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Sebbene molti possano pensare il contrario,in realtà fu la volpe a
dichiararsi per prima:io,a dire la verità,non ne avrei mai avuto il coraggio
Sebbene molti possano pensare il
contrario,in realtà fu la volpe a dichiararsi per prima:io,a dire la verità,non
ne avrei mai avuto il coraggio. Ero immaturo,spaventato
dai miei sentimenti e da quello che avrebbero potuto pensare gli altri.
Kaede no. Lui era già forte,indipendente
ma troppo solo,troppo immerso nella solitudine per riuscire ad andare avanti.
Aveva bisogno di qualcuno che gli illuminasse la
vita,io di qualcuno che mi facesse vedere la realtà. Che accoppiata,eh?!
La nostra passione comune per il basket ci ha fatto superare
le prime piccole incomprensioni:quando litigavamo
piuttosto pesantemente lui fuggiva nel campetto da basket;dopo alcuni
giorni,io,che sentivo terribilmente la sua mancanza,andavo al campetto,sicuro
di trovarlo,lo prendevo tra le braccia,lo baciavo e gli chiedevo scusa. Non
avrei mai potuto vivere senza di lui e lui senza di me.
Anche ora è così.
Sebbene siamo cresciuti,sebbene ci
siamo trasferiti in America,siamo sempre gli stessi. Non siamo arrivati al NBA.
Ma non ci importa,siamo insieme ed è questo
l’importante.
Ora ciò che vi apprestate a leggere non è il diario
personale di Hanamichi Sakuragi, l’ex tensai di Kanagawa, ma il racconto della
storia d’amore tra me e Kaede Rukawa,l’unico amore
vero della mia vita.
Si sentiva incredibilmente forte…o forse incredibilmente stupido
Si sentiva incredibilmente forte…o forse incredibilmente
stupido?
Era più di un’ora che si trovava lì davanti,ma di pigiare quel dannato bottoncino,che lo avrebbe
portato al grande passo,non ne voleva proprio sapere.
Idiota,semplicemente idiota.
Non poteva tremare per una cosa simile,non
lui almeno. Nemmeno il grande Sawakita,quel
bastardissimo giocatore del Sannoh,era riuscito a farlo tremare.
Perché allora al solo pensiero di quella testa vuota si
sentiva rabbrividire?Non era una sciocca ragazzina innamorata,non
era venuto lì per arrossire ed andarsene (ancora una volta) con la coda tra le
gambe.
-Kaede?Cosa diavolo ci fai qui?-
-Il ragazzo si girò cercando di non dare a vedere la propria
inquietudine:Ayako e Miyagi,mano nella mano,lo
guardavano sorridendo,con un pizzico di meraviglia negli occhi.
Accennò ad uno dei suoi proverbiali “humphf” a mo’ di saluto
e Ayako ne rise deliziata:non sarebbe mai cambiato
quel suo scontroso e affascinante kohai! Il neo capitano
dello Shohoku scosse il capo ridacchiando e portando,subito dopo, l’attenzione
su Rukawa, che non sembrava intenzionato a suonare il citofono.
-Vuoi che lo pigi io quel tasto o ce la fai
da solo-
Regola n°1: se
vuoi reagire una stupida volpe insonnolita,sfidala o
sfottila, by Hanamichi Sakuragi.
Il campanello di casa Sakuragi cominciò a suonare
all’impazzata.
Hanamichi,che si stava leggendo
l’ultimo numero della rivista “Basket”,prestatogli dal Gorillone (doveva stare
attento a non sgualcirlo altrimenti una testata non gliela levava nessuno) ed
ascoltava le canzoni dell’ultimo cd dei Green Day,regalo di Mitsui e Kogure,
tardò non poco a rendersi conto dell’insistente e fastidioso rumore che si
stava diffondendo per casa,rendendo non poco nervoso il suo gatto.
Chi diavolo era quello scocciatore che,alle
17:00 del pomeriggio,veniva a rompere le palle?
A gambe larghe e soffiando fumo dalle narici andò alla porta
spalancandola.
- Hana-chan come va la schiena?-
Una furia ricciuta si slanciò su di lui,soffocandolo
con dei profumati capelli neri.
-Aya così lo privi d’aria-disse una
voce che Sakuragi riconobbe come uno dei suoi amici più cari.
-Ryo-chan staccami la tua fidanzata di dosso-
Un groppo gli si formò in gola e non fu in grado di fare
altro che fissarlo.
Certo,sapeva bene che,nonostante
fosse stato scaricato ben 50 volte,Hanamichi…emh,Sakuragi fosse un bel
ragazzo,ma non così tanto da togliergli il fiato.
Era cambiato.
Dall’esterno sembrava il solito,adorabile(?),
casinista,ma dentro….pareva quasi che il suo fuoco
divampante si fosse acquietato…perché?
Lui voleva che rimanesse quello che era sempre stato, un
ragazzo così pieno di difetti da poter risultare accessibile anche a uno come lui.
-Ehy Rukawa,noi andiamo, mi
raccomando non picchiatevi-
La voce di Ayako lo risvegliò dal
suo trance:vide manager e capitano già fuori dal cancello chiuso.
Era in trappola,costretto ad
affrontare qualcosa per cui si sarebbe dato volentieri alla fuga.
-Kitsune?-
Una voce dolce,una mano forte e
decisa sulla sua spalla lo fecero voltare.
-Vuoi entrare?-
# # #
Com’era possibile?
COME DIAVOLO ERA POSSIBILE?
Lui e il do’aho non avevano mai
avuto un rapporto che si potesse anche lontanamente definire
civile:picchiarsi,insultarsi,massacrarsi,insultarsi,…era questa la loro
routine.
E allora perché dopo eterne e ripetute dichiarazioni di odio,Hanamichi Sakuragi, quell’insopportabile testa di
cavolo,era così gentile?
Non lo aveva ancora insultato.
Lui provava qualcosa per quel teppista,qualcosa
di diverso rispetto all’odio,qualcosa che gli impediva di non pensare a lui,a
come sarebbe stato essere….baciato da lui…
Era anormale?
Non lo sapeva.
Era convinto però del fatto che,se
non avesse risolto quel suo dubbio,se ne sarebbe pentito per tutta la sua vita.
-Allora Kitsune,di cosa volevi
parlarmi?-
Si voltò a guardarlo:Hanamichi,seduto
su un divano del salotto,lo stava guardando con curiosità mentre teneva in
braccio un gatto dall’aria piuttosto socievole:-Nh,parlare?
-Sì,Kitsune,p-a-r-l-a-r-e,suppongo
tu sia venuto per questo,ma se invece sei venuto qui per rompere le
scatole,quella è la porta-disse Sakuragi alzandosi con fare
scocciato,dirigendosi verso la cucina con l’intenzione di prepararsi la cena.
Non fece in tempo ad arrivarci:due braccia sottili ma
conosciute gli avevano cinto la vita ed un corpo caldo si era appoggiato alla
sua schiena.
-Ti amo, Hanamichi Sakuragi…-
Quel sussurro gli cambiò la vita per sempre.
# # #
Note:
sono perfettamente consapevole del
fatto che ho ben due ff in sospeso e che sono stata talmente irresponsabile da
cancellarne un’altra per mancanza di ispirazione,ma proprio non ce la faccio a
trattenermi quando si tratta della mia ispirazione irrazionale e capricciosa.
Vi prego di scusarmi ancora e spero che questa mia piccola
pazzia in parte vi piaccia.
Quelle mani forti da un momento all’altro desiderai che accarezzassero
il mio corpo,non che mi prendessero a pugni
Quelle mani forti da un momento all’altro desiderai che
accarezzassero il mio corpo,non che mi prendessero a pugni. Era qualcosa di
completamente irrazionale,se si pensava che fino ad un anno prima l’unica cosa
che volevo era riempire la sua faccia di botte.
L’impressione che mi fece questo mio desiderio fu enorme:io
ero Kaede Rukawa,quello che dinanzi alle avances della più bella della scuola
era riuscito a sbadigliarle in faccia. Con tutte le donne (e gli uomini) che
potevo avere, mi ero proprio innamorato di quell’idiota.
Impiegai sei mesi a digerire la notizia. Arrivai all’inizio
del secondo anno di liceo,a marzo,con la ferma intenzione di dichiararmi. Non
potevo tenermi dentro quel…non sapevo nemmeno io che cosa fosse!
Così,silenziosamente, cominciai ad avvicinarmi a lui, evitando le risse,gli
insulti,tutte quelle cose che avrebbero potuto allontanarlo da me.
E così accadde.
Lui,ritornato dalla convalescenza,si concentrò sugli
allenamenti e su…di me. Niente più Haruko, che,sebbene fosse divenuta una presenza
costante durante gli allenamenti per il suo ruolo di manager, era solo una sua
grande amica;niente più risse con Mitsui e Miyagi, solo noi due e il basket.
Ai campionati invernali stravincemmo: anche se ormai Akagi e
Kogure erano divenuti una presenza saltuaria nello Shohoku, gli straordinari
miglioramenti di tutta la squadra e l’irresistibile affiatamento che si era
venuto a creare tra me,Hanamichi, Mitsui e Miyagi ci permise di
sbaragliareRyonan, Shoyo e Kainan. E
per quanto riguarda Sawakita….beh,posso affermare con sicurezza che ci penserà
due volte prima di andare negli Stati Uniti.
Ma il mio problema rimaneva lo stesso: il mio sentimento
cresceva e,in qualche forma contorta, Hanamichi sembrava contraccambiarmi.
Almeno quel bacio sembrava darmi speranze…
Il sudore gli correva copioso lungo il viso,scivolando sul torace e
fermandosi al bordo dei pantaloncini
Il sudore gli correva copioso lungo il viso,scivolando sul torace e fermandosi al bordo dei
pantaloncini. Sollevò le braccia e tirò dalla linea dei tre punti.
Canestro.
Sorrise compiaciuto,asciugandosi
con la fascetta il sudore dalla fronte.
-Hanamichi,hai finito di
allenarti?-
Haruko gli corse incontro,lasciando
tintinnare gli orecchini che le pendevano dalla orecchie.
-Sì,ho finito-rispose lui,posando
le mani sui fianchi ed aspettandola con un sorriso.
-Allora potresti chiudere tu la palestra?Sai sono già in
ritardo per il mio appuntamento-
Afferrò le chiavi che la ragazza gli porgeva
e,mentre si dirigeva verso gli spogliatoi,fece un paio di battute
sull’imminente uscita dell’amica con Yasuda,lei arrossì e ,prima di uscire
sbattendo la porta,gli fece una pernacchia.
Ridacchiò compiaciuto ed aprì la porta degli spogliatoi.
Poggiò sulla panca le chiavi e si apprestò a tirare fuori
dalla borsa le cose per la doccia,quando qualcosa attirò la sua
attenzione.
Sulla panca di fronte la maglietta di Rukawa giaceva abbandonata.
Probabilmente quella kitsune addormentata se l’era dimenticata a causa della
febbre. Infatti quel giorno l’idiota era venuto a
giocare con un febbrone da cavallo, c’era voluta l’intera squadra per
convincerlo ma alla fine erano riusciti a cacciarlo a casa.
Hanamichi si era subito turbato nel vedere quel viso sempre
pallido arrossato dalla febbre. In realtà era da un bel po’ che si turbava nel
vederlo:in qualunque situazione ormai lo
incontrasse,si ritrovava a pensare quanto dannatamente sexy fossero quelle
labbra pallide.
Ora,lui fino a qualche tempo fa era
innamorato pazzo di Haruko,non poteva cadere nelle trame di quella stupida
volpe addormentata. Odiava ammetterlo ma aveva
cominciato a provare una sorte di attrazione nei confronti di Kaede Rukawa e
spesso,sotto la doccia,usava l’acqua fredda,per evitare l’inconveniente che era
ormai divenuto una presenza abituale la mattina,dopo una serie ininterrotta di
sogni sulla “caccia ad una certa volpe”.
In una tale situazione Hanamichi Sakuragi
,il genio,non sapeva che fare:dopotutto non è una cosa comune
innamorarsi del tuo peggior nemico. Forse,però, quella
maglietta poteva essere una soluzione al suo problema: sarebbe andato da Kaede
(già lo chiamava per nome) e gli avrebbe parlato.
Ripose tutto nella sacca,se la mise
in spalla ed uscì dallo spogliatoio.
# # #
Quando si trovò di fronte a casa
Rukawa,pensò che forse non era stata una grande idea quella di venire a
parlargli. D’altronde la volpe aveva ancora la febbre,sarebbe
stata una conversazione a senso unico (come sempre insomma).
-Sakuragi?-
“Oh cazzo” pensò Hanamichi,quando
girandosi si trovò di fronte all’oggetto delle sue elucubrazioni mentali. Kaede
Rukawa,ricoperto da un pesante piumino e con dei
sacchi della spesa tra le mani,lo osservava stranito:-Che ci fai qui-?chiese
mentre poggiava a terra le borse di plastica ed apriva il cancelletto.
-Sono venuto a riportarti questa-disse l’altro,porgendogli la maglietta.
Il ragazzo moro lo guardò sorpreso,poi
con un cenno del capo lo invitò ad entrare. Attraversò il giardino e,arrivato alla soglia di casa,aprì la porta accendendo la
luce.
-Vuoi del tea?-
Hanamichi chiuse la porta ed annuì,cominciando
a guardarsi intorno:la casa della kitsune era spaziosa,su due piani. Aveva uno
stile sobrio,occidentale,ma molto triste e
malinconico.
-Ti ringrazio-
A quel sussurro Hanamichi riportò la sua attenzione su
Rukawa:questi,vestito con un paio di jeans ed un
maglione blu,lo guardava dalla cucina. Il volto era ancora arrossato e le mani
tremavano leggermente
Non seppe mai se ciò che accadde quel giorno fu frutto di un
momento di follia ma non se ne pentì mai.
A grandi passi raggiunse il compagno di squadra e lo prese
per le braccia abbracciandolo:Rukawa all’inizio cercò
di liberarsi da quella presa ferrea,ma quel calore,quel profumo finirono per
inibirlo,togliendogli ogni via di uscita.
-Stupida kitsune,quando si ha la
febbre non si va in giro-gli sussurrò Hanamichi,annusando il profumo che
proveniva da quei capelli corvini. Kaede non rispose:puntellò
le mani sul suo petto ed alzò lo sguardo,rimanendo ipnotizzato da quegli occhi
color nocciola che sembrava gli leggessero dentro.
L’acqua all’interno della teiera cominciò a bollire ma Kaede non se ne accorse:era troppo impegnato a
far passare le braccia dietro al collo del ragazzo,che con tutta la passione di
questo mondo lo stava baciando.
Emh…beh,sì lo ammetto,l’ho
baciato,e allora?Il lavoro grosso l’ha fatto lui però…per una volta. Più tardi
Kaede mi confidò che se non l’avessi baciato io
l’avrebbe fatto lui,ormai non ce la faceva più a trattenersi di fronte a tanta
mascolinità.
No,non mi metterò a divagare sugli
enormi pregi della mio carattere,ormai l’ho superata quella fase (anche se ogni
tanto mi diverto a tirar fuori questo vecchio lato del mio carattere solo per
il piacere di vedermi saltare addosso Kaede nel tentativo di zittirmi).
Sappiate solo che dopo le nostre reciproche dichiarazioni
d’amore (ufff…la sua dichiarazione d’amore,miii quanto
siete pignoli) abbiamo cominciato a frequentarci. Naturalmente tra il basket e
la scuola il tempo era poco,ma andava bene
comunque:tra me e Kaede filava tutto liscio come l’olio per il semplice motivo
che ci conoscevamo perfettamente. Avevamo passato quasi un anno ad insultarci e
picchiarci,sapevamo che cosa ci piacesse e no l’uno
dell’altro e così ci andava bene.
Non era ancora una relazione seria,ma
ci faceva stare bene.
Con il tempo anch’io ero diventato un bel ragazzo e la cosa
non era di certo passata inosservata:all’alba del
terzo anno anch’io avevo un fan club e mi ero guadagnato la stima di Sendoh e
Sawakita. E,contro ogni previsione,fui io a diventare
il nuovo capitano dello Shohoku,quando Ryo-chan a braccetto con la sua
fidanzata Ayako, se ne andò per entrare nell’università dove già “deambulavano”
quegli idioti di Mitsui e Fukuda.
Naturalmente,andati via tutti gli
avversari più temibili (eccezion fatta per la Nobuscimmia che era
diventato capitano del Kainan) io e Kaede facemmo una strage nei vari
campionati di quell’anno,portando lo Shohoku al trionfo.
Ricordo che alla premiazione dei campionati nazionali
l’allenatore Anzai sorrise per tutto il tempo e si alzò in piedi quando io e
Kaede fummo nominati MVP a pari merito.
Ora se ci ripenso mi viene da sorridere,ma
fu in quel periodo che il nostro rapporto rischiò seriamente di spezzarsi.
# # #
Note:
mi scuso per l’abnorme
ritardo,cercherò di postare più in fretta d’ora in poi anche perché ho gia
altri due capitoli pronti,devo solo metterli a computer.
Erano due giorni che non si vedevano. Aveva piovuto quasi di
continuo.
Kaede guardava fuori dalla finestra
con aria assorta:era novembre inoltrato,faceva freddo,ma nonostante Hanamichi
avesse messo il riscaldamento al massimo,lunghi brividi percorrevano la sua
schiena.
“Sono brividi di eccitazione”aveva
detto Hana “quando mi sente arrivare il tuo corpo si pregusta già il momento in
cui ci sotterreremo nel letto”. Quella volta aveva riso:era
talmente scema questa sua congettura da non meritare neppure un pugno.
Ora non aveva nessuna voglia di ridere. Aveva paura di
quello che stava accadendo tra loro: Hanamichi gli parlava poco,non era più affettuoso,trovava sempre più scuse per stare
lontano da casa.
Sapeva qual era il problema:l’America.
Kaede Rukawa aveva questo sogno fisso e,sebbene
amasse il suo compagno più di se stesso,non era in grado di rinunciarvi.
Sentì la porta aprirsi:uscì dalla
camera da letto e velocemente scese le scale. Hanamichi lo vide arrivare ma non lo salutò,chinò il capo e si tolse il cappotto.
-Dobbiamo parlare-
-Non c’è niente da dire Kaede, tu hai preso la tua decisione
e io non posso ostacolarti,ti amo troppo per
farlo-disse il rossino-Domani me ne vado-
Kaede spalancò gli occhi:-Non puoi
farlo-sussurrò aggrappandosi con le mani al suo maglione.
Sakuragi lo guardò negli occhi,poi
si staccò dalla sua presa.
-E’ la cosa migliore che possiamo fare: tu
fra meno di due mesi partirai per l’America e io non potrei sopportare la mia
vita senta te. Ma a questo punto preferisco allontanarmi da te ora che
quando saremo all’aeroporto-sussurrò allontanandosi ulteriormente da lui,come se la vicinanza dei loro corpi lo potesse far
desistere dalla sua decisione.
-Questa sarebbe la tua soluzione,eh
Tensai?!-sibilò Rukawa sentendosi le lacrime agli occhi.
-Che diavolo vuoi che faccia
Kaede?Che venga con te in America?-
-Sì,voglio che tu venga con me-
-Ma sei fuori di testa? Sai bene
che non avrei alcuna speranza-
-Non è vero,tu hai speranze tanto
quanto me: il titolo di MVP l’abbiamo preso insieme. Perchè cerchi sempre di
sottovalutarti,Hana,sei un buon giocatore-
-Io non sono bravo quanto te-
-Ma io ti amo Hanamichi e se tu non verrai in America con me
resterò anch’io qua-
Avevano urlato entrambi.
Si guardarono negli occhi a lungo,percependo
l’intenso bisogno che avevano di toccarsi. Erano due settimane che non facevano
l’amore. Era già successo che a causa delle vacanze estive non si fossero
potuti vedere per un po’.
Ma stavolta era diverso,non si
erano voluti toccare: perché Hanamichi sapeva che,se l’avesse toccato,non
sarebbe riuscito a lasciarlo andare via,perché Kaede sapeva che,se quel corpo
caldo lo avesse stretto a se ancora una volta,lo avrebbe implorato di tenerlo
con se per sempre.
Tuttavia Hanamichi mandò al diavolo tutti
i suoi buoni propositi:afferrò Kaede per le braccia e,ignorando i suoi
tentativi di protesta,lo trascinò al piano superiore,nella loro camera da
letto. Lo sbatté sul letto e gli fu subito sopra divorandogli le labbra.
Kaede,dopo aver tentato di
allontanarlo puntando le mani contro il suo petto,aveva ceduto ed aveva
permesso che il bacio violento del compagno lo sommergesse,che le sue mani
frenetiche lo accarezzassero con disperazione.
-Perché mi fai questo?-gli chiese
ansimando Hanamichi.
Kaede lo guardò con occhi affranti:-Vieni
con me- sussurrò,posandogli una mano sulla guancia. Il rossino sospirò,beandosi,per un momento,del calore che quella mano candida
gli stava offrendo.
-Non posso e lo sai-gli rispose Hanamichi,sollevandosi
e mettendosi a sedere sul bordo del letto.
Si sentì morire quando capì che
Kaede stava piangendo.
Quella….fu la crisi più profonda che abbiamo
avuto sinora. La verità è che nemmeno io ero più sicuro di volermene andare in America. La vita che mi ero costruito
a Kanagawa mi andava bene:ora avevo degli amici con
cui parlare,dei confidenti insostituibili.
Avevo…un compagno,immaturo ma
dolce:Hanamichi mi comprendeva (e mi comprende tuttora) in tutto. Agli inizi
della nostra storia era riuscito ad andare al di là dei
miei silenzi, aveva compreso che non ero un ghiacciolo insensibile e mi aveva
reso più accessibile anche agli altri.
Non era un caso se sorridevo nelle foto di classe o di
squadra,lasciandomiprendere a braccetto da Miyagi o Mitsui,se chiamavo spontaneamente Akira
Sendoh per sfidarlo ad one to one (anche se in realtà quello lo facevo per
provocare Hanamichi,che per un certo periodo era stato convinto che Akira mi
facesse la corte).
Tutto quello che avevo costruito,che
avevamo costruito si stava sgretolando.
Per che cosa poi?Per il mio sogno di
andare in America. Ero egoista?Hana più tardi mi confessò che spesso si
era ritrovato ad odiare questo mio comportamento,ma
sebbene stessimo assieme da più di un anno e mezzo, io non ero ancora pronto a
spiegargli il reale motivo che mi spingeva ad andare in America.
Ci lasciammo.
Piansi per quasi tre mesi filati la notte;durante
il giorno ero diventato peggio di uno zombie,
rispondevo male a tutti,dormivo
durante le ore di lezione e nonfacevo
più i compiti. In squadra era ancora peggio: io e Hana ormai non potevamo
vederci nemmeno in cartolina,figurarsi a dover
collaborare,ci ignoravamo e per questo venne meno la sintonia che ci aveva
ribattezzato la coppia d’oro di Kanagawa. La cerimonia dei diplomi fu una
benedizione.
Poi partì.
Tra le lacrime di Ayako e Haruko,i
sorrisi di Miyagi e Kogure, l’unica cosa che riuscì a provare fu dolore:non mi
era venuto a salutare!Cazzo!
Tutto lo Shoyo,il Kainan e il
Ryonan mi avevano accompagnato in aeroporto,lui no.
Nel corso del tempo la nostra relazione non era divenuta di
dominio pubblico,ma nel nostro ambiente tutti sapevano
che cosa ci legasse.
Per questo,quando Kogure mi aveva
abbracciato sussurrando “Vedrai che tornerà da te”,mi ero aggrappato a lui con
disperazione,sentendo che il groppo in gola,che aveva trovato sfogo la sera
prima mentre facevo le valige,si riformava.
Poi mi voltai,allontanandomi di
scatto e tirando su col naso come un bimbo piccolo:non salutai nessuno,ma
sapevo che,a loro modo,mi avevano capito e che mi appoggiavano.
In America trovai alloggio nel campus di un’università di
Chicago: la mattina seguivo le lezioni,nel
pomeriggio,entrato a far parte della squadra di basket,mi allenavo.
Fu…devastante.
C’erano quasi trenta atleta che ogni pomeriggio si
prendevano gioco di me,tutti più bravi di me e con
anni di esperienza alle spalle.
Ero disperato.
Naturalmente non lo diedi a vedere,ma
la fortuna mi venne in aiuto:il mio compagna di stanza,Karl,si rese conto del
mio stato d’animo e in una fredda giornata di pioggia,verso la fine di aprile,gli
raccontai tutto,dando libero sfogo al mio dolore. Divenne il mio migliore amico,e lo è tuttora.
Mi stette vicino e mi aiuto nei momenti critici,soprattutto quando a giugno Hanamichi,come un
turbine,rientrò nella mia vita.
# # #
Note:
perElrohir:mi
sono velocizzata come puoi costatare,ma è uno dei miei radi periodi prolifici
quindi non illuderti troppo!Grazie per avere commentato!!!
Si infilò la maglietta e con uno sbuffo ne sistemò il
colletto,sentendosi addosso gli occhi di Karl:-Perché mi fissi
Si infilò la maglietta e con uno
sbuffo ne sistemò il colletto,sentendosi addosso gli occhi di Karl:-Perché mi
fissi?-chiese,mentre si pettinava i capelli davanti allo specchio.
-Nulla,mi chiedevo solo se ti
piacessero le sorprese-
-Le odio-rispose ridendo. Quando però vide l’espressione
seria dell’amico il sorriso gli si spense sulle
labbra:-Che è successo Karl?-chiese preoccupato voltandosi.
Il giovane sospirò:-Prima che tu
tornassi dagli allenamenti ho parlato con una persona e questa persona mi ha
chiesto di parlarti-
-Hana…-
Karl annuì e si alzò:-Naturalmente
io gli ho detto che avrebbe dovuto aspettare e che te ne avrei parlato con
calma-disse piano e,portandosi di fronte all’altro,gli poggiò le mani sulle
spalle:-Kaede,se non te la senti è comprensibile,quindi….-
-Ora dov’è?-lo interruppe il
moro,allontanandosi dall’amico e prendendo le chiavi della camera.
-Sei sicuro?-
-Non sono mai stato così sicuro in vita mia-
Karl lo guardò rassegnato:-Gli ho
detto di aspettarti al campetto-
Kaede si fiondò fuori dalla porta.
# # #
Il sole stava ormai per tramontare e il campus,a causa delle vacanze estive,era praticamente vuoto. Kaede
corse come un forsennato arrivando al campetto di basket in meno di dieci minuti (quando di solito ce se ne impiegavano venti). Il
cuore gli batteva furiosamente nel petto,gli occhi
vigili cercavano da ogni parte la figura dell’uomo che gli stava facendo
dannare l’anima.
Sobbalzò e cercò di divincolarsi quando
due braccia scivolarono intorno alla sua vita.
-Perdonami-gli sussurrò nell’orecchio Hanamichi,stringendolo forte al suo petto.
Kaede si girò nel suo abbraccio e ricercò gli occhi ambrati
che tanto amava:questi lo fissavano con timore ed
estrema venerazione,in essi vide rispecchiato tutto se stesso e ciò gli bastò.
Ora sapeva che l’universo di Hanamichi girava solo attorno a
lui,che l’ex Tensai di Kanagawa aveva capito che stare
insieme non era una costrizione né una regola imposta dalla società,che il loro
amore sarebbe sopravissuto a tutto e tutti,che il posto di Kaede nel suo cuore
era indelebile, nessuno avrebbe potuto prenderne possesso né ora né mai.
Prese il suo viso tra le mani e,sentendosi
bruciare da capo a piedi,lo baciò,perdendo così la cognizione del tempo.
Sakuragi lo schiacciò contro di se con possessivo ardore ma anche con estrema
dolcezza,aggrappandosi alla sua vita come un naufrago
disperato.
-Ti amo-gli sussurrò Hanamichi,affondando
il capo nell’incavo del suo collo e scoppiando a piangere.
# # #
Note:
pensavo di descrivere meglio questo
momento,ma ogni altra scena che mi balenava per la testa mi sembrava superflua.
Capitolo molto corto,lo so,ma quando ho cominciato a
scrivere questa fic ho voluto cambiare stile,evitando di scrivere cose troppe
lunghe ed elaborate,che spesso mi avrebbero portato via molto tempo. In questo
modo posso aggiornare più spesso e posso trascrivere subito al
computer tutti i miei cosiddetti “colpi di genio”! Bene,ora smetto di dare spiegazioni perché altrimenti queste
note saranno più lunghe del capitolo stesso!!!
Il motivo che mi spinse a lasciare Kaede allora
mi fu ignoto per molto tempo. Quando lo inseguì in America,ancora
non sapevo perché mi fossi comportato in quel modo e,anche dopo la nostra
riconciliazione, spesso le nostre litigate ebbero come causa quel periodo:Kaede
voleva sapere per quale motivo mi fossi allontanato da lui ma nemmeno io sapevo
dare una spiegazione a me stesso,figuriamoci a lui!
Quando poi compì ventitre anni e
Kaede,che ormai militava come riserva in una delle squadre del NBA,si fece male
al ginocchio,compresi il mio odio verso l’America: l’avevo sempre vista come,e
se sembra assurdo a me m’immagino cosa dovrà sembrare per voi,una rivale. Quando
nel corridoio dell’ospedale dove era ricoverato Kaede realizzai il reale motivo
del mio comportamento di qualche addietro, mi sentì un perfetto idiota e,anche adesso,quando ci ripenso,mi rendo conto che fui di
un’infantilità che rasentava quasi l’idiozia.
Naturalmente mi vergognai e feci di tutto per nascondere a
Kaede i miei sentimenti comportandomi come al
solito,considerando poi che in quel periodo lui aveva un estremo bisogno del
mio appoggio, visto che rischiava seriamente di non poter più riprendere a
giocare a basket. Ma non ero mai stato bravo a mentire e Rukawa era abbastanza
abile a comprendere quando gli si stava nascondendo
qualcosa. Ciononostante non mi chiese nulla,aspettò
che fossi io a parlargliene,si dimostrò il più maturo fra noi due anche perché
aveva imparato la lezione:infatti,come mi disse più tardi,se io avevo sbagliato
in alcune cose,lui lo aveva fatto in altre,aveva cercato di impormi la sua
volontà,pressandomi continuamente,invece di aspettare la mia risposta con
calma.
A distanza di anni, quel giorno era ancora vivido nella mente di Kaede,
quando il medico gli comunicò che non avrebbe più potuto giocare a basket a
livello professionale. Aveva sentito formarsi un groppo in gola e gli occhi
inumidirsi, ma si era fatto coraggio e aveva ricacciato le lacrime
indietro. Hanamichi era al suo fianco e, non appena il camice bianco era
sparito svolazzando dietro la porta, lo aveva abbracciato di slancio,soffocando
un singhiozzo nel suo collo. - Sono io quello che dovrebbe piangere,non pensi
do'aho- lo aveva ripreso gentilmente,passandogli una mano tra i capelli. -Non
è per quello che piango,idiota, cioè sì è per quello però,....insomma
io....-disse lui, ritraendosi per guardarlo negli occhi. -Tu cosa?- gli
chiese abbassando lo sguardo,fingendo di mettere in ordine le lenzuola
stropicciate. -Io ti chiedo scusa,per tutto Kaede. Per tutto il male che ti
ho fatto in quest'ultimo anno, per il dolore che ti ho causato standoti lontano
senza un motivo apparente,...no, non interrompermi- gli ordinò,quando lo vide
aprire bocca per replicare, passandosi nervosamente una mano tra i capelli e
asciugandosi con il dorso della mano le lacrime- Sono stato un bastardo egoista
e tu non avresti dovuto perdonarmi perchè anche se ti amo più di chiunque altro
in tutta la mia vita, non so se riuscirò mai a vincere questo mio odio
irrazionale verso l'America, questa mia gelosia nei confronti di quella bandiera
a stelle e strice che tanto ti affascina. Finchè si trattava del basket,potevo
raggiungerti, ma qui si parla di una nazione con tanto di esercito e di
cavalleria. Come faccio a competere?Ti amo troppo per chiederti di rinunciare a
tutto questo quando so che è tutta la tua vita, perciò....io non ho intenzione
di lasciarti, ma non ti biasimerò se lo vorrai fare tu, ne hai tutti i diritti-
concluse il rossino, stringendogli le mani tra le
proprie.
Rukawa lo guardò a lungo,sentendo la tensione salire alle stelle: sapeva da
tempo il motivo che li aveva allontanati, non era sciocco nè tantomeno cieco.
Hanamichi aveva dimostrato subito avversione nei confronti dell'America,più di
una volta aveva espresso sentimenti di puro odio nei confronti dello stile di
vita americano anche quando era venuto a vivere assieme a lui. Forse era tempo
di cambiare per lui, perchè non voleva lasciare che la loro relazione venisse
distrutta un'altra volta, non voleva passare altri notti insonni perchè le
lacrime non ne volevano sapere di smettere di scendere. Doveva porre rimedio
all'errore più grande che aveva commesso in tutto quel tempo: mettere il Sogno
al di sopra dell'Amore.
Gli sorrise, un sorriso appena accennato, alla Rukawa insomma e strinse le
sue mani a sua volta:-Non penso di lasciarti idiota, non voglio perdere tutto
quello che abbiamo costruito assieme solo perchè tu vedi l'America come una
rivale. Perchè devi sapere che a me piacciono di più i ramen al vapore che
cucini che quegli orribili hot dog che vendono nei baracchini per strada,
preferisco le magliette di quello stilista giapponese che mi compri on-line
rispetto a quelle del NBA o di qualsiasi altro stilista americano, perchè...amo
più te dell'America-
Hanamichi lo guardò attonito:-E' la prima volta che ti sento parlare così
tanto, sei sicuro che non ti abbiano dato troppa morfina- disse guardando con
aria critica la flebo al lato del letto.
Gli tirò uno scappellotto sul viso, nascondendo la risata che gli aveva
suscitato quella battuta idiota:-Smettila di fare l'imbecille o ti caccio fuori
dalla stanza a calci-
-Ohi Kitsune, non è mica colpa mia se ti senti in colpa per aver dichiarato
al sottoscritto la tua completa sottomissione nei confronti del Tensai- disse
lui sbruffonamente, incrociando le braccia sul petto.
-Tsk, non ho affato dichiarato nulla di simile, come al solito avrai le
orecchie intasate di cerume e avrai capito l'esatto contrario di quello che ho
detto- gli sibilò contro il moretto.
Sakuragi rise e lo abbracciò, baciandolo sotto l'orecchio: -Sai Kaede, a
volte mi chiedo chi tra noi due sia più pudico. Sembriamo tanto dei ragazzoni
forti e decisi, ma sotto sotto siamo degli imbranati quando si tratta di
esprimere i nostri sentimenti-
-Mph, guarda che qui l'unico che a difficoltà a mettere assieme
soggetto,verbo e complemento sei tu- ribattè l'altro, passandogli le braccia
attorno al collo e stringendolo maggiormente a sè.
-Beh poi tu parli direttamente a mugugni, potresti inventare unnuovo
linguaggio per sordomuti e io sarei un perfetto traduttore, che ne dici?-scherzò
il rossino,mentre gli carezzava con dolcezza la nuca.
Il moretto si limitò a sbuffare.
-Kaede?-
-Sì?-
-Piangi pure, sappiamo tutti e due che non vedi l'ora di sfogarti-
Rukawa alzò la sguardo,fissandosi in quello dell'altro:-Come fai a esserne
così certo?-
-Lo so e basta, amore- disse l'altro, baciandolo con dolcezza.
E Kaede perse il controllo.
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Note:
chiedo venia per l'enorme ritardo, un anno e molto di più. Il fatto è che non
so più cosa scrivere riguardo Hana e Kaede, il loro tempo è passato e io mi
ritrovo con una storia incompleta, cosa che mi fa irritare alquanto. Cercherò di
rimediare,ma,a meno che non mi venga un'ispirazione improvvisa, prevedo al
massimo altri due o tre capitoli.