Io? Oh…- Jin era distratto, e se ne stava imbambolato appoggiato sui gomiti a fissare un punto imprecisato dietro i capelli di Nina. –Penso che prenderò…si, riso al vapore e pollo alle mandorle...-

-Sei sicuro di stare bene?- domandò Nina

-Si, si, è tutto ok…solo che…-

-Allora? Avete scelto?- Law si era nuovamente avvicinato al tavolo.

-Si dunque…- iniziò Nina, ma venne interrotta da un grido proveniente dalle cucine.

-Oh no…sono di nuovo qui maledetti!- sibilò Law mentre sentiva la rabbia montargli in corpo.

-Chi?- chiese Jin allarmato.

-Mafia…NON HANNO ANCORA CAPITO CHE NON HANNO NIENTE DA SPARTIRE CON QUESTO RISTORANTE!!! – gridò l’uomo scagliando il taccuino e lanciandosi verso e cucine.

I clienti, che avevano capito cosa stava succedendo, iniziarono subito ad abbandonare i loro tavoli in tutta fretta. Dalla cucina proveniva un gran baccano di pentole e piatti rotti.

Tra la confusione, Nina guardò Jin. Lui la lesse nel pensiero perché entrambi scattarono in piedi e si avvicinarono alla porta della cucina. La ragazza fece scattare la lama del coltellino che teneva in tasca ed entrarono.

Cinque uomini vestiti di nero stavano mettendo a soqquadro le cucine, e un sesto minacciava i cuochi con un katana dall’aria letale. Law stava lottando strenuamente cercando di cacciarli via. Jin prese subito di mira uno dei mafiosi e iniziò a picchiarlo a sangue, e Nina ingaggiò una rapida lotta per disarmare l’uomo con il katana. Riuscendo a schivare la lunga lama lo stese con due calci ben assestati, per poi passare ad aiutare Law, che era un po' in difficoltà combattendo contemporaneamente altri due mafiosi. La lotta continuò per alcuni minuti, e alla fine tutti i malviventi erano stati messi al tappeto. Anche Nina e Law portavano i segni, seppure lievi, di quel combattimento.

-Grazie, ragazzi, non so se ce l'avrei fatta senza di voi oggi. E' la terza volta questo mese. Vengono, fanno casino e hanno pure il coraggio di chiederti il pizzo. Non hanno capito che da me non avranno mai niente.- disse Law.

-Beh, la mafia a volte è...ehi, ma Jin dov'è?- chiese Nina -Jin! Jin! eppure era qui...-

-Eccolo! è qui dietro!- esclamò Law indicando il corpo del ragazzo a terra. -Voi andate via!- intimò poi ai cuochi che erano rimasti nella stanza.

Nina lo vide e subito si avvicinò. Aveva una ferita profonda che attraversava tutto il torace e un rivolo di sangue che scendeva da un angolo della bocca. Ma...c'era anche qualcosa di strano...sulla pelle erano comparse strane macchie, simili a tatuaggi. Sulla fronte, una zona rossa, che però sembrava solo un accenno di ciò che avrebbe dovuto essere realmente.

-Si stava trasformando. La sua natura demoniaca stava prendendo il sopravvento.- mormorò la ragazza prendendo un fazzoletto e asciugando il sangue sul viso.

-Dobbiamo portarlo all'ospedale- sentenziò Law.

-No. Vuoi che lo vedano in queste condizioni? Inizierebbero a fare delle domande e allora tutti verrebbero a sapere del suo segreto. E i Mishima non lo devono venire a sapere. Loro non aspettano altro che un'occasione come questa...- rispose Nina. - E poi, il suo sangue di demone lo salverà. Basta curare bene questa brutta ferita.

-Rimane il fatto che non può rimanere qui.- fece notare Law. -Insomma, ha bisogno di tranquillità no? e io...non credo di potergliela garantire. Sicuramente quelli torneranno.-

Rimasero in silenzio, quindi Nina disse quasi a fatica:

-Verrà a casa mia. Si, lo curerò io. Dopotutto, se tu non puoi...-

Law era stupito, ma capiva la difficoltà con cui la ragazza pronunciava quelle parole.

-Il problema è come arrivarci- continuò lei sforzandosi di avere un tono distaccato. -Siamo venuti in moto, e non saprei proprio come fare a portarlo...-

-Tu prendi il mio furgoncino, e io vengo dietro con la sua moto.- concluse Law con semplicità.

-Bene. Aiutami a tirarlo su allora...- disse la ragazza.

Con grande sforzo riuscirono a prenderlo e portarlo fino al furgone, dove lo sistemarono come meglio poterono cercando di tamponare la ferita.

-Ecco le chiavi- disse Law porgendole a Nina. -Dove sono quelle della moto?

-Dovrebbe averle in tasca...eccole!- rispose lei estraendo un piccolo mazzo di chiavi dalla tasca di Jin.

-Andiamo allora. Stai attenta però.-

Nina percorse il tragitto che la separava da casa guidando veloce, senza quasi credere che tutto quello stesse accadendo veramente. Aveva fatto di nuovo qualcosa che altrimenti non avrebbe mai fatto. (Perché mi guardate? NdAutrice ^__^) In altre circostanze avrebbe lasciato chiunque steso a terra mezzo morto. Ora, guardando quel corpo straziato, aveva provato una sensazione completamente nuova. Aveva sentito il bisogno di aiutarlo, il dovere di aiutarlo. Non capiva se fosse perché il ragazzo era ferito o perché era Jin, e questo la spaventava.

La vista della sua casa la distrasse da questi pensieri. Parcheggiò proprio davanti alla porta e sentì dietro Law spegnere la moto. Insieme riuscirono a far uscire dal furgone il ragazzo svenuto, e sempre a fatica a portarlo su per le scale, tenendolo per le braccia dietro la nuca.

-Speriamo che non ci abbia visto nessuno...senò sai i casini che potrebbero succedere?- sussurrò Nina.

-No, non credo. Dai che siamo quasi arrivati Jin, tieni duro!- fece incoraggiante Law.

-Ecco, la porta è questa.- disse Nina tirando fuori le chiavi. Aprì la porta e prese di nuovo Jin per il braccio. Entrarono e subito si diressero verso la camera di Nina, dove si trovava un grande letto a due piazze.

-Pensavo vivessi sola!- esclamò Law con il fiato corto per lo sforzo.

-Ma ti sembra il momento questo?- rispose Nina stizzita. -Aiutami a stenderlo, dai. E stai zitto quando non hai niente di intelligente da dire.-

Dopo che Jin fu sistemato, Law disse:

-Questa ferita va disinfettata subito. Hai il disinfettante e delle garze?-

-Piuttosto ci vorrebbero dei punti lì, non vedi com'è profonda? Inizia a togliergli la maglia. Fortuna che mi hanno insegnato a fare anche la crocerossina...- rispose Nina scomparendo nel bagno.

"Dici niente..." pensò Law accingendosi a sollevare la maglietta di Jin e stando attento a non toccare la ferita.

Nina tornò con tutto l'occorrente per curare il ragazzo. Iniziò a disinfettare la ferita e quindi, con un ago sterile, ad applicare dei punti. Aveva proprio l'aria di una che sa esattamente quello che fa. Quando ebbe finito, fasciò tutto il torace e asciugò il sudore che imperlava la fronte di Jin. Intanto Law la osservava immobile.

-Mi dispiace per quello che è successo, davvero, io...- esordì.

-Non è colpa tua Law. Non è di nessuno di noi la colpa.- lo interruppe Nina.

-Ecco, io...devo tornare lì ora...- Law era un po' in imbarazzo.

-Capisco perfettamente. Vai, non ti preoccupare. Me ne occupo io di lui.- rispose gentile la ragazza mentre lo accompagnava alla porta. -Ah, tieni le chiavi del furgoncino. Grazie di tutto, Law.-

-Ciao. E mi raccomando, se hai bisogno...- disse l'uomo.

-Ti chiamo. Si, non ti preoccupare. Ciao.-

-Ci vediamo.- salutò l'uomo scendendo le scale.

-Ci vediamo.- rispose Nina chiudendo la porta.

Rimase appoggiata alla porta, travolta da nuovi pensieri. 

La serata ha preso una piega completamente diversa. Jin è stato ferito. E' svenuto mentre si stava trasformando in demone. Ora è steso incosciente nel mio letto. Io l'ho curato. Mi sono sentita male a guardarlo ferito. Mi sono sentita male a guardarlo ferito?

Quest'ultima frase si ripeteva nella sua mente facendola sentire diversa.

Quando si scosse dai pensieri si accorse di essere stanchissima. Decise quindi di sistemarsi sul divano, per quella notte. Andò silenziosamente in camera per cambiarsi, senza disturbare Jin che ora sembrava dormire. Prese tutto quello che le serviva e si avvicinò al ragazzo. I segni sulla fronte e i tatuaggi erano spariti e ora Jin respirava tranquillo.

-Dormi, dormi...- sussurrò Nina. Quella scena le ricordò qualcosa...aveva qualcosa a che fare con una poesia, forse. Si, una poesia che l'aveva colpita, che aveva sciolto per un attimo il suo cuore altrimenti gelido. Ma non ricordava qual' era...e se ne rammaricava. (indovina qual'e?)

Si stese sul divano e tentò di addormentarsi. Cadde in un sonno tormentato, e si svegliò pochissime ore dopo, sentendo un colpo proveniente dalla stanza accanto. Era ancora buio. Si alzò e andò a controllare. Jin aveva solo urtato nel sonno la spalliera del letto. Falso allarme.

Come le succedeva spesso, non riuscì a riaddormentarsi. Rimase seduta immobile sulla poltrona in camera sua ad osservare il ragazzo che dormiva, ascoltando il flebile suono del suo respiro.

Solo ora si rendeva pienamente conto della maestosità di quel corpo. Certo aveva combattuto contro di lui molte volte, l'aveva guardato molte volte, ma aveva preso sempre le spalle larghe, i lineamenti forti e le braccia possenti come un dato di fatto. Adesso lo vedeva sotto una luce diversa. Era...come dire...attraente?

Un nuovo rumore la mise di nuovo in guardia. Ora Jin si era svegliato. Cercava di tirarsi su, ma senza risultati.

-Come pretendi di alzarti in quelle condizioni?- disse Nina dalla poltrona.

-Ma che...ahi! La mia testa...e tu... che ci fai qui?- fece Jin dolorante.

-Veramente qui l'ospite sei proprio tu...ma non ti ricordi proprio niente?-

-No...che è successo? E perché sono tutto bendato?- rispose il ragazzo a fatica.

-Andiamo bene..- mormorò tra sé la ragazza. -Hai una ferita abbastanza profonda sul tuo bel pancino. Non ti ricordi nemmeno dei mafiosi che abbiamo combattuto nel ristorante di Law? quelli che hanno irrotto all'improvviso, così?-

-Aspetta...c'era anche uno col katana, forse...si ora mi ricordo, mi ha ferito prima che tu lo stendessi, se non sbaglio.-

-Esatto. Sono contenta che ti stia tornando la memoria ma ora devi stare giù e non fare sforzi ok?- disse lei alzandosi dalla poltrona e aprendo la finestra -Se va bene ne avrai per non più di una settimana o due. A te ci penso io.-

-E io che faccio in questa settimana o due?- domandò lui.

-Mediti sulla condizione dell'uomo nell'universo. Conti i granelli di polvere per aria. Elabori una tesi sulle tipologie di piastrelle per il bagno. Ma che domande cretine fai?- disse Nina voltandosi a guardarlo.

-Tipologie di piastrelle per il bagno...sembra interessante!- fece Jin con un grande sorriso che si allargava sulla faccia.

Nina non poté fare a meno di sorridere anche lei. Quello era solo l'inizio.

_____________________________________________________________________________

(perdonate il mio umorismo da patata nelle ultime battute...non sapevo proprio che inventarmi ^.^)

comunque, ora voglio ringraziare uno per uno tutti quelli che mi hanno lasciato un commento...

Daja88: grazie per la recensione^^, non so se hai ricevuto il messaggio che ti ho mandato con la funzione [contatta]...

_chan_: ho letto le tue fic, le ho anche recensite..."L' ultimo ballo" mi è piaciuta davvero tanto!

Setsuna: non ti ho ringraziato prima, lo faccio ora...sono contenta che ti piaccia!

Marina: anche se l'ho fatto di persona, ti ringrazio anche virtualmente...

ma soprattutto takip: a te non devo dire solo grazie per i complimenti, ma anche per le idee...ci vediamo al 5 capitolo! ;-)

...e grazie anche a chi legge "senza lasciar traccia"!!!(ma se recensite anche voi non dispiace affatto, anzi!) vvtb

Miss Trent

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Solo undici giorni ***


04

e così...siamo arrivati anche al 4° cap..

Prima di cominciare devo assolutamente fare un ringraziamento, anche se in ritardo: a gordo.87, che ha letto questa storia in anteprima e che mi ha aiutato a farla diventare come l'avete letta ora (senza cambiarla troppo). tv1kdb!!!

comunque ecco il capitolo, spero vi piaccia anche questo! ^__^

 

04. solo undici giorni

Undici giorni. Undici giorni di convalescenza, per Jin. Undici giorni in cui la gelida assassina di sempre si era presa cura di lui e aveva scoperto cosa vuol dire ridere, gioire, avere qualcuno accanto, un amico. Undici giorni passati a parlare, ricordando i tanti incontri durante i tornei che a volte finivano alla pari, data l'estrema bravura come lottatori di entrambi, raccontandosi le proprie vite con le cose belle e le cose brutte. Undici giorni passati a ridere, grazie ad un inedita vena comica di Nina, che forse fino a quel momento non aveva mai avuto modo di venire allo scoperto. Undici giorni dopo i quali nessuno dei due era più lo stesso, almeno non del tutto. Dunque era accaduto. Lei era cambiata. Il suo cuore si era finalmente sciolto. Anche Jin se ne era accorto ed era contento per lei.

Ormai era completamente guarito ma le bende avevano lasciato il posto ad una cicatrice ben visibile. Era ora di tornare a casa. -Non posso mica mettere radici, approfitterei della tua ospitalità- aveva detto lui. Nina non aveva potuto fare a meno di assentire. Anche lui aveva la sua vita, una casa. Jin aveva appena finito di sistemare le sue cose (che Law si era preoccupato di portargli), quando Nina si affacciò sulla porta appoggiandosi allo stipite.

-Ci teniamo in contatto fino al prossimo torneo, ammesso che ce ne sia uno- esordì.

-Anche se Heiachi è morto, quel gran bastardo di mio padre non potrà certo fare a meno di non organizzarlo. Ci sarà, ci sarà.- disse Jin quasi con rabbia. -Comunque si, ci teniamo in contatto.- aggiunse poi cambiando subito tono e sorridendole. -Chissà se poi riusciremo a uscire senza che qualcuno o qualcosa mi mandi in coma o mi amputi un arto...-

Nina scoppiò a ridere. -Che scemo...-

-Comunque, bellissima, io adesso devo andare- fece lui avvicinandosi alla porta e fermandosi vicino alla bionda. -E mi sembra che tu sappia abbastanza cose di me da conoscere anche l' indirizzo e il numero di telefono, vero?-

-Ovvio...-

-Non esitare a usarli, allora! esclamò allegro.

Nina rise di nuovo.

-Basta che poi ti fai trovare, però!- disse.

-Per te ci sono sempre. Ora che ho scoperto che sei cosi...simpatica!!! - ti credevo diversa, lo sai?-

-Anch'io...e neanche tu sei il musone asociale che dicevano tutti.-"anzi..."

-Che bello scoprire che a volte le nostre convinzioni sono sbagliate...-

-Già..-

Ora si trovavano molto vicini, ma Nina fece un passo indietro. Si sentiva stranamente a disagio. Si diressero entrambi verso la porta e Jin uscì sul pianerottolo. Era bellissimo. -Nina io...non ti ho ancora ringraziato...Grazie davvero di tutto, tutto quello che hai fatto per me in questi giorni...- mormorò fissandola negli occhi. Nina istintivamente distolse lo sguardo da quegli occhi così penetranti. -Io...non mi devi ringraziare Jin, l'ho fatto e basta.- 

"ma perché l'ho fatto?" chiedeva incessante una voce dentro di sé.

Rimasero per alcuni secondi in silenzio, poi Jin si mosse ad abbracciarla. Un abbraccio rapido, ma fatto col cuore.

-Ciao...e grazie ancora di tutto- disse lui strizzandole l'occhio e voltandosi a scendere le scale.

Nina era rimasta imbambolata sulla porta, e guardava Jin che si allontanava. Una lotta furiosa aveva luogo in quel momento nella sua mente...la Nina di prima, che sarebbe rimasta piantata sulla porta. La Nina di adesso, che...

Uno scatto felino e lei correva già dietro il ragazzo. Lo raggiunse, lo bloccò e lo guardò intensamente negli occhi. Avrebbe fatto una cosa di cui si sarebbe pentita, forse. Si sporse appena e lo sfiorò delicatamente sulla guancia, ma poi lo abbracciò e lo trascinò con sé in un appassionato bacio che vide le loro labbra a lungo unite. Jin non credeva a ciò che stava succedendo, ma abbracciò anche lui la ragazza. Quando si staccarono sorridevano entrambi. Un nuovo silenzio calò tra di loro. Jin fece per mettersi il casco, ma Nina lo fermò. Ora si sarebbe pentita per davvero... Prese il ragazzo per mano e lo guidò verso la porta aperta di casa. Jin aveva capito, ma non fiatò. Nina chiuse la porta e bloccò Jin spalle al muro, rivolgendogli uno sguardo inequivocabile. Si baciarono di nuovo, ancora più appassionatamente, mentre la ragazza portava entrambi verso la camera da letto. Jin iniziò ad esplorarle rapido il collo, ma non riuscì a finire perché Nina l'aveva fatto stendere. Ora saliva su di lui sinuosa come una gatta e passava lentamente le mani gelide sui suoi addominali perfetti e palpitanti, provocandogli un brivido. Tolse la maglietta e sentì questa volta sulla sua schiena due mani che la accarezzavano per poi sfilare il piccolo top, lasciato immobile ai piedi del letto. Quanto lo desiderava...non voleva nient'altro che lui...Si protese in avanti per baciarlo di nuovo e nel frattempo aprire la cintura, l' ultimo ostacolo da superare. Poi lui la prese e la girò finché non fu lei a trovarsi distesa e inerme. Jin guardò quel corpo bellissimo con un nuovo brivido. Non poteva aspettare, ora. Sfilò velocemente la gonna per poi salire verso il gancio che teneva il reggiseno. Lo aprì e a questo punto il suo istinto prese il sopravvento. Le mutandine nere della ragazza finirono a terra seguite dai boxer scuri di lui. Jin baciava bramosamente ogni punto scoperto del corpo di Nina, e lei lo ricambiava muovendosi complice per rendergli più facile il compito. Poi i movimenti cambiarono, e si fecero più regolari. Nina sentì Jin dentro di sé, e allora venne pervasa da una sensazione bellissima, di gioia innocente mista a puro piacere. Piegò la testa di lato, e chiuse gli occhi abbandonando per la prima volta ogni difesa...La luce del tramonto che filtrava dalle persiane semiaperte disegnava strisce dorate sulle spalle possenti di Jin, dove ogni muscolo era teso e volto al solo obiettivo di unirsi e fondersi con quel corpo. I respiri erano sincronizzati allo stesso ritmo, e i sospiri languidi della ragazza lo spronavano ad andare avanti, sempre di più. Continuarono per un tempo indeterminato, poi Nina volle salire su di lui. Non era stanca. Lo guardò bene, senza la paura che l'aveva presa poco prima: così maledettamente bello, i capelli ormai spettinati che cadevano sugli occhi. Si tese in avanti e raggiunse il collo caldo. Iniziò a baciarlo avidamente mentre Jin la cingeva con le braccia annullando ogni rimanente distanza tra loro. La voleva sentire più vicina. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, complici di quell' incontro. Per la seconda volta Nina riprovò la stessa sensazione di poco prima, e fu costretta ad aggrapparsi a lui lasciandogli i segni sanguinanti delle unghie. Pensava che certamente si sarebbe pentita, ma ora voleva solo Jin, e non le importava niente di dopo. Per quasi tutta la sera erano stati uniti l'uno all'altra. Quando si stesero fianco a fianco, sfiniti, sorridevano. Ma Nina si girò quasi all'improvviso per non guardarlo. Lacrime, non di felicità, ora scendevano bagnando il cuscino già umido. Jin non capiva quella reazione, quindi rimase fermo per qualche secondo a guardarla prima di muoversi e abbracciarla teneramente.

-Nina...- le sussurrò piano.

-Chiudi gli occhi, Jin, e dimentica- disse Nina mentre lacrime silenziose le rigavano le guance. -io voglio solo dormire adesso...dimenticare quello che è successo ora...-

-Ma perché?- chiese lui.

-Chiudi gli occhi, chiudi gli occhi...- sussurrò liberandosi dall'abbraccio.

Si addormentarono entrambi. La mattina dopo Nina si svegliò e si sorprese vedendo Jin accanto a lei. Pensava che tutto quello fosse solo un sogno...invece no, Jin era davanti a lei, e dormiva beato.

Accarezzò per un momento i suoi capelli, poi si alzò per vestirsi. Lo sapeva che si sarebbe pentita. O forse no? Jin si stava svegliando. Non aveva il coraggio di guardarlo.

-Ehi...vieni qui...- disse lui dopo averla vista, tendendole la mano.

La radiosveglia si era accesa, e lo speaker aveva annunciato un dolce risveglio, con una canzone speciale. Le note di "It's been a while" degli Staind risuonarono nella camera e accompagnarono un lungo sguardo tra i due. "Pure la canzone, adesso..." Nina andò verso la porta e si fermò.

-Preparo la colazione- disse meccanica, e uscì.

Jin lasciò cadere stancamente il braccio sul cuscino. -Perché?- disse a denti stretti.

Anche lui si vestì e seguì Nina in cucina. Era pronto un caffè fumante.

-Scusami. Davvero.- esordì la ragazza.

-Di cosa?- fece lui bevendo il suo caffè.

-Del mio comportamento. Dei cambi d'umore repentini...non sono belli, lo so.- rispose evitando il suo sguardo.

-Più che altro mi chiedo perché. Voglio dire, mi sembrava che...insomma perché vuoi dimenticare?-

-Non so se voglio dimenticare...tu...mi hai fatto cambiare dentro, Jin.- concluse.

Lui aprì bocca per rispondere, ma lo squillo del suo telefono lo fermò.

-Scusa- disse prendendolo -ci metto un secondo.-

Ma ebbe un tuffo al cuore leggendo sul display. "Xiaoyu". Forse ci avrebbe messo più di un secondo.

Si allontanò sul balcone e rispose.

***

Quando tornò era serio in volto.

-Problemi?- chiese subito Nina.

-No...era Xiaoyu.- disse Jin.

-E' successo qualcosa di grave?-

-Ma no, no. E' qui in città. Dice che vuole vedermi. Si tratta di lei e di me...- concluse lui con gli occhi fissi a terra, senza quasi voler far intendere le ultime parole.

-Tu NON gli hai detto che eri qui, vero?- disse Nina guardandolo un po' allarmata.

-Mica sono così scemo.- rispose Jin sempre guardando a terra.

-E allora? Cosa farai? Ci vai?- domandò lei con un'impercettibile nota di apprensione nella voce, girandosi e guardando fuori dalla grande porta-finestra.

-Io... penso di si. Dice che è importante e io...- il tono del ragazzo era talmente basso quasi da non farsi sentire.

-Non ti devi giustificare con me. Se devi andare, vai.- rispose lei tranquilla.

-Vedi, Nina, è lo stesso discorso di prima. Io..non so se ci voglio andare, ecco.- iniziò Jin.

-Ah, no.- Nina ora sapeva esattamente cosa fare. -Non lo permetterò. Tu devi andare. E sbrigati.- si girò e lo guardò severa.

-E tu?- chiese lui un po' stupito.

-Io cosa?- domandò di rimando Nina.

-Si, insomma...- Jin era visibilmente imbarazzato. Voleva dire qualcosa, ma non trovava le parole per non ferirla o magari essere troppo brusco.

-Jin, sto ufficialmente per tirarti un pugno, e allora sì che avresti un buon motivo per non incontrarla. Vai. Non puoi buttare all'aria tutto quel tempo in cui siete stati insieme. Io...ma te lo devo proprio dire? Credo che tu e Xiaoyu siate una bella coppia, in fondo. Io sono stata...un incidente sul percorso. Ora rimarremo buoni amici, e credimi, sarà meglio così per entrambi.- Nina era serissima.

-Ma io...- iniziò Jin.

-Tu ora ci vai, Jin- disse in un tono che non ammetteva repliche. -Ma fatti almeno una doccia, prima. O vuoi andarci con il mio odore ancora addosso?- aggiunse girandosi nuovamente e sforzandosi di sembrare indifferente, per nascondere un lieve imbarazzo nelle sue ultime parole.

-Oh...giusto.- lunga pausa di silenzio. Nina gliel'aveva quasi ordinato, doveva andare. Tutto il ragionamento che aveva fatto era tremendamente coerente. Ma lei? Come ci sarebbe rimasta? Anche questo era importante. Non voleva ferirla...eppure era stata decisissima quando gli aveva detto di andare...Alla fine si convinse che tutto quello non era stato nient'altro che un momento di debolezza, per entrambi. Non si poteva rovinare così un'amicizia.

-Allora, io...userei il tuo bagno.- fece lui alzandosi.

-Si, non c'è problema. Ah, non dirle di noi due, non so se se la prenderebbe.- disse ad alta voce per farsi sentire da Jin che era scomparso nel bagno. -Anche perché sono stata io a spingerti di nuovo fra le sue braccia...- mormorò poi tra sé.

Si, in fondo era meglio così. Dopotutto erano amici, e non sarebbe stata all'altezza della situazione, probabilmente. Rimase seduta immobile con la tazza di caffè vuota in mano, ad ascoltare i rumori provenienti dal bagno. Quando Jin uscì, era di nuovo in ordine, come prima che Nina lo fermasse, alcune ore indietro. Era passata solo una notte...

Ma la vita è fatta di imprevisti. Anche di ragazze che tornano improvvisamente quando stai per scoprire qualcos'altro.

Jin prese le chiavi della moto e il casco, caduto a terra durante quelle ore. Si girò verso Nina, e le rivolse uno sguardo ancora una volta indecifrabile. Lei si alzò dal divano e lo guidò verso la porta. Un altro abbraccio, ma ora Nina era immobile e non si sforzava nemmeno di partecipare. Se l'avesse ricambiato, ne era certa, non sarebbe stato solo un abbraccio. Jin uscì sul pianerottolo.

-Ci teniamo in contatto.- il suo viso era disteso in un sorriso.

-Si, Jin, ci teniamo in contatto.- ma il sorriso su di lei non era del tutto sincero.

Jin si voltò e scese le scale.

You're moving on

Te ne stai andando

we'll never be apart

Non saremo mai da parte

Just drain my tears

Solo asciuga le mie lacrime

I cry aloud

Io piango ad alta voce

You're moving on

Te ne stai andando

you'll never be apart

Non sarai mai da parte

Of all my tears

Di tutte le mie lacrime

I cry aloud

Io piango ad alta voce

(The ghost woman and the hunter - Lacuna Coil da "Comalies"[2002])

 

Nina si rialzò da terra dopo molto tempo. Aveva pianto, pianto come non aveva mai fatto. Ancora non riusciva a comprendere appieno la ragione, ma non provava rancore. Lei non credeva di provare mai rancore o rimorso. Lei era Nina Williams.

 

Le settimane successive passarono all'apparenza lisce come l'olio. Jin era tornato insieme a Xiaoyu, e sembravano contenti. Xiaoyu non sapeva di loro due, ma aveva fatto intendere di aver capito qualcosa. Comunque sia, non sembrò preoccuparsi più di tanto. Il torneo era vicino, e si preannunciava più grande del solito. Nina passava molto tempo ad allenarsi. Voleva davvero vincere, ma trovava lo stesso il tempo parlare al telefono con Jin, il suo nuovo amico. Forse l'unico.

 

Il torneo arrivò. Nella grande arena due lottatori erano pronti a combattere per contendersi il premio finale. Loro erano stati i migliori, e ora si confrontavano per capire chi lo fosse tra i due. Due sguardi. Due sorrisi. Un grido. -Fight!-

-Perché andare fino al dojo a prendertela con dei sacchi quando puoi lottare con un avversario in carne e ossa?- domandò il primo.

-Cercherò di non farti troppo male, cocco.- rispose lei.

Un'altro incontro del quinto Iron Fist Tournament.

[to be continued...] 

forse!

_____________________________________________________________________________________________________

com'era? ce l'ho messa davvero tutta per scrivere qualcosa di...pubblicabile! (ma soprattutto che potesse rientrare nel rating R...almeno spero!^^ ) in particolare questo è il capitolo di cui sono più soddisfatta, tra tutti. Lo so che il 5° torneo lo organizza Jinpachi, ma io quel vecchiaccio non lo sopporto proprio, perciò ho cambiato alcuni dettagli^^... e scusate per la penosa traduzione della canzone dei mitici Lacuna Coil..."rende" meglio in inglese!

thanks to: Setsuna, _chan_(la tua fic mi piace di più ogni cap che passa...), daja88 (sono strafelice che tu mi abbia risposto alla 1° mail!^^), Haruko, happyfroggy e tutti gli altri che hanno letto!

ora però...un commentino? vi ringrazio tutti per essere arrivati fino a questo punto!

Tanti baci ;-*

Miss Trent

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I miss you ***


05. I miss you

ecco un nuovo capitolo "a sorpresa" che non era previsto nell'idea originale. è nato dopo che la mia migliore amica mi ha chiesto "e dopo che succede?". Spero di non aver fatto male ad accontentarla^^

 

Un boato dalla folla. Grida. Applausi. Nina era stesa a terra.

"Cercherò di non farti troppo male" aveva detto.

La verità era che non se l'era sentita di picchiare (anche se solo per il torneo) colui che aveva curato, l'uomo a cui si era abbandonata per la prima volta senza difese...l'aveva davvero cambiata dentro, lui.

L'aveva lasciato vincere dopo pochi minuti, senza però permettergli di farle del male. Ma era certa che neanche lui avesse avuto l'intenzione di danneggiarla.

Di nuovo due sguardi, poi poche parole.

–Per la seconda volta mi hai steso.– disse Nina con il sorriso sulle labbra.

–Anche tu sei stata bravissima.– rispose Jin mentre si stringevano la mano e si scambiavano i baci sulle guance di circostanza. Poi lui venne raggiunto da una raggiante Xiaoyu che gli saltò al collo. Lui oppose poca resistenza e la abbracciò, non prima però di aver risposto al cenno di saluto di Nina. Quindi strinse forte la fidanzata, che sembrava impaziente di dimostrargli quanto era felice per lui.–

Nina li guardava, sempre sorridendo. Era passato del tempo, da quella notte, e ormai si era convinta di aver fatto la cosa giusta lasciandolo andare dalla sua Xiaoyu. Ma una fitta improvvisa invase il suo cuore. Ora, vedendo quei due stretti insieme, felici, provò per un attimo una sensazione che certamente non corrispondeva al sorriso che l'aveva accompagnata fino a quel momento.Tuttavia pensava che non poteva sopportare oltre quell'ambiente, forse...si girò dopo un ultimo cenno della mano, e se ne andò.

Jin ricambiò nuovamente il saluto, mentre la guardava allontanarsi. La figura elegante e gli ondeggianti capelli biondi rimasero impressi nella sua mente...

 

***

Era passato un mese da quel torneo. Aveva vinto. Era diventato il proprietario della Mishima Zaibatsu. Ma non era stata una vittoria del tutto guadagnata, quella. Sapeva che lei si era lasciata battere. Si era lasciata battere. Perché?

Questi erano i pensieri di Jin, steso insonne a letto, che fissava il soffitto con gli occhi sbarrati. Sentiva Xiaoyu muoversi nel sonno, accanto a lui, il suo respiro. Sentiva la pioggia che scrosciava incessante, là fuori.

C'era un senso di incertezza che si insinuava infido nei suoi pensieri. Spesso si era ritrovato a pensare a Nina, senza un perché. Spesso rimaneva come assopito dopo l'ennesima telefonata che si erano fatti, magari ridendo delle cose che erano accadute a uno dei due. Ma la cosa che più lo spaventava, che minava veramente le sue certezze, era il fatto che molte volte, abbracciando o baciando Xiaoyu, aveva d'istinto pensato a lei. Con le luci spente, facendo l'amore con la sua fidanzata di sempre, gli era sembrato di vedere ancora quei capelli biondi, quella pelle bianca...e si era sempre fermato, in preda ad un tormento indescrivibile. Ma non ne aveva mai parlato con nessuno. Si era sempre convinto che era un errore, che non era vero, che gli sarebbe passato, che era solo un'illusione...non lo voleva ammettere...

Si alzò di scatto, e andò alla finestra per cercare di distrarsi. Come pioveva...l'acqua veniva giù a secchiate e doveva fare anche un freddo cane...Le luci fredde dei neon dei negozi contrastavano con quelle arancioni e calde dei lampioni, e riflettevano il contrasto dei pensieri di Jin.

––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

"Where are you...

and I'm so sorry

I cannot sleep I cannot dream tonight..."

[I miss you – Blink 182]

da “blink–182 (2003)”

––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

Ormai la situazione era insostenibile.

Lasciò vagare gli occhi per quella strada vuota, poi il suo sguardo si fermò su qualcosa...una donna, di spalle, che aspettava l'autobus sotto la pioggia. Una figura elegante, vestita di nero, ormai completamente fradicia. Ma un particolare colpì l'attenzione di Jin, che sentì una stretta fortissima allo stomaco. Quella donna aveva lunghi capelli biondi, raccolti in una coda. Rimase a guardarla trattenendo il respiro...e se fosse stata lei?

Istintivamente si girò e corse verso l'armadio. Si vestì più in fretta che poté, afferrò il cappotto e uscì senza neanche chiudere la porta.

Quando scese in strada era ancora lì. Jin non osava sperare che fosse lei...questo pensiero faceva male, e per quanto lo scacciasse quello si ripresentava puntualmente, aumentando il tormento.

Si avvicinò, quella ragazza sembrava non essersi accorta di nulla. Quando le posò la mano sulla spalla lei ebbe un sobbalzo, e si girò si scatto per vedere chi fosse. Jin la fissava immobile, e dopo qualche secondo trovò il coraggio di mormorare: –Scusa. Pensavo fossi un'altra persona... – Quindi si voltò e tornò verso casa. Ovviamente quella sconosciuta non poteva capire...vedeva quel ragazzo allontanarsi con un'aria arrabbiata, e rientrare in casa sbattendo la porta.

–Cretino...sono un cretino, non capisco niente!– sibilava Jin tra sé sfilandosi il cappotto e lanciandolo violentemente sul divano. Poi si fermò, per sentire se Xiaoyu si era svegliata. No, per fortuna. Tolse di nuovo i vestiti e tornò a stendersi. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi, mentre veniva vinto da tutte le emozioni di quegli ultimi minuti.

Una domanda si plasmava incessantemente dentro lui, come una nuvola di fumo che si sparpagliava e poi tornava a prendere forma.

"Cos'è che voglio veramente?"

Xiaoyu si mosse nel sonno e si girò verso di lui, cingendolo blandamente con il braccio. Jin passò piano la mano fra i suoi capelli, per non svegliarla.

"La mia piccola Xiao..."

Era così dolce quando dormiva...Per un attimo si sentì confortato da quella visione.

Ma quella serenità durò poco. Il pensiero di ciò che era successo tornò a riaffacciarsi spietato, facendolo riflettere a lungo.

Si alzò per la seconda volta, stando attento a Xiaoyu. Si cambiò e si lavò la faccia, poi prese le chiavi della moto e il casco e recuperò il cappotto dal divano. Quindi uscì in silenzio. Non era del tutto sicuro di ciò che stava facendo, ma...

Una familiare sensazione di smarrimento, come se stesse guardando ciò che faceva da spettatore esterno, era tornata a pervaderlo. Ormai faceva tutto in automatico, senza quasi pensare. Così percorse quella strada che conosceva bene, che l'avrebbe portato forse a una svolta nella sua vita. La pioggia sembrava volerlo ostacolare, aveva cominciato a venire giù ancora più forte.

Quando Jin si fermò davanti alla porta di Nina, non aveva respiro. Bussò prima piano, poi più forte, poi con foga. Iniziò a gridare.
–Nina! Nina! Aprimi ti prego!–

Non gli importava niente del fatto che fossero le tre di notte, e che così facendo stava svegliando mezzo palazzo. Infatti poco dopo si accesero alcune luci e si potevano sentire i vicini che esprimevano tutto il loro disappunto.

Ma Nina non c'era, o non voleva aprire. Una parte di Jin si sentì sollevata, l'altra si disperava. Così il problema non si risolveva. Decise di tornare a casa, deluso. Probabilmente l'avrebbe chiamata l'indomani, se mai ne avesse trovato il coraggio.

Montò in sella e ripartì. Ormai la pioggia non smetteva di cadere. Ma arrivato vicino casa non si fermò, tirando dritto. continuò a vagare senza una meta precisa, finché non vide un'insegna al neon. Il bar...era quel bar dove si erano incontrati per la prima volta.

Decise di fermarsi. Voleva entrare lì, dove il destino aveva deciso di cambiare la sua vita. (non ti sembra di essere troppo…sentimentale? é_è NdJin)(Jin! è_é Ricordati queste tre lettere: OOC ... e poi dai che sei carinissimo così! ^.^ NdAutrice)

Smontò dalla moto (una bellissima Ducati 999 nera, per la cronaca^^) e guardando a terra di diresse verso la porta. Si sentì tintinnare il campanello, segno che qualcuno era appena uscito da lì. Jin urtò

leggermente la spalla contro lo sconosciuto e d'istinto alzò gli occhi, per vedere chi era.

L'ultima persona al mondo che si sarebbe aspettato di incontrare. Nina.

Si scambiarono un intenso sguardo, entrambi immobili sotto la pioggia che batteva senza pietà. Quella stessa pioggia che ora si confondeva con la lacrima, l'unica, che rigò per un istante il viso di Nina.

Jin non voleva crederci...era contento di vederla lì, davanti a sé, o no, voleva solo scappare più lontano possibile...il destino aveva giocato un altro dei suoi scherzi crudeli. Ma questa volta non si sarebbe fatto cogliere in debolezza, questa volta l'avrebbe presa a testa alta.

–Di nuovo una notte in bianco?– iniziò sorridendo.

–Si...– rispose lei facendo per andarsene. Jin la prese per il braccio.

–Perchè sei qui?– le disse fissandola negli occhi.

–Te l'ho detto, non riuscivo a dormire...– ora Nina evitava il suo sguardo.

–Non ti credo.– Jin strinse ancora più forte il suo braccio esangue.

–Ma che vuoi? Io potrei farti la stessa domanda. Tu piuttosto che ci fai qui?– disse Nina liberandosi dalla stretta con un gesto brusco.

Un lungo silenzio, poi lui sussurrò:

–Ti stavo cercando...–

Nina si sentì morire...era successo proprio quello che temeva da quando l'aveva lasciato andare, dopo quella notte, convinta di aver fatto la cosa giusta. Arrivò anche per lei il momento di capire. Non era "l'insofferenza all'ambiente chiassoso", come aveva pensato da ipocrita, ciò che l'aveva spinta ad allontanarsi dal ring, quando Jin l'aveva battuta alla fine del torneo...soffriva vedendo Jin e Xiaoyu insieme! Tutti gli sforzi per cancellare ciò che era successo erano stati dunque inutili. Il ricordo di quella notte a volte tornava ad affacciarsi a tradimento, quando credeva di averlo quanto meno sotto controllo.

Si accorse delle lacrime che avevano iniziato a scendere silenziose, e si girò per non farsi vedere da Jin. Tutte quelle nuove certezze l'avevano travolta all'improvviso, lasciandola senza difesa alcuna.

Lui rimase a guardarla. Dopo pochissimo lei si voltò di nuovo.

–Devo...devo andare a casa– disse con la voce rotta dal pianto.

Jin non disse niente, ma le asciugò le lacrime passando la mano sulla guancia. Nina si scostò per non farsi toccare, ma lui le prese il viso tra le mani e costrinse a guardarla negli occhi.

–Perché scappare? A cosa ti serve?– sussurrò intenerito dal suo pianto.

–E' tutta la vita che scappo, da tutto e da tutti. Lasciami, ti prego...così ti fai solo male...quelle come me non possono...non possono...– rispose lei singhiozzando tra le lacrime.

–No. Non ti posso lasciare. Non ora che finalmente ho capito...– Jin era molto serio, e il tono della sua voce era tremendamente sincero.

There is something in your eyes

c'è qualcosa nei tuoi occhi

flowing them over

che ricade dolcemente su di loro

stealing all the harmony

rubando tutta l'armonia

which lives in me

che vive in me

your hands

le tue mani

are covering

coprono

my tears

le mie lacrime

oh, why

oh, perché

There's a sort of inner dance

C'è una sorta di danza segreta

trying to seduce me

che prova a sedurmi

feeling this anomaly

sentendo quest'anomalia

which takes me

che mi prende

Your touch

il tuo tocco

You're here

Sei qui

Your heart

Il tuo cuore

 

Aeon, Lacuna Coil

da Comalies [2002]

 

"Ti prego, non lo dire, non lo dire..." Nina pregava perché tutto quello non accadesse. Non era pronta.

Ma Jin non finì la frase, perché la trasse delicatamente a sé e la baciò, dolcissimo eppure deciso a non farla scappare un'altra volta.

 

[a volte un bacio vale più di mille parole] [1]

anonimo (nonché scritto sulla metà dei diari di scuola italiani e non^^)

 

E Nina...Nina stava cedendo, lasciandosi avvelenare lentamente l'anima da quel bacio, tanto fuggito eppure tanto a lungo inconsapevolmente cercato. Le emozioni provate un mese prima durante quella dannata notte tornavano a pervaderla, insinuandosi nelle vene come arsenico, che inquina il sangue e fa il suo letale effetto senza lasciare neanche il tempo di chiedere perdono per i propri peccati.

Era la morte quella che stava assaggiando nelle labbra di quel ragazzo tanto amato, tanto odiato, causa di tanta sofferenza?

Le tornarono in mente tutte le volte in cui lo aveva desiderato ancora una volta. Erano momenti dove voleva quasi punirsi di quel pensiero...a volte era stata sul punto di rivelargli i suoi veri sentimenti, ma si era sempre trattenuta, consapevole che così facendo avrebbe dovuto ammetterlo a se stessa. E lei non lo voleva riconoscere, almeno non fino a quel momento.

Ma la pioggia continuava a cadere imperterrita, e lavava via tutti gli ostacoli, le convenzioni sociali e le reticenze che li avevano separati così a lungo.

Esistevano solo loro due, e un' unica certezza che ora si stagliava sicura nel cielo, con le sembianze della luna piena che brillava dopo essere uscita da dietro le nuvole dense e cariche di tempesta.

Il bacio più lungo che ciascuno di loro avesse mai provato.

Si staccarono con le labbra ancora brucianti di desiderio per l'altro. Si guardarono, e si accorsero di essere completamente fradici. Inaspettatamente entrambi scoppiarono a ridere.

–E' solo una mia impressione o piove?– Nina aveva ritrovato il sorriso dopo molto tempo. Ora il suo cuore era leggero, ogni spina che lo aveva ferito si era bruciata con quel bacio.

–Forse...comunque è meglio andare al coperto, non trova, signorina Williams?– anche Jin aveva trovato scampo dai terribili dubbi e le incertezze che lo avevano tormentato tanto a lungo.

 

Si sedettero sotto la tettoia di una fermata d’autobus lì vicino. Incuranti del fatto che fossero zuppi fino all’osso e che erano le quattro del mattino iniziarono a parlare, raccontandosi ciò che avevano fatto durante l’ultimo mese e confessandosi i reciproci turbamenti.

–Mi sembra tutto così strano…voglio dire, non avrei mai pensato di farcela a dirti tutto. Non volevo nemmeno convincermi di avere ragione…– disse alla fine Nina guardandolo e non riuscendo a trattenere un sorriso.

–Per tutto questo tempo…anch’io ti cercavo, senza saperlo.– rispose lui fissando verso terra.

–Beh, l’importante è che siamo qui ora, no?– fece lei allegra mentre si stendeva pancia in sù sulla panca e appoggiava la testa sulle gambe di Jin. Sembravano due adolescenti.

–Già, questo è l’importante…– mormorò lui.

Ora Nina giocherellava con un bottone del giubbotto di Jin, e aveva un’espressione distesa.

Jin conosceva bene quel modo di appoggiarsi…ma certo, Xiaoyu!

–Ehm…Nina?– iniziò il ragazzo un po’ titubante.

–Dimmi– rispose lei tranquilla.

–Stavo pensando…– nuova pausa.

–Si?– fece Nina sempre serena.

–…come facciamo a dirlo a Xiaoyu?– disse Jin in un soffio.

Nina smise di gingillarsi e cambiò espressione, facendosi seria e pensosa.

–Beh, io non la conosco come la conosci tu. Non so come reagirebbe– concluse con semplicità. Ma immagino non bisognerebbe essere troppo bruschi–

Jin assentì silenziosamente con la testa.

–La cosa migliore è essere onesti, credo. Cerca di prepararla, magari…aspetti il momento giusto e glielo dici. Anzi, glielo diciamo. Non voglio fare la parte dell’amante sgualdrina– continuò.

–E io non voglio ferirla.– sentenziò lui lapidario.

–Potrebbe essere necessario. Spero di no.–

Jin aprì la bocca per dire qualcosa, ma si trattenne.

–Buffo, vero? Prima tutto questo tempo per capire quello che vuoi –se lo vuoi ovviamente– e poi gli ostacoli non sono ancora finiti– Nina sembrava più che parlasse tra sé. –Portami a casa, dai…– disse poi alzandosi –prima di prendermi una polmonite…–

Jin la riaccompagno a casa. Mentre stava per chiudere la porta lei si fermò come se avesse voluto dire qualcosa, ma poi sembrò ripensarci e lo salutò con un semplice "buonanotte".

Il suo sguardo però era preoccupato. Jin capì che stava pensando a Xiaoyu.

 

Quando rientrò non aveva più sonno, perciò si sedette sul divano e accese la TV a volume bassissimo. Cercava di non pensare a niente, perché sapeva che affrontare Xiaoyu non sarebbe stata cosa facile o indolore per entrambe le parti.

–Eccoti!– sentì gridare improvvisamente dall'altra parte della stanza, e senza che se ne rendesse conto sentì qualcosa sprofondare sul divano. D'istinto scattò in piedi, mentre cercava di capire cos'era successo. Era un po' scosso.

Xiaoyu era atterrata sul sofà, e ora lo guardava perplessa con grandi occhi da cerbiatta.

–Xiao! Da dove spunti? Come mai sei sveglia a quest'ora?– domandò Jin dopo essersi ripreso.

–E tu? Perché sei tutto bagnato? Che hai fatto? Non ti ho trovato più...– ribattè lei.

–Io...non riuscivo a dormire, sono uscito a fare un giro. Hai visto, piove, perciò mi sono bagnato tutto.– rispose Jin togliendosi la maglietta fradicia e andando in bagno.

–Ho fatto un sogno, sai?– riprese Xiaoyu saltellando dietro di lui. –Eravamo insieme al luna park, poi c'era anche un grosso gatto, sembrava quasi una pantera, che ci seguiva e poi tutt' un tratto zac! iniziava a graffiarmi e a graffiarti...–

"Una pantera bionda e con gli occhi azzurri" pensò Jin.

–...e così mi sono svegliata di colpo ma non ti ho trovato. Jin mi ascolti?–

–Eh? Si, si...– fece lui distratto strizzando la maglietta nel lavandino.

–Non mi sembra. Ma che hai? mi sembri strano– domandò la ragazza avvicinandosi a lui e prendendogli la mano.

–Niente, niente...– ribatté lui fermandosi a guardarla.

–Ah, stasera andiamo in discoteca, non te lo dimenticare! Al PinkFlavour, quella dove ho festeggiato il mio compleanno, l'anno scorso!– disse poi lei, subito allegra.

–Discoteca...?oh...sai quanto io ami le discoteche...– Jin assunse un'espressione rassegnata. Già, la discoteca. Se ne era completamente dimenticato.

–E dài Ice Man[2], me l'avevi promesso!– disse Xiaoyu con tono

Ancora non aveva capito come aveva fatto a essersi lasciato convincere ad accompagnarla, dato che non si era mai sentito attratto da luoghi del genere. Non si confacevano al suo carattere, proverbialmente di ghiaccio. Per questo Xiaoyu lo chiamava Ice Man, a volte.

–D'accordo, te l'avevo promesso.– rispose lui spogliandosi ed entrando sotto la doccia. Lasciò che l'acqua calda lo ricoprisse, poi si rivolse alla cinesina che si stava guardando allo specchio.

–Xiao, però...ora esci, dai.–

–Uff, e va bene– la sentì sbuffare mentre chiudeva la porta.

Jin rimase solo. Si sentiva un peso sul cuore, sapendo ciò che prima o poi avrebbe dovuto fare per non vivere continuando a mentire a Xiaoyu.

La doccia comunque lo fece rilassare e pensare, e quando ne uscì aveva deciso che era meglio risolvere tutto il prima possibile. Sì, quella sera stessa. Gliel'avrebbe detto in discoteca.

 Entrò in cucina, dopo essersi vestito, e trovò Xiaoyu intenta a preparare la colazione. Non poté fare a meno di provare tenerezza per lei, subito soppiantata però da un senso di oppressione. Un bugiardo, ecco cosa si sentiva. Sapeva che sarebbe stato solo fino a quella sera, se fosse andato tutto bene, ma comunque non gli piaceva mentire.

"Cerca di prepararla, magari…aspetti il momento giusto e glielo dici. Anzi, glielo diciamo. Non voglio fare la parte dell’amante sgualdrina"

Si ricordò delle parole di Nina. Decise che l'avrebbe chiamata più tardi, per dirle di trovarsi quella sera in quella discoteca.

–Al PinkFlavour? e dov'è?– chiese Nina perplessa. Jin parlava talmente piano al telefono che aveva dovuto farsi ripetere il nome di quel locale tre volte prima di capirlo.

–Non ho molto tempo per spiegarti– fece lui frettoloso –comunque è l'unico locale in questo quartiere ad avere il portone principale rosa fucsia. Con grandi caramelle in tinta che sovrastano l'ingresso.–

A Jin sembrò di vedere l'espressione disgustata che si dipingeva sul volto di Nina, e sorrise al pensiero.

–Solo Xiaoyu poteva scegliere posti del genere...va bene, ci sarò.– disse lei rassegnata –Sei sicuro che glielo vuoi dire proprio stasera?– chiese poi esitante.

–Si, si. Ho capito che non posso mentirgli. Non ce la faccio– rispose serio.

–Quanto sei carino quando dici così...ci vediamo stasera.– tagliò Nina.

–Va bene, a stasera.– e chiuse il telefono. –

 

[1] perdonate la mia inusitata e sconfinata originalità^^

[2] questo soprannome è presente nella fic "Kill Heiachi" di Yuna, pubblicata sempre in questa sezione. Mi sembrave carino e così l'ho inserito...non me ne voglia l'autrice^^

 

ovviamente dopo questo ci sarà una degna conclusione... almeno spero! grazie a Pandora, Prince Mezzosangue 90(quando continui la tua fic? è troppo divertente!), Setsuna, Haruko, Ire, ma soprattutto Junpei (Ich will dir viel Gute mein teurer Freund!)
per ora vi saluto visto che tra poco parto per l'Inghilterra (un sogno che si realizza^^) ma qualcosa mi dice che tornerò presto tra le pagine di EFP! e non scordatevi di lasciarmi una recensione^^! Kisses :-*

Miss Trent

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Abitudine ***


06. abitudine

06. abitudine

Ed ecco che la fine è arrivata. Stavolta per davvero. Non so cos’altro scrivere, quindi vi lascio alla storia. Kisses :-*
 

…Abitudine tra noi…
…è un soggetto da evitare…
Subsonica, Abitudine

Il PinkFlavour era il locale tra i più "in" della città, nonché il preferito di Xiaoyu.
Il nome non ingannava. Tutto, ma proprio tutto al suo interno, dal pavimento di moquette ai capelli delle bariste, era rosa. Tutte le tonalità possibili e immaginabili di rosa: confetto, fragola, fino ad un fucsia psichedelico. Anche i nomi dei cocktail, esclusi quelli classici, avevano un riferimento più o meno indiretto al colore.
A dispetto di ciò che si potrebbe pensare era molto frequentato anche dai ragazzi, quindi la compagnia che si poteva trovare lì dentro era quanto mai varia.
Una prerogativa esclusiva del locale era il suo privée. Leggendario tra i giovanissimi frequentatori, nessuno sapeva cosa accadesse esattamente lì dentro, dato che pochissimi potevano entrarci (ovviamente solo maggiori di anni diciotto). Si poteva intuire, forse…
Raccontare di essere stato nel privée del PinkFlavour era il sogno di metà della gioventù che frequentava abitualmente i locali della zona. Molti però non avevano capito com'è che si faceva ad entrare. Tutto lo staff (DJ, bariste, buttafuori e via dicendo) assumeva un atteggiamento di riserbo assoluto al riguardo e non si lasciava scappare tanto facilmente informazioni sul modo di entrare. C'era chi diceva che bisognava piacere al buttafuori che sorvegliava l'ingresso della zona riservata, chi sosteneva che si doveva essere abbastanza sbronzi, chi invece perfettamente sobri, e altre congetture più o meno verosimili...

Jin aveva imparato tutte queste cose sul tratto di strada da casa sua alla discoteca. Xiaoyu aveva attaccato a parlare non appena erano saliti sull'auto e si era messa a spiegargli come funziona il meraviglioso mondo delle discoteche e dei locali notturni.
–Ovviamente anche a me piacerebbe entrare lì– disse la cinesina ad un certo punto –ma non ne faccio il mio obiettivo principale. Comunque il locale è così carino! Non fare quella faccia, vedrai che ti piacerà!– aggiunse poi vedendo l'espressione crucciata di Jin.
–Quale faccia? oh, non è mica per quello!– disse lui continuando a guardare la strada.
–È da quando siamo usciti che ti vedo preoccupato.– fece Xiaoyu scrutandolo.
Jin avrebbe tanto voluto dire la verità, ma sapeva che non era ancora il momento giusto. Si limitò a fare spallucce e mormorare qualcosa come "non è niente", mentre cercava uno spazio dove parcheggiare.
Tutti i posti intorno al locale erano occupati, quindi lasciarono l'auto in un viale parallelo. Camminarono in silenzio, Xiaoyu che teneva Jin per mano. Dopo poco sbucarono davanti all' entrata principale. Un enorme portone color fucsia sovrastato da un' insegna al neon (colore...rosa^^) con la scritta "PinkFlavour" a caratteri cubitali contornata da riccioli e spirali varie. Jin cercò di sopprimere l'espressione di profonda costernazione che si stava dipingendo in quel momento sul suo volto. Fortuna che Xiaoyu era troppo occupata a salutare a destra e a sinistra per accorgersene.
Passarono davanti al buttafuori, un omone grosso e imponente, che salutò Xiaoyu con un sorriso e guardò Jin lanciandogli uno sguardo di avvertimento della serie "Qui non voglio casini". Forse, data la stazza, lo credeva un tipo rissoso.
Finalmente oltrepassarono la seconda porta che li portò all'interno del locale. In un angolo c'era il bancone del bar, illuminato da luci soffuse come il labirinto di divanetti e tavolini che si snodava intorno alla grande pista da ballo. Qui una luce stroboscopica e vari faretti colorati creavano giochi di luce accendendosi e spegnendosi a tempo di musica. Una musica tecno ritmata ma non invadente*, diversa dai soliti pezzi da discoteca, pensò Jin.
Xiaoyu lo guidò verso un divanetto libero posto davanti a un paravento che si rivelò nascondere una porta, quella del famoso privée, sorvegliata da un omaccione del tutto simile a quello che avevano trovato all'ingresso. Questo stava parlando con il collega con il classico trasmettitore degli addetti alla sicurezza.
–Vedi quello? Si chiama Nate. È lui che sorveglia il privée.– disse Xiaoyu mentre si toglieva il cappotto e lo appendeva sui ganci lì vicino.
–Sembra un tipo amichevole– commentò ironicamente Jin osservando l'espressione minacciosa dell'uomo.
–Oh, è che deve essere così. Non a caso lo chiamiamo tutti 'Terminator', qui. Non fa entrare nessuno non autorizzato e non esita ad accompagnarti gentilmente alla porta se fai casino– disse lei sedendosi.
–Sarà...– Jin si voltò a guardare la pista da ballo. Un po' di gente si era alzata e la pista cominciava lentamente a riempirsi. I pensieri tornarono a Nina. Sarebbe venuta? Come avrebbero fatto a dirglielo?
Con la spiacevole sensazione di vuoto nello stomaco, Jin si alzò.
–Vado a prendere da bere– disse a Xiaoyu, e si diresse al bancone.
La barista, una ragazza molto carina con i capelli raccolti in due trecce scure striate di fucsia, lo accolse con un sorriso.
–Dimmi!–
–Allora...un Martini Dry e...accidenti non ho chiesto a Xiaoyu quale prendeva!– disse Jin.
–Xiaoyu? Quella seduta lì in fondo?– domandò la ragazza indicandola con un cenno della testa.
–Sì, lei.– disse Jin facendo per voltarsi e tornare a chiedere.
–Prende sempre il Bloody Mary– fece la ragazza da dietro di lui.
Jin si girò di nuovo, con un'espressione sorpresa dipinta in faccia.
–Bloody Mary? Sicura?– chiese sorridendo. Da Xiaoyu si sarebbe aspettato qualche drink dal nome tutto frou frou, e invece…
–Un Martini Dry e un Bloody Mary, arrivano.– disse la ragazza iniziando ad armeggiare con bottiglie e shaker.
Jin la osservò per un po', poi decise di chiedere qualcosa sul privée. Era incuriosito.
–Senti...è la prima volta che vengo qui. Cos'è che sorveglia quello?– disse a bassa voce sporgendosi un poco sul bancone.
–Chi, Terminator?– rispose la barista fermandosi un attimo e riprendendo a preparare i cocktail –Lì c'è il privée del locale– concluse poggiando il primo bicchiere, già decorato con il classico ombrellino.
Jin assunse un'espressione perplessa e finse di non capire.
–Il privée, una parte riservata del locale– spiegò lei.
–Riservata a chi?– domandò il ragazzo sforzandosi di sembrare indifferente.
–Bè, questo potrei fare anche a meno di dirtelo...– iniziò la barista servendo anche l'altro drink.
–Perché no?– la interruppe lui guardandola con uno sguardo accattivante. Troppo accattivante.
–Dillo che ci vuoi entrare e finiamola qui!– disse lei sorridendo mentre sentiva le guance diventare rosse. Quel ragazzo aveva fascino, eccome se ne aveva!
–Ebbene sì, sono molto curioso– rispose Jin con un tono di voce più caldo del solito e continuando a fissarla.
–Lì ci vanno i
VIP e chi “ha bisogno di spazio”. Del tipo, coppiette e gente che ha ‘affari’ da concludere. Ma è una selezione molto ristretta– affermò in tono serio senza guardarlo mentre continuava a preparare i drink.
–Credi che il presidente della Mishima Zaibatsu sia abbastanza “VIP”?– chiese lui ironicamente.
–Mishima Zaibatsu…tu?– chiese la barista, colta evidentemente di sorpresa.
–Sì, proprio io. Mi faresti questo favore? Come ti chiami?– Jin ormai stava andando alla grande. Si stupiva di se stesso.
–Io…sono Helen. Ascoltami, niente di personale, ma chiunque potrebbe venire qui e dire “Io sono”. Potrei parlare con Nate –è il buttafuori, Terminator– e vedere che ne dice. Ma tu sei davvero il presidente di un'azienda come la Mishima? Non hai più di vent'anni...– proferì queste ultime parole cercando evidentemente di non essere troppo aggressiva.
–Che mondo diffidente...– iniziò Jin ironicamente rassegnato –tieni, ecco chi sono io– aggiunse facendo scivolare sul bancone la tessera di riconoscimento dell’azienda e due banconote da 200.
–Una per te, l’altra a Nate, con i saluti del signor Jin Kazama– disse poi alzandosi con i drink in mano e strizzandole l’occhio.
Non male come prima uscita, pensò Jin. Non si spiegava neanche lui tutta quella baldanza, quell’essere così sicuro di sé, soprattutto nello stato d’animo in cui si trovava.

Helen rimase un attimo interdetta. Le guance dovevano essere diventate color pomodoro. Poi si mosse verso la porta del privée. Passando vicino al divanetto dov’era seduto Jin scambiò un rapido sguardo d’intesa.
Lui la vide mentre parlava con il buttafuori e gli passava la banconota. L’uomo la guardò, poi fece un lieve cenno di assenso con il capo e riferì qualcosa attraverso il trasmettitore.
“E’ fatta” pensò ritornando al suo Martini.
Intanto Xiaoyu sorseggiava il suo drink muovendo la testa a tempo di musica. Era proprio strano Jin, quella sera. Quanti pensieri le vennero in mente…tuttavia cercò di ricacciarli via. Era lì per divertirsi, in fondo.

–Signor Kazama? Mi segua, la prego.–
Jin sentì posarsi sulla spalla una grossa mano. Si voltò e vide un uomo alto e imponente che faceva cenno di alzarsi. Era Nate, il buttafuori.
Il ragazzo si alzò in tutta la sua altezza, dimostrando così di non essere da meno. Si limitò a guardarlo, in attesa che l’altro parlasse.
–Da questa parte. Anche la signorina, per favore.–
Xiaoyu non capiva. Lo seguirono per pochi passi, poi quello aprì la porta dove campeggiava la scritta “RISERVATO”
Fu come entrare in un altro mondo.
Una musica soffusa attraversava una stanza volutamente poco illuminata, ma dove si potevano distinguere i divani e i tavolini dalle forme eccentriche. Un ambiente certamente molto elegante, i cui colori dominanti erano rosso, bianco e nero.
Sui sofà sedevano alcune persone, che la luce non permise a Xiaoyu e Jin di riconoscere, ma che avevano l’aria di essere importanti. O ricchi sfondati.
Ai lati della stanza c’erano due porte, chiuse a quanto pare a chiave. Jin notò che una aveva appeso fuori un cartellino “non disturbare”.
La cinesina si rese conto che quello era davvero il privée del PinkFlavour. Un sorriso si allargò sulle sue labbra, mentre vagava con lo sguardo cercando di carpire ogni dettaglio di quel luogo.
–Vai a sederti, vengo tra un attimo.– le disse Jin.
Lei non se lo fece ripetere due volte.
Aspettò che si fosse accomodata, quindi si rivolse al buttafuori, parlando sottovoce.
–Avrei un favore da chiederti…sto aspettando una persona a cui devo parlare. Si chiama Nina Williams. E’ una che non passa inosservata, è bionda e ha i capelli raccolti in una coda, di solito. Quando arriva falla entrare qui, chiaro?–
Jin fece scivolare un’altra banconota nelle sue tasche. L’uomo fece un cenno d’assenso e disse qualcosa attraverso il trasmettitore, quindi si voltò per uscire.
La porta si richiuse sommessamente, e l’atmosfera si fece più intensa.
Xiaoyu era al settimo cielo, e ancora non capiva come avesse fatto ad essere lì. Quando Jin si sedette lei notò che aveva un’ aria grave.
–E’ successo qualcosa? Che ti ha detto quell’omone?– chiese avvicinandosi.
–Oh, l’ ho solo ringraziato.– fece Jin evitando il suo sguardo.

Passò poco più di mezz’ora e la porta del privée si aprì. Jin ebbe un sobbalzo. Era lei? Si volse a guardare. Un uomo sui trent’anni accompagnato da due ragazze molto appariscenti fece la sua entrata, salutando i presenti e dirigendosi verso una di quelle porte al lato. Jin lo osservò bene. Aveva i capelli tirati all’indietro e dal suo viso traspariva sicurezza e arroganza. Non certo un tipo con cui valga la pena di parlare, pensò.
Ma Nina dov’era finita? Forse all’ultimo momento si era tirata indietro, lasciandolo lì in un senso di inquietudine crescente. Proprio non se la sentiva di mentire a Xiaoyu. Fino a quel momento aveva evitato da lei ogni carezza, ogni bacio. Si era fatto meno loquace di quanto già non lo fosse. Le voleva proprio bene, ma non l’amava più. Punto.
Si fermò un attimo a riflettere su questo fatto. Dopo tanto tempo, non l’amava più. Suonava strano. Ma forse quella storia era già finita mesi prima, quando aveva incontrato, per caso, Nina. All’epoca Xiaoyu l’aveva già lasciato. Poi, con un tempismo quasi paradossale, dopo una notte che avrebbe fatto capire molte cose lei lo aveva richiamato, chiedendogli, quasi implorandolo di raggiungerla. Quella volta una legge invisibile ebbe la meglio, una legge che non sta scritta da nessuna parte. Nina, forse per paura, lo aveva rimandato tra braccia che già lo conoscevano, e lui, spinto dal ricordo, era tornato da loro. Ma l’amore, si sa, è imprevedibile e del tutto irrazionale.

***

Nina scese dall’auto e guardò l’entrata di quel locale. I pensieri si bloccarono mentre un’espressione di sorpresa faceva la sua comparsa alla vista di tutti quei fronzoli rosa.
Ad ogni modo, ‘prese coraggio’ ed entrò. Venne accolta da un uomo di grossa stazza che la guidò verso la parte riservata del locale. Quando furono davanti alla porta lei lo ringraziò e gli diede un compenso adeguato. Entrò nel privée e rimase per un attimo colpita dall’eleganza di quel posto. Non durò molto, infatti tornò alla vita reale e si mise subito a cercare con lo sguardo chi la stava aspettando.

***

La porta si aprì di nuovo. Jin vide entrare prima il buttafuori Nate, che faceva strada ad una ragazza vestita con un corpino viola scuro e una corta gonna nera tutta rifinita, sotto un lungo soprabito scuro con i bordi di pelliccia. In quanto a stile, Nina non si smentiva mai.
Jin la osservò dirigersi verso di lui e sorridergli. Sorprendente la leggerezza con cui si adagiò sul divano, tanto che Xiaoyu nemmeno se ne accorse. Solo dopo aver sentito un “Ciao, Xiaoyu” si girò, rimanendo sorpresa da quella comparsa improvvisa.
–Oh, ciao! Come stai? Curioso che ci troviamo tutti qui…– fu la risposta della cinesina mentre poggiava il bicchiere ormai vuoto.
Nina si limitò a fare un sorriso tirato, lanciando a Jin una rapida occhiata. Lui fece un cenno di assenso e si girò verso Xiaoyu per poter parlare più comodamente.
–Xiao…se Nina si trova qui non proprio un caso.–
–Ah, no?– fece lei in risposta.
–No. Vedi…c’è qualcosa che dovrei dirti. Ti prego di ascoltarmi, e di credermi se ti dico che ti sto informando dopo un tempo veramente limitato, principalmente perché non sono un bugiardo, e poi perché mentire a te, in quanto Ling Xiaoyu, mi è molto difficile.–
Xiaoyu alzò le sopracciglia. Di solito Jin non parlava così (le rare volte che parlava).
–Cos’è successo? Hai ingoiato un vocabolario¬?– disse in tono canzonatorio.
–No, niente vocabolario– ‘in che situazione mi sono infilato?’ pensava con un filino di panico. Pochi secondi di silenzio, poi riprese:
–Vedi… è successo tutto nei tre mesi in cui non ci siamo visti. Te l’avrei detto prima, ma ho passato le pene dell’inferno prima di averne la certezza. Io…– Jin cominciava a sentire la pressione e l’imbarazzo, e faceva di tutto per rimanere a sangue freddo. Lanciò uno sguardo di aiuto a Nina. Lei colse il segnale e continuò al posto suo.
–Forse hai già capito, forse bisogna raccontare tutto dall’inizio, per evitare malintesi. Qualche mese fa ci siamo incontrati per caso. Voi vi eravate lasciati all’epoca, fatto sta che una sera siamo andati a cenare nel ristorante di Law. Non era niente di equivoco, solo a livello di cena tra amici, o meglio, tra ‘colleghi’, giusto per conoscersi un po’– Nina cercava di essere quanto più misurata possibile. –Un incidente in quel ristorante ha provocato a Jin una ferita non da poco, così, non potendo andare in un ospedale per i motivi che ben sai, l’ho portato a casa mia e l’ho curato. Ho dovuto farlo o non sarebbe qui oggi.– a questo punto si interruppe cercando gli occhi di Jin. Lui continuò.
–Nel periodo della mia convalescenza siamo diventati molto amici. E tali credevamo di essere fino a due giorni fa.–
Xiaoyu aveva assunto un’espressione seria ed era rimasta silenziosa.
–Due giorni fa, però…è successo qualcosa che mi ha fatto capire. Non riesco a trovare le parole…–
–Fammi indovinare. Siete andati a letto.– disse la ragazza corrucciata e con le braccia incrociate.
–Cos..? no, no, non è successo questo. Semplicemente, ci siamo ritrovati per caso. Parlando è venuta fuori la verità.– rispose Jin.
Xiaoyu stava malissimo, tuttavia le sembrava di averla già vissuta quella scena, forse in sogno. Era per questo che si sentiva più distaccata?
–Dimmela, questa verità. Voglio sentirla da te, allora.– ribatté fissandolo.
Un minuto di silenzio.
Poi, guardandola, Jin disse: –Io la amo, credo.–
Silenzio di tomba. Sembrava che una bolla li avesse circondati, lasciando fuori la musica soffusa e le chiacchiere spensierate e maliziose dei clienti vicini.
Xiaoyu squadrò con aria perplessa Jin, poi dopo un respiro profondo, parlò.
–Credi di amarla? Quel credi non è una cosa carina da aggiungere, soprattutto in sua presenza.– disse la cinesina con semplicità.
Sia Nina che Jin la guardarono e si guardarono, molto sorpresi. Lei si rivolse a Nina con aria inquisitoria.
–¬E tu?–
–Beh…non sarei qui altrimenti…– rispose, rimanendo perplessa dal suo modo di fare. Non l’ aveva mai vista così.
–Dunque ‘credete’ di amarvi, giusto? Sembra abbastanza definitivo. Jin– si rivolse a guardarlo –ora capisco tutto. È per questo che mi hai respinto per tutta la sera. È anche per questo che sei stato distante per tutto il mese che è passato. Non avevi più lo slancio di prima, è vero. Apprezzo la sollecitudine con cui mi hai avvertito, che forse è l’unica cosa buona nonostante sia stata così repentina. Voglio dire, era l’ultima cosa che mi aspettavo, oggi, anche se le avvisaglie c’erano da tempo. Sai che non posso fare a meno di starci male, come tutte le persone normali, ovviamente, ma non posso nemmeno costringerti con me, sarebbe da vera idiota.– aveva la voce incrinata dopo questo lungo ragionamento, ma stava dimostrando di essere cresciuta e matura. Una lunga pausa, poi riprese: – Il combattere mi ha insegnato molte cose. La prima, perdere. Così come se qualcuno ti frega il posto del parcheggio, o ti soffia il ragazzo, non si cambieranno certo le cose facendosi schiave della rabbia o della gelosia. Io ti voglio bene. Nulla mi impedisce adesso di andare a casa -la mia casa- è passare la notte a piangere e deprimermi, eppure proprio perché ti voglio bene non ci riesco. Sei davvero sicuro di quello che provi?– domandò di nuovo a bruciapelo.
¬–Io…certo che si! Perché dirti una cosa del genere allora?– rispose Jin sempre più spiazzato.
Xiaoyu rimase silenziosa, poi mormorò come parlando a se stessa: –Pensavo avrei reagito peggio, e invece…spero solo questo non sia un addio per sempre. Mi dispiacerebbe molto se perdessimo ogni contatto.–
–Ma Xiao, come fai a dire una cosa del genere? Perdere ogni contatto, che vuoi dire?– ribatté Jin.
–Va bene, va bene, ho un po’ esagerato.– si alzò dal divano –Ora posso uscire un po’ fuori? Tutte queste notizie mi hanno un po’ scombussolato– fece con tono quasi noncurante.
Senza aspettare risposta prese la borsetta e uscì sul piazzale retrostante il locale.
Quella era una realtà certamente difficile da accettare. Se l’aspettava, in qualche modo, ma si stupiva di essere riuscita a prenderla così…quasi alla leggera. Anche per lei arrivò il momento di capire: i suoi veri sentimenti erano cambiati. Era l’ abitudine che li aveva nascosti sotto quello che credeva di provare.
Si guardò intorno e si accorse di un’uscita sulla strada sulla destra. Senza pensarci, si incamminò e sparì nelle luci della città.

Nina e Jin rimasero seduti. Si guardarono: erano entrambi sconvolti e imbarazzati dalla naturalezza con cui Xiaoyu aveva incassato il colpo.
–Dobbiamo crederle?– Nina fu la prima a parlare.
–Non so cosa pensare…mi sembrava sincera, comunque. Xiaoyu è incapace di fingere.– disse Jin.
–Mi sento quasi in colpa, adesso. Avrei preferito una bella scenata. Quella non è Xiaoyu!– ribatté lei lasciandosi cadere sullo schienale del divano. –E adesso?–
–Penso dovremmo abituarci ad una vita leggermente…diversa.– rispose Jin
¬–Non pensavo fosse così difficile essere innamorati….– mormorò tra sé lei.
–Ti amo.– bisbigliò poi. Solo due semplici parole che non aveva mai detto a nessuno e che mai avrebbe pensato di pronunciare se il destino, quel giorno, non avesse voluto farli incrociare.
Jin le udì e la abbracciò forte, pensando anche lui al loro primo incontro, e alla nuova vita che li aspettava.
Quando tornò a casa, solo, Jin trovò un biglietto abbandonato sul tavolo.

 

Jin, anch’io ho capito i miei veri sentimenti. Era come se ormai mi fossi ‘abituata’ all’idea di amarti.
Ti voglio bene e te ne vorrò sempre. Non mi dimenticherò facilmente di te, ma è giusto che tu viva la tua vita nel miglior modo possibile, perciò parto, come ho fatto quattro mesi fa.
Sii felice
Xiaoyu


Jin guardò fuori dalla finestra. Neanche lui l’avrebbe dimenticata facilmente, ma ora era pronto per vivere il suo nuovo destino.

 


* il brano è "Emerge" (Junkie XL remix) di Fischerspooner (dall'album"#1")


_______________________________________________________________________________

Che strano. Ho finito di scrivere questo capitolo quasi quattro mesi fa, e avevo deciso di pubblicarlo proprio in questi giorni quando i casi della vita mi hanno messo in una situazione uguale (in negativo, of course). Vabé…
Grazie a tutti i miei recensori, ma soprattutto ai miei due migliori amici per i loro consigli preziosi.

я люблю вас, мои лучшие друзья.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=77426