Angel's Tears

di formerly_known_as_A
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma prière, la mia preghiera ***
Capitolo 2: *** Je saigne encore, sanguino ancora ***
Capitolo 3: *** C'est ma faute, è colpa mia ***
Capitolo 4: *** Dernère danse, ultimo ballo ***



Capitolo 1
*** Ma prière, la mia preghiera ***


Ma prière, la mia preghiera

Una lapide solitaria si erge al centro quasi perfetto di un prato fiorito...

 

Gli arbusti l’hanno già avvolta in un abbraccio quasi soffocante, materno, eterno.

 

Le stelle che cadono dal cielo sono come un luminoso pianto... E si confondono col pianto umano di chi si è inginocchiato sotto di esse, dinanzi a quel pezzo di pietra nemmeno tanto bello, quasi sicuramente scelto a caso da qualche parente frettoloso...

 

La figura ammantata è immobile dal tramonto, sempre china, sempre piangente, sempre solitaria...

 

La perdita della persona che ama gli provoca un dolore tanto profondo da non permettergli, quasi, di respirare.

Respira per abitudine, ormai, per nascondere la sua mostruosità, la sua diversità.

 

Si considera un demone, qualcosa che non può più aspirare al cielo, indegno anche di guardare l’unico pianto che si è unito al suo, questa notte. Il Pianto degli Angeli.

 

Gli è impossibile accettare l’idea che Lei, proprio Lei, ha lasciato questo mondo... No, non può accettarlo...

 

Lei, era colei che sorrideva sempre, nei suoi ricordi... Era colei le cui lacrime provocavano fitte di dolore nell’anima di chi le vedeva... Era colei che costituiva il suo mondo, che gli dava vita...

 

Era la Sua la figura che si allontanava correndo, nei suoi incubi peggiori...

 

Quando poi si svegliava, l’incubo era solo iniziato...

 

Com’é morta? E’ unicamente colpa sua... Non è riuscito a fermarla, a farla ragionare... Lei non poteva, così accecata dalla sua missione, dalla sua mania di voler salvare le persone, di fare l’eroina...

 

No, non deve pensare male di Lei...

 

 

Come farà senza di Lei?

 

Era la sua unica ragione di vita fino all’istante in cui l’ha vista riversa in terra, fredda, irrigidita, morta.

 

Ma Lei non c’é più, da nessuna parte... Niente é più importante...

 

Per questo ha deciso di farla finita, davanti a questa lapide solitaria, sotto questa pioggia di lacrime, questo 10 agosto.

 

Toglie la pistola dalla fondina e leva la sicura.

 

Ormai sà come fare, i suoi movimenti sono quasi automatici. Ma trema.

 

Trema.

 

 

Ha paura? E’ improbabile... Lui si considera un mostro, un essere, una cosa.

 

Ma le cose piangono? No.

 

I mostri possono amare? No.

 

Possono soffrire fino a desiderare la morte? No.

 

 

 

Ma gli immortali non possono morire.

 

 

 

 

Uno sparo risuona tra i monti Nibel.

 

 

 

 

 

 

 

Trentaquattro anni d’illusione dopo, di nuovo, la figura sta rannicchiata davanti ad un’altra tomba, la Sua vera tomba.

 

La sua sofferenza, negli anni, è aumentata a dismisura e ora gli esplode nel petto, al ritmo regolare del suo cuore...

 

Ha ancora un cuore... Anche se non sa come funzioni... Ha dimenticato come si respira.

 

Improvvisamente si alza, attraversa il piccolo lago che lo separa dalla tomba e picchia contro il cristallo con entrambi i pugni chiusi.

 

La maledice. Le chiede perdono e la maledice.

 

Dentro di sè sente i demoni sussultare e risvegliarsi.

 

 

Come può liberarsi da quel dolore? La supplica di rivelargli un modo qualsiasi.

 

Non può morire, non può dimenticare.

 

Se avesse saputo a cosa il suo amore per lei l’avrebbe portato, avrebbe evitato con tutto sé stesso d’innamorarsi, di attaccarsi tanto a Lei... La maledice di nuovo.

 

Lei non ha colpa, è solo un angelo accidentalmente caduto dal cielo a cui è ritornato... Gli angeli sono esseri innocenti...

 

Esseri...

 

Lei è una persona o un essere?

 

 

Scivola lungo il cristallo, privo di forze.

 

Anche questa è una punizione? Poterla vedere senza mai poterla toccare?

 

-Insegnami a credere che si dimentica di star male... Insegnami a credere che tu sei la mia stella, la mia luce...- mormora.

 

L’artiglio che l’uomo che poteva sfiorarla gli ha incastrato nel braccio stride contro il cristallo, graffiandolo e scavando... Cercando la pelle chiara della morta.

 

-Angelo mio, mia luce, mia guida nei momenti di oscurità... Angelo mio, mia luce, che m’illumina ogni giorno... Questa è la mia unica preghiera... Ti prego... Ascoltala...-

 

La sua voce si spezza.

 

Geme.

 

Si accascia su sé stesso.

 

E piange.

 

 

Piange più lacrime di quante ne potrebbero scendere dagli occhi di un popolo che piange la sua Imperatrice...

 

L’imperatrice del suo cuore...

 

Sa che comunque quelle lacrime non basteranno... Non sono mai bastate.

 

Ha bisogno di qualcos’altro...

 

Ma cosa?

 

 

 

 

Da dietro una roccia, un’ombra di donna si asciuga una lacrima e prende la decisione di aiutare il suo angelo caduto.

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Capitolo 2
*** Je saigne encore, sanguino ancora ***


Ha il diritto di posare le sue mani sul tuo corpo

Ha il diritto di posare le sue mani sul tuo corpo...

Ha il diritto di respirare il tuo profumo...

Ha persino diritto a quegli sguardi che lo rendono più forte...

 

E io, che un tempo avevo questi diritti, non posso nemmeno più percepire il calore della tua dolce voce nel mio cuore straziato.

 

 

Perché siamo arrivati a questo?

 

Che cos’ho fatto di male?

 

 

-Mi hai ferita, Vincent, quando hai mostrato il tuo vero io... Sei un mostro, un assassino spietato. Che cos’avevano fatto quei poveri innocenti?! Avevano una famiglia!! Mogli e figli!! Che cos’avevano fatto?!-

 

 

Come spiegarti che avevo massacrato quegli uomini perché complottavano contro la Shinra e, in particolare, contro il progetto Jenova? Volevano fare un attentato per sabotare il progetto.

 

 

Volevano ucciderti.

 

Ma non lo capisci?

 

 

Fa male, credimi. Il tuo sguardo di ghiaccio è come una lama conficcata profondamente nella mia anima.

 

E tu?

Guardati: bella come sempre, con il tuo sorriso radioso ad illuminarti il viso...

 

Neanche l’ombra di una lacrima.

 

 

E sanguino ancora... Sorrido alla morte...

 

Tutto questo rosso sul mio corpo, come quella maledetta sera... Ma il sangue è mio, questa volta...

 

 

E io come ho reagito?

 

Ho pianto. Notti intere. Non ho neppure dormito. Ho iniziato a fumare.

 

E vado ogni sera in quello stupido locale, dove so di poterti trovare...

 

E uso le donne. Ormai mi conoscono. Sono Vincent Valentine, il Turk “bello e dannato”...

 

Ho molte ammiratrici... Molti giocattoli... E tu lo sai...

 

E soffri per questo. Soffri molto. Ti ho anche vista piangere.

 

E io? Ognuna di quelle lacrime è un ago conficcato nel mio cuore.

Ogni cocktail con cui ti ubriachi fa stare male me.

 

 

 

Lui ama accarezzarti il viso mentre ti addormenti...

E tu, illusa dalle sue parole, ti permetti di chiederne ancora.

 

 

Lo so benissimo che ciò che non uccide rende più forti... Ma io...

 

Io sono già morto da tempo....

 

 

 

Ca fait mal, crois moi, une lame enfoncée loin dans mon âme

Regarde en toi, même pas l'ombre d'une larme

 

Et je saigne encore, je souris à la mort

Tout ce rouge sur mon corps

Je te blesse dans un dernier effort

 

Mais je saigne encore, je souris à la mort

Mais je saigne encore.

 

Fa male, credimi, una lama conficcata nel profondo della mia anima.

Guardati, neppure l’ombra di una lacrima.

 

E sanguino ancora, sorrido alla morte

Tutto questo rosso sul mio corpo

Ti ferisco in un ultimo sforzo

 

Ma sanguino ancora, sorrido alla morte

Ma sanguino ancora.

 

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Capitolo 3
*** C'est ma faute, è colpa mia ***


C'est ma faute

E’ tardi, lo so... Sono passati ormai due anni... Ma sai, mi sembra che questo così relativamente corto lasso di tempo sia durato secoli...

Secoli in cui ho vissuto nell’attesa di questo giorno...

 

 

Più il tempo passa, più diventa difficile ammettere i propri sbagli...

 

Questo è un passo decisivo, che dobbiamo compiere entrambi...

 

 

Ma servirà a qualcosa? Servirà a ricostruire quel sottile legame che ho voluto stroncare senza pietà?

 

 

 

Vorrei avvicinarmi a te, con tutto il rispetto possibile e mormorare:

 

Se abuso del vostro tempo, perdonatemi, volevo solo dirvi...

 

E’ colpa mia. Scaricate su di me ogni colpa...

E’ colpa mia, se siamo così lontani l’uno dall’altra...

E’ colpa mia, se non siamo più niente l’uno per l’altra...

 

 

In realtà non voglio che mi perdoni…

Non voglio neppure che mi ascolti…

 

Per cui t’invio questa corta lettera…

Così, leggendo il mittente, potrai decidere di stracciarla in mille pezzi e continuare la tua piacevole vita come se niente fosse...

 

 

Piacevole...

Allora perché continuano a dirmi che non dormi la notte?

 

Voglio che tu possa dormire senza alcun pensiero, senza alcun dubbio...

 

 

Vorrei scrivere una lettera d’addio...

 

Anche se tre semplici parole cercano di uscire dalla mia penna...

 

Cosa dovrei scrivere, ancora?

 

 

In questi due anni, mi hai cercato? Mi hanno riferito questo...

 

Ma non sei contenta di essere con tuo figlio? Quando ti osservo e sei con lui, mi sembrate così uniti, così felici...

 

 

 

Non posso rimanere per sempre nell’ombra, come tuo guardiano...

Devo partire, adesso...

 

 

E’ malsano quello che faccio...

Spiarti per vedere se stai bene...

E accorgermi che la fiamma nei tuoi occhi sta lentamente morendo...

 

E non poter intervenire...

 

 

Poter solo guardare.

 

 

 

Devo lasciare il tempo agire e ricoprire di polvere i nostri ricordi insieme...

 

 

Ma sto abusando del tuo tempo, ora smetto di scrivere...

 

 

Addio, Yuffie...

 

Vincent

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leviathan, perdonami...

 

Non leggere questa parte della mia lettera, Yuffie, ti prego...

 

Ti amo come non ho mai amato nessuno, neppure Lucrecia...

Ti prego, perdona questo povero pazzo che ti ha rovinato la vita...

 

Ti prego, smettila di amarmi.

 

 

Io non potrò mai dimenticarti.

 

 

Almeno salvati da questo suicidio. Dimenticami.

 

 

Risparmia a nostro figlio questo destino...

 

 

E perdonami per tutto il male che ti ho fatto...

 

Non è stata colpa tua se mi sono innamorato di te... Solo colpa mia...

 

 

 

E ti giuro, amore mio, che sei stata il mio peccato più dolce...

 

Quello da cui non vorrei mai redimermi...

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Capitolo 4
*** Dernère danse, ultimo ballo ***


A lungo ho percorso ogni linea del suo corpo

A lungo ho percorso ogni linea del suo corpo...

 

Prima con la comprensione di un fratello... Poi con la dolcezza di un padre... Poi con l’incanto di un amante...

 

Perché questo era ciò che ero per lei... Dapprima fratello con cui confidarsi, poi padre da cui essere protetta ed infine amante... Un amante che non ha però perso il ruolo di padre e fratello...

 

 

Hio sfiorato cento volte il suo volto...

 

Leviathan... Il suo volto era una pura estasi per me...

 

Se mi avessero privato del suo volto per darmi il potere di mille re, avrei rifiutato immediatamente...

 

Non c’era nulla che potesse sostituire un suo sorriso, i suoi occhi indaco o la sua pelle delicata...

 

 

Ho trovato dell’oro e anche qualche stella, asciugando la sua moltitudine di lacrime.

 

E ho imparato a memoria la purezza della sua forma... La sua perfezione, in ogni minima curva del suo corpo...

 

Ricordo ancora come dormiva... Con le lunghe gambe sottili leggermente piegate, sdraiata su un lato, abbracciata al cuscino... Una volta l’ho anche disegnata... Tutt’ora lo faccio...

 

Tento di tenerla in vita in ogni modo... Ma so che, ormai, vive come una parte di me...

 

 

Sapeva suonare il piano in modo eccelso e ballava con una grazia che si può solo ritrovare nelle antiche donne di Wutai.

 

Vorrei un ultimo ballo... E’ il mio ultimo desiderio, su questo tavolo operatorio...

 

Non so se morirò... Conoscendo Hojo, so che la sua vendetta sarà una delle più crudeli...

 

 

Vorrei solo un ultimo ballo, prima che l’oscurità mi avvolga...

 

Prima che l’indifferenza m’inghiottisca...

 

 

Vorrei provare quest’ultima vertigine, prima dell’eterno silenzio...

 

 

 

L’ho conosciuta troppo presto... Era solo una bambina... Ma me ne sono innamorato immediatamente...

 

Leviathan, perdonami... Perdona quest’animo perverso che ha sognato di fare sua la propria sorella e figlia...

 

 

Quando la freccia ha attraversato la mia pelle, l’ho sentita distintamente lacerare il mio cuore...

E’ un dolore che rimane, ma che fa più male che bene...

 

Sono gli uomini, con le loro regole, a maledire e condannare i poveri pazzi come me...

 

In realtà l’amore è così semplice...

 

 

Sono riuscito a resistere un lungo anno...

 

Mi sono ripetuto che era sbagliato innamorarsi di una diciottenne, che era ancora una bambina...

Come ho resistito durante questo lungo periodo in cui, quasi ogni giorno, veniva nel mio letto perché le mancava la sua casa, solo Leviathan lo sa...

 

E poi, mi sono accorto, piano piano, delle sue piccole provocazioni... Ma solo io me ne accorgevo...

 

Né Gast, né Hojo la consideravano una donna... Neppure io, a dire il vero... Bé, era ciò che credevo...

 

E ciò che credevo era più che sbagliato...

 

Fino a quella domenica in cui i due scienziati ci lasciarono soli, la consideravo una povera bambina lontana da casa con la sfortuna/il dono di avere un QI pari a 300... Una bambina che io amavo a causa della mia perversità...

 

 

E’ stato allora che l’ho vista come una donna... Che ho percepito nel suo sguardo la frustrazione e la malizia che non le avevo mai attribuito...

 

E’ stato allora che ho firmato il mio patto con il diavolo... La mia condanna a morte.

 

 

Certo, non potevo sapere che Hojo la considerava una donna molto attraente a cui presto avrebbe proposto di sposarlo...

 

E non potevo sapere ciò che aveva passato durante la sua infanzia... La stessa infanzia che tentava di rivivere con me... Attraverso i miei ricordi...

 

Ben presto ne divenne parte, imparai a vederla come una sorellina, con cui avevo trascorso tutta la vita...

 

Ma non sbagliavo a considerarla come una bambina...

 

Lo era... Ma era macchiavelica, sporcata da una società che non l’aveva mai considerata altro che una meraviglia da esibire... Una donna nel corpo di una bambina... Tutti l’avevano considerata in questo modo tranne me...

 

E per questo mi amava.

 

E per questo ha voluto uccidermi.

 

 

 

Ha voluto distruggere i nostri castelli di carta, quella sera...

 

Si è abbandonata completamente a me, con tutta la fiducia che riponeva in me...

 

 

Il giorno dopo, al suo posto c’erano dei fresia... E un bigliettino con su scritto: grazie.

 

Semplicemente questo... Mi misi a piangere...

 

Un misto di gioia e dolore...

 

 

Per me, il vero significato di quel dono è stato: ti ho donato la purezza del mio cuore... Grazie per tutto quello che hai fatto prima di questo...

 

Non è mai stato, come poi ha affermato: Grazie per essere così stupido da cadere nella mia trappola...

 

 

 

Quand’é partita non ho contestato la sua scelta... Anche questo ha contribuito alla sua morte...

 

Ma, per me, bastava che respirasse... Tutto il resto era futile, senza senso...

 

 

Volevo solo che fosse felice...

 

 

 

Che strano, mi è sembrato di sentirla entrare nel laboratorio e venire verso di me...

 

Mi è sembrato di sentire la pressione delle sue labbra sulle mie... Erano salate... Ha pianto?

 

 

Ma lei è morta... Com’è possibile? Mi sto solo illudendo...

 

 

Ma anche io sono morto...

 

 

Non m’importa... Ho ricevuto la vera felicità, da lei... E quella rimarrà per sempre nel mio cuore...

 

 

-Vincent, non volevo che finisse tutto così... Perdonami... Io... Avrei voluto che tu continuassi ad essere la mia famiglia... Perdonami...-

 

E questa é la sua voce...

 

 

Ma sono morto... Ogni parte di me è morta...

Non posso abbracciarla, come vorrei...

Non posso baciarla, come vorrei...

 

-Grazie... Per aver incantato... La mia vita...-

 

Di nuovo un bacio... E tante lacrime...

 

Anche se questa è solo un’illusione causata dalla mia agonia, questo che mi offre è l’ultimo ballo...

 

 

 

 

Dopo mi aspetterà il silenzio.

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