A World Apart [traduzione di sallygrey]

di lolagirl
(/viewuser.php?uid=141649)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gone ***
Capitolo 2: *** Living Arrangements ***
Capitolo 3: *** Pretend ***
Capitolo 4: *** Truce ***
Capitolo 5: *** A Pleasant Surprise ***
Capitolo 6: *** Mirror Image ***
Capitolo 7: *** Doppelganger ***
Capitolo 8: *** Lucky ***
Capitolo 9: *** Diar Diary ***
Capitolo 10: *** Never Again ***
Capitolo 11: *** Change ***
Capitolo 12: *** Eve ***
Capitolo 13: *** Void ***
Capitolo 14: *** Last Christmas ***
Capitolo 15: *** Acceptance ***
Capitolo 16: *** Let Go ***
Capitolo 17: *** Teamwork ***
Capitolo 18: *** Revelations ***
Capitolo 19: *** Alone ***
Capitolo 20: *** The Coming Storm ***
Capitolo 21: *** Truth.. ***
Capitolo 22: *** ..and Consequences ***
Capitolo 23: *** Promise ***
Capitolo 24: *** To Sleep ***
Capitolo 25: *** Perchance to Dream ***
Capitolo 26: *** Euphoria ***
Capitolo 27: *** Decisions ***
Capitolo 28: *** Homecoming ***
Capitolo 29: *** Good Things ***
Capitolo 30: *** Before Sunrise ***



Capitolo 1
*** Gone ***


A World Apart (Un Mondo a Parte)

Nota della traduttrice: Questa storia non è stata scritta da me. La storia originale è stata scritta da lolagirl e può essere letta, in inglese, qui. Ho chiesto all’autrice il permesso di tradurre questa fan fiction, che ha acconsentito. Sentitevi liberi di inserire recensioni, in italiano o inglese, e io le inoltrerò a lei, dopo averle eventualmente tradotte. Farò in modo che la traduzione sia il più possibile fedele all’originale, inserendo se necessario, nel capitoli, le note dell’autrice stessa o eventuali mie note. Tenete conto che questa storia è stata scritta nel 2006. Ad ogni modo, mi scuso in anticipo se dovessero esserci errori o se nella traduzione dovesse perdersi qualche sfumatura. Invito chiunque conosca l’inglese abbastanza bene a leggere la fan fiction in lingua originale che, ovviamente, rende molto meglio. Per quanto riguarda il titolo,l’ ho lasciato in inglese, aggiungendo la traduzione. Anche i titoli dei capitoli verranno lasciati in inglese, e tradotti all’interno del capitolo stesso.

Disclaimer: Harry Potter non appartiene né a me, né all’autrice di questa fan fiction. I personaggi sono stati creati da JK Rowling, all’autrice di questa storia appartiene solo lo svolgimento dei fatti, e a me la traduzione.

 
Gone (Andata via)


“È buffo,” disse lei, sorridendo a niente in particolare.
 
Cosa è buffo?” chiese lui. Allungò una mano e le sistemò delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lo fece solo perché così avrebbe avuto una scusa per accarezzare la pelle soffice e levigata del suo viso mentre allontanava la mano. Non importava che il contatto fosse miniscolo; poteva comunque sentire una scossa elettrica correre lungo le sue vene ogni volta che la toccava.
 
Lei si rannicchiò più vicina a lui, poggiando la testa sulla sua spalla. Strinse la sua mano; quando lo fece, la scossa elettrica che lui aveva sentito un attimo prima si moltiplicò in un migliaio. Era quasi troppo per lui da sopportare, ma in qualche modo riuscì a mantenere la calma. In qualche modo, riuscì a non scagliare la ragazza alle sue spalle sul pavimento per farle cose che avrebbero fatto arrossire perfino lui.
 
“La vita è buffa,” rispose finalmente.
 
Lui inarcò un sopracciglio guardandola. “Ma davvero? E dimmi, in che modo è buffa la vita?”
 
“Beh,” rispose, mentre un ghigno indiretto si formava sul suo viso. “Prendi le nostre vite, per esempio. Io e te veniamo da mondi completamente diversi. Chi avrebbe mai pensato che saremmo stati qui proprio ora, a parlare di questo?”
 
Lui ridacchiò. “Non è forzato, lo sai. Perché non dovremmo parlarne adesso? O parlare di qualsiasi altra cosa, se è per questo? Magari siamo venuti da mondi diversi, ma viviamo entrambi in questo adesso. Questo è tutto ciò che conta.”

“Suppongo di sì”, disse lei. Gli sorrise calorosamente. Per un momento, rimasero a guardarsi negli occhi. E poi, come sempre, lei disse tristemente, “Devo andare.”

Il viso di lui si contrasse alle sue parole. “No,” disse fermamente. “Non devi. Non stavolta.”

Lei annuì tristemente. “Sì, questa volta. Ogni volta.”

“Ma sei appena arrivata,” protestò. “Abbiamo appena -”

“Shh,” disse lei, mettendolo a tacere poggiando un solo dito sulle sue labbra. “Devi lasciarmi andare.”

“No, non devo,” disse semplicemente. “Io.. non posso.”

“Tu puoi, semplicemente scegli di non farlo,” disse lei, incrociando le braccia sul petto. “Sei così testardo. Lo sei sempre stato.”

Io sarei testardo?” si lamentò. “Bene, e che dire di te? Tu sei quella che continua ad andare via e a rifiutare di restare! Non è giusto!”

“Questa è un’altra cosa buffa della vita,” mormorò. “Non è mai giusta. Anche quando pensi che dovrebbe esserlo, ti prende a schiaffi in faccia e ti ricorda che non hai il minimo controllo su qualsiasi cosa succeda.”

Lui si accigliò. “È deprimente.”

“Lo è davvero,” convenne. Lentamente, un sorriso cominciò a riaffiorare sulle sue labbra. Portò la sua mano sul suo viso. Lui chiuse gli occhi e sospirò profondamente. Il suo tocco aveva poteri magici – era sempre in grado di cullarlo in un falso senso di sicurezza.

Mentre il tocco della sua mano lo placava, la sensazione delle sue labbra sulle proprie lo portò alla follia. Lei lo sapeva, ovviamente, era per questo che lo baciava adesso. Era per questo che lo baciava sempre a questo momento – aveva bisogno di distrarlo dal fatto che, da un momento all’altro, se ne sarebbe andata. Di nuovo.

Lui si aggrappò saldamente a lei, con più forza del solito. Non poteva sopportare di perderla nuovamente. Perciò la baciò con tutta la sua forza, e la tenne così stretta a sé che sembrava quasi impossibile che fossero in realtà sua corpi separati.

Quando il baciò fini e lei si tirò indietro, lui continuò a tenere gli occhi chiusi. Non voleva aprirli. Sapeva cosa avrebbe visto se l’avesse fatto.

Ma come sempre, c’era qualcosa in lui che lo costringeva a guardare. Come sempre, i suoi occhi si aprirono per vedere l’orrore che lo fronteggiava.

Mentre restava immobile e guardava, uno squarcio lungo e profondo si formò sul suo collo, e la ragazza che amava adesso stava morendo. Lui non si disperò, né tentò di salvarla; non perché non potesse, o non volesse, ma perché sapeva che non avrebbe avuto senso. Niente poteva salvarla, ormai.

Lei lo guardò, sotto shock. Lui non sapeva esattamente perché; lei doveva sapere che stava per succedere. Succedeva sempre. Come al solito, lei toccò la ferita con delicatezza, e poi si guardò la mano. Fissò indifferente il sangue che le sporcava le dita. Il suo sguardo si spostò verso il suo. "Non ho sentito niente," gli garantì; la sua voce era così carica di tristezza che gli spezzò il cuore in un milione di singoli pezzi.

E poi, se ne era andata.

______________________________________________________________

Draco Malfoy si svegliò all’improvviso. Boccheggiò per respirare mentre I suoi occhi scrutavano la sua stanca alla cieca. Era nel letto, e sembrava che si fosse appena svegliato da un brutto sogno – lo stesso che aveva avuto negli ultimi due mesi. Aspettò finché il battito del suo cuore tornasse normale prima di alzarsi; all’improvviso non era più così stanco.

Si apprestò a seguire la solita vecchia routine: ogni volta che faceva questo sogno, si svegliava, scivolava fuori dal letto, prendeva la bacchetta, mormorava "Lumos" e usciva nella sala comune. Da quel punto, camminava fino alla stanza della Caposcuola, e si fermava davanti alla porta, in ascolto. Ovviamente, non sentiva mai niente. A volte, si fermava alla porta e poi andava via dopo averci sbattuto silenziosamente la testa contro per un minuto. Questa volta, invece, posò la mano sul pomello e lo girò.

La sua stanza aveva lo stesso aspetto che aveva avuto due mesi prima. Il suo letto era fatto con semplicità e ricoperto con un paio di cuscini e un orsacchiotto. Sul suo comodino c’erano alcune foto incorniciate raffiguranti lei e gli altri due membri del Golden Trio. In ogni foto, sorridevano e ridevano, e in una lei roteava gli occhi verso l’amico rosso che faceva facce strane. Draco si accigliò guardando quella foto e si domandò se lei stessa avesse mai abbassato lo sguardo verso quella foto e se avesse notato il modo in cui lo Sfregiato la guardava – come se fosse la ragazza più bella che avesse mai visto.

Che io sia dannato,pensò con amarezza. Potter probabilmente l’amava davvero, dopo tutto. Grugnì e ripose la cornice al suo posto sul tavolo. Ne prese un’altra, simile a quella che aveva appena posato. La maggior parte delle foto disposte in tutta la stanza raffiguravano loro; solo qualcuna ritraeva lei e la Weasley, o lei e qualche altro compagno Grifondoro. Immaginò che la foto posizionata nel mezzo fosse dei suoi genitori. Lo capì principalmente perché era l’unica che non fosse in movimento. In altre parole, era stata scattata con una fotocamera Babbana e sviluppata nel metodo Babbano tradizionale. Draco sospirò.  Aveva così tante foto scattate dovunque, con così tante persone che le stavano a cuore. Non era una sorpresa constatare che non c’era neanche una foto di lui in tutta la stanza, eppure faceva comunque male.

Si sedette sul letto, prese quello stupido orsacchiotto e lo derise. Una ragazza quasi adulta con un orsacchiotto. Gli sarebbe piaciuto aver saputo che ne aveva uno; avrebbe potuto prenderla in giro per questo. Probabilmente, ci aveva dormito insieme ogni notte, fingendo che fosse il Ragazzo D’Oro che stringeva fra le braccia. A quel pensiero, Draco scaraventò l’orsacchiotto attraverso la stanza con tutta la sua potenza. Si abbatté sul cassettone; la forza dell’urto fece cadere una delle sue preziose cornici sul pavimento, infrangendo il vetro. Sentendosi colpevole per il suo improvviso attacco di rabbia, raccolse la foto dal pavimento. Nonostante la caduta, il Golden Trio continuava a sorridere, ridere e comportarsi come se non facessero attenzione al resto del mondo.

“Che tu sia maledetta, Granger,” disse. Poteva giurare che mentre parlava, la ragazza nella foto lo avesse guardato. La cosa migliore delle fotografie sviluppate con la magia, era che la scena avrebbe continua a muoversi in eterno. Perciò anche se la ragazza nell’immagine era andata via, potevi sempre ricordare il suo aspetto quando sorrideva e sbatteva le palpebre, e aveva lo sguardo esasperato. Potevi sempre  ricordare il modo in cui guardava quando stava guardando te.

“Stupida mezzosangue,” disse rivolto alla fotografia. “Stupida testa-folta con i denti da topo di biblioteca.” Emise un suono che era un misto fra un singhiozzo e una risata mentre riponeva con delicatezza la cornice al suo posto, brontolando un incantesimo per liberarsi dei frammenti di vetro. Raccolse l’orsacchiotto e lo tenne dinanzi al viso.

“Dunque sei tu il fortunato deficiente che ha potuto passare ogni singola notte nel suo letto,” disse, ridacchiando. Tornò a sedersi sul letto, rimettendo il pupazzo nella stessa identica posizione in cui l’aveva trovato qualche istante prima. Si vergognava di se stesso. Era entrato nella sua stanza nel bel mezzo della notte e l’aveva praticamente sconsacrata. Lei sarebbe rimasta profondamente delusa dal suo comportamento. L’avrebbe sicuramente sgridato per quello che aveva fatto, e poi avrebbe continuato a fargli la predica sul rispetto per le cose degli altri.

Dannazione, gli mancava così tanto.

La cosa più straordinaria dell’avere l’abitazione tutta per sé era che poteva sedersi lì, come stava facendo adesso, e cedere alle emozioni che travasavano tutto il suo corpo. Gli era stato insegnato a imbottigliare tutti i suoi sentimenti e a non mostrare mai le sue debolezze. Ma nella solitudine della camera da letto di Hermione Granger, dove tutto gli riportava lei alla mente, quei sentimenti erano troppo forti per tenerseli dentro. Sentiva che se avesse continuato a tenerli così ben nascosti, il cuore gli sarebbe esploso nel petto.

Quindi restò seduto lì, e per la prima volta, pianse.

Parecchie ore dopo, si svegliò disteso suo letto, con il suo orsacchiotto fra le braccia. Se solo gli altri Serpeverde l’avessero visto adesso – probabilmente avrebbero venduto la storia alla Gazzetta del Profeta. Poteva immaginarsi il titolo: DRACO MALFOY DORME CON I PUPAZZI – Il Serpeverde si rannicchia per la paura. Questo pensiero gli procurò una risatina leggera – che era la benvenuta, dopo la notte che aveva passato.

Gettando uno sguardo verso il raggio di solo che filtrava attraverso le tende e splendeva sul letto, Draco gemette. Era quasi mattina – il che significava che era ora di cominciare un nuovo giorno.. Nonostante oggi non sarebbe stata lo stesso giorno che era tutti i giorni. Le cose non erano ancora tornate del tutto alla normalità, nonostante fossero passati due mesi interi. Potter e i due Weasley riuscivano a trascinarsi alle lezioni ogni giorno, anche se a fatica. E anche per alcuni dei professori era ancora dura. Nel bel mezzo della lezione guardavano la sua sedia vuota e si interrompevano – cercando disperatamente di nascondere l’espressione di dolore sulla faccia, in modo che gli studenti non sapessero a cosa pensavano, o a chi pensavano.

Ma Draco sapeva. E per una volta nella sua vita, poteva rapportarsi a loro.

Nel frattempo, Draco stesso faceva fatica ad affrontare la giornata. Raramente faceva attenzione in classe, e i suoi voti avevano cominciato a peggiorare notevolmente – tanto che era sorpreso che non l’avessero ancora sospeso dall’incarico di Caposcuola e sostituito. A dire il vero, non era così sorpreso. Dopo tutto, mancava già la Caposcuola (in due interi mesi, nessuno aveva nemmeno provato a dare ad un’altra studentessa il titolo). Nominare un nuovo studente Caposcuola a questo punto dell’anno, dopo tutto quello che era successo, non sarebbe stato opportuno. Oltretutto, non c’erano molti studenti qualificati per il ruolo – eccezion fatta, ovviamente, per Harry Potter, che avrebbe certamente rifiutato l’offerta, per ovvi motivi.

Quindi fortunatamente Draco non aveva niente di cui preoccuparsi. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa se non bruciare la scuola, e non avrebbe perso la sua spilla da Caposcuola. Che meraviglia per lui. Poteva stare in questa suite di lusso. Da solo. Senza una Caposcuola al suo fianco.

Rimettendo l’orsacchiotto sul letto, esattamente dove l’aveva trovato, Draco radunò tutta l’energia che poteva per lasciare la stanza e cominciare una nuova giornata.

Lasciò la stanza senza guardarsi alle spalle e si preparò per la lezione. Si vergognava ancora per come si era comportato la notte precedente, e voleva cercare di dimenticarsene per il momento. Come ogni giorno negli ultimi due mesi, si disse che quel giorno sarebbe stato diverso. Quel giorno,si sarebbe lasciato tutto alle spalle e sarebbe andato avanti. E come ogni giorno, sapeva che stava mentendo – perché quel giorno era diverso. Quel giorno erano esattamente due mesi da quando il suo mondo era stato dilaniato e fatto a brandelli.. Esattamente due mesi dal giorno in cui l’unica cosa importante della sua vita gli era stata portata via violentemente.

Erano passati esattamente due mesi dal giorno in cui Hermione Granger era morta.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Living Arrangements ***


Nota della traduttrice: L’ autrice della storia ha ritenuto opportuno inserire dei flashback all’interno della narrazione, per rispondere ad alcune domande che potrebbero nascere durante la lettura. Quindi, quando troverete una data all’inizio di un capitolo (o nel mezzo) sappiate che la scena è un flashback. Se non ci sono date, ovviamente, è al tempo attuale della narrazione. A separare il presente dai flashback troverete una linea orizzontale, così da poter capire che il flashback è finito. Buona lettura!

Living Arrangements (Organizzazione della vita)

1 Settembre

Erano in piedi, uno di fronte all’altro, impegnati in una battaglia di sguardi che nessuno dei due sembrava voler perdere. I loro sguardi feroci erano così intensi che era davvero un bene che gli sguardi non potessero uccidere.

La professoressa Minerva McGranitt non avrebbe potuto sentirsi più a disagio di come si sentiva in quel preciso momento. Ovviamente, non poteva dire di non esserselo aspettata. Dopo tutto, come si sarebbe sentita lei se fosse stata appena informata che avrebbe dovuto passare i dieci mesi successivi vivendo con il suo peggior nemico? Immaginava che si sarebbe sentita nello stesso modo in cui si sentiva Hermione Granger proprio ora.

“Allora,” disse la McGranitt, schiarendosi la gola. Nessuno indietreggiò al suono della sua voce. “Ora che avete visto la vostra nuova abitazione, uno di voi ha qualche domanda da fare?”

“Sì,” rispose il biondo Serpeverde a denti stretti. “Verrei espulso se per caso dovessi uccidere la mia compagna di stanza?”

La ragazza con i capelli cespugliosi di fronte a lui si accigliò. La professoressa McGranitt, ad ogni modo, si mostrò solamente annoiata.

“Non ci faccia pentire di averla scelta, signor Malfoy,” lo rimproverò. “Lei è Caposcuola, adesso. E la signorina Granger anche. Dovrebbe essere un onore, per entrambi, e vi consiglio di dimenticare le vostre differenze se volete avete intenzione di superare l’anno scolastico. Come rappresentati della scuola, ci si aspetta che diate il buon esempio agli altri studenti – e questo non include, come da lei precisato, uccidere il vostro compagno. Sono stata chiara?”

“Perfettamente, professoressa McGranitt,” rispose soavemente Hermione.

“Stava parlando con me, mezzosangue,” ringhiò Draco.

“Basta così!” urlò la McGranitt. Aveva assistito ai loro battibecchi per tutto il tragitto dal suo ufficio alla loro Sala Comune, e adesso aveva un terribile mal di testa. “Signor Malfoy, può scegliere di scusarsi con la signorina Granger per aver usato questo linguaggio scorretto, o può dire addio alla sua spilla di Caposcuola. Non è troppo tardi per scegliere un altro studente, per sua informazione.”

Draco fissò prima l’insegnante, poi quella cosa che qualcuno chiama ragazza, davanti a lui. Un Malfoy che si scusa con una sporca mezzosangue era tanto usuale quanto.. Beh, tanto usuale quanto la cosa meno usuale a cui potesse pensare. Ma sicuramente non voleva perdere il suo ruolo di Caposcuola prima ancora di avere la possibilità di goderselo – specialmente non dopo aver visto la sua stanza. Quindi fece un bel respiro e disse, “Va bene, Granger, mi scuso per averti chiamata mezzosangue.” Sperava che la McGranitt non notasse la falsità della sua voce.

Se l’aveva notata, scelse di ignorarla. Draco pensava che la donna ne avesse abbastanza di loro per quel giorno, e volesse solamente andar via il prima possibile. “Molto bene,” disse. ”Signor Malfoy, signorina Granger, sarà un anno emozionante per entrambi, a ho fiducia nel fatto che sarete degli ottimi leader. Adesso, lascio che vi sistemiate. Ci vediamo dopo banchetto questa sera, in modo da poter discutere dei vostri doveri con i Prefetti.”

Hermione annuì in risposta; Draco si limitò a grugnire in risposta e si lasciò cadere sul divano con un tonfo sordo. La professore McGranitt accettò entrambe le loro risposte e si affrettò a lasciare la stanza.

Quando la professore fu andata via e si ritrovarono soli, Draco saltò giù dal divano, si avvicinò ad Hermione quanto più poteva farlo senza toccarla realmente e disse, “Va bene, mezzosangue, è il momento di mettere in chiaro quali sono le regole da queste parti.”

Hermione tirò un brusco sospiro alla parole “mezzosangue”. Ovviamente, Draco non aveva preso seriamente la minaccia della McGranitt. Oppure, immaginava di farla franca una volta che non si fossero più trovati sotto il suo sguardo di disapprovazione. “Regole? Oh, dovrebbe essere una cosa buona,” disse con sarcasmo. 

Draco fece un passo indietro e disse, “Regola numero uno: la mia camera da letto è zona vietata per te.”

Hermione sbuffò. “Come se dovesse mai venirmi voglia di mettere piede nella tua stanza, Malfoy. Potrei prendermi qualche malattia venerea portata da una delle tante sgualdrine di Serpeverde che, sono certa, stai pensando di portare lì dentro.”

Indietreggiò  dopo aver finito la frase, come se avesse paura che Draco volesse colpirla. Ma sorprendentemente, Draco scelse di ignorare il suo commento e continuare.

“Regola numero due: quando ho ospiti, tu ti rendi introvabile. Non voglio la tua sporcizia in giro, a rendere puzzolente la stanza per i miei ospiti.”

“Che pensiero gentile da parte tua,” disse Hermione, sempre con sarcasmo. “Ancora una volta, non è una cosa di cui dovresti preoccuparti. Non è che mi diverta alla presenza dei tuoi ‘ospiti’, ad ogni modo. Infatti, preferire buttarmi dalla Torre di Astronomia piuttosto che restare qui e passare il tempo con te e con i tuoi amici.”

“È davvero così? Bene, dovrò solo invitarti ad uscire con noi, un giorno di questi,” sogghignò Draco.

Hermione incrociò le braccia sul petto e picchiettò il piede sul pavimento. “Beh, entrambe le regole valgono anche per te, sai. Non ti voglio a meno di quindici piedi dalla mia stanza da letto, in qualsiasi momento. E se ci sono i miei amici, mi aspetto che tu vada via.”

“Oh, con molto piacere, Granger. Tu preferiresti stare dalla Torre di Astronomia piuttosto che stare con i miei amici? Beh, io preferirei tagliarmi le dita una ad una e gettarmi nel fuoco, piuttosto che stare con i tuoi.”

Hermione non poté fare a meno di sorridere. “Bene allora, è deciso.” Tese la mano per stringere quella del compagno.

Draco la guardò come se fosse pazza. La derise. “Si, certo. Come se avessi intenzione di toccarti. Sogni ad occhi aperti, Granger.”

“Perché devi essere sempre un insopportabile cafone?”

“E perché tu devi essere sempre una tale -”

“Hermione!”

Il suono smorzato del suo nome doveva essere un gran sollievo per lei. Ma per Draco, gli faceva venire voglia di cavarsi gli occhi. Lo Sfregiato era arrivato.

“Harry!” gridò Hermione. Si precipitò il più velocemente possibile verso il buco del ritratto e aprì la porta.

Harry maledetto Potter stava in piedi dall’altro lato dell’ingresso, con lo stesso aspetto da supereroe di sempre. I suoi indisciplinati capelli neri (disperatamente bisogno di un taglio) si scagliavano in ogni direzione dalla cima della sua testa, e al momento nascondevano la famosa cicatrice a forma di saetta che faceva impazzire tutte le ragazze. Aveva un sorriso grande e sciocco sul volto mentre stava lì impalato a fissare la ragazza con i capelli cespugliosi dinanzi a lui. Oh, che dolce.

“Ciao, Hermione.” Harry gettò uno sguardo da sopra la sua spalla verso Draco, e la sua espressione si rabbuiò immediatamente. ”Posso entrare?”

“Certo!” rispose lei con voce gioiosa.

Draco cominciava a sentirsi leggermente nauseabondo.

Harry entrò nella stanza, guardandosi intorno con soggezione. “Wow,” mormorò in un soffio. “Quindi è qui che starai tutto l’anno?”

Hermione annuì. “Non è fantastico? Aspetta di vedere la mia camera da letto!”

“Scommetto che non vedi l’ora di mostrargliela,” borbottò Draco.

Harry lo squadrò e disse, “Cosa vorrebbe significare questo, Malfoy?”

Draco sospirò. “Significa qualunque cosa tu voi che significhi, Sfregiato. Adesso, se volete scusarmi, vado a disfare i bagagli.”

Lasciò i due amici da soli e si diresse verso la sua stanza. Comunque, arrivato alla portò, si fermò e ascoltò la loro conversazione.

“Sono venuto a vedere come te la passavi con.. beh, con lui,” disse Harry. “Ero preoccupato per te.”

“È molto dolce da parte tua, Harry, ma sto bene. Posso gestirlo.”

“Puoi farlo davvero?” domandò Harry. “Non riesco a credere che vi abbiano messi insieme, conoscendo i vostri trascorsi.”

“Harry,” disse Hermione, “non ci avrebbero messi insieme se non ci avessero ritenuti in grado di farcela. Avranno avuto le loro buone ragioni per sceglierci. Mi fido delle loro decisioni. E oltretutto.. Sono Caposcuola! È il mio sogno da quasi sette anni, e si è avverato! Onestamente, non potrebbe importarmene di meno chi è il Caposcuola. Anche se..” La sua voce si affievolì. “Speravo davvero che saresti stato tu.”

Oh, per amor di Merlino. Draco aveva sentito abbastanza. Se avesse continuato ad origliare la loro conversazione, avrebbe rigettato tutto il cibo che aveva mangiato quel giorno, davanti alla sua camera da letto. Eppure.. Semplicemente non poteva smettere di ascoltare.

“Sì, beh.. Penso che abbiano immaginato che potrei avere già un bel po’ da fare quest’anno.  Sai, in caso Voldemort si dovesse far vivo un’altra volta.”

“Giusto,” disse Hermione. “Suppongo di sì. È stata una mossa intelligente.”

“Ma non così intelligente metterti con Malfoy. Dovrei averne parlato con Silente -”

“Oh, Harry, non essere sciocco! Non avresti potuto fargli cambiare idea. Oltretutto, sono una ragazza forte, posso prendermi cura di me stessa.”

Harry fece una pausa per un momento prima di dire dolcemente, “Lo so, Hermione. Mi preoccupo solo per te. Verrò ogni giorno a controllare che tu stia bene, lo sai.”

“Ah, beh, questo non è un problema per me,” disse Hermione, all’improvviso vivace.

Draco decise che era il momento giusto per tornare nella stanza. “Ehi Potter, perché  non te ne vai? Lascia che Granger possa disfare i bagagli prima di cena.”

Harry lo guardò in cagnesco, poi guardò Hermione. Doveva aver capito che il suggerimento di Draco era buono, perché disse, “Ci vediamo con Ron dopo il banchetto?”

“Spiacente, non si può,” rispose Draco per primo.

“Lo stavo chiedendo ad Hermione,” ribatté Harry a denti stretti.

“Ha ragione, Harry,” disse Hermione dolcemente. “Non posso. Io e Malfoy dobbiamo incontrare la McGranitt e gli altri Prefetti dopo il banchetto. Ma ci vediamo domani mattina presto per le lezioni, e potremo stare insieme dopo.”

Nonostante Harry sembrava ascoltare Hermione, aveva scrutato Draco per tutto il tempo. “Va bene,” disse. Posò una mano sulla spalla di Hermione. “Abbi cura di te.”

“Non preoccuparti, Potter. È al sicuro con me,” disse Draco con un sorrisetto.

Harry rise beffardo. Si avvicinò a Draco e strinse i pugni. “Se fai qualsiasi cosa ad Hermione -”

“Sì, sì, sì. Lo so – me ne pentirò. Sono davvero terrorizzato. Non vedi?” Draco alzò la mano davanti a lui e la scosse violentemente. “Allora, non te ne stavi andando?”

“Ci vediamo dopo, Hermione,” borbottò Harry mentre passava di fianco a Draco, guardandolo in cagnesco nel processo. Non si guardò neanche alle spalle prima di andar via.

“Ciao, Harry!” gli gridò dietro Hermione. Non ricevendo risposta, si accigliò leggermente.

Il sorrisetto di Draco si era ampliato. “Dunque, Granger. Da quanto tempo?”

Hermione spostò lo sguardo dal buco del ritratto. “Da quanto tempo cosa?”

“Da quanto tempo sei innamorata di Potter?”

Hermione spalancò la bocca. “C-cosa? Non ho la minima idea di cosa stai parlando!” Il tono della sua voce era sulla difensiva.

Draco ridacchiò. “Giusto. Non ho potuto fare a meno di ascoltare pare della vostra conversazione, adesso. Oh, Harry,” disse, imitandola, “speravo tanto che saresti stato TU Caposcuola invece di quell’idiota cattivo di Malfoy! Sei così sexy, ti va di scopare?

“Io no ho..!” Il volto di Hermione diventò rosso.  Draco non avrebbe potuto dire se dall’imbarazzo o dalla rabbia. Decise dalla rabbia, quando si allungò come per colpirlo.

Per sua fortuna, Draco aveva ottimi riflessi; riuscì ad afferrarle il polso prima che lo toccasse. E invece che lasciarla andare immediatamente, strinse la presa e l’avvicinò a sé fino ad essere faccia a faccia.

“Dimmi, Granger,” disse con voce bassa e pericolosa, “quando sei nel letto, la notte, e pensi ad Harry Potter, ti tocchi?”

Draco provò immenso piacere nell’osservare la reazione che la sua domanda aveva provocato alla ragazza di fronte a lui: prima i suoi occhi si spalancarono. Poi, i suoi lineamenti semplici si accartocciarono in un’espressione di disgusto. Dopo ancora, sembrò aver sviluppato una forza sovraumana, perché lo spinse via con tutta la forza possibile, spezzando la presa sul suo polso e facendolo indietreggiare di un paio di passi. A dire il vero, Draco era abbastanza impressionato.

Una volta stabilizzatosi, rise. “Lo prendo come un .”

“Argh!” gridò. “Disgustoso maiale!”

“Andiamo, Granger. Vorresti dire che non hai mai pensato a Potter in quel modo?”

“No!” urlò. “Voglio dire, , è quello che voglio dire. Non ho mai -”

“Oooh, è un peccato che io non ti creda. La mezzosangue è innamorata del Ragazzo D’Oro. Fantastico.”

“Io non sono innamorata di Harry!”

“Chi se ne frega, Granger.” Draco raccolse una borsa che aveva lasciato dietro il divano. “Puoi continuare a dirlo finché non diventi blu, non me la bevo. Adesso va a disfare i bagagli. Il Caposcuola e la Caposcuola devo dare il buon esempio agli altri studenti – a cominciare con l’arrivare a cena in orario.”

Fischiettando, se ne tornò in camera.

“Ti detesto, Malfoy!” gli gridò dietro Hermione.

“È un sentimento ricambiato, cara la mia mezzosangue.”

Oh, come gli piaceva irritare la mezzosangue. Era così facile! Si infilò nella sua stanza e gettò la borsa sul letto. Prima di chiudere la porta, poteva giurare di averla sentita bisbigliare, “Sarà un anno veramente lungo.”


Attraverso la finestra della classe, Draco fissò la neve che cadeva. Sembrava che fosse tutto quello che faceva in classe, ormai – fissare a vuoto un punto nello spazio mentre ogni professore continuava a parlare della propria materia. Trasfigurazione, Pozioni, Divinazione – erano tutte la stessa roba, per quel che lo riguardava.

La neve cadeva così fitta che tutto quello che riusciva a vedere fuori dalla finestra era il bianco – come se niente esistesse al di fuori del muro della classe se non uno spazio bianco, vuoto ed immenso..

“Signor Malfoy.”

Una voce dal fondo della stanza lo distolse dalle sue fantasie. Il suo primo pensiero fu che la professoressa McGranitt lo stesse chiamando per rispondere ad una domanda – che lui, ovviamente, non aveva sentito, visto che non le prestava attenzione.

Ma quando distolse lo sguardo dalla finestra, notò che era l’unico studente rimasto nella stanza.

“La lezione è finita, signor Malfoy,” disse la McGranitt con un accenno di preoccupazione nella voce.

Draco si sentì uno stupido. Si schiarì la gola e mormorò, “Scusi,” e cominciò a raccogliere le sue cose.

“Si sente bene? Non ho potuto fare a meno di notare che non era attento in classe oggi. O, a dirla tutta, ieri.” La McGranitt si appoggiò al bordo della sua scrivania. “E ora che ci penso, si comporta così da un po ormai. Ha niente a che fare con suo padre?” Pronunciò le ultime parole un po’ esitante.

Draco si infuriò. Non perché la donna avesse tirato fuori l’argomento su suo padre, ma perché quanto poteva essere sciocca quella donna? Se avesse fatto veramente attenzione, avrebbe notato che la sua mancanza di interesse accademico era cominciata solamente due mesi prima.

“No,” tagliò corto. Finì di riporre i suoi libri nella borsa e si alzò. “Mio padre non c’entra niente. È morto più di un anno fa. L’ho superata.”

E l’aveva fatto davvero. Aveva amato suo padre, ma Draco non aveva avuto problemi ad affrontare il dolore dopo che Lucius Malfoy era morto per mano di Lord Voldemort all’inizio del suo sesto anno. Suo padre era stato controllante ed esigente, e probabilmente meritava di essere ucciso. Draco sapeva che era una cosa orribile da pensare su suo padre, ma era la verità. Suo padre aveva fatto cose diaboliche e terribili nel corso della sua vita. Di certo non era una vittima innocente, e il fatto che fosse stato ucciso proprio dall’uomo che tanto ammirava.. beh, suo padre sapeva a cosa andava incontro.. e con chi aveva a che fare – e aveva scelto di continuare su quella strada.. la strada che lo aveva portato alla morte. Draco poteva sentire la mancanza del padre, ma non poteva provare rimorso per lui. Non come poteva per Hermione.

Ed ecco che lei gli tornava in mente ancora. Quante volte ci era riuscita? Aveva perso il conto, ormai.

“Dunque cosa la distrae?” domandò la McGranitt.

“Niente,” mentì. “Onestamente, sto bene.”

La McGranitt scosse la testa. “Non sta bene, signor Malfoy.. Draco. Viene a lezione ogni giorno come se avesse dormito appena. Sembra che si stia allontanando dai suoi amici. I suoi voti sono peggiorati, e non adempie i suoi compiti di Caposcuola. Sono stata informata che ha corrotto dei Prefetti perché eseguissero i suoi compiti al suo posto.”

Draco fece del suo meglio per non sembrare colpevole. “Queste accuse sono infondate, professoressa.”

“Infondate? Mi sono imbattuta in un Prefetto la notte scorsa, a dire il vero. Stava pattugliando i corridoi – un compito che doveva fare lei, la notte scorsa. Sotto interrogatorio, ha ammesso che lei l’aveva pagato per svolgere il suo compito la notte scorsa. Posso chiederle cosa stava facendo, da essere più importante dei doveri di Caposcuola?”

La stessa cosa che faccio tutte le notti, pensò Draco. Mi siedo da solo nella mia Sala Comune, e spero di morire. “È veramente importante, quello che stavo facendo?”

La professoressa considerò la sua domanda per un momento. “Suppongo di no. Quello che è importante è che non stava facendo il lavoro che le era stato assegnato. Non è decisamente il modo in cui dovrebbe comportarsi un Caposcuola. Dovrebbe dare l’esempio agli altri studenti.” Sospirò. “Signor Malfoy, non voglio doverle togliere l’incarico – specialmente non a questo punto dell’anno. E specialmente dopo.. beh, dopo tutto quello che è successo. È un ragazzo intelligente. C’è un motivo se è stato scelto come Caposcuola. So che può essere un ottimo esempio per gli altri studenti, deve solo provarci un po’ di più. Può riuscirci?”

Draco serrò i denti e annuì. “Sì signora.” Senza aggiungere un’altra parola, Draco si diresse verso la porta della classe, ma la professoressa McGranitt lo richiamò.

“Signor Malfoy,” disse, “prima che vada via, c’è qualcos’altro di cui vorrei parlare con lei.”

Draco si fermò a pochi passi dalla porta. Di cosa altro potevano parlare? Si voltò.

“Perché non si siede?” La McGranitt fece un cenno ad uno dei banchi davanti alla cattedra.

Una discussione che richiedeva che lui fosse seduto non gli sembrava una discussione che avrebbe fatto volentieri. “Di cosa vuole parlare?” domandò, facendo come da lei richiesto.

Per un istante, la professoressa restò in piedi in silenzio; strinse le labbra; l’espressione sul suo volto indicava che forse non avrebbe voluto dire qualsiasi cosa stava per dire. “Il professor Silente e io abbiamo cominciato a prendere in considerazione altre ragazze per il ruolo di Caposcuola.”

“COSA?” esplose Draco. Realizzò che la sua esplosione doveva averla colta di sorpresa. Di certo non si era aspettata che lui reagisse in quel modo a quella notizia. “Non potete farlo.”

“Certo che possiamo,” disse la McGranitt. “Sono passati quasi due mesi da quando -”

“Esattamente due mesi,” la corresse. “Oggi sono due mesi.”

La professoressa sembrò presa alla sprovvista. “Giusto. Sono due mesi oggi. Il che vuol dire che la scuola è stata senza la Caposcuola per esattamente due mesi. Dovremo trovare una sostituta, un giorno.”

“Nessuna potrebbe sostituirla,” borbottò Draco.

“Ascolti, capisco che lei probabilmente si era abituato ad avere il dormitorio tutto per sé, ma -”

“Non ha niente a che fare con questo!” urlò Draco. Non riusciva a credere che lei potesse pensare che fosse quella la ragione per cui non voleva un’altra Caposcuola – perché voleva la Sala Comune tutta per sé. Ma pensandoci, perché non avrebbe dovuto pensarlo? “Penso solo.. forse non dovremmo averne un’altra per quest’anno.”

“E per quale motivo no?” domandò la McGranitt. “Ne abbiamo bisogno ora più che mai. Specialmente ora che il Caposcuola viene meno ai suoi doveri..”

“Mi dispiace,” disse Draco. “Okay? Mi dispiace di non aver svolto I miei doveri. Mi dispiace di aver sbagliato tutto, ma per favore.. per favore, non nominate una nuova Caposcuola. Prometto che sarò un esempio migliore per gli altri studenti. Prometto che ricomincerò a svolgere i miei doveri. Posso farlo la solo, lo giuro. Con l’aiuto dei Prefetti e tutto, non abbiamo bisogno di un’altra Caposcuola.”

Se la professoressa non lo avesse conosciuto, avrebbe potuto giurare che Draco Malfoy la stava supplicando. “Signor Malfoy,” disse gentilmente. “Dispiace anche a me. Ma sono passati due mesi ormai. Abbiamo rimandato per troppo tempo. Se non nominiamo un’altra Caposcuola, permetteremo alle cose di rimanere nello stesso modo in cui si trovano da quando la signorina Granger.. beh, da quando è morta. Non è salutare. Abbiamo bisogno tutti di andare Avanti, e possiamo cominciare facendo questo. Mi dispiace che questo non sia quello che vuole lei. Ma è quello che va fatto. Non servono discussioni in merito. Se le fa piacere, potrebbe darci qualche suggerimento su chi lei vorrebbe come Caposcuola, e lo prenderemo certamente in considerazione.”

Draco fece una smorfia. “Onestamente non me ne frega un cazzo chi scegliete,” disse, alzandosi. “Mi scusi, devo andare alla prossima lezione.”

“Signor Malfoy!” gridò la McGranitt.

Si aspettava che lo rimproverasse per il linguaggio. Invece disse, “Il suo compito per questa sera è pattugliare le sale. Se vedo chiunque altro farlo al posto suo, prenderò seriamente in considerazione l’idea di toglierle la nomina.”

Come se gli importasse. Ma non lo disse ad alta voce. Si limitò ad uscire dalla stanza con stizza, domandandosi a quale Prefetto dovesse chiedere di svolgere il suo compito quella notte.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pretend ***


Pretend (Fingere)

19 Settembre

Draco poteva pensare a molte cose che avrebbe preferito fare il venerdì sera, piuttosto che passare la serata con Hermione Granger. Eppure eccolo lì, a fare esattamente questo.

Era Caposcuola solamente da diciannove giorni, ma già odiava la situazione, soprattutto a causa di momenti come questo, mentre vagava al buio con una mezzosangue.

“Dannazione, Granger, si può camminare più lentamente di così?” gemette, ponendo particolare enfasi sulle ultime quattro parole, tirandole fuori come per dare un esempio di cosa significasse più lentamente di così.

Alcuni passi alle sue spalle, Hermione rispose, “Non importa quanto camminiamo veloci, Malfoy, dovremo fare il nostro dovere per la stessa quantità di tempo.”

“Sì, lo so, Granger. Non sono completamente scemo. È solo che è dannatamente noioso dover rallentare così tu possa tenere il passo con me.”

Hermione sospirò. “Bene, allora smettila di rallentare così che io possa tenerti il passo. Non hai pensato che magari mantengo le distanze non perché io sia lenta, ma perché non voglio starti vicino?”

“Va bene,” grugnì Draco. La sua collera (che aveva dovuto fare uno sforzo immenso per tenere sotto controllo nelle vicinanze di Hermione) si accese, e all’improvviso non voleva altro che strozzare la ragazza. Ma invece, si voltò, marciò verso di lei.. e le tolse la bacchetta – la sua unica fonte di luce – dalle mani.

“Ehi!” urlò lei. “Restituiscimela!”

Cercò immediatamente di riprendersela, ma Draco era troppo veloce. Si voltò di nuovo e cominciò a camminare il più velocemente possibile per allontanarsi da lei. “Se rivuoi la tua bacchetta, Granger,” le disse, “dovrai solamente raggiungermi e prendertela. Oppure, puoi fare la ronda in queste sale buie come la pece da sola. È una tua scelta.”

Era così stanco e stufo di Hermione Granger che a dire il vero non gli era affatto dispiaciuto che se ne rimanesse indietro durante la ronda. Lui non voleva stare accanto a lei quanto lei non voleva stare accanto a lui. Ad ogni modo, questo gli forniva l’opportunità perfetta per darle fastidio – il che era al momento la cosa che preferiva fare in assoluto.

Perciò continuò a camminare, senza guardarsi indietro. Poteva sentirla mentre lo chiamava, implorandolo di restituirle la bacchetta, ma questo lo faceva solo accelerare. Ehi – glielo aveva chiesto lei.

Circa cinque minuti dopo, Draco capì che Hermione aveva scelto di non seguirlo. La cosa non lo sorprese più di tanto, ma lo costrinse a domandarsi come diamine facesse a fare la ronda al buio. Senza la magia della bacchetta, le sale di notte erano scure come l’interno delle palpebre. E, a seconda di che tipo di studente ti capitava di incontrare, non erano sicure, soprattutto. Specialmente poi se eri una piccola ragazzina tutta sola..

Dannazione. Doveva tornare indietro e raggiungerla. Non voleva farlo, ovviamente. A chi importava se le succedeva qualcosa di brutto? Non si può dire che avrebbero sentito la sua mancanza. Beh, non lui, comunque. Però, ripensandoci, non sarebbe stato un bene se fosse successo qualcosa alla Caposcuola mentre faceva la ronda con il Caposcuola che per puro caso la detestava.

“Fanculo,” borbottò. “Granger?” Chiamò il suo nome il più forte possibile senza però attirare l’attenzione (l’ultima cosa di cui aveva bisogno era coinvolgere Pix) e cominciò a tornare da dove era venuto.

Continuò a chiamare il suo nome per tutta la strada di ritorno, ma senza ricevere alcuna risposta. “Merda”, borbottò. Di certo, non poteva esserle successo niente in cinque minuti, vero? Era appena il tempo necessario perché la mezzosangue si mettesse nei guai. Probabilmente stava solo –

All’improvviso, il piede di Draco urtò qualcosa di solito sul pavimento. Le due bacchette che teneva in mano gli volarono via mentre inciampava in avanti.

“Wow, anche con due bacchette non riesci a vedere dove vai?”

Draco si affrettò a riprendere l’equilibrio. Raccolse la sua bacchetta dal pavimento e la puntò nella direzione della voce che aveva appena parlato. Hermione sedeva sul pavimento, appoggiata al muro; le sue gambe, sulle quali era inciampato, erano distese dinanzi a lei. “Hai fatto buon viaggio?”

“Levati dalle palle, puttana *,” ringhiò Draco. All’improvviso non riusciva a ricordare perché si era disturbato a tornare indietro per lei.

“Come osi definire me una puttana,” ribatté Hermione a denti stretti. Si allungò verso la sua bacchetta e la riprese, alzandosi. Lo fissò intensamente. “Dammi una buona ragione per cui non dovrei farti un sortilegio, in questo momento.”

“Uh.. perché se lo fai, dovrai dormire con un occhio aperto per i prossimi nove mesi e mezzo,” rispose Draco. “Nessuno mi fa un sortilegio e la fa franca.”

Hermione sbuffò. “Sei proprio un coglione pomposo. E come osi prendere la mia bacchetta e lasciarmi qui tutta sola.”

“Calmati, Granger, era un dannatissimo scherzo. Non hai il senso dell’umorismo?”

“Il senso dell’umorismo? Pensi davvero che quello che hai fatto sia stato divertente?”

“Beh nessuno ti ha chiesto di restare qui, stupida puttana!” sibilò Draco. “Avresti potuto seguirmi e lottare per la tua bacchetta. O, almeno, se mi avessi seguito, avresti seguito la fonte di luce. E poi, che problema c’è? Che c’è, hai paura del buio?”

Bingo. Anche se la luce emessa dalle loro bacchette era fioca, Draco poteva giurare che Hermione fosse arrossita. E il fatto che non rispondeva non faceva che confermare la sua teoria. Aveva davvero paura del buio!

Sogghignò. “Veramente, Granger? Hai paura del buio? Quanti anni hai, cinque?”

Hermione roteò gli occhi. “Va’ al diavolo, Malfoy.”

Il ghigno di Draco si trasformò in una risata. “Sì – e lasciarti tutta sola qui, al buio fitto e spaventoso? Non sarebbe gentile, o no?”

“Ti odio, Malfoy,” mormorò Hermione. Si voltò e cominciò ad allontanarsi.

Draco si affrettò a seguirla. “So che mi odi. Sai come lo so? Me lo dici ogni singolo giorno. E ogni singolo giorno, io ti rispondo -”

È un sentimento ricambiato, cara la mia mezzosangue,” terminò Hermione per lui, con voce profonda. “Siamo come un disco rotto.”

“Che?”

“Lascia perdere,” mormorò Hermione. Non era dell’umore per spiegarli cosa fosse  un disco, e perchè loro ne sembrassero uno rotto. Per un po’, continuarono la ronda in silenzio.

Fino al momento in cui Draco disse, “Per quale dannatissimo motive ti porti quel libro durante la ronda?”

Hermione abbassò lo sguardo sul libro che stringeva fra le mani. Era sorpresa dal fatto che Draco non l’avesse notato prima. L’aveva con sé sin da quando erano usciti per fare il loro lavoro. “Perché,” disse, “voglio portarlo. È un regalo.”

“Un regalo?” ripeté Draco, alzando un sopracciglio. “È per un’occasione speciale?”

Hermione tacque per un momento, come se stesse decidendo se doveva rispondere o meno alla domanda. Alla fine, disse, “Se proprio lo vuoi sapere.. oggi è il mio compleanno.”

La reazione immediata di Draco fu uno sbuffo. “Veramente?”

“Sì, veramente.” Draco scommetteva che si era già pentita di averglielo detto.

Rise. “Bene, buon compleanno, mezzosangue. Allora chi ti ha dato il libro?”

Lei aprì la bocca per rispondere, ma lui la precedette. “Aspetta,” disse, “fammi indovinare. Te lo porti insieme durante la ronda, quando non puoi neanche leggerlo.. perciò, te lo porti insieme perché ha un qualche valore sentimentale per te. Quindi farei un’ipotesi un po’ azzardata: te l’ha dato Potter?”

Di nuovo, Hermione arrossì violentemente. Draco sogghignò per le sue eccellenti capacità investigative.

“A dire il vero, sì – me l’ha dato Harry. Ma non vedo cosa ci trovi di così divertente.”

“Perché sei perdutamente innamorata di Potter e nemmeno te ne rendi conto!”

“Oh,” gemette Hermione,  “non di nuovo con questa storia.”

“Andiamo, Granger, ammettilo – Potter ti rende molli le ginocchia. Devo essere sincero, potreste essere una bella coppia.. se solo, sai, almeno uno di voi fosse bello.”

“Divertente,” ribatté sarcasticamente Hermione. “Ma per la milionesima volta, non sono innamorata di Harry. È il mio migliore amico.”

“Anche Ronald Weasley lo è, ma non ti porti appresso disperatamente il suo regalo.” Draco fece una pausa. “A proposito, cosa ti ha regalato?”

“Ti ha mai detto nessuno che sei incredibilmente fastidioso?”

“Ehi, cerco solo di far passare il tempo. Ho pensato che più ti parlavo, meno avrei avuto voglia di lasciarti di nuovo indietro, da sola, e al buio. Ora, tornando alla questione sull’essere innamorata di Potter..”

Hermione sospirò. “Non c’è nessuna ‘questione sull’essere innamorata di Potter’. Mi spiace, ma ti stai sbagliando. Harry e Ron sono i miei migliori amici – niente di più, niente di meno. Stai facendo tutto da solo. E poi, perché sei così interessato alla mia vita amorosa?”

“Non sono affatto interessato alla tua vita amorosa, Granger. Sto solo cercando un nuovo modo per tormentarti. E dalla tua faccia, direi che ne ho trovato uno abbastanza buono.”

Hermione scosse la testa. “Non hai niente di meglio da fare che tormentarmi?”

“Beh, al momento.. no.”  Ghignò e le illuminò il volto con la bacchetta. Con sua sorpresa, anche lei stava ghignando.

Era nei momenti come questo, che Draco odiava Hermione un po’ meno del solito. Ma ovviamente, questi momenti accadevano davvero di rado. A dire il vero, questo era il primo. Comunque, vivevano insieme da diciannove giorni ormai, e andava meglio di come si era aspettato. Ogni giorno, lui si portava a casa Pansy Parkinson per qualche attività da dopo-scuola, e ogni giorno Hermione se ne andava, senza lamentarsi, a cercare i suoi amici. Nelle poche occasioni in cui lei aveva portato Potter e i due Weasley, lui aveva fatto lo stesso. E nessuno dei due si era mai avvicinato alla camera dell’altro. E quando per caso si trovavano entrambi nella sala comune nello stesso momento, mantenevano le distanze e a mala pena di parlavano. Tutto sommato, l’anno stava andando abbastanza bene per entrambi.

“Allora, esattamente cos’è questo libro speciale che ti ha dato Potter?” chiese all’improvviso, togliendole il libro dalle mani.

“Malfoy!” strillò Hermione, cercando subito di riprenderselo. Ma Draco lo teneva alto sulla sua testa, e anche quando Hermione saltava, non riusciva a raggiungerlo. “Restituiscimelo!”

Con una mano, Draco la tenne lontana; con l’altra, si avvicinò il libro al viso per poter leggere il titolo. C’era scritto, semplicemente, Diario. “Un diario?” ridacchiò. “Potter ha dato alla Granger un diario? Nella speranza che tu scriva delle tue più profonde e oscure fantasie su di lui? Vediamo, che hai scritto fino ad ora? Caro Diario, oggi Harry Potter era bellissimo. Mi piacerebbe scoparlo fino a farlo impazzire -”

“Idiota!” Hermione si allungò e riuscì a recuperare il libro. “Me l’ha dato un paio d’ore fa, non ho scritto ancora niente. E anche se l’avessi fatto, non avrei scritto certe cose, bastardo pervertito!”

“Piano con gli insulti, mezzosangue,” l’avvertì Draco. “Altrimenti..”

“Altrimenti cosa?”

“Altrimenti preparo la Pozione Polisucco con l’essenza di Hermione Granger, vado da Potter, fingendomi te, e gli confesso il tuo amore immortale per lui.”

Hermione rise. “Giusto. E dimmi, che faresti se la tua confessione gli facesse venire voglia di sbaciucchiarti, pensando che tu sia me? Cosa faresti?”

Draco la schernì. “Non mi preoccupo affatto di ciò. Dubito che Potter vorrebbe baciarti.”

L’espressione sul volto di Hermione era impagabile. Draco decise che avvilito era la parola migliore per descriverlo. Nello stesso momento in cui le parole uscirono dalla sua bocca, la ragazza di fronte a lui sembrava essere stata appena presa a pugni nello stomaco. Si capiva che era infastidita dal suo commento. Non perché l’aveva insultata.. ma perché probabilmente immaginava che l’insulto fosse vero.

Rimase in silenzio per il resto della ronda, ma riuscì a stare al passo. Draco non si sforzò per cercare di attaccare una nuova conversazione, perché sapeva che sarebbe stato comunque ignorato. Il fatto che vivessero insieme adesso, aveva cambiato completamente il modo in cui si comportavano l’uno con l’altro – o meglio, il modo in cui lei si comportava con lui. Se lui avesse fatto quel commento l’anno precedente, sicuramente lei non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione per insultarlo a sua volta. Ma negli ultimi diciannove giorni, sembrava evitare qualsiasi tipo di litigio con lui. E lui di aveva provato in ogni modo a farla reagire – ma niente. Non era neanche riuscito a farle alzare la voce fino a quella sera, quando gli aveva urlato di restituirle le sue cose. E mentre quello era spassoso, questo atteggiamento silenzioso non lo era. Rivoleva la vecchia e orgogliosa Granger. Quella che avrebbe replicato con qualche affermazione graffiante.

Gli mancava quella Granger.

Qualche minuto dopo, arrivarono dinanzi al ritratto del loro dormitorio. Hermione mormorò la parola d’ordine, ed entrò non appena la porta fu aperta. Draco la seguì subito, impaziente di dire qualcosa – qualsiasi cosa – che l’avrebbe portata a rivolgergli la parola. Per qualche ragione, non sopportava che lo ignorasse.

“Ehi Granger,” disse mentre lei si incamminava verso la sua stanza.

Si fermò a metà del passo e rimase lì per un secondo, rivolgendogli la schiena, indecisa se rispondergli o meno. Alla fine, si girò e chiese seccamente, “Che c’è?”

Pensando velocemente, Draco disse, “L’unico motivo per cui ho detto che Potter non vorrebbe mai baciarti è perché è decisamente un finocchio. Magari se gli piacessero le ragazze..”

Hermione fece un sorrisetto e scosse la testa. “Harry non è gay, Malfoy.”

Draco le restituì il sorrisetto. “Continua pure a ripetertelo, Granger, ma crederci non lo renderà vero.”

Il sorrisetto di Hermione di trasformò in un ghigno mentre gli tirava un pugno sul braccio con tutta la sua forza. Ad ogni modo, non c’era malizia nel suo gesto – era solamente scherzoso. Ovviamente, aveva capito che la sua battuta era un modo per chiederle scusa per aver ferito i suoi sentimenti, senza davvero doversi scusare e perdere la reputazione di coglione. “Io -”

“Tu mi odi. Sì, sì, lo so.”

“Wow. Si direbbe che possiamo leggerci nel pensiero.”

“Lo so, sto leggendo il tuo di nuovo proprio adesso. Che pensieri sconci che hai lì dentro, Granger. Ma mi spiace informarti che non avrai mai l’onore di vedermi nudo.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “E sono molto riconoscente per questo.”

“Dai ammettilo, Granger,” disse, avvicinandosi a lei. “Mi vuoi.”

“Sì.. mandare al diavolo, Malfoy. Ti voglio mandare al diavolo.

“Oh, la mezzosangue ferisce i miei sentimenti.”

“Bene,” ribatté Hermione. “Il tuo ego potrà sopportare di essere sgonfiato ogni tanto. Buonanotte, furetto.” Gli voltò le spalle e si diresse verso la sua stanza.

“Sai che adoro quando dici il mio nome,” la gridò dietro.

“Smettila, idiota pomposo.”

“Oh Granger, cosa farei senza di te?”

Hermione si fermò davanti alla sua porta e si voltò. Un piccolo sorriso si fece strada lentamente sulle sua labbra, ma non disse niente. Resse il suo sguardo per alcuni brevi istanti prima di girarsi e sparire dietro la porta della sua camera.

Nessuno dei due poteva sapere che solo alcuni mesi dopo, Draco avrebbe avuto una risposta a quella domanda.


Fare la ronda da solo era tanto divertente quanto giocare a Quidditch da solo – vale a dire, non era affatto divertente. Probabilmente quella era la miglior ragione per cui aveva smesso di farla. Essendo un ragazzo alto e muscolo, in buona forma, non doveva preoccuparsi di cosa si nascondeva nelle tenebre che inghiottivano i corridoi la notte. Piuttosto, doveva preoccuparsi di non morire di noia.

Durante le prima ronde solitarie dopo la morte di Hermione, Draco aveva semplicemente fatto finta che lei fosse rimasta indietro, come sempre. Faceva finta che il silenzio che lo circondava fosse dovuto al fatto che lei lo stesse ignorando per qualche battuta scortese. In altre parole, fingeva che fosse come ogni altra ronda che aveva fatto quando lei era viva.

La sera in cui finalmente aveva smesso di fare finta, era la stessa sera in cui aveva smesso di fare la ronda.

Fino a questa sera. Aveva pensato molto alla conversazione avuta con la McGranitt quel giorno, e aveva capito che non voleva davvero perdere la nomina di Caposcuola, dopotutto. Perdendola,avrebbe perso tutto ciò che gli ricordava lei. E francamente, non era ancora pronto per questo.

Quindi quella sera, pattugliò i corridoi, da solo. In seguitò si domandò perché mai si fosse scomodato. Non solo non si era imbattuto nella McGranitt che controllava che facesse il suo lavoro, ma non si era proprio imbattuto in nessuno. Questo, di certo, aveva peggiorato il suo umore. Rimproverare gli altri studenti (in particolare quelli più piccoli e appartenenti ad altre Case), era stato il suo passatempo preferito come Prefetto e come Caposcuola. Senza questo lusso, queste posizione erano noiose e inutili, secondo lui. Pattugliare i corridoi quando non c’era nessuno a infrangere le regole era un’enorme perdita di tempo. E quella sera, era la più grande perdita di tempo di tutto l’anno.

Si stava seriamente pentendo di non aver incaricato qualcuno per farlo al suo posto.

Dopo circa un’ora, non ne poteva più e tornò al suo dormitorio. Attraversò il buco del ritratto (dopo aver ricevuto un sguardo di disapprovazione dal ritratto stesso) ed entrò nella buia sala comune. Gettò la bacchetta sul tavolo, si allentò la cravatta, e mormorò un incantesimo per illuminare la stanza – rivelando la presenza di Pansy Parkinson, seduta a gambe accavallate sul divano; aveva la braccia incrociate sul petto. Aveva un’espressione molto infastidita.

Quando Draco la vide, si spaventò. Non si aspettava di trovare qualcuno seduto nella sua sala comune, al buio, nel cuore della notte. “Maledizione, Pansy,” mormorò. “Che diavolo ci fai qui?”

“Non avresti mai dovuto darmi la parola d’ordine, tesoro,” disse con un sorriso tutt’altro che sincero.

Puoi dirlo forte, pensò Draco. Se c’era mai stato un momento in cui si era pentito di averle dato la parola d’ordine, era quello. “Che vuoi?”

“Te, Draco,” disse semplicemente. “Voglio te. Ma non sei mai in giro. Mi ignori completamente. E ignori Blaise. Sei diventato un estraneo, e vorrei sapere il perché.”

Draco sospirò. Si tolse la divisa e la gettò sulla poltrona. “Pansy, non è il momento adatto -”

“Non mi interessa”, lo interruppe. “Ho sopportato tutto questo per troppo tempo. Ho il diritto di sapere perché mi hai dato il benservito. Sono la tua ragazza, Draco.”

Draco grugnì. Non di nuovo la storia della ragazza. Tecnicamente, non era mai stata la sua ragazza. Erano sempre stati solo amici.. amanti. Nessuno dei due aveva mai volute una relazione seria, quindi avevano deciso che sarebbe stata puramente fisica, ed andava perfettamente bene ad entrambi. Fino ad allora, a quanto pare.

“Pansy, sai perfettamente che fra noi è -”

Speciale,” concluse lei al suo posto.

“No, Pansy, non è affatto speciale. Per tutto questo tempo ci siamo presi in giro. Non c’è mai stato niente di simile ad una relazione importante, e sei sempre stata a conoscenza di ciò. E ti è sempre andato bene, quindi perché tutto d’un tratto vuoi qualcosa di più?”

“Perché,” esclamò Pansy, “il motivo per cui ci siamo presi in giro per tutto questo tempo è perché è quello che tu hai sempre voluto fare. Non sei uno stupido, Draco. Sicuramente l’hai capito che io ti amo.”

“Tu non mi ami, Pansy,” disse Draco, facendo segno di no con la testa. “Tu ami l’idea di stare con me, ecco tutto.”

“Tu non hai idea di come mi sento!”, urlò, alzandosi di scatto dal divano. “Sono innamorata di te da quasi sette anni ormai – e tu lo sai! Perciò non provare a dirmi che io non ti amo!” Fece una pausa. Le sue guancie erano arrossate, e sembrava sull’orlo delle lacrime. Alla fine, sussurrò, “C’è qualcun’altra?”

, pensò Draco, ma è morta. “Cavolo, Pansy, no – non c’è nessun’altra.”

“Bene, allora che cos’è?” piagnucolò, alzando le mani in segno di sconfitta. “Perché davvero non capisco. Da quando sono tornata dalle vacanze natalizie, sei una persona completamente diversa. Non sei più divertente. Infatti, stamattina Goyle ha detto che -”

“Non mi interessa cosa ha detto Goyle”, sbottò Draco. “Non me ne frega niente se qualcuno pensa che non sono più divertente. Se non gli piaccio, è un problema loro, non mio. Non sono qui per intrattenere le persone, sai?”

“Lo so! Ma -”

“No Pansy, è chiaro che non lo sai! Per quale motivo altrimenti ti intrufoleresti qui nel cuore della notte per farmi la predica?”

“Non ti sto facendo la predica!”

“E come diavolo la chiami questa?”

Pansy si avvicinò a Draco e con gentilezza gli posò una mano sul volto. Lui sobbalzò al contatto improvviso, ma lei sembrò non accorgersene. “Volevo solamente vederti”, disse a bassa voce. “Mi sei mancato veramente tanto negli ultimi mesi. Io.. vorrei solo che tutto tornasse alla normalità. Rivoglio indietro il vecchio Draco Malfoy.”

Draco abbassò lo sguardo verso gli occhi azzurri da bambina di Pansy. Era la prima volta molto tempo che qualcuno lo toccava, e doveva ammettere che il contatto era piacevole. Era un gesto premuroso da parte di Pansy, e non poteva fare a meno che apprezzarlo. Guardandola, si domandò se quella poteva essere l’occasione che stava aspettando – l’occasione giusta per dimenticare e andare avanti. Lì c’era una ragazza che gli era davvero devota.. che si sarebbe presa cura di lui senza ombra di dubbio e in qualche modo l’avrebbe consolato, anche senza saperlo. Alzò una mano e la posò sulla sua, chiudendo gli occhi. Ma chi voleva prendere in giro? Non amava Pansy Parkinson, ed era sicuro che non l’avrebbe mai amata. Ma c’era la possibilità.. di fingere? Fingere come faceva durante le ronde. Fingere, quando chiudeva gli occhi, che la ragazza di fronte a lui non fosse Pansy, ma lei.

Prima di capire cosa stava facendo, si chinò in avanti e la baciò. Non era un bacio delicato, pieno di tenerezza e voglia – piuttosto, era  ruvido e impaziente. Sapeva, nel secondo esatto in cui le loro labbra si toccarono, che non poteva innamorarsi di Pansy Parkinson. Comunque, immaginò che se teneva gli occhi abbastanza serrati e cancellava qualsiasi pensiero dalla sua testa, sarebbe stato facile fingere che non era lei. Sarebbe stato facile fingere che fosse Hermione Granger.

Pansy, che non aveva idea di che fantasia stesse immaginando Draco, approfittò di quell’improvviso atto di affetto. Avvolse la braccia sul suo collo e ricambiò il bacio, abbinando la sua ferocia con la propria. In risposta, Draco le cinse la vita con le braccia e la portò ancora più vicina a sé.

Non gli era mai piaciuto veramente baciare Pansy, eppure si erano baciati innumerevoli volte negli ultimi anni. Draco non aveva mai sentito alcun tipo di legame fra loro, a dirla tutta. Era solo.. una ragazza. E lui era un ragazzo, quindi ovviamente gli piaceva qualsiasi tipo di attività fisica gli si presentasse – non importava con quale ragazza. E quel momento non era un’eccezione. Poteva fingere tutto ciò che voleva, ma era tutto quello che era – far credere. Eppure in quel momento, prendeva quel che poteva. Meglio di niente.

“Guardami, Draco,” sussurrò all’improvviso Pansy, interrompendo il bacio.

No, pensò lui, per favore non chiedermelo. Non chiedermi di guardarti. Fammi fingere per un altro minuto, è tutto quello che desidero. Perché nel momento in cui aprirò gli occhi, capirò che è solo una fantasia, e non voglio perderla. Non posso..

“Draco,” ripeté, “guardami.

Scuotendo leggermente la testa, Draco aprì gli occhi, lentamente, e guardò davanti a sé. E non vide la sua fantasia, ma la sua realtà. Non amava Pansy, non l’avrebbe mai amata. E poteva far finta quanto voleva, ma non sarebbe più stato lo stesso. Non sarebbe mai stata colei che desiderava. Non avrebbe mai potuto avere colei che desiderava – e poteva accettarlo. Ciò che non poteva accettare era, però, una qualsiasi sostituta.

La guardò a lungo negli occhi per l’ultima volta, alla ricerca di qualcosa.. qualsiasi cosa che gli dicesse che poteva andare avanti con lei. Ma nei suoi occhi, non trovò niente – niente se non lussuria e timore. Sospettava che il timore fosse dovuto alla pausa di perderlo. Che era quello che stava per succedere.

“Vai via,” disse piano.

Pansy, che fino ad un secondo prima stava sorridendo, sembrò perplessa – come se pensasse di non aver sentito bene. “Come scusa?”

“Ho detto vai via.”

La bocca di Pansy si spalancò nello stesso istante in cui i suoi occhi si riempirono di lacrime. “N-non capisco,” balbettò.

Draco le tolse le braccia dal suo collo con un gesto delicato e fece un passo indietro. “Quale parte di vai via non capisci, Parkinson? Vattene. Vai via da qui – adesso. Vai.. via.”

Pansy sbatté le palpebre e le scappò una lacrima, che le scivolò lungo il volto. La sua espressione passò velocemente da perplessa a ferita, e infine ad addirittura arrabbiata. Asciugandosi la lacrima, disse, “Fottiti, Draco Malfoy. Semplicemente.. fottiti.”

Gli passò accanto e andò verso la porta. “Sai una cosa, Draco?” disse, fermandosi davanti al buco del ritratto. Lo guardò da sopra una spalla. “Se non stai attento, perderai tutti quelli che erano importanti per te.” E dopodiché, uscì.

Con il volto di pietra e impassibile, Draco la guardò andar via. “Troppo tardi,” mormorò a se stesso. “Ho già perso tutto.”

 

* puttana: il termine usato nella versione originale è bitch, che vuol dire anche stronza. Ho preferito tradurlo con puttana perché lo ritengo più appropriato al contesto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Truce ***


Truce (Tregua)

2 Novembre

Draco si svegliò sentendosi malissimo.

Il giorno prima si era svolta la prima partita di Quidditch dell’anno – Serpeverde contro Grifondoro – e non poteva essere stata una giornata peggiore per giocare, poiché era stata la più fredda dell’anno fino a quel momento, e non aveva smesso di piovere per nemmeno un minuto. Doveva essere stata una pessima combinazione, perché quando Draco si svegliò la mattina dopo, si sentì come se avesse i peggiori postumi da sbornia, ma senza avere avuto il piacere di essere ubriaco la notte precedente.

Prima di tutto, faceva fatica a respirare, per la congestione nasale. Inoltre, gli faceva male la gola e trasaliva per il dolore ogni volta che deglutiva. E per concludere, si sentiva tutto dolorante, con un tremendo mal di testa. Per dirla tutta, si sentiva di merda.

In qualche modo, però, riuscì a trascinarsi fuori dal letto e ad andare in bagno – che fortunatamente in quel momento non era occupato da una cerca mezzosangue Grifondoro – a farsi una doccia. Successivamente, riuscì a vestirsi e a trascinarsi nella sala comune. Gemette interiormente quando vide Hermione seduta sul divano, impegnata in un ripasso dell’ultimo minuto.

“Era ora che ti alzassi,” disse, senza alzare il naso dal libro sul quale era incollato.

Draco la ignorò e gettò la borsa sulla poltrona per poterla preparare.

Non ricevendo risposta, Hermione alzò la testa verso di lui. “Caspita, hai un aspetto terribile.”

“Che coincidenze, Granger,” le rispose. “Anche tu. Ma almeno io ho una scusa.”

Hermione fece un sorrisetto. “Sei malato.”

“Wow, capisco perché dicono che sei la strega più brillante del nostro anno.” Starnutì. “Sei molto perspicace.”

“Oh poverino”, disse Hermione, con voce insincera.

“Grazie, Granger,” ribatté sarcastico e con voce rauca. “La tua preoccupazione per la mia salute è travolgente. Davvero toccante.”

Hermione sbuffò. “Allora, cosa c’è che non va? Immagino che non sia qualche tipo di malattia sessuale. A giudicare dalla tua voce, direi che hai un bel raffreddore. Qualcuno si è dimenticato di coprirsi per la grande partita di ieri, eh?”

“Senza offesa, Granger, ma non mi va di parlarti quando mi sento perfettamente in salute, quindi non sorprenderti se non voglio parlarti in questo momento, visto che mi sento da schifo. Quindi se per piacere vuoi scusarmi..” Raccolse i suoi libri e si diresse verso il buco del ritratto.

“Ehi – dove pensi di andare?” domandò Hermione, poggiando il libro sul tavolo di fronte a lei.

Draco grugnì. “Tu dove pensi che stia andando, Granger? È mattina. Ho fame. Magari a colazione sarebbe una buona risposta? Sai, sto pensando di ritirare quello che ho detto, sul fatto che sei la più brillante del nostro anno – anche se era un commento sarcastico, comunque...”

Hermione si alzò e si diresse verso di lui. “Ma sei malato,” rispose. All’improvviso, portò una mano verso il suo viso.

“Cosa cazzo pensi di fare, mezzosangue?” ringhiò Draco, afferrandole il polso prima che potesse toccarlo. “Non. Toccarmi.” Disse a denti stretti.

“Per l’amor del cielo,” rispose, liberandosi facilmente dalla sua presa. Alzò il palmo della mano, e lo posò delicatamente sulla sua fronte. Sussultò. “Malfoy, scotti.”

Draco scostò la sua mano. “So già di essere un fuoco, Granger.” *

“Bene, per lo meno il tuo ego non ha subito alcun danno,” borbottò Hermione. Incrociò le braccia sul petto e lo guardò, determinata. “Non andrai a lezione.”

“Che cosa hai detto, mammina?” ribatté Draco.

“Ho detto che non andrai a lezione. Hai la febbre e ovviamente non ti senti bene. Si capisce dal fatto che non riesci a insultarmi per bene.”

“Puttana.”

“Hai visto? Mi hai chiamata puttana così tante volte che ormai non mi offende più. Ora tornatene a letto.”

“Non dirmi cosa fare, Granger,” la avvertì.

“Ovviamente, non hai idea di quanto sia importante prenderti cura di te stesso quando sei malato. Una volta ho sentito di una ragazza che aveva l’influenza, e ha completamente ignorato i sintomi, e alla fine è saltato fuori che -”

“Granger,” la interruppe Draco, “senza offesa, ma non ho proprio tempo per restare qui a parlare. Devo andare a colazione. Vedi, a differenza tua, ci sono persone che vogliono vedermi.”

“Malfoy, parlo sul serio”, rispose Hermione. “Non dovresti proprio andare a lezione oggi. Hai la febbre. Hai un aspetto e una voce terribili. E se non ti curi, ti sentirai peggio. Ora, sono certa che queste persone che dici vogliano vederti possono aspettare fino a domani, perciò torna a letto.”

“Granger -”

Inizialmente voleva discutere con lei, e forse insultarla nello stesso tempo, ma la verità era che.. aveva ragione. Non doveva andare a lezione così. Se era troppo malato per insultarla, era troppo malato per imparare qualcosa sulle Arti Oscure o guardare in una stupida sfera di cristallo e finger di vedere il futuro..

“Va bene,” sbuffò.  “Non andrò a lezione. Ma non perché me lo dici tu, ma perché non avevo proprio intenzione di andarci.”

Hermione sorrise trionfante. “Bella mossa, Malfoy. Vado ad informare i professori adesso, e torno.” Girò suoi tacchi e andò verso la porta.

“Ehi, ehi, ehi,” la richiamò Draco. “Cosa vorresti dire, che torni?”

Hermione roteò gli occhi. “Beh, qualcuno dovrà pur stare qui e prendersi cura di te. Potrei essere io.”

Draco rise, poi trasalì dal dolore dopo che la risata gli aveva fatto aumentare il mal di testa. “Granger, non ho bisogno di nessuno che si prenda cura di me. Meno che mai di una mezzosangue. Adesso sparisci e incontrati con i tuoi amichetti. Posso curarmi da solo.”

Era il turno di Hermione di ridere. “Giusto. Draco Malfoy può curarsi? Guarda, non essere sciocco. Lascia che resti qui e ti aiuti.”

“E perché dovresti farlo, Granger? Penso che adoreresti vedermi soffrire.”

“Oh, certo,” rispose. “Ma se tu sei malato, anche io soffrirò. Dovrò sentirti lamentare e piagnucolare finché non guarisci.”

“E quindi? Dovrai sentirmi lamentare e piagnucolare se stai qui a prenderti cura di me. Qual è la differenza?”

“La differenza è”, disse Hermione, raccogliendo la borsa e tornando verso il buco del ritratto, che conosco un metodo per tornare in salute davvero veloce, quindi dovrò sentirti lamentare solo oggi. Ora vado ad avvisare i professori che non andremo a lezione oggi, e torno subito, ve bene? Riposati finché torno.”

Il che fu esattamente quello che fece. Draco non aveva mai immaginato che si sarebbe piegato con tanta facilità a prendere ordini da una mezzosangue, e quando si sarebbe sentito meglio, si sarebbe odiato per questo. Ma per ora, voleva solo buttarsi sul letto e addormentarsi. Comunque, non arrivò oltre il divano della sala comune.

Si riaddormentò nel momento stesso in cui la testa toccò il cuscino, per essere svegliato dopo quelli che gli parvero solo due secondi. Probabilmente era passato più tempo, comunque, perché la Granger era seduta accanto a lui sul divano, con un boccale in mano, mescolando qualunque cosa ci fosse dentro.

Sorrise quando vide che era sveglio. “Hai dormito per qualche ora,” lo informò. “Non ho avuto il coraggio di svegliarti.”

“Che dolce,” ribatté sarcastico. Strizzò gli occhi per abituarsi alla luce della stanza. Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere, solo per essere accolto dallo stesso mal di testa che aveva prima, la gola così secca che poteva a mala pena deglutire. “Che cos’è?” domandò, indicando il boccale nella sua mano.

“Ahh,” rispose, “è la mia pozione segreta Fai-Stare-Meglio-Malfoy.” Gli sorrise maliziosa.

“Se pensi che io beva qualsiasi cosa che hai fatto per me, Granger, puoi scordartelo. La tua cura magica probabilmente è mischiata con il veleno.”

Hermione ridacchiò. “Oh, Malfoy, se avessi voluto ucciderti, mi piace pensare che avrei trovato un modo più creativo.”

Draco la guardò con circospezione. “Dubito che tu possa.”

Hermione mise il broncio. “Vuoi la mia cura, o no?”

“Ho appena detto di no.”

“Che peccato,” ribatté. Gli avvicinò il boccale. “Bevi.”

“Che cosa è?” chiese nuovamente, guardando il boccale con curiosità, adesso.

“Te l’ho già detto. Un rimedio segreto.”

“E allora con c’è in questo rimedio segreto, precisamente?”

“Se te lo dicessi, non sarebbe più segreto, non pensi? Adesso bevi.”

Draco strinse gli occhi guardandola. “Non mi fido di te. Bevi prima tu.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Va bene,” disse. Prese un sorso del liquido. “Ecco. Visto? Non è avvelenato. Prendi.” Allungò il boccale verso Draco.

Lui si ritrasse. “E ti aspetti che beve dopo che ci hai messo i tuoi germi da mezzosangue dentro? Non penso proprio, Granger.” Le allontanò la mano.

Hermione sbuffò e sbatté il boccale sul tavolo, esasperata. “Va bene!” esclamò. “Cercavo solo di aiutarti, ma ovviamente non hai bisogno del mio aiuto, oppure non lo vuoi, quindi mi arrendo. Spero che tu ti senta meglio,” disse rigidamente. Borbottò qualcosa di incoerente prima di uscire dalla stanza.

D’un tratto, Draco si sentì uno stronzo. Non gli capitava spesso di fare o dire qualcosa di cui poi si pentiva, ma un quel preciso istante, si ritrovò a desiderare di poter tornare indietro di un paio di minuti e bere quello stupido ‘rimedio segreto’ per farla contente. Non aveva mai avuto paura che fosse avvelenato – si era solo divertito a farla impazzire. Per qualche inspiegabile ragione, voleva aiutarlo – e si era persa un giorno intero di lezioni per farlo. E per la Granger, perdere le lezioni era un immenso sacrificio.

E invece che apprezzare cosa stava facendo per lui, lui l’aveva portata a domandarsi perché si era disturbata tanto.

Allungandosi verso il tavolo, Draco prese il boccale e osservò il contenuto. Il liquido sembra e odorava abbastanza benigno.

“Oh, al diavolo,” mormorò. Serrò gli occhi e buttò giù il contenuto del boccale. Qualunque cosa fosse, non era tanto male. Aveva un sapore dolce, con un retrogusto amaro, e gli pizzicò la gola. Ripose il boccale sul tavolo, e quando tornò a sedersi sul divano, si addormentò.

Non ricordava di aver sognato durante il sonno. Infatti, non gli sembrava neanche di aver avuto abbastanza tempo per sognare. Quando aprì gli occhi, la sala comune era ancora illuminata dalla luce del sole. Doveva essersi solo assopito. Pigramente,rotolò sulla schiena guardò il soffitto, cercando di mettere a fuoco.

“Hai fatto un bel pisolino?”

Al suono della sua voce, lo sguardo di Draco volò verso la poltrona, dove sedeva Hermione, con ancora addosso l’uniforme scolastica, a leggere un libro.

“Granger,” gracchiò.

Hermione si poggiò il libro in grembo. “Immagino che tu abbia bevuto la mia pozione segreta?”

“Cosa ti fa pensare una cosa del genere?” brontolò Draco, mettendosi lentamente a sedere.

“Beh, tanto per cominciare, il boccale è vuoto. In più, hai dormito per -” abbassò lo sguardo sul suo orologio. “Beh, circa dodici ore o giù di lì.”

Che cosa?” Draco scosse la testa. “Stai dicendo sul serio? Quella tua pozione mi ha distrutto. Mi hai drogato!”

Hermione abbozzò un sorriso. “S’, ma in senso buono.”

In senso buono?” la imitò Draco. “Puttana! Mi hai detto che era un rimedio.

“E lo era,” disse Hermione. “Come ti senti?”

“Mi sento bene,” sibilò. Fece una pausa, poi aggiunse, “Aspetta.. mi sento.. perfettamente bene.” Deglutì – nessun dolore. Inspirò – nessuna occlusione. E il dolore martellante alla testa era completamente sparito.

Hermione sorrise. “Te l’avevo detto che avrebbe funzionato. Non preoccuparti – era tutto naturale. Comunque, gli effetti collaterali includono il sentirsi in vena di chiedere scusa alla ragazza che ha solo cercato di aiutarti.”

Draco grugnì. “Non avrai le mie scuse, Granger.”

“Non me le aspetto, Malfoy.” Si alzò e raccolse le sue cose. “Magari vuoi prepararti per la colazione. Non vorrai fare aspettare i tuoi fan?” si voltò e si incamminò verso la porta.

Draco la guardò. “Aspetta, Granger,” la chiamò, senza sapere il perché.

Hermione si fermò davanti al buco del ritratto e si guardò alle spalle. “Che c’è?”

Draco si alzò. “Perché.. Perché mi hai aiutato?”

Hermione restò a guardarlo per qualche secondo prima di rispondere. Alla fine, sospirò e disse, “Perché siamo Caposcuola. Dovremmo aiutarci a vicenda. Dovremmo.. non so.. dovremmo cercare di essere civili l’uno con l’altro. O.. qualcosa del genere.”

Civili?” sbuffò Draco. “Granger, stai dicendo che dovremmo essere amici?”

“Non andrei così lontano,” replicò Hermione. “Penso che sarà un anno tremendamente lungo se non facciamo che litigare, insultarci, o ignorarci. Ti ho aiutato ieri perché volevo farlo, e perché.. beh, a parti invertite, avrei sperato che tu facessi lo stesso per me.”

“Non l’avrei fatto,” disse Draco.

“Non mi sorprende per niente,” ribatté Hermione. “Ascolta, non ti sto chiedendo di diventare migliori amici, anzi nemmeno amici. Penso solo che dovremmo fare una tregua, sai? Almeno pensaci. Me lo devi.”

Draco voleva dirle che non le doveva niente, ma lei sparì attraverso il buco del ritratto prima di dargli la possibilità di parlare. Granger voleva una tregua? Voleva che fossero civili l’uno con l’altro? Sarebbe stato molto più difficile del previsto. Certo, ci avrebbe pensato, ma c’erano ottime possibilità che rifiutasse la sua offerta. Dopotutto, aveva una reputazione da mantenere, e di certo non poteva farlo se era amico di una mezzosangue.

Decise che non avrebbe afflitto al momento i suoi pensieri con Hermione, e si diresse verso il bagno per fare una doccia e prepararsi per la colazione. Si sentiva alla grande, e detestava ammetterlo ma.. doveva ringraziare la Granger per quello.

Tregua o non tregua, Draco aveva l’impressione che i sette mesi successivi non sarebbero stati così tremendi, dopo tutto.


Draco fu svegliato da un suono proveniente dalla sala comune.  Si mise a sedere sul letto e guardò fuori dalla finestra. La stanza era illuminata da un debole raggio di sole che filtrava attraverso una fessura fra le tende. Era già mattino.

Probabilmente era in ritardo per le lezioni, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi problemi. Lentamente, si alzò e avanzò in punta di piedi verso la porta, dove si fermò, tendendo un orecchio per sentire se altri rumori provenivano dalla sala comune. C’era qualcuno, sicuramente, ma chi? Probabilmente non Pansy. Era abbastanza sicuro che non gli avrebbe parlato per un po’. Eppure, doveva essere qualcuno che conosceva la parola d’ordine, e l’unica persona a cui l’aveva mai detta era lei.

In silenzio, aprì la porta e sbirciò fuori. Non vide niente fuori dall’ordinario, e di certo non vide Pansy. Pensando di essersi sbagliato, uscì dalla sua stanza e si diresse verso il bagno. Si fermò all’improvviso quando vide qualcosa oltre la porta del bagno – una persona. Quando realizzò chi fosse, incrociò le braccia sul petto e si schiarì la gola, facendo sobbalzare l’altra persona.

“È consueto per il Preside entrare nella stanza del Caposcuola senza avvertire?” domandò freddamente.

Il professor Silente sorrise. “Salve, Draco,” disse con gentilezza.

Draco lo guardò, senza che preoccuparsi di mancare di rispetto al Preside della scuola. “Cosa ci fa qui?”

Silente fece un passo per allontanarsi dalla porta della camera da letto di fronte a cui stata – la porta di Hermione – e disse, “Ci sono alcune cose di cui io e lei dobbiamo discutere.”

“Ah sì? E non poteva, non so, chiamarmi nel suo studio fra una lezione e l’altra? Sa, invece che piombare qui mentre mi preparo per le lezioni?”

Silente, che sembrava divertito, alzò un sopracciglio. “Si prepara per le lezioni? Ragazzo mio, le lezioni per oggi sono finite.”

Draco non poté fare a meno che sentirsi un piccolo stupido. In qualche modo, era riuscito a dormire tutto il giorno. “Oh.”

“Sono stato informato dalla professoressa McGranitt che non era a lezione oggi, perciò ho pensato di fermarmi qui a fare quattro chiacchiere con lei.”

“Non mi sentivo bene”, sbottò Draco, “e ho dormito.”

Silente sorrise. “Mi sembra in perfetta salute. Ma non m’importa il motivo per cui non era a lezione oggi. Quello che importa è il semplice fatto che non c’era. Vede, la professoressa McGranitt mi ha anche informato dei suoi voti che continuano a peggiorare, così come hanno fatto la professoressa Sprite e la professoressa Cooman e.. beh, a dire il vero, tutti i suoi professori fatta eccezione per il professor Piton. Le dispiacerebbe spiegarmi per quale motivo sta avendo luogo questo improvviso cambiamento?”

“No,” rispose Draco. Passò accanto al Preside e si lasciò cadere sul divano. Prese uno dei suoi libri di testo abbandonati sul tavolo e fece finta di essere interessato alla lettura. Sperava che il vecchio capisse il suggerimento e se ne andasse.

Non fu così fortunato.

Qualche secondo dopo, Silente occupò la poltrona di fronte al divano. Restò seduto, in silenzio, per quelle che sembrarono ore, lo sguardo fisso su Draco. Il che, ovviamente, rese Draco estremamente a disagio.

“Sai, Draco,” disse infine, “le persone reagiscono in modi diversi. Alcune persone stanno tutto il giorno ferme, si torturano con i ricordi delle persone che hanno amato e perso. Altri cercano di ignorare quello che è successo. E altri ancora si chiudono in se stessi e lasciano fuori il resto del mondo, nella speranza di impedire a se stessi di essere feriti ancora. Ho paura che tu possa rientrare in tutte queste categorie.”

Come lo innervosiva quell’uomo! Prima di tutto, era piombato nell’appartamento di Draco senza invito.. e ora cercava di psicanalizzarlo senza sapere assolutamente niente riguardo qualsiasi cosa che gli stesse succedendo. Bene, Draco non aveva intenzione di restare lì e accontentarlo. Non gli importava che quell’uomo fosse il Preside. Non aveva nessun diritto di farlo.

Perciò gettò il libro sul tavolo e disse, “Oh, per l’amor del cielo – quante volte dovrò ripetervelo? Mio padre è morto più di un anno fa! Ho superato tutto, okay? Quindi perché non andate tutti -”

“Non parlavo di tuo padre,” lo interruppe Silente con dolcezza.

Draco si congelò. Guardò l’uomo dinanzi a sé, che sedeva lì e lo guardava come se sapesse tutto. Allora.. lui sapeva. In qualche modo, lo sapeva.  Draco non avrebbe potuto dire di esserne completamente sorpreso. Aveva apostrofato quell’uomo con molti termini, ma stupido non era mai stati uno di quelli. Quell’uomo era conosciuto per essere molto saggio, e aveva appena fornito a Draco una prova del perché. Apparentemente era molto bravo a leggere le persone.

Eppure, Draco non avrebbe ammesso niente, neanche per sogno, quindi quando ebbe riacquistato la calma, disse casualmente, “Beh allora non ho idea di cosa lei stia parlando.”

Silente annuì lentamente. “Molto bene, allora.”

Per breve momento, Draco fu sul punto di crollare e dire qualcosa. Qualcosa tipo, “Oh, lei sta parlando di Hermione Granger. Perché allora, sì – mi manca, e sto passando un periodo molto difficile per affrontare il dolore. Può aiutarmi?” Ma rimase in silenzio. Ad ogni modo, apprezzava il comportamento del vecchio. Era l’unica persona che aveva capito – perché si comportava così diversamente da un paio di mesi. E stava offrendo a Draco l’unica cosa che gli serviva in quel preciso momento: qualcuno con cui parlare.. una spalla su cui piangere..qualcuno che non avrebbe giudicato i suoi sentimenti. Inoltre, apprezzava la sua abilità nel riconoscere che Draco non era ancora pronto. Era in quei momenti che Draco si ritrovava a pensare che Silente quasi gli piacesse.

“Adesso, prossimo argomento,” disse Silente, raddrizzandosi.  “La professoressa McGranitt mi ha detto che ne ha parlato con lei, riguardo alla nuova Caposcuola.”

Draco grugnì. Non di nuovo questa storia. “Sì, è vero.”

“L’ha informata che valuteremo un consiglio da parte sua sulla nostra scelta?”

“Sì, e le ho detto che non potrebbe importarmene di meno. Penso che sia un’idea ridicola, scegliere una nuova Caposcuola a questo punto dell’anno. Penso che la scuola possa essere gestita bene anche senza una Caposcuola, ad essere onesti.”

“Apprezzo la tua onestà, Draco. Ma temo che dovremo comunque nominarne una nuova, che a lei piaccia o no.”

“Lo so, signore.” Draco si alzò dal divano. “Abbiamo finito?”

Silente sorrise. “Sì, Draco, abbiamo finito.” Si alzò anche lui. “Spero che tu ti senta meglio.”

Il vecchio cominciò ad incamminarsi verso il buco del ritratto ma si fermò, guardando verso la camera di Hermione. “Non ho potuto fare a meno di notare,” disse, “che la stanza della signorina Granger non è cambiata da quando..” La sua voce si spense. Abbassò lo sguardo verso il pavimento. Ovviamente, immaginava di non aver bisogno di terminare la frase. Schiarendosi la gola, continuò. “Manderò Harry Potter per impacchettare le sue cose -”

Potter?” sputò Draco. “Signore, non penso che dovrebbe farlo Potter.

“Perché no? Era l’amico più caro della signorina Granger. È in contatto con i suoi genitori. Può fare in modo che le sue cose ritornino a loro.”

“Ma  -” cominciò a protestare Draco, ma si interruppe. Non voleva che sembrasse come se stesse implorando. Draco Malfoy non implorava nessuno per niente. Prese un respiro profondo prima di continuare. “Non capisco perché la sua stanza non può restare così.”

Silente gli lanciò uno sguardo interrogatorio. “Di certo non può parlare seriamente. La nuova Caposcuola vorrà sistemare le proprie cose in quella stanza. E i Granger senza dubbio vorrebbero indietro gli oggetti della loro figlia.”

“Non ne sarei così sicuro,” mormorò. “Se fosse vero, perché non sono venuti loro finora? A me sembra che loro rientrino nella categoria della gente che ignora.”

Silente lo studiò per un momento. “Hm. Forse è vero. Ma direi che anche tu lo stai ignorando. Draco, è il momento di andare avanti. Hermione Granger era un’eccezionale giovane donna, e tutti coloro che sono stati abbastanza fortunati e l’hanno conosciuta ne sentiranno al mancanza. Per piacere, cerca di capire che è una cosa che dobbiamo fare. So che tu pensi sia irrispettoso per il suo ricordo -”

“Chi se ne frega,” borbottò Draco. “Mandi pure Potter. Nomini una nuova Caposcuola. Non m’interessa, va bene? Ora se vuole scusarmi, non mi sento bene. Penso che tornerò a letto.”

Silente annuì. “Molto bene allora. Ti lascio solo ora. Spero davvero che tu ti senta meglio, Draco.”

Draco non rispose, e il vecchio uomo andò via. Era troppo adirato per parlare. Era già abbastanza brutto che nominassero una nuova Caposcuola, ma ora avrebbero anche mandato Potter a raccogliere le sue cose? Per quanto a Hermione piacesse Harry quando era in vita, Draco sapeva che non avrebbe voluto che frugasse fra le sue cose. E sapeva soprattutto che non avrebbe voluto che lui trovasse il suo diario.. quello che le aveva regalato Harry.

Il diario. Draco se ne era dimenticato. Nel panico, si precipitò nella sua stanza e spalancò la porta. Comunque, non vi entrò. Non aveva idea di dove cercarlo. Nelle poche volte in cui era vi entrato dalla sua morte, non l’aveva visto neanche una volta. Il che significava che era ben nascosto. Quindi poteva sperare che c’erano scarse possibilità che Potter lo trovasse. E anche se l’avesse trovato, non avrebbe potuto leggerlo, perché Hermione l’aveva protetto con una parola d’ordine.

Dopo un’ultima occhiata alla stanza, Draco cercò di memorizzarla così come era in quel momento. Quando Potter avrebbe finito, sarebbe stata una stanza vuota.. pronta per essere riempita con gli oggetti appartenenti a qualche altra ragazza. Qualche altra ragazza il cui unico compito sarebbe stato sostituire Hermione. Ma quello in cui il Preside aveva fallito, era che nessuna poteva sostituire Hermione Granger.

Delicatamente, chiuse la porta della sua stanza e si ritirò nella propria. Era ancora solo pomeriggio, ma Draco non aveva nessuna voglia di rimare sveglio. Quando era sveglio, non faceva che pensare a lei. A dire il vero, pensava a lei anche quando dormiva, perché la sognava. Ma almeno così poteva vederla e parlarle come se fosse viva. Almeno era qualcosa.

Ed era meglio di niente.

 

 

* Nella versione inglese, Hermione dice ‘you are burning up’, e Draco risponde ‘I already know I’m hot’, che oltre a caldo, vuol dire anche sexy. Ovviamente è un gioco di parole che non può avere lo stesso effetto, tradotto in italiano.

Nota della Traduttrice: bene, per prima cosa volevo ringraziare Valengel per le recensioni, e anche tutti gli utenti che hanno aggiunto la storia ai preferiti o alle seguite. Grazie :D e inoltre volevo dirvi che non so quanto riuscirò a tradurre ora perché, dopo questa settimana di ‘meritato’ riposo, durante la quale spero di andare un po’ a mare! XD, dovrò riprendere a studiare per gli esami di settembre. Una volta finiti gli esami, anche se riprenderanno le lezioni, penso di porte tradurre più velocemente. Grazie ancora a tutti J

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** A Pleasant Surprise ***


Nota della Traduttrice: Okay, ecco il quinto capitolo. Spero che la storia vi stia piacendo, è una delle mie fan fiction preferite in assoluto! :) Comunque, volevo inserire questa breve nota per avvisarvi che non potrò postare prima del 21/22 agosto, perché sarò via. Ho già il sesto capitolo tradotto, quindi non appena avrà tempo di rivederlo lo posterò. Un’altra cosa: mi rendo conto che a volta possa risultare difficile capire se la scena si svolge al presente, o è un flashback, o un sogno. Non preoccupatevi se doveste incontrare difficoltà, è normale. Diciamo che i flashback sono i più semplici da riconoscere, mentre si potrebbe far confusione, soprattutto in questi capitoli, fra sogno e realtà, ma sarà spiegato tutto nei capitoli successivi. Buona lettura!

A Pleasant Surprise (Una piacevole sorpresa)

14 Novembre

Pomiciare con Pansy Parkinson non era mai stato uno dei passatempo preferiti di Draco, ma certamente batteva le alternative, ossia fare la ronda.

Lui e Hermione avevano avuto la serata libera, e Draco era deciso ad approfittare del tempo libero intrattenendosi in qualche attività extra-curricolare con qualcuno dell’altro sesso. Fortunatamente (o sfortunatamente) per lui, Pansy Parkinson si era resa facilmente disponibile – come sempre.

Ciò che gli piaceva meno, riguardo le pomiciate con Pansy, era che si annoiava dopo un po’. Certo, era un ragazzo, e come ogni altro ragazzo a sangue caldo, gli piaceva il contatto fisico con i membri dell’altro sesso. Comunque, quello che sembrava mancare con Pansy – e con tutte le altre ragazze con cui aveva avuto un contatto fisico – era una qualsiasi forma di attaccamento emotivo. Non che gli dispiacesse, a dire il vero. Dopotutto, era un Malfoy in ogni senso, e i Malfoy non erano fatti per diventare sentimentali. Ma ogni tanto quando baciava Pansy, desiderava provare qualche sentimento romantico per lei. Non che avrebbe riconosciuto un sentimento romantico, se l’avesse provato – ma era quello il motivo esatto per cui voleva provarlo.

Ma in quel momento, non provava altro che lussuria mentre lei gli stava a cavalcioni, gli baciava il collo e gli afferrava con entusiasmo i capelli. E come ogni volta che pomiciavano, lui non vedeva l’ora che arrivasse il momento in cui lei doveva tornare nel suo dormitorio.

“Oh Draco,” gemette, mordendogli delicatamente l’orecchio. Lei aveva sempre pensato che farlo lo eccitasse, ma in realtà lui ne era sempre  infastidito. Non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo, però. Più che altro perché non voleva fare o dire qualcosa che gli costasse quelle pomiciate. Ne aveva bisogno. Erano gli unici momenti in cui si sentiva davvero umano.

“Pansy,” ansimò. Le catturò la bocca con la sua e la baciò con tanta passione che potevano a mala pena respirare. Era così che piaceva a Pansy.

Lei gli restituì il bacio per un breve momento prima di interromperlo. Si tirò indietro e lo guardò, cercando di recuperare il fiato. Per un attimo, si era completamente persa nei suoi occhi. E poi, sapeva che era arrivato il momento di passare al livello successivo. Gli diede un bacio veloce sulle labbra e cominciò lentamente a togliersi la camicia.

La camicia era solo a metà strada verso la testa quando, all’improvviso, udirono un rumore in direzione del buco del ritratto. Pansy squittì e si abbassò velocemente la camicia. Draco immediatamente la spinse via da lui, e lei atterrò accanto a lui sul divano con un piccolo “Oomph.”

Draco alzò lo sguardo verso la causa del rumore: Hermione Granger. Apparentemente, era piombata attraverso il buco del ritratto, con l’intenzione di andare direttamente in camera sua. Ovviamente, sobbalzò leggermente quando vide ciò che stava succedendo sul divano.

“Oh!”, disse, rimanendo a bocca aperta. E poi rimase lì, immobilizzata, con un’espressione sul volto che era un misto di imbarazzo e furia. Draco non sapeva che quella combinazione fosse possibile. Ma lei ci era riuscita. Ora, Draco poteva spiegarsi l’imbarazzo, ma la furia.. non aveva la minima idea della causa.

“Granger, che diavolo fai?” sbottò.

Hermione, la cui mascella ci aveva messo solo pochi secondi ad arrivare in pratica al pavimento, rispose, “Mi dispiace. Non sapevo che tu fossi -”

“Col cavolo che non lo sapevi,” brontolò. Si sistemò velocemente i capelli e la guardò. “Te l’ho detto prima che avrei avuto ospiti stasera. Ti sei improvvisamente dimenticata la nostra regola?”

“Sì,” balbettò. “Voglio dire, no – non l’ho dimenticata, ho solo dimenticato che avevi detto che ci sarebbe stato qualcuno stasera.”

Draco la fissò. Erano passati dodici giorni da quando lei aveva avuto quella piccola idea sull’amicizia, e lui aveva preso a considerarla sul serio. Infatti, si era trovato d’accordo, ad una sola condizione: valeva solo nella privacy del loro dormitorio – da nessun’altra parte, e con nessun altro in giro. A lei andava bene, perché tutto quello che voleva era vivere in pace con lui per il resto dell’anno. Ma adesso, Draco si stava seriamente pentendo di essere stato d’accordo a tutta quella storia. Perché in quel momento, non si sentiva molto amichevole nei suoi confronti.

Anche Hermione lo fissò, più che altro per evitare le occhiate mortali che le lanciava Pansy. Fu in quel momento che Draco capì che accanto all’espressione di imbarazzo e furia, c’era un’espressione di angoscia. E a giudicare dagli occhi gonfi e arrossati, probabilmente aveva pianto.

Invece che domandarle cosa non andasse, però, le disse semplicemente, “Sparisci.”

Ancora una volta, Hermione spalancò la bocca. “Come, prego?”

“Ho detto, sparisci. È il mio turno per avere ospiti, quindi devi andartene.”

Hermione spostò lo sguardo da Draco a Pansy, poi di nuovo a Draco. “Va bene,” disse. Si diresse verso la sua stanza.

Draco sospirò. “Granger, che stai facendo?”

“Vado nella mia stanza,” rispose. “Vi lascio soli. Vi do la vostra privacy.”

“Quando intendevo che dovevi andartene, intendevo completamente – non che dovevi chiuderti nella tua stanza.”

“Non puoi sbattermi fuori di qui,” replicò Hermione.

Draco sì alzò e incrociò le braccia sul petto. “Sottovaluti le cose che potrei farti, Granger. Ora sparisci prima che ti faccia sparire io.”

Hermione aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse velocemente. D’un tratto, sembrava molto stanca. “Per favore,” disse tranquillamente. “Per favore, fammi restare. Non so dove altro andare.”

“E pensi che m’interessi? Non è un problema mio, Granger.”

Il labbro inferiore di Hermione cominciò a tremare. “Per favore, non ti accorgerai nemmeno che sono qui, lo giuro.”

Draco fece un passo avanti. “Sparisci. Adesso.”

Lei continuò a guardarlo, supplicandolo con gli occhi.

Per un breve istante, Draco stava quasi per cedere e farla restare. Ma guardando Pansy si convinse a non farlo. Non solo avrebbe mandato all’aria la loro serata, ma avrebbe anche insospettito Pansy il fatto che all’improvviso si comportasse in maniera gentile con una Grifondoro mezzosangue. Non poteva correre quel rischio.

Quindi, disse a bassa voce, “Se adesso non te ne vai, Granger, ti farò uscire io con la forza.”

Hermione inspirò bruscamente. Per un attimo, Draco fu certo che Hermione avrebbe cominciato a urlare e gridare e scalciare, ma si sbagliava. Invece, lasciò cadere la borsa con i libri sul pavimento dinanzi a lei, che si rovesciarono, e senza dire un’altra parola, lo scansò e scappò via dalla stanza.

Una volta uscita, Pansy sbuffò. “Che stupida stronzetta.”

Draco la ignorò e guardò i libri sul pavimento. Si senti malissimo. Ovviamente, Hermione era sconvolta per qualcosa che era successo, e Draco l’aveva costretta ad andare via, senza neanche chiederle se fosse tutto apposto. Certo, non che fosse strano da parte sua. Era certo che Hermione non si fosse sorpresa più di tanto per come si era comportato. Ma una strana sensazione si faceva strada strisciando alla bocca dello stomaco, ed era abbastanza sicuro che fosse il senso di colpa.

“Ecco che una mezzosangue rovina l’atmosfera,” continuò Pansy, osservandosi le unghie delle mani. “Onestamente, mi sorprende che tu sia riuscito a vivere con lei tanto a lungo. Penso che io l’avrei soffocata nel sonno da un pezzo -”

“Stai zitta, Pansy”, disse Draco a denti stretti.

Pansy lo guardò shockata. “Come scusa?”

Draco fece un respiro profondo, nel tentativo di controllare la sua rabbia improvvisa. “Pansy, forse dovresti andartene anche tu.”

“Stai scherzando,” ribatté lei con semplicità, scuotendo la testa.

“A dire il vero, no,” disse. “Gradirei che tu te ne andassi. Non sono dell’umore adatto per continuare, in questo momento.”

 Pansy lo guardò incredula. “Però eri dell’umore adatto prima che lei arrivasse.” Nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, gli occhi di Pansy si spalancarono, come se avesse appena compreso qualcosa che prima le sfuggiva. Scosse la testa, come se cercasse di negare la teoria nella sua mente. “Bene,” sputò, alzandosi dal divano. “Possiamo continuare un’altra volta.” Andò verso  il buco del ritratto ed uscì senza salutare.

Per un attimo, Draco rimase lì, domandandosi cosa fosse appena successo. Perché aveva cacciato Pansy? Ora lei aveva dei sospetti, e aveva buone ragioni per averne. Ma Draco non poteva preoccuparsene adesso. Si sentiva un idiota per aver fatto andar via la Granger. Quel gesto avrebbe, senza dubbio, messo a dura prova la loro già debole amicizia – sempre che la loro relazione potesse definirsi tale. Le cose andavano bene da quando avevano fatto il patto, e adesso aveva mandato tutto all’aria. Era solo questione di tempo.

Perciò, sperando di riuscire a salvare qualsiasi tipo di legame avessero, Draco decise di mettersi a sedere sul divano e aspettare che Hermione tornasse. Quando sarebbe tornata, le avrebbe chiesto cosa era successo e forse, se gli andava, si sarebbe scusato.

Si svegliò un paio d’ore dopo. Si mise a sedere sul divano e si guardò interno nella stanza debolmente illuminata. Il fuoco nel camino si era spento quasi del tutto. Quanto aveva dormito? Non si ricordava neanche di essersi addormentato, tanto per cominciare. Tutto per aspettare Hermione. Doveva essere entrata e averlo superato in punta di piedi, per non svegliarlo. Sbadigliò e si alzò dal divano. Oh beh, si sarebbe scusato al mattino.

Stava andando verso la sua stanza, quando inciampò in qualcosa sul pavimento. Imprecando, si chinò a raccogliere l’oggetto – era uno dei libri di testo di Hermione. Era strano. Una delle cose che aveva notato di Hermione, era la sua mania dell’ordine. Gli sembrava strano che avesse lasciato i libri sul pavimento per tutta la sera, senza neanche averli portati nella sua stanza, o almeno poggiati sul tavolo. Era possibile che non fosse ancora tornata? E se sì, cosa stava facendo? Non era da lei stare fuori tutta la notte in settimana.

Stringendo il libro fra le mani, Draco andò verso la stanza di Hermione. Bussò una volta, senza ottenere risposta. Bussò ancora, più forte questa volta. Si preparò alla probabile ira che avrebbe causato, essendosi avvicinato a meno di quindici piedi dalla sua stanza. Ma non successe niente.

“Granger,” la chiamò, provando un approccio diverso. Ancora niente. Afferrò il pomello, anche se immaginava fosse inutile. Sicuramente la sua stanza era protetta con chissà quali incantesimi per tenere lontani i visitatori indesiderati – vale a dire lui. E aveva ragione – in parte. Anche se poteva aprire la porta, non poteva entrare nella stanza. Ciò nonostante, poteva guardare all’interno, ed Hermione non era lì.

“Dove sei, Granger?” borbottò, più a se stesso che altro. La mezzanotte era passata da un pezzo, e il fatto che Hermione non era ancora tornato lo preoccupava – anche se avrebbe desiderato che non lo preoccupasse. E quel che è peggio – non voleva fare altro che uscire a cercarla.

Non preoccuparti, si disse. Probabilmente è con Potter e  i due Weasley *. Probabilmente trascorrerà la notte nella torre di Grifondoro. Sì, decise che era così. Eppure, era abbastanza sicuro che non sarebbe riuscito ad addormentarsi senza sapere esattamente dove si trovava.

Perciò, raccogliendo la bacchetta dal tavolo, uscì a cercarla. Non poteva in alcun modo sapere, infatti, se stava effettivamente nella torre di Grifondoro, ma pensò che se avesse cercato in ogni altro luogo prima, avrebbe potuto essere sicuro che fosse lì. Di certo non aveva intenzione di supplicare la Signora Grassa affinché lo lasciasse entrare e controllare. E anche se lei avesse acconsentito (il che era altamente improbabile), non era dell’umore per affrontare nessuno degli ottusi Grifondoro, quella sera.

Immaginò che la biblioteca sarebbe stato un ottimo posto per cominciare a cercare, seguito dalla torre di Astronomia. Se non l’avesse trovata lì, e non l’avesse incontrata nei corridoi nel frattempo, decise, avrebbe smesso di cercare e sarebbe tornato a dormire. Almeno, così, poteva dire che ci aveva provato. Ma poi, perché si preoccupava?

I corridoi immersi nel buio si allungavano dinanzi a lui come un abisso vuoto e immenso, eppure non sentiva il bisogno di illuminare la strada con la bacchetta. Era abituato ad uscire di nascosto di notte con i suoi amici, e a dover ritrovare la strada del ritorno senza luce. Non aveva mai avuto lusso, come Harry Potter, di avere un Mantello dell’Invisibilità, perciò aveva dovuto trovare altri modi per non farsi scoprire – sapeva quasi fondersi con le tenebre. E di certo non voleva essere scoperto quella notte. Che cosa avrebbe detto al professore che l’avesse trovato? Che era fuori nonostante il coprifuoco perché era preoccupato per la mezzosangue con i capelli cespugliosi e aveva deciso di andare a cercarla? Sì, certo, come se potessero credere ad una cosa del genere.

Fischiettando lievemente, Draco raggiunse la biblioteca. Le stanze sembravano abbandonate, quella sera – non sembrava che ci fossero neanche i Prefetti. Draco ringraziava per questo, che gli rendeva il compito molto più semplice. Comunque, dovette ricredersi quando sentì delle voci venire da dietro l’angolo successivo. Si fermò immediatamente, dove si trovava, e ascoltò.

Silencio!  esclamò una voce maschile. L’ordine fu immediatamente seguito da delle risatine.

“Hai ancora paura?” disse un’altra voce. Draco cominciò a sentirsi inquieto quando riconobbe le voci.

Appartenevano a Tiger e Goyle.

“Ehi!” esclamò Goyle. “Dove pensi di andare?” Il ragazzo fece una pausa, e poi si udì un tonfo secco, come se qualcosa avesse colpito il pavimento. “Tienila giù.”

Tienila giù? Draco gemette interiormente. I suoi amici non avevano assolutamente buone intenzioni – come sempre – ma qualsiasi cosa stessero facendo in quel momento sembrava un po’ più seria delle solite buffonate. Anche se era la sua serata libera dai suoi compiti di Caposcuola, Draco sapeva che doveva intervenire e interrompere i suoi amici prima di continuare a cercare Hermione.

Roteando gli occhi esasperato, Draco voltò l’angolo, pronto a rimproverare i suoi compagni. Invece, gelò sul posto quando vide ciò che gli si parava davanti. Tiger era accovacciato sul pavimento,  e afferrava saldamente le braccia di quella che sembrava una ragazza gracile, spingendola sul pavimento. Goyle era in piedi davanti a loro, la bacchetta puntata verso la ragazza. Il respiro di Draco gli si spezzò in gola quando riconobbe che la ragazza sul pavimento era Hermione.

Senza neanche pensarci due volte, prese d’assalto Tiger, afferrandolo per la camicia e strattonandolo via dal pavimento con tutta la sua forza, e lo sbatté contro il muro. “Ma che cazzo pensi di fare?” urlò, senza preoccuparsi del fatto che potesse attirare l’attenzione di chiunque stesse pattugliando i corridoi.

Tiger lo guardò, inizialmente stupido, poi un sorriso gli apparve sul volto lentamente. “Draco, che bello averti con noi. Spero non ti dia fastidio se abbiamo cominciato senza di te. Non volevamo venire a disturbarti per chiederti se volevi unirti a noi, pensavamo avessi un appuntamento con Pansy stasera.”

Draco fissò incredulo prima Tiger, poi Goyle. Impugnava la bacchetta con forza, combattendo con il desiderio di impalare entrambi i suoi amici con essa. Spostò lo sguardo in basso, verso Hermione, che si stava lentamente rialzando dal pavimento. Sembrava scossa, terrorizzata e appena sollevata. Una lacrima solitaria le bagnò il volto, scorrendole lungo la guancia.

“Cosa cazzo pensavate di fare?” chiese fermamente Draco attraverso i denti serrati. Calmati, si disse. Non vuoi finire ad Azkaban per aver ucciso due maledetti testoni – anche se sarebbe una bella soddisfazione adesso.

“Ci stavamo solo divertendo un po’,” rispose Goyle.

Divertendo? Pensate che torturare qualcuno sia divertente?”

“Sì,” disse Goyle, “è divertente. E anche tu ti divertivi! Che ti succede, Draco?”

Draco ebbe come l’impressione di essere stato preso a calci nello stomaco. Goyle aveva ragione. C’era stato un tempo in cui avrebbe provato un piacere profondo nel torturare un’innocente mezzosangue. Ma ciò a cui aveva appena assistito lo faceva sentire male. Cosa diavolo gli stava succedendo?

Cercando di decidere come gestire la situazione, alla fine stabilì che con loro avrebbe fatto i conti in un secondo momento. E l’avrebbe fatto. Ma in quel momento, voleva solo riportare Hermione sana e salva nella sala comune. “Sparite immediatamente, entrambi,” grugnì.

Sia Tiger che Goyle esitarono un attimo, guardando Draco come se non lo riconoscessero.

“Bene, andiamo,” disse Goyle infine. Si voltò per andarsene, ma si fermò davanti ad Hermione. Un ghigno diabolico si fece strada sul suo volto, e disse a bassa voce, “Finiremo un’altra volta. Promesso.”

La rabbia che Draco aveva disperatamente cercato di controllare fino a quel momento, esplose mentre si allungava verso Goyle. Serrò la mano sulla gola di Goyle e lo spinse contro il muro. “No, non finirete un’altra volta, mi hai capito?”

Goyle, con gli occhi spalancati sia per lo shock che per la mancanza di ossigeno, si affrettò ad annuire.

Draco tolse la mano dal collo del suo migliore amico. “Perfetto. Adesso, tolgo cinquanta punti a Serpeverde per ognuno di voi.”

Goyle spalancò la bocca, ma Tiger scoppiò a ridere. “Bella questa, Draco.”

“Non è uno scherzo, idiota,” disse Draco, fulminandolo con lo sguardo.

“Non puoi togliere punti alla tua stessa casa!” esclamò Goyle.

“E invece posso. E l’ho appena fatto. Ora sparite dalla mia vista prima che diventino settantacinque punti.”

Tiger, che non sorrideva più, strinse gli occhi guardando Draco, cercando di capire se fosse serio. Immaginando che fosse davvero serio, diede un colpetto sulla schiena di Goyle e mormorò, “Andiamo via di qui.”

Goyle annuì. Evitò lo sguardo di Draco e scrutò Hermione. Sembrava che volesse dire qualcosa, ma capì che sarebbe stato meglio tacere. Difatti, si limitò a seguire Tiger in silenzio dietro l’angolo, e sparirono.

Mentre li guardava andare via, Draco si accorse che stava tremando – forse per la rabbia, forse per altro. Non avrebbe saputo dirlo. Si girò di scatto e guardo Hermione, che lo fissava incredula – probabilmente perché aveva appena tolto un centinaio di punti dalla sua stessa casa. Hermione aprì la bocca per parlare, ma si immobilizzò quando capì che a causa dell’incantesimo di Goyle, non era in grado di farlo.

Draco scosse la testa, guardandola. Di colpo realizzò che molta della rabbia che provava in quel momento era diretta a lei. E prima ancora di rendersene conto, la raggiunse, le afferrò saldamente un braccio e cominciò a trascinarla verso la loro sala comune.

Sembrava che lei volesse lamentarsi, ma poiché non poteva dare voce alle sue proteste, cercò prima di resistergli, provando a staccare la sua mano dal suo braccio. Però, quando capì che era inutile, si arrese e lasciò che lui la conducesse. Una volta tornati al dormitorio, Draco mormorò la password. Quando il buco del ritratto si aprì, la spinse velocemente dentro e lasciò la presa sul suo braccio; il rilascio improvviso la fece barcollare leggermente.

“Che diavolo ci facevi nei corridoi da sola a quest’ora della notte?” le urlò.

Hermione lo guardò con un’espressione terrorizzata. Sembrava confusa dal fatto che lui stesse urlando con lei. Ma ovviamente, non poteva rispondere alla sua domanda, perciò lui continuò.

“Quante volte te lo devo dire che non è prudente per una ragazza come te aggirarsi per i corridoi da sola? Sei stupida? Hai un fottuto desiderio di morire?”

Il labbro inferiore di Hermione cominciò a tremare. Aprì la bocca e provò di nuovo a parlare, ma non venne fuori alcun suono. Capendo che si trovava ancora sotto l’effetto dell’incantesimo che le impediva di parlare, Draco lo rimosse immediatamente. Il primo suono che emise Hermione fu un singhiozzo.

All’improvviso, Draco si sentì il coglione più grande del mondo. Stava sfogando la sua rabbia e la sua frustrazione sulla vittima. Sapeva che era sbagliato, ma non poteva fare a meno di essere arrabbiato con lei in quel momento. Aveva fatto una cosa incredibilmente stupida, e aveva quasi pagato un prezzo molto alto per questo.

“Perché eri fuori a quest’ora?” domandò.

Hermione lo guardò. “Non ti stai dimenticando qualcosa? Tu mi hai sbattuta fuori.”

Ah sì.. rifiutando di assumersi alcuna responsabilità per questo, lui disse, “Sì, ti ho sbattuta fuori. Ma tu saresti dovuta andare a giocare con i tuoi piccoli compagni Grifondoro, non a farti attaccare nei corridoi.”

“Ti avevo detto che non sapevo dove andare!”, urlò. Sembrava sull’orlo delle lacrime.

Aveva ragione. Glielo aveva detto, e lui l’aveva ignorata. “Sì, beh.. non pensavo parlassi sul serio.”

“Beh, parlavo sul serio,” rispose lei silenziosamente, mentre le lacrime cominciavano a inondarle le guancie.

La rabbia di Draco si placò velocemente mentre abbassava lo sguardo su Hermione. Sospirò e disse in tono morbido, “Cosa c’è che non va? Che è successo?”

Hermione si asciugò le lacrime e alzò lo sguardo verso lui. “Che c’è, adesso all’improvviso t’interessa cosa c’è che non va? Adesso che la tua amichetta sciattona non è qui? Che dolce. Sono davvero lusingata dalle tue attenzioni,” disse sarcastica, “ma non mi va di discutere di niente con te.” Gli voltò le spalle e si gettò sul divano, nascondendo il volto fra le mani. Le sue spalle presero a tremare leggermente mentre lei cominciava a singhiozzare.

“Mi interessa, lo sai,” sbottò senza volerlo.

Hermione tirò su col naso e lo guardò sorpresa. Non osò chiedergli di convalidare la sua dichiarazione per paura che le dicesse che stava solo giocando. Ma non era necessario. Il fatto che lui adesso si stesse sedendo sul divano accanto a lei, parlava da solo.

“Che cosa è successo?” le chiese nuovamente.

“Non posso parlarne,” disse a bassa voce, evitando il suo sguardo. “Se te lo dico, tu.. farai l’idiota.”

“Probabilmente,” disse Draco abbozzando un sorriso, “ma il mio essere idiota probabilmente ti distrarrà da qualsiasi problema tu abbia.”

Hermione sorrise a sua volta. “Probabile.” Sospirò. “Ha a che fare con Harry.”

Draco non poté fare a meno di grugnire a quel nome.

“Visto? Lo sapevo che non potevo parlarne con te -”

“No, Granger, scusa – continua. Farò il bravo, lo giuro.”              

Hermione prese un altro respiro profondo come se esitasse a continuare. Ma alla fine disse in un soffio, “Ho appena scoperto, stasera, che.. Harry ha invitato Ginny al Ballo del Ceppo.”

Draco sbuffò. Hermione lo guardò.

“Lascia stare,” disse alzandosi dal divano. “Avrei dovuto saperlo che non ti si può dire niente!”

“Mi dispiace,” ripeté.  Allungò una mano e le afferrò il braccio, costringendola a tornare sul divano. “È stato un riflesso involontario, non ho potuto farne a meno. È solo che.. è per questo che eri tanto sconvolta? Pensavo che mi avresti detto che Potter era morto, o qualcosa del genere.”

Hermione scosse la testa. “Mi dispiace per te che tu non possa capire perché questo mi dia tanto fastidio. Ma poi, perché dovresti capire? Non sei mai stato innamorato.”

Draco alzò un sopracciglio. “Aspetta, stai ammettendo che sei stata innamorata di Potter per tutto questo tempo? Proprio come sospettavo?”

“Continua pure a gongolare per la tua abilità suprema nel riconoscere quando qualcuno ha una cotta per Harry Potter.”

“Grazie,” disse Draco con un sorriso. “Lo farò. Ma prima, devo farti una domanda – perché sei così dannatamente sconvolta che Potter abbia una cotta per la donnoletta *, quando dovresti essere grata alla tua buona stella?”

Hermione lo fissò incredula. “Dovrei  essere grata perché Harry ama un’altra?”

“No, devi essere grata perché hai scoperto subito, piuttosto che dopo, che Potter è uno stupido idiota.”

“Ah sì? E come sai che Harry è uno stupido idiota?”

“Per favore, Granger. Sei innamorata di Potter da quanto, almeno un paio d’anni? E lui è stato ignaro di ciò per tutto questo tempo? Anche io sono stato in grado di che andavi in brodo di giuggiole per lui. Se lui non ha saputo vederlo, allora deve essere cerebralmente morto. Granger, sei la studentessa più intelligente della scuola. Anche tu puoi fari di meglio di Harry fottuto Potter.”

Hermione abbassò lo sguardo sulle mani. “O forse.. forse l’ha sempre saputo, ma ha scelto di non farci caso. Voglio dire, sarebbe stato più facile così, per lui, che affrontare il discorso con me. Non sono Ginny Weasley, sai. Non sono.. bella, o popolare, o.. qualsiasi cosa, lo so. Sono solo.. la semplice e noiosa Hermione Granger.”

Draco alzò gli occhi al cielo. “Giusto. Andiamo, Granger, se molto più di questo, e lo sai. Non riesco a credere che sia io a dovertelo dire. Se la strega più intelligente della tua età., e tutti i professori, tranne Piton, te lo dicono. Praticamente sbavano ogni volta che alzi la mano per rispondere. E oltre a essere intelligente, sei incredibilmente sagace. A dire la verità, mi piace litigare con te perché hai sempre la risposta pronta, e sei la sola persona ad essere stata in grado di lasciarmi senza saper cosa dire. E certo – non sei Ginny la Donnola *, ma non sei affatto la persona meno attraente del mondo. Ho visto tantissimi elfi domestici che sembrerebbe brutti accanto a te, e forse anche qualche essere umano. Mi viene in mente Pansy.”

Finalmente Hermione ridacchiò. Aveva fissato Draco per tutto il tempo, mentre parlava, e non avrebbe saputo dire se parlasse sul serio o no. Perché se non lo avesse conosciuto così bene, avrebbe pensato che Draco Malfoy le aveva appena fatto un complimento.

Draco sorrise. “Visto? Ti avevo detto che ti avrei distratta dai tuoi problemi. Che, tra parentesi, non penso siano davvero problemi. Bene, a Potter piace la piccola donnola *. Dovresti essere felice per loro. Quella ragazzina non è innamorata di lui da quando aveva, tipo, cinque anni? E Potter non è l’unico ragazzo degno del tuo amore, sai. Sono sicuro che ci siano centinaia di altre anime sfortunate lì fuori che aspettano solo di incontrarti. Devi solo aspettare.”

“Sei il re dei complimenti ambigui, lo sai?”

“Sono il re di tantissime cose,” disse Draco, sogghignando maliziosamente. “Puoi chiedere a una qualsiasi delle ragazze con cui sono stato.”

“Preferirei evitare,” rispose Hermione, sorridendo. Si alzò dal divano e sbadigliò. “Accidenti, sono stanca. È stata una serata piuttosto lunga. Penso che andrò a dormire.”

“Buona idea,” disse Draco, alzandosi anche lui. Ci fu un momento d’improvviso imbarazzo fra loro.

Hermione si schiarì la gola. “Ehi, ascolta, uhm.. grazie.”

“Per cosa?”

“Beh, prima di tutto, per avermi salvata dai tuoi amici stasera.”

Draco fece una smorfia quando lei li chiamò suoi ‘amici’. “Nessun problema,” ribatté freddamente.

“No sul serio, grazie. Non so cosa sarebbe successo se non fossi arrivato tu..”

Draco sapeva cosa sarebbe successo. Conosceva quei ragazzi ed erano stati amici per sei anni. Sapeva perfettamente bene di cosa fossero capaci. All’improvviso, fu investito da un travolgente senso di sollievo per il fatto che fosse arrivato in quel momento. “Prego.”

“Non riesco ancora a credere che hai tolto loro dei punti,” disse Hermione, scuotendo la testa.

“Sono stati fortunati che non ne ho tolti di più. Sono fortunati che non ti hanno fatto male, altrimenti avrei..” La sua voce si spense, mentre sceglieva di non rivelarle cosa avrebbe fatto a Tiger e Goyle se fosse successo qualcosa. Non sarebbe stata una cosa carina da dire.

Hermione abbassò lo sguardo sui piedi. “Beh, volevo solo ringraziarti per quello che hai fatto, e per aver cercato di farmi ragionare riguardo Harry.”

“Quando vuoi.”

Hermione spostò lo sguardo verso lui e dondolò leggermente sui talloni. “Okay, bene.. buonanotte, allora.”

“Buonanotte.”

Ciò che accadde dopo, li sorprese entrambi allo stesso modo. Hermione si sollevò sulla punta dei piedi e diede un bacio lieve e veloce sulla guancia di Draco. Quando si allontanò, il suo viso era di un rosso accesso. Draco dovette domandarsi se anche il suo lo fosse.

Velocemente, Hermione fece un passo indietro. Si ricompose, si schiarì la gola e disse, “Solo perché tu lo sappia, il tuo segreto è al sicuro. Non rivelerò a nessuno che sei in grado di essere un bravo ragazzo.” Con un sorriso e un occhiolino, girò sui tacchi e andò direttamente nella sua stanza.

Draco rimase in piedi lì, sentendosi leggermente intontito. Hermione Granger, la ragazza che aveva schernito e tormentato negli ultimi sei anni, l’aveva appena baciato sulla guancia. Chi avrebbe mai detto che sarebbe successo? Era così perso nei suoi pensieri, che non si rese neanche conto che stava andando nella propria stanza da letto – con un sorriso grande e sciocco sul volto.

Cominciava a pensare che forse, forse, essere un bravo ragazzo non fosse così male, dopotutto.


 

“Chiudi gli occhi,” gli sussurrò in un orecchio. La sensazione del suo respiro sulla sua pelle gli fece correre un brivido lungo la schiena.

Eppure, riuscì a scacciare l’eccitazione e dire, “No.”

“No?” Si mise a sedere sul letto. “Perché no?”

Draco sospirò. “Perché so che nel momento in cui lo farò, te ne andrai.”

Lei fece una risatina. “Oh, ragazzo di poca fede. Cosa ti fa pensare che farei una cosa del genere?”

La guardò. “Perché lo fai sempre.”

Si strinse nelle spalle. “Beh, magari questa volta sarà diverso.  Magari ho una sorpresa per te. Una piacevole.”

“Dubito.”

“Bene, perché non provi e vedi che succede? Che cosa hai da perdere?”

Te.”

Lei sorrise. Si sporse e gli diede un bacio veloce sulle labbra. “Non mi perderai mai. Adesso, chiudi gli occhi.”

Non voleva farlo, non voleva assolutamente farlo. Ma soltanto guardare la sua faccia supplicante.. così bella e innocente.. gli fece capire che rifiutare di esaudire una sua richiesta non era una possibilità.

“Per piacere?” chiese, sbattendo le palpebre. “Lo faresti per me?”

“Va bene,” borbottò. Chiuse gli occhi. Lo fece per lei.

Per un breve momento, non ci fu altro che il silenzio più totale. Voleva aprire gli occhi, per vedere se lei era ancora lì, ma sapeva che non poteva farlo finché non glielo diceva lei.

“Okay,” gli sussurrò all’orecchio. Non riusciva più a sentire il suo respiro sulla sua pelle.

Apri gli occhi.

Gli occhi di Draco si aprirono in un istante. Rimase a bocca aperta e si sedette, guardandosi intorno nella stanza, cercando Hermione. Ovviamente, lei non era lì. Lo aveva lasciato, come sempre. O meglio, lui aveva lasciato lei. Invece che aprire gli occhi nel sogno, si era svegliato. Andava bene lo stesso. Non era sicuro che sarebbe stato in grado di sopportare la fine di un altro di quei sogni.

Il suo cuore batteva forte, e si sentiva la bocca asciutta. Quei sogni lo sfinivano sempre. Sentiva il bisogno immediato di andare nella camera di Hermione, ma questa volta si fermò. Doveva smetterla. Non poteva continuare a farlo.

Perciò, si alzò e si stiracchiò, immaginando che la cosa migliore da fare, in quel momento, fosse prendersi un bicchiere d’acqua. Stava andando verso la porta quando udì un tonfo proveniente dalla sala comune. Si fermò all’istante, tendendo l’orecchio. Il suono successivo fu un colpo di tosse.

Grugnì. Un altro ospite indesiderato? Sarebbe stato il terzo nel giro di un paio di giorni. Prese nota di cercare un qualche incantesimo che avrebbe trasformato chiunque facesse irruzione nel suo dormitorio in un lebbroso. Sorrise al pensiero. Impugnando la bacchetta, aprì la porta facendo meno rumore possibile.

Chi avrebbe trovato, questa volta? Pansy, o Silente? O magari, qualcuno completamente diverso? Forse Potter aveva deciso di raggiungerlo. Forse era venuto a prendere le cose di Hermione nel bel mezzo della notte, per evitare qualsiasi tipo di confronto con Draco.

“Lumos,” mormorò. La sua bacchetta si illuminò obbediente alla sua richiesta.

“Chi c’è?” chiese ad alta voce. “Chi osa svegliarmi? Chi -”

La voce gli si spense in gola quando raggiunse il centro della sala comune. La luce della bacchetta aveva illuminato una ragazza accucciata sul pavimento, che gli voltava la schiena. Poteva affermare con certezza che non era Pansy. O Silente.

“Chi.. chi sei?” domandò, facendo qualche passo per avvicinarsi a lei.

La ragazza rimase dov’era, e Draco si domandò se fosse viva. Il suo battito accelerò. Che diavolo stava succedendo?

“Rispondimi,” ordinò. “Ti ho chiesto, chi sei, e perché sei -”

Draco si bloccò quando la ragazza di fronte a lui voltò lentamente la testa per guardarlo.

Spalancò gli occhi, e lasciò cadere la bacchetta sul pavimento. Indietreggiò. “Ma che..”

La ragazza davanti a lui sul pavimento.. quella che sembrava confusa e un po’ spaventata.. la conosceva. La conosceva dannatamente bene. E anche prima di vederle tutto il viso nella debole luce, sapeva che era lei.

Lentamente, chiuse gli occhi e scosse la testa incredulo. “Hermione?”

 

* In tutti i casi, il termine usato nella versione inglese è Weasels e simili, che sono solo una storpiatura di Weasley, ma vogliono dire anche donnole. Nei prossimi capitoli non inserirò più note del genere, quindi quando troverete donnola o simili, sappiate che è un gioco di parole che in italiano non può essere tradotto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Mirror Image ***


Mirror Image (Immagine speculare)

I suoi sogni non erano mai sembrati così reali.

L’unica luce che illuminava la stanza, in quel momento, era la luce della luna. C’era la luna piena, quella notte?, si domandò. Doveva esserci. Sembrava tremendamente luminosa. Anche se probabilmente appariva più luminosa nei suoi sogni, perché nei suoi sogni era possibile qualsiasi cosa. Per esempio, in quel momento era possibile che Hermione Granger lo guardasse dal pavimento – perché era solo un sogno.

Una volta che egli stesso si era assicurato per tre volte che tutto questo era ancora soltanto un sogno, Draco ricominciò a respirare. Mentre si chinava a raccogliere la bacchetta, la ragazza – Hermione – cominciò lentamente ad alzarsi. La osservò mentre si guardava intorno nella stanza, con aria curiosa.

“Era questa la piacevole sorpresa,” mormorò lui.

La ragazza sobbalzò al suono della sua voce e lo guardò. “Malfoy?”

“Allora, devo supporre che la sorpresa sia dovuta al fatto che tu sei ancora qui? O hai qualcos’altro in serbo per me?” continuò.

La ragazza sembrò improvvisamente delusa. “Io sono.. ancora qui?”

“Ovviamente,” rispose Draco.

Lei gelò. Chiuse gli occhi e scosse lentamente la testa, come se cercasse di chiarirsi le idee. Uno sguardo confuso le balenò sul viso. “Sono ancora qui,” ripeté in un sussurro. Questa volta non era una domanda; piuttosto, sembrava un’osservazione. Lentamente, sedette sul divano e nascose il viso fra le mani.

Draco sospirò infastidito. Questo era diverso rispetto a tutti gli altri sogni su Hermione che aveva fatto. E non gli piaceva per niente. Perciò, decise che era ora di finirlo. “Bene, è stato divertente. Adesso torno a letto.”

La ragazza spostò le mani dal volto e lo guardò. Ma non disse una parola.

Draco si voltò per andarsene, ma all’ultimo si fermò, tornando a guardarla in faccia. “No, aspetta, ripensandoci, penso che resterò attaccato a questo fino alla fine.” Si lasciò cadere in una poltrona dinanzi al divano e le sorrise.

Restare attaccato a questo?” domandò lei, scuotendo la testa. “Non capisco..”

“Il sogno, Granger. Hai detto che avevi una piacevole sorpresa per me, e vorrei scoprire che cos’è prima di svegliarmi.”

“Piacevole sorpresa? Svegliarti?” Il suo sguardo confuso indugiò per un attimo prima di trasformarsi in uno sguardo di comprensione. “Aspetta.. pensi.. pensi che sia un sogno.” Di nuovo, la sua non era una domanda. Era un’affermazione. “E perché pensi che sia un sogno?”

“Mah, non so, Granger. Non sarà perché sono seduto qui a parlare con te, anche se tu sei morta?”

La ragazza spalancò la bocca. “Sono morta?” Fece una pausa, poi disse. “Oh.. sono morta..”

Draco la guardò divertito. Non gli piaceva questa Hermione nel sogno. Sembrava che non sapesse fare altro che ripetere tutto ciò che diceva. Si alzò. “Ripensandoci, ho cambiato idea. Torno a dormire. Ora, per precauzioni future – se hai intenzione di continuare a ossessionarmi nel sonno, potresti per lo meno provare ad essere più divertente?”

“Malfoy, io -”

“Risparmiatelo, Granger. Torno a letto, e proverò a svegliarmi da questo incubo.” Cominciò a tornare nella sua stanza.

“Aspetta, Malfoy!” gridò la ragazza. “Fermati, per piacere.”

Per qualche inspiegabile motivo, Draco obbedì. Forse perché nel profondo, era curioso di scoprire come sarebbe finito questo sogno. Si voltò e la guardò.

Lo guardava da divano con occhi grandi e concitati, e all’improvviso non sembrava più perplessa come prima. Infatti, sembrava che avesse avuto qualche specie di rivelazione, e la voleva condividere con lui.

“So che ti sembrerà strano, ma penso di aver capito.” Non lo guardava mentre parlava. Piuttosto, sembrava che non stesse neanche parlando con lui, ma con se stessa. Alla fine, però, tornò a guardarlo e disse, “Magari sarebbe meglio se ti sedessi.”

“Non mi dispiace stare in piedi,” disse Draco. “Per favore, potresti sbrigarti?”

Lei si alzò dal divano e prese a camminare avanti e indietro di fronte a lui. “È davvero assurdo. Voglio dire, sicuramente non mi crederai. E capirò perfettamente se sarà così. Sembra un po’ surreale -”

Sputa il rospo, Granger. Mi piacerebbe svegliarmi prima che finisca il weekend.”

Hermione smise di camminare per guardarlo. “Okay, prima di tutto, so che pensi che tutto questo sia una specie di sogno, ma posso assicurarti che non lo è.”

Draco ridusse gli occhi a due fessure. “Fidati di me, lo so quando ti sto sognando. Vedi, questo deve essere un sogno, perché se così non fosse, allora è la mia testa che mi fa qualche scherzetto. Perché sai, tu sei morta, Granger. O, almeno, lo sarai fra qualche secondo. Succede sempre.”

Hermione lo guardò con la coda dell’occhio, come se cercasse di capire di cosa stesse parlando. Scrollando  leggermente le spalle, continuò. “Ascolta.. chiunque tu pensi che io sia.. non sono lei.”

“Okay..” disse Draco, incrociando le braccia e sorridendo. “Allora chi sei?”

“Sono Hermione Granger.”

“Bene, allora sei chi penso io.”

“Ma -”

“Devo ammettere che questo è il sogno più noioso che abbia fatto da tanto tempo -”

“Questo non è un sogno!” strillò Hermione. La sua voce ad un tratto era così acuta che colse Draco impreparato. “Ti sembra davvero un sogno? Onestamente? Perché a me sembra reale.”

“Perfetto,” disse Draco, facendo qualche passo indietro per allontanarsi dalla ragazza di fronte a lui. “Ne ho abbastanza di questo sogno. Non prendertela, ma la tua piacevole sorpresa faceva schifo.” E con ciò, si voltò e tornò nella sua stanza, ignorando Hermione che lo richiamava. Entrò nella stanza e sbatté la porta alle sue spalle. Era di certo il sogno peggiore che faceva su Hermione, peggio di quelli in cui alla fine lei moriva in modi orribili.

Lentamente, tornò nel letto. Sembrava strano.. andare a letto per svegliarsi dal sogno, piuttosto che addormentarsi per sognare. Ma poiché non era riuscito a svegliarsi in nessun altro modo,pensò che forse l’unico modo sarebbe stato andare a dormire nel sogno. Perciò chiuse gli occhi nel momento stesso in cui poggiò la testa sul cuscino e si concentrò per “addormentarsi” il più velocemente possibile. Voleva che l’incubo finisse.

Prima di perdersi nel sonno, Draco si aspettava quasi di vedere Hermione accanto a sé ancora una volta. Ma non accadde. Ed era molto grato per ciò.


 15 novembre

Era come se la notte precedente non fosse mai esistita.

La mattina dopo che Draco aveva salvato Hermione dai suoi due migliori amici si presentò come ogni altro mattino – Draco si alzò, si trascinò in bagno per fare una doccia – solo per capire che era occupato da Hermione, e decise allora di raccogliere un libro scolastico e fingere di leggerlo. In quel modo, quando finalmente Hermione uscì dal bagno, non gli avrebbe parlato, per non interferire con qualcosa di così importante come lo studio.

Non che la stesse evitando. No – sarebbe stato difficile, visto che vivevano insieme. Eppure, non era dell’umore per parlarle quel mattino, per paura che potesse ricominciare a ringraziarlo per averla salvata, e ringraziarlo per essere stato.. gentile con lei. Draco fece una smorfia a quel ricordo. Sentiva che si sarebbe pentito per tutto quello che aveva fatto e detto la notte precedente.

Nel momento in cui si sedette per leggere, Hermione uscì dal bagno, i capelli ancora umidi per via della doccia. Quando entrò nella sala comune, l’aria si riempì di un odore di fragole e vaniglia – senza dubbio dello shampoo e del sapone che aveva usato. Draco inspirò profondamente, assaporando il profumo.. finché non si ricordò che il profumo che aveva giudicato così buono era il profumo della Granger, e allora decise di respirare con la bocca finché il profumo non fosse sparito.

“Buongiorno,” disse lei vivacemente.

Draco soppresse un grugnito. Perfetto – pensava che adesso fossero amici. “’Giorno,” borbottò come risposta senza molto entusiasmo, facendo in modo tale da non alzare lo sguardo dal libro.

Si aspettava che lei cominciasse qualche conversazione amichevole – che sarebbe durata fino al momento in cui sarebbero usciti per andare a lezione – ma, tutto quello che disse, fu, “Il bagno è tutto tuo. A dopo.” E uscì.

Draco chiuse il libro e osservò il punto in cui fino a poco prima si trovava lei. Strano. Non era da lei non cercare di cominciare una conversazione con lui. Anche nei giorni in cui non andavano d’accordo, cercava sempre di parlargli. Pensava che oggi più che mai lei avrebbe tentato la sua quotidiana routine da compagni con lui. Ma forse, immaginò, lei si sentiva a disagio quanto lui per la notte precedente. Stringendosi nelle spalle, decise che non gli importava sul serio perché quel mattino fosse così asociale.

Dopo una lunga doccia, Draco andò a colazione. Non che non vedesse l’ora di andarci – per lo più perché non voleva incontrare Pansy. A proposito di sentirsi a disagio. L’aveva sbattuta fuori la sera prima, proprio nel mezzo di una pomiciata. E si domandò se magari lei avesse qualche sospetto sul motivo per cui l’aveva sbattuta fuori. Conoscendo Pansy, probabilmente pensava che avesse qualcosa a che fare con la Granger. Poteva essere una fidanzata alquanto paranoica se voleva.

Cercando di arrivare a colazione il più tardi possibile, Draco prese la strada più lunga verso la Sala Grande – che includeva passare davanti ai dormitori dei Serpeverde. Ad ogni modo, nel profondo sapeva che questo piccolo tour aveva poco a che fare con l’arrivare tardi a colazione, ma più con la speranza di trovare Tiger e Goyle da soli. Era il suo giorno fortunato.

I due stavano appunto uscendo dal dormitorio attraverso il buco del ritratto quando Draco arrivò. In un primo momento, furono troppo occupati a spingersi e a ridere per notarlo. Ma quando lo videro, le loro risate si bloccarono.

“Qualcuno vi ha mai detto che siete due maledetti coglioni?” fu il saluto di Draco.

Tiger e Goyle si fermarono esattamente davanti a Draco con uno sguardo colpevole. 

“Che diavolo stavate facendo la notte scorsa?”

Tiger strinse le spalle. “Ci stavamo solo divertendo un po’.”

Draco sbuffò. “Divertendo? Vi rendete conto di quanto poteva costarvi il vostro divertimento? Se non vi avessi trovati io, ma qualcun altro, sareste stati espulsi da Hogwarts. Entrambi. E se le l’aveste ferita, la vostra punizione sarebbe stata anche peggiore. Ma che cazzo avete in testa?”

“Ascolta,” disse Goyle, “ci dispiace, okay? Non avevamo pianificato di attaccarla, lo sai vero? Stavamo solo facendo un giro, per i fatti nostri, ed apparsa dal nulla, sola e vulnerabile. Saremmo stati dei matti a rifiutare un’occasione del genere.”

Draco digrignò i denti a quel commento. Sentiva l’improvviso bisogno di strozzare i suoi amici, ma riuscì a mantenersi calmo. Non sarebbe stato prudente attaccare i suoi migliori amici pubblicamente. Non voleva perdere la spilla di Caposcuola per un imbecille con Goyle.

“Sì, bene, se dovesse ripresentarsi l’occasione, fareste meglio a non coglierla. Mi avete capito?” Draco si avvicinò a Goyle lo guardò dall’altro al basso.  Accanto a dei ragazzi robusti come Tiger e Goyle, Draco appariva un po’ ossuto. Ma entrambi i ragazzoni sapevano che Draco era molto più forte di quello che sembrava. “Se anche solo guardate la Granger nel modo sbagliato un’altra volta, vi assicuro che ve ne farò pentire amaramente per tutta la vita.”

Goyle si accigliò e annuì. Fece un passo indietro. “Non so cosa ti sta succedendo, Draco,” disse tristemente.

Prima che Draco potesse rispondere, Goyle diede una gomitata a Tiger e i due lo superarono velocemente. Mentre si voltava per guardarli andar via, Draco vide Pansy, non molto lontana da lui. Fece un segno col capo a Tiger e Goyle mentre le passavano accanto, e poi guardò Draco con espressione afflitta.

“Ho dimenticato un libro,” disse con calma mentre si avvicinava a lui. Sembrava come se stesse per continuare a camminare anche una volta che lo ebbe raggiunto, ma poi si fermò non appena fu alle sue spalle. Senza guardarlo, aggiunse, “Farò finta che hai appena minacciato Goyle solo perché sei preoccupato che possa essere espulso.”

Draco si voltò per guardarla. Si aspettava uno sguardo furioso, ma fu sorpreso nel costatare, invece, che sembrava piuttosto.. triste. Cazzo. Lei sapeva. Aveva sentito tutta la conversazione, e in qualche modo, lei sapeva.

“Pansy,” mormorò. Le si avvicinò e le posò gentilmente una mano sulla spalla, facendola girare perché lo guardasse.

Aveva gli occhi lucidi. “La ami?” sussurrò con voce instabile.

La schiettezza di quella domanda lo colse di sorpresa. Non c’erano giri di parole quando si trattava di Pansy. Era una ragazza piuttosto diretta.

Draco esitò un po’. Aprì la bocca per parlare, ma non uscì alcun suono. La risposta sarebbe dovuta essere semplice, e non avrebbe dovuto avere problemi nel dire un semplice no. Ma all’improvviso si rese conto di non essere in grado di fornire alcuna risposta. Perciò, si sporse in avanti e posò delicatamente le labbra sulle sue. “Tu sei la mia ragazza, Pansy.”

Non era una vera e propria risposta, lo sapeva, eppure sembrò soddisfarla. Sorrise mentre si allontanava da lui. Senza dirgli un’altra parola, mormorò la parola d’ordine e sparì dietro la porta.

Draco sospirò. Era questo il risveglio che gli serviva. Era stato così impegnato a fare la guardia personale della Granger che non si era mai fermato a pensare come dovesse apparire questo agli occhi degli altri. Non poteva permettersi che qualcuno sospettasse che provasse qualcosa per la mezzosangue. Non solo non avrebbe fatto bene alla sua reputazione, ma tremava al pensiero di come i suoi compagni di Serpeverde avrebbero preso la notizia – anche se si trattava di una notizia imprecisa – e di cosa gli avrebbero fatto. E cosa avrebbero fatto a lei.

Quando finalmente arrivò nella Sala Grande, Draco sedette accanto a Pansy, allungandosi di tanto in tanto per sussurrarle qualcosa di dolce all’orecchio, a cui lei rispondeva con una risatina. Parlò con Tiger e Goyle come se non li avesse mai minacciati – e visto che erano due idioti, si comportarono anche loro come se niente fosse successo. Ogni tanto, Draco lanciava un’occhiata verso il tavolo di Grifondoro, dove Hermione sedeva completamente ignara di lui. A volte, sembrava persa nei suoi pensieri; altre, accennava un sorriso a qualcosa che le era stato detto.

Ma una volta, mentre la osservava, l’aveva trovata a guardare Harry con un gran sorriso sul volto. A dire il vero, non stava solo sorridendo – era raggiante. Harry non sembrava accorgersene però, perché continuò a parlare con Ron, probabilmente di Quidditch, e ignorò completamente il fatto che la ragazza che gli sedeva di fronte fosse innamorata persa di lui.

Quanto può essere stupido quel ragazzo?, si domandò Draco. Fece un sorrisetto. Ovviamente, Hermione non avrebbe seguito il suo consiglio sul dimenticare Harry Potter. Mentre realizzava questo fatto, Draco tentò di assicurarsi che non gli importava. Ma gli importava, invece. Gli importava che lei stesse sprecando il tempo ad amare qualcuno che non la amava, invece che aprire gli occhi e vedere chi stava proprio davanti a lei.

E all’improvviso seppe che se fosse stato in grado di rispondere alla domanda che gli aveva posto Pansy poco prima, la sua risposta sarebbe stata quasi sicuramente .


Draco si svegliò, solo. Non appena gli occhi si aprirono, si guardò intorno nella stanza, assicurandosi che nessuno fosse entrato durante la notte per guardarlo dormire. Si tirò un pizzicotto per essere sicuro di essere sveglio, questa volta. Fin qui, tutto bene.

Sbadigliò scendendo dal letto. Si sentiva sorprendentemente riposato, nonostante il sonno tormentato che aveva avuto, grazie ai sogni pazzeschi. Voleva solo dimenticare – del sogno, di lei. Diamine, voleva solo dimenticare tutto quello che era successo negli ultimi mesi. Per come erano diventati noiosi i suoi sogni, capì che era arrivato il momento di andare avanti. Era un bel po’ che voleva andare avanti, ma non aveva mai abbastanza ambizione per farlo. Ma non ne poteva più di quei sogni. Dovevano finire adesso – per la sua sanità mentale. Perciò pianificò di fare tutto ciò che era in suo potere per togliersi Hermione dalla testa.

A cominciare da ora. Mentre andava in bagno, decise cosa avrebbe fatto quel giorno. Era sabato, quindi non doveva preoccuparsi delle lezioni. Magari sarebbe andato a Hogsmeade con Blaise, Tiger e Goyle. Magari avrebbe potuto far vedere loro che era ancora lo stesso vecchio Draco che conoscevano e veneravano. Mentre si faceva la doccia, pensò a come avrebbe potuto sistemare le cose con Pansy dopo che era stato un tale cretino con lei. Era certo che non sarebbe stato troppo difficile. Per chissà quale motivo, Pansy era molto indulgente quando si trattava di Draco. Forse perché lo amava. O forse perché amava l’idea di amarlo. In entrambi i casi, probabilmente avrebbe accettato qualsiasi scusa proveniente da lui, quindi non era troppo preoccupato.

Mentre andava verso la sala comune, pensò che forse più tardi, dopo essere stato in giro con i suoi amici per il resto della giornata, avrebbe dato uno sguardo ai compiti che evitava da un po’. Pensò a chi avrebbe scelto Silente come prossima Caposcuola e sperò per lo meno che non fosse Grifondoro. Pensò che –

“Buongiorno.”

Sorpreso dalla voce che arrivava dall’altro lato della stanza, Draco saltò un po’, e imprecò sottovoce. Si voltò e si trovò ancora una volta a faccia a faccia con Hermione Granger. Il respiro gli rimase bloccato in gola.

“Pensi ancora che sia un sogno?”

Draco gelò. All’improvviso, scoprì, non era in grado di parlare.

“È strano,” disse lei dolcemente, camminando per la stanza, toccando qualsiasi cosa le capitasse sotto mano – il divano, le sedie, il tavolo. “La maggior parte di questo è uguale, lo sai? È quasi come un’immagine allo specchio.”

“C-chi sei?” domandò Draco. Cominciava a sentire una sensazione di dejà vu.

Guardandola meglio, la ragazza assomigliava molto ad Hermione, ma alla luce del giorno Draco notò che c’erano alcune differenze – a cominciare dal fatto che i suoi capelli erano lisci e morbidi, invece che un ammasso di ricci crespi. Il suo abbigliamento, nonostante fosse simile alla divisa scolastica di Hogwarts, era decisamente meno.. modesto, con quella gonna che le arrivava solo a metà coscia e non al ginocchio, e la camicia bianca con il colletto e i primi bottoni sbottonati. E il trucco – questa ragazza era truccata – una cosa che Hermione faceva solo quando partecipava ad eventi speciali come il Ballo del Ceppo. Sembrava una ragazza che si sarebbe trovata facilmente in sintonia con la cricca di Pansy. Ma i suoi occhi – i suoi occhi grandi, castani, scintillanti – quelli erano gli occhi di Hermione. Draco li avrebbe riconosciuti ovunque.

“Ti ho già detto chi sono,” rispose con semplicità. “Sono Hermione Granger.”

“No,” ribatté Draco, scuotendo la testa. “Non sei Hermione Granger. Non puoi.”

La ragazza sospirò. “Vuoi sederti adesso, magari?”

Sì, voleva sedersi, perché d’un tratto si sentiva molto debole. Perché odiava ammetterlo, ma questa volta non sembrava affatto un sogno. Ma come poteva non essere un sogno?

Sedendosi lentamente, disse, “Che diavolo succede?”

La ragazza – Hermione – cominciò a camminare lungo la stanza, proprio come aveva fatto quella notte. “So che sembrerà sciocco e inverosimile, e probabilmente non crederai ad una parola di tutto ciò, ma ho avuto tutta la notte, mentre dormivi, per pensare a come te spiegartelo, quindi..”

“Okay,” la interruppe Draco, “allora spiegamelo.”

Prese un respiro profondo e cominciò la sua storia...

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Doppelganger ***


Doppelganger (Doppione)

 “Che diavolo succede?”

La ragazza cominciò a camminare lungo la stanza, proprio come aveva fatto quella notte. “So che sembrerà sciocco e inverosimile, e probabilmente non crederai ad una parola di tutto ciò, ma ho avuto tutta la notte, mentre dormivi, per pensare a come te spiegartelo, quindi..”

Prese un respiro profondo e cominciò la sua storia.

“Sono Hermione Granger,” disse lentamente. “Solo.. non sono la Hermione Granger che pensi tu. Ha senso tutto questo?”

Draco la fissò senza espressione.

“Ovviamente non ha alcun senso,” borbottò lei. “Oh diamine, come faccio a spiegartelo? Io non.. non vengo da questo mondo.”

Non vieni da questo mondo?” ripeté Draco incredulo. Scosse la testa. “Hai ragione, non ti credo. Perciò dimmi chi sei davvero, e che tipo di incantesimo stai usando per farti.. apparire in questo modo.

“No, ascolta!” esclamò lei. La sua camminata divenne prima più veloce, poi infine si fermò e si sedette su una sedia. “C’è stato un incantesimo, ma non quel tipo di incantesimi a cui stai pensando tu. Ascolta, lo so che sembra assurdo e anche.. impossibile ai tuoi occhi – vedermi qui e tutto, ma.. davvero, non sono di questo mondo. Ho fatto una specie di.. salto dimensionale, potrei dire.”

Salto dimensionale?” sbuffò Draco. Si massaggiò le tempie, cercando di lenire il dolore lancinante che all’improvviso gli stava martellando la testa. “Quindi vorresti dire che sei Hermione Granger.. da un universo alternativo? È questo che stai dicendo?”

“Sì!” disse Hermione eccitata, alzandosi di scatto, quasi come stesse saltando. “È esattamente quello che sto dicendo! Allora hai capito!

“Oh, capisco perfettamente,” mormorò Draco. Cominciò a ridacchiare. “Capisco che sto diventando matto. Voglio dire, sognarti era già abbastanza brutto, ma almeno avevo una scusa per vederti. Almeno allora potevo dire che non avevo alcun controllo sul fatto che tu mi apparissi o no in sogno. Ma adesso sono riuscito ad architettare una maledettissima e ridicola versione di te alternativa, nella mia testa, e ti vedo anche quando sono sveglio? Sì, capisco perfettamente – che ho bisogno di aiuto.”

Il sorriso di Hermione svanì velocemente. “Non mi credi. Non posso biasimarti, non di certo, ma perché sei così dannatamente impegnato a convincerti che sono solo un’invenzione della tua mente?”

Draco seppellì il volto fra le mani. Pensava che forse chiudendo gli occhi e concentrandosi abbastanza a lungo, quando li avrebbe riaperti, lei non ci sarebbe stata più. Ma quando li riaprì, lei era ancora lì – l’impostora. Infatti, era in ginocchio esattamente dinanzi a lui, e lo guardava con i caratteristici occhi grandi e castani di Hermione.

Allungandosi, gli poggiò una mano sul braccio. “Le invenzioni della tua mente possono toccarti, e tu riesci a sentire qualcosa quando lo fanno?” domandò dolcemente.

Mentre la guardava diritto negli occhi, Draco avvertì un’improvvisa ondata di emozioni – confusione, tristezza, agitazione. Nessun sogno gli era mai sembrato così reale, e nessuna allucinazione avrebbe potuto essere così precisa. La ragazza inginocchiata davanti a lui era reale – la poteva vedere, toccare e sentirne il profumo – profumava di vaniglia e fragole. Il respiro gli rimase bloccato in gola. “Come è possibile una cosa del genere?”

Lentamente, il sorriso tornò sul volto di Hermione. Si sedette sul bordo del tavolo davanti a lui e abbassò lo sguardo sulle sue mani. “Onestamente? Non lo so neanche io. È un po’ strano anche per me, sai? Voglio dire, sapevo cosa stavo facendo con quell’incantesimo, ma.. non mi aspettavo questo.” Indicò il resto della stanza con le mani.

Draco si sistemò meglio sul divano. Scosse leggermente la testa, chiedendosi perché la stesse assecondando. Ma all’improvviso, voleva sapere tutto. Perciò chiese, “Cosa vuol dire che non ti aspettavi questo?”

Hermione strinse le spalle. “Beh, fino ad ora, questo mondo sembra praticamente identico al mio. Certo, parlo per quanto riguarda te e questa stanza – siete entrambi identici nel mio mondo. Eppure.. non mi aspettavo di arrivare in un mondo così simile al mio. E in un primo momento, pensavo di non essere arrivata proprio da nessuna parte. Quando sono arrivata, pensavo di essere ancora nel mio mondo, e che l’incantesimo non avesse funzionato. Probabilmente è per questo che devo esserti sembrata così strana la notte scorsa.”

Draco ridusse gli occhi a due fessure. “Se quello che mi dici è vero.. perché sei qui?”

Hermione sospirò. Si alzò e ricominciò a camminare lungo la stanza, lentamente questa volta. “Non potevo restare nel mio mondo.”

“Perché no?”

“È una lunga storia,” rispose.

“E io ho tutto il giorno per sentirla,” disse Draco.

Hermione esitò per un attimo, poi disse, “O lasciavo il mio mondo, o sarei morta. Ho scelto la prima opzione.”

“Mi sembra una storia abbastanza breve.”

“Sì, beh.. è l’unica cosa che posso dirti, ora come ora. Prometto che ti racconterò il resto dopo.”

“Ci puoi giurare,” ribatté Draco. “Lo racconterai a me e a Silente.”

Gli occhi di Hermione si spalancarono. “Silente,” disse piacevolmente. “Spero proprio che sia lo stesso Silente del mio mondo.”

“Vecchio? Saccente? Invadente? Ispido?”

Hermione sorrise. “Saggio. Premuroso. Calmo. Amichevole.”

Draco sogghignò. “Sembra lo stesso. Possiamo andare a trovarlo ora, se vuoi...”

“No, non ancora,” disse Hermione, scuotendo la testa. “Non sono ancora pronta. Ho solo bisogno di un po’ di tempo per adattarmi. Devo schiarirmi le idee. Viaggiare da una dimensione ad un’altra è faticoso, sai?” Gli sorrise debolmente.

No, non lo sapeva. Non sapeva come fosse viaggiare verso un altro universo. Fino a qualche minuto fa, non era neanche certo che fare salti dimensionali fosse possibile. Eppure, la ragazza davanti a lui era chiaramente riuscita a farlo. Per quanto non volesse crederle, sapeva di non avere altra scelta. Poteva crederle che venisse da un altro universo, o credere che stesse diventando completamente pazzo. E preferiva di gran lunga la prima.

“Allora.. dov’è la sua stanza da letto?” chiese Hermione.

“Nello stesso posto in cui si trova nel tuo mondo, immagino,” rispose Draco. Quando Hermione si guardò interno, Draco aggiunse, “Laggiù,” e le indicò la porta.

“Grazie,” disse. “Se non ti dispiace, penso che andrò -”

Fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta.

“Cazzo,” grugnì Draco. Alzandosi, disse, “Va nella stanza da letto e restaci. Non uscire finché non te lo dico io, va bene?”

Hermione annuì. Corse nella stanza e sparì dietro la porta. Una volta nascosta, Draco si avvicinò al buco del ritratto. Si domandò chi poteva fargli visita così presto, di sabato mattina. Pensò che non poteva trattarsi di Pansy – le piaceva dormire fino a tardi nel fine settimana. Era più probabile che fosse Silente, venuto di nuovo a fargli la predica. Nel suo intimo, Draco quasi sperava che fosse Silente. Il vecchio l’avrebbe potuto sicuramente aiutare con il suo piccolo problema della Hermione dell’altro universo.

Draco aprì il buco del ritratto, la dall’altra parte non c’era la persona che aveva sperato di trovare. A dire il vero, c’erano le due persone con le quali avrebbe voluto avere meno a che fare al momento. Ronald Weasley.. e Harry Potter.

Dannazione.


 

13 Dicembre

Quando comprese che poteva provare qualcosa di più dei sentimenti di ostilità verso Hermione, Draco fece in modo che questi sentimenti andassero via. Quindi la prima cosa che fece fu cercare di passare più tempo possibile con Pansy. La seconda cosa fu passare meno tempo possibile con Hermione. Evitava di stare nella stessa stanza dove si trovava lei quando erano nel dormitorio insieme – per esempio, ogni mattina ascoltava attentamente dalla porta della sua stanza finché non sentiva chiudersi il buco del ritratto. A quel punto poteva uscire senza problemi.  Certo, doveva darsi una mossa per prepararsi per le lezioni, ma ne valeva la pena.

Ad ogni modo, un luogo dove Draco non poteva evitare Hermione era a lezione – in particolare, quel giorno, a lezione di Trasfigurazione.

Stava per i fatti suoi, senza prestare troppa attenzione a quello che la professoressa McGranitt stava dicendo alla classe, quando all’improvviso ebbe la brillante idea di invitare Pansy al Ballo del Ceppo. Non aveva dubbi sul fatto che le non aspettasse altro che un suo invito, ma Draco aveva continuato a rimandare per motivi sconosciuti. Ma ora, non c’è tempo come il presente, perciò le preparò un bigliettino con scritto, Verrai con me al Ballo del Ceppo?, e lo fece volare fino al suo banco mentre la professoressa McGranitt voltava le spalle alla classe.

Pochi secondi dopo, udì uno strillo provenire dal fondo della classe. Draco si voltò e vide Pansy sorridere da un orecchio all’altro. Quando i loro occhi si incontrarono, lei si limitò ad annuire con enfasi.

La professoressa McGranitt smise di parlare e si voltò. “Signorina Parkinson,” disse a bassa voce, “c’è qualche problema?”

Il sorriso di Pansy diminuì appena mentre scuoteva la testa e diceva, “No, professoressa. Pensavo.. pensavo di aver visto un ragno, ecco tutto.”

Draco sogghignò, mentre la McGranitt sembrò accettare la risposta di Pansy e continuò con la sua lezione. Fece l’occhiolino a Pansy e tornò a guardare davanti a sé. Nel farlo, il suo sguardo incontrò quello di Hermione e il suo ghigno svanì immediatamente.

Gli lanciò un’occhiata curiosa, arricchita da un leggero cipiglio. Draco si strinse nelle spalle come per dire che non aveva idea di cosa fosse successo a Pansy, e lei tornò a rivolgere la sua attenzione alla McGranitt. Ma lo sguardo di Draco indugiò su Hermione per un attimo, come se le chiedesse silenziosamente di ricambiare il suo sguardo. Per quale preciso motivo, non avrebbe saputo dirlo.

Lei non si voltò neanche una volta, però. Parecchi minuti dopo, al suono della campanella, si alzò e cominciò a sistemare i libri nella borda. Draco stava facendo lo stesso, e quando udì Pansy chiamare il suo nome dal fondo dell’aula, fece finta di non averla sentita.

“La lezione è finita,” disse la McGranitt, anche se la metà degli studenti era già fuori dall’aula. “Signorina Granger, signor Malfoy,” aggiunse, “posso scambiare due parole con voi?”

Finalmente, Hermione guardò Draco. Aveva un’espressione perplessa, e ancora una volta Draco si strinse nelle spalle. Entrambi lasciarono le borse sui banchi e seguirono la McGranitt verso la cattedra, dove si sedette.

“Come penso voi già sappiate,” disse, guardandoli da sopra gli occhiali, “si avvicina il Ballo del Ceppo.” Vedendo che Draco ed Hermione annuivano, continuò. “Perfetto, volevo solo comunicarvi la bella notizia che ci si aspetta che voi due.. balliate insieme.”

Cosa?” esplose Hermione. Draco fece una smorfia sentendo il tono di disgusto della sua voce. Aprì la bocca per aggiungere le sue lamentele, ma la McGranitt continuò.

“È usanza che il Caposcuola e la Caposcuola diano via al Ballo con un ballo insieme. Non preoccupatevi; si tratta solo di un ballo. Non ci aspettiamo che siate l’uno il compagno dell’altra. Pensavo solo di avvisarvi per farvi preparare. Posso presumere che sappiate entrambi come si balla?”

Hermione scosse la testa. “Ma professoressa.. non posso.. voglio dire.. non pensavo neanche di andare al Ballo del Ceppo.”

Le sopracciglia di Draco si alzarono. Non sapeva di questo fatto, e francamente era parecchio sorpreso nel sentirlo. La Granger non sarebbe andata al Ballo del Ceppo?

“Signorina Granger, temo che sia una tradizione della scuola, deve andare -”

“Con tutto il dovuto rispetto, professoressa, non voglio proprio andare, e non ho intenzione di farlo. Grazie mille.”

Toccava alla McGranitt rimanere sorpresa, questa volta. “Signorina Granger, non le stavo chiedendo se sarebbe andata al Ballo del Ceppo. Le stavo comunicando che ci andrà. Fine della storia.”

“Ma -”

“Non voglio ascoltare niente in riguardo,” disse la McGranitt, agitando le mani con noncuranza. “Dovrà almeno presentarsi per ballare con il Caposcuola. Dopo di che, non m’interessa cosa farà. Resti, vada via – sta a lei. Ora se volete scusarmi, ho del lavoro da fare.”

Hermione aprì la bocca per ribattere ancora, ma la richiuse velocemente. Doveva aver capito che discutere sarebbe stato inutile. Perciò, ritornò a passo svelto verso il suo banco, raccolse la borsa e si diresse verso la porta della classe. Velocemente, Draco seguì i suoi passi e la raggiunse appena fuori dall’aula.

“Immagino che tu non abbia un accompagnatore per il Ballo del Ceppo, “ disse, camminando affianco a lei.

Hermione lo guardò e aumentò leggermente il passo. “Togliti di mezzo, Malfoy. Non sono dell’umore adatto.”

“Ehi,” ribatté Draco sulla difensiva, “non stavo cercando di insultarti. Stavo facendo un’educata supposizione. E penso fosse corretta.”

“Bene, congratulazioni. Hai supposto correttamente. Adesso, togliti di mezzo. Per cortesia.”

“Granger, non c’è niente di cui essere imbarazzata,” disse Draco, cercando disperatamente di ignorare quanto fosse sollevato nell’apprendere che non aveva un accompagnatore. “E poi, il Ballo del Ceppo non è stanotte, lo sai. C’è ancora abbastanza tempo perché qualcuno ti inviti.”

Hermione gli scoccò un’occhiataccia. “Oh, giusto,” ribatté sarcastica. “C’è ancora abbastanza tempo perché qualche – che termine hai usato tu? – povero sfortunato mi inviti? Che previsione.” Roteò gli occhi. Draco ghignò.

“Adesso tocca a me fare una supposizione educata,” continuò Hermione, visibilmente ansiosa di cambiare argomento. “Hai invitato Pansy al Ballo.”

“Wow, tu ed io dobbiamo essere i due migliori veggenti, in questa scuola,” rispose Draco.

“Mm.” Hermione sorrise. “E lasciamene fare un’altra, glielo hai chiesto oggi, durante Trasfigurazione, con un bigliettino. Ho ragione?”

Draco sogghignò. “Si che ce l’hai, Granger. E dimmi, come l’hai capito?”

“Sembrava decisamente troppo contenta per essere qualcuno che pensava di aver appena visto un ragno.” Hermione fece un sorrisetto. “Quella ragazza si eccita facilmente, eh?”

Draco rise. “Sì, saresti sorpresa di che genere di cose fanno strillare Pansy.”

La faccia di Hermione prese un leggero colorito rosato e d’un tratto sembrò molto a disagio.

“Hm.. suonava strano, non è vero?” disse Draco con un sorriso.

“Abbastanza, Malfoy,” disse Hermione, abbozzando un sorriso. Si schiarì la gola. “Bene, ad ogni modo. Ho detto a Ginny e Luna che ci saremmo viste prima di pranzo, quindi.. ci vediamo dopo?”

“Sì, a dopo.”

Hermione annuì e si voltò per andarsene, ma Draco la fermò. “Aspetta, Granger -”

“Sì?” Si voltò per guardarlo.

Draco tacque un attimo, poi disse, “Tu ed io, stasera, sala comune, lezioni di danza.”

Hermione sorrise. “Va bene. Come vuoi.” Dopo un breve cenno, continuo per la sua strada.

Draco si schiaffeggiò mentalmente. Ottimo.. tutta quella fatica per cercare di prendere le distanze da Hermione...

Più tardi, quella sera, Draco tornò nella sala comune dopo cena e vi trovò Hermione già lì, il naso sepolto in un libro come al solito. Probabilmente non vedeva l’ora di fare pratica a ballare, pensò Draco accennando un sorrisetto.

Poiché Hermione continuava a non accorgersi della sua presenza,  si avvicinò al posto dove era seduta, si schiarì la gola e le tese una mano.

“Posso intromettermi?”

Hermione alzò lo sguardo verso di lui, divertita. “Non penso proprio. Il mio libro diventa facilmente geloso.”

“Puoi dire al tuo libro che non ho intenzione di rapirti. Voglio solo un ballo.”

Hermione alzò un sopracciglio. “Oh.. parlavi seriamente delle lezioni di ballo?”

Draco rise. “Certo che parlavo seriamente, Granger. Non si scherza sul ballo. Adesso alzati e facciamola finita. Sai ballare, vero?”

“Ovvio che sì!” disse Hermione, saltando su dal divano. “E scommetto che ne so più di te.”

“Oh, lo pensi davvero?” chiese Draco con un lieve tono di sfida nella voce. Con un movimento della bacchetta, il tavolo e le sedie al centro della stanza si spostarono su un  lato, liberando il pavimento.  Poggiandole gentilmente una mano sul fianco, disse, “Okay allora. Fammi vedere cosa sai fare.”

Per un breve secondo, Draco avrebbe giurato di aver visto Hermione arrossire ed esitare quando i loro occhi si erano incontrati, ma anche se fosse successo, lei aveva subito riacquistato la calma.

“Preparati per essere stupito,” disse, poggiando disinvoltamente il braccio sulla sua spalla, mentre con l’altra mano prendeva quella libera di Draco.

Per un momento, entrambi abbassarono lo sguardo sulle loro dita intrecciate. Draco cominciò a sentirsi nervoso. Non perché stesse per ballare un lento con Hermione, ma perché capì che stava toccando una mezzosangue, e non ne era del tutto schifato. Respingendo velocemente quel pensiero, disse, “Guido io.”

Fece un piccolo passo avanti e Hermione lo imitò facendo un passo indietro. Fino a quel momento andava tutto bene. Cominciarono a muoversi lentamente sul pavimento della sala comune. Granger non aveva mentito – sapeva davvero cosa faceva. Questo fece immensamente piacere a Draco – era stato davvero preoccupato che avrebbe dovuto passare innumerevoli ore a insegnarle a ballare. Sorrise mentre le lasciava il fianco, faceva un passo indietro e, con la mano sinistra, la faceva girare su se stessa.

Hermione ridacchiò mentre Draco la riprendeva per il fianco, avvicinandola  a lui. La risatina di Hermione si spense quando lo guardò. La loro vicinanza improvvisa senza dubbio li innervosiva entrambi – specialmente Draco che aveva paura che se non avesse detto qualcosa subito, si sarebbe chinato verso di lei e l’avrebbe baciata.

“Pensavo avessi detto di saper ballare, Granger,” disse con un sorriso. Ma non c’era malizia nella sua voce. A dire il vero, infatti, la sua voce era un po’ troppo dolce per i suoi standard.

Hermione gli rivolse un sorriso sciocco, mancò un passo, e gli pestò un piede – con un po’ troppa forza perché potesse sembrare un semplice incidente. Draco fece una smorfia di dolore.

“Ops,” disse Hermione, con finta innocenza. “Immagino di aver detto una bugia.”

Draco non poté fare a meno di sorridere. Per lo meno il dolore che gli aveva causato Hermione pestandogli il piede riusciva a distrarlo dal desiderio di baciarla. “Forse il problema è che stiamo ballando nell’assoluto silenzio.”

“Penso di poter rimediare,” disse Hermione. Cominciò a canticchiare a bocca chiusa, dolcemente.

Draco fu colto alla sprovvista dal suono della sua voce. Non aveva mai sentito la Granger cantare o anche solo canticchiare, prima. Ma ora che l’aveva sentita, avrebbe voluto che non smettesse mai. “Che cosa stai canticchiando?” chiese,  appena più forte di un bisbiglio.

“Cosa?” Hermione smise di canticchiare e alzò lo sguardo verso di lui. “Oh, è solo una canzone che mi cantava mia madre quando ero piccola. Me la cantava per farmi addormentare ogni sera, finché non sono venuta ad Hogwarts.” Sorrise malinconica. “Mi manca sentire la sua voce ogni sera, quando vado a letto. Sono proprio una bambina. Ma quella canzone mi piace così tanto.”

“È bellissima,” mormorò Draco, parlando più del suono della sua voce, che della canzone. A dire il vero, non gliene importava niente della canzone. Lei avrebbe fatto sembrare bellissima qualsiasi cosa.

Hermione sbatté le palpebre e mancò un altro passo – e poi un altro. Scosse la testa e fece un sorriso timido. “Non sono molto brava.”

“Stai andando bene,” la rassicurò Draco. Strinse la presa sul suo fianco.

Fece un altro passo avanti, ma questa volta Hermione non ne fece uno indietro, e di conseguenza il piccolo spazio che si era creato fra i loro corpi sparì. Il contatto improvviso bloccò a Draco il respiro in gola. Abbassò lo sguardo verso Hermione, con lo stava guardando con quegli occhi grandi e un’espressione smarrita sul volto.

“Granger,” mormorò Draco.  Il bisogno di baciarla che sentiva prima era improvvisamente tornato in tutta la sua potenza, e Draco capì che doveva farlo in quel momento. Nel profondo della sua mente, sapeva che l’idea era stupida, ma non era più in grado di controllare le sue azioni. Lasciando la mano di Hermione, posò gentilmente la mano ormai libera sotto il suo mento, alzandole leggermente il viso. Lentamente, cominciò ad avvicinarsi fino a che –

Un colpo alla porta li riportò alla realtà, distogliendoli dallo stato di trance in cui erano caduti. Si allontanarono immediatamente l’uno dall’altra, mettendo parecchio spazio fra loro. Si guardarono per un breve momento con espressioni shockate, finché Hermione infine chiuse gli occhi e disse, “Harry.”

Che cosa?” L’ultimo nome che Draco avrebbe voluto sentire in quel momento era Harry Potter.

“Harry – gli ho detto di passare stasera per andare avanti con il tema di Difesa Contro le Arti Oscure.”

“Fantastico,” grugnì Draco. Era incredibile come Potter potesse incredibilmente rovinare l’atmosfera. “Bene, immagino che ciò significhi che devo andarmene.”

“No,” rispose Hermione velocemente. “Non devi andartene, dobbiamo solo studiare -”

“Le regole sono regole, Granger. Non sono fatte per essere infrante.”

“Si invece, se sono io a dirti che puoi infrangerle.”

“È gentile da parte tua, Granger,” disse Draco, cercando di non sembrare troppo sarcastico, “ma ho un appuntamento con Pansy stasera, ad ogni modo.”

“Oh,” rispose Hermione. Sembrava leggermente abbattuta.

“Già. Anzi, a dire il vero, penso di essere già in ritardo, farei meglio ad andare. Pansy diventa abbastanza irritabile quando non sono in orario.”

Hermione annuì. “Okay allora, divertiti.”

“Ci vediamo dopo,” mormorò Draco. Non perse tempo, si girò e se ne andò.

Il buco del ritratto si aprì e rivelò Harry in piedi lì fuori, con i suoi soliti capelli scompigliati e la sua stupida cicatrice a forma di saetta, e i libri in mano. Vederlo fece venire a Draco voglia di strangolarlo. O almeno di farlo tornare in senno a suon di schiaffi.

“Malfoy,” lo salutò Harry con una smorfia.

“È tutta tua, Potter,” disse Draco a denti stretti. Spinse da parte il Ragazzo d’Oro e continuò a camminare, senza voltarsi. Non era diretto in nessuna direzione particolare; non aveva nessun appuntamento con Pansy. Se l’ospite di Hermione fosse stato qualsiasi altro dei suoi amici – anche Weasley – sarebbe potuto restare nei paraggi. Ma non poteva sopportare di stare nella stessa stanza in cui si trovavano quei due, e guardare Hermione occhieggiare verso Potter con quegli occhi da cerbiatta.

Draco Malfoy aveva sempre odiato Harry Potter, ma in quel momento, lo odiava ancora di più.


“Potter, Weasley.”  Draco salutò i due con la sua smorfia caratteristica.

“Malfoy.” Harry rispose a sua volta con una smorfia.

“Cosa ci fate voi due qui?”

Harry roteò gli occhi. “Volevamo passare per una tazza di the e fare un po’ di conversazione. Perché pensi che siamo qui? Ci ha mandato Silente. E non fare finta di non avere idea di cosa sto parlando. Mi ha detto che ti aveva avvisato che saremmo passati.”

“Sì, l’ha fatto,” ribatté Draco, “ma non aveva detto quando. E francamente Potter, adesso non è un buon momento. Perciò, se potessi gentilmente tornare più tardi -”

“Stronzate,” bofonchiò Harry.  Passò accanto a Draco, con Ron alle spalle. “Adesso è il momento perfetto.”

Draco cominciò ad andare nel panico. Non poteva permettere a Potter e Weasley entrare e trovare Hermione lì – non finché non avesse saputo lui stesso cosa stava succedendo di preciso. Avrebbero dato di matto, e reagito in modo eccessivo e – chissà che altro avrebbero fatto.

“Potter,” disse Draco, seguendo i due ragazzi nella sala comune. “Non puoi semplicemente piombare qui. Questa è la mia sala comune -”

“Sì, beh, era anche di Hermione, e ci avrebbe fatto piombare ogni volta che volevamo,” disse Harry, avviandosi verso la stanza di Hermione.

“Beh, Hermione non è più qui, o sbaglio?”

Le parole di Draco fermarono Harry. Nello stesso momento in cui le aveva pronunciate, Draco se ne era pentito – non voleva che sembrassero così insensibili. Ma a quanto pare, era così, e non fece che infastidire sia Harry che Ron.

“Sei un figlio di puttana,” biascicò Ron, scuotendo la testa in disapprovazione.

Harry, nel frattempo, si era voltato per guardarlo in faccia. “No,” ribatté gelido. “Non è più qui. Ora se vuoi scusarci, andremo a raccogliere le sue cose.”

“No,” protestò Draco, mentre Harry afferrava il pomello della porta della stanza di Hermione. Li seguì sulla porta e cercò di bloccare l’entrata. “Non puoi entrare. Non puoi -”

Ignorando le proteste di Draco, Harry lo aggirò e girò il pomello. La porta si aprì. Draco fece del suo meglio per bloccarli, ma Harry riuscì a spingerlo via. Fece un solo passo nella stanza prima di bloccarsi.

Hermione, che apparentemente si era nascosta fra i vestiti nell’armadio,  si voltò quando udì le loro voci. Quando vide Harry e Ron, il suo viso perse ogni colore, e lasciò andare la camicia dietro la quale cercava di nascondersi.

Ma la sua reazione non fu niente, in confronto a quelle di Harry e Ron, i quali avevano l’espressione di chi ha appena visto un fantasma. Ron spalancò gli occhi e la bocca. Harry, invece, rimase lì, fermo, con un’espressione shockata sul volto.

“Hermione,” sussurrò.

“Potter,” disse Draco cautamente, “non è come pensi. Non è -”

Harry lo guardò. “Che diavolo hai combinato?” chiese con voce bassa e minacciosa.

Draco sbatté gli occhi confuso. “Che cosa?”

“Ho detto, che diavolo hai combinato?” La voce di Harry si faceva più alta ad ogni parola, e alla fine si ritrovò a gridare. “L’hai riportata indietro? Brutto bastardo!”

Gli ci volle un po’ per capirlo, ma Draco realizzò che Harry lo stava accusando di aver riportato Hermione indietro, dalla morte. Era un’accusa assurda e ridicola, e si meravigliava che Harry stesso potesse anche solo pensare che a Draco importasse abbastanza da cercare di resuscitare Hermione. Ma immaginò che fosse lo shock a parlare per lui.

“Potter,” disse Draco lentamente. “Ascoltami, okay? Ascoltami. Ti spiegherò tutto - ”

“Ron, va a chiamare Silente,” ordinò Harry, mantenendo gli occhi su Draco.

Ron non si mosse, e non diede alcun segno di aver almeno sentito che Harry gli aveva parlato. Si limitò a restare lì, lo sguardo fisso sulla ragazza che assomigliava tantissimo alla sua ormai morta migliore amica.

“Ronald!” scattò Harry.

Alla fine, Ron si riprese e disse, alquanto intontito, “Sì. Silente. Va bene.” Lentamente, uscì dalla stanza. Una volta fuori, però, cominciò a correre.

Harry finalmente distolse lo sguardo da Draco e lo spostò su Hermione, che si era appoggiata sul muro accanto all’armadio e cercava di farsi più piccola possibile. Draco si chiese perché all’improvviso sembrava così  terrorizzata.

“Hermione,” balbettò Harry. Fece un passo per avvicinarsi, ma lei si ritrasse, spingendosi contro il muro. Harry non sembrò notarla, però. Draco poteva vedere le lacrime che cominciavano ad appannare gli occhi del ragazzo mentre parlava. “Hermione, sei tornata. N-non posso crederci, sei davvero qui. Mi sei mancata così tanto,” singhiozzò.

Draco avrebbe voluto dire subito la verità ad Harry – che la ragazza di fronte a lui non era davvero la sua migliore amica.. solo una sua copia spiaccicata. Ma Harry sembrava essersi addirittura dimenticato che Draco fosse lì, nella stessa stanza. E non era neanche detto che gli avrebbe creduto, comunque.

Ma per la prima volta, Draco sentì che poteva capire Harry Potter. Condivideva il dolore e l’angoscia che vedeva nei suoi occhi, e poteva percepire la gioia genuina che provava nell’avere di nuovo la sua migliore amica. Per qualche motivo, Draco non poteva costringersi a portargli via quella gioia – non importava quanto lo odiasse.

Draco avrebbe lasciato che Harry si aggrappasse a quella speranza per un po’. Guardò Hermione, che gli rivolse uno sguardo supplicante che diceva, non andartene. Ma avrebbe lasciato a lei quel compito. Lei avrebbe spiegato tutto ad Harry. Perciò le restituì uno sguardo che diceva, diglielo. Era buffo che potessero già comunicare senza usare le parole.

Silenziosamente, Draco si voltò e uscì dalla stanza. Una volta al sicuro nella sua sala comune, fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. Appoggiandosi al muro, si lasciò scivolare lentamente finché non si ritrovò seduto sul pavimento. Mentre il doppione di Hermione stava, si spera, spiegando tutto nell’altra stanza, Draco sarebbe rimasto lì seduto in silenzio, aspettando l’arrivo di Silente.

Note della traduttrice: Lo so, appare tutto estremamente confuso, in questi capitoli, ma nel prossimo, che non contiene flashback, sarà spiegato tutto! Non dovrei metterci molto a terminare la traduzione del prossimo, quindi spero di postarlo per la fine della settimana.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Lucky ***


Lucky (Fortunata)

“Affascinante.”

Il vecchio si accarezzò la lunga barba mentre fissava il volto familiare della ragazza seduta di fronte a lui. I suoi occhi ammiccarono, e un piccolo sorriso si dipinse sulle sue labbra. Guardò prima Draco, poi spostò lo sguardo verso Harry e Ron e disse, come un dato di fatto, “Questa non è Hermione Granger.”

Confuso, Ron disse, “Eh? Ma è praticamente uguale ad Hermione, signore.”

Il professor Silente annuì. “Lo è veramente, signor Weasley. Quello che voglio dire è che non è la stessa Hermione Granger che avete conosciuto e amato. Non è stata, come avete detto voi, riportata indietro dalla morte.”

“Continuo a non capire,” disse Ron, scuotendo la testa.

“Ho capito,” disse Harry a bassa voce. Gli occhi di tutti i presenti si spostarono su di lui. “Lei è -”

“Di un altro mondo,” concluse Silente per lui. “Notevole. Davvero notevole.”

Draco guardò il vecchio con curiosità. Ancora una volta, era riuscito a capire tutto. Anche Hermione lo guardava con lo stesso sguardo.

“Ho conosciuto streghe e maghi che sono stati in altre dimensioni, ma non ne avevo mai incontrata una così giovane,” continuò Silente. “Come ha fatto, signorina Granger?”

Hermione sembrò molto a disagio quando lo sguardo di tutti i presenti nella stanza si concentrò su di lei. “Un - un incantesimo. Con un incantesimo.”

“Hm,” borbottò Silente pensieroso. “E di preciso, cosa la porta nel nostro mondo?”

“Io..” La voce di Hermione si spense. Sembrava incerta su cosa dire, e su come dirlo. “Beh, non pensavo che sarei finita qui. L’incantesimo – non era corretto. Voglio dire, non ho potuto indicare con esattezza dove dovevo arrivare. Per quel che ne sapevo, sarei potuta finire in un mondo deserto, o un mondo popolato da giganti. Non avevo alcun modo di saperlo.”

Silente scosse la testa. “E che motivi avrebbe una giovane donna per correre un rischio del genere?”

Hermione abbassò la testa. “Io.. ero condannata a morte.”

Gli occhi di Draco si spalancarono leggermente.  Questo non gliel’aveva detto. Perché non glielo aveva detto quando lui le aveva chiesto perché aveva lasciato il suo mondo?

“Sono mesi ormai che scappo dai Mangiamorte. Sembrano intenzionati ad uccidermi. Così determinati, infatti, da costringermi a lasciare il mio mondo, o a farmi catturare. Penserete che io sia pazza, ma ho scelto la prima opzione. Anche se fossi arrivata in un mondo orribile, non sarebbe stato così tremendo come quello che i Mangiamorte avevano in serbo per me.”

Ron, la cui bocca si era spalancata completamente durante la conversazione, disse, “E perché volevano ucciderti?”

Hermione prese fiato. “Perché sono una cara amica di Harry Potter.”

Il respiro di Draco gli si blocco in gola. Guardò verso Harry, sulla cui faccia adesso apparve un’espressione afflitta.

Nella stanza cadde il silenzio per alcuni secondi, come se ognuno di loro stesse lentamente prendendo nota della storia della ragazza. Alla fine, Hermione parò di nuovo.

“Loro – i Mangiamorte – mi avevano presa di mira perché sono molto vicina ad Harry. Avevano intuito che ero il modo migliore per arrivare a lui. Pensavano che se mi avessero uccisa, lo avrebbero distrutto. Pensavano si sarebbe indebolito, e che sarebbe stato più semplice manipolarlo a loro piacimento, suppongo.”

“E come fai a sapere che ti davano la caccia?” chiese Harry. “Non sapevo che i Mangiamorte usano avvisare le loro vittime prima di attaccarle.”

Hermione abbassò lo sguardo sul pavimento, poi lentamente portò una mano sul colletto della sua camicia e lo abbassò un po’, scoprendo una spaventosa cicatrice appena sotto la clavicola – vicino al cuore. Draco distolse immediatamente lo sguardo. La ragazza poteva non essere la stessa Hermione che lui aveva conosciuto, ma le assomigliava tantissimo, e vedere quella cicatrice gli riportò alla memoria troppi brutti ricordi.

“Immagino di poter dire che questo è stato il mio avvertimento,” disse con calma, mentre lasciava il colletto e se lo risistemava. “Questo è il souvenir della prima volta che hanno cercato di uccidermi.”

“Come sei riuscita a scappare?” sussurrò Ron. Chiaramente, su di lui doveva avere lo stesso effetto che aveva su Draco.

Hermione alzò lo sguardo. “Mi ha salvata il professor Silente. “ Guardò il vecchio signore e sorrise mentre una lacrima le scorreva sul volto. “Ci ha trovato per caso, mentre i Mangiamorte mi attaccavano, e mi ha salvato la vita. Successivamente, ha imposto degli incantesimi protettivi su di me per prevenire attacchi futuri, ma.. ma hanno scoperto come aggirare gli incantesimi di protezione, e hanno continuato a cercare di farmi del male. Si sono anche messi sulle tracce dei miei genitori. Riuscite a crederci? Sono andati in un quartiere Babbano per uccidere i miei genitori.”

“E.. l’hanno fatto?” chiese Ron titubante. Sembrava essere l’unico dei presenti in grado di parlare.

“Fortunatamente no,” rispose Hermione. “Ma hanno bruciato casa loro – casa mia. Per fortuna i miei non erano lì in quel momento, ma abbiamo perso tutto. È stato dopo questo episodio che ho cominciato a capire che non riguardava più soltanto Harry Potter. Quei Mangiamorte, non riuscivano ad accettare il fatto che mi fossi salvata dal loro attacco, ed erano determinati a finire quello che avevano cominciato. Non mi volevano più morta per Harry – mi volevano morta e basta.” Fece una pausa e poi aggiunse, “Ed è per questo che sono venuta qui. È per questo che ho lasciato il mio mondo. Avrebbero continuato a darmi la caccia.. a dare la caccia ai miei amici e alla mia famiglia. Dovevo andarmene.”

Draco la guardò mentre le lacrime le bagnavano il viso, e combatté con l’improvviso bisogno di abbracciarla – e dirle che sarebbe andato tutto bene. Sembrava distrutta e spaventata, e improvvisante non voleva fare altro che aiutarla.

“Che sfortuna,” disse Silente. “Bene, posso assicurarle che durante la sua permanenza, sarà al sicuro qui. Esiste un modo per rintracciare il suo incantesimo?”

Hermione scosse la testa. “No, signore. Non c’è alcun modo, per nessuno, di rintracciarmi in questo mondo. Sfortunatamente, però.. non ho alcun modo di ritornare a casa. Era l’unico modo per essere certa che sarei stata al sicuro, ovunque fossi finita.”

Silente annuì. “Lo sospettavo.”  Lentamente, si alzò. “Penso sia meglio che lei rimanga in questo dormitorio per il resto del fine settimana. Sarebbe anche opportuno che nessuno, eccetto i presenti, scopra cosa sta succedendo, al momento. Ovviamente, lo farò sapere al corpo docente. E lunedì, informerò gli studenti a colazione.” Si fermò e si voltò verso Draco, Harry e Ron. “Posso supporre che manterrete il segreto?”

I tre ragazzi annuirono.

“Molto bene, allora. Signorina Granger, benvenuta nel nostro mondo.”

“Grazie, signore,” rispose educatamente.

L’anziano uomo le sorrise gentilmente, poi si affrettò a sorridere anche ai tre ragazzi. “A lunedì.” Ed uscì.

Un altro silenzio imbarazzante riempì immediatamente la stanza. Sembrava che Ron non avesse più niente da dire, al contrario di Harry che invece voleva dire tantissime cose ma non sapeva da dove cominciare. Infine, disse semplicemente, “Io - io devo andare.”

Ron sbatté le palpebre. “Cosa? Harry, ma – Hermione è -”

“Resta pure, se vuoi, Ron, ma io.. non posso restare qui, adesso.”

“Perché non ve ne andate entrambi?” disse Draco, cercando di sembrare il più scortese possibile. “Sono certo che la Granger vorrebbe restare un po’ da sola per riposare. Ha avuto una giornata abbastanza pesante. Quindi se entrambi foste così gentili da andarvene, ve ne sarei grato.”

Ron lo fissò in cagnesco, ma Harry si limitò a guardare il pavimento.

“E va bene,” disse Ron. “Torneremo più tardi, puoi contarci.” Si voltò verso Hermione e le porse la mano.”Hermione, è stato un piacere.. conoscerti?”

Hermione sorrise debolmente, e gli strinse la mano. “Altrettanto.”

Ron mise una mano sulla spalla di Harry. “Andiamo, Harry.”

Harry annuì e guardò un’ultima volta Hermione prima di seguire Ron fuori dalla stanza.

Quando se ne furono andati, Hermione rivolse a Draco quello che sembrava uno sguardo di sollievo. “Penso che Harry mi odi,” disse, sembrando in qualche modo divertita.

“Odiarti?” disse Draco. “Nah, non penso che ti odi. Penso solo che tu lo metta a disagio. Ma è sicuramente comprensibile.”

Gli occhi di Hermione si fissarono su Draco. “E metto a disagio anche te?”

“Onestamente?” chiese Draco. “Sì, anche me.”

“Oh,” disse Hermione, abbassando lo sguardo.

Draco incrociò le braccia sul petto. “Ti da fastidio che Potter abbia reagito in questo modo?”

Hermione scrollò le spalle. “Dovrebbe?”

“Beh, non lo so. Penso dipenda da quanto eravate legati nel tuo mondo.” Draco fece una pausa e la guardò. “Oh, per cortesia, non dirmi che eravate.. legati.” Disse l’ultima parola in modo provocante.

Per un breve momento, Hermione lo guardò senza capire, ma poi immediatamente scoppiò a ridere. “Io? Io con Harry Potter? Legati in quel senso? Oh, no, no, no. Per l’amor del cielo, no. Perché? Erano.. legati, qui?”

La domanda toccò un nervo scoperto, ma Draco riuscì a nasconderlo. “No, erano solo amici. Ma.. non so. Penso che la Granger avesse una specie di cotta per Potter.” Ah, disse a se stesso, è un eufemismo.

“Aah, beh, non nel mio mondo. Harry ed io eravamo decisamente solo amici – niente più, niente meno.”

“Bene allora – hai scoperto che almeno una cosa è diversa dal tuo mondo.”

Hermione sorrise. “Penso di sì.”

Draco si schiarì la gola. “Bene,” disse alzandosi. “Dovresti davvero riposarti. Mettiti pure sul divano.”

Hermione si accigliò leggermente. “Sul divano? Pensavo che magari sarei potuta andare nella stanza di Hermione.”

Draco aveva sperato che non lo suggerisse. La verità era che non riusciva a sopportare il pensiero che qualcun altro dormisse in quella stanza. La stanza di Hermione non era quasi stata toccata dal momento in cui era morta – tranne quelle poche volte in cui ci era entrato lui – e voleva che restasse così. Ad ogni modo, presto Silente avrebbe nominato una nuova Caposcuola, e la ragazza si sarebbe trasferita lì con tutte le sue cose, e anche gli ultimi ricordi di Hermione sarebbero tornati per sempre dai suoi genitori. Visto che era impossibile che la stanza di Hermione rimanesse immutata per sempre, chi poteva stare in quella stanza, se non la gemella di Hermione di un universo parallelo?

“Sì, certo,” mormorò. “Fai come se fossi a casa tua.”

Hermione sbadigliò. “Grazie mille. Voglio dire, grazie mille per non essere così a disagio da cacciarmi dal tuo dormitorio o simili.” Fece una pausa e poi aggiunse, “Sai, per la prima volta da tanto tempo, mi sento al sicuro.”

“Bene,” rispose Draco. “Sono contento. Adesso scusami, penso che ti lascerò sola per un po’, così potrai riposarti. Pensi di potertela cavare qui da sola?”

Hermione annuì. “Certo.”

“Okay, allora,” disse Draco, evitando il suo sguardo. All’improvviso, capiva perfettamente quello che aveva provato Harry pochi minuti prima. Quello che aveva provato vedendo Hermione viva e in salute – anche se non era davvero lei – era semplicemente troppo, da sopportare. Aveva bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare il tutto. Aveva bisogno di un po’ di tempo per chiarirsi le idee.

“Torno più tardi,” borbottò, dirigendosi verso il buco del ritratto.

“Aspetta, Malfoy,” lo chiamò. “Prima di andartene, sono solo curiosa di sapere.. come sono.. voglio dire, lei come è morta?”

La domanda lo fece bloccare. Rimase immobile per un momento, dandole la schiena, e chiuse gli occhi. Sapeva che avrebbe fatto quella domanda, prima o poi, ma sperava che lo avrebbe chiesto poi, e a qualcun altro. Preferiva non pensare a come era morta, e ogni giorno cercava disperatamente di toglierselo dalla testa, quando il pensiero riusciva ad avere la meglio.

Dopo una lunga pausa, disse a bassa voce. “È stata uccisa.” Si voltò per guardarla. Da un Mangiamorte. Perché era una cara amica di Harry Potter.”

Gli occhi di Hermione si spalancarono. “Oh,” disse con calma.

“Sì, quindi.. penso sia per questo che Silente ti abbia detto subito che potevi stare qui, per ora. Ovviamente, la tua storia tocca ognuno di noi. Non sarei sorpreso se Silente vedesse tutto ciò come una sorta di seconda opportunità per se stesso. Come se.. non so. Come se non avesse potuto salvare Hermione, e adesso può cercare di salvare te.”

Hermione fece uno strano sorriso. “Sono fortunata.”

“Sì,” mormorò Draco. “Sei fortunata.”

Non poteva fare a meno di pensare che fosse un’ingiustizia. Questa ragazza avrebbe avuto persone per proteggerla qui. Cavolo – le aveva avute anche nel suo mondo. E chi aveva protetto la loro Hermione quando ne aveva avuto bisogno? Perché non avevano salvato la vita della loro Hermione? Improvvisamente, si ritrovò a fissare la ragazza di fronte a lui.

“Non lasciare questo dormitorio,” sbottò. “Non aprire la porta a nessuno, hai capito?”

Hermione annuì. O non aveva notato la rabbia nella sua voce, o aveva scelto di ignorarla. “Dove stai andando?”

“Te l’ho detto. Ho bisogno.. di uscire per un po’. Non starò via a lungo.”

“Okay,” disse con calma. “Ci vediamo dopo, allora?”

Draco non le rispose. Si limitò a prendere il suo mantello e la sua sciarpa a strisce verdi e argento e a precipitarsi verso il buco del ritratto più in fretta che poteva. Bel momento stesso in cui si ritrovò nel corridoio, emise un sospiro – ma solo uno. Era tutto quello che poteva permettersi. Ignorò il cavaliere del ritratto che faceva da guardia alla sua stanza comune, che gli aveva domandato se fosse tutto a posto, e cominciò a camminare lungo il corridoio.

Vedere quella ragazza che somigliava così tanto ad Hermione era troppo per lui da sopportare in quel momento. Riportava alla memoria troppi ricordi, e innescava emozioni contrastanti in lui. Avrebbe affrontato tutto ciò in un secondo momento. Ma adesso, tutto quello che voleva era dimenticarsene.



Note della traduttrice: ecco a voi l'ottavo capitolo. Adesso dovrebbe essere tutto un po' più chiaro, no? Non vi preoccupate però, ci saranno ancora taaaanti momenti della nostra Hermione, in questa storia, perchè i flashback continueranno. Oh, cosa fondamentale. Grazie ad una lettrice, mi è stato segnalato che il capitolo due mancava, e al suo posto avevo per errore ripostato il capitolo uno. Vi chiedo immensamente scusa, è stata una piccola distrazione, ma adesso è tutto sistemato. C'è finalmente il capitolo due! :) Grazie a tutte :)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Diar Diary ***


Dear Diary (Caro diario)

19 Dicembre – Prima del Ballo del Ceppo

“Manca un’ora e mezza al Ballo del Ceppo, e tu scrivi il tuo adorato diario.” Draco fece un sorrisetto mentre lasciava cadere la sua bacchetta sul tavolo più vicino e gettava i vestiti sul bracciolo di una poltrona. Sprofondò sul divano e poggiò i piedi sul tavolino di fronte a lui. “E non sei ancora pronta.”

Hermione sospirò annoiata, ma non smise di scrivere.

“Che cosa scriverai di stasera?” domandò Draco. “Caro diario, stasera andrò al Ballo del Ceppo con quell’anima sfortunata di Neville Paciock. Povera me. Per lo meno avrò la possibilità danzare con l’incredibilmente meraviglioso Draco Malfoy, però – ne vale proprio la pena. È così affascinante e popolare. Sono proprio la ragazza più fortunata del mondo.

Hermione sorrise e chiuse il diario. Batté la bacchetta sulla copertina, probabilmente per chiuderlo a chiave. Aveva imposto un incantesimo anti-lettura abbastanza buono, per chiunque tentasse di aprirlo. “Sai, Malfoy, spesso resto sveglia la notte, domandandomi come fai a infilarti le magliette con quella testa gigante che ti ritrovi.”

Draco ghignò e sollevò un sopracciglio guardandola. “E perché, Granger, io che non avevo idea che passassi la notte a pensare a me? Sono lusingato, sul serio.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Non posso prendermela che con me stessa,” mormorò. “Me la sono cercata.”

“Sì che te la sei cercata.”

“Ma davvero, adesso, hai mai pensato che magari potevi provare ad adorare te stesso un po’ meno?”

“Ci provo continuamente, Granger, ma è così difficile. C’è semplicemente troppo da adorare, in me.”

Hermione sbuffò.

“Allora perché stai scrivendo sul tuo diario, invece che prepararti per il Ballo?” chiese Draco.

“Non tutte le ragazze impiegano quattro ore a prepararsi, Malfoy,” costatò Hermione. “E poi, non ho molto da fare. Infilarmi i vestiti, pettinarmi. Non devo agghindarmi troppo. Non passerò mica tutta la sera al Ballo.”

Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure. “Non resterai fino alla fine del Ballo? Ma hai un accompagnatore.”

Hermione scrollò le spalle. “A Neville va bene così. Gli ho detto che avremmo ballato un po’ insieme, poi sarei andata via. Ha detto che per lui andava bene.”

“Che sciocchezza, Granger. Perché non restare fino alla fine? È l’ultimo Ballo del Cappo a cui parteciperai come studentessa di Hogwarts.”

“Beh, non sono dell’umore per passare tutta la serata a guardare le coppiette felici che dimostrano il loro amore sulla pista,” ribatté Hermione tranquillamente.

Draco grugnì. “Cavolo, Granger,” disse, un po’ più irritato di quanto realmente volesse essere, “basta deprimersi per quel coglione di Potter. Quando pensi di metterci una pietra sopra?”

Hermione aggrottò le sopracciglia. “E chi ha nominato Harry?” borbottò.

Draco la scrutò, cercando di capire cosa volesse dire con quella frase. Stava per chiederglielo quando un colpo alla porta lo fermò.

“Oh, per l’amor del cielo,” brontolò. Si alzò e andò verso il buco del ritratto per aprire la porta. Dall’altro lato dell’apertura, vi erano tre ragazze che ridacchiavano: Ginny Weasley, Lavanda Brown e Luna Lovegood. Anche se, a dire il vero, solo Ginny e Lavanda ridacchiavano; Luna si limitava a guardarsi intorno, con un grande sorriso stampato sul volto.

Le risatine s’interruppero quando le ragazze videro Draco. “Oh. Malfoy,” disse Ginny, senza preoccuparsi di cercare di nascondere il disgusto nella sua voce. “Hermione è qui?”

“E dove potrebbe essere altrimenti?” bofonchiò Draco. Si fece da parte, per lasciar entrare le ragazze. “Granger,” la chiamò tornando nella sala comune. “Ci sono tre ospiti molto fastidiosi qui che vorrebbero vederti.”

Ginny e Lavanda lo guardarono male. Luna invece continuò a sorridere.

Hermione si alzò quando le sue amiche entrarono nella stanza. “Ehi, cosa ci fate qui?”

Lavanda ricominciò a ridacchiare. “Siamo qui per aiutarti a prepararti per il Ballo.”

“Ma non ho bisogno di aiuto,” disse Hermione, abbassando lo sguardo sulle varie cose che avevano in mano Ginny e Lavanda.

“Oh, smettila di dire sciocchezze,” esclamò Ginny, afferrando Hermione per un braccio. “È il tuo ultimo ballo a Hogwarts, e ci faremo in modo che tu sia bellissima.”

“Ma -” protestò Hermione.

“Zitta!” disse Ginny, coprendole la bocca con una mano. “Quando avremo finito con te, nessuno al Ballo sarà in grado di riconoscerti!”

Hermione guardò Draco con gli occhi spalancati mentre Ginny e Lavanda la spingevano nella sua stanza. La povera ragazza sembrava terrorizzata. Con amiche come quelle due, Draco non poteva biasimarla. Sorrise mentre le ragazze sbattevano la porta alle loro spalle.

Draco guardò Luna, che aveva scelto di sedersi. “È una sala comune proprio adorabile,” disse educatamente. “C’è tanto.. spazio libero.”

Quasi come la tua testa, avrebbe voluto dire Draco. Ma respinse quell’impulso e disse invece, “Già.”

“Voglio che Hermione sia davvero bella per il Ballo,” continuò Luna, senza neanche guardarlo mentre parlava. Infatti, per come stava parlando, sembrava che non si rivolgesse a nessuno in particolare – stava solo dando voce ai pensieri nella sua testa, che ci fosse qualcuno ad ascoltarli o no.

“E perché tutta questa determinazione?” chiese Draco, nonostante il suo giudizio gli dicesse di non farlo. “Lunatica” Lovegood non era la persona con cui era più facile portare avanti una conversazione, e questo perché lei era strana.

Luna alzò le spalle. “Non me l’hanno detto.”

All’improvviso, la porta della stanza da letto si aprì e Lavanda sporse la testa fuori. “Luna, alza il sedere e vieni qua.”

Luna sospirò. “Vado di là.” Guardò Draco e sorrise prima di alzarsi e lasciare la stanza. Ancora una volta, la porta della camera fu chiusa alle sue spalle.

Draco doveva ammettere che dannatamente curioso di scoprire cosa stava succedendo dietro quella porta chiusa. Qualsiasi cosa stessero facendo, sapeva che probabilmente alla Granger non piaceva. Hermione non era mai stata una che perdeva troppo tempo a farsi bella. Infatti, l’unica volta, a Hogwarts, in cui l’aveva fatto, era stato per Il Ballo del Ceppo del loro quarto anno. Altrimenti, aveva solo due tipi di abbigliamento: l’uniforme scolastica, e i suoi vestiti casual – questi ultimi consistevano in pratica di soli jeans e maglioni, classici abiti Babbani. Draco sorrise al pensiero della ragazza che veniva torturata con trucco e prodotti per capelli e ogni sorta di incantesimo di bellezza.

Ridacchiò ancora mentre andava nella sua stanza a prepararsi. Aveva detto a Pansy che sarebbe stato dalle parti del dormitorio dei Serpeverde un’ora prima.

Circa mezzora più tardi, Draco era lavato e vestito per il Ballo. Le ragazze, però, erano ancora nella stanza – poteva sentire le loro voci eccitate. Alzò gli occhi al cielo. Sperava che Pansy non stesse affrontando cose del genere quando sarebbe arrivato nella Sala Comune dei Serpeverde. Le ragazze potevano essere davvero noiose a volte.

In silenzio, oltrepassò la porta della stanza da letto e si sforzò di dare un significato a quello che dicevano, ma era inutile. Quindi anziché origliare, busso alla porta e disse, “Ehi, Granger.”

Al suono della sua voce, le ragazze tacquero. “Granger, sto andando via. Volevo solo informarvi che fareste bene ad arrivare in orario al Ballo. Dobbiamo aprire le danze.”

“Ok, Malfoy,” dissero insieme Ginny e Lavanda. Immediatamente cominciarono altre risatine.

Draco alzò gli occhi al cielo. Non poteva fare a meno di sentirsi davvero dispiaciuto per Hermione in quel momento.


Draco fece ritorno nella sala comune sperando di non trovarvi nessuno. Non fu tanto fortunato, comunque – la sosia di Hermione era rannicchiata su una poltrona con un libro in mano.

“Cosa stai leggendo?” le chiese.

La ragazza sobbalzò al suono della sua voce, ma sorrise quando lo vide. “Oh, ciao. Non ti ho sentito entrare.”

Draco abbassò lo sguardo verso il libro che la ragazza teneva in mano. Gli sembrava familiare. Perché lo aveva riconosciuto?  Mentre si avvicinava, poté vederlo meglio – era il diario di Hermione.

“Cosa ci fai con quello?” domandò.

“Lo leggo,” rispose Hermione con semplicità.

“È il diario di Hermione – non è fatto per essere letto da chiunque.”

Hermione scrollò le spalle. “Direi che io ho il diritto di leggerlo, non pensi? Voglio dire, io e lei siamo la stessa persona, in pratica.”

Draco fece un respiro lento e profondo, sperando di riuscire a calmare la rabbia improvvisa che provava nei confronti della ragazza. “Non penso funzioni così, Granger. Inoltre, come sei riuscita ad aprirlo? Ci aveva messo un incantesimo abbastanza potente.”

“Lo so. Uso lo stesso incantesimo per il mio diario, a casa.”

“E la parola d’ordine? Come sapevi quale usare per aprirlo?”

“È stato facile,” disse. “Ho scoperto di avere un sacco di cose in comune con lei, a cominciare dalla scelta della parola d’ordine. Mi sono semplicemente domandata che parola avrei usato io, e ho provato. Ed ecco che ha funzionato.”

“Sì, beh, non mi interessa quanto tu abbia in comune con lei. Questo non ti da il diritto di leggere i suoi pensieri privati.”

“Vorresti leggerlo tu?” gli chiese, tendendogli il diario.

No,” disse Draco, strappandole il libro dalle mani. “E voglio che neanche tu lo legga. Non hai proprio rispetto per la privacy altrui?”

“Certo che rispetto la privacy degli altri. Ero solo curiosa, ecco tutto. Sono arrivata in un mondo così simile al mio, e ho scoperto che qui c’era un’altra versione di me stessa, e non ho potuto conoscerla perché è..” La voce di Hermione si spense. “Beh, lo sai. Ero solo curiosa di scoprire quanto eravamo simili. Non preoccuparti, non ho letto molto. Non sono neanche andata oltre le pagine di settembre.” Fece una breve pausa, poi aggiunse, “Capisco cosa intendi quando dici che era innamorata di Harry, però.”

“Non voglio saperlo,” sbottò Draco. Ritrovando velocemente la calma, sospirò e le lasciò cadere il diario in grembo. “Chi se ne frega. Non m’interessa. Leggi quanto ti pare. Non è mio; non sono io che devo decider se tu possa o meno leggerlo. Solo.. non parlarne con me, va bene?”

“Va bene,” mormorò Hermione. “Sono solo sorpresa che tu non voglia leggerlo. In una delle prime pagine ha scritto che aveva fatto quel potente incantesimo per evitare che tu lo leggessi. Sospettava che forse saresti stato interessato alla lettura.”

Draco grugnì. “Sì, okay, forse ad un certo punto sono stato interessato. Ma non lo sono più.”

“E perché no?”

“Perché no e basta. Ti dispiacerebbe lasciar correre?”

Hermione scrollò le spalle. “Okay, va bene. Non c’è bisogno di alzare la voce. Sai, comincio a capire perché non le piacevi.”

Il suo commentò toccò un nervo scoperto. Quindi Hermione aveva scritto nel suo diario che lui non le piaceva? Cercò di non lasciare che quel fatto lo infastidisse, ma non ci riuscì. Allora mentre scriveva quanto fosse fantastico Harry, scriveva quanto Draco fosse orribile. Una cosa del genere non avrebbe dovuto sorprenderlo. La ragazza di fronte a lui aveva detto che aveva letto solo le pagine di settembre, quindi ovviamente Hermione aveva scritto quanto lo detestava in quel periodo. Allora si comportava ancora da idiota con lei. Eppure, gli faceva male comunque, e improvvisamente Draco sentiva il bisogno urgente di prendere il diario dalle mani della ragazza e leggere ogni singola parola che Hermione vi aveva scritto.

Invece, si sedette sul divano e disse, “Ma davvero? E perché mai?”

“Beh, diciamo che sei un po’ scortese.”

“Grazie. Mi stai dicendo che non sono scortese nel tuo mondo? O che magari non ci sono neanche nel tuo mondo?”

Hermione scosse la testa. “Oh no, ci sei eccome nel mio mondo. E sei più o meno uguale a come sei qui. Beh, tranne che per il fatto che sei un mezzosangue nel mio mondo.”

Draco spalancò la bocca immediatamente, mentre guardava Hermione con un’espressione di orrore.

La ragazza scoppiò a ridere. “Sto scherzando. Caspita, sembravi davvero mortificato, per un attimo. Fammi indovinare – essere Purosangue per te vale tanto quanto vale per il Malfoy del mio mondo?”

Draco sogghignò. “Fammi indovinare – sono stato un completo idiota con te nel tuo mondo, perché io sono Purosangue e tu mezzosangue?”

“Una cosa del genere,” disse Hermione con un’alzata di spalle. “Sai, non sono molto sorpresa del fatto che tu sia lo stesso qui. Onestamente, non riesco ad immaginare un mondo in cui Draco Malfoy non è altro che un pomposo deficiente.”

“Magari dovresti lasciar correre la tua immaginazione, ogni tanto,” disse Draco. “Saresti sorpresa delle cose che potresti immaginare.”

Hermione lo guardò scettica. “Che rapporto avevi con Hermione qui?”

Gli occhi di Draco divennero appena più scuri al suo improvviso cambio di argomento e disse, quasi sulla difensiva, “Non avevamo nessun tipo di rapporto.”

“Non ci credo,” disse Hermione, scuotendo leggermente la testa. “Voglio dire, sei Caposcuola.. e lei era Caposcuola. Dividevate un dormitorio. Facevate le ronde notturne insieme. Di certo dovevi avere qualche tipo di rapporto con lei, che fosse buono o no.”

“Siamo stati costretti a vivere insieme,” disse Draco, “e per la maggior parte del tempo, facevamo il possibile per evitarci. Avevamo appena qualcosa che potresti definire rapporto. A mala pena ci parlavamo.” Draco evitò lo sguardo della ragazza. Sentiva che se l’avesse guardata negli occhi, lei sarebbe stata in grado di capire che stava mentendo.

Va bene,” disse lei. “Se lo dici tu.” Sorrise e si fece una pausa prima di dire, “Allora, ti schiarito le idee?”

Draco la guardò senza capire, chiedendosi cosa volesse dire. E allora si ricordò che era andato via prima per fare quello – chiarirsi lei idee. Quello che aveva fatto in realtà era stato cercare Pansy, sperando che magari lei potesse aiutarlo a non pensarci per un po’. Ad ogni modo, non era riuscito a trovarla, come nessuno dei suoi amici, a dirla tutta, e alla fine era andato ai Tre Manici di Scopa per farsi qualche bicchierino da solo. “Sì,” rispose con voce piatta.

“Che hai fatto?”

Draco stava per ribattere che non erano affari suoi, ma un colpo alla porta glielo impedì. Grugnì. “Non dirmi che Potter e la Donnola sono già tornati.”

“Spero di no”, disse Hermione aggrottando le sopracciglia.

Draco non poteva fare a meno che essere divertito dal suo atteggiamento distaccato da Harry e Ron. Sperava che Hermione avesse avuto lo stesso atteggiamento nei loro confronti, quando era viva. Gli avrebbe risparmiato parecchia esasperazione.

“Beh se sono loro,” disse Draco, avvicinandosi al buco del ritratto, “gli dirò semplicemente di andarsene, in maniera molto poco educata.”

Sorrise e aprì il buco del ritratto. Con sua immensa sorpresa, non c’erano Harry e Ron dall’altro lato della porta – c’era Ginny Weasley. Non doveva neanche far caso alla sua espressione scontrosa per sapere il motivo della sua visita – di certo non era andata a trovare lui.

“Wow, giusto per mantenere il segreto,” borbottò Draco. “Scommetto che Potter e la Donnola ci hanno messo, quanto, venti secondi a dirti quello che Silente ci aveva specificamente detto di non dire a nessuno?”

Guardando Draco, Ginny lo fece da parte per passare. “Dov’è?” chiese.

“Non ricordo di averti invitata ad entrare, donnoletta,” sbottò Draco.

“Hermione?” chiamò mentre entrava nella sala comune. Si fermò subito quando vide la ragazza seduta sulla poltrona, dall’altro lato della stanza.

Hermione si alzò immediatamente; il diario che teneva in grembo cadde sul pavimento con un tonfo leggero, ma lo ignorò. “Ginny?”

La piccola rossa spalancò gli occhi mentre guarda la ragazza con stupore. “Wow,” disse in un soffio. “Sei identica a lei.”

Draco sollevò un sopracciglio a quelle parole. Nonostante i lineamenti della ragazza rispecchiasse davvero quello di Hermione, c’erano comunque alcune piccole differenze nell’aspetto – anche se Draco pensò che la ragazza probabilmente non le avesse ancora notate, per via dello shock.

Le due ragazze rimasero in piedi a guardarsi per alcuni secondi finché, all’improvviso, Ginny si allungò verso Hermione e la strinse fra le braccia, abbracciandola.

Nonostante Hermione fosse stupida da quell’azione improvvisa, reagì velocemente, ricambiando l’abbraccio.

“Abbracci come lei, pure,” disse Ginny dolcemente. Velocemente come l’aveva abbracciata, la lasciò andare e si tenne ad un braccio di distanza dalla ragazza. “Harry e Ronald avevano ragione – è veramente strano, ma.. è così bello rivedere la tua faccia. Le assomigli tantissimo.”

“Me l’hanno detto,” disse Hermione, sorridendo. I suoi occhi volarono verso Draco.

“Vuoi che se ne vada?” chiese questi, indicando Ginny con un cenno del capo.

“Assolutamente no,” rispose Hermione. “Questa ragazza era una mia buona amica, nel mio mondo. Anche per me è bello vedere la tua faccia, Ginny.”

Ginny sorrise. “Abbiamo tanto di cui parlare. Voglio sapere tutto di te – tutto sul tuo mondo. Tutto su di me nel tuo mondo.”

Hermione ridacchiò. “Hm, okay..” Ancora una volta, guardò verso Draco. “Penso che possiamo andare a parlare nella stanza. Per te va bene se resta, Malfoy?”

No, non gli andava affatto bene, ma Draco le disse comunque di sì. Sentiva che anche se avesse provato a cacciare Ginny, non se ne sarebbe andata – e onestamente, in quel momento si sentiva troppo svuotato emotivamente anche solo per discutere con lei.

Ginny strillò di gioia. Prese Hermione per la mano e la condusse nella camera, parlando eccitata – qualcosa riguardo al sospetto che i ragazzi di Hogwarts fossero più carini nell’altra dimensione che in quella. Draco alzò gli occhi al cielo.

Mentre le guardava andare nella stanza e chiudere la porta, Draco cominciò ad avere un brutto presentimento riguardo questa faccenda del doppione di Hermione. La reazione che aveva avuto Ginny era esattamente l’opposto di quella che si era aspettato – ed esattamente l’opposto di quella di Harry. Invece che essere shockata, rattristata o stranita, Ginny era felice ed eccitata – come se fosse appena entrata nella stanza con la vera Hermione, per parlare di roba da ragazze. Questa cosa lo rendeva nervoso. Con questa ragazza che somigliava e sembrava così simile alla vera Hermione, sarebbe stato facile per le persone dimenticarsi chi era davvero – o meglio, chi non era. Nella sua mente, non aveva dubbi che Ginny Weasley sarebbe stata una di queste persone.

Comunque, non poteva lasciare che questo gli desse fastidio. Non era un problema suo. Se la piccola donnola voleva fare finta che quella ragazza fosse davvero la sua migliore amica, buon per lei. Se lo Sfregiato voleva evitarla, anche meglio. A Draco, onestamente, non interessava come tutti loro avrebbero affrontato la storia della nuova Hermione. Per lui era più importante concentrarsi su come l’avrebbe affrontata lui.

Ma la cosa più importante, capì Draco quando il suo sguardo cadde sul diario che Hermione aveva lasciato sul pavimento, era concentrarsi per trovare un posto dove lasciare il diario, un posto in cui non lo sarebbe stato tentato di leggerlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Never Again ***


Note della traduttrice: il capitolo che state per leggere è particolarmente lungo, perché l’autrice non ha voluto dividere in due parti il racconto del Ballo del Ceppo. Ebbene sì, siamo arrivati al Ballo :D inoltre, sono tutti flashback – niente nuova Hermione, quindi. Vi chiedo scusa per il ‘ritardo’, so di averci messo un po’, ma avevo un esame abbastanza tosto da preparare – e adesso devo prepararne un altro, povera me – e quindi sono andata un po’ a rilento. In più, come ho già detto e come potete vedere, il capitolo è bello lungo. Bene, vi lascio alla lettura!

 

Never Again (Mai più)

19 Dicembre – il Ballo del Ceppo

“Wow, è bellissimo!” Pansy rimase a bocca aperta quando lei e Draco fecero il loro ingresso nella Sala Grande.

Draco roteò gli occhi verso Blaise e disse, “Le ragazze sono proprio semplici da accontentare. Aggiungi qualche addobbo, era è la cosa più bella che abbiamo mai visto.”

Blaise annuì; Pansy lo colpì sul braccio con fare giocoso. “Non è così facile accontentarmi, Draco.”

“A me è stato detto il contrario,” borbottò Blaise. Sorrise malizioso verso Pansy. Lei colpì anche lui sul braccio, ma un po’ più forte di quanto aveva fatto con Draco.

“Deficiente,” borbottò, ma il sorriso rimase sul suo viso.

“Sii carino con Pansy, Zabini,” disse Draco.

“Esatto, Zabini, sii carino con me.” Pansy ridacchiava. “Oh, guardate! C’è Millicent!” Indicò il posto in cui stavano Millicent Bulstrode e Goyle, vicino al tavolo del rinfresco. Afferrò l’accompagnatrice di Blaise, una Serpeverde del sesto anno, per il braccio e la condusse da loro. “Andiamo lì,” li informò Pansy, mentre lei e la ragazza sparivano.

“Mm,” rispose Draco, mentalmente assente. Diede uno sguardo alla sala da ballo, alla ricerca di Hermione. Ad ogni modo, c’erano già troppi studenti, e risultava difficile individuare qualcuno in particolare. Cominciava a temere che non si sarebbe presentata.

“Cerchi qualcuno?” chiese Blaise, guardandolo.

“Sì, sto cercando la Granger.”

La Granger?” chiese Blaise, incapace di nascondere il disgusto nella voce. “E quale motivo avresti per cercare proprio lei?”

Draco sospirò. “Falla finita, Zabini. Io e la Granger dobbiamo aprire le danze. È una tradizione per i Caposcuola.”

“‘Fanculo alle tradizioni,” disse Blaise. “Non ballerei con la Granger neanche se fosse l’ultima ragazza rimasta sulla terra e ne dipendesse la mia vita.”

“Beh, allora è una fortuna che tu non sia Caposcuola, idiota,” sbottò Draco.

Blaise sembrò colto alla sprovvista. Socchiuse gli occhi e disse, “Che ti prende, amico?”

“Non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo.”

“Sì invece, Draco. Tiger e Goyle mi hanno detto che-”

“Ma perché ascolti quello che ti dicono Tiger e Goyle? Sono stupidi, Zabini. Lo sai.”

“Certo, saranno pure due idioti,” convenne Blaise, “ma in pratica tu non hai fatto che confermare tutto quello che hanno detto su di te.”

“Ah sì?” disse Draco, che finalmente rivolgeva completamente la sua attenzione a Blaise. “E di preciso, cosa hanno detto?”

Blaise aprì la bocca per rispondere, ma si pietrificò quando vide qualcosa alle spalle di Draco. “Ma che diavolo?”

Draco fissò Blaise sbattendo le palpebre per qualche secondo prima di capire che tutta la sala da ballo improvvisamente taceva. “Che sta succedendo?”

Lo sguardo di Blaise tornò su Draco e disse a bassa voce, “Beh, immagino di aver appena trovato quello che stavi cercando.” Fece un gesto in direzione dell’ingresso della Sala Grande.

Draco si voltò e guardò nella direzione indicata da Blaise, nella quale stavano guardando tutti. In un primo momento, si domandò cosa ci fosse di straordinario – era solo una ragazza che entrava nella Sala Grande. Ma poi lentamente cominciò a capire che la ragazza non era una qualunque ragazza – era Hermione Granger.

Fu costretto a sbattere le palpebre un paio di volte, per assicurarsi che fosse davvero lei la ragazza che stava guardando. Ma non vi era ombra di dubbio – Ginny, Lavanda e Luna avevano fatto quello che le avevano promesso: l’avevano resa assolutamente bellissima.

“Ehi, raccogli la mascella dal pavimento,” scherzò Blaise, ma Draco lo sentì appena.

Guardò Hermione entrare nella Sala Grande con Neville, che sembra al settimo cielo per il fatto che lei fosse al suo braccio. Quando lei si accorse che gli occhi di tutti erano puntati su di lei, sorrise leggermente, arrossì e abbassò la testa.

Indossava un abito in raso bianco che fasciava graziosamente le curve, senza essere troppo stretto o appariscente. Il tessuto scendeva senza intoppi fino al pavimento, trascinandosi leggermente nella parte posteriore.  Leggermente avvolto attorno alle spalle, c’era uno scialle che scendeva a picco e brillava ogni volta che, muovendosi, la luce lo colpiva nel posto giusto. I suoi capelli erano dolcemente legati in una crocchia sulla sua nuca, con un paio di ciocche ondulate che spuntavano qua e là, incorniciandole il viso – che era giusto un po’ più colorito del solito. Apparentemente, le amiche di Hermione sapevano qualcosa sul trucco – almeno il necessario per sapere che poco è meglio. Mentre Pansy e le sue amiche avevano abbondato con il trucco, le piccole aiutanti di Hermione avevano preferito un leggero rossore e un po’ di ombretto e lucidalabbra, giusto il necessario per far vedere che c’era, niente di più. Ad ogni modo, le ragazze dovevano aver prestato più attenzione sugli occhi di Hermione, che avevano scurito con matita e mascara quanto bastava per farli apparire più grandi e brillanti. Anche da lontano, Draco sentiva di potersi perdere in quegli occhi.

Sembrava una dea. O forse un angelo. O magari un po’ di entrambi. Non importava, era raggiante e Draco – come ogni altro ragazzo nella stanza – aveva difficoltà a staccare gli occhi da lei.

“Non dimenticarti di respirare,” bisbigliò Blaise all’orecchio di Draco.

La voce del suo amico lo risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto, e capì che aveva trattenuto il respiro dal primo momento in cui lei era entrata nella sala.

Blaise sogghignò. “E poi dici che non hai niente.” Guardò verso il punto in cui si trovava Hermione. “Non lasciare che il suo aspetto ti inganni, Draco. Nonostante tutto, è sempre una sporca mezzosangue. Faresti bene a ricordarlo.”

Draco fu costretto a mordersi la lingua prima di dire qualcosa di cui si sarebbe pentito. Ma non ebbe alcun senso, perché Blaise stava già andando a raggiungere la sua ragazza e Pansy dall’altro lato della sala. Draco sì accigliò guardandolo andare da loro, realizzando che Blaise non era altro che la copia di quello che lui stesso era un tempo – arrogante e pieno di pregiudizi. Non aveva mai capito, fino a quel momento, quanto fossero antipatiche quel genere di persone.

“Ehi,” disse una voce femminile, mentre qualcuno gli toccava leggermente una spalla.

Draco si voltò per trovarsi a faccia a faccia con Hermione. Da vicino, era ancora più bella. Così bella, infatti, che fu costretto a distogliere immediatamente lo sguardo. “Granger.” Borbottò il saluto cercando di sembrare il più disinteressato possibile.

“Spero di non essere in ritardo,” disse, senza neanche notare la sua indifferenza nei suoi confronti. Sorrise. “Beh, non che il Ballo possa cominciare senza di me, giusto? Cosa sarebbe il tradizionale ballo dei Caposcuola, senza la Caposcuola?”

“Sembra un ballo che vorrei provare,” rispose con un sorrisetto.

Lo guardò. “Incantevole, Malfoy.” Sospirò e alzò gli occhi al cielo.

Draco sorrise nel preciso instante in cui la voce della professoressa McGranitt echeggiava nella Sala Grande.

“Signori e signorine,” disse, “vorrei darvi il benvenuto al Ballo del Ceppo. Prima di cominciare, vorrei solo ricordarvi che non voglio vedere nessuna buffonata, di alcun tipo. Chiunque infranga le regole, sarà costretto a lasciare il Ballo per il resto della serata. E quando dico nessuna buffonata, intendo dire niente risse, niente scherzi di alcun genere, e assolutamente niente più che ballare e tenervi per mano con il vostro accompagnatore. Sono stata chiara?”

Tutti gli studenti nella sala si lamentarono e borbottarono un ‘sì’ in coro.

“Perfetto, allora. Che il Ballo cominci. Adesso, dove sono il signor Malfoy e la signorina Granger?” La professoressa scrutò la folla per individuarli.

Hermione alzò la mano.

“Ah sì, eccoli. I Caposcuola sarebbero così gentili da venire al centro della pista per il primo Ballo?”

Draco annuì e fece un passo avanti. Quando notò che Hermione non lo seguiva, si voltò e disse, “Andiamo, Granger.” Le porse la mano.

Si guardò intorno, osservando tutti gli studenti, e gli occhi le si spalancarono con trepidazione. Ovviamente, non le piaceva affatto l’idea di ballare di fronte a tutte quelle persone, e Draco non poteva certo biasimarla. Non era particolarmente impaziente di farlo, ma era la tradizione. Dovevano farlo.

“Non mordo, Granger,” disse, con un po’ di urgenza nella voce. “A meno che tu non voglia che lo faccia.”

Hermione sorrise timidamente, mentre allungava la mano per prendere la sua, lasciandosi condurre verso il centro della pista. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, lui l’aveva velocemente avvicinata a sé, in modo che i loro corpi si toccassero. Draco afferrò la sua mano con una delle sue, mentre passava l’altro braccio intorno alla sua vita. “Rilassati,” le sussurrò all’orecchio. “Fa’ finta che stiamo provando da soli, nel dormitorio. Non c’è nessun altro.”

La sentiva tremare debolmente mentre annuiva. Fece un respiro profondo, inspirando la scia leggera del suo profumo, prima di allontanarsi appena e guardarla. Le sorrise rassicurante. “Conduco io,” disse.

Cominciarono a muoversi nell’istante in cui partì la musica. Era proprio come le loro prove nella sala comune, solo che questa volta c’era della vera musica, il che rendeva più facile andare a tempo. E nonostante Hermione avesse esitato un paio di volte all’inizio, era riuscita velocemente a riprendersi ed era diventata più sicura. Circa a metà della canzone, quando anche gli altri studenti cominciarono ad arrivare sulla pista da ballo, Draco disse, “Hai visto? Non è così tremendo.”

“Immagino di no,” disse, con una leggera scrollata di spalle.

Si guardarono a disagio mentre continuavano a muoversi sulla pista. Draco si schiarì la gola e disse, “Le tue amiche.. hanno fatto un buon lavoro con te. Sembri una ragazza.”

“Al contrario di prima,” disse Hermione, “quando sembravo un elfo domestico.”

“Esattamente,” disse Draco, sogghignando. “Suppongo che i miracoli esistano.”

“Vuoi che ti pesti accidentalmente un piede, ancora una volta?”

“E perché dovresti fare una cosa del genere, Granger? Ti stavo facendo un complimento.”

“Ah, è vero – un altro complimento ambiguo. Continuo a dimenticare che questi li consideri complimenti veri, che meriterebbero un ‘grazie’.”

“Beh, un semplice ‘grazie’ sarebbe carino.”

“Ma perché sei un tale cretino?”

“Perché il fatto che io sia un cretino, in questo momento, ti aiuta a non pensare al fatto che stai ballando con me di fronte a mezza scuola.”

“Grazie per avermelo ricordato,” mormorò Hermione, guardando gli altri studenti intorno a loro. “Anche se sono tutti impegnati a ballare, ho sempre l’impressione che mi stiano fissando tutti. Ho avvertito la stessa sensazione quando sono arrivata. Probabilmente perché in quel momento si sono bloccati tutti e mi hanno guardato.” Sospirò. “Sto andando in paranoia, vero?”

Draco la guardò incredulo. Dalla confusione della sua voce, non aveva davvero idea del perché la guardassero tutti. Non poté fare a meno di sogghignare. “Oh Granger, sei così stupida.”

Come, prego?”

“Non intendo dire che tu sia stupida,” rispose Draco velocemente. “Solo non riesco a credere che tu non capisca perché la gente ti sta guardando.”

“È per via dei capelli, vero? Sono strani. L’avevo detto a Ginny che erano tremendi -”

“Granger, i tuoi capelli sono apposto,” la rassicurò. “Anzi.. ti stanno bene. Ecco perché ti stanno guardando tutti, Hermione – perché sei davvero fantastica.”

Hermione sbatté le palpebre e mancò un passo. Lo stesso fece Draco, quando comprese che non solo aveva chiamato Hermione per nome, ma perché l’aveva definita fantastica nella stessa frase. Apparentemente, questo aveva sconvolto anche lei.

Lei cominciò a ridacchiare solo qualche secondo dopo, però, e disse, “Bella questa, Malfoy. C’ero quasi cascata.”

Draco socchiuse gli occhi guardandola. “Pensi che stia scherzando, Granger? Ti sei degnata di guardarti allo specchio prima di uscire?”

“A dire il vero, sì,” rispose, “e ho pensato che ero strana.”

“Già, beh, sei la strana più bella che abbia mai visto,” borbottò, evitando il suo sguardo. “Non riesco a credere che io debba spiegartelo nei dettagli, Granger, ma tutti i ragazzi in questa stanza ti stanno guardo perché pensano che tu sia sexy, e le ragazze ti stanno guardando perché, in gran segreto, ti detestano perché i loro ragazzi pensano che tu sia sexy, però allo stesso tempo vorrebbero assomigliarti.”

Hermione lo guardò incredula. “E come sai tutto questo?”

“Perché, in caso tu non l’abbia notato, Granger, io sono un ragazzo. E per questo, so cosa stanno pensando i ragazzi in questo momento, guardandoti.”

“Ah sì?” disse. “E a cosa stanno pensando, allora?”

Draco tacque. Non poteva dirle quello che probabilmente stavano pensando – l’avrebbe fatta vergognare. E di certo non poteva dirle cosa stava pensando lui in quel preciso momento..

Un tocco sulla spalla lo salvò dal dover formulare in fretta qualcosa da dire. Draco voltò la testa a destra, e vide Neville che lo fronteggiava.

“Il primo ballo è finito,” li informò, guardando Draco con circospezione. “Potrei riavere la mia ragazza?”

“Oh. Certo. Sì,” disse Draco velocemente, lasciando andare Hermione immediatamente e allontanandosi. Neville aveva ragione – il primo ballo era finito da un pezzo, e nessuno dei due l’aveva notato. “È tutta tua, Paciock.” Gli diede una pacca sulla spalla, alla quale Neville reagì con uno squittio spaventato.

Draco cominciò a ridere per la reazione del ragazzo, ma s’interruppe subito quando vide Hermione che lo fissava.

“Draco!” lo chiamò Pansy mentre si faceva strada tra la folla per raggiungerlo. Si allungò e gli afferrò la mano. “Tocca a me, adesso.” Fece una smorfia verso Hermione e disse, “Bel vestito, Granger. Mi ricorda le pezze con cui l’elfo domestico della mia famiglia faceva le pulizie.”

“Pansy, tieni a bada gli artigli,” la avvertì Draco. Diede ad Hermione un’occhiata che diceva , capisci quello che volevo dire? Tutte le ragazze sono gelose di te..

Pansy mise il broncio. “Perché sei così sulla difensiva nei confronti della mezzosangue?” gli chiese, mentre lo portava via da Hermione e Neville.

“Non sono sulla difensiva,” disse Draco. “Semplicemente preferirei passare la serata a divertirmi, non ad ascoltarti mentre insulti la Granger.”

“Mi ricordo quanto tu pensavi che insultare la Granger fosse divertente,” disse Pansy con calma mentre cominciavano a ballare.

“Sì, beh adesso, insultare la Granger, potrebbe farmi perdere il posto da Caposcuola,” disse prendendo Pansy fra le braccia. Pansy non stava fra le sue braccia come aveva fatto Hermione; non era la stessa cosa.

“Immagino che non sarebbe una buona cosa,” disse Pansy pensierosa.

“Già, non pensi?”

Pansy sorrise maliziosa. “Che ne dici se combiniamo qualche buffonata? Sai.. ci facciamo cacciare da qui e torniamo nella tua stanza, dove possiamo stare un po’ da soli?”

“Oh, le buffonate. Ecco un’altra cosa che il Caposcuola non dovrebbe fare,” disse Draco. Da sopra la spalla di Pansy, diede un’occhiata ad Hermione, che sembrava infelice mentre ballava con Neville – non perché stava ballando con Neville, pensò, ma probabilmente per colui con cui non stava ballando.

“Va bene allora, magari dopo il Ballo?” chiese Pansy, che cominciava a sembrare leggermente disperata.

“Sì, magari,” mormorò Draco mentre la canzone finiva.

Tre canzoni dopo, lasciò Pansy e disse, “Andrò a prendere da bere e penso di saltare la prossima canzone.”

Pansy mise di nuovo il broncio. “Ma io voglio continuare a ballare,” si lamentò.

“Prendo io il posto di Draco, mentre si prende una pausa,” disse Blaise, saltando fuori dal nulla.

“E cosa ne penserà la tua ragazza?” domandò Draco.

Blaise scrollò le spalle. “Non ne ho idea. Se la vedi, perché non glielo chiedi?”

“L’hai già persa, Zabini?” disse Pansy.

Blaise annuì. “A quanto pare, gli individui dell’altro sesso le piacciono parecchio. Uno in particolare – un tipo del sesto anno, mi pare. Non so. Li ho visti andare via insieme due canzoni fa. Probabilmente a fare qualche buffonata nei cespugli di fuori.”

Pansy ridacchiò. “Povero Zabini, devi essere distrutto.”

“La sto dimenticando in fretta,” disse. Diede un’occhiata a Draco. “Allora, ti dispiace se ti rubo la ragazza mentre sei via?”

“Fai pure,” disse Draco, sperando di troppo d’accordo a Pansy. Ma onestamente, non gliene poteva importare di meno se Blaise avesse ballato con lei per il resto della serata.

Si voltò e si avviò verso il tavolo del rinfresco proprio mentre la nuova canzone – un bel lento – cominciava, e si fermò sui suoi passi quando vide ciò che stava succedendo dall’altro lato della stanza: Harry si era avvicinato a Hermione e Neville e stava dicendo qualcosa a Neville, che annuì e si allontanò tempestivamente da loro.  Harry allora disse ad Hermione qualcosa che la fece arrossire e sorridere, e prima che Draco potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, Harry la stava prendendo fra le braccia. Quell’idiota le aveva chiesto di ballare, e lei aveva accettato!

Furioso, Draco proseguì verso il tavolo del rinfresco, dove si versò un calice di punch. Si avvicinò a uno dei tavoli vuoti, continuando a tenere gli occhi puntati su Harry e Hermione per tutto il tempo. Non la vedeva così felice da parecchio tempo – ovviamente era al settimo cielo. Sembrava che Potter fosse l’unico in grado di renderla così.

Si sedette e li guardò ballare e sorridere e ridere per quella che gli sembrò un’eternità, e cominciò a detestare Harry sempre più a ogni secondo che passava.

“Sono adorabili insieme, non è vero?” disse una voce sarcastica alle sue spalle.

Draco diede un’occhiata da sopra la spalla e vide Ginny dietro di sé, che guardava intensamente Hermione e Harry sulla pista. Spostò lo sguardo su di lui e disse, “Quel posto è occupato?”, indicando la sedia accanto a lui.

Draco scosse la testa. “Accomodati.”

Ginny si lasciò cadere al suo fianco e tornò a guardare il suo ragazzo che ballava lentamente con la sua migliore amica.

“Sai, non penso che le abbia tolto gli occhi di dosso neanche una volta da quando è arrivata,” disse aggrottando le sopracciglia.

“E cosa ti aspettavi?” sbottò Draco. “Hai reso la tua migliore amica la ragazza più bella del Ballo. Avresti dovuto pensarci due volte se il fatto che il tuo fidanzato ci stia provando con lei ti infastidisce.”

“Volevo solo aiutarla!” esclamò Ginny. “Fino a qualche giorno fa non aveva neanche un accompagnatore, e si sentiva da schifo per questo, te lo dico io. Voglio dire, sta sempre con me e Harry, Ron e Lavanda, e so che si sente tagliata fuori. Volevo solo che fosse tutto perfetto per lei, stasera. Pensavo che se fosse stata bellissima, si sarebbe sentita meglio, e – oh, fa’ finta che non abbia detto niente. Non capisco neanche perché ne sto parlando con te.”

Draco sospirò. “Perché, donnoletta*, sei arrabbiata con lei. In questo momento lei sta ballando con il tuo ragazzo, e sembrano abbastanza a loro agio l’uno con l’altra, e ti da fastidio. E hai pensato di lamentarti con il suo peggior nemico, sperando che magari io mi sarei unito a te e avremmo fatto una gran bella critica ad Hermione. Ma a dirla tutta, non sono dell’umore in questo momento.”

Ginny rimase a bocca aperta e lo fissò. “Non è per questo che sono venuta qui,” disse per difendersi. “E a parte tutto, da quando sei il peggior nemico di Hermione? Pensavo che quei giorni fossero andati. Pensavo che voi foste amici adesso.”

“E chi ti avrebbe detto una cosa del genere?”

“È stata Hermione. Ha detto che eri d’accordo in una specie di tregua fra voi.”

Draco rise. “Sì, beh, questo di certo non ci rende amici.”

Ginny lo guardò di sbieco. “Oh. Quindi siete.. più che amici?”

“La Granger?” sputò Draco. “Ed io? Cavolo, no!”

“Ah sì? E allora perché quando la guardi mentre balla con Harry, sembra che ti senta tanto male quanto me?”

Draco aprì la bocca per risponderle, ma le parole non uscirono. Era così ovvio per chiunque che non poteva sopportare la vista di Hermione e Harry ballare così stretti l’uno fra le braccia dell’altra?

Alla fine, Draco borbottò, “Sei ingegnosa, donnoletta.”

Ginny sorrise debolmente. “Le hai detto quello che provi?”

Draco grugnì. “Dirle quello che provo? Non provo niente per lei. È la mia compagna di stanza, niente di più.”

“Ma hai appena ammesso che sei geloso che stia ballando con Harry!” esclamò Ginny.

“Abbassa la voce!” sibilò Draco. Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno studente si trovasse abbastanza vicino da sentire la loro conversazione. Si fece più vicino e disse con calma, “Ascolta, donnola, so che pensi di essere abbastanza sveglia, ma io non – ripeto, non – provo niente per Hermione Gra -”

“Attenzione! Sto arrivando!” urlò una voce alle loro spalle. Immediatamente, Draco si allontanò da Ginny, giusto in tempo perché Pix passasse fra loro, trascinandosi tutte le cose che poggiavano sul tavolo.

La musica si fermò di colpo, e tutti smisero di ballare. Alcuni studenti strillarono mentre il Poltergeist sfrecciava fra loro, mentre altri fischiarono e lo invitarono a raggiungerli.

“Che diavolo sta facendo?” borbottò Draco. Ginny scrollò le spalle.

“Pix!” urlò la professoressa McGranitt mentre le passava vicino, distruggendo praticamente ogni cosa al suo passaggio. “Pix, smettila subito!”

Canticchiando una canzoncina di Natale mentre volava per la stanza, tese la mano per mostrare qualcosa che somigliava a una pianta a foglia verde. Quando finalmente smise di muoversi, Draco poté mettere a fuoco l’oggetto, e capì subito che era vischio. All’improvviso, Draco capì perché così tanti studenti volevano che Pix passasse sopra le loro teste – volevano una scusa per baciarsi senza poter essere rimproverati dai professori. Non poté fare a meno di sorridere.

Ad ogni modo, il suo sorriso svanì immediatamente quando Pix volò direttamente sulla coppia al centro della pista – Hermione e Harry.

“Potter e la Granger!” strillò Pix. Galleggiava su di loro e teneva il vischio proprio sulle loro teste. “Dovete baciarvi sotto il vischio!”

Tutti i presenti – tranne Draco, Ginny, Harry, Hermione e i professori – dissero in coro “ooh!

“PIX!” urlò la McGranitt mentre lo raggiungeva. “Ti sto avvisando!”

“Signora, è la tradizione. Sarebbe di cattivo auspicio per questi due andar via da sotto il vischio senza scambiarsi un bacio!” disse Pix con un sorrisetto.

Draco si addrizzò sulla sedia e guardò intensamente Hermione, che sembrava decisamente in imbarazzo. Le sue guancie erano diventate di un rosa acceso, e anche se in qualche modo questo la rendeva ancora più bella, Draco non poteva fare a meno che essere dispiaciuto per lei.

Guardò Ginny, che guardava fissò davanti a sé senza battere ciglio, le labbra strette. Sembrava che stesse trattenendo il respiro.

E poi Draco tornò a guardare Hermione e Harry, che sembravano entrambi a disagio. Guardò Hermione, chiedendole silenziosamente di guardarlo. Ma non lo fece. Invece, continuava a guardare furtivamente Harry, che non sembrava per niente sicuro su cosa fare.

“Baciala, Harry!” disse una voce dalla folla. Draco ebbe il sospetto che si trattasse di Colin Canon.

Tutti gli studenti applaudirono e fischiarono, mentre qualcun altro ripeteva, “Baciala! Baciala!” in continuazione.

La McGranitt sembrava abbastanza turbata – probabilmente perché un bacio sotto il vischio andava contro la regola delle niente buffonate, ma allo stesso tempo, era una tradizione baciarsi sotto il vischio, e beh, lei era fissata con le tradizioni. Fece un breve cenno di assenso verso Harry e Hermione, come se volesse dire avanti, fatelo, ma fate in fretta.

O per lo meno, così doveva averlo interpretato Harry, perché si avvicinò immediatamente a Hermione.. e la baciò proprio sulle labbra.

Draco e Ginny inspirarono bruscamente entrambi, nello stesso istante, e Draco trattenne il fiato, aspettando che i due si separassero.

Trascorsero un paio di secondi, ma non ne poteva più. Doveva andarsene, non poteva più aspettare. “Fanculo,” disse, ma la sua voce fu soffocata da fischi e urla dei suoi compagni. Spinse indietro la sedia, si alzò e se ne andò infuriato, andando a sbattere contro Pansy.

“Draco! Dove stai andando?” chiese, mentre lui passava accanto a lei e Blaise. La ignorò completamente e continuò a camminare, diretto all’uscita.

Quando fu fuori nei corridoi, si fermò e prese a pugni il muro, facendo finta che fosse la faccia di Harry Potter. Il dolore gli percorse il braccio, ma non batté ciglio. Non si rese neanche conto del sangue che gli colava fra le dita, dovuto alla ferita causata dal muro. Lo colpì un paio di volte, poi scivolò sul muro fino a ritrovarsi seduto sul pavimento. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi, ma non era l’aiuto. Tutto quello che poteva fare era starsene seduto lì, e non andare ad allontanare Potter da Hermione per riempirlo di botte.

“Draco? Che succede?”

Alzò lo sguardo e vide che Pansy l’aveva seguito. Abbassò lo sguardo sulla ferita sulla sua mano. “Che ti è successo?”

“Lasciami solo, Pansy,” bofonchiò a denti stretti.

“Sei ferito,” disse, facendo un passo verso di lui.

Draco si alzò dal pavimento e fece un passo indietro. “Ho detto lasciami solo, va bene?”

“Ma -”

Draco girò sui tacchi e cominciò ad allontanarsi. “Non mi seguire,” le ordinò, senza neanche voltarsi a guardarla.

Non sapeva dove stesse andando; sapeva solo che doveva allontanarsi dal Ballo. Vedere Hermione con le labbra incollate a quelle di Harry era più di quanto potesse sopportare, e sapeva che se fosse rimasto, avrebbe cercato di uccidere Harry entro la fine della serata. E anche questa non sarebbe stata una cosa saggia da fare per un Caposcuola.

Per sua fortuna, Pansy non lo seguì. Non poteva biasimarla. Perché avrebbe voluto farlo, dopo che l’aveva piantata in asso senza neanche darle una spiegazione?

Si diresse direttamente alla torre dei Caposcuola. Quando arrivò al dormitorio, borbottò la parola d’ordine al ritratto, che gli rivolse un’occhiata sospettosa.

“Perché non sei al Ballo?” chiese il cavaliere.

“Vai al diavolo,” sbottò Draco, sparendo nel buco del ritratto nel momento in cui si aprì.

“Bene, comportati pure così!” sentì dire dal ritratto mentre la porta si chiudeva alle sue spalle.

Draco entrò nella sala comune. La sua mano cominciò a tremare. Le diede un’occhiata – stava già cominciando a diventare violacea per la botta, e continuava a sanguinare – anche se non tanto quanto prima.

“Merda,” borbottò quando si accorse di aver sporcato di sangue la camicia bianca. Si spogliò velocemente, togliendosi l’abito e cravattino, e si diresse in bagno per pulirli. La prima cosa che fece fu pulire la mano ferita con acqua e sapone, per poi applicare una fasciatura. Successivamente, si tolse la camicia e cercò di lavar via la macchia di sangue, ma inutilmente. Dopo circa cinque minuti, capì che avrebbe potuto fare un incantesimo semplice e veloce, ma scelse di non farlo. Non ne valeva la pena. Al contrario, afferrò entrambi i lembi della camicia con le mani e tirò fino a strapparla. Non era la cosa migliore da fare, ma lo faceva sentire decisamente bene.

Accartocciò quello che restava della camicia e lo gettò nel cestino della spazzatura. Poi rivolse un’occhiata al suo riflesso nello specchio, e fu sconvolto nel vedere quanto sembrasse infuriato. Una cosa era sentire la rabbia nel profondo, ma un’altra era essere in grado di vederla. Doveva ammettere che spaventava persino lui.

Non era sicuro di quanto tempo fosse rimasto nel bagno, ma di certo trascorse un po’ di tempo prima che uscisse per andare nella sua stanza, per mettersi abiti comodi. Quando fu rivestito, si sentì un po’ meglio, nonostante si sentisse anche stupido per essersi comportato da idiota. Si domandò se questa sarebbe stata la volta buona che Pansy non lo avrebbe perdonato.

Uscendo dalla sua stanza, fu sorpreso nel vedere che Hermione stava giusto entrando nella stanza, con un sorriso sognante dipinto sul volto.

“Oh!” disse sorpresa quando lo vide. “Malfoy – sei tornato presto.”

“E tu sei tornata tardi,” ribatté Draco freddo, appoggiandosi al muro.

Hermione scosse la testa. “Tardi? Ma che stai dicendo? Il Ballo non è ancora finito.”

“Ah sì? Mi avevi detto che te ne saresti andata subito dopo il nostro ballo,” le ricordò Hermione. “Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

Hermione si accigliò leggermente. “Niente mi ha fatto cambiare idea. Ho detto che me ne sarei andata prima, e me ne sono andata prima.”

Draco si spostò dal muro e fece un passo per avvicinarsi. “Certo, ma non prima di aver avuto la possibilità di ballare con Potter.”

Il disgusto nella sua voce la fece trasalire. “Non sono rimasta solo per poter ballare con Harry,” disse sulla difensiva.

“Oh, allora sei rimasta per poterlo baciare?”

Un familiare rossore colorò le guancie di Hermione. “N-no,” balbettò.

“Va tutto bene, Granger, non c’è bisogno di essere imbarazzati,” disse Draco con falsa sincerità. “Sei riuscita a baciare l’amore della tua vita. Buon per te! Dovresti essere al settimo cielo, in questo momento. E scommetto che lo sei.”

“Malfoy -”

“Ma per piacere,” continuò, interrompendola. “Risparmiami i dettagli, ok? Una mezzosangue che pomicia con il Ragazzo Fantastico non è proprio un’immagine che vorrei vedermi davanti agli occhi. Senza offesa.”

Hermione aprì la bocca per ribattere, ma non ne uscì alcun suono. Sembrava sinceramente ferita dal suo commento. Ma anziché piangere – una cosa che la vecchia Hermione, quella del primo e del secondo anno, avrebbe certamente fatto – si rabbuiò e disse indignata, “Non stavamo pomiciando.”

“Ah sì?” disse Draco. “Vallo a dire alla Weasley.”

I lineamenti di Hermione si addolcirono un po’. “Ginny capisce. Per lei va bene.”

“Per lei va bene, dici? Davvero? Perché l’ultima volta che l’ho vista, sembrava le andasse tutto tranne che bene. Infatti, sembrava proprio una ragazza che ha appena assistito al bacio fra il suo ragazzo e la sua migliore amica.”

“Non è stata colpa nostra. Lo sa! Dovevamo baciarci sotto il vischio – ed è stato un bacio casto, tutto qui! Se Ginny vuole prendersela con qualcuno, può prendersela con Pix. Ma io sono abbastanza sicura che le vada bene tutta questa faccenda. Sa che non c’è assolutamente niente fra me e Harry.”

Draco scoppiò a ridere.  “Bella questa, Granger. Suppongo che tu non le abbia mai detto dei sentimenti che nutri nei confronti di Harry da un paio d’anni, vero? E immagino tu non sia riuscita a dirle quanto lui ti renda eccitata e nervosa, ogni volta che entra nella stanza. Immagino tu non le abbiamo mai mostrato il tuo diario, che sono certo è proprio pieno zeppo di tutte le fantasie sessuali che hai avuto su di lui. Scommetto che se lo sapesse, non quel bacio non le starebbe così bene come pensi tu.”

Hermione lo guardò. “E cosa ne sai tu di tutto questo, Malfoy? Non sai niente di quello che provo, per nessuno, e non hai la più pallida idea di cosa scrivo nel mio diario. Come osi avere la presunzione di sapere cosa provo per Harry? E da quando in qua t’interessa di come si sente Ginny? La odi – così come odi Harry, così come odi Ron.. così come odi me. Perciò non fare finta che tutto questo ti riguardi.”

Il suo tono difensivo in qualche modo sembrò farlo arrabbiare ancora di più, e quando gli passo accanto per andare nella sua stanza, non fu in grado di lasciarla andare.

“Non pensi che sia buffo tutto questo, Granger?” le gridò dietro, prima che potesse aprire la porta della sua stanza. Si fermò e si voltò, lanciandogli occhiate taglienti.

Cosa dovrei trovare buffo, Malfoy?”

“Beh, sai.. te ne vieni al Ballo vestita.. vestita così -” Indicò il suo abbigliamento. “Ti metti un bel vestito, ti sistemi i capelli, ti trucchi, e improvvisamente, diventi attraente. Improvvisamente, non solo ogni ragazzo al Ballo ti nota, ma ti nota anche lui. Prova a immaginartelo! Potter nota una ragazza bellissima, e improvvisamente vuole ballare con te, flirtare con te, baciare te. Nel frattempo, divori la sua attenzione e ti godi ogni singolo istante, senza fermarti neanche un attimo per capire cosa sta succedendo davvero. Sei innamorata di Potter da sempre, Granger. E non se n’è mai accorto. Non si è mai accorto di te – fino a stasera, ovviamente. Stasera ti ha guardato, e ha visto una bella ragazza davanti a sé. Ma non ha visto Hermione Granger – non ha visto chi sei davvero. Ha visto la persona che lui vorrebbe che tu fossi. Ma tu non sei quella persona, Granger. Non sei una che ama i vestiti da ballo, i capelli e il trucco, o altre cose superficiali. Per lui, non sei niente se non sei quella persona. Riesci a capirlo? Domani, quando tornerai ad essere la stessa noiosa Hermione Granger di sempre, lui tornerà dalla sua Weasley, la sua bellissima fidanzata, e non penserà mai più a te in modo romantico. Non è buffo, Granger? Non pensi che tutto questo sia addirittura divertente?”

Hermione cercò disperatamente di ricacciare indietro le lacrime che avevano cominciato a bagnarle gli occhi, ma era impossibile. Quando Draco finalmente smise di parlare e notò quanto l’aveva scossa, si sentì immediatamente un coglione.

“Fottiti, Malfoy,” disse Hermione a denti stretti, anche se la sua voce era calma e morbida. “Grazie per avermi rovinato una serata perfetta.” Si voltò, aprì la porta della sua stanza da letto e se la chiuse alle spalle con forza.

Draco rimase lì in piedi per un attimo, sentendosi uno stupido. A dire il vero, non aveva pianificato tutto quel discorso prima di farglielo. Se l’avesse fatto, avrebbe deciso di starsene zitto. Quello che aveva detto era crudele – e lo sapeva. Sapeva che quello che aveva detto l’aveva ferita, e si sentiva male per questo. Ma lui era altrettanto ferito. Era ferito dal fatto che a quanto sembrava le era piaciuto ballare con Harry molto più di quanto le era piaciuto ballare con lui. E come sempre, l’unico modo in cui lui poteva affrontare il dolore, era ferire lei.

Fece più volte avanti e indietro davanti alla porta della sua stanza, contemplando cosa fare. Una parte di lui pensava che dovesse scusarsi con lei subito, ma un’altra parte pensava che fosse meglio lasciarle il resto della notte per calmarsi. Ma alla fine vinse la prima parte, e si ritrovò a bussare alla sua porta.

Impiegò qualche secondo a rispondere. Quando finalmente lo fece, spalancò la porta e rimase ferma a guardarlo.

Era un disastro. Si era già cambiata il vestito con i suoi soliti comodi abiti babbani. Si era sciolta i capelli, che adesso ricadevano disordinati sulle sue spalle. Sotto gli occhi, aveva delle macchie scure al posto del mascara e della matita, dovute al fatto che aveva pianto. Draco non era sicuro di come fosse possibile, ma anche in quello stato disastroso, riusciva ancora ad essere bellissima.

Si guardarono per alcuni secondi prima che Draco dicesse, con la voce appena più forte di un sussurro, “Mi dispiace.”

Hermione annuì lentamente, come se stesse silenziosamente accettando le sue scuse. Forse avrebbe aggiunto anche lei qualcosa, ma Draco non le diede la possibilità di farlo. Prima che potesse fermarsi, si era sporto per baciarla.

Poteva avvertire la sua esitazione nell’istante in cui le loro labbra si toccarono, e per un breve momento, pensò di allontanarsi. Ma non riusciva a farlo. L’aveva desiderato per così tanto tempo, e il fatto che lei non l’avesse ancora spinto via o preso a schiaffi lo incoraggiò a continuare.

Allungò un braccio e le cinse la vita, avvicinandola a sé. Lei non si oppose; infatti, alzò le braccia per mettergliele intorno al collo mentre cominciava finalmente a ricambiare il bacio.

Il cuore di Draco cominciò a martellargli nel petto. Cosa stavano facendo?

La sua presa attorno alla sua vita si fece più salda mentre passava lentamente la sua lingua contro quella della ragazza, esitante – come se stesse testando le acque. Era quasi certo che sarebbe bastato questo perché lei interrompesse il bacio, ma si sbagliava. Infatti, lei rispose permettendogli di approfondire il bacio – e Draco non perse tempo.

L’improvvisa intensità del bacio fece andare Draco fuori di testa. Prima di rendersene conto, cominciò a spostarla in modo che la sua schiena aderisse allo stipite della porta. Fece pressione con il suo corpo, bisognoso di starle il più vicino possibile.

Il bacio continuò per qualche altro istante prima che, all’improvviso, Hermione sussultasse e lo allontanasse da sé con più forza possibile.

Si portò immediatamente una mano alla bocca e lo guardò sconvolta. Draco ricambiò lo sguardo, cercando di riprendere fiato.. cercando di evitare che il cuore gli schizzasse fuori dal petto.

L’espressione scioccata di Hermione divenne presto mortificata. Lentamente, si spostò dall’ingresso della sua stanza, verso la sala comune, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Draco voleva che dicesse qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di quel silenzio imbarazzante e dello sguardo con cui lo fissava. Ma quando fu chiaro che lei non avrebbe parlato, fece un passo verso di lei e disse, “Granger -”

Lei fece immediatamente un passo indietro e scosse lentamente la testa. Draco non era sicuro se questo fosse il suo modo per dirgli di non dire niente, o se lo stesse facendo perché non riusciva a credere a ciò che era appena successo. Non l’avrebbe mai saputo, però, perché subito dopo Hermione si voltò e scappò – scappò dalla sala comune; fuori dal buco del ritratto, lasciando Draco solo nel dormitorio, a chiedersi cosa diamine fosse appena successo..


20 Dicembre

Il mattino seguente, Draco aspettò il più a lungo possibile prima di uscire dalla sua camera, sperando che Hermione fosse già andata via a fare qualcosa con i suoi amici. Quando alla fine lui era andato a letto, la notte precedente, lei non era ancora tornata, e lui era stato svegliò per metà della notte a chiedersi dove fosse andata. Aveva passato metà della notte a chiedersi se stesse bene o no, e aveva passato l’altra metà (dopo averla sentita rientrare) a preoccuparsi per quello che sarebbe successo quando si sarebbero incontrati al mattino. Non era curioso di saperlo.

Ad ogni modo, sapeva che non poteva aspettare per tutto il giorno che Hermione se ne andasse, perché c’era sempre la possibilità che Hermione restasse nel dormitorio quel giorno. Perciò, fece un respiro profondo e si avviò in sala comune, dirigendosi verso il bagno.

Sfortunatamente, Hermione stava uscendo dal bagno proprio quando si avvicinò Draco. Odorava di nuovo di fragola. Draco fece del suo meglio per evitare il suo profumo, ma fu una cosa quasi impossibile da fare quando gli piombò letteralmente addosso. Ovviamente, era troppo distratta per accorgersi che c’era lui.

“Oh!” sussultò quando lo vide. Velocemente, si spostò dalla sua traiettoria per il bagno. “Buongiorno,” disse educatamente.

“Giorno,” bofonchiò Draco continuando per la sua strada. Non gli piaceva ignorarla, ma non sapeva che altro fare.

“Aspetta, Malfoy,” disse, proprio quando Draco stava per chiudersi la porta alle spalle.

Si fermò e la guardò, in attesa.

“Ascolta,” disse lei, abbassando lo sguardo verso il pavimento. “Mi dispiace. Sai, per la notte scorsa.. per come sono scappata via. Sai, io -”

“Granger,” la interruppe. “Non devi scusarti, e non devi spiegarmi niente, va bene? Quello che è successo la scorsa notte è stato un errore, e vorrei che entrambi dimenticassimo che sia successo.”

Hermione parve leggermente sorpresa. “Oh,” disse con calma. “È stato un errore?”

“Beh, sì,” rispose Draco, anche se nel profondo sapeva che non era così. “Avevamo appena litigato.. c’era tensione.. una cosa tira l’altra.. è successo, va bene? Non ha significato niente.”

“Giusto,” disse Hermione. “Sì, cioè, lo so. Solo.. no, hai ragione. È stato un errore, e non succederà più.”

“No,” convenne Draco.

“Mai più.” Hermione annuì. “Voglio solo che non ci sia imbarazzo fra noi, per questo.”

Draco sospirò. “Beh, sarà imbarazzante se continui a riprendere l’argomento. Dimentichiamoci che sia successo, sei d’accordo?” Le porse la mano.

Hermione gli prese la mano e la strinse. “D’accordo.”

Le loro mani rimasero in contatto per un momento lunghissimo, prima che Draco lasciasse velocemente la presa e dicesse, “Beh, mi andrò a fare una doccia.”

“Giusto. Sì, buona idea. E io vado, devo vedermi con Ginny.”

“Anche questa è una buona idea,” disse Draco. “Ci vediamo dopo.” E con ciò, chiuse la porta del bagno, che lo separava ora da Hermione. Lentamente, sbatté la testa contro il muro, rimpiangendo silenziosamente tutto quello che le aveva appena detto.  

A dire il vero, alla fine non si videro più, dopo. Rimasero entrambi con i loro amici fino a tarda notte, e rientrarono ad orari diversi, andando entrambi diretti nelle rispettive stanze da letto. Per quanto nessuno dei due volesse che la situazione diventasse imbarazzante fra loro, non potevano evitarlo. Quel bacio aveva cambiato il loro rapporto – quale che fosse il loro rapporto – e Draco immaginò che ci sarebbe voluto parecchio tempo prima che le cose tornassero alla normalità.

Se solo avesse saputo quanto poco tempo avessero a disposizione..

 

 

* Solito gioco di parole Weasley/Weasel.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Change ***



Note della traduttrice: eccovi finalmente il capitolo undici! So di averci messo un po’, ma ho avuto un altro esame (ma ora è finalmente finita la sessione estiva :D anche se lunedì’ ricomincio i corsi T_T). Comunque, dicevo, ecco a voi il capitolo. Con la mia scena preferita *_* vi lascio indovinare quale, che è facile :D il premio per chi indovina sarà concordato in seguito u.u oh, quasi dimenticavo: niente flashback in questo capitolo, ma un bel flashback nel prossimo!

 

 

Change (Cambiamenti)

 

Delle mani delicate lo avvolsero da dietro, coprendogli gli occhi. “Chi sono?”

Non c’era bisogno di tirare a indovinare. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque – gli faceva venire i brividi lungo la spina dorsale ogni volta che la sentiva.

“Lasciami,” mormorò, spostando gentilmente le mani dai suoi occhi. Si voltò per guardarla in faccia. “Devi smetterla.”

Lei si accigliò leggermente. “Mi stavo solo divertendo un po’. Se avessi saputo che ti dava così fastidio avere gli occhi coperti, non l’avrei mai fatto.”

“Non è di questo che sto parlando, e lo sai.” Fece un passo indietro. “Non puoi continuare a perseguitare i miei sogni in questo modo.”

Lo guardò con tristezza. “Non vuoi più vedermi.” Più che una domanda, era un’affermazione. Abbassò gli occhi verso il pavimento e disse dolcemente, “È per lei?”

“Lei chi?”

Lei – l’altra.” Tornò a guardarlo con frenesia negli occhi. “Lei non è me, Draco.”

“Non pensi che l’abbia capito, questo?” disse, praticamente gridandole addosso. “So benissimo che non è te!”

“Beh, allora devi sempre ricordartelo,” disse con urgenza. “Non è chi pensi che sia.”

“E allora chi è?”

Lei scosse la testa. “Solo.. non dimenticarti di me.”

"Non potrei mai dimenticarmi di te" rispose. "E lo sai. È per questo che sei qui. È per questo che ti vedo ogni notte nello stesso momento in cui chiudo gli occhi. È per questo che mi fa male il cuore ogni volta che passo davanti alla tua stanza – o ogni volta che un professore fa una domanda particolarmente difficile, e tu non sei lì pronta a rispondere. È per questo che passo tutto il giorno, ogni giorno, a lottare per superare la giornata. Passo così tanto tempo a pensarti, che a volte mi dimentico di respirare."

Lei sollevò una mano e la posò dolcemente sul suo volto. Si avvicinò e premette delicatamente le sue labbra su quelle del ragazzo.

Draco si allontanò velocemente da lei, come se il tocco delle sue labbra lo avesse bruciato. “Non farlo,” disse.

Lei rimase ferma, avvilita. “Draco, per favore -”

Non ebbe la possibilità di terminare la sua richiesta. Prima che Draco capisse cosa stava succedendo, un oggetto affilato – quella che sembrava essere una spada – trafisse Hermione da dietro.

I suoi occhi si spalancarono, mentre fissavano l’oggetto che le spuntava dall’addome. Tese un braccio alle sue spalle e lentamente lo estrasse. Lo portò dinanzi a sé e lo tenne in mano, guardandolo con curiosità.

“Perché?” sussurrò, guardando Draco addolorata. “Perché mi hai ucciso?”


Gli occhi di Draco si spalancarono. Immediatamente, si mise a sedere nel letto e si coprì il volto con le mani. Era stato così convinto che quei sogni sarebbero terminati con l’arrivo dell’Hermione dell’altro mondo, ma apparentemente si era sbagliato. Inspirò profondamente, trattenendo l’aria nei polmoni per qualche secondo, prima di espirarla lentamente. Un tempo quei sogni lo indebolivano per gran parte della giornata. Adesso erano un disturbo di minore importanza con il quale aveva imparato a convivere.

Mentre si trascinava fuori dal letto, si domandò se fosse in ritardo per le lezioni – a giudicare dalla luce luminosa che filtrava attraverso le tende. Ma poi ricordò che era domenica. Considerò l’ipotesi di tornare a dormire, ma poi improvvisamente si ricordò della ragazza che occupava la stanza di Hermione, e pensò che fosse meglio andare a controllarla. Non che proprio non si fidasse di lei, ma.. beh, a dire il vero, era proprio così. Se non si fidava di lei prima, di certo non poteva fidarsi di lei dopo il sogno che aveva appena avuto.

Non è chi pensi che sia. Sapeva che non doveva dare molto credito a quello che le persone dicevano nei suoi sogni, ma era stata Hermione a dirlo. Non gli importava se le parole provenivano direttamente da lei o dall’invenzione della sua mente mentre dormiva. Si fidava di lei. E non si fidava di questa copia a carboncino.

Uscì dalla sua stanza e si diresse verso la sala comune, sperando di trovarvi la nuova Hermione. Non era sicuro che non avrebbe lasciato il dormitorio, anche se le era stato chiesto di non farlo. Draco aveva il sospetto che questa Hermione non fosse così attaccata alle regole nel suo mondo, come invece lo era Hermione in questo.

Il respiro gli si bloccò in gola nel momento stesso in cui la vide rannicchiata sul divano. Indossava dei vestiti babbani – jeans, una felpa blu pallido, e un paio di scarpe da ginnastica – i vestiti di Hermione. E i suoi capelli non erano più lisci e ordinati come il giorno prima. Quel giorno erano ricci, folti e cespugliosi. Adesso era l’immagine sputata di Hermione, e questo infastidiva parecchio Draco.

“Ma che diavolo ti sei messa?” domandò.

Hermione sobbalzò al suono della sua voce, ma sorrise e disse, “Buongiorno anche a te.”

“Che ti sei messa?” chiese ancora.

Si mise a sedere diritta sul divano e abbassò lo sguardo sui suoi vestiti. “Mi sono messa devi vestiti. Li ho presi dall’armadio di Hermione -”

“Togliteli,” ordinò Draco.

Hermione sbatté le palpebre. “Scusa, che hai detto?”

Draco scosse la testa. “Sai cosa voglio dire, Granger. Vatti a cambiare.”

“Non ho niente con cui cambiarmi,” disse Hermione. “Tutti i vestiti che ho portato con me erano quelli che indossavo.”

“E allora rimettiteli,” disse Draco, che cominciava a perdere la pazienza. “E nel frattempo, cambiati anche i capelli.”

La mano di Hermione volò verso la sua testa mentre si accarezzava i capelli e disse, “Li ho cambiati. È così che sono i miei capelli, di natura. Uso un incantesimo per farli lisci.”

“E allora fai quel dannato incantesimo!”

Hermione strinse gli occhi, guardandolo. “Perché sei così maleducato?”

“Ascolta, Granger,” disse Draco, incrociando le braccia sul petto, “se vuoi restare in questo mondo, devi seguire alcune semplici regole. La prima regola è che non te ne andrai in giro.. così. Nessuno lo gradirà, va bene? Non sei lei, quindi non provare neanche a far finta.”

“Non stavo -” Hermione chiuse la bocca, probabilmente immaginando che era inutile sprecare il fiato per spiegarsi. A giudicare dalla sua espressione, era piuttosto ferita dalle parole di Draco. “Non ho altro da mettere. Non posso indossare solamente l’unica uniforme scolastica che ho per tutto il tempo in cui resterò qui.”

“E allora andremo a comprarti qualcosa quando ti sarai cambiata.”

“Non ho soldi.”

Draco sospirò. “Sì, ok, io ce li ho, quindi lascia che sia io a preoccuparmene. Vatti a cambiare e andiamo.”

“Ma Silente ha detto -”

“T’interessa davvero cosa ha detto il vecchio? E poi, quello che non sa non può ferirlo.”

Hermione esitò un attimo, poi disse, “Ci metto un minuto.”

Si alzò dal divano e si diresse nella camera di Hermione, ma Draco la fermò. “Conosci qualche incantesimo per cambiare il colore dei capelli?”

“Certo,” rispose.

“Bene, usalo,” disse Draco. “Renditi il più diversa possibile.”

Annuì e sparì nella stanza.

Draco ne approfittò per farsi una doccia veloce. Di solito, non era lui a suggerire un giro per negozi alle ragazze – era sempre il contrario. Odiava fare shopping – specialmente per quanto riguardava le ragazze e i vestiti. A volte, Pansy ci metteva ore a decidere cosa voleva, e lo faceva restare lì per darle la sua opinione su cosa le stava bene e cosa no. Ma questo per questo ne sarebbe valsa la pena, se significava che quella ragazza non avrebbe dovuto rubare tutta l’identità di Hermione.

Dopo aver fatto la doccia, Draco usò un incantesimo per asciugarsi velocemente i capelli e andò nella sua stanza a prendere due mantelli neri con cappuccio dal suo guardaroba. Quando tornò nella sala comune, fu compiaciuto nello scoprire che a mala pena riconosceva la ragazza sul divano.

Era incredibile quanto il colore dei capelli e la pettinatura potessero cambiare l’aspetto di qualcuno. Non solo si era allisciata i capelli, ma li aveva tinti di un biondo pallido, quasi argenteo – tipo quello suo.

“Come sono andata?” chiese.

Draco si schiarì la gola. “Sei andata bene. Tieni, mettiti questo.” Le passò uno dei mantelli.

Lei lo prese con una mano e lo guardò curiosa. “E questo a cosa serve?”

“È un mantello. Voglio che te lo metta. Il cappuccio servirà a nascondere il tuo volto.”

Hermione si strinse nelle spalle e si mise il mantello. “È troppo grande.”

“È questo il punto, Granger. Abbiamo bisogno che questo mantello ti nasconda il più possibile. Ne metterò uno anch’io. Non voglio che nessuno mi riconosca e attacchi conversazione.”

Hermione annuì. “Capisco.” Si alzò il cappuccio sulla testa e sorrise a Draco – o almeno, lui pensò che gli stesse sorridendo. Era difficile da dire, a causa delle ombre che il cappuccio creava sul suo volto. Perfetto.

“Faremmo meglio ad andare ora,” disse Draco, avviandosi verso il buco del ritratto. “È abbastanza presto, quindi saranno ancora tutti a colazione. Se siamo fortunati, non ci vedrà nessuno, e sarà un viaggio veloce. Saremo di ritorno prima che si accorgano che ce ne siamo andati.”

“E se ci trovano?”

“Ce ne preoccuperemo se dovesse succedere.” Si fece da parte e si fermò. “Dopo di te,” disse, indicando il buco del ritratto.

Hermione annuì e gli passò accanto.

Nell’istante in cui uscirono, il cavaliere del ritratto li salutò con calore.

“Oh! Signor Malfoy!” esclamò. “Buongiorno! Ehi, chi è il tuo amico?”

Draco lo ignorò e gentilmente spinse Hermione via, ordinando silenziosamente di ignorarlo a sua volta. Mentre percorrevano il corridoio, poteva sentire il cavaliere borbottare qualcosa di poco carino.

Il percorso verso Hogsmeade fu sorprendentemente privo di problemi. Le domeniche erano, di solito, abbastanza tranquille, per la maggior parte della mattinata. Molti degli studenti erano impegnati a dormire, dopo essere stati alzati fino a tardi la sera precedente, con gli amici. C’era stato un tempo in cui Draco avrebbe passato quasi tutta la domenica a dormire, poiché passava tutti i sabato sera al cazzeggio con i suoi compagni di Serpeverde, a provocare casini fino alle prime ore della domenica mattina. Ovviamente, quei giorni erano ormai lontani. Adesso, si alzava presto la domenica mattina per portare una strana ragazza conosciuta appena due sere prima in giro a fare shopping.

Quando arrivarono a Hogsmeade, Hermione finalmente parlò. “Accipicchia.. okay, questo posto è un po’ diverso.”

Draco rispose con un grugnito. Non gli interessava più di tanto quanto fosse simile questa Hogsmeade a quella del suo mondo. Voleva solo spicciarsi. “Fantastico, Granger. Che ne dici di fare un salto da Gladrags, prima?”

Hermione strinse le spalle. “Va bene. Ovunque tu voglia andare mi va bene.”

Si incamminarono verso il negozio, che si trovava alla fine della strada. Lungo il cammino, incrociarono alcune persone, ma fortunatamente nessuno di Hogwarts. Per loro fortuna, inoltre, nessuno sembrava notarli più di tanto.

“Nel mio mondo, Gladrags è proprio qui,” disse Hermione, indicando un piccolo negozio sulla sinistra. Si fermò all’improvviso, guardando l’insegna. “Aspetto, che negozio è questo?”

Draco guardò il punto in cui stava indicando ed esitò. “Niente di interessante,” disse, afferrandole un braccio per farla ricominciare a camminare. Ma lei si liberò con facilità e si diresse verso il negozio.

Draco seguì i suoi passi. “Ascolta, ti ho detto che non è niente di interessante,” disse, insistente. “Non vendono i vestiti, ed è per questo che siamo qui, te lo ricordi?”

Bagatelles,” lesse Hermione ad alta voce. “Mm. Non c’è questo negozio nel mio mondo. Possiamo entrare? Per favore? Prometto che saremo veloci. Voglio solo dare un’occhiata.”

Draco aprì la bocca per protestare, ma lei stava già aprendo la porta per entrare nel negozio. Era un po’ troppo tardi per obiettare ormai.

Con riluttanza, la seguì all’interno. Avrebbe potuto lasciarla andare da sola, ma non poteva rischiare e lasciarla libera di vagare da sola. Per quanto ne sapeva, Hermione poteva essere alla ricerca di un’opportunità per piantarlo in asso.

“Wow,” sospirò nel momento in cui mise piede negozio. “È un negozio di soprammobili! Che bello!”

“Già,” borbottò Draco. Velocemente, voltò la testa quando vide il proprietario del negozio guardarli con curiosità. “Perfetto, adesso l’hai visto. Possiamo andare?”

“Signor Malfoy?”

Draco si immobilizzò, mentre il proprietario si avvicinava a lui.

“Draco Malfoy, non è vero?” chiese il vecchio.

Con un gemito interiore, Draco si tolse il cappuccio e sorrise senza sincerità all’uomo. “Signor Mortimer. Salve.”

Il vecchio sorrise. “Sapevo che era lei! Come sta, giovanotto? E la signorina ha gradito il regalo?”

Il sorriso di Draco svanì.

Il vecchio sembrò notare l’improvviso cambio di espressione di Draco. Osservandolo preoccupato, disse, “Le è piaciuto il regalo, vero?”

“Sì,” rispose Draco, teso. “Le è piaciuto molto.”

“Bene! Bene!” Il vecchio sembrò illuminarsi e guardò Hermione, che si stava assicurando di volgergli le spalle. “E qui, chi abbiamo?”

“He-Henrietta. È un’amica,” rispose Draco veloce. Si avvicinò ad Hermione e la prese per un braccio. “E ce ne stavamo andando.”

“Ma siete appena arrivati!”

“Sì, beh, abbiamo il tempo contato. Voleva solo entrare e vedere che genere di cose vende. I soprammobili non sono il suo genere, vero Henrietta?”

Hermione scosse la testa.

Draco si rivolse al vecchio sorridendo. “Ho cercato di dirle che non era un negozio per lei, ma doveva verificarlo di persona. Bene, arrivederci.”

“Okay allora! Buona giornata, giovane Malfoy!” Il vecchio agitò la mano mentre Draco e Hermione uscivano dal negozio.

“Niente più deviazioni,” le ringhiò Draco una volta usciti. “Limitiamoci a fare quello per cui siamo venuti.”

“Di che regalo parlava?” chiese Hermione.

“Non ti riguarda, Granger,” sbottò Draco, mentre si avvicinavano a Gladrags. “Adesso ascoltami, quando entriamo, muoviti a prendere qualsiasi cosa ti piaccia, e lascia fare a me.”

“Quanto posso spendere?”

Draco sospirò. “Onestamente, Granger, non m’interessa. Prendi anche tutto il negozio, se vuoi. Non m’interessa quante cose ti compri, o cosa ti compri, purché tu smetta di indossare i vestiti di Hermione.”

Draco non poteva esserne certo, ma era abbastanza certo che Hermione lo stesse guardando con curiosità da sotto l’ombra del cappuccio.

“Perché ti da così fastidio che metta i suoi vestiti?” chiese.

“E perché tu fai così tante domande?”

Hermione tacque. Lo seguì all’interno di Gladrags, dove scoprirono di essere gli unici clienti. Immediatamente, lei si incamminò verso il reparto per le giovani streghe e cominciò a curiosare.

Draco, nel frattempo, rimase in piedi davanti alla vetrina, osservando le persone che passavano. Era incredibile come molte di quelle persone sembravano felici – come se non avessero un solo problema al mondo. Le coppiette camminavano mano nella mano e sembravano molto innamorate, ma probabilmente non immaginavano neanche come si sarebbero sentiti se la loro metà all’improvviso li avesse lasciati per sempre. Piuttosto davano per scontato il fatto che i loro amati erano con loro lì, in quel momento. Di certo credevano che sarebbe durata per sempre –

“Okay, sono pronta.”

Draco fu trascinato fuori dalle sue fantasticherie al suono della voce di Hermione alle sue spalle. Si voltò e la vide, con in braccio almeno una mezza dozzina di articoli di abbigliamento. “Hai già finito?”

Hermione lo trafisse con lo sguardo. “Cosa vuol dire già? Siamo qui da almeno mezzora.”

“Oh, giusto,” disse Draco, sentendosi un completo idiota. Aveva lasciato che la sua mente vagasse fuori dalla vetrina; a lui era sembrato che fossero lì solo da un paio di minuti.

Raccolse i vestiti dalle sue mani e li portò alla cassa, dove una donna cominciò a fare il conto. “Hai preso qualcosa di bello?” le chiese.

Hermione si strinse nelle spalle. “Penso di sì. Mi sono assicurata di non prendere niente di simile a ciò che ho visto nell’armadio di Hermione. Non è stato difficile. Aveva quasi solo abiti babbani.”

La donna dietro il bancone, che stava imbustando i vestiti, si fermò improvvisamente e disse, “Hermione Granger?”

Un’ondata di panico travolse Draco. La donna era riuscita a riconoscerla?

“Uh.. come?” disse Hermione esitante. Draco notò un leggero cambiamento nella sua voce, come se stesse cercando di mascherarla.

La donna sorrise. “Vi ho sentito nominare Hermione. Stavate parlando di Hermione Granger?”

“S-sì,” balbettò Hermione.

“Era una ragazza deliziosa,” disse la donna con un grande sorriso. “Veniva sempre qui con Harry Potter e due dei Weasley. Era sempre così gentile. Così piena di vita..” Lentamente, il sorriso della donna scomparve. “Che cosa terribile che le è successa. Non potevo crederci quando l’ho saputo. La conoscevate?”

“No,” dissero in coro Hermione e Draco.

Draco si schiarì la gola e poggiò i soldi sul bancone. “Dovrebbero bastare per tutto. Tenga il resto.” Raccolse le buste di vestiti e si diresse alla porta, seguito da Hermione.

“C’è mancato poco,” mormorò Hermione. “Per un attimo ho pensato che mi avesse riconosciuta.”

“Beh, magari se ti fossi stata zitta -”

“Sei stato tu a farmi una domanda!” esclamò Hermione.

“Sh,” sibilò Draco. “Abbassa la voce.”

Diede un’occhiata alla strada, che sembrava un po’ più affollata di quando erano entrati nel negozio. Cominciava a riconoscere alcuni degli studenti di Hogwarts. “Faremmo meglio a tornare.”

Hermione annuì e si avviò senza aspettarlo.

“Ehi, rallenta!” le gridò dietro. Affrettò il passo per raggiungerla. “Dovresti fare più attenzione -”

Si bloccò quando vide un gruppo di persone familiare che si dirigeva nella loro direzione: Pansy, Blaise, Tiger e Goyle. Istintivamente, Draco fuggì nel vicolo più vicino fra due negozi. Si allungò e afferrò un lembo del mantello di Hermione, portandola con sé.

“Ehi!” protestò lei mentre Draco la spingeva velocemente contro il muro dell’edificio e le tappava la bocca con una mano. Si portò un dito alle labbra per farle capire di restare in silenzio.

Lei lo guardò dal basso con occhi spaventati, ma non fece alcun tentativo per liberarsi dalla sua presa. Invece, rimase in perfetto silenzio quando udirono le voci avvicinarsi.

“Mi chiedo dove sia Draco stamattina.”

Draco riconobbe la voce di Tiger.

“E a chi importa?” Questa volta, era stato Blaise a parlare.

“Dacci un taglio, Zabini,” disse Pansy. “Importa a me.”

“Beh, non dovrebbe,” disse Blaise.

Draco si sporse e vide che il gruppetto si era fermato proprio fuori dal vicolo. Draco pregò perché le ombre li nascondessero abbastanza.

“Ah sì? E perché non dovrebbe importarmi, Zabini?”

Blaise sembrò esitare. “Sai una cosa?” disse infine. “Lascia perdere. Se vuoi che ti importi ancora di lui, fai pure. Ma io penso che tu sia una stupida se pensi che a lui importi ancora di te.”

Draco poteva sentire gli occhi di Hermione che lo fissavano curiosi. Abbassò lo sguardo verso lei e si strinse leggermente nelle spalle, come per dire che non aveva idea di cosa stesse parlando Blaise Zabini.

“Fottiti, Zabini,” sbottò Pansy. Draco sbirciò ancora, giusto in tempo per vederla andare via infuriata.

“Stronza suscettibile, non è vero?” disse Blaise con un sorrisetto.

Tiger e Goyle risero entrambi e i tre ripresero la loro passeggiata, superando il vicolo. Draco emise un sospiro di sollievo non appena li ebbe persi di vista. Tolse la mano dalla bocca di Hermione.

Lei non perse tempo. “E questo che cos’era?”

“Niente,” borbottò Draco mentre si allontanava da Hermione, lasciando la presa che ancora aveva sul suo braccio. “Andiamo.”

Raggiunse la fine del vicolo e si guardò intorno da entrambi i lati per assicurarsi che la via fosse libera. Pansy non si vedeva più, e Blaise, Tiger e Goyle stavano raggiungendo i Tre Manici di Scopa in quel momento. Quando Draco non vide più gente che conosceva, fece segno ad Hermione di seguirlo fuori dal vicolo buio.

Una volta al sicuro sul sentiero per Hogwarts, Hermione disse, “Povera Pansy.”

Draco la guardò. “Tu e Pansy eravate amiche nel tuo mondo, o cosa?”

“Assolutamente no,” rispose Hermione. “Eppure – Blaise è stato piuttosto scortese con lei, poco fa. È vero, quello che ha detto?”

“Sul fatto che Pansy sia una stronza suscettibile? Sì. A volte.”

“No. Voglio dire.. sul fatto che non ti importa di lei?”

Draco grugnì. “Granger, non sono fatti tuoi, sul serio.”

“Lo so,” ribatté Hermione. “So che non lo sono, è solo che.. è la tua ragazza.”

“E tu come sai che è la mia ragazza?”

Hermione sorrise con aria mortificata. “L’ho letto – nel diario di Hermione. Ha detto che voi due stavate insieme.”

“Davvero?” Draco sollevò un sopracciglio. Perché Hermione avrebbe dovuto scrivere nel suo diario della sua storia con Pansy? Ovviamente, moriva dalla voglia di chiedere che cosa, di preciso, avesse scritto Hermione, ma dovette resistere al bisogno di farlo.

“Sì, davvero. Allora perché non ti importa di lei?”

Draco sospirò. “Granger, non mi sento dell’umore adatto per parlarne, ok?”

“Va bene,” mormorò Hermione. Non parlò più per il resto della strada di ritorno.

I corridoi della scuola erano quasi vuoti quando tornarono. La maggior parte degli studenti era o giù a Hogsmeade, o  a perdere tempo nelle sale comuni. I pochi studenti che incrociarono non li degnarono di uno sguardo.

“Visto come è stato facile, Granger?” disse Draco mentre si avvicinavano alla loro sala comune.

“Bentornati, signor Malfoy e ospite!” esclamò il cavaliere del ritratto. Sorrise da un orecchio all’altro quando vide Draco.

“Come mai sei così felice, tu?” chiese al ritratto.

“Dimmi la parola d’ordine, così potrai vederle con i tuoi occhi!” rispose il cavaliere.

Draco sospirò e mormorò la parola d’ordine. Mentre il ritratto si faceva da parte, sentì il cavaliere dire “Buona fortuna!”, ridendo sotto i baffi.

Si scambiò uno sguardo con Hermione mentre attraversavano il buco del ritratto. Quando entrarono nel dormitorio, Draco si tolse subito il mantello e lo gettò di lato su una poltrona. Si immobilizzò quando notò che qualcuno era seduto su quella poltrona.

Il professor Silente li guardava da sopra gli occhiali a mezzaluna, e non sembrava particolarmente felice.

“Signor Malfoy, signorina Granger,” disse con calma. “Dobbiamo parlare.”

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Eve ***


Eve (La Vigilia)

24 Dicembre

“Sono quarantuno galeoni, otto falci e cinque zellini, signor Malfoy.”

Draco rovistò nel portafoglio e tirò fuori i soldi. Porse al vecchio dietro il bancone quarantacinque galeoni e disse, “Tenga pure il resto.”

L’uomo gli sorrise con gentilezza. “La ringrazio, signore.”

“No, grazie a lei,” disse Draco, prendendo la scatola dal bancone. “Apprezzo molto ciò che ha fatto per me – specialmente con così poco preavviso.”

“È stato un piacere,” disse il vecchio. Mise i soldi che gli aveva dato Draco in una vecchia cassa fuori moda. “Mi ricorda molto suo padre.”

Draco sapeva che il vecchio lo stava dicendo come complimento, ma Draco non lo considerò tale. Detestava essere paragonato a suo padre con tanta leggerezza – come se essere così tanto simile a suo padre fosse una cosa buona.

“Grazie,” mormorò. “Buon Natale.”

“Buon Natale a lei, signor Malfoy!” esclamò il vecchio con allegria, mentre Draco usciva dal negozio.

Uscì dal vecchio negozio di soprammobili abbastanza soddisfatto dell’acquisto. Abbassò lo sguardo sulla scatola nelle sue mani e sorrise. Si era cominciato a preoccupare qualche giorno prima che non sarebbe stato pronto in tempo, ma fortunatamente quella mattina aveva ricevuto un messaggio via gufo, che lo informava che l’ordine era pronto per essere ritirato in qualsiasi momento. Perciò, subito dopo colazione, si era affrettato per scendere a Hogsmeade, da Bagatelles – un piccolo negoziò di artigianato che vendeva oggetti straordinari – per ritirarlo.

Draco si strinse nella giacca per scacciare il freddo pungente che c’era nell’aria e osservò la strafa affollata. Era la vigilia di Natale, e sembrava che molte persone si stessero dando un gran da fare per acquistare i regali dell’ultimo minuto prima che i negozi chiudessero. Per sua fortuna, Draco non doveva preoccuparsi troppo per i regali di Natale quell’anno. I Serpeverde solitamente non avevano l’abitudine di scambiarsi i regali – neanche gli amici più stretti. Il gesto era troppo.. gentile, per loro. Nonostante questo, aveva fatto un regalo a Pansy – un vestito particolare che lei gli aveva fatto vedere in una vetrina all’inizio dell’anno. Lo aveva adorato, ovviamente, e quando aveva finito di scartarlo sembrava essersi dimenticata del comportamento di Draco al Ballo del Ceppo. O piuttosto, aveva scelto di ignorarlo. E dopo, lei e il resto dei loro compagni Serpeverde erano tornati a casa per le vacanze. Draco invece aveva scelto di restare a scuola quell’anno – principalmente perché, sin dalla morte di suo padre, sua madre sembrava non voler avere molto a che fare con lui.

Sospirò mentre cominciava a tornare verso Hogwarts. Odiava le vacanze di Natale. Erano tutti così felici, era nauseante. Era contento per il fatto che sarebbe riuscito a passare le vacanze da solo, quell’anno.

Draco si fermò sui suoi passi quando intravide una ragazza più avanti, sulla strada, che sbirciava in una vetrina. Beh, non completamente solo, disse a se stesso. Anche di spalle, riconobbe Hermione. Era difficile non riconoscere i suoi capelli. Rimase lì per un attimo, incerto se salutarla o meno, ma lei gli rese le cose più semplici.

Lo vide riflesso nel vetro e si voltò immediatamente per guardarlo in faccia. Le guance e il naso erano leggermente arrossati, probabilmente per via del freddo. Sembrava stesse tremando, nonostante fosse pesantemente vestita con abiti invernali, e tenesse in mano una tazza fumante. “Ehi,” disse con esitazione.

“Ciao,” le disse. Non fece alcun tentativo di avvicinarsi a lei. Non era sicuro del motivo per cui si erano fermati. Le cose fra loro erano rimaste abbastanza imbarazzanti dalla notte del Ballo del Ceppo, e non si erano quasi parlati da quella breve conversazione del mattino dopo.

Hermione abbassò lo sguardo sul pacco che Draco stringeva fra le mani. “Acquisti dell’ultimo minuto?”

“Già,” rispose Draco, coprendo la scatola il più possibile con il braccio. “Tu?”

“No, ho finito gli acquisti due mesi fa.”

Draco rise. “Immaginavo.”

Hermione sorrise. “Detesto rimandare. Preferisco l’efficienza.”

“Penso che a Hogwarts lo sappiano tutti, ormai,” disse Draco. “Beh.. dov’è il tuo gruppetto di amici?”

Il sorriso di Hermione sparì, mentre abbassava lo sguardo. “Oh, beh.. non lo so. Le cose sono un po’ strane fra Harry e me, al momento. E per questo motivo, sono un po’ strane anche fra Ron e me. E Ginny.. beh, diciamo che a Ginny non vado molto a genio, ultimamente.”

“Oh.” Draco cercò di fare uno sguardo comprensivo. “Vuoi dire per quello che è successo al Ballo del Ceppo?”

“Esatto,” mormorò Hermione. Alzò lo sguardo verso di lui. “Immagino che avessi ragione sul fatto che Ginny non fosse d’accordo. È abbastanza arrabbiata con me, adesso. Mi ha accusato di aver cercato di rubarle il ragazzo. Mi ha detto un paio di cose.. non proprio carine.” Hermione scrollò le spalle. “Beh, le passerà, ne sono certa. Ha solo bisogno di un po’ di tempo. Sono certa che Harry stia facendo tutto ciò che è in suo potere per dimostrarle che è lei la ragazza che ama, e non sono io.”

Draco riconobbe un filo di tristezza nella sua voce, ma non avrebbe saputo dire se perché Harry amasse davvero Ginny, o perché i suoi amici ora la odiavano. Forse per entrambe. Ad ogni modo, Draco doveva resistere al bisogno di allungare il braccio e darle una rassicurante pacca sulla spalla.

“Perciò sei qui tutta sola?” le chiese.

“Nah. Sono venuta con Luna. Anche se si è distratta qualche minuto fa, e allora le ho detto che probabilmente sarei tornata a scuola da sola e ci saremmo incontrate dopo.”

“Ah,” disse Draco. “Beh, gradiresti un po’ di compagnia lungo il viaggio di ritorno? Stavo giusto tornando.”

“Grazie,” rispose Hermione. “A dire il vero sì, mi piacerebbe.”

Cominciarono a camminare a fianco a fianco lungo la strada affollata. Il loro silenzio avrebbe dovuto farli sentire a disagio, ma con grande sorpresa, non fu così.

“Sai,” disse Hermione all’improvviso, “non so neanche perché sono rimasta per le vacanze. Penso che sarei dovuta tornare a casa e stare con i miei.”

“Non dire sciocchezze,” disse Draco. “Hai deciso di rimanere perché è il tuo ultimo Natale qui, e volevi passarlo con i tuoi amici. Solo che, quando hai firmato per rimanere, all’inizio del mese, non sapevi ancora che i tuoi amici ti avrebbero dato il ben servito. Ma non preoccuparti, Granger, il Natale ha un suo modo strano per far sì che le persone dimentichino e perdonino. E perché non dovrebbero? Voglio dire, il Natale è il periodo più bello dell’anno.”

“Ah. A giudicare dal sarcasmo nella tua voce, direi che sei un tipico Ebenezer Scrooge.”

Draco la guardò con occhi sgranati. “Ebenezer che?”

Hermione sorrise. “Scrooge – Ebenezer Scrooge. È un personaggio infame di un famoso libro babbano. Si chiama A Christmas Carol *. Parla di un uomo chiamato Ebenezer Scrooge, ricco e avaro, che odia il Natale. E proprio prima di Natale, riceve la visita di tre fantasmi, - il fantasma del Natale Passato, Presente e Futuro – i quali gli mostrano che persona orrenda sia stato per tutta la vita, e come sarà spaventoso il suo futuro, se non fa qualcosa per cambiare.”

“Granger, mi stai dicendo che mi ritieni una persona orribile?”

“No!” esclamò Hermione. “No, non è per questo che ti paragonavo a lui. Niente affatto. Davvero, è solo perché non ti piace il Natale, e -”

“Calmati, Granger,” disse Draco accennando un sorriso. “Stavo scherzando. Sembra una storia piuttosto interessante, a dire il vero.”

“Oh, lo è. È una delle mie preferite.” Hermione sorrise. “Sai, dovrei avere il libro, da qualche parte nella mia stanza, se ti piacerebbe -”

Il resto della frase di Hermione fu tagliato via quando un ragazzo arrivò di corsa alle loro spalle e andò a sbattere contro Hermione, cercando di superarli. Il ragazzo riprese velocemente la sua corsa senza scusarsi per esserle andato addosso.

“Ehi!” sbottò Draco. “Guarda dove vai!”

Ma o il ragazzo non lo sentì, o semplicemente non gli diede importanza, perché non si voltò.

“Stupido idiota,”mormorò Draco. Guardò Hermione. “Stai bene?”

“Sì,” rispose Hermione, guardandosi. “A parte il fatto che adesso ho della Burrobirra bollente addosso.”

Ovviamente, la Burrobirra calda che Hermione aveva in mano era adesso completamente versata sulla sua giacca.

“Salve, signor Malfoy! Signorina Granger!” li chiamò una voce. Draco si voltò e vide la professoressa Cooman passargli accanto lungo la strada, qualche busta di acquisti appesa alle braccia.

“Salve,” mormorò Draco in risposta. Non era mai stato un grande ammiratore della professoressa Cooman.

“Siete pronti per il Natale?” chiese questa,  strizzando gli occhi dietro le sue spesse lenti di ingrandimento.

“Non proprio,” borbottò Draco.

“E lei, signorina Granger?” chiese la professoressa, voltandosi verso Hermione. “Lei è -”

All’improvviso, la donna sobbalzò. I suoi lineamenti divennero fiacchi e i suoi occhi più scuri. “Oh, povera, povera ragazza,” sussurrò.

“Hermione strinse le spalle. “Non è niente, è solo un po’ di Burrobirra. La posso togliere con un semplice incantesimo.”

La professoressa Cooman si avvicinò a lei, alzando una mano e posandola gentilmente sulla guancia di Hermione. “Domani,” disse con voce bassa e rauca. “Domani, morirai.” 

Hermione sbatté le palpebre. Draco sogghignò.

“Oh, che orrore,” continuò la Cooman. Chiuse gli occhi e ritirò la mano. “Morirai in un modo terribile, davvero terribile. Niente potrà salvarti. Niente, solo -”

Improvvisamente, i suoi occhi si aprirono e il suo sguardo cadde su Hermione, come se la vedesse per la prima volta. “Oh, signorina Granger,” disse con la sua voce normale. Strizzò gli occhi per guardarla, e indicò la sua giacca. “Si è versata qualcosa addosso, mia cara.”

Dopodiché, la Cooman riprese la sua via, canticchiando una canzone che Draco non riconobbe. Quando fu abbastanza lontana, Draco ridacchiò e disse ad Hermione, “Riesci a credere a quella donna?”

Hermione non rispose. Continuò a fissare la Cooman con uno sguardo preoccupato.

“Granger, per favore, dimmi che non prendi sul serio le cose che dice.”

“Non essere sciocco,” rispose Hermione sulla difensiva. Era riuscita a staccare lo sguardo dalla Cooman, e adesso guardava Draco. “Ovvio che non la prendo sul serio. E per essere onesti, mi ritengo offesa dal fatto che tu l’abbia addirittura pensato.”

Draco rise, mentre riprendevano a camminare. “Ti chiedo scusa, Granger. Non so come ho fatto a pensare una cosa del genere.” Fece una pausa, poi disse, “Ehi, ti ricordi al terzo anno, quando la Cooman continuava a predire la morte di Potter ogni settimana?”

Un piccolo sorriso si formò sulle labbra di Hermione. “Certo. Come potrei dimenticarmene? Ho perso il conto di quante volte sarebbe dovuto essere decapitato.”

“Lo so! Aspettavo con pazienza ogni settimana per ricevere la notizia che Potter aveva perso la testa, ma non mi è mai arrivata. Detesto quella donna, da allora. Non puoi continuare ad alimentare la speranza di qualcuno in questo modo, sai?”

Hermione gli colpì il braccio per giocare. “Questa è una cattiveria, Malfoy. So che odi Harry, ma onestamente non penso che lo detesti così tanto da desiderare che sia decapitato.”

Draco scrollò le spalle. Non gli andava proprio di discutere con Hermione di quanto detestasse il suo migliore amico – che tra parentesi era anche il ragazzo di cui lei era innamorata. Per sua fortuna, Hermione non sembrava aspettarsi una risposta, dato il veloce cambio di argomento.

“Allora andrai alla festa della vigilia di Natale, stasera?” chiese.

“Mm,” disse Draco sovrappensiero. “Beh, ci saranno tutti i miei professori preferiti. Così come Potter e i due Weasley. Dio, come posso rifiutare un’offerta del genere? Oh, cazzo,” disse, schioccando le dita. “Mi sono appena ricordato che ho programmato di cavarmi gli occhi con qualcosa di appuntito, stasera. Beh, immagino tu possa divertirti anche senza di me.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Partecipare non ti ucciderebbe, sai. Potresti scoprire che potrebbe piacerti -”

“Potrei scoprire che mi piacciono Potter e i due Weasley?” rise Draco. “Adesso sei tu che stai facendo la sciocca, Granger.”

Hermione lo guardò. “Beh, fai come vuoi. Se preferisci cenare tutto solo la vigilia di Natale -”

“Lo preferirei, Granger,” la interrupe Draco. “Lasciamo le cose come stanno.”

Continuarono a camminare in silenzio, finché Hermione non parlò di nuovo. “Beh, che cosa c’è nella scatola?”

“Se avessi pensato che erano affari tuoi, Granger, te l’avrei già detto.”

Hermione mise il broncio. “Va bene. Non m’interessa davvero cosa c’è dentro, comunque.”

Draco fece un sorrisetto. “Oh, invece che t’interessa, Granger. Ne sono certo. Sei una persona molto ficcanaso.”

“Non è vero!” esclamò Hermione. “Non sono ficcanaso. Sono solo.. curiosa, ecco tutto.”

“Mh” disse Draco, trasformando il suo sorriso in un ghigno. “Beh, magari se ti comporti bene con me, più tardi ti dico cosa c’è dentro.”

“Chi se ne frega,” disse Hermione, con indifferenza.

Il ghigno di Draco rimase stampato sul suo volto mentre guardava Hermione, che camminava alle sue spalle. Aveva alzato il volto, il naso all’aria, come a voler sottolineare che non poteva importarle meno se le avesse mai rivelato cosa c’era nella scatola. Draco era sicuro che stesse facendo finta che non le importasse, e questo lo divertiva. Prima che potesse fermarsi, era scoppiato a ridere.

Hermione sollevò un sopracciglio. “Cosa c’è di così divertente?”

“Onestamente? Non ne ho idea, Granger.”

Ma stava mentendo. Sapeva che la cosa divertente era il fatto che stessero tornando a scuola insieme, comportandosi come amici. Dopo anni di disprezzo e tormenti, stavano parlando e scherzando l’uno con l’altra. Si sorridevano a vicenda. E anche dopo l’imbarazzo dovuto al bacio dopo il Ballo del Ceppo, erano ancora in grado di guardarsi in faccia e parlare. Era incredibile, davvero – come la persona che aveva passato così tanti anni ad odiare, adesso fosse l’unica in grado di farlo sorridere.

“Ehi,” disse all’improvviso. “Mi è appena venuta in mente un’idea pazzesca.”

Hermione lo guardò con curiosità. “Ah sì? Che idea sarebbe?”

“Cena con me stasera.” Draco stesso era sorpreso per la sua idea. Non sapeva di averla avuta finché non l’aveva detta.

“Cenare con te?” chiese lentamente Hermione.

“Sì. Voglio dire, hai detto che le cose sono un po’ strane fra te e i tuoi amici ultimamente. Perciò non pensi che forse la cena della vigilia di Natale sarebbe imbarazzante per te, stasera?”

Hermione aggrottò la fronte. “Non ci avevo pensato..”

“Allora siamo d’accordo?” disse Draco. “Ceniamo in sala comune, solo tu ed io – senza imbarazzo?”

Hermione sembrò prendere in considerazione l’idea, ma alla fine scosse la testa e disse, “È un’offerta davvero gentile, ma.. tutti si aspettano che io vada, e se non mi faccio vedere..”

“No,” disse Draco, velocemente, “va bene, davvero. Era solo un’idea che mi era venuta in mente per caso, ad ogni modo.”

“Scusami,” disse Hermione con un cipiglio. "È solo che -”

“Granger, va tutto bene.”

Hermione abbassò lo sguardo per terra mentre continuavano a camminare. “Grazie per l’offerta, però,” disse con dolcezza. “È stato molto gentile da parte tua.”

“Già, beh.. mi conosci,” scherzò Draco, “faccio sempre cose gentili.”

Hermione rise. Draco sorrise a quel suono. Aveva una risata così bella – molto melodica e sincera. Per un breve momento, Draco si ritrovò incredibilmente geloso degli amici di Hermione – perché loro potevano sentire quella risata ogni giorno. Perché loro potevano vedere il suo sorriso diretto a loro. Lentamente, Draco cominciava a capire come fosse essere amico di Hermione Granger, e gli piaceva sempre più quello che scopriva.

“Hermione!” chiamò una voce all’improvviso alle loro spalle.

Sia Draco che Hermione si voltarono e videro Luna correre per raggiungerli. “Hermione,” disse quando li raggiunse, “te ne stai già andando?”

“Uh..” Hermione guardò Draco.

“Ho delle cose da fare,” disse Draco. “Ci vediamo dopo, Granger.”

Hermione annuì lentamente e lo guardò mentre si voltava.

Rimproverandosi in silenzio, Draco riprese il cammino, sentendosi addosso lo sguardo di Hermione. Ma quando si voltò pochi secondi dopo.. se n’era andata.   


Più tardi quella sera..

Quando Draco fece ritorno nella sala comune, quella sera, Hermione non c’era – ma vi era stata a un certo punto, a giudicare dal fatto che una copia di A Christmas Carol era stata accuratamente lasciata sul tavolo, accanto ad un biglietto con scritto, Leggilo se hai la possibilità. Penso che potrebbe piacerti. –Granger. Draco sorrise quando notò che si era firmata con il cognome. Riluttante, prese il libro dal tavolo e lo esaminò. Non era un libro molto grande. Se ci avesse provato, probabilmente sarebbe riuscito a finirlo per la fine della serata.

Perciò questo fu quello che fece per il resto della sera – si stese sul letto e lesse. Odiava ammetterlo, ma il libro non era niente male. E ancora di più odiava ammettere che il personaggio principale, Ebenezer Scrooge, gli ricordasse non solo se stesso, ma anche suo padre. E soprattutto, pensò, odiava il fatto che Hermione avesse visto le somiglianze – probabilmente era quello il motivo per cui era così impaziente perché lo leggesse. Ma in quel momento, Draco era troppo preso dal libro per preoccuparsene.

Infatti, era così preso dal libro, che non si rese conto che Hermione era tornata dalla cena di Natale. Ad un certo punto, sentì un rumore proveniente dalla sala comune, ma non si scomodò ad alzarsi per andarla a salutare. Aveva già ricominciato a sentirsi in imbarazzo con lei. Le aveva praticamente chiesto un appuntamento prima, e le aveva rifiutato. E Draco non era abituato a certe reazioni. Di solito, se invitava una ragazza fuori per cenare con lui, questa squittiva deliziata e magari sveniva. Ma Hermione era diversa – e probabilmente era per questo che Draco era così ferito dal fatto che gli avesse detto di no. Era una ragazza unica nel suo genere, il cui cuore apparteneva a qualcun altro. Qualcuno che non poteva neanche vedere quanto fosse speciale..

La mente di Draco cominciò a vagare, mentre si avvicinava alla fine del libro. Quando il Fantasma del Natale Futuro fece visita a Ebenezer Scrooge, capì che i suoi occhi cominciavano a non mettere più a fuoco. Si poggiò il libro in grembo, si strofinò gli occhi e sbadigliò. All’improvviso, si rese conto di essere anche stanco.

Posò il libro sul comodino e si alzò dal letto per sgranchirsi le gambe. Stava pensando di spegnere le luci nella sua stanza e andare a dormire, quando udì un leggero colpo alla porta. Curioso di sapere perché qualcuno avrebbe dovuto bussare alla porta della sua stanza da letto, andrò ad aprirla.

Hermione era in piedi dall’altro lato, vestita in pigiama e vestaglia, apparentemente imbarazzata. “Ciao,” disse con un filo di voce.

“Ehi,” rispose Draco. Fu sorpreso nel costatare quanto fosse gentile la sua voce, quando parlò.

“Non ti ho svegliato, vero?”

“Cosa? Oh, no,” disse Draco in fretta. “Stavo leggendo. Non mi ero neanche accorto che fosse così tardi.”

Il volto di Hermione si illuminò. “Leggevi A Christmas Carol?”

Draco annuì.

“Beh? Cosa ne pensi?”

“Non è male,” disse Draco, che non voleva rivelarle quanto gli stesse davvero piacendo il libro. “È praticamente autobiografico.”

Hermione sorrise. “Sei troppo duro con te stesso,” disse.

“Sì, beh.. “ La voce di Draco si spense. Per un attimo, nessuno dei due disse niente, finché alla fine Draco disse, “Dunque, cosa ti porta nella mia stanza da letto nel bel mezzo della notte?”

“Oh, uh..” Hermione cominciò ad arrossire. “Io, beh.. non riesco a dormire.”

“Oh.” Draco la studiò. Sembrava timida e forse un po’ imbarazzata. Ma soprattutto, sembrava molto tesa. “Va tutto bene?”

Lei annuì e sorrise. Ma non era lo stesso sorriso sincero che aveva visto prima, quello stesso giorno. Questo sembrava un tantino forzato.

“Dai,” disse Draco, facendosi da parte. “Perché non entri?”

Hermione esitò. “Sei sicuro? Cioè, le regole -”

“Al diavolo le regole,” disse Draco. “Entra.”

“Grazie,” disse Hermione, facendo un passo in avanti. Si fermò e si guardò intorno. “Quindi questa è la famosa stanza di Malfoy? Ho sentito un sacco di storie in proposito.”

Fu il turno di Draco di arrossire. Si schiarì la gola e disse, “Già. Comunque.. cosa ti preoccupa?”

Hermione scrollò le spalle. Incrociò le braccia al petto. “Niente, non c’è niente che mi preoccupa. Non riuscivo a dormire. Io.. non volevo essere sola, in questo momento.”

Draco strinse gli occhi e la guardò. Di solito, Hermione sembrava sempre calma, tranquilla e sicura di sé. Ma in quel momento, c’era un cambiamento ben visibile in lei. Sembrava distante, apprensiva, addirittura.. spaventata. All’improvviso, immaginò cosa potesse darle fastidio.

“Granger, non ti starai davvero preoccupando per quello che ha detto la Cooman prima, vero?”

“Certo che no!” sbottò Hermione. Ma, invece che apparire furiosa per quell’accusa, sembrava timorosa.

Draco non poté fare a meno che esserne divertito. Hermione era stata così inflessibile, durante il loro terzo anno, riguardo al fatto che la Cooman fosse solo un’impostora – eppure adesso, si stava bevendo le fesserie di quella donna. Il vecchio Draco, quello dell’inizio dell’anno, avrebbe colto al volo l’opportunità di torturare Hermione, ma quel ragazzo era nel passato. Adesso, scoprì che nonostante quel fatto lo facesse divertire, allo stesso tempo lo preoccupava.

Sedendosi sul letto, batté la mano sul posto accanto a sé e disse, “Vieni, siediti qui.”

Hermione guardò il suo letto timidamente prima di sedersi accanto a lui. Draco pensò che probabilmente non fosse mai stata sul letto di un ragazzo, prima di allora. Beh, a parte i letti di Harry e Ron, perché loro non contavano. E probabilmente non avrebbe mai pensato che si sarebbe ritrovata seduta sul letto di Draco Malfoy.

“Granger,” disse, “non devi fare finta che ciò che ha detto la Cooman non ti abbia innervosita. Diamine, probabilmente mi sentirei così anche io, se avesse detto le stesse cose a me.”

“Davvero?” chiese Hermione. “Cioè, non sono davvero preoccupata che possa avverarsi, è solo che.. non so. Mi ha fatto pensare, ecco tutto.”

Draco sollevò un sopracciglio. “Pensare a cosa?”

“Alla vita,” rispose Hermione. “Alla morte. A quanto ogni singolo giorno possa essere l’ultimo, e noi non lo sappiamo. Immagino che mi spaventi un po’, pensarci.”

“E allora non pensarci,” disse Draco con semplicità. “Specialmente quando sei a letto. Pensare alla morte è abbastanza da tener sveglio chiunque la notte.”

“Immagino di sì,” mormorò Hermione. Aveva lo sguardo basso sulle sue mani, che, notò Draco, tremavano leggermente.

Non poteva sopportare di vederla in quello stato. Era così abituato a vederla felice e spensierata che la sua inquietudine cominciò a far sentire inquieto lui. Velocemente, si sforzò di pensare a un modo per farla sentire meglio. Sapeva che probabilmente non sarebbe stato in grado di farla ragionare, perciò l’unica altra possibilità a cui la sua mente riusciva a pensare era qualcosa che non avrebbe voluto fare. Ad ogni modo, sapeva che doveva farlo.

Si alzò dal letto e andò alla sua scrivania. Aprì il cassetto superiore, vi frugò dentro e tirò fuori una scatola, impacchettata con una carta natalizia. Lo sguardo di Hermione lo seguì mentre tornava da lei e le porgeva la scatola.

“Ecco,” disse, mentre lei alzava le mani per prenderla. “Volevo aspettare e dartelo domani, ma.. beh, immagino che dovresti averlo stanotte.”

Hermione abbassò lo sguardo sulla scatola, con gli occhi leggermente spalancati. “Che cos’è?”

“Devi aprirlo per scoprirlo,” rispose Draco, tornando a sedersi accanto a lei.

Le sue mani, tremanti, rimossero gentilmente il nastro. Draco sorrise quando notò che Hermione stava nuovamente arrossendo.

“Non avresti dovuto, davvero,” disse, cominciando a togliere la carta. “Non sapevo che ci saremmo scambiati i regali..”

Draco scosse la testa. “Non preoccuparti. Aprilo.”

Non appena ebbe tolto tutta la carta che lo impacchettava, Hermione si prese un momento per piegare con cura la carta e poggiarla al suo fianco. Draco roteò gli occhi, impaziente.

Il fatto che stesse aprendo la scatola lo rendeva nervoso. Non era proprio sicuro del perché le avesse fatto un regalo – l’idea gli era venuta in mente qualche settimana prima, e gli era sembrata una buona idea all’epoca. E gli sembrava ancora una buona idea, ma aveva paura di quella che sarebbe stata la sua reazione. Dopotutto, probabilmente non era una cosa da tutti i giorni, per lei, ricevere un regalo da un avversario.

Perciò la guardò con attenzione, mentre apriva la scatola, poi mentre rimuoveva la carta che era rimasta in cima, sperando di poter capire la sua espressione. Fino a quel punto, tutto quello che riusciva a vedere era curiosità.

Lentamente, guardò nella scatola e tirò fuori ciò che stava dentro. Quando lo ebbe fra le mani, disse. “È un cofanetto.” Poi, esaminandolo più da vicino, aggiunse, “Un cofanetto davvero bello.”

Non stava mentendo. Il cofanetto era stato intagliato dal legno più fine, tinto di un marrone scuro, con molti complicati intagli di diversi fiori dappertutto. Sorrise mentre passava le dita sue ognuno di essi. “È meraviglioso,” mormorò.

“Aprilo,” disse Draco dolcemente.

Hermione avvicinò il cofanetto al suo viso. Quando trovò il piccolo chiavistello, sollevò il coperchio e, all’improvviso, una dolce melodia riempì la stanza.

“Oh,” sussultò Hermione, mentre una mano correva a coprirsi la bocca.

“È un cofanetto musicale,” disse Draco con un sorriso. “Vedi qui? C’è una piccola ballerina.”

Ovviamente, quando il cofanetto fu aperto, rivelò un piccolo palco, sul quale un’esile ballerina danzava. A differenza dei cofanetti musicali babbani, dove la ballerina era solo un semplice pezzo di plastica che girava senza fine, questo cofanetto conteneva una figurina incantata che si muoveva avanti e dietro sul palco, eseguendo i passi di danza più complicati.

Draco alzò lo sguardo per vedere l’espressione di Hermione, e notò i suoi occhi pieni di lacrime.

“Q-questa.. questa è la canzone che mi cantava mia madre tutte le sere,” balbettò.

“Lo so,” disse Draco. “La stavi canticchiando davanti a me, ricordi?”

Hermione annuì. “Come hai fatto a.. cioè, come -”

“Ho mandato un gufo a tua madre,” rispose Draco, senza che lei potesse terminare la sua domanda. “Le ho chiesto se poteva per cortesia dirmi il titolo della canzone che ti cantava sempre, tutte le sere, per farti addormentale. E lei mi ha risposto, più che compiaciuta di dirmi che canzone fosse. E poi sono andato da Bagatelles e ho fatto un ordine speciale. Ho fatto in modo che trovasse la canzone giusta e la inserisse. Non ero sicuro se tu fossi un’appassionata di danza classica, ma il proprietario ha insistito, ha detto che è una trazione metterci una ballerina, e allora.. l’ho fatta mettere. L’ho ritirato stamattina.”

“Ecco cosa c’era nella scatola che avevi,” sussurrò Hermione, sollevando una mano per asciugarsi velocemente le lacrime che avevano cominciato a scendere.

Draco annuì. “Sì. Ecco perché non potevo dirtelo prima. Volevo aspettare e dartelo domani, ma..  beh, non riesci a dormire, e so che la canzone che tua madre ti cantava ti aiutava ad addormentarti, e allora -”

Fu interrotto da un singhiozzo. Guardò Hermione e si accorse che non cercava più di asciugarsi le lacrime – erano troppe ormai.

“Granger, stai bene? Cioè, se non ti piace..” Il suo cuore affondò, temendo che non le piacesse il regalo.

“No,” rispose in fretta Hermione, tirando su col naso. “No, Malfoy – lo adoro. È semplicemente.. semplicemente il regalo più bello che abbia mai ricevuto.”

Draco fu sorpreso. Lo diceva solo per essere gentile, o parlava sul serio? Perché se era seria, questo significava che il suo regalo aveva superato il giornale regalatole da Harry..

“Non puoi capire quanto significhi per me,” continuò Hermione fra i singhiozzi. “Cioè, tutti i problemi che avrai affrontato -”

“Beh, non è che l’abbia fatto da solo,” scherzò Draco. “Ho avuto il semplice compito di ordinarlo.”

Hermione scosse la testa. “Tu.. tu ti sei ricordato che stavo canticchiando la canzone. Ha mandato un gufo a mia madre. Hai speso Merlino solo sa quanto per questo..”

La sua reazione sembrava abbastanza sincera. Abbastanza soddisfatto, Draco sorrise e disse, “Allora, ti piace?”

“No, Malfoy. Lo adoro. Grazie davvero tanto.”

“Non è niente,” disse Draco con nonchalance. “Ma prego, Granger.”

Hermione tirò su un’ultima volta con naso e si asciugò le ultime lacrime. Delicatamente, chiuse il cofanetto e rimase seduta per un momento con un’espressione pensierosa sul volto.

“Stai pensando a qualcosa, Granger?”

Alzò lo sguardo verso di lui. “Sì, a dire il vero..” La sua voce si affievolì. Sembrava di nuovo intimidita, adesso. “Mi chiedevo se – e puoi dire no, se vuoi – magari potevo.. dormire qui, stanotte?”

La sua voce era così calma e bassa che Draco non era sicuro di aver capito bene. Ma da come stava arrossendo, immaginò di aver capito bene. “Certo,” disse lentamente, non appena la sua domanda cominciò a prendere forma nella sua mente. “Sì, certo. Io posso dormire per terra -”

“No, io.. mm, voglio dire, se tu p-potessi.. dormire.. se noi potessimo dormire insieme nel letto.. voglio dire, dormire, non, quello..”

Draco sarebbe stato divertito dalla sua balbuzie, se solo non fosse stato sconvolto da quello che gli stava chiedendo. “Oh, giusto,” disse velocemente. “Dormire. Sì, posso – cioè, possiamo -”

“È solo che non vorrei proprio restare sola, stanotte..”

“Giusto. Certo. Sì, ti-ti capisco.” Maledizione. Cominciava a balbettare anche lui.

“Grazie,” disse Hermione, la voce appena più forte di un sussurro. “Significa molto per me.”

Dormire con lui significava molto per lei? In che razza di universo parallelo si era appena imbattuto? Non fece domande, però. Non osò. Qualsiasi cosa dicesse poteva, in ogni momento, farle capire che gli aveva appena chiesto di dormire nel suo stesso letto, e l’avrebbe fatta scappare a gambe lavate, terrorizzata. E Draco non voleva che succedesse. No, non voleva che dormisse da sola quella note, tanto quanto non voleva lei.

“Bene, allora..” Draco si alzò dal letto, imitato da Hermione, e cominciò a togliere le coperte. “Sì, allora.. mettiti pure lì. Mettiti comoda.”

Hermione gli sorrise sollevata. Sistemò il cofanetto musicale sul comodino e lo aprì nuovamente. Non appena fu sotto le coperte, Draco si affrettò a sistemarsi accanto a lei. Era incredibile come, nonostante fosse stravagante, essere steso nello stesso letto di Hermione Granger, gli sembrava così giusto.

Draco borbottò un incantesimo per far sprofondare la stanza nel buio per un breve istante, prima che la tenue luce della luna cominciasse a filtrare dalla finestra.

Si voltò su un fianco, in modo da trovarsi di fronte Hermione, la quale stava sul fianco giusto. Era così bellissima, con la luce della luna che le illuminava debolmente il volto, che Draco aveva difficoltà a non dirlo ad alta voce. Per sua fortuna, Hermione parlò prima che lui potesse dire qualsiasi cosa.

“Grazie, Draco. Di tutto.”

Draco sbatté le palpebre al suono del suo nome. Era sbalordito da quanto suonasse meraviglioso il suo nome, se era lei a pronunciarlo.

Nonostante lo stupore per il fatto che si chiamassero per nome adesso, riuscì a rispondere, “Non c’è di che.. Hermione.”

Lei sorrise quando sentì il suo nome. Forse stava pensando le stesse cose che aveva pensato lui quando lei aveva detto il suo nome. Era difficile a dirsi, davvero – ma era l’ultima cosa a cui stava pensando, visto che un attimo dopo, lei si era avvicinata e l’aveva baciato.

Era a dir poco sorpreso, ma lo stupore svanì quasi subito.

Era un bacio completamente diverso dal primo che si erano scambiati. Mentre l’altro era stato passionale e frenetico, questo era tenero e dolce.. deciso, eppure gentile. Durò solo pochi secondi, prima che lei si allontanasse.

Quando finalmente Draco aprì gli occhi, la trovò a sorridergli. Da quel che poteva vedere, non c’era traccia di rimorso sul suo volto. Draco ricambiò il sorriso.

“Buonanotte,” disse lei con dolcezza, mentre si voltava sull’altro fianco, in modo da dargli le spalle.

“Buonanotte,” riuscì a mormorare Draco. Continuò a fissare la sua schiena, il cuore che batteva impazzito. Lo aveva appena baciato. Hermione Granger lo aveva appena baciato. Di sua volontà. Non era stato lui a fare la prima mossa – era stata lei.

Era positivo il fatto che lei non potesse più vederlo, perché stava sorridendo come un’idiota. Doveva resistere al bisogno di farla girare per un altro bacio. No, avrebbe fatto le cose con calma con lei. C’erano ottime possibilità che il mattino dopo lei si svegliasse pentita di averlo baciato, ad ogni modo. O forse, il bacio non voleva essere romantico, ma piuttosto doveva prenderlo come un segno di apprezzamento..

“Malfoy?” disse lei improvvisamente, con voce assonnata.

“Sì?”

“Mi dispiace.”

“Ti dispiace per cosa?” Per il bacio? Non doveva di certo scusarsi per quello.

“Mi dispiace,” disse, la voce così bassa che Draco fece fatica a sentirla, “che tu mi abbia fatto un regalo così meraviglioso, ma io non ti abbia regalato niente.”

Draco sorrise a quell’affermazione. “Oh, Granger,” disse. “Non puoi immaginare. Mi hai appena regalato tutto quello che volevo.”

Lei non rispose. Draco non era sicuro se fosse perché stava cercando di capire cosa intendesse, o perché si era addormentata. Immaginò, a giudicare dal ritmo pesante e regolare del suo respiro, che fosse la seconda. Probabilmente è un bene, pensò Draco fra sé e sé. Non era certo di essere pronto a farle sapere cosa intendesse, ad ogni modo.

Continuò a guardarla alla luce della luna. Sarebbe stato felice di guardarla dormire per tutta la notte, ma sentiva le palpebre diventare pesanti, che minacciavano di chiudersi sui suoi occhi. Non cercò di opporsi. Prima si fosse addormentato, prima sarebbe arrivata la mattina di Natale. Aveva un buon presentimento per il giorno dopo – fosse solo perché si sarebbe svegliato al fianco di Hermione Granger.

Mentre il debole suono della musica riempiva la stanza, Draco chiuse gli occhi e scivolò in quello che sarebbe stato l’ultimo sonno sereno di cui avrebbe goduto per parecchio tempo.

 

* Ho preferito lasciare il nome in inglese, ma se vi interessa leggerlo, è Il Canto di Natale, di Dickens.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Void ***


Void (Vuoto)

“Signor Malfoy. Signorina Granger. Dobbiamo parlare.”

Draco grugnì interiormente alla vista del professor Silente seduto nella sua sala comune – che sembrava anche un tantino infuriato.

“Signore,” cominciò Draco, ma Silente alzò una mano per farlo tacere.

“Non vi avevo specificamente detto di restare nel dormitorio fino a domani mattina?”

“Sì, signore, ma -”

“E allora perché nessuno di voi due era qui quando sono arrivato? E perché mi sembra che voi siate appena tornati da un posto in cui non sareste dovuti andare?”

Draco sospirò. Sapeva che era inutile mentire, ma non se la sentiva proprio di spiegare la situazione. “Siamo stati a Hogsmeade, signore. Non si preoccupi, non ci ha riconosciuto nessuno. Me ne sono assicurato io stesso.  Ci scusi.” Si assicurò di borbottare appena le ultime due parole.

Silente annuì lentamente. Con grande sorpresa di Draco, il vecchio non sembrava essere più tanto irritato per tutta quella faccenda. Infatti, i suoi lineamenti si erano addolciti notevolmente quando disse, “Molto bene. Sono deluso perché avete disobbedito al mio ordine, ma ci sono questioni più importanti di cui discutere in questo momento.”

Rivolse la sua attenzione a Hermione e sorrise. “Ho informato il personale della sua situazione. La maggior parte dei professori sono a dir poco perplessi, ma sembrano impazienti di conoscerti.”

Hermione sorrise a quelle parole.

“Ora, non sono certo che il signor Malfoy l’abbia informata o no, ma prima del suo arrivo, la professoressa McGranitt ed io stavamo scegliendo una nuova studentessa che ricoprisse il ruolo di Caposcuola.”

Draco abbassò lo sguardo verso il pavimento. Con tutto quello che era successo negli ultimi giorni, si era completamente dimenticato della ricerca di una nuova Caposcuola. Era un po’ deluso nello scoprire che la ricerca era ancora aperta.

“Beh,” continuò Silente, “la professoressa McGranitt ed io ne abbiamo discusso a lungo, e alla fine siamo stati entrambi d’accordo che – se lei è interessata, ecco – lei potrebbe prendere il ruolo di Caposcuola per il resto del suo tempo qui.”

Draco alzò la testa di scatto e guardò incredulo il vecchio di fronte a lui. Era diventato pazzo? Una cosa era dare il compito di Caposcuola a un’altra studentessa, ma darlo a una strana ragazza proveniente da un altro mondo – qualcuno di cui nessuno sapeva niente – era tutt’altra cosa.

“Signore,” s’intromise. “Non penso che -”

“Mi piacerebbe tantissimo essere Caposcuola!” esclamò Hermione.

Silente sembrò euforico per la sua risposta. “Presumo che lei fosse Caposcuola nel suo mondo, dico bene?”

“Certamente,” disse Hermione, raggiante.

“Splendido.” Silente si voltò verso Draco. “Non sarà un problema per lei, giusto signor Malfoy?”

Voleva dire si – che sarebbe stato un problema enorme, gigantesco. Ma sarebbe servito a qualcosa? Avevano già preso la loro decisione. Non c’era niente che poteva fare se non mentire.

“No, signore,” borbottò.

“Molto bene, allora!” disse Silente, alzandosi. Si rivolse a Hermione e disse, “Verrò a prendervi domani mattina e andremo insieme in Sala Granger, dove spiegherò tutto agli studenti.”

Hermione annuì. Un’espressione nervosa si formò sul suo viso mentre guardava Draco. Lui resse il suo sguardo per un attimo prima di distoglierlo.

Cominciò a camminare lungo la stanza mentre Silente li salutava, sentendo appena quello che il vecchio diceva. Guardò Silente andare via, e vide l’espressione di Hermione rilassarsi.

Quando furono soli nella stanza, lei tornò a guardarlo ancora una volta e chiese, “Allora, quali sono esattamente i miei compiti da Caposcuola?”

Draco non poté fare a meno che rigirare la domanda. “Non eri davvero Caposcuola nel tuo mondo, vero?”

“Cavolo, no,” rispose Hermione con una risatina. “Roba da pazzi.”

Draco sogghignò. “Chi l’avrebbe mai detto, Granger. Hai appena raccontato una bugia al Preside – e con tanta abilità e totale mancanza di morale.”

Hermione imitò il suo ghigno e disse, “Oh, per piacere. Vuoi dirmi che tu non hai mai raccontato una bugia al Preside?”

“Oh, certo che . E parecchie. Ma la vera Hermione Granger – lei non avrebbe mai mentito al vecchio. Neanche se fosse stato per una buona causa.. tipo aiutare a salvare il mondo, o alter cose ridicole.”

Hermione si rabbuiò. “Già, beh.. probabilmente ci sono un sacco di cose che la vera Hermione non avrebbe mai fatto e che io ho fatto.”

Draco non poté non notare il modo il cui disse “la vera Hermione”, come se quelle parole le lasciassero l’amaro in bocca.

“Ci scommetto,” disse Draco.

Hermione strinse gli occhi, guardandolo. “Lo dici come se lo sapessi per certo.”

“Come potrei saperlo per certo, Granger? Non ti conosco per niente.”

“Giusto, Malfoy, non mi conosci. E da quel che vedo, non t’interessa farlo.”

Dovrebbe? Dopo tutto, non sei altro che la copia di una ragazza che odiavo. Perché dovrei anche solo pensare che valga la pena conoscerti?”

Poteva vedere la sua mascella contrarsi, come se stesse stringendo i denti. “La detestavi, eh? Credo che sia molto interessante.”

“Ah sì? E perché?”

“Perché dovrebbe interessarti qualsiasi cosa io abbia da dire?” Incrociò le braccia sul petto ed emise un leggero sbuffo. La sua reazione era così simile a quella che aveva la vera Hermione quando era infastidita. Ma Draco si rifiutò di lasciare che quel fatto lo addolcisse.

Non mi interessa, Granger. Ascolta, saremo costretti a convivere per un po’, ma questo non vuol dire che dobbiamo essere amici. Infatti, preferirei che non lo fossimo affatto.”

“A me va bene,” brontolò Hermione. Raccolse le sue buste dal pavimento. “Vado a farmi una dormita.”

“Buona idea,” borbottò Draco in risposta.

Hermione strinse le labbra e gli passò accanto, diretta alla sua stanza. Ma prima di uscire dalla sala comune, si fermò e si voltò.

“So che non ti piaccio,” disse, “e mi sta bene, lo capisco. Non mi aspetto di piacerti. E so anche che non mi vuoi qui, e capisco anche questo. Ma sono qui, e prima lo accetti, prima forse smetterai di odiarmi.”

“Io non ti -” cominciò Draco, ma poi si interruppe. Stava per dirle che non la odiava. Ma sarebbe stata la verità?

“Sì invece.” Hermione strinse le spalle, mentre abbassava lo sguardo sul pavimento. “Ma poi, perché non dovresti? Voglio dire, odiavi anche lei.”

Pronunciando l’ultima frase, alzò lo sguardo dal pavimento e lo fisso negli occhi, con uno strano sguardo che Draco non riuscì a decifrare. Ma prima che potesse anche solo provarci, lei ruppe il contatto visivo voltandosi e andando nella sua stanza.

Draco lasciò andare il respiro che non si era accorto di trattenere. Dunque la nuova Hermione era molto perspicace. O era così, o l’antipatia che Draco provava nei suoi confronti era troppo evidente.

Si passò una mano fra i capelli mentre si lasciava cadere sul divano. Non era neanche sicuro che gli stesse antipatica, poi. Era diffidente. Non si fidava di lei. E odiava il mondo il cui era vestita la notte in cui era arrivata – come una troietta Serpeverde. Ma quel mattino, quando l’aveva vista con i capelli mossi e i vestiti semplici.. aveva visto Hermione. La vera Hermione. L’unica Hermione di cui gli sarebbe mai importato davvero. Vederla così lo aveva quasi distrutto. Perché con i capelli lisci e i vestiti striminziti, poteva ripetersi che fosse solo una che le somigliava. Ma altrimenti, sapeva che avrebbe abbassato la guardia, e si sarebbe concesso il lusso di credere che fosse davvero lei. Così come stavano facendo i suoi amici.

Grugnì quando pensò ai suoi amici, perché gli ricordò che il giorno seguente, tutta la scuola avrebbe scoperto di lei. Come avrebbero reagito? Di certo non l’avrebbero presa tutti sorprendentemente bene come aveva fatto Ginny. Immaginava che alcuni studenti sarebbero stati straniti. Altri moderatamente incuriositi. E tutti i Serpeverde.. beh, i suoi compagni di casa sarebbero stati eccitati, in quanto Draco era sicuro che alla maggior parte di loro mancasse tormentare Hermione Granger.  E con molta probabilità, questi non avrebbero perso tempo. E ovviamente Draco, da Caposcuola, avrebbe dovuto porre fini a queste stupidaggini, facendo domandare ancora una volta da che parte stesse. Odiava questo fatto. E la nuova ragazza aveva ragione – la odiava. La odiava per tutto quello che il suo arrivo avrebbe provocato. E la odiava per quello che quasi era, ma non era.

All’improvviso, un riposino sembrò una buona idea anche a lui. Se solo fosse stato in grado di addormentarsi e risvegliarsi quando l’anno scolastico era già finito – o meglio ancora, se non si fosse proprio svegliato.

Sapeva che avrebbe dovuto rimproverarsi per quei pensieri negativi, ma era troppo stanco – fisicamente ed emotivamente – per preoccuparsi di cosa pensava.

Anziché rimproverarsi, affondò il viso in un cuscino e si stese sul divano, facendo un grande sospiro. Sapeva che il sonno avrebbe fatto arrivare prima il giorno seguente. Ma forse era questo che voleva – superarlo. Superare il resto dell’anno e andare avanti con la sua vita. Chiuse gli occhi e cercò di immaginarsi dopo il diploma, dopo Hogwarts. Ma non vide niente. Niente se non uno spazio buio e vuoto. Lo stesso vuoto che al momento gli occupava l’anima, risucchiandola lentamente, e che scacciava tutto il resto della vita che gli rimaneva. Il vuoto lasciato dalla morte di Hermione Granger.

L’oscurità consumante che vide, mista alla paura, ebbe presto il sopravvento. Ma prima di scivolare nel sonno, poteva giurare di aver sentito la dolce melodia del cofanetto musicale di Hermione riempire l’aria, e il bellissimo suono della sua voce che cantava per farlo addormentare.

 

Note della Traduttrice: Sì lo so! Capitolo brevissimo (in confronto al precedente soprattutto!) infatti ci ho messo relativamente poco a tradurlo. Non succedere quasi niente in questo capitolo, lo so. Ma dovete avere un po’ di pazienza, presto molte domande troveranno una risposta :) Grazie a tutte le persone che seguono questa storia, sia a chi legge soltanto, che a chi lascia una recensione!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Last Christmas ***


Nota della traduttrice: Okay, prima di tutto, scusate il ritardo. Vorrei scusarmi per averci messo tanto, ma ho due motivi relativamente validi. Uno è che sono ricominciate le lezioni, l’altro è che questo capitolo, oltre ad essere tremendamente lungo – su word sono 15 pagine! – è.. come dire, angosciante. Sapevo già cosa sarebbe successo, lo sapevo anche leggendolo, ma non potevo tradurre più di poco per volta, era più forte di me. Scusatemi T_T
Spero che nonostante tutto vi piaccia. Ricordate dove avevamo lasciato Draco e Hermione nel passato, vero? La sera della vigilia, nel letto di Draco.. bene, ve lo ricordate. Questo capitolo si svolge tutto al passato, niente nuovi avvenimenti quindi, e tutto il giorno di Natale. Buona lettura!

 

 

 

Last Christmas (Lo scorso Natale)

 

25 Dicembre

Quando Draco Malfoy si svegliava con le braccia avvolte attorno al corpo di una ragazza, significava una e una sola cosa: che la notte precedente era stato fortunato.

Il che è esattamente il motivo per cui andò immediatamente nel panico quando aprì gli occhi, la mattina di Natale, e scoprì che la ragazza che stringeva fra le braccia era Hermione Granger.

I pensieri affluirono nel suo cervello tutti insieme, quando si sedette. Cosa avevano fatto? Avevano bevuto? Lei si sarebbe incazzata, svegliandosi e ritrovandosi nel letto di Draco Malfoy? E oh, per Merlino, e se avessero-

“Buongiorno,” disse una voce gentile al suo fianco.

Draco abbassò lo sguardo su Hermione, che lo osservava con gli occhi scintillanti e un caloroso sorriso. Aveva ancora la faccia assonnata, come se si fosse appena risvegliata da un sogno magnifico. E in qualche modo, anche con i suoi capelli ribelli sparpagliati sul cuscino e gli occhi assonnati, era decisamente bella da togliere il fiato.

“Girono,” mormorò Draco, distogliendo velocemente lo sguardo.

“C’è qualcosa che non va?” chiese lei. “Mi sembri.. preoccupato per qualcosa.”

Draco tornò a guardarla, stupito che lei non avesse ancora compreso la situazione in cui si trovavano.

“Beh, non è che mi svegli tutti i giorni al fianco della Caposcuola, sai.”

Ed ecco lo sguardo – lo sguardo di una ragazza che ha appena cominciato a capire che si è appena svegliata in un letto non suo, accanto ad un Serpeverde. Sorprendentemente, però, il suo sguardo non poteva essere più diverso di così. Non sembrava disgustata, confusa, o in collera. Anzi, sembrava lievemente divertita.

“Aspetta,” disse lei, “non penserai che noi due -” Improvvisamente, cominciò a ridacchiare. “Pensi che sia successo qualcosa, fra noi! Non ti ricordi cosa è successo la notte scorsa?”

Ovviamente Draco ricordava la notte precedente. Era andata nella sua stanza, perché si sentiva inquieta, e lui l’aveva calmata dandole il regalo che aveva comprato per lei. E dopo si erano addormentati – niente di più. Era da sciocchi pensare che fosse successa qualsiasi altra cosa.

“Certo che mi ricordo. Solo – beh, mi sono appena svegliato e il mio cervello non ragiona ancora. Ho semplicemente avuto un momentaneo vuoto di memoria.”

Hermione sorrise e si mise a sedere accanto a lui. “Oh. Beh, sembri assolutamente terrificato.”

“Non è vero,” protestò Draco, scuotendo la testa.

“Sì invece!” esclamò Hermione con una risata. “Davvero. Come se la possibilità che sia successo qualcosa fra noi ti spaventi a morte.” Il suo sorriso svanì lentamente, mentre abbassava lo sguardo sulle sue mani.

“No,” la rassicurò Draco. “Non sono spaventato. Almeno non per i motivi che pensi tu.”

“Ah sì? E a che motive pensi che io stia pensando?” 

Draco scrollò le spalle. “Non saprei. Probabilmente pensi che sia spaventato perché..  perché credevo di aver avuto contatti intimi con una mezzosangue.” Disse l’ultima parola con dolcezza e si tirò indietro.

“Beh,” disse Hermione. “Allora hai ragione – era a questo che stavo pensando.” Gli fece un mezzo sorriso.

Draco allungò una mano e con un dito le sollevò il mento, in modo che potesse guardarla direttamente negli occhi. “Non è questo che mi spaventa,” le assicurò. “Io.. per un attimo mi sono preoccupato di.. di aver fatto qualcosa di inappropriato, la notte scorsa, e.. avevo paura di averti ferita – qualcosa di cui ci saremmo entrambi pentiti.”

Hermione sbatté le palpebre e afferrò la mano che era ancora sotto il suo mento. “Beh, non hai fatto niente per ferirmi, la notte scorsa. A dire il vero, mi hai aiutato. E parecchio. E di certo non mi pento di questo.” Con un sorriso, si alzò e prese il suo cofanetto musicale dal comodino. “Buon Natale, Draco.”

“Buon Natale.. Hermione.” A Draco cominciava a piacere il suono del suo nome sulla sua lingua.

Hermione sorrise e si voltò per andarsene, ma si fermò e tornò a guardarlo. “Ehi, che programmi hai per oggi?”

Draco ci pensò su un attimo. “Beh, è Natale. Pensavo di dormire tutto il giorno, e se mi va, potrei anche mangiare qualcosina.”

“Che ne dici di una cena?” chiese senza riflettere.

“Una cena?” chiese Draco, curioso.

“Sì, una cena. Con me.” Cercò di evitare di guardarlo negli occhi, come se fosse nervosa. “Voglio dire, lo so che ti ho detto di no ieri sera, e se non vuoi cenare con me stasera, ti capisco perfettamente. È solo che alla fine ho passato tutto il cenone della vigilia di Natale e pensare che avrei preferito essere con te, e poi questa mattina, quando io ero sveglia e tu dormivi ancora, ho pensato che mi sarebbe piaciuto passare la sera di Natale con te. Cioè, sei stato così dolce ieri a invitarmi a cenare con te, e mi sono sentita una tale stupida -”

“Granger,” la interruppe Draco, ridendo. Non l’aveva mai vista parlare così tanto senza fermarsi per prendere aria. “Se mi stai chiedendo di cenare con te, la risposta è sì.”

L’espressione di Hermione, da preoccupata, divenne sollevata nel giro di mezzo secondo. “Davvero?”

“Non me lo perderei per niente al mondo,” le rispose. “Me la vedo io a preparare tutto.”

“No,” ribatté Hermione. “Lascia che me ne occupi io. Dopotutto, io sto invitando te a cena, non il contrario.”

“Sì, ma te l’ho chiesto prima io, ieri. E anche se hai declinato la mia proposta, dovrebbe essere ancora una mia responsabilità.”

“Ma tu mi hai fatto questo meraviglioso regalo,” disse Hermione, mostrandogli il cofanetto, “e io non ti ho preso niente. Il minimo che io possa fare è preparare la cena.”

“Granger, non voglio discuterne,” disse Draco con finto fastidio. “Esci e vai dai tuoi amichetti, stamattina, e più tardi torna qui e cena con me. Ecco il tuo regalo di Natale per me. Che ne dici?”

Hermione lo guardò dubbiosa. “Sei sicuro?”

“Assolutamente. Adesso va a fare quello che devi fare per prepararti per un giorno con i Weasley e Potter. Non vorrai farli aspettare? Non a Natale.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ci vediamo dopo.”

Aveva già messo un piede oltre la porta quando Draco disse, “Ehi, Granger?”

“Sì?” disse lei, voltandosi a guardarlo.

“Va meglio stamattina? Per la.. sai.. la faccenda della Cooman?”

Il sorriso di Hermione vacillò un po’. “Sì, certo. A dire il vero, mi sento anche un po’ sciocca per essermene preoccupata.”

“Non devi sentirti sciocca,” disse Draco, improvvisamente serio. Si alzò e la raggiunse. “E non devi neanche preoccuparti. Non potrei mai permettere che ti succeda qualcosa, per niente al mondo.”

Hermione lo guardò con gratitudine. “Ti credo,” sussurrò. Con un sorriso, si voltò ed uscì dalla stanza.


“Dobby si rifiuta di cucinare per Draco Malfoy! Draco Malfoy non è amico di Harry Potter, perciò non è amico di Dobby.”

Draco alzò gli occhi al cielo, sentendo le proteste dell’elfo domestico. Anche se la sua lealtà verso Potter – che non era neanche il suo padrone – era ammirabile, in quel momento non era molto utile a Draco. Ovviamente, non poteva biasimare l’elfo per non voler aiutare un Malfoy – aveva servito famiglia Malfoy, anni prima, ed era stato tratto decisamente male da Lucius. Eppure, Draco fu sorpreso dal fatto che l’elfo domestico covasse ancora rancori, dopo tanto tempo.

“Ascolta,” disse, inseguendo l’elfo per le cucine della scuola, dove si era diretto immediatamente dopo che Hermione era entrata nel bagno per farsi una doccia. Voleva che la cena di quella sera fosse speciale, e non lo sarebbe stata se avesse cucinato lui, poiché non aveva mai dovuto cucinare per se stesso in tutta la sua vita, neanche una volta. “Non te lo sto chiedendo solo per me. Ci sarà anche Hermione Granger. Cucineresti anche per lei. E lei è un’amica di Harry Potter – una cara amica.”

Dobby si fermò sentendo il nome di Hermione. “A Dobby piace Hermione Granger.”

“Bene.. anche a Draco,” disse Draco, senza rendersi conto che stava cominciando a parlare come un elfo domestico. “Hermione Granger è una ragazza speciale, e merita una cena speciale, non credi? Non te lo chiederei neanche, se fosse per me, ma sono certo che Hermione sarebbe felicissima se tu facessi una cosa del genere per noi.” Sapeva che era vero solo a metà – anche se a Hermione piacevano Dobby e gli altri domestici, detestava l’idea di costringerli a dipendere dagli umani.

Per precauzione, si affrettò ad aggiungere, “Anche Harry Potter ne sarebbe felicissimo.”

L’elfo domestico lo guardò, perso nei suoi pensieri – come se stesse cercando di decidere se Draco parlasse sul serio. Alla fine, disse, “Draco Malfoy è sicuro che Harry Potter sarebbe d’accordo?”

“Oh, ne sono sicurissimo. Harry Potter vuole che Hermione Granger sia felice.”

“E allora Dobby lo farà,” disse l’elfo. “Dobby prepara la cena per Hermione Granger e Draco Malfoy.”

“Fantastico,” disse Draco, sollevato. Diede all’elfo una pacca sulla spalla. “Grazie, Dobby. Mi stai salvando la vita.”

Dobby mormorò qualcosa sotto voce, ma Draco non riuscì a sentirlo poiché stava già uscendo dalle cucine.

Soddisfatto, Draco tornò nella sala comune, fischiettando lungo la strada. Il giorno prima, era stato sul punto di credersi un Ebenezer Scrooge. Ma adesso era pronto a godersi il Natale, anche se solo da poche ore, e sentiva che niente poteva rovinargli il buonumore.

Almeno fin quando non tornò nella sala comune.

Il ritratto fece un sorrisetto non appena vide arrivare Draco, facendolo immediatamente preoccupare. Era chiaro a tutti che il ritratto non era un grande fan di Draco, e che sembrava essere molto compiaciuto delle sue disgrazie.

“Come mai sei così felice, tu?” sbottò Draco al cavaliere.

“Oh, non è niente,” rispose il ritratto canticchiando. “È Natale, tutto qui. Il momento perfetto per essere allegri.”

Draco non credeva affatto che il Natale fosse il motivo dell’allegria del cavaliere, e quando si aprì il buco del ritratto ed entrò nel dormitorio, ne ebbe conferma.

“Per la miseria,” borbottò non appena fu entrato nella sala comune, che era già occupata dai due Weasley, un salvatore del mondo magico, una Lunatica Lovegood e la Granger.

“Malfoy!” lo salutò allegramente Hermione.

“Granger!” rispose Draco, fingendo di essere entusiasta. Ignorò le occhiatacce mortali che gli lanciavano Harry e Ron. “Non sapevo avessi.. ospiti. Sparisco.”

Si voltò per andarsene, ma Hermione lo fermò.

“No, non è necessario,” disse. “Qui abbiamo finito, ad ogni modo. Stavamo per andarcene. Andiamo a fare un giretto ad Hogsmeade.”

“Perché non vieni con noi?” suggerì Ginny, accennando un sorrisetto.

Tutti guardarono Ginny increduli – soprattutto Harry, che sembrava assolutamente inorridito all’idea.

“È un’idea fantastica!” esclamò Hermione, voltandosi verso Draco. “Perché non ti unisci a noi? Più siamo meglio è.”

Ron sbuffò.

“Hermione,” cominciò a protestare Harry. Ma Hermione lo zittì con semplice gesto della mano e continuò a fissare Draco, speranzosa.

Il pensiero di passare il giorno di Natale con gli amici della Granger era abbastanza da far venire voglia a Draco di lanciarsi da solo un Avada Kedavra in quel preciso istante. Ma d’altro canto, il pensiero di passare il giorno di Natale con la Granger – anche se con i suoi amici – aveva sicuramente la meglio. Quindi, prima ancora di avere il tempo di pensarci e decidere che era una cattiva idea, disse , “Va bene.”

Ron lo fulminò con lo sguardo. Harry borbottò qualcosa d’incomprensibile. Ginny fece un sorrisetto soddisfatto. E Luna continuò a fissare il vuoto. Hermione si limitò a sorridergli calorosamente, e disse, “Fantastico.”


Il giorno di Natale, I Tre Manici di Scopa apriva esattamente a mezzogiorno – come la maggior parte dei negozi e dei locali a Hogsmeade – per accogliere le persone che o non festeggiavano il Natale, o si erano annoiate terribilmente già dopo aver aperto i regali al mattino.  Draco pensava fosse una cosa buona, perché altrimenti Hermione e i suoi amici sarebbero dovuti stare nella sala comune, costringendo Draco a  trovare un posto dove passare il tempo – da solo – fino all’ora di cena.

Quando entrarono nel pub, Hermione si voltò verso i suoi amici e disse, “Ordinate da bere. Io e Malfoy andiamo a trovare un tavolo.”

Draco alzò un sopracciglio guardandola, mentre tutti gli altri la fissarono come se fosse impazzita. Da quando in qua Hermione Granger andava da qualche parte da sola con Draco Malfoy? Draco non poté trattenere un ghigno per quanto sembravano essere sconvolti.

Afferrandolo per un braccio, Hermione cominciò a spingerlo verso il tavolo più lontano dal bancone. “Allora, come è andato il Natale fino ad ora?”

“Meravigliosamente,” rispose Draco seccamente. “È stata una giornata piena di prugne zuccherate e gioia.”

Hermione si accigliò, mentre si sedevano ad un tavolo. “Non mi piaceva l’idea che restassi da solo, oggi.”

“Sul serio? E perché mai?”

Hermione si strinse nelle spalle. “Nessuno dovrebbe restare da solo a Natale. E poi -” Si voltò per guardare indietro da sopra una spalla, per assicurarsi che il resto del gruppo non fosse a portata d’orecchio. “Preferisco passare il tempo con te che con loro.”

Draco rise. Per lui era come musica. “Perché? Che è successo?”

“Niente, davvero. Ginny si comporta ancora come una tu-sai-cosa con me. Harry e Ron sembrano ancora un po’ strani quando sono con loro. L’unica con cui non mi senta a disagio è Luna, ma lei vive nel suo mondo per la maggior parte del tempo. Perciò.. immagino che in un certo senso, si può dire che mi sentivo un po’ sola, oggi. Ecco perché sono contenta che tu sia venuto con noi.”

“Allora anch’io sono contento di averlo fatto,” disse Draco. Un sorriso cominciò ad affiorare sulle sue labbra, ma svanì immediatamente quando vide il resto degli amici di Hermione arrivare per unirsi a loro.

“Che bella giornata, non è vero?” chiese Ginny, sedendosi il più lontano possibile da Hermione.

Ma a nessuno importava davvero parlare del tempo – in particolare a Harry, che sembrava abbastanza scontroso al momento. Perciò rimasero seduti, in un silenzio totale e imbarazzante, per quella che a Draco sembrò un’eternità. Si era già pentito di essersi unito a loro. La sua presenza di certo non aiutava Hermione a sistemare le cose con i suoi amici.

“Me ne vado,” disse improvvisamente, spingendo indietro la sedia per alzarsi. “Ho delle.. cose da fare.”

“No,” protestò Hermione, allungandosi per prendergli la mano. “Per favore – resta.”

“Ma che diavolo ti prende, Hermione?” sbottò Harry. “Lascia che questo stupido idiota se ne vada, se è quello che vuole.”

Hermione guardò Harry. “Harry, non fare il cafone.”

“Cafone!” sputò Harry. “Dici a me che sono cafone? Sei seduta accanto a Draco Malfoy, Hermione. Se vuoi parlare di essere cafoni, rivolgi la tua attenzione a lui.”

“Lui non ha fatto niente di male oggi, Harry. Anzi, è stato un perfetto gentiluomo. Direi che qui lo stupido idiota sei tu, adesso.”

Harry spalancò la bocca, come tutti gli altri presenti – Draco incluso.

“Perché lo difendi, Hermione?” chiese Harry. Le sue guance si tinsero di un rosso accesso per quella che Draco poteva immaginare fosse rabbia.

“E perché tu te la prendi tanto?” intervenne Ginny, girandosi per guardarlo in faccia. “Hermione ha ragione – Malfoy non ha fatto niente di male. Perché questa reazione esagerata?”

“Non sto esagerando!” esclamò Harry. “Sai di cosa è capace Malfoy. Sappiamo tutti quanto sia diabolico.”

“Ehi,” disse Draco sulla difensiva. Non gli piaceva essere chiamato diabolico – non importava quanto lo fosse stato un tempo.

Harry lo ignorò. “Eppure Hermione lo prega di non andarsene. E gli sta tenendo la mano, e lui non si ritrae per il fatto di essere stato toccato da una mezzosangue.” Strinse gli occhi guardando Hermione e Draco. “Che cosa sta succedendo?”

“N-niente,” balbettò Hermione. “Io e Draco siamo solo -”

“Oh, è Draco adesso, vero?” Harry scosse la testa, incredulo. “È dannatamente fantastico, Hermione. Stai fraternizzando con il nemico!”

“Harry, calmati,” sibilò Ginny. “Hermione può fare amicizia con chiunque le pare.”

“Sì, giusto,” borbottò Harry. “Sempre che siano solo amici.” Li guardò ancora una volta.

Draco non poteva che essere leggermente divertito dal piccolo sfogo di Potter. Era stato decisamente fuori luogo, perciò doveva esserci molto altro sotto. Forse il pensiero che Hermione fosse più che amica con Draco – o con chiunque, per quel che valeva – era un po’ troppo per lui da sopportare. Forse Potter era geloso.

Da quel che sembrava, questo era esattamente quello che stava pensando Ginny. Abbastanza  rossa in volto, disse, “Harry Potter, sei geloso!”

Harry la guardò sconvolto. “Certo che no! Per quale assurdo motivo dovrei mai essere geloso di Malfoy?”

“Oh, non saprei,” replicò Ginny. “Magari perché Hermione non ha ancora lasciato andare la sua mano.”

Draco e Hermione abbassarono entrambi lo sguardo sulle loro mani unite. Nessuno si era accorto che Hermione teneva ancora salda la presa sulla sua mano – nessuno tranne Ginny, ovviamente. Velocemente, si separarono. Hermione cominciò ad arrossire e in qualche modo sembrò vergognarsi, mentre abbassava lo sguardo sul pavimento.

“Cosa?” stava dicendo Harry. “Io non – perché dovrei – non sono -”

“Lo sei, Harry,” disse Ginny tristemente. Ad ogni modo, guardò Hermione con un’espressione di rancore. “Sapete una cosa? Penso che me ne tornerò a scuola. Non mi sento tanto bene, in questo momento.” Allontanò la sedia dal tavolo, si girò sui tacchi e si diresse verso l’uscita del pub.

Con grande sorpresa di tutti, Harry non fece alcun tentativo di seguirla. Fu Hermione a farlo.

“Ginny! Aspetta!” le gridò dietro. Quando la rossa non si voltò, né si fermò, Hermione si alzò e la rincorse.

Draco scosse la testa e fece una smorfia. “Vai così, Potter. Sai proprio come far sentire amata la tua ragazza.”

Harry lo guardò storto. “Chiudi il becco, Malfoy.” E con quello, si alzò anche lui e si diresse alla porta.

“Che idea carina,” disse Draco con sarcasmo.

Ron lo guardò. “È per questo che sei venuto? Per creare problemi?”

Draco sbuffò. “Non mi sembra proprio che nessuno di voi avesse bisogno di me per creare problemi. E a parte questo, non è colpa mia se il tuo migliore amico non sa cosa vuole.”

“E questo cosa dovrebbe significare?”

“Significa che Harry è innamorato di due ragazze, ma non sa quale ama di più,” rispose Luna sognante.

Cosa?” disse Ron incredulo. “È assurdo, Luna.”

Draco si accigliò. Era esattamente quello che aveva sospettato anche lui, ma sentirlo dire da Luna lo fece innervosire. E se fosse stato vero? E se Harry Potter fosse stato innamorato di Hermione Granger per tutto quel tempo, ma se ne fosse accorto solo negli ultimi tempi? Cosa sarebbe successo a Ginny e Draco? E come avrebbe reagito Hermione, che ovviamente era ancora innamorata di lui? Draco non voleva scoprirlo. Doveva dire a Hermione come si sentiva, e doveva farlo prima che Harry potesse rivelarle i suoi sentimenti. Immediatamente, seguì Harry fuori dal pub, seguito subito da Ron e Luna.

Quando Draco fu all’esterno, si fermò. Hermione e Ginny erano abbastanza lontane dai Tre Manici di Scopa, troppo lontane per sentirle, e Draco poteva vedere che erano nel mezzo di un’accesa discussione. Avrebbe desiderato di poter sentire esattamente cosa si stavano dicendo, ma sapeva abbastanza bene per cosa stavano litigando, quindi non aveva molta importanza.

Guardò Harry raggiungere le due ragazze. Disse qualcosa a Ginny e la strinse in un abbraccio, ma lei lo respinse velocemente.

“Oh, mamma,” borbottò Ron alle sue spalle. “Sembra che Gin sia arrabbiata con Harry. Farei meglio a parlarle. Sa tenere il muso a lungo.”

“Sì beh, dille di non essere arrabbiata con la Granger, già che ci sei,” disse Draco, ma se Ron non diede segni di averlo sentito.

“Sei innamorato di Hermione,” disse Luna con voce melodiosa. “E Hermione è innamorata di Harry, che è innamorato sia di Ginny che di Hermione. Diventerà imbarazzante e complicato.” Scrollò le spalle e seguì Ron.

Perfetto – “Lunatica” Lovegood era abbastanza perspicace da riconoscere i sentimenti di Draco per Hermione, il che significava che i sentimenti che aveva riconosciuto per Harry erano veri. Meraviglioso, pensò Draco. Ci sarebbe voluta solo una confessione da parte di Harry, e Hermione sarebbe stata sua per sempre. Draco non l’avrebbe permesso. Perciò seguì Ron e Luna verso Harry, Ginny e Hermione. Non che non aspettasse altro, ma se qualcuno doveva confessare i suoi sentimenti, doveva essere lui il primo a farlo, se voleva anche la minima possibilità con lei.

“Granger,” la chiamò avvicinandosi.

Lo guardò con un cipiglio – ma lui sapeva che non era diretto a lui. Qualunque cosa le avesse detto Ginny l’aveva fatta diventare furiosa.

“Posso parlarti?” continuò. “Da soli?”

Hermione annuì e fece un passo verso di lui, ma immediatamente Harry si pose fra loro, impedendole di avvicinarsi a Draco.

“Spostati, Potter,” ordinò Draco.

“Spostami tu,” grugnì Harry. Per quanto la risposta sembrasse infantile, suonava tremendamente seria.

“Va bene.” Draco si era comportato bene per tutto il giorno, per rispetto di Hermione, ma quando è troppo è troppo. Perciò allungò un braccio, afferrò un lembo del giubbotto di Harry e lo fece da parte.

Hermione gli rivolse uno sguardo di disapprovazione. “Malfoy, non farlo.”

Ma non era Draco che avrebbe dovuto essere rimproverato, perché pochi istanti dopo Harry fece volare il pugno, facendolo sbattere violentemente contro la mascella di Draco.

“Harry!” strillò Hermione, cercando di trattenerlo, ma senza risultati.

“Figliodiputtana!” sbottò Draco, sputacchiando sangue. Senza pensarci due volte, si gettò addosso a Harry, colpendolo con la stessa forza con cui Harry aveva colpito lui.

A quel punto, divenne una vera e propria rissa, con tanto di Ron che li incitava – o meglio, incitava Harry. Nel frattempo, Ginny, Hermione e Luna sembravano inorridite, con Ginny che di tanto in tanto gridava a Harry di smetterla. Ma nessuno dei due prestò loro attenzione. Tutto quello che importava, era picchiarsi. E chiunque avesse vinto si sarebbe guadagnato una possibilità con Hermione.

Erano tutti così concentrati in quel momento da non notare quel che succedeva intorno a loro. Draco era intento a cercare di far perdere i sensi a Potter per accorgersene. Ma successe tutto così in fretta; nessuno avrebbe avuto il tempo di reagire, neanche se avessero saputo che stava per succedere. Un attimo prima Draco e Harry si stavano picchiando, e un attimo dopo Hermione strillava, “Draco!” E non perché volesse farli smettere.

Notando il terrore puro nella sua voce, Draco lasciò andare istintivamente la presa su Harry e si voltò cercando Hermione, ora a qualche passo di distanza dal gruppo, trattenuta da un’immensa e scura figura incappucciata – con il braccio che la teneva saldamente dal collo, mentre lei cercava disperatamente di liberarsi dalla presa.

“Hermione,” urlarono Draco, Harry e Ron insieme.

Draco tentò di avvicinarsi, ma si accorse subito che non poteva muoversi. “Ma che cazzo..” borbottò, abbassando lo sguardo sui suoi piedi, che sembravano incollati al pavimento. Sollevò lo sguardo verso gli altri, che sembravano avere lo stesso problema.

“Harry!” esclamò Ron. “Non posso muovermi!”

La figura minacciosa cominciò a ridere. “Non sei l’unico, giovanotto. Nessuno dei tuoi amici ci riesce. Me ne sono assicurato personalmente.”

La voce dell’uomo era roca e profonda. Draco la ascoltò attentamente, sperando di riconoscerla – ma non ci riuscì. E di certo non riusciva a vedere il volto dell’uomo, accuratamente nascosto sotto il cappuccio.

All’unisono, Harry e Draco portarono una mano sulle tasche posteriori dei pantaloni per afferrare le bacchette, ma l’uomo incappucciato fu troppo veloce per loro. “Expelliarmus!” urlò, e tutte le loro bacchette – anche quella di Ron, Ginny e Luna – volarono via e atterrarono lontane da loro.

“Chi sei?” chiese Harry.

La figura incappucciata strinse ancora di più la presa su Hermione e rispose, “Non è importante, per voi.”

“Col cavolo,” sibilò Draco. “Lasciala andare, adesso.”

L’uomo gettò indietro la testa e rise di gusto. “E perché dovrei voler fare una cosa simile, giovane Malfoy?”

Draco sussultò sentendo il suo nome sulle labbra dell’uomo. Chi era? E come conosceva il suo nome? “Ci conosciamo?”

“Mi hai già incontrato. Eri molto piccolo, però; dubito tu possa ricordarti di me. Sono un vecchio amico di tuo padre. O almeno, lo ero, finché non è stato tragicamente ucciso l’anno scorso. Che peccato.”

Mentre l’uomo parlava, gli occhi di Draco incontrarono quelli di Hermione, che stava ancora lottando – ma senza successo – per liberarsi dalla presa dell’uomo. Le fece un cenno con il capo per rassicurarla, come per dirle che sarebbe andato tutto bene. Lei si limitò a fissarlo con gli occhi spalancati e pieni di paura.

“E quindi ero qui,” disse l’uomo all’improvviso, “passavo giusto da queste parti, e vedo questo adorabile gruppetto di amici che passano insieme il pomeriggio di Natale, in un pub. Mi ha riscaldato il cuore vedere una cosa così dolce, e mi sono detto – cosa posso fare per rovinargli questa giornata?”

“Perché ci fai questo?” chiese Harry, con cautela.

“Perché no?” rispose l’uomo. “Cercavo qualcosa di divertente da fare. E poi mi sono reso conto che Harry Potter faceva parte di questo adorabile gruppetto di amici, e in quel preciso istante ho capito che volevo far diventare questo Natale un giorno che non avrebbe mai dimenticato.” Mentre continuava a tenere Hermione nella sua presa, il bordo del suo mantello scivolò, giusto quanto bastava a rivelare un marchio a cui Draco era decisamente abituato.

“Sei un Mangiamorte,” sussurrò Draco.

“Sei molto attento, Draco. Sì, sono un Mangiamorte. E devo ammettere che ho mentito, a tutti voi: non passavo da queste parti. Sapevo che vi avrei trovato qui. Infatti, vi ho aspettato qui tutto il giorno. Ero un po’ indeciso su come fare, però. Voglio dire, per prendere questo tesorino qui,” fece un cenno verso Hermione, “senza problemi. Ma sono stato proprio fortunato – siete riusciti a distrarvi da soli il tempo necessario perché facessi quello che dovevo fare. Dovrei ringraziarvi per avermi aiutato.”

Draco cominciò a sentire il panico diffondersi dalla bocca dello stomaco. La situazione cominciava a sfuggirgli di mano. Era con un Mangiamorte che avevano a che fare – e non un Mangiamorte qualsiasi, ma uno che aveva una missione, a quanto pare. E da qualche parte, nella mente di Draco, le parole della profezia della Cooman cominciarono a riaffiorare, facendogli venire i brividi lungo la spina dorsale.

“Ascolta,” disse lentamente. “Qualunque sia la ragione per cui devi farlo, non è necessario che tu coinvolga Hermione.”

“Oh, non è dolce?” disse il Mangiamorte. “Stai cercando di salvare la vita a questa povera mezzosangue. Da qualche parte, tuo padre si starà rivoltando nella tomba.”

“Malfoy ha ragione,” intervenne Harry. “Ovviamente, qualunque sia il motivo per cui sei qui, ha a che fare con me, quindi veditela con me – non con Hermione.”

Il Mangiamorte rise. “Pensi sempre automaticamente che abbia tutto a che fare con te, non è vero, Harry Potter?” Frugò nella tasca ed estrasse un oggetto che risplendeva alla luce del sole. A Draco servì solo una breve occhiata per capire cosa fosse: un lungo pugnale d’argento.

Gli occhi di Hermione, in qualche modo, si spalancarono ancora di più alla vista dell’oggetto, mentre Ron, Ginny e Luna sussultarono. Draco e Harry, invece, riuscirono a rimanere calmi.

“So cosa state pensando,” continuò il Mangiamorte. “State pensando che il Signore Oscuro mi abbia mandato a consegnare una sorta di messaggio, o ad insegnare una lezione a Harry Potter. Ma non è nessuna delle due. Sono qui di mia spontanea volontà. Ma penso che quello che sto facendo sia un favore al Signore Oscuro. Sarà senza dubbio contento.” Con il pugnale, l’uomo accarezzò leggermente i capelli di Hermione – provocando a Draco un terribile dolore ad ogni tocco. Ovviamente, l’uomo voleva divertirsi con loro.. voleva torturarli. E sapeva esattamente come fare – usando la persona a cui tutti tenevano di più. Draco fu costretto ad ammetterlo; non era un principiante.

“È abbastanza carina.. per essere una mezzosangue,” mormorò il Mangiamorte, come se stesse parlando a se stesso.

L’uomo era stato fortunato ad aver potuto usare un incantesimo così potente su un intero gruppo di persone, incollandoli al suolo, perché se se l’incantesimo fosse improvvisamente svanito e Draco fosse stato in grado di muoversi, avrebbe fatto a pezzi l’uomo con le sue stesse mani.

“Inizialmente pensavo che forse una semplice maledizione sarebbe stata sufficiente, per ucciderla,” continuò. “Ma poi mi sono detto, che divertimento ci sarebbe così? Tiri fuori la bacchetta, pronunci le parole e poof! Sono morti. È noioso, non trovate? Ecco perché ho portato il mio caro amico.” Sollevò il pugnale perché tutti lo vedessero, poi lo riabbassò e lo puntò contro la gola di Hermione. “Ho pensato che sarebbe stato molto più interessante se l’avesse guardata soffrire, prima.”

Draco avvertì il respiro bloccarsi in gola. Non pensava davvero di uccidere Hermione, vero? Ma certo che lo pensava. I Mangiamorte non facevano questi giochetti. Non minacciavano inutilmente. Se un Mangiamorte diceva che avrebbe ucciso qualcuno, quel qualcuno sarebbe morto. E la Cooman l’aveva previsto..

Cazzo! Stava succedendo davvero. Per una volta, le previsioni della Cooman si sarebbero avverate – e Draco non avrebbe potuto fare niente per impedirlo. Ma ci provò – così come Harry, Ron, Ginny e Luna. Cominciarono tutti a dimenarsi, cercando disperatamente di liberarsi dall’incantesimo dell’uomo, ma senza alcun risultato.

“Lasciala andare. Ti prego,” supplicò Draco.

Il Mangiamorte scosse la testa. “Qualcuno ha altre proposte?”

“Prendi me al suo porto,” propose Draco.

“O me,” disse Harry.

“O me,” saltò su Ron.

“Tutto offerte molto allettanti,” disse l’uomo, “ma deve essere lei.”

“No, non deve,” urlò Draco. “Non devi farlo. E non ci hai ancora detto perché lo stai facendo.”

“Tutto a tempo debito, giovane Malfoy,” fu la sua risposta. Allontanò l’arma dal collo di Hermione.

Draco avrebbe dovuto sentirsi sollevato, ma sapeva che quel gesto non significava che l’uomo l’avrebbe lasciata andare. Stava solo cercando l’angolazione migliore. E all’improvviso, con un gesto velocissimo, affondò il pugnale nello stomaco di Hermione, prima che chiunque se ne rendesse conto.

“NO – HERMIONE!” urlò Draco.

Gli altri lo imitarono subito. Harry e Ron chiamarono entrambi il suo nome, all’incirca insieme a Draco, mentre Ginny e Luna cominciarono a strillare e singhiozzare. Hermione, nel frattempo, rimase assolutamente immobile mentre il Mangiamorte estraeva il pugnale, consentendo al sangue di scorrere liberamente dalla ferita. Un’espressione di dolere apparve sulla sua faccia sconvolta mentre spostava lo sguardo dalla ferita a Draco – prima di cadere a terra.

Quello che accadde dopo era tutto sfocato. Nel momento stesso in cui Hermione cadde al suolo e il Mangiamorte cominciò ad alzarsi in volo, Draco udì sue voci lontane gridare incantesimi diversi. Uno, ovviamente, era un incantesimo per impedire al Mangiamorte di scappare – il che era reso ovvio dal fatto che anche lui cadde a terra, braccia e gambe legate da un incantesimo. Draco non si rese neanche conto che l’incantesimo che li legava al suolo era sparito, anche se si ritrovò a correre il più velocemente possibile verso Hermione, seguito dagli altri.

“Hermione,” sussultò, inginocchiandosi accanto a lei. La guardò, cercando di non guardare a tutto il sangue che sgorgava dalla ferita. Gentilmente, le accarezzò la fronte. “Hermione, guardami.”

Con gli occhi appannati, Hermione ubbidì. “Draco?” disse con voce stordita. Sembrava in stato di shock.

“Sh, non dire niente,” disse Draco. “Andrà tutto bene,” le assicurò, sperando che non riconoscesse il dubbio nella sua voce.

Facendo attenzione, le spostò la maglietta per osservare la ferita. Era peggio di quanto immaginasse. Il Mangiamorte aveva voluto assicurarsi di ferirla a morte,  da quanto Draco poteva vedere, ci era riuscito. “Mi serve una bacchetta,” disse Draco.

Ginny e Luna rimasero in piedi accanto ad Hermione, singhiozzando, mentre Harry e Ron erano a terra insieme a Draco, continuando a dire il suo nome nel tentativo di tenerla sveglia. Nessuno prestava attenzione a Draco. “Qualcuno mi dia la mia bacchetta!” gridò. Per fortuna, Luna questa volta lo sentì e ubbidì; corse velocemente nella direzione in cui erano volate le loro bacchette.

“Fatevi da parte,” disse una voce calma e gentile dall’alto. Draco alzò lo sguardo e vide che era arrivato Silente, accompagnato dalla professoressa McGranitt. Ma certo – erano stati loro a lanciare gli incantesimi.

Harry e Ron ubbidirono al vecchio, ma Draco rimase al suo posto. Silente s’inginocchiò accanto ad Hermione. “Signorina Granger, riesce a sentirmi?”

Gli occhi di Hermione si spostarono sul Preside e annuì in silenzio. Un piccolo rivolo di sangue cominciò a sgorgarle da un angolo della bocca.

“Andrà tutto bene, signorina Granger,” disse Silente in tono rassicurante. Estrasse la bacchetta, la puntò verso il suo addome e cominciò a borbottare degli incantesimi che Draco non riconobbe. Un incantesimo curativo, forse? Se era così, non sembrava funzionare.        

Il mondo improvvisamente divenne silenzioso, a parte il suono della voce di Silente e i singhiozzi di tutti quanti – era come se il mondo attorno a loro avesse cessato di esistere. E forse.. era così, forse.

Draco tenne gli occhi incollati al volto di Hermione, pregando silenziosamente perché le sue condizioni migliorassero – perché rimanesse in vita. “Hermione,” sussurrò – così debolmente che non era sicuro che sarebbe riuscita a sentirlo.

Ma apparentemente, ci riuscì. Lentamente, i suoi occhi si posarono su di lui. Non sembrava più spaventata o sconvolta. Sembrava una ragazza che aveva compreso il suo destino, e aveva imparato ad accettarlo. Allungò una mano lentamente – come se stesse usando tutta l’energia che le era rimasta – e prese la mano di Draco.

Il gesto colpì Draco così nel profondo che non era sicuro di essere in grado di parlare, e cominciò a sentire un groppo formarsi in gola. “Hermione,” sussurrò ancora, senza preoccuparsi se qualcuno intorno potesse sentirli. Doveva dirglielo. Non poteva lasciare che se ne andasse senza farglielo sapere. “Hermione, io -”

Ma non ebbe il tempo di terminare la frase. Lentamente, Hermione chiuse gli occhi mentre una singola lacrima le scivolava lungo il volto, e Draco sentì la sua mano scivolare senza vita dalla sua.

“No,” bisbigliò, scuotendo la testa.

“Hermione!” strillò Ginny. Cadde in ginocchio accanto ad Hermione e cominciò a scuoterla. “Maledizione, Hermione! Non puoi farci questo! Svegliati!”

Ma Hermione non rispose.

Silente chiuse gli occhi e abbasso la bacchetta. La professoressa McGranitt si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre posava una mano sulla spalla di Silente. Aveva provato a salvarla, ma aveva fallito.

Draco abbandonò la presa sulla mano di Hermione e la lasciò scivolare dolcemente a terra. Si guardò intorno, osservò Harry.. Ron.. Ginny e Luna.. Silente e la McGranitt. Il dolore era tangibile e travolgente. Ginny adesso era aggrappata ad Hermione, come se cercasse di farla tornare in vita con quell’abbraccio. Le ginocchia di Luna sembravano sul punto di cedere, ma Ron, fra i singhiozzi, la tenne in piedi. E Harry – Harry sembrava in stato di shock, come se non avesse ancora metabolizzato cosa era successo.

Stordito, Draco si alzò. Nessuno gli prestò attenzione, non che si aspettasse qualcosa di diverso. Quando riuscì finalmente a distogliere gli occhi dal corpo senza vita di Hermione, si voltò e cominciò a correre per tornare a Hogwarts. Aveva fatto solo pochi passi, però, quando il suo intero mondo gli crollò addosso, facendolo sprofondare nel buio più totale, mentre il terreno sembrava sollevarsi per accoglierlo.


Draco aprì gli occhi e fu accolto da un soffitto poco familiare sopra di sé, e la sensazione di non essere nel suo letto.

“Bentornato, signor Malfoy,” disse una voce gentile al suo fianco.

Con un grugnito, si mise a sedere sul letto. Si guardò intorno per capire dove si trovasse, e riconobbe subito i letti dell’infermeria. E la voce che gli aveva appena parlato era quella di Madama Chips. L’infermeria? Cosa ci faceva lì?

“Cosa ci faccio qui?” chiese.

“È svenuto,” rispose Madama Chips. “Il professor Silente l’ha portata qui. Pensava potesse essere un effetto collaterale dell’incantesimo che ha subito, ma sta benissimo.”

Aveva perso i sensi? Si sforzò di ricordare cosa avesse fatto prima, da fargli perdere i sensi, ma non gli venne in mente niente. Niente tranne –

“Granger,” sussurrò. Improvvisamente, gli tornò la memoria, inondandolo – l’uomo incappucciato.. il pugnale.. Hermione..

Il cuore cominciò a martellargli nel petto. Hermione era morta. Era stata assassinata davanti ai suoi occhi. Questa realizzazione lo colpì così violentemente che all'improvviso gli mancò il respiro. Hermione.. morta. No, non poteva essere vero. Non era possibile. Lei non poteva essere..

Un momento.. ovvio che non lo era. Era stato solo un terribile incubo! Era così – aveva perso i sensi, e mentre era svenuto, aveva sognato che Hermione moriva – un sogno ovviamente alimentato dalla loro discussione della notte precedente sulla profezia della Cooman. Era così, semplicemente. Sospirò sollevato e si ritrovò a ridere.

“C’è qualcosa che la diverte?” chiese l’infermiera.

“Sì, a dire il vero,” replicò Draco. “Quando ero senza sensi, ho fatto un sogno – beh, più un incubo, in realtà.”

“Ah sì?”

“Sì. Ho sognato di essere costretto a veder morire una persona che conosco – e non potevo fare niente per impedirlo. Sa come succede nei sogni, no? Sentirsi impotenti nei momenti meno opportuni..”

Si aspettava che Madama Chips gli sorridesse educatamente e annuisse – magari che gli dicesse che anche lei aveva avuto un sogno come quello, una volta – invece si voltò in fretta. Solo in quel momento Draco si rese conto che l’infermiera non si comportava come sempre. Di solito, s’impegnava a sgridare Draco ogni volta che finiva in infermeria, e a fargli la predica e dirgli che non avrebbe dovuto fare ciò che lo aveva portato lì, qualunque cosa fosse. Solo in quel momento Draco si rese conto che quando si era svegliato e lei gli aveva parlato, la sua voce era sembrata un tantino tremante e completamente priva della solita allegria che la caratterizzava – anche quando stava per rimproverare gli studenti. Fu solo in quel momento che Draco si rese conto che i suoi occhi erano rossi e gonfi, come se avesse pianto.

“Era un sogno,” sussurrò Draco. Non era una domanda, perché non voleva sentire la risposta di Madama Chips. E in qualche modo, immaginava che se si fosse convinto che era stato solo un sogno, sarebbe stato così.

Madama Chips lasciò scappare un singhiozzo. Era tutto quello che gli serviva.

Immediatamente, si alzò e scese dal letto. Barcollò un po’ quando i suoi piedi toccarono il pavimento, e lo stordimento fu subito accompagnato da un senso di nausea. Ma ignorò tutto e passò velocemente accanto a Madama Chips, per andarsene.

“Signor Malfoy!” lo chiamò, mentre lui si dirigeva verso la porta. “Non può andarsene! Deve restare finché non starà meglio! Non è nelle condizioni ideali per -”

“Sto bene,” borbottò Draco, anche se quell’affermazione non poteva essere più lontana dalla realtà. Non prestò attenzione agli avvertimenti della donna e continuò per la sua strada.

Il percorso di ritorno verso la sua sala comune sembrò durare un’eternità. Per la maggior parte del tempo, non si rendeva neanche conto di cosa lo circondasse. Non aveva senso di direzione, e la sua mente era affollata da visioni di cui voleva disperatamente liberarsi. Fu sorpreso di essere riuscito a trovare la strada per tornare alla torre dei Caposcuola – e ancora più sorpreso dal fatto che, per una volta, il cavaliere del ritratto non gli prestasse attenzione. Infatti era così preso a consolare la Signora Grasse del ritratto di Grifondoro, i cui sonori singhiozzi echeggiavano nei corridoi, che non notò neanche la presenza di Draco. Solo quando Draco borbottò distrattamente la parola d’ordine, il cavaliere alzò lo sguardo. Senza dire una sola parola, si fece da parte per aprire la porta e Draco attraversò il buco del ritratto.

La prima cosa che lo accolse quando entrò nel dormitorio furono Dobby e Winky che scorazzavano da un lato all’altro della stanza, aggiungendo il tocco finale a quella che sarebbe dovuta essere una piacevole cena in una sera di festa per Draco e Hermione. Gli elfi domestici avevano fatto un lavoro spettacolare. Tutti mobili erano stati spostati dalla stanza, tranne il tavolo già apparecchiato, con fiori e candele al centro. Una lenta e dolce sinfonia di violini arrivava da qualche parte nella stanza – Draco non avrebbe saputo dire da dove – e Winky canticchiava totalmente stonata. Il suono gli fece ribollire il sangue nelle vene per la rabbia. Non perché Winky fosse terribile, ma perché sembrava così felice. La felicità era adesso un ricordo lontano per Draco. Non era sicuro che sarebbe mai riuscito ad essere nuovamente felice.

Dobby intravide Draco e disse allegramente, “Dobby e Winky hanno preparato un buon pasto per Hermione Granger e Draco Malfoy! Dobby e Winky hanno quasi finito -”

Lentamente, Draco si avvicinò al tavolo da pranzo. Quando quasi inciampò in Dobby, lo spostò malamente di lato, facendolo andare a sbattere contro Winky, e i due caddero a terra. Draco corrugò la fronte e disse, “A Draco Malfoy non piace quello che hanno fatto Dobby e Winky!”

Ignorando Dobby, Draco si allungò sul tavolo. Rimase un attimo immobile, a fissare l’ottimo lavoro svolto da Draco e Winky, prima di distruggerlo.

Con un braccio, cominciò a gettare tutto sul pavimento: i piatti, le posate d’argento, i bicchieri, i cestini di pane – anche le candele, che presero immediatamente fuoco. Velocemente, Dobby si alzò e cominciò a spegnere le fiamme calpestandole. Non soddisfatto da quel che aveva già provocato, Draco continuò la sua opera lanciando i vasi di fiori contro il muro con tutta la sua forza. Poi prese le sedie e le lanciò attraverso la stanza, il più lontano possibile, colpendo parecchie cose nel frattempo. Alla fine, prese il tavolo e lo rovesciò completamente, lasciandolo cadere a terra con un tonfo secco. Quando ebbe finito, si rese conto di avere il polso accelerato e il respiro pesante. E non ne era sicuro, ma probabilmente doveva sembrare un pazzo lunatico in quel momento. Con un urlo disperato, si lasciò cadere a terra.

A giudicare dalle espressioni terrorizzate di entrambi gli elfi, certamente sembrava un pazzo lunatico.

“D-Draco M-Malfoy ha spaventato D-Dobby,” balbettò l’elfo domestico. Abbracciò Winky, come per proteggerla – o viceversa. “Hermione Granger non gradirà la cena adesso. Dov’è Hermione Granger?”

“Hermione Granger non verrà, stasera,” rispose Draco stoico. All’improvviso, non sentiva più la rabbia incontrollabile che aveva provato solo qualche minuto prima. Non sentiva alcun dolore o preoccupazione. A dire il vero, non sentiva proprio niente.

“Perché no?” chiese Dobby sottovoce, come se avesse paura della risposta.

Draco si alzò dal pavimento e cominciò ad andare verso la sua stanza da letto.

“Perché,” rispose con voce piatta, senza neanche voltarsi a guardarlo, “Hermione Granger è morta.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Acceptance ***


Acceptance (Accettazione)

“Non penso di essere mai stata così nervosa prima d’ora,” disse Hermione, sporgendosi da una colonna per guardare la Sala Grande.

Draco rimase in perfetto silenzio. Rimase appoggiato al muso, a fissare il soffitto, cercando di far finta che Hermione non esistesse. Era stato costretto da Silente ad accompagnare Hermione nella Sala Grande quella mattina – lunedì mattina – e ad aspettare fuori finché non avesse finito di comunicare agli studenti del suo arrivo. Fino a quel momento, il vecchio stava ancora aspettando di avere l’attenzione di tutti i presenti.

“Pensi che mi accetteranno?” chiese Hermione, insicura.

“No,” rispose Draco con semplicità, senza esitazioni. Non si disturbò a controllare se la sua risposta l’aveva turbata. Il suo silenzio era più che sufficiente.

Con un sospiro, Draco continuò. “Sarà molto strano, ecco tutto. Per tutti loro, sarà come se Hermione fosse tornata in vita. Anche se gli sarà detto che sei una persona completamente diversa e che vieni da un mondo completamente diverso, quando ti guarderanno, vedranno lei. Tutti loro. Ma sapranno tutti che tu non sei lei, e ti odieranno per questo.”

Hermione lo fissò. “E tu sei sicuro che si sentiranno tutti così? O immagini che tutti si sentiranno così, solo perché tu ti senti così?”

“Io non ti odio, Granger,” disse Draco, rigido. “Neanche ti conosco.”

“Non mi sembra che tu voglia conoscermi.”

“Hai ragione. Non voglio.”

“Ascolta, Malfoy -”

Smise di parlare quando sentì la voce di Silente provenire dall’interno della Sala Grande. Lei e Draco si voltarono immediatamente e sbirciarono all’interno della sala per vedere il vecchio, in piedi di fronte a tutti gli studenti, che adesso erano completamente in silenzio.

“Potrei avere la vostra attenzione, per cortesia?” stava dicendo, mentre la maggior parte degli studenti si voltava per sentirlo. “Devo fare un annuncio. Qualche notte fa, Hogwarts ha accolto uno straordinario visitatore – e adesso vorrei presentarlo a tutti voi.”

Alle spalle di Draco, Hermione inspirò profondamente e trattenne il respiro. Dopo qualche secondo, lo lasciò andare rumorosamente. Allungò una mano davanti a sé. “Sto tremando,” sussurrò.

“Calmati, Granger,” sibilò Draco, sforzandosi di sentire ciò che stava dicendo Silente.

“… potrà essere uno shock per tutti voi, ma per favore non preoccupatevi, e per favore accoglietela calorosamente. Il nostro ospite può entrare nella Sala Grande?”

Hermione emise un suono acuto, e Draco alzò gli occhi al cielo. “Entra, Granger. Non sarà male come pensi.”

Con gentilezza, la spinse all’interno. Con un altro profondo respiro, lei mise un piede oltre la porta, facendosi vedere da tutti gli studenti.

Ci fu una reazione immediata fra gli studenti – qualcosa tipo un sussulto collettivo, poi il silenzio. Dopo qualche istante in cui nessuno parlò, però, cominciarono tutti a parlottare fra loro, fissando Hermione con un’espressione mista fra stupore e orrore.

“Studenti e studentesse,” gridò Silente per contrastare le loro voci. “Vorrei presentarvi Hermione Granger.” Fece gesto a Hermione di raggiungerlo al centro della sala.

“Ma Hermione è morta!” gridò uno studente fra la folla.

“Non è la Hermione Granger che conoscevamo,” continuò Silente, mentre Hermione lo raggiungeva, mettendosi al suo fianco. “Viene da un’altra dimensione.”

“Un’altra cosa?” strillò qualcun altro.

Dall’esterno, Draco guardò attentamente la scena che si stava svolgendo. Non poteva che essere dispiaciuto per Hermione. Ovviamente, gli studenti non l’avrebbero accettata – almeno non subito.

Lanciò uno sguardo verso il tavolo di Grifondoro, dove notò un misto di emozioni: Ginny sembrava compiaciuta; Ron sembrava malinconico; Lavanda Brown sembrava sull’orlo delle lacrime; Neville Paciock sembrava a dir poco terrorizzato; e Harry.. beh.. Harry non prestava neanche attenzione. Ma se Draco avesse dovuto tirare a indovinare cosa provava in quel momento, avrebbe detto che Harry era, con molta probabilità, estremamente infelice.

Silente si accinse a cercare di spiegare tutta la situazione agli studenti, ma sembrava che nessuno capisse sul serio. O forse capivano – ma dovevano aspettare che lo stupore svanisse. Draco ne sapeva qualcosa. Era stata la stessa cosa che aveva sperimentato lui, la prima volta in cui l’aveva incontrata.

Alla fine, Silente terminò il discorso e Hermione si diresse preoccupata verso il tavolo di Grifondoro. Draco osservò Ginny allungarsi per farsi notare, avendole riservato un posto. Hermione sembrò accorgersi di Harry, seduto così vicino – all’altro fianco di Ginny – ed esitò un attimo prima di sedersi. Questo insospettì Draco. Era la seconda volta che vedeva Harry e si comportava così. Sembrava apposto con Ginny, Ron e Luna, e anche con Draco. Ma la presenza di Harry, in qualche modo.. la innervosiva? Draco non ne era sicuro. Prese mentalmente nota di chiederglielo, più tardi.

Lentamente, Draco entrò nella Sala Grande e raggiunse il tavolo di Serpeverde, dove l’argomento di discussione era, ovviamente, il ritorno di Hermione Granger.

“È molto più sexy di quella di prima,” stava dicendo Goyle quando Draco prese posto.

“Che schiiiifo, dimmi che non hai appena definito Hermione Granger sexy,” rispose Millicent Bulstrode, con una smorfia di disgusto sul volto.

Beh?” disse lui sulla difensiva. “Lo è. Con quella gonna così corta e i capelli morbidi e lucenti..” La sua voce si affievolì quando notò che tutte le persone che potevano sentirlo lo guardavano disgustate.

Draco decise di ignorare l’intera conversazione, e sperava che nessuno avrebbe provato a farlo partecipare. Guardando il tavolo, però, si accorse che nessuno gli prestava attenzione. Nessuno, certo, tranne Pansy.

“Ciao,” gli disse gentilmente.

“Ehi,” borbottò lui. Il suo sguardo volò verso il tavolo di Grifondoro, dove in quel momento Harry si stava alzando per andarsene.

“Allora, la nuova Granger,” stava dicendo Pansy. “È strano, non è vero?”

“Sì, parecchio.”

“Sta con te, adesso? Nel dormitorio?”

Draco sospirò. “Sì.”

“Da quanto tempo lo sai? Cioè, da quanto è qui? Perché non l’hai detto a nessuno?”

“Pansy, smettila,” sbottò Draco. “Per cortesia.”

Sinceramente ferita, Pansy corrugò la fronte e mormorò, “Scusa.”

“No,” disse Draco, “non fa niente. È solo che.. non mi va di rispondere a tutte queste domande in questo momento, va bene?”

Pansy annuì e poi si voltò verso Millicent e cominciò a parlare con lei. Draco fu sollevato dal fatto che non avesse continuato.

“Ehi,” disse un’altra voce.

Draco si voltò e vide Blaise che lo guardava. Draco non restituì il saluto. Anzi, si alzò e cominciò ad allontanarsi dal tavolo. Non poteva occuparsene in quel momento. Per sua fortuna, nessuno lo seguì. Prima di lasciare la Sala Grande, però, lanciò un’occhiata a Hermione, al tavolo di Grifondoro. Sembrava che tutti le avessero riservato un’accoglienza calorosa – anche se un po’ forzata. Magari non sarebbe andata così male come avevano pensato entrambi. Magari alla fine tutti avrebbero voluto bene alla nuova Hermione e l’avrebbero accettata come sostituta.

Ma Draco non l’avrebbe mai fatto.

E a quanto pareva, non era l’unico a sentirsi così. Mentre si dirigeva verso la sua sala comune, notò una persona seduta ai piedi del ritratto, ad aspettarlo. Avvicinandosi, lo riconobbe.

Potter?”

Harry si alzò velocemente quando vide Draco. “Speravo passassi di qui prima di andare a lezione.”

“Bene, eccomi,” disse Draco, gelido. “Che vuoi?”

Draco e Harry non erano mai riusciti ad andare d’accordo, e le loro conversazioni erano sempre state animate – ma mai come nei due mesi successivi alla morte di Hermione. Perciò ovviamente, Draco era abbastanza sorpreso e molto curioso di sapere perché Harry lo stava aspettando.

“Dobbiamo parlare,” disse Harry, mentre il buco del ritratto si apriva. “Posso entrare?”

“Certo,” borbottò Draco. “Prego, sii il mio ospite indesiderato.”

Harry ignorò il commento e lo seguì nel dormitorio.

“Allora, cosa c’è, Potter?”

Harry cominciò a fare avanti e dietro per la stanza. “Questa nuova Hermione – cosa sai di lei?”

Draco scrollò le spalle. “Non molto.”

Non molto?” sbottò Harry. “Vivete insieme da un paio di giorni ormai, e non hai scoperto niente su di lei?”

“Non parla molto,” disse Draco. “Ed io non le faccio molte domande. E anche se lo facessi, probabilmente mi direbbe una bugia.”

“Una bugia?”

“Sì, bugia,” rispose Draco. “Non è proprio la stessa dolce e innocente Hermione che noi abbiamo conosciuto e ama-” S’interruppe velocemente prima di finire la frase – che noi abbiamo conosciuto e amato..

Harry non sembrò notare l’errore di Draco. Continuava a camminare, perso nei suoi pensieri. “Non mi fido di lei,” disse con semplicità.

“Perché?” chiese Draco. “L’hai incontrata una volta sola, e neanche per molto tempo. Anzi, per questo motivo direi che sei l’ultima persona che può giudicarla.”

Harry scosse la testa. “Non capisci, Malfoy. Quando la vedo, o quando penso a lei – c’è qualcosa che non mi quadra. Non riesco a spiegarlo, e di certo non posso esserne certo, ma.. c’è qualcosa che non va. Me lo sento.”

Draco sospirò annoiato. “Ok, va bene. Hai dei problemi con lei. In che modo mi riguarda?”

“Vivi con lei!” sbottò Harry. “Hai l’opportunità perfetta per scoprire cosa sta succedendo!”

“Potter, sei paranoico. Guarda, non vado matto per questa nuova Hermione neanche io, ma non perderò il mio tempo a farle domande ogni volta che ne ho la possibilità. Se pensi che ci sia qualcosa che non va in tutta questa situazione, allora falle tu le domande. Non ho tempo per questo. Ora, se non ti dispiace, vattene per favore.”

Draco passò accanto ad Harry, e si diresse verso la sua stanza, ma Harry lo fermò.

“Sono sorpreso,” disse. “Pensavo che proprio tu, fra tutti, volessi dei chiarimenti su questa faccenda. Voglio dire, dopo tutto, considerando cosa provavi per la vera Hermione..”

Forse fu il tono dispettoso della voce di Harry mentre lo diceva. O forse fu il semplice fatto che lo avesse detto. Ad ogni modo,Draco s’immobilizzò e strinse i pugni.

“Credevo di averti detto di andartene, Potter,” disse, cercando di mantenere la calma.

Con sua immensa sorpresa, Harry se ne andò. Senza aggiungere altro, lasciò il dormitorio, sparendo attraverso il buco del ritratto.

Era stata una visita sicuramente interessante. Sembrava quasi che Harry volesse che se ne occupassero insieme. Perché, altrimenti, disturbarsi ad andare da Draco – considerando che erano nemici da sempre?

Doveva ammetterlo, però, la visita di Harry gli dava parecchio a cui pensare. Di certo c’era qualcosa che non andava in questa Hermione – perché non era la loro Hermione. Ma c’era dell’altro?  E se ci fosse stato qualcosa, riguardo alla nuova Hermione, che era.. sbagliato? Magari anche pericoloso?

Beh.. avrebbe dovuto scoprirlo da solo.


25 Dicembre – sera di Natale

Draco non era sicuro di quanto fosse rimasto seduto sul divano, al buio, a fissare le pareti. Potevano essere cinque minuti, ma poteva essere un’eternità. Per lui era lo stesso, non faceva alcuna differenza.

Capì che non si era mosso per niente, né si era reso conto della sua posizione, sin da quando un paio d’ore prima i due elfi domestici se ne erano andati, soltanto quando udì il buco del ritratto aprirsi. Quando era diventato così buio?

“Signor Malfoy?” disse una voce.

Draco riconobbe la voce, e decise di ignorarla.

“Draco?” provò ancora la voce. Non riuscendo ancora ad attirare l’attenzione di Draco, il visitatore agitò la bacchetta e disse, “Lumos!”

Una luce brillante riempì la stanza così all’improvviso che Draco serrò automaticamente gli occhi per tenerla lontana. Quando li riaprì, era un po’ più facile sopportare la luce. Squadrò il vecchio di fronte a lui. “Che cosa vuole?” borbottò.

Il professor Silente si sedette dall’altra parte della stanza. Anche se aveva notato lo scompiglio combinato da Draco poco prima, non ne fece parola. “Sono passato per vedere come stavi. Madama Chips mi ha informato che è scappato dall’infermeria prima del dovuto. L’incantesimo che il Mangiamorte ha lanciato su tutti voi era molto potente, e -”

“Chi era?” intervenne Draco, la voce completamente privata di ogni emozione.

“Le posso assicurare che è imprigionato, al momento, signor Malfoy,” rispose Silente. “E pagherà duramente per quello che ha fatto. Ma temo di non poterle rivelare questa informazione. Il signor Potter e il signor Weasley me l’hanno già chiesto, e non ho potuto dirlo neanche a loro.”

“Perché l’ha fatto?”

Silente sospirò. “Non lo sappiamo ancora, purtroppo. Si rifiuta di parlare, per ora. È ovviamente uno squilibrato. Sono sicuro che pensasse di fare un servizio per un essere superiore -”

Draco sbottò. “Il Signor Oscuro, presumo? Non è un essere superiore.”

Silente annuì. “Ad ogni modo, sono certo che avesse le sue motivazioni. Per lui, erano giuste. Ma non per noi..” La sua voce si spense.

“Ascolta, Draco,” continuò, “a volte le persone fanno delle cose, e non sempre c’è una spiegazione per questo – almeno, non una accettabile. Quest’uomo la pagherà cara, per quello che ha fatto – ne sono certo. Ma la verità è che potremmo non scoprire mai perché ha fatto ciò che ha fatto – e anche se lo scoprissimo, non esiste una spiegazione che potrebbe mai giustificare quello che è successo. Dobbiamo solo accettarlo e -”

“Col cazzo,” mormorò Draco sottovoce.

Silente si schiarì la gola, ma non rimproverò Draco per il suo linguaggio volgare. Invece, si alzò e disse, “Sono contento di vedere che si sente meglio, signor Malfoy. Posso suggerirle di dormire un po’? È stata una giornata lunga.”

Draco non rispose, continuando a fissare il vuoto.

“Adesso me ne andrò,” disse Silente, dirigendosi verso il buco del ritratto. Quando fu davanti alla porta, si fermò e si voltò. “Oh, volevo informarla che terremo un servizio funebre per la signorina Granger il giorno in cui il resto degli studenti tornerà dalle vacanze. Pensavo volesse saperlo.”

Non appena il vecchio fu uscito, Draco distolse lo sguardo dalla parete. Fissò il buco del ritratto, chiuso adesso, e la prima cosa che gli venne in mente fu che Hermione non sarebbe mai più entrata da quella porta. Non si sarebbe mai più seduta su quel divano, a leggere uno dei suoi noiosissimi libri. Non avrebbe mai più illuminato la stanza con il suo sorriso. E lui non l’avrebbe vista mai più.

E si aspettava che lui lo accettasse e basta? Quanto poteva essere insensibile quel vecchio? L’aveva già accettato, lui? Probabilmente. Hermione era solo un'altra studentessa sacrificata in qualche modo per la lotta contro Voldemort – come era stato Cedric Diggory prima di lei. Certo, avrebbero tenuto un servizio funebre per ricordarla e onorarla, proprio come avevano fatto per lui, ma poi sarebbe finita lì. Tutti sarebbero tornati alle loro vite di sempre. Certo, ogni tanto qualcuno avrebbe fatto il suo nome, o si sarebbe ricordato come alzava la mano ogni volta che un professore faceva una domanda agli studenti – ma poi se ne sarebbero dimenticati. Alla fine, anche il ricordo di Hermione Granger sarebbe sparito da Hogwarts per sempre – specialmente dopo che gli studenti del loro anno si sarebbero diplomati, quell’anno.

No.. Draco non l’avrebbe permesso. Non avrebbe lasciato che Hermione fosse dimenticata da tutti.

Un servizio funebre? Draco rise. Era tutto quello che poteva fare Silente? Non era riuscito a salvarle la vita – e aveva pensato che il servizio funebre potesse servire a rimediare? Beh, non poteva, e non l’avrebbe fatto. Perché in quel preciso momento Draco decise che non ci sarebbe stato alcun servizio funebre.

Prima che arrivasse Silente, Draco era rimasto a lungo a pensare agli eventi che si erano verificati prima. Aveva giurato a Hermione che l’avrebbe protetta – ma aveva fallito anche lui. Ma forse non era troppo tardi.

Sapeva dell’esistenza delle Giratempo – piccoli dispositivi che permettevano a maghi e streghe di tornare indietro nel tempo. Sapeva anche che Hermione stessa ne aveva usata una qualche anno prima, per consentirle di seguire più lezioni contemporaneamente. Ovviamente, sapeva poco e niente su come usarle, ma non poteva essere troppo difficile – sarebbe semplicemente tornato indietro fino al momento prima della loro gita ad Hogsmeade. Forse sarebbe riuscito a fare in modo che succedesse qualcosa che le impedisse di andarci. Sapeva abbastanza sulle Giratempo da sapere che non era saggio interagire con le persone nel passato – specialmente con se stessi.

Sapeva che probabilmente Silente ne aveva una nel suo studio. Quindi ovviamente la prima difficoltà sarebbe stata trovare un modo per averla senza che il vecchio lo scoprisse. La seconda difficoltà sarebbe stata trovare un diversivo per impedire a Hermione di andare via da Hogwarts. Non era possibile dormire quella notte, per lui – all’improvviso la sua mente correva con mille pensieri e idee. All’improvviso, si sentiva ottimista.

Perciò no.. non ci sarebbe stato alcun servizio funebre. Perché quando sarebbero tornati gli altri studenti, Hermione sarebbe stata ancora viva. Draco se ne sarebbe assicurato. Avrebbe mantenuto la sua promessa. L’avrebbe protetta.

Le avrebbe salvato la vita.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Let Go ***



Note della traduttrice: ed ecco qui l'ultimo flashback. Questo capitolo è TUTTO al passato, ed è ultimo. D'ora in avanti, se non mi sbaglio, saranno tutti capitoli 'al presente'. E siamo anche a metà, ormai! *_* Grazie a tutte le persone che laciano una recensione *_* Buona lettura!

 

 

Let Go (Lasciar andare)

 

26 Dicembre

Quella notte Draco non dormì. Né lasciò il divano per un solo istante, finché il primo raggio di sole non cominciò a filtrare attraverso la finestra, al mattino.

La prima parte del piano stava per prendere atto.

Immaginando di avere un po’ di tempo prima di uscire, Draco decise di fare una doccia veloce. Pensò che magari lo avrebbe ravvivato – o che avrebbe lavato via parte del dolore.

Non fu così.

Dieci minuti dopo, si stava incamminando verso la torre di Corvonero. Non sperava più di tanto che questa parte del piano funzionasse, ma avrebbe fatto del suo meglio. E se avesse fallito, avrebbe dovuto trovare un’altra idea.

La bella fanciulla del ritratto della Sala comune di Corvonero aveva preso in simpatia Draco dai tempi del quinto anno, quando per un breve periodo era stato con una ragazza appartenente a quella casa (non aveva idea di cosa gli passasse per la testa, per fare una cosa del genere). La fanciulla, per quanto ne sapeva Draco, era l’unico ritratto in tutta la scuola a cui Draco piacesse. Neanche a quello della sua torre piaceva. Quindi, quando giunse davanti al ritratto quella mattina presto, lei non cercò di evitarlo, ma gli sorrise calorosamente e lo salutò.

“Draco Malfoy!” disse la fanciulla, allegra. “A cosa devo il piacere?”

Draco si schiarì la gola. “Sto, mh, aspettando. Una.. un’amica.”

“Oh, che dolce!”, disse la fanciulla. “Ma l’unica studentessa rimasta in questo momento è Luna Lovegood.”

“A dire il vero, è proprio lei la persona che sto cercando.”

La fanciulla sembrò un po’ confusa per un attimo, poi disse, “Oh, ma certo! Sarà da te presto, probabilmente. Ti lascerei entrare, ma sai.. non posso..”

“Capisco perfettamente,” rispose Draco, “ma ti dispiace se la aspetto qui?”

“Non mi dispiace affatto, Draco! Ma devo avvisarti..” Improvvisamente, abbassò la voce e, con tono ovattato, disse, “È molto sconvolta, adesso. Era una buona amica di -”

“Sì, lo so,” la interruppe Draco. Non era proprio interessato a discutere dei  motivi per cui Luna era sconvolta. Non voleva che gli fossero ricordati.

Ma il tempismo perfetto fu dalla sua parte perché Luna uscì dal buco del ritratto prima che la fanciulla potesse aggiungere anche solo un’altra parola.

Si bloccò quando lo vide lì, sostituendo la sua solita espressione distratta con una sinceramente perplessa.

“Luna,” disse Draco con tutta l’educazione possibile.

“M-Malfoy,” balbettò lei.

I suoi occhi erano gonfi e rossi, e sembrava che avesse dormito quanto lui. Apparentemente, la fanciulla aveva ragione – Luna era davvero sconvolta. Ma infondo, perché non avrebbe dovuto esserlo? Era una delle amiche più strette di Hermione – e probabilmente la migliore, dopo tutto quello che era successo al Ballo del Ceppo.

“Possiamo parlare?” le chiese.

Lei lo scansò. “Non adesso. Devo incontrarmi con Harry, Ron e Ginny -”

“Per cortesia,” disse Draco, marcando la richiesta con il tono di voce. Sì, la stava supplicando, e si detestava per questo.

Notando la disperazione nella sua voce, Luna si voltò. Apparentemente, la curiosità ebbe la meglio su di lei. Probabilmente si domandava di cosa avrebbe mai potuto parlare Draco Malfoy con lei.

“Facciamo quattro passi,” borbottò Draco, afferrandole gentilmente un braccio. Accennò un sorriso al ritratto prima di condurre Luna lungo il corridoio e svoltare l’angolo. Non appena furono abbastanza lontani,smise di camminare e si voltò verso di lei. “Ho bisogno che tu mi faccia un favore.”

Luna inarcò le sopracciglia. “E perché dovrei farti un favore?”

Sarebbe stato difficile, proprio come aveva immaginato. Gli aveva fatto una buona domanda – perché avrebbe dovuto fargli un favore? Non erano amici. Non erano neanche nemici, ma lui era nemico dei suoi amici. Si sentiva sconfitto in partenza, e per un breve istante prese in considerazione l’idea di dimenticarsi di tutto e tornarsene nella sua stanza a dormire per il resto della vita. Ma capì di non averci ancora provato abbastanza, e continuò.

“Eri amica della Granger,” disse lentamente.

Quando sentì il nome di Hermione, Luna abbassò lo sguardo e fisso in pavimento, tirando su col naso. “Sì,” disse a bassa voce.

“Beh,” riprese Draco, “questo favore che ti chiedo – potrebbe servire a portarla indietro.”

Subito, Luna alzò la testa e lo guardò con gli occhi spalancati. “Cosa?”

Mentalmente, Draco si maledisse per averle rivelato troppo, e troppo presto. Non faceva parte del suo piano raccontarle tutto. Ma forse era la cosa migliore da fare – se poteva fidarsi di lei, e del fatto che non sarebbe andata a riferire tutto a Potter e compagnia bella, ovvio. Ma certamente lei non lo avrebbe aiutato senza sapere in cosa lo stava aiutando, e perché. Perciò le raccontò tutto.

“Prima che ti spieghi, devi giurarmi che resterà fa noi, solo fra noi.”

Luna sembrò esitare per un attimo. I suoi occhi si spostarono lungo il corridoio come se stesse cercando qualcuno, o progettando una fuga. “Okay,” disse alla fine.

“Bene.” Draco prese un bel respiro. “Ho pensato ad un modo per – per riportare qui la Granger,” disse, con voce distante. “Ma non sarà facile. Ecco perché mi serve il tuo aiuto.”

“Riportarla qui?” ripeté Luna. “Intendi.. come con un incantesimo?”

“No,” disse Draco, scuotendo  la testa. “No, non voglio riportarla in vita dalla morte. Voglio fare in modo che non muoia proprio.”

Luna sembrò confusa. “Ma come -”

“Una gira tempo,” spiegò Draco, il più silenziosamente possibile, sapendo che chiunque, in qualsiasi momento, poteva svoltare l’angolo e sentire cosa stavano dicendo. “Tornerò indietro nel tempo, e farò in modo che non muoia.”

Luna sussultò. “E puoi farlo?” All’improvviso, i suoi occhi grandi passarono dal dolore alla speranza in un battito di ciglia.

Draco si strinse nelle spalle. “Non lo so. Ma devo provarci. Sono abbastanza certo che Silente ne abbia una, nel suo ufficio.”

“Ma è fantastico!” esclama Luna. Fece una pausa. “Ma – come pensi di entrare nel suo ufficio?”

“È qui che entri in gioco tu,” rispose Draco.

“Qui?”

“Sì. Ascolta, so che Potter possiede un Mantello dell’Invisibilità. Ho bisogno di quel mantello se devo fare questa cosa. E tu devi procurarmelo.”

Io?” disse Luna, terrorizzata. “Perché io?”

“Perché,” disse Draco, “sei sempre nella torre di Grifondoro. È lì che stai andando adesso, non è vero?”

“Sì, ma -”

“Dovrei solo trovare un modo per entrare nel dormitorio dei ragazzi e prenderlo. Probabilmente lo nasconde sotto il materasso, o una cosa del genere. Cerca finché non lo trovi, e poi portamelo.”

“Non ruberò qualcosa da Harry Potter! È un mio amico!”

“Non è rubare. È prendere in prestito,” disse Draco. “Lo restituirò quando avrò finito. O forse no, visto che il nostro presente sarà cambiato, e tu non l’avrai mai preso in primo luogo.

Luna sembrò pensarci su. Alla fine, disse, “Farò del mio meglio, ma non posso prometterti di trovarlo – e non destare sospetti.”

Draco annuì. Certo, Luna non aveva un lavoro semplice – ma non era niente in confronto a quello che avrebbe dovuto fare lui. “Non saranno molto attenti, oggi,” disse Draco lentamente. “Usalo a tuo vantaggio.”

Luna aprì la bocca per parlare, ma la richiuse velocemente. A Draco sembrò che non sapesse che fare. Avrebbe dovuto tradire un amico per aiutare a salvarne un altro, e lui sapeva che avrebbe fatto la scelta giusta.

E aveva ragione.

“Torno appena possibile,” disse Luna.

Draco annuì. “Vieni alla torre di Astronomia quando ce l’hai.”

“Okay.” Luna sembrava ancora un po’ titubante, eppure sicura al tempo stesso. Draco la guardò mentre percorreva il corridoio. Quando sparì dietro un angolo, cominciò ad avviarsi verso la torre di Astronomia, pregando silenziosamente perché il piano andasse come aveva previsto.


Draco  dovette aspettare solo una mezzora prima di veder comparire Luna, sulla torre di Astronomia, con il Mantello dell’Invisibilità in mano. Quando lo vide, sentì il bisogno di abbracciarla – ma riuscì a contenersi, ovviamente.

“Come sei riuscita a prenderlo?” le chiese.

“Beh, ho fatto quello che mi hai detto tu – ho usato il loro dolore a mio vantaggio. E poi, c’era solo Ginny. Non ho idea di dove fossero Harry e Ron -”

“Magnifico,” disse Draco, impaziente. Non gli interessava davvero come c’era riuscita – solo che ce l’aveva fatta. Il tempo passava, e lui voleva farlo il prima possibile. “Ascolta, questo è il piano: nascosto dal mantello, mi apposterò accanto al gargoyle che fa da guardia all’ufficio di Silente. Tu, nel frattempo, ti nasconderai dietro l’angolo. Aspetta qualche secondo, poi corri verso il suo ufficio, gridando a squarciagola. Dovrebbe bastare a farlo uscire. E non appena esce, io entro. Poi, avrò bisogno che tu tenga Silente occupato abbastanza a lungo perché io trovi la gira tempo.”

“E come farò?” chiese Luna.  

Draco si strinse nelle spalle. “Sono certo che troverai un modo. Quando ti chiede cosa c’è che non va, digli solo che eri nel parco, e puoi giurare di aver visto un Mangiamorte. Portalo fuori per farglielo vedere. Non farlo tornare nel suo studio, per nessun motivo, per almeno dieci minuti.. hai capito?”

Luna annuì, preoccupata. “Ci proverò, ma non posso prometterti -”

“Beh, faresti meglio a promettermelo,” sbottò Draco. Quando vide Luna farsi indietro, si affrettò ad abbassare la voce e dire, “Ne dipende la vita di Hermione.”

“Lo so,” disse Luna, a bassa voce.

Perciò si diressero allo studio di Silente. A metà strada,  Draco si nascose sotto il mantello in modo che nessuno lo vedesse camminare accanto a Luna. Anche se non poteva vedere gli effetti del mantello, nascosto sotto di esso, riusciva decisamente a sentire il potere che gli dava. Potter era un bastardo fortunato ad averne uno – poteva appena immaginare il genere d’infrazione alle regole della scuola che avrebbe potuto fare, se fosse stato così fortunato da possederne uno.

Quando finalmente giunsero nelle vicinanze dell’ufficio di Silente, si fermarono.

“Ci sei ancora?” chiese Luna.

“Sì,” rispose Draco a bassa voce. “Sei pronta?”

Luna si strinse nelle spalle. “Più pronta che mai, penso.”

“Bene. Vado all’entrata, adesso. Aspetta circa trenta secondi prima di cominciare a urlare, va bene?”

Luna annuì, mentre Draco si avviava in silenzio verso il gargoyle. Schiacciò la schiena contro il muro, per non essere d’intralcio a Silente, quando sarebbe uscito. Contò mentalmente fino a trenta, e quando arrivò a zero, sentì le urla di Luna. Sorrise, notando quanto sembravano reali. Aveva scelto la ragazza giusta per quel compito.

Qualche secondo dopo, la vide svoltare l’angolo e dirigersi verso di lui. “Professor Silente!”, strillava.

Non appena urlò il suo nome, la statua si fece da parte, rivelando la porta nascosta per l’ufficio di Silente. Immediatamente, questa si aprì e consentì a Silente di correre fuori.

“Signorina Lovegood?” disse. “Che cosa succede?”

Draco non restò ad aspettare la risposta di Luna; s’infilò lentamente nell’apertura della porta prima che questa potesse richiudersi. Fece un sospiro di sollievo quando si trovò all’interno, al sicuro, ai piedi della scala a chiocciola che portava allo studio. Era già stato nell’ufficio di Silente prima di allora, quindi non fu sorpreso quando le scale cominciarono a muoversi, innalzandolo fino alla stanza circolare. Draco però non ricordava che le scale si muovessero così lentamente, l’ultima volta che era stato lì, perciò saltò qualche gradino per accelerare il processo.

Arrivato in cima, lasciò le scale ed entrò nella stanza. Per sua fortuna, la fenice Fanny sembrava appisolata e non notò l’intrusione. In silenzio, Draco si avvicinò alla scrivania del Preside. Ma ovviamente, i cassetti erano chiusi con un incantesimo – Draco non ci aveva proprio pensato.

“Maledizione,” sussurrò, mentre si toglieva il Mantello dell’Invisibilità e lo gettava sulla scrivania. Avrebbe cercato prima sul ripiano, che però era coperto da una moltitudine di piccoli oggetti, e poi sulle mensole dei libri, nella speranza di trovare una gira tempo in un posto che non era tenuto sotto chiave. Si rimproverò per non aver pensato a questo problema, prima di mettere in atto il piano. Sapeva che nessun ‘alohomora’ avrebbe potuto aprire i cassetti. Era molto probabile che il Preside vi avesse applicato un incantesimo molto più sicuro.

Perciò cominciò a rovistare fra tutto quello che stava sulla scrivania. C’erano un sacco di oggetti e marchingegni – molti dei quali non riconobbe neanche – ma niente che ricordasse una gira tempo.

“Fanculo!” sibilò quando ebbe finito di cercare su tutto il ripiano. Si avvicinò ad una libreria e cominciò a spostare i libri, gettandoli a terra, nella speranza che vi fosse una gira tempo nascosta dietro uno di essi. Cercò anche all’interno dei libri, in caso vi fosse un nascondiglio segreto. Ma più libri spazzava via, più capiva che stava solo perdendo tempo. Se Silente aveva una gira tempo, di certo la conservava al sicuro nei cassetti della scrivania, non in bella vista.

“Questo è uno dei miei libri preferiti,” disse una voce alle sue spalle.

Draco sobbalzò a quel suono, e si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere Silente accovacciarsi a raccogliere uno dei libri dal pavimento.

 “La prima volta che l’ho letto avevo la sua età, mi pare. L’avrò letto centinaia di volte da allora.” La voce di Silente era calma e amichevole – di certo non era la voce di una persona che ha appena scoperto che qualcuno si è intrufolato nel suo ufficio e vi ha combinato quel putiferio. Draco guardò alle spalle dell’uomo, e vide Luna, le spalle basse, con un’espressione sconfitta sul volto. Quando i loro sguardi si incontrarono, Luna lo spostò immediatamente verso il pavimento e abbasso la testa.

Silente si voltò verso Luna e disse, “Signorina Lovegood, posso sparlare con il signor Malfoy in privato?”

“Certo, signore,” mormorò Luna voltandosi.

Quando fu andata via, Draco si aspettava che Silente lo rimproverasse aspramente. Ma non fu così. Anzi, Silente si avvicinò, quasi per caso, alla scrivania e si sedette. “Siediti, Draco,” disse, indicando una delle sedie di fronte a lui.

Draco ubbidì. Guardò il Preside con sospetto, chiedendosi perché non gli stesse urlando contro. Se meritava, questo è certo.

“Draco,” disse Silente dolcemente. “Quello che cerchi non è qui.”

“E lei come fa a sapere cosa sto cercando?” chiese Draco, rigido. Ma certo – doveva averglielo detto Luna.

Invece che rispondere alla domanda, Silente si sporse in avanti e disse, “Lascia che ti racconti una storia. Circa cento di anni fa, un giovane mago di nome Diagon ricevette una gira tempo come regalo di compleanno da suo zio. All’inizio, non capì completamente il potenziale di quest’oggetto. In tutta onestà, pensava che fosse semplicemente un semplice pezzo d’oro da mostrare agli amici. Sapeva appena cosa fosse una gira tempo, ma non ne aveva mai avuto bisogno, né sapeva come funzionassero – e non era mai stato un tipo studioso, non gli interessava fare ricerche in merito. Ad ogni modo, giunse il giorno in cui, qualche anno dopo, comprese quanto fosse potente una gira tempo.

“Diagon era uno dei maghi più ricchi dell’epoca, ed era invidiato da tutti. Non solo era un mago potente con molte ricchezze, ma era anche sposato con una delle streghe più belle che avessero mai visto. Aveva tutto – finché una notte, mentre lui e sua moglie Rosemary tornavano a casa da una cena a casa di amici, notarono un gruppo di giovani maghi che facevano a botte per la strada. Diagon e Rosemary, entrambi preoccupati, decisero di intervenire e fermarli prima che qualcuno si facesse male. Purtroppo, mentre si avvicinavano, capirono che la situazione era più seria di quanto pensassero. Due giovani maghi erano già a terra, e il resto aveva le bacchette puntate l’uno contro l’altro, e molti di loro si lanciavano Maledizioni Senza Perdono. Diagon e Rosemary rimasero paralizzati dall’orrore, a guardare quei giovani uomini togliersi la vita a vicenda – per loro non aveva alcun senso.

“Quello che accadde in seguito, fu così veloce che Diagon non ebbe il tempo di reagire: uno dei giovani maghi aveva puntato la bacchetta contro un altro dei presenti e aveva lanciato un incantesimo mortale. Ma l’altro mago era stato più veloce, ed era riuscito a respingere l’incantesimo prima che potesse raggiungerlo. Questo, però, era rimbalzato e aveva colpito Rosemary in pieno petto, uccidendola all’istante. Diagon, ovviamente, era sotto shock. Prima s’inginocchiò accanto a sua moglie, cercando di svegliarla, ma lei era.. andata. Diagon allora capì che non sarebbe stato in grado di vivere il resto della vita senza di lei, perciò seppe subito cosa fare: avrebbe usato la gira tempo per riprendersela.

“Corse immediatamente a casa, più velocemente possibile. Era ancora incerto su come dovesse usarla, ma pensava di saperne abbastanza. Quando ebbe recuperato la gira tempo, tornò indietro di circa un’ora, e poi si nascose sul retro della tenuta dei loro amici, dove lui e sua moglie stavano ancora cenando. Lanciò un incantesimo sulla casa, per impedire a tutti coloro che vi erano dentro di uscire, che avrebbe quindi impedito a se stesso e Rosemary di essere nelle vicinanze di quel gruppo di maghi. Soddisfatto di quanto aveva fatto, riportò in avanti il tempo, fino al momento in cui aveva azionato la gira tempo. Era emozionato, perché pensava che al suo ritorno avrebbe trovato sua moglie ad accoglierlo. E invece, molti testimoni affermarono di aver visto Diagon apparire per attimo innanzi a loro, per poi semplicemente svanire davanti ai loro occhi. Vedi, nonostante l’incantesimo sulla casa, Diagon e sua moglie furono in grado di rimuoverlo e andarsene. Ma a quanto pare, quel piccolo ritardo cambiò il corso della storia quel tanto che bastava per far sì che, quando Diagon e Rosemary passarono per la strada, fosse Diagon ad essere colpito dall’incantesimo mortale, non Rosemary – ecco perché sembrò che la sua esistenza semplicemente cessasse, a tutti i presenti – perché essendo morto prima, non era possibile che passeggiasse per la strada -”

A quel punto, Draco capì di averne abbastanza e fermò il Preside. “Con tutto il dovuto rispetto, signore, ho già sentito questa storia, ed è questo che è – una storia. Di quelle che i genitori raccontano ai bambini, nella speranza di spaventarli e non fargli usare mai una gira tempo. Me l’ha già raccontata mio padre, quando avevo otto anni, e non ci ho creduto neanche allora. Prima di tutto, non è neanche una situazione plausibile, è un paradosso, non poteva essere morto nel passato, perché doveva essere ancora vivo per  tornare indietro nel tempo, in primo luogo, e poi -”

Silente sorrise. “Ah, beh, solitamente la storia funziona. Ma immagino che vada meglio con i bambini, che non capiscono il concetto di paradosso. Anche se pure io non capisco perfettamente il concetto di paradosso..”

“Signore, ho bisogno di una gira tempo. La prego.”

Silente si sistemò meglio sulla sedia, appoggiandosi allo schienale. “Anche se ne avessi una, signor Malfoy –e non ce l’ho – non potrei dargliela. Non si scherza con il tempo.”

“Non capisce,” disse Draco.

“Sarai sorpreso di sapere che io capisco perfettamente, Draco. Se volevi usare una gira tempo per frequentare lezioni in più, come sono certo che sai faceva la signorina Granger al terzo anno, allora possiamo parlarne. Ma ciò per cui vuoi usarla – beh, temo di non poterti aiutare.”

“Ma signore -”

Silente alzò una mano per farlo tacere. “Mi dispiace, Draco. So che le tue intenzioni sono buone, ma è qualcosa che devi lasciar stare. Ora, so che se lo vuoi davvero, troverai un modo – per quanto difficile – e non potrò fermarti. Ma devi lasciar andare. Lasciala andare.”

Il vecchio si alzò e girò intorno alla scrivania. “Se vuole scusarmi ora, signor Malfoy, ho delle faccende importanti da sbrigare. Apprezzerei molto se restituisse il mantello al signor Potter, e se ci pensasse due volte la prossima volta che decide di intrufolarsi nel mio studio.” Il suo tono non era arrabbiato, ma deciso.

Sconfitto, Draco seguì Silente verso le scale a chiocciola. Silente posò gentilmente una mano sulla spalla di Draco e disse, “Sei un ragazzo intelligente, Draco. So che farai la cosa giusta.”

Draco non rispose, mentre le scale lo portavano lentamente al piano inferiore. Quella storia non aveva spaventato per niente – ma il vecchio aveva ragione. Se anche fosse riuscito a procurarsi una gira tempo, il che era improbabile, avrebbe potuto, senza volerlo, causare qualcosa ancora più catastrofico. E chi gli assicurava che qualunque cosa avesse fatto nel passato avrebbe impedito a Hermione di morire comunque? Forse era destinata a morire quel giorno, a prescindere. Magari se avesse provato a salvarla, non ci sarebbe riuscito comunque – perché era così che dovevano andare le cose. Doveva lasciar andare. Doveva lasciarla andare.

Solo non aveva idea di come fare.


Il limbo di Draco divenne sempre più profondo mentre tornava alla torre dei Caposcuola. Dentro, si sentiva completamente svuotato.  Quando raggiunse il ritratto, borbottò la parola d’ordine, ‘confetto’, che Hermione aveva cambiato pochi giorni prima di Natale; a Draco non piaceva come sceglieva le parole d’ordine, ma non aveva voluto discuterne con lei perché era così contenta per le vacanze in arrivo, e aveva pensato che sarebbe stato carino cambiarla, e magari avrebbe indotto un po’ di spirito natalizio in Draco. Lui non avrebbe mai ammesso che era stato così.

Il cavaliere del ritratto lo riconobbe, con un solenne cenno di assenso. Draco aspettò che si facesse da parte, ma il cavaliere era troppo occupato a fissare un punto imprecisato oltre la spalla di Draco.

“Che c’è?” domandò Draco.

“Sembra che tu abbia visite,” rispose il cavaliere, indicando qualcuno.

Draco si voltò e vide Harry, proprio alle sue spalle. Da dove era arrivato? Draco non l’aveva notato vicino al ritratto, avvicinandosi, e se ne sarebbe accorto se Harry l’avesse seguito lungo il tragitto.

“Dobbiamo parlare,” disse Harry semplicemente.

Draco fissò il ragazzo di fronte a lui. Il suo aspetto era peggiore di quello di Luna – ed era brutto quasi quanto quello di Draco. Sembrava pallido e stanco; i suoi occhi sembravano completamente svuotati di ogni emozione.

“Adesso non è un buon momento, Potter,” disse Draco, mentre il buco del ritratto si apriva.

“No, ho bisogno di sapere una cosa,” disse Harry. La sua voce era un misto di supplica e rabbia.

“Cosa, Potter? Che cosa hai bisogno di sapere?”

Harry esitò un attimo, come se avesse paura di rispondere alla domanda. Ma alla fine parlò, con la voce appena più forte di un sussurro.

“Ho bisogno di sapere perché..” La voce si affievolì. Ma dopo aver fatto un respiro profondo, continuò. “Ho bisogno di sapere perché era la tua mano che Hermione stringeva, mentre moriva. Perché sei stato tu l’ultima persona che ha visto prima di morire?”

A Draco si bloccò il respiro in gola. Non si aspettava che Harry gli chiedesse una cosa del genere. Cavolo, non sapeva neanche che qualcuno l’avesse notato, in quel momento. Ma apparentemente, Harry l’aveva fatto.

Non sapeva cosa rispondere. Poteva mentire, o poteva dirgli la verità. Ma onestamente, non sapeva quale fosse la cosa giusta da fare.

“Non fare domande di cui non vuoi davvero sapere la risposta,” borbottò. Si voltò per attraversare il buco del ritratto, ma Harry lo fermò.

“Ma io voglio sapere la risposta,” disse a bassa voce.

Draco si voltò di nuovo, per guardarlo in faccia. Non era dell’umore adatto, in quel momento, per affrontare un discorso del genere – e di certo non con Harry Potter. Perciò blaterò qualcosa per farlo andare via.

“Cosa vuoi che ti dica, Potter?” ringhiò. “Qual è, di preciso, la risposta che vorresti sentirti dire? Vuoi che ti dica che forse il motivo è che Hermione ed io avevamo cominciato ad andare d’accordo, negli ultimi mesi? Vuoi che ti dica che è stato perché aveva cominciato a vedermi come un amico? O forse preferisci forse che ti dica che la notte prima di morire ha dormito con me?”

Si pentì di quelle parole nel momento stesso in cui uscirono dalla sua bocca. E non appena ebbe finito di parlare, il pugno di Harry si scontrò con la sua mascella.

L’impatto fu così forte da farlo indietreggiare di un paio di passi. Il suo primo istinto fu di colpirlo a sua volta, ma poi si trattenne – dopo tutto, se l’era meritata.

“Bugie,” disse Harry a denti stretti. “Io ero il suo migliore amico! Tu non eri niente per lei!”

Massaggiandosi la parte colpita da Harry, Draco disse con calma, “Forse sì, Potter. Ma ancora una volta, forse ti sbagli. Immagino che adesso non lo saprai mai. Forse, se le avessi prestato più attenzione negli ultimi mesi, invece che sbavare sulla donnoletta -”

Il pugno di Harry volò versò di lui, di nuovo, ma questa volta Draco fu in grado di bloccare il colpo. Riuscì a scansarsi velocemente giusto in tempo, e prima che Harry sapesse cosa l’avesse colpito, Draco gli restituì lo stesso colpo che lui aveva appena ricevuto.

Harry imprecò quando si toccò la parte ferita con la punta delle dita, togliendosi il sangue dall’angolo della bocca.

“Potter,” disse Draco, con più calma possibile, “possiamo continuare finché uno di noi, o entrambi, finiamo in infermeria – e credimi, adorerei ogni istante. Ma troviamo un altro motivo per farlo, perché battersi per Hermione non ha senso. Per quanto so che vorresti avere qualcuno da incolpare, la sua morte non è stata colpa mia, e neanche tua, e non importa quanti cazzotti ci diamo, non tornerà.”

Harry lo guardò, ma non c’era niente da dire per rispondere a quello che aveva appena detto Draco – perciò tacque. Si limitò a scuotere la testa, voltarsi, e cominciare a percorrere il corridoio.

“La amavo,” disse Harry dolcemente, andandosene. Draco non era sicuro che stesse parlando proprio con lui, o solo con se stesso.

“Sì, beh, la amavo anch’io,” mormorò Draco. Per sua fortuna, Harry era troppo lontano, ormai, per sentirlo. Ma il cavaliere nel ritratto, che aveva origliato tutta la conversazione, non lo era. Lo guardò con compassione mentre attraversava il passaggio.

Quando si fu richiuso la porta alle spalle, Draco si lasciò andare contro il muro e si concesse un unico, disperato sospiro. Le spalle gli tremarono, come se stesse piangendo, ma si rifiutò di versare anche solo una lacrima.

Era riuscito a deluderla ancora una volta. Aveva avuto una sola possibilità per fare la cosa giusta, e l’aveva mandata a puttane. Adesso Hermione era andata, per sempre, e non c’era assolutamente nient’altro che lui potesse fare, ormai.


La trovò sulla riva del lago, seduta su un sasso, che lanciava piccole pietre nell’acqua.

“Granger?” la chiamò.

Si voltò verso di lui. Sembrava sollevata. Gli sorrise dolcemente, mentre lui si avvicinava lentamente verso il punto in cui era seduta. “Dove sei stato?” gli chiese.

“Mi ero perso,” rispose lui.

Lei si voltò di nuovo verso il lato e lanciò un’altra pietra – solo che questa affondò non appena toccò la superficie dell’acqua. Lei si accigliò, delusa. “Non ho idea di cosa sto facendo.”

Lui abbassò lo sguardo sulle pietre nelle sue mani. “Non sono abbastanza lisce. E non metti il polso nella posizione giusta.”

“Non parlavo delle pietre,” disse lei tristemente.

Lui si sedette accanto a lei, e raccolse un sassolino. Con un movimento rapido e preciso, lo lanciò sull’acqua. Rimbalzò fino all’altro lato del lago, per poi tornare verso loro, e finire nelle sue mani. “È come una magia.”

Lei si voltò di nuovo verso lui. “Puoi aiutarmi a capire cosa sto facendo?” 

Lui la guardò. I suoi occhi grandi erano pieni di lacrime, che minacciavano di sfuggire e bagnarle il viso. Sembrava disperata, e lui non aveva idea di cosa fare per aiutarla. “Pensavo d averti persa.”

Lei sbatte le palpebre. Così facendo, una lacrima le cadde delicatamente lungo la guancia. “Ma mi hai trovata.”

“Sì, è vero.”

Le acque del lago cominciarono lentamente ad alzarsi. Lui fissò le onde, che cominciavano a diventare sempre più grandi, e si chiese cosa avesse scatenato un effetto simile.

“Mi avevi detto che mi avresti protetta, sai,” disse lei, improvvisamente. Non era un’accusa, più che altro un’osservazione.

“Lo so,” disse. “E dicevo sul serio – davvero. Ma non avrei potuto fare niente per salvarti.”

“Beh, potresti salvarmi adesso,” disse lei.

“Eh?”

Lei lanciò un altro sassolino. Solo che questo non urtò la superficie dell’acqua – ma sparì, inghiottito da un’onda di cui, in qualche modo, non si erano accorti. Non ci fu tempo per reagire – l’onda si abbatte su di loro, sommergendoli completamente nell’acqua gelida.  All’improvviso, il lago non sembrò più un lago, ma più un oceano. Mentre veniva spinto verso il basso dalle onde, si aspettava di toccare il fondo con i piedi, ma il terreno non era più lì. Velocemente, prese a battere le gambe per tornare in superficie. Quando riemerse, prese un respiro profondo e si guardò intorno, cercandola. Non c’era.

“Hermione!” urlò con tutta la sua voce. Nel panico, tornò sott’acqua per cercarla. Non poteva essere troppo lontana. Ma ovunque, intorno a lui, vedeva solo acqua. Tornò in superficie per riprendere fiato, poi s’immerse di nuovo. Non si sarebbe arreso finché non l’avesse trovata.

All’improvviso la vide, era proprio lì. Era poco più in basso di lui, e gli tendeva la mano. Nuotò verso di lei, pronto a prenderla, ma più si avvicinava a lei, più lei sembrava affondare.

“Hermione, nuota verso di me. Prendimi la mano.” Non gli sembrò neanche assurdo che potesse parlare sott’acqua.

Lei però non si mosse. Scosse tristemente la testa e disse, “È troppo tardi per salvarmi. Sei arrivato tardi.”

Draco sussultò, aprendo gli occhi. Si aspettava di essere ancora sott’acqua, e invece era al sicuro nella sua camera, nel suo letto. Respirando affannosamente, nascose il volto fra le mani. Era stato solo un sogno. O meglio, un incubo. Il primo di tanti, anche se ancora non lo sapeva.

Sapeva solo che da quel momento avrebbe avuto serie difficoltà a lasciarla andare.   

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Teamwork ***



Note della Traduttrice: sono imperdonabile, lo so. E questo capitolo non era neanche lunghissimo! Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Ma purtroppo da quando è ricominciata l’università, non ho il tempo neanche di respirare! L Ad ogni modo, eccovi il capitolo. Non so quando potrò portare il prossimo, anche perché sono un po’ – parecchio – indietro con lo studio. Spero di poterlo postare entro la fine della settimana prossima! =)

 

 

Teamwork (Lavoro di squadra)

 

Draco muoveva distrattamente la punta della penna su un piccolo pezzo di carta. Aveva sempre avuto l’abitudine di prestare poca attenzione alle lezioni, ma mai come negli ultimi mesi. La scuola semplicemente non gli interessava più.

Ogni tanto, lanciava una breve occhiata verso Hermione, che sembrava parecchio a disagio. La maggior parte degli studenti sembrava prestare più attenzione a lei, osservandola e sussurrando alle sue spalle, che al professor Piton, in quel momento. Draco non poteva che sentirsi dispiaciuto per lei, per quanto odiasse ammetterlo.

“Veritaserum,” disse la voce monotona di Piton, rimbombando nella stanza. “Probabilmente una delle pozioni più conosciute di sempre, e certamente una delle più utili. Chi, qui dentro, sa elencarmi qualcuno degli ingredienti necessari a prepararla?”

Qualche studente alzò la mano ma Piton li ignorò, mantenendo lo sguardo fisso su Hermione, che sprofondò nella sedia, come se cercasse di nascondersi da tutti.

“Signorina Granger?” ringhiò Piton.

Draco la guardò arrossire. A giudicare dal ghigno di Piton, si stava divertendo a metterla sotto i riflettori.

Hermione si schiarì la gola e si sistemò meglio sulla sedia. “Um..” Abbassò lo sguardo sul pavimento di fronte a lei, come se pensasse di trovarvi magicamente la risposta. “Non.. Non lo so, signore.”

“Ho sentito bene?” disse Piton, avvicinandosi al suo banco. “Dovrebbe alzare la voce, signorina Granger, perché potrei giurare di averla sentita dire che non lo sa.”

Alcuni Serpeverde, seduti in fondo all’aula, risero di gusto.

“Ha sentito bene, signore,” rispose Hermione, con voce ancora più bassa. “Non lo so.”

“Bene, bene, bene. Assomigliamo a Hermione Granger, ma non siamo intelligenti come lei, non è vero? Molto interessante – non è un’insopportabile so-tutto-io come l’altra.”

Draco sentì ancora più risate alle sue spalle – e riconobbe la risata di Goyle. Dovette sforzarsi per non voltarsi e mandarli tutti a quel paese.. e poi dovette chiedersi perché, innanzitutto, gli dava così fastidio che ridessero.

A quel punto, il volto di Hermione era diventato completamente rosso di vergogna, e sembrava che sperasse che il pavimento si aprisse sotto i suoi piedi. Draco poteva capirla perfettamente. Anche una parte di lui desiderava che il pavimento le si aprisse sotto i piedi.

Per fortuna, Piton tornò presto di fronte alla classe. “Il vostro compito, per la prossima volta, è realizzare la pozione Veritaserum. Vi metterò a coppie, e dovrete terminare la vostra pozione entro la fine della settimana. Venerdì prossimo, ognuno di voi proverà la pozione su un gruppo di volontari, perciò vi consiglio di prepararvi una lista di domande.” Piton prese una pergamena dalla sua scrivania. “Le coppie sono l e seguenti: Bones e Finch-Fletchley, Weasley e Parkinson, Bulstrode e Goyle..”

Piton continuò la lista, pronunciando i nomi di tutti i presenti, ma Draco non vi prestò attenzione finché il professore non elencò l’ultima coppia.

“..Malfoy e Potter.”

Draco alzò la testa di scatto. “Potter?”

“Sì, signor Malfoy,” rispose Piton con un sorrisetto di soddisfazione. “Lei e Potter. Adesso, la lezione è quasi finita, ma perché non cominciate a programmare il lavoro con i vostri compagni? E dovreste tutti prendere in considerazione di lavorarci anche nel tempo libero, sono certo che sarà abbastanza difficile per tutti voi perfezionare la pozione entro la scadenza, se ci lavorate su soltanto in classe. E ricordate che saranno necessari almeno cinque giorni prima che la pozione maturi..”

Draco grugnì interiormente mentre ascoltava il professore. E tanti saluti alla sua convinzione di essere il preferito di Piton. Ma ovviamente, Piton odiava Harry più di quanto gli piacesse Draco, quindi probabilmente traeva più soddisfazione sapendo che Harry era infastidito dall’accoppiamento tanto quanto Draco.

Guardò Harry, dall’altro lato della stanza, che lo fissava con lo stesso identico sguardo. Rimasero entrambi seduti, mentre tutti gli altri attorno a loro si alzavano per sedersi con i loro compagni. Draco non si sarebbe mai alzato, per niente al mondo, per raggiungere Harry. Sarebbe rimasto al suo posto, finché Potter non si fosse arreso e non si fosse alzato per andare da lui. Fortunatamente, ci vollero solo pochi secondi prima che Harry capisse che doveva spostarsi lui, e immediatamente raggiunse il banco di Draco.

Harry poggiò i libri sul tavolo e si sedette accanto a lui. Nessuno dei due salutò l’altro. Al contrario, Draco non perse tempo e arrivò subito al dunque.

“Probabilmente dovremmo vederci stasera e cominciare il lavoro,” disse, senza neanche guardare Harry. “Vieni nel dormitorio dei Caposcuola verso le sette, lavoreremo lì.”

Harry annuì. “Bene. Hai già parlato con Hermione?”

Draco sospirò annoiato. “Per l’amor del cielo, Potter. Ne abbiamo discusso soltanto stamattina.”

“Già.. e allora?”

“E allora, da quando abbiamo avuto quella conversazione, sono stato a lezione tutto il giorno. Quando diavolo dovrei aver trovato il tempo per interrogarla? E poi, non ho mai detto che l’avrei fatto, a dirla tutta.”

“Ascolta Malfoy,” disse Harry, “penso davvero che -”

La campanella suonò, coprendo il resto della frase di Harry. Velocemente, Draco raccolse i suoi libri e si alzò.

“Ricordati – alle sette,” disse, e si diresse a passo svelto verso la porta.

Blaise lo bloccò appena fuori dall’aula. “Ehi, Draco. Immagino che ci vedremo dopo.”

“Cosa?”

“Il progetto,” disse Blaise con un ghigno. “Lavoro con la Granger, ricordi?”

No, a dire il vero Draco non ricordava. Non aveva proprio prestato attenzione quando Piton aveva letto la lista – finché non aveva letto il suo nome e quello di Potter. “Oh.. giusto.”

“Già. Le ho proposto di lavorare da voi stasera. Ci sarai anche tu?”

“Sì,” borbottò Draco. “Ci sarà anche Potter.”

“Fantastico. Sarà proprio una bella festa.” Blair sbuffò, borbottò un saluto e poi si allontanò lungo il corridoio.

Mentre lo guardava andar via, Draco avvertì una brutta sensazione farsi largo nel suo stomaco. Non gli piaceva molto l’idea che Blaise lavorasse con Hermione, ma non sapeva bene perché gli desse così fastidio, o meglio, perché si preoccupasse che gli desse fastidio. Perciò decise di ignorare il presentimento, e impegnarsi a evitare Harry, che in quel momento usciva dall’aula.

Fortunatamente, Harry era troppo impegnato a parlare con Ron per accorgersi di Draco, che si era appiattito contro il muro accanto alla porta per rendersi meno visibile. Solo una persona si accorse di lui, comunque. Hermione.

“Ok, questo è stato divertente,” mormorò, avvicinandosi a lui. “È bello vedere che Piton è esattamente come nel mio mondo. Per un attimo, mi sono sentita quasi come se fossi a casa.”

Draco ghignò. “Onestamente, non riesco a immaginarmi Piton che si comporta diversamente, a prescindere dal mondo da cui proviene.”

Hermione sospirò. “E Blaise Zabini? Non è molto diverso neanche lui – anche se sembra un po’ più egocentrico in questo mondo. Ed io che pensavo non fosse possibile.”

“Quanto eravate amici, tu e Zabini, nel tuo mondo?”

Hermione si strinse nelle spalle. “Non eravamo per niente amici. Seguivamo solo alcune lezioni insieme.” Fece un attimo di pausa, e poi disse, “Allora, ti ha detto che verrà stasera?”

“Sì. Verrà anche Potter.”

Hermione si irrigidì a quelle parole. “Ah sì?” chiese con nonchalance.

“Sì,” rispose Draco. “Ti da fastidio?”

“Certo che no,” ribatte Hermione. “Perché dovrebbe?”

Ma Draco era certo che stesse mentendo. Aveva visto la sua reazione quando aveva fatto il nome di Harry. Era ovvio che fosse a disagio all’idea di essere nella stessa stanza con lui – ma il perché era un mistero.

Draco scrollò le spalle. “Che ne so. Diventi tutta strana quando viene nominato Potter.”

“No, non è vero,” insistette lei.

Draco decise di lasciar correre, visto che non era il momento giusto per una qualsiasi discussione di questo tipo. “Se lo dici tu,” disse. “Beh, ci vediamo dopo.”

Mentre cominciava ad allontanarsi, si rese conto che lo stava seguendo.

“Aspetta, pensi che potresti accompagnarmi in biblioteca?” chiese. “Non so dove si trovi, in questo mondo. E non so neanche cosa dovremmo preparare.”

“Veritaserum,” le ricordò. “Non eri attenta a lezione?”

“Lo ero,” rispose Hermione, “ma non so cosa sia il Veritaserum.”

Draco si fermò sui suoi passi. Si voltò per guardarla con un sopracciglio sollevato. “Non sai cosa sia il Veritaserum?”

Hermione scosse la testa.

“È la pozione della verità,” disse, scuotendo la testa incredulo.

“La pozione della verità?”

“Sì. Chiunque la beva è costretto a dire la verità.”

“Caspita,” sussurrò Hermione. “Non mi risulta che abbiamo pozioni del genere nel mio mondo.”

“Stai scherzando, vero?”

“No,” disse Hermione. “E se esiste una pozione della verità nel mio mondo, nessuno me l’ha mai detto.”

“Incredibile,” disse Draco, sorridendo. “Beh, allora immagino tu abbia appena trovato la prima grande differenza fra il nostro mondo e il tuo.”

“Immagino di sì,” mormorò lei.

Qualche minuto dopo, arrivarono in biblioteca. Non appena entrarono, Madama Pince, la bibliotecaria, sussultò ed esclamò, “Oh Signore!”

Apparentemente, non si era preparata al momento in cui avrebbe visto la nuova Hermione Granger entrare in biblioteca, e dalla sua espressione, era stata totalmente colta di sorpresa.

Draco continuò a camminare, e Hermione lo seguì. La condusse ad una delle librerie, dove controllarono attentamente il dorso di ogni libro, fino a trovare quello che cercavano. Quando lo individuarono, Draco lo prese e glielo porse.

Hermione prese il libro e lesse il titolo ad alta voce. “Approfondimenti di Pozioni.

“Ti spiegherà tutto quello che devi sapere sul Veritaserum, e un centinaio di altre pozioni,” disse Draco, passandole accanto. Ti dirà che ingredienti ti servono per prepararle, come miscelarli, tutto. Avrei disperatamente bisogno di quel libro, visto che Zabini è il tuo compagno. Sono pronto a scommettere che farà fare a te la maggior parte del lavoro.”

“Non saprei,” disse Hermione. “Infondo, mi ha detto che se gli trovo la lista degli ingredienti, ci pensa lui a procurarceli.”

Questa cosa sorprese Draco, e parecchio. Da quando conosceva Blaise Zabini, il ragazzo non si era mai offerto di aiutare qualcuno. Draco stesso aveva spesso fatto coppia con lui in precedenza, per dei progetti, e ogni volta Blaise aveva trovato una scusa per non collaborare. L’unico motivo per cui Draco alla fine faceva tutto il lavoro era perché sapeva che Blaise non gli avrebbe mai dato una mano, in nessun caso, perciò si trattava di fare il lavoro da solo e avere un buon voto, o non farlo ed essere bocciati. Quindi a Draco sembrò alquanto sospetto che Blaise si fosse offerto per partecipare attivamente al progetto con Hermione.

“Sì, beh, non ci conterei troppo se fossi in te. È un Serpeverde al cento per cento.”

“E tu no?”

Draco esitò. C’erano stati tempi in cui sì, era stato un puro Serpeverde al cento per cento, non un centesimo in meno. Ma con la morte di suo padre, e la lenta nascita dei suoi sentimenti per una mezzosangue, non poteva più considerarsi un vero Serpeverde. Era incredibile come questo fatto non gli desse il minimo fastidio.

“Dico solo, stai attenta,” disse. “A dopo.”

Prima di andarsene, Draco prese un libro di pozioni a caso da una mensola per se stesso. Immaginava di dover cominciare a pensare al progetto anche lui, prima di incontrarsi con Harry.

Portò il libro al bancone, dove Madama Pince lo aprì e tolse il foglio della biblioteca. Lo aggiornò, poi lo porse a Draco. “Firma qui, per favore.”

Draco prese la penna della bibliotecaria e cominciò a firmare, poi si fermò all’improvviso. Aveva appena dato un’occhiata al nome sopra il suo, e gli si era bloccato il respiro. L’ultima persona ad aver firmato il libro era stata Hermione Granger, poco più di due mesi prima.

“C’è qualcosa che non va?” chiese Madama Pince.

Draco si schiarì la gola e finì di scrivere il suo nome. “No,” rispose, anche se quella risposta non poteva essere più lontana dalla verità.


Draco fece in modo da tornare alla torre dei Caposcuola solo qualche minuto prima delle sette, per evitare qualsiasi momento imbarazzante con Hermione, mentre aspettavano che i loro ospiti arrivassero. Ma quando entrò nella Sala Comune, scoprì che l’ospite di Hermione era già arrivato.

Lei e Blaise erano seduti sul divano, i libri aperti sul tavolino da caffè di fronte a loro, e ridevano; sembrava si stessero divertendo come due vecchi amici.

Blaise alzò lo sguardo quando Draco entrò nella stanza. Sorrise malizioso e disse, “Ehi, Draco. Arrivi proprio mentre me ne stavo andando.”

“Che sfortuna,” ribatte Draco, con evidente sarcasmo. Ma non era completamente sarcastico. In un certo senso, sarebbe voluto arrivare prima, per assicurarsi che Blaise si comportasse bene, ma sembrava che fosse andato tutto liscio fra loro due. Hermione aveva anche un sorrisetto sul volto.

“Beh, io vado,” le disse Blaise, raccogliendo il suo libro. “Ci vediamo domani.”

Hermione annuì mentre Blaise si alzava e raggiungeva Draco.

“Mi dispiace che non abbiamo trovato il tempo per stare un po’ insieme,” disse; questa volta, fu il suo turno di esibire evidente sarcasmo.

Draco non disse niente mentre Blaise gli passava accanto e usciva dalla stanza.

“Come è andata?” chiese a Hermione, quando fu uscito.

“È andata bene,” rispose Hermione. “Più che bene, a dire il vero.” Indicò tutto l’equipaggiamento sul tavolo. A quanto pareva, la loro pozione pronta, dovevano soltanto aspettare che maturasse.

“Caspita,” disse Draco. “E Blaise ti ha veramente aiutato?”

“Sì, davvero. È stato davvero semplice. Ha detto di non aver avuto problemi a trovare gli ingredienti. Tu che mi dici? Come sta venendo la tua?”

Draco aprì la bocca per rispondere, ma un colpo alla porta lo interruppe. “Era ora, Potter,” borbottò.

Andò verso il ritratto e lo aprì. Ovviamente, Harry era in piedi dall’altro lato, ma non aveva con sé libri o altri utensili. Sembrava che tutto quello che avesse portato con sé fosse un’espressione truce sul volto.

“Potter, dov’è la tua roba?” domando Draco.

Harry guardò oltre la spalla di Draco, probabilmente per vedere se c’era Hermione nella stanza. “Posso parlarti un attimo?Qui fuori?”

Draco corrugò la fronte e incrociò le braccia sul petto. Non si degnò di rispondergli.

“Per piacere?” insistette Harry. “E chiudi la porta dietro di te.”

Draco non prendeva ordini da Harry Potter, ma immaginava gli convenisse farlo se voleva portarsi avanti con il lavoro sulla pozione prima della fine della serata. Perciò uscì, chiudendosi il buco del ritratto alle spalle.

“Che diavolo c’è, Potter?”

Harry imitò la posa di Draco, incrociando le braccia sul petto. Uno sguardo freddo prese forma sul suo viso, mentre cominciava a parlare. “Le hai parlato, ora?”

Draco sospirò annoiato. “Dannazione, Potter, ti -”

“Perché mi rifiuto di lavorare al progetto con te, finché non l’avrai fatto,” proseguì Harry.

Per breve istante, Draco poté notare una somiglianza fra Harry Potter e Blaise Zabini. “Ah sì?”

Harry annuì. “Sì. E se ti interessa avere un buon voto per questo lavoro, le dovrai parlare.”

Draco sbuffò. “Potter, se hai pensato anche per un solo istante che questa minaccia avrebbe funzionato, adesso sarai sorpreso. A essere sincero non m’interessa affatto del mio voto. Ma facciamo finta, per attimo, che sia così – in tal caso, svolgerei il progetto da solo, e saresti tu a doverti preoccupare per il tuo voto.”

I lineamenti di Harry si ammorbidirono un po’. Dopo qualche secondo, disse, “Okay, va bene. Non pensavo che la minaccia avrebbe funzionato. Solo.. non sono pronto a stare lì dentro con lei, va bene? Perciò se potessi, per favore, parlarle stasera, scoprire qualcosa.. qualunque cosa..”

“Smetteresti di starmi così addosso?”

“Sì,” rispose Harry.

“Prometti che se parlo – a prescindere da cosa mi risponda – sarai perlomeno in grado di stare nella stessa stanza con lei? E chiuderai quella maledetta bocca, non parlerai più di lei, con me?”

Harry annuì.

A Draco sembrava un accordo abbastanza giusto. “Ok. Va bene. Adesso entro e le parlo. Verrò domani a dirti cosa ho scoperto, così poi potremo fare questo progetto e non rivolgerci mai più la parola. Che ne dici?”

“Affare fatto,” disse Harry, porgendo a Draco una mano.

Draco ridusse gli occhi a due fessure. “Non esagerare, Potter. Adesso sparisci dalla mia vista.”

Harry fece quel che gli era stato detto, sembrando soddisfatto per quanto era appena successo.

Meglio non rimandare. Se fosse servito a levargli Harry davanti, Draco era disposto a parlare con Hermione fino alla nausea.

Perciò rientrò, chiudendosi il ritratto alle spalle.

“Chi era?” chiese Hermione.

“Era solo Pansy,” mentì. “Voleva prendere in prestito i miei appunti di Trasfigurazione, ma le ho ricordato che non prendo appunti a lezione.”

Hermione sorrise, cominciando a versare un po’ di pozione in un calice.

“Ascolta, Granger, mi chiedevo se -”

Draco si fermò quando vide Hermione bere un sorso dal calice che aveva appena riempito. “Ehi, ehi, Granger, non credo dovresti già bere quella roba.”

Hermione si strinse nelle spalle. “Non preoccuparti. La sto solo assaggiando per assicurarmi che abbi il giusto sapore.”

“Il Veritaserum non ha un sapore, Granger.”

“Ma Blaise mi ha detto -” Hermione si fermò a metà della frase. Un’espressione terrorizzata comparve sul suo volto.

“Granger?” chiese Draco lentamente. “Va tutto bene?”

“Non so,” rispose Hermione, con una voce strana. Si portò una mano alla gola. “Penso che – dovrebbe -”

All’improvviso, cominciò ad ansimare, alla ricerca di aria.

“Granger,” disse Draco con voce ferma. Quando lei gli rispose con un verso strozzato, Draco reagì in fretta, raggiungendola con pochi passi veloci, e prendendola fra le braccia.

Sapeva che c’era qualcosa che non andava. Non sapeva con certezza cosa, ma non avrebbe aspettato per scoprirlo quando era troppo tardi. Le serviva assistenza medica, e le serviva in quel momento.

La portò in braccio fino all’infermeria, pregando che non fosse troppo tardi.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Revelations ***



Revelations (Scoperte)

 


“Ok, fai un bel respiro. Molto bene.”

Draco guardò la ragazza seduta sul letto di fronte a lui. Sembrava fragile e stanca, proprio come se avesse appena avuto un’esperienza quasi mortale. Eppure, in qualche modo, sembrava prenderla molto meglio di come la stava prendendo lui.

Erano arrivati in infermeria solo qualche minuto prima. Quando Draco vi aveva portato Hermione, lei respirava a malapena, e le labbra cominciavano a diventarle blu. Madama Chips, per quanto si fosse agitata, era riuscita a chiedere a Draco con calma cosa fosse successo. Quando lui le aveva detto che Hermione aveva preso un sorso da una pozione che aveva appena finito di preparare, sembrava che Madama Chips avesse subito capito cosa fare. Velocemente, era corsa ad una delle sue dispense e aveva tirato fuori una fiala contenente un liquido trasparente, con la quale aveva riempito una specie di siringa a bulbo. Poi, con attenzione, l’aveva inserita fra le labbra di Hermione e l’aveva spremuta per far fuoriuscire l’antidoto, direttamente nella sua bocca. Mentre l’antidoto le scivolava in gola, le aveva magicamente sgonfiato tutti i gonfiori che le impedivano di respirare, consentendole di riprendere fiato – e di riacquistare il suo colore naturale.

Fu solo quando Hermione riuscì a prendere un respiro bello profondo che Draco si accorse di aver trattenuto il suo.

“Sei una ragazza molto fortunata,” disse Madama Chips a Hermione. “Se fossi arrivata qua un minuto o due più tardi, sarebbe stato troppo tardi.” Guardò Draco. “Per fortuna tu eri lì.”

“Già,” mormorò.

Madama Chips tornò a guardare Hermione. “Ora, cara, cosa pensavi di fare ingerendo occhi di pesce palla?”

Hermione sbatté le palpebre, confusa. “Stavo facendo una pozione come compito. Veritaserum.”

“Bontà divina!” esclamò Madama Chips. “Non ci sono occhi di pesce palla nel Veritaserum!”

“Lo-lo so,” balbettò Hermione. “Almeno, penso di saperlo. Non ricordo di averli messi sulla lista.”

“La lista?” ripeté Madama Chips.

All’improvviso, Draco avvertì un brivido lungo la spina dorsale. “Ha fatto una lista degli ingredienti necessari, perché il suo compagno di progetto li procurasse,” informò l’infermiera.

“Oh. Beh, in tal caso dovresti far sapere al tuo compagno che gli occhi di pesce palla non vanno nel Veritaserum!”

Draco strinse i pugni. Era abbastanza certo che non fosse necessario dirlo a Blaise Zabini.

“Si riprenderà?” chiese.

Madama Chips annuì. “Ma certo che si riprenderà, deve solo stabilizzarsi il respiro.” Si voltò verso Hermione e disse, “Come va?”

“Bene,” disse Hermione, facendo un respiro profondo per confermare le sue parole.

“Molto bene,” disse l’infermiera. “Indipendentemente da questo, ho intenzione di darti una piccola fiala di liquido sgonfiante da portare con te, giusto per stare tranquilli. Solitamente, gli effetti della pozione gonfiante non si manifestano nuovamente, dopo essere stati curati, ma meglio prevenire che curare.” Porse una piccola fiala a Hermione.

“Grazie mille,” disse lei educatamente. “Posso andare adesso?”

“Certamente,” rispose Madama Chips. “Ma solo se mi prometti di sbarazzarti della pozione appena torni nel tuo dormitorio.”

“Promesso.” Hermione sorrise, poi si voltò verso Draco. “Andiamo?”

Draco annuì, mentre Hermione scendeva dal letto. La seguì fuori dall’infermeria, voltandosi per rivolgere a Madama Chips uno sguardo riconoscente, mentre usciva, senza sapere con certezza se la donna se ne fosse accorta.

Si avviarono verso la loro torre in completo silenzio, con Hermione che camminava qualche passo davanti a Draco. Comunque, non passò molto tempo prima che lei si fermasse e dicesse, “Mi sento così stupida.”

Draco si bloccò sui suoi passi, evitando per un soffio di andarle addosso. Facendo un passo indietro, disse, “Non sentirti stupida, Granger. Sarebbe potuto succedere a chiunque.”

Hermione scosse la testa e riprese a camminare. “Come posso essere stata così sciocca da copiare male gli ingredienti? Avrei dovuto prestare più attenzione. Devo aver copiato dalla pagina sbagliata.”

“Granger, non abbatterti per questo,” mormorò Draco, seguendola lungo il corridoio. “Sono certo che non è stata colpa tua.”

“Certo che è stata colpa mia! Ho trascritto male le informazioni, e -” Fece una pausa, poi sussultò. “E se Blaise avesse assaggiato la pozione, e non io? E se nessuno di noi l’avesse assaggiata prima della settimana prossima, e il volontario l’avesse bevuta? Ringraziamo Merlino che sia stata io la prima a provarla..”

Draco scosse la testa, incredulo. Non solo si stava incolpando per tutta quella faccenda, ma era anche sollevata per essere stata lei a rischiare la vita. Le somiglianze con la vera Hermione Granger diventavano sempre più evidenti, giorno per giorno – pensava sempre agli altri, prima di pensare a se stessa.

Decise di non contraddirla. Anzi, decise di non dire proprio niente.

Perciò continuarono a camminare in silenzio, finché Hermione non si voltò per dirgli, “Grazie per.. lo sai. Per avermi salvata.” Si strinse nelle spalle. “Voglio dire, so che non sei un mio grande ammiratore, quindi il fatto che tu mi abbia aiutato.. beh, lo apprezzo molto.”

“Sì, beh, ti ho già vista morire una volta. Non avevo intenzione di farlo ancora,” borbottò Draco.

Hermione lo guardò. “Lei significava molto per te, non è vero?” chiese dolcemente.

Quando Draco non riuscì a trovare una risposta, lei aggiunse, “Anche tu significavi molto per lei, sai.”

Draco sbottò. “E dimmi un po’, tu come lo sai?”

“Ho letto il suo diario, ricordi?”

A Draco si bloccò il respiro in gola. Guardò la ragazza che ormai camminava al suo fianco, cercando sul suo volto un qualsiasi indizio che indicasse che stava mentendo, ma senza trovarne.

“Non voglio sentire niente a riguardo,” disse velocemente, anche se era una bugia. “Qualunque cosa abbia scritto in quel diario non è affar mio, e a dire il vero neanche tuo.”

“Oh, andiamo,” disse lei con un accenno di sorriso. “Non vuoi sapere come -”

“No!” sbottò Draco. “E non riesco a credere che tu lo stia ancora leggendo.”

Non lo sto ancora leggendo,” disse. “L’ho finito la notte scorsa. So che non avrei dovuto leggerlo, ma era così interessante leggere i suoi pensieri, perché erano così simili ai miei.”

Draco non rilevò vergogna o rimorso nella sua voce, ma infondo, perché avrebbe dovuto? Per quanto fosse certamente sbagliato leggere i pensieri privati di un’altra persona, forse si poteva fare un’eccezione in quel caso, se l’altra persona era semplicemente una diversa versione di te stessa. Ad ogni modo, non voleva averci niente a che fare, a prescindere da quanto stesse morendo dalla voglia di sapere cosa pensava Hermione di lui.

Alla fine tornarono alla loro torre, dove il cavaliere del ritratto fu entusiasta di vedere che Hermione era viva e vegeta.  La salutò calorosamente mentre varcava il buco del ritratto, e per una volta non guardò Draco con disprezzo. Draco immaginò che il suo gesto eroico probabilmente gli aveva fatto guadagnare qualche punto con il cavaliere, che senza dubbio pensava che Draco fosse un bastardo egoista che pensava solo a se stesso.

Quando entrarono nella sala comune, Hermione si avviò direttamente nella sua stanza, ma Draco la fermò.

“Allora, per quale motivo stavi assaggiando la pozione, di preciso?” le chiese. “Perché te l’ha detto Blaise?”

“Me l’ha consigliato, sì,” rispose Hermione. “Ha detto che avremmo dovuto provarla su noi stessi prima di darla a qualcun altro. Ha detto che sarebbe stata buona se non avesse avuto alcun sapore, e che se ci fosse stato qualche errore sarebbe stata amara. E aveva ragione – era amara.”

Draco avvertì la rabbia impossessarsi di lui. “Quindi è stata una sua idea?”

“Immagino di sì,” disse Hermione. Strinse gli occhi, guardandolo. “Se non ti conoscessi, potrei pensare che stai suggerendo che Blaise mi avrebbe avvelenata intenzionalmente.” Scosse la testa, come se il solo pensiero fosse ridicolo.

La sua ingenuità era sconvolgente, eppure allo stesso tempo accattivante, perché era la stessa ingenuità che aveva la vera Hermione Granger. Cercava sempre di trovare il buono in tutti, finché non le veniva data una ragione per non farlo.

Quando Draco non rispose, Hermione sospirò e disse, “Vado a letto. Ci vediamo domani mattina. Oh e per favore, non dire niente a Blaise, va bene? Mi sento già abbastanza stupida così.”

“Non dirò una parola,” mentì Draco. “Buonanotte.”

“Buonanotte,” rispose lei con un sorriso. “E grazie ancora.”

Draco annuì mentre si voltava e si avviava verso la sua stanza. Non appena si fu richiusa la porta alle spalle, lui si diresse al tavolino da caffè, dove avevano lasciato tutto in disordine, prima. La pozione era ancora lì, insieme ai testi scolastici di Hermione. Raccolse il libro di pozioni e lo sfogliò. Non trovandovi niente, lo poggiò nuovamente sul tavolino, e solo allora notò un pezzetto di pergamena spiegazzato che sporgeva da un altro libro. Lo prese, lisciandolo.

Era proprio quello che cercava. La lista di Hermione degli ingredienti per il Veritaserum. Esaminò la lista, dal primo all’ultimo ingrediente, e proprio come aveva pensato, non c’era traccia degli occhi di pesce palla.

Draco accartocciò il pezzo di pergamena fra le mani. La mattina seguente, avrebbe fatto una visita a Blaise Zabini.


Durante il loro quarto anno, alcuni Serpeverde avevano pensato che sarebbe stato divertente fare degli scherzi ai compagni delle altre Case. Quando l’aveva saputo Pansy Parkinson, aveva proposto di fare qualche scherzo ad alcuni degli insospettabili Corvonero – inclusa una ragazza dalla quale aveva sentito fare un commento poco carino su di lei nel bagno delle ragazze. Il gruppetto di Serpeverde che organizzò gli scherzi, composto da Draco Malfoy, Vincent Tiger, Gregory Goyle e Blaise Zabini, era più che contento di fare scherzi a chiunque, perciò con l’aiuto di Pansy avevano presto organizzato un piano contro la ragazza di e le sue amiche. Pansy aveva detto che, giacché la ragazza di Corvonero aveva proprio una ‘bocca larga’, in senso metaforico, magari avrebbero potuto farlo diventare un po’ più alla lettera, con l’aiuto di una pozione gonfiante.

Perciò a Draco era venuta in mente l’idea di fare una pozione gonfiante, che avrebbero poi messo sul suo burro cacao. In qualche modo, riuscirono a sostituire il burro cacao della ragazza con uno contaminato, e poi si sedettero per godersi lo spettacolo, mentre tutte le ragazzine correvano in infermeria terrorizzate, con le labbra grossolanamente gonfie. Da quando Draco aveva avuto quell’idea, aveva dato a Tiger e Goyle il compito di procurarsi le confezioni di burro cacao, e a Blaise di trovare gli ingredienti e aiutarlo a preparare la pozione. Blaise non aveva avuto problemi a trovare gli ingredienti, che comprendevano gli occhi di pesce palla, e sapeva facilmente riconoscerli.

Questo ricordo continuava a tornare in mente a Draco, mentre aspettava pazientemente, fuori dal dormitorio di Serpeverde, il mattino seguente. Fino a quel momento, la maggior parte degli studenti era uscita per andare a fare colazione, ma di Blaise ancora nessuna traccia.

Quando finalmente uscì, vide Draco proprio di fronte a lui e ghignò.

“Draco! A cosa devo il piacere?”

Mantenendo la calma, per quanto possibile, Draco rispose, “Stavo solo pensando ai vecchi tempi, quando combinavamo il putiferio da queste parti.”

“Ah sì?” disse Blaise, sollevando un sopracciglio. “Ti mancano i bei vecchi tempi, non è vero?”

“Non proprio, Zabini. Vedi, sono cresciuto un po’, da quei giorni. Mi piace pensare di essere un po’ più vecchio e saggio di quanto lo fossi allora. E di te che mi dici?”

“Beh, io sono più vecchio,” disse con un sorriso strafottente. “E allora, di preciso, cosa ti porta a percorrere il sentiero dei ricordi?”

“Oh, penso che tu lo sappia,” disse Draco. “Hai fatto qualche scherzo divertente ultimamente?”

Blaise ghignò. “Non saprei. Perché non me lo dici tu?”

“Poteva morire,” disse Draco a bassa voce.

Blaise sbuffò. “Chi, la Granger? È per questo allora? Vuoi dire che ha davvero bevuto la pozione?” Rise. “Amico, era solo uno scherzo.”

Solo uno scherzo?” ripeté Draco a denti stretti. “Come può essere solo uno scherzo, se ha quasi ucciso una persona?”

“Andiamo, non essere così melodrammatico,” disse Blaise. “È morta? No. Allora che problema c’è? Se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con lei per essere stata così stupida. Si è fidata di me – è stata solo colpa sua.”

“Stai incolpando a lei per essersi fidata di te? Bella questa, Zabini. Tutto quello che posso dirti, è che sei stato fortunato che io fossi lì ad aiutarla. Perché se fosse morta, non saresti così allegro adesso.”

“Allora le hai salvato la vita, eh?” disse Blaise. “Avrei dovuto saperlo che saresti arrivato tu in soccorso, il cavaliere dalla scintillante armatura. Dunque cosa sta succedendo – ti stai innamorando anche di questa?”

Il sangue di Draco gli si gelò nelle vene, e il respiro gli morì in gola.

Osservando lo sguardo sul volto di Draco, Blaise scoppiò a ridere. “Che c’è – vuoi dirmi che non eri a conoscenza del fatto che sapessi dei tuoi sentimenti per Hermione Granger? Andiamo, Draco – non sono uno stupido.”

“Non so di cosa tu stia parlando,” disse Draco debolmente. Non sembrò convincente neanche a se stesso.

“Lo sospettavo da qualche tempo, sai,” disse Blaise, “ma ne ho avuta conferma solo al Ballo del Ceppo. Ti ho visto sbavare quando è arrivata in quel vestitino sexy, e poi ti ho visto scioglierti fra le sue braccia, sulla pista da ballo. Oh, e chi può dimenticare lo sguardo di pura rabbia sul tuo volto quando Potter l’ha baciata? Sembrava che volessi uccidere qualcuno. Davvero, non avrebbe potuto essere più evidente. Era nauseante.”

Draco non sapeva cosa rispondere. Una parte di lui voleva maledirlo, ma sapeva che un suo atteggiamento sulla difensiva l’avrebbe tradito. Perciò disse, “Non hai idea di cosa stai dicendo, Zabini. Io e la Granger eravamo compagni di stanza. Forse eravamo diventati addirittura amici. Ma niente di più. Ma anche se ci fosse stato qualcosa in più, onestamente non mi sarebbe interessato quanto potesse essere nauseante per te. E di certo non mi sto innamorando di questa Hermione Granger. Perdonami se semplicemente non voglio starmene a guardare mentre fai del male a qualcuno che non ti ha fatto assolutamente niente. Hai idea dei guai in cui potresti cacciarti, con una cosa del genere?”

“Draco, è stato un incidente. Nessuno se ne sarebbe accorto, se solo quella stronzetta avesse tenuto la bocca chiusa. Scommetto che ti ha detto che le ho suggerito io di berla, non è vero?”

“Guardati le spalle, Zabini,” ringhiò Draco. “Saresti sorpreso di sapere cosa sospetterebbe la gente.”

“Temo di non essere d’accordo, Draco.”

“Stalle lontano,” lo avvertì Draco.

“E come potrei farlo?” disse Blaise. “Lei è la mia compagna per Pozioni.”

“Tornerai a fare quello che fai di solito per progetti come questo – assolutamente niente. Finirà il progetto da sola, senza aiuto da parte tua. Prenderà un buon voto, che tu non ti sarai per niente meritato, e in cambio tu starai dannatamente lontano da lei. E se ti vedo a meno di cinque metri di distanza, te ne farò pentire. Sono stato chiaro?”

Forte e chiaro,” ribatté Blaise con un sorriso malizioso.

Soddisfatto per la risposta ricevuta, Draco si voltò per andarsene – ma si fermò quando sentì le parole pronunciate da Blaise.

“Hai detto che io sarei sorpreso di sapere cosa sospetterebbe la gente. Intendi proprio come tu, per tutto questo tempo, hai sospettato che la Granger sia morta per colpa di Potter?”

Draco si fermò sui suoi passi. Si voltò. “Che cazzo stai dicendo?”

Blaise incrociò le braccia sul petto e si poggiò distrattamente contro il muro. “Lo sospetti da sempre, non è vero? Voglio dire, ha senso, perfettamente, no? Era un’amica dell’onnipotente Harry Potter. Ovviamente ci sono persone che vorrebbero ferire gente cui tiene. Sarebbe un modo meschino per ferirlo, giusto? Togliendogli per sempre una persona cui vuole un bene profondo.” Si staccò dal muro e fece qualche passo verso Draco. “Ma quello che io non capisco, se tutto questo è vero, è perché il Mangiamorte non ha preso Weasley, al suo posto? Di certo in questi sette anni lui è stato più vicino a Potter di quanto lo sia mai stata la Granger. O meglio ancora, perché non uccidere la piccola Ginny Weasley – la fidanzata di Harry Potter? Sono certo che una di queste due morti su di lui avrebbe avuto più effetto della morte della Granger. Perciò mi chiedo, perché ha scelto lei?”

A Draco non piaceva la piega che stava prendendo la discussione, ma era troppo sbalordito per dire qualcosa. Troppo sbalordito per andarsene.

“Ti sei mai fermato a pensare che forse la morte di Hermione Granger non aveva niente a che fare con Harry Potter? Che forse la sua morte aveva a che fare con qualcosa di completamente diverso? O piuttosto, qualcuno completamente diverso?”

E improvvisamente, a Draco fu tutto chiaro. Questa realizzazione gli tolse il respiro. “Tu,” riuscì a sputare. “Zabini, cosa hai fatto?”

“Io non ho fatto niente, Draco. Sei stato tu a farlo. Tu ti sei innamorato di una mezzosangue. Hai idea di cosa questo avrebbe causato al nome della tua famiglia? O come avrebbe reagito tua madre, quando l’avrebbe scoperto? E il tuo povero padre – probabilmente si stava rivoltando nella tomba -”

Senza pensarci due volte, Draco si allungò, afferrò Blaise per il colletto della camicia e lo sbatté violentemente contro il muro. “CHE CAZZO HAI COMBINATO?” urlò.

Blaise non batté ciglio. “Non potevo lasciare che succedesse,” rispose con calma. “Avresti fatto cadere in disgrazia la tua famiglia. Avresti umiliato i purosangue.. e i Serpeverde. Non potevo lasciartelo fare. Eri il mio migliore amico, Draco. Te lo ricordi? Saremmo diventati Mangiamorte, un giorno. Avremmo reso I nostri genitori orgogliosi. Era il nostro sogno, Draco. Un sogno di cui ti sei dimenticato nel momento in cui hai cominciato a giocare a fare l’uomo di casa con la mezzosangue. Ti ho visto cambiare. Anche Tiger e Goyle se ne sono accorti, e pure Pansy. Ma erano troppo stupidi per capirlo – che ti stavamo perdendo, che stavi passando dall’altro lato. Ma io non ero disposto a perderti così facilmente, Draco. E allora ho dovuto fare qualcosa.”

Draco strinse di più la prese sui vestiti di Blaise e lo spinse ancora di più contro il muro. “L’hai uccisa,” sibilò.

Blaise scosse la testa. “Mi sono limitato ad informare un Mangiamorte del tuo rapporto con lei. Quello che ha fatto lui, con questa informazione, è stata una sua decisione, sua e solo sua. Però devo ammetterlo, penso che abbia fatto la cosa giusta.”

In quel momento, Draco gli strinse una mano intorno alla gola, senza però bloccargli il respiro. “Perché mi stai dicendo queste cose?”

“Perché penso sia arrivato il momento che tu scopra,” rispose, “che lei è morta a causa tua.”

Allontanandolo dal muro, Draco gli diede un pugno in faccia, con tutta la forza che aveva. Sentì il rumore del suo naso che si rompeva. Provò un dolore acuto alla mano, ma lo ignorò.

“Figlio di puttana!” strillò, colpendolo di nuovo.

Il colpo fece cadere Blaise a terra. Rimase seduto per qualche secondo, tenendosi la mano sul naso sanguinante. Alzò lo sguardo verso Draco e disse, “Riempirmi di botte non la riporterà indietro. Né proteggerà la nuova.”

Draco rispose prendendolo a calci nello stomaco, facendolo rivoltare sulla schiena sul pavimento. Si chinò e si sporse, sovrastandolo. Estrasse la bacchetta e la puntò al centro del petto di Blaise. “Dammi una buona ragione per cui non dovrei ucciderti in questo preciso momento.”

Blaise sorrise, sputacchiando sangue, ma non rispose.

Per un istante, Draco si chiese come potesse Blaise rimanere così calmo e freddo, quando a separarlo da una possibile morte c’erano solo due semplici paroline, ma poi comprese il perché quando sentì una mano afferrargli la spalla.

“Che cosa sta succedendo?”

Draco abbassò immediatamente la bacchetta, e si prese la testa fra le mani. Si spostò da Blaise, consentendogli di alzarsi.

Il professor Silente guardò Blaise. “Vada in infermeria, signor Zabini,” ordinò.

“Signore, Blaise -”

“Silenzio, signor Malfoy,” disse con calma Silente. Continuò a tenere una mano sulla spalla di Draco, mentre Blaise si alzava lentamente e cominciava ad allontanarsi. Quando Blaise ebbe svoltato l’angolo, Silente lasciò andare Draco, lasciando che si alzasse. “Adesso,” disse, “saresti così gentile da raccontarmi cosa è successo?”

Draco scosse la testa. “Era solo un litigio fra amici, signore.”

“Hai rotto il naso di un ragazzo, Draco,” disse Silente. “Potrei sospenderti per questo.”

“Potrebbe,” disse Draco con calma. “Ma se Blaise avesse appena detto a lei quello che ha detto a me, penso che anche lei gli avrebbe rotto il naso.”

“Illuminami.”

Tralasciando l’ultima parte della sua conversazione con Blaise, si limitò a raccontare a Silente che Blaise aveva cercato di avvelenare Hermione con la loro pozione, la sera prima.

“Questa è un’accusa molto seria,” disse Silente.

“Blaise conosce bene l’aspetto degli occhi di pesce palla. E sa benissimo che non è un ingrediente per preparare il Veritaserum. Ha raccontato qualche storia a Hermione, dicendole che doveva assaggiarlo. Se non vuole credere a me, chieda a lei. Diamine, chieda allo stesso Blaise – probabilmente confesserà. È un bastardo malato, professore.”

Silente lo fissò con gli occhi chiusi in due fessure. “C’è qualcosa che non mi stai dicendo?”

“Non ne ha idea,” borbottò Draco. Mentre passava accanto al Preside, poi, aggiunse, “Le risparmio il fastidio di sospendermi. Mi sospendo da solo.”


Draco s’imbatté in Hermione che usciva dalla torre dei Caposcuola. Sussultò sorpresa, lasciando cadere i libri sul pavimento.

“Vai nella direzione sbagliata,” gli disse, mentre Draco s’inginocchiava a raccoglierle i libri. “Le lezioni sono dall’altro lato.”

“Non vengo a lezione oggi,” mormorò. “Non mi sento molto bene.”

“Stai male?”

“Una cosa del genere,” rispose, passando al suo fianco. “Oh, e non scordarti che dobbiamo fare la ronda stasera. Torna prima delle otto.”

Hermione annuì. “Spero che tu ti senta meglio,” disse, prima di riprendere la sua strada.

Draco dubitava di potersi sentire meglio molto presto.

Questa nuova scoperta lo stava lentamente ammazzando. Nel profondo, negli ultimi due mesi si era sentito responsabile per la morta di Hermione – ma solo perché non era stato in grado di proteggerla o salvarla. Ma sapere che erano stati i suoi sentimenti per lei a portarla alla morte – era troppo da sopportare. Blaise sapeva che lo avrebbe ucciso. Era per questo che alla fine glielo aveva detto.

Entrò nella sala comune, incerto su cosa fare nel suo tempo libero. Tutto quello che voleva, era stendersi e dormire per tutto il tempo. Ma dormire non era mai una salvezza per lui, ormai, perché era sempre afflitto dagli incubi su di lei. E con questa informazione, c’erano ottime possibilità che Hermione non sarebbe solo morta nel suo prossimo sogno, ma sarebbe stato proprio lui a ucciderla.

Perciò si sedette sul divano e nascose il volto fra le mani. Non aveva idea di cosa avrebbe fatto.  Non era certo di quanto tempo potesse ancora stare lì, in quel dormitorio – in quella scuola. All’improvviso, poteva capire il desiderio della nuova Hermione di lasciare il suo mondo. In quel momento, l’idea gli sembrava ottima.

Si stese sul divano, intenzionato a passare i prossimi minuti a fissare il soffitto, ma qualcosa sul tavolo attirò il suo sguardo: il diario di Hermione. Era stato poggiato sul tavolo, con un segnalibro che spuntava da un lato – e il lucchetto aperto a lato. Non era stato lasciato lì per disattenzione dalla sua coinquilina. L’aveva lasciato lì apposta perché lui lo leggesse.

“Per la miseria,” sussurrò. Quella ragazza era insistente. Non importava quante volte le avesse detto che non voleva leggere il diario di Hermione – c’era qualcosa che ovviamente lei voleva che leggesse.

La tentazione era opprimente. Considerò l’opportunità di fare appello alla sua forza di volontà e ignorarlo, ma era troppo indebolito dalla discussione avuta poco prima con Blaise, e alla fine si arrese. Che danno poteva fare, leggere il suo diario? Era il responsabile della sua morte. A confronto, leggere il suo diario era uno scherzetto.

Perciò lo prese e lo aprì lentamente alla pagina contrassegnata. Tolse il segnalibro e lo poggiò sul tavolo. Con un sospiro e un ultimo istante di esitazione, cominciò a leggere.

15 Novembre 1997

Caro diario,

È successa una cosa straordinaria. Ero seduta di fronte ad Harry, questa mattina a colazione, e sono stata improvvisamente colpita dalla realizzazione che l’ho dimenticato. Del tutto. Proprio così – completamente e al cento per cento dimenticato. Non posso esprimente il sollievo che ho provato quando l’ho capito. Infatti, non potevo smettere di sorridere. Ma ero così contenta. Questi ultimi anni sono stati tristissimi per me, mi struggevo per un ragazzo che non mi voleva. L’ho visto innamorarsi di una delle mie migliori amiche. Ma questa, probabilmente, è la cosa peggiore dell’amore – non essere in grado di accenderlo e spegnerlo a piacimento. Ami chi ami, finché non lo ami più.

È per questo che improvvisamente mi sento come se mi fosse stato tolto un peso. Mi sento libera – libera da questi sentimenti che mi hanno tormentato per anni. Non devo più preoccuparmi di poter rovinare la mia amicizia con Harry – perché sono perfettamente felice per il fatto che l’amicizia sarà tutto quello che ci sarà mai fra noi. È stato un giorno davvero meraviglioso, diario.

Tranne, ovviamente, per il fatto che mentre dimenticavo Harry Potter, sono riuscita a innamorarmi per qualcun altro, altrettanto irraggiungibile. Perché continuo a farmi questo? Perché non posso provare qualcosa per qualcuno che sarebbe contento di ricambiare? Qualcuno tipo.. Neville. È un ragazzo così gentile, e sono certa di piacergli almeno un po’. Se solo potessi provare dei sentimenti sinceri per lui. Ma no, dovevo innamorarmi di Draco Malfoy, che è un insopportabile idiota – e che mi odia a morte. Non potrebbe mai essere interessato a me – proprio come non potrebbe mai esserlo Harry. Sono solo una noiosa, so-tutto-io, poco attraente mezzosangue. Ma perché, dico io, perdo tempo con i ragazzi? Sono Hermione Granger! Amo la scuola! Dovrei metterla al primo posto. Anzi, penso che adesso andrò a fare i compiti – specialmente perché Malfoy è appena entrato nella stanza.

Ugh, mi ha appena rivolto il solito sguardo che mi rivolge ogni volta che mi vede scrivere sul diario. Se solo sapesse le cose che ho scritto su di lui. Oh, non posso neanche immaginare una cosa del genere. Morirei, semplicemente.

Lentamente, Draco chiuse il diario, ma continuo a fissarlo incredulo. Straordinariamente, pensava di ricordare quel giorno. Ricordava di averla vista, dall’altro lato della Sala Grande, di aver visto il suo grande sorriso rivolto a Harry, e averlo interpretato come un segnale del suo affetto per lui. E invece era esattamente l’opposto!

E non solo quello, ma.. aveva cominciato a provare qualcosa per lui? Nella prima metà di novembre? Come poteva non essersene accordo? Come poteva non aver saputo cosa provava? Non aveva alcun senso.

Ma a pensarci bene, , aveva senso. Era stata innamorata di Harry per anni, e neanche lui se ne era accorto. L’unica differenza fra Harry e Draco era che Draco aveva davvero ricambiato i suoi sentimenti. E lei non ne aveva avuto idea. Aveva pensato che lui non avrebbe mai potuto amarla.

Questa scoperta avrebbe dovuto renderlo felice – sapere che anche lei lo aveva amato. Eppure, gli spezzò il cuore in un milione di pezzi, sapere che se solo lui le avesse rivelato cosa provava, sarebbero potuti stare insieme, e forse non sarebbe morta. Sarebbero potuti scappare insieme – da qualche parte, dove nessuno sarebbe stato in grado di trovarli – in un altro mondo, magari. Se questa nuova Hermione era scappata dal suo, forse loro sarebbero stati capaci di scappare da questo. Lui lo avrebbe fatto – e senza un attimo di esitazione. Avrebbe fatto di tutto per lei. Qualsiasi cosa.

Ma adesso era troppo tardi.

Ripose il diario sul tavolo. Non voleva più leggere.

s/span>

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Alone ***



Alone (Da solo)

 


Era tutto il giorno che Draco cercava di distrarsi. Aveva provato a leggere un libro, ma non era riuscito a mantenere la concentrazione abbastanza a lungo da capirci qualcosa. Aveva provato a dormire, ma il suo tentativo era stato inutile, perché c’erano troppe cose che gli ronzavano per la testa. A un certo punto, aveva anche cominciato a sfogliare il libro di pozioni che aveva preso in prestito – quello che Hermione stata l’ultima a prendere – cercando un segno qualsiasi che ricordasse che era stato in suo possesso. Non trovò niente, ma non si aspettava niente di diverso. Cuoricini con scarabocchiate le parole ‘HG & DM Per Sempre’ al centro? Un’idea del genere era semplicemente ridicola. Hermione Granger che dissacrava i beni della scuola era come Tiger e Goyle che non li dissacravano.

Dopo aver rimesso il libro di pozioni sul tavolo, il suo sguardo rimase fisso sul diario. Moriva dalla voglia di leggere ancora, ma non gli sembrava giusto. Aveva già letto abbastanza da sapere che lei aveva cominciato a provare qualcosa per lui. Non aveva alcun bisogno di leggere le pagine precedenti, in cui probabilmente lei si era lamentata di che razza di cafone era stato con lei – per non parlare del fatto che probabilmente aveva riempito pagine e pagine su quanto fosse fantastico Harry Potter.

Tuttavia, si sentiva attratto da quel diario. Lentamente, allungò una mano fino a toccarne la liscia copertina. Stava per aprirlo quando qualcuno bussò alla porta.

Si chiese chi potesse fargli visita durante l’orario scolastico, ma immaginò che era probabile che fosse Silente, che veniva a rimproverarlo per aver colpito la Blaise in faccia.

Ma quando aprì il buco del ritratto, non fu Silente che si trovò davanti – ma Pansy.

“Pansy,” disse, incapace di nascondere la sorpresa. “Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lezione?”

“Sì, dovrei,” rispose. “Posso entrare?”

“Uh, certo,” disse, facendosi da parte per lasciarla passare.

Sembrava turbata, come se avesse pianto. Draco aprì la bocca per chiederle cosa fosse successo, ma lei lo precedette.

“Blaise è nei guai,” disse. “Ha davvero cercato di avvelenare la Granger?”

“Non ci ha provato,” rispose Draco, “l’ha fatto.”

Pansy annuì. “Come immaginavo. Non è stato diretto, non me l’ha confessavo, ma lo percepivo. Silente l’ha costretto a rimanere nella sua stanza finché non avranno provato se l’ha avvelenata intenzionalmente o meno. Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?”

Draco si strinse nelle spalle. “Sono certo che aveva le sue ragioni.”

Pansy incrociò le braccia e tirò su col naso. “Beh, quale che siano state le sue ragioni, sono certa che non valeva la pena rischiare l’espulsione per questo. È stata una mossa davvero stupida.”

“Non potrei essere più d’accordo,” mormorò Draco.

“Non ne vuole parlare,” continuò Pansy, “ma sei stato tu a rompergli il naso, no?”

“Vero.”

“Beh, hai fatto un lavoro esplosivo.” Fece una pausa e sorrise leggermente per il suo gioco di parole, ma poi il suo sorriso sparì velocemente, mentre riprendeva, “Draco, è arrabbiato – davvero arrabbiato. Penso che potrebbe cercare di farle ancora del male.”

Draco grugnì. “Ma cosa c’è che non va in quel ragazzo?” disse a se stesso, poi aggiunse, “Ma come potrebbe, se non può lasciare la sua stanza? Non potrà lasciare il dormitorio di Serpeverde senza che Silente lo venga a sapere.”

“Draco, sappiamo entrambi che se Blaise Zabini vuole fare una cosa, la fa. E se non può farla da solo, trova qualcuno per farla al posto suo.”

“Tiger e Goyle,” disse Draco. Pansy annuì.

Draco la fissò sospettoso. “E perché mi stai dicendo tutto questo? Direi che tu, più di tutti, vorresti vedere la Granger ferita.”

Sembrava quasi che l’avesse presa a schiaffi in faccia. “Ascolta, Draco, non so quanto tu mi ritenga una stronza diabolica, ma mi hai certamente sopravvalutato. Sono l’ultima persona al mondo che augurerebbe l’ira di Blaise Zabini a una ragazza qualsiasi – anche a Hermione Granger. O meglio, al doppione di Hermione Granger.” Fece una pausa, poi disse dolcemente, “Sono dalla tua parte.”

Draco non poté fare a meno di sbuffare a quelle parole. “Oh davvero? Perché non sapevo neanche di avere una parte, in tutto ciò.”

“Beh, ce l’hai,” disse lei. “E ci sono io.”

“Perché? Perché proprio tu saresti dalla mia parte?”

“Perché Blaise Zabini è uno stronzo bastardo. E perché -” Si fermò, come se incerta se continuare o no. “E perché ci tengo a te.”

Draco fu colto alla sprovvista da entrambe le affermazioni, specialmente dalla prima. Il rapporto fra Blaise e Pansy era fatto di alti e bassi, ed era cominciato ai tempi del Ballo del Ceppo. Quando erano nei periodi ‘bassi’, ecco che Pansy si ripresentava da Draco e cercava di sedurlo – senza successo, ovviamente. Eppure, Draco pensava che lei sarebbe rimasta accanto a Blaise date le circostanze – le circostanze in cui Draco chiaramente non era interessato a lei.

Per quanto riguardava il fatto che lei teneva a lui, beh.. non era certo del motivo per cui gli voleva ancora bene.

Non sapeva cosa dire. Non era abituato a vedere questo lato di Pansy.

“Tengo a te da molto tempo,” continuò lei. “E lo sai. E c’è stato un periodo in cui pensavo di essere davvero innamorata di te. Ma tu non hai mai ricambiato i miei sentimenti. E faceva male, ma mi andava bene, lo sai? Perché mi prestavi attenzione, era tutto ciò che volevo. Ma poi.. poi all’inizio di quest’anno, sei cambiato. All’inizio, nessuno sembrava capire il perché. Avevo i miei sospetti, ma non volevo averne conferma, e li ho ignorati. Ma quando sono tornata dalle vacanze di Natale, ti ho trovato ancora più cambiato, ancora più distante, ed è stato allora che è stato chiaro.”

“Pansy,” la interruppe Draco. Non era sicuro di voler sentire il resto delle cose che aveva da dire.

“Eri innamorato di Hermione Granger, per tutto il tempo,” continuò, cercando disperatamente di trattenere i singhiozzi. “Non sono stupida, Draco, né cieca. Quando sono tornata dalle vacanze e ho saputo della sua morte.. vedevo l’effetto che aveva avuto su di te. Sembrava come se avessi perso la cosa più importante della tua vita. E immagino che sia così.”

Draco non provò neanche a negarlo. Non avrebbe avuto senso, ad ogni modo – perché Pansy avrebbe capito che stava mentendo. Perciò sospirò e disse, “Hai ragione.”

“Mi ha distrutta, Draco. Mi ha distrutta perché una parte di me voleva odiarti per averla amata, ma un’altra parte voleva confortarti. Detestavo la Granger, ma non ho mai desiderato la sua morte. Specialmente se la sua morte ti avrebbe causato tanto dolore. E voglio solo che tu sappia che.. che mi dispiace che sia successo. E mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo da solo. Avrei dovuto starti vicino..”

“Pansy,” ripeté Draco. “Non devi scusarti con me.”

“Si invece!” esclamò. “Sono stata un’amica tremenda per te, e non avevi fatto niente per meritartelo. Perciò ti sto solo dicendo che se mai dovessi aver bisogno di qualcuno con cui parlare..”

Draco studiò la ragazza che aveva di fronte. Era la stessa Pansy Parkinson che conosceva da sette anni? La stessa ragazza che metteva il broncio e si indispettiva se lui ogni tanto le negava attenzioni? Gli sembrava assurdo che lei fosse lì davanti a lui, ad offrirgli una mano in segno di amicizia. Eppure, apprezzava il gesto. Era passato tanto tempo da quando aveva avuto un amico, e in quei giorni sarebbe stato bello avere qualcuno con cui parlare.

“Grazie, Pansy,” le disse. “Significa molto per me. Adesso è meglio che vada ad avvisare la Granger.”

“L’ho già avvisata io,” disse Pansy.

Draco sollevò le sopracciglia. “L’hai avvisata tu?”

“Sì, pensavo dovesse saperlo. È andata sorprendentemente bene. Mi aspettavo che fosse diffidente nei miei confronti, ma non lo sembrava affatto. Mi ha ringraziato per averglielo detto.. anche se non sono certa che mi abbia creduto, quindi forse è meglio se la avverti anche tu. Probabilmente darà più ascolto a te.” Pansy fece una pausa, poi aggiunse, “Sai, è stato strano. Quando mi sono avvicinata a lei, sembrava quasi contenta di vedermi. Quasi come.. non so, come se, forse, non ero tanto stronza nel suo mondo.”

Per qualche motivo, questo non sorprese più di tanto Draco. Questa Hermione si era comportata nello stesso modo con lui – e con Blaise, a dire il vero. Anzi, sembrava che fosse a suo agio con tutti tranne che con Harry Potter.

“Ad ogni modo,” continuò Pansy, “è meglio che vada, adesso. Non posso permettermi di saltare la prossima lezione. Stammi bene, Draco.”

Draco annuì in risposta, mentre lei si voltava per andarsene. Tornò a guardare il diario sul tavolo e sospirò. Non aveva tempo per leggerlo adesso – avrebbe dovuto aspettare. In quel momento, doveva andare ad avvisare la Granger.

Per sua fortuna, quando lasciò il dormitorio, stava giusto suonando la campanella, segno che la lezione era appena terminata. Mise in moto il cervello, cercando di ricordare che lezione avesse avuto Hermione. Immaginando che probabilmente era Erbologia, si diresse verso le serre, sperando che Hermione fosse ancora da quelle parti. Quando vi arrivò, la maggior parte degli studenti era ammassata all’esterno, ma quando Draco guardò dentro, la vide parlare con la professoressa Sprite.

Perciò si accostò al muro, proprio accanto alla porta, in modo da poterla fermare mentre usciva.

Circa un minuto dopo, lei uscì dalla serra, e Draco si allungò immediatamente per afferrarle un braccio.

“Ehi!” protestò lei, tirando indietro il braccio. Quando vide che era stato Draco a prenderla, si addolcì e disse, “Oh, ciao. Che ci fai qui? Ti senti meglio?”

“Non proprio,” rispose. “Ascolta Granger, faresti meglio a tornare nel dormitorio immediatamente dopo la fine delle lezioni.”

Hermione lo guardò. “C’entra qualcosa con quello che mi ha detto prima Pansy?”

“Esattamente. Non è sicuro per te andartene in giro per i corridoi da sola, quando non ci sono professori o altri studenti nei paraggi.”

“Beh, ho da fare stasera,” disse. “Ginny mi ha invitato ad andare a Hogsmeade con lei -”

“Non ci andrai,” disse Draco.

“A dire il vero, sì che ci vado,” ribatté lei. “Non preoccuparti, tornerò in tempo per la ronda.”

“Non costringermi a seguirti, Granger.”

“Non ti costringo a fare niente,” esclamò. “Però sentiamo, perché all’improvviso sei così preoccupato del mio benessere?”

“Chi ha detto che lo sono?” disse Draco sulla difensiva. “Ma la domanda giusta qui è perché tu non lo sei. Pansy non ti ha detto che Blaise potrebbe provare di nuovo a farti qualcosa?”

“Sì, me l’ha detto, ma non sono preoccupata. Sarò con Ginny e Luna per tutto il tempo – e forse anche Ron. Gli chiederò anche di accompagnarmi nel nostro dormitorio, dopo.”

“Pensi che due Weasley e Lunatica Lovegood potrebbero essere in grado di proteggerti da qualunque cosa?” disse. “Non sono stati in grado di proteggere la nostra Hermione – e neanche Harry. Non l’ho potuta proteggere neanche io. Perciò non mi sentirei così sicuro se loro fossero le mie guardie del corpo, se fossi in te.”

Hermione scosse la testa. “È una cosa completamente diversa, Malfoy, e lo sai. La vostra Hermione è stata attaccata da un potente Mangiamorte. Qui stiamo parlando di un paio di teppistelli che insieme non formano un cervello. Penso che possiamo affrontarli, se dovessero provare a fare qualcosa. Potremmo affrontata anche Blaise, se necessario. Ma non posso passare tutta la mia permanenza qui nel terrore che qualcuno possa farmi del male, perché potrebbe anche non succedere.” Scosse la testa. “Ascolta, apprezzo la tua preoccupazione, ma.. davvero, voglio stare un po’ con loro stasera. Sono stati così gentili e bendisposti nei miei confronti. Non sembra niente male avere degli amici.”

Abbassò lo sguardo. Draco la guardò. Sembrava così indifesa e.. infelice. E a giudicare dal tono della sua voce, non era affatto felice. Sembrava come se fosse passato parecchio tempo da quando aveva avuto degli amici.

“Ok, va bene,” disse con un sospiro. “Fai quello che ti pare. Ma torna prima delle sette, o ti vengo a cercare.”

Hermione sorrise. “Mi sembra di sentire mio padre. Ma va bene. Sarò tornata per le sette.”

“Lo spero proprio,” la avvertì.

Lei si girò sui tacchi e tornò verso il castello, fermandosi a un certo punto per agitare la mano e dire, “Ci vediamo.”   

 Draco non rispose. Dopo un po’, si avviò anche lui.


Alle otto meno un quarto cominciò a preoccuparsi.

Hermione non era ancora tornata. In un primo momento, Draco non si preoccupò perché pensò che fosse solo un po’ in ritardo, o che si fosse dimenticata che aveva promesso di tornare per le sette anziché per le otto, come aveva inizialmente programmato. Ma quando, qualche minuto dopo le otto, non era ancora arrivata, Draco uscì a cercarla.

Bacchetta in mano, uscì dal buco del ritratto. I corridoi erano già deserti, ma le lanterne appese ai muri bruciavano ancora. Ignorando i saluti del cavaliere del ritratto, imboccò il corridoio con la feroce determinazione a picchiare a sangue Tiger e Goyle se li avesse beccati a combinare casini sulla sua strada. Gli tornò in mente quando, pochi mesi prima, li aveva trovati ad attaccare la vera Hermione, e si ricordò quanto si era arrabbiato con loro, e quanto avrebbe voluto far loro del male. Pregò perché la storia non dovesse ripetersi.

Ad ogni modo, dovette arrivare solo alla fine del corridoio prima che Hermione arrivasse correndo da dietro un angolo, andandogli quasi a finire addosso.

“Oh!” strillò spaventata. Sembrava avesse il fiatone e fosse disorientata.

“Granger,” sbottò Draco. “Dove diavolo eri?”

Si pentì di aver usato un tono arrabbiato, perché era felice di vederla, ma la sua reazione involontaria fu di farle la predica.

“Mi dispiace di essere in ritardo,” disse lei. Frugò nel mantello ed estrasse la bacchetta. “Sei pronto per la ronda?”

La guardò incredulo. Sembrava sottovalutare il fatto che era tornata con un’ora di ritardo, e pensava che un semplice ‘mi dispiace’ sarebbe stato sufficiente. Ma non capiva che si era preoccupato?

“Dove eri?” le chiese ancora.

Hermione aggrottò le sopracciglia. “Io.. non lo so.”

“Non lo sai?”

“Esatto. Onestamente, non ne ho la minima idea.”

Draco sbuffò. “Se devi dirmi una cazzata, Granger, almeno inventane una decente. Un semplice ‘non lo so’ non funziona.”

“Non lo so, va bene?” disse ad alta voce. C’era una frustrazione sincera nel suo tono di voce. “L’ultima cosa che ricordo è che stavo tornando qui, e poi ho ricordato che avevo lasciato uno dei miei libri nella sala comune di Grifondoro, e sono tornata indietro, ma..” La voce si affievolì, fino a spegnersi.

“Ma cosa?” Guardò in basso, verso le mani della ragazza, che erano entrambe vuote, salvo la bacchetta. “Dov’è il quaderno?”

“Non penso di esserci mai arrivata.”

Adesso era Draco a sentirsi frustrato. “Non pensi? Granger, ma che cavolo ti prende?”

“Non lo so!” singhiozzò. “Devo avere un vuoto di memoria, o una cosa del genere. All’improvviso mi sono ritrovata in uno dei corridoi del settimo piano, dalle parti della torre di Grifondoro. Ma ero così spaventata per il fatto che non ricordassi niente, e sapevo che ero in ritardo, e allora sono corsa qui il più velocemente possibile.”

Draco non avrebbe saputo dire se stesse mentendo o no, ma era molto convincente – sembrava sinceramente confusa. Magari aveva incontrato Tiger e Goyle, e loro le avevano fatto qualcosa e poi avevano fatto qualcosa per confonderla. Ma era improbabile. Se le avessero fatto qualcosa, avrebbero voluto che lei se ne ricordasse.

“Stai bene?” le chiese. “Voglio dire, pensi sia possibile che -”

“Che qualcuno mi abbia attaccato e me ne sia dimenticata?” concluse Hermione per lui. “No, davvero, no. Mi sento bene, sono solo un po’ confusa. Sarò solo svenuta, o una cosa simile.”

“Vuoi che andiamo in infermeria?”

“Nah,” disse lei. Si stropicciò gli occhi con un gesto veloce della mano. “Sto bene. Sono solo dispiaciuta per aver fatto tardi. Spero non ti sia preoccupato.”

“Nient’affatto,” mentì Draco.

Per le due ore successive, fecero la ronda – per lo più in silenzio, anche se discussero un po’ del fatto che Hermione era rimasta senza compagno per Pozioni. Draco le assicurò che sarebbe riuscita a terminare il progetto da sola entro la settimana successiva, e che se fosse stato necessario, l’avrebbe aiutata lui. Dopo averne parlato con lei, Draco prese nota mentalmente di cercare Harry, il mattino seguente, per cominciare a lavorare anche loro.

Ovviamente, era molto probabile che Harry si rifiutasse, visto che Draco non aveva ancora fatto il ‘discorsetto’ con Hermione, ma in sua difesa, poiché Harry gli aveva dato l’ultimatum solo il giorno prima, c’era da dire che Hermione era quasi morta, e poi era stata in giro con gli amici. Il che non gli lasciava molto tempo per parlarle. Certo, la ronda sarebbe potuta essere un’ottima occasione per cominciare la discussione, ma lei sembrava ancora irritata per il suo vuoto di memoria, così decise di non disturbarla.

Per cui ancora una volta, avrebbe dovuto rimandare.

Quando tornarono nella sala comune, quella sera, Hermione abbassò lo sguardo sul diario sul tavolo, mentre andava verso la sua stanza. Draco la vide rivolgergli uno sguardo curioso, come se si stesse domandando se l’avesse letto o no. Per fortuna, non glielo chiese. Disse semplicemente, “Buonanotte,” e se ne andò a letto.

Cercando di resistere al bisogno di prendere il diario e ricominciare a leggerlo, andò anche lui a letto.


“Sei così lontano,” disse lei, anche se era proprio dietro di lui. Ma lui sapeva cosa aveva voluto dire, e sapeva che aveva ragione. Era lontana anni-luce, in molti sensi.

Lui sospirò. “Dobbiamo smetterla di incontrarci così.”

“Non mi vuoi più vedere?” chiese lei, mettendo il muso.

“Certo che voglio,” disse. “Ma non così. Tu non ci sei veramente.”

Lei si accigliò. “Se non sono davvero qui, adesso, allora come faccio a parlarti? Com’è che posso toccarti?”  Si allungò per prendergli la mano, ma la attraversò da parte a parte. Abbassò lo sguardo sulla sua mano, confusa. “Non ha alcun senso.”

“Ha senso, invece,” disse lui, allontanandosi. “Tu non ci sei. Non sei reale. Sei solo frutto della mia immaginazione, e voglio che tu te ne vada.”

“No!” strillò lei. Fece un passo verso di lui e allargò le braccia, come se volesse abbracciarlo. Ma ancora una volta, non riuscì a toccarlo. “Per favore, non farlo. Non voglio stare da sola.”

“Beh, neanche io voglio stare da solo,” disse lui. “Ma a volte non ci è dato modo di scegliere.”

Lei singhiozzò, e gli spezzò il cuore.

“Ti prego,” lo supplicò. “Io ho bisogno di te.”

Lui scosse la testa. “No, tu non hai bisogno di me. Io ti ho deluso. Ti ho deluso in tanti modi, e non c’è niente che io possa fare adesso per aiutarti. Devi andartene.”

“No,” ribatté lei, scuotendo la testa. Non riusciva a controllare i singhiozzi, adesso. Non si era neanche accorta della figura incappucciata che era apparsa alle sue spalle.

Draco chiuse gli occhi e si voltò. Non l’avrebbe guardata morire, questa volta. Anche quando avrebbe urlato il suo nome, si sarebbe rifiutato di riconoscere la sua voce. Ma non udì alcun suono. Perciò aprì gli occhi e si voltò nuovamente verso di lei. Ma lei era andata, e così la figura incappucciata. Era solo.

E allora sentì le urla. Sentì le grida disperate di chi cerca aiuto. E si svegliò.


Draco aprì immediatamente gli occhi. Si mise a sedere sul letto e si guardò intorno nel buio. Aveva sentito le urla, ma non era certo se fossero state solo nei suoi sogni o no. Ma quando sentì nuovamente gridare, qualche secondo dopo, seppe che qualcosa non andava. Riconobbe le urla di Hermione.

Balzò giù dal letto e afferrò la sua bacchetta alla cieca sul comodino. “Lumos,” disse, e la bacchetta s’illuminò. Adesso che poteva vedere, si precipitò alla porta e la spalancò, diretto alla stanza di Hermione.

“Granger?” la chiamò. Girò il pomello, ma la porta era chiusa. “Granger!” gridò ancora, ma senza ottenere risposta.

Puntò la bacchetta verso la porta e urlò, “Alohomora!”, e poi spalancò la porta ormai aperta.

Piombò nella stanza. Da quello che poteva vedere con la poca luce della luna che filtrava dalla finestra, Hermione era inchiodata al pavimento da quella che sembrava una figura incappucciata.

“Ehi!” gridò Draco, ma la figura non reagì.

“Allontanati da lei!” strillò. Come diavolo aveva fatto a entrate nel loro dormitorio? E chi diavolo era?

Si allungò per afferrare il mantello dell’uomo, ma si allontanò immediatamente – sulla sua mano aveva cominciato a formarsi un sottile strato di ghiaccio. Scuotendola leggermente, avvicinò la bacchetta illuminata alla figura e sussultò.

“Ma che diavolo..?” mormorò. Di fronte aveva un Dissennatore.

Hermione rimase perfettamente immobile sul pavimento, fissando inorridita il Dissennatore che sembrava le stesse succhiando via la vita.

Senza indugiare oltre, Draco sollevò la bacchetta verso il Dissennatore e urlò, con tutta la sua forza di volontà, “EXPECTO PATRONUM!”

Subito un lampo di luce argenteo emerse dalla punta della sua bacchetta e colpì in pieno di Dissennatore, scrollandolo da Hermione. Draco si aspettava che il Dissennatore volasse via dalla finestra, ma non fu così. Invece, una specie di portale si aprì alle sue spalle, e risucchiò la creatura. Quando il Dissennatore fu scomparso, si richiuse su se stesso e Draco e Hermione furono lasciati soli nella stanza buia.

Nonostante lo shock che ancora provava, Draco riuscì a inginocchiarsi accanto ad Hermione, che adesso era seduta e tossiva.

“Che cazzo,” disse Draco lentamente, “ci faceva un Dissennatore qui?”

Lei non gli rispose. Non lo guardò nemmeno.

Draco si alzò e la guardò dall’alto. Le allungò una mano, che lei afferrò, e la tirò su.

“Va bene, Granger,” disse, pregando silenziosamente perché il battito del suo cuore tornasse alla normalità. “Noi due dobbiamo parlare – adesso.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** The Coming Storm ***



The Coming Storm (Tempesta in arrivo)

 


“Granger? Hai intenzione di rispondermi? Cosa ci faceva un Dissennatore – apparentemente dal tuo mondo – nella tua camera?”

Hermione si sedette sul bordo del letto e seppellì il volto fra le mani. “Non lo so,” disse, con un gran sospiro.

Draco grugnì. “Sai Granger, mi sono stufato di sentirti dire ‘Non lo so’, perché penso che tu lo sappia. Solo che non me lo vuoi dire.”

Le mani della ragazza si staccarono immediatamente dal viso, consentendola di fissarlo con occhi vitrei. Era pallida, sembrava debole e sconvolta. Per un attimo, Draco avvertì il bisogno di allungarsi e confortarla in qualche modo – una gentile pacca sulla spalla, o persino un abbraccio – ma il suo desiderio di sapere cosa stesse succedendo glielo impedì.

“Probabilmente ho violato qualche legge del mio mondo, lasciandolo,” disse. “L’incantesimo che ho usato era molto potente.”

“Va bene,” disse Draco. “Ha senso. Ma perché mandarti dietro un Dissennatore? E come ti hanno trovata?”

Il volto di Hermione divenne un’improvvisa espressione di panico. “Oh no.”

“Cosa?”

“Oh Dio,” mormorò. Si alzò e cominciò a fare avanti e dietro lungo la stanza. “Devono aver trovato la persona che mi ha aiutato!”

“Qualcuno ti ha aiutato?”

“E adesso lui è nei guai per avermi aiutato!” strillò. “E se -” Sussultò. “E se gli hanno dato il Bacio? E se -”

Non riuscì a terminare la frase. Si lasciò cadere a terra e cominciò a piangere.

“Granger, calmati -”

“Devo tornare indietro!” disse tra le lacrime.

“Indietro dove?”

“Indietro nel mio mondo!” disse freneticamente.

“E come potresti?”chiese Draco. “Ci hai detto che non hai modo di tornare nel tuo mondo. E poi, cosa faresti una volta lì? Probabilmente ci sono altri Dissennatori ad aspettarti -”

“Oh Dio, oh Dio, oh Dio..” Hermione si alzò e si guardò intorno furiosamente. “Cosa posso fare? Deve esserci qualcosa che posso fare. Non sta succedendo davvero, non può essere vero, non può -”

“Granger,” disse Draco con calma. Le afferrò entrambe le spalle e la tenne ferma. La fissò negli occhi, che erano spalancati e pieni di lacrime, e che si rifiutavano di fissarlo. “Fermati un attimo, ok? Devi calmarti, così possiamo andare a raccontare a Silente cosa è successo e -”

“No!”, esclamò lei, liberandosi dalla sua presa. “No, non coinvolgeremo nessun altro in questa faccenda!”

“Col cavolo, Granger. Un Dissennatore è appena arrivato attraverso un portale e ha cercato di baciarti. È probabile che ne arrivino altri, se non facciamo qualcosa per fermarli. Silente potrà aiutarci.”

Hermione scosse la testa. “Per favore – no.”

“Granger, o vado io adesso da Silente a raccontargli cosa è successo, oppure tu mi dici che cavolo sta succedendo. A te la scelta.”

Lo guardò. “Non possiamo fare finta che non sia successo niente?”

Draco la guardò incredulo. Ma cosa aveva di sbagliato questa ragazza? Se un Dissennatore avesse attaccato lui, avrebbe cercato di assicurarsi che la situazione non si ripetesse. E allora perché Hermione aveva così paura di farlo?”

Avrebbe dovuto cercare di convincerla a coinvolgere Silente. Sarebbe dovuto andare lui stesso da Silente. Ma non fece né una cosa né l’altra. Improvvisamente, non gli andava più di aiutarla, perché gli sembrava sempre più che non volesse essere aiutata.

“Va bene,” disse, alzando le mani in segno di resa. “Va bene, se non sei preoccupata tu, non vedo perché dovrei esserlo io.” Detto questo, si voltò e uscì dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.

Non l’avrebbe mai creduto possibile ma questa ragazza era riuscita a essere ancora più esasperante della vera Hermione Granger. E se non avesse fatto attenzione, la sua testardaggine l’avrebbe uccisa.

Non avendo alcun desiderio di tornare a dormire, Draco restò nella sala comune. Si aspettava quasi che Hermione lo seguisse e cominciasse a rivelargli tutti i suoi segreti, disperata – ma non fece niente del genere.

Il che andava bene. Non la voleva fra i piedi, visto ciò che stava per fare.

Prese la penna e un pezzo di pergamena dal tavolo, si sedette sul divano e cominciò a scrivere:

Potter –

Vediamoci sulla Torre di Astronomia non appena leggi questo messaggio. Dobbiamo parlare di una cosa importante. Vieni da solo.

 –M.

Al mattino, avrebbe fatto recapitare il messaggio a Harry dal suo gufo, durante la colazione. Non era proprio sicuro che fosse una buona idea, coinvolgere Harry. Sapeva che sarebbe dovuto andare direttamente da Silente, ma forse non era il momento giusto. Harry era l’unica persona, oltre a lui, a non aver accolto Hermione a braccia aperte, perciò non poteva fare a meno di pensare a lui come a una specie di alleato – per quanto odiasse ammetterlo.

Piegò il pezzetto di pergamena e lo infilò in una tasca del suo mantello, abbandonato sul divano.

Poi, con un sospiro di resa, si ritrovò dietro la porta della camera di Hermione. Non bussò. Non le disse che stava entrando. Semplicemente, aprì la porta ed entrò nella stanza. Lei era ancora nella stessa posizione in cui lui l’aveva lasciata – seduta sul bordo del letto, il volto rigato di lacrime, l’aria estremamente triste. Quando lo sentì entrare, lo guardò, ma non disse una parola.

“Dormirò qui stanotte,” disse Draco con semplicità, sedendosi sulla poltrona situata in un angolo della stanza.

Lei annuì. Lo capiva – forse anche meglio di quanto capisse lui. Perché anche se lei lo irritava, lui non avrebbe lasciato che le accadesse niente. E se lei non lo avesse lasciato andare da Silente a chiedere protezione, ci avrebbe pensato da solo.

Nonostante la scomodità della poltrona, riuscì a riprendere sonno, quella notte. Hermione non lo svegliò per chiedergli aiuto, perciò riuscì a dormire ininterrottamente per il resto della notte.

E senza alcun sogno.


Draco era affacciato alla grande finestra in cima alla torre di Astronomia, e fissava il magnifico panorama. Il sole brillava, e si rifletteva sulla neve che cadeva lenta al suolo. Dalla sommità della torre, sembrava quasi che si potesse restare lì a osservare quello spettacolo per sempre. Immaginò come sarebbe stato osservare da quel punto il sole sorgere – e che sarebbe stato bello se un giorno avesse potuto portarvi Hermione per vederlo. Ricordandosi che quel giorno non sarebbe mai potuto arrivare, Draco chiuse gli occhi e corrugò la fronte.

Non si rese conto che era arrivato Harry finché non lo sentì schiarirsi la gola. Draco si voltò e vide il ragazzo dai capelli corvini in piedi alle sue spalle, il volto impassibile, con un pezzo di pergamena in mano.

“Ho ricevuto il tuo messaggio,” disse. “Hai scoperto qualcosa?”

Draco si voltò e tornò a guardare fuori dalla finestra. Nonostante i luminosi raggi solari e il cielo azzurro, poteva vedere nuvole nere ammassate in lontananza, come se stesse arrivando una tempesta.

“Ascolta, Potter,” disse, guardandolo da sopra una spalla. “Non so perché ho chiesto a te di venire qui – a te, fra tutte le persone – ma l’ho fatto. E ora che sei qui, ho bisogno che tu mi faccia una promessa. Ho bisogno che tu mi giuri che tutto quello che diremo resterà fra noi. Hai capito? Significa che non lo dici ai Weasley, non lo dici a Silente – non lo dici a nessuno.”

“Lo giuro,” disse Harry, senza esitare neanche un secondo. Gli tese una mano.

Draco la afferrò e la strinse. Si domandò, per un attimo, se fosse il caso di fidarsi di Harry Potter. Ma poi fu costretto ad ammettere che nonostante l’odio che provava nei confronti di Harry Potter, con ogni fibra del suo corpo, lui sembrava l’unica persona al mondo cui avrebbe, probabilmente, affidato la sua vita. Certo, se a Harry fosse importato qualcosa della vita di Draco.

“Allora?” disse Harry, ansioso. “Che cosa hai scoperto?”

Draco prese un profondo respiro prima di rispondere. “Non vuole dirmi niente.”

Harry sollevò un sopracciglio. “E per questo volevi vedermi? Per dirmi che non sai niente?”

Draco sbuffò. “Certo che no, Potter. È successo qualcosa la notte scorsa. Qualcosa che non riesco a spiegarmi – ma che penso lei possa. Ma si rifiuta di farlo.”

Quest’affermazione catturò l’interesse di Harry. “Davvero? Che cosa è successo?”

“È stata attaccata,” rispose Draco, “da un Dissennatore. Nella sua stanza.”

Harry spalancò la bocca. “Stai scherzando!”

Draco scosse la testa. “Mi hanno svegliato le sue urla. Sono arrivato appena in tempo, prima che potesse darle il Bacio. Ma questa non è nemmeno la cosa più assurda. Il Dissennatore è venuto dal suo mondo. Attraverso una specie di portale.”

“Wow,” bisbigliò Harry. “E non ti ha saputo dire il perché?”

“Ha detto qualcosa sul fatto che probabilmente avrà infranto qualche legge del suo mondo che le impediva di lasciarlo.”

“E te la sei bevuta?”

“Certo che no,” disse Draco.

“Lo sapevo,” mormorò Harry. “Sapevo che c’era qualcosa di strano in lei.”

Draco incrociò le braccia e disse, “E perché questo, Potter? Perché sei l’unica persona del tuo gruppetto che non l’ha accolta a braccia aperte?”

“Non penso tu abbia bisogno di chiederlo,” borbottò Harry. “Per lo stesso motivo tuo.”

“Perché non è la nostra Hermione Granger.”

“Esatto,” convenne Harry. “Ma non è l’unico motivo. Ho avuto la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava sin dal primo momento in cui l’ho vista. Voglio dire, chi lascerebbe il proprio mondo, solo perché qualcuno gli da la caccia? Scommetto che c’erano un’infinità di modi per proteggerla nel suo stesso mondo, senza doverla spedire in un’altra dimensione. Quindi perché adottare una misura così disperata? Non ha alcun senso.”

Draco scrollò le spalle. “Beh, Potter, non sappiamo l’intera storia, ovviamente, quindi chissà che genere di precauzioni aveva già adottato prima di venire qui? Per quanto ne sappiamo, potrebbe aver esaurito tutti i possibili modi per proteggersi. Forse le persone che le davano la caccia non erano solamente pericolose, ma anche potenti – abbastanza da poter infrangere ogni tipo di incantesimo di protezione. Il fatto è, Potter, che non sapremo mai la storia per intero a meno che lei non decide di raccontarcelo. E potrebbe non succedere mai.”

 “Oppure, potrebbe essere prima di quanto immagini,” disse Harry, mentre un ghigno si formava sul suo volto.

Draco strinse gli occhi. “E cosa vuol dire, precisamente?”

“C’è un modo molto semplice per ottenere le informazioni che ci servono, Malfoy – ed è dovuto a venerdì prossimo.”

Draco spalancò gli occhi. “Aspetta un attimo, Potter, non ti starai riferendo al -”

“Nostro progetto di Pozioni,” terminò Harry, annuendo. “Ho cominciato a prepararlo da solo ieri sera, pensando che se avessi aspettato che tu parlassi con Hermione prima di farlo, non avremmo mai finito in tempo.”

“Non stai parlando seriamente.. o sì?”

“Non hai la minima idea di quanto sono serio.”

Draco scosse la testa. “Potter, devo ricordarti che cosa è successo l’ultima volta che qualcuno le ha fatto bene una pozione della verità fatta in casa? Per poco non è morta.”

“Oh, non preoccuparti,” disse Harry. “Ho intenzione di provarla prima su di me. Dopotutto, dovrò sapere se funziona correttamente.”

“Ma sei scemo?” Draco fissò il ragazzo di fronte a lui, e tutto quello che vedeva era una sfrenata determinazione. Ovviamente era pronto a provare una cosa così stupida – situazioni disperate richiedevano manovre disperate. “Non possiamo usare il Veritaserum come ci pare. Potremmo cacciarci in guai seri -”

Harry lo guardò con la coda dell’occhio. “E da quando Draco Malfoy si preoccupa di cacciarsi nei guai?”

Ottima osservazione. Ovviamente a Draco non interessava affatto cacciarci o meno nei guai – semplicemente non pensava sarebbe stato giusto drogare una ragazza innocente per ottenere informazioni da lei – sempre che avesse informazioni per loro.

“Potter, ti è mai passato per la testa che forse la Granger non ha altro da dirci? Che forse ci ha raccontato la verità?”

“Ehi, sei tu quello che mi ha fatto venire qua a causa di quello a cui tu hai assistito la notte scorsa, con il Dissennatore. Tu sospetti che lei non sia stata onesta, proprio come me. Quindi che problema hai?”

“Semplicemente non penso che sarebbe giusto nei suoi confronti.” Sembrava stupido anche a lui, mentre lo diceva. Perché si preoccupava di cosa fosse giusto per lei, quando era stata proprio lei a piombare nel loro mondo e mettere sottosopra le loro vite – senza avvertimenti o autorizzazioni?

Grugnì, e disse, “Cosa hai in mente, di preciso?”

Harry sorrise. “Avrò bisogno del tuo aiuto.”

“Non esiste, Potter. Non ti aiuterò a fare un bel niente.”

“Dovrai,” disse Harry. “Non posso farlo da solo. Hai visto come si comporta quando ci sono io. Ma è a suo agio con te – e non sospetterà niente quando sarai tu a offrirle da bere. Con il Veritaserum.”

“Va bene,” disse Draco lentamente. “Quindi dopo aver fatto ciò, e dopo aver scoperto la verità – che non sarà niente di sconvolgente, probabilmente – ti arrenderai e ti deciderai ad accettarla?”

Il sorriso di Harry svanì. Con voce bassa e fredda disse, “Non la accetterò mai.”

Draco non aveva bisogno di chiedergli il perché – perché sapeva già la risposta. “Perché non è lei.”

Harry annuì e guardò altrove. “Può assomigliare a Hermione quanto le pare. Può camminare come lei, parlare come lei, ma non potrà mai essere lei.”

“Nessuno può rimpiazzare Hermione Granger,” mormorò Draco. “Nemmeno lei stessa.” Sorrise debolmente per l’assurdità di quell’affermazione.

Harry tornò a guardarlo con gli occhi chiusi in due fessure. Un mezzo sorriso cominciò a formarsi agli angoli della sua bocca. “Draco Malfoy ed io siamo davvero d’accordo su qualcosa. Chi l’avrebbe mai detto?”

“E chi avrebbe mai detto che quello su cui ci saremmo trovati d’accordo sarebbero stati i nostri sentimenti per Hermione Granger?”

I sorrisi di entrambi svanirono all’istante. Il volto di Harry divenne una maschera di pietra, e Draco si pentì immediatamente di aver pronunciato quelle parole. Per fortuna, Harry scelse di ignorarlo.

“Fra quattro giorni,” disse, voltandosi per avviarsi verso le scale, “la pozione sarà pronta.” Si voltò di nuovo per guardare Draco in faccia. “Vedi di esserlo anche tu.”

Draco non rispose. Guardò Harry andarsene, e quando fu solo, si voltò di nuovo verso la finestra.

Quattro giorni. Solo quattro giorni, e poi avrebbero scoperto la verità che stavano cercando. Ma aveva importanza? A cosa sarebbe servito? Avrebbero cambiato idea su di lei? Forse alcune cose era meglio lasciarle non dette. Forse avrebbero fatto meglio a non sapere niente sul suo passato nell’altro mondo.

Draco sospirò. Il panorama fuori dalla finestra non era più così bello. Il sole era stato coperto dalle nuvole, e il mondo all’esterno era diventato grigio. Le nuvole scure e voluminose che erano state così lontane solo pochi minuti prima, adesso si avvicinavano velocemente al castello.

Non c’era alcun dubbio: stava arrivando una tempesta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Truth.. ***



Truth.. (La verità..)

 


I quattro giorni successivi sembravano non passare mai.

Stranamente, i sogni di Draco si erano completamente interrotti. Draco attribuiva la colpa al fatto che dormiva appena, nella paura che ci fosse un altro attacco di un Dissennatore. Ma non accadde. Cominciava a sembrare che fosse stato un attacco isolato.

Non ne parlò più con Hermione, esaudendo il suo desiderio di far finta che non fosse mai successo. E non andò da Silente, anche se avrebbe voluto farlo in molte occasioni. La seguiva, per quanto potesse farlo senza destare sospetti, da una lezione all’altra per assicurarsi che fosse al sicuro. Non era un lavoro piacevole, ma non aveva niente di meglio da fare.

Durante la settimana, Harry continuò ad aggiornarlo sullo stato della pozione. Il sabato sera, sul tardi, l’aveva provata su se stesso e aveva detto che andava bene, e che l’avrebbero usata con Hermione la domenica. Non voleva smettere di parlare, e Draco aveva pensato che fosse un buon segnale.

Quando Draco si era svegliato, la domenica mattina, Hermione era già uscita. Aveva l’impressione che fosse già in giro con Ginny, il che andava bene per lui, perché non gli andava proprio di vederla quando di lì a poche ore avrebbe tradito la sua fiducia.

Nelle ore che trascorsero, Draco cercò qualcosa per distrarre la mente della nuova Hermione, perciò fece l’unica cosa che si era promesso di non fare mai più: cominciò a leggere il diario della vera Hermione. Decise che sarebbe stato meglio partire dall’inizio, e lo aprì alla prima pagina:

19 settembre 1997

Caro Diario,

Non ho mai avuto un diario prima. Mi sono sempre sembrati così, non so, inutili. Voglio dire, perché perdere tempo a scrivere i miei pensieri e i miei sentimenti, quando potrei studiare – sai, imparare qualcosa, non pensi? E poi, scrivere in un diario mi è sempre sembrata una cosa così da ragazze. Di cosa dovrei scrivere? Dei ragazzi? Ah! Sarebbe assurdo. Io, Hermione Granger – che pensa ai ragazzi. È troppo buffo, persino per immaginarlo.

Comunque, questo diario me l’ha regalato Harry. Non sono certa del perché. Non può aver pensato che ti avrei usato davvero come un diario, vero? Secondo me, pensava che ti avrei usato semplicemente per prendere appunti a lezione. Ma in tal caso, perché non ha risparmiato i soldi e non mi ha comprato un semplice blocco? Sono sicura che questo diario fosse costoso – non che Harry Potter abbia davvero bisogno di risparmiare, ma.. oh mamma. Sto parlando a vanvera. Vedi? Questa cosa di tenere un diario si rivelerà abbastanza senza senso, direi.

Malfoy pensa che ti userò per confessare i miei veri sentimenti per Harry Potter – sentimenti che NON provo. Va bene, ok, forse PROVO qualcosa, una piccola, minuscola cotta per Harry Potter, ma – beh, come diavolo ha fatto MALFOY ad accorgersene? Ho sempre pensato che fosse intelligente, ma chi avrebbe mai pensato che fosse capace di leggere le persone in questo modo? Sono sorpresa dal fatto che addirittura riconosca sentimenti del genere, quando li vede. Di certo quel brutto idiota non ha idea di cosa si provi a essere innamorati – o a essere AMATI, a dirla tutta –

Respirando pesantemente, Draco voltò immediatamente pagina.

21 settembre 1997

Caro Diario,

Chiunque abbia pensato che fosse una buona idea, mettere me e MALFOY insieme come Caposcuola, certamente non era lucido. Vorrei strozzare quel pomposo idiota! Davvero, quel ragazzo avrebbe bisogno di mettere un cuore in quel petto vuoto che si ritrova. Anche il più piccolo del mondo sarebbe sufficiente –

Ahia. Draco cominciò immediatamente a sforzare la mente, cercando di ricordare cosa poteva averle fatto per farla arrabbiare così. Ovviamente, era passato troppo tempo per ricordarlo, ma pensò che probabilmente dovesse essere una cosa semplice, tipo chiamarla ‘mezzosangue’ per la trecentesima volta. Sospirò. Sapeva che sarebbe stata una cattiva idea leggere pagine così vecchie.

Sfogliando le pagine, si fermò a metà novembre. Una pagina, in particolare, catturò la sua attenzione:

14 novembre 1997

A dire il vero, penso che tecnicamente sia il 15 novembre, visto che sono le prime ore del mattino. È stata una giornata molto lunga. Dovrei proprio dormire adesso, ma sono troppo eccitata per pensare di chiudere gli occhi.

So che sarà difficile da credere, ma Draco Malfoy mi ha salvato stasera – e non in un unico senso.

È cominciato tutto quando stavo nella Sala Comune di Grifondoro con Harry, Ron e Ginny. Abbiamo cominciato a parlare del Ballo del Ceppo, ed è stato allora che Harry si è deciso a girarsi verso Ginny e le ha chiesto di accompagnarlo! Ovviamente, lei ha accettato. Dopotutto, credo che stesse aspettando che Harry le chiedesse un appuntamento da più di sei anni ormai. Onestamente, dovrei essere felice per lei. E lo sono! Ma ero così.. ferita. Avere la conferma che Harry non mi considera che un’amica è abbastanza doloroso. O, perlomeno, all’inizio pensavo che lo fosse.

Ma poi Malfoy mi ha salvato la vita.

Forse ‘mi ha salvato la vita’ è una parola grossa. Onestamente non credo che la mia vita fosse davvero in pericolo, stasera, quando Tiger e Goyle mi hanno messo in un angolo nel corridoio. Certo, avevano intenzione di spaventarmi un po’ – e forse anche farmi del male. E a dirla tutta, ero MOLTO spaventata. Ma quando è arrivato Malfoy, sapevo che mi avrebbe aiutato. Se fosse successo l’anno scorso, invece, avrei pensato che fosse arrivato per unirsi a loro. Ma era davvero furioso con quei due imbecilli – così tanto che ha addirittura tolto dei punti alla sua stessa Casa! Certo, era abbastanza furioso anche con ME – e per una buona ragione. In qualche modo, era tutta colpa mia. Non avrei dovuto andarmene in giro così tardi tutta sola.

Ma non è questo l’unico modo in cui Malfoy mi ha salvato, stasera. In qualche modo è riuscito a convincermi che non vale la pena perdere tempo dietro Harry Potter. Ha detto che Harry è uno stupido per non essersi accorto di quello che provo per lui, ed io sono completamente d’accordo. Mi ha convinto che devo andare avanti. E che merito molto più di Harry Potter. Riesci a crederci? Se non mi sto sbagliando, penso che Malfoy mi abbia fatto un complimento, a dire il vero.

E poi gli ho dato un bacio sulla guancia. Non so CHE diavolo mi abbia posseduta, per fare UNA COSA DEL GENERE.

Draco sorrise, ricordando quel bacio. Probabilmente era stato grazie a quel piccolo gesto che aveva cominciato a piacergli – o, almeno, che gli aveva fatto ammettere che cominciava a piacergli.

Voltò ancora pagina. Il foglio successivo era corto e conciso – solo due frasi – ma probabilmente fino a quel momento era quello che Draco preferiva.

17 novembre 1997

Caro Diario,

Pansy Parkinson è solo una sciattona. E onestamente, non è neanche così carina come dicono.

Draco ghignò. Sembrava così strano che Hermione avesse cominciato a spettegolare su un’altra ragazza, ma immaginava che Pansy doveva aver fatto qualcosa per provocarla. Non era certo, ma poteva giurare di riconoscere un pizzico di gelosia nelle sue parole – anche se Hermione non aveva motivo di essere gelosa di Pansy.

Sospirando, rimise il diario sul tavolo. Avrebbe voluto continuare a leggere, ma aveva detto a Harry che si sarebbero incontrati ai Tre Manici di Scopa a mezzogiorno. Da quanto aveva capito, Harry aveva chiesto a Ginny di portare Hermione alla locanda verso mezzogiorno, e di raggiungerlo al suo tavolo. Quando Draco si era lamentato perché Harry aveva coinvolto Ginny, lui gli aveva assicurato che non solo non le aveva detto niente del piano – ma anche che quando lei gli aveva chiesto perché voleva che lo facesse, le aveva mentito e le aveva detto che voleva conoscere meglio la nuova Hermione, ma aveva paura a chiederglielo lui.

Ovviamente, la Weasley era superfelice per il fatto che Harry volesse darle una possibilità, e aveva promesso che avrebbe portato Hermione a mezzogiorno esatto, e che avrebbe trovato un’ottima scusa per lasciarli soli. Draco, nel frattempo, si sarebbe nascosto finché Harry e Hermione non fossero rimasti soli, e poi avrebbe trovato un motivo apparentemente buono per unirsi a loro – magari per mettere Hermione più a suo agio.

Quando Draco aveva proposto a Harry di essere lui a interrogarla – e senza Harry presente – Harry aveva immediatamente respinto l’idea, sostenendo che non voleva che Draco lo facesse da solo, e non si fidava.

Draco non poteva biasimare Harry per la scarsa fiducia, ma pensava che tutto quel piano fosse un errore. Pensava che farla confessare in un posto pubblico non fosse corretto. Molto probabilmente, sarebbe stato meglio farla parlare in privato, ma Harry aveva fatto notare che un locale era l’unico posto in cui avrebbero potuto somministrarle la pozione senza farla insospettire sul motivo per cui le offrivano da bere. Draco non poteva che essere d’accordo su questo, ma lo metteva comunque a disagio. Gli sembrava di colpire questa ragazza alle spalle. Ed era abbastanza certo che la vera Hermione non avrebbe approvato tutta la faccenda.

Ma Harry era determinato. Se Draco non lo avesse aiutato, lo avrebbe fatto da solo, ad ogni modo. E Draco pensava di potersi ritenere fortunato a essere stato almeno coinvolto.

Erano passati solo pochi minuti da mezzogiorno, quando arrivò ai Tre Manici di Scopa. Quando entrò nel pub, si guardò intorno finché non intravide Harry, Ginny e Hermione seduti a un tavolo in un angolo. Draco immaginò che Harry lo avesse scelto perché abbastanza isolato.

Si avvicinò al bancone e li guardò. Ginny stava dicendo qualcosa, e un’espressione inquieta apparve sul volto di Hermione. Scuoteva la testa mentre Ginny si alzava – probabilmente protestava per la sua partenza. Ma Ginny aggiunse qualcosa – probabilmente per costringere Hermione a restare – e poi sorrise, agitò la mano e si allontanò in fretta. Hermione sembrava abbattuta mentre guardava l’amica andarsene.

Ginny aveva un sorriso compiaciuto sul volto, mentre si avviava verso l’uscita del locale. Il suo sguardo incrociò quello di Draco mentre gli passava accanto, e il suo sorriso vacillò un po’.

“Malfoy,” gli disse fredda.

“Donnoletta,” disse lui con un cenno del capo.

Ginny roteò gli occhi mentre continuava sulla sua strada. Quando fu andata, Draco immaginò fosse giunto il momento di entrare in scena. Non sapeva quanto poteva sopravvivere Hermione da sola con Harry.

Perciò si avvicinò al tavolo, incrociando lo sguardo di Harry.

“Potter,” disse quando arrivò al tavolo.

Hermione alzò lo sguardo con un’espressione sollevata. “Malfoy!”

“Granger,” mormorò. Si voltò verso Harry e disse, “Potter, quando hai intenzione di cominciare il progetto di Pozioni? Se ti aspetti che lo faccia da solo, allora sei più stupido di quanto sembri.”

“Smettila Malfoy,” sbottò Harry. “Come puoi vedere, sto cercando di fare conversazione con qualcuno, e quel qualcuno non sei tu.”

“Oh, beh, in tal caso, penso che mi unirò a voi.” Allontanò una sedia dal tavolo e si sistemò accanto ad Hermione. “Allora, di cosa stavate parlando?”

“Nessuno ti ha invitato, furetto,” disse Harry. Stava facendo un buon lavoro, facendo finta che non volesse Draco fra i piedi. Certo, probabilmente non era proprio una recita per lui.

“Può restare,” disse Hermione velocemente.

“Grazie, Granger,” disse Draco, spallandosi sulla sedia. “Visto, Potter? Sono stato invitato, dopotutto.”

Harry lo guardò in cagnesco. “Bene. Vado a prendermi da bere.” Guardò Hermione. “Posso portarti qualcosa?”

“Oh.. certo,” disse Hermione. “Una Burrobirra va bene.”

“Ok,” disse Harry alzandosi.

Mentre si allontanava, Draco disse, “Beh, non mi chiedi se anche io voglio qualcosa?”

Senza né fermarsi né guardarlo, Harry sbottò, “Se vuoi qualcosa, vattela a prendere da solo.”

Draco sorrise. Quando Harry se ne fu andato, si voltò verso Hermione. “È proprio un ragazzo di compagnia, non è vero?”

“Grazie,” disse lei, sorridendogli calorosamente.

Draco la guardò curioso. “Per cosa?”

“Oh, per tutto,” rispose. “Ma per cominciare, grazie per essere venuto qua. Solo che l’hai fatto solo perché mi hai vista da sola con Harry.”

“Ah sì?”

Hermione annuì. “Sì, è così. E lo apprezzo molto. Perciò, grazie. Ma.. beh, volevo ringraziarti per gli ultimi giorni – sai, come hai gestito tutta questa situazione, quello che è successo nella mia stanza.. So che sei curioso di sapere perché sia successo, eppure non mi hai fatto pressioni per saperlo. E il fatto che tu non sia andato da Silente, anche se avevi tutti il diritto di farlo – significa molto per me. E in più, so benissimo che mi hai tenuto d’occhio negli ultimi giorni, assicurandoti che non venissi attaccata di nuovo, e questa è la cosa più importante per me.”

Draco grugnì interiormente. “Granger, non devi ringraziarmi -”

“No, devo,” disse lei. “Voglio dire, comincio a vederti quasi come un.. amico. So che non pensi lo stesso di me, ma -”

“Granger,” la interruppe. “Per favore..”

Lo stava uccidendo. Se prima non si era sentito in colpa per tutta quella faccenda, adesso lo era sicuramente. E il senso di colpa non era un sentimento che Draco Malfoy aveva provato molto spesso – anzi, non lo aveva mai provato. Ma improvvisamente, si sentiva tremendamente in colpa, e non gli piaceva.

“Sei ancora qui?”

Draco alzò lo sguardo e vide Harry tornare al tavolo. Mise un boccale di Burrobirra di fronte ad Hermione prima di sedersi.

“Grazie,” disse Hermione educatamente, ma non si affrettò a bere.

Lo sguardo di Draco si soffermò sul boccale e cuore immediatamente cominciò a battere più veloce. Guardò Harry, sperando di catturare il suo sguardo e in qualche modo dirgli telepaticamente di annullare tutto. Ma Harry non lo stava guardando. Guardava con impazienza Hermione, aspettando che bevesse il primo sorso.

“Uh, Granger,” disse Draco. Si fermò – cosa pensava di fare? Impedirle di bere la Burrobirra? Mandare all’aria il loro piano per ottenere informazioni? Chi voleva prendere in giro? Era curioso quanto Harry – forse anche di più. L’avrebbe lasciata bere. Non la stavano avvelenando, come aveva fatto Blaise. Questo non le avrebbe fatto alcun male..

“Hm?” disse lei, portandosi il boccale alle labbra.

Ma non poteva lasciarglielo fare – non poteva lasciarla bere.

“Aspetta,” disse, “non -”

Avrebbe voluto dire “non bere”, ma era troppo tardi – quando aveva detto la prima parola, lei aveva già bevuto.

Non cosa?”

Draco guardò Harry, che cercava disperatamente di nascondere un sorriso. Era senza dubbio soddisfatto che il suo piano fosse andato a buon fine.

“Potter,” lo avvertì. Ma Harry non gli prestava attenzione.

“Dimmi un po’, Hermione,” disse Harry. “È da un po’ che voglio chiedertelo -”

“Potter,” sibilò Draco. “Non farlo.”

“Malfoy, chiudi il becco e lasciami fare.”

Draco scosse la testa. “No. Ti sto avvisando, non farlo.”

Hermione spostava lo sguardo da uno all’altro, abbastanza confusa. “Non fare cosa? Che sta succedendo?”

“Harry ha messo del Veritaserum nel tuo boccale,” sbottò Draco.

Hermione spalancò la bocca. “Che cosa?”

“Dannazione, Malfoy!” ringhiò Potter. “Ma che cazzo -”

Spingendo indietro la sedia, Hermione si alzò velocemente in piedi. “Mi hai drogato?”

“Granger, non rivolgergli la parola,” la ammonì Draco. “Se ti fa una domanda, risponderai la verità, e non sarai in grado di fermarti.”

Harry scosse la testa. “Sapevo che  non potevo fidarmi di te, Malfoy!” Voltandosi verso Hermione, disse, “Hermione, perché sei -”

“No!” strillò lei, coprendosi le orecchie. “Non farlo. Per favore, smettila.”

Detto questo, si voltò e cominciò a camminare il più velocemente possibile per uscire dal locale.

“DANNAZIONE!” esclamò Harry, saltando su. “Hermione!” la chiamò, cominciando a seguirla.

“Potter, lasciala andare,” disse Draco. Ma Harry non lo stava ascoltando. Con un sospiro esasperato, Draco li seguì entrambi fuori dal pub, sperando di riuscire a raggiungere Harry prima che lui raggiungesse Hermione.

Sfortunatamente, Harry l’aveva raggiunta appena uscito dal pub. Quando Draco uscì dai Tre Manici di Scopa, Harry era in piedi di fronte all’entrata, furioso, e teneva saldamente il braccio di Hermione. 

“Toglile le mani di dosso, Potter,” grugnì Draco. Si allungò per togliere la mano di Harry dal braccio della ragazza, ma Harry lo allontanò con l’altro braccio.

“Questa faccenda non ti riguarda più, Malfoy.”

“Col cavolo che non mi riguarda,” sbottò Draco.

Harry lo ignorò. “Hermione, perché sei venuta nel nostro mondo?”

Un lampo di paura attraversò gli occhi di Hermione mentre la sua bocca si apriva per parlare.

Velocemente, Draco disse, “Granger, combatti.”

“Io-io.. non posso,” riuscì a balbettare.

“Hermione,” ripeté Harry ad alta voce, “perché c’era un Dissennatore nella tua stanza l’altra notte?”

“Granger, non rispondergli.”

“Perché i-io -”

“Dannazione, Potter, smettila -”

“Hermione, perché i Dissennatori ti danno la caccia?”

“P-per favore, non costringermi,” singhiozzò Hermione. Draco poteva vederla lottare contro gli effetti della pozione con tutte le sue forze, ma sapeva che non sarebbe stata in grado di resistere a lungo.

Ma improvvisamente, Draco si ritrovò incapace di impedirle di parlare. Non perché non potesse, ma perché non voleva. Improvvisamente, la sua curiosità stava avendo la meglio su di lui, così vicino a scoprire la verità..

Harry, che probabilmente aveva capito che si stava comportando da idiota insensibile, non sembrava più infuriato, e quando le porse la domanda un’altra volta, parlò con voce molto più morbida.

“Hermione, per favore, diccelo – perché sei scappata dal tuo mondo?”

Hermione singhiozzava senza controllo, ma non rispose subito. Ovviamente, la loro pozione fatta in casa non era potente come un Veritaserum serio, altrimenti lei non sarebbe stata in grado di resistere così a lungo. Ma era pur sempre una pozione della verità, e aveva il suo effetto.

“Granger,” cominciò Draco, ma lei lo interruppe.

“Mi dispiace,” disse, guardando Harry negli occhi. Le lacrime le scivolavano ai lati del viso, ma lei non fece niente per asciugarle. “Il motivo per cui sono scappata dal mio mondo.. il motivo per cui i Dissennatori mi danno la caccia..” La sua voce divenne un sussurro, fino a spegnersi del tutto.

All’improvviso, sul mondo scese il silenzio più totale. Ogni singolo rumore sembrava sparire, mentre i due ragazzi stavano lì, aspettando ansiosi le parole della ragazza.

Con un sospiro di resa, Hermione chiuse gli occhi e parlò; la sua voce era appena più forte di un bisbiglio: “Perché io.. io..” Riaprì gli occhi e guardò Draco.

Io ho ucciso Harry Potter.”

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** ..and Consequences ***



..and Consequences (..e le sue Conseguenze)

 


Per qualche secondo, l’unico suono fu rumore causato dai singhiozzi di una ragazza che aveva appena rivelato il suo segreto più profondo e oscuro.

Draco rimase sconvolto. Nel momento in cui le parole uscirono dalla bocca della ragazza e lui ebbe modo di registrarle, la sua bocca si spalancò e non riuscì più a pensare.

Harry, nel frattempo, aveva l’aspetto di uno che era stato appena preso a calci nello stomaco. Dopo le parole di Hermione, la sua mano aveva immediatamente lasciato la presa sul suo braccio, e si era allontanato di qualche passo. Guardava con orrore la ragazza di fronte a lui – la ragazza che condivideva soltanto l’aspetto con la sua migliore amica, niente di più.

“Harry,” disse lei a voce bassa, supplicante.

Lui scosse la testa. “Non farlo,” sibilò. Continuò ad allontanarsi da lei, con un’espressione disgustata sul volto. “Stammi dannatamente lontana.”

“Harry, lascia che ti spieghi. Per favore.” Non c’era potenza nella sua voce, come se sapesse che le sue suppliche erano inutili. Non l’avrebbe ascoltata. Aveva ottenuto la risposta che cercava – anche se non quella che si aspettava, o che voleva.

Draco rimase a guardare in silenzio. Allontanando lo sguardo da Hermione, vide Harry andarsene – si voltò e cominciò a camminare. “Potter,” lo chiamò. “Potter, dove stai andando?”

Harry si fermò e si voltò per guardarlo. “Vado da Silente. Non resterà nel nostro mondo un secondo di più.” Parlò con una calma soprannaturale. Draco immaginò che fosse dovuta allo shock.

“Aspetta,” disse Draco raggiungendolo e afferrandolo per un braccio. “Non vai da nessuna parte, Potter.”

“Col cavolo! È un’assassina, Malfoy!”

Hermione continuava a singhiozzare, il volto sepolto fra le mani. Poteva anche essere un’assassina, ma in quel momento, Draco provò pena per lei.

“Miseriaccia, Potter. Per tutto questo tempo, hai desiderato sapere la verità – e adesso te ne vai senza darle la possibilità di spiegarsi? Beh, non te lo lascerò fare. Il minimo che tu possa fare è ascoltarla.”

Harry guardò Hermione con odio. Per fortuna, Hermione non se ne accorse, visto che evitava di incrociare il suo sguardo. “Va bene,” disse Harry, con voce così fredda che avrebbe potuto ripagare un Dissennatore con la sua stessa arma.

Draco lasciò andare il braccio di Harry e si avvicinò a Hermione. “Granger,” disse dolcemente.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Lei si limitò ad annuire e disse, “Lo so. Vi dirò tutto – qualsiasi cosa vogliate sapere.”

Tornado a guardare Harry, Draco disse, “Andiamo in un posto un po’ più tranquillo.”


Tornati nel dormitorio dei Caposcuola, i tre si sedettero, sparsi per la sala comune, in un silenzio imbarazzante. Hermione si sedette sul divano, fissandosi le mani, che erano abbandonate sulle gambe. Draco si sedette sul tavolino da caffè, direttamente di fronte a lei, mentre Harry invece decise di rimanere in piedi, appoggiato contro il muro, con le braccia incrociate sul petto.

Fu il primo a parlare.

“Perché mi hai ucciso?”

Accorgendosi dell’errore, si schiarì la gola e disse, “Perché hai ucciso Harry Potter, nel tuo mondo?”

Al suono della sua voce, gli occhi di Hermione si aprirono mentre si voltava per guardarlo. Solo pochi minuti prima, aveva volontariamente preso un altro sorso del loro Veritaserum, per assicurare loro che le sue risposte sarebbero state completamente sincere – anche se, a questo punto, Draco immaginava che tutto quello che avrebbe detto, anche senza la pozione, sarebbe stato vero. Dopo la bomba che aveva lanciato, non aveva nient’altro da nascondere.

Sospirò rumorosamente prima di rispondere. “Un sacco di cose erano diverse, nel mio mondo,” cominciò. “Alcuni luoghi, alcune persone. Harry ed io eravamo amici – migliori amici, a dire il vero. E anche Ron. Stavamo sempre insieme – in pratica facevamo tutto insieme. Eravamo conosciuti come il Golden Trio, e tutti ci invidiavano – non solo per la fama sociale di Harry Potter, ma per quanto fossimo legati. Eravamo inseparabili. Questo, fino alla fine del nostro quinto anno.”

“Che cosa è successo alla fine del quinto anno?” chiese Draco.

“Harry ha cominciato a cambiare,” rispose lei dolcemente. “Dopo la morta del suo padrino -”

“Sirius,” mormorò Harry piano. Un’espressione di dolore apparve sul suo volto, nel pronunciare quel nome.

Hermione annuì. “Esatto, Sirius. La sua morte colpì molto Harry, facendolo piombare nell’oscurità – più oscura di quanto chiunque avrebbe mai immaginato. E in un primo momento, quando cominciammo a notare quanto cominciasse a diventare distante Harry, ipotizzammo che stesse solo facendo fatica ad affrontare la perdita. Ma non avevamo idea.. nessuna idea, che lo stavamo perdendo. Che stava passando dall’altra parte.”

Sconvolto, Harry scosse la testa e disse, “Impossibile. Non sarei mai passato dall’altra parte.”

Tu non l’avresti mai fatto, forse. Ma Harry nel mio mondo sì, è lo fece. Penso che la morte di Sirius lo avesse completamente svuotato – e lo ha reso vulnerabile alla manipolazione del Signore Oscuro. La trasformazione di Harry è cominciata molto lentamente; è stato difficile notarlo. Sapete, ricordo la prima volta in cui mi ha chiamato mezzosangue.” Abbassò lo sguardo sulle mani, che giocherellavano nervose con un lembo della sua camicetta. “Pensavo stesse scherzando, per cui l’ho presa a ridere. Pensavo prendesse in giro tutti i Serpeverde che mi avevano chiamato con quel nome -” Guardò Draco. “Ma la seconda volta, lo sapevo – lo diceva per essere crudele. Mi accorsi del suo sguardo quando vide quanto mi aveva ferito, e sembrava così soddisfatto di se stesso.”

“Perché avrebbe dovuto unirsi al nemico?” chiese Harry, nauseato. “Non ha senso.”

“Hai ragione – non aveva alcun senso. Per questo nessuno credeva che avesse cambiato schieramento – o meglio, per questo tutti scelsero di non crederci. Quando cercai di parlarne con Ron, si arrabbiò con me. Disse che era impossibile che Harry potesse tradire i suoi amici – e che non avrebbe mai combattuto a fianco del nemico. E Ginny era della stessa idea. Entrambi cominciarono a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato in me – che io mi stessi inventando storie sul suo conto perché ero gelosa di lui. Ma io sapevo cosa stava succedendo – e lui sapeva che io avevo capito. E cercò di chiudermi il becco.”

I colori sembrano completamente scomparsi dalla faccia di Harry, mentre si sedeva su una poltrona. “Cosa ha fatto?” sussurrò.

Hermione si asciugò le lacrime che le avevano bagnato il viso, ma non fu di alcun aiuto – sembrava non riuscisse a smettere di piangere. Senza pensarci due volte, Draco si allungò e prese le mani della ragazza fra le sue per rassicurarla. Il gesto sembrò sconvolgerla; sussultò, mentre il suo sguardo si alzava per incontrare quello di Draco, preoccupata.

Con un profondo respirò, continuò. “Una sera, all’inizio di quest’anno, Harry, Ron, Ginny ed io eravamo scesi a Hogsmeade per andare ai Tre Manici di Scopa. Non appena vi arrivammo, però, Harry si alzò e disse che doveva fare qualcosa, e che sarebbe tornato subito. Nessuno gli chiese spiegazioni. Non osarono, penso. Ma io dovevo sapere cosa stava succedendo. Perciò con la scusa di andare in bagno – lo seguii.

“Lo seguii senza farmi notare. Non si guardò mai alle spalle per tutto il tragitto, perciò immaginati che non avesse idea che lo stessi seguendo. Alla fine, si fermò accanto alla Testa di Porco, guardandosi intorno come se aspettasse qualcuno, e infine entrò nel vicolo accanto all’edificio. Avevo paura a seguirlo anche lì, perché avevo paura di cosa avrei scoperto. Voglio dire, avevo i miei sospetti, ma non volevo che fossero confermati, perché avrebbe significato perdere per sempre il mio migliore amico. Ma continuai a seguirlo. Rimasi appiattita contro il muro, e riuscii a vederli senza essere scoperta.”

“Vederli?” disse Harry.

Hermione annuì. “Harry e..” Abbassando nuovamente lo sguardo, sussurrò, “Lucius Malfoy.”

Draco inspirò profondamente. “Che cavolo ci faceva Harry con mio padre?”

Hermione rise – un suono completamente privo di emozione. “Beh, da quanto sembrava, a giudicare da come si comportavano l’uno con l’altro, Harry era diventato quasi un figlio per Lucius. Forse anche più di Draco.”

Harry e Draco sembravano entrambi scandalizzati.

“Non riuscivo a sentire ciò che si dicevano,” continuò lei, “perciò inizialmente pensai che magari Harry stesse prendendo in giro Lucius, per cercare di ottenere informazioni da lui, ma ho scoperto in malo modo di essermi sbagliata.”

Harry deglutì. “Cosa è successo?”

Una nuova ondata di lacrime le riempì gli occhi già rossi e gonfi. Draco le strinse la mano, cercando di metterla più a suo agio.

“Apparentemente, Harry mi aveva notato nel vicolo. Sapeva che lo avevo visto con Lucius, e pensò che avessi sentito tutto quello che si erano detti. Probabilmente aveva paura che lo raccontassi a qualcuno – tipo Silente. Perciò quella stessa sera, mentre tornavo alla torre di Grifondoro, sbucò fuori dal nulla, e mi afferrò. Strillai, ma mi fece tacere immediatamente con qualche incantesimo, e mi spinse nell’aula vuota più vicina, e..”

“E cosa?” chiese Draco lentamente.

Hermione tirò su col naso. “Mi ha attaccato. Prima mi ha sbattuto contro un muro, e mi ha preso per la gola. Poi ha tirato fuori la bacchetta e me l’ha puntata alla testa, minacciandomi. Ha detto che se non avessi tenuto la bocca chiusa riguardo quello a cui avevo assistito, mi avrebbe uccisa. Ero terrorizzata, ma non potevo fare niente per scrollarmelo di dosso – ero come paralizzata. E non per un incantesimo, ma per lo shock dovuto al mio migliore amico che minacciava di uccidermi.”

Draco espirò lentamente. “Ti ha fatto del male?”

Hermione scosse la testa. “No. Per mia fortuna, il Caposcuola stava facendo la ronda nelle vicinanze, e mi aveva sentito strillare. Ci raggiunse, e mi salvò.”

“Il Caposcuola..” borbottò Draco. Non ci fu neanche bisogno di porle la domanda; lei sapeva esattamente a cosa stava pensando.

E annuì. “Sì. Draco Malfoy mi ha salvato.”

Quel piccolo dettaglio fece imbronciare Harry. Draco pensò che fosse perché trovava difficile accettare tutto quello che stava imparando su se stesso – di un altro mondo – e sentire che Draco era stato per Hermione il cavaliere nella scintillante armatura mentre Harry era stato tutto tranne che quello, non faceva che complicare le cose. Draco sarebbe dovuto essere compiaciuto per le pene di Harry – ma non lo era.

“Dopo quella sera,” continuò Hermione, “smisi di frequentare Harry – ero troppo spaventata da lui e da cosa avrebbe potuto farmi. E avendo preso le distanze da lui, fui costretta ad allontanarmi anche da Ron e Ginny. E non ho mai detto loro – o a nessuno, a dirla tutta – cosa mi aveva trattato, o cosa sapevo del suo legame con Lucius Malfoy. Probabilmente non mi avrebbero creduto, comunque. Divenni solitaria. Evitavo le attività di gruppo, e tutti i miei altri amici. Speravo di trascorrere il resto dell’anno evitando qualsiasi confronto con Harry, perché dopo il diploma, le nostre strade si sarebbero comunque dovute dividere. Ma infondo, non potevo starmene lì a guardare cosa stava succedendo. Harry era un mago potente, e lo diventava sempre più crescendo. Se aveva intenzione di combattere per i cattivi – allora i buoni non avevano alcuna possibilità di vittoria.

“Lo hai detto a qualcuno, allora?” chiese Draco.

“No,” rispose lei. “E questo è stato il mio errore. Ho affrontato direttamente lui. Avevo bisogno di sapere perché stava tradendo tutti quelli che avevano combattuto al suo fianco per tutti quegli anni. Dovevo sapere perché era disposto a servire qualcuno che aveva tolto la vita ai suoi genitori – ed era responsabile della morte del suo padrino. Mi ha detto che non avrei potuto capire – e che ero solo una stupida mezzosangue che avrebbe avuto ciò che si meritava.” Abbassò lo sguardo. “Potevo vedere chiaramente che Harry Potter che avevo conosciuto e a cui avevo voluto bene era andato, ed era stato sostituito da una.. entità senza anima. Non so esattamente come sia potuto succedere, ma il Signore Oscuro era riuscito a legarlo a sé. E sapevo che non c’era modo di riaverlo indietro.

“E allora, come una stupida, gli ho detto che sarei andata da Silente e gli avrei detto tutto. Ha detto che non poteva lasciarmelo fare, ed è stato allora che ha tirato fuori un coltello.” Fece una pausa e ridacchiò tristemente. “Un coltello! Non avevo neanche idea del perché ne avesse uno con sé. Probabilmente se lo portava sempre dietro, in caso avesse bisogno di usarlo con qualcuno. E beh.. gli avevo dato l’occasione perfetta per farne uso.”

Harry adesso fissava il pavimento, la mascella serrata con una tale forza che Draco poteva vedere i muscoli contrarsi.

Hermione, nel frattempo, si era sbottonata i primi bottoni della camicia e la stava aprendo, rivelando l’orrenda cicatrice che aveva già mostrato la notte in cui era arrivata nel loro mondo. “Vi ho detto che era stato un Mangiamorte a farmi questo. Beh, era una mezza verità. È stato un Mangiamorte in addestramento.”

“Sono stato io,” mormorò Harry. Non la formulò come una domanda, ma come un’affermazione. Da quel punto, fu facile per entrambi i ragazzi immaginare il resto del racconto.

“Mi ha pugnalato mentre cercavo di scappare. Ero così sconvolta quando toccai il pavimento che non potevo muovermi. Penso che anche lui fosse sconvolto. E mentre piangevo per il dolore, potevo giurare di vedere un accenno di rimorso formarsi sul suo volto – come se, per un istante, avesse capito che stava commettendo un errore. Ma non durò a lungo. Ricordo che dopo si abbassato, mettendosi a cavalcioni su di me, mentre con una mano mi teneva ferma dal collo. Mi disse che il Signore Oscuro sarebbe stato così fiero di lui per aver ucciso una mezzosangue – soprattutto perché la mezzosangue era Hermione Granger. Disse che avrebbe potuto usare l’Anatema che Uccide, e sarebbe stato molto più veloce, ma che sarebbe stato troppo facile per lui, essere scoperto. E poi abbassò lo sguardo su di me e disse, ‘e poi – preferisco guardarti soffrire’.

“Ma, nonostante la sua salda presa, la mia voglia di vivere fu più forte. In qualche modo riuscii a dargli una ginocchiata, dove sapevo che gli avrebbe fatto male. Rotolò via, lasciandomi libera, bestemmiando per il dolore, e lasciò cadere il coltello. Senza neanche pensarci, lo raccolsi e reagii. Lo pugnalai. Non volevo ucciderlo – volevo solo fargli male, come lui ne aveva fatto a me – ma colpii un po’ troppo vicino al cuore e..”

“Per la barba di Merlino,” grugnì Harry, nascondendo il volto fra le mani.

“È successo tutto così in fretta,” disse lei, riprendendo a singhiozzare. “Non ci ho pensato, l’ho fatto e basta. Ero così spaventata – e stavo morendo. Lo sentivo. Sanguinavo tantissimo, e non avevo la bacchetta con me; non potevo guarirmi – o guarire Harry, per quello che conta. Sono andata nel panico, e tutto quello che riuscivo a pensare era che dovevo andarmene il più velocemente possibile. Solo più tardi ho capito che ero andata via senza coltello.”

“Basta, non ne posso più,” borbottò Harry. Si alzò dalla poltrona. “Vado a dirlo a Silente.”

“Potter,” protestò Draco. Ma Harry non lo lasciò continuare.

“Malfoy, hai appena sentito la sua storia. Ha ucciso Harry Potter. Se il suo mondo è anche solo un po’ come il nostro, è un reato abbastanza grave – quelli per cui è probabile che ti mandino ad Azkaban, visto che i Dissennatori le stanno già dando la caccia. Se vogliamo cercare di aiutarla in qualche modo, avremo bisogno dell’aiuto di Silente.”

Draco non poteva ribattere. Harry, come al solito, aveva totalmente ragione. Quella faccenda andava al di là delle loro competenze, ed era assurdo pensare che sarebbero stati in grado di aiutare Hermione da soli.

“Hai ragione,” disse Draco con un cenno di assenso. Con un sospiro, disse, “Va a chiamare Silente.” 

Harry guardò Hermione, con un’espressione di compassione, mischiata a senso di colpa e simpatica, prima di girare i tacchi e uscire.

Quando Harry fu sparito attraverso il buco del ritratto, Draco si sedette accanto ad Hermione sul divano e disse, “Sono stato io ad aiutarti ad arrivare qui, non è vero?”

Lei non sembrò affatto sorpresa che l’avesse capito. Si limitò ad annuire, e disse, “Sì. Sei stato tu.”

Draco deglutì. “Tu e.. e quest’altro Draco. Eravate amici?”

Hermione si strinse nelle spalle. “Immagino di sì. Possiamo dire che eravamo amici. Di certo non eravamo più nemici. Da quando mi aveva salvato la vita, le cose erano cambiate fra noi. Odiava profondamente Harry, e ovviamente quando Harry era passato al lato oscuro Draco non fu più interessato a farne parte. Non che si unì ai buoni, ma sembrò che improvvisamente volesse sfidare suo padre, e penso che fare amicizia con una mezzosangue come me fosse un buon inizio. È da lui che sono andata, sai, subito dopo aver ucciso Harry.”

“L’avevo immaginato,” disse Draco. Non era sicuro del perché l’avesse immaginato, ma qualcosa gli diceva che il rapporto fra Draco e Hermione nel suo mondo non fosse poi così diverso da quello che lui aveva avuto con Hermione nel suo mondo.

“Quando aprì il buco del ritratto, non me la passavo bene,” continuò lei. “Quando vide il sangue, mi prese immediatamente e mi portò nella sua sala comune. Non perse tempo e si affrettò a guarirmi con un incantesimo, mentre io gli raccontavo tutta la storia. Quando finii il racconto, lui era riuscito a fermare l’emorragia, ma la cicatrice era rimasta. Ma non importava, gli dissi. Sentivo di essermela meritata, ad ogni modo.”

Draco scosse la testa. “Non mi sembra che tu abbia fatto qualcosa per meritartela, Granger. Quello che ha fatto Potter è stato -”

“Non do la colpa a lui,” intervenne lei. “Chiunque fosse la persona che era diventato – non credo neanche per un secondo che si sia trasformato di sua volontà.. o, almeno, usando la testa. Come ho già detto, era stato traumatizzato dalla morte di Sirius, e il Signore Oscuro ha approfittato del suo dolore per farsi strada. Harry era così debole, e stava già andando a pezzi, e .. e io lo sapevo. Sapevo che non lo avevamo perso del tutto. Avrei dovuto provare a riportarlo indietro con più forza, o sarei dovuta andare da Silente.. e invece, io – io l’ho ucciso.”

“Granger, tu hai solo reagito – ha reagito al suo tentativo di ucciderti. È stato un incidente – l’hai detto anche tu. Ed è per questo che devi tornare nel tuo mondo e spiegare tutto quanto -”

“No,” disse lei, scuotendo la testa categoricamente. “No, non posso..”

Devi tornare,” disse lui. “Hai ucciso Harry per legittima difesa – e questo in primo luogo ti darebbe una pena più leggera da scontare. Ma sono certo che con l’aiuto del nostro Veritaserum, non proveranno neanche ad incolparti, dopo aver scoperto la verità.

Hermione scosse la testa. “Non so..”

“Granger, non puoi continuare a scappare. I Dissennatori sanno che sei qui. È solo una questione di tempo prima che tornino a prenderti, e quando lo faranno, non si scomoderanno a sentire la tua storia – ti succhieranno via l’anima dal corpo.. e a quel punto sarà troppo tardi. Se invece torni e ne parli con Silente, lui saprà cosa fare, e ti aiuterà.” Draco fece una pausa. “L’unico problema, ovviamente, è trovare un modo per riportarti nel tuo mondo. Suppongo che potresti semplicemente aspettare che arrivi un altro Dissennatore e usare il suo portale -”

“A dire la verità,” disse lei imbarazzata, “tornare nel mio mondo potrebbe essere più facile di quanto tu creda.”

Draco sollevò un sopracciglio con curiosità, mentre Hermione si tastava il collo della camicia, estraendo una collana con un medaglione d’oro pendente. Draco non riusciva a credere di non averlo notato prima.

“Che cos’è?” chiese.

“È un amuleto,” rispose lei, abbassando lo sguardo su di esso con un sorriso. “Draco è riuscito a trovare un modo per creare una connessione stabile con il nostro mondo – nel caso avessi avuto bisogno di tornare, per una ragione qualsiasi. Ne ha fatto uno anche per sé, che si sarebbe collegato a qualunque posto in cui fossi finita. Per questo ero così preoccupata quando il Dissennatore mi ha trovato – perché ci sono ottime possibilità che abbiano avuto l’amuleto, il che significa che probabilmente avranno scoperto che Draco mi ha aiutato, e chissà cosa potrebbero avergli fatto..”

Draco capì. Se i Dissennatori avevano scoperto chi era stato ad aiutare Hermione, probabilmente avevano dato a lui il Bacio. Lo metteva un po’ a disagio – se non lo terrorizzava completamente – pensare  che forse un’altra versione di se stesso, in un altro mondo, fosse morta, o peggio – viva, ma senza anima.

Ignorando la sensazione, Draco disse, “Beh, ottimo allora. Voglio dire, è ottimo che tu sappia come tornare. E adesso, con un modo per provare cosa è successo davvero quella notte.. non avrai più niente da cui scappare.”

Lei annuì. “Lo so. Hai ragione. È solo che.. Io.. Non posso farlo da sola,” sussurrò.

“lo so,” disse lui dolcemente. “È per questo motivo che io verrò con te.”

Lei sue parole stupirono anche lui – forse anche più di quanto avessero sorpreso lei. A dire il vero non ci aveva affatto pensato prima, ad accompagnarla nel suo mondo, ma ora che aveva pronunciato quelle parole, capiva che era una cosa che sentiva il bisogno di fare.

“D-davvero?” balbettò lei. “Lo faresti?”

Draco annuì. “Non dovresti affrontare tutto questo da sola, Granger. E poi, mi farebbe impazzire farti tornare indietro senza sapere cosa ti è successo.”

Hermione sorrise e disse, “Gli somigli tantissimo – al Draco del mio mondo.”

Draco sollevò un sopracciglio. “Ah sì?”

“Sì. Ti comporti da duro, come se non ti importasse di nessuno se non di te stesso, ma nel profondo, ti importa. E sei testardo – ti rifiuti di ammetterlo quando provi qualcosa per qualcuno, come se certi sentimenti siano una cosa di cui vergognarsi. Non lo sono, sai.”

“Lo so,” disse lui sulla difensiva. “E non mi rifiuto di ammettere i miei sentimenti a nessuno.”

“Non parlavo solo di te.”

Draco aprì la bocca per chiederle cosa intendesse dire con ciò, ma la richiuse velocemente quando comprese che si riferiva al Draco nel suo mondo.

Improvvisamente, il volto di Hermione si contrasse e una nuova ondata di lacrime cominciò a scorrere. “Ho tanta paura che gli sia successo qualcosa. Ho paura di tornare e scoprire che è stato ferito, o catturato o ucciso. Mi spaventa più di qualsiasi cosa possano fare a me..”

Mentre la sua voce spezzata si spegneva, Draco si ritrovò a stringerla in un abbraccio confortante. Lei si lasciò andare fra le sue braccia, come se l’avesse fatto milioni di volte in passato, e affondò la testa sulla sua spalla, singhiozzando. E all’improvviso, Draco capì che il ragazzo del suo mondo significava molto per lei – molto più di quanto lei stessa immaginasse.

“Granger, sono certo che sta bene,” mormorò, accarezzandole gentilmente la schiena. Chiudendo gli occhi, era facile fare finta che stesse stringendo la sua Hermione fra le braccia. Non solo le assomigliava e parlava come lei, ma provava anche le stesse cose che provava lei. E stringere fra le braccia questa ragazza, in quel momento, gli ricordava quanto gli mancasse Hermione.. e come avrebbe dato qualsiasi cosa per essere in grado di stringerla fra le braccia, o addormentarsi accanto a lei, o solo guardarla attraverso la stanza, e ammirare quanto fosse bella e innocente..  

Come se avesse capito quello che stava pensando, Hermione si tirò leggermente indietro. Il volto era ancora bagnato dalle lacrime, ma non piangeva più. Alzò lo sguardo verso di lui, guardandolo con i suoi occhi grandi e castani – identici a quelli della ragazza che l’aveva preceduta – e Draco immediatamente vi si perse. Per un attimo, mentre lei si avvicinava lentamente, il cervello di Draco smise di ragionare. Per un attimo, mentre le loro labbra quasi si sfioravano, si convinse che fosse tutto reale.

Ma interruppe il bacio prima che potesse anche solo succedere.

Gentilmente, la allontanò. Lei non sembrò ferita o delusa. Anzi, sembrò quasi sollevata.

“Io non sono lui,” sussurrò Draco.

Hermione annuì. Capiva. “E io non sono lei.”

Draco chiuse gli occhi e scosse la testa. No, non era lei. E lui non aveva mai desiderato che lo fosse, neanche per un momento. Avvertì un groppo in fola. Avrebbe anche potuto lasciarlo andare – avrebbe anche potuto lasciarsi andare come aveva fatto Hermione poco prima – ma il buco del ritratto si aprì alle sue spalle, ed entrò Harry, seguito da Silente.

Draco si voltò per informarli delle novità, ma poi si rigirò subito verso Hermione.

“Sei pronta a tornare a casa?” le chiese con calma.

Con un solenne cenno di assenso, disse, “Sì, sono pronta,” e i quattro cominciarono subito i preparativi.





Nota della Traduttrice: Scusatemi se posto con così tanto ritardo, ma questa vita mi UCCIDE ç_ç sono letteralmente distrutta, e non sto esagerando. Scusate. Ad ogni modo, ci avviciniamo alla fine della storia, eh? Aw sono così eccitata *_* Intanto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero di attaccare il prossimo domani/dopodomani al massimo. Purtroppo però non so quanto riuscirò a tradurre al giorno. Ahimè, chi me l’ha fatto fare ad iscrivermi all’Università?

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Promise ***



Promise (Promessa)

 


Secondo Hermione, per aprire il portale bastava che lei pronunciasse una sola semplice parola.

Quindi se Draco aveva intenzione di cambiare idea, doveva farlo presto.

Harry aveva raccontato a Silente tutta la storia, prima di far ritorno alla sala comune. E quando Draco li aveva informati del loro piano di usare il Veritaserum per aiutare Hermione, il Preside si offrì di procurare loro un po’ di vero Veritaserum, per assicurarne l’efficienza. Poi raccomandò loro di andare direttamente dal Silente del suo mondo, e raccontare tutta la storia. Disse che se il suo doppione nell’altro mondo somigliava anche solo un po’ a lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse in suo potere per aiutarla.

Draco sperava avesse ragione.

La guardò mentre abbassava gli occhi sul medaglione, preoccupata. Non la invidiava. Non aveva idea di cosa avrebbe trovato tornando a casa. Non aveva idea di cosa ci fosse ad aspettarla. L’unica cosa certa era che, sia ad Azkaban che assolta, avrebbe dovuto passare il resto della sua vita con il senso di colpa per aver ucciso il suo migliore amico. Ed era abbastanza possibile che avrebbe dovuto affrontarlo da sola, senza un amico al mondo.

Per un breve istante, si chiese se forse mandarla indietro fosse sbagliato.

Ma non sembrava che lei avesse gli stessi dubbi di Draco. Infatti, sembrava abbastanza impaziente di andarsene. Impaziente di farla finita. Impaziente di scoprire cosa la aspettava.

“Il portale si chiuderà alle nostre spalle, una volta arrivati a destinazione,” spiegò, impassibile, “quindi dovremo attraversarlo insieme.”

Draco annuì. “Va bene.”

Hermione annuì a sua volta. Reggendo il medaglione in una mano, chiuse gli occhi e sussurrò, “Aperio.

Il portale si aprì immediatamente davanti a loro. Sembrava simile a quello attraverso il quale il Dissennatore se ne era andato: brillante, colorato, ipnotizzante.

“Notevole,” bisbigliò Silente. Draco riuscì a vedere un luccichio nei suoi occhi, come se stesse assistendo a un nuovo tipo di magia che lo affascinava a dismisura.

“Non dovremmo tenerlo aperto a lungo,” disse Hermione. Si voltò verso Harry e Silente. “Professore, vorrei ringraziarla per essere stato così gentile con me, e per avermi permesso di rimanere qui per tutto questo tempo. Non era tenuto a farlo, ed io.. beh.. non so da dove cominciare per dirle quanto sia stato importante per me.”

“Non pensarci, ragazza mia,” disse Silente con un sorriso. Posò una mano sulla spalla di Hermione. “Ti auguro buona fortuna. E ti invito a tornare nel nostro mondo, in qualunque momento tu voglia.”

Hermione ricambiò il sorriso. “Potrei prendere la sua offerta sul serio.”

Il Preside tolse la mano dalla sua spalla. “Sarebbe meraviglioso.”

Lo sguardo di Hermione si spostò immediatamente verso Harry, che sembrava imbarazzato.

“Harry,” disse lei, avvicinandosi a lui. “Harry, mi dispiace tanto non averti detto subito -”

Harry scosse la testa. “No, non devi scusarti. Non merito scuse. Quello che ti ho fatto nel tuo mondo..”

“Non sei stato tu,” gli ricordò lei. “Ascolta, Harry, ti ho evitato da quando sono arrivata. Non perché avessi paura di te, ma perché non riuscivo a guardarti senza ricordarmi di.. beh, lo sai. Ma ho capito subito che tu eri diverso. Ho capito subito che tenevi molto alla Hermione di questo mondo, e non le avresti mai fatto del male.”

“Non avrei mai potuto,” sussurrò Harry.

Draco vide le lacrime riempire gli occhi di Harry e distolse velocemente lo sguardo. Non riusciva a vedere quel ragazzo piangere per la sua amata Hermione. Lo avrebbe spinto a fare lo stesso.

“Devo scusarmi per il Veritaserum, però,” disse Harry. “E per il modo non mi sono fidato di te. Non potevo accettare che tu fossi così simile a lei. Temevo che avresti cercato di prendere il suo posto.”

“Neanche per sogno,” disse Hermione. Guardò Draco mentre parlava. “So che è insostituibile.”

Harry annuì. Si schiarì la gola e le porse la mano. “Beh, buona fortuna. Spero che si risolva tutto per te.”

Hermione prese la sua mano e la strinse. “Grazie.”

Lasciò andare la sua mano e fece un passo indietro. Guardando Draco, disse, “Sei sicuro di voler venire con me? Non sei costretto a farlo.”

Ma lui doveva andare con lei. Aveva bisogno di aiutarla in ogni modo possibile. Era come se sentisse in qualche modo che questo avrebbe compensato il fatto che non era stato in grado di aiutare la sua Hermione. E in questo modo, la aiutava per egoismo. Ma non voleva che lei lo sapesse. “Sono sicuro, Granger.”

“Fate attenzione,” li avvertì Silente.

Draco annuì in risposta, mentre Hermione gli prendeva la mano.

“È giunto il momento,” disse. “Potrai sentirti un po’ disorientato all’inizio, ma passerà in fretta. Non lasciare la mia mano.”

Draco guardò un’ultima volta Harry. Il ragazzo dai capelli corvini fissava il pavimento, fingendosi disinteressato. Ma Draco sapeva che non era così.

Stringendo leggermente la mano di Hermione, si voltò verso di lei e disse, “Facciamolo,” ed entrambi fecero un passo avanti.


Passare attraverso il portale fu un po’ come smaterializzarsi. Non appena furono dentro, Draco ebbe la strana sensazione di essere senza peso, e la sensazione di essere disorientato di cui gli aveva parlato Hermione lo investì. Il mondo attorno a lui divenne sfocato – colorato all’inizio, poi bianco, fino a svanire nel nero. E quasi velocemente come era cominciata, finì, e Draco si ritrovò disteso al suolo.

La mano di Hermione non era più intrecciata alla sua, e per un attimo Draco si chiese se fossero ancora insieme. Con uno sbuffo, si mise in ginocchio e si guardò intorno, osservando ciò che lo circondava. La prima cosa che vide fu Hermione, sul pavimento, a pochi passi da lui, che si rialzava. Poi vide la sua stanza comune. Tutto sembrava esattamente identico – dall’arredamento alla disposizione, e anche ai soprammobili – eppure allo stesso tempo, sembrava completamente diverso. Harry e Silente non c’erano più, e la luce era molto più soffusa. Sembravano le uniche due persone nella sala comune, con grande sollievo di Draco.

“Beh, è stato.. buffo,” disse, alzandosi.

Hermione non diede segno di averlo sentito. Invece, si diresse direttamente verso le stanze da letto.

“Malfoy?” chiamò. Corse verso la camera del ragazzo e bussò. “Malfoy, sei qui dentro?”

Non ricevendo alcuna risposta, girò il pomello. “È chiuso a chiave,” mormorò frustrata.

“Spostati, fammi provare,” disse Draco, raggiungendola. Immaginava che o la stanza era stata chiusa manualmente, oppure il suo doppione aveva imposto un incantesimo per evitare che altri vi entrassero, proprio come quello che lui aveva fatto alla sua stanza, all’inizio dell’anno scolastico. Puntò la bacchetta verso il pomello e mormorò “Alohomora.” Fortunatamente, funzionò. Sentì la serratura scattare, e spinse per aprire la porta.

Non c’era alcun segno del ragazzo.

“Non è qui,” disse lei, con un filo di preoccupazione nella voce. “Devono avergli fatto qualcosa.”

“Granger, probabilmente è solo fuori con gli amici,” suggerì Draco, infastidito dal fatto che stesse traendo conclusioni affrettate.

Con un respiro profondo, Hermione disse, “È stata una cattiva idea.”

“No, invece. E guarda – la stanza è perfettamente in ordine – nessun segno di lotta. E fidati di me, se ti dico che nessuno fa qualcosa a Draco Malfoy senza che lui si opponga.”

Hermione annuì debolmente. “Hai ragione. Hai assolutamente ragione. Scusami, sono ancora un po’ scombussolata per il viaggio. Hai capito cosa intendevo per essere disorientati? Quella sensazione non se ne va nel momento stesso in cui arrivi a destinazione. Ti resta addosso.”

Aveva ragione. Infatti, Draco si sentiva  ancora scombussolato anche lui. Ma si rifiutava di lasciare che quella sensazione offuscasse il suo buon senso. Intendeva rimanere ottimista finché non avessero trovato un motivo per non esserlo.

“Dove avrebbe tenuto l’altro medaglione?” chiese, sperando di tenerle la mente occupata.

Lei corrugò la fronte. “Ehm..” La sua voce si spense mentre accennava alla stanza da letto del Caposcuola. “Immagino che sarebbe da qualche parte lì dentro. Dove nasconderesti tu una cosa del genere?”

Draco ci pensò su un secondo. Dove avrebbe nascosto qualcosa del valore di una chiave per aprire altri universi? Di certo, sarebbe stato in un posto in cui nessuno avrebbe mai pensato di cercare – il che, ovviamente, escludeva posti come sotto il materasso, o nel cassetto del suo comodino. Guardandosi intorno, cercò qualcosa che sembrasse fuori dall’ordinario – qualsiasi cosa che sembrasse un oggetto d’arredamento e che invece poteva essere usato per nascondere qualcosa al suo interno.

Niente in particolare catturò la sua attenzione.

“Dovremo cercarlo,” disse, avvicinandosi al cassettone dall’altro lato della stanza. Aprì il primo cassetto, poi il secondo, e poi tutti, e tutto quello che trovò furono vestiti – vestiti molto simili ai suoi, se non identici.

Hermione, nel frattempo, stava dando un’occhiata alla piccola libreria accanto al cassettone. Spostò un libro alla volta, aprendo tutti nel processo. Draco immaginava stesse cercando uno scompartimento segreto in cui potesse stare il medaglione.

Passarono i minuti successivi a cercare, non trovando niente. Alla fine, Draco cominciò a proporre che uno di loro cercasse nella sala comune, ma una voce alle loro spalle li interruppe.

Granger?”

Draco riconobbe la sua voce. Guardò Hermione, la cui testa si era immediatamente voltata verso di lui. Lo guardò con aria interrogativa, e Draco capì che aveva pensato che fosse stato lui a chiamarla. Lentamente, scosse la testa, e le indicò la porta della stanza con un cenno del capo.

Lo sguardo della ragazza seguì il suo e lei sussultò. Sulla porta c’era Draco Malfoy, in perfetta salute e senza problemi, anche se un po’ confuso.

“Malfoy!” esclamò lei.

Draco non era sicuro circa chi avesse fatto il primo passo verso l’altro. Hermione lasciò istintivamente cadere il libro che aveva in mano, mentre il ragazzo sulla porta lasciò che la sua borsa dei libri scivolasse dalla sua spalla verso il pavimento. Era molto probabile che si fossero mossi nello stesso momento. Ad ogni modo, s’incontrarono al centro della stanza e immediatamente si strinsero in un abbraccio.

Draco sbatté le palpebre, sorpreso. Non si aspettava un’accoglienza così calorosa dal suo doppione. Hermione non era mai stata molto dettagliata su quanto fossero uniti loro due, ma a guardarli in quel momento, sembravano essere molto uniti. Sembravano quasi due migliori amici che non si sono visti per anni, e che rimangono sconvolti quando scoprono che l’altro è ancora vivo.

Il loro abbraccio durò solo una manciata di secondi, ma l’intensità delle emozioni che vi erano dietro era troppo da sopportare per Draco. Guardandoli, vedeva se stesso e la ragazza che aveva amato e perso, e vedeva cioè che sarebbe potuto essere. Mentre avvertiva un groppo formarsi in gola, si affrettò a distogliere lo sguardo. Ma quando tornò a guardarli qualche secondo dopo, si erano già separati e adesso si guardavano a disagio. Quell’abbraccio era stato una totale sorpresa per loro?

“Granger, cosa -”

Il ragazzo s’interruppe quando vide Draco. I suoi occhi si spalancarono e aprì istintivamente la bocca. “Ma che.. E tu chi sei?”

Draco ghignò. “Dubito che servano le presentazioni. Sono esattamente chi pensi tu.”

“Sei me.”

Hermione rise debolmente. “Sì, beh.. Draco Malfoy, ti presento.. Draco Malfoy.” Voltandosi verso il confuso ragazzo alle sue spalle, disse, “Il mondo in cui mi hai mandato, era praticamente identico al nostro, persone incluse. Il portale mi ha spedita proprio in questa stanza comune. Pazzesco, eh?”

“Uh.. sì.” Il ragazzo sbatté le palpebre, e la sua espressione, prima stupida, divenne immediatamente vacua. Draco non poté fare a meno che esserne divertito per quanto quel ragazzo fosse simile a lui, soprattutto nei modi di comportarsi. “Beh, piacere di conoscerti.”

“Altrettanto,” disse Draco.

Ricomponendosi, il ragazzo abbassò lo sguardo su Hermione. “Granger, cosa ci fai qui?”

Asciugandosi velocemente le lacrime – che sembravano essere di felicità – Hermione disse, “Dovevo tornare indietro. Ho deciso che non posso scappare da.. beh, sai, da tutto quello che è successo. E allora sono tornata.”

Il ragazzo dai capelli di platino scosse la testa energicamente. “No, Granger, non sei al sicuro qui -”

“Non sono al sicuro da nessuna parte!” strillò lei. “Un Dissennatore è apparso nella mia stanza, Malfoy! Ha cercato di darmi il Bacio! Non importa dove cerco di nascondermi, continueranno a cercarmi!”

“Ma Granger, deve esserci un modo per farti sparire alla loro vista. Non puoi restare qui – tutta la scuola è in trambusto, e parlano tutti di come la cara e buona Granger ha ucciso Harry Potter, Mister Meraviglia. E se scoprono che sei tornata, non perderanno tempo e ti spediranno ad Azkaban.”

“No, non penso che lo faranno,” disse Hermione. “Non dopo aver sentito la verità.”

“La verità?” sbottò il ragazzo. “Stiamo parlando di Harry Potter. Nessuno ti crederà quando dirai che è stata difesa personale.”

“Sì, mi crederanno invece,” disse lei semplicemente. Frugò nella tasca della sua veste ed estratte l’ampolla di Veritaserum. “Con questa roba, dovranno credermi.”

“Che cosa sarebbe?”

Draco, che si era seduto sul bordo del letto, li guardò mentre Hermione spiegava al suo gemello cosa fosse il Veritaserum. Li guardò discutere sul fatto che stesse o meno facendo la cosa giusta, e sorrise. Era così surreale, come se stesse guardando la sua stessa vita attraverso gli occhi di qualcun altro. Era impressionante quanto quei due fossero simili a se stesso e la sua Hermione.

Dopo averli sentiti per più di un minuto, Draco sentì che gli toccava intromettersi e spiegare all’altro che questo era un modo a prova d bomba per liberare Hermione da ogni accusa – o, almeno, alleviare le sue colpe. Quindi si alzò e si schiarì la gola. Ma quando aprì la bocca per parlare, la sua voce fu sostituita da quella di qualcun altro.

“Draco, con chi stai parlando?”

Era la voce di una ragazza, e a Draco parve alquanto familiare. Guardò verso l’entrata della stanza appena in tempo per vedere Pansy Parkinson fare capolino sulla porta.

Lo sguardo della ragazza ricadde prima su Hermione e spalancò gli occhi. “Granger? Cosa ci fai -” e poi intravide Draco con la coda dell’occhio, e fermò immediatamente per guardarlo. “Chi.. cosa.. eh?”

“Pansy,” disse l’altro Draco, come se stesse per spiegarle tutto in ogni dettaglio, ma poi rinunciò e disse, “Per abbreviare una lunga storia, la Granger è tornata, vuole confessare, e ha portato con sé un amico che mi somiglia da far paura. A dire il vero, penso che lui sia me, solo che viene da un’altra dimensione..”

Pansy sollevò una mano per zittirlo. “Ho capito. Beh, ho capito la parte sull’altro te. Ma non capisco per quale dannato motivo Granger vorrebbe tornare e confessare!”

Draco corrugò la fronte. “Intendi dire che ci sei dentro anche tu?”

“Certo che sì,” disse Pansy. “Chi pensi li abbia aiutati con i medaglioni?”

Questa rivelazione fu una sorpresa non piccola per Draco, ma spiegava alla perfezione perché la Pansy del suo mondo aveva detto che Hermione si era comportata come se fossero amiche.

“E Blaise?” chiese Draco.

Pansy annuì. “Zabini? Sì, lo sa anche lui. Ma non è che ha proprio aiutato. Blaise non è esattamente quello che potremmo definire un tipo che aiuta.” Alzò gli occhi al cielo.

Draco grugnì. Quindi Blaise era simile a quello nel suo mondo – solo meno propenso a far fuori Hermione. Beh, pensò, immagino che questo spieghi perché Hermione si è fidata immediatamente di Blaise nel mio mondo.

“Ascoltate,” disse Hermione, “non mi aspetto che nessuno di voi capisca perché devo farlo. Ma voglio almeno sperare di avere il vostro supporto.”

Pansy la guardò con compassione. “Certo che ti daremo il nostro supporto, Granger. Vero, Draco?”

Guardarono tutti il Caposcuola, che rimase immobile, pietrificato. Draco poteva intuire i suoi sentimenti anche solo guardandolo: ansia e incertezza. Sapeva che questo ragazzo pensava che Hermione stesse commettendo un grosso errore, ma che aveva capito che discuterne con lei non avrebbe avuto alcun senso. Hermione Granger, in qualsiasi mondo, era testarda, e avrebbe fatto qualsiasi cosa in sua volontà – senza preoccuparsi delle opinioni degli altri.

Per cui, solennemente, annuì. Si voltò verso la Caposcuola e disse, “Pansy, va a chiamare -”

“Silente?” concluse lei. “Subito.” Guardò Hermione. “Cioè, se sei sicura di volerlo fare.”

“Sono sicura.”

Quindi Pansy andò via, e i tre rimanenti si spostarono nella sala comune, dove si sedettero in un imbarazzante silenzio per dieci minuti, finché udirono un crack e Pansy e il professor Silente apparvero dal nulla di fronte a loro.

Draco fu sconvolto nel vedere che in quel mondo era possibile materializzarsi nel territorio scolastico, a differenza del suo mondo. Era un po’ geloso di questo fatto, a dire il vero, visto che materializzarsi faceva risparmiare un sacco di tempo ed energia per andare da una parte all’altra della scuola.

Gli occhi di Silente si spostarono da Draco all’altro Draco con lo stesso scintillio che avevano avuto gli occhi di Silente nel suo mondo, proprio prima di partire. Si voltò verso Pansy. “Chi dei due è quale?”

Incapace di nascondere un sorriso, Pansy indicò Draco. “Questo è quello dell’altro mondo, e questo,” e indicò l’altro Draco, “è il nostro.”

“Spettacolare. Davvero magnifico!” Il vecchio si avvicinò a Draco e gli tese la mano. “È un piacere incontrarla, signor Malfoy.”

Draco gli strinse la mano. “Il piacere è mio,” disse, sperando di non sembrare troppo insincero.

Il vecchio annuì e si voltò verso Hermione. Il suo sorriso vacillò un attimo, ma non sparì completamente dal suo volto. “Signorina Granger, sono felice di rivederla. La signorina Parkinson mi ha spiegato parte della storia, ma immagino che ci sia molto altro di cui parlare.”

Hermione, improvvisamente preoccupata, disse lentamente, “Sì, signore.”

Silente allungò una mano verso Hermione. “Ti dispiacerebbe venire con me?”

Hermione annuì. Prese la sua mano e si alzò dal divano. Guardò Draco. “Ti troverò qui al mio ritorno?”

“Decisamente sì,” rispose Draco. Le diede un mezzo sorriso d’incoraggiamento, al quale lei rispose con un gesto della mano e un sorriso. Era ovvio che fosse nervosa e spaventata, e Draco aveva sperato di poter andare con lei. Ma sapeva che era una cosa che doveva fare da sola.

Con un altro crack, sparirono entrambi.

Pansy emise un lungo sospiro. “Non la invidio, in questo momento.”

Draco – l’altro – non disse niente. Rimase in perfetto silenzio sul divano, lo sguardo abbassato sulle mani.

Non potevano che aspettare.

Determinato a non passare il resto del suo soggiorno in uno scomodo silenzio, Draco decise di cercare di fare conversazione. Si guardò intorno nella stanza, cercando un argomento di cui parlare, e alla fine il suo sguardo si posò sul mantello di Pansy. Aveva la spilla da Caposcuola.

Draco sollevò un sopracciglio. “Pansy, sei Caposcuola?”

“Certo che sì,” rispose, corrugando la fronte. “Perché.. non sono io la Caposcuola nel tuo mondo?”

“Neanche per sogno.”

Pansy si accigliò. “Beh, che peccato.” Fece una pausa, guardando il Draco seduto sul divano. “Uhm.. Dovrei andare,” disse. “Ho detto a Millicent che ci saremmo viste in biblioteca oggi pomeriggio. E poi, sono certa che voi dure vorrete passare un po’ di tempo da soli per.. non so, scambiarvi storie e quello che volete. Draco, è stato un piacere conoscerti. Ho sempre detto che non ci sono abbastanza Draco Malfoy al mondo.”

Draco sorrise. “Grazie, Pansy.”

La ragazza salutò l’altro Draco – che si limitò a grugnire per risposta – e poi andò via, lasciando i due da soli.

Draco fissò il ragazzo che sedeva di fronte a lui. Era come guardarsi allo specchio. Aveva anche la stessa espressione preoccupata che Draco pensava di avere lui stesso in quel momento.

“Si risolverà tutto,” lo rassicurò. “Vedrai.”

“Spero che tu abbia ragione,” borbottò il ragazzo.

Draco sospirò. Non si era mai chiesto come fosse parlare con se stesso – e neanche come fosse per gli altri parlare con lui. E in quel momento, realizzò di non essere esattamente una persona con cui era facile parlare. Prese mentalmente nota di cercare di essere più socievole in futuro.

Sapeva che sarebbe stata dura ottenere un’informazione del genere da lui, ma doveva provare. Voleva sapere.

“Perché hai aiutato Hermione?”

Il ragazzo sul divano alzò lo sguardo verso di lui sorpreso, come se non si aspettasse una domanda del genere. Strinse gli occhi in due fessure. “Che cosa sai?”

Draco strinse le spalle. “Non molto. Solo che una volta hai impedito che Harry la attaccasse, e che l’hai aiutata ad arrivare nel mio mondo. Oltre a questo, in pratica non so niente.”

Con un respiro profondo, l’altro Draco disse, “L’ho aiutata perché aveva bisogno di aiuto.”

“Ma non la odi?”

“La odiavo – tempo fa. Non ho mai ben capito il motivo però, oltre al fatto che non è una purosangue. Ah sì, e perché era la migliore amica di Harry Potter. È lui che ho sempre odiato. Non lei.”

Draco annuì. Capiva. “E allora perché l’hai aiutata? Perché aveva ucciso un tuo nemico?”

“Non è solo questo, c’è molto altro,” rispose il ragazzo. “La sera in cui mi sono imbattuto in loro, nell’aula, non so.. è scoccato qualcosa in me. L’ho visto, e lui stava cercando di farle del male. Alla sua migliore amica, fra tutte le persone. Ma sai, non importava chi fosse – che si trattasse della Granger, o di un’altra ragazza, per quanto mi riguarda – mi ha dato il voltastomaco vederlo minacciarla così. Voglio dire, io sono un insopportabile idiota, ma non tollero la violenza verso le donne. E devo ringraziare mio padre per questo. Non saprei neanche dire quante volte sono stato costretto a guardarlo picchiare mia madre, quando ero piccolo. E dopo la prima volta a cui ho assistito, ho giurato a me stesso di non infliggere mai quel genere di dolore a una donna, e di non lasciare che altri lo facessero. Perciò dopo quella sera, mi sono promesso di tenerla d’occhio.”

Draco non fu sorpreso di scoprire che Lucius era riuscito ad essere disgustoso anche in un altro mondo. Era pronto a scommettere che era lo stesso in tutti i mondi. “Quindi siete diventati amici?”

L’altro Draco scrollò le spalle. “Penso di poterla definire così. Vedi, io sono un adolescente, e gli adolescenti spesso si ribellano al volere dei loro genitori. Avevo già cominciato a ribellarmi un paio di anni fa – facevo del mio meglio per cacciarmi nei guai e sfidare mio padre. Ma quando ho saputo che Potter si era lentamente fatto strada nella mia parte – e si incontrava con mio padre – ho deciso che il miglior modo per voltare le spalle a mio padre fosse non solo fare amicizia con una mezzosangue, ma rinunciare a ogni sorta di progetto di diventare un Mangiamorte.” S’interruppe e rise. “E sai, il buffo è che mio padre non se n’è neanche accorto. Ma mi andava bene, perché diventavo sempre meno interessato a quella strada, dopotutto. Così ho smesso di essere il solito coglione. Ho smesso di prendere in giro gli altri. Ho smesso di tormentare i miei compagni di classe. Tiger e Goyle – a loro non è piaciuto il mio cambiamento, e hanno smesso di frequentarmi. Ma Pansy e Blaise – loro sono stati più fedeli. Erano pronti a seguirmi – ed è quello che hanno fatto.”

Cominciava tutto ad avere un senso, per Draco. “Quindi è per questo che Pansy e Blaise erano a conoscenza di ciò che ha fatto Hermione?”

“No, quella è stata una coincidenza. Per puro caso si trovavano con me la notte in cui la Granger è venuta da me, sanguinando a morte. Mi hanno aiutato a guarirla. E dopo che lei ci ha raccontato l’accaduto, mi hanno aiutato entrambi a mandarla via. Non stavano proprio aiutando lei, quanto me. Sapevano che io..” La voce divenne un sussurro. Abbassò lo sguardo verso il pavimento. “Sapevano che tenevo a lei.”

Draco chiuse leggermente gli occhi e sospirò. “E.. Hermione sa che tieni a lei?”

Il ragazzo di fronte a lui scosse la testa. “Certo che no. Cioè, non sto dicendo che sono innamorato di lei o cose del genere. Ero solo.. preoccupato per lei. Non volevo che venisse mandata ad Azkaban per aver fatto, per difesa personale, una cosa che io avrei fatto volentieri senza nessuna provocazione. Azkaban l’avrebbe uccisa, e non potevo lasciare che succedesse. Non a causa di Harry maledetto Potter.” Fece una pausa e guardo Draco con uno sguardo curioso. “Ma.. solo per curiosità.. com’è Hermione Granger nel tuo mondo?”

La domanda la colse alla sprovvista. In un primo momento, non seppe come rispondere. Formulò velocemente le parole nella sua mente, ma cominciò a parlare prima di capire cosa stesse facendo.

“Lei era.. incredibile,” rispose calmo. Adesso era il suo turno di fissarsi le mani. “La maggior parte del tempo ti faceva infuriare. Era scocciante. Una so-tutto-io. Aveva sempre la risposta pronta, ed era in grado di insultarmi con estrema facilità, come se non dovesse neanche pensarci – le parole erano sempre , pronte. E posso dire che ne aveva di belle. Probabilmente sarebbe riuscita anche a ferire i miei sentimenti, una o due volte, se me ne fosse davvero importato qualcosa di quello che lei pensava di me. Era gentile. Disponibile. Altruista. Intelligente, spiritosa, con un talento incredibile per quanto riguarda la magia. La consideravano tutti la strega più brillante del nostro anno, e non potrei essere più d’accordo. Era adorabile.  Dolce. Era.. bellissima.”

E fu in quel momento che sentì le lacrime riempirgli gli occhi. Deglutì con forza, cercando di rimandare giù il groppo che gli si era formato in gola. “Lei era..” La voce gli si bloccò in gola. “Era tutto.

Sentiva gli occhi dell’altro Draco che lo fissavano. Per un attimo, nessuno dei due parlò.

Ma poi il ragazzo di fronte a lui si schiarì la gola. “Io, mh, non ho potuto fare a meno di notare che parli di lei al passato. Come mai?”

“Perché Hermione Granger nel mio mondo è morta,” rispose con semplicità. Non c’era bisogno di addolcire la sua risposta – era così. Non avrebbe potuto essere più esplicito.

Sentì l’altro Draco inspirare bruscamente.

“Oh,” disse. “Wow, è.. è terribile. Cosa è successo?”

“Un Mangiamorte l’ha uccisa,” rispose Draco.

“Oh, cielo. Mi dispiace. Non riesco a immaginare come mi sentirei io se Harry fosse riuscito a uccidere la Granger. Un mondo senza Hermione è..”

“.. un mondo in cui  non vale la pena di vivere,” disse Draco sottovoce.

I due si guardarono. Lo sguardo nei loro occhi parlava da solo. Non c’era bisogno di dirlo ad alta voce – sapevano entrambi cosa provava l’altro per la rispettiva Hermione.

“Ascolta,” disse Draco all’improvviso. “TI darà qualche consiglio amichevole. Se provi qualcosa per lei, glielo devi dire. Vedi, la mia Hermione è morta prima che potessi dirglielo. Ci penso tutti i giorni, e me ne pento. Non hai idea di quanto me ne pento. Ma mentre mi dispero per questo, devo anche convivere con il senso di colpa di sapere che è morta a causa mia; a causa di quello che provavo per lei. Ma questo senso di colpa non è abbastanza da farmi desiderare di non averla mai amata – perché amarla è stata la miglior cosa che io abbia mai fatto in tutta la mia vita, e se potessi cancellare gli ultimi due mesi in cui lei non c’è stata, e cambiare solo una cosa, avrei trovato un piano come il tuo e saremmo andati via da nostro mondo, e avrei passato il resto della vita con lei, senza un solo problema al mondo. E vedi, tu puoi ancora farlo. Non è troppo tardi per te.”

L’altro Draco lo fissò con soggezione. Sembrava aver perso le parole.

Ma a Draco non dispiaceva. All’improvviso, non gli andava più di parlare di Hermione. Era troppo.. doloroso.

Per sua fortuna, fu salvato da un altro crack, e Hermione si materializzò nella sala comune. Entrambi furono sorpresi di vederla tornare così presto.

“Hermione!” esclamò l’altro Draco, saltando su dal divano e correndo verso di lei. “Che cosa è successo?”

“Beh.. gli ho detto tutto,” rispose lentamente. “Gli ho spiegato come funziona il Veritaserum, e gli ho detto che se lo avessi bevuto, gli avrebbe confermato che dicevo la verità. Ma mi ha detto di non farlo, perché mi avrebbe creduta anche senza.”

“E?”

“E dovrò presentare il caso al Ministero della Magia dopodomani. Silente sembra abbastanza sicuro, dice che non devo preoccuparmi di finire ad Azkaban. Ha anche detto che è un bene che tu non sia riuscito a nascondere del tutto la cicatrice, perché sarà sicuramente d’aiuto per dimostrare che agivo per difesa personale. A quanto pare, Silente conosce delle streghe che hanno poteri psichici e, a quanto pare, quando ti toccano riescono a vedere il tuo passato, quindi sarà senza dubbio in grado di vedere che Harry mi ha davvero attaccata. Tutto sommato, credo che andrà tutto bene.”

“Granger, è meraviglioso,” disse Draco. Si avvicinò a lei e le diede un breve abbraccio.

“È tutto merito tuo,” disse lei, raggiante. Sciolse l’abbraccio. “Onestamente, non potrò mai ringraziarti abbastanza – per avermi aiutata, per avermi convinta a tornare..”

Draco agitò la mano con noncuranza. “Non ci pensare, Granger.”

“Mi dispiace, non posso,” insistette lei. Si mise sulle punte e gli diede un bacio sulla guancia.

Draco sorrise. “Bene, immagino che il mio lavoro qui sia finito.”

Hermione sobbalzò. “Oh, giusto! Il medaglione!” Si voltò verso l’altro Draco e disse, “Ti prego, dimmi che ce l’hai ancora.”

Lui le fece l’occhiolino. “Ce l’ho ancora.” Aprendosi il colletto della camicia, tirò fuori una catenina, che aveva portato al collo per tutto il tempo. Se la tolse e la tenne in mano. “Dimmi quando sei pronto,” disse a Draco.

Draco annuì. “Sono pronto.” Si voltò verso Hermione. “Prenditi cura di te,” disse, stringendole lentamente il braccio.

“Anche tu,” disse lei dolcemente.

Lui annuì all’altro Draco. “Fallo.”

Il ragazzo sorrise. Chiuse la mano intorno al medaglione e sussurrò, “Aperio.” Ancora una volta, il portale si aprì davanti a lui.

Draco si voltò per attraversarlo, ma Hermione immediatamente gli afferrò un braccio per fermarlo e, con sua immensa sorpresa, lo strinse in un altro abbraccio.

“La Stanza delle Necessità,” gli sussurrò all’orecchio.

“Che?” Draco abbassò lo sguardo su di lei, confuso.

Lei gli sorrise. “L’altra sera, quando sono arrivata in ritardo per la ronda, ero lì: nella Stanza delle Necessità. Non riuscivo a ricordarmelo – non so perché, ma non riuscivo. Ma mi ricordo ora. Mi ricordo tutto. Devi andarci.”

“Cosa? Perché?”

“Fallo e basta,” disse lei. “Promettimi che lo farai.”

“Granger – la Stanza delle Necessità appare solo a colo che hanno bisogno di qualcosa. Cosa dovrei pensare per entrarci?”

Lei ghignò. “Vai e percorri il corridoio tre volte, pensando all’unica cosa di cui hai bisogno – o che vuoi più di tutto. Non dovrebbe essere troppo difficile. Credo che penserai alla cosa giusta.”

“Ma -” cominciò a protestare Draco.

Ma Hermione lo interruppe. “Promettimelo! Oh, e,” frugò nella tasca ed estrasse l’altro medaglione, “voglio che tu prenda questo. In caso tu decida di voler tornare in questo mondo. Porta un amico, se ti va.” Gli fece l’occhiolino all’ultima parte.

Draco si allungò e prese il medaglione.  “Grazie,” disse esitante. Era confuso da quel comportamento improvviso, ma pensò che assecondarla fosse la miglior cosa. “Addio, Granger.. Hermione.”

“Addio, Draco.”

Draco si mise di fronte al portale, ma s’interruppe prima di attraversarlo. Si voltò verso il ragazzo che era la sua copia, e disse, “Ricorda quello che ti ho detto.”

L’altro Draco annuì. “Lo farò.”

Con un’ultima occhiata a Hermione, Draco attraversò il portale e si lasciò quel mondo alle spalle.


Silente e Harry non erano più nella sala comune quando Draco vi fece ritorno. Non si aspettava che fossero ancora lì per lui, visto che non avevano idea di quanto tempo sarebbe stato via – e se sarebbe mai tornato. Quando entrò nella stanza, era buio, con solo la luce della luna che entrava dalla finestra. Era pomeriggio quando era andato via, e fu sorpreso di vedere quanto tempo era passato mentre era via. Immaginò che i viaggi dimensionali, per quanto sembrassero brevi, probabilmente richiedevano più tempo del previsto.

Era stanco morto, e valutò l’idea di andare direttamente a letto. Ma poco meno di trenta minuti dopo, si ritrovò davanti alla Stanza delle Necessità, a fissare il muro spoglio di fronte a lui. Non aveva idea del motivo per cui si trovasse lì, se non perché Hermione era stata così insistente. Aveva ceduto facilmente – la sua curiosità aveva avuto la meglio su di lui. Per non parlare del fatto che glielo aveva promesso.

La Stanza della Necessità sarebbe apparsa solo a chi avesse avuto bisogno di qualcosa, e Draco non aveva la più pallida idea di cosa fosse quel qualcosa. Hermione gli aveva detto di passarvi davanti tre volte, pensando a una cosa di cui aveva bisogno, ma sarebbe stato più utile se gli avesse suggerito cosa potesse essere.

La prima volta, passò davanti al muro spoglio pensando che aveva bisogno di fare qualcosa di più produttivo con il suo tempo.

La seconda volta, passò davanti al muro spoglio pensando che aveva bisogno di dormire.

La terza volta, passò davanti al muro spoglio pensando che questa cosa avrebbe funzionato solo se avesse pensato alla stessa cosa tutte e tre le volte che faceva il percorso.

Sospirando, annoiato, fu sul punto di arrendersi. Eppure, continuò a fare avanti e indietro. Di cosa aveva bisogno? Che cosa voleva? C’è una sola risposta a questa domanda, pensò, spostandosi sulla destra. Ho bisogno di Hermione – di quella vera. Si spostò sulla sinistra. Ho bisogno di lei qui, a dirmi che tutto ciò è ridicolo – che non potrò mai avere quello che mi serve o quello che voglio. Si spostò ancora verso destra. Perché tutto quello di cui ho bisogno è lei.

E all’improvviso, davanti a lui apparve una porta.

Draco indietreggiò. “Ma che diavolo?” mormorò. Allungò un braccio per toccarla, per vedere se era vera. E infatti, era molto vera.

Corrugò la fronte. Non aveva senso. Perché mai era apparsa la stanza per lui? Non era una vera e propria necessità la sua. Certo, la Stanza delle Necessità doveva essere più furba di quello che sembrava. O no?

C’era un unico modo per rispondere a quella domanda: afferrò la maniglia, la girò, ed entrò nella stanza.

All’interno della stanza era buio pesto, perché non c’erano finestre. Estraendo la bacchetta, Draco sussurrò, “Lumos.”

La luce sulla punta della sua bacchetta non fu di grande aiuto, ma almeno gli consentì di vedere a qualche passo di distanza da lui. La puntò prima verso destra, dove tutto quello che vide furono un paio di sedie. Quando la puntò alla sua sinistra, vide un tavolo con sopra dei fiori. Quando la puntò diritto davanti a sé, vide un.. letto?

Oh, ma certo. Un letto! Era così stanco e aveva pensato che aveva bisogno di dormire, e la Stanza si era trasformata in una camera da letto perché lui potesse dormirci. Molto intelligente – e decisamente deludente.

Poco impressionato dalla sua scoperta, stava per fare un passo indietro verso la porta, quando la luce della sua bacchetta si spostò così che potesse vedere meglio il letto. E con sua grande sorpresa, notò che c’era qualcuno nel letto.

“Per la miseria,” borbottò. Si avvinò al letto, anche se il cervello gli diceva di scappare a gambe levate da quella stanza. Ma la sua curiosità ebbe ancora una volta la meglio.

Avrebbe potuto giurare che, avvicinandosi al letto, la luce della bacchetta sia era fatta sempre più luminosa. Guardò la figura stesa perfettamente davanti a lui. Era una ragazza, ma non vide la sua faccia finché non si trovò accanto al letto.

E quello che vide lo lasciò senza fiato.

Lì, addormentata sul letto, c’era Hermione Granger – la sua Hermione Granger – serena, bellissima.. e molto viva.




Nota della Traduttrice: TA-DAAAAAAAAAN! Lo so, sono imperdonabile, vi avevo detto che questo capitolo sarebbe arrivato presto e invece vi ho fatto aspettare una vita, ma.. sono 5.900 parole! 13 pagine su Word! Ed io stavo anche preparando un esame, e siamo sotto Natale, e i regali, ed io.. T____T scusate.
ad ogni modo, siamo quasi alla fine eh? Lo so che fra voi e voi starete dicendo “Ma che diamine, mancano ancora OTTO capitoli, che altro ci sarà da dire?” ma abbiate pazienza, mie care lettrici, perché la vostra pazienza sarà ben ripagata!
J Non voglio promettervi di riuscire a postare il nuovo capitolo prima di Natale, quindi – giusto per stare sicuri – gli auguri ve li faccio adesso. Magari nel prossimo vi auguro buon anno, o buona befana! XD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** To Sleep ***


Nota della Traduttrice: ecco a voi il nuovo capitolo! Ce l’ho fatta! Questo capitolo è per Teya, che il 1 Gennaio compie gli anni (auguroni in anticipo ;))  ma anche per tutte voi che commentate sempre, mi fa un piacere immenso leggere le vostre recensioni! Scusate se non ho il tempo di rispondere a tutte, ma sono davvero sommersa di studio! Sappiate però che vi leggo tutte, dalla prima all’ultima, e sono sempre contentissima quando vedo una nuova recensione! Detto questo, buona lettura, e buon anno!

 

 

 

To Sleep (Dormire *)

 

 

Doveva essere un sogno.

O un’illusione.

Eppure nessun sogno sarebbe mai potuto sembrare così reale, e nessuna illusione avrebbe potuto essere fisicamente toccata. E quando Draco allungò una mano e accarezzò dolcemente il volto di Hermione, poté sentire la sua pelle morbida contro la sua – ed era decisamente reale.

Non appena la sua mano ebbe toccato la ragazza, Draco si scosse immediatamente e fece alcuni passi indietro. Il respiro, quando riuscì a ritrovarlo, divenne affannato.

“Granger?” sputò, quando ebbe trovato anche la voce. “Hermione?”

Il suono della sua voce però non scaturì alcuna reazione in lei. Non si mosse; non fece altro che restare lì, immobile. L’unica conferma al fatto che fosse viva era l’alzarsi e abbassarsi del suo petto quando l’aria entrava e usciva.

Il cuore gli martellava così forte nel petto che per un attimo pensò gli avrebbe spaccato le costole; batteva così forte che riusciva a sentirlo – ed era l’unico suono nella stanza che potesse essere sentito.

Fino a quando, pochi secondi dopo, la stanza s’illuminò e una voce alle sue spalle sussurrò, “Oh Signore.”

Draco sussultò al suono della voce, e si voltò immediatamente. Madama Chips sostava sulla porta, la camicia da notte coperta da una sottile vestaglia floreale. L’espressione sul suo volto era un misto di sorpresa e preoccupazione.

“Oh Signore, oh Signore,” ripeté. Entrò nella stanza, e la porta si chiuse automaticamente alle sue spalle. “L-lei non può stare qui.”

“Che cos’è?” le chiese Draco, intontito. “Come è possibile?”

Madama Chips ignorò la sua domanda. Invece, focalizzò l’attenzione nella ricerca di qualcosa nella tasca della sua vestaglia. “M-mi dispiace, ma devo.. devo farlo.” Finalmente, estrasse la bacchetta. “Devo cancellarle la memoria.”

Cancellarmi la memoria?” ripeté Draco, confuse. Ma poi tutto gli fu chiaro – gli avrebbe fatto dimenticare tutto quello che aveva appena visto. Gli avrebbe fatto dimenticare Hermione.

“No!” gridò lui. Con una mano tremante, puntò la sua bacchetta di fronte a lui, come se potesse riflettere qualsiasi incantesimo lei provasse a fargli. Ma Madama Chips doveva aver pensato che stesse per farle una maledizione, perché indietreggiò, impaurita.

Draco capì immediatamente che doveva apparire minaccioso, ma non gli importò. L’unica cosa che gli importava in quel momento era ottenere qualche spiegazione, prima di perdere la memoria.

“Che cos’è?” ripeté con voce strozzata.

“N-non posso dirlo,” balbettò Madama Chips. “Non può saperlo.. non dovrebbe essere qui.. io non posso..”

“Me lo dica!” sbottò Draco. Strinse la presa sulla bacchetta e raddrizzò il braccio. A denti stretti, disse, “Devo saperlo. Che cosa -”

“Che sta succedendo?”

Per un attimo, Draco immaginò di essere stato lui a pronunciare quelle parole. Ma dando un’occhiata alle spalle di Madama Chips, si accorse che era arrivato Silente, con un la fronte corrugata e il volto accigliato.

“Signor Malfoy,” disse il Preside, calmo. “Draco. Abbassa la bacchetta.”

“Stava per cancellarmi la memoria!” strillò Draco.

Silente incrociò lo sguardo dell’infermiera. Tornando a guardare Draco, disse, “Non lo farà. Tu metti via la bacchetta, e ti spiegherò tutto.”

“Albus!” esclamò Madama Chips. “Non possiamo -”

Silente alzò una mano per zittirla. “Poppy, non possiamo continuare a nasconderlo a lungo. Il signor Malfoy qui presente si merita una spiegazione.”

“Ma -”

“Poppy, puoi andare ora,” disse Silente. Le sorrise rassicurante.

Sembrava che la donna volesse protestare, ma non disse niente. Alla fine, annuì bruscamente, abbassò la bacchetta e lasciò la stanza.

Non appena fu uscita, Silente disse, “Allora, com’è andata nell’altro mondo? Immagino sia andato tutto bene, no?”

Draco fissò il vecchio dinanzi a lui. “Sì, è andato tutto bene, e la aggiornerò dopo. Ma nel frattempo, non provi a cambiare argomento. Quella è Hermione,” disse, indicando la ragazza nel letto. “La nostra Hermione.”

Silente annuì. “Esatto, è proprio la nostra Hermione.”

“Ed è viva!”

“Sì. Hai nuovamente ragione.”

“Ma come?”

Silente indicò le due sedie vicino al muro. “Siediti, Draco.”

Incrociando le braccia al petto, Draco disse, “Preferisco stare in piedi, grazie.”

“Molto bene,” disse Silente, annuendo. Passò accanto a Draco, fermandosi ai piedi del letto.

“Sono abbastanza soddisfatto del sistema di sicurezza che ho imposto su questa stanza,” disse. “Mi avvisa nel momento esatto in cui qualcuno entra. Ad ogni modo, sei solo la seconda persona – l’altra Hermione Granger è stata la prima, ovviamente. Immagino tu l’abbia saputo tramite lei?”

Draco annuì. “Esatto. Evidentemente non le avete cancellato la memoria bene quanto vi aspettavate.”

“Forse. Ma sono più incline a pensare che l’incantesimo abbia semplicemente perso l’effetto nel suo mondo. Gli incantesimi non sempre si trasmettono bene, da una dimensione all’altra.”

“Non mi sembra dispiaciuto di aver usato quell’incantesimo su di lei,” disse Draco.

“Ma certo che sono dispiaciuto,” disse Silente. “Mi rammarico di essere stato costretto a farlo. Ma sentivo che era meglio compromettere il ricordo di una ragazza, che la sicurezza di un’altra. Non poteva rischiare che lo dicesse a qualcuno – specialmente alla persona sbagliata.”

“La persona sbagliata?” borbottò Draco. “Cioè, tipo a me?”

“Tipo a chiunque,” replicò Silente. “A dire la verità, le uniche persone a conoscenza di questa storia, in tutta la scuola, sono la professoressa McGranitt e Madama Chips, oltre a me. E adesso, tu.”

“Io non so niente,” lo corresse Draco.

“Non ancora. Ma è giusto che tu riceva una spiegazione. Il che è esattamente quello che sto per fare.”

Si spostò su un lato del letto è abbassò lo sguardo su Hermione. “Come puoi vedere, lei è viva. Ma temo non reagisca molto.”

“E perché no?” chiese Draco.

Silente sospirò. “Sarebbe meglio cominciare dall’inizio: la mattina di Natale, la professoressa Cooman ha avuto una visione, durante la colazione. Era alquanto diversa dalle sue solite visioni – in altre parole, sembrava alquanto sincera. Ha cominciato a mormorare qualcosa su una strega babbana in pericolo – che sarebbe morta quel giorno. La sua visione è stata abbastanza breve, e vaga, ma terminata, sono stato in grado di ottenere altre informazioni da lei, anche se è stata molto confusa nei dettagli. Il più delle volte non ricorda neanche le visioni. Ad ogni modo, è riuscita a dirci che la strega babbana era la signorina Granger, e che sarebbe stata in pericolo giù a Hogsmeade. La professoressa McGranitt ed io siamo partiti immediatamente. Ci siamo affrettati verso Hogsmeade, ma quando vi abbiamo trovato, il danno era già stato fatto – Hermione era già stata pugnalata. Così, mentre correvamo verso di voi, la McGranitt ha lanciato un incantesimo per impedire al Mangiamorte di scappare ed io, nel frattempo, ho sciolto l’incantesimo che vi aveva fatto lui.”

Draco annuì. “Me lo ricordo. E poi siete venuti verso di noi, da Hermione, e lei ha provato a guarirla con un incantesimo.”

“No, Draco, non cercavo di guarirla.”

Che cosa?”

Un sorrisetto ambiguo apparve sulle labbra del vecchio. “Quando ho visto la ferita della signorina Granger, ero seriamente preoccupato. Sembrava molto grave.. ma certamente non fatale. E sapevo sin da quel momento che poteva essere guarita. Ma non potevo lasciarlo capire a tutti.”

Draco corrugò le sopracciglia, confuso. “Ma che sta dicendo? Voglio dire, l’ho vista io stesso eseguire l’incantesimo su di lei. L’ho sentita io.”

Silente annuì. “Mi hai sentito, è vero. Ma non era un incantesimo per guarirla, quanto piuttosto uno per cullarla in un sonno profondo.”

Draco cominciava a capire. “Un sonno così profondo che.. sembrava come se fosse..”

“Morta,” concluse Silente per lui.

Draco scosse categoricamente la testa, mentre cominciava a camminare avanti e indietro. “No. No, non lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe fatto in modo che sembrasse morta senza dirlo a nessuno..”

“Oh, si invece. E l’ho fatto. Inizialmente, era solo per farlo credere al Mangiamorte. Volevo che fosse convinto di aver raggiunto il suo obiettivo.”

“Beh, ha funzionato. Ci ha creduto. E allora per quale dannato motivo non l’ha mai detto a nessuno?”

“È complicato,” rispose Silente. “Il piano originario era di riportarla a scuola e guarirla, senza far sapere a nessuno, inizialmente, che era viva. Perciò abbiamo sistemato questa stanza, perché ci serviva un posto sicuro dove nasconderla, con poche possibilità che qualcuno la trovasse. Essendo la stanza occupata da noi, non si sarebbe aperta per nessun altro, purché il bisogno di questa persona non fosse strettamente legato alla signorina Granger – ed è così, immagino, che si è aperta per te. Abbiamo imposto un incantesimo per impedire a chiunque volesse farle del male di entrare, e l’incantesimo di sicurezza di cui ti ho parlato prima per avvisare me o Madama Chips se qualcuno si fosse introdotto.

“Poi mi sono affrettato a chiamare uno dei migliori Medimaghi del mondo per aiutarla. La signorina Granger non aveva avuto problemi a guarire, a dire il vero. Immagino che forse il suo profondo stato di incoscienza abbia aiutato il processo. Ad ogni modo, nonostante il fatto che le ferite erano quasi sparite, e non c’era alcun danno permanente, lei non riusciva a.. svegliarsi.”

“È in coma,” mormorò Draco. “E allora? Era in coma. Di certo non era morta! Perché avete tenuto una cosa del genere nascosta a delle persone che erano completamente devastate dalla sua ‘morte’: i suoi amici.. la sua famiglia?”

“A dire la verità, i suoi genitori hanno molto a che fare con il motivo per cui l’abbiamo tenuto segreto,” disse Silente. “Li abbiamo informati subito della situazione, e si sono affrettati a venire qui per stare con lei. Ma dopo alcuni giorni in cui non succedeva niente, hanno deciso di tornare a casa, chiedendoci di continuare a fare tutto quello che era in nostro potere per svegliarla. Ci hanno anche chiesto di non dire a nessuno che era viva; ovviamente erano preoccupati che la sua vita sarebbe stata nuovamente in pericolo se lo avesse scoperto la persona sbagliata. Ho detto loro che potevano portarla a casa con loro, ma entrambi hanno ritenuto che questo fosse il luogo più sicuro per lei – dove avrebbe ricevuto le cure migliori, con più possibilità di guarigione.”

Con la mente assente, Draco finì per sedersi su una delle sedie. “I suoi genitori lo sapevano,” disse, come se parlasse a se stesso. “Ecco perché non venivano a prendersi le sue cose.”

“Esatto,” disse Silente. “Continuavano a sperare che si sarebbe svegliata, perciò non voleva portare le sue cose a casa. Immagino che facendolo, sarebbe stato come arrendersi e rinunciare a ogni speranza che si svegliasse. Ad ogni modo, dopo due mesi in cui niente è cambiato, hanno infine deciso di portarla a casa. Perciò ho mandato Potter nel vostro dormitorio per raccogliere le sue cose per loro.”

“E a quel punto è arrivata l’altra Hermione.”

Silente annuì. “Sì. È arrivata, ed io l’ho interpretato come un segnale che i Granger non dovevano rinunciare a ogni speranza. Sono riuscito parlare con loro, a convincerli ad aspettare ancora qualche settimana, e ho ricordato loro che questo era il posto più sicuro. Alla fine hanno acconsentito. Ma.. fino ad ora, nessun cambiamento. Non saprei dirti quanti dei miei più cari amici ho fatto venire qui per esaminarla – nessuno di loro è stato in grado di capire come aiutarla.”

Draco fissò lo sguardo sulla ragazza distesa così beatamente sul letto e deglutì con forza. Come poteva essere vero? Il suo solo e unico sogno, quello di vedere di nuovo Hermione Granger viva, si era realizzato – solo che era un semplice assaggio. Era stata in quello stato comatoso per più di due mesi ormai, e le possibilità che si svegliasse si riducevano sempre più. Era una scoperta così crudele; Draco desiderava quasi di non averlo saputo.

“Quindi, cosa succede se non si sveglia?” chiese, la voce appena più forte di un sussurro.

“I suoi genitori verranno a prendersela, e decideranno cosa fare.”

Draco chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. “Non c’è nient’altro da fare?”

“A questo punto, non mi viene in mente niente che non sia già stato provato. Guardandola, in questo momento, sembra una giovane donna in perfetta salute, che è semplicemente.. addormentata. Ma non reagisce a niente – né alla voce dei suoi genitori, né al loro tocco. È quasi come si rifiutasse di riconoscere che è viva; come se fosse bloccata in una specie di mondo sei sogni in cui si è abituata a vivere – o che crede sia reale. È una delle tante teorie. Ma la sfortunata verità è che semplicemente non sappiamo perché non si sveglia, e temo che più a lungo rimanga così, meno possibilità ci siano che si riprenda.”

“Caspita.”

Era l’unica parola che veniva in mente a Draco. All’improvviso, dovette domandarsi se questo stesso era un sogno. Meno di un’ora prima, credeva che Hermione fosse ancora morta, e adesso era venuto a sapere che era ancora viva, ma completamente incosciente a tutti e tutto, perché era probabile che vivesse in un mondo dei sogni –

Draco spalancò gli occhi e si alzò di scatto dalla sedia. “So come aiutarla!” esclamò.

Cominciò a camminare furiosamente, eccitato, come se i pensieri avessero cominciato a rivoltarsi nella sua testa. Silente lo guardò con curiosità, e sembrò alquanto interessato a quello che Draco aveva da dire.

Era stato l’accenno al mondo dei sogni ad aver catturato la sua attenzione. All’inizio non ci aveva fatto caso, anzi, ci aveva messo qualche secondo a capirlo. Ma poi, era convinto di cosa bisognasse fare.

Da quando Hermione è morta – voglio dire,da quando io ho creduto che Hermione fosse morta,” spiegò Draco, “ho cominciato a fare questi sogni, su di lei. La sognavo più o meno ogni volta che mi addormentavo. E ogni volta lei veniva da me, e parlavamo, e sembrava tutto normale, ma poi ogni volta.. moriva. E per tutto questo tempo, io dato per scontato che fosse il mio subconscio che si prendeva gioco di me – che fosse perché facevo fatica ad accettare la sua morte. Ma in questi sogni.. non so come spiegarlo. Sembrava sempre così reale. Ma poi, qualche notte fa, non ne potevo più, e nel sogno, le ho detto di andarsene – di lasciarmi in pace. E non l’ho più sognata.”

Silente sembrava interessato. “Dove vuole arrivare di preciso, signor Malfoy?”

Draco smise di camminare e guardò Hermione. “Signore, pensa sia possibile che in ognuno di quei sogni, lei fosse davvero lì? Come se magari.. in qualche modo.. il mio subconscio e il suo fossero connessi?”

“Direi che è assolutamente possibile,” rispose Silente. Draco poté vedere ancora una volta il famoso luccichio nei suoi occhi.

“Signore, penso di poterla salvare, ma mi servirà il suo aiuto.”

“Aspetta, rallenta un attimo, Draco. Non sappiamo per certo che quello che stai dicendo sia vero -”

E chi se ne frega?” sbottò Draco, pentendosi immediatamente di aver usato quel tono duro. Con voce più morbida, disse, “Quello che voglio dire è che se io e lei abbiamo una specie di connessione, non ci sarà alcun pericolo se cerco di connettermi di nuovo con lei. Forse ora, conoscendo la situazione, sarò in grado di aiutare lei a riconoscere lo stato in cui si trova. Che funzioni o no, di certo non può farmi male.”

“Non saprei..”

“Per favore, signore,” disse Draco. Lo stava implorando, e temeva che in pochi secondi si sarebbe inginocchiato per supplicarlo. “Per favore, mi lasci provare. Se non funziona.. non funziona e non potrà fare alcun male. Dannazione, le permetterò addirittura di modificarmi la memoria se non funzione, e tornerò a credere che sia morta. Ma se dovesse funzionare..”

Silente lo guardò pensieroso. Per un attimo rimase in perfetto silenzio. Spostò lo sguardo da Draco a Hermione, per poi tornare a Draco e dire, con un sospiro, “Immagino che male non possa fare. Di cosa hai bisogno?”

 “Distillato della Morte Vivente,” rispose Draco. “Ho sentito che è ottimo per indurre le persone in un sonno profondo.”

“Sì, è vero,” convenne Silente, “ma forse anche è un po’ troppo profondo.”

“Perfetto. Mi servirà qualcosa di forte per impedirmi di svegliarmi subito. E mi servirà anche qualche tipo di pozione per sognare con lucidità, perché dovrò essere cosciente di tutto nel sogno, se possibile. Può procurarmeli?”

Uno sguardo scettico apparve sul volto di Silente. “Certo che posso, ma non sono sicuro che lo farò. Facendoti addormentare profondamente, potrei anche metterti in pericolo, specialmente se al contempo prendi una pozione per sognare con lucidità. Non ho idea di come reagiscano l’una con l’altra queste due pozioni.”

“Beh, è un rischio che sono disposto a correre,” disse Draco. Si avvicinò al letto e abbassò lo sguardo su Hermione. “E se non mi aiuta lei, lo farò da solo.”

“Potrei cancellarti la memoria in questo preciso istante, lo sai,” disse Silente. Non lo disse come una minaccia, ma come un dato di fatto.

Draco annuì. “Ma non lo farà.”

Silente non ribatté – sapevano entrambi che era vero. Silente voleva vedere Hermione svegliarsi quanto lo voleva Draco, o i genitori di Hermione. Non si sarebbe fatto sfuggire quest’opportunità, e avrebbe fatto di tutto per aiutarla a tornare. Draco lo sapeva perfettamente.

“Tornerò con le pozioni,” disse Silente infine. “Resta qui nel frattempo. Non andartene finché non sono tornato.”

“Non vado da nessuna parte,” lo rassicurò Draco. Non si guardò alle spalle per vedere il preside andarsene; tenne lo sguardo fisso su Hermione.

Puntò la bacchetta verso una delle sedie dall’altro lato della stanza e disse, “Accio!” immediatamente, una delle sedie scivolò nella sua direzione, e lui si sedette. Strinse fermamente la mano di Hermione. Lei non reagì, ma non si era aspettato che lo facesse.

Accarezzandole la mano con il pollice, Draco fece un respiro profondo ed espirò lentamente.

“Davvero ingegnoso, Granger,” disse con una risatina. “Hai preso in giro tutti quanti negli ultimi due mesi. Fingere di essere morta? Molto infantile.” Fece una smorfia. “Scommetto che non hai idea di quanto sei mancata a tutti, vero? Scommetto che sei così ingenua da aver pensato che tutti  si sono già dimenticati di te. Che sono andati tutti avanti. Beh, non l’hanno fatto. Io non l’ho fatto. E sono pronto a scommettere che questo ti sorprenderà più di tutto.”

Odiava dover fare un monologo, e sapeva che a lei non sarebbe piaciuto questo fatto. Hermione era il genere di persona che voleva sempre la possibilità di ribattere – di esprimere il suo punto di vista.

Sperava con tutto se stesso di potergliela dare.

Perciò smise di parlarle, e si sistemò meglio sulla sedia e la guardò. Guardò il suo petto abbassarsi e risalire. Guardò le sue palpebre tremare appena, a confermare che stava sognando al momento.

Intrecciò le dita con le sue, sperando di sentire anche il più piccolo movimento della sua mano. Ma non sentì niente.

Non aveva idea di quanto tempo servisse a Silente per tornare, ma gli sembrarono passati solo pochi minuti quando, improvvisamente, il vecchio apparve dall’altro lato del letto di Hermione, con un’ampolla in mano.

“Questo è esattamente quello che hai richiesto,” disse. Esitò un attimo prima di porgere l’ampolla a Draco. “Sei sicuro di volerlo fare?”

“Non sono mai stato più sicuro di così in vita mia,” rispose Draco. Strinse la mano intorno al vetro liscio e freddo, quando Silente glielo passò. Schiarendosi la gola, disse, “Le dispiacerebbe lasciarmelo fare da solo? Cioè -”

“Vuoi che me ne vada,” disse Silente. Annuì lentamente. “Nessun problema. Tornerò fra venti minuti per controllarti. Se non sei sveglio tra mezzora, ti sveglierò io. Adesso, potrebbe volerci un po’ perché la pozione faccia effetto, quindi abbi pazienza.”

“Ok,” disse Draco. Fece un mezzo sorriso e annuì, prima di mandare giù tutto il contenuto dell’ampolla.

Silente lo osservò, come per controllare che la pozione non avesse strani effetti su di lui. Quando sembrò tutto normale, posò gentilmente una mano sulla spalla di Draco.

“Buona fortuna,” disse, e uscì dalla stanza, lasciando Draco solo con Hermione.

Velocemente, Draco si alzò dalla sedia. Senza lasciare la mano di Hermione, si sedette sul letto accanto a lei. Stendendosi, le baciò la fronte e le sussurrò in un orecchio, “Sto venendo a prenderti.”

E questo fu l’ultimo ricordo, prima che il mondo diventasse tutto nero.

 

* Il titolo di questo capitolo è ‘incompleto’. È una citazione famosa, che verrà completata dal titolo del capitolo successivo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Perchance to Dream ***



Perchance to Dream (E forse Sognare *)

 


Si svegliò in un sogno.

La prima cosa che notò dopo aver aperto gli occhi fu che era steso nell’erba alta. Quando rotolò sulla schiena e guardò il cielo, si accorse che era buio e nuvoloso. Ricordandosi improvvisamente che avrebbe dovuto avere il potere di modificare il suo sogno, mandò via le nubi scure e scelse un cielo azzurro e limpido.

Non appena questo pensiero gli ebbe attraversato la mente, le nuvole sparirono e spuntò il sole, brillante, a riscaldargli il volto, accecandolo. Chiuse gli occhi per proteggerli dalla luce e sorrise soddisfatto.

Probabilmente avrebbe funzionato.

Ma prima doveva trovarla.

Aprì gli occhi lentamente e lasciò che si abituassero alla luce. Quando fu nuovamente in grado di vedere, si alzò. Guardandosi intorno, si accorse di essere a qualche metro dal castello di Hogwarts, anche se ciò che lo circondava non era perfettamente dettagliato – ma pensandoci, i luoghi nei sogni somigliano raramente a quelli della vita reale. Per esempio, non ricordava che l’erba del parco fosse così alta, o che ce ne fosse in quel punto. E non ricordava neanche che il castello fosse così.. alto. Quando allungò il collo per guardare in alto, notò che non poteva vedere la cima – come se arrivasse ben oltre il cielo.

Abbassando lo sguardo sull’erba ai suoi piedi, immaginò che questa fosse di un rosa brillante, piuttosto che verde. Immediatamente, la tonalità cambiò e si ritrovò a guardare un prato di un colore ridicolo. Sorrise fra sé e sé quando pensò a quanto probabilmente Pansy l’avrebbe adorata.

Cominciava a piacergli l’idea del sogno lucido, ma non aveva tempo per giocarci. Era lì per un motivo ben preciso, e il motivo era lei.

Non aveva idea del posto in cui cominciare a cercarla. Ma non appena ebbe cominciato a capire quanto potesse essere difficile, notò un sentiero di pietre che cominciava a emergere dal terreno davanti a lui. Cominciava giusto davanti ai suoi piedi e continuava per pochi passi.. e poi si fermava.

Incuriosito, fece un passo avanti. A quel gesto, il sentiero si allungò di qualche altro passo davanti a lui. Interessante, pensò. Sembrava che il sentiero si muovesse con lui, come per guidarlo. Ma guidarlo dove? Guardando davanti a sé, tutto quello che poteva vedere era una foresta – forse la Foresta Proibita, che non era affatto vicina al castello nel mondo reale. Stringendosi nelle spalle, riprese a camminare. Ancora una volta il sentiero cominciò a formarsi – più velocemente questa volta – e lo condusse direttamente nella foresta.

Una volta dentro, la prima cosa che notò fu che non c’erano animali – niente fastidiosi scoiattoli, niente uccelli -  né alcun fruscio sugli alberi a mostrare la presenza di alcuna creatura vivente. Fu sorpreso di scoprire che la Foresta Proibita era ancora più misteriosa quanto era vuota e silenziosa.

Il sentiero di pietra era arrivato molto lontano davanti a lui, perciò non poteva vedere dove andava a finire. Ad ogni modo, la foresta sembrava espandersi per miglia, e gli sembrava che ogni pochi metri ripassava accanto agli stessi alberi. Immaginò che la foresta gli stesse mostrando solo quello che lui aveva visto nella vita reale.

Questo non mi porterà da nessuna parte, pensò, e si allontanò dal sentiero.

In quel momento, la foresta intorno a lui sparì e si ritrovò accanto al Platano Picchiatore. Avrebbe dovuto avere paura per la sua vita, visto che il Platano Picchiatore tendeva ad essere abbastanza pericoloso. Ma sapeva di cosa era capace lui stesso. Niente poteva succedergli senza il suo permesso. Sperava solo che la pozione per fare sogni lucidi durasse quanto quella per il sonno profondo.

Si guardò immediatamente intorno per cercarla – ma non dovette guardare molto lontano. La trovò poco distante dall’albero, accanto al lago, sull’orlo dell’acqua. Aveva le braccia strette intorno al petto, come se sentisse freddo e stesse cercando invano di trattenere quel poco calore che le era rimasto. Lui si rese conto che faceva abbastanza freddo, anche con il sole che li riscaldava.

Lei indossava vestiti Babbani, e lui si domandò se ci fosse un significato nascosto dietro questo fatto. Dopotutto, il suo mondo dei sogni, fino a quel momento, era ambientato ad Hogwarts – e immaginava che portasse la divisa scolastica.

Ma poi si rese conto che indossava gli stessi abiti Babbani del giorno in cui era stata attaccata, quindi forse il significato non era poi così importante.

Rimase lì per quella che gli sembrò un’eternità, limitandosi a guardarla, ma nei non si voltò neanche una volta nella sua direzione. Semplicemente continuò a tenere lo sguardo fisso sull’acqua con un’espressione avvilita. Sembrava così piccola e fragile, lì tutta sola, e il cuore di Draco cominciò a spezzarsi. Aveva passato così gli ultimi due mesi?

Non poteva permettersi per sprecare altro tempo. Lentamente, cominciò ad avvicinarsi a lei. Si accorse che non c’era alcun suono intorno a lui – né il cinguettio degli uccelli in lontananza, né lo scricchiolio dei rametti che schiacciava. Si chiese il perché di tutto quel silenzio, e temette che quando avrebbe provato a parlarle, non sarebbe uscito alcun suono. Era una cosa comune nei sogni – l’impossibilità di parlare nel momento necessario.

“Granger?” disse quando le fu accanto. Con gran sollievo, fu in grado si sentire la sua voce; infatti, era alquanto sorprendente ascoltare quel suono in un mondo altrimenti silenziose.

Sperava di non averla spaventata, parlando così all’improvviso. Ma lei non sobbalzò al suono della sua voce. Invece, voltò lentamente la testa e lo guardò.

Malfoy?” I suoi occhi castani si allargarono alla vista del ragazzo. “Tu.. tu sei venuto da me?”

Lui annuì. “Sì.”

Corrugando la fronte, lei voltò di nuovo la testa verso il lago. “Perché? Pensavo non volessi più vedermi.”

A Draco si bloccò il respiro in gola. “Granger, non ho mai voluto non vederti più. È solo che.. non sapevo cosa stesse succedendo. Ma adesso lo so. È per questo che sono qui.”

Lei tremò leggermente. Subito, lui si tolse i vestiti e glieli poggiò sulle spalle.

“Grazie,” disse lei educatamente. Abbassò lo sguardo sul terreno. “Pensavo che non ti avrei rivisto mai più.”

“Mi dispiace di averti detto di andartene. Pensavo fosse quello che volevo, ma non è così.”

Lei fece un mezzo sorriso e si girò verso di lui. “Sei perdonato. Ma come mi hai trovata? Come sei arrivato qui?”

Le restituì il sorriso. “Il potere della pozione per dormire.”

Lei corrugò la fronte. “Quindi sei davvero qui? Non ti sto solo immaginando?”

“Sono davvero qui.”

“Quindi.. di chi è questo sogno? È il mio? O il tuo?”

“Penso sia il nostro, Granger.”

“Suona un po’ strano.”

“Lo so.” Lui si voltò per guardare il lago. “Ma non lo sarà ancora a lungo. Ci sveglieremo presto.”

Un’espressione solenne apparve sul volto della ragazza mentre scuoteva la testa. “No. Tu ti sveglierai, ma io no.”

“No, ci sveglieremo entrambi,” la corresse.

Lei girò sui tacchi e cominciò ad allontanarsi da lui. “Non posso svegliarmi – non vedi?”

“Sì che puoi, e lo farai.”

“Ma non so come!” strillò lei, voltandosi improvvisamente per guardarlo in faccia.

“Beh, faresti meglio a capirlo,” disse lui, “perché più tempo rimani così, senza svegliarti.. più è probabile che non ti sveglierai mai.”

“Magari è così che deve andare,” disse lei tristemente. “Magari il mio destino è restare qui per sempre finché.. finché non muoio.”

Infuriato, lui la raggiunse e la prese per le braccia, scuotendola. “Non dirlo,” sibilò. “Non ti lascerò morire, e non ti permetterò di arrenderti e rinunciare a venire via da qui, mi hai capito?”

Gli occhi di lei si ridussero a due fessure. “Perché sei qui? Per quale motivo sei così ostinato a cercare di aiutarmi?”

Lui lasciò la presa e fece un passo indietro. Sospirò. “Nell’ultimo sogno in cui c’eri tu, mi hai detto.. mi hai detto che avevi bisogno di me. Ma ti sbagliavi, Granger. Sono io che ho bisogno di te. Gli ultimi due mesi sono stati un inferno per me. Non penso che tu riesca a immaginare quanto sia stato difficile per me continuare a vivere la mia vita sapendo che tu eri morta.. pensando che non ti avrei vista mai più. Perché, vedi, prima della tua morte, eri diventata la cosa più importante per me. L’ho capito solo dopo la tua morte, e quando è successo – una parte di me è morta con te. Ma poi, proprio oggi, ho scoperto che non sei affatto morta. Sei viva. Hai idea di quanto mi renda felice questo, Granger?”

Lei lo guardò intimidita per un momento, ma si riprese velocemente e disse, “Voglio farti vedere una cosa.”

Afferrandolo per un braccio, lo condusse verso il Platano Picchiatore. Lui esitò all’inizio, perché non aveva affatto voglia di avvicinarsi di nuovo a quell’albero. Ma lei sembrava insistente, e le permise di continuare a guidarlo.

Mentre si avvicinavano all’albero, notò l’apertura alla base.  “Porta alla Stramberga Strillante,” disse. “Perché ci stiamo -”

Lei lo ignorò, spingendolo nell’oscuro cunicolo nell’albero. Ci mise qualche secondo a far adattare gli occhi al buio che lo circondava, ma con la sua mano ancora stretta attorno al suo braccio, non poteva che continuare. E poi, era convinto che lei sapesse quel che faceva.

In lontananza, riusciva a sentire il suono soffocato di una melodia. Era piacevole da sentire, e si portò via immediatamente tutte le sensazioni di disagio – aiutata dalla luce argentea che intravedeva.

“Ci siamo,” disse lei, quando raggiunsero la fine del tunnel. Prendendogli la mano, lo condusse attraverso l’apertura.

Improvvisamente si ritrovarono nella Sala Grande – o meglio, nella Sala Grande decorata come..

“Il Ballo del Ceppo?” chiese.

Lei annuì.

La stanza era piena di persone – tutti gli studenti di Hogwarts. Guardandosi intorno, Draco riconobbe Tiger e Goyle, Blaise e Pansy, Harry e Ginny. C’erano tutti, con i loro abiti migliori. Sembrava tutto esattamente come al Ballo del Ceppo a cui erano andati durante quell’anno scolastico. Infatti, era certo che fosse lo stesso, e ne ebbe conferma quando la professoressa McGranitt annunciò che i Caposcuola avrebbero dovuto aprire le danze.

Spalancò la bocca. “Granger, siamo tu ed io.”

Lei sorrise. “Lo so.”

Guardò se stesso e Hermione avanzare al centro della pista per ballare. Ricordava quella sera come se fosse successo solo il giorno prima. “Questo è il nostro Ballo del Ceppo.”

“Mmhmm.”

Si guardò mentre prendeva la ragazza fra le braccia e cominciava a ballare. Notò l’espressione soddisfatta di entrambi; notò come si aggrappavano l’uno all’altra. Non aveva mai avuto idea di come il loro ballo era  sembrato agli occhi degli altri, ma lo sapeva adesso. E poteva intuire come Blaise aveva capito i suoi sentimenti per lei. Era scritto a chiare lettere sul suo viso.

“Ogni tanto vengo qui,” disse lei, guardandoli. “Potrei starmene qui seduta per ore, a guardarlo e riguardarlo. Ero davvero felice quella sera, lo sai?”

Stava quasi per farle notare che era perché quella era la sera in cui aveva baciato Potter, ma si trattenne. Non voleva rovinare l’atmosfera. Non voleva toglierle il sorriso dal volto.

“Granger, pensa a tutti i momenti come questo che stai lasciando passare. Perché continuare a rivivere i vecchi, quando puoi sperimentarne nuovi?”

Lei scosse la testa e si voltò verso di lui. Il suo sorriso scomparve. “Non è una mia scelta.”

“Invece è una tua scelta. Devi solo accettarlo, e fare qualcosa a riguardo.”

“Ma non saprei cosa fare,” sospirò lei. “Ho girovagato costantemente in questo posto, cercando di capire come uscirne, ma non ero neanche sicura di dove mi trovassi finché non sei arrivato tu a dirmi che stavo sognando. Ho anche pensato che forse ero morta e questa era una specie di vita dopo la morte. Non ero neanche sicura, ogni volta che facevo visita nei tuoi sogni, che fossi davvero tu. Io speravo che fossi tu. Quando ho scoperto di essere in grado di venire nei tuoi sogni, ero.. euforica. Non dovevo stare da sola tutto il tempo – potevo venire da te ogni notte.”

Lui distolse lo sguardo. “Ma ogni volta che venivi a trovarmi, morivi.”

Lei si strinse nelle spalle. “Quello non faceva parte del tuo sogno. Anche quando ho smesso di venirti a trovare la notte, continuavo a morire. In un modo diverso ogni volta.” Sospirò. “La differenza è che non c’eri tu, e morivo da sola.”

Draco avvertì i muscoli della mascella contrarsi. Se solo lo avesse saputo.. non le avrebbe mai detto di andarsene..

“Ho preso una pozione per sognare con lucidità insieme con quella per dormire, sai,” disse lui all’improvviso, per cambiare velocemente argomento.

Lei inclinò la testa da un lato e lo guardò con curiosità.

“Posso controllare tutto quello che succede qui. Posso cambiare qualsiasi cosa.”

“Davvero?” chiese lei. Si guardò intorno nella Sala Grande con un’espressione pensierosa sul volto, e poi gli disse, “Puoi liberarti delle persone in questa stanza?”

“Quali persone?” chiese lui con un sorrisetto.

Lei fece un gesto per indicare la stanza. “Queste per-” S’interruppe e ghignò. Erano già spariti tutti. “Notevole.”

“È come una magia,” disse lui, con un sorriso malizioso.

“Ok,” disse lei, avanzando lungo il pavimento. “Quindi puoi farci ballare?”

“Non mi serve una pozione per quello,” disse lui, “ma dovrò negartelo.”

Lei si accigliò. “Perché?”

“Perché abbiamo a disposizione poco tempo ancora, e perché preferisco rimandare il nostro prossimo ballo per quando saremo entrambi svegli.”

“Ma Malfoy -”

“Nessun ma,” disse lei, portandole un dito sulle labbra per zittirla. “Tocca a me mostrarti qualcosa.”

Prendendole la mano la portò fuori dalla Sala Granger. Ma anziché uscire nel corridoio, si ritrovarono direttamente ai piedi di una scala a chiocciola.

“La Torre di Astronomia?” chiese lei, con aria interrogativa.

Lui si limitò ad annuire e cominciò a portarla su per le scale.

Non sapeva da quanto tempo stesse dormendo, ma temeva che Silente lo svegliasse da un momento all’altro. Non poteva correre il rischio, perciò decise di provare a svegliarla il più velocemente possibile. L’idea che aveva in mente era pazzesca – davvero pazzesca – ma forse poteva funzionate. E a quel punto, era la cosa migliore che potesse fare.

Le scale sembravano avere lo stesso problema che aveva avuto la foresta – sembravano non finire mai. Sospirando per la frustrazione, si voltò verso il muro accanto a sé e v’immaginò una porta. Quando questa apparve, girò il pomello e la aprì. Finalmente la cima della Torre di Astronomia apparve di fronte a loro.

La stanza era buia. Lei lasciò andare la sua mano e lo superò, diretta alla finestra.

“È notte,” osservò. “Ma poco fa era giorno.”

Lui annuì. “Hai ragione. Beh, in parte. A dire il vero è quasi mattina. Pensavo che magari potevamo vedere insieme l’alba.”

Un immenso sorriso le illuminò il viso. “Mi piacerebbe molto.”

La raggiunse alla finestra e le mise una mano sulla spalla. “Ti sveglierò, fosse l’ultima cosa che faccio.”

Lei scosse la testa. “Non sono sicura che ce la farai, ma posso dire onestamente che apprezzo il tentativo.”

Lui guardò fuori dalla finestra e desiderò che il sole sorgesse. Tuttavia, tutto quello che accadde, fu che il mondo s’illuminò appena, per poi tornare nel buio.

Grugnì. “Uhm, Granger.. temo che la pozione per sognare con lucidità stia cominciando a perdere effetto.”

Lei sbiancò. “Che cosa significa?”

“Significa che molto presto non sarò più in grado ci controllare niente in questo sogno, quindi non sarò in grado di aiutarti.” Si sporse e aprì la finestra. “Dovremo darci una mossa.”

“Darci una mossa?” disse lei. “Ma non sappiamo ancora come fare per farmi svegliare!”

“A dire il vero, Granger, io avrei un’idea. E non ti piacerà, ma dovrai fidarti di me.” Fece una pausa e la guardò dritto negli occhi. “TI fidi di me?”

Lei annuì, ma al contempo sembrava preoccupata. Non poteva biasimarla. Era preoccupato anche lui.

Velocemente, s’issò sul davanzale.

“Che stai facendo?” strillò lei.

Lui le porse la mano. “Prendi la mia mano. Ti tiro su io.”

Lei scosse la testa. “No. Assolutamente no, non salirò lì su. Scendi immediatamente! Potresti cadere!”

“È esattamente quello che voglio fare, Granger.”

La ragazza sbiancò ancora di più. “Che cosa?”

“Granger, sali e basta,” insistette lui. “Puoi fidarti di me, va bene? Andrà tutto bene, ma dobbiamo farlo – adesso.”

Lo guardò con gli occhi spalancati, alla ricerca di un indizio che stesse scherzando sul suo viso. Ma non avrebbe potuto essere più serio di così.

“Granger, per favore.”

Chiudendo gli occhi, afferrò la sua mano e si sentì immediatamente tirare accanto a lui, sull’orlo del davanzale.

Guardò in basso verso il terreno, molto più in basso, e sussultò. Velocemente, lui le afferrò la mano e la strinse in un abbraccio.

“Non guardare in basso,” le disse. “Fai finta che il suolo sia giusto sotto di noi.”

Lei scosse la testa e piagnucolò, stringendosi ancora di più a lui. Draco si ricordò in quel momento che lei odiava trovarsi in alto – probabilmente era quello il motivo principale per cui non giocava a Quidditch con i suoi amici. Si sentì male per lei in quel momento, e ancora peggio perché era lui la causa del suo disagio. Ma doveva farlo. Era la sua ultima possibilità.

“Quando ero piccolo, mio padre assunse una donna perché si prendesse cura di me quando lui e mia madre erano via,” spiegò, tenendola stretta a sé. “Era un’appassionata di sogni – mi chiedeva sempre di raccontarle i miei per analizzarli. Mi annoiava a non finire, e molto spesso m’inventavo degli orribili incubi da raccontarle. Il più delle volte, la disturbavano così tanto che si dimenticava di analizzarli.”

Sorrise vedendola sghignazzare. “Ma ricordo una volta in cui continuava a parlare del significato di alcuni sogni, o una cosa simile – non la stavo davvero ascoltando. Finché non mi ha detto che se fossi caduto in un sogno, mi sarei svegliato giusto prima di toccare il suolo – perché lo spavento della caduta, unito al desiderio di non sbattere, avrebbe fatto svegliare il mio corpo. Non ho mai scoperto se è vero, però, perché non ricordo di essere mai caduto in un sogno.”

“Perché mi stai raccontando tutto questo?” chiese lei. Cominciò di nuovo a tremare, solo che questa volta, Draco ne era certo, non era per il freddo. “Non starai dicendo che tu ed io – che noi -”

“Stiamo per saltare, Granger.”

“No,” disse lei cocciuta. “No, no, no e ancora no. Non metterò neanche un piede oltre il davanzale.”

Lui sospirò. Aveva sempre saputo che non sarebbe stato facile. “Granger, mi sembra di ricordare che proprio tu mi hai detto, all’inizio di quest’anno, che preferiresti buttarti dalla Torre di Astronomia piuttosto che passare del tempo con i miei amici. Quindi.. fai finta che siano tutti qui, adesso.”

Il suo tentativo di fare una battuta non ebbe effetto su di lei. Hermione serrò gli occhi e scosse ripetutamente la testa, inflessibile. “Non, non posso farlo. Non posso -”

“No, Granger, puoi, e devi.” Cercò ancora una volta la sua mano e la prese fra le sue. “Devi sapere che non permetterò che ti accada niente. Salteremo insieme, e non ti lascerò andare, va bene? Fra pochi secondi ci sveglieremo e potrai odiarmi per averti fatto fare una cosa del genere – ma è un rischio che sono disposto a correre. Per favore.. facciamolo.”

Lei si mordicchiò le labbra, nervosa, e Draco era certo stesse mentalmente soppesando tutte le possibilità. Era una ragazza ragionevole – forse troppo ragionevole per saltare dalla Torre di Astronomia – ma lui non aveva alcun dubbio che avrebbe preso la decisione giusta.

Alla fine annuì. “Facciamolo.”

Lui sorrise. “Ti prometto che ti farò vedere una vera alba da qui su, quando sarà tutto finito. Magari anche un tramonto.”

“Mi ricorderò di questa promessa,” disse lei nervosa.

Lui strinse la presa sulla sua mano. “Al tre: uno.. due..”

“..tre,” bisbigliò lei, e saltarono insieme.


Gli occhi di Draco si aprirono immediatamente, come se fosse stato svegliato con uno strattone.

Fu automaticamente sollevato nel costatare che la superficie sotto di lui era la morbida trapunta di un letto, e non il duro terreno. E non appena i suoi occhi si abituarono alla luce, si accorse di essere tornato nella Stanza delle Necessità, sano e salvo, con Hermione ancora stesa al suo fianco.

Hermione.

Si mise subito a sedere per vederla in faccia. Mantenne il peso del corpo con una mano, mentre si allungava lentamente, lo sguardo abbassato su di lei, in attesa.

“Granger?” sussurrò.

Aspetto con pazienza perché rispondesse – perché aprisse gli occhi, perché gli sorridesse – ma non accadde nulla.

Non aveva funzionato. Non si era svegliata.

Il cuore di Draco sprofondò mentre sospirava, esasperato. “Dannazione, Granger, doveva funzionare,” sibilò. Ma non c’era ostilità nella sua voce – solo rimpianto.

Chiuse gli occhi lentamente e singhiozzò tristemente. Ci aveva provato. Ci aveva provato e aveva fallito. Avrebbe dovuto sapere che non sarebbe stato in grado di salvarla. Avrebbe dovuto sapere che non c’era niente che potesse fare.

In lontananza, sentì il suono di una porta che si apriva, e seppe che Silente era tornato. Tutto quello che Draco dovette fare fu alzare lo sguardo per incontrare quello di Silente, e il vecchio capì; il fallimento era scritto sul volto di Draco.

Il preside gli rivolse uno sguardo pietoso, ma non disse una parola. Anzi, rimase sulla porta, e abbassò lo sguardo sui piedi.

“Mi dispiace, Granger,” sussurrò Draco. Guardò la mano della ragazza, che ancora racchiudeva nella sua, e la strinse leggermente.

“Mi dispiace.” E con questo, cominciò ad alzarsi. Cominciò a lasciare andare la sua mano, ma sentì subito qualcosa che lo tirava – e gli impediva di andarsene.

E il respiro gli si bloccò in gola.

“Ti dispiace per cosa?”

La voce era appena più forte di un sussurro, ma non poteva essere una sua immaginazione – e neanche lo strattone sulla sua mano.

Rise. Non voleva farlo, ma rise. Fu una reazione istintiva, e non si fermò. Silente, nel frattempo, aveva alzato gli occhi, scintillanti, il volto meravigliato.

Lentamente, Draco si voltò. Quello che vide gli fece praticamente schizzare il cuore via dal petto.

Hermione, alquanto sveglia, sbatté le palpebre guardandolo, con un’espressione di pura confusione.

“Che c’è di così divertente?” chiese debolmente.

Lasciandosi cadere sul letto accanto a lei, Draco rise di nuovo – la risata di un pazzo.. o la risata di un uomo che ha appena avuto tutto quello che aveva sempre desiderato. Era viva. Era sveglia. E gli stava già rivolgendo quel suo sguardo annoiato che, Draco non aveva saputo fino a quel momento,  gli era mancato da impazzire.

“Niente, Granger,” rispose. Espirò sollevato – era il primo respiro, da mesi, che non gli causava un dolore atroce ai polmoni. Era come se ad un tratto un peso gli fosse stato tolto dal petto, e potesse finalmente respirare di nuovo. “Assolutamente niente.”

 

 

*    Come vi avevo già detto, il titolo di questi due capitoli è una sola frase. “To sleep, perchance to dream...” è infatti una citazione shakespeariana, e significa appunto “Dormire, e, forse, sognare…”

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Euphoria ***



Euphoria (Euforia)

 


“È davvero un miracolo.”

Draco sorrise. Nell’ultima mezzora o giù di lì, era stato seduto su una sedia dall’altro lato della stanza rispetto a Hermione, osservando Madama Chips che faceva un sacco di storie. Le controllò il cuore, i riflessi, gli occhi, le orecchie, naso e gola – sembrava tutto perfetto. L’infermiera aveva anche fatto il test “Quante dita sono queste?”, che Hermione aveva passato con semplicità.

In altre parole, sembrava in perfetta salute.

Sorrise a Madama Chips. “Sì,” disse. “Devo avere qualcuno che mi tiene d’occhio.”

Nel pronunciare queste parole, guardò verso Draco e i due si scambiarono un sorriso.

Ma Madama Chips non se ne accorse neanche. “Un angelo custode,” disse, raggiante.

“Sì. Una cosa del genere,” disse Hermione.

Madama Chips si girò a guardare Silente. “Beh, sembra che sia tutto a posto. Direi che è sana come prima di.. beh.. lo sapete.”

“Fantastico!” esclamò Hermione. “Quindi posso andare?”

Madama Chips scambiò uno sguardo con Silente, che fece un passo avanti e disse, “Temo di no. Vorrei che restassi almeno questa notte. Ho avvisato i tuoi genitori che sei sveglia, e stanno venendo qua per vederti. Dovrebbero essere qui fra un’oretta. Nel frattempo, sarebbe meglio che tu restassi qui a riposarti.”

Draco sbuffò. “Signore, ha riposato per due mesi.”

Hermione annuì con enfasi. “Ha ragione. Non sono affatto stanca in questo momento.”

“Capisco che tu non veda l’ora di rivedere i tuoi amici, ma è molto tardi, e staranno dormendo in questo momento. Puoi benissimo aspettare fino a domattina. Dopo due mesi, non penso che qualche altra ora sia così difficile da sopportare.” Le sorrise e fece l’occhiolino nel dirlo, per farle capire che la stava solo stuzzicando. Ma Draco pensava che avesse ragione.

E a quanto pare, anche Hermione. Con un sospiro sconsolato, disse, “Immagino che lei abbia ragione.”

“Brava ragazza,” disse Madama Chips, annuendo. Voltandosi verso Silente, disse, “Penso che tornerò a dormire, se non le dispiace.”

“Certo che no, Poppy,” rispose Silente. “Accomodati pure. Grazie per essere venuta.”

“On, non è stato un problema,” disse. Guardò ancora Hermione, sorridendo, con gli occhi pieni di lacrime. “Sono così contante di sapere che sta bene, signorina Granger. Era da tanto tempo che aspettavamo questo giorno.”

“Grazie,” disse Hermione con un sorriso.

“Me ne vado anch’io,” disse Silente. Guardò Draco e disse, “Signor Malfoy, lasciamo alla signorina Granger un po’ di tempo da sola.”

Draco aprì la bocca per protestate, ma fu preceduto da Hermione.

“No!” strillò lei. Quando comprese di aver alzato la voce, arrossì e si schiarì la gola. “Può restare Malfoy? Voglio dire, sempre che lui voglia.”

Tutti gli occhi erano puntati su di Draco. Certo che voleva restare. Non c’era neanche bisogno di chiederlo.

Silente annuì lentamente. “Beh, immagino che se lui vuole -”

“Voglio restare,” disse Draco, appoggiandosi allo schienale della sedia.

“Molto bene, allora, “ disse il Preside. Sorrise a Hermione e si voltò verso Madama Chips. “Andiamo?”

Draco guardò il vecchio signore accompagnare l’infermiera fuori dalla stanza, e fece un profondo respiro quando i due furono andati.

“Pensavo che non se ne sarebbero andati mai,” mormorò.

Hermione ridacchiò. “Grazie per essere restato. Ma ti prego, non sentirti obbligato.”

“Non essere sciocca, Granger. Ho appena dovuto affrontare tutti quei problemi per salvarti dal mondo dei sogni. Come minino, resterò qui finché non mi avrai ringraziato.”

Hermione ghignò. “Ti ringrazierei, ma.. vedi, ho come la sensazione che dovrei odiarti, in questo preciso momento.”

Draco sorrise. Le aveva detto che poteva sentirsi libera di odiarlo per averla fatta saltare dalla Torre di Astronomia. “Quanto ti ricordi? Dei sogni?”

“Non molto,” ammise. Il sorriso vacillò mentre abbassava lo sguardo sulle mani. “Sfortunatamente, sono sempre stata una frana a ricordarmi i sogni. Ricordo che c’eri spesso, però.”

Draco annuì. Si era aspettato la possibilità che lei non ricordasse la maggior parte delle cose che aveva sognato negli ultimi due mesi, e in un certo senso era contento per questo. Perlomeno, era contento che non ricordasse di essere stata uccisa ogni notte.

“Allora, esattamente per quanto tempo sono stata qui?” chiese lei.

Draco si schiarì la gola. Fece finta di pensarci un attimo, come se stesse cercando di fare i calcoli nella sua testa. Ma sapeva già da quanto tempo – aveva tenuto il conto di ogni singolo giorno.

“Due mesi e dieci giorni,” rispose.

Hermione spalancò la bocca. “Mi sono persa tutti questi compiti?”

Draco rise. Solo Hermione Granger poteva pensare alla scuola per prima cosa. “Sono sicuro che non avrai problemi a recuperare, Granger. Anche se potresti avere qualche difficoltà a preparare il Veritaserum per Pozioni, visto che dovrai lavorare da sola.”

Lei sussultò. “Piton vi ha fatto fare il Veritaserum?”

“Proprio così,” disse Draco annuendo. “E non indovinerai mai con chi mi ha messo in gruppo – con Potter.”

“Stai scherzando!” esclamò Hermione. Accennò una risatina, che però svanì subito. Tornando a guardarsi le mani, disse, “Allora.. come sta Harry?”

Draco non avrebbe dovuto lasciarsi infastidire dalla sua domanda. Ovviamente lei avrebbe voluto sapere come se la passavano i suoi amici. Quindi che importava se era Potter il primo di cui avrebbe chiesto notizie? Era il suo migliore amico. Aveva perfettamente senso.

Eppure, infastidì Draco, e parecchio.

“Sta bene,” si limitò a rispondere.

Lei non sembrava aver colto il suo fastidio. Annuì e disse, “E tutti gli altri?”

“Stanno tutti bene, Granger. Cioè, per quanto possano stare bene, visto che pensano che la loro amica sia morta.”

Hermione annuì; un lieve sorriso le apparve sul volto. “Non vedo l’ora di vedere le loro facce quando mi vedranno.”

“A dire il vero, potrei già descriverti io le loro reazioni,” disse Draco, “perché ne sono già stato testimone.”

Hermione corrugò la fronte. “Ah sì? E come sarebbe possibile?”

“Beh, ho visto come hanno reagito all’altra te,” rispose.

Hermione lo guardò con curiosità. “Scusa, che cosa – l’altra chi?”

Draco si era chiesto a lungo se dirle subito dell’altra Hermione, e alla fine aveva deciso che non poteva nuocerle. “È una lunga storia,” l’avvertì.

“Non c’è problema. Non ho niente di meglio da fare in questo momento,” scherzò Hermione.

Quindi Draco le raccontò tutto. Le raccontò di come una ragazza così simile a lei, eppure così diversa, era arrivata nelle loro vite da un’altra dimensione. Le disse come Ginny, Ron e Luna l’avevano accolta calorosamente, mentre Harry era stato sospettoso. Le raccontò che Harry era diventato cattivo nell’altro mondo, e come lei lo aveva ucciso. Le disse che lui stesso era tornato nell’altro mondo con lei per assicurarsi che andasse tutto bene.

Non le disse di Blaise. O del discorso che aveva fatto all’altro Draco. O del fatto che l’altra Hermione aveva letto tutto il suo diario.

Quando ebbe finito il racconto, Hermione aveva un’espressione mista a stupore, soggezione, orrore, e ovviamente, scetticismo.

“Non stai dicendo sul serio,” disse.

Draco si strinse nelle spalle. “Se non vuoi credere a me, puoi chiedere a Silente di confermare tutto quanto.”

Hermione lo fissò con gli occhi spalancati. “Un’altra me? Da un’altra dimensione?” S’interruppe per un attimo, come se stesse cercando di immaginarla. “Era più simpatica di me? Era più bella?” Sussultò. “Era più intelligente?”

Draco rise. “Vediamo.. sì, un’altra te. Sì, da un’altra dimensione. No, non era più simpatica. No, non era più carina. E per quanto riguarda la tua ultima domanda, ti dico solo che non è lei la Caposcuola nel suo mondo.  È Pansy.”

“No, mi rifiuto di credere a una cosa del genere,” disse Hermione ridacchiando. Sospirò. “Caspita. Quindi.. immagino di essermi persa un sacco di cose, eh?”

“Parecchie,” disse Draco.

“Avrei voluto incontrarla,” disse Hermione dolcemente.

“Beh, magari un giorno potrai incontrarla.” Draco frugò nella tasca ed estrasse il medaglione che gli aveva dato l’altra Hermione. “Questo serve per collegarci all’altro mondo. Posso tornare a trovarli quando voglio. Magari se ti comporti bene con me, potrei prendere in considerazione l’idea di portarti con me.”

Hermione contrasse la faccia in un’espressione disgustata. “Immagino di non essere così disperata.”

“Così mi uccidi, Granger.”

“Ci sto provando,” lo provocò Hermione, facendogli la linguaccia.

Fino a quel momento, Draco non aveva mai compreso il significato delle parole, “non apprezzi mai ciò che hai finché non lo perdi”. O, forse, le parole adatta in questo caso dovevano essere, “non apprezzi mai ciò che hai finché non lo perdi e non ti viene restituito”. Gli erano mancati quei momenti così fra loro, e capì solo allora quanto li aveva dati per scontati prima che lei gli venisse portata via.

La stanza si riempì improvvisamente di un silenzio imbarazzante. Nonostante Draco avesse così tante cose che voleva dirle, non riusciva a trovare la voce – probabilmente perché sapeva che non era il momento giusto per dirgliele. Dopotutto, era sveglia da soltanto poco più di un’ora, e le aveva già riversato addosso tutta la storia dell’altra Hermione – non c’era proprio bisogno di creare altre complicazioni confessandole cosa provava per lei.

“Grazie,” disse lei all’improvviso, rompendo il silenzio.

Draco alzò lo sguardo per guardarla. “Per cosa?”

Lei alzò gli occhi al cielo. “Per avermi salvata, imbecille.”

“Non devi ringraziarmi, Granger,” disse scrollando le spalle. “Non ho fatto niente di troppo speciale per salvarti.”

“Ma hai fatto qualcosa,” disse lei. “Voglio dire, anche solo per il fatto che eri disposto a provarci. Significa molto per me.”

“Non dirlo neanche, Granger. Mi piacerebbe pensare che avresti fatto lo stesso per me.”

“Sai che l’avrei fatto,” disse lei dolcemente, distogliendo lo sguardo.

Il respiro di Draco gli si bloccò in gola. Certo, sapere che Hermione avrebbe fatto altrettanto per salvarlo. Lo avrebbe fatto per chiunque, perché lei era fatta così. Ma c’era qualcosa nella sua voce.. qualcosa nel modo in cui adesso stava leggermente arrossendo, che indicava che forse lo avrebbe fatto più volentieri per lui che per qualcun altro..

Probabilmente stava ingigantendo la cosa. Ad ogni modo, sentì l’improvviso bisogno di dirle tutto – tutto quello che provava.. tutto quello che aveva provato negli ultimi due mesi. Improvvisamente, voleva che sapesse esattamente quanto aveva sentito la sua mancanza, quanto gli importava di lei, quanto.. quanto la amava.

Raccogliendo tutto il coraggio che aveva in sé, Draco si schiarì la gola, e disse, “Ascolta, Granger, c’è qualcosa che -”

Ma fu interrotto dal suono della porta che si apriva.

Si voltò a guardare, imitato da Hermione, per vedere chi stava entrando. Draco riconobbe la prima figura sulla porta: Silente. Ma non aveva mai visto l’uomo e la donna che lo seguivano, anche se fu facile immaginare chi fossero. Specialmente perché la donna somigliava vagamente a Hermione.

“Mamma! Papà!” esclamò Hermione. Saltò immediatamente giù dal letto e si gettò addosso ai suoi genitori, che l’abbracciarono contemporaneamente. Mentre il gruppo si abbracciava, Draco sospirò e si alzò.

Salvato dai genitori. A dire il vero, era contento che fossero entrati proprio in quel momento. Altrimenti, chi poteva sapere quante altre cose le avrebbe rivelato? O come avrebbe reagito lei? Si disse che era troppo presto.

Si sentì imbarazzato a guardare Hermione ricongiungersi ai suoi genitori. Erano entrambi agitati, ma contenti, e la stringevano così forte che Draco fu sorpreso che riuscisse a respirare. Era una scena toccante, ma Draco non poté fare a meno di trovarla un po’ scocciante. Non era abituato a manifestazioni d’affetto fra genitori e figli.

Alla fine sciolsero l’abbraccio, e Hermione disse, “Come avete fatto ad arrivare così in fretta?”

“Ci siamo incontrati alla stazione,” disse Silente. “Ci siamo nascosti, e li ho portati qui con una Passaporta.”

Hermione spalancò gli occhi. “Avete preso una Passaporta?”

“Sì,” rispose il signor Granger. “Probabilmente è per questo che ho ancora le vertigini. Penso che andrò a sedermi là -”

Il padre di Hermione fece un passo in avanti per poi bloccarsi quando si accorse di Draco. “Oh,” disse. “Ciao.”

Draco annuì in risposta, incerto su come rivolgersi ai genitori di Hermione Granger. Si vergognava ad ammetterlo, ma lo intimidivano.

La signora Granger, lasciando andare Hermione, guardò Draco e gli sorrise gentilmente. “Tu devi essere Draco Malfoy.”

“Sì signora,” disse Draco.

Guardò la donna avvinarsi a lui, aspettandosi che si fermasse a qualche passo da lui. Invece, con sua immensa sorpresa, lei lo raggiunse e lo abbracciò calorosamente.

“Mia figlia mi ha detto tante cose di te.”

Draco s’irrigidì fra le braccia della donna e lanciò un’occhiata a Hermione da sopra la sua spalla. “Uh.. tutto quello che vi ha detto di me, è una bugia.”

Hermione lo guardò e alzò gli occhi al cielo.

“Rilassati,” disse la signora Granger, lasciando andare Draco. “Non aveva che magnifiche cose da dire su di te.”

“Non erano magnifiche, mamma,” insistette Hermione.

Draco sogghignò. “Cosa, di preciso, ha detto di me?”

La signora Granger aprì la bocca per rispondere, ma Hermione la prese velocemente per un braccio e disse, “Le ho detto un sacco di cose – fra cui che sei un deficiente arrogante.”

“Non mi sembrano cose magnifiche,” disse Draco. “Secondo me stai mentendo, Granger.”

“E secondo me tu sei un -”

“Ragazzi! Basta così,” li interruppe la signora Granger ridendo.

Il signor Granger, che aveva guardato la scena con aria stupita, si avvicinò a Draco con la mano tesa.

“Sono il padre di Hermione,” disse l’uomo. “E lei,” e indicò la signora Granger, “è la madre di Hermione, ovviamente.”

“È un piacere conoscervi,” mormorò Draco, stringendo la mano dell’uomo.

“Il professor Silente ci ha informati che tu sei riuscito a svegliare nostra figlia.”

Draco annuì. “Sì, signore.”

“Grazie,” disse il signor Granger con voce spezzata. E, lasciando Draco sorpreso  ancora una volta, lo strinse in un abbraccio.

Hermione sorrise guardandoli. Quando incrociò lo sguardo di Draco, lo guardò con compassione, come se gli stesse chiedendo silenziosamente scusa per la reazione dei suoi genitori.

Ma alla fine, a Draco non dispiaceva. Anche se non lo avrebbe mai confessato a nessuno.

“Beh,” disse quando il signor Granger si staccò da lui, “penso che.. andrò.. adesso.” Si voltò verso Hermione. “Magari vengo a trovarti dopo.”

Hermione scrollò le spalle. “Se proprio devi,” disse lei gelida. Ma non riuscì a mantenere la facciata di indifferenza per più di qualche secondo; mentre lui si voltava per andarsene, lei stessa lo strinse in un abbraccio.

“Grazie,” sussurrò. “Di tutto.”

La cosa strana era che era stato proprio il suo abbraccio a coglierlo più di sorpresa. Ma si riprese subito, ricambiando l’abbraccio, stringendola più stretta che poteva senza rischiare di soffocarla.

“Prego,” sussurrò lui.

Nessuno dei due però sciolse l’abbraccio. Anzi, soltanto quando qualcuno dei presenti si schiarì la gola Draco parve ricordarsi che non erano soli nella stanza. Si allontanarono velocemente, lasciandosi andare.

“A dopo,” disse Hermione dolcemente.

Draco annuì. Guardò i Granger. “È stato un piacere conoscervi.”

“Altrettanto, Draco,” disse la signora Granger con un sorriso affettuoso.

“Dovresti riposarti,” suggerì Silente. “Sono sicuro che risenti ancora degli effetti delle pozioni. Sarebbe meglio dormirci su.”

Il Preside aveva ragione. Draco si sentiva improvvisamente stanco e aveva sonno.

“Buona idea,” disse.

Si voltò per andarsene, ma Silente lo fermò. “E ricorda, Draco, non dire a nessuno quello che è successo.”

“Non si preoccupi. Non ho nessuno a cui dirlo,” gli ricordò Draco. Salutò Hermione con la mano, che lo salutò in risposta, e lasciò la Stanza delle Necessità.

Sentiva un confortante senso di euforia, mentre tornava nel dormitorio dei Caposcuola. Sembrava così surreale – ancora più che avere l’altra Hermione intorno. La sua Hermione Granger era tornata. Era viva. E in qualche modo, Draco poteva affermare di essere tornato vivo anche lui.

Mentre entrava nel dormitorio, sorrise al cavaliere del ritratto, che lo guardò con curiosità.

“Perché sei così sorridente?” sbottò il cavaliere.

Draco non rispose. Disse solo la parola d’ordine, “Prugna zuccherata,” ed attraversò il buco del ritratto non appena si fu aperto.

Raggiunse la sua stanza, stordito. Si sentiva come un sonnambulo, o come se stessa camminando in aria. O entrambi. Non avrebbe saputo dirlo – ed era troppo stanco per dare un senso a qualsiasi cosa. Non perse tempo a cambiarsi, né a togliersi le scarpe. Cadde immediatamente sul letto, e non appena la testa ebbe toccato il cuscino, si addormentò.

Più tardi, non avrebbe saputo neanche ricordare se aveva sognato. Sapeva solo che quella era la prima dormita decente che aveva fatto negli ultimi due mesi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Decisions ***



Decisions (Decisioni)

 


Draco si svegliò preso la mattina seguente, e nonostante avesse dormito poco più di tre ore, si sentiva completamente riposato, pronto a cominciare una nuova giornata.

Era lunedì ma Draco non riusciva a trovare la voglia di andare a lezione. Tutto ciò cui riusciva a pensare era Hermione e il desiderio di rivederla. Non che gli importasse davvero andare o meno a lezione – aveva già avuto dei risultati terribili, negli ultimi due mesi. E le probabilità di passare l’anno, per questo motivo, erano molto scarse.

Quindi decise, invece, di andare a trovare Hermione nella Stanza delle Necessità, pensando che non ci sarebbero più stati i suoi genitori intorno. Dopo essersi alzato dal letto, si fece una doccia veloce e si vestì. Mentre usciva dalla sua stanza e s’incamminava verso la sala comune, il suo sguardo si soffermò sulla stanza della Caposcuola. Si rese conti di non esserci più entrato da quando la nuova Hermione era partita, e pensò di dare una controllata veloce, per assicurarsi che fosse pronta perché la vecchia Hermione tornasse a occuparla.

Con sua immensa sorpresa, era esattamente com’era stata prima che l’altra Hermione arrivasse. Il letto era stato rifatto con cura, e sembrava che niente fosse stato toccato, o spostato. Draco sorrise soddisfatto – era contento di scoprire che l’altra Hermione aveva deciso di lasciare le cose al proprio posto. Era come se non fosse mai stata lì.

Voltandosi per andarsene, qualcosa sul letto catturò il suo sguardo: l’orsacchiotto di Hermione. Sorrise; si era dimenticato del pupazzo. Ridendo da solo, si allungò e lo prese. Poi lo infilò nel suo zainetto e uscì dalla stanza, diretto al buco del ritratto.

Finì praticamente a sbattere contro Silente mentre usciva dalla porta.

“Per la miseria!” esclamò, indietreggiando di qualche passo. “Che cosa ci fa qui?”

Silente guardò la borsa che Draco portava sulle spalle. “Vai a lezione, vero?”

  “Uh..” esitò Draco, maledicendosi silenziosamente per la sua incapacità nel mentire.

“Vai a trovare la signorina Granger, non è vero?” chiese il Preside, sorridendo leggermente.

Draco sospirò. “Era il mio intento, sì. Ci sono ancora i suoi genitori?”

Silente scosse la testa. “Sono andati via poco fa. Draco, mi chiedevo se potessimo parlare un attimo, primo che tu te ne vada.”

“Va bene..” Draco si fece da parte, per permettere al Preside di entrare nel buco del ritratto. “A proposito di cosa?”

Una volta entrato nella sala comune, Silente si fermò e si voltò a guardarlo. “Ho parlato con i signori Granger prima, e noi tre siamo d’accordo che sarebbe meglio se Hermione non tornasse a frequentare le lezioni qui.”

Draco sbatté le palpebre. “Che cosa intende?”

“Non credo sia saggio per lei venire allo scoperto, a questo punto. Tutti credono che Hermione sia morta – incluse le persone che la volevano morta. Se adesso torna, potrebbe mettersi in pericolo – offrirsi per un altro attacco. Non sono sicuro che sia un rischio che lei voglia correre.”

Draco deglutì con forza. “Aspetti.. mi sta dicendo che dovrebbe continuare a far credere anche ai suoi migliori amici che è morta?”

Silente annuì.

“E pensate che dovrebbe smettere di frequentare questa scuola? E dove dovrebbe andare?”

“I suoi genitori vogliono che lei torni a casa con loro e finisca l’istruzione come una Babbana. Ed io penso sia un’ottima idea.”

Draco lo guardò a bocca aperta. “E ne avete parlato con Hermione?”

“Sì, io e i signori Granger ne abbiamo discusso a lungo con lei proprio stamattina.”

“E?”

“E.. e lei pensa sia un’idea tremenda, ovviamente,” rispose Silente.

“Beh, sono d’accordo con lei,” disse Draco.  “Le state suggerendo di lasciare i suoi amici e il mondo magico alle sue spalle. Perché mai lei dovrebbe pensare che sia una buona idea?”

“Signor Malfoy, stiamo parlando della sicurezza della signorina Granger.”

Draco non poteva ribattere su ciò. In un certo senso, Silente aveva ragione – la vita di Hermione avrebbe potuto essere nuovamente in pericolo se avessero rivelato che era ancora viva. E ovviamente, questa idea lo uccideva.

Si schiarì la gola. “Va bene, ho capito cosa mi sta dicendo, ma.. cosa ha a che fare con me?”

Vorrei che tu le parlassi,” disse Silente. “Non vuole ascoltarmi, e non vuole ascoltare i suoi genitori. Ma pensiamo che potrebbe ascoltare te.”

Le sopracciglia di Draco si innalzarono. “E cosa le fa pensare che ascolterebbe me?”

Un sorriso comparve sul volto del Preside. “Draco, mi sembra alquanto ovvio che la signorina Granger è molto importante per te, e tu per lei. Credo davvero che valuterà la tua opinione molto più delle altre. Più che altro perché credo che si fidi di te più di chiunque altro.”

Draco non poté fare a meno di sbuffare. “Ho qualche dubbio su questo, signore.”

“Puoi avere tutti i dubbi che vuoi, signor Malfoy, ma penso che saresti sorpreso di sapere quanto la signorina Granger consideri la tua opinione. È per questo che vorrei che tu ne parlassi con lei.”

“Mi faccia capire bene. Volete che io la convinca a rinunciare a tutto quello che per lei è importante?”

“Beh.. una cosa del genere..”

“No,” disse Draco, scuotendo la testa. “Non esiste. Non voglio essere la persona che incolperà quando lascerà questo posto e sarà triste per il resto della sua vita. È una decisione che deve prendere lei - nessun altro.

Silente sospirò. “Temevo un tuo rifiuto.” L’anziano signore fece per passargli accanto, tornando verso il buco del ritratto. Si fermò davanti alla porta e si voltò. “Pensaci, però, d’accordo? Convincerla a farlo potrebbe essere la cosa migliore per lei.”

“Penso che la parola chiave qui sia ‘potrebbe’, signore.”

“Molto bene, allora. Non ti costringerò a parlarne con lei,” disse Silente. Si voltò di nuovo per andarsene, ma si fermò ancora una volta. “Oh, quando hai terminato la tua visita alla signorina Granger, potresti prendere in considerazione l’idea di andare a lezione.”

Improbabile, pensò Draco. Ma annuì mentre il Preside usciva.

Ma quale diabolico incantesimo gli avevano fatto? Come poteva anche solo pensare che potesse persuadere Hermione Granger a fare una cosa che non voleva? Hermione amava Hogwarts. Amava la magia. E amava i suoi amici. Non esisteva modo, neanche in un milione di anni, di convincerla a rinunciare a tutto questo, per niente al mondo. Draco lo sapeva per certo, e per questo pensava fosse inutile provare a farla andar via.

E oltretutto.. non voleva davvero che se ne andasse.

Ci stava pensando mentre andava nella Stanza delle Necessità. Da un lato, il consiglio di Silente era un ottimo consiglio, e Hermione avrebbe fatto bene a seguirlo. Ma l’altra parte..

Draco sospirò quando comprese che non c’era un’altra parte.

Rimase in piedi davanti alla parete spoglia, guardandosi intorno per assicurarsi di essere solo. Quando il corridoio fu sgombro, chiuse gli occhi e pensò a quanto avesse bisogno di vedere Hermione. E la porta apparve automaticamente.

Bussò, per non entrare senza essersi annunciato.

“Avanti,” la sentì dire da dentro. Girò il pomello ed entrò.

La stanza era identica a come l’aveva lasciata, ma adesso Hermione era seduta in un angolo, a un tavolino pieno di libri e pergamene.

Draco sbuffò. “Granger, per favore, dimmi che non stai facendo i compiti.”

Lei fece un sorrisetto. “Bene. Non te lo dico.”

Lui rise, scuotendo la testa. “Solo Hermione Granger può svegliarsi da un coma di due mesi e immediatamente cominciare a fare i compiti.”

“Malfoy!” disse lei esasperata. “Ho più di due mesi di lavoro arretrato, a cui devi aggiungere tutti i compiti che assegneranno d’ora in poi, e mancano meno di quattro mesi alla fine dell’anno! Chiamami pazza, ma mi farebbe piacere diplomarmi.”

Draco alzò gli occhi al cielo. “Non essere melodrammatica, Granger. Sappiamo entrambi che potresti recuperare due mesi di studio anche solo dormendo. Non essere blasfema.”

Hermione lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure. “Non penso che tu sia venuto qui solo per farmi la predica su quanto studio.”

“Hai ragione,” disse lui. “A dire il vero, ho solo pensato di fermarmi a portarti qualcuno che ti facesse compagnia per il resto della tua permanenza qui.”

“Davvero?” chiese lei curiosa.

Ghignando, Draco frugò nel suo zainetto ed estrasse l’orsacchiotto che aveva preso dal suo letto. Lei sussultò quando vide che glielo porgeva.

“Immagino che questo sia tuo, non è vero?”

“Mr. Jingles!” esclamò lei, strappandogli l’orsetto dalle mani. Un sorriso enorme apparve sul suo volto, mentre guardava l’orsacchiotto con gioia.

Draco dovette sforzarsi per trattenere una risata. Hermione, però, doveva essersene accorta perché arrossì improvvisamente.

Smise immediatamente di sorridere, si schiarì la gola e disse con indifferenza, “Cioè, voglio dire.. questo vecchio peluche? Avevo dimenticato persino di averlo.”

Draco rise. “Granger, va tutto bene – non devi cercare di nascondere il fatto che hai un orsacchiotto di peluche. Non c’è niente di male. Anzi, secondo me è una cosa simpatica.”

“Davvero?” chiese lei, guardandolo divertita.

“Davvero,” le rispose. “E non devi preoccuparti, non andrò in giro a diffondere questa informazione per tutta la scuola per rovinare la tua popolarità.”

“Stai dicendo che non ho una popolarità?” chiese Hermione, alzando gli occhi al cielo.

Draco sorrise. “Bene, è bello vedere che non hai perso la capacità di riconoscere i miei insulti prima ancora che io possa dirli ad alta voce.”

“È una capacità che mi resterà per tutta la vita,” disse, lei, ridacchiando. Si alzò dal tavolo, con l’orsacchiotto in mano, e andò verso il letto, ponendolo sul cuscino. Rimase lì per qualche secondo, pensierosa.

“Ho parlato con i miei genitori e Silente prima,” disse, il sorriso che pian piano svaniva.

“Ah sì?” disse Draco, fingendo di non saperne niente. “Di cosa?”

Lei scosse la testa. “Non ci crederai mai. Vogliono che io lasci Hogwarts e torni a vivere come una Babbana! E senza dire a nessuno che sono ancora viva. Non è assurdo?”

Era il turno di Draco di dirle quanto quell’idea fosse pazzesca, e magari poi farsi una risata con lei per l’assurdità della situazione. Ma prima di riuscire a fermarsi, disse, “A dire il vero, Granger, non penso sia affatto assurdo.”

A quanto pareva, non era questa la reazione che lei si era aspettata. Spalancò la bocca lentamente. “Stai dicendo che pensi sia una buona idea?”

Draco sospirò e distolse lo sguardo. “Non saprei, Granger. Sto dicendo che è un’idea intelligente, penso.”

“Wow,” sospirò lei. Si fermò un attimo prima di proseguire. “Ed io che pensavo che tu almeno avresti capito il mio punto di vista.”

“Granger, capisco perfettamente,” disse. “Capisco che non vuoi rinunciare alla vita che ti sei creata qui negli ultimi sette anni. Ma comincio a credere che forse tu non capisci perché i tuoi genitori e Silente pensano che dovresti farlo.”

Lei annuì. “Hai ragione – non lo capisco. Ho diciotto anni, Malfoy. Non sono più una bambina. Sono abbastanza grande per badare a me stessa, e sono abbastanza grande per prendere le mie decisioni.”

Draco sbuffò. “Sarai anche abbastanza grande per prendere le tue decisioni, Granger, ma è chiaro che non sei abbastanza grande per badare a te stessa. Nel caso in cui tu te ne sia dimenticata, sei stata attaccata. Sei quasi morta.”

“Non mi sono dimenticata un bel niente!” disse lei, sulla difensiva. “Sì, sono stata attaccata. Ma può succedere. Questo mondo non è un posto sicuro, non importa dove mi trovi. Se i miei genitori pensano che farmi tornare a vivere con loro mi terrebbe al sicuro da tutti i pericoli del mondo, sono pazzi! Potrei essere attaccata nel mondo babbano con altrettanta facilità, e morire. Potrei essere investita da una macchina, e morire. Potrei scoprire di avere il cancro, e morire. Essere una Babbana non mi renderà immune alla morte.”

“Granger,” sibilò Draco, “sei maledettamente stupida? L’attacco che hai subito non è stato casuale. Il che vuol dire che qualcuno lì fuori ti voleva morta. E potrebbero ancora esserci persone così che ti vorrebbero morta, se dovessero venire a sapere che sei ancora viva. Quale parte di questo fatto non ti spaventa a morte?”

Hermione scosse la testa, afflitta. “Non ci credo – stai davvero prendendo le loro parti? Pensavo.. pensavo tu fossi mio amico, Malfoy.”

Il cuore di Draco fece un salto alla parola ‘amico’. Non che si aspettasse che lei potesse pensare a lui in qualche altro modo, ma ad ogni modo faceva ancora male.

Con l’espressione più impassibile che poteva, disse, “Esatto – è proprio quello che ero, Granger – tuo amico. Ero tuo amico, e Potter era il fottutissimo amore della tua vita. Scommetto che è di questo che si tratta in realtà, non è vero? Non sopporti il pensiero di non rivedere più il tuo prezioso Harry. Ho ragione o no?”

Non intendeva davvero mettere in mezzo Harry, l’espressione ferita sul volto di Hermione lo fece pentire immediatamente. Ma era troppo tardi per rimangiarsi le parole ormai.

Perfetto, pensò. Ho passato gli ultimi due mesi e desiderare di poterla rivedere, e adesso che mi viene data l’opportunità, non facciamo altro che litigare.

L’espressione triste di Hermione divenne presto una arrabbiata. “Oh, ecco che ci risiamo,” sbottò. “Tu e il tuo complesso di Harry Potter. Con cosa ti sei divertito negli ultimi due mesi, senza me accanto da accusare di essere innamorata di Harry?”

Draco scosse la testa. “Oh, credimi, Granger, non l’ho mai trovato divertente.”

Hermione sbuffò e incrociò le braccia sul petto. “Beh, allora mi hai ingannata proprio bene. Eri sempre così ossessionato dai miei sentimenti per Harry, e vedo che lo sei ancora. Pensi che riguardi solo Harry, non è vero? Beh, forse dovresti chiederti una cosa: se Harry è il ragazzo al quale mi sono aggrappata in questi mesi, allora perché erano i tuoi sogni che visitavo ogni singola notte? Perché era a te che pensavo costantemente? Perché sei stato tu l’unico in grado di svegliarmi?”

Sbalordito, Draco la guardò timoroso. Aprì la bocca per parlare, ma lei non gliene diede l’opportunità.

“Per Merlino, Draco – si può essere più idioti di così? E pensare che tu eri convinto che Harry non se ne accorgesse! Sei pessimo quanto lo è lui, se non addirittura peggio. Voglio dire, quanto può essere difficile per te, fra tutte le persone, accorgerti che una ragazza è innamorata di te?” Distolse lo sguardo, imbarazzata, e fissò l’orsacchiotto sul letto.

Lui la guardò incredulo, mentre le sue parole cominciavano a fare effetto. Cercò sul volto un segnale che indicasse che si era pentita di quello che aveva appena detto, ma non ne trovò. Istintivamente, fece un passo verso di lei.

“Granger,” mormorò. Allungò la mano e la passò delicatamente contro la pelle liscia del suo viso. Lei chiuse gli occhi e respirò profondamente, appoggiando la guancia al palmo della sua mano. Gli occhi di Draco annegarono nella sua bellezza intossicante, guardando i suoi grandi occhi scuri, che adesso erano di nuovo aperti, e lo fissavano. Draco seguì con lo sguardo il percorso di una lacrima solitaria che le solcava il volto, e alla fine si soffermò sulle sue labbra, leggermente aperte.

Ricordava com’era baciare quelle labbra.

Non si rese neanche conto di aver cominciato ad avvicinarsi a lei, né che il suo cuore aveva cominciato a pompargli forte nel petto. Non si rese neanche conto che stava per baciarla finché le loro labbra non si toccarono – leggere, morbide e dolci. Durò un brevissimo instante, poi si tirò indietro. Non avrebbe voluto farlo – era semplicemente successo. Non se ne pentiva; aveva solo paura di scoprire che invece lei sì.

Draco aprì la bocca per parlare, per scusarsi, ma non ne ebbe la possibilità. Hermione portò immediatamente una mano dietro il suo collo e lo avvicinò a sé, riportando le sue stesse labbra sulle sue, per riprendere il bacio da dove l’avevano lasciato. Fu dolce e morbido all’inizio – timido ed esitante, come se fosse per entrambi il primo bacio. Istintivamente, Draco tolse la mano dalla sua guancia e avvolse entrambe le braccia attorno alla sua vita, avvicinandola a sé.

Nonostante l’incertezza iniziale del bacio, alla fine gli tolse il respiro. Aveva sognato questo momento così a lungo, senza mai aspettarsi che sarebbe davvero successo al di fuori dei suoi sogni. Non si era mai aspettato di poterla stringere di nuovo fra le braccia.. di sentire le morbide curve del suo corpo premere contro il suo.. di baciare le sue labbra.

All’improvviso, strinse la presa sulla sua vita e la sollevò leggermente, per farla arrivare quasi alla sua altezza. Lei sospirò senza interrompere il bacio – un gesto che fece impazzire Draco – e improvvisamente il bacio, da morbido e lento, divenne disperato e profondo, come se entrambi si stessero finalmente rendendo conto che avevano due mesi da recuperare.

Draco non si era mai sentito tanto completo come quando la baciava. Si era sentito così la notte del Ballo del Ceppo, ma l’incertezza di quel bacio gli aveva impedito di lasciarsi sopraffare dai suoi sentimenti per lei. Ma c’era qualcosa di diverso fra loro adesso; non c’era incertezza – solo pura e sfrenata passione.

E lo spaventava a morte.

La realizzazione improvvisa di ciò che stavano facendo – di quello che lui stava facendo – lo sorprese così tanto che le mise immediatamente le mani sulle spalle e la allontanò da lui. L’improvvisa perdita di contatto fu straziante, e si sentì nuovamente vuoto. La guardò – le labbra socchiuse, lo sguardo confuso – mentre entrambi lottavano per riprendere fiato.

“Hermione,” disse con voce roca. Odiò il suono della sua voce in quel momento, e non fu in grado di nascondere il desiderio che vi si celava mentre pronunciava il suo nome. Il che non lo avrebbe aiutato in quello che stava per dirle. “Non possiamo.”

Lei scosse la testa. “Perché no?” bisbigliò.

Draco fece qualche passo per allontanarsi da lei, cercando di mettere quanta più distanza poteva fra solo, per evitare di avvicinarsi a baciarla di nuovo. “Granger, il motivo per cui sei quasi morta.. è stato a causa mia, per quello che io provo per te.”

Hermione sbatté le palpebre. “Cosa.. Cosa provi per me?”

Draco grugnì. “No, Granger – non farlo.”

“Perché no?” chiese lei, incrociando le braccia sul petto. “Draco, cosa provi per me?”

“Dannazione, Granger!” urlò lui. Non voleva alzare la voce, e se ne pentì immediatamente quando lei indietreggiò. Ma non poteva fermarsi adesso.

Si avvicinò di nuovo a lei; abbastanza vicino che avrebbe potuto prenderla di nuovo fra le braccia – ma non lo fece. “Per una volta nella tua vita, fregatene di tutti gli altri! La tua sicurezza – la tua vita – è ad un bivio adesso. Non costringermi a dirti quello che provo per te, perché una volta che l’avrò fatto, non si potrà tornare indietro. Non sarò io a farti rischiare la vita a causa di qualche stupido sentimento che potrei provare per te.”

Hermione si morse le labbra. “Pensi che questi sentimenti siano stupidi, allora?” Sbuffò. “Beh, magari il problema non sei preoccupato per me – ma che sei preoccupato per te stesso. Provare qualcosa per una mezzosangue sarebbe immorale e stupido, non è vero? Sarebbe una macchia sulla tua preziosa reputazione da purosangue – non è così?”

Voleva negarlo – dirle che la loro provenienza sociale diversa non aveva niente a che fare con quello che stava succedendo. Ma poi lo capì: aveva tutto a che fare con quello che stava succedendo.

“Hai proprio ragione, Granger. Sei una mezzosangue, ed io sono un purosangue, e queste due cose non vanno d’accordo. Il solo fatto che tu sia in questa stanza adesso ne è una prova. Ci sono persone – persone pericolose – che faranno di tutto per assicurarsi che la discendenza dei purosangue non venga macchiata da persone come te. E se pensi che lascerò che i miei sentimenti per te – quali che siano – mettano ancora la tua vita in pericolo.. beh, non sei così intelligente come pensavo un tempo.”

Gli occhi di Hermione luccicavano mentre le lacrime cominciavano a formarsi, sfuggivano e le rigavano il volto. Sembrava che non riuscisse a guardarlo negli occhi.

“Quindi stai dicendo che vuoi.. tu vuoi che io lasci Hogwarts?” chiese a bassa voce.

Draco deglutì. “Sì,” mentì, sperando di sembrare sincero.

Lei annuì, alzando lo sguardo verso di lui, per guardarlo negli occhi. “Quindi quello che provi per me.. non è abbastanza forte da chiedermi di restare?”

Draco irrigidì i muscoli della mascella e scosse lentamente la testa, avanti e dietro. Non osò risponderle a parole, per paura che la sua voce si spezzasse, rivelando la sua bugia.

Non poteva chiederle di restare. Farlo sarebbe stato egoista – ed era una cosa che Draco non sapeva più fare, specialmente quando c’era di mezzo Hermione Granger.

“Okay,” disse lei alla fine, asciugandosi velocemente il volto bagnato dalle lacrime. “Va bene. Dirò ai miei genitori che torno a casa.”

“Bene,” disse Draco, la voce un po’ più dura di quanto avrebbe voluto.

“Bene. Fantastico.” Gli voltò le spalle e si diresse verso il tavolo. “Puoi andare ora.”

Draco abbassò la testa e fissò il pavimento. Alla fine Silente aveva avuto ragione – Hermione aveva considerato la sua opinione. Solo che non era questo il parere che lui stesso si era aspettato di darle.

“Giusto,” disse, alzando la testa e guardando fisso davanti a sé. La guardò un’ultima volta. Gli dava ancora le spalle, per impedirgli di vedere la sua faccia. Ma da come scuoteva debolmente le spalle, Draco poteva dire con certezza che stava piangendo.

Ci volle tutta la sua forza di volontà per non andare da lei a confortarla.

“Addio, Granger,” disse con voce debole. Non aspettò per vedere se gli avrebbe risposto; girò sui tacchi e uscì dalla stanza.

Quando fu nel corridoio vuoto, si concesse un lungo e profondo respiro. Dovette ripetersi più volte che aveva fatto la cosa giusta; che lei aveva preso la decisione giusta.

Ma non riusciva a prendersi in giro.

Rimase a guardare finché la porta della stanza non scomparve, a separarlo dalla persona di cui aveva più bisogno in tutto il mondo.

 

Note della traduttrice: Mi dispiace così tanto per l’attesa. Ma fra le lezioni e gli esami, ho avuto tantissimo da fare. La buona notizia è che ho appena dato un esame (e ho chiuso il primo anno!) e  che il prossimo sarà almeno fra un mesetto. La cattiva è che comunque fra lezioni e tutto, dovrei cominciare a studiare già da ora T__T ma mi sono concessa un po’ di tempo per tradurre :D Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero davvero di non dovervi fare aspettare così tanto per il prossimo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Homecoming ***



Homecoming (Tornare a casa)

 


Quando Draco fece ritorno nel dormitorio dei Caposcuola, la prima cosa che fece fu cominciare a sbattere la fronte contro il freddo muro di pietra.

“Amico, che ti prende?” chiese il cavaliere del ritratto.

Draco smise di dare i colpi al muro e si voltò, appoggiandosi alla parete. “Sono uno stupido.”

Il cavaliere annuì, sorridendo soddisfatto. “La scoperta del secolo.”

“Smettila, coglione.”

“Ehi ehi!” esclamò il cavaliere. “Usare certi termini non ti farà entrare nel dormitorio, sai.”

“Hai ragione. Ma la parola d’ordine sì. ‘Prugna zuccherata’, idiota, deficiente, vergogna di tutti i ritratti.”

Il cavaliere sospirò e aprì il buco del ritratto per lui. “Stai perdendo la mano con gli insulti, sai. Non sei andato neanche vicino a ferire i miei sentimenti.”

Draco lo ignorò, entrando nel buco. Sospirò e chiuse gli occhi brevemente mentre entrava nella sala comune, lasciando cadere lo zainetto sul pavimento.

“Non dovresti lasciarlo lì,” disse una voce all’improvviso. “Qualcuno potrebbe inciampare.”

Il suono lo fece sussultare. Draco aprì immediatamente gli occhi e si ritrovò a guardare Hermione Granger – l’altra – seduta sul divano. L’avrebbe riconosciuta subito – dai capelli lisci, dal trucco, e dai vestiti che sarebbero stati classificati come inaccettabili da qualunque altra Hermione.

“Granger,” sussurrò, mentre lei si alzava per salutarlo. Lui fece qualche passo per raggiungerla e l’abbraccio. “Perché sei tornata così presto?”

“Dovevo vederti,” rispose lei, stringendosi nel suo abbraccio. “Ho così tante cose da dirti. Pensavo potessero interessarti.”

“Dimmi tutto,” disse lui, sciogliendo l’abbraccio. Le fece segno di tornare a sedersi sul divano, e si accomodò accanto a lei. “Che succede?”

“Vengo proprio ora da un incontro al Ministero,” rispose lei.

“Pensavo non dovessi vederlo prima di domani.”

Hermione si strinse nelle spalle. “Alla fine hanno anticipato.  Immagino abbiano capito che fosse una cosa troppo importante per aspettare ancora.”

Draco la guardò, ansioso. “Ok.. allora, che è successo?”

“Sono stata giudicata non colpevole, ovviamente,” rispose lei. “Ma.. sono stata espulsa da Hogwarts.”

“Cosa?” esplose Draco. “Perché?”

“Sono un’assassina, Malfoy – difesa personale o no. Non vogliono che gente come me se ne vada girando per i corridoi della scuola.”

“Ma è assurdo,” disse Draco, scuotendo la testa. “Non possono cacciarti da scuola per esserti difesa!”

Hermione agitò la mano sbrigativa. “Ha senso, a dire il vero, visto anche che non sono autorizzata a praticare magie per un anno intero.”

“Che cosa? E perché?”

Hermione sospirò. “A quanto pare, evocare un portale per un'altra dimensione è severamente vietato nel mio mondo, a meno di avere un permesso da qualcuno del Ministero. Chi l’avrebbe mai detto?”

Draco non poté fare a meno di sorridere. “Quindi immagino che anche Draco non possa usare la magia.”

“Esatto,” disse lei. “Ma la sta prendendo piuttosto bene. Sorprendentemente bene, a dire il vero.”

“Ma quindi.. aspetta. Se ti sei cacciata nei guai per aver evocato il portale in primo luogo, come hai fatto ad usarlo di nuovo?”

“Beh, ecco un altro motivo per cui sono qui. Hanno intenzione di  chiudere permanentemente la connessione fra il nostro mondo e questo. Comunque, sono riuscita a convincerli a farmi tornare un’ultima volta, prima che lo chiudessero. Dovevo sapere – sei andato nella Stanza delle Necessità? Ti ha dato ciò di cui avevi bisogno?”

Draco abbassò lo sguardo. “Sì, ha funzionato,” disse dolcemente. “Ho trovato Hermione, ma sono certo che lo sai già. Come ci sei finita tu nella stanza, comunque?”

“Ti ho detto che ero tornata alla Torre di Grifondoro, quella sera, per prendere un mio libro. E, come sai, la Stanza delle Necessità è sulla strada. Mi sono ritrovata a vedere Madama Chips che usciva dalla stanza. Come puoi immaginare, ero molto curiosa di sapere cosa ci fosse  dentro. Quindi, sono andata davanti alla parete vuota, e - ”

Dovevi vedere cosa nascondeva,” mormorò Draco.

Hermione annuì. “Sì! E ha funzionato! La porta è apparsa.. sono entrata.. e l’ho vista, stesa lì, sul letto, viva. Non hai idea di quanto fossi eccitata. Non vedevo l’ora di vederti e raccontartelo, ma quando mi sono voltata per andarmene, ho visto che Madama Chips era tornata, e lei -”

“Ti ha cancellato la memoria,” concluse Draco per lei. “Lo so. Ha cercato di fare lo stesso con me. Per mia fortuna, però, Silente è arrivato appena in tempo per fermarla.”

“È stata davvero una fortuna,” convenne Hermione. “Allora.. qual è la verità? Sembrava in coma.”

“Era in coma,” rispose Draco. “Alla fine si è scoperto che non è mai morta. Silente aveva fatto qualche incantesimo per farla cadere in un sonno profondo per far pensare agli altri che fosse morta. Ma poi.. beh, non si svegliava.”

“Caspita.” Sussurrò Hermione. “Vuoi dire che nessuno ha ancora capito come svegliarla?”

“No – io ho trovato un modo,” rispose Draco.

Hermione sussultò. “Quindi – è sveglia?”

Draco strinse i denti e annuì.

“Ma è fantastico!” esclamò Hermione, sorridendo. “Allora, dov’è?”

“È ancora nella Stanza delle Necessità,” mormorò Draco.

Il sorriso di Hermione svanì. “Cosa? Perché?”

Draco sospirò. “Silente e I suoi amici vogliono che torni a casa. Vogliono che vada via senza dire a nessuno che è viva.”

Che cosa? Ma è da pazzi!” strillò Hermione, scuotendo furiosamente la testa. “Che idea tremenda!”

“Lo è davvero?” disse Draco. “È davvero così terribile fare ciò che è meglio per lei?”

Ciò che è meglio?” ripeté Hermione. “Come fai tu a sapere cosa è meglio per lei?”

“Oh, cavolo, Granger,” sbottò lui, “lascia che ci pensi un attimo. Oh, sì – forse io so cosa è meglio per lei, perché io sono il motivo per cui è stata attaccata!”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Pensi davvero che per lei faccia qualche differenza? Pensi davvero che se fosse stata attaccata per essere amica con Harry, avrebbe rinunciato alla sua amicizia con lui e sarebbe tornata nel mondo Babbano?”

“No,” rispose Draco. “Ma è Harry è diverso. Harry è il suo migliore amico. Io sono solo il ragazzo che l’ha tormentata per sette anni.”

Hermione sospirò esasperata. “Tu la ami. L’ho capito quasi subito, era così ovvio. Ma nel caso tu te lo sia dimenticato, io ho letto il suo diario da cima a fondo, e posso garantirti che ti ama anche lei.”

“Lo so,” mormorò Draco, guardandosi le mani. “Me l’ha praticamente detto, prima.”

Hermione lo guardò sbalordita. “Davvero? Caspita. Quindi.. le hai detto che la ami anche tu, vero?”

Draco sentì il respiro bloccarsi in gola. “No. Non posso. Perché se le dico che la amo, e lei mi dice che ama me, allora ci metteremo insieme. E non può succedere una cosa del genere. Non lascerò che succeda – è troppo pericoloso.”

Hermione sbuffò. “Però. Sei  un tale codardo.. E un codardo ipocrita!”

Draco la guardò accigliato. “Come prego?”

“Prima che te ne andassi dal mio mondo, hai fatto tutto un discorso, un lungo discorso, al mio Draco, dicendogli che se provava qualcosa per me avrebbe dovuto dirmelo, e saremmo dovuti stare insieme,” disse. “E non segui neanche i tuoi stessi consigli! È da ipocriti, e ti stai comportando da un perfetto idiota in questo momento.”

Draco sentiva la rabbia cominciare a ribollirgli nelle vene. “Hai già finito con gli insulti?” le chiese a denti stretti.

“No!” urlò lei. “Sei un maledetto imbecille! Sei uno sciocco, stupido, deficiente, idiota codardo!”

Draco scosse la testa incredulo. “Ti sbagli, Granger. Non sono né stupido, né codardo. Semplicemente mi preoccupo per lei, va bene? So cosa si prova a vivere senza di lei, pensare di non vederla mai più. Non posso permettermi di affrontare di nuovo una cosa del genere. Io.. non potrei sopportare di perderla ancora.”

Il volto di Hermione si distese, come se avesse capito improvvisamente qualcosa. “Ah,” disse a bassa voce. “Sei solo egoista allora.”

Alzò le mani esasperato. Quella ragazza lo stava facendo impazzire. “Come può essere egoista una cosa del genere? Sto rinunciando alla cosa migliore che mi sai mai successa perché lei possa essere al sicuro!” sospirò. poi, in tono pacato, riprese, “Non può amarmi, e io non posso amare lei. Sono un purosangue, e lei no. La mia famiglia odia quelli come lei. E, ovviamente, non si fermeranno di fronte a niente, pur di impedire che io disonori la famiglia, stando con lei. Ma ora come ora, lei è al sicuro perché tutti pensano che sia morta. Se dovessero scoprire che è ancora viva, potrebbero riprovarci. Quindi per favore, dimmi, cosa ci sarebbe di così tremendo nel lasciare questo posto?”

“Tutto!” strillò Hermione. “Ascoltami, tu non conosci Hermione come la conosco io, più che altro perché.. beh.. io sono Hermione. Non siamo poi così diverse, lo sai. E posso assicurartelo, per tutte le cose che ho letto nel suo diario. E posso dirti una cosa: preferirebbe rischiare la vita ed essere felice, piuttosto che vivere il resto della vita al sicuro ma triste. Voglio dire, per quanto tempo vivere fra i Babbani potrà tenerla al sicuro? Potrebbe essere investita da un’auto e morire. Potrebbe scoprire di avere il cancro e morire.”

Draco non poté fare a meno di sorridere. Beh, a quanto pareva, era altamente probabile che fossero ancora più simili di quanto lui stesso avesse inizialmente pensato. Dicevano anche le stesse cose. “Beh, non posso controllare le macchine,” disse, “e non posso controllare le malattie. Ma posso controllare questo.”

Hermione scosse la testa con tristezza. Rimasero entrambi in silenzio per un attimo, finché lei non allungò il braccio e gli prese la mano. “Non me l’hai chiesto, ma.. beh, Draco ha seguito il tuo consiglio. Mi ha detto cosa provava per me, e adesso stiamo insieme. E onestamente, non sono mai stata più felice in tutta la mia vita.”

Draco riuscì a sorridere, anche se un pizzico di gelosia gli avvolse il cuore. “È meraviglioso, Granger. Sono contento.”

“Le cose non sono molto diverse nel mio mondo, sai,” disse lei con dolcezza. “Io sono una mezzosangue. Lui è un purosangue. La sua famiglia non approverà mai la nostre relazione. E chi può dirlo? Magari un giorno mi troverò di nuovo in pericolo. Ma vuoi sapere una cosa? Non m’interessa affatto, perché sono felice. Sto con la persona che più amo al mondo. Non è assolutamente possibile che io rinunci a questo perché c’è la possibilità che io possa trovarmi in pericolo. E ho fiducia nel credere che non importa cosa succeda, lui sarà lì a proteggermi. Così come credo che tu proteggeresti lei.”

“Io morirei per lei,” mormorò Draco.

“So che lo faresti,” disse lei. “Perciò ti prego.. non fare l’idiota. Non lasciarla andare via. Sarebbe l’errore più grande della tua vita.”

Draco fissò il pavimento, pensieroso. Per certi versi, la ragazza aveva assolutamente ragione, su tutto. Stava facendo il codardo. Stava facendo l’egoista. Stava facendo lo stupido. E stava per fare l’errore più grande della sua vita.

“Lascia che sia lei a decidere cosa vuole,” continuò Hermione. “Penso che scoprirai che vuole te.”

Draco chiuse gli occhi per un istante. Era tutto quello che aveva bisogno di sentire.

“Devo andare,” disse all’improvviso, saltando su dal divano. Doveva andare da lei. Doveva andare a dirle quello che lei avrebbe voluto sentirsi dire prima.

Hermione sorrise con la sua espressione da so-tutto-io. “Va’ a prenderla.”

Draco annuì. “Resterai qui? Vuole conoscerti.”

“Certo che sarò ancora qui!” disse allegra, stendendosi sul divano. “Non me ne andrò finché non l’avrò incontrata.”

“È una minaccia?”

“No, è una promessa,” disse con un sorrisetto. “Portala a casa.”


Draco era nervoso, mentre aspettava davanti alla Stanza delle Necessità che apparisse la porta dinanzi a lui. Fece avanti e dietro alcune volte, cercando di scegliere con cura le parole nella sua testa, per evitare di dire qualcosa di stupido e insensato. Le sue parole dovevano essere perfette; lei non avrebbe meritato niente meno.

Quando finalmente riuscì a trovare il coraggio, bussò alla porta, pregando Merlino che lei fosse ancora lì.

Lei c’era, ma non fu lei ad aprire la porta: fu Silente.

“Signor Malfoy,” disse sorpreso.

Draco guardò oltre le spalle del vecchio uomo e vide che i Granger erano tornati, e tutti loro, Hermione inclusa, lo fissavano, aspettando che parlasse.

“Salve. Uh..” la voce gli si spense. Come avrebbe pensato di dichiarare il suo amore per Hermione, davanti ad un pubblico? Il suo sguardo si soffermò su Hermione, che aveva un’espressione curiosa sul volto.

“Possiamo aiutarti?” chiese Silente.

“A dire il vero.. mi chiedevo se potevo parlare con Hermione, da solo. Per favore.”

I Granger si scambiarono uno sguardo, e sorrisero entrambi ad Hermione, come se lasciassero a lei la decisione.

Distogliendo lo sguardo da lui, Hermione sorrise debolmente ai suoi genitori e annuì. “Va bene.”

“Ok, cara,” disse la signora Granger, baciando la testa della figlia. “Torneremo più tardi.”

Torneranno.. per aiutarla a fare I bagagli? si chiese Draco.

Il signore e la signora Granger gli sorrisero entrambi con gentilezza mentre gli passavano accanto. Draco fu felice di vedere che non nutrivano alcun risentimento nei suoi confronti per aver spezzato il cuore della loro bambina. O forse lei non ne aveva neanche parlato con loro. Immaginò che era quella la soluzione più probabile.

Mentre Silente si affrettava ad accompagnare i Granger fuori dalla stanza, questi cominciarono a parlare a bassa voce – e sfortunatamente, Draco non riuscì a sentire nessuna delle loro parole. Li seguì con lo sguardo mentre sparivano dietro la porta, evitando di proposito di guardare Hermione.

Ma non poteva evitarla per sempre. Quando di voltò per fronteggiarla, lei lo guardava intensamente, come se aspettasse che lui dicesse qualcosa – qualsiasi cosa.

Le parole, però, si rifiutavano di trovare una via per lasciare le sue labbra. Guardandola, adesso, era senza parole. Non esistevano abbastanza parole nell’universo per descrivere I sentimenti che provava per lei. Quindi, anziché parlare, fece un passo verso di lei.. due passi.. tre. Lei lo guardò mentre le si avvicinava, e capì. Draco avrebbe potuto scommettere che Hermione sapeva esattamente cosa lui stava pensando.

Si abbandonarono uno nelle braccia dell’altro in contemporanea, e rimasero così a lungo, a stringersi. Non avevano bisogno di parole; i loro gesti parlavano da soli.

Lei si strinse a lui, il volto affondato nella sua spalla. “Sei tornato,” sussurrò.

“Granger,” disse lui dolcemente. “Hermione.. Non voglio che tu te ne vada.”

“Lo so.”

“Ma mi spaventa il pensiero che tu possa restare.”

“Lo so,” disse ancora lei, allontanandosi lentamente per guardarlo in faccia. “Ma non spaventa me. Mi spaventa il pensiero di andarmene. Non voglio passare il resto della mia vita a nascondermi. Non voglio passare il resto della mia vita senza la magia.. senza i miei amici.. senza te.”

“E io non voglio passare il resto della mia vita senza te”, disse lui.

Hermione accennò una risata. “Chi l’avrebbe mai immaginato, che avremmo avuto così tanto in comune?”

Draco sorrise. Allungò una mano e le nascose un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. “Hermione, prima mi hai chiesto di dirti cosa provo per te -”

Lei scosse la testa. “Lascia perdere. Non devi dirmi niente. Non finché non sarai pronto.”

Draco sospirò. “Non vedo come si possa essere più pronti di così,” disse, sciogliendo l’abbraccio. Le prese entrambe le mani. “Sono due mesi che voglio dirti cosa provo per te. È solo che pensavo non avrei mai avuto l’opportunità di farlo.”

“Beh, adesso ce l’hai,” disse lei lentamente. “Ne approfitterai?”

“Non ancora,” mormorò lui. Abbassandosi, catturò le labbra della ragazza con le sue, baciandola con tutta l’energia che aveva, lasciando entrambi senza fiato, quando finalmente si separarono.

Guardandolo con espressione intontita, Hermione sussurrò, “Immagino tu l’abbia appena fatto.”

“Non ci sono andato neanche vicino, Granger,” disse Draco con un sorrisetto. Guardandola dritto negli occhi, disse, “Io -”

“Sh,” disse Hermione dolcemente, mettendogli un dito sulle labbra per zittirlo. “Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, c’è una cosa di cui devo parlarti.”

Draco andò nel panico. Ogni volta che sentiva le parole “c’è una cosa di cui ti devo parlare” rivolte a lui, erano brutte notizie. Sempre. “Va bene..” disse, esitante, lasciando andare le sue mani.

“Quanto sei andato via, ero arrabbiata,” disse lei, “e ho capito di essere stata troppo precipitosa nel decidere di tornare a casa. Ero così.. ferita, che tu non volessi che restassi – almeno, che non volessi me abbastanza da chiedermi di restare. Ma quando te ne sei andato, ho cominciato a pensare a cosa avrei fatto.. a cosa avrei voluto dare. E ho deciso che non voglio assolutamente tornare a casa. Non adesso. Hogwarts è stata la mia casa negli ultimi sette anni, e i miei amici sono stati la mia famiglia. Non posso lasciarmi tutto alle spalle.”

Draco annuì. Questa non era una sorpresa per lui – l’altra Hermione aveva avuto totalmente ragione.

“Perciò quando i miei genitori sono tornati con Silente, ho parlato con loro,” continuò. “E alla fine, hanno accettato la mia decisione.”

“Che sarebbe, di preciso?”

Hermione sospirò. “Ho deciso di finire l’anno scolastico qui, e così facendo farò sapere a tutta la scuola che sono ancora viva. Magari mi metterò in pericolo facendo questo, ma anche Silente è d’accordo che finché resto fra le mura del castello, dovrei essere sicuro fino al diploma. Aggiungerà anche qualche incantesimo di protezione per me.”

“Va bene,” disse Draco lentamente. “E cosa succede dopo il diploma? Quando non sarai più al sicuro nel castello?”

“Beh,” rispose lei, “pensavo di prendermi un po’ di tempo libero dopo il diploma. Viaggiare. Ho sempre voluto esplorare il mondo. O, a dirla tutta, ho sempre avuto questo sogno di andare in qualche prestigioso college Babbano. Ma ancora non so con certezza cosa voglio fare. In entrambi i casi, farò felici i miei genitori perché vivrò nel mondo Babbano, e la possibilità che qualcuno venga a cercarmi sono alquanto scarse.”

Il cuore di Draco sprofondò mentre la ascoltava. Se fosse partita per viaggiare dopo il diploma, o anche se fosse andata al college.. non l’avrebbe vista mai più. Cominciava a chiedersi perché aveva cercato di convincerla a partire, in primo luogo; quel pensiero lo stava dilaniando.

“E quanto durerà questa tua pausa?”

“Fino alla guerra,” disse. “Se e quando dovesse scoppiare. Tornerò, e aiuterò Harry come posso. Non voglio rinunciare del tutto al mondo magico, ma penso che per me sarebbe meglio rimanere in disparte dopo la scuola. E dopo la guerra, niente di tutto questo avrà più importanza. Se vinceremo noi, non ci saranno più cattivi di cui preoccuparsi, e se dovessero vincere loro.. non ci sarà alcun mondo magico in cui fare ritorno.” Sorrise tristemente.

Draco cominciava a capire perché lo aveva interrotto quando stava per rivelarle i suoi sentimenti: perché dopo poco più di tre mesi, sarebbe stata lei a lasciarlo. Ovviamente, lei non voleva costringerlo a confessare i suoi sentimenti e poi alla fine dover uscire dalla sua vita.

Draco avrebbe mentito se avesse detto che la notizia non lo lasciava completamente sconvolto. Ma anche se avesse avuto a disposizione soltanto tre mesi con lei, era sicuro che avrebbe approfittato di ogni singolo secondo.

 “Beh, Granger, mi sembra un ottimo piano,” mentì. Schiarendosi la gola, le prese la mano e disse, “Quindi per quanto tempo ancora dovrai rimanere in questa stanza?”

Hermione si strinse nelle spalle. “Silente vuole lasciarmi decidere da sola quando andarmene, o quando dire ai miei amici che sono viva.”

“Fantastico. Quindi in teoria potresti andartene anche ora, giusto?”

Hermione ridacchiò. “Potrei. Ma dove dovrei andare?”

Guardando l’orologio, Draco fu sollevato nel constatare che tutti gli studenti sarebbero stati ancora a lezione a quell’ora, e loro avrebbero avuto via libera per i corridoi senza doversi preoccupare di essere visti da qualcuno.

“Vieni a fare una passeggiata con me?” le chiese con un sorrisetto. Era un sorrisetto piuttosto forzato, ma lei sembrò non accorgersene.

“Una passeggiata? Dove?”

“A casa,” disse lui, spingendola verso la porta. La aprì col delicatezza, e sporse la resta, controllando a destra e sinistra per assicurarsi che non ci fosse nessuno da quelle parti. Quando vide che il corridoio era libero, si voltò di nuovo verso di lei e disse, “C’è qualcuno che ti voglio presentare.”

 

Note della Traduttrice: Sono imperdonabile, lo so. Vi chiedo scusa per questa lunga attesa. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e spero che ci sia ancora qualcuna che mi legge, nonostante le lunghe pause fra un capitolo e l’altro! T___T

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Good Things ***



Good Things (Le cose belle)

 


“Allora, di preciso, chi mi vuoi presentare?” chiese Hermione, cercando di tenere il passo di Draco.

“Una persona con cui dovresti avere molto in comune,” rispose lui con un sorrisetto.

Hermione sussultò. “Non starai parlando di – cioè, lei è qui?”

Draco annuì. “Pensi che io abbia deciso da solo di tornare da te? Certo che no. Avevo bisogno che Hermione Granger mi facesse ragionare con la forza.” Rise. “Sembra che le piaccia insultarmi. La adorerai.”

Hermione ridacchiò mentre si dirigevano verso la torre. “Sarà stranissimo. Da piccola avevo questa fantasia che un giorno avrei scoperto di avere una gemella perduta, e che ci saremmo scambiate i vestiti.”

Draco la guardò con la coda dell’occhio. “Tutto qui? Scommetto che non vuoi nemmeno sapere le fantasie che avevo io quando ero più piccolo.”

“Hai ragione,” convenne lei. “Non voglio saperlo.”

Draco fece un sorrisetto, arrivando al ritratto.

Il cavaliere sussultò quando furono vicini. “Ehi, tu non sei quella nuova!”, esclamò guardando Hermione stupito.

“No, non sono quella nuova,” ridacchiò Hermione. “Mi fa piacere rivederti, Marius.”

Draco avrebbe potuto giurare che il cavaliere fosse arrossito, mentre spalancava la bocca. A Marius era piaciuta subito Hermione, sin da quando era diventata Caposcuola – probabilmente perché lei si era presa la premura di imparare il suo nome, cosa che Draco non aveva mai fatto. Anzi, a dire il vero, non sapeva neanche che il cavaliere avesse un nome, fino a quel momento.

“Signorina Granger,” sussurrò Marius. “Sei davvero tu? Non una sostituta?”

“Sì, Marius, sono proprio io.”

“M-ma.. tu sei.. morta!”

“È una lunga storia,” disse Draco impaziente. “E se non ti dispiace, la signorina Granger te la racconterà più tardi. Ma ora, vorremmo entrare. Quindi.. Prugna zuccherata.

Hermione lo guardò sorpresa. “Usi ancora quella parola d’ordine? Pensavo l’avessi cambiata, ormai. Pensavo la odiassi!”

Draco si strinse nelle spalle. “La odiavo,” mormorò. “Ma a te piaceva, quindi..” Dannazione – sentiva che adesso era lui ad arrossire. 

“Oooh,” disse Hermione, colpendolo sul braccio per giocare.

“Disgustoso,” disse Marius, alzando gli occhi al cielo. “Perché non vi prendete una stanza?”

“Beh, lo faremmo, se tu aprissi questo maledetto buco del ritratto,” sbotto Draco.

Il cavaliere lo guardò male, poi tornò a guardare amichevolmente Hermione. “Dopo devi assolutamente venire a raccontarmi tutto, signorina Granger!”

Hermione annuì. “Non preoccuparti, Marius, lo farò.”

Mentre attraversavano il buco del ritratto, Draco si voltò verso il cavaliere e gli puntò contro un dito. “Non devi dire neanche una parola di tutto questo ai tuoi amici ritratti, non ancora,” lo ammonì.

“Oh, tranquillo,” disse il cavaliere. “Nessuno degli altri ritratti crede mai a quello che dico, comunque.”

Draco sbuffò e scosse la testa, poi seguì Hermione nella stanza comune.

Si fermarono entrambi quando entrarono nella stanza. Draco guardò stupito il grande, imponente striscione che pendeva da soffitto. C’era scritto, semplicemente, “Bentornata Hermione!

“SORPRESA!” urlò una voce all’improvviso, facendoli sobbalzare entrambi.

Hermione spalancò la bocca, mentre la ragazza identica a lei saltava da dietro il divano con le braccia in aria, e un grandissimo sorriso sul volto.

Draco ridacchiò e disse alla ragazza al suo fianco, “Hermione, ti presento.. Hermione.”

“Sono così felice di conoscerti!” strillò l’altra Hermione, correndo verso la sua gemella e stringendola in un abbraccio.

Hermione guardò Draco da sopra la spalla dell’altra Hermione, con gli occhi spalancati e l’espressione terrorizzata.

“Piano, Granger,” disse Draco all’altra Hermione. La prese dalla stoffa della camicia e la tirò via. “Non vorrai mica spaventarti, no?”

Lei scosse la testa, impaziente. “Non la sto spaventando.” Si voltò verso Hermione. “Non ti sto spaventando, vero?”

“Io, ehm..” La voce di Hermione divenne un sussurro, mentre continuava incredula a fissare l’altra se stessa. “No?”

L’altra Hermione fece una linguaccia a Draco e disse, “Visto? Te l’avevo detto.” Prese la mano di Hermione e la condusse sul divano, dove entrambe presero posto. “Abbia così tanto di cui parlare!”

Draco prese quelle parole come un segnale perché se ne andasse. “Vado a farmi un giro,” disse. “Vi lascio libere di conoscervi.”

Hermione lo guardò a disagio. “Quando torni?”

“Non starò via molto,” la rassicurò. Si voltò verso l’altra Hermione. “Comportati bene, Granger. Preferirei non tornare e scoprire che te la sei portata nel tuo mondo.”

“E come potrei fare una cosa del genere, eh?” chiese lei. “Il medaglione ce l’hai tu.”

Aveva ragione; lo portava ancora attorno al collo. Annuendo, disse alle ragazze, “Divertitevi. Ci vediamo fra poco.”

“A dopo!” disse l’altra Hermione, soddisfatta.

Draco scambiò un sorriso con la sua Hermione prima di girare sui tacchi e incamminarsi verso il buco del ritratto.

La giornata scolastica era quasi finita, quindi Draco doveva affrettarsi se voleva riuscire a rintracciare Harry fuori dall’aula. Andò direttamente verso l’aula di Piton, poiché l’ultima lezione del giorno, per Harry, era Pozioni. Mancavano ancora quindici minuti prima che suonasse la campanella, ma affrettò il passo comunque. Voleva rendersi le cose il più facile possibile – il che significava che non voleva dover cercare lo sfregiato per tutto il castello.

Stava proprio per svoltare l’angolo del corridoio dei sotterranei, quando andò a sbattere contro Blaise.

“Ehi!” sbottò Blaise. “Guarda dove -”

Il ragazzo si bloccò quando realizzò che era stato Draco ad andargli a sbattere addosso.

“Oh, ehi,” disse con un ghigno. “Draco, vecchio compagno mio, come va?”

Era impossibile esprimere a parole il misto di emozioni che Draco provava per Blaise in quel momento. Con tutto quello che era successo negli ultimi giorni, si era praticamente dimenticato di lui. Non lo aveva visto per i corridoi dall’incidente con il Veritaserum, perciò aveva immaginato che fosse ancora chiuso in camera agli arresti domiciliari. A quanto pareva, però, a giudicare dal fatto che era proprio lì, di fronte a Draco, era libero adesso.

“Non sono tuo compagno, Zabini,” grugnì Draco.

“Oh, ma una volta lo eri. Non ti ricordi i bei tempi andati?”

Draco lo guardò. C’erano tante cose che avrebbe voluto dire a Blaise; c’erano tanti punti del suo corpo che avrebbe voluto prendere a pugni o a calci. Ma in quel momento aveva una cosa da fare – una cosa più importante che vendicarsi con Blaise – perciò avrebbe dovuto aspettare.

Perciò gli passò accanto, dandogli una spallata, costringendolo a fare qualche passo indietro.

“Oh, andiamo, Draco,” disse Blaise, mentre Draco riprendeva a camminare. “Non vuoi neanche dirmi addio?”

Draco si fermò. Si voltò, guardandolo con espressione confusa. “In che senso, ‘addio’?”

Blaise sollevò un sopracciglio. Fece un gesto verso il baule che Draco non aveva neanche notato. “Non hai sentito? Sono stato espulso da Hogwarts. Sfortunatamente, è contro il regolamento avvelenare i mezzosangue.”

Non c’era niente che Draco desiderasse più di cancellare il ghigno odioso dal volto di Blaise, ma per fortuna riuscì a controllarsi.

“Mi dispiace,” disse Draco, senza un briciolo di sincerità nella voce. “Per il fatto che sei stato espulso, intendo.”

“Ah, non fa niente,” disse Blaise scrollando le spalle. “Per mia fortuna, non serve l’istruzione completa per diventare Mangiamorte.”

Draco sbuffò, scuotendo la testa. “Mi fai pena, Zabini.”

“Ah sì? E perché?”

“Perché sei un idiota,” rispose Draco. “Diventerai un Mangiamorte, e seguirai gli ordini dell’Oscuro Signore come un bravo soldatino, credendo per tutto il tempo che a lui importi qualcosa di te. Combatterai una guerra per lui, ma sarete sconfitti. Se non muori durante la battaglia, sarai rinchiuso ad Azkaban, dove passerai il resto della tua patetica esistenza senza anima, a farti torturare dal pensiero che la tua vita sarebbe potuta andare diversamente se solo non avessi scelto la strada sbagliata, quando eri giovane.” Fece una pausa,guardando il suo ex migliore amico. Non riusciva a vedere il ragazzo che stava di fronte a lui; tutto ciò che vedeva era cosa sarebbe diventato un giorno.

“Blaise,” disse dolcemente, “non è troppo tardi.”

Blaise, che aveva ascoltato attentamente ogni singola parola, sbuffò. “È più tardi di quanto credi, amico.” Tirò su una manica della camicia, rivelando il Marchio Nero sull’avambraccio.

Draco scosse la testa con tristezza. Non era sorpreso di scoprire che Blaise era già entrato a far parte dei Mangiamorte. Era, però, sicuramente deluso.

“Quindi immagino ci vedremo in battaglia,” disse Blaise, dando una pacca sulla spalla a Draco. “Prenditi cura di te, Draco.”

Stranamente, la sua voce non era completamente priva di emozioni. Infatti, Draco avrebbe potuto giurare che il ragazzo, in qualche modo, fosse sincero. E che quelle erano, molto probabilmente, le ultime parole sincere che avrebbe mai pronunciato.

Draco guardò Blaise allontanarsi lungo il corridoio, fischiettando allegramente lungo il cammino. Era felice di vedere Blaise andare via, soprattutto poiché Hermione sarebbe resuscitata, per così dire, nei giorni seguenti. Interpretò la partenza di Blaise come una persona in meno di cui preoccuparsi potesse farle del male.

 Probabilmente sarebbe rimasto lì qualche istante di più a rimuginare sul fatto che aveva appena perso il suo migliore amico, che aveva preferito i Mangiamorte a lui, ma la campanella suonò proprio in quel momento, segnando la fine delle lezioni. Velocemente, Draco svoltò l’angolo e corse verso la porta della classe di Piton, evitando gli studenti che cominciavano a uscire.

Harry uscì dalla classe con Ron al suo fianco, entrambi impegnati in quella che molto probabilmente doveva essere una conversazione estremamente noiosa. Entrambi sembrarono ignorare Draco, finché non fu lui a parlare.

“Potter,” sibilò, picchiettandogli sulla spalla.

Harry si voltò per fronteggiarlo con uno sguardo furioso. “Malfoy,” grugnì. “Per quale maledettissimo motivo non eri a lezione? Ti sei dimenticato che lavoriamo insieme a un progetto?”

“Chi se ne fotte, Potter,” disse Draco impaziente. “Che problema c’è? Abbiamo già finito il progetto.”

“No,” disse Harry. “Io l’ho finito. Tu non ti sei neanche degnato di darmi una mano.”

“Non mi hai neanche dato la possibilità di aiutarti, maledetto idiota!” disse Draco sulla difensiva. “E non mi hai neanche chiesto com’è andata con la Granger.”

“Mi ha informato Silente,” disse Harry. “Cerco di non parlarti, se non sono costretto a farlo.”

Ron ridacchiò. Draco sbuffò.

“Faresti meglio a stare attento, Potter, altrimenti non ti mostrerò cosa avevo intenzione di mostrarti.”

Harry lo guardò sospettoso. “Di che stai parlando?”

Draco sospirò. “C’è una cosa molto importante che devo farti vedere – farvi vedere, a tutti  voi. Dobbiamo trovare la Donnoletta e la sua amica stramba.”

“Non succederà mai,” disse Ron, guardandolo. “Non le coinvolgeremo finché non ci avrai detto cosa vuoi farci vedere.”

“Cosa c’è che non va, donnola? Non ti fidi di me?”

“Puoi scommetterci che non mi fido,” grugnì Ron.

Ma Harry lo guardava curioso. “Dovremo incontrare Ginny e Luna qui fra qualche minuto. Hanno appena finito Trasfigurazione.”

Harry,” sibilò Ron.

Harry tirò su una mano per farlo tacere. “Se non vuoi vedere cosa ci vuole mostrare Malfoy, Ron, allora sei libero di tirarti indietro. Ma io, per una volta, sono davvero curioso.”

Draco fece una smorfia. “Hai preso la decisione giusta, Potter. E tu, Weasley, per il tuo bene, faresti meglio a venire.”

“È una minaccia?” chiese Ron, il volto improvvisamente rosso.

“Non sto minacciando nessuno,” disse Draco. “Sto solo cercando di dirti che sarai piacevolmente sorpreso da ciò che vorrei mostrarvi, e ti odieresti per essertelo perso.”

“Perso cosa?” chiese una voce femminile.

Draco si voltò e vide Ginni e Luna, che erano arrivate alle sue spalle. Ginny lo guardava con aria interrogativa, mentre Luna fissava il muro con uno strano, ma intenso, interesse.

“Malfoy vuole mostrarci qualcosa,” rispose Ron, “ma non vuole dirci cosa, e francamente non mi fido di lui.”

Ginny alzò gli occhi al cielo, “Oh, ma davvero, Ronald.”

Che c’è?” chiese Ron esasperato. “Siete diventati tutti matti? Perché all’improvviso sono io l’unico che non crede che l’improvviso interesse di Malfoy a mostrarci qualcosa sia una cosa buona?”

“Le cose buone arrivano a coloro che sanno aspettare,” disse Luna con calma. Distolse lo sguardo dalla parete e guardò Draco con i suoi grandi occhi. “Io sono interessata a vedere quello che vuoi mostrarci.”

“Anch’io,” disse Ginny.

“Ed io pure,” disse Harry.

Ron fissò i suoi amici con orrore, ma alla fine si arrese. “E va bene! Vengo anch’io. Ma non lamentatevi quando dovrò ripetervi ‘Ve l’avevo detto.’!”

Ignorarono tutti Ron, cominciando a seguire Draco verso la torre dei Caposcuola. Quando qualcuno provava a chiedergli qualche informazione su che tipo di sorpresa aspettarsi, lui si limitava a dire loro di stare calmi. Era rimasto sorpreso che l’avessero seguito tutti così facilmente – beh, tutti tranne Ron – ma immaginò che forse se Harry era stato in grado di capire i suoi sentimenti per Hermione, allora probabilmente il resto di loro era stato altrettanto sveglio. E probabilmente pensavano che se era stato capace di amare Hermione Granger, non poteva essere così cattivo.

Quando arrivarono al ritratto, Marius sobbalzò alla vista di tutti loro. “Ancora ospiti, signor Malfoy?”

“Che cosa intendi con ‘ancora’?” chiese Ginny.

“Ci sono già due ragazze dentro,” disse Marius. Incrociò le braccia sul petto, alzò il naso all’aria e disse, “Humph.

Draco guardò il cavaliere, sperando che non rivelasse la sorpresa.

Due ragazze?” disse Ginny, contraendo il viso. “Che schifo. Malfoy, perché ci hai portato qui per vedere due ragazze?”

Improvvisamente, Ron sembrava meno irritato, e molto più interessato.

Drago sospirò. “Prugna zuccherata, Marius. Apri questa maledetta porta.”

Marius obbedì, ma disse a bassa voce, “Un giorno di questi imparerai a portare rispetto ai ritratti!”

Draco fece un passo avanti e si voltò verso gli altri. “Restate qui,” ordinò; voleva controllare la sala comune prima di farli entrare.

Nessuna delle due Hermione era nella stanza, e per un breve istante Draco andò nel panico. Dove diavolo potevano essere andate? Ma poi udì le risate provenire dalla stanza di Hermione, e sospirò sollevato.

“Chi sono le due ragazze, comunque?” chiese Ron con finta indifferenza.

Draco lo ignorò e s’incamminò verso la stanza di Hermione. La porta era chiusa, perciò bussò.

“Ehi,” disse attraverso la porta. “Sono tornato. Apri la porta.”

“Un attimo solo!” disse Hermione in risposta. Draco non avrebbe saputo dire quale delle due, però.

Harry, Ron, Ginny e Luna, intanto, avevano lentamente raggiunto Draco.

“Quella voce,” disse Harry. “Sembrava -”

Improvvisamente, la porta della stanza da letto si aprì e Hermione – la loro Hermione – apparve dinanzi a loro con un grande sorriso sul volto. L’altra Hermione raggiunse con un balzo la porta, ridacchiando.

“Ehi! Stavamo solo -”

Hermione s’interruppe quando vide le persone alle spalle del ragazzo.

Ginny sussultò, mentre Harry e Ron spalancarono la bocca. Luna agitò la mano di lato e disse, “Oh,” con voce sognante.

“Hermione,” sussurrò Harry. “Cosa.. come.. cosa?”

Draco prese la mano di Hermione e la condusse fuori dalla stanza. “È una lunga storia – e sono certo che ve la vorrà raccontare. Ma per ora.. ecco cosa volevo mostrarvi,” disse. “Hermione. La nostra Hermione.”

Tutti quanti la guardarono confusi. Draco sorrise pensando a cosa dovevano immaginare gli altri, vedendo due Hermione, chiedendosi come fosse possibile che la loro potesse essere proprio lì.

Ma nessuno osava ancora chiederlo.

“Oh Merlino,” disse Ginny, coprendosi la bocca con le mani. Draco intravide le lacrime formarsi agli angoli degli occhi della ragazza. “Hermione? Sei proprio tu?”

Hermione sorrise e annuì. “Sono proprio io, Gin.”

Era tutto quello che la rossa aveva bisogno di sentirsi dire. Immediatamente si fece avanti, gettando le braccia attorno al collo di Hermione. “Sei tu! Sei proprio tu! Ma come?”

Hermione ridacchiò, ricambiando con forza l’abbraccio di Ginny. “Come vi ha detto Malfoy, è una lunga storia. Per ora diciamo solo che sono viva. Anzi.. non sono mai morta, tanto per cominciare.”

“Miseriaccia,” mormorò Ron. Lentamente si avvicinò a Hermione. Afferrò Ginny e disse, “Fatti da parte, sorellina. Risparmia qualche abbraccio per noi.”

Ginny lanciò un’occhiata a suo fratello, ma lasciò andare Hermione.

“Hermione,” sussurrò Ron. “Non posso crederci..  non capisco.”

“Non ne sono sorpresa, Ronald,” disse Hermione, stringendolo in un abbraccio amichevole. “Non capisci tante cose.”

“Ehi!” disse lui sulla difensiva. Ma ricambiò l’abbraccio con delicatezza, arrossendo.

“Hermione, è fantastico riaverti con noi,” disse Luna, quando Ron ebbe finito di abbracciarla. Guardò l’altra Hermione da sopra la spalla della loro. “Lo stesso per te, Hermione.”

L’altra Hermione sorrise a disagio quando improvvisamente tutti gli occhi puntarono su di lei.

“E tu cosa ci fai di nuovo qui?” le chiese Ron. “E tu come fai a essere viva?” aggiunse rivolto alla vera Hermione. “Niente di tutto questo ha senso! È solo un elaborato scherzo di Malfoy!”

“Weasley, chiudo il becco,” disse Draco.

Hermione rise. “Non è un trucco, Ron. Per farla breve: non sono mai morta. Silente voleva solo far pensare a tutti voi che fossi morta, per proteggermi. Nel frattempo, ho passato gli ultimi due mesi nella Stanza delle Necessità, in una specie di coma, finché Malfoy non mi ha trovato e non è riuscito a svegliarmi. Visto? Tutto qui, davvero.”

Ron la guardò, sbigottito, e così fecero gli altri. Tutti tranne Harry, a dire il vero.

Draco vide lo sguardo di Hermione posarsi sul suo migliore amico, come se non lo avesse visto fino a quel momento. La guardò arrossire leggermente.. mentre un sorriso cominciava lentamente a formarsi sul suo volto.

“Ciao Harry,” disse lentamente.

Harry non disse niente. Fece qualche passo avanti e l’abbracciò, circondandola con le braccia, le spalle che tremavano come se stesse piangendo,

Hermione lo strinse a sua volta, cominciando a piangere anche lei. E, a un tratto, Draco non riuscì più a guardare la scena del loro ritrovarsi.

In silenzio, si fece da parte, diretto verso la sua stanza. Pensava sarebbe stato carino da parte sua, concederle un po’ di tempo per stare con i suoi amici. E poi, non sopportava la vista di Hermione e Harry abbracciati.

Entrò nella sua stanza, e stava per chiudersi la porta alle spalle quando l’altra Hermione ci mise una mano sopra, mantenendola aperta.

“Ti dispiace se mi unisco a te?” chiese.

“Assolutamente no,” mormorò, facendole segno di entrare. “Accomodati.”

Lei gli sorrise sollevata ed entrò nella stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. “È stato alquanto imbarazzante.”

“Non dirlo a me,” disse Draco, lasciandosi cadere sul letto.

“Questa ragazza è così fortunata,” disse lei con tristezza, sedendosi accanto a lui. “Ad avere amici così contenti di rivederla. Ti ho detto come hanno reagito quando io sono tornata nel mio mondo?”

Draco scosse la testa.

“Non hanno avuto nessuna reazione,” rispose lei lentamente. “A quanto pare, non vogliono avere niente a che fare con me.”

“Mi dispiace,” mormorò Draco.

“Oh, a me no,” disse lei, scuotendo la mano come se non avesse importanza. “Voglio dire, un tempo erano i miei migliori amici, e volevo loro molto bene. Ma mi avevano abbandonato da molto tempo ormai, quindi la loro reazione non ha avuto su di me l’effetto che avrebbe dovuto avere. E poi, ho Draco. E Pansy e Blaise. Quindi va bene così.”

“Mi fa piacere,” disse Draco, con un sorriso forzato.

“Ehi, su col morale,” disse Hermione, posandogli una mano sul ginocchio. “L’abbraccio cui hai assistito non è che un abbraccio fra amici. Fidati di me. Ho passato l’ultima mezzora o giù di lì con lei. So a chi appartiene il suo cuore in questo momento.”

Draco rise. “Ah sì?”

 

“Sì,” disse lei, con un sorrisetto. “E non hai niente di cui preoccuparti.” Fece una pausa per un momento, poi rise. “È fantastica. E non lo dico perché sono di parte. È davvero unica nel suo genere – il che è davvero strano per me da dire, visto che è un’altra versione di me stessa. Eppure – è divertente, è intelligente, è semplicemente.. fantastica. E sai qual è stata la prima cosa che ha voluto fare con me? Scambiarci i vestiti!”

Draco rise. “Beh, è sempre stata una sua fantasia.”

“È sempre stata anche una mia fantasia,” disse lei. “Avere una gemella è fantastico. Peccato che non potrò rivederla.” Il suo sorriso svanì lentamente mentre abbassava lo sguardo sulle mani che teneva in grembo.

Anche la risata di Draco sparì. “Già.. è vero. Il collegamento sarà interrotto dopo questo viaggio, giusto?”

Hermione annuì. “Esatto. E non potrò mai più rivedere nessuno di voi.”

A Draco non piaceva per niente questa situazione. Aveva imparato ad apprezzare questa Hermione, anche se non quanto la sua Hermione, e gli sarebbe mancata parecchio quando se ne sarebbe andata.

Rimasero seduti in silenzio per un po’, ascoltando le voci eccitate che provenivano dall’esterno. Non molto dopo, ad ogni modo, le voci si spensero e immediatamente qualcuno bussò alla porta di Draco.

“Avanti,” disse lui.

Hermione aprì la porta lentamente e sporse la testa. “Ehi! Perché ve ne siete andati?”

“Ti stavamo lasciando sola con i tuoi amici,” rispose Draco con voce tesa. “A proposito, dove sono andati?”

“Oh, se ne sono andati. Ho detto loro che ero stanca e che li avrei raggiunti dopo.”

Draco annuì. “Fantastico.”

L’altra Hermione sorrise. “Sono così contenta che si sia sistemato tutto qui,” disse. “Ma ora devo proprio andare.”

“No!” protestò Hermione. “Sei appena arrivata!”

“Sono stata qui fin troppo a lungo, a dire il vero,” disse l’altra, alzandosi dal letto. “Il Ministro probabilmente si sarà domandando cosa mi sia successo. Dovrei proprio tornare prima che vengano qui loro a riprendermi.”

“Oh. Già,” disse Hermione, corrugando la fronte. Si avvicinò a lei e l’abbracciò. “Sono davvero contenta di averti conosciuta, almeno.”

“Anch’io,” disse l’altra Hermione, asciugandosi velocemente le lacrime. “Diamine, ti conosco da così poco tempo, ma mi mancherai davvero.”

Hermione fece un sorrisetto. “Anche tu.”

Draco si alzò, togliendosi dal collo il medaglione che serviva per l’incantesimo. “Ecco,” disse, porgendolo all’altra Hermione.

Lei scosse la testa. “No, puoi tenerlo tu, per ricordarti di me e non dimenticarmi.”

“Non credo sia possibile,” disse lui, con un caloroso sorriso. La strinse in un abbraccio e le sussurrò all’orecchio, “Prenditi cura di te, Granger. E per favore, prenditi cura dell’altro me.”

Lei rise. “Lo farò rigare dritto, promesso.”

Lui fece un sorrisetto e si allontanò leggermente. Abbassò lo sguardo su di lei. “Grazie, Granger. Grazie di tutto.”

“È stato un piacere,” disse, lasciandolo andare. Mise una mano sulla sua – quella che reggeva il medaglione. “Aperio.”

Il portale apparve davanti a loro per l’ultima volta.

“Wow,” sussurrò Hermione. “È meraviglioso.”

L’altra Hermione sorrise. “Lo è davvero.” Guardò Draco e poi tornò a guardare Hermione. “Vi auguro il meglio.”

“Grazie,” disse Draco.

Lei sorrise. Si voltò verso il portale, ma Hermione la fermò. “Aspetta!”

L’altra Hermione si fermò e si voltò, guardandola con curiosità.

“Voglio darti qualcosa,” spiegò Hermione. Velocemente, corse fuori dalla stanza, lasciando l’altra Hermione e Draco a scambiarsi un’occhiata interrogativa. Qualche secondo dopo, tornò di corsa nella stanza, con una delle sue camicie babbane in mano.

“Voglio che tu prenda questa,” disse, porgendola alla ragazza.

Draco fece un sorrisetto, sapendo esattamente perché le stava regalando un suo capo d’abbigliamento.

L’altra Hermione sembrò capire a sua volta. Sorridendo, prese la camicia, e poi si tolse la sua, rimanendo con una canotta soltanto, e la porse a Hermione.

Si stavano scambiando i vestiti.

“Grazie,” disse Hermione. Abbracciò un’ultima volta la sua gemella. “Addio.”

“Addio,” disse l’altra Hermione con dolcezza. Guardò Draco. “Trattamela bene, mi hai sentito?”

“Forte e chiaro,” disse Draco, sorridendo.

Poi lei entrò nel portale, e sparì. Per sempre.

Draco e Hermione si concessero un sospiro collettivo quando una sensazione di vuoto riempì la stanza.

“È stata una giornata molto lunga,” disse Hermione all’improvviso.

Draco annuì in segno di approvazione. “Sì, è vero.”

“Tornerò a lezione domani.”

“L’avevo immaginato.”

“Saranno tre mesi molto interessanti.”

“Già, molto interessanti.”

Uscirono entrambi dalla stanza e si diressero verso la sala comune.

Quando passarono accanto alla stanza della ragazza, Hermione disse, “Sai cosa è strano? Il fatto che tu sia stato in grado di entrare nella mia stanza per prendermi l’orsacchiotto. Che cosa sarà successo all’incantesimo che avevo fatto all’inizio dell’anno? Quello che avrebbe dovuto impedire alle persone di entrare?”

Draco si strinse nelle spalle. “La tua ‘morte’ in qualche modo deve averlo cancellato. Devi aver perso la connessione con l’incantesimo. Spero che non ti dispiaccia che sono entrato per prendertelo.”

“Oh no,” disse lei. “Figurati. Voglio dire, non è come se fossi entrato per leggere il mio diario o simili.”

Draco praticamente inciampò sui suoi stessi piedi. Deglutì. “Già.. uh..”

Hermione scoppiò a ridere. “Non fingere di non averlo letto, Malfoy. Hermione mi ha detto tutto.”

In silenzio, Draco maledì l’altra Hermione per la sua bocca larga. “Ascolta, Granger, non volevo, ma.. beh, lei mi ha costretto!”

“Risparmia il fiato,” disse Hermione, alzando una mano per zittirlo. “A meno che non mi dici che ti ha puntato contro una bacchetta, minacciando di lanciarti un Avada Kedavra, non sono interessata a sentire le tue scuse.”

Draco sospirò. “Lei.. mi ha puntato contro una bacchetta, minacciando di lanciarmi un Avada Kedavra?”

“Bel tentativo,” disse lei, colpendogli scherzosamente il braccio. Sospirò esageratamente. “Adesso dovrò trovare un nuovo posto per nasconderlo.”

Draco fu sbalordito per quanto la ragazza desse poca importanza a tutta quella situazione. Non sembra neanche arrabbiata con lui.

“Non sei arrabbiata?”

“Arrabbiata?” disse lei. “No. Umiliata? Decisamente. Immagino tu abbia letto cosa ho scritto su di te.”

“Sì,” disse lui lentamente.

“Tutto quanto?”

“Abbastanza.”

Lei sbruffò, coprendosi la faccia con le mani. “Sono una stupida.”

Draco fece un sorrisetto. Le prese le mani e le scostò gentilmente dal viso. “Non se una stupida. A dire il vero mi è piaciuto tutto quello che hai scritto su di me. Beh, tranne tutto quello che hai scritto per il primo mese, più o meno.”

Lei rise. “Mi dispiace per quello,” mormorò.

“Non devi essere dispiaciuta, Granger. Sono stato un idiota con te. Considerando il mio comportamento, direi che sei stata alquanto generosa nelle tue descrizioni. Ma.. forse sei stata un po’ più generosa nei mesi successivi.”

Lei cominciò ad arrossire. “Vuoi dire tutte quelle cose che ho scritto sul fatto che io -”

“Sul fatto che tu eri profondamente innamorata di me e volevi avere dei figli con me? Sì, è quello che voglio dire,” la provocò lui.

“Oh, ma stai zitto!” esclamò lei, dandogli una spinta sulla spalla.

Draco rise. “Va tutto bene, Granger, perché anch’io ero profondamente innamorato di te.”

Entrambi rimasero di ghiaccio a quelle parole. Gli occhi di Hermione si spalancarono e lo guardò sorpresa.

“Anzi, a dire il vero, lo sono ancora,” continuò lui dolcemente. Non aveva neanche pensato prima di dirlo. Le parole erano semplicemente scivolate sulla sua lingua come se fossero le parole più semplici che avesse mai pronunciato.

“Beh, chi l’avrebbe mai detto,” disse lei con dolcezza. “Ecco un’altra cosa che abbiamo in comune.”

Draco sospirò. Era bello poter esprimere quei sentimenti ad alta voce. Finalmente.

“Sai,” le disse, stringendo le braccia attorno alla sua vita, “Luna ha detto una cosa molto profonda prima. Penso si adatti perfettamente a noi in questo momento.”

“Ah sì?” chiese Hermione, alzando un sopracciglio. “Che ha detto?”

“Ha detto, ‘le cose buone arrivano a coloro che aspettano’.”

Hermione chiuse gli occhi e sorrise con aria sognante. “Ho sempre saputo che Luna era una ragazza intelligente. È una Corvonero, dopo tutto.”

Draco rise. Si chinò in avanti e la baciò dolcemente sulle labbra. Poggiò la fronte contro quella della ragazza, e le accarezzò una guancia. La guardò dritto negli occhi, e cominciò a innamorarsi di lei di nuovo, come la prima volta.

Non vedeva l’ora che arrivassero i tre mesi successivi.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Before Sunrise ***



Before Sunrise (Prima dell'alba)


19 Giugno, 1998

I tre mesi successivi passarono velocemente.

Il giorno stesso Hermione tornò a lezione, e lo stesso fece Draco. Era indietro con le lezioni quasi quanto lei, ma una volta tornato a frequentarle, non gli ci volle molto tempo per recuperare quanto si era perso – per lo più grazie alle sedute di studio fino a tarda notte che aveva fatto lui e Hermione ogni sera, nella loro sala comune. Era fortunato che tutti i suoi professori avessero acconsentito a dargli un’occasione per recuperare. Immaginava di dover ringraziare soprattutto Silente per questo.

Lui e Harry avevano ottenuto una O per il loro progetto di pozioni. Poteva solo immaginare quanto fosse stato difficile per Piton assegnare un voto del genere, ma la qualità della loro pozione non poteva essere negata, visto che aveva funzionato alla perfezione con l’altra Hermione. Draco si era aspettato che Harry informasse Piton del fatto che lui non lo aveva aiutato per niente nella preparazione della pozione, ma non era successo. Quando Draco gli chiese perché non l’aveva fatto, lui si limitò a scrollare le spalle e dire semplicemente, “Perché mi hai ridato la mia migliore amica.”

Gli studenti erano rimasti tutti sorpresi dal ritorno di Hermione, ma forse non quanto lo sarebbero stati se l’altra Hermione non fosse mai arrivata. La maggior parte degli studenti delle altre case sembrava disinteressati dal suo ritorno, ma i Grifondoro organizzarono una festa enorme in suo onore – alla quale Draco non fu invitato, ovviamente.

Tutti gli amici di Hermione erano eccitati perché era ancora viva, ma nessuno quanto Ginny, che si era praticamente attaccata ai fianchi di Hermione da quando era tornata. Anzi, per dirla tutta, Draco aveva visto Hermione senza Ginny accanto soltanto durante le lezioni, e quando la ragazza era da sola con lui la sera, a studiare. Per quanto desse fastidio a Draco, a Hermione non sembra dispiacere per niente. Sosteneva che il fatto che improvvisamente Ginny fosse così attaccata a lei fosse dovuto alla lite che aveva avuto prima dell’attacco, quando Ginny le aveva detto delle cose alquanto cattive. Draco pensava che quella teoria avesse senso, perché era la stessa alla quale era giunto lui quando Ginny aveva accolto l’altra Hermione a braccia aperte.

L’evoluzione del rapporto fra Draco e Hermione si stava facendo interessante. Nella comodità della loro torre, si consideravano una coppia. Ad ogni modo, comunque, avevano scelto di tenere segreta la loro relazione in pubblico, per sicurezza. Quando passavano l’uno accanto all’altra nei corridoi, non si salutavano. Non si parlavano, salvo che lo svolgimento della lezione non lo richiedesse. Ogni tanto, per divertimento, si guardavano in cagnesco durante i pasti nella Sala Grande, sperando che nessuno di coloro che li stava guardando in quel momento si accorgesse che stavano fingendo. Neanche gli amici di Hermione sapevano della loro relazione.. finché una tarda sera di metà aprile, Ron non li aveva beccati a baciarsi in una sezione isolata della Biblioteca. L’espressione terrorizzata e disgustata sul suo volto era stata impagabile, ma alla fine non era sembrato sorpreso più di tanto. Aveva soltanto alzato gli occhi al cielo, sbuffato e se n’era andato senza dire una parola, lasciando sia Draco che Hermione in preda ad una risata isterica. Ron, ovviamente, era andato dritto da Harry e Ginny per informarli. Neanche loro erano sembrati troppo sorpresi, comunque.

Il resto dell’anno scolastico era filato inaspettatamente liscio. Niente sembrava minacciare Hermione. Draco non era sicuro se ciò fosse dovuto agli incantesimi protettivi che Silente aveva posto per lei, o se nessuno era più interessato a farle del male. Immaginava che fosse più la prima che la seconda – anche se gli sarebbe piaciuto credere che non fosse più il bersaglio di nessuno. La partenza di Blaise aveva aiutato, anche se Draco era certo che molti Serpeverde erano ancora in contatto con lui e lo tenevano ben informato. Ma Hermione aveva ragione – finché rimaneva nel castello, era molto improbabile che qualcuno l’attaccasse. Specialmente con Draco accanto, visto che lui era diventato la sua guardia del corpo non ufficiale. Da quando lei aveva ripreso i suoi doveri di Caposcuola, lui lei aveva tenuto saldamente la mano ogni notte in cui aveva fatto la ronda per la scuola – un bel passo avanti rispetto ai giorni in cui la lasciava da sola nel buio. E la maggior parte delle notti, la faceva dormire nella sua stanza – le lasciava il letto, mentre lui dormiva sul pavimento.

E ogni notte, si addormentavano entrambi ascoltando il dolce suono della scatola musicale che lui le aveva regalato a Natale.

Entrambi studiarono parecchio nei tre mesi successivi, e nonostante tutto il lavoro arretrato che si erano ritrovati da fare, erano riusciti a prendere il massimo dei voti, arrivando fra i primi due della scuola – Hermione, ovviamente, come prima. Hermione tenne il discorso finale alla cerimonia del diploma. Qualche anno prima, Draco la detestava perché prendeva sempre un voto più di lui, ma ora non avrebbe potuto essere più orgoglioso di lei. E qualche ora dopo, entrambi ricevettero il loro attestato, e divennero ufficialmente dei diplomati alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

La cerimonia era stata lunga e noiosa – non che Draco vi avesse prestato molta attenzione, comunque. Era stato occupato a guardare di nascosto la Caposcuola, seduta accanto a lui, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Ma nonostante il felice evento, Draco aveva qualche difficoltà a essere felice, perché il giorno dopo, Hermione sarebbe partita – per tornare a vivere come una Babbana, in viaggio verso chissà-dove e per chissà-quanto-tempo. Certo, questo era quanto Draco aveva pensato di volere per lei, qualche mese prima, perché sembrava la scelta più sicura. Ma adesso che stava davvero per partire, per lui era difficile affrontare la realtà.

Eppure eccolo lì, qualche ora dopo la cerimonia del diploma, a far finta di non avere un solo problema al mondo – perché se non si fosse comportato in quel modo, probabilmente sarebbe impazzito.

Gli insegnanti avevano organizzato una festa post-diploma nella Stanza delle Necessità, quella notte, che sarebbe durata fino alle prime ore del mattino successivo. La stanza sembrava molto diversa rispetto a tre mesi prima. Le dimensioni erano triplicate, adesso, e c’erano tutti i diplomati – di tutte e quattro le case. C’era una band da vivo – di cui Draco non aveva mai sentito parlare – sistemata su un palco su un lato della stanza, e alcuni studenti stavano ballando, mentre altri erano riuniti in gruppetti a parlare o trovare un altro modo per intrattenersi. Nonostante le bevande alcoliche fossero state severamente vietate, molti studenti (soprattutto di Serpeverde) erano riusciti ad aggirare la regola, portandosi le loro bevande. Nessuno dei professori se ne accorse, perché nessuno dei professori era presente. A quanto pare, era il loro regalo ai maturandi: una festa non sorvegliata.

Mentre guardava Tiger e Goyle – completamente persi – andare a sbattere l’uno contro l’altro o contro altri studenti più e più volte, Draco comprese che il loro regalo era stato davvero poco saggio.

Ma forse non quanto la decisione di Draco di passare la serata allo stesso tavolo di Hermione e del suo gruppetto di amici, che non avrebbero potuto essere più noiosi neanche se fossero stati addormentati. Ovviamente, Draco voleva passare tutto il tempo che poteva con Hermione, ma i suoi amici lo stavano facendo diventare matto, discutendo dei loro progetti di diventare Auror o di cosa avrebbero fatto quell’estate, e bla bla bla. E ovviamente, Hermione voleva passare più tempo possibile con i suoi amici, perché sarebbe stata l’ultima volta che li avrebbe visti per un bel po’ di tempo.

Draco si stava praticamente addormentando sul tavolo, quando Calì Patil corse da loro, strillando, “Alcuni di noi vogliono giocare a gira il calice! Ci siete?”

Il volto di Ginny s’illuminò. “Fantastico!” Si voltò verso Hermione e la afferrò per mano. “Andiamo, Hermione, giochiamo!”

La mano di Draco si alzò immediatamente e afferrò il braccio di Hermione prima che potesse alzarsi e unirsi a Ginny. “Scusate, ma devo disapprovare,” disse severo.

Harry lo guardò dall’altro lato del tavolo e annuì. “Anch’io,” disse a Ginny. “L’unico ragazzo che bacerai stasera sono io.”

Avvicinò il volto della ragazza al suo e la baciò dolcemente sulle labbra. Lei sorrise brevemente, e poi mise il broncio. “Non sapete divertirvi. È solo un gioco, non fa male a nessuno.”

Draco sospirò annoiato. “Donnoletta, ma tu cosa ci fai qui? Tu non ti sei diplomata.”

Ginny lo guardò e disse, “Scusami, ferretto, ma mio fratello si è appena diplomato, per non parlare del mio ragazzo e della mia migliore amica, quindi ho tutto il diritto di essere qui. E poi, sono stata invitata.”

Draco fece un sorrisetto. “Ma che meraviglia. Questo però non ti da' il permesso di portarti via la mia ragazza per giocare a baciarvi con altri ragazzi.”

Ginny ridacchiò e si voltò verso Hermione. “Ti ha appena chiamata la sua ragazza,” disse in tono canzonatorio, colpendo il braccio di Hermione per gioco.

Hermione arrossì e sorrise a Draco. Lui non voleva riferirsi a lei come la sua ragazza, anche se in fin dei conti lo era, e anche se tutte le persone a quel tavolo lo sapevano. Ciò nonostante, cercava sempre di evitare di usare quel termine, perché faceva sempre grugnire Ron.

E infatti Ron grugnì. “Perché devi insultarla così?”

“Perché, considerando quanto pomiciamo io e lei, sarebbe strano chiamarla in un altro modo,” rispose Draco, godendosi la vista del volto di Ron che assumeva un colorito verdastro.

Adesso toccò a Harry grugnire. “Dov’è un incantesimo della memoria quando ne serve uno? Vorrei proprio dimenticare quanto hai appena detto.”

Hermione tirò un pugno leggero al braccio di Draco. “Stava scherzando, Harry.”

Draco sollevò un sopracciglio, guardandola. “Scherzo su tante cose, Granger, ma baciarti non lo è.” Allungò una mano e prese quella della ragazza, intrecciando le dita con le sue.

Hermione sorrise, stringendogli leggermente la mano.

Mentre Ginny tornava a sedersi e tutti si affrettavano a cambiare argomento, Draco abbassò lo sguardo sul suo orologio. Quando vide che ore erano, guardò Ginny e disse, “Ehi, donnoletta, ti dispiace se prendo il prestito la tua gemella per un po’?”

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Molto divertente, ferretto,” rispose beffarda, ma poi arrossì quando si accorse che senza rendersene conto aveva preso Hermione sotto braccio, appena pochi secondi prima. Velocemente, la lasciò andare e si strinse nelle spalle. “Bene. Come vuoi. Se lei preferisce passare il tempo con te..”

Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma trovava carino l’attaccamento di Ginny a Hermione – e poteva capirla benissimo. Era molto protettiva, come se aggrapparsi a lei l’avrebbe, in qualche modo, tenuta al sicuro. E soprattutto per quel motivo, era difficile lasciar perdere.

Hermione sorrise. “Grazie, Gin.”

Ron si accigliò. “Allora preferisci passare il tempo con lui!”

Draco si allungò e scompigliò i cappelli rossi di Ron. “Senza offesa, Weasley, ma ho qualcosa di meglio da offrirle di voi.”

Hermione lo guardò con curiosità. “Ah sì? Tipo?”

“È una sorpresa,” rispose lui, alzandosi dal tavolo. Le tenne il braccio, aiutandola ad alzarsi dalla sedia. Voltandosi verso gli altri al tavolo, Draco disse, “Non preoccupatevi, la riporto prima che il treno parta domattina.”

Ron grugnì, mentre Harry e Ginny si strinsero nelle spalle, cercando fi far finta di non essere interessati. Hermione li salutò calorosamente scuotendo la mano, mentre Draco le faceva segno di affrettarsi.

Lei seguì il ragazzo, cercando di mantenere il passo con la sua camminata veloce. Draco si diresse fuori dalla Stanza delle Necessità e cominciò a condurla lungo i corridoi.

“Dove stiamo andando?” chiese lei.

Draco si voltò a guardarla con un sorrisetto. “Hai bisogno di un dizionario per la definizione di ‘sorpresa’? Su, Granger.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ti ho mai detto che non mi piacciono le sorprese?”

“Ti ho mai detto che non m’interessa per niente se ti piacciono o no?”

“Ma perché sei sempre così idiota?”

Draco si fermò all’improvviso – così improvvisamente che Hermione non ebbe il tempo di rallentare e gli finì addosso.

“Perché non la smetti di parlare,” sibilò con tono di scherno, voltandosi.

“Perché non mi costringi tu,” rispose lei, stuzzicandolo; un accenno di sorriso apparve sulle sue labbra.

Draco abbassò lo sguardo sulle sue labbra e improvvisamente avvertì il bisogno di baciarla. La prese delicatamente dalle spalle e cominciò a spingerla verso il muro di pietra finché non lo toccò con la schiena. Non perse tempo e catturò le labbra della ragazza con le sue in un profondo e intossicante bacio che pochi minuti dopo, quando si separarono, li lasciò entrambi senza fiato.

Hermione ridacchiò mentre lui si spostava più in basso, baciandole dolcemente il collo. “Era questa la tua sorpresa? Sedurmi in un corridoio?”

“No,” rispose Draco, baciandole di nuovo le labbra. “Ma sto considerando l’idea di cambiare programma.”

“Non esiste,” disse lei, spingendolo via con forza. “Mi ha fatto incuriosire ormai.”

Draco sospirò. “Va bene. Andiamo.”

Le afferrò nuovamente la mano, e la condusse attraverso i corridoi bui, con la sola luce della sua bacchetta a guidarli. Qualche minuto dopo giunsero a destinazione, ritrovandosi ai piedi di una lunga scala a chiocciola.

Hermione lo guardò con espressione  confusa. “La Torre di Astronomia? È questa la tua sorpresa? Mi dispiace deluderti, Malfoy, ma sono già stata sulla Torre di Astronomia – molte volte, a dire il vero. Non è affatto una sorpresa -”

“Stai di nuovo parlando troppo,” disse lui semplicemente, spingendola su per le scale.

“Scusa,” borbottò lei, non sembrando per niente dispiaciuta. Anzi, Draco avrebbe potuto giurare di averla vista lottare per trattenere le risate.

Quando finalmente arrivarono in cima, lui aprì la porta e le fece segno di entrare.

La stanza era la stessa di sempre – solo più scura. Hermione entrò e si guardò intorno, come se cercasse qualcosa.

“Allora, la mia sorpresa?” chiese. “C’è un cucciolo di cane nascosto da qualche parte?”

“Pensavo fossi più una tipa da gatti.”

Lei sussultò. “Mi hai preso un gattino?”

Draco ignorò le sue provocazioni e le prese di nuovo la mano, conducendola verso la finestra.

Lei oppose resistenza. “Aspetta.. non vorrai farmi saltare dalla finestra, dico bene?”

Draco sollevò un sopracciglio. “Quindi ti ricordi i sogni!”

“Solo qualche frammento, a dire il vero,” rispose lei. “Però sì, mi ricordo la parte in cui mi hai fatto saltare. Sono ancora arrabbiata per quello, sai.”

“Per l’amor del cielo, Granger, era solo un sogno. Fattene una ragione.”

“Costringimi.”

“Ti rendi conto che ogni volta che dici ‘costringimi’ io ti bacio?”

“Era quello che volevo.”

Poiché, a giudicare dal buio nella stanza, aveva ancora un po’ di tempo, lui l’avvicinò a sé e la baciò gentilmente.. dolcemente.. assaporando ogni momento come se fosse l’ultimo.

Hermione sospirò, passandogli una mano fra i capelli. Si allontanò da lui leggermente e sussurrò, “Mi piace da morire la tua sorpresa.”

Lui rise appena, e catturò brevemente le sue labbra. “Sei così facile da accontentare. Ma non è questa la tua sorpresa. Non posso ancora dartela.”

Lei mise il broncio, affondando il volto nel petto del ragazzo. Si tennero stretti l’uno all’altra con forza, sentendo il battito dei loro cuori contro il petto. Draco avrebbe giurato che ad un certo punto i battiti avevano cominciato a coincidere, come se fossero perfettamente sincronizzati.

Sospirò, stringendola, portandola il più vicino possibile a sé. Riusciva a sentire il dolce profumo alla frutta dei suoi capelli, a percepire le morbide curve del suo corpo, e avvertiva l’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto mentre respirava profondamente. Sarebbe potuto restare lì per sempre. E cominciò a chiedersi come diavolo avrebbe fatto a lasciarla uscire dalla sua vita, di lì a poche ore.

All’improvviso, lei s’irrigidì. Alzò la testa per guardarlo, e lui notò l’improvvisa espressione preoccupata sul suo volto.

“Draco,” disse lei dolcemente. “Che cosa vuoi fare?”

Lui abbassò lo sguardo verso di lei con curiosità. “In questo preciso istante? Mi sto godendo la sensazione del tuo corpo contro il mio.” Fece un sorrisetto.

Lei scosse la testa. “No, non intendevo in questo momento. Voglio dire.. dopo. Fra meno di dieci ore, staremo per salire sull’Espresso di Hogwarts – e poi? Che cosa farai? Cosa hai intenzione di fare?”

Draco sospirò, lasciandola andare. Aveva sperato fino a quel momento che lei non glielo chiedesse. Anzi, aveva cercato in tutti i modi di non chiederselo da solo.

“Onestamente non ne ho idea,” rispose lentamente. Si allontanò leggermente da lei e osservò il cielo ancora buio, ma sull’orlo della luce, fuori dalla finestra. “Per tutta la mia vita, sono sempre stato sicuro che sarei cresciuto per diventare un Mangiamorte, come mio padre. Ero sicuro che sarebbe andata così. Ma poi lui è morto, e all’improvviso non ero più così interessato alla prospettiva di imitare le sue orme. E adesso.. adesso non ho idea di cosa farò. In tutta sincerità, non ci ho pensato molto.”

“E allora vieni con me,” disse Hermione tutto d’un fiato.

Draco si voltò per guardarla, non sicuro di aver capito bene. “Che cosa?”

Lei fece un passo verso di lui. “Ci ho pensato un sacco – per tre mesi interi, per essere esatti. All’inizio, quando sono tornata a essere Caposcuola, non ero sicura di come sarebbero andate le cose fra noi. Non sapevo se sarebbe stata una cosa momentanea – qualcosa a cui avrei saputo rinunciare, alla fine.. o se sarebbe stato speciale – qualcosa senza la quale non saprei vivere per il resto della mia vita.”

A Draco si bloccò il respiro in gola. “E poi? Quale delle due si è rivelata?”

“Beh, ti ho appena chiesto di venire con me, o sbaglio? Puoi arrivarci da solo.” Fece un sorrisetto.

Draco lasciò andare il respiro che non si era neanche accorto di trattenere. Si passò una mano fra i capelli e cominciò a camminare avanti e indietro. “Mi stai chiedendo di venire con te.. nel mondo Babbano?”

“È proprio quello che ti ho chiesto,” rispose lei annuendo. “Ascolta, so che ti chiedo tanto. So come provi nei confronti dei Babbani, e di tutto ciò che li riguarda, ma sapevo anche che se non avessi almeno provato a chiedertelo, me ne sarei pentita per il resto della mia vita -”

“Sì,” disse Draco all’improvviso; la parola gli scappò dalle labbra prima ancora che potesse capire che stava per pronunciarla.

Hermione sbatté gli occhi, incredula. “Sì? Vuoi dire..”

Draco annuì. “Hermione, quest’anno ho avuto due mesi interi per imparare cosa significa vivere senza di te. E in tutta sincerità, non mi è piaciuto molto. E adesso che sei di nuovo con me, il solo pensiero di non vederti più, o non poterti più toccare o baciare.. non mi piace neanche questo. Quindi se mi stai chiedendo di venire con te – ovunque – la mia risposta è sì.”

Hermione si portò una mano alla bocca e si trattenne dallo strillare. “Davvero?” chiese, sbattendo le palpebre per trattenere le lacrime.

“Sì, davvero.”

“Oh!” strillò, saltandogli letteralmente al collo e baciandolo con decisione. Lui la sollevò e la fece volteggiare, sorridendo come uno stupido per tutto il tempo.

“Sono così contenta che tu abbia accettato!” esclamò lei. “Ne ho già parlato con i miei genitori, nell’eventualità, e hanno detto che puoi stare da noi per l’estate, fino all’autunno e poi.. beh, poi decideremo dove andare. E ho già -”

“Granger, calmati,” la pregò lui, soffocando le sue parole con un bacio. A lei non sembrò dispiacere.

Qualche secondo dopo, si separarono. Draco guardò fuori dalla finestra e si rese conto che la sua sorpresa era quasi pronta.

“Vieni qua,” le disse dolcemente, conducendola verso la grande finestra. “Siediti,” le disse, indicando il davanzale.

Lei obbedì, guardandolo curiosa. “Che stiamo facendo?”

“Noi,” rispose Draco, sedendosi accanto a lei, “guarderemo l’alba adesso.”

Hermione sorrise. “Perché mi suona familiare?”

“Il nostro sogno,” rispose lui. “Stavo per mostrarti l’alba, ma il tempo era poco.”

“Ah,” disse lei, guardando fuori dalla finestra. Sorrise. “Mi piace questa sorpresa.”

Draco si appoggiò al muro e guardò l’orizzonte, che si era schiarito parecchio da quando erano arrivati sulla cima della torre. Le prime ore del mattino erano proprio lì davanti a loro.

Rimasero seduti in silenzio, osservando e aspettando. Non appena il cielo cominciò a schiarirsi, sfumato di blu, viola e rosa, Hermione sussultò e disse, “È così bello. La vista da qui è spettacolare.”

Draco annuì, concordando, guardandola mentre scuoteva la testa per la meraviglia. L’aurora era davvero bella, ma sbiadiva in confronto alla ragazza che lo affascinava tanto.

“So che non è la sorpresa più eccitante del mondo,” disse con aria mortificata. “Ma dovevi vederlo. Sapevo che ti sarebbe piaciuto.”

“Mi piace,” disse lei dolcemente. “Mi piace per tanti motivi.” Lo guardò con la coda dell’occhio e scosse la testa leggermente. “Che cosa ho fatto per essere così fortunata?”

Draco stava quasi per sbuffare, ma si fermò appena in tempo. Lei pensava di essere fortunata? Lui si era appena fatto la stessa domanda riguardo se stesso.

Si sporse e le baciò la fronte. “Ti amo, Granger.”

Lei sospirò felice. “E io amo te, Malfoy.”

“Le nostre somiglianze cominciando a spaventarmi adesso,” mormorò lui fra i suoi capelli. “Non è normale.”

Lei ridacchiò e gli diede un bacio veloce. “Faresti meglio a riportarmi dai miei amici adesso, prima che vengano a cercarci.”

Draco grugnì. “Hai proprio bisogno di rivederli?”

“Certo che sì!” disse lei, scendendo dal davanzale. “E dopo averlo fatto, devo fare le valigie. E anche tu. Non vogliamo perdere il treno, no?”

“Hai ragione,” disse lui, imitandola e scendendo. “Non voglio assolutamente passare un minuto di più di quanti me ne rimango qui dentro. Ho chiuso con questa scuola.”

Hermione fece un sorrisetto e gli prese la mano. “Sai che ti mancherà quando ce ne saremo andati.”

Draco sbuffò. “Dubito fortemente.”

Mano nella mano, camminarono verso la porta.  Voltandosi per guardare la finestra, Draco notò che i colori del cielo si erano fatti più intensi, illuminando il panorama di azzurro per dare il benvenuto a una nuova giornata.

Qualche minuto dopo la lasciò con i suoi amici, che erano tornati alla Torre di Grifondoro, e tornò nella sua torre per cominciare a fare le valigie. Fu sorpreso di trovare Silente ad aspettarlo davanti al buco del ritratto.

“Signore,” disse salutandolo.

“Draco,” rispose con gentilezza il vecchio. “Stavo facendo una piacevole conversazione con Marius. Mi stava raccontando che piacere è stato per lui essere il tuo ritratto quest’anno.”

Draco guardò il cavaliere di sottecchi. “Sta scherzando.”

Marius rise. “Oh, mi mancherete di sicuro, signor Malfoy. Non mi sono dispiaciute le nostre battutine e i nostri scherzetti nel corso dei mesi. È stato il Caposcuola più divertente degli ultimi anni. Anche se, devo dirlo, la Caposcuola mi mancherà un po’ di più.”

Silente sorrise a Marius. Si voltò verso Draco e disse, “Volevo farti sapere che ho ricevuto delle novità la scorsa notte, riguardo al Mangiamorte che ha attaccato la signorina Granger.”

Aveva catturato l’attenzione di Draco. “Che novità?”

“È stato trovato morto nella sua cella ieri,” rispose Silente. “A quanto pare, Azkaban era troppo per lui da sopportare. Era ovviamente uno dei galoppini più deboli del Signore Oscuro.”

Un’ondata di sollievo investì Draco. Aveva temuto che Silente stesse per dirgli che il Mangiamorte era scappato. “È una grande notizia, signore.”

Silente annuì. “Ma non voglio dare a nessuno false certezze. La signorina Granger sta ancora pensando di prendersi un po’ di tempo di pausa, giusto?”

“Sì, signore,” rispose Draco. “Ed io, uh.. io andrò con lei.”

Gli occhi dell’uomo si spalancarono per la sorpresa. “Ma davvero? Beh è fantastico – sono molto contento di sentire una cosa del genere. Avrà molto meno di cui preoccuparsi, con te accanto per proteggerla.”

“Già,” convenne Draco. Guardò imbarazzato verso il ritratto, poi tornò a guardare Silente. “Beh, io dovrei andare a fare i bagagli..”

“Sì. Sì, ti conviene andare.” Silente gli porse la mano. “Arrivederci, Signor Malfoy. Ti auguro tutta la fortuna di questo mondo.”

“Grazie, signore,” disse Draco, stringendo la mano del Preside. E prima di riuscire a fermarsi, abbracciò il vecchio – un abbraccio molto veloce, e disse, “Grazie di tutto.”

Sapevano entrambi per quale motivo lo stava ringraziando, ossia per aver salvato la vita di Hermione, e averla tenuta al sicuro. Non lo avrebbe mai dimenticato, e si ripromise che in giorno avrebbe trovato un modo appropriato per restituirgli il favore.

Silente sembrò molto commosso dal gesto, ma non lo diede a vedere. Si limitò a sorridere, voltandosi per sparire lungo il corridoio.

“Oh, ho sempre saputo che eri un tenerone infondo,” lo prese in giro Marius dal ritratto.

Draco lo guardò. “Oh, chiudi il becco,” sbottò. E, per l’ultima volta, pronunciò la parola d’ordine. Mentre entrava, udì il suono della risata soffocata di Marius.


La piattaforma 9¾ era piena di studenti contenti di tornare dalle loro famiglie, ma un gruppetto in disparte era un po’ meno euforico, perché anziché ritrovarsi, si stavano separando.

Draco rimase in imbarazzo a qualche passo di distanza, a guardare Hermione salutare i suoi migliori amici con le lacrime agli occhi. Nessuno di loro sapeva quando si sarebbero rivisti, perciò era una scena che faceva spazzare il cuore. La Donnoletta aveva pianto come una fontana durante il viaggio in treno, e non aveva ancora smesso. Si aggrappò a Hermione come se questo ne dipendesse la vita di entrambe, mormorando frasi senza senso. Ron aveva un’espressione impassibile, cercava di non mostrare alcuna emozione – ma a Draco era ovvio che fosse alquanto dispiaciuto della partenza di Hermione. Luna sembrava, come al solito, in un mondo a parte, anche se forse aveva un’aria un po’ più solenne. E Harry.. beh, Harry sembrava uno che stava per perdere la sua migliore amica.

Da quando la ragazza era tornata, Draco non aveva più visto Harry come una minaccia alla sua relazione con Hermione. Cominciava anche a chiedersi se quei sentimenti che era così sicuro Harry avesse per Hermione non fossero stati altro che frutto della sua immaginazione, per tutto il tempo. Era sembrato più legato di prima a Ginny in quegli ultimi tre mesi, e quando Ginny non era aggrappata a Hermione, era attaccata alle labbra di Harry. E Draco non aveva avvertito la presenza di nessun tipo di sentimenti romantici da parte di Hermione nei confronti di Harry durante questi tre mesi. Sembrava averlo dimenticato del tutto – e Draco si augurava che lui avesse qualcosa a che fare con questo.

Li guardò abbracciarsi adesso, e si ritrovò invidioso di Harry. Hermione poteva anche essere la ragazza di Draco ora, ma lui doveva farne di strada prima di poter essere nel suo cuore quanto Harry. Ma questo non gli dava più fastidio. Aveva il resto della sua vita con lei per riuscirci, e ce l’avrebbe fatta. Un giorno.

Improvvisamente un dito gli tamburellò sulla spalla, distraendolo dai suoi pensieri. Si voltò e trovò Pansy davanti a sé, imbarazzata.

“Pansy,” disse lui, incapace di nascondere la sorpresa nella sua voce. “Ciao.”

“Ciao, Draco. Io..” La sua voce si spense, e gli occhi cominciarono a vagare nello spazio circostante. Sembrava nervosa, o a disagio. Probabilmente era dovuto al fatto che non si erano parlati molto negli ultimi tre mesi, da quando Hermione era tornata.

Si schiarì la fola e addrizzò la schiena, come se cercasse disperatamente di trovare il coraggio di dire quello che voleva dire. “Ho sentito che te ne vai. C-con Hermione.”

“Sì..” disse Draco, esitante, incerto su come potesse averlo saputo. A quanto pare le notizie si diffondevano in fretta a Hogwarts.

“Beh, io.. io volevo solo dirti che.. spero che la tua vita sia grandiosa.  E.. e che Hermione Granger è una ragazza fortunata.” Arrossì e abbassò lo sguardo. “E tu sei un ragazzo fortunato. Direi che siete perfetti l’uno per l’altra.”

Draco notò le lacrime che cominciavano a formarsi nei suoi occhi, e non poté fare a meno di avvertire la necessità di abbracciarla. Sapeva che doveva essere stato difficile per lei andare a parlargli, e dirgli certe cose. Improvvisamente, si accorse di rispettare Pansy Parkinson.

“Grazie, Pansy,” disse, e si fece in avanti per abbracciare l’amica. “Ed io spero che anche la tua vita sia grandiosa.”

Pansy tirò su col naso mentre scioglieva l’abbraccio. “Non ti dimenticherò mai, Draco Malfoy.” E detto questo, lo baciò con dolcezza sulla guancia, per poi correre via verso i suoi genitori senza mai voltarsi.

Draco avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle, e sentì una mano piccola e liscia prendere la sua. Hermione appoggiò la testa sulla sua spalla e guardò nella direzione in cui era sparita Pansy.

“Sei pronto?” gli chiese.

Draco deglutì il nodo che gli si era formato in gola. “Più che mai.”

Harry li raggiunse e gli tese la mano. “Malfoy.”

“Potter,” disse lui, stringendogliela.

“Questo è il momento in cui dovrei dirti di aver cura di lei, ma qualcosa mi dice che non è necessario.”

Draco annuì. “Non preoccuparti, Potter. È in buone mani.”

“Lo so,” rispose Harry con semplicità. “Mi fido di te.”

Draco fece un sorrisetto. Harry Potter si fidava di lui. L’inferno era ufficialmente diventato di ghiaccio.

“Questo, ovviamente, non significa che siamo amici o simili,” aggiunse Harry.

“Oh, sia ringraziato Merlino,” disse Draco, lasciando andare un esagerato sospiro di sollievo. Tutti attorno a loro risero.

Draco si voltò verso il resto degli amici di Hermione. “Donnola, Donnoletta.”

“Neanche noi siamo amici, Malfoy,” disse Ron. “Ahia! Ginny, ma che cavolo?”

Ginny, che aveva appena colpito il braccio di suo fratello, gli fece una linguaccia e si voltò poi verso Draco. “Malfoy, non riesco a immaginare un’altra persona al fianco di Hermione nel suo viaggio attorno al mondo. Prenditi cura di lei – e di te stesso.” E, con immensa sorpresa di Draco, si avvicinò a lui e lo abbracciò velocemente.

“Adesso andatevene – entrambi! Sparite dalla nostra vista!” disse prendendoli in giro, anche se aveva ricominciato a piangere.

Hermione sorrise e abbracciò ancora una volta tutti i suoi amici prima di tornare da Draco e prendere la sua mano. “Andiamo.”

I suoi genitori li aspettavano dall’altra parte della piattaforma 9¾ – dalla parte Babbana. Quando i Granger li videro, i loro volti s’illuminarono e cominciarono a salutarli eccitati.

“Mia madre è contentissima che vieni a stare da noi,” lo informò Hermione mentre si avvicinavano ai suoi genitori. “Penso che abbia una cotta per te.”

Draco rise. Continuò a guardare i genitori di Hermione mentre li aspettavano, e avvertì un pizzico di rimpianto. Non aveva mai sperimentato una tale accoglienza dai suoi genitori. Di solito mandavano qualche servo a prenderlo dalla piattaforma, anziché venire loro. E sua madre non si era neanche presentata alla cerimonia del diploma il giorno prima – forse era stata troppo ubriaca per ricordarsene. O forse non era interessata. Ad ogni modo, Draco prese quel gesto come prova che non le importava, quindi invece che andare a dirle dei suoi piani di persona, le aveva mandato un biglietto via gufo. Aveva scritto che sarebbe partito per molto tempo, e che forse non sarebbe mai tornato. Non aveva parlato di Hermione, né dei viaggi che avevano programmato. Aveva solo scritto che se ne andava, e aveva firmato con il suo nome.

Ma sembrava che i Granger avessero abbastanza affetto per entrambi. Inutile dirlo, sarebbe stata un’estate interessante.

E con sua grande sorpresa, Draco non vedeva l’ora di viverla.

 

Nota della Traduttrice: Lo so che vi ho fatto aspettare, ma questo capitolo occupava la bellezza di 11 pagine di word! E inoltre sono stata sommersa di esami T___T però per fortuna sono andati bene :D ad ogni modo, manca un solo capitolo – l’epilogo! E poi non vi farò più aspettare. Sempre che ci sia ancora qualcuno a leggere T__T circa un anno fa pubblicavo il primo capitolo, e pensavo che avrei finito per Natale.. ma vabbè. Spero, ad ogni modo, di pubblicare il prossimo e ultimo entro fine agosto. Grazie a tutte/i!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=774307