Smalti, Orecchini, Sesso e Adolescenti di GiuLiaStrAngE (/viewuser.php?uid=51438)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. ***
Salve a tutti
cari lettori. Mi presento sono Giulia e sono praticamente una novellina
nel
mondo delle fanfiction. Questa è la mia prima fanfiction
seria e cercherò di
rendevi partecipi alla storia che voglio raccontare. Per rendervi un
po’ più
curiosi voglio dirvi che di base è tratta da una storia vera
che ho arricchito
per renderla appetibile per la lettura. Lo scopo di questo racconto
è di farvi
entrare nella testa di una adolescenti come tutte le altre, cercare di
mostrarvi con può passare nella testa di una ragazzina. La
nostra protagonista,
Rebecca, è davvero un carattere misterioso e intrigante che
pian piano si
scoprirà lungo la fanfiction. Farà le sue
esperienze di vita e crescerà. Non voglio
annoiarvi. Buona lettura! =)
Giulietta.
Era
una giornata
tipica dell'inverno Vercellese. Freddo pungente, nebbia, nuvole,
asfalto
ghiacciato. Un paesino qualunque di campagna, immobilizzato dalle
temperature
polari e dallo scarso lavoro agricolo poiché “non
è tempo per il riso”. Tutto
il paesaggio sembra racchiuso in un mondo a parte, ovattato, dovuto
dalla
foschia che rende l’atmosfera quasi da film horror. In
realtà era solo
un’impressione...
Infatti,
la Signora
Mazzetti, rispettabile donna pensionata, era in giardino a curare le
sue piantine.
Se la prendeva con comodo perché considerata la stagione, ne
aveva poche da
guardare e annaffiare e ormai le conosceva benissimo forse aveva
addirittura
dato a ognuna un nome. Tutte le sue amiche la consideravano la fioraia
del
paese, perché il suo giardino era bellissimo, curatissimo e
oggetto d’invidia,
infatti tutte cercavano di imitarla. La Signora Mazzetti adorava questo
piccolo
paesino. Ogni qual volta che c’erano novità, non
serviva altro che recarsi al
bar per sapere la notizia completa e talvolta arricchita di dettagli
scandalosi. Dunque, annaffiando abbondantemente le sue adorate piante,
la S.
Mazzetti analizzava in silenzio la novità fresca di
mattinata. -Gioventù
bruciata!- commentava tra se e se perché la cameriera del
bar le aveva raccontato
delle scorribande notturne di una banda di ragazzini un po’
teppisti che la
sera prima, all’una di notte, vagavano per strada cantando a
squarciagola
–Gioventù d’oggi! Sono solo capaci a
fare chiasso!-.
Proprio
mentre era
intenta a fare i suoi soliti commenti e a curare le solite piantine, le
arrivò
“casualmente” all’orecchio una
conversazione fatta con toni un po’ troppo alti.
In casa dei vicini, la famiglia Costa, era in svolgimento una
discussione tra
madre e la figlia minore Rebecca. Cercando di non dare
nell’occhio (e senza
riuscirci!) si avvicinava pian piano alla finestra per origliare...
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-Mamma
piantala…-
Ero davvero esasperata –Rebecca… non mi piace il
tuo comportamento! È
sconsiderato e irresponsabile! Dici di essere matura per i tuoi quasi
16 anni!
Eppure trascuri le cose che sono veramente importanti come..- Ecco,
perfetto!
Mi mancava soltanto la ramanzina da “Manuale della mamma
perfetta”. Se pensa
ancora di convincermi con questo discorso si sbaglia di grosso, povera
mamma
illusa…- e bla bla, bla bla bla non va bene!- …Ma
ha finito?! Devo ancora
mettermi le scarpe e Ginevra mi starà già
spettando con le chiavi della
macchina in mano. Forse se adotto la tecnica >Sorridi e
annuisci< me la
cavo con poco da sto casino –Sisi mamma! Hai ragione! Ora
posso andare…?- Con
la tua solita faccia sconsolata e sull’orlo si una crisi di
nervi finalmente
disse le parole tanto amate..-Chiedi a tua sorella se ti accompagna!-
La mia
sorellona mi salva ogni volta. Proprio in quel momento stava scendendo
con un
maglione infilato per metà con i suoi boccoli castani che le
spuntavano
dappertutto –Bec aiutami cavolo!! Ahi no…
così mi fai male… comunque la porto
io mamma e mi… Ahi scema mi hai fatto male… e mi
fermo con lei!- Ginevra era
imbranata e impacciata, ma era la sorella più pazza e
più brava di questo
mondo. -Eh va bene! Non fate tardi! Ricordatevi che avete una casa.
-Certo
mamma- Rispondemmo in coro ormai sulla porta di casa x svignarcela il
prima
possibile.
Tirandomi
un
cazzotto sulla spalla con la sua solita finezza da camionista, Ginevra
mi
ricordava che le dovevo un favore. E come negarglielo?! Mi ha salvata
da una
situazione terribilmente fastidiosa, che ormai si ripeteva da mesi.
Salite in
macchina, notai la Signora Fiorellino (come la chiamavo io) che ci
guardava
perplessa. La nostra cara vicina aveva sicuramente ascoltato tutti e
domani
mattina, se non un ora dopo, tutto il paese aveva da discutere sulla
mia
disciplina. Si facessero una padellata di fatti di loro vecchie! Sempre
lì a
gufare e a osservarti come sciacalli! Ma onestamente era
l’ultimo dei miei
pensieri. Si perché stavamo andando in uno dei miei posti
preferiti. Dove il
divertimento era assicurato e, beh, c’era il ragazzo che mi
piaceva. Inutile
dire che per una adolescente è essenziale seguire gli ormoni.
Insomma
questo
posto era una specie di capannone dove assieme alla nostra compagnia
stavamo creando
il nostro carro di carnevale. Ah… Carnevale, la
festività più bella dell’anno!!
Lì per me era un mondo
a parte, perché
nessuno ti dava limiti e ridevo tutto il tempo. Peccato che questo tipo
di
svago, che in realtà si rivelava un impegno, mi portava via
tempo allo studio.
le mie prestazioni scolastiche erano nettamente calate e non potevo
negare che
era colpa del carro. Ma non era solo colpa di questo…
Lì avevo conosciuto
Alessandro. Non me ne ero invaghita subito, ma dopo mesi di chiacchere
e
cavolate dette insieme sono caduta nella trappola come una pera cotta.
Tempo
di fare tutte
queste belle considerazioni eravamo già arrivate al
capannone. –Ma ciau
Tope!!!- Ci salutava dall’entrata Gio. L’ amico di
trent’anni ancora fidanzato,
con un debole per le belle ragazze ma che alla fine non era pedofilo,
come
poteva apparire le prime volte. –Siete un po’ in
ritardo oggi!- diceva Gio con
aria da finto arrabbiato –Eh sia com’è!
Quando la mamma ti agguanta e ti fa la
ramanzina è difficile staccarsi!- le miei spiegazioni gli
bastavano per capire
che la situazione non migliorava e cercava di tirarmi su di morale
–Daaaaaaai!
C’è tanto di quel lavoro da fare che la mamma la
dimentichi!-. entrata lì
dentro tirai un sospiro di sollievo. Ed eccolo lì Ale, con
il suo viso carino e
il sorriso sghembo che aveva sempre stampato in faccia. Mamma mia che
batticuore. Mi dovevo avvicinare per salutarlo assolutamente, ma la mia
timidezza mi fotteva sempre tutti i piani per attaccare decentemente
bottone
con lui. Che nervoso! Dai Rebecca, devi farcela! Capelli? A posto.
Sorriso? Non
riesco. Magnifico, stavo deviando per andare a salutare gli altri e lo
ignoravo
completamente. Eh no… così non è farsi
desiderare, così è autolesionismo. –Wei
Bec! Sbaglio o ti sono cresciute? Se vieni qui controllo!- Oddio ce
l’aveva
proprio con me! L’inevitabile umorismo riferito al corpo e al
sesso, tipico dei
ragazzi. –Fottiti Ale, non sono fatti tuoi!- Magari lo
fossero… Nono! Niente
pensieri strani! –Dai non fare la difficile!- Mi guardava
malizioso con il
sorriso che solo lui riusciva a fare, e ogni volta mi
sciolglievo.-Coglione!
Ciao a tutti!-. Tutti si voltarono per salutare me e Gine e come ogni
volta ci
accoglievano a braccia aperte.- Le belle ragazze si accettimo
volentieri!-
frequente anche questa battuta, stava parlando Marco, il più
vecchio della
compagnia. –Marco non fare il cascamorto! Io ho quasi 16
anni..la Gine 19! Non
credi di essere un po’ troppo cresciuto?- Meglio se non davo
corda a lui… avevo
sempre una certa paura di attizzarlo. –We Gio!! Oggi arriva
un nuovo amico
dello scemo!- Diceva Chicco, il più piccolo (ma spesso tre
volte me) urlando
dall’altra parte del capannone… Vidi che Ale gli
lasciava i giornali e lo
insultava per avergli dato dello scemo, ma alla fine era davvero uno
scemo!
Amico?!
Mmm. Chissà
se è carino. Insomma anche se era in rapporti di amicizia
con il tipo che mi
piaceva, un’occhiata potevo sempre dargliela!
D’altronde agli ormoni non si
comanda. -Ehi Veline! Che fate di bello stasera?- Ci chiamavano Veline
me e la
Gine perché io ero bionda con gli occhioni azzurri, mentre
mia sorella mora con
gli occhi scuri.-Non abbiamo ancora sentito nessuno,
perché?- Disse Gine, il
sabato sera andavamo sempre per locali con gli amici di scuola.-State
con noi!
Mangiamo una pizza tutti assieme per dare il benvenuto alla nuova
recluta e
dopo cena spariamo quattro cazzate!- Bella! Mi piaceva questo
programma. Magari
sarei riuscita a stare da solo con Ale. -Va benissimo!!-. Avevo deciso
io. Mentre
mettevo i guanti per non sporcarmi le mani, stavo attenta a non
rovinarmi le
unghie, una delle mie fisse da ragazza. Adoravo tenere le unghie lunghe
per
decorarmele e abbinarle al vestito. Essendo una adolescente non potevo
rinunciare alla cosmesi così facilmente. Ale nel frattempo
si era avvicinato
–Dai Bec stasera ci divertiamo!- Alludeva a qualcosa di
più delle quattro
stronzate, ma non pensavo che lo intendesse veramente, poi era
così
carino…-Ihihihih sisi!- …Che risposta da oca!
Proprio mentre discutevamo sentii
una voce nuova alle mie spalle. Era arrivato al capannone il ragazzo
nuovo.
Tipico siciliano con i capelli e occhi scuri, magro con una camminata
da
presuntuoso. Si presentò agli altri poi venne verso me e
Ale. –Ciao Vale!- Si
diedero la mano e subito dopo un pugno sulla spalla, maschi!. Lo
sconosciuto si
chiamava Valerio. Mi ispirava… Astio! Proprio non mi andava
a genio come
camminava, la sua voce, i modi di fare. Basta avevo deciso! Non lo
sopportavo a
pelle. Si girò verso di me –E questa biondina?-
NO!! Così proprio non poteva
chiamarmi! –Rebecca! Grazie-. Mi squadrava dalla testa ai
piedi e non potevo
sopportarlo il suo atteggiamento, vicino c’era Ale e non
volevo che lui
pensasse male… Il nuovo non mi interessava! Si
girò senza dire nient’altro e
con un sorriso troppo furbo per i miei gusti stampato sul viso. Mi
irritava la
sua presenza anche se era lì da dieci minuti, e tutta
l’attenzione era rivolta
verso di lui. Scemi! Erano abbindolati da questo babbeo che si credeva
attraente e furbo più degli altri, con una risata
coinvolgente e sempre la
battuta pronta. Mi girai offesa, facendo muovere la mia morbida chioma
bionda e
facendo tintinnare gli orecchini. Cercavo di concentrarmi sulle mosse
che
dovevo fare per conquistare Ale e su come colorare i pezzi
già finiti del carro,
ma la mente era occupata dalla curiosità. Non riuscivo a
smettere di pensare…
Forse perché il mio carattere mi impediva di rimanere
indifferente alle cose
nuove, e vivere esperienze mai provate prima era l’esca a cui
abboccavo sempre
con una pesciolino tonto. E chi mi stava tirando l’esca,
sapeva che sarei
abboccata. I miei
occhi azzurri e
profondi come il mare non nascondevano l’immensa
curiosità che provavo verso
quel ragazzo così accattivante e insopportabile. La mia
immensa ingenuità si
vedeva, ed era il gioco preferito di molti. No! Non potevo caderci.
Forse
erano i miei
soliti castelli in aria, costruiti su sensazioni provate per un
millesimo di
secondo. Ma a me piaceva giocare…
Eccoci
alla
fine del prima capitolo. Spero vi sia piaciuto e continuate a seguirmi!
Recensite
per favore!!! =) sarò ben contenta anche di accettare
critiche! Un bacio.
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. ***
Salve
a tutti cari lettori! Questo è il secondo capitolo, la
storia inizia un pochino
a movimentarsi e di delineare il vero carattere della nostra
protagonista. I
suoi pensieri iniziano a complicarsi e a lanciarci il mondo delle
adolescenti,
fatti di sogni, supposizioni e tante speranze. Spero vi piaccia. Mi
raccomando
recensite tutti! Commenti belli o brutti che siano li
accetterò tutti! Un bacio
Giulietta.
Ero
fuori dal capannone tutta sola. Faceva un
freddo cane e lo sentivo nonostante fossi avvolta in tre maglie
più il
giaccone, l’omino Michelin mi faceva un baffo. Ero seduta su
un blocco di
cemento a fumare una sigaretta e guardavo il cielo stellato, uno
spettacolo
meraviglioso. C’era poco inquinamento luminoso quella sera e
le nuvole si erano
diradate in certi punti, così da riuscire a vedere anche la
luna. Gli unici
rumori che si sentivano erano quelli del traffico e della campagna che
circondava il capannone. Tutto sembra fermo lì fuori. Ero
dannatamente scomoda
in quella posizione, ma era l’unica alternativa al sedersi
per terra: il che
non mi allettava considerata la temperatura. Ritornai a pensare alle
stelle. Il
fumo che espiravo saliva denso e definito, come se cercasse anche lui
di
scaldarsi da questo freddo pungente. Ma che cazzate stavo dicendo! Era
solo
fumo! Stavo diventando scema ogni giorno di più, saranno i
troppi complessi
mentali che mi rimbambiscono. Rimasi incantata del cielo stellato per
tutto il
tempo della sigaretta, una volta finita la buttai velocemente per
entrare. Proprio
mentre stavo per alzarmi dal blocco di cemento, uscì Gio
–Topa che ci fai qui
fuori sola! Ti va se ti faccio compagnia?- Gio per me era come un
migliore
amico, forse un po’ troppo cresciuto e un po’
troppo gentile a stare dietro a
una ragazzina.-Certo, stavo per fumarmi una sigaretta!- Bugia!
Però non potevo
rifiutare.
-Allora
raccontami un po’ Bec… come ti sembra
quello nuovo?- Proprio la domanda che non volevo sentire,
perché lo chiedeva a
me porca miseria?! –Perché lo chiedi a me Gio?-
Cercavo di non destare
sospetti, così lanciai uno dei miei sorrisi folgoranti per
sviare l’odio che si
poteva leggere chiaramente nei miei occhi. -Eh topa sei una ragazza! E
chi meglio
di una ragazza sa darmi un'accurata e spietata opinione su di un tipo?-
Non
aveva tutti i torti, infatti mi bastava un’occhiata per avere
un’opinione su di
un ragazzo.- Ok, ok hai ragione! Beh da come si è comportato
a cena e
considerando il modo in cui si è presentato, direi
che..è un grandissimo
presuntuoso!- l’avevo detto con troppa enfasi e si capiva che
non lo potevo
soffrire. -Hahahahaha sei così imprevedibile! Tutti lo
troviamo simpatico e
coinvolgente!- ciò significava che ero sola nella lotta per
sbatterlo fuori da
quel capannone. Mannaggia! Sarebbe stato difficile sopportarlo! Almeno
avevo
Ale cui pensare. speravo che Gio mi desse delle notizie su di lui:
qualcosa che
mi fosse utile per capire cosa pensava di me, se ero sulla strada
giusta oppure
se no valeva la pena ed era tutto tempo sprecato. Speravo che in
qualche modo,
quella serata così bella e piena di stelle portasse qualcosa
di buono. -Ma
dimmi con i ragazzi come va?- Gio ammiccava, sperando di strapparmi
qualche
informazione scottante sulla mia vita privata. Insomma non avevo molto
da
raccontare, non potevo certo dirgli che mi piaceva Ale!
Sennò che casino
sarebbe saltato fuori?! -Niente di importante… non mi sento
con nessun
ragazzo!- Effettivamente era così, non mi sentivo con
qualcuno in particolare, solo
che avevo omesso il particolare della mia cotta per il Signorino
Alessandro.
-Ma
sai che piaci a qualcuno di questa compagnia
Bec? Me l'ha riferito il diretto interessato!-. Oh Dei chi era? Volevo
assolutamente sapere il nome. Ero arrossita evidentemente,
perché Gio rise
molto divertito -Prova ad indovinare!-. Avevo il batticuore. Ero
confusa e
vorticavano mille nomi nella mia testolina. Chicco, Teo, Dani e Davide
non
potevano essere perché erano miei cugini, tutti gli altri
erano troppo grandi
perchè fossero interessati a me.Dopo pochi secondi il
vortice di nomi si
fermarono su due. Panico. Gioia. Spernaza… - Ale?..-
l’altro non volevo
nominarlo. Pregavo in tutte le lingue che fosse lui e mi mancava il
fiato. - Eh
già topina! Proprio lui-.
Non
sapevo bene descrivere cosa era successo
dentro di me. Un vulcano di emozioni. Nella mia testa esultavo in tutti
i modi
possibili e immaginabili. Nel mio stomaco c’erano stormi di
farfalle impazzite,
come se fossero inseguite da un retino. E il mio cuore galoppava e
mancava poco
all’infarto. Giorni celesti, non mi sembrava vero. -Sei
contenta?- Caspita
si!!! Ma trattenni le mie emozioni e mi limitai a rispondere
-… è carino!-. Ora
avrei fatto sul serio, niente comportamenti con messaggi impliciti,
solo
avances. Ma l’orgoglio femminile mi frenava e mi imposi sul
momento che non avrei
mai e poi mai fatto la prima mossa. Dovevo vedere se il ragazzo aveva
le palle.
Io
e Gio continuammo a parlare seduti lì fuori
nonostante il freddo pungente. Da dentro si sentiva chiacchierare e
ridevano
tutti, non so se era stata una barzelletta o il vino. Parlavo con Gio
di una
cosa, ma i miei pensieri vagavano per i fatti loro. Non ci credevo che
per una
volta le cose stavano andando per il verso giusto, perché
erano mesi che andava
tutto storto. A casa litigavo spesso con i miei. Sempre per le stesse
motivazioni, e le prediche finivano per essere le solite. Non resistevo
più in
casa, tranne che nella mia camera e quando mi trovavo da sola di
pomeriggio. Il
tema preferito della mia mamma era la scuola. Lei sosteneva che dovevo
concentrarmi sempre sui libri, perché erano le basi per il
mio futuro; in un
certo senso aveva ragione. Io ribattevo che una vita sociale dovevo pur
coltivarla e la passione per il carnevale non poteva negarmela,
perché anche
lei l’aveva da giovane. Questo era il meno, le liti con i
genitori erano
plausibili alla mia età. Il peggio era la mia migliore amica
Aurora. Da qualche
tempo, infatti, frequentava un ragazzo che non mi piaceva per niente.
Si
amavano follemente, ma lui era troppo appiccicoso, e ogni qual volta
che non
andava qualcosa mi chiamava disperato per sapere che fare, cosa dire,
cosa
regalare, eccetera eccetera... Insomma una grandissima rottura di
ovaie! In più
sto tipo si drogava. Questo proprio non mi andava giù.
Aurora lo difendeva in
tutti i modi, ma sapevamo tutte e due che la storia non poteva durare,
e a
tutte e due preoccupava la sua reazione a riguardo. Litigavo ogni tanto
con
Aurora perché si ostinava a non ascoltarmi quando sapeva che
avevo ragione e i
miei consigli avrebbero reso la vita più facile a tutti. Si
metteva pure il
fatto che ero stata clamorosamente rifiutata da poco da un ragazzo che
mi aveva
illuso fino all’ultimo, bellissimo e
simpaticissimo… la crisi di nervi era
vicina.
Sospirai
e proposi –Andiamo dentro Gio? Ho
freddo…- Guardavo speranzosa il mio amico, fiduciosa della
sua cavalleria, ma
l’imprevisto è sempre dietro l’angolo mi
dicono!… -Dai ti riscaldo io!- Ero
allibita –Ma dai non dire stronzate Gio!- Pensavo veramente
che fosse uno
scherzo. Lui, fidanzato e trentenne, mica veniva a fare proposte a una
bambina
come me. Mi alzai senza fare caso alla sua battuta, ma Gio si mise in
piedi
davanti a me. Cosa stava facendo? No. Mi stava mettendo le mani sui
fianchi.
–Sei così bella Rebecca. Hai il viso di un angelo
e un corpo davvero sensuale…-
Non credevo a quello che stava facendo. Conosco i suoi gusti riguardo
alle
donne, ma ho sempre creduto che fosse soltanto amicizia la sua, non mi
era mai
passato per la testa un secondo fine. Mi guardava con bramosia e voglia
di
mangiarmi. Sconvolta, cercai di farlo ragionare –Ehm grazie..
Gio cosa vuoi
fare? Non puoi!- Ingenua! Cosa altro voleva un uomo che si avvicinava e
ti
stringeva sempre di più, se non baciarti e toccarti? Non
riuscivo a
divincolarmi perchè mi teneva stretta, così girai
la testa. –No!- Non riuscivo
a capire il suo comportamento, mi sentivo presa in giro. Si era sempre
comportato così bene con me, solo qualche battuta ogni
tanto, ma lo trovavo
comprensibile. Smise di avvicinarsi al mio viso. Non disse niente o mi
lasciò,
mi staccai ed entrai nel capannone.
Sembrava
un mondo completamente diverso. Tutti
che ridevano ancora seduti a tavola e avevano messo un po’ di
musica come
noise. Nessuno avrebbe mai immaginato cosa era accaduto fuori, tranne
Ginevra,
che aveva intuito qualcosa notando la mia espressione terrorizzata e
mortificata.
Mi fece un cenno col capo per chiedermi cosa avevo, scossi la testa per
negare.
Gio entrò subito dopo di me, e mi mise un braccio intorno al
collo, trasalii, e
gridò rivolto agli altri. –Bene ragazzi
è ora di tornare a lavorare, abbiamo
tanto da fare!- mi
fece l’occhiolino e
tolse il braccio e si diresse verso il pianale semi vuoto del nostro
carro
allegorico. Non dissi niente a Ginevra e tanto meno mi avvicinai ad
Ale, non me
la sentivo più di tentare un approccio. C'eravamo messi
tutti quanti a
lavorare. C’era chi faceva la carta pesta, chi faceva gli
stampi e chi
controllava la parte meccanica per i movimenti. Tutti che ridevano e
parlavano
allegramente. Io tacevo e pensavo. Ogni tanto guardavo con la coda
dell’occhio
Ale, cercando di incrociare il suo sguardo per trarre un po’
di conforto.
Stupidamente mi impegnavo ad ignorare Gio, mentre lui faceva come se
niente
fosse. Mi sorpresi a incrociare lo sguardo con lui: Valerio. Ciliegina
sulla
torta a questa giornata schifosa era la sua presenza, sempre
più fastidiosa. In
più ogni tanto mi fissava, cosa che mi irritava in modo
più assoluto. Ma ogni
volta che incrociavo per sbaglio i suoi occhi sussultavo. Impossibile.
Cosa
dovevo trovare di così magnetico e curioso in un essere che
conoscevo da poche
ore e mi stava antipatico? Mi guardava sempre con quel sorrisino furbo.
Che
cosa voleva da me? Non capivo, e mi attraeva il mistero di questa
attrazione. Ero
tremendamente curiosa…
Era
ora di lasciare il capannone. Salutati
tutti, compreso Gio e Valerio a malincuore e Ale con una faccia da
ebete,
salimmo in macchina e tornammo a casa. Una volta nel letto, dopo una
doccia
rilassante e un giro su Facebook, pensavo a tutto
quello che era successo. Ad Alessandro piacevo.
Il giorno dopo sarei ritornata al capannone avrei provato ad agire un
po’ più
decisa. Ero così felice. C’era solo un problema.
Il comportamento di Gio era
stato deplorevole, avrei avuto paura di lui per un pezzo. Inoltre non
sono una
puttana… non poteva trattarmi così! Non devo
più tornare lì. Ma con Ale? Ci
tenevo troppo. Non riuscivo a rinunciarci. Il solo pensiero mi faceva
quasi
piangere. E dovevo capire cosa frullava per la testa di quel ragazzo
così
presuntuoso ma, lo ammetto, dannatamente bello. Prospettava
un’esperienza
avventurosa ed ero troppo maliziosa per lasciarlo perdere. Tanto ero
convinta
di essere presa per Ale e volevo dargli una lezione, giusto per
soddisfazione
personale. Sarebbe stato uno sfizio da togliermi assai appagante.
Eccoci
alla fine del capitolo. Recensite
numerosi, spero di aggiornare al più presto causa vacanze.
Un saluto!!!
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
3
Salve
a tutti di nuovo!! Mi scuso per il ritardo. Non riuscivo più
a trovare un
attimo di tempo per continuare la storia. Quindi mi affretto a lasciare
il
posto al nuovo capitolo. Bacio , Recensite in tanti!! Al prossimo
capitolo...
Il
cellulare
squillava. Vrrr Vrrr Vrrrr!!! Stupida vibrazione. Aprii un occhio,la
sveglia
segnava le undici di mattina. Avevo dormito un bel po’, ma di
certo avrei
continuato. Era uno stupro rompere il microclima creatosi sotto il mio
piumone
per allungare la mano e rispondere, ma il cellulare continuava a
suonare
imperterrito. Speravo almeno che fosse qualcuno di gradito. Vrrrr
–Pronto?- Ero
riuscita a biascicare da sotto il mio piumone, non avevo nemmeno
controllato di
chi fosse la chiamata. –Ma salve Tesora!!!Sono riuscita a
svegliarti??- Grazie
a Dio era la mia migliore amica Aurora, sennò avrei potuto
fare una strage.-Ma
salve Gioia mia! Stavo dormendo, e anche beatamente!- Le parole
uscivano a
stento dalla mia bocca, perché cervello e il resto del corpo
non connettevano
ancora bene, e non ero sicura di riuscire a fare un discorso coerente
se non
dopo una tazza di caffè. -Senti oggi ti va di farti un giro
al centro
commerciale? Lo shopping stanotte mi ha mandato un segno! Ihihihihih-
La solita
scema. Avevo voglia di vederla e la proposta di shopping non la
rifiutavo di
sicuro ma…- Cazzo Gioia oggi ho promesso che andavo al
carro- insomma dovevo
andarci assolutamente.-Daaaaaaaaaaaai!! Devo prendere un sacco di roba,
non
posso farlo da sola! Poi ho delle news scottanti Teso! Devi
assolutamente
saperle in esclusiva!- Mi aveva convinto. Forse era meglio distrarmi un
po’,
inoltre non potevo rinunciare a una giornata così
allettante. Gli altri
avrebbero fatto a meno di me per una giornata,inoltre avevo
anch’io novità importanti da raccontare.
Dovevo però stare attenta a come dirle tutto quello che era
successo, ciò che
aveva fatto Giò non era una cosa da nulla e lei poteva
spaventarsi. Poi tutti i
miei casini mentali su Ale, il fatto che piacessi anche io a lui, il
nuovo
arrivato affascinante ma insopportabile. Era un macello unico. Ci
voleva
un’intera giornata per fare chiarezza su tutto.
Chissà lei cosa doveva
raccontarmi. Le chiesi delle informazioni per non lasciarmi
così sulle spine, ma
testarda com’era, non volle assolutamente anticiparmele.
Infine decidemmo
orario e luogo di ritrovo per poi salutarci e chiudere la chiamata.
Come
al solito ero
in ritardo. La piastra scaldava vicino al mio piede, ed io per miracolo
non mi
ero infilata la matita in un occhio mentre cercavo di fare una linea
dritta
sulla palpebra. L’eye-liner macchiava ovunque ed ero
sull’orlo di una crisi di
nervi. I capelli biondi, stirati con il ciuffo tenuto indietro dalle
forcine, odoravano
di lamponi e il mio profumo si spargeva in tutta la casa. Sul letto
regnava il
caos, avevo tirato fuori mezzo armadio e messaggiavo con Aurora per un
aiuto
con i vestiti. Alla fine la soluzione più semplice si
dimostrava ancora una
volta la più adatta. Jeans stretti scuri, canotta bianca,
maglia grigia
abbottonata solo in fondo, All bianche (consumate). Davanti allo
specchio, mi
guardavo dalla testa ai piedi e notavo che mancava qualcosa, un qualche
particolare per dire finalmente >Sono
pronta!<…la cintura non serviva
perche la maglia copriva i fianchi, e braccialetti li avevo
già addosso… gli
orecchini!! Presi un paio dei miei preferiti, argentati lunghi. Guardai
l’orologio. Ero riuscita addirittura ad essere pronta cinque
minuti prima
dell’orario di partenza. Controllai il cellulare, nessun
messaggio. Mentre
aspettavo che Ginevra fosse pronta per accompagnarmi al Centro
Commerciale, mi
studiai bene allo specchio. Nello specchio vedevo una ragazzina
biondina, con
gli occhioni azzurri, le labbra sottili e rosee. Il corpo slanciato,
non esile e
formoso, con i tratti quasi da ragazza matura. Ora capivo
perché molte volte mi
davano anni in più, ma io in realtà non notavo
niente di straordinario e
provocante. Mi chiedevo se per gli altri fossi una bella ragazza oppure
una
uguale alle altre, cercavo un qualche particolare interessante, ma
trovavo solo
difetti. Fianchi pronunciati, naso un pochino a patata, un
po’ di occhiaie. Mi
soffermai sugli occhi. Più li guardavo più mi
perdevo in essi. Mi sorpresi. Emanavano
un riflesso strano con la luce. Catturavano la mia attenzione e mi
sembrava di
riuscire a leggere attraverso di essi cosa stavo pensando. Sembravano
quasi
magnetici…
-Beeeeeeeeeeeeeeeeec!!!
Muoviti!!!- Ginevra
stava sbraitando dal sotto scala, Cazzo eravamo in ritardo! Mio
papà alzò gli
occhi al cielo sconsolato, era abituato a queste scene, e
ritornò con lo
sguardo sul suo consueto documentario della domenica pomeriggio.
–Noi usciamo! Torniamo
per cena!- Ginevra salutava i genitori e usciva da casa, io la seguivo
saltellando cercando di infilami le scarpe e la borsa che penzolava in
equilibrio precario sul mio polso. Partimmo rapide per passare a
prendere
Aurora. Lei abitava in un altro paesino a mezz’ora dal
nostro, ma il suo era
molto più vicino al Centro Commerciale. Passammo davanti al
capannone, dove
eravamo state la sera prima. Vedemmo le luci accese e mi parve strano
non
girare. Chissà cosa stava facendo Ale….
Mi
persi nei miei
pensieri per tutto il viaggio. Ginevra cercò in qualche modo
di attaccare
bottone, ma io liquidavo la conversazione con qualche affermazione
scontata e
risatine poco convinte. Così dopo vari tentativi, anche lei
si stufò di cercare
un qualche spunto per farmi aprir bocca. Non riuscivo a smettere di
sognare a
occhi aperti, la mia testa pensava e pensava, non si fermava e sembrava
una
macchinetta. Sogni, immagini sfuggenti, pensieri confusi e ricordi
marchiati a
fuoco. Tutto vorticava nella scatola cranica e chiunque provasse ad
entrare in
quel momento, si sarebbe perso in mezzo a tutto quel casino. I
ragionamenti che
facevo non avevano uno scopo ben preciso, una questione da risolvere o
un
qualsiasi altro fine, la mente vagava libera, senza freni. Scandagliavo
tutti
gli avvenimenti delle ultime settimane, e toccavo ogni tasto dolente,
giusto
per ricordarmi che non ero in un periodo spensierato. In mezzo a tutti
i
pensieri c’era anche quello indesiderato riguardante la
scuola. Era l’ultimo
dei miei pensieri di questi tempi, e purtroppo la trascuratezza verso
lo studio
si riscontrava nei voti che ormai non erano più alti come
prima. Era argomento
di discussione giornaliero con i miei genitori, e ogni volta la storia
si
concludeva con le solite minacce e i soliti rimproveri sul deplorevole
andazzo
scolastico.
Fanculo!
Sta scuola
mi faceva proprio schifo. Ogni mattina trovavo la forza di alzarmi solo
perché in
classe mi aspettava Aurora, mia migliore amica nonché
fedelissima compagna di
banco. Soltanto lei riusciva a darmi la voglia di stare lì
cinque ore al
giorno, per sei giorni la settimana. Perché lei era davvero
un’amica con i
fiocchi e contro fiocchi. Lei c’era sempre, mi dava i
consigli più utili,validi
e adatti di qualsiasi altra persona, ed erano conformi alla mia
personalità…
forse ne sapeva più lei su di me di quanto ne sapessi io.
Nonostante Aurora
fosse più bella di me, non mi lasciava mai in disparte
quando uscivamo assieme
e i ragazzi le ronzavano attorno. Era ammirabile come si comportasse
con gli
spasimanti, non si comportava certo da gatta morta e riusciva sempre a
cavarsela con un tocco di stile in più. Una ragazza davvero
singolare, testarda
fino alla morte, con la quale passavo i momenti più belli e
spensierati della
mia vita. Le uscite banali, diventavano attimi di conforto e
assicuravano un
rifugio dal mondo assillante, ed oggi era proprio la giornata giusta
per
passare del tempo con lei. Finalmente eravamo arrivate davanti a casa
di
Aurora.
Eccola,
capelli
castani lunghi e mossi, occhi grandi e scintillanti color nocciola,
labbra
carnose, un po’ più bassa di me ma con il corpo
perfetto. Il sorriso era sempre
ampio e sincero ogni volta che ci vedevamo, di certo non era una banale
amicizia; il nostro era un legame fraterno. -Le News??!!- chiesi
impaziente
ancora prima di salutarla -Aspetta Tesora, sono scottanti e devo
prepararti
psicologicamente!-.
Scottanti?!
Oh sì,
mi piace…
Al
prossimo capitolo...
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