E come se fossimo in una bolla di sapone.

di EaterOfCarrots
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo' ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo' ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo' ***


Quel silenzio mi bombardava il cervello. Ero immersa tra letture e compiti quotidiani. Ero talmente concentrata che la mano che si appoggiò alla mia spalla mi fece sussultare.
<< Ma sei sempre a studiare! >> mi disse sedendosi sulla sedia vicino alla mia.
<< George non vorrei ridurmi come te ed il tuo gemello >>
<< Come sei simpatica >> appoggiò una sua mano sulla mia testa e iniziò a scompigliarmi i lunghi capelli.
<< Cosa vuoi? >> gli dissi scontrosamente.
<< Cosa vuoi? >> imitò il mio tono.
Abbassai nuovamente la testa e continuai la mia lettura. Dopo qualche secondo lui si sedette sul tavolo impedendomi di finire quello che volevo fare.
<< Ma la pianti di rompere? >>
<> disse con un sorriso abbagliante. 
<< Sbrigati a dirla allora >>
<< Alloora, sta sera c’è una festa, un professore nuovo >> disse scandendo lentamente ogni singola parola.
<< George non ti credo >> dissi scuotendo la testa.
<< Davvero, non hai visto quell’uomo con i capelli e barba bianca, un po’ grassottello che era seduto al tavolo dei professori a pranzo? >>
<< No, non c’era >>
<< Siii, sei tu che non vedi bene >> 
Ridussi i miei occhi ad una fessura e lo guardai in cagnesco.
<< Va bè, comunque c’è questa festa e io volevo invitare te >>
Questa volta spalancai i miei occhi azzurri e non dissi niente.
<< Dai allora, vieni? >>
<< Cos’è tutta questa confidenza George? >>
<< Bè dopotutto viviamo insieme >>
<< NON viviamo insieme >> dissi alzando leggermente il tono di voce.
<< Come no? Dall’anno scorso sei fissa da noi >>
<< Okei, allora diciamo che vivo dalla famiglia Weasley, non con TE >>
<< Okei, va bene però che hai intenzione di fare? >>
<< Va benee, verrò >>
<< Oh brava, ci vediamo in sala comune alle 20 >>
<< Oook.. >> non riuscii a finire il mio okei che si avvicinò a me schioccandomi un bacio sulla guancia. Lasciandomi momentaneamente esterrefatta dal suo inaspettato gesto.  
Ero certa che nella mia testa ci fosse formata una fitta nebbia che mi impediva di mandare avanti tutto il lavoro che avevo intenzione di fare, voltai leggermente la mia testa.
George camminava lentamente lungo lo stretto cubicolo colmo di vecchi libri, la sua camminata aveva un non so che di affascinante, si il mio cervello era decisamente sovraccarico, George aveva qualcosa di affascinante?
Passavo gran parte del mio tempo, da quando stavo quasi tutta l’estate alla Tana, con Fred e George, quasi quasi li consideravo miei fratelli.
Decisi di riporre libri e rotoli di pergamena al sicuro nella mia borsa scura e mi incamminai verso la fitta luce in cui era appena sparito il gemello.
Andai sicura, quasi a memoria, verso la mia sala comune, sicura di trovarci Harry, Ron e Hermione. Volevo chiedere se, anche loro, erano invitati a questa “festa”.
Mi accolse un leggero sorriso che si squarciò nei loro volti. Erano accomodati sul soffice  divano magenta davanti al fuoco vivace che veniva acceso ogni mattina.
Dietro di loro, la finestra mandava bagliori, la soffice e candida neve che ormai ricadeva da diverse settimane aveva ricoperto interamente il parco di Hogwarts.
Spostai nuovamente lo sguardo sui tre che mi fissavano parlottando tra di loro.
<< Ciao Chà >> captai sotto il folto brusio che immergeva la stanza la vocina di Hermione.
<< Voi mi state nascondendo qualcosa >> dissi puntandogli il dito contro.
<< Perché, che c’è che non va? >> intervenne Harry, camuffando una flebile risata in un colpo di tosse.
<< Cosa state tramando? >> cercai di soddisfare la mia curiosità tralasciando nel mio tono di voce uno strascico di arrabbiatura.
<< Voi state tramando qualcosa e non mi volete dire niente! >> dissi appoggiando le mie mani sui fianchi.
Loro si guardarono per qualche secondo e poi si rivolsero nuovamente a me.
<< E io non direi niente alla mia migliore amica? >> disse Harry alzandosi in piedi e alzando le braccia fino all’altezza delle spalle.
Cercai di fare una smorfia che si accostasse al disappunto e me ne andai verso il dormitorio.
Salii lentamente le scale che parevano fredde, poi arrivata alla mia stanza, mi sedetti sul letto, chiusi gli occhi e dedicai qualche minuto del mio tempo al dolce ascolto dei piccoli fiocchi esagonali di neve che gravavano sul tetto. 
<< Ehm ehm >> la  voce appena percepibile di Hermione mi distolse da quel suono magico.
<< Tu vieni sta sera alla festa, no? >> disse, sedendosi affianco a me.
<< Si, ci sei anche tu? >>
<< Si, ma volevo chiederti un consiglio per come vestirm i>>
<< Ah bisogna vestirsi anche eleganti?! >> dissi in un modo così sgradevole che sembrava quasi una voce non umana.
<< Già, tu che ti metti? >>
Mi alzai per avvicinarmi al baule. Ero cresciuta tra babbani ed ero quella tipica ragazza che impazziva per la moda, tecnologia e tutte quelle cose che riguardavano quel mondo quasi invisibile e disprezzato da molti.
Perlustrai interamente il baule, avevo talmente tanti vestiti che la metà di essi non veniva usato e neanche ricordato.
<< Questo potrebbe andare bene >> distesi sul letto un corto vestito blu cobalto con dei piccoli cerchi bianchi sparsi qua e la, aveva una lunga scollatura sulla schiena ma che teneva ben nascoste le parti che non dovevano essere mostrate, e una leggero accenno di scollatura sul davanti.
<< Chà non sarà troppo corto? E poi ricordati che in giro c’è sempre la Umbridge >> mi disse una Hermione  visibilmente dubbiosa.
<< Sai che ti dico? Che quella vecchia megera mi veda conciata così >>
Sentii solamente un residuo di risata nell’aria mentre con il vestito delicatamente appoggiato al mio petto iniziai a fare giravolte per la stanza con aria decisamente sognante, chissà perché decisamente sognante.

  

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo' ***


Hermione se ne era già andata. Mi aveva lasciata davanti allo specchio del bagno  Guardavo il mio volto riflesso in quel piccolo quadratino appeso sopra al lavandino, in quell’occasione i miei liscissimi capelli castani erano diventati degli splendidi boccoli, un velo di fard copriva le mie guancie e i miei occhi azzurri erano delineati da un leggero filo di matita nera.
La stanza era deserta, buia e silenziosa si sentiva solo frequentemente il ticchettio dei miei tacchi contro le tavole di legno del pavimento. Scesi le scale, facendo attenzione a non inciampare. Nella sala comune, appoggiato al divanetto c’era una figura slanciata, vestita molto elegantemente e tralasciando il fatto che avesse la camicia bianca fuori dai pantaloni, stava veramente bene.
<< George >>
<< Ohhh, Charlotte >>
<< Dove sono gli altri? >>
<< Sono già andati, ci stanno aspettando >>
Mi avvicinai a lui e mi prese la mano molto delicatamente. Onestamente non sapevo se aspettarmi altri suoi comportamenti strani, la cosa mi rendeva un po’ nervosa ma inaspettatamente felice.
<< Su andiamo >>
Camminammo per un po’, tanto che, non abituata a portare scarpe con il tacco, iniziarono a farmi male i piedi.
<< Eccoci arrivati >> si fermò davanti ad un muro apparentemente vuoto, solo i grossi mattoni  rendevano la superficie irregolare.
All’improvviso, dal nulla, apparve la porta.,un enorme porta contornata da diversi ghirigori. 
Guardai George, rideva. Lo sapevo che non mi dovevo fidare, avevo, ormai da diversi giorni, il sospetto che stavano tramando qualcosa alle mie spalle, quando passavo ridevano e a qualsiasi ora del giorno si riunivano e confabulavano qualcosa ed io avevo il diritto di non sapere niente.
Spalancai la porta velocemente. Un gruppo di una decina di persona occupava il centro della stanza e ai lati c’era un tavolo pieno di regali.
<< Auguriii >>  urlarono al unisono. Avevano tutti un bicchiere di burrobirra in mano e lo alzarono.
Inizia a ridere. << Ma il mio compleanno è stato la settimana scorsa >>
Ron fece un passo avanti. << Lo sappiamo, ma abbiamo avuto dei problemi e quindi abbiamo deciso di farlo sta sera >>
<< Grazie ragazzi. Vi voglio bene >> andai dritta subito da Hermione, dopotutto era la mia migliore amica e probabilmente era stata proprio lei ad ideare il tutto, la abbracciai e la ringraziai poi feci la stessa cosa con gli altri. 
Scartai ogni pacchetto preso dalla pila che era sul tavolo. Regali di ogni tipo, e andavano da quello più strano ad esempio quello di Luna a quello più tradizionale, da Hermione.
<< Ma dovevate fare tutta questa scena? L’invito da George, il professore nuovo e.. >>
Intervenne Fred sogghignando << Hermione ci ha svelato che hai un debole per i rossi >>
Sentii le mie guancie avvampare. << E allora abbiamo pensato a George >>
<< Visto che Fred è occupato! >> questa volta la voce che subentrò era molto più delicata, Ginny sorridendo iniziò a guardare Fred.  << Vero Fred? >>
Anche il suo viso cambiò lievemente colore. << Ginny >>
<< Fred, come ti ho visto io ti potrebbero vedere anche loro… >> allargò le braccia e indicò il gruppo << fate tutte le smancerie in pubblico >>  Fred fece un ghigno e si sedette sulla sedia più vicina.
Rimanemmo tutti perplessi e in silenzio. << Angelina >> disse George guardando prima il fratello e poi noi.
Nessuno proseguì quel discorso, solo tutti i maschi del gruppo andarono intorno a Fred a chiacchierare, sembravano quelle vecchiette babbane in cerca di pettegolezzi.
Io ritornai da Hermione che seduta ad un tavolino si contemplava le dita. Mi sedetti accanto a lei. Alzò gradualmente lo sguardo, fino a quando i suoi occhi scuri e i miei chiari si incrociarono.
<< Hai visto, ti ho portato Fred e George! >> 
Mi scappò una risata. << Tranquilla, non mi sono fatta scappare niente, tu lo sapevi di Fred e Angelina? >>
<< No, ci credi che ci sono rimasta male!? >>
<< Ci credo eccome, dopotutto tu hai un debole per i rossi >> questa volta anche lei sorrise subito dopo ci fu qualche attimo di silenzio.
<< Hermi perché avete fatto tutto questo? Non abbiamo mai fatto una cosa del genere per gli altri! >>
<< Su Chà lo sappiamo tutti che non è un bel momento per te. Insomma, hai scoperto qual è la tu famiglia, la Umbridge ti odia e so benissimo che stai male. Anche io mi sentirei un po’ giù portando quel cognome “ importante” >>
Mi asciugò una lacrima piena di dolore. Aveva ragione, erano stati i mesi più brutti della vita lì a Hogwarts, andare in giro e sentire le critiche degli altri era doloroso ma non sentirsi più chiamare dai professori ‘ Charlotte Hall ‘ ma ‘ Charlotte Riddle ’ lo era ancora di più. 

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