LA VENDETTA

di remsaverem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap I ***
Capitolo 2: *** cap II ***
Capitolo 3: *** Cap III ***
Capitolo 4: *** Cap. IV ***
Capitolo 5: *** Cap V - finale ***



Capitolo 1
*** cap I ***


LA VENDETTA

 


LAKE MOHAI 1.45 p.m.

Avanzava a passi veloci, ma senza correre, attento a non destare rumori sospetti, niente che potesse metterlo in allarme.

Il fattore sorpresa era tutto.

Durante la corsa aveva perso il contatto radio con il resto del team, ma non importava, anzi, forse era meglio così: era una cosa tra lui e  Flint o, almeno avrebbe dovuto esserlo, se solo …

Controllò l’orologio, F. non aveva un gran vantaggio su di lui e, oltretutto, doveva portarsi dietro un ostaggio.

Gli altri erano dietro, questione di minuti, ma lui non poteva aspettare e con circospezione si avvicinava alla radura nel bosco a cui puntava l’uomo.

Ormai era quasi al limitare della foresta, attraverso la vegetazione riusciva a intravedere lo spiazzo verde, il leggero declivio della collina. Incombente e sinistra spiccava la cisterna dove, ne era certo, si era rifugiato F.

Inutile cercare di scrutare sulla sommità della costruzione affacciata sul lago artificiale denso e scuro, era troppo lontana.

Gideon trasse un profondo sospiro, estrasse la pistola e ne armò il cane, possibile che, in quel momento, Flint fosse già all’interno.

In ogni caso, non c’era altra scelta che seguirlo.

 

 

 

INTERSTATALE 187 direzione Lago Mohai 1.30 p.m.

“Maledizione, abbiamo perso il contatto” grugnì Morgan togliendosi con uno scatto la trasmittente dall’orecchio destro.

“Non possono avere molto vantaggio, continua a guidare” esclamò Hotch che sedeva al suo fianco.

“La cartina indica una zona boschiva a meno di un miglio di distanza, ma non capisco cosa..” Jj cercò di distendere meglio la mappa, ma non era un’operazione facile all’interno del SUV. Il contatto satellitare con Garcia non funzionava più, si trovavano in una zona montuosa del Montana.

“Ci sono dei bacini idrici nei dintorni?” domandò Hotch.

“Non mi sembra, no aspetta … ecco il lago artificiale Mo..Mohai, proprio qui, alla fine della radura, dovremmo quasi esserci Morgan”.

“È quello il posto, tutte le altre vittime di Flint sono annegate” ribattè Morgan pigiando sull’accelleratore.

“E lui si sta dirigendo lì per completare la sua triade” sottolineò Prentiss scuotendo la testa, le cose decisamente non si stavano mettendo bene.

 

 

CISTERNA DI RACCOLTA DELL’ACQUA – LAGO MOHAI  2.00 p.m.

“Muoviti, sbrigati o ti faccio saltare le cervella ora” e per dare senso alle sue parole Walton Flint premette forte il calcio della pistola sulla fronte del ragazzo che, incespicando, cercava di stare dietro all’uomo che lo stava trascinando sulla sommità della cisterna.

All’interno si udivano sole le grida e i rudi sproni di Flint, accompagnati dall’eco dei loro passi pesanti sulla scala metallica.

Altri due scalini, poi il suo ostaggio inciampò di nuovo e rischiò di perdere l’equilibrio, ma F., che lo teneva per un braccio, gli evitò l’ennesima caduta e lo tenne su.

“Adesso mi hai stancato, stupido idiota” minacciò F. afferrandolo con violenza per i capelli e tirandogli indietro la testa con uno strattone “se non la smetti di cadere ti pianto una pallottola in bocca e ti lascio qui a marcire, avanti muoviti” disse spingendolo avanti.

“Io non non ce la faccio, non..” sussurrò la sua vittima rialzandosi malamente. La caviglia sinistra era gonfia e avevano camminato, se non corso, per 5 miglia prima di affrontare l’interminabile salita all’interno del fabbricato.

“Muoviti, non voglio sentirti più!!!” esclamò Flint dandogli un pugno allo stomaco e spingendolo avanti.

 

 

ESTERNO CISTERNA – pressi lago Mohai 1.50 p.m.

Gideon, pistola saldamente in pugno, spinse con cautela la porta d’ingresso che si mosse, per sua fortuna, senza un cigolio.

Scrutò fuggevolmente all’interno e mosse un passo in avanti, poi si immobilizzò. Nel silenzio siderale di quel tempio di acciaio, rimanendo perfettamente fermo, udiva una sorta di mormorio di fondo: tac tac tac tac, un suono quasi indistinto e incostante.

Qualcuno stava salendo, anzi era quasi in cima.

Attraversò l’atrio claustrofobico ed oltrepassò un’altra soglia lasciata incautamente aperta. Da lì partivano la scale.

Si volse verso l’alto. Nulla: non si distingueva niente se non un intrico di linee metalliche intersecate tra di loro.

Loro erano lassù.

Reid era lassù.

 

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Capitolo 2
*** cap II ***


FORESTA LAGO MOHAI  1.40 p.m.

“Le tracce partono da qui, guarda, passi concitati, qualcuno zoppica” mormorò Morgan scrutando il terreno circostante.

“Reid …” sussurrò Jj preoccupata.

“Dobbiamo dividerci” esclamò Hotch prendendo il comando e distribuendo gli incarichi. Dovevano essere veloci, ma anche così, forse sarebbero arrivati troppo tardi. Questo però si curò bene di non comunicarlo alla squadra. Erano già abbastanza tesi così, con due di loro in pericolo, inutile aggiungere altre preoccupazioni, dovevano rimanere concentrati. Solo in questo modo avevano qualche speranza.

“Jj tu aspetta qui i rinforzi dello sceriffo Makenzie”.

“Ma io …” obiettò Jj per poi capitolare. Anche se avrebbe voluto con tutta se stessa partecipare alle ricerche qualcuno doveva rimanere.

“Va bene Hotch, non appena arriveranno lo sceriffo e i suoi vi raggiungeremo” rispose.

Hotch annuì “Morgan tu vieni con me insieme  a Prentiss e Rossi. Più avanti ci divideremo per coprire entrambe le sponde del lago. Ora andiamo, dobbiamo raggiungerli prima che faccia buio o non li troveremo più”.

 

 

INTERNO CISTERNA LAGO MOHAI  2.10 p.m.

 

“Che, che cosa vuoi fare?” ansimò Reid muovendo qualche passo incerto, ormai erano quasi in vetta. Sentiva i polmoni in fiamme e gli mancava il respiro, ma sapeva che la sua unica speranza era riuscire a stabilire un contatto con Flint.

Non che non ci avesse provato da quando aveva ripreso conoscenza, poco prima della loro corsa attraverso il bosco. Fino a quel momento ne aveva ricavato solo calci o peggio e l’impresa della scalata non gli aveva lasciato molte occasioni per tentare qualche approccio.

La caviglia gli faceva dannatamente male, ma intuiva cosa lo attendeva.

Non poteva contare sulla sua squadra. Sapeva che molto probabilmente avevano  indovinato i piani di Flint ed erano sulle sue tracce, ma potevano essere lontani miglia e miglia.

Doveva cavarsela da solo.

“Ragazzo, credo che possa intuirlo anche da solo, muoviti, non provare a fare qualche giochetto o…” e gli strinse il braccio con più forza “ i tuoi amichetti dell’Fbi, che si credono tanto furbi avranno una sorpresina” sogghignò l’uomo.

“Tu pensi di vendicarti vero Flint?” ribattè Reid stringendo i denti. Non ce la faceva più, non aveva più fiato.

F. gli mollò un ceffone che lo fece urtare contro la parete.

“Basta parlare, sbrigati siamo quasi arrivati, ne ho abbastanza di te” e fece per colpirlo di nuovo, ma si fermò all’istante “ma cosa…”

Udiva un leggerissimo rumore metallico.

C’era qualcun altro.

 

 

INTERNO CISTERNA LAGO MOHAI 2.03 P.M.

Gideon saliva i gradini a due a due consapevole che era questione di istanti. Presto Flint si sarebbe accorto di lui e allora…

Scrutò verso l’alto. Il vero confronto, lo sapeva, sarebbe stato sulla piattaforma in cima. Sperava solo di averne il tempo.

“Ti prego, ti prego…” mormorava mentalmente guadagnando terreno. In realtà non sapeva nemmeno lui chi stesse pregando. Non era credente, ma, in quel momento, sentiva di aver bisogno di appellarsi a qualcosa che non fosse solo se stesso.

“Ti prego, ti prego…” Pregava di arrivare in tempo, di riuscire, in qualche modo, a convincere Flint.

In fondo era colpa sua. Non era mai stato così lampante. F. non avrebbe mai scelto Reid se non fosse stato a causa sua. Era stato lui, Gideon a mandarlo in prigione …

Tutto era precipitato quando si era intromesso.

Aveva peccato di nuovo di arroganza. Oh quale presunzione..

Il risultato era l’incubo che stavano vivendo. Se fosse successo qualcosa a Reid non se lo sarebbe mai perdonato.

Mai.

 

FORESTA LAGO MOHAI 1.50 p.m.

“Non manca molto, secondo le stime di Jj dovremmo esserci” esclamò Morgan avanzando con passo deciso attraverso la vegetazione.

“Dobbiamo fare attenzione, non sappiamo cosa potremmo trovare” avvertì cautamente Hotch.

Fino a quel momento Emily era rimasta in silenzio, ma dal momento che nessuno sollevava la questione si fece avanti “pensate che … che Gideon interferirà, dopotutto ha…”

“Questo è l’ultimo dei nostri problemi, ma valuteremo al momento, ecco, vedo qualcosa, laggiù …”

 

 

SOMMITÀ DEL LAGO MOHAI  2.15 P.M.

“Ci siamo” esclamò Flint finalmente sulla pedana esterna dell’edificio. Soffiava un vento fortissimo. Si faceva fatica a rimanere in piedi.

Reid spiò verso il basso. Il lago era immobile e silenzioso. Tutt’intorno solo alberi, un’immensa distesa di verde.

All’improvviso si sentì spingere “il tuo amichetto avrà un brutta sorpresa”.

“Amico… chi…” il pensiero lo inchiodò a terra. Non sapeva se sentirsi sollevato sapendo che qualcuno lo stava cercando …

Gideon … Gideon era caduto nel tranello di Flint. Vittima e carnefice, F. si sarebbe sbarazzato di lui e di Gideon uno dopo l’altro.

F. lo colpì forte con il calcio della pistola e la vista gli si oscurò. Cercò di scrollarsi di dosso quel senso di annebbiamento.

Doveva fare qualcosa, ma veloce come il lampo F. gli legò le mani con un pezzo di corda.

F. si sistemò davanti alla porta, pistola tra le mani. Reid era a pochi passi, mezzo tramortito.

Strinse forte gli occhi e scosse la testa. Doveva muoversi, non sarebbe rimasto fermo a guardare mentre quell’uomo sparava a Gideon.

 

 

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Capitolo 3
*** Cap III ***


CapIII


CISTERNA LAGO MOHAI 2:13 p.m.

C’era quasi, ormai era arrivato.

Non aveva un piano.

Il suo unico obiettivo era quello di salvare Reid e se per farlo avesse dovuto sparare a F., bè, non ci avrebbe pensato due volte.

Walton Flint aveva ucciso 14 persone prima di essere arrestato, poi, durante l’evasione, c’erano andate di mezzo due guardie e un autista colpevole solo di passare nel momento sbagliato.

Qualcosa però gli diceva che la pistola sarebbe stata del tutto inutile con un tipo simile.

F. si sarebbe fatto volentieri ammazzare se questo fosse servito a eliminare anche Reid, solo per spregio, solo per il gusto della vittoria.

Trasse un profondo respiro e avanzò.

 


RADURA LAGO MOHAI lato sud 2:08 p.m.

“Dove sono?” domandò Morgan scrutando attentamente i dintorni della radura che si affacciava sul lago artificiale.

“Qualcosa mi dice che sono lassù, avanti scendiamo, c’è ancora un pezzo da fare” esclamò Hotch tacendo sul fatto che quel silenzio lo preoccupava.

Ma non ne fece parola con Morgan.

Qualcosa nella sua testa gli suggeriva che sarebbero potuti diventare inutili testimoni di una tragedia, ma non voleva pensarci.

 

RADURA LAGO MOHAI lato nord 2:05 p.m.

“Pensi che Gideon abbia fatto male a mettersi in mezzo?” domandò Prentiss evitando per poco di inciampare in un tronco per terra.

“Quello che penso non ha molta importanza” rispose Rossi “tutto quello che so è che Reid non sarebbe laggiù se lui non…”

Suo malgrado Prentiss si trovò ad essere d’accordo con l’agente più anziano.

Erano arrivati tre giorni prima a Briston, nel Montana, per risolvere un caso di evasione e le cose erano andate piuttosto bene, all’inizio.

Avevano elaborato un profilo geografico della zona d’azione del soggetto, ma il caso si era complicato quando Gideon si era presentato alla stazione dello sceriffo di B. chiedendo di parlare con loro.

Quello di F. era un suo vecchio caso e lui pensava che uscendo allo scoperto li avrebbe aiutati a catturarlo, ma si era sbagliato.

Si erano sbagliati tutti in realtà.

Perché Flint voleva sì vendicarsi di Gideon, ma in un modo che non avevano previsto.

 

 

CISTERNA LAGO MOHAI 2:15 p.m.

Gideon avanzò con le mani in alto, bene in vista sopra la testa.

La pistola inerte nella destra.

“Finalmente!” esclamò Flint con un ghigno.

Gideon sorrise “non potevo certo rifiutare l’invito no?”

“Già, bello qui vero? Una cornice perfetta” riprese Flint invitandolo a godere del paesaggio.

Gideon scrollò le spalle.

“Sono contento che tu sia qui, non sarebbe stata la stessa cosa senza di te, ma ero sicuro che saresti venuto, questo rifiuto qui è troppo importante per te vero?” pronunciando quelle parole tirò un calcio a Reid, accoccolato ai suoi piedi, una massa informe.

Gideon sembrò non notarlo nemmeno. Lo sguardo fisso negli occhi di Flint.

Scrollò le spalle “non so di cosa tu stia parlando…”

“Uhm… non prendiamoci in giro, avanti Jason, so bene che questo pivello faceva parte della tua squadra … ho fatto anch’io le mie indagini, non sono stupido quanto credi”.

“Mai pensato che tu fossi stupido, Flint” rispose Gideon tranquillamente.

 

 

Reid intravedeva a malapena la sagoma di Gideon. L’occhio chiuso a suon di pugni gli inviava ondate di dolore intermittenti.

Dalla sua posizione, quello che poteva vedere meglio erano solo i piedi dell’amico.

Non riusciva nemmeno a distinguere bene quello che si stavano dicendo.

Il vento gli fischiava nelle orecchie.

Guardò brevemente in su, verso Flint, se fosse riuscito a creare un diversivo, anche solo per una frazione di secondo, Gideon avrebbe potuto approfittarne.

 

 

“È il momento della resa dei conti mio caro” esclamò Flint convinto “ma non credo ti piacerà quello che ho in serbo per te”.

“Stupiscimi” rispose Gideon con un sorriso.

“Smettila!” ribattè Flint agitando la pistola in aria “so bene che dietro quell’aria calma stai fremendo per questo scarto, che hai paura per lui” così dicendo, con una mossa repentina smise di agitare per aria la pistola e la puntò verso Reid, immobile “e se adesso lo ammazzassi qui, ora eh?”

“Poi ti sparerei” sillabò Gideon con calma, come se illustrasse a una classe il concetto di legittima causa conseguenza.

“Ah –ah” rise ostentatamente Flint “divertente, molto divertente, ti piacerebbe eh, ma non è questo che ho preparato per te!” e, veloce come il lampo, afferrò Reid per il giubbotto e lo tirò su, scrollandolo malamente.

 

 

Reid si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, di qualsiasi cosa che potesse essergli utile, ma non c’era niente.

Niente tranne due poliziotti, un killer in fuga e il fischio del vento.

È il momento della resa dei conti mio caro, ma non credo quello che ho in serbo…”

“Stupi…”

Aveva indovinato il piano di Gideon, voleva provocare Flint finché questi, irritato, non avesse fatto una mossa falsa. Furbo.

Ma, Reid lo intuiva, il tempo stava per scadere, era un azzardo col diavolo.

Non avrebbe voluto diventare nuovamente una pedina in un simile gioco.

Pensava di essere cresciuto in quegli anni, ne aveva viste tante…

Credeva di essere diventato più cauto, più …

Scrollò la testa, anche quel semplice gesto gli diede una breve vertigine.

F. li aveva imbrogliati tutti, possibile che avesse pianificato tutto nei minimi dettagli fin da prima dell’evasione.

Voleva che Gideon partecipasse, voleva che G. sapesse quello che stava facendo per fargliela pagare una volta stanatolo.

Da manuale, limpido e lampante. Avrebbero dovuto capirlo, ma le cose si erano mosse così in fretta …

Troppo.

Non avrebbero continuato ancora a lungo.

Se fosse stato solo per Gideon sarebbero potuti andare avanti ore, ma Flint voleva risolvere la questione in fretta.

Chi avrebbe ceduto prima?

Gideon contava su questo, ma forse ignorava quanto F. potesse essere determinato in quel momento.

Non poteva permettere che F. guidasse il gioco.

Doveva agire.

Era ora.

Si spostò leggermente sulla destra, verso il suo rapitore.

Da sotto il giubbotto strappato fece per allungare una mano. Se solo fosse riuscito a sbilanciare, anche solo un po’…

Gideon era sempre stato un bravo tiratore. Non avrebbe mancato il bersaglio.

Ma F. fu più veloce e Reid si sentì afferrare con forza e si trovò in piedi, la visuale rimastagli occupata da G. con le braccia spalancate e una pistola mollemente posata nella mano destra.

 

 

Gideon si irrigidì leggermente, ma non si mosse.

Non voleva spaventarlo. Sapeva che F., in quel momento, era altamente instabile.

Un solo gesto avrebbe potuto gettarlo in uno stato di ulteriore paranoia e non era il caso di azzardare.

“Sappiamo tutti e due che è inutile Flint, la squadra sta per arrivare, in ogni caso non la passerai liscia”.

F. sorrise e, per la primissima volta, G. dubitò “che diavolo aveva in mente …  ”, senza pensarci mosse un piccolo passo verso i due.

Come risposta F. si irrigidì e strinse più forte Reid “preparati a dire addio al tuo amichetto” e così dicendo sporse Reid sul bordo della piattaforma, tra le raffiche di vento.

“Fermo!” gridò Gideon e capì di essere in trappola.

“Adesso ti sei tolto quel sorrisetto del cazzo eh? Puoi anche spararmi, ma se lo fai io mollo la presa e il ragazzino finisce di sotto, se non lo fai…” e lo psicopatico fece finta di pensarci su “io lo getto di sotto lo stesso” e spinse Reid ancora più all’esterno.

Reid si lasciò sfuggire un grido, cercando di rimanere in equilibrio sull’orlo del baratro.

“Che cosa vuoi Flint? Dimmi che cosa vuoi” urlò Gideon per farsi sentire al di sopra del sibilo acuto del vento.

“Quando siete venuti a prendermi c’era anche mia- mia sorella…”

“Gina…” sussurrò Gideon e capì all’istante.

“Non pronunciare il suo nome schifoso bastardo!!” gridò Flint ormai fuori controllo.

“Era il protocollo, se i stato tu a non voler uscire subito, sapevi che lei era in casa, ma non l’hai lasciata andare sei tu che..”

“Vaffanculo Gideon, tu mi ha portato via l’unica persona che abbia mai amato e io farò lo stesso con te” così dicendo mollò la presa su Reid e lo lasciò cadere con un sorriso folle e compiaciuto sul volto.

Gideon mollò la pistola, tuffandosi in avanti nel vano tentativo di prenderlo prima che fosse troppo tardi.

Mancò la presa per qualche millimetro.

 

 

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Capitolo 4
*** Cap. IV ***


Cap. IV

 

RADURA LAGO MOHAI 2.19 p.m.

Dall’alto della radura Hotch e Morgan videro qualcosa precipitare dalla sommità della cisterna e trattennero il respiro.

“Corri Morgan” esclamò Hotch partendo alla carica.

“Morgan non se lo fece ripetere e si precipitò giù dal pendio erboso.

 

 

CISTERNA LAGO MOHAI 2:19 p.m.

 Per qualche istante di troppo la mente di Gideon cercò di elaborare quello che era successo.

Era stata una questione di attimi, se solo …

Impietrito riuscì a volgere lo sguardo verso Flint che sorrideva compiaciuto “adesso cosa farai Gideon, mi darai la caccia? Non dice così il protocollo?” e per provocarlo ulteriormente gettò la pistola lontano “Allora non mi arresti?” e gli porse le mani incrociate.

F. stava ancora sorridendo quando vide il rivale alzarsi senza degnarlo di un’occhiata.

“Ehi ma cosa??!!” si sporse per afferrarlo, una sorta di riflesso condizionato, indipendente dalla sua volontà.

Gettò un’ultima occhiata oltre il bordo dove Gideon era scomparso e sussurrò “idiota”.

 

 

LAGO MOHAI

L’acqua era ghiacciata, un freddo che penetrava nelle ossa, avvolgendolo.

La sensazione di gelo gli assicurava solo una cosa: che almeno era ancora vivo.

Sentì la pressione farsi fortissima e si chiese se avrebbe resistito.

Aprì gli occhi e vide solo oscurità, poi si sentì spingere verso l’alto.

Lottò per restare giù, ma la forza di gravità ebbe la meglio e tirò fuori la testa dall’acqua inspirando profondamente.

Si guardò intorno: niente, Reid non c’era.

Si rigettò di sotto dopo aver preso un profondo respiro.

 

 

Si dice che in punto di morte le persone rivivano i momenti importanti della loro vita in un secondo.

Per lui non era stato così.

Non aveva visto niente.

Non poteva nemmeno dire di ricordarsi di essere caduto, tanto impossibile gli sembrava quella circostanza e, soprattutto, quella di essere ancora vivo dopo un salto simile.

Mentre affondava lottò per liberare i polsi dalla stretta della corda, ben sapendo che così consumava ossigeno prezioso.

Quanto poteva restargli? Calcolando la velocità di accelerazione dal punto in cui era caduto, la profondità stimabile del lago artificiale, un corpo affonda fino a…

Non riusciva a pensare, tutto gli sembrava confuso.

Diede ancora un forte strattone alla corda, nel tentativo di allentarla, ma anche questo era inutile, lo sapeva, il tessuto di cui era fatta si stringeva a contatto con l’acqua e diventava …

 

 

Non riusciva a trovarlo, non vedeva niente in quella melma.

Dovette risalire per inalare altro ossigeno, mentre il panico, lentamente, prendeva possesso dei suoi nervi.

Reid era sotto da troppo tempo.

Si immerse di nuovo, andando più a fondo, agitando le braccia a tentoni, alla cieca, nella speranza di trovare qualcosa.

Stava esaurendo l’aria, i polmoni gli facevano male, ma non poteva mollare.

Se avesse aspettato ancora Reid…

Non ce la faceva più, doveva risalire, ma proprio in quel momento la sua mano sinistra sfiorò qualcosa di consistente.

Istintivamente afferrò la presa e, con la mano libera, cercò di risalire in superficie portandosi dietro un peso inerte.

 

 

“Ma che cavolo…” mentre si accingeva a ripiegare nella macchia di vegetazione circostante, Flint osservò una sagoma avvicinarsi lentamente al bordo del lago.

“Maledizione” esclamò tornando sui suoi passi.

 

 

 

Vedeva l’argine avvicinarsi sempre di più, anche se procedeva lentamente.

Non sentiva più le braccia.

Il dolore era andato oltre i crampi che l’avevano afflitto fino a quel momento.

Si assicurò che la testa di Reid continuasse a rimanere fuori dall’acqua.

“Andrà tutto bene, mi senti Reid? Andrà tutto bene” sussurrò.

 

 

Hotch e Morgan erano arrivati lungo la riva del lago e scrutavano dalla parte opposta dove si intravedevano due sagome arrancare per raggiungere la terra ferma.

“Hotch guarda” esclamò Morgan indicando un punto più in alto, un’altra figura che si stava avvicinando al punto in cui sarebbero sbarcate le sagome in acqua.

 

 

Ormai erano vicinissimi, sentì le gambe toccare una superficie dura.

 Con un ultimo sforzo si levò in piedi, afferrando con due braccia Reid e trascinandolo verso la riva.

L’importante era solo quello: raggiungere la riva.

Era esausto.

Forse fu quello a distrarlo, il pensiero di portar fuori entrambi dall’acqua ghiacciata.

Per questo non lo vide arrivare e si accorse della presenza di un altro individuo solo quando qualcosa di pesante e informe non lo colpì alla tempia facendolo cadere all’indietro.

“Ma voi non morite mai eh?!” esclamò Flint col fiato corto per la corsa, brandendo un ramo nodoso.

Nonostante il dolore accecante l’agente dell’Fbi cercò di rialzarsi, piano, la vista semi oscurata.

Flint lo colpì di nuovo, facendolo ricadere indietro e scuotendo la testa. L’acqua gli arrivava poco sotto il ginocchio.

Distolse un momento l’attenzione da Gideon che tentava di riprendersi e si volse verso la sagoma che galleggiava a faccia in giù poco distante.

Lo agguantò tirandolo fuori dall’acqua.

“Lascialo stare!” gridò Gideon che nel frattempo si era rimesso in piedi, barcollando.

“Ma guardati, non ti reggi nemmeno ma non smetti di darmi ordini” ribattè Flint scrollando un po’ Reid.

“Lascialo stare!” minacciò Gideon facendo un passo verso di lui.

Flint scosse la testa e mulinò in aria il ramo che si era portato appresso.

Gideon provò a schivarlo, ma fu troppo lento, il sangue che colava dalla tempia gli oscurava la vista e ricevette il colpo nello stomaco.

Si piegò di colpo, il fiato mozzato e crollò sulle ginocchia.

“Ma guardati, non ne vuoi proprio sapere di andartene all’altro mondo eh?” così dicendo gli sferrò un ultimo calcio sul fianco.

Gideon cadde di traverso, tenendosi il braccio.

“E ora sistemiamo questo qui”.

 

 

L’improvviso contatto con l’aria risvegliò qualcosa in lui.

Sentiva qualcuno parlare e tentò di aprire gli occhi, ma era troppo debole persino per quello.

Poi si senti spingere di nuovo giù nell’acqua gelida e tutto diventò scuro.                                              

 

 

“No fermo!!” gridò Gideon  mentre Flint teneva Reid a faccia in giù in acqua. “Smettila smettila” per quanti sforzi facesse il suo corpo non voleva ubbidirgli e rimettersi in piedi.

“A quanto pare questo qui è più coriaceo di quel che sembra” esclamò Flint tirandolo fuori Reid per un breve istante, prima di ributtarlo nel lago.

“Aspetta!! Aspetta” la situazione gli stava sfuggendo di mano, fece un profondo respiro e raccolse le sue forze. Riuscì a mettersi su un ginocchio e poi si diede la spinta rimanendo pericolosamente in bilico, ma in piedi.

“Che cosa vuoi Flint eh? Io sono qui, davanti a te, sono stato io a causare la morte di tua sorella, uccidi me, avanti, è così semplice” e fece un passo verso di lui.

Flint tirò di nuovi fuori Reid tenendolo stretto “Certo, dopo di lui sistemerò anche te” e fece per immergere di nuovo Reid.

“Noo aspetta!!” .

Flint si bloccò a qualche centimetro della superficie dell’acqua.

“Vuoi che ti supplichi stupido bastardo?” urlò Gideon ondeggiando pericolosamente nel tentativo di non perdere l’equilibrio..  E, per la prima volta in oltre 30 anni di servizio, l’agente speciale Jason Gideon si apprestò a implorare qualcuno.

“Flint tu vuoi me, lui non c’entra niente, puoi avere me … non farò niente, solo lascialo andare ti prego … lui lui è così giovane, un giorno … un giorno quel ragazzo salverà un sacco di vite… lascialo vivere ti prego, uccidi me”.

“Bene, se è così, puoi anche andartelo a riprendere e spinse di lato Reid, mentre con la mano finalmente libera afferrò la pistola che nascondeva dietro la schiena.

Gideon si mosse in avanti, per un impulso che nemmeno lui riuscì a capire e indipendente dalla sua volontà.

Non era nemmeno armato.

Flint sparò mentre veniva sopraffatto.

Entrambi gli uomini finirono a lottare in acqua.

Flint cercava di togliersi di dosso quel peso.

Parve riuscirci e si tirò fuori dall’acqua, ma Gideon lo colse da dietro facendolo cadere in avanti. Con un calcio Flint allontanò l’assalitore.

Nell’acquitrino la mano di Gideon trovò il ramo con cui Flint l’aveva colpito e, con le ultime forze rimaste lo colpì ad altezza delle ginocchia.

Quello cadde a terra e l’agente dell’ Fbi gli fu sopra prendendolo a pugni finché Flin non si mosse più.

A quel punto si girò di scatto e afferrò la sagoma di Reid che galleggiava quasi ai suoi piedi, lo tirò fuori e in meno di un secondo lo adagiò sulla riva.

Il ragazzo non respirava.

 

“Ce l’hai nel mirino?” esclamò Hotch rivolto a Morgan al suo fianco.

“Maledizione, si muovono troppo, rischio di beccare Gideon, non …”

“E allora muoviamoci da qui, avviciniamoci, in fretta” esclamò Hotch cominciando a circumnavigare la superficie del lago, diretto al luogo dello scontro.

 

 

“Andiamo Reid forza, forza ragazzo” Gideon gli stava praticando il massaggio cardiaco “ti prego ti prego…”

“Gideooon, Gideon” gli era parso di sentire una voce provenire dal bosco, ma no, era impossibile … sembrava Morgan.

“Jason!!” esclamò Hotch dalla sommità della collinetta.

Gli furono entrambi accanto in un baleno.

“Togliti” con una spinta Morgan prese il posto di Gideon.

Niente, nemmeno con la rianimazione funzionava.

Sulla sommità della collinetta si profilarono le sagome di Prentiss e Rossi, mentre in lontananza si udiva il latrare e l’ansimare dei cani della polizia.

Gideon rimase lì, in ginocchio, senza nemmeno la forza di guardare Hotch.

Il capo della squadra si volse alle sue spalle, alzando una mano, facendo segno ai suoi di non avvicinarsi.

C’era già abbastanza dramma così.

Hotch controllò l’orologio. Andavano avanti già da quasi 10 minuti, anche se i secondi sembravano diventati istanti eterni.

Morgan non demordeva “avanti piccolo, avanti, fallo per noi …forza…”

“Morgan…” sussurrò Hotch molto piano.

“Non ci provare Hotch, non osare …”

“Morgan …” sussurrò di nuovo Hotch “sono sono passati … io, io non credo che …” pronunciò queste ultime parole con una sorta di orrore, contro la sua volontà. Non era lui che lo stava dicendo, non voleva essere lui quello a dire basta.

Morgan proseguì “mille uno mille due mille…”

“MORGAN!!”

Derek si fermò per un momento, le lacrime agli occhi “Hotch no, ti prego non… non può finire così non…”

Hotch scuoteva la testa impietrito. Nemmeno lui voleva ammetterlo.

A quel punto fu Gideon a prendere il posto di Morgan “che cavolo stai facendo Derek!! Avanti Reid, avanti, non puoi farci questo non puoi andartene adesso forza”.

Non era la vita di Reid che se ne stava andando, lì, in quella radura desolata.

Non era il ragazzo a cui aveva voluto bene come un figlio quello a cui stava per dire addio per sempre.

Non poteva, non doveva finire così.

“Gideon…” sussurrò Morgan con voce spezzata “ Gideon basta…”

Ma lui non voleva saperne.

“Gideon smettila” singhiozzò Morgan.

“No, no no no”

“Basta!!” e Morgan allontanò le braccia dell’amico dal corpo del ragazzo a cui aveva voluto bene come un fratello più piccolo, quello che aveva giurato di proteggere.

Sempre.

Qualcuno gridò lontano.

Molto lontano.

Gideon arretrò di qualche passo fissando il volto di Reid, poi volgendosi verso Hotch e Morgan.

Hotch era una statua, incapace di dare forma alle parole che avrebbero messo fine a tutto.

“Per favore…” implorò Gideon.

Hotch scosse la testa.

“Maledizione maledizione” gridò Gideon dando le spalle alla scena, lasciando gli altri ammutoliti.

Morgan fece per alzarsi, gli faceva quasi orrore rimanere lì, così vicino.

Hotch trovò la forza di mormorare “Morgan credo che dovresti ...”, poi si zittì perché aveva visto qualcosa muoversi, ma no non poteva non…

E invece, contro qualsiasi statistica e umana credenza, il volto di Reid si contrasse ed emise un breve gemito, seguito da un rigurgito di acqua dalle labbra pallide.

“Reid!! gridò Morgan precipitandosi ad assistere l’amico.

“Chiamate un’ambulanza, un elicottero, subito!!” ordinò Hotch rivolto a Prentiss, Jj e lo sceriffo in cima alla collina.

“Presto!! Presto, una coperta, forza forza ... voglio un dottore, SUBITO!!.”

Ora erano in mille a parlare, a gridare ordini a rispondere sissignore, subito signore, immediatamente.

Gideon si volse verso il lago: fermo, imperturbabile, come le cime degli alberi circostanti, poi vide tutto capovolgersi e spegnersi in un lampo.

 

 

Nota dell’autore:

capitolo finale in arrivo, spero che la ff vi sia piaciuta, io mi sono divertita molto a scriverla.

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Capitolo 5
*** Cap V - finale ***


ST. PAUL HOSPITAL

 

Aveva fatto i bagagli in fretta, considerando che aveva un braccio solo. Gli avevano anche dato diversi punti.

Gli antidolorifici che gli avevano fornito lo tenevano in piedi e lui si era accertato di averne abbastanza per tornare a casa.

“Vai già via?”

Gideon alzò la testa di scatto e, sulla soglia della stanza, intravide Hotch.

“A Reid non piacerà sapere che te ne sei andato senza salutare”.

Gideon non rispose, finì i bagagli e, con passo deciso, si diresse verso il corridoio dell’ospedale.

“Sei solo un vigliacco, lo sai…Jason” buttò lì Hotch.

Gideon inspirò profondamente prima di voltarsi, ma tutto quello che avrebbe potuto dire in sua discolpa non sarebbe bastato ad offuscare la verità.

“Sì, è così” sussurrò piano prima di incamminarsi.

Hotch scosse la testa e se ne andò.

Arrivato all’ascensore Gideon si bloccò, le parole di Hotch risuonavano nella sua testa, se fosse tornato indietro, non sarebbe stato per dimostrare che non era un vigliacco solo…

“Non  sale?” domandò uno spilungone dal vano dell’ascensore.

Gideon scosse la testa e tornò indietro di corsa.

 

Lo spettacolo non era dei più confortanti. Reid giaceva in un letto, circondato da tubi e macchinari che registravano ogni minima variazione del suo respiro, della pressione del…

“Guarda che cosa ti ho fatto” mormorò piano Gideon, senza osare avvicinarsi troppo.

Qualcuno avrebbe potuto obiettare che non era certo colpa sua quello che era successo ma solo di Flint, lui, però, era di un altro parere.

Troppe persone , nel corso degli anni, avevano pagato per i suoi errori, per le sue debolezze e questo era un peso che non poteva più sostenere, per questo se n’era andato e poi…Reid.

Quante volte l’aveva deluso? Non avrebbe mai potuto immaginare di incontrarlo in quelle circostanze.

“Mi dispiace Spencer, mi dispiace tanto” aggiunse dopo un tempo infinitamente lungo. Fece per andarsene quando percepì un mormorio, un flebile suono.

“Ehi” esclamò sorridendo a un Reid che aveva appena aperto gli occhi.

“Come? Non…” si inclinò verso il ragazzo che l’aveva afferrato per un braccio, senza nessuna intenzione di lasciarlo andare.

“non capisco, non…”

E infine comprese, quello che Reid voleva dirgli, che avrebbe voluto dirgli da sempre, se lui non fosse scomparso in quel modo, tanto tempo prima: “non te ne andare”.

Gideon annuì “rimango qui, non mi muovo”:

fine

 

nota dell’autore: concludo la ff con questo breve capitolo. Spero vi piaccia.

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