Fashion is my relief.

di shadowsdimples_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Start. ***
Capitolo 2: *** Emotional Hurricanes. ***
Capitolo 3: *** WTF?! ***
Capitolo 4: *** EPILOGO: Ruined for guilt of a platonic love... (AGGIORNATO: Foto del vestito) ***



Capitolo 1
*** Start. ***


Storia: Fashion is my relief.
Desclaimer: I personaggi (Rachel Zoe, Mars, Brad Goreski, Jordan Johnson) non mi appartengono minimamente.
Timeline: non specificata.

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno questa brevissima Fic e chissà, magari finirà anche nelle preferite di qualcuno.

Ps: In questa fic tenderò ad essere più esauriente nelle descrizioni che nei monologhi mentali e psicologici.

New York, 7.02 AM

Il rumore degli operai e dei taxi newyorkesi mi svegliavano ogni mattina a quell'ora. Mi guardai intorno: ero nel mio piccolissimo appartamento, il parquet rovinato, le pareti di un giallo smunto, la cucina a vista e, l'unica stanza, il bagno. Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra: dietro le scale anti incendio che caratterizzavano gli appartamenti di quella zona, vedevo gli operai che armeggiavano con il martello pneumatico.
"Vi si rompa il martello, con tanto amore.", bofonchiai. Feci il caffè e nel frattempo andai a rifare il letto. Quella era una sistemazione temporanea. Speravo di potermi trasferire a breve e, poche settimane prima, il mio desiderio si era avverato.

"Pronto?" Presi il cellulare al volo dalla mia maxi bag di Miu Miu che aveva preso le somiglianze della borsa di Mary Poppins.
"Parlo con Scarlett Begonia Morrison?"
"Si, chi è?" Uscii da Starbucks col mio Tall in mano.
"Chiamo da parte di Rachel Zoe, abbiamo esaminato il suo curriculum che ha inviato una settimana fa." Veramente lo avevo inviato due settimane fa, ma si vede che c'erano stati problemi nelle spedizioni. Mi destai da quelle congetture mentali.
"Oh, salve, mi dica!"
"Volevo informarla che la signora Zoe ha esaminato il suo curriculum e ha deciso di metterla in prova per una settimana. Dovrà presentarsi allo studio di Los Angeles, lunedì mattina alle nove in punto." Non potevo crederci. La donna che più ammiravo al mondo mi aveva assunta! O meglio, quasi assunta.
"Certo! Si, si, certo, ci sarò, sarò puntualissima!"
"Bene, allora a lunedì."
"Certo, a lunedì." In mezzo alla strada, in mezzo a tanti newyorkesi scorbutici, una ragazza con tacchi a spillo e occhialoni da sole scurissimi che si mette a saltare non sempre risulta normale, infatti, la maggior parte della gente mi guardava curiosa. Iniziai a correre verso il mio appartamento... Beh, per quanto si possa correre con dodici centimetri di tacco sotto i piedi. Salii di corsa le scale di ferro battuto che collegavano i vari appartamenti dall'esterno del condominio ed entrai in casa, fremente. Tirai fuori gli scatoloni che avevo conservato e li riempii di carta velina e ci buttai dentro le trentasette paia di scarpe, con tacco e non, che tenevo meticolosamente in fila sotto la finestra sul pavimento. Aprii le ante del mio armadio e presi le mie valigie di Vuitton, riempendole fino a farle scoppiare. Che giorno era? Ah, mercoledì. Presi al volo il cordless e digitai il numero dell'aeroporto.
"Vorrei un biglietto di sola andata per Los Angeles."
"Per quando, signora?"
"Sabato mattina."
"Prima classe o business?", chiese la donna con voce annoiata, come se quelle fossero domande di routine. Beh, forse per lei lo erano, ma per me erano l'inizio di un ponte per la mia carriera. Seguii le istruzioni per il pagamento e continuai a impacchettare la mia roba. A fine giornata avevo quattro scatoloni pronti e sette valigie, due scatoloni con dentro le scarpe, e il beautycase semi pieno. Giravo per casa in fantasmini e pantaloni neri di Dolce, alla ricerca di scatole e scatoline. Alle dieci di sera, decisi di fermarmi per scrivere un breve aggiornamento su Twitter.
"Finally Rachel Zoe assumed me!! I'll do a trial week, then we'll see.. @janetpuppyguy, r u happy I'll come in LA?"
Janet era una mia carissima amica che abitava a LA. Non poche volte mi aveva implorato di andare a vivere da lei, ma avevo sempre declinato: la mia vita era a NYC. E adesso potevo finalmente dire addio a tutto e costruirmi una vera carriera. Dieci minuti dopo, la risposta
"@ScarlettBegonia OMG!!! I'm fuckin' happy! God, You'll find your room all ready! I can't wait! :D" Sorrisi e mi buttai in branda.

Los Angeles, 9.38 AM

Il taxi sfrecciava per le vie di una Los Angeles incredibilmente attiva. Janet sicuramente stava dormendo, ma non me ne curavo. Il taxi si fermò davanti casa sua. Pagai e il tassista mi aiutò a scaricare le valigie. Suonai il campanello, con il trolley in mano.
"Chi è?"
"Postino." Risi. Janet aprì la porta insonnolita. "E' presto per sistemarsi?"
"Ommioddio! Scarlett!" Mi saltò addosso, con i suoi ricci color platino che ballonzolavano. "Pensavo arrivassi più tardi! Dio, che bello rivederti! Vieni dentro, ti aiuto!" Mi aiutò a portare dentro tutti i miei scatoloni e mi portò subito in camera mia.
"Scommetto che la maggior parte di quei scatoloni sono scarpe e vestiti."
"Veramente sono due di scarpe. I vestiti sono nelle valigie."
"Oh, beh, allora quelli che contengono i tuoi vecchi oggetti li possiamo anche tenere chiusi, qui avrai tutto quello che ti serve finchè starai qui. Eccoci!" Si fermò davanti a una porta e la aprì. Bianca, vetrata, letto a baldacchino matrimoniale, cabina armadio, bagno in camera, potevo chiedere di più? Entrai, convinta che quello fosse il mio sogno.
"O mio dio... Non ci credo, è... E' favolosa!"
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Beh, ti lascio, sicuramente vorrai sistemarti, io vado a prepararmi. A dopo." Iniziai a sistemare i miei vestiti e le scarpe nella cabina armadio grossa quanto il mio vecchio monolocale a New York. Dopo un paio d'ore, i vestiti erano tutti in ordine, abiti da cocktail, abiti da sera, abiti da giorno, e le scarpe erano tutte sistemate su scaffali senza ante in ordine di marca. Nel pomeriggio io e Janet uscimmo e andammo a fare un giro a Rodeo Drive. Non potete immaginarvi la roba che mi sono comprata: giacche, pantaloni, scarpe, cappotti, mantelline, gioielli... Per le scarpe, Louboutin; per i gioielli, Van Cleef e Bulgari, e per l'abbigliamento un po' tutto, soprattutto Gucci e H&M; per gli abiti da sera, Valentino e Armani erano obbligatori. Tornammo a casa con maree di scatole e buste. La cabina armadio era già quasi piena, le scarpe da ginnastica e le ballerine dovetti rimetterle nelle scatole, non c'era più posto. Sistemai le varie custodie con dentro gli abiti e andai in giardino a prendere un po' di sole con Janet.
"Sei ansiosa?" Mi chiese mentre ci arrostivamo sotto il sole delle tre.
"Per cosa?"
"Per Rachel. E' quello che hai sempre sognato di fare." Si voltò e si tirò su i suoi occhialoni marroni. Sospirai.
"Beh, l'ansia c'è, non te lo nego, ma è eclissata dall'eccitazione e dalla felicità. E' tutta la vita che aspetto questo momento, Janet, tutta la vita."
"Sono felicissima per te. Spero che tu ti costruisca una meravigliosa carriera." Sorrisi. Janet era una grande amica: ci vedevamo pochissimo, lo ammetto, ma dal primo momento si era instaurato tra di noi un rapporto magnifico. La domenica era il giorno più deprimente della settimana: sentivi la fiacca e la nullafacenza nell'aria. Lunedì mattina, alle sei in punto, ero nel panico più totale: primo, non sapevo che mettermi; secondo, non sapevo come arrivare allo studio. Sospirai e mi avventurai nella cabina armadio. Iniziai dai pantaloni: doveva essere qualcosa di alla moda, ma comodo (Sapevo che fare il lavoro di Rachel non era una passeggiata, tra corse e prove di abiti). Alla fine scelsi dei jeans a palazzo, maglietta bianca maniche a tre quarti con spalla calata e gilet marrone in pelle con frange lunghissime e maniche larghe. Scarpe: zeppe di Loubi. Qualche anello, un bracciale, trucco e via. Alle otto e mezza uscii dopo aver lasciato un biglietto a Janet. Il mio caffè non mancava e, dopo essere riuscita a chiamare un taxi, arrivai allo studio.
"Salve, sono Scarlett Begonia Morrison. Cercavo Jordan Johnson." Jordan era la seconda assistente di Rachel. Una ragazza con i capelli castano chiari lunghi mi si avvicinò, sorridente.
"Ciao, tu devi essere Scarlett."
"E tu sei Jordan, vero?"
"Esatto. Vieni, ti faccio strada, Rachel arriverà tra poco." Mi fece gironzolare nell'edificio e poi spuntammo in quello che io chiamavo 'paradiso terrestre': lo studio vero e proprio. Davanti la porta c'era la cucina, con tanto di isola, poi la scrivania e gli stand con i vestiti di altissima moda che amavo come una donna ama il proprio marito. Sulla destra, a terra, c'erano centinaia di scarpe sistemate meticolosamente e uno scaffale pieno di gioielli presi in prestito magari da Van Cleef. L'eccitazione e l'adrenalina schizzavano nelle mie vene.
"Oh mio dio..." Jordan mi guardò.
"Cosa c'è?"
"E'... è sempre stato il mio sogno fare un lavoro del genere e, adesso che ho l'occasione di farlo, mi sembra un sogno..." Jordan mi sorrise, apprensiva. C'era passata sicuramente anche lei.
"Beh, in effetti a volte questo lavoro può essere un sogno come può essere un inferno. Specialmente quando ci sono problemi con le consegne degli abiti o con un cliente... A Rachel non piace che i clienti non siano soddisfatti."
"Si, lo avevo notato nella serie." Rachel aveva su Sky un programma, The Rachel Zoe Project, che non mi perdevo mai.
"E' un lavoro davvero duro, a volte lavoriamo quattordici ore al giorno." La porta si aprì e ne uscì fuori un ragazzo alto che ci squadrava.
"Buongiorno Brad. Lei è Scarlett Begonia, Rachel la metterà in prova per una settimana." Jordan mi presentò al primo assistente di Rachel. Brad era un ragazzo simpatico, con occhiali da vista più grandi del suo viso tra un po', e un abbigliamento classico che lo rendeva unico nel suo genere e per niente ridicolo.
"Oh, ciao, piacere, Brad Goreski."
"Scarlett Begonia Morrison. Piacere mio" Sorrisi stringendogli la mano. Il freddo pungente di fine febbraio lo aveva fatto arrossire. Dopo un po', entrò la donna dei miei sogni (Ehi, non fraintendetemi!). I suoi capelli biondi ricadevano sulla pelliccia che indossava, jeans a campana, maglietta vintage della sua linea e Birkin marrone. In una mano, il caffè Tall, nell'altra il BB. Mi bloccai completamente, mentalmente e fisicamente.
"Ciao Rachel. Lei è..."
"Scarlett Begonia Morrison. Lo so. Piacere, hai un nome stupendo." Mi strinse la mano sorridente, poggiandò il BB sull'isola.
"Piacere mio, grazie. E' una canzone dei Grateful Dead." Sorrisi.
"Si, è la mia preferita. Allora... Cominciamo subito?" Jordan, alle parole di Rachel, scattò e prese il pc, Brad si armò di BB e blocco per appunti.
"Il tuo primo incarico sarà una cosa semplice. C'è un attore, Jared Leto, che vuole che lo vestiamo per la prima del suo film, Mr.Nobody, al festival di Venezia." Mi stavo per strozzare col caffè: Jared Leto?! Bartholomew Cubbins?! 30 Seconds to Mars? Non avevo capito bene.
"Chi è, scusa?"
"Jared Leto, cantante, attore e regista. Tanto eccentrico quanto bello.", ripeté Rachel calma. Oh, cara, ci puoi scommettere! le stavo per dire ridendo. Trattenni una risata.
"Jordan ti darà una mano, mentre Brad starà con me. Va bene?"
"Certo."
"Ok, mettetevi all'opera, se Jared sarà soddisfatto, vedrò di assumerti." Disse rivolgendosi a me. Sorrisi: non se ne sarebbe sicuramente pentita. Sentivo il piccolo ed innovente tatuaggio sotto il mio braccio bruciare, come a ricordarmi: niente coinvolgimenti personali. Sospirai e mi concentrai con Jordan: quando potevo avere una possibilità con la perfezione?

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Capitolo 2
*** Emotional Hurricanes. ***


Perdonatemi per l'attesa anche qui, ma di giorno scrivo questa e di notte, quando la mia mente è lucida solo per CERTE cose xD, scrivo l'altra :S Beh, meglio tardi che mai, ecco il capitolo u.u (La canzone che ho scelto dice tutto xD)

Britney Spears - Gimme More


Los Angeles, 5.17 PM

Jared Leto è la persona più erotica che esista sulla faccia della terra. Non so voi, ma a me quell'uomo ispirava sesso estremo. Jordan si stava dando da fare a chiamare stilisti e atelier, mentre a me aveva dato una lista di nomi da contattare per sentire se avevano dei vestiti. Mi grattai la nuca e guardai l'orologio, sepolto sotto i tre bicchieri di caffè e pile di fogli: le cinque e venti.
"E' ancora in linea?" Mi scossi e tornai con la mente al lavoro.
"Sisi, sono ancora qui. Mi dica."
"Ci è rimasto un Dolce, un Valentino e un Armani. Glieli spedisco?"
"Si, magari!" Diedi l'indirizzo dello studio.
"Bene, gli abiti arriveranno domani in mattinata." Mattinata? Avevamo la prova alle due, e se gli abiti non fossero andati bene?
"Mattinata? Non è possibile averli oggi pomeriggio?"
"Mmmh... Va bene, informerò il corriere. Arrivederci."
"Bene, grazie, arrivederci." Attaccai e cancellai il nome dalla lista. Rachel si avvicinò silenziosa a noi.
"Come procede?" Alzai la testa e le sorrisi.
"Bene, io ho un Armani, due Dolce, un Valentino e un McQueen. Ora sento che hanno per le camicie e le cravatte." Rachel sorrise, mettendomi le mani sulle spalle.
"Bene. Tu Jordan?"
"Sto ordinando le scarpe. Dopo andremo da Van Cleef per gli accessori."
"Che avete in mente?"
"Boh, qualche spilla, un paio di orologi, alcuni bracciali... Niente di esorbitante.", rispose Jordan pratica.
"Bene. Cercate di non creare casini, non voglio stressarmi anche per questa volta. Già c'è la settimana degli Oscar che mi manderà in tilt." La settimana degli Oscar sarebbe stata due settimane dopo. Sorrisi e continuai ad ordinare alternative. Conoscendo Jared come persona eccentrica, era facile che non avremmo trovato al primo colpo l'abito perfetto. Poi con Jared era tutto dire... Non a caso lo chiamavamo Diva, noi Echelon... Il solo pensiero che lo avrei incontrato e lo avrei vestito mi rigirò le budella. Brad passò dietro a noi.
"Che bel tatuaggio Scarlett!", esclamò Brad. Sul polso avevo tatuate le due rose incrociate che si vedono sulla catenina che Jared porta in 'From Yesterday'. Stirai le labbra in un sorriso.
"Grazie" Suonarono alla porta dello studio. In bilico sulle zeppe, andai ad aprire. Il corriere aveva lasciato davanti alla porta tre scatoloni. Brad mi aiutò a portarli dentro e a posizionare i vestiti sugli stand. Mi innamorai assolutamente del Dolce. Era un completo classico giacca-pantalone nero, con la giacca di seta. Stupendo. Mi voltai sorridente con la giacca sulla stampella.
"Jordan, guarda che meraviglia." Alzò gli occhi dal BB e mi guardò, sciogliendosi in un sorriso.
"Gli starà da Dio. Già me lo immagino." Una risatina nervosa mi uscì dalle labbra.
"A chi lo dici...", borbottai sottovoce. Continuai a sistemare le giacche e i pantaloni. Rachel era entrata nello studio e non me ne ero accorta.
"Ommioddio, quello è un Dolce vero?" Fashion victim: sai riconoscere la marca di un abito anche senza averlo sfiorato. Annuii sorridente.
"Lo adoro. Costringi Jared a metterlo, non mi interessa."
"Costringi?", chiesi dubbiosa. Sapevo che Rachel e Brad mi avrebbero accompagnata alla prova.
"Oh, no, Jordan viene con me domani, dobbiamo andare alla prova di Kate Hudson, ha la première del suo ultimo film, 'Bride Wars'." Spalancai gli occhi: sarei dovuta andare da Jared con Brad?! Lo stomaco fece un carpiato doppio all'indietro.
"Quindi... Andrò con Brad alla prova?"
"Si. Mi fido di Brad e sono sicura che insieme farete un ottimo lavoro." Sorrise e tornò ad aggiornare le mail sul suo BB. Continuai con l'aiuto di Brad a mettere le camicie sugli stand. Che poi non capivo perchè dovevamo sistemare gli abiti tutti sullo stand se poi il giorno dopo dovevamo rimeterli nelle scatole e rincartarli per bene. Io e Jordan andammo da Van Cleef per prendere alcuni accessori. Prendemmo due Rolex e due Omega, qualche spilla e un paio di bracciali semplici. Rimanemmo in studio a impaccettare tutto fino alle nove. Mentre chiudevo l'ultimo scatolone, Rachel si avvicinò.
"Hey Scarlett, volevo parlarti.." Il cuore perse un battito: che avevo combinato?
"Certo... che succede?"
"Niente, assolutamente, volevo solo dirti che per essere il primo giorno te la sei cavata bene. Domani fai tante foto, voglio vedere come sono i completi." Mi porse una borsetta con dentro una digitale.
"Certo, gli farò un book degno di Terry Richardson." Rachel sorrise e mi diede un buffetto sulla spalla.
"Bene. Vai a casa, finiamo domani mattina." Sorrisi e recuperai la mia borsa, ringraziandola. Tornai a casa sfinita, con l'odore di verdure che aleggiava nell'aria. Mi tolsi le zeppe e buttai la borsa sulla poltrona a uovo vicino la TV. Mi accasciai sul divano.
"Ehi, com'è andata?" Janet fece capolino dalla cucina con guanti da forno e grembiulino.
"Stancante. Ho passato quindici ore su quattordici centimetri di zeppa."
"Oh, povera, dopo fatti un bel bagno caldo." Mi abbracciò da dietro lo schienale.
"Oh, lo farò." Le sorrisi. Mi sorrise di rimando e sparì di nuovo in cucina, armeggiando con padelle e facendo un casino boia.
"Bene, vieni! Ho preparato la Ratatouille!" Mi alzai e la seguii dubbiosa.
"Ratatouille?"
"Si, verdure stufate! Siediti." Sul tavolo c'erano due calici con dentro del vino rosso. Mi piazzò davanti un piatto fumante e... Colorato. Lo assaggiai. Mica male, anche se mi stavo ustionando la lingua.
"Buono!" Bevvi un sorso di vino per spegnere le fiamme. Sorrise e iniziò a mangiare anche lei.
"Allora, raccontami, com'è andato il tuo primo giorno di lavoro?" Sorrisi e mi appoggiai con i gomiti al tavolo, eccitatissima.
"Non ci crederai mai."
"Cosa?" Portò il calice di vino alle labbra.
"Vestirò Jared per la première di Mr.Nobody alla mostra cinematografica di Venezia." Janet si strozzò con il vino, iniziando a tossire. La guardai scioccata.
"Che cosa?! Ma stai scherzando?"
"Stavo per morire sul colpo quando Rachel me l'ha detto!"
"Ommioddio, ma non sei emozionata? Cavolo, vestirai il tuo idolo!" Janet non era una Echelon, ma credeva in me e nelle mie passioni. Se le dicevo che sarei andata al concerto dei Mars, lei avrebbe iniziato a saltare insieme a me per tutta casa. Era una persona fantastica.
"Certo che sono eccitata! Domani io e il primo assistente di Rachel, Brad, andiamo a casa sua per la prova. Non ci posso assolutamente pensare, penso che gli sverrò addosso quando mi stringerà la mano."
"Ma figurati se te la stringe, ti abbraccerà! Topa come sei..." Mi fece l'occhiolino. Arrossii e scossi la testa.
"Certo... Più probabile che sbavi addosso a Brad." Scoppiò a ridere. Dopo essermi bollita per bene nella vasca, mi asciugai e mi ficcai sotto il piumone dopo essermi spalmata di borotalco, cadendo in un sonno tranquillo.


La mattina dopo ero in crisi peggio di quella prima: che cavolo mi sarei messa?! Ok, voi direte 'Che dramma!', ma per me lo era veramente! Stavo per andare da Jared Leto, non potevo presentarmi con la maglietta del merchandising! Optai per la semplicità, altrimenti chissà per chi mi avrebbe presa, quell'arrapato cronico. Jeans a sigaretta, maglioncino di cachemire bianco con scollo a V e zeppe bianche con tacco di legno di Guess. Ok, forse quel maglioncino non era una mandrakata, dato che appena mi chinavo si vedeva il reggiseno di pizzo. Ormai, però, non avevo tempo per cambiarmi. Presi il trench e mi precipitai in soggiorno. Rubai una mela verde e schioccai un bacio sulla guancia ancora calda di Janet, segno che si era alzata da poco.
"Giorno!" Mi misi la matita davanti allo specchio vicino alla porta. Lei svenne sul divano facendomi un verso strano per dirmi che ricambiava.
"Stasera credo di tornare un po' più presto, se riusciamo a trovare subito il vestito per la Diva." Lei gesticolò col braccio mentre mi faceva ok. La salutai e uscii. Davanti al vialetto c'era la Q5 di Brad. Entrai dentro e lo salutai.
"Buongiorno!"
"Ciao. Agitata?" Ripartì dirigendosi sulla San Diego Freeway. Sorrisi.
"Un po'." Certo, devo vestire l'uomo protagonista delle mie fantasie erotiche ed è la mia prima prova, ma va tutto bene. Deglutii. Ci fermammo a prendere il caffè per tutta la cricca e poi andammo allo studio. Finimmo di impacchettare le scarpe e caricammo tutto nel grande cofano dell'Audi di Brad. Rachel arrivò poco dopo che finimmo di caricare tutto. Io stavo selezionando alcune cravatte e un paio di cinte. Ricapitolò tutto quello che dovevamo fare. Avevo l'impressione che, anche se si fidava di Brad, non fosse del tutto tranquilla. Mentre Brad andava in macchina, io mi avvicinai a lei.
"Rachel, tranquilla, sono sicura che la prova andrà bene. Ci sarà Brad con me." Mi guardò e poi decise di parlare.
"Lo so, è che... Sono stressatissima ultimamente. La settimana degli Oscar si avvicina, e ho già quattro clienti, più Kate che devo vestire oggi per stasera stessa. Oh, Gesù." Si sedette sul ripiano della cucina sospirando la cosa che diceva più spesso. Sorrisi.
"Vedrai andrà tutto bene." Mi sorrise di rimando.
"Grazie cara. Ora vai, non fate tardi." Corsi in macchina, ricordandomi che il mio idolo ci stava aspettando.


La casa di Leto Jr. era qualcosa di indescrivibile. Fuori dal mondo, grande e bianca. Scendemmo e iniziammo a portare gli scatoloni nella camera da letto. Aprimmo tutto e cercammo di sistemare più velocemente possibile... Beh, Brad fu velocissimo, a me tremavano le mani. Sulla porta apparve una donna alta, magra e bionda, senza un'espressione definita sulla faccia. Lo stomaco si ritirò come una tartaruga si chiude nel suo guscio.
"Oh, siete arrivati. Piacere, Emma Ludbrook.", disse senza particolari inflessioni. Stringemmo la mano all'assistente di Jared. Quando vide il mio tatuaggio, stirò le labbra in un sorriso.
"Bel tatuaggio, Echelon." Sorrisi leggermente imbarazzata.
"G-grazie..." Il suo BB vibrò e, in un nanosecondo, già era al suo orecchio. Guardai Brad, lui alzò le spalle continuando a sistemare le cravatte. Nel frattempo che aprivo la scatola delle scarpe cercando di fare meno rumore possibile, ascoltai la telefonata di Emma.
"Hai beccato un incidente sulla San Diego Freeway? Cosa?! Ma loro sono già qui! Oh, e va bene, gli dirò di aspettare, non ti arrabbiare! Cavolo... Si, ok ciao." Sistemai le scarpe in fila lungo il muro, come ero solita fare. Emma tornò nella stanza.
"Mi dispiace, Jared ha avuto la fortuna di incontrare un incidente a metà della Freeway. Farà un po' tardi, non è un problema, vero?" Scuotemmo la testa, sorridenti. Emma fece un sorrisino di circostanza e sparì dalla circolazione.
"Echelon?" Sospirai. Cercai di essere breve, per quanto si potesse essere brevi con quella storia.
"Jared, come sai, è anche un cantante. La sua band, Thirty Seconds to Mars, ha milioni di fans sparsi per tutto il mondo e questi fans, loro li chiamano Echelon. Io, essendo una fan dal loro primo disco, sono una Echelon." Lui annuì con una faccia tipo mistica e portò gli scatoloni in macchina, dopo averli svuotati e sistemati. Mi chinai a controllare le scarpe, dato che non avevo nulla da fare.
"Spero di non essere in ritardo." La sua voce mi arrivò da dietro le spalle. Roca, sensuale, bassa... In altre parole, erotica. Mi alzai e mi girai, togliendomi una ciocca di capelli da davanti agli occhi per ammirarlo meglio. Stava appoggiato alla porta con suo amatissimo BB in mano e mi guardava. Portava i pantaloni neri col cavallo basso, CR ai piedi e canotta bianca con due croci sopra. La gola mi si seccò all'istante. Deglutii e cercai di formulare un frase coerente.
"N-no... Abbiamo appena finito di sistemare, è in perfetto orario." Lui sorrise e si avvicinò, togliendosi gli occhiali da sole dagli occhi. Ecco, bravo, togliti gli occhiali da sole, che così mi sconvolgi ancora di più. Involontariamente, mi leccai le labbra, gesto che facevo quando ero estremamente nervosa. Arrossii violentemente. Sperai che non se ne accorgesse...
"Meglio così. Jared, molto piacere. Non darmi del lei, per favore, mi fai sentire vecchio." Mi baciò la mano. Il suo odore mi colpì immediatamente. Muschio... Avrei scommesso le mie Louboutin che avevo assunto un colorito paonazzo.
"Scarlett Begonia, ma tutti mi chiamano Scarlett." Sorrise. Sconvolgimento generale.
"Scarlett... Bel nome." Buttò il giacchetto che teneva legato in vita sul letto e agganciò i suoi occhiali al collo della maglietta. "Emma mi ha detto che sei un'Echelon. Da quanto?" Stavo per rispondere, a quella domanda generalmente rispondevo subito, ma i suoi occhi color cielo incrociarono i miei e il cervello si scollegò dal resto del mio corpo. Respiravo a fatica. Poi il suono del BB lo distrasse e rivolse tutta la sua attenzione al suo telefono. Ripresi a respirare normalmente e potei rispondere alla sua domanda. Mi imposi di non bloccarmi più in quel modo.
"Dai tempi di '30 Seconds To Mars'." Posò di nuovo il cellulare. Dove cavolo era Brad?!
"Qual'è la tua canzone preferita?" Alibi, Alibi!! Scema, diglielo!
"Ehm... Alibi..."
"Come mai?" Ma fatti i cazzi tuoi, che mi stai mandando al manicomio con quei cazzarola di occhi?!
"Beh, mi rispecchia in tutto. Ho avuto dei momenti bui, sono caduta ma mi sono rialzata. E' la colonna sonora della mia vita." Riuscii a tirare fuori anche un sorriso audace. Non fu una brillante idea, perchè lui ricambiò. Quelle labbra... Ringraziando Dio, Brad apparve sulla porta con la valigietta degli accessori in mano.
"Scusate il ritardo, ci eravamo dimenticati questa." Mi porse la valigietta. La aprii sulla cassettiera e sistemai i vari orologi e accessori in fila, cercando di perdere più tempo possibile mentre Jared e Brad si presentavano. Sentii qualcuno dietro di me.
"Belli questi orologi..." Mi bloccai, le mani che mi tremavano impercettibilmente. Cavolo... Presi un respiro profondo e mi sforzai di sorridere. Brad parlò.
"Bene, vogliamo iniziare?" Jared si voltò sorridente.
"Certo! Che cosa mi avete portato?" Brad mi fece cenno di partire. Mi avvicinai esitante allo stand. Ora, oltre allo sconvolgimento dovuto all'eccessiva vicinanza di Jared, c'era anche l'ansia da prestazione.
"Smoking. Tutti molto informali, da giorno." Tirai fuori il McQueen.
"C'è questo, leggero, che va portato con una cravatta o con un farfallino tipo quello." Indicai con un cenno il farfallino di Brad. Jared lo guardò, Brad che esibiva orgoglioso il suo amato farfallino.
"Oh, carino..." Jared e Brad iniziarono a scherzare. Abbassai le braccia, scioccata: cioè, io mo stavo facendo in quattro, se non in otto, per mantenere un minimo di sanità mentale e loro che fanno? Ridono? Doveva essere uno scherzo del destino. Li guardai scettica. Brad mi guardò e si schiarì la gola, come in segno di scuse, mentre dondolava sui talloni con lo sguardo basso.
"Scusate. Poi c'è questo Valentino, con la fodera interna... Non te lo consiglio perchè a Venezia fa molto caldo, rischi di soffrire come un cane. Poi c'è questo..." Tirai fuori il Dolce che faceva impazzire tutti dalla sua custodia. Jared si avvicinò, esaminando il completo.
"E' un Dolce che, a mio parere, è il più bello." Brad prese una camicia bianca con una perla piccolissima attaccata al posto del primo bottone.
"Da abbinare con questa." Brad gli mostrò la camicia. Jared si rivolse a me, guardandomi negli occhi.
"Tu quale mi consiglieresti?" I suoi occhi erano sconvolgenti... Maledetto lui e quel suo dannato vizio di guardare negli occhi la gente quando parla.
"Beh, te l'ho detto, questo per me è il migliore. Poi devi scegliere tu.." Scrutò gli abiti e poi esclamò.
"Li voglio provare tutti. Poi decideremo." Prese il primo vestito e Brad gli porse la camicia. Andò a cambiarsi nella cabina armadio e, nel frattempo scegliemmo le scarpe.
"Nere sono banali secondo te?"
"No, ci stanno bene... Senti, ma hai qualche problema con lui?", mi mormorò. Lo guardai interrogativa.
"Perchè?"
"No, vedo che ogni tanto sei... Boh, resti impalata a guardarlo scioccata...", disse ridendo nervoso. Brad era una persona molto sensibile, così decisi con cura le parole da dirgli.
"No, è solo che... Vedi, lui è il mio idolo. Il protagonista dei miei sogni proibiti, non penso sia facile rimanere lucida quando ti guarda dritto negli occhi." Brad ridacchiò e si mise a cercare le scarpe adatte. Dopo cinque minuti Jared uscì dal bagno.
Signore Iddio, se devo morire, fammi morire adesso.
Si sistemò la giacca e si posizionò davanti allo specchio. Mi avvicinai e gli sistemai la giacca sulle spalle.
"Come te lo senti?", gli chiesi mentre sistemavo la manica e, involontariamente, sfiorai la sua mano.
"Mmh... Non mi convince tanto. Che ne pensi tu?" Risi piano.
"Stai chiedendo il parere di un'Echelon o di una stylist?"
"Entrambi." Mi guardò sorridendo dallo specchio. Scossi la testa e mi allontanai, esaminandolo.
"Beh, da stylist, il vestito non ti sta male. Qualche piccolo ritocco e magari con un Rolex andrebbe anche bene, ma preferisco il Dolce. Da Echelon, beh..." Potevo dirgli che volevo saltargli addosso? Mi guardò.
"Da Echelon? Continua, sono curioso." Si sistemò i bottoni della giacca senza smettere di guardarmi. Sospirai e presi coraggio.
"Beh, ti salterei addosso. No, dai, stai benissimo, hai un'aria affascinante." Rise.
"Ma grazie, lo so, anche io mi salterei addosso, se potessi." Alzai gli occhi al cielo. Maledetto...
"Sei proprio una Divah."
"Scherzi a parte, mi piace sapere le opinioni delle Echelon. Al di là del saltarmi addosso, ovviamente..." Alla fine della frase aveva abbassato la voce. Un brivido mi corse veloce su per la schiena. Lo sentii sfiorarmi la schiena, sotto il maglioncino. Sospirai: quell'uomo mi stava facendo perdere la poca sanità mentale che mi era rimasta. Brad era uscito, Rachel lo aveva chiamato. La mano di Jared strinse il mio polso, le mani poggiate alla cassettiera per evitare che le ginocchia cedessero. si staccò immediatamente e Brad tornò nella stanza. Feci le foto e passammi agli abiti successivi. Feci le foto a tutti gli abiti da tutte le angolazioni possibili. Jared si stava provando il Dolce. Infarto imminente. La porta della cabina armadio si aprì e lui uscì fuori. Infarto imminente, avevo ragione. I capelli lasciati spettinati, la camminata da indossatore, quel completo che gli stava da Dio, le scarpe bianche e nere... Senza parole. Brad, che era dietro di me, mi spinse con un sorriso di incoraggiamento. Presi gli spilli per l'orlo e sistemai le maniche, troppo lunghe. Brad uscì di nuovo per una nuova chiamata. Andai sul davanti, a sistemargli la camicia. Mi cinse la vita con un braccio.
"Ho sempre avuto un debole per le rosse, sai?" Arrossii violentemente, pregai che il fondotinta lo nascondesse almeno in parte. Passai alle spalle.
"Non prendermi in giro, Jared. Sono una Echelon, tutte sappiamo che ti fai solo le bionde e senza tette."
"Questo ti escluderebbe dal giro?" Seguii il suo sguardo, proiettato sulla mia scollatura. Sorrisi e mi chinai per fare l'orlo ai pantaloni, davanti a lui.
"Beh, io penso di si."
"E invece ti sbagli." Alzai lo sguardo e lo guardai: anche lui mi fissava, improvvisamente serio. La posizione era molto equivoca. Sentii una voce profonda dal corridoio.
"Ehi, bro, ti sei ricoglionito per bene in mezzo a..." La voce si bloccò. Mi girai. Un sorpreso Shannon Leto ci guardava con gli occhiali da sole sugli occhi e un sorriso compiaciuto sulla faccia. Mi alzai e cercai di eclissarmi.
"Ciao Shan...", sospirò Jared. Lo sguardo di Shannon era puntato su di me.
"A saperlo che eri in compagnia di una ragazza così bella sarei venuto pure io..." Mi sorrise. Le guance tornarono color porpora, mentre la vergogna mi affogava.
"Shan, falla finita." Shannon rivolse, finalmente, l'attenzione al fratello.
"Okok... Senti, per quella cosa di This Is War..." Non era corretto che mi mettessi a sentire cosa dicessero riguardo al loro album. In fondo, ero una Echelon come tante. Iniziai a vedere gli accessori.
"Scarlett?" Mi voltai.
"Si?" Jared sbuffò.
"Questo è mio fratello, Shannon, che già conosci. Shannon, fratellone caro, lei è Scarlett, la mia stylist." Sorrisi e strinsi la manona callosa di Shannon.
"Piacere." Lui mi sorrise, togliendosi gli occhiali.
"Piacere mio." Ok, forse nel suo 'Piacere mio' c'era un po' troppo calore, ma chissene, stavo conoscendo il secondo protagonista dei miei sogni proibiti.

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Capitolo 3
*** WTF?! ***


Ok, vi dico solo una cosa e poi vi lascio andare: dopo questo, l'epilogo ;) Poi sorpresa v.v
Ila.

30 Seconds To Mars - Vox Populi


Los Angeles, 5.38 PM

Situazioni assurde: trovarsi in una stanza, da sola, con i fratelli Leto. Situazione molto più che assurda.
"Scarlett?" Jared mi chiamò. Mi girai.
"Dimmi."
"Che posso metterci?" Si guardò allo specchio, aggiustandosi la giacca. Lo squadrai... Ok, forse più che valutare quali accessori abbinare, stavo ammirando la perfezione in un abito di Dolce&Gabbana. Scossi la testa e mi misi a guardarlo seriamente. Forse una spilla... Mi avvicinai alla cassettiera e presi una piccola spilla marrone. La misi sul risvolto della giacca e guardai l'insieme. L'insieme mi piaceva. D'altronde, mi sarebbe piaciuto anche coperto di stracci.
"Io non metterei altro... Risulterebbe eccessivo." Si squadrò.
"Anche io." Si voltò verso il fratello, stravaccato sul letto a guardare me che impazzivo. O forse, il mio culo. "Shan, questo smoking mi fa sembrare più giovane?"
"Certo, fratellino, al cervello." Risi. Jared tirò una scarpa al fratello.
"Ehi, vacci piano. Non sono tue, ricordatelo." Recuperai la scarpa. Jared mi guardò, probabilmente sorpreso del fatto che lo avessi ripreso. Non me ne importava un accidente, non ci tenevo ad essere licenziata in periodo di prova perchè non riportavo allo studio tutte le scarpe.
"Scusami." Fece con la vocina da stupido. Shan se la rise. Sospirai: dov'era Brad quando mi serviva. Presi la macchina fotografica.
"Mettiti davanti allo specchio, devo farti la foto."
"Puoi anche farmi il book, tesoro." Arrossii e sbuffai. Feci un paio di foto con la macchinetta e una anche col BB. La mandai a Rachel, la quale mi chiamò dopo pochi minuti.
"Tesoro, dov'è Jared?"
"E' qui."
"Metti il vivavoce." Attivai il vivavoce e feci cenno a Jared di avvicinarsi. "Ok, senti Jared, non ci conosciamo, ma ti obbligo a vestirti in quel modo per la première. Altrimenti verrò a Venezia con gli stivali di Fendi e ti strapperò l'abito che metterai." Jared rise.
"Certo Rachel, Scarlett è stata bravissima, è incredibile."
"L'abito o la mia assistente?"
"Entrambi." Mi fece l'occhiolino. Arrossii abbassando lo sguardo.
"Vacci piano, devo ancora finire di valutarla. Ok, Scarlett, ci vediamo allo studio."
"Certo. Sistemiamo e arriviamo." Attaccai e mi rivolsi a Jared, come se quello che era successo prima non fosse realmente accaduto.
"Bene, direi che puoi andare. Puoi anche toglierti l'abito."
"Qui o in bagno?" Alzai gli occhi al cielo, mentre mi sentivo avvampare. Perchè era così calda quella stanza? Rimisi a posto gli accessori, Brad miracolosamente ricomparso. Jared ci consegnò il vestito con tutti gli spilli. Lo rimisi nella custodia: quello lo avrei portato dal sarto la sera stessa. Dopo un'oretta scarsa la stanza era tornata al suo ordine. Emma ci ringraziò, con un sorrisetto sulle labbra, poi sparì nella villa.
"Bene, ci vediamo tra una settimana esatta per la prova definitiva dell'abito, va bene?" Lei smanettò col BB.
"Certo. Grazie mille, arrivederci." Stavo per uscire, ma Jared bloccò la sua assistente prima che chiudesse la porta.
"Aspetta!" Si precipitò giù dalle scale e lanciò uno sguardo eloquente alla sua segretaria, che si dileguò alzando gli occhi al cielo. "Volevo complimentarmi con te. Nessuno esce reduce da una giornata con me così facilmente." Me ne sono accorta!, stavo per rispondergli. Sorrisi e risposi, calma.
"Beh, ci sono abituata. Tanta pazienza."
"Scommetto che hai dovuto usare tutta la tua preziosa pazienza per me." Sorrise di sbieco. Ossignore, quei due fari azzurri mi stavano puntando. Ehm... Che stavo dicendo? Scossi la testa.
"Non solo per te. Anche tuo fratello quando voleva ci si metteva."
"A volte non so chi dei due sia il bambino." Risi. "Quando ci rivedremo?" Era rivolto a me o era per la prova, l'invito?
"Ehm... Credo che tra una settimana porteremo l'abito per la prova finale." Gli sfuggì un sorriso.
"Ah, ok. Avverto Emma." Si girò per chiamare la sua assistente. Lo bloccai.
"Già lo sa." Mi guardò.
"Oh, allora... Ci vediamo presto." Scoppiai a ridere: Soon?! Mi stava prendendo in giro?
"Certo, certo, veeeeeery soon." Scesi le scale della villa mentre ridevo ancora. Salii in macchina e solo allora mi resi conto di quanto fossi stanca.
"Ti dispiace se mi sfilo un secondo le zeppe? Mi sono venute due vesciche..."
"No, no, fai pure..." Brad svoltò a destra, uscendo dal vialetto di Villa Leto. Come potevo ben constatare, sui mignoli c'erano le tanto odiate bollicine che mi divertivo a stuzzicare. Tornata a casa non avevo neanche la forza per imprecare contro quelle fottutissime vesciche. Dopo una doccia fatta in uno stato di semi-incoscienza, mi infilai il mio pigiamone caldo caldo e mi addormentai, sotto il piumone pesante e tra ottomilaundici cuscini.


La sveglia suonò alle sette. Mi alzai tipo sposa di Frankenstein e mi grattai la testa. Ok, riassumiamo il mio aspetto con una parola sola: puah! Un enorme nodo incredibilmente somigliante a un nido di uccelli troneggiava sulla mia testa. Mi adoperai per scioglierlo e poi scesi a fare colazione. Me la presi con comodo, dato che la mia agenda, quel giorno, prevedeva di portare il vestito di Jared dal sarto e aiutare allo studio. Salvo complicazioni, eh. Succo di mela e cornetto integrale al miele. Buono. Dopo una bella doccia, uscii tutta profumata al cocco. Ok, cosa mi mettevo? Squadrai l'armadio, poi decisi. Jeans a sigaretta, maglietta mianca, cardigan grigio e ballerine di Burberry. Poco trucco e via. Lo studio era stranamente silenzioso. Guardai l'orologio. Le nove e un quarto. Sospirai e iniziai a mettere in ordine la scrivania, sommersa dalle carte. Buttai gli scatoloni rimasti e mi guardai intorno: beh, più in ordine di così non si poteva. Mi sedetti e guardai le 'Rachel Zoe's Picks' su Piperlime. La porta si aprì e ne uscì Rachel. Mi guardò, da dietro le lenti dei suoi occhialoni.
"Scarlett! Come mai già qui?" Arrossii, involontariamente.
"Beh... Sono arrivata alle nove e un quarto, e lo studio era un po' incasinato, così ho deciso di mettere a posto." Si tolse gli occhiali e li poggiò sulla isola, insieme alla sua borsa.
"Oh... Bene, meno male, mi servivi proprio tu. Oggi ho la prova con Kate, ma Jordan ha la tonsillite, e non può venire. Tu sei libera?" Annuii, un po' scioccata. Rachel che chiedeva aiuto a me?
"Si, devo solo portare il vestito di Jared dal sarto e poi sono libera." Sorrise.
"Bene. In realtà è solo per la prova, non devo scegliere l'abito. Cioè, Kate sceglierà quale mettere il giorno degli Oscar, ovvero, tra dodici giorni." Annuii. Dopo aver portato il vestito di Jared dal sarto, andammo da Kate per la prova. Marchesa, De la Renta, Valentino e Armani, ecco i vestiti che avevamo. Un Marchesa monospalla drappeggiato fucsia, un De la Renta nero paillettato con gonna a palloncino nero, un Valentino rigorosamente rosso fuoco con scollo a V sulla schiena, e un Armani Privé color carne lungo semplice, con un piccolo strascico. Kate Hudson è stata sempre una delle mie attrici preferite, prima di tutto perchè bravissima e poi perchè era carinissima e gentile. Dopo la prova, tornammo allo studio e, siccome non avevamo niente da fare, Rachel portò me e Brad a fare spese a Rodeo Drive. Lei si comprò tre cappotti leopardati.
"Ho già comprato tre cappotti leopardati, che ne pensi?" Fece riferita a me.
"Che devi comprarne un altro." Passammo da Marchesa.
"Scarlett!" Mi chiamò dall'altra parte del negozio. La raggiunsi: in mano aveva un abito viola scuro, senza spalline, le paillettes che si concentravano nella parte alta del corpetto e che sfumavano verso la fine dell'abito, strettissimo fin sotto al ginocchio, poi si allargava in una gonna a strati di tulle. Non so come spiegarvelo, ma era come se fosse a spirale. (Perdonate la mia poca coerenza, ecco, il modello è questo, senza spalline:
http://www.google.it/imgres?q=robert+pattinson+e+kristen+stewart&hl=it&gbv=2&tbm=isch&tbnid=GyPYCaSiOdpfUM:&imgrefurl=http://www.credici.it/2011/01/26/in-breaking-dawn-robert-pattinson-e-kristen-stewart-si-sposano/&docid=YsO8rYN2qYn1kM&w=452&h=603&ei=YIs-TuoLh6D7BsnAlMkC&zoom=1&biw=1366&bih=546&iact=rc&dur=766&page=2&tbnh=146&tbnw=98&start=24&ndsp=24&ved=1t:429,r:21,s:24&tx=40&ty=81). Sorrisi e presi l'abito.
"Stupendo."
"Provalo!" Rachel me lo porse con un sorriso. Guardai il cartellino e sbiancai.
"Ehm, Rachel, non posso permettermelo..."
"Io si, sciocca. Vai, su!" Mi spinse nel camerino. Fu tutto dire che riuscii ad uscire in poco tempo dai leggings, ma alla fine ci riuscii. Mi sistemai meglio e uscii. Rachel si portò le mani alle labbra, scioccata, e Brad mi guardò estasiato. Mi guardai allo specchio. L'abito non era male, mi stava a pennello, calcolando il fatto che di abiti come quelli non si avevano tutte le taglie, ero abbastanza fortunata a ritrovarmi un corpo sottile con delle tette troppo grandi. Rachel parlò ad una commessa, di un paio di scarpe. Quest'ultima tornò con delle Louboutin, le Bridget's Back Silver in versione decollété (Quelle che Kylie Minogue porta nel video di 'Better Than Today, nda). Scossi la testa, protestando, ma Rachel mi prese le scarpe dalle mani e me le infilò lei.
"Tesoro, sei stupenda!" Rachel rise euforica. Sbuffai. I miei capelli.
"Si, ma i capelli rossi non ci stanno bene." Brad si alzò e intervenne.
"Che dici! Con dei capelli rosso fuoco non saresti stata bene con questo spettacolo di abito, ma il tuo è un rosso scuro, ci stai benissimo!" Sorrise. Mi guardai e tirai su i capelli.
"Forse con uno chignon morbido si noterebbe di meno..." Ma perchè mi stavo provando quell'abito? Non dovevo andare da nessuna parte!
"Rachel, perchè mi sto provando quest'abito?" Lei fece la vaga.
"Mah, niente, pensavo ti stesse bene. Toglilo, va, lo pago io."
"No Rachel..."
"Insisto." Mi guardò minacciosa. Annuii sorridendo spaventata e mi rivestii. Non volevo assolutamente pensare a che cosa avrebbe fatto Rodger alla moglie quando avrebbe letto l'estratto conto della carta. Fortunatamente, quelle scarpe le avevo già. Dopo una alquanto impegnativa sessione di shopping, tornai a casa con la busta di Marchesa sulle spalle. Mi sfilai le scarpe e la mia attenzione venne richiamata da un bigliettino vicino al mio letto. Era un numero di cellulare. Scossi la testa e lo buttai. La settimana successiva andai a riprendere l'abito dal sarto per la prova che ci sarebbe stata quello stesso giorno. Per l'"evento", indossavo dei leggings di pelle neri, stivali alti poco più su del ginocchio tacco 15 e plateau, canottiera nera con scollo a cappuccio e giacchetta con maniche a tre quarti. Completai il tutto con delle collane lunghe, bracciali tintinnanti e un anello. Trucco quasi inesistente. Mentre camminavo per Beverly Drive, la mia attenzione fu richiamata da qualcuno che mi chiamava. Dietro di me, nella direzione opposta alla quale stavo andando, c'era Shannon, che mi guardava sorridendo da dietro ai suoi Carrera. Pensavo seriamente che la lampada della cabina armadio di quell'uomo fosse rotta e che lui si vestisse al buio, perchè era inguardabile, com'era vestito. Cappellino nero, giacca di pelle, canotta con maniche larghissime, pantaloni a pinocchietto con cavallo basso e le sue scarpe 'neon'. Sorrisi e camminai nella sua direzione: d'altronde, era un nano disperso, non gli stava male quel look.
"Shannon! Come mai da queste parti?"
"Stavo andando a recuperare la moto per andare da Jared. Tu?" Gli mostrai la custodia nera.
"Ero andata dal sarto per riprendere il vestito di tuo fratello. Oggi c'è la prova." Si sbattè una mano in fronte, apparentemente sorpreso.
"Oh, già! Disturbo se vengo anche io?" Sorrisi.
"Niente affatto."
"Bene, allora? Vieni con me?" Esitai.
"Ehm... Dovrei tornare allo studio per prendere alcune cose, tipo scarpe e accessori..." Lui annuì.
"Ah, beh, posso accompagnarti."
"Certo! Mi farebbe piacere." Mi accompagnò allo studio, chiacchierando del più e del meno, del loro album e del tour-in-progress.
"Sarà un tour mondiale, da sweat, sweat, sweat, muddafuggaz, sweat!" Scoppiai a ridere alla sua esclamazione. Ora eravamo nella sua Cadillac che stavamo andando da Jared. Rachel mi aveva detto che potevo andare anche da sola, causandomi un attacco d'ansia che riuscii a reprimere prima che uscisse fuori in tutto il suo poco splendore. Jared, ovviamente, era rinchiuso in camera sua, come ci avvisò Emma, comodamente seduta sul divano di casa Leto. Dopo una mezz'ora, Emma si alzò sbuffando e andò a sfondare la porta della camera di Jared. Ne uscì lui, incazzato e senza maglietta. E sottolineo, senza maglietta. Abbassai lo sguardo e mi leccai le labbra. Jared mi sorrise malizioso.
"Ciao Scarlett! Vieni, ti stavo aspettando."
"Vorrai dire, ci stavi aspettando, vero Bro?", intervenne Shannon, piazzandosi dietro di me. Jared alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
"Certo. Andiamo, va." Salimmo in camera e trovammo il letto mezzo disfatto e l'acustica tutta autografata appoggiata sui cuscini.
"L'abito?" Gli porsi la custodia e le scarpe e sparì nel bagno. Mandai un messaggio a Rachel, dicendole che ero arrivata, nel frattempo. Jared uscì fuori. Sospirai, cercando di calmare i miei ormoni che facevano carpiati quadrupli all'indietro. Sistemai meglio la camicia e misi la spilla sul risvolto della giacca. Pizzicai le spalle e tirai, per far appoggiare meglio la giacca sulle spalle. Lo guardai.
"Bene. Direi che va bene così. Ti piaci Jared?"
"Mi stuprerei." Alzai gli occhi al cielo. Mi girai verso shannon, stravaccato sul letto.
"Tu che ne pensi, Shan?" Jared bloccò il fratello prima che rispondesse.
"Shan? Come mai tutta questa confidenza?" Arrossii.
"Me lo ha detto lui di chiamarlo così." Jared guardò il fratello.
"Mi fa sentire vecchio.", si giustificò lui. Jared sbuffò.
"Io ti chiamo Shannon da trentotto anni, non mi sembra che ti sia mai lamentato." Shan sbuffò. Ripetei la domanda.
"Di te o di lui?" Sorrisi da stronza.
"E' tuo fratello quello che deve essere premiato, non io."
"Tu per la bravura e la professionalità. Lui per la migliore morte." Scoppiò a ridere rotolandosi sul letto, seguito a ruota da me. Io non ridevo per la battuta, ma per la risata da folletto impazzito di Shannon. Jared sbuffò.
"Scusa, io ridevo per la risata di tuo fratello." Shannon riprese, scuotendosi dalla risata.
"No, scherzo, stai bene, Bro. Sembri quasi serio." Jared lo guardò e sorrise.
"Grazie." Si ammirò allo specchio. "E comunque, tu verrai con me." Sorrisi.
"Mi ci vedi a una première in smoking? Ma sei impazzito del tutto?" Jared si girò, scocciato.
"Non ce l'ho con te, emerito nano del cazzo! Ma con Scarlett." Mi bloccai. Cosa? Eh? Riavviatemi, per favore. Sentii Shannon che mandava a quel paese il fratello.
"Cosa?"
"Verrai con me alla première di 'Mr.Nobody' a Venezia. Possiamo portare al massimo un accompagnatore o accompagnatrice. E io voglio che tu venga con me.*", disse come se fosse la cosa più naturale del mondo. Lo guardai sbattendo le palpebre, scettica.
"Stai scherzando, vero?"
"Ho la faccia di uno che scherza?" Quanta acidità. Se non fosse stato per il fatto che avevo appena ricevuto la notizia più scioccante della mia vita.
"No è che... Sono sorpresa. Io non sono nessuno." Si girò e mi prese per le spalle, guardandomi negli occhi. Mi stava smontando sul momento, fossi stata di cera mi sarei sciolta e sarei pure evaporata.
"No, non è vero che non sei nessuno. Io sono nessuno, tu sei la mia stylist." Mi sorrise di sbieco. Ossignore, rianimami.
"Ehm..."
"Jared, per favore! La stai facendo impazzire!" Shannon, porca troia, potrei anche baciarti. Jared distolse lo sguardo dai miei occhi e guardò il fratello. Non seguii quello che si dicevano, ero troppo impegnata a cercare il telefonino. Tutto aveva preso senso.
"Scarlett! E' successo qualcosa?"
"Sai niente di una certa première alla quale dovrei partecipare?"
"Si, andrai alla première di 'Mr.Nobody' con Jared. Te lo ha detto, vero?" Sbuffai, uscendo dalla stanza.
"Certo che me lo ha detto! Per poco non svenivo! Potevi dirmelo tu, mi sarei risparmiata un giro in iperventilazione."
"E secondo te avrei rovinato la sorpresa di quel megalomane di Jared?" Non ci stavo capendo più una mazza.
"Cioè, è un'idea di Jared?"
"Certo, sciocca! Io ho solo pensato all'abito!"
"Oh, cavolo..."
"Scarlett, adesso siediti e ascoltami." Mi sedetti su una sedia li, in corridoio. "Tu andrai alla première con quel Marchesa e basta. Non ci sarà un dopo, non potrà esserci. Sicuramente tutti i giornali diranno che tu e Jared state insieme, ma non devi dargli peso, ok? Adesso torni da Jared, ti fai ridare l'abito, vai a casa e inizi a preparare le valigie. Io scappo, ci vediamo allo studio." Mi attaccò in faccia. Rimasi nel corridoio, col cellulare attaccato all'orecchio a sentire il segnale acustico, con la bocca aperta per lo shock. Shannon mi vide e mi scosse per una spalla. Più che altro, pensai che mi stesse smontando.
"Ehi, tutto bene?" Carino, Shannolo. Annuii, ancora scioccata. Il bello di me era che ero scioccata, ma la mia mente partoriva delle stronzate assurde.
"Si. Si, tutto bene..." Tornai in camera. Jared si era tolto lo smoking e si stava rinfilando la maglietta. Dio, ma io che ti ho fatto di male? Rimisi a posto tutto il più velocemente possibile.
"Allora, passo a prenderti martedì mattina alle tre e mezza."
"Di pomeriggio?"
"No, di mattina." Cristo. Mio malgrado, annuii.
"Ah, ok."
"A martedì, allora." Mi sorrise. Spostai il mio sguardo in mezzo alle sue sopracciglia.
"Si. A martedì." Me ne andai, letteralmente sconvolta. Talmente sconvolta, che non riuscivo neanche a pensare a quello che mi era successo. Portai l'abito allo studio e tornai a casa alle nove. Raccontai tutto a Janet.
"CHECOSA?!?" Mi ficcai una cucchiaiata di gelato al pistacchio e cioccolato fondente in bocca, in trance.
"Non ci credo...", sussurrammo all'unisono.
"E che farai? Ci andrai?" Mi destai da quel sogno ad occhi aperti e la guardai di sbieco.
"Certo che ci vado! C'è in ballo la mia carriera!" Janet mi guardò furbescamente.
"La tua carriera, eh?" La guardai senza capire. Poi, afferrai quello che voleva dire e scossi la testa, urlando.
"NO! No, no, se Jared pensa che mi ci abbia trovato, si sbaglia di grosso. E' topo, si, me lo farei, pure quello, ma non voglio usare questa opportunità per andare a letto col mio idolo. E' solo per farmi pubblicità." Spinsi via il barattolo del gelato, disgustata.
"Bah, se lo dici tu..."
Ma mica ne sarei tanto convinta, pure io... * Ovviamente, è tutto inventato...

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Capitolo 4
*** EPILOGO: Ruined for guilt of a platonic love... (AGGIORNATO: Foto del vestito) ***


Bene, eccoci all'epilogo. Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto, le idee non mancavano, ma non avevo voglia di scrivere XD Perdono T_T Ok, vi chiedo solo di continuare a tenere tra le seguite questa storia, perchè posterò il disegno del vestito, così per rendere meglio l'idea :) Ok, sentitevi la canzone perchè sennò vi frullo il culo (Cit. Maryah)
Ringrazio tutti quelli che hanno messo questa storia tra le seguite, le ricordate e le preferite :)
Rigraziamenti speciali a:
-Viyanga ** La mia MMA ;D
-FlyChick, che, come me, è una fashion victim u.u (Ok, sotterratemi dopo questa xD)
-ProudToBeAnECHELON, che ha recensito tuuuuutti i capitoli :3

Bon Jovi - What do you got?


Los Angeles, 3.56 PM

Ero scioccata, sorpresa, incredula... c'era un altro aggettivo che potesse descrivere il mio stato d'animo? Continuavo a fare le valigie. Quanto saremmo stati? Ah, si, tre giorni. E io avevo già tre valigie. In una c'erano i vestiti normali, nell'altra alcuni abiti da cocktail più il Marchesa che avrei indossato e nell'altra le scarpe. Insomma, com'è che diceva Rachel? Magari quello che non metti nella valigia è proprio quello che ti serve.
"Oddio, non posso crederci..." La cosa bella, è che Janet era più eccitata e scioccata di me. Io ero rimasta, con la mente, a un paio di giorni prima, al momento dell'annuncio.
"Eventuali impermeabili? Il vestito di Jared? Le scarpe?" Janet mi parlava, io eseguivo e basta. Presi un impermeabile di Burberry che faceva perfetto investigatore inglese e lo misi in valigia. Poi, esplosi in un'esultanza stile bimbaminkia.
"OSSANTISSIMOTOMOSCESOINTERRA!" Janet mi guardò, sconvolta.
"Che succede?!"
"ANDRO' CON JARED LETO IN ITALIA ALLA PRIMA DI MR.NOBODY! NON POSSO CREDERCI! Oddio, ho messo tutti in valigia? Biancheria sexy, trucchi, gioielli...! I gioielli! Cavolo, dov'è la valigietta per i gioielli?!" Correvo a destra e a manca, alla ricerca della valigietta per i gioielli. Ci ficcai dentro tutto il possibile e l'immaginabile.
"Scarlett! Calmati!" Janet mi prese per le spalle e mi tenne ferma, guardandomi negli occhi.
"Dove cazzo vai con la 'biancheria sexy'? Non devi farti Jared, lo hai detto tu. Non userai il tuo lavoro per farti il tuo idolo." Mi ricordai. Stupide promesse. E stupida memoria a breve termine.
"Oh... Già..." Mi sedetti sul letto. Poggiai la testa sulla spalla della mia amica.
"Ho paura..."
"Di cosa?"
"Ho una paura fottuta di... Tutto! Di sbagliare, di inciampare nella gonna o nei tacchi e di fare una figura di merda, delle opinioni degli altri, di non piacere a Jared, di tutto cazzo! E, in più, non posso neanche rifiutare, manderei a fanculo la mia carriera nemmeno iniziata! Mannaggia a me e a quando ho preso quest'incarico! Avrei dovuto dire a Rachel di essere coinvolta emotivamente... Insomma, sono una Echelon! Come si fa a non restare coinvolti nel vestire il tuo idolo e andare con lui a una premiazione in un abito di altissima moda?!" Janet lasciò che mi sfogassi, mentre le passeggiavo a 200 all'ora davanti. Mi fermai di botto, improvvisamente stanca e crollai sul letto. Le lacrime uscirono dai miei occhi puntati al soffitto, colando sulle tempie e andando a finire sui miei capelli.
"E se non ce la facessi?", mormorai. Janet si girò a guardarmi, anche lei era sdraiata.

"Ce la farai. Ne sono sicura. Sei una donna profiterol: dolce, ma con le palle." La guardai. Checcazz?
"Eh?" Si girò guardando il soffitto e parlò, seria.
"Questa era squallida." E iniziò a ridere, seguita a ruota libera da me. Andai a dormire alle sette e mezza e, considerando il fatto che sapevo che il giorno dopo sarei partita con Jared, non dormii molto.

Los Angeles, 2.18 AM

Volevo sotterrarmi. Felpa leggera di Superman con scollo a V celeste chiaro, jeans a sigaretta strappati e superga bianche borchiate. Di fuori c'era il buio più totale. Caffè, caffè, caffè! Quella era l'unica cosa che il mio cervello reclamava in quel momento. Due tazze di caffè mi svegliarono per bene. Ed erano le due e quaranta. Alle tre e dieci, un SUV scuro si fermò davanti casa. Uscii fuori con le valigie, che Jared caricò in macchina. Mi salutò baciandomi vicinissimo alle labbra. Bastardo...
"Buongiorno."
"Si, buongiorno un cavolo." Sbuffai e mi sedetti accanto al guidatore.
"Nervosi?"
"Non mi piace essere svegliata così presto." Risposi con un sorriso obliquo, che lui, sfortunatamente, ricambiò. Alle quattro e mezza eravamo in viaggio per l'Italia. Arrivammo alle sei del pomeriggio, dopo che avevo dormito per tutto il volo. L'hotel, il più lussuoso di tutta Venezia, era in centro, con una splendida vista sui canali. La suite era la più costosa, c'erano due camere da letto, salone, due bagni e pure una cucina completa di elettrodomestici. Io iniziai a sistemare tutto. Agganciai i nostri vestiti nella cabina e mi sedetti sul letto, esausta. Jared bussò alla porta.
"Posso?" Entrò in camera e si sedette sul letto.
"Certo. Dimmi."
"Domani andiamo in giro per Venezia. La premiazione sarà dopodomani." Annuii.
"Ok, certo. Bene..." Sbadigliai.
"Possibile che hai ancora sonno? Hai dormito per quattordici ore di fila!" Sorrisi.
"Noi stylist siamo sempre stanche."
"Si, certo. Vado a rilassarmi un po' anche io. Se vuoi sai dove trovarmi." Mi fece l'occhiolino e uscì. Arrossii violentemente, la stanza troppo calda. Scossi a testa, mi spogliai e mi immersi nella vascona del bagno.
Goditi questo momento Scarlett, non ti capiterà più...
Certo, non mi sarei mai più trovata con Jared Leto, nella suite di un lussuosissimo albergo, con lui a venti metri da me che stava facendo chissà cosa. Mi avvolsi nell'asciugamano e mi buttai nel letto senza neanche aver cenato.


Il giorno successivo lo passammo a girare per Venezia. Jared che faceva foto a qualunque cosa potesse risultare schifosamente attraente per la sua mente bacata e le postava su Twitter. Ci finii pure io, in una di quelle foto. Tornammo in albergo solo di sera, dopo che eravamo stati ripetutamente fermati per autografi e foto. Sorrisi al ricordo di una Echelon e di una sua richiesta un po' strana.

Lei e Jared stavano passeggiando per le vvie affollate, quando un gruppo di ragazze con magliette del merchandising, Triad, wristband e glyphics li fermarono.
"Ciao Jared, possiamo farci una foto con te?" Una di loro si fece coraggio e li bloccò. Jared sorrise.
"Certo! Avvicinatevi." Scarlett, naturalmente, si era fatta da parte, per lasciare posare le sue "sorelle" con Jared.
"Vieni anche tu!" Una ragazza a lato, fece cenno alla rossa di entrare a far parte del gruppo. Scarlett sorrise, scuotendo la testa, lo sguardo divertito dietro gli occhialoni da sole.
"Dai! Così se diventi famosa abbiamo la foto anche con te!" Scarlett rimase un po' scioccata da quell'affermazione, ma partecipò comunque alla foto.
"Ma tu sei la ragazza di Jared? Quella delle riviste?" Le fece una ragazza. Scarlett sorrise scuotendo la testa un po' amareggiata, mentre Jared la guardava divertito.
"Sono la stylist di Jared. Io vestirò Jared per la première di 'Mr.Nobody'." Le ragazze iniziarono a gridare e a battere le mani. Salutarono le fans e i due tornarono in albergo.


Presi la custodia del vestito di Jared e la appesi allo specchio, accanto alla mia. Sospirai, l'ansia che si stava lentamente accumulando dentro di me. Sistemai anche le scarpe e gli accessori. Per me, non avevo molto: un braccialetto con tanti piccoli brillanti, una catenina con un diamatino innocente e orecchini coordinati. Mi sedetti sul letto. Attacco di panico in piena regola. Dovevo chiamare Janet. A Los Angeles saranno state le otto di mattina, sicuramente lei era già sveglia.
"Scarlett!" La sua voce divertita e cristallina era la mia salvezza, in momenti come quello.
"Jan..."
"Che succede?"
"Sono preoccupata..." Lei sbuffò scherzosamente mentre se la rideva.
"Ooooh, ancora con sta storia! Devi stare tranquilla, tranquillissima, tu cammini, sorridi, fai la smorfiosa, finisci e torni qua. Ok?" Più facile a dirlo che a farlo. Sospirai, in parte rincuorata.
"Ok."
"Bene. Devo andare, o il capo mi scotenna. Devo finire un cazzo di articolo... Ci sentiamo prima della première?" Gioco di parole.
"Certo. Ti chiamo io."
"Ok. Resto sveglia fino a tardi."
"Certo. Io vado a nanna. Ci sentiamo domani..."
"Si, a domani ciccia."
"Ciao." Attaccai e chiamai Rachel, che mi disse più o meno le stesse cose. Mi coricai nel letto, rannicchiata, sperando che finisse prima possibile, così avrei smesso di diventare pazza. Mi alzai di scatto: volevo che finisse? Mi misi a camminare freneticamente davanti al letto. Come potevo pensare questo? Dovevo viverla appieno questa esperienza? Stavo impazzendo letteralmente. Mi misi le mani nei capelli e cercai di mettere ordine nella mia testa: ok, il mio 'amore', chiamiamolo così, nei confronti di Jared era indissolubile, e questo era ok. Che mi mandasse al manicomio anche solo guardandomi o sfiorandomi? Chiarissimo anche quello. Oh... Eccolo il motivo.
Superata quella prima, finita quella settimana, non lo avrei mai più rivisto.
Non ci sarei mai più stata a stretto contatto; non gli avrei più parlato come se fossimo amici o conoscenti, niente di tutto ciò. E questo, mi spaventava. La porta si aprì, e ne uscì fuori un Jared assonnato.
"Jared? Che ci fai qui?"
"I tuoi passi sono pesanti e ho il sonno leggero. Come mai ancora in piedi?" Sospirai sedendomi.
"Non riesco a dormire." Si sedette vicino a me. Sospirai di nuovo. Sembrava mi aiutasse... "Mi dispiace averti svegliato." Le mie parole uscivano automaticamente, mentre fissavo la moquette della suite.
"Non preoccuparti, ero ancora sveglio. O quasi." Rise. Ci provai anche io, la tristezza padrona di me. "Come mai sei ancora in piedi? Domani sarà una giornata impegnativa, ti conviene riposare."
"E'... Sono nervosa." Rise piano.
"E per cosa? Guarda che i paparazzi sono innocui. Il massimo che possono fare è scrivere qualche cazzata, tipo che stiamo insieme." Mi cinse le spalle con un braccio e mi appoggiai alla sua spalla. Improvvisamente, senza una ragione precisa, scoppiai a piangere.
"Scarlett, che c'è?!", domandò allarmato. Mi portai le mani agli occhi, liberandomi dall'abbraccio e ricominciando a camminare nell'oscurità.
"Oh, Jared... Non puoi capire..." Singhiozzai.
"Posso provarci." Il suo tono era serio. Scoppiai a piangere ancora più forte. Lo vidi alzare gli occhi al cielo e prendermi per le spalle.
"Scarlett. Calmati e dimmi che sta succedendo." Mi liberai delle sue mani e le mie parole usciorono come un fiume in piena.
"Jared, tu sei il mio idolo. Capisci che cosa significhi per me, anche solo averti davanti a un concerto? Non penso. E adesso, vederti seduto sul mio letto, che mi abbracci, che mi consoli e con la consapevolezza che domani finirò sotto i riflettori per tutta la giornata con te, mi scombussola totalmente! Jared, tu per me sei importante. Sei parte della mia vita, ma come idolo. Come amore platonico." Jared mi fissava scioccato. Forse era per il 'amore platonico' inaspettato, forse era per le mie parole, ma rimase pietrificato. Stava per dire qualcosa, dato che gli uscì un suono strozzato dalle labbra. Aspettai, speranzosa.
"Scusami..." Borbottò e uscì dalla stanza come un fantasma. Non so dirvi come ci rimasi. Di merda? No, troppo poco. Stavo per avere un infarto? Eccessivo, dai. Ero delusa. Si, delusa. Davanti a quello che gli avevo detto, lui era andato via. Scossi la testa e mi sciacquai il viso, gli occhi verdi arrossati, gonfi e stanchi. Mi asciugai e tornai a letto, addormentandomi in un sogno tormentato.


Mi svegliai col sole sparato in faccia. Strizzai gli occhi e mi misi una mano davanti al viso. Guardai l'orologio. Le otto e un quarto. Mi alzai e andai in bagno. Mi sciaquai la faccia con acqua ghiacciata, mentre i ricordi della sera precedente riaffioravano nella mente. Scossi la testa, cercando di scacciarli via. Uscii dalla stanza e andai in cucina. Jared stava mettendo del caffè nelle tazze, il viso leggermente stanco.
"Buongiorno." Mi porse una tazza.
"Giorno. Grazie." Bevvi piano, mentre lo osservavo di sottecchi. I capelli sparati come al solito, gli occhi velati di... Tristezza? Delusione?
"Ti conviene sbrigare a prepararti. Tra poco qui sarà pieno di truccatori e parrucchieri." Annuii e sparii nella mia stanza, con un leggero e finto sorriso. Dovevo essere pratica, sarebbe stata una giornata frenetica. Jeans e maglietta larga bianca di Guess con un disegno astratto sopra. Aveva ragione Jared: una ventina di minuti dopo c'era il panico nella suite. Valigie, valigioni e valigiette erano dappertutto. Nella mia suite c'erano due ragazze, Michelle e Laura, truccatrice e parrucchiera, che mi aspettavano. Visto il vestito, i capelli rosso scuro furono raccolti in un grande e morbidissimo chignon dietro la nuca, che lasciava cadere alcuni ciuffi della mia fragetta, ormai lunga, sui lati del viso. Il trucco lo ritenevo perfetto: matita nera, rimmel che mi allungava le ciglia come con delle extension, ombretto viola scurissimo glitterato. Per tutta la mattinata il mio pensiero fisso era Jared. Jared e la sua reazione ieri sera. Era tutto il giorno che non lo vedevo, sicuramente anche lui era sotto le mani di truccatori e parrucchieri esperti, - anche se io continuavo a pensare che lui fosse perfetto anche senza trucco -, e sentivo il bisogno impellente di vederlo e parlargli. Mi accorsi che Michelle e Laura avevano finito. Prima di infilarmi il mio vestito, dovevo andare da Jared e prepararlo. Quando entrai nella sua suite, dove il caos regnava sovrano, lui già si era infilato i pantaloni, si stava finendo di abbottonare la camicia. Sospirai, vedendo che mi fissava. Gli sistemai bene la camicia e sistemai bene la giacca sulle sue spalle, pizzicandola agli angoli. Misi la spilla sul risvolto della giacca nera e lo guardai.
"Perfetto..." Lo avevo davvero detto? Andai a sistemargli il colletto della camicia, dietro la nuca.
"Sei molto bella, sai?" Arrossii e abbassai lo sguardo.
"Grazie..." Guardai l'orologio. Le quattro e mezza. Uscii dalla stanza, non sicura che lui non volesse dirmi niente. Mi cambiai la biancheria, eh si, sennò si sarebbe visto tutto, essendo l'abito molto aderente, e presi il vestito, guardandolo come se fosse un nemico. Era rimasta un'assistente, che mi aiutò ad allacciare i bottoni perlati scuri dietro la schiena. Mi sistemai le coppette che avrebbero sostenuto l'abito e mi misi le scarpe e i gioielli, il senso di inquietudine che persisteva in me, piccolissimo e fastidioso. Mi guardai allo specchio e, per poco, non mi riconobbi. La ragazza nel riflesso era altissima, con un trucco che non le si addiceva tanto, capelli che sarebbe stata capace di farsi anche da sola, le mani tremanti, coperte da uno smalto color carne e un vestito di alta moda che, si, le stava da favola, ma che, apparentemente, non la faceva sentire a proprio agio. Sospirai e presi la stola nera che avrei usato per coprirmi dal freddo. Me la misi sulle braccia e la tenni ferma davanti a me con un nodino morbido e facile da sciogliere. Uscii dalla mia stanza nell'esatto momento nel quale Jared uscì dalla sua. Alzò gli occhi dal suo cellulare, con il quale scriveva freneticamente, contemporaneamente mentre io lo alzavo dalla assistente che mi sistemava la gonna. Era stupendo. Non avevo parole. Rimasi li, bloccata a fissarlo come una deficiente arrapata. Magari deficiente no, ma arrapata si. Sorrisi piano e mi avvicinai a lui. Anche lui sorrise obliquo e mi guardò. Nonostante sedici centimetri di tacco, ero poco più bassa di lui. Osservai attentamente uno ad uno i suoi tratti: il mento con la sua barba cortissima che mi faceva impazzire, le sue labbra sottili curve in un sorriso, il naso perfetto, la fronte liscia spezzata da un ciuffo di capelli che gli ricadeva ribelle. Gli occhi li conservai per ultimi, sapevo che se li avessi guardati per ultimi mi sarei presa un bell'attacco di iperventilazione. E così fu: quei due grandi occhi rotondi e azzurri come il cielo, erano fissi nei miei, verdi come il prato.
"Scusami.", disse dal nulla.
"Per cosa?"
"Per essermi comportato da vigliacco ieri sera. Non sarei dovuto andarmene così..." Lo bloccai, scuotendo la testa.
"Non fa niente." Sorrise.
"Se prima eri molto bella, ora sei stupenda." Sorrisi arrossendo, abbassando lo sguardo e rassegnata dalla sua natura di latin lover incallito.
"Quante volte l'hai usata questa frase?"
"Una sola. Andiamo?" Mi porse il braccio. Vi intrecciai il mio e uscimmo dalla suite. Fuori dall'albergo c'era una folla di paparazzi che non vi dico, che sparavano domande a più non posso, confuse col rumore dei flash. Mi gelai quando sentii svariate domande tipo:"Jared, chi è questa ragazza?" "E' la tua fidanzata?" "Jared, tu e lei state insieme?" Jared mi spinse nella Lancia Delta, che faceva da sponsor alla 66esima mostra cineamatografica di Venezia, e chiuse lo sportello. Cercai conforto nei suoi occhi.
"Sta tranquilla, pensa solo alla verità." Io e te non staremo mai insieme. Bene, oltre che a farmi un male boia, mi tranquillizzava. Il tappeto rosso mi faceva paura. Era li, lungo, rosso, piatto, senza pieghe su cui avrei inciampato facendo una figura di merda davanti a centinaia (Se non migliaia) di fotografi. Davanti a noi c'erano quattro macchine, che scomparivano troppo velocemente. Dietro le transenne, prima del red carpet, c'erano migliaia di fans con dei cartelloni con sopra le foto di, principalmente, Jared. L'ultima macchina se ne andò via, scomparendo nelle vie di Venezia. Jared si voltò verso di me, prendendomi per le spalle e guardandomi intensamente. Mi faceva paura, il cuore momentaneamente bloccato.
"Devi stare tranquilla. Sorridi, non stare a sentire le loro domande, non devi curarti di nessuno. Ci siamo solo io e te, nessun'altro. Sei pronta?" Annuii, senza pensarci due volte. Ma poi mi pentii: in fondo, in quella macchina, si stava così bene. Mi tolsi la stola mentre Jared si mise gli occhiali da sole sugli occhi e la portiera si aprì, scatenando i flash dei fotografi. Jared mi porse la mano. Uscii fuori dall'auto, quasi accecata da quei flash che scattavano febbricitanti e ingordi, come se ad ogni scatto un pezzo di noi si smaterializzasse. Jared mi prese delicatamente per mano e salimmo sul red carpet, camminando lentamente. Oddio, oddio, oddio... O Tomo, o Tomo, o Tomo... Jared mi stava stringendo per la vita, mentre camminavamo lentamente sul tappeto rosso. Senntivo il calore della sua mano bruciare sotto il tessuto del mio vestito. Poggiai la mani sulla sua spalla, mentre mi stringeva per la vita. I flash continuavano a scattare, davanti e dietro a noi. Sembrava che quella passerella non finisse mai. Arrivammo al tabellone, dove c'era il resto del cast con i relativi accompagnatori. Posammo tutti insieme, poi noi accompagnatori venimmo portati in una specie di 'retro-carpet' e attendemmo i nostri accompagnatori li. Jared tornò a recuperarmi dopo una breve intervista.
"Tutto ok?"
"Si, ho solo un po' di freddo." Jared recuperò un cappotto e me lo porse. Sorrisi, ringraziandolo. Ci accomodammo nella platea per la consegna dei premi.* Fu li, mentre un attore famoso, non so dirvi chi, parlava e faceva ridere i presenti, che mi accorsi di quanto potessi sentirmi sbagliata. Di quanto potessi sentirmi fuori posto. Scossi la testa, amarreggiata, Jared che mi guardava curioso. Gli diedi una pacca sulla mano e seguii la premiazione. Alla fine, Jared tornò a casa con solo la nomination come migliore interpretazione maschile, un po' sconsolato. Fu mentre rientravo nella camera d'albergo, che mi resi conto di quello che mi stava succedendo.
Non appartenevo a quel posto. Non ero una star. Ero una povera Echelon in piena fase ormonale con una passione incontrollabile per la moda. Mi alzai e andai da Jared, che era in salone senza giacca, che stava preparando un tè.
"Jared..."
"Scarlett. Cosa c'è?"
"Devo... Io... Devo parlarti."
"Dimmi pure, ti ascolto." Dalla sua voce non traspariva né curiosità né apatia.
"Io... devo andarmene." Mi guardò scioccato, la tazza fumante in mano.
"Cosa? Ma... Dobbiamo restare per un'altra settimana!"
"Mi dispiace, ma io qui non ci posso stare."
"Ma perchè?"
"Perchè sto soffrendo, Jared. Non te ne accorgi? E' lo stesso discorso che ti stavo facendo ieri notte, tu non sai cosa significhi per me esserti così vicina. Non sai che cosa mi provochi ogni singolo contatto, anche accidentale, ogni singola occhiata che mi rivolgi... Perchè io ti immagino mio. Jared, io ti amo. Ma non è un 'ti amo' che si dice alle persone normali delle quali si è follemente innamorati. Il mio, per te, è un amore platonico. E tale rimarrà per sempre. Stare qui con te mi fa soffrire..." Rimase in silenzio.
"Non capisco dove ho sbagliato..." Scossi la testa, sorridendo senza allegria.
"No, no, no, no... Jared, tu non hai nessuna colpa. ei colpevole di una cosa soltanto: di essere bravo ad essere te stesso. Perchè è di questo che sono innamorata: del fatto che tu riesca ad essere te stesso, senza maschere, anche quando sei sotto i riflettori dalla mattina alla sera. E' per questo che noi Echelon ti amiamo. Per la tua semplicità. Per il fatto che resti sempre come sei." Sorrisi con amarezza. Lui era senza parole.
"Scarlett... Mi dispiace..." Scossi di nuovo la testa, sempre con un sorriso triste sulle labbra appiccicose di lucidalabbra.
"Non devi dispiacerti. Ti chiedo solo una cosa." Mi guardò, in attesa. In una situazione normale, sarei scoppiata a ridere perchè gli stavo facendo saltare i nervi, ma adesso, l'ultima cosa che volevo fare, era ridere. "Lasciami andare..." Lui continuava a fissarmi.
"Vai... Se pensi che scappare sia la cosa migliore, allora fa pure..." Scossi la testa: non mi stava capendo affatto.
"No, Jared, non sto scappando. Sto semplicemente evitando di soffrire. Non voglio, non lo sopporterei..."
"E allora vai. Non ti obbligo a rimanere qui. Hai fatto un ottimo lavoro, non lo nego, sei stata professionale, avrai un futuro da stylist, tutto quello che vuoi. Puoi anche andare." La sua voce era fredda, ma non vi era alcuna traccia di risentimento o delusione. Sospirai e recuperai il cappotto, uscendo dalla suite.
"Ti rivedrò?" Sentii appena la sua voce alle mie spalle. Mi voltai a guardarlo. Era seduto sullo sgabello davanti al bancone della cucina, che mi guardava con la testa girata.
"Forse..." Sorrisi e uscii. Uscita dall'albergo, mi infilai nel taxi, stretta nel cappotto. Ecco come mi ero ridotta, a soffrire per colpa di qualcuno che non avrò mai.

Rovinata per un amore platonico...

* Non so come si sia svolta veramente la premiazione, ovviamente, ricordatevi che è tutto inventato... Non dimenticatevi la sorpresa! ;D
Alla prossima FF ^^
Ila.

Image and video hosting by TinyPic Immaginate il vestito messo di lato, rivolto verso destra. Volevo disegnare anche Scarlett, ma con scarsi risultati :S Hope you enjoy ^^

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