Aconito

di herms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blame it on the alcohol ***
Capitolo 2: *** History Repeating ***
Capitolo 3: *** Imagine. ***
Capitolo 4: *** There are worst things I could do ***
Capitolo 5: *** Your eyes ***



Capitolo 1
*** Blame it on the alcohol ***


Allora, questo è un tentativo malato di una storia su questa coppia. Questo primo capitolo da l'impressione di una ff molto leggera, ma presto arriverano problemi ad Hogwarts. Per ora nella mia testa, la storia si aggirerà sui 10 capitoli, ma è ancora tutto da vedere.

 

 

Titolo: Aconito.

 

Blame it on the goose
Got you feeling loose
Blame it on Patron
Got you in the zone
Blame it on the alcohol.

 

Blame it on the alcohol, Jamie Foxx.

 

 

 

CAPITOLO PRIMO: Blame it on the alcohol.

 

 

 

 

Rose Weasley non era il tipo di adolescente che beve alcolici giusto per il gusto di ubriacarsi. Certamente non era astemia, questo no, ma nemmeno una bevitrice incallita. Fatto sta che quella sera aveva mandato giù un drink di troppo. O forse un paio di drink di troppo.
Per questo, quando si svegliò la mattina seguente mezza svestita e abbracciata al suo migliore amico, a sua volta ben poco vestito, fu sul punto di morire d'infarto.
Merda.

 

 

***

 

Tutto ciò era assolutamente impossibile e ben più che inaccettabile, e almeno su questo punto i due ragazzi sembravano essere d'accordo. D'altra parte Rose e Scorpius erano amici da sei anni e non avevano mai considerato la possibilità di un simile accadimento.
Erano i due mezzi di un trio, con l'aggiunta di Albus Potter, e la loro amicizia gli andava bene così com'era.
Perciò dopo una serie di balbettii imbarazzati i due convenirono che certamente non era successo nulla tra loro la sera precedente, sebbene non la ricordassero, e che l'aver dormito assieme non poteva essere considerato un problema, visto che era già capitato più volte in passato che passassero la notte nello stesso letto, spesso anche con Albus.
Se solo non si fossero risvegliati nella classe di Incantesimi, su un giaciglio formato dai cuscini utilizzati durante le lezioni e coperti dal mantello di Scorpius, si sarebbero entrambi veramente convinti di quella che si potrebbe definire la versione ufficiale dell'accaduto.
- Ci vediamo nel pomeriggio? - domandò Rose senza nemmeno guardarlo negli occhi, mentre si accingeva a uscire di fretta dalla classe.
- D'accordo – rispose Scorpius fissando con estremo interesse le venature rossastre delle pareti – in Biblioteca dopo pranzo? -
- Sì – concluse lei fuggendo dalla classe e dirigendosi a passo di marcia verso i suoi alloggi nella torre Griffindor.
Rose era stata Smistata a Gryffindor sei anni prima, con estrema gioia di Ron, gioia svanita però nel venire a conoscenza della sua amicizia con Scorpius Malfoy, Slytherin e compagno di dormitorio di Albus, pecora nera dei Potter a detta di James.
I corridoi della Scuola erano ancora deserti e i quadri alle pareti dormivano beati senza accorgersi della presenza della giovane che serpeggiava tra loro pregando di non incontrare nessuno.
Raggiunse la sua stanza di corsa, con ancora indosso i vestiti della sera prima, rinvenuti in diversi punti della classe giusto qualche minuto prima.
Erano sì e no le sei di mattina e le sue compagne dormivano ancora, apparentemente inconsce dell'assenza dell'amica.
Si tolse di dosso i vestiti con un gesto stizzito e si infilò sotto le coperte, sperando di risvegliarsi e scoprire che quella mattinata era stata solo un sogno.

 

Meno di due ore dopo si stava sedendo al tavolo Gryffindor con le sue compagne di stanza, Crystal Finchel e Artemis Jinx, senza realmente ascoltare quello di cui le stavano parlando. Con qualche parola di scusa tirò fuori dalla borsa il libro di Pozioni e cominciò a ripassare la lezione del giorno, Veritaserum e altri filtri della verità. Peccato solo che il Veritaserum non fosse in grado di farle ricordare quello che le era successo la sera prima. I suoi ricordi erano una massa confusa di colori e sensazioni, e non aveva la minima idea di quello che avesse fatto dopo il terzo drink.
Rammentava di essere arrivata al quinto piano assieme ad Al e Scorpius, e assieme avevano varcato la soglia di una stanza trovata recentemente da un gruppo di intraprendenti Slytherin, che avevano lavorato per dei mesi – consultando i Ravenclaw per sicurezza – per renderla a prova di professore. L'ingresso era già coperto da un arazzo di una dama, e l'avevano lusingata finché lei non aveva raccontato loro tutte le particolarità del caso. A quanto pareva, quella stanza compariva un giorno solo alla settimana, secondo un calendario complesso che avevano faticosamente decifrato in quasi un mese di studi.
Erano arrivati a saper prevedere ogni apparizione della stanza per i due anni seguenti e avevano dato inizio a una serie di "incontri" che per il 90% delle volte si erano trasformati in feste a cui avevano partecipato tutti gli studenti degli ultimi anni.
Rose si era rifiutata di partecipare al progetto per rendere più protetto possibile quel luogo in quanto Prefetto, ma non aveva mancato di dare qualche dritta quando aveva visto i suoi compagni brancolare nel buio.
La sera precedente si era recata di malavoglia a quella festa, che le era stata presentata come una "tranquilla serata tra amici" da Albus Potter. Non che gli avesse realmente creduto, conoscendo la tendenza a minimizzare del suo migliore amico nonché cugino preferito, ma non si sarebbe mai immaginata quella conclusione di serata.
Ricordava di aver cominciato a bere senza pensarci assieme ai suoi amici e ad aver continuato quando si erano aggiunte a loro anche Artemis e Crystal Gli ultimi ricordi riguardavano Al che scompariva tra la folla assieme a Artemis e Crystal che si allontanava a sua volta con un Ravenclaw del settimo anno. Lei e Scorpius erano rimasti soli.
Da allora tutto era sfuocato.

 

Appoggiò la fronte contro il libro sotto lo sguardo perplesso delle due amiche che smisero di chiacchierare per guardarla.
- Tutto bene Ros? - chiese Artemis preoccupata. Non era da Rose quel comportamento, e ancor più strano era che non si abbuffasse a colazione, come stava facendo suo fratello Hugo qualche metro più in là.
Rose si raddrizzò – Voi fino a che ora siete rimaste ieri sera? - chiese, incerta sul voler realmente sapere la risposta.
- Non saprei con esattezza, comunque non più tardi dell'una – rispose Crystal.
- E per caso vi ricordate di avermi visto? -
- Sì, eri su un divanetto tra Albus e Malfoy – spiegò, - e avevate tutti e tre l'aria di aver bevuto un po' troppo, ma sai che Al regge bene l'alcol, per cui abbiamo pensato che fossi in buone mani. Dopotutto sono i tuoi migliori amici. -
Avete pensato male. Si disse Rose, liquidando la questione con un cenno del capo.
- Tu a che ora sei tornata? - chiese Artemis, fiutando qualcosa di anomalo nel comportamento della compagna.
- Non ricordo con esattezza, ma stavo meglio quando sono rientrata. Ora scusate ma voglio arrivare un po' prima in classe, devo controllare una cosa.-
E così dicendo si allontanò, scrutando il tavolo dei Slytherin e notando la mancanza di una testa bionda accanto al cugino che rideva allegramente coi suoi compagni.

 

La classe di Incantesimi era ancora vuota, mancava quasi mezz'ora all'inizio della lezione. Era quasi una beffa che dovesse ritrovarsi proprio in quella stanza dopo un paio di ore da quel risveglio traumatico, e condividere la prima lezione del giorno con gli Slytherin. La testa le doleva immensamente ma nonostante questo si ricordò di sistemare i cuscini che avevano usato lei e Scorpius per qualcosa di indefinito quella notte. Anche Scorpius doveva aver notato che quella mattina avevano scordato di rimetterli a posto, perché arrivò di corsa nella classe poco dopo Rose.
- Ah – dissero all'unisono guardandosi.
Cominciarono a parlare nello stesso istante, per poi interrompersi imbarazzati.
- Volevo sistemare i... -
- Mi sono ricordato che non avevamo, cioè dopo... -
Si fissarono per un secondo imbarazzati, scoppiando poi in un riso nervoso.
Rose scrutò l'amico che si passava la mano tra i capelli in un gesto che tradiva la sua agitazione.
Le piacevano i capelli di Malfoy. Erano di una tonalità di biondo più scura di quella del padre, quasi dorati, e all'inizio di quell'anno il ragazzo se li era finalmente tagliati liberandosi di quel ciuffo che aveva avuto per anni. La cosa che però le piaceva di più nel suo migliore amico erano senza dubbio gli occhi. Scorpius aveva ereditato dalla madre una tonalità leggera di verde chiaro, resa ancora più particolare dalle sfumature di ghiaccio prese dal padre. Rose adorava osservare come cambiava il colore dei suoi occhi a seconda della luce o delle emozioni che attraversavano il ragazzo, e col tempo aveva imparato a riconoscerne i segnali.
Ad esempio, il modo in cui si sfregava il braccio destro tradiva l'insicurezza che non sarebbe mai apparsa sul suo volto di marmo. I muscoli si tendevano visibilmente sotto la maglia leggera, e Rose si ritrovò per la prima volta dopo anni a trovare il suo migliore amico attraente.
Doveva essere il risultato di quella sveglia da seminudi che la stava influenzando, o almeno di ciò cercava di convincersi. Non c'era nulla di anormale nei bicipiti da giocatore di Quiddich dell'amico, e il suo viso non era più mascolino del solito. Era lei che aveva un problema: si era bevuta il cervello.
Con uno scatto brusco si sedette in prima fila, certa che lui non avrebbe mai scelto una simile postazione: aveva ragione. Scorpius prese posto con eleganza due file dietro di lei, dalla parte opposta della classe. Solo girandosi un minimo poteva intravedere il guizzare dei muscoli del suo braccio mentre scriveva qualcosa su un pezzo di pergamena.
Con ostinazione si mise a rileggere il saggio che doveva consegnare a Vitius quel giorno, senza veramente capire cosa stava leggendo.
Non c'era nulla di strano in quello che provava quel giorno, si diceva, era come quando si fa un sogno che per qualche ora influisce sulla percezione della realtà, ma che dopo un po' scompare. L'importante era capire quando sarebbe scomparso.


In breve la classe si riempì del vociare concitato degli altri studenti che stavano arrivando per la lezione.
Quando Vitius, miracolosamente ancora in grado di insegnare, cominciò la spiegazione, Rose cominciò a prendere appunti diligentemente, nel tentativo di svuotare la testa da ogni altro pensiero.
Rose non poteva essere definita una secchiona, come spesso era stata chiamata sua madre. Era indubbiamente una ragazza brillante e dall'intelligenza superiore alla media, ma non condivideva con la madre la passione per lo studio. A scuola otteneva ottimi risultati e studiava tutto quello che aveva da studiare, ma lo faceva soprattutto perché era più semplice così. Tanto valeva studiare piuttosto che prendere brutti voti e dover faticare il doppio per recuperare, si diceva. In più, oltre al fatto che l'idea di andare male non le andava a genio per niente, c'era una sorta di competizione tra lei e i suoi migliori amici sui risultati scolastici, e non voleva assolutamente essere superata da loro.

 

Vitius stava illustrando le utilità dell'incantesimo Aguamenti, quando Rose notò uno strano movimento alle sue spalle. Una sua compagna di casa, Marleine Woodland, a suo parere un'oca truccata come un panda, stava facendo dei segni verso gli Slytherin. Ma non verso degli Slytherin qualunque, ma ad Albus, che la guardava annoiato, e Scorpius, che sembrava ben più interessato a quello che lei gli stava dicendo. La ragazza doveva avergli fatto una qualche sorta di proposta, perché lui, appena prima di rispondere con un Sì scandito apertamente, lanciò un'occhiata enigmatica dalla parte di Rose.
La Gryffindor non era interessata minimamente a cosa avesse appena accettato il suo amico, o almeno cercava di convincersi di ciò. Dopotutto non era affar suo quello che Scorpius faceva o (preferibilmente) non faceva con Marleine.
La lezione le parve più lunga del solito, mentre cercava di sentire cosa si stavano dicendo Albus e Scorpius. Era strano per lei trovarsi in quella situazione, solitamente si sedevano in posti vicini quando avevano lezione insieme, così da poter parlare come più gli aggradava.
Al termine dell'ora aspettò Albus fuori dalla classe, anche se – ovviamente – era certa di non essere per nulla nervosa di sapere cosa si fossero detti.
- Ciao Rosie. Va tutto bene? - la salutò il cugino.
- Sì, perché Al? -
- Hai l'aria stanca, quasi come Scorp. Non indovinerai mai cosa gli ha chiesto la Woodland! -
- Soprattutto non credo mi interessi indovinarlo – commentò lei con fare scontroso.
- Gli ha chiesto di uscire al prossimo week end a Hogsmeade – continuò Albus del tutto insensibile ai malumori o alle risposte della cugina.
- E quindi? -
- Quindi dovresti essere felice per lui! È una vita che non esce con una ragazza, ero convinto avesse una storia con la sua Firebolt, il Verginello -
Rose ridacchiò del soprannome che da un po' i tempo a quella parte Al aveva affibbiato a Scorpius, pensando allo stesso tempo che non era certo un problema che non avesse una ragazza, anzi.
Ma cosa le prendeva quel giorno? Fino a poco prima l'aveva cercato di aiutare a trovarsi qualcuno, e in quel momento si ritrovava a sperare che Marleine – meglio conosciuta come la Mela Marcia - gli desse buca.
Il suo buon umore scomparve del tutto quando si rese conto che il soprannome affibbiato da Al a Scorpius, dopo la notte passata poteva non essere più molto veritiero.
Si congedò da Albus con una scusa che lui commentò con un sopracciglio alzato, e si diresse alla Torre Grifondoro. Aveva due ore buche prima di pranzo e anche se normalmente le avrebbe passate a studiare in Biblioteca, era sicura di non trovare Scorpius lassù.
Salì le scale veloce, salutando distrattamente i suoi compagni. Non aveva voglia di restare in Sala Comune, per cui si rifugiò nel suo dormitorio, certa che nessuno l'avrebbe disturbata: era una bella giornata d'autunno, una delle ultime temperate prima dell'arrivo dell'inverno, e sicuramente tutte e sue compagne di stanza sarebbero andate a passare in cortile quelle ore libere.
Per un'oretta o più, si dedicò a Pozioni, desiderosa di impressionare il nuovo insegnante di Pozioni – che avrebbe sostituito Lumacorno – che avrebbero conosciuto quel pomeriggio.
Quando scese in Sala Comune, per la seconda volta quel giorno, rischiò un infarto. Per quale strano gioco del destino, una testa bionda di sua conoscenza pareva aver preso residenza nella Torre Grifondoro? E, come se non bastasse, non era lì con Albus o con uno dei numerosi parenti di Rose, ma con la cara Marleine, che pareva sul punto di saltargli addosso.
- Rose, ciao! - la salutò l'ipocrita con un sorriso falso quanto lei sulle labbra.
Le due si erano parlate per la prima volta a ottobre del primo anno, e da allora non si erano nemmeno più salutate. Ci sono delle persone che si rivolgono la parola una volta sola e già non si sopportano. Bene, Marleine per Rose era di sicuro una di quelle. Perciò la ragazza non avrebbe avuto il benché minimo motivo di salutarla, per quanto Rose sospettasse che il motivo di quel saluto fosse il suo essere letteralmente sdraiata su Scorpius, che ebbe almeno il buon senso di mostrarsi imbarazzato.

- Ciao Marleine – la salutò con aria esageratamente zuccherosa – oh, ciao Malfoy - continuò calcando sul cognome dell'amico, - non ti avevo proprio visto. Comunque Albus mi ha detto di dirti che rivuole i suoi giornalini porno e di fargli il piacere di non portarteli in bagno per i tuoi... solitari – terminò con un sorriso ironico nei confronti di Malfoy.
Uscì dalla Torre ridacchiando nell'ascoltare le scuse balbettate di Malfoy.
E dire che non era nemmeno del tutto una bugia, vista la collezione che i due avevano nel loro dormitorio e che le avevano mostrato – sostenendo di concederle un grande onore.

 

 

***

 

 

Ed eccoci alla fine del primo capitolo. Il rapporto tra i due verrà analizzato più nel dettaglio nei prossimi capitoli, ovviamente. Si vedranno anche alcuni degli altri Weasley-Potter, ma non credo svilupperò le vite di tutti, se non si incroceranno con quelle dei nostri protagonisti.

Alla prossima!

Herms.

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Capitolo 2
*** History Repeating ***


E qui giunge anche il secondo capitolo. Comincia a svilupparsi la vicenda di cui vi avevo accennato, e attorno a questa gireranno le vite dei nostri protagonisti.

Buona lettura!

Herms.

 

 

 

 

...

feel the pain, feel the joy
aside set the little bits of history repeating
.. just little bits of history repeating
.. and I've seen it before
.. and I'll see it again
.. yes I've seen it before
.. just little bits of history repeating

 

History Repeating, Propellerheads.

 

CAPITOLO SECONDO: History Repeating.

 

 

 

Rose non si stupiva facilmente. Era difficile coglierla impreparata, e questo le dava una certa sicurezza. Tra le cose che avrebbero potuto stupirla realmente c'erano: sua madre su una scopa, suo padre a dieta e un incredibile insegnante di Pozioni. Bello, certo, ma arrogante e sfacciatamente parziale. E questa persona, come alcuni avrebbero potuto pensare – se non per l'aspetto fisico – non era di certo Severus Piton resuscitato per la felicità di Slytherin. Era una testa platinata su un corpo a dir poco notevole. E dire che lei aveva sempre pensato che un solo Malfoy a scuola fosse già troppo.

 

 

 

***

 

Per quanto quella piccola rivincita su Scorpius l'avesse fatta sentire meglio per qualche momento, quando Rose arrivò nell'aula di Pozioni ebbe la netta sensazione che quello stato d'animo non sarebbe durato molto. Forse non fu tanto un presentimento a creare quel pensiero, quanto l'immagine di Draco Malfoy seduto alla cattedra del professore di Pozioni.
L'uomo stava chiacchierando tranquillamente con Scorpius ( come diavolo faceva ad essere arrivato lì prima di lei?) e Albus, che sorrideva tranquillo. Draco apprezzava il giovane Potter; non avrebbe mai detto che sarebbe successo ma il ragazzo gli ispirava simpatia e il fatto che fosse a Slytherin – un Potter a Slytherin! - l'aveva reso certamente più ben disposto nei suoi confronti. Se solo non avesse avuto gli irritanti occhi del padre, l'avrebbe adorato.
Rose era a dir poco sconvolta, soprattutto perché i suoi migliori amici non avevano avuto lo scrupolo di avvertirla di quell'arrivo. D'accordo che in quel momento non parlava nemmeno con Scorpius, ma nei giorni precedenti aveva avuto tutto il tempo per avvisarla.
La lezione stava per iniziare e i ragazzi presero posto giusto dietro di lei, che si voltò immediatamente ad affrontarli.
Si rivolse per primo al cugino – Al, avvertirmi sarebbe stato troppo? - ringhiò a bassa voce.
- Non ne sapevo nulla fino a quindici minuti fa, l'ho scoperto entrando in classe. È splendido che sia lui il nuovo insegnante – commentò – A papà verrà un infarto! -.
Tristemente vero – pensò Rose.
Albus aveva un rapporto controverso col padre. Lo adorava e ammirava senza ombra di dubbio, ma da buon Slytherin si divertiva enormemente a provocarlo, e i Malfoy erano il suo passatempo preferito.

Prima che Rose potesse rivolgersi a Scorpius, il nuovo professore la richiamò all'attenzione.
- Signorina Weasley, le dispiace? - disse Malfoy, stranamente con tono non troppo scocciato nei confronti di una Grifondoro.
- Certo professore, mi scusi – rispose lei educatamente girandosi e salutando con un cenno Artemis che si era seduta accanto a lei.
La sua era una posizione strategica per stare vicino al giovane Potter senza che fosse troppo evidente. I due si rincorrevano dal terzo anno, ed erano anche stati assieme al quarto. La storia non era andata a buon fine, Albus aveva tradito la ragazza che era stata male fin troppo a lungo. Al loro sesto anno però, non era lei a non voler tentare di nuovo una relazione, ma Al. Aveva visto quanto Artemis era stata male alla loro separazione, e temeva di ferirla ancora. Trai due c'era un attrazione di quelle che difficilmente possono essere ignorate, così continuavano a andare avanti in un lungo gioco di tira e molla di cui non intravedevano la fine. Rose sperava con tutta se stessa che i due trovassero un modo per stare bene assieme, prima o poi.

La lezione trascorse velocemente, mentre Malfoy si presentava alla classe – non che ce ne fosse realmente bisogno – e Rose si prese tempo per osservarlo.
Draco Malfoy era indubbiamente un bell'uomo. Aveva dei lineamenti più marcati rispetto ai tempi della scuola e il fisico meno sottile. Aveva gli occhi grigio metallo che faceva sospirare la popolazione femminile della classe, ma Rose, per quanto apprezzasse Malfoy senior, preferiva indubbiamente gli occhi di Scorpius, forse per il colore verde acqua, o forse perché amava la loro espressività ed erano per lei come un libro aperto sui pensieri del ragazzo.

 

Il tempo finì e gli studenti uscirono dalla classe. Rose ripulì il calderone con un colpo di bacchetta e andò dietro ai suoi amici. Quando furono in corridoio si rivolse a Scorpius.
- Non hai pensato di dircelo? - chiese con apparente calma.
- Non era sicuro fino all'ultimo, e in più ho pensato di farti una sorpresa gradita? - disse con tono sprezzante.
Rose sentì dei passi dietro di sé, ma non si voltò a controllare.
- Gradita? -
- Esatto. Non eri tu che avevi una cotta per, cito testualmente, "quel pezzo di figo di tuo padre"? Sapevo ti piacevano i Malfoy, e dopo questa mattina ne ho avuto la conferma, non credi? - .
Rose si voltò allibita verso la risata cristallina che sentì dietro le sue spalle. Draco Malfoy in persona stava ridacchiando nella loro direzione, gli occhi accesi da vivo divertimento. Se l'avesse descritto in quello stato a suo zio Harry, l'avrebbe di sicuro fatta ricoverare al San Mungo accanto a Allock.

 

Si voltò di scatto verso Scorpius, conscia del fatto che lui, messo com'era, aveva sempre saputo della presenza del padre dietro le sue spalle. Ma soprattutto la cosa che la irritò di più, fu l'implicito sottinteso nelle sue parole, che richiamava a quella notte appena passata e di cui non serbava alcun ricordo.
Sfoderò la bacchetta e la puntò alla gola di Malfoy, incurante della presenza del padre-professore dietro di sé. Contro tutte le previsioni di Al, l'uomo non intervenne ma si limitò a osservare la scena, che gliene riportò alla mente un'altra avvenuta molti anni prima.
- Non mi attaccherai Weasley. Sei troppo corretta per attaccare un amico, per lo più disarmato – disse Scorpius.
Rose abbassò poco alla volta la bacchetta, con un ringhio sordo. Ma quando vide un sorriso impertinente comparire sul volto del ragazzo, gli sferrò un pugno sul naso.
- Forse tu e Albus non avreste dovuto insegnarmi a fare a botte, non credi? - commentò sarcastica.
Scorpius era a terra con una mano premuta sul naso sanguinante, e mentre Rose si allontanava, fu certa di sentire la stessa risata che aveva seguito le parole del ragazzo qualche minuto prima.

 

A Draco Malfoy venne spontaneo scoppiare a ridere in quel momento, realizzando che i figli non fossero dissimili dai genitori come aveva sempre pensato.
Quella ragazzina era allo stesso tempo uguale e terribilmente diversa dalla madre: coraggiosa e testarda come pochi, ma anche sportiva e combina guai.
Continuava a non sopportare i Salvatori del Mondo Magico, ma con la loro prole era più accondiscendente. Scorpius aveva persino passato qualche giorno con Albus a casa Potter mentre i genitori erano in Australia alla ricerca di un'erba molto rara.


Non proprio tutti i figli di quella strana famiglia gli andavano a genio: il primogenito di Potter, ad esempio, gli faceva venire voglia i strozzarlo ogni volta che entrava nel suo campo visivo. Fortunatamente lo avrebbe avuto trai piedi solo per quell'anno, sperando che non fosse stupido quanto il padre, e non rischiasse di non passare i MAGO.

 

***

 

 

 

Erano usciti dalla sala assieme, ridendo sotto l'influsso degli effluvi dell'alcool. Avevano corso per i corridoi incuranti del pericolo di essere scoperti.

Passi veloci lungo i corridoi di pietra, respiri affannosi e parole frammentate. Si erano rifugiati in una classe appoggiandosi l'un l'altra, incapaci di reggersi in piedi più a lungo.

Erano crollati pesantemente sui cuscini usati durante le lezioni, continuando a ridere.
Abbracciati si erano scrutati per un lasso indefinito di tempo, e poi improvvisamente le labbra di Scorpius si erano appoggiate sulle sue.

Tutto sfumò, e la stanza ricadde nel buio della notte e dei sogni.

 

 

Si svegliò così, di soprassalto. Scattò a sedere, realizzando improvvisamente di essere nel suo letto a Gryffindor.
Aveva baciato Scorpius. Era ufficiale, stava cominciando a ricordare, anche se in modo parecchio insolito. Era strano che l'accaduto le tornasse in mente attraverso dei sogni, ma era indubbiamente così.
Non era solo un sogno quello che aveva appena fatto, era troppo reale, troppo... vero.
Stranamente non aveva dubitato nemmeno per un secondo che fosse un ricordo e non la sua immaginazione che galoppava a briglia sciolta.
Quel bacio c'era stato e a nulla sarebbe servito negarlo. Chissà se lo rammentava anche Scorpius... .

Scese dal letto scostando le coperte, aveva bisogno di un po' d'aria fresca per rischiararsi le idee, non si sarebbe riaddormentata quella notte.
L'unica cosa che aveva la capacità di calmarla era il volo. Quindi non fu un caso se prese un golf che aveva buttato ai piedi del letto e richiamò la scopa con un Appello silenzioso, tuffandosi dalla finestra nel buio della notte.
Amava quel momento della giornata, e il silenzio che esso faceva calare sul Castello, quasi a cercare di calmare gli animi e le preoccupazioni dei giovani studenti.

Si diresse verso l'arena da Quiddich, concentrandosi solo sui movimenti della sua scopa, così che si accorse della presenza di un'altra persona solo quando rischiarono di scontrarsi.
- Scorpius! - esclamò stupita da quell'improvvisa comparsa.
- Rose – rispose portandosi alla sua altezza.
- Come mai qua? - un sorrisetto comparve sul volto del ragazzo ancor prima che rispondesse.
- E te lo chiedi? Non ricordi tutte le volte che hai costretto me e Al ad abbandonare i nostri poveri letti per passare la notte con te insonne svolazzando per il campo? Certe abitudini non muoiono, sai? -
Rose sorrise con nostalgia al ricordo di quei momenti trascorsi tutti e tre assieme, emblemi di quel rapporto che pareva essersi incrinato da meno di due giorni a quella parte, e che le mancava come non mai. Era talmente abituata ad avere quei due intorno in qualunque momento che la lontananza si faceva già sentire.
Con Albus era cresciuta, ed era quasi più legata a lui che a suo fratello Hugo – non che non gli volesse un bene dell'anima, sia chiaro -, ma il suo migliore amico, forse perché non c'erano rivalità tra cugini o legami di parentela, era indubbiamente Scorpius. Con lui aveva sempre saputo di poter parlare di tutto, ma in quel preciso istante non aveva la più pallida idea di cosa dire, era semplicemente bloccata, in imbarazzo.

Fu Scorpius a rompere il silenzio, e certo sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto.
- Comunque grazie del pugno, hai rischiato di sfigurarmi! - esordì con aria tragica, che fece sbuffare Rose.
- Te lo sei meritato – non sapeva se piangere o ridere davanti all'espressione scandalizzata del ragazzo.
- Io? Guarda che sei tu che hai cominciato con la storia dei porno, che tra l'altro sono di Al. Il punto è che non ti dovevi permettere! -
- Solo perché c'era lì faccia di culo*? Che ha persino tentato si sfottermi? - ringhiò.
- Che problemi hai con lei? -
- Non è lei il mio problema, razza di imbecille! - o almeno non del tutto, pensò – Ma tu! Tempismo perfetto, davvero. Dopo quello... - smise di parlare, incapace di trovare le parole giuste.
- Rose, non è successo niente quella notte – dichiarò con tono funereo.
- Ricordi? - chiese lei speranzosa.
- No, ma non l'avrei mai fatto, non con te. - Non così, fu quello che pensò veramente, ma il suo errore fu non dirlo.
- Ah sì? O scusa, se non sono alla tua altezza principino! Hai pensato a come mi sento io non sapendo cos'è successo? Non sia mai che ti preoccupi per qualcuno che non sia tu, vero? - urlò, sentendosi ferita e umiliata.
- Non è quello che... -
- Fottiti, Malfoy. Se ogni tanto pensassi anche a quello che potrei aver provato anche io, non moriresti di certo.
-Scappò via a tutta velocità senza concedergli possibilità di replica.
E mentre avanzava nella notte le lacrime, più amare che salate, che avevano cominciato a scenderle sulle guance vennero spazzate via dal vento temporalesco che stava montando, presagio e preludio del temporale che si andava addensando sopra Hogwarts.

 

 

 

 

****

 

 

 

La mattina seguente Rose decise di non presentarsi a lezione, e tanto meno di alzarsi dal letto. Le dispiaceva, ma effettivamente non stava molto bene e durante la notte le era venuta una forte tosse, complice il ritorno alla torre sotto il temporale.
Disse ad Artemis e Crystal di non preoccuparsi, e che le sarebbe bastato riposarsi un po' per riprendersi completamente, e che non era necessaria nessuna visita in infermeria.
Le due uscirono senza controbattere, ma Rose era certa che una volta o l'altra le sarebbe toccato sopportare un terzo grado non da ridere, e che certamente non l'avrebbero lasciata in pace, se avesse continuato a comportarsi in modo strano. Lei voleva loro molto bene, ma non voleva informarle di quel momento della sua vita, non si sentiva a proprio agio. Probabilmente si sarebbe ritrovata a lamentarsi con Al un giorno o l'altro, ma era o no questo il ruolo del migliore amico?
Il suddetto ( e presunto a partire da quel momento) migliore amico, nonché cugino, piombò in camera di Rose senza la benché minima grazia, spalancando la porta e svegliandola dalla sua dormiveglia con un Levicorpus.
- Severus fammi scendere! - urlò la ragazza, dimenandosi e cercando di liberare la caviglia da quella presa magica.
Albus, dopo numerose minacce, quando la cugina cominciò a ringhiare realmente, decise che era il momento adatto per liberarla.
- Ciao Rosie. Controllavo solo se eri sveglia, tutto qui – schivò abilmente il cuscino che andò a schiantarsi sul muro dietro di lui in una nuvola di piume.
- Dimmi cosa vuoi Potter, prima che ti uccida -
- Ti vuole la McGranitt... -
Rose cominciò subito a immaginare parole come “vergogna”, “espulsione”, “punizione”, che si rincorrevano frenetiche nella sua testa.
- … assieme agli altri Prefetti – terminò dopo poco Albus con aria annoiata.
Questa volta non fu abbastanza veloce da schivare lo Schiantesimo che lo mandò a raggiungere il cuscino addosso a quella parete.

 

 

- Sei decisamente troppo violenta ragazza, non è per nulla femminile sai? E poi guardami! Non solo hai rischiato di rompermi qualche osso, ma hai rovinato la mia camicia! Non tornerà più la stessa – dichiarò tragicamente con aria afflitta Albus, continuando a lamentarsi per altri dieci minuti di un invisibile – a parere di Rose – taglio che dichiarava aver mutilato il suo povero capo di abbigliamento.
Rose lo lasciò fare perché sapeva che stava tentando di dissimulare l'ansia che provavano entrambi, poiché non sapevano cosa fosse successo, e erano stati convocati nei Sotterranei.
- Sono certa che non è successo nulla di preoccupante – tentò di rassicurarlo lei, tra un colpo di tosse e l'altro. Al non rispose a parole, ma si limitò a restare in silenzio e stringerle forte la mano.
Nessuno dei due sapeva dove fosse Scorpius, e questo unito alla loro direzione li aveva innervositi non poco.
I loro timori furono dissipati quando videro il giovane Malfoy riunito assieme agli altri Prefetti, poco lontano dalla Preside e dagli altri insegnanti. Le lezioni dovevano esser state sospese, ma sicuramente ai ragazzi era stato ordinato di restare nelle loro aule o nelle Sale Comuni, pena gravi provvedimenti, e questi dovevano averne approfittato per cercare un po' di riposo extra, visto che i due cugini non avevano incontrato anima viva nei corridoi recandosi nei Sotterranei.
La McGranitt si accertò del suo stato di salute, dichiarandosi dispiaciuta per averla dovuta convocare in quelle condizioni, ma dopo che Rose l'ebbe rassicurata, la invitò a unirsi agli altri Prefetti.
Si mise tra Albus e Lorcan, secondo Prefetto di Gryffindor, poco lontano da Scorpius.
- Mi dispiace avervi chiamato fuori dalle aule ragazzi - esordi l'anziana preside, conscia di non aver recato loro alcun dispiacere - Ma c'è una ragione dietro questa convocazione. Vi mostrerò tutto tra poco, ma prima voglio spiegarvi il motivo della vostra presenza qui: desidero che nei prossimi giorni controlliate che non ci siano movimenti o discussioni sospette, e che vi mostriate come esempio di unità le varie Case - finse di non notare l'occhiata ostile che si scambiarono Rose e Scorpius, continuando col suo discorso – E' una questione molto importante e mi aspetto che tutti facciate del vostro meglio. Ora seguitemi, prego - li condusse lungo il corridoio, e non appena voltarono l'angolo, il chiacchiericcio scomposto dei ragazzi fu tacitato dalla vista che comparve di fronte ai loro occhi.
Sulla parete campava enorme la scritta “Figli di Mangiamorte a Morte”, di color rosso carminio che colava sul pavimento.
- E' sangue? -
- L'abbiamo appena esaminato, si tratta fortunatamente di sangue di drago. Nessuno è stato ferito, per ora, ma temiamo che le cose possano peggiorare, per cui dovete fare molta attenzione ragazzi. In particolare siamo preoccupati per Slytherin, che a troppo a lungo si è isolata dalle altre Case e che negli ultimi tempi è sempre più presa di mira. -
La Preside si congedò, lasciando i ragazzi ai propri pensieri. Assieme ad Albus, Rose andò verso Scorpius. Poteva aver litigato con lui, ed era ancora arrabbiata per quello che era successo quella notte, ma la sua salute veniva prima di qualunque cosa.
- Tutto bene? - chiese, pur essendo consapevole della retoricità della sua domanda, visto la preoccupazione che Scorpius lasciava trapelare dai muscoli in tensione, nonostante l'espressione impenetrabile.
- Devo andare a parlare con mio padre, ci vediamo più tardi ragazzi – li salutò, eludendo con tranquillità apparente la domanda.
I due cugini si voltarono nella direzione opposta, pronti a chiamare a raccolta tutti i Potter-Weasley: urgeva una mano.
Stavano proprio parlando di questo, quando Rose perse l'equilibrio. Albus le salvò una caviglia all'ultimo momento, afferrandola per un braccio.
Le lamentele e gli insulti che piovvero addosso al nuovo custode della scuola non furono poche, quando Rose realizzò di esser scivolata su delle foglie, che per qualche strana ragione erano finite fino nei sotterranei, non solo davanti a quella scritta, ma anche in una zona totalmente priva i finestre. Gazza in confronto doveva esser stato un asso nella pulizia e custodia del Castello.

 

***

 



Spazio dell'Autrice.

 

* citazione da “Quattro Matrimoni e un Funerale”, film geniale con Hugh Grant. Se non l'avete visto, fatelo.


- History Repeating è una canzone dei Propellerheads, ed è meravigliosa. Vi consiglio vivamente di ascoltarla. Questa e il titolo sono evidentemente riferiti al ripetersi tra Rose e Scorpius i quella stessa scena avvenuta anni prima tra i rispettivi genitori, Hermione e Draco.


Non so quando sarò in grado di pubblicare il prossimo capitolo, ma spero presto.

Ecco la mia pagina autore su facebook.
Herms

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Capitolo 3
*** Imagine. ***


 

Imagine all the people
Living for today...
Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...


 

Imagine, John Lennon.

 

 

 

CAPITOLO TERZO: Imagine.

 

 

 

Albus Potter non era più tipo da chiedere aiuto agli altri in caso di problemi, men che meno a suo padre, famoso Eroe del Mondo Magico. Doveva essere in grado di cavarsela da solo, e il suo spirito Slytherin lo convinceva ogni giorno di più che non avesse bisogno di altri.

Ma ci sono alcune situazioni che ti colgono talmente impreparato, che hai necessariamente bisogno di consiglio da chi c'è già passato prima di te.

E per una lite tra migliori amici, chi meglio di Harry Potter come consulente?

 

 

 

***

 

 

 

Ciao Papà,

Come stai?

Non ti preoccupare qui non è successo niente, Lily sta bene – fin troppo visti i risultati di Gryffindor a Quiddich – e Jim recentemente non ha combinato nulla. Beh, nulla che i professori abbiano scoperto.

Ad ogni modo, arrivo subito al punto.

Ecco... hai presente quando ci hai raccontato del periodo in cui zia Hermione e zio Ron non si parlavano più? Beh... tu come ti sei comportato?

Voglio dire, cosa hai fatto per aiutarli a sistemare le cose e vedere il vero problema?

E se non avessi – mettiamo caso – nemmeno saputo per quale ragione non si parlavano più?

E se ci fossero stati problemi più grandi di cui preoccuparsi?

Credo che la McGranitt ti abbia già informato, ma qui a Slytherin rischiamo di avere dei guai seri. Non ti preoccupare io dovrei essere al sicuro grazie alla fama tua e di mamma, ma sono preoccupato per Scorp.

Va beh, non importa.

Saluta mamma, dille che mi manca.

Ah, vi saluta anche Lily che è appena passata a rompere.

A presto.

 

Ps: Mi stavo scordando: Lo sai chi è il nuovo prof. di Pozioni? Malfoy! È fantastico, assolutamente fantastico.

 

 

Sorridendo divertito consegnò la lettera alla civetta bianca che lo guardava interessata, girando la testa di lato.

- Vai V, portala a papà. Aspetta la risposta, d'accordo? - sussurrò, facendole una carezza. La osservò volare oltre il bosco finché non la perse di vista nella nebbia autunnale.

Quella civetta era uno dei regali per il suo undicesimo compleanno, ed era un tutto e per tutto uguale a quella che aveva avuto suo padre ai tempi della Scuola, per cui l'aveva chiamata Vendetta. Grazie al contributo di zia Hermione sulla filmografia dei babbani, il nome era velocemente diventato V. *

Scese dalle scale della Guferia fischiettando, e pregando che l'incontro col parentado si svolgesse in fretta: dopotutto cosa dovevano dirsi? Controllate che non succeda niente di strano e tenete sempre sotto tiro Scorpius. Fine.

Sapeva di illudersi, ma voleva almeno tentare di aggrapparsi a questa melliflua speranza.

Percorse il parco perso nei suoi pensieri, senza curarsi del vento temporalesco che gli sferzava il volto. L'orizzonte era oscurato da nubi nere ch parevano sprofondare all'interno del Lago Nero,

Entrando dal portone del Castello andò a sbattere contro una ragazza in corsa.

- Miseriaccia! - esclamò, sentendosi terribilmente simile suo zio Ron.

Voltandosi riconobbe la figura che giaceva sdraiata per terra, a lamentarsi della sua testa.

- Sempre aggraziata, vero? - ridacchiò nella sua direzione.

Artemis si alzò con grazia ignorando la mano che le aveva teso.

- Certo, Potter. Quasi quanto te? - rispose inarcando un sopracciglio con fare minaccioso. I suoi occhi neri lo fulminavano, e con un gesto brusco rimandò i ricci capelli color pece dietro l'orecchio,.

- Potter? Cosa ti ho fatto questa volta? - chiese con stupore apparentemente sincero.

- Vuoi saperlo? Rispondi a questo. Com'è possibile che ti tiri indietro ogni singola volta? Quando che sembriamo fare un passo avanti, tu sparisci. Mi ignori. E non provare a dire che lo fai per proteggermi, perché se pensi una cosa del genere vuol dire che non mi conosci come credevo. - ringhiò, attirando l'attenzione di un gruppo di primini che si dileguarono una volta visto il distintivo da Prefetto che brillava sul petto di Albus.

- Non voglio ferirti – bisbigliò lui.

- Lo stai già facendo, solo che così ti sembra di avere la coscienza pulita. Quando te ne renderai conto potrebbe essere tardi, però. Non posso aspettarti per sempre. Non voglio farlo. - gli disse scuotendo la testa con un sorriso nostalgico in viso.

Lo lasciò impalato in mezzo all'ingresso, in sottofondo il rumore delle prime gocce temporalesche che cominciavano a cadere e le risate soffocate di quelli che gli passavano accanto.

Da buon Slytherin si ricompose in fretta, sistemandosi il mantello sulle spalle.

- Dieci punti in meno per Ravenclaw, Plum. E vedi di scomparire in fretta dalla mia vista. -

Non sarebbe stata una giornata facile quella. Per nulla.

 

 

 

***

 

 

 

I Weasley erano indubbiamente tanti, fin troppi in alcuni casi. Ad esempio quando bisognava trovare un posto adatto in cui si potessero incontrare tutti senza essere disturbati, calcolando che la Stanza delle Necessità, dai tempi del famoso scontro con Malfoy e affiliati gorilla, era stata mezza distrutta dall'Ardemonio, e le sue apparizioni erano diventate più che casuali totalmente imprevedibili.

Se poi il cortile era devastato da una tempesta, c'era una sola alternativa: la Torre di Astronomia. Non era molto grande, ma almeno erano certi di non essere interrotti da presenze fastidiose.

Secondo questo ragionamento, una quindicina di Weasley si erano ritrovati là in cima, a pregare che non cominciasse a piovere nella stanza, per colpa di qualche perdita di quella torre dall'aria piuttosto pericolante. A Rose ricordava tanto quella in cui era stato alloggiato mago Merlino nel suo cartone preferito, perennemente sul punto di crollare. *2

Lily chiacchierava allegramente con Louis e Dominique, chiedendo loro notizie su Victorie. Adorava quella cugina, e passava l'anno aspettando di vederla.

Rose capiva il fascino che Vic esercitava su Lily: bella almeno quanto la madre, non avrebbe potuto essere più diversa. Era una sportiva nata, incredibilmente aggraziata ed elegante, ma sempre in abiti comodi e sportivi. Era indipendente e gentile, ma la cosa che a Rose piaceva di più era quella vena sarcastica che entrambe condividevano.

 

James richiamò l'attenzione di tutto il parentado, dicendo che aveva da fare e quel giorno non poteva restare lassù a lungo.

- Ragazzi, io e Al vi abbiamo una richiesta da farvi – esordì Rose, dopo aver lanciato un libro in testa a Hugo che stava sonnecchiando in fondo alla stanza. - Temo ci saranno problemi a Hogwarts nei prossimi tempi, e ho bisogno che controlliate che non succeda nulla di strano. Nel caso avvertiteci all'istante con le monete stregate di mia madre. E soprattutto, dobbiamo controllare che non succeda nulla a Scorpius, deve esserci sempre qualcuno nei paraggi quando è in giro. Slytherin è in pericolo, e lui più di tutti. -

Una marea i proteste scoppiò non appena Rose smise di parlare per prendere fiato, e ci vollero dieci minuti abbondanti per riprendere il controllo della situazione.

Dopo che tutti i cugini furono silenziati da un pronto intervento da parte di un Albus più che nervoso, Rose riuscì a riprendere il discorso.

- Mi dispiace non poter scendere nei dettagli ragazzi, ma per ora è meglio così. Solo... guardatevi attorno. -

Era finita anche quella. I cugini dopo un'altra mezz'ora di spiegazioni, con non poche polemiche, si erano dispersi promettendo di stare all'occhio.

Albus e Rose si stavano dirigendo in biblioteca per cominciare a studiare, e la ragazza aveva impiegato soli dieci minuti a capire che il malumore del cugino aveva a che fare con Artemis. Dopo anni di quel tira e molla aveva imparato a riconoscere i sintomi: sguardo d'acciaio, un diavolo per capello e un'enorme tristezza camuffata da rabbia.
Sarebbero mai migliorate le cose tra loro due?
Rose pensava che sarebbe successo se Al avesse smesso di temere il passato e gli errori allora commessi, e avesse cominciato a vivere il domani con positività.
Dopotutto Artemis le aveva provate tutte per convincerlo, ma nulla da fare. E temeva che lei non sarebbe stata disposta ad aspettare ancora a lungo, quella situazione la feriva e presto se ne sarebbe tirata fuori.
Una volta sua madre, dopo che lei le aveva accennato a grandi linea la vicenda, le aveva detto che Albus aveva indubbiamente ereditato da Harry quelle tendenze iperprotettive, solo che era persino più testardo e cocciuto di lui, e sfortunatamente quella non era sempre annoverabile tra le note positive.
Stava facendo in quel momento un ultimo disperato tentativo per convincerlo, ma lui pareva sordo.
Credeva di fare la cosa migliore per lei, e non voleva sentire ragioni.
Scosse la testa sconsolata, e grazie a quel gesto percepì un movimento frenetico dietro a un angolo. Inizialmente non ci fece troppo caso, ma quando vide anche un bagliore illuminare quel corridoio, richiamó l'attenzione di Al e assieme corsero verso il punto.

Fecero giusto in tempo a vedere la coda di un mantello scomparire nel corridoio astante, prima che si accorgessero della figura che giaceva supina per terra.

Corsero verso il corpo e riconobbero una giovane Serpeverde.

- Eveline! - esclamò Al spaventato.

- Chi? - chiese Rose, incerta sull'identità della giovane.

- Eveline Nott. Cosa le è successo? - era sul limite della preoccupazione, e Rose si mise subito a osservare la ragazza, dopo avergli detto di chiamare aiuto.

- Evoca il tuo patronus e mandalo dalla preside, è il modo più veloce! -

- Non ci riesco Rose! Eveline potrebbe morire. -

- Al concentrati. Pensa... al week-end nella casa sul lago di zia Fleur che abbiamo trascorso assieme io, te e Scopius, e a quando l'abbiamo lanciato in acqua. -

Albus chiuse gli occhi, richiamando alla mente i ricordi più felici che avesse e liberandosi dell'ansia per la compagna.

Un ruggito ferino richiamò l'attenzione di Rose che smise di esaminarla. Dalla punta della bacchetta di Al era spuntato un leone argenteo, che si stava già dirigendo verso l'ufficio della Presidenza.

- Mi prendi in giro? - chiese Rose attonita, fissandolo mentre lui scuoteva le spalle.

- Lo so. Se lo dici a Scorpius o a papà, ti uccido. -

Ridacchiando la ragazza si immaginò una serie infinita di ricatti che avrebbe certamente messo in atto in futuro, ma non era quello il momento.

- Allora, hai capito cos'ha? -

- Temo di sì, Al. È stata pietrificata anche se non capisco come. Voglio dire, nessuno studente a scuola è in grado di fare un incantesimo del genere! E escludendo il Basilisco, che dovrebbe essere già morto e sepolto, non ho idea di cosa possa esser stato. È assurdo! - ringhiò.

- Brillante deduzione signorina Weasley. Albus. -

Draco Malfoy comparve alle loro spalle silenziosamente, e si fece spazio tra loro. Albus era l'unico studente che chiamava per nome, e Rose aveva una teoria a riguardo: era segretamente convinta che Malfoy desiderasse con tutto se stesso dimenticare che il ragazzo era un Potter, come se la somiglianza fisica col padre non fosse stata abbastanza evidente.

- Professore. -

- Cos'avete visto? - domandò senza guardarli, ma concentrandosi solo sul corpicino che giaceva inerme.

- Un bagliore e una sagoma che scompariva laggiù, ma non siamo riusciti a seguirla, dovevamo soccorrere lei. -

- Ottima scelta, basta uno studente pietrificato. Avete trovato qualche altro indizio? -

- Beh... - mugugnò Rose

- Parla Weasley, non abbiamo tempo. -

- Il polso. Le hanno inciso una A sul polso. Ho fermato il sangue mentre Albus evocava il Patronus, ma non sono riuscita a far rimarginare la ferita, non capisco perchè. -

- Il leone è tuo Albus? - chiese palesemente stupito l'insegnante – Non importa. La Preside sarà qui a momenti, e ho bisogno che voi andiate a chiamare Paciock, avremo bisogno di lui. Ah, e avvertitelo di proteggere le Serre con degli incantesimi. Anzi, per evitare che le faccia esplodere, meglio se lo fate voi due. -

 

 

 

***

 

Seduti davanti alla scrivania della McGranitt, si tenevano per mano aspettando che la Preside rientrasse.

Il pomeriggio era stato frenetico, e quella sera l'accaduto sarebbe stato annunciato all'intera scuola.

Poco dopo l'arrivo di Malfoy era giunta la Preside con gli altri insegnanti, e lì era scoppiato il finimondo.

Eveline era stata portata in Infermeria sotto lo sguardo attento di Susan Bones, la nuova infermiera della Scuola. Madama Chips era andata in pensione qualche anno prima, e la giovane donna l'aveva rimpiazzata.

- Scusate il ritardo ragazzi – esordì la Preside stancamente, entrando nella stanza.

- Come sta Eveline? - domandò Albus prendendo parola per la prima volta dopo delle ore.

- E' stabile. Però è sorto un problema -

- Ovvero? -

- Non riusciamo a stabilire quale sia stata l'esatta causa della Pietrificazione della ragazza. Non è stato un incanto perchè non ci sono segni visibili, e abbiamo scoperto che la pietrificazione è avvenuta dall'interno. -

- E la A? Cos'ha provocato quella incisione? -

- Crediamo sia stata fatta senza l'ausilio di alcun incanto, è opera umana. -

- I ragazzi rimasero in silenzio qualche momento, riflettendo sulle notizie che erano appena venuti a sapere.

- Prima di farvi andare vorrei chiedervi una cosa. Secondo voi come mai la prima vittima è stata proprio la signorina Nott? Senza contare le sue parentele, ovviamente. -

Fu Albus a rispondere – Perchè è isolata. Voglio dire, tutti la conoscono a Slytherin e quando vuole è anche simpatica, ma vive praticamente da sola, e non credo abbia veri amici nel Castello. È più facile colpire qualcuno di solitario, e come primo obbiettivo era perfetta. Silenziosa, timida, solitaria. Se anche avesse notato di essere osservata non l'avrebbe detto a nessuno, per cui non avrebbe potuto farli scoprire. -

- Grazie dell'aiuto ragazzi, ora andate a riposare. Arrivederci. - li congedò con un cenno stanco, voltandosi verso il ritratto di Silente che aveva ascoltato con attenzione tutta la conversazione.

 

Scesero dalle scale in silenzio, continuando a rimuginare su quelle parole.

- Avverto io gli altri Al. Tu vai a riposare e... controlla che stia bene, d'accordo? - borbottò imbarazzata.

- Scorpius starà bene, Rose, non ti preoccupare. Non so cosa sia successo ma passerà anche questa – la rassicurò abbracciandola.

Grazie – sillabò in silenzio mentre lui si allontanava. Lo guardò sparire e trasse la moneta incantata dalla tasca.

Ora basta, urgono provvedimenti.

 

 

Spazio dell'Autrice:

 

*Il film di cui si parla è "V per Vendetta", capolavoro cinematografico.

*2 In questo caso il cartone animato è "La Spada nella Roccia", e la scena è quella in cui Merlino viene alloggiato in una torre in punto di crollo, nel castello dove vive Semola.

 

 

Ecco che i problemi veri vengono a galla, e ne vedremo delle belle nei prossimi capitoli. So che non c'è Scorpius in questo capitolo, ma era necessario che gli eventi cominciassero a svolgersi.

A presto!
Herms

 

ps: Ecco la mia pagina autore su facebook.

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Capitolo 4
*** There are worst things I could do ***


 

 

 

Ecco il nuovo capitolo, con un ritardo a dir poco immenso. Spero sia di vostro gradimento :)

Herms

 

 

 

 

 

I could hurt someone like me,
out of spite or jealousy,
I don't steal and I don't lie,
but I can feel and I cry
A fact I'll bet you never knew,
but to cry in front of you,
that's the worst thing I could do.

 

There Are Worse Things I Could Do, Grease.

 

 

 

 

 

CAPITOLO QUARTO: There are worst things I could do.

 

 

 

La nostalgia è una brutta bestia. Quasi quanto l'invidia ed è assurdo quanto spesso le due vadano in giro a braccetto. Quando vedi che qualcuno prende il tuo posto nella vita di un tuo caro, è dura accettarlo. Ed è allora che dimentichi tutto, è allora che rischi seriamente di esser ferito. E Rose lo sapeva bene, ma non era sicura che le interessasse.

 

 

***

 

 

Il cielo era ancora coperto sopra Hogwarts, le nuvole continuavano ad addensarsi sopra il Parco.

La Scuola era nel caos da una settimana a quella parte, da quando la McGranitt aveva avvertito gli studenti dell'accaduto.

L'unico risultato positivo era che nessuno girava più per i corridoi senza qualcuno che lo accompagnasse, e il rischio di attacco era diminuito. Le ronde di controllo erano aumentate, ma Rose era certa che difficilmente ci sarebbe stato un attacco tanto presto.

Chiunque fosse il colpevole di tale atto avrebbe atteso che la sorveglianza diminuisse prima di rischiare di essere scoperto, era improbabile che facesse qualche mossa falsa.

Sbuffando per l'irritazione che la pervadeva da qualche giorno a quella parte, si affacciò alla finestra del suo Dormitorio. Aveva un'ora buca quella mattina, e avendo già finito i compiti per i giorni seguenti, non aveva nulla da fare per tenere la mente occupata.

Avrebbe tanto desiderato fare un giro con la sua scopa, ma il campo era già occupato per le lezioni di volo degli alunni del primo anno, così anche quella possibilità le era preclusa. Quei poveri bambini si sarebbero presto ritrovati a compiere il loro primo volo sotto l'ennesimo scroscio del temporale che da giorni pareva aver preso residenza fissa sopra Hogwarts, e che a intervalli regolari ricordava ai pochi intrepidi che tentavano di uscire dalle mura la sua presenza.

Il clima pareva andare a braccetto con la tensione che aleggiava nella scuola: da quando c'era stato quel primo attacco e la Preside aveva informato tutti gli studenti a riguardo, l'aria poteva essere tagliata con un coltello.

Nessuno aveva osato girare da solo per i corridoi per settimane, anche se negli ultimi giorni a Rose era capitato di incrociare un paio di studenti che quasi allo scattare del coprifuoco si aggiravano senza compagnia alcuna per gli immensi corridoi.

Quella situazione di stallo era oltremodo irritante per Rose: non riusciva a risalire al colpevole dai pochi indizi che avevano, così doveva attendere che questi facessero una nuova mossa, sperando però che ciò non accadesse, per la sicurezza dei suoi compagni.

Non era l'unica ad ogni modo, lo stesso corpo insegnanti brancolava nel buio, e la povera anziana Preside appariva ogni giorno più stanca.

Chiuse gli occhi, ripassando per l'ennesima volta tutti gli indizi in suo possesso con la mente.

Forza Rose, cos'hai visto?

La scritta, evidentemente. Era la prima cosa che si notava, anche più del corpo della poveretta stesa a terra. Era un palese messaggio del colpevole che voleva perorare la sua causa, magari convincere gli altri studenti che questa fosse giusta.

Aveva attaccato ma non ucciso, quindi si poteva sperare che non avesse intenzione di spingersi oltre, ma Rose sapeva come questo genere di cose tena a sfuggire di mano, a degenerare.

La bacchetta di Eveline era a qualche metro dal corpo, proprio accanto a quelle foglie su cui Albus stava scivolando. Era così disperata da cercare indizi in alcune foglie?

Concentrati Rose, si disse.

Poi c'era quella A incisa sul polso della ragazza, che a detta della McGranitt era stata fatta senza l'ausilio della magia, ma non tornava. Lei e Albus erano accorsi non appena si era accorta della luce di un incantesimo, quindi il colpevole non poteva aver avuto il tempo materiale di incidere la lettera prima che loro sopraggiungessero.

Come poteva una persona essere così veloce?

- Non può! - realizzò Rose ad alta voce.

Come aveva fatto a non pensarci prima? Era ovvio: non era una sola persona, ma almeno due, o forse persino un gruppo.

Dovevano essere organizzati, probabilmente uno aveva fatto la scritta, uno aveva pietrificato la ragazza e un altro aveva fatto l'incisione.

Ma come poteva essere d'aiuto quella intuizione?

Aveva bisogno di discutere con Albus, o meglio che lui la ascoltasse mentre rifletteva ad alta voce in attesa di una buona idea.

E ciò significava una sola cosa: Slytherin. Doveva andare nei Sotterranei e sperare di non incontrare Malfoy.

Indossò un cardigan pesante lasciano a malincuore il caldo tepore della Torre, addentrandosi in quel labirinto di corridoi che si facevano più freddi e umidi ad ogni suo passo.

Anche se era mattina sapeva che il cugino aveva un'ora libera proprio come lei, e ci sarebbe voluto poco per raggiungerlo.

Camminava veloce con la bacchetta in mano, pronta a cogliere ogni rumore o movimento sospetto.
Teoricamente essendo la figlia dei Salvatori del Mondo Magico non avrebbe dovuto avere nulla da temere, ma in pratica era pur sempre amica di un Malfoy e stava cercando di scoprire i colpevoli, diventando così loro nemica.

Non sapeva se la spaventava di più l'idea di essere attaccata mentre girava stupidamente da sola per i corridoi, o il pensiero di incontrare Scorpius nei sotterranei.

Forse la seconda, anzi decisamente la seconda. Dopotutto era una brava strega, abile nei duelli, e aveva qualche chance di sopravvivere a un potenziale attacco, al contrario non era certa di riuscire a reggere lo sguardo indagatorio che le avrebbero rivolto quegli occhi verdi.

Il rumore dei suoi passi era l'unico suono che la accompagnava nella sua discesa, non c'era nessuno a quell'ora in giro. Sentiva il suono dei battiti del suo cuore persino i più di quello dei suoi piedi, eppure non riusciva a calmarsi.

C'era qualcosa che non andava, qualcosa che non le permetteva di calmarsi. Era come se qualcosa fosse dovuto accadere da un momento all'altro, e lei non riuscisse a percepirlo completamente.

Mancava poco ai Sotterranei. Senza pensarci si era ritrovata praticamente a correre giù per le scale, pregando di non rimanere incastrata in un gradino.

Fu questione di un istante, un battito di ciglia. Fece giusto in tempo a gettarsi un occhiata dietro le spalle, prima di abbassarsi e urlare un Protego che le evitó uno Schiantesimo.
Delle sagome nere le sfilarono accanto, ma prima che potesse riconoscerle un buio pesto inghiottì il corridoio.
Si ripropose mentalmente di strozzare suo zio George alla prima occasione, cercando a tentoni la bacchetta che le era scivolata di mano.
Mentre la polvere cominciava a diradarsi e i suoi occhi si abituavano al buio, vide la luce sprigionata da una bacchetta muoversi nella sua direzione. Fu assalita da un'ondata di terrore puro, e tentó di affrettarsi a trovare la sua bacchetta.

Una scarica di adrenalina la attraversò da capo a piedi, mettendola sulla difensiva.
Erano tornati per lei? Per assicurarsi che non avesse vinto niente?

Prese un respiro profondo mentre la luce si faceva sempre più vicina.

- Rose? -

La ragazza spalancò gli occhi, riconoscendo una voce familiare.

- Scorpius? - si accertò, socchiudendo gli occhi nella vana speranza di vedere qualcosa nel buio.

- Vieni -

La prese per mano e la condusse fuori dal buio tastando il muro a tentoni.

Mentre riprendevano fiato si squadrarono a lungo negli occhi, incerti su cosa dirsi. Con malinconia Rose realizzò che non era mai capitato che non sapessero cosa dirsi prima d'allora. C'era sempre qualcosa, anche di sciocco, o infantile che fosse, che volevano dirsi. Solitamente ogni volta che le succedeva qualcosa, o le veniva in mente qualcosa, era automatico per lei pensare di raccontarlo a Scorpius e Albus, e allora si sentiva come se avesse perso una pezzo di sé per strada.

- Ma sei ferito! - realizzò con un colpo al cuore.
Ignorando i suoi borbottii di protesta, esaminò la sua ferita. Aveva un tagli sulla fronte, alla radice dei capelli, oltre a parecchie contusioni sul resto del corpo.

- Ti hanno attaccato – constatò sconvolta. - Perchè diamine eri in giro da solo? Non ti rendi conto? Potresti essere in infermeria pietrificato su uno dei letti in questo momento! - gli gridò contro.
Scorpius la lasciò sfogare, per la paura e il calo d'adrenalina.
Quando si fu calmata cominciò a parlare.
- Sto bene, non è nulla di grave. Stavo venendo a Gryffindor -
- Oh. Immagino per Marleine. - commentò con voce atona.
- No. Cercavo Al. A Slytherin non c'è, ho pensato che fosse con te o Artemis. -
- Al? Anche io lo stavo cercando. Se non è a Slytherin né a Gryffindor, dov'è finito?-
-Non ne ho idea. Credo... credo sia meglio se andiamo a raccontare tutto alla McGranitt. -
- Giusto. Dammi solo un secondo... - si chinò sulle ginocchia, la testa tra le mani. Aveva bisogno di calmarsi, riprendere il controllo. Il suo cuore batteva ancora all'impazzata e non c'era modo di farlo smettere. Sia lei che Scorpius avevano rischiato così tanto, e Albus era in giro da qualche parte senza che nessuno lo sapesse.

Sentì un movimento accanto a sé, e un attimo dopo Scorpius era accucciato accanto a lei, una mano sulla sua spalla.

- Vieni Rose. Ci sono io con te. -
E questo era tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento. Bastava sentire che lui c'era ancora per lei.

 




****




Il giardino del Castello si stendeva in tutta la sua ampiezza davanti a lui.
Poteva vedere tutto da quel punto, la Foresta Proibita in lontananza, il Lago Nero che rifletteva le nuvole, e un gruppo di primini che sperava di veder comparire la Piovra Gigante che mai avrebbero visto.

Amava ritirarsi lassù. Se un professore l'avesse visto avrebbe avuto dei grossi guai, ma non gli importava.

Seduto sulle tegole del tetto poteva vedere ogni cosa, e allo stesso tempo sentirsi libero come non mai. Il vento che spazzava le tegole gli dava quasi la stessa sensazione del volo, solo più dolce, persino quasi più familiare.

Quando era triste o aveva semplicemente bisogno di pensare si ritirava lassù, con l'unica compagnia del cielo sopra la sua testa.

Rose aveva il Campo da Quiddich, Scorpius il suo faggio sulle rive del Lago Nero, e lui quel piccolo angolo di paradiso.

- Sapevo che ti avrei trovato qui – esordì una voce dietro di lui.
Sobbalzò, rimpiangendo di averla portata lassù, qualche altro prima, quando tutto sembrava ancora andare bene.
- Sapevo che ti avrebbero mandata a cercarmi, Artemis. -
- Sei tu che sei scomparso per ore, erano tutti preoccupati, Rose ha girato tutto il Castello. -
- Come mai? È successo qualcosa? - si voltò verso di lei, tentando di leggere la sua espressione enigmatica.
- Lei e Scorpius sono stati attaccati oggi – dichiarò con tono funereo – ti stavano cercando. -
Scattò in piedi, rischiando di scivolare.

- Come stanno? Sono... sono pietrificati? - bisbigliò con gli occhi sgranati.
Artemis si avvicinò a lui, sorridendogli con fare rassicurante – No, stanno bene. Malfoy ha un taglio in testa e Rose è solo un po' spaventata, soprattutto perchè non ti riuscivano a trovare -
Pur traendo un sospiro sollevato, Albus girò le spalle alla ragazza, lasciando vagare lo sguardo sul prato sottostante, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a scendere.
Se questa pioggia potesse almeno lavare almeno le preoccupazioni.
- Cosa pensi? - Artemis gli si era avvicinata silenziosamente, e lo guardava con aria preoccupata.

- E' colpa mia. Se fossi stato nei Sotterranei non sarebbe successo nulla, non mi sarebbero venuti a cercare. -

- Albus, non puoi incolparti sempre per ogni cosa, né fartene carico -

- Invece sì, è colpa mia! -

- Ma non capisci? - la ragazza lo prese per un braccio forzando a guardare verso di lei – Non puoi fare così! Merlino, se è irritante. Cerchi sempre di farti carico dei problemi di tutti quelli che ti circondano! -

- Perchè sono io che li causo! -

- Albus, tu non sei tuo padre! - gli urlò contro.

Ci fu un attimo di silenzio, mentre i due si scambiavano un'occhiata carica di sottintesi, entrambi scossi da un respiro pesante.

Albus prese in mano la sua scopa, voltandole le spalle e sentendo qualcosa rompersi dentro di sé.

- Cerca di tornare a terra senza farti vedere – commentò con tono atono.

- Al, senti... -

Ma lui non si fermò, si buttò a capofitto tra le torri, atterrando vicino al porticato laterale del Castello.

Lei non sapeva cosa significasse.

 

 

 

***



- Rose! - entrò di corsa in Infermeria, ignorando le proteste di Hannah Abbott.
- Al! Stai bene? Hanno attaccato anche te? - chiesero praticamente in coro i suoi due migliori amici, cercando di alzarsi dal lettino su cui erano stati fatti sedere a forza dalla Preside.
Guardando com'erano preoccupati per lui nonostante quello che era loro successo, non potè fare a meno di abbracciarli.
- Piano Potter, o si potrebbe pensare che tu sia sotto Imperius – ridacchiò Scorpius.
La ramanzina che gli fece Albus qualche minuto dopo passò alla storia nella famiglia Weasley come “Il risveglio del gene Molly”. Negli anni a venire, i vari cugini avrebbero creato un album in cui annotavano ogni occasione in cui un membro della famiglia faceva una scenata epica ad un altro, e Albus fu certamente il primo che suggerì l'idea a sua sorella Lily, che voleva condividere quel momento di cui era venuta a conoscenza grazie al provvidenziale intervento di Malfoy.

 

Qualche minuto dopo, mentre Rose e Scorpius si prendevano gioco di Albus per il suo istinto da “mammina”, un urletto acuto squarciò l'aria dell'Infermeria.

- Scorp! - gridò Marleine catapultandosi nella sala, e sedendosi sul lettino tra lui e Rose, ignorando tranquillamente gli altri due presenti.
Gli gettò le braccia al collo, e come amava dire Lily, gli “infilò la lingua in gola”.

- Non hai idea della paura che mi sono presa! - si lamentò sorniona, quando decise di lasciarlo respirare.

La tensione di Rose era palese al punto che Albus decise di prenderla per un braccio e invitarla a uscire dall'Infermeria, visto che non aveva bisogno di ulteriori controlli medici.
Se ne andarono senza salutare, vista l'ingombrante presenza.

- Mi hanno detto su alla Torre che eri stato attaccato, perchè non sono stata informata subito?-
Rose si tappò le orecchie con le mani, cercando di cancellare ogni sensazione che provava.
Mentre uscivano dall'Infermeria non fu lei a voltarsi indietro, ma se lo avesse fatto forse avrebbe colto lo sguardo carico di rimpianto di Scorpius, che fu invece intercettato da Albus.

Guardando sua cugina non potè fare a meno di leggervi la stessa espressione, e realizzò che poco prima, in quello che sarebbe dovuto essere il suo angolo di paradiso, aveva avuto lo stesso sguardo.
Dopotutto è così che ci si sente quando ci sembra di perdere una parte di noi stessi, che sia un vecchio amore, o peggio un migliore amico che sembra scivolarci via dalle mani, per rifugiarsi in altre. Ed è in quel preciso momento che ci si chiede se quell'amicizia non avesse significato più per noi che per coloro che stiamo lasciando.

Ed è allora che capiamo che non vogliamo conoscere la risposta ai nostri dubbi.






NOTE DELL'AUTRICE:

 

* La canzone del titolo è presa dal film Grease, ed è cantata dal personaggio di Rizzo.
*Nel capitolo si fa un passo avanti, ma presto le cose cominceranno a girare sul serio.

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Capitolo 5
*** Your eyes ***


 

Your eyes are holding up the sky

Your eyes make me weak I don't know why

Your eyes make me scared to tell the truth

I thought my heart was bullet-proof

Now I'm just dancing on the roof

 

Your eyes, Alexz Johnson

 

 

CAPITOLO QUINTO: Your eyes

 

 

 

 

 

 

 

Tornata alla Torre di Gryffindor assieme ad Al, aveva già riacquistato la lucidità necessaria per analizzare con freddezza quello che le era capitato nel corso della mattinata.Era senza dubbio stata fortunata a non essere colpita, ma era piuttosto certa di non essere l'obbiettivo di quell'attacco, più plausibilmente rivolto a Scorpius, che si trovava nelle vicinanze. Magari volevano metterla fuori gioco per essere sicuri che non accorresse in aiuto del suo migliore amico, o per essere sicure che non avesse visto nulla, o per qualunque altro motivo.Ma la cosa fondamentale era che quel qualcuno aveva avuto il coraggio di attaccare un Malfoy, nonostante il padre, che per quanto chiaramente fosse rinsavito dagli errori della gioventù a detta di tutti, Harry Potter e Salvatori del Mondo Magico compresi, era pur sempre un ex-Mangiamorte, non un tipino facile ecco. In più tutti i professori erano in allerta, la sicurezza era duplicata. Ma nonostante ciò ci avevano provato. E ancor peggio, ci erano quasi riusciti. Era certa che non sarebbe passato molto tempo prima del prossimo attacco, non dopo un tentativo fallito, e la rabbia poteva rendere questi attentatori ancor più pericolosi. E soprattutto, come provava il fatto che non si fossero fatti scrupoli ad attaccare lei, nessuno era al sicuro.
Ma chi poteva esserci dietro? Non era come un tempo, quando individuare i Mangiamorte negli Slytherin era quasi ovvio, era ben più complicato.
I Ravenclaw? Intelligenti, non così ingenui da cercare una vendetta così poco studiata, incerta.
Gli Hufflepuff? Leali, probabilmente troppo buoni per attaccare qualcuno.
I Gryffindor? Coraggiosi, corretti fino all'assurdo.
Gli stessi Slytherin? Subdoli, ma fra di loro uniti.
Però era sbagliato pensare così, lo sapeva. Pensare uno studente semplicemente come appartenente ad una determinata Casa e attribuirgli le rispettive qualità, che fossero pregi o difetti, era limitante. Ognuno aveva la sua storia, la sua famiglia, i parenti schieratisi anni prima da una parte o dall'altra in quella guerra che ancora dilaniava la società coi suoi strascichi. La sua casa aveva avuto Peter Minus e gli Slytherin Severus Piton, come prova che c'è sia luce che buio dentro ognuno di noi *– come amava ripetere suo zio Harry ai cenoni di Natale, ogni anno.
Quindi, Rose capì che poteva essere chiunque: un Gryffindor troppo anelante che aveva perso il controllo per il desiderio di giustizia, o meglio vendetta. Un Ravenclaw, un Hufflepuff o persino uno Slytherin.
Anzi, alcuni di loro. Qualche volta si ritrovava a pensare che sì, forse sarebbe stato meglio se non ci fossero state Case, se fossero stati tutti uniti sotto un unico stemma.

Fu distratta dai suoi pensieri dall'allegro vociare della Sala Comune. Nessuno aveva fatto caso all'ingresso suo e di Albus, tutti ormai abituati a trovarselo attorno, uno Slytherin sì, ma pur sempre un Potter. Nessuno li aveva fermati, notati. Che non si sapesse ancora nulla? Scambiò un'occhiata perplessa con Al, ma furono entrambi grati di non doversi sorbire le domande dei compagni. Silenziosamente, salirono al dormitorio di Rose, col trucco di appendere Albus per aria con un Levicorpus, semplice ed efficace, come facevano da anni. E per la prima volta Rose non ebbe nemmeno la forza per farlo atterrare con un bello schianto come al solito.
Rimase a fissarsi i piedi per qualche minuto, finché non sentì le braccia del cugino chiudersi attorno a lei. Senza nemmeno guardarlo o stringerlo a sua volta, sentì le lacrime cominciare a scorrere sulle sue guance, copiose. Non si era nemmeno accorta che erano rimaste li , impazienti di uscire, da quando era entrata in Infermeria. Era spaventata per sé, per la scuola in pericolo, ma più di tutto per Scorpius. E in quel momento, tra le braccia forti e calde di suo cugino si lasciò andare, ammettendo a se stessa che non era di lui che sentiva il bisogno in quel momento.

Albus la lasciò sfogare per un tempo che le parve infinito, non ebbe bisogno di parlarle più di tanto, e a ora di cena la mise a sdraiarsi mentre andava a prenderle qualcosa da mangiare, assolutamente risoluto a evitarle il discorso della Preside sull'attacco del giorno. Quando tornò da lei, a cavalcioni della sua scopa per evitare le scale, Rose avrebbe voluto chiedergli se aveva notato l'assenza di qualcuno, se la McGranitt avesse aggiunto qualcosa, ma non ne aveva la forza. A poco a poco si addormentò, col cugino che le canticchiava la ninnananna con cui nonna Molly li metteva a letto assieme anni prima.

 

 

Va pensiero sull'ali dorate

Cross the mountains and fly over the oceans

Reach the land find the place where all children grow

Every night after listening to this lullaby

 

There you find the heroes alive protecting the innocents

Bless them all 'cause their simple song is so pure and wonderful

 

Va pensiero sull'ali dorate

Life's beautiful dream carry on for all night long

 

Lead them your golden wings every feel will fly away

Take them by the hand help them find an easy way

Lead them back to the light back to the light

Where they once used to belong

Where they carry me children as long as they want

 

Va pensiero sull'ali dorate

Cross the mountains and fly over the oceans

Reach the land find the place where all children grow

Every night after listening to this lullaby

Every night after listening to this lullaby *2

 

 

E con in mente terre lontane dove sentirsi protetta e la voce calda e familiare della nonna, Rose riuscì finalmente a prendere sonno.
- Mi manca, Al... - si fece sfuggire, ma forse no, forse stava già sognando...

 

***

Sospiri sommessi, la familiarità nei gesti che solo una conoscenza di lunga data può dare, le carezze dolci sul viso. Tracce bollenti sulla pelle, brividi dove il freddo della notte riusciva a lambire la cute. Quegli occhi, così belli e profondi, pieni di qualcosa che non riusciva – o forse che non aveva il coraggio, per paura di aver ragione, per paura di sbagliarsi – ad identificare. Le bocche che si cercavano, le lingue che si inseguivano come se quelli non fossero i loro primi baci, come se fossero abitudinari.
Giusti.

 

Si svegliò col respiro rotto, la fronte sudata. Si scostò i capelli degli occhi e si tirò a sedere, appoggiando la testa alle ginocchia. Ricordava, poco alla volta. Perché ancora una volta, quelli erano i ricordi. Ma mai prima di allora aveva recuperato momenti rubati dall'alcol in quel modo, non riusciva a capire. Mise a fuoco la stanza attorno, accorgendosi solo allora del corpo che giaceva assopito nel suo letto, illuminato dalla debole luce verde proiettata dal Lago Nero. Pensava se ne fosse andata quando, infastidito dalla sua insistenza a restare con lui e a metterlo a letto, si era finalmente addormentato. Invece no, a quanto pareva aveva preso una delle sue camice – come se una ragazzina qualunque avesse un qualche diritto di indossare per dormire le sue maglie con tanto di blasone Malfoy – e si era messa a dormire con lui. Quella ragazza si stava rivelando complicata. Aveva accettato di uscire con lei, per quanto gli risultasse fastidioso ammetterlo, perché non voleva pensare a cosa fosse o non fosse successo con Rose. Aveva pensato che facendo finta di niente le cose fra lui e la sua migliore amica sarebbero restate le stesse, loro e Albus contro il mondo intero. Contro i pregiudizi, gli sguardi stupiti, Slytherin e Gryffindor assieme.
Ma aveva sbagliato, più volte, e ora non sapeva come rimediare. Non voleva nemmeno parlarne con Albus, perché temeva che Rose si sarebbe infuriata ancora di più se avesse parlato dei fatti suoi, anche se con suo cugino. Se solo avesse saputo cos'era davvero successo, senza ricordarne solo brandelli ogni tanto, quanto il sonno prendeva il sopravvento, avrebbero potuto parlarne. Doveva fare qualcosa, e per quanto era certo che la giovane donna sdraiata al suo fianco non aiutasse la sua causa, era troppo elegante e buono in fondo per scaricarla in malo modo. Ma dopo che quel pomeriggio, accovacciato accanto a Rose spaventata, più per lui che per se stessa, aveva capito che rivoleva la sua migliore amica. 
Ma non era così facile.
 

Si stese nuovamente, conscio che per quanto lo volesse quello strano sogno-ricordo non sarebbe tornato a popolare i suoi pensieri, non per quella notte almeno... .
Il letto di Albus era ancora vuoto quando si svegliò di nuovo la mattina successiva e Marleine dormiva ancora. Non aveva dubbi su dove si trovasse l'amico, in cima alla torre Gryffindor assieme a sua cugina, dove sarebbe stato anche lui se le cose fossero state a posto. E di colpo gli eventi del giorno prima gli piombarono addosso, con tutto il peso della consapevolezza. Si alzò dal letto e si chiuse nel bagno. Aprì la doccia e si tuffò sotto il getto d'acqua bollente, grato di quel caldo abbraccio.
Qualcuno lo aveva attaccato. Qualcuno lo aveva attaccato, e per colpa sua per poco non era restata ferita anche Rose. Se solo fosse riuscito a vedere chi era stato almeno sarebbe stato d'aiuto alle indagini, ma zero, nulla. Solo un profilo scuro, che poteva essere tanto maschile quanto femminile. Non si era mai sentito così inutile. Suo padre l'aveva abbracciato forte, trasmettendogli tutta la paura che aveva di perderlo. Era chiaro che aveva accettato quel posto a scuola per proteggerlo, e probabilmente in quel momento sentiva di non esserne stato in grado. Draco non era un tipo fisico, ma con lui e sua madre Astoria lasciava intravedere quello che provava, quello che a tutti gli altri era nascosto. Sapeva che era in pericolo anche lui, un vero ex-Mangiamorte, ma degli studenti non avevano le capacità né il coraggio di aggredire un insegnante. Lui invece era indifeso. Impotente davanti a tutto quello che poteva accadere. 
Ma una cosa era certa, non sarebbe caduto senza combattere, quello mai.

 

 

***

 

 

Quando Rose si alzò quella mattina, Albus russava ancora accanto a lei. Lo guardò con tenerezza, lì nel suo letto come quando da piccola faceva un brutto sogno o litigava con Hugo, Lily o James. Invece gli altri letti, occupati solitamente dalle sue migliori amiche, erano vuoti. Quello di Artemis addirittura intatto, quello di Crystal sistemato malamente. Così atipico di lei, dannatamente puntale e ordinata. Probabilmente era andata dall'altra... accidenti, non aveva pensato a quanto sarebbe stato difficile per Artemis trovarsi il ragazzo nella propria stanza. Ma sapeva che l'amica l'avrebbe perdonata, che era conscia che avesse bisogno di sentirlo vicino dopo gli eventi della giornata.
Dopo lo sfogo della sera prima, riusciva a pensare più lucidamente e sapeva cosa doveva fare: combattere.


Dopo aver svegliato con una cuscinata in faccia il cugino, che si diresse a cambiarsi nei Sotterranei, - borbottando qualcosa che suonava molto come un "maledetta ingrata, mi hai anche rovinato tutta la camicia" – si vestì velocemente e si diresse in Sala Grande, affamata come non mai.
Al tavolo Gryffindor trovò le sue amiche che l'aspettavano, e le salutò con un abbraccio soffocante.
- Scusa – cominciò a dire a Artemis, mentre si riempiva la tazza di latte caldo.
- Non parlare. Ne avevi bisogno e lo sappiamo entrambe. Tranquilla – rispose l'altra troncando il discorso. Era così facile parlare con lei, empatica come nessun altro di sua conoscenza, era quasi impossibile sorprenderla, e sapeva sempre dire la cosa giusta. Sarebbe stata un'ottima Medimaga un giorno, tanto era buona con gli altri. La colazione volò in un attimo, senza alcuna menzione al giorno prima, nel suo stoico tentativo di ignorare gli sguardi di tutti gli studenti curiosi che allungavano il collo verso di lei, intimoriti solo dall'espressione feroce che Crystal rivolgeva a chiunque osasse troppo.
Quando fece per alzarsi e andare in classe, si ritrovò subito circondata da tre ragazzi che sfioravano il metro e novanta. James, Lorcan e Hugo sembravano fermamente intenzionati a scortarla – o portarla di peso se necessario – fino in classe.
- State scherzando! - esclamò scandalizzata – non penserete davvero di farmi da guardie del corpo, ragazzi. Davvero, apprezzo il gesto, ma non c'è....-
- Invece sì, – fu Hugo a interromperla – non permetterò che qualcuno faccia del male alla mia fastidiosa sorella, ritengo che questa sia una mia prerogativa esclusiva. - 
Sorrise impressionata dallo sfogo del fratello, sempre silenzioso e riflessivo, l'altra metà della rumorosa e iperattiva Lily. Gli scompigliò i capelli come lui odiava, e accettò quella situazione, ben intenzionata a dissuaderli al più presto. Mentre rifletteva sui passaggi in cui poteva lanciarsi per lasciarseli alle spalle, notò uno spettacolo che pareva attirare l'attenzione di tutta la Sala. Accanto al tavolo opposto, Scorpius Malfoy, era alle prese con una situazione come la sua. Pareva che Louis, Albus e Lily fossero del tutto intenzionati a scortare anche lui – palesemente scandalizzato – come parte della famiglia. Un'amico suo e di Albus era amico loro, persino un Malfoy.
I loro sguardi si incrociarono per un attimo, e Rose gli fece un segno rassegnato con le spalle, ma quando fu certa che nessuno se ne sarebbe accorto, aggiunse un occhiolino, un "al più presto ce ne liberiamo". Il ragazzo la osservò per un altro paio di attimi per poi voltarsi con fare sconfitto verso i tre ragazzi.
"Quando mio padre lo verrà a sapere..."*3

 

 

La lezione di Pozioni, immersa negli sbuffi dei calderoni e nel crepitio dei fuochi sotto di essi, fu il primo vero momento di pace. Intenta a tagliare finemente le sue radici Rose riuscì a svuotare la mente, e progredire con quella pozione che li avrebbe tenuti impegnati per le due settimane successive. Al suono della campana, abbassò il fuoco e segnò sull'agenda di recarsi nel laboratorio a due giorni da quel momento, nel tardo pomeriggio, per aggiungere un paio di petali di rosa, che sfortunatamente non potevano aspettare la lezione successiva, o il suo lavoro sarebbe stato irrimediabilmente rovinato. Jamie sarebbe stato entusiasta di accompagnarlo, soprattuto vista la prospettiva di far saltare in aria i calderoni di Tiger e Goyle. Forse troppo entusiasta, meglio chiedere ad Al – si appuntò mentalmente.
Mentre si accostava alla porta per aspettare le sue guardie del corpo, sentì una mano che la afferrava per un braccio, e la trascinava per i corridoi pieni di studenti. Guardando stupita Scorpius, mentre cercava di stargli dietro senza andare a sbattere contro troppe persone, o inciampare troppe volte.
- Cosa diavolo... - la sua protesta fu soffocata quando l'amico la fece passare dietro un arazzo nel bel mezzo di un corridoio.
- Direi che possiamo fare a meno dell'Inquisizione per oggi, per quanto la tua gigantesca famiglia possa avere delle buone intenzioni, mi causeranno una crisi di nervi. E Severus si diverte fin troppo -
Scoppiò a ridere, come ogni volta che sentiva il ragazzo chiamare Albus "Severus", segno che qualcosa lo irritava a morte.

Ma dove portava quel corridoio così ben nascosto?

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

 

Non credo di potermi ancora definire tale, però... casa mi mancava al punto di ritrovarmi a scrivere ciò.
Quindi, a voi, sempre che ci sia ancora qualcuno all'ascolto.

 

 

*come dice Sirius a Harry ne "L'Ordine della Fenice", frase quanto mai vera a mio parere

*2 La versione in inglese di Zucchero di "Va pensiero"

*3 Beh, questa chi se la scorda? Un Malfoy vale l'altro...


Herms

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