Smalti, Orecchini, Sesso e Adolescenti

di GiuLiaStrAngE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


    Salve a tutti cari lettori. Mi presento sono Giulia e sono praticamente una novellina nel mondo delle fanfiction. Questa è la mia prima fanfiction seria e cercherò di rendevi partecipi alla storia che voglio raccontare. Per rendervi un po’ più curiosi voglio dirvi che di base è tratta da una storia vera che ho arricchito per renderla appetibile per la lettura. Lo scopo di questo racconto è di farvi entrare nella testa di una adolescenti come tutte le altre, cercare di mostrarvi con può passare nella testa di una ragazzina. La nostra protagonista, Rebecca, è davvero un carattere misterioso e intrigante che pian piano si scoprirà lungo la fanfiction. Farà le sue esperienze di vita e crescerà. Non voglio annoiarvi. Buona lettura! =)

Giulietta.

 

 

 

Era una giornata tipica dell'inverno Vercellese. Freddo pungente, nebbia, nuvole, asfalto ghiacciato. Un paesino qualunque di campagna, immobilizzato dalle temperature polari e dallo scarso lavoro agricolo poiché “non è tempo per il riso”. Tutto il paesaggio sembra racchiuso in un mondo a parte, ovattato, dovuto dalla foschia che rende l’atmosfera quasi da film horror. In realtà era solo un’impressione...

Infatti, la Signora Mazzetti, rispettabile donna pensionata, era in giardino a curare le sue piantine. Se la prendeva con comodo perché considerata la stagione, ne aveva poche da guardare e annaffiare e ormai le conosceva benissimo forse aveva addirittura dato a ognuna un nome. Tutte le sue amiche la consideravano la fioraia del paese, perché il suo giardino era bellissimo, curatissimo e oggetto d’invidia, infatti tutte cercavano di imitarla. La Signora Mazzetti adorava questo piccolo paesino. Ogni qual volta che c’erano novità, non serviva altro che recarsi al bar per sapere la notizia completa e talvolta arricchita di dettagli scandalosi. Dunque, annaffiando abbondantemente le sue adorate piante, la S. Mazzetti analizzava in silenzio la novità fresca di mattinata. -Gioventù bruciata!- commentava tra se e se perché la cameriera del bar le aveva raccontato delle scorribande notturne di una banda di ragazzini un po’ teppisti che la sera prima, all’una di notte, vagavano per strada cantando a squarciagola –Gioventù d’oggi! Sono solo capaci a fare chiasso!-.

Proprio mentre era intenta a fare i suoi soliti commenti e a curare le solite piantine, le arrivò “casualmente” all’orecchio una conversazione fatta con toni un po’ troppo alti. In casa dei vicini, la famiglia Costa, era in svolgimento una discussione tra madre e la figlia minore Rebecca. Cercando di non dare nell’occhio (e senza riuscirci!) si avvicinava pian piano alla finestra per origliare...

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-Mamma piantala…- Ero davvero esasperata –Rebecca… non mi piace il tuo comportamento! È sconsiderato e irresponsabile! Dici di essere matura per i tuoi quasi 16 anni! Eppure trascuri le cose che sono veramente importanti come..- Ecco, perfetto! Mi mancava soltanto la ramanzina da “Manuale della mamma perfetta”. Se pensa ancora di convincermi con questo discorso si sbaglia di grosso, povera mamma illusa…- e bla bla, bla bla bla non va bene!- …Ma ha finito?! Devo ancora mettermi le scarpe e Ginevra mi starà già spettando con le chiavi della macchina in mano. Forse se adotto la tecnica >Sorridi e annuisci< me la cavo con poco da sto casino –Sisi mamma! Hai ragione! Ora posso andare…?- Con la tua solita faccia sconsolata e sull’orlo si una crisi di nervi finalmente disse le parole tanto amate..-Chiedi a tua sorella se ti accompagna!- La mia sorellona mi salva ogni volta. Proprio in quel momento stava scendendo con un maglione infilato per metà con i suoi boccoli castani che le spuntavano dappertutto –Bec aiutami cavolo!! Ahi no… così mi fai male… comunque la porto io mamma e mi… Ahi scema mi hai fatto male… e mi fermo con lei!- Ginevra era imbranata e impacciata, ma era la sorella più pazza e più brava di questo mondo. -Eh va bene! Non fate tardi! Ricordatevi che avete una casa. -Certo mamma- Rispondemmo in coro ormai sulla porta di casa x svignarcela il prima possibile.

Tirandomi un cazzotto sulla spalla con la sua solita finezza da camionista, Ginevra mi ricordava che le dovevo un favore. E come negarglielo?! Mi ha salvata da una situazione terribilmente fastidiosa, che ormai si ripeteva da mesi. Salite in macchina, notai la Signora Fiorellino (come la chiamavo io) che ci guardava perplessa. La nostra cara vicina aveva sicuramente ascoltato tutti e domani mattina, se non un ora dopo, tutto il paese aveva da discutere sulla mia disciplina. Si facessero una padellata di fatti di loro vecchie! Sempre lì a gufare e a osservarti come sciacalli! Ma onestamente era l’ultimo dei miei pensieri. Si perché stavamo andando in uno dei miei posti preferiti. Dove il divertimento era assicurato e, beh, c’era il ragazzo che mi piaceva. Inutile dire che per una adolescente è essenziale seguire gli ormoni.

Insomma questo posto era una specie di capannone dove assieme alla nostra compagnia stavamo creando il nostro carro di carnevale. Ah… Carnevale, la festività più bella dell’anno!! Lì per me era un  mondo a parte, perché nessuno ti dava limiti e ridevo tutto il tempo. Peccato che questo tipo di svago, che in realtà si rivelava un impegno, mi portava via tempo allo studio. le mie prestazioni scolastiche erano nettamente calate e non potevo negare che era colpa del carro. Ma non era solo colpa di questo… Lì avevo conosciuto Alessandro. Non me ne ero invaghita subito, ma dopo mesi di chiacchere e cavolate dette insieme sono caduta nella trappola come una pera cotta.

Tempo di fare tutte queste belle considerazioni eravamo già arrivate al capannone. –Ma ciau Tope!!!- Ci salutava dall’entrata Gio. L’ amico di trent’anni ancora fidanzato, con un debole per le belle ragazze ma che alla fine non era pedofilo, come poteva apparire le prime volte. –Siete un po’ in ritardo oggi!- diceva Gio con aria da finto arrabbiato –Eh sia com’è! Quando la mamma ti agguanta e ti fa la ramanzina è difficile staccarsi!- le miei spiegazioni gli bastavano per capire che la situazione non migliorava e cercava di tirarmi su di morale –Daaaaaaai! C’è tanto di quel lavoro da fare che la mamma la dimentichi!-. entrata lì dentro tirai un sospiro di sollievo. Ed eccolo lì Ale, con il suo viso carino e il sorriso sghembo che aveva sempre stampato in faccia. Mamma mia che batticuore. Mi dovevo avvicinare per salutarlo assolutamente, ma la mia timidezza mi fotteva sempre tutti i piani per attaccare decentemente bottone con lui. Che nervoso! Dai Rebecca, devi farcela! Capelli? A posto. Sorriso? Non riesco. Magnifico, stavo deviando per andare a salutare gli altri e lo ignoravo completamente. Eh no… così non è farsi desiderare, così è autolesionismo. –Wei Bec! Sbaglio o ti sono cresciute? Se vieni qui controllo!- Oddio ce l’aveva proprio con me! L’inevitabile umorismo riferito al corpo e al sesso, tipico dei ragazzi. –Fottiti Ale, non sono fatti tuoi!- Magari lo fossero… Nono! Niente pensieri strani! –Dai non fare la difficile!- Mi guardava malizioso con il sorriso che solo lui riusciva a fare, e ogni volta mi sciolglievo.-Coglione! Ciao a tutti!-. Tutti si voltarono per salutare me e Gine e come ogni volta ci accoglievano a braccia aperte.- Le belle ragazze si accettimo volentieri!- frequente anche questa battuta, stava parlando Marco, il più vecchio della compagnia. –Marco non fare il cascamorto! Io ho quasi 16 anni..la Gine 19! Non credi di essere un po’ troppo cresciuto?- Meglio se non davo corda a lui… avevo sempre una certa paura di attizzarlo. –We Gio!! Oggi arriva un nuovo amico dello scemo!- Diceva Chicco, il più piccolo (ma spesso tre volte me) urlando dall’altra parte del capannone… Vidi che Ale gli lasciava i giornali e lo insultava per avergli dato dello scemo, ma alla fine era davvero uno scemo!

Amico?! Mmm. Chissà se è carino. Insomma anche se era in rapporti di amicizia con il tipo che mi piaceva, un’occhiata potevo sempre dargliela! D’altronde agli ormoni non si comanda. -Ehi Veline! Che fate di bello stasera?- Ci chiamavano Veline me e la Gine perché io ero bionda con gli occhioni azzurri, mentre mia sorella mora con gli occhi scuri.-Non abbiamo ancora sentito nessuno, perché?- Disse Gine, il sabato sera andavamo sempre per locali con gli amici di scuola.-State con noi! Mangiamo una pizza tutti assieme per dare il benvenuto alla nuova recluta e dopo cena spariamo quattro cazzate!- Bella! Mi piaceva questo programma. Magari sarei riuscita a stare da solo con Ale. -Va benissimo!!-. Avevo deciso io. Mentre mettevo i guanti per non sporcarmi le mani, stavo attenta a non rovinarmi le unghie, una delle mie fisse da ragazza. Adoravo tenere le unghie lunghe per decorarmele e abbinarle al vestito. Essendo una adolescente non potevo rinunciare alla cosmesi così facilmente. Ale nel frattempo si era avvicinato –Dai Bec stasera ci divertiamo!- Alludeva a qualcosa di più delle quattro stronzate, ma non pensavo che lo intendesse veramente, poi era così carino…-Ihihihih sisi!- …Che risposta da oca! Proprio mentre discutevamo sentii una voce nuova alle mie spalle. Era arrivato al capannone il ragazzo nuovo. Tipico siciliano con i capelli e occhi scuri, magro con una camminata da presuntuoso. Si presentò agli altri poi venne verso me e Ale. –Ciao Vale!- Si diedero la mano e subito dopo un pugno sulla spalla, maschi!. Lo sconosciuto si chiamava Valerio. Mi ispirava… Astio! Proprio non mi andava a genio come camminava, la sua voce, i modi di fare. Basta avevo deciso! Non lo sopportavo a pelle. Si girò verso di me –E questa biondina?- NO!! Così proprio non poteva chiamarmi! –Rebecca! Grazie-. Mi squadrava dalla testa ai piedi e non potevo sopportarlo il suo atteggiamento, vicino c’era Ale e non volevo che lui pensasse male… Il nuovo non mi interessava! Si girò senza dire nient’altro e con un sorriso troppo furbo per i miei gusti stampato sul viso. Mi irritava la sua presenza anche se era lì da dieci minuti, e tutta l’attenzione era rivolta verso di lui. Scemi! Erano abbindolati da questo babbeo che si credeva attraente e furbo più degli altri, con una risata coinvolgente e sempre la battuta pronta. Mi girai offesa, facendo muovere la mia morbida chioma bionda e facendo tintinnare gli orecchini. Cercavo di concentrarmi sulle mosse che dovevo fare per conquistare Ale e su come colorare i pezzi già finiti del carro, ma la mente era occupata dalla curiosità. Non riuscivo a smettere di pensare… Forse perché il mio carattere mi impediva di rimanere indifferente alle cose nuove, e vivere esperienze mai provate prima era l’esca a cui abboccavo sempre con una pesciolino tonto. E chi mi stava tirando l’esca, sapeva che sarei abboccata. I  miei occhi azzurri e profondi come il mare non nascondevano l’immensa curiosità che provavo verso quel ragazzo così accattivante e insopportabile. La mia immensa ingenuità si vedeva, ed era il gioco preferito di molti. No! Non potevo caderci.

Forse erano i miei soliti castelli in aria, costruiti su sensazioni provate per un millesimo di secondo. Ma a me piaceva giocare…

 

 

Eccoci alla fine del prima capitolo. Spero vi sia piaciuto e continuate a seguirmi! Recensite per favore!!! =) sarò ben contenta anche di accettare critiche! Un bacio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Salve a tutti cari lettori! Questo è il secondo capitolo, la storia inizia un pochino a movimentarsi e di delineare il vero carattere della nostra protagonista. I suoi pensieri iniziano a complicarsi e a lanciarci il mondo delle adolescenti, fatti di sogni, supposizioni e tante speranze. Spero vi piaccia. Mi raccomando recensite tutti! Commenti belli o brutti che siano li accetterò tutti! Un bacio

Giulietta.

 

 

 

Ero fuori dal capannone tutta sola. Faceva un freddo cane e lo sentivo nonostante fossi avvolta in tre maglie più il giaccone, l’omino Michelin mi faceva un baffo. Ero seduta su un blocco di cemento a fumare una sigaretta e guardavo il cielo stellato, uno spettacolo meraviglioso. C’era poco inquinamento luminoso quella sera e le nuvole si erano diradate in certi punti, così da riuscire a vedere anche la luna. Gli unici rumori che si sentivano erano quelli del traffico e della campagna che circondava il capannone. Tutto sembra fermo lì fuori. Ero dannatamente scomoda in quella posizione, ma era l’unica alternativa al sedersi per terra: il che non mi allettava considerata la temperatura. Ritornai a pensare alle stelle. Il fumo che espiravo saliva denso e definito, come se cercasse anche lui di scaldarsi da questo freddo pungente. Ma che cazzate stavo dicendo! Era solo fumo! Stavo diventando scema ogni giorno di più, saranno i troppi complessi mentali che mi rimbambiscono. Rimasi incantata del cielo stellato per tutto il tempo della sigaretta, una volta finita la buttai velocemente per entrare. Proprio mentre stavo per alzarmi dal blocco di cemento, uscì Gio –Topa che ci fai qui fuori sola! Ti va se ti faccio compagnia?- Gio per me era come un migliore amico, forse un po’ troppo cresciuto e un po’ troppo gentile a stare dietro a una ragazzina.-Certo, stavo per fumarmi una sigaretta!- Bugia! Però non potevo rifiutare.

-Allora raccontami un po’ Bec… come ti sembra quello nuovo?- Proprio la domanda che non volevo sentire, perché lo chiedeva a me porca miseria?! –Perché lo chiedi a me Gio?- Cercavo di non destare sospetti, così lanciai uno dei miei sorrisi folgoranti per sviare l’odio che si poteva leggere chiaramente nei miei occhi. -Eh topa sei una ragazza! E chi meglio di una ragazza sa darmi un'accurata e spietata opinione su di un tipo?- Non aveva tutti i torti, infatti mi bastava un’occhiata per avere un’opinione su di un ragazzo.- Ok, ok hai ragione! Beh da come si è comportato a cena e considerando il modo in cui si è presentato, direi che..è un grandissimo presuntuoso!- l’avevo detto con troppa enfasi e si capiva che non lo potevo soffrire. -Hahahahaha sei così imprevedibile! Tutti lo troviamo simpatico e coinvolgente!- ciò significava che ero sola nella lotta per sbatterlo fuori da quel capannone. Mannaggia! Sarebbe stato difficile sopportarlo! Almeno avevo Ale cui pensare. speravo che Gio mi desse delle notizie su di lui: qualcosa che mi fosse utile per capire cosa pensava di me, se ero sulla strada giusta oppure se no valeva la pena ed era tutto tempo sprecato. Speravo che in qualche modo, quella serata così bella e piena di stelle portasse qualcosa di buono. -Ma dimmi con i ragazzi come va?- Gio ammiccava, sperando di strapparmi qualche informazione scottante sulla mia vita privata. Insomma non avevo molto da raccontare, non potevo certo dirgli che mi piaceva Ale! Sennò che casino sarebbe saltato fuori?! -Niente di importante… non mi sento con nessun ragazzo!- Effettivamente era così, non mi sentivo con qualcuno in particolare, solo che avevo omesso il particolare della mia cotta per il Signorino Alessandro.

-Ma sai che piaci a qualcuno di questa compagnia Bec? Me l'ha riferito il diretto interessato!-. Oh Dei chi era? Volevo assolutamente sapere il nome. Ero arrossita evidentemente, perché Gio rise molto divertito -Prova ad indovinare!-. Avevo il batticuore. Ero confusa e vorticavano mille nomi nella mia testolina. Chicco, Teo, Dani e Davide non potevano essere perché erano miei cugini, tutti gli altri erano troppo grandi perchè fossero interessati a me.Dopo pochi secondi il vortice di nomi si fermarono su due. Panico. Gioia. Spernaza… - Ale?..- l’altro non volevo nominarlo. Pregavo in tutte le lingue che fosse lui e mi mancava il fiato. - Eh già topina! Proprio lui-.

Non sapevo bene descrivere cosa era successo dentro di me. Un vulcano di emozioni. Nella mia testa esultavo in tutti i modi possibili e immaginabili. Nel mio stomaco c’erano stormi di farfalle impazzite, come se fossero inseguite da un retino. E il mio cuore galoppava e mancava poco all’infarto. Giorni celesti, non mi sembrava vero. -Sei contenta?- Caspita si!!! Ma trattenni le mie emozioni e mi limitai a rispondere -… è carino!-. Ora avrei fatto sul serio, niente comportamenti con messaggi impliciti, solo avances. Ma l’orgoglio femminile mi frenava e mi imposi sul momento che non avrei mai e poi mai fatto la prima mossa. Dovevo vedere se il ragazzo aveva le palle.

Io e Gio continuammo a parlare seduti lì fuori nonostante il freddo pungente. Da dentro si sentiva chiacchierare e ridevano tutti, non so se era stata una barzelletta o il vino. Parlavo con Gio di una cosa, ma i miei pensieri vagavano per i fatti loro. Non ci credevo che per una volta le cose stavano andando per il verso giusto, perché erano mesi che andava tutto storto. A casa litigavo spesso con i miei. Sempre per le stesse motivazioni, e le prediche finivano per essere le solite. Non resistevo più in casa, tranne che nella mia camera e quando mi trovavo da sola di pomeriggio. Il tema preferito della mia mamma era la scuola. Lei sosteneva che dovevo concentrarmi sempre sui libri, perché erano le basi per il mio futuro; in un certo senso aveva ragione. Io ribattevo che una vita sociale dovevo pur coltivarla e la passione per il carnevale non poteva negarmela, perché anche lei l’aveva da giovane. Questo era il meno, le liti con i genitori erano plausibili alla mia età. Il peggio era la mia migliore amica Aurora. Da qualche tempo, infatti, frequentava un ragazzo che non mi piaceva per niente. Si amavano follemente, ma lui era troppo appiccicoso, e ogni qual volta che non andava qualcosa mi chiamava disperato per sapere che fare, cosa dire, cosa regalare, eccetera eccetera... Insomma una grandissima rottura di ovaie! In più sto tipo si drogava. Questo proprio non mi andava giù. Aurora lo difendeva in tutti i modi, ma sapevamo tutte e due che la storia non poteva durare, e a tutte e due preoccupava la sua reazione a riguardo. Litigavo ogni tanto con Aurora perché si ostinava a non ascoltarmi quando sapeva che avevo ragione e i miei consigli avrebbero reso la vita più facile a tutti. Si metteva pure il fatto che ero stata clamorosamente rifiutata da poco da un ragazzo che mi aveva illuso fino all’ultimo, bellissimo e simpaticissimo… la crisi di nervi era vicina.

Sospirai e proposi –Andiamo dentro Gio? Ho freddo…- Guardavo speranzosa il mio amico, fiduciosa della sua cavalleria, ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo mi dicono!… -Dai ti riscaldo io!- Ero allibita –Ma dai non dire stronzate Gio!- Pensavo veramente che fosse uno scherzo. Lui, fidanzato e trentenne, mica veniva a fare proposte a una bambina come me. Mi alzai senza fare caso alla sua battuta, ma Gio si mise in piedi davanti a me. Cosa stava facendo? No. Mi stava mettendo le mani sui fianchi. –Sei così bella Rebecca. Hai il viso di un angelo e un corpo davvero sensuale…- Non credevo a quello che stava facendo. Conosco i suoi gusti riguardo alle donne, ma ho sempre creduto che fosse soltanto amicizia la sua, non mi era mai passato per la testa un secondo fine. Mi guardava con bramosia e voglia di mangiarmi. Sconvolta, cercai di farlo ragionare –Ehm grazie.. Gio cosa vuoi fare? Non puoi!- Ingenua! Cosa altro voleva un uomo che si avvicinava e ti stringeva sempre di più, se non baciarti e toccarti? Non riuscivo a divincolarmi perchè mi teneva stretta, così girai la testa. –No!- Non riuscivo a capire il suo comportamento, mi sentivo presa in giro. Si era sempre comportato così bene con me, solo qualche battuta ogni tanto, ma lo trovavo comprensibile. Smise di avvicinarsi al mio viso. Non disse niente o mi lasciò, mi staccai ed entrai nel capannone.

Sembrava un mondo completamente diverso. Tutti che ridevano ancora seduti a tavola e avevano messo un po’ di musica come noise. Nessuno avrebbe mai immaginato cosa era accaduto fuori, tranne Ginevra, che aveva intuito qualcosa notando la mia espressione terrorizzata e mortificata. Mi fece un cenno col capo per chiedermi cosa avevo, scossi la testa per negare. Gio entrò subito dopo di me, e mi mise un braccio intorno al collo, trasalii, e gridò rivolto agli altri. –Bene ragazzi è ora di tornare a lavorare, abbiamo tanto da fare!-  mi fece l’occhiolino e tolse il braccio e si diresse verso il pianale semi vuoto del nostro carro allegorico. Non dissi niente a Ginevra e tanto meno mi avvicinai ad Ale, non me la sentivo più di tentare un approccio. C'eravamo messi tutti quanti a lavorare. C’era chi faceva la carta pesta, chi faceva gli stampi e chi controllava la parte meccanica per i movimenti. Tutti che ridevano e parlavano allegramente. Io tacevo e pensavo. Ogni tanto guardavo con la coda dell’occhio Ale, cercando di incrociare il suo sguardo per trarre un po’ di conforto. Stupidamente mi impegnavo ad ignorare Gio, mentre lui faceva come se niente fosse. Mi sorpresi a incrociare lo sguardo con lui: Valerio. Ciliegina sulla torta a questa giornata schifosa era la sua presenza, sempre più fastidiosa. In più ogni tanto mi fissava, cosa che mi irritava in modo più assoluto. Ma ogni volta che incrociavo per sbaglio i suoi occhi sussultavo. Impossibile. Cosa dovevo trovare di così magnetico e curioso in un essere che conoscevo da poche ore e mi stava antipatico? Mi guardava sempre con quel sorrisino furbo. Che cosa voleva da me? Non capivo, e mi attraeva il mistero di questa attrazione. Ero tremendamente curiosa…

Era ora di lasciare il capannone. Salutati tutti, compreso Gio e Valerio a malincuore e Ale con una faccia da ebete, salimmo in macchina e tornammo a casa. Una volta nel letto, dopo una doccia rilassante e un giro su Facebook, pensavo a tutto  quello che era successo. Ad Alessandro piacevo. Il giorno dopo sarei ritornata al capannone avrei provato ad agire un po’ più decisa. Ero così felice. C’era solo un problema. Il comportamento di Gio era stato deplorevole, avrei avuto paura di lui per un pezzo. Inoltre non sono una puttana… non poteva trattarmi così! Non devo più tornare lì. Ma con Ale? Ci tenevo troppo. Non riuscivo a rinunciarci. Il solo pensiero mi faceva quasi piangere. E dovevo capire cosa frullava per la testa di quel ragazzo così presuntuoso ma, lo ammetto, dannatamente bello. Prospettava un’esperienza avventurosa ed ero troppo maliziosa per lasciarlo perdere. Tanto ero convinta di essere presa per Ale e volevo dargli una lezione, giusto per soddisfazione personale. Sarebbe stato uno sfizio da togliermi assai appagante.

 

 

 

Eccoci alla fine del capitolo. Recensite numerosi, spero di aggiornare al più presto causa vacanze. Un saluto!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


3

Salve a tutti di nuovo!! Mi scuso per il ritardo. Non riuscivo più a trovare un attimo di tempo per continuare la storia. Quindi mi affretto a lasciare il posto al nuovo capitolo. Bacio , Recensite in tanti!! Al prossimo capitolo...

 

Il cellulare squillava. Vrrr Vrrr Vrrrr!!! Stupida vibrazione. Aprii un occhio,la sveglia segnava le undici di mattina. Avevo dormito un bel po’, ma di certo avrei continuato. Era uno stupro rompere il microclima creatosi sotto il mio piumone per allungare la mano e rispondere, ma il cellulare continuava a suonare imperterrito. Speravo almeno che fosse qualcuno di gradito. Vrrrr –Pronto?- Ero riuscita a biascicare da sotto il mio piumone, non avevo nemmeno controllato di chi fosse la chiamata. –Ma salve Tesora!!!Sono riuscita a svegliarti??- Grazie a Dio era la mia migliore amica Aurora, sennò avrei potuto fare una strage.-Ma salve Gioia mia! Stavo dormendo, e anche beatamente!- Le parole uscivano a stento dalla mia bocca, perché cervello e il resto del corpo non connettevano ancora bene, e non ero sicura di riuscire a fare un discorso coerente se non dopo una tazza di caffè. -Senti oggi ti va di farti un giro al centro commerciale? Lo shopping stanotte mi ha mandato un segno! Ihihihihih- La solita scema. Avevo voglia di vederla e la proposta di shopping non la rifiutavo di sicuro ma…- Cazzo Gioia oggi ho promesso che andavo al carro- insomma dovevo andarci assolutamente.-Daaaaaaaaaaaai!! Devo prendere un sacco di roba, non posso farlo da sola! Poi ho delle news scottanti Teso! Devi assolutamente saperle in esclusiva!- Mi aveva convinto. Forse era meglio distrarmi un po’, inoltre non potevo rinunciare a una giornata così allettante. Gli altri avrebbero fatto a meno di me per una giornata,inoltre  avevo anch’io novità importanti da raccontare. Dovevo però stare attenta a come dirle tutto quello che era successo, ciò che aveva fatto Giò non era una cosa da nulla e lei poteva spaventarsi. Poi tutti i miei casini mentali su Ale, il fatto che piacessi anche io a lui, il nuovo arrivato affascinante ma insopportabile. Era un macello unico. Ci voleva un’intera giornata per fare chiarezza su tutto. Chissà lei cosa doveva raccontarmi. Le chiesi delle informazioni per non lasciarmi così sulle spine, ma testarda com’era, non volle assolutamente anticiparmele. Infine decidemmo orario e luogo di ritrovo per poi salutarci e chiudere la chiamata.

Come al solito ero in ritardo. La piastra scaldava vicino al mio piede, ed io per miracolo non mi ero infilata la matita in un occhio mentre cercavo di fare una linea dritta sulla palpebra. L’eye-liner macchiava ovunque ed ero sull’orlo di una crisi di nervi. I capelli biondi, stirati con il ciuffo tenuto indietro dalle forcine, odoravano di lamponi e il mio profumo si spargeva in tutta la casa. Sul letto regnava il caos, avevo tirato fuori mezzo armadio e messaggiavo con Aurora per un aiuto con i vestiti. Alla fine la soluzione più semplice si dimostrava ancora una volta la più adatta. Jeans stretti scuri, canotta bianca, maglia grigia abbottonata solo in fondo, All bianche (consumate). Davanti allo specchio, mi guardavo dalla testa ai piedi e notavo che mancava qualcosa, un qualche particolare per dire finalmente >Sono pronta!<…la cintura non serviva perche la maglia copriva i fianchi, e braccialetti li avevo già addosso… gli orecchini!! Presi un paio dei miei preferiti, argentati lunghi. Guardai l’orologio. Ero riuscita addirittura ad essere pronta cinque minuti prima dell’orario di partenza. Controllai il cellulare, nessun messaggio. Mentre aspettavo che Ginevra fosse pronta per accompagnarmi al Centro Commerciale, mi studiai bene allo specchio. Nello specchio vedevo una ragazzina biondina, con gli occhioni azzurri, le labbra sottili e rosee. Il corpo slanciato, non esile e formoso, con i tratti quasi da ragazza matura. Ora capivo perché molte volte mi davano anni in più, ma io in realtà non notavo niente di straordinario e provocante. Mi chiedevo se per gli altri fossi una bella ragazza oppure una uguale alle altre, cercavo un qualche particolare interessante, ma trovavo solo difetti. Fianchi pronunciati, naso un pochino a patata, un po’ di occhiaie. Mi soffermai sugli occhi. Più li guardavo più mi perdevo in essi. Mi sorpresi. Emanavano un riflesso strano con la luce. Catturavano la mia attenzione e mi sembrava di riuscire a leggere attraverso di essi cosa stavo pensando. Sembravano quasi magnetici…

 -Beeeeeeeeeeeeeeeeec!!! Muoviti!!!- Ginevra stava sbraitando dal sotto scala, Cazzo eravamo in ritardo! Mio papà alzò gli occhi al cielo sconsolato, era abituato a queste scene, e ritornò con lo sguardo sul suo consueto documentario della domenica pomeriggio. –Noi usciamo! Torniamo per cena!- Ginevra salutava i genitori e usciva da casa, io la seguivo saltellando cercando di infilami le scarpe e la borsa che penzolava in equilibrio precario sul mio polso. Partimmo rapide per passare a prendere Aurora. Lei abitava in un altro paesino a mezz’ora dal nostro, ma il suo era molto più vicino al Centro Commerciale. Passammo davanti al capannone, dove eravamo state la sera prima. Vedemmo le luci accese e mi parve strano non girare. Chissà cosa stava facendo Ale….

Mi persi nei miei pensieri per tutto il viaggio. Ginevra cercò in qualche modo di attaccare bottone, ma io liquidavo la conversazione con qualche affermazione scontata e risatine poco convinte. Così dopo vari tentativi, anche lei si stufò di cercare un qualche spunto per farmi aprir bocca. Non riuscivo a smettere di sognare a occhi aperti, la mia testa pensava e pensava, non si fermava e sembrava una macchinetta. Sogni, immagini sfuggenti, pensieri confusi e ricordi marchiati a fuoco. Tutto vorticava nella scatola cranica e chiunque provasse ad entrare in quel momento, si sarebbe perso in mezzo a tutto quel casino. I ragionamenti che facevo non avevano uno scopo ben preciso, una questione da risolvere o un qualsiasi altro fine, la mente vagava libera, senza freni. Scandagliavo tutti gli avvenimenti delle ultime settimane, e toccavo ogni tasto dolente, giusto per ricordarmi che non ero in un periodo spensierato. In mezzo a tutti i pensieri c’era anche quello indesiderato riguardante la scuola. Era l’ultimo dei miei pensieri di questi tempi, e purtroppo la trascuratezza verso lo studio si riscontrava nei voti che ormai non erano più alti come prima. Era argomento di discussione giornaliero con i miei genitori, e ogni volta la storia si concludeva con le solite minacce e i soliti rimproveri sul deplorevole andazzo scolastico.

Fanculo! Sta scuola mi faceva proprio schifo. Ogni mattina trovavo la forza di alzarmi solo perché in classe mi aspettava Aurora, mia migliore amica nonché fedelissima compagna di banco. Soltanto lei riusciva a darmi la voglia di stare lì cinque ore al giorno, per sei giorni la settimana. Perché lei era davvero un’amica con i fiocchi e contro fiocchi. Lei c’era sempre, mi dava i consigli più utili,validi e adatti di qualsiasi altra persona, ed erano conformi alla mia personalità… forse ne sapeva più lei su di me di quanto ne sapessi io. Nonostante Aurora fosse più bella di me, non mi lasciava mai in disparte quando uscivamo assieme e i ragazzi le ronzavano attorno. Era ammirabile come si comportasse con gli spasimanti, non si comportava certo da gatta morta e riusciva sempre a cavarsela con un tocco di stile in più. Una ragazza davvero singolare, testarda fino alla morte, con la quale passavo i momenti più belli e spensierati della mia vita. Le uscite banali, diventavano attimi di conforto e assicuravano un rifugio dal mondo assillante, ed oggi era proprio la giornata giusta per passare del tempo con lei. Finalmente eravamo arrivate davanti a casa di Aurora.

Eccola, capelli castani lunghi e mossi, occhi grandi e scintillanti color nocciola, labbra carnose, un po’ più bassa di me ma con il corpo perfetto. Il sorriso era sempre ampio e sincero ogni volta che ci vedevamo, di certo non era una banale amicizia; il nostro era un legame fraterno. -Le News??!!- chiesi impaziente ancora prima di salutarla -Aspetta Tesora, sono scottanti e devo prepararti psicologicamente!-.

Scottanti?! Oh sì, mi piace…

Al prossimo capitolo...

 

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