La Chiave del Re. di Roxanne Potter (/viewuser.php?uid=115588)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Smistamento. ***
Capitolo 2: *** Partite e divertimenti. ***
Capitolo 3: *** Vacanze. ***
Capitolo 4: *** Cene di Natale, conversazioni origliate e compleanni imminenti. ***
Capitolo 5: *** Il ritorno. ***
Capitolo 6: *** Il Reparto Proibito. ***
Capitolo 7: *** Il messaggio. ***
Capitolo 8: *** La Chiave del Re. ***
Capitolo 9: *** Presentimenti. ***
Capitolo 10: *** Una rosa svanita. ***
Capitolo 11: *** Una svolta. ***
Capitolo 12: *** Il racconto di Rose. ***
Capitolo 13: *** Uno sprazzo di normalità. ***
Capitolo 14: *** La casa. ***
Capitolo 15: *** Ami Valder. ***
Capitolo 16: *** Spiegazioni. ***
Capitolo 17: *** La Congregazione degli Alchimisti. ***
Capitolo 18: *** Il secondo ritorno a Hogwarts. ***
Capitolo 19: *** Gli ultimi giorni. ***
Capitolo 20: *** Estate. ***
Capitolo 1 *** Smistamento. ***
Note iniziali dell'Autrice : Ok, prima che iniziate a leggere, mi
permetto un paio di avvertimenti.
Prima di tutto, scusatemi per la banalità dei titoli dei capitoli! Non
sono mai capace di inventare titoli di capitoli decenti... seconda
cosa.
Il titolo della fanfiction è ingannevole. Certo, c'è una Chiave... ma
non si tratta esattamente di una Chiave. State attenti a quel "del
Re.", è un indizio.
Leggete e saprete. Ora basta perdite di tempo... buona lettura!^^
La
Chiave del Re.
Capitolo 1 : Smistamento.
-Albus, devi stare tranquillo. Sei più
pallido di Victoire quando si mette una strana polvere babbana sulla
faccia.
-O di zio Ron quando la zia Hermione
parla di quel suo amico di nome Victor.
-E dell'idiota che vende bacchette a
Diagon Al...
-Va bene, ragazzi, ora state zitti!
Albus Severus Potter lanciò
un'occhiataccia ai suoi cugini e al suo amico Frank, che tacquero
immediatamente.
Prese un profondo respiro, e deglutì
nel sentire il treno che si immobilizzava del tutto.
Si sentiva quasi tremare. Da lì a
un'ora sarebbe stato smistato in una delle quattro case di Hogwarts.
Avrebbe visto il castello dove per anni aveva sognato di andare.
-Su, Al. Non vogliamo perdere tempo per
colpa tua, sai?- disse Roxanne Weasley con un sorriso smagliante.
Aveva il viso rosso di gioia, e Albus la invidiava.
Non sembrava affatto preoccupata e in
ansia come lui, ma entusiasta come sempre.
I cinque ragazzi, Albus, Rose, Roxanne,
Louis e Frank, uscirono dallo scompartimento. Il corridoio era già
pieno di ragazzi urlanti vestiti con la divisa nera di Hogwarts.
Si fecero strada tra gli studenti, dai
minuti undici-dodicenni come loro a quei ragazzi allampanati che
sicuramente iniziavano a frequentare il loro sesto o settimo anno.
Quando finalmente si trovarono nel
freddo della stazione di Hogsmeade, Albus fece correre lo sguardo
nella folla.
-Vedete Hagrid da qualche parte?
Rose scosse la testa.
-No.- disse. -Comunque, stiamo attenti
a non perderci di vista. Tanta gente in un posto solo si vede solo
nelle partite di Quidditch!
-Lì!- esclamò in quel momento Frank.
Indicò un punto davanti a loro, e voltandosi i ragazzi videro Hagrid
avanzare nella folla degli studenti, reggendo una lanterna enorme che
sprigionava una luce quasi bluastra.
-Primo anno! I ragazzi del primo anno
devono seguirmi! Da questa parte!
Albus e gli altri raggiunsero Hagrid a
passo svelto, e quando il mezzogigante li vide i suoi occhi si
illuminarono.
-Ragazzi! Avete
passato una buona estate?
-Certo, Hagrid.
Pensa, ho segnato il mio primo goal a Quidditch della mia vita.-
disse Louis in tono divertito, scatenando le risate dei ragazzi.
-Perfetto, ma la
prossima volta che giocherete a Quidditch sarà nel campo di
Hogwarts. Dobbiamo andare subito. Dunque, ci siete tutti del primo
anno? Andiamo!
Albus si affrettò
a seguire Hagrid, insieme al resto dei ragazzi del primo anno.
Il folto gruppo
imboccò una strada vicina che si inoltrava tra fitti alberi.
Albus si accorse
che l'aria era diventata più fresca e piacevole. Alzò gli occhi al
cielo, e si trovò ad ammirare una tela di bellissime stelle.
-Non ti incantare,
Al.- disse Rose, tirandogli una gomitata leggera. Lui abbassò lo
sguardo verso la cugina, che camminava accanto alla sua destra.
-Lo so ma... mi
piace quest'atmosfera.- rispose lui. -Certi alberi somigliano a
quelli del parco di Cotterfly, non trovi?
-Un giorno voglio
tornare a vedere Cotterfly.- intervenne Louis. -Mi piace il vostro
paese, è pieno di gente...
-Ovvio, è un
paese.- disse Frank sarcastico. -Sei tu quello che vive in una
villetta sperduta sul mare.-
-Ed è un
vantaggio! L'estate non ho bisogno di partire per le spiagge.-
ribatté Louis.
Roxanne lo guardò
con una lieve invidia nello sguardo.
-Allora vai in
montagna, una di queste estati.- disse. -Io penso che partirò per la
Spagna. Mio fratello è impaziente di vederla.
-Vogliamo parlare
di vacanze adesso? Mancano nove mesi. Dovremo concentrarci su...
Albus si
interruppe.
Si rese conto di
aver lentamente dimenticato la sua agitazione mentre scendeva dal
treno, cercava Hagrid e parlava con i cugini e Frank.
Il pensiero dello
smistamento ormai vicino si fece strada nella sua mente, e Albus
sentì un groppo in gola. Non voleva assolutamente finire a
Serpeverde. Si immaginò con indosso lo stemma verde di un serpente,
e il groppo si fece più pesante e doloroso.
No, no, non voglio... calmati, Al.
Se vorrai potrai scegliere Grifondoro, giusto?
-Hai una faccia
strana.- gli disse Frank, riportandolo alla realtà.
-Beh, ovvio, è
preoccupato per lo smistamento.- commentò Rose con un sorriso.
-Smettila di farti questi complessi mentali! Non puoi finire a
Serpeverde.
-E cosa te lo dice?
-Beh, non puoi
essere un Serpeverde... perché non ne hai le caratteristiche.
Insomma, i Serpeverde sono...
Rose smise di
parlare, lo sguardo assorto.
-Beh, non dico che
siano tutti poco raccomandabili ma...
-Zitta!- le intimò
Roxanne di colpo.
Albus notò che i
suoi occhi brillavano, e si accorse che erano arrivati alla fine del
sentiero pieno di alberi. Davanti a loro si apriva la riva di un
enorme lago, e c'era un ponte di legno non molto lungo, al quale
erano ormeggiate varie barche.
Albus strabuzzò lo
sguardo, e ammirò la distesa di acqua scura e lucida. Il lago
sembrava inoltrarsi tra le enormi rocce che lo circondavano, e in
lontananza il ragazzino riusciva a scorgere altri alberi e montagne
dalle punte innevate.
-Bellissimo.-
mormorò, senza riuscire a staccare lo sguardo.
-Avanti, ragazzi,
scegliete una di queste barche!- esclamò Hagrid con voce allegra.
-Raggiungeremo Hogwarts con queste.
-Mia sorella mi
hanno parlato tanto del lago che circonda Hogwarts!- disse Frank
entusiasta mentre lui, Albus, Roxanne, Rose e Louis si dirigevano
verso il ponte.
-Ora invece sarò
io che lo racconterò a Lily.- sorrise Al. -E Rose ad Hugo.
-Certo, come se i
nostri genitori non ci avessero parlato a sufficienza di Hogwarts fin
da quanto eravamo dei poppanti....- commentò Louis sarcastico.
Albus raggiunse una
delle barche e vi salì con cautela. Si sedette, e attese che gli
altri facessero altrettanto. Per un attimo si distrasse ad ammirare
l'acqua, le montagne e gli alberi lontani, e quando tornò a voltarsi
vide che due ragazzini che lui non conosceva stavano salendo sulla
barca.
Sbatté le palpebre
e li fissò attentamente.
Erano un maschio e
una femmina, di non più di undici anni. Lei aveva lisci capelli
rossi come molte delle cugine di Albus, e un viso innaturalmente
pallido.
Il ragazzino,
invece, aveva un colorito più acceso, il viso leggermente squadrato,
scompigliati capelli castani. Gli rivolse un sorriso cordiale, e
disse: -Ciao. Ti disturba se io e mia sorella saliamo su questa
barca?
-No, certo che no!-
si affrettò a rispondere lui. Rose balzò davanti a loro in quel
momento, e la barca oscillò leggermente. Albus si resse forte ai
bordi, mentre sua cugina si sedeva accanto alla ragazza dai capelli
rossi con aria divertita.
-Louis, Frank,
Roxanne, ci vediamo.- disse voltandosi verso i ragazzi rimasti sul
ponte. -Non c'è spazio qui, mi dispiace.
Roxanne sbuffò.
-Va bene, allora ci
vediamo a Hogwarts.- disse. -A dopo!
I tre si
allontanarono, e Albus tornò a guardare i nuovi venuti.
-Piacere.- disse.
-Io mi chiamo Albus Potter, e lei è mia cugina Rose Weasley. Voi?
Un lampo di
ammirazione e incredulità passò negli occhi dei ragazzi, ma si
spense presto. Come se avessero capito che ad Al e Rose seccava molto
essere sempre riconosciuti, additati e osannati per essere figli dei
salvatori del mondo magico.
-Io mi chiamo
Betsabea Finwel, lui è mio fratello Rudolf.- rispose la ragazzina.
Prima che potesse
aggiungere altro, nell'aria si levò la voce di Hagrid.
-Allora, ragazzi,
siete saliti tutti? Sciogliete le corde, forza! Si parte!
Il groppo in gola
tornò. Albus si sporse per sciogliere il nodo che teneva legata la
barca al ponte, il pensiero nuovamente fisso sullo smistamento che si
faceva sempre più vicino. Troppo vicino.
La barca iniziò a
muoversi dolcemente sulla superficie dell'acqua, svoltò e scivolò
verso le altre barche, che si stavano muovendo da sole a loro volta.
-Perfetto, non
dobbiamo remare.- sorrise Rudolf. -Odio remare, è una cosa stupida.
-Ovvio. L'anno
scorso siamo andati in gita con i nostri genitori al lago e lui ha
dimostrato di saper usare un remo quanto sa usare la bacchetta.-
replicò ironica Betsabea.
Albus e Rose
risero.
-Siete di famiglia
Babbana?- chiese Rose. -Non ve lo chiedo per pregiudizi, sapete, è
solo per fare un po' di conversazione.
-Beh, no, i nostri
genitori sono entrambi maghi.- rispose Rudolf. -Però sono entrambi
figli di Babbani. O meglio, nostra madre è figlia di una Babbana e
di un mago. Se non sbaglio, anche i vostri genitori sono entrambi
maghi, vero?
-Sì, anche se il
mondo dei Babbani ci piace.- disse Albus. -La madre di Rose è figlia
di due Babbani e grazie a lei conosciamo abbastanza bene quegli
apparecchi. Mia sorella rompe sempre le scatole per poter giocare ai
videogiochi. E poi c'è il poccuter...
-Computer.- lo
corresse Rose.
-Quell'aggeggio
simile ad una televisione e con dei tasti che puoi premere per
scrivere sullo schermo?- chiese Betsabea.
-Sì, proprio
quello. Mio fratello è ossessionato. Passa anche ore intere a
navigare su...
Albus si interruppe
con aria confusa.
-Come si chiamava,
Rose?
-Stai parlando di
Internet.
-Oh, esatto...
Continuarono a
chiacchierare, delle loro vite, delle loro famiglie, delle
aspettative per lo smistamento. Saltò fuori che Rudolf e Betsabea
avevano una sorella minore di due anni, Emily, ed entrambi speravano
di finire in Grifondoro o in Tassorosso.
-Sai, nostro padre
era un Tassorosso.- gli disse Rudolf. -Nostra madre invece finì a
Grifondoro, e ci piacciono entrambe le case.
Intanto le barche
continuavano a muoversi da sole. Attraversarono gran parte del lago e
una breve galleria, continuando a svoltare.
Finalmente il
momento che Albus aveva tanto desiderato venne.
-Ragazzi,
preparatevi!- urlò la voce di Hagrid. -Hogwarts è vicina!
Albus fece scattare
gli occhi oltre i visi di Rose, Rudolf e Betsabea. Il suo cuore prese
un balzo, alla vista del castello che era comparso davanti a loro.
Circondata da un
parco lussureggiante, Hogwarts era talmente bella da superare tutto
ciò che si era aspettato di vedere giunto nella scuola.
Le molte torri di
pietra scura si innalzavano e sembravano perdersi nel cielo. Le
torrette erano innumerevoli, ma mai quanto le centinaia di finestre e
finestroni. Molti erano illuminati, e davano l'impressione di essere
stelle che illuminavano il cielo. Come se Hogwarts fosse il
cielo.
Tetti aguzzi, un lunghissimo ponte, muretti, immensi prati
che facevano di quel castello un gioiello nero immerso nel verde.
Albus rimase
incredulo a guardare Hogwarts, gli occhi brillanti e quasi adoranti.
Le barche erano
vicinissime alla riva del lago.
Rose si alzò per
prima e rimase ritta in piedi. Aveva un'espressione impaziente, e
quando Albus la guardò immaginò subito che tutto quello che stesse
aspettando fosse solo la barca che urtava dolcemente il margine della
riva.
E quando accadde,
Albus scattò in piedi.
-Forza, andiamo!-
esclamò. Mise un piede sul bordo della barca, e poi saltò sul
prato.
Sentiva scorrere
dentro di sé un'energia particolare, qualcosa che andava più in là
della semplice preoccupazione e dell'entusiasmo. Era eccitazione
pura, era felicità, era soddisfazione.
Il groppo alla gola
era piacevole ma doloroso, il viso infiammato, le membra pronte a
scattare, a correre. Avvertiva un formicolio alla gola, e quel
formicolio significava semplicemente che presto avrebbe potuto
iniziare a ridere.
Si voltò, vide
Rose, Betsabea e Rudolf in piedi dietro di lui. I loro sguardi
entusiasti erano rivolti al castello, e anche lui tornò a guardarlo.
Che torre alta. È piena di
finestre. Guarda come sono luminose... sì, sembrano stelle.
-Albus!
Era la voce
squillante di Roxanne. La ragazza corse vicino a lui, i capelli che
le sbattevano contro il viso, acceso di un'allegria che Al aveva
visto poche volte in vita sua.
-Albus, hai visto?!
Non immaginavo che avette tante torri!- gridò Roxanne, tirandogli
una pacca sulla schiena così forte che gli procurò una smorfia. -E
quello dovrebbe essere il campo di Quidditch!
-Ragazzi, non
indugiate!
Albus notò Hagrid,
che naturalmente spiccava con la sua altezza da mezzogigante in
mezzo a quel gruppo di ragazzetti undicenni.
-Adesso vi porto a
Hogwarts. Vi accompagnerò fino al portone, chiaro? Seguitemi.-
Albus si affrettò
a seguire Hagrid lungo il pendio erboso. Non badò nemmeno ai suoi
cugini, a Frank, Betsabea e Rudolf.
Non riusciva a
smettere di ammirare Hogwarts, così che mentre camminava inciampò
tre volte.
-Ehi, guarda
là.
Era la voce di Rose, che gli aveva posato una mano sul
braccio. Si voltò, e vide Rose indicare qualcosa in fondo al parco.
Seguì la direzione della sua mano e notò che vicino agli alberi di
quella che sapeva essere la Foresta Proibita spiccava una pietra
liscia e bianca come neve.
Da lì la vedeva
piccola, ma stimò che se si fosse avvicinato si sarebbe accorto che
era più alta di quattro lui messi assieme.
-Cos'è?- chiese
perplesso.
-Credo di saperlo.-
disse Louis, che si era avvicinato in quel momento. -Dovrebbe essere
il monumento ai caduti nell'ultima battaglia di Hogwarts, diciannove
anni fa. I miei genitori me ne hanno parlato... ci sono tutti i nomi
di coloro che morirono nella battaglia contro Voldemort. Ci sono di
certo anche i nomi dei genitori di Teddy.
Un silenzio quasi
imbarazzato calò su di loro. Teddy era un amico della famiglia
Potter-Weasley, il figlioccio di Harry, cresciuto con sua nonna
Andromeda.
Tutti loro sapevano
che i genitori di Ted erano morti nell'ultima battaglia ad Hogwarts.
Ma non ne avevano parlato quasi mai.
E il nome di
Voldemort...
No, basta, Al. Perché dovresti
pensare a Voldemort? Vuoi rovinarti questa serata?
Fu Rose a rompere
il silenzio.
-Ora non parliamo
di questo, per favore.- disse. -Non sentite una certa fame? Spero che
James dica il vero quando parla dei bei banchetti della scuola.
-Certo che ho
fame.- disse Al, realizzando solo in quel momento che la stava
provando davvero.
L'ultima volta che
aveva mangiato era stata circa un'ora prima, sul treno, a ingozzarsi
insieme a Roxanne e Frank delle ultime Cioccorane rimaste.
Il gruppo di
studenti avanzò, guidato da Hagrid, salì lungo uno scalone di marmo
bianco che si interrompeva davanti a un portone di legno di quercia.
Quando Hagrid
arrivò davanti al portone, e bussò con la sua enorme mano chiusa a
pugno, Albus si accorse di star tremando leggermente. E non per il
freddo.
Passarono pochi
secondi, poi il portone si aprì con un debole cigolio e scivolò,
rivelando l'interno di una accogliente stanza dalle pareti dipinte di
giallo oro.
Gli studenti si
riversarono nella sala, mormorando ammirati davanti ai quadri di
maghi e streghe appesi alle pareti, alle scale che portavano a chissà
quanti altri piani, al portone di legno che probabilmente dava
accesso alla Sala Grande e al soffitto immensamente alto che si
apriva sopra di loro.
Albus si avvicinò
alle quattro clessidre disposte davanti ad una parete laterale, e
guardò affascinato il leone d'oro scolpito sulla prima. Naturalmente
erano le clessidre che segnavano i punteggi delle quattro case, ed
erano ancora vuoti.
-Ah, professor
Hagrid!
Albus si voltò
quasi roteando su se stesso e camminò veloce per riunirsi al gruppo
degli studenti.
Puntò gli occhi
sulle scale, e vide un uomo che conosceva bene dirigersi verso di
loro con un sorriso benevolo sul volto incorniciato dai capelli
scuri.
-Professor
Paciock!- disse Hagrid. -Prego, le lascio questi studenti e torno in
casa mia. Buona fortuna e buon banchetto!
Al seguì Hagrid
con lo sguardo mentre attraversava il portone e lo richiudeva dietro
di sé. Poi si voltò. Bene, il momento cruciale continuava ad
avvicinarsi.
Neville Paciock
tossicchiò, rivolse un'occhiata soddisfatta a suo figlio Frank e
iniziò a parlare.
-Bene, ragazzi,
benvenuti a questo vostro primo anno nella scuola di magia e
stregoneria di Hogwarts. Io non sono mai stato bravo con i discorsi,
anche se cercherò di fare del mio meglio. Sappiate che adesso
entreremo in Sala Grande per il banchetto di inizio anno, ma prima di
mangiare dovrete sottoporvi allo smistamento. Lo smistamento è una
tappa fondamentale, perché vi assegnerà ad una determinata casata
di Hogwarts. Le case della scuola sono quattro : Grifondoro,
Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. Per tutti i sette anni che
frequenterete qui, la vostra casa sarà il vostro gruppo di
appartenenza, come una famiglia. Potrete farle guadagnare o perdere
punti a seconda del vostro comportamento. Alla fine di ogni anno
verrà assegnata la Coppa delle Case alla casa con il maggior numero
di punti.
Neville si
interruppe. Sembrava ansioso e un po' agitato.
-Perfetto. Adesso,
se volete seguirmi...
Wow. Oggi non facciamo che seguire
persone., pensò
Albus.
Neville scese le
scalinate, e si avvicinò al portone della Sala Grande. I ragazzi si
affrettarono ad avvicinarsi a loro volta, e quando il portone si
spalancò iniziarono a levarsi mormorii stupiti.
Neville li scortò
nella sala, e il gruppo lo seguì.
Albus temette di
impazzire, quando vide le pareti ricoperte dalle vetrate, i tavoli
delle quattro case pieni di studenti, il tavolo dei professori in
fondo, le bellissime decorazioni dorate che ricoprivano le pareti.
C'era molto
fracasso, gli studenti non facevano che urlare e chiacchierare,
alcuni cantavano addirittura. Al si mosse in mezzo a quello
splendore, e si rese conto che Rudolf e Roxanne stavano camminando
accanto a lui.
-Splendido, eh?-
mormorò Rudolf. I suoi occhi stavano brillando. Hogwarts aveva
decisamente la capacità di far brillare gli occhi della gente.
Al annuì in
risposta, e si voltò cercando volti amici tra i tavoli. Vide suo
fratello James seduto tra i Grifondoro, che gli sorrideva
allegramente e si passava una mano tra i capelli scompigliati.
Accanto a lui erano
naturalmente seduti Lucy e Fred.
-Ehi, Al! Ti
aspettiamo!- gli gridò Lucy quando Albus fu abbastanza vicino a lei
da poterla sentire.
Annuì, il viso
rosso per la miriade di emozioni che si agitavano dentro di lui : il
nervosismo, la preoccupazione, ma anche la felicità, l'entusiasmo,
l'allegria.
-Louis!-
Era una voce
femminile, e Al immaginò che si trattasse di una delle sorelle di
Louis. Stava per cercarle nel tavolo dei Grifondoro, quando i ragazzi
intorno a lui si fermarono di botto.
Urtò contro il
ragazzino bruno che si era fermato davanti a lui e si bloccò a sua
volta.
-Scusa!- mormorò
sottovoce, imbarazzato, quando il ragazzo si voltò. Per fortuna, non
sembrava essersela presa.
Albus vide che
erano arrivati quasi in fondo alla Sala Grande.
Lì, davanti al
tavolo dei professori, c'era una sedia di legno lucido e chiaro.
Sopra, era poggiato uno dei cappelli più consunti che avesse mai
visto.
Nero, a punta,
pieno di strappi, toppe e ricuciture, sembrava bruciacchiato in
alcuni punti.
Sicuramente non piacerebbe a
Victoire., pensò
Al divertito.
Neville si
posizionò accanto alla sedia, e fu in quel momento che la donna
seduta in mezzo alla tavolata dei professori si alzò in piedi.
Albus la scrutò
con attenzione, cosa che faceva sempre con chi non conosceva.
Era certamente la
preside. Il suo viso leggermente rugoso era incorniciato da sbuffi di
capelli biondo rossiccio, con un paio di ciocche grigie.
Era magra, aveva
gli occhi benevoli e gentili e indossava una lunga veste verde dai
bordi dorati.
-Benvenuti,
ragazzi, benvenuti al vostro primo anno in questa scuola!- disse con
una voce allegra che mise subito Albus di buonumore. -E bentornati
agli studenti dal secondo anno in su. Per i nuovi ragazzi, io sono la
preside di Hogwarts, Helene Bhatorys. Vi auguro un buon soggiorno nel
castello per questo nuovo anno. Prima che si proceda allo
smistamento, vi rammento alcuni avvertimenti. Non finirò mai di
ripetere che l'accesso alla Foresta Proibita è proibito agli
studenti di qualsiasi casa, così come è proibito duellare nei
corridoi e possedere delle Girandole Cantanti prodotte dai Tiri Vispi
Weasley....
Albus represse una
risatina, e distaccò la mente, annoiato dalla piega che stava
prendendo il discorso.
-… ricordo
inoltre che alla squadra di Quidditch di Tassorosso mancano i due
battitori, e un cacciatore a quella di Serpeverde. Mi auguro che i
provini vadano bene. Detto questo... professor Paciock, provveda pure
allo smistamento.
La donna si sedette
di nuovo, e Albus spostò lo sguardo sul Cappello. Suo padre gli
aveva raccontato cosa sarebbe avvenuto durante lo smistamento, ma fu
comunque piacevolmente sorpreso nel vedere un lembo della stoffa che
si spalancava, e il Cappello Parlante iniziò a cantare.
Mille anni son
ormai passati
da quando gli incantesimi che mi dieder la mente
furon forgiati.
Ai tempi fui trasformato al fine
di regalar a
tutti una scelta sublime.
Quattro son le case in cui potete esser
smistati.
Ciascun Fondatore voleva venissero dei talenti
privilegiati.
Se per voi è quella di Godric Grifondoro la via
retta
abbiate coraggio, orgoglio e fierezza.
Se impegno, lealtà
e bontà son la vostra strada
la buona Tosca Tassorosso offrirà
la sua casa.
E Salazar Serpeverde sceglieva l'astuzia e
l'ambizione,
che portavan agli onori insieme alla
determinazione.
Infine Priscilla Corvonero, sveglia e fiera
che
premiava il cervello e l'intelligenza vera.
Dunque non state lì
fermi a tremare,
ma con sicurezza avanzate.
E quando sulle
vostre teste sarò calato
saprete a quale casa io vi ho assegnato.
Non appena la
canzone terminò, nella Sala Grande si levò uno scroscio di
applausi. Albus non seppe se applaudire anche lui, tutti i ragazzini
del primo anno erano fermi.
Alla fine decise di
lasciar perdere.
Quando gli applausi
si spensero, Neville tossicchiò, prese in mano il cappello e tirò
fuori una pergamena dalla tasca della veste. La srotolò e passò i
suoi occhi sul gruppo dei ragazzi.
-Adesso io vi
chiamerò in ordine alfabetico. Voi verrete qui, vi sederete e vi
metterò in testa il Cappello Parlante. Sarà lui a smistarvi.
Il cuore di Albus
iniziò a battere, con tonfi simili a colpi di tamburo.
-Amelis Holland!
Una ragazzina mora
dall'espressione timida si staccò dal gruppo e camminò verso la
sedia. Albus la osservò sedersi, il cappello le venne posato in
testa, e dopo alcuni secondi gridò: -SERPEVERDE!-
Che strano., pensò
Al. Non avrebbe mai detto che una ragazza dall'espressione tanto
dolce e timorosa potesse essere smistata a Serpeverde. Ma in fondo,
cosa gli diceva che quella fosse una casa malvagia?
Fu in preda al
nervosismo e alla paura per quelli che parvero minuti interminabili.
-Barker Jessica!
-GRIFONDORO!
-Clawys Robert!
-TASSOROSSO!
Non poteva
sopportare di rimanere lì, in piedi, senza fare niente. Ad osservare
gli altri ragazzi che venivano smistati.
-Finwel Betsabea!
Albus si voltò
leggermente, e vide Betsabea dietro di lui. Era irrigidita e aveva
uno sguardo quasi spaventato. Al le rivolse un sorriso.
-Fatti
coraggio.- sussurrò. Proprio io che sto quasi
per svenire.
Betsabea ricambiò
il sorriso, e si incamminò. Si sedette e quando il Cappello Parlante
le venne posato in testa, Albus rimase in attesa, con il fiato quasi
sospeso. Chissà dove sarebbe finita quella ragazza? Gli stava molto
simpatica.
-GRIFONDORO!
Il tavolo dei
Grifondoro esplose in fischi, applausi e urla entusiaste. Betsabea si
alzò mentre Neville le toglieva il cappello dalla testa e corse
verso il tavolo. Si girò un attimo per rivolgere ad Albus un sorriso
che lo agitò.
E non era
un'agitazione negativa.
Tornò ad assistere
allo smistamento.
-Finwel Rudolf!
Il ragazzino
accanto a lui si mosse e raggiunse la sedia. Il cappello rimase sulla
sua testa per quasi un minuto, e Albus non faceva che sbattere a
terra il piede.
-CORVONERO!
Albus si sentì
stupito a quella sentenza. Per lui, Grifondoro era sempre stata la
casa migliore, la casa della sua famiglia, dei suoi genitori, dei
suoi fratelli e cugini. A parte Molly che era diventata una
Corvonero.
Dai, non c'è assolutamente nulla di
male nelle altre case.
Per un attimo
guardò il tavolo dei Grifondoro. Betsabea fissava suo fratello che
veniva accolto tra i festosi Corvonero con aria sorpresa e
leggermente triste.
Tornò a voltarsi
verso il cappello. Era stato chiamato un ragazzino che inciampava di
continuo nel tentativo di raggiungere la sedia, provocando le risate
di alcuni studenti.
L'attenzione di
Albus scivolò gradualmente. Non conosceva quei ragazzi, cosa poteva
importargli di loro? Riusciva solo a pensare alla sua preoccupazione.
Non voglio finire a Serpeverde. No,
non voglio. Non è una casa cattiva ma... no, non voglio finire a
Serpeverde. Non mi piace. Grifondoro... ho sempre desiderato essere
un Grifondoro...
-Malfoy Scorpius!-
Per un attimo la
sua attenzione si ridestò. Mosse lo sguardo davanti a sé. C'era un
pallido ragazzino dai riccioletti biondi che si stava sedendo, lo
sguardo impassibile e tranquillo che sembrava nascondere una punta di
agitazione.
-SERPEVERDE!-
sentenziò il cappello dopo alcuni secondi.
Gli studenti
Serpeverde tornarono ad urlare e applaudire il ragazzo. Albus lo
fissò con un misto di curiosità e diffidenza. Suo zio Ron non
faceva che ripetere che non bisognava fidarsi della famiglia Malfoy.
Quella mattina alla stazione, aveva detto a Rose di non dargli
confidenza.
Beh, non che a loro
interessasse molto conoscerlo. L'avevano visto una sola volta, e
Albus non provava vero interesse verso quel ragazzo.
Lo smistamento
continuò.
-Paciock Frank!-
-GRIFONDORO!-
Albus non poté
fare a meno di sorridere. Era felice per Frank, sapeva bene quanto
lui desiderasse finire in una casa come Grifondoro o Tassorosso.
Era così occupato
a rallegrarsi per il suo amico che non si rese conto che Paciok e
Potter erano due cognomi molto vicini.
-Potter Albus
Severus!-
Le sue gambe
divennero molli. Il groppo in gola si fece tremendamente doloroso.
Arrossì, e non sapeva bene se era più per lo smistamento che per
l'essere stato chiamato col suo nome completo davanti a quel vasto
pubblico.
Si sforzò di
camminare, di mettere un piede davanti all'altro. Tremava. Sentiva un
vuoto nel petto.
Si lasciò cadere
sulla sedia e non fece in tempo a tirare un respiro profondo per
calmarsi che Neville gli posò in testa il Cappello Parlante. La sua
visuale si oscurò, il nero gli coprì quasi del tutto gli occhi.
Improvvisamente,
l'atmosfera si era fatta serena.
Bene, ma tu guarda... il secondo
Potter.
Suo padre gli aveva
parlato del cappello. Sapeva che si trattava della sua voce... beh,
in fondo di chi altro poteva trattarsi?
Somigli a tuo padre. E anche a tuo
fratello. Sotto la tua timidezza e le insicurezze, hai un
temperamento impetuoso e ribelle simile al suo.
Io...
Avverto benissimo il tuo timore di
finire a Serpeverde. In un certo senso, hai la determinazione giusta
per quella casa. Ma niente altro, non penso che ti troveresti bene
tra persone troppo furbe e approfittartici. Hai generosità e
sensibilità. Intelligenza, gentilezza e coraggio. Forse non te ne
rendi conto ma nel tuo cuore si cela un coraggio molto forte.
Quindi...
Non penso che resterai deluso,
Albus. Sarai perfetto per... GRIFONDORO!
Non ci riusciva a
credere. Per il tempo che aveva passato seduto era riuscito a
rimanere fermo, ma adesso tremava di nuovo.
Tremava mentre si
alzava, prendeva il cappello e lo porgeva a Neville. Lui gli rivolse
un sorriso soddisfatto, e Albus tentò di ricambiarlo.
Non poteva essere
vero. Era già tutto finito. Era accaduto. Era stato smistato a
Grifondoro.
Si diresse verso il
tavolo e andò a sedersi accanto a Betsabea.
Gli studenti della
casa, la sua casa, stavano applaudendo più forte
di prima.
Evidentemente per il suo cognome. James gli sorrise dall'altro capo
del tavolo e Albus riuscì a ricambiare.
Gli uscì un
sorriso raggiante, sincero, aperto.
Non riuscì a
trattenersi e iniziò a ridere.
-Complimenti, Al.-
gli disse Betsabea. I suoi occhi erano allegri e in parte vaghi, come
se fosse immersa in pensieri remoti.
-Grazie.- rispose
lui. Si voltò di nuovo, e vide Rose fissarlo. Era l'ultima del
gruppetto ormai rimasto da smistare.
Rose sbatté le
palpebre, e mosse le labbra in sorriso. Albus conosceva Rose da
undici anni. Sapeva che quel sorriso voleva dire : Complimenti!
Passò un minuto
prima che anche i Weasley iniziassero ad essere chiamati.
-Weasley Louis!-
Albus trattenne
letteralmente il fiato.
-GRIFONDORO!-
Louis si alzò
dalla sedia con uno scatto, e fece cadere a terra il cappello. Lo
raccolse e porse a Neville balbettando scuse, prima di correre verso
il tavolo dei Grifondoro.
Albus si unì agli
applausi.
-Ehi, Louis, vieni
qui!- urlò una ragazza dai capelli rossi, seduta poco lontano da lì.
Louis rivolse ad Albus uno sguardo di scusa prima di dirigersi verso
sua sorella.
-Weasley Rose!-
-GRIFONDORO!-
-Weasley Roxanne!-
-GRIFONDORO!-
Roxanne arrivò al
tavolo saltellando, con le gote arrossate. Si sedette davanti ad
Albus e Betsabea e urlò per farsi sentire sopra gli applausi e le
esclamazioni.
-Visto, Albus? E tu
che ti preoccupavi!-
Sollievo. Ciò che
provò Albus in quel momento, seduto al tavolo dei Grifondoro, in
mezzo ad altri studenti e ai suoi cugini, fu un semplice e immenso
sollievo.
Lo smistamento era
fatto. E lui era finalmente arrivato ad Hogwarts.
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Capitolo 2 *** Partite e divertimenti. ***
Capitolo 2 :
Partite e divertimenti.
Albus non aveva mai
immaginato Hogwarts in quel modo. Certo, quando era piccolo la
idealizzava, diventava un paradiso, il centro dei suoi sogni.
Un posto dove tutto
il giorno si lanciavano incantesimi, si giocava a Quidditch, si
mangiava quando si voleva. Un posto libero e con poche regole.
E invece le regole
c'erano eccome, ma non gli rovinavano per niente quella nuova
felicità.
Non si era mai
soffermato particolarmente a immaginare come dovesse essere Hogwarts
all'interno.
Si stupì nel
vedere gli splendidi tappeti rossi nei corridoi, le fiaccole appese
ovunque, i fregi dorati, le finestre e i tanti quadri.
I quadri fecero
impazzire Rose e Louis, che potevano rimanere in estasi davanti alle
figure di quei maghi e quelle streghe dalle lunghe vesti colorate,
impegnati a lanciare incantesimi, mescolare nei calderoni o
semplicemente in posa.
-Guarda che
colori!- esclamava a volte Louis, lasciando del tutto confusi Albus,
Roxanne e Frank, mentre Rose annuiva freneticamente e con aria
soddisfatta.
Non erano solo i
corridoi uno dei bei posti di Hogwarts.
Albus imparò ad
amare il lago. Quando si sentiva particolarmente in vena di
tranquillità, diceva ai suoi cugini e i suoi amici che andava a
leggere un po' in biblioteca o a passeggiare.
E correva lì,
sulla riva, dove rimaneva anche per quasi un'ora. Osservava le
montagne, le torri di Hogwarts, immergeva le mani nell'acqua.
Gli piaceva il
silenzio che pervadeva l'aria, finché non arrivavano i ragazzi che
si sedevano sulla riva del lago o sui prati vicini per chiacchierare
e studiare.
Le lezioni furono
però la completa realizzazione del suo desiderio.
-Sembri dotato,
ragazzi, sembri dotato!- aveva esclamato il professor Vitious durante
la prima lezione di Incantesimi.
Aveva spiegato alla
sua nuova classe il procedimento corretto per impugnare la bacchetta,
e come lanciare un semplicissimo incantesimo che poteva spostare gli
oggetti di pochi centimetri.
Albus si era
sinceramente impegnato. Era emozionato per i suoi primi incantesimi,
e così nel puntare la bacchetta verso il suo pezzo di legno aveva
cercato di concentrarsi al massimo.
Aveva rivolto tutti
i suoi pensieri sulla pressione delle dita sulla bacchetta, e su quel
pezzo di legno davanti a lui.
-Larecium!
A quella parola, il
pezzo di legno si era mosso. Albus aveva alzato il viso, raggiante, e
aveva visto Rose ripetere la formula. Ma la sua piuma non si era
mossa.
Sì, ad Albus era
subito piaciuta la materia di Incantesimi. E lo stesso per il resto
delle discipline che venivano insegnate a Hogwarts.
Che si trattasse di
versare polveri nel suo calderone, di ripassare le vite dei maghi
antichi o di sforzarsi nel trasformare un pezzo di stoffa in una
spilla, tutto lo divertiva.
Eccezion fatta per
Astronomia, forse.
-E va bene,
ragazzi. A parte per il fatto che è Neville a insegnarla, mi dovete
spiegare cosa ci trovate di tanto speciale in Erbologia.
Rose alzò lo
sguardo dal tema che stava scrivendo, e puntò i suoi occhi su Albus,
Betsabea e Louis.
Albus finì di
masticare il suo boccone di carne prima di rispondere.
-Insomma, Rose! Sei
intelligente e tutto ma non capisci una cosa facile come l'Erbologia?
Rose sbatté la
piuma sul tavolo.
-Smettila con quel
sorrisetto! Non è colpa mia se sono negata...
-Non è tanto
difficile ricordare quelle quattro sciocchezze sulle Radici Cantanti!
Siamo ancora al primo anno!- scattò Betsabea. -Cosa farai agli
esami?
-Non mi bocceranno
di certo per una sola materia.- le rispose Rose, piccata. -E intanto,
non mi va di pensare agli esami che dovremo affrontare tra cinque
anni.
A parte per piccoli
episodi come quelli, Rose e Betsabea andavano piuttosto d'accordo.
Betsabea era diventata una stretta amica dei Weasley, di Albus e
Frank.
Louis posò il suo
calice sul tavolo, con aria annoiata, e disse: -Che ore sono?
Albus lanciò
un'occhiata al suo orologio.
-Oh, quasi le
quattordici. Che lezione abbiamo?
-Pozioni insieme ai
Corvonero.- rispose Betsabea. -Non vedo l'ora di parlare con Rudolf.
Ho trovato un libro in biblioteca che parla di lupi mannari, una
delle sue tante fissazioni.
-Lupi mannari?-
rise Albus, alzandosi. Si chinò per prendere la borsa dei libri che
aveva lasciato accanto alla sedia.
-Sì. Da quando ha
letto un libro babbano che parla di lupi mannari, un anno fa, gli
piacciono queste creature.- rispose Betsabea con una scrollata di
spalle.
I ragazzi uscirono
dalla Sala Grande e si diressero ai sotterranei. Albus rimase in
silenzio, mentre Betsabea e i cugini parlavano tra loro.
Si stava solo
concentrando sulla pozione che aveva preparato durante l'ultima
lezione. Un intruglio che permetteva di cambiare la temperatura
corporea a piacimento. Si era divertito moltissimo a mescolare,
aggiungere gocce, gettare fiori nel calderone; fin dalla prima
lezione di Pozioni, quella materia gli era sempre piaciuta.
Provava
un'attrazione inesorabile per la preparazione e la mescolatura. Anche
poche boccette colorate allineate su uno scaffale esercitavano un
grande fascino su di lui.
-Ehi, Albus, Rose,
Louis!
I ragazzi si
fermarono e si voltarono. Videro una ragazza camminare verso di loro
a passi veloci.
Aveva una lunga
chioma di capelli rossi, mossi e ribelli, che le incorniciava il viso
pallido. La bocca leggermente carnosa era aperta in un sorriso.
-Ciao, Lucy.- disse
Rose alla cugina, facendole un cenno con la mano.
Lucy Weasley si
fermò davanti ai quattro e lanciò un'occhiata a Betsabea.
-Oh, ciao. Tu sei
una loro amica?- chiese.
-Sì... mi chiamo
Betsabea Finwel.- rispose lei. Le sue guance erano leggermente
arrossate e il suo sguardo sembrava agitato. Aveva ben presto fatto
capire ad Albus che era una persona timida.
-Bene. Ti piace il
Quidditch?
I cugini
Weasley-Potter sorrisero a quella domanda.
A parte Molly e Louis non c'è
Weasley che non sia ossessionato dal Quidditch., pensò
Albus.
Betsabea sbatté le
palpebre, sorpresa.
-Ma certo. Perché
me lo chiedi?
-Perché così
anche tu sarai felice della notizia!- esclamò Lucy, la voce
squillante. -La settimana prossima ci sarà la prima partita di
Quidditch, di sabato. Vedete di non mancare, chiaro? Gioca Tassorosso
contro Grifondoro.
-Fantastico!
Figuriamoci se manchiamo!- esclamò Rose con gli occhi azzurri
brillanti.
Albus rivolse
un'occhiata divertita a Louis, che sembrava l'unico a non essere
felice della notizia.
-Va bene, io vengo
alla partita.- disse con espressione lievemente esasperata. -Ma non
vi aspettate che inizi ad urlare come un fanatico, chiaro?-
Lucy lo guardò
male.
-Sei strano, sai?
Non sei un idiota secchione e rigido come mia sorella ma non ti piace
il Quidditch!-
Scrollò le spalle,
prima di dire: -Ok, io adesso vado da James e Fred, abbiamo lezione
di Storia della Magia. E sono probabilmente in ritardo. Ci vediamo!-
Si voltò e iniziò
a correre.
-Temo che
arriveremo tardi anche noi, se non ci sbrighiamo.- disse Albus. -Su,
muoviamoci!
Si affrettarono a
raggiungere il fondo del sotterraneo e la porta dell'aula di Pozioni.
Quando entrarono
nella fredda stanza dove iniziavano a diffondersi fumi, notarono
Roxanne e Frank seduti ad un banco poco lontano, accanto ai loro
calderoni.
Sembrava che tutti
gli altri ragazzi fossero già arrivati da un pezzo, e la
professoressa Milloc era in piedi accanto alla cattedra, con una
boccetta vuota tra le mani e la bocca semi-aperta.
Albus arrossì, e
si diresse verso uno dei banchi liberi.
-Ci scusi,
professoressa.- balbettò. -Noi... ci siamo persi, ecco... siamo
passati per un sotterraneo che...
La donna lo
interruppe.
-Capisco, Potter.
Immagino che io possa nuovamente fare un'eccezione, ma che il ritardo
non si ripeta. È la quinta volta in pochi mesi che i miei studenti
si perdono per i sotterranei.
Albus riuscì solo
ad annuire imbarazzato.
-Ora prendete i
vostri libri. Stavo illustrando la procedura per la preparazione di
un antidoto alla pozione che abbiamo studiato l'ultima volta, e a
quanto pare dovrò ricominciare.- aggiunse lei.
Albus notò che
Rose si era seduta accanto a lui.
Mentre i due
prendevano i libri e li poggiavano sul banco, le lanciò un'occhiata
allegra. Rose lo guardò a sua volta e ricambiò.
Al sapeva che,
superato l'imbarazzo per il ritardo, anche lei stava pensando solo a
una cosa : la partita di Quidditch.
-Victoire, passami
immediatamente quella sciarpa!
-Maledetto bolide
del...
-C'è, guarda! L'ha
presa!
-Norris, stavolta
prova a pararla, razza di Tassorosso rimbambito!
Urlavano, urlavano
tutti. Albus adorava il Quidditch, ma spesso la folla lo confondeva e
lo metteva a disagio. Era seduto sullo spalto in fondo del campo di
Quidditch, il berretto rosso e oro che gli copriva i capelli neri,
una bandierina dei Grifondoro nella mano sinistra e un pacchetto
contenente un fuoco d'artificio nella destra.
-Grifondoro,
Grifondoro!
Quel grido
risuonava nell'aria, riempiva completamente il suo udito e lo faceva
sentire quasi stordito.
Quella mattina non
pioveva, ma tirava un forte vento che gli sferzava e pizzicava il
volto. Dunque, concentrarsi sulla partita si era rivelato un po'
difficile.
Si sistemò il
cappello svolazzante, sempre reggendo la bandierina, e urlò anche
lui: -Grifondoro! Forza, Grifondoro!
Un cacciatore della
squadra, Kevin Bloudreed, sfrecciava ormai vicino agli anelli dei
Tassorosso, in possesso della pluffa. Albus lo vide alzare il braccio
ed esitare per una frazione di secondo...
Poi tirò.
Senza curarsi del
cappello, Albus scattò in piedi e urlò ancora più forte.
Naturalmente, la sua voce si perse tra le tante.
Sgranò gli occhi,
deciso a non perdere quella scena; la pluffa roteò verso gli anelli,
e il portiere dei Tassorosso si sporse per prenderla... le sue mani
sfiorarono la pluffa, che passò oltre e finì dritta nell'anello più
alto.
Fu come
un'esplosione nella platea dei Grifondoro. Urla, fischi, risate,
musica...
Albus aveva il viso
infiammato per l'entusiasmo, e aveva quasi dimenticato di trovarsi in
una folla fastidiosa.
-Nuovo goal per
Grifondoro, che arriva a centoventi punti!- si levò la voce della
cronista. -E... la cercatrice dei Grifondoro ha quasi preso il
boccino! L'ha raggiunto, tende la mano...
Albus sentì il
cuore battere all'impazzata, e cercò di guardare i giocatori con più
attenzione. Notò una figura dalla testa rossa volare molto in alto,
verso il lato opposto del campo, il braccio teso, in avanti che
sembrava sfiorare una pagliuzza dorata.
Poi la mano si
chiuse definitivamente a pugno e la pagliuzza sparì.
-E Dominique
Weasley, cercatrice dei Grifondoro, prende il Boccino d'Oro e pone
così fine alla partita! Grifondoro batte Tassorosso con uno scarto
di ottanta punti!
Se possibile,
quell'esplosione di ovazioni fu ancora più accesa e rumorosa della
precedente.
Albus si trovò
come immerso in un mare di grida come mai ne aveva udite, forti note
delle trombe, esclamazioni entusiaste.
-Grande, Dominique!
-Abbiamo vinto,
abbiamo vinto!
Davanti a lui era
seduto suo cugino Fred, il fratello di Roxanne. Si voltò verso Albus
e lo guardò con uno sguardo raggiante. Cercò di contenere la
felicità e si fece leggermente più serio.
-Avanti, Al!-
sussurrò secco. -Fai scoppiare quel fuoco d'artificio! E a
proposito... hai perso il cappello.
Oh, chi può fregarsene di un
cappello ora?
Fred tornò a
guardare la partita, e Albus fissò un po' timoroso la scatola rossa
che teneva in mano.
Era stato James ad
affidargliela, poco prima che iniziasse la partita.
-Vinceremo.- aveva
detto con voce sicura. -E quando accadrà, ricorda assolutamente di
aprire questa scatola! Contiene un fuoco d'artificio che Teddy ci ha
aiutato a creare. Sarà uno spettacolo.
No, non si sentiva
in vena. Provava una strana soggezione all'idea di essere lui a far
scoppiare il fuoco d'artificio. Se poi fosse successo qualcosa, se i
palchi fossero stati danneggiati, avrebbero accusato lui... e poi,
semplicemente non voleva.
-Forza, Al!- gli
disse Roxanne tirandogli un calcio leggero allo stinco. Era seduta
accanto a lui.
Albus si voltò e
le porse la scatola con un sorriso esitante.
-Vorresti...
aprirla tu?
Roxanne la afferrò
immediatamente.
-La scatola con il
fuoco d'artificio che ti ha dato prima James? Ma certo!- esclamò.
Non esitò un attimo e sciolse il fiocco.
Non appena la
scatola fu aperta, fu come se un missile fosse di scatto partito
dall'interno della scatola, per volare velocissimo verso l'alto.
Albus fece appena
in tempo a vedere un sottilissimo fascio di luce rossastra che
scattava verso l'alto, per poi esplodere nell'aria.
Levarono tutti gli
occhi verso il cielo, e si levarono esclamazioni meravigliate. Sopra
il campo di Quidditch, si era formata la splendida immagine di un
leone rosso e dorato sospeso nell'aria. Muoveva la lunga coda,
facendola sbattere leggermente contro il corpo, aveva occhi d'oro e
dall'aspetto quasi fiero, che fissavano tutti i presenti nel campo.
Il leone alzò la
testa al cielo, e allora si levò un ruggito possente che fece quasi
rabbrividire Albus.
Il ruggito si
spense lentamente, e il leone balzò verso il basso, come a volersi
schiantare contro l'erba del campo. Esplose in una serie di fuochi e
scintille gialle e rosse, producendo un lungo scoppiettio che durò
quasi due minuti.
I Grifondoro
sembravano impazziti. Cantavano, urlavano con voci tonanti e allegre,
agitavano i loro festoni.
Quando finalmente
le scintille iniziarono a dissolversi, e lo scoppiettio terminò, si
levò un coro di proteste.
-Ne vogliamo
ancora! È stato fantastico! Vogliamo il bis!
Albus cercò
Betsabea con lo sguardo. Era in piedi vicino alle scale, e guardava
le ultime scintille spegnersi con un misto di stupore e delusione.
-Andiamo?- disse
Albus, voltandosi verso Roxanne.
-Cosa?!
-Andiamo!- urlò.
-Lì c'è Betsabea, possiamo scendere insieme!
Roxanne annuì, il
vento le faceva sbattere i capelli davanti agli occhi. Se li scostò
con uno sbuffo e lei e Albus si avvicinarono a Betsabea.
-Scendiamo?- le
disse lui quando la ragazzina si voltò e lo vide.
-Ok.- disse,
alzando la voce e cercando di sovrastare quel casino. I tre ragazzi
iniziarono a scendere le scale, e non appena si furono allontanati
almeno un po' dal rumore, Roxanne non riuscì a trattenersi.
-É
stata una partita fantastica!- gridò, saltellando e atterrando su un
pianerottolo di legno. -James ha segnato quattro volte. O cinque? Non
ricordo... e comunque, Dominique è stata fantastica come sempre.
L'anno prossimo sicuramente mi candido per i provini, se non sbaglio
se ne vanno i battitori o uno dei cacciatori!
Si
lanciarono in un'animata discussione sulla partita, finché non
raggiunsero il fondo delle scale.
Da
lì, corsero verso il gruppo dei Grifondoro che si era radunato
attorno ai giocatori della squadra.
Albus si fece
strada tra di loro, spintonandoli senza troppi complimenti, fino a
raggiungere suo fratello James.
Il ragazzino aveva
i capelli quasi più disordinati del solito, che gli ricadevano sulla
fronte e sugli occhi, un sorriso sfrontato e la Maciste 2000 stretta
tra le mani.
-Ottimo, James! Sei
stato bravissimo.- disse Albus sorridendogli a sua volta.
Per una volta
tanto, poteva dirsi orgoglioso di suo fratello. Anche se James
passava la maggior parte del suo tempo a prenderlo in giro e
stuzzicarlo.
Il ragazzo lo
guardò con aria di sufficienza.
-Ti scordi di saper
volare e tirare come me, sai?
-Ehi!- intervenne
Dominique. -Non dimenticare che è per merito mio che la squadra ha
vinto. Io ho preso quel boccino.
-Giusto, Domi,
scusa...
-E non chiamarmi
Domi!
Albus evitò il
manico della scopa con cui Dominique cercò di colpirlo, e trattenne
una risata.
-E va bene, la
prossima volta me lo ricorderò.- disse.
Si guardò intorno.
Vedeva tutti i suoi cugini lì, persino Molly che era una Corvonero e
detestava gli sport. Stava tranquilla ai limiti della piccola folla,
e stava parlando con la sorella Lucy in tono allegro. In effetti, il
suo essere una precisina e secchiona non poteva impedirle di essere
felice per un successo di sua sorella e di tutto il resto dei suoi
cugini.
-Albus! Bella
partita, vero?
Qualcuno gli aveva
afferrato il braccio. Albus si voltò e vide Rose con i capelli
scompigliati e mossi dal vento. Anche lei sorrideva, e reggeva in
mano un cappellino a strisce gialle e rosse.
-Tieni.- disse,
porgendogli il cappello. -L'ho trovato vicino alle scale e ho
ricordato che tu ne indossavi uno simile.
-Grazie. Comunque,
hai ragione, bellissima partita.
Lo sguardo gli
cadde su Hogwarts, maestosa e bellissima, simile a un castello gotico
uscito dalle illustrazioni di uno dei libri di fiabe che i suoi
genitori gli leggevano quando era piccolo.
E va bene, aveva
iniziato a frequentare il primo anno solo da due mesi e mezzo, ed era
ancora Novembre.
Ma provava un
grande attaccamento verso Hogwarts, una sorta di sentimento, un
legame tra lui e quel luogo. In fondo, per undici anni Hogwarts era
stata il centro dei suoi desideri, no?
Ora che finalmente si
trovava lì, non si faceva problemi a sentirsi felice.
Lì stava bene, si
divertiva. Lo studio non era quasi mai un problema. Si era abituato a
svegliarsi ogni mattina e a vedere il suo accogliente dormitorio con
i letti a baldacchino dalle tende rosse.
Amava aggirarsi per
i corridoi, passeggiare sul parco o girare nella biblioteca.
Non comprendeva
ancora fino in fondo quella sensazione, ma se avesse trovato le
parole per descriverla avrebbe detto : A Hogwarts ho trovato il mio
posto nel mondo.
Note
dell'Autrice : Beh, questi sono i primi capitoli introduttivi, quindi
scusatemi se non parlo di vere svolte nella trama... ho voluto
descrivere parte della vita di Albus a Hogwarts. In ogni caso, dal
prossimo capitolo qualcosa inizierà a cambiare! Aspetto recensioni.^^
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Capitolo 3 *** Vacanze. ***
Capitolo
3 :
Vacanze.
-Dunque,
questo
pomeriggio si va da Hagrid?
-Sì. Speriamo solo
che non prepari di nuovo i suoi orribili biscotti.
Albus sorrise
divertito, alzando lo sguardo dal suo succo di zucca. Era seduto alla
tavola dei Grifondoro insieme ai suoi cugini. Accanto a lui c'era
Rudolf, che quella mattina aveva deciso di lasciare la tavolata dei
Corvonero per parlare tranquillamente con sua sorella.
Beh, Rudolf lo
faceva abbastanza spesso. Era diventato amico di Albus e degli altri,
e passava molto tempo insieme a loro.
-Sapete quando
dovrebbero iniziare le vacanze di Natale?- chiese Betsabea.
Louis sbuffò.
-No, speriamo che i
professori possano dircelo oggi.- rispose. -Chi vuole rimanere qui a
scuola per le vacanze?
-Noi certamente
no.- disse Rudolf. -Altrimenti nostra sorella ci ucciderebbe. Non
appena torneremo a casa ci riempirà di domande su Hogwarts.
-Noi della famiglia
Weasley e Potter invece non possiamo rimanere qui per principio. Il
sei Gennaio è il compleanno di nostra cugina Molly. Non possiamo
mancare.- disse Al.
-Sono indecisa se
regalarle un orologio, quest'anno, o una nuova edizione dei libri
sulla storia dei Prefetti.- disse Rose con aria pensosa. Mordicchiò
il suo pasticcino al cioccolato e lo ripose in fretta sul tavolo con
una smorfia disgustata.
-Il fratello di
Rose e la sorella di Al sono gli unici che ancora devono frequentare
Hogwarts?- chiese Betsabea improvvisamente.
-Sì. E rompono per
questo. Ma in fondo li capisco, se si stanno perdendo questo posto.-
rispose lui.
-E devono compiere
dieci anni.
-Esatto...
La loro
conversazione fu interrotta da un gran frusciare d'ali e alcuni
fischi animali.
I ragazzi alzarono
lo sguardo verso la massa di gufi che volavano nella Sala Grande, per
portare lettere o giornali ai loro padroni. (“Il battaglione dei
gufi”, come lo chiamava James.)
Albus non vide il
suo gufo bruno, Palla di Piume, tra i tanti. Anche se con tutti quei
gufi confondersi era facile. In fondo, aveva spedito una nuova
lettera ai suoi genitori solo la sera prima.
-Sarà meglio che
io torni al tavolo di Corvonero.- disse Rudolf con una punta di
preoccupazione nella voce.
-Perché? Resta qui
ancora un minuto.- ribatté sua sorella.
Albus picchiettò
le dita sul tavolo, annoiato.
Si riscosse quando
vide un allocco grigio puntare verso di lui. Tra le sue zampe c'era
un involto di carta che somigliava a un giornale.
L'allocco, invece,
volò fino a Rose e fece cadere con malagrazia quel giornale sopra la
sua testa.
La ragazza lo
afferrò prima che potesse cadere nella brocca d'acqua, e si affrettò
a pagare l'allocco con alcuni zellini.
-La Gazzetta del
Profeta?- le chiese Frank, dopo che l'allocco fu volato via.
-Sì.- rispose la
ragazza, tranquilla. -Mi piace tenermi informata.
Lanciò un'occhiata
alla prima pagina, e subito i suoi occhi si spalancarono e sembrarono
diventare preoccupati, assumere una sfumatura seria.
-Rose, che c'è?
Hai una faccia strana.- disse Albus. Curioso, guardò la pagina del
giornale.
Il titolo stampato
a grandi caratteri neri gli fece venire un groppo in gola.
TROVATO
MORTO NELLA SUA
ABITAZIONE NELLE CAMPAGNE SCOZZESI IL FAMOSO MAGO E ALCHIMISTA
SEBASTIAN ROLAND.
-Che
avete tutti e due?- chiese Roxanne davanti ai loro sguardi.
-Guardate qui.
Rose spiegò per
bene il giornale e lo posò in mezzo al tavolo, in modo che tutti
potessero vederlo.
Albus si sporse per
poter leggere meglio.
È successo ieri
sera. Sebastian
Roland è stato trovato morto dalla moglie nella casa dove vivevano,
campagne della Scozia, non troppo lontana dalla scuola di magia e
stregoneria di Hogwarts.
Rientrando dal lavoro, la donna ha
visto Sebastian accasciato su una sedia, immobile, con gli occhi
vacui e terrorizzati.
Ha provato a scuoterlo, ma vedendo
l'uomo non dava alcun segno di vita ha contattato in fretta gli
Auror.
Sebastian Roland era molto famoso
per essere uno dei maghi più anziani e saggi del mondo della magia.
Un alchimista, un esperto e uno studioso delle varie forme
stregonesche, specializzato nella preparazione di pozioni.
Si era fatto conoscere soprattutto
per il suo lungo compendio sugli antichi manoscritti di magia,
specialmente quelli scritti da persone apparentemente Babbane.
La sua casa è stata trovata del
tutto intatta, non è stata rubata alcuna pergamena, alcun libro o
strumento. Quando sua moglie è rientrata, le stanze erano in
perfetto ordine.
Si è quasi certi che Sebastian sia
morto dopo essere stato colpito dall'Anatema che uccide.
Sul suo corpo non sono state trovate
ferite di alcun tipo, e il mago godeva di ottima salute.
Quando la moglie l'ha trovato, il
suo corpo era freddo e gli occhi spalancati, dall'espressione piena
di paura : segni chiari che riportano alla terza maledizione senza
perdono.
Ci si chiede chi avrebbe mai voluto
uccidere Sebastian Roland, e per quale ragione, ma questi rimangono
interrogativi senza risposta.
Apparentemente, Roland non aveva
nemici, al massimo semplici antipatie. Sua moglie, ancora scioccata,
ha avanti l'ipotesi che qualcuno volesse estorcergli delle
informazioni sui vari campi in cui era ferrato, incantesimi,
alchimia, magia antica.
Nonostante questo, sembra che
l'assassino non abbia cercato informazioni nei libri di Roland.
Si teme molto per questa morte
improvvisa. Da anni ormai non si verificano più episodi del genere,
il mondo magico vive un periodo di pace e nessun mago o strega è
stato ritrovato morto.
Albus
alzò la
testa. Vide la preoccupazione negli occhi di Rose e degli altri.
Casa nelle campagne
scozzesi, non troppo lontana da Hogwarts... chi aveva ucciso
Sebastian Roland era forse stato vicinissimo alla scuola.
Naturalmente non
era preoccupato solo per quello.
Dai racconti dei
suoi genitori e zii, Albus sapeva benissimo che il mondo magico aveva
vissuto diciannove anni di pace, dopo la morte di Lord Voldemort.
Nessun mago o
strega era morto in quel modo, per un Anatema che uccide.
Ricordava di averne
sentito parlare, quando aveva circa nove anni. I suoi zii erano
riuniti attorno al tavolo della Tana e lui era lì, ad ascoltare.
Quando Ginny si era accorta della sua presenza gli aveva detto: -Al,
caro, vai a giocare con Lily e Hugo. Queste sono cose da grandi.
Stavano parlando di
quella maledizione, sì, ma lui non ricordava bene la formula.
Era qualcosa tipo Ava... Avada...
Beh, ora che la
maledizione era stata utilizzata per uccidere un mago, cosa sarebbe
successo? Che cosa voleva dire?
Forse un nuovo mago oscuro era
sorto e si aggirava per l'Inghilterra, deciso a uccidere e
conquistare potere. Il solo pensiero lo faceva rabbrividire.
Dai, Al, non essere così
precipitoso e paranoico.
-Strano.- commentò
Frank. -Potrebbe trattarsi di un pazzo pericoloso...
Anche se forse non sono l'unico.
-Sarà stato
qualche mago un po' matto e molto potente.- continuò Frank. -Forse è
entrato in casa e ha ucciso Sebastian perché... beh, era un saggio,
no? Forse voleva convincerlo a dirgli qualcosa sugli incantesimi
antichi o che ne so io. E dato che lui si è rifiutato di parlare,
l'ha ucciso.
Rose riprese in
mano il giornale.
-Wow. Rassicurante,
Frank.- disse in tono ironico.
-Che ne dite di non
pensarci più?- chiese Louis. -Cioè, è una notizia preoccupante
però non è il caso di fissarsi.
-Potrebbe essere un
mago oscuro.- si azzardò a dire Albus.
Si ritrovò gli
occhi di tutti puntati su di lui.
-E va bene, scusate
la paranoia!
Tornò a guardare
il giornale, per fortuna Rose era accanto a lui. La foto allegata
all'articolo ritraeva una villetta molto elegante, con il tetto
rosso, finestre ad arco e i muri bianchi.
Nel fissarla, provò
una sorta di cupo presentimento.
-James!
Albus!
Albus non fece in
tempo a scendere dal treno. Non appena mise un piede nella stazione,
una bambina si precipitò su di lui come un tornado e lo abbracciò,
facendogli perdere l'equilibrio.
Al barcollò in
avanti e i due per poco non caddero.
-Lily, ora basta!
La bambina lo
lasciò andare e fece un passo indietro. Albus cercò di guardarla
con un'espressione severa, ma non ci riuscì.
Era così buffa,
con il visetto minuto e raggiante, i capelli rossi arruffati e la
maglietta verde stropicciata.
-Allora, mamma e
papà dove sono?- chiese.
-Dimmi piuttosto
dov'è... James!
Lily scansò Albus
per correre da James, che in quel momento stava scendendo dal treno,
portando una valigia enorme tra le mani.
-James, dai a me,
ti aiuto io!- strillò la bambina, saltellando entusiasta.
-Ma cosa vuoi
portare tu, soldo di cacio.- replicò James con un sorriso. Posò a
terra la valigia.
-Dove sono mamma e
papà?- chiese a Lily.
-Non lo so, sono
corsa via da loro. Andiamo a cercarli.- rispose lei.
-Ehi! Lily, James,
Al!
Albus si voltò di
scatto a quella voce familiare. Vide un uomo con gli occhiali sul
viso e arruffati capelli neri farsi strada tra la gente che affollava
la stazione. Accanto a lui c'era una donna alta dalla chioma rossa,
il viso che poteva sembrare la versione più adulta di quello di
Lily.
Harry e Ginny
Potter si avvicinarono ai tre ragazzi, e gli occhi di James si
illuminarono.
-Mamma, papà!-
esclamò, dimenticandosi della valigia. Corse verso di loro e li
abbracciò di slancio.
-Ciao, James! Oh,
devi fare così ogni volta che torni a casa per le vacanze?- disse
Harry divertito.
James si scostò, e
per un attimo ad Albus sembrò di vedere imbarazzo nei suoi occhi.
Fu il suo turno,
comunque, di avvicinarsi ai genitori.
-Albus! Ma come sei
cresciuto... fatti guardare, sei certamente più alto di due
centimetri.- disse Ginny con un sorriso. Lo abbracciò, e a quel
gesto Al si sentì pervadere dalla gioia.
Stava tornando,
anche se per qualche settimana, a casa sua.
Dai suoi genitori,
nella casa che da sempre conosceva.
Si staccò da Ginny
per voltarsi verso Harry, e James alzò gli occhi al cielo.
-Accidenti, quanto
siete smielati! Al, ma quanti sei cresciuto!- esclamò. -Fatti
abbracciare, non ci vediamo da mesi, ma come stai...
Lily lo zittì con
un calcio nello stinco.
-Allora.- disse
Harry con un sorriso, rivolgendosi ad Albus. -Sei cresciuto davvero.
Non vedevo l'ora che tu e James tornasse a casa... voglio sentirlo
dalla tua voce. Ti piace Hogwarts?
Albus annuì
energicamente.
-Certo che mi
piace! Sono impaziente di ripartire.
-Perfetto. Ti sei
comportato bene, vero? Non hai combinato guai?- chiese Harry.
-Figurati.- rispose
lui. -Ho solo aiutato Roxanne e Fred a far esplodere qualcosa nei
corridoi.
Notò che sua madre
lo guardava con aria contrariata.
-Quando sei con
Fred, Roxanne, Lucy e Dominique ti comporti sempre in questo modo.-
disse seccamente. -E non ti sei fatto mettere in punzione?
-No.- rispose lui,
scuotendo la testa.
-E tu, James?
James, che aveva
appena recuperato la valigia, assunse d'un tratto un'espressione
innocente e benevola.
-Cosa? Ma no, che
dite...
-James.
-Beh, una volta
sì.- ammise lui.
Ma davanti agli
sguardi di Harry e Ginny, non riuscì a trattenersi.
-E va bene, sono
finito in punizione cinque volte e mezzo!- sbottò, facendo ridere
Lily.
-Che intendi?
Cinque volte e mezzo?- chiese la bambina.
-Beh, durante la
sesta sono riuscito a svignarmela con l'aiuto di Dominique. È
entrata nell'ufficio del professor Sheralder gridando che Albus era
stato trovato con del sangue sulla faccia, svenuto nel bagno dei
maschi, e il professore è subito accorso. Quando è tornato, io ero
già sparito.
Lily scoppiò a
ridere, questa volta più fragorosamente.
-Al! E tu sei stato
allo scherzo?- chiese Ginny, metà divertita e metà severa.
Lui scrollò le
spalle.
-Mah, mi è bastato
farmi trovare barcollante nel corridoio con un po' di sangue finto
che mi aveva regalato lo zio George, dicendo che ora mi sentivo
meglio e mi ero solo ferito un po' la guancia.
Vide Lily mordersi
il labbro, per sforzarsi di non ridere.
-Ehi.- disse lei
all'improvviso. -Quelli laggiù sono Rose e Hugo?
Albus
adorava
Hogwarts, ma ritornare a casa sua dopo mesi fu un'altra grande
felicità.
Viveva in una
cittadina Babbana, Cotterfly, non troppo distante da Londra. Era lì
che aveva vissuto undici anni, era cresciuto e aveva anche
frequentato una scuola Babbana, insieme ai fratelli e ai cugini.
La sua casa era
proprio accanto a quella di Rose e suo fratello Hugo. I suoi genitori
gli avevano raccontato che da giovani loro, Hermione e Ron avevano
deciso di vivere vicini.
E così avevano
cercato una sistemazione nella cittadina di Cotterfly, così graziosa
con i giardini, i viali alberati, l'aria fresca e pulita, le strade
tranquille e non troppo trafficate.
Proprio quella
tranquillità di cui i suoi genitori e zii sentivano il bisogno.
Nel rivedere casa
sua, spalancò gli occhi dall'emozione e corse nel giardino. Si
avvicinò alla porta d'ingresso, alzò lo sguardo verso le finestre
che ricoprivano quel muro.
Il tetto rosso era
quasi completamente ricoperto dalla neve spessa, così come il
giardino che Ginny curava tanto meticolosamente; i petali dei fiori
erano ricoperti di fiocchi cristallini, l'erba sembrava non crescere
sotto la coltre bianca.
Lily si avvicinò a
lui.
-Hai visto cos'ho
fatto?- disse soddisfatta.
E indicò la
finestra lì accanto.
Al strabuzzò gli
occhi, sbatté le palpebre.
-L'hai... l'hai
fatto tu?- chiese, guardando sorpreso la tenda ricamata oltre il
vetro.
Sopra il tessuto
era stampato il bellissimo disegno di una sirena bionda seduta su uno
scoglio, la coda verde che affondava nell'acqua, un sorriso sulle
labbra rosate e perle che le decoravano i capelli e il collo.
-Sì!- disse Lily.
-O meglio, io ho fatto questo disegno e mamma ha usato un
incantesimo, e ha trasportato l'immagine sulla tenda. Per Natale la
voglio regalare a Rose!
Al nome di Rose,
lui lanciò un'occhiata alla casa vicina.
I Weasley non
c'erano. Hermione e Ron avevano deciso di portare i figli in giro per
Londra, prima di tornare a casa.
Peccato, ad Albus
sarebbe piaciuto andare con loro.
-Brava, Lily, sei
stata davvero brava.- disse, voltandosi di nuovo verso la sorella.
I due attesero che
Ginny, Harry e James li raggiungessero. Ginny aprì la porta di casa,
e non appena entrò Albus corse dietro di lei.
Si fermò
nell'atrio. Sì, era tutto come ricordava.
Osservò con
attenzione il tappeto rosso ai suoi piedi, le fotografie della
famiglia Potter affisse alle pareti, le due porte che davano sul
bagno e sulla cucina, la scala per il secondo piano.
Casa. Finalmente! Sono tornato a
casa.
Corse con la mente
alla sua camera, che lo stava aspettando, alla piccola soffitta e al
pezzo di giardino sul retro.
Non riuscì a
trattenere un sorriso.
Il
giorno di Natale
arrivò ben presto.
Quel mattino i
Potter e i Weasley sarebbero partiti insieme per raggiungere la Tana,
cosa che tutti in famiglia facevano ogni anno.
-Perché dobbiamo
aspettare che vengano zio Ron e zia Hermione?- disse James, in piedi
nel giardino. -Ma che stanno facendo? Si stanno preparando?
-Esatto, James. Si
stanno preparando.- ribatté Ginny. -Ora direi che puoi smetterla di
fare tutte queste domande.
-Ma perché non
partiamo o...
-Basta! Sarebbe
maleducato.
James rimase in
silenzio per qualche secondo, il viso imbronciato. Poi di scatto alzò
la testa e fissò suo padre.
-Ehi, papà, posso
farti una domanda importante?
-Certo.- rispose.
-Beh, è una cosa
che riguarda il tuo lavoro, gli Auror... mi puoi dire a che punto
siete? Cos'avete scoperto sulla morte di quel mago, Sebastian
qualcosa?- chiese James di getto.
Albus e Lily si
voltarono, curiosi.
Harry sembrò
impallidire leggermente, e lo sguardo di Ginny si fece preoccupato.
-James, non
dovresti...
-No, Ginny, è
normale che sia curioso.- la interruppe Harry. -Immagino che tu abbia
diritto a una risposta. Beh...
Sembrò rifletterci
su un istante.
-Non abbiamo
scoperto niente di speciale.- rispose infine. -Abbiamo parlato a
lungo con la moglie di Sebastian Roland, cercando di capire se
conoscesse qualcuno che potesse ucciderlo, o per quale motivo
qualcuno avrebbe voluto fare una cosa del genere...
-Harry, ti sei
dimenticato che stai parlando davanti a una bambina di nove anni?-
esclamò Ginny.
Fece un passo verso
di lui, e Harry sembrò spaventarsi davanti al suo sguardo furioso.
-Ok, scusa,
scusa...- balbettò.
Albus guardò Lily,
che non sembrava colpita dalle parole del padre, preoccupata o
spaventata.
Solo curiosa.
-Mi dite cosa avete
scoperto?- chiese con voce supplichevole. -Andiamo, ormai sono
grande!
-Non abbiamo
scoperto nulla, purtroppo.
Sospirò, e il suo
tono e l'espressione sembravano sinceri. Ma James aveva sempre
istruito Albus secondo una regola fondamentale : Non fidarti mai e
poi mai degli adulti, anche quando sembrano convincenti.
E i motivi per cui
Harry poteva rifiutarsi di parlare ai figli di quella faccenda
c'erano eccome.
-Rose! Hugo!- gridò
Lily, distogliendolo dai suoi pensieri.
Albus si voltò di
scatto, e vide quattro persone attraversare il giardino della casa
accanto.
Erano Rose e Hugo,
accompagnati da un uomo dai capelli rossi e una donna bruna, che
indossava una giacca nera molto simile a una veste.
-Ciao, Harry,
Ginny! James, Albus, Lily...- disse Ron allegro, quando i quattro
arrivarono nel giardino di casa Potter. -Scusate se siamo in ritardo.
Hermione si è fissata perché non trovava più la sua bacchetta...
-Me tu, come un
idiota, non l'hai nemmeno appellata!- sbottò Hermione. -E
comunque...
Abbassò il tono
della voce.
-Non mi sembra una
buona idea parlare di queste cose qui, ad alta voce, in una strada
Babbana.
-Puntigliosa come
sempre, eh?- sorrise Harry. -E va bene, ora prendiamo la Passaporta.
Lily, hai preso il regalo per Rose, vero?
A quelle parole gli
occhi di Rose si illuminarono, mentre Lily arrossì.
-No, l'ho
dimenticato in camera!- esclamò. -Scusate, vado a prenderlo, faccio
subito!
Si voltò e corse
verso la casa.
Note
dell'Autrice : Bene, ecco il nuovo capitolo, spero che sia di vostro
gradimento.:D
*Palla di fieno.*
Mi auguro anche che vi sia piaciuta l'entrata in scena della piccola
Lily! Nel prossimo capitolo si parlarà della festa di Natale alla Tana.
Ma non solo.
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Capitolo 4 *** Cene di Natale, conversazioni origliate e compleanni imminenti. ***
La Chiave del Re
Capitolo
4 : Cene
di Natale, conversazioni origliate e compleanni imminenti.
La
cucina della
Tana era affollata di teste rosse, come a ogni Natale.
Striscioni bianchi
e dorati erano affissi alle pareti, un lampadario formato da schegge
di ghiaccio svolazzava sfiorando il soffitto, e in un angolo era
stato messo in bella mostra un albero di Natale decorato con palline
di tutti i colori, stelle di cartone, pupazzetti a forma di Babbo
Natale e un gnomo di plastica sulla punta, buffamente vestito con
stoffe rosse e un cappellino.
Ma a differenza
degli altri anni, Molly e Arthur avevano deciso di aggiungere una
decorazione : dei finti fiocchi di neve che veleggiavano nell'aria e
risplendevano.
Quando Albus li
vide, ne rimase stupito.
-Guarda che belli!-
esclamò Lily, afferrando uno dei fiocchi.
-Ginny, Harry! Ma
dov'è James?
I Potter si
voltarono a quella voce. Una donna grassottella, i boccoli grigi che
mantenevano ancora ciocche e sfumature rossicchie, stava camminando
verso di loro; i suoi occhi erano illuminati dalla gioia.
-Mamma!- esclamò
Ginny. -James è qui fuori a parlare con Roxanne e Hugo.
Molly abbracciò i
Potter a turno, e Al si sentì felice nel rivedere nuovamente sua
nonna. Da quanto tempo era partito per Hogwarts... beh, non poi così
tanto, appena tre mesi.
Eppure dall'ultimo
Natale passato con la famiglia era trascorso veramente un anno
intero.
Albus si allontanò
dai genitori, pronto a ricevere i saluti di tutti i Weasley.
-Ciao, Albus!
-Ciao, Al.
-Ehi, Albus.
-Albus! Ma come
stai?
Lui rispose a tutti
i saluti, sentendosi incredibilmente allegro e leggero nel trovarsi
in mezzo a tutta la sua famiglia.
Finalmente il suo
sguardo incrociò un paio di occhi verde oliva.
-Ted!
-Albus! Sbaglio o
sei cresciuto in questi mesi?
Teddy Remus Lupin
avanzò verso Al, sorridendogli, e reggendo un calice di succo di
zucca.
Si strinsero la
mano, e subito Al partì con le domande: -Allora, come va? Hai preso
l'appartamento a Londra? E che lavoro stai facendo? A proposito,
James...
Ted rise.
-Ehi, calma, una
domanda per volta.- rispose. -Prima dimmi tu come ti trovi a
Hogwarts.
-Benissimo! Sono
finito a Grifondoro come James, speriamo che Lily tra due anni
continui a portare avanti la tradizione.
-E intanto io
rimango l'unico Tassorosso di famiglia.- disse Ted con un sorriso.
-Ora puoi farmi le tue domande. Una alla volta. Oh, ciao, Fred. Ciao,
Lily.
Albus lanciò
un'occhiata a sua sorella, che li aveva raggiunti insieme a Fred, poi
pose la sua prima domanda: -Allora, sei andato a lavorare al
Ministero?
-Ancora no, Al. È
difficile ottenere un posto di lavoro lì e ho solo diciannove anni.
-Quindi non lavori?
-No, sto cercando
un lavoro momentaneo da qualche parte.- rispose lui. -Magari in un
negozio a Diagon Alley.
-A proposito, Ted!-
intervenne Fred con un sorriso ironico. -Sai che all'inizio dell'anno
James è andato in giro raccontando a tutti che ha visto tu e
Victoire che vi baciavate?
I tre ragazzi
risero quando le guance di Ted si accesero e i suoi capelli scuri
assunsero alcune sfumature bluastre.
-Io...- balbettò.
-Insomma, James non si fa mai gli affari suoi! Non dovete ascoltarlo
e...
-Ma non devi
vergognarti, è una bella cosa! Pensa, potresti imparentarti con noi
se sposassi Victoire!- esclamò Lily.
-Oh, andiamo,
piccola... James sta esagerando. E Victoire ha diciassette anni. Ora
non correte troppo con la fantasia...- ribatté lui, ancora
imbarazzato.
Ma Lily continuò a
ridacchiare. Fred scosse la testa e si rivolse ad Albus: -Dov'è tuo
fratello?
-Qui fuori.-
rispose lui, e immediatamente Fred corse verso la porta.
Ted rivolse un cenno a Lily e Al.
-Ragazzi,
io vado. Devo... cercare una persona.- si limitò a dire, prima di
avventurarsi tra i Weasley che affollavano la cucina.
Albus lo seguì con
lo sguardo e notò che era diretto verso una bellissima ragazza
bionda, con il viso delicato e la carnagione di un chiarore
splendente; la cugina Victoire, sorella di Louis e Dominique.-Vado
anche io fuori a cercare Hugo.- disse Lily. -Vieni con me?
Albus scosse la testa.
-No, preferisco rimanere qui. Devo trovare Rose, Roxanne e Louis.
-Va bene. A dopo!
Albus
osservò Lily allontanarsi, poi si voltò e percorse con lo sguardo i
Weasley presenti. Vedeva non solo i suoi cugini, ma anche gli zii.
Ecco
Percy e Audrey, seduti al tavolo e intenti a chiacchierare con suo
nonno Arthur. Poco lontano, conversavano Angelina e Fleur, mentre un
uomo con il viso solcato da una cicatrice, lo zio Bill, si stava
dirigendo verso Harry e Ginny.
-Ehi, Al, vieni.- disse in quel momento una voce femminile, e qualcuno
lo tirò per il braccio.
Si voltò verso Rose, che lo fissava sorridente. Anche lei aveva sempre
adorato il Natale passato alla Tana.
Lui la seguì fino al tavolo, dove Louis e Roxanne erano seduti ai posti
in fondo.
-Ciao!-
esclamò Roxanne, vedendoli. -Sedetevi qui a destra... stavo cercando di
convincere Louis a giocare a Quidditch con noi, oggi.
I due presero posto, e subito Al disse: -Dopo undici anni speri ancora
di convincerlo?
-Ecco, hai visto! Una persona che mi difende!- esclamò Louis. -C'è
qualche problema se sono un anormale come Molly?
-Certo che no, finché non ci ordinerai di non correre per i corridoi di
Hogwarts.- ribatté sarcasticamente Roxanne.
-Non lo farei mai!
Tutti e quattro risero, e Rose fu la prima a bloccarsi.
-Insomma, non vuoi proprio giocare a Quidditch, stavolta?- chiese a
Louis con un'espressione falsamente dolce.
-No. Preferisco studiare Incantesimi... e non dirmi che sono
un secchione perché non è vero.
-Va bene. Allora cosa facciamo?- chiese Albus.
Rose
sbatté le palpebre, e il suo viso si illuminò di quell'entusiasmo che
la coglieva ogni volta che un'idea si faceva strada nella sua mente.
-Ho avuto un'idea!- disse infatti. -Andiamo nel capannone di nonno
Arthur e vediamo i suoi oggetti Babbani.
-Ottimo, a me piacciono le cose Babbane.- rispose allegramente Louis.
-Andiamo!
Si alzarono e uscirono nel cortile.
Per
alcuni secondi Albus si fermò a guardare Hugo e Lily che giocavano,
lanciandosi una pluffa, poi posò lo sguardo sul cielo leggermente
grigiastro, ma dotato di una particolare luminosità.
Si riscosse e seguì i cugini lungo il cortile e verso il capanno, che
aveva il tetto di legno mezzo sfondato.
Una
volta entrati, Louis si guardò intorno con gli occhi brillanti. La sua
passione per gli usi e gli strumenti Babbani era nota a chiunque lo
conoscesse da almeno una settimana.
-Guardate queste!- esclamò, indicando una pila di lattine di Coca-Cola
vuote e accartocciate, sparse su un cassettone.
-Oh,
la Coca-Cola. Quella bevanda dei Babbani.- disse Albus. -A volte l'ho
bevuta, quando sono andato a casa dei miei amici della scuola Babbana.
È roba buona.
-Questo cos'è, Louis?- chiese Roxanne, china su quello
che ai suoi occhi era un semplice pezzo di plastica grigio, con dei
numeri stampati e uno specchietto nero.
-Un telefonino cellulare.- rispose Louis, dopo aver lanciato
un'occhiata all'oggetto.
-Un tele-che?- esclamò Roxanne con espressione sconcertata.
Louis rise a quella faccia.
-Un
oggetto che serve per telefonare... per chiamare. Tipo i telefoni dei
Babbani che voi conoscete abbastanza bene, solo che questo si può
portare in giro perché è piccolo e leggero, vedete? Non ha bisogno di
fili e se vuoi chiamare qualcuno basta usare i tasti per comporre il
numero.
-Ma chi te le spiega tutte queste cose?- disse Roxanne
-Zia Hermione, naturalmente. Rose, beata te che hai dei nonni Babbani.-
rispose lui, con una scrollata di spalle.
-A
dire il vero non è nulla di così eccezionale.- rispose lei in tono
indifferente. Stava reggendo tra le mani un disegno fatto a mano,
raffigurante due svettanti palazzi di vetro.
Rimasero lì per un'ora intera, prima di decidersi a uscire e giocare
con gli altri cugini.
*
Albus vide Lucy impugnare la mazza da Battitore con entrambe le mani.
-Va bene, Hugo. Tira quella pluffa. Non preoccuparti, non te la
rispedirò sul naso.
Il
bambino dagli spettinati capelli castani si preparò al lancio. Teneva
in mano una pluffa, ed era stato lui a proporre quel gioco : imitare
uno sport Babbano di cui non ricordava il nome, ma che consisteva nel
colpire una pallina con una mazza.
In mancanza di palline, la scelta era ricaduta sulla pluffa.
Finalmente
Hugo scattò in avanti e lanciò. Lucy rimase ferma e all'ultimo colpì
forte con la mazza, facendo volare la pluffa, che per poco non colpì la
testa di Hugo.
Il bambino si scostò e scoppiò a ridere, insieme al resto dei cugini
che assistevano alla partita.
-Adesso è il mio turno!- esclamò Roxanne avvicinandosi a Lucy. -Su,
dammi l...
-Ragazzi! Stanno portando fuori i piatti!- la interruppe una voce.
Tutti
si voltarono verso la soglia di casa. Molly Weasley, la figlia di Percy
e Audrey, li stava squadrando con la sua espressione seria e composta.
-Va bene, Molly.- borbottò Lucy, seccata.
Dopo
un paio di minuti, tutti gli adulti della famiglia Weasley-Potter erano
occupati a sistemare piatti, posate e bicchieri su un lungo tavolo
allestito sul fondo del giardino.
Albus saltellava accanto al
tavolo, osservando con l'acquolina in bocca i piatti ripieni di pollo
arrostito, pasta con le cozze caramellate e i bicchieri di Acquaviola.
-Allora, si mangia?- chiese Roxanne allegra, rivolta a suo padre.
George Weasley le sorrise e le scompigliò i capelli.
-Pazienta un attimo, ancora non abbiamo finito di portare tutta la roba.
Albus lo osservò aiutare la moglie Angelina a trasportare fino al
tavolo dei piatti ripieni di quello che sembrava pesce.
Quando finalmente tutti i piatti furono ordinatamente disposti, Molly
si avvicinò al tavolo e batté le mani.
-Weasley e Potter a rapporto! Si mangia!
Non
che ci fosse bisogno di fare quell'annuncio; già Fred, James e
Dominique erano corsi a sedersi. Albus camminò lungo la linea del
tavolo e prese posto sul fondo, accanto a un uomo con i capelli di un
rosso attraversato da poche ciocche grigiastre.
-Ciao, zio Charlie!
Notò Roxanne voltarsi di scatto, e spalancare gli occhi nel vedere
Charlie. Corse verso di loro e si sedette accanto allo zio.
-Ciao!- esclamò. -Zio, come va? I draghi come stanno? Siete riusciti a
far star docile quel Dorsorugoso di Norvegia, alla fine?
Al
trattenne un sorriso. Fin da piccola Roxanne era stata fissata con i
draghi, e adorava suo zio Charlie proprio per poter parlarne insieme a
lui; diceva di voler diventare una domatrice di draghi, un giorno. E
Charlie l'avrebbe aiutata.
-Buon appetito a tutti!- esclamò in quel momento Arthur Weasley,
riuscuotendolo dai suoi pensieri.
Era seduto a capotavola e levava in alto un calice, probabilmente colmo
di Burrobirra.
-Buon appetito!
La cena iniziò, con un gran rumore di piatti spostati, posate che
sbattevano, bevande ingurgitate.
-Allora,
Albus, Roxanne. Come vi trovate a Hogwarts?- chiese Charlie. Ecco, ad
Al piaceva Hogwarts ma quella domanda forse stava diventando stancante.
-Bene,
benissimo!- disse Roxanne. -A volte andiamo a trovare Hagrid, ed è da
lui che mi faccio raccontare cose sui draghi. Però tu ne sai di più!
Dunque, stavamo parlando del Dorsorugoso di Norvegia.
-Esatto. Sta benissimo, non preoccuparti. Ancora ringhia e sbuffa, ma
non è feroce come una volta.
Albus
si disinteressò a quella discussione. I draghi lo incuriosivano, certo,
ma avrebbe preferito vederne uno di persona, invece di ascoltare
discorsi sull'argomento.
Ok, sapeva già che se si fosse trovato davanti un vero drago avrebbe
iniziato a tremare, pur guardandolo come se fosse una divinità.
-Ehi, Albus.
Louis si era seduto accanto a lui e gli aveva messo una mano sulla
spalla.
-Oh, ciao.- gli sorrise. -Per fortuna ci sei tu. Roxanne sta parlando
con lo zio Charlie.
Lui soffocò una risata.
-Sì, l'ho visto. Non si fermerà un attimo.
Iniziarono a mangiare i dolcetti ripieni
di cioccolato e panna che si trovavano nei piatti davanti a loro.
Albus masticò rapidamente e si sporse per afferrare una fetta di
prosciutto.
Incrociò gli
sguardi di Rose e Ron, che erano seduti davanti a lui.-Dunque, Al.- gli
disse Ron con un sorriso. -Mi ero dimenticato di dirtelo, prima. Mi
complimento con te per essere finito a Grifondoro. E naturalmente,
anche Rose ha fatto bene a essere smistata lì. E anche tu, Louis.
-Se fossi stata una
Corvonero adesso saresti così contento?- chiese lei, divertita.
-Beh, ecco...
sì...- ribatté Ron, sebbene la sua espressione non fosse molto
convincente. -Ditemi un po', non avete certo dato confidenza ai
Serpeverde, vero?
-No, papà.
-E Hagrid, come
sta?
-Bene. Anche se è
tutto preso dall'idea di allevare un Augurey. Almeno la sua capanna è
abbastanza lontana dalla scuola.- rispose Albus.
-Un... Augu-cosa?-
chiese Ron leggermente perplesso.
Hermione, seduta al
suo fianco, gli tirò una gomitata e lo fulminò con lo sguardo.
-Ronald! Non sei
mai stato attento durante le lezioni di Cura delle Creature Magiche?
-Ma figurati!-
rispose lui in tono indifferente. -Perché avrei dovuto?
Hermione sospirò,
suscitando le risate di Rose, Albus e Louis.
-Lascia stare, le
tue conoscenze non vanno al di là di chi ha vinto la coppa del mondo
di Quidditch...- borbottò la donna.
Albus si morse le
labbra per non ridere di nuovo e afferrò un bicchiere colmo di
Acquaviola.
-Zio Ron, qual'è
stata l'ultima partita della stagione?- chiese, dopo aver sorseggiato
la sua bevanda.
-I Ballycastle Bast
contro i Wington Wandares! E hanno vinto i Ballycastle, peccato, tifafo
per i Wington. Io
continuo a sperare che i Cannoni di Chudley vincano la prossima
partita...
-Ancora ci speri!-
rise in quel momento Roxanne, che sembrava essersi finalmente
staccata da Charlie. -Sono dei totali falliti, quelli lì...
Ron si fece rosso
in viso.
-Roxanne! Non
dovresti dire così!
La cena continuò
in quel modo, con discussioni su Hogwarts, sui draghi e sul
Quidditch, finché Molly non richiamò l'attenzione generale con un:
-Arriva il dolce!
Albus si voltò
così di scatto che per poco non si storse il collo.
Molly era arrivata
vicino al tavolo e reggeva tra le braccia un enorme vassoio, sul
quale era poggiata una torta enorme, al cioccolato, ma farcita con
crema e piccoli dolcetti e biscotti colorati.
-Grandioso!- urlò
Fred, alzando in aria la sua forchetta, e risuonarono le urla di
tutti i ragazzini Weasley. Naturalmente, i Potter erano compresi tra
loro.
Quando la torta fu
posata sul tavolo, Albus si affrettò a tagliarne una grossa fetta e
sistemarla nel suo piatto.
-Sembra...
sembra...- balbettò Louis, prendendo il suo coltello.
-Una delizia, vero?
-Sì, una delizia.
In effetti il
sapore dolce e intenso di quella torta era meraviglioso. Albus divorò
tutta la sua fetta e si sporse per tagliarne una seconda.
-Ehi, ne voglio
un'altra!
-Bis, bis!
Era ritornata
l'atmosfera allegra di sempre, l'atmosfera di Natale che Albus amava
tanto. Gli veniva da sorridere nell'osservare i resti della cena
sparsi sul tavolo, la torta tagliata, i Weasley e i Potter che
chiacchieravano e mangiavano.
Per un solo
secondo, desiderò poter rimanere con la sua famiglia invece di
tornare a Hogwarts.
Scacciò subito
quel pensiero.
Adorava Hogwarts, e
ci sarebbe sempre tornato. Così sarebbe stato per sette anni.
*
Le cene
di Natale
alla Tana erano sempre meravigliose, ma il momento preferito di Albus
era il dopo cena : tutti i regali venivano trasportati su, nelle
stanze che una volta erano appartenute ai suoi zii, e i ragazzi
salivano per scartarli e per giocare insieme, mentre gli adulti
rimanevano a chiacchierare nel cortile o in cucina.
Albus salì le scale impaziente, e quando arrivò nel corridoio, dove si
trovava James, suo fratello cercò di fargli lo sgambetto.
Si scostò appena in tempo.
-Smettila, idiota.- disse lanciandogli un'occhiataccia.
-Andiamo, volevo solo mettere alla prova i tuoi riflessi!- esclamò
James, con finta esasperazione. Si diresse verso una delle porte ed
entrò nella stanza, seguito da Albus.
Dentro la camera si trovavano già Lily, Hugo, Rose, Lucy, Dominique e
Louis.
Chissà dov'erano Roxanne e Fred. Invece Molly si trovava al piano di
sotto a parlare con gli adulti, cosa che aveva iniziato a fare fin dai
suoi dodici anni. E Victoire, ormai maggiorenne, era con lei.
-Ecco i regali!- esclamò Dominique, indicando la pila di pacchi
colorati accatastata sul letto.
-Bene, apro prima io i miei!- disse James, e si avvicinò ai regali.
-Scherzi? Li apriamo insieme.- lo rimbeccò Lucy. E afferrò un pacco
verde con su scritto "Per Lucy Weasley, da Percy e Audrey."
Anche Al iniziò a rovistare tra tutti quei regali, per trovare i
bigliettini indirizzati a lui. Alla fine ne trovò cinque e si accomodò
sul letto per poterli aprire.
-Fantastico, il modellino di Hogwarts!- urlò Lily in quel momento.
Tutti si voltarono a guardarla mentre, con gli occhi accesi
dall'entusiasmo, reggeva in mano una statuina raffigurante il castello
di Hogwarts. Per quel che Albus ricordava, era piuttosto fedele
all'originale, con tutte quelle torri e quelle finestre.
-Bello, Lily.- le sorrise Dominique.
-Scusate, non siamo in ritardo?
Fred e Roxanne entrarono in quel momento nella stanza, e i cugini li
salutarono con un cenno.
-Ciao! No, non siete in ritardo, non preoccupatevi.- disse Rose,
scuotendo un pacchetto blu con la carta floscia. -Questo è per me da
parte di Lily, vediamo...
-Perché vi siete trattenuti?- chiese James.
-Volevamo stuzzicare Victoire e tirare uova di rospo in testa a Molly.
Ci hanno minacciati di farci tornare subito a casa.- replicò Roxanne
con un'alzata di spalle.
Albus sorrise e tornò a guardare i suoi cinque pacchi. Scartò il primo,
avvolto in carta argentata e leggera, il regalo dei suoi genitori.
Aprì la scatola e sgranò gli occhi nel vedere un pacco riportante la
scritta in grossi caratteri rossi : Nuova Edizione della Carte da
Gioco Autorimescolanti, dotate di un incantesimo che permette loro di
cambiare immagine.
-Ottimo.- commentò a bassa voce.
Lasciò le carte nel pacco, che addossò al muro dietro di sé.
Ne afferrò un altro, verde e con il fiocco dorato. Semplicemente
tastandolo, capì che si trattava dell'ennesimo maglione di sua nonna
Molly, con la lettera A stampata sopra.
L'anno scorso il maglione in questione era di un rosa pesca orribile, e
Albus aveva cercato di rifilarlo a Lily. (Lei aveva commentato,
storcendo il naso: -Non lo metterei neanche se altrimenti non mi
facessero andare a Hogwarts.-)
Chissà quest'anno che colore gli sarebbe toccato.
Ok, lo aprirò dopo., pensò,
e spinse via il pacchetto.
Avvertì un fischio nell'aria, e quando alzò lo sguardo vide un Frisbee
Zannuto rosso saettare per la stanza, sbattere contro le pareti e
infine volare a tutta velocità verso di lui.
Agì d'istinto, alzando le braccia e afferrando il Frisbee. Lo strinse,
impedendogli di volare via, anche se quello si dibatteva tra le sue
mani.
Vide James scoppiare a ridere, e lo degnò di uno sguardo furioso.
-Me l'hai lanciato tu?
-Ma certo! Dovevi vedere la tua faccia terrorizzata mentre...
Albus scagliò il frisbee verso James, che balzò di lato per non essere
colpito. L'oggetto sfrecciò nuovamente attraverso la stanza e andò a
colpire proprio la finestra, frantumando il vetro in centinaia di pezzi
che si riversarono a terra tintinnado.
Videro il frisbee fermarsi bruscamente in aria, appena un metro fuori
dalla finestra, per poi cadere.
-Maledizione, era il mio nuovo frisbee!- esclamò James, mentre tutti
nella stanza ridevano.
-Benissimo, te lo meriti...- ribatté Al.
-No, adesso tu vai a recuperarlo!
-Cosa?
-Sei stato tu a lanciarlo nel cortile! Quindi tu lo vai a riprendere.-
insistette James.
-Io n...- si oppose Albus.
-Muoviti, Al.- intervenne Roxanne bruscamente. -Vai a prendere quel
frisbee e basta.
Lui sospirò e si alzò.
-Va bene. Ma la prossima volta, col cavolo che ci vado! E i pezzi di
vetro li togliete voi!
Rassegnato, uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle. Corse
lungo il corridoio e giù per le scale. Si trovò in un altro breve
corridoio, e davanti a lui c'era la porta socchiusa della cucina; si
udivano le voci degli adulti, probabilmente seduti a parlare intorno al
tavolo.
Si avvicinò e stava per spalancare completamente la porta, quando
riconobbe ciò che le voci stavano dicendo.
-Ma Sebastian Roland...
Si bloccò. Stavano parlando di Sebastian Roland. Forse Harry stava
raccontando cosa avevano scoperto gli Auror!
Era ben deciso ad ascoltare, così spinse la porta di pochissimi
centimetri, stando ben attendo a non farla cigolare, e si accostò.
Dallo spiraglio della porta, osservò i suoi genitori, zii e nonni
seduti intorno al tavolo, con espressioni gravi e attente.
-Dunque, la casa era intatta, anche la moglie ha confermato che non è
stato rubato nulla.- stava dicendo Harry. -Ma dopo una seconda
perquisizione è stato ritrovato un oggetto che non apparteneva a
Roland. Era... era un teschio. Un teschio piccolo e con delle sfumature
verdi. Era poggiato sopra un libro, e si pensa che ci sia un
collegamento.
-Che libro era?- chiese Fleur, la pronuncia inglese quasi perfetta.
-Un libro sui Babbani che secoli fa erano a conoscenza della magia. Non
si sa precisamente se questo nesso c'è, è solo un sospetto.- le rispose
Ron. -Il teschio è stato naturalmente prelevato e portato al Ministero.
Sono state effettuate le normali procedure ma non abbiamo scoperto
poteri nascosti o roba simile.
-E... il movente? Non avete indizi nemmeno su quello?- domandò Arthur.
Harry scosse la testa.
-No. Abbiamo solo teorie, e naturalmente la più indicata è quella
dell'invidia. Roland era un mago saggio, molto colto ed espertissimo di
varie branche della magia. Ma non si conoscono persone che sembrassero
avere intenzione di ucciderlo per carpire le sue conoscenze.
-Possibile che nessuno...
-Al! Che ci fai qui?
Albus si voltò, terrorizzato e con il cuore in preda a battiti furiosi.
Scivolò dietro la porta e vide sua cugina Molly avanzare lungo il
corridoio, guardandolo con cipiglio severo; molto simile alla signora
Weasley.
-Stavi origliando?- sbuffò la ragazza, quando l'ebbe raggiunto. I suoi
capelli castani e lisci le ricadevano liberamente sulle spalle.
-No, Molly, io... ti prego, non farmi scoprire! Stavo...- esclamò a
bassa voce.
Certamente non poteva parlare a Molly di quello che stava ascoltando :
lei non avrebbe capito e gli avrebbe detto seccamente di non
impicciarsi in quelle faccende da adulti.
La ragazza distolse lo sguardo da lui per accostare l'orecchio allo
spiraglio della porta, lo sguardo curioso e deciso.
Oh, che fortuna.
Albus aveva dimenticato che a volte Molly abbandonava il suo contegno
rigido e responsabile per cose come quelle. In fondo anche lei era una
Weasley.
Sgattaiolò accanto alla cugina e tornò ad ascoltare. Ma non poteva
vedere l'interno della stanza, con Molly davanti a lui.
-E cos'altro avete scoperto?- disse una voce femminile, probabilmente
quella di Victoire.
A rispondere fu Harry.
-C'è una cosa, un'ultima che sappiamo su quella notte.
Al trattenne il respiro, agitato e sulle spine. Ma si sentiva al tempo
stesso stranamente estasiato per il fatto di stare origliando; per un
attimo fu attraversato dal senso di colpa per quella sensazione
positiva. Insomma, stavano parlando della morte di un uomo!
-Circa mezz'ora prima che la moglie di Roland tornasse a casa, si dice
che qualcosa si sia mosso nella villa. È stata una strega anziana a
dircelo. Stava passeggiando nei pressi della casa quando ha sentito un
rumore nel giardino. Ha dato uno sguardo e le è sembrato di
scorgere un'ombra dietro una finestra, e poi il rumore di libri aperti,
sbattuti e lanciati sul pavimento. Non è un granché come testimonianza,
ma si sospetta che sia stato l'assassino a creare quei rumori. Forse è
stato l'assassino che la donna ha visto.
Per alcuni secondi, regnò il silenzio. Albus lanciò un'occhiata a
Molly. La ragazza stava dritta, con i pugni stretti, lo sguardo serio e
leggermente cupo.
Eppure, qualcosa brillava nei suoi occhi. La sua espressione era anche
spavalda e solenne, come di chi sta assumendosi una responsabilità
della massima importanza.
Albus pensò che quello fosse lo sguardo di un Grifondoro. E nonostante
il suo smistamento a Corvonero, quello era uno dei momenti in cui Molly
Weasley Jr dimostrava un temperamento Grifondoro.
Si levò nuovamente una voce, quella di Hermione.
-Sì, ma è possibile che si trattasse anche di Roland, poco prima di
morire. Forse stava consultando i suoi libri. Se invece era l'assassino
che stava consultando quei libri...
-Beh, è probabile che stesse cercando qualcosa contenuto nei testi di
Roland, e che lui non aveva voluto rivelare.- concluse Ron.
Nuovamente silenzio.
-Albus, che ci fai là?
Lui e Molly si voltarono. Videro James, irritato, raggiungere gli
ultimi gradini delle scale. Per fortuna era abbastanza lontano dalla
porta, e nessuno in cucina lo sentì.
-James, stai zitto!- lo rimbeccò Molly dopo aver fatto dei passi verso
di lui, e cercando di mantenere bassa la voce.
-Ma che cavolo... lui deve andare a riprendermi il frisbee! E perché
parli a bassa v...
Molly lo zittì tappandogli la bocca e premendo per bene la mano.
-James. Non. Parlare. A. Voce. Alta.- disse severa.
Lui annuì, confuso e arrabbiato, e quando Molly ritirò la mano si
avvicinò ad Al con passi leggeri.
-Ma che stai ascoltando?- gli mormorò.
Albus lo trascinò verso le scale per una manica della maglia.
-Ora ti spiego. Molly, vieni con noi?
-Non posso, si chiederanno perché non sono ancora tornata.- ribatté
lei. -E Albus, non pensare troppo a questa faccenda. Non raccontare
troppo a James. Non montatevi la testa! In ogni caso voi non potete
fare niente.
Mise grande enfasi nell'ultima parola. Era tornata la
Molly di sempre.
-Va bene.- mentì Albus con un sospiro. -Tanto è roba per Auror, e io
devo stare a Hogwarts. Su, James, torniamo di sopra.
Raggiunsero la stanza, con James che lanciava al fratello occhiate
perplesse e nervose.
-Ma che stavi facendo?- esclamò mentre entravano nella camera, gli
occhi dei cugini puntati su di loro. -Perché parlavate a bassa voce?
Spiega!
Albus si voltò verso il resto dei Weasley, senza sapere cosa dire
esattamente.
Poteva parlare, davanti ai piccoli Lily e Hugo?
-Ehi, non hai preso il frisbee?- gli chiese Louis.
-No...
Albus scosse la testa.
-Io ho sentito una cosa. Anche Molly ha ascoltato. Ecco...
-Parla e basta, idiota.- borbottò James, gli occhi al cielo.
-Va bene, ma Lily e Hugo devono uscire.
-Cosa? No!- urlò lui, indignato. -Io voglio sapere di cosa state
parlando.
-Anche io!- gli fece eco Lily.
-No, siete troppo piccoli.- disse Albus, seccato. -Sono cose da grandi.
-E tu, Albus, hai giusto due annetti in più di Lily e Hugo.- ribatté
Dominique, il sopracciglio alzato.
Lui si zittì, incapace di rispondere per qualche istante.
-Ora, o parli o ti spedisco a prendere il mio frisbee lanciandoti
direttamente giù dalla finestra!- esclamò James.
Albus sospirò.
-Va bene, va bene.
Andò a sedersi alla scrivania vicina, incrociò le braccia al petto e
riferì quello che aveva sentito dire sulla morte di Sebastian Roland.
-Non mi sembra una cosa tanto sorprendente.- commentò infine Fred.
-Per me, invece... è preoccupante, insomma. La testimonianza di quella
strega potrebbe essere utile e...- disse Albus.
-Anche io penso che sia preoccupante.- lo appoggiò Lucy. -Ma, Al, siamo
ragazzi. Cosa potremo mai fare? Anche se sappiamo queste cose... sono
inutili, ecco. Semplici informazioni su cosa succede nel mondo magico.
Invece tu hai l'aria di chi vuole risolvere il problema a tutti i costi.
Lui arrossì.
-No, è semplicemente...
-E va bene, questa cosa preoccupa anche me ma adesso che ne dite di
pensare al fatto che è Natale?- intervenne James. -Lucy ha ragione, non
possiamo fare nulla. Non ci possiamo rovinare la serata per parlare di
questo! Torniamo a scartare i regali, e... Albus, devi ancora
riprendere il mio frisbee.
Il ragazzino sospirò.
*
-Oh, Molly, è stata una cena magnifica, te lo assicoro!
L'accento francese di Fleur si fece ben sentire sull'ultima parola, a
Albus si sforzò di non ridere.
I suoi genitori e quelli di Louis si stavano scambiando saluti e
formalità con Molly e Arthur; erano le ultime due famiglie rimaste alla
Tana, ma ormai era tardi e anche loro dovevano partire.
-Grazie mille, Fleur, non immagini... tornare pure a trovarci quando
volete!
Albus vide Victoire avvicinarsi alla soglia della casa insieme a Ted.
-Nonna.- disse, rivolta a Molly. -Ted può usare qui la Metropolvere per
tornare a casa? Sai, ha perso la sua passaporta e...
-Sbadato come sempre.- rise Molly. -Ma certo, caro, fai pure! Entra, i
barattoli con la Metropolvere sono sullo sgabello accanto al camino.
-Grazie mille, Molly.- rispose lui, sorridente. Per un attimo si voltò
verso Victoire e le rivolse uno sguardo complice.
-Ci vediamo alle prossime vacanze, Victoire.- disse, e si limitò a
stringerle la mano, lì davanti a tutti.
Lei sbatté le palpebre, evidentemente lusingata e compiaciuta.
-Alle prossime vacanze, Ted.- disse con una punta di dispiacere nella
voce.
Quando lui entrò in casa, Dominique non riuscì più a trattenersi e
sbuffò.
-Mamma, papà... ora possiamo andare? Sono stanca.- disse, con quella
voce falsamente dolce che utilizzava ogni volta che le serviva
qualcosa, recitando la parte della bambina piccola e bisognosa di
attenzioni che certo non era.
-Oh, scusaci, Dom!- esclamò suo padre.
Bill e Fleur sembravano cascarci sempre.
-Allora andiamo a prendere la passaporta. Forza, Victoire, Louis...
andiamocene.- continuò Bill. -Grazie ancora per la cena, mamma. Queste
feste sono sempre bellissime. Harry, Ginny... ci vediamo! James, Albus,
Lily, anche voi.
L'aria risuonò di innumerevoli saluti, e quando la famiglia Weasley fu
scomparsa nel giardino dietro casa, anche Ginny disse: -Ora dobbiamo
andare anche noi, è proprio tardi. Lily non si regge in piedi, ma
guardatela! Papà, mamma, ci rivediamo alla festa di Molly.
Il compleanno di Molly, il sei gennaio! Era imminente, ma Albus se ne
era scordato del tutto.
Mentre lui e la sua famiglia si dirigevano al cancelletto della Tana,
dove si trovava il grosso cappello a punta che avevano utilizzato per
passaporta, decise cosa le avrebbe regalato.
Una nuova macchina
fotografica. Se non sbaglio, stasera si lamentava perché aveva esaurito
i rullini.
Note dell'Autrice : Salve, spero che anche questo capitolo sia stato di
vostro gradimento!
Dunque, una nota su quelle "cozze al caramello" che descrivo durante la
cena... so che l'idea di cozze al caramello fa proprio vomitare, ma ho
pensato che nel mondo dei maghi esistono così tante cose strane e fuori
dal comune che i cibi non fossero risparmiati.
E così ho del tutto inventato la pasta con le cozze al caramello.xD
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Capitolo 5 *** Il ritorno. ***
Capitolo 5 : Il ritorno.
La porta era davanti a lui. Doveva solo
aprirla. Ancora un passo...
-Muoviti, Al.
Louis lo superò con una spallata e
aprì per lui la porta del dormitorio maschile dei Grifondoro.
-Ciao,
Will, Anthony!
-Ehi, Louis, Albus.
Come in un sogno, Albus mise
nuovamente piede nel dormitorio, seguito dal cugino.
Louis aveva
salutato Anthony e Will, due loro compagni dello stesso anno che
passavano tutto il tempo insieme.
Si limitavano a salutare Al e
Louis quando li incontravano.
-Allora, passate delle buone
vacanze?- chiese comunque Louis, sedendosi sul suo letto; il contesto
era perfetto per iniziare una conversazione.
-Oh, sì! Pensate, io
sono andato in Spagna a trovare mia sorella maggiore.- disse Will.
-Vive là da un anno e la Spagna è proprio fantastica! Non avrei mai
immaginato che Madrid fosse così grande...
-Ma anche Londra la
è.- obbiettò Anthony.
-Dimentichi che io non sono di
Londra?
-Comunque, voi che avete fatto?- chiese Anthony ad Albus e
Louis.
-Abbiamo festeggiato il Natale in famiglia come al solito.-
rispose Al. -Pensa, mi hanno regalato un lucidatore automatico di
bacchette! E un pacco di Carte Autorimescolanti con le immagini che
cambiano. Tu?
-Un videogioco. Sapete cos'è? È un
oggetto Babbano.
-Oh, sì, lo conosco benissimo!-
esclamò Louis. -Si tratta di un attrezzo con del vetro chiamato
schermo, su cui si possono vedere delle immagini dei personaggi e le
ambientazioni, e se tu clicchi sui tasti di un altro oggetto puoi
comandare i personaggi e costruire una storia... giusto?
Anthony rise.
-Esatto. Una cosa del genere.
-Ditemi, avete visto Frank? Non ci
sentiamo da un po', e sul treno non c'era.- disse Louis.
-Sì, l'ho visto.- gli rispose Will.
-Stavo salendo le scale per venire in sala comune e c'era lui che
chiacchierava con due ragazzi, vicino al sesto piano. Però non
saprei dire dove è andato.
Passarono alcuni minuti, durante i
quali i quattro ragazzi furono impegnati a chiacchierare di vacanze e
regali di Natale.
A un certo punto la porta del
dormitorio si aprì, e comparve Frank, con un sorriso allegro sul
volto.
-Buonasera! Albus, Louis!
-Ciao, Frank, come stai?- chiese Al,
alzandosi rapidamente per stringergli la mano.
-Oh, tutto a posto. Questo Natale è
stato più divertente degli altri. Io e mia sorella siamo stati su
una pista di pattinaggio Babbana e non vi dico cosa mi sono fatto...
Louis scoppiò a ridere, mentre Albus
lanciò un'occhiata fuori dalla finestra.
Vedeva ancora della neve ricoprire il
parco e il castello, ma era decisamente diminuita rispetto a
dicembre. Il ghiaccio che aveva trasformato il Lago Nero in una pista
si era ormai sciolto, ed erano rimasti solo alcuni blocchi che
galleggiavano nell'acqua.
-Voi che avete fatto durante le feste?-
chiese Frank. Si era chinato sul suo baule e stava rovistando tra i
vestiti e i libri.
-La solita festa alla Tana.- rispose
Al. -Anche se ci siamo divertiti. E...
Gli balenò in testa un'idea. Ma sì,
poteva raccontare anche a Frank, Betsabea e Rudolf di quello che
aveva sentito riguardo Sebastian Roland.
Aveva rivisto i due fratelli Finwel
quella mattina, sul treno, e aveva passato con loro e i suoi cugini
tutta la giornata.
-Sono felice di essere tornato qui.-
affermò intanto Frank. -Mi mancava il dormitorio. E non vedo l'ora
che ricomincino le lezioni.
-Anche Rose non vede l'ora.- disse
Louis con un sorriso. -Anche se, a differenza tua, non penso che sia
in trepidante attesa di tornare a innaffiare Rose Strangolatrici.
-Rose, vostra cugina Rose?- chiese Will
con un luccichio negli occhi.
-Sì, lei. Perché?
-Beh... niente, niente. Volevo sapere.
Mi sembra una ragazza... simpatica, ecco. Anche se non le ho mai
parlato...- balbettò il ragazzino, con le guance in fiamme.
Albus e Louis si scambiarono un
sorriso.
-Come mai ti sei trattenuto, Frank?-
chiese Al d'un tratto.
-Dovevo parlare con Betsabea e Rudolf.-
rispose lui. -E poi, mio padre mi ha chiamato nel suo ufficio,
dicendomi che doveva parlare con me. E nel cercare di tornare, mi
sono perso...
-Di cosa voleva parlarti?
-Del mio rendimento in Erbologia,
voleva complimentarsi.
-Scusa, non poteva farlo durante le
vacanze?- chiese Will.
-Oh, no. Non è tornato a casa, è
dovuto rimanere a Hogwarts, quindi l'ho rivisto solo oggi.- rispose
Frank, scrollando le spalle. -Sapete che ore sono?
-Sì, quasi le undici. Sarebbe ora di
dormire, non credete?- rispose Louis.
-Hai ragione.- disse Al. Si rese
improvvisamente conto che si sentiva un po' stanco e affaticato.
Il suo letto era comodo, morbido,
pronto per lui.
Non dormiva lì da qualche settimana,
quindi fu felicissimo di infilarsi il pigiama e scivolare tra le
coperte pesanti.
Si addormentò abbastanza presto, e
sognò una lunga fila di scale che scendeva nel buio, alla fine del
quale si trovava una stanza circolare, piena di libri sparsi ovunque.
Al suo risveglio, non ricordava nulla
del sogno.
*
-Buongiorno, Betsabea.
-Ciao, ragazzi.
Albus e Rose si sedettero accanto a
Betsabea, al tavolo dei Grifondoro. Lanciarono tutti e tre
un'occhiata al soffitto invisibile, e videro il cielo grigiastro,
gonfio di nubi.
La mattina si prospettava piovosa.
-Speriamo che non piova.- si lamentò
Betsabea, picchiettando le dita sul tavolo. -Per fortuna si studia
Erbologia nelle serre.
Alla parola Erbologia Rose
alzò gli occhi al cielo.
-Sei riuscita a
svegliare Roxanne?- chiese all'amica, decisa a cambiare discorso.
-No. Me ne sono
andata e lei dormiva ancora. Speriamo che in questo momento si sta
alzando. Se lo fa entro due minuti, forse riuscirà ad arrivare alle
serre prima che la lezione finisca.
Albus e Rose
risero.
-Louis invece
doveva andare a prendere una cosa in biblioteca.- disse Al, e allungò
un braccio verso i bicchieri di succo di zucca. -E Frank sta parlando
con sua sorella.
Betsabea lanciò
una veloce occhiata al tavolo dei Corvonero, dove Frank era impegnato
a conversare con una ragazzetta bionda, che non dimostrava più di
quattordici anni.
-Che altre lezioni
abbiamo dopo Erbologia?- chiese Albus.
-Difesa Contro le
Arti Oscure alla seconda ora.- rispose Rose. -E poi Pozioni e Storia
della Magia.
-Le ultime due
lezioni mi uccideranno.- sospirò Betsabea. -Sicuramente la
professoressa Milloc mi chiederà il ripasso di quella pozione che
cambia la voce...
-Se vuoi ti aiuto
io, so tutto su quella pozione.- affermò Albus con fierezza.
-Grazie. Dimmi,
qual è il primo ingrediente?
-Miele concentrato, poi fai bollire
per...
-Giorno!- intervenne Frank,
raggiungendo il tavolo, e prese posto accanto a Rose.
-Buongiorno. Sarai felice di sapere che
abbiamo Erbologia alla prima ora.- gli sorrise Betsabea.
-Oh, sì. Non vedo l'ora di andarci.-
rispose lui allegramente, impegnato per di più a raccogliere
pasticcini nel suo piatto.
Dopo pochi minuti vennero raggiunti da
Louis e Roxanne.
Lui aveva un aspetto normale, capelli e
divisa ordinati, mentre lei aveva la veste spiegazzata, lo sguardo
assonnato e i capelli scomposti.
-Giorno...- biascicò la ragazza
sedendosi. -Che... che cosa dite di bello?
E si interruppe per sbadigliare.
-Ma non rifletti mai la mattina, quando
ti alzi tardi?- le chiese divertito Louis.
Roxanne si limitò a lanciargli
un'occhiataccia.
-Spero che abbiate fatto i compiti per
le vacanze.- intervenne Betsabea, facendo sussultare Roxanne.
-C... compiti per le vacanze?-
balbettò.
-Sì. Il tema sui vari funghi. Era una
cosa facilissima.
-Ah, sì. Ricordo di averlo fatto.-
rispose lei, sollevata. -Anche se ho completamente dimenticato le
cose di Trasfigurazione, Storia della Magia, Pozioni...
-Di tutto, insomma.- tagliò corto
Rose.
-Esatto.
Finirono in fretta di fare colazione,
si alzarono e uscirono dalla Sala Grande.
Passarono per la sala d'ingresso, la
scalinata esterna e il parco, ancora ricoperto di brina e mucchietti
di neve.
L'aria era incredibilmente fresca e
dava leggeri brividi, ma Albus la trovava inspiegabilmente
stimolante; forse lo stimolava a correre.
Raggiunsero le serre di Erbologia,
impegnati in una conversazione sulle battaglie a palle di neve, e
quando entrarono nella serra Numero Tre, Neville rivolse loro un
sorriso.
-Buongiorno, ragazzi!- esclamò,
levandosi i paraorecchie viola. -Siete arrivati presto, vedo.
Prendete pure posto, intanto che io controllo le piante.
-Certo, professor Paciock.- ribatté
Albus, allegro.
Notò Rudolf Finwel che chiacchierava
insieme a un ragazzo e una ragazza, poco lontani da lì.
Betsabea si affrettò a raggiungerlo, e
i suoi amici la seguirono.
-Ciao, Rudolf.- lo salutò lei.
Il ragazzino si voltò, le rivolse un
cenno.
-Ehi, ciao. Potresti elencare a Ylenia
tutti i tipi di fiori che abbiamo in giardino? Io già li ho
dimenticati.
E indicò la ragazzetta paffutella e
bruna che gli stava accanto.
-Certo.- replicò Betsabea. -Tu... come
ti chiami?
-Ylenia Chatterbend.
Le due ragazze iniziarono a parlare, e
Albus si disinteressò alla loro conversazione. Preferì guardare il
ragazzino amico di Rudolf, che sembrava fissarlo con soggezione.
-Ciao.- gli disse, porgendogli la mano.
-Tu chi sei? Io mi chiamo Albus Potter.
Quello spalancò la bocca per la
sorpresa.
-Allora sei davvero Albus Potter! Sei
davvero amico della sorella di Rudolf.- disse estasiato. -Io mi
chiamo Julian Morres.
Gli strinse la mano con molta forza, e
sembrava che non volesse più lasciarla andare.
-Ehm, sì. Ma non mi piace... che tutta
la gente parli di me per il mio cognome.- balbettò Al. -Vedi, è...
fastidioso.
-Certo, scusa, non intendevo
infastidirti! Voi siete i suoi cugini?
Per qualche minuto Julian tempestò i
Weasley di domande, sulla loro famiglia, sui loro genitori, su come
si trovassero a vederli ogni giorno.
Inutile spiegargli che erano
semplicemente i loro genitori, e sarebbero sempre rimasti persone
normali, pur avendo combattuto nella guerra magica.
-Va bene, ragazzi!- esclamò Neville a
un certo punto. -Oggi vi parlerò dei Cespugli Farfallini. Tutti ai
vostri posti, su. Non perdiamo tempo.
Albus si sistemò dietro un tavolino
abbastanza lungo, e Rose e Rudolf lo raggiunsero.
Su tutti i tavoli erano stati sistemati
dei cespugli profumati e pieni di fiori, che Albus ricordava di aver
già visto una volta, quando da piccolo era stato portato al
matrimonio di un'amica di suo padre chiamata Luna Lovegood; allora
quei cespugli decoravano la navata.
-Dunque.- iniziò Neville, sfiorando un
cespuglio con la mano. -Non poterete questi cespugli, cosa che si
inizia solitamente a fare al terzo o quarto anno, in questa lezione
ci occuperemo semplicemente della parte teorica, che sarà piuttosto
semplice.
Rose sembrò sollevata a quelle parole.
-Come vedete, i Cespugli Farfallini
sono semplici cespugli decorativi, molto profumati e usati spesso nei
giardini e nelle case, come semplice accessorio e perché emanano un
odore gradevole. Vengono usati anche come decorazione nelle feste...
Esatto.
-Le foglie dei
Cespugli Farfallini si agitano anche quando non c'è nemmeno un
soffio di vento. E i loro fiori, quando si staccano, roteano in aria.
Guardate...
Con le dita, staccò
un fiorellino bianco del cespuglio davanti a sé. Lo lasciò ricadere
e il fiore si alzò dolcemente in volo, roteando e danzando.
-Bello, vero?-
mormorò Rudolf, ammirato.
-Certo.- ribatté
Albus sottovoce.
La lezione scorse velocemente e in modo
piacevole. Albus si divertì a staccare fiori e lasciarli volare in
aria.
-La prossima volta dovrete portarmi un
tema sull'argomento, ragazzi. Almeno una pergamena intera, chiaro?
Nella serra risuonò un coro di “sì.”
Poi i ragazzi raccolsero le loro borse
e gli altri oggetti, e si riversarono nel parco, sotto quei pochi
raggi di sole che erano spuntati nel frattempo.
Albus fece alcuni passi sull'erba,
chiuse gli occhi. L'aria si era riscaldata rispetto a un'ora prima, e
questo gli piaceva.
-Adesso, a Difesa Contro le Arti
Oscure.- disse allegra Roxanne.
Rudolf, Ylenia e Julian vennero con
loro. Mentre si avviavano verso il castello, Betsabea scoccò
un'occhiata divertita a Roxanne e le fece notare: -Ti sono finite un
mucchio di foglioline tra i capelli.
Roxanne rise, per tutta risposta.
-E dimmi, è una scena buffa?- chiese.
Betsabea sembrò rifletterci un attimo.
-Beh, sì.- disse infine.
-E io la penso come lei.- commentò
Albus, fissando i capelli di Roxanne con un sorriso.
-Dovreste farmi una foto. Capelli pieni
di foglie. Mi piace l'idea.
Roxanne scosse le testa, facendo
ondeggiare i capelli rossi, e vi passò le dita, diede dei colpetti.
-Si sono tolte le foglie?- chiese
infine.
-Me rimane una qua.- rispose Rose,
sporgendosi verso la cugina e afferrando una foglioletta che le era
impigliata sopra l'orecchio.
Arrivati in Sala d'Ingresso, Rudolf,
Ylenia e Julian li salutarono per dirigersi ai sotterranei.
-Ci vediamo a pranzo, allora.- disse
Betsabea, mentre i tre si allontanavano.
Quando raggiunsero l'aula di Difesa
Contro le Arti Oscure, quasi dieci minuti dopo, la trovarono già
affollata.
Albus si sedette in una delle file in
mezzo, accanto a Frank.
Louis e Rose si sedettero davanti a
loro, e Roxanne si trovò seccata a dover condividere il banco con
una ragazzina Serpeverde; il posto vicino a Betsabea era stato
occupato da un altro studente.
-Buongiorno, ragazzi.
Quella voce ebbe il potere di far
cessare il chiacchiericcio generale.
La porta sembrava essersi aperta e
richiusa senza far rumore, e ora tra i banchi camminava una donna
magra, con liscissimi capelli neri e un viso che secondo Albus poteva
essere considerato pallido e spettrale.
-Buongiorno, professoressa Deppers.
Quella donna sembrava emanare un'aura
autoritaria e decisa semplicemente con un fugace sguardo dei suoi
occhi azzurri, un gesto rapido della bacchetta, o anche solo il passo
cadenzato.
Emmaline Deppers si fermò dietro la
cattedra, vi posò le sue lunghe mani affusolate e squadrò con
tranquilla freddezza la classe.
-Bentornati a Hogwarts. Spero che i
caldi fuochi accesi nelle vostre case, mescolati al gelo delle notti
di Natale, non vi abbiano tanto intontiti e confusi da farvi
dimenticare che avevate due temi per compiti delle vacanze. E che
adesso queste vacanze sono ufficialmente finite, e trovarvi seduti
nei banchi di quest'aula comporta obbligatoriamente seguire la
lezione.
Voce sarcastica ma al contempo seria.
-Ora vi pregherei di consegnarmi i
vostri temi. Poi leggeremo il capitolo numero sei del libro.
Albus frugò nella sua borsa e afferrò
alcuni fogli di pergamena, poi si alzò e camminò fino alla
cattedra. Li consegnò alla professoressa Depper, che lo degnò di
una semplice occhiata; il giorno dell'appello, durante la prima
lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, non si era minimamente
scomposta nel leggere i cognomi Potter e Weasley.
Quando tutti i ragazzi furono tornati
ai loro posti, la professoressa levò lo sguardo con espressione
falsamente sconcertata.
-Che strano. Mancano i compiti di uno
studente.
-I... io, professoressa.
Roxanne Weasley sfoderò evidentemente
tutto il suo coraggio per poter parlare, e Albus non aveva mai
sentito la sua voce così incerta ed esitante.
Tutti gli occhi furono puntati su
Roxanne. La ragazza accanto a lei sembrava sogghignare.
-Come mai, signorina Weasley, i suoi
compiti non mi sono stati prevenuti?
La professoressa era ancora calma, non
sembrava affatto arrabbiata; e ora Roxanne aveva ripreso coraggio e
riuscì così a risponderle in tono disinvolto.
-Temo di aver dimenticato i compiti nel
mio dormitorio. Potrò però consegnarglieli domani.
-Non più tardi di domani, signorina
Weasley.
-Certo, professoressa.- rispose lei,
annuendo.
Emmaline Deppers tornò a squadrare le
pergamene, poi disse: -Ora aprite tutti quanti il libro a pagina
centodue.
Albus si affrettò ad aprirlo. Finì
all'inizio del capitolo sei, il cui titolo recitava : Protezione
per maghi principianti – parte due.
-Vuole leggere per
la classe, signorino Oppery?- disse la professoressa, rivolta a uno
studente di Serpeverde.
Ben presto il
silenzio fu rotto solo dalla voce del ragazzo che leggeva.
Albus
seguiva la lettura con attenzione; Difesa era una materia che gli
piaceva molto.
-L'incantesimo
Protego è molto avanzato e fuori alla portata per un ragazzino del
primo anno. È necessaria infatti una conoscenza specifica della
magia, concentrazione e decisione. Per maghi e streghe inesperti è
comunque possibile utilizzare incantesimi semplici, molti dei quali
sono già stati elencati nel capitolo precedente. Ne consigliamo qui
altri, leggermente più efficaci, pur rimanendo semplici e alla
portata di chiunque. Esiste la fattura Fluttuante, che crea
nell'avversario un senso di smarrimento che dura pochi minuti, e gli
dà l'impressione di fluttuare nell'aria, provocandogli mal di testa.
Quando il capitolo
finì, la professoressa alzò lo sguardo dal suo libro.
-Facciamo un po' di
pratica con la maledizione Fluttuante, e badate bene di non spezzare
le bacchette o far scoppiare qualcosa. Chi si offre volontario?
Silenzio.
-Ok, sceglierò io.
Bubbers Anthony e Wonder Jupiter.
I due ragazzi si
alzarono, lievemente nervosi, e Albus li guardò curioso mentre
avanzavano lungo i banchi e si fermavano davanti allo spazio tra la
prima fila e la cattedra.
-Siete pronti?-
chiese la Depper. -Uno di fronte all'altro. Non troppo vicini,
schiena dritta, bacchette ben strette in mano. Al mio via si parte.
Le occhiate che
Jupiter e Anthony si stavano lanciando non erano propriamente
amichevoli.
-Via.
-Fluinge!
Anthony mosse la bacchetta, che per un
istante si illuminò e proiettò una luce verdognola davanti a sé,
ma si spense immediatamente.
Il ragazzo rimase immobile, pallido.
Jupiter, che un istante prima si era spostato con un balzo, ora era
avanzato di un passo verso di lui e aveva aperto la bocca.
-Fermi.
Jupiter si bloccò, e i due si
voltarono verso la professoressa, sempre composta e tranquilla.
-Signorino Bubbers, mi lasci spiegare
cosa non è andato bene. La mano. La presa non mi è sembrata
abbastanza stretta. E il movimento. È stato eccessivamente ristretto
e debole. La bacchetta deve sferzare ampiamente l'aria, mentre lei la
muove come se stesse impugnando una spada e dovesse tirare una
stoccata in avanti. Con decisione. Adesso riprovi, mentre il
signorino Wonder proverà a schivare l'incantesimo o a bloccarlo.
Anthony annuì, visibilmente agitato e
anche un po' arrossito.
Lui e Jupiter tornarono a
fronteggiarsi, e al “Via” della professoressa Anthony sembrò
muovere la bacchetta in avanti con un movimento più ampio e forte.
-Fluinge!- urlò, e stavolta una
semplice luce verdognola partì verso Jupiter.
Il Serpeverde barcollò all'indietro e
la luce gli sfiorò appena la spalla, ma andò a sbattere contro un
tavolino, rovesciando a terra alcuni libri.
Nell'aula risuonarono alcune risatine
soffocate, che si spensero del tutto a un'occhiata della
professoressa. Alzò la bacchetta, la mosse senza dire una parola e i
libri si risollevarono e poggiarono sul tavolino, da soli.
-Dovrebbe essere l'effetto
dell'incantesimo Wingardium Leviosa.- sussurrò Frank ad Albus.
Certo, il Wingardium Leviosa. L'avevano
studiato da poco.
-Signorino Wonder, mi piacerebbe se
adesso fosse lei a utilizzare l'incantesimo.- fece la Depper.
Durante l'ora, altre due coppie vennero
chiamate davanti alla cattedra per esercitarsi.
Nell'ultima, Rose
affrontava la Serpeverde che si era seduta accanto a Roxanne. Aveva
appena schivato la fattura della sua avversaria, e si preparava a
eseguirla a sua volta, quando la lezione venne interrotta dal suono
della campanella.
-Perfetto, ragazzi. Ci rivedremo
domani. Vi chiedo di esercitarvi con questo incantesimo senza
combinare pasticci. E lei, signorina Weasley Roxanne, deve portarmi i
compiti, ricordi.
Tutti gli studenti si affrettarono a
riporre i libri nelle borse e dirigersi fuori dall'aula.
Anche Albus stava per raggiungere la
porta quando una voce lo richiamò: -Roxanne Weasley, Albus Potter!
Potete venire un momento, per favore?
-Scusa, Frank... salutami Rose,
Betsabea e Louis.- disse, prima di voltarsi rapidamente e dirigersi
verso la cattedra, insieme a Roxanne.
I due si fermarono, entrambi curiosi e
in parte preoccupati.
La professoressa li squadrò
attentamente, prima di parlare: -Vorrei affidarvi una semplice
ricerca. Almeno due pergamene di tema su altri incantesimi di difesa
per principianti che non si trovino elencati nel libro di testo.
Anche teoria, se volete. Anche la storia di questi incantesimi. Ne
troverete sicuramente molti.
-Certo, professoressa. Ma perché solo
noi due?- chiese Roxanne.
-Vi reputo le persone adatte. Ora
andate.- tagliò corto lei.
*
-Bella la lezione di oggi,
eh?
-Sì. Ma cosa voleva da voi la Deppers?
-Ci ha richiesto una ricerca.- disse
Roxanne, guardando Rose. -Sugli altri incantesimi semplici di difesa.
Che noia! Cioè, provare questi incantesimi è interessante, non
sprofondare con la testa nei libri per capire come si usano...
-Intanto, se tu non sprofondassi la
testa nei libri, non capiresti come si usano e non riusciresti
neanche a fare pratica.- ribatté lei, sarcastica, suscitando le
risate del gruppo.
-E va bene... ma tu non ci puoi
aiutare?
-No, non posso sempre aiutarvi. E non
sono una cima in tutto solo perché mia madre è Hermione Granger! Vi
basterà andare in biblioteca.
-Per me va bene.- disse Albus. -Quando
ci andiamo, Roxanne?
-Uhm, domani sera, dopo la fine delle
lezioni.- decise lei.
Continuarono a chiacchierare della
ricerca durante tutto il tragitto verso l'aula di Pozioni.
*
Note dell'Autrice : Salve!
Perdonatemi
se questo capitolo è un po' corto degli altri, ma sappiate che la
ricerca di Albus e Roxanne diventerà importante ai fini della trama.
|
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Capitolo 6 *** Il Reparto Proibito. ***
Capitolo 6 : Il Reparto Proibito.
-Albus,
non ho intenzione di passare
tutto il tempo tra i libri di Difesa. Voglio cercarne qualcuno sui
draghi.
-Va bene, l'importante è che facciamo
prima quella ricerca!
Al spinse la porta della biblioteca ed
entrò.
Come ogni volta che metteva piede in
quella stanza del castello, si ritrovò incantato a fissare gli
scaffali colmi di libri; la vista di tanti libri in un solo posto era
bellissima.
Gli sembrava che nella biblioteca di
Hogwarts potesse racchiudersi tutta la conoscenza che i maghi avevano
acquisito nel corso dei secoli, una conoscenza che ora poteva trovare
il suo posto proprio lì, ed essere a disposizione degli studenti.
Beh, non proprio., rifletté.
Non possiamo andare nel reparto proibito.
Anche Roxanne
sembrava felice di trovarsi tutti quei libri davanti.
I due ragazzi si
aggirarono tra gli scaffali, e ogni tanto si fermavano per leggere i
titoli o sfiorare i dorsi dei libri.
-Dunque, il reparto di Difesa Contro le
Arti Oscure dovrebbe essere lì a sinistra.- disse Roxanne.
-Sì, giusto.
Ci arrivarono presto, e per alcuni
minuti furono impegnati a raccogliere libri con titoli a loro parere
adatti, come Incantesimi semplicissimi per difendersi, Difesa
Contro le Arti Oscure per schiappe, Guida Difensiva Elementare.
Li sparsero sul
tavolino accanto alla finestra, e quando si sedettero entrambi
avevano uno sguardo svogliato.
-Avanti, poi faremo
pratica su qualche Serpeverde idiota.- disse Roxanne, cercando di
incoraggiare il cugino. Prese un libro a caso e lo aprì.
Anche Albus aprì
uno dei libri e scorse l'indice. Benissimo, parlava di incantesimi
semplicissimi di Difesa. Ma quando iniziò a leggere, scoprì che
tutti quegli incantesimi già erano scritti sul suo libro di testo.
-Hai trovato
qualcosa?- chiese a Roxanne dopo quasi venti minuti di consultazione.
-Beh, sì, un paio
di incantesimi che non sono stati elencati nel libro e un mezzo modo
per potenziarli. E tu?
-Uno solo.- rispose
Al. -Iniziamo a scrivere questi, va bene?
Roxanne annuì e
posò sul tavolo alcune pergamene, piume e boccette d'inchiostro.
-Su, iniziamo.-
disse rassegnata.
*
Ricerca
completata. Temi scritti in caratteri larghi, volutamente allungati
fino alle due pergamene.
D'altronde Albus e Roxanne non erano
riusciti a trovare più di altri sei incantesimi.
-Ora basta!- esclamò lei, balzando in
piedi e facendo cadere un libro. -Mi sono stancata di magia teorica.
Andiamo immediatamente al reparto dei libri sui draghi.
Albus sospirò, e si chinò per
raccogliere il libro caduto e riporlo in uno scaffale.
-Va bene, andiamo.- accettò. -Sai
almeno dove si trova il reparto?
-Certamente, ci sono già stata.
Seguimi.
Roxanne guidò Albus lungo gli
scaffali, che man mano che camminavano si facevano sempre più alti e
proiettavano ombre più lunghe e scure.
Vagarono a vuoto per dieci minuti,
prima che Albus chiedesse: -Roxanne, sai dove stiamo andando, vero?
-Ma certo!- rispose.
Passarono altri due o tre minuti, ma
Roxanne continuava a camminare e lanciare occhiate sconcertate
intorno a sé.
-Insomma? Dov'è questo reparto?
-Io... non ricordo. Doveva essere qui
ma...
-Fantastico, ci siamo persi?- sbuffò
Al.
-No! Dovremo ritornare indietro e
chiedere al bibliotecario dove si trova.- ribatté lei.
Solo allora si accorsero che la fila
sbarrata di scaffali si allungava fino a una porta socchiusa; non
c'erano altre vie di uscita.
-Vediamo di cosa si tratta.- disse
Roxanne, affrettando il passo.
Quando raggiunsero la porta, videro una
scritta intagliata sul legno scuro : Reparto Proibito.
-Il Reparto
Proibito? Che strano...- disse Al, sfiorando la porta. -Cioè, la
porta è socchiusa. Perché avrebbero dovuto lasciarla così?
-Non lo so.- gli
rispose Roxanne, lo sguardo rianimato e curioso. -Però potremo
entrare.
Albus le lanciò
un'occhiata preoccupata.
-No, Roxanne, non è
il caso... insomma, è proibito...
-Proibito! E allora? Mi sembra di
essermi fatta una fama quando il mese scorso la professoressa Deppers
mi ha trovata in giro per i corridoi di notte. Che me ne frega se una
cosa è proibita o no? Certo che a volte sei peggio di Molly! Come
puoi dire certe cose scontate?
Albus alzò gli occhi al cielo, ma non
poteva dare torto alla cugina. Pur temendo di infrangere le regole,
era terribilmente curioso di esplorare quella parte della biblioteca
e scoprire di cosa potevano parlare i libri che vi erano racchiusi.
-E va bene. Ma una cosa veloce...
-Certo!
Roxanne si guardò alle spalle per
controllare che non ci fosse nessuno, poi aprì la porta ed
entrò.
Albus la seguì, si richiuse lentamente la porta alle
spalle; il cigolio che emise quando fu chiusa lo fece preoccupare.
Non pensarci, Al.
Adesso poteva
guardarsi tranquillamente attorno. Il Reparto Proibito somigliava
molto alla biblioteca normale di Hogwarts, ma era meno luminoso e i
libri non avevano copertine colorate e allegre; nero, verde e marrone
erano i loro colori prevalenti.
Inoltre, non si
vedevano tavolini, tanto meno delle finestre.
-Spicciati.- gli
intimò Roxanne, e si avvicinò a uno scaffale.
Albus la raggiunse
e lesse incuriosito i titoli dei libri : Fatture
Potenzialmente
Mortali, Tutto l'orrore delle Pozioni Trasfiguratrici, I segreti dei
Maghi Oscuri...
Quei titoli lo ripugnavano e intimorivano da una parte, mentre
dall'altra erano splendidamente attraenti.
Albus e Roxanne camminarono per un po', stando attenti a mantenere un
passo leggero.
Eccitazione e paura si mescolavano in Albus, che continuava ad
avanzare coraggiosamente tra gli scaffali e ad alzarsi in punta di
piedi per leggere i titoli.
Avanti! C'è un
motivo se sono finito a Grifondoro. Non posso non infrangere mai una
regola.
-Vediamo qui cosa c'è.- disse, fermandosi accanto all'ennesimo
scaffale.
Scorse i titoli dei libri più in basso, e uno lo colpì
particolarmente : Manoscritti antichi sull'antica magia e
stregoneria arcaica.
Sfilò il libro dallo scaffale e ammirò la copertina di un
marroncino pergamena sfumato, con il titolo scritto a caratteri
dorati, e l'immagine di una strana stella a sette punte, racchiusa in
un cerchio cosparso di scritte in una lingua che conosceva.
-Guarda che ho trovato.- disse, aprendolo e iniziano a sfiorare le
pagine di pergamena.
Roxanne si avvicinò e lo guardò mentre sfogliava il libro.
Molte parole erano scritte in latino e altre lingue sconosciute.
Ma c'erano anche testi in inglese, che parlavano di manoscritti sulla
stregoneria scritti da maghi e streghe dell'antichità, degli usi
della magia nei tempi passati, e addirittura persone Babbane che
avevano pubblicato testi di quel tipo.
-Vorrei prenderlo, questo libro.- mormorò Al.
-E allora fallo.- lo incoraggiò Roxanne. -Che c'è di male? Non lo
scoprirà nessuno, perché dovrebbero sospettare di te?
Albus la
guardò preoccupato; ecco Roxanne Weasley partire di nuovo con le sue
idee ribelli.
-Però è pur sempre un libro del Reparto Proibito!- protestò.
Roxanne alzò gli occhi al cielo.
-Non potrà succederti niente se lo tieni per qualche giorno e poi lo
riporti di nascosto...
-Beh, è pericoloso.
-E allora? Tutto è pericoloso nella vita. E infrangere le regole è
divertente.
Roxanne lo stava convincendo. E lui era tremendamente affascinato dal
libro.
-Ok.- si arrese. -Allora lo rubo.
-Non stai rubando, lo stai solo prendendo in prestito.- puntualizzò
lei. -Lo riporterai qui, no?
-Adesso però andiamocene. Potremo essere scoperti.
Albus infilò il libro nella borsa, poi i due cugini si avviarono
verso l'uscita del Reparto Proibito, e con estrema cautela superarono
lo scaffale che li aveva guidati fin lì.
Tirarono un sospiro di sollievo quando non incontrarono nessuno, e
raggiunsero il bancone del bibliotecario allegri e rilassati.
Il signor Meddows li fissò tranquillo, il solito sorriso bonario
stampato in faccia.
-Salve, ragazzi. Piaciuta la giornata in biblioteca? Vedo che vi
siete trattenuti molto!
-Eh, già. Proprio per questo ora
dobbiamo proprio andare, prima che scatti il coprifuoco!- esclamò
Roxanne. -Alla prossima, signor Meddows.
Uscirono dalla biblioteca e percorsero
in silenzio i corridoi; dalle finestre potevano vedere che era calata
la sera.
-Hai visto? Non ti hanno mica
scoperto.- disse Roxanne a un certo punto.
-Vero. Senti, che ne dici se stanotte
ci riuniamo in sala comune, io, tu e gli altri? Così possiamo
sfogliare questo libro. Sembra davvero interessante.
-Perché stanotte?
-Beh, a parte che durante la giornata
non abbiamo tutto il tempo del mondo... pensa se qualcuno vedesse
questo libro e capisse che è del Reparto Proibito.
-Ma qualcuno potrebbe sentirci mentre
parliamo in sala comune, o mentre ci alziamo. È pericoloso
comunque.- obbiettò Roxanne. -E Rudolf è un Corvonero, non potrebbe
unirsi a noi.
-Perché, hai una soluzione migliore?
-Sì. Domani cercheremo qualche posto
nel parco, magari un giardino ben isolato.
Albus annuì.
-Mi piace l'idea.
*
La mattina dopo, Albus
entrò in Sala
Grande e si diresse verso il tavolo dei Corvonero.
Cercò Rudolf con lo sguardo, ma non
riusciva a vederlo da nessuna parte.
-Al, stavi cercando me?- disse una voce
dietro di lui.
Si voltò, trovandosi faccia a faccia
con Rudolf, e gli sorrise.
-Oh, ciao. Sì, stavo cercando te.
Vieni un attimo di là...
Lo guidò nelle vicinanze del portone e
si assicurò che nessuno degli studenti fosse a portata di orecchio.
Poi si avvicinò a Rudolf e disse a voce bassa: -Oggi, dopo l'ultima
lezione, puoi venire vicino alle serre di Erbologia? Ci incontriamo
con Betsabea e gli altri... voglio farvi vedere una cosa.
Gli occhi di Rudolf brillarono di
curiosità.
-Davvero? Cosa devi mostrarci?-
rispose, sempre sussurrando.
-Te lo dirò oggi, adesso non è
sicuro.
Rudolf annuì.
-Allora ci vediamo dopo.- disse, prima
di dirigersi verso il tavolo dei Corvonero.
Albus lo salutò e andò a sedersi tra
i Grifondoro, accanto a Louis e Frank.
-Giorno. Abbiamo Incantesimi, alla
prima ora, vero?- chiese.
-Sì.- rispose suo cugino. -Stavolta
non distruggerai niente, vero?
-Andiamo, è stato un incidente! In
quella lezione ho perso la concentrazione dell'incantesimo e...
-Sì, lo sappiamo.- lo interruppe
Frank, con una risata.
Consumarono una colazione a base di
merendine alla panna e succo di zucca, prima di dirigersi a lezione
di Incantesimi.
*
Quel pomeriggio erano tutti
riuniti :
Albus, Rose, Roxanne, Louis, Frank, Betsabea e Rudolf.
Camminavano lungo i viali del parco, e
Al pensò che per qualcuno dovesse essere uno spettacolino buffo,
vedere sette undicenni camminare tutti insieme.
-Ma vuoi chiarirci dove stiamo
andando?- sbuffò Louis a un certo punto.
-Aspetta, non è sicuro dirlo qui.
-Albus... sei strano oggi.
-Abbiate un po' di pazienza!- esclamò
lui. -Dobbiamo cercare un giardino sicuro e isolato, dove nessuno
affacciato dalle finestre ci possa sentire.
-Che ne dite di provare là?- disse
Betsabea.
Tutti fissarono la direzione che stava
indicando : vicino al margine del Lago Nero, c'erano due fitte file
di alberi delimitanti una stradina che portava alla capanna di
Hagrid.
-Se non sbaglio lì ci sono dei posti
abbastanza... sicuri, diciamo.- aggiunse. -No?
-Ok, per me va bene.- rispose suo
fratello.
Discesero così il pendio verso il
lago, e arrivarono sul ciglio della stradina.
La attraversarono senza parlare, il
silenzio rotto soltanto dai rametti spezzati sotto le scarpe.
-Qui, vediamo qui.- disse Frank,
fermandosi d'un tratto. -Proviamo a inoltrarci tra gli alberi.
Tutti annuirono, e si fecero strada tra
quei tronchi scuri e svettanti.
Avanzarono per qualche minuto,
inciampando nei rami, urtando la testa contro i rami solidi e spogli,
l'aria intorno a loro fresca e umida. Finalmente il gruppo di alberi
terminò e loro si trovarono in una piccola radura, con l'erba rada e
in alcuni punti coperta da fiocchi di neve.
Albus alzò lo sguardo verso il
castello; da lì si potevano vedere alcune delle torri più alte, ma
pensava che fossero al sicuro da orecchie indiscrete.
Si sedette su un tronco d'albero
caduto.
-Qui va benissimo.- disse, e fece
scivolare la borsa dalle spalle.
-Perfetto! Dicci cosa vuoi.- ribatté
Rose.
-Voglio mostrarvi un libro.
Cinque paia d'occhi si illuminarono di
un misto di curiosità e delusione.
-Un libro... e per questo ci fai
arrivare fino a qua?- esclamò Louis, con un cipiglio che ad Albus
ricordò quello di Molly. -Cioè, un libro, bene! Deve essere
interessante però...
-Che io e Roxanne abbiamo rubato dal
Reparto Proibito.
Quella delusione venne completamente
divorata dalla curiosità.
-Dal Reparto Proibito? Fantastico.-
disse Rudolf. -Voglio sapere! Di cosa parla?
Si riunirono tutti intorno a lui.
Roxanne era l'unica ad avere un'aria tranquilla.
-Un attimo...
Albus aprì la borsa e tirò fuori il
libro, con gesti rapidi. Tutti stavano fissando la copertina con
eccitazione e una sorta di bramosia.
-Manoscritti sulla magia arcaica!-
esclamò Rose. -Deve essere interessante. Se era nel Reparto
Proibito, chissà cosa ci è scritto.
Albus lo aprì lentamente sulla prima
pagina.
-Inizio a leggerlo ad alta voce?-
disse, levando lo sguardo.
-Sì, per me va bene.- disse Frank.
Albus guardò nuovamente la prima
pagina. Era ricoperta di caratteri runici, ma nell'altra metà c'era
un testo in inglese, forse la traduzione.
-Dunque...
Si schiarì la gola.
-Testi antichi e arcaici sulla
stregoneria. Sono qui vergate le analisi dei più grandi manoscritti
di esoterismo, particolare attenzione sarà data ai manoscritti
scritti da gente che è stato provato essere Babbana.
-Babbani che scrivono roba sulla
magia?- ironizzò Rudolf.
-Certo, è possibile.- rispose Albus.
-Dopo vi faccio vedere.
Sfogliò ancora un po' il libro.
-Qui parlano di un testo esoterico
scritto da una strega nel dodicesimo secolo, Isayle. Viveva tra i
Babbani e ha scritto il Grande Grimorio Stregonesco...
-Titolo originale.
-Zitto, Louis. Dunque, cercò di
scrivere questi libro che parlava di pratiche magiche comuni e alcuni
riti che però non appartengono al nostro mondo. Venivano infatti
eseguiti da un gruppo di donne che si dichiaravano seguaci
dell'Antica Religione, e non conoscevano davvero il mondo magico o la
scuola di Hogwarts. Non utilizzavano bacchette, ma incensi per
attirare influssi, o candele e rune per attirare gli spiriti.
-Che strano, come facevano a lanciare
incantesimi senza la bacchetta?- chiese Betsabea. -Insomma, le
candele non possono fare niente. Sono candele e basta.
-Si tratta della stregoneria praticata
tra i Babbani.
Attimo di silenzio, poi tutti a parte
Albus e Roxanne scoppiarono a ridere.
-Stregoneria... praticata tra i
Babbani?- esclamò Rose, per poi ridere di nuovo, la mano posata sul
viso.
-Sì.- rispose Al. -Anche a me sembrava
una cosa assurda, però... ora vi leggo quello che ho trovato.
Girò un'altra pagina, e fissò
ammirato le intricate rune che ornavano il foglio.
-Allora... sentite! Smettetela di
ridere!
I ragazzi davanti a lui si morsero le
labbra.
-Ok... leggi.- lo incitò Louis.
Albus abbassò lo sguardo verso il
testo. Per fortuna, era in inglese.
-Esistono Babbani del tutto all'oscuro
della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, della comunità
magica organizzata, del Ministero della Magia o di tutto ciò che
riguardi il nostro mondo. Essi si definiscono comunque streghe e
stregoni. Imparano a sfruttare i loro presunti poteri in modo diverso
da quello che viene insegnato a Hogwarts. Le bacchette sono uno
strumento facoltativo e utilizzato per canalizzare energie. Molto
diffusa è invece l'usanza di candele, rune, evocazioni di spiriti e
demoni. Non ci sono prove che questi Babbani siano davvero maghi o
streghe, in quanto non richiamati nelle scuole di magia. Alcuni
studiosi di magia antica ipotizzano che si tratti di un altro tipo di
potere, un altro genere di maghi, ma questa teoria non è mai stata
confermata né smentita. In ogni caso, questi Babbani considerano la
stregoneria come una religione che rispetta e ama la natura in tutte
le sue forme. Una delle più importanti correnti di questa religione
è la Wicca.
-La che cosa?- lo interruppe Frank.
-Wicca.- ripeté Albus. -Fa parte del
movimento neo pagano. -Si dice che gli wiccan credano in un Dio e una
Dea, che sono...
Tornò a guardare la pagina.
-Dualità, ecco.
-Questa roba è parecchio
affascinante.- affermò allegramente Roxanne. -Ci pensate? Babbani
che cercano di usare la magia...
-Ma non è possibile.- ribatté Rose.
-Se non vengono richiamati nelle scuole non possono essere maghi.
-Chi te lo dice? Forse questa teoria di
un altro genere di maghi è vera.
Albus passò lo sguardo su tutti loro.
Roxanne era divertita, Rose un misto
tra scetticismo e curiosità, e gli altri avevano espressioni
decisamente affascinate.
-Qui c'era scritto qualcosa su un testo
di magia scritto da un presunto Babbano.- aggiunse Al, e iniziò a
sfogliare le pagine. -Eccolo. Il re Salomone.
-Chi?! Salomone? Ma che razza di nome
è?- disse Roxanne accigliata.
Si levarono delle risatine.
-Lo so, è strano.- sorrise Albus.
-Comunque, il libro parla di questo Salomone. Era un re vissuto quasi
tremila anni fa, regnò sul regno di Israele... che nome strano.
I ragazzi si avvicinarono a lui ancora
di più, allungando il collo verso il libro.
-A lui venne attribuito un testo
medievale di magia antica, la Chiave di Salomone, risalente al
Medioevo o al Rinascimento Italiano. In questo libro sono vergati
riti il cui scopo è l'evocazione dei demoni, il modo per
controllarli e piegarli al proprio volere. A volte viene confuso con
la Piccola Chiave di Salomone, altro libro sulla magia...
-Aspetta!- lo interruppe Rose, e gli
strappò il libro di mano.
-Ehi!- esclamò Albus, guardandola
male.
-Mi interessa. Voglio leggerlo io.- si
giustificò Rose, passando le mani sulle pagine.
-Perché non lo leggi a voce alta per
tutti noi?- chiese Roxanne.
-Va bene...
Per alcuni secondi, Rose rimase in
silenzio a fissare il libro. Poi parlò.
-Vi sono molte cose che i Babbani
ignorano su questo testo. Esistono varie copie della Chiave di
Salomone, versioni in francese, latino, italiano. Alcuni manoscritti
sono perfino conservati nei musei, ma si tratta di falsi. Qualsiasi
frammento della Chiave di Salomone che si trovi in mani Babbane è
certamente falso. Il vero libro, di cui non si conosce l'esatta data
di stesura, è stato perduto e nessuno conosce l'identità delle
persone ancora a conoscenza della sua ubicazione. Esistono alcune
leggende sul libro, ma si sa per certo che esso venne trovato da
alcuni maghi che vollero custodirlo in un luogo sicuro, protetto da
sortilegi. È accertato storicamente che questi maghi divennero
Guardiani e nascosero la Chiave di Salomone in un luogo noto solo a
loro. Tutti i loro discendenti vennero educati per diventare
Guardiani. Si sa pochissimo sui primi maghi che nascosero il libro, e
assolutamente nulla sulla loro discendenza. Se questi Guardiani
ancora esistono, sono gli unici che possono sapere dove si trova ora
il manoscritto originale.
Rose si fermò, con gli occhi
brillanti.
-Questa storia mi piace parecchio.-
commentò Rudolf.
Albus si sentiva tremendamente
affascinato. Un libro di magia scritto da un
Babbano, sull'evocazione di demoni. Nascosto da maghi e ormai
perduto. Se solo avesse potuto conoscere la verità intera su quella
storia!
-Ragazzi... che ne dite di tornare al castello?- chiese
Louis, spezzando il silenzio che si era creato all'interno della
radura.
Albus alzò lo sguardo verso il cielo.
Il suo azzurro scuro stava sfociando nel blu.
-Avete ragione, sbrighiamoci. Rose...
restituiscimi il libro. Sono stato io a prenderlo dal Reparto
Proibito.
Rose lo consegnò, e Albus fece
scivolare il libro nella borsa.
-Hai intenzione di restituirlo?- gli
chiese Betsabea, mentre il gruppo si inoltrava tra gli alberi.
-Figurati! Cioè... inizialmente non
volevo prenderlo ma è interessantissimo. Voglio leggerlo da cima a
fondo. E poi che prove hanno contro di me? Non penso che lo
riporterò, non mi possono scoprire.
Roxanne annuì soddisfatta.
-Ottimo, Al. Così ci si comporta.
-Se solo Molly ti sentisse.- disse
Louis, e i sette ragazzi scoppiarono a ridere.
Affrettarono il passo in quel pezzo di
foresta che si stava facendo sempre più buio.
*
Note dell'Autrice : Bene, ora avete capito a cosa si
riferisce il titolo!:D (Comunque, potrei iniziare ad aggiornare in
maniera meno frequente. Esami di terza media in corso.ç_ç)
|
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Capitolo 7 *** Il messaggio. ***
Note dell'autrice : Salve! Mi
scuso in anticipo perché questo capitolo sarà decisamente più corto
degli altri... ma il prossimo avrà una lunghezza normale.
Capitolo 7 : Il messaggio.
Per Merlino, sono
in ritardo! Questa
volta non mi perdonano. Maledizione!
Albus inciampò nell'ultimo gradino e
per poco non cadde sul pavimento della sala comune.
Riuscì ad appoggiarsi all'ultimo su
una piccola libreria vicina, e sospirò.
-Ciao, Al! Non sai mantenerti in
equilibrio scendendo le scale, eh? Figuriamoci su una scopa!
Albus
arrossì e lanciò un'occhiataccia a James; era seduto su una
poltroncina poco lontana, come Fred, Lucy e due suoi amici : un
ragazzo biondo e l'altro bruno.
-Come mai non vai a lezione?- disse Al,
nervoso.
-Forse perché non sono neanche le otto
del mattino.
-Non dire stupidaggini, sono le nove e
mezza passate!-
-Ci sei cascato.
Il suo tentativo di correre verso il
ritratto della Signora Grassa fu bloccato da quella semplice frase.
-Che... cosa?
-Sono entrato nel tuo dormitorio,
stanotte, e ho fatto una piccola modifica alla sveglia.
James lo fissò con uno sguardo
malandrino, e i suoi amici scoppiarono in risate divertite.
Albus spalancò gli occhi e strinse i
pugni, con le guance arrossate. Non sapeva se sentirsi sollevato,
oppure in preda alla furia per quello scherzo che l'aveva preoccupato
a morte.
-James!- urlò. -Come...
-Un piccolo scherzo, Al, cosa vuoi che
sia!- lo liquidò lui.-E naturalmente ho detto ai tuoi compagni di
alzarsi prima e uscire dal dormitorio per collaborare. Penso che li
troverai nel corridoio qui fuori...
Si alzò di scatto dalla sedia per
evitare la borsa che Albus gli aveva lanciato contro, ma non fece in
tempo a scostarsi che venne colpito in piena faccia.
Fred, Lucy e i due amici di James
risero ancora più forte.
-Ottimo, Albus!- esclamò il ragazzo
biondo.
La borsa cadde, rivelando lo sguardo
furioso di James.
-Albus!- urlò, sfoderando la
bacchetta. -Non ti permettere mai più a fare una cosa del genere o
io giuro che t...
Anche Albus iniziò a ridere.
-Su, non prendertela. Tu hai fatto uno
scherzo a me e io uno a te.- lo rimbeccò, e si avvicinò cauto alla
borsa per recuperarla. -Ora io torno a dormire. Tanto, grazie a te mi
rigirerò nel letto per un'ora senza riuscire a prendere sonno.
Mentre risaliva le scale verso il
dormitorio, sentì la voce di James pronunciare quelle imprecazioni
che avrebbero fatto impallidire Ginny e Harry.
In ogni caso, una volta raggiunto il
suo letto, non ebbe affatto voglia di indossare nuovamente il pigiama
e tornare a dormire.
Sbuffò, ripose la sveglia nel baule,
poi decise di prendere un libro dalla borsa.
L'avrebbe letto finché non fossero
arrivate le nove, approfittandone anche per ripassare l'ultima
lezione di Pozioni.
*
-Louis, Frank. Non vi
azzardate più a
complottare con James contro di me, chiaro?
I due ragazzini alzarono gli occhi al
cielo, con un sorriso divertito.
-Certo che sei serio.- rispose Frank.
-Ti lamenti di uno scherzo stupido dopo aver rubato un libro dal
Reparto Pro...
Louis gli sferrò un calcio alla
caviglia.
-Zitto! Non vorrai dirlo qui ad alta
voce!
-Andiamo, non c'è nessuno!
-Se continuate a urlare così qualcuno
vi sentirà.- li interruppe Albus, mettendo fine a quel piccolo
litigio.
Iniziarono a scendere una ripida
scalinata, che li portò nella Sala d'Ingresso.
-Secondo Dominique i Cannoni di Chudley
dovrebbero...
-Aspetta. Perché sembrano tutti
agitati?
Si bloccarono. Il portone della Sala
Grande era aperto, e sulla soglia si erano fermati molti studenti di
tutte le casate, che confabulavano tra di loro e sembravano lanciare
occhiate nella Sala.
-Silenzio, prego, silenzio! Fatemi
esporre chiaramente la situazione.- disse una voce femminile.
Si avvicinarono, si fecero strada tra
gli studenti, e Albus vide la preside Bhatorys in piedi davanti a
quella piccola folla.
Aveva un'espressione terribilmente
seria e preoccupata, e gli studenti tacquero.
Per alcuni secondi calò una cappa di
silenzio, che la preside infranse con il suo tono calmo.
-Questa mattina, verso l'alba, il
bibliotecario Meddows si è accorto che la porta del Reparto Proibito
della biblioteca era leggermente aperta. È naturalmente corso a
controllare e...
La donna tirò un respiro profondo.
-Non si sa perché, ma gran parte del
Reparto Proibito è stata svaligiata. Tantissimi libri sono
scomparsi, sicuramente rubati. Quelli rimasti erano caduti a terra,
mezzi aperti, o sistemati male sugli scaffali, come se fosse passato
un uragano. Si stima che ben ottantasette libri siano scomparsi. E
secondo una prima ricerca superficiale, tutti questi testi scomparsi
riguardavano i manoscritti antichi di stregoneria.
Ad Albus sembrò di gelare, sentì il
cuore stretto in una morsa. Per un attimo, ebbe l'impressione che le
sue gambe stessero cedendo.
Biblioteca. Reparto Proibito
svaligiato. Libri sui manoscritti antichi.
Chi avrebbe mai potuto fare una cosa
del genere? E se avessero trovato il suo libro
sui manoscritti antichi?
-Ora, se il colpevole di una tale
azione è tra voi, è pregato di riferirlo immediatamente e di
spiegare il perché di un gesto tanto assurdo. Sappiate che noi
professori abbiamo i nostri strumenti per indagare, e faremo il
possibile per scoprire chi è stato. E vi assicuro, se il colpevole è
uno studente, sarà irrimediabilmente espulso!
Tacque, e il silenzio si fece ancora
più pesante e terribile.
Albus aveva gli occhi sgranati e i
brividi lo percorrevano, ma si sforzava di controllarsi, di mantenere
un'espressione calma.
Non era stato lui a rubare i libri del
Reparto Proibito, naturalmente. Ma se i professori avessero indagato,
il suo libro sarebbe stato identificato, e l'avrebbero accusato del
gesto.
Provò una punta di dispiacere al
pensiero di sbarazzarsi di quell'interessantissimo volume, ma non
poteva rischiare.
Decise che, in un modo o nell'altro, e
con la massima cautela, l'avrebbe riportato nel Reparto Proibito.
*
Per tutta la giornata,
durante la
colazione, nelle aule, nei corridoi, non si parlò d'altro se non di
quel furto nella biblioteca.
-Ma secondo te cosa è successo?
-Non
lo so, sarà qualche pazzo! Non si può svaligiare il Reparto
Proibito, andiamo...
-Potrebbe essere un ragazzo del sesto o
settimo anno. Pensa, per entrare lì doveva conoscere certi
incantesimi.
-Manoscritti antichi? Secondo me è un
fissato studioso.
Albus non ne poteva più.
Solo Frank, Betsabea, Rudolf e i suoi
cugini l'avevano guardato preoccupati e non avevano spiccato parola
sull'argomento davanti a lui.
Ma ogni volta che cercava di conversare
con un altro compagno, ecco che quello cominciava a parlare
incessantemente di ciò che era successo nella biblioteca.
Si sentiva nervoso, quando il
chiacchiericcio giungeva alle sue orecchie.
Sapeva di non essere lui il colpevole,
ma se si fosse mostrato troppo agitato qualcuno avrebbe sospettato di
lui. E il libro rubato sarebbe stato considerato una prova
schiacciante.
-Ragazzi, ho un dubbio... sulla
biblioteca.- disse Roxanne quel pomeriggio, mentre lei, Albus e Louis
si dirigevano a lezione di Pozioni.
-Sarebbe?- sbottò Al.
-Non me l'ero chiesto prima, ma... come
mai, secondo te, quando noi siamo entrati nel Reparto Proibito la
porta era semi aperta?
-Non lo so. Forse il signor Meddows
l'aveva dimenticata...
-Figuriamoci, una persona attenta come
lui!- lo interruppe Louis.
Albus iniziò a riflettere.
E se la persona che aveva svaligiato il
Reparto Proibito fosse stata lì, quel giorno, e avesse lasciato la
porta aperta?
Ma perché non ha rubato allora i
libri? O forse... era una trappola. No, che stupidaggine. Trappola
per che? Per far accusare me e Roxanne? Voleva che io trovassi il
libro?
-Sentite.- disse a
un certo punto. -Devo riportare il libro che ho preso nel Reparto
Proibito.
-E perché?- chiese
Roxanne, leggermente delusa.
-Perché è
pericoloso! Potrebbero accusare me se qualcuno lo trovasse...
-Uno studente del
primo anno?
-Beh, si inventeranno qualcosa!
Abbassò il tono di
voce.
-Diranno che magari
sono in complicità con qualcuno, non so. Ma cos'altro potrebbero
pensare se vedessero che io ho un libro del Reparto Proibito, proprio
sui manoscritti antichi? Sospetteranno subito di me anche se non ho
fatto niente.
-Ma non hanno
motivi per sospettare di te.- disse Louis.
-Lo so, ma... se
usassero degli incantesimi per rintracciare i libri rubati,
potrebbero localizzare il mio. È troppo pericoloso e basta.
-Ok, hai ragione.- sospirò Roxanne,
attirando le occhiate sorprese dei due ragazzi. -Ma come hai
intenzione di riportarlo senza farti scoprire?
-Non lo so. Ci sarà un modo. Vedrai
che starò attento.
Ma non si sentiva sicuro.
Già immaginava di imbattersi in un
professore, proprio sgattaiolava nel Reparto Proibito, e il pensiero
non era per nulla confortante.
Oh, basta. Domani notte ci andrò.
Probabilmente durante la notte non ci sarà nessuno a perquisire la
biblioteca!
-Albus, stai
tranquillo. Liberarti del libro è l'unica soluzione, non puoi fare
niente altro.- lo rassicurò Roxanne, davanti al suo sguardo
preoccupato.
-Sì, solo che è pericoloso anche
aggirarsi in biblioteca...
-Perché allora non butti il libro da
qualche altra parte?- gli chiese Louis.
Albus lo guardò ammirato.
-Perché a me non vengono in mente
soluzioni così semplici e ovvie?
-Forse perché sei un idiota.- lo prese
in giro Roxanne, e i tre ragazzi risero.
-Dove posso buttarlo, secondo voi?
-Portarlo nella Foresta Proibita
sarebbe un'idea... solo che anche quella è pericolosa.
-Magari potresti...
Roxanne si interruppe, perché un
gruppo di Tassorosso ridacchianti sbucò dall'angolo, e rimasero in
silenzio finché le ragazze non scomparvero per un altro corridoio.
-Stavo dicendo...- riprese Roxanne.
-Fred mi ha parlato di un passaggio segreto vicino al quarto piano,
dice che è sicurissimo, una specie di tunnel pieno di nicchie e
polvere, nascosto dietro un arazzo. Perché non nascondi il libro lì?
A ogni parola, Al si sentiva sempre più
entusiasta.
-Sì, va benissimo! Facciamo così. Tu
domani chiedigli di mostrati questo passaggio, tanto per curiosità,
così dopo puoi venire da me e accompagnarmi.
-Posso partecipare anche io?- chiese
Louis. Sembrava divertito da quella faccenda di passaggi segreti e
libri da nascondere.
-Ovvio!- rispose Roxanne. -Penso che
Fred sia in sala comune. Gli parlerò direttamente stasera.
*
Separarsi
da quel libro non sarebbe
stato affatto semplice.
Albus sapeva che, se avesse tentato di
spiegare a qualcuno quello che stava provando, sarebbe stato preso
per matto.
Ma era così; nonostante fosse passata
poco più di una settimana da quando l'aveva preso, si era
affezionato al libro, avvertiva un legame tra lui e quelle pagine di
pergamena.
Gli piaceva leggerlo, persino passare
lo sguardo sulle rune e i testi in latino, provando a immaginare
tutte le conoscenze antiche che potevano racchiudere.
Posando una mano sulla copertina, aveva
avuto l'impressione che quel libro fosse suo.
Come quando aveva comprato la sua
bacchetta; sfiorandola per la prima volta un calore si era diffuso
nella sua mano.
Stessa cosa con il libro, adesso che
Albus era salito nel dormitorio deserto dei Grifondoro e l'aveva
preso dalla sotto cassa del suo baule.
Sedeva sul suo letto, fissando la
stella in copertina con amarezza.
Devo farlo, altrimenti si scatena un
casino. E basta.
Roxanne stava
scontando una punizione per aver infranto il coprifuoco, la sera
prima.
Probabilmente
sarebbe tornata in sala comune entro un quarto d'ora, per
accompagnarlo nel passaggio segreto, e Albus voleva poter sfogliare
quel libro un'ultima volta e leggerlo un po'.
Lo aprì a caso,
proprio sulla pagina che parlava della Chiave di Salomone.
Forse avrebbe dovuto appuntare quella
storia da qualche parte, per non dimenticarla. O cercare un altro
libro in biblioteca che parlava dell'argomento, sperando che non
facesse parte del Reparto Proibito.
Lo sfogliò ancora, guardando di
sfuggita le rune che ricoprivano la pergamena. Probabilmente al terzo
anno avrebbe seguito il corso di Rune Antiche.
Si fermò su una pagina, completamente
vuota, e la fissò confuso.
Come mai non c'era scritto niente?
Neanche una parola, una runa, un'illustrazione; eppure quella pagina
era circa a metà libro.
-Strano...- mormorò, e passò le dita
sulla pergamena liscia.
A un certo punto, minuscole righe
d'inchiostro iniziarono a formarsi da sole sul foglio, e si
modellarono, prendendo la forma di alcune lettere.
Albus sobbalzò, lasciando cadere il
libro a terra, e per qualche secondo rimase fermo, con il cuore in
gola, le mani che artigliavano la coperta rossa.
Fissò il volume, rovesciato sul
pavimento, ma ancora aperto sulla pagina vuota.
Si alzò lentamente e si chinò per
recuperarlo, pur sentendosi scosso dai brividi.
Ma che cavolo... parole che si
formano da sole?
Si risedette sul
letto e fissò la pagina.
Adesso
si era formata una scritta completa, e mentre la leggeva non poteva
fare altro che sgranare gli occhi : Albus
Severus Potter,
discendente dal ramo degli Evans. Ti rivolgo una richiesta
estremamente urgente, che deve essere accettata. Nonostante tu sia
giovane, sei anche la persona adatta per questo scopo. Ti chiedo
quindi di recarti nella biblioteca della scuola di magia e
stregoneria di Hogwarts, ed entrare nel Reparto Proibito. Aggirati
tra gli scaffali con cautela. Se seguirai alla lettera le mie
istruzioni, arriverai fino a una scrivania nascosta nel fondo del
Reparto. È una scrivania molto importante, la riconoscerai da un
fregio d'oro scolpito, dalla forma di un leone. Recati lì, per
favore, e allora saprai cosa devi fare.
La scritta rimase
lì, nera, vivida e brillante sulla pergamena chiara.
Albus non riusciva
a smettere di rileggere quelle parole, nervoso, e per un attimo si
chiese se fosse frutto della sua immaginazione.
Come poteva un
libro conoscere il suo nome e dargli un messaggio del
genere?
Andiamo, era assurdo. Forse si trattava di magia oscura,
di un trabocchetto per... non sapeva cosa.
Ma sapeva con
certezza che, per quanto la cosa potesse essere pericolosa, nessuno
sarebbe rimasto indifferente davanti a un messaggio del genere.
*
-Rose, Rose! Vai a cercare
Rudolf!
Louis, Frank, Betsabea, venite che dobbiamo vedere se Roxanne...
-Al, che hai?
I tre ragazzi, seduti a un tavolino
della sala comune, lo fissarono preoccupati.
-Ho scoperto una cosa. Dovete venire.-
rispose lui, stringendo con forza la borsa dei libri. -Tutti.
-Ma devo finire i compiti di Tras...-
iniziò Rose.
-Per favore! È una cosa urgente!
Dovete vederla, non so di cosa si tratti esattamente ma devo
mostrarvela...
-Va bene. Vado a cercare Roxanne,
allora.- rispose Frank, e si alzò dal tavolino. -Ma cosa è
successo?
-Non posso dirvelo qui!- ribatté Al,
guardando nervosamente tutti i Grifondoro che affollavano la sala
comune. Serrò ancora di più la mano intorno alla borsa, come se
quei ragazzi avessero assunto il potere di vedere attraverso gli
oggetti.
-Io e Rose andremo a cercare Rudolf.-
decise Betsabea. -Dove dobbiamo incontrarci?
-Ce lo dirà Roxanne. Lei conosce un
posto adatto.
|
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Capitolo 8 *** La Chiave del Re. ***
Taa-dan! Sono tornata con il
nuovo capitolo della Long-Fiction. Scusate (Ma a quale pubblico mi sto
rivolgendo?) se ci ho messo vario tempo, ma ho avuto gli esami di terza
media e quindi ho iniziato a "studiare."
Ora gli esami sono finiti, io sono in vacanza, quindi ho ripreso in
mano la storia. Buona lettura!
Capitolo 8 : La Chiave del Re.
-Ecco, dovrebbe essere qui...
Roxanne scostò rapidamente l'arazzo
verde, addossato a una parete del quarto piano, svelando una nuda e
liscia parete di mattoni.
-E allora? Che cavolo c'è qui?- chiese
Rose.
-Mio fratello me l'ha mostrato...
Roxanne passò la mano sulla parete e
picchiettò con le nocche, per quattro volte.
Si ritirò con aria soddisfatta mentre
molte mattonelle iniziavano a sparire, fino a formare un vero e
proprio buco, oltre il quale c'era solo nero.
-Forte!- esclamò Louis, ed entrò per
primo. Tutti lo seguirono, e quando anche Betsabea fu entrata il muro
si richiuse completamente alle loro spalle; adesso si trovavano nel
buio più totale.
-Aspettate alcuni secondi, non
muovetevi.- disse Roxanne.
Per qualche istante tutti rimasero
fermi e silenziosi. Finché il luogo dove si trovavano non si
illuminò di colpo della luce di alcuni fuochi, e Albus si guardò
intorno curioso.
Erano in un corridoio freddo,
nonostante le fiaccole accese appese alle pareti di pietra scura.
Nessun segno particolare; sembrava un
semplice sotterraneo.
-Avanti, che vuoi farci vedere?- disse
Roxanne, voltandosi verso Albus.
-Ma... qui?
-Sì. Tanto il tunnel non va a finire
da nessuna parte. Datti una mossa.
Albus annuì e aprì la sua borsa. A
parte per alcuni pezzetti di pergamena e una piuma, tutto lo spazio
era occupato dal libro.
Lo tirò fuori e tirò un respiro
profondo.
-Questo libro. È comparsa una cosa
sopra. Una scritta assurda. Penso che sia qualche incantesimo o...
non so, vedete voi.
Tirò il segnalibro che aveva infilato
tra le pagine, una sottile strisciolina di stoffa rossa, e il libro
si aprì proprio sulla pagina dove quelle parole non erano scomparse,
continuavano a brillare, perfettamente nitide sotto la luce dei
fuochi.
-Guardate.
Allungò il libro verso i ragazzi,
riuniti davanti a lui, in modo che tutti potessero leggere la
scritta.
Silenzio. Per quasi un minuto, un
silenzio quasi insopportabile regnò nel corridoio.
Nessuno parlò, e Albus iniziava a
innervosirsi.
-Andiamoci, Albus.- disse finalmente
Roxanne.
-Come?
-Sei sordo o stupido? Andiamo
nel Reparto Proibito e cerchiamo questa scrivania.
-Roxanne, non dire assurdità.- la
rimproverò Rose. -Sarà qualche scherzo, un incantesimo...
-Uno scherzo? Questo libro era nel
Reparto Proibito!- la rimbeccò lei, zittendola.
-Comunque è una cosa pericolosa.-
intervenne Frank. -Scritte che compaiono sulle pagine di un libro del
genere e ci dicono di andare nel Reparto Proibito? C'è sicuramente
qualcosa sotto. Forse dovremo dirlo agli insegnanti e far fare dei
controlli sul libro...
-Scherzi?- disse Al. -Come pensi che
reagiranno quando sapranno che l'ho rubato? Penseranno subito che sia
stato io a svaligiare la biblioteca!
Ancora pochi secondi di silenzio.
-L'unico modo per scoprire cosa sta
succedendo è fare quello che dice il libro.- disse infine Betsabea.
Tutti si voltarono verso di lei.
-Tu
dici?- chiese Louis.
-Certo! Insomma, non siete curiosi di capire
di cosa si tratta?- intervenne Roxanne. -Mi sembra una cosa pazzesca!
Dobbiamo assolutamente andare in biblioteca e cercare la scrivania,
niente scuse!
-Guarda che non è un gioco.- la apostrofò Rose.
-E
allora? Andiamo, non avete il senso del rischio! Mi sembra inutile
discutere, dobbiamo fare quello che dice il libro e basta. Chi è
d'accordo con me?
-Io.- rispose Albus, impulsivamente.
Entrare
nel Reparto Proibito e cercare una scrivania, seguendo le indicazioni
di un libro; nonostante la cosa potesse rivelarsi pericolosa,
avvertiva un'eccitazione e una curiosità innegabili all'idea.
-Anche
io ci sto.- disse Frank. -E voi?
Nel corridoio risuonò un piccolo
coro di "sì."
Solo Rose non rispose. Albus la fissò,
mentre lei si mordeva il labbro.
-Dovremo andare in biblioteca e cercare
la scrivania.- mormorò la ragazza. -Ma se non sapete a cosa si
riferisce il libro...
-Rose, per favore.
-Va bene!
Rose fece
scattare la testa in alto, e fissò Albus con uno sguardo
determinato.
-È una follia ma va bene. Facciamolo.
-Non
adesso, però.- disse Rudolf, nascondendo un sorriso soddisfatto.
-Non possiamo andare di getto in biblioteca e basta. Dobbiamo
organizzarci, trovare delle scuse in caso ci scoprissero.
-Che ne
dite di andare in biblioteca questa notte? Se stiamo attenti a non
fari scoprire dal custode, avremo la biblioteca deserta e libera. E
nessuno si accorgerà della nostra assenza.
-Perfetto. Il problema
è il modo in cui non farci beccare dal custode o da qualche Prefetto
di ronda...
-Avremo il piacere del rischio.- disse Roxanne. Come
faceva a essere così allegra in un momento del genere?
-Sicuri
che non si tratti di una sciocchezza?
-Rose, basta, hai
accettato.- ribatté sua cugina. -Ci dobbiamo incontrare stanotte, va
bene?
-E dove?- domandò Frank. -Se ci
muoviamo tutti insieme sarà più alta la probabilità di essere
scoperti.
Lei ci pensò su per qualche secondo.
-Allora possiamo fare così...
*
-Sicuro che sia la scala giusta?
-Sì, penso di sì... e parla più a
bassa voce.
Albus e Frank scesero lentamente la
scalinata che portava al terzo piano. La luce della luna che filtrava
attraverso i vetri bastava appena a illuminare i gradini, così
procedevano con la massima cautela, due candele spente in mano.
-Quando le accendiamo, queste?- chiese
Al.
La paura aveva preso il sopravvento
sull'eccitazione. Il piano di Roxanne, che quel giorno era sembrato
così geniale, adesso gli appariva come una semplice follia.
Non era un fissato con il rispetto
delle regole, ma aggirarsi di notte per quel castello buio, insieme a
Frank, con il rischio costante che il custode li scoprisse, per
entrare in biblioteca e infiltrarsi nel Reparto Proibito... beh, d'un
tratto non aveva poi tanta voglia di farlo.
-Sicuro che James stia tenendo occupato
Dovred?- chiese Frank, riferendosi al custode. La sua voce era quasi
un sussurro.
-Sì. Penso che ora sia in punizione
nel suo ufficio. Altrimenti...
Arrivarono alla fine delle scale e
imboccarono un corridoio. Camminarono fino a raggiungere la porta
della biblioteca, e Al sfiorò la maniglia con il cuore in gola.
-Muoviti.- lo incitò Frank.
La porta si aprì con un cigolio, che
fece venire i brividi ad Albus; e se qualcuno l'avesse sentito?
Entrarono in biblioteca a passo
leggero, e videro alcune figure accovacciate dietro uno scaffale
vicino.
-Albus, Frank?- disse la voce di Rose.
-Sì, siamo noi.- mormorò Al di
rimando, e le figure si alzarono e vennero verso di loro.
Erano Rose, Betsabea e Roxanne. Louis
non c'era; era stato deciso che sarebbe uscito dal dormitorio per
ultimo, si sarebbe incontrato con Rudolf vicino alla torre dei
Corvonero e insieme si sarebbero diretti in biblioteca.
-Che facciamo, ora?- chiese Roxanne.
-Aspettiamo, stupida. Cos'altro vuoi
fare?- ribatté Rose.
Di notte, gli scaffali della biblioteca
sembravano ancora più scuri, svettanti, minacciosi, e le ombre che
proiettavano erano ancora più lunghe. Distinguere i colori dei libri
non era facile, a parte per quelle copertine dorate o bianche.
I ragazzi si appiattarono contro una
parete, vicini alla porta, davanti a uno scaffale.
Rimasero in completo silenzio, e Albus
decise di ingannare il tempo tirando fuori il suo libro dalla sacca
che portava a tracolla e sfogliandolo.
-Betsabea.- disse alla ragazza, in
piedi accanto a lui. -Tu conosci quell'incantesimo per accendere le
candele, vero?
-Certo.- rispose lei, alzando la
bacchetta. -Vuoi leggere il libro?
-Sì. Controllo anche se c'è
ancora la scritta.
-Perfetto. Dammi la tua candela.
Betsabea la prese e andò a poggiarla
su un tavolo vicino. Puntò la bacchetta e sembrò concentrarsi per
alcuni istanti.
-Incendio!- esclamò, la voce smorzata.
Una viva fiammella si accese sulla
punta della candela, e Betsabea la porse ad Albus, soddisfatta.
-Attento a non bruciare il libro.
-Ovvio.
Albus accostò la candela alle pagine,
cercando di non avvicinarla troppo. Distinse alcune scritte in runico
che in quel momento non lo interessavano. Si accovacciò a terra, per
sfogliare le pagine, fino ad arrivare a quella che stava cercando.
Quelle parole che gli chiedevano di
recarsi nella biblioteca non erano svanite, si trovavano ancora lì.
Albus le lesse e rilesse,
trastullandosi di domande.
Chi poteva aver mandato quel messaggio?
Forse il libro stesso aveva una volontà, o qualcuno aveva gettato un
incantesimo.
Perché, poi, rivolgersi proprio a lui?
Una delle cose che più lo
sconcertavano era quel “Discendente dal ramo degli Evans.”
Sua
nonna, Lily, era una Evans. Per quello che Al ne sapeva, la famiglia
Evans era stata sempre composta di Babbani e Lily era l'unica strega.
Perché rivolgersi a lui come un discendente degli Evans, e non dei
Potter, una famiglia di maghi che era già stata piuttosto famosa, e
aveva raggiunto il culmine della fama grazie a suo padre?
-Ehi,
Al.- disse Betsabea.
Si alzò, tenendo ben alta la candela
accesa, e si accorse che la porta si era aperta.
Per fortuna, era Louis che la stava
richiudendo. Rudolf, invece, si diresse verso sua sorella.
-Tutto bene? Avete incontrato
qualcuno?- domandò.
-No, per fortuna. E voi?
-Niente.
-Ora dobbiamo accendere tutte le
candele. E... andare nel Reparto Proibito.- disse Rose.
Lei e Betsabea accesero le candele
utilizzando l'incantesimo Incendio.
Quando tutti furono pronti, Albus
lanciò un'occhiata al libro. Il messaggio comparso sulla pergamena
era sempre lì, identico a prima.
-Ok, andiamo.
Si avviarono tra gli scaffali,
lanciandosi occhiate nervose intorno, senza dire una parola; eccezion
fatta per i loro passi, il silenzio era perfetto.
Albus iniziava a sentirsi più
tranquillo, senza sapere perché : forse perché ora insieme a lui
c'erano tutti gli altri, o per la presenza dei libri.
A guidarli era Roxanne, che aveva
sapientemente memorizzato la strada per il Reparto Proibito.
Camminarono per circa dieci minuti,
prima di arrivare alla stessa porta che Albus e sua cugina avevano
trovato socchiusa.
Questa volta, invece, era perfettamente
chiusa. Roxanne si avvicinò e provò ad aprirla, senza riuscirci.
-Stupida porta!- esclamò,
probabilmente trattenendo l'istinto di tirarle un calcio.
-Potremmo usare un incantesimo.-
intervenne Rudolf, impugnando la bacchetta e facendo alcuni passi in
avanti.
-Ci scommetto la testa che è
l'Alohomora. L'ho memorizzato dal giorno in cui mio padre tentò
disperatamente di usarlo su una cassa sigillata, senza riuscirci.-
commentò Rose.
-Esatto.
Rudolf sfiorò la serratura con la
punta della bacchetta.
-Alohomora!
La porta stavolta si aprì, e Albus
trattenne il fiato : se qualcuno fosse stato presente in quella parte
della biblioteca?
Immobilità e silenzio, per alcuni secondi.
Non accadde niente, così i ragazzi
entrarono e Louis richiuse piano la porta.
Alla luce di sette candele, Albus vide
quello che era stato fatto nel Reparto Proibito : molte file di
scaffali erano svuotate. Non c'era altro modo per descriverle, erano
semplicemente vuote. I libri erano scomparsi.
Certo, alcuni rimanevano. Qualcuno,
forse il signor Meddows, li aveva sistemati ordinatamente nei loro
posti.
Ma erano pochi e scarni gli scaffali
che potevano esibire non più di tre o quattro libri.
-Cavolo. Chi può averlo fatto?-
mormorò Betsabea, mentre camminava al fianco di Al.
-Non lo so. Ora pensiamo a cercare
questa scrivania.
Albus guardò nuovamente il libro, e
trattenne a stento un sussulto quando vide che era comparsa una
seconda scritta : Perfetto. Ora che siete nel Reparto
Proibito,
seguite queste mie indicazioni. Superate tre scaffali, sempre dritto.
Poi svoltate a destra e superatene dieci.
-Guardate qui.-
disse Albus, bloccandosi. -Dice che dobbiamo andare dritto e superare
tre scaffali. Poi svoltiamo a destra e ne dobbiamo superare dieci.
Chiaro?
Tutti lanciarono
occhiate incuriosite alla scritta, poi annuirono e ripresero il
passo.
Fecero come aveva
detto il libro. Una volta arrivati al decimo scaffale, Albus guardò
di nuovo la pagina. Era comparsa un'altra scritta.
Dirigetevi a sinistra, e camminate
per otto scaffali. Poi a destra, sette scaffali, e di nuovo a destra,
per ventidue.
Il libro non si
fermò certo lì. Continuarono a camminare per quelli che sembrarono
dei minuti interminabili. Ogni volta che terminavano di seguire
un'indicazione, Albus guardava la pagina e trovava delle scritte
nuove.
Passò mezz'ora.
Ce l'avete quasi fatta. Adesso non
vi resta che svoltare a sinistra e camminate fino a raggiungere la
scrivania.
-Forza, ci siamo
quasi.- disse Albus, davanti ai visi stanchi dei suoi compagni.
Continuarono a camminare in totale
silenzio. Ma già da un po', Al iniziava a sentirsi assonnato,
stanco, le gambe doloranti.
Insomma. Manca poco.
Finalmente apparve.
La fila di scaffali si interruppe davanti a un muro di mattoni scuri,
e addossata a quel muro c'era una scrivania.
-Bellissima.-
mormorò Louis.
E aveva ragione :
era di legno chiaro e pregiato, e sul ripiano erano impilati alcuni
fogli di pergamena, più una boccetta di inchiostro e un'elegante
piuma rossiccia.
Ma ciò che più
attirava l'attenzione era il fregio d'oro scolpito sul fianco : aveva
la forma di un leone sfavillante, due rubini come occhi che
brillavano fieri, le zampe alzate.
Albus si avvicinò
a quel fregio e si chinò, per poi riporre il libro sul pavimento.
Il suo sguardo affascinato corse su tutta la figura del leone,
illuminata dalla candela, e si posarono sulla minuscola scritta
incisa poco più in su dalla testa.
Il suo cuore
accelerò i battiti, non appena distinse quelle due semplici parole :
Godric Grifondoro.
Uno dei Fondatori
di Hogwarts, e della casata dei Grifondoro.
Albus lo conosceva
benissimo : quando era piccolo, spesso suo padre raccontava a lui,
James e Lily aneddoti su Hogwarts, compresa la fondazione e il resto
della sua storia.
-Ragazzi...- riuscì
a dire, mentre sfiorava quella scritta quasi con venerazione. -Qui...
qui c'è scritto...
-Cosa, Al?
Il tono di Rose era
sorpreso ed entusiasta. Si chinò accanto al cugino e anche lei
guardò il fregio e la scritta.
-Cosa c'è
scritto?- domandò Rudolf.
-Godric Grifondoro.
C'è il suo nome, qui... è inciso sopra il leone. Ma ci pensate? E
se questa scrivania fosse stata proprio di Godric Grifondoro?
-Uno dei Fondatori di Hogwarts,
giusto?- chiese Betsabea, la voce colma di emozione.
-Sì.
Albus non riusciva a staccare gli occhi
da quel nome. Rimase fermo, a fissarlo, una mano poggiata sul legno
fresco e liscio. Se davvero quella era la scrivania di Godric, perché
il tempo non l'aveva consumata? Ma forse era stata riparata con un
incantesimo.
-Albus... il libro.- disse Roxanne.
Anche lei guardava il fregio con occhi
brillanti, ma sembrava impaziente e decisa a fare qualcosa, una volta
scoperto che quella scrivania esisteva.
-Giusto, scusa.
Albus riprese in mano il libro e
avvicinò la candela.
Ora che sei arrivato fin qui, Albus
Severus Potter, ti manca solo un passo. Prendi la piuma posata sulla
scrivania e scrivi il tuo nome su un foglio di pergamena. Ma prima
dimmi, hai intenzione di portare quei tuoi amici con te? Fino alla
fine?
Fino alla fine.
Cosa li stava aspettando? Ma loro non avrebbero mai accettato di
rimanere lì.
Sì, voglio che vengano con me!
Evidentemente il
libro poteva percepire i suoi pensieri. La precedente scritta sparì,
e altre lettere affiorarono sulla pergamena.
In questo caso, dovrai scrivere i
loro nomi dopo il tuo. Vedo i vostri cuori e sono puri. Per questo ti
concedo l'autorizzazione. Potrai portarli con te.
Portarli dove?
Albus guardò gli altri con uno sguardo interrogativo.
-Dice che devo
scrivere i nostri nomi su una delle pergamene. Tutti i nostri nomi. E
poi... non so cosa succederà.
-Allora era vero.
Questo libro non mente.- sussurrò Rose, guardando il volume. -Però
scrivere i nomi potrebbe essere pericoloso, Al. Cosa ti dice che...
beh, che non possa scattare una maledizione o qualcosa del genere?
-Rose, vai a quel
paese.- le rispose sfacciatamente Roxanne, scatenando delle risatine.
-Allora io lo
faccio.
Albus si alzò.
Pose il libro sulla scrivania, ma continuò a stringere la candela
con la mano sinistra.
Prese la piuma e la
intinse nella boccetta d'inchiostro, fortunatamente aperta. Poi
avvicinò la piuma a una delle pergamene ed esitò.
-Ragazzi. Rose non
ha del tutto torto. Siete sicuri...
-Fallo e basta.-
affermò Roxanne.
In che guaio si
stavano cacciando? Erano solo dei ragazzini.
Ma Albus agì
d'impulso e iniziò a tracciare il suo nome e cognome sul foglio. Poi
prese a scrivere i nomi di Rose, Roxanne, Louis, Betsabea, Rudolf e
Frank, con gesti lenti della mano.
Una volta finito, rimase immobile a
fissare i nomi vergati con la sua calligrafia piccola e stretta.
Albus Severus Potter.
Rose Weasley.
Roxanne Weasley.
Louis Weasley.
Frank Paciock.
Rudolf Finwel.
Betsabea Finwel.
Non successe nulla, all'inizio.
Albus stava per voltarsi, pervaso dalla
delusione, quando udì uno stridio.
La piuma cadde dalla sua mano e finì
sul pavimento, mentre lui e gli altri si guardavano intorno
spaventati.
Lo stridio si era interrotto, e ormai
non si sentiva più niente, ma riusciva comunque ad avvertire il suo
cuore che batteva a mille.
Il suo sguardo si posò al di sotto
della scrivania, e trattenne il fiato nel vedere che le pietre
scomparivano una a una, fino a formare un buco nel pavimento.
Quando tutto fu finito, tornò il
silenzio.
Albus si chinò, reggendosi forte alla
scrivania, e vide una fila di gradini bianchi che scendevano nel
buio.
-Ragazzi... qui c'è una scala.- disse.
Si voltò.
Rose, Louis e Betsabea avevano
espressioni quasi scioccate, mentre quelle di Roxanne, Frank e Rudolf
erano più sconcertate e curiose.
-Scendiamo, Albus.- disse Roxanne. -Vai
per primo tu.
-No, ora basta.- replicò Rose,
cercando di contenere il fremito nella voce. -Sai cosa potrebbe
esserci lì sotto? No, non si sa. Potremmo trovare qualsiasi cosa. È
assurdo e pericoloso, non avrete certo intenzione di scendere!
-Io ho intenzione.- affermò Louis.
-Ormai la cosa si è spinta troppo in là e ci siamo finiti dentro.
Non possiamo tirarci indietro, se siamo arrivati fin qui. Albus, vai
prima tu?
-Aspettate. Se non volete venire, non
posso costringervi. Rose, tu puoi rimanere qui.
Lo sdegno passò negli occhi di Rose.
-No! Siete dei pazzoidi se pensate che
io vi lasci andare da soli...
-Siamo in sei, e tu una.
-Beh, non è quello che intendevo!
Penso che dovremo andarcene tutti quanti e dimenticare questa storia
ma...
Si fermò per sospirare.
-Va bene. Vengo con voi. Dove andate
voi, devo esserci anche io.
Albus le rivolse un sorriso amichevole.
-Sapevo che avresti accettato. C'è
qualcun altro di voi che non vuole venire?
Nessuno rispose.
-Va bene. Io... inizio a scendere.
Aveva paura, quella era la verità. La
paura non l'aveva mai abbandonato : temeva di poter essere scoperto
da un momento all'altro e di essere quindi espulso da Hogwarts. Ma
aveva anche paura di quello che avrebbe potuto trovare lì, in fondo
alle scale. Ma un impulso lo spingeva ad andare avanti.
Strinse più forte la candela e si
chinò, per posare un piede sul primo gradino della scala.
Iniziò a scendere, lento, cauto. La
luce della piccola fiamma illuminava mura umide e ricoperte di
fiaccole spente.
Sentì i passi degli altri ragazzi che
lo seguivano; qualcuno lo raggiunse e camminò alle sue spalle.
Per quella che sembrò una mezz'ora,
scesero incessantemente la scala umida. Non parlarono. Albus avrebbe
voluto farlo, ma non sapeva cosa dire.
Finalmente la scala terminò. Albus
saltò l'ultimo gradino e si fermò davanti a una porta di legno
consunto. I passi dietro di lui si bloccarono, e risuonò forte la
voce di Rudolf.
-Su, aprila.
Albus toccò la maniglia, ma non riuscì
a trovare il coraggio di aprire quella porta. La paura stava
tornando, ed era paralizzante, lo stava facendo sudare.
Rose aveva ragione. Qualcosa di
pericoloso poteva trovarsi lì.
Ma ormai ci siamo dentro fino al
collo. Non possiamo ritirarci, no?
Decise di farlo e
basta. Aprì la porta e si fiondò dentro.
Non appena notò la
stanza in cui era finito, si bloccò e si guardò attorno con gli
occhi sbarrati.
Era una sala circolare e ampissima,
quasi quanto la Sala Grande, il pavimento ricoperto da tappeti blu.
Le pareti erano di un azzurro chiaro e tappezzate di piccoli quadri
ritraenti uomini e donne, vestiti con abiti d'epoca, i capelli
raccolti, le guance femminili imbellettate.
C'erano anche alcune piccole librerie,
e il soffitto era a forma di cupola. Sembrava fatto di vetro, e un
lampadario di cristalli splendenti e purissimi lo ornava.
Ma non furono né i quadri, né il
lampadario, né i tappeti ad attirare l'attenzione di Albus.
Dopo un veloce sguardo a tutto ciò, i
suoi sensi si concentrarono su quello che c'era proprio al centro
della sala.
Un leggio. Sopra quel leggio, un libro
chiuso. E davanti, una bambina.
Non ricordava di aver mai visto una
persona dall'aspetto tanto particolare.
Dimostrava non più di dieci, forse
undici anni, e il viso dal pallore innaturale era incorniciato da
lisci capelli biondi che le cadevano sulla schiena.
Era apparentemente delicata, magra,
minuta, e con due grandi occhi spalancati, di un azzurro così
intenso che riusciva a distinguerli perfettamente. Indossava una
veste bianca con piccole maniche a sbuffo, un fiocco ornava la gonna
ampia e svolazzante.
Era spettrale. Non appena la vide Albus
pensò a un fantasma. Perché quella bambina non poteva essere viva e
reale, carne e sangue che scorreva. Doveva sicuramente trattarsi di
un fantasma. Non era solo la pelle bianca a dirlo, ma anche
l'espressione remota dei suoi occhi, o la lieve trasparenza che
sembrava possedere il suo corpo.
Un fantasma. È senza ombra di
dubbio un fantasma.
La bambina sorrise.
Sembrava quasi maligno, quel sorriso, e donava freddezza ai suoi
occhi.
-Albus Severus.
La dolcezza
infantile nella sua voce si mischiava a qualcosa di adulto e solenne.
-Albus Severus
Potter. Puoi mettere via quella candela. Non ti servirà.
La candela sparì,
e Albus guardò spaventato la sua mano vuota, stretta a pugno.
Non riuscì ancora
a parlare, e guardò nuovamente la bambina.
Lei si mosse, con
passo cadenzato e leggero, e i suoi occhi passarono sui ragazzi alle
spalle di Albus. Lui si era quasi dimenticato della presenza di Rose
e degli altri.
-Chi sei?
Finalmente le
parole gli uscirono. La bambina si bloccò, a pochi passi da Albus, e
lo scrutò con tranquillità.
-Non hai bisogno di
sapere come mi chiamo e chi sono io.- rispose, senza rabbia.
-L'importante è chi sei tu.
-Ci hai guidati tu
qui, vero? Perché? Cosa vuoi da noi? Eri tu a spedire quei messaggi
sul libro?
-Calma. Non posso
rispondere a tutto. No, non sono stata io a guidarvi fino a qui. Ma
sapevo che sareste arrivati. Posso vedere ciò che ti riguarda, Al.
-Perché?
Lo sguardo della
bambina fu attraversato da quello che sembrava divertimento.
-Sì. Sei proprio tu, Albus.
-Ma cosa intendi? Spiegati!- esclamò
in quel momento Roxanne, attirando tutti gli sguardi su di sé.
Lei sembrò quasi arrossire, un evento
storico.
-Io... insomma, noi seguiamo le
indicazioni di quello stupido libro e finiamo qua. E ci troviamo
davanti una bambina che sembra un fantasma. Pretendo delle
spiegazioni.
La bambina annuì.
-Hai ragione. Non posso non spiegarvi
niente. Ma non vi dirò chi sono io. Non avete bisogno di saperlo e
non ho il tempo di raccontare tutto, almeno per ora.
-Allora dicci quello che puoi.- riprese
Albus.
La bambina, per qualche secondo, chiuse
gli occhi e rimase in silenzio.
-Venite.- disse infine. -Sistemiamoci
tutti lì.
Si diresse verso il leggio, e i ragazzi
la seguirono. Albus guardò il libro con curiosità, ma non riuscì a
distinguere il titolo. Si fermarono tutti vicino al leggio, e la
bambina si voltò, squadrandoli.
-Iniziamo con ordine.- disse. -Come ho
già chiarito, non vi parlerò di me. A parte per un particolare.
E puntò i suoi occhi su Roxanne.
-Hai ragione, sono un fantasma. Ma non
un fantasma come li conoscete voi, una di quelle anime perdute ed
eternamente intrappolate nella forma che avevano durante la morte. Io
sono uno Spirito.
-E... quale sarebbe la differenza?-
chiese Rudolf, la voce quasi tremante.
-Uno Spirito non è intrappolato come
un fantasma. Può assumere i diversi aspetti che ha avuto durante la
sua vita terrena. Può, anche se solo in parte, interagire con gli
oggetti. Può avvertire superficialmente i sapori. E soprattutto, ha
dei poteri.
-Che tipo di poteri?
-Non è la cosa più importante in
questo momento, Albus Severus. Potrai scoprirlo, un giorno.
Ad Albus infastidì che la bambina,
quel fantasma, quello Spirito, qualsiasi cosa fosse, lo stesse
chiamando con il suo secondo nome. Non aveva mai amato troppo quel
“Severus.”
-Ma... tu sapevi che stavamo arrivando,
giusto? Fa parte dei tuoi poteri?
-Sì.
-E immagino che tu non voglia dirci
perché sei qui.
-Oh, no. Questo posso dirvelo.
Un altro sorriso misterioso comparve
sulle labbra della bambina.
-Io custodisco la Chiave di Salomone.
Gli servì un po' per assimilare quel
concetto. La Chiave di Salomone. Lì, in quella stanza, nelle
profondità di Hogwarts, e custodita da una bambina fantasma.
-So che sembra difficile da credere ma
è così.
-Quindi.. tu saresti una Guardiana? E
Hogwarts sarebbe il luogo...
-No. Non sono mai stata una Guardiana,
e Hogwarts non è mai stato il luogo prescelto come nascondiglio del
libro. Ma io l'ho trovato e l'ho preso con me, quando ero in vita. Ho
donato alla Chiave di Salomone un nuovo rifugio.
Impossibile., pensò
Albus. Non poteva concepire una cosa del genere.
Lanciò un'occhiata
al volume poggiato sul leggio. Notò la sua copertina impolverata,
color pergamena antica. In effetti, il libro sembrava essere fatto di
pergamena, rilegato con un incantesimo che potesse tenere insieme
tutte quelle pagine fragili.
-Come hai fatto? Dove si trovava il
libro?- domandò Roxanne, avvicinandosi di un passo.
-Non ho tempo per dirlo.
-Almeno...- intervenne Al. -Sapresti
dirci perché quel libro che ho rubato dal Reparto Proibito ci ha
guidati qui?
-Certamente. Perché era venuto il
momento. Quel libro era stato appositamente preparato per la tua
venuta, Albus.
-Venuta per che cosa?
-Per affidarti la Chiave di Salomone.
Provò qualcosa che somigliava
all'irrefrenabile bisogno di scoppiare a ridere. Tutto quello che
stava accadendo era semplicemente assurdo, doveva sicuramente
trattarsi di un sogno. Non poteva essere successa davvero una cosa
del genere.
Rimase imbambolato a fissare la
ragazzina.
-Devi avere tu questo libro, Albus.
-Perché? Io...
-Perché discendi dagli Evans.
-Che importanza ha? Gli Evans erano...
Babbani. A parte per mia nonna.
Lei scosse la testa.
-Non è sempre stato così. Fatto sta
che devi averlo, per poterlo distruggere. Solo tu ne hai la capacità.
Fu percorso da un brivido. Distruggere
un libro antico. L'idea era inconcepibile.
-Ma cosa vuol dire? Perché proprio io?
Era sicuramente un sogno, quella
situazione troppo irreale. La sua tranquilla e regolare vita non
poteva improvvisamente accettarla.
-Deve essere distrutto.- rispose la
bambina. -Ogni giorno che passa questo libro è sempre più in
pericolo. Non so se i miei atti, da viva, sono bastati per potergli
garantire una protezione eterna. Forse è meglio che esca da questa
stanza, dopo secoli.
-Non potresti distruggerlo tu?
-No,
anche se lo vorrei. Lo affido a te. Riduci in polvere questo libro.
-Per quale motivo dovrei farlo?
La
bambina sospirò. Nei suoi occhi c'era una tristezza remota, che
faceva risaltare il suo sguardo come quello di una donna adulta.
-Non è solo in pericolo. Il libro
stesso è il pericolo. Non è un semplice testo di magia oscura. La
prima volta in cui vi posai gli occhi, capii che possedeva dei poteri
terribili e arcani, che il nostro mondo ancora non conosce
pienamente. Non penso che sfogliandolo voi possiate capire. È stato
protetto con degli incantesimi. Sotto le sue pagine, si celano altri
riti più oscuri. Non posso permettere che venga preso da chi lo sta
cercando.
-Chi è che lo sta cercando?- domandò
Al. Gli sembrava che il suo cuore fosse sprofondato.
-Una strega di nome Ami. È una delle
più grandi streghe oscure della nostra epoca, ma si nasconde. Non mi
stupisce che voi non conosciate il suo nome. È stata addestrata da
Lord Voldemort in persona.
Albus rimase semplicemente scioccato.
Alle sue spalle, udì i mormorii scandalizzati di Louis e Betsabea.
-Da V... Voldemort?- riuscì a dire.
-Sì. La addestrava in segreto. Nessuno
dei suoi Mangiamorte sapeva di Ami, se non i genitori della ragazza.
Nessun Auror, nessuna persona. Agli occhi del mondo magico, Ami era
solo una strega che studiava in casa. Non si sa perché la scelse, la
motivazione rimane nel mistero più assoluto. Oggi Ami vuole
vendicare il suo Signore, ed è fermamente decisa a impossessarsi del
volume.
Calò un silenzio terribile, durante il
quale Albus si sentiva solo tremare. Non avrebbe mai dovuto entrare
nel Reparto Proibito e rubare il libro. Non si sarebbe mai dovuto
cacciare in mezzo a quella storia.
-Ami.. questa Ami...- balbettò. -Lei
ha ucciso quell'uomo? L'alchimista Sebastian Roland?
-Sì. Sperava
di trovare informazioni sulla Chiave di Salomone. Ed è ormai vicina
alla scuola. È vicina alla scoperta del nascondiglio della Chiave.
Non può entrare a Hogwarts, ma dubito che si arrenda per così poco.
Una strega come lei ha le sue armi, i suoi alleati. Il libro deve
assolutamente essere distrutto, il più presto possibile.
Si avvicino ancora di più al leggio e
prese il volume tra le mani. Poi lo porse ad Albus.
Lui non si mosse. Rimase immobile,
fissando i simboli incisi sulla copertina con quella che era
probabilmente un'espressione sconvolta.
La Chiave di Salomone, un libro antico
e leggendario, che ora finiva nelle mani di un ragazzino undicenne.
-No.- si rifiutò, scuotendo piano la
testa.
-Prendilo. Sei l'unico che può
distruggerlo.
-Mio fratello...
Non seppe perché aveva nominato James.
Non avrebbe mai messo né lui né Lily in mezzo a quella storia
assurda e pericolosa.
-Non è la persona adatta, e non c'è
tempo per attendere la venuta di Lily Luna Potter. Prendilo.
Albus lo fece, senza più pensare.
Strinse le mani intorno alla leggera copertina, quelle pagine che
sembravano poter staccarsi da un momento all'altro.
Il suo cuore sembrò inondarsi e
riempirsi di un calore bruciante. Fissò il libro come se lo stesse
venerando.
Ho tra le mie mani La Chiave di
Salomone.
Ebbe la folle
convinzione di essere diventato matto, come quell'amica di suo padre
di nome Luna, che pubblicava sul suo giornale storie riguardanti
esseri invisibili che conosceva solo lei.
-Adesso vai, Albus.
Annienta questo libro. Andate tutti.
La bambina fissava
il gruppo che le stava davanti con uno sguardo determinato, acceso.
-Metterai fine a
tutto, Albus Severus Potter. Saprai a tempo debito come distruggere
la Chiave di Salomone.
Gli sembrò di
essere caduto in trance. Non riusciva a staccare lo sguardo da quelle
iridi di un azzurro puro.
Poi la bambina
svanì di botto. Semplicemente svanì. Davanti a lui c'era solo la
parete azzurra in lontananza, con i suoi quadri. Come se lei non
fosse mai esistita.
Tremò
letteralmente. Si voltò a guardare gli altri, che avevano sguardi
terrorizzati e sconvolti.
-Andiamocene immediatamente.- disse
Betsabea, in un tono autoritario che non aveva mai avuto.
-E porta quel libro.- aggiunse Frank.
-Ovvio...
Gli uscì un mormorio stentato. Non
poteva fare a meno di ripensare a quello che era appena successo.
La bambina. La Chiave di Salomone.
Quella strega di nome Ami, addestrata da Voldemort.
Era folle.
-Albus...
La mano di Rose sul
suo braccio. Nausea, mal di testa spiacevole. L'impressione che il
mondo avesse iniziato a girare.
-Non mi sento bene.- disse, stringendo
il libro a sé e posandosi una mano sulla fronte calda.
Avanzò comunque di alcuni passi, verso
la porta.
Per tutto il tragitto su per le scale,
attraverso la biblioteca e fino al dormitorio dei Grifondoro, non
riuscì a spiccare parola.
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Capitolo 9 *** Presentimenti. ***
Capitolo 9 : Presentimenti.
Ogni volta che covava l'illusione di
trovarsi in un sogno, Albus si assicurava che il dormitorio di
Grifondoro fosse deserto, poi apriva il baule e il sottofondo
nascosto, e fissava la Chiave di Salomone che giaceva lì,
impolverata e terribilmente reale.
Vi era anche nascosto il libro sui
manoscritti, quello che gli aveva inviato i messaggi e l'aveva spinto
ad avventurarsi nella biblioteca.
Toccava le loro due copertine, solide e
fresche. Erano lì, erano concreti. Non aveva sognato.
Dopo un paio di giorni dall'episodio,
Albus si era deciso a distruggere il libro. Aveva chiamato i suoi
cugini, solo i suoi cugini, e si erano nascosti nel passaggio segreto
dove Roxanne li aveva portati.
Rose aveva scagliato un Incendio, ma
era stato inutile. Le fiamme, non appena avevano sfiorato la
copertina, erano svanite.
Si era ricordata che doveva essere
Albus, a distruggere il libro, ma neanche lui ci era riuscito.
Futili furono anche gli altri
incantesimi utilizzati. L'Incendio e il Diffindo non avevano avuto
alcun effetto sul volume. Roxanne si era impuntata per fargli
imparare l'incanto Reducto, ma non si trattava certamente un
incantesimo da primo anno. Nessuno di loro riusciva a eseguirlo.
La notte Albus sognava la bambina. La
sognava emettere una risata spettrale, parlare a voce bassa e
incomprensibile, le lunghe ciglia bionde abbassate sugli occhi. E poi
la sognava danzare, con gesti leggeri e incantevoli, la gonna bianca
che si gonfiava, i capelli che roteavano.
Si svegliava immerso nel sudore. I suoi
occhi saettavano nel buio del dormitorio, e rimaneva immobile, come
temendo che lei potesse improvvisamente apparirgli davanti.
Fu un periodo strano.
Le lezioni scorrevano regolari. Erano
piacevoli come sempre, e durante le ore scolastiche Albus si sentiva
quasi normale.
La stessa cosa accadeva durante le
chiacchierate con i suoi cugini, e specialmente con Betsabea.
Ma quando si ritrovava solo,
passeggiava per i corridoi o andava a dormire... allora il disagio e
la paura lo assalivano.
Non riusciva a distruggere il libro, e
questo lo innervosiva. Ma soprattutto si tormentava di domande. Chi
poteva mai essere quella bambina, quello Spirito?
La storia che gli aveva raccontato era
pazzesca. Ami, una strega addestrata da Voldemort, e decisa a
vendicarlo... eppure ci credeva. La cosa lo riempiva di terrore. Una
strega oscura era in circolazione e il mondo magico correva
sicuramente un pericolo.
Non avrebbe assolutamente scritto ai
suoi genitori per chiedere aiuto.
L'avrebbero forse preso per pazzo, o
sarebbero rimasti sconvolti. Non voleva far scoppiare un casino.
Sentiva di doversi rivolgere a
qualcuno, ma chi? Non avrebbe cacciato suo fratello o i suoi cugini
nei guai. I professori non erano suoi amici. A parte per Hagrid e
Neville, ma loro avrebbero certamente avvertito qualcuno.
Poteva affidarsi ai suoi cugini e ai
suoi amici, certo. Ma non erano adulti. Non potevano aiutarlo nella
distruzione del libro. Non avevano la chiave per risolvere il
problema.
-Albus, sei pallido come un fantasma.-
gli disse James, una mattina, in Sala Grande.
Gli occhi verdi di Al lo fissarono
scontrosi, da sopra una tazza di caffellatte.
-No, è solo stanco per i compiti che
diventano sempre più difficili!- esclamò Rose, intervenendo in sua
difesa. -Anche a te, durante il primo anno, deve essere andata così.
Ci penso io a fargli recuperare un po' di buonumore.
-Sarà...- borbottò James, fissando il
fratello con sospetto.
Rose lo ignorò, e si sporse verso
Albus, per passargli un giornale con la copertina piena di colori
sgargianti.
-Tieni. È Il Cavillo.-
disse con un sorriso.
Albus annuì e
prese in mano il giornale.
Conosceva
bene il Cavillo, e la comicità dei suoi articoli. Così come
conosceva la giornalista Luna Lovegood, amica di suo padre.
-Allora... i
Folletti Luminari hanno invaso la Francia e l'Italia?- domandò
sarcastico a Rose, ricordando uno dei precedenti articoli della
rivista : parlava di alcune creature, i Folletti Luminari, esseri
luminescenti e dispettosi che vivevano nei ruscelli, e progettavano
in gran segreto un'invasione dei paesi dell'Europa.
-No.- rise la
cugina. -Però puoi scoprire come si fa a trasformare la testa dei
tuoi avversari di duello in una cipolla. Armati di tanta sabbia, mi
raccomando.
Albus
aprì il giornale, con un sorriso. Il Cavillo lo
divertiva sempre, ed era grato a Rose per averlo aiutato a
riprendersi dal malumore di quella mattina.
*
-La prossima partita di Quidditch
dovrebbe essere tra qualche settimana.- stava dicendo Roxanne,
allegra.
Louis sprofondò ancora di più la
testa dietro il suo libro di Trasfigurazione.
Albus rivolse alla cugina un'occhiata
stanca.
-Sì, bene...
-Non sei contento?
-Sì, sono contento. È che... guarda
che ore sono. Siamo rimasti solo noi quattro a fare i compiti e sto
per uccidermi di sonno.
Betsabea scoccò un'occhiata alla sala
comune deserta.
-In effetti hai ragione.
-Io vado a dormire, in effetti ho
sonno.- disse Roxanne. Si alzò e raccolse le sue pergamene.
-Ci vediamo, eh. A domani mattina.
Chiedo a Rose se mi fa copiare il suo tema.
Louis alzò lo sguardo dal libro e
guardò Roxanne avviarsi verso i dormitori femminili.
-Penso che andrò anche io. Al, vieni?
-No, mi mancano solo tre righe di
pergamena. Ci vediamo tra qualche minuto.
Louis annuì, gli occhi stanchi. Lasciò
il libro sul tavolo e si affrettò a raggiungere la scalinata per il
dormitorio.
Quando fu sparito alla vista, Betsabea
lasciò cadere la piuma e guardò Albus.
-Al, dobbiamo trovare un modo per
uscire da questo impiccio.- disse.
Lui la fissò. Aveva uno sguardo
determinato e serio, seppur velato di sonno.
-Parli del tema o... del libro?- le
domandò, abbassando la voce.
-Del libro, naturalmente. Dobbiamo
prima di tutto capire chi era quella bambina. Ho fatto alcune
ricerche in biblioteca riguardo agli Spiriti, e ho trovato delle cose
interessanti.
-Mi aspettavo che fosse Rose a fare
qualcosa del genere.
-Insomma. Ti interessa o no?
-Certo che mi interessa, ma a
quest'ora...
Lei si chinò verso la sua borsa, poi
si raddrizzò, con un libro e alcune pergamene in mano, i capelli che
le cascavano disordinati sulla schiena.
-Non me ne frega di che ora è.
Gli mise in mano una pergamena, che
Albus lesse intontito dalla stanchezza.
“Gli Spiriti sono una specie molto
rara di fantasmi. Essi sono le impronte delle anime dei defunti, che
grazie a un incantesimo attuato mentre erano ancora in vita riescono
a sopravvivere e a trovarsi in un corpo simile a quello dei fantasmi
: sono capaci di attraversare i muri, di volare a mezz'aria.
Eppure gli Spiriti sono ben diversi
dai fantasmi. Essi posseggono delle capacità e abilità innate.
Possono ancora toccare gli oggetti, e perfino muoverli con la forza
di volontà.
Inoltre non sono costretti a
mantenere sempre la stessa forma, anzi. Possono decidere se
tramutarsi in adulti, ragazzi, bambini, anziani. Anche se sono
confinati in un limite. Possono solo assumere gli aspetti che avevano
durante la loro vita...”
-Senti, è davvero
interessante. Ma sono stanco, devo finire questo tema e poi voglio
andare a dormire.- disse Al, porgendo di nuovo il foglio a Betsabea.
Lei sbuffò e
scosse la testa.
-Va bene. Ma, Al,
devi capire che dobbiamo fare qualcosa per risolvere la situazione.
Io vedo che stai cambiando. Sei sempre più silenzioso, a volte ti
isoli e hai uno sguardo strano...
-Cos'altro dovrei
fare, quando mi trovo costretto dal fantasma di una bambina a dover
distruggere uno stupido libro antico e vengo a sapere che c'è una
pazzoide strega oscura che è stata addestrata da Voldemort in
persona?!- esclamò lui, con un sibilo. -Spero che tu ti renda conto
di cosa si provi a vivere con questa consapevolezza. Se lo dicessi ai
miei... io non ho nessuno con cui parlarne. Non posso fare niente.
Non riesco a distruggere quel libro. Forse sarebbe meglio buttarlo da
qualche parte e dimenticare tutta la faccenda....
-Sì, dimenticare
la faccenda. Al, secondo me è quello che dovremo fare.
-Lo pensi davvero?-
chiese, sbattendo le palpebre.
-Ovvio. Ho fatto
quelle ricerche sugli Spiriti solo per capire se c'era qualcosa che
poteva aiutarci ma poi mi sono resa conto che non c'è altro che
possiamo fare, siamo solo dei ragazzini. E poi, anche se ne
parlassimo a qualcuno ci prenderebbero per pazzi o si scatenerebbe un
putiferio... no, dobbiamo sbarazzarci della Chiave e basta. Come
volevi sbarazzarti dell'altro libro.
-Non nel passaggio
segreto che ha scoperto Fred.- le rispose Albus. -Sarebbe troppo...
vicino. Mi verrebbe la tentazione di andarci ma io voglio dimenticare
tutto. Potremo buttarlo nel Lago Nero o portarlo nella Foresta
Proibita...
Si bloccò.
La Foresta
Proibita. Come aveva fatto a non pensarci prima?
Sarebbe stato
perfetto. Avrebbe raccolto tutto il coraggio che aveva pur di
addentrarsi nel fitto degli alberi, e magari seppellire il libro nel
terreno.
La cosa gli
appariva spaventosa ma necessaria.
-Ho avuto
un'idea...- iniziò, per poi fermarsi. Era stanco. Non voleva
parlare, in quel momento. E non gli importava molto del tema che
doveva scrivere. Magari avrebbe riempito quelle righe la mattina
dopo, poco prima di consegnare la pergamena.
-Te lo dico domani,
ok?- sospirò. -Voglio assolutamente andare a dormire.
-Certo.
Betsabea gli
rivolse un sorriso comprensivo.
-Buonanotte, Al.
*
-Oggi Storia della Magia era
interessante, non trovate?- domandò Rudolf.
Lui e i suoi amici Corvonero stavano
percorrendo un corridoio, insieme ad Albus e Rose.
-Sì, direi di sì.- rispose lei. -Mi
piace sentir parlare delle battaglie tra troll. Mia madre si è
inventata delle fiabe in proposito per farmi addormentare, quando ero
piccola.
-Credo che il mio tema andrà ben oltre
le due pagine di pergamena!- esclamò Ylenia Chatterbend, il viso
paffuto arrossato per l'emozione. -Consulterò anche un libro che mi
hanno regalato per il compleanno. Il professore sarà fiero di me.
-Ora dobbiamo andare.- disse Julian
Morres, fermandosi davanti a una scalinata. -Noi abbiamo lezione di
Difesa con i Serpeverde.
-E noi Incantesimi.- disse Rose.
-Magari ci vediamo a pranzo.
Si salutarono, e Albus e Rose
continuarono a percorrere il corridoio in tutta la sua lunghezza. Una
volta arrivati in fondo, si trovarono davanti la porta dell'aula di
Incantesimi, già aperta. C'erano alcuni ragazzini che si
affrettavano a entrare.
Quando varcò la soglia, Al notò Louis
seduto in un banco poco lontano, che gli faceva cenno di
raggiungerlo.
-Vado da Louis.- disse a Rose.
-Ok.- rispose lei, semplicemente, e si
affrettò verso il banco dov'era seduta una ragazzina di Grifondoro.
Albus andò a sedersi accanto a Louis.
-Ehi, Al. Tutto bene?
-Sì, certo. Dopo devo parlarti. Ho
avuto un'idea per...
Si zittì, dato che il professor
Vitious stava parlando a voce alta.
-Buongiorno, ragazzi, buongiorno!
Trotterellò verso la cattedra e si
arrampicò sulla pila di libri, per poterli guardare tutti.
-Mettete tutti i vostri temi sul banco,
prego, poi ci penserò io a prenderli. E aprite il vostro libro a
pagina centonovanta. Oggi proveremo un nuovo incantesimo.
Albus prese le sue pergamene e il
libro. Lo sfogliò fino alla pagina centonovanta e iniziò a leggere
in silenzio il testo, che parlava del metodo per far apparire
semplici fiori sulla punta della bacchetta.
-Se amate i fiori, l'Orchideus vi
piacerà!- esclamò allegro Vitious, agitando la bacchetta per
attirare a sé le pergamene. -Vi prego di leggere bene la definizione
dell'incantesimo e il suo uso. Poi lo proveremo.
Albus lesse il modo di eseguire
l'incantesimo, bastava un semplicissimo gesto della bacchetta, e poi
la formula Orchideus.
Non era nulla di
difficile, rifletté.
-Avete finito tutti
di leggere? Bene, proviamo questo incantesimo. Prendete le
bacchette.- disse la voce di Vitious.
Albus prese la sua
bacchetta, dalla tasca della divisa. Lanciò un'occhiata fugace a
Louis, e notò che il cugino era pallido e sembrava avere gli occhi
spalancati.
-Louis... tutto
bene?
-Eh? Sì, certo.-
rispose il ragazzo, rigirandosi la bacchetta tra le mani. -Solo un
po' di stanchezza.
-Andiamo, che ti
sei alzato da un pezzo.- sorrise Al, e tornò a guardare il
professore.
-Puntate bene le bacchette in avanti.-
stava dicendo Vitious. -È un incantesimo molto semplice, potete
farcela... ora dite a voce alta : Orchideus!
-Orchideus!
Tutte quelle voci risuonarono
nell'aula, e Albus guardò soddisfatto un mucchietto di fiori
comparire sulla punta della sua bacchetta : erano piccoli fiori
bianchi, che però svanirono quasi subito.
Ok... forse devo concentrarmi di
più...
Udì il rumore di
qualcosa che cadeva accanto a lui, e si voltò incuriosito. La
bacchetta di Louis doveva essergli ricaduta dalla mano fino al banco.
E in quanto a
Louis, aveva un'espressione preoccupante, gli occhi mezzi chiusi, le
labbra assottigliate, il pallore che si stava diffondendo su tutto il
suo viso.
-Louis! Che hai?-
domandò Albus, ansioso.
Lui lo guardò con
aria spaesata.
-Io... mal di
testa...
Chiuse gli occhi, e
in quel momento il suo corpo si rovesciò all'indietro e cadde sul
pavimento.
Tutti si voltarono.
Albus scattò in piedi e si chinò accanto al cugino.
-Louis! Louis!
Provò a scuoterlo,
ma lui aveva gli occhi chiusi e non rispondeva.
-Louis!- gridò
ancora, con il cuore che scalpitava, senza quasi sentire i passi
degli studenti che si stavano avvicinando, le loro voci preoccupate.
Fece scattare la
mano, la posò sul suo petto, e l'angoscia si dileguò lentamente
quando sentì che respirava.
Forse mi sto preoccupando per nulla.
-Albus!
Roxanne gli afferrò
un braccio e lo tirò in piedi. Lui barcollò e guardò il professor
Vitious che muoveva la bacchetta; il corpo di Louis si alzò lento in
aria.
-Ragazzi, non vi
agitate.- disse Vitious, squadrandoli con compostezza. -Ci penso io a
portare il signorino Weasley in infermeria. Voi rimanete qui e non
muovetevi.
Uscì dall'aula,
tenendo ben sollevata la bacchetta per poter levitare il ragazzo, a
poca distanza dal pavimento.
Quando
i due scomparvero, Albus si guardò intorno : i ragazzi parlavano
sconcertati di quello che era appena successo, alcuni raggruppati,
altri che tornavano a sedersi.
-Respirava
ancora.- disse, guardando Rose, Roxanne, Betsabea e Frank. Gli
sguardi dei ragazzi si rilassarono.
-Io
voglio seguire Vitious.- disse Roxanne.
-No.-
si oppose Rose. -Se Louis sta bene, potremo andare a trovarlo dopo la
lezione...
-Non
te ne frega niente di lui, vero?- ribatté la ragazza, acida.
-Come
puoi dire una cosa simile!
-Sei
sicuro che respirasse?- domandò Frank ad Albus.
Lui
annuì.
-Sì,
l'ho sentito chiaramente. Possiamo solo aspettare, Roxanne.
Lei
gli rivolse un'occhiataccia, ma poi annuì. Tornarono a sedersi ai
loro banchi, ancora scossi e in ansia.
Albus
si rigirò la bacchetta tra le mani, concentrandosi sulle venature
scure del legno.
Forse
Louis aveva semplicemente avuto una nausea. Nulla di preoccupante,
insomma. Era lui che si preoccupava troppo per qualsiasi cosa.
Quando
finalmente il professor Vitious rientrò in aula, e tutti gli occhi
furono puntati su di lui, tornò a posizionarsi dietro la cattedra e
rivolse agli studenti uno sguardo tranquillo.
-Non
avete nulla da preoccuparvi, ragazzi.- disse, sforzandosi di suonare
allegro. -Sono lieto di dirvi che il signorino Weasley si è
semplicemente sentito male ed è svenuto, ma non corre rischi. Ora è
in infermeria e Madame Katherine mi assicura che potrà riprendersi
presto. Torniamo alla nostra lezione, che ne dite?
*
Entrando
di corsa in infermeria insieme ai suoi compagni, Albus ignorò del
tutto Madame Katherine.
Si
avvicinò al letto dov'era steso Louis : aveva gli occhi chiusi,
sembrava respirare regolarmente e delle ciocche bionde cadevano sul
viso apparentemente sereno.
Accanto
a lui c'erano anche Victoire e Dominique.
-Ciao,
ragazzi.- disse Victoire, con un sorriso. -Louis sta bene. Prima ha
aperto gli occhi, ora dorme.
-Oh,
meno male.- sospirò Rose, ma continuò a guardare il cugino con
aria preoccupata.
-Io
rimango qui per un po'.- disse Al, prendendo posto su una sedia
accanto al lettino.
-Dovrebbe
svegliarsi, proprio ora.- intervenne una dolce voce femminile.
L'infermiera
Katherine si avvicinò a loro, e Albus ebbe l'occasione di guardarla
per bene la prima volta. Era una giovane graziosa, con le guance
accese e una cuffietta a forma di cuore che le raccoglieva i lisci
capelli castano chiaro.
La donna posò una mano sulla fronte di
Louis e aggrottò le sopracciglia.
-Sì, ha bisogno di un poco di
sciroppo.
Il viso del ragazzo iniziò a contrarsi
proprio in quel momento, come se l'avesse sentita. Poi i suoi occhi
si spalancarono.
-Louis!- esclamò Albus, sentendosi
immensamente sollevato. -Come ti senti?
-Io...
Louis sbatté le palpebre e si guardò
attorno con aria confusa.
-Bene, penso. Cioè, ho ancora un gran
mal di testa ma... cosa è successo?
-Sei svenuto durante la lezione di
Incantesimi e ora sei in infermeria.- gli rispose Betsabea.
-Ti senti meglio, vero?- chiese
Dominique.
-Sì, un po' sì.
-Prenda questo.- disse Madama
Katherine, stappando una boccetta di vetro verde, che emetteva un
odore acre. -Se lo beve tutto dovrebbe sentirsi meglio.
Louis prese esitante la boccetta e
guardò il liquido quasi con timore.
-Devo per forza berlo? Non profuma
mica...
-Certo che deve.- ribatté lei.
Albus soffocò una risatina, nel vedere
Louis che ingurgitava il tutto, impallidendo.
Quando ebbe finito, il suo viso era una
maschera di disgusto. Restituì la boccetta a Madama Katherine senza
una parola, e lei si allontanò soddisfatta, non prima di aver detto:
-Ora riposi, in una mezz'ora dovrebbe passarle tutto.
-Sta facendo effetto?- domandò Rudolf.
-No, non sta passando niente.- sbuffò
Louis con aria stanca, e chiuse gli occhi. -Se volete potete anche
andare. Magari ritornate stasera, non dovete rimanere qui...
-Io rimango.- ribatté Victoire, e
Dominique annuì convinta.
-In effetti, non dovrebbero esserci più
di sei visitatori alla volta.- disse Madama Katherine, dall'altro
lato dell'infermeria. -Almeno due o tre di voi devono andarsene.
Albus era restio a lasciare Louis, ma
non poteva fare altro. E poi, sarebbe arrivato in ritardo a lezione
di Trasfigurazione.
Si alzò, guardò Rose, Roxanne, Frank,
Betsabea e Rudolf.
-Andiamo?- disse.
-Va bene...- borbottò Roxanne. -Ci
vediamo più tardi, Louis.
*
La situazione non migliorò per nulla,
quando quella sera Albus tornò a trovare Louis in infermeria.
-Non si sveglia più.- gli disse Madama
Katherine, scuotendo la testa, gli occhi quasi lucidi. -Si era
addormentato tranquillamente, dicendo di avere ancora un po' di mal
di testa, ma... sono andata a chiamarlo, l'ho scosso e non si
svegliava. Ho provato a urlare ma niente... però è ancora vivo. È
come se fosse caduto in coma.
Per alcuni giorni, lui e i
suoi cugini continuarono a presentarsi in infermeria e a chiedere
notizie di Louis.
Niente. Non si svegliava.
Victoire e Dominique sembravano aver
perso la loro vitalità e allegria. Victoire non andava più in giro
per i corridoi con quell'aria baldanzosa e non rideva troppo spesso.
Le sue amiche sembravano turbate da quell'assenza di chiacchiere.
Dominique smise di ironizzare sulle
cose. Quando parlava con gli altri, sembrava seria e tranquilla, una
cosa decisamente non da lei. Solo quando doveva andare agli
allenamenti di Quidditch e prendeva in mano la sua scopa, lo sguardo
tornava a brillare.
Bill e Fleur Weasley, i loro genitori,
erano stati avvertiti ed erano partiti per Hogwarts. Albus non li
vide, ma seppe da Dominique che erano andati in infermeria e avevano
parlato con le loro figlie.
-Forse spostano Louis al San Mungo, se
la cosa diventa più grave.- aveva detto Dominique.
La faccenda non si concluse lì.
La mattina del dieci marzo, Albus si
svegliò attanagliato da un presentimento.
Si rigirò nel letto, cercando invano
di trovare una sistemazione più comoda. Non era solo la posizione a
infastidirlo. Quella sensazione spiacevole non accennava a svanire.
Era come se sapesse in anticipo che
quel giorno sarebbe successo qualcosa, ma non riusciva a capire di
cosa si trattava. Lo avvertiva e basta.
I suoi occhi aperti si posarono sul
letto vuoto di Louis e venne preso dallo sconforto.
Si rimetterà., cercò
di dirsi, ma quel pensiero non lo consolava per niente.
Dopo
alcuni minuti, sentì un fruscio di coperte e un rumore di passi.
Doveva essere qualcuno dei suoi compagni che si era svegliato.
Aprì
gli occhi, e vide Frank barcollare verso il suo baule, lo sguardo
intontito per il sonno.
-Giorno.-
biascicò, e lui gli rispose con un cenno e uno sbadiglio.
Decise di alzarsi. Il sonno stava
scivolando via, e rimanere immobile sotto quella coperta troppo
pesante sarebbe diventato fastidioso.
Si alzò con uno scatto e andò ad
aprire il suo baule, alla ricerca della divisa scolastica. Il
pensiero corse alla Chiave di Salomone, nascosta così vicina.
Avrebbe dovuto liberarsene, ma l'aveva
dimenticato, dopo i fatti degli ultimi tempi.
Quando lui e Frank finirono di
vestirsi, anche Will si stava alzando.
-Giorno, ragazzi.- mormorò, guardando
con aria svogliata i libri poggiati sul comodino.
-Ciao, Will. Ci vediamo in Sala
Grande.- disse Al, e tornò a guardare Frank. -Andiamo?
Scesero in sala comune e si guardarono
intorno, cercando Rose, Roxanne e Betsabea con lo sguardo. C'erano
solo alcuni ragazzi del quinto anno, seduti davanti al caminetto
spento e intenti a chiacchierare, ma decisero che avrebbero potuto
aspettarle per qualche minuto.
-Allora.- disse Frank, cercando di
alleviare quel silenzio. -Che hai scritto ieri al tema di Storia
della Magia?
-Che il Consiglio Internazionale dei
Maghi si è riunito per decidere quali leggi adottare in merito ai
goblin.- rispose Al.
-Guarda, l'avevo capito...
-Giorno, Albus.- disse una voce
allegra. -Hai delle occhiaie da panda.
-James!
Albus guardò male suo fratello, che
l'aveva appena raggiunto insieme a Fred e un loro amico biondo.
-Su, non ti piacciono le battute?-
disse James, con finta esasperazione. -Ma non ti ho mai presentato il
mio amico? Cavolo, è quasi un anno che sei a Hogwarts... lui è Mark
Hellinten.
E indicò il ragazzo, che strinse la
mano a Frank e Albus.
-Piacere.- disse Al.
Ricordava di aver visto spesso quel
Mark in compagnia di James e dei suoi cugini.
-Ehi, Fred. Non dici niente,
stamattina?- gli chiese, guardandolo. Aveva un'aria assonnata, e per
un attimo Al fu percorso da un brivido.
Era di nuovo il presentimento.
-Sono stanco, non sono riuscito a
dormire, stanotte...- rispose Fred. Si interruppe per sbadigliare, e
ciò che successe in seguito fu velocissimo. Anche lui cadde a terra,
come aveva fatto Louis.
Semplicemente cadde, come se fosse
inciampato da fermo, e la testa sbatté contro il pavimento scoperto
dal tappeto.
Il cuore di Albus sembrò perdere
qualche battito. Per un attimo non riuscì a muoversi, rimase lì a
guardare Fred rovesciato al suolo.
-Fred!- urlò Mark. Lui, James e Frank
si chinarono accanto al ragazzo, gli sguardi spaventati.
Anche Albus riuscì di nuovo a
muoversi. Si inginocchiò, e il terrore si impadronì di lui quando
vide che un sottile rivolo di sangue si faceva strada tra i fitti
capelli scuri di Fred.
-Qualcuno ci aiuti a portarlo in
infermeria!- urlò, mentre balzava in piedi, facendo voltare tutti i
ragazzi già scesi nella sala comune.
Era successo esattamente come con
Louis, e ormai la paura lo attanagliava. Provava la convinzione che
non si trattasse di un semplice malore.
Notò, in quel momento, una ragazzina
bionda arrivare in fondo alle scale dei dormitori femminili, e poi
correre verso di lui.
-Albus! Sei tu Albus Potter, vero?-
disse, guardandolo con angoscia.
-Io... sì. Chi sei? Scusa ma non penso
di avere tempo...
-Una compagna di stanza delle tue
cugine e di quella tua amica, Betsabea! La tua amica si è sentita
male ed è svenuta. Ora Roxanne e Rose la stanno portando in
infermeria e ho pensato di avvertirti...
Iniziò a tremare. No, non Betsabea,
non anche lei.
Un incubo, doveva essere per forza un
incubo.
-Come si è sentita male? È svenuta?
-Sì, e...
La ragazza lanciò un'occhiata a un
corpulento ragazzo di almeno sedici anni, che si era avvicinato al
gruppetto e aveva sollevato Fred da terra.
-Ci penso io a portarlo in infermeria.-
disse il ragazzo, guardando James, Mark e Frank.
Albus Severus Potter ebbe l'istantanea
conferma che i presentimenti non vanno mai ignorati.
* * *
Non sono soddisfatta di
questo capitolo, non la sono proprio per niente. Forse è quello che mi
piace di meno in assoluto... l'ho scritto di getto, ero ispirata, e
sono riuscita a concluderlo in fretta.
Vabbè, lo posto e attendo i vostri commenti. Se volete, potete anche
criticare! Non mi offenderò.
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Capitolo 10 *** Una rosa svanita. ***
Note dell'Autrice :
Buonsalve! Scrivo le note per avvertirvi che questo capitolo sarà un
po' più corto degli altri. E vorrei chiarire una cosa, in caso che
qualcuno di voi l'avesse ipotizzato. La Chiave di Salomone non è un Horcrux.
Detto questo, buona lettura!
Capitolo 10 : Una rosa svanita.
-Hanno preso una brutta febbre.- stava
dicendo Madame Katherine. -A volte li sento gemere nel sonno, e
sudano. Ma non si svegliano mai.
Albus la ascoltava. Era seduto accanto
al letto di Betsabea, e fissava i suoi occhi chiusi.
Era passata una settimana dal giorno in
cui anche lei e Fred erano caduti in quel... sì, in quel coma.
Si era stabilito che se non si fossero
ripresi a giorni, li avrebbero portati al San Mungo.
Non deve essere nulla di grave.,
pensò Albus. Certamente
guariranno.
Era solo vano auto
convincimento.
Non poteva fare a
meno di sentirsi sconvolto, nel guardare Fred, Louis e Betsabea in
quello stato.
Non aveva la più
pallida idea di cosa fosse successo. Anche se Madame Katherine si
mostrava sempre tranquilla e sicura, lui non riusciva a rasserenarsi,
in nessun momento.
Non si concentrava
abbastanza durante le lezioni, e il suo rendimento scolastico ne
stava risentendo. Aveva fatto quasi esplodere il suo calderone, più
volte, e gli incantesimi non gli riuscivano spesso.
I suoi genitori gli
avevano scritto, rassicurandolo, dicendogli che tutto sarebbe andato
per il meglio e doveva stare tranquillo. Quella lettera era stata un
concentrato di banalità, che lui aveva accartocciato e gettato nel
baule.
Ci mancava solo la febbre.
Ebbe l'impulso di
prendere la mano di Betsabea, e arrossì al pensiero.
-Albus... io vado.
Rose si era avvicinata a lui,
naturalmente stanca e un po' pallida.
-Ok. Dove vai?
-In biblioteca. Voglio rimettermi in
pari con i compiti...
Lanciò un'occhiata ai letti vicini,
dove c'erano Fred e Louis.
-Beh, ci vediamo stasera in sala
comune.
-A stasera.
Albus la guardò uscire
dall'infermeria, poi si voltò verso Dominique. Sua cugina era seduta
accanto al letto di Louis, e sembrava non voler più andarsene.
Anche Roxanne era lì, vicino a Fred.
Aveva le braccia incrociate e un'aria ostinata. Anche se le avevano
ripetuto spesso che non poteva fare nulla, stando ferma accanto a un
letto, lei si recava in infermeria ogni giorno.
Forse lui avrebbe dovuto andare. In
effetti, non poteva fare nulla per Betsabea. Si alzò, rivolse un
saluto a Madame Katherine e si avviò verso l'uscita dell'infermeria.
Richiuse la porta alle sue spalle e
camminò, silenzioso, cupo. Aveva il terrore che Betsabea e i suoi
cugini potessero morire. La cosa sarebbe stata insopportabile.
Mentre oltrepassava una scalinata, si
trovò a pensare a cosa sarebbe successo in una tale situazione.
Immaginò tre bare. Lì c'erano dei
corpi privi di vita. Fred non avrebbe riso più. Louis non l'avrebbe
più tempestato di chiacchiere sui Babbani. Neanche Betsabea avrebbe
avuto più coscienza, il suo sorriso sarebbe scomparso per sempre.
Smettila di pensarci, smettila...
Si appoggiò a una
parete e sentì che aveva voglia di piangere, a causa di tutto quel
nervosismo che si accumulava dentro di lui. I suoi occhi si stavano
inumidendo.
No.
Non avrebbe pianto.
Quando cedeva alle lacrime, si vergognava e si sentiva uno stupido
bambino. Lui non era più un bambino.
Riprese il passo,
sforzandosi di non pensare a quello che stava accadendo, di non
pensare a niente.
Impedì che gli
sfuggisse anche solo una stupida lacrima.
-Albus!
Era la voce di Rudolf. Vide il ragazzo
camminare rapidamente verso di lui e rivolgergli un sorriso un po'
forzato.
-Ciao, Rud.- gli sorrise Albus. E,
quando furono abbastanza vicini: -Stai andando in infermeria?
-Sì, naturalmente.
-Io sono appena uscito.
-E mia sorella...
-Nessun
cambiamento. Anzi... lei, Fred e Louis hanno preso una febbre. Te lo
dirà quella Madame Katherine.
Rudolf annuì.
-Allora vado. A domani.
Albus riprese a camminare, senza
fermarsi, finché non arrivò davanti al ritratto della Signora
Grassa.
-Fuochi incantati.- disse, e il
ritratto si spalancò. Si fece strada nel tunnel che lo portò nella
sala comune di Grifondoro, e trovò subito accoglienti quegli arazzi
e le poltrone rosse.
C'era Frank, seduto a leggere davanti
al caminetto acceso.
-Sera.- gli disse Albus, avvicinandosi.
Si sedette sul divano, accanto a lui, e lanciò un'occhiata al libro
: sembrava un noioso testo di Trasfigurazione.
-Ah, ciao...
Frank chiuse il libro e guardò Al.
-Sei stato in infermeria.
Non era una domanda.
-Sì, infatti. Hanno preso anche la
febbre. Madame Katherine dice che certe volte dicono delle cose e si
agitano... ma non si svegliano.
Frank non rispose, rimase in silenzio
per qualche secondo. Poi parlò di nuovo.
-Secondo me può essere...
Si guardò intorno e si avvicinò
ancora di più ad Al.
-Quel libro.- sussurrò. -Potrebbe
contenere... beh, una maledizione. Forse è colpa della Chiave se le
cose vanno così. Ancora non te ne sei liberato?
-No.- mormorò Albus, in risposta. -Ma
voglio farlo.
Guardò agitato i Grifondoro che
sedevano a poca distanza da lui e Frank. Non voleva rischiare che
qualcuno potesse sentirli.
-Non parliamone qui. Anthony e Will
sono in dormitorio?
-No. Stanno parlando con alcuni
ragazzi, là in fondo.- rispose Frank, indicando un gruppetto di
Grifondoro seduti davanti alle finestre.
-Allora andiamo.
Attraversarono la sala comune e
salirono nella stanza. Albus si gettò sul letto e guardò Frank con
una serietà a lui inconsueta.
-La Foresta Proibita. Voglio andare lì,
scavare nel terreno e lasciare il libro.
-Seppellirlo, insomma.- commentò
Frank. -Ti rendi conto che è pericoloso?
-Sì ma non c'è altro modo per
liberarsene. Non ne posso più di... di essere a conoscenza di questa
storia.
-Non che liberarsi del libro significhi
cancellare quello che è successo in biblioteca.
-Lo so, ma... questo libro è come un
promemoria.- rispose Albus. -Mi tormenta. Ma pensi davvero che abbia
una maledizione?
-Sì. Cioè, non ne sono del tutto
sicuro ma è una teoria. In ogni caso non accadrà nulla se ce ne
sbarazziamo.
La bambina.
Il viso della
bambina misteriosa comparve in quel momento nella mente di Albus.
Perché prima non ci aveva pensato? E se lei potesse dirgli cosa
stava accadendo, se avesse potuto dargli delle risposte?
Ma forse non era la
soluzione adatta.
Sarebbe stato
capace di ritrovare il percorso per la scrivania? Forse non sarebbe
più riuscito a bloccare il passaggio per la sala sotterranea.
-Portiamo via il
libro nella foresta, allora?- domandò Frank.
-Sì.
-Non stasera. Dobbiamo organizzarci,
progettare un piano. Scommetto che Roxanne vorrà aiutarci.
Su quello, Albus non aveva dubbi.
*
-Ragazzi, aspettate!
Roxanne corse
verso Albus e Frank e rallentò il passo, con il viso rosso per la
fatica. Camminò traendo dei respiri profondi.
-Giorno. Rose dov'è?- le domandò Al.
-Non lo so, stavo per chiedervelo. Non
è con voi?
-No. Allora sarà già scesa.- disse
Louis, e la questione cadde lì.
Rose non era neanche in Sala Grande.
Albus esaminò tutti gli studenti della tavolata dei Grifondoro con
lo sguardo, ma non vide la cugina.
Strano. Forse... le andava di
passeggiare nel parco.
Mangiò
svogliatamente una tavoletta di cioccolata. Il suo sapore era ottimo,
e riuscì a tirarlo un po' su di morale.
Ma ricadde nella preoccupazione quando
non vide Rose a lezione di Pozioni.
Fece cadere alcune gocce di Sciroppo
d'Elleboro nel calderone, mentre si guardava intorno, senza badare a
quanto liquido in accesso stesse versando.
Capelli rossi... capelli rossi...
ah, no, quella è Roxanne...
Mescolò in senso
orario, continuando a far passare lo sguardo sui vari studenti.
No, quello è un ragazzo. E quella
lì... no, ha la divisa dei Serpeverde. Vediamo... ma dove diavolo è
finita Rose?
-Al, penso che il
calderone stia per esplodere!- esclamò la voce di Frank, che stava
lavorando accanto a lui.
Albus sobbalzò, e
si rese conto di aver mescolato troppo. La pozione, che avrebbe
dovuto essere dorata, ora stava assumendo pericolose sfumature
aranciate; segno che il calderone sarebbe potuto presto esplodere.
-Prova con questo.-
disse Frank, passandogli una polverina che Albus si affrettò a
gettare nel calderone.
Con suo immenso
sollievo, il colore della pozione tornò giallastro.
-Signor Potter?
La professoressa Milloc si era
avvicinata, e Albus si affrettò a rispondere: -Mi sono distratto per
un attimo, professoressa. La pozione stava diventando arancione e
sarebbe esplosa...
-Capisco. Signor Paciock, è stato
furbo nel dare al suo amico quella polverina, che riparerà anche il
danno delle troppe gocce di Elleboro versate. Cinque punti a
Grifondoro.
I due si sentirono appena più allegri.
-E la signorina Weasley Rose?- domandò
la professoressa. -Come mai è assente?
-Noi... non lo sappiamo. Non l'abbiamo
vista.
La donna annuì, e tornò alla cattedra
senza neanche una parola.
-Ma dove può essere finita Rose?- fu
la prima cosa che disse Roxanne, quando lei, Frank e Albus si
incontrarono fuori dall'aula, alla fine della lezione.
-Non ne ho idea.- rispose Frank, mentre
si incamminavano. -Penso che se... insomma, se anche lei si fosse
sentita male e l'avessero portata in infermeria, ce l'avrebbero
detto.
-Ovvio.- convenne Al. Mille congetture
stavano prendendo strada nella sua mente.
-Forse non aveva voglia di venire a
lezione, oggi.- ipotizzò Frank.
-No, non è da Rose.- rispose Roxanne,
abbozzando un sorriso. -Non lo farebbe mai, anche se adesso abbiamo
Erbologia.
-Ma forse voleva prendersi una giornata
di riposo, non so. Capita che una persona non si senta in vena di
fare niente... forse adesso sta passeggiando vicino al lago.- ribatté
Albus.
-Tanto le parlerò stasera. Comunque,
domani c'è la partita, Corvonero contro Serpeverde. Per chi tifate?
-Andiamo, devo proprio dirtelo?- disse
Al, ironico. -Corvonero.
-Ma i Serpeverde non sono...- rispose
Frank. -Non sono una brutta casa. Sono i determinati e gli ambiziosi,
no?
-Sì, e anche i razzisti.- sbuffò Roxanne, incurante dei due
Serpeverde del terzo anno che camminavano poco lontani da loro. -Non
sei nessuno se il bisnonno di tuo cugino di terzo grado era
Babbano...
-Non sono proprio tutti così.-
continuò Frank.
-Non li difenderai, vero?
-No! Non dico che mi siano simpatici
ma... non puoi mica pensare che siano tutti antipatici.
-Li sono, invece!
-Io dico di no.
Quel battibecco era quasi divertente.
Forse poteva aiutarlo a distrarsi, e per tutto il tragitto verso le
serre di Erbologia, Albus si concentrò sul botta e risposta tra
Roxanne e Frank.
Il divertimento per quella giornata
terminò quando vide che Rose non era neanche alle serre.
Iniziò a preoccuparsi sul serio. E se
si fosse sentita male e fosse svenuta in un luogo dove solitamente
non passava mai nessuno? Un sotterraneo, per esempio.
Non riuscì a concentrarsi sulla
spiegazione del professor Paciock, e neanche sulle chiacchiere di
Rudolf e dei suoi amici.
Si sentiva terribilmente nervoso.
Strappò con troppa foga una foglia dai Rami Pescatori e il ramo
iniziò a roteare, cercando di colpirlo. Albus lo afferrò e lo
sbatté sul tavolino da lavoro, ricevendo un'occhiata sorpresa da
parte di Roxanne per quella mancanza di delicatezza.
-Che ti prende?- gli chiese.
-Rose. Non è neanche qui. Potrebbe
essere successo qualcosa.- disse lui, mentre cercava alcuni pacchetti
di semi dal mucchio.
-Lo so, anche io sono preoccupata.-
sbuffò Roxanne. -Quando la vedo la affatturo.
L'idea di Roxanne che scagliava un
incantesimo su Rose lo avrebbe fatto ridere, in un'altra situazione,
ma in quel momento tutto sembrava aver perso attrattiva. Forse si
stava preoccupando troppo, ma con quello che era successo negli
ultimi tempi, ogni cosa lo metteva in allarme.
Che Rose Weasley fosse definitivamente
scomparsa dal castello fu chiaro quando Roxanne, quella sera, non
riuscì a trovarla né in sala comune né nel dormitorio femminile.
-Sparita!- sbraitò, lasciandosi cadere
su una poltrona, davanti ad Albus e Frank. -Dobbiamo fare qualcosa.
Andiamo a dirlo ai professori, subito.
-Non la trovi proprio?- domandò Albus,
con un filo di speranza.
-No! Non è qui in sala comune. Non è
nella nostra stanza. Stasera sono anche andata in infermeria per Fred
ma lei non c'era. E... volete sbrigarvi? Un professore qualsiasi,
dobbiamo avvertirlo. Così la cercheranno in tutto il castello. Non
può essere scappata, che motivo aveva?
A quelle parole, Albus si sentì
sprofondare.
Rose era sparita. La cosa gli sembrava
quasi innaturale. Rose era scomparsa, non si trovava più.
-Va bene.- disse Frank in tono agitato,
alzandosi. -L'ufficio più vicino dovrebbe essere quello della
professoressa Deppers.
Uscirono dal buco del ritratto,
incuranti del fatto che il coprifuoco per gli studenti del primo anno
fosse già scattato da una mezz'ora.
Mentre percorrevano il corridoio e le
scale che li avrebbero portati al sesto piano, Albus riuscì solo a
ipotizzare le peggiori cose possibili.
Rose poteva essere entrata nella
Foresta Proibita, forse si era persa o era stata attaccata da qualche
animale.
Era solo una congettura, naturalmente.
Perché Rose avrebbe dovuto entrare in quella foresta, senza
avvisarli? Ma perché si era allontanata, quella mattina? Non sarebbe
potuta andare da nessuna parte.
-Ragazzi! Che ci fate fuori a
quest'ora?
Era la voce del professor Paciock.
Albus, Frank e Roxanne si voltarono
verso Neville, che si stava dirigendo verso di loro con un'aria
leggermente sconcertata.
Il viso di Frank si rilassò.
-Papà! Stavamo cercando un professore,
ci serve aiuto. Rose è scomparsa, Rose Weasley!
L'espressione di Neville si fece
allarmata e grave.
-Come è scomparsa?
-Non la vediamo più da stamattina.-
intervenne Roxanne. -O meglio, non l'ho vista neanche ieri quando
sono andata a dormire, ho pensato che sarebbe venuta dopo. Però
stamattina non l'ho vista, non era nel dormitorio e nella Sala
Grande, e ha saltato tutte le lezioni. Anche adesso, non riusciamo a
trovarla.
-Non preoccupatevi, ragazzi.- disse
Neville, la voce grave. -Avvertirò il preside e il resto degli
insegnanti. La cercheremo per tutto il castello e la troveremo di
sicuro, non può essere uscita dai confini di Hogwarts.
*
-E quindi è stata vista per l'ultima
volta mentre usciva dall'infermeria, giusto?
-Sì, a quanto mi ha detto il cugino.
Albus Potter è suo figlio, vero?
Harry annuì stancamente.
-Esatto. Direi che queste informazioni
possono bastare. Utilizzeremo i metodi di ricerca degli Auror per
trovare Rose. Grazie mille per questo incontro, signora Bhatorys, e
arrivederci.
-Si figuri. Arrivederci anche a lei,
signor Potter.
Harry si alzò e strinse la mano della
donna, rivolgendole un sorriso cortese. Mentre si voltava per uscire,
il suo sguardo corse ai tavolini, coperti più da libri che dai
delicati oggettini d'argento che Albus Silente teneva nel suo
ufficio.
Lanciò un'occhiata al ritratto del suo
vecchio preside; stava dormendo, gli occhialini che gli ricadevano
storti sul naso, la lunga barba infilata nella cintura.
Scosse la testa. Non voleva certamente
immergersi nei ricordi delle giornate passate in quell'ufficio.
Uscì senza più dire una parola.
Ron lo stava aspettando, ritto nel
corridoio, davanti al gargoyle che portava all'ufficio della preside.
Non appena lo vide, scattò verso di
lui.
-Allora? Cosa ha detto?!
-Rose è stata vista per l'ultima volta
da Albus, mentre usciva dall'infermeria. Era andata a trovare Fred
e...
-La mia Rose.- sibilò lui. -Ci
metteremo immediatamente al lavoro...
-Lo so, calmati! Anche io sono
preoccupato. Vedrai che la ritroveremo.
-Non è stata trovata neanche nel
castello! Deve esserle successo qualcosa di grave. Se è uscita dai
confini, potrebbe essere ovunque...
-La ritroveremo di sicuro, abbiamo i
nostri metodi.- sospirò Harry. -Ora vai a chiamare Goldneist e
Kenner...
-Ehi, papà!
Si voltò. C'erano James e Albus che
correvano verso di lui, i visi colmi di sollievo che nascondevano una
traccia di agitazione.
-Ragazzi.- sorrise lui. Li aveva visti
quando era arrivato a Hogwarts, ma non aveva parlato molto con loro,
per incontrarsi con la preside Bhatorys.
-Allora, cosa è successo? Avete
scoperto qualcosa?- domandò James, mentre Albus rimaneva zitto a
guardare Harry.
-La preside ci ha solo fornito le
dovute testimonianze. Inizieremo a indagare oggi stesso. Non ho tempo
per parlare con voi ora.
I due annuirono, sembravano delusi.
Harry fissò Albus dritto negli occhi,
di un verde uguale al suo. E ne rimase colpito.
C'era qualcosa di diverso in loro, come
una sorta di serietà, che prima non aveva mai visto. Si rese conto
che suo figlio era cambiato. Non capiva in cosa, ma era sicuro che
nei suoi occhi ci fosse una nuova luce.
-Mi dispiace.- aggiunse. -Io e Ron
dobbiamo proprio andare. E... state attenti.
Non capì come era venuto l'istinto di
rivolgere loro quelle ultime due parole. Lo disse e basta.
-Va bene.- borbottò James. -Allora ci
vediamo. Ciao, zio.
Ron biascicò un saluto. Lui e Harry si
allontanarono e sparirono oltre l'angolo, seguiti dagli sguardi di
Albus e James.
-Allora... io vado a fare i compiti.-
disse Al. -A domani.
-Fare i compiti.- sbuffò James. -Fai
come vuoi, io devo andare a cercare Lucy.
Camminarono insieme per alcuni
corridoi, poi si separarono. James imboccò una scalinata, e Albus
continuò a camminare.
Non avrebbe saputo dire come si
sentiva. Dire che era angosciato sarebbe stato poco. Ma al tempo
stesso tutta la faccenda gli appariva irreale, così come gli erano
apparsi irreali la bambina fantasma, la storia che gli aveva
raccontato, la Chiave di Salomone e tutto il resto.
Non poteva stare accadendo proprio a
lui : un ragazzino normale, un mago come tanti altri, che frequentava
il suo primo anno nella scuola di Hogwarts.
Perché proprio lui dovevano capitare
delle cose simili, la sua vita tranquilla scombussolata in quel modo?
Cosa aveva di speciale?
Discendente dagli Evans.
E cosa c'entravano
gli Evans? Semmai, i Potter. La famosissima famiglia Potter. Suo
padre, un eroe per il mondo magico, dopo aver sconfitto quel
terribile Mago Oscuro di cui non aveva mai parlato troppo.
Doveva c'entrare
quella Ami. Non capiva come mai si fidasse tanto delle parole della
bambina e credesse alla storia della ragazza addestrata da Voldemort.
Lei deve sicuramente avere a che
fare con tutto questo., rifletté.
Ma non avrebbe
dovuto vendicarsi dei Potter, dato che era stato Harry a mettere fine
alla vita di Voldemort? Non c'era motivo per prendere di mira i
Weasley, oppure Betsabea. Erano solo dei ragazzini.
Però i Weasley hanno contribuito
alla disfatta di Voldemort. E se...
Notò che sulla
parete alla sua sinistra c'era una finestra chiusa. Si avvicinò,
sfiorò il vetro fresco con le dita.
Osservò il parco
immerso nel buio della sera, quegli alberi fitti, l'acqua scura del
Lago Nero.
E Rose era lì,
persa nell'ignoto. Avrebbe potuto trovarsi ovunque. Albus sentì la
voglia quasi irresistibile di sfogare quell'agitazione con un bel
pugno.
Sì, avrebbe potuto
tirare un pugno alla finestra e spaccare i vetri.
Cosa poteva
importargli delle ferite alla mano e della conseguente punizione, se
lo avessero scoperto?
Tornò a ragionare. Era una cosa assurda e
inutile, una di quelle che si pensano durante un attacco di rabbia.
Il problema era che
lui non poteva fare nulla per Rose, Betsabea e gli altri, se non
aspettare.
E non voleva certo
rimanere passivo davanti a quei fatti, la cosa lo riempiva per
l'appunto di rabbia. Ma doveva farlo, si trovava costretto.
Si incamminò di
nuovo, sapeva di essere vicino alle scale che portavano al settimo
piano.
Arrivò davanti al
ritratto della Signora Grassa ed entrò in sala comune, sperando che
ci fossero Roxanne e Frank.
Sua cugina era
seduta su un divanetto e parlava con due ragazzine. Albus riconobbe
la bionda come la ragazza del primo anno che era corsa da lui
dicendogli che Betsabea era svenuta. Probabilmente la seconda era una
coetanea.
-Ehi, Roxanne.- disse, avvicinandosi al
divanetto. -Hai visto Frank?
-No. Forse è in dormitorio.- ribatté
lei, guardandolo solo di sfuggita.
-Di che parlavate?
Si sedette accanto alla cugina. Aveva
bisogno di distrarsi, non poteva fare nulla per Rose.
-Scuola e cose varie.- rispose la
ragazzina bionda. -A proposito, io mi chiamo Jules Helvir.
-E io Jessica Barker.- disse l'altra,
quella con i capelli castani. -Tu sei Albus Potter, vero?
-Sì.
Jessica non sembrava molto
impressionata, a differenza di Jules.
-Stavo dicendo.- disse, voltandosi
verso Roxanne. -Il movimento per gli incantesimi di scambio dovrebbe
essere... bacchetta puntata in avanti, poi la muovi in alto e dai una
stoccata verso l'oggetto che vuoi incantare.
-Tu hai fatto i compiti di
Trasfigurazione, Al?- domandò Jules, sbattendo le palpebre.
-Io? Oh, no... in effetti dovrei
iniziarli.- rispose, con un sorriso stentato.
-Li trovi difficili?
-No, è solo che non ho avuto affatto
il tempo e la voglia, con quello che è successo...
-Lo so. Mi dispiace per tua cugina
Rose, davvero. Era una persona simpatica.- lo interruppe lei. -E sono
certa che la ritroveranno. Magari...
Qui si bloccò. Ogni volta che qualcuno
avanzava ipotesi sul motivo della scomparsa di Rose, non trovava
nulla da dire. Lei non aveva motivi per lasciare la scuola, e se
qualcuno l'avesse rapita ci sarebbero state delle testimonianze,
degli indizi.
-Sono invadente, per caso?- disse
Jules, arrossendo.
-Ma no, non preoccuparti.
Non voleva parlare di Rose in quel
momento, così aggiunse: -Ora vado. Non avrò scuse per domani se non
finirò il tema di Trasfigurazione.
Salutò Roxanne, Jules e Jessica, prima
di avviarsi verso i dormitori maschili.
Trovò Frank seduto sul letto, che
sfogliava con scarso interesse un libro di Erbologia.
-Ciao.- gli disse, alzando gli occhi
dalle pagine. -Novità?
-Mio padre e gli Auror si stanno
mettendo al lavoro per trovarla.
-Hai idea di cosa possa esserle
successo?
-Meno di zero.
Andò a prendere la borsa dei libri,
gettata sul suo letto. Prese svogliatamente l'inchiostro, le piume e
la pergamena, e altrettanto svogliatamente iniziò a scrivere.
Se Rose fosse stata lì, le avrebbe
chiesto una mano. La immaginò sbuffare divertita e accettare, con la
minaccia che la prossima volta se la sarebbe cavata da solo.
Era una di quelle piccole cose, quei
comportamenti abituali di Rose, che ora gli mancavano.
Il modo in cui si accomodava su una
delle poltrone della sala comune per leggere o controllava di tanto
in tanto i compiti dei cugini. E nonostante quello, come fosse capace
di lanciarsi su un pacco di dolci, di chiacchierare appassionatamente
di Quidditch e fulminare con lo sguardo chi avesse detto una parola
di troppo sulle sue squadre preferite.
Non avrebbe accettato di non rivederla
mai più.
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Capitolo 11 *** Una svolta. ***
Bounjour! Ok, buon
pomeriggio.^^
Vi avviso che anche questo capitolo sarà un po' cortino, ma l'ho
scritto così per dividere meglio i vari capitoli ed episodi. Buona
lettura!
Capitolo 11 : Una svolta.
Quella pergamena era davanti a lui,
quasi del tutto pulita, a parte per un paio di frasi scarabocchiate.
Albus la fissò indifferente,
ticchettando la penna sul tavolino della biblioteca; sapeva che
avrebbe dovuto fare quegli stupidi compiti di Storia della Magia, ma
ogni volta che cercava di raccogliere la concentrazione quella
scivolava via come l'aria, rimpiazzata da un senso di disagio che non
accennava ad attenuarsi.
Alzò lo sguardo. Rudolf, che era
seduto davanti a lui, aveva abbandonato il suo compito e ora leggeva
silenziosamente la Gazzetta del Profeta.
Decise di farsi
coraggio e porre la domanda.
-Ci sono novità su... su
Rose?
Pronunciò quel nome in tono esitante. Gli sembrava quasi un
tabù, dirlo a voce alta. Avrebbe rievocato nelle persone la
preoccupazione e la tristezza.
Rudolf scosse la testa. I suoi occhi
saettavano veloci sulle pagine.
-Però questo
articolo ne parla.- commentò Roxanne, scoccando un'occhiata al
giornale.
-Infatti. E non
dice nulla di nuovo.
-Leggilo comunque.-
lo spronò Frank, giocherellando con la sua piuma.
Rudolf tossicchiò.
-Dunque...
continuano le ricerche della ragazzina scomparsa, Rose Weasley, già
sparita da svariati giorni dalla scuola di magia e stregoneria di
Hogwarts. Gli Auror si sono mobilitati ed è anche stata inviata una
squadra di ricerca speciale, ma le indagini sono a un punto di
stallo. Non è stato scoperto nulla di nuovo e non sono state trovate
altre possibili tracce su dove potrebbe trovarsi Rose. Gli indizi
continuano a mancare e gli Auror non hanno assolutamente alcun punto
di appoggio per le loro ricerche; sulla scomparsa della ragazzina non
si sa assolutamente niente. C'è stata una sola falsa testimonianza,
di un anziano mago che ha scambiato una bambina Babbana per la
dispersa Rose Weasley...
Albus afferrò il
suo libro di Storia della Magia e lo chiuse con un botto che
interruppe la lettura di Rudolf.
-Ok, ho capito.
Assolutamente nulla.- ripeté, quasi furioso.
-Albus, che ti prende?- gli chiese
Frank.
-Dovrei anche rispondere a una domanda
così stupida?
Si pentì immediatamente di aver parlato in modo
tanto brusco.
-No, scusatemi. Sono solo nervoso. Non
riesco a concentrarmi, torno in sala comune. Ci vediamo stasera.
Gettò alla rinfusa il libro e la
pergamena nella borsa, prima di avviarsi da solo verso l'uscita della
biblioteca.
I suoi passi scattanti e rumorosi non
potevano fare a meno di attirare l'attenzione degli altri studenti
impegnati nello studio. Quando fu uscito, sbatté la porta alle sue
spalle, e continuò a camminare lungo il corridoio con un groppo in
gola.
Assolutamente niente.
Nonostante quei
sette giorni, non c'era nessuna svolta o novità. La preoccupazione
per Rose sembrava rodergli dentro.
Una volta salito
nella torre dei Grifondoro, e arrivato nella sua stanza, si gettò
sul letto e rimase fermo a fissare il vuoto, sforzandosi di non
pensare.
In quel momento,
sentiva che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivedere sua cugina.
Qualcuno aprì la porta del dormitorio,
ma Albus non ci badò. Finché nel suo campo visivo comparve
James.
-Ciao, Al.- disse il ragazzo,
incrociando le braccia e scrutandolo con sconcertante serietà.
-Ciao.- si limitò a rispondere lui,
con un cenno.
-Dobbiamo... beh, dobbiamo parlare,
penso che si dica così in questi casi.
-E di cosa?
-Mi stai preoccupando, sai?
-In che senso?- domandò Albus,
vagamente divertito. Suo fratello James che si preoccupava per lui
era qualcosa di epico.
-Da quando... lei è sparita. Non
sembri più tu, sei cambiato, ti comporti in modo diverso.- rispose
James.
-E come dovrei stare, se è una
settimana che non si sa niente di Rose? Dovrei essere allegro come
te?
-Senti, anche io sono preoccupato per Rose!- sbottò James.
-Ti pensi che passi tutte le giornate in giro con i miei amici a
parlare di Quidditch? Maledizione, è anche mia cugina!
Albus rimase zitto per alcuni istanti,
sentendosi imbarazzo.
-Beh, hai ragione, scusa.- disse
infine. -Ma non è solo per Rose.
Si bloccò nuovamente. Non poteva
raccontare a James della bambina, della Chiave di Salomone o di Ami.
Non perché, a saperlo, sarebbe andato a dirlo a qualche adulto. Ma
perché non gli avrebbe creduto, o se avesse deciso di credergli
sarebbe rimasto provato come lui, a sentirsi custode di un tale
segreto.
-E per cos'altro? Dimmelo.
Albus non aveva mai visto tanta serietà
negli occhi di James. Capì che avrebbe dovuto inventarsi subito
qualcosa, ma la risposta gli venne, ed era vera per metà.
-Fred, Betsabea e Louis.
-Oh... è vero.- disse James, sbattendo
le palpebre. -Anche io ho paura che possano... che vada tutto male.
Ti capisco.
-E quindi? Perché sei venuto qui, alla
fine? Che mi devi dire di preciso?
-Niente, è che non mi piace il modo in
cui ti comporti. Sei diventato così silenzioso. Non che prima fossi
loquace ma eri normale, non avevi quest'aria sempre turbata.
-Ti ho detto qual è il motivo.
James annuì.
-Sì, ho capito... ma volevo comunque
parlarti.
Per un attimo sembrò un fratello
comprensivo, cosa che James certamente non era. Albus lo fissò in
silenzio per alcuni secondi, poi disse: -Non ti preoccupare, non
serve che mi parli. Ora puoi uscire, per favore?
-Va bene.- sospirò James. Ma prima di
avviarsi verso la porta, lo guardò un'ultima volta con aria grave.
-Non puoi fare nulla per Rose, è tutto
nelle mani degli Auror. Cerca di essere più te stesso.
Albus non ci riuscì.
*
Passarono circa due settimane dalla
scomparsa di Rose Weasley.
L'atmosfera a Hogwarts non era più
quella di prima, Albus poteva contestarlo ogni giorno.
Il chiacchiericcio della mattina
sembrava meno animato e allegro di sempre, e lui non riusciva quasi a
toccare cibo. Si sforzava di mangiare perché doveva.
Si sentiva svogliato, riguardo alla
scuola. Non si concentrava durante le lezioni, i suoi compiti erano
assenti o erano fatti male.
Alcune volte i professori chiudevano un
occhio con lui per ovvi motivi, ma alla Deppers non potevano
importare i problemi personali di uno studente; il suo rendimento in
Difesa Contro le Arti Oscure calò più di tutti, e finì anche in
punizione per quei voti.
Fu costretto a riordinare tutti i
vecchi documenti nell'ufficio della professoressa.
Non andò a vedere la partita di
Quidditch, che era stata rimandata, stupendosi quasi di quella
mancanza di interesse verso uno sport che aveva sempre adorato.
Preferì recarsi in biblioteca per studiare, e quando Rudolf gli
disse che Corvonero aveva battuto Serpeverde non provò nulla.
La sua svogliatezza contemplava un po'
tutto. Le letture non lo interessavano, così come le passeggiate nel
parco, gli scacchi dei maghi, le conversazioni con Frank, Roxanne e
Rudolf.
Non sopportava più le occhiate che gli
venivano lanciate dagli altri studenti, detestava dover vedere la
fotografia di Rose su ogni prima pagina della Gazzetta del
Profeta.
Era come se fosse caduto nell'apatia.
L'unica cosa davvero viva e presente era la preoccupazione non solo
per la cugina, ma anche per Betsabea, Louis e Fred, che non si erano
ancora risvegliati.
Quel periodo fu come un lentissimo
incubo, ogni giorno un disagio da portare avanti fino alla sera, e
che si sarebbe ripetuto fino a chissà quando.
La mattina del ventisei marzo, Albus si
svegliò di botto, e rimase fermo con gli occhi spalancati che
fissavano le tende rosse del letto mentre cercava di raccogliere i
frammenti del suo sogno.
Aveva sognato lo Spirito della bambina.
Gli stava parlando, seduta sulle rive
del Lago Nero, una mano immersa nell'acqua. Lo guardava con un
sorriso enigmatico, e diceva: -Una volta adoravo quest'acqua.
Lui la fissava senza spiccare parola.
Infine, la bambina si alzava, lanciava uno sguardo alle montagne che
circondavano il castello e mormorava: -Ormai è questione di ore.
Poi
il sogno terminava, prima che lui avesse il tempo di domandarle un
chiarimento.
Non significa niente., pensò
Al, stendendosi su un fianco. L'avrò sognata per
caso,
perché conoscerla mi ha quasi sconvolto. È già capitato altre
volte. È normale.
Questione di ore.
Per che cosa?
Cosa sarebbe potuto succedere tra poche ore? Ma
aveva solo sognato, non era realtà.
Si abbandonò
nuovamente al sonno. Non potevano essere passate le sette e mezza,
gli sembrava di aver dormito poco quella notte.
-Albus... Albus,
svegliati!
-Che vuoi, Frank?
-Sono le otto e
mezza e tu...
Si tirò a sedere
con uno scatto e si passò una mano tra i capelli, per sistemarli.
-Le che cosa?-
esclamò, sbattendo gli occhi per mettere a fuoco la figura di Frank.
-Le otto e mezza.- sbuffò lui, già
pettinato e con la divisa. -Se ti sbrighi forse non faremo tardi...
-Sì, un attimo!
Si preparò e vestì alla velocità
della luce. Scese le scale rassettandosi la divisa spiegazzata.
-Roxanne dov'è?- disse, facendosi
strada tra i Grifondoro che affollavano la sala comune.
-Non è mattiniera ma sarà già
scesa.- rispose Frank, con un'alzata di spalle.
Albus avvertì un senso di disagio.
Roxanne era... beh, non era l'unica cugina che gli era rimasta a
Hogwarts, naturalmente, ma una di quelle a cui era più legato.
Se fosse successo qualcosa anche a
lei...
Per fortuna, trovarono Roxanne in Sala
Grande. Era seduta scompostamente sulla sedia e masticava qualcosa,
la mano immersa in una ciotola di biscotti.
-Giorno.- disse Albus con sollievo,
sedendosi accanto a lei. -Sono già arrivati i gufi da casa?
-In effetti sì, se ne sono andati un
minuto prima che voi entraste.- rispose la ragazzina, dopo aver
finito di masticare.
-Oggi faccio un salto in guferia, devo
dare da mangiare a Holly.- disse Frank, mentre prendeva un biscotto
dalla ciotola. -Vieni anche tu, Al?
-Sì, non vedo Palla di Piume
da un po'.- rispose lui, suscitando le brevi risate di Roxanne e
Frank.
-Chi te l'ha fatto fare di dare questo
nome al tuo gufo?- domandò lei.
-A me piace! Qualche problema?- ribatté
Albus, mentre i due ragazzi scuotevano la testa, divertiti.
Gli sembrò, per un attimo, che fosse
tornato tutto normale, che quella fosse una delle tante mattinate
piacevoli passate insieme ai suoi cugini, a scherzare e parlare del
più e del meno.
Si sentì particolarmente tranquillo,
durante la lezione di Incantesimi.
Riuscì persino a concentrarsi e fece
eseguire al suo uovo una tripla capriola, prima che quello si
spiaccicasse sulla testa del professor Vitious, tra le risate
generali.
-Bello il tuo incantesimo di oggi.- gli
disse Roxanne quella sera, mentre si avviavano in Sala Grande per
cenare. -Fortuna che solo il tuo uovo abbia colpito Vitious.
Frank e Albus risero, ma quest'ultimo
tornò subito serio.
-Oggi non sono stato in infermeria. Ci
vado domani. Tu vieni?
-Certo.- rispose Roxanne. -Ci sono
passata anche questo pomeriggio, per qualche minuto. No, non è
cambiato niente.
Albus trattenne la voglia di sbuffare.
Il tempo sembrava essersi cristallizzato. Possibile che ogni giorno
fosse uguale all'altro e non succedesse mai nulla?
Stavano per scendere la scala che li
avrebbe portati nella Sala d'Ingresso, quando un paio di Corvonero
passarono accanto a loro, dando una spallata a Frank, e si gettarono
di corsa per le scale.
-Ehi!- esclamò lui, indignato.
-Non vi siete accorti di quello che sta
succedendo?- disse una voce, e si voltarono verso una ragazzina di
Serpeverde, forse del secondo o terzo anno, che li squadrava con aria
di sufficienza.
-No, cosa...- disse Albus, e si rese
improvvisamente conto che in effetti stava succedendo qualcosa.
Il corridoio si stava stranamente
affollando, gli studenti correvano e parlavano a voce alta.
Dal fondo delle scale proveniva lo
stesso chiacchiericcio acceso.
-Che è successo?- domandò Roxanne
alla Serpeverde. Non sembrava molto felice di doverle rivolgere la
parola.
-Dicono che sia arrivata una persona,
qui nel castello...
-Albus! Roxanne!
Erano Molly e Lucy, che stavano salendo
le scale... di corsa. Albus
non si stupì affatto di Lucy, ma non ricordava di aver mai visto
Molly correre in quel modo, insieme a sua sorella.
Quando lo raggiunsero, notò che
avevano il viso raggiante e colmo di gioia.
-È Rose!- esclamò Molly, con quel
tono stridulo che lei aveva sempre odiato.
-C... cosa?
-Rose! È qui sotto, è tornata a
Hogwarts!- urlò Lucy. L'entusiasmo le aveva arrossato il viso.
Albus dovette appoggiarsi a Frank per
non cadere. Balbettò, mentre fissava le due sorelle.
-Muoviti, dobbiamo andare a vedere come
sta!- esclamò Lucy, afferrandolo per un braccio.
-Ma è lei? È davvero lei?- disse
Frank, la voce rotta dall'emozione.
-Sì!- disse Molly. -Volete venire o
no?
In quel momento tutto sparì, per
Albus. Non c'erano più Molly, Lucy, Frank e Roxanne, c'era solo la
felicità crescente, quel bellissimo calore nel petto.
Spiccò una corsa, attraversò le
scale, spintonando con troppa brutalità alcuni ragazzini, ignorando
le loro imprecazioni.
Quando giunse nella Sala d'Ingresso,
notò che il portone principale era spalancato, ma c'erano troppi
ragazzi affollati e non riusciva a scorgere la soglia.
-Rose!- gridò, quando finalmente
raggiunse il portone. Una fila compatta di studenti gli impediva di
vedere con chiarezza quello che stava succedendo fuori. Spinse un
paio di ragazzini e corse verso la gradinata.
Eccola, sul primo scalino, mentre si
appoggiava tremante ad Hagrid e guardava con un misto di spavento e
sollievo i professori raggruppati davanti a lei.
I capelli rossi erano terribilmente
arruffati e incorniciavano un viso più pallido del solito. Le guance
avevano perso il loro colorito, lo sguardo era timoroso ed esitante,
la vestaglia grigia che indossava ricoperta di foglie.
Si voltò, al suono della sua voce, e
gli occhi sembrarono tornare a illuminarsi.
-A... Albus...
Senza badare ai professori e agli
studenti, Al si avvicinò a Rose e la abbracciò di slancio. Non
riusciva a credere che fosse proprio lei, Rose.
-Albus, così mi soffochi!- esclamò
lei, con una risata breve.
La tenne stretta ancora per qualche
istante, prima di scostarsi e di guardarla, impegnato in una dura
lotta contro le lacrime.
Lei, invece, le stava facendo scorrere
sul viso. Eppure il suo sorriso era più felice che mai.
-Rose, cosa ti è successo?- mormorò
Albus, tenendole una mano sul braccio.
-N... non ricordo tutto... io...
-Signor Potter, penso che adesso
dovremo accompagnare Rose in infermeria.- intervenne il professor
Wonder. -Abbia pazienza, potrà andare a trovarla domani.
-Perché in infermeria, cosa è
successo? In ogni caso la accompagno.- disse lui, determinato. -Ho il
diritto, no?
-Suvvia, facciamo un'eccezione, per una
volta tanto.- disse Neville, rivolto al professore. -Sono cugini, e
lui si sta preoccupando.
-Il professor Paciock ha ragione.-
disse la preside, in tono tranquillo. -Non potrebbe esserci alcuna
ripercussione. Che la signorina Weasley venga portata in infermeria.
Io mi occupo di chiamare i genitori...
-Ma io non sto male!- esclamò Rose.
-Davvero, sono solo stanca e...
-Rose, dovresti andare.- la interruppe
gentilmente Al.
-Si tratta della sua sicurezza.- aggiunse la
preside, con un sorriso comprensivo. -Vada con il professor Paciock e
il professor Wonder. Potter, li segua pure.
Albus strinse la mano di Rose. Gli
sembrava incredibile che fosse viva e reale. Il suo cuore batteva
così forte che sembrava poter scoppiare dalla felicità, mentre i
due professori li scortavano nella Sala d'Ingresso e poi verso le
scale.
Tutti gli studenti erano radunati per
guardarli e parlavano tra loro, ma Al ignorò quella confusione.
-Rose, Rose!
Erano Roxanne e Frank, che erano corsi
verso di loro.
Albus decise di registrare in eterno il
ricordo di Roxanne Weasley che abbracciava qualcuno.
I professori si fermarono, con
pazienza, e attesero che la ragazza lasciasse andare Rose. La guardò
raggiante, e lo stesso fece Frank.
-Rose, cosa è successo?- chiese lui.
-Non ora.- intervenne Wonder. -Ma se
volete, ragazzi, potete accompagnare la signorina Weasley in
infermeria.
-Sei ferita?- esclamò Roxanne.
Rose scosse la testa.
-No, io mi sento bene...
-Andiamo comunque.- disse Neville con
gentilezza. -Potete venire anche voi, però preferirei che tornaste
presto in sala comune.
Naturalmente, decisero di seguirli. I
due professori guidarono il gruppetto lungo tutto il tragitto per
arrivare in infermeria.
-Oh, cara ragazza!- esclamò Madame
Katherine quando vide entrare Rose, con la chioma scompigliata e la
vestaglia piena di macchie e foglie. -Cosa... cosa le è successo?
La afferrò per un braccio e la fece
sedere sul letto più vicino.
-Non lo sappiamo, Madame Katherine.-
rispose Neville. -Lei dice di sentirsi bene ma noi siamo preoccupati.
È appena ritornata a Hogwarts, si è presentata da sola al castello,
in questo stato. È possibile che le sia successa qualsiasi cosa
quindi abbiamo deciso di portarla qui...
-Ma io sto bene davvero.- insisté
Rose. -Non ho malattie o ferite, niente...
-Rose, cosa ti è successo?- chiese
seria Roxanne.
-Non voglio parlarne ora, sono stanca.-
rispose la ragazzina, chiudendo gli occhi e stendendosi
compostamente.
-Rimanga qui, signorina Weasley.- disse
il professor Wonder, senza la sua abituale severità. -In quanto a
voi... sarò comprensivo, rimanete qui anche per cinque minuti. Ma
poi tornate nei vostri dormitori.
-Certamente!- disse Albus, annuendo. Si
sedette accanto al letto di Rose. Non avrebbe voluto più staccarsi
da lei, quelle due settimane erano state terribili.
La porta si spalancò in quel momento,
e un gruppetto di sei ragazzini si riversò nell'infermeria.
Albus li riconobbe tutti : erano
Rudolf, James, Lucy, Molly, Victoire e Dominique.
In breve nella stanza risuonarono
esclamazioni entusiaste.
-Rosie!- esclamò Victoire,
avvicinandosi al letto, gli occhi colmi di lacrime. -Come stai? Cosa
ti è successo, ma chérie?
-Ragazzi, è stanca!- esclamò Madame
Katherine, stranamente brusca. -Ha bisogno di riposo, è appena
tornata e si sente confusa. Lasciatela dormire, per favore. Penso che
dovreste andare via tutti, proprio adesso.
-Col cavolo.- fu il sussurro di Lucy,
che lanciò un'occhiataccia alla donna. Per fortuna, lei non la
sentì.
-Dobbiamo proprio andare?- sbuffò
James. -Lei è mia cugina...
-E deve riposare.
-Andate pure, ragazzi.- disse Rose.
Aveva la testa rovesciata sul cuscino e gli occhi socchiusi. -Io
voglio dormire, adesso, e sto bene. Non dovete preoccuparvi, venite
domani.
Albus non avrebbe voluto lasciarla
ancora, pur sapendo che il giorno dopo l'avrebbe ritrovata. Forse ad
attanagliarlo era la paura di non trovarla, ma sapeva che era
assurdo.
-Andiamo.- disse a Roxanne e Frank.
-Rose, tornerò domani, te lo assicuro.
Lei gli rivolse un sorriso stanco.
Albus distolse lo sguardo a fatica, e
notò che Rudolf si era avvicinato a lui.
-Sono contentissimo che l'abbiano
ritrovata.- disse, visibilmente emozionato. -Posso venire con voi per
un tratto di strada, vero?
-Certo.- rispose Roxanne.
Prima di uscire dall'infermeria, i loro
guardi saettarono sui letti dove ora riposavano Rose, Fred, Betsabea
e Louis.
*
Quella notte Albus non riuscì a
dormire.
Si girò e rigirò nel letto, godendosi
per la prima volta dopo tanto tempo la sensazione della felicità.
Gli era sembrato impossibile che la
certezza che Rose stesse bene sarebbe tornata. Si era quasi arreso a
non doverla vedere più, nonostante fossero passate solo due
settimane.
Adesso era tutto cambiato. Rose era
tornata. Si sentiva come se la felicità fosse un fuoco ardente che
si era acceso in lui non appena aveva rivisto Rose, dopo essersi
affievolito a causa della sua scomparsa.
Ma non riuscì a impedire che dei
pensieri si insinuassero nella sua mente.
Forse non si è accorta di essere
ferita e stanotte le succederà qualcosa... no, è ridicolo, non può
non essersi accorta di una ferita.
Sentì la voglia irresistibile di
alzarsi e sgattaiolare fino all'infermeria. Perché i professori
l'avevano mandata lì, se non presentava ferite? Semplice
preoccupazione?
Il sonno era pesante, ma le emozioni
che si mescolavano in lui lo tennero sveglio fino al mattino.
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Capitolo 12 *** Il racconto di Rose. ***
Capitolo 12 : Il racconto di Rose.
-Ehi, Albus!
-Albus, ho sentito di
tua cugina...
-Come sta Rose?
-Sei tu Potter? Puoi dirmi...
Albus non resse più tutti quei ragazzi
che lo chiamavano, lo raggiungevano e gli chiedevano notizie di Rose.
-Smettetela di rompere! Sono fatti
della nostra famiglia, è chiaro?- urlò alla fine, facendo
sussultare due bambinetti di Tassorosso, che se la filarono via con
sguardo spaventato.
Un gruppo di Grifondoro di circa
quattordici o quindici anni, radunato in fondo al corridoio, gli
lanciò delle occhiate stupite.
-Non mi chiedete niente!- esclamò Al,
mentre passava accanto a loro. Aveva già notato che alcuni accennavano
a muoversi verso di lui e parlare.
Doveva darsi una mossa, così inizio a
correre, e quando arrivò in Sala Grande non si fermò a guardare il
soffitto, né parlò con nessuno.
Neanche si sedette; afferrò una fetta
biscottata spalmata di crema dal tavolo dei Grifondoro e,
addentandola, si voltò, pronto a dirigersi fuori di lì, lontano da
tutti quegli studenti che lo stavano fissando.
-Aspetta, Al! Vengo anche io!
Era la voce di Roxanne, che si era
appena alzata e camminava verso di lui. Lo raggiunse e insieme si
diressero fuori dalla Sala Grande, senza parlare, mentre Albus
mangiava la fetta biscottata.
Entrarono in infermeria correndo, e
Albus rimase piacevolmente stupito nel vedere i suoi zii, Ron e
Hermione, seduti accanto al letto di Rose; stringevano le mani della
figlia e le parlavano a voce bassa, il viso coperto di lacrime
secche.
Albus non voleva infrangere quel
quadretto familiare, e pensò di andare via, quando Rose lo vide e si
aprì in un sorriso.
-Ehi! Venite pure.
Roxanne e Al si
avvicinarono, salutando in tono allegro gli zii.
-Ciao, ragazzi.- disse Hermione
cortesemente. -Va tutto bene?
-Certo.- rispose Roxanne, accomodandosi
su una sedia. -Però siamo preoccupati per Rose e siamo venuti qui...
come ti senti?
-Bene.- rispose lei.
-No, tu non stai bene.- disse Ron,
insistente. -Sei sparita per due settimane e dobbiamo capire cosa ti
è successo.
-Ma non mi sento male, sul serio.
Quello che mi è successo...
-Diccelo.- le chiese Albus.
-Non ora. Questa mattina la preside è
venuta da me e ha detto che oggi, se me la sento, io e i miei
genitori dobbiamo recarci nel suo ufficio, ci saranno anche gli
Auror. Dovrò dire loro tutto quello che mi è successo.
-Veniamo anche noi.- disse Roxanne, ma
Hermione scosse la testa.
-No, cara. Sarà un incontro tra
adulti, non potete partecipare.
-Ma...
-Possono sapere anche loro.- disse
Rose. -Vi assicuro che quando uscirò dall'ufficio verrò da voi.
-E questa sera potrai rivedere Hugo.-
le sorrise Ron.
-Davvero? È qui?- domandò la
ragazzina, entusiasta.
-No. Intendo che tornerai a casa...
Gli occhi di Rose si spalancarono.
-No! Io non voglio tornare a casa. Per
quanto tempo?
-Ma devi, Rose. Per un mese o due,
potrai tornare qui solo per gli esami del primo anno, se lo vorrai.
-Non voglio andarmene da Hogwarts.-
replicò lei. -Per favore, non ce n'è motivo. Quando vi dirò quello
che è successo capirete, non servirebbe a niente. Non sono ferita,
non mi è stato fatto del male e non succederebbe nulla se restassi
qui.
-Rose, sei sconvolta...- insisté
Hermione.
-No, non sono sconvolta.- disse,
scuotendo la testa. -O meglio... sì, sono spaventata ma non c'entra
con Hogwarts. Io posso rimanere qui, ve lo assicuro.
-Ne parleremo con la preside.- le
promise Ron, e si capiva che lo diceva solo per compiacerla. -Ora
perché non ti riposi?
-Ho già dormito. Non sono troppo
stanca. Potremo andare dalla preside anche adesso.
Albus assisteva senza parlare. Era
bellissimo sentire di nuovo la voce di Rose. Da troppo tempo non la
ascoltava, o non vedeva il suo volto.
-Voi, ragazzi, non dovreste essere a
lezione?
Rose si era rivolta a Roxanne e Albus,
che le restituirono uno sguardo scioccato.
-A lezione?- esclamò Roxanne. -Come
puoi pensare alle nostre lezioni quando... beh, ti abbiamo ritrovata?
-Ma io sto bene, quante volte devo
ripeterlo? Se voi ve ne andaste non accadrebbe niente.- ribatté
Rose. -Oggi esco dall'infermeria e potremo rivederci.
-Allora... noi andiamo.- disse Al, un
po' deluso. -Avvertici quando uscirai dall'infermeria, va bene?
-Certo. Però sbrigatevi, non vorrete
far perdere punti a Grifondoro.
Roxanne le sorrise.
-Ok. Ci vediamo oggi. Zio, zia... noi
ci vediamo questa estate.
Uscirono dall'infermeria sentendosi
immensamente sollevati, ma agitati al tempo stesso.
Albus era preoccupato per quello che
poteva essere successo a Rose. Che voleva dire, non le era successo
nulla di sconvolgente?
Per Merlino, era sparita, per due settimane
di seguito!
Eppure sembrava tranquilla.
Calmati. Ti dirà tutto stasera.
-Ehi!
Era Rudolf, che era
appena comparso dall'angolo in fondo al corridoio e affrettava il
passo. Con lui c'erano Julian e Ylenia.
-Come sta vostra
cugina?- chiese Ylenia con aria preoccupata, non appena li ebbero
raggiunti.
-Ha detto che si
sente bene.- rispose Roxanne. -Insomma... è tranquilla. Non sembra
spaventata. E non ci ha detto cosa le è successo, ne parlerà... con
i suoi.
-Sappiate che solo
felice che Rose sia di nuovo qui!- esclamò Julien. -Io ero così in
ansia per lei e ora ritorna, tutta da sola...
-Già. Evitiamo di parlarne. Sapete che
ore sono?- domandò Albus.
-Le nove meno dieci.- rispose Rudolf.
-Noi dobbiamo andare a Pozioni, voi?
-Difesa Contro le Arti Oscure. Ci
vediamo dopo a Erbologia.
Si avviarono insieme per un paio di
piani, e si separarono davanti al quadro del mago Lock Burney.
Albus e Roxanne attraversarono una
scala stretta e ripida, che li portò nel corridoio dove si trovava
l'aula di Difesa.
Quando entrarono, la lezione non era
ancora iniziata, e c'erano solo Frank in un banco vicino, la ragazza
di nome Jessica e un gruppetto di Serpeverde. La professoressa
Deppers era seduta alla cattedra, scriveva qualcosa con una vistosa
piuma d'oro.
Quando li vide, Frank si alzò con aria
impaziente.
-Allora? Come sta Rose?
-Sembra bene.- rispose Roxanne, con un
sorriso. -Non ha ferite o ripercussioni. Credo che uscirà oggi
dall'infermeria e non vuole tornare a casa sua, ma rimanere qui.
-Ha detto cosa le è successo?
-No. Ne parlerà con la preside e gli
Auror, oggi. E i suoi genitori, sono qui.
-Però dopo lo dirà anche a noi.-
disse Albus, sedendosi al posto accanto a quello di Frank.
Roxanne si guardò intorno e vide il
posto libero accanto a Jessica Barker.
-Io vado a sedermi lì. Ci vediamo dopo
la lezione.
Albus iniziò a sistemare libri e
pergamene sul banco, insieme a Frank. Per un po' rimase fermo a
fissare il vuoto, concentrandosi solo sulla leggerezza che provava
dentro, quando la voce della Deppers lo riportò alla realtà.
-Benvenuti, ragazzi. Oggi lasceremo
stare l'argomento delle maledizioni applicate per dedicarci ad altro.
Al si guardò intorno, prima di tornare
a fissare la donna; non si era accorto dell'arrivo degli altri
studenti, che ora occupavano tutti i posti.
-Chi sa dirmi cosa sono i Berretti
Rossi e come si affrontano?
La professoressa esaminò i quattro
studenti che avevano alzato la mano, poi indicò un ragazzino di
Serpeverde.
-Sì, Malfoy?
-Sono delle creature simili ai nani che
vivono nei vecchi campi di battaglia, e durante la notte possono
essere pericolosi per i Babbani solitari.
-Bene, cinque punti a Serpeverde.
Dunque... chi altro di voi ricorda qualcosa sui Berretti Rossi? Sì,
signor Lewar?
-So che i Berretti Rossi sono diffusi
nel Nord Europa, oltre che facilmente respinti dagli incantesimi. Non
vivono solo nei campi di battaglia, ma anche in qualsiasi luogo dove
è stato versato sangue umano.
-Infatti. Cinque punti a Grifondoro.
Albus non era particolarmente
interessato a quella lezione. Come poteva importarsene di un branco
di nani che si nascondeva nei campi di battaglia, quando la sera
prima era tornata Rose?
-Signor Potter.
Sussultò e guardò negli occhi la
professoressa, che si era avvicinata senza fare rumore al suo banco.
-I problemi familiari non giustificano
la distrazione. Sono disposta a non penalizzare Grifondoro, se lei
sarà così gentile da illustrare alla classe tutti i tipi di
creature magiche pericolose che conosce.
-Oh, sì.- disse lui, imbarazzato.
-Ecco, dunque, ci sono i Berretti Rossi e poi gli Avvincini...
-Gli Avvincini, pericolosi? Sa come
vengono classificati dal Ministero?
-Beh, possono attaccare i
maghi che si trovano sott'acqua.- si giustificò. -Altrimenti è
possibile trattarli facilmente. E poi, tra le creature pericolose ci
sono i Troll, anche se non li studiamo, e l'Occamy.
Per gran parte della lezione, la
Deppers passò tra i banchi ponendo domande sulle caratteristiche
delle creature magiche e i modi più efficaci per difendersi. Albus
immaginò che se Rose fosse stata lì, avrebbe potuto far prendere
anche dieci punti a Grifondoro.
Quando terminò l'ora e lui uscì
dall'aula insieme a Frank e Roxanne, riusciva solo a concentrarsi sul
momento in cui si sarebbe incontrato con Rose, e lei gli avrebbe
raccontato tutto quello che era successo.
Non badò al fatto che Roxanne stesse
lanciando frecciatine a quei Serpeverde che avevano risposto male
alle domande della Deppers.
La giornata sembrò trascinarsi con una
lentezza esorbitante. Il sole che batteva sui tetti delle serre di
Erbologia lo fece sudare, mentre rinunciava ad ascoltare la
spiegazione di Neville sulle piante utilizzate negli antidoti.
Quando finalmente arrivò l'ora di
pranzo, riuscì solo a mangiare un po' di pasta.
-Vuoi andare subito in infermeria a
vedere come sta Rose.- indovinò Frank, guardandolo mentre fissava il
suo piatto con sguardo vacuo, la mano che sorreggeva il mento.
-Esatto. Sapete, ci andrò subito.
Volete venire con me?
Roxanne si alzò.
-Ovvio. Muoviti, Frank, tu devi
seguirci.- disse.
Mentre si avviavano verso l'uscita
della Sala Grande, ad Albus sembrò di udire un bisbiglio che
proveniva dal tavolo dei Corvonero.
-Sì, Betsabea...
Si bloccò.
Betsabea. Perché avevano pronunciato
il nome di Betsabea? Forse erano state quelle ragazzine sedute che
parlottavano a voce bassa, magari per spettegolare.
Decise di ignorarle, anche se quel nome
sussurrato continuò a tormentarlo per tutta la strada verso
l'infermeria.
Quando aprì la porta e lanciò
un'occhiata al letto di Rose, lei non c'era. Il letto era vuoto.
Immaginò subito che fosse uscita
dall'infermeria, e la cosa lo riempì di sollievo. Ma prima di
andarsene si guardò intorno, per poco non si sentì svenire.
Louis era sveglio. Louis, in carne e
ossa, con gli occhi ben aperti, il viso acceso. Era seduto sotto la
coperta del letto annuiva alle domande che gli rivolgeva una
lacrimante Madame Katherine.
Boccheggiò, il cuore iniziò a
martellargli nel petto.
Spostò lo sguardo, e vide che anche
Betsabea e Fred erano svegli. Lei sfogliava un libriccino con la
copertina rossa, mentre Fred mangiucchiava svogliatamente una
Cioccorana.
-Fred!- urlò Roxanne, e corse verso il
fratello, mentre tutti si voltavano a guardarli.
Albus esitò, indeciso su cosa fare. Il
suo ragionamento si svolse in un istante : Fred era occupato con la
sorella. Parlare a Madame Katherine e chiederle cosa era successo
avrebbe significato ignorare gli altri. Betsabea era sua amica, ma
Louis era suo cugino.
Si mosse automaticamente verso il suo
letto e deglutì. Gli sarebbe piaciuto mantenere la calma ma non poté
trattenersi.
-Louis!- esclamò, ignorando le lacrime
che si facevano strada nei suoi occhi. -Come è successo? Come stai?
Quando... quanto ti sei svegliato?
-Mezz'ora fa, penso.- rispose lui, e
gli rivolse un sorriso raggiante. -Sto bene, non preoccuparti. Ho
solo un poco di mal di testa. Devi dirmi... cosa è successo,
esattamente? Che giorno è?
-Il ventisette marzo.- rispose lui.
-Maledizione, Louis, sei rimasto in questo coma per settimane!
Deglutì ancora. Non aveva intenzione
di piangere. Anche se qualcosa dentro di lui gli stava dicendo di
ridere.
-Tu... cosa hai sentito? Devi dirmi
tutto quello che ricordi.- aggiunse.
-Ricordo quando mi sono sentito male, a
lezione.- rispose lui, assorto. -Poi ero semplicemente... è stato
come addormentarsi, però ricordo di aver provato delle sensazioni di
angoscia, senza però svegliarmi... e adesso, ci sono riuscito.
-È fantastico.- mormorò Albus. Anche
Frank si era avvicinato al letto, e fissava Louis con incredulità.
-Sicuro di sentirti bene, amico?-
domandò.
Lui annuì.
-Scusa, vado da Betsabea...- disse
Albus, lanciando un'occhiata alla ragazza. Era nel letto accanto a
quello di Fred, quindi Roxanne si voltava di scatto, parlando con
entrambi.
-Vai pure.
Albus si avvicinò a Betsabea, tremante
per l'emozione.
-Stai... stai bene?
-Sì, certo.- rispose lei. -Non ho ben
capito cosa mi è successo. Sono caduta mentre uscivo dal dormitorio
e adesso...
-Siete svenuti.- le spiegò Albus. -Tu
e Fred, nello stesso giorno, siete entrati nello stesso coma di Louis
e vi hanno portati in infermeria. Sono stato preoccupato per
settimane. E Rose...
-Già. Dov'è Rose?- domandò lei.
-Te lo racconterò più tardi, forse te
lo dirà lei. Sono successe delle cose, in questo periodo.
Betsabea annuì.
-Penso che Fred abbia qualcosa alla
testa, una ferita. Roxanne mi ha raccontato che quando è caduto ha
sbattuto la testa sul pavimento e ha sanguinato.
-Sì, ma non ha perso molto sangue. Non
penso sia un problema.
Lo sguardo della ragazza si fece serio.
-Cosa pensi ci sia successo? Io, Louis
e Fred. Perché siamo entrati in coma tutti e tre? La mia salute è
ottima, la loro anche, immagino. Deve esserci un motivo.
Lui si avvicinò ancora di più e
abbassò la voce, per non farsi sentire dall'infermeria, che in ogni
caso era indaffarata a propinare una bevanda a Louis.
-Io immagino che ci sia di mezzo il
libro. Frank voleva liberarsene perché pensava che contenesse una
maledizione. Non l'abbiamo fatto, ce ne siamo dimenticati dopo che...
-Cosa è successo?
-Non voglio farti prendere un colpo. Vi
diremo dopo, con calma.
Udirono una porta sbattere e si
voltarono. Rudolf era appena entrato e ora correva verso la sorella,
il viso una maschera raggiante.
-Betsabea! Come stai?- urlò, senza
badare ad Albus.
La abbracciò, nonostante fosse seduta.
-Hanno chiamato... i nostri genitori.
Saranno qui tra poco- disse, mentre si staccava da lei e le stringeva
la mano.
Albus arretrò, ben deciso a non
intromettersi tra i due fratelli. Si sentiva terribilmente felice, le
sue ginocchia sembravano instabili.
Rose era ritornata a Hogwarts la sera
prima ed era stata dimessa. Louis, Fred e Betsabea, quel pomeriggio,
si erano appena risvegliati dal loro coma.
Ebbe l'impressione, per un secondo, che
tutto fosse troppo bello e perfetto per essere anche vero.
*
-Non se ne parla
proprio!- aveva esclamato indignata Madame Katherine, quando Roxanne
le aveva chiesto se Betsabea, Fred e Louis sarebbero potuti uscire
quella sera dall'infermeria. -Questi poveri ragazzi si sono appena
svegliati dopo settimane di coma. Cosa vi passa per la testa? Devono
riposare e rimettersi in sesto!
-Ma per favore...
noi dobbiamo andare da nostra cugina, Rose. Ci deve dire delle cose.
Deve dirle anche a loro.- la implorò Albus.
-No. Immagino che possiate aspettare
qualche giorno.
-Noi ci sentiamo bene!- esclamò Louis,
ricevendo un'occhiata severa da parte di Victoire. -Io sto benissimo.
Riesco a camminare, respiro, non ho ferite...
Lei scosse la testa.
-Potrebbero esserci delle
ripercussioni.- si rifiutò. -Almeno due giorni.
Albus guardò l'uomo e la donna seduti
accanto al letto di Betsabea.
-Capito, cara?- disse la signora
Finwel, dolcemente. -Non potete uscire stasera. Vi siete svegliati
solo oggi.
-Ma, mamma...- protestò lei.
-Non vorresti tornare a casa?
-No! Non servirebbe a niente.
Era più o meno la stessa cosa che
aveva detto Rose, notò Albus. Il rifiuto di Madame Katherine
provocava in lui una cocente delusione. Avrebbe voluto che lei
raccontasse ciò che le era successo quella sera stessa, non poteva
aspettare. Ma se Betsabea e Louis non potevano essere con loro...
Venne fulminato da un'idea.
-Andiamo, ragazzi. Sarà per la
prossima volta. Rudolf, tu rimani qui?
Rudolf, che era seduto vicino alla
sorella, annuì.
-Sì. Ci vediamo domani.
-Allora andiamo. Roxanne?
-Ci vediamo domani, Fred.- disse lei,
prima di raggiungere Albus e Frank. Uscirono insieme dall'infermeria,
e non appena si furono allontanati Albus disse: -Aspettate un attimo.
Avete un biglietto e una piuma? Io ho dimenticato la borsa in
dormitorio.
Frank iniziò a trafficare con la sua.
-Sì. A che ti serve?- chiese.
-Mi è venuta un'idea.- si limitò a
rispondere. Prese il pezzo di pergamena e la piuma ancora dotata di
inchiostro che l'amico gli stava porgendo, poi appoggiò il foglio
alla parete e scarabocchiò un messaggio.
-Cos'è?- gli chiese Roxanne.
-Un modo per incontrarci, stasera. Così
potremo parlare tutti con Rose.
Rilesse il messaggio alla luce della
torcia : Cerca di comunicarlo a tua sorella e a Louis.
Stanotte ci
incontreremo tutti nel passaggio segreto del quarto piano. Dì loro
di scappare dall'infermeria, se si sentono abbastanza bene. Noi
saremo lì con Rose. Alle ore due e trenta.
Lo mostrò a
Roxanne e Frank, che annuirono soddisfatti.
-Come farai a
darglielo?- disse Frank.
-Ci serve un
oggetto, faremo finta che Rudolf l'abbia dimenticato, ma dentro deve
esserci il biglietto. Avete proposte?
Roxanne frugò
nelle tasche della divisa e tirò fuori la scatola vuota e aperta di
una Cioccorana.
-Tieni, usa questa.
Chiudila bene, però, o si vede che non c'è niente.
-Grazie!- esclamò
lui. Infilò il pezzo di pergamena nella scatola e la richiuse.
-Iniziate ad andare
in sala comune, io vi raggiungo subito.- disse, prima di voltarsi e
iniziare a correre verso l'infermeria.
Quando rientrò, si
avvicinò alla famiglia Finwel e riprese fiato.
-Ehi... Rudolf.
Penso che questa Cioccorana sia tua. L'avevi dimenticata.- disse,
porgendogli la scatolina.
-Oh... la mia?-
domandò lui, perplesso.
Al diede
volutamente le spalle ai genitori del ragazzo; inarcò le
sopracciglia e sbatté le palpebre.
-Esatto, quella che
ti sei dimenticato di mangiare!- esclamò, e gli lasciò cadere la
scatola nelle mani.
Rudolf capì.
-Ah, è vero!
Grazie per averla riportata. Ci vediamo domani.
-Certo. Betsabea,
torno qui domani. Arrivederci, signori.
I due Finwel lo
salutarono con cortesia. Prima di uscire, Albus lanciò un'occhiata
eloquente anche a Louis.
*
-Secondo me Rose è
ancora nell'ufficio della preside...
-Dopo tutte queste
ore?- ribatté Roxanne, in tono acido. -Guarda che è uscita prima di
pranzo per andare dalla Bhatorys. È sera! Figuriamoci se è rimasta
lì.
-Smettetela di
litigare.- sospirò Albus.
Si stavano
avvicinando al ritratto della Signora Grassa, ben decisi a trovare
Rose.
-Fuochi incantati.-
disse Roxanne, e il quadro si spalancò.
Scommetto che è in sala comune.,
pensò Albus,
mentre si facevano
strada nel passaggio. L'idea che l'avrebbe rivista tra poco, ordinata
e sana, gli procurava un groppo in gola.
Arrivarono nella
sala comune, e subito Albus fu colpito dalla confusione. Tutti gli
studenti erano raggruppati verso il centro della stanza, urlavano e
sembravano acclamare qualcuno.
-Secondo me è
Rose!- esclamò Roxanne, e corse subito verso la folla.
Albus e Frank la
seguirono, spintonando i vari ragazzi, finché non videro chi era la
persona al centro dell'attenzione : Rose. Sembrava assolutamente
normale, con quei capelli pettinati all'indietro e la divisa nera
perfettamente ordinata. Era imbarazzata e si guardava timidamente
intorno, ma stava sorridendo. Accanto a lei c'erano i cugini Weasley,
compreso James, che le teneva un braccio intorno alle spalle.
-Bentornata, Rose!-
urlavano tutti.
-Sono felice di
rivederti...
-Come stai?
Bentornata!
Albus raggiunse la
cugina e la abbracciò, mentre James si scostava, senza badare a
tutte le persone che li stavano guardando.
-Rose. Stai bene?
Ti hanno dimessa? È tutto a posto?
-Non ti tempestare
di domande.- rise lei, e si allontanò di un passo. -Sto bene, non ti
preoccupare. Sto benissimo, non ho niente. Sono uscita
dall'infermeria...
Parlò a voce più
bassa.
-Sì, sono stata
nell'ufficio della preside. Poi vi dirò tutto.
-Ora vieni, Rose.-
disse Roxanne. -Ti dobbiamo dire una cosa.
Il suo sorriso si
stava allargando sempre di più.
-Aspettate, ci sono
anche io!- esclamò James. -E non potete ignorare Lucy, Vi...
Albus
incrociò le braccia sul petto e squadrò freddamente James.
-No, gli altri non
possono venire.- replicò con una decisione insolita.
-E sentiamo,
perché?- lo apostrofò Dominique. Ma non sembrava davvero
arrabbiata, il suo sguardo era velato di contentezza.
-Vorrei farvi
notare...- iniziò Roxanne. -Che io, Albus, Rose e Louis siamo
attaccati come cozze allo scoglio fin da quando avevamo una manciata
di mesi. Siamo sempre stati insieme, siamo un gruppo. Ora non c'è
Louis ma è tornata Rose. Quindi, ora lei viene con me e Albus. E
Frank può unirsi a noi perché gli abbiamo accordato il permesso.
Qualcuno rise a
quelle parole.
Invece James sbuffò, ma conosceva
benissimo il modo in cui suo fratello, Roxanne e Rose erano legati.
Con l'aggiunta di Louis, certo... se solo lui fosse stato dimesso.
-Andate pure.- disse Victoire, con una
voce dolcissima. Poi guardò male a James e il suo tono divenne
severo: -Tu non ti lamentare.
Albus trattenne una risata; conosceva
bene i cambi di umore di Victoire.
Si avviò verso il fondo della sala
comune con Rose, Frank e Roxanne. C'era un gruppetto di poltrone, in
un angolo stretto, e presero posto lì.
Gli sguardi che puntavano su Rose erano
ancora increduli, la gioia non svaniva dai loro occhi.
-Allora?- domandò la ragazza.
-Immagino che vogliate sapere cosa mi è successo.
-Non ora.- rispose Frank. -Abbiamo un
accordo con Rudolf e gli altri. Ci dobbiamo incontrare alle... che
ore erano, Al?
-Due e mezza. Ci incontriamo lì nel
passaggio segreto del quarto piano. Lo riferirà a Betsabea e Louis,
così ci saremo tutti e non dovrai ripetere il racconto.
Rose annuì.
-Buona idea.
-Di cosa hai parlato nell'ufficio della
preside?- le domandò Albus.
-Ho raccontato tutto quello che mi è
successo, per filo e per segno. C'era la Bhatorys. C'erano i miei
genitori e c'erano gli Auror.
-Mio padre? Lui c'era?
-Difficile che mancasse, è il capo del
Dipartimento Auror.- disse Roxanne, sarcastica. Albus si diede dello
stupido, mentre Rose e Frank ridacchiavano.
-Rose, vorrei che ci parlassi ora.-
disse Al, serio. -Ti è successo qualcosa di grave, in queste due
settimane? Qualcuno ti ha fatto del male?
-No, assolutamente no.- rispose. L'idea
sembrava quasi sorprenderla.
-Te ne sei andata di tua spontanea
volontà?
-Oh, no. Ne parleremo questa sera con gli altri. Io
voglio solo dimenticare tutto, perché mi sono davvero spaventata e
vorrei capire chiaramente cosa è successo. Non sono stata io ad
andarmene, non so come sia potuto accadere... no, ne parleremo questa
notte. Ora voglio che mi diciate cosa è successo a Hogwarts. Ho
sentito dire che Betsabea, Louis e Fred si sono risvegliati... è
vero?
-Sì.- disse Frank, cercando di
mascherare la preoccupazione per Rose. -Questo pomeriggio, si sono
ripresi da... beh, dal coma. E stanno benissimo, anche se Madame
Katherine vuole tenerli lì per qualche giorno.
-Ma è fantastico!- esclamò Rose. Le
sue mani strinsero i braccioli della poltrona. -Hanno capito cosa è
successo esattamente? Una malattia?
-No, sono in salute perfetta.- rispose
Roxanne.
-Secondo me è colpa del libro. La
Chiave, intendo.- disse Frank.
Rose lo guardò preoccupata.
-La Chiave di Salomone.- mormorò.
-Cosa è successo? Siete riusciti a distruggerla?
Albus scosse la
testa.
-No. Da quando tu sei scomparsa, non ci
ho proprio pensato. E quando ci pensavo, mi sentivo tremendamente
svogliato. Ero troppo preoccupato per te e non riuscivo a occuparmi e
interessarmi di niente. Ho lasciato del tutto perdere il libro.
Gli
tornò il mente il sogno che aveva fatto, la mattina del ritorno di
Rose : la bambina che diceva “Ormai è questione di
ore.”
Finalmente comprese. Era stato un sogno premonitore, sul
fatto che Rose sarebbe tornata a Hogwarts. Aveva un dubbio : era
stato lui a prevenire quell'evento, oppure la bambina era entrata nei
suoi sogni?
Gli Spiriti avevano dei poteri, aveva detto.
-Dovrei chiedere gli appunti di
Betsabea.
Non si rese conto di aver parlato ad
alta voce.
-Cosa?- domandò Roxanne.
-Betsabea aveva fatto delle ricerche
sugli Spiriti. Come quello della bambina. Me ne ha parlato, aveva
anche preso degli appunti. Vorrei chiederle dove sono e rileggerli.
Forse scopriremo qualcosa sulla bambina.
I ragazzi annuirono.
-Non avete scoperto altro
sull'argomento?- chiese Rose.
-Nulla.
-E la Chiave... è ancora nascosta nel
tuo baule?
-Sì.- annuì Albus. -Non sono del tutto sicuro di
volermene sbarazzare. Avevo pensato di seppellirla nella Foresta
Proibita ma è pur sempre un libro...
-Hai ragione.- sospirò Roxanne. -Non
dobbiamo farlo per forza.
Rose non parlava. Sembrava fissare con
insistenza il tappeto dorato ai loro piedi, immersa nei suoi
pensieri.
-Tutto bene, vero?- le chiese ancora
Albus. Stava davvero parlando di nuovo con Rose?
Lei alzò lo sguardo e gli sorrise.
-Sì, certo. Che ore sono?
-Ora di andare a dormire, direi.-
rispose Frank, dopo aver gettato un'occhiata all'orologio. -Domani
torni alle lezioni, vero?
-Ovvio! Devo assolutamente rimettermi
in pari con i compiti.
Sì, era proprio Rose.
-Tanto ci vediamo stanotte, giusto?-
sorrise Roxanne. -Alle due e mezza, ricorda. Dovremo incontrarci in
sala comune alle due e dieci.
-Contaci.- rispose Frank.
*
Albus si accovacciò, con le spalle
contro il muro. Le torce accese nel corridoio gli permettevano di
vedere chiaramente i volti dei suoi compagni : Roxanne e Betsabea
erano sedute vicine sul pavimento, incuranti del gelo. Rudolf e
Frank, lo stesso. Louis era in piedi, poggiato a una parete, e
scrutava Rose.
Lei era ritta davanti a tutti loro, lo sguardo
cupo.
-Ora mi sono stancata di aspettare.- disse Roxanne, il tono
stranamente serio. -Dicci tutto quello che ti è successo.
Rose
annuì e poi, senza perdersi in discorsi o stupide introduzioni,
iniziò a raccontare.
-Roxanne, ti ricordi quella sera? Tu eri in
infermeria, insieme ad Albus, e io ero andata in biblioteca per
studiare. Beh, non riuscivo a trovare la voglia e la concentrazione,
ero troppo preoccupata. Così sono tornata in dormitorio, e anche se
era un po' presto ho pensato di andare a dormire. Ho letto prima un
libro, per qualche minuto, poi mi sono addormentata. Non c'era
nessuno in dormitorio.
Albus ricordò che, quando Rose era
tornata, indossava la sua vestaglia da notte.
-Mi sono
addormentata quasi subito.- continuò lei. -E poi mi sono svegliata.
Cioè, non mi sono proprio svegliata. Avevo gli occhi aperti ed era
tutto buio, però mi sentivo come se stessi sognando, come se fossi
paralizzata. Volevo spostarmi su un fianco, ma non riuscivo a
muovermi. Ho... ho avuto paura... poi ho sentito freddo. Non era un
freddo normale, era come se ci fosse del ghiaccio su di me, su tutto
il corpo... ho provato a urlare e non ci sono riuscita. Ho pensato
che fosse un incubo.
La sua voce era tremante, ma continuando a
parlare assunse un tono più controllato.
-Poi mi sono come riaddormentata. No,
credo che sia meglio dire che sono svenuta. Quando mi sono
risvegliata, mi trovavo in un bosco. Ero distesa accanto a un albero,
con la mia vestaglia da notte. Era notte fonda e io ero da sola,
faceva un freddo terribile.
Nei suoi occhi si leggeva la paura che
doveva provare nel pescare quei ricordi.
-Te la senti di continuare?- le chiese
Betsabea, gentile.
-Sì, non preoccuparti. Dunque... mi
sono trovata in questo bosco. Non avevo la più pallida idea di quale
si trattasse, di dove fossi... e non avevo niente con me. Così ho
cercato... insomma, dovevo uscire di lì e ho iniziato a camminare.
Naturalmente mi sono persa.
-Come hai fatto a tornare qui? Ti ha
aiutata qualcuno?- domandò Rudolf.
-No. Non ho incontrato nessuno. Voi
dite che sono passate due settimane da quando sono scomparsa. Beh,
per due settimane ho vagato a vuoto in quel bosco. Non capite cosa
significa trovarsi in un bosco, completamente da soli, e senza la
bacchetta. Avevo paura ogni singolo giorno. Qualsiasi rumore,
qualsiasi animale... sono stata fortunata a non incontrare centauri o
altre creature pericolose. Ho trovato una specie di laghetto
minuscolo, dopo un paio di giorni, e l'acqua era bellissima,
limpida... ho bevuto un po' da lì. Ho dovuto raccogliere dei frutti
e delle bacche che trovavo nei cespugli. Quando ieri mi sono
svegliata non riuscivo a credere di poter mangiare tanto.
-Rose, se ti dispiace ricordarlo non
sei obbligata.- la rassicurò Albus. A sentire il racconto della
cugina, gli si stava stringendo il cuore. Rose aveva dovuto passare
tutto quello, sola e sperduta in un bosco. Ed era sopravvissuta.
-No, voi dovete sapere.- disse lei. Nel
suo sguardo c'era la scintilla della determinazione dei Grifondoro.
-Come hai fatto a tornare?- le chiese
Louis.
-Alla fine ce l'ho fatta.- rispose Rose. -Ho trovato
l'uscita di quel bosco. Penso che fossero passate due settimane.
Ormai pensavo che mi sarei persa per sempre, non avrei trovato mai
più una strada o un punto di riferimento. Stavo camminando in un
punto dove gli alberi erano un po' più bassi, e ho notato in
lontananza quella che sembrava una torre. Mi è sembrato di... di
morire di contentezza. Avevo paura che alla fine non fosse così,
temevo di rimanere delusa, perché quella sembrava una delle torri di
Hogwarts. Non la vedevo benissimo, era solo la cima, ma mi sembrava
Hogwarts. Così ho iniziato a correre. Mi sono resa conto che in
lontananza si vedevano delle montagne, ed erano molto simili a come
ricordavo le montagne di Hogwarts. Era mattina, quando ho visto
quella torre. E poi è arrivata la sera e io... sono arrivata. Sono
uscita dagli alberi e mi sono trovata nel parco. Ho capito che avevo
camminato nella Foresta Proibita. Ero stremata e stanchissima, avevo
freddo. Così sono corsa subito verso il portone e ho bussato. La
preside mi aveva già riconosciuta da una finestra ed era andata ad
aprire, voleva controllare che fossi davvero io. E poi lo sapete.
Siete arrivati e io ero lì. Non c'è altro, davvero.
Calò il silenzio. Albus provava una
sensazione strana : era sconvolto per quello che Rose aveva passato,
certamente. Tutto si mescolava al sollievo perché alla fine stava
bene e nessuno le aveva fatto del male, ma anche a una terribile
confusione.
Nessuno di loro sapeva, neanche Rose
stessa, chi l'avesse presa e abbandonata nel bel mezzo della Foresta
Proibita.
-Come hai fatto a convincere i tuoi
genitori a lasciarti qui, a Hogwarts? È pericoloso!- esclamò Frank.
-Lo so. Ho dovuto parlare molto per
convincerli. Hanno intenzione di indagare, di aumentare la protezione
intorno alla scuola e i controlli.
-Quindi è successo solo
questo?- disse Roxanne. -Rose, non hai idea di chi ti abbia portata
lì? Per quali motivi, poi? Ti ha lasciata nella Foresta Proibita! È
strano...
-Lo so. È che non ne ho idea. Sono
rimasta spaventatissima, voglio dimenticare tutta questa storia
assurda, sembra non avere un senso. Voglio tornare a studiare qui a
Hogwarts, essere normale come prima, no?
Nessuno parlò, per qualche secondo.
Poi Albus disse: -Rose, mi dispiace. Potevi perderti in quel bosco o
essere attaccata da qualche animale, ma per fortuna sei riuscita a
trovare...
Si zittì.
Era riuscita a trovare casualmente la
strada per arrivare a Hogwarts, sperduta nella Foresta Proibita.
Come aveva fatto? Forse c'era
qualcos'altro in quella storia. Ma forse, era davvero un
fortunatissimo caso. Si era avviata nella direzione per il castello,
e la foresta così sconfinata l'aveva guidata fin lì.
-Insomma, poteva succederti qualsiasi
cosa ma ora stai bene. Sono felicissimo.
-Lo so, Al. Anche io sono felice di
essere di nuovo qui.- sorrise lei.
-Non hai nessuna supposizione su chi
potrebbe essere stato?- chiese Betsabea.
Rose scosse la testa.
-No, nessuna. E poi è illogico.
Lasciarmi in un bosco...
Albus notò una lacrima rotolare lungo
la sua guancia. Si alzò e, troppo timido per poterla abbracciare di
nuovo, le posò una mano sulla spalla.
-Rose, non piangere. Va tutto bene. Ora
stai bene.
Lei annuì, tirò su col naso.
-Lo... lo so. Grazie. Voglio tornare in
dormitorio ora. Questo è tutto quello che so.
-Andiamo, allora.- disse Rudolf.
Tutti i ragazzi seduti si alzarono.
Louis posò una mano sul braccio di Rose, con gentilezza.
-Hai bisogno di qualcosa?
-No. Sto bene, davvero.- rispose lei,
mentre la lacrima sul suo viso si seccava.
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Capitolo 13 *** Uno sprazzo di normalità. ***
Giorno! Lo so, questo
capitolo arriva un po' in ritardo. Prima colpa di mancata ispirazione,
durata fortunatamente poco, e poi di connessione. Ma ora ci sono, è
questo l'importante.
Piccolo avviso! Ho modificato il primo capitolo. Non è una grandissima
modifica, mi sono limitata a inserire la canzone del Cappello Parlante,
di cui mi ero dimenticata. Proprio per questo, porgo i miei più sentiti
ringraziamenti a Bethpotter! Senza il suo aiuto, non sarei mai riuscita
a creare una canzone decente. Grazie, Beth!
Detto questo... buona lettura.
Capitolo 13 : Uno sprazzo di
normalità.
La punta della piuma tremolava sulla
pergamena.
Una goccia d'inchiostro cadde, e Harry
Potter vi passò un dito sopra per farla sparire.
Rilesse bene la lettera, da cima a
fondo. Aveva scritto d'impulso, e non era sicuro di essere stato ben
chiaro con quel messaggio.
Aveva scritto ciò che sentiva, e
sperava che Albus capisse.
Ma sì, poteva andare bene.
Posò la piuma sulla scrivania, poi
trafficò con i cassetti alla ricerca di una busta.
Quando la lettera fu al sicuro nella
busta sigillata, Harry si alzò e uscì dal suo studio. Ora doveva
solo andare dal gufo che serviva la famiglia Potter da quasi
quattordici anni, Elziel.
*
Forse fu una cosa irresponsabile,
ma Albus decise di non pensare più alla Chiave di Salomone, almeno
per un certo periodo di tempo.
Tutto ciò di cui voleva godere erano
le ritrovate tranquillità e normalità.
Tre giorni dopo il ritorno di Rose,
Betsabea, Fred e Louis vennero ufficialmente dimessi dall'infermeria.
Albus fu lieto al pensiero di non dover più entrare in quella
stanza, che aveva visto troppe volte nell'ultimo mese.
Il giorno in cui Rose tornò a scuola,
tutti i professori la guardarono felici e la accolsero gentilmente,
persino la professoressa Deppers.
Beh, non che Emmaline Deppers l'avesse
trattata con ogni riguardo. Si era limitata a sorriderle e a dirle:
-Bentornata tra noi, signorina Weasley. Sono lieta di vedere che sta
bene.
Lo stesso fu per Fred, Betsabea e
Louis.
Così Albus si trovò immerso in quella
normalità che tanto gli era mancata.
La mattina dopo essere stato dimesso,
Fred Weasley entrò in Sala Grande con il suo sorriso spavaldo, al
fianco di James, Lucy, Mark e quel loro amico di cui Albus non
conosceva il nome.
I Grifondoro applaudirono nel vederli,
così allegri e di nuovo uniti. Dominique si alzò per andare a
stringere la mano di Frank, lasciando finalmente in pace Louis, che
stava riempiendo di domande insieme alla sorella.
Albus, mentre apriva una bottiglietta
di succo di zucca, si trovò a pensare che fosse tutto troppo
perfetto. Erano tutti tornati, stavano tutti bene. Così, di colpo.
Le cose erano tornate al loro posto.
Com'era possibile che stesse andando
tanto bene?
Forse sotto c'era qualcosa...
Scosse la testa.
Perché doversi
rovinare così quella felicità? Se le cose andavano a posto, lui
doveva viverle appieno e non guardarle con sospetto.
-Ditemi del Quidditch!- esclamò Rose,
giocherellando con una forchetta. -Quand'è la prossima
partita?
-Grifondoro contro Corvonero, tra qualche settimana.-
rispose Victoire, seduta accanto alla cugina.
Tutti la guardarono sorpresi, e lei
arrossì leggermente e alzò le spalle.
-Che c'è, ragazzini? Non posso sapere
anche io qualcosa di Quidditch?
-Ma non ci hai mai giocato...- obbiettò
Louis.
-Però mi piace seguirlo, dovreste
saperlo. Sapete, essere bionde non vuol dire essere delle ochette che
pensano solo al ragazzo carino che le ha appena guardate, e che non
sanno neanche cos'è un bolide. Solo perché non dimostro di seguire
lo sport!
Loro risero.
-Scusa, hai ragione.- replicò Louis.
-Vado anche io a vedere la partita, ma solo perché gioca Grifondoro
e mi serve un po' di svago.
Fu in quel momento che si udì
l'inconfondibile suono che segnalava l'arrivo del “battaglione dei
gufi.”
Fischi, fruscii, ali che sbattevano.
Centinaia di allocchi, gufi e civette
si riversarono nella Sala Grande, e Albus notò il vecchio gufo
marroncino dei suoi genitori che volava a fatica verso di lui.
Lasciò cadere una busta sul tavolo,
prima di planare dentro un piatto vuoto e fischiare, in attesa che
qualcuno gli regalasse del cibo.
-Tieni.- disse Roxanne, porgendogli un
piccolo biscotto, che il gufo addentò con fervore.
Albus scartò la busta. La lettera gli
era stata mandata dai suoi genitori, o meglio, da suo padre. Quella
calligrafia tonda era inconfondibile.
Caro Al,
ti scrivo questa lettera anche da
parte di tua madre, che con quello che è successo negli ultimi tempi
è preoccupata per te e spera che tu e James stiate bene.
Quel giorno, quando Rose è tornata
a Hogwarts, c'ero anche io, e sono rimasto ad ascoltare il suo
racconto nell'ufficio della preside Bhatorys. Una volta finito, sono
dovuto andarmene subito. Mi dispiace molto, avrei voluto cercare di
parlare con te e James, ma non ho avuto proprio il tempo.
Noi Auror siamo dovuti tornare al
Ministero, avevamo delle pratiche da sbrigare, relative a Rose.
Il suo caso ci preoccupa. Non ti
scrivo solo per scusarmi. Voglio anche dirti di stare attento.
Come ben saprai, negli ultimi tempi
c'è stato un cambiamento nel mondo magico. Fino ad adesso tutto era
tranquillo, ma sono sicuro che tu ricordi dell'uccisione di Sebastian
Roland.
Non è stato ancora scoperto nulla,
in proposito, ma è stato un duro colpo per la nostra comunità.
E poi, questi misteriosi comi di
Fred, Louis e della tua amica. Rose che sparisce in questo modo e si
trova sperduta nella Foresta Proibita.
Mi rivolgo in questo modo a te
perché so che, nonostante la tua giovane età, sei intelligente e
capace di capire : stai attento. Penso che avrai capito da solo che
qualcosa sta cambiando nel nostro mondo. Non lo scrivo per metterti
paura.
Tieni sempre gli occhi aperti e, se
dovesse presentarsi l'occasione, mostrati sempre coraggioso. Che
prima di tutto venga la lealtà verso i tuoi amici e le persone a cui
tieni.
Sappi che, in caso di bisogno, io e
tua madre ci saremo sempre.
Lei ti saluta, e ti saluta anche
Lily. Tua sorella è impaziente e non vede l'ora che arrivi l'estate,
per poter incontrare te e James. Fai attenzione a ciò che ti accade
intorno e se succede qualcosa di strano parlane pure con me. Cerca
però di non diventare paranoico, di vivere il tuo primo anno a
Hogwarts.
Ci rivediamo questa estate...
Harry Potter. (E Ginny Weasley.)
Se solo Harry
avesse saputo quando Albus poteva comprendere!
Per un attimo,
provò l'impulso di prendere una lunga pergamena e raccontare tutto
quello che sapeva, sulla strega di nome Ami, sulla bambina, sui libri
che gli avevano cambiato la vita.
Ma c'era sempre
quel qualcosa che gli diceva di no.
Albus sospirò, ma
era deciso a non rovinare quella tranquillità. Sapeva che sarebbe
dovuto stare attento, nonostante la storia di Ami gli apparisse
irreale. Ci credeva.
Avrebbe creduto
senza ombra di dubbio che quella donna fosse dietro la scomparsa di
Rose, se solo Rose fosse stata semplicemente abbandonata nella
Foresta Proibita.
-Al, ti muovi?
Era Louis che si
era appena alzato, insieme a Betsabea, Rose e Roxanne.
-Ah, sì, arrivo!-
esclamò Albus. Si alzò, prese la borsa e fece scivolare la lettera.
Decise che avrebbe risposto più tardi.
-Abbiamo
Trasfigurazione, vero?
-Sì, con i
Tassorosso. Speriamo che Wonder ci rispieghi qualcosa del programma.-
gli rispose Rose.
Mentre parlava, il
suo sguardo sembrava rivolto a un punto lontano e indefinito della
Sala Grande. Come se fosse distratta.
-Sbrighiamoci.- concluse Roxanne, e
strattonò il cugino per un braccio.
Quando entrarono in aula, già erano
arrivati alcuni Tassorosso. il professor Wonder era in piedi accanto
alla scrivania e stava sfogliando un libro.
Quando li vide, fissò con particolare
interesse Louis e Betsabea.
-Signorina Finwel, signor Weasley.
Potreste venire, per favore?
Albus si sedette in prima fila proprio
per ascoltare, e finse di riordinare i suoi oggetti sul banco.
-Mi auguro che stiate bene.- disse il
professore, con uno sguardo tranquillo. -Sono felice di vedere che
due studenti sono tornati in forze.
-Beh... sì.- annuì Betsabea.
-Quindi mi aspetto che voi vi
impegniate durante le mie lezioni. Una malattia passata non varrà
come scusa.
-Certo.- disse Louis.
-Potete andare a sedervi.
Betsabea prese posto accanto ad Albus e
si guardò intorno.
-Frank dov'è?
-Non lo so, stamattina dormiva ancora e
non ha voluto svegliarsi. Forse arriverà tardi.- rispose lui.
Sorrise soddisfatto quando, dieci
minuti dopo la lezione, Frank spalancò la porta dell'aula ed entrò
di corsa, rosso in viso, scusandosi per il ritardo. Sorrise un po' di
meno quando cinque punti vennero sottratti a Grifondoro.
-Stavo dicendo, prima che il signor
Paciock ci interrompesse...- riprese il professor Wonder, gli occhi
scuri che si muovevano rapidi sulla classe. -Trovo necessario che al
primo anno si impari una cosa facile come la Trasfigurazione dei
colori. Signor Clewys, distribuisca queste scatole. Una per banco.
Un ragazzino di Tassorosso si alzò e
iniziò a raccogliere le scatole colorate poggiate sulla cattedra.
Quando passò davanti al banco di
Albus, gli consegnò scatolina blu. Lui la prese e osservò
attentamente, chiedendosi cosa potesse contenere.
-C'è qualcosa che si muove, qui
dentro.- disse Betsabea.
-Forse è un animale...
Uno squittio venne dalle loro scatole.
Betsabea lanciò uno strillo e lasciò cadere la sua, attirando gli
sguardi di tutta la classe.
-Tutto a posto, signorina Finwel?-
domandò il professore.
Lei arrossì.
-N... no, tutto bene. È che ho sentito
uno squittio e ho pensato che ci fosse un topo qui dentro. Io ho
paura dei topi.
-Infatti, nelle scatole ci sono dei
topi di cui dovrete cambiare il colore del pelo.
Da rossa che era, Betsabea sbiancò.
Non riuscì a parlare, e quando venne il momento di aprire le scatole
e prendere le bacchette rimase immobile con la mano che sfiorava il
coperchio.
-Fatti coraggio.- le disse Albus,
cercando di reprimere una risatina. -In fondo è solo un topo.
-Solo un topo?- sibilò lei. -Ti rendi
conto che quando avevo quattro anni un enorme ratto...
-Sei una Grifondoro o no?
-Avete tutti le bacchette pronte,
giusto?- disse la voce del professor Wonder.
-Faccio io.- sbuffò Albus, e aprì la
scatola di Betsabea. Dentro c'era un topo bianco e dagli occhietti
scuri che mettevano tenerezza, non più grande di un pugno. Nel
vederlo, Betsabea deglutì e spostò la sedia all'indietro. Strinse
la bacchetta come se potesse creare uno scudo protettivo intorno a
lei.
Albus si affrettò ad aprire la sua
scatola.
Ecco, un topo identico a quello di
Betsabea. Nella classe risuonavano gli squittii, ma nessun topo era
ancora uscito dalla scatola.
-Pronunciate con forza le parole :
Irizian!
Albus fece scattare la bacchetta verso
l'alto e pronunciò la formula; non accadde nulla.
Il topo levò verso di lui il musetto
quasi dolce, ma il pelo rimase bianco.
-Signor Potter, come ho accennato
all'inizio della lezione la bacchetta deve essere ben puntata verso
il soggetto da trasformare.- disse il professor Wonder. -Deve
posizionare la punta ben vicina al topo, dare un colpo secco di
bacchetta e poi pronunciare la formula
Albus annuì seccato e spostò la
bacchetta, sfiorando il pelo dell'animaletto.
-Irizian!
Anche quel tentativo fallì.
-Si concentri di più.- disse
severamente Wonder, prima di allontanarsi verso gli altri banchi.
Lui ci avrebbe provato pure, a
concentrarsi di più. Ma avvertiva un senso di disagio, senza
conoscerne la causa.
-Maledizione...- mormorò. -Irizian!
Stavolta sulla punta della bacchetta
comparve una luce che sfiorò il topo e colorò alcuni suoi peli di
verde, ma il colore svanì in un attimo.
Albus capì a cosa era dovuto il
disagio : la storia di Rose.
Si era ripromesso di non pensarci, di
lasciarsi tutto alle spalle per ricominciare a comportarsi in modo
normale. Non ci stava riuscendo, almeno per ora. Le parole di Rose
continuavano a tornargli in mente.
Chi aveva potuto portarla nella Foresta
Proibita e lasciarla là, e per quale scopo? Non si poteva fare finta
che non fosse successo niente.
-Ci sono riuscita!- esclamò Betsabea,
riscuotendolo dai suoi pensieri. -Guarda, è tutto rosso ora!
Albus si voltò, e vide che il ratto
nella scatola aveva il pelo completamente tinto di un rosso che
andava sbiadendo.
-Beata te. Io ancora non ci riesco.- si
lamentò.
-Hai provato a concentrati sul serio?
Ok, concentriamoci sul serio.
Provò a rivolgere
i suoi pensieri unicamente al topo.
Ora Rose sta bene, non devi
preoccuparti. Sta bene.
Ci riuscì. Per
alcuni secondi i suoi sensi comprenderono solo la posizione della
bacchetta, il topo che squittiva piano, come in una specie di trance,
come essere immersi nell'acqua e udire le cose da lontano.
-Irizian!
Stavolta il lampo fu più intenso e
acceso, avvolse il topo e tinse completamente il suo pelo di verde.
-Bel colore.- commentò Betsabea.
-Già.- replicò Albus, fissando il
topo con soddisfazione, e si voltò per osservare il lavoro dei suoi
compagni. C'erano due Tassorosso che tenevano in mano i loro topi, i
ciuffetti di pelo blu e rossi.
Il topo azzurro di Jessica Barker stava
saltellando e squittendo, le zampette che artigliavano le scatola.
Forse non riusciva a uscire per un incantesimo.
-Bene, signor Potter, ce l'ha fatta.
Era la voce di Wonder. Al si voltò di
scatto verso il professore.
-E il colore non sta svanendo, anche se
dovrebbe iniziare a sbiadire abbastanza presto, soprattutto se
contiamo il fatto che questa è la prima volta che esegue l'Incanto
dei Colori. Lei, signorina Finwel?
-Beh... è ancora un po' rosso.-
rispose lei, non più tanto disgustata.
-Cinque punti a Grifondoro.- decise
Wonder, e tornò a girare per i banchi.
-Complimenti. Ora spiegami come hai
fatto.- sussurrò Betsabea, guardando il topo con un misto di timore
e delusione. Il rosso era quasi svanito dal suo pelo.
-Mi sono concentrato, come hai detto
tu.
Quando l'ora terminò, solo Anthony non
era riuscito a dare minimamente colore al suo topo.
-Però è un incantesimo facile.- disse
Louis, mentre i ragazzi uscivano dall'aula. -Cioè, all'inizio no ma
dopo che ci hai provato qualche volta lo diventa. Giusto, Rose?
Lei distolse lo sguardo dalla parete.
-Eh? Ah, sì... giusto.- rispose.
-Adesso che lezione abbiamo?
-Pozioni. Non vedo l'ora.- disse Albus.
La sua allegria era quasi sfumata nel vedere lo sguardo distratto di
Rose.
-Qual è stata l'ultima pozione che
avete preparato?- chiese Betsabea.
-Abbiamo ripassato gli antidoti e la
Milloc ce ne ha spiegato uno nuovo, adesso figurati se me lo
ricordo.- rispose Frank.
-Avete visto Dominique?- chiese
d'improvviso Roxanne.
-Dovrebbe essere uscita da... da
Aritmanzia, mi pare. Perché?
-Deve dirmi la data esatta della
partita tra Grifondoro e Corvonero. Rose, Corvonero ha battuto
Serpeverde! Sai?
-Bella notizia.- commentò la ragazza,
con un sorriso allegro ma leggero. -L'hanno presa male?
-Direi di sì. Li stracceremo anche
l'anno prossimo.
*
Quel pomeriggio, Albus e Rose si
ritrovarono in biblioteca insieme a Rudolf, Ylenia e Julian.
I
professori erano stati spietati con loro : mancavano due mesi agli
esami di fine anno e così li avevano tartassati di compiti.
Per il giorno dopo, Albus aveva tre
temi : Trasfigurazione, Storia della Magia, Pozioni.
Anche i Corvonero avrebbero dovuto
preparare Trasfigurazione, per l'indomani. Così avevano deciso di
riunirsi in biblioteca per studiare
insieme.
In quel momento, Al era
impegnato a scrivere il tema di Pozioni. Si passava continuamente una
mano tra i capelli e lanciava occhiate al libro, alla ricerca di
qualche informazione in più che potesse portarlo a scrivere le nove
righe di pergamena che gli mancavano.
-Io e Rudolf abbiamo finito. E voi?
Alzò verso Julian e Rudolf uno sguardo
sorpreso.
-Come, di già?
-Beh, è quasi un'ora che siamo qui...-
rispose Rudolf.
-Sì, ma io ancora devo finire il primo
tema!
Notò Rose che alzava lo sguardo dal
suo libro di Pozioni.
-Il vantaggio di essere Corvonero.-
disse Julian, ironico.
-Ho finito anche io, un attimo!-
esclamò Ylenia. Stava scrivendo frenetica, e alla fine la piuma le
cadde dalle mani. Lei si alzò per riordinare i libri nella borsa e
infine si chinò a recuperare la piuma.
-Ci vediamo stasera ad Astronomia,
allora?- chiese Rudolf.
-Ok. A stasera.- disse Rose.
I tre ragazzi si allontanarono dal
tavolino e si inoltrarono tra gli scaffali.
Quando furono spariti, Albus pensò al
Reparto Proibito. Era così vicino, e ancora privo dei suoi libri.
Non ne era stato ritrovato neanche uno, e lui iniziava a domandarsi
se non ci fosse di mezzo Ami.
Sempre che questa Ami esista.
Si voltò verso
Rose.
Non parlava,
leggeva il libro di Pozioni. Perdersi nella lettura era una cosa
abbastanza normale per lei, ma il suo sguardo lo preoccupò.
Era cupo, quasi distante. Gli occhi non
sembravano scorrere le righe, ma fissare con insistenza lo stesso
punto.
-Rose, tutto a posto?
Lei lo guardò tranquilla.
-Sì, tutto a posto. Perché?
-Non lo so, mi sembri... no, niente.
Lei tornò a leggere. Albus non
sopportava di vederla così in silenzio, non sopportava l'ombra nel
suo sguardo.
Ma è normale. Dopo tutto quello che
ha passato e la paura che ha avuto. È normale che sembri così
distante e chiusa.
Trovò quel
ragionamento semplice e scontato. Come altro avrebbe dovuto
comportarsi Rose?
-Ehi, mi ripeti i principi fondamentali
degli effetti delle pozioni?- domandò. Voleva vederla parlare in
modo normale.
Lei chiuse il libro.
-Certo.-
rispose. -Non dirmi che non ricordi almeno il primo...
-Qualcosa riguardo al fatto che è
impossibile creare il vero amore.
-No, questo era il secondo.- sospirò
Rose, con aria divertita. -Su, ti aiuto con il ripasso.
*
Uno sprazzo di normalità.
Tutto quello che Albus aveva desiderato
era infine venuto a lui : giornate tranquille da passare insieme a
tutti i suoi cugini, a Betsabea e Frank. Niente più preoccupazioni,
nessun pensiero rivolto alla Chiave di Salomone o all'altro
manoscritto. Al desiderò sinceramente concentrarsi solo sullo
studio, sulle serate passate a giocare a scacchi in sala comune,
sulle passeggiate nel parco.
Decise di togliersi dalla testa il
pensiero della Chiave di Salomone. Anche nel mondo magico sembrava vi
fosse una sorta di pace. Non ci furono né morti né sparizioni
misteriose.
Albus avrebbe giudicato perfetto quel
periodo, se non fosse stato per il comportamento di Rose.
Era diventata strana. Parlava poco, e
se lo faceva sembrava sempre distaccata da ciò che stava dicendo.
Durante le lezioni era attenta come
sempre, rispondeva correttamente quando i professori domandavano
qualcosa, gli incantesimi le riuscivano. Eppure, aveva sempre
quell'ombra negli occhi, che donava al suo sguardo distacco e
malinconia.
Albus cercava di non pensarci, si
diceva che sarebbe passato. Cercò di godersi il più possibile
quelle settimane passate in modo più o meno normale, di interessarsi
all'imminente partita di Quidditch.
Alla fine si decise a parlarne con lei.
Era un soleggiato pomeriggio di aprile,
e Albus e Rose avevano deciso di andare a studiare all'ombra del
faggio più alto di Hogwarts, che si trovava vicino alla riva del
Lago Nero.
Al era impegnato nel tema di Storia
della Magia. Sfogliava il suo libro, cercando informazioni sui
Congressi dei Maghi nel tredicesimo secolo. Di tanto in tanto,
lanciava delle occhiate a Rose : lei era intenta a scrivere, il libro
aperto accanto a lei, e il suo sguardo era come sempre velato di
malinconia.
Albus stava cercando il momento adatto
per parlarle, le parole migliori da rivolgerle.
Alla fine si stancò. Lasciò cadere il
libro, tossicchiò e disse: -Senti, dobbiamo parlare.
Lei staccò gli occhi dal compito.
-Sì?
-Si tratta di te. Sei cambiata.
Non un granché, come inizio., pensò
Al.
L'espressione di
Rose si fece dispiaciuta.
-In che senso, sono
cambiata?- mormorò.
-Non ti comporti
come prima, non sei più così allegra. Sembra che non ti interessi
niente, hai sempre quello sguardo distaccato e distratto... parli
poco, sei sfuggente. È come se avessi un'ombra negli occhi.
-Scusami.- rispose
lei. -È che io sono... preoccupata. Ripenso sempre a quello che mi è
successo e mi sento strana. Non ho quasi mai voglia di parlare. Ho
paura che possa riaccadermi qualcosa... la notte non riesco a dormire
bene. Ho paura di risvegliarmi da qualche altra parte. Penso che sia
per questo che sono così. Non volevo far preoccupare anche te. Ma è
normale che io non sia più come prima.
-No, non scusarti.
Mi sembra ovvio che sia per questo, ma mi sono preoccupato così
tanto che ho deciso di parlartene.- la rassicurò lui. -Ma ora va
tutto bene. Sei al sicuro, a Hogwarts. Non devi più avere paura.
Ripensò a quello
che aveva detto la preside due giorni dopo il ritorno di Rose :
intorno alla scuola erano stati eseguiti nuovi incantesimi di
protezione.
-Sì, lo so.
Rose annuì e tornò
a guardare la pergamena.
-Cercherò di
essere più come prima, va bene?
-Certo...
Albus si
interruppe. Aveva notato una figuretta dai capelli rossi che correva
lungo il prato, diretta verso di loro.
-Quella è Lucy,
oppure è Roxanne.- disse, e Rose si voltò a guardare la figura.
-È Roxanne.- disse, quando quella si
fu avvicinata abbastanza. Anche Albus la riconobbe : Roxanne stava
correndo verso il faggio.
Quando li raggiunse, si fermò a
riprendere fiato, poi disse: -Dominique e gli altri stanno andando
all'ultimo allenamento prima della partita di Quidditch, prima della
partita per la Coppa. Volete venire a vedere?
-Ma i compiti...- protestò debolmente
Rose.
-Li farai stasera! Tanto tu ci riesci
di sicuro.- disse Roxanne, con un'alzata di spalle.
-Su, andiamo. Ci serve un po' di
divertimento.- provò a convincerla Albus.
-E va bene.- accettò Rose, e si sporse
per prendere la cartella. -Giochiamo contro Corvonero?
-Esatto. Tra qualche giorno.
Albus si voltò a guardare gli spalti
lontani del campo di Quidditch. Pensò che, un giorno, gli sarebbe
piaciuto entrare a far parte della squadra.
-Muoviti.- disse la voce di Roxanne.
-Sì, un attimo.
Si affrettò a riporre libri e
pergamene nella cartella, poi i tre ragazzi si avviarono verso la
stradina che portava al campo di Quidditch. In lontananza, si vedeva
un gruppetto di figure vestite di rosso discendere verso il campo.
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Capitolo 14 *** La casa. ***
Uh, salve. Spero che vi
piaccia questo capitolo. Sapete, ci stiamo avvicinando alla fine della
fanfiction, tra qualche capitolo la terminerò.ç_ç
*La folla esulta.*
Ma non dovete
preoccuparvi. Questa storia è solo la prima di una serie, ci saranno
dei seguiti. Contenti?
... Dalle vostre facce
direi di no. Ma non perdiamo tempo! Ecco il nuovo capitolo e buona
lettura! (Sappiate
che il capitolo è breve.)
Capitolo 14 : La casa.
-E Grifondoro sempre segnerà! Le altre
case schiaccerà!
L'allegria di quella festicciola nella
sala comune dei Grifondoro era a dir poco contagiosa. Persino Albus
stava canticchiando, interrompendosi di tanto in tanto per mangiare i
dolcetti che Dominique e alcuni altri ragazzi si erano offerti di
rubare nelle cucine.
Il capitano della squadra dei
Grifondoro, un ragazzo del settimo anno di nome Simon Eldrick, era al
centro di una folla festante, e reggeva con sguardo fiero la Coppa
del Quidditch.
Roxanne sembrava quella più contenta.
Dopo aver applaudito la squadra che aveva portato i Grifondoro alla
vittoria, non faceva che saltellare, cantare a voce bassa e afferrare
biscotti e calici di succo di zucca.
Alla fine andò a sedersi sul divanetto
accanto ad Albus, tenendo delle caramelle tra le mani.
-L'anno scorso la Coppa l'avevano vinta
i Tassorosso!- esclamò, mentre scartava una caramella. -I Grifondoro
non vincono da un paio di anni.
-Tassorosso? Hanno vinto proprio i
Tassorosso?- domandò Al, perplesso.
-Sì, che c'è di strano? Vuoi una
caramella?
Albus la prese e la scartò.
-Ma di solito i Tassorosso...- disse, e
si interruppe per mangiare la caramella. -Non vincono niente e non
fanno niente di particolare per la scuola. Non ho mai sentito parlare
troppo di questa casa.
-Non sono mica degli inetti.- sbuffò
Roxanne. -E poi l'anno scorso c'era un cacciatore eccezionale nella
squadra, così mi ha detto Fred. Era del settimo anno, però, come
Simon. Penso che il prossimo anno il capitano della squadra diventerà
quella Margaret.
Albus la conosceva, Margaret Thompson,
una studentessa del quinto anno. L'aveva vista durante le partite di
Quidditch, e qualche volta nei corridoi. In quel momento stava
parlando con Ellen Janette e Alfred Stinson, i due battitori della
squadra.
-Quando finisce la festa?- chiese Al.
-Beh, tra un'oretta scatta il
coprifuoco, credo. Ma dovremo finirla prima.- rispose Roxanne. -Io
continuo a mangiare.
E si alzò per dirigersi ai tavolini
colmi di cibarie.
Albus rimase lì, sul divano. La sala
comune era piena di chiacchiere e di musica; qualcuno aveva acceso
una radiolina che trasmetteva le canzoni delle Sorelle Stravagarie.
Si sentiva allegro, tranquillo, ma non
aveva troppa voglia di fare confusione.
Prese la sua bacchetta da una tasca e
iniziò a giocherellare, rigirandosela tra le mani e lisciando il
legno di noce con le dita.
Pensò alle vacanze estive. La fine di
aprile si stava avvicinando sempre di più, e non rimaneva che il
mese di maggio. Poi qualche giornata di giugno, gli esami finali... e
l'estate.
Quell'anno a Hogwarts sembrava essere
volato via. Però ci sarebbe stato il secondo anno, e quel pensiero
lo consolava.
-Albus, smettila di stare seduto come
un idiota!
James si era avvicinato al divanetto. Prima che Al
potesse rispondere, lo strattonò per un braccio.
-Su, vieni ad ammirare il genio di Fred
e Dominique.
Albus si alzò.
-Perché, che stanno facendo?- chiese,
mentre seguiva James verso un angolo della sala comune.
-Un incantesimo.
Fred e Dominique erano in piedi accanto
a una finestra, le bacchette puntate su alcuni pezzi di legno sparsi
sul pavimento.
Dominique agitò la bacchetta e mormorò
una parola che Albus non comprese.
I pezzi di legno si sollevarono in aria
e iniziarono a congiungersi tra di loro, formando infine due piccole
statue : un leone e un corvo.
Anche Fred agitò la bacchetta,
pronunciando una formula, e la statua del leone iniziò a svolazzare,
per poi abbattersi contro quella del corvo.
Il corvo emise un vero fischio, prima
di cadere a terra. Si rialzò comunque in volo, ed era strano vedere
un oggetto di legno muoversi come animato di una sua volontà, per
poi schizzare verso il leone.
La statuina del leone si scostò
all'ultimo secondo. Si gettò sul corvo con un ruggito e colpì la
sua ala con una zampata.
Tutti risero mentre il corvo cadeva di
nuovo a terra e si sbriciolava lentamente.
-Fantastico!- urlò Roxanne.
-Geniale! Come avete fatto?- disse un
ragazzino.
-Mio padre.- rispose Fred con aria
fiera. -Mi ha illustrato la procedura, mi ha scritto tutto su un
foglietto e mi ha parlato di come fare. Così io e Dominique ci siamo
esercitati.
-Complimenti a zio George, allora.-
rise Lucy.
Gli studenti iniziarono a disperdersi,
ma Albus rimase a fissare affascinato le due statuine.
Si sentiva come colpito dentro;
nonostante fossero giovani, i suoi cugini avevano eseguito un
incantesimo a suo giudizio abbastanza complicato. Avvertì una sorta
di desiderio, quello di poter essere in grado anche lui di riuscire
in certi incantesimi.
-Ehi, Al.
Albus si voltò verso Louis, che lo
guardava con aria divertita ma anche assonnata.
-Quei due sono fantastici, vero?-
disse, e si interruppe per sbadigliare. -Però adesso io ho sonno.
Perché non andiamo a dormire?
Albus lanciò un'occhiata alla
finestra. Fuori era calato il buio. Non si era accorto che la festa
fosse durata tanto.
-Ok, andiamo. Dov'è Frank?
-Penso che sia già salito.
-Va bene. Ehi, Rose...
Lei stava parlando con Dominique. Si
voltò verso di lui, con un'espressione calma.
-Sì?
-Io vado, notte. Se vedi Roxanne e
Betsabea dì che siamo andati a dormire.
Rose annuì.
-Ok.- rispose, e tornò a parlare con
Dominique.
Albus e Louis si avviarono verso le
scale. Mentre salivano e poi entravano nel dormitorio, Al iniziò a
sentirsi stanco, leggermente teso. La festa in sala comune non era
durata certo poco.
Si addormentò quasi subito, quando
posò la testa sul cuscino. Si svegliò di botto solo una volta. Gli
era sembrato di avvertire il rumore di una porta che si chiudeva. Ma
i suoi occhi non vedevano nulla al buio, e lui si riaddormentò
all'istante.
*
-Il tema di Pozioni l'hai finito, vero?
-Sì, Rose.
-Quando?
-Prima di andare alla partita di
Quidditch. Non sto mentendo.
-Ok, ti credo.
Quella mattina Rose sembrava più
vitale del solito. Sguardo ancora un po' sfuggente, ma aveva ripreso
a sorridere e parlare di sua iniziativa.
Albus era soddisfatto, mentre lui, Rose
e Frank percorrevano i sotterranei, diretti all'aula di Pozioni.
Appena entrato, Albus venne colpito dai
fumi verdi che riempivano l'aria, ostruivano la visuale del fondo
dell'aula e sembravano pizzicare il naso.
-Che strano.- commentò Frank.
-Pizzica. Oh, io vado a sedermi vicino a Louis. Ci vediamo dopo.
-A dopo.- rispose Al.
Prese posto insieme a Rose, e aveva
appena finito di sistemare il suo tema sul banco che i fumi
iniziarono a diradarsi e svanire.
La cattedra tornò visibile : c'era la
professoressa Milloc seduta con aria tranquilla, la bacchetta in
mano. La stava muovendo, mormorando delle formule, e si fermò solo
quando i fumi verdi furono completamente scomparsi.
-Buongiorno, ragazzi.- disse la Milloc.
Mosse ancora la bacchetta, e le pergamene con i compiti degli
studenti si alzarono in volo, per poi atterrare dolcemente sulla
cattedra.
-Oggi ci occuperemo della preparazione
di una pozione capace di curare semplici ferite come bruciature e
tagli.- continuò. -Per prima cosa, riempite i calderoni di acqua,
quasi del tutto, poi preparate la polvere di Bardana. Io intanto
scriverò le istruzioni.
Quando Al ebbe riempito d'acqua il
calderone, e posato un sacchetto di polvere di Bardana sul banco, si
voltò a guardare la lavagna. I passi per preparare la pozione erano
scritti nella calligrafia fitta e decisa della Milloc.
-Avete mezz'ora.- disse lei, prima di
tornare dietro la cattedra e iniziare a sfogliare i temi.
Versare in acqua l'intero sacchetto
di polvere di Bardana e poi mescolare sei volte in senso orario, e
una in senso antiorario., diceva
la prima riga.
Una volta versata la polvere, l'acqua
assunse un colore violaceo, e un sottile filo di fumo si levò dal
calderone. Albus iniziò a mescolare, poi guardò nuovamente la
lavagna.
-Rose... chiodi di garofano e foglie di
tè verde. Ne abbiamo?- domandò, voltandosi verso la cugina.
Lei annuì.
-Io ho una scorta di chiodi di
garofano, te ne posso dare tre. Le foglie puoi trovarle
nell'armadietto in fondo.
Quando finalmente ebbe finito di
aggiungere alla pozione foglie, fiori e purvincolo, Albus ammirò
quel viola scuro. Peccato che dal calderone si levasse un fumo fitto
e dall'odore acre.
-Complimenti, signor Potter, dieci
punti a Grifondoro.
Al si voltò imbarazzato verso la
Milloc, che scrutava il contenuto del calderone con aria soddisfatta.
-Ragazzi! Vi pregherei di osservare la
perfetta pozione preparata da Potter.
Una ventina di teste si voltarono verso
di lui, e Albus avvertì un rossore diffondersi sulle guance.
-Per il momento Potter e la signorina
Shopie Lennox sono gli unici ad essere riusciti a preparare la
pozione senza incidenti o errori. In effetti, sono i due migliori
studenti del primo anno, almeno nella mia materia.
Albus guardò
Shopie Lennox, che stava in piedi accanto al suo calderone, qualche
fila più avanti.
Era una ragazzina di Serpeverde, con
capelli rossi e lunghi e l'espressione annoiata. Il complimento della
professoressa non sembrava averla colpita.
-Anche la sua pozione è perfetta.-
disse la Milloc, raggiunto il calderone della Lennox. -Dieci punti a
Serpeverde. Bene, ragazzi! Avete ancora qualche minuto per terminare.
Quando uscì dall'aula insieme a
Betsabea, Rose, Roxanne, Louis e Frank, Albus sorrideva allegro.
-Sapete qual è il punteggio delle
case?- domandò, mentre i ragazzi attraversavano una scala ripida,
che li avrebbe portati al corridoio del primo piano.
-Al primo posto o c'è Grifondoro
oppure Tassorosso, non ricordo bene.- rispose Frank. -Poi c'è
Serpeverde, e all'ultimo posto Corvonero.
-Vinceremo certamente noi.- disse Rose,
gli occhi brillanti. -Proverò a impegnarmi di più nello studio e...
-Ma tu già ti stai impegnando.-
ribatté Roxanne.
-Non al massimo, come fa invece Molly.
Rose stava sorridendo, e non era un
sorriso malinconico. Era il semplice e allegro sorriso che aveva
sempre avuto.
Albus era soddisfatto di quel
cambiamento in lei. Non c'erano più ombre nello sguardo, e la
semplice vista del suo viso quasi entusiasta lo faceva sentire
felice.
Si sentì bene per il resto della
giornata, e riuscì a non assopirsi durante la spiegazione della
professoressa Thompson su alcune guerre tra folletti.
*
-Sto organizzando uno scherzo a due
Serpeverde idioti del mio anno.- disse Dominique quella sera, a cena.
Era seduta accanto al fratello e non faceva che ingozzarsi di dolci e
panini.
-In cosa consiste?- domandò Louis,
interessato.
-Una bella figuraccia davanti a tutta
la Sala Grande. Mi serve che lo zio George mi invii un certo prodotto
che ha inventato quest'estate...- sogghignò la ragazza.
Albus finì di masticare la carne.
-Possiamo partecipare?- chiese.
-Vedrò di trovarvi un ruolo.
Dominique si zittì per addentare il
suo panino, poi riprese: -Voi che dovete fare stasera?
-Compiti in sala comune, che altro, se
no?- sbuffò Louis. -Finisco di mangiare e poi andiamo.
Albus mangiò l'ultimo pezzo di carne.
Poi tamburellò con le dita sul tavolo e attese che Louis terminasse
il suo piatto.
-Fatto.- disse lui infine, e si alzò.
-A domani, Dom.- disse Albus. Prese la
cartella e seguì Louis fuori dalla Sala Grande, immerso nei suoi
pensieri.
Gli era tornata in mente la Chiave di
Salomone, senza alcun apparente motivo. Era da molto tempo che non
badava a quel libro, e neanche al manoscritto. Aveva deciso, per
comodità, di pensare al libro che aveva comunicato con lui con il
nome manoscritto. Gli
sembrava adeguato.
Beh, provava
un'inspiegabile voglia di rivedere quei libri, controllarli,
sfogliarli. Forse quella lontananza aveva riacceso in lui
l'interesse.
Quando finalmente
Albus e Louis raggiunsero la sala comune, notarono Roxanne e
Betsabea che parlavano, in piedi accanto al camino. Sembravano
agitate, ma Al non vi fece troppo caso.
-Io vado a fare i
compiti in dormitorio.- disse.
-Perché?
-Beh, lì è più
tranquillo, qui c'è un mucchio di gente. Ci vediamo dopo.
Senza attendere una
risposta, si avviò e salì le scale che portavano al dormitorio.
Quando entrò, si affrettò a gettare la cartella sul letto. Poi si
chinò davanti al suo baule e stette fermo, gli occhi che scrutavano
la stanza.
Non c'era nessuno,
a parte lui. Tutto era immerso in un silenzio quasi vibrante.
Aprì il baule e
iniziò a scostare i libri e gli altri oggetti, posandone alcuni a
terra. Finalmente aprì il sottofondo nascosto e vi infilò una mano;
le due dita incontrarono una copertina ruvida e fredda, e lui tirò
fuori il libro. Si trattava del manoscritto.
Lo poggiò sulle
ginocchia e iniziò a sfogliarlo, inspirando a fondo l'odore di
pergamena antica. Tornò a provare un briciolo dell'attaccamento che
aveva avuto per il libro, qualche tempo prima.
Ma non vide nulla
di strano, nessun messaggio che si formava automaticamente sulle
pagine.
Posò il volume a
terra, per poi coprirlo con il lembo del mantello. Non era il
manoscritto a interessarlo di più, in quel momento. La cosa più
importante era controllare la Chiave di Salomone.
Si voltò e guardò
nuovamente il sottofondo.
Nulla.
Era vuoto.
Semplicemente vuoto.
Si sentì il cuore
sprofondare. Iniziò a tastare il fondo del baule, mentre il terrore
si faceva lentamente strada in lui e un groppo gli stringeva la gola.
No, non poteva essere. Nessuno a parte Louis e Frank sapeva che
nascondeva il libro lì. Non poteva essere successo...
Eppure era così.
La Chiave di Salomone era sparita.
-Oh, Merlino...-
riuscì a mormorare.
No, non può essere, non può essere
sparito, deve essere qui...
Non c'era.
Con mani tremanti,
ripose i suoi oggetti nel baule, il manoscritto compreso, senza
preoccuparsi di coprirlo per bene. Era tornata la paura, era tornata
la sensazione di irrealtà.
Richiuse il
coperchio e si alzò di scatto, per poi correre fuori dal dormitorio
e sbattere la porta.
Si precipitò giù
per le scale, e vide Louis con un piede sul primo gradino, che lo
fissava a bocca socchiusa.
-Albus, devi ven...
-Non c'è più! È
sparito!- esclamò Albus. -Ascolta... dove sono Rose e Roxanne? E
Frank e Betsabea ci sono?
-Sì, anzi, no...
ma... cosa è sparito?
Gli occhi di Louis
erano colmi di angoscia
-Non posso dirlo
adesso. Dove sono gli altri?- continuò. L'ansia e il terrore gli
rendevano quasi difficile parlare, ragionare con lucidità.
Vide Roxanne,
Betsabea e Frank camminare verso di loro, le espressioni gravi.
Doveva essere successo qualcosa.
-Muovetevi, salite in dormitorio! Qui
non posso parlare. Dov'è Rose?
Albus li guidò su per le scale, fino
alla stanza. Una volta che Betsabea ebbe richiuso la porta, sbottò.
-Il libro è sparito! La Chiave di
Salomone! Non lo trovo più, lo nascondevo nel sottofondo del baule
ma ora non c'è... l'avete preso voi?
Nel tentativo di sfogarsi, aveva
iniziato a camminare avanti e indietro, voltandosi con degli
scatti.
Guardò Frank e Louis, che scossero la testa. I loro visi,
e quelli di Roxanne e Betsabea, si erano fatti pallidi.
-Ma Rose dov'è? Maledizione, dobbiamo
trovare il libro, io...
-Albus.- lo interruppe Betsabea. -Anche
Rose è sparita, di nuovo.
Quello fu il colpo più grosso di
tutti.
Si bloccò. Rimase a guardare quei
volti seri, quasi incapace di pensare. Pensò istantaneamente che
dovesse trattarsi di uno scherzo. Non poteva essere accaduto di
nuovo, tutto insieme. Rose doveva stare bene, e quello era certamente
uno scherzo.
Non disse nulla, in attesa che Roxanne
gli sorridesse ed esclamasse: -Oh, stavamo scherzando! Non dirmi che
ci sei cascato. Rose è giù a studiare, come al solito.
Ma non accadde.
Immaginò che avrebbe dovuto sentirsi
preda della più tremenda disperazione. Eppure era come se si fosse
svuotato, e quella frase l'avesse scioccato così tanto da impedire
qualsiasi forte reazione o sensazione.
Quando parlò, gli sembrò che quella
voce non fosse la sua.
-No, non è vero.
-Al, non la troviamo più, è...
-Non può essere sparita un'altra
volta!
Adesso stava urlando, e insieme alla
preoccupazione sentiva anche una rabbia cieca, che gli imponeva di
non credere a una cosa del genere.
-Non è per forza detto che sia
sparita.- disse Roxanne, la voce ferma. -Ma è molto probabile.
-Cosa è successo? Dove...
-Calmati.- disse Louis. Eppure, quello
sguardo preoccupato non lo abbandonava.
-Come faccio a calmarmi? Voglio sapere
cosa è successo!
Ricordò Rose, quella sera. Aveva
finito di cenare per prima e aveva detto che andava in sala comune a
finire i compiti. Se n'era andata da sola. Frank, Roxanne e Betsabea
si erano diretti alla torre per secondi, circa un quarto d'ora dopo
di lei.
Ricordò i visi agitati di Betsabea e
Roxanne, quando era entrato in sala comune. Doveva essere davvero
successo qualcosa. Non era uno scherzo.
-Quando siamo saliti, lei non c'era.-
disse Frank. -L'abbiamo cercata per un po', ma non l'abbiamo vista.
Io sono andato in biblioteca, ho pensato che avesse cambiato idea e
fosse andata a studiare lì, ma non l'ho trovata. Così sono tornato
e... ancora niente.
-E dopo Louis ci ha raggiunti, mentre
tu sei salito qui.- concluse Roxanne.
Gli sembrò che fosse crollato tutto.
Quella flebile normalità era durata
così poco. Non avrebbe dovuto lasciarsi ingannare da quelle giornate
tranquille.
E ora che Rose era di nuovo scomparsa,
cosa sarebbe successo? Poteva di nuovo essere stata rapita e portata
nella Foresta Proibita?
In lui si accese un barlume di speranza.
Forse era riaccaduto, forse sarebbe bastato fare delle ricerche nella
foresta e...
Il manoscritto.
Una voce. Una voce
roca aveva pronunciato quelle parole, ma era come se fossero state
generate nella sua mente.
-Cosa?- disse
Albus, a voce alta. Guardò confuso i ragazzi davanti a lui, ma
quelli non avevano aperto bocca, e lo guardarono interrogativi.
-Cosa in che senso?- chiese Roxanne.
-Ma non perdiamo tempo, dobbiamo andare dai professori...
-No, c'era una voce, qualcuno ha
parlato. La voce ha detto il manoscritto e...
Mentre pronunciava
quelle parole, fu preso da una semplice consapevolezza. Doveva
consultare il manoscritto, e se l'avesse fatto avrebbe saputo dove si
trovava Rose, come raggiungerla, e dov'era finita la Chiave di
Salomone. Quella sicurezza quasi lo faceva sentire tranquillo, anche
se non avrebbe saputo spiegare da dove derivava.
Era arrivata
all'improvviso, una decisione che sembrava autonoma.
Senza quasi
riflettere, si voltò e tornò a chinarsi davanti al baule.
-L'altro libro, il
manoscritto, non è sparito. È ancora qua. Dobbiamo farci aiutare da
lui.- disse, mentre lo apriva e iniziava a scostare gli oggetti. Ecco
comparire la copertina.
-Che cosa? Perché?
Non dire stupidaggini e...- iniziò Roxanne.
Lui si alzò, con
il libro in mano, e si voltò verso di lei.
-Sento che dobbiamo
consultare questo libro, e che ci aiuterà.- disse in tono deciso.
-E come lo sai,
scusa?- sbuffò Louis.
-Lo sento e basta!
Aprì il libro, lo
sfogliò, sentendosi quasi guidato da una potenza esterna. Arrivò a
una pagina liscia e vuota.
-Senti, facciamo
così. Smettila di dire sciocchezze e andiamo immediatamente da un
professore!- esclamò Roxanne. Gli strappò il libro di mano e lo
gettò verso il letto, poi si avviò verso la porta del dormitorio.
-E muovetevi!
-No, aspetta!
Aveva appena finito
di parlare, che nella stanza rimbombò uno scoppiettio. Anche Louis,
Betsabea e Frank, che avevano iniziato a muoversi verso la porta, si
bloccarono. Albus si guardò intorno nervoso.
-Cos'era?- disse Betsabea.
Al si voltò verso il letto. Il libro
era aperto sulla pagina vuota, e quella pagina... sembrava debolmente
illuminata.
-Dev'essere stato
il libro.- disse, la voce colma d'agitazione, mentre si avvicinava al
letto.
Notò che la
pergamena si stava illuminando sempre di più. Una luce d'oro si
stava irradiando per ogni suo lembo, finché non la ricoprì del
tutto.
-Ma che vuol dire?- disse Frank. Lui e
gli altri si erano avvicinati, e tutti fissavano il libro con
apprensione.
-Non so...
Albus prese coraggio e posò una mano
sulla pagina.
Rose. Dobbiamo sapere cosa è
successo a Rose e dov'è finita la Chiave di Salomone.
Fu come se una mano invisibile l'avesse
strappato dal pavimento e poi colpito in volto. Fu come roteare
rimanendo fermi. Venne accecato da un'esplosione di luce e
boccheggiò, cercando di urlare, ma la voce non gli uscì.
Vedeva solo oro davanti a sé, una luce
che gli bruciava gli occhi e gli faceva sbattere le palpebre.
Alla fine chiuse completamente gli
occhi, e piombò nel nero.
Si sentì letteralmente sollevare in
aria, e poi precipitare nel vuoto.
Era terrorizzato, incapace di urlare.
La paura lo bloccava, gli impediva di aprire gli occhi o di muoversi
spontaneamente. Era tutto vuoto e buio, intorno a lui. Non avvertiva
più neanche il tocco della pergamena sotto le dita.
Poi finì.
I suoi occhi serrati si aprirono da
soli, vide davanti a sé una miscela confusa di verde e marrone, e
infine si schiantò su un terreno, a faccia in giù.
Annaspò, avvertì un dolore pulsante
al braccio sinistro e al mento, un bruciore sulle ginocchia.
Per alcuni secondi rimase fermo,
stordito, cercando di capire dove si trovava. Era caduto su
dell'erba, questo era certo.
Poi alzò lo sguardo.
Si trovava in un prato scarsamente
illuminato dal cielo serale, delimitato da un cerchio di alberi. Non
era solo : una Roxanne spettinata era accovacciata a terra, e si
guardava intorno con espressione confusa.
Albus lanciò un'occhiata accanto a se,
e vide anche Betsabea, Frank e Louis a terra. Tutti e tre spettinati,
con arie perplesse e spaventate.
-D... dove siamo?- balbettò Betsabea.
-Quella cos'è?
Si era voltata, e i suoi occhi si
stavano colmando di sorpresa. Anche Albus si voltò, e sussultò nel
vedere una casa che si stagliava di fronte a loro, nel bel mezzo del
prato.
Era una casa alta, con due comignoli
alle estremità del tetto. C'erano due piccole finestre sia al primo
piano che al secondo, coperte da tendaggi verde scuro.
Lo sguardo di Albus scivolò sulla
porta di legno nero e sulle mura di nuda pietra.
Trovò quella casa bella e semplice,
anche se guardarla gli ispirava un senso di inquietudine.
-Dove diavolo siamo finiti?- disse la
voce di Frank.
Si voltò di nuovo. Gli altri si erano
alzati, fissavano la casa con palese timore. Anche Albus si alzò e
fece per raggiungerli, ma inciampò in qualcosa e per poco non cadde.
Abbassò lo sguardo; era inciampato su
un libro, e chinandosi riconobbe il manoscritto. Era chiuso, e
sembrava intatto. Albus lo prese in mano, poi si diresse verso
Roxanne, Betsabea, Frank e Louis.
-Spiegatemi cosa è successo.- disse
subito Roxanne. -Al... quel libro. È colpa di quello stupido libro!
Cosa ha fatto, dove...
-Calmati. Ci arriveremo con la logica.-
la interruppe lui, cercando di non mostrarsi spaventato.
-Forse il libro ci ha aiutati. Hai
detto che dovevamo leggerlo.- disse Betsabea.
-Infatti...
Albus iniziò a riflettere e parlare al
contempo.
-Ho come sentito un istinto, mi diceva
che, se volevo trovare Rose e l'altro libro, dovevo prendere questo
manoscritto e consultarlo, mi avrebbe dato delle risposte. Quando poi
ho toccato la pagina illuminata, ho pensato... cioè, come se potessi
comunicare con la telepatia...
Si sentiva un po' imbarazzato a
pronunciare quelle parole.
-Ho chiesto al libro di aiutarci a
trovare Rose e la Chiave. E poi... beh, è successo questo. Quindi il
libro potrebbe davvero avermi... sentito. E ci ha teletrasportati
qui. Se ha potuto guidarci in quella stanza della biblioteca, allora
potrebbe anche averci portati da Rose. Forse Rose è in quella casa.
Dovremo entrare.
-Ma...- provò a protestare Louis.
-Senti, non mi pare che ci siano altre
possibilità.- lo interruppe Roxanne.
Albus guardò nuovamente la casa, che
tornò a trasmettergli inquietudine. Ma se erano stati
teletrasportati in quel luogo, un motivo c'era. E lui era determinato
a entrare nella casa.
Lasciò cadere il libro a terra e fissò
Louis.
-Allora, vuoi venire o no?
-Io... sì.
-Facciamoci coraggio. Siamo Grifondoro
o no?- intervenne Betsabea, e Roxanne la guardò ammirata.
-Allora andiamo. Abbiamo le bacchette.-
disse la ragazza.
Infatti, le loro bacchette erano ancora
riposte nelle tasche.
Albus sapeva che in caso di pericolo
non avrebbe potuto far molto, era solo uno studente del primo anno,
ma stringerla gli diede un vago senso di sicurezza.
I ragazzi si avvicinarono alla porta.
Frank posò una mano sul pomello arrugginito e la aprì subito.
La porta emise un cigolio, e Albus si
sentì nervoso, la presa sulla bacchetta si fece più salda.
Entrarono in un corridoio lungo,
stretto, con alcune fiaccole appese alle pareti. I loro piccoli
fuochi illuminavano una carta da parati grigia, con minuscole stampe
a forma di rosa nera.
Albus sentì la porta chiudersi alle
sue spalle. E, nel più completo silenzio, a passo leggero, tentando
di superare la paura, iniziò a farsi strada nel corridoio.
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Capitolo 15 *** Ami Valder. ***
Capitolo 15 : Ami Valder.
Il corridoio iniziale era intervallato
da alcune porte, e dopo aver camminato per qualche metro decisero di
aprirne una. Scoprirono una scala in salita, umida e piena di
polvere, che li portò in un corridoio buio.
-Conoscete qualche incantesimo per la
luce?- sussurrò Roxanne.
-Io sì, il Lumos. È facile.- rispose
Albus. Con la bacchetta stretta nel pugno, disse: -Lumos!
Una luce si accese sulla punta e
rischiarò la parete di pietra.
-Lumos!
In breve, altre quattro bacchette si
illuminarono. I ragazzi avanzarono nel corridoio, nel silenzio
totale. Non c'era nulla alle pareti, né quadri, né fiaccole, né
finestre.
Albus si sentiva teso. Persino il
rumore dei passi lo metteva in ansia. Sussultava e si metteva
all'erta ogni volta che un passo si faceva più forte.
Infine raggiunsero una porta, che
cigolò quando Louis la aprì.
Le luci delle loro bacchette
illuminarono una rampa di scale, e Roxanne fu la prima a scendere.
Albus la seguì per quei gradini scivolosi, aggrappato al corrimano.
Notò presto delle luci flebili venire
dal fondo delle scale.
-Ci siamo quasi.- mormorò Frank, alle
sue spalle.
La scala si interruppe; Albus fece un
passo nella stanza che si apriva davanti a loro, guardandosi intorno
meravigliato.
La stanza aveva pareti color seppia ed
era piena di armadietti. La illuminavano decine di candele poste sui
numerosi tavolini, e in fondo si vedevano due porte : una di legno
semplice, l'altra bianca e intagliata; vi era sopra una figura
scolpita, da lì indistinguibile.
-Guardiamo negli armadi, forse c'è
qualcosa.- disse Roxanne, avviandosi.
-Ok.- rispose Al.
Si fece strada tra i tavoli e si
avvicinò a un armadietto di legno. Quando lo aprì, non trovò nulla
di particolarmente interessante : solo libri e pergamene fitte di
scritte runiche. Decise di prendere un libro a caso, e ne sfilò uno
dalla copertina rossa. Ma il titolo era scritto in runico, così come
le pagine. Albus sbuffò e lo mise a posto.
Sentì dei passi accanto a lui e si
voltò. Betsabea aveva appena aperto l'armadio lì a fianco, ma anche
quello conteneva solo pergamene e volumi pieni di rune.
Per qualche minuto, Albus passò da
armadio in armadio, ma in ognuno trovava sempre le stesse cose, nulla
che accendesse il suo interesse.
Quando richiuse di scatto l'ennesimo
armadietto, stava per dire ad alta voce di andarsene, ma Louis
esclamò: -Venite qui!
Albus si voltò e vide Louis davanti a
un armadio spalancato, che guardava qualcosa con curiosità. Frank,
Betsabea e Roxanne si stavano dirigendo verso di lui.
Si affrettò a raggiungerlo e domandò:
-Cosa?
Louis indicò uno scaffale. Sopra vi
erano disposti ordinatamente alcuni oggetti : una pietra nera e
lucida, una lunga piuma grigia, alcuni sassi con dei simboli
intagliati e un biglietto di pergamena, stracciato ai bordi.
Prese il biglietto, ma la scritta era
sbiadita e si distinguevano solo alcune lettere : D... ti..
l...
Jill...
-Che c'è scritto?-
gli domandò Roxanne.
-Non si capisce, è
tutto sbiadito. Anche se sembra un nome... Di, ti, elle e poi Jill.
Vi dice qualcosa?
Gli altri scossero
la testa.
Albus si affrettò
a riporre il biglietto sullo scaffale, quando qualcuno urlò.
Si voltò di
scatto, allarmato, puntando la bacchetta davanti a sé. Vide Frank
pallido e turbato, quasi tremante, che guardava fisso a terra.
Seguì il suo sguardo, e vide che aveva
lasciato cadere la pietra nera sul pavimento.
-Ehi, che è successo?- disse Betsabea,
preoccupata.
-Quella pietra...- Frank deglutì.
-Quando l'ho toccata mi ha bruciato la mano. E ho visto...
-Cosa?- lo incalzò Roxanne.
-Dei volti bianchi e delle figure nere.
Penso che fossero in un giardino, e si vedeva una casa bianca. No,
Al, non la raccogliere!
Albus si era chinato, e fissava curioso
quella pietra.
-Ma dobbiamo rimetterla a posto.
Tese la mano, esitò per un attimo, poi
la prese. Non accadde nulla. Si rialzò, sentendosi sollevato, e la
rigirò tra le mani.
-Visto? Non è successo niente.-
disse. -Forse funziona una volta sola. Adesso stai bene?
Frank annuì.
-Sì, ora sto bene, ma... è stata una
visione strana. Mi ha spaventato. Sapete cos'è questa pietra?
-Mi sembra un'onice.- gli rispose
Betsabea.
-Una che?
-Onice, è una pietra preziosa. Però
non ne sono sicura.
Albus ripose la pietra e guardò i
sassi.
-Queste sono rune, mi sa.- disse,
lanciando agli altri un'occhiata. -Li riconoscete?
-Ma figurati, mica studiamo Antiche
Rune.- sbuffò Louis. -Se ci fosse qui Dominique...
-Infatti.- disse Roxanne. -Però ora
andiamo, che questi cosi non servono a niente. Stiamo perdendo tempo.
Frank richiuse l'armadio e si guardò
la mano, come se temesse di vederla prendere fuoco.
-Brucia ancora?- chiese Albus.
-No, non sento nulla. Ora andiamo.
Si diressero verso le due porte, e
Albus notò ciò che era scolpito su quella bianca : un viso d'oro,
incorniciato da onde di morbidi capelli. Non avrebbe saputo dire se
si trattasse di un volto femminile o maschile.
-Quale prendiamo?- disse Louis.
-Facciamo a caso.
Roxanne aprì la porta di legno, e dal
buio schizzò fuori qualcosa. Albus balzò indietro, mentre un essere
tondo e peloso correva nella stanza, emettendo delle grida rauche e
orrende.
-Per Merlino, ma cos'è?- esclamò
Betsabea.
Albus arretrò verso la parete,
stringendo la bacchetta. Osservò meglio l'animale, cercando di
capire di quale creatura si trattasse : era come se una pluffa si
fosse ingrandita, e le fossero spuntate zampette, occhi scattanti e
un foltissimo pelo verdastro.
Quella cosa non faceva che saltare sui
tavoli, continuando a gridare e rovesciando le candele, che si
spegnevano ogni volta che toccavano terra.
Non aveva mai visto una creatura magica
del genere. Era spaventoso ascoltare le sue grida e vederla muoversi.
-Dobbiamo... fare qualcosa.- balbettò
Frank. -Conoscete un incantesimo...
-Il Rictumsempra, forse.- disse Louis.
-Serve a provocare solletico, forse riuscirà ad avere effetto anche
su questa cosa.
L'essere si bloccò all'improvviso, si
voltò verso di loro. Emise un nuovo strillo e iniziò a correre, gli
occhi puntati su Albus.
Lui scattò di lato, evitandolo appena
in tempo, e barcollò. L'animale rimbalzò contro la parete e rotolò
all'indietro, per rimettersi quasi subito in piedi.
-Rictumsempra!- gridò Louis.
Una luce andò a colpire l'animale e lo
scaraventò a terra.
Albus liberò il fiato. Cercò di non
tremare, mentre fissava quel fagotto inerte.
-Che cosa facciamo, ora?
-Ci penso io.- disse Roxanne, la
bacchetta puntata. -Wingardium Leviosa.
L'animale venne sollevato in aria, e
Roxanne mosse la bacchetta, guidandolo verso la porta ancora
spalancata. Quello aprì gli occhi all'improvviso e si mise a gridare
e contorcersi, senza però riuscire a liberarsi dall'incantesimo.
Roxanne fece volare l'animale dentro la
stanza e arretrò di un paio di passi, sempre tenendo puntata la
bacchetta.
-Muovetevi, chiudete la porta!-
esclamò.
Albus si affrettò a chiuderla.
Betsabea si staccò dal gruppo per prendere un tavolino e trascinarlo
lì davanti.
-Così è più sicuro.- si giustificò.
Rimasero in silenzio per un minuto,
finché le grida dell'essere non si spensero.
-Che accidenti era?- esclamò Frank. -A
proposito, voi due siete stati geniali. Se fosse dipeso da me la cosa
ci avrebbe attaccati.
Louis represse un sorriso, ma Roxanne
si mostrò apertamente soddisfatta. Abbassò la bacchetta.
-Beh, grazie. Ma è stato un
incantesimo semplice.
-Avete idea di che creatura fosse?-
chiese Albus.
-Io no.- rispose Louis. -Non ho mai
visto niente del genere. Era orribile, spaventosa.
Alcuni secondi di silenzio.
-Ok, adesso proviamo l'altra porta.-
disse infine Roxanne. -Teniamoci pronti. Cercate di ricordare qualche
incantesimo utile.
Si avvicinarono alla porta bianca, le
bacchette impugnate, i sensi all'erta. Betsabea girò la maniglia e
si spostò di lato. Con un piccolo calcio, spalancò del tutto la
porta, e Albus si affrettò ad arretrare.
Vide solo alcuni gradini di legno,
nient'altro. Tutto rimase tranquillo, nessuna creatura spuntò
all'improvviso per attaccarli.
Frank si avvicinò alla soglia.
-Lumos.
Dopo qualche secondo, disse: -Qui c'è
solo una scala. Possiamo andare.
Albus sospirò di sollievo, ma non
smise di stare all'erta, mentre si dirigeva verso la scala e iniziava
a salire.
-Secondo me questa casa è vuota, non
troveremo niente.- disse Roxanne a un certo punto.
-Ma c'è un motivo se il libro ci ha
trasportati qui.- obbiettò Betsabea. -Ehi, siamo arrivati.
La nuova porta non dava su un
corridoio, ma su un atrio così stretto che dovettero stringersi per
entrare tutti. C'erano due porte, una a destra e l'altra a sinistra.
-Prendiamo questa e non perdiamo
tempo.- disse Frank, indicando la porta a destra. Albus la aprì ed
entrò in un nuovo corridoio polveroso, che alla fine curvava.
Altre tre porte sulla sinistra; quella
casa iniziava a sembrargli un labirinto.
-Proviamole tutte.- disse Roxanne, e si
diresse verso la prima. L'aprì e la richiuse subito, con aria
delusa.
-Uno stanzino delle scope.- sbuffò.
I ragazzi si avvicinarono alla seconda
porta, e fu Albus a toccare la maniglia.
Qualcosa lo paralizzò. Qualcosa gli
gridò che oltre quella porta avrebbe concluso la sua ricerca.
Aveva paura, ma tentò di ricacciarla
indietro. Raccolse il coraggio e aprì la porta, che si spalancò
silenziosamente.
Fece un passo nella stanza.
Era una camera ben arredata, con alcuni
tendaggi blu, un paio di cassettoni e candelabri d'argento, dei
quadri appesi alle pareti di pietra. Una finestra in fondo si apriva
su una scura coltre di alberi.
Ma ciò che attirò la sua attenzione
si trovava al centro della stanza : una donna seduta su un divano di
velluto verde, lo sguardo rivolto al libro che stringeva tra le mani.
In piedi, dietro il divano, Rose.
Albus si trovò incapace di fare
alcunché. Avrebbe voluto urlare, correre verso Rose, ma si trovò
bloccato sul posto, scosso dalla felicità e dalla confusione.
La donna seduta sul divano alzò gli
occhi verso di lui, e lo trafisse con uno sguardo azzurro ghiaccio.
Sorrise, un po' svogliatamente.
-Vi aspettavo.
Una voce normale, semplice, senza nulla
di roco o spaventoso come il suo sguardo, che sembrava ammantato di
una calma gelida e celare un animo aggressivo.
I suoi occhi corsero a Louis, Betsabea,
Roxanne e Frank.
Albus ne approfittò per guardare Rose.
Era rigida, vestita con un abitino bianco e lungo. La sua espressione
era del tutto vacua, persa; doveva sicuramente trovarsi sotto
l'effetto di un incantesimo.
-Chi sei?
Era la voce di Roxanne, sfacciata e
decisa.
La donna si alzò con un movimento
elegante, posò il libro sul tavolino davanti a lei. Lanciando
un'occhiata a quella copertina dall'aspetto fragile e sottile, Albus
riconobbe la Chiave di Salomone.
In un attimo capì : Rose doveva essere
stata stregata, e obbligata a portare il libro alla donna. Non c'era
altra spiegazione.
E la donna doveva essere...
-Ami Valder, un tempo apprendista di
Lord Voldemort ed ex membro dell'Onice.
Ami.
Apprendista di Voldemort.
Tremò
impercettibilmente, sentendosi colmare dall'orrore. Se davvero lei
era Ami, allora non c'erano possibilità. L'avrebbe ucciso. Li
avrebbe uccisi.
-Sì, vi ucciderò.-
disse Ami, tranquilla, facendolo sussultare. -Ma non ucciderò te
adesso, Albus. Mi servi. Sono i tuoi amici a essere inutili.
Sfilò la bacchetta
dalla tasca della sua veste viola.
-No, non farlo!-
gridò Albus, nonostante il magone in gola. Ami lo guardò
impassibile.
-Non vorrei, sai?
Ma devo. Ora spostati.
Mosse la bacchetta
e Albus venne scaraventato di lato. Barcollò, si appoggiò a un
cassettone per non cadere.
-No!- urlò di
nuovo.
Strinse la
bacchetta, ma sapeva benissimo che sarebbe stato del tutto inutile.
Lui, uno studente del primo anno, un ragazzino inesperto, cosa
avrebbe potuto fare contro quella strega? Le sue speranze erano
nulle.
Il viso di Ami,
incorniciato da lunghi riccioli neri, era freddo e composto, a
differenza delle espressioni terrorizzate di Betsabea, Frank, Roxanne
e Louis.
Alzò la bacchetta
e dischiuse le labbra.
-Avada Kedavra!
Il raggio verde che
partì dalla punta della bacchetta volò verso Betsabea, ma lei si
scostò appena in tempo, con un grido. La luce andò a colpire la
parete e ne fece sbriciolare un pezzo.
-Lasciali stare!-
esclamò Albus, il cuore che gli rimbombava nel petto. La paura
l'aveva assolutamente agghiacciato.
Ami non lo degnò
neanche di un'occhiata, mentre roteava il polso e puntava di nuovo la
bacchetta verso i ragazzi.
*
Rose non era
incosciente o paralizzata. Aveva visto tutto. Aveva sentito
annullarsi l'incantesimo che Ami aveva posto su di lei, confondendola
e immobilizzandola dietro il divano.
Quando Albus e gli
altri erano entrati nella stanza, si era quasi sentita esplodere di
gioia. Aveva rivolto loro un'occhiata velocissima, prima di tornare
ad assumere quello sguardo vuoto.
Era perfettamente
lucida da minuti, e ringraziava Merlino che Ami non se ne fosse
accorta. Aveva assistito con terrore alla scena che si era svolta
nella stanza.
Fingeva di essere
ancora sotto incantesimo, ma in realtà la sua mente lavorava
frenetica, alla ricerca di una soluzione.
Doveva fermare Ami, distrarla. Così
lei e gli altri sarebbero scappati? Ma come avrebbe potuto fare? Era
brava con gli incantesimi, ma era pur sempre una studentessa del
primo anno...
Il suo sguardo cadde sul tavolino alle spalle di
Ami, lì dove era poggiata la Chiave di Salomone.
Fu fulminata da un'idea. Lanciò
un'occhiata rapida dietro di sé, vide la finestra aperta. Sì,
poteva essere fatto. Sapeva che non si trattava certo di un metodo
geniale, forse anche stupido, ma non poteva rimanere a guardare Ami
che uccideva i suoi amici.
Nessuno la stava guardando, tutti erano
concentrati su Ami, che stava alzando la bacchetta per la seconda
volta.
Lei aggirò il divano, afferrò il
libro e poi fece alcuni passi verso la finestra.
-Ehi!- gridò.
Mentre tutti si voltavano , Rose lanciò
il libro, che oltrepassò la finestra e cadde nel buio.
-NO!
Gli occhi di Ami Valder vennero
attraversati da un lampo di pura e rabbiosa follia, ma Rose li notò
appena, mentre correva verso la porta. Afferrò Albus per il braccio.
-Andiamo!- gridò.
Mentre i ragazzi si precipitavano di
corsa fuori dalla stanza, udirono la voce di Ami gridare: -Accio
libro!
La porta si chiuse sbattendo. E loro
corsero, continuarono a correre senza fermarsi neanche per un
istante, con Albus che li guidava : lungo il corridoio, nell'atrio,
giù per la scala e nella stanza dei tavolini, fino ad arrivare al
corridoio dal quale erano entrati.
Albus correva come non aveva mai fatto.
Non si trattava più di un gioco, lui e i suoi amici erano davvero in
pericolo di vita. Non pensava a nulla, mentre le sue gambe
scattavano, e sorpassava metri in pochi secondi.
Ci prenderà, tornerà a prenderci.
Avrà già recuperato il suo libro...
Eppure non vennero
raggiunti da Ami.
Quando uscirono di
corsa dalla casa, Albus ignorò il manoscritto, ancora a terra.
Recuperarlo avrebbe significato perdere tempo.
I ragazzi corsero
in mezzo agli alberi. Il buio li fece inciampare spesso, ma non si
fermarono.
Continuarono la
loro corsa, finché non sbucarono su un viale.
Si bloccarono, e
Albus si appoggiò a un albero, ansimando.
Davanti a loro
c'era la facciata rosa chiaro di una casa, con portico e finestre. A
sinistra, altre case immerse nel verde, simili a magazzini, mentre a
destra il viale si allungava fino a un'altra coltre di alberi.
-Non siamo al
sicuro, continuiamo ad andare.- disse Rose.
Albus si voltò
verso di lei.
-Rose... come stai?
Dove siamo finiti?
-Sto bene.- rispose
lei. -Però non possiamo stare fermi qui. Muoviamoci.
Camminarono oltre
la casa rosa, sul lato destro, e si fermarono davanti a una distesa
d'acqua. Qualche metro più in là, c'era un ponte, con molte barche
Babbane ormeggiate. In lontananza si stagliava il profilo di una
città. Albus capì che dovevano trovarsi su un'isola, e lì c'era il
porto.
Camminarono verso
un ponte poco lontano e lo attraversarono, fino a raggiungere le
barche.
Albus guardò la
città in lontananza. A dividerla da quel porto, c'era una distesa
d'acqua immensa, come se si trattasse di un lago.
-Fermiamoci per un
attimo. A meno che voi non sappiate guidare queste barche, non
possiamo andare oltre.- disse Rose.
-Rose, ma cosa ti è
successo?- chiese Betsabea. Nonostante la preoccupazione, il suo viso
era anche sollevato.
-Ve lo posso dire
dopo? Sono... esausta. È stato brutto tornare di nuovo qui.
Sembrava lucida,
non smarrita. La sua voce era ferma.
-Di nuovo in che
senso?- disse Louis, posandole una mano sulla spalla.
-In Italia. A
Venezia, isola della Certosa.
Quella frase venne
accolta dal silenzio. Il primo a spezzarlo fu Al.
-Venezia? Italia?
Dimmi che stai scherzando. E poi... isola di che?
Rose scosse la
testa.
-No. Non so come
voi siate arrivati qui, ma io penso di essere stata trasportata da un
incantesimo, quando Ami... beh...
Quando
aveva raccontato ciò che le era successo nella Foresta Proibita,
aveva avuto un'aria molto più stanca e confusa. In quel momento,
invece, la sua espressione era colma di determinazione e sollievo.
-Rose, non scherzare!- esclamò
Roxanne. -Ma quale Italia? Ti rendi conto che...
Lanciò un'occhiata alla città
lontana.
-Italia... è assurdo...- balbettò.
-Devi dirci cosa è successo, cosa ha fatto quella Ami.
-Troviamo prima un posto sicuro.
Dobbiamo raggiungere Venezia.- rispose Rose.
Italia, Venezia. Albus non riusciva a
crederci.
Non potevano essere tanto lontani da
casa, da Hogwarts, ed essere finiti in quel luogo.
Come avrebbero fatto a tornare? Come
avrebbero fatto a chiedere aiuto a qualcuno del posto?
Maledizione, in che guaio ci siamo
cacciati? Beh, almeno abbiamo ritrovato Rose.
-Spiegaci come facciamo a
raggiungerla!- stava dicendo Louis. -Con tutta quest'acqua... e
figurati se io so guidare una barca Babbana.
-Dobbiamo trovare il modo.- disse
Betsabea. -Un incantesimo?
-Spostare una barca con la magia deve
essere difficile.
-Forse conosco un incantesimo.-
intervenne Rose. -Ricordate, ce ne ha parlato Vitious, anche se non
abbiamo fatto pratica. Serviva a spostare gli oggetti, anche se
abbastanza pensati.
Tutti si voltarono verso di lei.
-Intendi il Mobilicorpus?- chiese
Albus.
-No, il Locomotor. Si esegue così. Si
pronuncia la parola dell'oggetto da spostare, e poi Locomotor.
Per
esempio, Barca Locomotor. Adesso
saliamo su una di queste e proviamo tutti insieme. Dato che saremo in
sei, probabilmente riusciremo a muoverla. Dovremmo almeno provarci.
-Piano ottimo.- la
interruppe Betsabea. -Ma la tua bacchetta?
Rose impallidì.
-Penso che sia...
nella casa. Forse l'ha Ami, adesso. E io lì non ci torno.
-Hai ragione,
nessuno sarebbe tanto matto da fare una cosa simile.- la rassicurò
Albus. -Allora proveremo l'incantesimo in cinque.
Si diressero al fondo del ponte e
salirono sull'ultima barca, lucida e bianca, attraversata da una
striscia rossa. Lo spazio era sufficiente per accoglierli tutti.
Frank puntò la bacchetta verso la
corda che teneva legata la barca.
-Diffindo!
La corda sembrò recidersi in parte, ma
non si spezzò.
-Proviamo in due.- disse Roxanne,
prendendo la bacchetta e raggiungendo Frank. Lui annuì.
-Diffindo!
Stavolta la corda si spezzò, e la
barca sembrò muoversi un poco.
-Ricordate.- disse Rose, seduta accanto
al timone. -Barca Locomotor. Sporgetevi e puntate le bacchette per
bene.
-Ok.
Albus si appoggiò al basso parapetto,
rigirò la bacchetta nella mano e la puntò contro la barca,
tenendola stretta con particolare forza, per non rischiare che gli
scivolasse dalle mani.
Anche Betsabea, Louis, Frank e Roxanne
avevano fatto lo stesso.
-Ora.- disse Rose.
-Barca Locomotor!- esclamarono cinque
voci decise.
Fu probabilmente per i cinque poteri
riuniti, che la barca si mosse, anche se di poco. Albus la sentì
scivolare lentamente sull'acqua, e poi si fermò.
Bah... sarà un mezzo metro.
-Più impegno.-
sbuffò Rose.
Albus tentò di
concentrarsi, strinse la bacchetta con più forza, cercò di
catalizzare le energie.
-Barca Locomotor!
Quella formula
venne urlata forse per un'ora intera.
La barca continuo a
muoversi, seppur lentamente, fermandosi dopo poco. Ma si allontanò
sempre di più dall'isola e dal porto.
Albus iniziò ad
avvertire la stanchezza, il corpo intorpidito, le palpebre pesanti
per il sonno. Ma non mollava certo la bacchetta per mettersi a sedere
e riposare. Continuava ad eseguire l'incantesimo, e quel Barca
Locomotor ripetuto in coro era diventato quasi una cantilena.
Sii determinato., pensò
ad un certo punto. Come devono essere i
Grifondoro, no?
La città si faceva
sempre più vicina, con i suoi palazzi dai tetti rossi, sotto il
cielo nero e stellato.
Poteva davvero
essere Venezia?
La barca entrò
infine nel porto, fortunatamente vuoto di persone, anche se pieno di
barche.
-Ho un'idea.- disse Roxanne, e Albus si
voltò a guardarla.
-Parla.
-Tutti i posti di tutti i ponti di
questo porto sono occupati. Però noi adesso ci avviciniamo a una
barca ancora attraccata, ci saltiamo su e poi saltiamo sul ponte. E
da là arriviamo alla città. Semplice, no?
-Perfetto.- disse Louis. -Muoviamoci...
Barca Locomotor!
Dopo qualche minuto, la barca cozzò
contro un'altra, tutta blu, ormeggiata a un ponte.
Albus si alzò cauto, ripose la
bacchetta nella tasca e poi si avvicinò alla punta della barca. Si
issò sul parapetto, per poi gettarsi a bordo dell'altra. Si voltò
solo dopo essere saltato sul ponte. Betsabea era già salita sulla
seconda barca, Frank stava per spiccare il balzo, nonostante le
occhiate nervose che lanciava all'acqua.
Quando furono tutti riuniti,
attraversarono il ponte senza dire una parola. Solo quando
terminarono di percorrerlo e arrivarono in una lunga strada,
fiancheggiata da acqua e altre barche, Roxanne parlò.
-Dunque ci siamo tutti!
-Per fortuna.- sospirò Al. Si sentiva
stanco, teso e spaventato, nonostante il sollievo per essere arrivato
a terra sano e salvo.
Si voltò per guardare l'isola.
Riusciva appena a scorgere alcuni degli edifici, e i vaghi contorni
della scura coltre di alberi.
-Ora dove andiamo?- chiese Betsabea.
-Sono esausta e preoccupata, quella pazza potrebbe seguirci.
-Cerchiamo un qualsiasi posto per
riposare e dormire.- le rispose Rose. -Così vi racconterò quello
che mi è successo, e voi mi direte come siete arrivati qui.
*
Note dell'Autrice : No, non mi sono trattenuta. Dovevo metterci la città di Venezia, ecco. Ispira troppo. Ma non immaginate quanto questo capitolo mi abbia torturata.ç_ç
Mi sono costretta a stare un sacco di tempo su Google Maps a
controllare Venezia, l'isola, l'ambiente della città, a valutare dove i
ragazzi potevano dirigersi e andare... sappiate che ogni mia
descrizione, dalla casa della facciata rosa fino alla città,
corrisponde a realtà. Anche se temo di aver descritto uno schifo.xD
Lasciate pure le vostre opinioni. In modo spietato.
|
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Capitolo 16 *** Spiegazioni. ***
Salve! Torno dopo un po' di ritardo, mi dispiace per i miei numerosi
(?) e appassionati (?) lettori.
Buona lettura, questo capitolo sarà breve. Ah, vi assicuro che ogni
parola uscita dalle labbra di Rose è più autentica del genio della zia
Row.u.u
Capitolo
16 : Spiegazioni.
La
luce del sole mattutino sembrava quasi un miracolo, dopo i bizzarri e
spaventosi eventi della sera prima, e la notte passata al freddo.
I
ragazzi camminavano per le strade di Venezia, le bacchette nascoste.
Rose era ben mimetizzata con i Babbani, grazie al suo semplice
vestito bianco da ragazzina. Ma la divisa di Hogwarts, con gli stemmi
della casa di Grifondoro, attirava non poche occhiate curiose e
divertite.
Avevano
finito per dormire in una casa in costruzione, dopo una lunga
camminata alla ricerca di un luogo dove fermarsi.
Erano
entrati dalla porta scardinata, stando attenti a non farsi vedere,
poi avevano raggiunto una stanza polverosa, piena di calcinacci,
ragnatele e pietre, la finestra chiusa con le imposte tinte di un
verde scorticato. Si erano stesi su un paio di materassi macchiati e
bucherellati, come unica coperta una tenda stropicciata non più alta
di loro.
Si
erano addormentati senza parlarsi, la stanchezza aveva avuto la
meglio. Quando si erano risvegliati, avevano deciso di fare quattro
passi e cercare un po' di tranquillità, prima che Rose raccontasse
cosa le era accaduto.
Nonostante
la situazione in cui si trovavano, Albus scoprì che la città di
Venezia era... bella.
Fissava
le gondole che scivolavano sull'acqua e sotto i ponti, e gli piaceva
guardarle. Così come gli piacevano tutte quelle persone che
affollavano le strade, con le loro arie indifferenti, ignare dei
ragazzini stregoni che erano passati loro accanto.
-C'è
un bar, lì.- disse la voce Roxanne, riscuotendolo dai suoi pensieri.
-Con dei tavolini. Possiamo andare a sederci.
Albus
si voltò. In mezzo a quelle case, c'era anche un bar, l'insegna che
scintillava sulla porta.
E
fuori si trovavano quattro tavolini di plastica bianca.
-Ok,
sediamoci, allora. Così potremmo parlare.- disse Rose.
I
ragazzi presero posto a un tavolino libero, e si squadrarono seri.
Albus spezzò il silenzio.
-Ok,
facciamo il punto della situazione. Siamo a Venezia. In Italia.
Qualcuno di voi conosce almeno un minimo di italiano? Io so giusto
dire ciao.
-Io.-
rispose Betsabea. -Cioè, lo conosco perché lo studiato, ma solo un
poco. Con le cose più facili posso cavarmela.
-Sei
un mito, Bets.- disse Louis. -Posso chiamarti così?
Lei
rise.
-Va
bene.
-Perfetto.-
disse Rose. -Se mai ci servirà parlare con qualcuno, qui, sappiamo
come fare. Adesso voglio che mi spieghiate come siete arrivati qui.
Poi vi dico tutto quello che mi riguarda, ok?
-Ok.-
rispose Al. -In effetti è una storia breve. Io sono salito nel mio
dormitorio e mi sono accorto che la Chiave di Salomone era sparita
dal baule. Sono sceso giù a dirlo agli altri, che intanto si erano
accorti che tu eri sparita. Siamo saliti nel dormitorio e loro me
l'hanno detto. E in quel momento io ho come sentito un richiamo verso
il libro. L'altro libro, quello che avevo preso in biblioteca, lo
chiamo il manoscritto.
Beh, l'ho
aperto ed è comparsa
una luce sulla pagina. Io sentivo che il libro ci avrebbe rivelato
dov'eravate tu e la Chiave. Ho toccato la pagina e noi siamo stati
teletrasportati fuori da quella casa. Siamo entrati per cercarti e...
poi lo sai.
-Tocca
a te.- disse Frank.
Rose
sospirò, ma non aveva un'aria stanca o persa, come quando era
tornata a Hogwarts.
-Ok,
è una lunga storia. Devo partire da quando sono sparita per la prima
volta.
Tamburellò
con le dita sul tavolo.
-Non
vi ho detto la verità, Ami me l'aveva imposto con qualche
incantesimo. Io avrei voluto farlo ma non potevo, credetemi.
Insomma, è successo così. Ero andata in biblioteca, quella sera,
dopo essere stata in infermeria. Ma ho deciso di uscire quasi subito
per salire nel dormitorio. Mentre passavo per un corridoio deserto ha
iniziato a girarmi la testa, ho sentito un senso di nausea e poi sono
caduta. Penso di aver persa conoscenza. Poi, mi sono trovata in piedi
di botto. C'erano un mucchio di alberi intorno a me, penso che fosse
la Foresta Proibita, e poi una fortissima luce bianca. Io sapevo di
esserci arrivata da sola, camminando, anche se non ricordavo
assolutamente di averlo fatto.
Rose
si interruppe e si guardò attorno preoccupata, come se temesse che i
passanti Babbani la sentissero. Poi riprese.
-A
quel punto sono come risvenuta, come se fossi caduta nella luce. Mi
sono risvegliata nella casa di Ami.
Un
lampo di inquietudine passò nei suoi occhi.
-C'era
lei. Ero spaventata e le ho chiesto chi fosse e dove mi trovassi. Mi
ha risposto in tono svogliato, come se stesse parlando a un'amica. Mi
ha detto di chiamarsi Ami Valder, di essere stata alleata di
Voldemort. E che io mi trovavo a Venezia. Poi mi ha lanciato un
incantesimo e sono rimasta paralizzata. Completamente in balia di ciò
che voleva lei.
-E
poi... cosa ti ha fatto, negli altri giorni?- domandò Roxanne, con
un fil di voce.
-Incantesimi
su di me. Per scoprire informazioni sulla Chiave di Salomone, sembra
che voglia quel libro a tutti i costi, e adesso ce l'ha. Ogni giorno
entrava nella mia mente e mi gettava incantesimi, per farmi dire ciò
che sapevo. Lo faceva gradualmente. Uno degli incantesimi che ha
utilizzato è stato un certo Imperius, mi obbligava a rispondere ai
suoi comandi. Io... le ho detto della bambina che abbiamo incontrato,
della biblioteca, del libro, ma vi giuro che ero costretta dalla
maledizione! Non volevo dirlo, ma Ami mi ha forzata.
-Non
preoccuparti.- disse Louis, con aria comprensiva. -Non potevi fare
niente contro un incantesimo.
Rose
annuì.
-Ogni
giorno cercava di cavarmi qualcosa di nuovo, finché non ha capito di
aver appreso tutto quello che sapevo. Comunque, anche io ho scoperto
delle cose.
I
suoi occhi sembrarono accendersi.
-Quando
lei accedeva alla mia mente, anche io potevo leggere nella sua,
almeno in parte. E ho scoperto delle cose su Ami e carpito delle
informazioni. Così ho saputo con certezza di essere a Venezia,
sull'isola della Certosa. E ho saputo anche cose più importanti.
Si
schiarì la voce.
-So
perché voi e Fred siete entrati in quel coma.- disse, guardando
Betsabea e Louis.
I
due non furono gli unici a sgranare gli occhi.
-E...
come?- balbettò Louis.
-Ami
sospettava da tempo che la Chiave di Salomone si nascondesse a
Hogwarts. Sapeva di te, Al. Ha provato a gettare una specie di
maledizione su uno studente di Hogwarts, in modo da poterlo
controllare e vedere attraverso i suoi occhi. Ha scelto Louis perché
era molto vicino ad Albus e sperava di potergli rubare il libro, e ha
fatto lo stesso con Fred e Betsabea. Ma in tutti e tre i casi
l'incantesimo non è andato a buon fine, ha fallito. Perciò qualcosa
si è ritorto contro i soggetti, facendoli ammalare e finire in quel
coma. È l'effetto in caso di fallimento.
Albus
si accorse di trattenere il fiato, e tirò un lungo respiro.
Ecco
dunque svelato il mistero. La consapevolezza lo faceva sentire a
disagio.
-Ho
scoperto altre cose su Ami.- continuò Rose. -Faceva parte di
un'organizzazione, l'Onice, ma non ho ben capito molto altro in
proposito. Ah, ed è stata lei a rubare i libri dal Reparto Proibito.
Ma non so quale dannato sortilegio deve aver eseguito per essere
riuscita a fare una cosa del genere. Comunque, voleva i libri per le
sue ricerche sulla Chiave. E in parte sperava che la Chiave si
nascondesse tra di loro.
Onice.
Albus
ricordò che Ami si era presentata dicendo di essere un ex-membro
dell'Onice.
La
pietra nera con cui Frank si era scottato poteva essere un'onice,
secondo Betsabea.
Probabilmente
c'era un collegamento, forse quella pietra era un simbolo, anche se
non era detto che si trattasse certamente di un'onice.
-Insomma.-
disse Rose. -Ami sembra fissata con questo libro. Date le maledizioni
fallite, ha deciso di eseguire qualcosa di diverso, un altro
incantesimo. Sicuramente è quello con cui mi ha portata qui. E poi
ha cercato di sapere da me quante più cose possibili, ve l'ho detto.
Alla fine, sempre usando l'Imperio, mi ha ordinato di tornare a
Hogwarts per rubare la Chiave al momento opportuno, dettandomi anche
la storia che avrei dovuto raccontare a tutti, sull'essermi trovata
nella Foresta Proibita, e il modo in cui avrei dovuto comportarmi.
Poi mi ha fatto bere una strana pozione, e mi ha colpita con un
incantesimo che mi ha fatta svenire. Quando mi sono risvegliata, ero
al limitare della Foresta, vicinissima a Hogwarts.
-Ma
lei non poteva entrare nella scuola, invece di mandare te?- chiese
Roxanne.
-No,
c'era qualcosa che la bloccava. Per fortuna, direi. E io, dopo essere
tornata... ero sempre lucida, eppure non riuscivo mai a dire la
verità o fare qualsiasi cosa pur di far capire quello che mi era
successo veramente!
-Non
dispiacerti, non è colpa tua.- disse Frank. -Se non vuoi raccontare
il resto...
-No,
devo. Così potrete capire tutto.- ribatté lei. -Alla fine, ho
rubato la Chiave di Salomone dal baule di Al, quella notte, dopo la
nostra vittoria a Quidditch. Non volevo farlo, ovvio, ma
l'incantesimo mi costringeva. E, il giorno dopo, mi ha costretta a
prendere il libro dal mio baule, dove l'avevo nascosto, e correre
nella Foresta Proibita. Lì sono risvenuta. E mi sono risvegliata in
quella stanza, dove Ami aveva preso il libro e mi ha stregata per
farmi stare ferma. Poi siete arrivati voi, e mentre Ami parlava io ho
sentito che l'incantesimo si era annullato presto, e ho pensato a una
soluzione. Il resto... beh, lo sapete. Questo è tutto.
Tacquero.
Albus si sentiva da una parte sollevato, perché Rose stava bene e
loro erano salvi.
Ma
dall'altra era pieno di preoccupazione e spavento, per tutto ciò che
Ami aveva fatto. E se lei in quel momento li avesse raggiunti, li
avesse rapiti con un semplice tocco di bacchetta, annientando tutti i
Babbani presenti?
Dunque,
la bambina non mentiva. Ami esisteva, ne aveva avuto la prova. Era
una strega potente. Desiderava la Chiave di Salomone e l'aveva avuta.
Adesso che il libro era in mano sua, cosa sarebbe successo?
Inoltre,
si trovavano a Venezia, in Italia. Come accidenti avrebbero fatto a
tornare a casa, a contattare le loro famiglie?
-Rose,
mi dispiace... tutto quello che è successo...- iniziò Betsabea.
-No,
non dirlo. Lo so che non è una bella cosa. Ma dovevate capire la
situazione e perciò vi ho spiegato tutto. Adesso sappiamo chi è Ami
e cosa vuole. Proprio perché siamo nella sua stessa città...
dovremmo trovare il modo per andarcene.
-È
una parola- sbuffò Frank. -Non sappiamo Materializzarci. Non abbiamo
né gufi né Metropolvere o Passaporte. Non conosciamo incantesimi
adatti...
-Un
telefono Babbano!- esclamò Louis, con voce così alta da attirare
l'attenzione di un paio di ragazze sedute a un tavolino poco lontano.
Ma le due tornarono subito a conversare tra loro.
-Co...
come?- balbettò Rose.
-Un
oggetto Babbano, serve per chiamare a distanza. Chi di voi ne ha uno
a casa? Io no, Roxanne no, Frank nemmeno, ma...
-Hai
ragione.- mormorò Rose. -Mia madre è Nata Babbana, ricordate? Ha
messo in casa un telefono fisso e ha un cellulare, uno di quei
telefoni piccoli che puoi portare ovunque, ma ce l'ha solo lei. Mio
padre ha distrutto il suo dopo qualche giorno perché non capiva come
si usava. Albus ne ha uno fisso in casa. Betsabea?
-Uno
fisso anche in casa mia, ma zero cellulari.
-Perfetto!-
esclamò Albus. -Allora possiamo fare così. Ne chiediamo uno in
prestito a qualche Babbano, chiamiamo uno dei nostri genitori e...
diciamo che... siamo a Venezia, ce la siamo vista brutta e loro
devono assolutamente venire a prenderci, poi spiegheremo tutto...
-Geniale!-
disse Roxanne. -Allora... un attimo, ma cosa si fa per fele...
telefonare?
-Si
mettono dei numeri, te l'ho spiegato.- rispose Louis.
-E
voi ricordate questi numeri?
Silenzio.
Albus impallidì e si sentì sprofondare. Il numero di casa, il
numero di casa... no, non lo conosceva.
In
casa Potter ce n'era uno perché la famiglia viveva tra i Babbani,
aveva dovuto adattarsi e mescolarsi. James, Albus e Lily avevano
frequentato una scuola Babbana, così come Rose e Hugo.
Quel
telefono squillava solo per le comunicazioni scolastiche, o le
occasioni chiamate degli amici di scuola dei tre fratelli Potter.
Inoltre, se quei loro amici avessero fatto loro visita, sarebbe parsa
strana l'assenza di un telefono.
Albus
non si era mai dato pena di imparare quel numero, pensava fosse
inutile.
E
invece...
-Betsabea,
Rose? Voi lo ricordate? Io no, per niente.
Betsabea
scosse la testa.
-No,
mi dispiace.
-Rose?
-N...
neanche io. Insomma... mia madre aveva pensato di regalarmi un
cellulare, ma io non lo volevo, anche se lei era in fissa per farmi
imparare il suo numero...
Albus
la guardò disperato.
-Proprio
non ricordi?
-No.
Maledizione, ora che facciamo?
-Troveremo
di sicuro una soluzione.- disse Roxanne, ma aveva una faccia tetra.
-Cioè?-
chiese Rose, sarcastica.
-Qualsiasi
cosa. Fatemi pensare.
-Perché
non pensiamo camminando?- disse Frank. -Ho il bisogno di movimento.
-Ok,
andiamocene.- rispose Betsabea. -Forse ci verrà in mente qualcosa.
Si
alzarono e ripercorsero la strada da dove erano venuti. Albus si
godeva il calore accogliente e piacevole dei raggi del sole. Mentre
fissava le gondole navigare sui canali di Venezia, lasciava correre
la mente.
Avrebbero
potuto infiltrarsi in qualche nave per l'Inghilterra. Per ovvi
motivi, quella era una delle tante idee assurde su cui le persone
riflettono quando si trovano in una situazione disperata.
Non
gli veniva in mente altro, se non supplicare qualche Babbano
sconosciuto di accompagnarli a Cotterfly, in aereo, pagando tutto il
viaggio per loro.
Anche
quella, naturalmente, era un'idiozia.
-Ehi.
Stavano
attraversando un ponte, quando quella voce li raggiunse.
Albus
si voltò.
All'estremità
del ponte c'erano tre ragazzini che scrutavano il gruppetto con
curiosità. Apparivano un po' bizzarri : due maschi, uno biondo e
l'altro bruno, non più che dodicenni, indossavano un completo
azzurro di maglia e pantaloni, avevano un berretto blu dalla vaga
forma di una barca, e uno stemma che sembrava raffigurare un'ampolla.
La
femmina, che dimostrava non più di undici o dodici anni, portava lo
stesso stemma sulla maglia.
Aveva
un'ampia gonna azzurra e capelli castani legati in un'alta coda,
mossa come tante piccole onde.
Il
ragazzino biondo disse qualcosa di incomprensibile, sicuramente in
lingua italiana.
Albus
lo guardò spaesato, alzò le spalle e mosse le sopracciglia per dire
“Io non parlo italiano.”
Poi
si voltò verso Betsabea. Lei avanzò verso i ragazzini, con aria
concentrata.
-Provo
io a parlare con loro.- disse senza voltarsi.
Si
rivolse ai tre, e Albus ascoltò confuso la loro conversazione, tutta
in italiano. Non ci capiva un accidenti.
Dopo
alcuni minuti, Betsabea si voltò e si diresse verso il gruppo.
-Ci
hanno chiesto se siamo maghi. Dicono che lo sono anche loro.-
mormorò, nonostante sul ponte non ci fossero altre persone. -Ho
raccontato loro che siamo in una brutta situazione e abbiamo
rischiato la vita a causa di Ami. Loro dicono che vogliono aiutarci.
Dobbiamo seguirli.
Albus
li guardò con sospetto, ma quei ragazzi avevano visi benevoli. E
poi, erano davvero molto giovani. Che rischio potevano correre?
-Insomma,
basta con questi problemi di lingua!- esclamò improvvisamente la
ragazzina in un inglese perfetto, e i tre camminarono verso di loro.
-Noi conosciamo piuttosto bene l'inglese, scusate se non l'abbiamo
detto subito. Venite. La vostra amica ci ha detto che voi siete nei
guai, e che siete maghi inglesi! Possiamo benissimo aiutarvi,
seguiteci.
-Per
me va bene.- disse Louis.
-Anche
per me.- aggiunse Rose.
-Bene,
allora venite.- sorrise il ragazzino bruno.
I
tre si voltarono e iniziarono a camminare. Albus si affrettò a
raggiungerli e tenne loro il passo, mentre oltrepassavano il ponte,
attraversavano la strada e imboccavano un vicolo.
-Come
vi chiamate?- chiese la ragazza. -Io Lucia. Loro sono Mattia e
Carmine. Siamo italiani, ma l'avete capito, no?
-Io
sono Albus.
-Io
Rose.
-Frank.
-Louis.
-Betsabea.
-Roxanne.
-Bei
nomi.- commentò il biondo, Carmine. -Esattamente, venite
dall'Inghilterra, dalla Scozia o dall'Irlanda?
-Inghilterra.-
rispose Roxanne. -Anche se la nostra scuola, Hogwarts, si trova in
Scozia. Voi la conoscete?
-Ovviamente.-
rispose Mattia. -La più famosa scuola di magia e stregoneria del
mondo.
-Ma
anche voi siete maghi, no?- chiese Frank. -Che scuola c'è, qui in
Italia?
-Ce
ne sarebbero due, in effetti.- rispose Lucia. -La prima è la
Sibillina, un palazzo invisibile ai Babbani e ben camuffato. Si trova
vicino alle antiche grotte della Sibilla Cumana.
-Interessante.
E la seconda?
-Ci
stiamo andando, anche se non è esattamente una scuola. Vedrete.
Camminarono
per circa dieci minuti, attraversando strade, ponti e viottoli. Si
fermarono infine davanti a un edificio svettante, un palazzo
costruito in pietra grigia, decorato con finestre ad arco e basse
statue raffiguranti donne dalle vesti lunghe.
Quattro
gradini davano su un portone di legno massiccio. V'era sopra il
fregio di un'ampolla traboccante, e sotto una targhetta.
-Anche
questo è invisibile ai Babbani.- disse Carmine.
Salirono
i gradini, Albus cauto e un po' nervoso. La strada era deserta, oltre
a loro.
Chissà
che edificio è, e cosa c'è dentro.
Era
arrivato al portone. Guardò curioso la targhetta. Una scritta
scolpita in argento fine diceva...
Congregazione
degli Alchimisti.
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Capitolo 17 *** La Congregazione degli Alchimisti. ***
Capitolo
17 : La Congregazione degli Alchimisti.
Albus
boccheggiò incredulo quando entrarono nell'edificio.
L'ingresso
era veramente stupendo. Vi era un altissimo soffitto, decorato
dall'affresco di due donne indossanti vesti medioevali, che
sfogliavano libri e scuotevano una fiala colma di pozione.
Le
pareti erano blu mare. Nessun quadro, erano decorate solo dagli
intagli di minuscole ampolle.
C'erano
alcuni divanetti e poltrone, un tappetto azzurro con intrecci dorati,
un tavolino con su una lanterna spenta.
Due
porte di legno sulla parete in fondo, all'estremità di ogni lato. Al
centro di quella parete, un orologio a pendolo.
Albus
aveva gli occhi fissi sull'affresco, e per poco non inciampò mentre
camminava.
-Ehi,
Al.- rise Rose, e lo afferrò per un braccio. -Attento.
-Ah,
sì... questa stanza è bellissima! Non trovi?
-Sì.
-Questo
è l'ingresso della Congregazione.- spiegò Mattia. -Betsabea ci ha
detto che siete stati trasportati a Venezia da Hogwarts e ora non
sapete cosa fare. Vi aiuteremo.
-Grazie
mille. Ma come?- disse Louis.
-Chiameremo
gli Alchimisti.- rispose Lucia, in tono allegro. -Sedetevi pure e
aspettate. Torneremo subito!
I
tre ragazzi li salutarono e poi sparirono oltre la porta di sinistra.
Albus
prese posto su un divanetto, accanto a Frank.
-Che
posto pazzesco.- mormorò Roxanne dalla sua poltrona, con gli occhi
brillanti. -Congregazione di Alchimisti, a Venezia. Mi piace.
-Anche
a me.- disse Betsabea. -Spero solo che ci aiutino.
-Sicuro.
Sono maghi.
Passarono
un paio di minuti in silenzio, poi la porta sinistra si aprì. Due
uomini e due donne sbucarono nell'ingresso e diressero verso di loro.
Avevano
volti cordiali e sorridenti. Indossavano tutti lunghe tuniche viola,
con lo stesso stemma dell'ampolla portato dai ragazzi.
-Salve.-
disse un uomo dal viso magro e i capelli fulvi. -Voi siete i maghi
venuti dall'Inghilterra, vero?
Parlava
inglese, e l'accento si notava appena.
-Sì.-
risposero i ragazzi in coro.
-Bene.
Lucia, Mattia e Carmine ci hanno detto di voi.
A
parlare era stata una donna bionda, con qualche ruga sulle guance e
sulla fronte.
-Seguiteci,
prego.
I
ragazzi si alzarono e seguirono i quattro maghi verso la porta, poi
lungo uno stretto e freddo corridoio, illuminato da fiaccole.
La
donna bionda, infine, aprì una porta e fece cenno ai ragazzi di
entrare. Quando Albus oltrepassò la soglia, si trovò in una
semplice stanza : tre letti sul fondo, due lunghi divani disposti in
parallelo, un paio di poltrone e una scaffalatura con qualche libro.
-Sedetevi.
Albus
si lasciò cadere su un divano, sul quale presero posto anche gli
altri.
I
quattro maghi, invece, sedettero sul divano davanti a loro. Al scrutò
la donna bionda, l'uomo fulvo e poi gli altri due: un anziano rugoso,
con capelli grigio ferro e occhialini quadrati, e un'altra donna
anziana dalla lunga chioma bianca e l'espressione serena, le labbra
carnose.
-Sono
Giovanna.- disse quest'ultima, e sorrise affabile.
-Io
Caterina.- si presentò la bionda.
-Teofilo.-
disse l'anziano.
-E
io Flavio.- concluse l'uomo. -Voi invece siete...
-Io
mi chiamo Albus Potter.
Caterina
sbatté le palpebre, sorpresa.
-Sei
imparentato con il leggendario Harry Potter?
-Beh,
sì, sono... suo figlio.- disse Albus, in imbarazzo e con una punta
di fastidio.
-E
voi?
Giovanna
spostò il suo sguardo sugli altri ragazzi.
-Roxanne
Weasley.
-Rose
Weasley.
-Louis
Weasley.
-Betsabea
Finwel.
-Frank
Paciock.
-Weasley,
certo.- commentò l'anziano. -Sono piuttosto famosi anche loro, per
essere stati amici di Harry Potter. Ma diteci. Cosa vi è successo?
Come siete arrivati qui?
-Lo
dirò io.- rispose Albus.
Tutti
gli occhi furono puntati su di lui, e un calore si diffuse sul suo
volto.
-Racconta
pure.- lo incalzò gentilmente Caterina.
-Ecco,
è una lunga storia, non vi diremo proprio tutto.- precisò lui.
Rifletté per qualche istante, poi si lanciò.
-Io
e i miei amici siamo venuti in possesso di due libri, quando eravamo
a Hogwarts, due libri importanti. Non dirò come è successo perché
sarebbe troppo lungo, ma comunque noi abbiamo avuto questi libri. Uno
di loro penso sia stregato. Ci inviava dei messaggi, delle parole si
formavano da sole sulla carta. L'altro invece era... beh...
Si
bloccò per un attimo. Doveva proprio rivelare della Chiave di
Salomone?
Stava
per voltarsi verso Rose, seduta al suo fianco, ma ricordò ciò che
gli aveva detto lo Spettro della bambina.
Discendente
degli Evans.
Per
questo toccava a lui distruggere il libro. In un certo senso, era
quasi un suo possesso. Perché chiedere consulto agli altri?
-Mi
è stata consegnata la Chiave di Salomone.- disse infine.
I
volti dei quattro maghi furono attraversati da espressioni di puro
stupore, quasi sbigottimento.
-La
Chiave di Salomone?- ripeté l'anziano, Teofilo.
-Sì.
-Reale?
L'autentica copia del libro perduto?
-Sì,
noi pensiamo di sì.- intervenne Roxanne.
Caterina
fissò Albus negli occhi, stupita ma seria.
-Chi
è stato a darvi la Chiave?
-Non
possiamo dirvelo.
-No,
dobbiamo sapere.- disse Flavio. -Si tratta di una cosa molto seria,
capite? Quel libro... è stato oggetto di leggende e discussioni per
secoli. Se è stato dato a dei ragazzi... per non parlare del
movimento degli ultimi tempi.
-Quale
movimento?- domandò Frank.
-Voci
su questo libro.- rispose Giovanna. -Si sospetta che... ma non sono
cose che dovreste sapere, vi preoccuperete inutilmente. Però la cosa
è importante e voi dovete dirci ciò di cui siete venuti a
conoscenza. Avete avuto a che fare con dei Guardiani?
-No.-
disse Albus, rassegnato. -Uno Spettro. È stato uno Spettro.
-Che
Spettro era?
-Una
donna. Non ci ha detto come aveva fatto ad avere il libro, ce l'ha
consegnato e basta.- mentì Albus. Non se la sentiva di raccontare
tutta la verità.
-Capisco...-
commentò piano Teofilo. -E cosa vi ha detto questa donna? Vi
ricordava qualcuno? Perché vi ha dato il libro?
-Non
l'ha spiegato chiaramente.- rispose Roxanne. -Però voleva che noi lo
distruggessimo, ha detto così... perché il libro era pericoloso.
Non ci ha rivelato altro?
-Adesso
che fine ha fatto la Chiave?- domandò Giovanna, scrutando i ragazzi
con uno sguardo penetrante e intenso.
-Non
l'abbiamo più, è stato rubato.- rispose Louis. -Mentre eravamo a
Hogwarts ci siamo accorti che il libro era sparito. Albus lo teneva
nascosto, ma improvvisamente non l'ha più trovato. Nello stesso
momento è scomparsa nostra cugina Rose...
E
indicò Rose con lo sguardo.
-Io
ho deciso di consultare l'altro libro, per chiedere un aiuto...
-Che
libro era?
-Sui
manoscritti antichi. Parlava anche della Chiave di Salomone.
L'abbiamo consultato e lui ci ha teletrasportati qui a Venezia,
sull'isola di...
-Isola
della Certosa.- concluse Rose per lui.
-Infatti.
Siamo finiti davanti a una casa e siamo entrati. Beh, abbiamo trovato
Rose bloccata da un incantesimo e... una donna, che aveva in mano il
libro. La donna ha detto di chiamarsi Ami Valder.
I
quattro sussultarono.
-Ami
Valder. Non state scherzando?- mormorò Giovanna, gli occhi sgranati.
-No.-
rispose Betsabea. -Ci ha detto di essere... ecco... voi la conoscete?
-Chi
dei più alti alchimisti della nostra Congregazione non la conosce?-
rispose Flavio. -Uno dei più terribili membri dell'Onice.
-Cos'è
questo Onice?- chiese Roxanne.
-Non
è importante saperlo, per dei bambini come voi.- sospirò Caterina,
con uno sguardo ancora più sorpreso di quello di prima. -Questa Ami
vi ha detto altro?
-Sì,
ha detto di essere stata... una volta era stata addestrata da Lord
V... Voldemort.- rispose Albus.
I
volti dei maghi erano gravi, ma non più sbigottiti.
-Sì,
avevamo sentito, in proposito...- commentò Teofilo. -Cosa vi ha
fatto Ami? Cosa voleva da voi?
-La
Chiave di Salomone. Aveva stregato Rose per fare in modo che lei le
portasse il libro, dato che Ami non può avvicinarsi a Hogwarts, non
sappiamo perché. Insomma, Rose era sotto l'effetto di un
incantesimo, così ha rubato il libro e l'ha portato ad Ami...
-Da
Hogwarts a Venezia?
-Un
incantesimo.- rispose prontamente Rose. -Sono stata attirata nella
Foresta Proibita e poi qualcosa mi ha portata sull'isola.
Naturalmente l'ho fatto perché Ami mi aveva lanciato una
maledizione, così quando sono stata nella casa le ho dato il libro.
In quel momento sono arrivati loro. Ami stava per ucciderli, però io
sono riuscita a distrarla. Ho preso la Chiave di Salomone e l'ho
gettata fuori dalla finestra, e lei ha iniziato a urlare, sembrava
una folle... abbiamo approfittato per scappare via, mentre lei
recuperava il libro con qualche incantesimo. Siamo corsi fuori dalla
casa, pensavamo che Ami ci raggiungesse ma poi non l'ha fatto. Così
siamo usciti e corsi sull'isola, finché non siamo arrivati al porto.
Per raggiungere la città abbiamo dovuto usare insieme un incantesimo
che ha mosso le barche, ed è stato faticoso. È successo ieri sera,
abbiamo dormito in una casa in costruzione e questa mattina siamo
usciti e ci siamo raccontati a vicenda quello che era successo. È
stato allora che quei tre ragazzi ci hanno trovati e portati qui.
Dopo
alcuni secondi di silenzio, Giovanna parlò: -E non siete feriti?
Siete riusciti a sfuggirle e rimanere sani e salvi?
-Sì.-
rispose Albus. -Adesso vogliamo solo tornare a casa...
Stava
per correggersi e dire Hogwarts, ma
si rese conto che, come casa, Hogwarts poteva andare benissimo.
-E
non sappiamo come fare.
-Vi
aiuteremo, abbiamo i nostri mezzi.- disse Teofilo. -Rimanete qui. Se
volete, riposatevi, la stanza è calda e i letti molto comodi. Ma
diteci, che fine ha fatto l'altro libro, quello che vi ha trasportati
sull'isola?
Albus
rabbrividì.
-Non
l'ho portato con me dentro la casa, l'ho lasciato nel prato lì
fuori. Non ho proprio intenzione di tornare a riprenderlo, può
rimanere lì dov'è.
-Perfetto.
Allora aspettateci qui, torneremo tra pochi minuti.- disse Giovanna.
Si alzò, e gli altri tre fecero altrettanto.
Albus
si sentì strano, quando uscirono in fretta dalla stanza, parlando a
voce bassa tra di loro.
-Che
raccontiamo ai nostri genitori quando torneremo a Hogwarts?- chiese
Betsabea, spezzando il silenzio durato qualche minuto.
-Tutta
la verità.- rispose Frank.
-Io
taglierei qualcosa.- obbiettò Albus. -Per esempio, quello Spettro,
la bambina... a parte che non possiamo ricordare tutto quello che ci
ha raccontato, mi sentirei strano a dire che lei mi ha prescelto
perché sono il discendente degli Evans e devo distruggere il libro.
Potremmo dire semplicemente che ci ha affidato il libro dicendo a
tutti di provare a distruggerlo.
-Perché
non vuoi dirlo?- domandò Rose. -Potrebbero fare delle ricerche sulla
famiglia Evans e scoprire se qualcuno di loro era un mago, e che
collegamenti potrebbe avere con te.
-Sì,
ma... ci penserò.
-Aspettate,
e il libro? Intendo il manoscritto.- disse Roxanne. -Non possiamo
dire che l'abbiamo rubato dal Reparto Proibito.
-Ci
inventeremo qualcosa, per esempio che l'ho trovato da qualche parte
ma non sapevo che fosse del Reparto Proibito. Non lo so, ci penserò
meglio dopo.- rispose Albus.
-Sulla
mia scomparsa sarò sincera.- disse Rose. -A proposito, non vi
sentite stanchi?
Si
alzò e andò a gettarsi sul letto. Mentre lasciava che la sua testa
sprofondasse nel cuscino, aveva un'espressione soddisfatta e
tranquilla.
-Speriamo
che siano comodi.- disse Frank. Si alzò anche lui e si distese su
uno dei letti. Invece Betsabea si diresse al divano di fronte a loro.
-Mi
accontento di questo.- disse ironica.
Anche
Albus si sentiva stanco. Ma, più che stanchezza fisica, era lo
stress causato da tutto ciò che era successo il giorno prima... e
anche durante quella mattinata.
Sentì
un cigolio e si voltò. Giovanna aveva aperto la porta e adesso
sorrideva loro con gentilezza.
-Abbiamo
mandato un gufo alla famiglia Potter spiegando brevemente la
situazione, penso che arriverà loro entro stasera. Immagino che i
tuoi genitori, Albus, verranno qui immediatamente. Forse saranno a
Venezia stanotte, o magari domani mattina.
-Grazie,
grazie mille.- sorrise lui. Si sentiva di colpo sollevato. I suoi
genitori sarebbero presto stati informati della loro posizione. Harry
sarebbe certamente venuto, tutto si sarebbe risolto entro il giorno
dopo.
-Adesso
che possiamo fare?- chiese Louis.
-Potete
rimanere qui, nella sede della Congregazione. Abbiamo un paio di
stanze dove potrete dormire. Magari potreste parlare con qualcuno dei
coetanei che frequentano il posto, e farvi raccontare qualcosa sulla
Congregazione. Venite, vi mostrerò le stanze.
Albus
rimase pensieroso per tutto il percorso lungo il corridoio. Pensava
alla sua famiglia, a come tutti dovessero essere in fermento per la
loro scomparsa. Magari James, in quel momento, era nel suo dormitorio
e scuoteva la testa, tirava calci al baule, pensando “Maledetti
idioti! Dove saranno finiti?”
E
Lily... doveva essere scioccata. Forse stava tempestando Ginny di
domande su quello che era successo, e forse Ginny la guardava
disperata per poi scuotere la testa e dire: -Oh, piccola, ma io non
so dove sono finiti. Però vedrai che andrà tutto bene.
Si
accorse che stavano salendo una scalinata in legno, che li portò in
un corridoio... elegante.
Lungo
tappeto rosso, molto sottile. Pavimento, pareti e soffitto di legno,
fiaccole appese e porte scure dai pomelli splendenti. Alle pareti
c'erano sia quadri d'epoca che fotografie magiche, ritraenti uomini e
donne di anni sicuramente più recenti.
-Chi
sono tutte queste persone?- disse Albus, mentre attraversavano il
corridoio. Notava targhette dorate affisse alle cornici dei quadri e
sotto le foto.
-Tutti
i nostri alchimisti defunti, e alcuni dei vivi.- rispose Giovanna.
-Per esempio, questo era Alberto Gerandi. Nato nel 1849, si unì a
noi quando aveva solo nove anni. Morto nel 1903.
Parlando,
aveva indicato il ritratto di un uomo dai lineamenti rozzi, i capelli
neri e la bocca piegata in una smorfia divertita.
-Eccoci.-
disse Giovanna. Si fermò davanti a una porta e la aprì.
-In
caso i Potter dovessero arrivare domani, avrete un posto dove passare
la notte. Venezia è pericolosa per voi, se c'è in giro Ami Valder.
La
stanza era piuttosto spaziosa, ospitava ben otto letti allineati
lungo la parete, cuscini immacolati e coperte scure. C'erano un
armadio di legno, un armadietto e un paio di cassetti, più un
tavolino addossato alla parete destra, tutto coperto di fogli in
mezzo ai quali spiccava un libretto rilegato in pelle blu.
-Potete
decidere cosa fare.- disse Giovanna. -Rimanere qui, incontrare dei
ragazzi nella loro sala di ritrovo, o magari andare in biblioteca...
-Biblioteca?-
domandarono Albus e Rose nello stesso istante.
Giovanna
sorrise.
-Siete
interessati ai libri? Bene, posso portarvi io nella biblioteca,
dovremmo avere qualche cosa in inglese. Ma non siete stanchi?
-No,
si figuri. Non abbastanza da non volerla vedere.- rispose Albus.
-Io
e Louis preferiamo rimanere qui, per adesso.- disse Roxanne.
-Anche
io e Betsabea.- aggiunse Frank.
-Va
bene. Allora voi due venite con me.
*
La
biblioteca della Congregazione somigliava in parte a quella di
Hogwarts.
Stessi
scaffali colmi di volumi, anche se disposti in modo più compatto.
C'era anche lì la scrivania del bibliotecario, anche se non vi
sedeva nessuno.
Sul
lato sinistro della parete c'erano dei tavolini allineati, il tutto
illuminato da sfere rilucenti appese alle pareti. In uno di quei
tavolini, immersi nella lettura, c'era Lucia, la ragazzina in cui si
erano imbattuti durante la mattinata.
Lei
li sentì entrare e chiudere la porta, e alzò dal suo libro uno
sguardo radioso.
-Ciao!-
esclamò, e agitò il braccio. -Venite pure, vi aspettavo!
Albus
e Rose andarono a sedersi al tavolino, davanti alla ragazza.
-Bene.
Sapevo che almeno uno di voi non avrebbe resistito al richiamo di una
biblioteca.- disse Lucia. -Come state? Cosa vi hanno detto gli
Alchimisti?
-Beh,
hanno inviato un gufo ai miei genitori, i Potter...- iniziò Albus,
guadagnandosi un'occhiata sorpresa.
-Potter?
Sei per caso il figlio di Harry Potter?
Arrossì.
-Sì.
Comunque, stavo dicendo... hanno spedito una lettera via gufo ai miei
genitori, dovrebbero riceverla entro stasera.
-Capisco.
Voi cosa volete fare, nell'attesa?
-Dare
un'occhiata ai libri.- disse Rose. -Tu cosa stai leggendo?
-Studio.
-Frequenti
la Sibillina?
-Oh,
no. Io faccio parte della Congregazione degli Alchimisti. Ci sono dei
ragazzi che studiano qui, se i loro genitori hanno già fatto parte
della Congregazione.
-Ma
cos'è esattamente questa Congregazione?- disse Albus, pieno di
curiosità. -Voglio sapere tutto. Com'è organizzata?
-Dunque...-
iniziò Lucia. Chiuse il libro e assunse un'aria pensosa.
-Cosa
volete sapere? La sua storia? Io la so a memoria, tutti i membri
della Congregazione la studiano da quasi subito.
-Per
me va bene, racconta.- la spronò Rose.
-Ok.
In breve, è stata fondata da due streghe italiane, che erano nate a
Venezia. Matilda e Isidora. Erano molto famose ai loro tempi, erano
delle streghe grandiose, e probabilmente le persone più esperte di
alchimia e pozioni della loro epoca. Fondarono questa Congregazione
durante il Medioevo. Inizialmente questo era solo un edificio con una
piccola biblioteca, qualche aula e qualche stanza. Era una piccola
scuola, capite? Venivano richiamati alcuni maghi che volevano
perfezionarsi nell'arte delle pozioni, cose del genere. Le pozioni
erano considerate maggiormente degli incantesimi. Certo, veniva e
tutt'ora viene insegnata la magia pratica, ma la nostra
specializzazione è sempre stata lo studio di pozioni e alchimia.
Naturalmente sul palazzo venne gettato un incantesimo che lo rese
invisibile agli occhi dei Babbani.
-Storia
interessante. Continua.- disse Rose. Le brillavano gli occhi.
-Matilda
e Isidora erano così brave e abili che la loro scuola divenne molto
famosa. Iniziò a essere frequentata da uomini, donne, ma anche
ragazzi e ragazze, a volte persino gli stranieri giungevano qui per
vedere la scuola, ed eventualmente vi entrarono. Così venne
ampliata. Io vivo qui da un sacco di tempo, ma sono sicura di non
aver visto neanche mezza parte di tutti i suoi luoghi, dei corridoi,
le stanze e le aule. E la biblioteca è stata decisamente ingrandita.
Ora è piena di pergamene e libri di tutti i tipi, raccolti nel corso
dei secoli, potete trovarci quasi di tutto.
Albus
si distrasse per dare un'occhiata agli alti scaffali. Aveva una
grandissima voglia di prendere ognuno di quei libri e sfogliarlo.
-Vennero
chiamati anche altri professori e iniziò l'insegnamento di altri
lati della magia, per esempio le rune.- continuò Lucia. -Insomma, la
Congregazione degli Alchimisti si è guadagnata la sua fama nel
tempo. La maggior parte di chi la frequenta vive qui per gran parte
della vita. E se, per esempio, una persona lascia la Congregazione
per andare a vivere a Venezia, può continuare a frequentarla,
visitando la biblioteca o consultandosi con gli altri Alchimisti. Se
mette su famiglia manderà quasi certamente i suoi figli qui. I miei
genitori erano due Alchimisti, per esempio. Mi hanno mandata qui la
prima volta quando avevo giusto quattro anni o cinque, e ormai ci
vivo, nella scuola. Fin da quando sei piccolo ti insegnano a usare
gli incantesimi, ma ti istruiscono anche sulla storia magica e
specialmente sulle pozioni e sull'alchimia. Se sei entrato subito
nella Congregazione, e ti hanno insegnato per bene, a dodici anni
puoi considerarti un piccolo esperto. Ma non ci sono quasi dei limiti
di età.
-Solo
chi vive a Venezia può far parte della Congregazione?- chiese Albus.
-Certo
che no. La maggior parte degli Alchimisti è veneziana, ma non tutti.
Anche se sono diventati rari i maghi e le streghe di altre città che
vengono qui.
-Ma...
la vita normale?- disse Rose. -Nel senso, non avete contatti con i
Babbani?
-Beh,
ci sono dei bambini che magari vivono tra i Babbani e hanno
un'istruzione del genere, se i genitori vogliono iscriverlo qui a una
certa età.- rispose Lucia. -Ma anche se si fa parte della scuola
nulla ci impedisce di uscire per la città, se tentiamo di vestirci
come i Babbani. Io e i miei amici stavamo facendo un giro quando vi
abbiamo trovati. Siamo esseri umani, non possiamo certo rimanere
chiusi qui per l'eternità.
-Hai
ragione.- sorrise Rose. -E ci sono persone che decidono di rimanere
qui tutta la vita?
-Certo,
se vogliono dedicarsi per sempre allo studio. Come Giovanna, Teofilo
e gli altri, immagino che vi abbiano detto i loro nomi. Loro sono gli
Alchimisti più esperti, i superiori, in un certo senso.
-Ma
questo posto chi lo comanda? Non certo i fantasmi delle due streghe.-
disse Al.
Lucia
ridacchiò.
-Infatti.
La Congregazione è gestita dai discendenti di Matilda e Isidora. Il
potere passa da generazione a generazione, non ci sono mai state
eccezioni, per quanto ne so io...
La
porta si aprì, interrompendo il discorso di Lucia.
Roxanne
entrò in biblioteca, lo sguardo meravigliato che scorreva sui libri,
poi si diresse verso il tavolino.
-Ehi,
ragazzi. Avete fame? Ci sono delle cose su nella stanza, venite!
Albus
notò che Roxanne aveva in mano un dolce alla panna, tutto
mangiucchiato. Si rese conto di avere fame. Aveva mangiato l'ultima
volta la sera prima, e adesso anche solo il pensiero di un panino gli
faceva venire l'acquolina in bocca.
-Ok.
Andiamo, Rose? Lucia, vieni con noi?
-No,
grazie.- rispose lei. -Preferisco ripassare, dopo devo anche
preparare alcune pozioni. Magari ci vediamo questa sera.
-Va
bene. Allora a stasera.- disse Rose mentre si alzava.
-Avete
trovato qualche cosa interessante nella biblioteca?- chiese Roxanne,
durante il tragitto per la stanza.
-No,
ci siamo fermati a parlare con Lucia.- disse Rose. -Ci ha raccontato
delle cose su questa Congregazione, dice che esiste fin dal Medioevo
ed è stata fondata da due alchimiste famose. Mi piacerebbe saperne
di più.
-Per
ora pensiamo solo a mangiare.- disse Albus. -Dove avete trovato il
cibo?
-Nei
comodini, c'erano caramelle e dolci vari, e anche delle gomme.
Sbrighiamoci, altrimenti gli altri faranno fuori tutto.
*
Passarono
gran parte della giornata nella stanza, a riposarsi e parlare di
quello che era accaduto, a scambiarsi impressioni su quell'edificio e
i maghi che li avevano accolti.
-A
me piace Venezia. Una città sull'acqua, insomma... sarei voluta
salire su una di quelle barche.
-Anche
io. Ci verrei in vacanza quest'estate, se non fosse successo quel che
è successo.
Fu
circa a metà pomeriggio che Rose scese in biblioteca, e risalì
nella camera con un paio di libri.
-Tanto
per passare il tempo.- disse, poggiandoli su un letto. -Gli unici in
inglese che ho trovato. Chi se li aggiudica?
Albus
ne afferrò uno.
-Dieci
minuti e poi lo do a chi lo vuole, ok?- disse, sapendo benissimo che
avrebbe rischiato di perdersi nella lettura per più di un'ora.
E
aveva ragione. Era un testo che ripercorreva in modo semplice la
storia dell'alchimia, e lo tenne incollato alle pagine per un tempo
che non avrebbe saputo calcolare.
Teofilo
entrò nella stanza verso le otto, per annunciare loro che presto
sarebbe stata pronta la cena nel Salotto Principale, e offrirsi di
accompagnarli. Albus si era sentito intimidito in quel Salotto, una
stanza circolare e dalle alte pareti grigio chiaro, con due sole
tavolate, piena di gente che parlava in quella lingua a lui
sconosciuta.
Lucia
però aveva parlato con loro. Si era seduta accanto a Roxanne e li
aveva tempestati di domande su Hogwarts e sul suo sistema scolastico.
-Quattro
casate, veramente? Ma come si fa a scegliere dove andare?
-Beh,
c'è un Cappello che ti smista all'inizio dell'anno. Si entra nella
Sala Grande e il Cappello Parlante canta una canzone dove elenca le
caratteristiche delle case... per Grifondoro, cioè la nostra, è il
coraggio. Corvonero privilegia l'intelligenza...
Chiacchierare
con Lucia lo fece sentire tranquillo e rilassato. Ma quella sera,
mentre Teofilo scortava i ragazzi nella stanza, la preoccupazione
tornò ad assalirlo.
Il
gufo. Era già arrivato a Harry e Ginny? E loro cosa stavano facendo?
Vennero
date loro delle vesti da notte, e Albus non riuscì ad addormentarsi
per almeno un paio d'ore. Non faceva che pensare ai suoi genitori, a
chiedersi cosa avrebbero fatto per riprenderli.
Forse
una Materializzazione, o magari avrebbero usato una Passaporta. Ma
sì, una Passaporta, era possibile.
Alla
fine dovette arrendersi al sonno, che riuscì a fargli chiudere gli
occhi sulle sue preoccupazioni.
*
Quella
stessa sera, in casa Potter.
-Ci
occuperemo delle ricerche per tutta la notte, Ginny. Potrei stare via
anche per qualche giorno.
La
donna sospirò. I suoi occhi marroni si fissarono in quelli verdi di
Harry.
-Devo
venire anche io.
-Non
sei un'Auror.
-Non
importa! Stiamo parlando di nostro figlio e io non ho intenzione di
rimanere in casa a non fare niente e preoccuparmi solo perché...
-E
Lily?
-La
lasceremo alla Tana, lì sarà al sicuro.
-Ma
non puoi...
La
discussione venne interrotta da un fischio acuto, che sembrava
provenire dalla porta spalancata accanto a loro.
Harry e Ginny si
scambiarono un'occhiata preoccupata, prima di entrare nel salotto
immerso nel buio. C'era la figura scura di un gufo che picchiettava
alla finestra, e Ginny corse ad aprirla.
Il
gufo si precipitò dentro e lasciò cadere una busta sulla poltrona.
Ginny
la afferrò e strizzò gli occhi, nel tentativo di leggere
l'indirizzo del mittente. Alla fine sfilò la bacchetta dalla tasca,
la mosse accendendo una luce sulla punta e illuminò la scritta.
Subito assunse un'aria pensosa.
Harry
si avvicinò, si sentiva rodere dall'impazienza.
-Cos'è?
-Non
lo so. È indirizzata a noi due... ci viene da una certa
Congregazione degli Alchimisti. Venezia. Ne hai mai sentito parlare?
-No.-
rispose lui. -Aprila, ma facciamo presto, devo andare.
Ginny
ruppe il sigillo rosso ed estrasse un foglio di pergamena sottile. Lo
dispiegò, tenendo la bacchetta puntata, e mentre leggeva i suoi
occhi si spalancavano sempre di più.
-Harry...-
balbettò.
-Che
c'è?
-L...
leggila. Dobbiamo... verrò anche io. Troveremo una Passaporta...
Porse
la lettera al marito, lo sguardo colmo di preoccupazione e paura, e
un pizzico di eccitazione.
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Capitolo 18 *** Il secondo ritorno a Hogwarts. ***
Capitolo
18 : Il secondo ritorno a Hogwarts.
Ami
Valder.
No.
Continuava
a ripetersi che non poteva essere reale. Non poteva esistere un'erede
di Lord Voldemort.
Tutto
uno scherzo, tutto un sogno.
Ma
gli sguardi degli Alchimisti erano stati così gravi e colmi di
serietà.
Si
appoggiò, tremante, a una parete.
Quell'incubo
non poteva essere tornato. Dopo venti anni assolutamente normali, non
poteva permettere che si ripresentasse una tale minaccia.
Eppure
era così.
Devo
proteggere James, Albus e Lily. Impedirò che abbiano una vita come
la mia, che crescano come me, che...
Ami
Valder.
L'incubo
di Lord Voldemort era davvero tornato con quella donna?
-Harry.
La
mano fresca e delicata di Ginny gli donò un senso di sicurezza. Era
sempre stato così, nei momenti di maggiore sconforto. Si erano
sempre aiutati e sostenuti a vicenda. A Harry bastava che lei lo
toccasse, gli parlasse con la sua voce dolce, per recuperare anche
una parziale tranquillità.
La
fissò negli occhi.
-Non
dobbiamo permettere che accada lo stesso, che scoppi una nuova
guerra.- sussurrò Harry.
In
quel corridoio, a pochi passi da loro, c'erano anche Ron e Hermione,
che li fissavano con aria grave.
Harry
ricordò ciò che era successo quella notte, dopo l'arrivo della
lettera da parte della Congregazione degli Alchimisti.
Il
trambusto per procurarsi una Passaporta per Venezia. Ginny che aveva
minacciato di lanciargli una Fattura Orcovolante se avesse osato
impedirle di andare con lui e gli altri Auror, tra cui Ron. Hermione
che si univa a loro, naturalmente.
Poi,
l'arrivo nella città e alla Congregazione. La lunga discussione che
ne era seguita con gli Alchimisti.
Ami
Valder.
No.
-Supereremo
tutto questo, insieme.- disse Ginny.
Lui
annuì.
-I
ragazzi...
-Sono
andati a svegliarli. Andiamo, li incontreremo nell'ingresso.
*
Albus
spalancò la porta. Non li importava dei capelli scarmigliati o degli
abiti spiegazzati. Gli importava solo che adesso sarebbe
andato
tutto bene.
Vide
Harry, Ron, Ginny e Hermione, seduti nell'ingresso, sulle
poltroncine. Si alzarono non appena li videro, con sguardi raggianti.
-Albus!
Ginny
lo soffocò nel suo abbraccio.
-Mamma,
calma... sto bene, sono scomparso solo per una giornata...
Lei
gli posò un bacio sulla fronte.
-Albus,
non immagini nemmeno quanto ci avete fatto preoccupare!- esclamò, la
voce spezzata dall'emozione e gli occhi che sembravano farsi lucidi.
Eppure non pianse. Quando lo lasciò andare, lo sguardo di Albus
incontrò quello di Harry.
Un
altro abbraccio. Altre frasi apprensive.
-Stai
bene, vero, Al? Non sei ferito?
-No.
Papà, vi spiegheremo tutto quando torneremo a Hogwarts, è una
storia lunga...
-Gli
Alchimisti ci hanno raccontato quello che vi è successo. Ci hanno
detto di...
Harry
si zittì e scosse la testa, sorrise con sollievo.
-Ma
non parliamone ora, l'importante è che voi stiate bene, tutti
quanti.
Albus
annuì, con un groppo in gola. Si voltò e vide Ron e Hermione,
impegnati ad abbracciare Rose e parlare con lei.
-Roxanne.-
disse Ginny, accortasi della ragazzina che si era avvicinata. -Come
stai?
-Bene,
zia.- sorrise Roxanne, passandosi una mano tra i capelli. -Cioè,
abbiamo rischiato di brutto ma alla fine ce la siamo cavata. Voi come
siete arrivati qui?
-Con
due Passaporte, naturalmente siamo venuti con alcuni Auror.- rispose
Harry.
-Quando
torneremo a casa?- disse Albus.
-Il
più presto possibile. Vi siete riposati, vero?
-Sì,
almeno io sì. Ho dormito bene. Ma torniamo a Hogwarts, vero? Non
voglio andarmene, manca solo un mese alla fine dell'anno e io voglio
rimanere lì, per favore...
-Beh,
vedremo.- disse Ginny. -Dobbiamo parlare con la preside. Qualcosa è
successo nella scuola e quindi lei deve sapere. Oh, siamo stati così
in pensiero... per fortuna è durato poco.
-Adesso
dove andiamo?- domandò Roxanne.
-Ci
assicureremo che tutto sia a posto.- rispose Harry. -E io parlerò
un'ultima volta con questi Alchimisti, ho delle cose da chiarire. Poi
ci procureremo delle Passaporte. Andrà tutto bene, ok? Non
preoccuparti, Al.
*
La Passaporta li aveva trasportati nei
pressi di Hogsmeade.
Dal viale immerso nei prati dove erano
finiti, si vedevano le case del villaggio magico sotto il cielo
terso, ma Hogwarts ancora non era in vista.
-Arriveremo al castello in carrozza,
dovrebbero arrivarne alcune per quella strada.- disse Andrew Skils,
un Auror del gruppo. -Saremo a destinazione in non più di un quarto
d'ora. Incamminiamoci.
Percorsero una strada che si inoltrava
tra gli alberi. Albus camminava a fianco di Harry e Ginny, e ogni
tanto lanciava occhiate al padre, che aveva uno sguardo profondamente
turbato.
Gli avranno raccontato di Ami.,
pensò.
Immaginò come
doveva sentirsi Harry. Dopo anni di pace magica, seguiti alla
sconfitta di Lord Voldemort, arrivava quella donna. Addestrata da
lui. E che aveva tentato di ucciderli.
Notò, finalmente,
alcune carrozze che sbarravano la strada, in lontananza. Erano tre in
tutto, alte e scure, e nulla sembrava trainarle.
Ma Albus sapeva
che, in realtà, a guidare le carrozze dirette a Hogwarts erano i
Thestral.
James lo aveva
preso in giro, il giorno della sua partenza a Hogwarts, dicendogli di
stare attento a quelle creature.
Ma erano anche
invisibili, come suo padre gli aveva ripetuto, giusto? Il pensiero lo
rassicurò.
Salì su una
carrozza a caso insieme a Harry, Ginny, Hermione, Ron e Rose.
Attesero che anche gli altri prendessero posto nelle loro carrozze,
che infine partirono rapide lungo la strada.
-Voi non avete bisogno di nulla, adesso
che arriveremo al castello?- chiese Harry, mentre la carrozza
sferragliava. -Riposarvi, mangiare...
-No, io non sono stanca.- disse Rose.
-E non ho neanche fame, abbiamo già mangiato prima.
-Tu, Albus?
-Lo stesso.
-Allora penso che andremo dalla
preside. Ci riuniremo con gli Auror e voi racconterete quello che vi
è accaduto.- concluse Ron.
Il resto del viaggio trascorse in
silenzio, finché dai finestrini non si intravidero alcune torri, che
svettavano al di sopra dei fitti alberi.
-Siamo quasi arrivati!- esclamò Rose,
evidentemente felice.
Albus si incollò al finestrino,
impaziente, e si sentì colmare di meraviglia quando finalmente
apparvero i cancelli scuri di Hogwarts in fondo alla strada, e il
castello che si ergeva in tutta la sua maestosità.
Hogwarts.
Guardarla lo fece
sentire al sicuro. Era tornato a Hogwarts.
Le carrozze
raggiunsero i cancelli, che si spalancarono da soli, e salirono lungo
i pendii erbosi.
Albus non faceva
che gettare occhiate entusiaste alle torri, gli spalti lontani del
campo da Quidditch, la distesa del Lago Nero, quei vialetti così
familiari.
La carrozza si
fermò davanti alla scalinata principale, e Albus scese quasi di
corsa, insieme a Rose.
Si voltarono, e
videro Roxanne, Louis, Frank e Betsabea dirigersi verso di loro.
Albus provò un senso di completezza quando furono di nuovo insieme.
-Bello essere di
nuovo qui, eh?- disse Roxanne in tono allegro.
-Il tuo modo di
essere tranquilla in ogni occasione è incredibile.- commentò Louis.
-Ma che volete
farci? Siamo tornati a Hogwarts e alla fine non siamo morti. Non ho
il diritto di essere allegra?- rise lei.
Albus dovette
ammettere che Roxanne aveva ragione.
-Andiamo, ragazzi.
Ci incontreremo con la preside.- disse Harry, facendoli voltare.
Gli Auror li
guidarono lungo la scalinata. A bussare al portone in cima, fu un
uomo di cui Albus non conosceva il nome.
Attese nervoso che
qualcuno andasse ad aprire. Infine il portone si spalancò, e dovette
trattenersi per entrare nella Sala d'Ingresso a passo normale, senza
correre.
Si rese conto di
aver passato al massimo due giorni lontano da Hogwarts, ma erano
sembrati un'eternità.
Guardò raggiante
l'alto soffitto, la porta che dava sulla Sala Grande, le clessidre
che contavano i punti delle quattro casate. Non gli importò che gli
zaffiri di Corvonero superassero in gran lunga i rubini di
Grifondoro.
Notò che la Sala
era affollata di studenti, che si stavano raggruppando intorno a
loro, urlando e spingendosi. Volevano tutti vedere il grande Auror
Harry Potter, che riportava a Hogwarts i ragazzi scomparsi.
Albus si sentì
imbarazzato, nel camminare davanti a tutte quelle persone.
-Signor Potter! Un
autografo...
-Sono tornati, hai
visto?
-Ma cosa è
successo?
-Ignorali.- gli
bisbigliò Rose, che camminava accanto a lui.
Salirono lungo le
scalinate, imboccarono dei corridoi. Ovunque c'erano ragazzi che si
fermavano a guardarli e parlottavano. Altri ancora si avvicinavano.
-Scusate, ma...
potete dirci cosa è successo?
-Dove li avete
trovati?
Harry fissava tutti quegli studenti e
rifiutava.
-Scusate, ma non abbiamo tempo per voi,
dobbiamo portare questi ragazzi in presidenza. No, non concediamo
interviste.
Si fermarono davanti a un gargoyle, e
fu Hermione a farsi avanti.
-Veleno di Doxy.
Il gargoyle si fece da parte, rivelando
una lunga e stretta scala. La attraversarono in silenzio, fino a
raggiungere un pianerottolo e una porta. Harry bussò.
-Avanti.- rispose una voce femminile.
Quando entrarono, Albus si guardò
intorno curioso, e trovò la stanza gradevole.
Era di forma circolare, aveva le pareti
in pietra ricoperte di arazzi argentati. C'erano molti libri, sia sui
tavolini che sugli scaffali. Il camino era spento, e cassetti vari
nascondevano chissà quali oggetti.
Sul fondo c'era la scrivania, alla
quale sedeva compostamente la preside Bhatorys. In piedi accanto alla
scrivania, c'erano i direttori delle quattro case: Neville per
Grifondoro, il professor Wonder per Serpeverde, Vitious per Corvonero
e Bonnie Thompson, insegnante di Storia della Magia, per Tassorosso.
-Frank!- esclamò Neville quando li
vide, e i suoi occhi si illuminarono. -Come stai? Cosa...
-Sto bene, papà.- lo rassicurò Frank,
trattenendo a stento un sorriso.
-Con calma, professore.- disse la
preside Bhatorys. -Avrà tutto il tempo di parlare da solo con suo
figlio più tardi. Adesso stia tranquillo, i ragazzi ci racconteranno
tutto.
Neville rimase fermo, il viso teso.
-Certo, professoressa.
La Bhatorys tornò a voltarsi verso di
loro e sorrise.
-Siete arrivati, finalmente!- sospirò.
-Sedetevi pure qui. Spero che stiate bene...
-Certo, grazie.- rispose
coraggiosamente Roxanne, e prese posto su un divanetto. Albus si
accontentò di una sedia, e Louis si sedette su quella accanto a lui.
Gli Auror, Hermione e Ginny, invece,
rimasero in piedi lì davanti. Avevano espressioni serie e
preoccupate, specialmente Harry.
-Avete bisogno di qualcosa?- domandò
la preside.
-No, grazie.- rispose Albus. -Ci
sentiamo benissimo, siamo riusciti a...
Si bloccò. Non sapeva come continuare.
-Ora, ragazzi, dovete dirci tutto
quello che è successo.- iniziò Harry. Camminò lentamente e si
fermò accanto alla scrivania, prima di voltarsi e squadrare Albus.
-Diteci tutto.
-È una storia lunga.- rispose Al.
-Devo iniziare da... da gennaio. Dopo le vacanze di Natale.
Tutti si fecero attenti. Trovarsi al
centro dell'attenzione era un po' fastidioso, pensò Al. Lo metteva a
disagio. Ma adesso doveva parlare.
Tirò un profondo respiro, rimase zitto
per alcuni secondi a riflettere sul modo di modificare la storia e
poi iniziò.
Parlò per prima cosa della ricerca che
la professoressa Deppers aveva assegnato a lui e Roxanne. Disse che
si erano diretti in biblioteca per svolgere il compito, il giorno
dopo, ma decise di omettere un particolare. Non ammise di essere
entrato nel Reparto Proibito e aver rubato il manoscritto.
Disse semplicemente che, mentre lui e
Roxanne riordinavano le loro cose nella borsa, dopo aver terminato il
tema, aveva visto che sul tavolino c'era un libro che non era di sua
appartenenza.
Ma non ci aveva fatto troppo caso e
l'aveva messo in borsa.
-Per curiosità, volevo leggerlo dopo.-
si giustificò.
Solo quella sera aveva iniziato a
sfogliarlo. Mentì, dicendo di non ricordare il suo titolo, ma solo
dei temi trattati: manoscritti antichi riguardanti la magia.
Ma il resto del suo racconto fu uguale
a ciò che era davvero successo, eccetto alcuni particolari: il
messaggio che il libro gli aveva inviato, mentre lui lo stava
tranquillamente leggendo per intrattenersi, la
curiosità che lo aveva spinto ad avventurarsi in biblioteca insieme
a Rose, Roxanne, Louis e Betsabea. Non fece il nome di Rudolf, non
gli sembrava corretto.
Poi parlò del
passaggio trovato grazie alla scrivania, dello Spettro della bambina
che gli aveva affidato la Chiave di Salomone, di ciò che lei aveva
raccontato: che lui doveva distruggerlo perché discendeva dalla
famiglia Evans, che lei aveva salvato la Chiave quando era viva e
l'aveva poi nascosta a Hogwarts, che era diventata uno Spettro
proprio per poter sorvegliare il libro, e che quel libro adesso era
in pericolo perché cercato da una strega di nome Ami, un tempo
allieva di Lord Voldemort.
Disse di aver tenuto nascosto il libro
nel suo baule per un mucchio di tempo e aver cercato di distruggerlo,
senza però riuscirci.
-Lo so che avrei dovuto avvertire
qualche insegnante, o la preside... ma pensavo che sarei stato preso
per pazzo, insomma, a raccontare una cosa del genere... pensavo che
bastasse fare a pezzi un semplice libro e che così mi sarei liberato
di un peso.
Poi, erano iniziati quegli incidenti.
Louis, Betsabea e Fred caduti nel coma. La scomparsa di Rose.
A quel punto intervenne Rose.
-Ve lo dico io cosa è successo.-
disse, interrompendo Albus. Raccontò ciò che era accaduto, e che
Albus e gli altri conoscevano già. Ascoltare nuovamente quelle
parole fu come un duro colpo.
-E poi... Ami mi ha preso il libro di
mano e mi ha lanciato quell'incantesimo che mi ha paralizzata. Penso
che tocchi di nuovo ad Albus parlare.- concluse dopo alcuni minuti.
E Albus parlò di quando si era accorto
che la Chiave di Salomone era sparita dal suo baule, e della nuova
scomparsa di Rose.
Il richiamo verso il manoscritto. La
luce che li aveva trasportati sull'isola della Certosa. La casa di
Ami, e infine la stanza dove la donna aveva cercato di ucciderli, e
Rose era riuscita a distrarla gettando il suo prezioso libro fuori
dalla finestra, per poi scappare insieme a loro.
Parlò dell'incantesimo che avevano
utilizzato per spingere la barca verso Venezia, dell'incontro con i
tre ragazzini della Congregazione degli Alchimisti, della giornata
che avevano passato in quella scuola.
-E alla fine sono arrivati gli Auror.-
finì Albus. -Non ho altro da dire.
Il silenzio durò poco.
-Proprio nulla?- gli chiese Harry.
-Ah, no. Ami ha detto una cosa, quando
si è presentata, prima mi sono scordato di dirlo... lei è un
ex-membro dell'Onice. E nella sua casa abbiamo anche visto una pietra
che somigliava a un'onice, secondo Betsabea. Quando Frank l'ha
toccata si è scottato, dice di aver visto delle figure. Non so cosa
voglia dire.
Fissò attentamente Harry.
Nei suoi occhi si leggevano l'ansia, la
preoccupazione e l'apprensione. Qualcosa che somigliava all'orrore.
-Prenderemo seri provvedimenti,
naturalmente.- disse infine la preside, cupa. -Ci assicureremo che le
difese poste sul castello impediscano qualsiasi intervento di magia
esterna. Signor Potter, deve assolutamente parlarne con il Ministro.
Verrà aumentata la sicurezza, mai più dovrà ripetersi una cosa del
genere. In quanto a voi...
E guardò i ragazzi.
-Se questi eventi vi hanno tanto
scossi...
-No!- esclamò Betsabea. -Noi...
vogliamo rimanere a Hogwarts e concludere l'anno. Ormai manca poco.
Non c'è motivo di andarcene da qui, e poi stiamo bene. Non abbiamo
riportato ferite e quindi non abbiamo bisogno di andare in infermeria
o al San Mungo. Siamo semplicemente riusciti a scappare e adesso
vorremmo finire l'anno in modo normale.
La Bhatorys annuì.
-Avete ragione. Ma penso che abbiate
anche bisogno di almeno qualche giorno di riposo, per riprendervi un
po'. Se siete tanto impazienti di tornare alle lezioni...
Un lampo divertito negli occhi di
Roxanne.
-Penso che tre giorni andranno bene.
-Per me ne basta uno.- rispose Albus.
-Gli altri, non lo so...
-Anche per me.- disse Louis.
-E per me.- continuò Rose.
Frank,
Betsabea e Roxanne dissero lo stesso.
-Adesso dovremmo affrontare un'altra
questione.- intervenne Wonder. Era rimasto immobile e impassibile
durante tutto il discorso, e adesso la sua voce sembrava
innaturalmente profonda.
-Cosa racconteremo al resto della
comunità magica? Non possiamo sbandierare tutto quello che è
successo ai ragazzi e parlare apertamente di questa Ami Valder.
Domani uscirà una notizia sulla Gazzetta e...
-Avrei un'idea.- intervenne Hermione.
-Potremmo inventare che i ragazzi avevano deciso di infrangere le
regole, per divertirsi, e dunque andare nella Foresta Proibita di
sera, fare un giro e tornare. Ma si sono persi, e gli Auror li hanno
trovati mentre setacciavano la Foresta. Fingeremo che si tratti
semplicemente di un malinteso, per una bravata da ragazzi.
-Ma penso si sia diffusa la voce della
lettera che è arrivata da Venezia...- obbiettò Ginny.
-Certo.- disse Harry. -Ma potremmo
smentirla. Dire che si è trattato di una falsa pista, una voce.
Hermione...
Si zittì, con un sorriso. Hermione si
sforzò di non sorridere a sua volta. Sapeva cosa le avrebbe detto
Harry, se non si fossero trovati tutte quelle persone davanti. Una
cosa che le diceva spesso fin da quando la conosceva: Hermione,
sei un genio.
-Mi sembra una
storia plausibile.- disse la Bhatorys. -Ma naturalmente non è finita
qui. Si faranno delle ricerche, su questa Ami Valder, su questo Onice
e il legame che Albus può avere con gli Evans.
-Non saprei dirlo,
signora.- le rispose Harry. -Da quel che ne so, gli Evans erano tutti
Babbani. Non sono a conoscenza di antenati maghi e streghe da parte
di quel ramo della famiglia.
La Bhatorys spostò
il suo sguardo su Albus. Sorrise.
-Scusate. Sarebbe
meglio se voi tornaste nei vostri dormitori mentre noi affrontiamo
queste discussioni.
-Accompagnerò io
Frank.- disse Neville, e si avvicinò al figlio.
-Rose, Albus, noi
vi raggiungeremo più tardi.- disse Ron.
-I genitori dei
Weasley, Hannah Paciock e i signori Finwel sono stati contattati.
Penso che arriveranno presto.- aggiunse la preside. -Ora potete
andare.
-Grazie, e
arrivederci.- disse Albus, alzandosi. Rischiò di inciampare, mentre
si dirigeva alla porta, per lanciare un'ultima occhiata a Harry e
Ginny.
Loro gli sorrisero
incoraggianti. Sembravano volergli dire: ci vediamo dopo.
Neville
scortò i ragazzi fuori dall'ufficio e poi giù per la scala.
Superato il gargoyle, ad Albus per poco non venne un colpo.
Nel corridoio erano
radunati suo fratello e il resto del clan Weasley: Fred, Molly, Lucy,
Victoire e Dominique.
C'era
anche Rudolf Finwel, che corse subito verso sua sorella, esclamando:
-Betsabea!
Lo sguardo di Albus incontrò quello sorpreso,
ma al tempo stesso felice e sollevato, di James.
-Dove diavolo ti
eri cacciato, idiota?- esclamò lui. Nonostante cercasse di suonare
canzonatorio e brusco, si vedeva che era contento.
-Senti, magari ti racconto tutto questa
sera, ok?- rispose Albus. -Ho appena ripetuto l'intera storia alla
preside, ai direttori delle Case e agli Auror. Adesso...
Si rese conto di essere leggermente
stanco. Strano. In fondo aveva solo parlato a lungo.
-Forse un po' di riposo in Torre non ci
farebbe male.- disse Roxanne. -Ma più tardi vi racconteremo
tutto.
*
Erano passati due
giorni, circa, eppure rivedere la sua stanza lo riempì di gioia.
Sfiorò le tende rosse del suo letto a baldacchino, guardò felice le
finestre, che gli offrivano il bellissimo panorama del parco, del
lago e delle montagne.
-State bene vuoi
tre, vero?- aveva chiesto Will.
-Certo! Stiamo
benissimo anche se nessuno lo vuole capire...- rispose Frank.
-Ma che vi è
successo?- disse Anthony. -Non immaginate il subbuglio che si è
creato a scuola, si sono allarmati tutti...
-La Foresta
Proibita. Noi... volevamo andare lì per fare qualcosa di
divertente.- sbuffò Louis.
-E non avete
pensato ai punti che avrebbe perso la nostra casa?- domandò Will.
Albus intervenne.
Conosceva bene le scarse doti recitative di suo cugino.
-Sì, lo sapevamo
ma... pensavamo che non ci saremmo allontanati troppo. Invece... beh,
vi auguro di non entrare mai in quella foresta.- concluse,
immaginando di pronunciare altre parole: vi auguro di non trovarvi
mai faccia a faccia con Ami Valder.
E quel pensiero lo
aiutò a rendere convincente il suo tono.
-Ok. Diteci, cosa
avete visto?- fece Anthony, in tono entusiasta. -Per caso c'erano dei
Lupi Mannari? Avete affrontato qualche creatura?
-Possiamo
parlarne dopo? Adesso vogliamo solo riposare un po'.- disse Frank, e
Will e Anthony annuirono, con aria un po' delusa.
Albus si
era subito gettato sul letto. Non ricordava che fosse così morbido.
Sfiorò ancora la tenda e iniziò a giocherellare con il tessuto,
riflettendo sul da farsi.
Sentiva che doveva fare qualcosa. Non
poteva riprendere all'improvviso la sua normale vita da studente di
Hogwarts, come se nulla fosse successo. Desiderava capire chiaramente
chi era Ami Valder e cosa c'era dietro la storia della Chiave di
Salmone, così come scoprire l'identità dello Spettro della bambina.
Non poteva lasciare quella storia in
mano agli adulti. Lo riguardava, ne era coinvolto, e si sentiva quasi
in dovere di saperne di più.
-Novità dalla scuola, intanto?- disse
la voce di Louis.
-Sì. Hanno ritrovato i libri, sapete?
Quelli che erano scomparsi dal Reparto Proibito.
Albus si drizzò a sedere.
-Davvero? Quando?
-Proprio ieri.- disse Will. -Diciamo
che sono ricomparsi da soli, non si sa come. Non tutti, però, la
preside dice che ne mancano circa una decina.
-Ah... ok.
Albus tornò a stendersi sul letto.
In
quel momento non gli andava di ipotizzare come i libri fossero
tornati, probabilmente c'entrava Ami. Decise che si sarebbe riposato,
per un po'. Più tardi avrebbe pensato alle lezioni che, per lui,
sarebbero ricominciate il giorno dopo.
Sentì la porta aprirsi, e
la voce di James dire: -Albus, puoi scendere un attimo?
Si risollevò, seccato, guardando il
fratello che rivolgeva un cenno di saluto a Will e Anthony.
-Che
c'è?
-Devo dirti una cosa che mi ha riferito
Molly.- rispose lui. -Ed è urgente.
Molly gli aveva riferito
qualcosa? Non sapeva se poteva trattarsi di una scusa, ma se la cosa
aveva davvero a che fare con Molly, allora doveva essere davvero
urgente.
-Arrivo... ci vediamo dopo, ragazzi.
Seguì James
fuori dal dormitorio. Lui si fermò in mezzo alle scale, lanciò
un'occhiata alla porta chiusa e mormorò: -Molly mi ha detto che ha
organizzato un incontro, stasera. Vuole sapere tutto quello che vi è
successo. Ha detto che dobbiamo trovarci tutti all'una e mezza in
un'aula vuota che si trova vicina alla Sala Grande... quella accanto
allo stanzino delle scope, sai? Ci saranno tutti i nostri cugini.
Ad
ogni parola, Albus sgranava gli occhi sempre di più. Per un attimo,
temette di star sognando.
-Ma così Molly infrangerà le regole.-
disse, sbigottito.
-Lo so. Non ci credevo neanche io, quando l'ha
detto.- rise James. -Le ho chiesto se non fosse stata colpita da un
bolide e mi ha risposto che questa era una questione importante, e
quindi le regole potevano andare a quel paese...
-Non ci credo.-
lo interruppe Albus, trattenendo una risata.
-Ha detto così, te
lo giuro sulla nostra Casa.- disse James, in tono divertito.
-Insomma. All'una e mezza ci incontreremo lì, d'accordo? Dato che
non può salire nella Torre di Grifondoro...
-Va bene.
-Dillo a
Louis e Frank.
-Certo.- rispose Albus, la voce ancora tremante per
l'incredulità. Sua cugina Molly Weasley, il Prefetto di Corvonero,
che decideva di infrangere una regola in quel modo...
-Scendo in
sala comune, allora. A stanotte.
-A... a stanotte.
Albus rimase
a fissare James che scendeva le scale, diretto alla sala di ritrovo.
Quando fu sparito, si voltò e raggiunse la porta del dormitorio.
Prima di aprirla, si posò una mano sul viso e scoppiò in una delle
risate più sonore della sua vita.
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Capitolo 19 *** Gli ultimi giorni. ***
Capitolo 19 : Gli ultimi giorni.
-Ehi, ragazzi!
Albus e Louis si fermarono in mezzo al
corridoio e si voltarono. Dominique Weasley camminava svelta verso di
loro, insieme a due ragazzine, le sue compagne di stanza.
Dominique guardò le due.
-Annie, Shirley, potete andare per un
attimo? Devo dire una cosa in privato a mio fratello.
-Ok.- disse la ragazza bruna. -Noi
iniziamo a scendere in Sala Grande, ci vediamo dopo.
-A dopo.
Non appena Shirley e Annie furono
sparite oltre la curva del corridoio, Dominique si avvicinò a Louis
e Albus con aria grave.
-Al, rimani pure. Devo dirvi una cosa.
Due giorni fa ci avete raccontato quello che è successo... siete
proprio sicuri che quella donna si chiamasse Ami Valder?
Abbassò il tono, pronunciando l'ultimo
nome.
-Certo.- rispose Louis. -Perché?
-Beh,
ecco... questa cosa mi è tornata in mente solo stamattina, prima non
ci avevo fatto caso.
Dominique si guardò intorno, nervosa,
prima di puntare di nuovo lo sguardo sui due ragazzi.
-Circa una settimana fa, stavo andando
a lezione e sono passata accanto a un gruppo di Serpeverde che
parlavano tra loro. Potevano essere del quinto anno o forse del
sesto, non lo so. Beh, mi sono fermata lì vicino per aspettare che
arrivasse una mia amica, e ricordo di aver sentito alcune frasi della
conversazione, però non ci ho fatto molto caso. Comunque, ricordo
che uno dei ragazzi deve aver detto qualcosa tipo... tipo Ami. E il
nome era seguito da un altro cognome abbastanza simile a Valder. Più
ci ripenso, più sono sicura che abbiano pronunciato esattamente il
nome di Ami Valder.
Albus deglutì.
-E... chi erano questi Serpeverde?
-Oh, non lo so. Non li conosco mica,
quelli del sesto anno.- sbuffò Dominique. -Comunque, ricordo che non
appena un ragazzo ha detto quel nome a voce un po' alta, i suoi
compagni gli hanno intimato di stare zitto e hanno attirato la mia
attenzione. Mi hanno guardata male e si sono allontanati, mi pare che
dicessero che non dovevano farsi sentire... qualcosa del genere. Me
ne sono ricordata solo questa mattina, in effetti il nome di Ami mi
sembrava familiare, quando ci avete raccontato tutto, però non
riuscivo a ricordare dove l'avevo già sentito. Insomma... ve lo dico
per stare in guardia. Dovete fare attenzione a certi Serpeverde, ok?
Potrebbero... avere a che fare con questa strega.
-Ok, ho capito.- disse Albus.
-Aspetta.- intervenne Louis. -Ti
ricordi com'era fatto il ragazzo che ha detto il nome di Ami?
-Beh, mi pare che avesse i capelli
scuri, molto scuri.- rispose Dominique, l'aria assorta. -E ricci.
-Età? Segni particolari?
Dominique ridacchiò e alzò le spalle.
-Non posso mica ricordarmi tutto.
Comunque, o sedici o quindici anni. Pelle normale. Non ho visto
altro.
-Va bene, grazie...
-Perché me lo chiedete? Non vorrete
mica andare a cercarlo.
-No, certo che no.- si affrettò a dire
Albus, agitato.
-Beh, in tal caso chiamatemi, che
partecipo anche io all'indagine.- disse Dominique, e ridacchiò
ancora. -Ci vediamo.
Poi si avviò lungo il corridoio a
passo rapido.
-Di mia sorella ci si può fidare.-
disse allegro Louis, mentre lui e Albus scendevano la scala per la
Sala d'Ingresso. -Comunque, sai perché le ho chiesto cosa ricordava
del ragazzo, vero?
-Lo so.- rispose Albus. -Immagino che
avrai intenzione di cercarlo, spiarlo e scoprire cosa sa.
-Beh... sì. Forse ha qualcosa a che
fare con Ami, e voglio scoprirlo. Sei d'accordo con me?
Albus annuì.
-Naturalmente.- mormorò. -Pensi che
Dominique potrebbe aiutarci?
-Non hai sentito quello che ha
detto?- sbuffò Louis.
-E quando avremmo trovato il ragazzo...
che facciamo esattamente?
-Beh, poi ci penseremo.
Entrando in Sala Grande, Albus lanciò
un'occhiata al soffitto invisibile. Il cielo era di un azzurro
grigiastro, con qualche nuvola. La mattinata si prospettava
tranquilla.
Notò Rose e Betsabea sedute al tavolo
dei Grifondoro e andò a sedersi davanti a loro, insieme a Louis.
-Giorno.- disse in tono squillante.
-Oggi che lezioni abbiamo?
-Oh, giorno.- rispose Rose. -Penso...
Difesa Contro le Arti Oscure, alla prima ora, e poi Storia della
Magia. Prendete questo succo di zucca? A me non va. Avete visto
Roxanne?
Albus scosse la testa.
-No, non l'abbiamo vista. No, grazie,
non ho tanta sete stamattina. Più fame, diciamo.
Percorse con lo sguardo la tavolata e
notò un piattino, pieno di pompelmo tagliato a fette.
-Prendo questo.- annunciò, e avvicinò
a sé il piatto. -Louis, puoi dire tu cos'abbiamo intenzione di fare?
-Che cosa?- domandò Betsabea.
-No, aspettiamo Frank e Roxanne.- disse
Louis, mentre si sporgeva per prendere il succo di zucca di Rose.
-Non voglio mica ripetere tutto.
Roxanne e Frank entrarono in Sala
Grande dopo qualche minuto, chiacchierando tra loro, e presero posto
vicino ad Albus.
-Buongiorno!- esclamò Roxanne, la voce
allegra. -Oggi il tempo non sembra tanto male, non penso che pioverà.
Come va a voi ragazzi? E a voi due?
Guardò Rose e Betsabea.
-Guarda che non ci vediamo da ieri
sera, eh.- ridacchiò Louis. -Dobbiamo dirvi una cosa. Io vorrei fare
una... ricerca.
-Su che cosa?- disse Frank.
Louis, a bassa voce, raccontò tutto
quello che gli aveva detto Dominique, riguardo al ragazzo di
Serpeverde che aveva nominato Ami Valder e alla reazione dei suoi
compagni.
-E quindi tu lo vuoi cercare?- mormorò
Betsabea, le sopracciglia inarcate e lo sguardo serio.
-Beh...- iniziò lui.
-Guarda che è un'idea geniale.- lo
interruppe Roxanne, con gli occhi che brillavano. -Potremmo cercare
di scoprire cosa sa su Ami.
-Ma pensate sia il caso?- disse Frank.
-Dopo tutto quello che abbiamo passato, direi che ci meritiamo di
finire l'anno in modo tranquillo.
Nessuno rispose per alcuni minuti,
finché Albus non si decise a rompere il silenzio.
-Hai ragione, forse. Io preferisco
passare tutto il pomeriggio a studiare Trasfigurazione e Astronomia,
piuttosto che trovarmi di nuovo in quella città e incontrare Ami.
Parlo sul serio.
Roxanne alzò gli occhi al cielo.
-Ok, se lo dici tu...
-Non ha neanche tutti i torti.- le fece
notare Rose. -Sentite, facciamo così... concludiamo questo anno in
pace. Ci pensano i nostri genitori a occuparsi della faccenda, no?
Però, quando torneremo a Hogwarts per il nostro secondo anno...
-Sì?- disse Betsabea.
Rose abbassò ancora di più il tono.
-Pensavo che potremmo cercare di
contattare lo Spettro della bambina e chiederle se c'è qualcosa che
possiamo fare, delle informazioni. Non ora, però. Promettetemi che,
qualsiasi cosa faremo, sarà per il secondo anno, ok? Questo è già
stato abbastanza intenso.
Albus annuì.
-Per me va bene. A settembre proveremo
a contattare la bambina. Però... hai idea di come possiamo trovarla?
-Troveremo in ogni caso il modo.- disse
Rose, con un'alzata di spalle. -Non preoccupiamoci adesso, c'è
tempo.
Albus pensò al mese di settembre. Era
così maledettamente lontano... ma si rese conto che, forse, i mesi
sarebbero scorsi in fretta, se avesse cercato di non pensare troppo
ad Ami e alla Chiave di Salomone.
Prese la sua decisione.
Per le ultime settimane che avrebbe
trascorso a Hogwarts, si sarebbe concentrato solo sullo studio e
sulle lezioni. E, arrivata l'estate, avrebbe pensato solo a
divertirsi e stare tranquillo.
Forse, settembre sarebbe arrivato
abbastanza in fretta.
*
L'anno terminò in modo davvero
tranquillo.
Le lezioni andavano come al solito:
incantesimi da memorizzare, appunti da ricopiare sul taccuino sulle
guerre tra troll e folletti, calderoni colmi in cui mescolare,
pianeti da scrutare, legno da trasfigurare in carta.
Albus si sentiva appagato da quella
tranquillità. Ed era una tranquillità reale, sentiva che nulla
avrebbe potuto turbarlo, non sarebbe più accaduto niente. Rose era
al sicuro.
Se lo ripeteva ogni giorno, mentre
scendeva in Sala Grande o correva lungo un corridoio, preoccupato
unicamente del ritardo con cui sarebbe arrivato a lezione. E se n'era
convinto.
Andava tutto bene.
Durante la prima
settimana di giugno si svolsero gli esami, e durante la prova di
Pozioni non fece che ripetersi che avrebbe portato il ricordo del suo
nervosismo per tutta la vita. Eppure non provocò alcun incidente, né
con il calderone né con la bacchetta: il suo unico errore, durante
la prova di Incantesimi, fu la bacchetta puntata nel verso sbagliato.
Il suo incantesimo, invece di provocare una ventata, aveva fatto
saltare via il cappello rosa dalla testa di una delle esaminatrici.
Il giorno in cui, la settimana dopo,
uscirono i risultati, scese in sala comune con una faccia da
funerale, insieme a Louis e Frank.
-Andiamo!- cercò di rassicurarlo
Frank, davanti al suo sguardo colmo quasi di terrore. -Scommetto che
è andata bene.
-No, mi avranno bocciato in tutto.-
ribatté Albus, e deglutì per sciogliere il fastidioso nodo in gola.
-Ok, pensala come vuoi, ti hanno
bocciato.- sbuffò Louis. -Ma se poi scopriamo che sei il migliore
del nostro anno, ti butto giù dalla Torre di Astronomia. Va bene?
La battuta lo calmò un po'.
-Va bene.- disse, con un sorriso teso.
Si avvicinò alla bacheca della sala
comune e si fece largo tra i ragazzi che si erano affollati, tutti
ansiosi di conoscere i risultati dei loro esami.
Notò Betsabea che scrutava le
pergamene affisse. La ragazza si voltò verso di lui e gli rivolse un
cenno di saluto.
-Buongiorno. Guarda, i voti di quelli
del primo anno sono qui.
Si alzò sulle punte dei piedi per
indicare una pergamena. Albus si avvicinò ancora di più e scorse la
lista dei nomi. Si bloccò quando vide il suo.
Albus Severus Potter.
Eccezionale in Pozioni.
Oltre Ogni Previsione in
Trasfigurazione, Incantesimi, Difesa Contro le Arti Oscure, Erbologia
e Storia della Magia.
Accettabile in Astronomia.
Promosso. Lo studente può accedere
al secondo anno.
Fu come se qualcuno
gli avesse rimosso un macigno dal petto. Albus sospirò sollevato e
rimase lì a fissare quei voti, con gioia crescente.
Cosa contava un
Accettabile in una materia stupida come Astronomia, quando aveva
preso il voto massimo in Pozioni?
Si voltò verso
Betsabea.
-Tu... quanto hai
preso?- disse, in un tono che gli uscì spontaneamente allegro.
-Eccezionale in
Trasfigurazione.- sorrise lei. -Per il resto, tutti Oltre Ogni
Previsione. Anche Rose ha preso una O in Erbologia, non me lo
aspettavo... per il resto, ha E in Incantesimi, questo era ovvio.
Siamo stati promossi tutti, comunque.
Qualcuno gli batté
una mano sulla spalla.
-Visto?- disse
Louis, che l'aveva raggiunto insieme a Frank. -Adesso sarà costretto
a buttarti giù dalla Torre di Astronomia.
Albus rise.
-Ehi, non sono mica
il migliore del mio anno. Però è strano... ok che la professoressa
dice che sono il migliore in Pozioni, ma il voto massimo...
-Avrai preso da tua
zia Hermione.- disse divertito Frank. -Ora devo solo vedere se sono
riuscito io a superare l'esame.
-Io scendo in Sala
Grande.- disse Albus, e guardò Betsabea. -Vieni con me?
-No, scusami,
aspetto che scendano anche Rose e Roxanne. Rose sta cercando tutte le
scuse possibili per ritardare il momento in cui guarderà i voti.
-Ok.- rispose lui,
cercando di trattenere una risata al pensiero di Rose che camminava a
grandi passi nel dormitorio e lanciava occhiate nervose alla porta,
con Roxanne che la minacciava di scendere da sola. -Allora ci vediamo
dopo.
-A dopo.
Si avviò verso il
buco del ritratto e uscì dalla sala comune. Camminò senza badare
troppo a dove stava andando. Ormai conosceva piuttosto bene il
castello, ed era come se le sue gambe si muovessero automaticamente
lungo il tragitto che portava alla Sala Grande.
Dunque, l'anno
stava per finire. Avrebbe sopportato di stare lontano da Hogwarts per
quasi tre mesi?
Ormai si era abituato ai suoi ritmi e ai suoi
luoghi. Gli sarebbe dispiaciuto abbandonarla, era diventata come una
seconda casa.
Gli sarebbero
mancati tutti quei quadri affissi alle pareti, pieni di maghi sempre
intenti a chiacchierare. Gli sarebbe mancato il letto a baldacchino
con le tende rosse. Gli sarebbe mancata la vista del lago e delle
montagne, così come gli sarebbero mancate le serre stipate di piante
e sacchetti di concime.
Andiamo, sono solo due mesi e
mezzo...
Era arrivato in
Sala Grande. Entrò e camminò lungo il tavolo dei Grifondoro,
cercando un viso familiare. Non gli ci volle molto per notare James,
intento a chiacchierare con due suoi amici.
-Giorno.- disse,
sedendosi accanto al fratello.
-Ehi, Al.- lo
salutò lui. -Senti, io, Mark e David stavamo pensando di organizzare
una piccola festa tra noi del secondo e primo anno, in caso
Grifondoro vincesse la Coppa.
-È vero, la
Coppa!- esclamò Albus. -A che punteggio siamo? Dove sono le
clessidre... prima non le ho viste, sono un idiota...
-Che tu fossi
idiota ce n'eravamo accorti.- disse James, beffardo. -Comunque, le
clessidre sono state completamente svuotate questa mattina. Stasera
c'è il banchetto di fine anno, e diranno quale Casa ha vinto la
Coppa. Mi pare che Grifondoro e Corvonero fossero in vantaggio, una
settimana fa, perciò teniamoci pronti. Tu partecipi alla festa se
noi vinciamo, vero?
-Ovvio.- rispose
Albus.
-Potremmo invitare
anche quelli del terzo anno.- si intromise il ragazzo di nome David.
-Per esempio, tua cugina Dominique.
-Lei viene di
certo.
-E le altre vostre
cugine?- chiese Mark.
-Beh, abbiamo solo
Molly e Victoire. Molly è a Corvonero, Victoire non lo so...- disse
Albus. -Sta sempre insieme alle sue amiche, figuriamoci se vorrà
venire in mezzo a un gruppo di ragazzetti.
-Va bene.- disse
James.
-E se non vinciamo
la Coppa?- disse David, e Albus condivideva tutta la preoccupazione
che c'era negli occhi del ragazzo.
-Ma figurati,
abbiamo vinto l'anno scorso, ce la faremo anche stavolta!- esclamò
James, per poi servirsi di salsicce fritte. -A proposito, sono usciti
i risultati degli esami. Sai che sei stato bocc...
-Non ci provare, li
ho già visti.- lo interruppe Albus, gelido. -E sono stato promosso,
ho anche Eccezionale in Pozioni.
-Oh. Peccato,
volevo farti preoccupare.- disse James in tono divertito. Albus
decise di ignorarlo.
-E voi quanto avete
preso?
-Io e James tutte
O.- rispose David. -A parte per una mia D in Pozioni, non la sopporto
proprio quella materia.
-Anche io varie O,
e Accettabile in Storia della Magia ed Erbologia.- disse Mark. -Lucy
invece è scesa prima di noi e non sappiamo dove si trova, ci siamo
scordati di guardare i suoi voti.
-Ok.- rispose
Albus, prendendo un toast. -Io ora vado un po' in biblioteca, ci
vediamo stasera.
-Biblioteca?-
domandò Mark, in tono diffidente.
-Sì, dato che non
abbiamo nulla da fare per tutta la giornata... cercherò qualche
testo interessante.
-Non vorrai portare
il toast con te, vero?- ghignò James.
-Infatti, lo
mangerò mentre cammino.- rispose Albus.
Si alzò e diede al
toast il suo primo morso. Sì, quel prosciutto era decisamente
gustoso.
-A stasera.- lo
salutò James. -Non preoccuparti, Grifondoro vincerà di
sicuro!
Albus annuì, prima di voltarsi e incamminarsi fuori dalla
Sala Grande.
Gli ci vollero
dieci minuti per arrivare in biblioteca, e quando entrò la trovò
deserta, silenziosa. C'era solo il signor Meddows che consultava il
giornale, e alla sua entrata levò lo sguardo per rivolgergli un
sorriso simpatico.
-Signor Potter!
Ultimo giro in biblioteca prima dell'estate?
-Esatto.- rispose
lui. -Avete qualcosa che parli di Incantesimi Guaritivi?
-Certamente.
Ma perché un giovane come lei si interessa tanto a questo tipo di
incantesimi?
Albus si sentì
arrossire.
-Beh... semplice
curiosità.
-Perfetto, venga
con me.
Seguì Meddows
verso il fondo della biblioteca, e poi lungo degli scaffali stretti
che lasciavano trapelare poca luce. Infine, l'uomo si fermò, sfilò
un libro dalle pile e lo consegnò ad Albus.
-Ecco, questo
potrebbe essere un testo adatto a lei. Incantesimi Curativi
di
Base.
-Grazie, andrò a
leggerlo subito.- sorrise Albus, mentre prendeva in mano il libro.
Osservò ammirato
la copertina verde smeraldo, con su la raffigurazione di due
bacchette incrociate, le punte che andavano a sfiorare due lettere
dorate, la S e la M.
Salutò il
bibliotecario e si avventurò tra gli scaffali, fino a raggiungere un
tavolo posto accanto a due finestre ampie, che lasciavano intravedere
il parco e uno spicchio di lago.
Albus si sedette e
poggiò il libro davanti a sé. Rifletté per qualche minuto. Non
avrebbe mai potuto trovare da solo il Reparto Proibito in pochi
minuti, ricordava poco della strada.
Era andato in
biblioteca nella speranza di ricordare il percorso e controllare da
vicino la porta che dava sul Reparto. Si vociferava che fosse sotto
incantesimo, dunque impossibile da aprire, e che qualcuno avesse
attaccato il cartello Vietato categoricamente avvicinarsi.
E sapeva che Harry e gli altri Auror l'avevano perquisito, alla
ricerca della scrivania, senza però trovarla.
In ogni caso, gli
sarebbe piaciuto poter recarsi lì e vederlo con i suoi occhi. Magari
anche tentare di entrare, per poter vedere i libri finalmente nei
loro scaffali.
Beh, la cosa non
era molto fattibile, quindi tanto valeva rilassarsi con quella
lettura.
Albus aprì il
libro e lo sfogliò fino all'introduzione. Mentre iniziava a leggere,
iniziò a sentirsi calmo, e il pensiero del Reparto Proibito gli
passò di testa.
*
La prima cosa che
vide quella sera, entrando in Sala Grande, gli fece quasi venire un
colpo.
Tutta la Sala era
stata decorata con svolazzanti stendardi color blu e argento, recanti
il simbolo di un elegante corvo scuro.
-Corvonero ha vinto
la Coppa.- annunciò Roxanne in tono amaro, quando andò a sedersi.
-Che strano, c'ero
arrivato da solo.- ribatté lui, cercando di suonare sarcastico, ma
senza riuscire a nascondere la delusione.
Fissò Rose e
Frank, che parlavano tra loro, e gli parve di cogliere la parola
Quidditch nella loro discussione. Louis
picchiettava
nervosamente un cucchiaio lucido sul tavolo, mentre Betsabea lanciava
occhiate alla tavolata dei Corvonero.
Gli studenti della
casa vincitrice sembravano i più vivaci. Erano loro quelli che
chiacchieravano a voce più alta, e c'era anche qualcuno che cantava;
notò Rudolf con un libro sottobraccio, mentre parlava con i suoi
amici.
-Su, Roxanne.-
cercò di rassicurarla Louis. -Vedrai che per il prossimo anno
vinceremo noi, non possono vincere sempre e solo i Grifondoro.
Lei annuì con aria
non convinta.
-Pensa che almeno è
un piccolo successo per Molly.- aggiunse Rose, guadagnandosi
un'occhiataccia da parte della cugina.
-Dovrei essere
felice per quella noiosa?
-Si chiama spirito
di cuginanza.
-Questa parola te
la sei inventata tu?
Albus distolse
l'attenzione dal battibecco per portarla al tavolo dei professori. La
preside era seduta al centro, come sempre, e squadrava la Sala Grande
con aria tranquilla. Dopo qualche minuto, si alzò rapida e
tossicchiò, attirando gli sguardi di molti studenti.
-Per favore,
rimanete in silenzio e ascoltatemi.
Tutti si zittirono
per voltarsi verso la Bhatorys, che riprese subito ad alta voce:
-Oggi termina dunque un nuovo anno scolastico, che spero sia stato
per voi utile e piacevole. Possiamo dirci soddisfatti del rendimento
di tutte e quattro le casate, che si sono impegnate duramente per
ottenere la Coppa. La classifica ufficiale è questa...
Raccolse dal tavolo
un foglio di pergamena, e Albus la fissò con aria rassegnata.
-Al quarto e ultimo
posto, con trecentoquarantanove punti, la casa di Serpeverde.
Dal tavolo dei
Serpeverde si levarono alcuni fischi e applausi svogliati, che si
spensero presto.
-Al terzo posto,
Tassorosso, con trecentottantuno punti.
Il tavolo dei
Tassorosso, invece, applaudì ed esultò in modo lieve, ma sempre più
di quello di Serpeverde.
-Al secondo posto,
la casa di Grifondoro, con quattrocentodue punti.
Albus applaudì
insieme agli altri della sua casa, tra le brevi grida e i fischi.
Notò che James e Lucy, seduti poco lontani da lui, avevano
l'espressione più furiosa del mondo.
-Invece, al primo
posto, abbiamo Corvonero, con ben quattrocentoventicinque punti!-
concluse la Bhatorys, sorridente. -Sono dunque fiera di assegnare la
Coppa delle Case di quest'anno a Corvonero.
Naturalmente, il
tavolo della casa in questione fu quello che esultò più a lungo di
tutti, e Vitious rischiò di cadere dalla sedia, nella sua foga di
applaudire. Si voltò verso la preside con aria allegra, per ricevere
la Coppa che lei gli stava porgendo.
-Vi faccio le mie
congratulazioni.- continuò la Bhatorys, quando il frastuono si fu
calmato. -Avete davvero meritato questa Coppa. Ma adesso non è più
tempo di parlarne. Speriamo di deliziarvi con il banchetto finale.
Appena finì di
parlare, nei piatti vuoti comparvero tutte quelle pietanze che Albus
aveva gustato solamente il suo primo giorno a Hogwarts: zuppa
inglese, ragù, pollo arrosto, patate lesse, salsicce, bistecche,
bacon, pudding, prosciutto, ma anche vari toast, panini e qualche
dolce, tra cui delle ciambelle.
-Consoliamoci con
questo, no?- disse Betsabea, il sorriso teso.
-E poi ci rifaremo
l'anno prossimo.- aggiunse Frank, con una scrollata di spalle, per
poi servirsi un piatto colmo di pollo arrostito.
-Avete ragione.-
rispose Albus.
La delusione per
non aver vinto la Coppa delle Case era forte, eppure tutto quel cibo
gli stava facendo venire l'acquolina in bocca. Cosa poteva importare
di una stupida Coppa, quando poteva mangiare tutta quella roba?
Vinceremo l'anno prossimo., si
disse, prima di prendere un piatto di ragù.
La serata, in
fondo, passò in modo allegro, tra chiacchiere e buon cibo. Eppure
non riusciva a respingere del tutto la nostalgia che provava, al
pensiero che il giorno dopo avrebbe lasciato Hogwarts.
-Hai una faccia
strana.- gli disse Rose, a un certo punto. -Va tutto bene?
-Sì, che dovrei
avere?
-Io sono arrabbiata
perché non possiamo usare la magia a casa.- sbuffò Roxanne.
-Andiamo, che può succedere? Tanto i Babbani mica lo capiscono che
ho usato degli incantesimi, in caso provocassi qualche incidente,
sono così fissati sul fatto che la magia non esiste e devono sempre
trovare una scusa...
-Ok, abbiamo
capito.- la interruppe Louis. -Tanto sono solo tre mesi, o due e
mezzo, devo fare il conto. Cosa vorreste fare l'anno prossimo?
-In che senso?-
domandò Frank.
-Nel senso...
attività extra-scolastiche.
-Io entro nel club
di Gobbiglie.- disse Betsabea, attirando su di sé sguardi sorpresi.
-Come... club delle
Gobbiglie?- domandò divertito Albus.
-Esatto, è solo
per hobby.- rispose lei, la mano che stringeva una caraffa di succo
di zucca. -Ci giocavo da piccola e dato che a Hogwarts c'è anche un
club...
Si strinse nelle
spalle e iniziò a bere.
-Io invece faccio il provino per
entrare nella squadra di Quidditch.- annunciò Roxanne, senza
suscitare molta sorpresa. -Se non sbaglio, cercano un battitore. E
forse se ne va un altro della squadra, devo informarmi bene, potreste
provare anche voi... non parlo a te, Louis.
-Se possibile, io
faccio il provino come cacciatore... anche se non penso di essere un
granché.- disse Frank.
-Se tu non sei un granché, io adoro
Astronomia.- replicò acidamente Albus, mentre raccoglieva alcuni
bignè da un piattino.
Stava per addentare il suo dolce,
quando quello sparì, e così tutto il resto dei dolci ancora
avanzati in tutti i piatti della tavola.
-Oh, no.- disse Rose, delusa. -Volevo
assaggiare l'ultima fetta di torta.
-Adesso, direi che è ora per tutti voi
di ritirarvi nelle sale comuni e andare a dormire.- disse la voce
della Bhatorys. Albus si voltò a guardarla: si era alzata, e la sua
espressione seria aveva fatto cadere tutti nel silenzio.
Si alzò insieme agli altri Grifondoro,
e per parte del tragitto verso la Torre si lamentò insieme a Rose
per la scomparsa dei dolci, sforzandosi di non pensare al fatto che
quello sarebbe stato l'ultimo giorno di scuola.
Il suo letto a baldacchino, mezz'ora
dopo, non gli era mai parso più caldo e morbido.
*
Note: Adesso vi
domanderete perché ho fatto vincere Corvonero e non Grifondoro. Beh,
perché sarebbe stato banale, altrimenti! Nei libri vince quasi sempre
Grifondoro, per una volta tanto ho voluto cambiare le carte in tavola.
Questo è il penultimo capitolo della storia. Il prossimo sarà l'ultimo
e... mi sento triste. Insomma, sto per concludere la mia prima Long! Mi
risolleva un po' l'idea che scriverò un seguito, dato che ho intenzione
di creare una serie. (Ho sempre avuto questa intenzione, da circa due
anni, finalmente ho avuto l'idea giusta per la serie.)
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, una recensione è sempre
gradita.;)
Al prossimo! |
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Capitolo 20 *** Estate. ***
Capitolo
20 : Estate.
-Avanti, non stiamo mica andando a un funerale.
-Frank,
non mi consoli affatto.
Lo
scarlatto e fumante Espresso per Hogwarts era quasi una prigione,
mentre Albus percorreva il corridoio insieme a Frank, Betsabea,
Rudolf e i cugini, trasportando tra la folla di studenti il carrello
con il baule e la gabbia del gufo. Tre mesi senza vedere Hogwarts gli
sembravano una condanna.
-Ehi,
io devo andare in uno scompartimento con Ylenia e Julian.- disse
Rudolf, e si voltò verso la sorella. -Tu vieni?
-Ok.-
rispose Betsabea. -Aspetta solo un attimo... ragazzi, questo è
l'indirizzo mio e di Rudolf. Ne ho preparate cinque copie stamattina.
Tirò
fuori cinque foglietti di pergamena dalla tasca del mantello, per poi
porgerne uno a Rose, uno a Roxanne, l'altro ad Albus e gli ultimi due
a Frank e Louis.
-Vi
scriveremo di sicuro.- sorrise Rose. -Ci vediamo l'anno prossimo.
Si
scambiarono un veloce abbraccio, e Betsabea lanciò un'occhiata
divertita a Roxanne, che fissava le due con un'aria che sembrava
dire: col cavolo che io abbraccio le persone.
-Allora
ciao.- disse Rudolf, con un sorriso cordiale.
-Ciao,
ci vediamo...
-All'anno
prossimo!
Dopo
lo scambio di saluti, Rudolf e Betsabea si allontanarono verso la
parte opposta del corridoio, i mantelli svolazzanti. Albus li vide
sparire oltre una porta e la sensazione di malinconia si fece più
forte. Ma decise di non pensarci; scosse la testa e si voltò verso
Frank.
-Tu
vai da tua sorella?
-Penso
proprio di no, detesto le sue amiche.- rispose lui. -Proviamo qui?
Si
avvicinò alla porta scorrevole di uno scompartimento e l'aprì.
Dentro c'era un gruppetto di ragazzi del quarto anno, che li
fissarono accigliati.
-Scusate.-
balbettò Frank prima di richiudere la porta.
-Proviamo
qui.- disse Louis, mentre si voltava verso la porta al suo fianco.
L'aprì e Albus si avvicinò per vedere chi c'era nello
scompartimento: due ragazzine sole, una rossa e l'altra bruna.
Riconobbe
quella rossa come una Serpeverde del suo anno... doveva chiamarsi
Shopie, o qualcosa del genere.
-Ciao,
qui è occupato?- domandò allegramente Louis.
-Oh,
non lo so.- rispose la ragazza bruna. -Potrebbe fermarsi qui qualche
Serpeverde del nostro anno, se ci trova, ma non penso.
-Per
me possono pure venire.- disse l'altra, in tono svogliato.
I
ragazzi entrarono, per poi caricare i loro bauli sugli scomparti in
alto, senza che le due ragazze accennassero a volerli aiutare. Albus
si sedette insieme a Louis mentre Roxanne richiudeva la porta.
-Sono
Rose Weasley, piacere.- si presentò subito lei. -E loro i miei
cugini, Albus Potter, Louis e Roxanne Weasley. E poi Frank Paciock.
Voi siete del primo anno? Mi pare di avervi viste alcune volte a
lezione.
-Esatto.
Sono Shopie Lennox, di Serpeverde.
-Io
Janet Lennox, Corvonero.- disse la bruna, con un leggero sorriso.
-Siamo gemelle, sì. Voi siete tutti Grifondoro?
-Sì.-
rispose Roxanne, prendendo posto davanti a Shopie. Sembrava un po'
infastidita dal fatto di trovarsi nello scompartimento con una
Serpeverde. La guardò e disse: -Se vuoi ce ne andiamo...
Shopie
inarcò un sopracciglio.
-E
perché dovreste?
-Beh,
siamo Grifondoro...
-E
allora? Sentite, potete anche essere nati in una famiglia che è
stata tutta Babbana per oltre venti generazioni, a me non frega
proprio niente.
Il
suo tono acido e deciso zittì Roxanne, mentre Janet lanciava
un'occhiata imbarazzata alla sorella.
-Scusa.-
disse Roxanne, le guance leggermente colorite. -Lo so che i
Serpeverde non sono tutti...
Shopie
continuava a guardarla male.
-Ok,
abbiamo capito.- intervenne Albus, deciso a impedire che scoppiasse
una discussione. -Perché non parliamo di qualcos'altro? Per esempio,
gli esami. Come sono andati a voi?
Gli
sembrava strano che una Serpeverde dicesse così apertamente di non
considerare la Casa o lo stato di sangue di una persona. Si
rimproverò ancora una volta per quei pregiudizi.
Shopie
lo guardò con aria tranquilla e disse, con una punta di fierezza
nella voce: -Eccezionale in Pozioni, non mi aspettavo altro. Per il
resto, tutti Oltre Ogni Previsione.
-Io
delle O nelle materie di magia pratica, ed Eccezionale in Pozioni e
Storia della Magia.- continuò Janet. -Voi?
-Beh,
a Storia della Magia io ho preso Accettabile.- disse Frank. -Poi...
La
porta dello scompartimento si aprì e sulla soglia comparvero due
ragazzine del primo anno, lo stemma di Serpeverde sulla divisa.
-Ehi,
Shopie.- sorrise la prima, dopo aver gettato un'occhiata fredda agli
altri ragazzi. -Vieni anche tu nel nostro scompartimento? Ci sono
Mike, Scorpius e Leanne, forse vengono anche gli altri.
-Naturalmente
mia sorella è compresa nel gruppo.- rispose Shopie in tono
disinvolto. -Janet, vuoi venire?
-Certo.
Le
due ragazze si alzarono e si affrettarono a recuperare i loro
bagagli. Si voltarono, prima di uscire.
-Beh,
piacere di avervi conosciuto.- sorrise Janet. -Ci vediamo.
-Ci
vediamo.- ripeté Shopie, e li salutò con un cenno del capo.
-Ciao.-
rispose Albus, tentando di ignorare le occhiate delle altre due
Serpeverde.
Osservò
le ragazze uscire dallo scompartimento e chiudere la porta, prima di
voltarsi verso Frank, che si era spostato davanti a lui.
-Che
strano, di solito i Serpeverde non hanno fratelli o sorelle in altre
case.- commentò Roxanne. -E poi è strano che quella non ci abbia
presi in giro perché siamo Grifondoro.
-Smettila
di giudicare.- disse Rose. -Mia madre dice che non devo pensare che
tutti i Serpeverde siano razzisti, cattivi o fissati con il sangue
puro.
-Però...
sono le loro caratteristiche...
-Guarda
che le loro caratteristiche sono ambizione e furbizia! Questo non
c'entra.
-La
maggior parte però è così.
Rose
sbuffò.
-No,
dopo la fine della guerra la casa dei Serpeverde non è più come
prima. Insomma, mantiene un po' di reputazione oscura, però è
migliorata.
-Non
avete altro di meglio su cui litigare, voi due?- disse Louis in tono
canzonatorio. Alla sua frase seguì qualche risatina, mentre Roxanne
lo fulminava con un'occhiataccia.
-Cambio
volentieri argomento. Allora, dove passate l'estate quest'anno? Io e
Fred abbiamo deciso di torturare i nostri genitori per farci portare
in Spagna.
-Io
non ho tanta voglia di andare all'estero.- rispose Frank. -Mia madre
potrebbe al massimo portare me e Sarah a Bristol, ci vivono dei
parenti.
-Ma
ci pensate, andare in un campeggio Babbano?- disse Louis, allegro.
-Mio nonno dice che un giorno mi mostrerà come si monta una tenda,
deve essere divertente. Chi di voi l'ha mai fatto?
La
conversazione sulle vacanze durò per circa un quarto d'ora, finché
non passarono a parlare di Quidditch, con Roxanne che annunciava per
l'ennesima volta di voler tentare i provini durante il secondo anno,
degli scherzi venduti ai Tiri Vispi Weasley, di quanto sarebbero
mancati loro i banchetti di Hogwarts.
Tre
chiacchiere e dolci, il viaggio sembrò durare più in fretta del
previsto. Albus si stava divertendo e Hogwarts non era più al centro
dei suoi pensieri.
Finché
una voce maschile, amplificata da un megafono, non li ridestò:
-Attenzione, tra dieci minuti arriveremo alla stazione di King's
Cross. Siete pregati di prepararvi.
Dopo
aver sistemato i bagagli nei carrelli, Albus, Louis e Frank dovettero
uscire per permettere alle ragazze di cambiare la loro divisa con gli
abiti comuni, e Rose e Roxanne fecero altrettanto per i ragazzi.
Quando
il treno si fermò alla stazione di King's Cross, Albus scostò la
tenda che copriva il finestrino e cercò i suoi genitori con lo
sguardo. Non li intravide, tra tutte quelle persone, ma notò la
testa rosso fiamma di suo zio Percy, che camminava lungo il binario
insieme alla moglie Audrey.
Si
voltò e afferrò il carrello, dicendo: -Avete preso tutto?
-Sì,
direi di sì.- rispose Louis. -Andiamo?
Uscirono
dallo scompartimento e camminarono lungo il corridoio, già affollato
di studenti che correvano e parlavano a voce alta.
Scesero
alla prima porta che incontrarono e avanzarono di poco nell'affollata
stazione. Si fermarono e rimasero a guardarsi intorno, spaesati, per
qualche istante. Fu una voce femminile a farli voltare: -Roxanne!
Albus
riconobbe subito la donna alta e dalla pelle scura che si avvicinava
a loro, con le labbra arricciate in un sorriso. Era sua zia Angelina,
la madre di Roxanne e Fred.
-Mamma!-
esclamò lei. -Papà dov'è finito?
-Sta
parlando con un suo amico.- rispose Angelina, ormai a un passo dal
gruppetto. -Come stai, va tutto bene? E voi, ragazzi? Tutto a posto?
-Sì,
zia.- disse Louis, mentre gli altri annuivano.
-Tutto
bene.- disse Roxanne. -Comunque no, non ho visto Fred, sarà insieme
ai suoi amici.
-Beh,
lo troveremo... ah, Albus.- Angelina lo guardò con i suoi penetranti
occhi scuri. -Prima ho visto i tuoi genitori, erano vicini alla
barriera insieme a Lily, appena un minuto fa.
-Grazie!-
sorrise Albus, e si voltò verso i cugini. -Allora adesso vado a
cercarli. Ciao, ci vediamo l'anno prossimo... cioè, questa estate.
-Forse
potrò venire a trovarti tra qualche settimana.- disse Frank.
-Comunque ciao.
Scambiati
i saluti, Albus si voltò e si incamminò, spingendo il suo carrello.
La
stazione era piena di maghi e streghe abbigliati con mantelli, vesti
lunghe e cappelli a punta, e altri che avevano adottato un
travestimento Babbano, spesso con risultati stravaganti. C'era un
uomo che portava una camicia arancione attorcigliata intorno alla
nuca, a mo' di turbante, e una donna che aveva calzato lunghi
scarponi marroni, abbinati a uno svolazzante vestitino rosa.
-Mamma,
è Al!
Quella
era la voce di Lily, l'avrebbe riconosciuta tra mille. Guardò alla
sua sinistra e vide la sorella che gli correva incontro, raggiante, i
capelli raccolti in due codini rossi.
-Al!
Albus!- esclamò, prima di abbracciarlo con il suo solito trasporto.
-Ehi,
calma.- rise lui. -Sei cresciuta, nanerottola, sai? Adesso mi arrivi
quasi al collo.
Anche
lei rise, poi afferrò uno il suo codino sinistro e iniziò ad
attorcigliarlo intorno al dito.
-Ti
piacciono? Ho pensato di farli perché così arriva più aria al
collo e poi perché non vanno di moda.- affermò, con un sorriso
candido.
-Come...
li hai fatti perché non vanno di moda?
-Esatto.
Così io sono più originale.
Oh,
giusto. Le particolarità di Lily Luna Potter.
-Sono
belli, sì.- disse Albus. -Adesso però cerchiamo James, mamma e
papà. Non dovresti allontanarti sempre nella stazione, è
pericoloso.
-Certo.-
sbuffò lei, divertita. -Adesso seguimi, James l'abbiamo già trovato
*
Casa.
E stavolta ci sarebbe rimasto per mesi.
Albus
era steso sul letto, gli occhi chiusi, godendosi la sensazione di
familiarità che gli donava la sua stanza.
Ginny
gli aveva detto di riordinare i suoi oggetti, ma aveva deciso di
rimandare. Adesso voleva solo riposarsi un po'. Rimase fermo per
qualche minuto, poi lo prese il bisogno di muoversi e fare qualcosa
di attivo.
Si
alzò, si riordinò i capelli passandovi una mano e scese dal letto,
per poi dirigersi verso il baule che aveva abbandonato in un angolo
della camera.
Metto
a posto giusto qualche libro., pensò,
mentre si chinava.
Aprì
il baule: sopra tutti gli oggetti troneggiava un libro dalla
copertina marrone pergamena, con inciso il simbolo di una stella a
sette punte. Il titolo diceva: Manoscritti
antichi sull'antica magia e stregoneria arcaica.
Sussultò
e per poco
non scattò in piedi. Allungò una mano per sfiorare il libro, con
gli occhi sgranati.
Nel
silenzio,
avvertiva solo i tonfi sordi del suo cuore.
Com'era
potuto
accadere?
Si
voltò, aspettandosi quasi che ci fosse qualcuno o qualcosa di troppo
nella stanza. Ma era vuota, si trovava solo. Tornò a fissare il
libro e lo raccolse, con lentezza. Esaminò per bene la copertina, la
stella e il titolo, poi lo sfogliò. Sì, era senza di dubbio il
manoscritto, non poteva sbagliarsi.
Deglutì
e lo poggiò a terra. Non aveva la più pallida idea di come il libro
avesse potuto trasportarsi nel suo baule.
Iniziò
a riflettere, ma gli veniva in mente ben poco. Forse, gli era stato
lanciato un incantesimo...
-Albus,
scendi un attimo!
Era
la voce di sua madre, si sentivano i suoi passi fuori al corridoio.
Ginny non doveva assolutamente vedere il libro, anche se Albus non
era sicuro che sarebbe riuscita a riconoscerlo.
Lo
sistemò nel baule, che chiuse rapidamente e spinse sotto il letto,
per poi alzarsi.
-Arrivo!-
esclamò.
Quando
aprì la porta della stanza, si trovò davanti Ginny.
-C'è
Lily che ti chiama, vai a vedere cosa vuole. Comunque, stasera cosa
preferisci mangiare? Io pensavo a un bell'arrosto.
-Sì,
quello mi piace.- rispose Albus, mentre usciva dalla stanza. -Perché
Lily vuole vedermi?
-Non
lo so, non me l'ha detto. È in giardino, comunque.
-Ok,
ora vado. E... dopo metto a posto le cose che ho nel baule, ci penso
io. Non farlo tu, ok?
Ginny
lo squadrò sospettosa, accigliandosi, ma disse: -Va bene. Ora vado a
chiamare James.
Albus
la vide incamminarsi verso la porta della camera di James. Poi si
voltò, attraversò il corridoio e le scale quasi di corsa e uscì
nel giardino, sotto il cielo azzurro cupo.
C'era
Lily che giocava con un pallone, poco distante. Lo faceva rimbalzare
contro un albero, per poi riafferrarlo al volo, l'espressione
concentrata.
-Lily?-
la chiamò, facendola voltare. Il pallone le urtò il braccio e cadde
a terra, per poi rotolare verso il cancelletto.
-Mamma
ha detto che mi cercavi.
-Sì!-
esclamò la bambina. -Però andiamo... uhm, dietro casa.
Albus
seguì Lily sul retro del giardino, un pezzetto di prato con un paio
di alberi e folti rampicanti che crescevano sul cancelletto. Lily
gettò un'occhiata alla finestra chiusa del salotto, poi si voltò
verso Albus, l'aria leggermente preoccupata.
-Mi
dici cosa ti è successo quest'anno? Ho sentito mamma e papà che
parlavano e dicevano che tu e i nostri cugini siete scomparsi... mi
hanno anche portata alla Tana perché loro dovevano andare da una
parte. Cosa è successo?
-Una
sciocchezza.- rispose Albus, sperando che il suo sorriso fosse
convincente. -Sono andato nella Foresta Proibita insieme a Louis,
Rose, Roxanne, Frank e una nostra amica che abbiamo conosciuto a
Hogwarts... e ci siamo persi. Però ci hanno ritrovati in fretta e
riportati al castello. Erano tutti preoccupati, però non era
successo niente di grave, è tornato subito tutto tranquillo.
I
grandi occhi marroni di Lily, adesso, erano colmi di curiosità.
-Ah,
va bene... ma cosa c'era nella Foresta Proibita?- disse allegramente.
-Avete visto delle cose interessanti?
-Non
molto, a dire il vero. Abbiamo solo sentito dei rumori e pensato che
fossero dei centauri, ma...
-Mi
racconti tutto?
-No,
Lily, andiamo.- rise Albus. -Ci vuole troppo, e poi non mi piace
ripensare a quella giornata... la Foresta fa un po' paura. Quando tu
verrai a Hogwarts non ci devi entrare, ok?
-Ok.-
disse lei, ed entrambi sapevano benissimo che mentiva. -Però voglio
sapere...
-Magari
un'altra volta.
Lily
si accigliò.
-Va
bene. Vado a giocare, vuoi venire con me? Facciamo finta che il
pallone sia la pluffa.
-Sì,
vengo.- rispose con un sorriso teso. Avrebbe voluto salire su per
prendere il libro e cercare un posto dove nasconderlo, ma per il
momento non gli avrebbe fatto male rilassarsi fino all'ora di cena.
*
-E
così io e David abbiamo risposto a Vitious che, insomma, non avrebbe
potuto assegnarci un'insufficienza perché anche se non eravamo
riusciti a eseguire l'incantesimo, avevamo centrato perfettamente la
testa di un nostro compagno Serpeverde, e per quello meritavamo un
voto perfetto.
James
continuava a chiacchierare, parlando dell'anno che aveva trascorso.
Harry e Ginny lo stavano ascoltando divertiti, mentre sparecchiavano
la tavola, Lily si beveva ogni parola, acciambellata su una sedia e
con la maglietta sporca di olio, e Albus prestava solo una vaga
attenzione a ciò che diceva il fratello.
Alla
fine si alzò dalla sedia e disse: -Io devo andare a casa di Rose, un
attimo. Posso?
-Come
mai?- gli domandò Harry, mentre afferrava i tovaglioli dal tavolo.
-Le
devo restituire un libro che mi ha prestato.
-Allora
va bene, torna in fretta.- disse Ginny, con un'alzata di spalle.
-Grazie!
Corse
fuori dalla cucina, fino alla sua stanza. Dopo essere entrato, si
inginocchiò accanto al letto: lì sotto c'era il suo baule, e si
sporse per afferrarlo e trascinarlo fuori.
Lo
aprì e, dopo un attimo di esitazione, prese il manoscritto. Era
ancora lì. Dunque era tutto reale.
Richiuse
il baule, poi si guardò intorno: letto, scrivania, armadio, un paio
di librerie e qualche mobile, tutto in ordine perfetto, con i libri e
le matite allineate, i ripiani dei mobili quasi spogli.
Però
sul cassetto c'era una piccola busta bianca e ben piegata. La prese e
vi infilò il libro, per poi uscire dalla stanza.
Attraversò
corridoio, scale e ingresso, poi uscì nell'aria fresca di quella
sera estiva. Il cielo era trapunto di stelle, che illuminavano un po'
il giardino parzialmente immerso nel buio.
Si
spostò sul retro della casa, felice di vedere le tende tirate alle
finestre, e scavalcò il cancelletto, la busta sempre ben stretta in
mano. Si fece strada tra gli alberi scuri, rischiando di inciampare
su un ramo caduto, e scorgendo il muro bianco della casa vicina,
divisa dalla sua da quei pochi metri fitti di alberi.
Si mosse
verso destra, oltrepassando un altro paio di case, fino a raggiungere
la terza. Ricordò un giorno di qualche anno fa, quando lui e Hugo,
giocando tra gli alberi, avevano scoperto un buco scavato nel terreno
che si trovava prorpio lì.
L'avevano
spesso usato per nascondere i loro giochi e i Boccini, ma dopo
qualche mese l'avevano dimenticato. Da quanto tempo non lo
utilizzavano più? Beh, adesso poteva essere perfetto come
nascondiglio per il libro.
Si
chinò e tastò il terreno, in quel buio vedeva poco. La sua mano
incontrò un mucchio di ramoscelli secchi, che spazzò subito via,
mentre le sue dita sfioravano i bordi di una buca.
Albus
si sentì immensamente sollevato. Dentro c'erano alcune foglie e
sassi ammassati, nient'altro. Comunque preferì toglierli tutti, poi
vi fece scivolare la busta contenente il libro, che cadde con un
tonfo quasi impercettibile.
Albus
si affrettò a sistemare le foglie, le pietre e i rami, cercando di
coprire quel buco meglio che poteva. Alla fine si rialzò e si spostò
alcune ciocche di capelli che gli erano ricadute davanti al
viso.
Così era perfetto. Adesso voleva solo tornare indietro.
Quasi
corse fino a raggiungere il retro della casa, scavalcò il cancello e
raggiunse la porta d'ingresso a passo leggero. Sperava con tutto il
cuore che nessuno lo avesse visto inoltrarsi tra gli alberi, o che
Harry e Ginny non decidessero di chiedere a Rose qualcosa sulla sua
inesistente visita.
Bussò
alla porta, e dopo pochi secondi Harry andò ad aprire.
-Fatto?-
gli sorrise, il viso privo di qualsiasi traccia di sospetto.
-Sì.
Vado in camera mia a riordinare le cose della scuola. Dopo scendo in
salotto.
Si
diresse verso le scale, riattraversò il corridoio e arrivò in
camera sua. Il baule era dove l'aveva lasciato, e si affrettò ad
aprirlo per prendere i testi scolastici e riporli in alcuni dei suoi
scaffali.
Ok,
continuo domani., pensò,
mentre
sistemava il libro di Erbologia sul comodino.
Stava
per uscire, quando il suo sguardo incontrò la finestra. Si avvicinò
e sfiorò con una mano il vetro, oltre il quale si vedevano gli
alberi scuri.
Pensò
al libro.
Stava
bene lì dove l'aveva nascosto. Per un attimo gli venne il desiderio
di recuperarlo, ma decise che non si sarebbe rovinato l'estate con
tutte quelle preoccupazioni.
Avrebbe
trascorso quei due mesi e mezzo divertendosi, spensierato, parlando
con i fratelli, facendo visita a casa di Rose o alla Tana, giocando a
Quidditch.
Niente
Spettri. Niente manoscritti antichi. Niente Ami.
Albus
si voltò e s'incamminò verso la porta della stanza, diretto al
salotto, dove avrebbe trovato James, Lily e i suoi genitori.
Lo
aspettava un'estate normalissima.
*
Note
dell'Autrice: Ecco, l'ho terminata. La mia prima, vera Long.ç_ç
Per
me è una storia importante. La considero la mia prima storia a
capitoli davvero seria e mi ci sono davvero affezionata. Provo una
sensazione strana, ma... deve finire.
Spero che la storia vi sia
piaciuta, mi piacerebbe moltissimo ricevere recensioni per avere un
parere su questo importante lavoro. Naturalmente accetto anche le
recensioni negative, criticate pure tutto quello che volete, sarò
felice di rendermi conto dei dei difetti vari. Non mi offendo, anche
se mi insultate dicendo che sono una scrittrice pessima e che la
storia fa schifo.:D (Tanto segnalo all'amministrazione, offendersi a
che serve? *Battuta scadente.*)
Ci sarà un seguito della Chiave
del Re, dato che sono quasi due anni che progetto di creare una serie
in proposito. Naturalmente non lo posterò subito, questo seguito,
voglio prendermi un po' di riposo dalla storia e pensare ad altri
lavori... ma la continuerò, un giorno! Sarei felice se qualcuno di
voi continuasse a seguirmi.
*Landa desolata.*
Beh, non ho
proprio niente altro da dire. Arrivederci!
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