A World Apart [traduzione di sallygrey] di lolagirl (/viewuser.php?uid=141649)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gone ***
Capitolo 2: *** Living Arrangements ***
Capitolo 3: *** Pretend ***
Capitolo 4: *** Truce ***
Capitolo 5: *** A Pleasant Surprise ***
Capitolo 6: *** Mirror Image ***
Capitolo 7: *** Doppelganger ***
Capitolo 8: *** Lucky ***
Capitolo 9: *** Diar Diary ***
Capitolo 10: *** Never Again ***
Capitolo 11: *** Change ***
Capitolo 12: *** Eve ***
Capitolo 13: *** Void ***
Capitolo 14: *** Last Christmas ***
Capitolo 15: *** Acceptance ***
Capitolo 16: *** Let Go ***
Capitolo 17: *** Teamwork ***
Capitolo 18: *** Revelations ***
Capitolo 19: *** Alone ***
Capitolo 20: *** The Coming Storm ***
Capitolo 21: *** Truth.. ***
Capitolo 22: *** ..and Consequences ***
Capitolo 23: *** Promise ***
Capitolo 24: *** To Sleep ***
Capitolo 25: *** Perchance to Dream ***
Capitolo 26: *** Euphoria ***
Capitolo 27: *** Decisions ***
Capitolo 28: *** Homecoming ***
Capitolo 29: *** Good Things ***
Capitolo 30: *** Before Sunrise ***
Capitolo 1 *** Gone ***
A World Apart (Un Mondo a Parte)
Nota della traduttrice: Questa storia non è stata scritta da me. La storia originale è stata scritta da lolagirl e può essere letta, in inglese, qui. Ho chiesto all’autrice il permesso di tradurre questa fan fiction, che ha acconsentito. Sentitevi liberi di inserire recensioni, in italiano o inglese, e io le inoltrerò a lei, dopo averle eventualmente tradotte. Farò in modo che la traduzione sia il più possibile fedele all’originale, inserendo se necessario, nel capitoli, le note dell’autrice stessa o eventuali mie note. Tenete conto che questa storia è stata scritta nel 2006. Ad ogni modo, mi scuso in anticipo se dovessero esserci errori o se nella traduzione dovesse perdersi qualche sfumatura. Invito chiunque conosca l’inglese abbastanza bene a leggere la fan fiction in lingua originale che, ovviamente, rende molto meglio. Per quanto riguarda il titolo,l’ ho lasciato in inglese, aggiungendo la traduzione. Anche i titoli dei capitoli verranno lasciati in inglese, e tradotti all’interno del capitolo stesso.
Disclaimer: Harry Potter non appartiene né a me, né all’autrice di questa fan fiction. I personaggi sono stati creati da JK Rowling, all’autrice di questa storia appartiene solo lo svolgimento dei fatti, e a me la traduzione.
Gone (Andata via)
“È buffo,” disse lei, sorridendo a niente in particolare.
“Cosa è buffo?” chiese lui. Allungò una mano e le sistemò delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lo fece solo perché così avrebbe avuto una scusa per accarezzare la pelle soffice e levigata del suo viso mentre allontanava la mano. Non importava che il contatto fosse miniscolo; poteva comunque sentire una scossa elettrica correre lungo le sue vene ogni volta che la toccava.
Lei si rannicchiò più vicina a lui, poggiando la testa sulla sua spalla. Strinse la sua mano; quando lo fece, la scossa elettrica che lui aveva sentito un attimo prima si moltiplicò in un migliaio. Era quasi troppo per lui da sopportare, ma in qualche modo riuscì a mantenere la calma. In qualche modo, riuscì a non scagliare la ragazza alle sue spalle sul pavimento per farle cose che avrebbero fatto arrossire perfino lui.
“La vita è buffa,” rispose finalmente.
Lui inarcò un sopracciglio guardandola. “Ma davvero? E dimmi, in che modo è buffa la vita?”
“Beh,” rispose, mentre un ghigno indiretto si formava sul suo viso. “Prendi le nostre vite, per esempio. Io e te veniamo da mondi completamente diversi. Chi avrebbe mai pensato che saremmo stati qui proprio ora, a parlare di questo?”
Lui ridacchiò. “Non è forzato, lo sai. Perché non dovremmo parlarne adesso? O parlare di qualsiasi altra cosa, se è per questo? Magari siamo venuti da mondi diversi, ma viviamo entrambi in questo adesso. Questo è tutto ciò che conta.”
“Suppongo di sì”, disse lei. Gli sorrise calorosamente. Per un momento, rimasero a guardarsi negli occhi. E poi, come sempre, lei disse tristemente, “Devo andare.”
Il viso di lui si contrasse alle sue parole. “No,” disse fermamente. “Non devi. Non stavolta.”
Lei annuì tristemente. “Sì, questa volta. Ogni volta.”
“Ma sei appena arrivata,” protestò. “Abbiamo appena -”
“Shh,” disse lei, mettendolo a tacere poggiando un solo dito sulle sue labbra. “Devi lasciarmi andare.”
“No, non devo,” disse semplicemente. “Io.. non posso.”
“Tu puoi, semplicemente scegli di non farlo,” disse lei, incrociando le braccia sul petto. “Sei così testardo. Lo sei sempre stato.”
“Io sarei testardo?” si lamentò. “Bene, e che dire di te? Tu sei quella che continua ad andare via e a rifiutare di restare! Non è giusto!”
“Questa è un’altra cosa buffa della vita,” mormorò. “Non è mai giusta. Anche quando pensi che dovrebbe esserlo, ti prende a schiaffi in faccia e ti ricorda che non hai il minimo controllo su qualsiasi cosa succeda.”
Lui si accigliò. “È deprimente.”
“Lo è davvero,” convenne. Lentamente, un sorriso cominciò a riaffiorare sulle sue labbra. Portò la sua mano sul suo viso. Lui chiuse gli occhi e sospirò profondamente. Il suo tocco aveva poteri magici – era sempre in grado di cullarlo in un falso senso di sicurezza.
Mentre il tocco della sua mano lo placava, la sensazione delle sue labbra sulle proprie lo portò alla follia. Lei lo sapeva, ovviamente, era per questo che lo baciava adesso. Era per questo che lo baciava sempre a questo momento – aveva bisogno di distrarlo dal fatto che, da un momento all’altro, se ne sarebbe andata. Di nuovo.
Lui si aggrappò saldamente a lei, con più forza del solito. Non poteva sopportare di perderla nuovamente. Perciò la baciò con tutta la sua forza, e la tenne così stretta a sé che sembrava quasi impossibile che fossero in realtà sua corpi separati.
Quando il baciò fini e lei si tirò indietro, lui continuò a tenere gli occhi chiusi. Non voleva aprirli. Sapeva cosa avrebbe visto se l’avesse fatto.
Ma come sempre, c’era qualcosa in lui che lo costringeva a guardare. Come sempre, i suoi occhi si aprirono per vedere l’orrore che lo fronteggiava.
Mentre restava immobile e guardava, uno squarcio lungo e profondo si formò sul suo collo, e la ragazza che amava adesso stava morendo. Lui non si disperò, né tentò di salvarla; non perché non potesse, o non volesse, ma perché sapeva che non avrebbe avuto senso. Niente poteva salvarla, ormai.
Lei lo guardò, sotto shock. Lui non sapeva esattamente perché; lei doveva sapere che stava per succedere. Succedeva sempre. Come al solito, lei toccò la ferita con delicatezza, e poi si guardò la mano. Fissò indifferente il sangue che le sporcava le dita. Il suo sguardo si spostò verso il suo. "Non ho sentito niente," gli garantì; la sua voce era così carica di tristezza che gli spezzò il cuore in un milione di singoli pezzi.
E poi, se ne era andata.
______________________________________________________________
Draco Malfoy si svegliò all’improvviso. Boccheggiò per respirare mentre I suoi occhi scrutavano la sua stanca alla cieca. Era nel letto, e sembrava che si fosse appena svegliato da un brutto sogno – lo stesso che aveva avuto negli ultimi due mesi. Aspettò finché il battito del suo cuore tornasse normale prima di alzarsi; all’improvviso non era più così stanco.
Si apprestò a seguire la solita vecchia routine: ogni volta che faceva questo sogno, si svegliava, scivolava fuori dal letto, prendeva la bacchetta, mormorava "Lumos" e usciva nella sala comune. Da quel punto, camminava fino alla stanza della Caposcuola, e si fermava davanti alla porta, in ascolto. Ovviamente, non sentiva mai niente. A volte, si fermava alla porta e poi andava via dopo averci sbattuto silenziosamente la testa contro per un minuto. Questa volta, invece, posò la mano sul pomello e lo girò.
La sua stanza aveva lo stesso aspetto che aveva avuto due mesi prima. Il suo letto era fatto con semplicità e ricoperto con un paio di cuscini e un orsacchiotto. Sul suo comodino c’erano alcune foto incorniciate raffiguranti lei e gli altri due membri del Golden Trio. In ogni foto, sorridevano e ridevano, e in una lei roteava gli occhi verso l’amico rosso che faceva facce strane. Draco si accigliò guardando quella foto e si domandò se lei stessa avesse mai abbassato lo sguardo verso quella foto e se avesse notato il modo in cui lo Sfregiato la guardava – come se fosse la ragazza più bella che avesse mai visto.
Che io sia dannato,pensò con amarezza. Potter probabilmente l’amava davvero, dopo tutto. Grugnì e ripose la cornice al suo posto sul tavolo. Ne prese un’altra, simile a quella che aveva appena posato. La maggior parte delle foto disposte in tutta la stanza raffiguravano loro; solo qualcuna ritraeva lei e la Weasley, o lei e qualche altro compagno Grifondoro. Immaginò che la foto posizionata nel mezzo fosse dei suoi genitori. Lo capì principalmente perché era l’unica che non fosse in movimento. In altre parole, era stata scattata con una fotocamera Babbana e sviluppata nel metodo Babbano tradizionale. Draco sospirò. Aveva così tante foto scattate dovunque, con così tante persone che le stavano a cuore. Non era una sorpresa constatare che non c’era neanche una foto di lui in tutta la stanza, eppure faceva comunque male.
Si sedette sul letto, prese quello stupido orsacchiotto e lo derise. Una ragazza quasi adulta con un orsacchiotto. Gli sarebbe piaciuto aver saputo che ne aveva uno; avrebbe potuto prenderla in giro per questo. Probabilmente, ci aveva dormito insieme ogni notte, fingendo che fosse il Ragazzo D’Oro che stringeva fra le braccia. A quel pensiero, Draco scaraventò l’orsacchiotto attraverso la stanza con tutta la sua potenza. Si abbatté sul cassettone; la forza dell’urto fece cadere una delle sue preziose cornici sul pavimento, infrangendo il vetro. Sentendosi colpevole per il suo improvviso attacco di rabbia, raccolse la foto dal pavimento. Nonostante la caduta, il Golden Trio continuava a sorridere, ridere e comportarsi come se non facessero attenzione al resto del mondo.
“Che tu sia maledetta, Granger,” disse. Poteva giurare che mentre parlava, la ragazza nella foto lo avesse guardato. La cosa migliore delle fotografie sviluppate con la magia, era che la scena avrebbe continua a muoversi in eterno. Perciò anche se la ragazza nell’immagine era andata via, potevi sempre ricordare il suo aspetto quando sorrideva e sbatteva le palpebre, e aveva lo sguardo esasperato. Potevi sempre ricordare il modo in cui guardava quando stava guardando te.
“Stupida mezzosangue,” disse rivolto alla fotografia. “Stupida testa-folta con i denti da topo di biblioteca.” Emise un suono che era un misto fra un singhiozzo e una risata mentre riponeva con delicatezza la cornice al suo posto, brontolando un incantesimo per liberarsi dei frammenti di vetro. Raccolse l’orsacchiotto e lo tenne dinanzi al viso.
“Dunque sei tu il fortunato deficiente che ha potuto passare ogni singola notte nel suo letto,” disse, ridacchiando. Tornò a sedersi sul letto, rimettendo il pupazzo nella stessa identica posizione in cui l’aveva trovato qualche istante prima. Si vergognava di se stesso. Era entrato nella sua stanza nel bel mezzo della notte e l’aveva praticamente sconsacrata. Lei sarebbe rimasta profondamente delusa dal suo comportamento. L’avrebbe sicuramente sgridato per quello che aveva fatto, e poi avrebbe continuato a fargli la predica sul rispetto per le cose degli altri.
Dannazione, gli mancava così tanto.
La cosa più straordinaria dell’avere l’abitazione tutta per sé era che poteva sedersi lì, come stava facendo adesso, e cedere alle emozioni che travasavano tutto il suo corpo. Gli era stato insegnato a imbottigliare tutti i suoi sentimenti e a non mostrare mai le sue debolezze. Ma nella solitudine della camera da letto di Hermione Granger, dove tutto gli riportava lei alla mente, quei sentimenti erano troppo forti per tenerseli dentro. Sentiva che se avesse continuato a tenerli così ben nascosti, il cuore gli sarebbe esploso nel petto.
Quindi restò seduto lì, e per la prima volta, pianse.
Parecchie ore dopo, si svegliò disteso suo letto, con il suo orsacchiotto fra le braccia. Se solo gli altri Serpeverde l’avessero visto adesso – probabilmente avrebbero venduto la storia alla Gazzetta del Profeta. Poteva immaginarsi il titolo: DRACO MALFOY DORME CON I PUPAZZI – Il Serpeverde si rannicchia per la paura. Questo pensiero gli procurò una risatina leggera – che era la benvenuta, dopo la notte che aveva passato.
Gettando uno sguardo verso il raggio di solo che filtrava attraverso le tende e splendeva sul letto, Draco gemette. Era quasi mattina – il che significava che era ora di cominciare un nuovo giorno.. Nonostante oggi non sarebbe stata lo stesso giorno che era tutti i giorni. Le cose non erano ancora tornate del tutto alla normalità, nonostante fossero passati due mesi interi. Potter e i due Weasley riuscivano a trascinarsi alle lezioni ogni giorno, anche se a fatica. E anche per alcuni dei professori era ancora dura. Nel bel mezzo della lezione guardavano la sua sedia vuota e si interrompevano – cercando disperatamente di nascondere l’espressione di dolore sulla faccia, in modo che gli studenti non sapessero a cosa pensavano, o a chi pensavano.
Ma Draco sapeva. E per una volta nella sua vita, poteva rapportarsi a loro.
Nel frattempo, Draco stesso faceva fatica ad affrontare la giornata. Raramente faceva attenzione in classe, e i suoi voti avevano cominciato a peggiorare notevolmente – tanto che era sorpreso che non l’avessero ancora sospeso dall’incarico di Caposcuola e sostituito. A dire il vero, non era così sorpreso. Dopo tutto, mancava già la Caposcuola (in due interi mesi, nessuno aveva nemmeno provato a dare ad un’altra studentessa il titolo). Nominare un nuovo studente Caposcuola a questo punto dell’anno, dopo tutto quello che era successo, non sarebbe stato opportuno. Oltretutto, non c’erano molti studenti qualificati per il ruolo – eccezion fatta, ovviamente, per Harry Potter, che avrebbe certamente rifiutato l’offerta, per ovvi motivi.
Quindi fortunatamente Draco non aveva niente di cui preoccuparsi. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa se non bruciare la scuola, e non avrebbe perso la sua spilla da Caposcuola. Che meraviglia per lui. Poteva stare in questa suite di lusso. Da solo. Senza una Caposcuola al suo fianco.
Rimettendo l’orsacchiotto sul letto, esattamente dove l’aveva trovato, Draco radunò tutta l’energia che poteva per lasciare la stanza e cominciare una nuova giornata.
Lasciò la stanza senza guardarsi alle spalle e si preparò per la lezione. Si vergognava ancora per come si era comportato la notte precedente, e voleva cercare di dimenticarsene per il momento. Come ogni giorno negli ultimi due mesi, si disse che quel giorno sarebbe stato diverso. Quel giorno,si sarebbe lasciato tutto alle spalle e sarebbe andato avanti. E come ogni giorno, sapeva che stava mentendo – perché quel giorno era diverso. Quel giorno erano esattamente due mesi da quando il suo mondo era stato dilaniato e fatto a brandelli.. Esattamente due mesi dal giorno in cui l’unica cosa importante della sua vita gli era stata portata via violentemente.
Erano passati esattamente due mesi dal giorno in cui Hermione Granger era morta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Living Arrangements ***
Nota della
traduttrice: L’
autrice della
storia ha ritenuto opportuno inserire dei flashback
all’interno della
narrazione, per rispondere ad alcune domande che potrebbero nascere
durante la
lettura. Quindi, quando troverete una data all’inizio di un
capitolo (o nel
mezzo) sappiate che la scena è un flashback. Se non ci sono
date, ovviamente, è
al tempo attuale della narrazione. A separare il presente dai flashback
troverete una linea orizzontale, così da poter capire che il
flashback è
finito. Buona lettura!
Living Arrangements (Organizzazione della vita)
1 Settembre
Erano in piedi,
uno di fronte all’altro, impegnati in
una battaglia di sguardi che nessuno dei due sembrava voler perdere. I
loro
sguardi feroci erano così intensi che era davvero un bene
che gli sguardi non potessero
uccidere.
La
professoressa Minerva McGranitt non avrebbe potuto
sentirsi più a disagio di come si sentiva in quel preciso
momento. Ovviamente,
non poteva dire di non esserselo aspettata. Dopo tutto, come si sarebbe
sentita
lei se fosse stata appena informata
che avrebbe dovuto passare i dieci mesi successivi vivendo con il suo
peggior
nemico? Immaginava che si sarebbe sentita nello stesso modo in cui si
sentiva
Hermione Granger proprio ora.
“Allora,”
disse la McGranitt, schiarendosi la gola.
Nessuno indietreggiò al suono della sua voce. “Ora
che avete visto la vostra
nuova abitazione, uno di voi ha qualche domanda da fare?”
“Sì,”
rispose il biondo Serpeverde a denti stretti. “Verrei
espulso se per caso dovessi
uccidere
la mia compagna di stanza?”
La ragazza con
i capelli cespugliosi di fronte a lui
si accigliò. La professoressa McGranitt, ad ogni modo, si
mostrò solamente
annoiata.
“Non
ci faccia pentire di averla scelta, signor
Malfoy,” lo rimproverò. “Lei
è Caposcuola, adesso. E la signorina Granger
anche. Dovrebbe essere un onore, per entrambi, e vi consiglio di
dimenticare le
vostre differenze se volete avete intenzione di superare
l’anno scolastico.
Come rappresentati della scuola, ci si aspetta che diate il buon
esempio agli
altri studenti – e questo non include, come da lei precisato,
uccidere il vostro compagno. Sono
stata
chiara?”
“Perfettamente,
professoressa McGranitt,” rispose
soavemente Hermione.
“Stava
parlando con me,
mezzosangue,” ringhiò Draco.
“Basta
così!” urlò la McGranitt. Aveva
assistito ai
loro battibecchi per tutto il tragitto dal suo ufficio alla loro Sala
Comune, e
adesso aveva un terribile mal di testa. “Signor Malfoy,
può scegliere di
scusarsi con la signorina Granger per aver usato questo linguaggio
scorretto, o
può dire addio alla sua spilla di Caposcuola. Non
è troppo tardi per scegliere
un altro studente, per sua informazione.”
Draco
fissò prima l’insegnante, poi quella cosa che
qualcuno chiama ragazza, davanti a
lui. Un Malfoy che si scusa con una sporca mezzosangue era tanto usuale
quanto.. Beh, tanto usuale quanto la cosa meno usuale a cui potesse
pensare. Ma
sicuramente non voleva perdere il suo ruolo di Caposcuola prima ancora
di avere
la possibilità di goderselo – specialmente non
dopo aver visto la sua stanza.
Quindi fece un bel respiro e disse, “Va bene, Granger,
mi scuso per averti chiamata mezzosangue.” Sperava che la
McGranitt non notasse la falsità della sua voce.
Se
l’aveva notata, scelse di ignorarla. Draco pensava
che la donna ne avesse abbastanza di loro per quel giorno, e volesse
solamente
andar via il prima possibile. “Molto bene,” disse.
”Signor Malfoy, signorina
Granger, sarà un anno emozionante per entrambi, a ho fiducia
nel fatto che
sarete degli ottimi leader. Adesso, lascio che vi sistemiate. Ci
vediamo dopo
banchetto questa sera, in modo da poter discutere dei vostri doveri con
i
Prefetti.”
Hermione
annuì in risposta; Draco si limitò a grugnire
in risposta e si lasciò cadere sul divano con un tonfo
sordo. La professore
McGranitt accettò entrambe le loro risposte e si
affrettò a lasciare la stanza.
Quando la
professore fu andata via e si ritrovarono
soli, Draco saltò giù dal divano, si
avvicinò ad Hermione quanto più poteva
farlo senza toccarla realmente e disse, “Va bene,
mezzosangue, è il momento di
mettere in chiaro quali sono le regole da queste parti.”
Hermione
tirò un brusco sospiro alla parole
“mezzosangue”.
Ovviamente, Draco non aveva preso seriamente la minaccia della
McGranitt.
Oppure, immaginava di farla franca una volta che non si fossero
più trovati
sotto il suo sguardo di disapprovazione. “Regole?
Oh, dovrebbe essere una cosa buona,” disse con sarcasmo.
Draco fece un
passo indietro e disse, “Regola numero
uno: la mia camera da letto è zona vietata per te.”
Hermione
sbuffò. “Come se dovesse mai venirmi voglia
di mettere piede nella tua stanza, Malfoy. Potrei prendermi qualche
malattia
venerea portata da una delle tante sgualdrine di Serpeverde che, sono
certa,
stai pensando di portare lì dentro.”
Indietreggiò
dopo aver finito la frase, come se avesse paura che Draco
volesse
colpirla. Ma sorprendentemente, Draco scelse di ignorare il suo
commento e
continuare.
“Regola
numero due: quando ho ospiti, tu ti rendi
introvabile. Non voglio la tua sporcizia in giro, a rendere puzzolente
la
stanza per i miei ospiti.”
“Che
pensiero gentile da parte tua,” disse Hermione,
sempre con sarcasmo. “Ancora una volta, non è una
cosa di cui dovresti
preoccuparti. Non è che mi diverta
alla presenza dei tuoi ‘ospiti’, ad ogni modo.
Infatti, preferire buttarmi
dalla Torre di Astronomia piuttosto che restare qui e passare il tempo
con te e
con i tuoi amici.”
“È
davvero così? Bene, dovrò solo invitarti ad
uscire
con noi, un giorno di questi,” sogghignò Draco.
Hermione
incrociò le braccia sul petto e picchiettò il
piede sul pavimento. “Beh, entrambe le regole valgono anche
per te, sai. Non ti
voglio a meno di quindici piedi dalla mia stanza da letto, in qualsiasi
momento. E se ci sono i miei amici,
mi aspetto che tu vada
via.”
“Oh,
con molto piacere, Granger. Tu preferiresti stare
dalla Torre di Astronomia piuttosto che stare con i miei amici? Beh, io preferirei tagliarmi le dita una ad
una e gettarmi nel fuoco, piuttosto che stare con i tuoi.”
Hermione non
poté fare a meno di sorridere. “Bene
allora, è deciso.” Tese la mano per stringere
quella del compagno.
Draco la
guardò come se fosse pazza. La derise. “Si,
certo. Come se avessi intenzione di toccarti. Sogni ad occhi aperti,
Granger.”
“Perché
devi essere sempre un insopportabile cafone?”
“E
perché tu devi
essere sempre una tale -”
“Hermione!”
Il suono
smorzato del suo nome doveva essere un gran
sollievo per lei. Ma per Draco, gli faceva venire voglia di cavarsi gli
occhi.
Lo Sfregiato era arrivato.
“Harry!”
gridò Hermione. Si precipitò il più
velocemente possibile verso il buco del ritratto e aprì la
porta.
Harry maledetto
Potter stava in piedi dall’altro lato
dell’ingresso, con lo stesso aspetto da supereroe di sempre.
I suoi
indisciplinati capelli neri (disperatamente bisogno di un taglio) si
scagliavano in ogni direzione dalla cima della sua testa, e al momento
nascondevano la famosa cicatrice a forma di saetta che faceva impazzire
tutte
le ragazze. Aveva un sorriso grande e sciocco sul volto mentre stava
lì
impalato a fissare la ragazza con i capelli cespugliosi dinanzi a lui.
Oh, che
dolce.
“Ciao,
Hermione.” Harry gettò uno sguardo da sopra la
sua spalla verso Draco, e la sua espressione si rabbuiò
immediatamente. ”Posso
entrare?”
“Certo!”
rispose lei con voce gioiosa.
Draco
cominciava a sentirsi leggermente nauseabondo.
Harry
entrò nella stanza, guardandosi intorno con
soggezione. “Wow,” mormorò in un soffio.
“Quindi è qui che starai tutto
l’anno?”
Hermione
annuì. “Non è fantastico? Aspetta di
vedere
la mia camera da letto!”
“Scommetto
che non vedi
l’ora di mostrargliela,”
borbottò
Draco.
Harry lo
squadrò e disse, “Cosa vorrebbe significare questo, Malfoy?”
Draco
sospirò. “Significa qualunque cosa tu voi che
significhi, Sfregiato. Adesso, se volete scusarmi, vado a disfare i
bagagli.”
Lasciò
i due amici da soli e si diresse verso la sua
stanza. Comunque, arrivato alla portò, si fermò e
ascoltò la loro
conversazione.
“Sono
venuto a vedere come te la passavi con.. beh,
con lui,” disse Harry.
“Ero
preoccupato per te.”
“È
molto dolce da parte tua, Harry, ma sto bene. Posso
gestirlo.”
“Puoi
farlo davvero?” domandò Harry. “Non
riesco a
credere che vi abbiano messi insieme, conoscendo i vostri
trascorsi.”
“Harry,”
disse Hermione, “non ci avrebbero messi
insieme se non ci avessero ritenuti in grado di farcela. Avranno avuto
le loro
buone ragioni per sceglierci. Mi fido delle loro decisioni. E
oltretutto.. Sono
Caposcuola! È il mio sogno da quasi sette anni, e si
è avverato! Onestamente,
non potrebbe importarmene di meno chi è il Caposcuola. Anche
se..” La sua voce
si affievolì. “Speravo davvero che saresti stato tu.”
Oh, per amor di
Merlino. Draco aveva sentito
abbastanza. Se avesse continuato ad origliare la loro conversazione,
avrebbe
rigettato tutto il cibo che aveva mangiato quel giorno, davanti alla
sua camera
da letto. Eppure.. Semplicemente non poteva smettere di ascoltare.
“Sì,
beh.. Penso che abbiano immaginato che potrei
avere già un bel po’ da fare quest’anno.
Sai, in caso Voldemort si dovesse far vivo
un’altra volta.”
“Giusto,”
disse Hermione. “Suppongo di sì. È
stata una
mossa intelligente.”
“Ma
non così intelligente metterti con Malfoy.
Dovrei averne parlato con
Silente -”
“Oh,
Harry, non essere sciocco! Non avresti potuto
fargli cambiare idea. Oltretutto, sono una ragazza forte, posso
prendermi cura
di me stessa.”
Harry fece una
pausa per un momento prima di dire
dolcemente, “Lo so, Hermione. Mi preoccupo solo per te.
Verrò ogni giorno a
controllare che tu stia bene, lo sai.”
“Ah,
beh, questo
non è un problema per me,” disse Hermione,
all’improvviso vivace.
Draco decise
che era il momento giusto per tornare
nella stanza. “Ehi Potter, perché
non te
ne vai? Lascia che Granger possa disfare i bagagli prima di
cena.”
Harry lo
guardò in cagnesco, poi guardò Hermione.
Doveva aver capito che il suggerimento di Draco era buono,
perché disse, “Ci
vediamo con Ron dopo il banchetto?”
“Spiacente,
non si può,” rispose Draco per primo.
“Lo
stavo chiedendo ad Hermione,”
ribatté Harry a denti stretti.
“Ha
ragione, Harry,” disse Hermione dolcemente. “Non
posso. Io e Malfoy dobbiamo incontrare la McGranitt e gli altri
Prefetti dopo
il banchetto. Ma ci vediamo domani mattina presto per le lezioni, e
potremo
stare insieme dopo.”
Nonostante
Harry sembrava ascoltare Hermione, aveva
scrutato Draco per tutto il tempo. “Va bene,”
disse. Posò una mano sulla spalla
di Hermione. “Abbi cura di te.”
“Non
preoccuparti, Potter. È al sicuro con me,”
disse Draco con un sorrisetto.
Harry rise
beffardo. Si avvicinò a Draco e strinse i
pugni. “Se fai qualsiasi
cosa ad
Hermione -”
“Sì,
sì, sì. Lo so – me ne
pentirò. Sono davvero
terrorizzato. Non vedi?” Draco alzò la mano
davanti a lui e la scosse
violentemente. “Allora, non te ne stavi andando?”
“Ci
vediamo dopo, Hermione,” borbottò Harry mentre
passava di fianco a Draco, guardandolo in cagnesco nel processo. Non si
guardò
neanche alle spalle prima di andar via.
“Ciao,
Harry!” gli gridò dietro Hermione. Non
ricevendo risposta, si accigliò leggermente.
Il sorrisetto
di Draco si era ampliato. “Dunque,
Granger. Da quanto tempo?”
Hermione
spostò lo sguardo dal buco del ritratto. “Da
quanto tempo cosa?”
“Da
quanto tempo sei innamorata di Potter?”
Hermione
spalancò la bocca. “C-cosa? Non ho la minima
idea di cosa stai parlando!” Il tono della sua voce era sulla
difensiva.
Draco
ridacchiò. “Giusto. Non ho potuto fare a meno di
ascoltare pare della vostra conversazione, adesso. Oh,
Harry,” disse, imitandola, “speravo
tanto che saresti stato TU Caposcuola invece di quell’idiota
cattivo di Malfoy!
Sei così sexy, ti va di scopare?”
“Io
no ho..!” Il volto di Hermione diventò rosso. Draco non avrebbe potuto
dire se
dall’imbarazzo o dalla rabbia. Decise dalla rabbia, quando si
allungò come per
colpirlo.
Per sua
fortuna, Draco aveva ottimi riflessi; riuscì
ad afferrarle il polso prima che lo toccasse. E invece che lasciarla
andare
immediatamente, strinse la presa e l’avvicinò a
sé fino ad essere faccia a
faccia.
“Dimmi,
Granger,” disse con voce bassa e pericolosa,
“quando
sei nel letto, la notte, e pensi ad Harry Potter, ti tocchi?”
Draco
provò immenso piacere nell’osservare la reazione
che la sua domanda aveva provocato alla ragazza di fronte a lui: prima
i suoi
occhi si spalancarono. Poi, i suoi lineamenti semplici si
accartocciarono in
un’espressione di disgusto. Dopo ancora, sembrò
aver sviluppato una forza
sovraumana, perché lo spinse via con tutta la forza
possibile, spezzando la
presa sul suo polso e facendolo indietreggiare di un paio di passi. A
dire il
vero, Draco era abbastanza impressionato.
Una volta
stabilizzatosi, rise. “Lo prendo come un sì.”
“Argh!”
gridò. “Disgustoso maiale!”
“Andiamo,
Granger. Vorresti dire che non hai mai
pensato a Potter in quel modo?”
“No!”
urlò. “Voglio dire, sì,
è quello che voglio dire. Non ho mai -”
“Oooh,
è un peccato che io non ti creda. La
mezzosangue è innamorata del Ragazzo D’Oro.
Fantastico.”
“Io non sono
innamorata di Harry!”
“Chi
se ne frega, Granger.” Draco raccolse una borsa
che aveva lasciato dietro il divano. “Puoi continuare a dirlo
finché non
diventi blu, non me la bevo. Adesso va a disfare i bagagli. Il Caposcuola e la Caposcuola devo dare il
buon esempio agli altri studenti – a cominciare con
l’arrivare a cena in
orario.”
Fischiettando,
se ne tornò in camera.
“Ti
detesto, Malfoy!”
gli gridò dietro Hermione.
“È
un sentimento ricambiato, cara la mia mezzosangue.”
Oh, come gli
piaceva irritare la mezzosangue. Era così
facile! Si infilò nella sua stanza e gettò la
borsa sul letto. Prima di
chiudere la porta, poteva giurare di averla sentita bisbigliare,
“Sarà un anno
veramente lungo.”
Attraverso la
finestra della classe, Draco fissò la
neve che cadeva. Sembrava che fosse tutto quello che faceva in classe,
ormai –
fissare a vuoto un punto nello spazio mentre ogni professore continuava
a
parlare della propria materia. Trasfigurazione, Pozioni, Divinazione
– erano
tutte la stessa roba, per quel che lo riguardava.
La neve cadeva
così fitta che tutto quello che
riusciva a vedere fuori dalla finestra era il bianco
– come se niente esistesse al di fuori del muro della classe
se non uno spazio bianco, vuoto ed immenso..
“Signor
Malfoy.”
Una voce dal
fondo della stanza lo distolse dalle sue
fantasie. Il suo primo pensiero fu che la professoressa McGranitt lo
stesse
chiamando per rispondere ad una domanda – che lui,
ovviamente, non aveva
sentito, visto che non le prestava attenzione.
Ma quando
distolse lo sguardo dalla finestra, notò che
era l’unico studente rimasto nella stanza.
“La
lezione è finita, signor Malfoy,” disse la
McGranitt con un accenno di preoccupazione nella voce.
Draco si
sentì uno stupido. Si schiarì la gola e
mormorò, “Scusi,” e cominciò
a raccogliere le sue cose.
“Si
sente bene? Non ho potuto fare a meno di notare
che non era attento in classe oggi. O, a dirla tutta, ieri.”
La McGranitt si appoggiò al bordo della sua scrivania.
“E
ora che ci penso, si comporta così da un po ormai. Ha niente
a che fare con suo
padre?” Pronunciò le ultime parole un
po’ esitante.
Draco si
infuriò. Non perché la donna avesse tirato
fuori l’argomento su suo padre, ma perché quanto poteva essere sciocca quella donna? Se
avesse fatto veramente
attenzione, avrebbe notato che la sua mancanza di interesse accademico
era
cominciata solamente due mesi prima.
“No,”
tagliò corto. Finì di riporre i suoi libri nella
borsa e si alzò. “Mio padre non c’entra
niente. È morto più di un anno fa. L’ho
superata.”
E
l’aveva fatto
davvero. Aveva amato suo padre, ma Draco non aveva avuto problemi ad
affrontare
il dolore dopo che Lucius Malfoy era morto per mano di Lord Voldemort
all’inizio del suo sesto anno. Suo padre era stato
controllante ed esigente, e
probabilmente meritava di essere ucciso. Draco sapeva che era una cosa
orribile
da pensare su suo padre, ma era la verità. Suo padre aveva
fatto cose
diaboliche e terribili nel corso della sua vita. Di certo non era una
vittima
innocente, e il fatto che fosse stato ucciso proprio
dall’uomo che tanto
ammirava.. beh, suo padre sapeva a cosa andava incontro.. e con chi
aveva a che
fare – e aveva scelto di
continuare
su quella strada.. la strada che lo aveva portato alla morte. Draco
poteva
sentire la mancanza del padre, ma non poteva provare rimorso
per lui. Non come poteva per Hermione.
Ed ecco che lei
gli tornava in mente ancora. Quante
volte ci era riuscita? Aveva perso il conto, ormai.
“Dunque
cosa la distrae?” domandò la McGranitt.
“Niente,”
mentì. “Onestamente, sto bene.”
La McGranitt
scosse la testa. “Non sta bene, signor
Malfoy.. Draco. Viene a lezione
ogni
giorno come se avesse dormito appena. Sembra che si stia allontanando
dai suoi
amici. I suoi voti sono peggiorati, e non adempie i suoi compiti di
Caposcuola.
Sono stata informata che ha corrotto
dei Prefetti perché eseguissero i suoi compiti al suo posto.”
Draco fece del
suo meglio per non sembrare colpevole. “Queste
accuse sono infondate, professoressa.”
“Infondate?
Mi sono imbattuta in un Prefetto la notte
scorsa, a dire il vero. Stava pattugliando i corridoi – un
compito che doveva
fare lei, la notte scorsa. Sotto
interrogatorio, ha ammesso che lei l’aveva pagato
per svolgere il suo compito la notte scorsa. Posso chiederle cosa stava
facendo, da essere più importante dei doveri di
Caposcuola?”
La stessa cosa
che faccio tutte le notti,
pensò Draco. Mi siedo da solo nella
mia Sala Comune, e
spero di morire. “È veramente
importante, quello che stavo facendo?”
La
professoressa considerò la sua domanda per un
momento. “Suppongo di no. Quello che è importante
è che non stava facendo il
lavoro che le era stato assegnato. Non è decisamente il modo
in cui dovrebbe
comportarsi un Caposcuola. Dovrebbe dare l’esempio agli altri
studenti.”
Sospirò. “Signor Malfoy, non voglio doverle
togliere l’incarico – specialmente
non a questo punto dell’anno. E specialmente dopo.. beh, dopo
tutto quello che
è successo. È un ragazzo intelligente.
C’è un motivo se è stato scelto come
Caposcuola. So che può essere un ottimo esempio per gli
altri studenti, deve
solo provarci un po’ di più. Può
riuscirci?”
Draco
serrò i denti e annuì. “Sì
signora.” Senza
aggiungere un’altra parola, Draco si diresse verso la porta
della classe, ma la
professoressa McGranitt lo richiamò.
“Signor
Malfoy,” disse, “prima che vada via,
c’è
qualcos’altro di cui vorrei parlare con lei.”
Draco si
fermò a pochi passi dalla porta. Di cosa
altro potevano parlare? Si voltò.
“Perché
non si siede?” La McGranitt fece un cenno ad
uno dei banchi davanti alla cattedra.
Una discussione
che richiedeva che lui fosse seduto
non gli sembrava una discussione che avrebbe fatto volentieri.
“Di cosa vuole
parlare?” domandò, facendo come da lei richiesto.
Per un istante,
la professoressa restò in piedi in
silenzio; strinse le labbra; l’espressione sul suo volto
indicava che forse non
avrebbe voluto dire qualsiasi cosa stava per dire. “Il
professor Silente e io
abbiamo cominciato a prendere in considerazione altre ragazze per il
ruolo di
Caposcuola.”
“COSA?”
esplose Draco. Realizzò che la sua esplosione doveva
averla colta di sorpresa. Di certo non si era aspettata che lui
reagisse in
quel modo a quella notizia. “Non potete farlo.”
“Certo
che possiamo,” disse la McGranitt. “Sono passati
quasi due mesi da quando -”
“Esattamente due
mesi,” la
corresse. “Oggi sono due mesi.”
La
professoressa sembrò presa alla sprovvista.
“Giusto.
Sono due mesi oggi. Il che vuol dire che la scuola è stata
senza la Caposcuola
per esattamente due mesi. Dovremo trovare una sostituta, un
giorno.”
“Nessuna
potrebbe sostituirla,” borbottò Draco.
“Ascolti,
capisco che lei probabilmente si era
abituato ad avere il dormitorio tutto per sé, ma -”
“Non
ha niente a che fare con questo!” urlò Draco. Non
riusciva a credere che lei potesse pensare che fosse quella la ragione
per cui
non voleva un’altra Caposcuola – perché
voleva la Sala Comune tutta per sé. Ma
pensandoci, perché non avrebbe
dovuto
pensarlo? “Penso solo.. forse non dovremmo averne
un’altra per quest’anno.”
“E
per quale motivo
no?” domandò la McGranitt. “Ne
abbiamo bisogno ora più che mai.
Specialmente ora che il Caposcuola viene meno ai suoi
doveri..”
“Mi
dispiace,” disse Draco. “Okay? Mi dispiace di non
aver svolto I miei doveri. Mi dispiace di aver sbagliato tutto, ma per
favore..
per favore, non nominate una nuova
Caposcuola. Prometto che sarò un esempio migliore per gli
altri studenti.
Prometto che ricomincerò a svolgere i miei doveri. Posso
farlo la solo, lo
giuro. Con l’aiuto dei Prefetti e tutto, non abbiamo bisogno di un’altra
Caposcuola.”
Se la
professoressa non lo avesse conosciuto, avrebbe
potuto giurare che Draco Malfoy la stava supplicando. “Signor
Malfoy,” disse
gentilmente. “Dispiace anche a me. Ma sono passati due mesi
ormai. Abbiamo
rimandato per troppo tempo. Se non nominiamo un’altra
Caposcuola, permetteremo
alle cose di rimanere nello stesso modo in cui si trovano da quando la
signorina Granger.. beh, da quando è morta. Non è
salutare. Abbiamo bisogno
tutti di andare Avanti, e possiamo cominciare facendo questo. Mi
dispiace che
questo non sia quello che vuole lei. Ma è quello che va
fatto. Non servono
discussioni in merito. Se le fa piacere, potrebbe darci qualche
suggerimento su
chi lei vorrebbe come Caposcuola, e lo prenderemo certamente in
considerazione.”
Draco fece una
smorfia. “Onestamente non me ne frega
un cazzo chi scegliete,” disse, alzandosi. “Mi
scusi, devo andare alla prossima
lezione.”
“Signor
Malfoy!” gridò la McGranitt.
Si aspettava
che lo rimproverasse per il linguaggio.
Invece disse, “Il suo compito per questa sera è
pattugliare le sale. Se vedo
chiunque altro farlo al posto suo, prenderò seriamente in
considerazione l’idea
di toglierle la nomina.”
Come se gli
importasse. Ma non lo disse ad alta voce.
Si limitò ad uscire dalla stanza con stizza, domandandosi a
quale Prefetto
dovesse chiedere di svolgere il suo compito quella notte.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Pretend ***
Pretend (Fingere)
19 Settembre
Draco poteva pensare a molte cose che avrebbe
preferito fare il venerdì
sera, piuttosto che passare la serata con Hermione Granger. Eppure
eccolo lì,
a fare esattamente questo.
Era Caposcuola solamente da diciannove giorni, ma
già odiava la situazione,
soprattutto a causa di momenti come questo, mentre vagava al buio con
una
mezzosangue.
“Dannazione, Granger, si può
camminare più
lentamente di così?” gemette, ponendo
particolare enfasi sulle ultime
quattro parole, tirandole fuori come per dare un esempio di cosa
significasse più lentamente di
così.
Alcuni passi alle sue spalle, Hermione rispose,
“Non importa quanto
camminiamo veloci, Malfoy, dovremo fare il nostro dovere per la stessa
quantità
di tempo.”
“Sì, lo so, Granger. Non sono
completamente scemo. È solo che è
dannatamente noioso dover rallentare così tu possa tenere il
passo con me.”
Hermione sospirò. “Bene,
allora smettila di rallentare così che io possa
tenerti il passo. Non hai pensato che magari mantengo le distanze non
perché io
sia lenta, ma perché non
voglio
starti vicino?”
“Va bene,” grugnì
Draco. La sua collera (che aveva dovuto fare uno sforzo
immenso per tenere sotto controllo nelle vicinanze di Hermione) si
accese, e
all’improvviso non voleva altro che strozzare la ragazza. Ma
invece, si voltò,
marciò verso di lei.. e le tolse la bacchetta – la
sua unica fonte di luce –
dalle mani.
“Ehi!” urlò lei.
“Restituiscimela!”
Cercò immediatamente di riprendersela,
ma Draco era troppo veloce. Si voltò
di nuovo e cominciò a camminare il più
velocemente possibile per allontanarsi
da lei. “Se rivuoi la tua bacchetta, Granger,” le
disse, “dovrai solamente raggiungermi
e prendertela. Oppure, puoi fare la ronda in queste sale buie come la
pece da
sola. È una tua scelta.”
Era così stanco e stufo di Hermione
Granger che a dire il vero non gli era
affatto dispiaciuto che se ne rimanesse indietro durante la ronda. Lui
non
voleva stare accanto a lei quanto
lei
non voleva stare accanto a lui. Ad
ogni modo, questo gli forniva l’opportunità
perfetta per darle fastidio – il
che era al momento la cosa che preferiva fare in assoluto.
Perciò continuò a camminare,
senza guardarsi indietro. Poteva sentirla
mentre lo chiamava, implorandolo di restituirle la bacchetta, ma questo
lo
faceva solo accelerare. Ehi – glielo aveva chiesto lei.
Circa cinque minuti dopo, Draco capì che
Hermione aveva scelto di non
seguirlo. La cosa non lo sorprese più di tanto, ma lo
costrinse a domandarsi
come diamine facesse a fare la ronda al buio. Senza la magia della
bacchetta,
le sale di notte erano scure come l’interno delle palpebre.
E, a seconda di che
tipo di studente ti capitava di incontrare, non
erano sicure, soprattutto.
Specialmente poi se eri una piccola ragazzina tutta sola..
Dannazione. Doveva tornare indietro e raggiungerla.
Non voleva farlo, ovviamente. A chi
importava se le succedeva qualcosa di brutto? Non si può
dire che avrebbero
sentito la sua mancanza. Beh, non lui,
comunque. Però, ripensandoci, non sarebbe stato un bene se
fosse successo
qualcosa alla Caposcuola mentre faceva la ronda con il Caposcuola che per puro caso la detestava.
“Fanculo,” borbottò.
“Granger?” Chiamò il suo nome il
più forte possibile
senza però attirare l’attenzione
(l’ultima cosa di cui aveva bisogno era
coinvolgere Pix) e cominciò a tornare da dove era venuto.
Continuò a chiamare il suo nome per
tutta la strada di ritorno, ma senza
ricevere alcuna risposta. “Merda”,
borbottò. Di certo, non poteva esserle
successo niente in cinque minuti,
vero? Era appena il tempo necessario perché la mezzosangue
si mettesse nei guai.
Probabilmente stava solo –
All’improvviso, il piede di Draco
urtò qualcosa di solito sul pavimento. Le
due bacchette che teneva in mano gli volarono via mentre inciampava in
avanti.
“Wow, anche con due
bacchette non
riesci a vedere dove vai?”
Draco si affrettò a riprendere
l’equilibrio. Raccolse la sua bacchetta dal
pavimento e la puntò nella direzione della voce che aveva
appena parlato.
Hermione sedeva sul pavimento, appoggiata al muro; le sue gambe, sulle
quali
era inciampato, erano distese dinanzi a lei. “Hai fatto buon
viaggio?”
“Levati dalle palle, puttana
*,” ringhiò Draco. All’improvviso non
riusciva
a ricordare perché si era disturbato a tornare indietro per
lei.
“Come osi definire
me una puttana,”
ribatté Hermione a denti
stretti. Si allungò verso la sua bacchetta e la riprese,
alzandosi. Lo fissò
intensamente. “Dammi una buona ragione per cui non dovrei
farti un sortilegio,
in questo momento.”
“Uh.. perché se lo fai, dovrai
dormire con un occhio aperto per i prossimi nove mesi e
mezzo,” rispose Draco.
“Nessuno mi fa un sortilegio e la fa franca.”
Hermione sbuffò. “Sei proprio
un coglione pomposo. E come osi
prendere la mia bacchetta e
lasciarmi qui tutta sola.”
“Calmati, Granger, era un dannatissimo
scherzo. Non hai il senso dell’umorismo?”
“Il senso dell’umorismo? Pensi
davvero che quello che hai fatto sia stato divertente?”
“Beh nessuno ti ha chiesto di restare
qui, stupida puttana!” sibilò Draco.
“Avresti potuto seguirmi e lottare per la tua bacchetta. O,
almeno, se mi
avessi seguito, avresti seguito la fonte
di luce. E poi, che problema c’è? Che
c’è, hai paura del buio?”
Bingo. Anche se la luce emessa dalle loro bacchette
era fioca, Draco poteva
giurare che Hermione fosse arrossita. E il fatto che non rispondeva non
faceva
che confermare la sua teoria. Aveva
davvero paura del buio!
Sogghignò. “Veramente,
Granger? Hai paura del buio? Quanti
anni hai, cinque?”
Hermione roteò gli occhi.
“Va’ al diavolo, Malfoy.”
Il ghigno di Draco si trasformò in una
risata. “Sì – e lasciarti tutta sola
qui, al buio fitto e spaventoso?
Non
sarebbe gentile, o no?”
“Ti odio, Malfoy,”
mormorò Hermione. Si voltò e cominciò
ad allontanarsi.
Draco si affrettò a seguirla.
“So che mi odi. Sai come lo so? Me lo dici
ogni singolo giorno. E ogni singolo giorno,
io ti rispondo -”
“È un
sentimento ricambiato, cara la
mia mezzosangue,” terminò Hermione per
lui, con voce profonda. “Siamo come
un disco rotto.”
“Che?”
“Lascia perdere,”
mormorò Hermione. Non era dell’umore per spiegarli
cosa
fosse un disco, e
perchè loro ne
sembrassero uno rotto. Per un
po’,
continuarono la ronda in silenzio.
Fino al momento in cui Draco disse, “Per
quale dannatissimo motive ti porti
quel libro durante la ronda?”
Hermione abbassò lo sguardo sul libro
che stringeva fra le mani. Era
sorpresa dal fatto che Draco non l’avesse notato prima.
L’aveva con sé sin da
quando erano usciti per fare il loro lavoro.
“Perché,” disse, “voglio
portarlo.
È un regalo.”
“Un regalo?” ripeté
Draco, alzando un sopracciglio. “È per
un’occasione
speciale?”
Hermione tacque per un momento, come se stesse
decidendo se doveva rispondere
o meno alla domanda. Alla fine, disse, “Se proprio lo vuoi
sapere.. oggi è il
mio compleanno.”
La reazione immediata di Draco fu uno sbuffo.
“Veramente?”
“Sì, veramente.”
Draco scommetteva che si era già pentita di averglielo
detto.
Rise. “Bene, buon compleanno,
mezzosangue. Allora chi ti ha dato il libro?”
Lei aprì la bocca per rispondere, ma lui
la precedette. “Aspetta,” disse,
“fammi indovinare. Te lo porti insieme durante la ronda, quando non puoi neanche leggerlo..
perciò, te lo porti insieme perché ha un qualche
valore sentimentale per te.
Quindi farei un’ipotesi un po’ azzardata: te
l’ha dato Potter?”
Di nuovo, Hermione arrossì
violentemente. Draco sogghignò per le sue
eccellenti capacità investigative.
“A dire il vero, sì
– me l’ha dato Harry. Ma non vedo cosa ci trovi di
così
divertente.”
“Perché sei perdutamente
innamorata di Potter e nemmeno te ne rendi conto!”
“Oh,” gemette Hermione, “non di
nuovo con questa storia.”
“Andiamo, Granger, ammettilo –
Potter ti rende molli le ginocchia. Devo
essere sincero, potreste essere una
bella coppia.. se solo, sai, almeno uno di voi fosse bello.”
“Divertente,”
ribatté sarcasticamente Hermione. “Ma per la
milionesima
volta, non sono innamorata di Harry. È il mio migliore
amico.”
“Anche Ronald Weasley lo è, ma
non ti porti appresso disperatamente il suo
regalo.” Draco fece una pausa. “A
proposito, cosa ti ha
regalato?”
“Ti ha mai detto nessuno che sei
incredibilmente fastidioso?”
“Ehi, cerco solo di far passare il tempo.
Ho pensato che più ti parlavo,
meno avrei avuto voglia di lasciarti di nuovo indietro, da sola, e al
buio.
Ora, tornando alla questione sull’essere innamorata di
Potter..”
Hermione sospirò. “Non
c’è nessuna ‘questione
sull’essere innamorata di Potter’. Mi
spiace, ma ti stai sbagliando. Harry e
Ron sono i miei migliori amici –
niente di più, niente di meno. Stai facendo tutto da solo. E
poi, perché sei
così interessato alla mia vita amorosa?”
“Non sono affatto
interessato
alla tua vita amorosa, Granger. Sto solo cercando un nuovo modo per
tormentarti. E dalla tua faccia, direi che ne ho trovato uno abbastanza
buono.”
Hermione scosse la testa. “Non hai niente
di meglio da fare che
tormentarmi?”
“Beh, al momento.. no.” Ghignò e le
illuminò il volto con la bacchetta. Con sua sorpresa, anche
lei stava
ghignando.
Era nei momenti come questo, che Draco odiava
Hermione un po’ meno del
solito. Ma ovviamente, questi momenti accadevano davvero di rado. A
dire il
vero, questo era il primo. Comunque, vivevano insieme da diciannove
giorni
ormai, e andava meglio di come si era aspettato. Ogni giorno, lui si
portava a
casa Pansy Parkinson per qualche attività
da dopo-scuola, e ogni giorno Hermione se ne andava, senza
lamentarsi, a
cercare i suoi amici. Nelle poche occasioni in cui lei aveva portato
Potter e i
due Weasley, lui aveva fatto lo stesso. E nessuno dei due si era mai
avvicinato
alla camera dell’altro. E quando per caso si trovavano
entrambi nella sala
comune nello stesso momento, mantenevano le distanze e a mala pena di
parlavano. Tutto sommato, l’anno stava andando abbastanza
bene per entrambi.
“Allora, esattamente cos’è questo
libro speciale che ti ha dato Potter?” chiese
all’improvviso, togliendole il
libro dalle mani.
“Malfoy!” strillò
Hermione, cercando subito di riprenderselo. Ma Draco lo
teneva alto sulla sua testa, e anche quando Hermione saltava, non
riusciva a
raggiungerlo. “Restituiscimelo!”
Con una mano, Draco la tenne lontana; con
l’altra, si avvicinò il libro al
viso per poter leggere il titolo. C’era scritto,
semplicemente, Diario.
“Un diario?” ridacchiò.
“Potter
ha dato alla Granger un diario? Nella speranza che tu scriva delle tue
più
profonde e oscure fantasie su di lui? Vediamo, che hai scritto fino ad
ora? Caro Diario, oggi Harry Potter era
bellissimo. Mi piacerebbe scoparlo fino a farlo impazzire
-”
“Idiota!” Hermione si
allungò e riuscì a recuperare il libro.
“Me l’ha dato
un paio d’ore fa, non ho scritto ancora niente. E anche se l’avessi fatto, non avrei
scritto certe cose, bastardo
pervertito!”
“Piano con gli insulti,
mezzosangue,” l’avvertì Draco.
“Altrimenti..”
“Altrimenti cosa?”
“Altrimenti preparo la Pozione Polisucco
con l’essenza di Hermione Granger,
vado da Potter, fingendomi te, e gli confesso il tuo amore immortale
per lui.”
Hermione rise. “Giusto. E dimmi, che
faresti se la tua confessione gli facesse
venire voglia di sbaciucchiarti, pensando che tu sia me? Cosa
faresti?”
Draco la schernì. “Non mi
preoccupo affatto di ciò.
Dubito che Potter vorrebbe baciarti.”
L’espressione sul volto di Hermione era
impagabile. Draco decise che avvilito
era la parola migliore per
descriverlo. Nello stesso momento in cui le parole uscirono dalla sua
bocca, la
ragazza di fronte a lui sembrava essere stata appena presa a pugni
nello
stomaco. Si capiva che era infastidita dal suo commento. Non
perché l’aveva
insultata.. ma perché probabilmente immaginava che
l’insulto fosse vero.
Rimase in silenzio per il resto della ronda, ma
riuscì a stare al passo.
Draco non si sforzò per cercare di attaccare una nuova
conversazione, perché
sapeva che sarebbe stato comunque ignorato. Il fatto che vivessero
insieme
adesso, aveva cambiato completamente il modo in cui si comportavano
l’uno con
l’altro – o meglio, il modo in cui lei
si comportava con lui. Se lui
avesse
fatto quel commento l’anno precedente,
sicuramente lei non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione per
insultarlo a sua
volta. Ma negli ultimi diciannove giorni, sembrava evitare qualsiasi
tipo di
litigio con lui. E lui di aveva provato in ogni modo a farla reagire
– ma
niente. Non era neanche riuscito a farle alzare la voce fino a quella
sera,
quando gli aveva urlato di restituirle le sue cose. E mentre quello era spassoso, questo
atteggiamento silenzioso non lo
era.
Rivoleva la vecchia e orgogliosa Granger. Quella che avrebbe replicato
con
qualche affermazione graffiante.
Gli mancava quella Granger.
Qualche minuto dopo, arrivarono dinanzi al ritratto
del loro dormitorio.
Hermione mormorò la parola d’ordine, ed
entrò non appena la porta fu aperta.
Draco la seguì subito, impaziente di dire qualcosa
– qualsiasi cosa
– che l’avrebbe portata a rivolgergli la parola.
Per
qualche ragione, non sopportava che lo ignorasse.
“Ehi Granger,” disse mentre lei
si incamminava verso la sua stanza.
Si fermò a metà del passo e
rimase lì per un secondo, rivolgendogli la
schiena, indecisa se rispondergli o meno. Alla fine, si girò
e chiese
seccamente, “Che c’è?”
Pensando velocemente, Draco disse,
“L’unico motivo per cui ho detto che
Potter non vorrebbe mai baciarti è perché
è decisamente un finocchio. Magari se
gli piacessero le ragazze..”
Hermione fece un sorrisetto e scosse la testa. “Harry non
è gay, Malfoy.”
Draco le restituì il sorrisetto.
“Continua pure a ripetertelo, Granger, ma
crederci non lo renderà vero.”
Il sorrisetto di Hermione di trasformò
in un ghigno mentre gli tirava un
pugno sul braccio con tutta la sua forza. Ad ogni modo, non
c’era malizia nel
suo gesto – era solamente scherzoso. Ovviamente, aveva capito
che la sua
battuta era un modo per chiederle scusa per aver ferito i suoi
sentimenti,
senza davvero doversi scusare e perdere la reputazione di coglione.
“Io -”
“Tu mi odi. Sì, sì,
lo so.”
“Wow. Si direbbe che possiamo leggerci
nel pensiero.”
“Lo so, sto leggendo il tuo di nuovo
proprio adesso. Che pensieri sconci
che hai lì dentro, Granger. Ma mi spiace informarti che non
avrai mai l’onore
di vedermi nudo.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“E sono molto riconoscente per questo.”
“Dai ammettilo, Granger,”
disse, avvicinandosi a lei. “Mi vuoi.”
“Sì.. mandare
al diavolo, Malfoy.
Ti voglio mandare al diavolo.”
“Oh, la mezzosangue ferisce i miei
sentimenti.”
“Bene,” ribatté
Hermione. “Il tuo ego potrà sopportare di essere
sgonfiato
ogni tanto. Buonanotte, furetto.” Gli voltò le
spalle e si diresse verso la sua
stanza.
“Sai che adoro quando dici il mio
nome,” la gridò dietro.
“Smettila, idiota pomposo.”
“Oh Granger, cosa farei senza di
te?”
Hermione si fermò davanti alla sua porta
e si voltò. Un piccolo sorriso si
fece strada lentamente sulle sua labbra, ma non disse niente. Resse il
suo
sguardo per alcuni brevi istanti prima di girarsi e sparire dietro la
porta
della sua camera.
Nessuno dei due poteva sapere che solo alcuni mesi
dopo, Draco avrebbe
avuto una risposta a quella domanda.
Fare
la ronda da solo era tanto divertente quanto giocare a Quidditch da
solo – vale
a dire, non era affatto divertente. Probabilmente quella era la miglior
ragione
per cui aveva smesso di farla. Essendo un ragazzo alto e muscolo, in
buona
forma, non doveva preoccuparsi di cosa si nascondeva nelle tenebre che
inghiottivano i corridoi la notte. Piuttosto, doveva preoccuparsi di
non morire
di noia.
Durante
le prima ronde solitarie dopo la morte di Hermione, Draco aveva
semplicemente
fatto finta che lei fosse rimasta indietro, come sempre. Faceva finta
che il
silenzio che lo circondava fosse dovuto al fatto che lei lo stesse
ignorando
per qualche battuta scortese. In altre parole, fingeva che fosse come
ogni
altra ronda che aveva fatto quando lei era viva.
La
sera in cui finalmente aveva smesso di fare finta, era la stessa sera
in cui
aveva smesso di fare la ronda.
Fino
a questa sera. Aveva pensato molto
alla conversazione avuta con la McGranitt quel giorno, e aveva capito
che non
voleva davvero perdere la nomina di Caposcuola, dopotutto.
Perdendola,avrebbe
perso tutto ciò che gli ricordava lei.
E francamente, non era ancora pronto per questo.
Quindi
quella sera, pattugliò i corridoi, da solo. In
seguitò si domandò perché mai si
fosse scomodato. Non solo non si
era
imbattuto nella McGranitt che controllava che facesse il suo lavoro, ma
non si
era proprio imbattuto in nessuno.
Questo, di certo, aveva peggiorato il suo umore. Rimproverare gli altri
studenti (in particolare quelli più piccoli e appartenenti
ad altre Case), era
stato il suo passatempo preferito come Prefetto e
come Caposcuola. Senza questo lusso, queste posizione erano
noiose e inutili, secondo lui. Pattugliare i corridoi quando non
c’era nessuno
a infrangere le regole era un’enorme
perdita di tempo. E quella sera, era la più grande perdita
di tempo di tutto
l’anno.
Si
stava seriamente pentendo di non aver incaricato qualcuno per farlo al
suo
posto.
Dopo
circa un’ora, non ne poteva più e tornò
al suo dormitorio. Attraversò il buco
del ritratto (dopo aver ricevuto un sguardo di disapprovazione dal
ritratto
stesso) ed entrò nella buia sala comune. Gettò la
bacchetta sul tavolo, si
allentò la cravatta, e mormorò un incantesimo per
illuminare la stanza –
rivelando la presenza di Pansy Parkinson, seduta a gambe accavallate
sul
divano; aveva la braccia incrociate sul petto. Aveva
un’espressione molto
infastidita.
Quando
Draco la vide, si spaventò. Non si aspettava di trovare
qualcuno seduto nella
sua sala comune, al buio, nel cuore della notte.
“Maledizione, Pansy,” mormorò.
“Che diavolo ci fai qui?”
“Non
avresti mai dovuto darmi la parola d’ordine,
tesoro,” disse con un sorriso
tutt’altro che sincero.
Puoi
dirlo forte, pensò Draco. Se c’era
mai stato un momento in cui si era pentito di averle dato la parola
d’ordine,
era quello. “Che vuoi?”
“Te,
Draco,” disse semplicemente. “Voglio te.
Ma non sei mai in giro. Mi ignori completamente. E ignori Blaise. Sei
diventato
un estraneo, e vorrei sapere il perché.”
Draco
sospirò. Si tolse la divisa e la gettò sulla
poltrona. “Pansy, non è il momento
adatto -”
“Non
mi interessa”, lo interruppe. “Ho sopportato tutto
questo per troppo tempo. Ho
il diritto di sapere perché mi hai dato il benservito. Sono
la tua ragazza, Draco.”
Draco
grugnì. Non di nuovo la storia della ragazza.
Tecnicamente, non era mai stata la sua ragazza. Erano sempre stati solo
amici..
amanti. Nessuno dei due aveva mai volute una relazione seria, quindi
avevano
deciso che sarebbe stata puramente fisica, ed andava perfettamente bene
ad
entrambi. Fino ad allora, a quanto
pare.
“Pansy,
sai perfettamente che fra noi è -”
“Speciale,” concluse lei al suo
posto.
“No,
Pansy, non è affatto speciale.
Per
tutto questo tempo ci siamo presi in giro. Non c’è
mai stato niente di simile ad una
relazione importante, e
sei sempre stata a conoscenza di ciò. E ti è
sempre andato bene, quindi perché
tutto d’un tratto vuoi qualcosa di più?”
“Perché,”
esclamò Pansy, “il motivo per cui ci siamo presi
in giro per tutto questo tempo
è perché è quello che tu
hai sempre
voluto fare. Non sei uno stupido, Draco. Sicuramente l’hai
capito che io ti amo.”
“Tu
non mi ami, Pansy,” disse Draco, facendo segno di no con la
testa. “Tu ami
l’idea di stare con me,
ecco tutto.”
“Tu
non hai idea di come mi sento!”, urlò, alzandosi
di scatto dal divano. “Sono
innamorata di te da quasi sette anni ormai – e tu lo sai! Perciò non provare a
dirmi che io non ti amo!” Fece una
pausa. Le sue guancie erano arrossate, e sembrava sull’orlo
delle lacrime. Alla
fine, sussurrò, “C’è
qualcun’altra?”
Sì,
pensò Draco, ma è morta.
“Cavolo, Pansy, no – non c’è
nessun’altra.”
“Bene,
allora che cos’è?”
piagnucolò, alzando le mani in segno di sconfitta.
“Perché
davvero non capisco. Da quando sono tornata dalle vacanze natalizie,
sei una
persona completamente diversa. Non sei più divertente.
Infatti, stamattina
Goyle ha detto che -”
“Non
mi interessa cosa ha detto Goyle”, sbottò Draco.
“Non me ne frega niente se
qualcuno pensa che non sono più divertente. Se non gli
piaccio, è un problema loro,
non mio. Non sono qui per
intrattenere le persone, sai?”
“Lo
so! Ma -”
“No
Pansy, è chiaro che non
lo sai! Per
quale motivo altrimenti ti intrufoleresti qui nel cuore della notte per
farmi
la predica?”
“Non
ti sto facendo la predica!”
“E
come diavolo la chiami questa?”
Pansy
si avvicinò a Draco e con gentilezza gli posò una
mano sul volto. Lui sobbalzò
al contatto improvviso, ma lei sembrò non accorgersene.
“Volevo solamente
vederti”, disse a bassa voce. “Mi sei mancato
veramente tanto negli ultimi
mesi. Io.. vorrei solo che tutto tornasse alla normalità.
Rivoglio indietro il
vecchio Draco Malfoy.”
Draco
abbassò lo sguardo verso gli occhi azzurri da bambina di
Pansy. Era la prima
volta molto tempo che qualcuno lo toccava, e doveva ammettere che il
contatto
era piacevole. Era un gesto premuroso da parte di Pansy, e non poteva
fare a
meno che apprezzarlo. Guardandola, si domandò se quella
poteva essere
l’occasione che stava aspettando –
l’occasione giusta per dimenticare e andare
avanti. Lì c’era una ragazza che gli era davvero
devota.. che si sarebbe presa
cura di lui senza ombra di dubbio e in qualche modo l’avrebbe
consolato, anche
senza saperlo. Alzò una mano e la posò sulla sua,
chiudendo gli occhi. Ma chi
voleva prendere in giro? Non amava Pansy Parkinson, ed era sicuro che
non
l’avrebbe mai amata. Ma c’era la
possibilità.. di fingere? Fingere come faceva
durante le ronde. Fingere, quando chiudeva gli occhi, che la ragazza di
fronte
a lui non fosse Pansy, ma lei.
Prima
di capire cosa stava facendo, si chinò in avanti e la
baciò. Non era un bacio
delicato, pieno di tenerezza e voglia – piuttosto, era ruvido e impaziente.
Sapeva, nel secondo
esatto in cui le loro labbra si toccarono, che non poteva innamorarsi
di Pansy
Parkinson. Comunque, immaginò che se teneva gli occhi
abbastanza serrati e
cancellava qualsiasi pensiero dalla sua testa, sarebbe stato facile
fingere che
non era lei. Sarebbe stato facile fingere che fosse Hermione Granger.
Pansy,
che non aveva idea di che fantasia stesse immaginando Draco,
approfittò di quell’improvviso
atto di affetto. Avvolse la braccia sul suo collo e ricambiò
il bacio,
abbinando la sua ferocia con la propria. In risposta, Draco le cinse la
vita
con le braccia e la portò ancora più vicina a
sé.
Non
gli era mai piaciuto veramente baciare Pansy, eppure si erano baciati
innumerevoli volte negli ultimi anni. Draco non aveva mai sentito alcun
tipo di
legame fra loro, a dirla tutta. Era solo.. una ragazza. E lui era un
ragazzo,
quindi ovviamente gli piaceva qualsiasi
tipo di attività fisica gli si presentasse – non
importava con quale ragazza. E
quel momento non era un’eccezione. Poteva fingere tutto
ciò che voleva, ma era
tutto quello che era – far credere. Eppure in quel momento,
prendeva quel che
poteva. Meglio di niente.
“Guardami,
Draco,” sussurrò all’improvviso Pansy,
interrompendo il bacio.
No,
pensò lui, per favore non
chiedermelo. Non chiedermi di guardarti. Fammi fingere
per un altro minuto, è tutto quello che desidero.
Perché nel momento in cui
aprirò gli occhi, capirò che è solo
una fantasia, e non voglio perderla. Non
posso..
“Draco,”
ripeté, “guardami.”
Scuotendo
leggermente la testa, Draco aprì gli occhi, lentamente, e
guardò davanti a sé.
E non vide la sua fantasia, ma la sua realtà. Non amava
Pansy, non l’avrebbe
mai amata. E poteva far finta quanto voleva, ma non sarebbe
più stato lo
stesso. Non sarebbe mai stata colei che desiderava. Non avrebbe mai
potuto avere colei che desiderava
– e poteva
accettarlo. Ciò che non poteva
accettare era, però, una qualsiasi sostituta.
La
guardò a lungo negli occhi per l’ultima volta,
alla ricerca di qualcosa..
qualsiasi cosa che gli dicesse che poteva andare avanti con lei. Ma nei
suoi
occhi, non trovò niente – niente se non lussuria e
timore. Sospettava che il
timore fosse dovuto alla pausa di perderlo. Che era quello che stava
per
succedere.
“Vai
via,” disse piano.
Pansy,
che fino ad un secondo prima stava sorridendo, sembrò
perplessa – come se
pensasse di non aver sentito bene. “Come scusa?”
“Ho
detto vai via.”
La
bocca di Pansy si spalancò nello stesso istante in cui i
suoi occhi si
riempirono di lacrime. “N-non capisco,”
balbettò.
Draco
le tolse le braccia dal suo collo con un gesto delicato e fece un passo
indietro. “Quale parte di vai via
non
capisci, Parkinson? Vattene. Vai
via
da qui – adesso. Vai.. via.”
Pansy
sbatté le palpebre e le scappò una lacrima, che
le scivolò lungo il volto. La
sua espressione passò velocemente da perplessa a ferita, e
infine ad
addirittura arrabbiata. Asciugandosi la lacrima, disse,
“Fottiti, Draco Malfoy.
Semplicemente.. fottiti.”
Gli
passò accanto e andò verso la porta.
“Sai una cosa, Draco?” disse, fermandosi
davanti al buco del ritratto. Lo guardò da sopra una spalla.
“Se non stai
attento, perderai tutti quelli che erano importanti
per te.” E dopodiché, uscì.
Con
il volto di pietra e impassibile, Draco la guardò andar via.
“Troppo tardi,”
mormorò a se stesso. “Ho già perso
tutto.”
* puttana: il
termine
usato nella versione originale è bitch,
che vuol dire anche stronza. Ho
preferito tradurlo con puttana perché lo ritengo
più appropriato al contesto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Truce ***
Truce (Tregua)
2 Novembre
Draco si svegliò sentendosi malissimo.
Il giorno prima si era
svolta la prima partita di Quidditch dell’anno –
Serpeverde contro Grifondoro –
e non poteva essere stata una giornata peggiore per giocare,
poiché era stata
la più fredda dell’anno fino a
quel momento, e non aveva smesso di
piovere per nemmeno un minuto. Doveva essere stata una pessima
combinazione,
perché quando Draco si svegliò la mattina dopo,
si sentì come se avesse i
peggiori postumi da sbornia, ma senza avere avuto il piacere di essere
ubriaco
la notte precedente.
Prima di tutto, faceva
fatica a respirare, per la congestione nasale. Inoltre, gli faceva male
la gola
e trasaliva per il dolore ogni volta che deglutiva. E per concludere,
si
sentiva tutto dolorante, con un tremendo mal di testa. Per dirla tutta,
si
sentiva di merda.
In qualche modo, però,
riuscì a trascinarsi fuori dal letto e ad andare in bagno
– che fortunatamente
in quel momento non era occupato da una cerca mezzosangue Grifondoro
– a farsi
una doccia. Successivamente, riuscì a vestirsi e a
trascinarsi nella sala
comune. Gemette interiormente quando vide Hermione seduta sul divano,
impegnata
in un ripasso dell’ultimo minuto.
“Era ora che ti
alzassi,” disse, senza alzare il naso dal libro sul quale era
incollato.
Draco la ignorò e
gettò la borsa sulla poltrona per poterla preparare.
Non ricevendo
risposta, Hermione alzò la testa verso di lui.
“Caspita, hai un aspetto
terribile.”
“Che coincidenze,
Granger,” le rispose. “Anche tu. Ma almeno io ho
una scusa.”
Hermione fece un
sorrisetto. “Sei malato.”
“Wow, capisco perché
dicono che sei la strega più brillante del nostro
anno.” Starnutì. “Sei molto
perspicace.”
“Oh poverino”, disse
Hermione, con voce insincera.
“Grazie, Granger,”
ribatté sarcastico e con voce rauca. “La tua
preoccupazione per la mia salute è
travolgente. Davvero toccante.”
Hermione sbuffò.
“Allora, cosa c’è che non va? Immagino
che non sia qualche tipo di malattia
sessuale. A giudicare dalla tua voce, direi che hai un bel raffreddore.
Qualcuno si è dimenticato di coprirsi per la grande partita
di ieri, eh?”
“Senza offesa,
Granger, ma non mi va di parlarti quando mi sento perfettamente in
salute,
quindi non sorprenderti se non voglio parlarti in questo momento, visto
che mi
sento da schifo. Quindi se per piacere vuoi scusarmi..”
Raccolse i suoi libri e
si diresse verso il buco del ritratto.
“Ehi – dove pensi di
andare?” domandò Hermione, poggiando il libro sul
tavolo di fronte a lei.
Draco grugnì. “Tu dove
pensi che stia andando, Granger? È
mattina. Ho fame. Magari a colazione
sarebbe una buona risposta? Sai, sto pensando di ritirare quello che ho
detto,
sul fatto che sei la più brillante del nostro anno
– anche se era un commento
sarcastico, comunque...”
Hermione si alzò e si
diresse verso di lui. “Ma sei malato,” rispose.
All’improvviso, portò una mano
verso il suo viso.
“Cosa cazzo pensi
di fare, mezzosangue?” ringhiò Draco, afferrandole
il polso prima che potesse
toccarlo. “Non. Toccarmi.” Disse a denti stretti.
“Per l’amor del
cielo,”
rispose, liberandosi facilmente dalla sua presa. Alzò il
palmo della mano, e lo
posò delicatamente sulla sua fronte. Sussultò.
“Malfoy, scotti.”
Draco scostò la sua
mano. “So già di essere un fuoco,
Granger.” *
“Bene, per lo meno il
tuo ego non ha subito alcun danno,” borbottò
Hermione. Incrociò le braccia sul
petto e lo guardò, determinata. “Non andrai a
lezione.”
“Che cosa hai detto,
mammina?” ribatté Draco.
“Ho detto che non
andrai a lezione. Hai la febbre e ovviamente non ti senti bene. Si
capisce dal
fatto che non riesci a insultarmi per bene.”
“Puttana.”
“Hai visto? Mi hai
chiamata puttana così tante volte che ormai non mi offende
più. Ora tornatene a
letto.”
“Non dirmi cosa fare,
Granger,” la avvertì.
“Ovviamente, non hai
idea di quanto sia importante prenderti cura di te stesso quando sei
malato.
Una volta ho sentito di una ragazza che aveva l’influenza, e
ha completamente
ignorato i sintomi, e alla fine è saltato fuori che
-”
“Granger,” la
interruppe Draco, “senza offesa, ma non ho proprio tempo per
restare qui a
parlare. Devo andare a colazione. Vedi, a differenza tua,
ci sono
persone che vogliono vedermi.”
“Malfoy, parlo sul
serio”, rispose Hermione. “Non dovresti proprio
andare a lezione oggi. Hai la
febbre. Hai un aspetto e una voce terribili. E se non ti curi, ti
sentirai
peggio. Ora, sono certa che queste persone che dici vogliano vederti
possono
aspettare fino a domani, perciò torna a letto.”
“Granger -”
Inizialmente voleva
discutere con lei, e forse insultarla nello stesso tempo, ma la
verità era che..
aveva ragione. Non doveva andare a lezione così. Se era
troppo malato per
insultarla, era troppo malato per imparare qualcosa sulle Arti Oscure o
guardare in una stupida sfera di cristallo e finger di vedere il
futuro..
“Va bene,”
sbuffò. “Non
andrò a lezione. Ma non
perché me lo dici tu, ma perché non avevo proprio
intenzione di andarci.”
Hermione sorrise
trionfante. “Bella mossa, Malfoy. Vado ad informare i
professori adesso, e
torno.” Girò suoi tacchi e andò verso
la porta.
“Ehi, ehi, ehi,” la
richiamò Draco. “Cosa vorresti dire,
che torni?”
Hermione roteò gli
occhi. “Beh, qualcuno dovrà
pur stare qui e prendersi cura di te. Potrei
essere io.”
Draco rise, poi
trasalì dal dolore dopo che la risata gli aveva fatto
aumentare il mal di
testa. “Granger, non ho bisogno di nessuno che si prenda cura
di me. Meno che
mai di una mezzosangue. Adesso sparisci e incontrati con i tuoi
amichetti.
Posso curarmi da solo.”
Era il turno di
Hermione di ridere. “Giusto. Draco Malfoy può
curarsi? Guarda, non essere
sciocco. Lascia che resti qui e ti aiuti.”
“E perché dovresti
farlo, Granger? Penso che adoreresti vedermi
soffrire.”
“Oh, certo,”
rispose. “Ma se tu sei malato, anche io
soffrirò. Dovrò sentirti
lamentare e piagnucolare finché non guarisci.”
“E quindi? Dovrai
sentirmi lamentare e piagnucolare se stai qui a prenderti cura di me.
Qual è la
differenza?”
“La differenza è”,
disse Hermione, raccogliendo la borsa e tornando verso il buco del
ritratto,
che conosco un metodo per tornare in salute davvero veloce, quindi
dovrò
sentirti lamentare solo oggi. Ora vado ad avvisare
i professori che non
andremo a lezione oggi, e torno subito, ve bene? Riposati
finché torno.”
Il che fu esattamente
quello che fece. Draco non aveva mai immaginato che si sarebbe piegato
con
tanta facilità a prendere ordini da una mezzosangue, e
quando si sarebbe
sentito meglio, si sarebbe odiato per questo. Ma per ora, voleva solo
buttarsi
sul letto e addormentarsi. Comunque, non arrivò oltre il
divano della sala
comune.
Si riaddormentò nel
momento stesso in cui la testa toccò il cuscino, per essere
svegliato dopo
quelli che gli parvero solo due secondi. Probabilmente era passato
più tempo,
comunque, perché la Granger era seduta accanto a lui sul
divano, con un boccale
in mano, mescolando qualunque cosa ci fosse dentro.
Sorrise quando vide
che era sveglio. “Hai dormito per qualche ora,” lo
informò. “Non ho avuto il
coraggio di svegliarti.”
“Che dolce,” ribatté
sarcastico. Strizzò gli occhi per abituarsi alla luce della
stanza. Si
stropicciò gli occhi e si mise a sedere, solo per essere
accolto dallo stesso
mal di testa che aveva prima, la gola così secca che poteva
a mala pena
deglutire. “Che cos’è?”
domandò, indicando il boccale nella sua mano.
“Ahh,” rispose,
“è la
mia pozione segreta Fai-Stare-Meglio-Malfoy.” Gli sorrise
maliziosa.
“Se pensi che io beva qualsiasi
cosa che hai fatto per me, Granger, puoi scordartelo. La tua cura
magica
probabilmente è mischiata con il veleno.”
Hermione ridacchiò.
“Oh, Malfoy, se avessi voluto ucciderti, mi piace pensare che
avrei trovato un
modo più creativo.”
Draco la guardò con circospezione.
“Dubito che tu possa.”
Hermione mise il
broncio. “Vuoi la mia cura, o no?”
“Ho appena detto di no.”
“Che peccato,”
ribatté.
Gli avvicinò il boccale. “Bevi.”
“Che cosa è?”
chiese nuovamente, guardando il boccale con curiosità,
adesso.
“Te l’ho già detto.
Un
rimedio segreto.”
“E allora con c’è in
questo rimedio segreto, precisamente?”
“Se te lo dicessi, non
sarebbe più segreto, non pensi? Adesso bevi.”
Draco strinse gli
occhi guardandola. “Non mi fido di te. Bevi prima
tu.”
Hermione alzò gli
occhi al cielo. “Va bene,” disse. Prese un sorso
del liquido. “Ecco. Visto? Non
è avvelenato. Prendi.” Allungò il
boccale verso Draco.
Lui si ritrasse. “E ti
aspetti che beve dopo che ci hai messo i tuoi germi da mezzosangue
dentro? Non
penso proprio, Granger.” Le allontanò la mano.
Hermione sbuffò e
sbatté il boccale sul tavolo, esasperata. “Va
bene!” esclamò. “Cercavo solo di
aiutarti, ma ovviamente non hai bisogno del mio aiuto, oppure non lo
vuoi,
quindi mi arrendo. Spero che tu ti senta meglio,” disse
rigidamente. Borbottò
qualcosa di incoerente prima di uscire dalla stanza.
D’un tratto, Draco si
sentì uno stronzo. Non gli capitava spesso di fare o dire
qualcosa di cui poi
si pentiva, ma un quel preciso istante, si ritrovò a
desiderare di poter
tornare indietro di un paio di minuti e bere quello stupido
‘rimedio segreto’
per farla contente. Non aveva mai avuto paura che fosse avvelenato
– si era
solo divertito a farla impazzire. Per qualche inspiegabile ragione,
voleva
aiutarlo – e si era persa un giorno intero di lezioni per
farlo. E per la
Granger, perdere le lezioni era un immenso
sacrificio.
E invece che apprezzare
cosa stava facendo per lui, lui l’aveva portata a domandarsi
perché si era
disturbata tanto.
Allungandosi verso il
tavolo, Draco prese il boccale e osservò il contenuto. Il
liquido sembra e
odorava abbastanza benigno.
“Oh, al diavolo,”
mormorò. Serrò gli occhi e buttò
giù il contenuto del boccale. Qualunque cosa
fosse, non era tanto male. Aveva un sapore dolce, con un retrogusto
amaro, e
gli pizzicò la gola. Ripose il boccale sul tavolo, e quando
tornò a sedersi sul
divano, si addormentò.
Non ricordava di aver
sognato durante il sonno. Infatti, non gli sembrava neanche di aver
avuto
abbastanza tempo per sognare. Quando
aprì gli occhi, la sala comune era
ancora illuminata dalla luce del sole. Doveva essersi solo assopito.
Pigramente,rotolò sulla schiena guardò il
soffitto, cercando di mettere a
fuoco.
“Hai fatto un bel
pisolino?”
Al suono della sua
voce, lo sguardo di Draco volò verso la poltrona, dove
sedeva Hermione, con
ancora addosso l’uniforme scolastica, a leggere un libro.
“Granger,” gracchiò.
Hermione si poggiò il
libro in grembo. “Immagino che tu abbia bevuto la mia pozione
segreta?”
“Cosa ti fa pensare
una cosa del genere?” brontolò
Draco, mettendosi lentamente a sedere.
“Beh, tanto per
cominciare, il boccale è vuoto. In più, hai
dormito per -” abbassò lo sguardo
sul suo orologio. “Beh, circa dodici ore o giù di
lì.”
“Che cosa?”
Draco scosse la testa. “Stai dicendo sul serio? Quella tua
pozione mi ha
distrutto. Mi hai drogato!”
Hermione abbozzò un
sorriso. “S’, ma in senso buono.”
“In senso buono?”
la imitò Draco. “Puttana! Mi hai detto che era un rimedio.”
“E lo era,” disse
Hermione. “Come ti senti?”
“Mi sento bene,”
sibilò. Fece una pausa, poi aggiunse, “Aspetta..
mi sento.. perfettamente
bene.” Deglutì – nessun dolore.
Inspirò – nessuna occlusione. E il dolore
martellante alla testa era completamente sparito.
Hermione sorrise. “Te
l’avevo detto che avrebbe funzionato. Non
preoccuparti – era tutto
naturale. Comunque, gli effetti collaterali includono il sentirsi in
vena di
chiedere scusa alla ragazza che ha solo cercato di aiutarti.”
Draco grugnì. “Non
avrai le mie scuse, Granger.”
“Non me le aspetto,
Malfoy.” Si alzò e raccolse le sue cose.
“Magari vuoi prepararti per la
colazione. Non vorrai fare aspettare i tuoi fan?” si
voltò e si incamminò verso
la porta.
Draco la guardò. “Aspetta,
Granger,” la chiamò, senza sapere il
perché.
Hermione si fermò
davanti al buco del ritratto e si guardò alle spalle.
“Che c’è?”
Draco si alzò.
“Perché.. Perché mi hai aiutato?”
Hermione restò a
guardarlo per qualche secondo prima di rispondere. Alla fine,
sospirò e disse,
“Perché siamo Caposcuola. Dovremmo aiutarci a
vicenda. Dovremmo.. non so..
dovremmo cercare di essere civili l’uno con
l’altro. O.. qualcosa del genere.”
“Civili?”
sbuffò Draco. “Granger, stai dicendo che dovremmo
essere amici?”
“Non andrei
così lontano,” replicò Hermione.
“Penso che sarà un anno tremendamente lungo se
non facciamo che litigare, insultarci, o ignorarci. Ti ho aiutato ieri
perché
volevo farlo, e perché.. beh, a parti invertite, avrei
sperato che tu facessi
lo stesso per me.”
“Non l’avrei fatto,”
disse Draco.
“Non mi sorprende per
niente,” ribatté Hermione. “Ascolta, non
ti sto chiedendo di diventare migliori
amici, anzi nemmeno amici. Penso solo che dovremmo
fare una tregua, sai?
Almeno pensaci. Me lo devi.”
Draco voleva dirle che
non le doveva niente, ma lei sparì
attraverso il buco del ritratto prima
di dargli la possibilità di parlare. Granger voleva una tregua?
Voleva
che fossero civili l’uno con l’altro? Sarebbe stato
molto più difficile del
previsto. Certo, ci avrebbe pensato, ma c’erano ottime
possibilità che
rifiutasse la sua offerta. Dopotutto, aveva una reputazione da
mantenere, e di
certo non poteva farlo se era amico di una mezzosangue.
Decise che non avrebbe
afflitto al momento i suoi pensieri con Hermione, e si diresse verso il
bagno
per fare una doccia e prepararsi per la colazione. Si sentiva alla
grande, e
detestava ammetterlo ma.. doveva ringraziare la Granger per quello.
Tregua o non tregua,
Draco aveva l’impressione che i sette mesi successivi non
sarebbero stati così
tremendi, dopo tutto.
Draco fu
svegliato da
un suono proveniente dalla sala comune. Si
mise a sedere sul letto e guardò fuori
dalla finestra. La stanza era illuminata da un debole raggio di sole
che
filtrava attraverso una fessura fra le tende. Era già
mattino.
Probabilmente
era in
ritardo per le lezioni, ma in quel momento era l’ultimo dei
suoi problemi.
Lentamente, si alzò e avanzò in punta di piedi
verso la porta, dove si fermò,
tendendo un orecchio per sentire se altri rumori provenivano dalla sala
comune.
C’era qualcuno, sicuramente, ma chi? Probabilmente non Pansy.
Era abbastanza sicuro
che non gli avrebbe parlato per un po’. Eppure, doveva essere
qualcuno che
conosceva la parola d’ordine, e l’unica persona a
cui l’aveva mai detta era
lei.
In
silenzio, aprì la
porta e sbirciò fuori. Non vide niente fuori
dall’ordinario, e di certo non
vide Pansy. Pensando di essersi sbagliato, uscì dalla sua
stanza e si diresse
verso il bagno. Si fermò all’improvviso quando
vide qualcosa oltre la porta del
bagno – una persona. Quando realizzò chi fosse,
incrociò le braccia sul petto e
si schiarì la gola, facendo sobbalzare l’altra
persona.
“È
consueto per il
Preside entrare nella stanza del Caposcuola senza avvertire?”
domandò
freddamente.
Il
professor Silente
sorrise. “Salve, Draco,” disse con gentilezza.
Draco lo
guardò, senza
che preoccuparsi di mancare di rispetto al Preside della scuola.
“Cosa ci fa
qui?”
Silente
fece un passo
per allontanarsi dalla porta della camera da letto di fronte a cui
stata – la
porta di Hermione – e disse,
“Ci sono alcune cose di cui io e lei
dobbiamo discutere.”
“Ah
sì? E non poteva,
non so, chiamarmi nel suo studio fra una lezione e l’altra?
Sa, invece che
piombare qui mentre mi preparo per le lezioni?”
Silente,
che sembrava
divertito, alzò un sopracciglio. “Si prepara per
le lezioni? Ragazzo mio, le
lezioni per oggi sono finite.”
Draco non
poté fare a
meno che sentirsi un piccolo stupido. In qualche modo, era riuscito a
dormire
tutto il giorno. “Oh.”
“Sono
stato informato
dalla professoressa McGranitt che non era a lezione oggi,
perciò ho pensato di
fermarmi qui a fare quattro chiacchiere con lei.”
“Non
mi sentivo bene”,
sbottò Draco, “e ho dormito.”
Silente
sorrise. “Mi
sembra in perfetta salute. Ma non m’importa il motivo per cui
non era a lezione
oggi. Quello che importa è il semplice fatto che non
c’era. Vede, la
professoressa McGranitt mi ha anche informato dei suoi voti che
continuano a
peggiorare, così come hanno fatto la professoressa Sprite e
la professoressa
Cooman e.. beh, a dire il vero, tutti i suoi professori fatta eccezione
per il
professor Piton. Le dispiacerebbe spiegarmi per quale motivo sta avendo
luogo
questo improvviso cambiamento?”
“No,”
rispose Draco.
Passò accanto al Preside e si lasciò cadere sul
divano. Prese uno dei suoi
libri di testo abbandonati sul tavolo e fece finta di essere
interessato alla
lettura. Sperava che il vecchio capisse il suggerimento e se ne
andasse.
Non fu
così fortunato.
Qualche
secondo dopo,
Silente occupò la poltrona di fronte al divano.
Restò seduto, in silenzio, per
quelle che sembrarono ore, lo sguardo fisso su Draco. Il che,
ovviamente, rese
Draco estremamente a disagio.
“Sai,
Draco,” disse infine,
“le persone reagiscono in modi diversi. Alcune persone stanno
tutto il giorno
ferme, si torturano con i ricordi delle persone che hanno amato e
perso. Altri
cercano di ignorare quello che è
successo. E altri ancora si chiudono in
se stessi e lasciano fuori il resto del mondo, nella speranza di
impedire a se
stessi di essere feriti ancora. Ho paura che tu possa rientrare in tutte
queste categorie.”
Come lo
innervosiva
quell’uomo! Prima di tutto, era piombato
nell’appartamento di Draco senza
invito.. e ora cercava di psicanalizzarlo senza sapere assolutamente
niente
riguardo qualsiasi cosa che gli stesse succedendo.
Bene, Draco non aveva
intenzione di restare lì e accontentarlo. Non gli importava
che quell’uomo
fosse il Preside. Non aveva nessun diritto di farlo.
Perciò
gettò il libro
sul tavolo e disse, “Oh, per l’amor del cielo
– quante volte dovrò ripetervelo?
Mio padre è morto più di un anno
fa! Ho superato tutto, okay? Quindi
perché non andate tutti -”
“Non
parlavo di tuo
padre,” lo interruppe Silente con dolcezza.
Draco si
congelò.
Guardò l’uomo dinanzi a sé, che sedeva
lì e lo guardava come se sapesse tutto.
Allora.. lui sapeva. In qualche modo, lo sapeva.
Draco non avrebbe potuto dire di esserne
completamente sorpreso. Aveva apostrofato quell’uomo con
molti termini, ma stupido
non era mai stati uno di quelli. Quell’uomo era conosciuto
per essere molto
saggio, e aveva appena fornito a Draco una prova del perché.
Apparentemente era
molto bravo a leggere le persone.
Eppure,
Draco non
avrebbe ammesso niente, neanche per sogno, quindi
quando ebbe
riacquistato la calma, disse casualmente, “Beh allora non ho
idea di cosa lei
stia parlando.”
Silente
annuì
lentamente. “Molto bene, allora.”
Per breve
momento,
Draco fu sul punto di crollare e dire qualcosa. Qualcosa tipo, “Oh,
lei sta
parlando di Hermione Granger. Perché allora, sì
– mi manca, e sto passando un
periodo molto difficile per affrontare il dolore. Può
aiutarmi?” Ma rimase
in silenzio. Ad ogni modo, apprezzava il comportamento del vecchio. Era
l’unica
persona che aveva capito – perché si
comportava così diversamente da un
paio di mesi. E stava offrendo a Draco l’unica cosa che gli
serviva in quel
preciso momento: qualcuno con cui parlare.. una spalla su cui
piangere..qualcuno che non avrebbe giudicato i suoi sentimenti.
Inoltre,
apprezzava la sua abilità nel riconoscere che Draco non era
ancora pronto. Era
in quei momenti che Draco si ritrovava a pensare che Silente quasi gli piacesse.
“Adesso,
prossimo
argomento,” disse Silente, raddrizzandosi.
“La professoressa McGranitt mi ha detto che ne
ha parlato con lei,
riguardo alla nuova Caposcuola.”
Draco
grugnì. Non di
nuovo questa storia. “Sì,
è vero.”
“L’ha
informata che
valuteremo un consiglio da parte sua sulla nostra scelta?”
“Sì,
e le ho detto che
non potrebbe importarmene di meno. Penso che sia un’idea
ridicola, scegliere
una nuova Caposcuola a questo punto dell’anno. Penso che la
scuola possa essere
gestita bene anche senza una Caposcuola, ad essere
onesti.”
“Apprezzo
la tua
onestà, Draco. Ma temo che dovremo comunque nominarne una
nuova, che a lei
piaccia o no.”
“Lo
so, signore.”
Draco si alzò dal divano. “Abbiamo
finito?”
Silente
sorrise. “Sì,
Draco, abbiamo finito.” Si alzò anche lui.
“Spero che tu ti senta meglio.”
Il
vecchio cominciò ad
incamminarsi verso il buco del ritratto ma si fermò,
guardando verso la camera
di Hermione. “Non ho potuto fare a meno di notare,”
disse, “che la stanza della
signorina Granger non è cambiata da quando..” La
sua voce si spense. Abbassò lo
sguardo verso il pavimento. Ovviamente, immaginava di non aver bisogno
di terminare
la frase. Schiarendosi la gola, continuò.
“Manderò Harry Potter per
impacchettare le sue cose -”
“Potter?”
sputò
Draco. “Signore, non penso che dovrebbe farlo Potter.”
“Perché
no? Era
l’amico più caro della signorina Granger.
È in contatto con i suoi genitori.
Può fare in modo che le sue cose ritornino a loro.”
“Ma -”
cominciò a protestare Draco, ma si
interruppe. Non voleva che sembrasse come se stesse implorando. Draco
Malfoy
non implorava nessuno per niente.
Prese un respiro profondo prima
di continuare. “Non capisco perché la sua stanza
non può restare così.”
Silente
gli lanciò uno
sguardo interrogatorio. “Di certo non può parlare
seriamente. La nuova
Caposcuola vorrà sistemare le proprie cose in quella stanza.
E i Granger senza
dubbio vorrebbero indietro gli oggetti della loro figlia.”
“Non
ne sarei così
sicuro,” mormorò. “Se fosse vero,
perché non sono venuti loro finora? A me
sembra che loro rientrino nella categoria della gente che ignora.”
Silente
lo studiò per
un momento. “Hm. Forse è vero. Ma direi che anche tu
lo stai
ignorando. Draco, è il momento di andare avanti. Hermione
Granger era un’eccezionale
giovane donna, e tutti coloro che sono stati abbastanza fortunati e
l’hanno
conosciuta ne sentiranno al mancanza. Per piacere, cerca di capire che
è una
cosa che dobbiamo fare. So che tu pensi sia irrispettoso per il suo
ricordo -”
“Chi
se ne frega,”
borbottò Draco. “Mandi pure Potter. Nomini una
nuova Caposcuola. Non m’interessa,
va bene? Ora se vuole scusarmi, non mi sento bene. Penso che
tornerò a letto.”
Silente
annuì. “Molto
bene allora. Ti lascio solo ora. Spero davvero che tu ti senta meglio,
Draco.”
Draco non
rispose, e
il vecchio uomo andò via. Era troppo adirato per parlare.
Era già abbastanza
brutto che nominassero una nuova Caposcuola, ma ora avrebbero anche
mandato
Potter a raccogliere le sue cose? Per quanto a Hermione piacesse Harry
quando
era in vita, Draco sapeva che non avrebbe voluto che frugasse fra le
sue cose.
E sapeva soprattutto che non avrebbe voluto che lui trovasse il suo
diario..
quello che le aveva regalato Harry.
Il
diario.
Draco se ne era dimenticato. Nel panico, si precipitò nella
sua stanza e
spalancò la porta. Comunque, non vi entrò. Non
aveva idea di dove cercarlo.
Nelle poche volte in cui era vi entrato dalla sua morte, non
l’aveva visto
neanche una volta. Il che significava che era ben nascosto. Quindi
poteva
sperare che c’erano scarse possibilità che Potter
lo trovasse. E anche se l’avesse
trovato, non avrebbe potuto leggerlo, perché
Hermione l’aveva protetto con
una parola d’ordine.
Dopo
un’ultima
occhiata alla stanza, Draco cercò di memorizzarla
così come era in quel
momento. Quando Potter avrebbe finito, sarebbe stata una stanza vuota..
pronta
per essere riempita con gli oggetti appartenenti a qualche altra
ragazza.
Qualche altra ragazza il cui unico compito sarebbe stato sostituire
Hermione.
Ma quello in cui il Preside aveva fallito, era che nessuna
poteva
sostituire Hermione Granger.
Delicatamente,
chiuse
la porta della sua stanza e si ritirò nella propria. Era
ancora solo
pomeriggio, ma Draco non aveva nessuna voglia di rimare sveglio. Quando
era
sveglio, non faceva che pensare a lei. A dire il
vero, pensava a lei
anche quando dormiva, perché la sognava.
Ma almeno così poteva vederla e
parlarle come se fosse viva. Almeno era qualcosa.
Ed era
meglio di
niente.
* Nella versione inglese, Hermione
dice ‘you are burning up’,
e Draco risponde ‘I already know I’m
hot’, che oltre a caldo, vuol
dire anche sexy.
Ovviamente è un gioco di parole che non può avere
lo stesso effetto, tradotto
in italiano.
Nota della
Traduttrice: bene, per prima cosa volevo ringraziare Valengel
per le
recensioni, e anche tutti gli utenti che hanno aggiunto la storia ai
preferiti
o alle seguite. Grazie :D e inoltre volevo dirvi che non so quanto
riuscirò a
tradurre ora perché, dopo questa settimana di
‘meritato’ riposo, durante la
quale spero di andare un po’ a mare! XD, dovrò
riprendere a studiare per gli
esami di settembre. Una volta finiti gli esami, anche se riprenderanno
le
lezioni, penso di porte tradurre più velocemente. Grazie
ancora a tutti J
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** A Pleasant Surprise ***
Nota della
Traduttrice: Okay, ecco il quinto capitolo. Spero che la
storia vi stia
piacendo, è una delle mie fan fiction preferite in assoluto!
:) Comunque, volevo
inserire questa breve nota per avvisarvi che non potrò
postare prima del 21/22
agosto, perché sarò via. Ho già il
sesto capitolo tradotto, quindi non appena
avrà tempo di rivederlo lo posterò.
Un’altra cosa: mi rendo conto che a volta
possa risultare difficile capire se la scena si svolge al presente, o è un flashback, o un sogno. Non preoccupatevi se doveste incontrare difficoltà, è normale. Diciamo che i flashback sono i più semplici da riconoscere, mentre si potrebbe far confusione, soprattutto in questi capitoli, fra sogno e realtà, ma sarà spiegato tutto nei capitoli successivi. Buona lettura!
A Pleasant Surprise (Una piacevole sorpresa)
14 Novembre
Pomiciare con Pansy Parkinson non era
mai stato uno dei
passatempo preferiti di Draco, ma certamente batteva le alternative,
ossia fare
la ronda.
Lui e Hermione avevano avuto la
serata libera, e Draco era
deciso ad approfittare del tempo libero intrattenendosi in qualche
attività
extra-curricolare con qualcuno dell’altro sesso.
Fortunatamente (o
sfortunatamente) per lui, Pansy Parkinson si era resa facilmente
disponibile –
come sempre.
Ciò che gli piaceva meno,
riguardo le pomiciate con Pansy,
era che si annoiava dopo un po’. Certo, era un ragazzo, e
come ogni altro
ragazzo a sangue caldo, gli piaceva il contatto fisico con i membri
dell’altro
sesso. Comunque, quello che sembrava mancare con Pansy – e
con tutte le altre
ragazze con cui aveva avuto un contatto fisico – era una
qualsiasi forma di
attaccamento emotivo. Non che gli dispiacesse, a dire il vero.
Dopotutto, era
un Malfoy in ogni senso, e i Malfoy non erano fatti per diventare
sentimentali.
Ma ogni tanto quando baciava Pansy, desiderava provare qualche
sentimento
romantico per lei. Non che avrebbe riconosciuto un sentimento
romantico, se
l’avesse provato – ma era quello il motivo esatto
per cui voleva provarlo.
Ma in quel momento, non provava altro
che lussuria mentre
lei gli stava a cavalcioni, gli baciava il collo e gli afferrava con
entusiasmo
i capelli. E come ogni volta che pomiciavano, lui non vedeva
l’ora che
arrivasse il momento in cui lei doveva tornare nel suo dormitorio.
“Oh Draco,”
gemette, mordendogli delicatamente l’orecchio.
Lei aveva sempre pensato che farlo lo eccitasse, ma in
realtà lui ne era
sempre infastidito.
Non aveva mai avuto
il coraggio di dirglielo, però. Più che altro
perché non voleva fare o dire
qualcosa che gli costasse quelle pomiciate. Ne aveva bisogno. Erano gli
unici
momenti in cui si sentiva davvero umano.
“Pansy,”
ansimò. Le catturò la bocca con la sua e la
baciò
con tanta passione che potevano a mala pena respirare. Era
così che piaceva a
Pansy.
Lei gli restituì il bacio
per un breve momento prima di
interromperlo. Si tirò indietro e lo guardò,
cercando di recuperare il fiato.
Per un attimo, si era completamente persa nei suoi occhi. E poi, sapeva
che era
arrivato il momento di passare al livello successivo. Gli diede un
bacio veloce
sulle labbra e cominciò lentamente a togliersi la camicia.
La camicia era solo a metà
strada verso la testa quando,
all’improvviso, udirono un rumore in direzione del buco del
ritratto. Pansy
squittì e si abbassò velocemente la camicia.
Draco immediatamente la spinse via
da lui, e lei atterrò accanto a lui sul divano con un
piccolo “Oomph.”
Draco alzò lo sguardo
verso la causa del rumore: Hermione
Granger. Apparentemente, era piombata attraverso il buco del ritratto,
con
l’intenzione di andare direttamente in camera sua.
Ovviamente, sobbalzò
leggermente quando vide ciò che stava succedendo sul divano.
“Oh!”, disse,
rimanendo a bocca aperta. E poi rimase lì,
immobilizzata, con un’espressione sul volto che era un misto
di imbarazzo e
furia. Draco non sapeva che quella combinazione fosse possibile. Ma lei
ci era
riuscita. Ora, Draco poteva spiegarsi l’imbarazzo, ma la
furia.. non aveva la
minima idea della causa.
“Granger, che diavolo
fai?” sbottò.
Hermione, la cui mascella ci aveva
messo solo pochi secondi
ad arrivare in pratica al pavimento, rispose, “Mi dispiace.
Non sapevo che tu
fossi -”
“Col cavolo che non lo
sapevi,” brontolò. Si sistemò
velocemente i capelli e la guardò. “Te
l’ho detto prima che avrei avuto ospiti
stasera. Ti sei improvvisamente dimenticata la nostra regola?”
“Sì,”
balbettò. “Voglio dire, no – non
l’ho dimenticata, ho
solo dimenticato che avevi detto che ci sarebbe stato qualcuno
stasera.”
Draco la fissò. Erano
passati dodici giorni da quando lei
aveva avuto quella piccola idea sull’amicizia, e lui aveva
preso a considerarla
sul serio. Infatti, si era trovato d’accordo, ad una sola
condizione: valeva
solo nella privacy del loro dormitorio – da
nessun’altra parte, e con nessun altro
in giro. A lei andava bene, perché tutto quello che voleva
era vivere in pace
con lui per il resto dell’anno. Ma adesso, Draco si stava
seriamente pentendo
di essere stato d’accordo a tutta quella storia.
Perché in quel momento, non si
sentiva molto amichevole nei suoi confronti.
Anche Hermione lo fissò,
più che altro per evitare le
occhiate mortali che le lanciava Pansy. Fu in quel momento che Draco
capì che
accanto all’espressione di imbarazzo e furia, c’era
un’espressione di angoscia.
E a giudicare dagli occhi gonfi e arrossati, probabilmente aveva pianto.
Invece che domandarle cosa non
andasse, però, le disse
semplicemente, “Sparisci.”
Ancora una volta, Hermione
spalancò la bocca. “Come, prego?”
“Ho detto, sparisci.
È il mio turno per avere
ospiti,
quindi devi andartene.”
Hermione spostò lo sguardo
da Draco a Pansy, poi di nuovo a
Draco. “Va bene,” disse. Si diresse verso la sua
stanza.
Draco sospirò.
“Granger, che stai facendo?”
“Vado nella mia
stanza,” rispose. “Vi lascio soli. Vi do la
vostra privacy.”
“Quando intendevo che
dovevi andartene, intendevo completamente
– non che dovevi chiuderti
nella tua stanza.”
“Non puoi sbattermi fuori
di qui,” replicò Hermione.
Draco sì alzò e
incrociò le braccia sul petto. “Sottovaluti
le cose che potrei farti, Granger. Ora sparisci prima che ti faccia sparire io.”
Hermione aprì la bocca per
rispondere, ma la richiuse
velocemente. D’un tratto, sembrava molto stanca.
“Per favore,” disse
tranquillamente. “Per favore, fammi restare. Non so dove
altro andare.”
“E pensi che
m’interessi? Non è un problema mio,
Granger.”
Il labbro inferiore di Hermione
cominciò a tremare. “Per
favore, non ti accorgerai nemmeno che sono qui, lo giuro.”
Draco fece un passo avanti.
“Sparisci. Adesso.”
Lei continuò a guardarlo,
supplicandolo con gli occhi.
Per un breve istante, Draco stava
quasi per cedere e farla
restare. Ma guardando Pansy si convinse a non farlo. Non solo avrebbe
mandato
all’aria la loro serata, ma avrebbe anche insospettito Pansy
il fatto che
all’improvviso si comportasse in maniera gentile con una
Grifondoro
mezzosangue. Non poteva correre quel rischio.
Quindi, disse a bassa voce,
“Se adesso non te ne vai,
Granger, ti farò uscire io con la forza.”
Hermione inspirò
bruscamente. Per un attimo, Draco fu certo
che Hermione avrebbe cominciato a urlare e gridare e scalciare, ma si
sbagliava. Invece, lasciò cadere la borsa con i libri sul
pavimento dinanzi a
lei, che si rovesciarono, e senza dire un’altra parola, lo
scansò e scappò via
dalla stanza.
Una volta uscita, Pansy
sbuffò. “Che stupida stronzetta.”
Draco la ignorò e
guardò i libri sul pavimento. Si senti
malissimo. Ovviamente, Hermione era sconvolta per qualcosa che era
successo, e
Draco l’aveva costretta ad andare via, senza neanche
chiederle se fosse tutto
apposto. Certo, non che fosse strano da parte sua. Era certo che
Hermione non
si fosse sorpresa più di tanto per come si era comportato.
Ma una strana
sensazione si faceva strada strisciando alla bocca dello stomaco, ed
era
abbastanza sicuro che fosse il senso di colpa.
“Ecco che una mezzosangue
rovina l’atmosfera,” continuò
Pansy, osservandosi le unghie delle mani. “Onestamente, mi
sorprende che tu sia
riuscito a vivere con lei tanto a lungo. Penso che io l’avrei
soffocata nel
sonno da un pezzo -”
“Stai zitta,
Pansy”, disse Draco a denti stretti.
Pansy lo guardò shockata.
“Come scusa?”
Draco fece un respiro profondo, nel
tentativo di controllare
la sua rabbia improvvisa. “Pansy, forse dovresti andartene
anche tu.”
“Stai
scherzando,” ribatté lei con
semplicità, scuotendo la
testa.
“A dire il vero,
no,” disse. “Gradirei che tu te ne andassi.
Non sono dell’umore adatto per continuare, in questo
momento.”
Pansy
lo guardò
incredula. “Però eri
dell’umore
adatto prima che lei
arrivasse.” Nel
momento stesso in cui pronunciò quelle parole, gli occhi di
Pansy si
spalancarono, come se avesse appena compreso qualcosa che prima le
sfuggiva.
Scosse la testa, come se cercasse di negare la teoria nella sua mente.
“Bene,”
sputò, alzandosi dal divano. “Possiamo continuare
un’altra volta.” Andò verso il buco del ritratto ed
uscì senza salutare.
Per un attimo, Draco rimase
lì, domandandosi cosa fosse
appena successo. Perché aveva cacciato Pansy? Ora lei aveva
dei sospetti, e
aveva buone ragioni per averne. Ma Draco non poteva preoccuparsene
adesso. Si
sentiva un idiota per aver fatto andar via la Granger. Quel gesto
avrebbe,
senza dubbio, messo a dura prova la loro già debole amicizia
– sempre che la
loro relazione potesse definirsi tale. Le cose andavano bene da quando
avevano
fatto il patto, e adesso aveva mandato tutto all’aria. Era
solo questione di
tempo.
Perciò, sperando di
riuscire a salvare qualsiasi tipo di
legame avessero, Draco decise di mettersi a sedere sul divano e
aspettare che
Hermione tornasse. Quando sarebbe tornata, le avrebbe chiesto cosa era
successo
e forse, se gli andava, si sarebbe scusato.
Si svegliò un paio
d’ore dopo. Si mise a sedere sul divano e
si guardò interno nella stanza debolmente illuminata. Il
fuoco nel camino si
era spento quasi del tutto. Quanto aveva dormito? Non si ricordava
neanche di
essersi addormentato, tanto per cominciare. Tutto
per aspettare Hermione. Doveva essere entrata e averlo
superato in punta di
piedi, per non svegliarlo. Sbadigliò e si alzò
dal divano. Oh beh, si sarebbe
scusato al mattino.
Stava andando verso la sua stanza,
quando inciampò in
qualcosa sul pavimento. Imprecando, si chinò a raccogliere
l’oggetto – era uno
dei libri di testo di Hermione. Era strano. Una delle cose che aveva
notato di
Hermione, era la sua mania dell’ordine. Gli sembrava strano
che avesse lasciato
i libri sul pavimento per tutta la sera, senza neanche averli portati
nella sua
stanza, o almeno poggiati sul tavolo. Era possibile che non fosse
ancora
tornata? E se sì, cosa stava facendo? Non era da lei stare
fuori tutta la notte
in settimana.
Stringendo il libro fra le mani,
Draco andò verso la stanza
di Hermione. Bussò una volta, senza ottenere risposta.
Bussò ancora, più forte
questa volta. Si preparò alla probabile ira che avrebbe
causato, essendosi
avvicinato a meno di quindici piedi dalla sua stanza. Ma non successe
niente.
“Granger,” la
chiamò, provando un approccio diverso. Ancora
niente. Afferrò il pomello, anche se immaginava fosse
inutile. Sicuramente la
sua stanza era protetta con chissà quali incantesimi per
tenere lontani i
visitatori indesiderati – vale a dire lui. E aveva ragione
– in parte. Anche se
poteva aprire la porta, non poteva entrare nella stanza. Ciò
nonostante, poteva
guardare all’interno, ed Hermione non era lì.
“Dove sei,
Granger?” borbottò, più a se stesso che
altro. La
mezzanotte era passata da un pezzo, e il fatto che Hermione non era
ancora
tornato lo preoccupava – anche se avrebbe desiderato che non
lo preoccupasse. E
quel che è peggio – non voleva fare altro che
uscire a cercarla.
Non
preoccuparti,
si disse. Probabilmente è con
Potter e i due
Weasley *. Probabilmente
trascorrerà la notte nella torre di Grifondoro. Sì,
decise
che era così. Eppure, era abbastanza sicuro che non sarebbe
riuscito ad
addormentarsi senza sapere esattamente dove si trovava.
Perciò, raccogliendo la
bacchetta dal tavolo, uscì a
cercarla. Non poteva in alcun modo sapere, infatti, se stava
effettivamente nella
torre di Grifondoro, ma pensò che se avesse cercato in ogni
altro luogo prima,
avrebbe potuto essere sicuro che fosse lì. Di certo non
aveva intenzione di
supplicare la Signora Grassa affinché lo lasciasse entrare e
controllare. E
anche se lei avesse acconsentito
(il
che era altamente improbabile), non era dell’umore per
affrontare nessuno degli
ottusi Grifondoro, quella sera.
Immaginò che la biblioteca
sarebbe stato un ottimo posto per
cominciare a cercare, seguito dalla torre di Astronomia. Se non
l’avesse
trovata lì, e non l’avesse incontrata nei corridoi
nel frattempo, decise,
avrebbe smesso di cercare e sarebbe tornato a dormire. Almeno,
così, poteva
dire che ci aveva provato. Ma poi, perché si preoccupava?
I corridoi immersi nel buio si
allungavano dinanzi a lui
come un abisso vuoto e immenso, eppure non sentiva il bisogno di
illuminare la
strada con la bacchetta. Era abituato ad uscire di nascosto di notte
con i suoi
amici, e a dover ritrovare la strada del ritorno senza luce. Non aveva
mai avuto
lusso, come Harry Potter, di avere un Mantello
dell’Invisibilità, perciò aveva
dovuto trovare altri modi per non farsi scoprire – sapeva
quasi fondersi con le
tenebre. E di certo non voleva essere scoperto quella notte. Che cosa avrebbe detto al professore che
l’avesse
trovato? Che era fuori nonostante il coprifuoco perché era
preoccupato per la
mezzosangue con i capelli cespugliosi e aveva deciso di andare a
cercarla? Sì,
certo, come se potessero credere ad una cosa del genere.
Fischiettando lievemente, Draco
raggiunse la biblioteca. Le
stanze sembravano abbandonate, quella sera – non sembrava che
ci fossero
neanche i Prefetti. Draco ringraziava per questo, che gli rendeva il
compito
molto più semplice. Comunque, dovette ricredersi quando
sentì delle voci venire
da dietro l’angolo successivo. Si fermò
immediatamente, dove si trovava, e
ascoltò.
“Silencio!” esclamò una
voce maschile. L’ordine fu
immediatamente seguito da delle risatine.
“Hai ancora
paura?” disse un’altra voce. Draco
cominciò a
sentirsi inquieto quando riconobbe le voci.
Appartenevano a Tiger e Goyle.
“Ehi!”
esclamò Goyle. “Dove pensi di andare?”
Il ragazzo
fece una pausa, e poi si udì un tonfo secco, come se
qualcosa avesse colpito il
pavimento. “Tienila giù.”
Tienila
giù? Draco
gemette interiormente. I suoi amici non avevano assolutamente buone
intenzioni
– come sempre – ma qualsiasi cosa stessero facendo
in quel momento sembrava un
po’ più seria delle solite buffonate. Anche se era
la sua serata libera dai
suoi compiti di Caposcuola, Draco sapeva che doveva intervenire e
interrompere
i suoi amici prima di continuare a cercare Hermione.
Roteando gli occhi esasperato, Draco
voltò l’angolo, pronto
a rimproverare i suoi compagni. Invece, gelò sul posto
quando vide ciò che gli
si parava davanti. Tiger era accovacciato sul pavimento, e afferrava saldamente le
braccia di quella
che sembrava una ragazza gracile, spingendola sul pavimento. Goyle era
in piedi
davanti a loro, la bacchetta puntata verso la ragazza. Il respiro di
Draco gli
si spezzò in gola quando riconobbe che la ragazza sul
pavimento era Hermione.
Senza neanche pensarci due volte,
prese d’assalto Tiger,
afferrandolo per la camicia e strattonandolo via dal pavimento con
tutta la sua
forza, e lo sbatté contro il muro. “Ma che cazzo
pensi di fare?” urlò, senza preoccuparsi del fatto
che potesse attirare l’attenzione
di chiunque stesse pattugliando i corridoi.
Tiger lo guardò,
inizialmente stupido, poi un sorriso gli
apparve sul volto lentamente. “Draco, che bello averti con
noi. Spero non ti
dia fastidio se abbiamo cominciato senza di te. Non volevamo venire a
disturbarti per chiederti se volevi unirti a noi, pensavamo avessi un
appuntamento con Pansy stasera.”
Draco fissò incredulo
prima Tiger, poi Goyle. Impugnava la
bacchetta con forza, combattendo con il desiderio di impalare entrambi
i suoi
amici con essa. Spostò lo sguardo in basso, verso Hermione,
che si stava
lentamente rialzando dal pavimento. Sembrava scossa, terrorizzata e
appena
sollevata. Una lacrima solitaria le bagnò il volto,
scorrendole lungo la
guancia.
“Cosa cazzo pensavate di
fare?” chiese fermamente Draco
attraverso i denti serrati. Calmati,
si disse. Non vuoi finire ad Azkaban per
aver ucciso due maledetti testoni – anche se sarebbe una
bella soddisfazione
adesso.
“Ci stavamo solo divertendo
un po’,” rispose Goyle.
“Divertendo?
Pensate che torturare qualcuno sia divertente?”
“Sì,”
disse Goyle, “è divertente. E anche tu
ti divertivi! Che ti succede, Draco?”
Draco ebbe come
l’impressione di essere stato preso a calci
nello stomaco. Goyle aveva ragione. C’era
stato un tempo in cui avrebbe provato un piacere profondo nel torturare
un’innocente mezzosangue. Ma ciò a cui aveva
appena assistito lo faceva sentire male. Cosa diavolo gli stava succedendo?
Cercando di decidere come gestire la
situazione, alla fine
stabilì che con loro avrebbe fatto i conti in un secondo
momento. E l’avrebbe
fatto. Ma in quel momento, voleva solo riportare Hermione sana e salva
nella
sala comune. “Sparite immediatamente, entrambi,”
grugnì.
Sia Tiger che Goyle esitarono un
attimo, guardando Draco
come se non lo riconoscessero.
“Bene, andiamo,”
disse Goyle infine. Si voltò per andarsene,
ma si fermò davanti ad Hermione. Un ghigno diabolico si fece
strada sul suo
volto, e disse a bassa voce, “Finiremo un’altra
volta. Promesso.”
La rabbia che Draco aveva
disperatamente cercato di
controllare fino a quel momento, esplose mentre si allungava verso
Goyle. Serrò
la mano sulla gola di Goyle e lo spinse contro il muro. “No, non finirete un’altra volta, mi
hai
capito?”
Goyle, con gli occhi spalancati sia
per lo shock che per la
mancanza di ossigeno, si affrettò ad annuire.
Draco tolse la mano dal collo del suo
migliore amico.
“Perfetto. Adesso, tolgo cinquanta punti a Serpeverde per
ognuno di voi.”
Goyle spalancò la bocca,
ma Tiger scoppiò a ridere. “Bella
questa, Draco.”
“Non è uno
scherzo, idiota,” disse Draco, fulminandolo con
lo sguardo.
“Non puoi togliere punti
alla tua stessa casa!” esclamò
Goyle.
“E invece posso.
E
l’ho appena fatto. Ora sparite dalla mia vista prima che
diventino settantacinque
punti.”
Tiger, che non sorrideva
più, strinse gli occhi guardando
Draco, cercando di capire se fosse serio. Immaginando che fosse davvero serio, diede un colpetto sulla
schiena di Goyle e mormorò, “Andiamo via di
qui.”
Goyle annuì.
Evitò lo sguardo di Draco e scrutò Hermione.
Sembrava che volesse dire qualcosa, ma capì che sarebbe
stato meglio tacere.
Difatti, si limitò a seguire Tiger in silenzio dietro
l’angolo, e sparirono.
Mentre li guardava andare via, Draco
si accorse che stava
tremando – forse per la rabbia, forse per altro. Non avrebbe
saputo dirlo. Si
girò di scatto e guardo Hermione, che lo fissava incredula
– probabilmente
perché aveva appena tolto un centinaio di punti dalla sua
stessa casa. Hermione
aprì la bocca per parlare, ma si immobilizzò
quando capì che a causa
dell’incantesimo di Goyle, non era in grado di farlo.
Draco scosse la testa, guardandola.
Di colpo realizzò che
molta della rabbia che provava in quel momento era diretta a lei. E prima ancora di rendersene conto,
la raggiunse, le afferrò saldamente un braccio e
cominciò a trascinarla verso
la loro sala comune.
Sembrava che lei volesse lamentarsi,
ma poiché non poteva
dare voce alle sue proteste, cercò prima di resistergli,
provando a staccare la
sua mano dal suo braccio. Però, quando capì che
era inutile, si arrese e lasciò
che lui la conducesse. Una volta tornati al dormitorio, Draco
mormorò la
password. Quando il buco del ritratto si aprì, la spinse
velocemente dentro e
lasciò la presa sul suo braccio; il rilascio improvviso la
fece barcollare
leggermente.
“Che diavolo
ci
facevi nei corridoi da sola a
quest’ora della notte?” le urlò.
Hermione lo guardò con
un’espressione terrorizzata. Sembrava
confusa dal fatto che lui stesse urlando con lei.
Ma ovviamente, non poteva rispondere alla sua domanda,
perciò
lui continuò.
“Quante volte te lo devo
dire che non è prudente per una
ragazza come te aggirarsi per i corridoi da sola? Sei stupida?
Hai un fottuto desiderio di morire?”
Il labbro inferiore di Hermione
cominciò a tremare. Aprì la
bocca e provò di nuovo a parlare, ma non venne fuori alcun
suono. Capendo che
si trovava ancora sotto l’effetto dell’incantesimo
che le impediva di parlare,
Draco lo rimosse immediatamente. Il primo suono che emise Hermione fu
un
singhiozzo.
All’improvviso, Draco si
sentì il coglione più grande del
mondo. Stava sfogando la sua rabbia e la sua frustrazione sulla vittima. Sapeva che era sbagliato, ma
non poteva fare a meno di essere arrabbiato con lei in quel momento.
Aveva
fatto una cosa incredibilmente stupida, e aveva quasi pagato un prezzo
molto
alto per questo.
“Perché eri
fuori a quest’ora?” domandò.
Hermione lo guardò.
“Non ti stai dimenticando qualcosa? Tu
mi hai sbattuta fuori.”
Ah
sì.. rifiutando
di assumersi alcuna responsabilità per questo, lui disse,
“Sì, ti ho sbattuta
fuori. Ma tu saresti dovuta andare a giocare con i tuoi piccoli
compagni
Grifondoro, non a farti attaccare nei corridoi.”
“Ti avevo detto
che non sapevo dove andare!”, urlò. Sembrava
sull’orlo delle lacrime.
Aveva ragione. Glielo aveva
detto, e lui l’aveva ignorata. “Sì,
beh.. non pensavo parlassi sul serio.”
“Beh, parlavo sul serio,”
rispose lei silenziosamente, mentre le lacrime cominciavano a inondarle
le
guancie.
La rabbia di Draco si
placò velocemente mentre abbassava lo
sguardo su Hermione. Sospirò e disse in tono morbido,
“Cosa c’è che non va? Che
è successo?”
Hermione si asciugò le
lacrime e alzò lo sguardo verso lui.
“Che c’è, adesso
all’improvviso t’interessa
cosa c’è che non va? Adesso che la tua amichetta
sciattona non è qui? Che
dolce. Sono davvero lusingata dalle tue attenzioni,” disse
sarcastica, “ma non
mi va di discutere di niente con
te.”
Gli voltò le spalle e si gettò sul divano,
nascondendo il volto fra le mani. Le
sue spalle presero a tremare leggermente mentre lei cominciava a
singhiozzare.
“Mi interessa, lo
sai,” sbottò senza volerlo.
Hermione tirò su col naso
e lo guardò sorpresa. Non osò
chiedergli di convalidare la sua dichiarazione per paura che le dicesse
che
stava solo giocando. Ma non era necessario. Il fatto che lui adesso si
stesse
sedendo sul divano accanto a lei, parlava da solo.
“Che cosa è
successo?” le chiese nuovamente.
“Non posso
parlarne,” disse a bassa voce, evitando il suo
sguardo. “Se te lo dico, tu.. farai
l’idiota.”
“Probabilmente,”
disse Draco abbozzando un sorriso, “ma il
mio essere idiota probabilmente ti distrarrà da qualsiasi
problema tu abbia.”
Hermione sorrise a sua volta.
“Probabile.” Sospirò. “Ha a
che fare con Harry.”
Draco non poté fare a meno
di grugnire a quel nome.
“Visto? Lo sapevo che non
potevo parlarne con te -”
“No, Granger, scusa
– continua. Farò il bravo, lo giuro.”
Hermione prese un altro respiro
profondo come se esitasse a
continuare. Ma alla fine disse in un soffio, “Ho appena
scoperto, stasera,
che.. Harry ha invitato Ginny al Ballo del Ceppo.”
Draco sbuffò. Hermione lo
guardò.
“Lascia stare,”
disse alzandosi dal divano. “Avrei dovuto
saperlo che non ti si può dire niente!”
“Mi dispiace,”
ripeté.
Allungò una mano e le afferrò il
braccio, costringendola a tornare sul
divano. “È stato un riflesso involontario, non ho
potuto farne a meno. È solo
che.. è per questo che
eri tanto
sconvolta? Pensavo che mi avresti detto che Potter era morto, o
qualcosa del
genere.”
Hermione scosse la testa.
“Mi dispiace per te che tu non
possa capire perché questo mi dia tanto fastidio. Ma poi,
perché dovresti capire?
Non sei mai stato
innamorato.”
Draco alzò un
sopracciglio. “Aspetta, stai ammettendo che
sei stata innamorata di Potter per tutto questo tempo? Proprio come
sospettavo?”
“Continua pure a gongolare
per la tua abilità suprema nel
riconoscere quando qualcuno ha una cotta per Harry Potter.”
“Grazie,” disse
Draco con un sorriso. “Lo farò. Ma prima,
devo farti una domanda – perché sei
così dannatamente
sconvolta che Potter abbia una cotta per la donnoletta *, quando dovresti essere grata alla tua buona
stella?”
Hermione lo fissò
incredula. “Dovrei essere
grata perché Harry ama un’altra?”
“No, devi essere grata
perché hai scoperto subito, piuttosto
che dopo, che Potter è uno stupido idiota.”
“Ah sì? E come
sai che Harry è uno stupido idiota?”
“Per favore, Granger. Sei
innamorata di Potter da quanto,
almeno un paio d’anni? E lui è stato ignaro di
ciò per tutto questo tempo?
Anche io sono stato in grado di che
andavi in brodo di giuggiole per lui. Se lui non ha saputo vederlo,
allora deve
essere cerebralmente morto. Granger, sei la studentessa più
intelligente della
scuola. Anche tu puoi fari di
meglio
di Harry fottuto Potter.”
Hermione abbassò lo
sguardo sulle mani. “O forse.. forse l’ha sempre saputo, ma ha scelto di non
farci caso. Voglio dire, sarebbe stato più facile
così, per lui, che affrontare
il discorso con me. Non sono Ginny Weasley, sai. Non sono.. bella, o
popolare,
o.. qualsiasi cosa, lo so. Sono solo.. la semplice e noiosa Hermione
Granger.”
Draco alzò gli occhi al
cielo. “Giusto. Andiamo, Granger, se
molto più di questo, e lo sai. Non riesco a credere che sia
io a dovertelo
dire. Se la strega più intelligente della tua
età., e tutti i professori,
tranne Piton, te lo dicono. Praticamente sbavano
ogni volta che alzi la mano per rispondere. E oltre a essere
intelligente, sei
incredibilmente sagace. A dire la verità, mi piace
litigare con te perché hai sempre la risposta pronta, e sei
la sola persona ad essere stata in
grado di lasciarmi senza saper cosa dire. E certo – non sei
Ginny la Donnola *,
ma non sei affatto la persona meno
attraente del mondo. Ho visto tantissimi
elfi domestici che sembrerebbe brutti accanto a te, e forse anche
qualche
essere umano. Mi viene in mente Pansy.”
Finalmente Hermione
ridacchiò. Aveva fissato Draco per tutto
il tempo, mentre parlava, e non avrebbe saputo dire se parlasse sul
serio o no.
Perché se non lo avesse conosciuto così bene,
avrebbe pensato che Draco Malfoy
le aveva appena fatto un complimento.
Draco sorrise. “Visto? Ti
avevo detto che ti avrei distratta
dai tuoi problemi. Che, tra parentesi, non penso siano davvero
problemi. Bene,
a Potter piace la piccola donnola *. Dovresti essere felice per loro.
Quella
ragazzina non è innamorata di lui da quando aveva, tipo,
cinque anni? E Potter
non è l’unico ragazzo degno del tuo amore, sai.
Sono sicuro che ci siano centinaia
di altre anime sfortunate lì
fuori che aspettano solo di incontrarti. Devi solo aspettare.”
“Sei il re dei complimenti
ambigui, lo sai?”
“Sono il re di tantissime
cose,” disse Draco, sogghignando maliziosamente.
“Puoi chiedere a una qualsiasi
delle ragazze con cui sono stato.”
“Preferirei
evitare,” rispose Hermione, sorridendo. Si alzò
dal divano e sbadigliò. “Accidenti, sono stanca.
È stata una serata piuttosto
lunga. Penso che andrò a dormire.”
“Buona idea,”
disse Draco, alzandosi anche lui. Ci fu un
momento d’improvviso imbarazzo fra loro.
Hermione si schiarì la
gola. “Ehi, ascolta, uhm.. grazie.”
“Per cosa?”
“Beh, prima di tutto, per
avermi salvata dai tuoi amici
stasera.”
Draco fece una smorfia quando lei li
chiamò suoi ‘amici’.
“Nessun problema,” ribatté freddamente.
“No sul serio, grazie. Non
so cosa sarebbe successo se non
fossi arrivato tu..”
Draco
sapeva cosa
sarebbe successo. Conosceva quei ragazzi ed erano stati amici per sei
anni.
Sapeva perfettamente bene di cosa fossero capaci.
All’improvviso, fu investito
da un travolgente senso di sollievo per il fatto che fosse arrivato in
quel
momento. “Prego.”
“Non riesco ancora a
credere che hai tolto loro dei punti,”
disse Hermione, scuotendo la testa.
“Sono stati fortunati che
non ne ho tolti di più. Sono
fortunati che non ti hanno fatto male, altrimenti avrei..” La
sua voce si
spense, mentre sceglieva di non rivelarle cosa avrebbe fatto a Tiger e
Goyle se
fosse successo qualcosa. Non sarebbe stata una cosa carina da dire.
Hermione abbassò lo
sguardo sui piedi. “Beh, volevo solo
ringraziarti per quello che hai fatto, e per aver cercato di farmi
ragionare
riguardo Harry.”
“Quando vuoi.”
Hermione spostò lo sguardo
verso lui e dondolò leggermente
sui talloni. “Okay, bene.. buonanotte, allora.”
“Buonanotte.”
Ciò che accadde dopo, li
sorprese entrambi allo stesso modo.
Hermione si sollevò sulla punta dei piedi e diede un bacio
lieve e veloce sulla
guancia di Draco. Quando si allontanò, il suo viso era di un
rosso accesso.
Draco dovette domandarsi se anche il suo lo fosse.
Velocemente, Hermione fece un passo
indietro. Si ricompose,
si schiarì la gola e disse, “Solo
perché tu lo sappia, il tuo segreto è al
sicuro. Non rivelerò a nessuno che sei in grado di essere un
bravo ragazzo.”
Con un sorriso e un occhiolino, girò sui tacchi e
andò direttamente nella sua
stanza.
Draco rimase in piedi lì,
sentendosi leggermente intontito.
Hermione Granger, la ragazza che aveva schernito e tormentato negli
ultimi sei
anni, l’aveva appena baciato sulla guancia. Chi avrebbe mai
detto che sarebbe successo? Era
così perso nei
suoi pensieri, che non si rese neanche conto che stava andando nella
propria stanza
da letto – con un sorriso grande e sciocco sul volto.
Cominciava a pensare che forse, forse, essere un bravo ragazzo non fosse
così male, dopotutto.
“Chiudi gli
occhi,” gli sussurrò in un orecchio. La
sensazione del suo respiro sulla sua pelle gli fece correre un brivido
lungo la
schiena.
Eppure, riuscì a scacciare
l’eccitazione e dire, “No.”
“No?” Si mise a
sedere sul letto. “Perché no?”
Draco sospirò.
“Perché so che nel momento in cui lo
farò, te
ne andrai.”
Lei fece una risatina. “Oh,
ragazzo di poca fede. Cosa ti fa
pensare che farei una cosa del genere?”
La guardò.
“Perché lo fai sempre.”
Si strinse nelle spalle.
“Beh, magari questa volta sarà
diverso. Magari ho
una sorpresa per te.
Una piacevole.”
“Dubito.”
“Bene, perché
non provi e vedi che succede? Che cosa hai da
perdere?”
“Te.”
Lei sorrise. Si sporse e gli diede un
bacio veloce sulle
labbra. “Non mi perderai mai. Adesso, chiudi
gli occhi.”
Non voleva farlo, non voleva
assolutamente farlo. Ma
soltanto guardare la sua faccia supplicante.. così bella e
innocente.. gli fece
capire che rifiutare di esaudire una sua richiesta non era una
possibilità.
“Per piacere?”
chiese, sbattendo le palpebre. “Lo faresti
per me?”
“Va bene,”
borbottò. Chiuse gli occhi. Lo fece per lei.
Per un breve momento, non ci fu altro
che il silenzio più
totale. Voleva aprire gli occhi, per vedere se lei era ancora
lì, ma sapeva che
non poteva farlo finché non glielo diceva lei.
“Okay,” gli
sussurrò all’orecchio. Non riusciva più
a
sentire il suo respiro sulla sua pelle.
“Apri
gli occhi.”
Gli occhi di Draco si aprirono in un
istante. Rimase a bocca
aperta e si sedette, guardandosi intorno nella stanza, cercando
Hermione.
Ovviamente, lei non era lì. Lo aveva lasciato, come sempre.
O meglio, lui aveva lasciato lei. Invece che aprire gli occhi nel
sogno, si era svegliato.
Andava bene lo stesso. Non era sicuro che sarebbe stato in grado di
sopportare
la fine di un altro di quei sogni.
Il suo cuore batteva forte, e si
sentiva la bocca asciutta.
Quei sogni lo sfinivano sempre. Sentiva il bisogno immediato di andare
nella
camera di Hermione, ma questa volta si fermò. Doveva
smetterla. Non poteva continuare
a farlo.
Perciò, si alzò
e si stiracchiò, immaginando che la cosa
migliore da fare, in quel momento, fosse prendersi un bicchiere
d’acqua. Stava
andando verso la porta quando udì un tonfo proveniente dalla
sala comune. Si
fermò all’istante, tendendo l’orecchio.
Il suono successivo fu un colpo di
tosse.
Grugnì. Un altro ospite
indesiderato? Sarebbe stato il terzo
nel giro di un paio di giorni. Prese nota di cercare un qualche
incantesimo che
avrebbe trasformato chiunque facesse irruzione nel suo dormitorio in un
lebbroso. Sorrise al pensiero. Impugnando la bacchetta, aprì
la porta facendo
meno rumore possibile.
Chi avrebbe trovato, questa volta?
Pansy, o Silente? O
magari, qualcuno completamente diverso? Forse Potter aveva deciso di
raggiungerlo. Forse era venuto a prendere le cose di Hermione nel bel
mezzo
della notte, per evitare qualsiasi tipo di confronto con Draco.
“Lumos,”
mormorò. La sua bacchetta si illuminò obbediente
alla sua richiesta.
“Chi
c’è?” chiese ad alta voce.
“Chi osa svegliarmi? Chi -”
La voce gli si spense in gola quando
raggiunse il centro
della sala comune. La luce della bacchetta aveva illuminato una ragazza
accucciata sul pavimento, che gli voltava la schiena. Poteva affermare
con
certezza che non era Pansy. O Silente.
“Chi.. chi sei?”
domandò, facendo qualche passo per
avvicinarsi a lei.
La ragazza rimase dov’era,
e Draco si domandò se fosse viva.
Il suo battito accelerò. Che diavolo stava succedendo?
“Rispondimi,”
ordinò. “Ti ho chiesto, chi sei,
e perché sei -”
Draco si bloccò quando la
ragazza di fronte a lui voltò
lentamente la testa per guardarlo.
Spalancò gli occhi, e
lasciò cadere la bacchetta sul
pavimento. Indietreggiò. “Ma che..”
La ragazza davanti a lui sul
pavimento.. quella che sembrava
confusa e un po’ spaventata.. la conosceva. La conosceva
dannatamente bene. E
anche prima di vederle tutto il viso nella debole luce, sapeva che era
lei.
Lentamente, chiuse gli occhi e scosse
la testa incredulo. “Hermione?”
* In tutti i
casi, il termine usato nella versione inglese è Weasels e
simili, che sono
solo una storpiatura di Weasley, ma vogliono dire
anche donnole. Nei
prossimi capitoli non inserirò più note del
genere, quindi quando troverete donnola
o simili, sappiate che è un gioco di parole che in italiano
non può essere
tradotto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Mirror Image ***
Mirror Image (Immagine speculare)
I suoi sogni non erano mai sembrati
così reali.
L’unica luce che illuminava
la stanza, in quel momento, era
la luce della luna. C’era la luna piena, quella notte?, si
domandò. Doveva
esserci. Sembrava tremendamente luminosa. Anche se probabilmente
appariva più
luminosa nei suoi sogni, perché nei suoi sogni era possibile
qualsiasi cosa. Per esempio, in quel
momento era possibile che Hermione Granger lo guardasse dal pavimento
– perché
era solo un sogno.
Una volta che egli stesso si era
assicurato per tre volte
che tutto questo era ancora soltanto un sogno, Draco
ricominciò a respirare.
Mentre si chinava a raccogliere la bacchetta, la ragazza –
Hermione – cominciò
lentamente ad alzarsi. La osservò mentre si guardava intorno
nella stanza, con
aria curiosa.
“Era questa la piacevole
sorpresa,” mormorò lui.
La ragazza sobbalzò al
suono della sua voce e lo guardò.
“Malfoy?”
“Allora, devo supporre che
la sorpresa sia dovuta al fatto che
tu sei ancora qui? O hai
qualcos’altro in serbo per me?” continuò.
La ragazza sembrò
improvvisamente delusa. “Io sono.. ancora
qui?”
“Ovviamente,”
rispose Draco.
Lei gelò. Chiuse gli occhi
e scosse lentamente la testa,
come se cercasse di chiarirsi le idee. Uno sguardo confuso le
balenò sul viso.
“Sono ancora qui,” ripeté in un
sussurro. Questa volta non era una domanda;
piuttosto, sembrava un’osservazione. Lentamente, sedette sul
divano e nascose
il viso fra le mani.
Draco sospirò infastidito.
Questo era diverso rispetto a
tutti gli altri sogni su Hermione che aveva fatto. E non gli piaceva
per niente.
Perciò, decise che era ora di finirlo. “Bene,
è stato divertente. Adesso torno
a letto.”
La ragazza spostò le mani
dal volto e lo guardò. Ma non
disse una parola.
Draco si voltò per
andarsene, ma all’ultimo si fermò,
tornando a guardarla in faccia. “No, aspetta, ripensandoci,
penso che resterò
attaccato a questo fino alla fine.” Si lasciò
cadere in una poltrona dinanzi al
divano e le sorrise.
“Restare
attaccato a
questo?” domandò lei, scuotendo la
testa. “Non capisco..”
“Il sogno, Granger. Hai
detto che avevi una piacevole
sorpresa per me, e vorrei scoprire che cos’è prima
di svegliarmi.”
“Piacevole sorpresa?
Svegliarti?” Il suo sguardo confuso
indugiò per un attimo prima di trasformarsi in uno sguardo
di comprensione.
“Aspetta.. pensi.. pensi che sia un sogno.” Di
nuovo, la sua non era una
domanda. Era un’affermazione. “E perché
pensi che sia un sogno?”
“Mah, non so, Granger. Non
sarà perché sono seduto qui a
parlare con te, anche se tu sei morta?”
La ragazza spalancò la
bocca. “Sono morta?”
Fece una pausa, poi disse. “Oh..
sono morta..”
Draco la guardò divertito.
Non gli piaceva questa Hermione
nel sogno. Sembrava che non sapesse fare altro che ripetere tutto
ciò che
diceva. Si alzò. “Ripensandoci, ho cambiato idea.
Torno a dormire. Ora, per
precauzioni future – se hai intenzione di continuare a
ossessionarmi nel sonno,
potresti per lo meno provare ad essere più
divertente?”
“Malfoy, io -”
“Risparmiatelo, Granger.
Torno a letto, e proverò a svegliarmi
da questo incubo.” Cominciò a tornare nella sua
stanza.
“Aspetta,
Malfoy!” gridò la ragazza. “Fermati, per
piacere.”
Per qualche inspiegabile motivo,
Draco obbedì. Forse perché
nel profondo, era curioso di scoprire come sarebbe finito questo sogno.
Si
voltò e la guardò.
Lo guardava da divano con occhi
grandi e concitati, e
all’improvviso non sembrava più perplessa come
prima. Infatti, sembrava che
avesse avuto qualche specie di rivelazione, e la voleva condividere con
lui.
“So che ti
sembrerà strano, ma penso di aver capito.” Non lo
guardava mentre parlava. Piuttosto, sembrava che non stesse neanche
parlando
con lui, ma con se stessa. Alla fine, però, tornò
a guardarlo e disse, “Magari
sarebbe meglio se ti sedessi.”
“Non mi dispiace stare in
piedi,” disse Draco. “Per favore,
potresti sbrigarti?”
Lei si alzò dal divano e
prese a camminare avanti e indietro
di fronte a lui. “È davvero assurdo. Voglio dire,
sicuramente non mi crederai.
E capirò perfettamente se sarà così.
Sembra un po’ surreale -”
“Sputa
il rospo,
Granger. Mi piacerebbe svegliarmi prima che finisca il
weekend.”
Hermione smise di camminare per
guardarlo. “Okay, prima di
tutto, so che pensi che tutto questo sia una specie di sogno, ma posso
assicurarti che non lo
è.”
Draco ridusse gli occhi a due
fessure. “Fidati di me, lo so
quando ti sto sognando. Vedi, questo deve
essere un sogno, perché se così non fosse, allora
è la mia testa che mi fa
qualche scherzetto. Perché sai, tu sei morta,
Granger. O, almeno, lo sarai fra qualche secondo. Succede
sempre.”
Hermione lo guardò con la
coda dell’occhio, come se cercasse
di capire di cosa stesse parlando. Scrollando
leggermente le spalle, continuò.
“Ascolta.. chiunque tu pensi che io
sia.. non sono lei.”
“Okay..” disse
Draco, incrociando le braccia e sorridendo.
“Allora chi sei?”
“Sono Hermione
Granger.”
“Bene, allora sei
chi penso io.”
“Ma -”
“Devo ammettere che questo
è il sogno più noioso che abbia
fatto da tanto tempo -”
“Questo non
è un
sogno!” strillò Hermione. La sua voce ad un tratto
era così acuta che colse
Draco impreparato. “Ti sembra davvero un sogno? Onestamente?
Perché a me sembra
reale.”
“Perfetto,” disse
Draco, facendo qualche passo indietro per
allontanarsi dalla ragazza di fronte a lui. “Ne ho abbastanza
di questo sogno.
Non prendertela, ma la tua piacevole sorpresa faceva
schifo.” E con ciò, si voltò
e tornò nella sua stanza,
ignorando Hermione che lo richiamava. Entrò nella stanza e
sbatté la porta alle
sue spalle. Era di certo il sogno peggiore che faceva su Hermione,
peggio di
quelli in cui alla fine lei moriva in modi orribili.
Lentamente, tornò nel
letto. Sembrava strano.. andare a
letto per svegliarsi dal sogno,
piuttosto che addormentarsi per
sognare. Ma poiché non era riuscito a svegliarsi in nessun
altro modo,pensò che
forse l’unico modo sarebbe stato andare a dormire nel sogno. Perciò chiuse gli
occhi nel momento stesso in cui poggiò
la testa sul cuscino e si concentrò per
“addormentarsi” il più velocemente
possibile. Voleva che l’incubo finisse.
Prima di perdersi nel sonno, Draco si
aspettava quasi di
vedere Hermione accanto a sé ancora una volta. Ma non
accadde. Ed era molto
grato per ciò.
15
novembre
Era come se la notte precedente non
fosse mai esistita.
La mattina dopo che Draco aveva
salvato Hermione dai suoi
due migliori amici si presentò come ogni altro mattino
– Draco si alzò, si
trascinò in bagno per fare una doccia – solo per
capire che era occupato da
Hermione, e decise allora di raccogliere un libro scolastico e fingere
di
leggerlo. In quel modo, quando finalmente Hermione uscì dal
bagno, non gli
avrebbe parlato, per non interferire con qualcosa di così
importante come lo
studio.
Non che la stesse evitando. No
– sarebbe stato difficile,
visto che vivevano insieme. Eppure, non era dell’umore per
parlarle quel
mattino, per paura che potesse ricominciare a ringraziarlo per averla
salvata,
e ringraziarlo per essere stato.. gentile
con lei. Draco fece una smorfia a quel ricordo. Sentiva che si sarebbe
pentito
per tutto quello che aveva fatto e detto la notte precedente.
Nel momento in cui si sedette per
leggere, Hermione uscì dal
bagno, i capelli ancora umidi per via della doccia. Quando
entrò nella sala
comune, l’aria si riempì di un odore di fragole e
vaniglia – senza dubbio dello
shampoo e del sapone che aveva usato. Draco inspirò
profondamente, assaporando
il profumo.. finché non si ricordò che il profumo
che aveva giudicato così
buono era il profumo della Granger, e allora decise di respirare con la
bocca finché
il profumo non fosse sparito.
“Buongiorno,”
disse lei vivacemente.
Draco soppresse un grugnito. Perfetto
– pensava che adesso
fossero amici. “’Giorno,”
borbottò come risposta senza molto entusiasmo,
facendo in modo tale da non alzare lo sguardo dal libro.
Si aspettava che lei cominciasse
qualche conversazione
amichevole – che sarebbe durata fino al momento in cui
sarebbero usciti per
andare a lezione – ma, tutto quello che disse, fu,
“Il bagno è tutto tuo. A
dopo.” E uscì.
Draco chiuse il libro e
osservò il punto in cui fino a poco
prima si trovava lei. Strano. Non era da lei non cercare di cominciare
una
conversazione con lui. Anche nei giorni in cui non andavano
d’accordo, cercava
sempre di parlargli. Pensava che oggi più che mai lei
avrebbe tentato la sua
quotidiana routine da compagni con
lui. Ma forse, immaginò, lei si sentiva a disagio quanto lui per la notte precedente. Stringendosi
nelle spalle, decise che
non gli importava sul serio perché quel mattino fosse
così asociale.
Dopo una lunga doccia, Draco
andò a colazione. Non che non
vedesse l’ora di andarci – per lo più
perché non voleva incontrare Pansy. A
proposito di sentirsi a disagio. L’aveva sbattuta fuori la
sera prima, proprio
nel mezzo di una pomiciata. E si domandò se magari lei
avesse qualche sospetto
sul motivo per cui
l’aveva sbattuta
fuori. Conoscendo Pansy, probabilmente pensava che avesse qualcosa a
che fare
con la Granger. Poteva essere una fidanzata alquanto paranoica se
voleva.
Cercando di arrivare a colazione il
più tardi possibile,
Draco prese la strada più lunga verso la Sala Grande
– che includeva passare
davanti ai dormitori dei Serpeverde. Ad ogni modo, nel profondo sapeva
che
questo piccolo tour aveva poco a che fare con l’arrivare
tardi a colazione, ma
più con la speranza di trovare Tiger e Goyle da soli. Era il
suo giorno
fortunato.
I due stavano appunto uscendo dal
dormitorio attraverso il
buco del ritratto quando Draco arrivò. In un primo momento,
furono troppo
occupati a spingersi e a ridere per notarlo. Ma quando lo videro, le
loro
risate si bloccarono.
“Qualcuno vi ha mai detto
che siete due maledetti coglioni?”
fu il saluto di Draco.
Tiger e Goyle si fermarono
esattamente davanti a Draco con
uno sguardo colpevole.
“Che diavolo stavate
facendo la notte scorsa?”
Tiger strinse le spalle.
“Ci stavamo solo divertendo un
po’.”
Draco sbuffò.
“Divertendo? Vi rendete conto di quanto poteva
costarvi il vostro divertimento? Se
non vi avessi trovati io, ma qualcun altro, sareste stati espulsi da Hogwarts. Entrambi. E se le
l’aveste ferita, la vostra
punizione sarebbe stata anche peggiore. Ma che cazzo avete in
testa?”
“Ascolta,” disse
Goyle, “ci dispiace, okay? Non avevamo
pianificato di attaccarla, lo sai vero? Stavamo solo facendo un giro,
per i
fatti nostri, ed apparsa dal nulla, sola e vulnerabile. Saremmo stati
dei matti
a rifiutare un’occasione del genere.”
Draco digrignò i denti a
quel commento. Sentiva l’improvviso
bisogno di strozzare i suoi amici, ma riuscì a mantenersi
calmo. Non sarebbe
stato prudente attaccare i suoi migliori amici pubblicamente. Non
voleva
perdere la spilla di Caposcuola per un imbecille con Goyle.
“Sì, bene, se
dovesse ripresentarsi l’occasione, fareste
meglio a non coglierla. Mi avete capito?” Draco si
avvicinò a Goyle lo guardò
dall’altro al basso. Accanto
a dei
ragazzi robusti come Tiger e Goyle, Draco appariva un po’
ossuto. Ma entrambi i
ragazzoni sapevano che Draco era molto più forte di quello
che sembrava. “Se
anche solo guardate la Granger nel
modo sbagliato un’altra volta, vi assicuro che ve ne
farò pentire amaramente
per tutta la vita.”
Goyle si accigliò e
annuì. Fece un passo indietro. “Non so
cosa ti sta succedendo, Draco,” disse tristemente.
Prima che Draco potesse rispondere,
Goyle diede una gomitata
a Tiger e i due lo superarono velocemente. Mentre si voltava per
guardarli
andar via, Draco vide Pansy, non molto lontana da lui. Fece un segno
col capo a
Tiger e Goyle mentre le passavano accanto, e poi guardò
Draco con espressione
afflitta.
“Ho dimenticato un
libro,” disse con calma mentre si
avvicinava a lui. Sembrava come se stesse per continuare a camminare
anche una
volta che lo ebbe raggiunto, ma poi si fermò non appena fu
alle sue spalle.
Senza guardarlo, aggiunse, “Farò finta che hai
appena minacciato Goyle solo
perché sei preoccupato che possa essere espulso.”
Draco si voltò per
guardarla. Si aspettava uno sguardo
furioso, ma fu sorpreso nel costatare, invece, che sembrava piuttosto..
triste. Cazzo. Lei sapeva. Aveva
sentito
tutta la conversazione, e in qualche modo, lei sapeva.
“Pansy,”
mormorò. Le si avvicinò e le posò
gentilmente una
mano sulla spalla, facendola girare perché lo guardasse.
Aveva gli occhi lucidi. “La
ami?” sussurrò con voce
instabile.
La schiettezza di quella domanda lo
colse di sorpresa. Non
c’erano giri di parole quando si trattava di Pansy. Era una
ragazza piuttosto
diretta.
Draco esitò un
po’. Aprì la bocca per parlare, ma non
uscì
alcun suono. La risposta sarebbe dovuta essere semplice, e non avrebbe
dovuto
avere problemi nel dire un semplice no.
Ma all’improvviso si rese conto di non essere in grado di
fornire alcuna
risposta. Perciò, si sporse in avanti e posò
delicatamente le labbra sulle sue.
“Tu sei la mia ragazza,
Pansy.”
Non era una vera e propria risposta,
lo sapeva, eppure
sembrò soddisfarla. Sorrise mentre si allontanava da lui.
Senza dirgli un’altra
parola, mormorò la parola d’ordine e
sparì dietro la porta.
Draco sospirò. Era questo
il risveglio che gli serviva. Era stato
così impegnato a fare la guardia personale della Granger che
non si era mai
fermato a pensare come dovesse apparire questo agli occhi degli altri.
Non poteva
permettersi che qualcuno sospettasse che provasse
qualcosa per la mezzosangue. Non solo non avrebbe fatto bene
alla sua
reputazione, ma tremava al pensiero di come i suoi compagni di
Serpeverde
avrebbero preso la notizia – anche se si trattava di una
notizia imprecisa – e di
cosa gli avrebbero
fatto. E cosa avrebbero fatto a lei.
Quando finalmente arrivò
nella Sala Grande, Draco sedette
accanto a Pansy, allungandosi di tanto in tanto per sussurrarle
qualcosa di
dolce all’orecchio, a cui lei rispondeva con una risatina.
Parlò con Tiger e
Goyle come se non li avesse mai minacciati – e visto che
erano due idioti, si
comportarono anche loro come se niente fosse successo. Ogni tanto,
Draco
lanciava un’occhiata verso il tavolo di Grifondoro, dove
Hermione sedeva
completamente ignara di lui. A volte, sembrava persa nei suoi pensieri;
altre,
accennava un sorriso a qualcosa che le era stato detto.
Ma una volta, mentre la osservava,
l’aveva trovata a
guardare Harry con un gran sorriso sul volto. A dire il vero, non stava
solo
sorridendo – era raggiante.
Harry non
sembrava accorgersene però, perché
continuò a parlare con Ron, probabilmente di
Quidditch, e ignorò completamente il fatto che la ragazza
che gli sedeva di
fronte fosse innamorata persa di lui.
Quanto
può essere
stupido quel ragazzo?, si domandò Draco. Fece un
sorrisetto. Ovviamente,
Hermione non avrebbe seguito il suo consiglio sul dimenticare Harry
Potter.
Mentre realizzava questo fatto, Draco tentò di assicurarsi
che non gli
importava. Ma gli importava, invece.
Gli importava che lei stesse sprecando il tempo ad amare qualcuno che
non la
amava, invece che aprire gli occhi e vedere chi stava proprio davanti a
lei.
E all’improvviso seppe che
se fosse stato in grado di
rispondere alla domanda che gli aveva posto Pansy poco prima, la sua
risposta
sarebbe stata quasi sicuramente sì.
Draco si svegliò, solo. Non appena gli
occhi si aprirono, si guardò intorno
nella stanza, assicurandosi che nessuno fosse entrato durante la notte
per
guardarlo dormire. Si tirò un pizzicotto per essere sicuro
di essere sveglio,
questa volta. Fin qui, tutto bene.
Sbadigliò scendendo dal letto. Si
sentiva sorprendentemente riposato,
nonostante il sonno tormentato che aveva avuto, grazie ai sogni
pazzeschi.
Voleva solo dimenticare – del sogno, di lei.
Diamine, voleva solo dimenticare tutto
quello che era successo negli ultimi mesi. Per come erano diventati
noiosi i
suoi sogni, capì che era arrivato il momento di andare
avanti. Era un bel po’
che voleva andare avanti, ma non
aveva mai abbastanza ambizione per farlo. Ma non ne poteva
più di quei sogni.
Dovevano finire adesso – per la sua sanità
mentale. Perciò pianificò di fare
tutto ciò che era in suo potere per togliersi Hermione dalla
testa.
A cominciare da ora. Mentre andava in bagno, decise
cosa avrebbe fatto quel
giorno. Era sabato, quindi non doveva preoccuparsi delle lezioni.
Magari
sarebbe andato a Hogsmeade con Blaise, Tiger e Goyle. Magari avrebbe
potuto far
vedere loro che era ancora lo stesso vecchio Draco che conoscevano e
veneravano. Mentre si faceva la doccia, pensò a come avrebbe
potuto sistemare
le cose con Pansy dopo che era stato un tale cretino con lei. Era certo
che non
sarebbe stato troppo difficile. Per chissà quale motivo,
Pansy era molto
indulgente quando si trattava di Draco. Forse perché lo
amava. O forse perché
amava l’idea di amarlo.
In entrambi i
casi, probabilmente avrebbe accettato qualsiasi scusa proveniente da
lui,
quindi non era troppo preoccupato.
Mentre andava verso la sala comune,
pensò che forse più tardi, dopo essere
stato in giro con i suoi amici per il resto della giornata, avrebbe
dato uno
sguardo ai compiti che evitava da un po’. Pensò a
chi avrebbe scelto Silente
come prossima Caposcuola e sperò per lo meno che non fosse
Grifondoro. Pensò
che –
“Buongiorno.”
Sorpreso dalla voce che arrivava
dall’altro lato della stanza, Draco saltò
un po’, e imprecò sottovoce. Si voltò e
si trovò ancora una volta a faccia a
faccia con Hermione Granger. Il respiro gli rimase bloccato in gola.
“Pensi ancora che sia un sogno?”
Draco gelò. All’improvviso,
scoprì, non era in grado di parlare.
“È strano,” disse
lei dolcemente, camminando per la stanza, toccando
qualsiasi cosa le capitasse sotto mano – il divano, le sedie,
il tavolo. “La
maggior parte di questo è uguale, lo sai? È quasi
come un’immagine allo
specchio.”
“C-chi sei?” domandò
Draco. Cominciava a sentire una sensazione di dejà vu.
Guardandola meglio, la ragazza assomigliava molto
ad Hermione, ma alla luce
del giorno Draco notò che c’erano alcune
differenze – a cominciare dal fatto
che i suoi capelli erano lisci e morbidi, invece che un ammasso di
ricci crespi.
Il suo abbigliamento, nonostante fosse simile alla divisa scolastica di
Hogwarts, era decisamente meno.. modesto, con quella gonna che le
arrivava solo
a metà coscia e non al ginocchio, e la camicia bianca con il
colletto e i primi
bottoni sbottonati. E il trucco – questa ragazza era truccata
– una cosa che
Hermione faceva solo quando partecipava ad eventi speciali come il
Ballo del
Ceppo. Sembrava una ragazza che si sarebbe trovata facilmente in
sintonia con
la cricca di Pansy. Ma i suoi occhi – i suoi occhi grandi,
castani,
scintillanti – quelli erano gli occhi di Hermione. Draco li
avrebbe
riconosciuti ovunque.
“Ti ho già detto chi
sono,” rispose con semplicità. “Sono
Hermione
Granger.”
“No,” ribatté Draco,
scuotendo la testa. “Non sei Hermione Granger. Non
puoi.”
La ragazza sospirò. “Vuoi
sederti adesso,
magari?”
Sì, voleva
sedersi, perché d’un
tratto si sentiva molto debole. Perché odiava ammetterlo, ma
questa volta non
sembrava affatto un sogno. Ma come poteva
non essere un sogno?
Sedendosi lentamente, disse, “Che diavolo
succede?”
La ragazza – Hermione –
cominciò a camminare lungo la stanza, proprio come
aveva fatto quella notte. “So che sembrerà sciocco
e inverosimile, e
probabilmente non crederai ad una parola di tutto ciò, ma ho
avuto tutta la notte,
mentre dormivi, per pensare a come te spiegartelo, quindi..”
“Okay,” la interruppe Draco,
“allora spiegamelo.”
Prese un respiro profondo e cominciò la
sua storia...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Doppelganger ***
Doppelganger (Doppione)
“Che
diavolo succede?”
La ragazza cominciò a camminare lungo la
stanza, proprio come aveva fatto
quella notte. “So che sembrerà sciocco e
inverosimile, e probabilmente non
crederai ad una parola di tutto ciò, ma ho avuto tutta la
notte, mentre
dormivi, per pensare a come te spiegartelo, quindi..”
Prese un respiro profondo e cominciò la
sua storia.
“Sono Hermione Granger,” disse
lentamente. “Solo.. non sono la Hermione
Granger che pensi tu. Ha senso tutto questo?”
Draco la fissò senza espressione.
“Ovviamente non ha alcun
senso,” borbottò lei. “Oh diamine, come
faccio a
spiegartelo? Io non.. non vengo da questo mondo.”
“Non vieni da
questo mondo?”
ripeté Draco incredulo. Scosse la testa. “Hai
ragione, non ti credo. Perciò
dimmi chi sei davvero, e che tipo
di
incantesimo stai usando per farti.. apparire in questo
modo.”
“No, ascolta!”
esclamò lei. La sua camminata divenne prima più
veloce, poi
infine si fermò e si sedette su una sedia.
“C’è stato un incantesimo,
ma non quel tipo di incantesimi a cui stai pensando
tu. Ascolta, lo so che sembra assurdo e anche.. impossibile
ai tuoi occhi – vedermi qui e tutto, ma.. davvero, non
sono di questo mondo. Ho fatto una specie di.. salto dimensionale,
potrei
dire.”
“Salto
dimensionale?” sbuffò Draco.
Si massaggiò le tempie, cercando di lenire il dolore
lancinante che
all’improvviso gli stava martellando la testa.
“Quindi vorresti dire che sei
Hermione Granger.. da un universo alternativo? È questo che
stai dicendo?”
“Sì!” disse Hermione
eccitata, alzandosi di scatto, quasi come stesse
saltando. “È esattamente quello che sto dicendo!
Allora hai capito!
“Oh, capisco perfettamente,”
mormorò Draco. Cominciò a ridacchiare.
“Capisco che sto diventando matto. Voglio dire, sognarti era
già abbastanza
brutto, ma almeno avevo una scusa per vederti. Almeno allora potevo
dire che
non avevo alcun controllo sul fatto che tu mi apparissi o no in sogno.
Ma adesso sono riuscito ad
architettare una
maledettissima e ridicola versione di te alternativa, nella mia testa,
e ti
vedo anche quando sono sveglio? Sì, capisco perfettamente
– che ho bisogno di
aiuto.”
Il sorriso di Hermione svanì
velocemente. “Non mi credi. Non posso
biasimarti, non di certo, ma perché sei così
dannatamente impegnato a
convincerti che sono solo un’invenzione della tua
mente?”
Draco seppellì il volto fra le mani.
Pensava che forse chiudendo gli occhi
e concentrandosi abbastanza a lungo, quando li avrebbe riaperti, lei
non ci
sarebbe stata più. Ma quando li riaprì, lei era
ancora lì – l’impostora.
Infatti, era in ginocchio esattamente dinanzi a lui, e lo guardava con
i
caratteristici occhi grandi e castani di Hermione.
Allungandosi, gli poggiò una mano sul
braccio. “Le invenzioni della tua
mente possono toccarti, e tu riesci a sentire qualcosa quando lo
fanno?”
domandò dolcemente.
Mentre la guardava diritto negli occhi, Draco
avvertì un’improvvisa ondata
di emozioni – confusione, tristezza, agitazione. Nessun sogno
gli era mai
sembrato così reale, e nessuna allucinazione avrebbe potuto
essere così
precisa. La ragazza inginocchiata davanti a lui era reale
– la poteva vedere, toccare e sentirne il profumo –
profumava
di vaniglia e fragole. Il respiro gli rimase bloccato in gola.
“Come è possibile una
cosa del genere?”
Lentamente, il sorriso tornò sul volto
di Hermione. Si sedette sul bordo
del tavolo davanti a lui e abbassò lo sguardo sulle sue
mani. “Onestamente? Non
lo so neanche io. È un po’ strano anche per me,
sai? Voglio dire, sapevo cosa
stavo facendo con quell’incantesimo, ma.. non mi aspettavo questo.” Indicò il
resto della stanza con le mani.
Draco si sistemò meglio sul divano.
Scosse leggermente la testa,
chiedendosi perché la stesse assecondando. Ma
all’improvviso, voleva sapere
tutto. Perciò chiese, “Cosa vuol dire che non ti
aspettavi questo?”
Hermione strinse le spalle. “Beh, fino ad
ora, questo mondo sembra
praticamente identico al mio. Certo, parlo per quanto riguarda te e
questa
stanza – siete entrambi identici nel mio mondo. Eppure.. non
mi aspettavo di arrivare
in un mondo così simile al mio. E in un primo momento,
pensavo di non essere
arrivata proprio da nessuna parte. Quando sono arrivata, pensavo di
essere
ancora nel mio mondo, e che l’incantesimo non avesse
funzionato. Probabilmente
è per questo che devo esserti sembrata così
strana la notte scorsa.”
Draco ridusse gli occhi a due fessure.
“Se quello che mi dici è vero..
perché sei qui?”
Hermione sospirò. Si alzò e
ricominciò a camminare lungo la stanza,
lentamente questa volta. “Non potevo restare nel mio
mondo.”
“Perché no?”
“È una lunga
storia,” rispose.
“E io ho tutto il giorno per
sentirla,” disse Draco.
Hermione esitò per un attimo, poi disse,
“O lasciavo il mio mondo, o sarei
morta. Ho scelto la prima opzione.”
“Mi sembra una storia abbastanza breve.”
“Sì, beh.. è
l’unica cosa che posso dirti, ora come ora. Prometto che ti
racconterò
il resto dopo.”
“Ci puoi giurare,”
ribatté Draco. “Lo racconterai a me e
a Silente.”
Gli occhi di Hermione si spalancarono.
“Silente,” disse piacevolmente.
“Spero proprio che sia lo stesso Silente del mio
mondo.”
“Vecchio? Saccente? Invadente?
Ispido?”
Hermione sorrise. “Saggio. Premuroso.
Calmo. Amichevole.”
Draco sogghignò. “Sembra lo
stesso. Possiamo andare a trovarlo ora, se vuoi...”
“No, non ancora,” disse
Hermione, scuotendo la testa. “Non sono ancora
pronta. Ho solo bisogno di un po’ di tempo per adattarmi.
Devo schiarirmi le
idee. Viaggiare da una dimensione ad un’altra è
faticoso, sai?” Gli sorrise
debolmente.
No, non lo sapeva. Non sapeva come fosse viaggiare
verso un altro universo.
Fino a qualche minuto fa, non era neanche certo che fare salti
dimensionali fosse possibile. Eppure, la ragazza davanti a
lui era chiaramente riuscita a farlo. Per quanto non volesse crederle,
sapeva
di non avere altra scelta. Poteva crederle che venisse da un altro
universo, o
credere che stesse diventando completamente pazzo. E preferiva di gran
lunga la
prima.
“Allora.. dov’è la
sua stanza da letto?” chiese Hermione.
“Nello stesso posto in cui si trova nel tuo
mondo, immagino,” rispose Draco. Quando Hermione si
guardò interno, Draco
aggiunse, “Laggiù,” e le
indicò la porta.
“Grazie,” disse. “Se
non ti dispiace, penso che andrò -”
Fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta.
“Cazzo,” grugnì
Draco. Alzandosi, disse, “Va nella stanza da letto e
restaci. Non uscire
finché non te lo
dico io, va bene?”
Hermione annuì. Corse nella stanza e
sparì dietro la porta. Una volta
nascosta, Draco si avvicinò al buco del ritratto. Si
domandò chi poteva fargli
visita così presto, di sabato mattina. Pensò che
non poteva trattarsi di Pansy
– le piaceva dormire fino a tardi nel fine settimana. Era
più probabile che
fosse Silente, venuto di nuovo a fargli la predica. Nel suo intimo,
Draco quasi
sperava che fosse Silente. Il
vecchio
l’avrebbe potuto sicuramente aiutare con il suo piccolo
problema della Hermione
dell’altro universo.
Draco aprì il buco del ritratto, la
dall’altra parte non c’era la persona
che aveva sperato di trovare. A dire il vero, c’erano le due persone con le quali avrebbe voluto
avere meno a che fare al
momento. Ronald
Weasley.. e Harry Potter.
Dannazione.
13 Dicembre
Quando comprese che poteva provare qualcosa di
più dei sentimenti di
ostilità verso Hermione, Draco fece in modo che questi
sentimenti andassero
via. Quindi la prima cosa che fece fu cercare di passare più
tempo possibile
con Pansy. La seconda cosa fu passare meno
tempo possibile con Hermione.
Evitava
di stare nella stessa stanza dove si trovava lei quando erano nel
dormitorio
insieme – per esempio, ogni mattina ascoltava attentamente
dalla porta della
sua stanza finché non sentiva chiudersi il buco del
ritratto. A quel punto
poteva uscire senza problemi. Certo,
doveva darsi una mossa per prepararsi per le lezioni, ma ne valeva la
pena.
Ad ogni modo, un luogo dove Draco non poteva
evitare Hermione era a lezione
– in particolare, quel giorno, a lezione di Trasfigurazione.
Stava per i fatti suoi, senza prestare troppa
attenzione a quello che la
professoressa McGranitt stava dicendo alla classe, quando
all’improvviso ebbe
la brillante idea di invitare Pansy al Ballo del Ceppo. Non aveva dubbi
sul
fatto che le non aspettasse altro che un suo invito, ma Draco aveva
continuato
a rimandare per motivi sconosciuti. Ma ora, non
c’è tempo come il presente,
perciò le preparò un bigliettino con scritto, Verrai con me al Ballo del Ceppo?, e lo
fece volare fino al suo
banco mentre la professoressa McGranitt voltava le spalle alla classe.
Pochi secondi dopo, udì uno strillo
provenire dal fondo della classe. Draco
si voltò e vide Pansy sorridere da un orecchio
all’altro. Quando i loro occhi
si incontrarono, lei si limitò ad annuire con enfasi.
La professoressa McGranitt smise di parlare e si
voltò. “Signorina
Parkinson,” disse a bassa voce,
“c’è qualche problema?”
Il sorriso di Pansy diminuì appena
mentre scuoteva la testa e diceva, “No,
professoressa. Pensavo.. pensavo di aver visto un ragno, ecco
tutto.”
Draco sogghignò, mentre la McGranitt
sembrò accettare la risposta di Pansy
e continuò con la sua lezione. Fece l’occhiolino a
Pansy e tornò a guardare
davanti a sé. Nel farlo, il suo sguardo incontrò
quello di Hermione e il suo
ghigno svanì immediatamente.
Gli lanciò un’occhiata
curiosa, arricchita da un leggero cipiglio. Draco si
strinse nelle spalle come per dire che non aveva idea di cosa fosse
successo a
Pansy, e lei tornò a rivolgere la sua attenzione alla
McGranitt. Ma lo sguardo
di Draco indugiò su Hermione per un attimo, come se le
chiedesse
silenziosamente di ricambiare il suo sguardo. Per quale preciso motivo,
non
avrebbe saputo dirlo.
Lei non si voltò neanche una volta,
però. Parecchi minuti dopo, al suono
della campanella, si alzò e cominciò a sistemare
i libri nella borda. Draco
stava facendo lo stesso, e quando udì Pansy chiamare il suo
nome dal fondo
dell’aula, fece finta di non averla sentita.
“La lezione è
finita,” disse la McGranitt, anche se la metà
degli studenti
era già fuori dall’aula. “Signorina
Granger, signor Malfoy,” aggiunse, “posso
scambiare due parole con voi?”
Finalmente, Hermione guardò Draco. Aveva
un’espressione perplessa, e ancora
una volta Draco si strinse nelle spalle. Entrambi lasciarono le borse
sui
banchi e seguirono la McGranitt verso la cattedra, dove si sedette.
“Come penso voi già
sappiate,” disse, guardandoli da sopra gli occhiali,
“si avvicina il Ballo del Ceppo.” Vedendo che Draco
ed Hermione annuivano,
continuò. “Perfetto, volevo solo comunicarvi la
bella notizia che ci si aspetta
che voi due.. balliate
insieme.”
“Cosa?”
esplose Hermione. Draco
fece una smorfia sentendo il tono di disgusto della sua voce.
Aprì la bocca per
aggiungere le sue lamentele, ma la McGranitt continuò.
“È usanza che il Caposcuola e
la Caposcuola diano via al Ballo con un ballo
insieme. Non preoccupatevi; si tratta solo di un ballo. Non ci
aspettiamo che
siate l’uno il compagno dell’altra. Pensavo solo di
avvisarvi per farvi
preparare. Posso presumere che sappiate entrambi come
si balla?”
Hermione scosse la testa. “Ma
professoressa.. non posso.. voglio dire.. non
pensavo neanche di andare al Ballo
del Ceppo.”
Le sopracciglia di Draco si alzarono. Non sapeva di
questo fatto, e
francamente era parecchio sorpreso nel sentirlo. La Granger non sarebbe
andata
al Ballo del Ceppo?
“Signorina Granger, temo che sia una
tradizione della scuola, deve
andare -”
“Con tutto il dovuto rispetto,
professoressa, non voglio proprio andare, e
non ho intenzione di farlo. Grazie mille.”
Toccava alla McGranitt rimanere sorpresa, questa
volta. “Signorina Granger,
non le stavo chiedendo se sarebbe andata al Ballo del Ceppo. Le stavo comunicando che ci andrà. Fine
della
storia.”
“Ma -”
“Non voglio ascoltare niente in
riguardo,” disse la McGranitt, agitando le
mani con noncuranza. “Dovrà almeno presentarsi per
ballare con il Caposcuola.
Dopo di che, non m’interessa cosa farà. Resti,
vada via – sta a lei. Ora se
volete scusarmi, ho del lavoro da fare.”
Hermione aprì la bocca per ribattere
ancora, ma la richiuse velocemente.
Doveva aver capito che discutere sarebbe stato inutile.
Perciò, ritornò a passo
svelto verso il suo banco, raccolse la borsa e si diresse verso la
porta della
classe. Velocemente, Draco seguì i suoi passi e la raggiunse
appena fuori
dall’aula.
“Immagino che tu non abbia un
accompagnatore per il Ballo del Ceppo, “
disse, camminando affianco a lei.
Hermione lo guardò e aumentò
leggermente il passo. “Togliti di mezzo,
Malfoy. Non sono dell’umore adatto.”
“Ehi,” ribatté Draco
sulla difensiva, “non stavo cercando di insultarti.
Stavo facendo un’educata supposizione. E penso fosse corretta.”
“Bene, congratulazioni. Hai supposto
correttamente. Adesso, togliti di mezzo.
Per cortesia.”
“Granger, non c’è
niente di cui essere imbarazzata,” disse Draco, cercando
disperatamente di ignorare quanto fosse sollevato
nell’apprendere che non aveva
un accompagnatore. “E poi, il Ballo del Ceppo non
è stanotte, lo sai. C’è
ancora abbastanza tempo perché qualcuno ti inviti.”
Hermione gli scoccò
un’occhiataccia. “Oh, giusto,”
ribatté sarcastica. “C’è
ancora abbastanza tempo perché qualche – che
termine hai usato tu? – povero
sfortunato mi inviti? Che
previsione.” Roteò gli occhi. Draco
ghignò.
“Adesso tocca a me
fare una
supposizione educata,” continuò Hermione,
visibilmente ansiosa di cambiare
argomento. “Hai invitato Pansy al Ballo.”
“Wow, tu ed io dobbiamo essere i due
migliori veggenti, in questa scuola,”
rispose Draco.
“Mm.” Hermione sorrise.
“E lasciamene fare un’altra,
glielo hai chiesto oggi, durante Trasfigurazione, con un
bigliettino. Ho ragione?”
Draco sogghignò. “Si che ce
l’hai, Granger. E dimmi, come l’hai
capito?”
“Sembrava decisamente
troppo
contenta per essere qualcuno che pensava di aver appena visto un
ragno.”
Hermione fece un sorrisetto. “Quella ragazza si eccita
facilmente, eh?”
Draco rise. “Sì, saresti
sorpresa di che genere di cose fanno strillare
Pansy.”
La faccia di Hermione prese un leggero colorito
rosato e d’un tratto sembrò
molto a disagio.
“Hm.. suonava strano, non è
vero?” disse Draco con un sorriso.
“Abbastanza, Malfoy,” disse
Hermione, abbozzando un sorriso. Si schiarì la
gola. “Bene, ad ogni modo. Ho detto a Ginny e Luna che ci
saremmo viste prima
di pranzo, quindi.. ci vediamo dopo?”
“Sì, a dopo.”
Hermione annuì e si voltò per
andarsene, ma Draco la fermò. “Aspetta,
Granger -”
“Sì?” Si
voltò per guardarlo.
Draco tacque un attimo, poi disse, “Tu ed
io, stasera, sala comune, lezioni
di danza.”
Hermione sorrise. “Va bene. Come
vuoi.” Dopo un breve cenno, continuo per la
sua strada.
Draco si schiaffeggiò mentalmente.
Ottimo.. tutta quella fatica per cercare
di prendere le distanze da Hermione...
Più tardi, quella sera, Draco
tornò nella sala comune dopo cena e vi trovò
Hermione già lì, il naso sepolto in un libro come
al solito. Probabilmente non vedeva
l’ora di fare
pratica a ballare, pensò Draco accennando un
sorrisetto.
Poiché Hermione continuava a non
accorgersi della sua presenza, si
avvicinò al posto dove era seduta, si
schiarì la gola e le tese una mano.
“Posso intromettermi?”
Hermione alzò lo sguardo verso di lui,
divertita. “Non penso proprio. Il
mio libro diventa facilmente geloso.”
“Puoi dire al tuo libro che non ho
intenzione di rapirti. Voglio solo un
ballo.”
Hermione alzò un sopracciglio.
“Oh.. parlavi seriamente delle lezioni di
ballo?”
Draco rise. “Certo che parlavo
seriamente, Granger. Non si scherza sul
ballo. Adesso alzati e facciamola finita. Sai
ballare, vero?”
“Ovvio che sì!”
disse Hermione, saltando su dal divano. “E scommetto che ne
so più di te.”
“Oh, lo pensi davvero?” chiese
Draco con un lieve tono di sfida nella voce.
Con un movimento della bacchetta, il tavolo e le sedie al centro della
stanza
si spostarono su un lato,
liberando il
pavimento. Poggiandole
gentilmente una
mano sul fianco, disse, “Okay allora. Fammi vedere cosa sai
fare.”
Per un breve secondo, Draco avrebbe giurato di aver
visto Hermione
arrossire ed esitare quando i loro occhi si erano incontrati, ma anche
se fosse
successo, lei aveva subito riacquistato la calma.
“Preparati per essere stupito,”
disse, poggiando disinvoltamente il braccio
sulla sua spalla, mentre con l’altra mano prendeva quella
libera di Draco.
Per un momento, entrambi abbassarono lo sguardo
sulle loro dita
intrecciate. Draco cominciò a sentirsi nervoso. Non
perché stesse per ballare
un lento con Hermione, ma perché capì che stava
toccando una mezzosangue, e non
ne era del tutto schifato. Respingendo velocemente quel pensiero,
disse, “Guido
io.”
Fece un piccolo passo avanti e Hermione lo
imitò facendo un passo indietro.
Fino a quel momento andava tutto bene. Cominciarono a muoversi
lentamente sul
pavimento della sala comune. Granger non aveva mentito –
sapeva davvero cosa
faceva. Questo fece immensamente piacere a Draco – era stato
davvero preoccupato
che avrebbe dovuto passare innumerevoli ore a insegnarle a ballare.
Sorrise
mentre le lasciava il fianco, faceva un passo indietro e, con la mano
sinistra,
la faceva girare su se stessa.
Hermione ridacchiò mentre Draco la
riprendeva per il fianco, avvicinandola
a lui. La risatina di Hermione si spense
quando lo guardò. La loro vicinanza improvvisa senza dubbio
li innervosiva
entrambi – specialmente Draco che aveva paura che se non
avesse detto qualcosa
subito, si sarebbe chinato verso di lei e l’avrebbe baciata.
“Pensavo avessi detto di saper ballare,
Granger,” disse con un sorriso. Ma
non c’era malizia nella sua voce. A dire il vero, infatti, la
sua voce era un
po’ troppo dolce per i suoi standard.
Hermione gli rivolse un sorriso sciocco,
mancò un passo, e gli pestò un
piede – con un po’ troppa forza perché
potesse sembrare un semplice incidente.
Draco fece una smorfia di dolore.
“Ops,” disse Hermione, con
finta innocenza. “Immagino di aver detto una
bugia.”
Draco non poté fare a meno di sorridere.
Per lo meno il dolore che gli
aveva causato Hermione pestandogli il piede riusciva a distrarlo dal
desiderio
di baciarla. “Forse il problema è che stiamo
ballando nell’assoluto silenzio.”
“Penso di poter rimediare,”
disse Hermione. Cominciò a canticchiare a bocca
chiusa, dolcemente.
Draco fu colto alla sprovvista dal suono della sua
voce. Non aveva mai
sentito la Granger cantare o anche solo canticchiare, prima. Ma ora che
l’aveva sentita, avrebbe
voluto che non
smettesse mai. “Che cosa stai canticchiando?”
chiese, appena
più forte di un bisbiglio.
“Cosa?” Hermione smise di
canticchiare e alzò lo sguardo verso di lui. “Oh,
è solo una canzone che mi cantava mia madre quando ero
piccola. Me la cantava
per farmi addormentare ogni sera, finché non sono venuta ad
Hogwarts.” Sorrise
malinconica. “Mi manca sentire la sua voce ogni sera, quando
vado a letto. Sono
proprio una bambina. Ma quella canzone mi piace così
tanto.”
“È bellissima,”
mormorò Draco, parlando più del suono della sua
voce, che
della canzone. A dire il vero, non gliene importava niente della
canzone. Lei
avrebbe fatto sembrare bellissima qualsiasi
cosa.
Hermione sbatté le palpebre e
mancò un altro passo – e poi un altro. Scosse
la testa e fece un sorriso timido. “Non sono molto
brava.”
“Stai andando bene,” la
rassicurò Draco. Strinse la presa sul suo fianco.
Fece un altro passo avanti, ma questa volta
Hermione non ne fece uno
indietro, e di conseguenza il piccolo spazio che si era creato fra i
loro corpi
sparì. Il contatto improvviso bloccò a Draco il
respiro in gola. Abbassò lo
sguardo verso Hermione, con lo stava guardando con quegli occhi grandi
e
un’espressione smarrita sul volto.
“Granger,” mormorò
Draco. Il bisogno
di baciarla che sentiva prima era improvvisamente tornato in tutta la
sua
potenza, e Draco capì che doveva farlo in quel momento. Nel
profondo della sua
mente, sapeva che l’idea era stupida, ma non era
più in grado di controllare le
sue azioni. Lasciando la mano di Hermione, posò gentilmente
la mano ormai
libera sotto il suo mento, alzandole leggermente il viso. Lentamente,
cominciò
ad avvicinarsi fino a che –
Un colpo alla porta li riportò alla
realtà, distogliendoli dallo stato di
trance in cui erano caduti. Si allontanarono immediatamente
l’uno dall’altra,
mettendo parecchio spazio fra loro. Si guardarono per un breve momento
con
espressioni shockate, finché Hermione infine chiuse gli
occhi e disse, “Harry.”
“Che cosa?”
L’ultimo nome che
Draco avrebbe voluto sentire in quel momento era Harry
Potter.
“Harry – gli ho detto di
passare stasera per andare avanti con il tema di
Difesa Contro le Arti Oscure.”
“Fantastico,” grugnì
Draco. Era incredibile come Potter potesse
incredibilmente rovinare l’atmosfera. “Bene,
immagino che ciò significhi che
devo andarmene.”
“No,” rispose Hermione
velocemente. “Non devi andartene, dobbiamo solo
studiare -”
“Le regole sono regole, Granger. Non sono
fatte per essere infrante.”
“Si invece, se sono io a dirti che puoi
infrangerle.”
“È gentile da parte tua,
Granger,” disse Draco, cercando di non sembrare
troppo sarcastico, “ma ho un appuntamento con Pansy stasera,
ad ogni modo.”
“Oh,” rispose Hermione.
Sembrava leggermente abbattuta.
“Già. Anzi, a dire il vero,
penso di essere già in ritardo, farei meglio ad
andare. Pansy diventa abbastanza irritabile quando non sono in
orario.”
Hermione annuì. “Okay allora,
divertiti.”
“Ci vediamo dopo,”
mormorò Draco. Non perse tempo, si girò e se ne
andò.
Il buco del ritratto si aprì e
rivelò Harry in piedi lì fuori, con i suoi
soliti capelli scompigliati e la sua stupida cicatrice a forma di
saetta, e i
libri in mano. Vederlo fece venire a Draco voglia di strangolarlo. O
almeno di
farlo tornare in senno a suon di schiaffi.
“Malfoy,” lo salutò
Harry con una smorfia.
“È tutta tua,
Potter,” disse Draco a denti stretti. Spinse da parte il
Ragazzo d’Oro e continuò a camminare, senza
voltarsi. Non era diretto in
nessuna direzione particolare; non aveva nessun appuntamento con Pansy.
Se
l’ospite di Hermione fosse stato qualsiasi altro dei suoi
amici – anche Weasley
– sarebbe potuto restare nei paraggi. Ma non poteva
sopportare di stare nella
stessa stanza in cui si trovavano quei due, e guardare Hermione
occhieggiare
verso Potter con quegli occhi da cerbiatta.
Draco Malfoy aveva sempre odiato Harry Potter, ma
in quel momento, lo
odiava ancora di più.
“Potter, Weasley.” Draco salutò i
due con la sua smorfia caratteristica.
“Malfoy.” Harry rispose a sua
volta con una smorfia.
“Cosa ci fate voi due qui?”
Harry roteò gli occhi.
“Volevamo passare per una tazza di the e fare un
po’
di conversazione. Perché pensi
che
siamo qui? Ci ha mandato Silente. E non fare finta di non avere idea di
cosa
sto parlando. Mi ha detto che ti aveva avvisato che saremmo
passati.”
“Sì, l’ha
fatto,” ribatté Draco, “ma non aveva
detto quando. E francamente
Potter, adesso non è un buon momento. Perciò, se
potessi gentilmente tornare
più tardi -”
“Stronzate,”
bofonchiò Harry. Passò
accanto a Draco, con Ron alle spalle. “Adesso è il
momento perfetto.”
Draco cominciò ad andare nel panico. Non
poteva permettere a Potter e
Weasley entrare e trovare Hermione lì – non
finché non avesse saputo lui stesso
cosa stava succedendo di preciso. Avrebbero dato di matto, e reagito in
modo
eccessivo e – chissà che altro avrebbero fatto.
“Potter,” disse Draco, seguendo
i due ragazzi nella sala comune. “Non puoi
semplicemente piombare qui. Questa è la mia
sala comune -”
“Sì, beh, era anche di Hermione,
e ci avrebbe fatto piombare ogni volta che volevamo,” disse
Harry, avviandosi
verso la stanza di Hermione.
“Beh, Hermione non è
più qui, o sbaglio?”
Le parole di Draco fermarono Harry. Nello stesso
momento in cui le aveva
pronunciate, Draco se ne era pentito – non voleva che
sembrassero così
insensibili. Ma a quanto pare, era così, e non fece che
infastidire sia Harry
che Ron.
“Sei un figlio di puttana,”
biascicò Ron, scuotendo la testa in
disapprovazione.
Harry, nel frattempo, si era voltato per guardarlo
in faccia. “No,” ribatté
gelido. “Non è più qui. Ora se vuoi
scusarci, andremo a raccogliere le sue
cose.”
“No,” protestò
Draco, mentre Harry afferrava il pomello della porta della
stanza di Hermione. Li seguì sulla porta e cercò
di bloccare l’entrata. “Non
puoi entrare. Non puoi -”
Ignorando le proteste di Draco, Harry lo
aggirò e girò il pomello. La porta
si aprì. Draco fece del suo meglio per bloccarli, ma Harry
riuscì a spingerlo
via. Fece un solo passo nella stanza prima di bloccarsi.
Hermione, che apparentemente si era nascosta fra i
vestiti nell’armadio, si
voltò quando udì le loro voci. Quando vide
Harry e Ron, il suo viso perse ogni colore, e lasciò andare
la camicia dietro
la quale cercava di nascondersi.
Ma la sua reazione non fu niente, in confronto a
quelle di Harry e Ron, i
quali avevano l’espressione di chi ha appena visto un
fantasma. Ron spalancò
gli occhi e la bocca. Harry, invece, rimase lì, fermo, con
un’espressione
shockata sul volto.
“Hermione,” sussurrò.
“Potter,” disse Draco
cautamente, “non è come pensi. Non è
-”
Harry lo guardò. “Che diavolo
hai combinato?” chiese con voce bassa e
minacciosa.
Draco sbatté gli occhi confuso.
“Che cosa?”
“Ho detto, che
diavolo hai combinato?”
La voce di Harry si faceva più alta ad ogni parola, e alla
fine si ritrovò a
gridare. “L’hai riportata indietro?
Brutto bastardo!”
Gli ci volle un po’ per capirlo, ma Draco
realizzò che Harry lo stava
accusando di aver riportato Hermione indietro, dalla morte.
Era un’accusa assurda e ridicola, e si meravigliava che
Harry stesso potesse anche solo pensare che a Draco importasse
abbastanza da cercare di resuscitare Hermione. Ma
immaginò che fosse lo shock a parlare per lui.
“Potter,” disse Draco
lentamente. “Ascoltami, okay? Ascoltami. Ti
spiegherò
tutto - ”
“Ron, va a chiamare Silente,”
ordinò Harry, mantenendo gli occhi su Draco.
Ron non si mosse, e non diede alcun segno di aver
almeno sentito che Harry
gli aveva parlato. Si limitò a restare lì, lo
sguardo fisso sulla ragazza che
assomigliava tantissimo alla sua ormai morta migliore amica.
“Ronald!” scattò
Harry.
Alla fine, Ron si riprese e disse, alquanto
intontito, “Sì. Silente. Va
bene.” Lentamente, uscì dalla stanza. Una volta
fuori, però, cominciò a
correre.
Harry finalmente distolse lo sguardo da Draco e lo
spostò su Hermione, che
si era appoggiata sul muro accanto all’armadio e cercava di
farsi più piccola
possibile. Draco si chiese perché all’improvviso
sembrava così terrorizzata.
“Hermione,” balbettò
Harry. Fece un passo per avvicinarsi, ma lei si
ritrasse, spingendosi contro il muro. Harry non sembrò
notarla, però. Draco
poteva vedere le lacrime che cominciavano ad appannare gli occhi del
ragazzo
mentre parlava. “Hermione, sei tornata. N-non posso crederci,
sei davvero qui.
Mi sei mancata così tanto,”
singhiozzò.
Draco avrebbe voluto dire subito la
verità ad Harry – che la ragazza di
fronte a lui non era davvero la sua migliore amica.. solo una sua copia
spiaccicata. Ma Harry sembrava essersi addirittura dimenticato che
Draco fosse
lì, nella stessa stanza. E non era neanche detto che gli
avrebbe creduto,
comunque.
Ma per la prima volta, Draco sentì che
poteva capire Harry Potter.
Condivideva il dolore e l’angoscia che vedeva nei suoi occhi,
e poteva
percepire la gioia genuina che provava nell’avere di nuovo la
sua migliore
amica. Per qualche motivo, Draco non poteva costringersi a portargli
via quella
gioia – non importava quanto lo odiasse.
Draco avrebbe lasciato che Harry si aggrappasse a
quella speranza per un
po’. Guardò Hermione, che gli rivolse uno sguardo
supplicante che diceva, non andartene.
Ma avrebbe lasciato a lei
quel compito. Lei avrebbe spiegato tutto ad Harry. Perciò le
restituì uno
sguardo che diceva, diglielo. Era
buffo che potessero già comunicare senza usare le parole.
Silenziosamente, Draco si voltò e
uscì dalla stanza. Una volta al sicuro
nella sua sala comune, fece un respiro profondo e chiuse gli occhi.
Appoggiandosi al muro, si lasciò scivolare lentamente
finché non si ritrovò
seduto sul pavimento. Mentre il doppione di Hermione stava, si spera,
spiegando
tutto nell’altra stanza, Draco sarebbe rimasto lì
seduto in silenzio,
aspettando l’arrivo di Silente.
Note della traduttrice: Lo so, appare tutto
estremamente confuso, in questi capitoli, ma nel prossimo, che non
contiene
flashback, sarà spiegato tutto! Non dovrei metterci molto a
terminare la
traduzione del prossimo, quindi spero di postarlo per la fine della
settimana.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Lucky ***
Lucky (Fortunata)
“Affascinante.”
Il vecchio si accarezzò la lunga barba
mentre fissava il volto familiare
della ragazza seduta di fronte a lui. I suoi occhi ammiccarono, e un
piccolo
sorriso si dipinse sulle sue labbra. Guardò prima Draco, poi
spostò lo sguardo
verso Harry e Ron e disse, come un dato di fatto, “Questa non
è Hermione
Granger.”
Confuso, Ron disse, “Eh? Ma è
praticamente uguale ad Hermione,
signore.”
Il professor Silente annuì.
“Lo è veramente, signor Weasley. Quello che
voglio dire è che non è la stessa Hermione
Granger che avete conosciuto e
amato. Non è stata, come avete detto voi, riportata
indietro dalla morte.”
“Continuo a non capire,” disse
Ron, scuotendo la testa.
“Ho capito,” disse Harry a
bassa voce. Gli occhi di tutti i presenti si
spostarono su di lui. “Lei è -”
“Di un altro mondo,” concluse
Silente per lui. “Notevole. Davvero
notevole.”
Draco guardò il vecchio con
curiosità. Ancora una volta, era riuscito a
capire tutto. Anche Hermione lo guardava con lo stesso sguardo.
“Ho conosciuto streghe e maghi che sono
stati in altre dimensioni, ma non
ne avevo mai incontrata una così giovane,”
continuò Silente. “Come ha fatto,
signorina Granger?”
Hermione sembrò molto a disagio quando
lo sguardo di tutti i presenti nella
stanza si concentrò su di lei. “Un - un
incantesimo. Con un incantesimo.”
“Hm,” borbottò
Silente pensieroso. “E di preciso, cosa la porta nel nostro mondo?”
“Io..” La voce di Hermione si
spense. Sembrava incerta su cosa dire, e su
come dirlo. “Beh, non pensavo che sarei finita qui.
L’incantesimo – non era
corretto. Voglio dire, non ho potuto indicare con esattezza dove dovevo
arrivare. Per quel che ne sapevo, sarei potuta finire in un mondo
deserto, o un
mondo popolato da giganti. Non avevo alcun modo di saperlo.”
Silente scosse la testa. “E che motivi
avrebbe una giovane donna per
correre un rischio del genere?”
Hermione abbassò la testa.
“Io.. ero condannata a morte.”
Gli occhi di Draco si spalancarono leggermente. Questo non
gliel’aveva detto. Perché non
glielo aveva detto quando lui le aveva chiesto perché aveva
lasciato il suo
mondo?
“Sono mesi ormai che scappo dai
Mangiamorte. Sembrano intenzionati ad
uccidermi. Così determinati, infatti, da costringermi a
lasciare il mio mondo,
o a farmi catturare. Penserete che io sia pazza, ma ho scelto la prima
opzione.
Anche se fossi arrivata in un mondo orribile, non sarebbe stato
così tremendo come
quello che i Mangiamorte avevano in serbo per me.”
Ron, la cui bocca si era spalancata completamente
durante la conversazione,
disse, “E perché volevano ucciderti?”
Hermione prese fiato. “Perché
sono una cara amica di Harry Potter.”
Il respiro di Draco gli si blocco in gola.
Guardò verso Harry, sulla cui
faccia adesso apparve un’espressione afflitta.
Nella stanza cadde il silenzio per alcuni secondi,
come se ognuno di loro
stesse lentamente prendendo nota della storia della ragazza. Alla fine,
Hermione parò di nuovo.
“Loro – i Mangiamorte
– mi avevano presa di mira perché sono molto
vicina
ad Harry. Avevano intuito che ero il modo migliore per arrivare a lui.
Pensavano che se mi avessero uccisa, lo avrebbero distrutto. Pensavano
si
sarebbe indebolito, e che sarebbe stato più semplice
manipolarlo a loro
piacimento, suppongo.”
“E come fai a sapere che ti davano la
caccia?” chiese Harry. “Non sapevo
che i Mangiamorte usano avvisare le loro vittime prima di
attaccarle.”
Hermione abbassò lo sguardo sul
pavimento, poi lentamente portò una mano
sul colletto della sua camicia e lo abbassò un
po’, scoprendo una spaventosa
cicatrice appena sotto la clavicola – vicino al cuore. Draco
distolse
immediatamente lo sguardo. La ragazza poteva non essere la stessa
Hermione che
lui aveva conosciuto, ma le assomigliava tantissimo, e vedere quella
cicatrice
gli riportò alla memoria troppi brutti ricordi.
“Immagino di poter dire che questo
è stato il mio avvertimento,” disse con calma,
mentre lasciava il colletto e se
lo risistemava. “Questo è il souvenir della prima
volta che hanno cercato di
uccidermi.”
“Come sei riuscita a scappare?”
sussurrò Ron. Chiaramente, su di lui doveva
avere lo stesso effetto che aveva su Draco.
Hermione alzò lo sguardo. “Mi
ha salvata il professor Silente. “ Guardò il
vecchio signore e sorrise mentre una lacrima le scorreva sul volto.
“Ci ha trovato
per caso, mentre i Mangiamorte mi attaccavano, e mi ha salvato la vita.
Successivamente,
ha imposto degli incantesimi protettivi su di me per prevenire attacchi
futuri,
ma.. ma hanno scoperto come aggirare gli incantesimi di protezione, e
hanno
continuato a cercare di farmi del male. Si sono anche messi sulle
tracce dei
miei genitori. Riuscite a crederci? Sono andati in un quartiere Babbano per uccidere
i miei genitori.”
“E.. l’hanno fatto?”
chiese Ron
titubante. Sembrava essere l’unico dei presenti in grado di
parlare.
“Fortunatamente no,” rispose
Hermione. “Ma hanno bruciato casa loro – casa mia. Per fortuna i miei non erano
lì in
quel momento, ma abbiamo perso tutto. È stato dopo questo
episodio che ho
cominciato a capire che non riguardava più soltanto Harry
Potter. Quei
Mangiamorte, non riuscivano ad accettare il fatto che mi fossi salvata
dal loro
attacco, ed erano determinati a finire quello che avevano cominciato.
Non mi
volevano più morta per Harry – mi volevano morta e
basta.” Fece una pausa e poi
aggiunse, “Ed è per questo che sono venuta qui.
È per questo che ho lasciato il
mio mondo. Avrebbero continuato a darmi la caccia.. a dare la caccia ai
miei
amici e alla mia famiglia. Dovevo andarmene.”
Draco la guardò mentre le lacrime le
bagnavano il viso, e combatté con
l’improvviso bisogno di abbracciarla – e dirle che
sarebbe andato tutto bene.
Sembrava distrutta e spaventata, e improvvisante non voleva fare altro
che
aiutarla.
“Che sfortuna,” disse Silente.
“Bene, posso assicurarle che durante la sua
permanenza, sarà al sicuro qui. Esiste un modo per
rintracciare il suo incantesimo?”
Hermione scosse la testa. “No, signore.
Non c’è alcun modo, per nessuno, di
rintracciarmi in questo mondo. Sfortunatamente, però.. non
ho alcun modo di
ritornare a casa. Era l’unico modo per essere certa che sarei
stata al sicuro,
ovunque fossi finita.”
Silente annuì. “Lo
sospettavo.” Lentamente,
si alzò. “Penso sia meglio che lei
rimanga in questo dormitorio per il resto del fine settimana. Sarebbe
anche
opportuno che nessuno, eccetto i presenti, scopra cosa sta succedendo,
al
momento. Ovviamente, lo farò sapere al corpo docente. E
lunedì, informerò gli
studenti a colazione.” Si fermò e si
voltò verso Draco, Harry e Ron. “Posso
supporre che manterrete il segreto?”
I tre ragazzi annuirono.
“Molto bene, allora. Signorina Granger,
benvenuta nel nostro mondo.”
“Grazie, signore,” rispose
educatamente.
L’anziano uomo le sorrise gentilmente,
poi si affrettò a sorridere anche ai
tre ragazzi. “A lunedì.” Ed
uscì.
Un altro silenzio imbarazzante riempì
immediatamente la stanza. Sembrava
che Ron non avesse più niente da dire, al contrario di Harry
che invece voleva
dire tantissime cose ma non sapeva da dove cominciare. Infine, disse
semplicemente, “Io - io devo andare.”
Ron sbatté le palpebre. “Cosa?
Harry, ma – Hermione è -”
“Resta pure, se vuoi, Ron, ma io.. non
posso restare qui, adesso.”
“Perché non ve ne andate entrambi?”
disse Draco, cercando di sembrare il più scortese possibile.
“Sono certo che la
Granger vorrebbe restare un po’ da sola per riposare. Ha
avuto una giornata
abbastanza pesante. Quindi se entrambi foste così gentili da
andarvene, ve ne
sarei grato.”
Ron lo fissò in cagnesco, ma Harry si
limitò a guardare il pavimento.
“E va bene,” disse Ron.
“Torneremo più tardi, puoi contarci.” Si
voltò
verso Hermione e le porse la mano.”Hermione, è
stato un piacere.. conoscerti?”
Hermione sorrise debolmente, e gli strinse la mano.
“Altrettanto.”
Ron mise una mano sulla spalla di Harry.
“Andiamo, Harry.”
Harry annuì e guardò
un’ultima volta Hermione prima di seguire Ron fuori
dalla stanza.
Quando se ne furono andati, Hermione rivolse a
Draco quello che sembrava
uno sguardo di sollievo. “Penso che Harry mi odi,”
disse, sembrando in qualche
modo divertita.
“Odiarti?” disse Draco.
“Nah, non penso che ti odi. Penso solo che tu lo
metta a disagio. Ma è sicuramente comprensibile.”
Gli occhi di Hermione si fissarono su Draco.
“E metto a disagio anche te?”
“Onestamente?” chiese Draco.
“Sì, anche me.”
“Oh,” disse Hermione,
abbassando lo sguardo.
Draco incrociò le braccia sul petto.
“Ti da fastidio che Potter abbia
reagito in questo modo?”
Hermione scrollò le spalle.
“Dovrebbe?”
“Beh, non lo so. Penso dipenda da quanto
eravate legati nel tuo
mondo.” Draco fece una pausa e la
guardò. “Oh, per cortesia, non dirmi che eravate..
legati.” Disse
l’ultima parola in modo provocante.
Per un breve momento, Hermione lo guardò
senza capire, ma poi
immediatamente scoppiò a ridere. “Io? Io con Harry
Potter? Legati in quel senso? Oh,
no, no, no. Per l’amor
del cielo, no. Perché? Erano.. legati,
qui?”
La domanda toccò un nervo scoperto, ma
Draco riuscì a nasconderlo. “No,
erano solo amici. Ma.. non so. Penso che la Granger avesse una specie di cotta per Potter.” Ah, disse a se stesso, è
un eufemismo.
“Aah, beh, non nel mio mondo. Harry ed io
eravamo decisamente solo amici
– niente più, niente meno.”
“Bene allora – hai scoperto che
almeno una
cosa è diversa dal tuo mondo.”
Hermione sorrise. “Penso di
sì.”
Draco si schiarì la gola.
“Bene,” disse alzandosi. “Dovresti
davvero
riposarti. Mettiti pure sul divano.”
Hermione si accigliò leggermente.
“Sul divano? Pensavo che magari sarei
potuta andare nella stanza di Hermione.”
Draco aveva sperato che non lo suggerisse. La
verità era che non riusciva a
sopportare il pensiero che qualcun altro dormisse in quella stanza. La
stanza
di Hermione non era quasi stata toccata dal momento in cui era morta
– tranne
quelle poche volte in cui ci era entrato lui
– e voleva che restasse così. Ad ogni modo, presto
Silente avrebbe nominato una
nuova Caposcuola, e la ragazza si sarebbe trasferita lì con
tutte le sue cose,
e anche gli ultimi ricordi di Hermione sarebbero tornati per sempre dai
suoi
genitori. Visto che era impossibile che la stanza di Hermione rimanesse
immutata per sempre, chi poteva stare in quella stanza, se non la
gemella di
Hermione di un universo parallelo?
“Sì, certo,”
mormorò. “Fai come se fossi a casa tua.”
Hermione sbadigliò. “Grazie
mille. Voglio dire, grazie mille per non essere
così a disagio da
cacciarmi dal tuo
dormitorio o simili.” Fece una pausa e poi aggiunse,
“Sai, per la prima volta
da tanto tempo, mi sento al sicuro.”
“Bene,” rispose Draco.
“Sono contento. Adesso scusami, penso che ti
lascerò
sola per un po’, così potrai riposarti. Pensi di
potertela cavare qui da sola?”
Hermione annuì.
“Certo.”
“Okay, allora,” disse Draco,
evitando il suo sguardo. All’improvviso,
capiva perfettamente quello che aveva provato Harry pochi minuti prima.
Quello
che aveva provato vedendo Hermione viva e in salute – anche
se non era davvero
lei – era semplicemente troppo, da sopportare. Aveva bisogno
di un po’ di tempo
per metabolizzare il tutto. Aveva bisogno di un po’ di tempo
per chiarirsi le
idee.
“Torno più tardi,”
borbottò, dirigendosi verso il buco del ritratto.
“Aspetta, Malfoy,” lo
chiamò. “Prima di andartene, sono solo curiosa di
sapere.. come sono.. voglio dire, lei
come è morta?”
La domanda lo fece bloccare. Rimase immobile per un
momento, dandole la
schiena, e chiuse gli occhi. Sapeva che avrebbe fatto quella domanda,
prima o
poi, ma sperava che lo avrebbe chiesto poi,
e a qualcun altro. Preferiva non pensare a come era morta, e ogni
giorno
cercava disperatamente di toglierselo dalla testa, quando il pensiero
riusciva
ad avere la meglio.
Dopo una lunga pausa, disse a bassa voce.
“È stata uccisa.” Si voltò
per
guardarla. Da un Mangiamorte. Perché era una cara amica di
Harry Potter.”
Gli occhi di Hermione si spalancarono.
“Oh,” disse con calma.
“Sì, quindi.. penso sia per
questo che Silente ti abbia detto subito che
potevi stare qui, per ora. Ovviamente, la tua storia tocca ognuno di
noi. Non
sarei sorpreso se Silente vedesse tutto ciò come una sorta
di seconda
opportunità per se stesso. Come se.. non so. Come se non
avesse potuto salvare Hermione,
e adesso può cercare di salvare te.”
Hermione fece uno strano sorriso. “Sono
fortunata.”
“Sì,”
mormorò Draco. “Sei fortunata.”
Non poteva fare a meno di pensare che fosse
un’ingiustizia. Questa ragazza
avrebbe avuto persone per proteggerla qui. Cavolo – le aveva
avute anche nel
suo mondo. E chi aveva protetto la loro
Hermione quando ne aveva avuto bisogno? Perché non avevano
salvato la vita
della loro Hermione?
Improvvisamente,
si ritrovò a fissare la ragazza di fronte a lui.
“Non lasciare questo
dormitorio,” sbottò. “Non aprire la
porta a nessuno,
hai capito?”
Hermione annuì. O non aveva notato la
rabbia nella sua voce, o aveva scelto
di ignorarla. “Dove stai andando?”
“Te l’ho detto. Ho bisogno.. di
uscire per un po’. Non starò via a
lungo.”
“Okay,” disse con calma.
“Ci vediamo dopo, allora?”
Draco non le rispose. Si limitò a
prendere il suo mantello e la sua sciarpa
a strisce verdi e argento e a precipitarsi verso il buco del ritratto
più in
fretta che poteva. Bel momento stesso in cui si ritrovò nel
corridoio, emise un
sospiro – ma solo uno. Era tutto quello che poteva
permettersi. Ignorò il
cavaliere del ritratto che faceva da guardia alla sua stanza comune,
che gli
aveva domandato se fosse tutto a posto, e cominciò a
camminare lungo il
corridoio.
Vedere quella ragazza che somigliava
così tanto ad Hermione era troppo per
lui da sopportare in quel momento. Riportava alla memoria troppi
ricordi, e
innescava emozioni contrastanti in lui. Avrebbe affrontato tutto
ciò in un
secondo momento. Ma adesso, tutto quello che voleva era dimenticarsene.
Note della traduttrice: ecco a voi l'ottavo capitolo. Adesso dovrebbe essere tutto un po' più chiaro, no? Non vi preoccupate però, ci saranno ancora taaaanti momenti della nostra Hermione, in questa storia, perchè i flashback continueranno. Oh, cosa fondamentale. Grazie ad una lettrice, mi è stato segnalato che il capitolo due mancava, e al suo posto avevo per errore ripostato il capitolo uno. Vi chiedo immensamente scusa, è stata una piccola distrazione, ma adesso è tutto sistemato. C'è finalmente il capitolo due! :)
Grazie a tutte :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Diar Diary ***
Dear Diary (Caro diario)
19 Dicembre –
Prima
del Ballo del Ceppo
“Manca un’ora e mezza al Ballo
del Ceppo, e tu
scrivi il tuo adorato diario.” Draco fece un sorrisetto
mentre lasciava cadere
la sua bacchetta sul tavolo più vicino e gettava i vestiti
sul bracciolo di una
poltrona. Sprofondò sul divano e poggiò i piedi
sul tavolino di fronte a lui.
“E non sei ancora pronta.”
Hermione sospirò annoiata, ma non smise
di
scrivere.
“Che cosa scriverai di stasera?”
domandò Draco. “Caro
diario, stasera andrò al Ballo del Ceppo con
quell’anima sfortunata di Neville
Paciock. Povera me. Per lo meno avrò la
possibilità danzare con
l’incredibilmente meraviglioso Draco Malfoy, però
– ne vale proprio la pena. È così
affascinante e popolare. Sono proprio la ragazza più
fortunata del mondo.”
Hermione sorrise e chiuse il diario.
Batté la
bacchetta sulla copertina, probabilmente per chiuderlo a chiave. Aveva
imposto
un incantesimo anti-lettura abbastanza buono, per chiunque tentasse di
aprirlo.
“Sai, Malfoy, spesso resto sveglia la notte, domandandomi
come fai a infilarti
le magliette con quella testa gigante che ti ritrovi.”
Draco ghignò e sollevò un
sopracciglio
guardandola. “E perché, Granger, io che non avevo
idea che passassi la notte a
pensare a me? Sono lusingato, sul
serio.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Non posso
prendermela che con me stessa,” mormorò.
“Me la sono cercata.”
“Sì che te la sei
cercata.”
“Ma davvero, adesso, hai mai pensato che
magari
potevi provare ad adorare te stesso un
po’ meno?”
“Ci provo continuamente, Granger, ma
è così
difficile. C’è semplicemente troppo da adorare, in
me.”
Hermione sbuffò.
“Allora perché
stai scrivendo sul tuo diario, invece che prepararti per il
Ballo?” chiese
Draco.
“Non tutte
le ragazze impiegano quattro ore a prepararsi, Malfoy,”
costatò Hermione. “E
poi, non ho molto da fare. Infilarmi i vestiti, pettinarmi. Non devo
agghindarmi troppo. Non
passerò mica
tutta la sera al Ballo.”
Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure.
“Non resterai fino alla fine del Ballo? Ma hai un
accompagnatore.”
Hermione scrollò le spalle. “A
Neville va bene
così. Gli ho detto che avremmo ballato un po’
insieme, poi sarei andata via. Ha
detto che per lui andava bene.”
“Che sciocchezza, Granger.
Perché non restare
fino alla fine? È l’ultimo Ballo del Cappo a cui
parteciperai come studentessa
di Hogwarts.”
“Beh, non sono dell’umore per
passare tutta la
serata a guardare le coppiette felici che dimostrano il loro amore
sulla
pista,” ribatté Hermione tranquillamente.
Draco grugnì. “Cavolo,
Granger,” disse, un po’
più irritato di quanto realmente volesse essere,
“basta deprimersi per quel
coglione di Potter. Quando pensi di metterci una pietra sopra?”
Hermione aggrottò le sopracciglia.
“E chi ha
nominato Harry?”
borbottò.
Draco la scrutò, cercando di capire cosa
volesse
dire con quella frase. Stava per chiederglielo quando un colpo alla
porta lo
fermò.
“Oh, per l’amor del
cielo,” brontolò. Si alzò e
andò verso il buco del ritratto per aprire la porta.
Dall’altro lato
dell’apertura, vi erano tre ragazze che ridacchiavano: Ginny
Weasley, Lavanda
Brown e Luna Lovegood. Anche se, a dire il vero, solo Ginny e Lavanda
ridacchiavano; Luna si limitava a guardarsi intorno, con un grande
sorriso
stampato sul volto.
Le risatine s’interruppero quando le
ragazze
videro Draco. “Oh. Malfoy,” disse Ginny, senza
preoccuparsi di cercare di
nascondere il disgusto nella sua voce. “Hermione è
qui?”
“E dove potrebbe essere altrimenti?”
bofonchiò Draco. Si fece da parte, per lasciar entrare
le ragazze. “Granger,” la chiamò
tornando nella sala comune. “Ci sono tre
ospiti molto fastidiosi qui che vorrebbero vederti.”
Ginny e Lavanda lo guardarono male. Luna invece
continuò a sorridere.
Hermione si alzò quando le sue amiche
entrarono
nella stanza. “Ehi, cosa ci fate qui?”
Lavanda ricominciò a ridacchiare.
“Siamo qui per
aiutarti a prepararti per il Ballo.”
“Ma non ho bisogno di aiuto,”
disse Hermione,
abbassando lo sguardo sulle varie cose che avevano in mano Ginny e
Lavanda.
“Oh, smettila di dire
sciocchezze,” esclamò
Ginny, afferrando Hermione per un braccio. “È il
tuo ultimo ballo a Hogwarts, e
ci faremo in modo che tu sia bellissima.”
“Ma -” protestò
Hermione.
“Zitta!” disse Ginny,
coprendole la bocca con una
mano. “Quando avremo finito con te, nessuno al Ballo
sarà in grado di
riconoscerti!”
Hermione guardò Draco con gli occhi
spalancati
mentre Ginny e Lavanda la spingevano nella sua stanza. La povera
ragazza
sembrava terrorizzata. Con amiche come quelle due, Draco non poteva
biasimarla.
Sorrise mentre le ragazze sbattevano la porta alle loro spalle.
Draco guardò Luna, che aveva scelto di
sedersi.
“È una sala comune proprio adorabile,”
disse educatamente. “C’è tanto.. spazio
libero.”
Quasi come la tua testa, avrebbe voluto dire Draco.
Ma respinse quell’impulso e disse invece,
“Già.”
“Voglio che Hermione sia davvero bella
per il
Ballo,” continuò Luna, senza neanche guardarlo
mentre parlava. Infatti, per
come stava parlando, sembrava che non si rivolgesse a nessuno in
particolare –
stava solo dando voce ai pensieri nella sua testa, che ci fosse
qualcuno ad
ascoltarli o no.
“E perché tutta questa
determinazione?” chiese
Draco, nonostante il suo giudizio gli dicesse di non farlo.
“Lunatica” Lovegood
non era la persona con cui era più facile portare avanti una
conversazione, e
questo perché lei era strana.
Luna alzò le spalle. “Non me
l’hanno detto.”
All’improvviso, la porta della stanza da
letto si
aprì e Lavanda sporse la testa fuori. “Luna, alza
il sedere e vieni qua.”
Luna sospirò. “Vado di
là.” Guardò Draco e sorrise
prima di alzarsi e lasciare la stanza. Ancora una volta, la porta della
camera
fu chiusa alle sue spalle.
Draco doveva ammettere che dannatamente curioso
di scoprire cosa stava succedendo dietro quella porta chiusa. Qualsiasi
cosa
stessero facendo, sapeva che probabilmente alla Granger non piaceva.
Hermione
non era mai stata una che perdeva troppo tempo a farsi bella. Infatti,
l’unica
volta, a Hogwarts, in cui l’aveva fatto, era stato per Il
Ballo del Ceppo del
loro quarto anno. Altrimenti, aveva solo due tipi di abbigliamento:
l’uniforme
scolastica, e i suoi vestiti casual – questi ultimi
consistevano in pratica di
soli jeans e maglioni, classici abiti Babbani. Draco sorrise al
pensiero della
ragazza che veniva torturata con trucco e prodotti per capelli e ogni
sorta di
incantesimo di bellezza.
Ridacchiò ancora mentre andava nella sua
stanza a
prepararsi. Aveva detto a Pansy che sarebbe stato dalle parti del
dormitorio
dei Serpeverde un’ora prima.
Circa mezzora più tardi, Draco era
lavato e
vestito per il Ballo. Le ragazze, però, erano ancora nella
stanza – poteva
sentire le loro voci eccitate. Alzò gli occhi al cielo.
Sperava che Pansy non
stesse affrontando cose del genere quando sarebbe arrivato nella Sala
Comune
dei Serpeverde. Le ragazze potevano essere davvero noiose a volte.
In silenzio, oltrepassò la porta della
stanza da
letto e si sforzò di dare un significato a quello che
dicevano, ma era inutile.
Quindi anziché origliare, busso alla porta e disse,
“Ehi, Granger.”
Al suono della sua voce, le ragazze tacquero.
“Granger, sto andando via. Volevo solo informarvi che fareste
bene ad arrivare
in orario al Ballo. Dobbiamo aprire le danze.”
“Ok, Malfoy,” dissero insieme
Ginny e Lavanda.
Immediatamente cominciarono altre risatine.
Draco alzò gli occhi al cielo. Non
poteva fare a
meno di sentirsi davvero
dispiaciuto
per Hermione in quel momento.
Draco fece ritorno nella sala comune sperando di
non trovarvi nessuno. Non fu
tanto fortunato, comunque – la sosia di Hermione era
rannicchiata su una
poltrona con un libro in mano.
“Cosa stai leggendo?” le
chiese.
La ragazza sobbalzò al suono della sua
voce, ma sorrise quando lo vide. “Oh,
ciao. Non ti ho sentito entrare.”
Draco abbassò lo sguardo verso il libro
che la ragazza teneva in mano. Gli sembrava
familiare. Perché lo aveva riconosciuto? Mentre
si avvicinava, poté vederlo meglio –
era il diario di Hermione.
“Cosa ci fai con quello?”
domandò.
“Lo leggo,” rispose Hermione
con semplicità.
“È il diario
di Hermione – non è
fatto per essere letto da chiunque.”
Hermione scrollò le spalle.
“Direi che io
ho il diritto di leggerlo, non pensi? Voglio dire, io e lei
siamo la stessa
persona, in pratica.”
Draco fece un respiro lento e profondo, sperando di
riuscire a calmare la
rabbia improvvisa che provava nei confronti della ragazza.
“Non penso funzioni così,
Granger. Inoltre, come sei riuscita ad aprirlo? Ci aveva messo un
incantesimo
abbastanza potente.”
“Lo so. Uso lo stesso incantesimo per il mio diario, a casa.”
“E la parola d’ordine? Come
sapevi quale usare per aprirlo?”
“È stato facile,”
disse. “Ho scoperto di avere un sacco di cose in comune
con lei, a cominciare dalla scelta della parola d’ordine. Mi
sono semplicemente
domandata che parola avrei usato io,
e ho provato. Ed ecco che ha funzionato.”
“Sì, beh, non mi interessa quanto
tu abbia in comune con lei. Questo non ti da il diritto di leggere i
suoi
pensieri privati.”
“Vorresti leggerlo tu?”
gli
chiese, tendendogli il diario.
“No,”
disse Draco, strappandole
il libro dalle mani. “E voglio che neanche tu
lo legga. Non hai proprio rispetto per la privacy altrui?”
“Certo che rispetto la privacy degli
altri. Ero solo curiosa, ecco tutto. Sono
arrivata in un mondo così simile al mio, e ho scoperto che
qui c’era un’altra versione
di me stessa, e non ho potuto
conoscerla perché è..” La voce di
Hermione si spense. “Beh, lo sai. Ero solo
curiosa di scoprire quanto eravamo simili. Non preoccuparti, non ho
letto
molto. Non sono neanche andata oltre le pagine di settembre.”
Fece una breve
pausa, poi aggiunse, “Capisco cosa intendi quando dici che
era innamorata di
Harry, però.”
“Non voglio saperlo,”
sbottò Draco. Ritrovando velocemente la calma,
sospirò
e le lasciò cadere il diario in grembo. “Chi se ne frega. Non m’interessa. Leggi
quanto ti pare. Non è mio; non sono io che devo decider
se tu possa o meno leggerlo. Solo.. non parlarne con me, va
bene?”
“Va bene,” mormorò
Hermione. “Sono solo sorpresa che tu non voglia
leggerlo. In una delle prime pagine ha scritto che aveva fatto quel
potente
incantesimo per evitare che tu lo
leggessi. Sospettava che forse saresti stato interessato
alla lettura.”
Draco grugnì. “Sì,
okay, forse ad un certo punto sono stato
interessato. Ma non lo sono più.”
“E perché no?”
“Perché no e basta. Ti
dispiacerebbe lasciar correre?”
Hermione scrollò le spalle. “Okay, va
bene. Non c’è bisogno
di alzare la voce. Sai, comincio a capire perché non le
piacevi.”
Il suo commentò toccò un
nervo scoperto. Quindi Hermione aveva scritto nel
suo diario che lui non le piaceva? Cercò di non lasciare che
quel fatto lo
infastidisse, ma non ci riuscì. Allora mentre scriveva
quanto fosse fantastico
Harry, scriveva quanto Draco fosse
orribile. Una cosa del genere non avrebbe dovuto sorprenderlo. La
ragazza di
fronte a lui aveva detto che aveva letto solo le pagine di settembre,
quindi ovviamente Hermione aveva
scritto quanto
lo detestava in quel periodo. Allora si comportava ancora da idiota con
lei. Eppure,
gli faceva male comunque, e improvvisamente Draco sentiva il bisogno
urgente di
prendere il diario dalle mani della ragazza e leggere ogni singola
parola che
Hermione vi aveva scritto.
Invece, si sedette sul divano e disse,
“Ma davvero? E perché mai?”
“Beh, diciamo che sei un po’
scortese.”
“Grazie. Mi stai dicendo che non
sono scortese nel tuo mondo? O che
magari non ci sono neanche nel tuo
mondo?”
Hermione scosse la testa. “Oh no, ci sei
eccome nel mio mondo. E sei più o
meno uguale a come sei qui. Beh, tranne che per il fatto che sei un mezzosangue nel mio mondo.”
Draco spalancò la bocca immediatamente,
mentre guardava Hermione con un’espressione
di orrore.
La ragazza scoppiò a ridere.
“Sto scherzando. Caspita, sembravi davvero
mortificato, per un attimo. Fammi indovinare – essere
Purosangue per te vale
tanto quanto vale per il Malfoy del mio
mondo?”
Draco sogghignò. “Fammi
indovinare – sono stato un completo idiota con te
nel tuo mondo, perché io sono Purosangue e tu
mezzosangue?”
“Una cosa del genere,” disse
Hermione con un’alzata di spalle. “Sai, non
sono molto sorpresa del fatto che tu sia lo stesso qui.
Onestamente, non riesco ad immaginare un mondo in cui Draco
Malfoy non è altro che un pomposo deficiente.”
“Magari dovresti lasciar correre la tua
immaginazione, ogni tanto,” disse
Draco. “Saresti sorpresa delle cose che potresti
immaginare.”
Hermione lo guardò scettica.
“Che rapporto avevi con Hermione qui?”
Gli occhi di Draco divennero appena più
scuri al suo improvviso cambio di
argomento e disse, quasi sulla difensiva,
“Non avevamo nessun tipo
di rapporto.”
“Non ci credo,” disse Hermione,
scuotendo leggermente la testa. “Voglio dire,
sei Caposcuola.. e lei era Caposcuola. Dividevate un dormitorio.
Facevate le
ronde notturne insieme. Di certo dovevi avere qualche
tipo di rapporto con lei, che fosse buono o no.”
“Siamo stati costretti
a vivere
insieme,” disse Draco, “e per la maggior parte del
tempo, facevamo il possibile
per evitarci. Avevamo appena qualcosa che potresti definire rapporto. A
mala
pena ci parlavamo.” Draco evitò lo sguardo della
ragazza. Sentiva che se l’avesse
guardata negli occhi, lei sarebbe stata in grado di capire che stava
mentendo.
“Va bene,” disse lei. “Se lo
dici tu.” Sorrise e si
fece una pausa prima di dire, “Allora, ti schiarito le
idee?”
Draco la guardò senza capire,
chiedendosi cosa volesse dire. E allora si
ricordò che era andato via prima per fare quello –
chiarirsi lei idee. Quello che aveva
fatto in realtà era stato
cercare Pansy, sperando che magari lei potesse aiutarlo a non pensarci
per un
po’. Ad ogni modo, non era riuscito a trovarla, come nessuno dei suoi amici, a dirla tutta, e
alla fine era andato ai Tre
Manici di Scopa per farsi qualche bicchierino da solo.
“Sì,” rispose con voce
piatta.
“Che hai fatto?”
Draco stava per ribattere che non erano affari
suoi, ma un colpo alla porta
glielo impedì. Grugnì. “Non dirmi che
Potter e la Donnola sono già
tornati.”
“Spero di no”, disse Hermione
aggrottando le sopracciglia.
Draco non poteva fare a meno che essere divertito
dal suo atteggiamento
distaccato da Harry e Ron. Sperava che Hermione
avesse avuto lo stesso atteggiamento nei loro confronti, quando era
viva. Gli avrebbe
risparmiato parecchia esasperazione.
“Beh se sono loro,” disse
Draco, avvicinandosi al buco del ritratto, “gli
dirò semplicemente di andarsene, in maniera molto poco
educata.”
Sorrise e aprì il buco del ritratto. Con
sua immensa sorpresa, non c’erano
Harry e Ron dall’altro lato della porta –
c’era Ginny Weasley. Non doveva
neanche far caso alla sua espressione scontrosa per sapere il motivo
della sua
visita – di certo non era andata a trovare lui.
“Wow, giusto per mantenere il
segreto,” borbottò Draco. “Scommetto che
Potter e la Donnola ci hanno messo, quanto, venti secondi a dirti
quello che Silente
ci aveva specificamente
detto di non dire a nessuno?”
Guardando Draco, Ginny lo fece da parte per
passare. “Dov’è?” chiese.
“Non ricordo di averti invitata ad
entrare,
donnoletta,” sbottò Draco.
“Hermione?”
chiamò mentre entrava nella
sala comune. Si fermò subito quando vide la ragazza seduta
sulla poltrona, dall’altro
lato della stanza.
Hermione si alzò immediatamente; il
diario
che teneva in grembo cadde sul pavimento con un tonfo leggero, ma lo
ignorò. “Ginny?”
La piccola rossa spalancò gli occhi
mentre
guarda la ragazza con stupore. “Wow,” disse in un
soffio. “Sei identica a lei.”
Draco sollevò un sopracciglio a
quelle
parole. Nonostante i lineamenti della ragazza rispecchiasse davvero quello di Hermione,
c’erano
comunque alcune piccole differenze nell’aspetto –
anche se Draco pensò che la
ragazza probabilmente non le avesse ancora notate, per via dello shock.
Le due ragazze rimasero in piedi a
guardarsi per alcuni secondi finché,
all’improvviso, Ginny si allungò verso
Hermione e la strinse fra le braccia, abbracciandola.
Nonostante Hermione fosse stupida da
quell’azione
improvvisa, reagì velocemente, ricambiando
l’abbraccio.
“Abbracci come lei, pure,”
disse Ginny
dolcemente. Velocemente come l’aveva abbracciata, la
lasciò andare e si tenne
ad un braccio di distanza dalla ragazza. “Harry e Ronald
avevano ragione – è veramente
strano, ma.. è così bello rivedere la tua faccia.
Le assomigli
tantissimo.”
“Me l’hanno
detto,” disse Hermione,
sorridendo. I suoi occhi volarono verso Draco.
“Vuoi che se ne vada?”
chiese questi,
indicando Ginny con un cenno del capo.
“Assolutamente no,” rispose
Hermione. “Questa
ragazza era una mia buona amica, nel mio mondo. Anche per me
è bello vedere la
tua faccia, Ginny.”
Ginny sorrise. “Abbiamo tanto di cui
parlare. Voglio sapere tutto di te
–
tutto sul tuo mondo. Tutto su di me nel tuo mondo.”
Hermione
ridacchiò. “Hm,
okay..” Ancora una volta,
guardò verso Draco. “Penso che possiamo andare a
parlare nella stanza. Per te
va bene se resta, Malfoy?”
No, non gli andava affatto bene, ma Draco
le disse comunque di sì. Sentiva che anche se avesse provato
a cacciare Ginny,
non se ne sarebbe andata – e onestamente, in quel momento si
sentiva troppo
svuotato emotivamente anche solo per discutere con lei.
Ginny strillò di gioia. Prese
Hermione per
la mano e la condusse nella camera, parlando eccitata –
qualcosa riguardo al
sospetto che i ragazzi di Hogwarts fossero più carini
nell’altra dimensione che
in quella. Draco alzò gli occhi al cielo.
Mentre le guardava andare nella stanza e
chiudere la porta, Draco cominciò ad avere un brutto
presentimento riguardo
questa faccenda del doppione di Hermione. La reazione che aveva avuto
Ginny era
esattamente l’opposto di quella che si era aspettato
– ed esattamente l’opposto
di quella di Harry. Invece che essere shockata, rattristata o stranita, Ginny era felice ed eccitata
–
come se fosse appena entrata nella stanza con la vera
Hermione, per parlare di roba da ragazze. Questa cosa lo
rendeva nervoso. Con questa ragazza che somigliava e sembrava
così simile alla
vera Hermione, sarebbe stato facile per le persone dimenticarsi chi era
davvero
– o meglio, chi non era.
Nella sua
mente, non aveva dubbi che Ginny Weasley sarebbe stata una di queste
persone.
Comunque, non poteva lasciare che questo gli
desse fastidio. Non era un problema suo. Se la piccola donnola voleva
fare
finta che quella ragazza fosse davvero la sua migliore amica, buon per
lei. Se lo
Sfregiato voleva evitarla, anche meglio. A Draco, onestamente, non
interessava come
tutti loro avrebbero affrontato la storia della nuova
Hermione. Per lui era più importante concentrarsi
su come l’avrebbe
affrontata lui.
Ma la cosa più
importante, capì Draco quando il suo sguardo cadde sul
diario
che Hermione aveva lasciato sul pavimento, era concentrarsi per trovare
un
posto dove lasciare il diario, un posto in cui non lo sarebbe stato
tentato di
leggerlo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Never Again ***
Note della
traduttrice: il capitolo che state per leggere è
particolarmente lungo,
perché l’autrice non ha voluto dividere in due
parti il racconto del Ballo del
Ceppo. Ebbene sì, siamo arrivati al Ballo :D inoltre, sono
tutti flashback –
niente nuova Hermione, quindi. Vi chiedo scusa per il
‘ritardo’, so di averci
messo un po’, ma avevo un esame abbastanza tosto da preparare
– e adesso devo
prepararne un altro, povera me – e quindi sono andata un
po’ a rilento. In più,
come ho già detto e come potete vedere, il capitolo
è bello lungo. Bene, vi
lascio alla lettura!
Never Again (Mai più)
19 Dicembre – il Ballo del Ceppo
“Wow, è
bellissimo!” Pansy rimase a bocca aperta quando lei
e Draco fecero il loro ingresso nella Sala Grande.
Draco roteò gli occhi
verso Blaise e disse, “Le ragazze sono
proprio semplici da accontentare. Aggiungi qualche addobbo, era
è la cosa più
bella che abbiamo mai visto.”
Blaise annuì; Pansy lo
colpì sul braccio con fare giocoso.
“Non è così facile accontentarmi,
Draco.”
“A me
è stato
detto il contrario,” borbottò Blaise. Sorrise
malizioso verso Pansy. Lei colpì
anche lui sul braccio, ma un
po’ più
forte di quanto aveva fatto con Draco.
“Deficiente,”
borbottò, ma il sorriso rimase sul suo viso.
“Sii carino con Pansy,
Zabini,” disse Draco.
“Esatto, Zabini,
sii carino con me.” Pansy ridacchiava. “Oh,
guardate! C’è Millicent!”
Indicò il
posto in cui stavano Millicent Bulstrode e Goyle, vicino al tavolo del
rinfresco. Afferrò l’accompagnatrice di Blaise,
una Serpeverde del sesto anno,
per il braccio e la condusse da loro. “Andiamo
lì,” li informò Pansy, mentre
lei e la ragazza sparivano.
“Mm,” rispose
Draco, mentalmente assente. Diede uno sguardo
alla sala da ballo, alla ricerca di Hermione. Ad ogni modo,
c’erano già troppi
studenti, e risultava difficile individuare qualcuno in particolare.
Cominciava
a temere che non si sarebbe presentata.
“Cerchi
qualcuno?” chiese Blaise, guardandolo.
“Sì, sto
cercando la Granger.”
“La
Granger?”
chiese Blaise, incapace di nascondere il disgusto nella voce.
“E quale motivo
avresti per cercare proprio lei?”
Draco sospirò.
“Falla finita, Zabini. Io e la Granger
dobbiamo aprire le danze. È una tradizione per i
Caposcuola.”
“‘Fanculo alle
tradizioni,” disse Blaise. “Non ballerei con
la Granger neanche se fosse l’ultima ragazza rimasta sulla
terra e ne
dipendesse la mia vita.”
“Beh, allora è
una fortuna che tu non sia Caposcuola,
idiota,” sbottò Draco.
Blaise sembrò colto alla
sprovvista. Socchiuse gli occhi e
disse, “Che ti prende, amico?”
“Non ho la più
pallida idea di cosa tu stia dicendo.”
“Sì invece,
Draco. Tiger e Goyle mi hanno detto che-”
“Ma perché
ascolti quello che ti dicono Tiger e Goyle? Sono stupidi,
Zabini. Lo sai.”
“Certo, saranno pure due
idioti,” convenne Blaise, “ma in
pratica tu non hai fatto che confermare tutto quello che hanno detto su
di te.”
“Ah
sì?” disse Draco, che finalmente rivolgeva
completamente
la sua attenzione a Blaise. “E di preciso, cosa hanno
detto?”
Blaise aprì la bocca per
rispondere, ma si pietrificò quando
vide qualcosa alle spalle di Draco. “Ma che diavolo?”
Draco fissò Blaise
sbattendo le palpebre per qualche secondo
prima di capire che tutta la sala da ballo improvvisamente taceva.
“Che sta
succedendo?”
Lo sguardo di Blaise tornò
su Draco e disse a bassa voce,
“Beh, immagino di aver appena trovato quello che stavi
cercando.” Fece un gesto
in direzione dell’ingresso della Sala Grande.
Draco si voltò e
guardò nella direzione indicata da Blaise,
nella quale stavano guardando tutti. In un primo momento, si
domandò cosa ci
fosse di straordinario – era solo una ragazza che entrava
nella Sala Grande. Ma
poi lentamente cominciò a capire che la ragazza non era una qualunque ragazza – era
Hermione
Granger.
Fu costretto a sbattere le palpebre
un paio di volte, per
assicurarsi che fosse davvero lei la ragazza che stava guardando. Ma
non vi era
ombra di dubbio – Ginny, Lavanda e Luna avevano fatto quello
che le avevano
promesso: l’avevano resa assolutamente bellissima.
“Ehi, raccogli la mascella
dal pavimento,” scherzò Blaise,
ma Draco lo sentì appena.
Guardò Hermione entrare
nella Sala Grande con Neville, che
sembra al settimo cielo per il fatto che lei fosse al suo braccio.
Quando lei
si accorse che gli occhi di tutti erano puntati su di lei, sorrise
leggermente,
arrossì e abbassò la testa.
Indossava un abito in raso bianco che
fasciava graziosamente
le curve, senza essere troppo stretto o appariscente. Il tessuto
scendeva senza
intoppi fino al pavimento, trascinandosi leggermente nella parte
posteriore. Leggermente
avvolto attorno
alle spalle, c’era uno scialle che scendeva a picco e
brillava ogni volta che,
muovendosi, la luce lo colpiva nel posto giusto. I suoi capelli erano
dolcemente legati in una crocchia sulla sua nuca, con un paio di
ciocche
ondulate che spuntavano qua e là, incorniciandole il viso
– che era giusto un
po’ più colorito del solito. Apparentemente, le
amiche di Hermione sapevano
qualcosa sul trucco – almeno il necessario per sapere che
poco è meglio. Mentre
Pansy e le sue amiche avevano abbondato con il trucco, le piccole
aiutanti di
Hermione avevano preferito un leggero rossore e un po’ di
ombretto e
lucidalabbra, giusto il necessario per far vedere che c’era,
niente di più. Ad
ogni modo, le ragazze dovevano aver prestato più attenzione
sugli occhi di
Hermione, che avevano scurito con matita e mascara quanto bastava per
farli
apparire più grandi e brillanti. Anche da lontano, Draco
sentiva di potersi
perdere in quegli occhi.
Sembrava una dea. O forse un angelo.
O magari un po’ di
entrambi. Non importava, era raggiante e Draco – come ogni
altro ragazzo nella
stanza – aveva difficoltà a staccare gli occhi da
lei.
“Non dimenticarti di
respirare,” bisbigliò Blaise
all’orecchio di Draco.
La voce del suo amico lo
risvegliò dallo stato di trance in
cui era caduto, e capì che aveva trattenuto il respiro dal
primo momento in cui
lei era entrata nella sala.
Blaise sogghignò.
“E poi dici che non hai niente.” Guardò
verso il punto in cui si trovava Hermione. “Non lasciare che
il suo aspetto ti
inganni, Draco. Nonostante tutto,
è
sempre una sporca mezzosangue. Faresti bene a ricordarlo.”
Draco fu costretto a mordersi la
lingua prima di dire qualcosa
di cui si sarebbe pentito. Ma non ebbe alcun senso, perché
Blaise stava già
andando a raggiungere la sua ragazza e Pansy dall’altro lato
della sala. Draco
sì accigliò guardandolo andare da loro,
realizzando che Blaise non era altro
che la copia di quello che lui
stesso
era un tempo – arrogante e pieno di pregiudizi. Non aveva mai
capito, fino a
quel momento, quanto fossero antipatiche quel genere di persone.
“Ehi,” disse una
voce femminile, mentre qualcuno gli toccava
leggermente una spalla.
Draco si voltò per
trovarsi a faccia a faccia con Hermione.
Da vicino, era ancora più bella. Così bella,
infatti, che fu costretto a
distogliere immediatamente lo sguardo. “Granger.”
Borbottò il saluto cercando
di sembrare il più disinteressato possibile.
“Spero di non essere in
ritardo,” disse, senza neanche
notare la sua indifferenza nei suoi confronti. Sorrise. “Beh,
non che il Ballo
possa cominciare senza di me, giusto? Cosa sarebbe il tradizionale
ballo dei
Caposcuola, senza la Caposcuola?”
“Sembra un ballo che vorrei
provare,” rispose con un
sorrisetto.
Lo guardò.
“Incantevole, Malfoy.” Sospirò e
alzò gli occhi
al cielo.
Draco sorrise nel preciso instante in
cui la voce della
professoressa McGranitt echeggiava nella Sala Grande.
“Signori e
signorine,” disse, “vorrei darvi il benvenuto al
Ballo del Ceppo. Prima di cominciare, vorrei solo ricordarvi che non
voglio
vedere nessuna buffonata, di alcun
tipo. Chiunque infranga le regole, sarà costretto a lasciare
il Ballo per il
resto della serata. E quando dico nessuna
buffonata, intendo dire niente risse, niente scherzi di alcun
genere, e
assolutamente niente più che ballare e tenervi per mano con
il vostro
accompagnatore. Sono stata chiara?”
Tutti gli studenti nella sala si
lamentarono e borbottarono
un ‘sì’ in coro.
“Perfetto, allora. Che il
Ballo cominci. Adesso, dove sono
il signor Malfoy e la signorina Granger?” La professoressa
scrutò la folla per
individuarli.
Hermione alzò la mano.
“Ah sì, eccoli.
I Caposcuola sarebbero così gentili da
venire al centro della pista per il primo Ballo?”
Draco annuì e fece un
passo avanti. Quando notò che Hermione
non lo seguiva, si voltò e disse, “Andiamo,
Granger.” Le porse la mano.
Si guardò intorno,
osservando tutti gli studenti, e gli
occhi le si spalancarono con trepidazione. Ovviamente, non le piaceva
affatto
l’idea di ballare di fronte a tutte quelle persone, e Draco
non poteva certo
biasimarla. Non era particolarmente impaziente di farlo, ma era la
tradizione.
Dovevano farlo.
“Non mordo,
Granger,” disse, con un po’ di urgenza nella
voce. “A meno che tu non voglia che lo faccia.”
Hermione sorrise timidamente, mentre
allungava la mano per
prendere la sua, lasciandosi condurre verso il centro della pista.
Prima che
potesse fare qualsiasi cosa, lui l’aveva velocemente
avvicinata a sé, in modo
che i loro corpi si toccassero. Draco afferrò la sua mano
con una delle sue,
mentre passava l’altro braccio intorno alla sua vita.
“Rilassati,” le sussurrò
all’orecchio. “Fa’ finta che stiamo
provando da soli, nel dormitorio. Non c’è nessun
altro.”
La sentiva tremare debolmente mentre
annuiva. Fece un
respiro profondo, inspirando la scia leggera del suo profumo, prima di
allontanarsi appena e guardarla. Le sorrise rassicurante.
“Conduco io,” disse.
Cominciarono a muoversi
nell’istante in cui partì la musica.
Era proprio come le loro prove nella sala comune, solo che questa volta
c’era
della vera musica, il che rendeva più facile andare a tempo.
E nonostante
Hermione avesse esitato un paio di volte all’inizio, era
riuscita velocemente a
riprendersi ed era diventata più sicura. Circa a
metà della canzone, quando
anche gli altri studenti cominciarono ad arrivare sulla pista da ballo,
Draco
disse, “Hai visto? Non è così
tremendo.”
“Immagino di no,”
disse, con una leggera scrollata di
spalle.
Si guardarono a disagio mentre
continuavano a muoversi sulla
pista. Draco si schiarì la gola e disse, “Le tue
amiche.. hanno fatto un buon
lavoro con te. Sembri una ragazza.”
“Al contrario di
prima,” disse Hermione, “quando sembravo un
elfo domestico.”
“Esattamente,”
disse Draco, sogghignando. “Suppongo che i
miracoli esistano.”
“Vuoi che ti pesti accidentalmente
un piede, ancora una volta?”
“E perché
dovresti fare una cosa del genere,
Granger? Ti stavo facendo un complimento.”
“Ah, è vero
– un altro complimento ambiguo.
Continuo a dimenticare che questi li consideri complimenti
veri, che meriterebbero un
‘grazie’.”
“Beh, un semplice
‘grazie’ sarebbe
carino.”
“Ma perché sei
un tale cretino?”
“Perché il fatto
che io sia un cretino, in questo momento,
ti aiuta a non pensare al fatto che stai ballando con me di fronte a
mezza
scuola.”
“Grazie per avermelo
ricordato,” mormorò Hermione, guardando
gli altri studenti intorno a loro. “Anche se sono tutti
impegnati a ballare, ho
sempre l’impressione che mi stiano fissando
tutti. Ho avvertito la stessa sensazione quando sono arrivata.
Probabilmente
perché in quel momento si sono bloccati tutti e mi hanno guardato.” Sospirò.
“Sto andando in paranoia, vero?”
Draco la guardò incredulo.
Dalla confusione della sua voce,
non aveva davvero idea del perché
la
guardassero tutti. Non poté fare a meno di sogghignare.
“Oh Granger, sei così
stupida.”
“Come,
prego?”
“Non intendo dire che tu
sia stupida,” rispose Draco
velocemente. “Solo non riesco a credere che tu non capisca
perché la gente ti
sta guardando.”
“È per via dei
capelli, vero? Sono strani. L’avevo detto
a Ginny che erano tremendi -”
“Granger, i tuoi capelli
sono apposto,” la rassicurò.
“Anzi.. ti stanno bene. Ecco
perché
ti stanno guardando tutti, Hermione – perché sei
davvero fantastica.”
Hermione sbatté le
palpebre e mancò un passo. Lo stesso fece
Draco, quando comprese che non solo aveva chiamato Hermione per nome,
ma perché
l’aveva definita fantastica
nella
stessa frase. Apparentemente, questo aveva sconvolto anche lei.
Lei cominciò a ridacchiare
solo qualche secondo dopo, però,
e disse, “Bella questa, Malfoy. C’ero quasi
cascata.”
Draco socchiuse gli occhi
guardandola. “Pensi che stia
scherzando, Granger? Ti sei degnata di guardarti allo specchio prima di
uscire?”
“A dire il vero,
sì,” rispose, “e ho pensato che ero
strana.”
“Già, beh, sei
la strana più bella che abbia mai visto,”
borbottò,
evitando il suo sguardo. “Non riesco a credere che io debba
spiegartelo nei
dettagli, Granger, ma tutti i ragazzi in questa stanza ti stanno guardo
perché
pensano che tu sia sexy, e le
ragazze
ti stanno guardando perché, in gran segreto, ti detestano
perché i loro ragazzi
pensano che tu sia sexy, però allo stesso tempo vorrebbero
assomigliarti.”
Hermione lo guardò
incredula. “E come sai tutto questo?”
“Perché, in caso
tu non l’abbia notato, Granger, io
sono un ragazzo. E per questo, so
cosa stanno pensando i ragazzi in questo momento,
guardandoti.”
“Ah
sì?” disse. “E a cosa stanno pensando,
allora?”
Draco tacque. Non poteva dirle quello
che probabilmente
stavano pensando – l’avrebbe fatta vergognare. E di
certo non poteva dirle cosa
stava pensando lui in quel preciso
momento..
Un tocco sulla spalla lo
salvò dal dover formulare in fretta
qualcosa da dire. Draco voltò la testa a destra, e vide
Neville che lo
fronteggiava.
“Il primo ballo
è finito,” li informò, guardando Draco
con
circospezione. “Potrei riavere la mia ragazza?”
“Oh. Certo.
Sì,” disse Draco velocemente, lasciando andare
Hermione immediatamente e allontanandosi. Neville aveva ragione
– il primo
ballo era finito da un pezzo, e nessuno dei due l’aveva
notato. “È tutta tua,
Paciock.” Gli diede una pacca sulla spalla, alla quale
Neville reagì con uno
squittio spaventato.
Draco cominciò a ridere
per la reazione del ragazzo, ma s’interruppe
subito quando vide Hermione che lo fissava.
“Draco!” lo
chiamò Pansy mentre si faceva strada tra la
folla per raggiungerlo. Si allungò e gli afferrò
la mano. “Tocca a me, adesso.”
Fece una smorfia verso Hermione e disse, “Bel vestito,
Granger. Mi ricorda le
pezze con cui l’elfo domestico della mia famiglia faceva le
pulizie.”
“Pansy, tieni a bada gli
artigli,” la avvertì Draco. Diede ad
Hermione un’occhiata che diceva , capisci
quello che volevo dire? Tutte le ragazze sono gelose di te..
Pansy mise il broncio.
“Perché sei così sulla difensiva nei
confronti della mezzosangue?” gli chiese, mentre lo portava
via da Hermione e
Neville.
“Non sono sulla difensiva,”
disse Draco. “Semplicemente preferirei passare la serata a
divertirmi, non ad
ascoltarti mentre insulti la Granger.”
“Mi ricordo quanto tu
pensavi che insultare la Granger fosse
divertente,” disse Pansy con calma
mentre cominciavano a ballare.
“Sì, beh adesso,
insultare la Granger, potrebbe farmi perdere il posto da
Caposcuola,” disse
prendendo Pansy fra le braccia. Pansy non stava fra le sue braccia come
aveva
fatto Hermione; non era la stessa cosa.
“Immagino che non sarebbe
una buona cosa,” disse Pansy
pensierosa.
“Già, non
pensi?”
Pansy sorrise maliziosa.
“Che ne dici se combiniamo qualche buffonata?
Sai.. ci facciamo cacciare da
qui e torniamo nella tua stanza, dove possiamo stare un po’
da soli?”
“Oh, le buffonate. Ecco un’altra
cosa che il Caposcuola non dovrebbe fare,” disse Draco. Da
sopra la spalla di
Pansy, diede un’occhiata ad Hermione, che sembrava infelice
mentre ballava con
Neville – non perché stava ballando con Neville,
pensò, ma probabilmente per
colui con cui non stava ballando.
“Va bene allora, magari dopo
il Ballo?” chiese Pansy, che cominciava a sembrare
leggermente disperata.
“Sì,
magari,” mormorò Draco mentre la canzone finiva.
Tre canzoni dopo, lasciò
Pansy e disse, “Andrò a prendere da
bere e penso di saltare la prossima canzone.”
Pansy mise di nuovo il broncio.
“Ma io voglio continuare a
ballare,” si lamentò.
“Prendo io il posto di
Draco, mentre si prende una pausa,”
disse Blaise, saltando fuori dal nulla.
“E cosa ne
penserà la tua ragazza?” domandò Draco.
Blaise scrollò le spalle.
“Non ne ho idea. Se la vedi,
perché non glielo chiedi?”
“L’hai
già persa, Zabini?” disse Pansy.
Blaise annuì. “A
quanto pare, gli individui dell’altro sesso
le piacciono parecchio. Uno in
particolare – un tipo del sesto anno, mi pare. Non so. Li ho
visti andare via
insieme due canzoni fa. Probabilmente a fare qualche buffonata nei
cespugli di
fuori.”
Pansy ridacchiò.
“Povero Zabini, devi essere distrutto.”
“La sto dimenticando in
fretta,” disse. Diede un’occhiata a
Draco. “Allora, ti dispiace se ti rubo la ragazza mentre sei
via?”
“Fai pure,” disse
Draco, sperando di troppo
d’accordo a Pansy. Ma onestamente, non gliene poteva
importare di meno se Blaise avesse ballato con lei per il resto della
serata.
Si voltò e si
avviò verso il tavolo del rinfresco proprio
mentre la nuova canzone – un bel lento –
cominciava, e si fermò sui suoi passi
quando vide ciò che stava succedendo dall’altro
lato della stanza: Harry si era
avvicinato a Hermione e Neville e stava dicendo qualcosa a Neville, che
annuì e
si allontanò tempestivamente da loro.
Harry allora disse ad Hermione qualcosa che la fece
arrossire e
sorridere, e prima che Draco potesse rendersi conto di quello che stava
succedendo, Harry la stava prendendo fra le braccia.
Quell’idiota le aveva
chiesto di ballare, e lei aveva accettato!
Furioso, Draco proseguì
verso il tavolo del rinfresco, dove
si versò un calice di punch. Si avvicinò a uno
dei tavoli vuoti, continuando a
tenere gli occhi puntati su Harry e Hermione per tutto il tempo. Non la
vedeva
così felice da parecchio tempo – ovviamente era al
settimo cielo. Sembrava che
Potter fosse l’unico in grado di renderla così.
Si sedette e li guardò
ballare e sorridere e ridere per
quella che gli sembrò un’eternità, e
cominciò a detestare Harry sempre più a
ogni secondo che passava.
“Sono adorabili insieme,
non è vero?” disse una voce
sarcastica alle sue spalle.
Draco diede un’occhiata da
sopra la spalla e vide Ginny
dietro di sé, che guardava intensamente Hermione e Harry
sulla pista. Spostò lo
sguardo su di lui e disse, “Quel posto è
occupato?”, indicando la sedia accanto
a lui.
Draco scosse la testa.
“Accomodati.”
Ginny si lasciò cadere al
suo fianco e tornò a guardare il
suo ragazzo che ballava lentamente con la sua migliore amica.
“Sai, non penso che le
abbia tolto gli occhi di dosso neanche una
volta da quando è arrivata,”
disse aggrottando le sopracciglia.
“E cosa ti
aspettavi?” sbottò Draco. “Hai reso la
tua
migliore amica la ragazza più bella del Ballo. Avresti
dovuto pensarci due
volte se il fatto che il tuo fidanzato ci stia provando con lei ti infastidisce.”
“Volevo solo
aiutarla!” esclamò Ginny. “Fino a
qualche giorno
fa non aveva neanche un accompagnatore, e si sentiva da schifo per
questo, te
lo dico io. Voglio dire, sta sempre con me e Harry, Ron e Lavanda, e so
che si
sente tagliata fuori. Volevo solo che fosse tutto perfetto per lei,
stasera.
Pensavo che se fosse stata bellissima, si sarebbe sentita meglio, e
– oh, fa’
finta che non abbia detto niente. Non capisco neanche perché
ne sto parlando
con te.”
Draco sospirò.
“Perché, donnoletta*, sei arrabbiata con lei.
In questo momento lei sta ballando con il tuo ragazzo, e sembrano
abbastanza a
loro agio l’uno con l’altra, e ti da fastidio. E
hai pensato di lamentarti con
il suo peggior nemico, sperando che magari io mi sarei unito a te e
avremmo
fatto una gran bella critica ad Hermione. Ma a dirla tutta, non sono
dell’umore
in questo momento.”
Ginny rimase a bocca aperta e lo
fissò. “Non
è per questo che sono venuta qui,”
disse per difendersi. “E a parte tutto, da quando sei il peggior nemico di Hermione? Pensavo che
quei giorni fossero andati.
Pensavo che voi foste amici adesso.”
“E chi ti avrebbe detto una
cosa del genere?”
“È stata
Hermione. Ha detto che eri d’accordo in una specie
di tregua fra voi.”
Draco rise. “Sì,
beh, questo di certo non ci rende amici.”
Ginny lo guardò di sbieco.
“Oh. Quindi siete.. più
che amici?”
“La Granger?”
sputò Draco. “Ed io?
Cavolo, no!”
“Ah sì? E allora
perché quando la guardi mentre balla con Harry,
sembra che ti senta tanto male quanto me?”
Draco aprì la bocca per
risponderle, ma le parole non
uscirono. Era così ovvio per chiunque che non poteva
sopportare la vista di
Hermione e Harry ballare così stretti l’uno fra le
braccia dell’altra?
Alla fine, Draco borbottò,
“Sei ingegnosa, donnoletta.”
Ginny sorrise debolmente.
“Le hai detto quello che provi?”
Draco grugnì.
“Dirle quello che provo? Non provo niente
per lei. È la mia compagna di
stanza, niente di più.”
“Ma hai appena ammesso che
sei geloso che stia ballando con
Harry!” esclamò Ginny.
“Abbassa la
voce!” sibilò Draco. Si guardò intorno
per
assicurarsi che nessuno studente si trovasse abbastanza vicino da
sentire la
loro conversazione. Si fece più vicino e disse con calma,
“Ascolta, donnola, so
che pensi di essere abbastanza sveglia, ma io non – ripeto, non – provo niente
per Hermione Gra -”
“Attenzione! Sto
arrivando!” urlò una voce alle loro spalle.
Immediatamente, Draco si allontanò da Ginny, giusto in tempo
perché Pix
passasse fra loro, trascinandosi tutte le cose che poggiavano sul
tavolo.
La musica si fermò di
colpo, e tutti smisero di ballare.
Alcuni studenti strillarono mentre il Poltergeist sfrecciava fra loro,
mentre
altri fischiarono e lo invitarono a raggiungerli.
“Che diavolo sta
facendo?” borbottò Draco. Ginny scrollò
le
spalle.
“Pix!”
urlò la professoressa McGranitt mentre le passava
vicino, distruggendo praticamente ogni cosa al suo passaggio.
“Pix, smettila
subito!”
Canticchiando una canzoncina di
Natale mentre volava per la
stanza, tese la mano per mostrare qualcosa che somigliava a una pianta
a foglia
verde. Quando finalmente smise di muoversi, Draco poté
mettere a fuoco
l’oggetto, e capì subito che era vischio.
All’improvviso, Draco capì perché
così tanti studenti volevano che Pix passasse
sopra le loro teste – volevano una scusa per baciarsi senza
poter essere
rimproverati dai professori. Non poté fare a meno di
sorridere.
Ad ogni modo, il suo sorriso
svanì immediatamente quando Pix
volò direttamente sulla coppia al centro della pista
– Hermione e Harry.
“Potter e la
Granger!” strillò Pix. Galleggiava su di loro e
teneva il vischio proprio sulle loro teste. “Dovete baciarvi
sotto il vischio!”
Tutti i presenti – tranne
Draco, Ginny, Harry, Hermione e i
professori – dissero in coro “ooh!”
“PIX!”
urlò la McGranitt mentre lo raggiungeva. “Ti sto
avvisando!”
“Signora, è la
tradizione. Sarebbe di cattivo auspicio per
questi due andar via da sotto il vischio senza scambiarsi un
bacio!” disse Pix
con un sorrisetto.
Draco si addrizzò sulla
sedia e guardò intensamente
Hermione, che sembrava decisamente in imbarazzo. Le sue guancie erano
diventate
di un rosa acceso, e anche se in qualche modo questo la rendeva ancora
più
bella, Draco non poteva fare a meno che essere dispiaciuto per lei.
Guardò Ginny, che guardava
fissò davanti a sé senza battere
ciglio, le labbra strette. Sembrava che stesse trattenendo il respiro.
E poi Draco tornò a
guardare Hermione e Harry, che
sembravano entrambi a disagio. Guardò Hermione, chiedendole
silenziosamente di
guardarlo. Ma non lo fece. Invece, continuava a guardare furtivamente
Harry,
che non sembrava per niente sicuro su cosa fare.
“Baciala, Harry!”
disse una voce dalla folla. Draco ebbe il
sospetto che si trattasse di Colin Canon.
Tutti gli studenti applaudirono e
fischiarono, mentre
qualcun altro ripeteva, “Baciala!
Baciala!” in continuazione.
La McGranitt sembrava abbastanza
turbata – probabilmente
perché un bacio sotto il vischio andava contro la regola
delle niente buffonate,
ma allo stesso tempo, era una tradizione baciarsi sotto
il vischio, e beh, lei era fissata con le tradizioni. Fece un breve
cenno di
assenso verso Harry e Hermione, come se volesse dire avanti,
fatelo, ma fate in fretta.
O per lo meno, così doveva
averlo interpretato Harry, perché
si avvicinò immediatamente a Hermione.. e la
baciò proprio sulle labbra.
Draco e Ginny inspirarono bruscamente
entrambi, nello stesso
istante, e Draco trattenne il fiato, aspettando che i due si
separassero.
Trascorsero un paio di secondi, ma
non ne poteva più. Doveva
andarsene, non poteva più aspettare.
“Fanculo,” disse, ma la sua voce fu
soffocata da fischi e urla dei suoi compagni. Spinse indietro la sedia,
si alzò
e se ne andò infuriato, andando a sbattere contro Pansy.
“Draco! Dove stai
andando?” chiese, mentre lui passava
accanto a lei e Blaise. La ignorò completamente e
continuò a camminare, diretto
all’uscita.
Quando fu fuori nei corridoi, si
fermò e prese a pugni il
muro, facendo finta che fosse la faccia di Harry Potter. Il dolore gli
percorse
il braccio, ma non batté ciglio. Non si rese neanche conto
del sangue che gli
colava fra le dita, dovuto alla ferita causata dal muro. Lo
colpì un paio di
volte, poi scivolò sul muro fino a ritrovarsi seduto sul
pavimento. Fece un
respiro profondo, cercando di calmarsi, ma non era l’aiuto.
Tutto quello che
poteva fare era starsene seduto lì, e non andare ad
allontanare Potter da
Hermione per riempirlo di botte.
“Draco? Che
succede?”
Alzò lo sguardo e vide che
Pansy l’aveva seguito. Abbassò lo
sguardo sulla ferita sulla sua mano. “Che ti è
successo?”
“Lasciami solo,
Pansy,” bofonchiò a denti stretti.
“Sei ferito,”
disse, facendo un passo verso di lui.
Draco si alzò dal
pavimento e fece un passo indietro. “Ho
detto lasciami solo, va bene?”
“Ma -”
Draco girò sui tacchi e
cominciò ad allontanarsi. “Non mi
seguire,” le ordinò, senza neanche voltarsi a
guardarla.
Non sapeva dove stesse andando;
sapeva solo che doveva
allontanarsi dal Ballo. Vedere Hermione con le labbra incollate a
quelle di
Harry era più di quanto potesse sopportare, e sapeva che se
fosse rimasto,
avrebbe cercato di uccidere Harry entro la fine della serata. E anche questa non sarebbe stata una cosa saggia
da fare per un Caposcuola.
Per sua fortuna, Pansy non lo
seguì. Non poteva biasimarla.
Perché avrebbe voluto farlo, dopo che l’aveva
piantata in asso senza neanche
darle una spiegazione?
Si diresse direttamente alla torre
dei Caposcuola. Quando
arrivò al dormitorio, borbottò la parola
d’ordine al ritratto, che gli rivolse
un’occhiata sospettosa.
“Perché non sei
al Ballo?” chiese il cavaliere.
“Vai al diavolo,”
sbottò Draco, sparendo nel buco del
ritratto nel momento in cui si aprì.
“Bene, comportati pure
così!” sentì dire dal ritratto mentre
la porta si chiudeva alle sue spalle.
Draco entrò nella sala
comune. La sua mano cominciò a
tremare. Le diede un’occhiata – stava
già cominciando a diventare violacea per
la botta, e continuava a sanguinare – anche se non tanto
quanto prima.
“Merda,”
borbottò quando si accorse di aver sporcato di
sangue la camicia bianca. Si spogliò velocemente,
togliendosi l’abito e
cravattino, e si diresse in bagno per pulirli. La prima cosa che fece
fu pulire
la mano ferita con acqua e sapone, per poi applicare una fasciatura.
Successivamente, si tolse la camicia e cercò di lavar via la
macchia di sangue,
ma inutilmente. Dopo circa cinque minuti, capì che avrebbe
potuto fare un
incantesimo semplice e veloce, ma scelse di non farlo. Non ne valeva la
pena.
Al contrario, afferrò entrambi i lembi della camicia con le
mani e tirò fino a
strapparla. Non era la cosa migliore da fare, ma lo faceva sentire
decisamente
bene.
Accartocciò quello che
restava della camicia e lo gettò nel
cestino della spazzatura. Poi rivolse un’occhiata al suo
riflesso nello
specchio, e fu sconvolto nel vedere quanto sembrasse infuriato. Una
cosa era
sentire la rabbia nel profondo, ma un’altra era essere in
grado di vederla.
Doveva ammettere che spaventava persino lui.
Non era sicuro di quanto tempo fosse
rimasto nel bagno, ma
di certo trascorse un po’ di tempo prima che uscisse per
andare nella sua
stanza, per mettersi abiti comodi. Quando fu rivestito, si
sentì un po’ meglio,
nonostante si sentisse anche stupido per essersi comportato da idiota.
Si
domandò se questa sarebbe stata la volta buona che Pansy non
lo avrebbe
perdonato.
Uscendo dalla sua stanza, fu sorpreso
nel vedere che
Hermione stava giusto entrando nella stanza, con un sorriso sognante
dipinto
sul volto.
“Oh!” disse
sorpresa quando lo vide. “Malfoy – sei tornato
presto.”
“E tu sei tornata tardi,”
ribatté Draco freddo, appoggiandosi al muro.
Hermione scosse la testa. “Tardi? Ma che stai dicendo? Il Ballo non
è ancora finito.”
“Ah sì? Mi avevi
detto che te ne saresti andata subito dopo
il nostro ballo,” le ricordò Hermione.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Hermione si accigliò
leggermente. “Niente mi ha fatto
cambiare idea. Ho detto che me ne sarei andata prima, e me ne sono
andata
prima.”
Draco si spostò dal muro e
fece un passo per avvicinarsi.
“Certo, ma non prima di aver avuto la possibilità
di ballare con Potter.”
Il disgusto nella sua voce la fece
trasalire. “Non sono
rimasta solo per poter ballare con Harry,” disse sulla
difensiva.
“Oh, allora sei rimasta per
poterlo baciare?”
Un familiare rossore
colorò le guancie di Hermione. “N-no,”
balbettò.
“Va tutto bene, Granger,
non c’è bisogno di essere
imbarazzati,” disse Draco con falsa sincerità.
“Sei riuscita a baciare l’amore
della tua vita. Buon per te! Dovresti essere al settimo cielo, in
questo
momento. E scommetto che lo sei.”
“Malfoy -”
“Ma per piacere,”
continuò, interrompendola. “Risparmiami i
dettagli, ok? Una mezzosangue che pomicia con il Ragazzo Fantastico non
è
proprio un’immagine che vorrei vedermi davanti agli occhi.
Senza offesa.”
Hermione aprì la bocca per
ribattere, ma non ne uscì alcun
suono. Sembrava sinceramente ferita dal suo commento. Ma
anziché piangere – una
cosa che la vecchia Hermione, quella del primo e del secondo anno,
avrebbe
certamente fatto – si rabbuiò e disse indignata,
“Non stavamo
pomiciando.”
“Ah
sì?” disse Draco. “Vallo a dire alla
Weasley.”
I lineamenti di Hermione si
addolcirono un po’. “Ginny
capisce. Per lei va bene.”
“Per
lei va bene,
dici? Davvero? Perché l’ultima volta che
l’ho vista, sembrava le andasse tutto
tranne che bene. Infatti, sembrava
proprio una ragazza che ha appena assistito al bacio fra il suo ragazzo
e la
sua migliore amica.”
“Non è stata
colpa nostra. Lo sa! Dovevamo
baciarci sotto il vischio – ed è stato un bacio
casto,
tutto qui! Se Ginny vuole prendersela con qualcuno, può
prendersela con Pix. Ma
io sono abbastanza sicura che le vada bene tutta questa faccenda. Sa
che non
c’è assolutamente niente fra me e Harry.”
Draco scoppiò a ridere. “Bella questa,
Granger. Suppongo che tu non le
abbia mai detto dei sentimenti che nutri nei confronti di Harry da un
paio
d’anni, vero? E immagino tu non sia riuscita a dirle quanto
lui ti renda eccitata
e nervosa, ogni volta che entra nella stanza. Immagino tu non le
abbiamo mai
mostrato il tuo diario, che sono certo
è proprio pieno zeppo di tutte le fantasie sessuali che hai
avuto su di lui.
Scommetto che se lo sapesse, non quel bacio non le starebbe
così bene come pensi
tu.”
Hermione lo guardò.
“E cosa ne sai tu di tutto questo,
Malfoy? Non sai niente di quello
che provo, per nessuno, e non hai
la più pallida idea di
cosa scrivo nel mio
diario. Come osi avere la
presunzione
di sapere cosa provo per Harry? E da quando in qua
t’interessa di come si sente
Ginny? La odi – così come odi Harry,
così come odi Ron.. così come odi me.
Perciò non fare finta che tutto
questo ti riguardi.”
Il suo tono difensivo in qualche modo
sembrò farlo
arrabbiare ancora di più, e quando gli passo accanto per
andare nella sua
stanza, non fu in grado di lasciarla andare.
“Non pensi che sia buffo
tutto questo, Granger?” le gridò
dietro, prima che potesse aprire la porta della sua stanza. Si
fermò e si
voltò, lanciandogli occhiate taglienti.
“Cosa
dovrei
trovare buffo, Malfoy?”
“Beh, sai.. te ne vieni al
Ballo vestita.. vestita così
-” Indicò il suo abbigliamento. “Ti
metti un bel vestito, ti sistemi i capelli, ti trucchi, e
improvvisamente,
diventi attraente. Improvvisamente, non solo ogni ragazzo al Ballo ti
nota, ma
ti nota anche lui. Prova a
immaginartelo! Potter nota una ragazza bellissima, e improvvisamente
vuole
ballare con te, flirtare con te, baciare te.
Nel frattempo, divori la sua attenzione e ti godi ogni singolo istante,
senza
fermarti neanche un attimo per
capire
cosa sta succedendo davvero. Sei innamorata di Potter da sempre,
Granger. E non
se n’è mai accorto. Non si è mai
accorto di te
– fino a stasera,
ovviamente. Stasera
ti ha guardato, e ha visto una bella ragazza davanti a sé.
Ma non ha visto
Hermione Granger – non ha visto chi sei davvero. Ha visto la
persona che lui vorrebbe che tu
fossi. Ma tu non sei
quella persona, Granger. Non sei una che ama i vestiti da ballo, i
capelli e il
trucco, o altre cose superficiali. Per lui, non sei niente
se non sei quella persona. Riesci a capirlo? Domani, quando
tornerai ad essere la stessa noiosa Hermione Granger di sempre, lui
tornerà
dalla sua Weasley, la sua bellissima fidanzata, e non
penserà mai più a te in
modo romantico. Non è buffo, Granger? Non pensi che tutto
questo sia
addirittura divertente?”
Hermione cercò
disperatamente di ricacciare indietro le
lacrime che avevano cominciato a bagnarle gli occhi, ma era
impossibile. Quando
Draco finalmente smise di parlare e notò quanto
l’aveva scossa, si sentì
immediatamente un coglione.
“Fottiti,
Malfoy,” disse Hermione a denti stretti, anche se
la sua voce era calma e morbida. “Grazie per avermi rovinato
una serata
perfetta.” Si voltò, aprì la porta
della sua stanza da letto e se la chiuse
alle spalle con forza.
Draco rimase lì in piedi
per un attimo, sentendosi uno
stupido. A dire il vero, non aveva pianificato tutto quel discorso
prima di
farglielo. Se l’avesse fatto, avrebbe deciso di starsene
zitto. Quello che
aveva detto era crudele – e lo sapeva. Sapeva che quello che
aveva detto
l’aveva ferita, e si sentiva male per questo. Ma lui era altrettanto ferito. Era ferito
dal fatto che a quanto
sembrava le era piaciuto ballare con Harry molto più di
quanto le era piaciuto
ballare con lui. E come sempre,
l’unico modo in cui lui poteva affrontare il dolore, era
ferire lei.
Fece più volte avanti e
indietro davanti alla porta della
sua stanza, contemplando cosa fare. Una parte di lui pensava che
dovesse
scusarsi con lei subito, ma un’altra parte pensava che fosse
meglio lasciarle
il resto della notte per calmarsi. Ma alla fine vinse la prima parte, e
si
ritrovò a bussare alla sua porta.
Impiegò qualche secondo a
rispondere. Quando finalmente lo
fece, spalancò la porta e rimase ferma a guardarlo.
Era un disastro. Si era
già cambiata il vestito con i suoi
soliti comodi abiti babbani. Si era sciolta i capelli, che adesso
ricadevano
disordinati sulle sue spalle. Sotto gli occhi, aveva delle macchie
scure al
posto del mascara e della matita, dovute al fatto che aveva pianto.
Draco non
era sicuro di come fosse possibile, ma anche in quello stato
disastroso,
riusciva ancora ad essere bellissima.
Si guardarono per alcuni secondi
prima che Draco dicesse,
con la voce appena più forte di un sussurro, “Mi
dispiace.”
Hermione annuì lentamente,
come se stesse silenziosamente
accettando le sue scuse. Forse avrebbe aggiunto anche lei qualcosa, ma
Draco
non le diede la possibilità di farlo. Prima che potesse
fermarsi, si era sporto
per baciarla.
Poteva avvertire la sua esitazione
nell’istante in cui le
loro labbra si toccarono, e per un breve momento, pensò di
allontanarsi. Ma non
riusciva a farlo. L’aveva desiderato per così
tanto tempo, e il fatto che lei
non l’avesse ancora spinto via o preso a schiaffi lo
incoraggiò a continuare.
Allungò un braccio e le
cinse la vita, avvicinandola a sé.
Lei non si oppose; infatti, alzò le braccia per mettergliele
intorno al collo
mentre cominciava finalmente a ricambiare il bacio.
Il cuore di Draco cominciò
a martellargli nel petto. Cosa stavano
facendo?
La sua presa attorno alla sua vita si
fece più salda mentre
passava lentamente la sua lingua contro quella della ragazza, esitante
– come
se stesse testando le acque. Era quasi certo che sarebbe bastato questo
perché
lei interrompesse il bacio, ma si sbagliava. Infatti, lei rispose
permettendogli di approfondire il bacio – e Draco non perse
tempo.
L’improvvisa
intensità del bacio fece andare Draco fuori di
testa. Prima di rendersene conto, cominciò a spostarla in
modo che la sua
schiena aderisse allo stipite della porta. Fece pressione con il suo
corpo,
bisognoso di starle il più vicino possibile.
Il bacio continuò per
qualche altro istante prima che,
all’improvviso, Hermione sussultasse e lo allontanasse da
sé con più forza
possibile.
Si portò immediatamente
una mano alla bocca e lo guardò
sconvolta. Draco ricambiò lo sguardo, cercando di riprendere
fiato.. cercando
di evitare che il cuore gli schizzasse fuori dal petto.
L’espressione scioccata di
Hermione divenne presto
mortificata. Lentamente, si spostò dall’ingresso
della sua stanza, verso la
sala comune, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
Draco voleva che dicesse qualsiasi
cosa. Qualsiasi cosa sarebbe stata
meglio di
quel silenzio imbarazzante e dello sguardo con cui lo fissava. Ma
quando fu
chiaro che lei non avrebbe parlato, fece un passo verso di lei e disse,
“Granger -”
Lei fece immediatamente un passo
indietro e scosse
lentamente la testa. Draco non era sicuro se questo fosse il suo modo
per
dirgli di non dire niente, o se lo stesse facendo perché non
riusciva a credere
a ciò che era appena successo. Non l’avrebbe mai
saputo, però, perché subito
dopo Hermione si voltò e scappò –
scappò dalla sala comune; fuori dal buco del
ritratto, lasciando Draco solo nel dormitorio, a chiedersi cosa diamine
fosse
appena successo..
20 Dicembre
Il mattino seguente,
Draco aspettò il più a lungo possibile prima di
uscire dalla sua camera,
sperando che Hermione fosse già andata via a fare qualcosa
con i suoi amici.
Quando alla fine lui era andato a letto, la notte precedente, lei non
era
ancora tornata, e lui era stato svegliò per metà
della notte a chiedersi dove
fosse andata. Aveva passato metà della notte a chiedersi se
stesse bene o no, e
aveva passato l’altra metà
(dopo averla sentita rientrare) a preoccuparsi
per quello che sarebbe successo quando si sarebbero incontrati al
mattino. Non
era curioso di saperlo.
Ad ogni modo, sapeva
che non poteva aspettare per tutto il giorno che Hermione se ne
andasse, perché
c’era sempre la possibilità che Hermione restasse
nel dormitorio quel giorno.
Perciò, fece un respiro profondo e si avviò in
sala comune, dirigendosi verso
il bagno.
Sfortunatamente,
Hermione stava uscendo dal bagno proprio quando si avvicinò
Draco. Odorava di
nuovo di fragola. Draco fece del suo meglio per evitare il suo profumo,
ma fu una
cosa quasi impossibile da fare quando gli piombò
letteralmente addosso.
Ovviamente, era troppo distratta per accorgersi che c’era lui.
“Oh!” sussultò
quando
lo vide. Velocemente, si spostò dalla sua traiettoria per il
bagno.
“Buongiorno,” disse educatamente.
“Giorno,” bofonchiò
Draco continuando per la sua strada. Non gli piaceva ignorarla, ma non
sapeva
che altro fare.
“Aspetta, Malfoy,”
disse, proprio quando Draco stava per chiudersi la porta alle spalle.
Si fermò e la guardò,
in attesa.
“Ascolta,” disse lei,
abbassando lo sguardo verso il pavimento. “Mi dispiace. Sai,
per la notte
scorsa.. per come sono scappata via. Sai, io -”
“Granger,” la
interruppe. “Non devi scusarti, e non devi spiegarmi niente,
va bene? Quello che
è successo la scorsa notte è stato un errore, e
vorrei che entrambi
dimenticassimo che sia successo.”
Hermione parve
leggermente sorpresa. “Oh,” disse con calma.
“È stato un errore?”
“Beh, sì,” rispose
Draco, anche se nel profondo sapeva che non era così.
“Avevamo appena
litigato.. c’era tensione.. una cosa tira l’altra..
è successo, va bene? Non ha
significato niente.”
“Giusto,” disse
Hermione. “Sì, cioè, lo so. Solo.. no,
hai ragione. È stato un errore, e non
succederà più.”
“No,” convenne Draco.
“Mai più.” Hermione
annuì. “Voglio solo che non ci sia imbarazzo fra
noi, per questo.”
Draco sospirò. “Beh, sarà
imbarazzante se continui a riprendere l’argomento.
Dimentichiamoci che sia
successo, sei d’accordo?” Le porse la mano.
Hermione gli prese la
mano e la strinse. “D’accordo.”
Le loro mani rimasero
in contatto per un momento lunghissimo, prima che Draco lasciasse
velocemente
la presa e dicesse, “Beh, mi andrò a fare una
doccia.”
“Giusto. Sì, buona
idea. E io vado, devo vedermi con Ginny.”
“Anche questa è una
buona idea,” disse Draco. “Ci vediamo
dopo.” E con ciò, chiuse la porta del
bagno, che lo separava ora da Hermione. Lentamente, sbatté
la testa contro il
muro, rimpiangendo silenziosamente tutto quello che le aveva appena
detto.
A dire il vero, alla
fine non si videro più, dopo. Rimasero entrambi con i loro
amici fino a tarda
notte, e rientrarono ad orari diversi, andando entrambi diretti nelle
rispettive
stanze da letto. Per quanto nessuno dei due volesse che la situazione
diventasse imbarazzante fra loro, non potevano evitarlo. Quel bacio
aveva
cambiato il loro rapporto – quale che fosse il loro rapporto
– e Draco immaginò
che ci sarebbe voluto parecchio tempo prima che le cose tornassero alla
normalità.
Se solo avesse saputo
quanto poco tempo avessero a disposizione..
* Solito gioco di parole Weasley/Weasel.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Change ***
Note della traduttrice: eccovi finalmente il
capitolo undici! So di averci messo un po’, ma ho avuto un
altro esame (ma ora
è finalmente finita la sessione estiva :D anche se
lunedì’ ricomincio i corsi
T_T). Comunque, dicevo, ecco a voi il capitolo. Con la mia scena
preferita *_*
vi lascio indovinare quale, che è facile :D il premio per
chi indovina sarà
concordato in seguito u.u oh, quasi dimenticavo: niente flashback in
questo
capitolo, ma un bel flashback nel prossimo!
Change (Cambiamenti)
Delle mani delicate lo avvolsero da dietro,
coprendogli gli occhi. “Chi
sono?”
Non c’era bisogno di tirare a indovinare.
Avrebbe riconosciuto quella voce
ovunque – gli faceva venire i brividi lungo la spina dorsale
ogni volta che la
sentiva.
“Lasciami,” mormorò,
spostando gentilmente le mani dai suoi occhi. Si voltò
per guardarla in faccia. “Devi smetterla.”
Lei si accigliò leggermente.
“Mi stavo solo divertendo un po’. Se avessi
saputo che ti dava così fastidio avere gli occhi coperti,
non l’avrei mai fatto.”
“Non è di questo che sto
parlando, e lo sai.” Fece un passo indietro. “Non
puoi continuare a perseguitare i miei sogni in questo modo.”
Lo guardò con tristezza. “Non
vuoi più vedermi.” Più che una domanda,
era
un’affermazione. Abbassò gli occhi verso il
pavimento e disse dolcemente, “È
per lei?”
“Lei chi?”
“Lei
– l’altra.” Tornò a
guardarlo con frenesia negli occhi. “Lei non è me,
Draco.”
“Non pensi che l’abbia capito,
questo?” disse, praticamente gridandole
addosso. “So benissimo che
non è te!”
“Beh, allora devi sempre
ricordartelo,” disse con urgenza. “Non è
chi pensi
che sia.”
“E allora chi è?”
Lei scosse la testa. “Solo.. non
dimenticarti di me.”
"Non potrei
mai dimenticarmi di te" rispose. "E lo sai. È per questo che
sei qui.
È per questo che ti vedo ogni
notte
nello stesso momento in cui chiudo gli occhi. È per questo
che mi fa male il cuore ogni
volta che
passo davanti alla tua stanza – o ogni volta che un
professore fa una domanda
particolarmente difficile, e tu non sei lì pronta a
rispondere. È per questo
che passo tutto il giorno, ogni giorno, a lottare per superare
la giornata. Passo così tanto tempo a pensarti,
che a
volte mi dimentico di respirare."
Lei sollevò una
mano e la posò dolcemente sul suo volto. Si
avvicinò e premette delicatamente
le sue labbra su quelle del ragazzo.
Draco si allontanò
velocemente da lei, come se il tocco delle sue labbra lo avesse
bruciato. “Non
farlo,” disse.
Lei rimase ferma,
avvilita. “Draco, per favore -”
Non ebbe la
possibilità di terminare la sua richiesta. Prima che Draco
capisse cosa stava
succedendo, un oggetto affilato – quella che sembrava essere
una spada –
trafisse Hermione da dietro.
I suoi occhi si
spalancarono, mentre fissavano l’oggetto che le spuntava
dall’addome. Tese un
braccio alle sue spalle e lentamente lo estrasse. Lo portò
dinanzi a sé e lo
tenne in mano, guardandolo con curiosità.
“Perché?”
sussurrò, guardando Draco addolorata. “Perché
mi hai ucciso?”
Gli occhi di Draco si spalancarono. Immediatamente,
si mise a sedere nel
letto e si coprì il volto con le mani. Era stato
così convinto che quei sogni
sarebbero terminati con l’arrivo dell’Hermione
dell’altro mondo, ma
apparentemente si era sbagliato. Inspirò profondamente,
trattenendo l’aria nei
polmoni per qualche secondo, prima di espirarla lentamente. Un tempo
quei sogni
lo indebolivano per gran parte della giornata. Adesso erano un disturbo
di
minore importanza con il quale aveva imparato a convivere.
Mentre si trascinava fuori dal letto, si
domandò se fosse in ritardo per le
lezioni – a giudicare dalla luce luminosa che filtrava
attraverso le tende. Ma
poi ricordò che era domenica. Considerò
l’ipotesi di tornare a dormire, ma poi
improvvisamente si ricordò della ragazza che occupava la
stanza di Hermione, e
pensò che fosse meglio andare a controllarla. Non che
proprio non si fidasse di lei, ma..
beh, a dire il
vero, era proprio così.
Se non si
fidava di lei prima, di certo non poteva fidarsi di lei dopo il sogno
che aveva
appena avuto.
Non è chi
pensi che
sia. Sapeva che non
doveva dare molto credito a quello che le persone dicevano
nei suoi sogni, ma era stata Hermione
a dirlo. Non gli importava se le parole provenivano direttamente da lei o dall’invenzione della sua
mente
mentre dormiva. Si fidava di lei. E non
si fidava di questa copia a carboncino.
Uscì dalla sua stanza e si diresse verso
la sala comune, sperando di
trovarvi la nuova Hermione. Non era sicuro che non avrebbe lasciato il
dormitorio, anche se le era stato chiesto di non farlo. Draco aveva il
sospetto
che questa Hermione non fosse così attaccata alle regole nel
suo mondo, come
invece lo era Hermione in questo.
Il respiro gli si bloccò in gola nel
momento stesso in cui la vide
rannicchiata sul divano. Indossava dei vestiti babbani –
jeans, una felpa blu
pallido, e un paio di scarpe da ginnastica – i vestiti di Hermione. E i suoi capelli non erano
più lisci e ordinati come il
giorno prima. Quel giorno erano ricci, folti e cespugliosi. Adesso era
l’immagine sputata di Hermione, e questo infastidiva
parecchio Draco.
“Ma che diavolo ti sei messa?”
domandò.
Hermione sobbalzò al suono della sua
voce, ma sorrise e disse, “Buongiorno
anche a te.”
“Che ti sei messa?” chiese
ancora.
Si mise a sedere diritta sul divano e
abbassò lo sguardo sui suoi vestiti.
“Mi sono messa devi vestiti. Li ho presi
dall’armadio di Hermione -”
“Togliteli,” ordinò
Draco.
Hermione sbatté le palpebre. “Scusa,
che hai detto?”
Draco scosse la testa. “Sai cosa voglio
dire, Granger. Vatti a cambiare.”
“Non ho niente con cui
cambiarmi,” disse Hermione. “Tutti i vestiti che ho
portato con me erano quelli che indossavo.”
“E allora rimettiteli,” disse
Draco, che cominciava a perdere la pazienza.
“E nel frattempo, cambiati anche i capelli.”
La mano di Hermione volò verso la sua
testa mentre si accarezzava i capelli
e disse, “Li ho cambiati.
È così che
sono i miei capelli, di natura. Uso un incantesimo per farli
lisci.”
“E allora fai quel dannato
incantesimo!”
Hermione strinse gli occhi, guardandolo.
“Perché sei così maleducato?”
“Ascolta, Granger,” disse
Draco, incrociando le braccia sul petto, “se vuoi
restare in questo mondo, devi seguire alcune semplici regole. La prima
regola è
che non te ne andrai in giro.. così. Nessuno lo
gradirà, va bene? Non
sei lei, quindi non provare neanche a far finta.”
“Non stavo -” Hermione chiuse
la bocca, probabilmente immaginando che era
inutile sprecare il fiato per spiegarsi. A giudicare dalla sua
espressione, era
piuttosto ferita dalle parole di Draco. “Non ho altro da
mettere. Non posso
indossare solamente l’unica uniforme scolastica che ho per
tutto il tempo in
cui resterò qui.”
“E allora andremo a comprarti qualcosa
quando ti sarai cambiata.”
“Non ho soldi.”
Draco sospirò. “Sì,
ok, io ce li
ho, quindi lascia che sia io a
preoccuparmene. Vatti a cambiare e andiamo.”
“Ma Silente ha detto -”
“T’interessa davvero cosa ha
detto il vecchio? E poi, quello che non sa non
può ferirlo.”
Hermione esitò un attimo, poi disse,
“Ci metto un minuto.”
Si alzò dal divano e si diresse nella
camera di Hermione, ma Draco la
fermò. “Conosci qualche incantesimo per cambiare
il colore dei capelli?”
“Certo,” rispose.
“Bene, usalo,” disse Draco.
“Renditi il più diversa possibile.”
Annuì e sparì nella stanza.
Draco ne approfittò per farsi una doccia
veloce. Di solito, non era lui a
suggerire un giro per negozi alle ragazze – era sempre il
contrario. Odiava
fare shopping – specialmente per quanto riguardava le ragazze
e i vestiti. A
volte, Pansy ci metteva ore a decidere cosa voleva, e lo faceva restare
lì per
darle la sua opinione su cosa le stava bene e cosa no. Ma questo per
questo ne
sarebbe valsa la pena, se significava che quella ragazza non avrebbe
dovuto
rubare tutta
l’identità di Hermione.
Dopo aver fatto la doccia, Draco usò un
incantesimo per asciugarsi
velocemente i capelli e andò nella sua stanza a prendere due
mantelli neri con
cappuccio dal suo guardaroba. Quando tornò nella sala
comune, fu compiaciuto
nello scoprire che a mala pena riconosceva la ragazza sul divano.
Era incredibile quanto il colore dei capelli e la
pettinatura potessero
cambiare l’aspetto di qualcuno. Non solo si era allisciata i
capelli, ma li
aveva tinti di un biondo pallido, quasi argenteo – tipo
quello suo.
“Come sono andata?” chiese.
Draco si schiarì la gola. “Sei
andata bene. Tieni, mettiti questo.” Le
passò uno dei mantelli.
Lei lo prese con una mano e lo guardò
curiosa. “E questo a cosa serve?”
“È un mantello. Voglio che te
lo metta. Il cappuccio servirà a nascondere
il tuo volto.”
Hermione si strinse nelle spalle e si mise il
mantello. “È troppo grande.”
“È questo il punto, Granger.
Abbiamo bisogno che questo mantello ti
nasconda il più possibile. Ne metterò uno
anch’io. Non voglio che nessuno mi
riconosca e attacchi conversazione.”
Hermione annuì.
“Capisco.” Si alzò il cappuccio sulla
testa e sorrise a
Draco – o almeno, lui pensò
che gli
stesse sorridendo. Era difficile da dire, a causa delle ombre che il
cappuccio
creava sul suo volto. Perfetto.
“Faremmo meglio ad andare ora,”
disse Draco, avviandosi verso il buco del
ritratto. “È abbastanza presto, quindi saranno
ancora tutti a colazione. Se
siamo fortunati, non ci vedrà nessuno, e sarà un
viaggio veloce. Saremo di
ritorno prima che si accorgano che ce ne siamo andati.”
“E se ci trovano?”
“Ce ne preoccuperemo se dovesse
succedere.” Si fece da parte e si fermò.
“Dopo di te,” disse, indicando il buco del ritratto.
Hermione annuì e gli passò
accanto.
Nell’istante in cui uscirono, il
cavaliere del ritratto li salutò con
calore.
“Oh! Signor Malfoy!”
esclamò. “Buongiorno! Ehi, chi è il tuo
amico?”
Draco lo ignorò e gentilmente spinse
Hermione via, ordinando
silenziosamente di ignorarlo a sua volta. Mentre percorrevano il
corridoio,
poteva sentire il cavaliere borbottare qualcosa di poco carino.
Il percorso verso Hogsmeade fu sorprendentemente
privo di problemi. Le
domeniche erano, di solito, abbastanza tranquille, per la maggior parte
della
mattinata. Molti degli studenti erano impegnati a dormire, dopo essere
stati
alzati fino a tardi la sera precedente, con gli amici. C’era
stato un tempo in
cui Draco avrebbe passato quasi tutta la domenica a dormire,
poiché passava
tutti i sabato sera al cazzeggio con i suoi compagni di Serpeverde, a
provocare
casini fino alle prime ore della domenica mattina. Ovviamente, quei
giorni
erano ormai lontani. Adesso, si alzava presto la domenica mattina per
portare
una strana ragazza conosciuta appena due sere prima in
giro a fare shopping.
Quando arrivarono a Hogsmeade, Hermione finalmente
parlò. “Accipicchia..
okay, questo posto è un po’ diverso.”
Draco rispose con un grugnito. Non gli interessava
più di tanto quanto
fosse simile questa Hogsmeade a quella del suo mondo. Voleva solo
spicciarsi.
“Fantastico, Granger. Che ne dici di fare un salto da
Gladrags, prima?”
Hermione strinse le spalle. “Va bene.
Ovunque tu voglia andare mi va bene.”
Si incamminarono verso il negozio, che si trovava
alla fine della strada.
Lungo il cammino, incrociarono alcune persone, ma fortunatamente
nessuno di
Hogwarts. Per loro fortuna, inoltre, nessuno sembrava notarli
più di tanto.
“Nel mio mondo, Gladrags è
proprio qui,” disse Hermione, indicando un
piccolo negozio sulla sinistra. Si fermò
all’improvviso, guardando l’insegna.
“Aspetto, che negozio è
questo?”
Draco guardò il punto in cui stava
indicando ed esitò. “Niente di
interessante,” disse, afferrandole un braccio per farla
ricominciare a
camminare. Ma lei si liberò con facilità e si
diresse verso il negozio.
Draco seguì i suoi passi.
“Ascolta, ti ho detto che non è niente di
interessante,”
disse, insistente. “Non vendono i vestiti, ed è
per questo che siamo qui, te lo
ricordi?”
“Bagatelles,”
lesse Hermione ad
alta voce. “Mm. Non c’è questo negozio
nel mio mondo. Possiamo entrare? Per
favore? Prometto che saremo veloci. Voglio solo dare
un’occhiata.”
Draco aprì la bocca per protestare, ma
lei stava già aprendo la porta per
entrare nel negozio. Era un po’ troppo tardi per obiettare
ormai.
Con riluttanza, la seguì
all’interno. Avrebbe potuto lasciarla andare da
sola, ma non poteva rischiare e lasciarla libera di vagare da sola. Per
quanto
ne sapeva, Hermione poteva essere alla ricerca di
un’opportunità per piantarlo
in asso.
“Wow,” sospirò nel
momento in cui mise piede negozio. “È un negozio
di
soprammobili! Che bello!”
“Già,”
borbottò Draco. Velocemente, voltò la testa
quando vide il
proprietario del negozio guardarli con curiosità.
“Perfetto, adesso l’hai
visto. Possiamo andare?”
“Signor Malfoy?”
Draco si immobilizzò, mentre il
proprietario si avvicinava a lui.
“Draco Malfoy, non è
vero?” chiese il vecchio.
Con un gemito interiore, Draco si tolse il
cappuccio e sorrise senza
sincerità all’uomo. “Signor Mortimer.
Salve.”
Il vecchio sorrise. “Sapevo che era lei!
Come sta, giovanotto? E la
signorina ha gradito il regalo?”
Il sorriso di Draco svanì.
Il vecchio sembrò notare
l’improvviso cambio di espressione di Draco.
Osservandolo preoccupato, disse, “Le è
piaciuto il regalo, vero?”
“Sì,” rispose Draco,
teso. “Le è piaciuto molto.”
“Bene! Bene!” Il vecchio
sembrò illuminarsi e guardò Hermione, che si
stava
assicurando di volgergli le spalle. “E qui, chi
abbiamo?”
“He-Henrietta. È
un’amica,” rispose Draco veloce. Si
avvicinò ad Hermione e
la prese per un braccio. “E ce ne stavamo andando.”
“Ma siete appena arrivati!”
“Sì, beh, abbiamo il tempo
contato. Voleva solo entrare e vedere che genere
di cose vende. I soprammobili non sono il suo genere, vero
Henrietta?”
Hermione scosse la testa.
Draco si rivolse al vecchio sorridendo.
“Ho cercato di dirle che non era un
negozio per lei, ma doveva verificarlo di persona. Bene,
arrivederci.”
“Okay allora! Buona giornata, giovane
Malfoy!” Il vecchio agitò la mano
mentre Draco e Hermione uscivano dal negozio.
“Niente più
deviazioni,” le ringhiò Draco una volta usciti.
“Limitiamoci a
fare quello per cui siamo venuti.”
“Di che regalo parlava?” chiese
Hermione.
“Non ti riguarda, Granger,”
sbottò Draco, mentre si avvicinavano a
Gladrags. “Adesso ascoltami, quando entriamo, muoviti a
prendere qualsiasi cosa
ti piaccia, e lascia fare a me.”
“Quanto posso spendere?”
Draco sospirò. “Onestamente,
Granger, non m’interessa. Prendi anche tutto
il negozio, se vuoi. Non m’interessa quante cose ti compri, o
cosa ti compri, purché tu
smetta di
indossare i vestiti di Hermione.”
Draco non poteva esserne certo, ma era abbastanza
certo che Hermione lo
stesse guardando con curiosità da sotto l’ombra
del cappuccio.
“Perché ti da così
fastidio che metta i suoi vestiti?” chiese.
“E perché tu fai
così tante domande?”
Hermione tacque. Lo seguì
all’interno di Gladrags, dove scoprirono di
essere gli unici clienti. Immediatamente, lei si incamminò
verso il reparto per
le giovani streghe e cominciò a curiosare.
Draco, nel frattempo, rimase in piedi davanti alla
vetrina, osservando le
persone che passavano. Era incredibile come molte di quelle persone
sembravano felici – come
se non avessero un solo
problema al mondo. Le coppiette camminavano mano nella mano e
sembravano molto
innamorate, ma probabilmente non immaginavano neanche come si sarebbero
sentiti
se la loro metà all’improvviso li avesse lasciati
per sempre. Piuttosto davano
per scontato il fatto che i loro amati erano con loro lì, in
quel momento. Di
certo credevano che sarebbe durata per sempre –
“Okay, sono pronta.”
Draco fu trascinato fuori dalle sue fantasticherie
al suono della voce di
Hermione alle sue spalle. Si voltò e la vide, con in braccio
almeno una mezza
dozzina di articoli di abbigliamento. “Hai già
finito?”
Hermione lo trafisse con lo sguardo.
“Cosa vuol dire già?
Siamo qui da almeno mezzora.”
“Oh, giusto,” disse Draco,
sentendosi un completo idiota. Aveva lasciato
che la sua mente vagasse fuori dalla vetrina; a lui era sembrato che
fossero lì
solo da un paio di minuti.
Raccolse i vestiti dalle sue mani e li
portò alla cassa, dove una donna
cominciò a fare il conto. “Hai preso qualcosa di
bello?” le chiese.
Hermione si strinse nelle spalle. “Penso
di sì. Mi sono assicurata di non
prendere niente di simile a ciò che ho visto
nell’armadio di Hermione. Non è
stato difficile. Aveva quasi solo abiti babbani.”
La donna dietro il bancone, che stava imbustando i
vestiti, si fermò
improvvisamente e disse, “Hermione Granger?”
Un’ondata di panico travolse Draco. La
donna era riuscita a riconoscerla?
“Uh.. come?” disse Hermione
esitante. Draco notò un leggero cambiamento
nella sua voce, come se stesse cercando di mascherarla.
La donna sorrise. “Vi ho sentito nominare
Hermione. Stavate parlando di
Hermione Granger?”
“S-sì,”
balbettò Hermione.
“Era una ragazza deliziosa,”
disse la donna con un grande sorriso. “Veniva
sempre qui con Harry Potter e due dei Weasley. Era sempre
così gentile. Così
piena di vita..”
Lentamente, il
sorriso della donna scomparve. “Che cosa terribile che le
è successa. Non
potevo crederci quando l’ho saputo. La conoscevate?”
“No,” dissero in coro Hermione
e Draco.
Draco si schiarì la gola e
poggiò i soldi sul bancone. “Dovrebbero bastare
per tutto. Tenga il resto.” Raccolse le buste di vestiti e si
diresse alla
porta, seguito da Hermione.
“C’è mancato
poco,” mormorò Hermione. “Per un attimo
ho pensato che mi
avesse riconosciuta.”
“Beh, magari se ti fossi stata zitta
-”
“Sei stato tu a farmi
una domanda!”
esclamò Hermione.
“Sh,” sibilò Draco.
“Abbassa la voce.”
Diede un’occhiata alla strada, che
sembrava un po’ più affollata di quando
erano entrati nel negozio. Cominciava a riconoscere alcuni degli
studenti di
Hogwarts. “Faremmo meglio a tornare.”
Hermione annuì e si avviò
senza aspettarlo.
“Ehi, rallenta!” le
gridò dietro. Affrettò il passo per raggiungerla.
“Dovresti fare più attenzione -”
Si bloccò quando vide un gruppo di
persone familiare che si dirigeva nella
loro direzione: Pansy, Blaise, Tiger e Goyle. Istintivamente, Draco
fuggì nel
vicolo più vicino fra due negozi. Si allungò e
afferrò un lembo del mantello di
Hermione, portandola con sé.
“Ehi!” protestò lei
mentre Draco la spingeva velocemente contro il muro
dell’edificio e le tappava la bocca con una mano. Si
portò un dito alle labbra
per farle capire di restare in silenzio.
Lei lo guardò dal basso con occhi
spaventati, ma non fece alcun tentativo
per liberarsi dalla sua presa. Invece, rimase in perfetto silenzio
quando
udirono le voci avvicinarsi.
“Mi chiedo dove sia Draco
stamattina.”
Draco riconobbe la voce di Tiger.
“E a chi importa?” Questa
volta, era stato Blaise a parlare.
“Dacci un taglio, Zabini,”
disse Pansy. “Importa a me.”
“Beh, non dovrebbe,” disse
Blaise.
Draco si sporse e vide che il gruppetto si era
fermato proprio fuori dal
vicolo. Draco pregò perché le ombre li
nascondessero abbastanza.
“Ah sì? E perché
non dovrebbe importarmi, Zabini?”
Blaise sembrò esitare. “Sai
una cosa?” disse infine. “Lascia perdere. Se vuoi
che ti importi ancora di lui, fai pure. Ma io penso che tu sia una
stupida se
pensi che a lui importi ancora di te.”
Draco poteva sentire gli occhi di Hermione che lo
fissavano curiosi. Abbassò
lo sguardo verso lei e si strinse leggermente nelle spalle, come per
dire che
non aveva idea di cosa stesse parlando Blaise Zabini.
“Fottiti, Zabini,”
sbottò Pansy. Draco sbirciò ancora, giusto in
tempo per
vederla andare via infuriata.
“Stronza suscettibile, non è
vero?” disse Blaise con un sorrisetto.
Tiger e Goyle risero entrambi e i tre ripresero la
loro passeggiata,
superando il vicolo. Draco emise un sospiro di sollievo non appena li
ebbe
persi di vista. Tolse la mano dalla bocca di Hermione.
Lei non perse tempo. “E questo
che cos’era?”
“Niente,” borbottò
Draco mentre si allontanava da Hermione, lasciando la presa
che ancora aveva sul suo braccio. “Andiamo.”
Raggiunse la fine del vicolo e si guardò
intorno da entrambi i lati per
assicurarsi che la via fosse libera. Pansy non si vedeva
più, e Blaise, Tiger e
Goyle stavano raggiungendo i Tre Manici di Scopa in quel momento.
Quando Draco
non vide più gente che conosceva, fece segno ad Hermione di
seguirlo fuori dal
vicolo buio.
Una volta al sicuro sul sentiero per Hogwarts,
Hermione disse, “Povera
Pansy.”
Draco la guardò. “Tu e Pansy
eravate amiche nel tuo mondo, o cosa?”
“Assolutamente no,” rispose
Hermione. “Eppure – Blaise è stato
piuttosto
scortese con lei, poco fa. È vero, quello che ha
detto?”
“Sul fatto che Pansy sia una stronza
suscettibile? Sì. A volte.”
“No. Voglio dire.. sul fatto che non ti
importa di lei?”
Draco grugnì. “Granger, non
sono fatti tuoi, sul serio.”
“Lo so,” ribatté
Hermione. “So che non lo sono, è solo che..
è la tua ragazza.”
“E tu come sai che è la mia
ragazza?”
Hermione sorrise con aria mortificata.
“L’ho letto – nel diario di
Hermione. Ha detto che voi due stavate insieme.”
“Davvero?” Draco
sollevò un sopracciglio. Perché Hermione avrebbe
dovuto
scrivere nel suo diario della sua storia con Pansy? Ovviamente, moriva
dalla
voglia di chiedere che cosa, di preciso, avesse scritto Hermione, ma
dovette
resistere al bisogno di farlo.
“Sì, davvero. Allora
perché non ti importa di lei?”
Draco sospirò. “Granger, non
mi sento dell’umore adatto per parlarne, ok?”
“Va bene,” mormorò
Hermione. Non parlò più per il resto della strada
di
ritorno.
I corridoi della scuola erano quasi vuoti quando
tornarono. La maggior
parte degli studenti era o giù a Hogsmeade, o a perdere tempo nelle sale
comuni. I pochi
studenti che incrociarono non li degnarono di uno sguardo.
“Visto come è stato facile,
Granger?” disse Draco mentre si avvicinavano
alla loro sala comune.
“Bentornati, signor Malfoy e
ospite!” esclamò il cavaliere del ritratto.
Sorrise
da un orecchio all’altro quando vide Draco.
“Come mai sei così felice, tu?”
chiese al ritratto.
“Dimmi la parola d’ordine,
così potrai vederle con i tuoi occhi!” rispose
il cavaliere.
Draco sospirò e mormorò la
parola d’ordine. Mentre il ritratto si faceva da
parte, sentì il cavaliere dire “Buona
fortuna!”, ridendo sotto i baffi.
Si scambiò uno sguardo con Hermione
mentre attraversavano il buco del
ritratto. Quando entrarono nel dormitorio, Draco si tolse subito il
mantello e
lo gettò di lato su una poltrona. Si immobilizzò
quando notò che qualcuno era seduto
su quella poltrona.
Il professor Silente li guardava da sopra gli
occhiali a mezzaluna, e non
sembrava particolarmente felice.
“Signor Malfoy, signorina
Granger,” disse con calma. “Dobbiamo
parlare.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Eve ***
Eve (La Vigilia)
24 Dicembre
“Sono quarantuno
galeoni, otto falci e cinque zellini, signor Malfoy.”
Draco rovistò nel
portafoglio e tirò fuori i soldi. Porse al vecchio dietro il
bancone
quarantacinque galeoni e disse, “Tenga pure il
resto.”
L’uomo gli sorrise con
gentilezza. “La ringrazio, signore.”
“No, grazie a lei,”
disse Draco, prendendo la scatola dal bancone. “Apprezzo
molto ciò che ha fatto
per me – specialmente con così poco
preavviso.”
“È stato un
piacere,”
disse il vecchio. Mise i soldi che gli aveva dato Draco in una vecchia
cassa
fuori moda. “Mi ricorda molto suo padre.”
Draco sapeva che il
vecchio lo stava dicendo come complimento, ma Draco non lo considerò
tale. Detestava essere paragonato a suo padre con tanta leggerezza
– come se
essere così tanto simile a suo padre fosse una cosa buona.
“Grazie,” mormorò.
“Buon Natale.”
“Buon Natale a lei,
signor Malfoy!” esclamò il vecchio con allegria,
mentre Draco usciva dal
negozio.
Uscì dal vecchio
negozio di soprammobili abbastanza soddisfatto dell’acquisto.
Abbassò lo
sguardo sulla scatola nelle sue mani e sorrise. Si era cominciato a
preoccupare
qualche giorno prima che non sarebbe stato pronto in tempo, ma
fortunatamente
quella mattina aveva ricevuto un messaggio via gufo, che lo informava
che
l’ordine era pronto per essere ritirato in qualsiasi momento.
Perciò, subito
dopo colazione, si era affrettato per scendere a Hogsmeade, da
Bagatelles – un
piccolo negoziò di artigianato che vendeva oggetti
straordinari – per
ritirarlo.
Draco si strinse nella
giacca per scacciare il freddo pungente che c’era
nell’aria e osservò la strafa
affollata. Era la vigilia di Natale, e sembrava che molte persone si
stessero
dando un gran da fare per acquistare i regali dell’ultimo
minuto prima che i
negozi chiudessero. Per sua fortuna, Draco non doveva preoccuparsi
troppo per i
regali di Natale quell’anno. I Serpeverde solitamente non
avevano l’abitudine
di scambiarsi i regali – neanche gli amici più
stretti. Il gesto era troppo.. gentile,
per loro. Nonostante questo, aveva fatto un regalo a Pansy –
un vestito
particolare che lei gli aveva fatto vedere in una vetrina
all’inizio dell’anno.
Lo aveva adorato, ovviamente, e quando aveva finito di scartarlo
sembrava
essersi dimenticata del comportamento di Draco al Ballo del Ceppo. O
piuttosto,
aveva scelto di ignorarlo. E dopo, lei e il resto dei loro compagni
Serpeverde
erano tornati a casa per le vacanze. Draco invece aveva scelto di
restare a
scuola quell’anno – principalmente
perché, sin dalla morte di suo padre, sua
madre sembrava non voler avere molto a che fare con lui.
Sospirò mentre
cominciava a tornare verso Hogwarts. Odiava le vacanze di Natale. Erano
tutti
così felici, era nauseante. Era contento per il fatto che
sarebbe riuscito a
passare le vacanze da solo, quell’anno.
Draco si fermò sui
suoi passi quando intravide una ragazza più avanti, sulla
strada, che sbirciava
in una vetrina. Beh, non completamente
solo, disse a se stesso. Anche
di spalle, riconobbe Hermione. Era difficile non riconoscere i suoi
capelli.
Rimase lì per un attimo, incerto se salutarla o meno, ma lei
gli rese le cose
più semplici.
Lo vide riflesso nel
vetro e si voltò immediatamente per guardarlo in faccia. Le
guance e il naso
erano leggermente arrossati, probabilmente per via del freddo. Sembrava
stesse
tremando, nonostante fosse pesantemente vestita con abiti invernali, e
tenesse
in mano una tazza fumante. “Ehi,” disse con
esitazione.
“Ciao,” le disse. Non
fece alcun tentativo di avvicinarsi a lei. Non era sicuro del motivo
per cui si
erano fermati. Le cose fra loro erano rimaste abbastanza imbarazzanti
dalla
notte del Ballo del Ceppo, e non si erano quasi parlati da quella breve
conversazione del mattino dopo.
Hermione abbassò lo
sguardo sul pacco che Draco stringeva fra le mani. “Acquisti
dell’ultimo
minuto?”
“Già,” rispose
Draco,
coprendo la scatola il più possibile con il braccio.
“Tu?”
“No, ho finito gli
acquisti due mesi fa.”
Draco rise.
“Immaginavo.”
Hermione sorrise.
“Detesto rimandare. Preferisco
l’efficienza.”
“Penso che a Hogwarts
lo sappiano tutti, ormai,” disse Draco. “Beh..
dov’è il tuo gruppetto di
amici?”
Il sorriso di Hermione
sparì, mentre abbassava lo sguardo. “Oh, beh.. non
lo so. Le cose sono un po’
strane fra Harry e me, al momento. E per questo motivo, sono un
po’ strane
anche fra Ron e me. E Ginny.. beh, diciamo che a
Ginny non vado molto a
genio, ultimamente.”
“Oh.” Draco cercò di
fare uno sguardo comprensivo. “Vuoi dire per quello che
è successo al Ballo del
Ceppo?”
“Esatto,” mormorò
Hermione. Alzò lo sguardo verso di lui. “Immagino
che avessi ragione sul fatto
che Ginny non fosse d’accordo. È abbastanza
arrabbiata con me, adesso. Mi ha
accusato di aver cercato di rubarle il ragazzo. Mi ha detto un paio di
cose.. non
proprio carine.” Hermione scrollò le
spalle. “Beh, le passerà, ne sono
certa. Ha solo bisogno di un po’ di tempo. Sono certa che
Harry stia facendo
tutto ciò che è in suo potere per dimostrarle che
è lei la ragazza che
ama, e non sono io.”
Draco riconobbe un
filo di tristezza nella sua voce, ma non avrebbe saputo dire se
perché Harry
amasse davvero Ginny, o perché i suoi amici ora la odiavano.
Forse per
entrambe. Ad ogni modo, Draco doveva resistere al bisogno di allungare
il
braccio e darle una rassicurante pacca sulla spalla.
“Perciò sei qui tutta
sola?” le chiese.
“Nah. Sono venuta con
Luna. Anche se si è distratta qualche minuto fa, e allora le
ho detto che
probabilmente sarei tornata a scuola da sola e ci saremmo incontrate
dopo.”
“Ah,” disse Draco.
“Beh, gradiresti un po’ di compagnia lungo il
viaggio di ritorno? Stavo giusto
tornando.”
“Grazie,” rispose
Hermione. “A dire il vero sì, mi
piacerebbe.”
Cominciarono a
camminare a fianco a fianco lungo la strada affollata. Il loro silenzio
avrebbe
dovuto farli sentire a disagio, ma con grande sorpresa, non fu
così.
“Sai,” disse Hermione
all’improvviso, “non so neanche perché
sono rimasta per le vacanze. Penso che
sarei dovuta tornare a casa e stare con i miei.”
“Non dire
sciocchezze,” disse Draco. “Hai deciso di rimanere
perché è il tuo ultimo
Natale qui, e volevi passarlo con i tuoi amici. Solo che, quando hai
firmato
per rimanere, all’inizio del mese, non sapevi ancora che i
tuoi amici ti
avrebbero dato il ben servito. Ma non preoccuparti, Granger, il Natale
ha un
suo modo strano per far sì che le persone dimentichino e
perdonino. E perché
non dovrebbero? Voglio dire, il Natale è il periodo
più bello dell’anno.”
“Ah. A giudicare dal
sarcasmo nella tua voce, direi che sei un tipico Ebenezer
Scrooge.”
Draco la guardò con
occhi sgranati. “Ebenezer che?”
Hermione sorrise.
“Scrooge – Ebenezer Scrooge. È un
personaggio infame di un famoso libro
babbano. Si chiama A Christmas Carol *. Parla di un
uomo chiamato
Ebenezer Scrooge, ricco e avaro, che odia il Natale. E proprio prima di
Natale,
riceve la visita di tre fantasmi, - il fantasma del Natale Passato,
Presente e
Futuro – i quali gli mostrano che persona orrenda sia stato
per tutta la vita,
e come sarà spaventoso il suo futuro, se non fa qualcosa per
cambiare.”
“Granger, mi stai
dicendo che mi ritieni una persona orribile?”
“No!” esclamò
Hermione. “No, non è per questo che ti paragonavo
a lui. Niente affatto.
Davvero, è solo perché non ti piace il Natale, e
-”
“Calmati, Granger,”
disse Draco accennando un sorriso. “Stavo scherzando. Sembra
una storia
piuttosto interessante, a dire il vero.”
“Oh, lo è. È una
delle
mie preferite.” Hermione sorrise. “Sai, dovrei
avere il libro, da qualche parte
nella mia stanza, se ti piacerebbe -”
Il resto della frase
di Hermione fu tagliato via quando un ragazzo arrivò di
corsa alle loro spalle
e andò a sbattere contro Hermione, cercando di superarli. Il
ragazzo riprese
velocemente la sua corsa senza scusarsi per esserle andato addosso.
“Ehi!” sbottò Draco.
“Guarda dove vai!”
Ma o il ragazzo non lo
sentì, o semplicemente non gli diede importanza,
perché non si voltò.
“Stupido
idiota,”mormorò Draco. Guardò Hermione.
“Stai bene?”
“Sì,” rispose
Hermione, guardandosi. “A parte il fatto che adesso ho della
Burrobirra
bollente addosso.”
Ovviamente, la
Burrobirra calda che Hermione aveva in mano era adesso completamente
versata
sulla sua giacca.
“Salve, signor Malfoy!
Signorina Granger!” li chiamò una voce. Draco si
voltò e vide la professoressa
Cooman passargli accanto lungo la strada, qualche busta di acquisti
appesa alle
braccia.
“Salve,” mormorò
Draco
in risposta. Non era mai stato un grande ammiratore della professoressa
Cooman.
“Siete pronti per il
Natale?” chiese questa, strizzando
gli
occhi dietro le sue spesse lenti di ingrandimento.
“Non proprio,”
borbottò Draco.
“E lei, signorina
Granger?” chiese la professoressa, voltandosi verso Hermione.
“Lei è -”
All’improvviso, la
donna sobbalzò. I suoi lineamenti divennero fiacchi e i suoi
occhi più scuri.
“Oh, povera, povera ragazza,” sussurrò.
“Hermione strinse le
spalle. “Non è niente, è solo un
po’ di Burrobirra. La posso togliere con un
semplice incantesimo.”
La professoressa Cooman
si avvicinò a lei, alzando una mano e posandola gentilmente
sulla guancia di
Hermione. “Domani,” disse con voce bassa e rauca.
“Domani, morirai.”
Hermione sbatté le
palpebre. Draco sogghignò.
“Oh, che orrore,”
continuò la Cooman. Chiuse gli occhi e ritirò la
mano. “Morirai in un modo
terribile, davvero terribile. Niente potrà salvarti. Niente,
solo -”
Improvvisamente, i
suoi occhi si aprirono e il suo sguardo cadde su Hermione, come se la
vedesse
per la prima volta. “Oh, signorina Granger,” disse
con la sua voce normale.
Strizzò gli occhi per guardarla, e indicò la sua
giacca. “Si è versata qualcosa
addosso, mia cara.”
Dopodiché, la Cooman
riprese la sua via, canticchiando una canzone che Draco non riconobbe.
Quando
fu abbastanza lontana, Draco ridacchiò e disse ad Hermione,
“Riesci a credere
a quella donna?”
Hermione non rispose.
Continuò a fissare la Cooman con uno sguardo preoccupato.
“Granger, per favore,
dimmi che non prendi sul serio le cose che dice.”
“Non essere sciocco,”
rispose Hermione sulla difensiva. Era riuscita a staccare lo sguardo
dalla
Cooman, e adesso guardava Draco. “Ovvio che non la prendo sul
serio. E per
essere onesti, mi ritengo offesa dal fatto che tu l’abbia
addirittura pensato.”
Draco rise, mentre
riprendevano a camminare. “Ti chiedo scusa, Granger. Non so
come ho fatto a
pensare una cosa del genere.” Fece una pausa, poi disse,
“Ehi, ti ricordi al
terzo anno, quando la Cooman continuava a predire la morte di Potter
ogni
settimana?”
Un piccolo sorriso si
formò sulle labbra di Hermione. “Certo. Come
potrei dimenticarmene? Ho perso il
conto di quante volte sarebbe dovuto essere decapitato.”
“Lo so! Aspettavo con pazienza
ogni settimana per ricevere la notizia che Potter aveva perso la testa,
ma non
mi è mai arrivata. Detesto quella donna, da allora. Non puoi
continuare ad
alimentare la speranza di qualcuno in questo modo, sai?”
Hermione gli colpì il
braccio per giocare. “Questa è una cattiveria,
Malfoy. So che odi Harry, ma
onestamente non penso che lo detesti così tanto da
desiderare che sia
decapitato.”
Draco scrollò le
spalle. Non gli andava proprio di discutere con Hermione di quanto
detestasse
il suo migliore amico – che tra parentesi era anche il
ragazzo di cui lei era
innamorata. Per sua fortuna, Hermione non sembrava aspettarsi una
risposta,
dato il veloce cambio di argomento.
“Allora andrai alla
festa della vigilia di Natale, stasera?” chiese.
“Mm,” disse Draco
sovrappensiero. “Beh, ci saranno tutti i miei professori
preferiti. Così come
Potter e i due Weasley. Dio, come posso rifiutare un’offerta
del genere? Oh,
cazzo,” disse, schioccando le dita. “Mi sono appena
ricordato che ho
programmato di cavarmi gli occhi con qualcosa di appuntito, stasera.
Beh,
immagino tu possa divertirti anche senza di me.”
Hermione alzò gli
occhi al cielo. “Partecipare non ti
ucciderebbe, sai. Potresti scoprire
che potrebbe piacerti -”
“Potrei scoprire che
mi piacciono Potter e i due Weasley?” rise Draco.
“Adesso sei tu che stai
facendo la sciocca, Granger.”
Hermione lo guardò.
“Beh, fai come vuoi. Se preferisci cenare tutto solo la
vigilia di Natale -”
“Lo preferirei,
Granger,” la interrupe Draco. “Lasciamo le cose
come stanno.”
Continuarono a
camminare in silenzio, finché Hermione non parlò
di nuovo. “Beh, che cosa c’è
nella scatola?”
“Se avessi pensato che
erano affari tuoi, Granger, te l’avrei già
detto.”
Hermione mise il
broncio. “Va bene. Non m’interessa davvero cosa
c’è dentro, comunque.”
Draco fece un
sorrisetto. “Oh, invece sì che
t’interessa, Granger. Ne sono certo. Sei
una persona molto ficcanaso.”
“Non è vero!”
esclamò
Hermione. “Non sono ficcanaso. Sono solo.. curiosa,
ecco tutto.”
“Mh” disse Draco,
trasformando il suo sorriso in un ghigno. “Beh, magari se ti
comporti bene con
me, più tardi ti dico cosa c’è
dentro.”
“Chi se ne frega,”
disse Hermione, con indifferenza.
Il ghigno di Draco
rimase stampato sul suo volto mentre guardava Hermione, che camminava
alle sue
spalle. Aveva alzato il volto, il naso all’aria, come a voler
sottolineare che
non poteva importarle meno se le avesse mai rivelato cosa
c’era nella scatola.
Draco era sicuro che stesse facendo finta che non le importasse, e
questo lo
divertiva. Prima che potesse fermarsi, era scoppiato a ridere.
Hermione sollevò un
sopracciglio. “Cosa c’è di
così divertente?”
“Onestamente? Non ne
ho idea, Granger.”
Ma stava mentendo.
Sapeva che la cosa divertente era il fatto che stessero tornando a
scuola
insieme, comportandosi come amici. Dopo anni di
disprezzo e tormenti,
stavano parlando e scherzando l’uno con l’altra. Si
sorridevano a
vicenda. E anche dopo l’imbarazzo dovuto al bacio dopo il
Ballo del Ceppo,
erano ancora in grado di guardarsi in faccia e parlare. Era
incredibile,
davvero – come la persona che aveva passato così
tanti anni ad odiare, adesso
fosse l’unica in grado di farlo sorridere.
“Ehi,” disse
all’improvviso. “Mi è appena venuta in
mente un’idea pazzesca.”
Hermione lo guardò con
curiosità. “Ah sì? Che idea
sarebbe?”
“Cena con me
stasera.” Draco stesso era sorpreso per la sua idea. Non
sapeva di averla
avuta finché non l’aveva detta.
“Cenare con te?”
chiese lentamente Hermione.
“Sì. Voglio dire, hai
detto che le cose sono un po’ strane fra te e i tuoi amici
ultimamente. Perciò
non pensi che forse la cena della vigilia di Natale sarebbe
imbarazzante per
te, stasera?”
Hermione aggrottò la
fronte. “Non ci avevo pensato..”
“Allora siamo
d’accordo?” disse Draco. “Ceniamo in sala
comune, solo tu ed io – senza imbarazzo?”
Hermione sembrò
prendere in considerazione l’idea, ma alla fine scosse la
testa e disse, “È
un’offerta davvero gentile, ma.. tutti si aspettano che io
vada, e se non mi
faccio vedere..”
“No,” disse Draco,
velocemente, “va bene, davvero. Era solo un’idea
che mi era venuta in mente per
caso, ad ogni modo.”
“Scusami,” disse
Hermione con un cipiglio. "È solo che -”
“Granger, va tutto
bene.”
Hermione abbassò lo
sguardo per terra mentre continuavano a camminare. “Grazie
per l’offerta,
però,” disse con dolcezza. “È
stato molto gentile da parte tua.”
“Già, beh.. mi
conosci,” scherzò Draco, “faccio sempre
cose gentili.”
Hermione rise. Draco
sorrise a quel suono. Aveva una risata così bella
– molto melodica e sincera.
Per un breve momento, Draco si ritrovò incredibilmente
geloso degli amici di
Hermione – perché loro potevano sentire quella
risata ogni giorno. Perché loro
potevano vedere il suo sorriso diretto a loro.
Lentamente, Draco
cominciava a capire come fosse essere amico di Hermione Granger, e gli
piaceva sempre
più quello che scopriva.
“Hermione!” chiamò
una
voce all’improvviso alle loro spalle.
Sia Draco che Hermione
si voltarono e videro Luna correre per raggiungerli.
“Hermione,” disse quando
li raggiunse, “te ne stai già andando?”
“Uh..” Hermione
guardò
Draco.
“Ho delle cose da
fare,” disse Draco. “Ci vediamo dopo,
Granger.”
Hermione annuì
lentamente e lo guardò mentre si voltava.
Rimproverandosi in
silenzio, Draco riprese il cammino, sentendosi addosso lo sguardo di
Hermione.
Ma quando si voltò pochi secondi dopo.. se n’era
andata.
Più tardi quella sera..
Quando Draco fece
ritorno nella sala comune, quella sera, Hermione non c’era
– ma vi era
stata a un certo punto, a giudicare dal fatto che una copia di A
Christmas
Carol era stata accuratamente lasciata sul tavolo, accanto ad
un biglietto
con scritto, Leggilo se hai la possibilità. Penso
che potrebbe piacerti.
–Granger. Draco sorrise quando notò che
si era firmata con il cognome.
Riluttante, prese il libro dal tavolo e lo esaminò. Non era
un libro molto
grande. Se ci avesse provato, probabilmente sarebbe riuscito a finirlo
per la
fine della serata.
Perciò questo fu
quello che fece per il resto della sera – si stese sul letto
e lesse. Odiava
ammetterlo, ma il libro non era niente male. E ancora di più
odiava ammettere
che il personaggio principale, Ebenezer Scrooge, gli ricordasse non
solo se
stesso, ma anche suo padre. E soprattutto, pensò, odiava il
fatto che Hermione
avesse visto le somiglianze – probabilmente era quello il
motivo per cui era
così impaziente perché lo leggesse. Ma in quel
momento, Draco era troppo preso
dal libro per preoccuparsene.
Infatti, era così
preso dal libro, che non si rese conto che Hermione era tornata dalla
cena di
Natale. Ad un certo punto, sentì un rumore proveniente dalla
sala comune, ma
non si scomodò ad alzarsi per andarla a salutare. Aveva
già ricominciato a
sentirsi in imbarazzo con lei. Le aveva praticamente chiesto un
appuntamento
prima, e le aveva rifiutato. E Draco non era abituato a certe reazioni.
Di
solito, se invitava una ragazza fuori per cenare con lui, questa
squittiva
deliziata e magari sveniva. Ma Hermione era diversa – e
probabilmente era per
questo che Draco era così ferito dal fatto che gli avesse
detto di no. Era una
ragazza unica nel suo genere, il cui cuore apparteneva a qualcun altro.
Qualcuno che non poteva neanche vedere quanto fosse speciale..
La mente di Draco
cominciò a vagare, mentre si avvicinava alla fine del libro.
Quando il Fantasma
del Natale Futuro fece visita a Ebenezer Scrooge, capì che i
suoi occhi
cominciavano a non mettere più a fuoco. Si poggiò
il libro in grembo, si
strofinò gli occhi e sbadigliò.
All’improvviso, si rese conto di essere anche stanco.
Posò il libro sul
comodino e si alzò dal letto per sgranchirsi le gambe. Stava
pensando di
spegnere le luci nella sua stanza e andare a dormire, quando
udì un leggero
colpo alla porta. Curioso di sapere perché qualcuno avrebbe
dovuto bussare alla
porta della sua stanza da letto, andrò ad aprirla.
Hermione era in piedi
dall’altro lato, vestita in pigiama e vestaglia,
apparentemente imbarazzata.
“Ciao,” disse con un filo di voce.
“Ehi,” rispose Draco.
Fu sorpreso nel costatare quanto fosse gentile la sua voce, quando
parlò.
“Non ti ho svegliato, vero?”
“Cosa? Oh, no,” disse
Draco in fretta. “Stavo leggendo. Non mi ero neanche accorto
che fosse così
tardi.”
Il volto di Hermione
si illuminò. “Leggevi A Christmas Carol?”
Draco annuì.
“Beh? Cosa ne pensi?”
“Non è male,” disse
Draco, che non voleva rivelarle quanto gli stesse davvero
piacendo il
libro. “È praticamente autobiografico.”
Hermione sorrise. “Sei
troppo duro con te stesso,” disse.
“Sì, beh.. “ La voce
di Draco si spense. Per un attimo, nessuno dei due disse niente,
finché alla
fine Draco disse, “Dunque, cosa ti porta nella mia stanza da
letto nel bel
mezzo della notte?”
“Oh, uh..” Hermione
cominciò ad arrossire. “Io, beh.. non riesco a
dormire.”
“Oh.” Draco la
studiò.
Sembrava timida e forse un po’ imbarazzata. Ma soprattutto,
sembrava molto
tesa. “Va tutto bene?”
Lei annuì e sorrise.
Ma non era lo stesso sorriso sincero che aveva visto prima, quello
stesso
giorno. Questo sembrava un tantino forzato.
“Dai,” disse Draco,
facendosi da parte. “Perché non entri?”
Hermione esitò. “Sei
sicuro? Cioè, le regole -”
“Al diavolo le
regole,” disse Draco. “Entra.”
“Grazie,” disse
Hermione, facendo un passo in avanti. Si fermò e si
guardò intorno. “Quindi
questa è la famosa stanza di Malfoy? Ho sentito un sacco di
storie in
proposito.”
Fu il turno di Draco
di arrossire. Si schiarì la gola e disse,
“Già. Comunque.. cosa ti preoccupa?”
Hermione scrollò le
spalle. Incrociò le braccia al petto. “Niente, non
c’è niente che mi preoccupa.
Non riuscivo a dormire. Io.. non volevo essere sola, in questo
momento.”
Draco strinse gli
occhi e la guardò. Di solito, Hermione sembrava sempre
calma, tranquilla e
sicura di sé. Ma in quel momento, c’era un
cambiamento ben visibile in lei.
Sembrava distante, apprensiva, addirittura.. spaventata.
All’improvviso,
immaginò cosa potesse darle fastidio.
“Granger, non ti
starai davvero preoccupando per quello che ha detto la Cooman prima,
vero?”
“Certo che no!”
sbottò
Hermione. Ma, invece che apparire furiosa per quell’accusa,
sembrava timorosa.
Draco non poté fare a
meno che esserne divertito. Hermione era stata così
inflessibile, durante il
loro terzo anno, riguardo al fatto che la Cooman fosse solo
un’impostora –
eppure adesso, si stava bevendo le fesserie di quella donna. Il vecchio
Draco,
quello dell’inizio dell’anno, avrebbe colto al volo
l’opportunità di torturare
Hermione, ma quel ragazzo era nel passato. Adesso, scoprì
che nonostante quel
fatto lo facesse divertire, allo stesso tempo lo preoccupava.
Sedendosi sul letto,
batté la mano sul posto accanto a sé e disse,
“Vieni, siediti qui.”
Hermione guardò il suo
letto timidamente prima di sedersi accanto a lui. Draco
pensò che probabilmente
non fosse mai stata sul letto di un ragazzo, prima di allora. Beh, a
parte i
letti di Harry e Ron, perché loro non contavano. E
probabilmente non avrebbe
mai pensato che si sarebbe ritrovata seduta sul letto di Draco
Malfoy.
“Granger,” disse,
“non
devi fare finta che ciò che ha detto la Cooman non ti abbia
innervosita.
Diamine, probabilmente mi sentirei così anche io, se avesse
detto le stesse
cose a me.”
“Davvero?” chiese
Hermione. “Cioè, non sono davvero preoccupata che
possa avverarsi, è solo che..
non so. Mi ha fatto pensare, ecco tutto.”
Draco sollevò un
sopracciglio. “Pensare a cosa?”
“Alla vita,” rispose
Hermione. “Alla morte. A quanto ogni singolo giorno possa
essere l’ultimo, e
noi non lo sappiamo. Immagino che mi spaventi un po’,
pensarci.”
“E allora non
pensarci,” disse Draco con semplicità.
“Specialmente quando sei a letto.
Pensare alla morte è abbastanza da tener sveglio chiunque la
notte.”
“Immagino di sì,”
mormorò Hermione. Aveva lo sguardo basso sulle sue mani,
che, notò Draco,
tremavano leggermente.
Non poteva sopportare
di vederla in quello stato. Era così abituato a vederla
felice e spensierata
che la sua inquietudine cominciò a far sentire inquieto lui.
Velocemente, si sforzò di pensare a un modo per farla
sentire meglio. Sapeva
che probabilmente non sarebbe stato in grado di farla ragionare,
perciò l’unica
altra possibilità a cui la sua mente riusciva a pensare era
qualcosa che non
avrebbe voluto fare. Ad ogni modo, sapeva che doveva farlo.
Si alzò dal letto e
andò alla sua scrivania. Aprì il cassetto
superiore, vi frugò dentro e tirò
fuori una scatola, impacchettata con una carta natalizia. Lo sguardo di
Hermione lo seguì mentre tornava da lei e le porgeva la
scatola.
“Ecco,” disse, mentre
lei alzava le mani per prenderla. “Volevo aspettare e dartelo
domani, ma.. beh,
immagino che dovresti averlo stanotte.”
Hermione abbassò lo
sguardo sulla scatola, con gli occhi leggermente spalancati.
“Che cos’è?”
“Devi aprirlo per
scoprirlo,” rispose Draco, tornando a sedersi accanto a lei.
Le sue mani, tremanti,
rimossero gentilmente il nastro. Draco sorrise quando notò
che Hermione stava
nuovamente arrossendo.
“Non avresti dovuto,
davvero,” disse, cominciando a togliere la carta.
“Non sapevo che ci saremmo
scambiati i regali..”
Draco scosse la testa.
“Non preoccuparti. Aprilo.”
Non appena ebbe tolto
tutta la carta che lo impacchettava, Hermione si prese un momento per
piegare
con cura la carta e poggiarla al suo fianco. Draco roteò gli
occhi, impaziente.
Il fatto che stesse
aprendo la scatola lo rendeva nervoso. Non era proprio sicuro del
perché le
avesse fatto un regalo – l’idea gli era venuta in
mente qualche settimana
prima, e gli era sembrata una buona idea all’epoca. E gli
sembrava ancora una
buona idea, ma aveva paura di quella che sarebbe stata la sua reazione.
Dopotutto, probabilmente non era una cosa da tutti i giorni, per lei,
ricevere
un regalo da un avversario.
Perciò la guardò con
attenzione, mentre apriva la scatola, poi mentre rimuoveva la carta che
era
rimasta in cima, sperando di poter capire la sua espressione. Fino a
quel
punto, tutto quello che riusciva a vedere era curiosità.
Lentamente, guardò
nella scatola e tirò fuori ciò che stava dentro.
Quando lo ebbe fra le mani,
disse. “È un cofanetto.” Poi,
esaminandolo più da vicino, aggiunse, “Un
cofanetto
davvero bello.”
Non stava mentendo. Il
cofanetto era stato intagliato dal legno più fine, tinto di
un marrone scuro, con
molti complicati intagli di diversi fiori dappertutto. Sorrise mentre
passava
le dita sue ognuno di essi. “È
meraviglioso,” mormorò.
“Aprilo,” disse Draco
dolcemente.
Hermione avvicinò il
cofanetto al suo viso. Quando trovò il piccolo chiavistello,
sollevò il
coperchio e, all’improvviso, una dolce melodia
riempì la stanza.
“Oh,” sussultò
Hermione, mentre una mano correva a coprirsi la bocca.
“È un cofanetto
musicale,” disse Draco con un sorriso. “Vedi qui?
C’è una piccola ballerina.”
Ovviamente, quando il
cofanetto fu aperto, rivelò un piccolo palco, sul quale
un’esile ballerina
danzava. A differenza dei cofanetti musicali babbani, dove la ballerina
era
solo un semplice pezzo di plastica che girava senza fine, questo
cofanetto
conteneva una figurina incantata che si muoveva avanti e dietro sul
palco,
eseguendo i passi di danza più complicati.
Draco alzò lo sguardo
per vedere l’espressione di Hermione, e notò i
suoi occhi pieni di lacrime.
“Q-questa.. questa è
la canzone che mi cantava mia madre tutte le sere,”
balbettò.
“Lo so,” disse Draco.
“La stavi canticchiando davanti a me, ricordi?”
Hermione annuì. “Come
hai fatto a.. cioè, come -”
“Ho mandato un gufo a
tua madre,” rispose Draco, senza che lei potesse terminare la
sua domanda. “Le
ho chiesto se poteva per cortesia dirmi il titolo della canzone che ti
cantava
sempre, tutte le sere, per farti addormentale. E lei mi ha risposto,
più che
compiaciuta di dirmi che canzone fosse. E poi sono andato da Bagatelles
e ho
fatto un ordine speciale. Ho fatto in modo che trovasse la canzone
giusta e la inserisse.
Non ero sicuro se tu fossi un’appassionata di danza classica,
ma il
proprietario ha insistito, ha detto che è una trazione
metterci una ballerina,
e allora.. l’ho fatta mettere. L’ho ritirato
stamattina.”
“Ecco cosa c’era nella
scatola che avevi,” sussurrò Hermione, sollevando
una mano per asciugarsi
velocemente le lacrime che avevano cominciato a scendere.
Draco annuì. “Sì.
Ecco
perché non potevo dirtelo prima. Volevo
aspettare e dartelo domani, ma..
beh, non riesci a
dormire, e so che la
canzone che tua madre ti cantava ti aiutava ad addormentarti, e allora
-”
Fu interrotto da un
singhiozzo. Guardò Hermione e si accorse che non cercava
più di asciugarsi le
lacrime – erano troppe ormai.
“Granger, stai bene?
Cioè, se non ti piace..” Il suo cuore
affondò, temendo che non le piacesse il
regalo.
“No,” rispose in
fretta Hermione, tirando su col naso. “No, Malfoy –
lo adoro. È semplicemente..
semplicemente il regalo più bello che abbia mai
ricevuto.”
Draco fu sorpreso. Lo
diceva solo per essere gentile, o parlava sul serio? Perché
se era seria,
questo significava che il suo regalo aveva superato
il giornale
regalatole da Harry..
“Non puoi capire
quanto significhi per me,” continuò Hermione fra i
singhiozzi. “Cioè, tutti i
problemi che avrai affrontato -”
“Beh, non è che
l’abbia fatto da solo,” scherzò Draco.
“Ho avuto il semplice compito di
ordinarlo.”
Hermione scosse la
testa. “Tu.. tu ti sei ricordato che stavo canticchiando la
canzone. Ha mandato
un gufo a mia madre. Hai speso Merlino solo sa quanto
per
questo..”
La sua reazione
sembrava abbastanza sincera. Abbastanza soddisfatto, Draco sorrise e
disse,
“Allora, ti piace?”
“No, Malfoy. Lo adoro.
Grazie davvero tanto.”
“Non è niente,”
disse
Draco con nonchalance. “Ma prego, Granger.”
Hermione tirò su
un’ultima volta con naso e si asciugò le ultime
lacrime. Delicatamente, chiuse
il cofanetto e rimase seduta per un momento con
un’espressione pensierosa sul
volto.
“Stai pensando a
qualcosa, Granger?”
Alzò lo sguardo verso
di lui. “Sì, a dire il vero..” La sua
voce si affievolì. Sembrava di nuovo
intimidita, adesso. “Mi chiedevo se – e puoi dire
no, se vuoi – magari potevo..
dormire qui, stanotte?”
La sua voce era così
calma e bassa che Draco non era sicuro di aver capito bene. Ma da come
stava
arrossendo, immaginò di aver capito bene.
“Certo,” disse lentamente, non appena
la sua domanda cominciò a prendere forma nella sua mente.
“Sì, certo. Io posso
dormire per terra -”
“No, io.. mm, voglio
dire, se tu p-potessi.. dormire.. se noi
potessimo dormire
insieme nel letto.. voglio dire, dormire, non, quello..”
Draco sarebbe stato
divertito dalla sua balbuzie, se solo non fosse stato sconvolto da
quello che
gli stava chiedendo. “Oh, giusto,” disse
velocemente. “Dormire. Sì, posso –
cioè, possiamo -”
“È solo che non vorrei
proprio restare sola, stanotte..”
“Giusto. Certo. Sì,
ti-ti capisco.” Maledizione. Cominciava a balbettare anche
lui.
“Grazie,” disse
Hermione, la voce appena più forte di un sussurro.
“Significa molto per me.”
Dormire con lui
significava molto per lei? In che razza di universo parallelo si era
appena
imbattuto? Non fece domande, però. Non osò.
Qualsiasi cosa dicesse poteva, in
ogni momento, farle capire che gli aveva appena chiesto di dormire nel
suo
stesso letto, e l’avrebbe fatta scappare a gambe lavate,
terrorizzata. E Draco
non voleva che succedesse. No, non voleva che dormisse da sola quella
note,
tanto quanto non voleva lei.
“Bene, allora..” Draco
si alzò dal letto, imitato da Hermione, e
cominciò a togliere le coperte. “Sì,
allora.. mettiti pure lì. Mettiti comoda.”
Hermione gli sorrise
sollevata. Sistemò il cofanetto musicale sul comodino e lo
aprì nuovamente. Non
appena fu sotto le coperte, Draco si affrettò a sistemarsi
accanto a lei. Era
incredibile come, nonostante fosse stravagante, essere steso nello
stesso letto
di Hermione Granger, gli sembrava così giusto.
Draco borbottò un
incantesimo per far sprofondare la stanza nel buio per un breve
istante, prima
che la tenue luce della luna cominciasse a filtrare dalla finestra.
Si voltò su un fianco,
in modo da trovarsi di fronte Hermione, la quale stava sul fianco giusto.
Era così bellissima, con la luce della luna che le
illuminava debolmente il
volto, che Draco aveva difficoltà a non dirlo ad alta voce.
Per sua fortuna,
Hermione parlò prima che lui potesse dire qualsiasi cosa.
“Grazie, Draco. Di
tutto.”
Draco sbatté le
palpebre al suono del suo nome. Era sbalordito da quanto suonasse
meraviglioso
il suo nome, se era lei a pronunciarlo.
Nonostante lo stupore
per il fatto che si chiamassero per nome adesso, riuscì a
rispondere, “Non c’è
di che.. Hermione.”
Lei sorrise quando
sentì il suo nome. Forse stava pensando le stesse cose che
aveva pensato lui
quando lei aveva detto il suo nome. Era difficile a
dirsi, davvero – ma
era l’ultima cosa a cui stava pensando, visto che un attimo
dopo, lei si era
avvicinata e l’aveva baciato.
Era a dir poco
sorpreso, ma lo stupore svanì quasi subito.
Era un bacio
completamente diverso dal primo che si erano scambiati. Mentre
l’altro era
stato passionale e frenetico, questo era tenero e dolce.. deciso,
eppure
gentile. Durò solo pochi secondi, prima che lei si
allontanasse.
Quando finalmente
Draco aprì gli occhi, la trovò a sorridergli. Da
quel che poteva vedere, non
c’era traccia di rimorso sul suo volto. Draco
ricambiò il sorriso.
“Buonanotte,” disse
lei con dolcezza, mentre si voltava sull’altro fianco, in
modo da dargli le
spalle.
“Buonanotte,” riuscì
a
mormorare Draco. Continuò a fissare la sua schiena, il cuore
che batteva
impazzito. Lo aveva appena baciato. Hermione Granger lo aveva appena baciato.
Di sua volontà. Non era stato lui a fare la prima mossa
– era stata lei.
Era positivo il fatto
che lei non potesse più vederlo, perché stava
sorridendo come un’idiota. Doveva
resistere al bisogno di farla girare per un altro bacio. No, avrebbe
fatto le
cose con calma con lei. C’erano ottime possibilità
che il mattino dopo lei si
svegliasse pentita di averlo baciato, ad ogni modo. O forse, il bacio
non voleva
essere romantico, ma piuttosto doveva prenderlo come un segno di
apprezzamento..
“Malfoy?” disse lei
improvvisamente, con voce assonnata.
“Sì?”
“Mi dispiace.”
“Ti dispiace per
cosa?” Per il bacio? Non doveva di certo scusarsi
per quello.
“Mi dispiace,” disse,
la voce così bassa che Draco fece fatica a sentirla,
“che tu mi abbia fatto un
regalo così meraviglioso, ma io non ti
abbia regalato niente.”
Draco sorrise a
quell’affermazione. “Oh, Granger,” disse.
“Non puoi immaginare. Mi hai appena
regalato tutto quello che volevo.”
Lei non rispose. Draco
non era sicuro se fosse perché stava cercando di capire cosa
intendesse, o
perché si era addormentata. Immaginò, a giudicare
dal ritmo pesante e regolare
del suo respiro, che fosse la seconda. Probabilmente
è un bene, pensò
Draco fra sé e sé. Non era certo di essere pronto
a farle sapere cosa
intendesse, ad ogni modo.
Continuò a guardarla
alla luce della luna. Sarebbe stato felice di guardarla dormire per
tutta la
notte, ma sentiva le palpebre diventare pesanti, che minacciavano di
chiudersi
sui suoi occhi. Non cercò di opporsi. Prima si fosse
addormentato, prima
sarebbe arrivata la mattina di Natale. Aveva un buon presentimento per
il
giorno dopo – fosse solo perché si sarebbe
svegliato al fianco di Hermione
Granger.
Mentre il debole suono
della musica riempiva la stanza, Draco chiuse gli occhi e
scivolò in quello che
sarebbe stato l’ultimo sonno sereno di cui avrebbe goduto per
parecchio tempo.
* Ho preferito
lasciare il nome in inglese, ma se vi interessa leggerlo, è Il
Canto di
Natale, di Dickens.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Void ***
Void (Vuoto)
“Signor Malfoy. Signorina Granger.
Dobbiamo parlare.”
Draco grugnì interiormente alla vista
del professor Silente seduto nella
sua sala comune – che sembrava anche un tantino infuriato.
“Signore,” cominciò
Draco, ma Silente alzò una mano per farlo tacere.
“Non vi avevo specificamente
detto di restare nel dormitorio fino a domani mattina?”
“Sì, signore, ma -”
“E allora perché nessuno di
voi due era qui quando sono arrivato? E perché
mi sembra che voi siate appena tornati da un posto in cui non sareste
dovuti
andare?”
Draco sospirò. Sapeva che era inutile
mentire, ma non se la sentiva proprio
di spiegare la situazione. “Siamo stati a Hogsmeade, signore.
Non si preoccupi,
non ci ha riconosciuto nessuno. Me ne sono assicurato io stesso. Ci scusi.” Si
assicurò di borbottare appena
le ultime due parole.
Silente annuì lentamente. Con grande
sorpresa di Draco, il vecchio non
sembrava essere più tanto irritato per tutta quella
faccenda. Infatti, i suoi
lineamenti si erano addolciti notevolmente quando disse,
“Molto bene. Sono
deluso perché avete disobbedito al mio ordine, ma ci sono
questioni più
importanti di cui discutere in questo momento.”
Rivolse la sua attenzione a Hermione e sorrise.
“Ho informato il personale
della sua situazione. La maggior parte dei professori sono a dir poco
perplessi, ma sembrano impazienti di conoscerti.”
Hermione sorrise a quelle parole.
“Ora, non sono certo che il signor Malfoy
l’abbia informata o no, ma prima
del suo arrivo, la professoressa McGranitt ed io stavamo scegliendo una
nuova
studentessa che ricoprisse il ruolo di Caposcuola.”
Draco abbassò lo sguardo verso il
pavimento. Con tutto quello che era
successo negli ultimi giorni, si era completamente dimenticato della
ricerca di
una nuova Caposcuola. Era un po’ deluso nello scoprire che la
ricerca era
ancora aperta.
“Beh,” continuò
Silente, “la professoressa McGranitt ed io ne abbiamo
discusso a lungo, e alla fine siamo stati entrambi d’accordo
che – se lei è
interessata, ecco – lei
potrebbe
prendere il ruolo di Caposcuola per il resto del suo tempo
qui.”
Draco alzò la testa di scatto e
guardò incredulo il vecchio di fronte a
lui. Era diventato pazzo? Una cosa
era dare il compito di Caposcuola a un’altra studentessa, ma
darlo a una strana
ragazza proveniente da un altro mondo – qualcuno di cui
nessuno sapeva niente –
era tutt’altra cosa.
“Signore,”
s’intromise. “Non penso che -”
“Mi piacerebbe tantissimo essere
Caposcuola!” esclamò Hermione.
Silente sembrò euforico per la sua
risposta. “Presumo che lei fosse
Caposcuola nel suo mondo, dico bene?”
“Certamente,” disse Hermione,
raggiante.
“Splendido.” Silente si
voltò verso Draco. “Non sarà un
problema per lei,
giusto signor Malfoy?”
Voleva dire si – che sarebbe stato un
problema enorme, gigantesco. Ma
sarebbe servito a qualcosa? Avevano già preso la loro
decisione. Non c’era
niente che poteva fare se non mentire.
“No, signore,”
borbottò.
“Molto bene, allora!” disse
Silente, alzandosi. Si rivolse a Hermione e
disse, “Verrò a prendervi domani mattina e andremo
insieme in Sala Granger,
dove spiegherò tutto agli studenti.”
Hermione annuì. Un’espressione
nervosa si formò sul suo viso mentre
guardava Draco. Lui resse il suo sguardo per un attimo prima di
distoglierlo.
Cominciò a camminare lungo la stanza
mentre Silente li salutava, sentendo
appena quello che il vecchio diceva. Guardò Silente andare
via, e vide
l’espressione di Hermione rilassarsi.
Quando furono soli nella stanza, lei
tornò a guardarlo ancora una volta e
chiese, “Allora, quali sono esattamente i miei compiti da
Caposcuola?”
Draco non poté fare a meno che rigirare
la domanda. “Non eri davvero
Caposcuola nel tuo mondo, vero?”
“Cavolo, no,” rispose Hermione
con una risatina. “Roba da pazzi.”
Draco sogghignò. “Chi
l’avrebbe mai detto, Granger. Hai appena raccontato
una bugia al Preside – e con tanta abilità e
totale mancanza di morale.”
Hermione imitò il suo ghigno e disse,
“Oh, per piacere. Vuoi dirmi che tu
non hai mai raccontato una bugia al
Preside?”
“Oh, certo che sì.
E parecchie. Ma la vera
Hermione Granger – lei non avrebbe mai mentito al vecchio.
Neanche se fosse stato per una buona causa.. tipo aiutare a salvare il
mondo, o
alter cose ridicole.”
Hermione si rabbuiò.
“Già, beh.. probabilmente ci sono un sacco di cose
che
la vera Hermione non avrebbe mai
fatto e che io ho fatto.”
Draco non poté non notare il modo il cui
disse “la vera Hermione”, come
se quelle parole le lasciassero l’amaro in bocca.
“Ci scommetto,” disse Draco.
Hermione strinse gli occhi, guardandolo.
“Lo dici come se lo sapessi per
certo.”
“Come potrei
saperlo per certo,
Granger? Non ti conosco per
niente.”
“Giusto, Malfoy, non
mi conosci.
E da quel che vedo, non t’interessa
farlo.”
“Dovrebbe?
Dopo tutto, non sei
altro che la copia di una ragazza che odiavo. Perché dovrei
anche solo pensare
che valga la pena conoscerti?”
Poteva vedere la sua mascella contrarsi, come se
stesse stringendo i denti.
“La detestavi, eh? Credo che sia molto
interessante.”
“Ah sì? E
perché?”
“Perché dovrebbe interessarti
qualsiasi cosa io abbia da dire?” Incrociò le
braccia sul petto ed emise un leggero sbuffo. La sua reazione era
così simile a
quella che aveva la vera Hermione
quando era infastidita. Ma Draco si rifiutò di lasciare che
quel fatto lo
addolcisse.
“Non
mi interessa, Granger.
Ascolta, saremo costretti a convivere per un po’, ma questo
non vuol dire che dobbiamo
essere amici. Infatti, preferirei che non lo fossimo
affatto.”
“A me va bene,”
brontolò Hermione. Raccolse le sue buste dal pavimento.
“Vado a farmi una dormita.”
“Buona idea,”
borbottò Draco in risposta.
Hermione strinse le labbra e gli passò
accanto, diretta alla sua stanza. Ma
prima di uscire dalla sala comune, si fermò e si
voltò.
“So che non ti piaccio,” disse,
“e mi sta bene, lo capisco. Non mi aspetto
di piacerti. E so anche che non
mi vuoi qui, e capisco anche questo. Ma sono
qui, e prima lo accetti, prima forse smetterai di odiarmi.”
“Io non ti -”
cominciò Draco, ma poi si interruppe. Stava per dirle che
non
la odiava. Ma sarebbe stata la
verità?
“Sì invece.”
Hermione strinse le spalle, mentre abbassava lo sguardo sul
pavimento. “Ma poi, perché non dovresti? Voglio
dire, odiavi anche lei.”
Pronunciando l’ultima frase,
alzò lo sguardo dal pavimento e lo fisso negli
occhi, con uno strano sguardo che Draco non riuscì a
decifrare. Ma prima che
potesse anche solo provarci, lei ruppe il contatto visivo voltandosi e
andando
nella sua stanza.
Draco lasciò andare il respiro che non
si era accorto di trattenere. Dunque
la nuova Hermione era molto perspicace. O era così, o
l’antipatia che Draco
provava nei suoi confronti era troppo evidente.
Si passò una mano fra i capelli mentre
si lasciava cadere sul divano. Non era
neanche sicuro che gli stesse antipatica, poi. Era diffidente.
Non si fidava
di lei. E odiava il mondo il cui era vestita la notte in cui era
arrivata – come
una troietta Serpeverde. Ma quel mattino, quando l’aveva
vista con i capelli
mossi e i vestiti semplici.. aveva visto Hermione. La vera
Hermione. L’unica Hermione di cui gli sarebbe mai importato
davvero. Vederla così lo aveva quasi distrutto.
Perché con i capelli lisci e i
vestiti striminziti, poteva ripetersi che fosse solo una che le
somigliava. Ma altrimenti,
sapeva che avrebbe abbassato la guardia, e si sarebbe concesso il lusso
di
credere che fosse davvero lei. Così come stavano facendo i
suoi amici.
Grugnì quando pensò ai suoi
amici, perché gli ricordò che il giorno
seguente, tutta la scuola avrebbe scoperto di lei. Come avrebbero
reagito? Di certo
non l’avrebbero presa tutti sorprendentemente bene come aveva
fatto Ginny. Immaginava
che alcuni studenti sarebbero stati straniti. Altri moderatamente
incuriositi. E
tutti i Serpeverde.. beh, i suoi compagni di casa sarebbero stati
eccitati, in
quanto Draco era sicuro che alla maggior parte di loro mancasse
tormentare
Hermione Granger. E
con molta
probabilità, questi non avrebbero perso tempo. E ovviamente
Draco, da
Caposcuola, avrebbe dovuto porre fini a queste stupidaggini, facendo
domandare
ancora una volta da che parte stesse. Odiava questo fatto. E la nuova
ragazza
aveva ragione – la
odiava. La odiava
per tutto quello che il suo arrivo avrebbe provocato. E la odiava per
quello
che quasi era, ma non era.
All’improvviso, un riposino
sembrò una buona idea anche a lui. Se solo
fosse stato in grado di addormentarsi e risvegliarsi quando
l’anno scolastico
era già finito – o meglio ancora, se non si fosse
proprio svegliato.
Sapeva che avrebbe dovuto rimproverarsi per quei
pensieri negativi, ma era
troppo stanco – fisicamente ed emotivamente – per
preoccuparsi di cosa pensava.
Anziché rimproverarsi,
affondò il viso in un cuscino e si stese sul divano,
facendo un grande sospiro. Sapeva che il sonno avrebbe fatto arrivare
prima il
giorno seguente. Ma forse era questo che voleva – superarlo.
Superare il resto
dell’anno e andare avanti con la sua vita. Chiuse gli occhi e
cercò di
immaginarsi dopo il diploma, dopo Hogwarts. Ma non vide niente. Niente
se non
uno spazio buio e vuoto. Lo stesso vuoto che al momento gli occupava
l’anima,
risucchiandola lentamente, e che scacciava tutto il resto della vita
che gli
rimaneva. Il vuoto lasciato dalla morte di Hermione Granger.
L’oscurità consumante che
vide, mista alla paura, ebbe presto il
sopravvento. Ma prima di scivolare nel sonno, poteva giurare di aver
sentito la
dolce melodia del cofanetto musicale di Hermione riempire
l’aria, e il
bellissimo suono della sua voce che cantava per farlo addormentare.
Note della Traduttrice: Sì lo so! Capitolo
brevissimo (in confronto al precedente soprattutto!) infatti ci ho
messo
relativamente poco a tradurlo. Non succedere quasi niente in questo
capitolo,
lo so. Ma dovete avere un po’ di pazienza, presto molte
domande troveranno una
risposta :) Grazie a tutte le persone che seguono questa storia, sia a
chi
legge soltanto, che a chi lascia una recensione!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Last Christmas ***
Nota della traduttrice: Okay, prima di tutto, scusate il ritardo.
Vorrei scusarmi per averci messo tanto, ma ho due motivi relativamente
validi. Uno è che sono ricominciate le lezioni,
l’altro è che questo
capitolo, oltre ad essere tremendamente lungo – su word sono
15 pagine! – è..
come dire, angosciante. Sapevo già cosa sarebbe successo, lo
sapevo anche leggendolo,
ma non potevo tradurre più di poco per volta, era
più forte di me. Scusatemi
T_T
Spero che nonostante tutto vi piaccia. Ricordate dove avevamo lasciato
Draco e
Hermione nel passato, vero? La sera della vigilia, nel letto di Draco..
bene, ve
lo ricordate. Questo capitolo si svolge tutto al passato,
niente nuovi
avvenimenti quindi, e tutto il giorno di Natale. Buona lettura!
Last Christmas (Lo scorso Natale)
25 Dicembre
Quando Draco Malfoy si
svegliava con le braccia avvolte attorno al corpo di una ragazza,
significava
una e una sola cosa: che la notte precedente era stato fortunato.
Il che è esattamente
il motivo per cui andò immediatamente nel panico quando
aprì gli occhi, la
mattina di Natale, e scoprì che la ragazza che stringeva fra
le braccia era
Hermione Granger.
I pensieri affluirono
nel suo cervello tutti insieme, quando si sedette. Cosa avevano fatto?
Avevano
bevuto? Lei si sarebbe incazzata, svegliandosi e ritrovandosi nel letto
di
Draco Malfoy? E oh, per Merlino, e se avessero-
“Buongiorno,” disse
una voce gentile al suo fianco.
Draco abbassò lo
sguardo su Hermione, che lo osservava con gli occhi scintillanti e un
caloroso
sorriso. Aveva ancora la faccia assonnata, come se si fosse appena
risvegliata
da un sogno magnifico. E in qualche modo, anche con i suoi capelli
ribelli
sparpagliati sul cuscino e gli occhi assonnati, era decisamente bella
da
togliere il fiato.
“Girono,” mormorò
Draco, distogliendo velocemente lo sguardo.
“C’è qualcosa che
non
va?” chiese lei. “Mi sembri.. preoccupato per
qualcosa.”
Draco tornò a
guardarla, stupito che lei non avesse ancora compreso la situazione in
cui si
trovavano.
“Beh, non è che mi
svegli tutti i giorni al fianco della Caposcuola, sai.”
Ed ecco lo
sguardo – lo sguardo di una ragazza che ha appena cominciato
a capire che si è
appena svegliata in un letto non suo, accanto ad un Serpeverde.
Sorprendentemente, però, il suo sguardo non poteva essere
più diverso di così.
Non sembrava disgustata, confusa, o in collera. Anzi, sembrava
lievemente divertita.
“Aspetta,” disse lei,
“non penserai che noi due -” Improvvisamente,
cominciò a ridacchiare. “Pensi
che sia successo qualcosa, fra noi! Non ti ricordi cosa è
successo la notte
scorsa?”
Ovviamente Draco
ricordava la notte precedente. Era andata nella sua stanza,
perché si sentiva
inquieta, e lui l’aveva calmata dandole il regalo che aveva
comprato per lei. E
dopo si erano addormentati – niente di più. Era da
sciocchi pensare che fosse
successa qualsiasi altra cosa.
“Certo che mi ricordo.
Solo – beh, mi sono appena svegliato e il mio cervello non
ragiona ancora. Ho
semplicemente avuto un momentaneo vuoto di memoria.”
Hermione sorrise e si
mise a sedere accanto a lui. “Oh. Beh, sembri assolutamente
terrificato.”
“Non è vero,”
protestò
Draco, scuotendo la testa.
“Sì invece!”
esclamò
Hermione con una risata. “Davvero. Come se la
possibilità che sia successo
qualcosa fra noi ti spaventi a morte.” Il suo sorriso
svanì lentamente, mentre
abbassava lo sguardo sulle sue mani.
“No,” la rassicurò
Draco. “Non sono spaventato. Almeno non per i motivi che
pensi tu.”
“Ah sì? E a che motive
pensi che io stia pensando?”
Draco scrollò le
spalle. “Non saprei. Probabilmente pensi che sia spaventato
perché.. perché
credevo di aver avuto contatti intimi
con una mezzosangue.” Disse l’ultima parola con
dolcezza e si tirò indietro.
“Beh,” disse Hermione.
“Allora hai ragione – era a
questo che stavo pensando.” Gli fece un
mezzo sorriso.
Draco allungò una mano
e con un dito le sollevò il mento, in modo che potesse
guardarla direttamente
negli occhi. “Non è questo che mi
spaventa,” le assicurò. “Io.. per un
attimo
mi sono preoccupato di.. di aver fatto qualcosa di inappropriato, la
notte
scorsa, e.. avevo paura di averti ferita – qualcosa di cui ci
saremmo entrambi
pentiti.”
Hermione sbatté le
palpebre e afferrò la mano che era ancora sotto il suo
mento. “Beh, non hai
fatto niente per ferirmi, la notte scorsa. A dire il vero, mi hai
aiutato. E
parecchio. E di certo non mi pento di questo.” Con un
sorriso, si alzò e prese
il suo cofanetto musicale dal comodino. “Buon Natale,
Draco.”
“Buon Natale..
Hermione.” A Draco cominciava a piacere il suono del suo nome
sulla sua lingua.
Hermione sorrise e si
voltò per andarsene, ma si fermò e
tornò a guardarlo. “Ehi, che programmi hai
per oggi?”
Draco ci pensò su un
attimo. “Beh, è Natale. Pensavo di dormire tutto
il giorno, e se mi va, potrei
anche mangiare qualcosina.”
“Che ne dici di una
cena?” chiese senza riflettere.
“Una cena?” chiese
Draco, curioso.
“Sì, una cena. Con
me.” Cercò di evitare di guardarlo negli occhi,
come se fosse nervosa. “Voglio
dire, lo so che ti ho detto di no ieri sera, e se non vuoi cenare con
me stasera,
ti capisco perfettamente. È solo che alla fine ho passato
tutto il cenone della
vigilia di Natale e pensare che avrei preferito essere con te,
e poi
questa mattina, quando io ero sveglia e tu dormivi ancora, ho pensato
che mi
sarebbe piaciuto passare la sera di Natale con te. Cioè, sei
stato così dolce
ieri a invitarmi a cenare con te, e mi sono sentita una tale stupida
-”
“Granger,” la
interruppe Draco, ridendo. Non l’aveva mai vista parlare
così tanto senza
fermarsi per prendere aria. “Se mi stai chiedendo di cenare
con te, la risposta
è sì.”
L’espressione di
Hermione, da preoccupata, divenne sollevata nel giro di mezzo secondo.
“Davvero?”
“Non me lo perderei
per niente al mondo,” le rispose. “Me la vedo io a
preparare tutto.”
“No,” ribatté
Hermione. “Lascia che me ne occupi io.
Dopotutto, io sto
invitando te a cena, non il contrario.”
“Sì, ma te
l’ho
chiesto prima io, ieri. E anche se hai declinato la
mia proposta,
dovrebbe essere ancora una mia responsabilità.”
“Ma tu mi hai fatto
questo meraviglioso regalo,” disse Hermione, mostrandogli il
cofanetto, “e io
non ti ho preso niente. Il minimo che io possa fare è
preparare la cena.”
“Granger, non voglio
discuterne,” disse Draco con finto fastidio. “Esci
e vai dai tuoi amichetti,
stamattina, e più tardi torna qui e cena con me. Ecco il tuo
regalo di Natale
per me. Che ne dici?”
Hermione lo guardò
dubbiosa. “Sei sicuro?”
“Assolutamente. Adesso
va a fare quello che devi fare per prepararti per un giorno con i
Weasley e
Potter. Non vorrai farli aspettare? Non a Natale.”
Hermione alzò gli occhi
al cielo. “Ci vediamo dopo.”
Aveva già messo un
piede oltre la porta quando Draco disse, “Ehi,
Granger?”
“Sì?” disse lei,
voltandosi a guardarlo.
“Va meglio stamattina?
Per la.. sai.. la faccenda della Cooman?”
Il sorriso di Hermione
vacillò un po’. “Sì, certo. A
dire il vero, mi sento anche un po’ sciocca per
essermene preoccupata.”
“Non devi sentirti
sciocca,” disse Draco, improvvisamente serio. Si
alzò e la raggiunse. “E non
devi neanche preoccuparti. Non potrei mai permettere che ti succeda
qualcosa, per
niente al mondo.”
Hermione lo guardò con
gratitudine. “Ti credo,” sussurrò. Con
un sorriso, si voltò ed uscì dalla
stanza.
“Dobby si rifiuta di cucinare per Draco
Malfoy! Draco Malfoy non è amico di
Harry Potter, perciò non è amico di
Dobby.”
Draco alzò gli occhi al cielo, sentendo
le proteste dell’elfo domestico.
Anche se la sua lealtà verso Potter – che non era
neanche il suo padrone – era
ammirabile, in quel momento non era molto utile
a Draco. Ovviamente, non poteva biasimare l’elfo per non
voler aiutare un
Malfoy – aveva servito famiglia Malfoy, anni prima, ed era
stato tratto
decisamente male da Lucius. Eppure, Draco fu sorpreso dal fatto che
l’elfo
domestico covasse ancora rancori, dopo tanto tempo.
“Ascolta,” disse, inseguendo
l’elfo per le cucine della scuola, dove si era
diretto immediatamente dopo che Hermione era entrata nel bagno per
farsi una
doccia. Voleva che la cena di quella sera fosse speciale, e non lo
sarebbe stata se avesse cucinato lui, poiché non aveva mai
dovuto
cucinare per se stesso in tutta la sua vita, neanche una volta.
“Non te lo sto
chiedendo solo per me. Ci sarà anche Hermione Granger.
Cucineresti anche per
lei. E lei è un’amica di Harry Potter –
una cara
amica.”
Dobby si fermò sentendo il nome di
Hermione. “A Dobby piace Hermione
Granger.”
“Bene.. anche a Draco,” disse
Draco, senza rendersi conto che stava
cominciando a parlare come un elfo domestico. “Hermione
Granger è una ragazza
speciale, e merita una cena speciale, non credi? Non te lo chiederei
neanche,
se fosse per me, ma sono certo che Hermione sarebbe felicissima se tu
facessi
una cosa del genere per noi.” Sapeva che era vero solo a
metà – anche se a
Hermione piacevano Dobby e gli altri domestici, detestava
l’idea di
costringerli a dipendere dagli umani.
Per precauzione, si affrettò ad
aggiungere, “Anche Harry Potter
ne sarebbe felicissimo.”
L’elfo domestico lo guardò,
perso nei suoi pensieri – come se stesse
cercando di decidere se Draco parlasse sul serio. Alla fine, disse,
“Draco
Malfoy è sicuro che
Harry Potter
sarebbe d’accordo?”
“Oh, ne sono sicurissimo. Harry Potter
vuole che Hermione Granger sia
felice.”
“E allora Dobby lo
farà,” disse l’elfo. “Dobby
prepara la cena per Hermione
Granger e Draco Malfoy.”
“Fantastico,” disse Draco,
sollevato. Diede all’elfo una pacca sulla
spalla. “Grazie, Dobby. Mi stai salvando la vita.”
Dobby mormorò qualcosa sotto voce, ma
Draco non riuscì a sentirlo poiché
stava già uscendo dalle cucine.
Soddisfatto, Draco tornò nella sala
comune, fischiettando lungo la strada.
Il giorno prima, era stato sul punto di credersi un Ebenezer Scrooge.
Ma adesso
era pronto a godersi il Natale, anche se solo da poche ore, e sentiva
che
niente poteva rovinargli il buonumore.
Almeno fin quando non tornò nella sala
comune.
Il ritratto fece un sorrisetto non appena vide
arrivare Draco, facendolo
immediatamente preoccupare. Era chiaro a tutti che il ritratto non era
un
grande fan di Draco, e che sembrava essere molto compiaciuto delle sue
disgrazie.
“Come mai sei così felice, tu?”
sbottò Draco al cavaliere.
“Oh, non è niente,”
rispose il ritratto canticchiando. “È Natale,
tutto
qui. Il momento perfetto per essere allegri.”
Draco non credeva affatto che il Natale
fosse il motivo dell’allegria del cavaliere, e quando si
aprì il buco del
ritratto ed entrò nel dormitorio, ne ebbe conferma.
“Per la miseria,”
borbottò non appena fu entrato nella sala comune, che era
già occupata dai due Weasley, un salvatore del mondo magico,
una Lunatica
Lovegood e la Granger.
“Malfoy!” lo salutò
allegramente Hermione.
“Granger!” rispose Draco,
fingendo di essere entusiasta. Ignorò le
occhiatacce mortali che gli lanciavano Harry e Ron. “Non
sapevo avessi..
ospiti. Sparisco.”
Si voltò per andarsene, ma Hermione lo
fermò.
“No, non è
necessario,” disse. “Qui abbiamo finito, ad ogni
modo. Stavamo
per andarcene. Andiamo a fare un giretto ad Hogsmeade.”
“Perché non vieni con
noi?” suggerì Ginny, accennando un sorrisetto.
Tutti guardarono Ginny increduli –
soprattutto Harry, che sembrava
assolutamente inorridito all’idea.
“È un’idea
fantastica!” esclamò Hermione, voltandosi verso
Draco. “Perché
non ti unisci a noi? Più siamo meglio
è.”
Ron sbuffò.
“Hermione,” cominciò
a protestare Harry. Ma Hermione lo zittì con semplice
gesto della mano e continuò a fissare Draco, speranzosa.
Il pensiero di passare il giorno di Natale con gli
amici della Granger era
abbastanza da far venire voglia a Draco di lanciarsi da solo un Avada
Kedavra
in quel preciso istante. Ma d’altro canto, il pensiero di
passare il giorno di
Natale con la Granger – anche se con
i suoi amici – aveva sicuramente la meglio. Quindi, prima
ancora di avere il
tempo di pensarci e decidere che era una cattiva idea, disse ,
“Va bene.”
Ron lo fulminò con lo sguardo. Harry
borbottò qualcosa d’incomprensibile.
Ginny fece un sorrisetto soddisfatto. E Luna continuò a
fissare il vuoto. Hermione
si limitò a sorridergli calorosamente, e disse,
“Fantastico.”
Il giorno di Natale, I Tre Manici di Scopa apriva
esattamente a mezzogiorno
– come la maggior parte dei negozi e dei locali a Hogsmeade
– per accogliere le
persone che o non festeggiavano il Natale, o si erano annoiate
terribilmente
già dopo aver aperto i regali al mattino.
Draco pensava fosse una cosa buona, perché
altrimenti Hermione e i suoi
amici sarebbero dovuti stare nella sala comune, costringendo Draco a trovare un posto dove
passare il tempo – da solo
– fino all’ora di cena.
Quando entrarono nel pub, Hermione si
voltò verso i suoi amici e disse,
“Ordinate da bere. Io e Malfoy andiamo a trovare un
tavolo.”
Draco alzò un sopracciglio guardandola,
mentre tutti gli altri la fissarono
come se fosse impazzita. Da quando in qua Hermione Granger andava da
qualche
parte da sola con Draco Malfoy? Draco non poté trattenere un
ghigno per quanto
sembravano essere sconvolti.
Afferrandolo per un braccio, Hermione
cominciò a spingerlo verso il tavolo
più lontano dal bancone. “Allora, come
è andato il Natale fino ad ora?”
“Meravigliosamente,” rispose
Draco seccamente. “È stata una giornata piena
di prugne zuccherate e gioia.”
Hermione si accigliò, mentre si sedevano
ad un tavolo. “Non mi piaceva
l’idea che restassi da solo, oggi.”
“Sul serio? E perché
mai?”
Hermione si strinse nelle spalle.
“Nessuno dovrebbe restare da solo a
Natale. E poi -” Si voltò per guardare indietro da
sopra una spalla, per
assicurarsi che il resto del gruppo non fosse a portata
d’orecchio. “Preferisco
passare il tempo con te che con loro.”
Draco rise. Per lui era come musica.
“Perché? Che è successo?”
“Niente, davvero. Ginny si comporta
ancora come una tu-sai-cosa con me.
Harry e Ron sembrano ancora un po’ strani
quando sono con loro. L’unica con cui non mi senta a disagio
è Luna, ma lei
vive nel suo mondo per la maggior parte del tempo. Perciò..
immagino che in un
certo senso, si può dire che mi sentivo un po’
sola, oggi. Ecco perché sono
contenta che tu sia venuto con noi.”
“Allora anch’io sono contento
di averlo fatto,” disse Draco. Un sorriso
cominciò ad affiorare sulle sue labbra, ma svanì
immediatamente quando vide il
resto degli amici di Hermione arrivare per unirsi a loro.
“Che bella giornata, non è
vero?” chiese Ginny, sedendosi il più lontano
possibile da Hermione.
Ma a nessuno importava davvero parlare del tempo
– in particolare a Harry,
che sembrava abbastanza scontroso al momento. Perciò
rimasero seduti, in un
silenzio totale e imbarazzante, per quella che a Draco
sembrò un’eternità. Si
era già pentito di essersi unito a loro. La sua presenza di
certo non aiutava
Hermione a sistemare le cose con i suoi amici.
“Me ne vado,” disse
improvvisamente, spingendo indietro la sedia per
alzarsi. “Ho delle.. cose da fare.”
“No,” protestò
Hermione, allungandosi per prendergli la mano. “Per favore
–
resta.”
“Ma che diavolo ti prende,
Hermione?” sbottò Harry. “Lascia che
questo
stupido idiota se ne vada, se è quello che vuole.”
Hermione guardò Harry. “Harry,
non fare il cafone.”
“Cafone!” sputò
Harry. “Dici a me
che sono cafone? Sei seduta accanto a Draco
Malfoy, Hermione. Se vuoi parlare di essere cafoni, rivolgi
la tua
attenzione a lui.”
“Lui non ha fatto niente
di male
oggi, Harry. Anzi, è stato un perfetto gentiluomo. Direi che
qui lo stupido idiota sei tu,
adesso.”
Harry spalancò la bocca, come tutti gli
altri presenti – Draco incluso.
“Perché lo difendi,
Hermione?” chiese Harry. Le sue guance si tinsero di un
rosso accesso per quella che Draco poteva immaginare fosse rabbia.
“E perché tu te la prendi
tanto?” intervenne Ginny, girandosi per guardarlo
in faccia. “Hermione ha ragione – Malfoy non ha
fatto niente di male. Perché
questa reazione esagerata?”
“Non sto esagerando!”
esclamò Harry. “Sai di cosa è capace
Malfoy. Sappiamo
tutti quanto sia diabolico.”
“Ehi,” disse Draco sulla
difensiva. Non gli piaceva essere chiamato diabolico
– non importava quanto lo
fosse stato un tempo.
Harry lo ignorò. “Eppure
Hermione lo prega di non andarsene. E gli sta
tenendo la mano, e lui non si ritrae per il fatto di essere stato
toccato da
una mezzosangue.” Strinse gli occhi guardando Hermione e
Draco. “Che cosa sta
succedendo?”
“N-niente,” balbettò
Hermione. “Io e Draco siamo solo -”
“Oh, è Draco
adesso, vero?” Harry
scosse la testa, incredulo. “È dannatamente
fantastico, Hermione. Stai
fraternizzando con il nemico!”
“Harry, calmati,”
sibilò Ginny.
“Hermione può fare amicizia con chiunque le
pare.”
“Sì, giusto,”
borbottò Harry. “Sempre che siano solo amici.” Li guardò
ancora una volta.
Draco non poteva che essere leggermente divertito
dal piccolo sfogo di
Potter. Era stato decisamente fuori luogo, perciò doveva
esserci molto altro
sotto. Forse il pensiero che Hermione fosse più
che amica con Draco – o con chiunque,
per quel che valeva – era un po’ troppo per lui da
sopportare. Forse Potter era
geloso.
Da quel che sembrava, questo era esattamente quello
che stava pensando
Ginny. Abbastanza rossa
in volto, disse,
“Harry Potter, sei geloso!”
Harry la guardò sconvolto.
“Certo che no! Per quale assurdo motivo dovrei mai
essere geloso di Malfoy?”
“Oh, non saprei,”
replicò Ginny. “Magari perché Hermione
non ha ancora
lasciato andare la sua mano.”
Draco e Hermione abbassarono entrambi lo sguardo
sulle loro mani unite.
Nessuno si era accorto che Hermione teneva ancora salda la presa sulla
sua mano
– nessuno tranne Ginny, ovviamente. Velocemente, si
separarono. Hermione
cominciò ad arrossire e in qualche modo sembrò
vergognarsi, mentre abbassava lo
sguardo sul pavimento.
“Cosa?” stava dicendo Harry.
“Io non – perché dovrei – non
sono -”
“Lo sei,
Harry,” disse Ginny
tristemente. Ad ogni modo, guardò Hermione con
un’espressione di rancore.
“Sapete una cosa? Penso che me ne tornerò a
scuola. Non mi sento tanto bene, in
questo momento.” Allontanò la sedia dal tavolo, si
girò sui tacchi e si diresse
verso l’uscita del pub.
Con grande sorpresa di tutti, Harry non fece alcun
tentativo di seguirla.
Fu Hermione a farlo.
“Ginny! Aspetta!” le
gridò dietro. Quando la rossa non si voltò,
né si
fermò, Hermione si alzò e la rincorse.
Draco scosse la testa e fece una smorfia.
“Vai così, Potter. Sai proprio
come far sentire amata la tua ragazza.”
Harry lo guardò storto.
“Chiudi il becco, Malfoy.” E con quello, si
alzò anche
lui e si diresse alla porta.
“Che idea carina,” disse Draco
con sarcasmo.
Ron lo guardò. “È
per questo che sei venuto? Per creare problemi?”
Draco sbuffò. “Non mi sembra
proprio che nessuno di voi avesse bisogno di me
per creare problemi. E a parte questo,
non è colpa mia se il tuo migliore amico non sa cosa
vuole.”
“E questo
cosa dovrebbe
significare?”
“Significa che Harry è
innamorato di due ragazze, ma non sa quale ama di
più,” rispose Luna sognante.
“Cosa?”
disse Ron incredulo. “È
assurdo, Luna.”
Draco si accigliò. Era esattamente
quello che aveva sospettato anche lui,
ma sentirlo dire da Luna lo fece innervosire. E se fosse stato vero? E
se Harry
Potter fosse stato innamorato di Hermione Granger per tutto quel tempo,
ma se
ne fosse accorto solo negli ultimi tempi? Cosa sarebbe successo a Ginny
e
Draco? E come avrebbe reagito Hermione, che ovviamente era ancora
innamorata di
lui? Draco non voleva scoprirlo. Doveva dire a Hermione come si
sentiva, e
doveva farlo prima che Harry potesse rivelarle i suoi
sentimenti. Immediatamente, seguì Harry fuori dal pub,
seguito
subito da Ron e Luna.
Quando Draco fu all’esterno, si
fermò. Hermione e Ginny erano abbastanza
lontane dai Tre Manici di Scopa, troppo lontane per sentirle, e Draco
poteva
vedere che erano nel mezzo di un’accesa discussione. Avrebbe
desiderato di
poter sentire esattamente cosa si stavano dicendo, ma sapeva abbastanza
bene
per cosa stavano litigando, quindi non aveva molta importanza.
Guardò Harry raggiungere le due ragazze.
Disse qualcosa a Ginny e la
strinse in un abbraccio, ma lei lo respinse velocemente.
“Oh, mamma,”
borbottò Ron alle sue spalle. “Sembra che Gin sia
arrabbiata
con Harry. Farei meglio a parlarle. Sa tenere il muso a
lungo.”
“Sì beh, dille di non essere
arrabbiata con la Granger, già che ci sei,”
disse Draco, ma se Ron non diede segni di averlo sentito.
“Sei innamorato di Hermione,”
disse Luna con voce melodiosa. “E Hermione è
innamorata di Harry, che è innamorato sia di Ginny che di
Hermione. Diventerà
imbarazzante e complicato.” Scrollò le spalle e
seguì Ron.
Perfetto – “Lunatica”
Lovegood era abbastanza perspicace da riconoscere i
sentimenti di Draco per Hermione, il che significava che i sentimenti
che aveva
riconosciuto per Harry erano veri. Meraviglioso,
pensò Draco. Ci sarebbe voluta solo una confessione da parte
di Harry, e
Hermione sarebbe stata sua per sempre. Draco non l’avrebbe
permesso. Perciò
seguì Ron e Luna verso Harry, Ginny e Hermione. Non che non
aspettasse altro,
ma se qualcuno doveva confessare i suoi sentimenti, doveva essere lui il primo a farlo, se voleva anche la
minima possibilità con lei.
“Granger,” la chiamò
avvicinandosi.
Lo guardò con un cipiglio – ma
lui sapeva che non era diretto a lui.
Qualunque cosa le avesse detto
Ginny l’aveva fatta diventare furiosa.
“Posso parlarti?”
continuò. “Da soli?”
Hermione annuì e fece un passo verso di
lui, ma immediatamente Harry si
pose fra loro, impedendole di avvicinarsi a Draco.
“Spostati, Potter,”
ordinò Draco.
“Spostami tu,”
grugnì Harry. Per quanto la risposta sembrasse infantile,
suonava tremendamente seria.
“Va bene.” Draco si era
comportato bene per tutto il giorno, per rispetto
di Hermione, ma quando è troppo è troppo.
Perciò allungò un braccio, afferrò un
lembo del giubbotto di Harry e lo fece da parte.
Hermione gli rivolse uno sguardo di
disapprovazione. “Malfoy, non farlo.”
Ma non era Draco che avrebbe dovuto essere
rimproverato, perché pochi
istanti dopo Harry fece volare il pugno, facendolo sbattere
violentemente
contro la mascella di Draco.
“Harry!” strillò
Hermione, cercando di trattenerlo, ma senza risultati.
“Figliodiputtana!”
sbottò Draco, sputacchiando sangue. Senza pensarci due
volte, si gettò addosso a Harry, colpendolo con la stessa
forza con cui Harry
aveva colpito lui.
A quel punto, divenne una vera e propria rissa, con
tanto di Ron che li
incitava – o meglio, incitava Harry.
Nel frattempo, Ginny, Hermione e Luna sembravano inorridite, con Ginny
che di
tanto in tanto gridava a Harry di smetterla. Ma nessuno dei due
prestò loro
attenzione. Tutto quello che importava, era picchiarsi. E chiunque
avesse vinto
si sarebbe guadagnato una possibilità con Hermione.
Erano tutti così concentrati in quel
momento da non notare quel che
succedeva intorno a loro. Draco era intento a cercare di far perdere i
sensi a
Potter per accorgersene. Ma successe tutto così in fretta;
nessuno avrebbe
avuto il tempo di reagire, neanche se avessero
saputo che stava per succedere. Un
attimo prima Draco e Harry si stavano picchiando, e un attimo dopo
Hermione
strillava, “Draco!” E non perché volesse
farli smettere.
Notando il terrore puro nella sua voce, Draco
lasciò andare istintivamente
la presa su Harry e si voltò cercando Hermione, ora a
qualche passo di distanza
dal gruppo, trattenuta da un’immensa e scura figura
incappucciata – con il
braccio che la teneva saldamente dal collo, mentre lei cercava
disperatamente
di liberarsi dalla presa.
“Hermione,” urlarono Draco,
Harry e Ron insieme.
Draco tentò di avvicinarsi, ma si
accorse subito che non poteva muoversi.
“Ma che cazzo..” borbottò, abbassando lo
sguardo sui suoi piedi, che sembravano
incollati al pavimento. Sollevò lo sguardo verso gli altri,
che sembravano
avere lo stesso problema.
“Harry!” esclamò
Ron. “Non posso muovermi!”
La figura minacciosa cominciò a ridere.
“Non sei l’unico, giovanotto.
Nessuno dei tuoi amici ci riesce. Me ne sono assicurato
personalmente.”
La voce dell’uomo era roca e profonda.
Draco la ascoltò attentamente,
sperando di riconoscerla – ma non ci riuscì. E di
certo non riusciva a vedere
il volto dell’uomo, accuratamente nascosto sotto il cappuccio.
All’unisono, Harry e Draco portarono una
mano sulle tasche posteriori dei
pantaloni per afferrare le bacchette, ma l’uomo incappucciato
fu troppo veloce
per loro. “Expelliarmus!”
urlò, e
tutte le loro bacchette – anche quella di Ron, Ginny e Luna
– volarono via e
atterrarono lontane da loro.
“Chi sei?” chiese Harry.
La figura incappucciata strinse ancora di
più la presa su Hermione e
rispose, “Non è importante, per voi.”
“Col cavolo,” sibilò
Draco. “Lasciala andare, adesso.”
L’uomo gettò indietro la testa
e rise di gusto. “E perché dovrei voler fare
una cosa simile, giovane
Malfoy?”
Draco sussultò sentendo il suo nome
sulle labbra dell’uomo. Chi era? E come
conosceva il suo nome? “Ci conosciamo?”
“Mi hai già incontrato. Eri
molto piccolo, però; dubito tu possa ricordarti
di me. Sono un vecchio amico di tuo padre. O almeno, lo ero,
finché non è stato tragicamente ucciso
l’anno scorso. Che
peccato.”
Mentre l’uomo parlava, gli occhi di Draco
incontrarono quelli di Hermione,
che stava ancora lottando – ma senza successo – per
liberarsi dalla presa
dell’uomo. Le fece un cenno con il capo per rassicurarla,
come per dirle che
sarebbe andato tutto bene. Lei si limitò a fissarlo con gli
occhi spalancati e
pieni di paura.
“E quindi ero qui,” disse
l’uomo all’improvviso, “passavo giusto da
queste
parti, e vedo questo adorabile gruppetto di amici che passano insieme
il
pomeriggio di Natale, in un pub. Mi ha riscaldato il cuore vedere una
cosa così
dolce, e mi sono detto – cosa posso fare per rovinargli
questa giornata?”
“Perché ci fai
questo?” chiese Harry, con cautela.
“Perché no?”
rispose l’uomo.
“Cercavo qualcosa di divertente da fare. E poi mi sono reso
conto che Harry Potter
faceva parte di questo adorabile gruppetto di amici, e in
quel preciso istante ho capito che volevo far diventare questo Natale
un giorno
che non avrebbe mai dimenticato.” Mentre continuava a tenere
Hermione nella sua
presa, il bordo del suo mantello scivolò, giusto quanto
bastava a rivelare un marchio
a cui Draco era decisamente abituato.
“Sei un Mangiamorte,”
sussurrò Draco.
“Sei molto attento, Draco. Sì,
sono un Mangiamorte. E devo ammettere che ho
mentito, a tutti voi: non passavo da
queste parti. Sapevo che vi avrei trovato qui. Infatti, vi ho
aspettato qui
tutto il giorno. Ero un po’ indeciso su come fare,
però. Voglio dire, per
prendere questo tesorino qui,” fece un cenno verso Hermione,
“senza problemi.
Ma sono stato proprio fortunato – siete riusciti a distrarvi
da soli il tempo
necessario perché facessi quello che dovevo fare. Dovrei
ringraziarvi per
avermi aiutato.”
Draco cominciò a sentire il panico
diffondersi dalla bocca dello stomaco.
La situazione cominciava a sfuggirgli di mano. Era con un Mangiamorte che avevano a che fare
– e non un Mangiamorte qualsiasi,
ma uno che aveva una
missione, a quanto pare. E da qualche parte, nella mente di Draco, le
parole
della profezia della Cooman cominciarono a riaffiorare, facendogli
venire i
brividi lungo la spina dorsale.
“Ascolta,” disse lentamente.
“Qualunque sia la ragione per cui devi farlo,
non è necessario che tu coinvolga Hermione.”
“Oh, non è dolce?”
disse il Mangiamorte. “Stai cercando di salvare la vita
a questa povera mezzosangue. Da qualche parte, tuo padre si
starà rivoltando
nella tomba.”
“Malfoy ha ragione,” intervenne
Harry. “Ovviamente, qualunque sia il motivo
per cui sei qui, ha a che fare con me, quindi veditela con me – non con
Hermione.”
Il Mangiamorte rise. “Pensi sempre
automaticamente che abbia tutto a che
fare con te, non è vero,
Harry
Potter?” Frugò nella tasca ed estrasse un oggetto
che risplendeva alla luce del
sole. A Draco servì solo una breve occhiata per capire cosa
fosse: un lungo
pugnale d’argento.
Gli occhi di Hermione, in qualche modo, si
spalancarono ancora di più alla
vista dell’oggetto, mentre Ron, Ginny e Luna sussultarono.
Draco e Harry,
invece, riuscirono a rimanere calmi.
“So cosa state pensando,”
continuò il Mangiamorte. “State pensando che il
Signore Oscuro mi abbia mandato a consegnare una sorta di messaggio, o
ad
insegnare una lezione a Harry Potter. Ma non è nessuna delle
due. Sono qui di
mia spontanea volontà. Ma penso che quello che sto facendo sia un favore al Signore Oscuro.
Sarà senza dubbio contento.” Con
il pugnale, l’uomo accarezzò leggermente i capelli
di Hermione – provocando a
Draco un terribile dolore ad ogni tocco. Ovviamente, l’uomo
voleva divertirsi
con loro.. voleva torturarli. E sapeva esattamente come fare
– usando la
persona a cui tutti tenevano di più. Draco fu costretto ad
ammetterlo; non era
un principiante.
“È abbastanza carina.. per
essere una mezzosangue,”
mormorò il Mangiamorte, come se stesse parlando a se stesso.
L’uomo era stato fortunato ad aver potuto
usare un incantesimo così potente
su un intero gruppo di persone, incollandoli al suolo,
perché se se
l’incantesimo fosse improvvisamente svanito e Draco fosse
stato in grado di
muoversi, avrebbe fatto a pezzi l’uomo con le sue stesse mani.
“Inizialmente pensavo che forse una
semplice maledizione sarebbe stata
sufficiente, per ucciderla,” continuò.
“Ma poi mi sono detto, che divertimento
ci sarebbe così? Tiri
fuori la
bacchetta, pronunci le parole e poof!
Sono morti. È noioso, non trovate? Ecco perché ho
portato il mio caro amico.”
Sollevò il pugnale perché tutti lo vedessero, poi
lo riabbassò e lo puntò
contro la gola di Hermione. “Ho pensato che sarebbe stato
molto più
interessante se l’avesse guardata soffrire,
prima.”
Draco avvertì il respiro bloccarsi in
gola. Non pensava davvero di uccidere
Hermione, vero? Ma certo che lo pensava. I Mangiamorte non facevano
questi
giochetti. Non minacciavano inutilmente. Se un Mangiamorte diceva che
avrebbe
ucciso qualcuno, quel qualcuno sarebbe morto. E la Cooman
l’aveva previsto..
Cazzo! Stava succedendo davvero. Per una volta, le
previsioni della Cooman
si sarebbero avverate – e Draco non avrebbe potuto fare
niente per impedirlo.
Ma ci provò – così come Harry, Ron,
Ginny e Luna. Cominciarono tutti a
dimenarsi, cercando disperatamente di liberarsi
dall’incantesimo dell’uomo, ma
senza alcun risultato.
“Lasciala andare. Ti
prego,”
supplicò Draco.
Il Mangiamorte scosse la testa. “Qualcuno
ha altre proposte?”
“Prendi me
al suo porto,” propose
Draco.
“O me,” disse Harry.
“O me,” saltò su Ron.
“Tutto offerte molto
allettanti,” disse l’uomo, “ma deve
essere lei.”
“No, non deve,” urlò
Draco. “Non devi farlo. E non ci hai ancora detto perché lo stai
facendo.”
“Tutto a tempo debito, giovane
Malfoy,” fu la sua risposta. Allontanò
l’arma dal collo di Hermione.
Draco avrebbe dovuto sentirsi sollevato, ma sapeva
che quel gesto non
significava che l’uomo l’avrebbe lasciata andare.
Stava solo cercando
l’angolazione migliore. E all’improvviso, con un
gesto velocissimo, affondò il
pugnale nello stomaco di Hermione, prima che chiunque se ne rendesse
conto.
“NO – HERMIONE!”
urlò Draco.
Gli altri lo imitarono subito. Harry e Ron
chiamarono entrambi il suo nome,
all’incirca insieme a Draco, mentre Ginny e Luna cominciarono
a strillare e
singhiozzare. Hermione, nel frattempo, rimase assolutamente immobile
mentre il
Mangiamorte estraeva il pugnale, consentendo al sangue di scorrere
liberamente
dalla ferita. Un’espressione di dolere apparve sulla sua
faccia sconvolta
mentre spostava lo sguardo dalla ferita a Draco – prima di
cadere a terra.
Quello che accadde dopo era tutto sfocato. Nel
momento stesso in cui
Hermione cadde al suolo e il Mangiamorte cominciò ad alzarsi
in volo, Draco udì
sue voci lontane gridare incantesimi diversi. Uno, ovviamente, era un
incantesimo per impedire al Mangiamorte di scappare – il che
era reso ovvio dal
fatto che anche lui cadde a terra, braccia e gambe legate da un
incantesimo.
Draco non si rese neanche conto che l’incantesimo che li
legava al suolo era
sparito, anche se si ritrovò a correre il più
velocemente possibile verso
Hermione, seguito dagli altri.
“Hermione,”
sussultò, inginocchiandosi accanto a lei. La
guardò, cercando
di non guardare a tutto il sangue che sgorgava dalla ferita.
Gentilmente, le
accarezzò la fronte. “Hermione,
guardami.”
Con gli occhi appannati, Hermione
ubbidì. “Draco?” disse con voce
stordita.
Sembrava in stato di shock.
“Sh, non dire niente,” disse
Draco. “Andrà tutto bene,” le
assicurò, sperando
che non riconoscesse il dubbio nella sua voce.
Facendo attenzione, le spostò la
maglietta per osservare la ferita. Era peggio
di quanto immaginasse. Il Mangiamorte aveva voluto assicurarsi di
ferirla a
morte, da quanto
Draco poteva vedere, ci
era riuscito. “Mi serve una bacchetta,” disse Draco.
Ginny e Luna rimasero in piedi accanto ad Hermione,
singhiozzando, mentre
Harry e Ron erano a terra insieme a Draco, continuando a dire il suo
nome nel
tentativo di tenerla sveglia. Nessuno prestava attenzione a Draco.
“Qualcuno mi
dia la mia bacchetta!” gridò. Per fortuna, Luna
questa volta lo sentì e ubbidì;
corse velocemente nella direzione in cui erano volate le loro bacchette.
“Fatevi da parte,” disse una
voce calma e gentile dall’alto. Draco alzò lo
sguardo e vide che era arrivato Silente, accompagnato dalla
professoressa
McGranitt. Ma certo – erano stati loro
a lanciare gli incantesimi.
Harry e Ron ubbidirono al vecchio, ma Draco rimase
al suo posto. Silente s’inginocchiò
accanto ad Hermione. “Signorina Granger, riesce a
sentirmi?”
Gli occhi di Hermione si spostarono sul Preside e
annuì in silenzio. Un
piccolo rivolo di sangue cominciò a sgorgarle da un angolo
della bocca.
“Andrà tutto bene, signorina
Granger,” disse Silente in tono rassicurante.
Estrasse la bacchetta, la puntò verso il suo addome e
cominciò a borbottare
degli incantesimi che Draco non riconobbe. Un incantesimo curativo,
forse? Se
era così, non sembrava funzionare.
Il mondo improvvisamente divenne silenzioso, a
parte il suono della voce di
Silente e i singhiozzi di tutti quanti – era come se il mondo
attorno a loro
avesse cessato di esistere. E forse.. era
così, forse.
Draco tenne gli occhi incollati al volto di
Hermione, pregando
silenziosamente perché le sue condizioni migliorassero
– perché rimanesse in
vita. “Hermione,” sussurrò –
così debolmente che non era sicuro che sarebbe
riuscita a sentirlo.
Ma apparentemente, ci riuscì.
Lentamente, i suoi occhi si posarono su di
lui. Non sembrava più spaventata o sconvolta. Sembrava una
ragazza che aveva
compreso il suo destino, e aveva imparato ad accettarlo.
Allungò una mano
lentamente – come se stesse usando tutta l’energia
che le era rimasta – e prese
la mano di Draco.
Il gesto colpì Draco così nel
profondo che non era sicuro di essere in
grado di parlare, e cominciò a sentire un groppo formarsi in
gola. “Hermione,”
sussurrò ancora, senza preoccuparsi se qualcuno intorno
potesse sentirli.
Doveva dirglielo. Non poteva lasciare che se ne andasse senza farglielo
sapere.
“Hermione, io -”
Ma non ebbe il tempo di terminare la frase.
Lentamente, Hermione chiuse gli
occhi mentre una singola lacrima le scivolava lungo il volto, e Draco
sentì la
sua mano scivolare senza vita dalla sua.
“No,” bisbigliò,
scuotendo la testa.
“Hermione!” strillò
Ginny. Cadde in ginocchio accanto ad Hermione e
cominciò a scuoterla. “Maledizione, Hermione! Non
puoi farci questo!
Svegliati!”
Ma Hermione non rispose.
Silente chiuse gli occhi e abbasso la bacchetta. La
professoressa McGranitt
si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre posava una mano
sulla spalla di
Silente. Aveva provato a salvarla, ma aveva fallito.
Draco abbandonò la presa sulla mano di
Hermione e la lasciò scivolare
dolcemente a terra. Si guardò intorno, osservò
Harry.. Ron.. Ginny e Luna..
Silente e la McGranitt. Il dolore era tangibile e travolgente. Ginny
adesso era
aggrappata ad Hermione, come se cercasse di farla tornare in vita con
quell’abbraccio. Le ginocchia di Luna sembravano sul punto di
cedere, ma Ron,
fra i singhiozzi, la tenne in piedi. E Harry – Harry sembrava
in stato di
shock, come se non avesse ancora metabolizzato cosa era successo.
Stordito, Draco si alzò. Nessuno gli
prestò attenzione, non che si
aspettasse qualcosa di diverso. Quando riuscì finalmente a
distogliere gli
occhi dal corpo senza vita di Hermione, si voltò e
cominciò a correre per
tornare a Hogwarts. Aveva fatto solo pochi passi, però,
quando il suo intero
mondo gli crollò addosso, facendolo sprofondare nel buio
più totale, mentre il
terreno sembrava sollevarsi per accoglierlo.
Draco aprì gli occhi e fu accolto da un
soffitto poco familiare sopra di
sé, e la sensazione di non essere nel suo letto.
“Bentornato, signor Malfoy,”
disse una voce gentile al suo fianco.
Con un grugnito, si mise a sedere sul letto. Si
guardò intorno per capire
dove si trovasse, e riconobbe subito i letti dell’infermeria.
E la voce che gli
aveva appena parlato era quella di Madama Chips. L’infermeria?
Cosa ci
faceva lì?
“Cosa ci faccio qui?” chiese.
“È svenuto,” rispose
Madama Chips. “Il professor Silente l’ha portata
qui. Pensava
potesse essere un effetto collaterale dell’incantesimo che ha
subito, ma sta
benissimo.”
Aveva perso i sensi? Si sforzò di
ricordare cosa avesse fatto prima, da
fargli perdere i sensi, ma non gli venne in mente niente. Niente tranne
–
“Granger,” sussurrò.
Improvvisamente, gli tornò la memoria, inondandolo
–
l’uomo incappucciato.. il pugnale.. Hermione..
Il cuore cominciò a martellargli nel
petto. Hermione era morta. Era stata
assassinata davanti ai suoi occhi. Questa realizzazione lo
colpì così
violentemente che all'improvviso gli mancò il respiro.
Hermione.. morta. No,
non poteva essere vero. Non era possibile. Lei non
poteva essere..
Un momento.. ovvio che non lo era. Era stato solo
un terribile incubo! Era
così – aveva perso i sensi, e mentre era svenuto,
aveva sognato che Hermione
moriva – un sogno ovviamente alimentato dalla loro
discussione della notte
precedente sulla profezia della Cooman. Era così,
semplicemente. Sospirò
sollevato e si ritrovò a ridere.
“C’è qualcosa che la
diverte?” chiese l’infermiera.
“Sì, a dire il
vero,” replicò Draco. “Quando ero senza
sensi, ho fatto un
sogno – beh, più un incubo,
in
realtà.”
“Ah sì?”
“Sì. Ho sognato di essere
costretto a veder morire una persona che conosco
– e non potevo fare niente per impedirlo. Sa come succede nei
sogni, no?
Sentirsi impotenti nei momenti meno opportuni..”
Si aspettava che Madama Chips gli sorridesse
educatamente e annuisse –
magari che gli dicesse che anche lei aveva avuto un sogno come quello,
una
volta – invece si voltò in fretta. Solo in quel
momento Draco si rese conto che
l’infermiera non si comportava come sempre. Di solito,
s’impegnava a sgridare
Draco ogni volta che finiva in infermeria, e a fargli la predica e
dirgli che
non avrebbe dovuto fare ciò che lo aveva portato
lì, qualunque cosa fosse. Solo
in quel momento Draco si rese conto che quando si era svegliato e lei
gli aveva
parlato, la sua voce era sembrata un tantino tremante e completamente
priva
della solita allegria che la caratterizzava – anche quando
stava per
rimproverare gli studenti. Fu solo in quel momento che Draco si rese
conto che
i suoi occhi erano rossi e gonfi, come se avesse pianto.
“Era un sogno,”
sussurrò Draco. Non era una domanda, perché non
voleva
sentire la risposta di Madama Chips. E in qualche modo, immaginava che
se si
fosse convinto che era stato solo un sogno, sarebbe stato
così.
Madama Chips lasciò scappare un
singhiozzo. Era tutto quello che gli
serviva.
Immediatamente, si alzò e scese dal
letto. Barcollò un po’ quando i suoi
piedi toccarono il pavimento, e lo stordimento fu subito accompagnato
da un
senso di nausea. Ma ignorò tutto e passò
velocemente accanto a Madama Chips,
per andarsene.
“Signor Malfoy!” lo
chiamò, mentre lui si dirigeva verso la porta.
“Non può
andarsene! Deve restare finché non starà meglio!
Non è nelle condizioni ideali
per -”
“Sto bene,” borbottò
Draco, anche se quell’affermazione non poteva essere
più lontana dalla realtà. Non prestò
attenzione agli avvertimenti della donna e
continuò per la sua strada.
Il percorso di ritorno verso la sua sala comune
sembrò durare un’eternità.
Per la maggior parte del tempo, non si rendeva neanche conto di cosa lo
circondasse. Non aveva senso di direzione, e la sua mente era affollata
da
visioni di cui voleva disperatamente liberarsi. Fu sorpreso di essere
riuscito
a trovare la strada per tornare alla torre dei Caposcuola – e
ancora più sorpreso
dal fatto che, per una volta, il cavaliere del ritratto non gli
prestasse
attenzione. Infatti era così preso a consolare la Signora
Grasse del ritratto
di Grifondoro, i cui sonori singhiozzi echeggiavano nei corridoi, che
non notò
neanche la presenza di Draco. Solo quando Draco borbottò
distrattamente la
parola d’ordine, il cavaliere alzò lo sguardo.
Senza dire una sola parola, si
fece da parte per aprire la porta e Draco attraversò il buco
del ritratto.
La prima cosa che lo accolse quando
entrò nel dormitorio furono Dobby e Winky
che scorazzavano da un lato all’altro della stanza,
aggiungendo il tocco finale
a quella che sarebbe dovuta essere una piacevole cena in una sera di
festa per
Draco e Hermione. Gli elfi domestici avevano fatto un lavoro
spettacolare.
Tutti mobili erano stati spostati dalla stanza, tranne il tavolo
già
apparecchiato, con fiori e candele al centro. Una lenta e dolce
sinfonia di
violini arrivava da qualche parte nella stanza – Draco non
avrebbe saputo dire
da dove – e Winky canticchiava totalmente stonata. Il suono
gli fece ribollire
il sangue nelle vene per la rabbia. Non perché Winky fosse
terribile, ma perché
sembrava così felice. La
felicità era
adesso un ricordo lontano per Draco. Non era sicuro che sarebbe mai
riuscito ad
essere nuovamente felice.
Dobby intravide Draco e disse allegramente,
“Dobby e Winky hanno preparato
un buon pasto per Hermione Granger e Draco Malfoy! Dobby e Winky hanno
quasi
finito -”
Lentamente, Draco si avvicinò al tavolo
da pranzo. Quando quasi inciampò in
Dobby, lo spostò malamente di lato, facendolo andare a
sbattere contro Winky, e
i due caddero a terra. Draco corrugò la fronte e disse,
“A Draco Malfoy non
piace quello che hanno fatto Dobby e Winky!”
Ignorando Dobby, Draco si allungò sul
tavolo. Rimase un attimo immobile, a
fissare l’ottimo lavoro svolto da Draco e Winky, prima di
distruggerlo.
Con un braccio, cominciò a gettare tutto
sul pavimento: i piatti, le posate
d’argento, i bicchieri, i cestini di pane – anche
le candele, che presero
immediatamente fuoco. Velocemente, Dobby si alzò e
cominciò a spegnere le
fiamme calpestandole. Non soddisfatto da quel che aveva già
provocato, Draco
continuò la sua opera lanciando i vasi di fiori contro il
muro con tutta la sua
forza. Poi prese le sedie e le lanciò attraverso la stanza,
il più lontano
possibile, colpendo parecchie cose nel frattempo. Alla fine, prese il
tavolo e
lo rovesciò completamente, lasciandolo cadere a terra con un
tonfo secco.
Quando ebbe finito, si rese conto di avere il polso accelerato e il
respiro
pesante. E non ne era sicuro, ma probabilmente doveva sembrare un pazzo
lunatico in quel momento. Con un urlo disperato, si lasciò
cadere a terra.
A giudicare dalle espressioni terrorizzate di
entrambi gli elfi, certamente
sembrava un pazzo lunatico.
“D-Draco M-Malfoy ha spaventato
D-Dobby,” balbettò l’elfo domestico.
Abbracciò
Winky, come per proteggerla – o viceversa.
“Hermione Granger non gradirà la
cena adesso. Dov’è Hermione Granger?”
“Hermione Granger non verrà,
stasera,” rispose Draco stoico. All’improvviso,
non sentiva più la rabbia incontrollabile che aveva provato
solo qualche minuto
prima. Non sentiva alcun dolore o preoccupazione. A dire il vero, non
sentiva
proprio niente.
“Perché no?” chiese
Dobby sottovoce, come se avesse paura della risposta.
Draco si alzò dal pavimento e
cominciò ad andare verso la sua stanza da
letto.
“Perché,” rispose
con voce piatta, senza neanche voltarsi a guardarlo,
“Hermione
Granger è morta.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Acceptance ***
Acceptance (Accettazione)
“Non penso di essere mai stata
così nervosa prima d’ora,” disse
Hermione,
sporgendosi da una colonna per guardare la Sala Grande.
Draco rimase in perfetto silenzio. Rimase
appoggiato al muso, a fissare il
soffitto, cercando di far finta che Hermione non esistesse. Era stato
costretto
da Silente ad accompagnare Hermione nella Sala Grande quella mattina
– lunedì
mattina – e ad aspettare fuori finché non avesse
finito di comunicare agli
studenti del suo arrivo. Fino a quel momento, il vecchio stava ancora
aspettando
di avere l’attenzione di tutti i presenti.
“Pensi che mi accetteranno?”
chiese Hermione, insicura.
“No,” rispose Draco con
semplicità, senza esitazioni. Non si disturbò a
controllare se la sua risposta l’aveva turbata. Il suo
silenzio era più che sufficiente.
Con un sospiro, Draco continuò.
“Sarà molto strano, ecco tutto. Per tutti
loro, sarà come se Hermione fosse tornata in vita. Anche se
gli sarà detto che
sei una persona completamente diversa e che vieni da un mondo
completamente
diverso, quando ti guarderanno, vedranno lei.
Tutti loro. Ma sapranno tutti che tu non
sei lei, e ti odieranno per questo.”
Hermione lo fissò. “E tu sei sicuro
che si sentiranno tutti così? O immagini
che tutti si sentiranno così, solo perché tu
ti senti così?”
“Io non ti odio, Granger,”
disse Draco, rigido. “Neanche ti conosco.”
“Non mi sembra che tu voglia
conoscermi.”
“Hai ragione. Non voglio.”
“Ascolta, Malfoy -”
Smise di parlare quando sentì la voce di
Silente provenire dall’interno
della Sala Grande. Lei e Draco si voltarono immediatamente e
sbirciarono
all’interno della sala per vedere il vecchio, in piedi di
fronte a tutti gli
studenti, che adesso erano completamente in silenzio.
“Potrei avere la vostra attenzione, per
cortesia?” stava dicendo, mentre la
maggior parte degli studenti si voltava per sentirlo. “Devo
fare un annuncio.
Qualche notte fa, Hogwarts ha accolto uno straordinario visitatore
– e adesso
vorrei presentarlo a tutti voi.”
Alle spalle di Draco, Hermione inspirò
profondamente e trattenne il respiro.
Dopo qualche secondo, lo lasciò andare rumorosamente.
Allungò una mano davanti
a sé. “Sto tremando,”
sussurrò.
“Calmati, Granger,”
sibilò Draco, sforzandosi di sentire ciò che
stava
dicendo Silente.
“… potrà essere uno
shock per tutti voi, ma per favore non preoccupatevi, e
per favore accoglietela calorosamente. Il nostro ospite può
entrare nella Sala
Grande?”
Hermione emise un suono acuto, e Draco
alzò gli occhi al cielo. “Entra,
Granger. Non sarà male come pensi.”
Con gentilezza, la spinse all’interno.
Con un altro profondo respiro, lei
mise un piede oltre la porta, facendosi vedere da tutti gli studenti.
Ci fu una reazione immediata fra gli studenti
– qualcosa tipo un sussulto
collettivo, poi il silenzio. Dopo qualche istante in cui nessuno
parlò, però,
cominciarono tutti a parlottare fra loro, fissando Hermione con
un’espressione
mista fra stupore e orrore.
“Studenti e studentesse,”
gridò Silente per contrastare le loro voci.
“Vorrei presentarvi Hermione Granger.” Fece gesto a
Hermione di raggiungerlo al
centro della sala.
“Ma Hermione è
morta!” gridò uno studente fra la folla.
“Non è la Hermione Granger che
conoscevamo,” continuò Silente, mentre
Hermione lo raggiungeva, mettendosi al suo fianco. “Viene da
un’altra
dimensione.”
“Un’altra cosa?”
strillò qualcun
altro.
Dall’esterno, Draco guardò
attentamente la scena che si stava svolgendo.
Non poteva che essere dispiaciuto per Hermione. Ovviamente, gli
studenti non
l’avrebbero accettata – almeno non subito.
Lanciò uno sguardo verso il tavolo di
Grifondoro, dove notò un misto di
emozioni: Ginny sembrava compiaciuta; Ron sembrava malinconico; Lavanda
Brown
sembrava sull’orlo delle lacrime; Neville Paciock sembrava a
dir poco
terrorizzato; e Harry.. beh.. Harry non prestava neanche attenzione. Ma
se
Draco avesse dovuto tirare a indovinare cosa provava in quel momento,
avrebbe
detto che Harry era, con molta probabilità, estremamente
infelice.
Silente si accinse a cercare di spiegare tutta la
situazione agli studenti,
ma sembrava che nessuno capisse sul serio. O forse capivano –
ma dovevano
aspettare che lo stupore svanisse. Draco ne sapeva qualcosa. Era stata
la
stessa cosa che aveva sperimentato lui,
la prima volta in cui l’aveva incontrata.
Alla fine, Silente terminò il discorso e
Hermione si diresse preoccupata
verso il tavolo di Grifondoro. Draco osservò Ginny
allungarsi per farsi notare,
avendole riservato un posto. Hermione sembrò accorgersi di
Harry, seduto così
vicino – all’altro fianco di Ginny – ed
esitò un attimo prima di sedersi.
Questo insospettì Draco. Era la seconda volta che vedeva
Harry e si comportava
così. Sembrava apposto con Ginny, Ron e Luna, e anche con
Draco. Ma la presenza
di Harry, in qualche modo.. la innervosiva? Draco non ne era sicuro.
Prese
mentalmente nota di chiederglielo, più tardi.
Lentamente, Draco entrò nella Sala
Grande e raggiunse il tavolo di
Serpeverde, dove l’argomento di discussione era, ovviamente,
il ritorno di
Hermione Granger.
“È molto più sexy
di quella di prima,” stava dicendo Goyle quando Draco
prese posto.
“Che schiiiifo, dimmi che non
hai
appena definito Hermione Granger sexy,”
rispose Millicent Bulstrode, con una smorfia di disgusto sul volto.
“Beh?”
disse lui sulla difensiva.
“Lo è. Con
quella gonna così corta e
i capelli morbidi e lucenti..” La sua voce si
affievolì quando notò che tutte
le persone che potevano sentirlo lo guardavano disgustate.
Draco decise di ignorare l’intera
conversazione, e sperava che nessuno
avrebbe provato a farlo partecipare. Guardando il tavolo,
però, si accorse che
nessuno gli prestava attenzione. Nessuno, certo, tranne Pansy.
“Ciao,” gli disse gentilmente.
“Ehi,” borbottò lui.
Il suo sguardo volò verso il tavolo di Grifondoro,
dove in quel momento Harry si stava alzando per andarsene.
“Allora, la nuova Granger,”
stava dicendo Pansy. “È strano, non è
vero?”
“Sì, parecchio.”
“Sta con te, adesso? Nel
dormitorio?”
Draco sospirò.
“Sì.”
“Da quanto tempo lo sai? Cioè,
da quanto è qui? Perché non l’hai detto
a
nessuno?”
“Pansy, smettila,”
sbottò Draco. “Per cortesia.”
Sinceramente ferita, Pansy corrugò la
fronte e mormorò, “Scusa.”
“No,” disse Draco,
“non fa niente. È solo che.. non mi va di
rispondere a
tutte queste domande in questo momento, va bene?”
Pansy annuì e poi si voltò
verso Millicent e cominciò a parlare con lei.
Draco fu sollevato dal fatto che non avesse continuato.
“Ehi,” disse un’altra
voce.
Draco si voltò e vide Blaise che lo
guardava. Draco non restituì il saluto.
Anzi, si alzò e cominciò ad allontanarsi dal
tavolo. Non poteva occuparsene in
quel momento. Per sua fortuna, nessuno lo seguì. Prima di
lasciare la Sala
Grande, però, lanciò un’occhiata a
Hermione, al tavolo di Grifondoro. Sembrava
che tutti le avessero riservato un’accoglienza calorosa
– anche se un po’
forzata. Magari non sarebbe andata così male come avevano
pensato entrambi.
Magari alla fine tutti avrebbero voluto bene alla nuova Hermione e
l’avrebbero
accettata come sostituta.
Ma Draco non l’avrebbe mai fatto.
E a quanto pareva, non era l’unico a
sentirsi così. Mentre si dirigeva
verso la sua sala comune, notò una persona seduta ai piedi
del ritratto, ad
aspettarlo. Avvicinandosi, lo riconobbe.
“Potter?”
Harry si alzò velocemente quando vide
Draco. “Speravo passassi di qui prima
di andare a lezione.”
“Bene, eccomi,” disse Draco,
gelido. “Che vuoi?”
Draco e Harry non erano mai riusciti ad andare
d’accordo, e le loro
conversazioni erano sempre state animate – ma mai come nei
due mesi successivi
alla morte di Hermione. Perciò ovviamente, Draco era
abbastanza sorpreso e
molto curioso di sapere perché Harry lo stava aspettando.
“Dobbiamo parlare,” disse
Harry, mentre il buco del ritratto si apriva.
“Posso entrare?”
“Certo,” borbottò
Draco. “Prego, sii il mio ospite indesiderato.”
Harry ignorò il commento e lo
seguì nel dormitorio.
“Allora, cosa c’è,
Potter?”
Harry cominciò a fare avanti e dietro
per la stanza. “Questa nuova Hermione
– cosa sai di lei?”
Draco scrollò le spalle. “Non
molto.”
“Non molto?” sbottò
Harry. “Vivete insieme da un paio di giorni ormai, e
non hai scoperto niente su di lei?”
“Non parla molto,” disse Draco.
“Ed io non le faccio molte domande. E anche
se lo facessi, probabilmente mi direbbe una bugia.”
“Una bugia?”
“Sì, bugia,”
rispose Draco. “Non
è proprio la stessa dolce e innocente Hermione che noi
abbiamo conosciuto e
ama-” S’interruppe velocemente prima di finire la
frase – che noi abbiamo conosciuto
e amato..
Harry non sembrò notare
l’errore di Draco. Continuava a camminare, perso
nei suoi pensieri. “Non mi fido di lei,” disse con
semplicità.
“Perché?” chiese
Draco. “L’hai incontrata una volta sola, e neanche
per
molto tempo. Anzi, per questo motivo
direi che sei l’ultima
persona che
può giudicarla.”
Harry scosse la testa. “Non capisci,
Malfoy. Quando la vedo, o quando penso
a lei – c’è qualcosa che non mi quadra.
Non riesco a spiegarlo, e di certo non
posso esserne certo, ma.. c’è qualcosa che non va.
Me lo sento.”
Draco sospirò annoiato. “Ok,
va bene. Hai dei problemi con lei. In che modo
mi riguarda?”
“Vivi con lei!”
sbottò Harry. “Hai
l’opportunità perfetta per scoprire cosa
sta succedendo!”
“Potter, sei paranoico. Guarda, non vado
matto per questa nuova Hermione
neanche io, ma non perderò il mio tempo a farle domande ogni
volta che ne ho la
possibilità. Se pensi che ci sia qualcosa che non va in
tutta questa
situazione, allora falle tu le
domande. Non ho tempo per questo. Ora, se non ti dispiace, vattene per
favore.”
Draco passò accanto ad Harry, e si
diresse verso la sua stanza, ma Harry lo
fermò.
“Sono sorpreso,” disse.
“Pensavo che proprio tu, fra tutti, volessi dei
chiarimenti su questa faccenda. Voglio dire, dopo tutto, considerando
cosa
provavi per la vera Hermione..”
Forse fu il tono dispettoso della voce di Harry
mentre lo diceva. O forse
fu il semplice fatto che lo avesse detto. Ad ogni modo,Draco
s’immobilizzò e
strinse i pugni.
“Credevo di averti detto di andartene,
Potter,” disse, cercando di
mantenere la calma.
Con sua immensa sorpresa, Harry se ne
andò. Senza aggiungere altro, lasciò
il dormitorio, sparendo attraverso il buco del ritratto.
Era stata una visita sicuramente interessante.
Sembrava quasi che Harry
volesse che se ne occupassero insieme. Perché, altrimenti,
disturbarsi ad
andare da Draco – considerando che erano nemici da sempre?
Doveva ammetterlo, però, la visita di
Harry gli dava parecchio a cui
pensare. Di certo c’era qualcosa che non andava in questa
Hermione – perché non
era la loro Hermione. Ma
c’era
dell’altro? E
se ci fosse stato
qualcosa, riguardo alla nuova Hermione, che era.. sbagliato?
Magari anche pericoloso?
Beh.. avrebbe dovuto scoprirlo da solo.
25 Dicembre – sera di Natale
Draco non era sicuro
di quanto fosse rimasto seduto sul divano, al buio, a fissare le
pareti.
Potevano essere cinque minuti, ma poteva essere
un’eternità. Per lui era lo
stesso, non faceva alcuna differenza.
Capì che non si era
mosso per niente, né si era reso conto della sua posizione,
sin da quando un
paio d’ore prima i due elfi domestici se ne erano andati,
soltanto quando udì
il buco del ritratto aprirsi. Quando era diventato così buio?
“Signor Malfoy?” disse
una voce.
Draco riconobbe la
voce, e decise di ignorarla.
“Draco?” provò
ancora
la voce. Non riuscendo ancora ad attirare l’attenzione di
Draco, il visitatore
agitò la bacchetta e disse, “Lumos!”
Una luce brillante
riempì la stanza così all’improvviso
che Draco serrò automaticamente gli occhi
per tenerla lontana. Quando li riaprì, era un po’
più facile sopportare la
luce. Squadrò il vecchio di fronte a lui. “Che
cosa vuole?” borbottò.
Il professor Silente
si sedette dall’altra parte della stanza. Anche se aveva
notato lo scompiglio
combinato da Draco poco prima, non ne fece parola. “Sono
passato per vedere
come stavi. Madama Chips mi ha informato che è scappato
dall’infermeria prima
del dovuto. L’incantesimo che il Mangiamorte ha lanciato su
tutti voi era molto
potente, e -”
“Chi era?” intervenne
Draco, la voce completamente privata di ogni emozione.
“Le posso assicurare
che è imprigionato, al momento, signor Malfoy,”
rispose Silente. “E pagherà
duramente per quello che ha fatto. Ma temo di non poterle rivelare
questa
informazione. Il signor Potter e il signor Weasley me l’hanno
già chiesto, e
non ho potuto dirlo neanche a loro.”
“Perché l’ha
fatto?”
Silente sospirò. “Non
lo sappiamo ancora, purtroppo. Si rifiuta di parlare, per ora.
È ovviamente uno
squilibrato. Sono sicuro che pensasse di fare un servizio per un essere
superiore -”
Draco sbottò. “Il
Signor Oscuro, presumo? Non è un essere superiore.”
Silente annuì. “Ad
ogni modo, sono certo che avesse le sue motivazioni. Per lui, erano
giuste. Ma
non per noi..” La sua voce si spense.
“Ascolta, Draco,”
continuò, “a volte le persone fanno delle cose, e
non sempre c’è una
spiegazione per questo – almeno, non una accettabile.
Quest’uomo la pagherà
cara, per quello che ha fatto – ne sono certo. Ma la
verità è che potremmo non
scoprire mai perché ha fatto
ciò che ha fatto – e anche se lo scoprissimo,
non esiste una spiegazione che potrebbe mai giustificare quello che
è successo.
Dobbiamo solo accettarlo e -”
“Col cazzo,” mormorò
Draco sottovoce.
Silente si schiarì la
gola, ma non rimproverò Draco per il suo linguaggio volgare.
Invece, si alzò e
disse, “Sono contento di vedere che si sente meglio, signor
Malfoy. Posso
suggerirle di dormire un po’? È stata una giornata
lunga.”
Draco non rispose,
continuando a fissare il vuoto.
“Adesso me ne
andrò,”
disse Silente, dirigendosi verso il buco del ritratto. Quando fu
davanti alla
porta, si fermò e si voltò. “Oh, volevo
informarla che terremo un servizio funebre
per la signorina Granger il giorno in cui il resto degli studenti
tornerà dalle
vacanze. Pensavo volesse saperlo.”
Non appena il vecchio
fu uscito, Draco distolse lo sguardo dalla parete. Fissò il
buco del ritratto,
chiuso adesso, e la prima cosa che gli venne in mente fu che Hermione
non
sarebbe mai più entrata da quella porta. Non si sarebbe mai
più seduta su quel
divano, a leggere uno dei suoi noiosissimi libri. Non avrebbe mai
più
illuminato la stanza con il suo sorriso. E lui non l’avrebbe
vista mai più.
E si aspettava che lui
lo accettasse e basta? Quanto poteva essere
insensibile quel vecchio?
L’aveva già accettato, lui?
Probabilmente. Hermione era solo un'altra
studentessa sacrificata in qualche modo per la lotta contro Voldemort
– come
era stato Cedric Diggory prima di lei. Certo, avrebbero tenuto un
servizio
funebre per ricordarla e onorarla, proprio come avevano fatto per lui,
ma poi
sarebbe finita lì. Tutti sarebbero tornati alle loro vite di
sempre. Certo,
ogni tanto qualcuno avrebbe fatto il suo nome, o si sarebbe ricordato
come
alzava la mano ogni volta che un professore faceva una domanda agli
studenti –
ma poi se ne sarebbero dimenticati. Alla fine, anche il ricordo di
Hermione
Granger sarebbe sparito da Hogwarts per sempre – specialmente
dopo che gli
studenti del loro anno si sarebbero diplomati, quell’anno.
No.. Draco non
l’avrebbe permesso. Non avrebbe lasciato che Hermione fosse
dimenticata da
tutti.
Un servizio funebre?
Draco rise. Era tutto quello che poteva fare Silente? Non era riuscito
a
salvarle la vita – e aveva pensato che il servizio funebre
potesse servire a
rimediare? Beh, non poteva, e non l’avrebbe fatto.
Perché in quel preciso
momento Draco decise che non ci sarebbe stato alcun
servizio funebre.
Prima che arrivasse
Silente, Draco era rimasto a lungo a pensare agli eventi che si erano
verificati prima. Aveva giurato a Hermione che l’avrebbe
protetta – ma aveva
fallito anche lui. Ma forse non era troppo tardi.
Sapeva dell’esistenza
delle Giratempo – piccoli dispositivi che permettevano a
maghi e streghe di
tornare indietro nel tempo. Sapeva anche che Hermione stessa ne aveva
usata una
qualche anno prima, per consentirle di seguire più lezioni
contemporaneamente.
Ovviamente, sapeva poco e niente su come usarle, ma
non poteva essere troppo
difficile – sarebbe semplicemente tornato indietro fino al
momento prima della
loro gita ad Hogsmeade. Forse sarebbe riuscito a fare in modo che
succedesse
qualcosa che le impedisse di andarci. Sapeva abbastanza sulle Giratempo
da sapere
che non era saggio interagire con le persone nel passato –
specialmente con se
stessi.
Sapeva che
probabilmente Silente ne aveva una nel suo studio. Quindi ovviamente la
prima
difficoltà sarebbe stata trovare un modo per averla senza
che il vecchio lo
scoprisse. La seconda difficoltà sarebbe stata trovare un
diversivo per
impedire a Hermione di andare via da Hogwarts. Non era possibile
dormire quella
notte, per lui – all’improvviso la sua mente
correva con mille pensieri e idee.
All’improvviso, si sentiva ottimista.
Perciò no.. non ci
sarebbe stato alcun servizio funebre. Perché quando
sarebbero tornati gli altri
studenti, Hermione sarebbe stata ancora viva. Draco se ne sarebbe
assicurato.
Avrebbe mantenuto la sua promessa. L’avrebbe protetta.
Le avrebbe salvato la
vita.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Let Go ***
Note della traduttrice: ed ecco qui l'ultimo flashback. Questo capitolo è TUTTO al passato, ed è ultimo. D'ora in avanti, se non mi sbaglio, saranno tutti capitoli 'al presente'. E siamo anche a metà, ormai! *_* Grazie a tutte le persone che laciano una recensione *_* Buona lettura!
Let Go (Lasciar andare)
26 Dicembre
Quella notte Draco non
dormì. Né lasciò il divano per un solo
istante, finché il primo raggio di sole
non cominciò a filtrare attraverso la finestra, al mattino.
La prima parte del
piano stava per prendere atto.
Immaginando di avere
un po’ di tempo prima di uscire, Draco decise di fare una
doccia veloce. Pensò
che magari lo avrebbe ravvivato – o che avrebbe lavato via
parte del dolore.
Non fu così.
Dieci minuti dopo, si
stava incamminando verso la torre di Corvonero. Non sperava
più di tanto che
questa parte del piano funzionasse, ma avrebbe fatto del suo meglio. E
se
avesse fallito, avrebbe dovuto trovare un’altra idea.
La bella fanciulla del
ritratto della Sala comune di Corvonero aveva preso in simpatia Draco
dai tempi
del quinto anno, quando per un breve periodo era stato con una ragazza
appartenente a quella casa (non aveva idea di cosa gli passasse per la
testa,
per fare una cosa del genere). La fanciulla, per quanto ne sapeva
Draco, era
l’unico ritratto in tutta la scuola a cui Draco piacesse.
Neanche a quello
della sua torre piaceva. Quindi, quando giunse davanti al ritratto
quella
mattina presto, lei non cercò di evitarlo, ma gli sorrise
calorosamente e lo
salutò.
“Draco Malfoy!” disse
la fanciulla, allegra. “A cosa devo il piacere?”
Draco si schiarì la
gola. “Sto, mh, aspettando. Una..
un’amica.”
“Oh, che dolce!”,
disse la fanciulla. “Ma l’unica studentessa rimasta
in questo momento è Luna
Lovegood.”
“A dire il vero, è
proprio lei la persona che sto cercando.”
La fanciulla sembrò un
po’ confusa per un attimo, poi disse, “Oh, ma
certo! Sarà da te presto,
probabilmente. Ti lascerei entrare, ma sai.. non posso..”
“Capisco
perfettamente,” rispose Draco, “ma ti dispiace se
la aspetto qui?”
“Non mi dispiace
affatto, Draco! Ma devo avvisarti..” Improvvisamente,
abbassò la voce e, con tono
ovattato, disse, “È molto sconvolta, adesso. Era
una buona amica di -”
“Sì, lo so,” la
interruppe Draco. Non era proprio interessato a discutere dei motivi per cui Luna era
sconvolta. Non voleva
che gli fossero ricordati.
Ma il tempismo
perfetto fu dalla sua parte perché Luna uscì dal
buco del ritratto prima che la
fanciulla potesse aggiungere anche solo un’altra parola.
Si bloccò quando lo
vide lì, sostituendo la sua solita espressione distratta con
una sinceramente
perplessa.
“Luna,” disse Draco
con tutta l’educazione possibile.
“M-Malfoy,” balbettò
lei.
I suoi occhi erano
gonfi e rossi, e sembrava che avesse dormito quanto lui.
Apparentemente,
la fanciulla aveva ragione – Luna era
davvero sconvolta. Ma infondo,
perché non avrebbe dovuto esserlo? Era una delle amiche
più strette di Hermione
– e probabilmente la migliore, dopo tutto quello che era
successo al Ballo del
Ceppo.
“Possiamo parlare?” le
chiese.
Lei lo scansò. “Non
adesso. Devo incontrarmi con Harry, Ron e Ginny -”
“Per cortesia,” disse
Draco, marcando la richiesta con il tono di voce. Sì, la
stava supplicando, e
si detestava per questo.
Notando la
disperazione nella sua voce, Luna si voltò. Apparentemente,
la curiosità ebbe
la meglio su di lei. Probabilmente si domandava di cosa avrebbe mai
potuto
parlare Draco Malfoy con lei.
“Facciamo quattro
passi,” borbottò Draco, afferrandole gentilmente
un braccio. Accennò un sorriso
al ritratto prima di condurre Luna lungo il corridoio e svoltare
l’angolo. Non
appena furono abbastanza lontani,smise di camminare e si
voltò verso di lei.
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore.”
Luna inarcò le
sopracciglia. “E perché dovrei farti un
favore?”
Sarebbe stato
difficile, proprio come aveva immaginato. Gli aveva fatto una buona
domanda –
perché avrebbe dovuto fargli un favore?
Non erano amici. Non erano
neanche nemici, ma lui era nemico dei suoi amici. Si sentiva sconfitto
in
partenza, e per un breve istante prese in considerazione
l’idea di dimenticarsi
di tutto e tornarsene nella sua stanza a dormire per il resto della
vita. Ma
capì di non averci ancora provato abbastanza, e
continuò.
“Eri amica della
Granger,” disse lentamente.
Quando sentì il nome
di Hermione, Luna abbassò lo sguardo e fisso in pavimento,
tirando su col naso.
“Sì,” disse a bassa voce.
“Beh,” riprese Draco,
“questo favore che ti chiedo – potrebbe servire a
portarla indietro.”
Subito, Luna alzò la
testa e lo guardò con gli occhi spalancati. “Cosa?”
Mentalmente, Draco si
maledisse per averle rivelato troppo, e troppo presto. Non faceva parte
del suo
piano raccontarle tutto. Ma forse era la cosa migliore da fare
– se poteva
fidarsi di lei, e del fatto che non sarebbe andata a riferire tutto a
Potter e
compagnia bella, ovvio. Ma certamente lei non lo avrebbe aiutato senza
sapere
in cosa lo stava aiutando, e perché.
Perciò le raccontò tutto.
“Prima che ti spieghi,
devi giurarmi che resterà fa noi, solo
fra noi.”
Luna sembrò esitare
per un attimo. I suoi occhi si spostarono lungo il corridoio come se
stesse
cercando qualcuno, o progettando una fuga. “Okay,”
disse alla fine.
“Bene.” Draco prese un
bel respiro. “Ho pensato ad un modo per – per
riportare qui la Granger,” disse,
con voce distante. “Ma non sarà facile. Ecco
perché mi serve il tuo aiuto.”
“Riportarla qui?”
ripeté Luna. “Intendi.. come con un
incantesimo?”
“No,” disse Draco,
scuotendo la testa.
“No, non voglio
riportarla in vita dalla morte. Voglio fare in modo che non muoia
proprio.”
Luna sembrò confusa.
“Ma come -”
“Una gira tempo,”
spiegò Draco, il più silenziosamente possibile,
sapendo che chiunque, in
qualsiasi momento, poteva svoltare l’angolo e sentire cosa
stavano dicendo.
“Tornerò indietro nel tempo, e farò in
modo che non muoia.”
Luna sussultò. “E puoi
farlo?” All’improvviso, i suoi
occhi grandi passarono dal dolore alla
speranza in un battito di ciglia.
Draco si strinse nelle
spalle. “Non lo so. Ma devo provarci. Sono abbastanza certo
che Silente ne
abbia una, nel suo ufficio.”
“Ma è fantastico!”
esclama Luna. Fece una pausa. “Ma – come pensi di
entrare nel suo ufficio?”
“È qui che entri in
gioco tu,” rispose Draco.
“Qui?”
“Sì. Ascolta, so che
Potter possiede un Mantello dell’Invisibilità. Ho
bisogno di quel mantello se
devo fare questa cosa. E tu devi
procurarmelo.”
“Io?” disse
Luna, terrorizzata. “Perché io?”
“Perché,” disse
Draco,
“sei sempre nella torre di Grifondoro. È
lì che stai andando adesso, non è
vero?”
“Sì, ma -”
“Dovrei solo trovare
un modo per entrare nel dormitorio dei ragazzi e prenderlo.
Probabilmente lo
nasconde sotto il materasso, o una cosa del genere. Cerca
finché non lo trovi,
e poi portamelo.”
“Non ruberò qualcosa
da Harry Potter! È un mio amico!”
“Non è rubare. È
prendere in prestito,” disse Draco.
“Lo restituirò quando avrò finito. O
forse no, visto che il nostro presente sarà cambiato, e tu
non l’avrai mai
preso in primo luogo.
Luna sembrò pensarci
su. Alla fine, disse, “Farò del mio meglio, ma non
posso prometterti di
trovarlo – e non destare sospetti.”
Draco annuì. Certo,
Luna non aveva un lavoro semplice – ma non era niente in
confronto a quello che
avrebbe dovuto fare lui. “Non saranno
molto attenti, oggi,” disse Draco
lentamente. “Usalo a tuo vantaggio.”
Luna aprì la bocca per
parlare, ma la richiuse velocemente. A Draco sembrò che non
sapesse che fare.
Avrebbe dovuto tradire un amico per aiutare a salvarne un altro, e lui
sapeva
che avrebbe fatto la scelta giusta.
E aveva ragione.
“Torno appena
possibile,” disse Luna.
Draco annuì. “Vieni
alla torre di Astronomia quando ce l’hai.”
“Okay.” Luna sembrava
ancora un po’ titubante, eppure sicura al tempo stesso. Draco
la guardò mentre
percorreva il corridoio. Quando sparì dietro un angolo,
cominciò ad avviarsi
verso la torre di Astronomia, pregando silenziosamente
perché il piano andasse
come aveva previsto.
Draco dovette
aspettare solo una
mezzora prima di veder comparire Luna, sulla torre di Astronomia, con
il
Mantello dell’Invisibilità in mano. Quando lo
vide, sentì il bisogno di
abbracciarla – ma riuscì a contenersi, ovviamente.
“Come sei riuscita a
prenderlo?” le chiese.
“Beh, ho fatto quello che mi hai detto tu
– ho usato il loro dolore a mio
vantaggio. E poi, c’era solo Ginny. Non ho idea di dove
fossero Harry e Ron -”
“Magnifico,” disse Draco,
impaziente. Non gli interessava davvero come
c’era riuscita – solo che ce
l’aveva
fatta. Il tempo passava, e lui voleva farlo il prima
possibile. “Ascolta,
questo è il piano: nascosto dal mantello, mi
apposterò accanto al gargoyle che
fa da guardia all’ufficio di Silente. Tu, nel frattempo, ti
nasconderai dietro
l’angolo. Aspetta qualche secondo, poi corri verso il suo
ufficio, gridando a
squarciagola. Dovrebbe bastare a farlo uscire. E non appena esce, io entro. Poi, avrò bisogno
che tu tenga
Silente occupato abbastanza a lungo perché io trovi la gira
tempo.”
“E come farò?”
chiese Luna.
Draco si strinse nelle spalle. “Sono
certo che troverai un modo. Quando ti
chiede cosa c’è che non va, digli solo che eri nel
parco, e puoi giurare di
aver visto un Mangiamorte. Portalo fuori per farglielo vedere. Non farlo tornare nel suo studio, per
nessun motivo, per almeno dieci
minuti.. hai capito?”
Luna annuì, preoccupata. “Ci
proverò, ma non posso prometterti -”
“Beh, faresti meglio a
promettermelo,” sbottò Draco. Quando vide Luna
farsi
indietro, si affrettò ad abbassare la voce e dire,
“Ne dipende la vita di
Hermione.”
“Lo so,” disse Luna, a bassa
voce.
Perciò si diressero allo studio di
Silente. A metà strada,
Draco si nascose sotto il mantello in modo
che nessuno lo vedesse camminare accanto a Luna. Anche se non poteva
vedere gli
effetti del mantello, nascosto sotto di esso, riusciva decisamente a
sentire il
potere che gli dava. Potter era un bastardo fortunato ad averne uno
– poteva
appena immaginare il genere d’infrazione alle regole della
scuola che avrebbe
potuto fare, se fosse stato così fortunato da possederne uno.
Quando finalmente giunsero nelle vicinanze
dell’ufficio di Silente, si
fermarono.
“Ci sei ancora?” chiese Luna.
“Sì,” rispose Draco
a bassa voce. “Sei pronta?”
Luna si strinse nelle spalle.
“Più pronta che mai, penso.”
“Bene. Vado all’entrata,
adesso. Aspetta circa trenta secondi prima di
cominciare a urlare, va bene?”
Luna annuì, mentre Draco si avviava in
silenzio verso il gargoyle.
Schiacciò la schiena contro il muro, per non essere
d’intralcio a Silente,
quando sarebbe uscito. Contò mentalmente fino a trenta, e
quando arrivò a zero,
sentì le urla di Luna. Sorrise, notando quanto sembravano
reali. Aveva scelto
la ragazza giusta per quel compito.
Qualche secondo dopo, la vide svoltare
l’angolo e dirigersi verso di lui.
“Professor Silente!”, strillava.
Non appena urlò il suo nome, la statua
si fece da parte, rivelando la porta
nascosta per l’ufficio di Silente. Immediatamente, questa si
aprì e consentì a
Silente di correre fuori.
“Signorina Lovegood?” disse.
“Che cosa succede?”
Draco non restò ad aspettare la risposta
di Luna; s’infilò lentamente
nell’apertura della porta prima che questa potesse
richiudersi. Fece un sospiro
di sollievo quando si trovò all’interno, al
sicuro, ai piedi della scala a
chiocciola che portava allo studio. Era già stato
nell’ufficio di Silente prima
di allora, quindi non fu sorpreso quando le scale cominciarono a
muoversi,
innalzandolo fino alla stanza circolare. Draco però non
ricordava che le scale
si muovessero così lentamente, l’ultima volta che
era stato lì, perciò saltò
qualche gradino per accelerare il processo.
Arrivato in cima, lasciò le scale ed
entrò nella stanza. Per sua fortuna,
la fenice Fanny sembrava appisolata e non notò
l’intrusione. In silenzio, Draco
si avvicinò alla scrivania del Preside. Ma ovviamente, i
cassetti erano chiusi
con un incantesimo – Draco non ci aveva proprio pensato.
“Maledizione,”
sussurrò, mentre si toglieva il Mantello
dell’Invisibilità e
lo gettava sulla scrivania. Avrebbe cercato prima sul ripiano, che
però era
coperto da una moltitudine di piccoli oggetti, e poi sulle mensole dei
libri,
nella speranza di trovare una gira tempo in un posto che non era tenuto
sotto
chiave. Si rimproverò per non aver pensato a questo
problema, prima di mettere
in atto il piano. Sapeva che nessun ‘alohomora’
avrebbe potuto aprire i
cassetti. Era molto probabile che il Preside vi avesse applicato un
incantesimo
molto più sicuro.
Perciò cominciò a rovistare
fra tutto quello che stava sulla scrivania.
C’erano un sacco di oggetti e marchingegni – molti
dei quali non riconobbe
neanche – ma niente che ricordasse una gira tempo.
“Fanculo!” sibilò
quando ebbe finito di cercare su tutto il ripiano. Si
avvicinò ad una libreria e cominciò a spostare i
libri, gettandoli a terra,
nella speranza che vi fosse una gira tempo nascosta dietro uno di essi.
Cercò
anche all’interno dei libri, in caso vi fosse un nascondiglio
segreto. Ma più
libri spazzava via, più capiva che stava solo perdendo
tempo. Se Silente aveva
una gira tempo, di certo la conservava al sicuro nei cassetti della
scrivania,
non in bella vista.
“Questo è uno dei miei libri
preferiti,” disse una voce alle sue spalle.
Draco sobbalzò a quel suono, e si
voltò di scatto, giusto in tempo per
vedere Silente accovacciarsi a raccogliere uno dei libri dal pavimento.
“La
prima volta che l’ho letto avevo
la sua età, mi pare. L’avrò letto
centinaia di volte da allora.” La voce di
Silente era calma e amichevole – di certo non era la voce di
una persona che ha
appena scoperto che qualcuno si è intrufolato nel suo
ufficio e vi ha combinato
quel putiferio. Draco guardò alle spalle
dell’uomo, e vide Luna, le spalle
basse, con un’espressione sconfitta sul volto. Quando i loro
sguardi si
incontrarono, Luna lo spostò immediatamente verso il
pavimento e abbasso la
testa.
Silente si voltò verso Luna e disse,
“Signorina Lovegood, posso sparlare
con il signor Malfoy in privato?”
“Certo, signore,”
mormorò Luna voltandosi.
Quando fu andata via, Draco si aspettava che
Silente lo rimproverasse
aspramente. Ma non fu così. Anzi, Silente si
avvicinò, quasi per caso, alla
scrivania e si sedette. “Siediti, Draco,” disse,
indicando una delle sedie di
fronte a lui.
Draco ubbidì. Guardò il
Preside con sospetto, chiedendosi perché non gli
stesse urlando contro. Se meritava, questo è certo.
“Draco,” disse Silente
dolcemente. “Quello che cerchi non è
qui.”
“E lei come fa a sapere cosa sto
cercando?” chiese Draco, rigido. Ma certo
– doveva averglielo detto Luna.
Invece che rispondere alla domanda, Silente si
sporse in avanti e disse,
“Lascia che ti racconti una storia. Circa cento di anni fa,
un giovane mago di
nome Diagon ricevette una gira tempo come regalo di compleanno da suo
zio.
All’inizio, non capì completamente il potenziale
di quest’oggetto. In tutta
onestà, pensava che fosse semplicemente un semplice pezzo
d’oro da mostrare
agli amici. Sapeva appena cosa fosse una gira tempo, ma non ne aveva
mai avuto
bisogno, né sapeva come funzionassero – e non era
mai stato un tipo studioso,
non gli interessava fare ricerche in merito. Ad ogni modo, giunse il
giorno in
cui, qualche anno dopo, comprese quanto fosse potente una gira tempo.
“Diagon era uno dei maghi più
ricchi dell’epoca, ed era invidiato da tutti.
Non solo era un mago potente con molte ricchezze, ma era anche sposato
con una
delle streghe più belle che avessero mai visto. Aveva tutto
– finché una notte,
mentre lui e sua moglie Rosemary tornavano a casa da una cena a casa di
amici,
notarono un gruppo di giovani maghi che facevano a botte per la strada.
Diagon
e Rosemary, entrambi preoccupati, decisero di intervenire e fermarli
prima che
qualcuno si facesse male. Purtroppo, mentre si avvicinavano, capirono
che la
situazione era più seria di quanto pensassero. Due giovani
maghi erano già a
terra, e il resto aveva le bacchette puntate l’uno contro
l’altro, e molti di
loro si lanciavano Maledizioni Senza Perdono. Diagon e Rosemary
rimasero
paralizzati dall’orrore, a guardare quei giovani uomini
togliersi la vita a
vicenda – per loro non aveva alcun senso.
“Quello che accadde in seguito, fu
così veloce che Diagon non ebbe il tempo
di reagire: uno dei giovani maghi aveva puntato la bacchetta contro un
altro
dei presenti e aveva lanciato un incantesimo mortale. Ma
l’altro mago era stato
più veloce, ed era riuscito a respingere
l’incantesimo prima che potesse
raggiungerlo. Questo, però, era rimbalzato e aveva colpito
Rosemary in pieno petto,
uccidendola all’istante. Diagon, ovviamente, era sotto shock.
Prima s’inginocchiò
accanto a sua moglie, cercando di svegliarla, ma lei era.. andata.
Diagon
allora capì che non sarebbe stato in grado di vivere il
resto della vita senza di
lei, perciò seppe subito cosa fare: avrebbe usato la gira
tempo per
riprendersela.
“Corse immediatamente a casa,
più velocemente possibile. Era ancora incerto
su come dovesse usarla, ma pensava di saperne abbastanza. Quando ebbe
recuperato la gira tempo, tornò indietro di circa
un’ora, e poi si nascose sul
retro della tenuta dei loro amici, dove lui e sua moglie stavano ancora
cenando. Lanciò un incantesimo sulla casa, per impedire a
tutti coloro che vi
erano dentro di uscire, che avrebbe quindi impedito a se stesso e
Rosemary di
essere nelle vicinanze di quel gruppo di maghi. Soddisfatto di quanto
aveva
fatto, riportò in avanti il tempo, fino al momento in cui
aveva azionato la
gira tempo. Era emozionato, perché pensava che al suo
ritorno avrebbe trovato
sua moglie ad accoglierlo. E invece, molti testimoni affermarono di
aver visto
Diagon apparire per attimo innanzi a loro, per poi semplicemente svanire davanti ai loro occhi. Vedi,
nonostante l’incantesimo sulla casa, Diagon e sua moglie
furono in grado di
rimuoverlo e andarsene. Ma a quanto pare, quel piccolo ritardo
cambiò il corso
della storia quel tanto che bastava per far sì che, quando
Diagon e Rosemary
passarono per la strada, fosse Diagon
ad essere colpito dall’incantesimo mortale, non Rosemary
– ecco perché sembrò
che la sua esistenza semplicemente cessasse, a tutti i presenti
– perché
essendo morto prima, non era possibile che passeggiasse per la strada
-”
A quel punto, Draco capì di averne
abbastanza e fermò il Preside. “Con
tutto il dovuto rispetto, signore, ho già sentito questa
storia, ed è questo
che è – una storia.
Di quelle che i
genitori raccontano ai bambini, nella speranza di spaventarli e non
fargli
usare mai una gira tempo. Me l’ha già raccontata
mio padre, quando avevo otto
anni, e non ci ho creduto neanche allora.
Prima di tutto, non è neanche una situazione plausibile,
è un paradosso, non
poteva essere morto nel passato, perché doveva essere ancora
vivo per tornare
indietro nel tempo, in primo luogo, e
poi -”
Silente sorrise. “Ah, beh, solitamente la
storia funziona. Ma immagino che
vada meglio con i bambini, che non capiscono il concetto di paradosso.
Anche se
pure io non capisco perfettamente
il
concetto di paradosso..”
“Signore, ho bisogno di una gira tempo.
La prego.”
Silente si sistemò meglio sulla sedia,
appoggiandosi allo schienale. “Anche
se ne avessi una, signor Malfoy –e non
ce l’ho – non potrei dargliela. Non si scherza con
il tempo.”
“Non capisce,” disse Draco.
“Sarai sorpreso di sapere che io capisco
perfettamente, Draco. Se volevi usare una gira tempo per frequentare
lezioni in
più, come sono certo che sai faceva la signorina Granger al
terzo anno, allora
possiamo parlarne. Ma ciò per cui vuoi usarla –
beh, temo di non poterti
aiutare.”
“Ma signore -”
Silente alzò una mano per farlo tacere.
“Mi dispiace, Draco. So che le tue
intenzioni sono buone, ma è qualcosa che devi lasciar stare.
Ora, so che se lo
vuoi davvero, troverai un modo – per quanto difficile
– e non potrò fermarti.
Ma devi lasciar andare. Lasciala andare.”
Il vecchio si alzò e girò
intorno alla scrivania. “Se vuole scusarmi ora,
signor Malfoy, ho delle faccende importanti da sbrigare. Apprezzerei
molto se
restituisse il mantello al signor Potter, e se ci pensasse due volte la
prossima volta che decide di intrufolarsi nel mio studio.” Il
suo tono non era
arrabbiato, ma deciso.
Sconfitto, Draco seguì Silente verso le
scale a chiocciola. Silente posò
gentilmente una mano sulla spalla di Draco e disse, “Sei un
ragazzo
intelligente, Draco. So che farai la cosa giusta.”
Draco non rispose, mentre le scale lo portavano
lentamente al piano
inferiore. Quella storia non aveva spaventato per niente – ma
il vecchio aveva
ragione. Se anche fosse riuscito a procurarsi una gira tempo, il che
era
improbabile, avrebbe potuto, senza volerlo, causare qualcosa ancora
più
catastrofico. E chi gli assicurava che qualunque cosa avesse fatto nel
passato
avrebbe impedito a Hermione di morire comunque? Forse era destinata a morire quel giorno, a
prescindere. Magari se avesse
provato a salvarla, non ci sarebbe riuscito comunque –
perché era così che
dovevano andare le cose. Doveva lasciar andare. Doveva lasciarla andare.
Solo non aveva idea di come
fare.
Il limbo di Draco divenne sempre più
profondo mentre tornava alla torre dei
Caposcuola. Dentro, si sentiva completamente svuotato. Quando raggiunse il
ritratto, borbottò la
parola d’ordine, ‘confetto’, che Hermione
aveva cambiato pochi giorni prima di
Natale; a Draco non piaceva come sceglieva le parole
d’ordine, ma non aveva
voluto discuterne con lei perché era così
contenta per le vacanze in arrivo, e
aveva pensato che sarebbe stato carino cambiarla, e magari avrebbe
indotto un
po’ di spirito natalizio in Draco. Lui non avrebbe mai
ammesso che era stato
così.
Il cavaliere del ritratto lo riconobbe, con un
solenne cenno di assenso.
Draco aspettò che si facesse da parte, ma il cavaliere era
troppo occupato a
fissare un punto imprecisato oltre la spalla di Draco.
“Che c’è?”
domandò Draco.
“Sembra che tu abbia visite,”
rispose il cavaliere, indicando qualcuno.
Draco si voltò e vide Harry, proprio
alle sue spalle. Da dove era arrivato?
Draco non l’aveva notato vicino al ritratto, avvicinandosi, e
se ne sarebbe
accorto se Harry l’avesse seguito lungo il tragitto.
“Dobbiamo parlare,” disse Harry
semplicemente.
Draco fissò il ragazzo di fronte a lui.
Il suo aspetto era peggiore di
quello di Luna – ed era brutto quasi quanto quello di Draco. Sembrava pallido e stanco; i suoi
occhi sembravano
completamente svuotati di ogni emozione.
“Adesso non è un buon momento,
Potter,” disse Draco, mentre il buco del
ritratto si apriva.
“No, ho bisogno di sapere una
cosa,” disse Harry. La sua voce era un misto
di supplica e rabbia.
“Cosa, Potter? Che cosa hai bisogno
di sapere?”
Harry esitò un attimo, come se avesse
paura di rispondere alla domanda. Ma
alla fine parlò, con la voce appena più forte di
un sussurro.
“Ho bisogno di sapere
perché..” La voce si affievolì. Ma dopo
aver fatto un
respiro profondo, continuò. “Ho bisogno di sapere
perché era la tua mano
che Hermione stringeva, mentre
moriva. Perché sei stato tu
l’ultima
persona che ha visto prima di morire?”
A Draco si bloccò il respiro in gola.
Non si aspettava che Harry gli
chiedesse una cosa del genere. Cavolo, non sapeva neanche che qualcuno
l’avesse
notato, in quel momento. Ma apparentemente, Harry
l’aveva fatto.
Non sapeva cosa rispondere. Poteva mentire, o
poteva dirgli la verità. Ma
onestamente, non sapeva quale fosse la cosa giusta da fare.
“Non fare domande di cui non vuoi davvero
sapere la risposta,” borbottò. Si
voltò per attraversare il buco del ritratto, ma Harry lo
fermò.
“Ma io voglio
sapere la
risposta,” disse a bassa voce.
Draco si voltò di nuovo, per guardarlo
in faccia. Non era dell’umore
adatto, in quel momento, per affrontare un discorso del genere
– e di certo non
con Harry Potter. Perciò blaterò qualcosa per
farlo andare via.
“Cosa vuoi che ti dica,
Potter?” ringhiò. “Qual è, di
preciso, la risposta
che vorresti sentirti dire? Vuoi che ti dica che forse il motivo
è che Hermione
ed io avevamo cominciato ad andare d’accordo, negli ultimi
mesi? Vuoi che ti
dica che è stato perché aveva cominciato a
vedermi come un amico? O forse
preferisci forse che ti dica che la notte prima di morire ha dormito
con me?”
Si pentì di quelle parole nel momento
stesso in cui uscirono dalla sua
bocca. E non appena ebbe finito di parlare, il pugno di Harry si
scontrò con la
sua mascella.
L’impatto fu così forte da
farlo indietreggiare di un paio di passi. Il suo
primo istinto fu di colpirlo a sua volta, ma poi si trattenne
– dopo tutto, se l’era
meritata.
“Bugie,” disse Harry a denti
stretti. “Io ero il suo migliore
amico! Tu non eri niente
per lei!”
Massaggiandosi la parte colpita da Harry, Draco
disse con calma, “Forse sì,
Potter. Ma ancora una volta, forse ti sbagli. Immagino che adesso non
lo saprai
mai. Forse, se le avessi prestato più attenzione negli
ultimi mesi, invece che
sbavare sulla donnoletta -”
Il pugno di Harry volò versò
di lui, di nuovo, ma questa volta Draco fu in
grado di bloccare il colpo. Riuscì a scansarsi velocemente
giusto in tempo, e
prima che Harry sapesse cosa l’avesse colpito, Draco gli
restituì lo stesso
colpo che lui aveva appena ricevuto.
Harry imprecò quando si toccò
la parte ferita con la punta delle dita,
togliendosi il sangue dall’angolo della bocca.
“Potter,” disse Draco, con
più calma possibile, “possiamo continuare
finché
uno di noi, o entrambi, finiamo in
infermeria – e credimi, adorerei ogni istante. Ma troviamo un
altro motivo per
farlo, perché battersi per Hermione non ha senso. Per quanto
so che vorresti
avere qualcuno da incolpare, la sua morte non è stata colpa
mia, e neanche tua,
e non importa quanti cazzotti ci diamo, non
tornerà.”
Harry lo guardò, ma non c’era
niente da dire per rispondere a quello che
aveva appena detto Draco – perciò tacque. Si
limitò a scuotere la testa,
voltarsi, e cominciare a percorrere il corridoio.
“La amavo,” disse Harry
dolcemente, andandosene. Draco non era sicuro che
stesse parlando proprio con lui, o
solo con se stesso.
“Sì, beh, la amavo
anch’io,” mormorò Draco. Per sua
fortuna, Harry era
troppo lontano, ormai, per sentirlo. Ma il cavaliere nel ritratto, che
aveva
origliato tutta la conversazione, non lo
era. Lo guardò con compassione mentre attraversava
il passaggio.
Quando si fu richiuso la porta alle spalle, Draco
si lasciò andare contro
il muro e si concesse un unico, disperato sospiro. Le spalle gli
tremarono,
come se stesse piangendo, ma si rifiutò di versare anche
solo una lacrima.
Era riuscito a deluderla ancora una volta. Aveva
avuto una sola possibilità
per fare la cosa giusta, e l’aveva mandata a puttane. Adesso
Hermione era
andata, per sempre, e non c’era assolutamente
nient’altro che lui potesse fare,
ormai.
La trovò sulla riva del lago, seduta su
un sasso, che lanciava piccole
pietre nell’acqua.
“Granger?” la chiamò.
Si voltò verso di lui. Sembrava
sollevata. Gli sorrise dolcemente, mentre
lui si avvicinava lentamente verso il punto in cui era seduta.
“Dove sei
stato?” gli chiese.
“Mi ero perso,” rispose lui.
Lei si voltò di nuovo verso il lato e
lanciò un’altra pietra – solo che
questa affondò non appena toccò la superficie
dell’acqua. Lei si accigliò,
delusa. “Non ho idea di cosa sto facendo.”
Lui abbassò lo sguardo sulle pietre
nelle sue mani. “Non sono abbastanza
lisce. E non metti il polso nella posizione giusta.”
“Non parlavo delle pietre,”
disse lei tristemente.
Lui si sedette accanto a lei, e raccolse un
sassolino. Con un movimento
rapido e preciso, lo lanciò sull’acqua.
Rimbalzò fino all’altro lato del lago,
per poi tornare verso loro, e finire nelle sue mani.
“È come una magia.”
Lei si voltò di nuovo verso lui.
“Puoi aiutarmi a capire cosa sto facendo?”
Lui la guardò. I suoi occhi grandi erano
pieni di lacrime, che minacciavano
di sfuggire e bagnarle il viso. Sembrava disperata, e lui non aveva
idea di
cosa fare per aiutarla. “Pensavo d averti persa.”
Lei sbatte le palpebre. Così facendo,
una lacrima le cadde delicatamente
lungo la guancia. “Ma mi hai trovata.”
“Sì, è
vero.”
Le acque del lago cominciarono lentamente ad
alzarsi. Lui fissò le onde,
che cominciavano a diventare sempre più grandi, e si chiese
cosa avesse
scatenato un effetto simile.
“Mi avevi detto che mi avresti protetta,
sai,” disse lei, improvvisamente. Non
era un’accusa, più che altro
un’osservazione.
“Lo so,” disse. “E
dicevo sul serio – davvero.
Ma non avrei potuto fare niente per salvarti.”
“Beh, potresti salvarmi adesso,”
disse lei.
“Eh?”
Lei lanciò un altro sassolino. Solo che
questo non urtò la superficie dell’acqua
– ma sparì, inghiottito da un’onda di
cui, in qualche modo, non si erano
accorti. Non ci fu tempo per reagire – l’onda si
abbatte su di loro,
sommergendoli completamente nell’acqua gelida. All’improvviso, il
lago non sembrò più un
lago, ma più un oceano. Mentre veniva spinto verso il basso
dalle onde, si
aspettava di toccare il fondo con i piedi, ma il terreno non era
più lì. Velocemente,
prese a battere le gambe per tornare in superficie. Quando riemerse,
prese un
respiro profondo e si guardò intorno, cercandola. Non
c’era.
“Hermione!” urlò con
tutta la sua voce. Nel panico, tornò sott’acqua
per
cercarla. Non poteva essere troppo lontana. Ma ovunque, intorno a lui,
vedeva
solo acqua. Tornò in superficie per riprendere fiato, poi
s’immerse di nuovo. Non
si sarebbe arreso finché non l’avesse trovata.
All’improvviso la vide, era proprio
lì. Era poco più in basso di lui, e gli
tendeva la mano. Nuotò verso di lei, pronto a prenderla, ma
più si avvicinava a
lei, più lei sembrava affondare.
“Hermione, nuota verso di me. Prendimi la
mano.” Non gli sembrò neanche
assurdo che potesse parlare sott’acqua.
Lei però non si mosse. Scosse
tristemente la testa e disse, “È troppo tardi
per salvarmi. Sei arrivato tardi.”
Draco sussultò, aprendo gli occhi. Si
aspettava di essere ancora sott’acqua,
e invece era al sicuro nella sua camera, nel suo letto. Respirando
affannosamente,
nascose il volto fra le mani. Era stato solo un sogno. O meglio, un
incubo. Il primo
di tanti, anche se ancora non lo sapeva.
Sapeva solo che da quel momento avrebbe avuto serie
difficoltà a lasciarla
andare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Teamwork ***
Note della Traduttrice: sono imperdonabile,
lo so. E questo capitolo non era neanche lunghissimo! Mi dispiace, mi
dispiace
davvero tanto. Ma purtroppo da quando è ricominciata
l’università, non ho il
tempo neanche di respirare! L Ad ogni modo, eccovi
il capitolo. Non so quando potrò portare il prossimo, anche
perché sono un po’ –
parecchio – indietro con lo studio. Spero di poterlo postare
entro la fine
della settimana prossima! =)
Teamwork (Lavoro di squadra)
Draco muoveva distrattamente la punta della penna
su un piccolo pezzo di
carta. Aveva sempre avuto l’abitudine di prestare poca
attenzione alle lezioni,
ma mai come negli ultimi mesi. La scuola semplicemente non gli
interessava più.
Ogni tanto, lanciava una breve occhiata verso
Hermione, che sembrava
parecchio a disagio. La maggior parte degli studenti sembrava prestare
più
attenzione a lei, osservandola e sussurrando alle sue spalle, che al
professor
Piton, in quel momento. Draco non poteva che sentirsi dispiaciuto per
lei, per
quanto odiasse ammetterlo.
“Veritaserum,” disse la voce
monotona di Piton, rimbombando nella stanza.
“Probabilmente una delle pozioni più conosciute di
sempre, e certamente una
delle più utili. Chi, qui dentro, sa elencarmi qualcuno
degli ingredienti
necessari a prepararla?”
Qualche studente alzò la mano ma Piton
li ignorò, mantenendo lo sguardo
fisso su Hermione, che sprofondò nella sedia, come se
cercasse di nascondersi
da tutti.
“Signorina Granger?”
ringhiò Piton.
Draco la guardò arrossire. A giudicare
dal ghigno di Piton, si stava
divertendo a metterla sotto i riflettori.
Hermione si schiarì la gola e si
sistemò meglio sulla sedia. “Um..”
Abbassò
lo sguardo sul pavimento di fronte a lei, come se pensasse di trovarvi
magicamente la risposta. “Non.. Non lo so, signore.”
“Ho sentito bene?” disse Piton,
avvicinandosi al suo banco. “Dovrebbe
alzare la voce, signorina Granger, perché potrei giurare di
averla sentita dire
che non lo sa.”
Alcuni Serpeverde, seduti in fondo
all’aula, risero di gusto.
“Ha sentito bene, signore,”
rispose Hermione, con voce ancora più bassa. “Non
lo so.”
“Bene, bene, bene. Assomigliamo
a
Hermione Granger, ma non siamo intelligenti come lei, non è
vero? Molto
interessante – non è un’insopportabile
so-tutto-io come l’altra.”
Draco sentì ancora più risate
alle sue spalle – e riconobbe la risata di
Goyle. Dovette sforzarsi per non voltarsi e mandarli tutti a quel
paese.. e poi
dovette chiedersi perché, innanzitutto, gli dava
così fastidio che ridessero.
A quel punto, il volto di Hermione era diventato
completamente rosso di
vergogna, e sembrava che sperasse che il pavimento si aprisse sotto i
suoi
piedi. Draco poteva capirla perfettamente. Anche una parte di lui
desiderava che
il pavimento le si aprisse sotto i piedi.
Per fortuna, Piton tornò presto di
fronte alla classe. “Il vostro compito,
per la prossima volta, è realizzare la pozione Veritaserum.
Vi metterò a
coppie, e dovrete terminare la vostra pozione entro la fine della
settimana.
Venerdì prossimo, ognuno di voi proverà la
pozione su un gruppo di volontari,
perciò vi consiglio di prepararvi una lista di
domande.” Piton prese una
pergamena dalla sua scrivania. “Le coppie sono l e seguenti:
Bones e
Finch-Fletchley, Weasley e Parkinson, Bulstrode e Goyle..”
Piton continuò la lista, pronunciando i
nomi di tutti i presenti, ma Draco
non vi prestò attenzione finché il professore non
elencò l’ultima coppia.
“..Malfoy e Potter.”
Draco alzò la testa di scatto.
“Potter?”
“Sì, signor Malfoy,”
rispose Piton con un sorrisetto di soddisfazione. “Lei
e Potter. Adesso, la lezione è quasi finita, ma
perché non cominciate a programmare
il lavoro con i vostri compagni? E dovreste tutti prendere in
considerazione di
lavorarci anche nel tempo libero, sono certo che sarà
abbastanza difficile per
tutti voi perfezionare la pozione entro la scadenza, se ci lavorate su
soltanto
in classe. E ricordate che saranno necessari almeno
cinque giorni prima che la pozione maturi..”
Draco grugnì interiormente mentre
ascoltava il professore. E tanti saluti
alla sua convinzione di essere il preferito di Piton. Ma ovviamente,
Piton odiava Harry più
di quanto gli piacesse Draco,
quindi probabilmente
traeva più soddisfazione sapendo che Harry era infastidito
dall’accoppiamento
tanto quanto Draco.
Guardò Harry, dall’altro lato
della stanza, che lo fissava con lo stesso
identico sguardo. Rimasero entrambi seduti, mentre tutti gli altri
attorno a
loro si alzavano per sedersi con i loro compagni. Draco non si sarebbe
mai
alzato, per niente al mondo, per raggiungere Harry.
Sarebbe rimasto al suo posto, finché Potter non si fosse
arreso e non si fosse alzato per andare da lui.
Fortunatamente, ci vollero solo pochi secondi prima che Harry capisse
che
doveva spostarsi lui, e
immediatamente raggiunse il banco di Draco.
Harry poggiò i libri sul tavolo e si
sedette accanto a lui. Nessuno dei due
salutò l’altro. Al contrario, Draco non perse
tempo e arrivò subito al dunque.
“Probabilmente dovremmo vederci stasera e
cominciare il lavoro,” disse,
senza neanche guardare Harry. “Vieni nel dormitorio dei
Caposcuola verso le
sette, lavoreremo lì.”
Harry annuì. “Bene. Hai
già parlato con Hermione?”
Draco sospirò annoiato. “Per
l’amor del cielo, Potter. Ne abbiamo discusso
soltanto stamattina.”
“Già.. e allora?”
“E allora, da quando abbiamo avuto quella
conversazione, sono stato a
lezione tutto il giorno. Quando diavolo dovrei aver trovato il tempo
per
interrogarla? E poi, non ho mai detto che l’avrei fatto, a
dirla tutta.”
“Ascolta Malfoy,” disse Harry,
“penso davvero che -”
La campanella suonò, coprendo il resto
della frase di Harry. Velocemente,
Draco raccolse i suoi libri e si alzò.
“Ricordati – alle
sette,” disse, e si diresse a passo svelto verso la
porta.
Blaise lo bloccò appena fuori
dall’aula. “Ehi, Draco. Immagino che ci
vedremo dopo.”
“Cosa?”
“Il progetto,” disse Blaise con
un ghigno. “Lavoro con la Granger,
ricordi?”
No, a dire il vero Draco non
ricordava. Non aveva proprio prestato attenzione quando Piton aveva
letto la
lista – finché non aveva letto il suo nome e
quello di Potter. “Oh.. giusto.”
“Già. Le ho proposto di
lavorare da voi stasera. Ci sarai anche tu?”
“Sì,”
borbottò Draco. “Ci sarà anche
Potter.”
“Fantastico. Sarà proprio una
bella festa.” Blair sbuffò, borbottò un
saluto e poi si allontanò lungo il corridoio.
Mentre lo guardava andar via, Draco
avvertì una brutta sensazione farsi
largo nel suo stomaco. Non gli piaceva molto l’idea che
Blaise lavorasse con
Hermione, ma non sapeva bene perché gli desse
così fastidio, o meglio, perché
si preoccupasse che gli desse
fastidio. Perciò decise di ignorare il presentimento, e
impegnarsi a evitare
Harry, che in quel momento usciva dall’aula.
Fortunatamente, Harry era troppo impegnato a
parlare con Ron per accorgersi
di Draco, che si era appiattito contro il muro accanto alla porta per
rendersi
meno visibile. Solo una persona si accorse di lui, comunque. Hermione.
“Ok, questo è stato
divertente,” mormorò, avvicinandosi a lui.
“È bello
vedere che Piton è esattamente come nel mio mondo. Per un
attimo, mi sono
sentita quasi come se fossi a casa.”
Draco ghignò. “Onestamente,
non riesco a immaginarmi Piton che si comporta
diversamente, a prescindere dal mondo da cui proviene.”
Hermione sospirò. “E Blaise
Zabini? Non è molto diverso neanche lui – anche
se sembra un po’ più egocentrico in questo
mondo. Ed io che pensavo non fosse
possibile.”
“Quanto eravate amici, tu e Zabini, nel
tuo mondo?”
Hermione si strinse nelle spalle. “Non
eravamo per niente amici. Seguivamo
solo alcune lezioni insieme.” Fece un attimo di pausa, e poi
disse, “Allora, ti
ha detto che verrà stasera?”
“Sì. Verrà anche
Potter.”
Hermione si irrigidì a quelle parole.
“Ah sì?” chiese con nonchalance.
“Sì,” rispose Draco.
“Ti da fastidio?”
“Certo che no,” ribatte
Hermione. “Perché dovrebbe?”
Ma Draco era certo che stesse mentendo. Aveva visto
la sua reazione quando
aveva fatto il nome di Harry. Era ovvio che fosse a disagio
all’idea di essere
nella stessa stanza con lui – ma il perché
era un mistero.
Draco scrollò le spalle. “Che
ne so. Diventi tutta strana quando viene
nominato Potter.”
“No, non è vero,”
insistette lei.
Draco decise di lasciar correre, visto che non era
il momento giusto per
una qualsiasi discussione di questo tipo. “Se lo dici
tu,” disse. “Beh, ci
vediamo dopo.”
Mentre cominciava ad allontanarsi, si rese conto
che lo stava seguendo.
“Aspetta, pensi che potresti
accompagnarmi in biblioteca?” chiese. “Non so
dove si trovi, in questo mondo. E non so neanche cosa dovremmo
preparare.”
“Veritaserum,” le
ricordò. “Non eri attenta a lezione?”
“Lo ero,” rispose Hermione,
“ma non so cosa sia il Veritaserum.”
Draco si fermò sui suoi passi. Si
voltò per guardarla con un sopracciglio
sollevato. “Non sai cosa sia il Veritaserum?”
Hermione scosse la testa.
“È la pozione della
verità,” disse, scuotendo la testa incredulo.
“La pozione della
verità?”
“Sì. Chiunque la beva
è costretto a dire la verità.”
“Caspita,” sussurrò
Hermione. “Non mi risulta che abbiamo pozioni del genere
nel mio mondo.”
“Stai scherzando, vero?”
“No,” disse Hermione.
“E se esiste
una pozione della verità nel mio mondo, nessuno me l’ha mai detto.”
“Incredibile,” disse Draco,
sorridendo. “Beh, allora immagino tu abbia
appena trovato la prima grande differenza fra il nostro mondo e il
tuo.”
“Immagino di sì,”
mormorò lei.
Qualche minuto dopo, arrivarono in biblioteca. Non
appena entrarono, Madama
Pince, la bibliotecaria, sussultò ed esclamò,
“Oh Signore!”
Apparentemente, non si era preparata al momento in
cui avrebbe visto la
nuova Hermione Granger entrare in biblioteca, e dalla sua espressione,
era
stata totalmente colta di sorpresa.
Draco continuò a camminare, e Hermione
lo seguì. La condusse ad una delle
librerie, dove controllarono attentamente il dorso di ogni libro, fino
a
trovare quello che cercavano. Quando lo individuarono, Draco lo prese e
glielo
porse.
Hermione prese il libro e lesse il titolo ad alta
voce. “Approfondimenti di Pozioni.”
“Ti spiegherà tutto quello che
devi sapere sul Veritaserum, e un centinaio
di altre pozioni,” disse Draco, passandole accanto. Ti
dirà che ingredienti ti
servono per prepararle, come miscelarli, tutto. Avrei disperatamente
bisogno di
quel libro, visto che Zabini è il tuo compagno. Sono pronto
a scommettere che
farà fare a te la maggior parte del lavoro.”
“Non saprei,” disse Hermione.
“Infondo, mi ha detto che se gli trovo la
lista degli ingredienti, ci pensa lui a procurarceli.”
Questa cosa sorprese Draco, e parecchio. Da quando
conosceva Blaise Zabini,
il ragazzo non si era mai offerto di aiutare qualcuno. Draco stesso
aveva
spesso fatto coppia con lui in precedenza, per dei progetti, e ogni
volta
Blaise aveva trovato una scusa per non collaborare. L’unico
motivo per cui
Draco alla fine faceva tutto il lavoro era perché sapeva che
Blaise non gli
avrebbe mai dato una mano, in nessun caso, perciò si
trattava di fare il lavoro
da solo e avere un buon voto, o non
farlo ed essere bocciati. Quindi a Draco sembrò alquanto
sospetto che Blaise si
fosse offerto per partecipare attivamente al progetto con Hermione.
“Sì, beh, non ci conterei
troppo se fossi in te. È un Serpeverde al cento
per cento.”
“E tu no?”
Draco esitò. C’erano stati
tempi in cui sì, era stato un puro Serpeverde al
cento per cento, non un centesimo in meno. Ma con la morte di suo
padre, e la
lenta nascita dei suoi sentimenti per una mezzosangue, non poteva
più
considerarsi un vero Serpeverde. Era incredibile come questo fatto non
gli
desse il minimo fastidio.
“Dico solo, stai attenta,”
disse. “A dopo.”
Prima di andarsene, Draco prese un libro di pozioni
a caso da una mensola
per se stesso. Immaginava di dover cominciare a pensare al progetto
anche lui,
prima di incontrarsi con Harry.
Portò il libro al bancone, dove Madama
Pince lo aprì e tolse il foglio
della biblioteca. Lo aggiornò, poi lo porse a Draco.
“Firma qui, per favore.”
Draco prese la penna della bibliotecaria e
cominciò a firmare, poi si fermò
all’improvviso. Aveva appena dato un’occhiata al
nome sopra il suo, e gli si
era bloccato il respiro. L’ultima persona ad aver firmato il
libro era stata
Hermione Granger, poco più di due mesi prima.
“C’è qualcosa che
non va?” chiese Madama Pince.
Draco si schiarì la gola e
finì di scrivere il suo nome. “No,”
rispose,
anche se quella risposta non poteva essere più lontana dalla
verità.
Draco fece in modo da tornare alla torre dei
Caposcuola solo qualche minuto
prima delle sette, per evitare qualsiasi momento imbarazzante con
Hermione,
mentre aspettavano che i loro ospiti arrivassero. Ma quando
entrò nella Sala
Comune, scoprì che l’ospite di Hermione era
già arrivato.
Lei e Blaise erano seduti sul divano, i libri
aperti sul tavolino da caffè
di fronte a loro, e ridevano; sembrava si stessero divertendo come due
vecchi
amici.
Blaise alzò lo sguardo quando Draco
entrò nella stanza. Sorrise malizioso e
disse, “Ehi, Draco. Arrivi proprio mentre me ne stavo
andando.”
“Che sfortuna,” ribatte Draco,
con evidente sarcasmo. Ma non era completamente
sarcastico. In un certo
senso, sarebbe voluto arrivare prima, per assicurarsi che Blaise si
comportasse
bene, ma sembrava che fosse andato tutto liscio fra loro due. Hermione
aveva
anche un sorrisetto sul volto.
“Beh, io vado,” le disse
Blaise, raccogliendo il suo libro. “Ci vediamo
domani.”
Hermione annuì mentre Blaise si alzava e
raggiungeva Draco.
“Mi dispiace che non abbiamo trovato il
tempo per stare un po’ insieme,”
disse; questa volta, fu il suo
turno
di esibire evidente sarcasmo.
Draco non disse niente mentre Blaise gli passava
accanto e usciva dalla
stanza.
“Come è andata?”
chiese a Hermione, quando fu uscito.
“È andata bene,”
rispose Hermione. “Più che bene, a dire il
vero.” Indicò
tutto l’equipaggiamento sul tavolo. A quanto pareva, la loro
pozione pronta,
dovevano soltanto aspettare che maturasse.
“Caspita,” disse Draco.
“E Blaise ti ha veramente aiutato?”
“Sì, davvero. È
stato davvero semplice. Ha detto di non aver avuto problemi
a trovare gli ingredienti. Tu che mi dici? Come sta venendo la
tua?”
Draco aprì la bocca per rispondere, ma
un colpo alla porta lo interruppe.
“Era ora, Potter,” borbottò.
Andò verso il ritratto e lo
aprì. Ovviamente, Harry era in piedi dall’altro
lato, ma non aveva con sé libri o altri utensili. Sembrava
che tutto quello che
avesse portato con sé fosse un’espressione truce
sul volto.
“Potter, dov’è la
tua roba?” domando Draco.
Harry guardò oltre la spalla di Draco,
probabilmente per vedere se c’era
Hermione nella stanza. “Posso parlarti un attimo?Qui
fuori?”
Draco corrugò la fronte e
incrociò le braccia sul petto. Non si degnò di
rispondergli.
“Per piacere?” insistette
Harry. “E chiudi la porta dietro di te.”
Draco non prendeva ordini da Harry Potter, ma
immaginava gli convenisse
farlo se voleva portarsi avanti con il lavoro sulla pozione prima della
fine
della serata. Perciò uscì, chiudendosi il buco
del ritratto alle spalle.
“Che diavolo c’è,
Potter?”
Harry imitò la posa di Draco,
incrociando le braccia sul petto. Uno sguardo
freddo prese forma sul suo viso, mentre cominciava a parlare.
“Le hai parlato,
ora?”
Draco sospirò annoiato.
“Dannazione, Potter, ti -”
“Perché mi rifiuto di lavorare
al progetto con te, finché non l’avrai
fatto,” proseguì Harry.
Per breve istante, Draco poté notare una
somiglianza fra Harry Potter e
Blaise Zabini. “Ah sì?”
Harry annuì. “Sì. E
se ti interessa avere un buon voto per questo lavoro,
le dovrai parlare.”
Draco sbuffò. “Potter, se hai
pensato anche per un solo istante che questa
minaccia avrebbe funzionato, adesso sarai sorpreso. A essere sincero non m’interessa affatto del mio
voto. Ma
facciamo finta, per attimo, che sia così
– in tal caso, svolgerei il progetto da solo, e saresti tu a doverti preoccupare per il tuo
voto.”
I lineamenti di Harry si ammorbidirono un
po’. Dopo qualche secondo, disse,
“Okay, va bene. Non pensavo che la minaccia avrebbe
funzionato. Solo.. non sono
pronto a stare lì dentro con lei, va bene? Perciò
se potessi, per favore, parlarle
stasera, scoprire
qualcosa.. qualunque
cosa..”
“Smetteresti di starmi così
addosso?”
“Sì,” rispose Harry.
“Prometti che se parlo – a
prescindere da cosa mi risponda – sarai perlomeno
in grado di stare nella stessa stanza con lei? E chiuderai quella
maledetta
bocca, non parlerai più di lei, con me?”
Harry annuì.
A Draco sembrava un accordo abbastanza giusto.
“Ok. Va bene. Adesso entro e
le parlo. Verrò domani a dirti cosa ho scoperto,
così poi potremo fare questo
progetto e non rivolgerci mai più la parola. Che ne
dici?”
“Affare fatto,” disse Harry,
porgendo a Draco una mano.
Draco ridusse gli occhi a due fessure.
“Non esagerare, Potter. Adesso sparisci
dalla mia vista.”
Harry fece quel che gli era stato detto, sembrando
soddisfatto per quanto era
appena successo.
Meglio non rimandare. Se fosse servito a levargli
Harry davanti, Draco era
disposto a parlare con Hermione fino alla nausea.
Perciò rientrò, chiudendosi
il ritratto alle spalle.
“Chi era?” chiese Hermione.
“Era solo Pansy,”
mentì. “Voleva prendere in prestito i miei appunti
di
Trasfigurazione, ma le ho ricordato che non prendo
appunti a lezione.”
Hermione sorrise, cominciando a versare un
po’ di pozione in un calice.
“Ascolta, Granger, mi chiedevo se
-”
Draco si fermò quando vide Hermione bere
un sorso dal calice che aveva
appena riempito. “Ehi, ehi, Granger, non credo dovresti
già bere quella roba.”
Hermione si strinse nelle spalle. “Non
preoccuparti. La sto solo
assaggiando per assicurarmi che abbi il giusto sapore.”
“Il Veritaserum non ha
un sapore,
Granger.”
“Ma Blaise mi ha detto -”
Hermione si fermò a metà della frase.
Un’espressione
terrorizzata comparve sul suo volto.
“Granger?” chiese Draco
lentamente. “Va tutto bene?”
“Non so,” rispose Hermione, con
una voce strana. Si portò una mano alla
gola. “Penso che – dovrebbe -”
All’improvviso, cominciò ad
ansimare, alla ricerca di aria.
“Granger,” disse Draco con voce
ferma. Quando lei gli rispose con un verso
strozzato, Draco reagì in fretta, raggiungendola con pochi
passi veloci, e
prendendola fra le braccia.
Sapeva che c’era qualcosa che non andava.
Non sapeva con certezza cosa, ma
non avrebbe aspettato per
scoprirlo quando era troppo tardi. Le serviva assistenza medica, e le
serviva in quel momento.
La portò in braccio fino
all’infermeria, pregando che non fosse troppo
tardi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Revelations ***
Revelations (Scoperte)
“Ok, fai un bel respiro. Molto
bene.”
Draco guardò la ragazza seduta sul letto
di fronte a lui. Sembrava fragile
e stanca, proprio come se avesse appena avuto un’esperienza
quasi mortale.
Eppure, in qualche modo, sembrava prenderla molto meglio di come la
stava
prendendo lui.
Erano arrivati in infermeria solo qualche minuto
prima. Quando Draco vi
aveva portato Hermione, lei respirava a malapena, e le labbra
cominciavano a
diventarle blu. Madama Chips, per quanto si fosse agitata, era riuscita
a
chiedere a Draco con calma cosa fosse successo. Quando lui le aveva
detto che
Hermione aveva preso un sorso da una pozione che aveva appena finito di
preparare, sembrava che Madama Chips avesse subito capito cosa fare.
Velocemente,
era corsa ad una delle sue dispense e aveva tirato fuori una fiala
contenente
un liquido trasparente, con la quale aveva riempito una specie di
siringa a
bulbo. Poi, con attenzione, l’aveva inserita fra le labbra di
Hermione e
l’aveva spremuta per far fuoriuscire l’antidoto,
direttamente nella sua bocca.
Mentre l’antidoto le scivolava in gola, le aveva magicamente
sgonfiato tutti i
gonfiori che le impedivano di respirare, consentendole di riprendere
fiato – e
di riacquistare il suo colore naturale.
Fu solo quando Hermione riuscì a
prendere un respiro bello profondo che
Draco si accorse di aver trattenuto il suo.
“Sei una ragazza molto
fortunata,” disse Madama Chips a Hermione. “Se
fossi
arrivata qua un minuto o due più tardi, sarebbe stato troppo
tardi.” Guardò
Draco. “Per fortuna tu eri lì.”
“Già,”
mormorò.
Madama Chips tornò a guardare Hermione.
“Ora, cara, cosa pensavi di fare
ingerendo occhi di pesce palla?”
Hermione sbatté le palpebre, confusa.
“Stavo facendo una pozione come
compito. Veritaserum.”
“Bontà divina!”
esclamò Madama Chips. “Non ci sono occhi di pesce
palla nel
Veritaserum!”
“Lo-lo so,” balbettò
Hermione. “Almeno, penso di saperlo. Non ricordo di
averli messi sulla lista.”
“La lista?” ripeté
Madama Chips.
All’improvviso, Draco avvertì
un brivido lungo la spina dorsale. “Ha fatto
una lista degli ingredienti necessari, perché il suo
compagno di progetto li
procurasse,” informò l’infermiera.
“Oh. Beh, in tal caso dovresti far sapere
al tuo compagno che gli occhi di
pesce palla non vanno nel
Veritaserum!”
Draco strinse i pugni. Era abbastanza certo che non
fosse necessario dirlo
a Blaise Zabini.
“Si riprenderà?”
chiese.
Madama Chips annuì. “Ma certo
che si riprenderà, deve solo stabilizzarsi il
respiro.” Si voltò verso Hermione e disse,
“Come va?”
“Bene,” disse Hermione, facendo
un respiro profondo per confermare le sue
parole.
“Molto bene,” disse
l’infermiera. “Indipendentemente da questo, ho
intenzione di darti una piccola fiala di liquido sgonfiante da portare
con te,
giusto per stare tranquilli. Solitamente, gli effetti della pozione
gonfiante
non si manifestano nuovamente, dopo essere stati curati, ma meglio
prevenire
che curare.” Porse una piccola fiala a Hermione.
“Grazie mille,” disse lei
educatamente. “Posso andare adesso?”
“Certamente,” rispose Madama
Chips. “Ma solo se mi prometti di sbarazzarti
della pozione appena torni nel tuo dormitorio.”
“Promesso.” Hermione sorrise,
poi si voltò verso Draco. “Andiamo?”
Draco annuì, mentre Hermione scendeva
dal letto. La seguì fuori
dall’infermeria, voltandosi per rivolgere a Madama Chips uno
sguardo riconoscente,
mentre usciva, senza sapere con certezza se la donna se ne fosse
accorta.
Si avviarono verso la loro torre in completo
silenzio, con Hermione che
camminava qualche passo davanti a Draco. Comunque, non passò
molto tempo prima
che lei si fermasse e dicesse, “Mi sento così
stupida.”
Draco si bloccò sui suoi passi, evitando
per un soffio di andarle addosso.
Facendo un passo indietro, disse, “Non sentirti stupida,
Granger. Sarebbe
potuto succedere a chiunque.”
Hermione scosse la testa e riprese a camminare.
“Come posso essere stata
così sciocca da copiare male gli ingredienti? Avrei dovuto
prestare più
attenzione. Devo aver copiato dalla pagina sbagliata.”
“Granger, non abbatterti per
questo,” mormorò Draco, seguendola lungo il
corridoio. “Sono certo che non è stata colpa
tua.”
“Certo che è stata colpa mia!
Ho trascritto male le informazioni, e -” Fece
una pausa, poi sussultò. “E se Blaise
avesse assaggiato la pozione, e non io? E se nessuno di noi
l’avesse assaggiata
prima della settimana prossima, e il volontario
l’avesse bevuta? Ringraziamo Merlino che sia stata io la prima a provarla..”
Draco scosse la testa, incredulo. Non solo si stava
incolpando per tutta
quella faccenda, ma era anche sollevata per essere stata lei a
rischiare la
vita. Le somiglianze con la vera Hermione Granger diventavano sempre
più
evidenti, giorno per giorno – pensava sempre agli altri,
prima di pensare a se
stessa.
Decise di non contraddirla. Anzi, decise di non
dire proprio niente.
Perciò continuarono a camminare in
silenzio, finché Hermione non si voltò
per dirgli, “Grazie per.. lo sai. Per avermi
salvata.” Si strinse nelle spalle.
“Voglio dire, so che non sei un mio grande ammiratore, quindi
il fatto che tu
mi abbia aiutato.. beh, lo apprezzo molto.”
“Sì, beh, ti ho già
vista morire una volta. Non avevo intenzione di farlo
ancora,” borbottò Draco.
Hermione lo guardò. “Lei
significava molto per te, non è vero?” chiese
dolcemente.
Quando Draco non riuscì a trovare una
risposta, lei aggiunse, “Anche tu
significavi molto per lei, sai.”
Draco sbottò. “E dimmi un
po’, tu come lo sai?”
“Ho letto il suo diario,
ricordi?”
A Draco si bloccò il respiro in gola.
Guardò la ragazza che ormai camminava
al suo fianco, cercando sul suo volto un qualsiasi indizio che
indicasse che
stava mentendo, ma senza trovarne.
“Non voglio sentire niente a
riguardo,” disse velocemente, anche se era una
bugia. “Qualunque cosa abbia scritto in quel diario non
è affar mio, e a dire
il vero neanche tuo.”
“Oh, andiamo,” disse lei con un
accenno di sorriso. “Non vuoi sapere come
-”
“No!” sbottò Draco.
“E non riesco a credere che tu lo stia ancora
leggendo.”
“Non
lo sto ancora leggendo,”
disse. “L’ho finito la notte scorsa. So che non
avrei dovuto leggerlo, ma era
così interessante leggere i suoi pensieri, perché
erano così simili ai miei.”
Draco non rilevò vergogna o rimorso
nella sua voce, ma infondo, perché
avrebbe dovuto? Per quanto fosse certamente sbagliato leggere i
pensieri
privati di un’altra persona, forse si poteva fare
un’eccezione in quel caso, se
l’altra persona era semplicemente una diversa versione di te
stessa. Ad ogni
modo, non voleva averci niente a che fare, a prescindere da quanto
stesse
morendo dalla voglia di sapere cosa pensava Hermione di lui.
Alla fine tornarono alla loro torre, dove il
cavaliere del ritratto fu
entusiasta di vedere che Hermione era viva e vegeta.
La salutò calorosamente mentre varcava il
buco del ritratto, e per una volta non guardò Draco con
disprezzo. Draco
immaginò che il suo gesto eroico probabilmente gli aveva
fatto guadagnare
qualche punto con il cavaliere, che senza dubbio pensava che Draco
fosse un
bastardo egoista che pensava solo a se stesso.
Quando entrarono nella sala comune, Hermione si
avviò direttamente nella
sua stanza, ma Draco la fermò.
“Allora, per quale motivo stavi
assaggiando la pozione, di preciso?” le
chiese. “Perché te l’ha detto
Blaise?”
“Me l’ha consigliato,
sì,” rispose Hermione. “Ha detto che
avremmo dovuto
provarla su noi stessi prima di darla a qualcun altro. Ha detto che
sarebbe
stata buona se non avesse avuto alcun sapore, e che se ci fosse stato
qualche
errore sarebbe stata amara. E aveva ragione – era
amara.”
Draco avvertì la rabbia impossessarsi di
lui. “Quindi è stata una sua
idea?”
“Immagino di sì,”
disse Hermione. Strinse gli occhi, guardandolo. “Se non
ti conoscessi, potrei pensare che stai suggerendo che Blaise mi avrebbe
avvelenata intenzionalmente.” Scosse la testa, come se il
solo pensiero fosse
ridicolo.
La sua ingenuità era sconvolgente,
eppure allo stesso tempo accattivante,
perché era la stessa ingenuità che aveva la vera
Hermione Granger. Cercava sempre di trovare il buono in tutti,
finché non le
veniva data una ragione per non farlo.
Quando Draco non rispose, Hermione
sospirò e disse, “Vado a letto. Ci
vediamo domani mattina. Oh e per favore, non dire niente a Blaise, va
bene? Mi
sento già abbastanza stupida così.”
“Non dirò una
parola,” mentì Draco.
“Buonanotte.”
“Buonanotte,” rispose lei con
un sorriso. “E grazie ancora.”
Draco annuì mentre si voltava e si
avviava verso la sua stanza. Non appena
si fu richiusa la porta alle spalle, lui si diresse al tavolino da
caffè, dove
avevano lasciato tutto in disordine, prima. La pozione era ancora
lì, insieme ai
testi scolastici di Hermione. Raccolse il libro di pozioni e lo
sfogliò. Non
trovandovi niente, lo poggiò nuovamente sul tavolino, e solo
allora notò un
pezzetto di pergamena spiegazzato che sporgeva da un altro libro. Lo
prese,
lisciandolo.
Era proprio quello che cercava. La lista di
Hermione degli ingredienti per
il Veritaserum. Esaminò la lista, dal primo
all’ultimo ingrediente, e proprio
come aveva pensato, non c’era traccia degli occhi di pesce
palla.
Draco accartocciò il pezzo di pergamena
fra le mani. La mattina seguente,
avrebbe fatto una visita a Blaise Zabini.
Durante il loro quarto anno, alcuni Serpeverde
avevano pensato che sarebbe
stato divertente fare degli scherzi ai compagni delle altre Case.
Quando
l’aveva saputo Pansy Parkinson, aveva proposto di fare
qualche scherzo ad
alcuni degli insospettabili Corvonero – inclusa una ragazza
dalla quale aveva
sentito fare un commento poco carino su di lei nel bagno delle ragazze.
Il
gruppetto di Serpeverde che organizzò gli scherzi, composto
da Draco Malfoy,
Vincent Tiger, Gregory Goyle e Blaise Zabini, era più che
contento di fare
scherzi a chiunque,
perciò con
l’aiuto di Pansy avevano presto organizzato un piano contro
la ragazza di e le
sue amiche. Pansy aveva detto che, giacché la ragazza di
Corvonero aveva
proprio una ‘bocca larga’, in senso metaforico,
magari avrebbero potuto farlo
diventare un po’ più alla
lettera,
con l’aiuto di una pozione gonfiante.
Perciò a Draco era venuta in mente
l’idea di fare una pozione gonfiante,
che avrebbero poi messo sul suo burro cacao. In qualche modo,
riuscirono a
sostituire il burro cacao della ragazza con uno contaminato, e poi si
sedettero
per godersi lo spettacolo, mentre tutte le ragazzine correvano in
infermeria
terrorizzate, con le labbra grossolanamente gonfie. Da quando Draco
aveva avuto
quell’idea, aveva dato a Tiger e Goyle il compito di
procurarsi le confezioni
di burro cacao, e a Blaise di trovare gli ingredienti e aiutarlo a
preparare la
pozione. Blaise non aveva avuto problemi a trovare gli ingredienti, che
comprendevano gli occhi di pesce palla, e sapeva facilmente
riconoscerli.
Questo ricordo continuava a tornare in mente a
Draco, mentre aspettava
pazientemente, fuori dal dormitorio di Serpeverde, il mattino seguente.
Fino a
quel momento, la maggior parte degli studenti era uscita per andare a
fare
colazione, ma di Blaise ancora nessuna traccia.
Quando finalmente uscì, vide Draco
proprio di fronte a lui e ghignò.
“Draco! A cosa devo il piacere?”
Mantenendo la calma, per quanto possibile, Draco
rispose, “Stavo solo
pensando ai vecchi tempi, quando combinavamo il putiferio da queste
parti.”
“Ah sì?” disse
Blaise, sollevando un sopracciglio. “Ti mancano i bei vecchi
tempi, non è vero?”
“Non proprio, Zabini. Vedi, sono
cresciuto un po’, da quei giorni. Mi piace
pensare di essere un po’ più vecchio e saggio di
quanto lo fossi allora. E di
te che mi dici?”
“Beh, io sono più
vecchio,” disse con un sorriso strafottente. “E
allora,
di preciso, cosa ti porta a percorrere il sentiero dei
ricordi?”
“Oh, penso che tu lo sappia,”
disse Draco. “Hai fatto qualche scherzo
divertente ultimamente?”
Blaise ghignò. “Non saprei.
Perché non me lo dici tu?”
“Poteva morire,” disse Draco a
bassa voce.
Blaise sbuffò. “Chi, la
Granger? È per questo allora? Vuoi dire che ha
davvero bevuto la pozione?” Rise. “Amico, era solo
uno scherzo.”
“Solo uno scherzo?”
ripeté Draco
a denti stretti. “Come può essere solo uno
scherzo, se ha quasi ucciso una
persona?”
“Andiamo, non essere così
melodrammatico,” disse Blaise. “È morta?
No.
Allora che problema c’è? Se vuoi prendertela con
qualcuno, prenditela con lei per
essere stata così stupida. Si è
fidata di me – è stata solo colpa sua.”
“Stai incolpando a lei
per
essersi fidata di te? Bella questa, Zabini. Tutto quello che posso
dirti, è che
sei stato fortunato che io fossi lì ad aiutarla.
Perché se fosse morta, non
saresti così allegro adesso.”
“Allora le hai salvato la vita,
eh?” disse Blaise. “Avrei dovuto saperlo
che saresti arrivato tu in soccorso, il cavaliere dalla scintillante
armatura.
Dunque cosa sta succedendo – ti stai innamorando anche di
questa?”
Il sangue di Draco gli si gelò nelle
vene, e il respiro gli morì in gola.
Osservando lo sguardo sul volto di Draco, Blaise
scoppiò a ridere. “Che c’è
– vuoi dirmi che non eri a conoscenza del fatto che sapessi
dei tuoi sentimenti
per Hermione Granger? Andiamo, Draco – non sono uno
stupido.”
“Non so di cosa tu stia
parlando,” disse Draco debolmente. Non sembrò
convincente neanche a se stesso.
“Lo sospettavo da qualche tempo,
sai,” disse Blaise, “ma ne ho avuta
conferma solo al Ballo del Ceppo. Ti ho visto sbavare quando
è arrivata in quel
vestitino sexy, e poi ti ho visto scioglierti fra le sue braccia, sulla
pista
da ballo. Oh, e chi può dimenticare lo sguardo di pura
rabbia sul tuo volto
quando Potter l’ha baciata? Sembrava che volessi uccidere
qualcuno. Davvero,
non avrebbe potuto essere più evidente. Era
nauseante.”
Draco non sapeva cosa rispondere. Una parte di lui
voleva maledirlo, ma
sapeva che un suo atteggiamento sulla difensiva l’avrebbe
tradito. Perciò
disse, “Non hai idea di cosa stai dicendo, Zabini. Io e la
Granger eravamo compagni di stanza.
Forse eravamo
diventati addirittura amici. Ma
niente di più. Ma anche se ci fosse
stato qualcosa in più, onestamente non mi sarebbe
interessato quanto potesse essere
nauseante per te. E di certo non mi sto innamorando
di questa Hermione Granger.
Perdonami
se semplicemente non voglio starmene a guardare mentre fai del male a
qualcuno
che non ti ha fatto assolutamente niente. Hai idea dei guai in cui
potresti
cacciarti, con una cosa del genere?”
“Draco, è stato un incidente.
Nessuno se ne sarebbe accorto, se solo quella
stronzetta avesse tenuto la bocca chiusa. Scommetto che ti ha detto che
le ho
suggerito io di berla, non è vero?”
“Guardati le spalle, Zabini,”
ringhiò Draco. “Saresti sorpreso di sapere
cosa sospetterebbe la gente.”
“Temo di non essere d’accordo,
Draco.”
“Stalle lontano,” lo
avvertì Draco.
“E come potrei farlo?”
disse
Blaise. “Lei è la mia compagna per
Pozioni.”
“Tornerai a fare quello che fai di solito
per progetti come questo –
assolutamente niente. Finirà il progetto da sola, senza
aiuto da parte tua.
Prenderà un buon voto, che tu non ti sarai per niente
meritato, e in cambio tu
starai dannatamente lontano da lei. E se ti vedo a meno di cinque metri
di
distanza, te ne farò pentire. Sono stato chiaro?”
“Forte
e chiaro,” ribatté Blaise
con un sorriso malizioso.
Soddisfatto per la risposta ricevuta, Draco si
voltò per andarsene – ma si
fermò quando sentì le parole pronunciate da
Blaise.
“Hai detto che io sarei sorpreso di
sapere cosa sospetterebbe la gente.
Intendi proprio come tu, per tutto questo tempo, hai sospettato che la
Granger
sia morta per colpa di Potter?”
Draco si fermò sui suoi passi. Si
voltò. “Che cazzo stai dicendo?”
Blaise incrociò le braccia sul petto e
si poggiò distrattamente contro il
muro. “Lo sospetti da sempre, non è vero? Voglio
dire, ha senso, perfettamente,
no? Era un’amica dell’onnipotente Harry Potter.
Ovviamente ci sono persone che
vorrebbero ferire gente cui tiene. Sarebbe un modo meschino per
ferirlo,
giusto? Togliendogli per sempre una persona cui vuole un bene
profondo.” Si
staccò dal muro e fece qualche passo verso Draco.
“Ma quello che io non
capisco, se tutto questo è vero, è
perché il Mangiamorte non ha preso Weasley,
al suo posto? Di certo in
questi sette anni lui è stato più vicino a Potter
di quanto lo sia mai stata la
Granger. O meglio ancora, perché non uccidere la piccola
Ginny Weasley – la fidanzata
di Harry Potter? Sono certo
che una di queste due morti su di lui avrebbe avuto più
effetto della morte
della Granger. Perciò mi
chiedo,
perché ha scelto lei?”
A Draco non piaceva la piega che stava prendendo la
discussione, ma era
troppo sbalordito per dire qualcosa. Troppo sbalordito per andarsene.
“Ti sei mai fermato a pensare che forse
la morte di Hermione Granger non
aveva niente a che fare con Harry Potter? Che forse la sua morte aveva
a che
fare con qualcosa di completamente diverso? O piuttosto, qualcuno
completamente diverso?”
E improvvisamente, a Draco fu tutto chiaro. Questa
realizzazione gli tolse
il respiro. “Tu,” riuscì a sputare.
“Zabini, cosa hai fatto?”
“Io non ho fatto niente, Draco. Sei stato
tu a farlo. Tu ti sei innamorato di
una mezzosangue. Hai idea di cosa
questo avrebbe causato al nome della
tua famiglia? O come avrebbe reagito tua madre, quando
l’avrebbe scoperto? E il
tuo povero padre – probabilmente si stava rivoltando nella
tomba -”
Senza pensarci due volte, Draco si
allungò, afferrò Blaise per il colletto
della camicia e lo sbatté violentemente contro il muro.
“CHE CAZZO HAI
COMBINATO?” urlò.
Blaise non batté ciglio. “Non
potevo lasciare che succedesse,” rispose con
calma. “Avresti fatto cadere in disgrazia la tua famiglia.
Avresti umiliato i
purosangue.. e i Serpeverde. Non potevo lasciartelo fare. Eri il mio
migliore
amico, Draco. Te lo ricordi? Saremmo diventati Mangiamorte, un giorno.
Avremmo
reso I nostri genitori orgogliosi. Era il nostro sogno,
Draco. Un sogno di cui ti sei dimenticato nel momento in cui
hai cominciato a giocare a fare l’uomo di casa con la
mezzosangue. Ti ho visto
cambiare. Anche Tiger e Goyle se ne sono accorti, e pure Pansy. Ma
erano troppo
stupidi per capirlo – che ti stavamo perdendo, che stavi
passando dall’altro
lato. Ma io non ero disposto a perderti così facilmente,
Draco. E allora ho
dovuto fare qualcosa.”
Draco strinse di più la prese sui
vestiti di Blaise e lo spinse ancora di
più contro il muro. “L’hai
uccisa,” sibilò.
Blaise scosse la testa. “Mi sono limitato
ad informare un Mangiamorte del
tuo rapporto con lei. Quello che ha fatto lui, con questa informazione,
è stata
una sua decisione, sua e solo sua.
Però devo ammetterlo, penso che abbia fatto la cosa
giusta.”
In quel momento, Draco gli strinse una mano intorno
alla gola, senza però
bloccargli il respiro. “Perché mi stai dicendo
queste cose?”
“Perché penso sia arrivato il
momento che tu scopra,” rispose, “che lei
è
morta a causa tua.”
Allontanandolo dal muro, Draco gli diede un pugno
in faccia, con tutta la
forza che aveva. Sentì il rumore del suo naso che si
rompeva. Provò un dolore
acuto alla mano, ma lo ignorò.
“Figlio di puttana!”
strillò, colpendolo di nuovo.
Il colpo fece cadere Blaise a terra. Rimase seduto
per qualche secondo, tenendosi
la mano sul naso sanguinante. Alzò lo sguardo verso Draco e
disse, “Riempirmi
di botte non la riporterà indietro. Né
proteggerà la nuova.”
Draco rispose prendendolo a calci nello stomaco,
facendolo rivoltare sulla
schiena sul pavimento. Si chinò e si sporse, sovrastandolo.
Estrasse la
bacchetta e la puntò al centro del petto di Blaise.
“Dammi una buona ragione
per cui non dovrei ucciderti in questo preciso momento.”
Blaise sorrise, sputacchiando sangue, ma non
rispose.
Per un istante, Draco si chiese come potesse Blaise
rimanere così calmo e
freddo, quando a separarlo da una possibile morte c’erano
solo due semplici
paroline, ma poi comprese il perché quando sentì
una mano afferrargli la
spalla.
“Che cosa sta succedendo?”
Draco abbassò immediatamente la
bacchetta, e si prese la testa fra le mani.
Si spostò da Blaise, consentendogli di alzarsi.
Il professor Silente guardò Blaise.
“Vada in infermeria, signor Zabini,”
ordinò.
“Signore, Blaise -”
“Silenzio, signor Malfoy,”
disse con calma Silente. Continuò a tenere una
mano sulla spalla di Draco, mentre Blaise si alzava lentamente e
cominciava ad
allontanarsi. Quando Blaise ebbe svoltato l’angolo, Silente
lasciò andare
Draco, lasciando che si alzasse. “Adesso,” disse,
“saresti così gentile da
raccontarmi cosa è successo?”
Draco scosse la testa. “Era solo un
litigio fra amici, signore.”
“Hai rotto il naso di un ragazzo,
Draco,” disse Silente. “Potrei
sospenderti per questo.”
“Potrebbe,” disse Draco con
calma. “Ma se Blaise avesse appena detto a lei
quello che ha detto a me, penso che
anche lei gli avrebbe
rotto il naso.”
“Illuminami.”
Tralasciando l’ultima parte della sua
conversazione con Blaise, si limitò a
raccontare a Silente che Blaise aveva cercato di avvelenare Hermione
con la
loro pozione, la sera prima.
“Questa è un’accusa
molto seria,” disse Silente.
“Blaise conosce bene l’aspetto
degli occhi di pesce palla. E sa benissimo
che non è un ingrediente per preparare il Veritaserum. Ha
raccontato qualche
storia a Hermione, dicendole che doveva assaggiarlo. Se non vuole
credere a me,
chieda a lei. Diamine, chieda allo stesso Blaise –
probabilmente confesserà. È
un bastardo malato, professore.”
Silente lo fissò con gli occhi chiusi in
due fessure. “C’è qualcosa che non
mi stai dicendo?”
“Non ne ha idea,”
borbottò Draco. Mentre passava accanto al Preside, poi,
aggiunse, “Le risparmio il fastidio di sospendermi. Mi
sospendo da solo.”
Draco s’imbatté in Hermione
che usciva dalla torre dei Caposcuola. Sussultò
sorpresa, lasciando cadere i libri sul pavimento.
“Vai nella direzione
sbagliata,” gli disse, mentre Draco s’inginocchiava
a
raccoglierle i libri. “Le lezioni sono dall’altro
lato.”
“Non vengo a lezione oggi,”
mormorò. “Non mi sento molto bene.”
“Stai male?”
“Una cosa del genere,” rispose,
passando al suo fianco. “Oh, e non
scordarti che dobbiamo fare la ronda stasera. Torna prima delle
otto.”
Hermione annuì. “Spero che tu
ti senta meglio,” disse, prima di riprendere
la sua strada.
Draco dubitava di potersi sentire meglio molto
presto.
Questa nuova scoperta lo stava lentamente
ammazzando. Nel profondo, negli
ultimi due mesi si era sentito responsabile per la morta di Hermione
– ma solo
perché non era stato in grado di proteggerla o salvarla. Ma
sapere che erano
stati i suoi sentimenti per lei a portarla alla morte – era
troppo da
sopportare. Blaise sapeva che lo avrebbe ucciso. Era per questo che
alla fine
glielo aveva detto.
Entrò nella sala comune, incerto su cosa
fare nel suo tempo libero. Tutto
quello che voleva, era stendersi e dormire per tutto il tempo. Ma
dormire non
era mai una salvezza per lui, ormai, perché era sempre
afflitto dagli incubi su
di lei. E con questa informazione, c’erano ottime
possibilità che Hermione non
sarebbe solo morta nel suo prossimo sogno, ma sarebbe stato proprio lui
a
ucciderla.
Perciò si sedette sul divano e nascose
il volto fra le mani. Non aveva idea
di cosa avrebbe fatto. Non
era certo di
quanto tempo potesse ancora stare lì, in quel dormitorio
– in quella scuola.
All’improvviso, poteva capire il desiderio della nuova
Hermione di lasciare il
suo mondo. In quel momento, l’idea gli sembrava ottima.
Si stese sul divano, intenzionato a passare i
prossimi minuti a fissare il
soffitto, ma qualcosa sul tavolo attirò il suo sguardo: il
diario di Hermione.
Era stato poggiato sul tavolo, con un segnalibro che spuntava da un
lato – e il
lucchetto aperto a lato. Non era stato lasciato lì per
disattenzione dalla sua
coinquilina. L’aveva lasciato lì apposta
perché lui lo leggesse.
“Per la miseria,”
sussurrò. Quella ragazza era insistente. Non importava
quante volte le avesse detto che non voleva leggere il diario di
Hermione –
c’era qualcosa che ovviamente lei voleva che leggesse.
La tentazione era opprimente. Considerò
l’opportunità di fare appello alla
sua forza di volontà e ignorarlo, ma era troppo indebolito
dalla discussione avuta
poco prima con Blaise, e alla fine si arrese. Che danno poteva fare,
leggere il
suo diario? Era il responsabile della sua morte. A confronto, leggere
il suo
diario era uno scherzetto.
Perciò lo prese e lo aprì
lentamente alla pagina contrassegnata. Tolse il
segnalibro e lo poggiò sul tavolo. Con un sospiro e un
ultimo istante di
esitazione, cominciò a leggere.
15 Novembre 1997
Caro diario,
È successa
una cosa
straordinaria. Ero seduta di fronte ad Harry, questa mattina a
colazione, e
sono stata improvvisamente colpita dalla realizzazione che
l’ho dimenticato.
Del tutto. Proprio così – completamente e al cento
per cento dimenticato. Non
posso esprimente il sollievo che ho provato quando l’ho
capito. Infatti, non
potevo smettere di sorridere. Ma ero così contenta. Questi
ultimi anni sono
stati tristissimi per me, mi struggevo per un ragazzo che non mi
voleva. L’ho
visto innamorarsi di una delle mie migliori amiche. Ma questa,
probabilmente, è
la cosa peggiore dell’amore – non essere in grado
di accenderlo e spegnerlo a
piacimento. Ami chi ami, finché non lo ami più.
È per questo
che
improvvisamente mi sento come se mi fosse stato tolto un peso. Mi sento
libera
– libera da questi sentimenti che mi hanno tormentato per
anni. Non devo più
preoccuparmi di poter rovinare la mia amicizia con Harry –
perché sono
perfettamente felice per il fatto che l’amicizia
sarà tutto quello che ci sarà
mai fra noi. È stato un giorno davvero meraviglioso, diario.
Tranne, ovviamente,
per il fatto che mentre dimenticavo Harry Potter, sono riuscita a
innamorarmi
per qualcun altro, altrettanto irraggiungibile. Perché
continuo a farmi questo?
Perché non posso provare qualcosa per qualcuno che sarebbe
contento di
ricambiare? Qualcuno tipo.. Neville. È un ragazzo
così gentile, e sono certa di
piacergli almeno un po’. Se solo potessi provare dei
sentimenti sinceri per
lui. Ma no, dovevo innamorarmi di Draco Malfoy, che è un
insopportabile idiota
– e che mi odia a morte. Non potrebbe mai essere interessato
a me – proprio
come non potrebbe mai esserlo Harry. Sono solo una noiosa, so-tutto-io,
poco
attraente mezzosangue. Ma perché, dico io, perdo tempo con i
ragazzi? Sono
Hermione Granger! Amo la scuola! Dovrei metterla al primo posto. Anzi,
penso
che adesso andrò a fare i compiti – specialmente
perché Malfoy è appena entrato
nella stanza.
Ugh, mi ha appena
rivolto il solito sguardo che mi rivolge ogni volta che mi vede
scrivere sul
diario. Se solo sapesse le cose che ho scritto su di lui. Oh, non posso
neanche
immaginare una cosa del genere. Morirei, semplicemente.
Lentamente, Draco chiuse il diario, ma continuo a
fissarlo incredulo.
Straordinariamente, pensava di ricordare quel giorno. Ricordava di
averla
vista, dall’altro lato della Sala Grande, di aver visto il
suo grande sorriso
rivolto a Harry, e averlo interpretato come un segnale del suo affetto
per lui.
E invece era esattamente l’opposto!
E non solo quello, ma.. aveva cominciato a provare
qualcosa per lui? Nella
prima metà di novembre? Come poteva non essersene accordo?
Come poteva non aver
saputo cosa provava? Non aveva alcun senso.
Ma a pensarci bene, sì,
aveva
senso. Era stata innamorata di Harry per anni, e neanche lui se ne era
accorto.
L’unica differenza fra Harry e Draco era che Draco aveva
davvero ricambiato i suoi
sentimenti. E lei non
ne aveva avuto idea. Aveva pensato che lui non avrebbe mai potuto
amarla.
Questa scoperta avrebbe dovuto renderlo felice
– sapere che anche lei lo
aveva amato. Eppure, gli spezzò il cuore in un milione di
pezzi, sapere che se
solo lui le avesse rivelato cosa provava, sarebbero potuti stare
insieme, e
forse non sarebbe morta. Sarebbero potuti scappare insieme –
da qualche parte,
dove nessuno sarebbe stato in grado di trovarli – in un altro
mondo, magari. Se
questa nuova Hermione era scappata dal suo,
forse loro sarebbero stati capaci di scappare da questo.
Lui lo avrebbe fatto – e senza un attimo di esitazione.
Avrebbe fatto di tutto per lei. Qualsiasi cosa.
Ma adesso era troppo tardi.
Ripose il diario sul tavolo. Non voleva
più leggere. s/span>
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Alone ***
Alone (Da solo)
Era
tutto il giorno che Draco cercava di distrarsi. Aveva provato a leggere
un
libro, ma non era riuscito a mantenere la concentrazione abbastanza a
lungo da
capirci qualcosa. Aveva provato a dormire, ma il suo tentativo era
stato
inutile, perché c’erano troppe cose che gli
ronzavano per la testa. A un certo
punto, aveva anche cominciato a sfogliare il libro di pozioni che aveva
preso
in prestito – quello che Hermione stata l’ultima a
prendere – cercando un segno
qualsiasi che ricordasse che era stato in suo possesso. Non
trovò niente, ma
non si aspettava niente di diverso. Cuoricini con scarabocchiate le
parole ‘HG
& DM Per Sempre’ al centro? Un’idea del
genere era semplicemente ridicola. Hermione
Granger che dissacrava i beni della scuola era come Tiger e Goyle che
non li
dissacravano.
Dopo
aver rimesso il libro di pozioni sul tavolo, il suo sguardo rimase
fisso sul
diario. Moriva dalla voglia di leggere ancora, ma non gli sembrava
giusto.
Aveva già letto abbastanza da sapere che lei aveva
cominciato a provare
qualcosa per lui. Non aveva alcun bisogno di leggere le pagine
precedenti, in
cui probabilmente lei si era lamentata di che razza di cafone era stato
con lei
– per non parlare del fatto che probabilmente aveva riempito
pagine e pagine su
quanto fosse fantastico Harry Potter.
Tuttavia,
si sentiva attratto da quel diario. Lentamente, allungò una
mano fino a
toccarne la liscia copertina. Stava per aprirlo quando qualcuno
bussò alla
porta.
Si
chiese chi potesse fargli visita durante l’orario scolastico,
ma immaginò che
era probabile che fosse Silente, che veniva a rimproverarlo per aver
colpito la
Blaise in faccia.
Ma
quando aprì il buco del ritratto, non fu Silente che si
trovò davanti – ma
Pansy.
“Pansy,”
disse, incapace di nascondere la sorpresa. “Cosa ci fai qui?
Non dovresti
essere a lezione?”
“Sì,
dovrei,” rispose. “Posso entrare?”
“Uh,
certo,” disse, facendosi da parte per lasciarla passare.
Sembrava
turbata, come se avesse pianto. Draco aprì la bocca per
chiederle cosa fosse
successo, ma lei lo precedette.
“Blaise
è nei guai,” disse. “Ha davvero cercato
di avvelenare la Granger?”
“Non
ci ha provato,” rispose Draco, “l’ha
fatto.”
Pansy
annuì. “Come immaginavo. Non è stato
diretto, non me l’ha confessavo, ma lo
percepivo. Silente l’ha costretto a rimanere nella sua stanza
finché non
avranno provato se l’ha avvelenata intenzionalmente o meno.
Perché avrebbe
dovuto fare una cosa del genere?”
Draco
si strinse nelle spalle. “Sono certo che aveva le sue
ragioni.”
Pansy
incrociò le braccia e tirò su col naso.
“Beh, quale che siano state le sue
ragioni, sono certa che non valeva la pena rischiare
l’espulsione per questo. È
stata una mossa davvero stupida.”
“Non
potrei essere più d’accordo,”
mormorò Draco.
“Non
ne vuole parlare,” continuò Pansy, “ma
sei stato tu a rompergli il naso, no?”
“Vero.”
“Beh,
hai fatto un lavoro esplosivo.” Fece una pausa e sorrise
leggermente per il suo
gioco di parole, ma poi il suo sorriso sparì velocemente,
mentre riprendeva,
“Draco, è arrabbiato – davvero
arrabbiato. Penso che potrebbe cercare di farle
ancora del male.”
Draco
grugnì. “Ma cosa c’è che non
va in quel ragazzo?” disse a se stesso, poi
aggiunse, “Ma come potrebbe, se non può lasciare
la sua stanza? Non potrà
lasciare il dormitorio di Serpeverde senza che Silente lo venga a
sapere.”
“Draco,
sappiamo entrambi che se Blaise Zabini vuole fare una cosa, la fa. E se
non può
farla da solo, trova qualcuno per farla al posto suo.”
“Tiger
e Goyle,” disse Draco. Pansy annuì.
Draco
la fissò sospettoso. “E perché mi stai
dicendo tutto questo? Direi che tu, più
di tutti, vorresti vedere la Granger ferita.”
Sembrava
quasi che l’avesse presa a schiaffi in faccia.
“Ascolta, Draco, non so quanto
tu mi ritenga una stronza diabolica, ma mi hai certamente
sopravvalutato. Sono
l’ultima persona al mondo che augurerebbe l’ira di
Blaise Zabini a una ragazza
qualsiasi – anche a Hermione Granger. O meglio, al doppione
di Hermione
Granger.” Fece una pausa, poi disse dolcemente,
“Sono dalla tua parte.”
Draco
non poté fare a meno di sbuffare a quelle parole.
“Oh davvero? Perché non
sapevo neanche di avere una parte, in tutto ciò.”
“Beh,
ce l’hai,” disse lei. “E ci sono
io.”
“Perché?
Perché proprio tu saresti dalla mia parte?”
“Perché
Blaise Zabini è uno stronzo bastardo. E perché
-” Si fermò, come se incerta se
continuare o no. “E perché ci tengo a
te.”
Draco
fu colto alla sprovvista da entrambe le affermazioni, specialmente
dalla prima.
Il rapporto fra Blaise e Pansy era fatto di alti e bassi, ed era
cominciato ai
tempi del Ballo del Ceppo. Quando erano nei periodi
‘bassi’, ecco che Pansy si
ripresentava da Draco e cercava di sedurlo – senza successo,
ovviamente.
Eppure, Draco pensava che lei sarebbe rimasta accanto a Blaise date le
circostanze – le circostanze in cui Draco chiaramente non era
interessato a
lei.
Per
quanto riguardava il fatto che lei teneva a lui, beh.. non era certo
del motivo
per cui gli voleva ancora bene.
Non
sapeva cosa dire. Non era abituato a vedere questo lato di Pansy.
“Tengo
a te da molto tempo,” continuò lei. “E
lo sai. E c’è stato un periodo in cui
pensavo di essere davvero innamorata di te. Ma tu non hai mai
ricambiato i miei
sentimenti. E faceva male, ma mi andava bene, lo sai? Perché
mi prestavi
attenzione, era tutto ciò che volevo. Ma poi.. poi
all’inizio di quest’anno,
sei cambiato. All’inizio, nessuno sembrava capire il
perché. Avevo i miei
sospetti, ma non volevo averne conferma, e li ho ignorati. Ma quando
sono
tornata dalle vacanze di Natale, ti ho trovato ancora più
cambiato, ancora più
distante, ed è stato allora che è stato
chiaro.”
“Pansy,”
la interruppe Draco. Non era sicuro di voler sentire il resto delle
cose che
aveva da dire.
“Eri
innamorato di Hermione Granger, per tutto il tempo,”
continuò, cercando
disperatamente di trattenere i singhiozzi. “Non sono stupida,
Draco, né cieca.
Quando sono tornata dalle vacanze e ho saputo della sua morte.. vedevo
l’effetto che aveva avuto su di te. Sembrava come se avessi
perso la cosa più
importante della tua vita. E immagino che sia
così.”
Draco
non provò neanche a negarlo. Non avrebbe avuto senso, ad
ogni modo – perché
Pansy avrebbe capito che stava mentendo. Perciò
sospirò e disse, “Hai ragione.”
“Mi
ha distrutta, Draco. Mi ha distrutta perché una parte di me
voleva odiarti per
averla amata, ma un’altra parte voleva confortarti. Detestavo
la Granger, ma
non ho mai desiderato la sua morte. Specialmente se la sua morte ti
avrebbe
causato tanto dolore. E voglio solo che tu sappia che.. che mi dispiace
che sia
successo. E mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo da
solo.
Avrei dovuto starti vicino..”
“Pansy,”
ripeté Draco. “Non devi scusarti con me.”
“Si
invece!” esclamò. “Sono stata
un’amica tremenda per te, e non avevi fatto
niente per meritartelo. Perciò ti sto solo dicendo che se
mai dovessi aver
bisogno di qualcuno con cui parlare..”
Draco
studiò la ragazza che aveva di fronte. Era la stessa Pansy
Parkinson che
conosceva da sette anni? La stessa ragazza che metteva il broncio e si
indispettiva se lui ogni tanto le negava attenzioni? Gli sembrava
assurdo che
lei fosse lì davanti a lui, ad offrirgli una mano in segno
di amicizia. Eppure,
apprezzava il gesto. Era passato tanto tempo da quando aveva avuto un
amico, e
in quei giorni sarebbe stato bello avere qualcuno con cui parlare.
“Grazie,
Pansy,” le disse. “Significa molto per me. Adesso
è meglio che vada ad avvisare
la Granger.”
“L’ho
già avvisata io,” disse Pansy.
Draco
sollevò le sopracciglia. “L’hai avvisata
tu?”
“Sì,
pensavo dovesse saperlo. È andata sorprendentemente bene. Mi
aspettavo che
fosse diffidente nei miei confronti, ma non lo sembrava affatto. Mi ha
ringraziato
per averglielo detto.. anche se non sono certa che mi abbia creduto,
quindi
forse è meglio se la avverti anche tu. Probabilmente
darà più ascolto a te.”
Pansy fece una pausa, poi aggiunse, “Sai, è stato
strano. Quando mi sono
avvicinata a lei, sembrava quasi contenta di vedermi. Quasi come.. non
so, come
se, forse, non ero tanto stronza nel suo mondo.”
Per
qualche motivo, questo non sorprese più di tanto Draco.
Questa Hermione si era
comportata nello stesso modo con lui – e con Blaise, a dire
il vero. Anzi,
sembrava che fosse a suo agio con tutti tranne che con Harry Potter.
“Ad
ogni modo,” continuò Pansy,
“è meglio che vada, adesso. Non posso permettermi
di saltare la prossima lezione. Stammi bene, Draco.”
Draco
annuì in risposta, mentre lei si voltava per andarsene.
Tornò a guardare il
diario sul tavolo e sospirò. Non aveva tempo per leggerlo
adesso – avrebbe
dovuto aspettare. In quel momento, doveva andare ad avvisare la Granger.
Per
sua fortuna, quando lasciò il dormitorio, stava giusto
suonando la campanella,
segno che la lezione era appena terminata. Mise in moto il cervello,
cercando
di ricordare che lezione avesse avuto Hermione. Immaginando che
probabilmente
era Erbologia, si diresse verso le serre, sperando che Hermione fosse
ancora da
quelle parti. Quando vi arrivò, la maggior parte degli
studenti era ammassata
all’esterno, ma quando Draco guardò dentro, la
vide parlare con la
professoressa Sprite.
Perciò
si accostò al muro, proprio accanto alla porta, in modo da
poterla fermare mentre
usciva.
Circa
un minuto dopo, lei uscì dalla serra, e Draco si
allungò immediatamente per
afferrarle un braccio.
“Ehi!”
protestò lei, tirando indietro il braccio. Quando vide che
era stato Draco a
prenderla, si addolcì e disse, “Oh, ciao. Che ci
fai qui? Ti senti meglio?”
“Non
proprio,” rispose. “Ascolta Granger, faresti meglio
a tornare nel dormitorio
immediatamente dopo la fine delle lezioni.”
Hermione
lo guardò. “C’entra qualcosa con quello
che mi ha detto prima Pansy?”
“Esattamente.
Non è sicuro per te andartene in giro per i corridoi da
sola, quando non ci
sono professori o altri studenti nei paraggi.”
“Beh,
ho da fare stasera,” disse. “Ginny mi ha invitato
ad andare a Hogsmeade con lei
-”
“Non
ci andrai,” disse Draco.
“A
dire il vero, sì che ci vado,” ribatté
lei. “Non preoccuparti, tornerò in tempo
per la ronda.”
“Non
costringermi a seguirti, Granger.”
“Non
ti costringo a fare niente,” esclamò.
“Però sentiamo, perché
all’improvviso sei
così preoccupato del mio benessere?”
“Chi
ha detto che lo sono?” disse Draco sulla difensiva.
“Ma la domanda giusta qui è
perché tu non lo sei. Pansy non ti ha detto che Blaise
potrebbe provare di
nuovo a farti qualcosa?”
“Sì,
me l’ha detto, ma non sono preoccupata. Sarò con
Ginny e Luna per tutto il
tempo – e forse anche Ron. Gli chiederò anche di
accompagnarmi nel nostro
dormitorio, dopo.”
“Pensi
che due Weasley e Lunatica Lovegood potrebbero essere in grado di
proteggerti
da qualunque cosa?” disse. “Non sono stati in grado
di proteggere la nostra
Hermione – e neanche Harry. Non l’ho potuta
proteggere neanche io. Perciò non
mi sentirei così sicuro se loro fossero le mie guardie del
corpo, se fossi in
te.”
Hermione
scosse la testa. “È una cosa completamente
diversa, Malfoy, e lo sai. La vostra
Hermione è stata attaccata da un potente Mangiamorte. Qui
stiamo parlando di un
paio di teppistelli che insieme non formano un cervello. Penso che
possiamo
affrontarli, se dovessero provare a fare qualcosa. Potremmo affrontata
anche
Blaise, se necessario. Ma non posso passare tutta la mia permanenza qui
nel
terrore che qualcuno possa farmi del male, perché potrebbe
anche non succedere.”
Scosse la testa. “Ascolta, apprezzo la tua preoccupazione,
ma.. davvero, voglio
stare un po’ con loro stasera. Sono stati così
gentili e bendisposti nei miei
confronti. Non sembra niente male avere degli amici.”
Abbassò
lo sguardo. Draco la guardò. Sembrava così
indifesa e.. infelice. E a giudicare
dal tono della sua voce, non era affatto felice. Sembrava come se fosse
passato
parecchio tempo da quando aveva avuto degli amici.
“Ok,
va bene,” disse con un sospiro. “Fai quello che ti
pare. Ma torna prima delle
sette, o ti vengo a cercare.”
Hermione
sorrise. “Mi sembra di sentire mio padre. Ma va bene.
Sarò tornata per le
sette.”
“Lo
spero proprio,” la avvertì.
Lei
si girò sui tacchi e tornò verso il castello,
fermandosi a un certo punto per
agitare la mano e dire, “Ci vediamo.”
Draco
non rispose. Dopo un po’, si avviò anche
lui.
Alle
otto meno un quarto cominciò a preoccuparsi.
Hermione
non era ancora tornata. In un primo momento, Draco non si
preoccupò perché
pensò che fosse solo un po’ in ritardo, o che si
fosse dimenticata che aveva
promesso di tornare per le sette anziché per le otto, come
aveva inizialmente
programmato. Ma quando, qualche minuto dopo le otto, non era ancora
arrivata,
Draco uscì a cercarla.
Bacchetta
in mano, uscì dal buco del ritratto. I corridoi erano
già deserti, ma le
lanterne appese ai muri bruciavano ancora. Ignorando i saluti del
cavaliere del
ritratto, imboccò il corridoio con la feroce determinazione
a picchiare a
sangue Tiger e Goyle se li avesse beccati a combinare casini sulla sua
strada.
Gli tornò in mente quando, pochi mesi prima, li aveva
trovati ad attaccare la
vera Hermione, e si ricordò quanto si era arrabbiato con
loro, e quanto avrebbe
voluto far loro del male. Pregò perché la storia
non dovesse ripetersi.
Ad
ogni modo, dovette arrivare solo alla fine del corridoio prima che
Hermione
arrivasse correndo da dietro un angolo, andandogli quasi a finire
addosso.
“Oh!”
strillò spaventata. Sembrava avesse il fiatone e fosse
disorientata.
“Granger,”
sbottò Draco. “Dove diavolo eri?”
Si
pentì di aver usato un tono arrabbiato, perché
era felice di vederla, ma la sua
reazione involontaria fu di farle la predica.
“Mi
dispiace di essere in ritardo,” disse lei. Frugò
nel mantello ed estrasse la
bacchetta. “Sei pronto per la ronda?”
La
guardò incredulo. Sembrava sottovalutare il fatto che era
tornata con un’ora di
ritardo, e pensava che un semplice ‘mi dispiace’
sarebbe stato sufficiente. Ma
non capiva che si era preoccupato?
“Dove
eri?” le chiese ancora.
Hermione
aggrottò le sopracciglia. “Io.. non lo
so.”
“Non
lo sai?”
“Esatto.
Onestamente, non ne ho la minima idea.”
Draco
sbuffò. “Se devi dirmi una cazzata, Granger,
almeno inventane una decente. Un
semplice ‘non lo so’ non funziona.”
“Non
lo so, va bene?” disse ad alta voce. C’era una
frustrazione sincera nel suo
tono di voce. “L’ultima cosa che ricordo
è che stavo tornando qui, e poi ho
ricordato che avevo lasciato uno dei miei libri nella sala comune di
Grifondoro, e sono tornata indietro, ma..” La voce si
affievolì, fino a
spegnersi.
“Ma
cosa?” Guardò in basso, verso le mani della
ragazza, che erano entrambe vuote,
salvo la bacchetta. “Dov’è il
quaderno?”
“Non
penso di esserci mai arrivata.”
Adesso
era Draco a sentirsi frustrato. “Non pensi? Granger, ma che
cavolo ti prende?”
“Non
lo so!” singhiozzò. “Devo avere un vuoto
di memoria, o una cosa del genere.
All’improvviso mi sono ritrovata in uno dei corridoi del
settimo piano, dalle
parti della torre di Grifondoro. Ma ero così spaventata per
il fatto che non
ricordassi niente, e sapevo che ero in ritardo, e allora sono corsa qui
il più
velocemente possibile.”
Draco
non avrebbe saputo dire se stesse mentendo o no, ma era molto
convincente –
sembrava sinceramente confusa. Magari aveva incontrato Tiger e Goyle, e
loro le
avevano fatto qualcosa e poi avevano fatto qualcosa per confonderla. Ma
era
improbabile. Se le avessero fatto qualcosa, avrebbero voluto che lei se
ne ricordasse.
“Stai
bene?” le chiese. “Voglio dire, pensi sia possibile
che -”
“Che
qualcuno mi abbia attaccato e me ne sia dimenticata?”
concluse Hermione per
lui. “No, davvero, no. Mi sento bene, sono solo un
po’ confusa. Sarò solo
svenuta, o una cosa simile.”
“Vuoi
che andiamo in infermeria?”
“Nah,”
disse lei. Si stropicciò gli occhi con un gesto veloce della
mano. “Sto bene.
Sono solo dispiaciuta per aver fatto tardi. Spero non ti sia
preoccupato.”
“Nient’affatto,”
mentì Draco.
Per
le due ore successive, fecero la ronda – per lo
più in silenzio, anche se
discussero un po’ del fatto che Hermione era rimasta senza
compagno per
Pozioni. Draco le assicurò che sarebbe riuscita a terminare
il progetto da sola
entro la settimana successiva, e che se fosse stato necessario,
l’avrebbe
aiutata lui. Dopo averne parlato con lei, Draco prese nota mentalmente
di
cercare Harry, il mattino seguente, per cominciare a lavorare anche
loro.
Ovviamente,
era molto probabile che Harry si rifiutasse, visto che Draco non aveva
ancora
fatto il ‘discorsetto’ con Hermione, ma in sua
difesa, poiché Harry gli aveva
dato l’ultimatum solo il giorno prima, c’era da
dire che Hermione era quasi
morta, e poi era stata in giro con gli amici. Il che non gli lasciava
molto
tempo per parlarle. Certo, la ronda sarebbe potuta essere
un’ottima occasione
per cominciare la discussione, ma lei sembrava ancora irritata per il
suo vuoto
di memoria, così decise di non disturbarla.
Per
cui ancora una volta, avrebbe dovuto rimandare.
Quando
tornarono nella sala comune, quella sera, Hermione abbassò
lo sguardo sul
diario sul tavolo, mentre andava verso la sua stanza. Draco la vide
rivolgergli
uno sguardo curioso, come se si stesse domandando se l’avesse
letto o no. Per
fortuna, non glielo chiese. Disse semplicemente,
“Buonanotte,” e se ne andò a
letto.
Cercando
di resistere al bisogno di prendere il diario e ricominciare a
leggerlo, andò
anche lui a letto.
“Sei
così lontano,” disse lei, anche se era proprio
dietro di lui. Ma lui sapeva
cosa aveva voluto dire, e sapeva che aveva ragione. Era lontana
anni-luce, in
molti sensi.
Lui
sospirò. “Dobbiamo smetterla di incontrarci
così.”
“Non
mi vuoi più vedere?” chiese lei, mettendo il muso.
“Certo
che voglio,” disse. “Ma non così. Tu non
ci sei veramente.”
Lei
si accigliò. “Se non sono davvero qui, adesso,
allora come faccio a parlarti?
Com’è che posso toccarti?” Si allungò
per prendergli la mano, ma la attraversò da parte a parte.
Abbassò lo sguardo
sulla sua mano, confusa. “Non ha alcun senso.”
“Ha
senso, invece,” disse lui, allontanandosi. “Tu non
ci sei. Non sei reale. Sei
solo frutto della mia immaginazione, e voglio che tu te ne
vada.”
“No!”
strillò lei. Fece un passo verso di lui e allargò
le braccia, come se volesse
abbracciarlo. Ma ancora una volta, non riuscì a toccarlo.
“Per favore, non
farlo. Non voglio stare da sola.”
“Beh,
neanche io voglio stare da solo,” disse lui. “Ma a
volte non ci è dato modo di
scegliere.”
Lei
singhiozzò, e gli spezzò il cuore.
“Ti
prego,” lo supplicò. “Io ho bisogno di
te.”
Lui
scosse la testa. “No, tu non hai bisogno di me. Io ti ho
deluso. Ti ho deluso
in tanti modi, e non c’è niente che io possa fare
adesso per aiutarti. Devi
andartene.”
“No,”
ribatté lei, scuotendo la testa. Non riusciva a controllare
i singhiozzi, adesso.
Non si era neanche accorta della figura incappucciata che era apparsa
alle sue
spalle.
Draco
chiuse gli occhi e si voltò. Non l’avrebbe
guardata morire, questa volta. Anche
quando avrebbe urlato il suo nome, si sarebbe rifiutato di riconoscere
la sua
voce. Ma non udì alcun suono. Perciò
aprì gli occhi e si voltò nuovamente verso
di lei. Ma lei era andata, e così la figura incappucciata.
Era solo.
E
allora sentì le urla. Sentì le grida disperate di
chi cerca aiuto. E si
svegliò.
Draco
aprì immediatamente gli occhi. Si mise a sedere sul letto e
si guardò intorno
nel buio. Aveva sentito le urla, ma non era certo se fossero state solo
nei
suoi sogni o no. Ma quando sentì nuovamente gridare, qualche
secondo dopo,
seppe che qualcosa non andava. Riconobbe le urla di Hermione.
Balzò
giù dal letto e afferrò la sua bacchetta alla
cieca sul comodino. “Lumos,”
disse, e la bacchetta s’illuminò. Adesso che
poteva vedere, si precipitò alla
porta e la spalancò, diretto alla stanza di Hermione.
“Granger?”
la chiamò. Girò il pomello, ma la porta era
chiusa. “Granger!” gridò ancora, ma
senza ottenere risposta.
Puntò
la bacchetta verso la porta e urlò,
“Alohomora!”, e poi spalancò la porta
ormai
aperta.
Piombò
nella stanza. Da quello che poteva vedere con la poca luce della luna
che
filtrava dalla finestra, Hermione era inchiodata al pavimento da quella
che
sembrava una figura incappucciata.
“Ehi!”
gridò Draco, ma la figura non reagì.
“Allontanati
da lei!” strillò. Come diavolo aveva fatto a
entrate nel loro dormitorio? E chi
diavolo era?
Si
allungò per afferrare il mantello dell’uomo, ma si
allontanò immediatamente –
sulla sua mano aveva cominciato a formarsi un sottile strato di
ghiaccio.
Scuotendola leggermente, avvicinò la bacchetta illuminata
alla figura e
sussultò.
“Ma
che diavolo..?” mormorò. Di fronte aveva un
Dissennatore.
Hermione
rimase perfettamente immobile sul pavimento, fissando inorridita il
Dissennatore che sembrava le stesse succhiando via la vita.
Senza
indugiare oltre, Draco sollevò la bacchetta verso il
Dissennatore e urlò, con
tutta la sua forza di volontà, “EXPECTO
PATRONUM!”
Subito
un lampo di luce argenteo emerse dalla punta della sua bacchetta e
colpì in
pieno di Dissennatore, scrollandolo da Hermione. Draco si aspettava che
il
Dissennatore volasse via dalla finestra, ma non fu così.
Invece, una specie di
portale si aprì alle sue spalle, e risucchiò la
creatura. Quando il
Dissennatore fu scomparso, si richiuse su se stesso e Draco e Hermione
furono
lasciati soli nella stanza buia.
Nonostante
lo shock che ancora provava, Draco riuscì a inginocchiarsi
accanto ad Hermione,
che adesso era seduta e tossiva.
“Che
cazzo,” disse Draco lentamente, “ci faceva un
Dissennatore qui?”
Lei
non gli rispose. Non lo guardò nemmeno.
Draco
si alzò e la guardò dall’alto. Le
allungò una mano, che lei afferrò, e la
tirò
su.
“Va
bene, Granger,” disse, pregando silenziosamente
perché il battito del suo cuore
tornasse alla normalità. “Noi due dobbiamo parlare
– adesso.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** The Coming Storm ***
The Coming Storm (Tempesta in arrivo)
“Granger? Hai intenzione di rispondermi?
Cosa ci faceva un Dissennatore –
apparentemente dal tuo mondo – nella tua camera?”
Hermione si sedette sul bordo del letto e
seppellì il volto fra le mani.
“Non lo so,” disse, con un gran sospiro.
Draco grugnì. “Sai Granger, mi
sono stufato di sentirti dire ‘Non
lo so’, perché penso che tu lo sappia. Solo che non me lo vuoi
dire.”
Le mani della ragazza si staccarono immediatamente
dal viso, consentendola
di fissarlo con occhi vitrei. Era pallida, sembrava debole e sconvolta.
Per un
attimo, Draco avvertì il bisogno di allungarsi e confortarla
in qualche modo –
una gentile pacca sulla spalla, o persino un abbraccio – ma
il suo desiderio di
sapere cosa stesse succedendo glielo impedì.
“Probabilmente ho violato qualche legge
del mio mondo, lasciandolo,” disse.
“L’incantesimo che ho usato era molto
potente.”
“Va bene,” disse Draco.
“Ha senso. Ma perché mandarti dietro un Dissennatore? E come ti hanno
trovata?”
Il volto di Hermione divenne
un’improvvisa espressione di panico. “Oh
no.”
“Cosa?”
“Oh Dio,” mormorò.
Si alzò e cominciò a fare avanti e dietro lungo
la
stanza. “Devono aver trovato la persona che mi ha
aiutato!”
“Qualcuno ti ha aiutato?”
“E adesso lui è nei guai per
avermi aiutato!” strillò. “E se
-” Sussultò. “E
se gli hanno dato il Bacio? E se -”
Non riuscì a terminare la frase. Si
lasciò cadere a terra e cominciò a
piangere.
“Granger, calmati -”
“Devo tornare indietro!” disse
tra le lacrime.
“Indietro dove?”
“Indietro nel mio
mondo!” disse
freneticamente.
“E come potresti?”chiese Draco.
“Ci hai detto che non hai modo di tornare
nel tuo mondo. E poi, cosa faresti una volta lì?
Probabilmente ci sono altri
Dissennatori ad aspettarti -”
“Oh Dio, oh
Dio, oh Dio..” Hermione
si alzò e si guardò intorno furiosamente.
“Cosa posso fare? Deve esserci qualcosa che posso fare. Non
sta succedendo
davvero, non può essere vero, non può -”
“Granger,” disse Draco con
calma. Le afferrò entrambe le spalle e la tenne
ferma. La fissò negli occhi, che erano spalancati e pieni di
lacrime, e che si
rifiutavano di fissarlo. “Fermati un attimo, ok? Devi
calmarti, così possiamo
andare a raccontare a Silente cosa è successo e -”
“No!”, esclamò lei,
liberandosi dalla sua presa. “No, non coinvolgeremo
nessun altro in questa faccenda!”
“Col cavolo, Granger. Un Dissennatore
è appena arrivato attraverso un portale e ha cercato di
baciarti. È probabile
che ne arrivino altri, se non facciamo qualcosa per fermarli. Silente
potrà
aiutarci.”
Hermione scosse la testa. “Per favore
– no.”
“Granger, o vado io adesso da Silente a
raccontargli cosa è successo,
oppure tu mi dici che cavolo sta succedendo. A te la scelta.”
Lo guardò. “Non possiamo fare
finta che non sia successo niente?”
Draco la guardò incredulo. Ma cosa aveva
di sbagliato questa ragazza? Se un
Dissennatore avesse attaccato lui,
avrebbe cercato di assicurarsi che la situazione non si ripetesse. E
allora
perché Hermione aveva così paura di
farlo?”
Avrebbe dovuto cercare di convincerla a coinvolgere
Silente. Sarebbe dovuto
andare lui stesso da Silente. Ma non fece né una cosa
né l’altra.
Improvvisamente, non gli andava più di aiutarla,
perché gli sembrava sempre più
che non volesse essere aiutata.
“Va bene,” disse, alzando le
mani in segno di resa. “Va bene, se non sei
preoccupata tu, non vedo perché dovrei esserlo
io.” Detto questo, si voltò e
uscì dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
Non l’avrebbe mai creduto possibile ma
questa ragazza era riuscita a essere
ancora più esasperante
della vera
Hermione Granger. E se non avesse fatto attenzione, la sua
testardaggine
l’avrebbe uccisa.
Non avendo alcun desiderio di tornare a dormire,
Draco restò nella sala
comune. Si aspettava quasi che Hermione lo seguisse e cominciasse a
rivelargli
tutti i suoi segreti, disperata – ma non fece niente del
genere.
Il che andava bene. Non la voleva fra i piedi,
visto ciò che stava per
fare.
Prese la penna e un pezzo di pergamena dal tavolo,
si sedette sul divano e
cominciò a scrivere:
Potter –
Vediamoci sulla Torre
di Astronomia non appena leggi questo messaggio. Dobbiamo parlare di
una cosa
importante. Vieni da solo.
–M.
Al mattino, avrebbe fatto recapitare il messaggio a
Harry dal suo gufo,
durante la colazione. Non era proprio sicuro che fosse una buona idea,
coinvolgere Harry. Sapeva che sarebbe dovuto andare direttamente da
Silente, ma
forse non era il momento giusto. Harry era l’unica persona,
oltre a lui, a non
aver accolto Hermione a braccia aperte, perciò non poteva
fare a meno di
pensare a lui come a una specie di alleato – per quanto
odiasse ammetterlo.
Piegò il pezzetto di pergamena e lo
infilò in una tasca del suo mantello,
abbandonato sul divano.
Poi, con un sospiro di resa, si ritrovò
dietro la porta della camera di
Hermione. Non bussò. Non le disse che stava entrando.
Semplicemente, aprì la porta
ed entrò nella stanza. Lei era ancora nella stessa posizione
in cui lui l’aveva
lasciata – seduta sul bordo del letto, il volto rigato di
lacrime, l’aria
estremamente triste. Quando lo sentì entrare, lo
guardò, ma non disse una
parola.
“Dormirò qui
stanotte,” disse Draco con semplicità, sedendosi
sulla
poltrona situata in un angolo della stanza.
Lei annuì. Lo capiva – forse
anche meglio di quanto capisse lui.
Perché anche se lei lo irritava,
lui non avrebbe lasciato che le accadesse niente. E se lei non lo
avesse
lasciato andare da Silente a chiedere protezione, ci avrebbe pensato da
solo.
Nonostante la scomodità della poltrona,
riuscì a riprendere sonno, quella
notte. Hermione non lo svegliò per chiedergli aiuto,
perciò riuscì a dormire
ininterrottamente per il resto della notte.
E senza alcun sogno.
Draco era affacciato alla grande finestra in cima
alla torre di Astronomia,
e fissava il magnifico panorama. Il sole brillava, e si rifletteva
sulla neve
che cadeva lenta al suolo. Dalla sommità della torre,
sembrava quasi che si
potesse restare lì a osservare quello spettacolo per sempre.
Immaginò come
sarebbe stato osservare da quel punto il sole sorgere – e che
sarebbe stato
bello se un giorno avesse potuto portarvi Hermione per vederlo.
Ricordandosi
che quel giorno non sarebbe mai potuto arrivare, Draco chiuse gli occhi
e
corrugò la fronte.
Non si rese conto che era arrivato Harry
finché non lo sentì schiarirsi la
gola. Draco si voltò e vide il ragazzo dai capelli corvini
in piedi alle sue
spalle, il volto impassibile, con un pezzo di pergamena in mano.
“Ho ricevuto il tuo messaggio,”
disse. “Hai scoperto qualcosa?”
Draco si voltò e tornò a
guardare fuori dalla finestra. Nonostante i
luminosi raggi solari e il cielo azzurro, poteva vedere nuvole nere
ammassate
in lontananza, come se stesse arrivando una tempesta.
“Ascolta, Potter,” disse,
guardandolo da sopra una spalla. “Non so perché
ho chiesto a te di venire qui – a te,
fra tutte le persone – ma l’ho fatto. E ora che sei
qui, ho bisogno che tu mi faccia
una promessa. Ho bisogno che tu mi giuri
che tutto quello che diremo resterà fra noi. Hai capito?
Significa
che non lo dici ai Weasley, non lo dici a Silente – non lo
dici a nessuno.”
“Lo giuro,” disse Harry, senza
esitare neanche un secondo. Gli tese una
mano.
Draco la afferrò e la strinse. Si
domandò, per un attimo, se fosse il caso
di fidarsi di Harry Potter. Ma poi fu costretto ad ammettere che
nonostante
l’odio che provava nei confronti di Harry Potter, con ogni
fibra del suo corpo,
lui sembrava l’unica persona al mondo cui avrebbe,
probabilmente, affidato la
sua vita. Certo, se a Harry fosse importato qualcosa della vita di
Draco.
“Allora?” disse Harry, ansioso.
“Che cosa hai scoperto?”
Draco prese un profondo respiro prima di
rispondere. “Non vuole dirmi
niente.”
Harry sollevò un sopracciglio.
“E per questo volevi vedermi? Per dirmi che
non sai niente?”
Draco sbuffò. “Certo che no,
Potter. È successo qualcosa la notte scorsa.
Qualcosa che non riesco a spiegarmi – ma che penso lei possa. Ma si rifiuta di
farlo.”
Quest’affermazione catturò
l’interesse di Harry. “Davvero? Che cosa
è
successo?”
“È stata attaccata,”
rispose Draco, “da un Dissennatore.
Nella sua stanza.”
Harry spalancò la bocca. “Stai
scherzando!”
Draco scosse la testa. “Mi hanno
svegliato le sue urla. Sono arrivato
appena in tempo, prima che potesse darle il Bacio. Ma questa non
è nemmeno la
cosa più assurda. Il Dissennatore è venuto dal suo mondo. Attraverso una specie di
portale.”
“Wow,” bisbigliò
Harry. “E non ti ha saputo dire il
perché?”
“Ha detto qualcosa sul fatto che
probabilmente avrà infranto qualche legge
del suo mondo che le impediva di lasciarlo.”
“E te la sei bevuta?”
“Certo che no,” disse Draco.
“Lo sapevo,” mormorò
Harry. “Sapevo
che c’era qualcosa di strano in lei.”
Draco incrociò le braccia e disse,
“E perché questo,
Potter? Perché sei l’unica persona del tuo
gruppetto che
non l’ha accolta a braccia aperte?”
“Non penso tu abbia bisogno di
chiederlo,” borbottò Harry. “Per lo
stesso motivo
tuo.”
“Perché non è la nostra Hermione
Granger.”
“Esatto,” convenne Harry.
“Ma non è l’unico motivo. Ho avuto la
sensazione
che ci fosse qualcosa che non andava sin dal primo momento in cui
l’ho
vista. Voglio dire, chi lascerebbe
il
proprio mondo, solo perché qualcuno gli da la caccia?
Scommetto che c’erano
un’infinità di modi per proteggerla nel suo stesso
mondo, senza doverla spedire
in un’altra dimensione. Quindi perché adottare una
misura così disperata? Non
ha alcun senso.”
Draco scrollò le spalle. “Beh,
Potter, non sappiamo l’intera storia,
ovviamente, quindi chissà che genere di precauzioni aveva
già adottato prima di
venire qui? Per quanto ne sappiamo, potrebbe aver esaurito tutti i
possibili
modi per proteggersi. Forse le persone che le davano la caccia non
erano
solamente pericolose, ma anche potenti – abbastanza da poter
infrangere ogni
tipo di incantesimo di protezione. Il fatto è, Potter, che
non sapremo mai la
storia per intero a meno che lei non decide di raccontarcelo. E
potrebbe non
succedere mai.”
“Oppure,
potrebbe essere prima di
quanto immagini,” disse Harry, mentre un ghigno si formava
sul suo volto.
Draco strinse gli occhi. “E cosa vuol
dire, precisamente?”
“C’è un modo molto
semplice per ottenere le informazioni che ci servono,
Malfoy – ed è dovuto a venerdì
prossimo.”
Draco spalancò gli occhi.
“Aspetta un attimo, Potter, non ti starai
riferendo al -”
“Nostro progetto di Pozioni,”
terminò Harry, annuendo. “Ho cominciato a
prepararlo da solo ieri sera, pensando che se avessi aspettato che tu
parlassi
con Hermione prima di farlo, non avremmo mai finito in tempo.”
“Non stai parlando seriamente.. o
sì?”
“Non hai la minima idea di quanto sono
serio.”
Draco scosse la testa. “Potter, devo
ricordarti che cosa è successo l’ultima
volta che qualcuno le ha fatto
bene una pozione della verità fatta in casa? Per poco non
è morta.”
“Oh, non preoccuparti,” disse
Harry. “Ho intenzione di provarla prima su di
me. Dopotutto, dovrò sapere se funziona
correttamente.”
“Ma sei scemo?”
Draco fissò il
ragazzo di fronte a lui, e tutto quello che vedeva era una sfrenata
determinazione. Ovviamente era pronto a provare una cosa
così stupida –
situazioni disperate richiedevano manovre disperate. “Non
possiamo usare il
Veritaserum come ci pare. Potremmo cacciarci in guai seri -”
Harry lo guardò con la coda
dell’occhio. “E da quando Draco Malfoy si
preoccupa di cacciarsi nei guai?”
Ottima osservazione. Ovviamente a Draco non
interessava affatto cacciarci o
meno nei guai – semplicemente non pensava sarebbe stato
giusto drogare una ragazza
innocente per
ottenere informazioni da lei – sempre che avesse
informazioni per loro.
“Potter, ti è mai passato per
la testa che forse la Granger non ha altro da
dirci? Che forse ci ha raccontato la verità?”
“Ehi, sei tu
quello che mi ha fatto venire qua a
causa di quello
a cui tu hai assistito la notte scorsa, con il Dissennatore. Tu
sospetti che
lei non sia stata onesta, proprio come me. Quindi che problema
hai?”
“Semplicemente non penso che sarebbe
giusto nei suoi confronti.” Sembrava
stupido anche a lui, mentre lo
diceva. Perché si preoccupava di cosa fosse giusto per lei, quando era stata proprio lei
a piombare nel loro mondo e mettere
sottosopra le loro vite –
senza
avvertimenti o autorizzazioni?
Grugnì, e disse, “Cosa hai in
mente, di preciso?”
Harry sorrise. “Avrò bisogno
del tuo aiuto.”
“Non esiste, Potter. Non ti
aiuterò a fare un bel niente.”
“Dovrai,” disse Harry.
“Non posso farlo da solo. Hai visto come si comporta
quando ci sono io. Ma è a suo agio con te
– e non sospetterà niente quando sarai tu a
offrirle da bere. Con il
Veritaserum.”
“Va bene,” disse Draco
lentamente. “Quindi dopo aver fatto ciò, e dopo
aver
scoperto la verità – che non sarà
niente di sconvolgente, probabilmente – ti
arrenderai e ti deciderai ad accettarla?”
Il sorriso di Harry svanì. Con voce
bassa e fredda disse, “Non la accetterò
mai.”
Draco non aveva bisogno di chiedergli il
perché – perché sapeva già
la
risposta. “Perché non è lei.”
Harry annuì e guardò altrove.
“Può assomigliare a Hermione quanto le pare.
Può camminare come lei, parlare come lei, ma non
potrà mai essere
lei.”
“Nessuno può rimpiazzare
Hermione Granger,” mormorò Draco.
“Nemmeno lei
stessa.” Sorrise debolmente per
l’assurdità di quell’affermazione.
Harry tornò a guardarlo con gli occhi
chiusi in due fessure. Un mezzo
sorriso cominciò a formarsi agli angoli della sua bocca.
“Draco Malfoy ed io
siamo davvero d’accordo su qualcosa. Chi l’avrebbe mai detto?”
“E chi avrebbe mai detto che quello su
cui ci saremmo trovati d’accordo
sarebbero stati i nostri sentimenti per Hermione Granger?”
I sorrisi di entrambi svanirono
all’istante. Il volto di Harry divenne una
maschera di pietra, e Draco si pentì immediatamente di aver
pronunciato quelle
parole. Per fortuna, Harry scelse di ignorarlo.
“Fra quattro giorni,” disse,
voltandosi per avviarsi verso le scale, “la
pozione sarà pronta.” Si voltò di nuovo
per guardare Draco in faccia. “Vedi di
esserlo anche tu.”
Draco non rispose. Guardò Harry
andarsene, e quando fu solo, si voltò di
nuovo verso la finestra.
Quattro giorni. Solo quattro giorni, e poi
avrebbero scoperto la verità che
stavano cercando. Ma aveva importanza? A cosa sarebbe servito?
Avrebbero
cambiato idea su di lei? Forse alcune cose era meglio lasciarle non dette.
Forse avrebbero fatto meglio a non sapere niente sul suo passato
nell’altro
mondo.
Draco sospirò. Il panorama fuori dalla
finestra non era più così bello. Il
sole era stato coperto dalle nuvole, e il mondo all’esterno
era diventato
grigio. Le nuvole scure e voluminose che erano state così
lontane solo pochi
minuti prima, adesso si avvicinavano velocemente al castello.
Non c’era alcun dubbio: stava arrivando
una tempesta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Truth.. ***
Truth.. (La verità..)
I quattro giorni successivi sembravano non passare
mai.
Stranamente, i sogni di Draco si erano
completamente interrotti. Draco attribuiva
la colpa al fatto che dormiva appena, nella paura che ci fosse un altro
attacco
di un Dissennatore. Ma non accadde. Cominciava a sembrare che fosse
stato un
attacco isolato.
Non ne parlò più con
Hermione, esaudendo il suo desiderio di far finta che
non fosse mai successo. E non andò da Silente, anche se
avrebbe voluto farlo in
molte occasioni. La seguiva, per quanto potesse farlo senza destare
sospetti,
da una lezione all’altra per assicurarsi che fosse al sicuro.
Non era un lavoro
piacevole, ma non aveva niente di meglio da fare.
Durante la settimana, Harry continuò ad
aggiornarlo sullo stato della
pozione. Il sabato sera, sul tardi, l’aveva provata su se
stesso e aveva detto
che andava bene, e che l’avrebbero usata con Hermione la
domenica. Non voleva
smettere di parlare, e Draco aveva pensato che fosse un buon segnale.
Quando Draco si era svegliato, la domenica mattina,
Hermione era già
uscita. Aveva l’impressione che fosse già in giro
con Ginny, il che andava bene
per lui, perché non gli andava proprio di vederla quando di
lì a poche ore
avrebbe tradito la sua fiducia.
Nelle ore che trascorsero, Draco cercò
qualcosa per distrarre la mente
della nuova Hermione,
perciò fece
l’unica cosa che si era promesso di non fare mai
più: cominciò a leggere il
diario della vera Hermione. Decise
che sarebbe stato meglio partire dall’inizio, e lo
aprì alla prima pagina:
19 settembre 1997
Caro Diario,
Non ho mai avuto un
diario prima. Mi sono sempre sembrati così, non so, inutili.
Voglio dire,
perché perdere tempo a scrivere i miei pensieri e i miei
sentimenti, quando
potrei studiare – sai, imparare qualcosa, non
pensi? E poi,
scrivere in un diario mi è sempre sembrata una cosa
così da ragazze. Di cosa
dovrei scrivere? Dei ragazzi? Ah! Sarebbe assurdo. Io, Hermione Granger
– che
pensa ai ragazzi. È troppo buffo, persino per immaginarlo.
Comunque, questo
diario me l’ha regalato Harry. Non sono certa del
perché. Non può aver pensato
che ti avrei usato davvero come un diario, vero? Secondo me, pensava
che ti
avrei usato semplicemente per prendere appunti a lezione. Ma in tal
caso,
perché non ha risparmiato i soldi e non mi ha comprato un
semplice blocco? Sono
sicura che questo diario fosse costoso – non che Harry Potter
abbia davvero
bisogno di risparmiare, ma.. oh mamma. Sto parlando a vanvera. Vedi?
Questa
cosa di tenere un diario si rivelerà abbastanza senza senso,
direi.
Malfoy pensa che ti
userò per confessare i miei veri sentimenti per Harry Potter
– sentimenti che
NON provo. Va bene, ok, forse PROVO qualcosa, una piccola, minuscola
cotta per
Harry Potter, ma – beh, come diavolo ha fatto MALFOY ad
accorgersene? Ho sempre
pensato che fosse intelligente, ma chi avrebbe mai pensato che fosse
capace di
leggere le persone in questo modo? Sono sorpresa dal fatto che
addirittura riconosca
sentimenti del genere, quando li vede. Di certo quel brutto idiota non
ha idea
di cosa si provi a essere innamorati – o a essere AMATI, a
dirla tutta –
Respirando pesantemente, Draco voltò
immediatamente pagina.
21 settembre 1997
Caro Diario,
Chiunque abbia pensato
che fosse una buona idea, mettere me e MALFOY insieme come Caposcuola,
certamente non era lucido. Vorrei strozzare quel pomposo idiota!
Davvero, quel
ragazzo avrebbe bisogno di mettere un cuore in quel petto vuoto che si
ritrova.
Anche il più piccolo del mondo sarebbe sufficiente
–
Ahia. Draco cominciò immediatamente a
sforzare la mente, cercando di
ricordare cosa poteva averle fatto per farla arrabbiare
così. Ovviamente, era
passato troppo tempo per ricordarlo, ma pensò che
probabilmente dovesse essere
una cosa semplice, tipo chiamarla ‘mezzosangue’ per
la trecentesima volta.
Sospirò. Sapeva che
sarebbe stata una
cattiva idea leggere pagine così vecchie.
Sfogliando le pagine, si fermò a
metà novembre. Una pagina, in particolare,
catturò la sua attenzione:
14 novembre 1997
A dire il vero, penso
che tecnicamente sia il 15 novembre, visto che sono le prime ore del
mattino. È
stata una giornata molto lunga. Dovrei proprio dormire adesso, ma sono
troppo
eccitata per pensare di chiudere gli occhi.
So che sarà
difficile
da credere, ma Draco Malfoy mi ha salvato stasera – e non in
un unico senso.
È cominciato
tutto
quando stavo nella Sala Comune di Grifondoro con Harry, Ron e Ginny.
Abbiamo
cominciato a parlare del Ballo del Ceppo, ed è stato allora
che Harry si è
deciso a girarsi verso Ginny e le ha chiesto di accompagnarlo!
Ovviamente, lei
ha accettato. Dopotutto, credo che stesse aspettando che Harry le
chiedesse un
appuntamento da più di sei anni ormai. Onestamente, dovrei
essere felice per
lei. E lo sono! Ma ero così.. ferita. Avere la conferma che
Harry non mi
considera che un’amica è abbastanza doloroso. O,
perlomeno, all’inizio pensavo
che lo fosse.
Ma poi Malfoy mi ha
salvato la vita.
Forse ‘mi ha
salvato
la vita’ è una parola grossa. Onestamente non
credo che la mia vita fosse
davvero in pericolo, stasera, quando Tiger e Goyle mi hanno messo in un
angolo
nel corridoio. Certo, avevano intenzione di spaventarmi un
po’ – e forse anche
farmi del male. E a dirla tutta, ero MOLTO spaventata. Ma quando
è arrivato
Malfoy, sapevo che mi avrebbe aiutato. Se fosse successo
l’anno scorso, invece,
avrei pensato che fosse arrivato per unirsi a loro. Ma era davvero
furioso con
quei due imbecilli – così tanto che ha addirittura
tolto dei punti alla sua stessa
Casa! Certo, era abbastanza furioso anche con ME – e per una
buona ragione. In
qualche modo, era tutta colpa mia. Non avrei dovuto andarmene in giro
così
tardi tutta sola.
Ma non è
questo
l’unico modo in cui Malfoy mi ha salvato, stasera. In qualche
modo è riuscito a
convincermi che non vale la pena perdere tempo dietro Harry Potter. Ha
detto
che Harry è uno stupido per non essersi accorto di quello
che provo per lui, ed
io sono completamente d’accordo. Mi ha convinto che devo
andare avanti. E che
merito molto più di Harry Potter. Riesci a crederci? Se non
mi sto sbagliando,
penso che Malfoy mi abbia fatto un complimento, a
dire il vero.
E poi gli ho dato un
bacio sulla guancia. Non so CHE diavolo mi abbia posseduta, per fare
UNA COSA
DEL GENERE.
Draco sorrise, ricordando quel bacio. Probabilmente
era stato grazie a quel
piccolo gesto che aveva cominciato a piacergli – o, almeno,
che gli aveva fatto
ammettere che cominciava a piacergli.
Voltò ancora pagina. Il foglio
successivo era corto e conciso – solo due
frasi – ma probabilmente fino a quel momento era quello che
Draco preferiva.
17 novembre 1997
Caro Diario,
Pansy Parkinson
è solo
una sciattona. E onestamente, non è neanche così
carina come dicono.
Draco ghignò. Sembrava così
strano che Hermione avesse cominciato a
spettegolare su un’altra ragazza, ma immaginava che Pansy
doveva aver fatto
qualcosa per provocarla. Non era certo, ma poteva giurare di
riconoscere un
pizzico di gelosia nelle sue parole – anche se Hermione non
aveva motivo di
essere gelosa di Pansy.
Sospirando, rimise il diario sul tavolo. Avrebbe
voluto continuare a
leggere, ma aveva detto a Harry che si sarebbero incontrati ai Tre
Manici di
Scopa a mezzogiorno. Da quanto aveva capito, Harry aveva chiesto a
Ginny di
portare Hermione alla locanda verso mezzogiorno, e di raggiungerlo al
suo
tavolo. Quando Draco si era lamentato perché Harry aveva
coinvolto Ginny, lui
gli aveva assicurato che non solo non le aveva detto niente del piano
– ma
anche che quando lei gli aveva chiesto perché voleva che lo
facesse, le aveva
mentito e le aveva detto che voleva conoscere meglio la nuova Hermione,
ma
aveva paura a chiederglielo lui.
Ovviamente, la Weasley era superfelice per il fatto
che Harry volesse darle
una possibilità, e aveva promesso che avrebbe portato
Hermione a mezzogiorno
esatto, e che avrebbe trovato un’ottima scusa per lasciarli
soli. Draco, nel
frattempo, si sarebbe nascosto finché Harry e Hermione non
fossero rimasti
soli, e poi avrebbe trovato un motivo apparentemente buono per unirsi a
loro –
magari per mettere Hermione più a suo agio.
Quando Draco aveva proposto a Harry di essere lui a interrogarla – e senza
Harry presente – Harry aveva
immediatamente respinto l’idea, sostenendo che non voleva che
Draco lo facesse
da solo, e non si fidava.
Draco non poteva biasimare Harry per la scarsa
fiducia, ma pensava che
tutto quel piano fosse un errore. Pensava che farla confessare in un
posto
pubblico non fosse corretto. Molto probabilmente, sarebbe stato meglio
farla
parlare in privato, ma Harry aveva fatto notare che un locale era
l’unico posto
in cui avrebbero potuto somministrarle la pozione senza farla
insospettire sul
motivo per cui le offrivano da bere. Draco non poteva che essere
d’accordo su
questo, ma lo metteva comunque a disagio. Gli sembrava di colpire
questa
ragazza alle spalle. Ed era abbastanza certo che la vera Hermione non
avrebbe
approvato tutta la faccenda.
Ma Harry era determinato. Se Draco non lo avesse
aiutato, lo avrebbe fatto
da solo, ad ogni modo. E Draco pensava di potersi ritenere fortunato a
essere
stato almeno coinvolto.
Erano passati solo pochi minuti da mezzogiorno,
quando arrivò ai Tre Manici
di Scopa. Quando entrò nel pub, si guardò intorno
finché non intravide Harry,
Ginny e Hermione seduti a un tavolo in un angolo. Draco
immaginò che Harry lo
avesse scelto perché abbastanza isolato.
Si avvicinò al bancone e li
guardò. Ginny stava dicendo qualcosa, e
un’espressione inquieta apparve sul volto di Hermione.
Scuoteva la testa mentre
Ginny si alzava – probabilmente protestava per la sua
partenza. Ma Ginny
aggiunse qualcosa – probabilmente per costringere Hermione a
restare – e poi
sorrise, agitò la mano e si allontanò in fretta.
Hermione sembrava abbattuta
mentre guardava l’amica andarsene.
Ginny aveva un sorriso compiaciuto sul volto,
mentre si avviava verso
l’uscita del locale. Il suo sguardo incrociò
quello di Draco mentre gli passava
accanto, e il suo sorriso vacillò un po’.
“Malfoy,” gli disse fredda.
“Donnoletta,” disse lui con un
cenno del capo.
Ginny roteò gli occhi mentre continuava
sulla sua strada. Quando fu andata,
Draco immaginò fosse giunto il momento di entrare in scena.
Non sapeva quanto
poteva sopravvivere Hermione da sola con Harry.
Perciò si avvicinò al tavolo,
incrociando lo sguardo di Harry.
“Potter,” disse quando
arrivò al tavolo.
Hermione alzò lo sguardo con
un’espressione sollevata. “Malfoy!”
“Granger,” mormorò.
Si voltò verso Harry e disse, “Potter, quando hai
intenzione di cominciare il progetto di Pozioni? Se ti aspetti che lo
faccia da
solo, allora sei più stupido di quanto sembri.”
“Smettila Malfoy,”
sbottò Harry. “Come puoi vedere, sto cercando di
fare
conversazione con qualcuno, e quel qualcuno non sei tu.”
“Oh, beh, in tal caso, penso che mi
unirò a voi.” Allontanò una sedia dal
tavolo e si sistemò accanto ad Hermione. “Allora,
di cosa stavate parlando?”
“Nessuno ti ha invitato,
furetto,” disse Harry. Stava facendo un buon
lavoro, facendo finta che non volesse Draco fra i piedi. Certo,
probabilmente
non era proprio una recita per lui.
“Può restare,” disse
Hermione velocemente.
“Grazie, Granger,” disse Draco,
spallandosi sulla sedia. “Visto, Potter? Sono
stato invitato, dopotutto.”
Harry lo guardò in cagnesco.
“Bene. Vado a prendermi da bere.” Guardò
Hermione. “Posso portarti qualcosa?”
“Oh.. certo,” disse Hermione.
“Una Burrobirra va bene.”
“Ok,” disse Harry alzandosi.
Mentre si allontanava, Draco disse, “Beh,
non mi chiedi se anche io voglio
qualcosa?”
Senza né fermarsi né
guardarlo, Harry sbottò, “Se vuoi qualcosa,
vattela a
prendere da solo.”
Draco sorrise. Quando Harry se ne fu andato, si
voltò verso Hermione. “È
proprio un ragazzo di compagnia, non è vero?”
“Grazie,” disse lei,
sorridendogli calorosamente.
Draco la guardò curioso. “Per
cosa?”
“Oh, per tutto,” rispose.
“Ma per cominciare, grazie per essere venuto qua.
Solo che l’hai fatto solo perché mi hai vista da
sola con Harry.”
“Ah sì?”
Hermione annuì.
“Sì, è così. E lo apprezzo
molto. Perciò, grazie. Ma.. beh,
volevo ringraziarti per gli ultimi giorni – sai, come hai
gestito tutta questa
situazione, quello che è successo nella mia stanza.. So che
sei curioso di
sapere perché sia successo, eppure non mi hai fatto
pressioni per saperlo. E il
fatto che tu non sia andato da Silente, anche se avevi tutti il diritto
di
farlo – significa molto per me. E in più, so
benissimo che mi hai tenuto
d’occhio negli ultimi giorni, assicurandoti che non venissi
attaccata di nuovo,
e questa è la cosa più importante per
me.”
Draco grugnì interiormente.
“Granger, non devi ringraziarmi -”
“No, devo,” disse lei.
“Voglio dire, comincio a vederti quasi come un.. amico. So che non pensi lo stesso di me, ma -”
“Granger,” la interruppe.
“Per favore..”
Lo stava uccidendo. Se prima
non
si era sentito in colpa per tutta quella faccenda, adesso
lo era sicuramente. E il senso di colpa non era un
sentimento che Draco Malfoy aveva provato molto spesso –
anzi, non lo aveva mai
provato. Ma improvvisamente, si sentiva tremendamente in colpa, e non
gli
piaceva.
“Sei ancora qui?”
Draco alzò lo sguardo e vide Harry
tornare al tavolo. Mise un boccale di
Burrobirra di fronte ad Hermione prima di sedersi.
“Grazie,” disse Hermione
educatamente, ma non si affrettò a bere.
Lo sguardo di Draco si soffermò sul
boccale e cuore immediatamente cominciò
a battere più veloce. Guardò Harry, sperando di
catturare il suo sguardo e in
qualche modo dirgli telepaticamente di annullare tutto. Ma Harry non lo
stava
guardando. Guardava con impazienza Hermione, aspettando che bevesse il
primo
sorso.
“Uh, Granger,” disse Draco. Si
fermò – cosa pensava di fare? Impedirle di
bere la Burrobirra? Mandare all’aria il loro piano per
ottenere informazioni? Chi
voleva prendere in giro? Era curioso quanto Harry – forse
anche di più.
L’avrebbe lasciata bere. Non la stavano avvelenando, come
aveva fatto Blaise.
Questo non le avrebbe fatto alcun male..
“Hm?” disse lei, portandosi il
boccale alle labbra.
Ma non poteva
lasciarglielo fare
– non poteva lasciarla bere.
“Aspetta,” disse,
“non -”
Avrebbe voluto dire “non
bere”,
ma era troppo tardi – quando aveva detto la prima parola, lei
aveva già bevuto.
“Non
cosa?”
Draco guardò Harry, che cercava
disperatamente di nascondere un sorriso.
Era senza dubbio soddisfatto che il suo piano fosse andato a buon fine.
“Potter,” lo
avvertì. Ma Harry non gli prestava attenzione.
“Dimmi un po’,
Hermione,” disse Harry. “È da un
po’ che voglio chiedertelo
-”
“Potter,” sibilò
Draco. “Non farlo.”
“Malfoy, chiudi il becco e lasciami
fare.”
Draco scosse la testa. “No. Ti sto
avvisando, non farlo.”
Hermione spostava lo sguardo da uno
all’altro, abbastanza confusa. “Non
fare cosa? Che sta succedendo?”
“Harry ha messo del Veritaserum nel tuo
boccale,” sbottò Draco.
Hermione spalancò la bocca. “Che cosa?”
“Dannazione, Malfoy!”
ringhiò Potter. “Ma che cazzo -”
Spingendo indietro la sedia, Hermione si
alzò velocemente in piedi. “Mi hai
drogato?”
“Granger, non rivolgergli la
parola,” la ammonì Draco. “Se ti fa una
domanda, risponderai la verità, e non sarai in grado di
fermarti.”
Harry scosse la testa. “Sapevo che
non potevo fidarmi di te, Malfoy!” Voltandosi
verso Hermione, disse,
“Hermione, perché sei -”
“No!” strillò lei,
coprendosi le orecchie. “Non farlo. Per favore,
smettila.”
Detto questo, si voltò e
cominciò a camminare il più velocemente possibile
per uscire dal locale.
“DANNAZIONE!”
esclamò Harry, saltando su. “Hermione!”
la chiamò,
cominciando a seguirla.
“Potter, lasciala andare,”
disse Draco. Ma Harry non lo stava ascoltando.
Con un sospiro esasperato, Draco li seguì entrambi fuori dal
pub, sperando di
riuscire a raggiungere Harry prima che lui raggiungesse Hermione.
Sfortunatamente, Harry l’aveva raggiunta
appena uscito dal pub. Quando
Draco uscì dai Tre Manici di Scopa, Harry era in piedi di
fronte all’entrata,
furioso, e teneva saldamente il braccio di Hermione.
“Toglile le mani di dosso,
Potter,” grugnì Draco. Si allungò per
togliere
la mano di Harry dal braccio della ragazza, ma Harry lo
allontanò con l’altro
braccio.
“Questa faccenda non ti riguarda
più, Malfoy.”
“Col cavolo che
non mi riguarda,”
sbottò Draco.
Harry lo ignorò. “Hermione,
perché sei venuta nel nostro mondo?”
Un lampo di paura attraversò gli occhi
di Hermione mentre la sua bocca si
apriva per parlare.
Velocemente, Draco disse, “Granger,
combatti.”
“Io-io.. non posso,”
riuscì a balbettare.
“Hermione,” ripeté
Harry ad alta voce, “perché c’era un
Dissennatore nella
tua stanza l’altra notte?”
“Granger, non rispondergli.”
“Perché i-io -”
“Dannazione, Potter, smettila -”
“Hermione, perché i
Dissennatori ti danno la caccia?”
“P-per favore, non
costringermi,” singhiozzò Hermione. Draco poteva
vederla
lottare contro gli effetti della pozione con tutte le sue forze, ma
sapeva che
non sarebbe stata in grado di resistere a lungo.
Ma improvvisamente, Draco si ritrovò
incapace di impedirle di parlare. Non
perché non potesse, ma
perché non voleva.
Improvvisamente, la sua
curiosità stava avendo la meglio su di lui, così
vicino a scoprire la verità..
Harry, che probabilmente aveva capito che si stava
comportando da idiota
insensibile, non sembrava più infuriato, e quando le porse
la domanda un’altra
volta, parlò con voce molto più morbida.
“Hermione, per favore, diccelo
– perché sei scappata dal tuo mondo?”
Hermione singhiozzava senza controllo, ma non
rispose subito. Ovviamente,
la loro pozione fatta in casa non era potente come un Veritaserum
serio,
altrimenti lei non sarebbe stata in grado di resistere così
a lungo. Ma era pur
sempre una pozione della verità, e aveva il suo effetto.
“Granger,” cominciò
Draco, ma lei lo interruppe.
“Mi dispiace,” disse, guardando
Harry negli occhi. Le lacrime le
scivolavano ai lati del viso, ma lei non fece niente per asciugarle.
“Il motivo
per cui sono scappata dal mio mondo.. il motivo per cui i Dissennatori
mi danno
la caccia..” La sua voce divenne un sussurro, fino a
spegnersi del tutto.
All’improvviso, sul mondo scese il
silenzio più totale. Ogni singolo rumore
sembrava sparire, mentre i due ragazzi stavano lì,
aspettando ansiosi le parole
della ragazza.
Con un sospiro di resa, Hermione chiuse gli occhi e
parlò; la sua voce era
appena più forte di un bisbiglio:
“Perché io.. io..” Riaprì gli
occhi e guardò
Draco.
“Io ho ucciso
Harry Potter.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** ..and Consequences ***
..and Consequences (..e le sue Conseguenze)
Per qualche secondo, l’unico suono fu
rumore causato dai singhiozzi di una
ragazza che aveva appena rivelato il suo segreto più
profondo e oscuro.
Draco rimase sconvolto. Nel momento in cui le
parole uscirono dalla bocca
della ragazza e lui ebbe modo di registrarle, la sua bocca si
spalancò e non
riuscì più a pensare.
Harry, nel frattempo, aveva l’aspetto di
uno che era stato appena preso a
calci nello stomaco. Dopo le parole di Hermione, la sua mano aveva
immediatamente lasciato la presa sul suo braccio, e si era allontanato
di
qualche passo. Guardava con orrore la ragazza di fronte a lui
– la ragazza che
condivideva soltanto l’aspetto
con la
sua migliore amica, niente di più.
“Harry,” disse lei a voce
bassa, supplicante.
Lui scosse la testa. “Non
farlo,” sibilò.
Continuò ad allontanarsi
da lei, con un’espressione disgustata sul volto.
“Stammi dannatamente lontana.”
“Harry, lascia che ti spieghi. Per
favore.” Non c’era potenza nella sua
voce, come se sapesse che le sue suppliche erano inutili. Non
l’avrebbe
ascoltata. Aveva ottenuto la risposta che cercava – anche se
non quella che si
aspettava, o che voleva.
Draco rimase a guardare in silenzio. Allontanando
lo sguardo da Hermione,
vide Harry andarsene – si voltò e
cominciò a camminare. “Potter,” lo
chiamò.
“Potter, dove stai andando?”
Harry si fermò e si voltò per
guardarlo. “Vado da Silente. Non resterà nel
nostro mondo un secondo di più.” Parlò
con una calma soprannaturale. Draco
immaginò che fosse dovuta allo shock.
“Aspetta,” disse Draco
raggiungendolo e afferrandolo per un braccio. “Non
vai da nessuna parte,
Potter.”
“Col cavolo!
È un’assassina,
Malfoy!”
Hermione continuava a singhiozzare, il volto
sepolto fra le mani. Poteva
anche essere un’assassina, ma in quel momento, Draco
provò pena per lei.
“Miseriaccia, Potter. Per tutto questo
tempo, hai desiderato sapere la
verità – e adesso te ne vai senza darle la
possibilità di spiegarsi? Beh, non
te lo lascerò fare. Il minimo che tu possa fare è
ascoltarla.”
Harry guardò Hermione con odio. Per
fortuna, Hermione non se ne accorse,
visto che evitava di incrociare il suo sguardo. “Va
bene,” disse Harry, con
voce così fredda che avrebbe potuto ripagare un Dissennatore
con la sua stessa
arma.
Draco lasciò andare il braccio di Harry
e si avvicinò a Hermione. “Granger,”
disse dolcemente.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Lei si
limitò ad annuire e disse,
“Lo so. Vi dirò tutto – qualsiasi cosa
vogliate sapere.”
Tornado a guardare Harry, Draco disse,
“Andiamo in un posto un po’ più
tranquillo.”
Tornati nel dormitorio dei Caposcuola, i tre si
sedettero, sparsi per la
sala comune, in un silenzio imbarazzante. Hermione si sedette sul
divano,
fissandosi le mani, che erano abbandonate sulle gambe. Draco si sedette
sul
tavolino da caffè, direttamente di fronte a lei, mentre
Harry invece decise di
rimanere in piedi, appoggiato contro il muro, con le braccia incrociate
sul
petto.
Fu il primo a parlare.
“Perché mi hai
ucciso?”
Accorgendosi dell’errore, si
schiarì la gola e disse, “Perché hai
ucciso
Harry Potter, nel tuo mondo?”
Al suono della sua voce, gli occhi di Hermione si
aprirono mentre si
voltava per guardarlo. Solo pochi minuti prima, aveva volontariamente
preso un
altro sorso del loro Veritaserum, per assicurare loro che le sue
risposte
sarebbero state completamente sincere – anche se, a questo
punto, Draco
immaginava che tutto quello che avrebbe detto, anche senza la pozione,
sarebbe
stato vero. Dopo la bomba che aveva lanciato, non aveva
nient’altro da
nascondere.
Sospirò rumorosamente prima di
rispondere. “Un sacco di cose erano diverse,
nel mio mondo,” cominciò. “Alcuni
luoghi, alcune persone. Harry ed io
eravamo amici – migliori
amici, a dire il vero. E anche Ron. Stavamo sempre insieme
– in pratica facevamo tutto
insieme.
Eravamo conosciuti come il Golden Trio,
e tutti ci invidiavano – non solo per la fama sociale di
Harry Potter, ma per
quanto fossimo legati. Eravamo inseparabili. Questo, fino alla fine del
nostro
quinto anno.”
“Che cosa è successo alla fine
del quinto anno?” chiese Draco.
“Harry ha cominciato a
cambiare,” rispose lei dolcemente. “Dopo la morta
del suo padrino -”
“Sirius,” mormorò
Harry piano. Un’espressione di dolore apparve sul suo
volto, nel pronunciare quel nome.
Hermione annuì. “Esatto,
Sirius. La sua morte colpì molto Harry, facendolo
piombare nell’oscurità – più
oscura di quanto chiunque avrebbe mai immaginato.
E in un primo momento, quando cominciammo a notare quanto cominciasse a
diventare distante Harry, ipotizzammo che stesse solo facendo fatica ad
affrontare
la perdita. Ma non avevamo idea.. nessuna idea, che lo stavamo
perdendo. Che
stava passando dall’altra parte.”
Sconvolto, Harry scosse la testa e disse,
“Impossibile. Non sarei mai
passato dall’altra parte.”
“Tu
non l’avresti mai fatto,
forse. Ma Harry nel mio mondo
sì, è
lo fece. Penso che la morte di
Sirius
lo avesse completamente svuotato – e lo ha reso vulnerabile
alla manipolazione
del Signore Oscuro. La trasformazione di Harry è cominciata
molto lentamente; è
stato difficile notarlo. Sapete, ricordo la prima volta in cui mi ha
chiamato mezzosangue.”
Abbassò lo sguardo sulle
mani, che giocherellavano nervose con un lembo della sua camicetta.
“Pensavo
stesse scherzando, per cui l’ho presa a ridere. Pensavo
prendesse in giro tutti
i Serpeverde che mi avevano chiamato con quel nome -”
Guardò Draco. “Ma la
seconda volta, lo sapevo – lo diceva per essere crudele. Mi
accorsi del suo
sguardo quando vide quanto mi aveva ferito, e sembrava così soddisfatto di se stesso.”
“Perché avrebbe dovuto unirsi
al nemico?” chiese Harry, nauseato. “Non ha
senso.”
“Hai ragione – non
aveva alcun
senso. Per questo nessuno credeva che avesse cambiato schieramento
– o meglio,
per questo tutti scelsero di non
crederci. Quando cercai di parlarne con Ron, si arrabbiò con
me. Disse che era
impossibile che Harry potesse tradire i suoi amici – e che
non avrebbe mai
combattuto a fianco del nemico. E Ginny era della stessa idea. Entrambi
cominciarono a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in me – che io mi stessi
inventando storie
sul suo conto perché ero gelosa di lui. Ma io sapevo cosa
stava succedendo – e
lui sapeva che io avevo capito. E cercò di chiudermi il
becco.”
I colori sembrano completamente scomparsi dalla
faccia di Harry, mentre si
sedeva su una poltrona. “Cosa ha fatto?”
sussurrò.
Hermione si asciugò le lacrime che le
avevano bagnato il viso, ma non fu di
alcun aiuto – sembrava non riuscisse a smettere di piangere.
Senza pensarci due
volte, Draco si allungò e prese le mani della ragazza fra le
sue per
rassicurarla. Il gesto sembrò sconvolgerla;
sussultò, mentre il suo sguardo si
alzava per incontrare quello di Draco, preoccupata.
Con un profondo respirò,
continuò. “Una sera, all’inizio di
quest’anno,
Harry, Ron, Ginny ed io eravamo scesi a Hogsmeade per andare ai Tre
Manici di
Scopa. Non appena vi arrivammo, però, Harry si
alzò e disse che doveva fare
qualcosa, e che sarebbe tornato subito. Nessuno gli chiese spiegazioni.
Non osarono, penso. Ma io dovevo
sapere cosa
stava succedendo. Perciò con la scusa di andare in bagno
– lo seguii.
“Lo seguii senza farmi notare. Non si
guardò mai alle spalle per tutto il
tragitto, perciò immaginati che non avesse idea che lo
stessi seguendo. Alla
fine, si fermò accanto alla Testa di Porco, guardandosi
intorno come se
aspettasse qualcuno, e infine entrò nel vicolo accanto
all’edificio. Avevo
paura a seguirlo anche lì, perché avevo paura di
cosa avrei scoperto. Voglio
dire, avevo i miei sospetti, ma non volevo che fossero confermati,
perché
avrebbe significato perdere per sempre il mio migliore amico. Ma
continuai a
seguirlo. Rimasi appiattita contro il muro, e riuscii a vederli senza
essere
scoperta.”
“Vederli?”
disse Harry.
Hermione annuì. “Harry
e..” Abbassando nuovamente lo sguardo, sussurrò,
“Lucius Malfoy.”
Draco inspirò profondamente.
“Che cavolo ci faceva Harry con mio padre?”
Hermione rise – un suono completamente
privo di emozione. “Beh, da quanto
sembrava, a giudicare da come si comportavano l’uno con
l’altro, Harry era
diventato quasi un figlio per Lucius. Forse anche più di Draco.”
Harry e Draco sembravano entrambi scandalizzati.
“Non riuscivo a sentire ciò
che si dicevano,” continuò lei,
“perciò
inizialmente pensai che magari Harry stesse prendendo in giro Lucius,
per
cercare di ottenere informazioni da lui, ma ho scoperto in malo modo di
essermi
sbagliata.”
Harry deglutì. “Cosa
è successo?”
Una nuova ondata di lacrime le riempì
gli occhi già rossi e gonfi. Draco le
strinse la mano, cercando di metterla più a suo agio.
“Apparentemente, Harry mi aveva notato
nel vicolo. Sapeva che lo avevo
visto con Lucius, e pensò che avessi sentito tutto quello
che si erano detti.
Probabilmente aveva paura che lo raccontassi a qualcuno –
tipo Silente. Perciò
quella stessa sera, mentre tornavo alla torre di Grifondoro,
sbucò fuori dal
nulla, e mi afferrò. Strillai, ma mi fece tacere
immediatamente con qualche
incantesimo, e mi spinse nell’aula vuota più
vicina, e..”
“E cosa?” chiese Draco
lentamente.
Hermione tirò su col naso. “Mi
ha attaccato. Prima mi ha sbattuto contro un
muro, e mi ha preso per la gola. Poi ha tirato fuori la bacchetta e me
l’ha
puntata alla testa, minacciandomi. Ha detto che se non avessi tenuto la
bocca
chiusa riguardo quello a cui avevo assistito, mi avrebbe uccisa. Ero
terrorizzata, ma non potevo fare niente per scrollarmelo di dosso
– ero come
paralizzata. E non per un incantesimo, ma per lo shock dovuto al mio migliore amico che minacciava di
uccidermi.”
Draco espirò lentamente. “Ti
ha fatto del male?”
Hermione scosse la testa. “No. Per mia
fortuna, il Caposcuola stava facendo
la ronda nelle vicinanze, e mi aveva sentito strillare. Ci raggiunse, e
mi
salvò.”
“Il Caposcuola..”
borbottò Draco. Non ci fu neanche bisogno di porle la
domanda; lei sapeva esattamente a cosa stava pensando.
E annuì. “Sì. Draco Malfoy
mi ha salvato.”
Quel piccolo dettaglio fece imbronciare Harry.
Draco pensò che fosse perché
trovava difficile accettare tutto quello che stava imparando su se
stesso – di
un altro mondo – e sentire che Draco
era stato per Hermione il cavaliere nella scintillante armatura mentre Harry era stato tutto tranne
che quello, non faceva che
complicare le cose. Draco sarebbe dovuto essere compiaciuto per le pene
di
Harry – ma non lo era.
“Dopo quella sera,”
continuò Hermione, “smisi di frequentare Harry
– ero
troppo spaventata da lui e da cosa avrebbe potuto farmi. E avendo preso
le
distanze da lui, fui costretta ad
allontanarmi anche da Ron e Ginny. E non ho mai detto loro –
o a nessuno, a
dirla tutta – cosa mi aveva trattato, o cosa sapevo del suo
legame con Lucius
Malfoy. Probabilmente non mi avrebbero creduto, comunque. Divenni
solitaria.
Evitavo le attività di gruppo, e tutti i miei altri amici.
Speravo di
trascorrere il resto dell’anno evitando qualsiasi confronto
con Harry, perché
dopo il diploma, le nostre strade si sarebbero comunque dovute
dividere. Ma
infondo, non potevo starmene lì a guardare cosa stava
succedendo. Harry era un
mago potente, e lo diventava sempre più crescendo. Se aveva
intenzione di
combattere per i cattivi – allora i buoni
non avevano alcuna possibilità di vittoria.
“Lo hai detto a qualcuno,
allora?” chiese Draco.
“No,” rispose lei. “E
questo è stato il mio errore. Ho affrontato
direttamente lui. Avevo bisogno di
sapere perché stava tradendo tutti quelli che avevano
combattuto al suo fianco
per tutti quegli anni. Dovevo sapere perché era disposto a
servire qualcuno che
aveva tolto la vita ai suoi genitori – ed era responsabile
della morte del suo
padrino. Mi ha detto che non avrei potuto capire – e che ero
solo una stupida
mezzosangue che avrebbe avuto ciò che si
meritava.” Abbassò lo sguardo. “Potevo
vedere chiaramente che Harry Potter che avevo conosciuto e a cui avevo
voluto
bene era andato, ed era stato
sostituito
da una.. entità senza anima. Non so esattamente come sia
potuto succedere, ma
il Signore Oscuro era riuscito a legarlo a sé. E sapevo che
non c’era modo di
riaverlo indietro.
“E allora, come una stupida, gli ho detto
che sarei andata da Silente e gli
avrei detto tutto. Ha detto che non poteva lasciarmelo fare, ed
è stato allora
che ha tirato fuori un coltello.” Fece una pausa e
ridacchiò tristemente. “Un coltello!
Non avevo neanche idea del
perché ne avesse uno con sé. Probabilmente se lo
portava sempre dietro, in caso
avesse bisogno di usarlo con qualcuno. E beh.. gli avevo dato
l’occasione
perfetta per farne uso.”
Harry adesso fissava il pavimento, la mascella
serrata con una tale forza
che Draco poteva vedere i muscoli contrarsi.
Hermione, nel frattempo, si era sbottonata i primi
bottoni della camicia e
la stava aprendo, rivelando l’orrenda cicatrice che aveva
già mostrato la notte
in cui era arrivata nel loro mondo. “Vi ho detto che era
stato un Mangiamorte a
farmi questo. Beh, era una mezza verità. È stato
un Mangiamorte in addestramento.”
“Sono stato io,”
mormorò Harry.
Non la formulò come una domanda, ma come
un’affermazione. Da quel punto, fu
facile per entrambi i ragazzi immaginare il resto del racconto.
“Mi ha pugnalato mentre cercavo di
scappare. Ero così sconvolta quando
toccai il pavimento che non potevo muovermi. Penso che anche lui fosse sconvolto. E mentre piangevo
per il dolore, potevo giurare di vedere un accenno di rimorso formarsi
sul suo
volto – come se, per un istante, avesse capito che stava
commettendo un errore.
Ma non durò a lungo. Ricordo che dopo si abbassato,
mettendosi a cavalcioni su
di me, mentre con una mano mi teneva ferma dal collo. Mi disse che il
Signore
Oscuro sarebbe stato così fiero di lui per aver ucciso una
mezzosangue –
soprattutto perché la mezzosangue era Hermione
Granger. Disse che avrebbe potuto
usare l’Anatema che Uccide, e sarebbe stato molto
più veloce, ma che sarebbe
stato troppo facile per lui, essere scoperto. E poi abbassò
lo sguardo su di me
e disse, ‘e poi –
preferisco guardarti
soffrire’.
“Ma, nonostante la sua salda presa, la
mia voglia di vivere fu più forte.
In qualche modo riuscii a dargli una ginocchiata, dove sapevo che gli
avrebbe
fatto male. Rotolò via, lasciandomi libera, bestemmiando per
il dolore, e
lasciò cadere il coltello. Senza neanche pensarci, lo
raccolsi e reagii. Lo
pugnalai. Non volevo ucciderlo – volevo solo fargli male,
come lui ne aveva
fatto a me – ma colpii un po’ troppo vicino al
cuore e..”
“Per la barba di Merlino,”
grugnì Harry, nascondendo il volto fra le mani.
“È successo tutto
così in fretta,” disse lei, riprendendo a
singhiozzare.
“Non ci ho pensato, l’ho fatto e basta. Ero
così spaventata – e stavo morendo.
Lo sentivo. Sanguinavo tantissimo, e non avevo la bacchetta con me; non
potevo
guarirmi – o guarire Harry,
per
quello che conta. Sono andata nel panico, e tutto quello che riuscivo a
pensare
era che dovevo andarmene il più velocemente possibile. Solo
più tardi ho capito
che ero andata via senza coltello.”
“Basta, non ne posso
più,” borbottò Harry. Si
alzò dalla poltrona. “Vado a
dirlo a Silente.”
“Potter,” protestò
Draco. Ma Harry non lo lasciò continuare.
“Malfoy, hai appena sentito la sua
storia. Ha ucciso Harry Potter. Se
il suo mondo è anche solo un po’ come il
nostro, è un reato abbastanza grave – quelli per
cui è probabile che ti mandino
ad Azkaban, visto che i Dissennatori le stanno già dando la
caccia. Se vogliamo
cercare di aiutarla in qualche modo, avremo bisogno
dell’aiuto di Silente.”
Draco non poteva ribattere. Harry, come al solito,
aveva totalmente
ragione. Quella faccenda andava al di là delle loro
competenze, ed era assurdo
pensare che sarebbero stati in grado di aiutare Hermione da soli.
“Hai ragione,” disse Draco con
un cenno di assenso. Con un sospiro, disse,
“Va a chiamare Silente.”
Harry guardò Hermione, con
un’espressione di compassione, mischiata a senso
di colpa e simpatica, prima di girare i tacchi e uscire.
Quando Harry fu sparito attraverso il buco del
ritratto, Draco si sedette
accanto ad Hermione sul divano e disse, “Sono stato io ad
aiutarti ad arrivare
qui, non è vero?”
Lei non sembrò affatto sorpresa che
l’avesse capito. Si limitò ad annuire,
e disse, “Sì. Sei stato tu.”
Draco deglutì. “Tu e.. e
quest’altro Draco. Eravate amici?”
Hermione si strinse nelle spalle.
“Immagino di sì. Possiamo dire che
eravamo amici. Di certo non eravamo più nemici. Da quando mi
aveva salvato la
vita, le cose erano cambiate fra noi. Odiava profondamente Harry, e
ovviamente
quando Harry era passato al lato oscuro Draco non fu più
interessato a farne
parte. Non che si unì ai buoni,
ma
sembrò che improvvisamente volesse sfidare suo padre, e
penso che fare amicizia
con una mezzosangue come me fosse un buon inizio. È da lui
che sono andata,
sai, subito dopo aver ucciso Harry.”
“L’avevo immaginato,”
disse Draco. Non era sicuro del perché l’avesse
immaginato, ma qualcosa gli diceva che il rapporto fra Draco e Hermione
nel suo mondo non fosse poi
così diverso da
quello che lui aveva avuto con Hermione nel suo
mondo.
“Quando aprì il buco del
ritratto, non me la passavo bene,” continuò lei.
“Quando vide il sangue, mi prese immediatamente e mi
portò nella sua sala
comune. Non perse tempo e si affrettò a guarirmi con un
incantesimo, mentre io
gli raccontavo tutta la storia. Quando finii il racconto, lui era
riuscito a
fermare l’emorragia, ma la cicatrice era rimasta. Ma non
importava, gli dissi.
Sentivo di essermela meritata, ad ogni modo.”
Draco scosse la testa. “Non mi sembra che
tu abbia fatto qualcosa per
meritartela, Granger. Quello che ha fatto Potter è stato
-”
“Non do la colpa a lui,”
intervenne lei. “Chiunque fosse la persona che era
diventato – non credo neanche per un secondo che si sia
trasformato di sua
volontà.. o, almeno, usando la testa. Come ho già
detto, era stato
traumatizzato dalla morte di Sirius, e il Signore Oscuro ha
approfittato del suo
dolore per farsi strada. Harry era così debole, e stava
già andando a pezzi, e
.. e io lo sapevo. Sapevo
che non lo avevamo perso del
tutto. Avrei dovuto provare a riportarlo indietro con più
forza, o sarei dovuta
andare da Silente.. e invece, io – io l’ho
ucciso.”
“Granger, tu hai solo reagito
–
ha reagito al suo tentativo di ucciderti.
È stato un incidente – l’hai detto anche
tu. Ed è per questo che devi tornare
nel tuo mondo e spiegare tutto quanto -”
“No,” disse lei, scuotendo la
testa categoricamente. “No, non posso..”
“Devi
tornare,” disse lui. “Hai
ucciso Harry per legittima difesa – e questo in primo luogo
ti darebbe una pena
più leggera da scontare. Ma sono certo che con
l’aiuto del nostro Veritaserum,
non proveranno neanche ad incolparti,
dopo aver scoperto la verità.
Hermione scosse la testa. “Non
so..”
“Granger, non puoi continuare a scappare.
I Dissennatori sanno che sei qui.
È solo una questione di tempo prima che tornino a prenderti,
e quando lo
faranno, non si scomoderanno a sentire la tua storia – ti
succhieranno via
l’anima dal corpo.. e a quel punto sarà troppo
tardi. Se invece torni e ne
parli con Silente, lui saprà cosa fare, e ti
aiuterà.” Draco fece una pausa.
“L’unico
problema, ovviamente, è trovare un modo per riportarti nel
tuo mondo. Suppongo che
potresti semplicemente aspettare che arrivi un altro Dissennatore e
usare il
suo portale -”
“A dire la verità,”
disse lei imbarazzata, “tornare nel mio mondo potrebbe
essere più facile di quanto tu creda.”
Draco sollevò un sopracciglio con
curiosità, mentre Hermione si tastava il
collo della camicia, estraendo una collana con un medaglione
d’oro pendente.
Draco non riusciva a credere di non averlo notato prima.
“Che
cos’è?” chiese.
“È un amuleto,”
rispose lei, abbassando lo sguardo su di esso con un
sorriso. “Draco è riuscito a trovare un modo per
creare una connessione stabile
con il nostro mondo – nel caso avessi avuto bisogno di
tornare, per una ragione
qualsiasi. Ne ha fatto uno anche per sé, che si sarebbe
collegato a qualunque
posto in cui fossi finita. Per questo ero così preoccupata
quando il
Dissennatore mi ha trovato – perché ci sono ottime
possibilità che abbiano
avuto l’amuleto, il che significa che probabilmente avranno
scoperto che Draco
mi ha aiutato, e chissà cosa potrebbero avergli
fatto..”
Draco capì. Se i Dissennatori avevano
scoperto chi era stato ad aiutare
Hermione, probabilmente avevano dato a lui
il Bacio. Lo metteva un po’ a disagio – se non lo
terrorizzava completamente – pensare
che forse
un’altra versione di se
stesso, in un altro mondo, fosse morta, o peggio – viva, ma
senza anima.
Ignorando la sensazione, Draco disse,
“Beh, ottimo allora. Voglio dire, è
ottimo che tu sappia come tornare. E adesso, con un modo per provare
cosa è
successo davvero quella notte.. non avrai più niente da cui
scappare.”
Lei annuì. “Lo so. Hai
ragione. È solo che.. Io.. Non posso farlo da
sola,”
sussurrò.
“lo so,” disse lui dolcemente.
“È per questo motivo che io verrò con
te.”
Lei sue parole stupirono anche lui –
forse anche più di quanto avessero
sorpreso lei. A dire il vero non ci
aveva affatto pensato prima, ad accompagnarla nel suo mondo, ma ora che
aveva
pronunciato quelle parole, capiva che era una cosa che sentiva il
bisogno di
fare.
“D-davvero?”
balbettò lei. “Lo faresti?”
Draco annuì. “Non dovresti
affrontare tutto questo da sola, Granger. E poi,
mi farebbe impazzire farti tornare indietro senza sapere cosa ti
è successo.”
Hermione sorrise e disse, “Gli somigli
tantissimo – al Draco del mio mondo.”
Draco sollevò un sopracciglio.
“Ah sì?”
“Sì. Ti comporti da duro, come
se non ti importasse di nessuno se non di te
stesso, ma nel profondo, ti importa.
E
sei testardo – ti rifiuti di ammetterlo quando provi qualcosa
per qualcuno,
come se certi sentimenti siano una cosa di cui vergognarsi. Non lo
sono, sai.”
“Lo so,” disse lui sulla
difensiva. “E non mi rifiuto di ammettere i miei
sentimenti a nessuno.”
“Non parlavo solo di te.”
Draco aprì la bocca per chiederle cosa
intendesse dire con ciò, ma la
richiuse velocemente quando comprese che si riferiva al Draco nel suo mondo.
Improvvisamente, il volto di Hermione si contrasse
e una nuova ondata di
lacrime cominciò a scorrere. “Ho tanta paura che
gli sia successo qualcosa. Ho paura
di tornare e scoprire che è stato ferito, o catturato o
ucciso. Mi spaventa più
di qualsiasi cosa possano fare a me..”
Mentre la sua voce spezzata si spegneva, Draco si
ritrovò a stringerla in
un abbraccio confortante. Lei si lasciò andare fra le sue
braccia, come se l’avesse
fatto milioni di volte in passato, e affondò la testa sulla
sua spalla,
singhiozzando. E all’improvviso, Draco capì che il
ragazzo del suo mondo
significava molto per lei – molto più di quanto
lei stessa immaginasse.
“Granger, sono certo che sta
bene,” mormorò, accarezzandole gentilmente la
schiena. Chiudendo gli occhi, era facile fare finta che stesse
stringendo la sua Hermione fra le
braccia. Non solo le
assomigliava e parlava come lei, ma provava
anche le stesse cose che provava lei. E stringere fra le braccia questa
ragazza, in quel momento, gli ricordava quanto gli mancasse Hermione..
e come
avrebbe dato qualsiasi cosa per essere in grado di stringerla fra le
braccia, o
addormentarsi accanto a lei, o solo guardarla attraverso la stanza, e
ammirare
quanto fosse bella e innocente..
Come se avesse capito quello che stava pensando,
Hermione si tirò leggermente
indietro. Il volto era ancora bagnato dalle lacrime, ma non piangeva
più. Alzò lo
sguardo verso di lui, guardandolo con i suoi occhi grandi e castani
– identici a
quelli della ragazza che l’aveva preceduta – e
Draco immediatamente vi si
perse. Per un attimo, mentre lei si avvicinava lentamente, il cervello
di Draco
smise di ragionare. Per un attimo, mentre le loro labbra quasi si
sfioravano,
si convinse che fosse tutto reale.
Ma interruppe il bacio prima che potesse anche solo
succedere.
Gentilmente, la allontanò. Lei non
sembrò ferita o delusa. Anzi, sembrò
quasi sollevata.
“Io non sono lui,”
sussurrò Draco.
Hermione annuì. Capiva. “E io
non sono lei.”
Draco chiuse gli occhi e scosse la testa. No, non
era lei. E lui non aveva
mai desiderato che lo fosse,
neanche
per un momento. Avvertì un groppo in fola. Avrebbe anche
potuto lasciarlo
andare – avrebbe anche potuto lasciarsi andare come aveva
fatto Hermione poco
prima – ma il buco del ritratto si aprì alle sue
spalle, ed entrò Harry,
seguito da Silente.
Draco si voltò per informarli delle
novità, ma poi si rigirò subito verso
Hermione.
“Sei pronta a tornare a casa?”
le chiese con calma.
Con un solenne cenno di assenso, disse,
“Sì, sono pronta,” e i quattro
cominciarono subito i preparativi.
Nota della Traduttrice: Scusatemi se posto
con così tanto ritardo, ma questa vita mi UCCIDE
ç_ç sono letteralmente
distrutta, e non sto esagerando. Scusate. Ad ogni modo, ci avviciniamo
alla
fine della storia, eh? Aw sono così eccitata *_* Intanto,
spero che questo
capitolo vi sia piaciuto, e spero di attaccare il prossimo
domani/dopodomani al
massimo. Purtroppo però non so quanto riuscirò a
tradurre al giorno. Ahimè, chi
me l’ha fatto fare ad iscrivermi
all’Università?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Promise ***
Promise (Promessa)
Secondo Hermione, per aprire il portale bastava che
lei pronunciasse una sola semplice parola.
Quindi se Draco aveva intenzione di cambiare idea,
doveva farlo presto.
Harry aveva raccontato a Silente tutta la storia,
prima di far ritorno alla sala comune. E quando Draco li aveva
informati del
loro piano di usare il Veritaserum per aiutare Hermione, il Preside si
offrì di
procurare loro un po’ di vero
Veritaserum, per assicurarne l’efficienza. Poi
raccomandò loro di andare
direttamente dal Silente del suo
mondo, e raccontare tutta la storia. Disse che se il suo doppione
nell’altro
mondo somigliava anche solo un po’ a lui,
avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse in suo potere per aiutarla.
Draco sperava avesse ragione.
La guardò mentre abbassava gli occhi sul
medaglione,
preoccupata. Non la invidiava. Non aveva idea di cosa avrebbe trovato
tornando
a casa. Non aveva idea di cosa ci fosse ad aspettarla.
L’unica cosa certa era
che, sia ad Azkaban che assolta, avrebbe dovuto passare il resto della
sua vita
con il senso di colpa per aver ucciso il suo migliore amico. Ed era
abbastanza
possibile che avrebbe dovuto affrontarlo da sola, senza un amico al
mondo.
Per un breve istante, si chiese se forse mandarla
indietro fosse sbagliato.
Ma non sembrava che lei avesse gli stessi dubbi di
Draco. Infatti, sembrava abbastanza impaziente di andarsene. Impaziente
di
farla finita. Impaziente di scoprire cosa la aspettava.
“Il portale si chiuderà alle
nostre spalle, una volta
arrivati a destinazione,” spiegò, impassibile,
“quindi dovremo attraversarlo
insieme.”
Draco annuì. “Va
bene.”
Hermione annuì a sua volta. Reggendo il
medaglione in
una mano, chiuse gli occhi e sussurrò, “Aperio.”
Il portale si aprì immediatamente
davanti a loro.
Sembrava simile a quello attraverso il quale il Dissennatore se ne era
andato:
brillante, colorato, ipnotizzante.
“Notevole,”
bisbigliò Silente. Draco riuscì a vedere
un luccichio nei suoi occhi, come se stesse assistendo a un nuovo tipo
di magia
che lo affascinava a dismisura.
“Non dovremmo tenerlo aperto a
lungo,” disse Hermione.
Si voltò verso Harry e Silente. “Professore,
vorrei ringraziarla per essere
stato così gentile con me, e per avermi permesso di rimanere
qui per tutto
questo tempo. Non era tenuto a farlo, ed io.. beh.. non so da dove
cominciare
per dirle quanto sia stato importante per me.”
“Non pensarci, ragazza mia,”
disse Silente con un
sorriso. Posò una mano sulla spalla di Hermione.
“Ti auguro buona fortuna. E ti
invito a tornare nel nostro mondo, in qualunque momento tu
voglia.”
Hermione ricambiò il sorriso.
“Potrei prendere la sua
offerta sul serio.”
Il Preside tolse la mano dalla sua spalla.
“Sarebbe
meraviglioso.”
Lo sguardo di Hermione si spostò
immediatamente verso
Harry, che sembrava imbarazzato.
“Harry,” disse lei,
avvicinandosi a lui. “Harry, mi
dispiace tanto non averti detto subito -”
Harry scosse la testa. “No, non devi
scusarti. Non
merito scuse. Quello che ti ho fatto nel tuo mondo..”
“Non sei stato tu,” gli
ricordò lei. “Ascolta, Harry,
ti ho evitato da quando sono arrivata. Non perché avessi
paura di te, ma perché
non riuscivo a guardarti senza ricordarmi di.. beh, lo
sai. Ma ho capito subito che tu eri diverso. Ho capito subito
che tenevi molto alla Hermione di questo mondo, e non le avresti mai
fatto del
male.”
“Non avrei mai potuto,”
sussurrò Harry.
Draco vide le lacrime riempire gli occhi di Harry e
distolse velocemente lo sguardo. Non riusciva a vedere quel ragazzo
piangere
per la sua amata Hermione. Lo avrebbe spinto a fare lo stesso.
“Devo scusarmi per il Veritaserum,
però,” disse Harry.
“E per il modo non mi sono fidato di te. Non potevo accettare
che tu fossi così
simile a lei. Temevo che avresti cercato di prendere il suo
posto.”
“Neanche per sogno,” disse
Hermione. Guardò Draco
mentre parlava. “So che è
insostituibile.”
Harry annuì. Si schiarì la
gola e le porse la mano.
“Beh, buona fortuna. Spero che si risolva tutto per
te.”
Hermione prese la sua mano e la strinse.
“Grazie.”
Lasciò andare la sua mano e fece un
passo indietro.
Guardando Draco, disse, “Sei sicuro di voler venire con me?
Non sei costretto a
farlo.”
Ma lui doveva
andare con lei. Aveva bisogno di aiutarla in ogni modo possibile. Era
come se
sentisse in qualche modo che questo avrebbe compensato il fatto che non
era
stato in grado di aiutare la sua
Hermione. E in questo modo, la aiutava per egoismo. Ma non voleva che
lei lo
sapesse. “Sono sicuro, Granger.”
“Fate attenzione,” li
avvertì Silente.
Draco annuì in risposta, mentre Hermione
gli prendeva
la mano.
“È giunto il
momento,” disse. “Potrai sentirti un po’
disorientato all’inizio, ma passerà in fretta. Non
lasciare la mia mano.”
Draco guardò un’ultima volta
Harry. Il ragazzo dai
capelli corvini fissava il pavimento, fingendosi disinteressato. Ma
Draco
sapeva che non era così.
Stringendo leggermente la mano di Hermione, si
voltò
verso di lei e disse, “Facciamolo,” ed entrambi
fecero un passo avanti.
Passare attraverso il portale fu un po’
come smaterializzarsi. Non appena
furono dentro, Draco ebbe la strana sensazione di essere senza peso, e
la
sensazione di essere disorientato di cui gli aveva parlato Hermione lo
investì.
Il mondo attorno a lui divenne sfocato – colorato
all’inizio, poi bianco, fino
a svanire nel nero. E quasi velocemente come era cominciata,
finì, e Draco si
ritrovò disteso al suolo.
La mano di Hermione non era più
intrecciata alla sua, e per un attimo Draco
si chiese se fossero ancora insieme. Con uno sbuffo, si mise in
ginocchio e si
guardò intorno, osservando ciò che lo circondava.
La prima cosa che vide fu
Hermione, sul pavimento, a pochi passi da lui, che si rialzava. Poi
vide la sua
stanza comune. Tutto sembrava esattamente identico –
dall’arredamento alla
disposizione, e anche ai soprammobili – eppure allo stesso
tempo, sembrava
completamente diverso. Harry e Silente non c’erano
più, e la luce era molto più
soffusa. Sembravano le uniche due persone nella sala comune, con grande
sollievo di Draco.
“Beh, è stato..
buffo,” disse, alzandosi.
Hermione non diede segno di averlo sentito. Invece,
si diresse direttamente
verso le stanze da letto.
“Malfoy?” chiamò.
Corse verso la camera del ragazzo e bussò.
“Malfoy, sei
qui dentro?”
Non ricevendo alcuna risposta, girò il
pomello. “È chiuso a chiave,”
mormorò frustrata.
“Spostati, fammi provare,”
disse Draco, raggiungendola. Immaginava che o la
stanza era stata chiusa manualmente, oppure il suo doppione aveva
imposto un
incantesimo per evitare che altri vi entrassero, proprio come quello
che lui aveva fatto alla sua stanza, all’inizio
dell’anno
scolastico. Puntò la bacchetta verso il pomello e
mormorò “Alohomora.”
Fortunatamente, funzionò. Sentì la serratura
scattare,
e spinse per aprire la porta.
Non c’era alcun segno del ragazzo.
“Non è qui,” disse
lei, con un filo di preoccupazione nella voce. “Devono
avergli fatto qualcosa.”
“Granger, probabilmente è solo
fuori con gli amici,” suggerì Draco,
infastidito dal fatto che stesse traendo conclusioni affrettate.
Con un respiro profondo, Hermione disse,
“È stata una cattiva idea.”
“No, invece. E guarda – la
stanza è perfettamente in ordine – nessun segno
di lotta. E fidati di me, se ti dico che nessuno fa qualcosa a Draco
Malfoy
senza che lui si opponga.”
Hermione annuì debolmente.
“Hai ragione. Hai assolutamente ragione.
Scusami, sono ancora un po’ scombussolata per il viaggio. Hai
capito cosa
intendevo per essere disorientati? Quella sensazione non se ne va nel
momento
stesso in cui arrivi a destinazione. Ti resta addosso.”
Aveva ragione. Infatti, Draco si sentiva
ancora scombussolato anche lui. Ma si rifiutava di
lasciare che quella
sensazione offuscasse il suo buon senso. Intendeva rimanere ottimista
finché
non avessero trovato un motivo per non esserlo.
“Dove avrebbe tenuto l’altro
medaglione?” chiese, sperando di tenerle la
mente occupata.
Lei corrugò la fronte.
“Ehm..” La sua voce si spense mentre accennava alla
stanza da letto del Caposcuola. “Immagino che sarebbe da
qualche parte lì
dentro. Dove nasconderesti tu una cosa del genere?”
Draco ci pensò su un secondo. Dove
avrebbe nascosto qualcosa del valore di
una chiave per aprire altri universi? Di certo, sarebbe stato in un
posto in
cui nessuno avrebbe mai pensato di cercare – il che,
ovviamente, escludeva
posti come sotto il materasso, o nel cassetto del suo comodino.
Guardandosi
intorno, cercò qualcosa che sembrasse fuori
dall’ordinario – qualsiasi cosa che
sembrasse un oggetto d’arredamento e che invece poteva essere
usato per
nascondere qualcosa al suo interno.
Niente in particolare catturò la sua
attenzione.
“Dovremo cercarlo,” disse,
avvicinandosi al cassettone dall’altro lato
della stanza. Aprì il primo cassetto, poi il secondo, e poi
tutti, e tutto
quello che trovò furono vestiti – vestiti molto
simili ai suoi, se non
identici.
Hermione, nel frattempo, stava dando
un’occhiata alla piccola libreria
accanto al cassettone. Spostò un libro alla volta, aprendo
tutti nel processo.
Draco immaginava stesse cercando uno scompartimento segreto in cui
potesse
stare il medaglione.
Passarono i minuti successivi a cercare, non
trovando niente. Alla fine,
Draco cominciò a proporre che uno di loro cercasse nella
sala comune, ma una
voce alle loro spalle li interruppe.
“Granger?”
Draco riconobbe la sua voce. Guardò
Hermione, la cui testa si era
immediatamente voltata verso di lui. Lo guardò con aria
interrogativa, e Draco
capì che aveva pensato che fosse stato lui
a chiamarla. Lentamente, scosse la testa, e le indicò la
porta della stanza con
un cenno del capo.
Lo sguardo della ragazza seguì il suo e
lei sussultò. Sulla porta c’era
Draco Malfoy, in perfetta salute e senza problemi, anche se un
po’ confuso.
“Malfoy!” esclamò
lei.
Draco non era sicuro circa chi avesse fatto il
primo passo verso l’altro.
Hermione lasciò istintivamente cadere il libro che aveva in
mano, mentre il
ragazzo sulla porta lasciò che la sua borsa dei libri
scivolasse dalla sua
spalla verso il pavimento. Era molto probabile che si fossero mossi
nello
stesso momento. Ad ogni modo, s’incontrarono al centro della
stanza e
immediatamente si strinsero in un abbraccio.
Draco sbatté le palpebre, sorpreso. Non
si aspettava un’accoglienza così
calorosa dal suo doppione. Hermione non era mai stata molto dettagliata
su
quanto fossero uniti loro due, ma a guardarli in quel momento,
sembravano essere
molto uniti. Sembravano quasi due
migliori amici che non si sono visti per anni, e che rimangono
sconvolti quando
scoprono che l’altro è ancora vivo.
Il loro abbraccio durò solo una manciata
di secondi, ma l’intensità delle
emozioni che vi erano dietro era troppo da sopportare per Draco.
Guardandoli,
vedeva se stesso e la ragazza che aveva amato e perso, e vedeva
cioè che
sarebbe potuto essere. Mentre avvertiva un groppo formarsi in gola, si
affrettò
a distogliere lo sguardo. Ma quando tornò a guardarli
qualche secondo dopo, si
erano già separati e adesso si guardavano a disagio.
Quell’abbraccio era stato
una totale sorpresa per loro?
“Granger, cosa -”
Il ragazzo s’interruppe quando vide
Draco. I suoi occhi si spalancarono e
aprì istintivamente la bocca. “Ma che.. E tu
chi sei?”
Draco ghignò. “Dubito che
servano le presentazioni. Sono esattamente chi
pensi tu.”
“Sei me.”
Hermione rise debolmente. “Sì,
beh.. Draco Malfoy, ti presento.. Draco
Malfoy.” Voltandosi verso il confuso ragazzo alle sue spalle,
disse, “Il mondo
in cui mi hai mandato, era praticamente identico al nostro, persone
incluse. Il
portale mi ha spedita proprio in questa stanza comune. Pazzesco,
eh?”
“Uh.. sì.” Il
ragazzo sbatté le palpebre, e la sua espressione, prima
stupida, divenne immediatamente vacua. Draco non poté fare a
meno che esserne
divertito per quanto quel ragazzo fosse simile a lui, soprattutto nei
modi di
comportarsi. “Beh, piacere di conoscerti.”
“Altrettanto,” disse Draco.
Ricomponendosi, il ragazzo abbassò lo
sguardo su Hermione. “Granger, cosa
ci fai qui?”
Asciugandosi velocemente le lacrime – che
sembravano essere di felicità –
Hermione disse, “Dovevo tornare indietro. Ho deciso che non
posso scappare da..
beh, sai, da tutto quello che è successo. E allora sono
tornata.”
Il ragazzo dai capelli di platino scosse la testa
energicamente. “No,
Granger, non sei al sicuro qui -”
“Non sono al sicuro da nessuna
parte!” strillò lei. “Un Dissennatore
è
apparso nella mia stanza, Malfoy! Ha cercato di darmi il Bacio! Non
importa
dove cerco di nascondermi, continueranno a cercarmi!”
“Ma Granger, deve esserci un modo per
farti sparire alla loro vista. Non
puoi restare qui – tutta la scuola è in trambusto,
e parlano tutti di come la
cara e buona Granger ha ucciso Harry Potter, Mister Meraviglia. E se
scoprono
che sei tornata, non perderanno tempo e ti spediranno ad
Azkaban.”
“No, non penso che lo faranno,”
disse Hermione. “Non dopo aver sentito la
verità.”
“La verità?”
sbottò il ragazzo. “Stiamo parlando di Harry Potter. Nessuno ti
crederà quando dirai che è stata difesa
personale.”
“Sì, mi crederanno
invece,” disse lei semplicemente. Frugò nella
tasca
della sua veste ed estratte l’ampolla di Veritaserum.
“Con questa roba,
dovranno credermi.”
“Che cosa sarebbe?”
Draco, che si era seduto sul bordo del letto, li
guardò mentre Hermione
spiegava al suo gemello cosa fosse il Veritaserum. Li guardò
discutere sul
fatto che stesse o meno facendo la cosa giusta, e sorrise. Era
così surreale,
come se stesse guardando la sua stessa vita attraverso gli occhi di
qualcun
altro. Era impressionante quanto quei due fossero simili a se stesso e
la sua
Hermione.
Dopo averli sentiti per più di un
minuto, Draco sentì che gli toccava
intromettersi e spiegare all’altro che questo era un modo a
prova d bomba per
liberare Hermione da ogni accusa – o, almeno, alleviare le
sue colpe. Quindi si
alzò e si schiarì la gola. Ma quando
aprì la bocca per parlare, la sua voce fu
sostituita da quella di qualcun altro.
“Draco, con chi stai parlando?”
Era la voce di una ragazza, e a Draco parve
alquanto familiare. Guardò
verso l’entrata della stanza appena in tempo per vedere Pansy
Parkinson fare
capolino sulla porta.
Lo sguardo della ragazza ricadde prima su Hermione
e spalancò gli occhi.
“Granger? Cosa ci fai -” e poi intravide Draco con
la coda dell’occhio, e fermò
immediatamente per guardarlo. “Chi.. cosa.. eh?”
“Pansy,” disse
l’altro Draco, come se stesse per spiegarle tutto in ogni
dettaglio, ma poi rinunciò e disse, “Per
abbreviare una lunga storia, la
Granger è tornata, vuole confessare, e ha portato con
sé un amico che mi
somiglia da far paura. A dire il vero, penso che lui sia
me, solo che viene da un’altra dimensione..”
Pansy sollevò una mano per zittirlo.
“Ho capito. Beh, ho capito la parte sull’altro
te. Ma non capisco per quale
dannato motivo Granger vorrebbe tornare e confessare!”
Draco corrugò la fronte.
“Intendi dire che ci sei dentro anche tu?”
“Certo che sì,”
disse Pansy. “Chi pensi li abbia aiutati con i
medaglioni?”
Questa rivelazione fu una sorpresa non piccola per
Draco, ma spiegava alla
perfezione perché la Pansy del suo mondo aveva detto che
Hermione si era
comportata come se fossero amiche.
“E Blaise?” chiese Draco.
Pansy annuì. “Zabini?
Sì, lo sa
anche lui. Ma non è che ha proprio aiutato.
Blaise non è esattamente quello che potremmo definire un tipo che aiuta.”
Alzò gli occhi al cielo.
Draco grugnì. Quindi Blaise era simile a
quello nel suo mondo – solo meno
propenso a far fuori Hermione. Beh,
pensò, immagino che questo spieghi
perché
Hermione si è fidata immediatamente di Blaise nel mio mondo.
“Ascoltate,” disse Hermione,
“non mi aspetto che nessuno di voi capisca
perché devo farlo. Ma voglio almeno sperare di avere il
vostro supporto.”
Pansy la guardò con compassione.
“Certo che ti daremo il nostro supporto,
Granger. Vero, Draco?”
Guardarono tutti il Caposcuola, che rimase
immobile, pietrificato. Draco
poteva intuire i suoi sentimenti anche solo guardandolo: ansia e
incertezza.
Sapeva che questo ragazzo pensava che Hermione stesse commettendo un
grosso
errore, ma che aveva capito che discuterne con lei non avrebbe avuto
alcun
senso. Hermione Granger, in qualsiasi mondo, era testarda, e avrebbe
fatto
qualsiasi cosa in sua volontà – senza preoccuparsi
delle opinioni degli altri.
Per cui, solennemente, annuì. Si
voltò verso la Caposcuola e disse, “Pansy,
va a chiamare -”
“Silente?” concluse lei.
“Subito.” Guardò Hermione.
“Cioè, se sei sicura
di volerlo fare.”
“Sono sicura.”
Quindi Pansy andò via, e i tre rimanenti
si spostarono nella sala comune,
dove si sedettero in un imbarazzante silenzio per dieci minuti,
finché udirono
un crack e Pansy e il professor
Silente apparvero dal nulla di fronte a loro.
Draco fu sconvolto nel vedere che in quel mondo era
possibile
materializzarsi nel territorio scolastico, a differenza del suo mondo. Era un po’ geloso di
questo
fatto, a dire il vero, visto che materializzarsi faceva risparmiare un
sacco di
tempo ed energia per andare da una parte all’altra della
scuola.
Gli occhi di Silente si spostarono da Draco
all’altro Draco con lo stesso
scintillio che avevano avuto gli occhi di Silente nel suo
mondo, proprio prima di partire. Si voltò verso Pansy.
“Chi dei
due è quale?”
Incapace di nascondere un sorriso, Pansy
indicò Draco. “Questo è quello
dell’altro mondo, e questo,” e indicò
l’altro Draco, “è il nostro.”
“Spettacolare. Davvero
magnifico!” Il vecchio si avvicinò a Draco e gli
tese la mano. “È un piacere incontrarla, signor
Malfoy.”
Draco gli strinse la mano. “Il piacere
è mio,” disse, sperando di non sembrare
troppo insincero.
Il vecchio annuì e si voltò
verso Hermione. Il suo sorriso vacillò un
attimo, ma non sparì completamente dal suo volto.
“Signorina Granger, sono
felice di rivederla. La signorina Parkinson mi ha spiegato parte della
storia,
ma immagino che ci sia molto altro di cui parlare.”
Hermione, improvvisamente preoccupata, disse
lentamente, “Sì, signore.”
Silente allungò una mano verso Hermione.
“Ti dispiacerebbe venire con me?”
Hermione annuì. Prese la sua mano e si
alzò dal divano. Guardò Draco. “Ti
troverò qui al mio ritorno?”
“Decisamente sì,”
rispose Draco. Le diede un mezzo sorriso d’incoraggiamento,
al quale lei rispose con un gesto della mano e un sorriso. Era ovvio
che fosse
nervosa e spaventata, e Draco aveva sperato di poter andare con lei. Ma
sapeva
che era una cosa che doveva fare da sola.
Con un altro crack,
sparirono
entrambi.
Pansy emise un lungo sospiro. “Non la
invidio, in questo momento.”
Draco – l’altro – non
disse niente. Rimase in perfetto silenzio sul divano,
lo sguardo abbassato sulle mani.
Non potevano che aspettare.
Determinato a non passare il resto del suo
soggiorno in uno scomodo
silenzio, Draco decise di cercare di fare conversazione. Si
guardò intorno
nella stanza, cercando un argomento di cui parlare, e alla fine il suo
sguardo
si posò sul mantello di Pansy. Aveva la spilla da Caposcuola.
Draco sollevò un sopracciglio.
“Pansy, sei Caposcuola?”
“Certo che sì,”
rispose, corrugando la fronte. “Perché.. non sono
io la
Caposcuola nel tuo mondo?”
“Neanche per sogno.”
Pansy si accigliò. “Beh, che
peccato.” Fece una pausa, guardando il Draco
seduto sul divano. “Uhm.. Dovrei andare,” disse.
“Ho detto a Millicent che ci
saremmo viste in biblioteca oggi pomeriggio. E poi, sono certa che voi
dure
vorrete passare un po’ di tempo da soli per.. non so,
scambiarvi storie e
quello che volete. Draco, è stato un piacere conoscerti. Ho
sempre detto che
non ci sono abbastanza Draco Malfoy al mondo.”
Draco sorrise. “Grazie, Pansy.”
La ragazza salutò l’altro
Draco – che si limitò a grugnire per risposta
– e
poi andò via, lasciando i due da soli.
Draco fissò il ragazzo che sedeva di
fronte a lui. Era come guardarsi allo
specchio. Aveva anche la stessa espressione preoccupata che Draco
pensava di
avere lui stesso
in quel momento.
“Si risolverà
tutto,” lo rassicurò. “Vedrai.”
“Spero che tu abbia ragione,”
borbottò il ragazzo.
Draco sospirò. Non si era mai chiesto
come fosse parlare con se stesso – e
neanche come fosse per gli altri
parlare con lui. E in quel momento, realizzò di non essere
esattamente una
persona con cui era facile parlare. Prese mentalmente nota di cercare
di essere
più socievole in futuro.
Sapeva che sarebbe stata dura ottenere
un’informazione del genere da lui,
ma doveva provare. Voleva sapere.
“Perché hai aiutato
Hermione?”
Il ragazzo sul divano alzò lo sguardo
verso di lui sorpreso, come se non si
aspettasse una domanda del genere. Strinse gli occhi in due fessure.
“Che cosa
sai?”
Draco strinse le spalle. “Non molto. Solo
che una volta hai impedito che
Harry la attaccasse, e che l’hai aiutata ad arrivare nel mio
mondo. Oltre a
questo, in pratica non so niente.”
Con un respiro profondo, l’altro Draco
disse, “L’ho aiutata perché aveva
bisogno di aiuto.”
“Ma non la odi?”
“La odiavo – tempo fa. Non ho
mai ben capito il motivo però, oltre al fatto
che non è una purosangue. Ah sì, e
perché era la migliore amica di Harry
Potter. È lui
che ho sempre odiato. Non lei.”
Draco annuì. Capiva. “E allora
perché l’hai aiutata? Perché aveva
ucciso un
tuo nemico?”
“Non è solo questo,
c’è molto altro,” rispose il ragazzo.
“La sera in cui
mi sono imbattuto in loro, nell’aula, non so.. è
scoccato qualcosa in me. L’ho
visto, e lui stava cercando di farle del male. Alla
sua migliore amica, fra tutte le persone. Ma sai, non
importava chi fosse – che si trattasse della Granger, o di
un’altra ragazza,
per quanto mi riguarda – mi ha dato il voltastomaco vederlo
minacciarla così.
Voglio dire, io sono un insopportabile idiota, ma non tollero la
violenza verso
le donne. E devo ringraziare mio padre per questo. Non saprei neanche
dire
quante volte sono stato costretto a guardarlo picchiare mia madre,
quando ero
piccolo. E dopo la prima volta a cui ho assistito, ho giurato a me
stesso di
non infliggere mai quel genere di dolore a una donna, e di non lasciare
che
altri lo facessero. Perciò dopo quella sera, mi sono
promesso di tenerla
d’occhio.”
Draco non fu sorpreso di scoprire che Lucius era
riuscito ad essere
disgustoso anche in un altro mondo. Era pronto a scommettere che era lo
stesso
in tutti i mondi. “Quindi
siete
diventati amici?”
L’altro Draco scrollò le
spalle. “Penso di poterla definire così. Vedi, io
sono un adolescente, e gli adolescenti spesso si ribellano al volere
dei loro
genitori. Avevo già cominciato a ribellarmi un paio di anni
fa – facevo del mio
meglio per cacciarmi nei guai e sfidare mio padre. Ma quando ho saputo
che
Potter si era lentamente fatto strada nella mia
parte – e si incontrava con mio
padre
– ho deciso che il miglior modo per voltare le spalle a mio
padre fosse non
solo fare amicizia con una mezzosangue, ma rinunciare a ogni sorta di
progetto
di diventare un Mangiamorte.” S’interruppe e rise.
“E sai, il buffo è che mio
padre non se n’è neanche accorto. Ma mi andava
bene, perché diventavo sempre
meno interessato a quella strada, dopotutto. Così ho smesso
di essere il solito
coglione. Ho smesso di prendere in giro gli altri. Ho smesso di
tormentare i
miei compagni di classe. Tiger e Goyle – a loro non
è piaciuto il mio
cambiamento, e hanno smesso di frequentarmi. Ma Pansy e Blaise
– loro sono
stati più fedeli. Erano pronti a seguirmi – ed
è quello che hanno fatto.”
Cominciava tutto ad avere un senso, per Draco.
“Quindi è per questo che
Pansy e Blaise erano a conoscenza di ciò che ha fatto
Hermione?”
“No, quella è stata una
coincidenza. Per puro caso si trovavano con me la
notte in cui la Granger è venuta da me, sanguinando a morte.
Mi hanno aiutato a
guarirla. E dopo che lei ci ha raccontato l’accaduto, mi
hanno aiutato entrambi
a mandarla via. Non stavano proprio aiutando lei,
quanto me. Sapevano
che io..” La voce divenne un sussurro. Abbassò lo
sguardo verso il pavimento.
“Sapevano che tenevo a lei.”
Draco chiuse leggermente gli occhi e
sospirò. “E.. Hermione
sa che tieni a lei?”
Il ragazzo di fronte a lui scosse la testa.
“Certo che no. Cioè, non sto
dicendo che sono innamorato di lei o cose del genere. Ero solo..
preoccupato
per lei. Non volevo che venisse mandata ad Azkaban per aver fatto, per
difesa
personale, una cosa che io avrei
fatto volentieri senza nessuna
provocazione. Azkaban l’avrebbe uccisa, e non potevo lasciare
che succedesse.
Non a causa di Harry maledetto Potter.” Fece una pausa e
guardo Draco con uno
sguardo curioso. “Ma.. solo per curiosità..
com’è Hermione Granger nel tuo
mondo?”
La domanda la colse alla sprovvista. In un primo
momento, non seppe come
rispondere. Formulò velocemente le parole nella sua mente,
ma cominciò a
parlare prima di capire cosa stesse facendo.
“Lei era.. incredibile,”
rispose calmo. Adesso era il suo
turno di fissarsi le mani. “La maggior parte del tempo ti
faceva infuriare. Era scocciante. Una so-tutto-io. Aveva sempre la
risposta
pronta, ed era in grado di insultarmi con estrema facilità,
come se non dovesse
neanche pensarci – le
parole erano
sempre lì, pronte. E
posso dire che
ne aveva di belle. Probabilmente sarebbe riuscita anche a ferire i miei
sentimenti, una o due volte, se me ne fosse davvero importato qualcosa
di
quello che lei pensava di me. Era gentile. Disponibile. Altruista.
Intelligente, spiritosa, con un talento incredibile per quanto riguarda
la
magia. La consideravano tutti la strega più brillante del
nostro anno, e non
potrei essere più d’accordo. Era adorabile.
Dolce. Era.. bellissima.”
E fu in quel momento che sentì le
lacrime riempirgli gli occhi. Deglutì con
forza, cercando di rimandare giù il groppo che gli si era
formato in gola. “Lei
era..” La voce gli si bloccò in gola.
“Era tutto.”
Sentiva gli occhi dell’altro Draco che lo
fissavano. Per un attimo, nessuno
dei due parlò.
Ma poi il ragazzo di fronte a lui si
schiarì la gola. “Io, mh, non ho potuto
fare a meno di notare che parli di lei al passato. Come mai?”
“Perché Hermione Granger nel
mio mondo è morta,” rispose con
semplicità.
Non c’era bisogno di addolcire la sua risposta –
era così. Non avrebbe potuto
essere più esplicito.
Sentì l’altro Draco inspirare
bruscamente.
“Oh,” disse. “Wow,
è.. è terribile. Cosa è
successo?”
“Un Mangiamorte l’ha
uccisa,” rispose Draco.
“Oh, cielo. Mi dispiace. Non riesco a
immaginare come mi sentirei io se
Harry fosse riuscito a uccidere la
Granger. Un mondo senza Hermione è..”
“.. un mondo in cui
non vale la pena
di vivere,” disse Draco sottovoce.
I due si guardarono. Lo sguardo nei loro occhi
parlava da solo. Non c’era
bisogno di dirlo ad alta voce – sapevano entrambi cosa
provava l’altro per la
rispettiva Hermione.
“Ascolta,” disse Draco
all’improvviso. “TI darà qualche
consiglio
amichevole. Se provi qualcosa per lei, glielo devi dire. Vedi, la mia Hermione è morta prima che
potessi
dirglielo. Ci penso tutti i giorni, e me ne pento. Non
hai idea di quanto me ne pento. Ma mentre mi dispero per
questo, devo anche convivere con il senso di colpa di sapere che
è morta a
causa mia; a causa di quello che
provavo per lei. Ma questo senso di colpa non è abbastanza
da farmi desiderare
di non averla mai amata – perché amarla
è stata la miglior cosa che io abbia mai
fatto in tutta la mia vita, e se
potessi cancellare gli ultimi due mesi in
cui lei non c’è stata, e cambiare solo una cosa,
avrei trovato un piano come il
tuo e saremmo andati via da nostro mondo, e avrei passato il resto
della vita
con lei, senza un solo problema al mondo. E vedi, tu
puoi ancora farlo. Non è troppo tardi per te.”
L’altro Draco lo fissò con
soggezione. Sembrava aver perso le parole.
Ma a Draco non dispiaceva.
All’improvviso, non gli andava più di parlare di
Hermione. Era troppo.. doloroso.
Per sua fortuna, fu salvato da un altro crack,
e Hermione si materializzò nella sala comune. Entrambi
furono sorpresi di
vederla tornare così presto.
“Hermione!” esclamò
l’altro Draco, saltando su dal divano e correndo verso
di lei. “Che cosa è successo?”
“Beh.. gli ho detto tutto,”
rispose lentamente. “Gli ho spiegato come
funziona il Veritaserum, e gli ho detto che se lo avessi bevuto, gli
avrebbe
confermato che dicevo la verità. Ma mi ha detto di non
farlo, perché mi avrebbe
creduta anche senza.”
“E?”
“E dovrò presentare il caso al
Ministero della Magia dopodomani. Silente
sembra abbastanza sicuro, dice che non devo preoccuparmi di finire ad
Azkaban.
Ha anche detto che è un bene che tu non sia riuscito a
nascondere del tutto la
cicatrice, perché sarà sicuramente
d’aiuto per dimostrare che agivo per difesa
personale. A quanto pare, Silente conosce delle streghe che hanno
poteri
psichici e, a quanto pare, quando ti toccano riescono a vedere il tuo
passato,
quindi sarà senza dubbio in grado di vedere che Harry mi ha
davvero attaccata.
Tutto sommato, credo che andrà tutto bene.”
“Granger, è
meraviglioso,” disse Draco. Si avvicinò a lei e le
diede un
breve abbraccio.
“È tutto merito
tuo,” disse lei, raggiante. Sciolse l’abbraccio.
“Onestamente, non potrò mai ringraziarti
abbastanza – per avermi aiutata, per
avermi convinta a tornare..”
Draco agitò la mano con noncuranza.
“Non ci pensare, Granger.”
“Mi dispiace, non posso,”
insistette lei. Si mise sulle punte e gli diede
un bacio sulla guancia.
Draco sorrise. “Bene, immagino che il mio
lavoro qui sia finito.”
Hermione sobbalzò. “Oh,
giusto! Il medaglione!” Si voltò verso
l’altro
Draco e disse, “Ti prego, dimmi che ce l’hai
ancora.”
Lui le fece l’occhiolino. “Ce
l’ho ancora.” Aprendosi il colletto della
camicia, tirò fuori una catenina, che aveva portato al collo
per tutto il
tempo. Se la tolse e la tenne in mano. “Dimmi quando sei
pronto,” disse a
Draco.
Draco annuì. “Sono
pronto.” Si voltò verso Hermione.
“Prenditi cura di te,”
disse, stringendole lentamente il braccio.
“Anche tu,” disse lei
dolcemente.
Lui annuì all’altro Draco.
“Fallo.”
Il ragazzo sorrise. Chiuse la mano intorno al
medaglione e sussurrò,
“Aperio.” Ancora una volta, il portale si
aprì davanti a lui.
Draco si voltò per attraversarlo, ma
Hermione immediatamente gli afferrò un
braccio per fermarlo e, con sua immensa sorpresa, lo strinse in un
altro
abbraccio.
“La Stanza delle
Necessità,” gli sussurrò
all’orecchio.
“Che?” Draco abbassò
lo sguardo su di lei, confuso.
Lei gli sorrise. “L’altra sera,
quando sono arrivata in ritardo per la
ronda, ero lì: nella Stanza delle Necessità. Non
riuscivo a ricordarmelo – non
so perché, ma non riuscivo. Ma mi ricordo ora. Mi ricordo
tutto. Devi andarci.”
“Cosa? Perché?”
“Fallo e basta,” disse lei.
“Promettimi che lo farai.”
“Granger – la Stanza delle
Necessità appare solo a colo che hanno bisogno
di qualcosa. Cosa dovrei pensare
per entrarci?”
Lei ghignò. “Vai e percorri il
corridoio tre volte, pensando all’unica cosa
di cui hai bisogno – o che vuoi
più
di tutto. Non dovrebbe essere troppo difficile. Credo che penserai alla
cosa
giusta.”
“Ma -” cominciò a
protestare Draco.
Ma Hermione lo interruppe. “Promettimelo!
Oh, e,” frugò nella tasca ed
estrasse l’altro medaglione, “voglio che tu prenda
questo. In caso tu decida di
voler tornare in questo mondo. Porta un amico, se ti va.” Gli
fece l’occhiolino
all’ultima parte.
Draco si allungò e prese il medaglione. “Grazie,”
disse esitante. Era confuso da quel
comportamento improvviso, ma pensò che assecondarla fosse la
miglior cosa.
“Addio, Granger.. Hermione.”
“Addio, Draco.”
Draco si mise di fronte al portale, ma
s’interruppe prima di attraversarlo.
Si voltò verso il ragazzo che era la sua copia, e disse,
“Ricorda quello che ti
ho detto.”
L’altro Draco annuì.
“Lo farò.”
Con un’ultima occhiata a Hermione, Draco
attraversò il portale e si lasciò
quel mondo alle spalle.
Silente e Harry non erano più nella sala
comune quando Draco vi fece
ritorno. Non si aspettava che fossero ancora lì per lui,
visto che non avevano
idea di quanto tempo sarebbe stato via – e se sarebbe mai
tornato. Quando entrò
nella stanza, era buio, con solo la luce della luna che entrava dalla
finestra.
Era pomeriggio quando era andato via, e fu sorpreso di vedere quanto
tempo era
passato mentre era via. Immaginò che i viaggi dimensionali,
per quanto
sembrassero brevi, probabilmente richiedevano più tempo del
previsto.
Era stanco morto, e valutò
l’idea di andare direttamente a letto. Ma poco
meno di trenta minuti dopo, si ritrovò davanti alla Stanza
delle Necessità, a
fissare il muro spoglio di fronte a lui. Non aveva idea del motivo per
cui si
trovasse lì, se non perché Hermione era stata
così insistente. Aveva ceduto
facilmente – la sua curiosità aveva avuto la
meglio su di lui. Per non parlare
del fatto che glielo aveva promesso.
La Stanza della Necessità sarebbe
apparsa solo a chi avesse avuto bisogno
di qualcosa, e Draco non aveva la più pallida idea di cosa
fosse quel qualcosa.
Hermione gli aveva detto di passarvi davanti tre volte, pensando a una
cosa di
cui aveva bisogno, ma sarebbe stato più utile se gli avesse
suggerito cosa
potesse essere.
La prima volta, passò davanti al muro
spoglio pensando che aveva bisogno di
fare qualcosa di più produttivo con il suo tempo.
La seconda volta, passò davanti al muro
spoglio pensando che aveva bisogno
di dormire.
La terza volta, passò davanti al muro
spoglio pensando che questa cosa
avrebbe funzionato solo se avesse pensato alla stessa cosa tutte e tre
le volte
che faceva il percorso.
Sospirando, annoiato, fu sul punto di arrendersi.
Eppure, continuò a fare
avanti e indietro. Di cosa aveva bisogno? Che cosa voleva?
C’è una sola risposta a questa domanda,
pensò, spostandosi sulla
destra. Ho bisogno di Hermione – di
quella
vera. Si spostò sulla sinistra. Ho
bisogno
di lei qui, a dirmi che tutto ciò è ridicolo
– che non potrò mai avere quello
che mi serve o quello che voglio. Si spostò ancora
verso destra. Perché tutto quello
di cui ho bisogno è lei.
E all’improvviso, davanti a lui apparve
una porta.
Draco indietreggiò. “Ma che
diavolo?” mormorò. Allungò un braccio
per
toccarla, per vedere se era vera. E infatti, era molto
vera.
Corrugò la fronte. Non aveva senso.
Perché mai era apparsa la stanza per
lui? Non era una vera e propria necessità la sua. Certo, la
Stanza delle
Necessità doveva essere più furba di quello che
sembrava. O no?
C’era un unico modo per rispondere a
quella domanda: afferrò la maniglia,
la girò, ed entrò nella stanza.
All’interno della stanza era buio pesto,
perché non c’erano finestre. Estraendo
la bacchetta, Draco sussurrò, “Lumos.”
La luce sulla punta della sua bacchetta non fu di
grande aiuto, ma almeno
gli consentì di vedere a qualche passo di distanza da lui.
La puntò prima verso
destra, dove tutto quello che vide furono un paio di sedie. Quando la
puntò
alla sua sinistra, vide un tavolo con sopra dei fiori. Quando la
puntò diritto
davanti a sé, vide un.. letto?
Oh, ma certo. Un letto! Era così stanco
e aveva pensato che aveva bisogno
di dormire, e la Stanza si era trasformata in una camera da letto
perché lui
potesse dormirci. Molto intelligente – e decisamente
deludente.
Poco impressionato dalla sua scoperta, stava per
fare un passo indietro
verso la porta, quando la luce della sua bacchetta si spostò
così che potesse
vedere meglio il letto. E con sua grande sorpresa, notò che
c’era qualcuno nel letto.
“Per la miseria,”
borbottò. Si avvinò al letto, anche se il
cervello gli
diceva di scappare a gambe levate da quella stanza. Ma la sua
curiosità ebbe
ancora una volta la meglio.
Avrebbe potuto giurare che, avvicinandosi al letto,
la luce della bacchetta
sia era fatta sempre più luminosa. Guardò la
figura stesa perfettamente davanti
a lui. Era una ragazza, ma non vide la sua faccia finché non
si trovò accanto
al letto.
E quello che vide lo lasciò senza fiato.
Lì, addormentata sul letto,
c’era Hermione Granger – la sua
Hermione Granger – serena,
bellissima.. e molto viva.
Nota della Traduttrice: TA-DAAAAAAAAAN! Lo so,
sono imperdonabile, vi avevo detto che questo capitolo sarebbe arrivato
presto
e invece vi ho fatto aspettare una vita, ma.. sono 5.900 parole! 13
pagine su
Word! Ed io stavo anche preparando un esame, e siamo sotto Natale, e i
regali, ed
io.. T____T scusate.
ad ogni modo, siamo quasi alla fine eh? Lo so che fra voi e voi starete
dicendo
“Ma che diamine, mancano ancora OTTO capitoli, che altro ci
sarà da dire?” ma
abbiate pazienza, mie care lettrici, perché la vostra
pazienza sarà ben
ripagata! J
Non voglio promettervi di riuscire a postare il nuovo
capitolo prima di Natale, quindi – giusto per stare sicuri
– gli auguri ve li
faccio adesso. Magari nel prossimo vi auguro buon anno, o buona befana!
XD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** To Sleep ***
Nota della Traduttrice: ecco a voi il nuovo
capitolo! Ce l’ho fatta! Questo capitolo è per Teya, che il 1 Gennaio compie gli anni
(auguroni in anticipo ;)) ma
anche per tutte voi che commentate sempre,
mi fa un piacere immenso leggere le vostre recensioni! Scusate se non
ho il
tempo di rispondere a tutte, ma sono davvero sommersa di studio!
Sappiate però
che vi leggo tutte, dalla prima all’ultima, e sono sempre
contentissima quando
vedo una nuova recensione! Detto questo, buona lettura, e buon anno!
To Sleep (Dormire *)
Doveva essere un sogno.
O un’illusione.
Eppure nessun sogno sarebbe mai potuto sembrare
così reale, e nessuna
illusione avrebbe potuto essere fisicamente toccata.
E quando Draco allungò una mano e accarezzò
dolcemente il volto di Hermione,
poté sentire la sua pelle morbida contro la sua –
ed era decisamente reale.
Non appena la sua mano ebbe toccato la ragazza,
Draco si scosse
immediatamente e fece alcuni passi indietro. Il respiro, quando
riuscì a
ritrovarlo, divenne affannato.
“Granger?” sputò,
quando ebbe trovato anche la voce. “Hermione?”
Il suono della sua voce però non
scaturì alcuna reazione in lei. Non si
mosse; non fece altro che restare lì, immobile.
L’unica conferma al fatto che
fosse viva era l’alzarsi e abbassarsi del suo petto quando
l’aria entrava e
usciva.
Il cuore gli martellava così forte nel
petto che per un attimo pensò gli
avrebbe spaccato le costole; batteva così forte che riusciva
a sentirlo – ed era
l’unico suono nella
stanza che potesse essere sentito.
Fino a quando, pochi secondi dopo, la stanza
s’illuminò e una voce alle sue
spalle sussurrò, “Oh Signore.”
Draco sussultò al suono della voce, e si
voltò immediatamente. Madama Chips
sostava sulla porta, la camicia da notte coperta da una sottile
vestaglia
floreale. L’espressione sul suo volto era un misto di
sorpresa e
preoccupazione.
“Oh Signore, oh Signore,”
ripeté. Entrò nella stanza, e la porta si chiuse
automaticamente alle sue spalle. “L-lei non può
stare qui.”
“Che
cos’è?” le chiese Draco, intontito.
“Come è possibile?”
Madama Chips ignorò la sua domanda.
Invece, focalizzò l’attenzione nella
ricerca di qualcosa nella tasca della sua vestaglia. “M-mi
dispiace, ma devo..
devo farlo.” Finalmente, estrasse la bacchetta.
“Devo cancellarle la memoria.”
“Cancellarmi la
memoria?” ripeté
Draco, confuse. Ma poi tutto gli fu chiaro – gli avrebbe
fatto dimenticare
tutto quello che aveva appena visto. Gli avrebbe fatto dimenticare
Hermione.
“No!” gridò lui. Con
una mano tremante, puntò la sua bacchetta di fronte a
lui, come se potesse riflettere qualsiasi incantesimo lei provasse a
fargli. Ma
Madama Chips doveva aver pensato che stesse per farle una maledizione,
perché indietreggiò,
impaurita.
Draco capì immediatamente che doveva
apparire minaccioso, ma non gli
importò. L’unica cosa che gli importava in quel
momento era ottenere qualche
spiegazione, prima di perdere la memoria.
“Che
cos’è?” ripeté con voce
strozzata.
“N-non posso dirlo,”
balbettò Madama Chips. “Non può
saperlo.. non dovrebbe
essere qui.. io non posso..”
“Me lo dica!” sbottò
Draco. Strinse la presa sulla bacchetta e raddrizzò il
braccio. A denti stretti, disse, “Devo saperlo. Che cosa
-”
“Che sta succedendo?”
Per un attimo, Draco immaginò di essere
stato lui a pronunciare quelle
parole. Ma dando un’occhiata alle spalle
di Madama Chips, si accorse che era arrivato Silente, con un la fronte
corrugata e il volto accigliato.
“Signor Malfoy,” disse il
Preside, calmo. “Draco.
Abbassa la bacchetta.”
“Stava per cancellarmi la
memoria!” strillò Draco.
Silente incrociò lo sguardo
dell’infermiera. Tornando a guardare Draco,
disse, “Non lo farà. Tu metti via la bacchetta, e
ti spiegherò tutto.”
“Albus!” esclamò
Madama Chips. “Non possiamo -”
Silente alzò una mano per zittirla.
“Poppy, non possiamo continuare a
nasconderlo a lungo. Il signor Malfoy qui presente si merita una
spiegazione.”
“Ma -”
“Poppy, puoi andare ora,” disse
Silente. Le sorrise rassicurante.
Sembrava che la donna volesse protestare, ma non
disse niente. Alla fine,
annuì bruscamente, abbassò la bacchetta e
lasciò la stanza.
Non appena fu uscita, Silente disse,
“Allora, com’è andata
nell’altro
mondo? Immagino sia andato tutto bene, no?”
Draco fissò il vecchio dinanzi a lui.
“Sì, è andato tutto bene, e la
aggiornerò dopo. Ma nel frattempo, non provi a cambiare
argomento. Quella è Hermione,”
disse, indicando la ragazza
nel letto. “La nostra
Hermione.”
Silente annuì. “Esatto, è proprio
la nostra Hermione.”
“Ed è viva!”
“Sì. Hai nuovamente
ragione.”
“Ma come?”
Silente indicò le due sedie vicino al
muro. “Siediti, Draco.”
Incrociando le braccia al petto, Draco disse,
“Preferisco stare in piedi,
grazie.”
“Molto bene,” disse Silente,
annuendo. Passò accanto a Draco, fermandosi ai
piedi del letto.
“Sono abbastanza soddisfatto del sistema
di sicurezza che ho imposto su
questa stanza,” disse. “Mi avvisa nel momento
esatto in cui qualcuno entra. Ad
ogni modo, sei solo la seconda persona – l’altra
Hermione Granger è stata la prima,
ovviamente. Immagino tu l’abbia
saputo tramite lei?”
Draco annuì. “Esatto.
Evidentemente non le avete cancellato la memoria bene
quanto vi aspettavate.”
“Forse. Ma sono più incline a
pensare che l’incantesimo abbia semplicemente
perso l’effetto nel suo mondo. Gli incantesimi non sempre si
trasmettono bene,
da una dimensione all’altra.”
“Non mi sembra dispiaciuto di aver usato
quell’incantesimo su di lei,”
disse Draco.
“Ma certo che sono
dispiaciuto,” disse Silente. “Mi rammarico di
essere
stato costretto a farlo. Ma sentivo che era meglio compromettere il
ricordo di
una ragazza, che la sicurezza di un’altra. Non poteva
rischiare che lo dicesse
a qualcuno – specialmente alla persona sbagliata.”
“La persona sbagliata?”
borbottò Draco. “Cioè, tipo a me?”
“Tipo a chiunque,”
replicò
Silente. “A dire la verità, le uniche persone a
conoscenza di questa storia, in
tutta la scuola, sono la professoressa McGranitt e Madama Chips, oltre
a me. E
adesso, tu.”
“Io non so niente,”
lo corresse
Draco.
“Non ancora. Ma è giusto che
tu riceva una spiegazione. Il che è
esattamente quello che sto per fare.”
Si spostò su un lato del letto
è abbassò lo sguardo su Hermione. “Come
puoi
vedere, lei è viva. Ma
temo non
reagisca molto.”
“E perché no?”
chiese Draco.
Silente sospirò. “Sarebbe
meglio cominciare dall’inizio: la mattina di
Natale, la professoressa Cooman ha avuto una visione, durante la
colazione. Era
alquanto diversa dalle sue solite visioni – in altre parole,
sembrava alquanto sincera. Ha
cominciato a
mormorare qualcosa su una strega babbana in pericolo – che
sarebbe morta
quel giorno. La sua visione è stata abbastanza breve, e
vaga, ma terminata,
sono stato in grado di ottenere altre informazioni da lei, anche se
è stata
molto confusa nei dettagli. Il più delle volte non ricorda
neanche le visioni.
Ad ogni modo, è riuscita
a dirci che
la strega babbana era la signorina Granger, e che sarebbe stata in
pericolo giù
a Hogsmeade. La professoressa McGranitt ed io siamo partiti
immediatamente. Ci
siamo affrettati verso Hogsmeade, ma quando vi abbiamo trovato, il
danno era
già stato fatto – Hermione era già
stata pugnalata. Così, mentre correvamo
verso di voi, la McGranitt ha lanciato un incantesimo per impedire al
Mangiamorte di scappare ed io, nel frattempo, ho sciolto
l’incantesimo che vi
aveva fatto lui.”
Draco annuì. “Me lo ricordo. E
poi siete venuti verso di noi, da Hermione,
e lei ha provato a guarirla con un incantesimo.”
“No, Draco, non cercavo di
guarirla.”
“Che cosa?”
Un sorrisetto ambiguo apparve sulle labbra del
vecchio. “Quando ho visto la
ferita della signorina Granger, ero seriamente preoccupato. Sembrava
molto
grave.. ma certamente non fatale. E sapevo sin da quel momento che
poteva
essere guarita. Ma non potevo lasciarlo capire a tutti.”
Draco corrugò le sopracciglia, confuso.
“Ma che sta dicendo? Voglio dire,
l’ho vista io stesso eseguire l’incantesimo su di
lei. L’ho sentita
io.”
Silente annuì. “Mi hai
sentito, è vero. Ma non era un incantesimo per guarirla, quanto piuttosto uno per
cullarla in un sonno profondo.”
Draco cominciava a capire. “Un sonno
così profondo che.. sembrava come se
fosse..”
“Morta,” concluse Silente per
lui.
Draco scosse categoricamente la testa, mentre
cominciava a camminare avanti
e indietro. “No. No, non lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe
fatto in modo che
sembrasse morta senza dirlo a
nessuno..”
“Oh, si invece. E l’ho fatto.
Inizialmente, era solo per farlo credere al Mangiamorte. Volevo che
fosse
convinto di aver raggiunto il suo obiettivo.”
“Beh, ha funzionato. Ci ha creduto. E
allora per quale dannato motivo non
l’ha mai detto a nessuno?”
“È complicato,”
rispose Silente. “Il piano originario era di riportarla a
scuola e guarirla, senza far sapere a nessuno, inizialmente, che era
viva.
Perciò abbiamo sistemato questa stanza, perché ci
serviva un posto sicuro dove
nasconderla, con poche possibilità che qualcuno la trovasse.
Essendo la stanza
occupata da noi, non si sarebbe aperta per nessun altro,
purché il bisogno di
questa persona non fosse strettamente legato alla signorina Granger
– ed è
così, immagino, che si è aperta per te. Abbiamo
imposto un incantesimo per
impedire a chiunque volesse farle del male di entrare, e
l’incantesimo di
sicurezza di cui ti ho parlato prima per avvisare me o Madama Chips se
qualcuno
si fosse introdotto.
“Poi mi sono affrettato a chiamare uno
dei migliori Medimaghi del mondo per
aiutarla. La signorina Granger non aveva avuto problemi a guarire, a
dire il
vero. Immagino che forse il suo profondo stato di incoscienza abbia
aiutato il
processo. Ad ogni modo, nonostante il fatto che le ferite erano quasi
sparite,
e non c’era alcun danno permanente, lei non riusciva a..
svegliarsi.”
“È in coma,”
mormorò Draco. “E allora? Era in coma. Di certo
non era morta! Perché
avete tenuto una cosa del
genere nascosta a delle persone che erano completamente devastate dalla
sua
‘morte’: i suoi amici.. la sua famiglia?”
“A dire la verità, i suoi
genitori hanno molto a che fare con il motivo per
cui l’abbiamo tenuto segreto,” disse Silente.
“Li abbiamo informati subito
della situazione, e si sono affrettati a venire qui per stare con lei.
Ma dopo
alcuni giorni in cui non succedeva niente, hanno deciso di tornare a
casa,
chiedendoci di continuare a fare tutto quello che era in nostro potere
per
svegliarla. Ci hanno anche chiesto di non dire a nessuno che era viva;
ovviamente erano preoccupati che la sua vita sarebbe stata nuovamente
in
pericolo se lo avesse scoperto la persona sbagliata. Ho detto loro che
potevano
portarla a casa con loro, ma entrambi hanno ritenuto che questo fosse
il luogo
più sicuro per lei – dove avrebbe ricevuto le cure
migliori, con più
possibilità di guarigione.”
Con la mente assente, Draco finì per
sedersi su una delle sedie. “I suoi
genitori lo sapevano,” disse, come se parlasse a se stesso.
“Ecco perché non
venivano a prendersi le sue cose.”
“Esatto,” disse Silente.
“Continuavano a sperare che si sarebbe svegliata,
perciò non voleva portare le sue cose a casa. Immagino che
facendolo, sarebbe
stato come arrendersi e rinunciare a ogni speranza che si svegliasse.
Ad ogni
modo, dopo due mesi in cui niente è cambiato, hanno infine
deciso di portarla a
casa. Perciò ho mandato Potter nel vostro dormitorio per
raccogliere le sue
cose per loro.”
“E a quel punto è arrivata
l’altra Hermione.”
Silente annuì. “Sì.
È arrivata, ed io l’ho interpretato come un
segnale che
i Granger non dovevano rinunciare a ogni speranza. Sono riuscito
parlare con
loro, a convincerli ad aspettare ancora qualche settimana, e ho
ricordato loro
che questo era il posto più sicuro. Alla fine hanno
acconsentito. Ma.. fino ad
ora, nessun cambiamento. Non saprei dirti quanti dei miei
più cari amici ho
fatto venire qui per esaminarla – nessuno di loro
è stato in grado di capire
come aiutarla.”
Draco fissò lo sguardo sulla ragazza
distesa così beatamente sul letto e
deglutì con forza. Come poteva essere vero? Il suo solo e
unico sogno, quello
di vedere di nuovo Hermione Granger viva, si era realizzato –
solo che era un
semplice assaggio. Era stata in quello stato comatoso per
più di due mesi
ormai, e le possibilità che si svegliasse si riducevano
sempre più. Era una
scoperta così crudele; Draco desiderava quasi di non averlo
saputo.
“Quindi, cosa succede se non si
sveglia?” chiese, la voce appena più forte
di un sussurro.
“I suoi genitori verranno a prendersela,
e decideranno cosa fare.”
Draco chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.
“Non c’è nient’altro da
fare?”
“A questo punto, non mi viene in mente
niente che non sia già stato
provato. Guardandola, in questo momento, sembra una giovane donna in
perfetta
salute, che è semplicemente.. addormentata.
Ma non reagisce a niente – né alla voce dei suoi
genitori, né al loro tocco. È
quasi come si rifiutasse di riconoscere che è viva; come se
fosse bloccata in
una specie di mondo sei sogni in cui si è abituata a vivere
– o che crede sia
reale. È una delle tante teorie. Ma la sfortunata
verità è che semplicemente
non sappiamo perché non si sveglia, e temo che
più a lungo rimanga così, meno
possibilità ci siano che si riprenda.”
“Caspita.”
Era l’unica parola che veniva in mente a
Draco. All’improvviso, dovette
domandarsi se questo stesso era un
sogno. Meno di un’ora prima, credeva che Hermione fosse
ancora morta, e adesso
era venuto a sapere che era ancora viva, ma completamente incosciente a
tutti e
tutto, perché era probabile che vivesse in un mondo dei
sogni –
Draco spalancò gli occhi e si
alzò di scatto dalla sedia. “So come
aiutarla!” esclamò.
Cominciò a camminare furiosamente,
eccitato, come se i pensieri avessero
cominciato a rivoltarsi nella sua testa. Silente lo guardò
con curiosità, e
sembrò alquanto interessato a quello che Draco aveva da dire.
Era stato l’accenno al mondo dei sogni ad
aver catturato la sua attenzione.
All’inizio non ci aveva fatto caso, anzi, ci aveva messo
qualche secondo a
capirlo. Ma poi, era convinto di cosa bisognasse fare.
Da quando Hermione è morta –
voglio dire,da quando io ho creduto
che Hermione fosse morta,” spiegò Draco,
“ho cominciato
a fare questi sogni, su di lei. La sognavo più o meno ogni
volta che mi
addormentavo. E ogni volta lei veniva da me, e parlavamo, e sembrava
tutto
normale, ma poi ogni volta.. moriva. E per tutto questo tempo, io dato
per
scontato che fosse il mio subconscio che si prendeva gioco di me
– che fosse
perché facevo fatica ad accettare la sua morte. Ma in questi
sogni.. non so
come spiegarlo. Sembrava sempre così reale.
Ma poi, qualche notte fa, non ne potevo più, e nel sogno, le
ho detto di
andarsene – di lasciarmi in pace. E non l’ho
più sognata.”
Silente sembrava interessato. “Dove vuole
arrivare di preciso, signor
Malfoy?”
Draco smise di camminare e guardò
Hermione. “Signore, pensa sia possibile
che in ognuno di quei sogni, lei fosse davvero
lì? Come se magari.. in qualche modo.. il mio
subconscio e il suo fossero
connessi?”
“Direi che è assolutamente
possibile,” rispose Silente. Draco poté vedere
ancora una volta il famoso
luccichio nei suoi occhi.
“Signore, penso di poterla salvare, ma mi
servirà il suo aiuto.”
“Aspetta, rallenta un attimo, Draco. Non
sappiamo per certo che quello che
stai dicendo sia vero -”
“E chi se ne
frega?” sbottò
Draco, pentendosi immediatamente di aver usato quel tono duro. Con voce
più
morbida, disse, “Quello che voglio dire è che se io e lei abbiamo una specie di
connessione, non ci sarà alcun
pericolo se cerco di connettermi di nuovo con lei. Forse ora,
conoscendo la
situazione, sarò in grado di aiutare lei a riconoscere lo
stato in cui si
trova. Che funzioni o no, di certo non può farmi
male.”
“Non saprei..”
“Per favore, signore,” disse
Draco. Lo stava implorando, e temeva che in
pochi secondi si sarebbe inginocchiato per supplicarlo. “Per
favore, mi lasci
provare. Se non funziona.. non funziona e non potrà fare
alcun male.
Dannazione, le permetterò addirittura di modificarmi la
memoria se non
funzione, e tornerò a credere che sia morta. Ma se dovesse funzionare..”
Silente lo guardò pensieroso. Per un
attimo rimase in perfetto silenzio.
Spostò lo sguardo da Draco a Hermione, per poi tornare a
Draco e dire, con un
sospiro, “Immagino che male non possa fare. Di cosa hai
bisogno?”
“Distillato
della Morte Vivente,”
rispose Draco. “Ho sentito che è ottimo per
indurre le persone in un sonno
profondo.”
“Sì, è
vero,” convenne Silente, “ma forse anche
è un po’ troppo
profondo.”
“Perfetto. Mi servirà qualcosa
di forte per impedirmi di svegliarmi subito.
E mi servirà anche qualche tipo di pozione per sognare con
lucidità, perché
dovrò essere cosciente di tutto nel sogno, se possibile.
Può procurarmeli?”
Uno sguardo scettico apparve sul volto di Silente.
“Certo che posso, ma non
sono sicuro che lo farò.
Facendoti addormentare
profondamente, potrei anche metterti in pericolo, specialmente se al
contempo
prendi una pozione per sognare con lucidità. Non ho idea di
come reagiscano
l’una con l’altra queste due pozioni.”
“Beh, è un rischio che sono
disposto a correre,” disse Draco. Si avvicinò
al letto e abbassò lo sguardo su Hermione. “E se
non mi aiuta lei, lo farò da
solo.”
“Potrei cancellarti la memoria in questo
preciso istante, lo sai,” disse
Silente. Non lo disse come una minaccia, ma come un dato di fatto.
Draco annuì. “Ma non lo
farà.”
Silente non ribatté – sapevano
entrambi che era vero. Silente voleva vedere
Hermione svegliarsi quanto lo voleva Draco, o i genitori di Hermione.
Non si
sarebbe fatto sfuggire quest’opportunità, e
avrebbe fatto di tutto per aiutarla
a tornare. Draco lo sapeva perfettamente.
“Tornerò con le
pozioni,” disse Silente infine. “Resta qui nel
frattempo.
Non andartene finché non sono tornato.”
“Non vado da nessuna parte,” lo
rassicurò Draco. Non si guardò alle spalle
per vedere il preside andarsene; tenne lo sguardo fisso su Hermione.
Puntò la bacchetta verso una delle sedie
dall’altro lato della stanza e
disse, “Accio!”
immediatamente, una
delle sedie scivolò nella sua direzione, e lui si sedette.
Strinse fermamente
la mano di Hermione. Lei non reagì, ma non si era aspettato
che lo facesse.
Accarezzandole la mano con il pollice, Draco fece
un respiro profondo ed
espirò lentamente.
“Davvero ingegnoso, Granger,”
disse con una risatina. “Hai preso in giro tutti
quanti negli ultimi due mesi.
Fingere di essere morta? Molto infantile.”
Fece una smorfia. “Scommetto che non hai idea di quanto sei
mancata a tutti,
vero? Scommetto che sei così ingenua da aver pensato che
tutti si sono
già dimenticati di te. Che sono
andati tutti avanti. Beh, non l’hanno fatto. Io
non l’ho fatto. E sono pronto a scommettere che questo ti
sorprenderà
più di tutto.”
Odiava dover fare un monologo, e sapeva che a lei
non sarebbe piaciuto
questo fatto. Hermione era il genere di persona che voleva sempre la
possibilità di ribattere – di esprimere il suo
punto di vista.
Sperava con tutto se stesso di potergliela dare.
Perciò smise di parlarle, e si
sistemò meglio sulla sedia e la guardò.
Guardò il suo petto abbassarsi e risalire. Guardò
le sue palpebre tremare
appena, a confermare che stava sognando al momento.
Intrecciò le dita con le sue, sperando
di sentire anche il più piccolo
movimento della sua mano. Ma non sentì niente.
Non aveva idea di quanto tempo servisse a Silente
per tornare, ma gli sembrarono
passati solo pochi minuti quando, improvvisamente, il vecchio apparve
dall’altro lato del letto di Hermione, con
un’ampolla in mano.
“Questo è esattamente quello
che hai richiesto,” disse. Esitò un attimo
prima di porgere l’ampolla a Draco. “Sei sicuro di
volerlo fare?”
“Non sono mai stato più sicuro
di così in vita mia,” rispose Draco. Strinse
la mano intorno al vetro liscio e freddo, quando Silente glielo
passò.
Schiarendosi la gola, disse, “Le dispiacerebbe lasciarmelo
fare da solo? Cioè
-”
“Vuoi che me ne vada,” disse
Silente. Annuì lentamente. “Nessun problema.
Tornerò fra venti minuti per controllarti. Se non sei
sveglio tra mezzora, ti
sveglierò io. Adesso, potrebbe volerci un po’
perché la pozione faccia effetto,
quindi abbi pazienza.”
“Ok,” disse Draco. Fece un
mezzo sorriso e annuì, prima di mandare giù
tutto il contenuto dell’ampolla.
Silente lo osservò, come per controllare
che la pozione non avesse strani
effetti su di lui. Quando sembrò tutto normale,
posò gentilmente una mano sulla
spalla di Draco.
“Buona fortuna,” disse, e
uscì dalla stanza, lasciando Draco solo con
Hermione.
Velocemente, Draco si alzò dalla sedia.
Senza lasciare la mano di Hermione,
si sedette sul letto accanto a lei. Stendendosi, le baciò la
fronte e le
sussurrò in un orecchio, “Sto venendo a
prenderti.”
E questo fu l’ultimo ricordo, prima che
il mondo diventasse tutto nero.
* Il titolo di questo capitolo è
‘incompleto’. È una citazione famosa,
che
verrà completata dal titolo del capitolo successivo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Perchance to Dream ***
Perchance to Dream (E forse Sognare *)
Si svegliò in un sogno.
La prima cosa che notò dopo aver aperto
gli occhi fu che era steso
nell’erba alta. Quando rotolò sulla schiena e
guardò il cielo, si accorse che
era buio e nuvoloso. Ricordandosi improvvisamente che avrebbe dovuto
avere il
potere di modificare il suo sogno, mandò via le nubi scure e
scelse un cielo
azzurro e limpido.
Non appena questo pensiero gli ebbe attraversato la
mente, le nuvole
sparirono e spuntò il sole, brillante, a riscaldargli il
volto, accecandolo.
Chiuse gli occhi per proteggerli dalla luce e sorrise soddisfatto.
Probabilmente avrebbe funzionato.
Ma prima doveva trovarla.
Aprì gli occhi lentamente e
lasciò che si abituassero alla luce. Quando fu
nuovamente in grado di vedere, si alzò. Guardandosi intorno,
si accorse di
essere a qualche metro dal castello di Hogwarts, anche se
ciò che lo circondava
non era perfettamente dettagliato – ma pensandoci, i luoghi
nei sogni
somigliano raramente a quelli della vita reale. Per esempio, non
ricordava che
l’erba del parco fosse così alta, o che ce ne
fosse in quel punto. E non
ricordava neanche che il castello fosse così.. alto. Quando allungò il collo
per guardare in alto, notò che non
poteva vedere la cima – come se arrivasse ben oltre il cielo.
Abbassando lo sguardo sull’erba ai suoi
piedi, immaginò che questa fosse di
un rosa brillante, piuttosto che verde. Immediatamente, la
tonalità cambiò e si
ritrovò a guardare un prato di un colore ridicolo. Sorrise
fra sé e sé quando
pensò a quanto probabilmente Pansy l’avrebbe
adorata.
Cominciava a piacergli l’idea del sogno
lucido, ma non aveva tempo per
giocarci. Era lì per un motivo ben preciso, e il motivo era lei.
Non aveva idea del posto in cui cominciare a
cercarla. Ma non appena ebbe
cominciato a capire quanto potesse essere difficile, notò un
sentiero di pietre
che cominciava a emergere dal terreno davanti a lui. Cominciava giusto
davanti
ai suoi piedi e continuava per pochi passi.. e poi si fermava.
Incuriosito, fece un passo avanti. A quel gesto, il
sentiero si allungò di
qualche altro passo davanti a lui. Interessante,
pensò. Sembrava che il sentiero si muovesse con lui, come
per guidarlo. Ma
guidarlo dove? Guardando davanti a sé, tutto quello che
poteva vedere era una
foresta – forse la Foresta Proibita, che non era affatto
vicina al castello nel
mondo reale. Stringendosi nelle spalle, riprese a camminare. Ancora una
volta
il sentiero cominciò a formarsi – più
velocemente questa volta – e lo condusse
direttamente nella foresta.
Una volta dentro, la prima cosa che notò
fu che non c’erano animali –
niente fastidiosi scoiattoli, niente uccelli -
né alcun fruscio sugli alberi a mostrare la
presenza di alcuna creatura
vivente. Fu sorpreso di scoprire che la Foresta Proibita era ancora
più
misteriosa quanto era vuota e silenziosa.
Il sentiero di pietra era arrivato molto lontano
davanti a lui, perciò non
poteva vedere dove andava a finire. Ad ogni modo, la foresta sembrava
espandersi per miglia, e gli sembrava che ogni pochi metri ripassava
accanto
agli stessi alberi. Immaginò che la foresta gli stesse
mostrando solo quello
che lui aveva visto nella vita reale.
Questo non mi
porterà
da nessuna parte,
pensò, e si allontanò dal sentiero.
In quel momento, la foresta intorno a lui
sparì e si ritrovò accanto al
Platano Picchiatore. Avrebbe dovuto avere paura per la sua vita, visto
che il
Platano Picchiatore tendeva ad essere abbastanza pericoloso. Ma sapeva
di cosa
era capace lui stesso. Niente poteva succedergli senza il suo permesso.
Sperava
solo che la pozione per fare sogni lucidi durasse quanto quella per il
sonno
profondo.
Si guardò immediatamente intorno per
cercarla – ma non dovette guardare
molto lontano. La trovò poco distante dall’albero,
accanto al lago, sull’orlo
dell’acqua. Aveva le braccia strette intorno al petto, come
se sentisse freddo
e stesse cercando invano di trattenere quel poco calore che le era
rimasto. Lui
si rese conto che faceva abbastanza freddo, anche con il sole che li
riscaldava.
Lei indossava vestiti Babbani, e lui si
domandò se ci fosse un significato
nascosto dietro questo fatto. Dopotutto, il suo mondo dei sogni, fino a
quel
momento, era ambientato ad Hogwarts – e immaginava che
portasse la divisa
scolastica.
Ma poi si rese conto che indossava gli stessi abiti
Babbani del giorno in
cui era stata attaccata, quindi forse il significato non era poi
così
importante.
Rimase lì per quella che gli
sembrò un’eternità, limitandosi a
guardarla,
ma nei non si voltò neanche una volta nella sua direzione.
Semplicemente
continuò a tenere lo sguardo fisso sull’acqua con
un’espressione avvilita. Sembrava
così piccola e fragile, lì tutta sola, e il cuore
di Draco cominciò a spezzarsi.
Aveva passato così gli ultimi due mesi?
Non poteva permettersi per sprecare altro tempo.
Lentamente, cominciò ad
avvicinarsi a lei. Si accorse che non c’era alcun suono
intorno a lui – né il
cinguettio degli uccelli in lontananza, né lo scricchiolio
dei rametti che
schiacciava. Si chiese il perché di tutto quel silenzio, e
temette che quando
avrebbe provato a parlarle, non sarebbe uscito alcun suono. Era una
cosa comune
nei sogni – l’impossibilità di parlare
nel momento necessario.
“Granger?” disse quando le fu
accanto. Con gran sollievo, fu in grado si
sentire la sua voce; infatti, era alquanto sorprendente ascoltare quel
suono in
un mondo altrimenti silenziose.
Sperava di non averla spaventata, parlando
così all’improvviso. Ma lei non
sobbalzò al suono della sua voce. Invece, voltò
lentamente la testa e lo
guardò.
“Malfoy?”
I suoi occhi castani si
allargarono alla vista del ragazzo. “Tu.. tu
sei venuto da me?”
Lui annuì.
“Sì.”
Corrugando la fronte, lei voltò di nuovo
la testa verso il lago. “Perché? Pensavo
non volessi più vedermi.”
A Draco si bloccò il respiro in gola.
“Granger, non ho mai
voluto non vederti più. È solo che.. non sapevo
cosa stesse
succedendo. Ma adesso lo so. È per questo che sono
qui.”
Lei tremò leggermente. Subito, lui si
tolse i vestiti e glieli poggiò sulle
spalle.
“Grazie,” disse lei
educatamente. Abbassò lo sguardo sul terreno.
“Pensavo
che non ti avrei rivisto mai più.”
“Mi dispiace di averti detto di
andartene. Pensavo fosse quello che volevo,
ma non è così.”
Lei fece un mezzo sorriso e si girò
verso di lui. “Sei perdonato. Ma come
mi hai trovata? Come sei arrivato qui?”
Le restituì il sorriso. “Il
potere della pozione per dormire.”
Lei corrugò la fronte. “Quindi
sei davvero qui? Non ti sto solo
immaginando?”
“Sono davvero qui.”
“Quindi.. di chi è questo
sogno? È il mio? O il tuo?”
“Penso sia il nostro,
Granger.”
“Suona un po’ strano.”
“Lo so.” Lui si
voltò per guardare il lago. “Ma non lo
sarà ancora a lungo.
Ci sveglieremo presto.”
Un’espressione solenne apparve sul volto
della ragazza mentre scuoteva la
testa. “No. Tu ti
sveglierai, ma io no.”
“No, ci sveglieremo entrambi,”
la
corresse.
Lei girò sui tacchi e
cominciò ad allontanarsi da lui. “Non posso
svegliarmi – non vedi?”
“Sì che puoi, e lo farai.”
“Ma non so come!”
strillò lei, voltandosi improvvisamente per guardarlo in
faccia.
“Beh, faresti meglio a
capirlo,” disse lui, “perché
più tempo rimani così,
senza svegliarti.. più è probabile che non ti
sveglierai mai.”
“Magari è così che
deve andare,” disse lei tristemente. “Magari il mio
destino è restare qui per sempre finché..
finché non muoio.”
Infuriato, lui la raggiunse e la prese per le
braccia, scuotendola. “Non
dirlo,” sibilò. “Non ti
lascerò morire, e non ti permetterò di arrenderti
e
rinunciare a venire via da qui, mi hai capito?”
Gli occhi di lei si ridussero a due fessure.
“Perché sei qui? Per quale
motivo sei così ostinato a cercare di aiutarmi?”
Lui lasciò la presa e fece un passo
indietro. Sospirò. “Nell’ultimo sogno
in cui c’eri tu, mi hai detto.. mi hai detto che avevi
bisogno di me. Ma ti
sbagliavi, Granger. Sono io che ho
bisogno di te. Gli ultimi due mesi
sono stati un inferno per me. Non penso che tu riesca a immaginare
quanto sia
stato difficile per me continuare a vivere la mia vita sapendo che tu
eri
morta.. pensando che non ti avrei vista mai più.
Perché, vedi, prima della tua
morte, eri diventata la cosa più importante per me.
L’ho capito solo dopo la
tua morte, e quando è successo – una parte di me è morta con
te. Ma
poi, proprio oggi, ho scoperto che non sei affatto morta. Sei viva. Hai
idea di
quanto mi renda felice questo, Granger?”
Lei lo guardò intimidita per un momento,
ma si riprese velocemente e disse,
“Voglio farti vedere una cosa.”
Afferrandolo per un braccio, lo condusse verso il
Platano Picchiatore. Lui
esitò all’inizio, perché non aveva
affatto voglia di avvicinarsi di nuovo a
quell’albero. Ma lei sembrava insistente, e le permise di
continuare a
guidarlo.
Mentre si avvicinavano all’albero,
notò l’apertura alla base.
“Porta alla Stramberga Strillante,”
disse.
“Perché ci stiamo -”
Lei lo ignorò, spingendolo
nell’oscuro cunicolo nell’albero. Ci mise
qualche secondo a far adattare gli occhi al buio che lo circondava, ma
con la
sua mano ancora stretta attorno al suo braccio, non poteva che
continuare. E
poi, era convinto che lei sapesse quel che faceva.
In lontananza, riusciva a sentire il suono
soffocato di una melodia. Era
piacevole da sentire, e si portò via immediatamente tutte le
sensazioni di
disagio – aiutata dalla luce argentea che intravedeva.
“Ci siamo,” disse lei, quando
raggiunsero la fine del tunnel. Prendendogli
la mano, lo condusse attraverso l’apertura.
Improvvisamente si ritrovarono nella Sala Grande
– o meglio, nella Sala
Grande decorata come..
“Il Ballo del Ceppo?” chiese.
Lei annuì.
La stanza era piena di persone – tutti
gli studenti di Hogwarts.
Guardandosi intorno, Draco riconobbe Tiger e Goyle, Blaise e Pansy,
Harry e
Ginny. C’erano tutti, con i loro abiti migliori. Sembrava
tutto esattamente
come al Ballo del Ceppo a cui erano andati durante quell’anno
scolastico.
Infatti, era certo che fosse lo stesso, e ne ebbe conferma quando la
professoressa McGranitt annunciò che i Caposcuola avrebbero
dovuto aprire le
danze.
Spalancò la bocca. “Granger,
siamo tu ed io.”
Lei sorrise. “Lo so.”
Guardò se stesso e Hermione avanzare al
centro della pista per ballare.
Ricordava quella sera come se fosse successo solo il giorno prima.
“Questo è il
nostro Ballo del Ceppo.”
“Mmhmm.”
Si guardò mentre prendeva la ragazza fra
le braccia e cominciava a ballare.
Notò l’espressione soddisfatta di entrambi;
notò come si aggrappavano l’uno
all’altra. Non aveva mai avuto idea di come il loro ballo era sembrato agli occhi degli
altri, ma lo sapeva
adesso. E poteva intuire come Blaise aveva capito i suoi sentimenti per
lei.
Era scritto a chiare lettere sul suo viso.
“Ogni tanto vengo qui,” disse
lei, guardandoli. “Potrei starmene qui seduta
per ore, a guardarlo e riguardarlo. Ero davvero felice quella sera, lo
sai?”
Stava quasi per farle notare che era
perché quella era la sera in cui aveva
baciato Potter, ma si trattenne. Non voleva rovinare
l’atmosfera. Non voleva
toglierle il sorriso dal volto.
“Granger, pensa a tutti i momenti come
questo che stai lasciando passare.
Perché continuare a rivivere i vecchi, quando puoi
sperimentarne nuovi?”
Lei scosse la testa e si voltò verso di
lui. Il suo sorriso scomparve. “Non
è una mia scelta.”
“Invece è
una tua scelta. Devi
solo accettarlo, e fare qualcosa a riguardo.”
“Ma non saprei cosa fare,”
sospirò lei. “Ho girovagato costantemente in
questo posto, cercando di capire come uscirne, ma non ero neanche
sicura di
dove mi trovassi finché non sei arrivato tu a dirmi che
stavo sognando. Ho anche
pensato che forse ero morta e questa era una specie di vita dopo la
morte. Non
ero neanche sicura, ogni volta che facevo visita nei tuoi sogni, che
fossi
davvero tu. Io speravo
che fossi tu. Quando ho scoperto di essere in grado di
venire nei tuoi sogni, ero.. euforica. Non dovevo stare da sola tutto
il tempo
– potevo venire da te
ogni notte.”
Lui distolse lo sguardo. “Ma ogni volta
che venivi a trovarmi, morivi.”
Lei si strinse nelle spalle. “Quello non
faceva parte del tuo sogno. Anche
quando ho smesso di venirti a trovare la notte, continuavo a morire. In
un modo
diverso ogni volta.” Sospirò. “La
differenza è che non c’eri tu, e morivo da
sola.”
Draco avvertì i muscoli della mascella
contrarsi. Se solo lo avesse
saputo.. non le avrebbe mai detto di andarsene..
“Ho preso una pozione per sognare con
lucidità insieme con quella per
dormire, sai,” disse lui all’improvviso, per
cambiare velocemente argomento.
Lei inclinò la testa da un lato e lo
guardò con curiosità.
“Posso controllare tutto quello che
succede qui. Posso cambiare qualsiasi cosa.”
“Davvero?” chiese lei. Si
guardò intorno nella Sala Grande con
un’espressione pensierosa sul volto, e poi gli disse,
“Puoi liberarti delle
persone in questa stanza?”
“Quali persone?” chiese lui con
un sorrisetto.
Lei fece un gesto per indicare la stanza.
“Queste per-” S’interruppe e
ghignò. Erano già spariti tutti.
“Notevole.”
“È come una magia,”
disse lui, con un sorriso malizioso.
“Ok,” disse lei, avanzando
lungo il pavimento. “Quindi puoi farci ballare?”
“Non mi serve una pozione per quello,”
disse lui, “ma dovrò negartelo.”
Lei si accigliò.
“Perché?”
“Perché abbiamo a disposizione
poco tempo ancora, e perché preferisco rimandare
il nostro prossimo ballo per quando saremo entrambi svegli.”
“Ma Malfoy -”
“Nessun ma,” disse lei,
portandole un dito sulle labbra per zittirla.
“Tocca a me mostrarti
qualcosa.”
Prendendole la mano la portò fuori dalla
Sala Granger. Ma anziché uscire
nel corridoio, si ritrovarono direttamente ai piedi di una scala a
chiocciola.
“La Torre di Astronomia?”
chiese lei, con aria interrogativa.
Lui si limitò ad annuire e
cominciò a portarla su per le scale.
Non sapeva da quanto tempo stesse dormendo, ma
temeva che Silente lo
svegliasse da un momento all’altro. Non poteva correre il
rischio, perciò
decise di provare a svegliarla il più velocemente possibile.
L’idea che aveva
in mente era pazzesca – davvero
pazzesca – ma forse poteva funzionate. E a quel punto, era la
cosa migliore che
potesse fare.
Le scale sembravano avere lo stesso problema che
aveva avuto la foresta –
sembravano non finire mai. Sospirando per la frustrazione, si
voltò verso il
muro accanto a sé e v’immaginò una
porta. Quando questa apparve, girò il
pomello e la aprì. Finalmente la cima della Torre di
Astronomia apparve di fronte
a loro.
La stanza era buia. Lei lasciò andare la
sua mano e lo superò, diretta alla
finestra.
“È notte,”
osservò. “Ma poco fa era giorno.”
Lui annuì. “Hai ragione. Beh,
in parte. A dire il vero è quasi mattina.
Pensavo che magari potevamo vedere insieme l’alba.”
Un immenso sorriso le illuminò il viso.
“Mi piacerebbe molto.”
La raggiunse alla finestra e le mise una mano sulla
spalla. “Ti sveglierò,
fosse l’ultima cosa che faccio.”
Lei scosse la testa. “Non sono sicura che
ce la farai, ma posso dire
onestamente che apprezzo il tentativo.”
Lui guardò fuori dalla finestra e
desiderò che il sole sorgesse. Tuttavia,
tutto quello che accadde, fu che il mondo
s’illuminò appena, per poi tornare
nel buio.
Grugnì. “Uhm, Granger.. temo
che la pozione per sognare con lucidità stia
cominciando a perdere effetto.”
Lei sbiancò. “Che cosa
significa?”
“Significa che molto presto non
sarò più in grado ci controllare niente in
questo sogno, quindi non sarò in grado di
aiutarti.” Si sporse e aprì la
finestra. “Dovremo darci una mossa.”
“Darci una mossa?” disse lei.
“Ma non sappiamo ancora come fare per farmi
svegliare!”
“A dire il vero, Granger, io avrei
un’idea. E non ti piacerà, ma dovrai fidarti di
me.” Fece una pausa e la guardò
dritto negli occhi. “TI fidi di me?”
Lei annuì, ma al contempo sembrava
preoccupata. Non poteva biasimarla. Era
preoccupato anche lui.
Velocemente, s’issò sul
davanzale.
“Che stai facendo?”
strillò lei.
Lui le porse la mano. “Prendi la mia
mano. Ti tiro su io.”
Lei scosse la testa. “No. Assolutamente
no, non salirò lì su. Scendi
immediatamente! Potresti cadere!”
“È esattamente
quello che voglio
fare, Granger.”
La ragazza sbiancò ancora di
più. “Che cosa?”
“Granger, sali e basta,”
insistette lui. “Puoi fidarti di me, va bene?
Andrà tutto bene, ma dobbiamo farlo –
adesso.”
Lo guardò con gli occhi spalancati, alla
ricerca di un indizio che stesse
scherzando sul suo viso. Ma non avrebbe potuto essere più
serio di così.
“Granger, per
favore.”
Chiudendo gli occhi, afferrò la sua mano
e si sentì immediatamente tirare
accanto a lui, sull’orlo del davanzale.
Guardò in basso verso il terreno, molto
più in basso, e sussultò.
Velocemente, lui le afferrò la mano e la strinse in un
abbraccio.
“Non guardare in basso,” le
disse. “Fai finta che il suolo sia giusto sotto
di noi.”
Lei scosse la testa e piagnucolò,
stringendosi ancora di più a lui. Draco
si ricordò in quel momento che lei odiava trovarsi in alto
– probabilmente era
quello il motivo principale per cui non giocava a Quidditch con i suoi
amici. Si
sentì male per lei in quel momento, e ancora peggio
perché era lui la causa
del suo disagio. Ma doveva
farlo. Era la sua ultima possibilità.
“Quando ero piccolo, mio padre assunse
una donna perché si prendesse cura
di me quando lui e mia madre erano via,” spiegò,
tenendola stretta a sé. “Era
un’appassionata di sogni – mi chiedeva sempre di
raccontarle i miei per
analizzarli. Mi annoiava a non finire, e molto spesso
m’inventavo degli
orribili incubi da raccontarle. Il più delle volte, la
disturbavano così tanto
che si dimenticava di analizzarli.”
Sorrise vedendola sghignazzare. “Ma
ricordo una volta in cui continuava a
parlare del significato di alcuni sogni, o una cosa simile –
non la stavo
davvero ascoltando. Finché non mi ha detto che se fossi
caduto in un sogno, mi
sarei svegliato giusto prima di toccare il suolo –
perché lo spavento della
caduta, unito al desiderio di non sbattere, avrebbe fatto svegliare il
mio
corpo. Non ho mai scoperto se è vero, però,
perché non ricordo di essere mai
caduto in un sogno.”
“Perché mi stai raccontando
tutto questo?” chiese lei. Cominciò di nuovo a
tremare, solo che questa volta, Draco ne era certo, non era per il
freddo. “Non
starai dicendo che tu ed io – che noi -”
“Stiamo per saltare, Granger.”
“No,” disse lei cocciuta.
“No, no, no e ancora no.
Non metterò neanche un
piede oltre il davanzale.”
Lui sospirò. Aveva sempre saputo che non
sarebbe stato facile. “Granger, mi
sembra di ricordare che proprio tu mi hai detto, all’inizio
di quest’anno, che
preferiresti buttarti dalla Torre di Astronomia piuttosto che passare
del tempo
con i miei amici. Quindi.. fai finta che siano tutti qui,
adesso.”
Il suo tentativo di fare una battuta non ebbe
effetto su di lei. Hermione
serrò gli occhi e scosse ripetutamente la testa,
inflessibile. “Non, non posso
farlo. Non posso -”
“No, Granger, puoi, e devi.”
Cercò
ancora una volta la sua mano e la prese fra le sue. “Devi
sapere che non
permetterò che ti accada niente. Salteremo insieme, e non ti
lascerò andare, va
bene? Fra pochi secondi ci sveglieremo e potrai odiarmi per averti
fatto fare
una cosa del genere – ma è un rischio che sono
disposto a correre. Per favore..
facciamolo.”
Lei si mordicchiò le labbra, nervosa, e
Draco era certo stesse mentalmente
soppesando tutte le possibilità. Era una ragazza ragionevole
– forse troppo
ragionevole per saltare dalla Torre di Astronomia – ma lui
non aveva alcun
dubbio che avrebbe preso la decisione giusta.
Alla fine annuì.
“Facciamolo.”
Lui sorrise. “Ti prometto che ti
farò vedere una vera
alba da qui su, quando sarà tutto finito. Magari anche un
tramonto.”
“Mi ricorderò di questa
promessa,” disse lei nervosa.
Lui strinse la presa sulla sua mano. “Al
tre: uno.. due..”
“..tre,” bisbigliò
lei, e saltarono insieme.
Gli occhi di Draco si aprirono immediatamente, come
se fosse stato
svegliato con uno strattone.
Fu automaticamente sollevato nel costatare che la
superficie sotto di lui
era la morbida trapunta di un letto, e non il duro terreno. E non
appena i suoi
occhi si abituarono alla luce, si accorse di essere tornato nella
Stanza delle
Necessità, sano e salvo, con Hermione ancora stesa al suo
fianco.
Hermione.
Si mise subito a sedere per vederla in faccia.
Mantenne il peso del corpo
con una mano, mentre si allungava lentamente, lo sguardo abbassato su
di lei,
in attesa.
“Granger?” sussurrò.
Aspetto con pazienza perché rispondesse
– perché aprisse gli occhi, perché
gli sorridesse – ma non accadde nulla.
Non aveva funzionato. Non si era svegliata.
Il cuore di Draco sprofondò mentre
sospirava, esasperato. “Dannazione,
Granger, doveva funzionare,” sibilò. Ma non
c’era ostilità nella sua voce –
solo rimpianto.
Chiuse gli occhi lentamente e singhiozzò
tristemente. Ci aveva provato. Ci
aveva provato e aveva fallito. Avrebbe dovuto sapere che non sarebbe
stato in
grado di salvarla. Avrebbe dovuto sapere che non c’era niente
che potesse fare.
In lontananza, sentì il suono di una
porta che si apriva, e seppe che
Silente era tornato. Tutto quello che Draco dovette fare fu alzare lo
sguardo
per incontrare quello di Silente, e il vecchio capì; il
fallimento era scritto
sul volto di Draco.
Il preside gli rivolse uno sguardo pietoso, ma non
disse una parola. Anzi,
rimase sulla porta, e abbassò lo sguardo sui piedi.
“Mi dispiace, Granger,”
sussurrò Draco. Guardò la mano della ragazza, che
ancora racchiudeva nella sua, e la strinse leggermente.
“Mi dispiace.” E con questo,
cominciò ad alzarsi. Cominciò a lasciare
andare la sua mano, ma sentì subito qualcosa che lo tirava
– e gli impediva di
andarsene.
E il respiro gli si bloccò in gola.
“Ti dispiace per cosa?”
La voce era appena più forte di un
sussurro, ma non poteva essere una sua
immaginazione – e neanche lo strattone sulla sua mano.
Rise. Non voleva farlo, ma rise. Fu una reazione
istintiva, e non si fermò.
Silente, nel frattempo, aveva alzato gli occhi, scintillanti, il volto
meravigliato.
Lentamente, Draco si voltò. Quello che
vide gli fece praticamente schizzare
il cuore via dal petto.
Hermione, alquanto sveglia, sbatté le
palpebre guardandolo, con un’espressione
di pura confusione.
“Che c’è di
così divertente?” chiese debolmente.
Lasciandosi cadere sul letto accanto a lei, Draco
rise di nuovo – la risata
di un pazzo.. o la risata di un uomo che ha appena avuto tutto quello
che aveva
sempre desiderato. Era viva. Era sveglia. E gli stava già
rivolgendo quel suo
sguardo annoiato che, Draco non aveva saputo fino a quel momento, gli era mancato da
impazzire.
“Niente, Granger,” rispose.
Espirò sollevato – era il primo respiro, da
mesi, che non gli causava un dolore atroce ai polmoni. Era come se ad
un tratto
un peso gli fosse stato tolto dal petto, e potesse finalmente respirare
di
nuovo. “Assolutamente niente.”
*
Come vi avevo già
detto, il titolo di questi due capitoli è una sola frase. “To sleep, perchance to
dream...” è infatti una citazione
shakespeariana,
e significa appunto “Dormire, e,
forse,
sognare…”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Euphoria ***
Euphoria (Euforia)
“È
davvero un miracolo.”
Draco
sorrise. Nell’ultima mezzora o
giù di lì, era stato seduto su una sedia
dall’altro lato della stanza rispetto a
Hermione, osservando Madama Chips che faceva un sacco di storie. Le
controllò
il cuore, i riflessi, gli occhi, le orecchie, naso e gola –
sembrava tutto
perfetto. L’infermiera aveva anche fatto il test
“Quante dita sono queste?”,
che Hermione aveva passato con semplicità.
In
altre parole, sembrava in
perfetta salute.
Sorrise
a Madama Chips. “Sì,” disse.
“Devo avere qualcuno che mi tiene
d’occhio.”
Nel
pronunciare queste parole,
guardò verso Draco e i due si scambiarono un sorriso.
Ma
Madama Chips non se ne accorse
neanche. “Un angelo custode,” disse, raggiante.
“Sì.
Una cosa del genere,” disse
Hermione.
Madama
Chips si girò a guardare
Silente. “Beh, sembra che sia tutto a posto. Direi che
è sana come prima di..
beh.. lo sapete.”
“Fantastico!”
esclamò Hermione.
“Quindi posso andare?”
Madama
Chips scambiò uno sguardo con
Silente, che fece un passo avanti e disse, “Temo di no.
Vorrei che restassi
almeno questa notte. Ho avvisato i tuoi genitori che sei sveglia, e
stanno
venendo qua per vederti. Dovrebbero essere qui fra un’oretta.
Nel frattempo,
sarebbe meglio che tu restassi qui a riposarti.”
Draco
sbuffò. “Signore, ha riposato
per due mesi.”
Hermione
annuì con enfasi. “Ha
ragione. Non sono affatto stanca in questo momento.”
“Capisco
che tu non veda l’ora di
rivedere i tuoi amici, ma è molto tardi, e staranno dormendo
in questo momento.
Puoi benissimo aspettare fino a domattina. Dopo due mesi, non penso che
qualche
altra ora sia così difficile da sopportare.” Le
sorrise e fece l’occhiolino nel
dirlo, per farle capire che la stava solo stuzzicando. Ma Draco pensava
che
avesse ragione.
E
a quanto pare, anche Hermione. Con
un sospiro sconsolato, disse, “Immagino che lei abbia
ragione.”
“Brava
ragazza,” disse Madama Chips,
annuendo. Voltandosi verso Silente, disse, “Penso che
tornerò a dormire, se non
le dispiace.”
“Certo
che no, Poppy,” rispose
Silente. “Accomodati pure. Grazie per essere
venuta.”
“On,
non è stato un problema,”
disse. Guardò ancora Hermione, sorridendo, con gli occhi
pieni di lacrime.
“Sono così contante di sapere che sta bene,
signorina Granger. Era da tanto
tempo che aspettavamo questo giorno.”
“Grazie,”
disse Hermione con un
sorriso.
“Me
ne vado anch’io,” disse Silente.
Guardò Draco e disse, “Signor Malfoy, lasciamo
alla signorina Granger un po’ di
tempo da sola.”
Draco
aprì la bocca per protestate,
ma fu preceduto da Hermione.
“No!”
strillò lei. Quando comprese
di aver alzato la voce, arrossì e si schiarì la
gola. “Può restare Malfoy?
Voglio dire, sempre che lui voglia.”
Tutti
gli occhi erano puntati su di
Draco. Certo che voleva restare. Non c’era neanche bisogno di
chiederlo.
Silente
annuì lentamente. “Beh,
immagino che se lui vuole -”
“Voglio
restare,” disse Draco,
appoggiandosi allo schienale della sedia.
“Molto
bene, allora, “ disse il
Preside. Sorrise a Hermione e si voltò verso Madama Chips.
“Andiamo?”
Draco
guardò il vecchio signore
accompagnare l’infermiera fuori dalla stanza, e fece un
profondo respiro quando
i due furono andati.
“Pensavo
che non se ne sarebbero
andati mai,” mormorò.
Hermione
ridacchiò. “Grazie per
essere restato. Ma ti prego, non sentirti obbligato.”
“Non
essere sciocca, Granger. Ho
appena dovuto affrontare tutti quei problemi per salvarti dal mondo dei
sogni.
Come minino, resterò qui finché non mi avrai
ringraziato.”
Hermione
ghignò. “Ti ringrazierei,
ma.. vedi, ho come la sensazione che dovrei odiarti, in questo preciso
momento.”
Draco
sorrise. Le aveva detto che
poteva sentirsi libera di odiarlo per averla fatta saltare dalla Torre
di
Astronomia. “Quanto ti ricordi? Dei sogni?”
“Non
molto,” ammise. Il sorriso vacillò
mentre abbassava lo sguardo sulle mani. “Sfortunatamente,
sono sempre stata una
frana a ricordarmi i sogni. Ricordo che c’eri spesso,
però.”
Draco
annuì. Si era aspettato la
possibilità che lei non ricordasse la maggior parte delle
cose che aveva sognato
negli ultimi due mesi, e in un certo senso era contento per questo.
Perlomeno,
era contento che non ricordasse di essere stata uccisa ogni notte.
“Allora,
esattamente per quanto
tempo sono stata qui?” chiese lei.
Draco
si schiarì la gola. Fece finta
di pensarci un attimo, come se stesse cercando di fare i calcoli nella
sua
testa. Ma sapeva già da quanto tempo – aveva
tenuto il conto di ogni singolo
giorno.
“Due
mesi e dieci giorni,” rispose.
Hermione
spalancò la bocca. “Mi sono
persa tutti questi compiti?”
Draco
rise. Solo Hermione Granger
poteva pensare alla scuola per prima cosa. “Sono sicuro che
non avrai problemi
a recuperare, Granger. Anche se potresti avere qualche
difficoltà a preparare
il Veritaserum per Pozioni, visto che dovrai lavorare da
sola.”
Lei
sussultò. “Piton vi ha fatto
fare il Veritaserum?”
“Proprio
così,” disse Draco
annuendo. “E non indovinerai mai con chi mi ha messo in
gruppo – con Potter.”
“Stai
scherzando!” esclamò Hermione.
Accennò una risatina, che però svanì
subito. Tornando a guardarsi le mani,
disse, “Allora.. come sta Harry?”
Draco
non avrebbe dovuto lasciarsi
infastidire dalla sua domanda. Ovviamente lei avrebbe voluto sapere
come se la
passavano i suoi amici. Quindi che importava se era Potter il primo di
cui
avrebbe chiesto notizie? Era il suo migliore amico. Aveva perfettamente
senso.
Eppure,
infastidì Draco, e
parecchio.
“Sta
bene,” si limitò a rispondere.
Lei
non sembrava aver colto il suo
fastidio. Annuì e disse, “E tutti gli
altri?”
“Stanno
tutti bene, Granger. Cioè, per
quanto possano stare bene, visto che pensano che la loro amica sia
morta.”
Hermione
annuì; un lieve sorriso le
apparve sul volto. “Non vedo l’ora di vedere le
loro facce quando mi vedranno.”
“A
dire il vero, potrei già
descriverti io le loro reazioni,” disse Draco,
“perché ne sono già stato
testimone.”
Hermione
corrugò la fronte. “Ah sì?
E come sarebbe possibile?”
“Beh,
ho visto come hanno reagito
all’altra te,” rispose.
Hermione
lo guardò con curiosità.
“Scusa, che cosa – l’altra chi?”
Draco
si era chiesto a lungo se
dirle subito dell’altra Hermione, e alla fine aveva deciso
che non poteva
nuocerle. “È una lunga storia,”
l’avvertì.
“Non
c’è problema. Non ho niente di
meglio da fare in questo momento,” scherzò
Hermione.
Quindi
Draco le raccontò tutto. Le raccontò
di come una ragazza così simile a lei, eppure
così diversa, era arrivata nelle
loro vite da un’altra dimensione. Le disse come Ginny, Ron e
Luna l’avevano
accolta calorosamente, mentre Harry era stato sospettoso. Le
raccontò che Harry
era diventato cattivo nell’altro mondo, e come lei lo aveva
ucciso. Le disse
che lui stesso era tornato nell’altro mondo con lei per
assicurarsi che andasse
tutto bene.
Non
le disse di Blaise. O del
discorso che aveva fatto all’altro Draco. O del fatto che
l’altra Hermione
aveva letto tutto il suo diario.
Quando
ebbe finito il racconto,
Hermione aveva un’espressione mista a stupore, soggezione,
orrore, e
ovviamente, scetticismo.
“Non
stai dicendo sul serio,” disse.
Draco
si strinse nelle spalle. “Se
non vuoi credere a me, puoi chiedere a Silente di confermare tutto
quanto.”
Hermione
lo fissò con gli occhi
spalancati. “Un’altra me? Da un’altra
dimensione?” S’interruppe per un attimo,
come se stesse cercando di immaginarla. “Era più
simpatica di me? Era più
bella?” Sussultò. “Era più
intelligente?”
Draco
rise. “Vediamo.. sì, un’altra
te. Sì, da un’altra dimensione. No, non era
più simpatica. No, non era più
carina. E per quanto riguarda la tua ultima domanda, ti dico solo che
non è lei
la Caposcuola nel suo mondo. È
Pansy.”
“No,
mi rifiuto di credere a una
cosa del genere,” disse Hermione ridacchiando.
Sospirò. “Caspita. Quindi..
immagino di essermi persa un sacco di cose, eh?”
“Parecchie,”
disse Draco.
“Avrei
voluto incontrarla,” disse
Hermione dolcemente.
“Beh,
magari un giorno potrai
incontrarla.” Draco frugò nella tasca ed estrasse
il medaglione che gli aveva
dato l’altra Hermione. “Questo serve per collegarci
all’altro mondo. Posso
tornare a trovarli quando voglio. Magari se ti comporti bene con me,
potrei
prendere in considerazione l’idea di portarti con
me.”
Hermione
contrasse la faccia in un’espressione
disgustata. “Immagino di non essere così
disperata.”
“Così
mi uccidi, Granger.”
“Ci
sto provando,” lo provocò
Hermione, facendogli la linguaccia.
Fino
a quel momento, Draco non aveva
mai compreso il significato delle parole, “non apprezzi mai
ciò che hai finché
non lo perdi”. O, forse, le parole adatta in questo caso
dovevano essere, “non
apprezzi mai ciò che hai finché non lo perdi e
non ti viene restituito”. Gli
erano mancati quei momenti così fra loro, e capì
solo allora quanto li aveva
dati per scontati prima che lei gli venisse portata via.
La
stanza si riempì improvvisamente
di un silenzio imbarazzante. Nonostante Draco avesse così
tante cose che voleva
dirle, non riusciva a trovare la voce – probabilmente
perché sapeva che non era
il momento giusto per dirgliele. Dopotutto, era sveglia da soltanto
poco più di
un’ora, e le aveva già riversato addosso tutta la
storia dell’altra Hermione –
non c’era proprio bisogno di creare altre complicazioni
confessandole cosa
provava per lei.
“Grazie,”
disse lei all’improvviso,
rompendo il silenzio.
Draco
alzò lo sguardo per guardarla.
“Per cosa?”
Lei
alzò gli occhi al cielo. “Per
avermi salvata, imbecille.”
“Non
devi ringraziarmi, Granger,”
disse scrollando le spalle. “Non ho fatto niente di troppo
speciale per
salvarti.”
“Ma
hai fatto qualcosa,” disse lei.
“Voglio dire, anche solo per il fatto che eri disposto a
provarci. Significa
molto per me.”
“Non
dirlo neanche, Granger. Mi
piacerebbe pensare che avresti fatto lo stesso per me.”
“Sai
che l’avrei fatto,” disse lei
dolcemente, distogliendo lo sguardo.
Il
respiro di Draco gli si bloccò in
gola. Certo, sapere che Hermione avrebbe fatto altrettanto per
salvarlo. Lo
avrebbe fatto per chiunque, perché lei era fatta
così. Ma c’era qualcosa nella
sua voce.. qualcosa nel modo in cui adesso stava leggermente
arrossendo, che
indicava che forse lo avrebbe fatto più volentieri per lui
che per qualcun
altro..
Probabilmente
stava ingigantendo la
cosa. Ad ogni modo, sentì l’improvviso bisogno di
dirle tutto – tutto quello
che provava.. tutto quello che aveva provato negli ultimi due mesi.
Improvvisamente, voleva che sapesse esattamente quanto aveva sentito la
sua
mancanza, quanto gli importava di lei, quanto.. quanto la amava.
Raccogliendo
tutto il coraggio che
aveva in sé, Draco si schiarì la gola, e disse,
“Ascolta, Granger, c’è qualcosa
che -”
Ma
fu interrotto dal suono della
porta che si apriva.
Si
voltò a guardare, imitato da
Hermione, per vedere chi stava entrando. Draco riconobbe la prima
figura sulla
porta: Silente. Ma non aveva mai visto l’uomo e la donna che
lo seguivano,
anche se fu facile immaginare chi fossero. Specialmente
perché la donna
somigliava vagamente a Hermione.
“Mamma!
Papà!” esclamò Hermione.
Saltò immediatamente giù dal letto e si
gettò addosso ai suoi genitori, che
l’abbracciarono contemporaneamente. Mentre il gruppo si
abbracciava, Draco
sospirò e si alzò.
Salvato
dai genitori. A dire il
vero, era contento che fossero entrati proprio in quel momento.
Altrimenti, chi
poteva sapere quante altre cose le avrebbe rivelato? O come avrebbe
reagito
lei? Si disse che era troppo presto.
Si
sentì imbarazzato a guardare
Hermione ricongiungersi ai suoi genitori. Erano entrambi agitati, ma
contenti,
e la stringevano così forte che Draco fu sorpreso che
riuscisse a respirare.
Era una scena toccante, ma Draco non poté fare a meno di
trovarla un po’
scocciante. Non era abituato a manifestazioni d’affetto fra
genitori e figli.
Alla fine sciolsero
l’abbraccio, e Hermione disse, “Come
avete fatto ad arrivare così in fretta?”
“Ci siamo incontrati alla
stazione,” disse Silente. “Ci
siamo nascosti, e li ho portati qui con una Passaporta.”
Hermione spalancò gli
occhi. “Avete preso una Passaporta?”
“Sì,”
rispose il signor Granger. “Probabilmente è per
questo
che ho ancora le vertigini. Penso che andrò a sedermi
là -”
Il padre di Hermione fece un passo in
avanti per poi
bloccarsi quando si accorse di Draco. “Oh,” disse.
“Ciao.”
Draco annuì in risposta,
incerto su come rivolgersi ai
genitori di Hermione Granger. Si vergognava ad ammetterlo, ma lo
intimidivano.
La signora Granger, lasciando andare
Hermione, guardò Draco
e gli sorrise gentilmente. “Tu devi essere Draco
Malfoy.”
“Sì
signora,” disse Draco.
Guardò la donna avvinarsi
a lui, aspettandosi che si
fermasse a qualche passo da lui. Invece, con sua immensa sorpresa, lei
lo
raggiunse e lo abbracciò calorosamente.
“Mia figlia mi ha detto
tante cose di te.”
Draco s’irrigidì
fra le braccia della donna e lanciò
un’occhiata a Hermione da sopra la sua spalla.
“Uh.. tutto quello che vi ha
detto di me, è una bugia.”
Hermione lo guardò e
alzò gli occhi al cielo.
“Rilassati,”
disse la signora Granger, lasciando andare
Draco. “Non aveva che magnifiche cose da dire su di
te.”
“Non erano magnifiche,
mamma,” insistette Hermione.
Draco sogghignò.
“Cosa, di preciso, ha detto di me?”
La signora Granger aprì la
bocca per rispondere, ma Hermione
la prese velocemente per un braccio e disse, “Le ho detto un
sacco di cose –
fra cui che sei un deficiente arrogante.”
“Non mi sembrano cose
magnifiche,” disse Draco. “Secondo me
stai mentendo, Granger.”
“E secondo me tu sei un
-”
“Ragazzi! Basta
così,” li interruppe la signora Granger
ridendo.
Il signor Granger, che aveva guardato
la scena con aria
stupita, si avvicinò a Draco con la mano tesa.
“Sono il padre di
Hermione,” disse l’uomo. “E
lei,” e indicò
la signora Granger, “è la madre di Hermione,
ovviamente.”
“È un piacere
conoscervi,” mormorò Draco, stringendo la mano
dell’uomo.
“Il professor Silente ci ha
informati che tu sei riuscito a
svegliare nostra figlia.”
Draco annuì.
“Sì, signore.”
“Grazie,” disse
il signor Granger con voce spezzata. E,
lasciando Draco sorpreso ancora
una
volta, lo strinse in un abbraccio.
Hermione sorrise guardandoli. Quando
incrociò lo sguardo di
Draco, lo guardò con compassione, come se gli stesse
chiedendo silenziosamente
scusa per la reazione dei suoi genitori.
Ma alla fine, a Draco non dispiaceva.
Anche se non lo
avrebbe mai confessato a nessuno.
“Beh,” disse
quando il signor Granger si staccò da lui,
“penso che.. andrò.. adesso.” Si
voltò verso Hermione. “Magari vengo a trovarti
dopo.”
Hermione scrollò le
spalle. “Se proprio devi,” disse lei
gelida. Ma non riuscì a mantenere la facciata di
indifferenza per più di
qualche secondo; mentre lui si voltava per andarsene, lei stessa lo
strinse in
un abbraccio.
“Grazie,”
sussurrò. “Di tutto.”
La cosa strana era che era stato
proprio il suo abbraccio a
coglierlo più di sorpresa. Ma si riprese subito, ricambiando
l’abbraccio,
stringendola più stretta che poteva senza rischiare di
soffocarla.
“Prego,”
sussurrò lui.
Nessuno dei due però
sciolse l’abbraccio. Anzi, soltanto
quando qualcuno dei presenti si schiarì la gola Draco parve
ricordarsi che non
erano soli nella stanza. Si allontanarono velocemente, lasciandosi
andare.
“A dopo,” disse
Hermione dolcemente.
Draco annuì.
Guardò i Granger. “È stato un piacere
conoscervi.”
“Altrettanto,
Draco,” disse la signora Granger con un
sorriso affettuoso.
“Dovresti
riposarti,” suggerì Silente. “Sono
sicuro che
risenti ancora degli effetti delle pozioni. Sarebbe meglio dormirci
su.”
Il Preside aveva ragione. Draco si
sentiva improvvisamente
stanco e aveva sonno.
“Buona idea,”
disse.
Si voltò per andarsene, ma
Silente lo fermò. “E ricorda,
Draco, non dire a nessuno quello che è successo.”
“Non si preoccupi. Non ho
nessuno a cui dirlo,” gli ricordò
Draco. Salutò Hermione con la mano, che lo salutò
in risposta, e lasciò la
Stanza delle Necessità.
Sentiva un confortante senso di
euforia, mentre tornava nel
dormitorio dei Caposcuola. Sembrava così surreale
– ancora più che avere
l’altra Hermione intorno. La sua Hermione Granger era
tornata. Era viva. E in
qualche modo, Draco poteva affermare di essere tornato vivo anche lui.
Mentre entrava nel dormitorio,
sorrise al cavaliere del
ritratto, che lo guardò con curiosità.
“Perché sei
così sorridente?” sbottò il cavaliere.
Draco non rispose. Disse solo la
parola d’ordine, “Prugna
zuccherata,” ed attraversò il buco del ritratto
non appena si fu aperto.
Raggiunse la sua stanza, stordito. Si
sentiva come un
sonnambulo, o come se stessa camminando in aria. O entrambi. Non
avrebbe saputo
dirlo – ed era troppo stanco per dare un senso a qualsiasi
cosa. Non perse
tempo a cambiarsi, né a togliersi le scarpe. Cadde
immediatamente sul letto, e
non appena la testa ebbe toccato il cuscino, si addormentò.
Più tardi, non avrebbe
saputo neanche ricordare se aveva
sognato. Sapeva solo che quella era la prima dormita decente che aveva
fatto
negli ultimi due mesi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Decisions ***
Decisions (Decisioni)
Draco si svegliò preso la mattina
seguente, e nonostante avesse dormito
poco più di tre ore, si sentiva completamente riposato,
pronto a cominciare una
nuova giornata.
Era lunedì ma Draco non riusciva a
trovare la voglia di andare a lezione.
Tutto ciò cui riusciva a pensare era Hermione e il desiderio
di rivederla. Non
che gli importasse davvero andare o meno a lezione – aveva
già avuto dei
risultati terribili, negli ultimi due mesi. E le probabilità
di passare l’anno,
per questo motivo, erano molto scarse.
Quindi decise, invece, di andare a trovare Hermione
nella Stanza delle
Necessità, pensando che non ci sarebbero più
stati i suoi genitori intorno.
Dopo essersi alzato dal letto, si fece una doccia veloce e si
vestì. Mentre
usciva dalla sua stanza e s’incamminava verso la sala comune,
il suo sguardo si
soffermò sulla stanza della Caposcuola. Si rese conti di non
esserci più
entrato da quando la nuova Hermione era partita, e pensò di
dare una
controllata veloce, per assicurarsi che fosse pronta perché
la vecchia Hermione tornasse a
occuparla.
Con sua immensa sorpresa, era esattamente
com’era stata prima che
l’altra Hermione arrivasse. Il
letto era stato rifatto con cura, e sembrava che niente fosse stato
toccato, o
spostato. Draco sorrise soddisfatto – era contento di
scoprire che l’altra
Hermione aveva deciso di lasciare le cose al proprio posto. Era come se
non
fosse mai stata lì.
Voltandosi per andarsene, qualcosa sul letto
catturò il suo sguardo:
l’orsacchiotto di Hermione. Sorrise; si era dimenticato del
pupazzo. Ridendo da
solo, si allungò e lo prese. Poi lo infilò nel
suo zainetto e uscì dalla
stanza, diretto al buco del ritratto.
Finì praticamente a sbattere contro
Silente mentre usciva dalla porta.
“Per la miseria!”
esclamò, indietreggiando di qualche passo. “Che
cosa ci
fa qui?”
Silente guardò la borsa che Draco
portava sulle spalle. “Vai a lezione,
vero?”
“Uh..”
esitò Draco, maledicendosi
silenziosamente per la sua incapacità nel mentire.
“Vai a trovare la signorina Granger, non
è vero?” chiese il Preside, sorridendo
leggermente.
Draco sospirò. “Era il mio
intento, sì. Ci sono ancora i suoi genitori?”
Silente scosse la testa. “Sono andati via
poco fa. Draco, mi chiedevo se
potessimo parlare un attimo, primo che tu te ne vada.”
“Va bene..” Draco si fece da
parte, per permettere al Preside di entrare
nel buco del ritratto. “A proposito di cosa?”
Una volta entrato nella sala comune, Silente si
fermò e si voltò a
guardarlo. “Ho parlato con i signori Granger prima, e noi tre
siamo d’accordo
che sarebbe meglio se Hermione non tornasse a frequentare le lezioni
qui.”
Draco sbatté le palpebre. “Che
cosa intende?”
“Non credo sia saggio per lei venire allo
scoperto, a questo punto. Tutti
credono che Hermione sia morta – incluse le persone che la
volevano morta. Se
adesso torna, potrebbe mettersi in pericolo – offrirsi per un
altro attacco.
Non sono sicuro che sia un rischio che lei voglia correre.”
Draco deglutì con forza.
“Aspetti.. mi sta dicendo che dovrebbe continuare
a far credere anche ai suoi migliori
amici che è morta?”
Silente annuì.
“E pensate che dovrebbe smettere di
frequentare questa scuola? E dove
dovrebbe andare?”
“I suoi genitori vogliono che lei torni a
casa con loro e finisca
l’istruzione come una Babbana. Ed io penso sia
un’ottima idea.”
Draco lo guardò a bocca aperta.
“E ne avete parlato con Hermione?”
“Sì, io e i signori Granger ne
abbiamo discusso a lungo con lei proprio
stamattina.”
“E?”
“E.. e lei pensa sia un’idea
tremenda, ovviamente,” rispose Silente.
“Beh, sono d’accordo con
lei,” disse Draco.
“Le state suggerendo di lasciare i suoi amici e il mondo magico alle sue spalle.
Perché mai lei dovrebbe
pensare che sia una buona idea?”
“Signor Malfoy, stiamo parlando della
sicurezza della signorina Granger.”
Draco non poteva ribattere su ciò. In un
certo senso, Silente aveva ragione
– la vita di Hermione avrebbe potuto essere nuovamente in
pericolo se avessero
rivelato che era ancora viva. E ovviamente, questa idea lo uccideva.
Si schiarì la gola. “Va bene,
ho capito cosa mi sta dicendo, ma.. cosa ha a
che fare con me?”
Vorrei che tu le parlassi,” disse
Silente. “Non vuole ascoltarmi, e non
vuole ascoltare i suoi genitori. Ma pensiamo che potrebbe ascoltare
te.”
Le sopracciglia di Draco si innalzarono.
“E cosa le fa pensare che
ascolterebbe me?”
Un sorriso comparve sul volto del Preside.
“Draco, mi sembra alquanto ovvio
che la signorina Granger è molto importante per te, e tu per
lei. Credo davvero
che valuterà la tua
opinione molto
più delle altre. Più che altro perché
credo che si fidi di te più di chiunque
altro.”
Draco non poté fare a meno di sbuffare.
“Ho qualche dubbio su questo,
signore.”
“Puoi avere tutti i dubbi che vuoi,
signor Malfoy, ma penso che saresti
sorpreso di sapere quanto la signorina Granger consideri la tua
opinione. È per
questo che vorrei che tu ne parlassi con lei.”
“Mi faccia capire bene. Volete che io la
convinca a rinunciare a tutto
quello che per lei è importante?”
“Beh.. una cosa del genere..”
“No,” disse Draco, scuotendo la
testa. “Non esiste. Non voglio essere la
persona che incolperà quando lascerà questo posto
e sarà triste per il resto
della sua vita. È una decisione che deve prendere lei - nessun altro.
Silente sospirò. “Temevo un
tuo rifiuto.” L’anziano signore fece per
passargli accanto, tornando verso il buco del ritratto. Si
fermò davanti alla
porta e si voltò. “Pensaci, però,
d’accordo? Convincerla a farlo potrebbe
essere la cosa migliore per lei.”
“Penso che la parola chiave qui sia
‘potrebbe’, signore.”
“Molto bene, allora. Non ti
costringerò a parlarne con lei,” disse Silente.
Si voltò di nuovo per andarsene, ma si fermò
ancora una volta. “Oh, quando hai
terminato la tua visita alla signorina Granger, potresti prendere in
considerazione l’idea di andare a lezione.”
Improbabile, pensò Draco. Ma
annuì mentre il Preside usciva.
Ma quale diabolico incantesimo gli avevano fatto?
Come poteva anche solo pensare che
potesse
persuadere Hermione Granger a fare una cosa che non voleva? Hermione amava Hogwarts. Amava la magia. E amava
i suoi amici. Non esisteva modo, neanche in un milione di anni, di
convincerla
a rinunciare a tutto questo, per niente al mondo. Draco lo sapeva per
certo, e
per questo pensava fosse inutile provare a farla andar via.
E oltretutto.. non voleva
davvero
che se ne andasse.
Ci stava pensando mentre andava nella Stanza delle
Necessità. Da un lato,
il consiglio di Silente era un ottimo
consiglio, e Hermione avrebbe fatto bene a seguirlo. Ma
l’altra parte..
Draco sospirò quando comprese che non c’era
un’altra parte.
Rimase in piedi davanti alla parete spoglia,
guardandosi intorno per
assicurarsi di essere solo. Quando il corridoio fu sgombro, chiuse gli
occhi e
pensò a quanto avesse bisogno di vedere Hermione. E la porta
apparve
automaticamente.
Bussò, per non entrare senza essersi
annunciato.
“Avanti,” la sentì
dire da dentro. Girò il pomello ed entrò.
La stanza era identica a come l’aveva
lasciata, ma adesso Hermione era
seduta in un angolo, a un tavolino pieno di libri e pergamene.
Draco sbuffò. “Granger, per
favore, dimmi che non stai facendo i compiti.”
Lei fece un sorrisetto. “Bene. Non te lo
dico.”
Lui rise, scuotendo la testa. “Solo
Hermione Granger può svegliarsi da un
coma di due mesi e immediatamente cominciare a fare i
compiti.”
“Malfoy!” disse lei esasperata.
“Ho più di due mesi
di lavoro arretrato, a cui devi aggiungere tutti i compiti
che assegneranno d’ora in poi, e mancano meno di quattro mesi
alla fine
dell’anno! Chiamami pazza, ma mi farebbe piacere
diplomarmi.”
Draco alzò gli occhi al cielo.
“Non essere melodrammatica, Granger.
Sappiamo entrambi che potresti recuperare due mesi di studio anche solo
dormendo. Non essere
blasfema.”
Hermione lo guardò con gli occhi ridotti
a due fessure. “Non penso che tu
sia venuto qui solo per farmi la predica su quanto studio.”
“Hai ragione,” disse lui.
“A dire il vero, ho solo pensato di fermarmi a
portarti qualcuno che ti facesse compagnia per il resto della tua
permanenza
qui.”
“Davvero?” chiese lei curiosa.
Ghignando, Draco frugò nel suo zainetto
ed estrasse l’orsacchiotto che
aveva preso dal suo letto. Lei sussultò quando vide che
glielo porgeva.
“Immagino che questo sia tuo, non
è vero?”
“Mr. Jingles!”
esclamò lei, strappandogli l’orsetto dalle mani.
Un sorriso
enorme apparve sul suo volto, mentre guardava l’orsacchiotto
con gioia.
Draco dovette sforzarsi per trattenere una risata.
Hermione, però, doveva
essersene accorta perché arrossì improvvisamente.
Smise immediatamente di sorridere, si
schiarì la gola e disse con
indifferenza, “Cioè, voglio dire.. questo vecchio
peluche? Avevo dimenticato
persino di averlo.”
Draco rise. “Granger, va tutto bene
– non devi cercare di nascondere il
fatto che hai un orsacchiotto di peluche. Non c’è
niente di male. Anzi, secondo
me è una cosa simpatica.”
“Davvero?” chiese lei,
guardandolo divertita.
“Davvero,” le rispose.
“E non devi preoccuparti, non andrò in giro a
diffondere questa informazione per tutta la scuola per rovinare la tua
popolarità.”
“Stai dicendo che non
ho una
popolarità?” chiese Hermione, alzando gli occhi al
cielo.
Draco sorrise. “Bene, è bello
vedere che non hai perso la capacità di
riconoscere i miei insulti prima ancora che io possa dirli ad alta
voce.”
“È una capacità che
mi resterà per tutta la vita,” disse, lei,
ridacchiando. Si alzò dal tavolo, con
l’orsacchiotto in mano, e andò verso il letto,
ponendolo sul cuscino. Rimase lì per qualche secondo,
pensierosa.
“Ho parlato con i miei genitori e Silente
prima,” disse, il sorriso che
pian piano svaniva.
“Ah sì?” disse
Draco, fingendo di non saperne niente. “Di cosa?”
Lei scosse la testa. “Non ci crederai
mai. Vogliono che io lasci Hogwarts
e torni a vivere come una
Babbana! E senza dire a nessuno che sono ancora viva. Non è
assurdo?”
Era il turno di Draco di dirle quanto
quell’idea fosse pazzesca, e magari
poi farsi una risata con lei per l’assurdità della
situazione. Ma prima di
riuscire a fermarsi, disse, “A dire il vero, Granger, non
penso sia affatto
assurdo.”
A quanto pareva, non era questa la reazione che lei
si era aspettata.
Spalancò la bocca lentamente. “Stai dicendo che
pensi sia una buona idea?”
Draco sospirò e distolse lo sguardo.
“Non saprei, Granger. Sto dicendo che
è un’idea intelligente,
penso.”
“Wow,” sospirò lei.
Si fermò un attimo prima di proseguire. “Ed io che
pensavo che tu almeno avresti
capito
il mio punto di vista.”
“Granger, capisco
perfettamente,” disse. “Capisco che non vuoi
rinunciare
alla vita che ti sei creata qui negli ultimi sette anni. Ma comincio a
credere
che forse tu non capisci
perché i
tuoi genitori e Silente pensano che dovresti farlo.”
Lei annuì. “Hai ragione
– non lo
capisco. Ho diciotto anni,
Malfoy. Non sono più una bambina.
Sono abbastanza grande per badare a me stessa, e sono abbastanza grande
per
prendere le mie decisioni.”
Draco sbuffò. “Sarai anche
abbastanza grande per prendere le tue decisioni,
Granger, ma è chiaro che non sei abbastanza grande per
badare a te stessa. Nel
caso in cui tu te ne sia dimenticata, sei stata attaccata.
Sei quasi morta.”
“Non mi sono dimenticata un bel
niente!” disse lei, sulla difensiva.
“Sì,
sono stata attaccata. Ma può succedere. Questo mondo non
è un posto sicuro, non
importa dove mi trovi. Se i miei
genitori pensano che farmi tornare a vivere con loro mi terrebbe al
sicuro da
tutti i pericoli del mondo, sono pazzi! Potrei essere attaccata nel
mondo
babbano con altrettanta facilità, e morire. Potrei essere
investita da una
macchina, e morire. Potrei scoprire di avere il cancro, e morire.
Essere una
Babbana non mi renderà immune alla morte.”
“Granger,” sibilò
Draco, “sei maledettamente stupida?
L’attacco che hai subito non è stato casuale. Il che vuol dire che qualcuno
lì fuori ti voleva morta. E
potrebbero ancora esserci persone così che ti vorrebbero
morta, se dovessero
venire a sapere che sei ancora viva. Quale parte di questo fatto non ti
spaventa a morte?”
Hermione scosse la testa, afflitta. “Non
ci credo – stai davvero prendendo
le loro parti? Pensavo.. pensavo tu
fossi mio amico, Malfoy.”
Il cuore di Draco fece un salto alla parola
‘amico’. Non che si aspettasse
che lei potesse pensare a lui in qualche altro modo, ma ad ogni modo
faceva
ancora male.
Con l’espressione più
impassibile che poteva, disse, “Esatto –
è proprio quello che
ero, Granger – tuo amico.
Ero tuo amico, e Potter era il
fottutissimo amore della tua vita. Scommetto che è di questo
che si tratta in realtà,
non è vero? Non sopporti il pensiero di non rivedere
più il tuo prezioso Harry.
Ho ragione o no?”
Non intendeva davvero mettere in mezzo Harry,
l’espressione ferita sul
volto di Hermione lo fece pentire immediatamente. Ma era troppo tardi
per rimangiarsi
le parole ormai.
Perfetto, pensò. Ho
passato gli ultimi due mesi e desiderare
di poterla rivedere, e adesso che mi viene data
l’opportunità, non facciamo
altro che litigare.
L’espressione triste di Hermione divenne
presto una arrabbiata. “Oh, ecco
che ci risiamo,” sbottò. “Tu e il tuo
complesso di Harry Potter. Con cosa
ti sei divertito negli ultimi due
mesi, senza me accanto da accusare di essere innamorata di
Harry?”
Draco scosse la testa. “Oh, credimi,
Granger, non l’ho mai trovato divertente.”
Hermione sbuffò e incrociò le
braccia sul petto. “Beh, allora mi hai
ingannata proprio bene. Eri sempre così ossessionato dai
miei sentimenti per
Harry, e vedo che lo sei ancora. Pensi che riguardi solo Harry, non
è vero?
Beh, forse dovresti chiederti una cosa: se Harry è il
ragazzo al quale mi sono
aggrappata in questi mesi, allora perché erano i tuoi sogni che visitavo ogni
singola notte? Perché era a te
che pensavo costantemente? Perché sei stato tu
l’unico in grado di svegliarmi?”
Sbalordito, Draco la guardò timoroso.
Aprì la bocca per parlare, ma lei non
gliene diede l’opportunità.
“Per Merlino, Draco – si
può essere più idioti di così? E
pensare che tu
eri convinto che Harry non se ne
accorgesse! Sei pessimo quanto lo è lui, se non addirittura peggio. Voglio dire, quanto
può essere
difficile per te, fra tutte le
persone, accorgerti che una ragazza è innamorata di
te?” Distolse lo sguardo,
imbarazzata, e fissò l’orsacchiotto sul letto.
Lui la guardò incredulo, mentre le sue
parole cominciavano a fare effetto.
Cercò sul volto un segnale che indicasse che si era pentita
di quello che aveva
appena detto, ma non ne trovò. Istintivamente, fece un passo
verso di lei.
“Granger,” mormorò.
Allungò la mano e la passò delicatamente contro
la
pelle liscia del suo viso. Lei chiuse gli occhi e respirò
profondamente,
appoggiando la guancia al palmo della sua mano. Gli occhi di Draco
annegarono
nella sua bellezza intossicante, guardando i suoi grandi occhi scuri,
che
adesso erano di nuovo aperti, e lo fissavano. Draco seguì
con lo sguardo il
percorso di una lacrima solitaria che le solcava il volto, e alla fine
si
soffermò sulle sue labbra, leggermente aperte.
Ricordava com’era baciare quelle labbra.
Non si rese neanche conto di aver cominciato ad
avvicinarsi a lei, né che
il suo cuore aveva cominciato a pompargli forte nel petto. Non si rese
neanche
conto che stava per baciarla finché le loro labbra non si
toccarono – leggere,
morbide e dolci. Durò un brevissimo instante, poi si
tirò indietro. Non avrebbe
voluto farlo – era semplicemente successo. Non se ne pentiva;
aveva solo paura
di scoprire che invece lei
sì.
Draco aprì la bocca per parlare, per
scusarsi, ma non ne ebbe la
possibilità. Hermione portò immediatamente una
mano dietro il suo collo e lo
avvicinò a sé, riportando le sue stesse labbra
sulle sue, per riprendere il
bacio da dove l’avevano lasciato. Fu dolce e morbido
all’inizio – timido ed
esitante, come se fosse per entrambi il primo bacio. Istintivamente,
Draco tolse
la mano dalla sua guancia e avvolse entrambe le braccia attorno alla
sua vita,
avvicinandola a sé.
Nonostante l’incertezza iniziale del
bacio, alla fine gli tolse il respiro.
Aveva sognato questo momento così a lungo, senza mai
aspettarsi che sarebbe
davvero successo al di fuori dei suoi sogni. Non si era mai aspettato
di
poterla stringere di nuovo fra le braccia.. di sentire le morbide curve
del suo
corpo premere contro il suo.. di baciare le sue labbra.
All’improvviso, strinse la presa sulla
sua vita e la sollevò leggermente, per
farla arrivare quasi alla sua altezza. Lei sospirò senza
interrompere il bacio –
un gesto che fece impazzire Draco – e improvvisamente il
bacio, da morbido e
lento, divenne disperato e profondo, come se entrambi si stessero
finalmente
rendendo conto che avevano due mesi da recuperare.
Draco non si era mai sentito tanto completo come
quando la baciava. Si era
sentito così la notte del Ballo del Ceppo, ma
l’incertezza di quel
bacio gli aveva impedito di lasciarsi
sopraffare dai suoi sentimenti per lei. Ma c’era qualcosa di
diverso fra loro
adesso; non c’era
incertezza – solo pura
e sfrenata passione.
E lo spaventava a morte.
La realizzazione improvvisa di ciò che
stavano facendo – di quello che lui
stava facendo – lo sorprese così
tanto che le mise immediatamente le mani sulle spalle e la
allontanò da lui. L’improvvisa
perdita di contatto fu straziante, e si sentì nuovamente
vuoto. La guardò – le labbra
socchiuse, lo sguardo confuso – mentre entrambi lottavano per
riprendere fiato.
“Hermione,” disse con voce
roca. Odiò il suono della sua voce in quel
momento, e non fu in grado di nascondere il desiderio che vi si celava
mentre
pronunciava il suo nome. Il che non lo avrebbe aiutato in quello che
stava per
dirle. “Non possiamo.”
Lei scosse la testa. “Perché
no?” bisbigliò.
Draco fece qualche passo per allontanarsi da lei,
cercando di mettere
quanta più distanza poteva fra solo, per evitare di
avvicinarsi a baciarla di
nuovo. “Granger, il motivo per cui sei quasi morta..
è stato a causa mia, per
quello che io provo per te.”
Hermione sbatté le palpebre.
“Cosa.. Cosa provi per me?”
Draco grugnì. “No, Granger
– non farlo.”
“Perché no?” chiese
lei, incrociando le braccia sul petto. “Draco, cosa
provi per me?”
“Dannazione, Granger!”
urlò lui. Non voleva alzare la voce, e se ne
pentì immediatamente
quando lei indietreggiò. Ma non poteva fermarsi adesso.
Si avvicinò di nuovo a lei; abbastanza
vicino che avrebbe potuto prenderla
di nuovo fra le braccia – ma non lo fece. “Per una
volta nella tua vita,
fregatene di tutti gli altri! La tua sicurezza – la tua vita – è ad un bivio
adesso. Non costringermi a dirti quello che
provo per te, perché una volta che
l’avrò fatto, non si potrà tornare
indietro.
Non sarò io a farti rischiare la vita a causa di qualche
stupido sentimento che
potrei provare per te.”
Hermione si morse le labbra. “Pensi che
questi sentimenti siano stupidi,
allora?” Sbuffò. “Beh, magari il
problema non sei preoccupato per me
– ma che sei preoccupato per te
stesso. Provare qualcosa per una
mezzosangue sarebbe immorale e stupido,
non è vero? Sarebbe una macchia sulla tua preziosa
reputazione da purosangue –
non è così?”
Voleva negarlo – dirle che la loro
provenienza sociale diversa non aveva
niente a che fare con quello che stava succedendo. Ma poi lo
capì: aveva tutto a che
fare con quello che stava
succedendo.
“Hai proprio ragione, Granger. Sei una
mezzosangue, ed io sono un
purosangue, e queste due cose non vanno d’accordo. Il solo
fatto che tu sia in
questa stanza adesso ne è una prova. Ci sono persone
– persone pericolose
– che faranno di tutto per
assicurarsi che la discendenza dei purosangue non venga macchiata da
persone
come te. E se pensi che
lascerò che i
miei sentimenti per te – quali che siano – mettano
ancora la tua vita in
pericolo.. beh, non sei così intelligente come pensavo un
tempo.”
Gli occhi di Hermione luccicavano mentre le lacrime
cominciavano a
formarsi, sfuggivano e le rigavano il volto. Sembrava che non riuscisse
a
guardarlo negli occhi.
“Quindi stai dicendo che vuoi.. tu vuoi
che io lasci Hogwarts?” chiese a
bassa voce.
Draco deglutì.
“Sì,” mentì, sperando di
sembrare sincero.
Lei annuì, alzando lo sguardo verso di
lui, per guardarlo negli occhi. “Quindi
quello che provi per me.. non è abbastanza forte da
chiedermi di restare?”
Draco irrigidì i muscoli della mascella
e scosse lentamente la testa,
avanti e dietro. Non osò risponderle a parole, per paura che
la sua voce si
spezzasse, rivelando la sua bugia.
Non poteva chiederle di restare. Farlo sarebbe
stato egoista – ed era una
cosa che Draco non sapeva più fare, specialmente quando
c’era di mezzo Hermione
Granger.
“Okay,” disse lei alla fine,
asciugandosi velocemente il volto bagnato
dalle lacrime. “Va bene. Dirò ai miei genitori che
torno a casa.”
“Bene,” disse Draco, la voce un
po’ più dura di quanto avrebbe voluto.
“Bene. Fantastico.” Gli
voltò le spalle e si diresse verso il tavolo.
“Puoi
andare ora.”
Draco abbassò la testa e
fissò il pavimento. Alla fine Silente aveva avuto
ragione – Hermione aveva
considerato
la sua opinione. Solo che non era questo il parere che lui stesso si
era
aspettato di darle.
“Giusto,” disse, alzando la
testa e guardando fisso davanti a sé. La guardò
un’ultima volta. Gli dava ancora le spalle, per impedirgli di
vedere la sua
faccia. Ma da come scuoteva debolmente le spalle, Draco poteva dire con
certezza che stava piangendo.
Ci volle tutta la sua forza di volontà
per non andare da lei a confortarla.
“Addio, Granger,” disse con
voce debole. Non aspettò per vedere se gli
avrebbe risposto; girò sui tacchi e uscì dalla
stanza.
Quando fu nel corridoio vuoto, si concesse un lungo
e profondo respiro. Dovette
ripetersi più volte che aveva fatto la cosa giusta; che lei
aveva preso la
decisione giusta.
Ma non riusciva a prendersi in giro.
Rimase a guardare finché la porta della
stanza non scomparve, a separarlo
dalla persona di cui aveva più bisogno in tutto il mondo.
Note della
traduttrice: Mi
dispiace così tanto per l’attesa. Ma fra le
lezioni e gli esami, ho
avuto tantissimo da fare. La buona notizia è che ho appena
dato un esame (e ho
chiuso il primo anno!) e che
il prossimo
sarà almeno fra un mesetto. La cattiva è che
comunque fra lezioni e tutto,
dovrei cominciare a studiare già da ora T__T ma mi sono
concessa un po’ di
tempo per tradurre :D Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e
spero
davvero di non dovervi fare aspettare così tanto per il
prossimo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Homecoming ***
Homecoming (Tornare a casa)
Quando Draco fece ritorno nel dormitorio dei
Caposcuola, la prima cosa che
fece fu cominciare a sbattere la fronte contro il freddo muro di pietra.
“Amico, che ti prende?” chiese
il cavaliere del ritratto.
Draco smise di dare i colpi al muro e si
voltò, appoggiandosi alla parete.
“Sono uno stupido.”
Il cavaliere annuì, sorridendo
soddisfatto. “La scoperta del secolo.”
“Smettila, coglione.”
“Ehi ehi!” esclamò
il cavaliere. “Usare certi termini non ti farà
entrare
nel dormitorio, sai.”
“Hai ragione. Ma la parola
d’ordine
sì. ‘Prugna zuccherata’, idiota,
deficiente, vergogna di tutti i ritratti.”
Il cavaliere sospirò e aprì
il buco del ritratto per lui. “Stai perdendo la
mano con gli insulti, sai. Non sei andato neanche vicino a ferire i
miei
sentimenti.”
Draco lo ignorò, entrando nel buco.
Sospirò e chiuse gli occhi brevemente
mentre entrava nella sala comune, lasciando cadere lo zainetto sul
pavimento.
“Non dovresti lasciarlo
lì,” disse una voce all’improvviso.
“Qualcuno
potrebbe inciampare.”
Il suono lo fece sussultare. Draco aprì
immediatamente gli occhi e si
ritrovò a guardare Hermione Granger – l’altra
– seduta sul divano. L’avrebbe riconosciuta subito
– dai capelli lisci, dal
trucco, e dai vestiti che sarebbero stati classificati come
inaccettabili da qualunque
altra Hermione.
“Granger,” sussurrò,
mentre lei si alzava per salutarlo. Lui fece qualche
passo per raggiungerla e l’abbraccio.
“Perché sei tornata così
presto?”
“Dovevo vederti,” rispose lei,
stringendosi nel suo abbraccio. “Ho così
tante cose da dirti. Pensavo potessero interessarti.”
“Dimmi tutto,” disse lui,
sciogliendo l’abbraccio. Le fece segno di tornare
a sedersi sul divano, e si accomodò accanto a lei.
“Che succede?”
“Vengo proprio ora da un incontro al
Ministero,” rispose lei.
“Pensavo non dovessi vederlo prima di
domani.”
Hermione si strinse nelle spalle. “Alla
fine hanno anticipato. Immagino
abbiano capito che fosse una cosa troppo
importante per aspettare ancora.”
Draco la guardò, ansioso.
“Ok.. allora, che è successo?”
“Sono stata giudicata non colpevole,
ovviamente,” rispose lei. “Ma.. sono
stata espulsa da Hogwarts.”
“Cosa?” esplose Draco.
“Perché?”
“Sono un’assassina,
Malfoy –
difesa personale o no. Non vogliono che gente come me se ne vada
girando per i
corridoi della scuola.”
“Ma è assurdo,”
disse Draco, scuotendo la testa. “Non possono cacciarti da
scuola per esserti difesa!”
Hermione agitò la mano sbrigativa.
“Ha senso, a dire il vero, visto anche
che non sono autorizzata a praticare magie per un anno
intero.”
“Che cosa? E perché?”
Hermione sospirò. “A quanto
pare, evocare un portale per un'altra
dimensione è severamente vietato nel mio mondo, a meno di
avere un permesso da
qualcuno del Ministero. Chi l’avrebbe mai detto?”
Draco non poté fare a meno di sorridere.
“Quindi immagino che anche Draco
non possa usare la magia.”
“Esatto,” disse lei.
“Ma la sta prendendo piuttosto bene. Sorprendentemente
bene, a dire il vero.”
“Ma quindi.. aspetta. Se ti sei cacciata
nei guai per aver evocato il
portale in primo luogo, come hai fatto ad usarlo di nuovo?”
“Beh, ecco un altro motivo per cui sono
qui. Hanno intenzione di chiudere
permanentemente la connessione fra
il nostro mondo e questo. Comunque, sono riuscita a convincerli a farmi
tornare
un’ultima volta, prima che lo chiudessero. Dovevo sapere
– sei andato nella
Stanza delle Necessità? Ti ha dato ciò di cui
avevi bisogno?”
Draco abbassò lo sguardo.
“Sì, ha funzionato,” disse dolcemente.
“Ho
trovato Hermione, ma sono certo che lo sai già. Come ci sei
finita tu nella
stanza, comunque?”
“Ti ho detto che ero tornata alla Torre
di Grifondoro, quella sera, per
prendere un mio libro. E, come sai, la Stanza delle
Necessità è sulla strada.
Mi sono ritrovata a vedere Madama Chips che usciva dalla stanza. Come
puoi
immaginare, ero molto curiosa di sapere cosa ci fosse
dentro. Quindi, sono andata davanti alla
parete vuota, e - ”
“Dovevi
vedere cosa nascondeva,”
mormorò Draco.
Hermione annuì.
“Sì! E ha funzionato! La porta è
apparsa.. sono entrata.. e
l’ho vista, stesa lì, sul letto, viva.
Non hai idea di quanto fossi eccitata. Non vedevo l’ora di
vederti e
raccontartelo, ma quando mi sono voltata per andarmene, ho visto che
Madama
Chips era tornata, e lei -”
“Ti ha cancellato la memoria,”
concluse Draco per lei. “Lo so. Ha cercato
di fare lo stesso con me. Per mia fortuna, però, Silente
è arrivato appena in
tempo per fermarla.”
“È stata davvero una
fortuna,” convenne Hermione. “Allora.. qual
è la
verità? Sembrava in coma.”
“Era in coma,” rispose Draco.
“Alla fine si è scoperto che non è mai
morta.
Silente aveva fatto qualche incantesimo per farla cadere in un sonno
profondo
per far pensare agli altri che
fosse
morta. Ma poi.. beh, non si svegliava.”
“Caspita.” Sussurrò
Hermione. “Vuoi dire che nessuno ha ancora capito come
svegliarla?”
“No – io
ho trovato un modo,”
rispose Draco.
Hermione sussultò. “Quindi
– è sveglia?”
Draco strinse i denti e annuì.
“Ma è fantastico!”
esclamò Hermione, sorridendo. “Allora,
dov’è?”
“È ancora nella Stanza delle
Necessità,” mormorò Draco.
Il sorriso di Hermione svanì.
“Cosa? Perché?”
Draco sospirò. “Silente e I
suoi amici vogliono che torni a casa. Vogliono
che vada via senza dire a nessuno che è viva.”
“Che cosa?
Ma è da pazzi!”
strillò Hermione, scuotendo furiosamente la testa.
“Che idea tremenda!”
“Lo è davvero?”
disse Draco. “È
davvero così terribile fare ciò che è
meglio per lei?”
“Ciò
che è meglio?” ripeté
Hermione. “Come fai tu a
sapere cosa
è meglio per
lei?”
“Oh, cavolo, Granger,”
sbottò lui, “lascia che ci pensi un attimo. Oh,
sì –
forse io so cosa è
meglio per lei,
perché io sono il motivo
per cui è
stata attaccata!”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Pensi davvero che per lei faccia qualche
differenza? Pensi davvero che se fosse stata attaccata per essere amica
con Harry, avrebbe rinunciato alla
sua amicizia
con lui e sarebbe tornata nel mondo Babbano?”
“No,” rispose Draco.
“Ma è Harry è diverso. Harry
è il suo migliore amico.
Io sono solo il ragazzo che l’ha tormentata per sette
anni.”
Hermione sospirò esasperata.
“Tu la ami. L’ho capito quasi subito, era
così
ovvio. Ma nel caso tu te lo sia dimenticato, io ho letto il suo diario
da cima
a fondo, e posso garantirti che ti ama anche lei.”
“Lo so,” mormorò
Draco, guardandosi le mani. “Me l’ha praticamente
detto,
prima.”
Hermione lo guardò sbalordita.
“Davvero? Caspita. Quindi.. le hai detto che
la ami anche tu, vero?”
Draco sentì il respiro bloccarsi in
gola. “No. Non posso. Perché se le dico
che la amo, e lei mi dice che ama me, allora ci metteremo insieme. E
non può
succedere una cosa del genere. Non
lascerò
che succeda – è troppo pericoloso.”
Hermione sbuffò.
“Però. Sei un
tale codardo.. E un codardo ipocrita!”
Draco la guardò accigliato.
“Come prego?”
“Prima che te ne andassi dal mio mondo,
hai fatto tutto un discorso, un
lungo discorso, al mio Draco,
dicendogli che se provava qualcosa per me avrebbe dovuto dirmelo,
e saremmo dovuti stare insieme,” disse. “E non
segui
neanche i tuoi stessi consigli! È da ipocriti, e ti stai
comportando da un
perfetto idiota in questo momento.”
Draco sentiva la rabbia cominciare a ribollirgli
nelle vene. “Hai già
finito con gli insulti?” le chiese a denti stretti.
“No!” urlò lei.
“Sei un maledetto imbecille! Sei uno sciocco, stupido,
deficiente, idiota codardo!”
Draco scosse la testa incredulo. “Ti
sbagli, Granger. Non sono né stupido,
né codardo. Semplicemente mi
preoccupo
per lei, va bene? So cosa si prova a vivere senza di lei, pensare di
non
vederla mai più. Non posso permettermi di affrontare di
nuovo una cosa del
genere. Io.. non potrei sopportare di perderla ancora.”
Il volto di Hermione si distese, come se avesse
capito improvvisamente
qualcosa. “Ah,” disse a bassa voce. “Sei
solo egoista allora.”
Alzò le mani esasperato. Quella ragazza
lo stava facendo impazzire. “Come
può essere egoista una cosa del genere? Sto rinunciando alla
cosa migliore che
mi sai mai successa perché lei possa essere al
sicuro!” sospirò. poi, in tono
pacato, riprese, “Non può amarmi, e io non posso
amare lei. Sono un purosangue,
e lei no. La mia famiglia odia
quelli
come lei. E, ovviamente, non si fermeranno di fronte a niente, pur di
impedire
che io disonori la famiglia, stando con lei. Ma ora come ora, lei
è al sicuro
perché tutti pensano che sia morta. Se dovessero scoprire
che è ancora viva,
potrebbero riprovarci. Quindi per favore, dimmi, cosa ci sarebbe di
così
tremendo nel lasciare questo posto?”
“Tutto!” strillò
Hermione. “Ascoltami, tu non conosci Hermione come la conosco
io, più che altro perché.. beh.. io sono
Hermione. Non siamo poi così diverse, lo sai. E posso
assicurartelo, per tutte
le cose che ho letto nel suo diario. E posso dirti una cosa:
preferirebbe
rischiare la vita ed essere felice, piuttosto che vivere il resto della
vita al
sicuro ma triste. Voglio dire, per quanto tempo vivere fra i Babbani
potrà
tenerla al sicuro? Potrebbe essere investita da un’auto e morire. Potrebbe scoprire di avere il
cancro e morire.”
Draco non poté fare a meno di sorridere.
Beh, a quanto pareva, era
altamente probabile che fossero ancora più simili di quanto
lui stesso avesse
inizialmente pensato. Dicevano anche le stesse cose. “Beh,
non posso
controllare le macchine,” disse, “e non posso
controllare le malattie. Ma posso
controllare questo.”
Hermione scosse la testa con tristezza. Rimasero
entrambi in silenzio per
un attimo, finché lei non allungò il braccio e
gli prese la mano. “Non me l’hai
chiesto, ma.. beh, Draco ha seguito il tuo consiglio. Mi ha detto cosa
provava
per me, e adesso stiamo insieme. E onestamente, non sono mai stata
più felice
in tutta la mia vita.”
Draco riuscì a sorridere, anche se un
pizzico di gelosia gli avvolse il
cuore. “È meraviglioso, Granger. Sono
contento.”
“Le cose non sono molto diverse nel mio
mondo, sai,” disse lei con
dolcezza. “Io sono una mezzosangue. Lui è un
purosangue. La sua famiglia non
approverà mai la nostre relazione. E chi può
dirlo? Magari un giorno mi troverò
di nuovo in pericolo. Ma vuoi sapere una cosa? Non
m’interessa affatto, perché
sono felice. Sto con la persona che più amo al mondo. Non
è assolutamente
possibile che io rinunci a questo perché
c’è la possibilità
che io possa trovarmi in pericolo. E ho fiducia nel
credere che non importa cosa succeda, lui sarà lì
a proteggermi. Così come
credo che tu proteggeresti lei.”
“Io morirei
per lei,” mormorò
Draco.
“So che lo faresti,” disse lei.
“Perciò ti prego.. non fare l’idiota.
Non
lasciarla andare via. Sarebbe l’errore più grande
della tua vita.”
Draco fissò il pavimento, pensieroso.
Per certi versi, la ragazza aveva assolutamente
ragione, su tutto. Stava facendo il
codardo. Stava facendo
l’egoista. Stava facendo
lo stupido. E stava per fare
l’errore più grande della
sua vita.
“Lascia che sia lei
a decidere
cosa vuole,” continuò Hermione. “Penso
che scoprirai che vuole te.”
Draco chiuse gli occhi per un istante. Era tutto
quello che aveva bisogno
di sentire.
“Devo andare,” disse
all’improvviso, saltando su dal divano. Doveva andare
da lei. Doveva andare a dirle quello che lei avrebbe voluto sentirsi
dire
prima.
Hermione sorrise con la sua espressione da
so-tutto-io. “Va’ a prenderla.”
Draco annuì. “Resterai qui?
Vuole conoscerti.”
“Certo che sarò ancora
qui!” disse allegra, stendendosi sul divano. “Non
me
ne andrò finché non l’avrò
incontrata.”
“È una minaccia?”
“No, è una
promessa,” disse con un sorrisetto. “Portala a
casa.”
Draco era nervoso, mentre aspettava davanti alla
Stanza delle Necessità che
apparisse la porta dinanzi a lui. Fece avanti e dietro alcune volte,
cercando di
scegliere con cura le parole nella sua testa, per evitare di dire
qualcosa di
stupido e insensato. Le sue parole dovevano essere perfette; lei non
avrebbe
meritato niente meno.
Quando finalmente riuscì a trovare il
coraggio, bussò alla porta, pregando
Merlino che lei fosse ancora lì.
Lei c’era, ma non fu lei ad aprire la
porta: fu Silente.
“Signor Malfoy,” disse sorpreso.
Draco guardò oltre le spalle del vecchio
uomo e vide che i Granger erano
tornati, e tutti loro, Hermione inclusa, lo fissavano, aspettando che
parlasse.
“Salve. Uh..” la voce gli si
spense. Come avrebbe pensato di dichiarare il
suo amore per Hermione, davanti ad un pubblico? Il suo sguardo si
soffermò su
Hermione, che aveva un’espressione curiosa sul volto.
“Possiamo aiutarti?” chiese
Silente.
“A dire il vero.. mi chiedevo se potevo
parlare con Hermione, da solo. Per
favore.”
I Granger si scambiarono uno sguardo, e sorrisero
entrambi ad Hermione,
come se lasciassero a lei la decisione.
Distogliendo lo sguardo da lui, Hermione sorrise
debolmente ai suoi
genitori e annuì. “Va bene.”
“Ok, cara,” disse la signora
Granger, baciando la testa della figlia.
“Torneremo più tardi.”
Torneranno.. per
aiutarla a fare I bagagli?
si chiese Draco.
Il signore e la signora Granger gli sorrisero
entrambi con gentilezza
mentre gli passavano accanto. Draco fu felice di vedere che non
nutrivano alcun
risentimento nei suoi confronti per aver spezzato il cuore della loro
bambina. O
forse lei non ne aveva neanche parlato con loro. Immaginò
che era quella la soluzione
più probabile.
Mentre Silente si affrettava ad accompagnare i
Granger fuori dalla stanza,
questi cominciarono a parlare a bassa voce – e
sfortunatamente, Draco non
riuscì a sentire nessuna delle loro parole. Li
seguì con lo sguardo mentre sparivano
dietro la porta, evitando di proposito di guardare Hermione.
Ma non poteva evitarla per sempre. Quando di
voltò per fronteggiarla, lei
lo guardava intensamente, come se aspettasse che lui dicesse qualcosa
– qualsiasi cosa.
Le parole, però, si rifiutavano di
trovare una via per lasciare le sue
labbra. Guardandola, adesso, era senza parole. Non esistevano
abbastanza parole
nell’universo per descrivere I sentimenti che provava per
lei. Quindi, anziché
parlare, fece un passo verso di lei.. due passi.. tre. Lei lo
guardò mentre le
si avvicinava, e capì. Draco avrebbe potuto scommettere che
Hermione sapeva
esattamente cosa lui stava pensando.
Si abbandonarono uno nelle braccia
dell’altro in contemporanea, e rimasero
così a lungo, a stringersi. Non avevano bisogno di parole; i
loro gesti
parlavano da soli.
Lei si strinse a lui, il volto affondato nella sua
spalla. “Sei tornato,”
sussurrò.
“Granger,” disse lui
dolcemente. “Hermione.. Non voglio che tu te ne
vada.”
“Lo so.”
“Ma mi spaventa il pensiero che tu possa
restare.”
“Lo so,” disse ancora lei,
allontanandosi lentamente per guardarlo in
faccia. “Ma non spaventa me.
Mi
spaventa il pensiero di andarmene.
Non voglio passare il resto della mia vita a nascondermi. Non voglio
passare il
resto della mia vita senza la magia.. senza i miei amici.. senza te.”
“E io non voglio passare il resto della mia
vita senza te”, disse lui.
Hermione accennò una risata.
“Chi l’avrebbe mai immaginato, che avremmo
avuto così tanto in comune?”
Draco sorrise. Allungò una mano e le
nascose un ciuffo di capelli dietro
l’orecchio. “Hermione, prima mi hai chiesto di
dirti cosa provo per te -”
Lei scosse la testa. “Lascia perdere. Non
devi dirmi niente. Non finché non
sarai pronto.”
Draco sospirò. “Non vedo come
si possa essere più pronti di così,”
disse,
sciogliendo l’abbraccio. Le prese entrambe le mani.
“Sono due mesi che voglio
dirti cosa provo per te. È solo che pensavo non avrei mai
avuto l’opportunità
di farlo.”
“Beh, adesso ce
l’hai,” disse lei lentamente. “Ne
approfitterai?”
“Non ancora,”
mormorò lui. Abbassandosi, catturò le labbra
della ragazza
con le sue, baciandola con tutta l’energia che aveva,
lasciando entrambi senza
fiato, quando finalmente si separarono.
Guardandolo con espressione intontita, Hermione
sussurrò, “Immagino tu
l’abbia appena fatto.”
“Non ci sono andato neanche vicino,
Granger,” disse Draco con un
sorrisetto. Guardandola dritto negli occhi, disse, “Io
-”
“Sh,” disse Hermione
dolcemente, mettendogli un dito sulle labbra per
zittirlo. “Prima che tu possa dire qualsiasi cosa,
c’è una cosa di cui devo
parlarti.”
Draco andò nel panico. Ogni volta che
sentiva le parole “c’è una cosa di
cui ti devo parlare” rivolte a lui, erano brutte notizie.
Sempre. “Va bene..”
disse, esitante, lasciando andare le sue mani.
“Quanto sei andato via, ero
arrabbiata,” disse lei, “e ho capito di essere
stata troppo precipitosa nel decidere di tornare a casa. Ero
così.. ferita, che tu
non volessi che restassi
– almeno, che non volessi me abbastanza da chiedermi
di restare. Ma quando te ne sei andato, ho cominciato a pensare a cosa
avrei
fatto.. a cosa avrei voluto dare. E
ho deciso che non voglio assolutamente
tornare a casa. Non adesso. Hogwarts
è stata la mia casa negli ultimi sette anni, e i miei amici
sono stati la mia
famiglia. Non posso lasciarmi tutto alle spalle.”
Draco annuì. Questa non era una sorpresa
per lui – l’altra Hermione aveva
avuto totalmente ragione.
“Perciò quando i miei genitori
sono tornati con Silente, ho parlato con
loro,” continuò. “E alla fine, hanno
accettato la mia decisione.”
“Che sarebbe, di preciso?”
Hermione sospirò. “Ho deciso
di finire l’anno scolastico qui, e così
facendo farò sapere a tutta la scuola che sono ancora viva.
Magari mi metterò
in pericolo facendo questo, ma anche Silente è
d’accordo che finché resto fra
le mura del castello, dovrei essere sicuro fino al diploma.
Aggiungerà anche
qualche incantesimo di protezione per me.”
“Va bene,” disse Draco
lentamente. “E cosa succede dopo il diploma? Quando
non sarai più al sicuro nel castello?”
“Beh,” rispose lei,
“pensavo di prendermi un po’ di tempo libero dopo
il
diploma. Viaggiare. Ho sempre voluto esplorare il mondo. O, a dirla
tutta, ho
sempre avuto questo sogno di andare in qualche prestigioso college
Babbano. Ma
ancora non so con certezza cosa voglio fare. In entrambi i casi,
farò felici i
miei genitori perché vivrò nel mondo Babbano, e
la possibilità che qualcuno
venga a cercarmi sono alquanto scarse.”
Il cuore di Draco sprofondò mentre la
ascoltava. Se fosse partita per
viaggiare dopo il diploma, o anche se fosse andata al college.. non
l’avrebbe
vista mai più. Cominciava a chiedersi perché
aveva cercato di convincerla a
partire, in primo luogo; quel pensiero lo stava dilaniando.
“E quanto durerà questa tua
pausa?”
“Fino alla guerra,” disse.
“Se e quando dovesse scoppiare. Tornerò, e
aiuterò Harry come posso. Non voglio rinunciare del tutto al
mondo magico, ma
penso che per me sarebbe meglio rimanere in disparte dopo la scuola. E
dopo la
guerra, niente di tutto questo avrà più
importanza. Se vinceremo noi, non ci
saranno più cattivi di cui preoccuparsi, e se dovessero
vincere loro.. non ci
sarà alcun mondo magico in cui fare ritorno.”
Sorrise tristemente.
Draco cominciava a capire perché lo
aveva interrotto quando stava per
rivelarle i suoi sentimenti: perché dopo poco più
di tre mesi, sarebbe stata
lei a lasciarlo. Ovviamente, lei non voleva costringerlo a confessare i
suoi
sentimenti e poi alla fine dover uscire dalla sua vita.
Draco avrebbe mentito se avesse detto che la
notizia non lo lasciava
completamente sconvolto. Ma anche se avesse avuto a disposizione
soltanto tre
mesi con lei, era sicuro che avrebbe approfittato di ogni singolo
secondo.
“Beh,
Granger, mi sembra un ottimo
piano,” mentì. Schiarendosi la gola, le prese la
mano e disse, “Quindi per
quanto tempo ancora dovrai rimanere in questa stanza?”
Hermione si strinse nelle spalle.
“Silente vuole lasciarmi decidere da sola
quando andarmene, o quando dire ai miei amici che sono viva.”
“Fantastico. Quindi in teoria potresti
andartene anche ora, giusto?”
Hermione ridacchiò. “Potrei.
Ma dove dovrei andare?”
Guardando l’orologio, Draco fu sollevato
nel constatare che tutti gli
studenti sarebbero stati ancora a lezione a quell’ora, e loro
avrebbero avuto
via libera per i corridoi senza doversi preoccupare di essere visti da
qualcuno.
“Vieni a fare una passeggiata con
me?” le chiese con un sorrisetto. Era un
sorrisetto piuttosto forzato, ma
lei
sembrò non accorgersene.
“Una passeggiata? Dove?”
“A casa,” disse lui,
spingendola verso la porta. La aprì col delicatezza, e
sporse la resta, controllando a destra e sinistra per assicurarsi che
non ci
fosse nessuno da quelle parti. Quando vide che il corridoio era libero,
si
voltò di nuovo verso di lei e disse,
“C’è qualcuno che ti voglio
presentare.”
Note della
Traduttrice: Sono
imperdonabile, lo so. Vi chiedo scusa per questa lunga attesa. Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, e spero che ci sia ancora qualcuna che
mi
legge, nonostante le lunghe pause fra un capitolo e l’altro!
T___T
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** Good Things ***
Good Things (Le cose belle)
“Allora, di preciso, chi mi vuoi
presentare?” chiese Hermione, cercando di
tenere il passo di Draco.
“Una persona con cui dovresti avere molto
in comune,” rispose lui con un
sorrisetto.
Hermione sussultò. “Non starai
parlando di – cioè, lei è qui?”
Draco annuì. “Pensi che io
abbia deciso da
solo di tornare da te? Certo che no. Avevo bisogno che
Hermione Granger mi
facesse ragionare con la forza.” Rise. “Sembra che
le piaccia insultarmi. La
adorerai.”
Hermione ridacchiò mentre si dirigevano
verso la torre. “Sarà stranissimo.
Da piccola avevo questa fantasia che un giorno avrei scoperto di avere
una
gemella perduta, e che ci saremmo scambiate i vestiti.”
Draco la guardò con la coda
dell’occhio. “Tutto qui? Scommetto che non vuoi nemmeno sapere le fantasie che
avevo io quando ero
più piccolo.”
“Hai ragione,” convenne lei.
“Non voglio saperlo.”
Draco fece un sorrisetto, arrivando al ritratto.
Il cavaliere sussultò quando furono
vicini. “Ehi, tu non sei
quella nuova!”, esclamò guardando Hermione stupito.
“No, non sono quella nuova,”
ridacchiò Hermione. “Mi fa piacere rivederti,
Marius.”
Draco avrebbe potuto giurare che il cavaliere fosse
arrossito, mentre
spalancava la bocca. A Marius era piaciuta subito Hermione, sin da
quando era
diventata Caposcuola – probabilmente perché lei si
era presa la premura di
imparare il suo nome, cosa che Draco non aveva mai fatto. Anzi, a dire
il vero,
non sapeva neanche che il cavaliere avesse
un nome, fino a quel momento.
“Signorina Granger,”
sussurrò Marius. “Sei davvero tu? Non una
sostituta?”
“Sì, Marius, sono proprio
io.”
“M-ma.. tu sei.. morta!”
“È una lunga
storia,” disse Draco impaziente. “E se non ti
dispiace, la
signorina Granger te la racconterà più tardi. Ma
ora, vorremmo entrare.
Quindi.. Prugna zuccherata.”
Hermione lo guardò sorpresa.
“Usi ancora quella parola d’ordine? Pensavo
l’avessi cambiata, ormai. Pensavo la odiassi!”
Draco si strinse nelle spalle. “La
odiavo,” mormorò. “Ma a te piaceva,
quindi..” Dannazione – sentiva che adesso era lui ad arrossire.
“Oooh,” disse Hermione,
colpendolo sul braccio per giocare.
“Disgustoso,” disse Marius,
alzando gli occhi al cielo. “Perché non vi
prendete una stanza?”
“Beh, lo faremmo,
se tu aprissi
questo maledetto buco del ritratto,” sbotto Draco.
Il cavaliere lo guardò male, poi
tornò a guardare amichevolmente Hermione.
“Dopo devi assolutamente venire a raccontarmi tutto,
signorina Granger!”
Hermione annuì. “Non
preoccuparti, Marius, lo farò.”
Mentre attraversavano il buco del ritratto, Draco
si voltò verso il
cavaliere e gli puntò contro un dito. “Non devi
dire neanche una parola di
tutto questo ai tuoi amici ritratti, non ancora,” lo
ammonì.
“Oh, tranquillo,” disse il
cavaliere. “Nessuno degli altri ritratti crede
mai a quello che dico, comunque.”
Draco sbuffò e scosse la testa, poi
seguì Hermione nella stanza comune.
Si fermarono entrambi quando entrarono nella
stanza. Draco guardò stupito
il grande, imponente striscione che pendeva da soffitto.
C’era scritto,
semplicemente, “Bentornata Hermione!”
“SORPRESA!” urlò una
voce all’improvviso, facendoli sobbalzare entrambi.
Hermione spalancò la bocca, mentre la
ragazza identica a lei saltava da
dietro il divano con le braccia in aria, e un grandissimo sorriso sul
volto.
Draco ridacchiò e disse alla ragazza al
suo fianco, “Hermione, ti
presento.. Hermione.”
“Sono così felice di
conoscerti!” strillò l’altra Hermione,
correndo verso
la sua gemella e stringendola in un abbraccio.
Hermione guardò Draco da sopra la spalla
dell’altra Hermione, con gli occhi
spalancati e l’espressione terrorizzata.
“Piano, Granger,” disse Draco
all’altra Hermione. La prese dalla stoffa
della camicia e la tirò via. “Non vorrai mica
spaventarti, no?”
Lei scosse la testa, impaziente. “Non la
sto spaventando.” Si voltò verso
Hermione. “Non ti sto spaventando, vero?”
“Io, ehm..” La voce di Hermione
divenne un sussurro, mentre continuava
incredula a fissare l’altra se stessa.
“No?”
L’altra Hermione fece una linguaccia a
Draco e disse, “Visto? Te l’avevo
detto.” Prese la mano di Hermione e la condusse sul divano,
dove entrambe
presero posto. “Abbia così tanto di cui
parlare!”
Draco prese quelle parole come un segnale
perché se ne andasse. “Vado a
farmi un giro,” disse. “Vi lascio libere di
conoscervi.”
Hermione lo guardò a disagio.
“Quando torni?”
“Non starò via
molto,” la rassicurò. Si voltò verso
l’altra Hermione.
“Comportati bene, Granger. Preferirei non tornare e scoprire
che te la sei
portata nel tuo mondo.”
“E come potrei fare una cosa del genere,
eh?” chiese lei. “Il medaglione ce
l’hai tu.”
Aveva ragione; lo portava ancora attorno al collo.
Annuendo, disse alle
ragazze, “Divertitevi. Ci vediamo fra poco.”
“A dopo!” disse
l’altra Hermione, soddisfatta.
Draco scambiò un sorriso con la sua
Hermione prima di girare sui tacchi e incamminarsi verso il buco del
ritratto.
La giornata scolastica era quasi finita, quindi
Draco doveva affrettarsi se
voleva riuscire a rintracciare Harry fuori dall’aula.
Andò direttamente verso
l’aula di Piton, poiché l’ultima lezione
del giorno, per Harry, era Pozioni.
Mancavano ancora quindici minuti prima che suonasse la campanella, ma
affrettò
il passo comunque. Voleva rendersi le cose il più facile
possibile – il che
significava che non voleva dover cercare lo sfregiato per tutto il
castello.
Stava proprio per svoltare l’angolo del
corridoio dei sotterranei, quando
andò a sbattere contro Blaise.
“Ehi!” sbottò
Blaise. “Guarda dove -”
Il ragazzo si bloccò quando
realizzò che era stato Draco
ad andargli a sbattere addosso.
“Oh, ehi,” disse con un ghigno.
“Draco, vecchio compagno mio, come va?”
Era impossibile esprimere a parole il misto di
emozioni che Draco provava
per Blaise in quel momento. Con tutto quello che era successo negli
ultimi
giorni, si era praticamente dimenticato di lui. Non lo aveva visto per
i
corridoi dall’incidente con il Veritaserum, perciò
aveva immaginato che fosse
ancora chiuso in camera agli arresti domiciliari. A quanto pareva,
però, a
giudicare dal fatto che era proprio lì, di fronte a Draco,
era libero adesso.
“Non sono tuo compagno,
Zabini,”
grugnì Draco.
“Oh, ma una volta lo eri. Non ti ricordi
i bei tempi andati?”
Draco lo guardò. C’erano tante
cose che avrebbe voluto dire a Blaise;
c’erano tanti punti del suo corpo che avrebbe voluto prendere
a pugni o a
calci. Ma in quel momento aveva una cosa da fare – una cosa
più importante che
vendicarsi con Blaise – perciò avrebbe dovuto
aspettare.
Perciò gli passò accanto,
dandogli una spallata, costringendolo a fare
qualche passo indietro.
“Oh, andiamo, Draco,” disse
Blaise, mentre Draco riprendeva a camminare.
“Non vuoi neanche dirmi addio?”
Draco si fermò. Si voltò,
guardandolo con espressione confusa. “In che
senso, ‘addio’?”
Blaise sollevò un sopracciglio. Fece un
gesto verso il baule che Draco non
aveva neanche notato. “Non hai sentito? Sono stato espulso da
Hogwarts.
Sfortunatamente, è contro il regolamento avvelenare i
mezzosangue.”
Non c’era niente che Draco desiderasse
più di cancellare il ghigno odioso
dal volto di Blaise, ma per fortuna riuscì a controllarsi.
“Mi dispiace,” disse Draco,
senza un briciolo di sincerità nella voce. “Per
il fatto che sei stato espulso, intendo.”
“Ah, non fa niente,” disse
Blaise scrollando le spalle. “Per mia fortuna,
non serve l’istruzione completa per diventare
Mangiamorte.”
Draco sbuffò, scuotendo la testa.
“Mi fai pena, Zabini.”
“Ah sì? E
perché?”
“Perché sei un
idiota,” rispose Draco. “Diventerai un Mangiamorte,
e
seguirai gli ordini dell’Oscuro Signore come un bravo
soldatino, credendo per
tutto il tempo che a lui importi qualcosa di te. Combatterai una guerra
per
lui, ma sarete sconfitti. Se non muori durante la battaglia, sarai
rinchiuso ad
Azkaban, dove passerai il resto della tua patetica esistenza senza
anima, a
farti torturare dal pensiero che la tua vita sarebbe potuta andare
diversamente
se solo non avessi scelto la strada sbagliata, quando eri
giovane.” Fece una
pausa,guardando il suo ex migliore amico. Non riusciva a vedere il
ragazzo che
stava di fronte a lui; tutto ciò che vedeva era cosa sarebbe
diventato un
giorno.
“Blaise,” disse dolcemente,
“non è troppo tardi.”
Blaise, che aveva ascoltato attentamente ogni
singola parola, sbuffò. “È
più tardi di quanto credi, amico.” Tirò
su una manica della camicia, rivelando
il Marchio Nero sull’avambraccio.
Draco scosse la testa con tristezza. Non era
sorpreso di scoprire che
Blaise era già entrato a far parte dei Mangiamorte. Era,
però, sicuramente
deluso.
“Quindi immagino ci vedremo in
battaglia,” disse Blaise, dando una pacca
sulla spalla a Draco. “Prenditi cura di te, Draco.”
Stranamente, la sua voce non era completamente
priva di emozioni. Infatti,
Draco avrebbe potuto giurare che il ragazzo, in qualche modo, fosse
sincero. E
che quelle erano, molto probabilmente, le ultime parole sincere che
avrebbe mai
pronunciato.
Draco guardò Blaise allontanarsi lungo
il corridoio, fischiettando
allegramente lungo il cammino. Era felice di vedere Blaise andare via,
soprattutto poiché Hermione sarebbe resuscitata, per
così dire, nei giorni
seguenti. Interpretò la partenza di Blaise come una persona
in meno di cui
preoccuparsi potesse farle del male.
Probabilmente
sarebbe rimasto lì
qualche istante di più a rimuginare sul fatto che aveva
appena perso il suo
migliore amico, che aveva preferito i Mangiamorte a lui, ma la
campanella suonò
proprio in quel momento, segnando la fine delle lezioni. Velocemente,
Draco
svoltò l’angolo e corse verso la porta della
classe di Piton, evitando gli
studenti che cominciavano a uscire.
Harry uscì dalla classe con Ron al suo
fianco, entrambi impegnati in quella
che molto probabilmente doveva essere una conversazione estremamente
noiosa.
Entrambi sembrarono ignorare Draco, finché non fu lui a
parlare.
“Potter,” sibilò,
picchiettandogli sulla spalla.
Harry si voltò per fronteggiarlo con uno
sguardo furioso. “Malfoy,” grugnì.
“Per quale maledettissimo motivo non eri a lezione? Ti sei
dimenticato che
lavoriamo insieme a un progetto?”
“Chi se ne fotte, Potter,”
disse Draco impaziente. “Che problema
c’è?
Abbiamo già finito il
progetto.”
“No,” disse Harry. “Io l’ho
finito. Tu non ti sei neanche degnato di darmi una mano.”
“Non mi hai neanche dato la possibilità
di aiutarti, maledetto idiota!” disse Draco sulla difensiva.
“E non mi hai
neanche chiesto com’è andata con la
Granger.”
“Mi ha informato Silente,”
disse Harry. “Cerco di non parlarti, se non sono
costretto a farlo.”
Ron ridacchiò. Draco sbuffò.
“Faresti meglio a stare attento, Potter,
altrimenti non ti mostrerò cosa
avevo intenzione di mostrarti.”
Harry lo guardò sospettoso.
“Di che stai parlando?”
Draco sospirò.
“C’è una cosa molto importante che devo
farti vedere – farvi
vedere, a tutti voi.
Dobbiamo trovare la Donnoletta e la
sua amica stramba.”
“Non succederà mai,”
disse Ron, guardandolo. “Non le coinvolgeremo
finché
non ci avrai detto cosa vuoi farci vedere.”
“Cosa c’è che non
va, donnola? Non ti fidi di me?”
“Puoi scommetterci che non mi
fido,” grugnì Ron.
Ma Harry lo guardava curioso. “Dovremo
incontrare Ginny e Luna qui fra
qualche minuto. Hanno appena finito Trasfigurazione.”
“Harry,”
sibilò Ron.
Harry tirò su una mano per farlo tacere.
“Se non vuoi vedere cosa ci vuole
mostrare Malfoy, Ron, allora sei libero di tirarti indietro. Ma io, per
una
volta, sono davvero curioso.”
Draco fece una smorfia. “Hai preso la
decisione giusta, Potter. E tu,
Weasley, per il tuo bene, faresti meglio a venire.”
“È una minaccia?”
chiese Ron, il volto improvvisamente rosso.
“Non sto minacciando nessuno,”
disse Draco. “Sto solo cercando di dirti che
sarai piacevolmente sorpreso da ciò che vorrei mostrarvi, e
ti odieresti per
essertelo perso.”
“Perso cosa?” chiese una voce
femminile.
Draco si voltò e vide Ginni e Luna, che
erano arrivate alle sue spalle.
Ginny lo guardava con aria interrogativa, mentre Luna fissava il muro
con uno
strano, ma intenso, interesse.
“Malfoy vuole mostrarci
qualcosa,” rispose Ron, “ma non vuole dirci cosa, e
francamente non mi fido di lui.”
Ginny alzò gli occhi al cielo,
“Oh, ma davvero, Ronald.”
“Che
c’è?” chiese Ron esasperato.
“Siete diventati tutti matti? Perché
all’improvviso sono io l’unico che non
crede che l’improvviso interesse di Malfoy a mostrarci
qualcosa sia una cosa buona?”
“Le cose buone arrivano a coloro che
sanno aspettare,” disse Luna con
calma. Distolse lo sguardo dalla parete e guardò Draco con i
suoi grandi occhi.
“Io sono interessata a vedere quello che vuoi
mostrarci.”
“Anch’io,” disse
Ginny.
“Ed io pure,” disse Harry.
Ron fissò i suoi amici con orrore, ma
alla fine si arrese. “E va bene!
Vengo anch’io. Ma non lamentatevi quando dovrò
ripetervi ‘Ve l’avevo
detto.’!”
Ignorarono tutti Ron, cominciando a seguire Draco
verso la torre dei
Caposcuola. Quando qualcuno provava a chiedergli qualche informazione
su che
tipo di sorpresa aspettarsi, lui si limitava a dire loro di stare
calmi. Era
rimasto sorpreso che l’avessero seguito tutti così
facilmente – beh, tutti
tranne Ron – ma immaginò che forse se Harry
era stato in grado di capire i suoi sentimenti per Hermione, allora
probabilmente il resto di loro era stato altrettanto sveglio. E
probabilmente
pensavano che se era stato capace di amare Hermione Granger, non poteva
essere così cattivo.
Quando arrivarono al ritratto, Marius
sobbalzò alla vista di tutti loro. “Ancora
ospiti, signor Malfoy?”
“Che cosa intendi con ‘ancora’?”
chiese Ginny.
“Ci sono già due
ragazze dentro,”
disse Marius. Incrociò le braccia sul petto, alzò
il naso all’aria e disse, “Humph.”
Draco guardò il cavaliere, sperando che
non rivelasse la sorpresa.
“Due ragazze?”
disse Ginny,
contraendo il viso. “Che schifo. Malfoy, perché ci
hai portato qui per vedere due ragazze?”
Improvvisamente, Ron sembrava meno irritato, e
molto più interessato.
Drago sospirò. “Prugna
zuccherata, Marius. Apri questa maledetta porta.”
Marius obbedì, ma disse a bassa voce,
“Un giorno di questi imparerai a
portare rispetto ai ritratti!”
Draco fece un passo avanti e si voltò
verso gli altri. “Restate qui,”
ordinò; voleva controllare la sala comune prima di farli
entrare.
Nessuna delle due Hermione era nella stanza, e per
un breve istante Draco
andò nel panico. Dove diavolo potevano essere andate? Ma poi
udì le risate
provenire dalla stanza di Hermione, e sospirò sollevato.
“Chi sono le due ragazze,
comunque?” chiese Ron con finta indifferenza.
Draco lo ignorò e
s’incamminò verso la stanza di Hermione. La porta
era
chiusa, perciò bussò.
“Ehi,” disse attraverso la
porta. “Sono tornato. Apri la porta.”
“Un attimo solo!” disse
Hermione in risposta. Draco non avrebbe saputo dire
quale delle due, però.
Harry, Ron, Ginny e Luna, intanto, avevano
lentamente raggiunto Draco.
“Quella voce,” disse Harry.
“Sembrava -”
Improvvisamente, la porta della stanza da letto si
aprì e Hermione – la
loro Hermione – apparve dinanzi a loro con un grande sorriso
sul volto. L’altra
Hermione raggiunse con un balzo la porta, ridacchiando.
“Ehi! Stavamo solo -”
Hermione s’interruppe quando vide le
persone alle spalle del ragazzo.
Ginny sussultò, mentre Harry e Ron
spalancarono la bocca. Luna agitò la
mano di lato e disse, “Oh,” con voce sognante.
“Hermione,” sussurrò
Harry. “Cosa.. come.. cosa?”
Draco prese la mano di Hermione e la condusse fuori
dalla stanza. “È una
lunga storia – e sono certo che ve la vorrà
raccontare. Ma per ora.. ecco cosa
volevo mostrarvi,” disse. “Hermione.
La
nostra Hermione.”
Tutti quanti la guardarono confusi. Draco sorrise
pensando a cosa dovevano
immaginare gli altri, vedendo due Hermione, chiedendosi come fosse
possibile
che la loro potesse essere proprio
lì.
Ma nessuno osava ancora chiederlo.
“Oh Merlino,” disse Ginny,
coprendosi la bocca con le mani. Draco intravide
le lacrime formarsi agli angoli degli occhi della ragazza.
“Hermione? Sei
proprio tu?”
Hermione sorrise e annuì.
“Sono proprio io, Gin.”
Era tutto quello che la rossa aveva bisogno di
sentirsi dire.
Immediatamente si fece avanti, gettando le braccia attorno al collo di
Hermione.
“Sei tu! Sei proprio tu! Ma come?”
Hermione ridacchiò, ricambiando con
forza l’abbraccio di Ginny. “Come vi ha
detto Malfoy, è una lunga storia. Per ora diciamo solo che
sono viva. Anzi..
non sono mai morta, tanto per cominciare.”
“Miseriaccia,”
mormorò Ron. Lentamente si avvicinò a Hermione.
Afferrò
Ginny e disse, “Fatti da parte, sorellina. Risparmia qualche
abbraccio per
noi.”
Ginny lanciò un’occhiata a suo
fratello, ma lasciò andare Hermione.
“Hermione,” sussurrò
Ron. “Non posso crederci.. non
capisco.”
“Non ne sono sorpresa, Ronald,”
disse Hermione, stringendolo in un
abbraccio amichevole. “Non capisci tante
cose.”
“Ehi!” disse lui sulla
difensiva. Ma ricambiò l’abbraccio con
delicatezza,
arrossendo.
“Hermione, è fantastico
riaverti con noi,” disse Luna, quando Ron ebbe
finito di abbracciarla. Guardò l’altra Hermione da
sopra la spalla della loro.
“Lo stesso per te, Hermione.”
L’altra Hermione sorrise a disagio quando
improvvisamente tutti gli occhi
puntarono su di lei.
“E tu
cosa ci fai di nuovo qui?”
le chiese Ron. “E tu come
fai a
essere viva?” aggiunse rivolto alla vera Hermione.
“Niente di tutto questo ha
senso! È solo un elaborato scherzo di Malfoy!”
“Weasley, chiudo il becco,”
disse Draco.
Hermione rise. “Non è un
trucco, Ron. Per farla breve: non sono mai morta.
Silente voleva solo far pensare a
tutti voi che fossi morta, per proteggermi. Nel frattempo, ho passato
gli
ultimi due mesi nella Stanza delle Necessità, in una specie
di coma, finché
Malfoy non mi ha trovato e non è riuscito a svegliarmi.
Visto? Tutto qui, davvero.”
Ron la guardò, sbigottito, e
così fecero gli altri. Tutti tranne Harry, a
dire il vero.
Draco vide lo sguardo di Hermione posarsi sul suo
migliore amico, come se
non lo avesse visto fino a quel momento. La guardò arrossire
leggermente..
mentre un sorriso cominciava lentamente a formarsi sul suo volto.
“Ciao Harry,” disse lentamente.
Harry non disse niente. Fece qualche passo avanti e
l’abbracciò,
circondandola con le braccia, le spalle che tremavano come se stesse
piangendo,
Hermione lo strinse a sua volta, cominciando a
piangere anche lei. E, a un
tratto, Draco non riuscì più a guardare la scena
del loro ritrovarsi.
In silenzio, si fece da parte, diretto verso la sua
stanza. Pensava sarebbe
stato carino da parte sua, concederle un po’ di tempo per
stare con i suoi
amici. E poi, non sopportava la vista di Hermione e Harry abbracciati.
Entrò nella sua stanza, e stava per
chiudersi la porta alle spalle quando
l’altra Hermione ci mise una mano sopra, mantenendola aperta.
“Ti dispiace se mi unisco a
te?” chiese.
“Assolutamente no,”
mormorò, facendole segno di entrare.
“Accomodati.”
Lei gli sorrise sollevata ed entrò nella
stanza, chiudendo la porta alle
sue spalle. “È stato alquanto
imbarazzante.”
“Non dirlo a me,” disse Draco,
lasciandosi cadere sul letto.
“Questa ragazza è
così fortunata,” disse lei con tristezza,
sedendosi
accanto a lui. “Ad avere amici così contenti di
rivederla. Ti ho detto come
hanno reagito quando io sono
tornata
nel mio mondo?”
Draco scosse la testa.
“Non hanno avuto nessuna
reazione,” rispose lei lentamente. “A quanto pare,
non vogliono avere niente a che fare con me.”
“Mi dispiace,”
mormorò Draco.
“Oh, a me no,” disse lei,
scuotendo la mano come se non avesse importanza.
“Voglio dire, un tempo erano i miei migliori amici, e volevo
loro molto bene.
Ma mi avevano abbandonato da molto tempo ormai, quindi la loro reazione
non ha
avuto su di me l’effetto che avrebbe dovuto avere. E poi, ho
Draco. E Pansy e
Blaise. Quindi va bene così.”
“Mi fa piacere,” disse Draco,
con un sorriso forzato.
“Ehi, su col morale,” disse
Hermione, posandogli una mano sul ginocchio.
“L’abbraccio cui hai assistito non è che
un abbraccio fra amici. Fidati di me.
Ho passato l’ultima mezzora o giù di lì
con lei. So a chi appartiene il suo
cuore in questo momento.”
Draco rise. “Ah sì?”
“Sì,” disse lei, con
un sorrisetto. “E non hai niente di cui
preoccuparti.”
Fece una pausa per un momento, poi rise. “È
fantastica. E non lo dico perché
sono di parte. È davvero unica nel suo genere – il
che è davvero strano per me
da dire, visto che è un’altra versione di me
stessa. Eppure – è divertente, è
intelligente, è semplicemente.. fantastica. E sai qual
è stata la prima cosa
che ha voluto fare con me? Scambiarci i vestiti!”
Draco rise. “Beh, è sempre stata
una sua fantasia.”
“È sempre stata anche una mia
fantasia,” disse lei. “Avere una gemella
è
fantastico. Peccato che non potrò rivederla.” Il
suo sorriso svanì lentamente
mentre abbassava lo sguardo sulle mani che teneva in grembo.
Anche la risata di Draco sparì.
“Già.. è vero. Il collegamento
sarà
interrotto dopo questo viaggio, giusto?”
Hermione annuì. “Esatto. E non
potrò mai più rivedere nessuno di voi.”
A Draco non piaceva per niente questa situazione.
Aveva imparato ad
apprezzare questa Hermione, anche se non quanto la sua
Hermione, e gli sarebbe mancata parecchio quando se ne sarebbe
andata.
Rimasero seduti in silenzio per un po’,
ascoltando le voci eccitate che
provenivano dall’esterno. Non molto dopo, ad ogni modo, le
voci si spensero e
immediatamente qualcuno bussò alla porta di Draco.
“Avanti,” disse lui.
Hermione aprì la porta lentamente e
sporse la testa. “Ehi! Perché ve ne
siete andati?”
“Ti stavamo lasciando sola con i tuoi
amici,” rispose Draco con voce tesa.
“A proposito, dove sono andati?”
“Oh, se ne sono andati. Ho detto loro che
ero stanca e che li avrei
raggiunti dopo.”
Draco annuì.
“Fantastico.”
L’altra Hermione sorrise. “Sono
così contenta che si sia sistemato tutto
qui,” disse. “Ma ora devo proprio andare.”
“No!” protestò
Hermione. “Sei appena arrivata!”
“Sono stata qui fin troppo a lungo, a
dire il vero,” disse l’altra,
alzandosi dal letto. “Il Ministro probabilmente si
sarà domandando cosa mi sia
successo. Dovrei proprio tornare prima che vengano qui
loro a riprendermi.”
“Oh. Già,” disse
Hermione, corrugando la fronte. Si avvicinò a lei e
l’abbracciò. “Sono davvero contenta di
averti conosciuta, almeno.”
“Anch’io,” disse
l’altra Hermione, asciugandosi velocemente le lacrime.
“Diamine, ti conosco da così poco tempo, ma mi
mancherai davvero.”
Hermione fece un sorrisetto. “Anche
tu.”
Draco si alzò, togliendosi dal collo il
medaglione che serviva per
l’incantesimo. “Ecco,” disse, porgendolo
all’altra Hermione.
Lei scosse la testa. “No, puoi tenerlo
tu, per ricordarti di me e non
dimenticarmi.”
“Non credo sia possibile,”
disse lui, con un caloroso sorriso. La strinse
in un abbraccio e le sussurrò all’orecchio,
“Prenditi cura di te, Granger. E
per favore, prenditi cura dell’altro me.”
Lei rise. “Lo farò rigare
dritto, promesso.”
Lui fece un sorrisetto e si allontanò
leggermente. Abbassò lo sguardo su di
lei. “Grazie, Granger. Grazie di tutto.”
“È stato un
piacere,” disse, lasciandolo andare. Mise una mano sulla sua
–
quella che reggeva il medaglione. “Aperio.”
Il portale apparve davanti a loro per
l’ultima volta.
“Wow,” sussurrò
Hermione. “È meraviglioso.”
L’altra Hermione sorrise. “Lo
è davvero.” Guardò Draco e poi
tornò a
guardare Hermione. “Vi auguro il meglio.”
“Grazie,” disse Draco.
Lei sorrise. Si voltò verso il portale,
ma Hermione la fermò. “Aspetta!”
L’altra Hermione si fermò e si
voltò, guardandola con curiosità.
“Voglio darti
qualcosa,” spiegò
Hermione. Velocemente, corse fuori dalla stanza, lasciando
l’altra Hermione e
Draco a scambiarsi un’occhiata interrogativa. Qualche secondo
dopo, tornò di
corsa nella stanza, con una delle sue camicie babbane in mano.
“Voglio che tu prenda questa,”
disse, porgendola alla ragazza.
Draco fece un sorrisetto, sapendo esattamente
perché le stava regalando un
suo capo d’abbigliamento.
L’altra Hermione sembrò capire
a sua volta. Sorridendo, prese la camicia, e
poi si tolse la sua, rimanendo con una canotta soltanto, e la porse a
Hermione.
Si stavano scambiando i vestiti.
“Grazie,” disse Hermione.
Abbracciò un’ultima volta la sua gemella.
“Addio.”
“Addio,” disse
l’altra Hermione con dolcezza. Guardò Draco.
“Trattamela
bene, mi hai sentito?”
“Forte e chiaro,” disse Draco,
sorridendo.
Poi lei entrò nel portale, e
sparì. Per sempre.
Draco e Hermione si concessero un sospiro
collettivo quando una sensazione
di vuoto riempì la stanza.
“È stata una giornata molto
lunga,” disse Hermione all’improvviso.
Draco annuì in segno di approvazione.
“Sì, è vero.”
“Tornerò a lezione
domani.”
“L’avevo immaginato.”
“Saranno tre mesi molto
interessanti.”
“Già, molto
interessanti.”
Uscirono entrambi dalla stanza e si diressero verso
la sala comune.
Quando passarono accanto alla stanza della ragazza,
Hermione disse, “Sai
cosa è strano? Il fatto che tu sia stato in grado di entrare
nella mia stanza
per prendermi l’orsacchiotto. Che cosa sarà
successo all’incantesimo che avevo
fatto all’inizio dell’anno? Quello che avrebbe
dovuto impedire alle persone di entrare?”
Draco si strinse nelle spalle. “La tua
‘morte’ in qualche modo deve averlo
cancellato. Devi aver perso la connessione con l’incantesimo.
Spero che non ti
dispiaccia che sono entrato per prendertelo.”
“Oh no,” disse lei.
“Figurati. Voglio dire, non è come se fossi
entrato per
leggere il mio diario o simili.”
Draco praticamente inciampò sui suoi
stessi piedi. Deglutì. “Già..
uh..”
Hermione scoppiò a ridere.
“Non fingere di non averlo letto, Malfoy.
Hermione mi ha detto tutto.”
In silenzio, Draco maledì
l’altra Hermione per la sua bocca larga.
“Ascolta, Granger, non volevo, ma.. beh, lei
mi ha costretto!”
“Risparmia il fiato,” disse
Hermione, alzando una mano per zittirlo. “A
meno che non mi dici che ti ha puntato contro una bacchetta,
minacciando di
lanciarti un Avada Kedavra, non sono interessata a sentire le tue
scuse.”
Draco sospirò. “Lei.. mi ha
puntato contro una bacchetta, minacciando di
lanciarmi un Avada Kedavra?”
“Bel tentativo,” disse lei,
colpendogli scherzosamente il braccio. Sospirò
esageratamente. “Adesso dovrò trovare un nuovo
posto per nasconderlo.”
Draco fu sbalordito per quanto la ragazza desse
poca importanza a tutta
quella situazione. Non sembra neanche arrabbiata con lui.
“Non sei arrabbiata?”
“Arrabbiata?” disse lei.
“No. Umiliata? Decisamente. Immagino tu abbia
letto cosa ho scritto su di te.”
“Sì,” disse lui
lentamente.
“Tutto quanto?”
“Abbastanza.”
Lei sbruffò, coprendosi la faccia con le
mani. “Sono una stupida.”
Draco fece un sorrisetto. Le prese le mani e le
scostò gentilmente dal
viso. “Non se una stupida. A dire il vero mi è
piaciuto tutto quello che hai
scritto su di me. Beh, tranne tutto quello che hai scritto per il primo
mese,
più o meno.”
Lei rise. “Mi dispiace per
quello,” mormorò.
“Non devi essere dispiaciuta, Granger.
Sono stato un idiota con te.
Considerando il mio comportamento, direi che sei stata alquanto
generosa nelle
tue descrizioni. Ma.. forse sei stata un po’
più generosa nei mesi successivi.”
Lei cominciò ad arrossire.
“Vuoi dire tutte quelle cose che ho scritto sul
fatto che io -”
“Sul fatto che tu eri profondamente
innamorata di me e volevi avere dei
figli con me? Sì, è quello che voglio
dire,” la provocò lui.
“Oh, ma stai zitto!”
esclamò lei, dandogli una spinta sulla spalla.
Draco rise. “Va tutto bene, Granger,
perché anch’io ero profondamente
innamorato di te.”
Entrambi rimasero di ghiaccio a quelle parole. Gli
occhi di Hermione si
spalancarono e lo guardò sorpresa.
“Anzi, a dire il vero, lo sono
ancora,” continuò lui dolcemente. Non aveva
neanche pensato prima di dirlo. Le parole erano semplicemente scivolate
sulla
sua lingua come se fossero le parole più semplici che avesse
mai pronunciato.
“Beh, chi l’avrebbe mai
detto,” disse lei con dolcezza. “Ecco un’altra cosa che abbiamo in
comune.”
Draco sospirò. Era bello poter esprimere
quei sentimenti ad alta voce.
Finalmente.
“Sai,” le disse, stringendo le
braccia attorno alla sua vita, “Luna ha
detto una cosa molto profonda prima. Penso si adatti perfettamente a noi in questo momento.”
“Ah sì?” chiese
Hermione, alzando un sopracciglio. “Che ha detto?”
“Ha detto, ‘le
cose buone arrivano a
coloro che aspettano’.”
Hermione chiuse gli occhi e sorrise con aria
sognante. “Ho sempre saputo
che Luna era una ragazza intelligente. È
una Corvonero, dopo tutto.”
Draco rise. Si chinò in avanti e la
baciò dolcemente sulle labbra. Poggiò
la fronte contro quella della ragazza, e le accarezzò una
guancia. La guardò
dritto negli occhi, e cominciò a innamorarsi di lei di
nuovo, come la prima
volta.
Non vedeva l’ora che arrivassero i tre
mesi successivi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** Before Sunrise ***
Before Sunrise (Prima dell'alba)
19
Giugno,
1998
I tre mesi successivi passarono velocemente.
Il giorno stesso Hermione tornò a
lezione, e lo stesso fece Draco. Era
indietro con le lezioni quasi quanto lei,
ma una volta tornato a frequentarle, non gli ci volle molto tempo per
recuperare quanto si era perso – per lo più grazie
alle sedute di studio fino a
tarda notte che aveva fatto lui e Hermione ogni sera, nella loro sala
comune.
Era fortunato che tutti i suoi professori avessero acconsentito a
dargli
un’occasione per recuperare. Immaginava di dover ringraziare
soprattutto
Silente per questo.
Lui e Harry avevano ottenuto una O per il loro
progetto di pozioni. Poteva
solo immaginare quanto fosse stato difficile per Piton assegnare un
voto del
genere, ma la qualità della loro pozione non poteva essere
negata, visto che
aveva funzionato alla perfezione con l’altra Hermione. Draco
si era aspettato
che Harry informasse Piton del fatto che lui non lo aveva aiutato per
niente
nella preparazione della pozione, ma non era successo. Quando Draco gli
chiese
perché non l’aveva fatto, lui si limitò
a scrollare le spalle e dire
semplicemente, “Perché mi hai ridato la mia
migliore amica.”
Gli studenti erano rimasti tutti sorpresi dal
ritorno di Hermione, ma forse
non quanto lo sarebbero stati se
l’altra Hermione non fosse mai arrivata. La maggior parte
degli studenti delle
altre case sembrava disinteressati dal suo ritorno, ma i Grifondoro
organizzarono una festa enorme in suo onore – alla quale
Draco non fu invitato,
ovviamente.
Tutti gli amici di Hermione erano eccitati
perché era ancora viva, ma
nessuno quanto Ginny, che si era praticamente attaccata ai fianchi di
Hermione
da quando era tornata. Anzi, per dirla tutta, Draco aveva visto
Hermione senza
Ginny accanto soltanto durante le lezioni, e quando la ragazza era da
sola con
lui la sera, a studiare. Per quanto desse fastidio a Draco, a Hermione
non
sembra dispiacere per niente. Sosteneva che il fatto che
improvvisamente Ginny
fosse così attaccata a lei fosse dovuto alla lite che aveva
avuto prima dell’attacco,
quando Ginny le aveva detto delle cose alquanto cattive. Draco pensava
che
quella teoria avesse senso, perché era la stessa alla quale
era giunto lui quando Ginny aveva
accolto l’altra
Hermione a braccia aperte.
L’evoluzione del rapporto fra Draco e
Hermione si stava facendo
interessante. Nella comodità della loro torre, si
consideravano una coppia. Ad
ogni modo, comunque, avevano scelto di tenere segreta la loro relazione
in
pubblico, per sicurezza. Quando passavano l’uno accanto
all’altra nei corridoi,
non si salutavano. Non si parlavano, salvo che lo svolgimento della
lezione non
lo richiedesse. Ogni tanto, per divertimento, si guardavano in cagnesco
durante
i pasti nella Sala Grande, sperando che nessuno di coloro che li stava
guardando
in quel momento si accorgesse che stavano fingendo. Neanche gli amici
di
Hermione sapevano della loro relazione.. finché una tarda
sera di metà aprile,
Ron non li aveva beccati a baciarsi in una sezione isolata della
Biblioteca.
L’espressione terrorizzata e disgustata sul suo volto era
stata impagabile, ma
alla fine non era sembrato sorpreso più di tanto. Aveva
soltanto alzato gli
occhi al cielo, sbuffato e se n’era andato senza dire una
parola, lasciando sia
Draco che Hermione in preda ad una risata isterica. Ron, ovviamente,
era andato
dritto da Harry e Ginny per informarli. Neanche loro erano sembrati
troppo
sorpresi, comunque.
Il resto dell’anno scolastico era filato
inaspettatamente liscio. Niente
sembrava minacciare Hermione. Draco non era sicuro se ciò
fosse dovuto agli
incantesimi protettivi che Silente aveva posto per lei, o se nessuno
era più
interessato a farle del male. Immaginava che fosse più la
prima che la seconda
– anche se gli sarebbe piaciuto credere che non fosse
più il bersaglio di nessuno.
La partenza di Blaise aveva aiutato, anche se Draco era certo che molti
Serpeverde erano ancora in contatto con lui e lo tenevano ben
informato. Ma
Hermione aveva ragione – finché rimaneva nel
castello, era molto improbabile
che qualcuno l’attaccasse. Specialmente con Draco accanto,
visto che lui era
diventato la sua guardia del corpo non ufficiale. Da quando lei aveva
ripreso i
suoi doveri di Caposcuola, lui lei aveva tenuto saldamente la mano ogni
notte
in cui aveva fatto la ronda per la scuola – un bel passo
avanti rispetto ai
giorni in cui la lasciava da sola nel buio. E la maggior parte delle
notti, la
faceva dormire nella sua stanza – le lasciava il letto,
mentre lui dormiva sul
pavimento.
E ogni notte, si addormentavano entrambi ascoltando
il dolce suono della
scatola musicale che lui le aveva regalato a Natale.
Entrambi studiarono parecchio nei tre mesi
successivi, e nonostante tutto
il lavoro arretrato che si erano ritrovati da fare, erano riusciti a
prendere
il massimo dei voti, arrivando fra i primi due della scuola –
Hermione,
ovviamente, come prima. Hermione tenne il discorso finale alla
cerimonia del
diploma. Qualche anno prima, Draco la detestava perché
prendeva sempre un voto
più di lui, ma ora non avrebbe potuto essere più
orgoglioso di lei. E qualche
ora dopo, entrambi ricevettero il loro attestato, e divennero
ufficialmente dei
diplomati alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La cerimonia era stata lunga e noiosa –
non che Draco vi avesse prestato
molta attenzione, comunque. Era stato occupato a guardare di nascosto
la
Caposcuola, seduta accanto a lui, con un sorriso che andava da un
orecchio
all’altro. Ma nonostante il felice evento, Draco aveva
qualche difficoltà a
essere felice, perché il giorno dopo, Hermione sarebbe
partita – per tornare a
vivere come una Babbana, in viaggio verso chissà-dove e per
chissà-quanto-tempo. Certo, questo era quanto Draco aveva
pensato di volere per
lei, qualche mese prima, perché sembrava la scelta
più sicura. Ma adesso che
stava davvero per partire, per lui era difficile affrontare la
realtà.
Eppure eccolo lì, qualche ora dopo la
cerimonia del diploma, a far finta di
non avere un solo problema al mondo – perché se
non si fosse comportato in quel
modo, probabilmente sarebbe impazzito.
Gli insegnanti avevano organizzato una festa
post-diploma nella Stanza
delle Necessità, quella notte, che sarebbe durata fino alle
prime ore del
mattino successivo. La stanza sembrava molto diversa rispetto a tre
mesi prima.
Le dimensioni erano triplicate, adesso, e c’erano tutti i
diplomati – di tutte
e quattro le case. C’era una band da vivo – di cui
Draco non aveva mai sentito
parlare – sistemata su un palco su un lato della stanza, e
alcuni studenti
stavano ballando, mentre altri erano riuniti in gruppetti a parlare o
trovare
un altro modo per intrattenersi. Nonostante le bevande alcoliche
fossero state
severamente vietate, molti studenti (soprattutto di Serpeverde) erano
riusciti
ad aggirare la regola, portandosi le loro bevande. Nessuno dei
professori se ne
accorse, perché nessuno dei professori era presente. A
quanto pare, era il loro
regalo ai maturandi: una festa non sorvegliata.
Mentre guardava Tiger e Goyle –
completamente persi – andare a sbattere
l’uno contro l’altro o contro altri studenti
più e più volte, Draco comprese
che il loro regalo era stato davvero poco
saggio.
Ma forse non quanto la decisione di Draco di
passare la serata allo stesso
tavolo di Hermione e del suo gruppetto di amici, che non avrebbero
potuto
essere più noiosi neanche se fossero stati addormentati.
Ovviamente, Draco voleva passare tutto il tempo che poteva con
Hermione, ma i
suoi amici lo stavano facendo diventare matto, discutendo dei loro
progetti di
diventare Auror o di cosa avrebbero fatto quell’estate, e bla
bla bla. E
ovviamente, Hermione voleva passare più tempo possibile con
i suoi amici, perché
sarebbe stata l’ultima volta che li avrebbe visti per un bel
po’ di tempo.
Draco si stava praticamente addormentando sul
tavolo, quando Calì Patil
corse da loro, strillando, “Alcuni di noi vogliono giocare a
gira il calice! Ci
siete?”
Il volto di Ginny s’illuminò.
“Fantastico!” Si voltò verso Hermione e
la afferrò
per mano. “Andiamo, Hermione, giochiamo!”
La mano di Draco si alzò immediatamente
e afferrò il braccio di Hermione
prima che potesse alzarsi e unirsi a Ginny. “Scusate, ma devo
disapprovare,”
disse severo.
Harry lo guardò dall’altro
lato del tavolo e annuì.
“Anch’io,” disse a
Ginny. “L’unico ragazzo che bacerai stasera sono
io.”
Avvicinò il volto della ragazza al suo e
la baciò dolcemente sulle labbra.
Lei sorrise brevemente, e poi mise il broncio. “Non sapete
divertirvi. È solo
un gioco, non fa male a nessuno.”
Draco sospirò annoiato.
“Donnoletta, ma tu cosa ci fai qui? Tu
non ti sei diplomata.”
Ginny lo guardò e disse,
“Scusami, ferretto, ma mio fratello
si è appena diplomato, per non parlare del mio ragazzo e della mia migliore
amica, quindi ho tutto il diritto di essere qui. E poi,
sono stata invitata.”
Draco fece un sorrisetto. “Ma che
meraviglia. Questo però non ti da' il
permesso di portarti via la mia ragazza per giocare a baciarvi con
altri
ragazzi.”
Ginny ridacchiò e si voltò
verso Hermione. “Ti ha appena chiamata la sua ragazza,”
disse in tono canzonatorio,
colpendo il braccio di Hermione per gioco.
Hermione arrossì e sorrise a Draco. Lui
non voleva riferirsi a lei come la
sua ragazza, anche se in fin dei
conti lo era, e anche se tutte le
persone a quel tavolo lo sapevano.
Ciò nonostante, cercava sempre di evitare di usare quel
termine, perché faceva
sempre grugnire Ron.
E infatti Ron grugnì.
“Perché devi insultarla così?”
“Perché, considerando quanto
pomiciamo io e lei, sarebbe strano chiamarla
in un altro modo,” rispose Draco, godendosi la vista del
volto di Ron che
assumeva un colorito verdastro.
Adesso toccò a Harry grugnire.
“Dov’è un incantesimo della memoria
quando
ne serve uno? Vorrei proprio dimenticare quanto hai appena
detto.”
Hermione tirò un pugno leggero al
braccio di Draco. “Stava scherzando,
Harry.”
Draco sollevò un sopracciglio,
guardandola. “Scherzo su tante cose,
Granger, ma baciarti non lo è.” Allungò
una mano e prese quella della ragazza,
intrecciando le dita con le sue.
Hermione sorrise, stringendogli leggermente la
mano.
Mentre Ginny tornava a sedersi e tutti si
affrettavano a cambiare
argomento, Draco abbassò lo sguardo sul suo orologio. Quando
vide che ore
erano, guardò Ginny e disse, “Ehi, donnoletta, ti
dispiace se prendo il
prestito la tua gemella per un po’?”
Ginny alzò gli occhi al cielo.
“Molto divertente, ferretto,”
rispose beffarda, ma poi arrossì quando si accorse che
senza rendersene conto aveva preso Hermione sotto braccio, appena pochi
secondi
prima. Velocemente, la lasciò andare e si strinse nelle
spalle. “Bene. Come
vuoi. Se lei preferisce passare il tempo con te..”
Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma trovava carino
l’attaccamento di Ginny
a Hermione – e poteva capirla benissimo. Era molto
protettiva, come se
aggrapparsi a lei l’avrebbe, in qualche modo, tenuta al
sicuro. E soprattutto
per quel motivo, era difficile lasciar perdere.
Hermione sorrise. “Grazie, Gin.”
Ron si accigliò. “Allora preferisci
passare il tempo con lui!”
Draco si allungò e scompigliò
i cappelli rossi di Ron. “Senza offesa,
Weasley, ma ho qualcosa di meglio da offrirle di voi.”
Hermione lo guardò con
curiosità. “Ah sì? Tipo?”
“È una sorpresa,”
rispose lui, alzandosi dal tavolo. Le tenne il braccio,
aiutandola ad alzarsi dalla sedia. Voltandosi verso gli altri al
tavolo, Draco
disse, “Non preoccupatevi, la riporto prima che il treno
parta domattina.”
Ron grugnì, mentre Harry e Ginny si
strinsero nelle spalle, cercando fi far
finta di non essere interessati. Hermione li salutò
calorosamente scuotendo la
mano, mentre Draco le faceva segno di affrettarsi.
Lei seguì il ragazzo, cercando di
mantenere il passo con la sua camminata
veloce. Draco si diresse fuori dalla Stanza delle Necessità
e cominciò a
condurla lungo i corridoi.
“Dove stiamo andando?” chiese
lei.
Draco si voltò a guardarla con un
sorrisetto. “Hai bisogno di un dizionario
per la definizione di ‘sorpresa’? Su,
Granger.”
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Ti ho mai detto che non mi piacciono le
sorprese?”
“Ti ho mai detto che non
m’interessa per niente se ti piacciono o no?”
“Ma perché sei sempre
così idiota?”
Draco si fermò all’improvviso
– così improvvisamente che Hermione non ebbe
il tempo di rallentare e gli finì addosso.
“Perché non la smetti di
parlare,” sibilò con tono di scherno, voltandosi.
“Perché non mi costringi
tu,” rispose lei, stuzzicandolo; un accenno di
sorriso apparve sulle sue labbra.
Draco abbassò lo sguardo sulle sue
labbra e improvvisamente avvertì il
bisogno di baciarla. La prese delicatamente dalle spalle e
cominciò a spingerla
verso il muro di pietra finché non lo toccò con
la schiena. Non perse tempo e
catturò le labbra della ragazza con le sue in un profondo e
intossicante bacio
che pochi minuti dopo, quando si separarono, li lasciò
entrambi senza fiato.
Hermione ridacchiò mentre lui si
spostava più in basso, baciandole
dolcemente il collo. “Era questa la tua sorpresa? Sedurmi in
un corridoio?”
“No,” rispose Draco, baciandole
di nuovo le labbra. “Ma sto considerando
l’idea di cambiare programma.”
“Non esiste,” disse lei,
spingendolo via con forza. “Mi ha fatto
incuriosire ormai.”
Draco sospirò. “Va bene.
Andiamo.”
Le afferrò nuovamente la mano, e la
condusse attraverso i corridoi bui, con
la sola luce della sua bacchetta a guidarli. Qualche minuto dopo
giunsero a
destinazione, ritrovandosi ai piedi di una lunga scala a chiocciola.
Hermione lo guardò con espressione confusa. “La Torre
di Astronomia? È questa
la tua sorpresa? Mi dispiace
deluderti, Malfoy, ma sono già stata sulla Torre di
Astronomia – molte volte, a
dire il vero. Non è affatto una sorpresa -”
“Stai di nuovo parlando
troppo,” disse lui semplicemente, spingendola su
per le scale.
“Scusa,” borbottò
lei, non sembrando per niente dispiaciuta. Anzi, Draco
avrebbe potuto giurare di averla vista lottare per trattenere le risate.
Quando finalmente arrivarono in cima, lui
aprì la porta e le fece segno di
entrare.
La stanza era la stessa di sempre – solo
più scura. Hermione entrò e si
guardò intorno, come se cercasse qualcosa.
“Allora, la mia sorpresa?”
chiese. “C’è un cucciolo di cane
nascosto da
qualche parte?”
“Pensavo fossi più una tipa da
gatti.”
Lei sussultò. “Mi hai preso un
gattino?”
Draco ignorò le sue provocazioni e le
prese di nuovo la mano, conducendola
verso la finestra.
Lei oppose resistenza. “Aspetta.. non
vorrai farmi saltare dalla finestra,
dico bene?”
Draco sollevò un sopracciglio.
“Quindi ti ricordi i
sogni!”
“Solo qualche frammento, a dire il
vero,” rispose lei. “Però sì,
mi ricordo
la parte in cui mi hai fatto saltare. Sono ancora arrabbiata per
quello, sai.”
“Per l’amor del cielo, Granger,
era solo un sogno. Fattene una ragione.”
“Costringimi.”
“Ti rendi conto che ogni volta che dici
‘costringimi’ io ti bacio?”
“Era quello che volevo.”
Poiché, a giudicare dal buio nella
stanza, aveva ancora un po’ di tempo,
lui l’avvicinò a sé e la
baciò gentilmente.. dolcemente.. assaporando ogni
momento come se fosse l’ultimo.
Hermione sospirò, passandogli una mano
fra i capelli. Si allontanò da lui
leggermente e sussurrò, “Mi piace da morire la tua
sorpresa.”
Lui rise appena, e catturò brevemente le
sue labbra. “Sei così facile da
accontentare. Ma non è questa la tua sorpresa. Non posso
ancora dartela.”
Lei mise il broncio, affondando il volto nel petto
del ragazzo. Si tennero
stretti l’uno all’altra con forza, sentendo il
battito dei loro cuori contro il
petto. Draco avrebbe giurato che ad un certo punto i battiti avevano
cominciato
a coincidere, come se fossero perfettamente sincronizzati.
Sospirò, stringendola, portandola il
più vicino possibile a sé. Riusciva a
sentire il dolce profumo alla frutta dei suoi capelli, a percepire le
morbide
curve del suo corpo, e avvertiva l’alzarsi e
l’abbassarsi del suo petto mentre
respirava profondamente. Sarebbe potuto restare lì per
sempre. E cominciò a
chiedersi come diavolo avrebbe fatto a lasciarla uscire dalla sua vita,
di lì a
poche ore.
All’improvviso, lei
s’irrigidì. Alzò la testa per
guardarlo, e lui notò
l’improvvisa espressione preoccupata sul suo volto.
“Draco,” disse lei dolcemente.
“Che cosa vuoi fare?”
Lui abbassò lo sguardo verso di lei con
curiosità. “In questo preciso
istante? Mi sto godendo la sensazione del tuo corpo contro il
mio.” Fece un
sorrisetto.
Lei scosse la testa. “No, non intendevo
in questo momento. Voglio dire..
dopo. Fra meno di dieci ore, staremo per salire sull’Espresso
di Hogwarts – e
poi? Che cosa farai? Cosa hai intenzione di fare?”
Draco sospirò, lasciandola andare. Aveva
sperato fino a quel momento che
lei non glielo chiedesse. Anzi, aveva cercato in tutti i modi di non
chiederselo da solo.
“Onestamente non ne ho idea,”
rispose lentamente. Si allontanò leggermente
da lei e osservò il cielo ancora buio, ma
sull’orlo della luce, fuori dalla
finestra. “Per tutta la mia vita, sono sempre stato sicuro
che sarei cresciuto
per diventare un Mangiamorte, come mio padre. Ero sicuro che sarebbe
andata
così. Ma poi lui è morto, e
all’improvviso non ero più così
interessato alla
prospettiva di imitare le sue orme. E adesso.. adesso non ho idea di
cosa farò.
In tutta sincerità, non ci ho pensato molto.”
“E allora vieni con me,” disse
Hermione tutto d’un fiato.
Draco si voltò per guardarla, non sicuro
di aver capito bene. “Che cosa?”
Lei fece un passo verso di lui. “Ci ho
pensato un sacco – per tre mesi
interi, per essere esatti. All’inizio, quando sono tornata a
essere Caposcuola,
non ero sicura di come sarebbero andate le cose fra noi. Non sapevo se
sarebbe
stata una cosa momentanea – qualcosa a cui avrei saputo
rinunciare, alla fine..
o se sarebbe stato speciale – qualcosa senza la quale non
saprei vivere per il
resto della mia vita.”
A Draco si bloccò il respiro in gola.
“E poi? Quale delle due si è
rivelata?”
“Beh, ti ho appena chiesto di venire con
me, o sbaglio? Puoi arrivarci da solo.”
Fece un sorrisetto.
Draco lasciò andare il respiro che non
si era neanche accorto di
trattenere. Si passò una mano fra i capelli e
cominciò a camminare avanti e
indietro. “Mi stai chiedendo di venire con te.. nel mondo Babbano?”
“È proprio quello che ti ho
chiesto,” rispose lei annuendo. “Ascolta, so
che ti chiedo tanto. So come provi nei confronti dei Babbani, e di
tutto ciò
che li riguarda, ma sapevo anche che se non avessi almeno provato a
chiedertelo, me ne sarei pentita per il resto della mia vita
-”
“Sì,” disse Draco
all’improvviso; la parola gli scappò dalle labbra
prima
ancora che potesse capire che stava per pronunciarla.
Hermione sbatté gli occhi, incredula.
“Sì? Vuoi dire..”
Draco annuì. “Hermione,
quest’anno ho avuto due mesi interi per imparare
cosa significa vivere senza di te. E in tutta sincerità, non
mi è piaciuto
molto. E adesso che sei di nuovo con me, il solo pensiero di non
vederti più, o
non poterti più toccare o baciare.. non mi piace neanche
questo. Quindi se mi stai
chiedendo di venire con te – ovunque
– la mia risposta è sì.”
Hermione si portò una mano alla bocca e
si trattenne dallo strillare.
“Davvero?” chiese, sbattendo le palpebre per
trattenere le lacrime.
“Sì, davvero.”
“Oh!” strillò,
saltandogli letteralmente al collo e baciandolo con
decisione. Lui la sollevò e la fece volteggiare, sorridendo
come uno stupido
per tutto il tempo.
“Sono così contenta che tu
abbia accettato!” esclamò lei. “Ne ho
già
parlato con i miei genitori, nell’eventualità, e
hanno detto che puoi stare da
noi per l’estate, fino all’autunno e poi.. beh, poi
decideremo dove andare. E
ho già -”
“Granger, calmati,” la
pregò lui, soffocando le sue parole con un bacio. A
lei non sembrò dispiacere.
Qualche secondo dopo, si separarono. Draco
guardò fuori dalla finestra e si
rese conto che la sua sorpresa era quasi pronta.
“Vieni qua,” le disse
dolcemente, conducendola verso la grande finestra.
“Siediti,” le disse, indicando il davanzale.
Lei obbedì, guardandolo curiosa.
“Che stiamo facendo?”
“Noi,” rispose Draco, sedendosi
accanto a lei, “guarderemo l’alba adesso.”
Hermione sorrise. “Perché mi
suona familiare?”
“Il nostro sogno,” rispose lui.
“Stavo per mostrarti l’alba, ma il tempo
era poco.”
“Ah,” disse lei, guardando
fuori dalla finestra. Sorrise. “Mi piace questa
sorpresa.”
Draco si appoggiò al muro e
guardò l’orizzonte, che si era schiarito
parecchio da quando erano arrivati sulla cima della torre. Le prime ore
del
mattino erano proprio lì davanti a loro.
Rimasero seduti in silenzio, osservando e
aspettando. Non appena il cielo
cominciò a schiarirsi, sfumato di blu, viola e rosa,
Hermione sussultò e disse,
“È così bello. La vista da qui
è spettacolare.”
Draco annuì, concordando, guardandola
mentre scuoteva la testa per la
meraviglia. L’aurora era davvero bella, ma sbiadiva in
confronto alla ragazza
che lo affascinava tanto.
“So che non è la sorpresa
più eccitante del mondo,” disse con aria
mortificata. “Ma dovevi vederlo. Sapevo che ti sarebbe
piaciuto.”
“Mi piace,” disse lei
dolcemente. “Mi piace per tanti motivi.” Lo
guardò
con la coda dell’occhio e scosse la testa leggermente.
“Che cosa ho fatto per
essere così fortunata?”
Draco stava quasi per sbuffare, ma si
fermò appena in tempo. Lei
pensava di essere fortunata? Lui si era appena fatto la stessa domanda
riguardo se stesso.
Si sporse e le baciò la fronte.
“Ti amo, Granger.”
Lei sospirò felice. “E io amo te,
Malfoy.”
“Le nostre somiglianze cominciando a
spaventarmi adesso,” mormorò lui fra i
suoi capelli. “Non è normale.”
Lei ridacchiò e gli diede un bacio
veloce. “Faresti meglio a riportarmi dai
miei amici adesso, prima che vengano a cercarci.”
Draco grugnì. “Hai proprio
bisogno di rivederli?”
“Certo che sì!”
disse lei, scendendo dal davanzale. “E dopo averlo fatto,
devo fare le valigie. E anche tu. Non vogliamo perdere il treno,
no?”
“Hai ragione,” disse lui,
imitandola e scendendo. “Non voglio assolutamente
passare un minuto di più di quanti me ne rimango qui dentro.
Ho chiuso con
questa scuola.”
Hermione fece un sorrisetto e gli prese la mano.
“Sai che ti mancherà
quando ce ne saremo andati.”
Draco sbuffò. “Dubito
fortemente.”
Mano nella mano, camminarono verso la porta. Voltandosi per guardare la
finestra, Draco
notò che i colori del cielo si erano fatti più
intensi, illuminando il panorama
di azzurro per dare il benvenuto a una nuova giornata.
Qualche minuto dopo la lasciò con i suoi
amici, che erano tornati alla
Torre di Grifondoro, e tornò nella sua torre per cominciare
a fare le valigie.
Fu sorpreso di trovare Silente ad aspettarlo davanti al buco del
ritratto.
“Signore,” disse salutandolo.
“Draco,” rispose con gentilezza
il vecchio. “Stavo facendo una piacevole
conversazione con Marius. Mi stava raccontando che piacere è
stato per lui
essere il tuo ritratto quest’anno.”
Draco guardò il cavaliere di sottecchi.
“Sta scherzando.”
Marius rise. “Oh, mi mancherete di
sicuro, signor Malfoy. Non mi sono
dispiaciute le nostre battutine e i nostri scherzetti nel corso dei
mesi. È
stato il Caposcuola più divertente degli ultimi anni. Anche
se, devo dirlo, la
Caposcuola mi mancherà un po’ di
più.”
Silente sorrise a Marius. Si voltò verso
Draco e disse, “Volevo farti
sapere che ho ricevuto delle novità la scorsa notte,
riguardo al Mangiamorte
che ha attaccato la signorina Granger.”
Aveva catturato l’attenzione di Draco.
“Che novità?”
“È stato trovato morto nella
sua cella ieri,” rispose Silente. “A quanto
pare, Azkaban era troppo per lui da sopportare. Era ovviamente uno dei
galoppini più deboli del Signore Oscuro.”
Un’ondata di sollievo investì
Draco. Aveva temuto che Silente stesse per
dirgli che il Mangiamorte era scappato. “È una
grande notizia, signore.”
Silente annuì. “Ma non voglio
dare a nessuno false certezze. La signorina
Granger sta ancora pensando di prendersi un po’ di tempo di
pausa, giusto?”
“Sì, signore,”
rispose Draco. “Ed io, uh.. io andrò con
lei.”
Gli occhi dell’uomo si spalancarono per
la sorpresa. “Ma davvero? Beh è
fantastico – sono molto contento di sentire una cosa del
genere. Avrà molto
meno di cui preoccuparsi, con te accanto per proteggerla.”
“Già,” convenne
Draco. Guardò imbarazzato verso il ritratto, poi
tornò a
guardare Silente. “Beh, io dovrei andare a fare i
bagagli..”
“Sì. Sì, ti
conviene andare.” Silente gli porse la mano.
“Arrivederci,
Signor Malfoy. Ti auguro tutta la fortuna di questo mondo.”
“Grazie, signore,” disse Draco,
stringendo la mano del Preside. E prima di
riuscire a fermarsi, abbracciò il vecchio – un
abbraccio molto veloce, e disse,
“Grazie di tutto.”
Sapevano entrambi per quale motivo lo stava
ringraziando, ossia per aver
salvato la vita di Hermione, e averla tenuta al sicuro. Non lo avrebbe
mai
dimenticato, e si ripromise che in giorno avrebbe trovato un modo
appropriato
per restituirgli il favore.
Silente sembrò molto commosso dal gesto,
ma non lo diede a vedere. Si
limitò a sorridere, voltandosi per sparire lungo il
corridoio.
“Oh, ho sempre saputo che eri un tenerone
infondo,” lo prese in giro Marius
dal ritratto.
Draco lo guardò. “Oh, chiudi
il becco,” sbottò. E, per l’ultima
volta,
pronunciò la parola d’ordine. Mentre entrava,
udì il suono della risata
soffocata di Marius.
La piattaforma 9¾ era piena di studenti
contenti di tornare dalle loro
famiglie, ma un gruppetto in disparte era un po’ meno
euforico, perché anziché
ritrovarsi, si stavano separando.
Draco rimase in imbarazzo a qualche passo di
distanza, a guardare Hermione
salutare i suoi migliori amici con le lacrime agli occhi. Nessuno di
loro
sapeva quando si sarebbero rivisti, perciò era una scena che
faceva spazzare il
cuore. La Donnoletta aveva pianto come una fontana durante il viaggio
in treno,
e non aveva ancora smesso. Si aggrappò a Hermione come se
questo ne dipendesse
la vita di entrambe, mormorando frasi senza senso. Ron aveva
un’espressione
impassibile, cercava di non mostrare alcuna emozione – ma a
Draco era ovvio che
fosse alquanto dispiaciuto della partenza di Hermione. Luna sembrava,
come al
solito, in un mondo a parte, anche se forse aveva un’aria un
po’ più solenne. E
Harry.. beh, Harry sembrava uno che stava per perdere la sua migliore
amica.
Da quando la ragazza era tornata, Draco non aveva
più visto Harry come una
minaccia alla sua relazione con Hermione. Cominciava anche a chiedersi
se quei
sentimenti che era così sicuro Harry avesse per Hermione non
fossero stati
altro che frutto della sua immaginazione, per tutto il tempo. Era
sembrato più
legato di prima a Ginny in quegli ultimi tre mesi, e quando Ginny non
era
aggrappata a Hermione, era attaccata alle labbra di Harry. E Draco non
aveva
avvertito la presenza di nessun tipo di sentimenti romantici da parte
di
Hermione nei confronti di Harry durante questi tre mesi. Sembrava
averlo
dimenticato del tutto – e Draco si augurava che lui avesse qualcosa a che fare con
questo.
Li guardò abbracciarsi adesso, e si
ritrovò invidioso di Harry. Hermione
poteva anche essere la ragazza di Draco ora, ma lui doveva farne di
strada
prima di poter essere nel suo cuore quanto Harry. Ma questo non gli
dava più
fastidio. Aveva il resto della sua vita con lei per riuscirci, e ce
l’avrebbe
fatta. Un giorno.
Improvvisamente un dito gli tamburellò
sulla spalla, distraendolo dai suoi
pensieri. Si voltò e trovò Pansy davanti a
sé, imbarazzata.
“Pansy,” disse lui, incapace di
nascondere la sorpresa nella sua voce. “Ciao.”
“Ciao, Draco. Io..” La sua voce
si spense, e gli occhi cominciarono a
vagare nello spazio circostante. Sembrava nervosa, o a disagio.
Probabilmente
era dovuto al fatto che non si erano parlati molto negli ultimi tre
mesi, da
quando Hermione era tornata.
Si schiarì la fola e addrizzò
la schiena, come se cercasse disperatamente di
trovare il coraggio di dire quello che voleva dire. “Ho
sentito che te ne vai.
C-con Hermione.”
“Sì..” disse Draco,
esitante, incerto su come potesse averlo saputo. A
quanto pare le notizie si diffondevano in fretta a Hogwarts.
“Beh, io.. io volevo solo dirti che..
spero che la tua vita sia grandiosa. E..
e che Hermione Granger è una ragazza
fortunata.” Arrossì e abbassò lo
sguardo. “E tu sei un ragazzo fortunato. Direi
che siete perfetti l’uno per l’altra.”
Draco notò le lacrime che cominciavano a
formarsi nei suoi occhi, e non
poté fare a meno di avvertire la necessità di
abbracciarla. Sapeva che doveva
essere stato difficile per lei andare a parlargli, e dirgli certe cose.
Improvvisamente, si accorse di rispettare Pansy Parkinson.
“Grazie, Pansy,” disse, e si
fece in avanti per abbracciare l’amica. “Ed io
spero che anche la tua vita sia grandiosa.”
Pansy tirò su col naso mentre scioglieva
l’abbraccio. “Non ti dimenticherò
mai, Draco Malfoy.” E detto questo, lo baciò con
dolcezza sulla guancia, per
poi correre via verso i suoi genitori senza mai voltarsi.
Draco avvertì la presenza di qualcuno
alle sue spalle, e sentì una mano
piccola e liscia prendere la sua. Hermione appoggiò la testa
sulla sua spalla e
guardò nella direzione in cui era sparita Pansy.
“Sei pronto?” gli chiese.
Draco deglutì il nodo che gli si era
formato in gola. “Più che mai.”
Harry li raggiunse e gli tese la mano.
“Malfoy.”
“Potter,” disse lui,
stringendogliela.
“Questo è il momento in cui
dovrei dirti di aver cura di lei, ma qualcosa
mi dice che non è necessario.”
Draco annuì. “Non
preoccuparti, Potter. È in buone mani.”
“Lo so,” rispose Harry con
semplicità. “Mi fido di te.”
Draco fece un sorrisetto. Harry Potter si fidava di
lui. L’inferno era
ufficialmente diventato di ghiaccio.
“Questo, ovviamente, non significa che
siamo amici o simili,” aggiunse
Harry.
“Oh, sia ringraziato Merlino,”
disse Draco, lasciando andare un esagerato
sospiro di sollievo. Tutti attorno a loro risero.
Draco si voltò verso il resto degli
amici di Hermione. “Donnola,
Donnoletta.”
“Neanche noi siamo amici,
Malfoy,” disse Ron. “Ahia! Ginny, ma che
cavolo?”
Ginny, che aveva appena colpito il braccio di suo
fratello, gli fece una
linguaccia e si voltò poi verso Draco. “Malfoy,
non riesco a immaginare
un’altra persona al fianco di Hermione nel suo viaggio
attorno al mondo.
Prenditi cura di lei – e di te stesso.” E, con
immensa sorpresa di Draco, si
avvicinò a lui e lo abbracciò velocemente.
“Adesso andatevene – entrambi!
Sparite dalla nostra vista!” disse
prendendoli in giro, anche se aveva ricominciato a piangere.
Hermione sorrise e abbracciò ancora una
volta tutti i suoi amici prima di
tornare da Draco e prendere la sua mano. “Andiamo.”
I suoi genitori li aspettavano dall’altra
parte della piattaforma 9¾ –
dalla parte Babbana. Quando i
Granger
li videro, i loro volti s’illuminarono e cominciarono a
salutarli eccitati.
“Mia madre è contentissima che
vieni a stare da noi,” lo informò Hermione
mentre si avvicinavano ai suoi genitori. “Penso che abbia una
cotta per te.”
Draco rise. Continuò a guardare i
genitori di Hermione mentre li
aspettavano, e avvertì un pizzico di rimpianto. Non aveva
mai sperimentato una
tale accoglienza dai suoi genitori. Di solito mandavano qualche servo a
prenderlo dalla piattaforma, anziché venire loro. E sua
madre non si era neanche
presentata alla cerimonia del diploma il giorno prima – forse
era stata troppo
ubriaca per ricordarsene. O forse non era interessata. Ad ogni modo,
Draco
prese quel gesto come prova che non le importava, quindi invece che
andare a
dirle dei suoi piani di persona, le aveva mandato un biglietto via
gufo. Aveva
scritto che sarebbe partito per molto tempo, e che forse non sarebbe
mai
tornato. Non aveva parlato di Hermione, né dei viaggi che
avevano programmato.
Aveva solo scritto che se ne andava, e aveva firmato con il suo nome.
Ma sembrava che i Granger avessero abbastanza
affetto per entrambi. Inutile
dirlo, sarebbe stata un’estate interessante.
E con sua grande sorpresa, Draco non vedeva
l’ora di viverla.
Nota della Traduttrice: Lo so che vi ho
fatto aspettare, ma questo capitolo occupava la bellezza di 11 pagine
di word!
E inoltre sono stata sommersa di esami T___T però per
fortuna sono andati bene
:D ad ogni modo, manca un solo capitolo –
l’epilogo! E poi non vi farò più
aspettare. Sempre che ci sia ancora qualcuno a leggere T__T circa un
anno fa
pubblicavo il primo capitolo, e pensavo che avrei finito per Natale..
ma vabbè.
Spero, ad ogni modo, di pubblicare il prossimo e ultimo entro fine
agosto.
Grazie a tutte/i!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=774307
|