Il cuore del mondo

di _Alien_
(/viewuser.php?uid=141257)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi è Mai? ***
Capitolo 2: *** Colpo di fulmine ***
Capitolo 3: *** Rivelazione ***
Capitolo 4: *** L'ultimatum ***
Capitolo 5: *** La serata di gala ***
Capitolo 6: *** Num, la prima chiave ***
Capitolo 7: *** Il compleanno di Mai ***
Capitolo 8: *** Crip, la seconda chiave ***



Capitolo 1
*** Chi è Mai? ***


 Mai Blueknight non era altro che una ragazza come tante. Andava a scuola, era una studentessa modello e aveva dei genitori severissimi che non le permettevano il minimo passo falso. Con suo fratello erano più indulgenti, ma non le importava, perché in fondo aveva solo due anni. Lei invece era una quattordicenne senza neanche uno straccio di amica.
O meglio, due “amichette” c’è le aveva: Azula Withlock e Ty Lee McAlistar. La prima era una cinica e viziata figlia di papà, la seconda un’ irritante e sempre sorridente ragazzina super-ricca. Per i suoi genitori, era importantissimo che incontrasse solo persone di buona famiglia e con cospicuo portafoglio. Perciò, ogni mattina, dalla prima elementare, era costretta a sorbirsi il terzo grado di Azula e gli insopportabili sorrisetti di Ty Lee.
Ma Mai era una ragazza molto intelligente e sapeva come districarsi tra quelle due arpie. Ma quello che lei cercava, cioè qualcuno che la ascoltasse e la capisse davvero, non l’aveva ancora incontrato.
Quella mattina, tutto cambiò. Stava parlando con le due oche (stava cercando di scappare da loro, più che altro) quando Azula le domandò con voce suadente:
- Con chi andrai al ballo, Mai? Io e Ty Lee ci andiamo da sole...
-... perché nessun ragazzo ci merita!- concluse raggiante Ty Lee. “Oppure perché nessuno ha avuto il fegato di invitarvi.” pensò Mai, ma si guardò bene dal dirlo.
- Credo che non andrò al ballo. Neanche io ho un ragazzo.
- Io lo cambio ogni mese. Questo mese c’è... Bob Brian.- constatò Ty Lee, come se il ragazzo più popolare della scuola fosse il nulla in confronto a lei.
- Ty, Mai non lo ha mai avuto, il ragazzo!- la ammonì Azula, sperando che Mai commettesse un qualunque passo falso. Ma Mai ormai la conosceva troppo bene e riuscì a sviare il discorso:
- Se non sbaglio, oggi abbiamo il compito di matematica...
- Sai cosa fare.- le sibilò Azula. Purtroppo, nonostante lei odiasse quelle due, doveva anche lasciarle copiare.
Dopo le lezioni, Azula chiamò a raccolta Mai e Ty Lee:
- Ragazze, venite da me, oggi? Così facciamo i compiti insieme...- e volse lo sguardo verso Mai che intanto pensava “Ma cosa crede, che sono nata ieri? Lo so che ve li devo fare io, i compiti suoi e di quell’altra... Quando torno a casa, giuro che parlo con i miei.” Così si munì di cellulare e annunciò alla madre che sarebbe tornata tardi.
- Sei con le tue amiche?- le domandò la madre, speranzosa.
- Sì. Ci vediamo a cena. – tagliò corto lei. E si incamminò verso casa Withlock come se si fosse diretta al patibolo.
Continua...
 
Lo so, è molto breve, ma vi consiglio di continuare a leggerlo... perchè solo allora capirete la vera entità della storia! Ma... leggete e saprete...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Colpo di fulmine ***


 Entrarono nella casa di Azula circa mezz’ora dopo. Mai non c’era mai stata, ma non si stupì degli ambienti enormi, delle pregiatissime porcellane in ogni stanza e del magnifico lampadario veneziano che pendeva nella stanza della ragazza.
- Oggi siamo sole a casa. Mio padre è all’estero, sapete, la vita del proprietario di una multinazionale è faticosa! Mia madre è andata a fare shopping con mia zia. Quindi, a casa rimane solo mio fratello...- e fece una smorfia abbastanza eloquente.
- Non sapevo avessi un fratello...- commentò Mai con voce incolore.
- Non è proprio mio fratello. Non abbiamo la stessa madre. La sua è morta in un incidente stradale. E lui poi non è neanche normale...
Si sentirono dei rumori provenire dal piano di sopra.
- Tsk! Deve essere lui... Comunque, Mai non ho capito bene queste equazioni...
Mai recepì il messaggio forte e chiaro e, anche se a malincuore, dovette “eseguire gli ordini”.
Dopo due ore buone, Ty Lee sentenziò con un sonoro sbadiglio:- Mi sto annoiando! Che facciamo, Azula?
- Ci prendiamo un gelato. Che ne dici, Mai?
- Che idea grandiosa.- e cercò di non far risultare il commento troppo sarcastico. Andarono nella sontuosa cucina e ordinarono (è il caso di dirlo, con la piccola Withlock) una merenda ricca di carboidrati e zuccheri.
- Zuko, non hai niente di meglio da fare che importunarmi?- gli chiese Azula, acida. Mai e Ty Lee non capirono subito a chi si rivolgeva, ma poi comparve un ragazzo alto, dai capelli neri e folti e gli occhi dorati e magnetici. Mai non poté fare a meno di arrossire lievemente.  
- Quindi mi stai chiedendo di morire di sete?- le rispose per le rime lui. Lei divampò.
- Clarisse.- si rivolse con gentilezza alla cameriera:- Mi verseresti un bicchiere d’acqua, per favore?
- Certo.- gli sorrise la donna paffutella. Lui ricambiò il sorriso.
- Vedo che non sei sola.- si rivolse alla sorellastra, ma guardando Ty Lee e... Mai. Quando i loro sguardi si incontrarono, ci fu come una scossa elettrica nell’aria: fu colpo di fulmine. Zuko e Mai si studiarono a vicenda, ma si sentiva che tra loro c’era una certa complicità.
Dopo la piacevole pausa, Mai riprese a lavorare sodo, ma il fratellastro di Azula si offrì di aiutarla.
- Grazie.- mormorò Mai.
- Guai a te se sbagli qualcosa.- ringhiarono le altre due. E si allontanarono, parlottando fra loro.
- Devi scusarla. Nonostante abbia 14 anni, a volte mi pare che ne abbia 4.
- Già... ma non dirle che ho detto questo.- arrossì violentemente Mai. Lei, così attenta e scrupolosa, si era lasciata annichilire da... uno splendido ragazzo in tutti i sensi? Era proprio così. Lui le sorrise e lei si sforzò di ricambiare. Zuko era un genio in matematica e finirono molto velocemente. “Uffa!!!” sbuffava Mai col pensiero perché il loro tempo era finito e Zuko si rimproverava di essere stato troppo veloce.
- Allora... quando ti rivedo?- domandò lei, timorosa.
- Mi farebbe molto piacere incontrarti di nuovo.- le rispose lui, con gli occhi che sembravano traforarle il cuore. Si scambiarono un altro sorriso. E proprio in quel momento sentirono la voce di Azula in lontananza:
- Mai, è stato un piacere passare il pomeriggio con te, spero di rivederti presto!
- Ciao. – aggiunse Ty Lee. A Mai veniva da piangere: non voleva lasciare così quel ragazzo così speciale. Ed ebbe un idea. Abbracciò Azula e Ty Lee e fece per uscire dalla splendida casa, quando si batté il palmo della mano sulla fronte:
- Oh, accidenti! Ho dimenticato il quaderno su!
Le ragazze, temendo che questo avrebbe potuto influire in qualche modo sulla straordinaria capacità di Mai di far loro i compiti, la rispedirono subito nella cameretta. Mai prese un post-it, ci scarabocchiò sopra qualcosa e tornò giù.
- Che sbadata, non è vero?- disse trionfante, brandendo il quaderno.
- Già!- annuirono in coro le arpie. Lei accartocciò il post-it e, senza dare nell’occhio, lo lanciò verso Zuko. Gli rivolse un’ultima occhiata intensa e uscì.
 
Quella notte, nella sua stanza e senza sguardi indiscreti, Zuko aprì il bigliettino e ne lesse il contenuto:
Ecco il mio contatto Facebook, Twitter, e-mail e cellulare. Così puoi parlarmi, se ti va. Spero comunque di rivederti di persona.
                                                                                                        Mai Blueknight
Una lacrima bagnò inesorabilmente il foglietto. “Mi dispiace, Mai”e, mentre rifletteva, si avvicinava al caminetto rimasto acceso “Ma io non posso più vederti. Non posso coinvolgerti nella missione, è troppo pericoloso. Non posso innamorarmi di te. O forse già ti amo e non me ne rendo conto? Comunque sia, devo dimenticarti. E’per il tuo bene.” e gettò il foglietto nelle fiamme. Mentre le lacrime sgorgavano sul suo viso, si sfiorò la cicatrice che gli solcava metà del volto “Non puoi sapere. Non ti sei neanche accorta dei segni della maledizione su di me. E non li vedrai mai.” e, con tristezza infinita si coricò e si addormentò sognando la fine di quell’incubo.

Vi ho incuriosito? Bene, spero solo che continuerete a leggere!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rivelazione ***


 Non l’ aveva chiamata. Non l’ aveva cercata in nessun modo. Ok, poteva non essere iscritto a un social network o non possedere una e-mail o non avere un cellulare... ? Andiamo, in fondo suo padre era ricchissimo, poteva permettersi sicuramente un telefonino. O, più semplicemente, l’aveva trattata come un giocattolo nuovo: ora non gli importava più niente di lei. Non lo avrebbe mai ammesso, ma... ci era rimasta malissimo. Era un miracolo che le due oche avessero creduto alla messinscena del quaderno. E lui la dimenticava così? La vita di Mai scorreva tranquilla e monotona, per il resto, con la solita scuola, i soliti buoni voti e le solite arpie.

Lo squillo della campanella liberò tutti gli studenti dalle classi. Mai non ne poteva più: era andata bene a tutte le interrogazioni, come sempre, ma... un momento! Davanti a lei c’era un sedicenne alto e dagli occhi magnetici e dorati. La stava aspettando.
- Devo parlarti, è urgente.- tagliò corto lui, prendendola per il braccio.
- Ehi! Lasciami andare!- sbraitò invece la ragazza. – Non ti fai vedere da due settimane e pretendi la mia attenzione?
- Ti prego! E’importante!- continuò lui, preoccupato e dallo sguardo circospetto. Mai non era per niente convinta, ma lo seguì.
- Spero sia una questione di vita o di morte.- commentò acida lei, lanciandogli uno sguardo assassino.
- Lo è. Mai, credo... credo di essermi innamorato di te. - e aspettò una sua reazione.
- Si vede che sei fratello di Azula. Ma non ti sei stancato di considerarmi così stupida?- arretrò la ragazza, con gli occhi che le pungevano.
- No, è la verità. Ascolta, quando avevo tredici anni, venni colpito da una maledizione. E’una specie di cancro: ogni giorno, vengo corroso da male. C’è un unico modo perché io possa guarire: devo trovare il cuore pulsante della Terra e consegnarlo a mio padre. Lui mi ha maledetto e lui solo ha l’Antidoto.
- Ammettiamo per un attimo che tutto questo sia vero... io cosa c’entro in tutto ciò?- chiese scettica Mai.
- Non ho mai provato per una persona ciò che provo per te: posso raggiungere il cuore del mondo solo con l’altra metà del mio.
- Come no! Basta, questo è troppo! Sei pazzo!
- No, aspetta! Ho le prove... ma non qui.- e la trascinò in un vicolo appartato. Erano le 19.00 (Mai aveva il tempo pieno) ma già la luna si stagliava nel cielo. Zuko si lasciò avvolgere dalla sua luce... e sul suo corpo comparvero delle cicatrici profonde, la più grande gli tagliava a metà il volto. Mai avrebbe voluto gridare per l’orrore. Non solo si era resa conto che il giovane non mentiva, ma anche lei aveva provato sentimenti completamenti nuovi verso di lui.
- Non voglio avere niente a che fare con te! Lasciami in pace!- e fece per allontanarsi.
- Mi rimane solo un altro anno da vivere, ma se non vuoi, non posso costringerti.- replicò lui, con voce rotta. Lei si paralizzò.
- Cosa devo fare per salvarti?
- Accompagnarmi nell’impresa. Mi odio per ciò che ti sto chiedendo, ma non posso ignorare i miei sentimenti.
- Ma... io non provo l’amore travolgente che senti tu... io vorrei procedere per gradi, vorrei conoscerti...
- Se accetti, non potrai più tornare indietro. Dovrai lasciare New York e girare il mondo con me. Non preoccuparti, mia madre ha lasciato il suo denaro a me, ed era davvero molto ricca... come situazione economica siamo a posto.
- E i miei genitori? Come faccio a dir loro che parto?
- Bhè, potresti... aspetta un secondo. Accetti?- le domandò lui, incredulo e profondamente grato.
- Io... non lo so. Devo pensarci. Ma, stavi dicendo... ?
- Ci penserà Azula. Dal tuo entusiasmo nel frequentarla, capisco che è per i tuoi che le stai vicino.
- Sì, è così. E credi che ci... ti aiuterà?- chiese lei, ancora indecisissima.
- Non sarebbe la prima volta. Ma, tornando a noi... se accetti, fatti trovare domani alle 5.15, quando è prevista l’alba, al porto, con il più stretto indispensabile in una sola valigia. Già che ci sei, ti conviene portare qualche spicciolo, non si sa mai...
- E... se non accetto?
- La tua vita sarà lunga e spero felice e la mia sicuramente breve. – disse lui, in tono asciutto.
- Allora siamo d’accordo. Ci penserò.- lo congedò lei, correndo via.
- Aspetta!- la raggiunse lui.
- Che altro c’è?
- Questo.- e la baciò appassionatamente, perché sapeva che, se non avesse accettato, non l’avrebbe mai più rivista. Lei si staccò dal suo abbraccio e scappò via.

Continua...

Cosa succederà alla nostra Mai? Accetterà o no? Continuate a leggere e saprete!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'ultimatum ***


 Mai si girava e rigirava nel letto. “Cosa devo fare? Voglio aiutarlo, ma non posso lasciare i miei genitori. Ho una vita normale, non so se voglio rinunciarvi.” Guardò la luna piena e si scoprì atterrita mentre un fascio di luce argentea le sfiorava il braccio. Ma la sua pelle rimase quella che era, liscia e vellutata. Mai adesso doveva decidere: seguire il ragazzo che più di tutti la affascinava e che forse amava oppure ignorarlo e continuare a vivere la monotonia di tutti i giorni...
Quasi senza rendersene conto, le apparve davanti agli occhi Zuko che la prendeva tra le sue braccia e posava le labbra sulle sue, trasmettendole tutto l’amore che provava per lei. Era confusa. Molto confusa.
Senza fare rumore, scivolò in cucina dove prese l’elenco telefonico. “Wallaby... Welling... Withlock!”cercò mentre, con mano tremante, compose il numero. – Pronto?- le rispose una voce assonnata.
- Clarisse, sono Mai. Scusi per l’ora, ma...
- Ho capito. Rimanga in linea, glielo vado a chiamare. – e Mai fece per chiudere la comunicazione quando sentì la voce del ragazzo enigmatico di qui, molto probabilmente, si stava innamorando.
- Pronto, Mai? Come stai? Cosa succede?- le domandò lui, premuroso verso i suoi confronti.
- Io...- e ricordò il dialogo di poche ore prima: “Se accetti, non potrai più tornare indietro.”
- Io... accetto, Zuko. Vedi di organizzarti con Azula, sai, per i miei genitori...- ma il ragazzo aveva abbassato la cornetta del telefono per poi rialzarla, comporre il numero della sorella, sentire il segnale libero e riabbassare il ricevitore.
Mai, intanto, era rimasta col telefono in mano. Aveva fatto bene ad accettare? O si era cacciata in una questione più grande di lei? Sentì il campanello della porta vibrare, mollò il telefono e si precipitò allo spioncino: l’arpia n°1, Azula, e la n°2, Ty Lee, erano sulla soglia di casa sua. Lei aprì, timorosa e stanca di tutti quei misteri, e l’arpia n°1 le chiese, con tono perentorio:- Dove sono loro?
- Stanno dormendo. Cosa credi che facciano, a quest’ora?- le rispose sarcastica la ragazza.
- D’accordo. Prepara la valigia e vattene, ai tuoi ci pensiamo noi.- le intimò Azula. L’arpia n°2 si limitò ad annuire, minacciosa.
Mai corse nella sua stanza, radunò l’indispensabile e lo cacciò in un bagaglio a mano. Poi prese tutti i suoi risparmi e ritornò nel salotto, dove i suoi e il fratellino ascoltavano rapiti Azula:- Non dovete preoccuparvi di nulla, la borsa di studio è molto consistente e lei non perderà neanche una lezione. Quando la videro, le corsero in contro e l’abbracciarono:
- Uno stage di un anno in Artide! Mantieniti in contatto con noi, tesoro, hai avuto davvero una grande opportunità!
- Sì, sono così fiera di te!- le accarezzò il viso la madre, con le lacrime agli occhi.
- Buona fortuna!- la salutarono mentre la lasciavano andare per l’ennesima volta con le altre due ochette.
- Mi mancherete. Vi voglio bene.- mormorò Mai. In cuor suo, sapeva che non gli avrebbe più rivisti.
 
Raggiunsero il porto all’orario stabilito e lì incontrarono Zuko, anche lui con un solo bagaglio a mano.
- Cercate di non farvi uccidere!- li salutarono Azula e Ty Lee. Mai e Zuko rimasero interdetti.
- Ti ringrazio infinitamente per quello che hai fatto.- le sussurrò lui, sfiorandole i capelli.
- No. Tu mi ami, o almeno è ciò che hai detto. Ma io non credo di ricambiare, almeno non ancora.
- Certo, come vuoi.- la rassicurò subito Zuko. Insieme, si imbarcarono su una nave da crociera.
- Dove stiamo andando?- domandò Mai, curiosa.
- In Alaska.- le rispose lui:- Dopotutto, non hai davvero mentito.
Continua...
Il mistero si infittisce... ma basta continuare a leggere per svelarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La serata di gala ***


 Erano ormai vicini alla meta. Mai aveva deciso di non separarsi da Zuko in nessun caso. Era da sola, non voleva legarsi ad altre persone e non aveva nessuna certezza a cui aggrapparsi. Una sera, decise di scoprire il perché di tutta quella faccenda. Era una serata di gala e lui le aveva donato un vestito blu notte, che faceva risaltare la sua pelle chiarissima e i capelli scuri. Il ragazzo invece indossava un semplice smoking. Si trovavano sul ponte e, mentre guardavano il mare, Mai parlò:
- Zuko, ho accettato di venire con te. Ma ora voglio sapere per che cosa ho abbandonato tutto.
- Il tuo desiderio è lecito.- e inspirò profondamente la brezza marina.
- Quando avevo solo due anni, mia madre fu coinvolta in un incidente stradale. Mio padre non sembrò rammaricarsi troppo: si sposò con Liza e nacque Azula. Io, invece, ne rimasi devastato e decisi di scoprire la verità. Ursa, mia madre, stava cercando il cuore del mondo. Infatti, intorno al 1700, gli esseri viventi vennero attaccati da un virus micidiale. La popolazione si decimò letteralmente e animali e piante si estinsero. Richard Feboos, uno scienziato sperimentale, scoprì che il pianeta era vivo, con un proprio organismo che si stava distruggendo. Feboos allora, raggiunse il cuore del mondo e vi impiantò una sonda che immette regolarmente impulsi elettrici. In questo modo, ne regolarizzò i battiti cardiaci. Feboos però non riuscì a estirpare il virus. Ai giorni nostri, l’attività del virus si è stabilizzata. La sua azione consiste in una lenta e costante depressione, quindi i mercati azionari perdono quotazioni in borsa, l’inquinamento si triplica, gli omicidi e i delitti in generale si scatenano... insomma, la negatività prospera. Mia madre aveva scoperto che nel cuore c’era la soluzione a tutti i mali del mondo. E’ per questo che dobbiamo raggiungerlo.
- Ma perché sei stato maledetto?- chiese Mai, cercando lo sguardo del giovane. Lui si voltò verso di lei e la tirò a sé.
- Avevo tredici anni. Scoprii che mio padre, oltre ad essere un azionista, era anche un alchimista. Anche lui cercava il metodo per estirpare il virus, ma, a differenza di Feboos, aveva concentrato tutta la sua potenza distruttiva per tentare di creare un vaccino. Avevo scoperto tutto e sapevo troppo, almeno per i gusti di Ozai Withlock. E, “accidentalmente”, versò la soluzione che aveva ottenuto su di me, maledicendomi a vita.
Mentre parlava, la luna cinse nel suo abbracciò luminoso Zuko, che rivelò le sue innumerevoli cicatrici. Mai, per non rivelare ad altri il loro segreto, gli fece scudo col suo stesso corpo.
- Finché non consegnerò il cuore del mondo a mio padre, che dovrebbe così scoprire la miscela per il vaccino, io resterò così. Solo mio padre potrà ricreare l’Antidoto che mi salverà.
- Oh, Zuko... – e stavolta fu lei a baciarlo, lasciandosi andare completamente alla passione che provava per lui.
- Ti amo. – le sussurrò lui. Sapeva che gli rimaneva un solo anno da vivere con lei e non voleva sprecarlo. Mai gli accarezzò la cicatrice sul viso e lo baciò ancora.
Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Num, la prima chiave ***


 Per chi non lo sapesse, ho modificato la storia: Zuko e Mai si dirigono in Artide.
 
La mattina dopo, sbarcarono in Artide.
- Cosa c’è qui?- chiese Mai, incuriosita dalla scelta del ragazzo.
- Scoprii che la chiave per arrivare al cuore del mondo è divisa in tre parti: Num, Crip e Am. Dagli appunti di mia madre, Num dovrebbe trovarsi qui, un luogo freddo e inospitale. Num blocca la depressione emotiva cioè quella che spinge le persone a fare del male a sé stessi e al prossimo.
I due ragazzi noleggiarono una barca. Zuko teneva in pugno un quadernetto con gli appunti e lo consultava di tanto in tanto. Mai lo guardava e non riusciva a pentirsi della sua scelta. Era stata una scelta d’amore e sapeva di essere ricambiata.
Si munirono di abiti pesanti e raggiunsero il Passo del Serpente. Era una sorta di lago circondato dal ghiaccio, dove però non si scorgeva nessuno...
- Siamo vicini... – e fu proprio lì che vennero attaccati da un enorme mostro marino.
Sembrava una specie di rettile mutante che rapì Mai con l’immensa coda. Zuko cercò qualcosa nei bagagli, ma non trovò niente per colpire il mostro. Intanto, Mai veniva sbattuta da una parte e dall’altra del mostro. Mentre veniva strattonata con violenza, notò un’iscrizione sul collo del serpente. Poi, improvvisamente, il serpentone mollò la ragazza e la fece precipitare in acqua.
 Zuko fissava impotente la scena:
- NOOOOOO! MAI!!!- e si tuffò nel mare gelido. Il mostro non aspettava altro. Cercò di azzannare i due amanti più e più volte. Mai si era nascosta dietro un blocco di ghiaccio e cercava una soluzione al problema. Guardò la barca e si accorse con orrore che era vuota. No, non poteva essere... se emetteva un suono, avrebbe attirato il mutante. Ma non poté fare a meno di versare lacrime amare che si persero nell’acqua gelida. Qualcosa di viscido e rivoltante le sfiorò il viso... Mai si girò si scatto, terrorizzata. La coda del mostro era lì.
Decise di vendicare Zuko. Prese un pezzo acuminato di ghiaccio e lo conficcò tra la carne del serpentone e l’iceberg su cui era posata. Sentì il mutante emettere un verso di dolore e rabbia, le stesse sensazioni che sentiva lei. Dalla tasca, tirò fuori il coltellino svizzero e lo conficcò più volte nella coda dell’essere. Forse era quello il suo punto debole... ma le fauci del mostro si abbatterono inesorabilmente su di lei. E fu l’ultima cosa che vide prima del buio...
 
Tossì e aprì gli occhi. Ma, appena lo fece, trasalì. Quell’essere che aveva ucciso la persona che amava era lì? Si alzò velocemente e barcollò, ma non aveva nulla con cui difendersi...
- Mai! Stai bene?
- ZUKO! – e lo abbracciò:- Credevo di averti perso...- mormorò tra le lacrime lei.
- Ho afferrato il tuo coltello e l’ho colpito all’occhio prima che potesse farti del male.
- Faceva la guardia a Num, vero?
- Sì. Lo protegge da sguardi indiscreti...
- Non l’hai ucciso?
- Dovevo prima salvarti.
Mai lo guardò indignata:- E allora come facciamo ad arrivare a Num?
 Zuko scrutò l’acqua e gli parve di scorgere il corpo filiforme della creatura. Il sole era oscurato da nuvoloni neri. Zuko raccattò gli appunti di Ursa e li lesse con avidità:
- La chiave Num è nel serpente! Dobbiamo prendergli l’occhio destro...
- Quello che hai colpito?
- No, io ho ferito il sinistro. Il destro è finto: se avessi colpito quello, non lo avrei nemmeno scalfito.
- Allora, che aspettiamo?
- Non è così semplice... dobbiamo prenderglielo in un momento in cui sia tranquillo e abbia gli occhi aperti... potremmo sfruttare l’effetto sorpresa: se non s’è l’aspetta, forse abbiamo più possibilità.
- La soluzione è bloccarlo e staccargli l’occhio. Potremmo scoprire il suo punto debole...
- No, ci metteremmo troppo tempo. Sfruttiamo l’effetto sorpresa.
- Gli ho fatto male quando ho colpito la coda. E lo hai fatto scappare quando gli hai ferito l’occhio buono... potrebbe essere sotto la cresta, un punto protetto e che passa facilmente inosservato...
- Torno a ripeterti che ci vuole tempo. Dobbiamo essere veloci.
- Ma se c’è l’effetto sorpresa, dovremo rimanere vigili e attenti ogni momento e non avremo un’altra possibilità!
- Non fallirò.
- E io cosa dovrei fare? Girarmi i pollici?
- Non puoi correre un rischio del genere. Se ti dovesse succedere qualcosa...
- Ma voglio e posso aiutarti!
- No, Mai.
- Sì, Zuko. – e cominciò la lite che sfociò in:
–  Non ti lascerò andare! Non puoi affrontarlo! Non posso perderti! Ti amo troppo!
- Sì, ti servo per trovare la chiave, per finire la tua missione! Ma sai che c’è? Vai, fatti uccidere! Così tornerò a casa in pace!
Si divisero. Cosa che non doveva assolutamente capitare.
Zuko, arrabbiato con sé stesso e con Mai, non era più lucido.
Affrontò comunque il mostro. Quell’essere era ancora lì, che lo attendeva. L’effetto sorpresa non funzionò e il mostro riuscì a graffiare il giovane ad un avambraccio. Iniziò una lotta cruenta: Zuko aveva con sé una coppia di sciabole antiche che finalmente utilizzava. Trafisse ogni parte del corpo del serpente, ma sembrava invincibile. Sapeva che sarebbe stato sopraffatto e alla fine si arrese, mollando le sciabole sulla riva del mare e pensando intensamente a Mai mentre le fauci del mostro calavano su di lui. Ma non successe ciò che si aspettava: un rumore di lama che fende l’aria, un rantolo di orrore del mostro e un tonfo acquatico.
Aprì gli occhi e vide Mai brandire la chiave Num mentre il mostro veniva inghiottito dal gelo. Gli passò le sciabole e lo guardò.
- Scusa. Avrei dovuto...- cominciò lui.
- Non preoccuparti.
- Come hai fatto a ucciderlo?
- Ho usato il mio fermacapelli cinese: davvero molto tagliente!- disse, indicandolo.
- Io volevo solo proteggerti.
- Lo so.
- Perché ti amo.
- So anche questo.
- Io...
- Zitto. – lo baciò.
Continua...
Questo era un capitolo completamente diverso dai precedenti... spero vi sia piaciuto comunque.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il compleanno di Mai ***


 - Prossima tappa: Africa. – decretò Zuko, di nuovo sulla nave da crociera.
- COSA? Se andiamo avanti di questo passo, potremmo non finire in tempo! Sei proprio sicuro che dobbiamo andare così lontano da dove siamo ora? – lo guardò scandalizzata Mai, con la prima chiave, Num, in mano.
- Ehi, ho un altro anno da vivere con te, vorrei assaporarlo fino in fondo. Questa è il giro del mondo, abbiamo già visitato la costa del Pacifico negli States, l’Alaska, il Canada e l’Artide.
- Già, come dimenticarlo... – lo sguardo di Mai si perse nella distesa di ghiacci davanti a lei. In lontananza, si intravedeva un orso polare:
- Ci metteremo un’eternità... e io non voglio lasciarti andare così.
- Bhè, almeno potremmo usare questo tempo per conoscerci, non credi? – le domandò lui:
- Inoltre, io ti ho raccontato tutto della mia vita, se si può chiamare così, ma io non so niente della tua.
- Non c’è niente da dire. Prima che arrivassi tu, vivevo con i miei e mio fratello. Tutti pretendevano tutto da me e io li accontentavo. Ma nessuno si prendeva la briga di ascoltarmi e di chiedermi cosa pensavo. Per loro, erano scontate le mie tesi, le mie reazioni e le mie motivazioni. Ma, in realtà, nessuno sa davvero chi sono.
- E dopo? – le chiese lui, stupito dall’improvvisa loquacità della ragazza.
- Dopo cosa? – cercò di sviare il discorso lei, mentre avvolgeva lentamente le sue braccia attorno al collo del ragazzo.
- Dopo il mio arrivo nella tua vita, cosa è successo?
- Questa parte già la conosci. – si scostò da lui, come se fosse pentita di essersi sfogata con qualcuno.
- No, invece. Non posso entrarti nella testa. Nessuno potrà mai capire i tuoi pensieri, è compito tuo dirmi ciò che provi adesso, cosa pensi, cosa vorresti dirmi.
Lei lo guardò come se fosse un alieno:
- Tu... tu sei il primo che... che mi dice queste cose. Sei l’unico che mi capisce davvero... – balbettò con un filo di voce lei mentre lui la abbracciava. Lei, però, lo allontanò bruscamente:
- Prima che un amante, ho sempre voluto avere un vero amico. – argomentò assorta nel panorama ghiacciato che stavano lasciando per il caldo torrido.
- Mai, io ti amo e questo nessuno potrà mai mutarlo. Se non provi la stessa cosa, faresti meglio a dirlo perché altrimenti rischieresti la tua vita invano. – si concentrò sull’acqua ferita dallo scafo della nave.
- Anch’io ti amo... credo. – si allontanò progressivamente lei.
Lui non aveva la forza di guardarla. Era convinto di ciò che provava per quella ragazza taciturna ed intelligente, astuta e così insicura. Lui, invece, sapeva ciò che voleva: liberarsi della maledizione e amare Mai per il resto dei suoi giorni. Ma lei era così riluttante al pensiero di avere qualcuno accanto, forse perché le sue presunte amiche la sfruttavano e basta. Non aveva mai provato sentimenti così forti per nessuna e tutto quello che voleva era stringerla fra le sue braccia e non lasciarla più andare, ma capiva la repulsione che la attanagliava.
Si fece forza e guardò nella sua direzione: lei era sparita. Zuko era disperato, iniziò a correre per il ponte, a guardare anche il più piccolo anfratto e sporgenza, ad urlare il nome di Mai come un ossesso.
- Zuko, calmati, sono qui! – gli sfiorò la spalla la ragazza, nella direzione opposta rispetto a dove lui aveva setacciato il ponte. Si era spostata silenziosamente dall’altro lato per osservare la sua reazione e ne era rimasta molto colpita. Lui fu assalito da due volontà opposte: quella di strozzare Mai e di gettarla nelle acqua gelide dell’Artide che stavano abbandonando e quello di prenderla la testa fra le mani e baciarla. Nessuna possibilità era quella giusta.
- E’stato un grave errore coinvolgerti. Non avrei dovuto neanche incontrarti...
- No. Dammi tempo. Conosciamoci, parliamo, facciamo qualcosa insieme, come amici. Scusami per prima, è solo che... volevo vedere quanto sono importante per te. – a Zuko venne l’impulso di rispondere che era vissuto sedici anni solo per lei, ma sapeva che doveva procedere per gradi e fingere di avere ancora tanto tempo da sprecare.
- Scuse accettate. Vieni, beviamo qualcosa. – rispose lui, in un tono così secco da lasciare perplessa Mai, abituata alla dolcezza e al senso protettivo di Zuko.
 
Come promesso, chiacchierarono molto in quelle lunghe settimane, tra escursioni e serate di gala varie. Dovevano attraversare tutto il mondo: ridiscesero verso New York e si fermarono in America del Sud, Brasile, a Rio de Janeiro, dove Mai e Zuko si divertirono tantissimo, dimenticando completamente Feboos e il cuore del mondo. Risalirono e circumnavigarono tutto il continente americano. Si prepararono ad affrontare cinque giorni di navigazione per raggiungere l’Africa. Più giorni passavano, più i due si conoscevano e diventavano amici. Zuko aveva scoperto quanto fosse piacevole la compagnia di Mai, quanto fosse divertente provocarla ed essere provocato, quanto la amasse. Anche Mai capiva, man mano che il tempo passava, di essere sempre più attratta da Zuko e non solo come amico.
Il terzo giorno di navigazione, Mai compì quindici anni. Ricevette una telefonata dai genitori, che le chiesero dei suoi studi e le augurarono buon compleanno. A cena, Zuko organizzò una mega festa e tutta la nave si scatenò nelle danze. Alla fine dei festeggiamenti, a notte ormai inoltrata, i due si incamminarono verso la cabina.
- Grazie, è stata davvero una bellissima festa.
- Figurati. Questo ed altro, per te. – e quella frase fece scattare in lei una gioia incontenibile, abbracciò Zuko e lo baciò. Lui non poté fare altro che ricambiare quel bacio così intenso.
 
Continua...
 
Il rating di questa storia deve rimanere verde, ragazzi. Quindi i nostri eroi non passeranno la notte insieme... non so se mi sono spiegata. Scusate se c’è stato eccessivo fluff. Continuate a leggere, please!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Crip, la seconda chiave ***


 Zuko era immerso nei suoi pensieri, da solo, quando comparve Mai, con una camicia beige di lino, pantaloni dello stesso colore e tessuto e l’inseparabile (ed acuminato) fermaglio cinese. Gli si avvicinò con passo felpato fino a sfiorargli la spalla. Lui sussultò:
- Mi hai fatto venire un infarto! – e la ragazza rise, divertita dal comportamento sempre circospetto del’amico... se così si poteva chiamare...
- Allora, dov’è la prossima chiave? – chiese per sviare il discorso lei.
- Secondo gli appunti di mia madre, Crip blocca la depressione generale, quella che obbliga gli uomini a circondarsi di cose inutili, a distruggere la natura per ottenerle, a inquinarla e a deturparla in ogni modo. Si trova in questo luogo afoso. – disse, indicando le coste dell’ Egitto, dov’erano approdati.
Scesero dalla nave e iniziarono ad esplorare i dintorni del porto di Port Said, vicino a Il Cairo. Dovevano trovare una bottega di antichi reperti della civiltà egizia. Mai cercava di avanzare il passo e non perdeva di vista il compagno, noncurante del sole che picchiava sui loro visi. Il mercato di Port Said straripava di gente come il fiume Nilo e i due ragazzi dovettero tenersi per mano per non perdersi.
- Non ci sarà nessun serpente mutante di 8 metri ad aspettarci, vero? – chiese lei, ricordando il loro scontro in Artide.
- Non si può mai sapere... – le rispose lui, facendole da scudo col corpo contro i raggi del sole.
La Bottega delle Mappe Dimenticate giaceva avvolta nell’oscurità di un vicolo alquanto angusto. Mai, poco prima di arrivare, si stagliò di fronte a Zuko e gli prese le mani.
- Se ne usciamo vivi, dobbiamo parlare di una questione che mi sta molto a cuore. – decretò. Lui annuì ed entrarono. Il negozio sembrava vuoto, ma subito, dietro al bancone in fondo alla stanza, comparve un uomo che accennò uno sdentato sorriso.
- Zuko Withlock! Che piacere vederti! Come sta Song? E Jin? – chiese il tizio, mentre osservava gli occhi di Mai trasformarsi in due pericolose fessure. Zuko divenne paonazzo e, con fare minaccioso, sentenziò:
- Sai cosa cerco. – a quelle parole, il vecchio scomparve nel retro – bottega.
- Idiota... – sibilò a se stessa e al ragazzo, che cercò subito di spiegare.
- Prima di te, ho incontrato altre ragazze che si sono innamorate di me, ma io non le ricambiavo...
- Ma, dato che tu pensi solo a te stesso, le hai trascinate in questa rocambolesca avventura, non è così? – una lacrima di frustrazione bagnò il voltò della ragazza – Ma la cosa che davvero mi sconvolge è anch’io ci sono cascata come un idiota! – anche lui sgranò gli occhi. L’aveva detto, era innamorata, stentava a crederci, ma era così. E ora, come un perfetto idiota (Mai aveva ragione) l’aveva persa.
- Se credi che continuerò questa ricerca, ti sbagli. Io me ne torno a casa. – e fece per andarsene, prima di cadere in una botola nascosta. Il vecchio ridacchiò. Ma lo sguardo atroce di Zuko lo fece tacere:
- Tu, brutto verme, sudicio essere ignobile! – lo insultò il ragazzo, cercando la ragazza nell’oscurità della botola. Ma il tunnel che si era aperto era più che profondo e di Mai non c’era nessuna traccia. Con un balzo, la raggiunse e, dopo un po’di metri di scivolata verso l’ignoto, finì in mezzo ad un cumulo di sabbia dorata.
 
Non sapeva dove si trovava.
- ZUKO!!! – lo chiamò lei, ma non riusciva a vedere niente, solo un immenso deserto di sabbia che le penetrava gli occhi e le bruciava, insieme alle lacrime.
- Ma perché ho abbandonato la mia vita? Perché l’ho fatto? Perché??? – urlava a se stessa, ripensando alla scuola, ai genitori, al fratellino e le mancarono anche Azula e Ty Lee. Mai maturò l’ipotesi che Zuko fosse una specie di Barba Blu e che, una volta scoperto tutto, la malcapitata finisse in quel deserto sotterraneo. Ma la cosa peggiore era che ora amava Zuko più di qualunque altra cosa al mondo e, se fosse potuta tornare indietro di molto tempo, avrebbe impedito ad Ozai di gettare il “vaccino” sul figlio maggiore, condannandolo a quella assurda maledizione.
Sentì i piedi sprofondare tra le dune e notò con orrore degli artigli scheletrici arpionarle le gambe. Gridò disperata e si sfilò il fermaglio cinese, cercando di liberarsi... col solo di ferirsi il polpaccio destro, mentre degli scheletri sabbiosi emergevano e la avvolgevano con le loro mani. Si mise in ginocchio, il polpaccio che le sanguinava. L’odore del sangue sembrò eccitare di più gli scheletri. Lei alzò lo sguardo e provò a conficcare il fermaglio nelle costole di uno di loro, ma il mostro lo estrasse con facilità e lo buttò via. Lei lo recuperò in tempo, e vide che il suo aggressore aveva tra i denti una chiave. Crip.
 
- NO!!! – accorse Zuko, prendendo in braccio Mai e allontanando i mostri con una delle sue inseparabili sciabole.
- Aspetta, la chiave! – lo ammonì lei, indicandogli lo scheletro che la custodiva.
- No, prima devo salvarti.
- Sto rischiando la mia vita per salvare la tua. Prendi la chiave e andiamocene. – lo bloccò immediatamente lei. “Meglio di una dichiarazione d’amore in piena regola” pensarono entrambi. Anche se in modo riluttante, Zuko adagiò la ragazza sulla sabbia, mentre, con le due sciabole tese verso il custode della chiave, scattava e lo trafiggeva. Ma neanche questo lo scalfì. Era il caso di dare al mostro dell’osso duro... Zuko tentò un nuovo affondo, che stavolta riuscì. Allungò la mano, arraffò la chiave, estrasse le sciabole, le ripose in modo fulmineo nel fodero, raccolse Mai e tornò rapidamente in superficie.
 
- Stavi per morire a causa mia... – mormorò Zuko, fasciandole la gamba ferita.
- Esagerato! E’ solo un graffio... – rispose lei, fintamente indignata, mentre sfiorava le dita velocissime di lui, che le avvolgeva la ferita con leggerissime bende bianche. Con estrema sorpresa, si accorse che aveva evitato il suo sguardo. Lo costrinse ad alzare la testa e gli sorrise.
- Grazie. – disse, accarezzandogli i capelli. Lui avvampò leggermente.
- Sono io che devo ringraziarti. Scusami per non averti detto di Song... e di Jin...
- Chiudi il becco, Withlock! – lo fulminò con lo sguardo lei. Poi, chiuse gli occhi e posò le labbra su quelle di Zuko. Lui ricambiò il bacio e la staccò lentamente.
- Lo si che la ferita potrebbe infettarsi? Devo curarti al meglio. – e Mai non poté fare a meno di sorridere.
 
Continua...
 
E così, i dubbi di Mai verso Zuko sono finiti... ma sarà così?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=780118