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Era una fredda serata di Febbraio, le case che occupavano
Stratford Meadows,alla periferia di Londra,
erano tutte coperte da una leggera distesa di neve, con le loro luci ancora incandescenti attraverso le
finestre della cucina e della sala da pranzo. Stratford era un’elevata comunità
d’alta classe, i residenti erano imprenditori di successo, medici e dentisti, ele case riflettevano la loro
ricchezza con molto fervore.Ma fra tutte quelle belle case allineate al
marciapiede nero,c'è n’era una che era da sempre riuscita a catturare
l'attenzione dei passanti.Era una casa Vittoriana in mattoni di tre piani, con
bellissime persiane marroni e una porta verde foresta con vetro smerigliato.
Tutti, a Stratford, invidiavano la famiglia che aveva da poco acquistato la
casa, sette mesi prima, che per questo era stata appena terminata ed era
chiaramente la casa più stravagante del quartiere.
Pur vivendo in una comunità nella quale la maggior parte
delle persone li avrebbero associati ad arroganti milionari, i Granger erano
tutt’altro. La loro
benevolenza e la compassione per la gente era ciò che li distingueva da altri
del loro reparto. Il Dottor Edward Granger e sua moglie, Emily, erano l'immagine di una
coppia perfetta, e ora una famiglia perfetta, dato che Emily aveva appena dato
alla luce una bellissima bambina di appena pochi mesi. Amici e familiari della
coppia avrebbero sempre smaniato per la famiglia, raccontando di com’erano
stati entusiasti nell’aprire la propria pratica al centro di Londra, una
settimana prima e, infine, nell’aver avuto la figlia che avevano sempre
desiderato. Erano davvero benedetti.
Emily
Granger aveva appena finito di mettere la figlia di cinque mesi sul suo
seggiolone, cercando di non ricevere dello zucchero in eccesso rimasto ancora sulle
dita di lei. La piccola Hermione ridacchiò mentre guardava la sua mamma
armeggiare con il grembiule bianco e aggiustare i capelli in una crocchia alla
base del collo. Emily sorrise alla figlia e le pizzicò la guancia
scherzosamente prima di andare brevemente in cucina per preparare il tacchino,
che aveva appena finito di cuocere, sul tavolo. Percorrendo pochi metri giù per
i corridoi, bussò alla porta di quercia che portava allo studio e si rivolse al
marito, che stava scrivendo sul suo computer.
"Edward,
la cena!"
Egli alzò
lo sguardo per un breve momento verso la moglie e la salutò con un sorriso
affascinante.Lei
sorrise e lo guardò avvicinarsi e darle un casto bacio sulle labbra. "E cosa ha cucinato la mia
piccola zucca per noi stasera?", chiese mentre cominciavano una breve
passeggiata in sala da pranzo.
"Tacchino,
contornato con patate e piselli." Rispose lei, arrivando.
Lui
inalò il
profumo inebriante del Tacchino fresco-appena-sfornato e sentì con trepidazione
l'acquolina in bocca."Un profumo delizioso, tesoro." Disse alla
moglie, mentre lei raggiungeva la cucina.
"E
per la nostra piccola Hermione ..." Emily si allungò sull’armadio e tirò
fuori una scatola di alimenti per bambini che sapeva Hermione adorava,
"una varietà di carote "
Hermione
batté le mani e cominciò a mangiare il cibo con le dita, entrambi i genitori la
guardavano con adorazione. Levarono via gli occhi dalla loro figlia con
riluttanza e cominciarono i propri pasti, tagliando di conseguenza ogni pezzo di
tacchino.
"Sta
crescendo così in fretta, già mangia il cibo da sola." Disse Emily tirando
su col naso. "Sembra solo ieri, stavo tenendo una neonata tra le mie
braccia e mi chiedevo quale sarebbe stato il suo nome".
Edward
la guardò con adorazione, "Ne abbiamo scelto uno bello, non è vero?"
Lei
sorrise: "Sì. Chi avrebbe mai detto che la tua ossessione per Shakespeare
sarebbe tornata utile?"
"Certo, non te! Ricordo che minacciavi di bruciare la mia copia di
'Sogno di una notte di mezza estate' dopo che ho accidentalmente chiamato tua
madre Hermia." Disse con un sorriso al ricordo.
"Era
una minaccia meritata. Sai che non mi interessa la lettura ed i
riferimenti costanti che fai. L'unica cosa buona
che è uscita dal tuo amore per i libri era il nome di Hermione."
Dissescherzosamente, puntando la
forchetta contro di lui.
Finse lo
shock con grande inspirazione, "Be’, non ti ho sentito lamentarti quando
ho utilizzato quella nuova tecnica, l'altra sera da ... oh, cos’era ... l’Erotica di una donna?" Emily
arrossì mentre chinava la testa , borbottando qualcosa che non riuscì a
capire. "Spero solo che Hermione erediti il mio amore per i libri e non la
tua abitudine di mordere il labbro inferiore."
Sebbene
sapesse che lui stava scherzando, teneva ancora una replica pungente sulla
punta della lingua sottile. Quella risposta non fu mai proferita, poiché sentirono
un gran rumore che sembrava provenire dalla parte anteriore della casa. Nessuno
riuscì a capire cos’era quel rumore, ma poterono sentire le voci di ciò che sembravano
pochi uomini urlare a vicenda dei comandi.
Edward
guardò preoccupato sua moglie e le sussurrò, "Prendi Hermione e nasconditi
nell'armadio della biancheria".
Emily
non replicò mentre raccoglieva la figlia dalla sua sedia e la portava nell’armadio.
Chiuse subito la porta dietro di loro e si accovacciò sul pavimento, posizionando
Hermione di fronte a sé. "Andrà tutto bene, amore..." sussurrò,
accarezzando amorevolmente la guancia di Hermione. La bambina le sorrise e
Emily sentì una fitta al petto. Aveva un brutto presentimento, ma qualunque
cosa sarebbe successa a lei, sapeva di dover proteggere Hermione con la sua
vita.
Edward
afferrò la pistola che aveva nascosto in uno dei tavoli e si diresse al punto
in cui provenivano le voci. Sua moglie non aveva idea che possedesse l'arma, ma
dopo aver avuto Hermione, voleva che quella casa fosse ben protetta, e se ciò
significava una pistola nascosta, allora ne avrebbe comprata una. Era solo una
pistola di medie dimensioni, ma era completamente carica e aveva un buon
controllo. Si chiese brevemente se gli uomini che si erano intrufolati avevano
anch’essi delle pistole con sé. Prese un gran respiro, si nascose dietro la
porta d'ingresso e guardò dietro l'angolo dove almeno cinque figure vestite in
abiti neri erano in piedi e facevano una sussurrata conversazione. I suoi occhi
guardarono per un momento le loro mani e vide che non possedevano delle
pistole, ma ciò che sembravano essere sottili bastoncini. Solcò le sopracciglia
in confusione, perché avrebbero dovuto portare dei bastoncini?
I toni
sussurrati ben presto si trasformarono in voci elevate, poiché gli uomini
sembravano agitarsi l’uno con l'altro. Edward si tese ad ascoltare, mentre essi
cominciavano a discutere.
"Il
Signore Oscuro ha detto di scegliere una casa e uccidere chiunque vi sia in
essa, Codaliscia, non far finta di niente e vai in casa! Egli vuole che il
Ministero lo prenda sul serio, e quale modo migliore di uccidere quei innocenti
Babbani che sono così desiderosi di proteggere?” disse il più alto degli uomini
ad uno che sembrava tremare. Edward non riusciva a non essere confuso alle strane
parole che essi utilizzavano. Un Signore Oscuro? Non aveva mai sentito
parlare di nulla del genere. E cosa diavolo
erano un Codaliscia e un Babbano?
Il tremante
parlò con una voce con la quale si fece piccolo per la paura, "I-Io lo so,
Lucius ... ma perché questa casa? Non li conosciamo, perché dovrebbero morire,
per nessuna ragione? Potrebbero perfettamente essere buone persone e-"
Il
piccolo uomo fu tagliato fuori da una voce che sembrava appartenere a qualcuno
con un infezione al naso, "I Babbani non sono delle persone buone,
Codaliscia! Ci hanno costretti a nasconderci nella nostra piccola comunità,
mentre loro vanno avanti con la loro vita come se tutto andasse bene. Siamo
costretti a nasconderci e loro sono fuori a godersi il mondo, pensi davvero che
sia giusto?"
“Beh… n-no…”
"Vedo
che nutri ancora dei pensieri amorevoli sui Babbani di Potter, impiantati nel tuo
debole cervellino." Ringhiò.
L'uomo più alto parlò di nuovo, tirando
giù il cappuccio per rivelare una criniera di lunghi capelli di platino. "Allora, dobbiamo cercare tutti gli occupanti in
casa. Uccidete chiunque trovate, ricordate gli ordini del Signore Oscuro,
nessuna pietà. E Piton, è tua responsabilità bruciare questa casa quando
finiremo, mentre io lancerò il marchio nero. Apparite direttamente al quartier
generale e gli diremo che la missione è compiuta. D'accordo?"
“D’accordo” dissero gli uomini in coro.
Mentre
iniziavano a separarsi, Edward seppe che quella era la sua occasione d’attacco.
Ne vide uno passargli a destra e sparò con la pistola, colpendo le sue scapole
e causandogli un basso gemito che uscì dalla gola. Emily sentì lo sparo dall’armadio
e si ritrasse al rumore, ma mantenne l’attenzione nel far sentire Hermione
tranquilla. Il ferito che Edward aveva colpito si voltò subito per vederlo puntare
ancora una volta la pistola contro di lui.
"Fuori
da casa mia!" Ringhiò.
L'uomo
fece un sorrisetto e agitò il suo bastoncino in modo che l'arma volò via dalla
mano di Edward e finì sul pavimento, una decina di metri lontana. Edward fissò
sconvolto l'uomo, che ridacchiò. "Stupidi Babbani" mormorò agitando
la bacchetta una seconda volta, sbattendo Edward contro il mobiletto di
porcellana accanto a lui e rompendo il vetro che conteneva la costosa ceramica
che lui ed Emily avevano ricevuto come regalo di nozze. La sua visione venne
offuscata e alzò la mano per massaggiarsi il retro della testa. Sentì dei passi
avvicinarsi a lui e fece appena in tempo a registrare ciò che stava accadendo,
quando una bassa voce gridò: “Avada Kedavra!"
Una luce verde uscì fuori dal bastone dell'uomo ed Edward non vide più niente.
Dentro
all’armadio, Emily stava facendo del suo meglio per mantenere la calma. Udì il
rumore del vetro rotto, poco dopo il colpo che la pistola aveva sparato e non
aveva idea se il marito fosse ancora vivo. Hermione sembrò addormentarsi ed
Emily afferrò un asciugamano sopra di lei per posarglielo dietro la testa e accarezzò
la sua piccola chioma di capelli color cannella che somigliavano così tanto ai
suoi. Fu in quel tenero momento, che la maniglia della porta cominciò a tremare
e il suo cuore batté accelerando immediatamente. Fissò la tremolante maniglia
della porta e trattenne il respiro. L'inseguitore sembrò aver smesso di cercare
e lei si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Ma non appena si accasciò su
una mensola e chiuse gli occhi, il suono dello scatto della porta che veniva
schiusa, le fece riaprire gli occhi e guardare con orrore la porta che si
apriva per rivelare un uomo in abiti neri che la guardava con un sorrisetto .
"Ehi,
ne ho trovato un altro!", gridò con divertimento dietro la sua spalla.
Per l'orrore
di Emily, si avvicinò un'altra figura ammantata, si fermò accanto a quello
ammiccante e guardò con espressione disgustata le sue caratteristiche. "Guarda,
ha anche un bambino."
Emily
gettò un fugace sguardo alla figlia prima di ringhiare contro gli uomini,
"Non toccate Hermione."
"Oh,
non toccheremo lei ... o te, se è per questo." Rispose l'uomo che
sogghignava in tono tagliente.
Emily
dovette sembrare confusa per far parlare l’uomo,"Non ti preoccupare, non
sentirai niente."
Si
sedette, guardando i due uomini per un secondo, prima di fare uno sforzo per
parlare. "Dov'è mio marito?" Chiese con un tremito in voce, avendo
paura di sentire la loro risposta.
Risero
entrambi mentre il secondo rispondeva, "Morto, naturalmente."
Il
colore della sua faccia impallidì, mentre sentiva spuntare le lacrime agli
occhi. Non vide alcuna pietà nei loro volti, nessun rimpianto. Come poteva
qualcuno parlare di uccidere una persona, con divertimento nella voce? Quello
era un gioco per loro?
"Penso
che dovremmo tirarla fuori dalla sua miseria, non pensi, Goyle?"
"Sì."
Emily ebbe
appena il tempo di rannicchiarsi o fare un ultimo respiro d’aria preziosa,
prima che una brillante luce verde la colpisse in pieno petto. Entrambi
gli uomini risero e diressero i loro occhi sulla bambina che aveva appena
cominciato a piangere, sulla flaccida figura della madre. Non ebbero alcuna
esitazione, quando quello che si chiamava Goyle puntò il bastone verso di lei e
gridò le due stesse parole che avevano ucciso i suoi genitori. "Avada Kedavra!" Ma non appena venne
gettato l'incantesimo, un tipo di cupola blu opaco si formò attorno alla
bambina e riflesse la maledizione volgendosi dritta verso Goyle, mandandolo a volare
contro il muro.
Gli
occhi dell' altro uomo si spalancarono per lo shock, mentre si girava per
vedere una gemente figura di Goyle massaggiarsi la testa contro la stufa.
Vedendo che era ancora vivo, si girò verso la bambina, la cui cupola era
svanita e lo guardava con gli occhi spalancati. Fece l'unica cosa che pensava
di poter fare, sparò un'altra maledizione contro di lei. La cupola riapparve
immediatamente e respinse ancora una volta la maledizione, ma lui si scansò
rapidamente e quella si andò a schiantare contro un vasetto di farina. I suoi
occhi erano incollati alla bambina quando apparve una terza figura, quello con
i lunghi capelli biondi.
"Che cosa sta
succedendo qui?!", gridò.
"La bambina ... l-lei non vuole morire."
Spiegò debolmente.
"Cos'è questa sciocchezza, MacNair?"
gli urlò il biondo.
MacNair
si voltò verso di lui e rispose con quanta calma poteva esserci nella presenza
ancora scioccata, "Lei riflette ogni maledizione che le gettiamo... con
una sorta di scudo".
"Uno
scudo?", chiese. Quando MacNair ebbe annuito, si voltò verso la bambina, e
sparò contro di lei una semplice maledizione disarmante. La luce rossa rimbalzò
dallo riapparire dello scudo, proprio come negli altri casi, ed entrambi gli
uomini si abbassarono per evitarla. Essa, invece, colpì la lampada, causandone
la rottura a lato dei piedi di Goyle, che piagnucolò al forte rumore. "Oh Signore"
fu la sua unica reazione.
"Che
facciamo, Lucius?" chiese MacNair.
Egli
parve pensare per qualche momento, fin quando parlò a bassa voce,
"Porteremo la bambina al Signore Oscuro, e lui deciderà quale sarà il suo
destino".
MacNair
annuì e andò a riferirlo agli altri. Lucius fece una smorfia mentre raccoglieva
la bambina, che si dimenava tra le sue braccia, il suo pianto urlante nelle
orecchie. Gridò a Goyle di alzarsi prima di ritornare nell’atrio principale,
dove gli altri lo stavano aspettando. Guardarono tutti la bambina, con miste espressioni
sui volti, dalla meraviglia al disgusto.
"Va
bene, torniamo al quartier generale. Piton, evoca il Marchio Nero, mentre io
porto la bambina al Signore Oscuro." Gli ordinò Lucius. Piton annuì e si
voltò per uscire fuori dalla porta di casa. Lucius si rivolse a Codaliscia, che
sembrava fissare il vuoto, "Codaliscia!" urlò, svegliando l'uomo dal
suo sogno ad occhi aperti, "occupati della casa." Quello annuì brevemente
e Lucius svanì.
~*~
Casa
Riddle era situata su un terreno di proprietà, a pochi chilometri dal paese di
Little Hangleton, proprio accanto ad un piccolo cimitero. Era la posizione
perfetta per localizzare il quartier generale, per l’ascesa del Signore Oscuro
e dei suoi seguaci. Era stato realizzato per appartenere a lui e ai suoi defunti
parenti, fino alla loro scomparsa, o meglio, alla loro eliminazione. L'unica
preoccupazione era il vecchio custode, il quale era così vecchio, che non aveva
cura di controllare la casa a intervalli regolari. Ma quando lo faceva, il mangiamorte
più vicino scagliava un semplice incantesimo per allontanarlo.
Le buie sale
erano piene di fioche candele galleggianti e di ritratti di Salazar Serpeverde insieme
alle sue numerose conquiste. Ogni camera era riccamente decorata con arredi di oscuro
presentimento e lunghi drappeggi neri per garantire la privacy. Nessuno sapeva realmente
perché il Signore Oscuro era così discreto nei suoi movimenti, comunque.
Sembrava che stesse pianificando qualcosa in silenzio, senza informarli,
mandandoli in qualche missione mentre loro non avevano idea dello scopo a cui
servivano. Ad essi non piaceva quell’organizzazione, ma nessuno lo aveva mai
detto ad alta voce, per paura delle conseguenze che ne sarebbero derivate se egli
avesse saputo che non erano persone affidabili.
Lucius apparì
nella sala principale e fu sollevato nel vedere che era vuota. Chi immaginava
cosa avrebbe potuto fare della sua reputazione il portare un’urlante bambina? In
silenzio, si fece strada a passi veloci attraverso gli ampi corridoi,
desideroso di buttare via dalle sue braccia la bambina che si dimenava. Arrivò
in modo rapido a destinazione e bussò alla porta, bilanciando la bambina sul
fianco sinistro. Sentì un sordo "Entra" e aprì spingendo la porta. Il
Signore Oscuro stava studiando qualcosa sulla scrivania e alzò il volto, la sua
espressione mutò in uno sguardo di profonda confusione quando i suoi occhi caddero
sulla bambina tra le braccia di Lucius.
"Cos’è?"
Chiese, puntando il dito contro la piccola.
"E’ una bambina, signore." rispose subito
Lucius.
"So che cos’è!" Urlò egli agitato.
"Giusto
... volevo dire, naturalmente, mio Signore.” Armeggiò. "Ciò che intendevo
dire è che questa bambina ha respinto tre maledizioni che io, MacNair, e Goyle
le abbiamo sparato."
Gli occhi scarlatti del Signore Oscuro si ridussero,
"Che vuoi dire, Malfoy?"
"Voglio
dire, signore, che penso che questa bambina sia magica." Dichiarò Lucius,
trovando una sedia libera posta contro il muro e mettendo lì la bambina. Quella
si rannicchiò in una palla contro il morbido cuscino, assaporandone la
morbidezza e chiudendo gli occhi.
"Ti
avevo detto di andare in una casa Babbana, Lucius!" Lo disprezzò il
Signore Oscuro, spingendo indietro la sedia e alzandosi in piedi per la prima
volta.
Lucius rabbrividì al movimento, ma si riprese,
"L’abbiamo fatto, mio Signore ... lei è una Babbana.”
"Ma
è inaudito che una Babbana acquisti competenze così presto." Pensò tra se
stesso. Lucius non rispose, ma lo guardò girare intorno alla scrivania e mettersi
di fronte alla bambina, sussurrandole cose che non capì. Lo scudo a cui
aveva assistito prima, sorse ancora una volta attorno alla bambina addormentata
e sembrò respingere delle molli particelle di fumo. Lucius capì che il Signore Oscuro stava usando delle antiche magie
proibite per cercare di rompere lo scudo, così rimase in silenzio e osservò.
Per quasi un'ora egli stese sopra di
lei, borbottando antiche maledizioni all’interno della sua cupola azzurra,
sempre con lo stesso risultato. Infine, troppo frustrato per continuare, si alzò
in piedi e camminò su e giù per la stanza. Lucius
seguì i suoi lenti movimenti, il fluire del suo mantello, la concentrazione dei
suoi lineamenti, fino a quando egli si voltò a guardare la bambina con un lampo
di decisione negli occhi. Rivolgendosi a Lucius, gli disse, "Lei,
ovviamente, dimostra, un certo tipo di magia potente che io stesso non posso
spezzare. Quindi, la soluzione è semplice ... l’alleverò io stesso. Diventerà
una potente combattente per la nostra parte. Inoltre, dobbiamo avere a
disposizione tutto l'aiuto di cui abbiamo bisogno. "
"Signore?"
chiese Lucius.
Egli sogghignò appena, "Portala nella camera da letto
accanto alla mia. Vorrei seguire ogni suo movimento e ogni suo sviluppo.”
Lucius annuì e prese la bambina in braccio ancora una volta, trattenendo una
smorfia. Prima che uscisse fuori dalla porta, venne fermato, "Conosci il
nome della bambina?"
"Sì, signore, Hermione." Rispose.
"Cerca altre informazioni su di lei e rapportale
direttamente a me, hai capito?"
Ricevé un cenno del capo
e Lucius lo lasciò, con la bambina di nome Hermione in braccio. Il Signore Oscuro
si accomodò sulla sedia in cui lei stava dormendo e chiuse gli occhi. Non era
una decisione facile, il prenderla sotto la sua ala. Era una
Mezzosangue, dopo tutto. Ma c'era qualcosa nella
bambina, ed era ovvio che non poteva disporre di lei, senza piantarla in un
orfanotrofio locale. Tremò un po’ ai ricordi rimossi, si raddrizzò un po’ di
più sulla sedia. No, lui aveva grandi progetti per lei in futuro, e se essi
avessero funzionato, sarebbe diventata la più grande Mangiamorte al suo fianco.
Benvenuta
nell’Elite dei Mangiamorte, Hermione.
Ricordo che tutti i crediti vanno al meraviglioso genio di perverted-squirrel alias Shar sul sito http://www.fanfiction.net/s/5010568/1/In_Too_Deep. Io mi sono slo limitata a trasferire e tradurre. questa incredibile storia in italiano.
Quindi ditemi che ne pensate. XD Un ultima cosa! la vera autrice ha scelto e impostato delle tracks per ogni capitolo quindi penso sia carino ascoltarle mentre si legge il capitolo :). Eccovi quella che lei ha scelto per voi: http://www.box.net/shared/zo2vvqgohh
Si trovavano in una stanza chiusa all'interno
di casa Riddle, non vi era alcun suono se non il respiro irregolare che i loro
stanchi corpi emettevano. Sparsi intorno a loro c’erano sedie rotte e tappeti
strappati, in conseguenza alle maledizioni portate avanti e indietro dalla loro
voci ansimanti. Stavano lì da una buona ora e mezza, una sessione di formazione
di prima mattina che avevano iniziato dall’età di quattordici anni. Era ovvio
chi sarebbe uscito vincitore, ma ancora, continuavano con i loro rituali.
Entrambi erano a malapena a corto di fiato e vicini nel dichiarare un pareggio,
ma sapevano che nessuno dei due sarebbe stato soddisfatto fino alla nomina di
un vincitore.
“ EXPELIARMOUS! ” Gridò lei al viso un
po’ sudato dell’avversario.
L’incantesimo di disarmo venne facilmente deviato, facendo volare via dalla
piccola raffica di vento che era sopraggiunta con l'incantesimo, i biondi
capelli dalla sua faccia e dagli occhi, che assaporarono la fresca brezza sul
viso caldo. Lei approfittò del momento di debolezza come un vantaggio per scagliare
un secondo incantesimo contro di lui e coglierlo alla sprovvista. Questo si impadronì
di lui e lo fece cadere sulla schiena, la bacchetta cadde dalla mano inerte. Sorrise
alla conquista, guardandolo e aspettando che gridasse i suoi soliti insulti contro
la sua eccellenza.
"Che diavolo, Hermione?!" Gemette la sua voce dal pavimento.
Ahh, il successo, pensò Hermione tra se stessa mentre camminava verso
di lui con lieve rimbalzo sui suoi passi. Quando la sua forma ancora immobile
fu in vista, si inginocchiò accanto a lui e gli parlò con la solita voce ti-ho-rotto-il-culo-e-ora-te-lo-dico-in-faccia,
"Alzati, Malfoy, non è colpa mia se riesco sempre riescono a
umiliarti."
Draco inclinò la testa verso l'alto per vedere sul suo viso uno sguardo
divertito, "Sì, ma non è colpa mia se tu sei la numero uno del Signore
Oscuro e che avanzi totalmente negli incantesimi che non ho nemmeno ancora
imparato a causa di San Silente e la sua minuta ossessione di trasformarci in
uno dei suoi cloni.”
Lei strinse un po’ gli occhi, "Almeno tu puoi andare a scuola, io sono
rinchiusa qui 24 ore su 24."
Roteando gli occhi, si sedette sui gomiti e la guardò, "Non di nuovo il
discorso sulla scuola, Mia? Sei tu la fortunata, puoi stare qui, e hai accesso
a tutti questi incantesimi oscuri per farne ciò che vuoi."
"Dopo un po’ è una cosa monotona, Draco, te l’ho detto. Ho letto tutti
i libri qui almeno due volte e padroneggio ogni incantesimo conosciuto nella
storia estesa della Magia Oscura.” Da quel momento, si era seduta a gambe
incrociate e lo guardava con espressione annoiata, poiché avevano più volte
avuto quella conversazione in passato.
"Beh, tutta questa monotona vita ti servirà sicuramente per la
conquista di Potter, eh?" Disse scherzando, appoggiandosi completamente e
dandole una giocosa spinta sulla spalla.
Uno sguardo scuro vinse i suoi tratti, mentre sentiva un certo calore salire
sul volto. Lui fece un passo indietro, sapendo di aver commesso un errore citando
il suo nome. Se c'era una persona che odiava Potter più di lui, era
Hermione. "Ti ho detto di non
menzionare mai il suo nome in mia
presenza, Malfoy."
“L-lo so ... mi dispiace io ... non ci pensavo." Rispose debolmente.
"Ovviamente!", disse aspramente “E’ responsabile della morte dei
miei genitori, ti aspetti che io sia felice per questo?"
"Beh,
no ..."
"Allora non nominarlo una seconda volta!" gridò Hermione mentre si
alzava e si precipitava fuori dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sé.
Camminava attraverso le sale, e le sue orecchie fumavano (in senso figurato,
ovviamente). I forti passi scossero i muri che la circondavano, tutti minacciavano
di cadere e di finire possibilmente in frantumi. A lei non importava,
naturalmente. Come osava Draco menzionare il suo nome quando conosceva
l’effetto che aveva su di lei? Gliel’aveva detto mille volte, se non di più,
che se solo avesse detto il suo nome gli avrebbe buttato via i boxer. Certo,
non aveva mai attuato le minacce contro lui, dal momento che erano cresciuti
insieme ecc. Un debole marchio sempre soffermato su di lui in quel senso, per
lui e nessun altro. La maggior parte degli suoi altri conoscenti la temevano
troppo per cercare di mettere in prova la sua pazienza. Ma nessuno di loro
sapeva come fare più di lui ... il bastardo.
Sbatté rumorosamente la porta della sua camera e crollò sul letto, cercando
di sfogare la frustrazione sul cuscino. Percepì
un senso di sollievo mentre si rotolava sulla schiena e chiudeva gli occhi,
pensando a cose che sembravano sempre calmarla, la spiaggia, la padronanza un
nuovo incantesimo, gli sguardi di sorpresa sui volto delle sue vittime, prima
di finirle ... Ahh così va meglio,
pensò, mentre il suo corpo si distendeva tra i cuscini. Ma prima che potesse
appisolarsi in uno stato pacifico, sentì il bussare alla porta. Lamentandosi
tranquillamente senza alzare la testa, disse alla porta "Vieni dentro."
La faccia da topo di Codaliscia, scarno assistente del Signore Oscuro,
spuntò nella sua stanza. Non aveva nemmeno bisogno di sapere che era lui,
poiché la sua puzza si fece subito strada nelle narici e la fece trasalire.
"Mi dispiace disturbarla, Miss ... ma il mio Signore ha richiesto di
incontrala nel suo ufficio."
"Molto bene, Codaliscia, puoi andare." Lei rispose, agitando la
mano in modo sprezzante. Ma prima che potesse uscire, aggiunse, "Oh, e
Codaliscia, la prossima volta prima di entrare in camera mia ... fatti una
doccia!"
Sentì la porta chiudersi silenziosamente dietro di lui, mentre si metteva a
sedere e si strofinava le tempie. Sapendo che la pazienza del Signore Oscuro
era tutt'altro che elevata, si costrinse ad uscire fuori dalla comodità del suo
letto e percorse la breve distanza tra la sua camera da letto e il suo ufficio,
un paio di porte più giù. Non la chiamava mai nel suo ufficio, a meno che non
fosse qualcosa d’urgente, probabilmente una missione da completare, per lei.
Dopo aver bussato piano, sentì un sordo "Entra" dopo solo un momento,
e aprì la porta nella stanza buia. Era seduto alla sua scrivania, mentre
scarabocchiava qualcosa su un foglio di pergamena. Si soffermò sulla porta,
aspettando che lui la riconoscesse prima di prendere posto d’avanti alla scrivania.
Lui la guardò, non con sua grande sorpresa, e le fece cenno di accomodarsi
sulla sedia di fronte a lui. Roteando un po’ gli occhi alla sua acuta
conoscenza, prese posto e aspettò che finisse ciò su cui stava lavorando. Quest’ultimo
posò la penna nel relativo supporto in ottone accanto a lui e la guardò
acutamente.
"Che devo fare questa volta, guidare un'altra irruzione in una casa
Babbana, forse?" Disse seccamente.
Lui ridacchiò sommessamente, “Sai sempre quando hai un dovere da adempiere.”
Aveva solo alzato le sopracciglia e continuava a guardarlo, in attesa della
risposta alla sua domanda. “La missione che ho scelto per te, questa volta, è
molto più importante di una piccola sciocca irruzione; te lo posso assicurare.”
“Ah, sì? Devo di nuovo aiutare Piton nei laboratori per trovare un altro-”
“No, Hermione.” Disse piano,
interrompendola. Lei piegò la testa di lato,
mostrando curiosità. “Questa missione è una cosa che ho programmato da lungo
tempo, in effetti ... praticamente da quando sei nata.”
Si ricompose sulla sedia e lo guardò con occhi spalancati, improvvisamente
molto ansiosa di sentire cosa le avrebbe detto. Era la prima volta che sentiva
un piccolo svolazzare nel suo stomaco, alla menzione di una missione con così
tanto significato. "Allora?"
"Ho bisogno di qualcuno che si infiltri nel territorio nemico,
dall'interno."
La sua espressione diminuì leggermente. "Ma c’è già Piton-"
"So che Severus è già di base nelle loro mura. Ma, questa volta, il mio
obiettivo non è solo Silente.” Disse con un leggero sorriso. Lei lo guardò in
modo interrogativo prima che lui avesse pietà di lei e continuasse, sporgendosi
sulle braccia in avanti, "Ho bisogno che tu ti iscriva ad Hogwarts e mi
aiuti a sbarazzarmi di Potter."
Si appoggiò allo schienale della sedia, ingoiando tutto. Era sempre stato il
suo sogno, andare in una vera scuola, per imparare qualcosa di diverso da tutti
i libri antichi detenuti nel palazzo. Era stato anche il suo desiderio, aiutare
infine, in qualche modo, la liberazione di Potter e finalmente spegnere la sua costante
rabbia verso di lui e metterla a riposo. Il Signore Oscuro vide lo sguardo di stupore e
non poté fare a meno di sorridere a se stesso, perché conosceva i suoi più
intimi desideri.
Parlò di nuovo, richiamandola dal suo leggero torpore, "Ho bisogno che
tu faccia amicizia con lui, non importa quanto possa sembrare ripugnante. Hai
bisogno di guadagnarti la sua fiducia, fa in modo che ti faccia entrare nel suo
piccolo amorevole gruppo di amici Mezzosangue. Col tempo, quando avrai la sua
piena fiducia, lo attirerai a me, impreparato, in modo da porre finalmente fine
a questa guerra insensata e lasciare che la Magia Oscura sia,
ancora una volta, la regola del Mondo della Magia."
Sembrava essere un compito impossibile, anche per le orecchie. Come poteva
fare amicizia con il suo nemico, passare sopra ai pensieri pre-determinati e
alla sua natura, al fine di costruire con loro un rapporto e agire civilmente?
L'unica cosa buona su quella proposta era il finale, eliminare Potter. Il
pensiero le dimenò un piacevole brivido lungo la spina dorsale. "Missione
possibile, mio Signore".
Lui si lasciò andare in uno stucchevole sorriso sul viso,
"Eccellente." Lei ricambiò il sorriso, mentre quello si appoggiava
sulla sedia, "Accompagnerai i Malfoy a Diagon Alley questo pomeriggio per comprare
le provviste. Il semestre inizia la prossima settimana, quindi mi aspetto che
tu sia pienamente preparata da quel momento.”
Lei annuì, "Certo, signore."
"Mi farò anche sentire di volta in volta, saprai quando e dove
trovarmi." Lei annuì ancora una volta. Sbrigativo, fece un cenno verso la
porta con la mano, "Puoi andare."
Hermione uscì con un sorriso enorme sul viso e cominciò il tragitto di
ritorno alla sua stanza. Ma prima che potesse entrarci, un paio di forti braccia
la puntarono contro la porta. Sorrise al viso compiaciuto che le apparve,
mentre si chinava per baciarla appassionatamente, le loro bocche si scontrarono
avidamente. Assaggiò la sua dolce bocca con la lingua mentre una delle mani percorreva
possessivamente l'interno della coscia e palpava la bianca pelle. La sua bocca
gemette quando lui cominciò ad accarezzarla, mentre spingeva con i fianchi. La
bocca gli permise di fare un percorso lungo il suo collo, mentre si contorceva
sotto di lui, le mani correvano su e giù per la schiena muscolosa. I loro occhi
si incontrarono e ogni lussuria si vedeva riflessa in loro. Hermione si allungò
e aprì la porta, trascinandolo per il bavero.
Troppo impaziente per continuare la situazione dell’essere vestiti, tirò
fuori la camicia dalla sua testa e la guardò ancora una volta, non osando
compiere la prossima mossa. Ma, invece che spingerlo contro il letto come
voleva disperatamente anche lei, lo guardò con eccitazione negli occhi e
sussurrò: "Vado a Hogwarts!"
La bocca gli si aprì in stato di shock, mentre la guardava, "Dici
davvero?"
Capendo che il loro momento era finito, lui si chinò a raccogliere la
camicia e se la portò alla testa. "E’ fantastico Mia, davvero. Ma come hai
fatto a convincerlo a farti andare?” Lei lo guidò sopra il letto spiegandogli
tutto ciò che era avvenuto pochi minuti prima. L’ascoltò attentamente, e quando
ebbe finito la sua bocca era spalancata e la guardava con stupore. "Devi
fare amicizia con lui?" disse, evitando di pronunciare quel nome.
"So che sembra strano, ma tutto per un buon risultato, giusto? Alla
fine, lui se n’andrà, e tutto questo grazie a me!Non è fantastico?"
Chiese febbrilmente.
“Sì, sarà un sollievo non averlo più
sulla mia schiena." Disse l’altro, con voce leggermente sarcastica.
"Precisamente, in questo modo tutti vinceranno! Io riuscirò ad andare a
scuola e a contribuire, per sbarazzarsi di Potter una volta per tutte, e tu ...
beh ... andrai a scuola con me!"
"E potrò crogiolarmi nella gloria della non-esistenza di Potter."
Aggiunse, con un leggero colpetto sulla sua spalla.
"Sì, anche questo". Corresse lei. “Oh!
E devo anche accompagnarti a Diagon Alley questo pomeriggio, per le
provviste."
"D’accordo, beh, dovremmo andarci all’in circa… tra un'ora,
diciamo..." Disse, guardandola con un sorriso furtivo.
Lei gli ritornò un sorriso malvagio, "Beh, credo che abbiamo un po’ di
tempo da bruciare, non credi?"
Hermione se lo tirò giù per il collare in modo da stargli sotto, "Sì
... bruciamolo." Lui suggellò la frase con un bacio infuocato sulle labbra
e ripresero da dove avevano interrotto, questa volta senza il disagio della
porta di legno premuta contro di loro.
~*~ ~ * ~
Diagon Alley era viva, piena di attività, mentre giovani maghi e streghe,
insieme alle loro famiglie, facevano gli ultimi acquisti di scuola, la
settimana prima che il nuovo semestre iniziasse. Hermione era rimasta più che
stupita davanti ai negozi colorati e ai personaggi ancor più bizzarri che
fiancheggiavano le strade. Sembrava esserci un negozio per ogni immaginabile esigenza
e non sapeva da dove voler cominciare! Guardò per un secondo l'elenco che
stringeva tra le mani e si diresse verso un negozio con un cartello che diceva
"Madama McClan", ed ebbe la sensazione che fosse il luogo in cui avrebbe
trovato delle vesti. Entrò nel negozio da sola, visto che i Malfoy erano occupati a Notturn Alley, e udì un
segnale acustico che annunciò il suo arrivo all’interno del negozio. Una tozza strega
si avvicinò ad Hermione con un sorriso amichevole. Pensò che la donna fosse
Madama McClan e la salutò con un sorriso gentile.
"Benvenuta da Madama McClan, cara, come posso aiutarti?" Chiese
con voce dolce.
"Ehm ... è la mia prima volta ad Hogwarts, e la lista dice che ho
bisogno di indumenti?" Chiese con voce interrogatoria. Non sapeva come
parlare a questi tipi di persone, doveva essere civile?
"Oh, naturalmente, ti stai trasferendo? Sembri avere molto di più di
undici anni, ai miei vecchi occhi." Disse scherzando.
"Sì, sono stata…. educata a casa” Spiegò senza problemi, ricordando le
risposte pianificate per spiegare la mancanza di conoscenza sulle altre scuole
di magia.
"Bè, è certamente qualcosa di cui non si sente parlare ogni giorno, non
è così?" Chiese lei consapevolmente. Hermione sorrise in risposta e lasciò
che l’anziana donna la riportasse indietro, dove vide una varietà di vestiti
diversamente colorati, piegati in cima, in modo ordinato. Accanto c’era una
piattaforma sopraelevata, circondata da specchi, e una tabella con una serie di
strumenti di misura. "Ora, ho bisogno che tu ti metta qui, così che io
possa prendere le tue misure."
Hermione accondiscese e salì sulla piattaforma, guardando se stessa riflessa
in molti specchi. Vide Madame McClan roteare la sua bacchetta verso la tavola e
un rotolo di nastro volare in aria e cominciare a girare intorno alla sua vita,
alle braccia e alle gambe. Fece del suo meglio per stare ferma, mentre la donna
anziana prendeva nota delle sue misure su un taccuino e mormorava un
incantesimo ad uno scaffale vicino. Hermione osservò con stupore una delle
vesti farsi strada sulle sue spalle e adattarsi automaticamente al suo corpo. Era uno strano tipo di magia per lei.
Sentì suonare il campanello alle sue spalle e vide Madama McClan girarsi per
scoprire chi fosse il nuovo cliente. “Ahh, Miss
Weasley! Vengo subito da te, cara."
Hermione vide il passo di una piccola rossa nel punto in cui si trovavano le
vesti più lussuose, e questa le accarezzò leggermente, quasi con stupore. Non
la guardò per molto, desiderando concludere quel raccordo per poi continuare
con le altre tappe. La sua attesa non durò a lungo. Madame McClan si allontanò
e ammirò il suo lavoro per qualche secondo, "Stai benissimo."
"Grazie" rispose Hermione.
Dopo aver pagato gli indumenti, lasciò il negozio e continuò la strada
lastricata in cerca della prossima cosa sulla lista. Era venuta a Diagon Alley
una volta, e quella volta solo per comprare la sua bacchetta, quando aveva
undici anni, fingendo di essere un primo anno per ingannare Ollivander. Era
stata male quella volta quasi dimenticata, e solo ora ricordava la soggezione che
l’aveva posseduta. A quanto pare, crescendo,
non aveva perso quello stupore.
La tappa successiva era "Il Ghirigoro", la libreria. Aveva quasi
paura di entrare in quel negozio, il suo gusto per i libri si era esaurito dopo
aver riletto l'intera libreria della famiglia Riddle. Prendendo un ultimo profondo
respiro di paura, spinse la porta e s’irrigidì. Quello era molto più grande della Biblioteca della famiglia Riddle. In realtà,
avrebbe potuto giurare che era dieci volte superiore a quella buia, decifrata
vecchia stanza. C’erano dei libri che coprivano ogni centimetro delle pareti, e
alcuni persino sul soffitto. C’erano anche più generi che non avrebbe mai pensato
potessero esistere! No, non c'era solo Magia Oscura, c’erano anche Incantesimi e
Trasfigurazione e Erbologia! Camminò lungo i corridoi con uno sguardo di
stupore dipinto sul volto, chiedendosi da dove avrebbe potuto iniziare.
Inizialmente diede un’occhiata alla propria lista, raccogliendo quelli di
cui bisognava, e mettendoli in un cestino preso di fronte al negozio. Dopo
passò in rassegna gli scaffali alla ricerca di oggetti che colpirono la sua
fantasia, poco importava che avrebbe voluto comprare un po’ tutto il negozio
con il tempo che le rimaneva, sfogliando. In effetti, dal momento in cui aveva
creduto di aver finito, aveva già il naso sprofondato in una copia de "La
storia di Hogwarts", una enciclopedia piuttosto grande sulla sua nuova
scuola. Era troppo occupata a leggere le prime righe della Prefazione "I
Soci fondatori", da non vedere dove camminava e si schiantò contro una
persona, mandando entrambi a finire sul pavimento.
"Mi dispiace tanto!", si scusò freneticamente, cercando di
raccogliere i libri che erano caduti dal suo carrello.
“E’ tutto apposto. Aspetta, lascia che ti
aiuti h-hai un sacco di libri!" disse la voce maschile della sua
vittima in soggezione.
Lei ridacchiò, suo malgrado, "Beh, credo di essere andata un po' fuori
bordo con lo shopping dei libri per la scuola."
"Un po', è un po' un eufemismo." Scherzò lui a sua volta.
La fece ridere di nuovo. Nessuno l’aveva mai fatta ridere davvero prima,
tranne forse Draco, ma lui non contava. Voleva vedere il suo volto, ma i suoi
libri erano ancora in disordine sul pavimento, così li mise via rapidamente e
guardò in alto. Oh mio Dio, era l'unico pensiero coerente che si fece
strada per il suo cervello. Vide smeraldi,
smeraldi puri ... nei suoi occhi. Come potevano esserci smeraldi nei suoi
occhi? Era comunque possibile? Poteva immaginarlo?!
"Umm, stai bene?" Chiese teneramente.
Sbatté le palpebre, "Sì ... sì. Grazie per avermi aiutato, davvero, non
dovevi farlo. Ti sono praticamente sbattuta contro."
Lui sorrise, "Va tutto bene, non è stata colpa tua, solo colpa dei
libri". Ridacchiò mentre le tendeva una mano, "Lascia che ti aiuti a
rialzarti."
Lei sorrise e gli prese la mano. Hermione rimase scioccata quando lui cercò ancora
di aiutarla a raccogliere gli altri dieci chili di libri che teneva in mano.
Bilanciando se stessa sulle gambe traballanti, alzò ancora una volta gli occhi sullo
straniero. "Grazie ancora per il tuo aiuto".
"Nessun problema. Uhh, ci vediamo in giro?" Chiese incerto.
"Certo, sì." Disse lei, annuendo.
Si voltò e andò via, e lei non poté fare a meno di guardarlo mentre se ne
andava. Era troppo impegnata a guardare la sua figura in ritiro da non udire
Draco apparire dietro di lei. "Cominci la tua missione prima del previsto,
non è vero?"
Era abituata a quelle sue improvvise apparizioni, così non fu troppo
sorpresa della scelta di quel momento. Si voltò verso di lui con un
sopracciglio alzato, "Che stai dicendo, Draco?"
Indicò sopra la spalla il punto in cui lo straniero con gli occhi di
smeraldo stava pagando le sue cose, e seguendo il suo dito si voltò a guardare
Draco con la fronte corrugata. Lui ebbe pietà di lei e parlò con una voce da
mollusco, ancora stizzosa, "Quello
è Harry Potter".
I suoi occhi si ampliarono mentre si voltava verso "Harry" ancora
una volta, guardandolo davvero. Non poteva essere! "Ma ... ma ... ma ...
la cicatrice!" Si difese.
"Ma ... ma ... ma ... i suoi capelli!" Continuò lui in
condiscendenza, con una voce scherzosa, puntando il dito contro la fronte.
Guardò verso il bancone della cassa per la terza volta e vide la sua
cicatrice, mentre i suoi capelli d'ebano si alzavano un po' per rivelare una
decolorazione leggera sulla pelle, proprio al momento giusto. Il sangue le scorreva
freddo e sentì che il mondo iniziava a girare. La rabbia per il suo
comportamento sostituì lo shock, mentre percepiva le uniche parole impresse nel
cervello che si aprirono uscendo dalla sua gola "COSA?!”
Heylà. XD Vi ringrazio tanto per i vostri commenti (ricordate che la scrittrice non sono io ma traduco soltanto). Ne sono molto contenta. Per rispondere un po’ a tutti, andrò in ordine. Kokylinda2, ron1111 e Troue_xxx vi ringrazio tanto per i vostri complimenti, è la prima volta che traduco, quindi penso di essere un totale fiasco , la storia è sì completa e Kokylinda, la puoi trovare in inglese a questo link: http://www.fanfiction.net/s/5010568/1/In_Too_Deep. Edocast92 e musicmylife grazie mille
Nuovo capitolo... scusate per il ritardo, presto posterò il prossimo. Grazie ancora per i vostri commenti. XD
La piattaforma 9
¾ era allineata con
genitori e fratelli che aspettavano i lunghi non necessari addii dei giovani
partecipanti di Hogwarts. Hermione li guardò con disgusto, ogni abbraccio e
ogni bacio sulla guancia la portava sempre più vicino a rigurgitare la sua
colazione. Ma insomma, si vedranno a
Natale, non c'è bisogno di dirsi addio! Pensava tra sé e sé, continuando a
seguire Draco che la conduceva verso il treno. Il suo addio coi genitori era
stato così breve da essere sicuri che lui era l'unica persona in quella
piattaforma che non le dava fastidio. Presto si ritrovarono a bordo del treno,
e lei approfittò del tempo, trascorso alla ricerca di un vano aperto, per osservare
il corridoio stretto. Gli studenti più giovani correvano su e giù con i loro
amici, senza sfuggire ai rimproveri dei studenti più vecchi, con quelli che
sembravano essere distintivi in cima al loro petto. Pensò che quelli
erano i prefetti di cui Draco le aveva parlato. Anche
lui aveva un analogo distintivo sul petto usato per molte loro discussioni
sulla scuola, quando per esempio dava punizioni ai Grifondoro per qualsiasi
motivo gli venisse in mente. Il suo preferito era quello con le scarpe slegate.
I due
trovarono un vano verso la metà del treno e si sistemarono. Hermione mise il
baule sullo scaffale posizionato comodamente sopra le loro teste e sedendosi di
fronte a Draco sospirò, guardando fuori dalla finestra della piattaforma,
ancora una volta. Anche se era ancora disgustata dalla vista delle famiglie, un
gruppo in particolare stava ancora catturando la sua attenzione. Le pareva di trovarsi
in un mare di rosso, per ciascuno degli occupanti che nel gruppo avevano
capelli color rosso zenzero ed essere coccolati da una grassa, donna di piccola
statura che sembrava indossare uno scialle in maglia sopra una gonna molto
floreale e un pullover. Per Hermione fu una scena curiosa il vedere che
una testa coi capelli neri si trovava in quel gruppo, un ragazzo. La sua mano stava
sull'unica ragazza del gruppo accanto alla madre, e stava parlando animatamente
con un ragazzo piuttosto alto, con una gran quantità di lentiggini sul naso. La
sua mente stordì mentre continuava ad osservare la famiglia, completamente
estasiata, per motivi che solo Merlino sapeva.
"Mia,
stai bene?"
Voltò la testa per vedere la faccia
divertita del suo amico, che le sorrideva. Annuì e ritornò a guardare fuori
dalla finestra, solo per vedere che la famiglia si era dispersa. Accigliata,
Hermione si voltò in modo da trovarsi di fronte a Draco, che sembrava star
pensando intensamente a qualcosa. Sentendo i suoi occhi su di lui sembrò
scuotersi dalla trance, imitandola e aggiustandosi sul posto. “Allora, sarà un
po’ difficile per te entrare nella piccola banda di Potter, visto che sarai
smistata nei Serpeverde, e tutte le altre cose.”
"Draco,
lo sai che devo essere ancora smistata come tutti gli altri." Disse
scherzosamente.
"Sì, ma tu sei già dentro ai
Serpeverde. Ogni Mangiamorte, ad eccezione di
Codaliscia, è stato nei Serpeverde. Ma sappiamo tutti che lo stare nei
Grifondoro l’ha profondamente segnato per tutta la vita.” rispose con un leggero
sorriso.
Rise
anche lei e stesero in silenzio per un momento, finché non decise di parlare con
esitazione, "Ma che succede se vengo ordinata nei Grifondoro o negli altri?"
Sia lei
che Draco sussultarono mentre lui rispondeva, "Dovrei ucciderti,
suppongo."
Si
sporse in avanti e gli diede pugno sulla spalla. Mentre si appoggiava
ritornando al suo posto, parlò di nuovo, “Credo che non ci sia nulla di cui
preoccuparsi, in realtà. Voglio dire, mio padre dovrebbe avere un enorme influenza
sulla casa in cui andrò; ma c’è il fatto che io sono stata allevata dai tuoi
genitori per la maggior parte della mia vita."
Draco annuì, mentre lei si lasciava
andare ai ricordi. Per i primi quindici anni
della sua vita, era stata cresciuta dai Malfoy per l’indisposizione del Signore
Oscuro, per gentile concessione di un certo Harry Potter. Ancora un
altro motivo per odiare il bastardo-aveva distrutto il suo padre adottivo!
Anche se non le era dispiaciuto crescere coi Malfoy. Hermione non sarebbe stata
la persona che era, senza la loro guida. Inoltre, aveva avuto il piacere (e il
dispiacere) di crescere con Draco. Il loro
rapporto era stato a dir poco sconnesso. Quando erano più piccoli si
disprezzavano l'un l'altro, non potevano stare nella stessa stanza senza iniziare
una lite. Ma, quando all’età di tredici anni, le cose cominciarono a cambiare
... un sacco. Inutile dire che gli ormoni erano una faccenda un po’ troppo
complicata da gestire. Lei non lo amava-no, certo che no. Non avrebbe mai
potuto amare nessuno. Hermione era convinta che un buco nero avesse sostituito il
punto in cui si trovava quell’organo inutile. Draco
e lei erano ben lungi dall'essere conoscenti, ma ... con molti benefici.
"Qualcosa dal carrello,
cari?" disse una tenera voce dalla porta del loro scompartimento. Stava spingendo un carrello pieno di cose che Hermione
aveva raramente visto prima, oggetti dai colori vivaci che sembrava essere dolci
commestibili.
Si voltò
verso Draco, solo per vedere che sembrava ignorare la donna. Leccandosi le
labbra, piegò la testa, decise di cogliere l’opportunità ed acquistare ogni
articolo del carrello. La donna anziana sembrò sorpresa, ma le porse uno di ciascun
elemento e prese la giusta quantità di galeoni che le diede Hermione senza dire
molto. Con un educato "grazie", la donna andò al compartimento
successivo e Hermione tornò al suo posto sparpagliando la varietà di dolci al
suo fianco. Draco la guardò con curiosità, ma non disse nulla mentre lei apriva
la prima scatola e trovava quello che sembrava essere cioccolato a forma di
rana. Mentre cercava di afferrarla, la rana saltò fuori dalla scatola e volò sulla
finestra. Usando i suoi veloci riflessi, afferrò la rana prima che salisse
ulteriormente sulla finestra e sentì il cioccolato scivoloso nel palmo della
mano. Non sapendo cosa fare con la creatura che si contorceva, si voltò verso
Draco e vide che lui stava ridendo.
"Che
c'è da ridere?" Chiese agitata, mentre la rana cercava di fuggire ancora
dalle sue mani.
Lui
scosse la testa e lei gli ringhiò contro. Fissando la creatura, sentì una luce
spegnersi nella sua testa. Aveva sentito parlare delle cioccorane e le schede
collettive che si trovavano nei loro pacchetti. Morse la rana e sentì il
cioccolato lattiginoso riempirle la bocca. Gemette alla sensazione e mangiò il
resto della rana a tempo record. Sentendosi molto più contenta, si appoggiò
nuovamente allo schienale a leccò i resti del cioccolato dalla parte interna
della bocca. Non accorgendosi che i suoi occhi si stavano lentamente chiudendo,
appoggiò la testa contro la fredda finestra e lasciò che il sonno la cogliesse.
~*~
Venne
scossa dal sonno senza sogni da una mano che le sfiorò la spalla e che la
spinse verso la coscienza. Aprendo gli occhi, vide tre facce familiari che
occupano il compartimento - Tiger, Goyle e Pansy Parkinson – frequenti
visitatori di villa Malfoy, quando abitava lì. Sorrise loro, mentre riprendeva
compostezza e sollevava le mani sopra la testa per allungarsi.
"Ci
siamo, Mia, siamo quasi alla stazione di Hogsmeade."
Guardò fuori dalla finestra verso il
buio cielo infestato di stelle, e vide che stavano, in effetti, arrivando alla
stazione. Sentì il treno fermarsi senza intoppi
e imitò Draco nell’afferrare il baule e uscire fuori dal compartimento con il
gruppo. Hermione rabbrividì alla brezza fresca che le grattò la pelle e sentì
una voce profonda chiamare da lontano, "I primi anni qui! Venite, non
siate timidi!" Voltandosi a destra, vide che la voce apparteneva a un uomo
piuttosto grande - be', grande è un eufemismo. A lei sembrava più un mezzo
gigante! Poté guardare l'uomo per pochi secondi,
poiché Draco si stava dirigendo verso un gruppo di carrozze trainate da esseri
che sembravano scheletri di cavallo con ali di pipistrello attaccate ai
fianchi. Avevano un aspetto maligno e lei sentì un brivido lungo la
schiena mentre uno si girava a guardarla. Gli
altri studenti sembravano del tutto ignari delle creature, probabilmente perché
le avevano visto molte volte. I suoi occhi raggiunsero il punto in cui Pansy
stava salendo in carrozza e rapidamente la seguì, con l’inquietudine lentamente
alla deriva.
Dopo
che la carrozza cominciò a muoversi, Pansy parlò: "Allora, sarai eccitata,
Hermione, ad essere smistata con i primi anni?"
Hermione alzò interiormente gli occhi
al cielo. Pansy era sempre stata gelosa del
rapporto tra lei e Draco, struggendosi annualmente per lui e cercando ogni
occasione per avere la meglio su Hermione. "Oh, sarà entusiasmante, ne sono
sicura. Ma visto che saremo compagne di stanza l'anno prossimo, vedo che sei
eccitata come me."
Nessuno diceva che lo
sarebbero state.
Pansy strinse le labbra
e si voltò a guardare fuori dalla finestra mentre Hermione sogghignava. Se avrebbe
dovuto sopportarla nella stessa stanza, si sarebbe anche divertita. Fu un
viaggio tranquillo fino a scuola, ma Hermione cominciava ad essere nervosa. Ma
quando vide il castello, sentì il respiro serrarsi in gola, e un largo sorriso le
si formò sul viso. Era lì, in una vera scuola. Tutto sembrò surreale quando la
carrozza si fermò e lei uscì allungando il collo per vedere le alte torri. Seguì
la marea di studenti che entrava nella scuola come in un labirinto,
attraversava la grande scala tra le torce accese che illuminavano la sala.
Salirono i gradini e arrivarono ad un grande set aperto da due porte che
presentavano la sala. Ma prima che potesse entrare nella grande sala, sentì una
mano sulla spalla che la fermò. Si voltò per vedere il volto sorridente di un
uomo anziano, con la barba che quasi arrivava al pavimento, vestito di viola
scuro, in abiti, apparentemente, di velluto. Hermione guardò confusamente
l'uomo, mentre il resto degli studenti si fermavano davanti a loro, chiedendosi
perché l’aveva presa da parte.
"Tu devi essere la signorina
Granger, non è così?" chiese.
Lei
annuì, ricordando il cognome che il Signore Oscuro le aveva detto apparteneva
ai suoi defunti genitori. “Sì, e lei chi è?"
L'uomo
ridacchiò, e lei avrebbe giurato che i suoi occhi brillassero. Era forse il
riflesso degli occhiali a mezza luna? "Sono Albus Percival Wulfric Brian
Silente, preside di Hogwarts".
"O-oh, certo." Disse con voce
tremante. Hermione aveva sentito parlare di Albus Silente, l'unico uomo che il
Signore Oscuro aveva ammesso di temere per lei. Naturalmente,
non aveva mai visto sue immagini, solo storie raccontate da Draco e dai
compagni Mangiamorte, che si facevano beffe delle sue amorevoli tendenze verso
i Babbani. Dire che era intimidita sarebbe stato un eufemismo. Ma lui non sembrava proprio intimidatorio, e a prima
vista avrebbe potuto batterlo facilmente. Per fortuna, sapeva di non
dover correre il rischio.
"Posso
capire che sei una studentessa trasferita?", chiese.
"Sì."
Rispose rapidamente.
"Molto
bene-conoscila cerimonia di
smistamento, non è vero?" Lei rispose con un cenno del capo: "Beh,
allora devi anche sapere di dover essere smistata in una casa?"
Avrebbe
voluto dirgli di sapere già in quale casa sarebbe stata smistata, ma decise di
fare il contrario, scegliendo di annuire di nuovo.
"Seguimi,
signorina Granger." Disse semplicemente, conducendola nella sala grande
sala di cui aveva tanto letto.
Mentre
seguiva il preside, alzò gli occhi verso il soffitto che era, infatti, stregato
per mostrare un cielo notturno. Aveva pensato che la lettura sulla scuola in Hogwarts, la Storia l’avrebbe
salvata dal guaio di esserne troppo sopraffatta. Ma, invece, si era
piacevolmente sbagliata. La sala era solo una parte della grande scuola, e lei si
era già ritrovata senza fiato. Come potevano
quelle persone non guardare tutte quelle candele galleggianti sopra le loro
teste? Come potevano non essere senza parole per il perfetto allineamento dei
quattro tavoli delle casate e di una in alto?
Riunito
nella parte anteriore della sala, c’era un gruppo di nervosi studenti del primo
anno, che aspettavano di essere smistati. Non aveva notato gli occhi concentrati
su di lei mentre entrava con il preside, poiché tutti stavano ovviamente aspettando
il suo arrivo. Continuò a camminare dietro di lui, che passò davanti ai primi
anni e le fece segno di prendere posto su un piccolo sgabello mentre una donna
in abito verde foresta le posava un logoro cappello sulla testa. Era grata che
lui non l’avesse annunciato a tutta la scuola. Ma i suoi pensieri furono
interrotti quando sentì un basso sussurro all’orecchio.
"Che
mente ... quella di una vera visionaria." Borbottò.
Aveva
letto a proposito del Cappello Parlante, della rilassatezza e del benessere che
avrebbe provato quando le avrebbe mostrato il luogo in cui era destinata. Serpeverde, Serpeverde ... voglio stare in
Serpeverde.
"Serpeverde?" chiese il
cappello. "La tua mente dice qualcosa di
diverso, ragazza mia. Parla di coraggio e di amore ... non ai tratti
appartenenti a Serpeverde. Sei proprio all’opposto."
Lei lo
ignorò, avrebbe poi capito.
Riuscì a sentire il cappello roteare gli
occhi per il divertimento, per quanto potesse sembrare strano. "Tu, mia cara ragazza, non sei una Serpeverde ...
ma sei destinata a ... Grifondoro!" L'annuncio della casa che più
detestava venne gridato a voce alta, e lei non aveva ancora registrato ciò che
era successo fino a quando il tavolo pieno di studenti vestiti in abiti
ricamati di scarlatto e d’oro scoppiò in applausi. Voglio rifarlo!Pensò sotto al cappello,
ma esso non gli rispose. C'erano così tante cose che avrebbe voluto dire per
convincerlo a metterla nei Serpeverde! Perché non aveva capito che non
ci sarebbe voluto molto per essere smistati?
Quando le tolsero il cappello dalla testa,
ritornò alla realtà. Fu smistata nella casa che aveva
imparato ad odiare; la casa dove si trovava lui.
Anche se, probabilmente, essere stata ordinata lì era la cosa migliore per la
missione, non doveva esserne felice. Hermione camminò intontita verso il
suo posto e guardò i felici e sorridenti volti che la stavano salutando. C’era
di sicuro qualche errore in Hogwarts, la
storia perché lei non aveva assolutamente l'amore o una qualsiasi delle altre stupide qualità che avevano gli
studenti di Grifondoro! Quel vecchio cappello
rubicondo non sapeva leggere la mente, questo era sicuro.
Hermione si sedette accanto a una
ragazza con i capelli rosso fuoco. La riconobbe subito in quella ragazza che
era entrata nel negozio di Madama McClan mentre lei provava. Normalmente, non avrebbe riconosciuto in fretta un
volto, ma con capelli così, chi non l’avrebbe fatto? La ragazza le sorrise ed
Hermione ricambiò educatamente.
"Tu sei la nuova
studentessa trasferita, giusto?" Chiese con voce dolce.
"Già." Rispose lei brevemente.
La ragazza allungò la mano per
stringere la sua ed Hermione la prese lentamente, "Io sono Ginny Weasley. Questo
è mio fratello Ron-" Fece cenno a un ragazzo di fronte a lei che arrossì quando
incontrò i suoi occhi e disse un tranquillo "Ciao" a tavola. "E il mio fidanzato, Harry" si sporse
leggermente indietro e la pancia di Hermione brontolò. Eccolo; gli stessi
occhi smeraldi, la cicatrice ora così potente sulla sua fronte. Il suo bersaglio, il suo nemico ... il ragazzo con la
quale doveva fare amicizia.
Caricò
un falso sorriso e si rivolse ai tre gentilmente, "Piacere di
conoscervi-il mio nome è Hermione ... Hermione Granger."
"Piacere,
Hermione" disse realmente Harry da vicino a Ginny. Hermione si sforzò di annuirgli
educatamente. L’aveva sicuramente riconosciuta dalla libreria, e perciò le
stava rivolgendo un dolce sorriso. Sicuramente si sentiva in colpa per lei. Beh,
glielo avrebbe fatta vedere!
"Hermione
... che bel nome" disse Ginny, catturando l'attenzione di Hermione,
"quasi poetico ... hai preso il nome di qualcuno?"
"Non lo so." Rispose
semplicemente. Hermione aveva sempre saputo che il
suo nome era curioso, ma non sapeva da dove proveniva - un nonno, un poeta, un
personaggio di un libro? Certo, non l’avrebbe mai saputo.
"Be',
so quanto possa sembrare pauroso il primo giorno, quindi sentiti libera di fare
domande o semplicemente di parlare." Disse Ginny gentilmente.
"Umm
... grazie." Rispose Hermione, non sapendo cosa altro dire.
Fu
salvata dall’inevitabile goffa pausa del preside in piedi, con una mano volta
alla folla dei studenti chiacchieroni. La sala tacque immediatamente, quando
tutti lo guardarono acutamente. "Mi piacerebbe essere il primo a darvi il
benvenuto a un altro anno ad Hogwarts. Sicuramente, questo sarà un altro anno
pieno di nuovi inizi, e di lieti fine." Hermione avrebbe giurato di essere
guardata da lui per un attimo, come se dirigesse l'ultima affermazione verso di
lei, ma egli si voltò continuando. "Ora, gli annunci di sempre: La foresta
proibita precede il suo nome, è vietato entrare a chi non è dato il permesso da
me o da uno degli altri membri del personale. Inoltre, il coprifuoco è
stato tagliato alle 07:00 per ovvi motivi. Siamo
nel bel mezzo di una guerra, e si deve prendere ogni precauzione per stare al
sicuro." Alcuni studenti si scambiarono degli sguardi preoccupati. "E
infine, vorrei dare il benvenuto al nostro nuovo professore di Difesa Contro le
Arti Oscure, colui che alcuni di voi sicuramente ricorderete, il signor Remus
Lupin."
Un uomo pallido con capelli color
sabbia, un po' grigi, si alzò e fece un inchino agli applausi scroscianti
provenienti degli studenti. Hermione aveva
sentito parlare di Lupin, un Auror del Ministero e anche un lupo mannaro,
infettato da uno dei seguaci del Signore Oscuro, Fernier Greyback. Era
stato licenziato pochi anni fa, secondo quanto aveva sentito da Piton, a causa
della sua condizione. Ma Silente era un uomo
intelligente e aveva di certo tirato alcune stringhe per lui in modo da farlo
tornare al posto precedente di insegnante.
Lupin tornò a sedersi e Silente
continuò, "Sono sicuro che tutti voi siate affamati quanto me, quindi per
favore, seduti!" Batté le mani e il cibo apparve sul tavolo di fronte agli
studenti. Hermione poteva sentire i primi anni scambiarsi commenti di meraviglia,
mentre i più anziani si godevano avidamente la festa. Hermione riempì il piatto
di cibo e sentì lo stomaco brontolare. La rana di cioccolato era stata l'unica
cosa che aveva mangiato quel giorno, così ebbe la sicurezza di avere fame. Stava per
prendere un boccone di pollo quando sentì ciò che sembrava essere uno
smaltimento di rifiuti davanti a lei. Alzando gli occhi, vide che Ron aveva
simultaneamente il viso pieno di purè di patate e di pollo. La scena le fece
venire voglia di vomitare.
"Perdona
mio fratello," sentì dire da Ginny:"non ha delle maniere programmate
nel suo cervello da pisello."
Hermione
sorrise e cercò di ri-concentrarsi sul suo cibo, mordendo lentamente per
sistemare il suo stomaco.
Il resto
della festa passò quasi senza complicazioni, e senza neanche pensarci, si
ritrovò ad essere trasportata alla sala comune dei Grifondoro. Seguì la folla
di studenti davanti a quello che sembrava essere un ritratto di una donna
piuttosto in carne vestita di rosa. Sentì qualcuno dire una strana frase, ma
capì solo un borbottio. Ma non ci pensò a lungo, poiché all’apertura del ritratto
la gente cominciò ad entrare all’interno. Hermione si attaccò alla folla e divenne
parte di essa, essendo immediatamente soffocata da un getto di aria calda.
Era un posto molto accogliente, beh ...
più accogliente di quanto non fosse abituata a vedere. Invece dei lucenti, scuri colori
allineati alle pareti, vi era tutto il contrario. Soffici
arazzi d’oro e di scarlatto e caldi colori pitturati erano allineati alle
pareti. C'era un camino abbastanza grande, circondato da felpati
divani e poltrone dove sembrava ci si potesse annegare in una sola seduta. Era abituata ad essere disgustata al pensiero di colori caldi e di una
atmosfera allegra, come la maggior parte delle cose che riflettevano il lato
chiaro della magia. Ma tutto ciò era ... bello.
Un prefetto stava facendo un piccolo
tour della sala comune, ma Hermione non ascoltava, era inconsciamente troppo
occupata a dirigersi verso gli accoglienti divani. Aveva
ragione, ci si poteva sciogliere. Si sentiva davvero a
suo agio, quasi fosse stata destinata ad essere lì. No, non poteva iniziare a pensare in
quel modo, ammorbidirsi a causa di una semplice torre. Aveva appena cominciato a rilassarsi tra i cuscini, quando una dolce voce
la chiamò da vicino.
"Sembra ti piacciano più le
sensazioni del divano al pavimento”.
I suoi
occhi si spalancarono nel vedere la faccia compiaciuta di un Harry Potter che
la guardava dal divano di fronte a lei. "Allora mi
riconosci?", Chiese freddamente.
"Beh, mi ci è voluto un po’. Il tuo volto era troppo occupato a chiedermi scusa che non riuscivo a
ricordare nulla, fino a quando ti ho vista qui."
"E come, se posso chiedere, ha
ristabilito la tua memoria il vedermi qui sdraiata su un divano?" Chiese
lei con cautela.
"Semplice, lo sguardo di
sollievo sul tuo volto quando ti ho aiutato è quasi identico." Disse con
un sorriso.
Hermione non poté fare a meno di
sorridergli. Doveva abituarsi ad accettare i suoi deboli
tentativi di conversazione, prima o poi. Ma c'era ancora
una piccola parte nella testa, che le diceva che quello non era un finto sorriso.
Venne salvata dal rifletterci, quando
Ginny si avvicinò e si sedette sulle ginocchia di Harry, che con le braccia la
sorresse intorno alla vita. "Allora, di cosa stavate
parlando voi due?" Chiese con dolcezza.
"Oh,
niente, Gin - solo delle simili espressioni di sollievo di Hermione."
Hermione non poté fare a meno di arrossire e Ginny scrutò i due in confusione. Harry vide il suo sguardo e spiegò con prudenza, "ho sbattuto
contro Hermione al Ghirigoro pochi giorni fa, ed entrambi siamo finiti sul
pavimento."
"Ah, quindi è questa la ragazza di
cui ci hai parlato!" Disse una voce dietro di lei. Hermione
si voltò per vedere la faccia divertita di Ron alle sue spalle. Aveva parlato di lei?
"In carne e ossa", disse, porgendole
una mano.
"Sarai rimasta attutita dalla
caduta, visto che è stato il grasso culo di Harry a buttarti giù." Disse Ron.
Harry gli lanciò un
cuscino e Ron lo prese, ridendo. "Ehi, non c'è
bisogno di prendere la difensiva, amico."
Harry fece una smorfia e Hermione non
poté fare a meno di ridere delle giocose battute. Era
davvero strano vedere degli amici scherzare tra di loro, a meno che lei non ne
prendesse parte. "D’accordo, voi due, smettetela. È troppo tardi per certe cose." Disse
Ginny.
"Sono solo le nove!" si
lamentò Ron con sua sorella.
"Beh io sono stanca." Dichiarò.
"Vado a letto per prendere un buon riposo notturno"
Ginny diede un piccolo bacio della buonanotte ad Harry e saltò fuori dal giro. Guardò Hermione e sorrise, "Vuoi
venire con me, Hermione?"
Hermione annuì, cercando di
allontanarsi da quei pensieri in conflitto, che avevano cominciato ad
appannarle la mente. Si alzò dal divano e seguì Ginny
alle scale che portavano ai dormitori. Le parve di
sentire un "Buonanotte signorine" da dietro di loro, ma si rifiutò di
riconoscerlo. Nessuno le aveva mai augurato la buona
notte e non pensava che quella sera sarebbe stato diverso. Passarono
cinque serie di porte fino a giungere a quella con l'etichetta "Anno
Sesto".
"Questa è la mia fermata, la tua è
il dormitorio della porta accanto. Buona fortuna con le tue compagne di camera, a volte possono essere indomabili."
Disse Ginny con un sorriso amichevole. "Buonanotte,
Hermione."
Hermione era senza parole. Forse non aveva ancora immaginato la prima buonanotte. Ma prima che potesse trovare una risposta, Ginny chiuse silenziosamente
la porta dietro di lei. Si voltò e fece qualche passo verso
l'ultima porta nel corridoio. Si morse il labbro spingendo
la pesante porta di legno ed entrando dentro, ancora una volta, ad un'altra calda
stanza. Questa era riempita da cinque letti a
baldacchino, tutti con i bauli accanto. Hermione guardò il letto più vicino alla singola finestra nella stanza
e vide lì il suo bagaglio. Supponendo che quello era il
suo letto, si diresse verso di esso e vide che una nuova serie di abiti erano posti
in cima alle coperte. Guardò il ricamo in oro e scarlatto
e sogghignò. In realtà, non voleva che il domani mattina
arrivasse, nel quale sicuramente avrebbe affrontato Draco, che avrebbe iniziato
a fare domande che non avevano risposta. Come avrebbe potuto
sapere il motivo per cui era stata smistata tra i Grifondoro? Certo, aveva una mente, ma questo non significava che essa potesse memorizzare
ogni angolo e ogni fessura!
Sospirò
e li prese dal letto. Indossando il pigiama, si stese rapidamente
sotto le calde coperte e cercò di rilassarsi. Non era
un compito facile, con tutti gli eventi della giornata che nuotavano intorno al
suo cervello e che la facevano sentire a disagio. Non pensava si sarebbe addormentata, e
riuscì appena a registrare il suono delle compagne di camera che entravano. Hermione fingeva di dormire, ricordando i commenti di Ginny su di
loro, anche se lei non sapeva cosa pensare. Fu solo dopo che
il suono nella stanza venne ridotto al vento che soffiava contro i mattoni fuori
del dormitorio che sentì il sonno iniziare a reclamarla. Poi,
cadde sotto l'incantesimo del sonno senza sogni ancora una volta, il suo ultimo
pensiero concentrato sulle risate a cui aveva assistito.
Rieccomi qui :) Scusate l'enoooorme ritardo, ma per vari motivi, quali la scuola e gli impegni che mi hanno tenuto occupata, non ho potuto mandare avanti la traduzione. Hey myla_chan, no la fanfic non è completa, infatti non ho scritto di sì :). kokylinda2 ti ringrazio nuovamente per i tuoi complimenti, di nuovo ti dico che non li merito. Riguardo alle tue domande: In realtà, penso che Hermione non conosca Harry interamente, o almeno lo conosce attraverso le critiche e tutto ciò che le persone con cui ha vissuto le hanno raccontato. Forse pensa che anche un bambino neonato possa avere la forza necessaria per uccidere; purtroppo sa molto poco del suo passato. Voldemort è scomparso :) ma come ricorderai, nel quarto episodio viene riportato in vita e così ritorna da Hermione, che nel frattempo è stata allevata dai Malfoy. I tre adolescenti hanno 17 anni, ultimo anno :) Spero di essere stata chiara e grazie ancora. Grazie mille Lights per i tuoi complimenti :)
Hermione
si svegliò molto prima il Lunedì seguente. L'orologio vicino al suo
letto mostrava le sei del mattino, ma non si sentiva affatto insonnolita. Si sarebbero chiesti come faceva ad essere così
pimpante ad un ora così presta - e, come tante altre cose, ciò aveva una
risposta. Quel giorno era l'inizio delle lezioni. Uno studente normale avrebbe avuto paura di quel
giorno, come avevano fatto molti altri negli anni passati, ma non Hermione. Era
il suo primissimo giorno di lezioni e lei aveva il diritto di essere eccitata,
dannazione!
L'allarme
pre-definito sul magico orologio suonò solo un attimo prima che lei prendesse
la sua bacchetta (discretamente nascosta sotto il cuscino) e la mettesse a
tacere, non volendo svegliare le sue compagne di stanza ed essere sgridata per
essere una tipa così mattiniera. Di solito, avrebbe buttato il malocchio
a tutti coloro che si azzardavano soltanto a ridicolizzarla, ma lì si trovava
in incognito e non poteva permettersi di rischiare proprio all’inizio della
missione. Così, con dignità, sgattaiolò
furtivamente fuori dal letto e cominciò a prepararsi per il giorno che le si
presentava davanti.
Cominciò
facendo una lunga doccia per scaricare quella brutta sensazione che aveva
sempre la mattina. Quando ebbe finito, uscì assaporando l'aria fresca e
cominciò a lavarsi i denti e ad asciugare i capelli con la bacchetta, un trucco
che aveva imparato da bambina. Sapendo già cosa
indossare, vestì in fretta l'uniforme che si trovava sul letto dalla prima
notte; grigi calzini al ginocchio, mocassini alla Mary-Jane, una lunga camicia
bianca con maniche stile Oxford, un gilet in maglia grigio con finiture
in oro e scarlatto, una gonna nera al ginocchio, e una cravatta a righe rosse e
oro.
Quando uscì dal bagno, vide alcune
ragazze cominciare a muoversi e sorrise, felice di aver avuto il privilegio del
bagno vuoto tutto per sé. Hermione realizzò che in cinque minuti quattro
strambe ragazze si sarebbero preparate per la giornata in uno spazio assai
ristretto, e con pazienza ancora più piccola. Avvicinandosi
al letto, afferrò la borsa di libri e uscì dalla stanza in punta di piedi, la
portò sopra la spalla e chiuse silenziosamente la porta alle spalle. Proprio
mentre regolava le cinghie, Hermione sentì proclamare una voce soffocata "Comincio
io il primo bagno!" dall'altro lato della porta. Ridacchiò. Anche se aveva una conoscenza limitata delle altre
ragazze della sua età, esse erano ugualmente prevedibili.
Scese le scale e non fu sorpresa quando
il dormitorio le si presentò vuoto. Nessun sano
di mente si sarebbe alzato così presto, a meno che non si era Hermione. Lasciò
la torre con passi rimbalzanti e si diresse verso la Sala Grande,
canticchiando tra sé lungo la strada. Arrivata
lì, venne ricompensata con un'altra stanza vuota, anche se questa era
leggermente più grande. Hermione trovò un posto al tavolo dei Grifondoro
e cominciò a riempire il piatto con fette di pane tostato e uova. Non ci volle molto perchè gli altri studenti riempissero
la hall, mischiando dieci minuti dopo la sua seduta lamenti e gemiti.
"Buongiorno!" disse una vivace voce accanto a lei.
Hermione si volse verso il suo fianco e vide il volto
sorridente di Ginny Weasley, "Buongiorno Ginny”. Le rispose educatamente.
"Da quanto tempo sei
alzata?" le chiese colloquiale.
"Un po’” rispose Hermione semplicemente.
"Oh, beh, i ragazzi saranno qui a
breve. Non sono tipi molto mattinieri come te e me." Ginny cominciò a riempire
il piatto con fette di pancetta e salsiccia, mentre cercava nuovamente di fare
conversazione. "Allora, entusiasta per il primo giorno?"
Hermione cercò di resistere alla
tentazione di gridare "Sì!" in modo eccessivamente drammatico, vista
la sua prima reazione. Ma invece, si morse le labbra e annuì: "Sì,
credo."
Ginny le sorrise di nuovo. Come fa questa ragazza a sorridere così
tanto senza rompersi gli zigomi?Certo, deve sicuramente sforzarsi per essere felice
tutto il tempo..? pensava Hermione
con amarezza. Venne salvata dallo stress nel
pensare a logiche spiegazioni osservando Ginny, che, ancora una volta, le
rivolse la parola. "Ho sempre le vertigini all'inizio del semestre ... ma
poi, se ne vanno verso la metà."
"Perché?" chiese Hermione curiosa.
Ginny sembrò un po’confusa
alla sua domanda, "Beh ci si annoia un tantino dopo un po'. E poi i
compiti…Merlino, i compiti diventano
addirittura brutali. Specialmente per le superiori! Avevi molti compiti quando
andavi a scuola? "
"Non proprio." Rispose
Hermione con sincerità. "Facevo per lo più pratica.”
"Beh, doveva essere
divertente allora? Niente compiti e tutto divertimento?" Ginny disse
dandole una gomitata.
Non hai idea
... "Sì, è stata un'esperienza molto interessante."
Hermione venne risparmiata dallo
spiegare ulteriormente, grazie all'arrivo di due ragazzi molto stanchi che si
trascinavano verso la tavola. Dovette reprimere una risatina quando Ron rovesciò
ciò che sembrava essere una tazza di sciroppo nei suoi cereali. Ma non la frenò invece quando Harry mescolò la farina
d'avena con una brocca di succo di zucca. Anche Ginny notò i due, e partecipò alla
risata silenziosa di Hermione. "Te l'avevo detto che non erano persone
mattiniere." Sussurrò all'orecchio di Hermione.
"Chi z’è di tuanto divertentuhmm?” chiese Ron con voce impastata.
"Eh, chi sta
ridendu?" chiese Harry con voce altrettanto soffocata.
Hermione e Ginny continuarono a ridere fra di loro fino
a quando quelli cominciarono a mangiare la colazione, poi le loro risa
divennero crisi isteriche. Harry sputò la farina
d'avena sul viso di Ron, che stava invece consumando il suo pasto. "Oi!"
Urlò ad Harry, "Io sto mangiando,
Harry!"
"Scusa amico." Disse quello, asciugandosi la
bocca con la manica del maglione.
"Avete fatto tarda notte, ragazzi?" chiese Ginny
con un sorrisetto familiare.
Harry e Ron arrossirono ed Hermione riuscì
vagamente a sentire le parole "la notte scorsa", "ragazzi",
e "whisky incendiario". Non ci volle un genio per capirlo- erano entrambi
reduci da una sbornia o avevano bevuto troppo per dormire decentemente. Idioti, pensò Hermione, sprecare il tempo bevendo. Vide Ginny roteare gli occhi e capì che condividevano
la stessa opinione.
"Ohh, gli orari!" Strillò
Ginny, posando la forchetta ed intrecciando le mani.
Hermione
volse il collo verso il punto in cui Ginny guardava e vide la donna che aveva
messo il cappello sulla sua testa per smistarla, distribuire dei fogli di
pergamena. Indossava un altro set di abiti verde scuro, e Hermione si
chiese se fosse l'unica cosa che aveva nell’armadio. La donna si avvicinò al punto in cui era seduta e le porse una pergamena
con una sorta di cartina allegata. Aveva uno sguardo passivo ed Hermione scoprì
di non poter leggere il suo volto come faceva con molte altre persone. La donna
tenne il passo veloce e costante lungo la fila di studenti, scacciando i
pensieri di Hermione.
Guardò la pergamena e vide che sembrava
un tipo di calendario. Prima che potesse guardarla attentamente, tuttavia, la
pergamena le venne strappata dalle mani di Ginny, che sembrava saltare su e giù
sul posto. Hermione usò tutta la forza che aveva per non maledirla. "Hai incantesimi
prima? Fortunata, io sono bloccato con Piton con due ore di Pozioni".
"Che cavolo" disse Ron con la bocca piena di
... beh ... Hermione non seppe dire cosa.
"Anch’io ho incantesimi a prima ora." Disse
Harry con un sorriso. "Potrei accompagnarti,
se ti va."
Hermione dovette mordersi la lingua e spingere tutte le
repliche dal pensiero cosciente. Doveva diventare
sua amica. "Certo, così non rischierò
di sbattere in un muro, visto che avrò il naso fiondato sulla mappa."
Harry ridacchiò e annuì. Hermione non
poteva fare a meno di sorridergli in risposta. Doveva ammetterlo, la sua risata
era contagiosa. Scacciò immediatamente il
pensiero. Non avrebbe dovuto essere così
... così ... pateticamente pretestuosa! Lui era il suo nemico, il che significava
che non poteva trovarlo divertente... a meno che non stesse subendo delle
torture, allora sì che aveva il diritto di ridere.
"E tu, Ron?" chiese Harry.
Il rosso scosse la testa:
"Ho Cura delle Creature Magiche".
"Pensavo che l’avessi abbandonato?" chiese Ginny, mordendo un po’ del toast.
Ron si
strinse nelle spalle, "Penso di potermela svignare."
Harry e Ginny alzarono gli occhi al
cielo, visto che a quanto pare era normale per loro. Beh, non per Hermione.
"Perché vuoi svignartela, proprio all’ultimo anno?"chiese intensamente,
anticipando la sua risposta. Sicuramente sarebbe stata spiritosa, in qualche
modo umoristica.
Ron sembrò offeso, "B-beh ... è
che ..."
Rise dentro di sé. Era tutto ciò che sapeva dire? Beh,
gliel’avrebbe fatta vedere. "Non sai che il
tuo punteggio G.U.F.O determina gli sguardi che i futuri datori di lavoro ti
faranno? Come farai ad ottenere un lavoro, acquistare una casa, mantenerti?" Hermione
sentì che il suo viso cominciava a scaldarsi.
Ron
sorrise visibilmente rilassato: "E' facile, voglio essere un
professionista di Quidditch per i cannoni di Chudley".
Hermione si fece beffe di lui, "E se non funziona?
Non hai altri piani?"
Sembrava averlo messo in difficoltà, data la fronte
rugosa e il volto ancora una volta teso. "Perché
ho bisogno di altri piani?"
"Beh, potresti non-" cominciò, con l’intenzione
di dirgli esattamente dove sarebbe
finito al posto della sua preziosa squadra di Quidditch.
Hermione venne interrotta da una mano sulla spalla. "Beh,
penso che dovremmo andare a Incantesimi, giusto?"
Hermione guardò Harry con sguardo
confuso, chiedendosi perché le aveva impedito di incastrare Ron. Certo, si
sarebbe stancato di un amico che non poneva attenzione sulla carriera? Guardò
l'orologio da polso magico che aveva acquistato a Diagon Alley, stregato per
dirle esattamente il tempo e il luogo dove sarebbe dovuta andare. "Umm ... certo."
Afferrò la borsa di libri e scivolò via
dal tavolo, rispondendo all’amichevole saluto di Ginny. Ron sembrava ancora confuso e Hermione aveva voglia di tornare laggiù per
finire ciò che aveva iniziato. Ma non voleva essere in ritardo per la prima
lezione, così si voltò e seguì Harry, stando attenta a distanziare i
centimetri.
Quando
lasciarono la sala, gli parlò, "Perché non mi hai lasciato finire? Ero in
pieno discorso."
Harry le gettò uno sguardo, "Ron è molto ...
sensibile riguardo alla sua scelta di carriera."
Corrugò la fronte, "Perché?"
Harry
inalò un breve lasso di respiro, "Be', sente costantemente il bisogno di mettersi
alla prova. Ha cinque fratelli più grandi, capisci? E ognuno è tremendamente
bravo in quello che fa. Il maggiore, Bill, lavora per la Gringott come spezza-incantesimi,
e ha preso tutti e dodici i G.U.F.O, quando era qui. Il prossimo, Charlie,
lavora con i draghi in Romania.-”
"Draghi?" chiese Hermione
con stupore.
"Sì" disse Harry con un
sorriso, "Era anche un cercatore stupefacente
e sarebbe potuto diventare professionale, ma ha scelto di lavorare all'estero.
I suoi fratelli gemelli Fred e George, possiedono un negozio a Diagon Alley
chiamato Tiri vispi Weasley, un
successo clamoroso. E poi c'è Ginny, l'unica
ragazza Weasley nata da generazioni. Ron ha ancora un sacco da vivere, e pensa
che la sua unica impresa sia la capacità di resistenza. Non fraintendermi, è un
portiere incredibile, ma ha il potenziale per fare tante altre cose. Ma, come
suo amico, voglio incoraggiarlo a fare ciò che pensa sia la cosa migliore."
Hermione era stupita. Non pensava che
la motivazione della scelta di un professionista di Quidditch avesse alle
spalle una ragione tanto chiara. Di
solito, le decisioni che lei era abituata a fare erano brevi e basate esclusivamente
sui nervi. In realtà non aveva mai ascoltato una spiegazione logica prima
d’ora, una così dannatamente giusta. "Wow,
io ... io non pensavo che-"
"È tutto a posto, non lo sapevi.”
disse Harry con un sorriso. "Voglio dire, sono piuttosto sicuro che
nessuno può capirlo la prima volta che incontra Ron. Beh, sicuramente la mia
prima impressione non era molto lontana dal "Sembri una persona triste che
ha bisogno mettersi in luce davanti alla tua famiglia,
vuoi il mio lecca-lecca? '".
Hermione ridacchiò. “Hai
ragione, è come se 'Mordi ancora una volta quella coscia di pollo, e non ti
pulisco il vomito.”
Harry si mise a ridere, "Ehi, sei abbastanza
divertente."
"Davvero?" chiese
lei, chiaramente sorpreso.
"Sì, non credo di aver mai
incontrato qualcuno con uno spirito più veloce di te. Tranne forse Ginny, ma ho
sempre avuto la netta sensazione che l’ha rubato dai suoi fratelli".
Hermione sentì le guance
arrossire, "Nessuno ha mai pensato che io fossi divertente, prima
d’ora."
Fu la volta di Harry nel chiedere "Davvero?"
"Sì", confessò, "la famiglia con cui sono
cresciuta era molto rigorosa e non ho mai avuto il coraggio di parlare
apertamente con loro."
"Quasi quasi assomigli a me,"
disse Harry, "a parte il fatto che io ne ho preso pieno vantaggio e li ho
presi in giro con il vecchio detto 'potrei farvi saltare in aria se mi fate
pulire i piatti ancora una volta'. Ho inventato anche delle magie e ho finto di
maledire mio cugino per tenere lui e i suoi amici lontani da me. Ma non ha
funzionato quando hanno scoperto che non potevo fare magia al di fuori della
scuola, finché non avrei avuto l’età."
Hermione gli sorrise, "Sembra
triste."
"Lo
è stato per un po’ di tempo. Ma poi ho semplicemente continuato a ricordare a
me stesso che era solo un estate, e poi avrei potuto vedere i miei amici e fare
nuovamente magie. Mi ha aiutato quando venivo rinchiuso nella vecchia camera da
letto di mio cugino senza cena. Avrei solo pensato a dei caldi dolci di
zucca e alle rane di cioccolata. Certo, finiva per farmi venire ancora più fame,
ma i pensieri mi bastavano."
"Andavi
a letto senza mangiare?" chiese Hermione sbalordita.
"A volte, quando non riuscivo a
frenare i commenti spiritosi, per più occasioni. E’ difficile non fare battute
quando mia zia e mio zio discutono se mandare o meno mio cugino ad un campo per
grassoni." Ridacchiò al ricordo.
Hermione si mise a ridere mentre si
fermavano davanti a un portone aperto. Harry la
fece passare avanti e la seguì nella stanza. Entrata in classe, rimase a
bocca aperta. I libri erano sparsi in tutta la
classe, accatastati in cima a molti altri, tra loro incastrati da diverse
angolazioni. I posti erano simili a quelli del colosseo, disposti a vari
livelli e circondati da libri tutti intorno alla stanza. C'era un unica
lavagna con le note già scritte col gesso bianco, ed Hermione sentì il soffice
profumo di menta piperita. Scelse un posto tra i
primi, più vicino alla lavagna, così da avere un buon angolo per prendere
appunti. Harry le si sedette accanto e cominciò a tirar fuori il suo
materiale. Quando Harry alzò lo sguardo, però, il
suo volto impietrì. Hermione stava per chiedergli cosa non andava quando lui
rispose alla sua domanda, "Fantastico, siamo in classe con i Serpeverde".
Hermione allungò il collo verso la
porta e vide gli studenti con cravatte verdi e argento al collo. Il suo volto
impallidì. Non aveva confrontato Draco dallo
smistamento, e non aveva voglia di condividere una classe con lui, al momento. Si
voltò immediatamente quando una testa coi capelli color platino entrò insieme
alla folla, e cercò di stappare una bottiglia d’inchiostro. Harry non ci fece caso e fissò semplicemente gli
studenti che passavano, non facendo caso a chi vedeva.
Per
evitarle il dispiacere dello confronto, un uomo robusto con la barba bianca
saltò in cima a una pila di libri. Era piuttosto basso, non più alto di due
piedi. Sfogliò rapidamente dei fogli e si schiarì la gola emettendo un
lamento appena, ma ottenne l'attenzione della classe. Hermione non poté fare a
meno di esserne colpita, visto che aveva tale autorità sugli studenti. Ma forse, i professori erano tutti così?
"Lì,
lì ... sistematevi, sedetevi." Disse con voce acuta. Hermione fece del suo meglio per non ridere, non
volendo richiamare l'attenzione su di sé. "Visto che è il primo
giorno del semestre e sono sicuro che molti di voi non sono particolarmente
felici, ho pensato che potremmo iniziare con una giornata di ripasso, per
assicurarci che nessuno alunno di vostra conoscenza si sia perso durante la
pausa."
Hermione
sentì in tutta la classe il sospiro di sollievo collettivo, a causa
dell'annuncio. Non poté fare a meno di esserne anch’essa sollevata.
Avrebbe voluto sapere se quella classe, così come tutte le altre, sarebbe stata
difficile per lei; certo, conosceva gli incantesimi- molti incantesimi- ma non
quelle classificati tra la magie buone. Conosceva
incantesimi semplici come Wingardium
Leviosa e Alohamora, ma non altri.
Sperò che sarebbe stato un argomento facile da imparare; ma poi ricordò che era
sempre stata brava ad imparare rapidamente.
"Vorrei che apriste i vostri libri a pagina 27,
per favore." Indicò.
La classe accondiscese senza lamentarsi e Hermione fece lo
stesso. Sfogliò le pagine e vide che era
semplicemente L’incantesimo di appello, cosa che aveva già imparato anni prima.
Insegnano questo al sesto anno? Patetico!
"Ora, con la persona
seduta di fronte a voi, vorrei che praticaste l’incantesimo."
Sembrava abbastanza semplice, fino a
quando si rese conto che sarebbe stata in coppia con Harry. Non sarebbe stato così brutto, anche se ... avevano già
avuto una conversazione civile durante il tragitto. Dovette ammettere che da quanto aveva capito della sua infanzia, la
pesantezza che avrebbe dovuto provare non era poi così pressante. Provò una
piccola fitta all’intestino quando i suoi pensieri si soffermarono su di lui,
anche se non sapeva perché. Non poteva essere simpatia- non conosceva nemmeno il
significato della parola.
"Yeah, okay." She
replied breezily.
"Hai mai praticato l’Accio?" chiese Harry a fianco.
Hermione annuì
semplicemente, "Un po’ di volte."
"Be io so praticarlo dal quarto anno, quindi penso
che sia giusto dire che non dobbiamo starci molto." Spiegò con un sorriso.
"Sì, va bene". Rispose
con disinvoltura.
Harry sorrise e tirò fuori la sua
bacchetta, Hermione lo imitò. "Proviamo su quel libro", propose. Hermione guardò la punta del suo dito e fece un cenno
di comprensione. Agitò pigramente la bacchetta e recitò l’incantesimo,
il libro le volò in mano. Harry la guardò con occhi spalancati, "Puoi
attirare le cose senza pronunciare l’incantesimo?"
Il cuore di Hermione fece un salto. Non
si era resa conto di averlo fatto! Avrebbe giurato di aver mormorato
l’incantesimo. Naturalmente, sapeva di essere in grado di farlo, ma si era
ripromessa di non rivelarlo ad occhi curiosi, e, soprattutto, a lui. "Umm
... sì, me l’ha insegnato mio p-padre." spiegò debolmente. Hermione sapeva che era inutile negare la sua domanda,
poichè sembrava essere un tipo testardo, molto simile a lei.
"Beh tuo padre deve essere un mago grandioso,
allora! Mi ci è voluto un sacco per imparare a farlo." Spiegò impressionato.
"Beh, sì, è abbastanza…-
aspetta, puoi farlo anche tu?" chiese con stupore.
Harry sembrò a disagio per un attimo, muovendosi sul
posto. "Beh, sì, ho bisogno di sapere
queste cose per ... sai ... il futuro." Spiegò finendo col
silenzio. Hermione solcò la fronte. Non sapeva
che era in grado di farlo ... doveva riferirlo al Signore Oscuro quando
l’avrebbe contattata.
"Oh, bene.” Rispose, fingendo
il nervoso, tono silenzioso.
Le sorrise, felice che avesse compreso.
Hermione diede per scontato che l'unico motivo della sua poca chiarezza sul
tema era dato dalla presenza dei curiosi Serpeverde, visto che le loro orecchie
erano tese per ascoltare la conversazione. Gran parte dei Serpeverde conosceva
chi fosse, e sapeva della sua missione. Si sentì a disagio, avendo tutti quei occhi
fissi su di lei, che scrutavano ogni sua mossa. Sapeva di essere più potente di
tutti, ma ciò non rendeva l’eventuale situazione meno snervante.
"Come ha fatto tuo padre ad insegnarti, con i
limiti di età e il resto?" chiese con curiosità.
"Ho compiuto
diciassette anni lo scorso novembre, così mi ha insegnato durante
l'estate." Mentì spigliamente.
"Il tuo compleanno è a novembre?" Chiese.
Lei annuì: "Sì, il 19 novembre."
"19 Novembre..."
mormorò tra sé, "Me ne ricorderò."
Hermione solcò la fronte: "Perché vuoi ricordare il
mio compleanno?"
"Così ti farò un regalo, naturalmente." Rispose
semplicemente, come se fosse una cosa ovvia.
"Perché vuoi farmi un regalo?"
Harry la
guardò in modo strano, non seppe spiegarsi il perchè. Nessuno si era mai
preoccupato del suo compleanno prima d’ora, tranne forse Draco e i suoi
“regali” annuali; anche se non erano effettivamente dei regali, perché, il più
delle volte, ne beneficiava più lui che lei. "Beh, siamo amici,
giusto?"
Hermione era senza parole. Amici, di già? Beh, si stava rivelando più facile del previsto. "Giusto,
sì, naturalmente."
Harry ridacchiò un po', "Bene, per un momento mi hai
fatto preoccupare.”
Hermione sorrise: "Beh, eri un bersaglio facile."
Harry arcuò la fronte, "Un modo per incentivare la
mia autostima."
"E' stato un piacere." Disse, fingendo formalità.
Rimasero
seduti così per un po', soltanto parlando. Hermione rimase sorpresa di
quanto fosse facile parlare con lui. Inizialmente,
prima della lezione, e ora durante, stava parlando con lui, senza emettere
neppure un pensiero violento che aveva a che fare con il suo destino imminente.
Il resto della classe stava lavorando intensamente sul traballante
incantesimo d’appello per notare i due ridere, e si sentì grata per questo. Pensò persino che si stesse divertendo. Il che non
sarebbe accaduto ... non proprio.
"E così poi, è entrato nella stanza con solo la biancheria intima
dei Cannoni di Chudley e una canottiera bianca, incazzato nero. Tutto ciò che
mi ricordo fu averlo visto strapparsi la camicia, saltare sul tavolo e iniziare
a tirare ovunque le cose, gridando come un cowboy 'Sono un idiota fortunato, sono un idiota
fortunato!"
Hermione scoppiò a ridere: "Non ci credo!"
"Sì" annuì freneticamente, "Ma neanche
dopo cinque minuti, ha trovato un panno e se l’è messo in testa cantando, “Sono
un cavallino, frustatemi!"
"Oh dèi", disse lei, arrossendo. "Questa è una immagine mentale di cui non avevo
bisogno."
"Bene, ora sei segnata a vita, come il resto del
Grifondoro. La lezione da imparare è non dare mai a Ron una burrobirra a
stomaco vuoto, dopo una partita di Quidditch."
"Me lo ricorderò due volte." Rispose.
Fu allora che suonò la campanella, a significare la
fine della lezione. Entrambi raccolsero le loro
borse e il materiale e uscirono spalla contro spalla. "Allora, cos’hai
adesso?" le chiese mentre si univano al corridoio affollato.
"Ehm ..." tirò fuori il suo calendario e guardò,
"Difesa contro le Arti Oscure".
"Anch'io, potremmo andarci di nuovo insieme.
Sperando che non ti sia già stancata di me."
“A stento", rispose
senza pensarci.
"Bene" le sorrise.
Lei sorrise e si diressero verso l'aula
a ritmo costante. Si mossero rapidi ed entrando
nella stanza videro Ron già lì ad attenderli. Harry salutò l’amico e
Hermione cominciò stranamente a ridacchiare. Harry
la sentì e le sussurrò attraverso l'angolo della bocca, "Prova solo a
immaginarlo prima che si strappi la
camicia e starai bene."
Hermione ridacchiò ancora più forte ed Harry non poté
fare a meno di unirsi a lei. Quando arrivarono, Ron aveva la faccia confusa.
"Che avete da ridere voi due?"
"Niente!"
"Puré di patate!"
Risposero entrambi allo stesso tempo,
e scoppiarono a ridere ancora una volta. Ron li
guardò come se avessero dato di testa: "Sapete, non sono sicuro di volerlo
sapere.”
Alla
fine si calmarono e si sedettero, Ron accanto a uno dei coinquilini di cui
Hermione non sapeva il nome, e Harry accanto a Hermione. Ron sembrò un
po’triste inizialmente, quando Harry scelse il posto accanto a Hermione, ma agì
con nonchalance. Hermione si sorprese, ma si occupò del suo materiale,
per mascherare la confusione. La classe
chiacchierava silenziosamente, in attesa dell’arrivo del professore. Questo
entrò in classe a passi veloci e la classe diventò silenziosa. La prima teoria
di Hermione venne dimostrata; i professori facevano
effetto sui loro studenti.
"Buon giorno." il Professor
Lupin salutò la classe con un sorriso. Si sentirono dei borbottii a mo di
risposta in tutta la classe ed Hermione borbottò insieme a loro. "Per
colori i quali non mi ricordano, io sono il professor Lupin. Sì, sono ancora un
lupo mannaro, così chi non riesce ad andare d’accordo col problema può sentirsi
libero di andare." Guardò un'altra volta l'aula e annuì, "Quello che
pensavo. Ora, andiamo al vero motivo della nostra presenza: Difesa contro le
Arti Oscure. Ora che dovete prepararvi per i G.U.F.O., non ho altra scelta,
devo andare sul rigido. Quindi sì, ciò significa
compiti a casa il primo giorno."
In tutta la classe si sentirono molti gemiti
ed Hermione cercò di resistere alla necessità di sospirare. Ma insomma, era una
scuola, cosa si aspettavano? "Ma, per cominciare la lezione,accingiamoci a
prendere appunti sugli incantesimi difensivi. Ora, la maggior parte di questi
saranno di ripasso, ma sono ancora essenziali per la vostra interrogazione."
Si
diresse verso la lavagna e rimosse la copertura, rivelando un diagramma e delle
note. Hermione cominciò a copiare la scheda mentre ascoltava la lezione del
professor Lupin come molti altri studenti. Era vero, conosceva molti di quei
incantesimi, ma le teorie alle loro spalle erano un mistero per lei. La maggior
parte era progettata per respingere la Magia Oscura, ciò in cui era specializzata e in
cui era limitata maggiormente la sua conoscenza. Era estranea alla
lezione, nel senso che quei incantesimi erano destinati ad essere utilizzati in
difesa dalle maledizioni, non per respingerli contro il nemico. Hermione non
poté credere quanti altri usi vi fossero per
quei incantesimi. Quando si parla di voler ampliare gli
orizzonti!
La lezione consisteva in lunghe note e
una lettura ancora più lunga, ma Hermione non si annoiò come il resto dei suoi
compagni. L'unica altra persona ad essere altrettanto entusiasta della lezione
era Harry, le cui note sembravano similmente lunghe. Fu verso la fine della
lezione che sentì russare qualcuno molto vicino a lei. Si girò intercettando Ron appoggiato con la testa sulle mani, che
respirava a fatica. Hermione capì che non era l’unica ad averlo notato quando
sentì ridacchiare qualcuno vicino a lei. Lupin sembrò essersene accorto
e si fermò a metà frase per far levitare un libro piuttosto pesante verso Ron. Hermione pensò che avrebbe fatto cadere il libro sulla
sua testa per punizione, ma tutto ciò che fece fu pronunciare l'incantesimo e
inviare il libro che si schiantò ai bordo della scrivania, proprio accanto alle
sue orecchie.
La testa di Ron scattò, "Cos’-mamma?"
La classe scoppiò a ridere e Ron arrossì quando capì dove
si trovava. Il Professor Lupin sollevò un sopracciglio verso di lui, "La
mia lezione ti annoia signor Weasley?"
"Beh sì". Rispose sinceramente: "Perché non
facciamo le lezioni come quelle del terzo anno?"
"Mi dispiace deluderla, signor Weasley, ma bisogna
prepararsi per i test. Non inizieremo la parte fisica fino alla settimana
prossima." L'intera classe sembrò averlo
recepito. Tutti si lamentavano e gemevano e Lupin si mise a ridere, "Non
preoccupatevi, non c’è nessun problema. Cercherò di renderlo il più
sopportabile possibile... almeno abbastanza sopportabile per non farvi
addormentare.” La classe rise provocando l’arrossamento di Ron.
Fu allora che la campana suonò, a significare la fine
della lezione. La classe cominciò a impacchettare le cose mentre il professor
Lupin la richiamò tra le chiacchiere, "Il vostro compito è un lungo saggio
di due piedi sulla storia dell’incantesimo Diffendo!"
Hermione, Ron ed Harry si diressero
verso l’uscita della classe con Hermione un po’ in ritardo, che stava guardando
ancora una volta il suo calendario. Stava per
mettersi al passo con i due ragazzi, quando un braccio la tirò di lato e la
trascinò in un'aula appartata. Hermione non ebbe bisogno di pensare per
capire chi fosse.
"Sembravi divertirti oggi ad Incantesimi."
Sibilò Draco al suo orecchio, camminando per la
stanza.
"E’ una recita, Draco, devo avvicinarmi a lui,
ricordi?" disse Hermione elegantemente.
"Non sembrava proprio una recita per i miei
gusti." disse realisticamente. "Penso
che stai cominciando a dimenticare la realtà per essere risucchiata dal fascino
di Potter.”
"Il fascino di Potter?" chiese Hermione ironicamente: "Io non la penso così.
Riesco a gestirla Draco, sono nata per questo lavoro."
"Può darsi, ma le tue mura potrebbero non essere
sufficientemente spesse per resistere alla tentazione di Potter e dei suoi dolci
compari Babbani." Disse Draco con un ghigno.
La tensione di Hermione cominciò a salire,
"Stai insinuando che non ne sono in grado?
Draco vide il suo volto contorcersi
in rabbia e perse subito il suo atteggiamento fiducioso. "B-beh..."
"Sono pienamente in grado di stringere un falso
rapporto col nemico giurato, tu prima di tutti dovresti sapere che ne sono in
grado." disse, puntando duramente il dito contro il suo petto.
Si strofinò il punto teneramente, "Lo so, Mia, lo so.
Senti, sto solo dicendo che sono preoccupato per te. Non sei mai stata a scuola
prima d’ora e potresti essere risucchiata nelle sue grinfie e perdere la
concentrazione."
Hermione sorrise leggermente: "Beh, grazie per la tua
preoccupazione, ma sto bene. Sto bene e non ho bisogno del tuo aiuto".
Draco le sorrise, in risposta,
"Sai che sei davvero sexy quando ti arrabbi." Cominciò a camminare
verso di lei, ma Hermione lo spinse con la mano di qualche centimetro. Sembrò
confuso quando Hermione scosse la testa.
"Stai cercando di intenerirmi e non funzionerà.
Mentre sono qui, è solo lavoro e nient’altro." Draco si accigliò e Hermione rise."No."
"Non sei divertente".
Hermione si limitò a scuotere la testa.
Prima di lasciare la stanza, però, l’ha afferrò
per l'avambraccio e la fissò intensamente. Lei lo guardò interrogativamente
mentre si girava verso di lui. "Non fare
niente di stupido, Mia ... Lui ti guarda."
Hermione
si tirò via dalla presa e scivolò fuori dalla porta. Le sale si stavano
svuotando e doveva raggiungere la classe. Adesso
aveva Divinazione e seguì la mappa che la portò ad una torre che odorava di
fumo e di pot-pourri. Salì su una scala stretta e aprì spingendo una botola per
entrare in classe. La campana suonò mentre si sedeva accanto ad Harry e Ron in uno
dei tavoli circolari. Harry la guardò interrogativamente e lei rispose con una
semplice bugia, "Dovevo andare in bagno."
Lui annuì, e non fece ulteriori domande.
Ron,
invece, sembrava inconsapevole e stava fissando intensamente la sfera fumante
di cristallo, appollaiato al centro del tavolo. Il loro insegnante doveva ancora entrare in classe ed
Hermione prese tempo per pensare a quello che le aveva detto Draco. Lui la stava guardando. Il signore Oscuro la
stava guardando. Non voleva pensare a come avrebbe
potuto fare una cosa simile, ma sapeva che aveva i suoi metodi e non si
preoccupò di chiedersi quali fossero. Il punto era che lui la stava osservando, e questo significava che non
c'era spazio per fare errori. Anche se era abituata a guardarla,
quella era una situazione ad alto rischio. Il pensiero di
conoscere ogni sua mossa in quel castello appartato la fece sudare sulla parte
posteriore del collo.
"Va tutto bene, Hermione?" chiese Harry preoccupato.
Le lezioni andavano avanti da una
settimana, quando Hermione incappò in ciò che pensò essere la cosa più
sorprendente alla quale aveva mai testimoniato, e che aveva visto poche volte
nella sua vita. Cominciò come un giorno normale; le lezioni le andavano bene,
il cibo era mangiabile, e non aveva avuto altri spaventosi incontri con Draco,
anche se non aveva ancora ammesso ciò che provava realmente - paura.
Si trovava nel bel mezzo della lezione
di divinazione, mentre fissava la sua insegnante e si chiedeva come aveva fatto
un uccello come lei ad ottenere un posto da insegnante in una classe come
quella. Era evidente che le mancava il sangue da veggente che solitamente
veniva richiesto per insegnare in una classe di Divinazione. Aveva considerato
di abbandonarla, dopo che la professoressa le aveva predetto di essere
attaccato da uno sciame di ippogrifi il mattino successivo a colazione. Onestamente, chi pensava di essere, quella donna? Ma
scelse di rimanervi, per il bene della missione.
"Oggi ci concentreremo sull'arte
della lettura dei tarocchi. Io stessa, sono a conoscenza del mestiere della
scoperta delle carte da poco, almeno da due estati fa. Ora, per favore,
prendete il Capitolo Sei nei vostri libri per fare riferimento alle vostre ultime
letture. Useremo il metodo Celtico Pagano, come Diffusione Planetaria. Sarò in giro per osservare
i vostri risultati. Forse potrebbe di nuovo apparirci la Scheda della Morte, quest'anno."
Hermione avrebbe giurato che guardava nella sua direzione, ma respinse
l'idea. La Professoressa
Cooman era tutto tranne che un esperta di Divinazione.
Era seduta di fronte ad Harry, ancora
una volta, mentre Ron aveva deciso di prendere il posto accanto a Dean Thomas, affermando
di dover discutere qualcosa con lui. Hermione scoprì che Ron non era il miglior
bugiardo, visto che lui e Dean sembravano concentrati sulla fumante sfera di
cristallo più di ogni altro alunno. Non aveva
idea di quale fascino ci fosse in ciò, era come se non avessero mai visto una
palla di vetro contenente delle nebbie magiche, prima d’ora! Harry stava
studiando l'immagine della Diffusione Planetaria che avrebbero dovuto
utilizzare mentre allineava lentamente le carte da corrispondere, e Hermione
sbuffò.
La sua
testa scattò, "Che c’è?"
"Hai controllato se le carte sono dei vaioli
magici o qualcosa del genere?" Chiese divertita.
Harry le diede appena uno sguardo e finì
di sistemare le carte nella posizione corretta, ignorando le bestemmie che Hermione
mormorava sotto il respiro. La guardò alzando un
sopracciglio ed Hermione rotolò gli occhi, costringendolo a scoppiare in un
sorriso.
"Penso che dovrei leggere prima
te." Dichiarò lui.
Hermione annuì in risposta e lui
ribaltò le carte, rivelando dettagliati disegni di simboli e persone che non conosceva.
Inoltre sembrava fosse perplesso sulle carte, poiché raggiunse immediatamente
il libro e fissò la punta settentrionale del tracciato a forma di stella. "Va bene, questa dovrebbe significare faccende di
casa ... vediamo ..." Lesse una descrizione della carta, il Due di Spade,
"Vi trovate in una situazione di stallo e non siete in grado di andare né avanti
né indietro. Non è una situazione confortevole, ma uno stato di tregua armata. In
base alle carte circostanti, il Due di Spade può significare che vi trovate in
una situazione difficile, ma non siete disposti ad affrontare lo smistamento
per paura di sconvolgere lo status quo-Beh, è strano."
Hermione
sentì le mani sudare e cercò di asciugarle sotto la gonna, fuori dalla vista di
Harry. Per la prima volta realizzò che la divinazione aveva effettivamente un
senso, la leggeva come un libro aperto. "Sì, è…a dir poco errato. Questa
lettura dei tarocchi è un ammasso di sciocchezze".
Harry annuì, simpatizzando con lei. "Forse dovremmo semplicemente passare a quella
successiva ... materie e competenze."
"Puoi
anche saltarla; non ho bisogno di una carta per dirmi in cosa vado bene." Rispose
lei con disinvoltura.
Harry sorrise: "Stessa
cosa per me." Guardò ancora una volta il libro, "Amore e
relazioni, allora?"
Hermione alzò le spalle:
“Certo, cosa c’è di male? L'inesistenza della mia vita amorosa non può essere
né aiutata né rovinata."
Harry ridacchiò e studiò le carte per
un momento prima di lanciarsi alla pagina corretta e di leggere ciò che vi era
stampato, "La Torre
– suona bene." Commentò, facendo ridacchiare Hermione. "La torre in questa carta rappresenta tutte le
cose che sono state costruite intorno a te, la faccia esterna ti presenta il
mondo. Non sei una danzatrice esotica e non lo hai mai detto a nessuno, giusto?"
Hermione gli diede un pugno alla
spalla, arrossendo lievemente. "Continua a
leggere, ignorante!"
Scosse la testa per spostare la frangia
dal volto e continuò a leggere, "Indica che una scossa inaspettata o una
catastrofe cambierà completamente la tua vita. Qualche iniziativa che hai preso
in passato, comincerà ad avere conseguenze nefaste che non avresti mai immaginato. La torre che hai creato con tanta cura
sarà distrutta, non importa ciò che fai - i tuoi piani e le ambizioni andranno
in frantumi. Le torre si frantumerà e cadrà, perché si trattava di una
struttura difettosa realizzata con materiali poveri di ambizioni sbagliate,
falsi valori, e di orgoglio. Mentre le conseguenze di questa carta sono
dolorose e non volute, al momento, avrai la forza di affrontare il fatto che
stai ingannando te stessa e che vivi la vita su una falsa premessa. Ora, è
necessario che ordini tra i rottami e che esamini sinceramente le tue motivazioni.
Se tenti di erigere nuovamente la stessa torre dalle vecchie macerie, crollerà
di nuovo."
I due rimasero in silenzio per un po',
immergendosi nella lunga descrizione. Hermione pensò che in qualche modo, aveva
senso - non attinente a lei, ovviamente, ma a qualcuno con emozioni
contrastanti. La vera domanda era, perché in relazione al suo amore e alle
relazioni? Aveva sperato in qualcosa di
semplice, qualcosa come "Farai un sacco di sesso fino al giorno della tua
morte." Perché Divinazione parlava sempre per enigmi?
"Beh, è stato ... ehm ..." Harry provò
debolmente.
"Assolutamente
inutile" finì Hermione. "Sinceramente, vorrei fare il tuo così
la facciamo finita."
Harry le porse il libro,
"Sii mia ospite".
Hermione rimescolò nuovamente le carte
e le mise nelle loro precedenti posizioni, in modo notevolmente più veloce di
quanto avesse fatto prima Harry. Sapeva che lei stava pensando questo e le fece
giocosamente la linguaccia. Sorrise appena e capovolse le carte. “Saltiamo fama e successi per salvarci la briga di
leggere un altro enigma." Lui annuì ed Hermione guardò la scheda prima di
fare riferimento alla descrizione corrispondente nel libro. Era una foto di una
donna avvolta in un abito bianco in un campo, in possesso di un piccolo
falcetto, "Morte."
Harry socchiuse gli occhi in fessure
molto piccole e il viso divenne una tonalità di rosa chiaro. Hermione lo guardò
con apprensione prima che gridasse: "Ogni
dannato anno!"
La sua esclamazione fu abbastanza forte
da far girare la professoressa verso di loro e scrutare Harry attraverso gli
occhiali ingranditi. "Qual’è il problema, caro?" Guardò le carte e vedendo
il segno della morte mormorò a se stessa, "Sembra che il presagio della morte
si trovi ancora una volta su di voi Mister Potter. E' stato un piacere
insegnarti in questi ultimi cinque anni ..." sputò e tirò su col naso, tirando fuori un fazzoletto di carta
da una tasca nella sua veste da zingara e soffiando. Si voltò e lasciò i due al
loro tavolo, con il resto della classe che li fissava, non sapendo se ridere o commiserarlo.
"Harry?" chiese Hermione tentando, ponendo una mano riluttante sulla
sua spalla e fingendo compassione.
Lui la guardò e sorrise: "Mi dispiace ... è un
argomento delicato."
Hermione annuì e tolse la
mano dalla spalla. "Prendila dal lato positivo, la lezione termina in-"
La campanella suonò ed Harry si mise a ridere. "Ora", concluse
seccamente.
I due
raccolsero i libri e attesero Ron e Dean all'ingresso dell'aula. Si trovarono
insieme in pochi istanti e i quattro si fecero strada giù per la scala a
spirale e dalla botola in un comodo silenzio. Quando arrivarono in Sala Grande
per il pranzo, Dean cominciò a parlare prendendo un posto di fronte a Hermione.
"Allora, Harry, l'incontro per l’ ES è ancora valido per stasera?"
"Sì, subito dopo cena", rispose.
Dean annuì comprendendo e continuò a
mangiare il suo pasto. Hermione, comunque, era
completamente confusa e li guardò con fronte corrugata. "Cos’è
l’ES?" chiese con curiosità.
Harry la guardò come se avesse appena capito,
"Oh, è vero, non te l’ho ancora detto!"
"Ovviamente". Disse
lei in tono esplicito.
"E' l'acronimo di Associazione
Difesa, un club che abbiamo cominciato Ron ed io qualche anno fa dopo che...
beh ..." Si spense. Si riprese e continuò: "Pratichiamo incantesimi
difensivi, preparandoci per il futuro ... per gli eventi. Abbiamo persone di
ogni casa che partecipano, dal terzo anno in su. Beh, ad eccezione dei Serpeverde."
Hermione era in stato di shock. Un
club per prepararsi? Era abbastanza chiaro ciò che doveva fare adesso. Si
preparavano davvero per la battaglia finale! Ma, dovendo tenere i pensieri per
sé, rispose in quello che sperava fosse un tono interessato: "Sembra
affascinante."
"Lo è!" esclamò Ron a fianco. "Harry ci
insegna tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere, anche Neville ha imparato a
lanciare un incantesimo disarmante senza far spuntare gli occhi di qualcuno! E’
dannatamente brillante!"
Harry
arrossì ed Hermione sorrise educatamente. Doveva accedere a quel club. Potevano
esserci informazioni estremamente preziose per il suo padrone e per i suoi tentativi
apparentemente deboli di preparazione. "Allora, accettate nuovi
membri?"
"Certo" disse Harry, ovviamente compiaciuto.
"Sai già della riunione di oggi, ma ci incontriamo sempre il mercoledì e
il venerdì alla stessa ora."
Hermione annuì, "Va bene, ci sarò."
"Fantastico".
Il resto della giornata trascorse
lentamente, ma alla fine della cena, si ritrovò a correre per la sala comune
dei Grifondoro, intenta ad incontrarsi con qualcuno per parlare dell’incontro.
Harry non era stato molto preciso con le indicazioni, quindi Hermione pensò
bene di accodarsi a qualcun altro per il momento. Poi,
avrebbe potuto trovare la strada da sola e fare uso delle nuove conoscenze
acquisite.
Trovò
Ginny che poltriva su uno dei divani vicino al fuoco e la salutò dolcemente. Il
viso di Ginny s’illuminò immediatamente mentre si alzava verso di lei.
"Allora, ho sentito che anche tu alla riunione?"
Hermione annuì e Ginny strillò. Dovette trattenersi dal coprire le orecchie al rumore acuto. Scherzi a parte, quella ragazza era stata cablata per fare
del suo cervello una poltiglia? "Devi
farlo per forza?" chiese, riferendosi al suo comportamento troppo
terminato.
"Scusa, è la mia natura". Disse con un'alzata di spalle. Guardando
l'orologio, si alzò e si voltò verso Hermione. "Hai voglia di andarci
insieme?"
"Certo."
Rispose Hermione, un po' sollevata di non aver avuto bisogno di uno sconosciuto
che la accompagnasse fino alla Stanza delle Necessità. Aveva letto della stanza
nel Hogwarts, una storia,
naturalmente - era stata progettata per abituarsi a chi passava davanti ad essa
tre volte con un unico intento in mente. Il libro non specificava una
posizione, ma in pochi minuti, Hermione non avrebbe avuto alcuna difficoltà nel
trovare la via per la stanza.
Seguì Ginny facendosi strada attraverso
Hogwarts a ritmo costante. Le due arrivarono in un corridoio del settimo piano,
pochi minuti dopo, dove alcuni studenti stavano già entrando in una porta che
Hermione non aveva mai visto in passato passeggiando in quella parte del
castello. Questo
deve essere l'ingresso, pensò
Hermione, osservando l'ambiente per assicurarsi di ricordarlo. Era di
fronte ad un arazzo che mostrava un uomo che sembrava stesse cercando di
insegnare un balletto ad un gruppo di troll, uno spettacolo molto diverso da
testimoniarle.
"Vieni,
così possiamo entrare dalla porta!" proclamò Ginny afferrando il
polso di Hermione e trascinandola dietro di sé verso la porta.
Raggiunsero la porta proprio quando
qualcuno entrava e si trascinarono dietro di lui. Hermione rimase immediatamente
senza parole quando entrò nella grande sala. Era riempita con grandi scaffali
allineati alle pareti, cuscini lungo il pavimento, e quella che sembravano
essere manichini per la pratica a forma di Mangiamorte. Hermione ridacchiò tra sé e sé in silenzio, ma si mise subito a tacere
trovando un'altra interessante caratteristica nella stanza, un corkboard pieno
di ritagli del Profeta e una rivista che non riconosceva. Andò alla
lavagna e la osservò, ritenendo che ogni articolo avesse qualcosa a che fare
con il suo padrone o con gli attacchi a cui aveva partecipato. Le inviò un
brivido freddo lungo la schiena il sapere che si trovava in una stanza che
utilizzata per la formazione di un esercito in grado di sconfiggere le persone
come lei. Non lei, era molto più esperta di ogni
studente in armatura, ma Mangiamorte come Codaliscia, o anche Malfoy.
"E'
abbastanza inquietante, non è vero?" chiese una voce sognante accanto a
lei. Hermione si girò e vide una ragazza che la guardava in modo strano. Aveva
i capelli di un biondo sporco, che le arrivavano alla vita, arruffati da una
parte, con sporgenti occhi grigio-argento che sembravano farla sorprendere,
orecchini in ravanello, e una collana fatta di tappi di burrobirra. Sembrò notare l'espressione confusa di Hermione,
perché disse: "Tutte quelle persone... andate. Tragico, davvero, come
qualcuno possa fare una cosa del genere senza l'influenza di un Cannolo
Balbuziente."
"I'm Luna Lovegood,
and you're Hermione" she said in a matter-of-fact way.
"U-un cosa?" chiese Hermione sorpresa della strana
frase.
"Fanno fare alle
persone cose che non sono eticamente corrette. Cose come commettere omicidi o
aiutare qualcuno ad usare il bagno." Rispose la ragazza, sempre con quel
tono sognante.
"Già ..." rispose Hermione, non sapendo
cosa altro dire.
"Io sono Luna Lovegood,
e tu sei Hermione", disse come questione di fatto.
"Io-giusto, piacere di
conoscerti" rispose Hermione, stendendo la mano per stringergliela. Ma
invece di accettarla, Luna scelse di buttarle le braccia al collo e di darle
uno sciolto abbraccio. Il suo primo pensiero fu di disgusto, prima di passare all’imbarazzo.
Aveva appena incontrato questa ragazza e lei era già passata al contatto
fisico. Accarezzò leggermente la schiena di Luna
e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando si allontanò, osservandola
nuovamente.
"L’ho
scritto io quell’articolo, sai." Disse, indicando un pezzo di carta che
apparteneva alla rivista sconosciuta che Hermione aveva notato prima. "Mio
padre mi ha permesso di fare un pezzo sulle precauzioni che Hogwarts sta
prendendo per proteggere i suoi studenti, visto che vado qui. E' stata
un'esperienza entusiasmante, sapendo che sarebbe stata pubblicata sulla stessa
pagina del Ricciocorno schiattoso! Non li abbiamo messi noi anche se ... non so perché, sono creature estremamente
affascinanti. Forse dovrei andare a chiedere ad Harry. "
E con questo, se ne andò. Hermione la
osservò. Pensò che dopo Ginny, Hogwarts non avrebbe potuto riprodurre una
versione più strana di genere femminile. Luna Lovegood aveva definitivamente
dimostrato il suo sbaglio.
Hermione
si volse per scrutare le librerie che si era dapprima impossessate della sua
attenzione quando sentì la voce sonora di Harry dal centro della stanza.
"Va bene, riunitevi tutti qui intorno!" Hermione, insieme al resto
degli occupanti della stanza (un bel po', fu costretta ad ammettere) si riunirono
intorno a lui. Harry sorrise alla folla e continuò
con voce sicura: "Oggi, essendo il primo incontro dell'anno, potremo
iniziare a praticare gli usi dell’incantesimo Dissolvente. Vorrei che a
praticaste l’incantesimo con un partner. Sembra facile, ma ci sono molti
modi in cui si può rivelare, quindi, cominciate la pratica ed io sarò in giro
se avete bisogno di aiuto."
Gli
studenti si dispersero e si accoppiarono in modo rapido, e Luna rimase l'unica.
Hermione gemette quando la ragazza le si avvicinò con un sorriso. Forzò
un sorriso in risposta e si lasciò condurre verso un punto dal camino. Luna borbottò l'incantesimo in silenzio toccandosi leggermente
la testa con la bacchetta e cominciando a sparire dalla vista di Hermione.
"Ha funzionato?" udì chiedere dalla voce di
Luna.
"Sì" disse Hermione, "Non riesco a vederti per
niente."
"Eccellente",
rispose, "Mi sento come se fosse appena caduta una cascata di succo di
zucca lungo la schiena."
Hermione non poté fare a meno di ridere
al commento. Pochi istanti dopo, Luna riapparve davanti a lei e fece un piccolo
salto, pensando di non trovarsi a nemmeno un piede dall’altra. La ragazza
sorrise, "E’ il tuo turno"
Hermione annuì ed eseguì l’incantesimo
su se stessa. Non percepì la sensazione che le aveva descritto Luna, ma sentì
un formicolio che le andava dalla testa ai piedi. Luna guardò acutamente verso
di lei e capì che non aveva avuto successo. Hermione
si maledisse, arrabbiata per non aver potuto eseguire un semplice incantesimo Dissolvente.
Aveva letto dell’incantesimo, ma non l’aveva mai eseguito. I Mangiamorte non erano necessariamente noti per essere
poco appariscenti nei loro attacchi.
"Sei
... arancione." Affermò Luna.
"Arancione?"
chiese stupita, "Come diavolo ho fatto a diventare arancione?"
Luna si strinse nelle spalle, “Forse dovremmo chiedere a
Harry."
Hermione scosse la testa: "No, non
è-" Ma Luna aveva già chiesto ad Harry di venire lì. Hermione sentì bruciare il viso dall’imbarazzo quando
si rese conto del suo aspetto. Si aspettò un commento sarcastico, o forse una
grassa risata. La sorprese borbottando un incantesimo e provocando una
sensazione di calore che si riversò sul suo corpo.
"Hai mai praticato quest’incantesimo prima?"
"No" rispose lei onestamente.
Sorrise e si posizionò di fronte a lei,
"E' abbastanza semplice, tutto ciò che devi fare è pronunciare
l’incantesimo e rilassare il corpo." Hermione annuì e provò nuovamente
l’incantesimo, ma sentì la stessa sensazione di formicolio su di lei e gemette.
Harry strinse le labbra e mormorò lo stesso incantesimo che aveva fatto prima. "Non ti stai rilassando. Devi liberare la mente, scioglierti,
e... essere solo te stessa."
Hermione chiuse gli occhi, cercando di
eliminare la mente da tutto tranne che dall’incantesimo, recitandolo prima di
alzare la bacchetta in testa ed esprimerlo. Sentì come se un uovo le si fosse
rotto in testa e sorrise al nuovo sentimento. Vide
Harry sorriderle e non poté fare a meno di esclamare: "Ci sono riuscita!"
Non sapeva cosa l’avesse spinta a fare la prossima
mossa, ma corse fino ad Harry e gli diede un abbraccio. Non si aspettava certo che un invisibile Hermione venisse ad
abbracciarlo, così caddero entrambi a terra quando lei gli saltò sopra. Entrambi
si lasciarono sfuggire un suono d'impatto e si misero a ridere, a disagio.
"Mi dispiace tanto!" Sbottò lei.
"E’ tutto apposto", disse con leggerezza, "Bè,
se questo non è un déjà vu, non so cosa sia."
Hermione arrossì, "Scusa."
"Va tutto bene. Inoltre, tutti gli altri staranno
guardando pensando che sia caduto senza un motivo apparente e che stia parlando
con me stesso". Disse chiaramente divertito.
"Ma, l’avrai fatto
molte volte con loro, visto che nessuno viene qui per chiederti se stai
bene."
"Beh, la metà sono davvero invisibili, è facile per
loro, e l'altra metà c’è abituata." disse, sorridendo di nuovo.
Un silenzio imbarazzante cadde fra di
loro e in quel momento realizzarono la posizione nella quale si trovavano.
Hermione disse un’incantesimo per sciogliere l’altro, cercando di fare del suo
meglio per raffreddare la pelle calda. Non aveva mai provato agitazione nel
trovarsi sopra un ragazzo prima d’ora, soprattutto in una situazione
compromettente come quella. Normalmente, avrebbe mantenuto il controllo, senza
provare bruciore nello stare su un ragazzo; ma si sentiva davvero scottare.
Harry le sparò un sorriso come per
dire: "Non ti preoccupare" e lei annuì. Se ne andò per aiutare per un
altro gruppo di studenti dall'altra parte della stanza e lei lo guardò mentre
andava via. Quando si rese conto che la sua linea visiva non inquadrava più la
schiena, ma qualcosa più in basso, sbatté rapidamente le palpebre e si voltò
per vedere che Luna stava in piedi dietro di lei ancora una volta. Rimase senza
fiato per la sorpresa e cercò di calmare la corsa del battito al cuore con una
mano sul petto. Luna sembrò essere a conoscenza
di quanto l’avesse spaventata, perché sorrise pigramente.
"E’ un fantastico maestro, non credi?" le chiese conversando.
Hermione guardò da sopra la spalla per vedere Harry
aiutare un altro studente nel recitare l’incantesimo Dissolvente e poi accarezzargli
la schiena con la mano, congratulandosi. "Sì"
disse, vedendolo sorridere, "Lo è."
"E' una specie di shock,
davvero." Disse Luna, cogliendo di sorpresa
Hermione e facendola voltare verso di lei: "Non aveva questa fiducia;
sempre con la testa tra le nuvole, sembrava che le persone lo guardassero come
se fosse associato a qualcuno che bruciasse spontaneamente. Ma poi è cambiato
dopo il nostro quarto anno e ha iniziato l'Associazione Difesa. Un nome
abbastanza strano, se te lo chiedi, perché non facciamo molto per imparare a difenderci."
"E allora perché avete stabilito quel nome?" chiese
Hermione incuriosita.
"L’ha suggerito la vecchia ragazza di Harry, Cho –
una svampita, se vuoi il mio parere, e in confronto agli altri era il nome
migliore." Rispose semplicemente. "Ricordo
ancora la prima volta che Silente ne sentì parlare; scherzò dicendo che
sembrava la formazione di un esercito di maghi." Hermione ridacchiò. Pensò
che il preside avrebbe reagito in quella maniera ad una cosa simile. "Se
ci pensi, Harry ha veramente messo in base le sue idee."
"Beh, perché non lo
chiamate semplicemente Esercito di Silente, allora? Suggerì Hermione alla
leggera.
Luna la guardò con occhi spalancati. Beh, più ampi del solito. "E’
una buona idea! Comincerò ad utilizzare anche questo."
Hermione sorrise alla ragazza. Scorse un altro sguardo intorno alla stanza,
osservando tutte le persone all’interno. Sembravano tutti divertirsi,
imparando molto dagli insegnamenti di Harry. Il
modo in cui si sosteneva i suoi ideali mentre insegnava era... davvero
notevole, avrebbe dovuto ammetterlo. Non pensava che fosse possibile per una
persona di così giovane età, con un destino oscuro sospeso in testa, sostenersi
così bene. Naturalmente, lui non sapeva che questo sarebbe stato il suo
ultimo anno, forse lo sospettava, ma non poteva saperlo. Forse ... forse avrebbe dovuto evitare di raccontare al
Signore Oscuro del suo club di difesa, vedere fin dove potevano davvero arrivare
quei ragazzi, prima di dichiarare pericolo. Sembrava logico. Chi avrebbe potuto
pensare che un gruppo di ragazzi aveva la possibilità di fronteggiare un duello
contro una alta formazione di Mangiamorte? Sembrava tutto assurdo e
probabilmente non significava nulla per il Signore Oscuro, forse l’avrebbe
indotto a ridacchiare della loro cattiva istruzione.
Si voltò verso di Luna che guardava nel
vuoto. Hermione non pensava che l’avesse notato, finché non intervenne:
"Sai, se il nargilli non ti avessero spinto su di Harry, avrei pensato che
l’avessi buttato a terra. E’ stato molto divertente vedervi in quel modo, mi ha fatto pensare ... comunqe, Ginny non è la
sua anima gemella."
Luna si avvicinò ad alcuni studenti che
giocavano a Nascondino utilizzando le nuove padronanze dell’incantesimo
Dissolvente, lasciando senza parole Hermione. Che cosa aveva voluto dire?
Finalmente è arrivata l'estate e ho potuto riprendere in mano la traduzione :) Spero che vi piaccia e non vi scontenti XD
Ringrazio Ginny13, misspopolare e Xazy per i loro bei commenti e i complimenti, continuerò a postare presto. Ho pochissimo tempo, al prossimo capitolo che verrà postato su un altro account, si spera :) Vi consiglio vivamente di ascoltare questa track mentre leggete, su consiglio della nostra infallibile scrittrice: "Witwicky by Steve Jablonsky"
Il mese di settembre volò via
e prima che Hermione se ne accorgesse, erano già arrivati alla seconda
settimana di ottobre. Un viaggio per Hogsmeade era previsto per il terzo anno,
ma lei era già impaziente di esplorare la città, appena fuori di Hogwarts.
Amava Hogwarts -davvero- ma le pareti sembravano troppo soffocanti dalle prime
settimane del suo soggiorno. L'unica cosa che teneva sana la sua mente era il
miglioramento delle abilità sociali con Harry, Ginny, Ron, e sorprendentemente,
Luna. Anche se trovava ancora che la frizzante bionda fosse una vicina
contendente alla ottava meraviglia del mondo, pensò fosse una persona
interessante con cui parlare quando si accorse del sovraccarico dei corsi, cosa
che accadde abbastanza spesso.
Si svegliò presto il Sabato, con una strana sensazione allo
stomaco, come quelle che aveva quando sentiva che qualcosa di brutto stava per
accadere. Hermione non aveva avuto quei dolori negli
ultimi anni; l'ultima volta che li ricordava era all’età di undici anni, durante
l'estate. Era convinta di aver avuto un tocco di influenza magica, ma
non si era mai avvicinato a quella sensazione di nausea allo stomaco. Quello stesso giorno, i Malfoy avevano avuto un
incendio originato dal camino più grande. Non le avevano mai detto come
e perché era scoppiato il fuoco; le dissero solo che doveva rimanere nella sua
stanza per un paio di giorni, mentre venivano fatte le riparazioni. Essendo la
ragazza giovane e ingenua, passò la questione senza porre domande. Il loro elfo
domestico, Dobby, le portava pasti di ogni genere, e divenne la prima persona con
cui poter parlare, insieme a Draco. Era strano considerare un elfo da pari a
pari, ma la natura gentile di Dobby la colpiva anche dopo il suo licenziamento,
quando aveva tredici anni. Sentiva
davvero la sua mancanza.
Stropicciandosi gli occhi
stanchi, scese dal comodo letto e si preparò all’insegna della giornata, ma
invece dell’uniforme, vestì in jeans e maglione, pensando al freddo vento
esterno. Le sue compagne di stanza non erano ancora sveglie a quell’ora,
di nuovo, anche se quello era un giorno feriale. Dormire
era un relax sopravvalutato, a suo parere. Che cosa avevano i sogni più della
vita reale? Hermione sognava raramente, se non del tutto, così non capiva la
logica nel perdere tempo extra per dormire durante la giornata, se tutto ti
rendeva più pigro e irritabile. Davvero, che senso c’era?
Ginny l’aspettava nella sala comune, com’era ormai
d’abitudine. Ginny l’aveva suggerito, avendo
notato dopo alcune settimane che sia lei che Hermione arrivavano alla sala
Grande per colazione, a distanza di pochi minuti. Hermione resistette
inizialmente, come faceva sempre con tipi del genere, ma alla fine cedette,
dopo che Ginny provò a tirare il “broncio del cucciolo di cane”, per quello che
ne sapeva. Doveva ammettere che qualcosa si era mosso dentro di lei vedendo il
suo labbro inferiore sporgente, ma molto probabilmente si trattava del fastidio.
"Buon giorno Herm!" suonò allegramente la rossa. Ancora un'altra nuova aggiunta della sua vita ad
Hogwarts, i soprannomi che facevano venire voglia di tirare fuori un coltello e
pugnalare ripetutamente al petto di chi la chiamava in quel modo. La maggior
parte del tempo era Ginny, la cui voce dolce come lo zucchero non facilitava le
cose quando faceva colare quel nome dalla bocca. L'unica persona che aveva il
permesso di chiamarla con un altro nome che non era quello di nascita, era
Draco, ma anche in quel caso si esasperava di tanto in tanto.
Fingendo che l'attuale stato di salute di Ginny non fosse a
rischio, Hermione rispose in quella che sperava fosse una voce allegra,
"'Giorno, Ginny."
Ginny le sorrise e seppe di essere salva. Le due ragazze si fecero strada fuori dalla torre e si
sedettero al tavolo dei Grifondoro, arrivando presso la sala praticamente
vuota. C'era già del cibo posto di fronte a loro, e così sprecarono il tempo
accumulandolo sui loro piatti e divorandolo. Hermione era ormai dipendente
dalla cucina che Hogwarts forniva, e desiderò ci fosse un modo per possederla
tra le punta delle dita. Ma, ahimè, lo chiese a Ginny dopo il primo assaggio
della crostata con la melassa, risultò senza speranza. La posizione
della cucina era un altro segreto che Hermione aveva intenzione di scoprire.
"Allora" chiese Ginny
con un mezzo boccone di uova, "non vedi l’ora della tua prima visita a Hogsmeade?"
Ignorando la mancanza di buone maniere di Ginny a tavola, per il momento, rispose
con un sorriso: "Certo! Voglio dire, amo tutto di questo posto, ma un
cambiamento di scenario sarebbe un sollievo".
Ginny annuì, "Mi sono sentito così quando raggiunsi l'età per andarci. Ron
e Harry si vantavano sempre su quanto incredibile fosse quel posto e non vedevo
l'ora di vederlo di persona. Un luogo che vuoi vedere in particolare?”
"I tre manici di scopa sembra interessante, e così anche Mielandia.” disse
Hermione con interesse, ricordando i pochi negozi che aveva letto e di cui
aveva sentito parlare.
"Entrambi meritano una visita, te l’ho assicuro. Sono sicuro che ad Harry,
Ron, e me piacerebbe accompagnarti alla tua prima visita all’ambito villaggio.”
Disse Ginny.
Hermione non poté fare a meno di sorridere alla finta formalità "Beh ti
ringrazio per la tua gentile offerta e farò bene a ricordarlo."
Entrambe le ragazze risero continuando
a prendere del cibo. Harry e Ron arrivarono nei minuti seguenti, coi
loro volti sorridenti che segnalavano un buon fine settimana. Uno dei molti vantaggi del weekend: Harry e Ron non
erano facilmente scambiati per Inferi e le loro abitudini alimentari erano di
nuovo tornate ad un normale ritmo di smaltimento di rifiuti.
"Buongiorno Signorine" chiamò Ron felicemente prima di infilsarsi con
ciò che sembrava essere un mucchio di Frittelle, sul piatto. Ginny ed Hermione
gli fecero un cenno e Harry continuò a mangiare.AscoltaTrascrizione
fonetica
Recentemente, Hermione aveva scoperto una strana sensazione
ogni qual volta guardava Harry. Poteva solo provare che i muscoli dello stomaco
palpitavano e sentiva che le stessero arrivando in gola. Non era una sensazione
piacevole, e certamente non vi era abituata. Questa strana esperienza era
qualcosa del tutto nuova e la confondeva a dismisura. C’era qualcuno che si sentisse in quel modo quando lo guardavano? Ron? Ginny?
Ma, aveva evitato con semi-successo i suoi occhi per un buon
paio di settimane senza che lui glielo chiedesse. E non si sentiva nemmeno in
colpa, perché sapeva di chi era la colpa - Luna! Quello che aveva detto dopo il primo incontro con l’ES l’aveva
afflitta fin da quando aveva pensato al suo significato. Hermione non voleva neanche pensarci ... ma non ci riusciva.
Stupida
Luna e i suoi stupidi indovinelli ...
"Allora, quando partono
le carrozze?" chiese Hermione, distraendosi dai pensieri interiori.
"In
una decina di minuti" rispose Harry, guardando l'orologio.
Hermione annuì in
comprensione e finì il piatto. Chiacchieravano ogni minuto, eccitati per il
viaggio programmato. Dopo un tempo che sembrò durare in eterno, venne
annunciato che le carrozze erano arrivate e gli studenti si affaccendarono ad
uscire dalla sala per cercare di ottenere il posto migliore. Hermione seguì
Ginny verso una delle carrozze poste in fondo e finì per sedersi accanto ad
Harry. Grande, pensò, proprio
quello di cui avevo bisogno. Il ragazzo che mi sta facendo provare una certa esperienza
fisica, oltre al dolore mentale di essere seduto accanto a me in una carrozza
confinata.Fan-fottut-astico.
Harry le sorrise e il suo stomaco fece nuovamente quella
strana contrazione, facendole fare una smorfia. A
parte quel sentimento, vi era qualcosa nel basso ventre che faceva piuttosto
male. "Stai bene?" chiese preoccupato.
"Sì", mentì senza
problemi, "Sto bene".
Le diede uno sguardo che le diceva chiaramente di non averla
creduta, ma non le fece pressioni, e di questo ne fu riconoscente. Come aveva avuto modo di conoscere Harry, aveva sempre
la netta sensazione che lui sapesse
cosa stava succedendo nella sua testa, ma quando gli mentiva, lui non voleva
farla sentire a disagio. Hermione pensava che fosse dovuto alla….situazione. Luna
aveva detto che non era abituato ad essere aperto come in quei tempi. Forse era
questo il motivo? Sapeva che odiava la gente che voleva sapere ogni singolo dettaglio in tutto ciò che faceva. Ginny era il tipo
di persona che tirava fuori quella sensazione a volte, ma si conteneva quando
Hermione le dava uno dei suoi famigerati "se me lo chiedi di nuovo, giuro su
Merlino Che Ti Uccido”sguardi.
Il tragitto fino a Hogsmeade
fu breve, come si aspettava. La città era a poche miglia di distanza dalla
scuola e quasi dieci minuti dopo, arrivarono. Hermione fu la prima a
spingersi fuori dalla carrozza, praticamente spintonata da un Ron altrettanto
desideroso, per la strada. Ginny ridacchiò
dietro di lei ed Hermione poté immaginarsi lo sguardo incredulo che Ron le
stava dando alle sue spalle. Ma prima che potesse girarsi e ridere di lui e delle
sue reazioni infantili, venne colpita dalla bellezza del villaggio di
Hogsmeade.
Gli edifici alti le ricordavano una versione più familiare
di Diagon Alley. Vedeva gli studenti più grandi che correvano verso i loro
negozi preferiti e i terzi anni che guardavano con meraviglia il paese, molto
simile al modo in cui lo faceva lei. La maggior parte dei negozi sembravano
essere lungo la grande strada e in pochi altri vialetti. Erano tutti molto vicini, formavano vicoli bui dove pensò
vi fosse spazzatura e parassiti. Non aveva mai visto un posto come quello
prima, che trasudava magia e felicità. Sorprendentemente, non ne era affatto disturbata,
ma il contrario piuttosto. Si sentiva come se fosse parte di essa, luoghi in
cui si potevano sentire risate dietro ogni angolo e in cui ci si poteva
immaginare di vivere negli anni a venire.
"Bello, vero?" disse una voce femminile da dietro.
Sapeva che era Ginny, e non prese la briga di girarsi. "Allora, dove vuoi andare prima?"
"Mi limiterò a seguire il vostro esempio", disse passivamente. In
verità, voleva andare ovunque, ma sapeva che doveva tenersi a freno, poichè non
avevano tutta la giornata. Il suo compito si trovava in una pila sul
comodino, in attesa di essere completato.
Ginny annuì e afferrò la mano di Harry,
intrecciando le loro dita. Si fecero strada verso un edificio con un cartello
che diceva "Paiolo Magico" ed Hermione sorrise, visto che quello era
uno dei luoghi che voleva visitare.
Quando entrò attraverso la porta venne colpita da un soffio
di ciò che sembrava essere caramella. Riconobbe il profumo della burrobirra e
uno largo sorriso apparì sul suo volto. Era di
gran lunga una delle sue bevande preferite e raramente aveva avuto modo di
assaggiarlo. Aveva un limite quando viveva a Malfoy Manor, poiché si diceva
avrebbe rovinato la loro salute e li avrebbe resi deboli. Si poteva trovare a
Casa Riddle, visto che al Signore Oscuro piaceva gustarlo. Era abituata a
rubarne un po’ quando uscivano per le missioni, il che risultava come premio
dopo il tempo speso fuori. A volte, era l'unica cosa che attendeva in quei
giorni.
Trovarono un tavolo vicino alla curva schiena di una donna che si avvicinò loro
per le ordinazioni. Hermione notò che era anche
molto bella e quando si avvicinò loro, il viso di Ron sembrava avere una
tonalità più rossa. Hermione ridacchiò sotto il respiro e cercò di ricordare di
menzionare la cosa in un secondo momento.
"Cosa volete oggi, cari?" chiese mentre guardava da un'altra parte.
"Penso che saremo tutti contenti di alcuni burrobirre." disse Harry a
nome del tavolo. Si rivolse a Hermione per un attimo, dopo un secondo in cui
sembrava aver pensato, "Ti piace la burrbirra, Hermione?"
Hermione
rispose senza mezzi termini, "Oh, sì!"
Harry le rivolse un altro
sorriso e lei dovette mettere una mano sul ventre per sistemarsi. La donna fece
un cenno su di loro e si voltò per andare verso un bar ed ottenere le loro
ordinazioni. Hermione si rivolse a Ron, il cui volto sembrava lentamente tornare
alla normale ombra pallida. "Allora Ron, sembri un po’ strozzato."
Ron si voltò verso il tavolo e borbottò qualcosa che Hermione non riuscì a
comprendere. Ginny, che era seduto accanto a lui, lo guardò e gli accarezzò la
testa scherzosamente. "Ronny e Madama Rosmerta hanno quello che a me piace
chiamare una relazione da “adula e salta.”
Hermione ed Harry si misero a ridere, vedendo le spalle di
Ron crollare. Egli raccolse la forza di tirare
la testa verso l'alto e cercò di guardarli, inducendoli a ridere ancora di più.
"Aspettate e vedrete, un giorno saremo sposati e bacerete la terra su cui
camminano i suoi bellissimi piedi!"
Harry diede una leggera gomitata al fianco di Hermione per ottenere la sua
attenzione e disse sottovoce: "Questo è quello che ha detto su Fleur
Delacour, che ha finito per sposare Bill."
Hermione ricordava il nome di uno dei fratelli più grandi di Ron e rise dell'atmosfera
patetica che ne derivava. Ginny sentì il bisogno
di terminare quella particolare situazione ma Hermione non era proprio disposta
ad ascoltare quello che aveva da dire. "Quella stupida flemmaccia
faceva parte dei Veela, così Ronny non aveva chance. Anche Harry non era
incline al suo aspetto- ma quando si trattava di personalità, era un fiasco
totale. Anche se, sono sicura che se gli
somministreresti del Veritaserum, direbbe ancora di volersela scopare."
“Non è vero!" disse
Ron, offeso.
"Ah, davvero, quindi se dicessi di avere
una fiala di Veritaserum in tasca adesso, lo berresti e lo diresti comunque."
Disse Harry, molto divertito.
"Certo" disse Ron, incrociando le
braccia sul petto. Dopo un momento, diede uno sguardo diffidente ad Harry e gli
chiese in tono sommesso: "Non
l’hai, vero?"
Sembrava serio e tutti, tranne Ron, scoppiarono a ridere.
Madama Rosmerta venne dopo pochi secondi con le loro bevande e tutti la
ringraziarono. Ron scelse di evitare il suo sguardo, una mossa che ad Hermione
risultò essere divertente. Tutti i pensieri in
brutti commenti cessarono, tuttavia, quando prese il suo primo sorso di burrobirra,
da oltre un anno. Il caldo liquido riempì il suo palato e lo risvegliò
come se ci fosse stato un periodo di siccità e questo era il dolce nettare di
cui aveva bisogno per recuperare. Hermione
trattenne un gemito, non volendo attirare l'attenzione dei suoi commensali. Ma,
a quanto pare, la sua espressione si fece a vedere. Ascolta
Trascrizione fonetica
"Sei sicuro di aver bevuto una burrobirra prima,
Herm?" Chiese Ginny con un sopracciglio
sollevato.
Hermione annuì, prendendo un altro sorso del delizioso elisir, "Sì,
saranno secoli dall’ultima volta che l’ho bevuta."
Tutti annuirono e tornarono alle loro bevande. Trascorsero una buona
mezz'ora a parlare della scuola e degli ultimi pettegolezzi che filtravano
attraverso Hogwarts. Harry sembrò annoiarsi velocemente con le storie che avevano
a che fare con lui, visto che era completamente stravaccato sulla sedia e
fissava la bottiglia vuota di burrobirra con espressione vitrea. Ginny e Ron sembravano ignorarlo e continuarono a
chiacchierare. Hermione, comunque, si trovò a guardarlo, osservando il modo in
cui faceva girare la bottiglia e lasciava sotto un mucchio bagnato di acqua.
"State bene, voi due?" La voce di Ron la risvegliò, persa nei suoi insensibili pensieri. Harry
sembrò tornare dall’universo in cui si trovava la sua mente, medesimamente, e
stava guardando Ron con un'espressione strana. "Ragazzi, sembrate trovarvi
in un altro mondo."
"Stavo solo pensando" rispose Harry rapidamente.
"Anch’io" disse Hermione.
Ron sembrò accettarlo e sollevò la manica per guardare l'orologio. "Dobbiamo
andare, se vogliamo andare da Zonko e Mielandia".
Furono tutti d'accordo e
pagarono le consumazioni in fretta, scendendo in fondo alla strada, per passare
alcuni negozi fino a giungere a Mielandia. L'esterno del negozio sembrava
appetitoso da cui osservare la vetrina piena di dolci succulenti e gli oggetti
in movimento che sembravano essere messi lì semplicemente per attirare la gente
nel negozio. Hermione entrò dopo Ron e si fermò ai primi passi, attirata
dal numero di caramelle in cima alle mensole dell’alto soffitto. Ebbe l’acquolina in bocca aspettando di avvicinarsi ad
uno schermo di caramelle celeste in mezzo al negozio affollato, tutti
confezionati in scatole di colori vivaci. Ringraziò Merlino di aver portato una
discreta quantità di galeoni mentre prendeva un paio di quelle che sembravano
più appetitose e continuò ad esplorare il resto del negozio.
Nel momento in cui pensò di aver finito, trovò un cestino e
ammucchiò le caramelle e i cioccolatini con vigore, facendosi strada per pagare
rapidamente, intenta a divorare ogni pezzo in condizione umanamente possibile .
Hermione finì per aspettare dietro Ginny che si
voltò a guardarla con un sorriso, guardando poi con occhi da cerbiatta ciò che Hermione
aveva tra le mani. Hermione tirò subito le caramelle fuori dai riflettori,
visto come la fissava Ginny.
"Hai davvero intenzione
di comprarli tutti?" chiese in soggezione.
Hermione annuì e rise un po' di se stessa: "Continuo a dimenticare che è
la tua prima volta qui."
Hermione sorrise e continuò ad aspettare il momento di
pagare gli articoli. Ginny si salvò dall'essere una distrazione, mentre si
avvicinava e pagava la manciata di caramelle. Hermione si mosse dietro di lei e
posò il cestino sopra il bancone, facendo finta di non notare lo sguardo di
stupore del commesso per il gran numero di caramelle. Pagò rapidamente l’acquisto e volse a camminare verso il punto in cui Harry,
Ron e Ginny la stavano aspettando all'uscita. Ma quando si voltò un attimo per guardare
fuori dalla finestra, vide Draco che toccava leggermente il vetro e puntava a
un vicolo appartato tra due negozi di fronte a dove si trovavano. Si voltò
rapidamente verso le tre persone con la quale doveva incontrarsi e annuì. Si
fece strada verso il vicolo dopo la conferma, schivando il traffico di persone
lungo la strada.
Hermione si avvicinò a loro e
tutti si volsero per sorriderle. Ritornò il sorriso, con una falsa aria di
fiducia e costruì rapidamente una bugia, "Devo spedire molto velocemente
una lettera per i miei genitori, vi dispiace andare da Mielandia senza di me e incontrarci
lì tra poco?"
Si guardarono l’un l'altro e Ginny parlò a nome
di tutti, "Certo, nessun problema. Ci vediamo fra pochi minuti."
Hermione sorrise con gratitudine e pensò, Beh,
è stato più facile di quanto pensassi.Queste
persone diventano sempre più ingenue col passare delle settimane.
Li lasciò passare fuori del negozio di fronte a lei e attese
che fossero abbastanza lontano per raggiungere il punto in cui Draco si era
nascosto senza essere notata. Arrivò nel vicolo buio in fretta e cercò la testa
di capelli color platino, sempre luminosa anche nelle aree più scure. Lo trovò
verso il fondo, dove c'era un’alta recinzione e qualche scatola accatastata
piena di spazzatura e oggetti magici utilizzati, che sembravano essere
difettoso. Draco si girò verso di lei che lasciò
cadere la sua borsa lungo il muro. L’appoggiò rapidamente contro il duro muro e
la baciò con forza, catturandola senza difese. Era da un po' che non lo facevano
e aveva dimenticato quanto fosse spontaneo. Gli permise di sondare l'ingresso
della bocca e di tracciare la lunghezza della lingua con la sua. Gemette quando
toccò la sua schiena e sollevò l'orlo del maglione per denudare la sua pelle. Era davvero un fantastico baciatore.
Ma aveva promesso a se stessa
che non avrebbe alcun coinvolgimento romantico (se si può definire così),
durante la missione. Quindi, con improvviso scoppio di forza, lo spinse
via e lo fece inciampare nella parete di fronte con espressione divertita sul
viso. "Ehi, cosa c’è?" chiese, mentre toglieva
la piccola porzione di terra che si era infilato nella giacca dopo la caduta
sulle spalle.
"Sai bene cosa c’è, ignorante!"
disse con leggero umorismo in voce: "Ti ho già detto che non possiamo
farlo mentre sono in missione."
“Ma avevo bisogno di azione, Mia, sto
morendo!" disse, gesticolando con le mani esasperato.
"Prenditi Pansy, sono sicura che sarebbe più che disposta a soddisfare le
tue esigenze." Disse con un lieve sorrisetto.
Ri
tornò il suo sguardo: "Tu ed io sappiamo
che non è brava come te a letto."
Hermione si strinse nelle spalle in modo vago, “Non è un mio problema."
Sapeva che non vi era alcuna motivazione su quel punto, così il volto di lui
cadde a terra per la delusione. "Allora, perché mi hai trascinata fin qui?
Sicuramente sarà qualcosa che non includa i pazzi ormoni che ti escono dai
pantaloni."
"Ah ah" rise seccamente. Si avvicinò a lei e la sua espressione voltò bruscamente in serietà. Sfuggì
subito l’atteggiamento calmo e lo guardò negli occhi grigi con intensità. "Vuole
parlare con te."
Il suo cuore fece
un balzo. "Adesso?"
Lui annuì e fece un passo indietro verso il recinto.
Hermione lo seguì fino a vedere una vasca riempita con un liquido
incandescente, simile a un pensatoio, disteso su una delle le pile di scatole. Draco si fece da parte e permise ad Hermione di
avvicinarsi. Si chinò a guardare nel liquido vorticoso e vide il volto del
Signore Oscuro comparire lentamente nella sostanza. Hermione dovette trattenere
un netto apporto di respiro, divenendo faccia a faccia con il suo padrone. Lui
sembrava aver visto, però, la sua sorpresa e sorrise.
"Ciao Hermione, vedo che Malfoy è stato fedele alla
parola di portarti al pensatoio.” Espresse la
sua profonda voce in eco. Lei fece solo un cenno in risposta, non sapendo
cos’altro dire. “È venuta a mia conoscenza il fatto che sei stata smistata tra
i Grifondoro, giusto?"
Lo stomaco di Hermione barcollò per la paura. L’avrebbe sicuramente disprezzata
e le avrebbe chiesto cose a cui lei non aveva risposta. Fece ricorso a una
risposta di una sola parola, cercando di salvare se stessa dal dare a lui un qualsiasi
altro motivo per aumentare il suo dispiacere verso la situazione,
"Sì".
La fronte di Hermione
corrugò. Non si aspettava assolutamente quella reazione. Dove era la rabbia,
l'ostilità, le domande? "Impressionato?" chiese con voce
ansimante.
"Perché sì", disse semplicemente:
"Ci vuole veramente un mago dotato per ingannare il Cappello Parlante
quando ti smista in una casa di fronte a quelle in cui eri destinata. Anche se
devo dire che ci sarà voluta molta determinazione e forza di volontà per
realizzare ciò che hai fatto, rendendo la tua missione molto più facile."
Era al tappeto. Pensava che
avesse ingannato il cappello! La voglia di correggerlo fu breve, sapeva di
doverne approfittare e non fargli dubitare della sua capacità di lavoro. "Grazie,
maestro."
"Come vanno le lezioni? Ci sono problemi?"
chiese.
Scosse la testa, "Non al momento. Tutte le lezioni
sono abbastanza facili e la maggior parte sono insieme ad H-Potter." Dovette
correggersi in fretta. Aveva quasi detto Harry!
Lui annuì in segno di approvazione, “E’ meno
difficile fare amicizia con lui e facilitarti la strada nel suo amorevole gruppo
di amiconi Babbani, presumo."
"Sì, signore, sicuramente."
disse.
"Eccellente. Qualche notizia concernente
Potter per me?" chiese.
Hermione sapeva a cosa si riferisse. Cose come l’E.S. e se il
ragazzo si stesse preparando per la battaglia finale. Si era promessa di non dire
niente riguardo al club, così dovette ricorrere alla menzogna. "No, maestro, nulla al momento"
"Beh, è ancora presto per il semestre, quindi sei ancora in tempo per
avvicinarti a lui e scoprire quelle cose. Voglio che tu diventi una dei suoi confidenti
più stretti, spero te ne renda conto. Potrà essere disgustoso, ma a volte si
deve ricorrere a misure drastiche per raggiungere i propri obiettivi." disse
con espressione fredda.
Hermione annuì, "Ho capito, signore."
"Bene. Questo è tutto ciò che avevo bisogno di dirti. Aspettateti
presto un'altra visita; Malfoy ti informerà quando è necessario. Hai fatto un
buon lavoro finora, Hermione, mantienilo." E con questo, sbiadì dai
confini del bacino. Hermione esalò un respiro profondo e guardò in alto per
vedere Draco lanciare pigramente per aria una pietra, su e giù. Notò il silenzio e lo guardò incontrando i suoi occhi.
"Sai, sei fortunata che non gli ho detto l'espressione
sul tuo volto quando sei stata smistata tra i Grifondoro." Disse con un
sopracciglio alzato. Hermione strinse la mascella e lui le sorrise, "Frena
il carro, Mia, non lo farò. Voglio aiutarti, ricordalo." Si avvicinò a lei
e le mise le mani sulle spalle in quello che pensava fosse un gesto confortante,
"Ricordati soltanto di tenere sotto controllo i tuoi sentimenti per
Potter, eh? E’ disgustoso vederti arrossire in quel modo quando ti
sorride."
Quando si chinò per cercare di baciarla di nuovo, lei spinse
le mani sotto le sue spalle, raccogliendo la sua borsa, e precipitandosi fuori
dal vicolo, lasciandosi dietro quello sguardo. Camminò in direzione di
Mielandia in tempo per vedere Harry e Ron pagare. Hermione
entrò e vide tanti seducenti, colorati oggetti che attirarono la sua
attenzione. L’ignorò, tuttavia, e si avvicinò a Ginny toccandole la spalla. Lei
si voltò lentamente e si accigliò verso di lei, “Manchi da un sacco di tempo. Che stavi
facendo?"
Ginny sembrò accettare le sue scuse e si volse
ad aspettare Harry e Ron che finirono di acquistare le loro cose. Si
avvicinarono insieme ed entrambi fecero simili domande a Ginny, al quale lei
rispose con la stessa scusa patetica che aveva usato in precedenza.
"E poi, Ron ha chiesto al custode se
fosse vero cioccolato. Quello ha detto, sì, certo, e se l’è mangiato. Dopo pochi
secondi, i denti erano diventati verdi e cantava una resa orribile delle Sorelle
Magiche con un accento irlandese! Ci sono voluti cinque minuti per farlo
tornare alla normalità, e da quel momento gridava al ragazzo che lo aveva
convinto, chiedendogli scusa, sempre come un irlandese ubriaco!" Quando ebbe finito, Harry rideva da tutte le parti,
facendo ridere tutti quelli che occupavano la carrozza. Anche Ron dovette
ammettere fosse divertente.
Dopo che tutti si fossero calmati, Harry si rivolse ad
Hermione e gli chiese a bassa voce, "Pensi che batta l’incidente del
boxer?"
Hermione ridacchiò e scosse la testa, "Non
con un successone come quello."
Harry le sorrise: "Beh, allora non ci rimane che aspettare."
Sentì il viso scaldarsi quando le sorrise. Hermione si voltò
subito e cercò di raffreddare il viso con le mani. Draco aveva ragione, quel
piccolo seccatore! Era davvero
arrossita! Si rimproverò mentalmente, usando un equa maledizione di poche
parole che aveva dimenticato nel suo vocabolario, quando era arrivata ad Hogwarts,
trovandosi in un acerbo stato d'animo più di quanto lo fosse al momento
dell'imbarco delle carrozze, quella mattina.
Sta per ricominciare la scuola, e non vedo l'ora di poter ritornare al mio inglese :) Spero per tutti voi un buon rientro e un anno felice!
Ringrazio tantissimo Herm735 per le sue belle parole. Potresti indicarmi i punti precisi degli errori? Provvederò a correggerli immediatamente :) un bacio, alla prossima
Si trovava in un corridoio; un lungo e stretto
corridoio, scarsamente illuminato. I suoi piedi la trasportavano quasi
meccanicamente verso il luogo in cui sapeva di dover andare. C'era un solo
pensiero che le attraversava la mente: Morte. Stava per affrontare la morte.
Non la sua morte ... no, sarebbe stato troppo stupida per andare incontro alla
sua morte. Era la morte di qualcun altro. Stava per uccidere
qualcuno.
Teneva saldamente la bacchetta nella mano destra,
ruotando le nocche bianche con fatica. Doveva davvero odiare quella persona per
farla agitare in quel modo. Di solito, quando uccideva, la sua bacchetta
stava in modo poco flessibile nella sua mano, così il rischio di farla volare
quando gettava incantesimi era elevato. Ma
questa volta cercava di non lasciare i confini della sua mano.
Alcuni lampi oltrepassarono la sua linea visiva,
facendola arrabbiare ancora di più. Disordinati, scuri capelli scuri erano
l'unica cosa che rimaneva visibile. Era qualcuno
che conosceva. Perché era così difficile, allora? Se conosceva la persona che
stava per uccidere, perché non c'era alcun esitazione?
Arrivò fino alla rampa
di scale che sapeva conducessero alla torre di Astronomia e il respiro andò a
brandelli. Era il momento, il momento in cui sarebbe stata faccia a faccia con
la sua preda. Era la leonessa e il topo che
veniva verso di lei era di piccole dimensioni. Doveva tenere la mente sul
piano, e non gingillarsi. Era lì per uccidere. Era lì per conquistarlo. Era lì per dimostrare se stessa.
L'aria fresca della
torre la colpì come uno zampillo di vapori dell'oceano. Rinfrescante, ma al
tempo stesso risvegliava i sensi. Era quasi arrivata. Il suo schema poteva
inoltre essere completato sul fondo della torre, in prossimità del bordo. Perfetto.
Fece del suo meglio
per mantenere il passo tranquillo, camminando sulle punte dei piedi. Il corso
d’aria fu interrotto quando cominciò a trattenere il respiro, lasciando passare
l’aria solo attraverso il naso, quando era necessario. Era a pochi metri di
distanza, ora. La sua snella silhouette era quasi in vista. La luna era l'unica fonte di luce e la prese come
un'altra tattica, mentre cercava di nascondersi nell'ombra. Poteva sentirlo respirare.
La bacchetta cominciò
a muoversi di sua iniziativa, mirando le spalle disarmate. Fu lì che sentì la
piccola fitta d’esitazione. Doveva davvero andare così in basso da maledire
qualcuno di schiena? Sì, rispose la
sua ragione. Non è niente
di nuovo.
Certo, era una
stupida. Ora o mai più. Aprì la bocca e respirò infine per recitare la
maledizione che conosceva così bene. I suoi piedi la portarono fuori dal riparo
dell’ombra mentre andava in un buon angolo. Ma qualcosa la fermò. La schiena si
era tesa e lui cominciò a girarsi come se l’avesse sentita. No, sapeva che l’aveva sentita. Era rigida e il suo corpo rifiutò ditornare
nell'ombra.
Si era completamente
voltato e la stava fissando negli occhi. Lo guardò di rimando e osservò come il
suo sguardo si rivolgeva alla bacchetta sollevata e la sua espressione
vacillava in stato di shock. I suoi occhi tornarono
a quelli di lei con un lustro di
vulnerabilità. Era la sua possibilità ma si accorse di non riuscire ad aprire
bocca. Si guardarono l'un l'altro in eterno, il braccio cominciò a dolerle e ad
agitarsi, come se fosse caduta sopra una tonnellata di mattoni di ferro. Eppure, non vacillava.
La sua voce era
tranquilla, per la tensione che sentiva nelle orecchie. "Mi fidavo di
te."
Le lacrime cominciarono a brillare dai suoi occhi mentre continuava a concentrarsi su di
lui.Il suo intento era ucciderlo, ma perché non faceva nulla? Perché stava
lì, piangendo, come una pazza?
"Che hai fatto?"
Una sola lacrima cadde sulla guancia e lei
raccolse tutto il coraggio che aveva dicendo, "Mi dispiace".AscoltaTrascrizione
fonetica
Si avvicinò a lui; con la bacchetta sollevata
cominciò a pronunciare la maledizione - la maledizione che avrebbe posto fine
alla sua vita. La guardò col cuore spezzato ma non l’altro mosse un muscolo per
difendersi. Dopo una lunga pausa riuscì ad arrivare a pochi centimetri da lui.
Ma fu in quel momento che la luna scelse di far splendere la sua luce su
entrambi. Vide i suoi occhi, i suoi begli occhi
color smeraldo nascosti sotto gli occhiali rotondi, e ci rinunciò. La sua
bacchetta si trasformò in burro, è le scivolò dalle dita. La guardò cadere, e curiosamente
fissò lui. Perché lo aveva fatto?
L’espressione si
contorse nuovamente, ma questa volta con un sussulto allo stomaco. Un accenno di sorriso sfiorò le sue labbra e lei aprì
la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, per rompere il silenzio. Ma il destino aveva altri piani.
Dietro di lui galleggiò una figura e il respiro gli
morì in gola. I suoi occhi rossi le trafissero la pelle mentre la
guardava con dispiacere. Harry rimase impassibile
come una statua. "Mi deludi, Hermione. Ti ho dato una missione e non riesci
nemmeno a portarla a termine, senza cedere alla debolezza." Il suo
sguardo balenò verso Harry e lei si irrigidì.
"Non
toccarlo." Si sentì dire allarmata. L’altro alzò un sopracciglio, "Non
credo tu riesca ad afferrare la situazione. Non sei riuscita a completare il
tuo compito e io devo raccogliere i pezzi al tuo posto."
"No." disse con fermezza. "E cosa hai intenzione di fare per
fermarmi?"
Alzò il braccio con la bacchetta ma si
rese conto che la bacchetta era scomparsa. Udì una risata e vide che la
bacchetta si trovava nelle viscide mani del suo padrone. Spalancò gli occhi per
la paura, mentre l’altro puntava la mano verso la figura di Harry.
"NO!" urlò quando la bacchetta sprigionò un fascio di luce
verde. Spalancò gli occhi.
Hermione lasciò che i suoi occhi esaminassero ciò che la
circondava ed emise un sospiro di sollievo. Era solo un sogno, uno strano sogno.
Aveva creduto di essere una persona
completamente diversa! Non riusciva nemmeno ad uccidere la persona che aveva
nel mirino? I sogni erano davvero inconvenienti: era un miracolo non sognare
mai.
Sospirando e pensando di non poter più tornare a dormire,
gettò via le coperte e controllò l'orologio sul comodino. Erano le nove del
mattino. Si lasciò prendere dal panico per un minuto,
prima di rendersi conto che era Sabato. E, cosa più confortante, era la
giornata di Halloween. Era una festa a cui avrebbe partecipato tutto il
giorno. Hermione sorrise mentre scivolava dal
letto e si preparava per un bagno all’insegna della giornata.
Ginny era, ovviamente, già sveglia, posizionata su uno dei
divani, e sembrava lavorare su un saggio. Hermione scese verso di lei e si
accomodò sulla poltrona più vicina. La testa di
Ginny scattò al movimento, sorridendole. "Hai dormito più tardi del solito."
commentò.
Hermione annuì: "Sì, in
realtà, ho fatto un sogno per la prima volta da tanto tempo.”
Ginny la guardò con un lampo cattivo negli occhi, "Ed era un sogno interessante?"
Hermione sbuffò all’insinuazione e rispose: "Era più simile a un incubo,
in realtà."
Il volto dell’altra si abbassò con disappunto, mentre tornava ai suoi compiti,
"Oh".
"Sono desolata che i miei sogni non stimolino il dolore sotto i tuoi
fianchi, Gin." Scheggiò Hermione con un sorrisetto.
Ginny ridacchiò e si voltò per guardarla, "Prendi nota
che tutto ciò che riguarda il sesso opposto e gli organi riproduttivi è la mia
area di competenza e ne sono orgogliosa."
Hermione ridacchiò e lasciò che Ginny tornasse
al suo incarico. Stette seduta in silenzio fino a quando non ebbe un'idea. "Ehi, Ginny"
La rossa si voltò a guardarla, "Sì?"
Hermione strinse le labbra e per un momento pensò fra sé e
sé. Doveva davvero chiederglielo? La ragazza stava per porre delle domande alle
quali sapeva che se avesse risposto onestamente, avrebbe avuto testa e dignità
in mostra. Ma, tuttavia, non riusciva a non pensare a quel problema... e se
avesse fatto il primo passo, avrebbe finalmente ottenuto la risposta che
bramava! Che genio. "Posso chiederti una
cosa che ha a che fare con-?"
"Oh sì, sì, mille volte sì! Chiedimi tutto ciò che
vuoi!" disse con emozione, battendo le mani
e dimenticando il suo saggio.
Hermione scosse la testa a quella reazione, ma si calmò raccogliendo tutto il
coraggio che aveva. "Di recente ho avuto una strana ... sensazione, quando
sono vicino a questo ragazzo. È come se lo stomaco mi saltasse alla gola. Non
ho idea di cosa significhi, e speravo che tu…”
"Ti piace." Rispose Ginny
semplicemente.
Dire che fosse spiazzata era poco in confronto alla sua reazione, "C-cosa?"
"Lui ti piace, e vorresti saltargli alle costole... o come lo definisci
tu.” disse Ginny come se stesse recitando un manuale sconosciuto.
"Ma ... ma questo è impossibile ..." il volto di
Hermione si spense. Quella civetta non era sana
di mente! Non gli sarebbe potuto, né dovuto, e sicuramente mai piaciuto uno
come lui! Era assurdo! Ginny era tutt'altro che esperta se tale era la sua
conclusione.
"Ascolta, Herm. E' perfettamente normale avere una cotta per qualcuno. Che
si tratti di un semplice capriccio o di stabile lussuria, è parte dell’essere un
normale adolescente con gli ormoni.” Spiegò in quello che ad Hermione suonava
come materia-di-fatto.
Hermione cercò di resistere alla tentazione di urlare: "Io non sono un adolescente normale, tu piccola…!" E
invece annuiva con la testa, come un idiota.
"Allooora ..." disse Ginny con voce innocente, "Chi è il
ragazzo?"
Hermione fece del suo meglio per mantenere la calma. Doveva trovare una bugia credibile,
e "Nessuno ..." non sembrava
certamente una scusa credibile. "Ehm ... non lo conosci."
Ginny corrugò le sopracciglia, "Sei sicuro di
non provare imbarazzo nell’avere una cotta per lui, o cose qualcosa del genere?
E' forse Neville?"
"No!"
sbottò lei in fretta,
"Voglio dire, sono cresciuta con un ragazzo e lui va in un'altra scuola
... in Bulgaria."
"Sì, d’accordo" disse Ginny passivamente, "Ma
credimi quando dico che questi sentimenti di solito non vanno via facilmente.
Voglio dire, ho sentito per secoli la stessa cosa per Harry, ma quel babbeo non
mi ha mai notata fino all'anno scorso! I ragazzi
sono davvero ottusi quando si tratta di questa cose."
"G-giusto" la sensazione che lo stomaco le stava
dando non piaceva ad Hermione. Era una sensazione completamente diversa da
tutte quelle che aveva provato nei confronti degli altri. Una sensazione
sgradevole, che le stringeva la parte bassa dello stomaco. Perché quell’organo
le causava così tanto dolore?
Ginny le mise una mano sulla spalla, in gesto confortante, che, a sua estrema
insaputa, fece infuriare Hermione.
"Ricorda,
se hai bisogno di qualcosa, non esitare a venire da me, d’accordo?"
Hermione annuì fingendo di sorridere. Ginny tolse la mano e tornò al suo
lavoro, permettendo ad Hermione di rilassarsi anche solo per un attimo, e incassare
tutto.
Harry non poteva assolutamente piacerle in quel modo. Certo, di recente lo tollerava molto più di prima ma
... questo non significava nutrisse desideri sessuali nei suoi confronti! Se desiderava
quel tipo di natura, tutto quello che doveva fare era intrufolarsi nei
sotterranei e chiedere a Draco un favore. Ma Ginny aveva detto che non sarebbe
andato via così facilmente ... voleva dire che Draco non poteva nemmeno aiutarla?
Harry era il suo obiettivo e nulla più.
L'amicizia, l'amicizia reale, non finta, era fuori dagli schemi in una missione
come quella. Arrivare a curarsi di loro ... a curarsi di lui ... era inaudito, e certamente non etico! Certo, era
sexy, in quell’aria di bravo ragazzo. Sì, i suoi
capelli erano lisci come la seta, anche se c’era sempre qualche ciocca ribelle.
Certo era- aspetta! Nonononononononononononono!Non andava affatto bene!
"Salve
signorine!"
Hermione trattenne un gemito quando sentì l’energica voce di Ron dietro di
lei. Erano arrivati. Perfetto, semplicemente perfetto! Si rifiutò di guardare Harry mentre prendeva posto
accanto a Ginny: non se la sentiva proprio di rigurgitare il contenuto del suo
stomaco. Se avesse mescolato la sensazione che
provava accanto a lui con la sensazione di stare insieme a Ginny, allora
sarebbe scoppiata.
"Allora, voi ragazze
volete mangiare o no?" chiese Ron, con aria molto ansiosa.
"Certo" rispose Ginny, deponendo la
penna d'oca, "Ho davvero bisogno di una pausa."
"Da quanto ci lavori, Gin?" chiese Harry preoccupato.
"Oh, solo poche ore." Rispose lei
,
agitando una mano freddamente.
Il viso di Ron mutò in un espressione che Hermione pensò fosse di disgusto.
"Come fai ad essere imparentata con me rimarrà sempre un mistero."
"Beh, se i capelli rossi e l’alta pressione non siano un regalo di
parentela, è un mistero anche per me." Rispose Ginny con un ghigno.
"Che
stupida ..." borbottò Ron, facendo ridere il gruppo.
Un momento dopo, tutti si
alzarono e si diressero verso la
Sala Grande, ma Hermione rimase notevolmente silenziosa durante
tutto il tragitto. Era contenta che nessuno sembrasse accorgersene, ma
era sicura che Harry avrebbe parlato prima o poi. Godette
in pieno della cucina, così divina, che pensò fosse stata progettata per
calmarle la mente. Non poteva certo dire che non voleva parlare per paura che i
suoi sentimenti di natura sessuale nei suoi confronti si scatenassero. L'unica
cosa che teneva sana la sua mente era il fatto che non esistevano sentimenti
legati a quell’altra ... quell’altra situazione. Erasolo lussuria; puro, genuino desiderio e
nient'altro; perfettamente normale ... perfettamente sano.
"Stai bene, Hermione?"
Eccolo.
"Sì, sto bene. Sono solo un po’ stanca." Mentì
senza intoppi. Beh, era stato più facile di quanto pensasse. Non c'era niente
di cui preoccuparsi. Hermione si rilassò continuando a mangiare, assaporando
finalmente quei gusti deliziosi.
La colazione andò avanti in quel modo: Hermione era
anormalmente tranquilla ed Harry le lanciava sguardi fugaci, chiedendole se
stesse bene silenziosamente. Era bizzarro che
Hermione pensasse addirittura che la stesse guardando per quel motivo. Poteva quasi
leggergli la mente senza fare tentativi. Di solito, ci metteva tanto per
accedere alle menti senza l'uso della Legilimanzia. Ma con Harry, non c’era bisogno.
Presto starò
meglio, pensò tra sé.
Nel tardo pomeriggio, Hermione si trovava nella sala comune,
mentre studiava per un imminente esame di divinazione sui diversi usi dei
presagi nella vita quotidiana. L’odio per quella
materia non era cambiato, ma sperò che quella missione le avrebbe ripagato il
lungo periodo di studio, se avesse dovuto sopportare ancora una volta quelle
tortuose predizioni sulla sua morte. Il futuro era fatto per non essere
visibile, non per studiarlo.
Stava confrontando i due
presagi del fuoco e del ghiaccio, quando sentì qualcuno arrivare e sedersi
accanto a lei. Il suo stomaco barcollò nuovamente, e capì chi stesse
disturbando il suo studio. Prese un respiro profondo, e cercò di ignorare la
forte presenza accanto a lei. Ma, naturalmente, i suoi tentativi risultarono
vani.
"Ehi"
vibrò la forte voce.
Si voltò per guardarlo, e sorrise: "Ciao". L’altro
fece per parlare, ma lei scelse di interromperlo, non volendo più inventare patetiche
scuse per il comportamento di quella mattina: "Senti, so di essere stata
strana oggi, ma non riuscirai neanche con un incantesimo a farmi dire cos’ho, va bene? Sono affari miei e sarei grata se ci
rinunciassi."
Harry sembrò offeso: "Non sono venuto qui per farmi dire
cos’hai, Hermione."
Hermione sentì la faccia cadere a terra e le
guance colorarsi d’imbarazzo: "Oh, beh ... allora è piuttosto
imbarazzante."
Lo vide annuire: "Non preoccuparti, ti capisco."
Sorrise leggermente, "Sei una persona molto comprensiva, non è vero?"
Lui annuì, "Mi piace pensarlo."
"Beh, allora perché non hai ancora ricevuto un premio?"
disse
scherzando.
"Non avrei obiezioni a riguardo",
disse ridendo, "Vorrei che fosse argentato con il mio nome inciso in mezzo."
Hermione ridacchiò: "Vedo che c’hai già pensato."
"Ah, sì, sicuramente. Quando sei a un passo
dalla morte, pensi sempre a certe cose."
disse.
Hermione sapeva che quella
era battuta scherzosa, anche se non lo era affatto. La sua espressione cambiò
quando lo guardò interrogativa: "Perché sei venuto a parlare con me,
Harry?"
Il sorriso sparì dal viso dell’altro, "Un ragazzo non può parlare con un’amica?"
Hermione lo guardò e lui ridacchiò. "Beh,
sono stato ufficialmente nominato a nome di Ron e Ginny per invitarti alla Tana
questo Natale."
Hermione corrugò la fronte, confusa, "Cos’è la Tana?"
"Oh, è la loro casa!" Disse Harry, rendendosi conto solo in quel momento del significato.
"Lo scoprirai quando la vedrai. Cioè ... se vuoi?" finì esitante.
Hermione considerò attentamente la questione. Sul lato
positivo, avrebbe avuto maggiori possibilità di avvicinarsi a Harry. Sul lato
non-tanto-brillante, sarebbe stata circondata dai Weasley, e se assomigliavano
a quelli che conosceva già, sarebbe stato davvero pericoloso. Ma ricordava
vagamente quello che Harry aveva detto su di loro - quanto fossero attenti,
amorevoli, e di successo. Aveva sentito parlare talmente tanto di quei genitori
di capelli rossi! Ricordò di aver visto una
donna paffuta in mezzo a un mare di capelli rossi, sul binario 9 ¾, quella che
doveva essere la madre. Sembrava
abbastanza familiare.
“Certo” concluse
finalmente, "mi piacerebbe."
"Fantastico!" esclamò l’altro, con gli
occhi lucidi di emozione. "Non ti pentirai di aver accettato, la tana è
sempre stupenda. Ti piace il cibo della scuola, vero?"
Hermione annuì con entusiasmo, "Sì"
"Beh, la cucina della signora Weasley è cento volte migliore!"
"Non
pensavo fosse possibile ...", rifletté.
"Nemmeno io. E se le
mandiamo una risposta al più presto, potrebbe farti un maglione." Disse.
"Un maglione?"
chiese.
"Sì, li lavora a maglia ogni anno per Ron,
Ginny, me, e tutti quelli che considera parte della famiglia.”
Spiegò.
"Considererebbe me parte della famiglia?"
, chiese, chiaramente in forma di rimprovero.
"Chi è amico dei suoi figli è già parte della sua
famiglia." Disse con un sorriso. E’ indubbiamente vicino a loro ...
concluse l’altra mentalmente.
"Se uno non è abbastanza pazzo da fare amicizia con Ron e Ginny, potrebbe
avere più di un semplice maglione?" chiese lei scherzosamente.
L’altro si mise a ridere: "Probabilmente sì, ma è un impresa riuscire a
convincere Molly".AscoltaTrascrizione fonetica
Hermione non vide l’ora che
fosse già Natale. Il cibo, il maglione gratis, una famiglia ... tutto era
sempre più attraente. "Le vuoi bene, vero?"
Lui annuì, "E’ come una madre per me."
Lo guardò attentamente, decidendo se l'espressione dolorosa sul suo viso
fosse dovuta alla sua storia. Sapeva cosa voleva dire non conoscere la propria
madre. Però, non avrebbe mai potuto dirglielo. Poteva diventare vulnerabile,
cosa che rappresentava una minaccia per la vita che veniva prima della scuola,
se si fosse presentata l’occasione. Voleva
disperatamente consolarlo, ma spinse quei pensieri da parte. Non aveva mai avuto
nessuno che la consolasse, perché lui era diverso?
Le sorrise e cercò di cambiare quel discorso tanto lugubre,
"Allora, contenta della tua prima festa di Halloween, stasera?"
Lei sorrise: "Assolutamente, non vedo
l'ora!"
“Ti piace proprio tanto il
cibo della scuola, vero?" chiese Harry incuriosito.
Lei annuì, "La cosa migliore che abbia mai mangiato, fino a quando proverò
quella della Tana a Natale, ovviamente."
"Hmm ..." borbottò l’altro pensando. Stava per chiedergli cos’avesse ma lui la interruppe
prima che parlasse, "Ricordo la prima volta che assaggiai il cibo qui:
pensai fossi morto e andato direttamente in paradiso."
"Esattamente!" disse lei,
felice che qualcuno condividesse la stessa opinione. "Ma tutti sembrano
pensare che sia niente di speciale. Di certo, anche i loro genitori cuociono in
quel modo."AscoltaTrascrizione fonetica
"O sei stato allevato da Molly." Aggiunse Harry.
"Mi stai facendo desiderare sempre più che
il Natale arrivi subito, Potter."
Disse scherzosamente.
"Ed è che una cosa cattiva?" chiese.
"Beh sì", disse rigida: "Io odio la neve!"
Ascolta
Trascrizione fonetica
Harry la guardò come se le fossero cresciute due teste in
capo. L'espressione era impagabile e fece ridere
Hermione. "Odi la neve?" la interrogò attentamente. Lei annuì, ma l’altro continuò a guardarla in modo
strano, "Come puoi odiare la neve?"
Hermione lo guardò come se la risposta fosse ovvia: "E
fredda."
Harry rise di lei, "Non starai dicendo sul
serio."
"E perché
no?" chiese lei tagliente.
"Non puoi odiare qualcosa solo perché ha delle minute
qualità. E i combattimenti, e le giornate che passiamo fuori della classe
perché gli incantesimi di riscaldamento non funzionano?" Elencò ciascuna delle caratteristiche con le dita per
dare più enfasi, ed Hermione non poté fare a meno di sghignazzare.
"Beh, immagino che vi siano alcune caratteristiche
interessanti, ma tutte finiscono con lo stesso risultato: ti gelano il culo e
rischi un malore!" dichiarò. Hermione
incrociò le braccia beandosi del suo genio. Ovviamente, l’altro non poteva
inventarsi un'altra scusa.
"Ma dimentichi l'unica cosa che i Grifondoro fanno per scaldarsi".
Cercò di avvicinarsi con il dito alzato, e lei
stette immobile, esitante. "Facciamo sesso come il fuoco."
Hermione spalancò la mascella mentre lo spingeva su una spalla: "Sei un
pervertito"
L’altro stava già ridendo, raggirandola con gli occhi, "Ehi, me lo hai
chiesto tu!"
Hermione alzò gli occhi al cielo e si appoggiò alla
poltrona, con il battito cardiaco apparentemente più veloce. Smettila!Ordinò
a se stessa, ma quando tornò aguardare
Harry, il suo corpo rifiuto di obbedirle. Dannazione!
"Ehi, eccovi!" sentì dire dalla vivace voce di Ginny, dall'altro lato
della sala comune.
Harry si guardò indietro e sorrise alla sua fidanzata. Lo stomaco di
Hermione si strinse di nuovo, ritraendosi. Fortunatamente, la sua reazione
passò inosservata, mentre Ginny si accomodava accanto ad Harry, baciandolo in
segno di saluto. Hermione rivolse la sua
attenzione a Ron, che stava in piedi ad osservare.
"Che stavate facendo voi
due?" chiese ridendo.
"Oh, niente, parlavamo del Natale"
divulgò Hermione con un sorriso.
Ginny spalancò gli occhi. "Vieni, allora?" Hermione annuì e Ginny
strillò eccitata. "Sarà divertentissimo!"
"Sì, tranne per il fatto che ad Hermione non piace la
neve." Disse Harry scherzosamente facendo
l’occhiolino in direzione di Hermione.
"Cosa?" urlò Ron.
"Ehm ..." iniziò Hermione guardinga.
"Ogni anno facciamo la battaglia annuale a palle di neve Weasley!"
esclamò
Ginny.
Hermione fissò Harry, “Non mi hai detto niente
di un battaglia annuale a palle di neve, Harry."
Lui sorrise innocentemente, "Non me l’hai chiesto."
La ragazza si accigliò e si voltò verso Ron, che sembrava
stesse per dire qualcosa che avrebbe volentieri evitato di ascoltare. "Ti
insegneremo. Nessuno si presenta alla Tana impreparato per il combattimento, o verrai
espulsa."Ascolta
Trascrizione fonetica
"In più, io ti voglio nella mia squadra, e noi non perdiamo mai."
Scherzò Ginny.
"Grazie, ma nessuna pressione, vero
ragazzi?" aggiunse
Hermione sarcasticamente.
"Perché dovremmo spingerti a fare qualcosa
che non vuoi?" chiese Harry con voce innocente.
Puntò un dito contro di lui, "Tu rimani fuori dalla questione, Mister
che-male-c’è-nella-neve?'"
Harry sbuffò ed Hermione lo guardò torva. Il ragazzo spostò per un attimo lo
sguardo verso l’alto e notò l'orologio, "Hey, la festa sta per
cominciare."
Hermione alzò lo sguardo e vedendo che aveva ragione si alzò immediatamente,
facendo perdere a Ron l’equilibrio. Quest’ultimo inciampò
all'indietro e Harry e Ginny si lasciarono sfuggire una piccola risata. Ron li
guardò torvi mentre riacquistava il suo equilibrio.
"Beh credo che dovremmo darci una mossa se vogliamo arrivare ai pasticcini
di zucca". Disse Ginny, rompendo il silenzio.
Furono tutti d'accordo, e si fecero strada fuori dalla sala comune. Hermione
non poté fare a meno di notare come le mani di Harry e Ginny fossero
intrecciate meccanicamente mentre uscivano dalla buca del ritratto. Arrivata al
corridoio, si sentì un po' stordita, e perse quasi l'equilibrio come Ron aveva
fatto pochi minuti prima. Per fortuna, nessuno sembrò notarlo e continuò a
camminare dietro di loro a ritmo costante.
Arrivarono nella sala affollata proprio mentre Silente si alzava per fare un
annuncio. Hermione si sedette rapidamente
accanto a Harry, mentre Ron e Ginny si sedevano di fronte a loro. Era piuttosto
strano il fatto che Harry avesse deciso di prendere posto accanto a lei
piuttosto che vicino alla sua ragazza. Ma se ci pensava non aveva logicamente
senso. Avrebbero avuto una visuale migliore per guardarsi amorevolmente, cosa che
le coppie adolescenti dovevano sempre fare. Oh, e sarebbe stato più
facile giocare anche al piedino.
Oppure, sapevano delle sue emozioni conflittuali e lo facevano apposta! Sì, sicuramente era
così.
"Benvenuti a tutti, per l'annuale festa di Halloween". tuonò la
voce di Silente in tutta la sala. Attirò le attenzioni di tutti, sorridendo. "Desidero congratularmi con voi per questa prima
settimana di scuola, quasi senza macchia. Se le mie fonti sono corrette, solo
una ventina di studenti sono finiti in punizione." La sala scoppiò in una
risata collettiva, mentre proseguiva, "Ora, sono certo che tutti voi avete
aspettato con ansia la delizie che abbiamo in serbo per voi. Quindi, per favore,
abbuffatevi!"
Il cibo apparve sul tavolo e tutti gli studenti si misero a riempire i
piatti. Hermione raggiunse subito l'aglio per il purè di patate condite ma scoprì
che una mano si era scontrata con la propria durante il viaggio. Guardò chi
fosse e vide che Harry le sorrideva scusandosi. Sentì il viso diventare caldo
all’improvviso, mentre caricava il piatto di patate e guardava fare la stessa
cosa ad Harry alcuni secondi dopo. Sentì che la
vergogna s’impossessava di lei perché in quel momento capì. Capì di provare per Harry qualcosa di più dell’odio.
Hermione puntò uno sguardo verso il tavolo dei Serpeverde e vide Draco farsi
scherno di lei. Si voltò rapidamente seppellendo la testa tra le mani. Aveva
sempre immaginato ci fosse una ragione per cui Halloween veniva anche indicato
come il Giorno dei Morti.
Quel giorno era il 19 novembre, l’ora,
le nove del mattino, e dove era Hermione? Si trovava alla Torre Grifondoro, e
stava finendo un saggio su l'ultima battaglia tra i Goblin e i Folletti. Anche
se quel saggio era incentrato su un argomento apparentemente noioso, si trovò
eccitata nel descrivere le vittime della storica battaglia, il numero che era
diventato pericolosamente alto durante la lotta, nel giro di poche ore.
Hermione pensò che il crescente interesse per le faccende scolastiche fosse
dovuto alla difficoltà sempre più alte di cui i professori la rimpinzavano. Le
difficoltà rendevano forte la sua formazione e sapeva che quando avrebbe
affrontato la scuola, ne sarebbe
uscita più fortificata di prima. All'inizio del semestre, era stata in grado di
prevedere tutto ciò che usciva dalle loro bocche prima ancora che pensassero a
cosa avrebbero detto, ma adesso grattava furiosamente la penna su tutta la
pergamena, cercando disperatamente di tenere il passo con le lezioni. Un paio di
volte aveva pensato di chiedere aiuto per le materie più difficili, ma decise
di non farlo. Hermione Granger non aveva bisogno dell'aiuto di nessuno.
Un altra ragione era data dal fatto che
i sentimenti che aveva riconosciuto un paio di settimane fa, erano ormai
pienamente dominanti nella vita quotidiana. Non importa dove andava, nè cosa faceva,
nella sua mente c’era sempre e solo Harry. Studiare e fare i compiti erano una
buona distrazione, anche se solo per un po' di tempo. Ma solitamente, la metà
del tempo, Harry si fermava a chiederle di poterle fare compagnia. La sua mente
le urlava di continuo in quei casi, ma quella grande, grassa bocca rifiutava di
ascoltare. Poi, finiva per avere un’altra facile conversazione con lui e scendeva
sempre più a fondo nel foro che sapeva di aver già scavato. Perché non poteva
mai dirgli di no? Era come se le avesse fatto un incantesimo o qualcosa del
genere! Ma non importa quanto Hermione cercava di deviare quella colpa, sapeva di
essere lontana dalla verità.
Le distrazioni possono durare a lungo
quando si cerca di evitare qualcosa.
"Hey
Hermione"
Inizialmente, quando Hermione aveva
sentito quella presenza arrivare da dietro, pensò si trattasse di Ginny. Dopo
tutto, era l'unica persona che si alzava così presto, come faceva al fine
settimana. Purtroppo, aveva torto. "Ciao Harry"
Prese una sedia accanto e le fece un
sorriso, quel tipo di sorriso che metteva a repentaglio il suo stomaco. Se quella
era amicizia, perché cercava così inflessibilmente di convincere se stessa nel
credere che non sarebbe stato poi così male? Che diavolo di dolore! Lui
continuava a sorridere e presto il dolore fu arduo da sopportare.
"Che c’è?" chiese aspramente.
"Vuoi scendere a fare colazione?" chiese l’altro
gentilmente, ignorando quel tono.
Hermione ridusse le sopracciglia, sospettosa: "Ma
Ginny e Ron non si sono ancora alzati."
Lui annuì, "Esattamente"
"Di solito non usi queste parole per spiegare
l'assenza del tuo migliore amico e della tua fidanzata." Commentò
Hermione, guardandolo acutamente.
L’altro
si strinse nelle spalle: "Voglio farti vedere
una cosa."
Lo guardò con aria di rimprovero, chiedendosi cos’avesse
pensato. "Perché?"
Harry scosse la testa perplesso.
Hermione aprì la bocca per parlare di nuovo, ma lui le prese la mano e la
trascinò fuori del divano. Il tocco della sua mano le fece cadere la penna
scioccandola velocemente, come un fulmine che le attraversava il corpo,
partendo dalla punta delle dita fino ad arrivare a quelle dei piedi. In nome di
Merlino, che diavolo era?
"Andiamo" fu l'unica cosa che le disse mentre la
conduceva fuori dalla torre e verso il corridoio.
Hermione rimase in silenzio mentre lui
la portava giù da una serie di corridoi e di scale. Non voleva pensare, non
volevo rovinare quel ... quel momento.
L'unica ragione per cui aveva considerato quella situazione era il fatto che la
mano di Harry non aveva lasciato andare la sua da quando l’aveva portata via.
Non pensava che la sua vita dipendesse da questo, e non pregava il cielo che
non lasciasse andare la mano; praticamente teneva saldamente la sua mano, incurvandola
leggermente in modo da non perdere aderenza e da non lasciarla cadere. Si
chiese vagamente se Harry potesse sentire che la sua mano cominciava a sudare
per la pressione. Almeno, pensò che fosse a causa della pressione. Ascolta
Trascrizione fonetica
Si fermarono quando Hermione vide un
grande ritratto con un cesto di frutta. Hermione osservò la zona, chiedendosi
cosa ci fosse di così speciale. C'era solo un ritratto. Si voltò a guardarlo con
uno sguardo strano, "Che cosa dovrei vedere?"
Harry sorrise soltanto e si fermò
davanti al ritratto, concentrandosi sulla pera sepolta all'interno del cesto.
Hermione aprì la bocca per fargli alcune domande quando la mano di Harry si
avvicinò al ritratto e solleticò la pera. Certo, il solletico. Hermione stese lì, trafitta dal movimento, e saltò quasi
dalla paura quando il ritratto si aprì. Rimase a bocca aperta quando vide la
porta nascosta mentre Harry si girava a guardarla. Prese di nuovo la sua mano e
la condusse all’interno della stanza.
Pensò di essere morta e andata in
paradiso.
La cucina… era alla cucina di Hogwarts.
"Oh Merlino" respirò
iniziando a guardarsi intorno, nella stanza. Vide armadi su armadi pieni di
cibo di ogni genere-andavano dalle carote a fette di carni confezionate.
Pentole e padelle erano allineate alle pareti e poté vedere, da un lato della
grande stanza, un camino in mattoni. In realtà, la stanza era così grande, che pensò
fosse una replica esatta della Sala Grande, con tavoli che sembravano i tavoli delle
casate, ma vuoti. Erano presenti incantesimi di raffreddamento per poter conservare
i cibi di cui avevano bisogno e poté quasi sentire il leggero brivido che
emanavano. Si girò per vedere che Harry ricambiava il suo sguardo con un
sorriso sul volto.
"Buon compleanno, Hermione"
La sua bocca si spalancò. Si era dimenticata che quel
giorno era il suo compleanno e lui l'aveva ricordato, come aveva detto che
avrebbe fatto. "T-ti sei ricordato?"
"Certo che l’ho fatto", disse.
Guardò un'altra volta la stanza, "E questo-"AscoltaTrascrizione
fonetica
"E’ il mio regalo. Mi hai detto
che ami il cibo qui, così ho pensato di condividere il mio piccolo segreto con
te: Accesso illimitato alle cucine della scuola. Ma lo sa solo Ron, quindi
cerca di mantenerlo, ok? " chiese silenziosamente.
Hermione annuì, "E’ che ...
nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile per me, prima d’ora."
Harry corrugò la fronte "Davvero?"
"Sì" rispose lei onestamente.
"Nemmeno
i tuoi genitori?" chiese.
Scosse la testa e intravide un
movimento nell’angolo del suo occhio. Si girò e vide un vivace elfo domestico
intorno alla cucina e dovette contenere un rantolo. Si voltò di nuovo verso di
Harry, "Che ci fa un elfo domestico qui?"
"Oh, beh, loro cucinano qui." spiegò.
Hermione sembrò sorpresa, "Davvero?"
L’altro annuì, "Ma non
preoccuparti, so che vengono pagati per lavorare qui. Amano lavorare ad
Hogwarts." puntò un tavolo vicino al centro della stanza, "Vuoi
sederti?"
Hermione sorrise e seguì Harry verso il tavolo. Si sedette di fronte a lui
mentre un elfo domestico con due palline da tennis verdi al posto degli occhi,
veniva per ordinare. C’era qualcosa di familiare in quell’elfo, ma non riuscì a
capirlo bene. "Signor Harry Potter, signore! Dobby è così felice di
vederti!"
Fu allora che sentì il clic. Dobby! Il suo vecchio elfo domestico, Dobby! Spalancò
gli occhi e chinò la testa, improvvisamente consapevole della sua presenza. Se l’avesse
riconosciuta, sarebbe stata nella merda!
Anche se metà della sua mente avesse voluto gridare chi fosse, se non altro per
parlare con lui, come i vecchi tempi, sapeva che quella non era la migliore
idea al momento. Sperò che il tempo fosse stato buono con lei, mascherandola dalla
ragazzina di 13 anni che Dobby conosceva.
"Ciao Dobby, come va?" chiese Harry educatamente.
"Dobby sta bene, signore, molto bene! Chi è la nuova amica di Harry
Potter?" Dobby guardò Hermione che incontrò i suoi occhi, cercando di
mascherare la paura.
"Oh, scusa per i miei
modi, Dobby lei è-"
"Se non ti dispiace, Harry, vorrei solo mangiare
qualcosa e poi tornare al mio saggio.” Lo interruppe Hermione, fingendo un
sorriso innocente.
Harry la guardò in modo strano, "Umm ... bene, allora.
Dobby, potresti portarci solo un po' di frittelle e delle focaccine con
diciotto candele sopra, per favore?"
Dobby annuì con entusiasmo: "Subito, signore!"
L'elfo domestico corse via ed Harry si voltò verso Hermione,
guardandola in modo strano. Lei gli sorrise timidamente e cercò di evitare il
suo sguardo. "Cos’era quello?"
"Niente, io ... Voglio solo tornare al mio saggio,
davvero." mentì.
Lui non le credette. "Hermione, è il tuo compleanno. Hai bisogno di relax,
calmati."
Lei scosse la testa: "E' solo un altro giorno, Harry - un altro giorno, un
altro saggio che devo completare."
Lui sospirò, "Anch’io ci sono abituato."
Lei inclinò la testa con curiosità: "Cosa vuoi dire con ‘abituato’?"
Ascolta
Trascrizione fonetica
"Be', dopo tante feste a sorpresa fatte dai Weasley, ci
si abitua all'idea che il tuo compleanno abbia un valore da celebrare. In più,
i regali non sono neanche niente male." disse con un sorriso.
"Allora ti piace solo per i regali?" chiese lei ironicamente.
Lui sorrise, "Naturalmente". Quando il suo viso perse piccole tracce
di umorismo, parlò in tono serio: "Hai
festeggiato
il tuo compleanno, prima, giusto?"
Si fece beffe di lui: "Certo." Ebbe un flash del
suo ultimo "regalo di compleanno" e lasciò che il suo atteggiamento mostrasse
nel volto caratteristiche diverse. Harry sembrò notarlo e alzò un sopracciglio verso
di lei, sapendo che c'era qualcos’altro che gli stava nascondendo. Ci pensò per
un secondo, chiedendosi se avrebbe dovuto parlargliene. Sul lato logico, la
decisione era giusta, ricopriva i bordi di qualunque cosa avesse potuto svelare
la sua vera identità. Inoltre, l’aveva già fatto un paio di volte e lui non
sembrava aver sospettato le sue motivazioni. Sospirò, "La mia ... famiglia
aveva dei modi per celebralo che in genere beneficiava più loro che me. Ho
capito di non poterne più e ho chiesto loro di smettere, circa tre anni fa. Ma
il mio… fidanzato ha sempre insistito nel farmi un dono, ogni anno, e così è
andata. Puoi usare l’immaginazione
per il resto."
Lui annuì comprendendo, con una lieve smorfia sulle labbra:
"Di quali istituzioni beneficiavano?"
Lei sorrise compiaciuta: "Beh, di solito finiva prima che io-"
"Volevo dire coi tuoi genitori", disse, assumendo un aspetto
ripugnante sul viso, probabilmente a causa dall’immagine mentale che Hermione
aveva appena disegnato per lui.
Hermione rise in silenzio per quell’espressione e gli
rispose, "Feste, balli, qualsiasi cosa che designa un formale stare-insieme,
quando l'unica cosa di cui avevo bisogno era semplicemente spegnere le
candeline."
La guardò placidamente: "Deve essere stato
orribile."
Lei scosse la testa: "Non proprio, la torta era sempre buona."
Ridacchiò, "Sai cosa
voglio dire."Ascolta
Trascrizione fonetica
Con un cenno del capo cercò un altro commento sarcastico per
impedirle di scavare su vecchie ferite. Non trovò niente. Così, stabilì di mostrare
uno sguardo patetico che disegnò sul visto tristi lineamenti. "Non ti pesa
molto dopo un po’. Il tuo compleanno si trasforma lentamente in un altro giorno,
dove l'unica cosa diversa è che sei cresciuto qualche centimetro in più,
rispetto all'anno scorso".
Harry si appoggiò allo schienale della sedia: "Beh,
quando ero piccolo, il mio compleanno non veniva mai celebrato." Hermione fu
sorpresa dalla sua confessione. "E’ sicuro che non predicherai al coro
sbagliato. Ma anche se era solo un altro giorno, cercavo sempre di fare
qualcosa per riconoscerlo, come infornare i muffin a mezzanotte, quando mia zia
e mio zio dormivano o andare al parco giochi per tutta la giornata, anche se
questo significava lavare piatti in più."
Hermione ci pensò un attimo prima di rispondere: "Credo
... che non mi sia mai importato di crescere. Più si è anziani, più si diventa
debole, e si perde agilità."
Lui la guardò per un momento, "Non è del tutto vero. Più si invecchia, più
saggio si diventa."
"Sì, ma la saggezza non sempre è un tratto facilmente acquisibile." Motivò
l’altra.
"Dipende dal tipo di persone che sei." Disse Harry con voce lucida.
Lei si voltò a guardarlo e dolente, vide lampeggiare
qualcosa nei suoi occhi. Fu come se stesse cercando di leggere al suo interno. Innalzò
immediatamente le sue mura, ma non sentì niente che premeva contro. Forse sta utilizzando un altro modo per
leggerti, ipotizzò la sua mente, come
se ti stesse studiando e cercando di capirti normalmente. Ma qualcosa nella
parte posteriore della sua testa si ribellava; qualcosa le diceva che non
doveva pensarci troppo. Ci sarebbero state conseguenze nel pensare troppo, come
il mostrare emozioni. Lo vide sporgersi leggermente in avanti sui gomiti, inclinandosi
da una parte e continuando a guardarla con quello sguardo indagatore sul volto.
"Ecco a voi signore e signorina!" la voce di Dobby
lì rianimò.
Il collo di Harry s’allungò guardando il sorridente elfo domestico in piedi e
gli sorrise educatamente. "Grazie, Dobby."
Dobby annuì con un largo sorriso, "Non è un problema, Harry Potter,
signore!
A Dobby piace la sua
compagnia!"
Hermione non poté fare a meno di mostrare un sorriso per il familiare
entusiasmo. La faceva sorridere quando era più piccola, ed era un piccolo
sollievo sapere che, anche attraverso anni di distanza, poteva ancora esserne
affetta. Dobby se ne andò con un leggero inchino e sparì in cucina. Hermione lo
guardò per un attimo prima di passare al suo cibo. Non poté fare a meno di
lasciare che il suo cuore sciamasse davanti al vasto assortimento di muffin e
frittelle, ognuno con una o due candele accese su di loro. Guardò Harry che le
sorrideva.
"Esprimi un desiderio", disse bruscamente, facendo cenno al cibo.
Hermione si bagnò le labbra pensando a cosa avrebbe
desiderato. Aveva già tutto quello che desiderava sulla punta delle dita, cos’altro
c'era? Cogliendo l’opportunità, si chinò e spense le candele con l'unica cosa
che desiderava sempre, il giorno del suo infelice compleanno: la felicità.
Anche se era completamente soddisfatta della sua vita, non era mai stata
veramente felice. Anche se sapeva fosse una cosa difficile, visto che il
desiderio non si era mai avverato finora, era ancora l'unica cosa che le mancava.
Ciascuna delle diciotto candele si spense come se l’avesse colpite una folata
di vento. Hermione sorrise ritornando a guardare Harry.
"E allora, cos’hai desiderato?" chiese Harry,
prendendo un muffin.
Hermione lo batté afferrando il muffin che stava per
prendere, levando la candela e mordendolo. Lui la guardò divertito e lei
sorrise: "Sai bene quanto me che se racconti a qualcuno il tuo desiderio, non
potrà mai avverarsi."
Lui annuì e afferrò un altro muffin, mordendolo: "Sì,
ma ora so che c’è qualcosa che vorresti diventasse realtà. Di solito, quando si
tratta di un desiderio stupido, la gente dice agli altri cosa ha chiesto alla
Fata del compleanno."
Hermione ridacchiò, "Analogia interessante."
"Mi piace pensare di essere un genio quando si tratta di queste
cose".
"Sì, beh se non sei pieno di te, potresti esplodere, o qualcosa del
genere." disse, sorridendogli allegramente.
"Renderebbe la questione di Voldermort molto più facile. Vedo quasi il
titolo, 'Harry Potter: Ucciso dall’Ego colossale." Disse con una risata.
Hermione, comunque, non aveva sentito altro che il nome del
Signore Oscuro. "Tu ... tu pronunci il suo nome?" chiese, cercando di
nascondere il timore reverenziale, misto alla rabbia che sentiva.
L’altro si strinse nelle spalle con noncuranza: "Beh, sì, è solo un nome,
giusto?"
Hermione scosse la testa: “E’ il nome del più potente
Signore Oscuro di tutti i tempi! Pensavo che la gente temesse di pronunciare il
suo nome, sembrano parlare di un loro coetaneo." Controllati, Hermione, si disse,
uno sbaglio e sei fregata.
"Ovviamente non mi conosci ancora bene, se questa è la tua conclusione.
Quando sei il numero uno sulla lista nera di qualcuno, non hai problemi a dire
alla gente chi è." Disse lui con calma.
Lei strinse gli occhi: "Sei molto testardo, vero?"
L’altro alzò le mani, "Querelami."
Hermione non poté fare a meno di sorridere. Era decisamente
diverso da chiunque avesse mai incontrato. Nessuno
aveva mai osato pronunciare il suo nome di fronte a lei, prima d’ora, o
chiunque altro per quella questione. Era un… sollievo. Neanche lei aveva mai
detto ad alta voce il suo nome e qui c’era un ragazzo che lo pronunciava in
modo fluente, e lei non poté trattenere la soggezione. Avrebbe dovuto essere arrabbiata, avrebbe dovuto urlargli, avrebbe dovuto avere una sorta
di emozione malefica, invece dell’abbattimento. Ma Hermione non potè fare altro
che provare ammirazione. Era coraggioso, e lei lo acclamava.
Forse questa era amicizia, e le contrazioni del suo stomaco, erano solo uno
spiacevole effetto collaterale. Ammirazione, il nuovo sentimento che stava
cominciando ad amare, si stava riversando su di lei. Non sapeva cosa dire, non
era in grado di parlare. Per fortuna, Harry scelse il momento giusto per
guardare l'orologio, spalancando gli occhi.
Hermione annuì e si alzò dal tavolo, afferrando un altro
muffin per mangiarlo durante il viaggio. Harry ringraziò velocemente Dobby mentre
si precipitavano fuori dalla cucina, fianco a fianco. Hermione cercò di fare
del suo meglio per tenere il passo, ma si sentì vacillare percorrendo un corridoio
vuoto. Arrivati nella sala d'ingresso, si guardò le spalle, cercando di
memorizzare la strada per riferimenti futuri. Hermione corse per raggiungere
Harry, mentre salivano fino al settimo piano. Harry disse la password della
torre e la signora grassa li lasciò passare, mentre Hermione si fermava per una
fitta al fianco. Doveva tornare
in forma.
Harry si volse, "Vuoi venire?"
Hermione si trovò ad annuire: "Certo, non me lo perderei per nulla al
mondo."
Le restituì un sorriso smagliante avviandosi su per le
scale, verso il suo dormitorio. Hermione sospirò e uscì dalla sala comune,
seguendo il percorso che sapeva portava al campo di Quidditch. La partita della
giornata era Grifondoro contro Serpeverde, la prima partita dell'anno. Avrebbe
dovuto tenersi la settimana precedente, ma a causa di un infortunio nella
squadra dei Serpeverde, era stata rinviata di una settimana. Hermione si ritrovò
eccitata per la premessa del gioco. Aveva partecipato a poche partite con i
Malfoy quando era più piccola, ma quando si era trasferita a Riddle Manor, le
venne proibito di lasciarla, salvo le diverse disposizioni. Le era mancato
guardare lo sport e il fatto che il suo migliore amico fosse contro... l’altro
suo amico, rendeva la cosa sempre più attraente.
Sentì il clic di un megafono e regolò la sua posizione,
girando la testa per vedere oltre allo stand del commentatore. La voce del suo
compagno Dean Thomas si fece sentire in tutto il campo, "Benvenuti tutti
alla prima partita di Quidditch della stagione!" Si sentirono solo applausi
in tutto lo stadio mentre quello continuava, "Ed ecco che arriva la
squadra dei Serpeverde: Malfoy, Goyle, Tiger, McLaughlin, Broadcorb, Zabini, e
Vaisey" Tutti i giocatori volarono sul campo e fecero un giro, accerchiando
gli stand. Hermione vide Draco che le faceva l’occhiolino e lo prese in giro.
"E la squadra dei Grifondoro: Weasley, Robins, Weasley, Arndt, Yettaw,
Wooster, eeeeeeeeeeeeeee POTTER!" Gli stand scoppiarono, ancora una volta,
in applausi, ma questa volta più vivi ed Hermione battè le mani lanciando un
grido per la sua squadra. Questi fecero lo stesso giro e Ginny le fece cenno.
Hermione la salutò di rimando e guardò tutti volare via.
Osservò tutti assumere le posizioni e attese che Madame Bumb,
l'arbitro, fischiasse e lanciasse la
Bluffa, per iniziare il gioco. Vide che l’anziana donna diceva
qualcosa ai giocatori prima di soffiare fortemente il fischietto e di rilasciare
la palla scarlatta. Gli studenti applaudirono i giocatori che piombarono in
tutto il campo. Ginny catturò la
Pluffa e corse verso i tre cerchi d'oro sul lato del campo
dei Serpeverde.
"Weasley ha la Pluffa!
La passa a Wooster, a Yettaw, di nuovo alla Weasley ... e segna! Dieci punti a Grifondoro!"
Hermione applaudì insieme al resto dei Grifondoro, e la
maggioranza dei Tassorosso e dei Corvonero. Continuò così, Ginny fece la
maggior parte dei goal per i Grifondoro e Broadcorb dei Serpeverde ne fece
altrettanti. Si rese orribilmente conto che Tiger e Goyle usavano a distanza i Bolidi,
visto che la maggior parte della sua squadra era già stato colpita più volte. Non
che fosse sorpresa, entrambi erano dei completi idioti.
Harry stava facendo il giro del campo con gli occhi
concentrati a cercare il Boccino, e Draco lo seguiva. Hermione alzò gli occhi cielo
per il comportamento prevedibile. Doveva sempre seguire qualcuno, anche se non intenzionalmente.
Interveniva solo quando spuntava la luna blu, ma la maggior parte del tempo era
solo una palla di fango che attendeva ordini. Solo quando era con lei, trovava
la necessità di avere il controllo.
"Potter ha visto il boccino!" urlò la voce
amplificata di Dean.
Ed era vero, infatti, Hermione vide un barlume d’oro sulla
scia della scopa di Harry. Draco si avvicinò e si mise accanto a lui,
spingendolo fuori strada. Hermione si accigliò guardando i due ragazzi che
combattevano furiosamente per il boccino. Draco continuò a spingere Harry fuori
strada e lei combatté la tentazione di urlargli contro. Il perché, non lo
sapeva. Per la verità, avrebbe dovuto
fare il tifo per il suo migliore amico, la persona che conosceva da tutta una
vita. Ma si sentì in dovere di votare per Harry, quello che chiaramente aveva
individuato prima il boccino.
"McLaughlin segna, dieci punti a
Serpeverde!"
Hermione trattenne il respiro. Il punteggio era ormai segnato;
80-80 e la pressione era tutta sui due cercatori. Il boccino era sparito da
tempo ed entrambi i ragazzi si accigliavano l’uno con l’altro. Fu allora che
Harry fece un tuffo a terra, e Draco lo seguì immediatamente. Hermione vide che
non c'era nessun boccino e capì cosa stesse facendo. Aveva visto molti
cercatori farlo prima, ma solo pochi ci erano riusciti. Il nome della pericolosa
mossa le sfuggì dalla mente, quando vide Harry e la sua dignità scendere a
velocità massima verso il suolo. Draco si trovava pochi centimetri dietro ed
Hermione trattenne nuovamente il respiro, mordendosi le labbra fino a quando non
sentì il sapore ramastro del sangue riempirle la bocca.
Si sporse in avanti quando vide Harry stare su pochi
centimetri da terra. Hermione si lasciò sfuggire un respiro di sollievo e
chiuse gli occhi, grata che stesse bene. Un sussulto riempì lo stadio e i suoi
occhi si aprirono di colpo. Draco era steso a terra, e si rotolava per il
dolore. Sentì uno strappo nello stomaco quando una barella galleggiante spuntò
sul campo. Il gioco continuò mentre Draco veniva levitato sulla barella, quasi
incosciente. Hermione era così concentrato su di lui che non vide che Harry volava
bruscamente verso la parte sinistra degli stand e prendeva una lucida, palla
d'oro nel palmo della mano.
"POTTER HA PRESO IL BOCCINO,
GRIFONDORO VINCE!!”
Hermione balzò in piedi e urlò, tutti i pensieri su Draco
evaporarono dalla sua mente. La squadra di Grifondoro volò giù per
congratularsi con il loro cercatore ed Hermione sorrise quando Harry venne
catturato da un abbraccio di gruppo. Ma il sorriso di Hermione vacillò quando
vide, al rallentatore, che Harry agguantava Ginny, e la faceva volteggiare
baciandola appassionatamente sulle labbra. Il dolore le colpì il petto questa
volta. Sentì svanire il respiro mentre si faceva strada verso l’uscita, spingendo
le persone sugli spalti. Erano tutti riuniti intorno alla squadra, mentre si congratulavano
fra di loro, e dovette spingere per uscire dalla mischia. L'uscita era dall'altra
parte della folla e stava quasi per raggiungerla quando sentì qualcuno chiamare
il suo nome.
"Hermione!" la sua voce era forte, poteva sentirne
il ghigno.
Scelse di non riconoscerlo e si fece strada tra la folla,
avvicinandosi all'uscita. Sentì nuovamente chiamare il suo nome, penetrante in
lei, rendendo il mal di petto ancora più doloroso. Se tutto quello che faceva
quel ragazzo era causare dolore, perché si trovava ancora lì? Perché aveva accettato di venire?
Hermione raggiunse l'uscita e percorse la strada verso il
castello, con le braccia incrociate sul petto. Il vento soffiava contro di lei
e rabbrividì, maledicendosi per aver dimenticato il vento gelido. I suoi piedi
la trasportavano e risultava insensibile ai dintorni, seguiva solo il suo
istinto, ovunque le dicesse di andare. Sentì delle risate e delle chiacchiere
ad alta voce dietro di lei e affrettò il passo verso il castello. Svoltò alla
destra della scalinata principale e seguì il lungo corridoio verso il ritratto del
cesto di frutta. Solleticò la pera rapidamente ed entrò attraverso la soglia,
appoggiandosi, una volta dentro. Hermione non sapeva perché fosse andata lì, ma
fu sollevata dal fatto che la sua mente aveva scelto un luogo appartato, che
solo poche persone conoscevano.
Hermione lasciò penzolare la testa da
un lato, facendo rilassare il corpo. Prese un posto al tavolo più vicino e abbassò
la testa, lasciando riposare la mente per le emozioni contrastanti che l’attraversavano.
Il momento solitario fu, tuttavia, di breve durata, quando lo scalpiccio di piccoli
passi interruppe il silenzio. Alzò immediatamente la testa, e vedendo quei
grandi occhi verdi fissi su di lei si rilassò.
"Ciao Dobby", disse, alzando la testa e
guardando il piccolo elfo domestico.
Ad Hermione si raggelò il sangue mentre quello continuava
a sorriderle. "Come ... come hai fatto a sapere che ero io?"
"Dobby ricorda molto bene i suoi ex padroni", affermò
con orgoglio.
"Beh, allora perché hai chiesto chi fossi, prima,
quando ero con Harry?" chiese con curiosità.
"Non ho mai detto che a Dobby occorre un breve
periodo di tempo per ricordare." Disse con le guance rosse.
Hermione sorrise dolcemente all'elfo,
quando un pensiero la colpì. "Dobby, come sei finito a lavorare qui, ad
Hogwarts? Pensavo che Lucius-"
"Dobby è stato liberato, signorina!" tagliò
corto con entusiasmo, "Harry Potter ha aiutato Dobby a liberarsi da
quell'uomo orribile! Ha messo un calzino nel diario, davvero! Mi ha trovato un
lavoro a Hogwarts, un lavoro pagato!"Ascolta
"D-davvero?" chiese meravigliata.
Così era stato Harry a portarle via
Dobby? Harry aveva liberato l’elfo?
Ma guardando Dobby, seppe che l’aveva fatto per il suo bene. Lucius l’aveva
trattato orribilmente, e alle volte veniva in camera sua, piangendo per il
dolore che gli aveva inflitto. Hermione curava le sue ferite con un kit di
ricambio del pronto soccorso, che teneva sempre nella sua stanza, e la sua
bacchetta. Gli permetteva di rimanere nella sua stanza fino al mattino
seguente, momento della colazione. Quindi, Harry aveva davvero salvato Dobby.Trascrizione fonetica
"Sei cresciuta molto, signorina
Hermione." Commentò Dobby in soggezione.
Lei sorrise: "Vedo che non sei cambiato molto, Dobby,
salvo per un po' di fiducia in più."
Lui annuì, "Dobby non ha paura di niente!"AscoltaTrascrizione
fonetica
Hermione ridacchiò per poi tornare ad
uno sguardo serio, ricordando ciò che voleva chiedergli. "Ti dispiace non
dire ad Harry che mi conosci, Dobby?"
Dobby
inclinò la testa, "Perché, signorina?"
Hermione si bagnò un po' le labbra e
parlò a bassa voce, "Sono un po’... imbarazzata a parlare dei Malfoy e vorrei
raccontarglielo... più tardi. Dobby, perfavore?"
"Tenere un segreto a Harry
Potter?" ci pensò per un attimo, ma poi vide il triste sguardo sul volto
di Hermione. "Va bene, ma solo se la signorina Hermione dà a Dobby un paio
di calzini per Natale"
Hermione sorrise e annuì, "Naturalmente, Dobby, grazie
mille!"
Abbracciò l'elfo e lo rilasciò
sorridendo. Dobby parlò ancora una volta, "Perché sei a Hogwarts,
signorina Hermione? Non ti era permesso l’ultima volta che c’era Dobby.”
Hermione balbettò: "Loro ... hanno cambiato idea,
dopo un po', credo."
Dobby sorrise radiosamente, "Dobby è contento che sei
qui, signorina Hermione, a Dobby sei mancata!"
"Mi sei mancato anche tu, Dobby", disse lei
onestamente.
“Vuoi qualcosa da bere, signorina?" chiese Dobby
educatamente, indietreggiando verso il punto in cui erano collocati il cibo e
le bevande.
Hermione ci pensò un attimo prima di stabilire l'unica
cosa che avrebbe calmato i suoi nervi. "Hai un po’ di whisky
incendiario?"
Dobby si accigliò, "Lo usiamo solo per occasioni
speciali ..." il volto di Hermione si rabbuiò e Dobby sembrò considerare
la cosa. "Ma Dobby pensa che rivedere la sua Hermione sia un’occasione
speciale."
Hermione sorrise mentre Dobby tirava fuori una bottiglia
piena del miglior Ogden. Si versò un piccolo bicchiere e lo tracannò in fretta,
sentendo che la lieve ustione scendeva dentro la gola. Lo guardò, scura in
viso, "Potresti darmi l'intera bottiglia, Dobby?"
"La bottiglia intera, signorina?", chiese, un po'
sorpreso.
Hermione annuì senza dire una parola, "E' una occasione molto
particolare, dopo tutto."
Dobby sembrò rimproverarla per un secondo, prima di darle la bottiglia
intera. Hermione sorrise ringraziandolo e avvicinò la bottiglia alle labbra,
inghiottendo il liquido dal gusto tagliente. Sapeva che avrebbe dovuto
fermarsi, visto che l’indomani sarebbe stata reduce di una sbornia. Non amava i
mal di testa e le vertigini. Hermione chiese
a Dobby se conosceva qualcuno con una pozione per la sbornia e lui rispose che
aveva da parte gli avanzi per la sua amica, Winky. Disse che poteva prendere in
prestito il resto e i buoni propositi di Hermione volarono fuori dalla
finestra. Bevve la bottiglia di whisky incendiario fino a quando l'ultima
goccia toccò la sua lingua; il suo ultimo pensiero fu rivolto al bacio tra
Harry e Ginny sul campo di Quidditch. Respinse la visione e chiese un'altra
bottiglia. Dobby l’accontentò esitante, ma lei gliene chiese un'altra dopo aver
finito.
Sarebbe stato un inferno il mattino dopo, ma non le importava.
Harry e Ginny potevano andare a farsi fottere.
La scuola mi sta davvero distruggendo e siamo solo agli inizi, a voi come va? Spero solo di regalarvi un sorriso con questa bellissima storia :)
patronustrip, sei così dolce, ti ringrazio immensamente, stai tranquilla/o farò di sicuro i complimenti da parte vostra (da parte mia gliene ho già fatti tanti XD) e anche per me quella era la migliore frase del capitolo. Quanto Amo Luna! Herm735; grazie per le tue riflessioni, terrò a freno i miei errori d'ora in poi XD, si hai proprio ragione, appena finirò di tradurre la rivedrò completamente e troverò sicuramente tantissimi errori. Non sono un genio nella traduzione, anzi sto imparando, e credo che i tuoi consigli mi serviranno molto. Come vedi, non c'ho messo molto nel pubblicare questo capitolo, spero di non averti fatto aspettare troppo. Spero comunque vi piaccia. Alla prossima :)
Capitolo 9 *** Una notte di sbornie, pozioni e palle di neve ***
Una notte di sbornie, pozioni e palle di neve
Dobby era molto preoccupato per la sua
amica.
Era rimasta lì per una buona mezz'ora a buttare giù molte bottiglie
di whisky incendiario, come un bambino che necessita di latte. Dopo averle
consegnato la pozione per la sbornia, era completamente impazzita! Non le aveva
chiesto il motivo di tanto intorpidimento per una bevanda così forte, sapendo
che avrebbe potuto disturbarla, visto che sembrava assorta nei suoi pensieri.
Dobby rimase a guardare come la ragazza svuotava il whisky, bottiglia dopo
bottiglia, finché non arrivò quasi a cinque. Avrebbe voluto fermarla, doveva fermarla, ma c'era quella strana sensazione
che gli diceva di farle gestire la situazione da sola. Ma promise a se stesso
che, se avesse chiesto un'altra bottiglia, avrebbe rifiutato. Un altro po’ di
quella roba e sarebbe andata in coma!
Amava la sua Hermione, l’adorava quasi quanto Harry Potter.
Ma arrivava il momento in cui il suo interesse veniva oscurato dal bisogno di
bevande alcoliche. Se pensava correttamente, c’erano solo due persone che potevano
farla smettere, senza comprendere se stesso. Il primo era Harry Potter. Era
stato così carino e si era preso cura di Hermione, così che Dobby pensò a lui, saltando
di gioia. Meritava veri amici, soprattutto considerata la sua educazione.
Certo, aveva avuto la meglio con Dobby, ma la battaglia con i suoi signori era
più interna. Aveva notato che Harry rivolgeva uno sguardo strano ad Hermione, un’occhiata
di grande rispetto. Forse era questo il motivo per il quale non aveva voluto
rivelargli la situazione precedente? Non voleva perdere la fiducia di Harry?
Beh, era quello o il fatto che gli piaceva, gli piaceva e basta.
No, pensò dentro
di sè, alla signorina Hermione non è mai
piaciuto nessuno a parte Dobby e forse-
La porta della cucina cominciò ad aprirsi e Dobby smise
subito di pensare. Si voltò verso Hermione che vide l’ingresso con uno sguardo
di panico. Rapidamente sparì dietro uno dei banchi, nascondendosi. "Dobby,
per favore, non dire a nessuno che sono-hic-qui!”
L'elfo domestico annuì e lei si rannicchiò dietro il piccolo
banco. Doveva davvero regalargli tutte le calze che aveva per quanto stava
facendo per lei, quel giorno. Avrebbe fatto meglio ad andarle a comprare, però.
Se l’avesse ricordato, avrebbe dovuto cercare un bel paio di calze colorate nel
suo baule, prima di-ahem-della sua missione. Erano accattivanti e non poté non
pensare di averne preso alcune da tutte le case che aveva visitato. Era una
cosa abbastanza rozza, ma non le importava, erano solo calze.
Sentì un debole suono di passi e s’irrigidì, cercando di
fare del suo meglio per non emettere alcun suono. Era abbastanza difficile,
data l’incasinata situazione in cui si trovava. In realtà, era un miracolo
avere voce in capitolo su tutte le azioni. L'unica cosa che le faceva capire di
essere ubriaca, era il passaggio sfocato delle linee che le offuscavano gli
occhi ogni minuto.
"Ciao Dobby" disse una voce
maschile.
Conosceva quella voce ... conosceva quella voce. Ma chi era? Accidenti, ovviamente il whisky
incendiario aveva scelto di interferire in quel momento. Avrebbe fatto bene ad
uscire dal nascondiglio? La sua mente le disse di stare ferma, mentre un'altra
parte di sé le diceva di buttare dell’acqua sulla fuliggine ...
La voce di Dobby si ridusse a un borbottio ed Hermione non
poté capire con chi stesse parlando. Maledisse le sue orecchie e cercò di
appoggiarsi a un angolo del bancone in modo da poter ascoltare la conversazione
in modo più chiaro. "No, Dobby, non sarà necessario" disse lo
straniero. Hermione si chinò un po' più a fondo, così da poter vedere le gambe che
appartenevano alla voce. "Stavo
cercando qualcosa da portare al ..."
Hermione non aveva capito di essersi avvicinata sempre più
alla conversazione. Così fu uno shock quando il suo corpo perse equilibrio e
crollò sul pavimento di pietra, rivelandola allo straniero e a Dobby. Le girava
la testa e gemette, non capendo ciò che stava succedendo. L'unica cosa di cui
era a conoscenza era il fatto che nessuno parlava, e dopo averlo capito, iniziò
a farsi prendere dal panico.
"Bene, bene, bene, che cosa
abbiamo qui?"
La condiscendente voce era un guasto dato di fatto. Si voltò
a guardare lo sguardo grigio e penetrante e trattenne un altro gemito.
"Ciao-hic-Draco".
Lo vide aggrottare leggermente le sopracciglia, "Sei ubriaca, vero?"
Lei strinse gli occhi, soprattutto perché la sua visione stava sfocando di
nuovo. "Che cosa ti dà-hic-quest’-hic-impressione?"
L’altro alzò le sopracciglia,
"Mia, che è successo?"
Decise fosse giunto il momento di cominciare ad alzarsi. Appoggiandosi sui
gomiti sollevò il proprio corpo in ginocchio, afferrando la parte superiore del
bancone per fare leva sulle piccole e poco robuste gambe. Scivolò un po', ma
riuscì a controllarsi prima di cadere di nuovo a terra. "Non voglio-hic-parlarne."
Lo vide fare una faccia strana: aprì la bocca per dire
qualche altra cosa, ma lei perse l'equilibrio una seconda volta e sentii il suo
braccio diventare di gomma. Fortunatamente per lei, Draco aveva riflessi veloci
e l’afferrò per la vita. Hermione emise un silenzioso brontolio di protesta mentre
la prendeva per cullarla tra le braccia. Poteva controllarsi, graziemille! Ma quando vide che la
stanza cominciava a girare, tutti i pensieri di protesta iniziarono a scivolare
via.
"Ti porto nella sala comune, va bene?" disse
dolcemente.
Hermione annuì con la testa, ma si accorse che non era una buona idea, quando
la stanza cominciò a rigirare. Capendo di dover rimanere ferma, lasciò che il
suo corpo si rilassasse tra le braccia di Draco e sentì Dobby dirle un vago
arrivederci mentre chiudeva gli occhi, grata che la cosa aiutasse le vertigini.
L'unica cosa di cui era consapevole era lo stato del suo corpo, che si muoveva
leggermente su e giù insieme ai passi di Draco. Iniziò ad abituarsi alla
circostanza e sentii che il suo corpo iniziava ad andare alla deriva, in uno
stato di sonnolenza. Stanca, era molto, molto stanca. Proprio quando la sua
mente cominciò a scivolare nell’incoscienza, Draco si fermò. Hermione si spostò
leggermente. Non potevano già essere arrivati, erano passati solo pochi minuti-
o almeno, era ciò che sentiva. Hermione si sforzò di aprire gli occhi per
scoprire di dover guardare la parete di un corridoio, e non il corridoio che
era vicino alla sua sala comune.
Aprì la bocca per chiedere cosa ci fosse di sbagliato,
quando sentì dei passi provenienti dall’altro lato del corridoio. Hermione rimase
tranquilla e guardò Draco, che sembrava stesse pensando a qualcosa. E dato che lo
conosceva, capì che il risultato finale non sarebbe stato piacevole. Poi, dopo
aver dato prova che i suoi sospetti erano corretti, vide il muro che si muoveva
verso il basso e la sensazione del rigido pavimento che entrava in contatto con
la schiena.
Draco si chinò con sguardo doloroso: "Mi ringrazierai
per questo. Mi dispiace."
Non riusciva a registrare interamente quelle parole, ma
prima di poterglielo chiedere, era sparito. Hermione lasciò che la sua mente
ragionasse per un attimo, grata di poter ancora pensare. Gli altri sensi si
erano spenti, e cercò di sfruttare l’ultimo che le era rimasto. Il finale non
era stato piacevole. L'aveva lasciata lì da sola nel corridoio! Che bastardo! Quando lo trovo, rimpiangerà di
essere nato, quel viscido serpente! Se si avvicina di nuovo a me, so
come-
"Hermione?"
Si sorprese che qualcuno conoscesse il suo nome. La voce era
confusa e lei dovette ricorrere ad aprire di nuovo gli occhi per vedere una
faccia sbavata, che la guardava. Da quello che poté capire, egli aveva i
capelli scuri e ... e occhi molto colorati. Lo conosceva! Ma chi era, dannazione?
Gemette mentre cercava di pensare al nome. Rimava con ... Berry
...Carrie..
"Che cosa ti è successo?" la voce in questione
parlò di nuovo.
La preoccupazione sparì mentre sentiva una torsione dello stomaco,
"Harry?"
Lo vide annuire quando il suo volto fu riconoscibile. Come poteva non
ricordarsi di Harry? "Sì ... e se posso chiedertelo ... che ci fai
sdraiata nel bel mezzo di un corridoio vuoto? Non ti sei ferita o altro, vero?"
Hermione scosse la testa, "No-hic-no."
Vide il volto di Harry rilassarsi, ma poi ritornare nuovamente ad uno
preoccupato, quando si lasciò sfuggire un altro singhiozzo. "Sei ubriaca?"
Per qualche motivo, trovò la cosa molto divertente e ridacchiò. "Sìììììììì"
"Hermione, perché l’hai-, non importa. Ti porto alla Torre di Grifondoro,
ok?"
"Okie dokie artachokie!" Sentì nuovamente di essere sollevata e si
lasciò sfuggire un "Weeeeee!"
Harry sospirò cominciando a percorrere le poche rampe di
scale che conducevano alla sala comune. Hermione continuava a dimenarsi tra le sue
braccia ed Harry fece del suo meglio per non farla cadere. Era sceso in cucina per
prendere delle bibite per la festa della vittoria e invece aveva trovato un
Hermione un po’ brilla. Ron l’avrebbe ucciso, per non parlare del resto della
torre, che contava su di lui per le bibite. Ma,
pensò alla leggera, credo che Hermione abbia
bevuto a sufficienza per tutti noi.
Arrivati alla torre, pronunciò la password e ignorò lo
sguardo sprezzante della Signora Grassa. Hermione sentì un forte trambusto quando
entrarono nel buco del ritratto e chiese: "C'è una festaaa? Amo tanto le feste!"
"Niente festa per te, Hermione. Andrai subito a
letto." Ma fu allora che si rese conto di non poter portare Hermione a
letto, e non voleva disturbare Ginny. Ragionando, si fece strada attraverso la
sala affollata e si diresse verso le scale che portavano al dormitorio dei
ragazzi.
"Ehi Harry, dove stai and-che è successo ad
Hermione?" disse Ron in piedi sul divano. Harry scelse di ignorarlo e salì
fino a raggiungere le scale. Ma prima che potesse iniziare a risalirle, Ginny
spuntò davanti a lui con un gran sorriso sul volto.
"Hey Harry!" Guardò poi il fagotto tra le sue
braccia e il suo sorriso sbiadì, sostituito da uno sguardo di preoccupazione.
"Oh Merlino, cosa le è successo?"
"Niente!" disse Harry in fretta.
Hermione inclinò la testa e sorrise, quando vide che la sua amica la fissava.
"Cia-oa G'nny, come butta stasera?"
Ginny spalancò gli occhi e guardò Harry con sguardo preoccupato, "E’
ubriaca?
"Shh, è un segreto!" Disse Hermione, ridacchiando mentre metteva un
dito sulle labbra.
"Cosa-come hai ... quando... cosa è
successo?"
chiese Ginny più che confusa.
Harry si guardò intorno per un attimo prima di rispondere in
tono sommesso, "L’ho trovata da sola nel corridoio al secondo piano,
distesa per terra. ... Non
sapevo cosa fare e così l’ho portata qui."
Ginny narrowed her brow,
"Are you sure? I could just—"
Ginny sembrò per un attimo sconcertata prima di mostrare uno sguardo di
simpatia, "Oh poverina ... vuoi che la faccia levitare al suo
dormitorio?"
"No, va tutto bene, la stavo portando fino al mio ... è più privato, sai?
Non credo che vorrebbe che le ragazze le facessero delle domande domattina."
spiegò debolmente.
Ginny strinse le sopracciglia, "Sei sicuro?
Io potrei-"
"Sì, ne sono certo, Gin. Torno subito." Disse con
un piccolo sorriso. Non attese la sua risposta e continuò a salire le scale, evitando
lo sguardo acido che gli mandava mentre fissava lui e la ragazza tra le sue
braccia.
Raggiunse il settimo piano del dormitorio, e non si sorprese
di trovarlo vuoto. Harry si diresse verso il suo baldacchino e la mise giù
dolcemente. Le sue braccia erano liberamente avvolte intorno a lei mentre la posava
sulle morbide trapunte. Le rimosse e Hermione rabbrividì quando le sfiorarono i
fianchi. Si coprì per il freddo e lo guardò con occhi lucidi. “Come è-hic-finita la festa?"
"E' umm ... finita, sei stata così spassosa che tutti
si sono ritirati stanchi." Cercò di dire.
Lei ridacchiò e sospirò di nuovo sollevata, "Peccato, è cosìììì triste. Ma
va bene ... perché io ho ...", alzò un dito per toccare leggermente il suo
naso,"te a tenermi compagnia."
“Uhh, in realtà stavo per tornare alla ...", egli si
spense, quando Hermione gonfiò il labbro inferiore e scosse la testa. "...
festa?"
"Non voglio che tu vada" disse piano, "voglio che resti
qui!"
Harry aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei lo zittì
tirandolo per il colletto e costringendolo a giacere accanto a lei. La fissò con
la bocca aperta. Poté sentire il caldo alito sulla faccia, e si ritrasse quando
colse il profumo di whisky incendiario. "Hermione io ... devo tornare alla
festa."
"Perché?" chiese lei, regalando al tono un piccolo
gemito.
"Perché ..." lei si chinò in avanti ed Harry perse
il respiro, "Perché io ..." Era appena un centimetro di distanza, e
sentì che i suoi occhi cominciavano a chiudersi in anticipo. Quando non sentì
altro che l’aria dalle labbra, i suoi occhi scoprirono che Hermione giaceva
inconscia accanto a lui.
Un cinguettio si sentì al di fuori delle finestre ed Hermione gemette per
gli alti rumori. Dannati uccelli!
Lasciò che i suoi occhi si aprissero e si chiudessero immediatamente a causa
del bruciore del sole. Dei, come odiava i postumi di sbornia! L'unica parte
buona del bere era quella che non riuscivi a ricordare, e la parte che si riesce a ricordare è la più dolorosa.
L'ultima cosa che ricordava era un corridoio con ... Draco. Sì, ecco. Draco l’aveva
trovata in cucina e l’aveva portata al suo dormitorio. Sapeva essere un tesoro,
a volte. Ma, naturalmente, il suo essere una testa di cazzo metteva in ombra
quella qualità la maggior parte delle volte.
Hermione ricordò che Dobby le aveva dato una pozione per la
sbornia e la cercò nella tasca per afferrarla. Tuttavia, quando cercò in tutto
il piccolo sacchetto, non trovò nulla, a parte una tasca vuota. Spalancò gli
occhi mentre cercava la pozione nelle tasche rimanenti e cominciò a farsi prendere
dal panico. Non riusciva a trovarla! Hermione storse il collo freneticamente,
controllando per tutto il dormitorio. Sul comodino accanto al letto trovò un
piccolo pezzo di pergamena e lo raccolse.
Trascrizione fonetica
Diceva: Hermione, ho
trovato questo sul letto prima che me ne andassi; penso potresti averne
bisogno. -Harry
Hermione pose giù la nota per vedere il flaconcino di pozione per la sbornia sulla
scrivania. Ma prima che potesse rimanerne sollevata, rilesse la nota. Prima che
me ne andassi ... ma questo significava che ...
OH MIO DIO, SONO ANDATA A LETTO CON HARRY?
Automaticamente afferrò i vestiti e trovandoli altamente
stropicciati lasciò che il panico prendesse il totale sopravvento delle sue
capacità. Come aveva potuto farlo? Ma
nemmeno le-okay, le piaceva, ma non era questo il punto! Era andata a letto con
il suo ami-il suo obiettivo! Oh Merlino, cosa avrebbe fatto adesso? Aveva sabotato con una sola mano la
sua missione!
Hermione sentì scricchiolare la porta e si distese sul
letto, fingendo di dormire. Si avvicinarono dei passi e lei rimise la pozione
sul comodino, cercando di stare ferma. I passi si fermarono proprio davanti a
lei che sentì un leggero sussurro, "Hermione, non sei ancora sveglia?"
Permise ai suoi occhi di aprirsi leggermente e di mettere a
fuoco il viso di Harry. Il cuore le balzò in gola, quando lo vide sorriderle. Si
appoggiò sui gomiti e lo guardò, non sapendo cosa dire. Per fortuna, lui parlò
di nuovo, "Hai intenzione di berla?" Fece cenno alla pozione e lei
annuì intorpidita.
Le pozioni antisbornia erano davvero un miracolo. Il liquido
dolce le scivolò giù per la gola e sospirò sentendo dissipare i sintomi.
Ritornando ad Harry, le sue inibizioni svanirono mentre apriva la bocca per
dire con voce roca, "Mi dispiace per ieri sera."
"E’ tutto apposto, tutti compiamo degli sbagli." disse,
guardandola con un lustro strano negli occhi.
"Cos’è successo?" chiese con voce tremante, senza sapere se voleva sentire
o no la risposta.
Prese un posto sul letto e cominciò a spiegare: "Ti ho trovato nel
corridoio al secondo piano, eri bevuta, e così ti ho portato al mio
dormitorio".
Hermione si guardò intorno per scoprire che aveva ragione,
quello non era il suo dormitorio. Rimase perplessa per un attimo prima di
riacquistare il controllo di se stessa e chiedere ciò che la rendeva così
ansiosa: "Vuoi dire che non è successo nient’altro dopo?"
Trascrizione fonetica
Harry scosse la testa, "Non
proprio, no."
Hermione respirò sollevata. Non era andata a letto con lui! Il suo corpo si
accasciò contro le coperte e si rilassò. Harry notò il suo atteggiamento e
sorrise. Lo vide con la coda dell'occhio e si voltò a guardarlo,
"Cosa?"
"Beh, mi stavo chiedendo se ti sentivi abbastanza in forma
per uscire fuori?" chiese innocentemente.
Hermione ridusse le sopracciglia: "Perché?"
L’altro si strinse nelle spalle, "Nessun motivo, è la prima neve dell'anno
e volevo che la vedessi ..."
"N-neve?" chiese con voce tremante. Gettò via le coperte e si
arrampicò sulla finestra, vedendo le coperte di polvere bianca che copriva il
terreno. Sangue freddo le scorse per le vene e si voltò di nuovo verso Harry,
che stava ridendo di lei. "Pensi che sia divertente?"
“Sì,
abbastanza”
Hermione prese un cuscino dietro di lui e glielo tirò in
testa. Harry si lasciò sfuggire un sonoro "Oomph", quando si scontrò
con il suo cranio, e la guardò incredulo. Sorrise appena e inclinò la testa di
lato, avvertendola.
Si alzò e la fronteggiò, dominandola in pochi centimetri di
altezza. "Prendi il cappotto, andiamo fuori."
Hermione alzò un sopracciglio, "Fallo tu"
"D’accordo" Harry alzò bacchetta che aveva nelle mano e la fece
scattare in aria. Hermione lo guardò stranamente prima che un cappotto volasse
nelle sue mani, il
suo cappotto.
Hermione lo guardò a bocca aperta: "Come hai fatto ..."
"Shh" disse, mettendo un dito sulle labbra: "E' un
segreto."
Qualcosa in quella frase colpì un nervo scoperto, quasi come se fosse stata lei
a dirlo, altre volte. Hermione bandì immediatamente quel pensiero. Non avrebbe
mai detto una cosa così ... così infantile! Era troppo occupata a pensare al
motivo per cui quella frase le aveva provocato una reazione simile, che quando sentì
la giacca sulle spalle, si ritrasse. Allungò il collo e vide Harry che glielo
adagiava sulle spalle, prima di allontanarsi e fronteggiarla nuovamente. Lei fece
scivolare le braccia all’interno e sorrise, accennando a un movimento con la
mano.
Hermione si schiarì rumorosamente la gola e lo seguì, non
sapendo il perché. Sapeva dove la stava conducendo, quindi perché lo stava
ancora seguendo? La neve era gelida, e non aveva un abbigliamento adeguato, a
parte il cappotto. Rischiava
di prendere un raffreddore, o peggio, una polmonite!
Harry parve accorgersi della sua esitazione e si voltò per
afferrare la sua mano. L'attrito fu immediato, percorrendola dalle dita fino ai
piedi, la familiare sensazione di un colpo di fulmine che le risvegliò i sensi.
Harry rimase insensibile a quella reazione, mentre la conduceva velocemente
verso la sala d'ingresso. Qualcuno avrebbe pensato che fossero in ritardo. No, quella stretta era solo
stimolante,….vero?
Lasciò andare la sua mano e aprì la porta con una spinta, e
la brezza fresca colpì Hermione come una tonnellata di cubetti di ghiaccio sul
viso. Lei rabbrividì e fece un passo indietro, cercando di non correre dentro.
Harry sorrise beffardo mentre le afferrava ancora una volta la mano, e la
conduceva dove il calore di Hogwarts non poteva raggiungerla. "Ma non è giusto!" gridò lei.
"La vita non è giusta", rispose brevemente
l’altro.
"Me la pagherai per questo Harry ... Harry… non so il tuo secondo
nome." Concluse.
L’altro le diede un'occhiata con un piccolo sorriso, "E’ James."
"D’accordo", disse brevemente, "Harry
James Potter, ti pentirai del giorno in cui mi hai costretto ad
incontrare la neve."
"Beh almeno non sarò il solo" disse, fermandosi in un punto, vicino
al lago nero.
Lasciò andare la sua mano e lei lo fissò confusa, "Che vuoi dire?"
Harry sorrise e lei si sentì preoccupata. Qualcosa non
andava. Qualcosa stava per accadere. Era in pericolo, poteva sentirlo. Si voltò;
cercò di guardarsi intorno, ma la sua visione venne bloccata da una palla di
neve che la colpì dritta in faccia. La palla congelata si fuse sul suo viso sciogliendosi
e lei rimase a bocca aperta. Asciugandosi dai residui, vide due figure che
venivano verso di lei, entrambi con i capelli rosso fiamma.
"Cosa vuol dire questo?" strillò contro i tre
ragazzi che ridevano.
"Te l’avevamo detto che ti avremo addestrato" disse Ginny
semplicemente.
"Ma ... ma ... adesso?" chiese.
"Non c'è niente di meglio del presente" disse Harry, formando
un'altra palla di neve nelle mani.
"Non ho idea di come fare una palla di neve, per non parlare del lancio!"
esclamò.
"Ecco perché siamo qui" disse Ron con un cenno del capo. "Per
farti diventare la migliore combattente di palle di neve che la Tana abbia mai visto!"
“Certo ..." disse Hermione incerta. "Buona
fortuna, allora."
Harry fece un passo verso di lei, "Hai bisogno di tutto
l'aiuto possibile e noi siamo qui per aiutarti. Cosa preferisci: Fare a
cazzotti con una dozzina di Weasley per mancanza di esperienza o bagnarti completamente
ed essere in grado di battere il record? "
"Nessuna delle due, rimarrei in casa e leggerei un buon
libro". disse, incrociando le braccia.
Ginny scosse la testa,
"Risposta sbagliata, Herms."
Hermione gemette e si guardò rapidamente in giro, non
proprio sicura di quello che stava cercando. Quando rivolse l’attenzione verso
di loro, decise di rinunciare, "D’accordo, D’accordo. Scelgo la seconda."
"Eccellente" dissero i tre contemporaneamente.
"Okay,
la cosa è un po'
inquietante." Disse Hermione onestamente.
"Ti ci abituerai"
disse Ron con certezza.
Hermione deglutì e guarò Harry che si avvicinò a lei. Si
chinò e raccolse una manciata di neve, collocandola tra le mani nude.
Rabbrividì e lo guardò. "Ora, prendila con i palmi delle mani." Le
spiegò.
Cercò di fare quello che aveva detto, ma si ritrovò a
fallire miseramente, schiacciando la neve e buttandola a terra. Ginny ridacchiò
e Ron bloccò le labbra per non ridere. Harry sospirò soltanto, "Sarà un
lungo pomeriggio."
Hermione gli fece un piccolo
sorriso di scusa. Harry le diede un altra palla di neve e le disse di
riprovare. Non ce la fece né quella volta, né la volta seguente. Ma, al quarto
tentativo, riuscì a trasformare la neve in una palla grumosa e rivolse ad Harry
un sorriso che ricambiò prontamente.
"Ora, voglio che tu punti su Ron." disse.
Hermione lo guardò stranamente, "Vuoi che lo colpisca?"
Lui annuì, "Sì, questa è l'idea. Non ti preoccupare, non si farà
niente."
Ron sorrise loro, flettendo i muscoli, "Sono un uomo grande e forte!"
Ascolta
Trascrizione fonetica
Tutti risero di lui ed Hermione lanciò la palla di neve,
mancandolo solo di pochi pollici. "Dannazione!" maledisse. Fece una
seconda palla e provò di nuovo, lanciandogliela dritta in testa. Senza
attendere altri consigli, ne fece un altra con rabbia e la gettò su di lui con
molta forza. Colpì Ron dritto al petto e sorrise vittoriosa, ansimando
leggermente.
"Bene, ora sappiamo come risollevarti prima della
battaglia." Disse Ginny scherzando.
Hermione accennò un sorriso e si rivolse ad Harry. Lui la guardò con un lampo
nei piccoli occhi, "Ti senti pronta per un giro di pratica?"
Hermione ci pensò un momento, "Non so"
"Beh da quello che ho visto, hai bisogno di un paio di
minuti per immergerti nel gioco, quindi diamoci una mossa, va bene? Saremo
divisi in squadre, quindi abbiamo le stesse possibilità di vittoria."
Hermione annuì, felice di non dover dipendere solo da se stessa
nell’apprendimento. Ginny corse dalla parte di Harry e ogni sintomo fiducia
andò via, formando un cipiglio sulle labbra. Si avvicinò a Ron, cercando di
nascondere la sua delusione. Vide Harry e Ginny parlare a bassa voce e il suo
sangue cominciò a bollire. Ginny lo fermò con le labbra e lei perse quasi il
controllo. Harry si voltò verso di loro, ponendo pigramente la mano intorno
alla vita di Ginny, e chiese, “Siete pronti ragazzi."
"Sì"
disse Ron a nome di entrambi.
"Oh sì" disse Hermione a denti stretti.
Ron la guardò: "Tutto bene?"
Hermione si voltò con uno sguardo tagliente, "Mai
stata meglio”
Ron la prese come una risposta
leggibile e cominciò a formare una palla di neve. Hermione si voltò verso Harry
e Ginny e formò decisa altre palle, stringendo la mascella.
"Pronti… partenza…
via!"
Hermione lanciò una palla di neve e colpì Ginny in
faccia, stando qualche passo dietro di lei. Sorrise e ne lanciò un altra ad
Harry, ma lui la schivò facilmente. Si nascose in fretta dietro un albero
vicino e raccolse più neve, volendo cogliere il momento più appropriato per
spuntare fuori. Guardò da un lato dell’albero e vide Ginny e Ron combattersi a
vicenda con le braccia cariche di palle di neve, e la fronte solcata. Dove era
Harry? Non appena scartò quel pensiero dalla mente, una palla di neve le finì
in testa. Hermione si voltò di scatto e schiacciò la palla che aveva tra le
braccia sopra la testa dell’intruso. Egli la guardò ed Hermione vide dei pezzi
di smeraldi fissarla. La sua rabbia aumentò pensando alla scena prima della
battaglia, con lui e Ginny. Afferrato un altro poco di neve, glielo gettò in
faccia e questo strapazzò sulla porzione chiara del terreno.
Sentì Harry seguirla alla stessa velocità. Sapeva di non
avere tempo per raccogliere più neve così basò la forza su i suoi piedi, per
sicurezza. Purtroppo, dimenticò di contare il fatto che quello era un terreno
aperto e il luogo protetto più vicino era il castello.
Hermione sentì delle braccia che si
annidavano attorno alla sua vita per cercare di fermarla. Ma vista la velocità,
i due finirono a terra. Hermione finì in cima a Harry, che si spostò a disagio.
Doveva muoversi per alzarsi quando un idea la colpì. Spostandosi di lato, afferrò
una manciata di neve e la spinse sul suo viso, strofinandogliela prima che
finisse. Harry la fissò con uno sguardo sgomento mentre lei sorrideva vittoriosa.
Ma la sua vittoria fu di breve durata,
visto che Harry usò la sua forza per capovolgere entrambi e trovarsi in bilico
su di lei, imitando il suo stesso sorrisetto. Lei lo fissò in stato di shock,
quando afferrò una manciata di neve e gliela strofinò sul viso. Non seppe
perché, ma in quel momento cominciò a ridere. Harry la guardò stranamente prima
di ridacchiare un po’. Ma, le loro risate sbiadirono dal momento che entrambi
capirono in che posizione si trovavano. Si guardarono l'un l'altro, non sapendo
cosa fare, quando sentirono qualcuno schiarirsi la gola. Entrambe le loro teste
si voltarono per vedere Ginny che incrociava le braccia e batteva il piede,
guardandoli con occhi socchiusi.
Entrambi si alzarono goffamente e
fronteggiarono l’aria sospetta di Ginny. Lei inclinò la testa di lato e chiese:
"Che sta succedendo qui?"
"Stavamo solo giocando, Ginny" spiegò Harry.
Hermione annuì, d’accordo con lui, ma Ginny mantenne quella tensione, "Sì
certo, giocando… come anche Ron è un supero genio anoressico."
"HEY!" gridò Ron lontano alcuni metri.
"Ginny, non è successo niente, non stavamo scopando sulla neve!"
esclamò Harry, con tono leggermente beffardo.
"Ci eravate molto vicini." Disse Ginny con calore.
Hermione aprì la bocca per parlare, ma Ginny s’infuriò, ed Harry la seguì
come un cucciolo perduto, chiamandola per nome come se la sua vita dipendesse
da questo. Hermione sentì gli occhi riempirsi di qualcosa… come se dell’acqua si
stesse accumulando nelle pupille. Stava per piangere. Non aveva mai pianto prima. Una lacrima o due
quando l’emotività prendeva spazio, ma non pensava fosse un pianto. Si asciugò gli
occhi prima che qualche lacrima potesse cadere e andò verso la scuola, tirando
su col naso. L’aria fresca soffiò sul suo viso e fece piangere ancora una volta
i suoi occhi. Ma non li asciugò questa volta, mentre teneva il passo verso il
cancello. La sua giornata era sicuramente rovinata.
Diede la colpa alla neve.
Rieccomi, buon Halloween, buona festa dei morti, dei santi, e in qualunque cosa voi crediate :)
Herm735, hai super ragione per il discorso della password/parola d'ordine, lo cambio appena posso, grazie mille. La scuola è un massacro, però considerando l'istituto che ho scelto, in un certo senso me lo merito. Spero di non averti fatto aspettare troppo. marco grazie mille, i vostri complimenti mi lasciano senza parole.. spero di poter postare gli altri capitolo così vedrai i primi passi di questa coppia ;) patronustrip credo che l'autrice abbia cambiato la data del compleanno proprio per arricchire la storia. Credo che senza questa specie di regalo l'"amicizia" fra Harry e Hermione non si sarebbe formata :) Ilary95 ti ringrazio, ma come vedi la storia non è mia, ma è una traduzione di una fanfic inglese. Spero vi sia piaciuta. Alla prossima :)
Era stata una sfortuna che la neve stesse ancora cadendo
pesantemente, anche dopo tre settimane. Piuttosto rifletteva l'umore di
Hermione: invariato e malinconico. Sì, malinconico. Aveva finalmente trovato
una parola adatta, neutrale e approssimata. Aveva escluso la depressione e il
pessimismo, e persino l’apatia. Harry
Potter non la rendeva apatica.
La "lezione sulle palla di neve" era sta praticata
vigorosamente in quelle poche settimane e ogni volta Hermione si trovava sempre
più in preda dell'ira. Ne aveva sempre abbastanza di Harry e Ginny. Harry e
Ginny ... e il loro toccarsi. Andiamo, perché le coppie insistevano nel
toccarsi l'un l'altra ogni singola volta che si trovavano a distanza di un
piede? Non era abbastanza godersi la gomiteria di tanto in tanto? Dovevano per
forza farlo in pubblico? Onestamente, c’erano almeno venti armadi delle scope
in tutta Hogwarts, che non erano stati messi lì solo per lo stoccaggio e loro
avrebbero fatto bene a trarne vantaggio!
Aveva fatto del suo meglio per non evitarlo del tutto, a
parte quei sentimenti che provava nei suoi confronti. Ma, naturalmente, quella
voce fastidiosa nella parte posteriore della sua testa le diceva che se avesse
compiuto la missione sarebbe stata sopraffatta da un giudizio superiore. Così,
dopo una battaglia interna piuttosto faticosa, si sforzò di essere sua amica,
nonostante quello che le stava facendo. Ci volle un sacco di autocontrollo per
non urlare la tensione che si stava creando tra loro. Ma, capì, che sarebbe
finito tutto ... almeno. Andava
sempre via dopo un po'.
Era il 20 dicembre, il giorno in cui sarebbero partiti per la Tana. Hermione
stava finendo gli ultimi preparativi dei vestiti con un gesto della bacchetta,
finendo per sistemarli nel baule, che si chiuse con uno scatto silenzioso.
Sospirando, prese la maniglia e lasciò che le piccole ruote spuntassero, e le
permettessero di tirare giù il baule per le scale della sala comune, dove tutti
avevano deciso di incontrarsi prima di salire sul treno.
Si sedette sul divano e sistemò il baule vicino a lei, mentre fissava le
fiamme con vago interesse. Non era ancora sicura di andare, ed era nervosa al
pensiero di dover conoscere la famiglia Weasley. Hermione non si considerava
una persona molto socievole; più che altro era un tipo, "Sarò-civile-con-te-finchè-non-ti-ucciderò".
Essendo stata allevata con un accesso sociale limitato aveva molti disvantagi,
visto che una persona normale ci avrebbe pensato due volte, specialmente quando
sei allevata da Mangiamorte. Ma hey, era quella che era, e non poteva
cambiarlo.
Chiusa nei suoi pensieri, non riuscì a sentire qualcuno che le si
avvicinava. Solo quando la chiamarono, comprese la loro presenza. "Sei
nervosa?"
Alzò lentamente la testa verso la voce familiare, "Un pò, non sono una
persona molto sociale, non è niente di nuovo."
Harry annuì, "Beh sono sicuro che andrà tutto bene."
"Dillo al mio stomaco. Credo che fra poco rigurgiterò la colazione."
disse, contorcendo la faccia per accentuare la situazione.
"Non ci sono delle pozioni per questo?" chiese, quasi divertito.
Lei strinse le labbra, "Sì, ma ce ne andremo presto e sono sicura di
non avere tempo per una veloce scappatella in infermeria."
"La cosa non mi ha mai fermato"
"Sì, beh tu sei tu ed io sono pigra." Disse con un piccolo
sorriso, "Preferisco sedermi qui in questo comodo divano, assorbendo il
calore al posto di affrontare i corridoi surgelati."
"I corridoi possono essere
surgelati, ma potremmo sempre correre." disse con voce cantilenante.
Lei alzò un sopracciglio verso di lui, "Non credo sia
il modo migliore per vincere la pigrizia."
Si
strinse nelle spalle, "Mai detto di essere calmo."
Lei sorrise e si voltò verso il fuoco,
grata che la nausea stesse svanendo. Era meglio che la Tana ne valesse la pena, se
aveva intenzione di averci a che
fare.
Harry rimase in silenzio, ma lei poté
sentire- non sapeva come- che stava per dire qualcosa. Si preparò per un altro
commento intelligente, o anche per un rompighiaccio divertente, cercando di
trovare una risposta a tutto ciò che pensava avrebbe detto. Ma i suoi tentativi
e le sue chance di rompere il silenzio furono schiacciati da alcuni passi che
si sentirono dalla scala di pietra dietro di loro. Entrambi si voltarono in
fretta e videro Ron che li guardava con un sorriso da lupo.
"Allora, chi è pronto per
andare sul treno?"
Hermione stava per dire che avrebbero
dovuto aspettare Ginny quando lei rimbalzò dietro di Ron. Trovò nei loro
tempismi più dispiacere che divertimento. Harry e Hermione annuirono dopo poco
e loro quattro s’incamminarono verso la stazione di Hogsmeade.
Quando arrivarono, il treno si stava
già riempiendo di studenti. La neve soffiava veloce sui loro volti ed Hermione
sentì inumidire gli occhi e la respirazione restringersi. Chi ne godeva doveva
avere una condizione medica o altrimenti sarebbe morto. Se ciò fosse vero,
l'intera popolazione di studenti di Hogwarts che sarebbe tornata a casa avrebbe
avuto una sorta di malattia contagiosa, visto che ognuno di loro era sorridente
e si comportava come se ci fossero 80 gradi fuori.
Hermione salì sul treno mentre il vento
aumentava ancora di più e prese un lungo respiro di aria pulita, quando sentì
il soffio di un colpo di vento caldo sul viso. Nessuno sembrò notare la sua
reazione e per questo ne fu riconoscente. L'ultima cosa di cui aveva bisogno
era un altro sforzo di gruppo per cercare di convincerla che la neve fosse
calda.
Infine trovarono un vano e ciascuno di
loro prese un posto sui comodi banchi. Harry aveva deciso di sedersi vicino a
Ginny e ad Hermione toccò sedersi accanto a Ron. Era strano non avere Harry
vicino a lei, come era stato per le ultime settimane. Non riusciva a decidere
se fosse una cosa buona o cattiva. Ma, mentre il braccio di Harry saliva per
avvolgersi alla piccola vita di Ginny, decise. Era una cosa molto brutta. E la cosa peggiore era che
si trovavano proprio di fronte a lei, così da poter avere un posto in prima
fila per lo show “Harry e Ginny”. Perfetto. C'era solo un modo per fare andare
via quella visione, almeno per un po'. Chiuse gli occhi. Era infantile, ma
efficace. Se le avessero domandato, avrebbe detto di non aver dormito molto la
notte precedente.
Le conversazioni che riusciva a
intercettare erano piene di eccitazione e di Ron che urlava ad Harry e Ginny di
prendersi una stanza. Hermione era grata che i suoi occhi fossero chiusi,
altrimenti avrebbe fissato i due con rabbia precoce. Oh, quanto detestava
i viaggi in treno.
La prossima cosa che seppe fu il
momento in cui venne scossa nella coscienza da una mano forte. Aprì gli occhi
pigramente e lasciò che la vista si adattasse alle condizioni di scarsa
illuminazione del vano, le immagini sfocate si formarono lentamente. Lei
inclinò la testa di lato per vedere Ron che la guardava con un sorriso.
Trattenendo un gemito si alzò a sedere, e sbadigliò. Guardò per caso fuori dal
finestrino per vedere il treno fermarsi davanti alla familiare piattaforma.
Hermione pensò che avrebbe visto quel
posto ancora una volta e basta. Troppe famiglie, troppo per un piccolo stomaco.
Ma, secondo le promettenti circostanze, calcolò che due volte non potevano
essere così brutte. Dopo tutto, era il suo primo Natale lontano da un palazzo
squallido, avrebbe dovuto essere felice per quel cambiamento di scenario.
Sentì una strana sensazione nella parte posteriore
della testa e rimase ferma; qualcuno la stava osservando. Torcendo il collo di
qualche centimetro, vide le scintillanti verdi orbite familiari entrare in
contatto con lei che sentì lo stomaco torcersi. In verità, era piuttosto
sorpresa di non dover essere insensibile a quella sensazione, ormai. Da quando
lei e Draco aveva cominciato a… maturare ... c’era un piccolo indolenzimento nella
parte inferiore, ogni volta che pensava a lui. Ma, dopo tempo, andava via,
c’era abituata. Perché questo sentimento non era diverso? Cosa aveva lui che
Draco non avesse già? Draco aveva già quelle caratteristiche da cattivo
ragazzo, cosa che lui non poteva avere. Erano entrambi affascinanti, avevano
occhi penetranti ... quindi cosa c’era in Harry di così dannatamente diverso?
Ci volle poco per sviare i suoi pensieri, quando il
treno si fermò. Gli occhi di Hermione e di Harry si spostarono rapidamente per
prendere i loro bauli e dirigersi verso la piattaforma. Hermione non sapeva chi
cercare, dato l’unico incontro con la signora Weasley. Ma non fu difficile
individuare i capelli rosso fuoco tra la folla, una volta che Ron e Ginny volarono
verso la loro madre. Harry sorrise loro ed Hermione fissò con fascino come la
donna anziana avvolgesse i suoi figli in un caldo abbraccio. La sua trance andò
via, comunque, quando la donna la guardò sorridendo.
"Tu devi essere Hermione, è
meraviglioso incontrarti, cara." Disse gentilmente, raggiungendola e
dandole un abbraccio sciolto. Hermione rimase in stato di shock per un momento,
ma fece del suo meglio per restituire l'abbraccio. Tirandosi indietro, Hermione
sorrise all’anziana donna e indietreggiò di qualche metro. "Non posso dirti
quanto fossi ansiosa di incontrarti, finalmente! Ron e Ginny mi hanno raccontato
tante cose di te, e sono sicura che ti godrai la vacanza alla Tana."
"Non vedo l'ora." Disse
Hermione, sincera.
La signora Weasley annuì e vide Harry.
La donna lo stritolò con la forza del suo abbraccio, lasciando che una sola frase
"Harry, caro!" uscisse dalle sue labbra. Hermione non sapeva se
essere divertita o interessata. Ma, quando lo lasciò andare, Hermione emise un
respiro e una piccola risatina che proveniva dalla gola.
Tutti si diressero in un angolo
appartato sul retro della stazione mentre la signora Weasley recuperava un
vecchio disco della sua borsa a maglia. Hermione guardò l'etichetta e
vide"Celestina Warbeck: un calderone di caldo, forte amore" stampato in
grassetto. Non aveva mai sentito parlare di quella cantante prima ed fu curiosa
di sapere perché la signora Weasley aveva tirato fuori uno dei suoi dischi
dalla borsa. Ma, le sue domande vennero messe a riposo quando Ron, Ginny ed
Harry misero le mani sul disco. Hermione mise rapidamente la mano imitandoli e
in pochi istanti sentì lo strappo familiare di una Passaporta nel suo stomaco.
In
quello che sentì essere un secondo, tutti atterrarono ammassati ed Hermione
sentì la neve iniziare a sciogliersi sul suo viso. Serrò la mascella mentre si
alzava e spazzolava la neve dalla giacca e dai pantaloni. Guardò verso l'alto e
fermò le mani quando vide un edificio che sembrava quasi si stesse ribaltando.
L'unico modo che pensò la facesse stare in piedi era la magia. Era coperta di splendenti
luci di Natale e corone di fiori, tutti appesi casualmente. Popcorn e quelli che
sembravano essere vecchi stivali dipinta di verde, rosso e argento erano allineati
sugli alberi. Sembrava ci fosse un pollaio a lato della casa, con molti oggetti
strani sparsi per il prato, tutti ricoperti da una grande coperta di neve. Di
fronte a tutto questo c’era un cartello sbilenco in cui si leggeva "La
tana".
Gli altri stavano già entrando ed Hermione dovette
correre per stare al passo con loro. Grata di non trovarsi più nella neve,
entrò in fretta in casa e si trovò in cucina, dove pentole e padelle venivano
autolavate nel lavandino. Niente di nuovo, ma certamente non aveva mai visto
una cucina così ingombra. Era piccola e sembrava stesse per scoppiare per la
quantità di disordine che c'era. Harry e Ron era spariti e le tre donne vennero
lasciate in cucina da sole. La signora Weasley sorrise di nuovo e si girò verso
Hermione. "La mia casa è la tua casa. Per favore, permetti a Ginny di
mostrarti la sua stanza. La condividerete, se per te va bene?"
"Oh,
certo" mentì Hermione.
La signora Weasley sorrise e lei seguì
Ginny su una breve rampa di scale. Sembravano esserci tre camere su quel piano
e Ginny la condusse alla prima porta. Quando entrò nella stanza si guardò
intorno con interesse. Era una piccola stanza, abbastanza grande per il letto
di Ginny e un materassino sul pavimento che pensò fosse suo. Premuta contro il
muro c’era una scrivania posta davanti a una finestra e un piccolo armadio che
sembrava stesse eruttando di vestiti. Le pareti erano dipinte di un vivace rosa,
giallo e arancio in linea con i poster di band magiche popolari, e con ritagli
di giornale da quello che Hermione pensò fosse la Settimana delle Streghe. Accanto al letto di
Ginny c’era un piccolo tavolo coperto di fotografie e diversi pezzi di
gioielleria che sembravano essere molto costosi.
Hermione pose il baule accanto al
materasso, sul pavimento, e si rivolse a Ginny che si era seduta sul letto, e
accarezzava uno dei suoi cuscini. "Dov'è il bagno?"
Ginny fece un cenno verso la porta,
"Seconda porta a sinistra."
Hermione seguì le istruzioni ed entrò
in un piccolo bagno, che conteneva vari oggetti sparsi in tutto il bancone e in
qualunque spazio fosse in grado di contenere qualcosa. Hermione capì da
quell’esempio che tutta la casa fosse così: piccola e disordinata. Non era mai stata
claustrofobica, ma sentiva che queste erano cose che potevano sollevare il
morale di ogni persona. Sospirando, sollevò il sedile della toilette e si
sedette, nascondendo il viso tra le mani. Sarebbe stata una vacanza molto
interessante. Condividere la camera con Ginny, essere in stretta vicinanza con
Harry, quella dannata neve ... si preannunciava essere il Natale più deprimente
della sua vita, e la festa non era ancora iniziata.
Un tocco della porta interruppe il silenzio ed Hermione gridò "Occupato!"
"Mamma vuole che ti dica che la cena sarà pronta in cinque minuti."
Lavoce di Ginny arrivò dall’altra parte della
porta.
Hermione risciacquò velocemente la toilet e si lavò le mani, facendo cadere
accidentalmente una bottiglia di pozione per capelli di Sleekeazy. La rimise
prontamente a posto e uscì dal bagno, asciugandosi inconsciamente le mani sui
pantaloni. Guardando in entrambe le direzioni lungo lo
stretto corridoio, notò che Ginny non l’aveva aspettata come faceva di
solito e sospirò. Almeno non era
l’unica che considerava quella situazione imbarazzante.
Scese le scale a passo svelto ed entrò di nuovo in cucina per vedere tutti
già seduti in una parte del tavolo. Prese posto vicino a Ron e sorrise a tutti
educatamente. Non appena si aggiustò a sedere, il profumo
del cibo entrò nelle narici e gemette dentro di sé, ricordando ciò che Harry
aveva detto a proposito della cucina della signora Weasley. Il cibo galleggiò
al centro del tavolo e l’acquolina in bocca si fece sentire quando apparvero
purè di patate, pollo, piselli, carote, pane e marmellata, e insalata. Si
sarebbe potuto sfamare un esercito!
Riempendo il piatto con un po' di
tutto, cercò di controllarsi. Iniziando con il purè di patate, si sbracciò le
mani e spalancò gli occhi quando il cibo toccò le papille gustative. Era
diverso da qualsiasi cosa avesse mai mangiato. Harry aveva ragione, era ancora più buono del cibo di Hogwarts! Per caso
alzò gli occhi e lo vide sorridere con un sguardo da "Te-l’-avevo-detto"
sul volto.
"Fred e George arriveranno
domani," La signora Weasley prese la parola. "Bill e Fleur fra una
settimana e Charlie insieme a loro. L'intera famiglia… riuscite a ricordare
l'ultima volta che è successo?"
"Il matrimonio?" chiese Ron.
"Sì, ma sarà stato più di un anno fa!" rifletté
la signora Weasley.
Hermione guardò confusa Harry che le sussurrò, "Bill
si è sposato l'anno scorso."
Hermione annuì comprendendo e si girò
verso la signora Weasley, che parlava a Ron delle ultime scappatelle di Fred e
George. Hermione ricordò che Harry le aveva raccontato che erano proprietari di
un negozio di scherzi a Diagon Alley e ascoltò con attenzione la loro
conversazione, ansiosa di sentire la descrizione di uno dei loro prodotti.
"Mi hanno detto che hanno
inventato uno strano vischio per le vacanze e lo porteranno qui per provarlo.”
Spiegò Ron.
La signora Weasley sembrò confusa, "E che cosa fa esattamente
questo vischio?"
"Beh ... Fred mi ha detto che
funziona come quello Babbano, ma poi George ha aggiunto che non ti consente di
scappare fino a quando non dai un bacio. Ma, entrambi hanno detto che colpisce
solo le persone che sono anime gemelle. Non so cosa significa ma sembra
malvagio!" disse Ron con ampio sorriso sul volto.
"Un anima gemella è qualcuno che
ti appartiene, Ron, come se foste destinati a stare l’uno con l'altro. Ricordi
il discorso che la Cooman
ci fece al sesto anno durante divinazione?" disse Harry, rispondendo alla
domanda nascosta di Ron.
"Ah, sì ... cos’è che diceva? Credo stesse parlando
di fare amicizia con i fantasmi ..."
Tutti risero a tavola, la signora
Weasley inclusa. Ad Hermione invece piaceva l’invenzione di Fred e George, fin
quando non ne fosse stata affetta, certo. Credeva che l’anima gemella non
esistesse. Inoltre, non avrebbe mai permesso di trovarsi sotto una di quelle
cose! Aveva una mente sveglia, lei.
"E’ così romantico!" esclamò Ginny, aggrappata al braccio di Harry.
Hermione fissò Ginny e sputò fuori, "E' una cosa
inutile"
Ginny guardò Hermione sorpresa, poi provando fastidio.
"Che cosa è inutile?"
"L’Anima
gemella", disse semplicemente Hermione: "Non esiste".
Ascolta
Trascrizione fonetica
Il silenzio prese posto nella stanza ed
Hermione non poté fare a meno di sentirsi a disagio. Poi, con grande sorpresa
di tutti, Harry parlò: "Tu non credi alle anime gemelle?"
Hermione lo guardò con uno sguardo
intorpidito, "No"
"Beh, e che dire del vero amore?" chiese con un
sopracciglio alzato.
"Cos’è il vero amore?" chiese Hermione
incredula.
Harry la guardò in modo strano, e il viso si ammorbidì.
"Il vero amore è il riconoscimento del contrappunto dell’anima in
un'altra."
Era al tappeto. Harry la fissò, senza
anticipare una risposta, ma facendo sentire Hermione come se stesse scavando
nella sua anima. Come poteva farlo
con un semplice sguardo?
La signora Weasley guardò Harry con
affetto, "E’ una cosa bellissima, Harry."
Lui le sorrise, rompendo quella
connessione di sguardi. Hermione si scusò e si diresse in salotto, sentendo di
dover svenire. Che diavolo ci faceva lì? Si stava trasformando in schifezza, è questo
quello che stava facendo! Quel dannato pervertito stava pasticciando con le sue
emozioni e la rendeva… non sapeva nemmeno come descriverlo! Tutto ciò che
sapeva era che non le piaceva, neanche un po'.
Trascrizione fonetica
"Va tutto bene, cara?" la
gentile voce della signora Weasley spuntò a fianco.
Hermione guardò negli occhi caldi della donna: "Sì,
sto bene. Sotto pressione per il tempo, tutto qua."
"Beh, ti ho portato un po' di dolce. Torta di zucca
condita con panna e cannella". Le porse il piatto ed Hermione sorrise
ringraziandola.
"La cena è stata incredibile, signora Weasley,
davvero. Harry aveva ragione quando mi ha detto che lei è la migliore cuoca che
avesse mai incontrato."
La signora Weasley arrossì: "Ah,
zitta cara, non è niente. Per favore, mangia la tua torta e cerca di stare
meglio, va bene? E se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitare a
parlare."
Hermione
annuì, "Non mancherò"
Le diede una pacca sulla spalla e si
alzò, facendosi strada verso la cucina. Hermione guardò la torta e stava per
prendere un morso quando sentì delle voci che veniva verso di lei. Decise che
sarebbe stato meglio mangiarla in camera di Ginny, e salì le scale velocemente
chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò al letto di Ginny e si sedette
sul materasso grassoccio, lasciando che gli occhi guardassero le immagini che aveva
notato in precedenza.
Raccogliendo una cornice d'argento, vide Ginny e altre
due ragazze del suo anno che salutavano dalle serre e sorridevano. Messa giù ne
prese un’altra, questa volta in una cornice d'oro cablata, che mostrava Ginny,
Harry e Ron. Sembravano d’età non superiore ai dodici anni e si trovavano fuori
dell’Hogwarts Express. Notò che i vestiti di Harry sembravano di almeno cinque
taglie più grandi e si chiese quanto fosse vagamente possibile per un ragazzo
così giovane e così magro. Ginny sembrava così innocente, con i suoi lunghi mossi
capelli rossi, la pelle pallida coperta di lentiggini, e le ginocchia nodose. Ron sembrava
ancora lo stesso, leggermente più alto di Harry e troppo smilzo.
L’ultima cornice, una rosa tappezzata di cuori rossi era quella di Harry
e Ginny sul divano della sala comune, con le braccia avvolte l’uno intorno
all’altra, che sorridevano ampiamente. Hermione sentì una fitta d’ira nello
stomaco e lanciò la foto in mezzo alla stanza, spaccando il vetro e rompendo
l’intera cornice di legno. Respirando pesantemente, Hermione guardò la foto e
si alzò per prenderla, mormorando "Repairo" sotto il respiro teso,
per aggiustarla. La coppia nella fotografia la guardò con paura ed Hermione si
accigliò contro di loro. Aveva dimenticato che alcune fotografie potevano
sentire di essere scosse. Mise nuovamente la foto sul
comodino e sospirò, passandosi le dita tra i capelli. Se solo ci fosse stata
una risposta ai suoi problemi, sarebbe stato molto più facile.
Si guardò indietro e prese un morso
della sua torta di zucca, assaporando il dolce sapore. Per il momento, la torta
di zucca sarebbe stata la sua risposta. Tonnellate e tonnellate di torta di
zucca. Trascrizione
fonetica
Dite la verità, non vi aspettavate un capitolo così presto, no? XD Dopo aver letto i vostri commenti mi sono sbracciata e ho approfittato delle vacanze per terminare la traduzione di un altro capitolo.
Herm735, eccoti qua il tuo bel capitolo appena sfornato, spero di non averti fatto aspettare troppo ;) patronustrip ti ringrazio! Alla prossima :) Enjoy!
Hermione si svegliò, sdraiata su un materasso, la mattina
successiva, con un piatto pieno di briciole della torta di zucca che aveva
divorato la notte scorsa, accanto a lei. Guardandosi in giro per la stanza,
notò che Ginny era ancora profondamente addormentata e guardò l'orologio
montato sulla parete. Erano passate da poco le otto del mattino. Sospirando,
Hermione si sollevò dal pavimento e allungò la schiena emettendo uno
scricchiolio. Si fece strada verso il bagno, cercando di non svegliare Ginny ed
essere costretta a scontrarsi con lei. Visto che Ginny la guardava come se la
volesse uccidere immediatamente, pensò che incontrarla non era l’azione più
conveniente quel mattino. Anche il più cattivo genio del male avrebbe dovuto
pensarci due volte prima di affrontare una diabolica ragazza di 16 anni.
Dopo che ebbe finito di prepararsi, circa una mezz'ora dopo,
ritornò coraggiosamente nella stanza e vide Ginny sveglia e seduta alla sua
scrivania, che scriveva qualcosa in un giornale. Hermione fece del suo meglio
per non fare rumore e per posare il pigiama, sulla punta dei piedi fino a che
non si lasciò cadere sopra il materasso. L'unico suono nella stanza era quello della
penna d'oca che graffiava contro la pergamena, ed era assordante. Hermione si
ritrovò a sentire la mancanza di quelle piccole conversazioni che non avevano più
da molto tempo ormai. Ma, per quanto ne sapeva, ne sarebbe stata privata per un
po', e avrebbe fatto bene a ficcarselo in testo e a finirla lì. Quel metodo era
funzionato innumerevoli volte, perché non in quella situazione?
Hermione guardò Ginny e seppe il perché: Ci teneva. Per una
volta nella sua vita, aveva prediletto diverse persone estranee a se stessa e
forse a Draco. Non era affezionata ai colleghi Mangiamorte, convinta che le
loro teste fossero piene di segatura. Non si curava nemmeno dei Malfoy, che le avevano
reso l’infanzia infelice. E persino una piccola parte di lei sapeva di non
amare il Signore Oscuro. Era come un padre, ma non sentiva altro che una strana
connessione che non aveva niente a che fare con l'amore o la protezione, ma era
piuttosto un legame di fiducia. Ma teneva a Ginny. E a Ron. E anche alla
signora Weasley. Avrebbe potuto anche tenere ad ... Harry. Ma quel sentimento
sarebbe andato via facilmente. Di sicuro quella sensazione stava crescendo in
lei per la loro costante presenza e il caldo ambiente. Sì, doveva essere
l'atmosfera.
Vi fu un tocco alla porta ed entrambe le ragazze saltarono per il rumore. Ginny
mormorò un dolce "Avanti" e la porta si aprì leggermente, rivelando
una zazzera di grassocci cappelli rossi. Il sorridente volto della signora Weasley
apparve mentre apriva del tutto la porta, rivelando il suo lungo abito floreale
coperto da un bianco grembiule macchiato.
"La colazione è pronta,
ragazze." Disse.
Hermione si sollevò dal materasso e
seguì la signora Weasley giù per le scale, con Ginny poco dietro di lei. Quando
raggiunsero la cucina un esplosione di cibo delizioso arrivò alle narici di
Hermione, che guardò avidamente la tavola. Uova, aringhe affumicate, bacon,
toast, e salsicce erano tutte allineate in mezzo al tavolo e lei si sedette con
circospezione. Iniziò subito a riempire il piatto e fece del suo meglio per
evitare gli occhi di Ginny. Poteva sentire le pupille marroni sulle sue e fece
di tutto per non urlare.
Vide la signora Weasley sedersi e
girarsi verso di lei. "Hai dormito bene la notte scorsa, Hermione?"
Hermione sorrise calorosamente: "Sì, grazie."
Lei annuì, "Beh sono contenta. Sarà
una giornata piena zeppa. Fred e George dovrebbero arrivare presto, e con loro,
anche mio marito, in ritorno da un viaggio d'affari. Poi, dovremo preparare la
casa per la festa di Natale che Harry e Ron volevano fare per questo weekend."
"Una festa?" Chiese Hermione
con tono leggermente traballante nella voce.
La signora Weasley annuì: “Sì, una festa. Hanno
cominciato da due anni a farle e questo è il loro ultimo anno, e penso dovremmo
prepararla in anticipo."
"Oh" disse Hermione pigramente, "E’ una cosa …
adorabile."
"Qualcosa non va, cara?" chiese La signora Weasley con tono
preoccupato.
Hermione scosse la testa, "Non è niente, davvero."
L’altra la guardò stranamente, "Va bene, cara. Se ne sei sicura."
Hermione le rivolse un sorriso riconoscente. Almeno c’era una persona di cui
non si vergognava di adorare. Ginny stava invece perdendo lentamente il suo
favore. Prima la strana sensazione che aveva ogni volta che le stava intorno, e
ora quel trattamento silenzioso. Onestamente, quanto riusciva ad essere infantile?
Si era trovata sotto il suo fidanzato solamente per dieci secondi, non c’era ragione
di reagire in quel modo! Quella
cosa non valeva niente.
Hermione venne scossa dai suoi pensieri quando il suono di passi lenti entrò
in cucina. Girando lentamente la testa, vide Harry che spazzolava pigramente i
suoi capelli, fissando il pavimento. Prese posto accanto a Ginny e alzò un po’ lo
sguardo, incontrando i suoi occhi per un attimo prima di spostarli rapidamente.
Beh, è strano. Pensò dentro di sè.
"Dov'è Ron?" Chiese la signora Weasley.
"E' ancora in bagno, non si sentiva bene stamattina."
Spiegò Harry. "Sono stato sveglio tutta la notte per cambiare i secchi che
... beh potete immaginare."
La signora Weasley mise una mano sulla bocca, "Oh il mio
piccolo Ronnicino, vado a
preparargli una rapida pozione al pepe!" E prima che qualcuno potesse dire
un'altra parola, si era già precipitata in cucina.
Hermione guardò Harry e Ginny e chiese:
"Ronnicino?"
Harry si lasciò sfuggire una risatina,
"Sì, ne sentirai parlare molto da qui alle prossime settimane. E E’ il nomignolo
che Molly ha scelto per lui, e lo rimarrà per sempre. Credo che Fred e George
lo usino più di chiunque altro."
"Non sono sicura di essere
eccitata del loro arrivo, o del fatto che mi rannicchierò dietro un tavolo per
piangere" disse Hermione onestamente.
Harry ridacchiò: "Beh a mio parere, non sono così
male, una volta che li hai conosciuti, ma la prima volta che li incontri, si
comportano in un modo un po’-"
Tutto ad
un tratto, si sentirono tre rumorosi pop, che annunciarono un’apparizione.
Harry sembrò stesse per finire la frase quando si sentì un rumore che Hermione
definì simile ad un esplosione. Tutti saltarono in aria quando il suono sfrecciò
nelle loro orecchie, seguito da una linea luminosa in cucina. Hermione venne accecata
dalle scintille che volavano per la cucina, e colpivano pentole e padelle dalle
fondine e dagli armadi ammaccati. Il forte suono divenne così schiacciante, che
i tre occupanti della cucina dovettero coprirsi le orecchie per impedire di
diventare sordi. I rumori si fermarono all'improvviso quando le scintille
sbiadirono, lasciando un flebile sussurro nella loro scia. Rimossero le mani dalle
loro orecchie ed Harry ebbe finalmente la possibilità di finire la frase,
"eccentrico."
Non appena quella parola uscì dalle sue
labbra, due uomini alti con i capelli rossi entrarono in cucina. Entrambi indossavano
soprabiti d'argento, che coprivano delle camicie ricamate con tre W in alto a
destra, una rosso e una blu. Ma la cosa che li distingueva, più dell'abbinamento,
era il loro diabolico sorriso che mostravano sotto i denti bianchi, che
disumanamente, alle osservazioni di Hermione sembravano riflettere la luce e la
brillantezza di tutta la stanza. "Buone Feste, ragazzi e ragazze!" dissero
entrambi all'unisono.
Uno di loro sorrise ad Harry che si
coprì gli occhi, proteggendoli dal bagliore dei suoi denti. "In nome di
Merlino, che hai fatto coi denti?"
I gemelli si guardarono e,
contemporaneamente, portarono le mani ai denti, tirandoli fuori dalle loro
bocche. Hermione cercò di non vomitare. Guardò le loro mani in basso che
tenevano i luccicanti e splendenti denti bianchi. E, guardando le loro bocche,
li vide mostrare dei sorrisi e un paio di denti dall'aspetto normale. Prima che
qualcuno potesse dire qualcosa su quella esposizione, uno dei rossi parlò. "Si
chiamano Stupefacenti Dentiere, garantiscono ammirazione anche da una distanza
di due metri con solo un raggio di denti, o si viene rimborsati."
Un uomo con a una sottile linea di capelli rossi s’intromise fra Fred e
George prima che potessero parlare ancora, e mandò un sorriso radioso in
direzione di Ginny ed Harry. Portava una veste scura
marrone e un gilet a fantasia stranamente verde. Un paio di occhiali con la
montatura sottile poggiavano sulla punta del naso ed Hermione poté giurare,
guardando il modo in cui l'abito scendeva intorno al suo corpo, che era un uomo
molto magro. Ginny corse tra le sue braccia un secondo dopo, esclamando con un
grido "Papà!" e i suoi sospetti vennero confermati. Quello era il signor
Weasley.
"Ecco la mia principessa
preferita! Come stai, tesoro?" tubò egli.
Lei ridacchiò, "Sto bene papino."
Era un po’ nauseante il vederli
stravedere l’uno per l'altro. In quel momento capì il motivo per cui Ginny si
era comportata in modo peperino per tutto il tempo: era una monella viziata.
Per quanto ne sapesse, Ginny era l'unica ragazza, quindi essere coccolati oltre
la normalità era inevitabile per lei.
I due si separarono e il Signor Weasley
si diresse verso Harry dandogli allo stesso modo un abbraccio, ma molto più
breve. "E’ bello rivederti, Harry."
"Lo stesso vale per lei, signor Weasley." Disse
Harry con un sorriso.
Il signor Weasley guardò la cucina per
un momento, alla ricerca di qualcosa. In un primo momento, Hermione pensò che
stesse cercando i danni che i suoi figli avevano inflitto alla cucina. Ma, dopo
aver pensato per un attimo, venne smentita. "Dov'è Ron?"
"Non si sente molto bene."
Spiegò Harry per la seconda volta.
Il signor Weasley annuì e si voltò per
la prima voltaverso Hermione. Il suo
corpo s’irrigidì e sentì subito che la coscienza veniva spazzata via. Non aveva
mai incontrato quell’uomo, eppure ne era già intimidita. Come era possibile che
quella famiglia le provocava un tale effetto?
"E tu devi essere Hermione, è
corretto?"
Hermione annuì, "Sì".
Egli
le diede un caldo sorriso e tese la mano, che
Hermione prese a malincuore. "Beh, è un piacere conoscerti,
Hermione."
"Lo stesso vale per lei." Rispose
meccanicamente.
"Oh, guarda qui Fred." Commentò il gemello che
ebbe modo di identificare in George, guardandola acutamente.
"Cosa, George?" rispose Fred con aria da
nonchalance.
"E' l'uccellino che dominava le lettere del nostro
Ronnicino!" esclamò George, come se avesse appena dedotto una scoperta
importante.
"Beh dammi uno schiaffo con la
bacchetta e chiamami Shirley, penso che sia lei!" disse Fred, guardandola
con un sorriso sciocco. Hermione cominciò a formare un sorriso, mentre
comprendeva quello che dicevano. Ron aveva scritto di lei?
"Hermione, giusto?" chiese
George.
"Umm ... sì.” Rispose lei incerta.
Fred tirò fuori la mano per fargliela
stringere e lei la raggiunse educatamente. "Sono Gred, e questo è mio
fratello" George si avvicinò e cominciò a stringerle la mano. "Forge.”
Hermione non si preoccupò nemmeno di
fare domande sul modo in cui avevano ri-arrangiato i loro nomi. Stava
rapidamente imparando a non indovinare il loro comportamento. Ma insomma, cos’altro potevano fare per scioccarla? Purtroppo,
Hermione trovò rapidamente risposta a quella domanda quando entrambi i gemelli presero
ciascuna delle sue mani e le portarono alle labbra per un casto bacio. Le loro
labbra erano morbide e durò solo per un momento, e mentre si tiravano via, lei li
guardò a bocca aperta, ma loro sorrisero appena e se ne andarono.
Hermione pensò che sarebbe seguita una
pausa imbarazzante, ma ancora una volta si sbagliò. Tutti presero posto accanto
a lei e cominciarono a mangiare, avviando una conversazione su qualcosa che non
aveva alcun interesse particolare. In verità, era più interessata a quanto la
cucina fosse stata danneggiata. Come facevano tutti ad essere così disinvolti
su quella faccenda? Non importava più a nessuno la cortesia?
"IN NOME DI MERLINO, CHE E’ SUCCESSO ALLA MIA CUCINA?"
Finalmente,
la voce della ragione, pensò Hermione quando la signora Weasley entrò in
cucina col volto scarlatto. Tutti, tranne Hermione, arrossirono e chinarono la
testa per la vergogna, come se fosse tutta colpa loro. Hermione volle dare loro
uno schiaffo sulla testa, per quel comportamento da inetti! Era solo la signora
Weasley. Tutto quello che poteva usare come arma era un mattarello.
"Ciao mamma!" esclamò Fred.
"E’ così bello vederti!" seguì George.
"Hai perso peso?"
"O hai guadagnato più amore e affetto che abbiamo
perso mentre eravamo lontani da casa?"
"Mamma, ci sei mancata!" entrambi gridarono
all'unisono prima di stringerla in un abbraccio da entrambe le estremità.
La signora Weasley si lamentò e spinse
i due: "Oh, piantatela! Mi siete mancati anche voi, ma vorrei sapere cosa
è successo alla mia cucina prima della riunione in lacrime!"
"Beh vedi ..." George cercò
di spiegare.
"Volevamo testare alcuni prodotti ..."
"E la cosa ..."
"E’ andata un po' fuori mano ..."
"Un po'?" chiese timidamente. "Un po'? Distruggere la mia cucina non è una cosa da poco!"
"Scusa mamma.” Dissero entrambi all'unisono.
Hermione si ritrovò a essere un po'
scioccata dal fatto che essi se l’erano squagliata così velocemente. Pensò
fossero il tipo di persone che avrebbero combattuto per ciò che volevano, e non
avrebbero ceduto al minimo accenno di voce sollevata contro di loro. Ma, capì
che quella famiglia non era così leggibile come aveva inizialmente pensato,
così doveva abituarsi a sbagliare nelle prossime settimane. Sospirando, si
scusò e andò in salotto, sedendosi sul divano e rilassandosi tra le pieghe.
"Ci vuole un po' prima che lo
shock vada via."
Si era ormai abituata a quei suoi avvicinamenti furtivi,
così i suoi occhi rimasero chiusi, mentre rispondeva con voce menefreghista.
"Vada via cosa?"
"L'incapacità di leggere i Weasley come un libro
aperto." Rispose.
Hermione aprì gli occhi e lo guardò con un sopracciglio
alzato. "E come fai a sapere che è quello che sto cercando di fare?"
"Ho letto una dozzina di volte lo shock sul tuo
viso." Disse, prendendo posto accanto a lei.
"E questo ti fa un esperto?" chiese.
"Perché è risaputo. Quando li ho conosciuti, pensai di
trovarmi a casa tra i miei cosiddetti familiari, ma mi sbagliavo ogni secondo
che passavo con loro. Sono un gruppo strano, ma sono la cosa più vicina alla
famiglia che non ho mai avuto, a parte il mio padrino." Disse più
tranquillamente verso la fine.
"Padrino?" chiese. Aveva un
padrino?
Lui annuì, "E 'morto qualche anno fa".
Lo stomaco di Hermione subì un colpo alla dichiarazione.
"Mi dispiace tanto".
"È tutto a posto, non è stata colpa tua. È stato
assassinato."
"Assassinato?"
"Già.
Dalla cugina, Bellatrix." Disse laconicamente.
Hermione fece del suo meglio per
riprendere aria. Bellatrix? Bellatrix
Lestrange? Quella Bellatrix che accompagnava il Signore Oscuro per motivi
intensivi? Aveva ucciso il cugino, il suo stesso sangue? Hermione sapeva che
era pazza, ma uccidere i propri parenti era una cosa ... barbara. Se Hermione
fosse stata costretta ad uccidere una persona del suo stesso sangue, sapeva che
non l’avrebbe fatto. Certo, non aveva mai conosciuto dei parenti, quindi non
c'era motivo di pensare a cosa avrebbe fatto in quella situazione. Ma quel
pensiero le fece male allo stomaco, quindi c'era una buona possibilità che
avrebbe abbandonato l'opportunità.
Entrambi rimasero in silenzio, mentre
stavano lì, ed Hermione non seppe che dire per la prima volta. C'era così tanta
tensione nell'aria che poté sentirne il sapore sulla lingua. Aveva il sapore di
carne marcia. Fu in quei momenti che Hermione pensò ai modi per evitare
situazioni del genere. Doveva veramente smettere di permettere a quelle persone
di influenzarla così. La missione era vitale e in pieno svolgimento, e lei
stava lì, a divertirsi, quando sarebbe dovuta essere a lavoro. Poi di nuovo,
non era che quello che doveva fare, essere loro amica? Che le rimaneva da fare,
allora, scoparne uno? Sussultò al pensiero.Ascolta
Trascrizione fonetica
"Voi
due siete pronti per aiutare con le pulizie?"
La signora Weasley li guardava con un piumino in una mano e
la bacchetta nell'altra. Hermione sorrise e annuì all’anziana donna, fermandosi
a guardarla. Fu allora che si accorse che era più alta di lei. La robusta donna
la distanziava di soli pochi centimetri ed Hermione non poté fare a meno di
sorridere dentro di sé. Veniva sempre chiamata petite e ora poté contare più
verso se stessa contro i torturatori che la portavano a credere certe cose.
"Hermione, Harry, visto che siete già qui potreste riordinare il
salotto? Se trovate qualcosa di ... natura discutibile, per favore, mettetelo
da parte e ci penserò io più tardi. Va bene?"
"Certo" rispose
Harry. Hermione saltò un po' quando sentì la sua vicinanza alle spalle.
Doveva farlo per forza?
"Grazie mille! Sarò in soffitta, a cercare alcune decorazioni." E con
questo, sparì su per le scale.
Hermione perso il conto dei passi che la signora Weasley impiegava per salire
le scale, non sapendo cosa altro fare. Harry non faceva sforzi per avviare la
conversazione, perché avrebbe dovuto? Così, senza ulteriori distrazioni, tirò
fuori la sua bacchetta e cominciò a raccogliere pezzi di spazzatura casuali, portandoli
tutti in una singola sfera. Harry seguì il suo esempio e presto si trovarono ai
lati opposti della stanza. Continuarono in quel modo per ciò che sembrò essere
un ora, ma in realtà erano solo passati 45 minuti. Hermione era talmente
concentrata nel togliere la polvere dal set della radio, che non sentì i passi
che annunciavano l'arrivo di un'altra persona. In effetti, quando ebbe finito, cominciò
a sentire frammenti di una conversazione che veniva da lontano.
"... non è il momento giusto, Ginny."
"Non lo scoprirà mai. Inoltre, non ci vuole molto tempo, si chiama
sveltina per questo."
Hermione evitò il coniato di vomito e cercò di fingere di essere ancora
occupata a pulire. Forse, se fosse arrivata al momento giusto, Ginny se ne
sarebbe andata.
"Andiamo, sii realistica. Dobbiamo lavorare se vogliamo
una festa in due giorni, lo sai."
Sentì il sospiro risoluto di Ginny: "Sì, lo so ... ma solo per una volta
vorrei-"
"Lo so." La interruppe. "Dopo verrà il
momento, te lo prometto. Ma per ora, dobbiamo tornare alle pulizie. Inoltre,
penso che la nostra conversazione stia facendo sentire Hermione a disagio." Ascolta
Trascrizione fonetica
Il sentire il suo nome fece sbattere la testa di Hermione contro la piccola
mensola sotto la radio. Guardando umilmente verso Harry e Ginny, vide che Harry
le sorrideva scusandosi mentre Ginny incrociava le braccia, distogliendo lo
sguardo. Capendo che il discreto nascondiglio non era più un'opzione, si voltò
completamente. Ci fu un silenzio teso mentre tutti guardavano goffamente la
stanza. Hermione non sapeva cosa dire, ma sapeva che voleva fare. Vomitare.
"Ginny, che ci fai qui?" suonò la voce prepotente della signora
Weasley dalle scale.
Ginny si girò per fronteggiare la madre, "Mamma! Stavo solo-"
"Niente scuse! Torna in bagno e continua a pulirlo come
dovresti fare!"
Ginny sospirò frustrata, "D’accordo." Vedendo che la madre annuiva
contenta, si voltò rapidamente verso Harry e gli diede un bacio sulle labbra.
Hermione rabbrividì e poté giurare che Ginny la stava fissando mentre staccava
le labbra, con un sorriso compiaciuto sul volto. Ma tornò di nuovo a guardare
Harry troppo velocemente. "Mi mancherai. Ricordati, dopo."
Prima che Harry potesse rispondere, salì le scale, lasciando sia lui che
Hermione senza parole. Harry si rivolse ad Hermione lentamente, con i
lineamenti stranamente contorti. "Mi dispiace che tu l’abbia sentito."
Hermione era grata che si fosse scusato con lei. Ma questo non cambiava
ancora il ricordo di quella conversazione ed era sicura che l’avrebbe segnata a
vita. "Grazie".
Vennero salvati dal teso colloquio che Fred (pensava fosse Fred) teneva,
entrando nella stanza. Teneva in mano un mazzo di rose e li guardava con un
largo sorriso. Ora sapeva dove Ginny aveva ereditato il suo incantevole
sorriso.
"'Ciao Harry, Hermione." Salutò.
"Hey Fred" rispose Harry, dimostrando i dubbi di Hermione.
"Ti dispiace se appendo questo da qualche parte? Io e
George vogliamo provarlo per vedere se funziona." Fece un cenno alla porta
che collegava il soggiorno alla cucina, dando un colpetto sopra il collo.
"Certo, fate come volete." disse Harry,
stringendosi nelle spalle con noncuranza. Se possibile, il sorriso di Fred si
ampliò ancora di più e lui schioccò le dita facendo apparire un piccolo
sgabello. Non era molto grande, alto abbastanza per alzare Fred fino a fissare
con sicurezza il fascio di foglie sulla porta. Quando scese, lo fissò con sguardo
fiero. Harry, però, strinse gli occhi e guardò Fred. “È quella specie di nuovo
vischio a cui state lavorando?"
Fred annuì con entusiasmo, "Già! Lo Speciale Vischio
Birichino Weasley, garantisce a te e alla tua dolce metà di sbaciucchiarvi o
... beh, penso tu sappia il resto."
Harry annuì, "Certo. Rinfrescami la memoria, qual è la
finalità di questo vischio?"
"Beh, funziona solo sulle anime gemelle. A volte,
l'anima gemella di una persona non è quella con cui sta attualmente e sarà
divertente vedere le loro facce quando lo scopriranno. Lo stiamo ancora
analizzando, però non siamo abbastanza sicuri del corretto funzionamento.
George ha suggerito di portarlo qui e di provarlo su mamma e papà, così li
chiamerò più tardi per vedere se è pronto per essere venduto." spiegò
Fred, con viso molto eccentrico. "La questione verrà aperta quando Ginny
ti trascinerà là sotto."
Harry diede un pugno alla spalla di Fred, scherzosamente,
"E’ così crudele."
Egli alzò le mani in aria, "Mai detto di essere
buono." Rimase in silenzio per un attimo prima di guardare Harry con un
piccolo sorriso. "Harry, perché non ti metti sotto il vischio?"
Harry ridusse la fronte:
"Perché?"
"Beh, per provarlo, naturalmente. Se ho ragione, la tua
anima gemella, se è vicina, sarà attirata a te da una circostanza ignota. Se
non è in giro, non ci sarà nessuna reazione." Disse Fred, con gli occhi che brillavano.
Harry gli rivolse uno sguardo prima di entrare sotto il
fascio di luce rosa. Le cose non cambiarono fino a quando il vischio iniziò a
brillare un po'. Questo attirò l'attenzione di Hermione che si trovò ad
avvicinarsi verso la luce brillante. Era come se i suoi piedi si muovessero per
conto proprio, mentre i suoi occhi erano concentrati sulla luce. Era così bello
...
Hermione inciampò su se stessa e finì per percorrere il
resto della strada, proprio verso Harry. La prontezza di riflessi la raggiunse
e si riscosse dalla trance. Sbattendo rapidamente gli occhi, vide Harry che la
guardava strano. "Che cosa stai f-?" venne bloccato da una matrice
opaca luminosa, una polvere che cadde intorno a loro fino a formare ciò che ad
Hermione ricordò una bolla.
Raddrizzò la sua compostezza e fece per allontanarsi da
Harry, in modo da poter fare spazio a Ginny quando sarebbe stata attratta da
lui. Ma, la bolla intorno a loro, la fermò. Non era forte come un muro di
mattoni, ma piuttosto come una forte gomma. Cercò nuovamente di spingere la
bolla e ancora una volta non riuscì a sfondarla. Guardò Harry per vedere se lui
stava cercando di fare la stessa cosa. Si fermò dopo pochi istanti ed entrambi
si fissarono. Sentirono una bassa risatina e si voltarono per vedere Fred che
si copriva la bocca, con le spalle tremanti.
"Cosa c’è di
così divertente?" Chiese Hermione con rabbia.
Quando lui non rispose, Harry riprovò, "Che è successo, Fred?"
Fred si calmò per parlare con loro, ma nel tono si sentiva ancora qualche
traccia di divertimento "Beh, immagino ci siano ancora un paio di pieghe
da definire ..."
"Ovviamente" disse Hermione con calore. "Ora, facci uscire, così
torniamo a pulire."
Fred rimase in silenzio per un attimo prima che il suo sorriso diventasse una
piccola smorfia. "Temo di non poterlo fare."
"Che vuol dire “temo di non poterlo fare?" Chiese Harry lentamente.
"Beh, anime gemelle o no, ragazzi, dovete rispettare
l’incantesimo per potervi liberare." Disse con voce che diminuiva
emettendo sillaba dopo sillaba.
"E cosa sarebbe?" Chiese Hermione.
"E un vischio, Hermione. Cosa pensi che facciano le persone sotto il
vischio?" chiese Harry, con uno sguardo che Hermione pensò fosse molto
addolorato.
Le ci volle un momento per registrare quello che voleva dire, e il suo stomaco sussultò.
"Dobbiamo baciarci?"
"Questa è l'idea di base, sì." Intervenne Fred.
"Beh d’accordo, allora." Disse Harry, sorprendendo
Hermione e lasciando che le sue labbra le sfiorassero la guancia. Indugiò per
un solo secondo prima di allontanarsi, ma per lei sembrò che la scena si fosse
svolta al rallentatore. Quando la lasciò, sentì che il punto in cui le labbra
avevano toccato la guancia scottava e resistette alla tentazione di alzare la
mano e strofinare via il bruciore.
Entrambi sembrarono imbarazzati e lasciarono che i loro occhi si
rivolgessero al salone. Ma, nonostante fossero smarriti, la bolla si trovava
ancora su di loro. Sentì un grugnito di Harry e anche lei strinse la mascella,
frustrata. Entrambi si rivolsero a Fred che li guardava con un sopracciglio
alzato.
"Seriamente, un bacetto sulla guancia? E’ materiale
primario! Non ti farà uscire senza qualche sbaciucchiamento con le
labbra." Sul suo volto Hermione leggeva rassegnazione e volle rompere la
bolla, per dargli un pugno sul naso.
"Fred, andiamo. Non posso baciare Hermione." Disse
Harry supplichevole.
Hermione provò un piccolo sentimento di delusione. Certo che
non avrebbe voluto baciarla, aveva Ginny per quello. Guardò Fred che si
stringeva nelle spalle: “Sì, certo che puoi. Mia sorella non lo scoprirà mai.
Inoltre, è l'unico modo per uscire da quella cosa." Indicò la bolla con
mano tesa: "Tutto ciò che ti serve è un semplice bacetto sulle labbra.
Tutto qua. Se vuoi un po' di privacy per farlo, va bene, me ne vado."
Harry pensò per un momento. Hermione credette che stesse per
dire di no e gridò a Fred di trovare un altro modo per risolvere la situazione,
ma ricevette l’effetto contrario. "Va bene".
Hermione lo guardò, sbalordita,
"Cosa?"
Lui la guardò con lieve rossore sulle guance. Per la verità,
trovò la cosa abbastanza carina. "Ho detto va bene." Si rivolse a
Fred e puntò il dito contro di lui: "Ma devi lasciare la stanza e giurare
di non dirlo mai a nessuno, non solo a Ginny."
Fred mise il pugno sinistro sopra il suo cuore: "Lo
giuro sulla Mappa del Malandrino."
Hermione solcò la fronte e guardò Harry. Quello sembrò
accettare quella risposta e annuì. Fred poi si girò per lasciare la stanza ed
Hermione volle gridargli di ritornare. Non voleva baciare Harry! Era un suo …conoscente!
Il silenzio prese il sopravvento fra i due che evitavano di
guardarsi. Hermione non voleva fare il primo passo, e, per quanto poté capire,
neanche Harry voleva. Almeno sapeva di non essere l’unica a sentire dei
rimorsi. Ma era solo un bacio, un breve bacio che li avrebbe lasciarti liberi
di tornare alle loro faccende. Solo un bacio ...
Hermione guardò timidamente Harry, scoprendo che la stava
già fissando. I loro occhi si incontrarono e fu incapace di distogliere lo
sguardo. I suoi occhi erano così belli e splendenti che, come quando li aveva
visti per la prima volta, quei pochi mesi fa, si ritrovò senza parole.
Naturalmente, ora sapeva a chi appartenevano e la cosa aveva certamente
cambiato alcune cose. Aspetta, era lei o quegli occhi si stavano avvicinando?
Sentì una mano dietro al collo e seppe di non immaginare niente. Il suo tocco
era leggero, come piuma, quasi come se avesse voluto fosse veloce e piacevole.
I peli sulla parte posteriore del collo si alzarono e seppe che la cosa stava
funzionando. Si preparò quando raggiunse un centimetro di distanza, con il
respiro che soffiava aria calda sul viso. Chiudendo gli occhi, sentì la
pressione delle sue labbra su di lei e il suo corpo fondersi con l’altro.
Le sue labbra erano come raso, si muovevano lentamente, a
piccoli colpi. Le sue mani, appese debolmente al fianco, si posarono sulle sue
scapole, e sentì che i muscoli si tendevano al tocco. Sentì le sue labbra con
più pressione e la sua mente, non capendo più niente, non ricordò nemmeno di
rispondere e di premere le labbra allo stesso modo. Per quello che sembrò
un'eternità, rimasero lì, a penetrarsi a vicenda. Le loro labbra si mossero delicatamente
le une sulle altre e le loro mani vagarono con leggerezza, senza allontanarsi dalla
posizione originaria. Non resisterono alla necessità d’aria ed Hermione si
sentì tirare indietro velocemente.
I loro respiri erano laceri e gli occhi erano rimasti
chiusi. Appoggiò la fronte contro la sua con delicatezza e lei premette
leggermente. Fu in quel momento che la sua mente scelse di riaccendersi. Aveva
appena baciato Harry! Il suo nemico giurato, il suo obiettivo, il suo amico, Harry! E l’era anche piaciuto tanto ...
troppo. Conosceva solo un modo per sfuggire a situazioni del genere. Scappò via.
Scappando da Harry, Hermione corse per le scale a due a due,
e pensò che le stesse chiedendo di tornare. Quando raggiunse la porta della
stanza di Ginny, la chiuse rapidamente con un incantesimo e crollò sul letto.
Prese un cuscino a fianco e urlò attraverso, il più forte possibile. Aveva
sviluppato una abitudine negli anni, quando le cose non andavano presso la
tenuta Malfoy e sentì che il metodo era ancora più efficace di prima. Ma, non
aveva mai provato quella sensazione. E dannazione, le stava facendo venire il
mal di testa!
Non aveva mai sperimentato nulla di simile in vita sua.
Nemmeno con Draco. Certo, baciava e scopava divinamente, ma era tutto passione
e lussuria. Un sentimento non vero, ma dettato dal desiderio. Ma questo bacio
con Harry ... sentiva di volersi aggrappare a lui e non lasciarlo andare via.
Era come se il desiderio fosse solo un fattore di contributo e qualcos'altro stava
alimentando il fuoco che aveva sentito nella bocca dello stomaco, che non era
andato via dal momento in cui aveva scoperto di doverlo baciare. Voleva
vomitare e ridere allo stesso tempo. Qualcosa non andava. Non aveva mai sentito
quel sentimento prima ed era incredibilmente spaventata. Certo, non provava dei
sentimenti per lui. Aveva appena
ammesso di essergli amica e ora questo?
Beh, qualunque
cosa fosse, faceva schifo. Più di qualsiasi altra cosa avesse mai sentito. E
pensare di essere depressa era orribile. Non sarebbe andato via, questo lo
sapeva. Sarebbe rimasta lì a pensare. A pensare ai suoi sentimenti, alla sua
missione, e soprattutto a Harry. Perché era stata così attratta dal vischio?
Fred l’avrebbe detto a qualcuno, nonostante avesse giurato su quella specie di
mappa?
Ebbe un sacco di tempo per pensarci poiché quella fu la
prima notte che Ginny non tornò in camera durante la notte.
Rieccomi qui con un altro capitolo per voi! Leggetelo con molta attenzione, riceverete una sorpresina!
debby91 ti ringrazio tantissimo, spero che questo capitolo ti possa piacere XD patronustrip spero di non averti fatto aspettare troppo :) Certo che so che la torta di zucca è un simbolo auror ;) Alla prossima :) Enjoy!
Hermione aveva avuto un paio di giorni per pensare a ciò che
era successo e finalmente era giunta ad una conclusione. Gli piaceva. E non un
piacere amichevole. Una vera attrazione. Così in quei ultimi giorni se n’era
andata in giro per la casa con sguardo compiaciuto. Più di una persona le aveva
chiesto se stava bene. Certo che stava bene! Il bambino-che-è-sopravvissuto era
attratto da lei! Non si era mai sentita meglio.
Certo, non era proprio una sorpresa. Di solito attraeva il
sesso opposto come le mosche, e fu felice di riscoprire il suo talento.
Hermione aveva qualcosa in più che la maggior parte degli altri Mangiamorte non
avevano: l'attrazione. L'aveva usata per attrarre un paio di vittime nelle
grinfie del suo padrone e non aveva mai esitato ad usarla a suo vantaggio. Non
andava a letto con tutti, però. In realtà, Draco era stato l'unico che non
aveva ingannato. Beh, lui e l'occasionale prendimi-sono-tua quando usciva la
sera. Ma in realtà, non si era scopata l’intera Gran Bretagna. Era solo uno
stratagemma.
Così, aveva pensato ad un piano. Ora che Harry era
fondamentalmente nelle sue mani, poteva usarlo a suo piacere. Il bacio era
stato solo l'inizio. Lo shock iniziale era ormai svanito e finalmente aveva
trovato un perché delle sue azioni. Era stata la prima volta che non prendeva
iniziativa e l'aveva colta di sorpresa. Naturalmente, non sapeva perché ne era
uscita così sorpresa. Certo, aveva una fidanzata, ma comunque erano ancora a
scuola, non era una relazione duratura. Inoltre, Ginny la trattava come una di
quelle persone da manipolare. La considerava ancora sua amica, ma gli amici non
durano. Non durano mai. Quindi, perché preoccuparsi?
Quel giorno era perfetto per iniziare il suo piano. La
giornata precedente, Fred aveva annunciato a tavola che l'annuale Battaglia a
Palle di neve Weasley si sarebbe tenuta quel pomeriggio. Hermione si era
mostrata entusiasta fin dall'inizio, ma adesso fiammeggiava dalla gioia. Tutte
quelle giornate di formazione finalmente sarebbero state adoprate. Sperava che
non avrebbero esitato a lavorare. Una sfida l'avrebbe aiutata a non distrarsi facilmente.
Sedurre Harry era troppo infantile, qualcosa troppo cliché a cui non pensava
completamente. No. Voleva farlo cadere alla vecchia maniera. Sembrava piacergli
chi stava fingendo di essere, quindi tutto quello che doveva fare era continuare
a recitare. Sembrava così facile considerare di architettare un nuovo piano che
si sarebbe svolto in più di un’occasione. Ma sarebbe servito ad una piacevole pausa.
L'unica cosa che doveva trattenere erano la sue emozioni. Aveva
agito da stupida l’ultima volta! I suoi ormoni si erano ribellati. Sicuramente
era quello il motivo. Il suo battito cardiaco, le mani che sudavano ...tutte sensazioni normali al bacio. Era un
adolescente; era tenuta a fare l'errore di permettere che le sue emozioni si
scatenassero. Ma ora che sapeva cosa cercare, sarebbe stato più facile evitare
che accadesse di nuovo. Non poteva baciarlo. Non fino a quando avrebbe avuto
tutte le emozioni sotto controllo. Se l’avesse tentata, anche se (cosa che
probabilmente avrebbe fatto... quel bacio era stato piuttosto intenso, ne
avrebbe voluto di più) l’avrebbe evitato. Scappare, cercare scuse, fare qualunque
cosa per evitarlo. Semplice come bere un bicchiere d'acqua.
"Hermione, cara, scendi a pranzo?" la voce della
signora Weasley tuonò dalla porta.
Si era chiusa in camera di Ginny per la maggior parte del giorno, a leggere
un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca della scuola, prima di
partire. Era un romanzo su una strega innamorata di un troll. Un racconto epico
d’amore, se avesse dovuto interpretarlo. Era bello sapere che l'amore esisteva
in un mondo fittizio, facendole pensare che la sua vita amorosa nella realtà
fosse migliore.
"Certo, signora Weasley. Arrivo fra un secondo." Mise un pezzo di
pergamena sulla pagina in cui era arrivata e mise il libro sul letto.
Hermione si fece strada giù per le scale e vidi che tutti mangiavano già
velocemente. Era come se non si preoccupassero dei loro sistemi digestivi. Beh,
quando si sarebbero trovati nel bel mezzo della lotta a palle di neve, e
avrebbero avuto dei crampi, non sarebbe andata ad aiutarli, ma si sarebbe
trovata in un angolo a ridere. Quindi, con quel pensiero umoristico, si sedette
accanto a Ron e accatastò una piccola porzione di panini con lo speck e
insalata sul suo piatto. Pensava a come vincere, perché sapeva sarebbe successo.
"Allora, chi è pronto a farsi covare?" chiese Fred
con un sorriso.
L'intera tavola lasciò sfuggire insulti e colorati commenti
che Hermione non poté comprendere. Sorrise e tornò a mangiare, completamente
concentrata sul gioco. Il suono di un apparizione interruppe le conversazioni
intorno a lei e un uomo con una coda di capelli rossi legati al collo comparve.
La signora Weasley si lasciò sfuggire un forte e stridulo "Bill!" e
Hermione riconobbe chiaramente chi era. Harry aveva detto che era uno
spezza-incantesimi per la
Gringott e recentemente si era sposato. Poté vedere un
orecchino sull'orecchio sinistro che assomigliava ad una enorme zanna e notò
che il suo abbigliamento era molto rivoltante. Era molto diverso dagli altri
Weasley, e lo ammirò per questo. Era bello sapere che non erano tutti cloni
l'uno dell'altro.
Dietro di Bill c’era una donna straordinariamente bella, con
lunghi capelli biondi argentei, occhi di un azzurro pallido, e quando rivolse
un sorriso alla signora Weasley, Hermione poté vedere un paio di denti bianchi.
Hermione pensò fosse la moglie di Bill.
"Molly est meravigliozo rivederti.” disse con voce
gutturale, spesso con accento francese.
"Fleur, è sempre un piacere." Rispose la signora Weasley, dandole un
abbraccio.
"Allora mamma, non è ancora iniziato?" chiese Bill, togliendosi il
giubbotto di pelle e lanciandolo su una delle sedie.
La signora Weasley sembrò un tantino infastidita: "No,
inizia dopo pranzo. Ma Bill, tu sei un uomo adulto ormai, non dovresti
gingillarti con stupidi giochi."
"Oh, andiamo mamma, si è giovani una volta sola." Disse con un
sorriso sbilenco.
"Beh, in entrambi i casi, mangia qualcosa prima di affrontare il
freddo."
Disse la signora
Weasley, facendo cenno al tavolo.
Bill annuì e mise una mano intorno alla schiena di Fleur, guidandola verso
la sedia accanto alla sua. Iniziarono a mangiare ed Hermione dovette chiedersi
come avevano fatto ad innamorarsi. Sembravano proprio gli opposti. Bill, con il
suo abbigliamento di pelle a brandelli e una zanna a forma di orecchino, e
Fleur con il maglione celeste e pantaloni della stessa tinta. Una immagine
letterale del fuoco e del ghiaccio. Hermione era così occupata ad osservare la
coppia che saltò in aria quando Bill incontrò i suoi occhi.
"Non credo ci siamo presentati." disse.
Hermione scosse la testa: "No, non lo abbiamo fatto. Io sono Hermione
Granger, un amica di Ron ed Harry."
Evitò apposta di dire il nome di Ginny.
Bill tirò fuori la mano, che Hermione prese senza esitazione. "Piacere
di conoscerti Hermione. Sono Bill e questa è mia moglie, Fleur.” Fece un cenno a Fleur che le
sorrise.
"E’ un vero piasere conosciarti." disse educatamente.
"Lo stesso vale per te." rispose Hermione, stringendo la mano di
Bill.
"Come stanno andando gli affari, George?" chiese Bill.
"Meglio che mai.” rispose George.
"Ho portato un prodotto nuovo." suonò Fred.
"Ma non so se funziona ancora ..." sputò fuori George.
"Non l’hai provato su nessuno?" chiese Bill.
"No noi-" Gli occhi di Fred guizzarono verso Hermione, e si fermò.
"Sì ... speravamo di verificarlo durante la festa."
"Beh, che cos’è?" chiese Bill incuriosito.
Quando Fred e George esposero il loro ultimo prodotto, Hermione osò guardare
il punto in cui Harry si trovava. Sembrava stesse giocherellando con un
tovagliolo, con gli occhi completamente focalizzati su di esso. Se non lo
conosceva bene, avrebbe pensato che stesse cercando di nascondere un rossore.
No, non poteva essere arrossito. Era solo annoiato e aspettava che tutti finissero.
Ma, quando Hermione guardò il suo piatto, vide che non aveva finito col cibo. In effetti, sembrava avesse preso
soltanto pochi bocconi. Strano.
Non si rese conto di fissarlo finché non sentì un paio di occhi che la
puntavano. Spostò gli occhi da Harry per un attimo, e vide Ginny che la fissava
minacciosamente. Non avrebbe permesso che l’ovvia gelosia di Ginny le facesse effetto.
La fissò di rimando e si appoggiò allo schienale della sedia, sfidandola a fare
qualcosa. A quanto pare, Ginny non ci pensò su molto e rivolse l’attenzione alla
conversazione principale. Hermione sorrise in trionfo e rivolse l’attenzione
alla stessa conversazione.
"Allora, dov'è Charlie?" chiese George.
"Già, dov’è il vecchio Dragospiro?" aggiunse Fred.
La signora Weasley guardò Fred per un attimo prima di rispondere: "Sarà
qui in tempo per Natale."
"Molto specifico, mamma." Disse Fred.
"Sì, giunta al punto." Aggiunse George.
"Oh silenzio voi due." Disse in un teso sibilo. "Ha avuto alcune
cose da fare all’ultimo minuto in Romania."
"Charlie è sempre stato un maniaco del lavoro." Disse Bill
allegramente.
Durante la mezz'ora successiva, l’allegria mantenne la conversazione.
Hermione notò che Fleur continuava ad osservare Bill. Non riuscì a capirne il
senso. Se si conoscesse qualcuno seduto proprio accanto a te, che motivo c’era
di guardarlo in un modo che ti faceva pensare che la sedia era vuota?
Onestamente, era una perdita di tempo. Se avesse voluto stancare i minorenni,
almeno avrebbe dovuto farlo utilmente.
"Prendete i cappotti, signore, è tempo d’azione!"
disse George mentre sfrecciava su per le scale.
Hermione alzò gli occhi al cielo quando tutti saltarono
dalle sedie e seguirono il suo esempio. Hermione sfrecciò casualmente dalla
sedia e li seguì a un ritmo più lento, cercando di allontanarsi dal traffico di
persone che raggiungevano le loro stanze. Sentì la signora Weasley dire alcune
parole suggestive tra cui alcune menzioni su quanto stupido ed infantile fosse
il gioco. Hermione era d'accordo, ma sarebbe stato sicuramente divertente
colpire la gente in faccia con palle di fango e freddo.
Ginny era già vestita di tutto punto quando
entrò nella stanza. La testa rossa la spinse di lato fissando la parete di
fronte ed Hermione si trattenne dalla voglia di darle un pugno nello stomaco.
Avrebbe avuto la sua parte nella lotta. Così, senza ulteriori indugi, prese il
cappotto invernale più pesante, guanti di lana e stivali di pelle spessa. Diede un ultimo
sguardo alla stanza, e terminò.
Quando raggiunse il salone, vide che
tutti erano già lì. Parlavano molto animatamente ed Harry fu il primo a notare il
suo arrivo. C’era anche Fleur, infagottata in un brillante cappotto bianco con una
pelliccia attorno al collo e guanti della stessa tonalità. "Eccoti. Ti
stavamo aspettando."
Hermione era sorpresa: "Non dovevate
farlo."
"Lo sappiamo.” disse Ron.
"Ma volevamo farlo." Aggiunse Bill.
"Inoltre, non sarebbe un gioco equo se ti lasciassimo
qui, vero?" chiese Fred retoricamente.
Hermione sorrise al gruppo e seguì
tutti fuori dalla porta d’entrata. La portarono in un giardino e poi in un
campo aperto. Sembrava un frutteto, coperto da una coltre di neve fresca. Era
circondato da alberi e occupava circa la metà di un campo da Quidditch di
Hogwarts. In breve, era perfetto.
Fred e George fronteggiarono il gruppo
e George si mise le mani a coppa sulla bocca, formando un megafono.
"Allineatevi, io e Fred sceglieremo le squadre!"
"Oy! Chi vi ha nominato
capitani?" urlò Ron alla coppia.
I due si guardarono l'un l'altro prima di rispondere
all'unisono, "Noi stessi."
"Ora
allineatevi, branco di nani!" urlò Fred.
Tutti composero un corteo ed Hermione venne
schiacciata tra Harry e Bill. La spalla di Harry toccò la sua per un breve
momento e lei non riuscì ad evitare di trattenere il respiro. Stai calma; non può farti questo effetto. Tu
hai il controllo, non lui. Rimproverò a se stessa. In pochi secondi il suo
corpo si rilassò e lei rimase in piedi, fiera di se stessa per la conquista sugli
ormoni. Ora, tutto quello che doveva fare era non calcolarli e sarebbe stata pronta
a tutto.
George scansionò il gruppo con gli
occhi per un momento, "Ginny".
Ginny si avvicinò con un largo sorriso
e diede il cinque al fratello. Diede ad Hermione un sorriso sornione e lei restituì
lo sguardo. Se voleva giocare, avrebbe ottenuto una lotta infernale.
Fred osservò il gruppo come il fratello
e il suo volto si illuminò quando lo colpì un’idea. "Harry".
Harry si avvicinò a Fred e lo guardò in
modo strano. A quanto pare, non si era aspettato di essere scelto per primo.
Hermione spostò l’attenzione da Harry e la focalizzò su George, che aveva
afferrato il mento tra pollice e indice, pensando.
"Ron." Chiamò.
Ron raggiunse George e si mise vicino alla sorella.
Hermione tornò a guardare Fred e poté giurare di vedere un
luccichio nei suoi occhi. "Hermione".
Lo stomaco di Hermione fece una
giravolta mentre camminava lentamente verso Fred e Harry. Aveva sperato che lei
ed Harry si trovassero in squadre opposte. In quel modo, avrebbe potuto
seguirlo senza essere interrogata. Un flirt senza flop. Ma no, a quanto pare
Fred aveva altre cose in mente. Cercò di non mostrare il suo disappunto mentre
George e Fred sceglievano gli ultimi. Alla fine, la sua squadra si aggiudicò
Fleur e George scelse Bill. Entrambe le squadre formarono un crocchio per
pianificare la loro strategia.
"Va bene" esclamò Fred,
"Voglio Harry con me davanti, ed Hermione e Fleur responsabili della
nostra fortezza. Fate che sia alta e robusta. Usate le munizioni extra, e
quando avete finito unitevi a noi. Lo scopo del gioco è quello di distruggere il
forte della squadra avversaria. Niente incantesimi per renderlo impenetrabile,
ma potete usarne alcuni per costruirlo più velocemente. Tutti pronti?"
Tutti annuirono, "Va bene, al tre. Uno ... due ... tre!"
Hermione volò verso un albero vicino e
cominciò a fare una base per il forte. Fleur non era molto lontana da lei e l’aiutò
a formare la neve. Hermione disse un semplice incantesimo di attaccamento per
far aderire nel modo più semplice la neve, mentre spianava la base. Non le
piaceva ricevere ordini. In realtà, lo detestava. Era già tanto che non si era
avvicinata a Fred per dargli quello che si meritava. Ma, ahimè, sapeva di non
poterlo fare. Oh, come desiderava che quella missione finisse subito, così da
poter smettere di trattenere tutte quelle sensazioni represse.
"La parte divertente arriva quando devi colpire la
gente in faccia con le palle di neve." commentò Hermione, formando
un'altra manciata di neve, e poi minimizzandola con la sua bacchetta.
"Perché dovrasti essere
divertita?" chiese Fleur.
Hermione si strinse nelle spalle, "Perché è
divertente."
"Beh sambra barbaro."
"Mai detto che non lo era." disse Hermione con
leggerezza.
"Tu non sei come le altre ragazze, vero?"
"No."rispose Hermione, "Ma qualsiasi
ragazza normale non sarebbe stata in grado di costruire questo forte prima del
tempo, non è vero?"
E, come previsto, con un colpo finale
della sua bacchetta, il forte fu terminato. Hermione lo guardò con orgoglio e
si voltò a guardare Fleur. Sembrava avere uno sguardo passivo mentre ricambiava
la sua occhiata. Hermione si strinse nelle spalle e cominciò a raggruppare le
palle di neve come le avevano detto. A dire la verità, Fleur non le piaceva
molto. Le sembrava il tipo di snob so-tutto-io che cercava di farla adattare in
una situazione a cui non apparteneva. Hermione odiava impostori del genere.
Fleur l'aiutò con le palle di neve e
quando ne ebbero fatto una cinquantina, decisero di smettere e andarono a
unirsi a Harry e Fred. Hermione si affrettò a trovarli e modellò una palla di
neve tra le mani, fino a raggiungere Fred. Lui sentì la sua presenza in pochi
secondi e si girò verso di lei con un sorriso.
"Il forte è pronto?" Chiese.
Hermione annuì, "Sì."
"Eccellente. Ora vai con Harry e cerca di conquistare
il loro forte. Io e Fleur rimarremo indietro e giocaremo in difesa".
"Io non credo-"
"Hermione,
ascolta. Tu ed Harry siete amici, giusto? Beh, un bacio non dovrebbe
cambiare niente. Ma tieni presente che le invenzioni mie e di George funzionano
spesso." E con questo, egli scattò verso Fleur.
Hermione rimase lì, ammutolita, mentre lo guardava
allontanarsi. Che intendeva dire con
quello? Hermione guardò alla sua destra e vide Harry raccogliere una manciata
di neve e formare una palla. Ricordando il piano, si avvicinò a lui e dimenticò
il consiglio di Fred. Per il momento.
Quando raggiunse Harry, lui la stava
già guardando stranamente. Cercò di non far trapelare le sue vere emozioni
(fastidio, rabbia e una sensazione senza nome che non aveva ancora distinto),
mentre gli diceva: "Fred vuole che io e te conquistiamo il loro
forte."
Harry annuì, "Lo immaginavo."
"Allora, cosa proponi di fare?" Chiese Hermione.
"Improvvisare." Rispose semplicemente.
Hermione aprì la bocca per replicare, ma Harry stava
già correndo verso il forte dell'altra squadra, sul lato opposto del campo.
Emise un aggravato grugnito e lo seguì, con la palla di neve tenuta saldamente
in mano. Si maledisse per non aver portato dei guanti di lana; la neve
fuoriusciva da tutte le parti e le sue mani si stavano intorpidendo.
La fortezza era custodita da Bill ed Hermione si chiese
vagamente perché Harry stesse ancora correndo a tutta velocità verso di lui. In
un istante, se ne rese conto. Era l’esca. Fece una rapida scansione del campo e
vide che Ginny e Fred stavano quasi facendo un incontro di wrestling e Ron
aveva intrappolato Fleur contro un albero, con una palla di neve nella mano
destra. Rapidamente, svignò intorno all'albero più vicino a loro forte e vide
che Harry teneva Bill lontano. Aspettò fino a quando Harry portò Bill a pochi
metri prima di colpire. Giocò il tiro a segno e sparò un Reducto, che spezzò il
forte e spruzzò neve bagnata su tutto il luogo. Hermione si nascose dietro
l'albero e sfuggì appena la doccia fredda.
"LA VITTORIA
E’ NOSTRA!" esplose Fred in un boato.
Hermione uscì da dietro l'albero per
vedere Harry e Fred che correvano verso di lei come razzi. Ebbe appena il tempo
di prepararsi prima di essere schiacciata in un abbraccio di gruppo. Sentiva
l'altra squadra che si lamentava e gemeva, e sorrise compiaciuta. Era bello
vincere per la squadra. Oh, quanto le era mancato.
"E' stato brillante, non posso
credere che sapessi esattamente cosa fare!" l’acclamò Harry.
Hermione dovette mordersi la lingua per trattenere di
nuovo una risposta arrogante. A Harry piaceva la sua indole
"innocente". Se voleva approfittarsi di lui, avrebbe esattamente
recitato come quando si erano baciati. Ma hey, quanto poteva vantarsi per saper
leggere segnali del genere! C'erano voluti anni per perfezionare quella tecnica
e quando una sola persona le faceva complimenti (beh, a parte Draco, ma lui non
contava, aspirava solo a farsi una scopata), non sapeva nemmeno rispondere. Fottuta Ironia.
Hermione decise di fare la timida,
"Grazie! E' solo un dono di natura, credo."
"Beh, è stato dannatamente brillante!" esclamò
Fred.
"Oi!" la voce di Bill suonò da lontano.
Il gruppo guardò Ginny, Bill, George e Ron. Ron scelse di
parlare, "Vogliamo la rivincita!"
Fred sollevò un sopracciglio, "Tutte le rivincite che
volete, tanto vi battiamo lo stesso!"
"Lo vedremo. Gioco
fra cinque minuti." Disse Ginny con un occhiata pericolosa. Beh, pensò si
trattasse di un occhiata pericolosa. Hermione pensò che la
facesse sembrare stitica.
E così fecero un'altra partita. E un’altra ... e
un’altra ancora. Ogni incontro aveva lo stesso risultato, Hermione distruggeva
il forte della squadra avversaria e tutti si crogiolavano nella sua eccellenza.
Fece di tutto per non urlare con tutta la forza che aveva nei polmoni. La
“nuova” Hermione doveva essere modesta. Oh, beh, avrebbe avuto un cuscino per
dopo.
Era l'ultima partita ufficiale ed Hermione si trovava al
suo posto abituale, dal forte opposto. Era fortemente protetto e lei stava cercando
di trovare una buona mira. Harry e Fleur erano una buona distrazione, ma Fred
continuava a darle segnali con la mano, che erano atipici e ovvi. Dovette cambiare
posizione cinque volte di seguito perché Fred continuava a cambiare le sue
stupide tecniche. Quindi, rimase nascosta e vide che Fred cercava dei pretesti
per lei. Perfetto. Ginny era di guardia al forte ed Hermione evitò di correre
verso di lei, per sbatterla fuori dal forte e vincere la partita ancora una
volta. Sarebbe stato troppo strano.
Pensò che Ginny avesse deciso di assumere la posizione
di guardia. Certo, avrebbe cercato di accaparrarsi tutta la gloria. Ma non ci
sarebbe stata gloria nella sua squadra. Hermione era una macchina omicida
altamente qualificata! Specializzata in incursione e tortura. Ginny non aveva
chance. E se le cose non fossero andate bene, aveva sempre in serbo di
ucciderla e nascondere il corpo.
Whoa! Rallenta un
pò, Hermione. Ricorda, devi essere inconspicua. –potrei portarla allo stato di
inconscio, e poi seppellirla ... tecnicamente non l’avrei uccisa. I suoi
polmoni la uccideranno per mancanza di ossigeno e tutto sarà stato causato
dalla natura-Uhh, risposta sbagliata. Devi calmarti e concentrarti sul gioco.-
Gioco?-Sì, la lotta a palle di neve che dovresti vincere per la squadra-Squadra?-Oh,
stai zitta! Sai di non potercela fare da sola.-Certo che posso.-Lascia stare
...
Hermione spostò la bacchetta a pochi
centimetri da Ginny, evitando i pensieri di omicidio, per il momento. Un muto Reducto e il forte venne mandato al
kaput. Ginny si voltò e la sua faccia assunse lo stesso colore dei capelli.
Hermione ridacchiò ad alta voce per la prima volta, mentre la sua squadra festeggiava
avvolgendola in un abbraccio. La cosa cominciava a piacergli; avrebbe potuto
intonare con loro una nuova marcia di vittoria dei Mangiamorte. Avrebbe aiutato
a cambiare le prospettive di incendiare le case della gente e battere i piedi
sulla cenere.
Harry era il più vicino a lei nella
calca, e fu orgogliosa di sapere che quella volta non sentì nulla. Era
completamente insensibile al suo contatto corporale. Fase uno: completata.
Purtroppo, Harry rovinò quel momento stringendola più forte, urlando congratulazioni
al suo orecchio e finendo col darle un bacio sulla guancia. Sì, ecco. Un bacio
sulla guancia. Il suo viso stava arrossendo ma venne mascherato da tutti gli
altri che seguirono il suo esempio e cominciarono a darle altri baci. Fleur le
diede un doppio bacio sulle guance ed Hermione dovette ammettere che tutta quella
attenzione la stava facendo sentire a disagio. Alla fine, chiusero il gioco
dopo quell'ultima partita.
Hermione seguì tutti gli altri e
strofinò via la saliva dalla guancia. Almeno, era quello che stava imponendo a
se stessa di fare. In realtà, la guancia bruciava nel punto esatto in cui Harry
l’aveva baciata. E si era convinta che sarebbe stato facile. Per Harry era
ancora divertente e non sarebbe potuta andare avanti col suo piano se la cosa
si fosse fermata a quello stato. Ma se continuava a creare acrobazie come quelle,
non sarebbe mai accaduto. Dannazione.Trascrizione fonetica
Sentì un caldo sollievo quando entrò in cucina. C’era
odore di cioccolata calda e di biscotti. Hermione si tolse il cappotto coperto
di neve e lo mise con tutti gli altri vicino alla stufa in acciaio. Tutti si
erano raccolti intorno al caldo fuoco nel soggiorno e le si trovò un posto a
sedere su una delle poltrone. Harry e Ginny erano su un divanetto, una mano
intorno alla vita dell’atra. Ma andiamo, potevano cercare di non comportarsi
come una coppia normale per almeno dieci minuti, così da far passare la nausea?
Ginny le indirizzò un sorriso maligno e sapeva che non sarebbe stato il caso di
chiederglielo. Doveva imparare a convivere con questa situazione. Inoltre, più lo
vedeva, più si abituava, e più forte diventava. In realtà, andava tutto a suo
favore.
E così, con della cioccolata calda in mano, guardava il
fuoco. Sentì il forte rumore di uno schiaffo o di un casto bacio e si raddrizzò
per la tensione. Non si sarebbe voltata, avrebbe solo ottenuto una pessima reazione,
e questo era l'ultima cosa che voleva. No, avrebbe fissato il fuoco senza
curarsi di quella situazione. La pratica rende perfetti, dopo tutto. Nel tempo in
cui avrebbe imparato ad essere insensibile a tutto, sarebbe stata un
professionista. Tutto sarebbe stato perfetto.
Sentì del solletico sul naso, che
cercava un’alternativa diversa, ma decise di ignorarla.
Tornata, finalmente :) Come vi sembra Hermione in questi ultimi tempi? Beh qualcosina sta cambiando, non notate? ;)
ringrazio tantissimo roxy_xyz (sì, anch'io adoro i gemelli Weasley), debby91, odio il comportamento di Ginny, davvero, e patronustrip, che puntualmente commenta tutti i capitoli, grazie davvero :) Alla prossima :) Enjoy!
Capitolo 13 *** Alcune feste sono peggio della tortura ***
Alcune
feste sono peggio della tortura
Era rimasta solo un’ora prima che la festa iniziasse.
Hermione aveva aiutato la signora Weasley in cucina con gli spuntini per quasi
tre ore. Inizialmente, aveva insistito per non mangiare niente, pensando di non
voler rovinare il duro lavoro. Ma, naturalmente, alla fine, cedette dopo che la
signora Weasley cominciò a narrarle alcuni argomenti persuasivi, e non ce la
fece a rifiutare. Avrebbero dovuto denominare quella donna operatrice di
miracoli.
Mentre si asciugava le mani dalla farina in eccesso, la
signora Weasley la guardò con un piccolo sorriso. "Beh penso che abbiamo
quasi finito."
Entrambe si voltarono a guardare il tavolo al centro della
cucina, che era ormai coperto di pasticcini, fish and chips, e tutto quello che
si poteva immaginare avesse una tinta rossa e verde. Ciò significava tutto,
tranne la stessa cucina. Hermione guardò la tavola sentendosi realizzata, con
una certa aura orgogliosa. Se qualcuno le avesse detto che avrebbe aiutato
qualcuno a cucinare per un gruppo di adolescenti, avrebbe tentato di ucciderlo prima
che presentasse un’idea così assurda. Ma ora le cose erano cambiate.
“Ora, rimane solo il
tacchino da preparare, dovrebbe essere pronto per cena." Guardando
l'orologio, si voltò verso Hermione, "Dovresti andare a prepararti per la
festa."
"Ma il-"
"No, niente ma. Mi prenderò cura del resto. Sei stata
più che utile in queste ultime ore, il minimo che puoi fare è farti bella e
carina per la festa. Ora sciò!" Sventolò le mani ed Hermione seguì a malincuore
il consiglio.
Arrivò alla stanza di Ginny e chiuse la porta. Fortunatamente,
Ginny era in giro per la casa, a pulire e spolverare proprio come lei ed Harry
avevano fatto pochi giorni prima. Sospirando, Hermione si avvicinò alla borsa che
conteneva il vestito per la festa. Il giorno precedente, la signora Weasley
aveva portato lei e Ginny a comprare il vestito per la festa a Diagon Alley.
Ginny impiegò tre ore in ogni negozio, ma finì a mani vuote, ed Hermione fece
di tutto per non strapparle i capelli. Lei, invece, aveva trovato il suo
vestito al primo negozio; un abito a impero verde con un taglio argento sul
busto e un doppio strato di chiffon al di sotto.
Ginny, dopo circa tre negozi, trovò il suo vestito. Era un
abito scollato argento tempestato di paiette che le arrivava al ginocchio e la rendeva
bellissima. La signora Weasley accettò di comprare il vestito solo perché era
in saldo ... oh, e perché lei era una bambina viziata.
Ad Hermione non erano mai importate le feste. Le uniche a
cui avesse partecipato erano quelle tenute presso villa Malfoy e in quelle finiva
sempre per desiderare una morte precoce. I Malfoy coglievano ogni opportunità
per organizzare feste e mostrare le loro ricchezze, e questo comprendeva usare il
compleanno di Hermione. Era sempre costretta ad uscire dai confini della sua
camera e ad essere avvolta in abiti sottilissimi e gioielli, con la sola
compagnia di Draco. Aveva la sensazione che quella festa non sarebbe stata
molto diversa. Erano tutte uguali.
Hermione fece scivolare il vestito sopra la testa e lo
aggiustò intorno al corpo, palpandolo per fare in modo che fosse indossato
correttamente. Andò verso lo specchio posto contro il muro e guardò il suo
riflesso. Era un vestito completamente diverso da tutti quelli che aveva
indossato. In realtà, l’aveva scelto per la sua semplicità e la mancanza di
regalità. Tutti quelli che era stata costretta ad indossare erano eleganti e pieni
di disegni a fronzoli. Il denaro più semplice comprava. Se ci avesse pensato a
lungo, avrebbe realizzato di essersi rovinata.
Voltandosi, scivolò su un paio di scarpe d'argento che aveva
comprato in tinta con l’abito e si diresse giù per le scale. Non aveva voglia
di curarsi i capelli. Le voci al piano di sotto si fecero più forti mentre
scendeva, conversazioni vuote piene di parole vuote. Forse se fosse stata
abbastanza silenziosa, non l’avrebbero notata. Ma, ci sarebbe sempre stato un
pezzo di legno che scricchiolava. Così, quando pensò di scivolare davanti a
loro, silenziosa come un topo, ebbe la peggio. All’ultimo secondo mosse
inavvertitamente un piede e tutta la stanza si voltò a guardarla. Fred, George,
Ron, Harry, Bill e Fleur fissarono Hermione mentre questa denigrava i denti per
la frustrazione. Sembrava che tutti avessero qualcosa da dire, come se un onta
di complimenti stesse per spuntare dalle loro bocche.
"Accidenti!" sussurrò Ron.
"Sei ..." iniziò Fred.
"Dannatamente fantastica!" finì George.
"Très magnifique!" sgorgò Fleur.
"Sei bellissima."
Disse Bill con un sorriso.
L'unica persona che non disse nulla fu Harry, dato che era troppo occupato a
guardarla. Hermione avrebbe dovuto essere gratificata dal non ricevere alcuna
reazione da parte sua. Ma tutto quello che riuscì a sentire era la sua faccia che
arrossiva. Aveva seriamente bisogno di ricomporsi, e il più veloce possibile. E,
nel momento in cui riuscì a farsene una ragione, il calore si affievolì.
Sorrise a tutti ringraziandoli e si sedette sul divano. Spostò per un secondo
lo sguardo verso Harry e scoprì che i suoi occhi la stavano già fissando. Fece
del suo meglio per rivolgergli un sorriso dolce e innocente. Ma il suo
tentativo venne schiacciato quando quello si volse all'improvviso. Che c’era
che non andava in lui?
Ginny scese le scale poco dopo, guadagnandosi dei fischi da lupo da Fred e
George. Le sue pallide gambe erano molto affascinanti e aveva i capelli rossi
arricciati e innaturalmente lucidi. Hermione non poté fare a meno di provare
una fitta di gelosia. Ginny era splendida e improvvisamente, si pentì di aver
puntato sul semplice. Non avrebbe dovuto trascurarsi tanto, la cosa portava
solo a situazioni del genere. A emozioni del genere.
"Ginny, sei splendida." Sentì dire da Harry, che le dava un bacio
sulle labbra.
Fu un bene che Ginny girò la testa, altrimenti avrebbe potuto vomitarle sul
vestito. Oh, sarebbe stato un peccato. Una cosa davvero tragica. Ma, ahimè,
sentiva ancora la nausea nella parte inferiore dello stomaco, che triturava la
sua pelle. Non aiutava la situazione. La festa non era ancora iniziata e lei era
già depressa. Perfetto.
Un secondo dopo qualcuno bussò alla porta ed Hermione
represse un gemito. Tempo per cercare
un angolo e mettere il broncio.
La folla squittì mentre lei si alzava e si dirigeva verso il
punto in cui la signora Weasley aveva posto il punch. Si versò un bicchiere e
lo sorseggiò con cautela; inghiottì il liquido fruttato nel suo palato. Avrebbe
voluto fosse drogato con un po' di whisky incendiario così da poterlo almeno
gustare, anche se si trattava di una bufala. Se ricordava correttamente la
ricetta, avrebbe potuto metterne un po’. Scosse i pensieri dalla testa prima di
approfondirli. Non aveva bisogno di mostrare il suo disgusto davanti a
innocenti passanti. Beh, almeno non per il momento. Inoltre, se la signora
Weasley l’avesse scoperto, avrebbe scatenato l’inferno.
"Ciao."
Hermione si voltò e vide un paio di grandi occhi argentati che la guardavano
e sorrise flebilmente. "Ciao, Luna."
L’abito di Luna era formato da una moltitudine di diverse tonalità di
modelli e tessuti blu, il tutto accompagnato da diversi strati. Aveva ancora
indosso la collana con il sughero di burrobirra e gli orecchini col ravanello ed
Hermione si chiese quand’era stata l’ultima volta che se li era tolti. I suoi capelli
di platino erano raccolti in una unica treccia francese che arrivava fino alla schiena
e si snodava in alcuni boccoli e portava le scarpe da ginnastica, una con lacci
di colore arcobaleno, l'altra con stelle blu e bianche.
"Come sta andando?" Chiese la bionda.
"Che vuoi dire?"
"Con Ginny e Harry, naturalmente." Rispose Luna semplicemente.
"Oh, beh ..."
Il
viso di Hermione si rabbuiò.
"Sì, sono una coppia prototipo, vero?" chiese Luna, guardando
Harry e Ginny che parlavano con Seamus e Dean. "Ma se ho ragione ... i
nargilli cercheranno di disturbarli quando si metteranno sotto il
vischio." Indirizzò lo sguardo verso il brillante assetto rosa.
"Nargilli?" Chiese Hermione.
Si voltò di nuovo verso di lei, "Sì, nargilli. Infestano spesso il
vischio, a meno che non ci sia qualche altro tipo di arbusto in giro. Aiutano o
interrompono il momento che merita la coppia, a tempo prestabilito."
"Che faranno a Harry e Ginny?"
Luna la guardò in modo strano, "
Non
faranno niente. Spargeranno semplicemente della cenere invisibile sulle loro
teste."
"E questo cosa comporta?"
Luna alzò gli occhi al cielo, "Non lo so. Cosa pensi che sia, uno
psichiatra?"
"Mi dispiace Io-"
"Harry e Ginny affronteranno il destino che i nargilli hanno predetto per
loro. Nessun altro può controllarlo, neanche se i desideri più nascosti pregano
loro di realizzarli."
Hermione solcò la fronte, "Scusami?"
"Passa una bella serata, Hermione." La salutò e si voltò per andare
da Ron.
Luna finiva sempre per confonderla più del dovuto. Doveva imparare a
sintonizzarsi con lei. Giusto le disse
la sua mente con sarcasmo, sei così brava
in queste cose.
Brontolando, si diresse verso il caminetto, sedendosi di fronte. Mentre
fissava le fiamme, lasciò che la sua mente si svuotasse. Come avrebbe voluto trovarsi
di nuovo a Hogwarts, così da poter immergersi negli studi. Era sempre una buona
distrazione. Beh, fino a quando qualcuno si accorgeva di lei e cominciava a
chiederle se qualcosa non andava. A quella persona avrebbe risposto
"Nulla", solo per farla andare via. Onestamente, le persone riuscivano
a riconoscere i segnali che qualcuno mandava quando voleva essere lasciato in pace?
A volte il contatto umano diventava
quasi insopportabile.
Intorno a lei, la festa era in pieno svolgimento.
L'ultimo degli ospiti era appena arrivato e non sarebbe passato molto prima che
la cena fosse stata servita. Sembrava che tutti quelli del loro stesso anno si
trovassero lì-salvo i Serpeverde, ovviamente. Sarebbe stato bello vedere Draco.
Le mancava. Era la sua prima vacanza senza di lui e sentiva che quel vuoto la
spingeva verso un buio precipizio.
"Andiamo, Harry!" la voce di
Ginny strillò dietro di lei.
"Ginny, ti ho già detto che non credo sia una buona
idea."
Hermione voltò il collo e vide la testa rossa che
trasportava Harry all’ingresso della cucina, avvinghiata al suo braccio.
"Perché no?" chiese lei con una smorfia, tirando
più forte il suo braccio.
"Perché non sappiamo se funziona, ecco perché
no." Disse lui a denti stretti. Dalla posizione in cui si trovava,
sembrava che Ginny fosse più forte di quanto Hermione avesse inizialmente immaginato.
"Beh, possiamo almeno provarlo!" disse
allegramente. "I miei genitori non ci guarderanno, stai tranquillo. Non
devi essere così puritano."
"Non sono
puritano, Gin, e lo sai." Disse con leggero divertimento.
Hermione vide un filo di rossore abbellire le guance di
Ginny prima che questo sparisse rapidamente per essere sostituito da
un'espressione di pietra. "Beh, allora di cosa ti preoccupi? Se non
funziona, possiamo semplicemente dire a Fred e George di risolvere il problema."
"Ginny ..." l’avvertì.
Ignorando la sua supplica, gli diede uno duro
strattone, ed entrambi si posizionarono sotto il vischio. Hermione trattenne il
respiro mentre Ginny guardava Harry con un sorriso vittorioso. Harry aveva
l’aria di voler essere ovunque tranne che lì, e guizzava gli occhi per tutta la
stanza. Hermione guardò l’assetto rosa che iniziò a schizzare un mucchio di
polvere, proprio come aveva fatto quando lei ed Harry si erano trovati lì
sotto. Quel grande, sciatto bacio la tirò su, ma quando cominciò a girarsi dall’altra
parte, qualcosa catturò la sua attenzione che rivolse immediatamente alla
coppia. La polvere accerchiava i due e l’attenzione di tutta la stanza si
spostò su di loro, ma qualcosa non andava ... la polvere di un rosso pallido era
diversa dalla lucentezza opaca che aveva visto quando c’erano stati lei e
Harry.
I due non sembrarono accorgersene,
poichè Ginny guardò la folla e fece una piccola strizzatina d'occhio rivolta ad
Hermione, prima di issarsi per catturare le labbra di Harry. Hermione
rabbrividì e fece per allontanarsi di nuovo, ma per la seconda volta, qualcosa
la fermò. Ginny e Harry si staccarano bruscamente, come se li avesse divisi una
mano invisibile, ed entrambi volarono ai lati opposti della stanza. Domande, espressioni
di sorpresa e anche alcune risate scoppiarono in tutta la stanza ed Hermione cercò
di resistere alla tentazione di andare a confortare Harry, che massaggiava il
suo collo, sbattuto contro la libreria.
Ginny, d'altra parte, aveva colpito un angolo in cui si
trovava un albero di Natale e si alzò facilmente, senza alcun segno di lesioni.
Si precipitò a fianco di Harry e lo aiutò a rialzarsi, facendo esplodere il
fuoco nel basso ventre di Hermione.
"Oh Harry, stai bene?" chiese
debolmente con voce dolce.
"Sto bene." Disse lui cupamente.
Ginny gli fece un piccolo sorriso: "Beh, credo che
dovremo prendere Fred e George e ..."
"Non c'è n’è bisogno." Fred
spuntò, saltando nel punto in cui si trovavano. George lo seguì rapidamente e osservò
la coppia con un grande sorriso.
"D’accordo siete..." disse
Ginny freddamente "La vostra piccola invenzione è difettosa."
George rimase a bocca aperta e si mise una mano sul cuore:
"Perché sorellina? Mi offendi, così."
"La nostra invenzione ..."
"Difettosa?"
"E 'uno scandalo!"
"Onestamente, pensi che avremmo fatto qualcosa che
non funzioni?"
"Sì, tu sei ... sei solo ... GELOSA!"
Ginny li guardò ironicamente, con le braccia incrociate
sul petto, "Certo ... io gelosa ... sì, certo."
"LO
SAPEVAMO!" gridarono all'unisono.
Hermione
poté notare che tutta la stanza roteava gli occhi al piccolo sfogo dei gemelli.
Era difficile non notare la ridicolezza. Ma
Hermione sperò per sé che Ginny finisse per vincere il litigio. Aspetta.
Chi voleva prendere in giro? Era Ginny. E
poi, Hermione sapeva già che il vischio era difettoso.
"Il punto è che voi due dovete
risolvere il problema. Ora."
Borbottò Ginny.
"Whoa", disse Fred,
indietreggiando un po' come se l’avesse colpito il vento. "Che fretta c'è?
Puoi baciare Harry ogni volta che vuoi, non c'è bisogno di rendere la cosa
pubblica."
Hermione capì perché ne aveva
bisogno. Quella buttana.
"Beh allora perché lo avete
appeso, se non funziona? Ci saranno persone in tutta la stanza che finiranno
con quelle sbagliate! Si scatenerà un pandemonio e sarà tutto colpa
vostra."
I gemelli si guardarono in faccia prima
di parlare contemporaneamente, "Evidentemente, hai bisogno di uno
psichiatra."
Ginny li guardò con un sopracciglio alzato. Aprì la bocca
per ribattere, ma una penetrante voce la interruppe. "La cena è
pronta!"
Il signore e la signora Weasley
entrarono dalla cucina, e si fermarono all’entrata. Il vischio emise la
polvere; divenne opaca mentre si formava intorno ai due anziani Weasley,
avvolgendoli in una bolla familiare. Hermione, così come molti altri invitati
guardarono con meraviglia il fagotto e la coppia sotto di esso. La signora
Weasley si rivolse alla folla e arrossì quando si rese conto in che tipo di
situazione si era cacciata. Il signor Weasley, tuttavia, raccolse l’imbarazzata
moglie fra le sue braccia e le piantò un dolce bacio sulle labbra. Dei fischi rimbombarono
per tutta la stanza, mescolati a un paio di battute provenienti dai loro figli.
Quando si separarono, la signora
Weasley aveva l’aspetto di un pomodoro maturo e il signor Weasley sorrideva
come se il Natale fosse arrivato in anticipo. Hermione li guardò con invidia.
L’amore. Era una cosa banale, ma oh, così estranea ai suoi occhi. Era bello
sapere che il vischio funzionava su qualcuno. Aspetta un secondo ...
Hermione si voltò rapidamente per
vedere che Harry la guardava con gli occhi sbarrati. Ginny era ignara di
questo, ma il suo volto era contorto da pura rabbia mentre guardava Fred e
George. Fred cercava di evitare gli occhi della sorella e George stava
discretamente muovendo le mani per proteggere una parte molto sensibile
dell'anatomia maschile, prima di essere ferito.
"Be come puoi vedere..."
iniziò George.
"E’ aggiustato." Terminò Fred debolmente.
Ginny continuo a fissarli. Ma dopo un
po' di tempo, guardò Harry ed Hermione e urlò, esasperata, sfrecciando fuori
dalla stanza e salendo le scale. La connessione fra i due s’interruppe quando incontrarono
gli occhi di Ginny. Harry gettò un fugace ultimo sguardo ad Hermione prima di
correre su per le scale dietro la sua fidanzata. Ebbe la sensazione che stesse
cercando di chiederle scusa. La cosa non aiutava il sentimento che partiva dal
suo basso ventre fino ad arrivare alle punte dei piedi. Sentì un paio di occhi che
la fissavano e allungò il collo per vedere Fred che accennava al piano di
sopra. "Vagli dietro." Mormorò.
Hermione scosse la testa ma lui l’avvertì con lo
sguardo. Non sapeva il perché, ma si sentì obbligata ad obbedirgli. Non c'era segno
di Legilimens che le scrutava il cervello ... cos’era allora? Istinto? Beh,
qualunque cosa fosse, fu sufficiente per farla alzare dalla sedia. Andò su per
le scale con un solo pensiero che le pulsava in testa, Il vischio funzionava o no?
Raggiunse la stanza di Ginny e sentì
due voci soffocate. Una maschile, l’altra femminile; i loro toni si
sovrapponevano normalmente. Hermione avrebbe voluto assistere di persona, ma
sapeva che non avrebbe dovuto interrompere quel particolare argomento. Così accostò
l'orecchio contro la porta. Per una volta, fu grato che i Weasley non si
potessero permettere molto. E in questo caso, si riveriva allo spessore del
legno delle porte.
"Ginny adesso calmati, ok?" cercò
di dire Harry con calma.
"Calmarmi ... calmarmi?
Come diavolo faccio a calmarmi quando tu ..." Si interruppe, come se
avesse avuto paura di continuare.
"Quando io cosa?" Chiese Harry lentamente. Lei
non rispose, così lui ripeté la domanda, "Ginny, quando io cosa?"
"QUANDO L’HAI BACIATA, ECCO COSA!" gridò.
Hermione si mise una mano alla bocca e si allontanò dalla
porta. Come aveva fatto a saperlo?
Harry sembrò avere la sua stessa reazione, visto che prese
del tempo per rispondere alla forte esplosione. "Come hai fatto ... quando
hai ...?"
"L'ho visto, stronzo!" Disse senza mezzi
termini. "Io ero lì!"
Hermione ci pensò per un momento. Lei
di certo non si era accorta di nessuno oltre a se stessa, Harry, e Fred. Ma
Ginny avrebbe potuto scendere le scale e, nel frattempo, vederli. Era tutto
così paradossale che non volle neanche pensarci.
"Ginny, è stato solo un bacio, non significava
nulla." Disse Harry con calma.
"Oh, davvero? Allora spiegami cos'è successo giù."
Hermione poté immaginare che aveva incrociato le braccia.
"Quella cosa ... beh ... come hanno detto loro, deve
essere aggiustata." Rispose debolmente.
Ginny rise beffardamente. "Non stavo parlando solo
del vischio, Harry. Parlavo del modo in cui vi mangiavate con gli occhi."
Non ci stavamo
mangiando con gli occhi! Urlò Hermione internamente.
Ginny rimase silenziosa per un po’. Hermione stava
aspettando con impazienza, volendo sentire la sua risposta. Cosa avevano da
negare? Mica scopavano o facevano altro segretamente. Rise dentro di sé per
quel pensiero. Non sarebbe mai andata così basso da scopare con il suo
obiettivo. Era già un male che stava cominciando a provare affetto per lui, ma scoparci
era una cosa praticamente off-limits. Se mai avesse voluto scopare con lei (cosa
di cui non aveva dubbi pensava di voler fare), l’avrebbe facilmente spinto via.
La voce tranquilla di Ginny interruppe
i suoi pensieri e premette ancora una volta l'orecchio contro la sottile porta e
tese ad ascoltare. "Se non riesci a capirlo ... Non vedo come
possa ancora continuare."
"Cosa ... cosa non può continuare?"
"Noi" disse, sussurrando appena.
Ci fu silenzio ed Hermione non seppe se saltare dalla
gioia o rannicchiarsi in un angolo a piangere.
"Io ... non ce la faccio più." disse con lo
stesso tono.
"E’ così?"
"Si Harry, è così.”
Un'altra pausa. "Allora, che facciamo adesso?"
"Puoi uscire dalla mia stanza e lasciarmi in pace."
Disse in modo mellifluo, quasi come se gli avesse chiesto di andare a prendere
un bicchiere d'acqua.
"D’accordo."
Hermione sentì dei passi e si mosse per
raggiungere l'altro lato del corridoio, almeno per evitare che la porta le
sbattesse in faccia. Scontrò la schiena con il muro proprio quando la porta
della stanza di Ginny si aprì ed Harry uscì, sia esausto che sconsolato. Il suo
sguardo si concentrò sul pavimento ed Hermione pensò che forse non l’avrebbe vista.
Se
solo fosse stata così fortunata.
I suoi passi si fermarono quando la
vide, sdraiata a casaccio contro la parete opposta, con il vestito che le
scorreva intorno e gli occhi fermi sul pavimento. I loro occhi si incontrarono
allo stesso tempo ed avvenne quasi una connessione inespressa che permise loro
di parlare attraverso gli sguardi. Cercavano una soluzione, un modo che
rendesse tutti felici e che non potesse avere conseguenze disastrose. Ma chi
volevano prendere in giro? Non esisteva una soluzione tale da non ferire le
persone durante il processo. Così, in quell’istante, ci fu un accordo fra di
loro. Se la gente credeva che non ci fosse niente tra loro, allora non ci
sarebbe stato nulla.
Harry Potter ed Hermione Granger
avrebbero dovuto evitarsi, per il momento.
"Io la amo." Disse in un borbottio.
Lei annuì, anche se la pensava
diversamente, e per un momento non riuscì a simpatizzare con lui. Ma era sempre
stata brava a mentire. "Capisco." Veleno liquido.
Le mandò un piccolo sorriso, cercando
di rassicurarla. Non smettevano comunque di essere migliori amici. Si
conoscevano da pochi mesi dopo tutto, avrebbero continuato a comportarsi
normalmente. O vicini come due persone normali. Tutto sarebbe tornato a posto. Harry
avrebbe riconquistato la fiducia di Ginny o avrebbe scoperto cosa diavolo intendeva
ed Hermione avrebbe completato la sua missione con più facilità. Semplice. Ma
se era così semplice, perché sentiva quel bruciore al petto? Era una brutta
idea?
"Ci vediamo in giro?"
"Sì".
In quel momento una bomba scoppiò nelle loro teste. Quanto
tempo avrebbero aspettato prima che quel piano si sarebbe ritorto contro di
loro? Solo il tempo l’avrebbe detto.
Oi, oi, oi qui le cose si mettono male.. riuscirà Hermione a resistere alle a questi compromessi? Quale sarà la prossima mossa di Ginny? Harry è o no innamorato di Ginny? Spero di sentire i vostri pareri :)
ringrazio infinitamente patronustrip, roxy_xyz (sì, anch'io avrei evitato di ripetere le palle di neve XD), e debby91, grazie mille per i complimenti, spero che noterai la reazione di Ron nei prossimi capitoli ;) Alla prossima :) Enjoy!
Hermione e Ginny si svegliarono di colpo la mattina di
Natale a causa di un forte rumore che fece palpitare i loro timpani e scuotere
la pelle dai brividi. Guardarono rapidamente in giro per cercare la fonte del
rumore, ed Hermione vide un piccolo ed elettrico corno rosso che galleggiava
nel bel mezzo della stanza, non più grande di un boccino. Si alzò per cercare
di farlo andare via, ma questo si mosse velocemente ed evitò la sua mano.
Ringhiando, Hermione guardò l'orologio. Le cinque del mattino. Quella cosa le
aveva svegliate alle cinque del mattino. Hermione riteneva di essere una
persona mattiniera ma pensò che quella situazione fosse ridicola. Ci si
aspettava che le persone dormissero durante le vacanze, non che venissero svegliate
da una minuscola tromba per un qualsiasi allarme.
Ginny, come Hermione, prese a comportarsi allo stesso modo,
mentre, intontita, si alzava e si dirigeva verso la porta, assonnata. Hermione
si chiese vagamente perché stesse facendo un tale sforzo per uscire dalla
stanza quando era chiaro che era ancora mezza addormentata. Ma, smise di farsi
domande quando, spalancando la porta, vide Fred e George tentare di sentire
attraverso la porta, ovviamente, in attesa di qualcosa. Era naturale che si comportassero in quel modo.Pensò Hermione con una smorfia.
Il corno volò immediatamente fra le
mani di George, che spinse quello che sembrava essere un piccolo pulsante sul
fondo, e si sgonfiò nel palmo della mano come un palloncino, che intascò
rapidamente. Vide Ginny mettersi una mano sul fianco mentre l'altra sosteneva
il corpo contro lo stipite. Hermione temé -okay, sperò- che la mano di Ginny avrebbe
presto perso l’equilibrio e che lei fosse crollata a terra. La voce di Fred la
riportò sulla terra e il tono energico le faceva venir voglia di chiudere la
porta.
"Buon Natale!" Gridò
ad alta voce.
"Spero che il piccolo Lutero non
vi abbia svegliato da ahem qualche
piacevole sogno." George strizzò l'occhio in direzione di Hermione. Lei
gli lanciò uno sguardo strano, non capendo perché stesse prendendo lei come
esempio. Pensavano che avesse sognato? Soprattutto cosa? Disgustante.
"Perché ci avete svegliate così
presto? I regali non vanno da nessuna parte."
Fred e George si guardarono l'un l'altro in modo cattivo,
"Come lo sai?"
Ginny li derise ed Hermione soppresse
una risatina. La situazione smise subito di essere divertente quando i loro
volti si fecero seri. Ginny fece per lasciare la stanza, quando qualcuno aprì
il loro regalo.
"Smettila. Ora per favore, prendi il tuo piccolo
giocattolo ed esci, così che possiamo tornare a dormire." Disse Ginny a
denti stretti.
"Mi dispiace, sorellina, non si può fare." Disse George, mettendosi
le mani in tasca.
"Mamma e papà sono svegli dalle quattro per Charlie e dicono che tutti devono
scendere alle cinque per i regali."
Continuò Fred.
Ginny guardò Hermione per un secondo e nuovamente si voltò
verso i sorridenti gemelli. Sospirando, si chinò e disse con tono sottile,
"C'è il caffè?"
"Tre pentole,"disse George altrettanto silenzioso.
"Ci sto" disse Ginny spingendo Fred e George, e
correndo giù per le scale. Hermione non capì come facesse il caffè a motivare così
tanto una persona. Si era alzata, e sarebbe rimasta sveglia. Questo era il modo
in cui lavorava il suo corpo.
Sentì un
paio di piedi che si avvicinavano a lei e guardando verso l’altro, vide Fred
che le sorrideva. Le tese una mano, "Vieni Bella Addormentata, sotto ti
aspettano molti regali."
Hermione gli lanciò uno sguardo:
"Io non penso."
L’altro
s’accigliò e si chinò inginocchiandosi. "E
perché dici una cosa del genere?"
Hermione si strinse nelle spalle, "Non sono mai stata
un grande fan del Natale."
Fred le fece un piccolo sorriso,
"Beh, le cose stanno per cambiare. Sei in territorio Weasley ora. Tutti quelli
che escono da questa casa non se ne vanno mai prima della cena di Natale."
"Sì certo, lo capisco, ma
..." s’interruppe lei.
"Ma cosa?"
Hermione sospirò risolutamente "Niente. Andiamo ad
aprire i regali."
Fred non sembrava convinto, ma l’aiutò
ad alzarsi e scese con lei le scale per arrivare nel salotto che era già pieno
di gente in pigiama, che teneva tazze di caffè caldo e sceglieva i propri
regali. Fleur sembrava brillare nella bianca camicia da notte di seta e nel
vestito in corrispondenza, guardando l'atmosfera e sorridendo ogni volta che
poteva. Hermione cercò di non dimenticare di scoprire in seguito di cosa si
trattasse.
Fred la invitò a sedersi tra chi presunse fosse Charlie e,
con suo orrore, Harry. Charlie era molto tozzo e chiaramente aveva preso la
maggior parte delle lentiggini di famiglia. Non pensava che qualcuno potesse battere
Ron in materia, ma capì di essersi sbagliata. Punto per Charlie.
Era troppo tardi per alzarsi e muoversi
senza farsi notare così fece del suo meglio per non toccarlo. Purtroppo, il
divano non glielo stava permettendo. I loro bracci si toccarono e dovette
controllare i brividi che le partivano dal braccio salendo fino alla colonna
vertebrale. Credette di vedere Harry respirare profondamente, ma smorzò quel
pensiero e accusò l’imbarazzante situazione in cui si trovavano. Si erano
ignorati con successo negli ultimi giorni e avrebbero potuto perdere tutto per
niente.
"Va bene, siete tutti qui?"
chiese la signora Weasley dalla volta della cucina. Dopo la festa, Fred e
George avevano deciso di provare il loro Vischio speciale su molte coppie che
vennero gettate per la stanza e che causarono danni agli scaffali pieni del
materiale che la signora Weasley usava per la maglieria.
"Sì mamma, l'ultimo è finalmente arrivato." Disse
Bill scherzosamente e Ginny gli fece la linguaccia.
"Perfetto". Battè le mani e i regali che
erano stati messi sotto l'albero galleggiarono precariamente in tutta la stanza
e atterrarono davanti a coloro ai quali erano destinati.
Ogni membro della stanza ricevette una sottile scatola, avvolta in carta
rossa e bianca e un nastro d’uguale colore nel quale Hermione pensò vi fossero
i maglioni di cui Harry le aveva parlato. A parte quel dono uguale per tutti,
Hermione fu sorpresa di vedere altri tre pacchetti extra di fronte a lei.
"Credo che quest'anno andremo dal più giovane al più vecchio, d’accordo?"
chiese la signora Weasley alla stanza.
Seguirono lamenti e gemiti a quella dichiarazione, cosa che Ginny non fece,
mettendosi ad agitare il pugno in aria in segno di trionfo. Si mise subito ad
aprire i regali, riducendo i doni accuratamente avvolti, in brandelli. Prima di
tutti, aprì la scatola del maglione ed Hermione ebbe una chiara idea di come
erano fatti. Quello di Ginny era di un viola brillante e poté vedere un grande
G cucita sul davanti, in una tonalità più scura. Era, ovviamente, fatto a mano
ed Hermione capì finalmente il motivo per cui ci teneva così tanto. Erano stati
fatti esclusivamente per loro e nessuno era identico ad un altro. Il volto di
Ginny scoppiò in un sorriso, e ringraziò la madre con sincerità.
Ginny ricevette altri piccoli doni da ognuno dei fratelli maggiori; prodotti
rosa confezionati dal negozio di Fred e George, autentico cioccolato rumeno da
Charlie, gioielli da Fleur e Bill, e un set di penne nuove da Percy, che non
era riuscito a venire. Scartò un pacchetto azzurro il più rapidamente possibile
e si fermò quando vide quello che c'era dentro- un medaglione d'oro. Harry evitò
gli occhi di Ginny e cambiò posizione sul divano. Hermione poté sentire la
tensione nell'aria e desiderò scappare via. L'ultima cosa che voleva sentire era un'altra accesa discussione.
Harry era il prossimo e il colore del suo maglione era quel verde smeraldo
che corrispondeva ai suoi occhi, e aveva una brillante verde H ricamata sul
davanti. Ricevette dei regali simili a quelli di Ginny e poi un pacchetto
verde. Ginny gli aveva regalato un pigiama di seta rossa e lui le sorrise,
grato.
Ron veniva dopo e il suo maglione era marrone, con
una R viola scuro su di esso. I suoi regali consistevano principalmente in
dolci zuccherati e forniture di Quidditch dai suoi fratelli. Hermione non
voleva essere la prossima. Aveva paura di ciò che si trovava all'interno delle
confezioni, accuratamente avvolte, ai suoi piedi. Ma, quando Ron aprì la sua
ultima scatola di Bertie Bott, seppe che era giunto il suo momento. Respirando
profondamente, iniziò col maglione e sentì il tessuto morbido sotto le sue dita
ancor prima di vederlo. Tirandolo fuori dalla scatola, vide che era blu scuro e
aveva una brillante H blu. Hermione guardò la signora Weasley e la ringraziò
sinceramente.
"Oh, non è un problema, cara. Ogni amico dei miei figli fa parte della
famiglia per me." Disse
dolcemente.
Hermione arrossì e mise da parte il maglione, riponendolo nella scatola. Prese
una scatola vicina, e scartò la carta giallo brillante, aprendo la scatola a
forma di cubo. Dentro c'era un assortimento di dolci e caramelle fondenti ed
Hermione guardò la piccola etichetta all'interno. Diceva: Buon Natale! I tuoi amici, Harry e Ron. Hermione guardò Harry e
disse: "Sapevate che non dovevate regalarmi qualcosa."
"Come hai fatto a sapere che ero i-" Hermione gli
lanciò uno sguardo e lui sospirò: "Lo so, ma volevo farlo."
Si riparte col piano "
Ignoralo".
Sussurrò amaramente la sua mente. Ignorando i suoi pensieri, rispose con un
veloce, "Grazie".
Lui le sorrise e annuì. Ritornò rapidamente ai suoi doni prima che il suo
corpo avesse il tempo di reagire sotto il suo sguardo. Il regalo successivo era
avvolto in una scatola rosa brillante ed Hermione ebbe paura di aprirla. Il
rosa era un colore orribile e qualunque cosa vi fosse dentro la scatola non
poteva che essere negativa. Tuttavia, dovette mettere da parte il suo giudizio,
per ragioni di apparenza. Con attenzione, strappò la carta e aprì la scatola
per vedere, con suo disgusto, ancora più rosa. C’era una grande varietà di
prodotti di bellezza, dal make-up alle pozioni per capelli di Sleekeazy, organizzati
in un beauty case. Hermione prese il cartellino in cima e lesse: Per Per l’unica amica che mi è rimasta. Buon
Natale! Con amore, Ginny.
Hermione guardò la più giovane dei Weasley con un sopracciglio alzato. Lei la
stava già guardando, quindi dedusse che non voleva evitare la questione del regalo.
"L'ho comprato alcuni mesi fa". Spiegò umilmente, "Pensavo
sarebbe stato bello insegnarti come usarli un giorno."
Hermione sbuffò e lo mise da parte: "Forse in un'altra vita.” Mormorò.
Hermione non amava il make-up e raramente lo metteva. L'ultima volta che
ricordava avesse comprato qualcosa aveva quattordici anni e doveva prepararsi per
un ballo a Villa Malfoy.
Per l’ultimo regalo ci mise un bel po’ di tempo. Sapeva che non apparteneva
a qualcuno dei Weasley, visto che non l’avevano mai incontrata prima. Allora,
chi le aveva fatto quel regalo di Natale? Sperò davvero che Draco non le avesse
mandato qualche aggeggio divertente come un paio di lingerie o qualcosa di
altrettanto volgare. Con riluttanza, prese il dono e lo esaminò brevemente. Vi
era una varietà di colori brillanti, tutti disposti in modo casuale, e sembravano
essere disegnati a mano. Hermione strappò lo strano involucro e la scatola di
cartone per vedere una scatola di velluto scarlatto. Aprendolo, spalancò gli
occhi quando vide una miniatura di un corno grigio arricciato, simile a quello
di un unicorno. C’era un cartellino attaccato con una corda sottile e lesse la
scritta in silenzio.
Questo dovrebbe portare fortuna ai
tuoi problemi. I nargilli hanno fatto la loro parte, ora tocca a te fare una
mossa. Fai in modo di utilizzarlo con saggezza, perché credo che possa
esplodere se lo tocchi troppo a lungo. -Luna
Luna. Luna Lovegood le aveva fatto un regalo di Natale- un regalo che
sembrava un corno della testa di una creatura sconosciuta, ancora da scoprire. Doveva
ammettere che quella ragazza sapeva di sicuro come sorprenderla. Perché aveva
bisogno della fortuna? Non c’erano problemi, per quanto ne sapeva lei. La sua
missione stava andando bene e la sua vita personale era ... beh, inesistente,
anche in quel momento, ma in realtà non faceva molta differenza. I seguaci del
Signore Oscuro non avevano una vita personale; il Signore Oscuro era la loro vita. Era un miracolo che sapesse
almeno parlare con le persone. Ma non era questo il punto; il punto era che la
sua amica con gli occhi sognanti pensava che avesse problemi. Quel fastidio che sentiva era sufficiente per
farla impazzire.
A sua insaputa, gli altri avevano continuato a scartare i regali, nonostante
lei avesse letto la nota di Luna, ma nessuno sembrava porgerle attenzione. La
cosa andava sicuramente a suo favore, visto che la sua mente si trovava tra le
nuvole. Quello era il modo in cui si sentiva Luna.
Che sto facendo? Sto impazzendo per
qualcosa che una bionda folle ha scritto su un biglietto di Natale.-Beh, ne hai
il diritto-Che vuoi dire? "Beh, non era esattamente riferito a te, dovresti
avere ragione a chiederti cosa diavolo voleva dire-Questo è vero. Ma non dovrei
comunque pensarci più di tanto- E’ già tanto che per una volta nella tua vita
ti considera qualcuno, non disperare così presto.-E perché no?-Perché non eri
preparata. Semplice come bere un bicchier d’acqua. Quando non sei preparata per
qualcosa, ci pensi di più in un secondo momento. Proprio come quel bacio.
Hermione fermò i suoi pensieri proprio in quel momento. Non avrebbe pensato più a quel bacio.
Era già un male che quel momento si era appropriato dei suoi pensieri. Ma pensava
che non sarebbe durato a lungo. Era solo una fase. Ogni volta che baciava
qualcuno, ci pensava per un po’. Certo, sarebbe passato un giorno, un giorno e
mezzo ... ma era comunque un bacio. Sentì il suo corpo rilassarsi. Aveva
finalmente trovato il motivo per cui non poteva smettere di pensare ad Harry e al
loro bacio! Spontaneità. Era così semplice che dovette trattenersi dal correre
in cucina e mettere la testa in uno degli armadi per sbatterla ripetutamente contro
la porta.
L'ultimo dei regali venne aperto in quel momento ed Hermione
poté sentire vagamente Ron che chiedeva quando sarebbe stata la colazione. In
tutta la stanza risuonarono delle risate e tutti andarono in cucina per
mangiare. Hermione rimase un attimo seduta, prima di unirsi a loro. Tutto Ogni
cosa si sarebbe aggiustata. Tutto sarebbe andato via al più presto.
Era il giorno dopo Capodanno, ed Hermione, Harry, Ron e
Ginny si trovavano in un piccolo scompartimento sul Hogwarts Express per
tornare a Hogwarts.
Gli adii scambiati con la famiglia Weasley non si erano
limitati a semplici abbracci e a baci sulla guancia. Hermione era saltata in
aria per tre volte di seguito a causa di sette sciatti baci che le avevano dato
su ogni guancia. Ogni membro della famiglia le aveva detto di tornare in estate
e trascorrere un paio di settimane con loro ed Hermione mentì un paio di volte
tra i denti, dicendo che lo avrebbe fatto. Naturalmente, da quel momento,
probabilmente sarebbe stata nella lista fra i più ricercati del Ministero.
La notte prima della partenza, Hermione scoprì perchè Fleur aveva quello
sguardo sul volto quando era apparsa in soggiorno. Lei e Bill aspettavano il
loro primo bambino. La signora Weasley ne fu estatica e strinse letteralmente
Bill in un abbraccio mostruoso, rimproverandolo per non averglielo detto prima.
Fu un periodo felice per la famiglia Weasley ed Hermione non avrebbe potuto
sentirsi più fuori luogo di così. Certo, cominciava a provare qualcosa per
quelle persone in un modo sempre più pauroso, ma loro erano una famiglia. Un
gruppo di stranieri che vedeva di rado, se non del tutto. Crescere senza una
famiglia può far sentire chiunque a disagio, anche se c’erano voluti anni per
perfezionare una faccia seria. Anche se provava ancora un sentimento confuso per
tutto il gruppo di teste rosse, non poteva fare a meno di sentire un piccolo
attaccamento verso la Tana.
Fred aveva ragione, dopo Natale non sentiva più la forte
voglia di partire, come aveva fatto in un primo momento. Ma c'era del lavoro da
fare al suo ritorno ad Hogwarts e doveva farlo bene prima che ... beh ... prima
che il Signore Oscuro la contattasse e le dicesse cosa fare. Aveva la
sensazione che sarebbe accaduto presto. E anche se si era concentrata sul
futuro, c'era ancora una parte di lei che non voleva che tutto quello finisse. Era
andata a scuola per la prima volta, aveva degli amici, e in realtà aveva una
vita che non consisteva in vittime ammucchiate per il suo talento con la
bacchetta. Aveva usato la bacchetta per incantesimi e stregonerie che l’avrebbero
davvero preparata per diventare una strega migliore. Tutte le cose belle prima
o poi finivano.
"Allora, Hermione, ti è piaciuta la Tana?" le chiese Ron.
Hermione lo guardò negli occhi azzurri e annuì: "Era stupenda, Ron."
Le sorrise e ritornò al suo posto, "Però non riesco ancora a credere che
Bill e Fleur avranno un bambino."
"Beh,
sono sposati, Ron." Disse
Harry semplicemente: "Le persone sposate hanno bambini."
"Lo so." Disse Ron amaramente, "E' solo che è strano."
Ginny annuì, "So come ti senti. Sembra solo ieri che guardavo Fleur
come una boriosa bambina durante il Torneo Tremaghi e ora sta avendo il figlio
di mio fratello." Hermione sbuffò e Ginny scattò guardando verso la sua
direzione. "Che c’è di
così divertente?"
"Tutta la situazione." Dichiarò Hermione senza mezzi termini.
"Sono contenta che la mia vita familiare sia così divertente per te."
Disse con calore.
Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma qualcuno la batté sul tempo.
"Dacci un taglio, Ginny".
Ginny si rivolse a Harry con sguardo frustrato, "Oh, così ora la difendi?"
Harry alzò gli occhi al cielo, "Sai che non la sto-"
"Risparmiatela." Disse Ginny freddamente. "Trovatevi un altro
scompartimento per pomiciare, d’accordo?"
"Finiscila, Ginny".
Lei strinse gli occhi, "Oh, andiamo, sai che lo vuoi."
Hermione guardò Harry che emise un sospiro e tornò al suo posto. Ginny non
aveva capito niente! Era stufa e stanca del suo atteggiamento geloso e delle
allusioni sarcastiche. Era meglio che la ignorasse. Sentì una contrazione nella
mano destra, nella tasca in cui teneva la bacchetta. Controllati. L’avvertì la sua mente.
Ron si chinò su sua sorella e cercò di parlarle con tono sommesso, “Che sta
succedendo?"
Ginny, Harry e Hermione risposero contemporaneamente con un sonoro
"Niente".
Ron gonfiò le labbra e tornò al suo posto, desiderando essere in qualunque
altra parte, ma tranne che in quel compartimento.
Realizzò quel desiderio una mezz'oretta dopo, quando il treno si fermò alla
stazione di Hogsmeade. La piccola, scura piattaforma servì ai tre ragazzi, più
Ron, come un rifugio, vista la tensione che si era creata. Presero i loro
bagagli e uscirono dal treno in fretta, andando vero le carrozze quasi correndo.
Il tragitto fino a scuola si svolse in silenzio, nessuno tentava di parlare.
Mentre si avvicinavano al castello, Hermione sentì un caldo sentimento che si
diffondeva in tutto il corpo. Era
a casa.
I cavalli scuri si fermarono ed Hermione uscì dalla carrozza
in fretta, correndo verso il dormitorio per poter riposare. Nella sala
d'ingresso vide alcuni amici scambiarsi abbracci e raccontarsi a vicenda le
loro vacanze. Fece del suo meglio per passare inosservata mentre si dirigeva
rapidamente verso le scale. Attraverso il trambusto della folla, non vide il
blocco stradale con il quale non evitò di scontrarsi. Entrò in collisione con
un torace muscoloso che li fece quasi cadere a terra. Fortunatamente, aveva il
bagaglio su cui appoggiarsi. Ebbe appena il tempo di gettare uno sguardo verso
l'alto quando l’alta figura la spinse verso le segrete. Nessuno si accorse di
loro, che camminavano tra la folla e mentre raggiungevano il corridoio buio, lei
si discostò da lui e gli diede uno schiaffo in faccia.
"Non farlo mai
più. Mi hai quasi staccato il braccio!" Si strofinò le spalle teneramente
e fissò Draco.
L’altro si strinse nelle spalle con noncuranza, "Dovevo farti venire giù
in qualche modo."
"Avresti potuto farmi un segno o qualcosa del genere!" Disse
disprezzandolo.
"L’ho fatto." Le disse apertamente: "Ma, sembrava che mentre
correvi, qualcuno ti stesse inseguendo."
"Ero ansiosa di andare a letto, tutto qua." Spiegò.
Egli incrociò le braccia,
"Davvero?"
Storse il naso e lo guardò con occhi socchiusi, "Sì,
davvero. Ora, cosa c’era di così importante per trascinarmi q- vuole parlare
con me, non è vero?"
Draco annuì, "Già."
Hermione sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Li
lasciò cadere sul fianco e fece cenno al lato opposto del corridoio, "D’accordo.
Mostrami la strada."
Draco iniziò a camminare davanti a lei e prese il suo baule
facendolo rotolare mentre i due si dirigevano verso i corridoi bui. L'unico
suono mentre camminavano era quello delle ruote che strisciavano contro il
pavimento di pietra. Raggiunta la destinazione, Hermione si sentì stanca entrando
in una classe vuota, alla fine del corridoio vicino all’aula di pozioni. Sperò
che la cosa sarebbe stata breve, così da poter andare a letto.
Draco aprì la porta e lei entrò, mettendo il baule contro
una gamba della scrivania. Vide la bacinella di pietra in cima alla cattedra,
nella parte anteriore della stanza, che emetteva un bagliore misterioso blu. Fermandosi
davanti alla scrivania, si chinò a guardare il capo del suo padrone nel
liquido.
"Buona
sera, Hermione. Confido che la tua vacanza con i Weasley sia andata
bene?" chiese.
Non volle sapere come aveva scoperto della permanenza durante la pausa.
"Oh, sì, perfetta."
"Ti stai avvicinando a Potter, allora?" chiese con impazienza.
"Un po' troppo,
direi." Rispose onestamente.
L’altro emise una risatina: "Beh, non posso dire di
simpatizzare con la situazione. E' dura associarsi con traditori di sangue. Io
stesso non potrei mai essere in grado di completare tale compito. Ma tu, mia
cara, stai facendo davvero un ottimo lavoro."
"E’ questa la ragione per cui mi avete contattato, per dirmi che sto
facendo un buon lavoro?" chiese.
"Certo che no."
"E allora perchè?"
Lui le diede uno sguardo. Sembrava quasi che la stesse
scrutando o che avesse pena per lei. "Ho le mie ragioni." Hermione
aprì la bocca, ma venne subito zittita, "Cosa che non ti deve preoccupare.
Devi solo continuare ad andare avanti. E ricordati di non permettere che la sua
fiducia vacilli. Fa di tutto per diventare la sua complice numero uno."
Hermione annuì, "Lo farò."
La sua immagine sbiadì nella bacinella ed Hermione si girò
verso Draco, che era seduto in cima a una scrivania e la fissava intensamente. "Perché insiste a controllarmi
come se avessii tre anni?"
"Vuole solo assicurarsi che stai bene."
Hermione incrociò le braccia sul petto e si girò in modo da
poter vedere il suo volto contorcersi per la svogliatezza, "Non è mio
padre."
"Mia ..."
Hermione fece un respiro profondo e si voltò dall’altra
parte. "Sto bene, Draco. Voglio solo andare a dormire."
Le
mise una mano sulla spalla e la strinse un po’,
"Ricorda, io sono qui se hai bisogno di me."
Lei annuì: "Sì, lo so. Ma non lo farò."
"Giusto. Non lo farai."
Lei se ne andò sentendo i suoi occhi che
la fissavano. Sembrava che tutti pensassero fosse una bambola di porcellana,
incapace di fare qualsiasi cosa. Prima il Signore Oscuro, e ora Draco. Stava
bene, stava andando bene. Harry si fidava di lei. Ora che lui e Ginny litigavano
ed era evidente che non potevano non parlarsi, la sua posizione era scolpita
nella pietra. La scuola stava per iniziare, ed Harry sarebbe stato fuori dai
suoi pensieri per la fine della prossima settimana.
Sto bene.
Altro incontro col signore Oscuro. Hermione sta o non sta bene? :)
ringrazio infinitamente roxy_xyz, FunnyPink ("Le vuole bene, harry vuole bene a troppe persone. Ma ama solo una!", quoterei sempre questa tua frase) patronustrip, (Magari ci fosse stato il vischio! Sicuramente le cose sarebbero andate diversamente ;))e debby91 (sempre adorabile!) Alla prossima :) Enjoy!
Si trovava in un pub,
scarsamente illuminato. La musica pompava dagli altoparlanti sparsi per le
pareti tappezzate di poster di giocatori e pubblicità degli ultimi whisky
incendiari. Al centro, a pochi passi dal bar, c’era uno spazio vuoto sul
pavimento in ceramica. Lì vi erano coppie che si muovevano in modo così
ravvicinato da pensare che non stessero neppure ballando, ma che stessero
cercando di fare sesso con i vestiti addosso. Le piastrelle si muovevano
contemporaneamente al ritmo della canzone, ma lo stesso non poteva dirsi degli
occupanti della pista da ballo. Non seguivano neanche il ritmo della canzone, un
pezzo frenetico che qualcuno avrebbe associato alla techno. Ma a lei non importava
niente. Tutto quello che sapeva era di essere eccitata e aveva bisogno di
qualcuno che l’aiutasse nel sedare quella sensibilizzazione a un sordo dolore,
al posto di quel palpito pulsante nel basso ventre.
Era seduta su uno
sgabello minuscolo al bar, e osservava il pub come una vittima. Purtroppo i proci
che la guardavano con occhi oh-guarda-che-sono-qui non avevano quella
galanteria che lei esigeva. Ma una volta che vedeva qualcosa che le piaceva, andava
ad acchiapparla come una tigre con la sua preda. Ecco cos’erano per lei, delle
prede. Povere anime sfortunate, non sapevano con chi avevano a che fare. Draco
non sapeva cosa combinava, sapeva solo che era uscita a comprare un vestito
nuovo. Oh, certo, aveva comprato un vestito nuovo. Ma non poteva davvero apparire
come un vestito quando raggiungeva a malapena metà coscia ed era così sottile che
sembrava una seconda pelle, se si fosse osservato alla giusta distanza. Per
quelle palline di melma era pane per i denti, e lei avrebbe fatto in modo di
saziarli. Solo allora avrebbe avuto il controllo.
Una figura scura entrò
nel bar e attirò la sua attenzione proprio quando la porta venne chiusa per
annunciare il nuovo arrivato. Indossava un lungo mantello nero che gli scorreva
dietro mentre camminava, rivelando un paio di jeans neri e un maglione grigio
scuro. Era chiaro che aveva intenzione di passare inosservato, ma fallì
miseramente, visto che aveva catturato la sua attenzione e adornato il suo
interesse. Si era seduto poco lontano da lei e aveva ordinato un whisky incendiario
con voce profonda e roca.
Aveva
trovato la sua preda.
Voltò la sedia verso
di lui e spostò le gambe in modo da farle penzolare pigramente una sopra
l'altra, cercando di attirare la sua attenzione. Fece finta di essere
indifferente quando la sua mente gli stava letteralmente ordinando di
accorgersi di lei così da non dovergli andare incontro. Sarebbe stato uno
spreco di energia se non fosse stato disposto a rispettare i suoi desideri.
Torcendo il collo per vedere se la sua tattica funzionava, fu contenta di
vedere che il suo volto incappucciato si era voltato verso di lei. Gli fece un sorriso
seducente e ruotò le dita in una sorta di onda. Sembrava troppo estasiato per
trovare una proposta adeguata e lei sorrise. Sapendo che sarebbe stato inutile scambiare
delle formalità, gli fece cenno verso la pista da ballo e a lei parve che
avesse mosso la testa confermando di aver capito. Sorrise mentre camminava tra
la folla e attese. Neanche un minuto dopo, l'uomo misterioso si fece strada tra
la folla e lei gli puntò il dito facendogli cenno di avvicinarsi. L’assecondò,
e lei avvolse le braccia intorno al suo collo con noncuranza, tirandolo più
saldamente contro di lei. A sua volta, avvolse le mani intorno alla sua vita
minuta e iniziò, rispondendo alla musica.
Pronti, partenza, via.
A differenza degli
altri sulla pista da ballo, i loro corpi si muovevano al ritmo delle battute
ormai costanti della musica che gli altoparlanti emettevano. Cercò di guardare
quell’uomo in faccia, ma lui continuava a girarsi per poter nascondersi. Solcò
le sopracciglia e sbuffò sonoramente, facendogli capire di essere frustrata. Lui
ridacchiò dal profondo del petto e a causa della loro stretta vicinanza poté sentirlo vibrare contro il suo petto.
C'era qualcosa di familiare in quella risata, ma non riusciva a capirlo. Se conosceva
quella persona, allora trovarsi lì era un pericolo. L’avrebbe riferito a
qualcuno che aveva il potere di punirla ...
Prima che potesse
capirci di più, lui la strinse in modo da premerle il petto contro la schiena.
Le sue mani toccarono delicatamente la sua vita, mentre lei girava i fianchi e cercava
di adeguarsi a quella nuova posizione. Di solito era lei che aveva il
controllo, tuttavia, quella volta, lasciò che fosse lo sconosciuto a condurla.
Oh, beh, era solo un ballo. Almeno, volle convincersi di questo, quando, grazie
ai fianchi, i loro corpi trovarono finalmente il ritmo. Lui poté sentire
l'esitazione dei suoi fianchi, quando gli ingranaggi del cervello cominciarono a
rifunzionare, mettendola in allerta dalle sue sembianze.
Si
abbassò tanto dall’arrivarle all’orecchio e sussurrò con voce rauca, lo stesso
tono che aveva usato per ordinare il drink, "Smettila di pensare così
tanto, Hermione."
Hermione
si voltò in modo da poter tornare alla posizione iniziale, senza mai perdere il
ritmo della musica a tutto volume. "Come fai a sapere il mio nome?" chiese pericolosamente.
La
fece girare distanziandola di un braccio e la riportò indietro, in modo da
posizionarsi ancora una volta dietro la sua schiena, mettendo le mani sui suoi
fianchi. Sussurrò nuovamente al suo orecchio, "Questo lo so io, tu
limitati a sospirare."
Cercò
di guardarlo e mise un braccio intorno al suo collo. Tutti, presenti alla
scena, avrebbero giurato che erano in procinto di baciarsi. "Penso che mi
sottovalutando" Gli fece le fusa, cercando di indurlo a rivelare chi
fosse.
Ridacchiò
mentre muoveva una delle mani sotto i fianchi e verso la coscia. Non riuscì a
frenare il brivido che stava devastando il suo corpo e socchiuse gli occhi.
"Al contrario", disse con fermezza, tracciando un dito sul collo e
facendole formare una piccola “O” sulla bocca, "Penso che tu stia
sottovalutando me."
Lei
si calmò, togliendo il dito dalla pelle che ora ribolliva. "Ma chi ti
credi di essere?"
Girò la testa leggermente verso l'alto, così che le ombre
del cappuccio si sollevassero per rivelare un sorriso compiaciuto. "Tu chi pensi che io sia?"
Non
seppe la risposta e così evitò il suo sguardo. Anche se non poteva vedere i
suoi occhi, avrebbe giurato di sentire che la penetravano nel profondo. Non era
questo il piano originale. Doveva sedurlo, chiedergli di portarla in camera e
poi scaricarlo. Voleva solo provare qualcosa di nuovo. Ma quel ... quel ... coglione stava rovinando tutto! Doveva andarsi a
pescare proprio il misterioso, non è vero? Stupida, stupida, stupida.
"Hermione",
la chiamò sussurrando. Si voltò per fronteggiarlo ma prima che potesse reagire,
le sue labbra si posarono sulle sue. Non era un bacio forte, ma non si poteva
nemmeno considerare casto. Lui si tirò indietro prima che potesse approfondirsi.
I loro nasi si urtarono e lei aprì gli occhi. I suoi occhi incontrarono un paio
di sfere di smeraldo e si allontanò in fretta. Ma lui le prese saldamente il
braccio, impedendole di scappare. "Non andare via." disse
disperatamente mentre lei si voltava nuovamente. Si trovavano in mezzo a un
branco di ballerini scatenati.
Qualcosa
nelmodo in cuil’aveva dettola fecetrovarein difficoltà."Harry ..."
Lui
annuìeaccarezzòla sua guancia. Sirilassòal suotoccoe luile preseil mentoperguardarla."Non devi farlo."
"Fare cosa?"
La guardòsignificativamente, "Sai esattamente cosastaifacendo."
Quando
capì rimasein silenzio. Ma poiloguardòcon aria di sfidaquandoil suogiudizioricominciò astabilirsi, "Non puoi dirmicosapossoe non possofare!"
"Hairagione, solo tu puoifarlo."
Disse a bassa voce.
Harryfece per andarsene e leisentì una spazzata d’aria
gelida.Ma prima chepotesselamentarsi, lui abbassòla testaele poseun veloce bacio, all'angolo della bocca. Vollespostarsidi pococosìda sentire nuovamentele sue labbra, ma rimaseimmobile. Non appenale suelabbraabbandonarono la sua pelle, la suaimmaginesbiadìe leirimase solainmezzo allapista da ballo, con lecoppie che ignoravano beatamentequanto fosse appenaavvenuto. Stese lìe sentì investirleuna mareadisolitudine; fu sufficiente per far formicolareil suo naso. Fu soloquandosentì una piccola lacrimafarsi strada versola guancia,che uscì da quell’incubo.
Rimase a bocca aperta quando le tornò
la coscienza e il suo corpo fu investito da mille emozioni. Si guardò intorno,
appoggiandosi alla testata del letto. Era nel suo letto e non nel bel mezzo di
una pista da ballo. Però il sogno era
così reale, pensò tra sé. Beh, lo era.
Almeno, per un momento.
In realtà, assomigliava esattamente a una
delle sue serate al pub vicino a Villa Malfoy. Beh, molto simile a una di
quelle. All'inizio della sua "relazione" con Draco aveva scoperto un
pub vicino chiamato "I manici di scopa dei maghi" e calcolò che scoparsi
una sola persona non era salutare. Era normale voler sperimentare con altre
persone, giusto? Beh, a quei tempi pensava fosse così. Tutti quelli che le
stavano intorno sembravano farlo: Bellatrix, Narcissa, e quasi ogni donna
Mangiamorte avesse incontrato. E dal momento che era sulla buona strada per
diventare uno di loro, perché non seguire le loro orme? Se era quello che
facevano i Mangiamorte, l’avrebbe fatto anche lei. Il corpo era la sua arma più
potente, disposto ad essere manipolato ad ogni suo comando. Trovare un estraneo
e utilizzarlo per fini sperimentali sembrava un modo sicuro per formare il suo
autocontrollo. Naturalmente, il prodotto finale risultava abbastanza
beneficiario per sedare anche gli altri bisogni.
Dopo quella notte con un estraneo,
seppe di essere la sua arma più potente. Così, naturalmente, lo usò per quanto
valesse in principio; con Draco, e di tanto in tanto con un prendimi-sono-tuo
al pub locale. Ma arrivò il tempo in cui capì che era inutile essere egoista. Dopo
un po' capì che non si trattava di formare il suo corpo, ma piuttosto, sedare il
bisogno di cambiamento. Aveva una vita perfetta e avrebbero dovuto concentrarsi
su cose più importanti. Così, smise di andare a "I manici di scopa dei
maghi". Ma rivisitandolo nei suoi sogni le ricordò l'impotenza che aveva
sentito ... e poi quando andò immediatamente via quando l’uomo misterioso si
era smascherato.
Era la seconda volta che sognava Harry,
la seconda volta che si trasformava in poltiglia davanti a lui, e la prima volta
che si sentiva del tutto impotente, mentre lui scompariva. Aveva pensato che
vivere con lui sarebbe stato difficile, ma mai avrebbe immaginato quei dolori
costanti che sentiva ogni volta che le si avvicinava (aveva davvero bisogno di
capire cosa c’era lì sotto). Ma vivere senza di lui, anche solo per un momento,
significava che il mondo era giunto al termine. Non riuscì a muoversi, e
divenne così insensibile che non si rese nemmeno conto di piangere, finché la
sua mente le diede uno strattone.
Inconsciamente, si asciugò gli occhi
per scoprire che il palmo della mano era bagnato. Gettò via le coperte e si
precipitò in bagno, controllandosi allo specchio. Quella che la fissava era una
perfetta sconosciuta. Era sparita l’Hermione forte, sicura, saggia-oltre-le-sue-capacità
che aveva speso così tanto per costruire. Al suo posto c’era una giovane
ragazza debole, dagli occhi gonfi, che stava cercando disperatamente di trovare
il suo scopo. Era uno di quei momenti che desiderava far saltare in aria
l'oggetto più vicino per ridurlo in pezzi. Ma ora, il suo lato debole consumò quell’abitudine
e la sostituì con la necessità di lanciare un forte incantesimo di silenzio e
singhiozzare.
Cosa c'era di sbagliato in lei- che era
successo? Sicuramente un unico sogno non poteva farle questo. Doveva esserci
qualcosa che le cresceva dentro e di cui non era a conoscenza, qualcosa che
ormai aveva scelto di scoppiare e consumarla. Ma perché adesso? Era nel bel mezzo
della missione più importante della sua vita. Questa missione era la chiave per
garantirle finalmente il posto al fianco del Signore Oscuro e il dominio del
mondo, dei Maghi ma anche dei Babbani, che avrebbero ceduto. Allora perché sentiva
di doverlo rifiutare? Era la missione la causa di quei cambiamenti – che la facevano
venire voglia di essere buona? Oppure, non era la missione, ma le persone con
le quali doveva fare amicizia? La persona
con la quale doveva fare amicizia.
Scuotendo la testa fece un passo verso
il bagno per controllare l'orologio. Vedendo che l’ora in cui di solito si
svegliava, iniziò a prepararsi per la giornata, facendo una doccia calda per
permetterle di calmare la sua mente confusa. Quei pochi minuti sotto l’acqua
erano la sua unica via di fuga, perché aveva la sensazione che la sua mente non
avrebbe trovato pace finché non avesse trovato una risposta a tutte le domande
che nuotavano nel profondo. Dovette assorbire quei pochi minuti, amarli, e
cercare di tenerli stampati in testa per riprenderli quando la sua mente
avrebbe scelto di vagare nel nulla.
Quando scadde il tempo, fece un passo
fuori dalla doccia e lasciò che la brezza fresca del mondo esterno l’avvolgesse
e la trascinasse di nuovo nella buia morsa. Sospirando, si vestì e afferrò la
borsa dei libri accanto al suo letto e chiuse la porta proprio quando la luce
si accendeva e un coro di lamenti mattutini si alzava per tutta la stanza.
Non fu sorpresa di vedere una stanza
vuota nella sala comune mentre scendeva le scale. Non se lo aspettava anche
perché era appena passato Natale. A dire la verità, si sentiva dispiaciuta per
Ginny ... e arrabbiata con se stessa per averle fatto male. Non le piaceva quel
nuovo sentimento. Compassione. Poteva
deprimere una mattinata intera. Quella nuova Hermione stava davvero cominciando
a prendere il sopravvento. Oh, come desiderò che la cosa fosse temporanea; non
sapeva se poteva sopportare tutte quelle emozioni in un solo giorno,
figuriamoci per il resto della vita. Era davvero contenta di essere una
sgualdrina senza cuore.
Giù, la
Sala Grande non era molto diversa. Andò a sedersi di fronte a
Ginny solo per ricevere un’occhiata fredda e una completa ignoranza della sua
presenza. Ancora una volta, non si aspettò niente. Il cuore di quella ragazza
era spezzato ed era tutta colpa sua. Almeno, da quello che aveva sentito nelle
grida di pochi giorni prima, lo era. La colpa era schiacciante, ma sapeva che non
avrebbe potuto fare o dire nulla per rendere la situazione meno pesante. Sarebbe
finita presto, comunque. Quanto tempo durava quell’amaro in bocca?
Devi essere tu a
parlare – Stai zitta.
Per fortuna, Harry e Ron si presentarono prima del
previsto, il bisogno di un letto era scritto sulle loro facce. Harry si sedette
accanto a lei e Ron accanto a sua sorella, che stava giocando con una porzione
di uova. Vi fu un silenzio imbarazzato, mentre il gruppo rimase lì seduto e per
una volta, mangiando tranquillamente. Nessun discorso, nessuno scherzo, solo cibo.
Ron sembrava essere l'unico a suo agio, anche se era chiaro che come tutti gli
altri era altrettanto sintonizzato con la situazione. Quel modo di evitarli,
comunque, glielo si leggeva in faccia, come sempre. Almeno c’era una persona
che si comportava normalmente. Se Ron avesse smesso di mangiare, ci sarebbe stato
un tumulto.
L’appetito di Hermioneperil cibodella scuolasparì.
Prendeva deibocconcinidipane tostatouna
voltaogni tanto, mail suo stomacosembravapreoccuparsi di altro piuttosto chedigerire
il cibo. Preseun altropezzodipane tostatoe la suamanosfiorò
quella di Harryper unistante, causando quella familiarescintilla sul braccio. La ritirò come se si
fosse fatta malee tornò alla seconda manciata di toast.
Eratriste il fatto chesi era abituata aisentimenticheHarry
le faceva sentire. Più si avvicinava a
loro, più era curiosa di conoscerli. Ginny le avevadetto
chela cosa voleva dire provare affetto per loro.
Bene, ora chel’aveva
riconosciutoe che isentimentierano ancoralì, doveva esserci
comunque qualcos'altro. Lasensazione più vicinacon la qualepotevaparagonarloerala lussuria,masapevache non potevasentirequestoperlui.
Vero?
"Hey
Harry!"
Hermionescattòdalla
sua prospettiva,pervedereSeamusin piediaccantoaHarry, con un
largo sorrisosul volto.
"
Hey Seamus," lo
salutò Harry.
"
Mi chiedevo se l’incontro con l’ES è ancora fissato per stasera?"
Attraverso ilsuostatod'animofrastornato,riuscì a malapena acapirequello che stavadicendoconil suo spesso accento.Avevadavverobisognodi finirla col pensarecosì tanto.
Harry annuì, "Sì, stessa ora e stesso luogo, come sempre."
"Va bene, allora ci vediamo dopo" disse, voltando le spalle e
tornando al posto vicino a Dean e Neville.
A dire la verità, aveva completamente dimenticato l’incontro con l’ES della
giornata. Era il primo giorno di ritorno dalle vacanze e la sua mente non si era
ancora adattata al fatto che aveva una lezione in quindici minuti. L'ultimo
incontro dell’ES non era andato tanto bene, così non fu sorpresa di non averci
pensato. Bene, ora aveva anche un'altra occasione per impazzire. Grande.
Decise che era tempo di andare e afferrò la borsa dei libri. A prima ora
aveva Aritmanzia e sapeva che nessuno aveva preso quel corso oltre a lei, così avrebbe
camminato da sola. Inoltre, le piaceva stare da sola. Sembrava fosse l'unica
cosa che non era cambiata - voler lavorare da sola. Era meglio aggrapparsi
almeno a questa speranza, per non farla sparire. Il minimo che poteva fare era riprendere
un residuo della sue vecchie abitudini. Era la parte più dominante della sua
persona, e se Draco avesse deciso di giocare una delle sue acrobazie e staccargli
quasi il braccio con la sua presa, lei avrebbe mantenuto il passo invariato e lui
non si sarebbe insospettito. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era Draco alle
costole, mentre stava attraversando casualmente una crisi di identità.
La giornatasembròessere volata,ognilezionesfocavacolprendere
appuntie letture.La cenafuun dolce sollievoper la pletoradellenuove
informazioniche Hermioneaveva
messonel cervello.Il suoappetitonon era ancoracambiato, purtroppo, etutto
ciò che riuscì afareeraguardarelamelassa
delle tortedelizioseche sembravanostesserocercandodiconvincerlaamangiare...mangiare qualcosa.Ma nonpoteva. Perché
mangiarequando c’eraun misteroda risolvere? Dimentica ilciboquandoci sono demonidaconquistare!
L’incontro con l’ESsarebbe cominciatoprestoedHermionedecisedilasciarele
sue cosenellatorreprima didirigersi versolaStanza delle Necessità. Così, senza pensarci due volte, sialzòlasciando il postoed uscì dallaSala Grande, contentachenessunoavessedeciso dicamminarecon lei. Sembravaesserciun accordo reciproco fra iquattro: Non andare oltre. Nontentarele lineesottilifra diloro,
perchésarebbero potutecrollareeprovocare unnuovo
disastro. L'ultima cosa di cui Hermioneaveva bisogno eraun altromotivoperpreoccuparsidellasuamissione.Se avessetoccatoquelle linee, era sicurache le avrebbe fatte esplodere.Il suolavoronon
sarebbe valso aniente, e leisarebbe stata sicuramentepunita.Anche selanuovaHermionesembravapiùdisinvolta, la
vecchiaHermioneeraancora unflebile sussurro, abbastanza fortedaconvincereil suocorpoa noncommettereciò checonsiderava come suicidio.
La salacomuneeraun po' vuota, con solo alcuni studenti più giovani, che facevano icompitiosi
rilassavano. Passò come un fantasma mentre scomparivasu per le scaledel dormitoriodelle ragazzeeriappariva
alcuni minuti dopo. Eranotutticosìoccupati con
la propria vitachenon si
accorsero che il suofantasmascivolava fra di loro. Mapotevadavverobiasimarli?
Avevano bisogno didistrazioni,intempi comequelli.
Whoa, da dove veniva quella frase?
Hermionesi irrigidìquando volse ad osservareuna coppiadibambini del secondo anno,che giocavano a Spara Schiocco. Partedilei continuava a ripeterele cose a cui pensava in precedenza, mentrel'altraurlava"Perché giocano come degli stupidi quando dovrebbero allenarsi?" Sapevacosa si facevaalla loro età. Eracresciutacon laroutine diallenamentoquotidianoconDraco,e maiuna voltaavevaprovatoun gioco come Spara
Schiocco. Fu allora cheapparve unaterza voce, unache
suonavatantocome la sua:
Seigelosa. Questibambinihanno lapossibilità didivertirsi,mentretu
non l’avevi.Possonoesserespensierati, possono ridere efareciò che vogliono perché...beh, perché sono bambini. Bambininormalichehannocosì tantoeche potrebberoperdere
tutto in così poco tempo.
Eralaprima voltachel’ammetteva.Gelosia. Non eralagelosiabruciantecheconosceva, ma lagelosiain cuidesideravaavere quello che anche gli altri avevano.
Inquestocaso,un senso di normalità. Era una
sensazione strana, paurosa, e ti faceva aprire gli occhi. Quell’emozionenonsembravacosì
pericolosa comeaveva pensatoinizialmente.
Daquello cheaveva
sentito, la gelosiaera quellabruttasensazionechefaceva venir voglia dibruciarela personaverso
cui era indirizzato ilsentimento. Tutta quellagelosiale
provocò undolore sordoal petto.
Noncome quelli cheprovava accanto adHarry, ma piùversoquei
bambini delsecondo anno e illorogiocoinnocente. La fecesentire viva-umana. Lasciò cheun leggero sorriso le
spuntasse sulle labbramentre passavaattraversoilbuco
del ritratto, molto più felice di pochi minuti prima.
Giunta alla Stanza
delle Necessità, dopo aver percorso ilcorridoioper tre volte, non potéfare a meno disentirsipiùsicurasulla
riunione. Certo, avevafattola figura di una completa idiotal'ultima volta, maadesso
poteva farcela. Era comunque HermioneGranger, una spietataMangiamortechepotevafarequalsiasi cosaavesse inmente! Stranoche ci volleun attaccodigelosiapercapirlo. Riusciva asentire
untintinniodelvecchiaHermione, lapartedi cui si fidava. Aprì laportacon un sorrisocompiaciutoevidechetutti si erano riuniti nell’destro della sala. Si avvicinòe si sedetteappena intempopervedereHarryalzarsi erivolgersi a tutti. angolo
"Ciaoa tutti,
speroabbiate passatouna piacevole vacanza.Hopensatoche potremmoesercitarci
con l’incantesimo Patronus oggi. So che l’abbiamo già
fattouna volta, ma hopensato chea causadellafestività, il vostroPatronusdovrebbeesseremoltopiù forte"Sorrise flebilmente allafollae poche testesi
prostrarono, riempiendole loroguance di rossore. "Ora, perquelliche non
conoscono l’incantesimoPatronus, è davvero moltosemplice.Tutto quello che dovetefareèpensare alricordo
più bellochepossedete erecitarel'incantesimo ExpectoPatronum. Non è cosìfacilecomesembra, così non siatedelusisenon vi riesce
alprimo tentativo. Il ricordodeve esseremoltoforte, il più forteche
avete. Saròin giroper aiutarechiha
bisogno." dell’ultima volta.
La folla si sparpagliò edHermionerimase da sola, in stato di shock.
Nonriusciva a pensare ad unmomento felice. Ripresasi, si diresse versoun angoloappartato, lontanadaqualsiasispettatoreesi appoggiòcontro il
muro.Chinando ilcapo, cercò
di pensare aun momento feliceda utilizzare perl’incantesimo Patronus.
Aveva un saccodiricordifelici, maquale scegliere? Dopo unarapidascansionedecise
che era il suosedicesimocompleanno-la suaprima
volta. Il primo periodoin cui Dracoaveva cercato di essereromantico,
fallendo miseramente. Ilpensiero la faceva ancoraridereecosìspinseinprima linea il
ricordo, e recitò l'incantesimo vivacemente. "ExpectoPatronum!"
Videun po' di
polverebiancadallapuntadellasuabacchetta, prima che scomparisse rapidamente.
Capìchenoneraesattamenteun
Patronusquello. Sbuffando,
tentò di recitarel'incantesimodi nuovo, con lo stesso ricordo intestaelo stesso risultatoprovenientedalla bacchetta. Arrabbiandosi, provò lamagiaun’ultima
volta, alzandoilvolume della voce. Ancoraniente, se non un piccologettodi polvere. Hermionenon rinunciava maiaqualcosa, senza provarci il più possibile.
Così,per due estenuantiorefece di tutto per riuscirci;provò, riprovòe riprovò ancora.
Avevaappenafinito il tentativo numero 200quando ilsuonodi
alcunipassiruppela suaconcentrazione. Voltandosi,si trovò facciaafacciacon un paiodismeraldiper laseconda
voltadi recente. Il cuore lebalzòin pettoefecedel suo meglio percontrollareil respiromentre
lui aprivala boccaperparlare con tonogentile.
"L’hai provato per tutto l’incontro?"
Leiannuìmentre
l’altro rimaneva sorpreso."Che c’è? "
gli chiese.
"
L'incontro è terminato 20
minutifa, Hermione."
Era vero, constatò,
guardando lastanza vacante. Lasciò scuotere la testaper un po', incredula, quando incontrò
nuovamenteil suosguardo.
"Wow, mi sentounimbecille...."
Scosse latesta,
"Non sei un imbecille.Mi c’è voluto unbel po'perfarlo bene."
"
Non penso cheduecento volte possa essere paragonato ad un
bel po’ di volte." Dissecon
amarezza.
"Duecento-beh è ...umm...wow."
Annuìbrevemente, guardando il pavimento, "Esattamente.
Penso di aver capitochequest’incantesimoèpiùuna maledizione".
"Non dire
così." Disse, raggiungendolaper metterleuna manosullaspalla. Lapressionescaricò unastrana sensazione diconfortoin tuttoil suo corpoeleialzò latestasemigirata. Guardò rapidamente la stanzache li circondavae le sorrise. "Senti, dal momento chesiamofuoritempo...che ne dicise
tiaiutounpo'?"
"Che vuoi dire?"
"Beh, una specie di lezione privata. Tu ed io, qui, per convincere la
tua bacchetta a far uscire un Patronus."
"Tu...tufaresti davveroquestoperme?" chiese
lei, sentendo del calorediffondersiin tuttoil petto.
“Certo”, dissecon uncenno del capo. "L'ho fatto un saccodivolteconNevilleed
altri."
"
Oh" dissea bassa voce,ilcalore
scese velocementedi qualche grado.
"
Allora, che ne dici?"
"
Certo. Ho davvero bisogno di unaiuto."
Lui tolseilbracciodallaspalla, dopo averle dato una
piccola pacca. "Grande. QuestoGiovedi sera,verso le sette?"
"
Sembra perfetto."
"
D’accordo, allora. Vuoiche ti accompagniallatorre?", chiese,indicando conun pollicel'uscita.
"No
, non ti preoccupare. Staròquiun altro po’per farepiù pratica"
Luiannuìe si
voltòperandarsene.Tenne gliocchisudi luifino a quando nonchiuse laporta. Ilsuonodellaportafeceeconellastanzavuota,edHermionesi diresseal centroesi accasciòcontro illegnofresco.
Sentì nuovamentelasensazionedi formicoliosul nasoegli occhicominciare alampeggiareripetutamente. LanuovaHermionela stavatrasformando in unalinfa. Si chiesevagamenteselalezioneprivatafosseuna buona idea, ora che la suaforzastava
rapidamentedissipando. Dove era
finita la vecchiaHermione,comunque?
Cosal'aveva costretta alasciarla?Lerispostesembravano cosìlontane. Ne avevadavverobisognoin momenti come quelli.
Non sapeva chela rispostarisiedevadall'altra partedel muro, e sbatteva ripetutamente latestacontrola pietra fredda, luogo in cui era scomparsa laporta.
Hermione comincia a cambiare e con lei i suoi sentimenti..come si metteranno le cose? :)
ringrazio tantissimo (come sempre ;)) marco, (anch'io amo la coppia Draco/Ginny XD) patronustrip, (Non posso rivelarti molto della trama, ma aspettati delle belle sorprese per il prossimo capitolo ;) spero di non aver postato il cap in ritardo)e debby91 XD Alla prossima :) Enjoy!
Il giovediarrivò più
velocemente di quantoHermione avesseprevisto. Eraemozionata,
sì, ma dovevaancora preoccuparsi di
quelleggero strappoallo stomaco
che provava quando si trovava vicino adHarry.
E se lui l’avesse capitoe avesse
iniziato afare domande? Lui era
testardo quanto lei, quindinonci
sarebbe stata nessuna via di fuga alle suefilippichedomande. Dovevaaccertarsi
chele sue muraerano ben
protette eforti per non esporrele
sue emozioni. Le emozionieranoun concetto nuovoperlei enonvolevache venisserofuori davanti ad Harry.
Specialmentedavanti adHarry.
Le lezioni continuarononormalmente. Imparò un paio di nuoviincantesimiche
pensò non valesseromolto. Metteva
davveroin discussioneil suo curriculum,
a volte. Si aspettavauna sfidaeinveceera lamigliore della sua classe.
Era comunqueun risultato,
ovviamente, ma non controllò la cosa con allegria, come avrebbe
fatto normalmente. Quandolo scoprì, il suo visodiventò
rossoevollegridareper la gioia. Capì
subito, però, che il restodella classe, ad eccezione diHarrye di un Tassorosso
di nomeTerryBoot,
erano dei fannulloniei suoi pensieridivennero discutibili. Eppure,si prese il meritodi esserelastregapiù intelligentedella sua classe.
La situazione le faceva passare delle belle giornate,quandola depressione e la solitudinecercavano diattirarlafra
le suegrinfie. Chisapevachecambiarepersonalitàavevacosìtantieffetti
negativi?
Doveva incontrare Harryalle setteeerano già
le seie trenta.Attualmente
si trovava alla Torre dei Grifondoro, e
stava finendoil suosaggio
di Pozioni. Pitonnon aveva esitato ad assegnare loro dei compiti
fin dal primo giorno. Non le era maipiaciutoquandosi
profilavaa CasaRiddlee oracheera il suoprofessore, i suoi pensierierano rimasti invariati.Quandola gentecominciò a riempirelasalacomune,dopo la cenaagrappoli(che aveva saltato perfinireil saggio), la sua attenzionescattò versol'orologioepensòcheeraora di
andare.
Assicurandosi di avere la bacchettain tasca, uscì dallatorre.
Dovettespingere da parte alcune persone, mormorando delle scusemeschinechesapevanon avrebbero carpito. Lesaleeranoancorapiene dicoppiache pomiciavanoe gruppi dipettegoliche incontrò mentre camminava.Il suo stomacocominciòastringersienonaveva ancora incontratoHarry. Mentresi
avvicinava allaStanza delle
Necessità, capì che noneraHarrya farlasentirein quel modo; era eccitata. Emozionata espaventata. Perchéle emozionierano
tuttecosì simili? Erauno sforzodellamente.
Si concentròsullalezionedi Harrymentrecamminavaper tre voltelungoilcorridoiodesertoeguardavala portache apparvedi fronte alei. SarebbepateticodirecheHogwartse i suoisegretinon smettevano mai di stupirla?
Beh, lapensavacosì,
quindi non c'eramotivo nelcercarediesprimere
quello stupore in altro modo. Afferròlamaniglia di ottoneerespirò profondamente. Potevafarcela. Erasolo unasemplice lezione. Stavaperimparareadevocareun Patronus. Eccotutto.
Spingendola,aprìlentamente la porta, e una calda brezzasoffiòsul suo visoe lasciò cheil suocorpo
si rilassasse. Entrando nellastanzavidecheera equipaggiata in modosimilea quello delle riunioni dell’ES,ad eccezione
dell’attrezzata che era perdue invece che di, diciamolo, cinquanta. C'erauna sola
libreriadi mogano,duesedie con dei grossi cuscini, un caminoe candelegalleggiantisul soffitto. Eraun
ambientemolto caldoesilasciòcaderesuuna dellesediecolcuscino. Siafflosciòcon tutto il suopesoeprovò amettersi a proprio agio, dimenandosiper un buon minuto. Si
arrestò subito, tuttavia, quando laportasi aprì cigolando.Torse la testae videHarry
che le sorrideva. Il suostomacovacillò.
"Vedochemi hai battuto." Dissementre si chiudevalaporta
alle spalle.
"Nonè colpa mia
se seilento." Risposein fretta. Oh,comeamavaquelle sue battute dispirito. Anchequandoeraindifficoltà,
trovava ancora unarapida rispostanel retrodellasua
mente.Era
davverotroppofortunata.
Luisorrisee si avvicinòalei.
Cercòdicalmareil dolore allo stomaco, senza alcun
risultato. Preseun posoaccantoa lei."Ora,
credo chedovremmoignorarele formalitàearrivaredritti al punto."
Puntòla bacchettaparallelamente allalibreriaepreseuna doseprofonda direspiro. Lasciò cheil ricordodel
suosedicesimo compleannogalleggiassein prima lineasulla suamenteelivellòse stessa. "ExpectoPatronum!"Cantòcon forza. Dalla sua bacchetta non uscì cheun soffioseccantedifumo bianco. Sivoltòlentamente versoHarry, aspettandosidivederloridere. Fusorpresa divederlainvececon occhi socchiusieil mento tra il
polliceel’indice. La stava squadrando.
Ci pensò suprimadi rispondere."Hai lo stesso problemache avevo io,manon hai mai avuto
qualcuno che te lo dicesse. Un angolo appartato nonèil posto miglioreperpraticaremagiadifensivaquando haiun sacco di genteattorno ate per aiutarti..." Leidistolselo sguardo.
"Non haiuna
memoriaabbastanza forte."
Lei voltò immediatamente latesta, "La miamemoriaèperfetta!"
Lui si alzò,"Ovviamente
no. Devipensareal momento più feliceche possiedi, Hermione.Ilprimo
ricordoche scelsierail mio primo giro su una scopa."
"E’ un buon ricordo."
"Sì
, ma non èabbastanza. Potrebbe essereilricordo più feliceper
alcune persone,manonper me. Avevo momenti più felicinella miavitada poterscegliere."
Hermioneannuì comprendendo. "Il problema è cheio,in realtà, non ne homolti dascegliere."
"
E perché?" chiese.
Si chiesese avrebbe
dovuto dirglieloo no. Laveritàeffettivaera,
ovviamente,del tuttofuoriquestione, ma poteva comunque raccontargliuna piccola versione del tutto. Luiera lìper aiutarla, nonper criticarla. La
vecchiaHermionele stava
gridando di fermarsi, mala nuovaHermionemise quella vocina da partee la obbligò afarlo. E così fece. "Non sono
cresciuta in un ambiente proprio felice. I mieigenitori morirono quandoeromoltopiccolae il mio…padrino
mi obbligòad esseresemprela migliore. Non mi mandò mai in unavera scuolaperchévoleva essere lui ad insegnarmi. E’ un insegnantefantastico,
nonfraintendermi. Ma èfermamente convinto che iodebbaessere perfettaoaltrimenti sarei una fallita. Fino aquest'anno, quando, improvvisamente, hacambiatoideaemi ha mandatoqui."
"Mi dispiace
peri tuoi genitori." Disse
perconsolarla.
"
È tutto a posto. Nonli conoscevo".
"Èquello checontinuo aripetermiogni voltache qualcunosi dispiace per i miei genitori." Hermionealzòla testaperguardarlonegliocchi.
Per un attimo avevadimenticatocheentrambi avevano avuto la stessa
esperienza, anche se conconseguenze
per lui molto piùdisastrose. "Ma
poi arrivò il momento in cuicapì che
avreidovutobuttaretutto fuori."
"L’ho già fatto." Ammise lei. "Qualche volta mi chiudo in
camera e piango… non so il perchè, ma lo faccio e basta. Guardami. Penserai sia una pappamolle."
Lui scosse latesta, "Niente affatto.” Siavvicinòa leied Hermione sentì il suo respirocatturarla quando le miseuna manosullaspalla, "io
faccio la stessa cosa. Nonpensare di
essere sola, Hermione. Non sarai maisola. Nonfinchéiosonoqui."
Sì,manon per molto.Scattò la vecchia Hermione.
"Pensa a
qualcos'altro. Sochec’èqualcosaneltuopassatochepotrebbe alimentarel'energianecessariaper iltuoPatronus. Se ci
sono riuscito io,puoi farloanche tu."
Tolseilbraccioele diededel tempo
perpensare.
Accolseilsilenziocome un'opportunità perpensare. Avvicinandosi ad unmurovicino, vi si appoggiòelasciò chela suamenteiniziassea
lavorare. Non riusciva a
ricordare,maiuna voltain vita sua,un
momento difelicità. Era una cosatristeda pensare, maeravera. Anchequandotrovavapiacerenei suoi
attacchi, nel battere Dracomentreduellavano, sapeva di non essere mai statafelice. Erasolo breve estasiche poi andava via rapidamente. Unapiccola partedileisapevache scegliereil ricordodel suo sedicesimo compleannonon avrebbe funzionato. Certo, perdere la
suaverginitàeraun punto di riferimentoesisentìsollevata dal fatto che allafine fosse
successo. Ma il sollievononerafelicità. Lasciò che la suamentevagasse fino aNatale
-albacio fra leiedHarry. Eraun
territorio pericolosoda
percorrerevisto che luieracosìvicino, maeradisposta acorrere il rischio. Ricordòlapoltiglia nel
suo stomacoequindi la sensazione divuotoquando tutto era finito. A dire la verità, provava una grande confusione al pensiero che la sua vicinanza
la rendeva così felice. No, nonpotevausarequel ricordo.
CasaRiddleeral'esatto
opposto della felicità,
quindi tutto ciò che aveva fatto lì dentroeradestinatoad
esseretriste, lo stesso
valeva conVillaMalfoy: feste troppo formalie altrettanti
trattamenti crudelidaessere
associatialla felicità. Fuallorache una cosa la colpì.
"Trovato!"
esclamò.
"Eccellente!" disse Harry: "Adesso
provadi nuovo."
Leiannuìe si voltòversolalibreria. Puntandolabacchetta, lasciò che il ricordodel
percorso della carrozzafino
adHogwartsriempissela sua mente. La
gioia cheaveva provatoquandoavevavisto per la
prima voltaletorri alte escuredel castelloeradiversa da qualsiasi cosaavesse maisentitoinvitasua. Se quello noneraun ricordofelice, allora nonsapevacosafosse la felicità. "ExpectoPatronum!"Gridò.
Aprendo gli occhiin fretta, videuna grande
nuvolaemetterefumobianco dalla bacchettaesi rivolseaHarrycon unlargo sorrisosul volto.Lui rispose al sorriso,mailfumoscomparve. Nonpoteva crederci! Era arrivatapiù lontano di quantoavesse maiimmaginato!Guardòla sua bacchettacon affetto,
ancora incapace dicrederealla fumata
bianca che ne erauscita.Eracosì impegnataa fissarla, persanei suoi
pensieri,chenon sentìHarryavvicinarsi
alei.
“E’
statoimpressionante."
Saltò su quando
sentìla suavoce,elo videguardarlaconpiacerenegli occhi.
"Grazie! I-io non pensavo di
poterlo fare!"
Luisorrise: "Ben
fatto. Te l’avevo dettochece la facevi." Hermione lasciò cheun timido sorriso le si formasse sulle labbraelui la guardòper
un attimo. "Ti ...tidispiace seprovouna cosa?"
"No."
Rispose in fretta"Qualsiasi cosa."
Luiannuì. "Girati
comese
dovessievocare di nuovo il Patronus."
Hermione acconsentìe si
dispose, preparando nuovamente il ricordo. Nonsi aspettava,
tuttavia, cheHarrysi avvicinasse alei in quel modo, col
pettoschiacciatocontrola sua schiena. "C-cosa staifacendo?"
"Vorrei provare a vederese posso unire
la miamagiacon la tua cosìdaformare unPatronus
in piena regola, uno che possa
prenderela formadiun animale." Le
spiegò. Anche sesembravasicuro di sé,potépercepire unlievetremolionella sua
voce. Si chiesesestesse sentendo gli stessipizzicottichesimuovevano lentamentesu tuttoil suocorpo.
"Oh… okay."
Premettepiùsaldamentecontrola suaschienaesentìla suamanocoprire la propria. Stava ancora tenendola bacchetta, così
da intrappolarlatrail palmo della manoe laparte esternadella sua mano. Soppresseun respiroprofondoquando leloromani
si toccarono, nel tentativo dimostrare
che quel tocco nonla influenzava
minimamente, cosa che in realtà succedeva.Purtroppo,
il respiro represso da contenere era
così tanto chevennefuoriinun fiotto.
Harry lo sentìe per questo si chinòasussurrarleall'orecchio: "Ti fidi di me?"
Leiannuì, "Sì."
"
Al trepronunciamol'incantesimo, va bene?" Preseil suosilenziocome
confermaeiniziò ilconto alla rovescia."Uno ... due...tre!"
"
EXPECTO PATRONUM!" Gridaronoall'unisono.
Qualunque cosa si aspettasse Hermione, non fuquella chesuccessedopo.Sentìuna
scossadi magia fluire attraversodi lei,provenientedaHarry. Comesapeva
cheeravenutoda luiera unmistero,
ma capì che in quel momento eranoin qualche modocollegati. Lamagiasi formava fra
le lorobacchette euna luceargenteasporgevadaesse, facendo chiudere
lorogli occhiperl'intensità. Sembrava cheuna folata diventogirasseintorno a loro, soffiandole i capelliun po' di traverso, che ebbe paura chepotesserocolpireHarryin faccia. Li
riaprironosoltantoquando ritenneroche tutto ciò cheera esplosodalle loro bacchette fosse andato via espalancarono le mascelleallavistadi fronte aloro.
Lefigurespettralidiun cervoe
di una lontragalleggiavano per la
stanza, girandointorno ai loro
incantesimie giocando tra di loro. Erauno spettacoloveramentebelloavedersi e
idue avevanogli occhiincollatiad esso.
Dopoquello chesembròun'eternità, i due si lasciarono sfuggire unsospirato"Wow."
"E'
stato ..."
iniziò Hermione.
"
Incredibile."
Nessuno dei dueeraconsapevole del fatto chele loromani erano ancoraavvolte insieme.
Hermionevolevaringraziarlo. Non si eramaisentitacosì felicecome in quel momento. Non era sicura sevoleva farlo a causa di quella vicinanza. Maaveva bisognodiringraziarlo. Inclinandolatestaverso destrapercercare di guardarlonegli occhi, lo trovògià
a guardarlaintensamente. Ilgraziele morìingolaquando idue si trovaronosemplicemente a
guardarsi l'un l'altra. Sapevachela cosa cominciava a diventarepericolosaecheavrebbe dovuto tirarsi indietro,maqualcosala stava attirando, omeglio, la faccia di
Harry si stavainclinando verso
dilei, ipnotizzandolaanon muoversi. Unmomento prima videi suoicaldi smeraldiguardarla,
un momento dopo, la sua visionesi oscurò, chiuse gli occhielasciòscenderele labbradi Harrysullesue.
Il momento incuiunirono lelabbrafu
cosìintenso chelasciarono
caderele lorobacchette. Nonsentironoil rumoresul pavimento, visto cheeranotroppoassorbitiin altroda accorgersene.La manodestradi
Hermionearrivò a stringere lanucadi Harryper assicurarele labbra alle sue,comese avesse avuto bisogno di un ulteriore
motivoper rimanerelì.Harry avvolse la mano intornoalla sua vitacosì da posizionarla di fronte, al posto diallungareil collopertenerele
labbraattaccate.L'altro bracciodi Hermione avvolse automaticamenteil suo collo eil suo le si
allacciò alla vita. Intensificando ilbacio, sentìla
suacalda e vellutata lingua testarela barriera della sua bocca, chiedendoledi entrare. Fusorpresadi sentirlo così guardingo da
chiedere il permessoal postodituffarsi direttamente. Manon riuscì a pensarcia lungo, poiché nel momento in cuile lorolingue entraronoin collisione, la sua mentesi svuotòbeatamente.
Eranonelbel mezzodiuna stanzadesertacondue
fumose creature del boscoche giravanointorno a loro, sembrando cresceredi luminositàpiù a lungorimanevanoavvolti. Hermionelasciò chele sue ditafossero seppellite frai suoi ricciolid’ebanoesi meravigliòdi quella scorrevolezza. Nel momento in
cui Harry sentìle ditatra i capelli, lasciò chele sue manicominciasseroad accarezzarela suavitasottileeleigemetteall’interno dellabocca, reagendoimmediatamentealsuotoccocaldo. Lavibrazionecausò in luiun’analogareazionemaschilee fuallora che Hermione si rese conto di quantoprovavadesiderioper lui. E,
quasi delicatamente come quando era iniziato il bacio, si tirò indietro. Lo schiocco dilabbrasuonòin tutta lastanzavuotae la riportò indietrosulla terra. Sentimentichenon riuscì a spiegarsipiombarono su di leiecapì
che solo una cosaerachiara:
doveva scappare via. Seciò chesentivainquel momentoera quello chepensava chefosse, dovevauscire. Subito.
ri
Siliberòdaluiin fretta,
chinandosi aprenderela suabacchettaenon incontrandoi suoi occhi. Lui
seppecosastavaperfareecercòdifermarla,
implorandola con lavoce. "Hermione per favore, per favorenonandare."
Non avevacapitodi star piangendofino a quando una
lacrimasolitaria si fece stradalungo
la guancia. Sembravaaccaderletroppospesso, e non le piaceva. Sivoltò versoHarry,
con la bacchettaoracustoditaintasca,e videlo sguardoaffrantosul suovolto.Fusufficienteperfermarla.Masapeva di dover andare. "Harry,
non posso-non possofarlo...è sbagliato."
"Cosa c'è di cosìsbagliato?" chiesedisperatamente.
Si morse illabbro, "Così tante cose..." Harry aprìla
bocca, probabilmente per chiedereperché, maleilo fermò. "Per favore,lascia che sia così."
Potévedere i suoiocchiiniziareabagnarsidilacrimeeseppedi dover
andarsene primache fosse stato troppo tardi. Stavapermorire!
Sarebbe statouccisoeleiavrebbe dovutopartecipare. Non potevaprovare niente per lui, anche baciarlo, fare qualsiasi cosamarimaneresolo una
suacara amica.
"Non posso farlo, Hermione, io-"
"
No." lo interruppe lei.
"Non dirlo. Io voglioesseretuaamica...nie-niente di più." Erano tutte bugie!
Madovevamentire,
mentireperproteggerlo.
Avrebbe dovutoalmeno assicurarsichesarebbe stato feliceprima di morire. Nonpotevarenderlo felicein quelle circostanze.
Passò accantoa luie si diresserapidamenteverso la porta, asciugandosi leguancebagnate di lacrime. "Hermione per favore...per favore..."
Ignoròle sue chiamatee si chiusela portaalle
spalle.
C’era unpiccoloimpulsodentro di leiche
correva, maresistette. In qualche modoseppecheluinonl'avrebbe
seguita,cosìil suoritmodivenne lentomentrecamminava tra lesaledeserte. Fece del suomegliopernon lasciare
chela suamentevagasse, ma ciò erapiù facile a dirsiche a farsi. Cercòdidistrarsiosservandoiritrattimentrelipassava.
Quelladistrazionefallìdoponon piùdiun minuto,quandosentìun pozzofrescodi lacrimeaccumularsi neisuoi occhi. Oh, come avrebbe
volutogirarsietornaretra le sue braccia. Masapevache era
impossibile. Luiera suonemico, esarebberoentrambimortise
orecchiesbagliate avessero sentito qualcosa. Siasciugòlelacrimedagli occhie
soffiò in su col naso.Fatti coraggio!a suamente. Urlava l
Girò unangolovicino ad unasalapiena
diaulevuotee sentì qualcuno tirarla perle spalleprima che potessearrivare allafine delcorridoio. Laportasi chiusedietro
diloromentreincappavano in una camera oscura. Nonsi fece nemmeno prendere dalpanico. Sapevachiera il responsabile. Raddrizzandola suacompostezzaal megliodellesuecapacità, si voltòlentamente versoDraco. Sesembravaavessepianto, lui non se n’accorse. Non ci furono dialoghi, estese soloun braccioverso ilbacinoincandescente. Inalòun grande apportodi respiroe si diresseverso di esso. I suoi passi produssero un forteeconella piccola aulae leifece del suo megliopercontenereun brivido. Non
era maistata cosìnervosadiaffrontareil
suo padrone. Certo,non si era
maispintaaparlare con luidopo aver baciatoil suo nemico.
"Prima di tutto, vorreidirtichestai
facendoun lavorostupendo."
Disseconun
piccolo sorriso, "Alcuni dei mieicolleghimi hannodettoquantohai
avvicinato Potter. Ben fatto, mio cara, ben fatto."
"Ora, il
motivo per cuiti hochiamato.
Non èun controllo stavolta."
L’interessedi Hermionesi rianimòeleisi avvicinòinconsciamente. "Ci stiamo preparando a muoverci.
Prestosaremodentro
le mura di Hogwarts. Mi aspettoche tu stia in guardia, vicinoalragazzoin ognimomento.Inpochi
giorni... saremo pronti aliberare
ilmondoda Harry Potter."
Hermionetrattenne il
respiroesoffocòuna debole risposta. "Sì, signore, starò in guardia."
Lui annuì
, "Bene. Ricorda, nonlasciare maiilragazzoda
solo."
Riuscì a fareun debole cennoprima che la suaimmaginescomparisse.Eratroppo.
Scappòdall'aula, ignorando i richiami di Draco. Il blocco deirumoriesternistava rapidamente diventandoil suonuovo punto di forza. Volòper i corridoiele
scalerimanenti, volendo
semplicementearrivare alsuodormitorio, pronunciare un forte incantesimo di silenzio, esinghiozzare. Pochi
giorni? Pensava diavere piùtempo! Piùtempo
anche perpensare, più tempoperseppellireinuovi sentimentiperHarry, più tempopercapirequalieranoi suoi verisentimenti. Il tempostava per scadere. Sapeva che ladecisionedi abbandonareHarryera sbagliata. Manon c'era più motivodi tornare indietro. Nonpotevabaciarlocomunque.
Nonconla suamorte cosìvicina. Dovevaliberarela
vecchiaHermione. La nuovaHermioneavevatroppiinconvenientied
emozioniper complicareulteriormente
le cose. Ma quandoarrivòalbuco del ritrattoetrattenne ilrespiro, si rese conto di una cosa.
La vecchia Hermioneerascomparsa.
Non aveva ideadicome sbarazzarsidi quei sentimentiperHarry, nessun accennoa ciòchedovutofare. L’oscura,
potente, coraggiosa, partespiritosainlei nonc'era più. Eracomese fossesbiaditanel nulla. Comeera
potutoaccadere? Quando avevapersol'altra metà? Lacolpì comeuna
tonnellata dimattoninell'intestino:
quelbacio. L'avevadistrutta. Volevapiangere, volevapiangere,volevaparlare conqualcunoechiedergli
consigli.Maleinon aveva nessuno. Il tempoeraquasi scadutoeleinon aveva nessuno. La parte più forte di lei se n’eraandatae nonc'era nienteche l’aiutasse asuperarequella chedisicuroera diventatal'esperienzapiùtraumaticadella
suavita. avrebbe
Rilassò laposturamormorandolapassworded entrando nellatorre. Erapraticamentevuota,
salvoper poche persone,sparseinvariangoliefessure.
Si diresse direttamenteverso la scalinatadelle ragazze, quandourtòqualcuno.
Allungò il colloverso l'altopervedereRonla guardavacon unsorrisosbilenco.
che
"
Hey, Hermione" la salutò.
Fece un passoindietrodi qualche centimetro, "Ciao Ron."
Ci fu unalunga pausatraidue.Ronspostònervosamente
ilpesoda unpiedeall'altro. "Hey
umm...mi
chiedevose..."La
sua voce si spense. Hermione, in realtà,
non porgevaalcunattenzioneai suoimugolii,dato
chesentìun altrofiume dilacrimeiniziarea investirla. Siguardò
alle spalleper vedereseeralontanadallascala, forse quattro piedi.
"... con me?
" Hermionevidecrollargli lespalleein quel momentoi suoi occhitornaronoa guardarlo. Avevapersoogniparola.Luila guardavanervosamente,
mordendosi il labbrocosì che poté
vedere formarsilatracciadi undebolerossore.
Sembravaorgogliosodi essercifinalmente riuscito. Hermione, però,eramenointeressata,
sentendo che lavisionecominciava ad annuvolarsi. Seavrebbe dovuto direqualcosa, avrebbe fatto meglio adirloin frettain modo da poter svignarsela.
"Sì,certoRon,
"disse in fretta. Esenzaaggiungere altro, passò accanto a lui evolòsuper le scale.
Crollòsul letto
con un tonfo epronunciò un incantesimo
di silenzio. Non appenale ultime
parole dell’incantesimo uscirono dalle sue labbralelacrimecominciaronoa bagnarle, esubitodopo, arrivarono isinghiozzi. Siritrovò
a stringereuno deisuoicuscinieabbracciarloalpettomentre sidondolavaavanti e indietro. Deglutivaogni momento, il suopetto
si muoveva a sbalziele braccia
si agitavano. Non aveva maipiantocosì intutta la sua vita. La vecchiaHermionesapevacheera uno sprecodi energia. Maforsec'era un altromotivoper cui non aveva maipermesso a se stessadiabbandonarsicosì.
Eraorribile. Sisentivacosìvulnerabile,
come sefosse statasolainun boscoaperto: piangeresapendo
chenessunolìper aiutarla. Salvarelaforestaeralastessa patetica immagineche alimentava ancora dipiùle lacrimeche cascavanosulle guance. sarebbe stato
Comeaveva potuto
esserecosì stupidadaabbassare la guardia? Era sempre
stato uno scopo.E quello scopo era taleche leinon
sarebbe stata attaccatao, peggio,
ferita. Maorache le sue muraeranocrollatein unmucchiogigante, non c'era nullachepotessefare.
Non poteva dire alSignoreOscurodiannullarela missione. Cos’altro avrebbe potutodire? "Umm sì...In qualche modo mi sono affezionata ad Harryeoranon voglioche lui muoia. Quindi, se sipotrebbe almenorimandarel'attaccoper, nonso, un altro meseo giù di lì? Sarebbe fantastico!"Misere possibilitàche questo potesse
accadere. Leisarebbemortaeforse anche
Dracoed Harry, Dracosemplicemente perché era l’unica personachedovevasorvegliarlae avrebbe potutofacilmenteimpedire il resto.Perchéerastatacosìinflessibilesullo stare alla largada lui? Si era concentrata così tanto nel
compiereunamissioneperfettachenon aveva consideratole conseguenze. Missionicomequellenonarrivano senzail rischiodidiventare troppo legati emotivamente alle personedi cui ci si
circonda. Ma perché avevadetto
di sìalla missione?Ohsì,perchévoleva
andareadHogwarts - perchéera un’egoista.
Eracolpa suase si era cacciatainquelpasticcio,ed
ora il suoobiettivoera diventatosuoamico - beh,forsepiù di un amicodopoquella sera.In ogni caso, nonavrebberoavuto alcuna possibilità,quindi
perchédefinirei suoi sentimenti?Qual
era ilpunto?Stavapermorireelei avrebbe aiutato
i suoi assassini.Erala
suamissione,il
suodestino.Non
importavaquantogli volesse bene, sarebbe morto
comunque.Ilrisultatononsarebbe
cambiato.HarryPottereracondannatoauna
vita breve,tuttoper amore.L'amoredella madreperlui,alla
fine,loavevacondannatoa unavitamaledetta.L'amoreerainutile.
Gemetteecrollòsulsuomaterasso,lasciandoche il mondo dei sognila
facessefuggireda
quel castellotraditore.
Potrete mai perdonarmi per questo atroce ritardo?? Spero solo che non siate super adirati con me perchè in questo capitolo vi ho riservato una sorpresa e se siete arrivati a leggere questo commento avrete già scoperto del bacio fra Harry ed Hermione! E' una delle scene che preferisco in tutta la fanfiction...adesso viene la parte bella però, quindi, Stay tuned!
ringrazio con mille abbracci patronustrip che non smette mai di entusiasmarmi con i suoi commenti :) (Se non potevi aspettare oltre, spero che questo capitolo ti abbia accontentata!!), debby91, marco (spero ti sarai divertito!) e ovviamente anche roxy_xyz :) Grazie mille a tutti voi, perdonatemi ancora il ritardo (colpa della scuola che mi sta stressando), spero di aggiornare il più
presto possibile stavolta! Alla prossima :) Enjoy!
Attenzione!!!! Scene non adatte ai minori di 18 anni!
Nello stesso abisso
Hermionesi svegliòconun enorme mal di testa, quel sabato mattina.Non si eranemmenopresa la brigadi alzarsidal letto,come faceva ogni mattina,sapendoche avrebbe soltantopeggiorato la situazione.Eracome sequalcunobattesse ripetutamente un enorme martellosulsuocranio, cercandodiaprirlo. Erasorpresadi sentire lo stesso
dolore della giornata precedente, quando
aveva pianto fino ad addormentarsi.Sì,HermioneGranger si eraaddormentata piangendo.Quellamattinaavevasologeneratosecchezza alla golae occhigonfi,mala giornata bussava alla porta, riconducendola all’esterno.Cercòdiricordareogni evento del Venerdìche potessechiarirequell’agitazione.Fu allorache qualcosa la colpì:Harry.LeieHarrysi eranosostanzialmentecomportati come se
fosseroinvisibili.Eraandataalettola notte scorsa pensando
aquanto fosse
meschino il fatto che non si parlassero più.Naturalmente quello eraHarry.
Era
nella merda.
Lesuecompagne di stanzasi erano già preparatee quando sentìil completo silenzio, seppe cheera oradi alzarsi.Era già abbastanza bruttoessere in ritardo, maoraera completamente sola, di nuovo.Si sentiva un po’
confortata dall’essere circondata da alcune
persone,anche se erano ancora addormentate. ConHarry che la ignorava eGinnyche si comportava
normalmente, non aveva realmente nessunoa cui rivolgersi.La solitudine era il
suorifugiopreferito,maoraavrebbe implorato per
lasciare quella posizione. Aveva bisogno diamici,aveva bisognodiridere -aveva bisogno di Harry.
Dopo averfinito di lavarsicon unadocciacalda,
il mal di testasembròaffievolire l’ecomartellante. Scesegiù per le scale, conqualcosache le
pulsava dietro latesta. Non erailmal di testa, mapiuttostoun piccolo impulso che
le diceva che qualcosa d’importante sarebbe accaduto durante quella giornata.Avevagiàfinitotutti isuoicorsi, ma non potevaessere quello.
Non ricordavadi aver preso appuntamentocon qualcuno. Nonchequalcuno volesse passaredel tempo con lei. Anche perché pensavano
fosseuna prostitutao unastregasenza cuore. Ma tutto andavaperil meglio, però.
Guardòl'orologio
posto sulla sommitàdelcaminettoe sospirò. Erano
le diecie trenta.Nonavevavoglia difarecolazione, poiché sapeva che lì avrebbeincontratoHarry.
Volevaparlare con lui, masapevachenonera possibile. Nondopoquel che erasuccesso. Ma il malepeggiore
era più il prendere le distanze da lui che parlargli
faccia a faccia, ma la suamentenon si sarebbe mai trovata a suo agio,in
nessuno dei due modi. Erasuoamico, suonemico,
masoprattutto, eraqualcunoper la quale sentivapiù desideriodi chiunquealtro. Volevaesserepiùdi un amicaequesto la spaventava. Nonavevaneanche vogliadirifletteresui suoi sentimenti, temendol'inevitabile.
Ildivanocominciòasembraremolto invitante. Cascò in quelsoffice involucro e cercòdirilassarsi. Chiudendo
gli occhi, cominciò acancellarela suamente, una
cosacheavevaimparatodalSignore
Oscuro. Ogni voltacheavevaqualcosa d’indesiderato in mente, tutto quello chedoveva fareerachiarirela testaerilassarsi.Certo,non avevaunpensatoioche rimuovessedefinitivamentei pensieri, maquestaeralacosamigliore da
fare. Non appenasentìla mentesvuotarsi, udì dei passi cheinterrupperola
sua concentrazione. Aprì gliocchi
di scattoeguardòoltre il divano. Ronstava
scendendo le scaleelei silasciò sfuggireun sospirodisollievo. La
sensazionedentro la sua mentecominciò
a svanirementre eglile si avvicinava.
Si sedettee gli sorrise
mentre quello le si paravadi
fronte.
"Pronta per andare?"le chiese, mettendosi
le mani nelle taschedei pantaloni.
Hermione solcò la fronte, "Andare?"
"Ad Hogsmeade."
Fuallorachequalcosa fece clic.Per togliersiRondi torno, avevaaccettato diandare aHogsmeadecon lui. Essendo in uno stato emotivo e vulnerabile,avevaaccettato un appuntamento conRon.OhMerlino."Giusto...sì.Sì, sono
prontaper
andare."
Le fece un sorrisoche leirisposea malincuore.Gli permise diaccompagnarlaallecarrozzecon unamano postanervosamentesulla schiena.A dire la verità,anche lei eranervosa.Quello erail suo primo appuntamento.Beh,senonsi contavano le usciteal pubei furtivi giriconDraco.Non ne aveva mai avuto uno.Trovaronouna carrozzavuotae si sedettero l’uno di fronte all'altra.Hermione lanciava a Ron nervose occhiatine,
sentendo che quello stava facendo lo stesso. Nonsapeva nemmenoperchéaveva accettato.Aveva un vago ricordodella programmazione di quella data, ma alloraperché nonglielo avevadetto?Forsec'era unapartedi leichevolevadimenticareHarry.Dimenticare ilperchéstesse pensando ancora a lui.Roneraun ragazzoabbastanza simpatico, si sarebbe divertita.Giusto?
Arrivarono ad Hogsmeade e Ron la
condusse ai Tre Manici di Scopa. Era grata che avesse scelto quel posto. Era un
ambiente confortevole, tale che così non si sarebbe sentita sotto pressione. Vedi?Pensò tra sé, Non sarà poi così male.
Trovaronoun tavolo vuotoepresero posto. HermionesorriseaRon, che giocherellava conl'orlo della
camicia. Lacameriera,
avvicinandosi, chiesele loro ordinazionie Ronordinòdueburrobirre. La guardòper confermareeleiannuì. Appena soli,Ronparvecercarequalcosa dadire.Capìcheavrebbe dovutoavviare
laconversazione, erail minimoche
potessefare.
"Allora,
Ron, comevanno le lezioni?" Semplice
maefficace.
"Bene." Rispose brevemente.
Hermioneannuì,"Stai
studiando per i M.A.G.O.?"
Lui sbuffò, "No"
"Beh dovresti. E' la provapiù importantedella
tuacarrierascolastica!"
Hermionealzògli occhi al cielo, "E che cosa rende il Quidditchpiùimportantedello studio?"
Ronla guardòcomese le fossecresciutaun'altratesta. "Un
sacco di cose! Prima di tutto, èdivertente, e posso fare effettivamenteattenzione a quellochestofacendo.Secondo, è..."
Hermionesapeva chenonavrebbe dovuto, mainquel momento, smise di ascoltarlo. Amava il Quidditch,
masenonriusciva a capireperchéerapiùimportantedellascuola, allora non aveva alcun sensoascoltarlo. Anche seavrebbedovutoammirarela suapassione
per lo sport. Harryaveva ragione. Seeracosì
appassionato alla suafutura
carriera, avrebbe dovutorispettarlo.
Naturalmente, Harryaveva sempre
ragione.Inclasse,
nella vita, intutto. Ma non si rivolgeva in manieraarrogante; aveva
sempre ragioneperchédiceva la
verità.Se non l’avesse detta, la cosa gli si sarebbe ritorta contro nelle
future battaglie. Ohmagnifico, stava ripensando ad Harry. Aveva un appuntamento con un altroragazzoeancora non riusciva asmettere dipensare adHarry!
"... oltre al
fattocheprendi tonnellatedi uccellini."
"
Giochi a Quidditchperle ragazze?"
"
Non hai ascoltato nemmeno una
parola di quello che ho detto?Gli uccellinisonoun ulteriore bonus."
"Maèun
fattore determinante?"
"Certo!"
Hermione
alzò gli occhi al cielo proprio mentre le loro burrobirre furono poste sul
tavolo. Prese un sorso dal bicchiere e si leccò le labbra, rimuovendo eventuali
residui. Almeno c’era una cosa buona in quell’appuntamento. La cameriera rimase
lì, chinandosi per chiedere di nuovo: "C'è qualcos'altro che posso portarvi?"
Ronsembrò pensarciper
un momento, "Un panino al prosciuttocon contorno dipatatine, per favore. Tu
vuoi qualcosa,Hermione?"
"No, sto bene così."
La camerieraandò via eRonsi chinòverso dilei,"Che cosa haicontroil Quidditch?"
"Niente. Amo il Quidditch. Noncapiscocomela gentepossapensare sia
più importante degli studi."
"E 'davvero
moltosemplice,tutto
ciò che devifareè..." Smise di
parlare mentreguardava
oltrealle sue spalle, sorridendo. "Hey Harry!" gridò, agitando il braccio.
Hermionesi voltòevideHarry che la fissava. Le venne da piangerequando riuscì a inquadrare chiaramente il suo volto. Avevail cuore spezzato, proprio come leiquandoera scappata via da lui. Aveva la bocca semiapertaesi volseperandarsene non appena intercettò i suoi
occhi. Spinse alcuni gruppidiclientie si
precipitòfuori dalla porta. L’azione sembrò svolgersial rallentatore, ferendo ancora di piùil suopetto.
“Che cosa gli prende?" Chiese Ron, chiaramentecolpito del fatto che il suoamicononl’avessericonosciuto.
"Io...io ..."
Hermioneprovò a dire qualcosa di sensato. "Devo andare."
"Cosa?"
Chiaramente, quello non andava bene. "ScusaRon. Puoi ascusarmiperun secondo?"
"Umm, sì, certo."
Hermionesi
diressevelocementeversoilbagnoe chiusela portadietrodi sé.Iniziòarespirarepesantementees’appoggiò al lavandino. La suavistacominciòad annasparee sentìqualcosacominciareafarsi stradanellostomaco. Lo costrinse a tornaregiùe cercòdicalmarsi. Guardandoil suo riflesso, fece una smorfiae aprìil rubinetto. Assicurandosi
chel'acquafossefreddain anticipo, se la spruzzòsulviso. Cambiòlatemperatura, ma la cosa la calmò,svegliandole i sensi. Afferrandoun asciugamano, asciugò la pelle, raccogliendole piccole goccioline. Lo gettòda un latodel
lavelloechinòla testaverso il
basso. Dovevariprendersi.
Quelloerail suo primo
appuntamentoe lo stavarovinandoperqualcunaltro. Dovevauscireedivertirsi.
Sarebbe statodifficile, ma dovevafarlo. Dovevadivertirsiper la sua sicurezzaeper quella di Harry. Il minortempol'avesse
visto, meglio sarebbero stati. Avrebbetrovatoun modoper
salvarlo. Sì, ce n’era uno. Avrebbeconvinto il
Signore Oscuro a tirarsi indietroe a darepiùtempo ad
Harry perprepararsi. Tutto
sarebbe andato bene. Non importavaquanto gli mancasse, quanto l’avesse influenzata, quanto avesse
il cuore spezzatoquando l’avevavista
conRon. Avrebbecapitoun giorno.Stava facendo tutto questoper lui.
Si guardòancora una voltaallo
specchioe videcheil suovisoera pulito. Uscìdal bagnoe tornòasedersidi fronte aRon. Quest’ultimononsi preoccupòdi
farle domande.Riuscì a
leggerglinegli occhicheaveva capitodove
erastata, ma non se sapesse esattamentequello cheavevafatto. Stavamangiandolepatatineenonsembravain procinto dirompere
ilghiaccio.
Aveva bisognodioccuparela mente,
così decise di parlare al posto suo. "Allora,
dimmi di te,Ron. So cheabbiamoavuto un saccodilezioni insieme,ma, in realtà, io nonsomolto di te."
"Beh, cosa vuoisapere?"
"Non so...umm...qual è il tuocolore preferito?"
"Arancione comeiCannoni!"
Risposeeccitato. Quello di Harryè il
blu. Hermionesentìlavocecompiaciutae cercòdibloccarla. "Eil tuo?"
"Verde." Risposesenza
pensarci. Gli occhi di Harry.
"Verde, perchéverde?" chiese Ron, interessato.
"I cetrioli!"
"Cosa? "
"Mipiacciono... i cetrioli..." Oh,
stai andando bene, Granger. Se la berrà di sicuro!
Ronannuì, "E’logico. A me piacciono i tortini di frutta secca."
Oh,wow, ha funzionato. Hermionescosselatestapercercare disbarazzarsidella
voce, comeseavesse un ape nell’orecchio. Ronpresequelgestoin modo
diverso. "Non ti piacciono i tortini?"
Capendo di non poter discutere di quello, pensò a qualcos’altro da dire. "In
realtà preferisco lo
shepherd."
Ronannuì,"Anche
Harry."
Hermionetrattenne
ilrespiro. Doveva proprio accennarea lui? "H-ha
buon gusto."
Luinonsembròaccorgersi del suo balbettio, "Oh, sì. Mi presta deigaleoni per la seconda portata, a volte."
"Davvero?
" commentòa bocca aperta. Intutta onestà,
avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di nonparlare diHarry. Se l’avessero
fattoper troppotempo, sarebbeesplosa.Sefingeva ladisinteressata,forseavrebbefatto cadere
l’argomento.
"C'èstatauna volta in
cuipensaidi azzuffarmi con luiper idolciBabbani
contro quelli dei maghi. Naturalmente, ha vintoquandomi ha messo in bocca un-che cosa era?- un cioccolatino Mars. Sono cambiato d’allora."Ridacchiòal ricordo.
"Non ho
mai assaggiatocaramelleBabbane." Rifletté.
"Beh, non sai che ti perdi! Hey,forseposso parlareconHarryper dartene un po’."
"No!" Risposein fretta. QuandoRonla guardò in
modostrano, lei cercòdisalvarsi. "Voglio dire,non voglio cheHarrysi ficchi in qualche guaio."
"Sciocchezze." Disse Ron, agitandouna mano. "Ineffetti, probabilmentelo farebbein unsecondosegli dicessi chesonoper te. Ci sta prendendo davverogusto con te,Hermione. A voltenon riesco afarlostare zitto.
In realtà, è stato il suo
costante deliriochemi ha convintoachiederti di uscire. Considerato che Harry non parla di nessuno come di te, ho pensato che valeva la pena portartiaiTre Manici di Scopa."
L'aria abbandonòi suoi polmoni. Divennesempre piùpallida. Aveva
parlato dilei? Gli piaceva?
Beh,certoche
gli piaceva,ma abbastanzada
parlare dileial suomigliore amico?
"Hermione staibene? Sembra che tustiapervomitare."
Ricollocòlosguardoverso l'altoper
vedere gli splendenti occhi azzurri di Ronguardarlaconpreoccupazione.
"MidispiaceRon, ma devoandare."
Spinselasediaesi precipitòverso
la porta. Non appenainiziò a
muoversi, sentì i polmoniflettersieil respirodiventare
nuovamenteirregolare.
"Hermione?"
Lo sentì, ma non si
volse indietro. Tutto ciò chesapevaerachedovevauscireda lìe di
corsa. Aprì laportaecorseall’esterno
gelato. Nonsapevadove andarema quandovide
unpaio dicarrozzeavvicinarsi, prese unarapida decisione.
Ilpiùlontanosarebbe statadaRone i suoi commenti su Harry,
meglio sarebbe stata. Salìinquello più vicinoe sbattélaportadietro di sé,
mettendosilatesta
tra lemaniper calmarsi. Sentìlascossa della
carrozza checominciòa muoversi.Dopo essersilasciataHogsmeadealle
spalle, sentìle spallecrollarementre il sollievo l’inondava.
"Sei innamoratadi lui."
Hermionevoltò la testa verso la
familiarevocesognante. Lunaavevail visosepoltoinun
numero delCavillo;
aveva i capelli diplatinoraccolti in unalunga trecciaalla basedelcollocon un fermaglio a forma di scarabeo che lampeggiava in tutta
la composizione. Se c’era qualcunaltronellacarrozza,
avrebbe pensatodi parlare.Pareva troppoinnamoratadel suo giornaleper direqualcosaad alta voce. Soprattuttouna cosadel genere.
"Scusami?"
Senzaguardarla,Lunarisposecon la stessa voce."Sei innamoratadiHarry."
Era chiaro che stesse sognando ad occhi aperti."No,non lo sono."
"Negare non lo rende menovero. Anchesela veritàfa male, non puoi faraltro cheaccettarla.La vita hai suoialtie bassi, masesprechitroppo tempo ascusarti dell'inevitabile,finirai solo per farti male.Almeno, è quello che dicequi...sei dellaVergine, giusto?"
"Ummno...che cosa intendi col negare?Iononsono innamorata diHarry!"
Per laprima voltaLunaalzòla testaedHermionesentì i suoi occhid'argentoindagarle l’anima.La fece sentiremoltoa disagioe si agitòun po' nel sedile. Guardandolaacutamente,Lunaabbassò lavoce di un'ottava."Tued io sappiamo entrambechenonè vero.L'amore nonècomplicato, Hermione.Oseiinnamorata onon lo sei.Epossodire, guardando i tuoi occhicheseicompletamenteeirrevocabilmente
innamoratadi luianche sehaipauradi ammetterlo
perchédesideri proteggerlo."
“Io…”
"Fattiun favoreesmettila diviverenelrimpianto.Sii egoista, sii felice, masoprattuttosii te stessa."Lunafinìrotolandola rivista epuntandola contro di lei con fare quasiaccusatorio.Dopo ilsuo lungo discorso,sedettedi nuovo econtinuò a leggere come se nulla fossesuccesso.
Hermioneerasenza parole.Siaccasciònel sedile e scosselatesta.Tutto ciòcheLunaavevadettoaveva un senso. Una volta era egoista,ma l’egoistadi cui si approfittava soloil Signore Oscuro.Non era maistatoegoistaper sé
stessa.Ementreci pensavaun'altracosadivennepotentementechiara.Nonsapeva come,main qualche modo, la lussuriae il desideriosi erano trasformati inqualcosa dipiùpericoloso.
Hermionealzòla testa.Lunasorrise,"Ricorda quello che ho detto.La felicità si trova sempre nelprofondodeltuo cuore.Seguiil tuocuore,Hermione."
Hermione la videsalireverso il castelloedecisedi darsi una mossaosarebbe finita pertornareaHogsmeade.Si diresse verso ilcastellocol cervello annebbiato, mentre ipensieri sferravano velocemente.La maggior parteeranodel tipo:Mi sono innamoratadi lui.Sononella merda.Potreiessere uccisa.Potrei far
uccidere entrambi.Sono una traditrice.
Cosapenserà Draco?E se lo scoprissero?Potrei permetterlo?CHE DEVO FARE?
Vide ilcastellopraticamentevuotomentrecamminavaattraversole sale.Anchegli studenti più giovani erano fuori a giocare. Tuttiavevanodi meglio dafare chetenere il broncio passeggiando intornoal castellocome undemone.Infatti,anchei fantasmiche in genere si aggiravanoper le saleerano assenti.A quanto pareavevanoaltri postiper passare il tempo,ancheil Sabato.Questonon le alleggerì l’umore.Sisentìsola,
ancora una volta.Divertente.L’amoredovevafar sentire bene-forse anche farti sentire raggiante.Matuttociò che lestava facendola faceva sentirepiùinfelice.Invece disentirsicompleta,si sentivavuota;invece disentirsiviva,si sentivacome uninfero.L'amorepotevaandare a
farsi fottere.
Smise di camminareper unattimoesi voltò.
Vedendo uncorridoiovuotodietro dilei,
cominciò a percorrerlo. Potégiuraredi aver udito dei passidietrodi lei.Maa quanto parestavaimpazzendoperché lì nonc'era nessuno.Strano.
Arrivòalbuco
del ritrattoepronunciò lapasswordalla signoragrassa,che sembravapulirsiilnaso. Ancheiritratti andavano su e giù. Fufortunatache la
fece entrareprima di andarsene, altrimenti sarebberimastabloccatanelle saleper ilresto delpomeriggio. Mentresalivaall'interno delforoelasciò che ilcaloredellasalacomunel’avvolgesse,lo trovò, comeil restodel castello, vuoto. Sospirando, decise di approfittare di quella
luce perleggere. Si avvicinòalsuodormitorioefrugònel
bagaglioper unlibrocheaveva preso da poco dallabiblioteca, 101UsidelSangue
di Unicornonellepozioni d'amore.
Lo trovòsottola
sciarpaetornòal piano di sottodopo essersi tolte le scarpee lecalze,
perleggerlo vicino alcamino.
Quandoarrivòlaggiù, ebbe appena il tempodilanciareil suolibrosuldivanoprima che ilbuco del ritrattosi aprisse. Sibloccòchiedendosise avrebbero potuto
vederla nascosta dietro ildivano.
Nonsapevaperchévolevanascondersi. Eralei quella cheerasola, giusto? Quandol'ombra dellapersonasi avvicinòedHermione
poté finalmentedargli una buona
occhiata,capìperchéaveva volutonascondersi.
"Che ci fai
qui? Comehai fattoa trovarmi?"
"Ti hoseguito."
"
Mi hai seguito? Cosa sei, il miostalker?"
"Senti,Hermione...iovolevochiederti... beh..."
Hermionesi spazientì:
"Cosa? Chiedermicosa?"
Sentìla sua rabbiaela guardòferocemente,
con gli occhiverdiricoperti di fiamme ardenti. "Hermione
so chehai sentitoqualcosainquel bacio!"
Merda
. "Quale bacio?"
"Non essere evasivacon me, sai esattamente quale bacio!"
Aveva bisognodiuscire da lì.Subito. "Nonso di cosa staiparlando." Gli voltò le spalleper allontanarsidi pochi metrida lui,fino
a quando non sentì unamanoprenderle la spallae girarla per
fronteggiarla.
Lui si stava arrabbiando ancora di più. Leierasempre piùdeboleal suotocco.
Le tolselamanoe laguardòferocemente.
“A che gioco staigiocando? E’ un gioco malato quello per cui
prendi in girola gente?"
"Devi proprio
sapere tuttodi me?" Lo contrastò.
"No.
" Ammise. "Mavoglio sapere. Ein più, soabbastanza pervedereattraverso
la tuamaschera.”
"
Quale maschera?"
"
La tua faccia tosta. Quel genere di persona 'Oh, sono così misteriosa.Nessuno potràcapirmi fino in fondo.” Disse, imitandola sua
acuta voce.
Stava cominciando a innervosirsi
. "Beh,
haimai pensatochel'hofatto perun
motivo? Che cifosseuna ragione?"
"Certo che
l’ho fatto! Ma ilfatto chenon hoidea dicosa sia, mi faimpazzire!"
"
Non devisapere tuttodi me. In
realtà, tu non sai nulladi me."
"
Ah, davvero?"
"Sì.
"
Le si avvicinò
, "Alloradimmi. Dimmichenon hai sentitoassolutamentenullainquel bacioetilascerò in
pace. Enon preoccuparti dimentire."
Hermionelo guardò con lamiglioreespressionedi
pietra che poté inscenare esi
avvicinòa lui, fermandosia pochi centimetridal suovoltoeparlandocon una vocenon superioreaun sussurro. "Non ho sentitoniente."
Si tiròindietroeil suovoltorimaselostesso.
"Davvero?"
"
Sì! Ora puoi, per
favore, lasciarmiin pace? La tua
testaccia dura non riesce a capire chenon
possiamostare insieme?” Iniziòadalzare lavoce,
sperandochese
ne sarebbe andato.
"No.Nonon
posso."
"
Ma hai appena dettoche-"
"
Stai mentendo. So cheè così."
"Ecomehai
fatto a capirlo?" Gli chiesepericolosamente, sfidandolo aun tangopericolosochesapeval’avrebbe portata allamorte.Manon le
importava.
Fece un passoversodi lei,a pochi centimetri di distanza tra ilorocorpi."Stai dicendo cheseti baciassi in questo momentonon sentiresti niente?
Guardò le sue labbraevelocementetornò alla posizione di prima.
Latentazioneera
mortale. "No, niente."
Luialzò un sopracciglio eprima di capirlo, le sue labbrasi erano già posate su quelle di Hermione.Non
ebbe nemmeno iltempoperrispondereperché Harrysi staccò all’istante. La stava mettendo alla
prova. Eleistava fallendo. Malacosa peggioreerachenonle importava.
La guardòe leinonperse tempo,avvolgendole maniintorno al suo colloe tirandoloverso di lei.Lui sembrò sorpreso,fino a quando non tastòlabarrieradelle
labbracon la lingua. Glielo
permisesenza esitare. Fu allorachela sua mentefinalmentecapì: si trovava nello stesso abisso. L’aveva
attiratasotto il suoincantesimoe adesso non c'erapiù modo di tornare indietro.Ilbacioiniziòdolcemente,
provandoil terreno.Ma unpozzo didesideriorepressosprofondòsu di loroe prestononfuronoin gradodicontrollarsi.
Le mani di Harrysi posaronosui suoifianchiconducendolacontroilmuro
più vicino. Sbattéla schienacontrola dura superficie
del muro eun piccolo alitole uscì dallelabbra, interrompendoilbacio.
Harrynonperse
un colpo, succhiandolel'angolo
dellaboccafino
allaguanciae di nuovo indietro,
catturandola suaboccainun altrobacio infuocato. Immerselemaninei suoi capelli,
provando come apparivanosotto le suedita. Sentìuna
dellesuemani avventurarsi giù
per lagambae fermarsi suun ginocchio,tirandolo verso l'altoper avvolgerle lavita in modo chel'unica cosache si frapponesse fra
loro erano i vestiti. Hermione avvolserapidamentel'altra gambaintornoalla
sua vitaed egli la strinseulteriormentecontro ilmuro, alzandolafino a
equivalere le loro altezze.
Lasciò la suaboccaeiniziòuna sciadi umidi bacilungo lacolonnadellagola, leccando e
succhiandotutti iposti più appropriati. Hermione gemettea queisoccorsi emosse
le manisulla sua schiena, tracciando i muscoli flessi con le agili dita. Losentìrabbrividirementre l’aiutavanel togliere
la maglietta, staccandole labbra solo per
un secondo. Una dellesuemani cominciò asgattaiolaresottoil topesentìil corpoguairea queltattosulla pelle. Harry cerchiò delicatamente il suoombelicoe, infine,cominciòatogliere la maglietta. Le lorolabbrasi incontrarononuovamenteeil reggisenovenne subitoscartato. La sensazionedel nudocontatto pelle-a-pelle fusufficientepermetterlaa terra mentre stringevai suoi fianchisu
quelli di lui, facendo
elevareun altrogemitomaschiledal
profondo della gola.
Si staccò ancorauna voltadalla suabocca, soloperissarlaeportarlasuper
le scaleverso ildormitoriodel ragazzo. Hermioneapprofittò di quel tempo per piantargli dei baci a farfallain tutto l’orecchio per poi scendere alla
spalla, fermandosilìper succhiarla. Nonci
volle molto tempoper far ricollegarele loro labbra,una volta finitele scale. La trasportòalla
ciecaverso la portaallafinedelcorridoio,
toccandola manigliae stringendolaleggermente. Aprendola,
s’addentrò nella stanza, trovandoil suo
lettoeposandola lì.Lo videguardarla perun
attimoprima diarrampicarsi in
frettasudi leie baciarla sullabocca. Lei decisedifare unamossaaudaceegli succhiòla linguaesplorando la bocca. Harry si tiròun attimo indietro prima dilamentarsi all’interno
della bocca. Leisorriseecambiò posizione, mettendosi a cavallo.
Le sue manisi posaronosui fianchimentre leisi
abbassavae lo baciavadalla golaal petto, piantandopiccolibacisulsuo muscoloso addome. Gli slacciòi pantalonielitiròfuori, estraendole
scarpee le calze. Lui si tirò superbaciarlaappassionatamente,
spostando la manolungo la schiena.
Lo aiutò atoglierlei jeanse, mentresi
accingevaaposizionarsisopradi luiancora una
volta, l'hasorpresementre la girava, in modo da trovarsi in
bilicosudi lei.Le fece un piccolo sorrisomentre si sporgevaverso il bassoeprendevaunodeisuoicapezzoliinbocca,
facendola contrarre inrisposta. Mentre poppava, giocò conl'altro usandole dita, senza
lasciarne uno, mentre passava avanti e indietro. Leisi contorcevasottodi luiedemettevagemitierantolimentre quello continuava a lavoraresui
suoi seni. Muoveva la mano sullanucamentre leilo stringevapiù forte. Sifermòall'improvvisofacendo prendere loro un
po’d'aria fresca, mentre Hermioneemetteva unmiagoliodi protesta. Ma questo non bastò a deluderla,poiché ricominciò a baciarla teneramentesullelabbraemossele manipergiocareconl’elastico
delle mutandine. Hermione alzò i fianchi,pregandolodifermarequellapresa in giroelui fu costretto
a farle scivolarelentamenteverso il basso.
Ma Hermione non premise che lui fosseilsoloancora vestitoe cosìstrappò via i suoi boxer,
lasciando chei lorocorpisi unissero. Non
c'eranopiù barriere a tenerli
separati. Iduenon perserotempoesi incontraronoconspintaregolare. Lasensazionedivenneincredibilementre lui si muovevadentro di lei, prima lentamente, poiprendendoil ritmo,mentre le sue unghiegli graffiavano la
schienae i suoi fianchi si
muovevano a ritmo. Cominciò di nuovo abaciarle il collomentrei lorocorpisi
muovevanoaritmo, nonvolendoperderei rantolie ilamentiemessidallasua
gola. La guardòevideilsudoreaccumulatosulla fronte. Hermione lo tirò giù per baciarloe le lorovoci fecero ecoin
tuttalatorreogni voltachesi
staccavano.Suonidipassioneriempirono il tranquillo dormitorip, mentre s’intrecciavano tra di loro. Hermioneavvolsele
gambeintorno a lui, permettendogli
diimmergersipiù a fondo,
districando i muri. Sentì qualcosadimagnificoemergerledentro, mentre luicontinuava asprofondarefinoalla
fine, quando entrambi lo raggiunsero. Una gamma di
coloririempì la visuale di Hermioneche urlòil nomedi
Harrycosì come lui urlò il suo.
Si accasciòsudi leima questo non le importò. Il suopeso corporeoerastranamenteconfortevole. Nonebbe, però,il tempodicrogiolarsidi quel momento, perché lui rotolò accantoalei.Inconsciamente, si
giròsu un fiancoegli permise di abbracciarla, sentendo la suavirilitàpremerecontro
dilei. Sentìun'ondatadistanchezzacoprirla interamente, e chiuse gli occhi.
Unacopertaatterròsu di lorograzie a un colpo di
bacchetta diHarryche rimise una
manosullavitadi Hermione, stringendola per aderire contro
di lui.
Seppecheci
sarebbero state conseguenzeal
mattino. Manon le importava.
Tutto ciò chesapevala rendeva perfettamentefelice diesserelì,in quelmomento.Fa che il domanivengaconi suoi pesanti cuscinetti. Peril momento, sarebbe
rimastalìadormire. E peruna
volta, avrebbe sognato qualcosa di piacevole, omeglio,qualcuno.
La stessa persona che aveva ossessionatoi suoi sognieraoralì,a braccia aperte.
….Nonsapevache orafosse,
néle importava.Quandosentì risvegliare i lenti
segnidella
coscienza, non esitò ad avere pauradel sentirsischiacciata controil corpo nudo di qualcun altro.Ci vollequalche istanteperricordareachieraabbracciataequandolo fece,un sorriso fantasma le apparve sul viso.Anche sesembrava un cliché,pensò a ciò che era
successo prima di addormentarsi,
rendendosi conto che quell’esperienza sessuale era stata la migliore della sua vita.MegliodiDraco, megliodegli altri sconosciuti,meglio di tutti.Dovevaancorascoprirecosa la rendeva così speciale.Maquandosentìil bracciodi Harry stringerlela vita, capì.
Lo amava.
Nonera stato solosesso.Avevano fattol'amore.Certo, aveva amatoDraco...manon in quel modo.Oracheci pensava, eradiventatopiùun fratello,nel corso degli anni.Mamentre crescevano,non c’eranessuno a cui trasmettere affetto, proprioquandola pubertàcominciava a farsi sentire.Così,naturalmente, si erano scelti l’unl'altro.L’avrebbesempreamato,maeraun tipo diversod’amore.Noncomel'amorecheprovavaperHarry.L'amore cheprovava perHarryera puro,incondizionato,e molto probabilmentenon corrisposto.Probabilmenteera la sostituta di Ginny.Perfetto,la dolceGinny.Ne avrebbe goduto finchépoteva.Quello erail suomomentoconHarryenon l’avrebbe sprecato per scappare unaseconda volta.
Si mossepiùsaldamentetra le suebracciae sentìla sua testa dietro il collo.Sospiròmentre il suo caldo respiroentrava in contatto conlapellenuda.Presto le sue morbide labbra posarono baci di farfallalungo tutta labasedelcolloe della spalla.Eraevidentecheerasveglioquanto lei.Sivoltò mentre Harrystaccavale labbraappena intempoperguardarlaconquei splendidi occhi
di smeraldo.Ricordòla prima voltacheli aveva visti.Stavanodi gran lunga diventandola suacosapreferita.Lo vide stiracchiarsimentre le sorrideva,appoggiandosi sul gomitoper guardarla meglio. Timidamente,tiròsule coperte ed evitòil suo sguardo.Eral'unicoche riusciva afarlasentirea disagio.La vecchia Hermioneavrebbe riso,malei eraormai molto lontana.
Le fece un piccolo
sorriso, accarezzandole il braccio."Non devi sentirti in imbarazzo,Hermione."
"Non losono!"Le diede un occhiataeleialzògli occhi al cielo."D’accordo,e se lo fossi?"
"Beh,trovo che sia un
atteggiamentoincredibilmentecarino."Disse,sfiorandoleil nasocon il dito.
Lei alzòle sopracciglia:
"Davvero?"
"Davvero."Sichinòela baciòleggermentesullabocca.Prima che avesse la possibilità di staccarsi,lei avvolse con una dellemaniche tenevanola copertail suo colloper assicurare le
labbra.Rimase
sorpresoper
unattimoprima di sorridereattraverso il bacioespostare con
attenzioneilrestodella coperta dalpetto.Approfondendoilbacio,Hermione si spostò sopra diHarry, senza smettere di baciarlo appassionatamente.Harry le prese la vitae l’accarezzò su e giù,facendole venire i brividi.Siraddrizzòcosì da potersi mettere a cavalcioni,spezzandoil contattodelle labbrae posizionandosisul suotorace.Il suo calorelo avvolseed entrambigemettero.I fianchisi mosserocon noncuranzaeleisiabbassòper dargliun'altro bacio
rompighiaccio.Hary fece per capovolgerla rapidamentein modo da starle incimae spinsein profondità. Leiemiseun forte "Harry!"e luisorrise nuovamente
attraversoil bacio.Avvolse le mani intorno alle sue spalle,facendo in modo che
non ci fosse altrospaziofra di loro. L'attritodei lorocorpi ela costante necessità
dirompereil loro febbrili baciera sufficiente per
farli atterrare simultaneamente.Anche senessuno dei dueaveva resistito quanto la scorsa volta,nonsi lamentarono.I fuochi d'artificio erano
ancoralì,
a dimostrazionechel'ultima
voltanon erastatoun colpo di fortuna.
Rotolò, separandosi daleiela guardònegli occhi.Gli rivolse un sorrisostupidoe lo baciòsull'angolodellabocca.Questieranoimomenti miglioridella suavita,e quando sisarebbe guardataindietro, avrebbe volutoessere sicura dell’audacia
con la quale aveva approfittatodel loro tempoinsieme.Lui si voltò di spalleecercòi boxers. Dopo averli trovatisotto illetto,litiròsuesi girò versoHermione, che
erarimastaa guardarloper tutto il tempo,ammirandocomei muscolitesidella suaschienasi contraesseroinsieme aimovimenti.
"Vediqualcosa che tipiace?"Le chiesescherzosamente.
"Credo chetu conosca già larisposta."Risposeriprendendola sua biancheria intima.
Ridacchiòma, improvvisamente, la suaespressionesi fece seria.Guardando versolaporta, agitòlamano per aprirla emormoròun tranquillo"Acciovestiti".Ilrestodei loro vestitivolòsul lettoedHermionelo guardò con sguardocurioso. Nonvolevavederlo andar via.Nella suamente, era inevitabile,ma l’altra metàsperava ancora chesarebbe rimasto... anche solo perun po'.Le porsela magliettaelei se la mise cautamente,senza smettere diguardarlo.Harry incontròi suoi occhiesi voltò in mododa stare sedutoin stile indianosul copriletto.Lei spostòi piediper essere più comodaelo guardòsperanzosa, appoggiandosi.
"Hermione, voglio
che tusappia che nonsonoiltipodiragazzoche va a lettoconqualcunochenon miinteressaepoilo lascialì."
Hermioneannuì, mentre la speranzanascevanel
suo cuore. "Penso che meritidisapere cosa...cosa provo per teprima didirequalsiasi cosa." Si sporse inavantisperanzosa,sospirando profondamente. "Ilfattoèchequesteultime settimanecontesono statelepiù belle della mia vita.Credo che nessuno mi abbia maifattosentirecosì
vivo,primadi incontrare te.
Quel giornoal Ghrigoroè stata una partenza accidentale, ma penso che
sia statoil destinoa portarmi da
te. In tutta la mia vitasono
statocircondato quasi completamente dapersone sbagliate, e solo pochi erano buoni.
Ma nessunomi ha maifattosentirein questo
modo. Orapensodi aver capitoesattamentedi cosa si tratta, manonsonomolto sicuro,perché,per
unavolta, pensavo di saperecosasignificasse. Spero solo dinonrovinare
tuttodicendoquello chesento. Sperochenon avraipaura, perché credimi, penso di essere abbastanza spaventatoper entrambi." Afferròle
sue mani, che aveva tenutointrecciateallavitaele tenneteneramente. Lo guardò negliocchie
sentìalcunelacrimecominciare aformarsi. Leigli sorrise, cercando col suosilenziodiincoraggiarlo.
Sembrò bastargliperché, in
seguito, parlòcon fermezza: "Hermione io ...io misonoinnamoratodite."
La
verità viene fuori
Lelacrime che
Hermioneaveva sentitonei suoiocchicominciaronoascenderelungo
le guance. Era innamoratodilei? Era un errore! Nonpotevaessereinnamorato di lei. Era giàabbastanza pericolosoche lei si fosseinnamorata dilui.
"Per favorenonpiangere, Hermione. Capiscoche tu non senti le stesse cose." Le
dissesolennemente.
Lei scossela testa. "Non-non è così."
"E alloraperchépiangi?"
Si morsele labbraeabbassòlatesta. Dovevadirglielo.
Dovevaraccontargli tutto.Anche senon
l’avrebbe più amata, meritavadisapere, così come lei era venuta a conoscenza
dei suoi sentimenti. Erafondamentale.
Avrebbe rovinatoilprimo amoredi cui avesse mai fatto esperienza.
Madoveva pur fare
qualcosa per salvarlo. Senza di leinella suavita, avrebbe
avuto una chancemigliorepersconfiggereil
SignoreOscuro.Orao mai più. "Devo dirtiuna cosa..."
Luiannuì, ancoraalla ricercadi un rimprovero. Pensava di essere il solo a provare quei sentimenti.Povero ragazzo. "Harry Io-"
Venneinterrottada untocco alla
finestra. LeieHarrysi voltaronoevidero ungufo marroneappollaiatosul davanzale della finestracon unrotolo dipergamena
nella zampa. Rivolgendole uno sguardo strano, Harryaprì lafinestrae preselapergamena.
Immediatamente, il gufo volò viaverso laforestaproibita.
Ritornòal lettoe
l’aprì. Hermionesfrecciòversodi luiconcuriosità. Tuttavia, Harry finì dileggereprima che leiavesse la possibilitàdivederla, e l’arrotolòdi
nuovo. Si volse verso di lei,senza
incontrarei suoi occhi, e disse, “Silente vuole incontrarminellaforestaproibitaper ..." La guardò per un istante,
pensando allaparola adatta,"allenarmi.”
Leiannuìealcuneparolevolarono viaprima che leiriuscisse afermarsi. "Vengo con te."
La guardò curiosamente, "Vuoi
venire con me?"
Leiannuìsenza
pensarci due volte, "Sì. Vogliovenirecon te."
"D’accordo, beh ... dobbiamo
andare subito. Diceche è urgente."
Con questo, indossòil restodei vestitieaggiunse
una magliettain piùsul torace.
Hermionetiròsule mutandinee si
giròvedendo che Harrycercavadiappiattirei capelli. Era davveromoltodivertente. Ogni
voltache la crestasi appiattiva
un poco, faceva nuovamente un salto all’indietro
per ripiombare nelcaos. Si volse versoleicon
unascrollata di spallee accennòalla porta. Lei annuìeuscirono daldormitorio.
Quandogiunsero alla sala comune,Hermionevide che erano solole quattro delpomeriggio. Non avevadormitomolto
etutti eranoancorao aHogsmeadeo fuori.
Si sentì sollevata. Se qualcunoavesse visto lei edHarry,nonsapevacheavrebbefatto.
Percorsero lesalein silenzio. Hermione credeva di non
dover parlareprimadell’incontro
fra HarryeSilente. Li avrebbe incasinati molto di piùdi quanto
non lo fossero già.Nonvoleva
nemmenodirgliche
ricambiava il suo amore. Per lui erameglio
pensare chei suoi sentimentifossero
univoci, per ilmomento. Glielo
avrebbe dettodopo averincontratoSilente. Peroragli bastava solo fargli sentire che leiera
al suo fianco. Presela sua manoe intrecciòle dita. Harry si
voltò a guardarla ele sorrise
teneramentementrecamminavanofuori dall'ingresso principale.
Sentì l’ariafredda scivolarle addossomentrecamminavanoverso laforesta.
Vide dellenubiscurefarsi stradaversodi loro, anticipandola
pioggia. Amavala pioggia.
Era moltopiù innocentedellaneveescompariva nonappenacolpiva
ripetutamenteilterreno.Equandocapitava che
rimanesse, formava piccole pozzesu cui ci si poteva bagnare.Quando era
piccola lo faceva, ma non aveva mai più avutol'occasione da quando si eratrasferita a CasaRiddle.
Forse, se HarryeSilentevolevanorestare
da soli,sarebbe potutatornareindietroper divertirsiconuna veloce spruzzatina.
Non era mai stata nella foresta proibita, a parte quella volta in cui le
si era avvicinata distanziandola solo di cinque piedi, e per questo si
irrigidì.Harry fece qualche passo, ma sentì
Hermione fermarsi, e così si voltò.I suoi occhi,
presaghi, erano incollati agli alberi e apparve terrorizzata. Era
forse
un incantesimo per allontanare la gente?Silente aveva detto che
chiunque si fosse avventurato in essa sarebbe stato punito.Perché avrebbe dovuto
chiedere ad Harry un incontro lì dentro?Sentì che Harry le
stringeva maggiormente la mano e lo guardò. Immediatamente, sentì il calore
diffondersi per il corpo.Se Harry non aveva paura, allora sapeva
che il luogo era abbastanza sicuro da poterci entrare. Gli sorrise e si lasciò
condurre nelle profondità della foresta.
Mentres’imbucavano tragli alberi,Hermionepotégiuraredi aver sentito l’urlo di unlupo.E poi,pochi minutidopo,icespugliiniziaronoa muoversi,come sequalcosastesse persaltareloro addosso.A questopunto,Hermione si eraaggrappata ermeticamentealbracciodi Harry.Lui nonse ne curò, e continuò tranquillamente a camminare perilbosco.Conoscendolo,capì che erastato lì almeno una volta odue.Machi, sano di mente,sarebbevenuto in quel luogo?Era chiamata la foresta proibita per un motivo. Mentre entravasempre più in profondità, cominciòachiedersi se sarebbe mai stata in grado ditrovarelavia d'uscita.Mafino a quandoHarrysarebbe stato conlei, era al sicuro.Nientepotevafarle del male.
Arrivarono
in una piccola radurache Hermioneassunse si trovava al limitaredella foresta.Harry si fermò, guardandosi intorno."Mi ha chiesto di incontrarci qui..."
Hermionelasciò andarela sua manoe cominciò acamminare, senza allontanarsi troppoda lui."Beh, forseè soloin ritardo?"
Harry scosse la testa,"No-noSilente non è mai in
ritardo."
Hermionealzò gli occhie videle nuvolescure, che aveva già scorto,
cominciare ad
accumularsisopra di loro.Qualcosanon andava.Il ventoiniziò ad alzarsie a soffiarle fra i capelli e dentro
la camiciadi Harry.Ritornò daHarryche teneva strettamentegli occhi chiusi comese provasse dolore. Camminò ancora piùveloce eaprì la bocca perchiedere cosa ci fosse
di sbagliato, maprima di poter emettereuna parola,la mano di Harryl’afferrò per la frontee la tirò indietro.
"Harry?"
Chiamò mentre correva e si inginocchiava accanto a lui. "Harry cosa c'è
che non va?"
"Hermione ... vat... -tene!" Ansimò.
"Cosa? No!"
"Sì!" La guardò con
sguardo supplichevole, "Ascoltami. Non voglio che ti accada nulla di male.
Corri. Vai a Hogwarts e informa la McGranitt."
"No Harry, io resto qui con te."
"Hermione per f-ARRGGG!" Ritornò a chinarsi, sudando freddo.
Lei scosse le spalle con violenza, "Harry? Harry, di
che si tratta? Parlami, ti prego! Harry ..."
Prima che potessechiedere qualcos’altro, il suono dell’apparizione di una decina
di personeriempìla radura.
Ebbe un bruttissimo presentimento. Alzòlentamente gli occhie vide chelei edHarryerano staticircondati dafigure
scureammantate, conteschial posto
delle facce. Mangiamorte. Lui era qui.
Hermionesentì crescere la tensionee avvolsele
bracciaattorno ad Harry con
fare protettivo, cercando di elaborareun
piano.Parlarenonsembravauna
scelta appropriata.Sapevache nonavrebbe avuto alcunapossibilità di duello
contutte quelle persone.Molto tempo primaavrebbe potuto, ma ora che la vecchiaHermionenon c'era più,pensava di poterne superare, al massimo, tre. Abbandonò tutti i pensieridi un piano quando sentì unsingolopop. Il suo respiroacceleròe il corpodi
Harryiniziò atremare,con piùdolore.Sapevache avrebbe dovuto affrontarlo,prima o poi.Così, a malincuore,lasciò andare Harrye si alzò.Lui si trovava a quasi un metroda loro.Non sembrò aver notatola suaprecedentepresasu Harry,mentresbraitava, "Prendeteli!"
Hermionesi sentìpresatra le grinfiedi unMangiamortesconosciutoe lontano daHarry.Cominciò subito a lottare: "Ehi, che stai facendo? Lasciami andare!"
Harry nonsi era messo granché a lottare, visto che continuavaa contorcersidal dolore.Glilanciò uno
sguardofugacee poiguardò il Signore Oscuro. Stava guardandoHarry
conun compiaciuto sguardodi trionfo. La rabbiacominciò
a ribollirlenello stomaco,mentre cercava di correreverso di lui.Ma ilMangiamorteche la
tenevaera forte.Stavacominciando aconfondersi.Ma perché erastata catturata?
IlSignore
Oscurosi avvicinòad Harrye una grinza segnò il ghignosulle
labbrapallide, "Harry,
Harry, Harry." Iniziòbeffardamente, "Pensavi davvero di avere unapossibilitàcontro di me? Pensaviche non avessi sperimentato un piano?Beh questoti shockerà un po’, allora."
Harryrivolse
la testa verso l'alto, fissandolo; gli occhi gli si
fecero scuriper l'odio. "Non ti sottovaluto, Tom. E’ solo che noncredevo tu fossiil tipo da...attaccarequalcuno alle spalle."
Voldemort ridusse gli occhi a delle fessureed Hermionepoté vederela
rabbiairradiare da essi.Nessunolo aveva maichiamato
pernome,a meno che nonsi era sul punto di essere maledetti."Tu
osi direil mio nome?"
"Hoil
coraggio difare un sacco dicose, Tom. Ora, ascoltami. Lascia andare Hermionee noi risolveremo questa cosa dasignori."
Conoscendolo,Hermione giurò di averlo sentito ridere. Lui
non rideva mai. "Vuoi che io lasciandareHermione,vero?"
"Per caso ho balbettato?"
Non si arrabbiòcome Harryed Hermioneavevano predetto, ma sorrisedi nuovo.Hermione ebbe un crampo allo stomaco.Seppe cosa avrebbe fattoprima ancorache lui ci riflettessefino in fondo. Ma
prima di poter dire qualcosa, si giròverso di
leie indicò ilMangiamorteche la teneva. "Lasciala andare, Dolohov."
Quello mollò la presae leiinciampòsu di
lui.Il Signore Oscuro laprese per la spallae la condusseverso il punto in cui stava Harryin piedi.Harry
cominciòa lottarequando vide
che Hermioneveniva trascinataverso
di lui. "Non toccarla, Riddle!" Ruggì.
"Dammi
una ragione, Potter. Ti sfido." Harry aprì la bocca per parlare, ma quello
gli intimò di fare silenzio con un dito, "Ma prima di farlo, penso che dovresti
sentire qualcosa." Hermione lottò contro la sua presa e aprì la bocca per
urlare, ma lui le mise un bavaglio sulla bocca con un gesto della mano e si
irrigidì. L’aveva dimenticato. Lui era il
mago più potente del mondo ed era inutile cercare di combattere contro di lui. "Hermione
... un’ingenua e bella ragazza, vero?" Le accarezzò un lato del suo viso e
la guardò teneramente, ma lei si ritrasse. Guardò Harry bruscamente.
“Raccontami la prima volta che l’hai conosciuta.”
"Non
sono affari tuoi."
"Va bene. Che ne dici diraccontarmi
qualcosa su di lei?Il suocolore preferito, la sua migliore amica, la sua infanzia, forse?" Chiuse la domandacon un ghigno.
"Non-sono-affari-tuoi."
"Davvero, e
adesso?" Chieseinnocentemente. "E
seti dicessi chepotreirispondere auna
di quelle domande, più un
ulteriore bonus, eh?" Harrylo guardò in
modo strano. "Il suocolore
preferito è ilrossoper glispargimenti di sangue. Lei eDracoMalfoysono migliori amicida quando eranopiccoli. Dovrei parlaredellasua infanzia?"
Harry sibeffò
di lui. "Stai mentendo."
Hermione represseun singhiozzoquando
ilSignore Oscuroridacchiò."Davvero? I
suoi genitorifurono uccisiquando leiaveva cinque mesidaalcuni dei mieimiglioriMangiamorteedio, essendoun Signoremisericordioso, la presi sotto la mia aladopo che dimostrò di possederepotenti abilitàmagiche,ben oltrequelle
di unMezzosangue. E ora, eccoci qui, diciassette anni dopo,dopo avercompletato lamissionepiù importante della suacarriera.E’sullastrada giusta peressereil mio secondoin
comando, il sogno della sua
vita. Lei tiha portato ame."
Hermione nonriusciva a respirare.I suoi genitori,il
suo passatosconosciutoera statorivelatonon solo
alle sue orecchie, ma anche
a quelle diHarry.Avevasempre pensatoche
l'Ordinedella Fenicefosse il responsabile della mortedei suoi genitori. Ecco perchéodiavaHarry.Era tutta
unamenzogna.Una bugiaperfarlastaredalla loro parte, piuttosto che in quella in cui era destinata ad essere.
Con Harry, con Ron, con Ginny, con amici reali.La missioneera stato tutto unflop.L’aveva soloutilizzataper arrivare adHarry.
"Stai mentendo!" urlò Harry.Hermione si rivolsea luicon le
lacrimeche le bagnavano le
guance.Luila guardò ecompresela sua
espressione. "Lui...luista mentendo, non è vero Hermione?"
Ilbavagliole
impediva dirispondere, ma Harry ottennela rispostanei suoi occhi. Il
suovoltoaddoloratole ruppe il cuorein
mille pezzi. La sua forte
staturacadde al suoloe si abbandonòal Mangiamorteche lo teneva, avvantaggiandolo. Hermioneavrebbe fatto qualunque cosa percorrere verso
di lui e abbracciarlo, per
dirgli che anche lei lo amavaeniente era piùimportante
di lui per lei. Lasciò chele lacrimedilagasserosulle
guancementre il Signore
Oscuro si voltava a guardarla. "E' per il tuo stesso bene."
Le sussurrò: "Dopo stasera,saraial mio fianconella cattura deiBabbani di Londra."
Volevaurlareche quello
non eraciò che voleva.La lasciò andare,riportandola al punto in cui giaceva
precedentemente.Dolohovnon laprese questa volta, ma rimase inchiodata sul posto,dai nervicongelati.La forzache aveva posseduto stavalentamentedissipandoe seppe di non avere speranze per
aiutare Harry.
IlSignore Oscurosi
avvicinòad Harrye incaricò ilMangiamorteche lo tenevadilasciarlo andare.Chinandosial suo livello,parlò con tonosommesso, "Tu mi sei sfuggitoa
sufficienzaper rendere la
tuamorteancorapiù soddisfacente.Tutti sannodi non
scappare maidai loro
nemici.Tu li hai semprebattuti. Oppure, nel mio caso, li uccidomentre
sguazzanonella loroautocommiserazione. Cerchiamo
di saltare la parte delle 'ultime parole' e mettiamoci al lavoro, va bene? Crucio! "
Il corpo di Harrycominciò a tremareper il doloreed Hermionesussultò. Stese
sottol'incantesimoper unpaio diminuti enon disse maiuna parola,urlò, osi lamentòper il dolore.Questofece arrabbiareil Signore Oscuro chestoppòla
maledizioneper un attimo, solo per urlarlanuovamente.La maledizionedivennepiù forte che maied Hermionepoté vedereHarryche cercava di non parlare. Non volevadare soddisfazione al Signore Oscuro. Arrivò
alpunto in cuile sue orecchiecominciarono asanguinare.Hermionenon ce la
facevapiù.Sembravacosì piccolo, così
impotente, soffriva così tanto che dovevafare
qualcosa.
"SMETTILA!"
gridò.
IlSignore
Oscuronon le prestòattenzione, mai Mangiamorteintorno a leicominciarono asussurrare. Sentendo dentrouna
scarica diadrenalina,afferròla sua bacchettadalla
tasca, corse vicino a lui, e la puntò. "Expelliarmus!"
La sua bacchetta volò a ben diecimetri di
distanzada lui eVoldemort si voltòa guardarla.
Abbassò labacchettalentamente,facendogli capire cheera stata lei a fermarlo.I suoi occhi si ridussero a delle
fessure mentrescivolavarapidamenteverso di lei, fermandosi a un centimetro di distanza, così vicinoche
potésentire il suorespiromentre si giravaaguardarlo in faccia.I suoi occhirossi fiammeggiavano quando parlò, "Hermione,che cos’è che haiappenafatto?"
"Ti hoappena impedito di uccidereHarry."
"Ora èHarry, vero?" Chiesebrutalmente
"E perché, se possochiedere,hai appena fattoun
simile errore?"
"Non è statoun errore."Risposeseccamente. GuardòHarry che giacevarigidoa terra, con gli occhi chiusie la respirazioneleggermenteirregolarmente.
Lui seguì i suoi occhi etornò a guardarla con uno sguardodivertitosul
volto.Quasi di pietà."Ohh ... ti seiinnamorata dilui.Com’è inquietante. Eri davverountalentopromettente.Peccato che mi debba sbarazzare dite."Hermione chiusegli
occhi nonappena gridò. "CRUCIO!"
Non si prese nemmeno la briga di prenderla in giro.La maledizionela colpìinpieno, facendola crollare a terra.Il doloresi fece stradaattraverso
il suo corpo, rendendo ogni singolobattitomuscolare undolorepungente. Non riuscì nemmeno a mascherarele urla. Non ne avevamotivo.Potevaavere tuttala soddisfazioneche voleva,non gliene importava niente. Il dolore eratutto
ciò su cui poteva concentrarsi, in ogni caso.Sentivale viscerein fiamme.Girò e
rigirò, cercando di trovare
unavia d'uscita daldolore.Non una voltanella
sua carrieracome
Mangiamortein formazioneaveva provato la maledizioneCruciatus. E ora sapeva il perché.Volevatenerlain ottime
condizioni,così da poter continuare ausarla.
Arrivò un'altra ondata didolore,ed
Hermionesi lasciò sfuggireun gridodevastante. Strinse
il suo stomaco e si rannicchiòsu se stessa.Nonalleviò il dolorema
almeno se ne sarebbe andata da
quel mondo con la stessa posizionecon cui l’aveva conosciuto. Il suo stare
sotto il dolore costante sembrò durare per sempre. Voleva esseregià morta,voleva sentirsi sollevata.Pregòper questo, chiese per questo,urlò per questo.Ma il suo corpoera fortee non l’ascoltava.
Non sapevaquanto tempofosse
passato da quando aveva
cominciato avederelampidella sua vitadavanti
agli occhi.Arrivaronocostantementein un primo momento, a partire dal suo quarto compleanno,in cui era statacostretta a vestire uno zampillanteabitosalmone. La prima
volta chelei eDracosi erano baciati, avevano fatto sesso, o
risol’uno dell’altra. Il primo libro che aveva letto, ilprimo libro di testo che aveva trovato, il primo
incantesimoche avevagettato. Quando si era trasferitaa CasaRiddlee quanto si era sentitaspaventataedeccitata.Ilprimo duelloche avevavinto, che, per caso, era statoil primoche
avesse maiaffrontato. Ma quelli chebrillavanodi più frai suoi
ricordierano quelliche aveva trascorso ad Hogwarts.Com’era stata gentileGinnycon lei,comeRonla faceva ridere, e soprattutto comeHarry le facevatorcerelo stomacoper quel disagioancorapiacevole.Oh, Harry. Lui era
la stellapiù luminosa ditutte.Lui era la personache l’avevacambiata
in meglio, che l’aveva fatta
sentireviva perla prima volta.Il ragazzoche amava.L'unico
rammaricoche la portava
allamorteera quello di non rivederemai piùil suo volto.
La sua visionecominciò a svanirequando il dolore scomparve. Sapeva che Voldemort aveva interrotto la maledizione, ma il peso della mortepesava
ancora sulle sue spalle. Avevatenutola maledizioneabbastanza a lungo perdistruggerla.Tossìevide che ciò che
ne usciva era tinto dirosso
sangue.Le sue orecchiepercepivano deboli suoni, eper questonon riuscì asentireil muoversi dellaghiaiaintorno a leiquandoHarrystrisciòverso di
lei. Lui aveva molta più
forzadileie le presela
testaposandosela in grembo. Riuscì a rivedere il suo volto, che si muoveva a tratti, sfocato.Fresche lacrimecolavano sul suoviso ealcune cadderosulle
sue guance. Aprìla bocca per parlarema lei scosse latesta,cosa che si rivelòessere una cattiva idea, visto che si
ritrovò subito a vomitargli sui jeans. Sentivai restisul suo
mento, ma il braccioera rimastointorpidito. Sapevadi averesolo alcuni minutiprima di poter sentire la fine sopraggiungere. Avrebbe potuto dirgli la verità, ora
che lui poteva sapere.Meritava
disapere.
"Harry..." Luisi avvicinò,dato che la suavoce era ancora più silenziosadi un sussurroe debole."Harry...d-devi sapereche io ...anch’io tiamo."
Lo sentì singhiozzaree direqualcosa,scuotendola, cercando ditenerlacon sé.Ma eratroppo tardi.Si abbandonòalla luce bianca.
C’eranopiccolischizzidi colori.Ma non sipoteva davvero chiamarlicolori.Erano luci troppodeboli per esserebrillanti, ma troppopotentiper essereinesistenti.Si muovevanoliberamentein modellidistinguibili;diagonale,orizzontale, verticale,perpoiallontanarsiin movimenti così
estraneida
non poterli descrivere.Di tanto in tantoc’era unpuntobiancodi passaggio,simile a quellidi un sole splendente.Quei momentiin cuil'unica cosa che le portavasperanzaera la possibilitàdi vita.Ma quandoscomparvero, tornarono lapaura e il terrore, avvolgendolae trascinandolain profondità.Dopo un po’, accolsela morte,pregòper essa.Ma non avrebbe cercato
di raggiungerla.Ogni volta chela sentivaavvicinarsi, veniva portata viada qualcos’altro.Qualche forzainvisibile e senza emozioni la stavaallontanando.In questo statod'animo, si
sentiva solo intorpidita, così arrabbiata che la procrastinazione della morte
fosse assente.E vagamente si chiedeva
se fossegià morta.Ma cosa si provava morendo?E se
non era morta,dove era?
Non sapeva da quanto tempo si trovava in quello stato.Un'ora?Un giorno?Una
settimana?Un mese?Il tempo sembrava passaresenza incidenti.Sapevache l'orologiocontinuava a muoversi,ma non sapeva quanto velocementeo con quantalentezza.Per quel che ne sapeva,poteva essersi trasformata inun vegetalee avrebbetrascorso il restodella vitain quel modo.Questa era la suapunizione peressere stata debole. Avevafallitociò per cui era stata assegnatae inveceaveva vissutol'emozionepiù pericolosa.Siera innamorata.Non importavapiù il fatto che era statautilizzata,tradita esfruttata.Il fattoera cheprimadi caderenelle tenebre, avevaespressodi essersi, in realtà,innamorata diHarry.Finchélui l’avesse saputo,lei sarebbe stataa suo agio.Maallora perchési sentivacosì vuota,così fredda? L'amore consisteva nel far sapere all’altra personadi provare gli stessi sentimenti che
anche lei provava, e poi era finita.Giusto?Nessun rimpianto, nessun vuoto.Forselei era diversa.Forse eradestinata a non essere mai innamoratae quando c’era finalmente riuscita, era stato così orribileche aveva sofferto, invece disentirsicompleta,comeavrebbe dovuto.
Hermione
Granger.Chi
pensava che Hermione Granger si sarebbe innamorata?Non lei, non il Signore Oscuro,
nessuno.Aveva
sempre seguito i comandi, mai una volta era andata contro le autorità.Ma poi aveva incontrato Harry e aveva
rovinato tutto in poche settimane! L’aveva sempre odiato, per ragioni
assolutamente sbagliate, che adesso conosceva, ma l’aveva comunque odiato. Sembrava
che adesso, le persone che amava (in teoria) le odiava, e la gente che odiava,
adesso amava.Si era incasinata completamente.Almeno, prima di morire, sarebbe
morta sapendo che Harry l’amava.
Oh, Harry.
Poteva essere
mortoin quel momento.Lo avevalasciato mentrela sua testa gliciondolavain grembo, elo aveva sentito piangere. Avrebbe voluto
scusarsi.Ma no,la cosa più importanteera avergli detto chelo amava.Non importava se alla fine lo aveva
condotto alla morte.Leilo amava.Sì, così andavabene.Perchémorire permano del tuoacerrimo nemicoquando eriamata?Chebel quadretto.Molto probabilmente era già morto, e lei invece si trovavaa sguazzare in un limbodi autocommiserazione.Almeno, pensavache fosse unlimbo.Non poteva piangere,riusciva a malapena apensare, ma alloraperché era lì?Se eramorta, avrebbe almeno potuto essere infelice.Ma non sentivaaltro che ilbuioda cui era circondata.Era completamente sola.
Oppure, era solo un ricordo.
Sentivarumoriovattatiprovenienti datutte le parti.Volevamuoversi, così da poter
capire da dove provenissero, ma non riusciva a muovere un muscolo.In un primo momento,avevapensato che fosse solo uno scherzo della sua mente,ma i suonisi erano fatti più
fortied
erainutile
negareche
non ci fossero.Forse eranolì perportarla via,per aiutarla ascappareda quel posto.Ma quando sifecero più forti e leisi preparòper accoglierli,non successe nulla.Non eranolì peraiutarla. Erano lì, e basta.Lemuffoledivennero lentamente più
nitide e definite.Parole?Sì, dovevano essereparole.Non c'eraaltro modo perdescriverle.Ben prestodivenneropiù chiare e poté
distinguerne piccole parti.
"... èstata fortunacheti ho trovato..."
"Lo soe...stupido...incidente..."
Le vocinon erano direttea lei.Erano solovociche conversavano tra di loro comese ...
Non eramorta!
Cercòdisperatamente diraggiungere eascoltare le voci.Divenivano più nitideogni volta che lei
tentava di ascoltarle, così impegnò tutta la forza che aveva. Voleva saperechi c'era lì edove si trovava.Non era unlimboo la morte, cosa
che le innescòil
sollievo.Sembravastesse ripiombando
nuovamente nella realtà. Non conoscevaciò che si trovavadavanti a lei, ma eraansiosa discoprirlo.
"Allora perchéla ragazza era con te?"
"E’ volutavenire con me."
"E tuglielo hai permesso?"
Ci fu una pausa."Beh, sì.Non volevolasciarlasola."
Un'altra pausa."La ami,non è vero?"
"Credevo di sì ...ma..."
Ora cheera fuoridal limbo, le
emozionidivenneropartedel suo essere.Scelseroproprio quel momento
perincontrarlae lei sentì il loro
pesosbatterlain avanti.Il buioabisso in cui era stata
imprigionata se ne andò viain un bagnodi luce.Invece di non sentirenulla,riacquisìla consapevolezzadel suo corpo.La sensazionefamiliarefu un sollievoquando mossele dita per controllare che tutto
fossevero.Lo era.
"
Hermione!"
La voce era quella di un angelo.Sentì unapressione sulla manoche aveva appenamosso eun brividodi fuocosi spostò dallapunta delle ditaauna spalla.EraHarry.Provò adaprire gli occhi,ma sembravano esserechiusi con la cucitrice. Però doveva aver visto
quell'immagineda sveglia,perché la pressione aumentò quando lo
sentìparlare
di nuovo.
"Hermione?Hermione!Puoi sentirmi?"
Sì!Avrebbe voluto dire,Sì che ti sentoe vogliodirtimi dispiace!
Le sue labbranon simossero, così lui lo
prese per un"No".La pressionesvanì, voleva raggiungerlo
e toccarlo.Aveva mossole dita, ma perché nonriusciva atiraresul braccio?Ci provò ma non riuscì a spostarlo nemmeno di uncentimetro, su
qualunque superficie si trovasse. Sentì delmorbido,cosìconcluseche non si trovava più
nella foresta. Dovevano averla spostata quando si trovavanel limbo.Beh,quel che credeva fosseun limbo.Ohcazzo,era unlimbo!
La
sua rabbia cominciò a crescere mentre continuava a cercare di muovere il
braccio.Perché il suo corpo aveva scelto di congelare?Mentre premeva ancora una
volta contro il peso invisibile, sentì un impeto di adrenalina, e tentò di
raggiungerli il braccio.Entrò in contatto con esso e non appena lo toccò,
sentì che lui sospirava grandemente.Nel momento in cui sentì
la sua camicia sporca sotto la punta delle dita, aprì gli occhi di colpo, come se
qualcosa l’avesse appena fulminata.
"Hermione?"chiese lui, incerto.
I suoi occhisi concentrarono rapidamente
sullalucebrillante mentre li
alzavaverso
Harry, i cui smeraldi brillavanoper la preoccupazione.Fece del suo meglioper sorridere, parlando con voceroca.“Harry,sei vivo."
Le sorrise in
risposta, annuendo.Si spostò un po’, così
da poter appoggiare laschiena controil lettosu cui era sdraiata. La sua vista cominciò a confondersi nuovamente e così tornò a
distendersi.
"Wowvacci piano!"Dissementre l’aiutava di
nuovo adappoggiarsi alla testata.Dopo essersi assicurato chesarebbe stata bene,le tolse rapidamentele manidi dosso edistolse lo sguardo.
Hermionecolse l'occasioneper osservareciò che la circondava.Muridi mattoni, lettinimultipli e un lieve profumo di pozione dipepe, tutte
cose che la portarono a crederedi trovarsi in infermeria.Come era finita lì?Diedeuna buona occhiata adHarry evide quanto fosse mal ridotto;tutta la pellevisibile eracoperta dipolvere, gli occhi iniettati di sangue,e i suoi capelli eranoancorapiù disordinatidel solito,e non nelsenso buono.Non sembravapoter dire due frasie allo stesso tempoportarlaininfermeriaoanche solo levitarla.Sentìla forza della parolafarsi stradafinoalla golae dissela prima cosa chele venne in mente.
"Mi dispiace."
Harry si voltòbruscamentee leisi ritrassequando videlo sguardosul suo volto.La suamascella eraserrataegli occhi socchiusi.Tutto suggeriva chestava perurlarle contro,cosìsi preparò, spostandosiun po' di piùsul suo posto.Il colponon arrivò.Lentamentetornò a guardare Harry
il quale stava, a sua volta, guardando il materasso."Sì...anche a me."
"Per-per che cosa?"chiese,tastando il terreno.
Lui lediede unsguardogelidoche le fece venire ibrividilungo la schiena."Peressermi fidato di te."
"Tu meritimoltopiù di questo.Dovresti esseremortaproprio ora, forsead Azkaban."
"Harry, ascolta, so
cheorapossosembrarela persona peggiore della
terrae-"
"Sehai intenzione ditentare di spiegare,puoi anche
risparmiartela."S’interruppe."Non vogliosentirele tue scusemeschine. Né ora,némai."
"Ma se solo-"
"No, Hermione."Disse severamente."Ne ho abbastanzadelle tue bugie."
Hermioneabbassò la testa."Hai ragione".
La sua testascattò,ma lei nonse ne accorse.Era troppo impegnata a studiarei foglicheerano posati sul suo
grembo. La sua visionecominciòa sfumare, ancora una volta,manon venne accompagnatadalle vertiginiche avrebbero potutafarlacrollare.Questa volta,lanebbiaera causata daun pozzo dilacrime.Ma, anche se sapevadi meritare quelle sue dure parole,faceva comunque male.
Era stato così
tenerocon
lei, fino aquando lei non aveva
rovinato tutto nella foresta.Anche allora,l'avevacullatatra le braccia e le aveva pregato di tornareda lui.Ma doveva avercambiato ideaquando lei si trovava
nel limbo.Era proprio quello chesi meritava.Aveva l'amoree oral'avevaperso.
Asciugandosi le lacrime versatedai suoi occhi, tornò a guardarlo per scoprire che lui eraancora intentoa fissarla.La guardava cercando
di provocarle una reazione,per metterla alla
prova.Beh,non avrebbefallitoquella prova."Allora, cheè successo, dopo che io...ehm..."Non sapeva esattamentecome descriverequel che era accaduto.
"Sei morta?"l’aiutò.
"Giusto,certo."
"Beh, quandoVoldemortti stava...torturando,non avevaintenzione di fermarsi.MaLunastorta è saltatofuori dai cespuglied èpiombatosu di lui. Tuttisono scappati via e ilbuon vecchio Tomha giuratoche sarebbe tornatoper me.Ma questo lo sai anche tu,naturalmente."
L'ultimo commento la riportò in vita."Scusami?"
"Beh, tusei unaMangiamorte, giusto?Il tuo contorto tatuaggionon dovrebbe farti
male,ora?"
"Il mio contorto
tatuaggio?"Chiesepericolosamente.
"Sì, saiquella cosasul tuoavambraccioche ti avvisaquando ti vuole il tuo padrone."
"Soche cosavolevi dire, ionon ce l’ho."
"Non puoi ingannarmi."Le dissescherzosamente,"Tutti quelli come te ne
hanno uno."
"Tuttitranne me.Non pensi che l’avrestinotato in passato? Specialmente
dopoieri notte?"Luideglutìe il viso sbiancò diuna tonalità dirosa.
"La scorsa notteè stato uno..."
"Sbaglio?"Lui annuì eil suo stomaco si rivoltò."Eche dire di questamattina?"
"È stato uno
sbaglio anche questo."
"E per quanto
riguardala
parte in cuihai detto chemi amavi?"
"E' statoun-" sifermò e si voltòa guardarla."Un errore inammissibileda parte mia."
"Giusto."Sussurrò.Eraincredibile quantole cose potessero
cambiare.Primal'amava,e adesso non più.
Quel momentoimbarazzantetraloro venneinterrotto da il cigolio della porta dell’infermeria.Harry eHermionesi voltarono a guardare l'uomoche entrava nella
stanza.Indossavaun vestitologoroa prima vista, esembrava diviso da un
espressionestancae malata.Mentresi avvicinava,riuscì a vedergli i
capelli, un po’ grigi, un po’ castano chiaro eun po' dibarbasul mento.Aveva in manodue calici, che emettevanovapore.L'uomo sorrisementre si fermavavicinoad Harryper poi dedicarle una
fugace occhiata.
Harry voltò il collo e disse con voce
solenne, "Ciao Lunastorta."
"Harry." Si voltò verso Hermione e lei gli
rispose con un piccolo sorriso, nonostante il suo stato d'animo. "Non vuoi
presentarmi correttamente alla tua amica?"
"Fallo
da solo." Disse acidamente, alzandosi dalla sedia dov’era seduto e
passando oltre all'uomo sorpreso. Le porte si chiusero dietro di lui e fecero
eco nella stanza silenziosa.
L'uomorespirò
profondamente, sedendosi sulla
sedia,oravacante, concautela. Stavaancora
tenendo in mano leduetazzee bevve un sorsodauna.Lentamente, tornò a guardare Hermione, porgendole l’altra tazza. Lei lo prese, stando bene attenta, tenendolacon manitremolanti,
e non sapendo cosa farein proposito del bel gesto.
"Guarda che non
l’ho avvelenata." Disse scherzando. Hermione
lo guardò incuriosita e sorrise, facendo cenno alla coppa fumante. "Era
per Harry, ma visto che al momento è indisposto, penso che tu ne trarrai
maggiori benefici."
Prendendo
quella scusa come un motivo sufficiente per berla, accettò. Lo studiò per un
po', guardandolo da sopra la tazza. Doveva essere l'altro uomo di cui Harry
stava parlando. Harry lo aveva chiamato Lunastorta – non poteva crederci! "Sei
Remus Lupin."
"L'unico
e solo. Immagino che tu abbiasentito parlare della mia…ehmdovrei chiamarla disabilità?"
"Sì...sei unlupo mannaro."
"Nonti
fasentire a disagio?"
"No! No,
per niente." Dissein fretta."Ti
ammiro, in realtà. Fin da
quando hosentito parlare dite.Vai avanti con la tua vita come se non avessi nientedi
sbagliato e quando la genteti
insulta per questo, lasci solo che accada. Nessuna
violenzao altro. E' unbelsollievo, sai? Di solito
quando le personevengono discriminate, ricorrono a metodicome laribellione ela
violenza.Ma tu vaiin giro,comeun membro di
una normalesocietà magica, dimostrando che fai parte di essa."
Lui
sembrò sorpreso per un attimo, "Non mi aspettavo che tu fossi così
..."
"Comprensiva?" Remus annuì. "Suppongo che
Harry ti abbia detto che sono un Mangiamorte, allora?"
"Potrebbe averlo detto."
Lei annuì, tesa. "Beh sarai felice di sapere che lui
è seriamente male informato."
"È così?"
"Sì." Lei lo
guardò e sorrise tristemente. "Ma probabilmente non vuoi sapere la mia
versione della storia.”
"Al contrario ..."
"Hermione."
"Hermione." Le
diede un caldo sorriso. "Al contrario, sono molto interessato a conoscere
la tua versione della storia."
"Davvero?" Chiese lentamente.
"Davvero."
"Beh, in realtà,io
non sonouna Mangiamorte.Immagino che tu possa chiamarmi una
Mangiamortein preparazione.Dovevofare amicizia conHarrycosì che ilSignore Oscuroavrebbe
potutoarrivare a luipiù facilmente.Ma io..."
"Ti sei innamoratadi lui, invece?" Hermionelo
guardò,stupefatta,e luisorrise. "Nonlo nascondi così
bene come pensi."
Arrossì. "Beh,la
missionenon è andata come
previsto. Mase fosse –
andata come avevoprogrammato- io sarei stata il suosecondo, incomando.Questo è
ciò chemihaportato a credere,comunque.Ma ora non
credo chemi avrebbe
permesso di averealcuna
vocesul mio futuro. Ho scoperto che mi stava solousandoper i suoibenefici. Non che m’importassemolto. Gli avevo giàvoltato
le spalle da un bel po’ dopo il...cambiamento del mio cuore."
Ci fu un lungo silenzio che la indusse
a pensare che stava per alzarsi e andarsene, proprio come Harry. Prendendo un altro sorso della bevanda (che aveva
identificato come tè caldo al limone), aspettò che lui si arrabbiasse. Era
inevitabile, davvero. Chi avrebbe potuto simpatizzare per un Mangiamorte?
"Harry non ha
ascoltato la tua versione della storia, vero?"
Lei scosse la testa: "Si è precipitato fuori prima
che potessi spiegare."
"Basta dargliil tempo dirinfrescarsi.So cheti ama, Hermione.Sta solo passandoun momento difficile.Non riesco aimmaginare come il fatto che
la sua ragazzasiauna Mangiamortepossa far del bene al suostato d'animo."
"Oh, io non sono la
sua ragazza." Lo corresse leggermente. Le diede uno sguardo
d'intesa e si morse il labbro. Lo era? Prese un
altro sorso di tè e notò qualcosa. "Perché non sei ancora scappato
dalla porta?"
Ridacchiò, "Mia cara,non ho
motivodi giudicartiperché nonseiciò che la
societàdefinisce come 'normale'. Dopo aver ascoltatoquello che hai dadire, so che haiveramenteun cuored'oro eanche seHarry nonpuò ancora vederlo, seiqui a causadei tuoi
sacrifici."
"Chevuoi
dire?"
Eglisi avvicinòa lei,"Conosci il modo in cuiHarryè sopravvissutola
prima volta cheVoldemortha
tentatodi ucciderlo?" Lei
annuì. "Beh,a causa del suoamore per tee il tuoamore per lui, è sopravvissuto.Quando holevitato teed
Harryfinoal castello, eravate morti. Ma quandoHarrysi è svegliatoe ti ha visto, ha deciso il
tuodestino. L'amoredi Harryè un dono che non
viene datospesso, ma quandolo
ricevi, è la fonte più grande diprotezione.Ai tempi in cuiSiriusera vivo,abbiamo discusso di quale
possibilità ci sarebbe potuta essere se, a causadel sacrificiodi Lily, Harry avesse avuto dentro di sé unamorecosìpotente cheavrebbe
potuto portareindietroi morti.Era piùuna teoriache altro,ma ho scopertoche il miovecchio amicoaveva ragione."
"P-perché mi stairaccontandotutto questo?" Gli chiese,tremante.
Sorrisee lei riuscì a malapena a vederel'ombra della sua bellezza in gioventù. "Perchétu meriti disapere."
"
Io non merito nulla."
"Solo perchéhaifatto qualche errorenon significa chedevi essere punita per il
resto dellatua vita.Harrytornerà,so che lo farà. Ma fino ad alloradevi rimanereforte."
Lei annuì
, tirando su col naso."Non dovresti essere cosìcarino come."
"Come
ho detto prima, io non posso giudicare." Guardòil suocalicee si accigliò."Scusami un momento,Hermione, sembra cheabbia finito il tè.Vuoi chete ne prendaancora un po’, mentre vado
lì?"
"
No, grazie SignorLupin."
"Per favore
, chiamami Remus."
"Va bene
. No, grazie, Remus." Disse
con un piccolo sorriso.
Lui sorriseeuscì dallastanza,
lasciandola sola. Non era mai statain questa partedel castello prima.
Era stranoessere solainuna così grande stanza.Nessuna degli altri lettierano occupati,
una cosa un po’ scioccante. Di solitol’ospedaleaveva più di unoccupantealla volta.Era un po’inquietante.
Gli unici suonierano quelli del forte
ventocontro le finestre. Quando
si mise a guardare a quella più vicina, vide che pioveva.Che ironia.
Uno scricchiolio improvvisofece saltareHermionesul posto, facendola voltare verso la porta.
Pensò fosse soloRemusche tornava conil loro tè, ma fu sorpresa di vedereuna testa dai capelliplatinoche la guardavacon apprensione,quasistudiandola,
come se non credessefosse reale.
"
Mia?"
Leigli sorrise, "CiaoDraco."
Corseverso di lei el’avvolse inun abbraccio.Lei lostrinsepiù forte elosentì
tirarsivia.I loro nasisi sfioravanoe leivide
delle lacrime sui suoi occhi. Liasciugòmentre lui si tiravaindietroe si sedevavicino
a leisul lettino. Tirò su col
nasoe la guardònegli occhi:
"P-pensavo che tu fossi-"
"Lo ero
. Ma sono tornatoora."
"
Mia, non socosa dire. Voglio dire,sapevochesarebbero
stati lì quandoPotter era...lo sai.Ma non avevoidea che luitiavrebbe
uccisa."
"
Nemmeno io, ma credo chequando ho cambiato strada,è rimasto un
po’ deluso."
"Tu...hai
cambiato strada?" Le chiese.
Lei annuì
. "Mi stava usando, Draco. Mi ha mentitosui miei genitori. Nonso
nemmenose il mionome è in
realtàHermione. Stavo
combattendoper tutte le ragionisbagliate."
Lui la guardòcon tristezza:
"Wow. Miam-mi dispiace."
"
Va tutto bene". Disse
dolcemente.
"No,non è vero." Leilo
guardòcuriosamente, "Ascolta,
siamo insiemeda quando portavamoipannolinie non
possostarea guardarementre ti fanno del male. Ti amo. Sei la miamigliore amica."
"Draco
, tu non puoi semplicementelasciare stare! Tuo padrepotrebbe fare una guarnizione."
Lui annuì,"Ma
tu ne vali la pena."
Lei sorrise elo videappoggiarsi. Ma prima che potessefermarlo, le loro labbras’incontrarono.Fu un bacio dolce, mariuscì
ancora a sentire l'emozione chelui le stava
trasmettendo.Quando aveva detto "ti
amo", non lo intendevaplatonicamente.
Stava perspingerloviaper spiegarglii
suoi sentimentiper luie,
soprattutto, nei confronti di Harry, quando una voce alta earrabbiataecheggiònella stanza.
"TOGLI
QUELLE TUE VISCIDE ZAMPE DA LEI, FURETTO!"
Si separarono ed
Hermione vide Harrycon uno sguardo daomicida.I suoi occhi tornarono aDraco elo videghignare.Questa non era
una bella cosa.
Dracosi alzòe si avvicinò adHarry, lentamente, "Ahh Potter,è un piacereche
tu ti unisca a noi."
"Cosaci fai qui, Malfoy?" disse Harrya denti stretti.
Dracoalzò lebracciainnocentemente, "Stavo solo recuperandoil tempo conMia."
"Mia?"
Harrysputòdisgustosamente.
"Che razza di orrendo soprannomeè questo?"
"Il tipo disoprannomeche mostrala nostra storia."
"Quale storia
, esattamente?"
Dracofece un sorrisetto,
"La storiadelle s-"
"SMETTETELA!"
urlò Hermione.Entrambi si
voltarono a guardarla, senza smettere di fissarsi. "Smettetela
di litigare! Non vi porterà da nessuna parte."
"
Mia Io-"
"Zitto."Lo mise in guardia.
Si rivolse aHarry: "Harry, che cosa ci fai qui?"
"
Non ho il permesso dientrarein infermeria?"
"
Non quando iosono l'unicaqui dentroe tu ti sei precipitato fuorisenza una
ragione apparente."
"Nessun
ragione appar-, tu sei una Mangiamorte
del cazzoe non me l’hai maidetto!Scusami seci metto
un po’per farmi passare il fatto che tustavi tramandodi uccidermi quando pensavo che
tu fossimia amica."
Lei rise
, "Non hai nemmenoavuto il tempo disentire la miaversione della storia."
"Perchédovrei?"
"
Perché ti amo!" Gridò.
Lui sembròsorpresoelei preseil suo
silenziocome un vantaggio. "Il
fatto chele mie ultime paroleprima
di moriresiano state'Ti
amo non hanno alcun effetto su di te?"
Ci fuun silenzioduraturotra
i tre.Hermioneavevale lacrime agliocchi,Harrysi mordeva il labbro, e Dracosembravastesse pervomitare.Vennerotutti salvatidal doverrompere il ghiacciodalle porte che si aprirono di botto eun
Remus senza fiatoche si precipitava nella stanza.
Tutti gli occhieranosu di lui, mentre ansimava unasola fraseche fece agghiacciare il sangue ditutti e tre.
"Voldemort
...è...qui... ora!"
Lasciarono perdere tutto quanto.
Rieccomi!!! E' da un bel po' che non recensisco e rispondo ai vostri commenti e come sempre mi avete commosso con le vostre belle parole e le vostre aspettative. L'estate è arrivata (da un bel pezzo ormai xD) e io ho più tempo ora :) Finalmente Hermione ha confessato quel che prova ma cosa succederà in futuro? La minaccia di Voldemort? I sentimenti di Harry? E Draco? Vorrei sentire cosa vi aspettate :)
Cercherò di rispondere a tutti voi, ora! :)
grazie mille gattapelosapelata, che mi ha davvero sorpresa col suo commento. Come vedi Hermione non è morta, o lo era, ma adesso è viva! Spero che la storia riesca ancora ad entusiasmarti! E un'ultima cosa: la scrittrice non sono io, io sono la traduttrice :)
Vale Lovegood, grazie per i tuoi complimenti! Sì, anch'io mi trastullavo con le fanfic invece di studiare, quindi ti capisco benissimo XD La fanfic originale ha 24 capitoli :)
Hey Melanie_Malfoy, sisisisisi è viva!!! Aahahaha spero che questo possa renderti felice ;) il nome della professoressa è McGranitt :)
Ringrazio ancora marco e tutti coloro che hanno commentato questi ultimi capitoli. Stiamo giungendo alla fine e spero che la storia vi lasci ancora con il fiato sospeso. :)
Stay tuned, Alla prossima :) Enjoy!
La stanza sarebbe rimasta in silenzio se non ci fosse stato il lontano sbattere che Hermione sentiva appena. Aveva una vaga idea di cos'era, ma il pensiero era troppo spaventoso per pensarci. Come poteva il Signore Oscuro essere già qui? Sembrava che fossero passati solo pochi minuti da quando si era trovata nella foresta a contorcersi per il dolore. Ma ripensandoci, lui non era abitutato a perdere tempo quando Harry era coinvolto. Era sempre stato, e sarebbe sempre stato, pronto ad ucciderlo finchè non ci sarebbe riuscito. Fu allora che capì quanto potesse essere pietosa la sua vita - ruotava attorno ad un diciassettenne. Non importava che fosse Harry. Beh, lui aveva un pò di parte, ma anche se fosse stato qualcuno come Neville Paciock, sarebbe comunque stata altrettanto inutile. Chi sarebbe stato così patetico da lasciare che la sua vita venisse controllata da un' altra persona?
Remus si strinse leggermente nelle spalle"Allo stesso modo di prima. In qualche modo ha passato l'anti-apparizione e ora sta cercando di entrare nel castello. Per fortuna non ha trovato un modo per entrare qui se non con la forza fisica, così che abbiamo un po' di tempo per elaborare un piano."
"Non ce n'è bisogno." Disse Harry, virando gli occhi verso la finestra che aveva una buona vista dell'ingresso del castello. "So quello che vuole."
"Harry ..." provò Remus stancamente.
Harry continuava a guardare fuori dalla finestra, come se si trovasse in un mondo completamente diverso. Hermione voleva raggiungerlo e toccarlo, ma sapeva che non doveva. Era troppo pericoloso. Harry allungò il collo per guardare il licantropo e parlò con voce monotona. "Non se ne andrà finchè non sarò morto o sia lui a morire. E' sempre stato così e resterà così a meno che non mi consegni io stesso."
"Harry non puoi semplicemente consegnarti a lui! Ci deve essere un altro modo ...." Si spense.
"No, Lunastorta, non c'è." disse Harry bruscamente. "Puoi provare a elaborare un piano per distrarre gli altri Mangiamorte, ma alla fine saremo solo io e lui. Non c'è bisogno di evitare la verità."
Ci fu una piccola pausa prima che Lupin scegliesse di parlare di nuovo. "Almeno permettimi di avvertire l'Ordine. Possono aiutare a proteggere gli studenti e a combattere contro i Mangiamorte."
Harry annuì brevemente. "Vai. Ma quando arriveranno qui, me ne andrò per andare a combatterlo."
Remus si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. Sembravano un'immagine drammatica scattata prima dell'inizio di una battaglia. "Capisco che tu sia venuto a patti con il tuo destino, Harry. Ma questo non significa che devi comportarti come se stessi per morire. Tu sei un mago molto potente e nessuno deve permettersi di pensarla diversamente."
Harry rimase in silenzio e Remus lo prese come una iniziativa per andarsene. Tolse la mano dalla spalla di Harry e scomparve all'interno dell ufficio di Madama Chips, dove Hermione pensò ci fosse una connessione alla rete Volante. Quando se ne andò, Hermione seppe che Draco avrebbe fatto un commento prima ancora di parlare. Una parte egoista di lei voleva sapere cosa avrebbe detto, così non lo fermò. Ma quella parte venne facilmente schiacciata quando quello aprì quella sua grossa bocca.
"Penso che dovresti lasciare che ti uccida."
Sia lei che Harry scattarono a guardare Draco che era appoggiato contro il muro in pietra, con un sorrisetto intonacato sulla faccia. Harry sembrò troppo passivo al commento ed Hermione vide che non era intenzionato a difendersi. Decise di agire; se qualcuno era in grado di vincere Draco, quella era lei.
"Come ti permetti?" Sibilò. "Non c'è bisogno di essere così insensibile!"
Draco sembrò un po' sorpreso per quello sfogo e alzò un sopracciglio. "Stai veramente difendendo testa a cicatrice?"
Hermione si morse le labbra prima di rispondere: "Allora, che succede se lo faccio?"
Draco strinse gli occhi e fece un passo verso di lei. Sapeva cosa sarebbe successo prima che la cosa la colpisse, e ingoiò dolcemente. Non c'era modo di sfuggire a quel confronto. "Ed esattamente, cosa ha lui che io non ho? Ci conosciamo da tutta una vita! Non c'è una cosa di te che io non so."
"Ovviamente non è questo il caso, visto che non puoi accettare il fatto che preferisco difendere Harry che gettarlo nelle grinfie del Signore Oscuro." Disse, più calma del previsto. In realtà, stava fumando all'interno, ma non voleva darlo a vedere.
"Staremmo meglio senza di lui." Disse con amarezza.
"Oh, e perché?" Mise lei in discussione, incrociando le braccia.
"Mi stai chiedendo perché staremmo meglio senza Potter?" Chiese con attenzione. Hermione annuì, in realtà senza cogliere il piacere che lui aveva preso fino a quando un sorriso compiaciuto si formò sul suo volto. "Beh in primo luogo, il mondo sarebbe completamente un posto migliore senza di lui che predica su come possiamo combattere il Signore Oscuro se solo credessimo in noi stessi. Il suo stratagemma costante de "il mondo gira sempre intorno a me" sarebbe finalmente eliminato. Ci risparmierebbe il suo impugnare mediocremente una scopa ogni volta che c'è una partita di Quidditch, che probabilmente è truccata. La-"
"Chiudi la bocca, Malfoy!" lo interruppe Harry bruscamente.
Draco sembrò esserselo aspettato, da come si voltò verso Harry. "Premo un tasto dolente, vero?"
"Certo che no, furetto, è solo che mi piace gridarti in faccia." Hermione non sapeva se quello era sarcasmo o se stava effettivamente dicendo la verità. Era snervante, davvero.
Le guance di Draco si colorarono leggermente. Hermione sapeva che era perché stava pensando a qualcosa da dire. Purtroppo, Draco non era mai stato dotato di una lingua tagliente. L'unica volta che l'aveva visto ripiegare con un commento davvero spiritoso era quando si trovava insieme a lei. Non l'aveva mai visto litigare con Harry prima d'ora, quindi i suoi sospetti erano stati confermati. Lei tirava fuori il meglio di lui. O, il peggio.
"Sei sicuro di volerlo fare, Potter?"
"Fare cosa? Azzuffarmi con te fino a farti cadere morto?"
"Nei tuoi sogni, Potter"
"Non pensare nemmeno per un momento di avere qualche influenza sui miei sogni, Malfoy." Disse pericolosamente.
"Non me lo sognerei mai." lo shernì Draco.
"La tua mancanza di risposta pronta è stupefacente." disse Harry, divertito, ovviamente guadagnando un certo peso.
"Come la tua mancanza di cellule cerebrali."
"Preferirei averne un pò che niente, al contrario di te."
"Ahi, quella fa male." Draco si strinse al petto, "Specialmente da parte di qualcuno il cui nome potrebbe facilmente essere confuso con quello di un bambino di tre anni che non faceva altro che spargere merda."
"Almeno non la versavo dalla bocca."
Prima che Draco potesse ribattere, sentirono del trambusto nell'ufficio dietro di loro. Sembrava che un attaccapanni o qualcosa del genere si fosse schiantato al suolo. Poi, come a un segnale, una donna dai capelli rosa entrò dalla porta, così strana da sembrare essere appena uscita da un manico di scopa senza controllo; terribilmente sbilanciato. Sembrava piuttosto giovane e questo le venne confermato dalla t-shirt sotto la veste con la scritta "Le Sorelle Stravagarie" in un carattere rosa brillante. Quando posò gli occhi sui tre, un largo sorriso si diffuse sul suo viso.
"Guarda chi c'è, Harry!"
Harry annuì alla donna, "Hey Tonks."
La donna che ora conosceva come Tonks spazzò via un po' di Polvere Volante dai vestiti mentre si allontanava dalla porta. Mentre lei era impegnata, altre figure uscirono dall'ala. Uno sembrava appena uscito da un thriller. Aveva i capelli brizzolati, grigio scuro e indossava abiti di un marrone fangoso. Ma ciò che lo rendeva intimidatorio era il grande occhio blu che spiccava contro l'altro, piccolo e marrone. Sibilava rapidamente e subito capì chi fosse quell'uomo. Lei era nella stessa stanza con Alastor "Malocchio" Moody, l'uomo che aveva messo gran parte di Mangiamorte, assieme ai quali aveva lavorato, dietro le sbarre di Azkaban.
I pochi altri che entrarono attraverso la porta non erano così facilmente distinguibili come i primi due, ma lei sapeva, a prima vista, che erano tutti Auror. L'ultimo a entrare fu Remus e andò a stare davanti alla folla di persone appena raccolte. Non c'era bisogno di dire a tutti di calmarsi, perché si trovavano già in silenzio al loro arrivo.
"Sappiamo tutti perché siamo qui quindi non c'è bisogno di frivolezze. Ho bisogno di metà di voi per gli studenti nella Stanza delle Necessità e l'altra metà per impedire ai Mangiamorte di entrare nel castello." Ordinò.
"E l'ES?" Chiese Harry.
Remus si rivolse a Harry: "Che cosa, Harry?"
"Dovrebbero essere in grado di combattere. Si sono allenati per questo."
"Harry, non possiamo mettere in pericolo la vita dei ragazzi per-"
"Anch'io sono un ragazzo." lo interruppe Harry "Sono un ragazzo, e devo affrontare Voldemort. Se a me è permesso combattere, anche loro dovrebbero farlo. Sono pronti per questo."
"E' vero." aggiunse Hermione. Harry la guardò in modo strano, ma lei continuò. "Ha contribuito ad istruirli lui stesso. Ho visto cosa possono fare ed è fenomenale."
"Non lo so ..."
"Dai, Remus." Tonks si fece avanti e gli tirò l'avambraccio. "Lascia che aiutino. Potrebbe esserci utile." Hermione poteva vedere la riluttanza nei suoi lineamenti e apparentemente anche in quelli di Tonks. Passò la mano su e giù per il braccio, in una carezza, e lui sospirò profondamente. Vedendo che il suo lavoro era stato compiuto, Tonks fece un passo indietro con un sorriso malizioso. "Possono aiutare. Ma solo all'interno del castello."
Harry annuì, "Va bene. Beh, ora che siamo intesi, me ne vado."
Cominciò a camminare verso la porta e lo stomaco di Hermione cominciò a stringersi. "Harry!" sbottò lei prima di riuscire a fermarsi. Lui si fermò e si voltò, cosa che la sorprese visto che lui la odiava ora. "Voglio venire con te."
"Scordatelo, Hermione. Sei già morta una volta e non voglio rischiare di nuovo." Il suo volto si illuminò per quelle parole. Forse ci teneva ancora a lei. "Tu starai qui, dove l'Ordine può tenerti d'occhio. Per quanto ne sappiamo, potresti ancora tradirci e tornare dal tuo padrone." L'amarezza nella sua voce la fece rabbrividire. Forse mi sbagliavo ... di me non gli importa proprio nulla.
Lui uscì dall'ala rapidamente ed Hermione sentì un peso discenderle sulle spalle. Vide il viso di Remus ammorbidirsi allo scambio di parole e avrebbe voluto dirgli che andava tutto bene, ma la interruppe Draco. "Ed così che andò verso la morte ..."
"Sta zitto, Draco!" gli gridò, raggiungendo il letto e sedendosi pesantemente.
"Va bene, ai posti!" istruì Remus dopo una pausa. Rapidamente, tutti uscirono dalla stessa porta da cui era uscito Harry.
Hermione sentì appena che qualcuno veniva a sedersi accanto a lei. Maltrattava le sue dita e guardava fuori dalla finestra, verso la foresta proibita, cercando di non piangere. Sapeva che nessuno l'avrebbe giudicata, ma si sarebbe giudicata da sola, per essere debole. Ora capiva perché non voleva lasciare che l'amore fosse una parte della sua vita. C'era il rischio che si spezzasse come un vaso di vetro in una stanza che rotolava. Peccato che era ormai troppo tardi per accettare quella visione. Era innamorata, e Dio, se faceva male.
"Hey."
Non si voltò a guardarlo. "Vattene Draco."
Rimase in silenzio per un attimo prima di parlare a bassa voce. "Tu non mi ami, vero?"
Questo la fece girare verso di lui. Il compiacimento della sua compostezza era sparito ed era stato sostituito da un cipiglio malinconico. "Draco sai che è così. Solo che ... non nel modo in cui dovrei. Tu sei il mio migliore amico e questo è quanto posso sforzarmi di provare."
Lui chinò il capo: "Non c'è nulla che possa fare per farti volere me al suo posto?"
"No. Mi dispiace." Lei tirò su col naso e se lo asciugò. Lui strinse le labbra e la guardò negli occhi. Stranamente, non c'era nessuna traccia di amarezza. Tutto ciò che rimaneva era il calore. Beh, tanto calore quanto gli occhi grigio-argento del ragazzo erano in grado di fornire. "Continuerai a combattere contro lui, non è vero?"
"Sì." Disse semplicemente. "Quel bastardo ti ha allontanato da me."
Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso. "Nessuno potrà mai allontanarmi da te, Draco. Sei il mio migliore amico."
"E solo e sempre questo sarò..." Disse con tristezza. Hermione voleva consolarlo in qualche modo, ma non sapeva come fare. Per fortuna, lui parlò, salvandola. "Ma siamo stati bene insieme, però."
Lei sbuffò. "Sì, se possiamo definirlo così," Lui rise e lei seppe, in quel momento, che fra loro due si era sistemato tutto. Ma voleva chiarire una cosa prima che le cose potessero considerarsi risolte. "Troverai uno giorno qualcuno che ti ama, Draco. Qualcuno che ti ama nel modo in cui meriti di essere amato. E' là fuori e ti aspetta."
Lui annuì lentamente e lei lo avvolse subito in un breve abbraccio. Quando lo lasciò andare, gli baciò la guancia castamente. Quel tenero momento venne interrotto, però, da una forte esplosione all'esterno. Hermione s'alzò in fretta e guardò fuori dalla finestra da cui aveva visto Harry andare. Vide un folto gruppo di Mangiamorte pronunciare incantesimi di diversi colori e dimensioni, all'ingresso. Alcuni stavano facendo volare gli alberi per gettarglieli addosso. La porta venne scossa pesantemente da ogni colpo ed Hermione ne temette il crollo. Ma improvvisamente, gli incantesimi si fermarono e la porta cominciò ad aprirsi lentamente. Hermione vide la scura figura di Harry uscire sul terreno. Era solo. Perché era solo?
"Perchè è solo?" Gridò.
Sentì qualcuno alle spalle, seguito dalla dolce voce di Remus. "Non preoccuparti, Hermione. L'Ordine sarà lì in un momento."
Hermione trattenne il respiro e sperò che avesse ragione. Vide Harry rimanere fermo. Forse stava parlando. Anche se fosse, il Signore Oscuro stava parlando con lui - degradandolo. Stava guadagnando tempo. Sembrò funzionare, perché, subito dopo, vide i membri dell'Ordine arrivare dietro di lui e cominciare a sparare maledizioni. Presto, cominciò una rissa in piena ed Hermione non potè fare altro che gridare. Vide troppi raggi verdi colpirsi a vicenda. Non aveva mai temuto l'Avada Kedavra prima d'allora. Ma Harry era là fuori. Per non parlare del fatto che aveva perso le sue tracce in pochi istanti. La sua paura s'intensificò quando vide una marea di studenti arrivare al campo di battaglia. Vide subito i capelli rossi di Ron e Ginny, in piedi nella folla. Vide persino Luna, quasi danzando tra i Mangiamorte e lanciando esagoni, come se quella fosse stata la sua professione. Non voleva altro che unirsi a loro.
Guardò Remus e scoprì che lui la stava già guardando. "Lo so. Vai."
"Davvero?"
Lui annuì e lei sorrise.
"Andare? Andare dove?" disse Draco, preoccupato.
"A combattere, ovviamente." Disse, afferrando la sua bacchetta dal tavolo accanto al lettino.
"Combattere? Io non credo proprio!"
Hermione si irrigidì. "Scusami?"
Lui fece un sorrisetto. "Tu non vai là fuori senza di me."
Hermione si rilassò e sorrise un po'. Cominciò a uscire dalla porta con Draco alle spalle, prima di fermarsi improvvisamente. "Remus, vieni?"
Alzò una mano, "Rimarrò qui per un po'. Devo ancora controllare con l'Ordine la Sala delle Necessità."
"Ah, va bene allora. Mi auguri buona fortuna?"
Lui sorrise con calore, "Buona fortuna Hermione."
Lei sorrise e si voltò verso l'uscita. Giù per le scale, il suo battito cardiaco cominciò ad aumentare. Draco le afferrò la mano e la strinse di nuovo in segno di apprezzamento. Con il suo sostegno a guidarla, accellerò il passo. Cominciarono entrambi a correre, non appena entrarono nella sala d'ingresso. Sentì la brezza fresca raffreddarle la pelle quando si avvicinò alla porta doppia. Fece una pausa per capacitarsi della scena posta davanti a lei. C'erano persone che duellavano all'interno, cercando di tenere a bada i Mangiamorte, e alcuni ci stavano riuscendo ma altri erano feriti o inconsci. Cercava di pensare a loro come in stato di inconscio e non altro. Dei vasi venivano fracassati sul pavimento di marmo, i ritratti piangevano, e c'erano pozze di sangue raccolte sul pavimento. Dovette reprimere la voglia di vomitare, per il profumo di rame che entrò nel suo naso. Non aveva mai osservato una scena di battaglia prima. Aveva sempre combattuto da una parte, con lunghi abiti lunghi e le maschere scheletriche. Ora che vedeva le torture che stavano infliggendo all'Ordine e ai membri dell'ES, divenne surreale il pensare che lei era appartenuta a quel clan. Era selvaggio.
Riuscì ad osservare per un breve lasso di tempo prima che le maledizioni fossero rivolte a lei e a Draco. Le bloccò con facilità, ma capì che questo era il segno che le intimava di andare. Doveva trovare Harry e aiutarlo. Non sapeva perché voleva ancora raggiungerlo dopo il modo in cui l'aveva trattata. Immaginò che il vecchio stereotipo era giusto: l'amore induceva le persone a fare cose folli. Folli come andare ad aiutare qualcuno che ti odia.
Non c'era alcun segno di lui da nessuna parte, solo gruppi di persone che duellavano e corpi che cadevano. Vide molti altri membri dell'ES duellare Mangiamorte esperti e si meravigliò delle loro abilità. Non aveva mai visto il loro pieno potenziale, fino a quel momento. Quando aveva difeso Harry per consentire loro di combattere, l'aveva fatto solo per istinto. Non sapeva esattamente che tipo di istinto, ma l'aveva comunque spinta a parlare. Ora sapeva cos'era: la fede. Quelli erano i suoi amici, i suoi conoscenti, i suoi compagni di scuola. Non li aveva mai conosciuti come altro. Erano guerrieri. L'età non sembrava essere una barriera per nessuno, ma i Mangiamorte che ridevano per le loro piccole figure dava loro il coraggio di sfidarli. Sapeva che se fosse stata ancora dalla loro parte, avrebbe fatto lo stesso. Se un ragazzino del terzo anno fosse venuto da lei e l'avesse sfidata a duello, gli avrebbe riso in faccia. Ma ora pensava completamente l'opposto. Ora era spaventata a morte di quelle persone che una volta pensava fossero suoi amici.
Ginny e Lavanda stavano combattendo un Mangiamorte che si chiamava Simon Jugson. Aveva la fama della Maledizione Cruciatus e non mancava mai di far sanguinare il suo avversario. Era una sorta di marchio di fabbrica. Ognuna delle sue vittime sarebbe morto per ferite al sangue sia che si trattasse di maledizioni o di punizioni fisiche. A differenza di altri Mangiamorte, lui si allenava. Dopo che un mago mezzosangue gli aveva rotto il braccio, lui aveva giurato di essere il migliore combattente esistente. Hermione aveva anche sospettatto che avesse fatto incantesimi col sangue. L'aveva sorpreso a imbottigliare un po' del sangue della sua vittima una volta. Non sapeva per cosa, ma lo aveva visto un paio di volte in quella procedure. L'aveva sempre spaventata. Amava lo spargimento di sangue così come quel Mangiamorte, ma tenere il sangue per sè era una cosa inquietante.
Ron stava combattendo Fenrir Greyback, un noto Lycantropo del lato oscuro. Uccidere per lui era come leggere - un passatempo semplice che faceva ogni volta che ne aveva bisogno, in altre parole, per il tempo libero. Non poteva mai uscire in pubblico così spesso come gli altri a causa della sua immagine di lupo. Era un mago potente, ma il suo tocco trasformava i bambini in licantropi. Sperò che Ron avrebbe evitato quella punizione. Non avrebbe mai augurato quel destino a nessuno. Ma Ron sembrava coprire il terreno abbastanza bene.
Aveva attirato l'attenzione di un Mangiamorte che ricordava come Nathan McClellan. Probabilmente l'unico Mangiamorte che non avrebbe mai potuto fronteggiare. Era presuntuoso, arrogante, per non parlare della sua terribbile non-attrazione. Uno stupido completo, che non mancava mai di farla infuriare. Godette nel lanciargli delle maledizioni, quando la sua bocca si spalancò per rivelare che era viva. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era essere bombardata dopo essere tornata dalla morte. Era una semplice maledizione legata al corpo, ma mentre marciava verso di lui, fece molto di più. Calpestò il suo naso e sentì uno scricchiolio quando si ruppe. Sorrise quando vide il sangue cadergli sul volto. Lo lasciò lì, sapendo che qualcuno sarebbe arrivato a prendere il corpo da cui avrebbe potuto disporre. Azkaban era il paradiso in confronto a dove avrebbe veramente voluto mandarlo, così seppe che non avrebbe dovuto decidere il suo destino.
Fece del suo meglio per non farsi individuare, così da evitare che chiunque la vedesse. Corse verso la foresta proibita e si nascose dietro gli alberi, tracciando il perimetro della battaglia. Una parte di lei voleva aiutare i suoi alleati compagni, ma sapeva di dover trovare Harry prima che fosse troppo tardi. Le divenne difficile da sopportare quando vide corpi che cominciavano a cadere giù come mosche, a volte non distinguibili. C'erano così tante voci che gridavano incantesimi che era difficile dire chi stava vincendo. Sperava che fossero loro.
Improvvisamente, guardò verso il lago nero, sentendo un urlo disumano. Sentendo l'adrenalina cominciare a pomparle le vene, corse. Draco si era già immerso nella battaglia contro un Mangiamorte ancora mascherato, così non ebbe bisogno di preoccuparsi per dirgli dove stava andando. Ma dopo quel giorno, ebbe la sensazione che già conosceva la risposta. Lo sapeva e non avrebbe cercato di fermarla. Non l'avrebbe fermata perché l'amava. Non nel modo in cui lo amava lei, ma era amore comunque. Avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore per lui. Anche se la maggior parte di esso era già occupata da un certo ragazzo con gli occhiali.
Arrivò al lago per vedere Harry immerso in una lunga battaglia contro il suo ex padrone. Sembravano non essere consapevoli dei loro dintorni, così si sentì al sicuro per il momento. Scelse tuttavia di nascondersi dietro un albero per ogni evenienza. Dopo qualche istante, scoprì che ogni volta che dirigevano un incantesimo, le loro bacchette sembravano connettersi. A volte gli incantesimi rimbalzavano semplicemente tra di loro in posti a caso, ma altri formavano una linea di collegamento tra le due bacchette. Ricordò che il Signore Oscuro aveva accennato qualcosa, dopo essere tornata dalla sua prolungata assenza. La stessa cosa era successa quando aveva combattuto contro Harry, dopo che era risorto. Prior Incantatem. Le bacchette erano gemelle e non potevano lanciare un incantesimo allo stesso tempo, altrimenti nessuno sarebbe uscito vittorioso. Era un bello spettacolo da vedere fino a quando non finiva e si rese conto che questo non era il momento per ammirare il collegamento.
Il Signore Oscuro gettò una maledizione viola verso Harry che lo fece atterrare sul pavimento. Hermione si ritrasse e si tenne al tronco degli alberi, scavando le unghie. Capì che non era il momento. Se l'avesse fatto, molto probabilmente sarebbe stata uccisa. Non è che avesse voglia di morire di nuovo, e allora tese le orecchie, sentendo che lui stava parlando.
"Quindi, ci siamo. Tu, al tappeto, come dovrebbe essere. E io, che mi preparo per ucciderti."
Harry sputò per terra mentre lo guardava negli occhi, "Non ne sarei tanto sicuro, Tom."
"SMETTILA DI CHIAMARMI-"
"Stupeficium!"
Harry scagliò l'incantesimo verso un ignaro Signore Oscuro e lo fece crollare su un grosso masso a ben dieci metri di distanza da lui. Harry s'alzò in fretta e si avvicinò a lui, ridendo. "Dovresti davvero parlare di meno. E' la tua debolezza, sai. Invece di parlarne, dovresti semplicemente uccidere."
Voldemort socchiuse gli occhi rossi e agitò la mano per creare uno scudo di luce, mentre si alzava. Harry cercò di romperlo con un paio di deboli maledizioni, e poi alcune più forti, ma nessuna riuscì a penetrare. Harry era troppo impegnato a romperlo così che, quando venne finalmente tolto, il Signore Oscuro aveva già sparato una maledizione contro di lui con una forza così potente da farlo cadere sul terreno, respirando profondamente, ma mai urlando. Non urlava mai. Hermione si morse le labbra per non gridare.
"Dovresti seguire il tuo stesso consiglio, Potter. Ma ora non mi dai altra scelta che agire con ciò che ho pianificato fin dal principio. Stavo per ucciderti con le buone intenzioni, ma ora mi hai dato una motivazione in più per agire con il piano originale. Per tua sfortuna, significa che dovrai aspettare un po' più a lungo per rivedere la tua traditrice Mezzosangue di nuovo. Che peccato." Harry non rispose e il Signore Oscuro sogghignò. "Portus Fulsi!"
Hermione vide un fascio bianco cominciare a formarsi a mezz'aria e il panico si fece strada nel suo stomaco. Ora era il momento di agire. Iniziò a correre verso Harry che veniva innalzato nel portale. Era appeso come da un filo invisibile. Affrettò il passo e urlò a pieni polmoni, "HARRY!"
Intercettò lo sguardo di shock sul volto del Signore Oscuro, ma lo ignorò, cogliendo l'occasione e si gettò nel fascio di luce. Harry la vide subito e uno sguardo simile a quello di prima si diffuse sul suo viso. "Hermione no! Torna indietro, ora!"
"No! Non senza di te!" Urlò verso di lui.
La sua mano penzolava a pochi metri da lei e cercò di raggiungerla. Tentò di afferrarla, estendendo il braccio, per quanto le fosse stato possibile. C'erano solo pochi centimetri tra di loro e se lui avesse proteso il braccio lei avrebb potuto afferrarlo. Alzò lo sguardo verso i suoi occhi e li vide brillare. Non sapeva cosa aspettarsi, mentre continuava a stirare la mano, sperando che lui estendesse la sua mano. "Per favore", sussurrò.
Hermione non sapeva se era a causa della sua richiesta o per pietà, ma lui tese la mano e strinse la sua. La strinse più forte facendo unire i loro corpi mentre volavano verso le nuvole. Tenne quella mano nella sua avvolgendoglisi intorno alla vita, seppellendo la testa nel suo petto. Odiava le altezze e non voleva vedere ciò che si trovava sotto di loro. Ma se avesse guardato in basso, avrebbe notato lo sguardo di sufficienza che il Signore Oscuro aveva dipinto, quando li vide sollevarsi in aria. Harry avvolse un braccio protettivo intorno a lei, notando lo sguardo, e lei cercò di godere di quel momento al meglio delle sue possibilità, perché quello sarebbe potuto benissimo essere l'ultima volta che gli stava vicino.
Quello fu l'ultimo istante che ricordò, perché in quel momento, non appena i loro corpi si fecero più vicini alle nuvole, il mondo si oscurò.
Breve update, per la settimana. Spero di aver accontentato tutti nel postare il capitolo in anticipo :)
Andiamo ai commenti!
ringrazio Vale Lovegood, sì piacerebbe anche a me vederli come il nuovo trio ma purtroppo, anche per come la vedo io, Ron è insostituibile.
Jude16, spero di averti accontentata :)
Grazie mille _GinnyBlack94_ , sono davvero contenta che tu abbia trovato il tempo di recensire. Le vostre recensioni mi riempono di felicità, grazie mille, davvero!
Stay tuned, Alla prossima :) Enjoy!
Hermionesi sentì triste nel trovare le tenebrebanali.Dal quandoera bambina, ne era sempre stata circondata.Ma, ironia della sorte,quando finalmente capìdi staredalla parte sbagliatae si avvicinò alla luce, l'oscuritàs’intensificò ancora
di più.Ora,non vi era eccezione. Sentivaun leggeromartellamentoin testa,l'inizio di un’emicrania.Avevafreddo.Il suo corpotremavaesentivabrividisui nudiavambracci.Provò amuoversima il suo corpo le faceva malead ognipiccolo movimento.Il pavimentosotto di leiera duroe scomodo,e stentava acredere di essere
rimasta incoscienteper più dipochi minuti.Non erail tipodi persona che rimaneva a rilassarsisu una superficie dura. Con cautela, cercò dispostarsinuovamente esi ritrassequando ebbe un piccolo
spasmo alla schiena.Finalmentesi appoggiò adun muro vicino, stringendosiil fianco.Cercò in tascala sua bacchettacosì da poter illuminare la stanza per capire meglio dove si trovava
ma non riuscì asentirenullaa parteil tessutodei jeans. Brancolando,provò asentirela familiare
sensazione del legno ma tornò al proprio postoa mani vuote.
Cercò
dimantenere la calma, e i suoi occhicominciarono ad adattarsial buio.Non eranero come la pececosì che nonci vollemolto tempoprima che lei potessedistinguere icontorni della stanzain cui si trovava.La stanzaera grande quantoil dormitoriodelle ragazzetagliato a metà, mamancavail caloredi sempre.Non eraarredatoma pavimentatoin pietra dura che l’avrebbe
urtata,
senon fosse stato perlei,o meglio per la
t-shirt di Harry.Harry!
Si
guardò intornonella stanzacercando qualche tracciadi Harry, manon ne trovò.Erasola.La preoccupazioneche aveva sentitoprima, quandonon aveva trovato la bacchettatornò a imperversarle il corpoche sentìiniziare a tremare
ancora di più.Ma nonera soloper il freddo.Si strofinòle bracciaper cercare dicalmarsie cominciòa dondolarsi avantiaindietro.Ela cosa non aiutava affatto.C'era una piccola partedi lei chesapeva di dover cercaredi più edinon rinunciare.Non potevaessere sola.Erano arrivati lì, insieme, in
quelfascio
di luce!
"Harry?"Mormoròcon voce rauca.
Niente.
"Harry?"Chiesepiù saldamente.
Niente.
Cominciò aperdere la speranza, mentre
chiamava il suo nomeun'ultima volta."Harry..."
Il silenzio le fece venire le lacrime agliocchi.Poteva essere già stato ucciso. Se
non era lì, allora dove potevaessere?Essere stato torturato...ucciso.Non volevapensareche fosse morto, ma se era vero che
erano stati portati in un portale evocato dal Signore Oscuro, allora la cosa era inevitabile.Non sapeva nemmenodov’era,figuriamocise Harryerafinito inun altro luogo,lontano da lei.Poteva essere stato con lei, maprima era incoscienteenonse n’era nemmeno accorta.Non era nemmenoriuscita adirgliaddio.
Tirò su col nasoe si asciugògli occhiquandosi rese conto di aver pianto.Era stranocon quanta facilitàriusciva a piangereora, quando lo faceva cosìraramente prima.Doveva esserci una digao qualcosanei occhi chedirompevaogni volta cheHarryera preoccupato.Quando erafelice con lui,piangeva. Quandopensava fosse morto,leipiangeva.Qualsiasi cosa aveva ache fare con lui,piangeva!Che tipo di personaera?Una personainnamorata,
le rispose la sua mente. L’amore faceva schifo.Beh, quella era unabugia.Faceva schifo soloquando erida solo.Se Harryfosse stato lì, nonsi sarebbe sentitacosì.Ma lui non era...
"Adesso
puoi smettere di recitare."
Hermionevoltò di colpo la testa, sentendo quellavocefamiliare."Harry?"
"No, Fierobecco."
"Chi?"
"Non importa."Ci fuuna breve pausa."Comunque, puoi smettere di cercare difarmi sentiredispiaciuto per te.Nonfunzionerà."
Hermionedesiderò che non avesse mai
parlato."Io nonsto cercando di fare nulla, Harry."
Lo sentìderiderla."Per favore.E' ovvio che il tuo pianoper tutto questo tempo è
stato quello di farmiinnamorare di te così
cheTommi potesse dareil colpo finale.Patetico,
davvero.Deve
essere ricorso aordinare a uno dei suoicomparia fare il lavoro sporcoper lui."
"Io non sonouno dei suoicompari."Ignoròquanto fosse ironico il fatto chestava usandolo stesso termineche aveva usato lei mentre
descrivevai suoi amiciquando era iniziata la suaprima missione."Almenononpiù."
"Non stavo cercandodi fare nemmeno questo."Disse con calma."Non vogliola tua simpatia.”
"Puoi ancora ingannarmi."
Leisi ritrasse,suo malgrado."Cercare didire laverità nonè un modo per comprare la tua fiducia."Luirimase in silenzioelei continuò a
spronarlo,sapendo chesenon si fosse arresa, avrebbe potuto finalmente convincere Harrya capire la sua storia."Dovraiascoltare la miaversione dei fattiprima o poi,
Harry."
"Comincia, allora, e deludimi."
Fu sorpresa dal
fatto cheaveva
rinunciatocosì facilmentedopoaver affermato di non volersentire le suescuse.Non volevachiedergli nullanériflettere sul perchéaveva cambiato idea, giusto perapprofittarne.Pensò attentamente acome avrebbe dovuto
impostare il discorso.Doveva arrivare direttamentealla questioneoricominciare da capo?Meritavatutta la storia,cosìaprì la boccae lasciò che il raccontodella sua infanziafuoriuscissedalla gola.Gli raccontòil suo soggiorno aVilla Malfoy,Draco,eil suo rapporto conDobby.Gli disse quantolo aveva odiato e che volevaucciderlodal primo momento in cui lo aveva incontrato.Gli raccontòla sua formazionee della sua
partecipazione alle missioni.Fondamentalmente,tutta la sua storiaprima di averlo incontrato.Fu solo quandone parlòchesi rese conto diquanto fosse veramentecambiata lasua vita.
Si fermòper la prima volta,
prendendo una piccolapausa.Aveva lasciatofuorila partein cuiil Signore Oscurole avevaassegnatola missione.Sembravaun buon punto su cuismettere, perchéfu allora chela sua vitaera cambiata per sempre, anche se non lo aveva ancora ammesso.Parte di lei voleva
che Harryparlasse,ma un'altra partevolevafinire la storiaprima di avere soloil tempo dipensarci.Quindi,
decidendo chela
seconda parteera molto piùattraente che essere insultata, continuò prima
che Harry potesseanche solo pensaredi parlare.Tutto sommato,aveva pausato per solicinque secondi.Dopotutto, era comunque una Grifondoro.
"Quando
sono arrivataad Hogwartsmi sono sentita così…a casa. Come se questo
fosse il posto giusto per me.Quando venni smistata, ciò che avevo pensato di fareera sedermi accanto aDraco econtinuarela missione, con mia piena consapevolezza.Ma poifui assegnata aGrifondoroemi sedetti non sapendo
che fare,noncredendo veramentedi essere stata messalì edesiderando di averela possibilità di
dimostrareche ero degnadei Serpeverde.Ma poi, quandoGinnycominciò a parlare conme ...eracosì gentilenei miei confronti chenon seppicosa fare,quindi riuscì solo adannuire.E poi ho visto te..." Si fermò,decidendo di essere completamenteonesta,"
Volevouccidertisubito.Ma sapevoche la cosa avrebbe
probabilmenterovinatole mie possibilitàdi unaesperienza in una
scuola vera e propria, così decisi il contrario.La prima volta chemi parlasti, seppi che
avrei gettatole miepretesefuori dalla finestra, anche seancora non lo capivo.Più tempo passavamo
insieme, più tu mi buttavigiù.Non socome hai fatto,ma in qualche modoti sei sbarazzatodellavecchia me ehaicreato una personacompletamente nuova.Non avevo mai evocatoun Patronus prima etu lo hai fattosuccedere. Epoi...e poimi hai baciato e questo mi ha mandatoinun turbine.Non c'è mai statoun momento nellamia vita in cuimisia sentitadavverocompletae in quel momento,con te,ho finalmenteavutociò cheavevo lettoper tutti questianni.Ma si erano insinuateun saccodi emozioni in me che avevo
troppa pauradi aprire.Avrei dovutoucciderti e invece ho finito per..." Tirò su col
naso, sostenendo il pesodelle emozioni,"innamorarmi di te."
Ci fuuna lunga pausa.Hermionesapeva di aver dettotutto quelloche potevaper farlo passare
dalla sua parte.Non c'eranessuna intenzione difarlo sentiredispiaciuto perlei.Si sentiva già abbastanza male.Quinditutto quello che avevada fare eraaspettarela sua reazione,seavesse scelto di farlo.Masi sentivaun po’ meglio sapendo cheadesso conosceva la sua storia.Intutta realtà, sarebberimasta contenta selui non avesse parlato.Conoscevala sua storiae questoera tutto ciò che contava.
"Hai mentito."
"Ho dovuto."
Avrebbe potutogiuraredi aversentitoun cenno."Haiunaminima idea didove siamo?"
Fu
presa alla sprovvistadal cambiamentodiargomento.Ma, sinceramente, eragratache avesse almeno parlato
con lei.Non
se l’era nemmeno aspettato.Decise di pensarciun attimoprima di rispondere.C'eraqualcosa di familiare inquel posto, maera troppobuio perdirequalcosa di specifico."C'èqualcosa che nonmi torna..."
"La tua stanzadispone di una finestra?"chiese lui con cura.
Ruotòla testa perguardare intornoalla stanzae mentre guardavadirettamenteverso l'altovide unpiccolo foro appena soprala testa.Decidendo diindagareulteriormente,si costrinsead alzarsi.Il dolore nonera così forte come prima,così cercò di sollevarsi con più forza.I suoi piediraschiarono
sonoramente contro il pavimento mentre si equilibravacon una manocontro il muro.Mentrestrofinava la testa ariflussodi distanza,osservòla piccola aperturanel muropiùvicino.Era
sicuramenteuna
finestra. Ma sembrava piùdi un forocon delle barre. Forsequalcuno avevacercato di fuggiree lo avevanochiuso?Decise di mettere da
parte tutte le domande, spostando lentamentela testaper vedere cosa
ci fosse dall'altra parte.La cosa più importanteera capire perchéavevaquella sensazione difamiliarità.
Direttamenteparallela allafinestra c’erauna lunga macchia di terra.Fuori c’era buio, cosìl'intera proprietàapparivaspettrale. Gli alberi eranotutti opiegati omorti, a volte entrambe le cose.Ma ciò chedavvero aveva catturatola sua attenzione era
un alberoverso
il centro.Erapiegatobruscamente a destrae avevauna cordaappesa auno dei ramipiù spessi.Alla finedella cordac’era una sbilencatavola di legno che oscillavaavanti e indietronella brezzaleggera.E fu allora cheun pensiero la colpì.
A volteera andata lìper aiutare conle torturee gli interrogatori degli
abitanti.Non
vi eranopersone
dimolta
importanza.Da quel che ricordava,erano per lo piùnel posto sbagliatoal momento sbagliato.Ma questo non le aveva mai impedito ditorturarechi nonrispettava gliordini.Anche se tutto era
accaduto nel passato,si sentiva ancorainquietante.Avevauccisola gente in quella prigione. Forse anchein quella cella.Rabbrividìinvolontariamente etornò a sedersi.
"Ci
avrebbero comunque portatoqui."Disse luifreddamente.
Lasciòche la testa le ricadesse di lato,fingendo che lui fosse la parete."Perché diciquesto?"
"Beh,nessuno sa veramentedove si trova."
Lei
annuì.Da giovaneaveva sentitouna conversazione traLuciuseNarcissaa proposito deirepartidi protezionesulla casa.Non aveva maicapito perché,
ma ora lo sapeva.Tutto veniva fatto affinchéle persone portatelìnon avessero alcuna possibilitàdi esseresalvate.La sua manoprocedeva lentamenteverso la pareteaccanto e rimase lì. Non
sapevaperché,
masapendo
cheHarry
eracosì
vicino a leisi sentì confortata.Forse nonerano condannati.Ma anchese lo fossero stati,almeno leiera con lui.Cercò diimmaginareche la sua manoeradall'altro latodel muro.Sesolo avesse potutovedere attraverso i muri.
Il
tempo passavalentamentee prima di saperlo, Hermione stava
cominciando astancarsi.Sapevache non sarebbe
riuscita ad addormentarsise nonavesselanciatoun incantesimo di ammorbidimentosul pavimento.E anchese avesse potuto,era quasiconvinta che c’erauna sorta disistema di sicurezza
chesarebbe
andatoin
tilt alminimo
accenno dimagia. Naturalmentenon sapevase questoera vero,ma nella sua esperienza diMangiamorte, aveva visto precauzionisimili utilizzateper assicurare chei prigionierirestassero dov'erano. Harrydovette averela stessa ideaperché nonprovò a farnulla. Erapienamente consapevoleche avrebbe potutofare la magia senza muricosì comepoteva averconsiderato l'opzione.
Erano bloccati.
Erastranoesser confortati dal pensiero di sapere di dovermorirenello stesso luogoin cui si era stati
allevati?Beh,
lei la pensava così.Sentivaun eccessivo conforto della situazionee, al tempostesso sentiva il panico.Orache il Signore Oscuro sapeva
che leiera
viva, non immaginava ciò che erain serbo per lei.L’avrebbeuccisa?L’avrebbe costretta a guardarela morteimminentedi Harry?Qualunque cosa avesse
scelto difare
di lei, entrambi sarebbero comunque
morti.Non c’era speranza disopravvivenzanei prossimi giorni.Volevaalmeno aver potuto toccareHarryun ultima volta.Maanche in questo aveva unapiccola possibilitàdisuccesso.
Irrigidì
la schienaquandosentì l’eco di alcuni passinelle vicinanze.Rimase in silenziomentre sentivaaumentareil volume.Ogni stanchezzaprovatavennestrappata viamentre il suocorpo si paralizzavacontrola parete di fondodella cella.Mentrei passisi avvicinavano,riuscì a distinguerealmeno due otre coppie.Venivanoa prenderelei eHarry,lo sentiva.Desiderò averli sentitiin precedenzacosì da aver avuto almeno la possibilità di dire addio.Dubitò che l’avrebbero lasciataparlare.No, sapeva che
nonle
avrebbero permesso diparlare.
Improvvisamente,
regnò ilsilenzio
e leitrattenne
il respirocosì da poterverificare la presenza diqualsiasi segnodi movimento.Sentì il rumoredelle chiavinel bucoe l’apertura dellaportain ferro.Non era la sua,ma quellodi fiancoa lei.
"Beh,Potter, è tempodi andare incontroal destino."Riconobbela fredda voce di BellatrixLestrange.
"Piuttosto preferireivederti morta sul
pavimento."
"Crucio!"
Lo
sentìgridare
in modo terribile quando vennecolpito dallamaledizione.Capì che stavacercando di contenerele urla.Invece,emisegemitiprofondi chele spezzarono il cuore. Perché tentava ancora
di resistere?Era così doloroso.Avrebbe volutogridare insieme a lui, masapeva cheil suo temposarebbe comunque arrivatoesarebbe stata in grado di vederlo.Durante le sue visite
di sotto,non
aveva mai visto torture fuori tempo.Facevano sempre tutto alla perfezione.Così le vittime erano
in grado divederequale sarebbe stato il loro destino. E sela cosa li avrebbe
ristorati, gli omicida avrebbero reso la morte molto piùdolorosa.
La
resistenza di Harry ebbe finee leisentì che lo stavano trascinandofuori dalla cella.Si preparòquando li sentì vicini allasua cella, sbloccando la porta.Scorsela sagoma ditre alte figure.Una delle qualiteneva in manola figura dinoccolatadi Harry.Bellatrixera chiaramentedavanti edHermione vide chestava andandoverso di lei. La stronza ne avrebbe goduto.Ma lei non avrebbe
parlato.Nonle avrebbe datouna scusa perfarla soffrire.I passileggerisi fermarono edHermioneriuscì a distinguere
la sottile figura di Bellatrix.Dal momento che era seduta,la strega più grande si inchinòleggermente eparlòcon unasuperbiache Hermionevolle toglierle di
bocca.
"Bene, bene, bene.Guardachi ha decisodi tornaredai morti."
Leirimase in silenzio.
"Non riuscivi proprio
astarne lontano, vero?Volevi morirealla vecchia maniera.Come tutti glialtri traditori.Devo dire che sono impressionata.Sembra quasi che tu
sia ancora leale."
Hermionedovettemordersiil labbroper mantenereil suo mutismo.
Bellatrixfece un sorrisetto: "Seiin gamba, a tenerela bocca chiusa.Sai cosafacciamoa quelliche si oppongonoal loro destino.Chi lo sa?Potrebbe essere la soluzione migliore.IlSignore Oscuroha sempre avutoun deboleper te.Stava per assegnarti
ilsecondo
in comando, ricordi?Ma orache seifuori dal quadrosperocapiraiche la posizionedeve essereriempita. Spero tunon porta rancore."
Eraquasi sicurache il suolabbrosanguinasseperché cominciò agustareil liquido simile al ramedelle gemmenella bocca.
"Pensi di essereforte?Beh, sono sicura che possiamo sistemare le cose."Si staccòlentamente emise le mani sui fianchi."Tiger,prendila."
Vide un grande ombra venire velocemente in contro a lei issarla
su un piede. Sentì le mani chiuse da un incantesimo vincolante e venne spinta
fuori dalla cella. Si trattenne dallo sbattere nel muro prima di essere spinta
in avanti. Tiger e l’altro Mangiamorte che non riusciva a vedere (probabilmente
Goyle) stavano dietro di lei ed Harry mentre Bellatrix stava praticamente galleggiando
davanti a loro. Hermione sapeva che questa era l’ultima possibilità che aveva per
parlare con Harry prima che entrambi affrontassero il Signore Oscuro, e scelse
di approfittarne. Si avvicinò ad Harry così da poter toccare la sua spalla. Lui
alzò debolmente lo sguardo verso di lei e lei menzionò il basso. Egliaggrottò la frontein confusionee
lei alzò gli occhi al cielo, indicando con un dito la sua gamba per poi
toccarla gentilmente. Harry capì velocemente e raggiunse le sue dita per
intrecciare le mani. A causa della maledizione, solo alcune delle sue dita potevano
toccarsi senza destare alcun sospetto, ma ad Hermione non importava. La sua
calda pelle sulla sua, anche se erano solo poche dita, faceva la differenza mentre
continuavano a camminare sul lungo corridoio. In due anni aveva dimenticato
quanto fosse grande quel posto.
Mentre salivano la
serie di strette scale, la pressione nello stomaco di Hermione aumentò a tal
punto che ogni volta che faceva un passo pensava che un mattone sostituisse
l’organo digestivo. Era così che ci si sentiva quando si andava a morte? Le
altre persone che avevano percosso quei corridoi si erano sentite così? C’erano
così tante domande a cui non avrebbe mai più potuto dare una risposta. L’unica
cosa che le impediva di impazzire erano le dita di Harry intrecciate alle sue. Oh
quanto avrebbe voluto parlargli. Ma il rischio era così alto da non permetterle
neanche di pensarci. Era uno stato troppo fragile. Un Cruciatus in più ed era
già bell’ e morta. Avrebbe preferito salvare quei ultimi momenti.
Sentironouna pletoradi voci mentre si avvicinavano lentamente alla sala da ballo.Anche se non
sembrava la sala da ballo che conosceva.Invece di essereilluminatacon candele e potentiluci, eradeboleeriflettevauna strana luceverde che le ricordavauna caverna
sotterranea.Non si era mai avventurata nella sala da ballo da giovane a
meno che non ci fosse stata una festa.Quell’aspetto era normale?Se questoera il caso, era contentadi non averpassato troppo tempolì.Era sicura cheanche la vecchiaHermionesi sarebbe sentita un po' a disagio.
Le
vocisi
zittironoquando si fermarono in mezzoalla stanza.Hermione lasciòandare la manodi Harry esubito sentìuna corrente d’aria fredda
correrle fra i bracci.C'eranopersonaggivestiti, disposti tuttointorno alla stanzain un grande cerchio,
ognunouna
replica esattadella personaaccanto.Era impossibiledire chiera chie chi no,nonche le importassemolto.Ogni personalì era probabilmenteimpaziente di sbarazzarsi dilei.Poteva immaginaregli sguardinascosti sottole loro mascherecompiaciute –con alle labbra un
grande sorriso, un sorrisospettrale. Tutti conlo stesso pensiero: Finalmenteci liberiamodella mocciosa!Sapevache tutti avevano parlatoalle sue spalle mentre
ancorasi
consideravauna di loro,e perché mai avrebbero dovuto cambiare opinione sul suocambiamento di
schieramento?Se non altro,il loro egosarebbe andato oltre laVia Lattea, sapendo chelei, in
ultima analisi, non era tagliata perquesto.
"Ahh Harry…" suonò una familiare voce di
serpente dal centro della stanza. "Ed Hermione, che piacere incontrarvi di
nuovo."
Eraappollaiatosu qualcosa che assomigliava ad un
grande trono, in mezzo ai suoi seguaci.Era vestitodalla testa ai piedidi un normaleabito nero, che
risaltavai suoi
occhirosso
sangue contro la pellebianco pallida.Eradisgustoso, davvero. Sogghignavamentrepigramenteponevauna mano sopra la
testadel
"trono"ela guardavadirettamentenegli occhi."Devodire chesono impressionato.Non molte personepossono esserevittima dimaledizionilanciate da mee vivereper raccontarlo. Peccato chedovrairitornareall'inferno."
“Sei tu quello che andrà all’inferno.”
Storseil collo perguardareHarry con fare supplichevole.Non volevache lui si facesse male.Manessuna maledizioneseguìil commento, come prima.Bellatrixe gli altri avevanoaderito algrande cerchioed eranofuori dalla sua portatae da quella diHarry. Il loro destinoera ormainelle mani del SignoreOscuro.
"Credo di non essere più tagliato per questiinsultimeschini,no?"Lo disse moltocasualmente,un po’ troppo casualmente.Fece unmovimentostrano col collo, come per chiamare uno deiMangiamorte.Poco primache Hermione potessepensaredi fermarlo, puntò
pigramentela sua
bacchettaversoHarrye gridò:"Crucio!"
Hermionesubitocrollòa terraper cercare diaiutarlo, maun paio di bracciafortila tiraronoindietro.Cominciò ascalciaree gridare dilasciarla andare, così da stare
accanto ad
Harry.Ma chiunque la stesse
tenendoera
moltopiù
forte di leienon aveva alcuna intenzionedilasciarla andare.La tiraronoindietro di circatre metridal punto in cui si
trovava Harry sul pavimento di marmo."HARRY!NO!"gridava.Non c'eramotivo di trattenerla.VolevacheHarrysapesse quanto aveva a
cuore il suo dolore.Ma più ditutto voleva liberarsi ditutto queldoloreuna volta per tutte, ma
non sapeva come fare.Pochi minuti primastava ancoracontemplandola sua morte e quelladi Harry, maora che avevanointenzione difarleosservarela sua morte,dovevafare qualcosa perfarlo andare via.L'unica cosa cheera capacedi fare era
divincolarsi dalle prese del suorapitoreeurlare apieni polmoni.Ma questonon l’avrebbe portata da nessuna parte.
Harrycontinuava ad esseretorturatosul pavimento efu allora che si rese conto chenon avevala sua bacchetta.Beh, lo sapeva già, ma non avevacapitoil vero significatofino a che Harry non s’eratrovato in mano alsuoex padrone.Non era unalotta giusta!Perché si dovevaarrivare così in basso
da combatterequalcunoche non avevaalcun mezzo per difendersi?Un pensiero la colpì:era uncodardo.Il Signore Oscuro voleva soloucciderlo enon gli importavacome.Lottò ancoradi più perliberarsi.Sapevadi averela forza di compierela magiasenza bacchetta per aiutarlo.Questo, molto
probabilmente, era il motivo per il quale erastatatrascinata via,così daavere un ulteriore possibilitàdiucciderlo.
"Vuoismetterla dilottare?" Le sussurròuna vocenell’orecchio.Le ci volle unsecondoper capire a chi
appartenesse la voce della persona che la teneva.Non era una richiesta
ferrea,maurgente.Allungò il collo pervedere meglio, dopo aver smesso di lottare.Fuinutile; non riuscì a capire chi fosse la personadietro la maschera.Sesolo avesse parlatodi nuovo, forseavrebbe potutoriconoscerlo.Lui le concesse quella
silenziosa richiesta qualche secondopiù tardi,con una voce mascherata dallalotta cheHarry stava cercandodi attuare nel non
gridaredi
nuovo."Se
stai buona, possofarvi uscireentrambi di qui."
Improvvisamentetutto tornò,"Draco?"
"Sì",risposein fretta,"Tieniil voltoconcentratosu di loro e resisti. Non voglioche pensino che stiamo
parlando."
"D’accordo."Dissementre si girava e si concentravasul terrenoaccanto ad Harryperfingere ancora di
divincolarsi.Non dovevapiù urlare.Avrebberosolosupposto che Dracole avesse messoun bavaglio."Come hai fatto a sapere checi hanno portatoqui?"
"Era un po’ ovvio, una voltavistol'enormefasciodi lucenel cielo.Ho sentitomio padreparlarne.A quanto pare,se l'approcciodi Hogwartsnon funzionava,vi avrebbero portatiqui."Hermioneannuìcontro di lui."Soche desideri aiutarlo,
così hoconvintomia ziaa farmitrasportare le vostre bacchette.È convinta cheiole abbia già rotte."
"Comehai fatto aconvincerla?Stavi combattendo al nostro
fiancodurante
la battaglia."
"Behlei non c'era,per una volta.E il fatto che indosso una maschera aiuta."
"Ti consegnola bacchettae lascio chetu prenda in mano la situazione."Questo l’aveva già
capito.Draconon era mai statoabile peri pianielaborati."Ho fattouna Passaportamentre eriin prigione. Cercami
solo quandohai finitoe l’attiverò."
"Sembraun piano."
"D’accordo,
tistoconsegnandolebacchette."Sentì la pressionedelle duebacchettesulla schiena e gentilmentemise una mano dietro lespalleper prenderle. Quando le presesentì le mani
formicolare e si mise quella diHarrynella tasca posterioredei jeans."Fa attenzione."
Leifece un sorrisetto,“Non posso garantirtinulla."
Prima
che potesserispondere,si divincolò dalle sue braccia e
andòdritto
versoil
Signore Oscuro.Quando fu a meno diun metro e mezzoda luigridò"Expelliarmus!"e la bacchetta volòdalla mano.Non perse tempo nel vedere la sua
reazionee
invecesi
chinò su di Harry, per far scivolare la sua bacchetta. Era
moltodebole
e sapevache
avevaa
malapena il tempo necessario prima di svenire."Harrydobbiamouscire di qui,seguimi, houna via d'uscita!"Sussurròcon durezza.
"No. Io...devoucciderlo."Provò a parlare con dolore.
Lei scosse la testa."Seitroppo debole,non puoi combattere."
Udì vagamente ilSignore Oscurourlareai suoi seguaci dirimanere indietro.
Harry scosse la testa."Devo farlo."
Le lacrimecominciarono ariempirlegli occhi."Serestiamo qui saremo entrambi
uccisi.Dobbiamo andareora."
"Nonfino a quando...non sarà morto."
"Smettila di essere cosìtestardo!"disse aspramente."Non
voglio chetu
muoiaper
causa sua."
Misela manosu quelladi lei,che eraappoggiataper terra.IlSignore Oscuroera giustodietro di lei,sentivala sua presenza.Senon si muovevanoora,sarebbero morti.Lei tiròsula mano ma lui resistette, tirandola schiena.Le fece un piccolo
sorriso,"Devofarlo,Hermione.Forse tu non puoi
capirlo, ma èil mio destino.Sappi soloche io ...ioti amo."
Unalacrimascesedalla guancia.Non capivache sarebbe morto?O forselo capiva equesto era il suomodo di direaddio.In entrambi i casi, avevaabbandonato ogni speranza.Se leistava per morire,allora preferivastare con luipiuttosto che da sola.Questo era il suo addio."Ti amoanch'io."
"Ma come è dolce." Sibilò la velenosa vocedelSignore Oscuro."Mi dispiacedover separare unacosìbella coppia.Ma ètempo che affrontiateil vostro destino.AVADA KEDAVRA!"
Hermionefece forzacontroHarry, stringendosi
a lui per la vita, in attesa delcolpo finalecheli avrebbe separati
per sempre. Mail colponon arrivò mai.Lentamentealzò la testa. Era questo che siprovava ad essereuccisidalla maledizione
senza perdono?Se era questo,allorasapeva di essere stata fortunata.Ma mentre si guardava
intorno, scoprìdi trovarsi ancoranella sala da ballo.Manon era piùverde.Era unatonalità chiaradi azzurro,quasi come se l'intera stanzaed i suoi occupantivenissero visti attraversodelle lentiblu. Stranamentele ricordava LunaLovegood.Maciò che stava accadendo nella sala da balloeraa dir pocofenomenale.Al postodella facciacompiaciutadelSignore Oscuroche si erapreparata a vedere,c'era solo uncorpo inertecontroil cuscinodel suo trono. Rimasecosì perciò che sembravaun'eternità, Hermioneintenta a fissarlo.
Lampi
diluce cominciarono avolareverso di leiefu allora chesi rese contoche era morto.Non avevatempo di pensare alcome o al perché, troppapresa dalla marea di incantesimidiretti verso di lei,
mache non
la toccarono neanche.Sembravanoessere assorbitida qualcosa,qualcosa di giusto, di fronte a lei,apparentementeinvisibile.Videuno di loro colpireun postoproprio di fronte allasuavisione perifericae fare unasorta dipiccoloeffetto d’increspaturasul coloreblu della stanza.E conquella magiasi rese contoche la stanzanon era appenadiventata blu, ma
che si trovava dentrouno scudo!Non un semplice scudo,mauno potente.Stava assorbendo o riflettendole magielanciate contro. Deve
essere morto in quel modo...il suo incantesimo ha
riflessolo scudo.Pensò fra sé e sé.Ma come ha fattoquesto scudo ad arrivare
qui?Non ricordo nessunoaltro gettare incantesimi a parteil Signore Oscuro.
Non ebbe
il
tempo di
pensareancora, dal momento che vide unafiguracorrere versodi lei.In un primo momento,
non se ne preoccupò.Segli incantesimirimbalzavano,allora sicuramenteanche lo facevano anche le persone?Ma con suoorrore,il Mangiamortecorsedritto nelloscudo e lei gridò,cercando a tentonila bacchetta per poterlo
buttare fuori.
"Ehi,sta indietro!"Dissero, mettendole mani inuna sortadi posa di resa.Poi tiraronogiùla mascherae il cappuccio che coprivail lorovolto elei si rilassò."Sono io."
"Comehai fatto...?"
"Non lo so....Sono solo…corso dentroma non mi ha respinto nella
stanza."Dissescherzando."A proposito, complimentiper questa figata di scudo!Come haifatto?"
"Umm...non lo so.Senti,possiamosolouscire di qui?"Disse di fretta.Minor tempotrascorrevalì,meglio era.
Frugònelle taschedei vestitie tiròfuori un piccolo taccuino.Era larivistache usavada bambinaper faregli incantesimistraniche solo i bambini di cinqueanni riuscivano a pensare.Hermionel’afferrò e aspettò che Harryfacesse lo stesso.Quando non posela mano sullibro si voltò per vedere che
era sdraiato e dolorante accantoa lei.Consentì a se stessadi pensareche fosseincosciente. Afferrò fermamente la sua
mano efece un cennoaDraco.Lui tirò fuorila sua bacchettae battéil libro."Portus."
La
sensazionefamiliare dell’ombelicocompresso adisagio fu l'ultima cosa cheregistrò primache lei,HarryeDraco scomparissero daVilla Malfoy.
Di nuovo in infermeria; l'odoreandò via nonappenaripresei sensi.Aprendole palpebrepesanti,vide il oh-com’è-familiare soffitto altoed ebbe la conferma.Stavarapidamente diventandola sua seconda casa.Ma non era la residenza appena adottata che la
preoccupava maggiormente. Volevasapere dov’erano Harry
eDraco.Appoggiandosicontro latestata del letto,guardòintorno alla stanzaper ogniloro segno di vita.Sul lato destrovideil familiare ciuffo diplatino sepolto al sicurosotto una coperta di
lana cherespirava a fatica,nel profondo delsonno.Ma l'assenza del color
ebanodaiposti letto le stava facendo venire ilpanico.Sapeva che tutti eranoarrivati sani e salvi ad Hogwarts –era stato il suoultimo pensierocoscienteprima disvenire.Avevaaggrappato il braccio ad Harrydurante il momentaneo
viaggio el’aveva
lasciato andaresolo quando aveva sentitoun peso familiarespingerla verso il basso. Lui era qui.Mala domanda era:
dov’eraadesso?
Hermionecercò dimantenere la calma.Aveva tuttavia trascorso le ultime
ore nelle grotte di VillaMalfoy, a
fronteggiare il Signore Oscuro,e in ultima analisi, a
dare una mano alla sua distruzione. Era morto.Non aveva alcun dubbiosul fatto che non faceva
più partedi
questo mondo. Aveva sempre sentito un richiamo nei suoi confronti eneiMangiamorte quando
ancora viveva.Anche se li aveva lasciati,c'era ancoraunmodesto invito, perché, per lei, era sempre stato come un padre.Non importava chel'avesse usata per i
suoi scopioscuri.Era ancoral'uomoche l'aveva addestrata.Ma ora eratutto finito.Nonsapeva come qualcosa del generesarebbe potuto
accadere, mala questione erache era successo.Luiera mortoe leiera libera.
Il silenzio dell'ala era assordante.La pioggia non aveva ancora
smesso dalla notte precedente.Non sapeva se prendere quel fatto con una sorta di
malinconia o solo per una coincidenza.Quei due giorni erano stati i più
culminanti della sua vita- e ancora una volta, non sapeva cosa fare.Da un lato, la cosa l’aveva resa
più forte di quanto già non fosse, ma in un modo completamente diverso. Prima,
era fisicamente e magicamente forte, ma ora si trovava ad avere una forza
mentale che pochi mesi prima avrebbe fatto fatica ad ottenere. Era incredibile
quanto il tempo potesse influenzare una vita.Non voleva nemmeno pensare a com’era
prima che tutto fosse cominciato.Il pensiero apriva un pozzo
d’indesiderata depressione.Ma adesso non era più quella di prima e questo era tutto
ciò che importava.Era una
persona nuova, con una nuova vita.Una vita libera.Una vita che avrebbe dovuto
condividere con Harry.
Dopo appena dieci minuti di innaturale silenzio Hermione cominciò a stare
sempre più sulle spine. Iniziò a togliersi le coperte di dosso quando la porta
fece un piccolo scricchiolio. Non volendo farsi pescare dall’aver cercato di
scappare dall’ala, tornò velocemente sotto le coperte proprio quando la porta si
aprì. Non aveva tempo a sufficienza per fingere di dormire, così rimase appoggiata
alla tastiera e volse lo sguardo direttamente verso gli occhi familiari di
Remus Lupin. Sospirò e si rilassò vedendo quel volto amico. Quest’ultimo prese
posto accanto al suo letto e le sorrise con calore.
"Vedo che ti sei ripresa del tutto." Commentò.
"Che intendi dire?" Chiese curiosamente.
Per un momento la guardò in modo strano prima di risponderle. "Quando
abbiamo trovato voi tre, eravate tutti in uno stato di inconscio. Ma tu ed
Harry eravate—come dire?—drenati. Come se la tua energia ti fosse stata
risucchiata. Che è successo esattamente quando eravate a Villa Malfoy?"
Hermione dovette sembrare riprovevole, perchè lui aggiunse velocemente,
"Harry mi ha detto tutto finchè non è crollato."
"Allora sta bene?" Chiese eccitata.
Remus sorrise ed annuì, "Sì, sta bene."
Si lasciò sfuggire un
sospiro di sollievo e poi cercò di focalizzare la questione. L’unica cosa che
ricordava era lo scudo. Lo scudo. " Quandomi avvicinaiper aiutare Harry aduscire, luinon si mosse. Qualcosa
sull’ucciderlo…" Smise di parlare, volendo ricordare esattamente come
aveva funzionato. "“Devo ucciderlo”, ha detto questo. Ma il Signore Oscuro
ha… ha cercato di usare l’Avadasu di noi, e non ha funzionato."
Uno sguardodi stuporepassòsul suo volto."Nonha funzionato?"
Lei scosse la testa,"No-no è semplicementerimbalzata indietro."Quando videche il suo visoera rimasto invariatocominciò a spiegare."Quandonon sentìniente,pensai di essere morta.Ma quando hoaperto gli occhi, c'erauno scudointorno a me e ad Harry.Nonso comesia finito lìo non ricordo di aver lanciato qualche incantesimo.Rifletteva e assorbivaognimaledizioneche ci veniva puntata. Ha
ucciso ilSignore Oscuro.Non si muoveva quando
lo vidie
io sapevo che...in qualche modo, non
c’era più."
Remussi lasciò sfuggire unsospiromentre siappoggiava allo
schienale dellasedia.Hermionelo studiòper un momento,mentre lui assorbival'informazioneche gli aveva dato da mangiare.Alzò lo sguardo versodi lei dopoqualche istante,attraversogli occhi socchiusi."Ho paura di non avereulteriori conoscenzesu questo argomentopiù di te,mia cara."Hermioneannuì in segno di delusione. Lui videquel suo sguardoe parlòdi nuovo: "Maconosco qualcuno che potrebbe.Ho seri dubbi in
proposito, masono sicuro cheavràuna visionemiglioredella mia.Sevuoi scusarmi?"
"Naturalmente," disse Hermionecon impazienza.
Procedetteverso l'uscitama vennefermato dall’apertura
delladoppia,
porta poco primadi averla raggiunta.Permise loro di passare,prima distrisciarefuori.Era stancadi essere scontenta
delle persone che entravano.Non erano mai Harry.Ma almenorappresentavano una
bella presenza – le persone con cui aveva davvero bisogno di parlare – i suoi
amici. Le due teste rossesi avvicinarono lentamentea leie automaticamenteseppe di nonavere bisogno dispiegare niente, daglisguardisui loro volti.
"Immagino cheHarry vi abbia detto tutto?"
Entrambiannuirono, ma fuRona parlareper primo."Ci ha detto di
parlarti.Non
soperché
...gli è
preso di volta il cervelloultimamente.Ma credo chestarebbe megliose ce lo raccontassi
tu."
"Non importa che lo dica lei. E’
ancora una Mangiamorte." Sputò Ginny.
"Ginny!" le sibilò Ron.
"Ero." La corresse
Hermione. "Ero una Mangiamorte. E neanche quello… Ero più una matricola
Mangiamorte."
Ginny non sembrò convinta. Ron,
invece, stava annuendo. "Ho sempre saputo che c’era qualcosa di diverso in
te. Ma non potevo provarlo."
"Tu—tu non sei arrabbiata?"
chiese Hermione con attenzione.
"Più che altro
furiosa, tradita e aborrita."
Ron ignorò il commento
della sorella e sorrise ad Hermione. "Credo che avendo salvato Harry dal
suo immanente destino, non rientri nella mia lista nera."
"Non più di quanto
lui abbia salvato me." Commentò con cautela, sapendo bene che Ginny era
ancora nella stanza e le rivolgeva uno sguardo omicida.
Ci fu una lunga pausa. Hermione
vide Ron strofinarsi i piedi ma non volle sfidare il caso guardando Ginny. Sapeva
che avrebbe voluto urlarle contro per qualcosa di cui non aveva neanche colpa. E
da quando Remus aveva detto che aveva praticamente perso la sua energia, si
sentiva spenta. Forse che il suo corpo stava finalmente realizzando di aver
fatto troppo in poco tempo? In entrambi i casi, non aveva l’energia per
affrontare una rossa arrabbiata e avrebbe preferito parlare con qualcuno a cui
piaceva per qualche strano motivo. Non aveva mai appena apprezzato appieno Ron,
fino ad ora. E avrebbe dovuto dirglielo.
"Ron, perchè non
ti siedi? Anche tu, Ginny." Indicò le sedie accanto al letto.
"Sto bene in piedi,grazietante." Rispose Ginny con calore.
Ron,d'altra parte,
sorrisee si
sedettenel
postolasciato
liberoda Remus.Ginnyfece unrumore didisgusto esi sedette inun lettinoa pochi metripiù giù.Non perascoltarea distanza, ma abbastanza lontana che i suoitratti del viso erano
difficilmente distinguibili.
Quando Ron si
sistemò, Hermioneparlòprimadi perdere i nervi."Devoessere onesta con te,Ron.Non ho maicolto al volo l'opportunitàdi conoscerti evoglio scusarmi."
Lui ridacchiò,"Non sonouna persona moltoattraente.Ho capito."
"A differenza
dimiasorella minore, io non pensoa me stessoprima degli altri.Quando ho vistoHarryparlare con te della
tua cosiddetta'missione',mi sono reso contoche qualcosadi te lo aveva attratto così tanto da evitare che ti maledisse per il
prossimo secolo."Hermionearrossì."Ginny
ne verràfuori
prima o poi.E’ convinta di amareHarry, ecco tutto."
Hermione corrugò le sopracciglia. "Convinta?"
Si sporse un po’
più in avantima continuò
a parlarecon lo
stesso tono di prima.Era come se voleva che Ginnysentisse tutto."Hauna cotta per luida quandoaveva dieci annie quando si è finalmenteaccorto di lei,ha pensato fosseamore. Lo hannofatto entrambi.Ma penso cheHarrysarebbe la persona migliore per dirtelo.Non è proprio un
compito mio."
Hermione cominciò a spazientirsi.
"A proposito, lui dov’è?"
"Lui è… ahh… beh l’ultima volta che
l’ho visto, era fuori." Hermione iniziò ad alzarsi ma Ron la fermò con una
mano sulla spalla. "Tornerà,
te lo prometto."
Leisbuffòe incrociò lemanisul petto.SeHarryera sveglio, avrebbe
dovutoessere
lìe non
fuori.Aveva
bisognodi
parlare conlui-vedere sel'amava ancora.Avevacambiatole sue idee primae potevafarlo di nuovo.Quanto più a lungolui era via, quanto più probabileavrebbe cambiato ideaancora una volta.Non volevaattraversare di nuovo
quella frase.Ronrimase
intelligentemente in silenzio.
Le porte si
aprironodi nuovo (che shock!), maquesta voltanon fu cosìdesiderosa diguardare il nuovo arrivato.Ironico,non è vero? Infatti, quandoalzò lentamente lo sguardo evideun paiofamiliare di occhi verdi,il suo stomacoandò sottosopra.Ai suoi lati vi eranoRemuse,con sua grande sorpresa,Silente.Matutto quello che leinteressava erache Harryera finalmentelì.Le fece un piccolo sorrisoe leiricambiò.Era da tanto che non lo vedeva sorridere.Forse che le cose sarebbero finalmenteandate per il meglio?Silentee Remuspresero postoaccanto a lei edHarrysedette sul bordodel letto.Si spostòper darglipiù spazioe si concentròsuinuovi arrivati.Ron, che invecesembravaa disagio, rimase
al proprio posto.
"Hermione, Harry, ho informato il
professor Silente della situazione a Villa Malfoy e lui n’è venuto fuori con
una risposta che, sono sicuro, sederà la nostra curiosità. Professore?"
"Grazie,
Remus."Disse
quellocon
un sorriso."Ora, signorina Granger,tu dici di aver vistouno scudointorno a tee al signor Potter,
dopo cheVoldermortha tentato diuccidervi?"Hermioneannuì."Questo scudo era, per caso,blu?"
"Umm… sì. Proprio così."
Hermione disse in tono di rimprovero, non riuscendo bene a capire a cosa
importava il colore dello scudo.
"Capisco." Disse,
meditando mentre accarezzava la sua lunga barba. "Ti è mai successa una
cosa del genere prima d’ora?"
Hermione scosse la
testa, "No. Non che io
sappia."
"Curioso."Sembròpensare perun attimoprima di continuare:
"Sele miesupposizionisi rivelino esatte,
credo di avereuna rispostaper voi.Vedete, a voltestreghe e maghihannoil potere di compierela magiasenza bacchetta.Credo che entrambi siatea conoscenza diquesto talento.Alcunilo imparano, altrisono nati conesso,e la maggior partenon possono perfezionarlo néeseguirlosenzadifetti.Anche se èuna cosa rara,alcuni individuihanno delle qualità talmente avanzatenel mestiereche possono eseguire
l’incantesimosenza conoscerlo.Queste occasioni sono richiestedal vostrostato mentale,
in altre parole, dalle vostre emozioni.Ogni volta chevi sentite forti, eda fortiintendofebbrilmenteforti, lamagiadentrodi voirisponde a talesentimentocon vigore.Inaltre parole, lanciate inconsciamente un incantesimoin risposta alle
vostre emozioni.Per esempio, quandohai evocatolo scudo, l’hai fatto a causa di ciò che sentivi
per ilgiovane
signorPottere l'ambientein cuivi trovavate."
"Masignore,cosa potrebbeaver causato il rimbalzamento dell’incantesimodel Signore Oscuro?Non c'èaltro incantesimo là
fuori che puòrespingerela maledizionesenza perdono."Disse
Hermione consapevolmente.
"Unaacuta osservazione, signorinaGranger.Ma c'è,in realtà,un modo perrespingerlo,ed esso si trovainquesta stanza."Hermione ebbe un colpo. Di cosa stava possibilmenteparlando?"C'è unsentimentoin grado di respingerequalsiasi incantesimolanciato quando è
mutuale, maancor di più quando da entrambe le parti vi sono dei
potenti maghi.L’amore."
Hermione ricordòimprovvisamentecheDracoaveva attraversato lo
scudoe
guardòSilentecon curiosità."Sarebbe
possibileche qualcunoentrasse dentro lo
scudoe
non gli succedesse niente?"
“Forse,”disse con uncenno del capo."Setale personaoccupa unposto nel tuo cuore.Dal momento chelo scudoè causato dall'amore,
proteggerebbequalunque
persona a cui tieni."
Guardò verso il giaciglio di Draco
e sorrise.
Harry scelse quel momento per
parlare. "E i Mangiamorte? Qualcuno ha—"
"Ce ne
stiamo occupando,Harry." Disse Remus in fretta."Unabuona maggioranzaè sfuggita,ma gliAurorli stanno già cercando. Non avrebbero potutofare di più."
"Io—"
"Tu non aiuterai,
Harry." Disse Remus severamente.
"Perché no?"
"Primo, non sei informaper farenulla di fisico."Hermioneguardò Harrye vide cheRemusaveva ragione.Quando gli diedeuna buona occhiata, le
sembrò terribile, comese fosse andatoall'inferno e fosse ritornato.C'erano dei lividisulle bracciae dei taglisu tuttoil volto. Sembravaesausto comelei.Eraquesto ciò cheintendeva persvuotato?Come faceva a somigliare a lui?"E in
secondo luogo, non voglio che tuti metta inpericolo dopo quello
chehai
appenapassato.Vivoo no,seilontano dall’essere
pronto a combattereancora una voltae basta."
Hermione non poté fare a meno di essere d’accordo. Ma
Harry non si lasciò convincere tanto facilmente. "Remus, sto bene!"
"Non continuare a discutere. Non metterai un piede
fuori da questo castello e questo è tutto."
Harry guardòsupplichevoleSilente."Temo di essere
d'accordo con Remus,Harry. Il tuo destino si è realizzato, così ti incoraggio a concederti unmeritato riposo."
"Ma
io—"
"Ascoltami, amico." Disse Ron per la prima volta
dopo che Remus e Silente erano arrivati. "Sembri aver bisogno di un buon
riposo e un piatto di stufato d’agnello di mia madre."
"Oh sembra delizioso!" disse Silente
allegramente. "Ti dispiacerebbe spifferare a tua madre di portarne un po’
anche per noi?"
"Umm… sicuro?" disse Ron con inquietudine mentre
cominciava ad alzarsi.
"Puoi usare quello nel mio
ufficio. La password è Nutella, una crema Babbana terribilmente deliziosa."
Disse con un largo sorriso. "E porta tua sorella con te Mr. Weasley."
Aggiunse.
Ginny, che si era lentamente
avvicinata al gruppo, si fermò improvvisamente. "Cosa?"
Ron
sorrise e l’afferrò per il gomito, trascinandosela dietro, ignorando le sue
proteste. Hermione, alla sua infantile reazione, dovette soffocare una risatina.
Senza Ginny nella stanza e i suoi occhi che piantavano un buco sulla testa di
Hermione, si sentì sollevata del silenzio che aleggiava nella stanza.
"Remus, ti andrebbe di unirti a me per una passeggiata nel parco? Sento di
dover preparare il mio stomaco per la confusione che gli infesterò." Chiese
Silente, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso.
Harry si accasciò contro la testata del letto con una
smorfia sulle labbra. Sapeva di non dover fare simili pensieri con quello stato
d’animo, ma in quel modo lui sembrava così insopportabilmente carino. Quando la
porta si richiuse, Hermione osò dare un’occhiata ad Harry che serrava e
stringeva i pugni.
"Perchè insiste a tenermi a freno?" Disse con rabbia.
"Harry, ma ti sei visto?" Chiese lei incredula.
"Sembri appena uscito dall’inferno."
"Grazie. Un complimento meraviglioso per la mia
autostima." Disse
seccamente.
"Beh,
so anch’io di non essere una gran bellezza, quindi non sei il solo a riguardo."Harryle fece unpiccolo sorrisoe lei miseuna manosulla sua,sperando che quello fosseun gestodi conforto."Ci siamosalvatil'un l'altroin diverse occasionie questo significa chese tu vai, allora anch’io
verrò con te. E non per sembrare egoista,o altro, maso di non esserenelle migliori
condizioniper combatterealmomentoe ho bisogno diun buon riposo. E tu devisentirti dieci voltepeggio, quindinon dirmiche staibene.Dimmicome tisentirealmente,e non sono permesse frottole."
Lui guardòquelle manie ed intrecciò le dita
alle sue."Sentocome se le mieviscere abbiano appena
ricevutoustioni
di terzo grado. Mi pulsa il viso in luoghicasuali ele bracciasono comegelatina.Ma più di tuttosento di doverti odiare,quando in realtà...non ci riesco proprio."
Hermionesprofondòconl'ultima affermazionee lo guardò con gli
occhi spalancati.Si voltò verso dilei conuno sguardo illeggibilesul volto."Mi haiusato, manon sentoniente di simileall’amarezzao… allarabbia.Almeno, nonpiù.Quando ti sei gettata, non volevopensare chet’importava realmente.C'era una piccola
partedi
me che urlava chestavi mentendoe chenon avrei mai dovutofidarmi di tedi nuovo.E quella partemi ha possedutofino a quandomi sono svegliato e tu stavi gridando il mio nome.Prima ancora diiniziarea dirmila tuaversione della storia, ho chiarito la mia mente.Mi sento ancora allo
stesso mododi quando siamo partiti perla forestaproibita."
Hermione aveva le
lacrime agli occhi quando finì di parlare. "Non ti biasimerei se non
vorresti parlarmi mai più."
"E’ una bugia e lo
sappiamo entrambi." Disse
sul serio.
Chinò la testa per la vergogna. Si sentiva così
vulnerabile quando diceva cose del genere—come se non potesse vivere senza di
lui. Non importava se era vero o no, la faceva sentire così piccola. La mano
libera di lui si avvicinò al suo mento e lo prese tra il pollice e l’indice. Fu
costretta a guardare nei suoi occhi e si sentì improvvisamente accalorata,
senza neanche aver realizzato quanto gli fosse mancato. "Per la prima volta
nella mia vita mi sento libero. Devo capirlo." Disse passionatamente.
"E’ una buona cosa?" Chiese, guardando tremante
le sue labbra.
"Sì. E’ davvero una buona cosa."
Prima che potesse pensare ad una risposta appropriata, quelle
labbra si schiantarono sulle sue. Sciolse le mani per afferrargli la nuca e assicurare
le sue labbra quasi istantaneamente, riscoprendo il suo sapore. Le mani di
Harry arrivarono alla sua vita mentre immergeva la lingua. Era un bacio
condiviso solo da due persone che avevano erroneamente messo in dubbio il loro
amore, solo per scoprire che tutto ciò di cui avevano bisogno era l’altro.
Hermione stava librando sopra le nuvole mentre lui la baciava con forza, versando
apparentemente il suo cuore dentro di lei. Non sapeva perchè gli stava
dedicando così tanta energia. Sapeva che lui la amava—non aveva nulla da
dimostrare. E poi,
all’improvviso, capì.
Stava cercando di dirle qualcos’altro.
Interruppe il
contattoper
chiederglicosa significava, malui le attaccò le labbraal colloe la fermòin anticipo.Le succhiò le labbracostringendolaa contorcersi ed ad emettereun gemitoinsolito.Dimenticate le sue intenzioni,aggrovigliò le manisui suoi capellie lo strinse a sé.La mano arrivòalla sua t-shirte venne in contattocon la pellenascosta.Il suo toccoappiccò unincendio e lei gli tiròi capelliper riattaccarele labbra sulle sue,avendo bisogno del suo
sapore.Poi
gli si mise a carponi e una seconda mano le avvolse la vita ele accarezzòla pelle infiammata.I suoi capelliservirono da cortinaintorno ai loro volti,
rendendoliignari
almondo
che li circondava.La capovolse così chela sua schienafosse premutacon forzacontro il materasso,senzastaccarele labbra.Masembrava cheappenaotteneva lui il controllo, la passionecominciava a stemperare.In un primo momento
non se ne accorse,ma mentre le sue labbrarallentavanoecominciavano a premere baci
da farfalla sulle guance, divenneevidente.
Le stava dicendo addio.
"No." Disse
con fermezza, mentre lui le baciava la punta del naso."Non puoi farlo. Né
ora—né mai."
Laguardò negli occhicosì intensamenteche sentìsciogliersisotto di lui."Non èper sempre.Appenastarò di nuovo bene,contribuirò adare la caccia alresto dei Mangiamortee a servirliconla giustizia che
meritano.Remusmi ha detto chemanderannoalcune personesulcampodomani."
"Ma
ha anche dettoche
nonsei
prontoe io
sono d'accordo."Dissecon fermezza."Non puoi andare! Come ha detto Silente:Hai giàfatto il tuo lavoro, devi riposarti! Tu ed ione abbiamo bisogno!".
"Mi riposerò
completamente domani. Scommetto che saranno già su un treno invece di , così
non li avvertiranno mai."
"Harry non puoi!
Non te lo permetterò!"
"Devo farlo."
"E’ quello che hai
detto sull’uccisione del Signore Oscuro!" Gli gridò. Lui si tirò indietro quando
vide quel cambiamento d’umore e si alzò lentamente fino a non trovarsi più
sopra di lei. Lo seguì con gli occhi mentre si alzava e sedeva fermamente sul
lettino accanto, evitando il suo sguardo. "Vuoi davvero passare il resto
della tua vita ad inseguire un futuro che non esiste? Non potrà mai esserci un mondo pacifico, lo so.
Ci sarà sempre qualcuno che sale al potere e cerca di avvolgere il mondo
nell’oscurità. Se scegli di seguire gli ultimi Mangiamorte, è la tua vita che
dedicherai alla loro scomparsa. Io ti conosco meglio di quanto tu pensi. Non
vorrai inseguirli per sempre—ma se cominci ora, non sarai in grado di fermarti."
“Voglio solo…voglio
aiutare. E’ tutto quello che so, Hermione.” Disse con tristezza. “Come hai
detto: Ho una talento per salvare le persone.”
"Solofino a quando lacicatrice ha smesso di farti
male!"Disse disperatamente."IlSignore Oscuro ha trascorso la maggior partedella sua vitaa inseguirti,a complottare di ucciderti.Solo poco tempo fa ho capito quantofossetriste.Ha lasciato che tu avvolgessila sua vita,tutto il suo essereera impegnatoad ucciderti e a nient’altro.E’ così chevuoi finire?Come lui?A inseguire un nuovoSignoreOscuroper il restodella tua vita? Lasciare chequalcun altrodetti la tua vita? "
“Beh…Io…”
"Se non
puoirispondere a
questa domandasenza pensarci, allora vuol dire chehai unascelta da fare."Lui la guardò,
con gli occhi di smeraldoche si scontravano con
quelli color cioccolato."Loroo noi.Io tiamo, maciò non significa cheti aspetteròperil resto della miavita."
Quelle parole
l’addoloravano, madovevafarlo.Avevaspeso tutta la sua vitain attesa di un vero uomo(se lui era tale)e non volevafarlo di nuovo.Non le importava d’essere egoista.Dopo tutto quello cheaveva passato, però,meritavaun po' più diuna ripetizione dellavita che avevapensato avesselasciato alle spalle. Lo
meritavano entrambi.EHarryavrebbe dovuto saperlo.Si meritavano divivere in unmondo in cui avrebbero potuto godere
della vita. Crescere con un orribile educazione
che avrebbero dovutoinsegnargli.Chi lo sa?Forse aveva torto enessunoavrebbe avuto il coraggio dimettersi nei pannidel Signore Oscuro.
Tennegli occhisu di luiquando videla concentrazionecominciare a farestrada sulsuo volto.Dopo pochi minuti,si voltòverso di leie aprì la boccaper parlare.Provò attesa in cuore
quando lui emise le prime sillabe attraverso le labbra."Voglio-"
La portasi aprì sbattendoed entrambiscattarono verso chiaveva osato interrompere
la loroconversazione.Chi incontraronofu unasorridentesignoraWeasleyin possesso di unfumante piattodi stufato.Ron eGinny arrivarono ben prestoalle sue spallestringendosi ai suoi fianchie con il respiropesante.Appenaposò gli occhi suHarryed Hermionesgranò gli occhiespinseil piattonelle maniignaridiRon.
"Oh poverini!Ma vi siete visti allo
specchio?Oh
cielo, sono contenta che Ronmi abbia chiamato,sapendo che sietesemplicemente orribili!"Siprecipitòverso di loroe iniziòl'esame per ciascuno; sollevòle braccia espazzolòle manisulle loro guance."Avete
bisogno di unabuonaporzionedi stufato diagnello e diun bagno caldo.Andròa trovareSilentee gli chiederòdove possomettere i miei sali da
bagnospeciali.Ron,da loroun po' di stufato,
mentre sono via."
Con questo, si precipitò fuori dalla stanza e lasciò tutti
gli occupanti inorriditi. Ron fu il primo a fare uno sforzo per fare qualsiasi
cosa mentre camminava con attenzione verso il lettino e poneva la pentola sul
comodino. "Abbiamo cercato di fermarla, sapendo che voi due eravate
probabilmente da soli. Scusate, ragazzi."
"Va tutto bene, Ron." Disse Hermione piano. "Non hai interrotto nulla."
Ron sorrise e guardò alle sue spalle dove Ginny rimaneva
ancora in piedi vicino alla porta, stringendo qualche ciotola fra le mani. Mentre
Ron si dirigeva verso di lei per toglierglieli delicatamente dalle mani,
Hermione si avvicinò ad Harry e sussurrò. "Ne parliamo dopo."
Non era solouna dichiarazione,
erauna promessa.E mentreRon tornava conle ciotolee cominciava a versareloro un po' di stufato,
si rese contoche
il restodella
sua vitagiacevanella decisionediun uomo che nonsapeva nemmenose avrebbescelto lei o la rotta della sua vita. Pregò Merlino che l’aiutasse.
Non sapeva se
sentirsi sollevata o aggravata dalla distrazione che la signora Weasley le
forniva. Da un lato, non si sarebbe preoccupata ulteriormente per il prossimo
incontro con Harry. Ma sull’altro versante, una distrazione la portava a non
pensare a nuovi modi per convincere Harry a stare con lei. Anche se non voleva
ammetterlo, c’era una possibilità, una grande possibilità, che Harry sarebbe
partito per catturare i Mangiamorte rimasti. La sua missione “salva gente”,
chiamata in esame, la stava facendo impazzire. Perché avrebbe dovuto pensare a
scegliere tra lei e il donare la propria vita per le tenebre? Se il suo destino
si era compiuto, perché tornare indietro?
Spinse
un'altra cucchiaiata di zuppa calda nella bocca e inghiottì avidamente. Tutto quel
casino le riempiva la testa. Aveva bisogno di rilassarsi e di non pensare alla
situazione per un po'. Certo, era più facile a dirsi che a farsi.
Sfortunatamente per lei i ricordi erano infiniti. La signora Weasley, Ron,
Harry, Ginny, ed anche Draco – glielo ricordavano tutti in un modo o
nell'altro. Le particolarità di come e perché lo stavano facendo erano infinite
e piuttosto complesse, anche nella sua mente. Sembrava che, non importava
quanto si sforzasse, non c'era modo di sfuggire all'inevitabile. Harry avrebbe
preso una decisione. Una decisione che era più importante di tutto: lei o i
Mangiamorte. Beh,
non esattamente, ma quasi.
Era così brutto il
fatto che era seriamente preoccupata per quello che avrebbe scelto?
La sua mente rispose
per lei: sì.
Sentì una spinta alla
spalla e vide Draco sorriderle calorosamente, seduto accanto al lettino. Si era
svegliato non appena Ron aveva aperto la ciotola con lo spezzatino e ne aveva
versato un po', contro la sua stessa avidità. La faccia di Ron risultò
impagabile quando vide che Draco chiedeva una porzione dello spezzatino di sua
madre. Era una reazione mista tra incredulità, preoccupazione, e qualcosa di
così unico che a Ron fu impossibile da descrivere. Ma, come Draco cercò di
incoraggiarla silenziosamente, anche se
non sapeva per cosa, non poté fare a meno di dargli una scrollata di spalle in risposta.
Nessun sorriso, nessuna parola di spirito, solo una scrollata di spalle. Sapeva
che voleva aiutarla, ma era senza speranza. Era ben al di là dal chiedere
aiuto. Più
come fuori di sé dalla preoccupazione.
Draco aprì la bocca (probabilmente per chiedere che cosa
c'era che non andava), ma venne interrotto dalle porte dell'infermeria che si
aprirono e rivelarono una sorridente signora Weasley che reggeva due scatole
piuttosto grandi al petto. Mentre si affaccendava, Hermione riuscì a vedere le
etichette più chiaramente: Magico Sale a Bollicine per Bagno della Signora
Beatrice, garantito per curare mali e dolori o i galeoni saranno rimborsati!
Hermione non poté fare a meno di sorridere quando finì di
leggere. Molly Weasley non si arrendeva mai quando si trattava di famiglia e
del loro benessere, no?
"Ho chiesto al professor Silente di assicurarsi un
posto dove potrai lavarti e lui ha preservato il bagno dei Prefetti al quinto
piano! Non è semplicemente incantevole? Ora, non appena avrai finito con il tuo
stufato puoi-oh! Beh, sembra che tu lo abbia già mangiato tutto. Avanti,
allora. Ti accompagno su."
Hermione guardò la sua ciotola e si accorse di averla consumata
completamente. Harry sembrava aver mangiato tutto anche lui e si stava già
alzando dal letto. Aveva scelto di mangiare sul suo letto invece che al suo
fianco, che attualmente era occupato da Draco. Dal momento che quest’ultimo
aveva cominciato più tardi rispetto a lei, aveva ancora una buona metà di
spezzatino da mangiare. Così, quando si alzò, la voce della signora Weasley lo fermò
immediatamente.
"Oh no Draco, caro, non tu. Finisci il tuo stufato e poi potrai
unirti a loro."
Draco tornò a stendersi sulla branda e Hermione gli lanciò uno sguardo
compassionevole. Lui le rispose con uno sguardo che diceva "Va tutto
bene" e la incoraggiò ad andare. Così, senza ulteriori forze a sponarla, seguì
la signora Weasley e Harry fuori dalla porta e nei grandi corridoi di Hogwarts.
Doveva tenersi a distanza, per paura di urtare accidentalmente Harry e saltare
su di lui. Neanche se si fosse trattato di un salto accidentale. Il tipo di
salto che finiva coll’urtare fisicamente il destinatario in qualsiasi area che
le era disponibile a mani nude. Decise di non portare la bacchetta perché non
ne aveva alcun bisogno. Inoltre, le aveva già scavato le parti basse della
schiena, non avendola rimossa dalla tasca posteriore. Si strofinò il punto
pigramente, sentendo una macchia leggera di pelle sollevarsi e trasalì.
Si avvicinarono a una strana statua di un mago con i guanti posti alle
mani sbagliate ed Hermione sollevò un sopracciglio. Non ebbe, però, molto tempo
per osservare la statua, perché la oltrepassarono subito e passarono poche
porte vicine. La signora Weasley borbottò ciò che Hermione credette fosse una
password e la porta si aprì facilmente. Seguì Harry a distanza di sicurezza e
prese un grande respiro quando vide l'interno del bagno. Beh, non aveva tutto l'aspetto
di un bagno. Era più come una grande piscina coperta, accompagnata da un
piccolo bordo di immersione sul fondo. Le pareti, i pavimenti e le singole
vasche a terra, erano tutti scolpiti in marmo bianco e illuminati dolcemente da
una lampadario pieno di candele, cose che sembravano essere state rubate da un
palazzo. La vasca era rivestita con circa un centinaio di rubinetti, ciascuno
con un gioiello di colore diverso impostato nel manico. Non sapeva che
significato avesse. Forse per decorazione? Ma, mentre la signora Weasley si
avvicinava ad essi e torceva alcuni dei rubinetti, l'acqua che uscì dalla bocca
prese la forma di un colore diverso dal bagnoschiuma.
Si raddrizzò con un sorriso rivolto a Harry e Hermione e tornò verso le
scatole che aveva tenuto in mano per poi tirare fuori due piccoli pezzi di
tessuto. Li stese con la mano libera e Hermione e Harry le si avvicinarono per
prenderne uno ciascuno. Con un ulteriore esame, vide che teneva un costume blu scuro
e al suo fianco vide che Harry aveva in mano un uguale costume da bagno
arancione. Guardarono la signora Weasley contemporaneamente e lei spiegò in
fretta. "Sono volata subito a casa a prendere alcuni costumi da bagno che
potevate indossare. Non posso permettervi di nuotare accanto mentre vi lavate
completamente! E’ semplicemente inaudito."
Hermione non poté
fare a meno di ridere. Aveva già visto molte parti di Harry prima. Ma la
signora Weasley non doveva saperlo. La donna più anziana continuò sullo stesso
tono, come se non avesse sentito il leggero sfogo di Hermione, "Potete
cominciare a metterveli mentre io riempio questo vasca con i miei sali
speciali. Avanti!"
Hermione trovò
rapidamente un pilastro con cui potersi cambiare di nascosto e cominciò a
togliere i vestiti mentre la signora Weasley camminava lungo il perimetro della
vasca e cospargeva l’acqua di sale. Scivolò rapidamente dentro l’indumento e
tirò le cinghie sulle spalle. Pensò fosse di Ginny per il taglio basso del
busto. Mentre usciva dal pilastro dovette coprire la bocca perché un altra risatina
minacciò di uscire. Non l’aveva notato quando la signora Weasley aveva
consegnato loro i vestiti, ma quello che Harry indossava era un'ode ai Cannoni
di Chudley. Il logo era scritto lungo un lato mentre l'altro aveva quella che
sembrava essere un autografo di ogni giocatore. Il costume era sicuramente di Ron.
La signora Weasley
tornò da loro un attimo dopo e guardò i due dall’alto in basso. Annuì e sorrise
a se stessa. "Il bagno è pronto. Sono fuori, se avete bisogno di
qualcosa."
"Vuoi dire che
tu-tu non rimani?" Chiese Hermione.
"No, cara. Non
hai bisogno di me per lavarti i capelli vero?"
"Beh no
..."
"Allora
aspetterò fuori."
Prima che Hermione
potesse addurre un altro motivo per farla restare, la porta si chiusa dietro di
lei. Aveva davvero bisogno di smettere di sottovalutare la velocità di quella
donna.
Si voltò goffamente
verso Harry per vederlo già in cammino verso il trampolino. Vide come montava
su di esso e ne tastava la flessibilità prima di camminare all'indietro e fare
un tuffo impeccabile che estese l’acqua ai suoi bordi. Non c'era alcun dubbio
nella mente di Hermione che non era una cosa nuova per lui. Prima di emergere, lei
si decise ad entrare con piccoli passi, scendendo in acqua. Sentì
meravigliosamente l'acqua calda sulla pelle e mentre entrava definitivamente in
acqua, sentì profumo di lillà. Fece una mossa da farfalla con le braccia mentre
si allontanava dalle scale e andava verso la parete opposta. Girò così da
galleggiare sulla schiena e lasciare che l'acqua la trasportasse, senza
preoccuparsi di dove stesse andando fino a quando non continuava a sentirsi in
quel modo.
Il suo momento,
tuttavia, venne rovinato dal suono dell’eco di una voce molto lamentosa contro
le pareti.
"Ciao Harry!"
Non si era resa conto di
aver galleggiato particolarmente vicino a lui fino a quando non lo sentì
borbottare un imprecazione. "Oh
umm ... ciao Mirtilla."
Hermione aprì gli occhi
per capire a chi si rivolgesse Harry. E, cosa più importante, che aveva
interrotto il suo galleggiare tranquillo per tutta la vasca. Lasciò cadere il
corpo dalla posizione di galleggiamento e andò quasi a sbattere contro Harry. Dannazione,
come aveva fatto ad arrivare così vicino a lei? Pensò agitata. Ma dimenticò tutti
i pensieri della sua vicinanza ad Harry quando vide la forma trasparente della
persona-beh, non proprio persona, più simile a un fantasma, che aveva
interrotto il suo galleggiare. Sembrava molto tozza dalla quella posizione, una
decina di metri sopra le loro teste, con i capelli allampanati, lieve acne, e
occhiali spessi simili a quelli di Harry. Non si sorprese a costatare che le
piacevano di più su di Harry. Facevano sembrare la testa un po' troppo piccola per
il suo corpo. Beh, non era proprio un corpo, ma-oh ma che c’entrava? Ciò che veramente
importava era che c'era un fantasma galleggiante sopra di lei e la testa di
Harry e lui le stava parlando, in qualche modo!
"Ho sentito che
hai sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quest’oggi." Commentò a
bassa voce.
"Sì." Liquidò
lui.
"Oooh, ma questo è
semplicemente meraviglioso!" Esclamò, battendo le mani. "Sai che ci sara un - chi è quella?"
Per Hermione ci volle un attimo per rendersi conto che stava parlando di
lei. Ma prima che potesse presentarsi correttamente, Harry la batté sul tempo.
"Questa è Hermione Granger. Lei è una mia amica."
Amica?
Urlò mentalmente Hermione. Aprì la bocca per protestare, ma fu ancora una volta
frenata. Questa volta, dal fantasma di nome Mirtilla. "Amica, hmm? Sembra
qualcosa di più, per me."
Come faceva a dirlo? "Non credo siano affari tuoi." Si
affrettò a dire Hermione prima che chiunque altro potesse zittirla.
Hermione si rese
conto che doveva aver detto la cosa sbagliata. Perché nemmeno un istante dopo
aver lasciato che l'osservazione fuoriuscisse dalle sue labbra, Mirtilla piombò
su di lei con il viso contorto in una maschera di disgusto. "Tutto ciò che
si trova in questa scuola è affar mio. E’ affar mio sapere tutto quello che
succede qui dentro. Vuoi sapere perché?" Harry scosse la testa a quella
domanda: No, non volevano sentire il perché. Ma Mirtilla lo ignorò continuando.
"Perché nel caso in cui non l’hai capito, io sono morta!"
"Penso di
essermene accorta nel momento in cui ho visto il lampadario mentre stavo
cercando di guardarti in faccia."
Mirtilla socchiuse
gli occhi: "Credi di essere intelligente?"
"So di esserlo."
"Beh, allora
stai alla larga da Harry! Sei cattiva - riesco a percepirlo."
"Con i tuoi
poteri soprannaturali da fantasma?"
Ci fu una pausa.
"È uno scherzo?"
Hermione era spiazzata.
"Cosa? Come cavolo fa ad essere uno-"
"Lo sapevo! Tu sei la copia di
Olive Hornby!" Tirò su col naso. "Stesse ... vecchie ... piccole ...
battute sul-hic- mio peso! Poi comincerai coi miei-hic-occhiali e poi i miei
... filamentosi ... capelli! Voi ragazze viventi siete crudeli e meritate la mia
stessa-hic-sorte!"
Hermione rimase senza parole e non
poté che guardare mentre Mirtilla esplodeva in una crisi isterica e volava
fuori dalla stanza attraverso la parete più vicina. Anche dopo la sua scomparsa
riuscì ancora a sentire i gemiti acuti e i singhiozzi. Non poté fare a meno di
chiedersi ... "Che cosa ho fatto?"
"Non farci caso."
Disse Harry con calma. "E' solo Mirtilla Malcontenta."
Hermione si volse verso
di lui, "Mirtilla Malcontenta? E’ un nome adatto."
Harry ridacchiò. "Già.
Di solito ossessiona il bagno delle ragazze al secondo piano, ma penso che abbia
una sorta di radar che le dice quando mi trovo qui. Quasi ogni volta che vengo
qui, c’è anche lei."
"Strano."
"Non è poi così
male, una volta che ti ci abitui. Mi offrì di condividere la sua cabina quando andai
alla Camera dei Segreti. Fu un gesto carino - anche se al momento avrei voluto solo
vivere, così da non dover accettare quella offerta."
Hermione ridacchiò
e un pensiero la colpì. "Scommetto che reagisce così ogni volta che ti
porti una ragazza qui dentro."
"Sarebbe così
se l’avessi mai fatto. Penso che tu sei la prima ragazza con cui mi vede."
"Fortuna per
me. Riesco a sentire l'ira di una studentessa non morta con una cotta
soprannaturale per te."
Lui rise, "Come
se potesse farti qualcosa."
"Stai
scherzando? Potrebbe mandarmi il barone sanguinario se non sto attenta."
"Non preoccuparti."
Disse, avvolgendo una mano protettiva attorno alle sue spalle. "Ti proteggerò
io."
Hermione sentì il
calore del suo braccio bagnato irradiarle tutto il corpo e si scostò. Affrontò
Harry, fissandolo direttamente nei suoi verdi smeraldi. Lui dovette aver visto
la serietà nei suoi occhi perché se ne uscì con un sospiro. Ora o mai più.
Doveva sapere.
"Sai cosa voglio sentire,
Harry. E non dirmi che non hai ancora preso la tua decisione, perché ancora prima
che la signora Weasley entrasse nella stanza, stavi per dirmelo." Disse in
modo uniforme. Era un miracolo essere riuscita a formare una sola frase, con tutta
la pressione costruita sulle spalle.
Harry si appoggiò al bordo della vasca e lei vide i suoi
pettorali muscolosi flettersi mentre si rilassava leggermente. "Voglio
solo che tu sappia che io ... beh che non ho mai davvero avuto un motivo per
smettere di combattere prima d'ora." Sospirò: "Prima che tu
arrivassi, avevo già deciso che se avessi sconfitto Voldemort avrei dovuto
passare il resto della mia vita contribuendo a garantire che uno come lui non sarebbe
mai salito nuovamente al potere."
"Ma e… Ron, Ginny?" chiese incuriosita. Voleva davvero
lasciare alle sue spalle gli amici?
"Ginny ... lei ... lei non
era l'amore della mia vita e lo sapevo. Ma era tutto quello che avevo. L'unica
persona che potevo amare – beh per quello che sapevo di amore." Le lanciò
uno sguardo significativo, "mi sono aggrappato a lei per anni e non ho mai
nemmeno preso in considerazione che ci sarebbe stata qualcun altra. Ma quando
ho pensato a quello che sarebbe accaduto dopo Voldermort – se anche vi fosse
stato un dopo per me – non l'ho mai vista nella mia vita futura. Questo mi
spaventava. Come sarebbe stata la vita senza di lei? e poi sei arrivata tu e mi
hai chiesto di provare. Non in tante parole, ma solo il fatto che sei rimasta
con me fino alla fine mi ha fatto capire che non potrei mai sopportare di
perderti. A Villa Malfoy, quando venivo torturato, tutto quello che riuscivo a
pensare era a come sarebbe stata la mia vita se fossi sopravvissuto, e sai cosa
ho visto?"
Hermione scosse la testa, totalmente affascinata dalle sue
parole.
“Ho visto te." Sorrise con affetto, come se stesse
ri-dipingendo l’immagine lì e subito. "Tu e io, noi - vivevamo in una grande casa appena fuori
dalla costa. Eri in una sedia a dondolo e tenevi un ... un bambino, mentre
altri due bambini correvano nella sabbia. E io guardavo tutta la scena, come a
trovarmi lì. Era come un quadro: era così sereno. Non c'era oscurità
incombente, nessuna responsabilità. Solo noi."
“Harry è-" voleva dire 'bellissimo' ma lui la
interruppe prima che potesse dire altro.
"Aspetta,
non ho ancora finito." Alzò un dito ed Hermione non poté fare a meno di
sorridere per quella formalità. "E poi ho visto me stesso, beh, una
versione più giovane di me, penso che fosse mio-nostro figlio. Ed lui mi ha detto: 'Papà puoi insegnarmi a volare
come te e lo zio Ron?' inizialmente non capivo cosa volesse dire. Ma poi mi ha passato
la Firebolt e nel riflesso dei suoi minuscoli occhiali ho visto me stesso nell’uniforme
dei Puddlemore. Non ero un Auror. Ero con te, con una famiglia, a fare la cosa
che amavo di più al mondo."
"Vuol
dire che ...?"
Lui
annuì e sorrise. "Sì. Scelgo te."
Hermione non si era resa conto di aver pianto fino a quel
momento. Si lasciò sfuggire un singhiozzo gigante e cercò di sorridere, dimostrandogli
silenziosamente che quelle erano lacrime di felicità. Lui non riuscì, tuttavia,
a comprenderlo e la tirò a sé in un caldo abbraccio. Nascose la testa
nell'incavo del suo collo e lo strinse forte a sé. Aveva scelto lei! Non
ricordava di essere mai stata così felice. C'era una piccola sensazione alla
bocca dello stomaco, che le diceva che avrebbe ricordato per sempre quel
momento.
Lentamente, si tirò fuori dal suo abbraccio e mise la fronte
contro la sua, gli occhi chiusi per evitare che arrivassero altre lacrime. Sentì
la sua testa muoversi e strinse le labbra in attesa. Le sue fredde labbra
incontrarono quelle di lei dolcemente, in modo abbastanza pesante per fornirle
una sorta di piccola pressione. Era un bacio di redenzione, un bacio che le
prometteva il mondo. Un bacio che sigillava il loro destino. Se questo era ciò
che sembrava sapere di avere l'amore della tua vita fra le tue braccia – allora
guardare al futuro non sembrava tanto brutto.
Ritornò la pressione con le sue stesse labbra e lui mosse le
mani verso la sua vita. Li fece rotolare così che la sua schiena si trovasse contro
il bordo della vasca. L'acqua turbinava intorno a loro e le ricordò che si
trovavano ancora in bagno. Ma se non fosse stato per l'acqua che la copriva
fino a metà stomaco, avrebbe pensato che fossero di nuovo nel dormitorio del
ragazzo. Le mani di Harry cominciarono a vagare mentre la spingeva di più ad
alzarsi contro la dura superficie. In risposta, lei avvolse le gambe intorno
alla sua vita e gli impugnò i capelli. La sua lingua le sondò le labbra e lei glielo
permise senza esitazione. Iniziò a muovere il corpo contro il suo, dicendogli
silenziosamente quello che voleva - tutto di lui.
Sorrise contro le sue labbra e le tirò giù le spalline del
costume da bagno. Le sue labbra lasciarono le sue per discenderle sulla spalla.
Improvvisamente odiò i costumi interi. Se non fosse stato per loro, lei avrebbe
avuto quello che voleva, senza tutte quelle prevenzioni. O forse voleva solo
prenderla in giro? Era semplicemente crudele. Ma mentre tirava giù il vestito
fino allo stomaco e prendeva uno dei suoi seni in bocca, la sua domanda venne
presto dimenticata. Gemette dal profondo della gola mentre si arcuava al tocco.
La sua lingua fece un cerchio delicato intorno al piccolo punto della pelle sensibile
e poi si spostò all’altro seno per dargli la stessa attenzione. Sospirò mentre il
fresco della stanza calava a picco. Le sue gambe si svolsero dal suo busto in
estasi e si appoggiò al muro per godere delle sue cure. Lui non rimase in
quella regione per lungo tempo, con sua grande delusione. Tolse la bocca dal
suo petto e si avvicinò una volta di più per catturare le sue labbra. La sua mano,
una volta immobile sulla nuca, iniziò un caldo percorso dalla spalla agli
addominali per finire nel rigonfiamento tra le gambe. Strappò le labbra da
quelle sue per fischiare e lei gli concesse un sorriso malvagio e cominciò ad
accarezzarlo dolcemente. Chi era adesso quello che prendeva in giro?
Doveva aver raggiunto il limite, perché lui si precipitò
a tirare giù il resto dell’indumento lungo le gambe. Lo aiutò a tirarlo giù
molto rapidamente e mentre lui si posizionava al suo ingresso la guardò negli
occhi e disse con passione. "Ti amo."
"Ti amo anch'io."
La penetrò nel profondo e lei gemette. Le
sue gambe ritornarono alla loro posizione, avvolte intorno alla sua vita. I
loro fianchi si incontrarono in un ritmo che solo loro conoscevano. La stanza
era piena di suoni di pura euforia mentre i due divenivano nuovamente una cosa
sola. Non importava quante volte ci pensasse, il pensiero le faceva ancora stringere
lo stomaco, ma in senso buono. Allo stesso modo di quando l’aveva incontrato
per la prima volta. Era con Harry. Era con lui e sarebbe rimasta così per tutto
il tempo che avrebbe vissuto. Sapeva questo. Era fatta per stare con lui. Anche
se non lo sapeva qualche mese fa, quando aveva accettato quella missione, la
cosa si era rivelata vera.
Cominciò a vedere tutto
sfocato mentre iniziavano i fuochi d'artificio. Con ogni spinta, divennero
sempre più visibili. E poi il momento arrivò - i fuochi d'artificio esplosero
in piccole scintille di felicità, quando venne. Non era a conoscenza dei gemiti
e dei respiri che stava emettendo dalla gola mentre le onde di piacere si
muovevano attraverso il suo corpo con benedetta facilità. Li guidò per quello
che sembrò durare un'eternità e sentì Harry incontrare il suo stesso destino.
Presto, la camera si trovava di nuovo nel silenzio inquietante che conteneva
prima, mentre loro riprendevano fiato e il collegamento fra i loro corpi
terminava.
"SOLO UNA TUA
AMICA?"
Hermione riconobbe
immediatamente quella voce e si aggrappò ad Harry per nascondere la sua
modestia. Entrambi si girarono e videro Mirtilla Malcontenta fluttuare
nuovamente sopra di loro con lacrime trasparenti che le scorrevano sul viso e
sul collo. Hermione non poté fare a meno che provare compassione per quella
povera anima. Ma, mentre la stanza cominciava a riempirsi di strilli, si pentì
di quell’ultima considerazione.
"Mirtilla ..." iniziò Harry, avvertendola.
"Non provare nemmeno a difendere quella
puttana!"
"Hermione non è una puttana!"
"Oh, allora quale parola useresti? Sgualdrina,
meretrice, baby, buttana, prostituta, barbona?"
Hermione si chinò su di Harry e sussurrò: "Per essere
un fantasma, ha un vocabolario esteso."
“TI HO SENTITO!" urlò Mirtilla. "Faccio cose
diverse dallo sguazzare nella mia autocommiserazione."
"Ma va..." disse Hermione in tono pacato.
"Chiudi il becco, brutta-"
"Mirtilla!" la interruppe Harry ad alta voce.
"Per favore, potresti lasciarci in pace?"
"Sì Mirtilla." Concordò Hermione.
Mirtilla tirò su col naso. "Beh, suppongo che se
Harry vuole che me ne vada, allora lo farò."
Hermione tenne la bocca chiusa, quando Harry parlò di
nuovo. "Grazie, Mirtilla."
Il fantasma non rispose. Galleggiò imbronciata attraverso la
parete da cui era entrata. Hermione dovette fare una nota mentale per non
trovarsi mai a breve distanza visiva da quel muro, d'ora in poi. Non appena Mirtilla
se ne fu andata, Hermione si mise a ridere. Non sapeva perché – lo faceva e
basta. Harry si staccò da lei e studiò il suo viso. Ben presto si calmò e si
morse il labbro. "Faccio schifo nel mondo fantasma, vero?"
"Stai per piazzarti alla top ten sul suo elenco
da ricercati, entro la fine della notte."
"E’ rassicurante."
Harry ridacchiò e la baciò sulla sommità della testa.
"Lo sai che sto scherzando. Nessuno ascolta Mirtilla."
Hermione gli diede una pacca sulla spalla,
"Harry!"
"Cosa? E' vero!"
Hermione
alzò gli occhi al cielo e fece un giro su se stessa. La sua mano si scontrò con
un ammasso di tessuto bagnato e cominciò a indossarlo. Harry spalancò gli
occhi: "Che stai facendo?"
"Mi
metto il costume, genio." Disse elegantemente.
"Ma
perché?" Chiese, mettendo in fuori il labbro inferiore.
"Perché
la signora Weasley si trova proprio fuori dalla porta e dobbiamo tornare in
infermeria."
Harry sospirò e guardò verso il fondo della
piscina. Il suo costume stava galleggiando a una decina di metri di distanza da
dove si trovavano e cominciò a nuotare per prenderlo. Hermione tirò il resto
del costume sulle spalle, e vide Harry alle prese con il suo. Lei ridacchiò tra
sé e uscì dalla vasca. L'acqua in eccesso le colò in fretta mentre afferrava un
asciugamano in un angolo della pila per asciugarsi. Mentre stava lavorando sui
capelli, Harry arrivò alle spalle con un asciugamano avvolto intorno alla vita.
Avvolse le braccia intorno a lei, che gli si appoggiò contro.
"Mi dispiace
per essere stato un tale stronzo." Disse.
Lei scosse la
testa. "Non lo eri. Mi aspettavo troppo da te - dare la tua vita
per-"
"L'unica vita
che devo vivere è con te."
Hermione sorrise.
"Sei così banale."
"Non è banale
se è la verità."
Hermione alzò gli occhi al cielo e fuoriuscì
dal suo abbraccio, camminando verso la porta. Sentì Harry seguirla e aprì la
porta, stringendosi l'asciugamano al corpo. La signora Weasley era seduta sul
lato opposto della sala, cucendo quello che sembrava fosse una sciarpa. Li vide
uscire e si alzò immediatamente, intascando il lavoro a maglia nella piega del
grembiule.
"Vi sentite meglio?"
Harry guardò Hermione per un attimo e
sorrise. "Carichi, Molly. Quel sale era incredibile."
"Sì," concordò Hermione. "Pura
beatitudine."
Molly batté le mani, "Fantastico! Sapevo che
tutto quello di cui avevate bisogno era un bel bagno rilassante e di riempirvi
lo stomaco con lo stufato. Grazie a Merlino quella matrona era via a chiamare
il San Mungo o chissà cosa sarebbe potuto accadere."
Harry e Hermione si misero a ridere. Partirono dal corridoio
a seguito dello scambio e Hermione tentò di acciuffare la mano di Harry. Lui la
prese e le diede una stretta. Sentì stringersi lo stomaco e il suo viso prese
calore - se solo la signora Weasley avesse saputo perché si sentivano così meglio.
Ma era probabilmente meglio che lei pensasse che fosse stato il lavoro dei suoi
sali e lo spezzatino.
Raggiunsero l’infermeria e quando entrarono videro un nuovo
occupante nella stanza. Hermione riconobbe la familiarità dei lunghi capelli
biondo sporco di Luna Lovegood in uno dei letti vuoti, che conversava con Ron. Sembrava
che lui si stesse divertendo per la maggior parte del tempo, senza sentirsi nemmeno
un po’ annoiato. Stavano forse avendo una conversazione stimolante?
Draco era solo nel suo letto, a masticare quello che sembrava
essere una grande barretta di cioccolato. Pensò di andarsi a sedere accanto a
lui per dargli po' di compagnia. Ma lui la guardò e le fece l’occhiolino,
dicendole che stava bene. Il suo sguardo scese sulla sua mano intrecciata a
quella di Harry e lei abbassò la testa con aria colpevole. Come poteva essere
così insensibile? Stava per abbandonare la mano di Harry, quando lui la
costrinse silenziosamente. Il sorrisino che le mandò le disse che andava tutto bene.
Che lui stava bene e non doveva preoccuparsi. Hermione era grata di avere un
migliore amico come lui. Che metteva i suoi bisogni in secondo piano.
Harry la portò fino a dove erano seduti Ron e Luna e aspettò
fino a quando uno dei due non li notò lì. Ron fu il primo a vederli e sorrise.
Luna si voltò dopo aver visto che la sua attenzione era stata sviata e subito
guardò le loro mani. Hermione dovette chiedersi: C'era una luce splendente che illuminava
le loro mani ottenendo l'attenzione di tutti? Era un semplice gesto.
Sicuramente non poteva essere così evidente per tutti. Gli occhi di Luna incontrarono
i suoi e lei sorrise con aria sognante.
"Odio dire te l'avevo detto,
ma ...", disse accarezzando uno dei suoi orecchini di ravanello.
"Luna hai tutto il diritto di
dirlo." Disse Hermione con calore. "Dopo tutto, tu sei quella che mi
ha aperto la mente e mi ha fatto vedere ciò che era giusto davanti a me."
"Sì, credo di averlo
fatto." Disse sfacciatamente.
"Grazie, Luna. Per tutto."
"E' stato un piacere. Anche se
sono sicura di non essere stata l'unica ad averlo visto."
"Probabilmente hai
ragione." Tagliò corto Harry "Ma tu sei stata la prima."
Luna sembrava offesa, quasi come se
l'avesse insultata. "Ma non sono stata la prima!"
"Ma allora chi ...?"
"I nargilli naturalmente"
disse caldamente. "Sono molto intelligenti per la loro specie, se si dà
loro abbastanza credito. Sono quelli che vi hanno spinto a vicenda,
ricordi?"
"Umm ... giusto." Disse Hermione
debolmente.
"Io ti credo Luna." disse
Ron tutto a un tratto. Hermione e Harry si voltarono bruscamente verso di lui e
lo videro sorridere pigramente. "Voglio dire, qualcuno deve trovarci un
senso. E se non sei tu, allora doveva essere qualcun altro - o qualcosa su cui
riponi fiducia."
Luna gli sorrise calorosamente.
"Esatto Ronald! Sono contenta che tu capisca."
Ron sembrò complimentarsi con se stesso e si calmò solo
quando vide gli sguardi smarriti di Harry e Hermione. "Io uhh ..."
cercò di spiegare.
Harry alzò una mano. "Non c'è bisogno, amico. Torna
alla tua conversazione con Luna." Concluse con un occhiolino e portò
Hermione nel suo letto a pochi metri di distanza.
Lei si sedette con circospezione e
lui la imitò, seduti così vicino che le loro gambe si toccavano. "Che
stavi facendo?" chiese con calma.
"Penso che il nostro Ronnicino
abbia trovato una nuova amica. Se sai cosa voglio dire." Disse
suggestivamente.
La bocca di Hermione formò una
piccola "O" e guardò verso la coppia. Ron era appoggiato alla testata
del letto con le mani pigramente nascoste dietro la testa, i piedi incrociati
all'altezza delle caviglie lungo tutto l'angolo verticale del lettino. Luna era
seduta vicino al suo fianco con le gambe incrociate in stile indiano e stava
raccontando una storia affascinante, usando le mani per accentuarla. Nel
frattempo Ron aveva stampato uno stupido sorriso sul viso e Hermione non poté fare
a meno di ridere.
"E' solo questione di tempo
prima di dover aprire loro gli occhi." Commentò scherzosamente.
"Ma prima che ciò accada," disse Harry, avvolgendole
un braccio intorno alla vita e tirandola stretta a sé, sollevandole il mento
con le dita, "Credo che dobbiamo concentrarci su di noi e su quei futuri
figli che ho visto in giro."
La baciò con forza ed Hermione si
tirò indietro, fingendo uno sguardo di disgusto. "Ma Signor Potter,
nessuno ha mai detto che avremmo iniziato in questo preciso istante!"
"Sì, qualcuno l’ha
fatto!" Protestò lui.
"Oh sì, chi?"
"Io." Lui sorrise
sfacciatamente prima di catturare le sue labbra ancora una volta e lei si
arrese.
Il mondo intero sembrò svanire in
quel momento. Il loro destino era ormai protetto e non aveva niente a che fare
con missioni o destini. Era chiaro che davanti a Harry e Hermione vi era un
brillante futuro di cui solo loro avrebbero deciso autonomamente senza che vi
fosse nessuno a dire loro ciò che avrebbero raggiunto.
In altre parole: Era la conclusione
perfetta per una storia non così perfetta.
Hermione era sdraiata sulla schiena, a fissare il soffitto e a
provare l'antico trucco della conta delle pecore. Non era d'aiuto.
Non era mai stata così a disagio prima d'ora a letto, neppure con
Damon, Jack, e Wyatt e avevano scalciato tutti. Per non parlare del
fatto che era già andata in bagno sette volte nelle ultime tre ore.
La gravidanza faceva schifo. Allungò il collo per notare che Harry
la guardava con un piccolo ma dispiaciuto sorriso. Aveva sempre
desiderato poter portare i bambini al posto suo così da permetterle
uno o due giorni di pausa. Gli sbalzi d'umore, il bagno ogni
mezz'ora, i dolori costanti alla schiena e alle caviglie. Non avrebbe
desiderato quel tipo di tortura per nessuno e tanto meno per suo
marito.
Ah, suo marito.
Sembrava solo ieri che lei ed Harry si erano sposati. Il matrimonio
era stato, ovviamente, bellissimo. Si era svolto alla Tana per le
richieste e le costanti spinte della signora Weasley. Ginny era stata
la sua damigella d'onore. Sì, Ginny. Hermione e Ginny aveva da tempo
fatto pace, dopo che lei ed Harry avevano reso pubblica la loro
relazione. Era stato strano, in un primo momento, ma le due ragazze
avevano parlato a lungo, di tutto. Hermione aveva saputo che Ginny
era stata innamorata di Harry, ma non appena lei ed Harry si erano
avvicinati e avevano iniziato a mostrare segni sottili di qualcosa di
più di un'amicizia, aveva ottenuto la sua attenzione - sperando che
non fosse vero, sperando che Harry fosse ancora innamorato di lei e
non di Hermione. Ma durante il Natale alla Tana, quando aveva visto
lei e Harry sotto il vischio, era venuta a patti con la situazione.
La cosa non le piaceva, ma l'aveva accettato. Quando aveva completato
il suo ultimo anno ad Hogwarts era stata reclutata per diventare una
cacciatrice delle Holyhead Harpies e così aveva riposto le sue
frustrazioni sugli altri piuttosto che sui suoi amici.
Ron era stato il
testimone di Harry, ovviamente. E visto che Luna era un'altra delle
damigelle d'onore di Hermione, era stato entusiasta di passare più
tempo con lei. I due si erano miracolosamente avvicinati e avevano
cominciato a uscire insieme quando Harry e Hermione erano partiti per
il viaggio di nozze. C'era voluto un po' per abituarsi alla cosa, ma,
in retrospettiva, erano state le due persone che avevano spinto
Hermione a rendersi conto di essere innamorata di Harry. E se lei e
lui aveva ottenuto il loro lieto fine, perché non dovevano averlo
anche loro?
Circa un mese dopo
che Hermione e Harry erano tornati dal viaggio di nozze e avevano
saputo del giovane rapporto fra Ron e Luna, Hermione aveva scoperto
di essere incinta. Harry era fuori di sé per la notizia e cominciò
a pianificare lì e subito la cameretta. In un primo momento, non
sapeva se voleva essere una madre o se fosse ancora degna di tale
responsabilità. Era felice del fatto che lui fosse felice. Ma, non
appena era andata a fare shopping per i vestiti di maternità con
Luna e aveva comprato un libro sui bambini, le sue idee erano
cambiate radicalmente per il meglio. Naturalmente, dopo essere andata
in travaglio, sei mesi dopo, aveva nuovamente cambiato idea e si era
pentita di aver avuto rapporti sessuali con il marito.
Riuscite a
indovinare l'ultima parte? Sì. Quando aveva visto il viso di Damon
per la prima volta, tutto ciò che si trovava nella sua mente si era
svuotato. Lo amava così tanto. Adesso aveva sei anni e andava in una
scuola elementare Babbana. Hermione ed Harry si erano trovati
d'accordo nel pensare che i loro figli avrebbero dovuto conoscere
entrambi i mondi da quando Harry era cresciuto tra loro e Hermione
non aveva mai visto quel lato del suo mondo. Lo stesso valse per per
l'altro bambino- o bambini. Avevano avuto in dono due gemelli due
anni dopo Damon. Li avevano chiamati Jack e Wyatt. Entrambi i nomi
venivano dai libri per bambini che Hermione aveva raccolto, mentre
Damon veniva dalla leggenda greca di Damone e Pizia, una delle storie
più belle che aveva imparato a conoscere durante la loro luna di
miele in Grecia. Aveva pensato di averne abbastanza dopo tre, ma nove
mesi prima era riuscita a farsi mettere incinta un'altra volta. Non
che non fosse felice! Ma in notti come quelle si malediva di essersi
dimenticata dell'incantesimo di contraccezione.
Sentì un piccolo
calcio e si strofinò lo stomaco, cercando di calmare il bambino.
Voleva che il sesso del bambino fosse una sorpresa e Harry aveva
rispettato i suoi desideri. Anche con tre maschi, sperava ina una
femminuccia da poter vestire.
"Mi
dispiace." La voce di Harry l'ha riportò sulla terra, lontana
dalle sue idealizzazioni.
Sorrise dolcemente
verso di lui. "Non è colpa tua, Harry."
Ci fu un silenzio
da parte sua, e seppe che lui pensava fosse una bugia.
Altro calcio più
forte da parte del bambino e lei continuò a strofinare lo stomaco.
Non avrebbe mai dormito a quel ritmo. Dannato bambino. Calcio.
Trasalì e subito si strofinò più forte lo stomaco. Se non avesse
conosciuto bene la situazione, avrebbe giurato che quel bambino fosse
in sintonia coi suoi pensieri. Harry sembrò aver visto il suo
tentennare o qualcosa del genere perché si chinò e la baciò
dolcemente sulle labbra. Lei sorrise contro il bacio, in
ringraziamento, e si tirò un po' indietro, lasciando che i loro nasi
si urtassero.
"Ricorda
solo che presto sarà tutto finito." Disse piano lui. "E
poi ci saranno un altro paio di piedini in giro per questa casa."
"Non vedo
l'ora." Disse con un sorriso. "Vedere la faccia di lui o
lei per la prima volta è la cosa che non vedo l'ora di fare di più.
Il travaglio è solo un valore aggiunto."
"Ti giuro
che sei diventato più sarcastico da quando Jack e Wyatt sono nati."
"Solo uno
dei loro tanti doni."
"Se non
conti le adorabili sorprese che lasciano nei pannolini ogni
pomeriggio."
Hermione ridacchiò ma il sorriso svanì quandò
sentì ancora un altro calcio. Il suo viso si contorse per un momento
e Harry si preoccupò subito. "Hermione, va tutto bene?"
"Sì ... io-ahh!" Un altro forte
calcio interruppe la frase.
“Che cosa c'è? E' il bambino?" Chiese
in fretta, mettendosi a sedere e mettendo una mano sulla pancia
sporgente.
"I-io non lo so." Disse, preoccupata.
"Ma l'ultima volta-" Sembrò avere un'idea improvvisa e,
tirate via le coperte, abbassò lo sguardo. Si alzò con gli occhi
spalancati.
"Hermione ... mi stai facendo paura."
“Beh, uno di noi deve essere calmo abbastanza
da portarmi al San Mungo. Mi si sono rotte le acque!" Disse
eccitata.
"Tu ... lui ..." Hermione annuì
furiosamente e lui guaì. "Oh Merlino. Umm... tu prendi la
valigia e io sveglierò i bambini. D'accordo? Va bene, allora ...
andiamo a far nascere il bambino!" Saltò giù dal letto e corse
nel corridoio vicino a svegliare i bambini. Hermione sentì un forte
tonfo e riconobbe il rumore di ossa contro il pavimento in legno e
cominciò ad alzarsi velocemente per vedere cos'era successo.
"STO BENE!"
gridò Harry mentre raggiungeva la porta aperta. Stava
drammaticamente spazzolando il petto nudo e i pantaloni del pigiama
quando la vide e sorrise dolcemente. "Sto bene. Vai a prendere
la valigia. Avremo un bambino!"
Lo disse come se
non l'avessero mai fatto prima. Harry non aveva perso l'entusiasmo,
anche dopo le prime due volte. Ironia della sorte, erano successe
tutte in momenti diversi della giornata. Era entrata in travaglio di
Damon la mattina dopo essere stata sopresa da Harry con una cena
celebrativa d'anniversario e delle coccole aggiuntive. Jack e Wyatt
avevano scelto di sorprenderla durante uno dei brunch dei Weasley a
cui partecipavano ogni Domenica. La signora Weasley le aveva fatto
notare che sembrava malaticcia e aveva riconosciuto il segno del
travaglio immediatamente. La sua stanza al San Mungo, quel giorno,
era a dir poco piena.
E adesso erano le
undici di sera e tornavano in ospedale. Incantevole.
Hermione afferrò
la valigia di medie dimensioni sotto il letto e ricontrollò che
tutto fosse a posto. Sapeva di aver controllato ogni sera, ma ora che
il momento era finalmente arrivato non poté fare a meno di
controllare che tutto fosse ancora lì. Forse i nargilli avrebbero
potuto prendere qualcosa. Rise tra sé e sé. Sapeva che un giorno
Luna l'avrebbe contagiata.
Tirò la zip della
valigia e cominciò a soppesarla, quando un paio di piccole mani
gliela strapparono. Damon scosse la criniera di capelli corvini,
guardandola acutamente con i suoi profondi occhi marroni. "Non
dovresti portare questa valigia nella tua condizione."
Hermione trattenne
un risolino e lo guardò con le braccia incrociate. "E' stato
tuo padre a dirtelo?"
Lui gonfiò
drammaticamente il petto, come faceva sempre quando gli faceva quella
domanda. "Noi uomini dobbiamo essere forti!" Hermione alzò
un sopracciglio e lui sgonfiò il petto con un grande respiro. "Ha
detto che non devo lasciarti sollevare niente, nemmeno con un dito."
"Oh,
davvero?" Lui annuì furiosamente e tirò su la valigia,
soppesandola completamente. "Damon!"
Lui si strinse
nelle spalle. "Scusa, Mamma ... ordini di papà"
Lei sospirò. "E
suppongo che non si possa discutere con tuo padre."
"Già"
Hermione si voltò
verso la porta e vide Harry che teneva un Jack dormiente tra le
braccia. "Dov'è Wyatt?" chiese con cautela.
Harry fece un cenno verso il basso e lei vide il bambino aggrappato
alla gamba sinistra del padre. Sorrise a quella tenera immagine ma si
ritrasse quando sentì un altro calcio di dolore che distinse come
una contrazione fin troppo familiare. Damon sgranò gli occhi, ma
cercò ancora di mantenere una tranquilla compostezza. Stava
attraversando la fase "Sono diventato grande, mamma!" e
Hermione non voleva vederlo spaventato. Dopo tutto, era la prima
volta che vedeva la sua mamma in quelle condizioni, da che poteva
realmente ricordare. Tutto quello che riusciva a ricordare della
nascita di Wyatt e Jack era suo padre correre all'ospedale e
addormentarsi in una stanza di un bianco sgargiante.
Il viso di Harry s'indurì mentre si trasformava in padre, e disse
severamente: "D'accordo, Damon vai dietro la mamma e tienila
d'occhio in macchina, va bene? Ho bisogno che tu faccia tutto quello
che ti dice."
Damon annuì e seguì sua madre mentre la famiglia procedeva verso la
macchina. Con la prima gravidanza, erano stati avvertiti che il
viaggio era pericoloso e il tragitto in volo era la via più sicura.
Ma entrambi capirono che ogni volta che il volo li portava a finire
per terra sul ventre o sulla schiena, l'acquisto di un auto Babbana
sarebbe stata la loro migliore alternativa. Harry aveva ottenuto la
sua licenza prima della nascita di Damon e ora usava la macchina per
lavoro e durante i travagli di Hermione, cosa che si era rivelata
spesso molto utile al giorno d'oggi. Non era troppo appariscente come
macchina. Harry voleva essere il più discreto possibile, così aveva
comprato un furgoncino blu scuro dal concessionario di zona. Aveva
considerato il fare un incantesimo alla macchina molto simile a
quello che il signor Weasley aveva fatto con la Ford Angela, ma alla
fine aveva deciso di non farlo, una volta dopo aver ricordato quello
che era successo dopo. Non se la sentiva di sostituirla con qualcosa
altro.
Hermione entrò nel lato passeggero e Damon l'aiutò con la fibbia
della cintura di sicurezza. Lo ringraziò e gli scompigliò i
capelli: una rassicurazione silenziosa per dirgli che sarebbe andato
tutto bene. Il bambino sorrise e salì direttamente dietro di lei.
Harry legò Jack e Wyatt nei seggiolini che aveva recentemente
acquistato in previsione di quel momento. Lui ed Hermione avevano
praticato le instabilità degli aggeggi un paio di volte, ma Harry
aveva avuto maggiori difficoltà. Si meravigliò di quanto fosse in
realtà facile. Alla fine, legò i due bambini sonnecchianti nei loro
posti e si precipitò verso la parte anteriore. Iniziò a guidare la
macchina in un turbinio mentre Hermione cominciava a controllare il
respiro.
Vivevano alla periferia della Londra babbana ed erano quindi a cinque
minuti dal San Mungo. Harry non voleva essere scoperto per aver
accelerato, così andò al limite massimo fino a quando non raggiunse
finalmente il magazzino abbandonato dai grandi mattoni rossi. Damon
si precipitò fuori dal sedile e aprì la porta di sua madre proprio
mentre lei stava per farlo. Non riusciva ancora ad abituarsi al fatto
che il suo bambino di sei anni si comportava in maniera così adulta.
Stese la mano in maniera signorile e lei la prese. La tirò fuori dal
minivan e l'accompagnò fino al fantoccio di guardia e attese che il
padre smettesse di lottare con le cinghie per prendere i gemelli.
Harry giurò di
non aver stroccato una delle dita sulla portiera di metallo e si
rivolse a Damon. "Entra dentro con la tua mamma, Damon. Ricordi
come entrare, vero?"
Damon annuì,
ancora attaccato saldamente alla mano di sua madre. Il manichino si
voltò verso la coppia e Damon parlò con la voce più calma che
poteva produrre. "Mia mamma sta per avere un bambino. Ci lasci
entrare, per favore."
Il fantoccio annuì
e Damon condusse Hermione attraverso la finestra. La reception si
profilò davanti ai loro occhi e Damon corse dritto verso la
scrivania, passando lo stemma di benvenuto di plastica della Strega
sorridente. C'era una donna anziana con i capelli d'argento che
scarabocchiava furiosamente su un pezzo di pergamena dall'altra parte
della scrivania. Quando ella sentì il rumore di passi alzò la testa
e vide la fronte leggermente sudata di Hermione e lo stomaco
allargato.
"Mia mamma
sta per avere un bambino, signorina. Ha bisogno di una stanza, per
favore." Damon disse con voce un po' tremante. Sembrava che
avvicinandosi il momento la sua calma svaniva.
"Certo",
disse finalmente. "Lasci che le prenda una sedia a rotelle
signora-?"
"Potter,"
disse Hermione con leggera tensione. "Hermione Potter."
Il volto della
strega cambiò in gioia pura alla menzione del suo cognome e chiamò
una delle infermiere ad alta voce. "PRESCOTT!"
Una strega minuta
con i capelli rossi e le guance rosee si fece avanti con una sedia a
rotelle stretta tra le piccole mani. Era un po' a corto di fiato
mentre istruiva, "Proprio qui, signora Potter."
Mentre Hermione si sedeva, Harry arrivò inciampando con entrambi i
gemelli in ciascuna delle braccia. Vide che Hermione era già nelle
mani del personale e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Damon
guardò il padre e vide che sembrava un po' pallido, un sicuro segno
di nervosismo. Provava le sue sue stesse emozioni. Ma, a differenza
del padre, riusciva meglio a nasconderlo, caratteristica che non
passava inosservata a semplici curiosi e ai familiari.
"Damon." Lo chiamò Hermione dal suo posto. Lui annaspò
intorno alla madre e lei vide per un secondo Harry indicarle di
andare avanti. "Ho bisogno che tu vada da nonna Molly e le dici
di venire, va bene? Lei smaterializzerà tutti gli altri e loro
possono tenerti compagnia in sala d'attesa. Ma ho bisogno che tu ti
prenda cura di Jack e Wyatt fino al loro arrivo. Puoi fare questo per
me? "
Ricordando ciò
che suo padre gli aveva detto, lui annuì. Hermione sorrise e fu
scortata verso il reparto maternità. Quella sezione aveva una
propria area di attesa e, arrivati lì, Damon sentì un opprimente
senso di déjà vu. Le pareti erano di un colore giallo paglierino e
il tappeto era bianco con piccoli motivi di orsacchiotti e sonagli. I
posti a sedere erano posizionati tutti lungo le pareti e verso la
metà con piccole aree di mini-sedie e scatole di giocattoli. Badare
ai due fratelli più piccoli sarebbe stato più facile di quanto
avesse pensato.
Harry mise giù
Jack e Wyatt prima di parlare a Damon per l'ultima volta. "Ricorda
figliolo, aspetta che la nonna Molly si materializzi e fai in modo
che a Jack e Wyatt non capiti alcuna disgrazia."
Damon guardò i
suoi due fratelli che dormivano e sollevò un sopracciglio verso suo
padre. "Penso che andrà tutto bene, papà."
"Questo è il
mio ragazzo." Disse Harry. Gli diede un breve abbraccio e seguì
Hermione che svoltava verso il corridoio vicino.
Furono condotti in
una stanza di medie dimensioni con un letto singolo e una sedia
vicino alla finestra. Notarono che tutte le camere del San Mungo
sembravano uguali. Pareti bianche, pavimenti bianchi, rivestimenti
bianchi, lenzuola bianche. Tutto bianco, a quanto pare. Hermione
venne aiutata a sdraiarsi sul letto poco comodo, sollevata da un
mezzo superiore, prima di aver tirato a sé le coperte.
L'infermiera
sorrise gentilmente verso la coppia. "Il dottore sarà qui a
breve. C'è qualcosa che posso portarle, signora Potter?"
Senza perdere un
colpo, Hermione rispose meccanicamente: "Una tazza di cubetti di
ghiaccio e la vostra pozione di antidolorofico più forte, per
favore."
L'infermiera
annuì e si voltò per uscire. Si chiuse la porta alle spalle e
Hermione crollò sul letto con un fruscio gigante. Harry ridacchiò e
spostò la sedia in modo da sedersi accanto a lei. Hermione sorrise
quando se lo vide accanto. A quei tempi era molto raro riuscire a
stare da soli a causa dei bambini e dei loro posti di lavoro.
Hermione aveva scelto di passare il suo tempo a casa e a scrivere
libri aggiornati- di romanzi e non, e autobiografie; le si dava il
nome e lei lo scriveva. Avrebbe voluto lavorare per il ministero, ma
quando aveva scoperto di essere incinta, aveva scartato l'idea.
Quando il periodo a Hogwarts era finito, lei ed Harry erano andati a
vivere insieme e a lavorare part-time in una libreria locale, per
pagare le bollette. Aveva dovuto smettere dopo Damon, naturalmente. E
subito dopo aveva deciso di rimanere a casa e fare la cosa che amava
di più al mondo: Lettura e scrittura.
Prima che
potesse pensare ad altro, Harry avvolse la mano con la sua e la
strinse. "Come ti senti?"
"Di merda."
Rispose lei, sincera.
Harry
indietreggiò e cercò di pensare a una risposta adeguata. "C'è
qualcosa che posso fare?"
Lei scosse la
testa. "Tutto ciò che voglio sono i cubetti di ghiaccio e la
pozione antidolorifica e andrà tutto bene."
"Sei
sicura?"
"Si'.
Spiacente di deluderti. So che ti annoierò nelle prossime ore."
Lui sorrise
impacciato. "Non potrei mai stancarmi di te, Hermione."
Lei arricciò il
naso. "Tu, piccolo leccapiedi."
"E ne vado
fiero!" Disse lui malizioso, mentre si chinava per darle un
leggero bacio sulle labbra.
Mentre si
staccava, lei sussurrò. "Pensi che ci meritiamo tutto questo?"
"Tutto
questo cosa?" Chiese lui.
"Questo."
Indicò la stanza. "Damon, Jack, Wyatt, il nostro lavoro, la
nostra vita insieme."
"Di che
cosa stai parlando, Hermione?"
"Beh, è
solo che ... non so. Dopo tutto quello che abbiamo passato, pensi che
sia questa la ricompensa o c'è ancora qualche conseguenza là fuori
ad aspettarci?"
Harry
la guardò acutamente mentre si chinava più vicino a lei e parlava
con un tono appassionato. "Penso che questa vita sia appena
iniziata e non dovremmo preoccuparci delle conseguenze. Se non
fossimo destinati a stare insieme pensi che avremmo avuto niente di
tutto questo? Impieghi che amiamo, amici che farebbero di tutto per
noi, i nostri bambini? Merlino, i nostri bambini. Credo che solo
questo risponda alle tue domande." Hermione ridacchiò. "Ma
se c'è qualcos'altro là fuori ad aspettarci per le nostre
decisioni, so che lo supereremo. Lo sai."
Hermione
annuì, minacciando di piangere. "Lo so, lo so. Non ricordo
nemmeno perché c'ho pensato. So solo che la nostra vita sembra
troppo perfetta a volte."
"Ce
lo meritiamo. Dopo tutta la merda che abbiamo attraversato meritiamo
di stare insieme e di essere felici. Ti amo, Hermione. Se non più di
quando ti ho incontrato la prima volta."
"Oh,
Harry Io-OW! Maledizione!" Un'altra contrazione la interruppe a
metà frase e lei strinse forte la mano di Harry. Egli si ritrasse,
ma non disse niente. Sapeva che era solo una parte del dolore che
stava passando.
Una goccia di
sudore scese sulla fronte ed Harry prese un fazzoletto di carta dal
tavolo accanto per pulirla quando la contrazione finì. Il suo
respiro era irregolare e le palpebre abbassate. Oh, come avrebbe
voluto aiutarla. Sembrava così indifesa. Ma, mentre il suo corpo si
rilassava, tutto ciò che importava era aiutarla, al meglio delle sue
capacità. Aveva imparato con gli ultimi due viaggi al San Mungo che
l'unica cosa che poteva aiutarla era rassicurazione e
incoraggiamento. E lei ne aveva più bisogno che mai.
"Dov'è
l'infermiera con con la mia dannata pozione?" Disse lei,
frustrata.
"E i
cubetti di ghiaccio." Aggiunse Harry.
"Sì e i
maledetti cubetti di ghiaccio."
"Sarà qui
al più presto, amore. Te lo prometto."
Neanche un
minuto dopo, l'infermiera tornò con una tazza piena di cubetti di
ghiaccio e una pozione viola. Porse la tazza ad Hermione, e lei
l'afferrò avidamente e cominciò a ingerirli. L'infermiera non
sembrò essere presa alla sprovvista e consegnò ad Harry la pozione.
"Gliela dia quando il medico gliel'avrà incaricato. Non sarà
fino a quando avrà circa quattro centimetri dilatati o giù di lì."
Harry annuì e l'infermiera sorrise. "Se avete bisogno di
qualsiasi altra cosa chiedete dell'infermiera Prescott."
Con questo,
l'infermiera Prescott uscì ed Harry mise la pozione fuori dalla
portata di Hermione, sul davanzale della finestra. Era a conoscenza
delle linee guida, ormai. Se Hermione chiedeva della pozione le
avrebbe detto di no fino a quando il medico non l'avrebbe accettato.
Tornò al suo posto e scoprì che Hermione metteva la tazza coi
cubetti di ghiaccio sul comodino. Sembrava più rilassata di pochi
minuti prima ed egli fu felice di questo. Riprese la sua precedente
posizione con la mano intrecciata alla sua. Lei gli rivolse un
sorriso stanco.
"Spero di
non essere troppo insopportabile questa volta."
"Non credo
proprio."
Lei ridacchiò.
"Ricorda solo che non sono responsabile delle mie azioni."
Lui annuì. "Ne
prendo atto."
Un'altra
contrazione colpì Hermione, che si piegò in due per il dolore.
Recitò le tecniche pratiche di respirazione, cosa che non sembrava
aiutare. Tornò a sedersi, chiedendo la pozione. Sapeva che questa
non era la cosa peggiore. La mano di Harry stava per essere
stritolata e iniziò a prendere le sembianze di una pallida ombra blu
fino a quando lei la lasciò e i dolori si fermarono bruscamente. Lei
crollò verso il letto e lasciò che Harry le pulisse la fronte,
ancora una volta.
Hermione era
così occupata che non sentì il guaritore entrare nella stanza.
Harry alzò lo sguardo e riconnobbe il volto familiare. "Salve,
guaritore Stonem."
Il giovane
medico sorrise a Harry, "Buona sera signor Potter ... signora
Potter."
Lei sentì la
voce del guaritore e aprì gli occhi per una frazione di secondo.
"Ehi doc. Posso avere la mia pozione ora?"
Il guaritore
Stonem ridacchiò profondamente, "Bene, diamo un'occhiata prima,
va bene?" Hermione annuì furiosamente e prese un posto sul
bordo del letto mentre Hermione sollevava le gambe in modo che le
ginocchia fossero all'aria. Lui sollevò il lenzuolo e sbirciò
dentro. "Da quanto tempo ha avuto le contrazioni, signora
Potter?" chiese mentre usciva da sotto la coperta.
"Verso le
cinque-AHH!" Hermione iniziò il processo ancora una volta e la
camera divenne stranamente silenziosa mentre finiva. Prese un momento
per ritrovare se stessa e parlare con voce stanca. "Beh, questa
qui mi ha sorpreso. Direi due minuti."
Il guaritore
Stonem annuì e scarabocchiò qualcosa sul suo blocco Appunti. Portò
alcuni dei suoi capelli castano scuro lontani dagli occhi e guardò
Harry. "Può darle la pozione. E' quasi completamente dilatata."
"Davvero?"
Chiese, sorpresa. "L'ultima volta sono stata in travaglio per
undici ore."
Il guaritore
annuì. "Sì, beh, sembra che questo qui vuole vederti prima del
previsto. Hai una dilatazione di sette centimetri."
"Sette?!"
urlarono Harry e Hermione all'unisono.
"Sì,
sette. Non dovrai aspettare più di un'ora questa volta."
"Oh,
grazie, Merlino." disse Hermione, sollevata. "Prima è
meglio è, no?"
"Questo è
lo spirito giusto!" disse allegramente il guaritore Stonem.
"Ora, signor Potter, torno tra qualche minuto. Nel frattempo dia
a sua moglie la pozione, perché le contrazioni stanno per
raddoppiare."
"Fantastico."
mormorò Hermione seccamente, quando il guaritore uscì.
Harry si
avvicinò al davanzale e diede la pozione ad Hermione. Lei la
inghiottì in fretta e lo ringraziò. Lui annuì e tornò a sedersi.
Guardò l'orologio e vide che erano le 11:20, soli venti minuti da
quando avevano lasciato casa. Non si era reso conto che si potesse
andare in travaglio così rapidamente. Ma sua moglie era capace di
tutto. Di questo ne era sicuro. La sentì cominciare a stringere di
nuovo la sua mano e si preparò per l'ora successiva.
~ * ~
Nel frattempo in
sala d'attesa ...
Damon aveva chiamato sua nonna Molly, che sarebbe presto arrivata
con gli altri. Non era preoccupato, però. Per niente. Avevano una
grande famiglia che si faceva notare. Inoltre, i suoi fratelli
dormivano profondamente e il lavoro che gli era stato assegnato si
stava dimostrando essere molto noioso. Non che voleva che si
svegliassero! Erano piccoli demoni quando si svegliavano. Aveva solo
sei anni, non sedici. I suoi livelli di energia non potevano rimanere
elevati per così tanto tempo.
Si sedette in
una delle sedie dei bambini piccoli e giocherellò con una spia
giocattolo. Sembrava essere rotto e così lo gettò di nuovo nel
cestino e si prese la testa tra le mani, guardando i suoi due
fratelli, che invece dormivano. Avrebbe dovuto ricordare di portare i
suoi giocattoli. Da qualche parte della sua mente sapeva che avrebbe
dovuto raccoglierli per la prossima volta. Se ci fosse stata una
prossima volta.
L'area dei voli
dall'altra parte della sala d'attesa cominciò a far sentire i rumori
di persone in entrata e Damon si raddrizzò, cercando di vedere se ci
fosse chi stava aspettando. Scorse una sagoma dai capelli rossi
familiare e sorrise. La signora Weasley spazzò via la polvere
volante in eccesso dalla gonna e si voltò per vedere Damon agitarsi
con entusiasmo verso di lei. Si precipitò verso suo nipote a tutti
gli effetti e lo avvolse in un abbraccio stretto, facendolo girare
intorno.
"Ohhh Damon
non è entusiasmante? Un altro fratello o una sorella in arrivo?"
Damon alzò le
spalle mentre lei lo metteva giù. "Non so. Forse.”
La signora
Weasley scoppiò a ridere e i suoi occhi stanchi trovarono Wyatt e
Jack. "Ohhh poveretti. Sono stanchi di tutte queste emozioni."
"In realtà,
nonna Molly, hanno dormito da quando siamo arrivati."
La signora
Weasley fece un cenno con la mano, con noncuranza. "Oh, non
importa. E' una buona cosa che abbia portato alcune coperte in più."
Da una delle sue
tasche, tirò fuori un quadrato di tessuto multicolore e Damon la
guardò mentre lei lo liberava dall'incantesimo di piegatura. Lo
scosse un po' e lo pose sopra i gemelli che respiravano sonoramente.
Lisciò le loro criniere ebano identiche ai suoi capelli, evitando di
baciarli, temendo di poterli svegliare. Si voltò di nuovo verso
Damon, "Sai come sta la mamma?"
Damon scosse la
testa sconsolato, "No. L'ho vista qualche ora fa, però.
Continuava a respirare davvero male e a stringere la pancia col
bambino."
La signora
Weasley annuì. "Beh, sono sicura che andrà tutto bene."
Damon annuì, con la maschera ancora
indosso. La signora Weasley si sedette vicino alla zona dei bambini e
prese una copia del Settimanale delle Streghe da una rastrelliera
vicina. Damon non sapeva cosa avrebbe dovuto fare ora che la nonna
Molly era lì. Chiaramente si sarebbe occupata dei suoi fratelli ora.
La sua domanda fu destinata a rimanere senza risposta quando la zona
degli arrivi scoppiò di vita ancora una volta. Alzò il collo e vide
suo zio Ron e zia Luna provenire dal più vicino caminetto con un
lieve oscillazione dei passi.
Ron lo vide prima
e allargò le braccia per un abbraccio. Damon rise e corse verso suo
zio. Ron si lasciò sfuggire un udibile umph quando catturò Damon in
un abbraccio al volo. "Cosa ti da da mangiare tua madre, Damon?
Stai diventato proprio grande!"
"Verdure."
rispose Damon semplicemente, mentre Ron lo metteva giù.
Ron tirò su col
naso con disgusto. "Beh, non funziona per niente, no? Per tua
fortuna ho portato qualche dolce con me."
Ron raggiunse la
tasca e porse a Damon un sacchetto riempito fino al bordo di dolci.
Questa era una delle ragioni per cui adorava suo zio Ron. Gli diede
quante caramelle voleva. Damon era convinto di aver ereditato da lui
lo stesso amore per i dolci fino a quando non aveva visto suo padre
cogliere di notte furtivamente qualche Bertie Bott, mentre la mamma
era impegnata con un libro. Ma in ogni caso, sapeva che ogni volta
che voleva nascondere qualche caramella alle spalle della mamma, Ron
era sempre lì.
Damon prese subito
il sacchetto dalla mano di Ron e promise a se stesso di conservarlo
per dopo. Considerate le circostanze, pensò che se ne avesse
mangiato qualcuna, si sarebbe sentito in colpa, mentre la mamma
soffriva a causa del bambino. Pensò che non avrebbe mai capito
perché il bambino facesse così tanto male. Che cosa gli aveva mai
fatto?
Mise il sacchetto
di caramelle sul pavimento sotto la sedia per più tardi. Stava per
abbracciare sua zia Luna quando una voce alle sue spalle gli impedì
di farlo. "Come mai il mio figlioccio non mi rivolge nemmeno un
semplice ciao?"
Damon
sorrise e si voltò per dare a suo zio Draco un abbraccio più grande
di quello che aveva dato a Ron. Lo zio Draco era senza dubbio il suo
preferito, perché lo faceva sempre ridere e trattava sua mamma quasi
quanto la trattava suo padre. Come una principessa. Chi si comportava
bene con la sua mamma meritava il suo rispetto.
"Così va
meglio!" disse Draco con una risata. "Prendi questo
Weasley, preferisce me!"
"Solo perché
gli compri quello che vuole." Disse Ron con una beffa.
"E tu no?"
disse Draco, facendo cenno alla scorta di dolci di Damon.
"Sono per
tutti loro!" si difese Ron.
Damon si sentì
offeso. "HEY!"
Ron impallidì.
"Mi dispiace Damon, ma tua madre mi ucciderebbe se le mangi
tutte. Devi condividerle con i tuoi fratelli."
Damon sospirò.
"Va bene. Ma il primo assaggio è mio."
Ron rise. "Certo.
I piccoli mocciosi hanno perso questa opportunità quando si sono
addormentati."
"Chi si è
addormentato?" Chiese una voce femminile alle spalle di Ron.
Ron si fece da parte per far apparire la figura spettinata di
Ginny, vestita solo della giacca del pigiama di lana e di pantaloni
con una veste che la copriva fino alle ginocchia. Aveva i capelli
legati in due trecce con delle strisce di nastro e sulla faccia era
coperta da una maschera che lasciava intravedere gli occhi. "Zia
Ginny!"
Ginny suddenly
went from aggravated to forlorn. "He umm… he moved out last
night."
"Ehi
schizzetto!" Damon si atterrò su di lei in un abbraccio pari a
quello che aveva dato agli altri due zii. "Come sta il mio
figlioccio preferito?"
"Sono il tuo
unico figlioccio, zia Ginny." disse Damon elegantemente.
Ginny fece
schioccare le dita. "Ah, è vero. Grazie per avermelo
ricordato."
"GINERVA
MOLLY WEASLEY, COSA STAI INDOSSANDO ESATTAMENTE?"
"Mamma, è
solo il pigiama." Disse Ginny con fastidio.
"Esattamente!
Ti ho detto di vestirti prima di venire! Hai avuto tutto il tempo per
cambiarti!"
"Questo non
significa che lo volessi. Davvero, Mamma, ci sono persone in questo
luogo con meno vestiti di me."
“Può anche
darsi, ma non voglio che mia figlia si faccia vedere a zonzo per il
San Mungo in accappatoio. E sui tuoi capelli sembra stia per
spuntare un nido d'uccello."
Ginny strinse i
denti. "Stavo dormendo, mamma. Ho preso una tazza di caffè
prima di venire in modo da poter essere sveglia."
"Hai avuto il
tempo di prendere un caffè, ma non per vestirti?"
"Sì."
Luna, decidendo di
interrompere la lotta prima che diventasse troppo brutta, prese la
parola. "Dov'è Dean, Ginny?"
Ginny passò
improvvisamente da uno stato aggravato a uno derelitto. "Lui umm
... si è trasferito ieri sera."
"Oh Ginny, mi
dispiace." disse piano la signora Weasley.
"Non fa
niente. Non lo sapevi."
"Cosa è
successo?" chiese Luna, avvicinandosi lentamente a lei.
"Beh ... non
lo so. Penso che le litigate siano diventate troppo opprimenti per
tutti e due. Oltre anche le cose più stupide. Sono un po' sollevata,
ad essere onesti. E' bello vivere da sola per un po'." Concluse
con un sorriso. "Posso dormire adesso."
Luna avvolse
l'amica in un abbraccio stretto. Le due ragazze si tennero strette
per qualche istante prima di separarsi. Ginny si asciugò gli occhi e
sorrise. "Basta parlare della mia pietosa esistenza. Notizie di
Hermione e del bambino?"
La signora Weasley
scosse la testa. "Non una parola."
Ginny sospirò.
"E' esattamente quello che è successo l'ultima volta. Non una
parola fino a quando-"
"Hermione sta
per avere il bambino!"
L'intero gruppo si
voltò per vedere Harry vestito di una veste bianca col cappuccio,
che apriva le braccia in loro direzione. "Sta per partorire!"
“Di già? Ma
non-" cominciò la signora Weasley.
"Sì, lo so.
Sarà un po' veloce ma va tutto bene. Ora, se volete scusarmi, ho
intenzione di diventare papà, di nuovo!" Harry scattò di nuovo
verso il corridoio.
"Giuro, quel
ragazzo diventa sempre più entusiasta ad ogni bambino che arriva."
disse Draco seccamente.
"Penso che
sia carino." Disse Ginny. "Anche dopo tre figli è ancora
entusiasta di essere un padre."
"Mi ricorda
Arthur ..." disse la signora Weasley con leggerezza. "Anche
quando abbiamo avuto Ginny era emozionato come sempre."
Ginny sorrise con
orgoglio e Ron alzò gli occhi al cielo. "Non che questo non sia
commovente e tutto il resto ... ma quello che noi tutti vogliamo
sapere è come quei due demoni si siano addormentati." Disse
Ron, indicando Wyatt e Jack.
Ginny si voltò
verso di loro e gli occhi si spalancarono. "Si sono
addormentati? Come è successo?"
Damon pensò di
essere l'unico a poter rispondere sinceramente, dato che era stato
lui a svegliarli. Inoltre, non gli piaceva stare tranquillo per
troppo tempo. "E' stato il primo giorno di asilo nido oggi."
Tutti si
lasciarono sfuggire un collettivo "Ohhhh" e lasciarono le
cose come stavano. Non dovevano sapere che Damon aveva versato nei
loro succhi di zucca una pozione per il sonno. Non se ne preoccupava
neppure. Meritava un giorno o due liberi dai "demonietti",
come Ron li aveva chiamati.
Dopo di che, la
stanza si fece silenziosa, mentre tutti si sedevano. Tutti sapevano
che non sarebbe passato molto tempo prima che Hermione avesse avuto
il bambino. Ci furono conversazioni sommesse tra piccoli gruppi
formatisi in fretta. Damon rimase per conto suo e scelse di scavare
attraverso la cesta per un nuovo giocattolo, sperando che ne
apparissero altri magicamente. Arrivarono altri membri della famiglia
Weasley nei minuti seguenti: Fred, George, Bill e Fleur. Charlie era,
come al solito, fuori per lavoro e non riusciva ad arrivare, lo
stesso valeva per Arthur. Tutto ciò che era rimasto alla famiglia da
fare era aspettare.
Non fu
insopportabilmente lungo. Nel giro di dieci minuti, Harry tornò di
nuovo con un sorriso sciocco intonacato sulla faccia. "È UNA
FEMMINA!"
La sala esplose in
applausi. George sembrò essere l'unico rimasto con un'espressione
acida dato che dovette sborsare dieci galeoni al fratello gemello.
Damon era fuori di sé. Non riusciva a credere di avere una
sorellina. Immediatamente sentì un impeto attraversare il suo corpo.
Era questo che aveva sentito quando Jack e Wyatt erano nati?
Harry si avvicinò
a lui e gli posò una mano sulla spalla. "Vuoi incontrarla?"
Damon annuì
velocemente e afferrò la mano di suo padre. Si voltò a guardare
tutti gli altri e vide Ginny e Ron annuire entusiasti verso di lui.
Non sapeva come prendere il loro incoraggiamento, ma cercò di usare
la cosa a suo vantaggio. Stava per vedere la sorellina per la prima
volta! Prima di tutti gli altri e di questo avrebbe dovuto esserne
orgoglioso. Quella sensazione così alta e potente durò per soli
dieci secondi, perché quando entrò in camera della mamma e la vide
in possesso di un fagotto rosa la sua mente si svuotò.
Hermione alzò lo
sguardo dalla figura dormiente della sua nuova figlia e sorrise
quando vide Harry e Damon entrare. La figura congelata di Damon era
così adorabile che dovette astenersi dal dargli un abbraccio. Harry
gli diede un colpetto sulla spalla e mormorò una tranquillo "Va'
avanti."
Seguì il volere
del padre e si avviò lentamente verso Hermione e la nuova aggiunta
alla loro famiglia. Hermione indicò il letto accanto e lui saltò su
di esso. Piegò il neonato verso di lui che istintivamente tese le
braccia per tenerla. Mentre Hermione lo aiutava con la posizione,
disse a bassa voce. "Damon, ti presento la tua nuova sorellina
Emma."
Damon le sorrise,
"Ciao Emma."
Erano un quadro
commovente, tutti e tre. Ma anche Hermione notò l'assenza dei due
bambini piuttosto turbolenti. "Dove sono Wyatt e Jack?"
"Dormono."
Rispose Harry.
"Dormono?"
Damon concentrò
la sua attenzione su Emma e fece del suo meglio per mantenere una
ferma e senza sensi di colpa espressione. Solo la madre sembrò
riuscire a vedere attraverso il suo sguardo e così Damon evitò di
guardarla.
"Damon non
sai cosa è accaduto a loro, vero?" gli chiese Hermione.
"Non so di
cosa stai parlando." Disse in fretta lui.
Per sua sfortuna,
quella frase era ereditaria e arrivava dalle labbra di Harry quando
voleva evitare qualcosa. "Damon James Potter che cosa hai fatto
questa volta?"
~ * ~
Tre giorni dopo …
Harry arrivò con un pop sul prato davanti alla loro casa dopo
un'altra pratica estenuante. Giurò che Oliver Wood li avrebbe uccisi
un giorno. Non pensava che i muscoli della schiena sarebbero stati
gli stessi per settimane. Mentre si massaggiava la schiena, vide sua
moglie dondolarsi avanti e indietro sulla sedia nella veranda. Teneva
Emma e cantava dolcemente una melodia familiare.
Wyatt e Jack correvano intorno al cortile, con gli effetti della
pozione del sonno di Damon già ultimati. Harry sapeva che Damon
aveva fatto tutto in fin di bene - e con questo voleva dire pensare
al proprio benessere, piuttosto che alla salute dei suoi fratelli.
Così i pargoletti iperattivi erano tornati alla riscossa e Harry non
avrebbe potuto essere più felice. Era davvero l'immagine perfetta di
una famiglia. Quello che aveva sempre desiderato. In effetti, un
certo aspetto di quella scena gli sembrava stranamente familiare ...
come se l'avesse vista prima.
"Papà?" La voce di Damon interruppe i suoi pensieri.
Abbassò lo sguardo sul volto ansioso di suo figlio. "Sì,
ometto?"
"Papà, mi puoi insegnare a volare come fai tu e lo zio Ron?"
Oh mio Dio. Ricordava! Era la visione che aveva avuto tanti anni
fa. La scena balenò davanti ai suoi occhi proprio come se la stesse
vivendo-così vivida. Ma questa volta era reale. Ora era il suo turno
di decidere come sarebbe andata a finire, al posto del buio che aveva
coperto tutto l'ultima volta. Sorrise al figlio e annuì. "Certo,
figliolo."
Damon esultò e montò la scopa davanti a Harry. Sapeva di avere
solo un attimo prima che Hermione capisse quello che stava facendo,
così mise rapidamente le braccia intorno a Damon e sgattaiolò prima
che Hermione potesse finire la frase "Harry cosa pensi di f-"
Lasciò che il figlio lo guidasse verso la macchia d'alberi
vicino, ad una velocità costante. Sembrava che ci fosse un'altra
stella naturale di Quidditch sulle loro mani. Harry lasciò che la
fresca brezza lo cogliesse e mosse a dismisura la criniera di capelli
già in disordine.
Hermione guardò Harry e Damon volare via verso il cielo. Sospirò
e decise di lasciare stare. Per ora. Quando sarebbero tornati,
tuttavia, sarebbe stata tutta un'altra storia.