La Chiave del Re.

di Roxanne Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Smistamento. ***
Capitolo 2: *** Partite e divertimenti. ***
Capitolo 3: *** Vacanze. ***
Capitolo 4: *** Cene di Natale, conversazioni origliate e compleanni imminenti. ***
Capitolo 5: *** Il ritorno. ***
Capitolo 6: *** Il Reparto Proibito. ***
Capitolo 7: *** Il messaggio. ***
Capitolo 8: *** La Chiave del Re. ***
Capitolo 9: *** Presentimenti. ***
Capitolo 10: *** Una rosa svanita. ***
Capitolo 11: *** Una svolta. ***
Capitolo 12: *** Il racconto di Rose. ***
Capitolo 13: *** Uno sprazzo di normalità. ***
Capitolo 14: *** La casa. ***
Capitolo 15: *** Ami Valder. ***
Capitolo 16: *** Spiegazioni. ***
Capitolo 17: *** La Congregazione degli Alchimisti. ***
Capitolo 18: *** Il secondo ritorno a Hogwarts. ***
Capitolo 19: *** Gli ultimi giorni. ***
Capitolo 20: *** Estate. ***



Capitolo 1
*** Smistamento. ***


Note iniziali dell'Autrice : Ok, prima che iniziate a leggere, mi permetto un paio di avvertimenti.
Prima di tutto, scusatemi per la banalità dei titoli dei capitoli! Non sono mai capace di inventare titoli di capitoli decenti... seconda cosa.
Il titolo della fanfiction è ingannevole. Certo, c'è una Chiave... ma non si tratta esattamente di una Chiave. State attenti a quel "del Re.", è un indizio.
Leggete e saprete. Ora basta perdite di tempo... buona lettura!^^

La Chiave del Re.


Capitolo 1 : Smistamento.

-Albus, devi stare tranquillo. Sei più pallido di Victoire quando si mette una strana polvere babbana sulla faccia.
-O di zio Ron quando la zia Hermione parla di quel suo amico di nome Victor.
-E dell'idiota che vende bacchette a Diagon Al...
-Va bene, ragazzi, ora state zitti!
Albus Severus Potter lanciò un'occhiataccia ai suoi cugini e al suo amico Frank, che tacquero immediatamente.
Prese un profondo respiro, e deglutì nel sentire il treno che si immobilizzava del tutto.
Si sentiva quasi tremare. Da lì a un'ora sarebbe stato smistato in una delle quattro case di Hogwarts. Avrebbe visto il castello dove per anni aveva sognato di andare.
-Su, Al. Non vogliamo perdere tempo per colpa tua, sai?- disse Roxanne Weasley con un sorriso smagliante. Aveva il viso rosso di gioia, e Albus la invidiava.
Non sembrava affatto preoccupata e in ansia come lui, ma entusiasta come sempre.
I cinque ragazzi, Albus, Rose, Roxanne, Louis e Frank, uscirono dallo scompartimento. Il corridoio era già pieno di ragazzi urlanti vestiti con la divisa nera di Hogwarts.
Si fecero strada tra gli studenti, dai minuti undici-dodicenni come loro a quei ragazzi allampanati che sicuramente iniziavano a frequentare il loro sesto o settimo anno.
Quando finalmente si trovarono nel freddo della stazione di Hogsmeade, Albus fece correre lo sguardo nella folla.
-Vedete Hagrid da qualche parte?
Rose scosse la testa.
-No.- disse. -Comunque, stiamo attenti a non perderci di vista. Tanta gente in un posto solo si vede solo nelle partite di Quidditch!
-Lì!- esclamò in quel momento Frank. Indicò un punto davanti a loro, e voltandosi i ragazzi videro Hagrid avanzare nella folla degli studenti, reggendo una lanterna enorme che sprigionava una luce quasi bluastra.
-Primo anno! I ragazzi del primo anno devono seguirmi! Da questa parte!
Albus e gli altri raggiunsero Hagrid a passo svelto, e quando il mezzogigante li vide i suoi occhi si illuminarono.
-Ragazzi! Avete passato una buona estate?
-Certo, Hagrid. Pensa, ho segnato il mio primo goal a Quidditch della mia vita.- disse Louis in tono divertito, scatenando le risate dei ragazzi.
-Perfetto, ma la prossima volta che giocherete a Quidditch sarà nel campo di Hogwarts. Dobbiamo andare subito. Dunque, ci siete tutti del primo anno? Andiamo!
Albus si affrettò a seguire Hagrid, insieme al resto dei ragazzi del primo anno.
Il folto gruppo imboccò una strada vicina che si inoltrava tra fitti alberi.
Albus si accorse che l'aria era diventata più fresca e piacevole. Alzò gli occhi al cielo, e si trovò ad ammirare una tela di bellissime stelle.
-Non ti incantare, Al.- disse Rose, tirandogli una gomitata leggera. Lui abbassò lo sguardo verso la cugina, che camminava accanto alla sua destra.
-Lo so ma... mi piace quest'atmosfera.- rispose lui. -Certi alberi somigliano a quelli del parco di Cotterfly, non trovi?
-Un giorno voglio tornare a vedere Cotterfly.- intervenne Louis. -Mi piace il vostro paese, è pieno di gente...
-Ovvio, è un paese.- disse Frank sarcastico. -Sei tu quello che vive in una villetta sperduta sul mare.-
-Ed è un vantaggio! L'estate non ho bisogno di partire per le spiagge.- ribatté Louis.
Roxanne lo guardò con una lieve invidia nello sguardo.
-Allora vai in montagna, una di queste estati.- disse. -Io penso che partirò per la Spagna. Mio fratello è impaziente di vederla.
-Vogliamo parlare di vacanze adesso? Mancano nove mesi. Dovremo concentrarci su...
Albus si interruppe.
Si rese conto di aver lentamente dimenticato la sua agitazione mentre scendeva dal treno, cercava Hagrid e parlava con i cugini e Frank.
Il pensiero dello smistamento ormai vicino si fece strada nella sua mente, e Albus sentì un groppo in gola. Non voleva assolutamente finire a Serpeverde. Si immaginò con indosso lo stemma verde di un serpente, e il groppo si fece più pesante e doloroso.
No, no, non voglio... calmati, Al. Se vorrai potrai scegliere Grifondoro, giusto?
-Hai una faccia strana.- gli disse Frank, riportandolo alla realtà.
-Beh, ovvio, è preoccupato per lo smistamento.- commentò Rose con un sorriso. -Smettila di farti questi complessi mentali! Non puoi finire a Serpeverde.
-E cosa te lo dice?
-Beh, non puoi essere un Serpeverde... perché non ne hai le caratteristiche. Insomma, i Serpeverde sono...
Rose smise di parlare, lo sguardo assorto.
-Beh, non dico che siano tutti poco raccomandabili ma...
-Zitta!- le intimò Roxanne di colpo.
Albus notò che i suoi occhi brillavano, e si accorse che erano arrivati alla fine del sentiero pieno di alberi. Davanti a loro si apriva la riva di un enorme lago, e c'era un ponte di legno non molto lungo, al quale erano ormeggiate varie barche.
Albus strabuzzò lo sguardo, e ammirò la distesa di acqua scura e lucida. Il lago sembrava inoltrarsi tra le enormi rocce che lo circondavano, e in lontananza il ragazzino riusciva a scorgere altri alberi e montagne dalle punte innevate.
-Bellissimo.- mormorò, senza riuscire a staccare lo sguardo.
-Avanti, ragazzi, scegliete una di queste barche!- esclamò Hagrid con voce allegra. -Raggiungeremo Hogwarts con queste.
-Mia sorella mi hanno parlato tanto del lago che circonda Hogwarts!- disse Frank entusiasta mentre lui, Albus, Roxanne, Rose e Louis si dirigevano verso il ponte.
-Ora invece sarò io che lo racconterò a Lily.- sorrise Al. -E Rose ad Hugo.
-Certo, come se i nostri genitori non ci avessero parlato a sufficienza di Hogwarts fin da quanto eravamo dei poppanti....- commentò Louis sarcastico.
Albus raggiunse una delle barche e vi salì con cautela. Si sedette, e attese che gli altri facessero altrettanto. Per un attimo si distrasse ad ammirare l'acqua, le montagne e gli alberi lontani, e quando tornò a voltarsi vide che due ragazzini che lui non conosceva stavano salendo sulla barca.
Sbatté le palpebre e li fissò attentamente.
Erano un maschio e una femmina, di non più di undici anni. Lei aveva lisci capelli rossi come molte delle cugine di Albus, e un viso innaturalmente pallido.
Il ragazzino, invece, aveva un colorito più acceso, il viso leggermente squadrato, scompigliati capelli castani. Gli rivolse un sorriso cordiale, e disse: -Ciao. Ti disturba se io e mia sorella saliamo su questa barca?
-No, certo che no!- si affrettò a rispondere lui. Rose balzò davanti a loro in quel momento, e la barca oscillò leggermente. Albus si resse forte ai bordi, mentre sua cugina si sedeva accanto alla ragazza dai capelli rossi con aria divertita.
-Louis, Frank, Roxanne, ci vediamo.- disse voltandosi verso i ragazzi rimasti sul ponte. -Non c'è spazio qui, mi dispiace.
Roxanne sbuffò.
-Va bene, allora ci vediamo a Hogwarts.- disse. -A dopo!
I tre si allontanarono, e Albus tornò a guardare i nuovi venuti.
-Piacere.- disse. -Io mi chiamo Albus Potter, e lei è mia cugina Rose Weasley. Voi?
Un lampo di ammirazione e incredulità passò negli occhi dei ragazzi, ma si spense presto. Come se avessero capito che ad Al e Rose seccava molto essere sempre riconosciuti, additati e osannati per essere figli dei salvatori del mondo magico.
-Io mi chiamo Betsabea Finwel, lui è mio fratello Rudolf.- rispose la ragazzina.
Prima che potesse aggiungere altro, nell'aria si levò la voce di Hagrid.
-Allora, ragazzi, siete saliti tutti? Sciogliete le corde, forza! Si parte!
Il groppo in gola tornò. Albus si sporse per sciogliere il nodo che teneva legata la barca al ponte, il pensiero nuovamente fisso sullo smistamento che si faceva sempre più vicino. Troppo vicino.
La barca iniziò a muoversi dolcemente sulla superficie dell'acqua, svoltò e scivolò verso le altre barche, che si stavano muovendo da sole a loro volta.
-Perfetto, non dobbiamo remare.- sorrise Rudolf. -Odio remare, è una cosa stupida.
-Ovvio. L'anno scorso siamo andati in gita con i nostri genitori al lago e lui ha dimostrato di saper usare un remo quanto sa usare la bacchetta.- replicò ironica Betsabea.
Albus e Rose risero.
-Siete di famiglia Babbana?- chiese Rose. -Non ve lo chiedo per pregiudizi, sapete, è solo per fare un po' di conversazione.
-Beh, no, i nostri genitori sono entrambi maghi.- rispose Rudolf. -Però sono entrambi figli di Babbani. O meglio, nostra madre è figlia di una Babbana e di un mago. Se non sbaglio, anche i vostri genitori sono entrambi maghi, vero?
-Sì, anche se il mondo dei Babbani ci piace.- disse Albus. -La madre di Rose è figlia di due Babbani e grazie a lei conosciamo abbastanza bene quegli apparecchi. Mia sorella rompe sempre le scatole per poter giocare ai videogiochi. E poi c'è il poccuter...
-Computer.- lo corresse Rose.
-Quell'aggeggio simile ad una televisione e con dei tasti che puoi premere per scrivere sullo schermo?- chiese Betsabea.
-Sì, proprio quello. Mio fratello è ossessionato. Passa anche ore intere a navigare su...
Albus si interruppe con aria confusa.
-Come si chiamava, Rose?
-Stai parlando di Internet.
-Oh, esatto...
Continuarono a chiacchierare, delle loro vite, delle loro famiglie, delle aspettative per lo smistamento. Saltò fuori che Rudolf e Betsabea avevano una sorella minore di due anni, Emily, ed entrambi speravano di finire in Grifondoro o in Tassorosso.
-Sai, nostro padre era un Tassorosso.- gli disse Rudolf. -Nostra madre invece finì a Grifondoro, e ci piacciono entrambe le case.
Intanto le barche continuavano a muoversi da sole. Attraversarono gran parte del lago e una breve galleria, continuando a svoltare.
Finalmente il momento che Albus aveva tanto desiderato venne.
-Ragazzi, preparatevi!- urlò la voce di Hagrid. -Hogwarts è vicina!
Albus fece scattare gli occhi oltre i visi di Rose, Rudolf e Betsabea. Il suo cuore prese un balzo, alla vista del castello che era comparso davanti a loro.
Circondata da un parco lussureggiante, Hogwarts era talmente bella da superare tutto ciò che si era aspettato di vedere giunto nella scuola.
Le molte torri di pietra scura si innalzavano e sembravano perdersi nel cielo. Le torrette erano innumerevoli, ma mai quanto le centinaia di finestre e finestroni. Molti erano illuminati, e davano l'impressione di essere stelle che illuminavano il cielo. Come se Hogwarts fosse il cielo.
Tetti aguzzi, un lunghissimo ponte, muretti, immensi prati che facevano di quel castello un gioiello nero immerso nel verde.
Albus rimase incredulo a guardare Hogwarts, gli occhi brillanti e quasi adoranti.
Le barche erano vicinissime alla riva del lago.
Rose si alzò per prima e rimase ritta in piedi. Aveva un'espressione impaziente, e quando Albus la guardò immaginò subito che tutto quello che stesse aspettando fosse solo la barca che urtava dolcemente il margine della riva.
E quando accadde, Albus scattò in piedi.
-Forza, andiamo!- esclamò. Mise un piede sul bordo della barca, e poi saltò sul prato.
Sentiva scorrere dentro di sé un'energia particolare, qualcosa che andava più in là della semplice preoccupazione e dell'entusiasmo. Era eccitazione pura, era felicità, era soddisfazione.
Il groppo alla gola era piacevole ma doloroso, il viso infiammato, le membra pronte a scattare, a correre. Avvertiva un formicolio alla gola, e quel formicolio significava semplicemente che presto avrebbe potuto iniziare a ridere.
Si voltò, vide Rose, Betsabea e Rudolf in piedi dietro di lui. I loro sguardi entusiasti erano rivolti al castello, e anche lui tornò a guardarlo.
Che torre alta. È piena di finestre. Guarda come sono luminose... sì, sembrano stelle.
-Albus!
Era la voce squillante di Roxanne. La ragazza corse vicino a lui, i capelli che le sbattevano contro il viso, acceso di un'allegria che Al aveva visto poche volte in vita sua.
-Albus, hai visto?! Non immaginavo che avette tante torri!- gridò Roxanne, tirandogli una pacca sulla schiena così forte che gli procurò una smorfia. -E quello dovrebbe essere il campo di Quidditch!
-Ragazzi, non indugiate!
Albus notò Hagrid, che naturalmente spiccava con la sua altezza da mezzogigante in mezzo a quel gruppo di ragazzetti undicenni.
-Adesso vi porto a Hogwarts. Vi accompagnerò fino al portone, chiaro? Seguitemi.-
Albus si affrettò a seguire Hagrid lungo il pendio erboso. Non badò nemmeno ai suoi cugini, a Frank, Betsabea e Rudolf.
Non riusciva a smettere di ammirare Hogwarts, così che mentre camminava inciampò tre volte.
-Ehi, guarda là.
Era la voce di Rose, che gli aveva posato una mano sul braccio. Si voltò, e vide Rose indicare qualcosa in fondo al parco. Seguì la direzione della sua mano e notò che vicino agli alberi di quella che sapeva essere la Foresta Proibita spiccava una pietra liscia e bianca come neve.
Da lì la vedeva piccola, ma stimò che se si fosse avvicinato si sarebbe accorto che era più alta di quattro lui messi assieme.
-Cos'è?- chiese perplesso.
-Credo di saperlo.- disse Louis, che si era avvicinato in quel momento. -Dovrebbe essere il monumento ai caduti nell'ultima battaglia di Hogwarts, diciannove anni fa. I miei genitori me ne hanno parlato... ci sono tutti i nomi di coloro che morirono nella battaglia contro Voldemort. Ci sono di certo anche i nomi dei genitori di Teddy.
Un silenzio quasi imbarazzato calò su di loro. Teddy era un amico della famiglia Potter-Weasley, il figlioccio di Harry, cresciuto con sua nonna Andromeda.
Tutti loro sapevano che i genitori di Ted erano morti nell'ultima battaglia ad Hogwarts. Ma non ne avevano parlato quasi mai.
E il nome di Voldemort...
No, basta, Al. Perché dovresti pensare a Voldemort? Vuoi rovinarti questa serata?
Fu Rose a rompere il silenzio.
-Ora non parliamo di questo, per favore.- disse. -Non sentite una certa fame? Spero che James dica il vero quando parla dei bei banchetti della scuola.
-Certo che ho fame.- disse Al, realizzando solo in quel momento che la stava provando davvero.
L'ultima volta che aveva mangiato era stata circa un'ora prima, sul treno, a ingozzarsi insieme a Roxanne e Frank delle ultime Cioccorane rimaste.
Il gruppo di studenti avanzò, guidato da Hagrid, salì lungo uno scalone di marmo bianco che si interrompeva davanti a un portone di legno di quercia.
Quando Hagrid arrivò davanti al portone, e bussò con la sua enorme mano chiusa a pugno, Albus si accorse di star tremando leggermente. E non per il freddo.
Passarono pochi secondi, poi il portone si aprì con un debole cigolio e scivolò, rivelando l'interno di una accogliente stanza dalle pareti dipinte di giallo oro.
Gli studenti si riversarono nella sala, mormorando ammirati davanti ai quadri di maghi e streghe appesi alle pareti, alle scale che portavano a chissà quanti altri piani, al portone di legno che probabilmente dava accesso alla Sala Grande e al soffitto immensamente alto che si apriva sopra di loro.
Albus si avvicinò alle quattro clessidre disposte davanti ad una parete laterale, e guardò affascinato il leone d'oro scolpito sulla prima. Naturalmente erano le clessidre che segnavano i punteggi delle quattro case, ed erano ancora vuoti.
-Ah, professor Hagrid!
Albus si voltò quasi roteando su se stesso e camminò veloce per riunirsi al gruppo degli studenti.
Puntò gli occhi sulle scale, e vide un uomo che conosceva bene dirigersi verso di loro con un sorriso benevolo sul volto incorniciato dai capelli scuri.
-Professor Paciock!- disse Hagrid. -Prego, le lascio questi studenti e torno in casa mia. Buona fortuna e buon banchetto!
Al seguì Hagrid con lo sguardo mentre attraversava il portone e lo richiudeva dietro di sé. Poi si voltò. Bene, il momento cruciale continuava ad avvicinarsi.
Neville Paciock tossicchiò, rivolse un'occhiata soddisfatta a suo figlio Frank e iniziò a parlare.
-Bene, ragazzi, benvenuti a questo vostro primo anno nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Io non sono mai stato bravo con i discorsi, anche se cercherò di fare del mio meglio. Sappiate che adesso entreremo in Sala Grande per il banchetto di inizio anno, ma prima di mangiare dovrete sottoporvi allo smistamento. Lo smistamento è una tappa fondamentale, perché vi assegnerà ad una determinata casata di Hogwarts. Le case della scuola sono quattro : Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. Per tutti i sette anni che frequenterete qui, la vostra casa sarà il vostro gruppo di appartenenza, come una famiglia. Potrete farle guadagnare o perdere punti a seconda del vostro comportamento. Alla fine di ogni anno verrà assegnata la Coppa delle Case alla casa con il maggior numero di punti.
Neville si interruppe. Sembrava ansioso e un po' agitato.
-Perfetto. Adesso, se volete seguirmi...
Wow. Oggi non facciamo che seguire persone., pensò Albus.
Neville scese le scalinate, e si avvicinò al portone della Sala Grande. I ragazzi si affrettarono ad avvicinarsi a loro volta, e quando il portone si spalancò iniziarono a levarsi mormorii stupiti.
Neville li scortò nella sala, e il gruppo lo seguì.
Albus temette di impazzire, quando vide le pareti ricoperte dalle vetrate, i tavoli delle quattro case pieni di studenti, il tavolo dei professori in fondo, le bellissime decorazioni dorate che ricoprivano le pareti.
C'era molto fracasso, gli studenti non facevano che urlare e chiacchierare, alcuni cantavano addirittura. Al si mosse in mezzo a quello splendore, e si rese conto che Rudolf e Roxanne stavano camminando accanto a lui.
-Splendido, eh?- mormorò Rudolf. I suoi occhi stavano brillando. Hogwarts aveva decisamente la capacità di far brillare gli occhi della gente.
Al annuì in risposta, e si voltò cercando volti amici tra i tavoli. Vide suo fratello James seduto tra i Grifondoro, che gli sorrideva allegramente e si passava una mano tra i capelli scompigliati.
Accanto a lui erano naturalmente seduti Lucy e Fred.
-Ehi, Al! Ti aspettiamo!- gli gridò Lucy quando Albus fu abbastanza vicino a lei da poterla sentire.
Annuì, il viso rosso per la miriade di emozioni che si agitavano dentro di lui : il nervosismo, la preoccupazione, ma anche la felicità, l'entusiasmo, l'allegria.
-Louis!-
Era una voce femminile, e Al immaginò che si trattasse di una delle sorelle di Louis. Stava per cercarle nel tavolo dei Grifondoro, quando i ragazzi intorno a lui si fermarono di botto.
Urtò contro il ragazzino bruno che si era fermato davanti a lui e si bloccò a sua volta.
-Scusa!- mormorò sottovoce, imbarazzato, quando il ragazzo si voltò. Per fortuna, non sembrava essersela presa.
Albus vide che erano arrivati quasi in fondo alla Sala Grande.
Lì, davanti al tavolo dei professori, c'era una sedia di legno lucido e chiaro. Sopra, era poggiato uno dei cappelli più consunti che avesse mai visto.
Nero, a punta, pieno di strappi, toppe e ricuciture, sembrava bruciacchiato in alcuni punti.
Sicuramente non piacerebbe a Victoire., pensò Al divertito.
Neville si posizionò accanto alla sedia, e fu in quel momento che la donna seduta in mezzo alla tavolata dei professori si alzò in piedi.
Albus la scrutò con attenzione, cosa che faceva sempre con chi non conosceva.
Era certamente la preside. Il suo viso leggermente rugoso era incorniciato da sbuffi di capelli biondo rossiccio, con un paio di ciocche grigie.
Era magra, aveva gli occhi benevoli e gentili e indossava una lunga veste verde dai bordi dorati.
-Benvenuti, ragazzi, benvenuti al vostro primo anno in questa scuola!- disse con una voce allegra che mise subito Albus di buonumore. -E bentornati agli studenti dal secondo anno in su. Per i nuovi ragazzi, io sono la preside di Hogwarts, Helene Bhatorys. Vi auguro un buon soggiorno nel castello per questo nuovo anno. Prima che si proceda allo smistamento, vi rammento alcuni avvertimenti. Non finirò mai di ripetere che l'accesso alla Foresta Proibita è proibito agli studenti di qualsiasi casa, così come è proibito duellare nei corridoi e possedere delle Girandole Cantanti prodotte dai Tiri Vispi Weasley....
Albus represse una risatina, e distaccò la mente, annoiato dalla piega che stava prendendo il discorso.
-… ricordo inoltre che alla squadra di Quidditch di Tassorosso mancano i due battitori, e un cacciatore a quella di Serpeverde. Mi auguro che i provini vadano bene. Detto questo... professor Paciock, provveda pure allo smistamento.
La donna si sedette di nuovo, e Albus spostò lo sguardo sul Cappello. Suo padre gli aveva raccontato cosa sarebbe avvenuto durante lo smistamento, ma fu comunque piacevolmente sorpreso nel vedere un lembo della stoffa che si spalancava, e il Cappello Parlante iniziò a cantare.

Mille anni son ormai passati
da quando gli incantesimi che mi dieder la mente furon forgiati.
Ai tempi fui trasformato al fine
di regalar a tutti una scelta sublime.
Quattro son le case in cui potete esser smistati.
Ciascun Fondatore voleva venissero dei talenti privilegiati.
Se per voi è quella di Godric Grifondoro la via retta
abbiate coraggio, orgoglio e fierezza.
Se impegno, lealtà e bontà son la vostra strada
la buona Tosca Tassorosso offrirà la sua casa.
E Salazar Serpeverde sceglieva l'astuzia e l'ambizione,
che portavan agli onori insieme alla determinazione.
Infine Priscilla Corvonero, sveglia e fiera
che premiava il cervello e l'intelligenza vera.
Dunque non state lì fermi a tremare,
ma con sicurezza avanzate.
E quando sulle vostre teste sarò calato
saprete a quale casa io vi ho assegnato.


Non appena la canzone terminò, nella Sala Grande si levò uno scroscio di applausi. Albus non seppe se applaudire anche lui, tutti i ragazzini del primo anno erano fermi.
Alla fine decise di lasciar perdere.
Quando gli applausi si spensero, Neville tossicchiò, prese in mano il cappello e tirò fuori una pergamena dalla tasca della veste. La srotolò e passò i suoi occhi sul gruppo dei ragazzi.
-Adesso io vi chiamerò in ordine alfabetico. Voi verrete qui, vi sederete e vi metterò in testa il Cappello Parlante. Sarà lui a smistarvi.
Il cuore di Albus iniziò a battere, con tonfi simili a colpi di tamburo.
-Amelis Holland!
Una ragazzina mora dall'espressione timida si staccò dal gruppo e camminò verso la sedia. Albus la osservò sedersi, il cappello le venne posato in testa, e dopo alcuni secondi gridò: -SERPEVERDE!-
Che strano., pensò Al. Non avrebbe mai detto che una ragazza dall'espressione tanto dolce e timorosa potesse essere smistata a Serpeverde. Ma in fondo, cosa gli diceva che quella fosse una casa malvagia?
Fu in preda al nervosismo e alla paura per quelli che parvero minuti interminabili.
-Barker Jessica!
-GRIFONDORO!
-Clawys Robert!
-TASSOROSSO!
Non poteva sopportare di rimanere lì, in piedi, senza fare niente. Ad osservare gli altri ragazzi che venivano smistati.
-Finwel Betsabea!
Albus si voltò leggermente, e vide Betsabea dietro di lui. Era irrigidita e aveva uno sguardo quasi spaventato. Al le rivolse un sorriso.
-Fatti coraggio.- sussurrò. Proprio io che sto quasi per svenire.
Betsabea ricambiò il sorriso, e si incamminò. Si sedette e quando il Cappello Parlante le venne posato in testa, Albus rimase in attesa, con il fiato quasi sospeso. Chissà dove sarebbe finita quella ragazza? Gli stava molto simpatica.
-GRIFONDORO!
Il tavolo dei Grifondoro esplose in fischi, applausi e urla entusiaste. Betsabea si alzò mentre Neville le toglieva il cappello dalla testa e corse verso il tavolo. Si girò un attimo per rivolgere ad Albus un sorriso che lo agitò.
E non era un'agitazione negativa.
Tornò ad assistere allo smistamento.
-Finwel Rudolf!
Il ragazzino accanto a lui si mosse e raggiunse la sedia. Il cappello rimase sulla sua testa per quasi un minuto, e Albus non faceva che sbattere a terra il piede.
-CORVONERO!
Albus si sentì stupito a quella sentenza. Per lui, Grifondoro era sempre stata la casa migliore, la casa della sua famiglia, dei suoi genitori, dei suoi fratelli e cugini. A parte Molly che era diventata una Corvonero.
Dai, non c'è assolutamente nulla di male nelle altre case.
Per un attimo guardò il tavolo dei Grifondoro. Betsabea fissava suo fratello che veniva accolto tra i festosi Corvonero con aria sorpresa e leggermente triste.
Tornò a voltarsi verso il cappello. Era stato chiamato un ragazzino che inciampava di continuo nel tentativo di raggiungere la sedia, provocando le risate di alcuni studenti.
L'attenzione di Albus scivolò gradualmente. Non conosceva quei ragazzi, cosa poteva importargli di loro? Riusciva solo a pensare alla sua preoccupazione.
Non voglio finire a Serpeverde. No, non voglio. Non è una casa cattiva ma... no, non voglio finire a Serpeverde. Non mi piace. Grifondoro... ho sempre desiderato essere un Grifondoro...
-Malfoy Scorpius!-
Per un attimo la sua attenzione si ridestò. Mosse lo sguardo davanti a sé. C'era un pallido ragazzino dai riccioletti biondi che si stava sedendo, lo sguardo impassibile e tranquillo che sembrava nascondere una punta di agitazione.
-SERPEVERDE!- sentenziò il cappello dopo alcuni secondi.
Gli studenti Serpeverde tornarono ad urlare e applaudire il ragazzo. Albus lo fissò con un misto di curiosità e diffidenza. Suo zio Ron non faceva che ripetere che non bisognava fidarsi della famiglia Malfoy. Quella mattina alla stazione, aveva detto a Rose di non dargli confidenza.
Beh, non che a loro interessasse molto conoscerlo. L'avevano visto una sola volta, e Albus non provava vero interesse verso quel ragazzo.
Lo smistamento continuò.
-Paciock Frank!-
-GRIFONDORO!-
Albus non poté fare a meno di sorridere. Era felice per Frank, sapeva bene quanto lui desiderasse finire in una casa come Grifondoro o Tassorosso.
Era così occupato a rallegrarsi per il suo amico che non si rese conto che Paciok e Potter erano due cognomi molto vicini.
-Potter Albus Severus!-
Le sue gambe divennero molli. Il groppo in gola si fece tremendamente doloroso. Arrossì, e non sapeva bene se era più per lo smistamento che per l'essere stato chiamato col suo nome completo davanti a quel vasto pubblico.
Si sforzò di camminare, di mettere un piede davanti all'altro. Tremava. Sentiva un vuoto nel petto.
Si lasciò cadere sulla sedia e non fece in tempo a tirare un respiro profondo per calmarsi che Neville gli posò in testa il Cappello Parlante. La sua visuale si oscurò, il nero gli coprì quasi del tutto gli occhi.
Improvvisamente, l'atmosfera si era fatta serena.
Bene, ma tu guarda... il secondo Potter.
Suo padre gli aveva parlato del cappello. Sapeva che si trattava della sua voce... beh, in fondo di chi altro poteva trattarsi?
Somigli a tuo padre. E anche a tuo fratello. Sotto la tua timidezza e le insicurezze, hai un temperamento impetuoso e ribelle simile al suo.
Io...
Avverto benissimo il tuo timore di finire a Serpeverde. In un certo senso, hai la determinazione giusta per quella casa. Ma niente altro, non penso che ti troveresti bene tra persone troppo furbe e approfittartici. Hai generosità e sensibilità. Intelligenza, gentilezza e coraggio. Forse non te ne rendi conto ma nel tuo cuore si cela un coraggio molto forte.
Quindi...
Non penso che resterai deluso, Albus. Sarai perfetto per... GRIFONDORO!
Non ci riusciva a credere. Per il tempo che aveva passato seduto era riuscito a rimanere fermo, ma adesso tremava di nuovo.
Tremava mentre si alzava, prendeva il cappello e lo porgeva a Neville. Lui gli rivolse un sorriso soddisfatto, e Albus tentò di ricambiarlo.
Non poteva essere vero. Era già tutto finito. Era accaduto. Era stato smistato a Grifondoro.
Si diresse verso il tavolo e andò a sedersi accanto a Betsabea.
Gli studenti della casa, la sua casa, stavano applaudendo più forte di prima. Evidentemente per il suo cognome. James gli sorrise dall'altro capo del tavolo e Albus riuscì a ricambiare.
Gli uscì un sorriso raggiante, sincero, aperto.
Non riuscì a trattenersi e iniziò a ridere.
-Complimenti, Al.- gli disse Betsabea. I suoi occhi erano allegri e in parte vaghi, come se fosse immersa in pensieri remoti.
-Grazie.- rispose lui. Si voltò di nuovo, e vide Rose fissarlo. Era l'ultima del gruppetto ormai rimasto da smistare.
Rose sbatté le palpebre, e mosse le labbra in sorriso. Albus conosceva Rose da undici anni. Sapeva che quel sorriso voleva dire : Complimenti!
Passò un minuto prima che anche i Weasley iniziassero ad essere chiamati.
-Weasley Louis!-
Albus trattenne letteralmente il fiato.
-GRIFONDORO!-
Louis si alzò dalla sedia con uno scatto, e fece cadere a terra il cappello. Lo raccolse e porse a Neville balbettando scuse, prima di correre verso il tavolo dei Grifondoro.
Albus si unì agli applausi.
-Ehi, Louis, vieni qui!- urlò una ragazza dai capelli rossi, seduta poco lontano da lì. Louis rivolse ad Albus uno sguardo di scusa prima di dirigersi verso sua sorella.
-Weasley Rose!-
-GRIFONDORO!-
-Weasley Roxanne!-
-GRIFONDORO!-
Roxanne arrivò al tavolo saltellando, con le gote arrossate. Si sedette davanti ad Albus e Betsabea e urlò per farsi sentire sopra gli applausi e le esclamazioni.
-Visto, Albus? E tu che ti preoccupavi!-
Sollievo. Ciò che provò Albus in quel momento, seduto al tavolo dei Grifondoro, in mezzo ad altri studenti e ai suoi cugini, fu un semplice e immenso sollievo.
Lo smistamento era fatto. E lui era finalmente arrivato ad Hogwarts.

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Capitolo 2
*** Partite e divertimenti. ***


Capitolo 2 : Partite e divertimenti.

Albus non aveva mai immaginato Hogwarts in quel modo. Certo, quando era piccolo la idealizzava, diventava un paradiso, il centro dei suoi sogni.
Un posto dove tutto il giorno si lanciavano incantesimi, si giocava a Quidditch, si mangiava quando si voleva. Un posto libero e con poche regole.
E invece le regole c'erano eccome, ma non gli rovinavano per niente quella nuova felicità.
Non si era mai soffermato particolarmente a immaginare come dovesse essere Hogwarts all'interno.
Si stupì nel vedere gli splendidi tappeti rossi nei corridoi, le fiaccole appese ovunque, i fregi dorati, le finestre e i tanti quadri.
I quadri fecero impazzire Rose e Louis, che potevano rimanere in estasi davanti alle figure di quei maghi e quelle streghe dalle lunghe vesti colorate, impegnati a lanciare incantesimi, mescolare nei calderoni o semplicemente in posa.
-Guarda che colori!- esclamava a volte Louis, lasciando del tutto confusi Albus, Roxanne e Frank, mentre Rose annuiva freneticamente e con aria soddisfatta.
Non erano solo i corridoi uno dei bei posti di Hogwarts.
Albus imparò ad amare il lago. Quando si sentiva particolarmente in vena di tranquillità, diceva ai suoi cugini e i suoi amici che andava a leggere un po' in biblioteca o a passeggiare.
E correva lì, sulla riva, dove rimaneva anche per quasi un'ora. Osservava le montagne, le torri di Hogwarts, immergeva le mani nell'acqua.
Gli piaceva il silenzio che pervadeva l'aria, finché non arrivavano i ragazzi che si sedevano sulla riva del lago o sui prati vicini per chiacchierare e studiare.
Le lezioni furono però la completa realizzazione del suo desiderio.
-Sembri dotato, ragazzi, sembri dotato!- aveva esclamato il professor Vitious durante la prima lezione di Incantesimi.
Aveva spiegato alla sua nuova classe il procedimento corretto per impugnare la bacchetta, e come lanciare un semplicissimo incantesimo che poteva spostare gli oggetti di pochi centimetri.
Albus si era sinceramente impegnato. Era emozionato per i suoi primi incantesimi, e così nel puntare la bacchetta verso il suo pezzo di legno aveva cercato di concentrarsi al massimo.
Aveva rivolto tutti i suoi pensieri sulla pressione delle dita sulla bacchetta, e su quel pezzo di legno davanti a lui.
-Larecium!
A quella parola, il pezzo di legno si era mosso. Albus aveva alzato il viso, raggiante, e aveva visto Rose ripetere la formula. Ma la sua piuma non si era mossa.
Sì, ad Albus era subito piaciuta la materia di Incantesimi. E lo stesso per il resto delle discipline che venivano insegnate a Hogwarts.
Che si trattasse di versare polveri nel suo calderone, di ripassare le vite dei maghi antichi o di sforzarsi nel trasformare un pezzo di stoffa in una spilla, tutto lo divertiva.
Eccezion fatta per Astronomia, forse.

-E va bene, ragazzi. A parte per il fatto che è Neville a insegnarla, mi dovete spiegare cosa ci trovate di tanto speciale in Erbologia.
Rose alzò lo sguardo dal tema che stava scrivendo, e puntò i suoi occhi su Albus, Betsabea e Louis.
Albus finì di masticare il suo boccone di carne prima di rispondere.
-Insomma, Rose! Sei intelligente e tutto ma non capisci una cosa facile come l'Erbologia?
Rose sbatté la piuma sul tavolo.
-Smettila con quel sorrisetto! Non è colpa mia se sono negata...
-Non è tanto difficile ricordare quelle quattro sciocchezze sulle Radici Cantanti! Siamo ancora al primo anno!- scattò Betsabea. -Cosa farai agli esami?
-Non mi bocceranno di certo per una sola materia.- le rispose Rose, piccata. -E intanto, non mi va di pensare agli esami che dovremo affrontare tra cinque anni.
A parte per piccoli episodi come quelli, Rose e Betsabea andavano piuttosto d'accordo. Betsabea era diventata una stretta amica dei Weasley, di Albus e Frank.
Louis posò il suo calice sul tavolo, con aria annoiata, e disse: -Che ore sono?
Albus lanciò un'occhiata al suo orologio.
-Oh, quasi le quattordici. Che lezione abbiamo?
-Pozioni insieme ai Corvonero.- rispose Betsabea. -Non vedo l'ora di parlare con Rudolf. Ho trovato un libro in biblioteca che parla di lupi mannari, una delle sue tante fissazioni.
-Lupi mannari?- rise Albus, alzandosi. Si chinò per prendere la borsa dei libri che aveva lasciato accanto alla sedia.
-Sì. Da quando ha letto un libro babbano che parla di lupi mannari, un anno fa, gli piacciono queste creature.- rispose Betsabea con una scrollata di spalle.
I ragazzi uscirono dalla Sala Grande e si diressero ai sotterranei. Albus rimase in silenzio, mentre Betsabea e i cugini parlavano tra loro.
Si stava solo concentrando sulla pozione che aveva preparato durante l'ultima lezione. Un intruglio che permetteva di cambiare la temperatura corporea a piacimento. Si era divertito moltissimo a mescolare, aggiungere gocce, gettare fiori nel calderone; fin dalla prima lezione di Pozioni, quella materia gli era sempre piaciuta.
Provava un'attrazione inesorabile per la preparazione e la mescolatura. Anche poche boccette colorate allineate su uno scaffale esercitavano un grande fascino su di lui.
-Ehi, Albus, Rose, Louis!
I ragazzi si fermarono e si voltarono. Videro una ragazza camminare verso di loro a passi veloci.
Aveva una lunga chioma di capelli rossi, mossi e ribelli, che le incorniciava il viso pallido. La bocca leggermente carnosa era aperta in un sorriso.
-Ciao, Lucy.- disse Rose alla cugina, facendole un cenno con la mano.
Lucy Weasley si fermò davanti ai quattro e lanciò un'occhiata a Betsabea.
-Oh, ciao. Tu sei una loro amica?- chiese.
-Sì... mi chiamo Betsabea Finwel.- rispose lei. Le sue guance erano leggermente arrossate e il suo sguardo sembrava agitato. Aveva ben presto fatto capire ad Albus che era una persona timida.
-Bene. Ti piace il Quidditch?
I cugini Weasley-Potter sorrisero a quella domanda.
A parte Molly e Louis non c'è Weasley che non sia ossessionato dal Quidditch., pensò Albus.
Betsabea sbatté le palpebre, sorpresa.
-Ma certo. Perché me lo chiedi?
-Perché così anche tu sarai felice della notizia!- esclamò Lucy, la voce squillante. -La settimana prossima ci sarà la prima partita di Quidditch, di sabato. Vedete di non mancare, chiaro? Gioca Tassorosso contro Grifondoro.
-Fantastico! Figuriamoci se manchiamo!- esclamò Rose con gli occhi azzurri brillanti.
Albus rivolse un'occhiata divertita a Louis, che sembrava l'unico a non essere felice della notizia.
-Va bene, io vengo alla partita.- disse con espressione lievemente esasperata. -Ma non vi aspettate che inizi ad urlare come un fanatico, chiaro?-
Lucy lo guardò male.
-Sei strano, sai? Non sei un idiota secchione e rigido come mia sorella ma non ti piace il Quidditch!-
Scrollò le spalle, prima di dire: -Ok, io adesso vado da James e Fred, abbiamo lezione di Storia della Magia. E sono probabilmente in ritardo. Ci vediamo!-
Si voltò e iniziò a correre.
-Temo che arriveremo tardi anche noi, se non ci sbrighiamo.- disse Albus. -Su, muoviamoci!
Si affrettarono a raggiungere il fondo del sotterraneo e la porta dell'aula di Pozioni.
Quando entrarono nella fredda stanza dove iniziavano a diffondersi fumi, notarono Roxanne e Frank seduti ad un banco poco lontano, accanto ai loro calderoni.
Sembrava che tutti gli altri ragazzi fossero già arrivati da un pezzo, e la professoressa Milloc era in piedi accanto alla cattedra, con una boccetta vuota tra le mani e la bocca semi-aperta.
Albus arrossì, e si diresse verso uno dei banchi liberi.
-Ci scusi, professoressa.- balbettò. -Noi... ci siamo persi, ecco... siamo passati per un sotterraneo che...
La donna lo interruppe.
-Capisco, Potter. Immagino che io possa nuovamente fare un'eccezione, ma che il ritardo non si ripeta. È la quinta volta in pochi mesi che i miei studenti si perdono per i sotterranei.
Albus riuscì solo ad annuire imbarazzato.
-Ora prendete i vostri libri. Stavo illustrando la procedura per la preparazione di un antidoto alla pozione che abbiamo studiato l'ultima volta, e a quanto pare dovrò ricominciare.- aggiunse lei.
Albus notò che Rose si era seduta accanto a lui.
Mentre i due prendevano i libri e li poggiavano sul banco, le lanciò un'occhiata allegra. Rose lo guardò a sua volta e ricambiò.
Al sapeva che, superato l'imbarazzo per il ritardo, anche lei stava pensando solo a una cosa : la partita di Quidditch.

-Victoire, passami immediatamente quella sciarpa!
-Maledetto bolide del...
-C'è, guarda! L'ha presa!
-Norris, stavolta prova a pararla, razza di Tassorosso rimbambito!
Urlavano, urlavano tutti. Albus adorava il Quidditch, ma spesso la folla lo confondeva e lo metteva a disagio. Era seduto sullo spalto in fondo del campo di Quidditch, il berretto rosso e oro che gli copriva i capelli neri, una bandierina dei Grifondoro nella mano sinistra e un pacchetto contenente un fuoco d'artificio nella destra.
-Grifondoro, Grifondoro!
Quel grido risuonava nell'aria, riempiva completamente il suo udito e lo faceva sentire quasi stordito.
Quella mattina non pioveva, ma tirava un forte vento che gli sferzava e pizzicava il volto. Dunque, concentrarsi sulla partita si era rivelato un po' difficile.
Si sistemò il cappello svolazzante, sempre reggendo la bandierina, e urlò anche lui: -Grifondoro! Forza, Grifondoro!
Un cacciatore della squadra, Kevin Bloudreed, sfrecciava ormai vicino agli anelli dei Tassorosso, in possesso della pluffa. Albus lo vide alzare il braccio ed esitare per una frazione di secondo...
Poi tirò.
Senza curarsi del cappello, Albus scattò in piedi e urlò ancora più forte. Naturalmente, la sua voce si perse tra le tante.
Sgranò gli occhi, deciso a non perdere quella scena; la pluffa roteò verso gli anelli, e il portiere dei Tassorosso si sporse per prenderla... le sue mani sfiorarono la pluffa, che passò oltre e finì dritta nell'anello più alto.
Fu come un'esplosione nella platea dei Grifondoro. Urla, fischi, risate, musica...
Albus aveva il viso infiammato per l'entusiasmo, e aveva quasi dimenticato di trovarsi in una folla fastidiosa.
-Nuovo goal per Grifondoro, che arriva a centoventi punti!- si levò la voce della cronista. -E... la cercatrice dei Grifondoro ha quasi preso il boccino! L'ha raggiunto, tende la mano...
Albus sentì il cuore battere all'impazzata, e cercò di guardare i giocatori con più attenzione. Notò una figura dalla testa rossa volare molto in alto, verso il lato opposto del campo, il braccio teso, in avanti che sembrava sfiorare una pagliuzza dorata.
Poi la mano si chiuse definitivamente a pugno e la pagliuzza sparì.
-E Dominique Weasley, cercatrice dei Grifondoro, prende il Boccino d'Oro e pone così fine alla partita! Grifondoro batte Tassorosso con uno scarto di ottanta punti!
Se possibile, quell'esplosione di ovazioni fu ancora più accesa e rumorosa della precedente.
Albus si trovò come immerso in un mare di grida come mai ne aveva udite, forti note delle trombe, esclamazioni entusiaste.
-Grande, Dominique!
-Abbiamo vinto, abbiamo vinto!
Davanti a lui era seduto suo cugino Fred, il fratello di Roxanne. Si voltò verso Albus e lo guardò con uno sguardo raggiante. Cercò di contenere la felicità e si fece leggermente più serio.
-Avanti, Al!- sussurrò secco. -Fai scoppiare quel fuoco d'artificio! E a proposito... hai perso il cappello.
Oh, chi può fregarsene di un cappello ora?
Fred tornò a guardare la partita, e Albus fissò un po' timoroso la scatola rossa che teneva in mano.
Era stato James ad affidargliela, poco prima che iniziasse la partita.
-Vinceremo.- aveva detto con voce sicura. -E quando accadrà, ricorda assolutamente di aprire questa scatola! Contiene un fuoco d'artificio che Teddy ci ha aiutato a creare. Sarà uno spettacolo.
No, non si sentiva in vena. Provava una strana soggezione all'idea di essere lui a far scoppiare il fuoco d'artificio. Se poi fosse successo qualcosa, se i palchi fossero stati danneggiati, avrebbero accusato lui... e poi, semplicemente non voleva.
-Forza, Al!- gli disse Roxanne tirandogli un calcio leggero allo stinco. Era seduta accanto a lui.
Albus si voltò e le porse la scatola con un sorriso esitante.
-Vorresti... aprirla tu?
Roxanne la afferrò immediatamente.
-La scatola con il fuoco d'artificio che ti ha dato prima James? Ma certo!- esclamò. Non esitò un attimo e sciolse il fiocco.
Non appena la scatola fu aperta, fu come se un missile fosse di scatto partito dall'interno della scatola, per volare velocissimo verso l'alto.
Albus fece appena in tempo a vedere un sottilissimo fascio di luce rossastra che scattava verso l'alto, per poi esplodere nell'aria.
Levarono tutti gli occhi verso il cielo, e si levarono esclamazioni meravigliate. Sopra il campo di Quidditch, si era formata la splendida immagine di un leone rosso e dorato sospeso nell'aria. Muoveva la lunga coda, facendola sbattere leggermente contro il corpo, aveva occhi d'oro e dall'aspetto quasi fiero, che fissavano tutti i presenti nel campo.
Il leone alzò la testa al cielo, e allora si levò un ruggito possente che fece quasi rabbrividire Albus.
Il ruggito si spense lentamente, e il leone balzò verso il basso, come a volersi schiantare contro l'erba del campo. Esplose in una serie di fuochi e scintille gialle e rosse, producendo un lungo scoppiettio che durò quasi due minuti.
I Grifondoro sembravano impazziti. Cantavano, urlavano con voci tonanti e allegre, agitavano i loro festoni.
Quando finalmente le scintille iniziarono a dissolversi, e lo scoppiettio terminò, si levò un coro di proteste.
-Ne vogliamo ancora! È stato fantastico! Vogliamo il bis!
Albus cercò Betsabea con lo sguardo. Era in piedi vicino alle scale, e guardava le ultime scintille spegnersi con un misto di stupore e delusione.
-Andiamo?- disse Albus, voltandosi verso Roxanne.
-Cosa?!
-Andiamo!- urlò. -Lì c'è Betsabea, possiamo scendere insieme!
Roxanne annuì, il vento le faceva sbattere i capelli davanti agli occhi. Se li scostò con uno sbuffo e lei e Albus si avvicinarono a Betsabea.
-Scendiamo?- le disse lui quando la ragazzina si voltò e lo vide.
-Ok.- disse, alzando la voce e cercando di sovrastare quel casino. I tre ragazzi iniziarono a scendere le scale, e non appena si furono allontanati almeno un po' dal rumore, Roxanne non riuscì a trattenersi.
-É stata una partita fantastica!- gridò, saltellando e atterrando su un pianerottolo di legno. -James ha segnato quattro volte. O cinque? Non ricordo... e comunque, Dominique è stata fantastica come sempre. L'anno prossimo sicuramente mi candido per i provini, se non sbaglio se ne vanno i battitori o uno dei cacciatori!
Si lanciarono in un'animata discussione sulla partita, finché non raggiunsero il fondo delle scale.
Da lì, corsero verso il gruppo dei Grifondoro che si era radunato attorno ai giocatori della squadra.
Albus si fece strada tra di loro, spintonandoli senza troppi complimenti, fino a raggiungere suo fratello James.
Il ragazzino aveva i capelli quasi più disordinati del solito, che gli ricadevano sulla fronte e sugli occhi, un sorriso sfrontato e la Maciste 2000 stretta tra le mani.
-Ottimo, James! Sei stato bravissimo.- disse Albus sorridendogli a sua volta.
Per una volta tanto, poteva dirsi orgoglioso di suo fratello. Anche se James passava la maggior parte del suo tempo a prenderlo in giro e stuzzicarlo.
Il ragazzo lo guardò con aria di sufficienza.
-Ti scordi di saper volare e tirare come me, sai?
-Ehi!- intervenne Dominique. -Non dimenticare che è per merito mio che la squadra ha vinto. Io ho preso quel boccino.
-Giusto, Domi, scusa...
-E non chiamarmi Domi!
Albus evitò il manico della scopa con cui Dominique cercò di colpirlo, e trattenne una risata.
-E va bene, la prossima volta me lo ricorderò.- disse.
Si guardò intorno. Vedeva tutti i suoi cugini lì, persino Molly che era una Corvonero e detestava gli sport. Stava tranquilla ai limiti della piccola folla, e stava parlando con la sorella Lucy in tono allegro. In effetti, il suo essere una precisina e secchiona non poteva impedirle di essere felice per un successo di sua sorella e di tutto il resto dei suoi cugini.
-Albus! Bella partita, vero?
Qualcuno gli aveva afferrato il braccio. Albus si voltò e vide Rose con i capelli scompigliati e mossi dal vento. Anche lei sorrideva, e reggeva in mano un cappellino a strisce gialle e rosse.
-Tieni.- disse, porgendogli il cappello. -L'ho trovato vicino alle scale e ho ricordato che tu ne indossavi uno simile.
-Grazie. Comunque, hai ragione, bellissima partita.
Lo sguardo gli cadde su Hogwarts, maestosa e bellissima, simile a un castello gotico uscito dalle illustrazioni di uno dei libri di fiabe che i suoi genitori gli leggevano quando era piccolo.
E va bene, aveva iniziato a frequentare il primo anno solo da due mesi e mezzo, ed era ancora Novembre.
Ma provava un grande attaccamento verso Hogwarts, una sorta di sentimento, un legame tra lui e quel luogo. In fondo, per undici anni Hogwarts era stata il centro dei suoi desideri, no?
Ora che finalmente si trovava lì, non si faceva problemi a sentirsi felice.
Lì stava bene, si divertiva. Lo studio non era quasi mai un problema. Si era abituato a svegliarsi ogni mattina e a vedere il suo accogliente dormitorio con i letti a baldacchino dalle tende rosse.
Amava aggirarsi per i corridoi, passeggiare sul parco o girare nella biblioteca.
Non comprendeva ancora fino in fondo quella sensazione, ma se avesse trovato le parole per descriverla avrebbe detto : A Hogwarts ho trovato il mio posto nel mondo.

Note dell'Autrice : Beh, questi sono i primi capitoli introduttivi, quindi scusatemi se non parlo di vere svolte nella trama... ho voluto descrivere parte della vita di Albus a Hogwarts. In ogni caso, dal prossimo capitolo qualcosa inizierà a cambiare! Aspetto recensioni.^^

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Capitolo 3
*** Vacanze. ***


Capitolo 3 : Vacanze.

-Dunque, questo pomeriggio si va da Hagrid?
-Sì. Speriamo solo che non prepari di nuovo i suoi orribili biscotti.
Albus sorrise divertito, alzando lo sguardo dal suo succo di zucca. Era seduto alla tavola dei Grifondoro insieme ai suoi cugini. Accanto a lui c'era Rudolf, che quella mattina aveva deciso di lasciare la tavolata dei Corvonero per parlare tranquillamente con sua sorella.
Beh, Rudolf lo faceva abbastanza spesso. Era diventato amico di Albus e degli altri, e passava molto tempo insieme a loro.
-Sapete quando dovrebbero iniziare le vacanze di Natale?- chiese Betsabea.
Louis sbuffò.
-No, speriamo che i professori possano dircelo oggi.- rispose. -Chi vuole rimanere qui a scuola per le vacanze?
-Noi certamente no.- disse Rudolf. -Altrimenti nostra sorella ci ucciderebbe. Non appena torneremo a casa ci riempirà di domande su Hogwarts.
-Noi della famiglia Weasley e Potter invece non possiamo rimanere qui per principio. Il sei Gennaio è il compleanno di nostra cugina Molly. Non possiamo mancare.- disse Al.
-Sono indecisa se regalarle un orologio, quest'anno, o una nuova edizione dei libri sulla storia dei Prefetti.- disse Rose con aria pensosa. Mordicchiò il suo pasticcino al cioccolato e lo ripose in fretta sul tavolo con una smorfia disgustata.
-Il fratello di Rose e la sorella di Al sono gli unici che ancora devono frequentare Hogwarts?- chiese Betsabea improvvisamente.
-Sì. E rompono per questo. Ma in fondo li capisco, se si stanno perdendo questo posto.- rispose lui.
-E devono compiere dieci anni.
-Esatto...
La loro conversazione fu interrotta da un gran frusciare d'ali e alcuni fischi animali.
I ragazzi alzarono lo sguardo verso la massa di gufi che volavano nella Sala Grande, per portare lettere o giornali ai loro padroni. (“Il battaglione dei gufi”, come lo chiamava James.)
Albus non vide il suo gufo bruno, Palla di Piume, tra i tanti. Anche se con tutti quei gufi confondersi era facile. In fondo, aveva spedito una nuova lettera ai suoi genitori solo la sera prima.
-Sarà meglio che io torni al tavolo di Corvonero.- disse Rudolf con una punta di preoccupazione nella voce.
-Perché? Resta qui ancora un minuto.- ribatté sua sorella.
Albus picchiettò le dita sul tavolo, annoiato.
Si riscosse quando vide un allocco grigio puntare verso di lui. Tra le sue zampe c'era un involto di carta che somigliava a un giornale.
L'allocco, invece, volò fino a Rose e fece cadere con malagrazia quel giornale sopra la sua testa.
La ragazza lo afferrò prima che potesse cadere nella brocca d'acqua, e si affrettò a pagare l'allocco con alcuni zellini.
-La Gazzetta del Profeta?- le chiese Frank, dopo che l'allocco fu volato via.
-Sì.- rispose la ragazza, tranquilla. -Mi piace tenermi informata.
Lanciò un'occhiata alla prima pagina, e subito i suoi occhi si spalancarono e sembrarono diventare preoccupati, assumere una sfumatura seria.
-Rose, che c'è? Hai una faccia strana.- disse Albus. Curioso, guardò la pagina del giornale.
Il titolo stampato a grandi caratteri neri gli fece venire un groppo in gola.

TROVATO MORTO NELLA SUA ABITAZIONE NELLE CAMPAGNE SCOZZESI IL FAMOSO MAGO E ALCHIMISTA SEBASTIAN ROLAND.

-Che avete tutti e due?- chiese Roxanne davanti ai loro sguardi.
-Guardate qui.
Rose spiegò per bene il giornale e lo posò in mezzo al tavolo, in modo che tutti potessero vederlo.
Albus si sporse per poter leggere meglio.

È successo ieri sera. Sebastian Roland è stato trovato morto dalla moglie nella casa dove vivevano, campagne della Scozia, non troppo lontana dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Rientrando dal lavoro, la donna ha visto Sebastian accasciato su una sedia, immobile, con gli occhi vacui e terrorizzati.
Ha provato a scuoterlo, ma vedendo l'uomo non dava alcun segno di vita ha contattato in fretta gli Auror.
Sebastian Roland era molto famoso per essere uno dei maghi più anziani e saggi del mondo della magia. Un alchimista, un esperto e uno studioso delle varie forme stregonesche, specializzato nella preparazione di pozioni.
Si era fatto conoscere soprattutto per il suo lungo compendio sugli antichi manoscritti di magia, specialmente quelli scritti da persone apparentemente Babbane.
La sua casa è stata trovata del tutto intatta, non è stata rubata alcuna pergamena, alcun libro o strumento. Quando sua moglie è rientrata, le stanze erano in perfetto ordine.
Si è quasi certi che Sebastian sia morto dopo essere stato colpito dall'Anatema che uccide.
Sul suo corpo non sono state trovate ferite di alcun tipo, e il mago godeva di ottima salute.
Quando la moglie l'ha trovato, il suo corpo era freddo e gli occhi spalancati, dall'espressione piena di paura : segni chiari che riportano alla terza maledizione senza perdono.
Ci si chiede chi avrebbe mai voluto uccidere Sebastian Roland, e per quale ragione, ma questi rimangono interrogativi senza risposta.
Apparentemente, Roland non aveva nemici, al massimo semplici antipatie. Sua moglie, ancora scioccata, ha avanti l'ipotesi che qualcuno volesse estorcergli delle informazioni sui vari campi in cui era ferrato, incantesimi, alchimia, magia antica.
Nonostante questo, sembra che l'assassino non abbia cercato informazioni nei libri di Roland.
Si teme molto per questa morte improvvisa. Da anni ormai non si verificano più episodi del genere, il mondo magico vive un periodo di pace e nessun mago o strega è stato ritrovato morto.

Albus alzò la testa. Vide la preoccupazione negli occhi di Rose e degli altri.
Casa nelle campagne scozzesi, non troppo lontana da Hogwarts... chi aveva ucciso Sebastian Roland era forse stato vicinissimo alla scuola.
Naturalmente non era preoccupato solo per quello.
Dai racconti dei suoi genitori e zii, Albus sapeva benissimo che il mondo magico aveva vissuto diciannove anni di pace, dopo la morte di Lord Voldemort.
Nessun mago o strega era morto in quel modo, per un Anatema che uccide.
Ricordava di averne sentito parlare, quando aveva circa nove anni. I suoi zii erano riuniti attorno al tavolo della Tana e lui era lì, ad ascoltare. Quando Ginny si era accorta della sua presenza gli aveva detto: -Al, caro, vai a giocare con Lily e Hugo. Queste sono cose da grandi.
Stavano parlando di quella maledizione, sì, ma lui non ricordava bene la formula.
Era qualcosa tipo Ava... Avada...
Beh, ora che la maledizione era stata utilizzata per uccidere un mago, cosa sarebbe successo? Che cosa voleva dire?
Forse un nuovo mago oscuro era sorto e si aggirava per l'Inghilterra, deciso a uccidere e conquistare potere. Il solo pensiero lo faceva rabbrividire.
Dai, Al, non essere così precipitoso e paranoico.
-Strano.- commentò Frank. -Potrebbe trattarsi di un pazzo pericoloso...
Anche se forse non sono l'unico.
-Sarà stato qualche mago un po' matto e molto potente.- continuò Frank. -Forse è entrato in casa e ha ucciso Sebastian perché... beh, era un saggio, no? Forse voleva convincerlo a dirgli qualcosa sugli incantesimi antichi o che ne so io. E dato che lui si è rifiutato di parlare, l'ha ucciso.
Rose riprese in mano il giornale.
-Wow. Rassicurante, Frank.- disse in tono ironico.
-Che ne dite di non pensarci più?- chiese Louis. -Cioè, è una notizia preoccupante però non è il caso di fissarsi.
-Potrebbe essere un mago oscuro.- si azzardò a dire Albus.
Si ritrovò gli occhi di tutti puntati su di lui.
-E va bene, scusate la paranoia!
Tornò a guardare il giornale, per fortuna Rose era accanto a lui. La foto allegata all'articolo ritraeva una villetta molto elegante, con il tetto rosso, finestre ad arco e i muri bianchi.
Nel fissarla, provò una sorta di cupo presentimento.

-James! Albus!
Albus non fece in tempo a scendere dal treno. Non appena mise un piede nella stazione, una bambina si precipitò su di lui come un tornado e lo abbracciò, facendogli perdere l'equilibrio.
Al barcollò in avanti e i due per poco non caddero.
-Lily, ora basta!
La bambina lo lasciò andare e fece un passo indietro. Albus cercò di guardarla con un'espressione severa, ma non ci riuscì.
Era così buffa, con il visetto minuto e raggiante, i capelli rossi arruffati e la maglietta verde stropicciata.
-Allora, mamma e papà dove sono?- chiese.
-Dimmi piuttosto dov'è... James!
Lily scansò Albus per correre da James, che in quel momento stava scendendo dal treno, portando una valigia enorme tra le mani.
-James, dai a me, ti aiuto io!- strillò la bambina, saltellando entusiasta.
-Ma cosa vuoi portare tu, soldo di cacio.- replicò James con un sorriso. Posò a terra la valigia.
-Dove sono mamma e papà?- chiese a Lily.
-Non lo so, sono corsa via da loro. Andiamo a cercarli.- rispose lei.
-Ehi! Lily, James, Al!
Albus si voltò di scatto a quella voce familiare. Vide un uomo con gli occhiali sul viso e arruffati capelli neri farsi strada tra la gente che affollava la stazione. Accanto a lui c'era una donna alta dalla chioma rossa, il viso che poteva sembrare la versione più adulta di quello di Lily.
Harry e Ginny Potter si avvicinarono ai tre ragazzi, e gli occhi di James si illuminarono.
-Mamma, papà!- esclamò, dimenticandosi della valigia. Corse verso di loro e li abbracciò di slancio.
-Ciao, James! Oh, devi fare così ogni volta che torni a casa per le vacanze?- disse Harry divertito.
James si scostò, e per un attimo ad Albus sembrò di vedere imbarazzo nei suoi occhi.
Fu il suo turno, comunque, di avvicinarsi ai genitori.
-Albus! Ma come sei cresciuto... fatti guardare, sei certamente più alto di due centimetri.- disse Ginny con un sorriso. Lo abbracciò, e a quel gesto Al si sentì pervadere dalla gioia.
Stava tornando, anche se per qualche settimana, a casa sua.
Dai suoi genitori, nella casa che da sempre conosceva.
Si staccò da Ginny per voltarsi verso Harry, e James alzò gli occhi al cielo.
-Accidenti, quanto siete smielati! Al, ma quanti sei cresciuto!- esclamò. -Fatti abbracciare, non ci vediamo da mesi, ma come stai...
Lily lo zittì con un calcio nello stinco.
-Allora.- disse Harry con un sorriso, rivolgendosi ad Albus. -Sei cresciuto davvero. Non vedevo l'ora che tu e James tornasse a casa... voglio sentirlo dalla tua voce. Ti piace Hogwarts?
Albus annuì energicamente.
-Certo che mi piace! Sono impaziente di ripartire.
-Perfetto. Ti sei comportato bene, vero? Non hai combinato guai?- chiese Harry.
-Figurati.- rispose lui. -Ho solo aiutato Roxanne e Fred a far esplodere qualcosa nei corridoi.
Notò che sua madre lo guardava con aria contrariata.
-Quando sei con Fred, Roxanne, Lucy e Dominique ti comporti sempre in questo modo.- disse seccamente. -E non ti sei fatto mettere in punzione?
-No.- rispose lui, scuotendo la testa.
-E tu, James?
James, che aveva appena recuperato la valigia, assunse d'un tratto un'espressione innocente e benevola.
-Cosa? Ma no, che dite...
-James.
-Beh, una volta sì.- ammise lui.
Ma davanti agli sguardi di Harry e Ginny, non riuscì a trattenersi.
-E va bene, sono finito in punizione cinque volte e mezzo!- sbottò, facendo ridere Lily.
-Che intendi? Cinque volte e mezzo?- chiese la bambina.
-Beh, durante la sesta sono riuscito a svignarmela con l'aiuto di Dominique. È entrata nell'ufficio del professor Sheralder gridando che Albus era stato trovato con del sangue sulla faccia, svenuto nel bagno dei maschi, e il professore è subito accorso. Quando è tornato, io ero già sparito.
Lily scoppiò a ridere, questa volta più fragorosamente.
-Al! E tu sei stato allo scherzo?- chiese Ginny, metà divertita e metà severa.
Lui scrollò le spalle.
-Mah, mi è bastato farmi trovare barcollante nel corridoio con un po' di sangue finto che mi aveva regalato lo zio George, dicendo che ora mi sentivo meglio e mi ero solo ferito un po' la guancia.
Vide Lily mordersi il labbro, per sforzarsi di non ridere.
-Ehi.- disse lei all'improvviso. -Quelli laggiù sono Rose e Hugo?

Albus adorava Hogwarts, ma ritornare a casa sua dopo mesi fu un'altra grande felicità.
Viveva in una cittadina Babbana, Cotterfly, non troppo distante da Londra. Era lì che aveva vissuto undici anni, era cresciuto e aveva anche frequentato una scuola Babbana, insieme ai fratelli e ai cugini.
La sua casa era proprio accanto a quella di Rose e suo fratello Hugo. I suoi genitori gli avevano raccontato che da giovani loro, Hermione e Ron avevano deciso di vivere vicini.
E così avevano cercato una sistemazione nella cittadina di Cotterfly, così graziosa con i giardini, i viali alberati, l'aria fresca e pulita, le strade tranquille e non troppo trafficate.
Proprio quella tranquillità di cui i suoi genitori e zii sentivano il bisogno.
Nel rivedere casa sua, spalancò gli occhi dall'emozione e corse nel giardino. Si avvicinò alla porta d'ingresso, alzò lo sguardo verso le finestre che ricoprivano quel muro.
Il tetto rosso era quasi completamente ricoperto dalla neve spessa, così come il giardino che Ginny curava tanto meticolosamente; i petali dei fiori erano ricoperti di fiocchi cristallini, l'erba sembrava non crescere sotto la coltre bianca.
Lily si avvicinò a lui.
-Hai visto cos'ho fatto?- disse soddisfatta.
E indicò la finestra lì accanto.
Al strabuzzò gli occhi, sbatté le palpebre.
-L'hai... l'hai fatto tu?- chiese, guardando sorpreso la tenda ricamata oltre il vetro.
Sopra il tessuto era stampato il bellissimo disegno di una sirena bionda seduta su uno scoglio, la coda verde che affondava nell'acqua, un sorriso sulle labbra rosate e perle che le decoravano i capelli e il collo.
-Sì!- disse Lily. -O meglio, io ho fatto questo disegno e mamma ha usato un incantesimo, e ha trasportato l'immagine sulla tenda. Per Natale la voglio regalare a Rose!
Al nome di Rose, lui lanciò un'occhiata alla casa vicina.
I Weasley non c'erano. Hermione e Ron avevano deciso di portare i figli in giro per Londra, prima di tornare a casa.
Peccato, ad Albus sarebbe piaciuto andare con loro.
-Brava, Lily, sei stata davvero brava.- disse, voltandosi di nuovo verso la sorella.
I due attesero che Ginny, Harry e James li raggiungessero. Ginny aprì la porta di casa, e non appena entrò Albus corse dietro di lei.
Si fermò nell'atrio. Sì, era tutto come ricordava.
Osservò con attenzione il tappeto rosso ai suoi piedi, le fotografie della famiglia Potter affisse alle pareti, le due porte che davano sul bagno e sulla cucina, la scala per il secondo piano.
Casa. Finalmente! Sono tornato a casa.
Corse con la mente alla sua camera, che lo stava aspettando, alla piccola soffitta e al pezzo di giardino sul retro.
Non riuscì a trattenere un sorriso.

Il giorno di Natale arrivò ben presto.
Quel mattino i Potter e i Weasley sarebbero partiti insieme per raggiungere la Tana, cosa che tutti in famiglia facevano ogni anno.
-Perché dobbiamo aspettare che vengano zio Ron e zia Hermione?- disse James, in piedi nel giardino. -Ma che stanno facendo? Si stanno preparando?
-Esatto, James. Si stanno preparando.- ribatté Ginny. -Ora direi che puoi smetterla di fare tutte queste domande.
-Ma perché non partiamo o...
-Basta! Sarebbe maleducato.
James rimase in silenzio per qualche secondo, il viso imbronciato. Poi di scatto alzò la testa e fissò suo padre.
-Ehi, papà, posso farti una domanda importante?
-Certo.- rispose.
-Beh, è una cosa che riguarda il tuo lavoro, gli Auror... mi puoi dire a che punto siete? Cos'avete scoperto sulla morte di quel mago, Sebastian qualcosa?- chiese James di getto.
Albus e Lily si voltarono, curiosi.
Harry sembrò impallidire leggermente, e lo sguardo di Ginny si fece preoccupato.
-James, non dovresti...
-No, Ginny, è normale che sia curioso.- la interruppe Harry. -Immagino che tu abbia diritto a una risposta. Beh...
Sembrò rifletterci su un istante.
-Non abbiamo scoperto niente di speciale.- rispose infine. -Abbiamo parlato a lungo con la moglie di Sebastian Roland, cercando di capire se conoscesse qualcuno che potesse ucciderlo, o per quale motivo qualcuno avrebbe voluto fare una cosa del genere...
-Harry, ti sei dimenticato che stai parlando davanti a una bambina di nove anni?- esclamò Ginny.
Fece un passo verso di lui, e Harry sembrò spaventarsi davanti al suo sguardo furioso.
-Ok, scusa, scusa...- balbettò.
Albus guardò Lily, che non sembrava colpita dalle parole del padre, preoccupata o spaventata.
Solo curiosa.
-Mi dite cosa avete scoperto?- chiese con voce supplichevole. -Andiamo, ormai sono grande!
-Non abbiamo scoperto nulla, purtroppo.
Sospirò, e il suo tono e l'espressione sembravano sinceri. Ma James aveva sempre istruito Albus secondo una regola fondamentale : Non fidarti mai e poi mai degli adulti, anche quando sembrano convincenti.
E i motivi per cui Harry poteva rifiutarsi di parlare ai figli di quella faccenda c'erano eccome.
-Rose! Hugo!- gridò Lily, distogliendolo dai suoi pensieri.
Albus si voltò di scatto, e vide quattro persone attraversare il giardino della casa accanto.
Erano Rose e Hugo, accompagnati da un uomo dai capelli rossi e una donna bruna, che indossava una giacca nera molto simile a una veste.
-Ciao, Harry, Ginny! James, Albus, Lily...- disse Ron allegro, quando i quattro arrivarono nel giardino di casa Potter. -Scusate se siamo in ritardo. Hermione si è fissata perché non trovava più la sua bacchetta...
-Me tu, come un idiota, non l'hai nemmeno appellata!- sbottò Hermione. -E comunque...
Abbassò il tono della voce.
-Non mi sembra una buona idea parlare di queste cose qui, ad alta voce, in una strada Babbana.
-Puntigliosa come sempre, eh?- sorrise Harry. -E va bene, ora prendiamo la Passaporta. Lily, hai preso il regalo per Rose, vero?
A quelle parole gli occhi di Rose si illuminarono, mentre Lily arrossì.
-No, l'ho dimenticato in camera!- esclamò. -Scusate, vado a prenderlo, faccio subito!
Si voltò e corse verso la casa.

Note dell'Autrice : Bene, ecco il nuovo capitolo, spero che sia di vostro gradimento.:D
*Palla di fieno.*
Mi auguro anche che vi sia piaciuta l'entrata in scena della piccola Lily! Nel prossimo capitolo si parlarà della festa di Natale alla Tana. Ma non solo.

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Capitolo 4
*** Cene di Natale, conversazioni origliate e compleanni imminenti. ***


La Chiave del Re

Capitolo 4 : Cene di Natale, conversazioni origliate e compleanni imminenti.

La cucina della Tana era affollata di teste rosse, come a ogni Natale.
Striscioni bianchi e dorati erano affissi alle pareti, un lampadario formato da schegge di ghiaccio svolazzava sfiorando il soffitto, e in un angolo era stato messo in bella mostra un albero di Natale decorato con palline di tutti i colori, stelle di cartone, pupazzetti a forma di Babbo Natale e un gnomo di plastica sulla punta, buffamente vestito con stoffe rosse e un cappellino.
Ma a differenza degli altri anni, Molly e Arthur avevano deciso di aggiungere una decorazione : dei finti fiocchi di neve che veleggiavano nell'aria e risplendevano.
Quando Albus li vide, ne rimase stupito.
-Guarda che belli!- esclamò Lily, afferrando uno dei fiocchi.
-Ginny, Harry! Ma dov'è James?
I Potter si voltarono a quella voce. Una donna grassottella, i boccoli grigi che mantenevano ancora ciocche e sfumature rossicchie, stava camminando verso di loro; i suoi occhi erano illuminati dalla gioia.
-Mamma!- esclamò Ginny. -James è qui fuori a parlare con Roxanne e Hugo.
Molly abbracciò i Potter a turno, e Al si sentì felice nel rivedere nuovamente sua nonna. Da quanto tempo era partito per Hogwarts... beh, non poi così tanto, appena tre mesi.
Eppure dall'ultimo Natale passato con la famiglia era trascorso veramente un anno intero.
Albus si allontanò dai genitori, pronto a ricevere i saluti di tutti i Weasley.
-Ciao, Albus!
-Ciao, Al.
-Ehi, Albus.
-Albus! Ma come stai?
Lui rispose a tutti i saluti, sentendosi incredibilmente allegro e leggero nel trovarsi in mezzo a tutta la sua famiglia.
Finalmente il suo sguardo incrociò un paio di occhi verde oliva.
-Ted!
-Albus! Sbaglio o sei cresciuto in questi mesi?
Teddy Remus Lupin avanzò verso Al, sorridendogli, e reggendo un calice di succo di zucca.
Si strinsero la mano, e subito Al partì con le domande: -Allora, come va? Hai preso l'appartamento a Londra? E che lavoro stai facendo? A proposito, James...
Ted rise.
-Ehi, calma, una domanda per volta.- rispose. -Prima dimmi tu come ti trovi a Hogwarts.
-Benissimo! Sono finito a Grifondoro come James, speriamo che Lily tra due anni continui a portare avanti la tradizione.
-E intanto io rimango l'unico Tassorosso di famiglia.- disse Ted con un sorriso. -Ora puoi farmi le tue domande. Una alla volta. Oh, ciao, Fred. Ciao, Lily.
Albus lanciò un'occhiata a sua sorella, che li aveva raggiunti insieme a Fred, poi pose la sua prima domanda: -Allora, sei andato a lavorare al Ministero?
-Ancora no, Al. È difficile ottenere un posto di lavoro lì e ho solo diciannove anni.
-Quindi non lavori?
-No, sto cercando un lavoro momentaneo da qualche parte.- rispose lui. -Magari in un negozio a Diagon Alley.
-A proposito, Ted!- intervenne Fred con un sorriso ironico. -Sai che all'inizio dell'anno James è andato in giro raccontando a tutti che ha visto tu e Victoire che vi baciavate?
I tre ragazzi risero quando le guance di Ted si accesero e i suoi capelli scuri assunsero alcune sfumature bluastre.
-Io...- balbettò. -Insomma, James non si fa mai gli affari suoi! Non dovete ascoltarlo e...
-Ma non devi vergognarti, è una bella cosa! Pensa, potresti imparentarti con noi se sposassi Victoire!- esclamò Lily.
-Oh, andiamo, piccola... James sta esagerando. E Victoire ha diciassette anni. Ora non correte troppo con la fantasia...- ribatté lui, ancora imbarazzato.
Ma Lily continuò a ridacchiare. Fred scosse la testa e si rivolse ad Albus: -Dov'è tuo fratello?
-Qui fuori.- rispose lui, e immediatamente Fred corse verso la porta.

Ted rivolse un cenno a Lily e Al.
-Ragazzi, io vado. Devo... cercare una persona.- si limitò a dire, prima di avventurarsi tra i Weasley che affollavano la cucina.
Albus lo seguì con lo sguardo e notò che era diretto verso una bellissima ragazza bionda, con il viso delicato e la carnagione di un chiarore splendente; la cugina Victoire, sorella di Louis e Dominique.-Vado anche io fuori a cercare Hugo.- disse Lily. -Vieni con me?
Albus scosse la testa.
-No, preferisco rimanere qui. Devo trovare Rose, Roxanne e Louis.
-Va bene. A dopo!
Albus osservò Lily allontanarsi, poi si voltò e percorse con lo sguardo i Weasley presenti. Vedeva non solo i suoi cugini, ma anche gli zii.
Ecco Percy e Audrey, seduti al tavolo e intenti a chiacchierare con suo nonno Arthur. Poco lontano, conversavano Angelina e Fleur, mentre un uomo con il viso solcato da una cicatrice, lo zio Bill, si stava dirigendo verso Harry e Ginny.
-Ehi, Al, vieni.- disse in quel momento una voce femminile, e qualcuno lo tirò per il braccio.
Si voltò verso Rose, che lo fissava sorridente. Anche lei aveva sempre adorato il Natale passato alla Tana.
Lui la seguì fino al tavolo, dove Louis e Roxanne erano seduti ai posti in fondo.
-Ciao!- esclamò Roxanne, vedendoli. -Sedetevi qui a destra... stavo cercando di convincere Louis a giocare a Quidditch con noi, oggi.
I due presero posto, e subito Al disse: -Dopo undici anni speri ancora di convincerlo?
-Ecco, hai visto! Una persona che mi difende!- esclamò Louis. -C'è qualche problema se sono un anormale come Molly?
-Certo che no, finché non ci ordinerai di non correre per i corridoi di Hogwarts.- ribatté sarcasticamente Roxanne.
-Non lo farei mai!
Tutti e quattro risero, e Rose fu la prima a bloccarsi.
-Insomma, non vuoi proprio giocare a Quidditch, stavolta?- chiese a Louis con un'espressione falsamente dolce.
-No. Preferisco studiare Incantesimi... e  non dirmi che sono un secchione perché non è vero.
-Va bene. Allora cosa facciamo?- chiese Albus.
Rose sbatté le palpebre, e il suo viso si illuminò di quell'entusiasmo che la coglieva ogni volta che un'idea si faceva strada nella sua mente.
-Ho avuto un'idea!- disse infatti. -Andiamo nel capannone di nonno Arthur e vediamo i suoi oggetti Babbani.
-Ottimo, a me piacciono le cose Babbane.- rispose allegramente Louis. -Andiamo!
Si alzarono e uscirono nel cortile.
Per alcuni secondi Albus si fermò a guardare Hugo e Lily che giocavano, lanciandosi una pluffa, poi posò lo sguardo sul cielo leggermente grigiastro, ma dotato di una particolare luminosità.
Si riscosse e seguì i cugini lungo il cortile e verso il capanno, che aveva il tetto di legno mezzo sfondato.
Una volta entrati, Louis si guardò intorno con gli occhi brillanti. La sua passione per gli usi e gli strumenti Babbani era nota a chiunque lo conoscesse da almeno una settimana.
-Guardate queste!- esclamò, indicando una pila di lattine di Coca-Cola vuote e accartocciate, sparse su un cassettone.
-Oh, la Coca-Cola. Quella bevanda dei Babbani.- disse Albus. -A volte l'ho bevuta, quando sono andato a casa dei miei amici della scuola Babbana. È roba buona.
-Questo cos'è, Louis?- chiese Roxanne, china su quello che ai suoi occhi era un semplice pezzo di plastica grigio, con dei numeri stampati e uno specchietto nero.
-Un telefonino cellulare.- rispose Louis, dopo aver lanciato un'occhiata all'oggetto.
-Un tele-che?- esclamò Roxanne con espressione sconcertata.
Louis rise a quella faccia.
-Un oggetto che serve per telefonare... per chiamare. Tipo i telefoni dei Babbani che voi conoscete abbastanza bene, solo che questo si può portare in giro perché è piccolo e leggero, vedete? Non ha bisogno di fili e se vuoi chiamare qualcuno basta usare i tasti per comporre il numero.
-Ma chi te le spiega tutte queste cose?- disse Roxanne
-Zia Hermione, naturalmente. Rose, beata te che hai dei nonni Babbani.- rispose lui, con una scrollata di spalle.
-A dire il vero non è nulla di così eccezionale.- rispose lei in tono indifferente. Stava reggendo tra le mani un disegno fatto a mano, raffigurante due svettanti palazzi di vetro.
Rimasero lì per un'ora intera, prima di decidersi a uscire e giocare con gli altri cugini.

                                                                             *

Albus vide Lucy impugnare la mazza da Battitore con entrambe le mani.
-Va bene, Hugo. Tira quella pluffa. Non preoccuparti, non te la rispedirò sul naso.
Il bambino dagli spettinati capelli castani si preparò al lancio. Teneva in mano una pluffa, ed era stato lui a proporre quel gioco : imitare uno sport Babbano di cui non ricordava il nome, ma che consisteva nel colpire una pallina con una mazza.
In mancanza di palline, la scelta era ricaduta sulla pluffa.
Finalmente Hugo scattò in avanti e lanciò. Lucy rimase ferma e all'ultimo colpì forte con la mazza, facendo volare la pluffa, che per poco non colpì la testa di Hugo.
Il bambino si scostò e scoppiò a ridere, insieme al resto dei cugini che assistevano alla partita.
-Adesso è il mio turno!- esclamò Roxanne avvicinandosi a Lucy. -Su, dammi l...
-Ragazzi! Stanno portando fuori i piatti!- la interruppe una voce.
Tutti si voltarono verso la soglia di casa. Molly Weasley, la figlia di Percy e Audrey, li stava squadrando con la sua espressione seria e composta.
-Va bene, Molly.- borbottò Lucy, seccata.
Dopo un paio di minuti, tutti gli adulti della famiglia Weasley-Potter erano occupati a sistemare piatti, posate e bicchieri su un lungo tavolo allestito sul fondo del giardino.
Albus saltellava accanto al tavolo, osservando con l'acquolina in bocca i piatti ripieni di pollo arrostito, pasta con le cozze caramellate e i bicchieri di Acquaviola.
-Allora, si mangia?- chiese Roxanne allegra, rivolta a suo padre.
George Weasley le sorrise e le scompigliò i capelli.
-Pazienta un attimo, ancora non abbiamo finito di portare tutta la roba.
Albus lo osservò aiutare la moglie Angelina a trasportare fino al tavolo dei piatti ripieni di quello che sembrava pesce.
Quando finalmente tutti i piatti furono ordinatamente disposti, Molly si avvicinò al tavolo e batté le mani.
-Weasley e Potter a rapporto! Si mangia!
Non che ci fosse bisogno di fare quell'annuncio; già Fred, James e Dominique erano corsi a sedersi. Albus camminò lungo la linea del tavolo e prese posto sul fondo, accanto a un uomo con i capelli di un rosso attraversato da poche ciocche grigiastre.
-Ciao, zio Charlie!
Notò Roxanne voltarsi di scatto, e spalancare gli occhi nel vedere Charlie. Corse verso di loro e si sedette accanto allo zio.
-Ciao!- esclamò. -Zio, come va? I draghi come stanno? Siete riusciti a far star docile quel Dorsorugoso di Norvegia, alla fine?
Al trattenne un sorriso. Fin da piccola Roxanne era stata fissata con i draghi, e adorava suo zio Charlie proprio per poter parlarne insieme a lui; diceva di voler diventare una domatrice di draghi, un giorno. E Charlie l'avrebbe aiutata.
-Buon appetito a tutti!- esclamò in quel momento Arthur Weasley, riuscuotendolo dai suoi pensieri.
Era seduto a capotavola e levava in alto un calice, probabilmente colmo di Burrobirra.
-Buon appetito!
La cena iniziò, con un gran rumore di piatti spostati, posate che sbattevano, bevande ingurgitate.
-Allora, Albus, Roxanne. Come vi trovate a Hogwarts?- chiese Charlie. Ecco, ad Al piaceva Hogwarts ma quella domanda forse stava diventando stancante.
-Bene, benissimo!- disse Roxanne. -A volte andiamo a trovare Hagrid, ed è da lui che mi faccio raccontare cose sui draghi. Però tu ne sai di più! Dunque, stavamo parlando del Dorsorugoso di Norvegia.
-Esatto. Sta benissimo, non preoccuparti. Ancora ringhia e sbuffa, ma non è feroce come una volta.
Albus si disinteressò a quella discussione. I draghi lo incuriosivano, certo, ma avrebbe preferito vederne uno di persona, invece di ascoltare discorsi sull'argomento.
Ok, sapeva già che se si fosse trovato davanti un vero drago avrebbe iniziato a tremare, pur guardandolo come se fosse una divinità.
-Ehi, Albus.
Louis si era seduto accanto a lui e gli aveva messo una mano sulla spalla.
-Oh, ciao.- gli sorrise. -Per fortuna ci sei tu. Roxanne sta parlando con lo zio Charlie.
Lui soffocò una risata.
-Sì, l'ho visto. Non si fermerà un attimo.
Iniziarono a mangiare i dolcetti ripieni di cioccolato e panna che si trovavano nei piatti davanti a loro. Albus masticò rapidamente e si sporse per afferrare una fetta di prosciutto.
Incrociò gli sguardi di Rose e Ron, che erano seduti davanti a lui.-Dunque, Al.- gli disse Ron con un sorriso. -Mi ero dimenticato di dirtelo, prima. Mi complimento con te per essere finito a Grifondoro. E naturalmente, anche Rose ha fatto bene a essere smistata lì. E anche tu, Louis.
-Se fossi stata una Corvonero adesso saresti così contento?- chiese lei, divertita.
-Beh, ecco... sì...- ribatté Ron, sebbene la sua espressione non fosse molto convincente. -Ditemi un po', non avete certo dato confidenza ai Serpeverde, vero?
-No, papà.
-E Hagrid, come sta?
-Bene. Anche se è tutto preso dall'idea di allevare un Augurey. Almeno la sua capanna è abbastanza lontana dalla scuola.- rispose Albus.
-Un... Augu-cosa?- chiese Ron leggermente perplesso.
Hermione, seduta al suo fianco, gli tirò una gomitata e lo fulminò con lo sguardo.
-Ronald! Non sei mai stato attento durante le lezioni di Cura delle Creature Magiche?
-Ma figurati!- rispose lui in tono indifferente. -Perché avrei dovuto?
Hermione sospirò, suscitando le risate di Rose, Albus e Louis.
-Lascia stare, le tue conoscenze non vanno al di là di chi ha vinto la coppa del mondo di Quidditch...- borbottò la donna.
Albus si morse le labbra per non ridere di nuovo e afferrò un bicchiere colmo di Acquaviola.
-Zio Ron, qual'è stata l'ultima partita della stagione?- chiese, dopo aver sorseggiato la sua bevanda.
-I Ballycastle Bast contro i Wington Wandares! E hanno vinto i Ballycastle, peccato, tifafo per i Wington. Io continuo a sperare che i Cannoni di Chudley vincano la prossima partita...
-Ancora ci speri!- rise in quel momento Roxanne, che sembrava essersi finalmente staccata da Charlie. -Sono dei totali falliti, quelli lì...
Ron si fece rosso in viso.
-Roxanne! Non dovresti dire così!
La cena continuò in quel modo, con discussioni su Hogwarts, sui draghi e sul Quidditch, finché Molly non richiamò l'attenzione generale con un: -Arriva il dolce!
Albus si voltò così di scatto che per poco non si storse il collo.
Molly era arrivata vicino al tavolo e reggeva tra le braccia un enorme vassoio, sul quale era poggiata una torta enorme, al cioccolato, ma farcita con crema e piccoli dolcetti e biscotti colorati.
-Grandioso!- urlò Fred, alzando in aria la sua forchetta, e risuonarono le urla di tutti i ragazzini Weasley. Naturalmente, i Potter erano compresi tra loro.
Quando la torta fu posata sul tavolo, Albus si affrettò a tagliarne una grossa fetta e sistemarla nel suo piatto.
-Sembra... sembra...- balbettò Louis, prendendo il suo coltello.
-Una delizia, vero?
-Sì, una delizia.
In effetti il sapore dolce e intenso di quella torta era meraviglioso. Albus divorò tutta la sua fetta e si sporse per tagliarne una seconda.
-Ehi, ne voglio un'altra!
-Bis, bis!
Era ritornata l'atmosfera allegra di sempre, l'atmosfera di Natale che Albus amava tanto. Gli veniva da sorridere nell'osservare i resti della cena sparsi sul tavolo, la torta tagliata, i Weasley e i Potter che chiacchieravano e mangiavano.
Per un solo secondo, desiderò poter rimanere con la sua famiglia invece di tornare a Hogwarts.
Scacciò subito quel pensiero.
Adorava Hogwarts, e ci sarebbe sempre tornato. Così sarebbe stato per sette anni.

                                                                                 *

Le cene di Natale alla Tana erano sempre meravigliose, ma il momento preferito di Albus era il dopo cena : tutti i regali venivano trasportati su, nelle stanze che una volta erano appartenute ai suoi zii, e i ragazzi salivano per scartarli e per giocare insieme, mentre gli adulti rimanevano a chiacchierare nel cortile o in cucina.
Albus salì le scale impaziente, e quando arrivò nel corridoio, dove si trovava James, suo fratello cercò di fargli lo sgambetto.
Si scostò appena in tempo.
-Smettila, idiota.- disse lanciandogli un'occhiataccia.
-Andiamo, volevo solo mettere alla prova i tuoi riflessi!- esclamò James, con finta esasperazione. Si diresse verso una delle porte ed entrò nella stanza, seguito da Albus.
Dentro la camera si trovavano già Lily, Hugo, Rose, Lucy, Dominique e Louis.
Chissà dov'erano Roxanne e Fred. Invece Molly si trovava al piano di sotto a parlare con gli adulti, cosa che aveva iniziato a fare fin dai suoi dodici anni. E Victoire, ormai maggiorenne, era con lei.
-Ecco i regali!- esclamò Dominique, indicando la pila di pacchi colorati accatastata sul letto.
-Bene, apro prima io i miei!- disse James, e si avvicinò ai regali.
-Scherzi? Li apriamo insieme.- lo rimbeccò Lucy. E afferrò un pacco verde con su scritto "Per Lucy Weasley, da Percy e Audrey."
Anche Al iniziò a rovistare tra tutti quei regali, per trovare i bigliettini indirizzati a lui. Alla fine ne trovò cinque e si accomodò sul letto per poterli aprire.
-Fantastico, il modellino di Hogwarts!- urlò Lily in quel momento.
Tutti si voltarono a guardarla mentre, con gli occhi accesi dall'entusiasmo, reggeva in mano una statuina raffigurante il castello di Hogwarts. Per quel che Albus ricordava, era piuttosto fedele all'originale, con tutte quelle torri e quelle finestre.
-Bello, Lily.- le sorrise Dominique.
-Scusate, non siamo in ritardo?
Fred e Roxanne entrarono in quel momento nella stanza, e i cugini li salutarono con un cenno.
-Ciao! No, non siete in ritardo, non preoccupatevi.- disse Rose, scuotendo un pacchetto blu con la carta floscia. -Questo è per me da parte di Lily, vediamo...
-Perché vi siete trattenuti?- chiese James.
-Volevamo stuzzicare Victoire e tirare uova di rospo in testa a Molly. Ci hanno minacciati di farci tornare subito a casa.- replicò Roxanne con un'alzata di spalle.
Albus sorrise e tornò a guardare i suoi cinque pacchi. Scartò il primo, avvolto in carta argentata e leggera, il regalo dei suoi genitori.
Aprì la scatola e sgranò gli occhi nel vedere un pacco riportante la scritta in grossi caratteri rossi : Nuova Edizione della Carte da Gioco Autorimescolanti, dotate di un incantesimo che permette loro di cambiare immagine.
-Ottimo.- commentò a bassa voce. Lasciò le carte nel pacco, che addossò al muro dietro di sé.
Ne afferrò un altro, verde e con il fiocco dorato. Semplicemente tastandolo, capì che si trattava dell'ennesimo maglione di sua nonna Molly, con la lettera A stampata sopra.
L'anno scorso il maglione in questione era di un rosa pesca orribile, e Albus aveva cercato di rifilarlo a Lily. (Lei aveva commentato, storcendo il naso: -Non lo metterei neanche se altrimenti non mi facessero andare a Hogwarts.-)
Chissà quest'anno che colore gli sarebbe toccato.
Ok, lo aprirò dopo., pensò, e spinse via il pacchetto.
Avvertì un fischio nell'aria, e quando alzò lo sguardo vide un Frisbee Zannuto rosso saettare per la stanza, sbattere contro le pareti e infine volare a tutta velocità verso di lui.
Agì d'istinto, alzando le braccia e afferrando il Frisbee. Lo strinse, impedendogli di volare via, anche se quello si dibatteva tra le sue mani.
Vide James scoppiare a ridere, e lo degnò di uno sguardo furioso.
-Me l'hai lanciato tu?
-Ma certo! Dovevi vedere la tua faccia terrorizzata mentre...
Albus scagliò il frisbee verso James, che balzò di lato per non essere colpito. L'oggetto sfrecciò nuovamente attraverso la stanza e andò a colpire proprio la finestra, frantumando il vetro in centinaia di pezzi che si riversarono a terra tintinnado.
Videro il frisbee fermarsi bruscamente in aria, appena un metro fuori dalla finestra, per poi cadere.
-Maledizione, era il mio nuovo frisbee!- esclamò James, mentre tutti nella stanza ridevano.
-Benissimo, te lo meriti...- ribatté Al.
-No, adesso tu vai a recuperarlo!
-Cosa?
-Sei stato tu a lanciarlo nel cortile! Quindi tu lo vai a riprendere.- insistette James.
-Io n...- si oppose Albus.
-Muoviti, Al.- intervenne Roxanne bruscamente. -Vai a prendere quel frisbee e basta.
Lui sospirò e si alzò.
-Va bene. Ma la prossima volta, col cavolo che ci vado! E i pezzi di vetro li togliete voi!
Rassegnato, uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle. Corse lungo il corridoio e giù per le scale. Si trovò in un altro breve corridoio, e davanti a lui c'era la porta socchiusa della cucina; si udivano le voci degli adulti, probabilmente seduti a parlare intorno al tavolo.
Si avvicinò e stava per spalancare completamente la porta, quando riconobbe ciò che le voci stavano dicendo.
-Ma Sebastian Roland...
Si bloccò. Stavano parlando di Sebastian Roland. Forse Harry stava raccontando cosa avevano scoperto gli Auror!
Era ben deciso ad ascoltare, così spinse la porta di pochissimi centimetri, stando ben attendo a non farla cigolare, e si accostò. Dallo spiraglio della porta, osservò i suoi genitori, zii e nonni seduti intorno al tavolo, con espressioni gravi e attente.
-Dunque, la casa era intatta, anche la moglie ha confermato che non è stato rubato nulla.- stava dicendo Harry. -Ma dopo una seconda perquisizione è stato ritrovato un oggetto che non apparteneva a Roland. Era... era un teschio. Un teschio piccolo e con delle sfumature verdi. Era poggiato sopra un libro, e si pensa che ci sia un collegamento.
-Che libro era?- chiese Fleur, la pronuncia inglese quasi perfetta.
-Un libro sui Babbani che secoli fa erano a conoscenza della magia. Non si sa precisamente se questo nesso c'è, è solo un sospetto.- le rispose Ron. -Il teschio è stato naturalmente prelevato e portato al Ministero. Sono state effettuate le normali procedure ma non abbiamo scoperto poteri nascosti o roba simile.
-E... il movente? Non avete indizi nemmeno su quello?- domandò Arthur.

Harry scosse la testa.
-No. Abbiamo solo teorie, e naturalmente la più indicata è quella dell'invidia. Roland era un mago saggio, molto colto ed espertissimo di varie branche della magia. Ma non si conoscono persone che sembrassero avere intenzione di ucciderlo per carpire le sue conoscenze.
-Possibile che nessuno...
-Al! Che ci fai qui?
Albus si voltò, terrorizzato e con il cuore in preda a battiti furiosi. Scivolò dietro la porta e vide sua cugina Molly avanzare lungo il corridoio, guardandolo con cipiglio severo; molto simile alla signora Weasley.
-Stavi origliando?- sbuffò la ragazza, quando l'ebbe raggiunto. I suoi capelli castani e lisci le ricadevano liberamente sulle spalle.
-No, Molly, io... ti prego, non farmi scoprire! Stavo...- esclamò a bassa voce.
Certamente non poteva parlare a Molly di quello che stava ascoltando : lei non avrebbe capito e gli avrebbe detto seccamente di non impicciarsi in quelle faccende da adulti.
La ragazza distolse lo sguardo da lui per accostare l'orecchio allo spiraglio della porta, lo sguardo curioso e deciso.
Oh, che fortuna.
Albus aveva dimenticato che a volte Molly abbandonava il suo contegno rigido e responsabile per cose come quelle. In fondo anche lei era una Weasley.
Sgattaiolò accanto alla cugina e tornò ad ascoltare. Ma non poteva vedere l'interno della stanza, con Molly davanti a lui.
-E cos'altro avete scoperto?- disse una voce femminile, probabilmente quella di Victoire.
A rispondere fu Harry.
-C'è una cosa, un'ultima che sappiamo su quella notte.
Al trattenne il respiro, agitato e sulle spine. Ma si sentiva al tempo stesso stranamente estasiato per il fatto di stare origliando; per un attimo fu attraversato dal senso di colpa per quella sensazione positiva. Insomma, stavano parlando della morte di un uomo!
-Circa mezz'ora prima che la moglie di Roland tornasse a casa, si dice che qualcosa si sia mosso nella villa. È stata una strega anziana a dircelo. Stava passeggiando nei pressi della casa quando ha sentito un rumore nel giardino.  Ha dato uno sguardo e le è sembrato di scorgere un'ombra dietro una finestra, e poi il rumore di libri aperti, sbattuti e lanciati sul pavimento. Non è un granché come testimonianza, ma si sospetta che sia stato l'assassino a creare quei rumori. Forse è stato l'assassino che la donna ha visto.
Per alcuni secondi, regnò il silenzio. Albus lanciò un'occhiata a Molly. La ragazza stava dritta, con i pugni stretti, lo sguardo serio e leggermente cupo.
Eppure, qualcosa brillava nei suoi occhi. La sua espressione era anche spavalda e solenne, come di chi sta assumendosi una responsabilità della massima importanza.
Albus pensò che quello fosse lo sguardo di un Grifondoro. E nonostante il suo smistamento a Corvonero, quello era uno dei momenti in cui Molly Weasley Jr dimostrava un temperamento Grifondoro.
Si levò nuovamente una voce, quella di Hermione.
-Sì, ma è possibile che si trattasse anche di Roland, poco prima di morire. Forse stava consultando i suoi libri. Se invece era l'assassino che stava consultando quei libri...
-Beh, è probabile che stesse cercando qualcosa contenuto nei testi di Roland, e che lui non aveva voluto rivelare.- concluse Ron.
Nuovamente silenzio.
-Albus, che ci fai là?
Lui e Molly si voltarono. Videro James, irritato, raggiungere gli ultimi gradini delle scale. Per fortuna era abbastanza lontano dalla porta, e nessuno in cucina lo sentì.
-James, stai zitto!- lo rimbeccò Molly dopo aver fatto dei passi verso di lui, e cercando di mantenere bassa la voce.
-Ma che cavolo... lui deve andare a riprendermi il frisbee! E perché parli a bassa v...
Molly lo zittì tappandogli la bocca e premendo per bene la mano.
-James. Non. Parlare. A. Voce. Alta.- disse severa.
Lui annuì, confuso e arrabbiato, e quando Molly ritirò la mano si avvicinò ad Al con passi leggeri.
-Ma che stai ascoltando?- gli mormorò.
Albus lo trascinò verso le scale per una manica della maglia.
-Ora ti spiego. Molly, vieni con noi?
-Non posso, si chiederanno perché non sono ancora tornata.- ribatté lei. -E Albus, non pensare troppo a questa faccenda. Non raccontare troppo a James. Non montatevi la testa! In ogni caso voi non potete fare niente.
Mise grande enfasi nell'ultima parola. Era tornata la Molly di sempre.
-Va bene.- mentì Albus con un sospiro. -Tanto è roba per Auror, e io devo stare a Hogwarts. Su, James, torniamo di sopra.
Raggiunsero la stanza, con James che lanciava al fratello occhiate perplesse e nervose.
-Ma che stavi facendo?- esclamò mentre entravano nella camera, gli occhi dei cugini puntati su di loro. -Perché parlavate a bassa voce? Spiega!
Albus si voltò verso il resto dei Weasley, senza sapere cosa dire esattamente.
Poteva parlare, davanti ai piccoli Lily e Hugo?
-Ehi, non hai preso il frisbee?- gli chiese Louis.
-No...
Albus scosse la testa.
-Io ho sentito una cosa. Anche Molly ha ascoltato. Ecco...
-Parla e basta, idiota.- borbottò James, gli occhi al cielo.
-Va bene, ma Lily e Hugo devono uscire.
-Cosa? No!- urlò lui, indignato. -Io voglio sapere di cosa state parlando.
-Anche io!- gli fece eco Lily.
-No, siete troppo piccoli.- disse Albus, seccato. -Sono cose da grandi.
-E tu, Albus, hai giusto due annetti in più di Lily e Hugo.- ribatté Dominique, il sopracciglio alzato.
Lui si zittì, incapace di rispondere per qualche istante.
-Ora, o parli o ti spedisco a prendere il mio frisbee lanciandoti direttamente giù dalla finestra!- esclamò James.
Albus sospirò.
-Va bene, va bene.
Andò a sedersi alla scrivania vicina, incrociò le braccia al petto e riferì quello che aveva sentito dire sulla morte di Sebastian Roland.
-Non mi sembra una cosa tanto sorprendente.- commentò infine Fred.
-Per me, invece... è preoccupante, insomma. La testimonianza di quella strega potrebbe essere utile e...- disse Albus.
-Anche io penso che sia preoccupante.- lo appoggiò Lucy. -Ma, Al, siamo ragazzi. Cosa potremo mai fare? Anche se sappiamo queste cose... sono inutili, ecco. Semplici informazioni su cosa succede nel mondo magico. Invece tu hai l'aria di chi vuole risolvere il problema a tutti i costi.
Lui arrossì.
-No, è semplicemente...
-E va bene, questa cosa preoccupa anche me ma adesso che ne dite di pensare al fatto che è Natale?- intervenne James. -Lucy ha ragione, non possiamo fare nulla. Non ci possiamo rovinare la serata per parlare di questo! Torniamo a scartare i regali, e... Albus, devi ancora riprendere il mio frisbee.
Il ragazzino sospirò.

                                                                              *

-Oh, Molly, è stata una cena magnifica, te lo assicoro!
L'accento francese di Fleur si fece ben sentire sull'ultima parola, a Albus si sforzò di non ridere.
I suoi genitori e quelli di Louis si stavano scambiando saluti e formalità con Molly e Arthur; erano le ultime due famiglie rimaste alla Tana, ma ormai era tardi e anche loro dovevano partire.
-Grazie mille, Fleur, non immagini... tornare pure a trovarci quando volete!
Albus vide Victoire avvicinarsi alla soglia della casa insieme a Ted.
-Nonna.- disse, rivolta a Molly. -Ted può usare qui la Metropolvere per tornare a casa? Sai, ha perso la sua passaporta e...
-Sbadato come sempre.- rise Molly. -Ma certo, caro, fai pure! Entra, i barattoli con la Metropolvere sono sullo sgabello accanto al camino.
-Grazie mille, Molly.- rispose lui, sorridente. Per un attimo si voltò verso Victoire e le rivolse uno sguardo complice.
-Ci vediamo alle prossime vacanze, Victoire.- disse, e si limitò a stringerle la mano, lì davanti a tutti.
Lei sbatté le palpebre, evidentemente lusingata e compiaciuta.
-Alle prossime vacanze, Ted.- disse con una punta di dispiacere nella voce.
Quando lui entrò in casa, Dominique non riuscì più a trattenersi e sbuffò.
-Mamma, papà... ora possiamo andare? Sono stanca.- disse, con quella voce falsamente dolce che utilizzava ogni volta che le serviva qualcosa, recitando la parte della bambina piccola e bisognosa di attenzioni che certo non era.
-Oh, scusaci, Dom!- esclamò suo padre.
Bill e Fleur sembravano cascarci sempre.
-Allora andiamo a prendere la passaporta. Forza, Victoire, Louis... andiamocene.- continuò Bill. -Grazie ancora per la cena, mamma. Queste feste sono sempre bellissime. Harry, Ginny... ci vediamo! James, Albus, Lily, anche voi.
L'aria risuonò di innumerevoli saluti, e quando la famiglia Weasley fu scomparsa nel giardino dietro casa, anche Ginny disse: -Ora dobbiamo andare anche noi, è proprio tardi. Lily non si regge in piedi, ma guardatela! Papà, mamma, ci rivediamo alla festa di Molly.
Il compleanno di Molly, il sei gennaio! Era imminente, ma Albus se ne era scordato del tutto.
Mentre lui e la sua famiglia si dirigevano al cancelletto della Tana, dove si trovava il grosso cappello a punta che avevano utilizzato per passaporta, decise cosa le avrebbe regalato.
Una nuova macchina fotografica. Se non sbaglio, stasera si lamentava perché aveva esaurito i rullini.

Note dell'Autrice : Salve, spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento!
Dunque, una nota su quelle "cozze al caramello" che descrivo durante la cena... so che l'idea di cozze al caramello fa proprio vomitare, ma ho pensato che nel mondo dei maghi esistono così tante cose strane e fuori dal comune che i cibi non fossero risparmiati.
E così ho del tutto inventato la pasta con le cozze al caramello.xD

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Capitolo 5
*** Il ritorno. ***


Capitolo 5 : Il ritorno.

La porta era davanti a lui. Doveva solo aprirla. Ancora un passo...
-Muoviti, Al.
Louis lo superò con una spallata e aprì per lui la porta del dormitorio maschile dei Grifondoro.
-Ciao, Will, Anthony!
-Ehi, Louis, Albus.
Come in un sogno, Albus mise nuovamente piede nel dormitorio, seguito dal cugino.
Louis aveva salutato Anthony e Will, due loro compagni dello stesso anno che passavano tutto il tempo insieme.
Si limitavano a salutare Al e Louis quando li incontravano.
-Allora, passate delle buone vacanze?- chiese comunque Louis, sedendosi sul suo letto; il contesto era perfetto per iniziare una conversazione.
-Oh, sì! Pensate, io sono andato in Spagna a trovare mia sorella maggiore.- disse Will. -Vive là da un anno e la Spagna è proprio fantastica! Non avrei mai immaginato che Madrid fosse così grande...
-Ma anche Londra la è.- obbiettò Anthony.
-Dimentichi che io non sono di Londra?
-Comunque, voi che avete fatto?- chiese Anthony ad Albus e Louis.
-Abbiamo festeggiato il Natale in famiglia come al solito.- rispose Al. -Pensa, mi hanno regalato un lucidatore automatico di bacchette! E un pacco di Carte Autorimescolanti con le immagini che cambiano. Tu?
-Un videogioco. Sapete cos'è? È un oggetto Babbano.
-Oh, sì, lo conosco benissimo!- esclamò Louis. -Si tratta di un attrezzo con del vetro chiamato schermo, su cui si possono vedere delle immagini dei personaggi e le ambientazioni, e se tu clicchi sui tasti di un altro oggetto puoi comandare i personaggi e costruire una storia... giusto?
Anthony rise.
-Esatto. Una cosa del genere.
-Ditemi, avete visto Frank? Non ci sentiamo da un po', e sul treno non c'era.- disse Louis.
-Sì, l'ho visto.- gli rispose Will. -Stavo salendo le scale per venire in sala comune e c'era lui che chiacchierava con due ragazzi, vicino al sesto piano. Però non saprei dire dove è andato.
Passarono alcuni minuti, durante i quali i quattro ragazzi furono impegnati a chiacchierare di vacanze e regali di Natale.
A un certo punto la porta del dormitorio si aprì, e comparve Frank, con un sorriso allegro sul volto.
-Buonasera! Albus, Louis!
-Ciao, Frank, come stai?- chiese Al, alzandosi rapidamente per stringergli la mano.
-Oh, tutto a posto. Questo Natale è stato più divertente degli altri. Io e mia sorella siamo stati su una pista di pattinaggio Babbana e non vi dico cosa mi sono fatto...
Louis scoppiò a ridere, mentre Albus lanciò un'occhiata fuori dalla finestra.
Vedeva ancora della neve ricoprire il parco e il castello, ma era decisamente diminuita rispetto a dicembre. Il ghiaccio che aveva trasformato il Lago Nero in una pista si era ormai sciolto, ed erano rimasti solo alcuni blocchi che galleggiavano nell'acqua.
-Voi che avete fatto durante le feste?- chiese Frank. Si era chinato sul suo baule e stava rovistando tra i vestiti e i libri.
-La solita festa alla Tana.- rispose Al. -Anche se ci siamo divertiti. E...
Gli balenò in testa un'idea. Ma sì, poteva raccontare anche a Frank, Betsabea e Rudolf di quello che aveva sentito riguardo Sebastian Roland.
Aveva rivisto i due fratelli Finwel quella mattina, sul treno, e aveva passato con loro e i suoi cugini tutta la giornata.
-Sono felice di essere tornato qui.- affermò intanto Frank. -Mi mancava il dormitorio. E non vedo l'ora che ricomincino le lezioni.
-Anche Rose non vede l'ora.- disse Louis con un sorriso. -Anche se, a differenza tua, non penso che sia in trepidante attesa di tornare a innaffiare Rose Strangolatrici.
-Rose, vostra cugina Rose?- chiese Will con un luccichio negli occhi.
-Sì, lei. Perché?
-Beh... niente, niente. Volevo sapere. Mi sembra una ragazza... simpatica, ecco. Anche se non le ho mai parlato...- balbettò il ragazzino, con le guance in fiamme.
Albus e Louis si scambiarono un sorriso.
-Come mai ti sei trattenuto, Frank?- chiese Al d'un tratto.
-Dovevo parlare con Betsabea e Rudolf.- rispose lui. -E poi, mio padre mi ha chiamato nel suo ufficio, dicendomi che doveva parlare con me. E nel cercare di tornare, mi sono perso...
-Di cosa voleva parlarti?
-Del mio rendimento in Erbologia, voleva complimentarsi.
-Scusa, non poteva farlo durante le vacanze?- chiese Will.
-Oh, no. Non è tornato a casa, è dovuto rimanere a Hogwarts, quindi l'ho rivisto solo oggi.- rispose Frank, scrollando le spalle. -Sapete che ore sono?
-Sì, quasi le undici. Sarebbe ora di dormire, non credete?- rispose Louis.
-Hai ragione.- disse Al. Si rese improvvisamente conto che si sentiva un po' stanco e affaticato.
Il suo letto era comodo, morbido, pronto per lui.
Non dormiva lì da qualche settimana, quindi fu felicissimo di infilarsi il pigiama e scivolare tra le coperte pesanti.
Si addormentò abbastanza presto, e sognò una lunga fila di scale che scendeva nel buio, alla fine del quale si trovava una stanza circolare, piena di libri sparsi ovunque.
Al suo risveglio, non ricordava nulla del sogno.

                                                                            *

-Buongiorno, Betsabea.
-Ciao, ragazzi.
Albus e Rose si sedettero accanto a Betsabea, al tavolo dei Grifondoro. Lanciarono tutti e tre un'occhiata al soffitto invisibile, e videro il cielo grigiastro, gonfio di nubi.
La mattina si prospettava piovosa.
-Speriamo che non piova.- si lamentò Betsabea, picchiettando le dita sul tavolo. -Per fortuna si studia Erbologia nelle serre.
Alla parola Erbologia Rose alzò gli occhi al cielo.
-Sei riuscita a svegliare Roxanne?- chiese all'amica, decisa a cambiare discorso.
-No. Me ne sono andata e lei dormiva ancora. Speriamo che in questo momento si sta alzando. Se lo fa entro due minuti, forse riuscirà ad arrivare alle serre prima che la lezione finisca.
Albus e Rose risero.
-Louis invece doveva andare a prendere una cosa in biblioteca.- disse Al, e allungò un braccio verso i bicchieri di succo di zucca. -E Frank sta parlando con sua sorella.
Betsabea lanciò una veloce occhiata al tavolo dei Corvonero, dove Frank era impegnato a conversare con una ragazzetta bionda, che non dimostrava più di quattordici anni.
-Che altre lezioni abbiamo dopo Erbologia?- chiese Albus.
-Difesa Contro le Arti Oscure alla seconda ora.- rispose Rose. -E poi Pozioni e Storia della Magia.
-Le ultime due lezioni mi uccideranno.- sospirò Betsabea. -Sicuramente la professoressa Milloc mi chiederà il ripasso di quella pozione che cambia la voce...
-Se vuoi ti aiuto io, so tutto su quella pozione.- affermò Albus con fierezza.
-Grazie. Dimmi, qual è il primo ingrediente?
-Miele concentrato, poi fai bollire per...
-Giorno!- intervenne Frank, raggiungendo il tavolo, e prese posto accanto a Rose.
-Buongiorno. Sarai felice di sapere che abbiamo Erbologia alla prima ora.- gli sorrise Betsabea.
-Oh, sì. Non vedo l'ora di andarci.- rispose lui allegramente, impegnato per di più a raccogliere pasticcini nel suo piatto.
Dopo pochi minuti vennero raggiunti da Louis e Roxanne.
Lui aveva un aspetto normale, capelli e divisa ordinati, mentre lei aveva la veste spiegazzata, lo sguardo assonnato e i capelli scomposti.
-Giorno...- biascicò la ragazza sedendosi. -Che... che cosa dite di bello?
E si interruppe per sbadigliare.
-Ma non rifletti mai la mattina, quando ti alzi tardi?- le chiese divertito Louis.
Roxanne si limitò a lanciargli un'occhiataccia.
-Spero che abbiate fatto i compiti per le vacanze.- intervenne Betsabea, facendo sussultare Roxanne.
-C... compiti per le vacanze?- balbettò.
-Sì. Il tema sui vari funghi. Era una cosa facilissima.
-Ah, sì. Ricordo di averlo fatto.- rispose lei, sollevata. -Anche se ho completamente dimenticato le cose di Trasfigurazione, Storia della Magia, Pozioni...
-Di tutto, insomma.- tagliò corto Rose.
-Esatto.
Finirono in fretta di fare colazione, si alzarono e uscirono dalla Sala Grande.
Passarono per la sala d'ingresso, la scalinata esterna e il parco, ancora ricoperto di brina e mucchietti di neve.
L'aria era incredibilmente fresca e dava leggeri brividi, ma Albus la trovava inspiegabilmente stimolante; forse lo stimolava a correre.
Raggiunsero le serre di Erbologia, impegnati in una conversazione sulle battaglie a palle di neve, e quando entrarono nella serra Numero Tre, Neville rivolse loro un sorriso.
-Buongiorno, ragazzi!- esclamò, levandosi i paraorecchie viola. -Siete arrivati presto, vedo. Prendete pure posto, intanto che io controllo le piante.
-Certo, professor Paciock.- ribatté Albus, allegro.
Notò Rudolf Finwel che chiacchierava insieme a un ragazzo e una ragazza, poco lontani da lì.
Betsabea si affrettò a raggiungerlo, e i suoi amici la seguirono.
-Ciao, Rudolf.- lo salutò lei.
Il ragazzino si voltò, le rivolse un cenno.
-Ehi, ciao. Potresti elencare a Ylenia tutti i tipi di fiori che abbiamo in giardino? Io già li ho dimenticati.
E indicò la ragazzetta paffutella e bruna che gli stava accanto.
-Certo.- replicò Betsabea. -Tu... come ti chiami?
-Ylenia Chatterbend.
Le due ragazze iniziarono a parlare, e Albus si disinteressò alla loro conversazione. Preferì guardare il ragazzino amico di Rudolf, che sembrava fissarlo con soggezione.
-Ciao.- gli disse, porgendogli la mano. -Tu chi sei? Io mi chiamo Albus Potter.
Quello spalancò la bocca per la sorpresa.
-Allora sei davvero Albus Potter! Sei davvero amico della sorella di Rudolf.- disse estasiato. -Io mi chiamo Julian Morres.
Gli strinse la mano con molta forza, e sembrava che non volesse più lasciarla andare.
-Ehm, sì. Ma non mi piace... che tutta la gente parli di me per il mio cognome.- balbettò Al. -Vedi, è... fastidioso.
-Certo, scusa, non intendevo infastidirti! Voi siete i suoi cugini?
Per qualche minuto Julian tempestò i Weasley di domande, sulla loro famiglia, sui loro genitori, su come si trovassero a vederli ogni giorno.
Inutile spiegargli che erano semplicemente i loro genitori, e sarebbero sempre rimasti persone normali, pur avendo combattuto nella guerra magica.
-Va bene, ragazzi!- esclamò Neville a un certo punto. -Oggi vi parlerò dei Cespugli Farfallini. Tutti ai vostri posti, su. Non perdiamo tempo.
Albus si sistemò dietro un tavolino abbastanza lungo, e Rose e Rudolf lo raggiunsero.
Su tutti i tavoli erano stati sistemati dei cespugli profumati e pieni di fiori, che Albus ricordava di aver già visto una volta, quando da piccolo era stato portato al matrimonio di un'amica di suo padre chiamata Luna Lovegood; allora quei cespugli decoravano la navata.
-Dunque.- iniziò Neville, sfiorando un cespuglio con la mano. -Non poterete questi cespugli, cosa che si inizia solitamente a fare al terzo o quarto anno, in questa lezione ci occuperemo semplicemente della parte teorica, che sarà piuttosto semplice.
Rose sembrò sollevata a quelle parole.
-Come vedete, i Cespugli Farfallini sono semplici cespugli decorativi, molto profumati e usati spesso nei giardini e nelle case, come semplice accessorio e perché emanano un odore gradevole. Vengono usati anche come decorazione nelle feste...
Esatto.
-Le foglie dei Cespugli Farfallini si agitano anche quando non c'è nemmeno un soffio di vento. E i loro fiori, quando si staccano, roteano in aria. Guardate...
Con le dita, staccò un fiorellino bianco del cespuglio davanti a sé. Lo lasciò ricadere e il fiore si alzò dolcemente in volo, roteando e danzando.
-Bello, vero?- mormorò Rudolf, ammirato.
-Certo.- ribatté Albus sottovoce.
La lezione scorse velocemente e in modo piacevole. Albus si divertì a staccare fiori e lasciarli volare in aria.
-La prossima volta dovrete portarmi un tema sull'argomento, ragazzi. Almeno una pergamena intera, chiaro?
Nella serra risuonò un coro di “sì.”
Poi i ragazzi raccolsero le loro borse e gli altri oggetti, e si riversarono nel parco, sotto quei pochi raggi di sole che erano spuntati nel frattempo.
Albus fece alcuni passi sull'erba, chiuse gli occhi. L'aria si era riscaldata rispetto a un'ora prima, e questo gli piaceva.
-Adesso, a Difesa Contro le Arti Oscure.- disse allegra Roxanne.
Rudolf, Ylenia e Julian vennero con loro. Mentre si avviavano verso il castello, Betsabea scoccò un'occhiata divertita a Roxanne e le fece notare: -Ti sono finite un mucchio di foglioline tra i capelli.
Roxanne rise, per tutta risposta.
-E dimmi, è una scena buffa?- chiese.
Betsabea sembrò rifletterci un attimo.
-Beh, sì.- disse infine.
-E io la penso come lei.- commentò Albus, fissando i capelli di Roxanne con un sorriso.
-Dovreste farmi una foto. Capelli pieni di foglie. Mi piace l'idea.
Roxanne scosse le testa, facendo ondeggiare i capelli rossi, e vi passò le dita, diede dei colpetti.
-Si sono tolte le foglie?- chiese infine.
-Me rimane una qua.- rispose Rose, sporgendosi verso la cugina e afferrando una foglioletta che le era impigliata sopra l'orecchio.
Arrivati in Sala d'Ingresso, Rudolf, Ylenia e Julian li salutarono per dirigersi ai sotterranei.
-Ci vediamo a pranzo, allora.- disse Betsabea, mentre i tre si allontanavano.
Quando raggiunsero l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, quasi dieci minuti dopo, la trovarono già affollata.
Albus si sedette in una delle file in mezzo, accanto a Frank.
Louis e Rose si sedettero davanti a loro, e Roxanne si trovò seccata a dover condividere il banco con una ragazzina Serpeverde; il posto vicino a Betsabea era stato occupato da un altro studente.
-Buongiorno, ragazzi.
Quella voce ebbe il potere di far cessare il chiacchiericcio generale.
La porta sembrava essersi aperta e richiusa senza far rumore, e ora tra i banchi camminava una donna magra, con liscissimi capelli neri e un viso che secondo Albus poteva essere considerato pallido e spettrale.
-Buongiorno, professoressa Deppers.
Quella donna sembrava emanare un'aura autoritaria e decisa semplicemente con un fugace sguardo dei suoi occhi azzurri, un gesto rapido della bacchetta, o anche solo il passo cadenzato.
Emmaline Deppers si fermò dietro la cattedra, vi posò le sue lunghe mani affusolate e squadrò con tranquilla freddezza la classe.
-Bentornati a Hogwarts. Spero che i caldi fuochi accesi nelle vostre case, mescolati al gelo delle notti di Natale, non vi abbiano tanto intontiti e confusi da farvi dimenticare che avevate due temi per compiti delle vacanze. E che adesso queste vacanze sono ufficialmente finite, e trovarvi seduti nei banchi di quest'aula comporta obbligatoriamente seguire la lezione.
Voce sarcastica ma al contempo seria.
-Ora vi pregherei di consegnarmi i vostri temi. Poi leggeremo il capitolo numero sei del libro.
Albus frugò nella sua borsa e afferrò alcuni fogli di pergamena, poi si alzò e camminò fino alla cattedra. Li consegnò alla professoressa Depper, che lo degnò di una semplice occhiata; il giorno dell'appello, durante la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, non si era minimamente scomposta nel leggere i cognomi Potter e Weasley.
Quando tutti i ragazzi furono tornati ai loro posti, la professoressa levò lo sguardo con espressione falsamente sconcertata.
-Che strano. Mancano i compiti di uno studente.
-I... io, professoressa.
Roxanne Weasley sfoderò evidentemente tutto il suo coraggio per poter parlare, e Albus non aveva mai sentito la sua voce così incerta ed esitante.
Tutti gli occhi furono puntati su Roxanne. La ragazza accanto a lei sembrava sogghignare.
-Come mai, signorina Weasley, i suoi compiti non mi sono stati prevenuti?
La professoressa era ancora calma, non sembrava affatto arrabbiata; e ora Roxanne aveva ripreso coraggio e riuscì così a risponderle in tono disinvolto.
-Temo di aver dimenticato i compiti nel mio dormitorio. Potrò però consegnarglieli domani.
-Non più tardi di domani, signorina Weasley.
-Certo, professoressa.- rispose lei, annuendo.
Emmaline Deppers tornò a squadrare le pergamene, poi disse: -Ora aprite tutti quanti il libro a pagina centodue.
Albus si affrettò ad aprirlo. Finì all'inizio del capitolo sei, il cui titolo recitava : Protezione per maghi principianti – parte due.
-Vuole leggere per la classe, signorino Oppery?- disse la professoressa, rivolta a uno studente di Serpeverde.
Ben presto il silenzio fu rotto solo dalla voce del ragazzo che leggeva.
Albus seguiva la lettura con attenzione; Difesa era una materia che gli piaceva molto.
-L'incantesimo Protego è molto avanzato e fuori alla portata per un ragazzino del primo anno. È necessaria infatti una conoscenza specifica della magia, concentrazione e decisione. Per maghi e streghe inesperti è comunque possibile utilizzare incantesimi semplici, molti dei quali sono già stati elencati nel capitolo precedente. Ne consigliamo qui altri, leggermente più efficaci, pur rimanendo semplici e alla portata di chiunque. Esiste la fattura Fluttuante, che crea nell'avversario un senso di smarrimento che dura pochi minuti, e gli dà l'impressione di fluttuare nell'aria, provocandogli mal di testa.
Quando il capitolo finì, la professoressa alzò lo sguardo dal suo libro.
-Facciamo un po' di pratica con la maledizione Fluttuante, e badate bene di non spezzare le bacchette o far scoppiare qualcosa. Chi si offre volontario?
Silenzio.
-Ok, sceglierò io. Bubbers Anthony e Wonder Jupiter.
I due ragazzi si alzarono, lievemente nervosi, e Albus li guardò curioso mentre avanzavano lungo i banchi e si fermavano davanti allo spazio tra la prima fila e la cattedra.
-Siete pronti?- chiese la Depper. -Uno di fronte all'altro. Non troppo vicini, schiena dritta, bacchette ben strette in mano. Al mio via si parte.
Le occhiate che Jupiter e Anthony si stavano lanciando non erano propriamente amichevoli.
-Via.
-Fluinge!
Anthony mosse la bacchetta, che per un istante si illuminò e proiettò una luce verdognola davanti a sé, ma si spense immediatamente.
Il ragazzo rimase immobile, pallido. Jupiter, che un istante prima si era spostato con un balzo, ora era avanzato di un passo verso di lui e aveva aperto la bocca.
-Fermi.
Jupiter si bloccò, e i due si voltarono verso la professoressa, sempre composta e tranquilla.
-Signorino Bubbers, mi lasci spiegare cosa non è andato bene. La mano. La presa non mi è sembrata abbastanza stretta. E il movimento. È stato eccessivamente ristretto e debole. La bacchetta deve sferzare ampiamente l'aria, mentre lei la muove come se stesse impugnando una spada e dovesse tirare una stoccata in avanti. Con decisione. Adesso riprovi, mentre il signorino Wonder proverà a schivare l'incantesimo o a bloccarlo.
Anthony annuì, visibilmente agitato e anche un po' arrossito.
Lui e Jupiter tornarono a fronteggiarsi, e al “Via” della professoressa Anthony sembrò muovere la bacchetta in avanti con un movimento più ampio e forte.
-Fluinge!- urlò, e stavolta una semplice luce verdognola partì verso Jupiter.
Il Serpeverde barcollò all'indietro e la luce gli sfiorò appena la spalla, ma andò a sbattere contro un tavolino, rovesciando a terra alcuni libri.
Nell'aula risuonarono alcune risatine soffocate, che si spensero del tutto a un'occhiata della professoressa. Alzò la bacchetta, la mosse senza dire una parola e i libri si risollevarono e poggiarono sul tavolino, da soli.
-Dovrebbe essere l'effetto dell'incantesimo Wingardium Leviosa.- sussurrò Frank ad Albus.
Certo, il Wingardium Leviosa. L'avevano studiato da poco.
-Signorino Wonder, mi piacerebbe se adesso fosse lei a utilizzare l'incantesimo.- fece la Depper.
Durante l'ora, altre due coppie vennero chiamate davanti alla cattedra per esercitarsi.
Nell'ultima, Rose affrontava la Serpeverde che si era seduta accanto a Roxanne. Aveva appena schivato la fattura della sua avversaria, e si preparava a eseguirla a sua volta, quando la lezione venne interrotta dal suono della campanella.
-Perfetto, ragazzi. Ci rivedremo domani. Vi chiedo di esercitarvi con questo incantesimo senza combinare pasticci. E lei, signorina Weasley Roxanne, deve portarmi i compiti, ricordi.
Tutti gli studenti si affrettarono a riporre i libri nelle borse e dirigersi fuori dall'aula.
Anche Albus stava per raggiungere la porta quando una voce lo richiamò: -Roxanne Weasley, Albus Potter! Potete venire un momento, per favore?
-Scusa, Frank... salutami Rose, Betsabea e Louis.- disse, prima di voltarsi rapidamente e dirigersi verso la cattedra, insieme a Roxanne.
I due si fermarono, entrambi curiosi e in parte preoccupati.
La professoressa li squadrò attentamente, prima di parlare: -Vorrei affidarvi una semplice ricerca. Almeno due pergamene di tema su altri incantesimi di difesa per principianti che non si trovino elencati nel libro di testo. Anche teoria, se volete. Anche la storia di questi incantesimi. Ne troverete sicuramente molti.
-Certo, professoressa. Ma perché solo noi due?- chiese Roxanne.
-Vi reputo le persone adatte. Ora andate.- tagliò corto lei.

                                                                                         *

-Bella la lezione di oggi, eh?
-Sì. Ma cosa voleva da voi la Deppers?
-Ci ha richiesto una ricerca.- disse Roxanne, guardando Rose. -Sugli altri incantesimi semplici di difesa. Che noia! Cioè, provare questi incantesimi è interessante, non sprofondare con la testa nei libri per capire come si usano...
-Intanto, se tu non sprofondassi la testa nei libri, non capiresti come si usano e non riusciresti neanche a fare pratica.- ribatté lei, sarcastica, suscitando le risate del gruppo.
-E va bene... ma tu non ci puoi aiutare?
-No, non posso sempre aiutarvi. E non sono una cima in tutto solo perché mia madre è Hermione Granger! Vi basterà andare in biblioteca.
-Per me va bene.- disse Albus. -Quando ci andiamo, Roxanne?
-Uhm, domani sera, dopo la fine delle lezioni.- decise lei.
Continuarono a chiacchierare della ricerca durante tutto il tragitto verso l'aula di Pozioni.

                                                                                     *

Note dell'Autrice : Salve! Perdonatemi se questo capitolo è un po' corto degli altri, ma sappiate che la ricerca di Albus e Roxanne diventerà importante ai fini della trama.

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Capitolo 6
*** Il Reparto Proibito. ***


Capitolo 6 : Il Reparto Proibito.

-Albus, non ho intenzione di passare tutto il tempo tra i libri di Difesa. Voglio cercarne qualcuno sui draghi.
-Va bene, l'importante è che facciamo prima quella ricerca!
Al spinse la porta della biblioteca ed entrò.
Come ogni volta che metteva piede in quella stanza del castello, si ritrovò incantato a fissare gli scaffali colmi di libri; la vista di tanti libri in un solo posto era bellissima.
Gli sembrava che nella biblioteca di Hogwarts potesse racchiudersi tutta la conoscenza che i maghi avevano acquisito nel corso dei secoli, una conoscenza che ora poteva trovare il suo posto proprio lì, ed essere a disposizione degli studenti.
Beh, non proprio., rifletté. Non possiamo andare nel reparto proibito.
Anche Roxanne sembrava felice di trovarsi tutti quei libri davanti.
I due ragazzi si aggirarono tra gli scaffali, e ogni tanto si fermavano per leggere i titoli o sfiorare i dorsi dei libri.
-Dunque, il reparto di Difesa Contro le Arti Oscure dovrebbe essere lì a sinistra.- disse Roxanne.
-Sì, giusto.
Ci arrivarono presto, e per alcuni minuti furono impegnati a raccogliere libri con titoli a loro parere adatti, come Incantesimi semplicissimi per difendersi, Difesa Contro le Arti Oscure per schiappe, Guida Difensiva Elementare.
Li sparsero sul tavolino accanto alla finestra, e quando si sedettero entrambi avevano uno sguardo svogliato.
-Avanti, poi faremo pratica su qualche Serpeverde idiota.- disse Roxanne, cercando di incoraggiare il cugino. Prese un libro a caso e lo aprì.
Anche Albus aprì uno dei libri e scorse l'indice. Benissimo, parlava di incantesimi semplicissimi di Difesa. Ma quando iniziò a leggere, scoprì che tutti quegli incantesimi già erano scritti sul suo libro di testo.
-Hai trovato qualcosa?- chiese a Roxanne dopo quasi venti minuti di consultazione.
-Beh, sì, un paio di incantesimi che non sono stati elencati nel libro e un mezzo modo per potenziarli. E tu?
-Uno solo.- rispose Al. -Iniziamo a scrivere questi, va bene?
Roxanne annuì e posò sul tavolo alcune pergamene, piume e boccette d'inchiostro.
-Su, iniziamo.- disse rassegnata.

                                                                              *

Ricerca completata. Temi scritti in caratteri larghi, volutamente allungati fino alle due pergamene.
D'altronde Albus e Roxanne non erano riusciti a trovare più di altri sei incantesimi.
-Ora basta!- esclamò lei, balzando in piedi e facendo cadere un libro. -Mi sono stancata di magia teorica. Andiamo immediatamente al reparto dei libri sui draghi.
Albus sospirò, e si chinò per raccogliere il libro caduto e riporlo in uno scaffale.
-Va bene, andiamo.- accettò. -Sai almeno dove si trova il reparto?
-Certamente, ci sono già stata. Seguimi.
Roxanne guidò Albus lungo gli scaffali, che man mano che camminavano si facevano sempre più alti e proiettavano ombre più lunghe e scure.
Vagarono a vuoto per dieci minuti, prima che Albus chiedesse: -Roxanne, sai dove stiamo andando, vero?
-Ma certo!- rispose.
Passarono altri due o tre minuti, ma Roxanne continuava a camminare e lanciare occhiate sconcertate intorno a sé.
-Insomma? Dov'è questo reparto?
-Io... non ricordo. Doveva essere qui ma...
-Fantastico, ci siamo persi?- sbuffò Al.
-No! Dovremo ritornare indietro e chiedere al bibliotecario dove si trova.- ribatté lei.
Solo allora si accorsero che la fila sbarrata di scaffali si allungava fino a una porta socchiusa; non c'erano altre vie di uscita.
-Vediamo di cosa si tratta.- disse Roxanne, affrettando il passo.
Quando raggiunsero la porta, videro una scritta intagliata sul legno scuro : Reparto Proibito.
-Il Reparto Proibito? Che strano...- disse Al, sfiorando la porta. -Cioè, la porta è socchiusa. Perché avrebbero dovuto lasciarla così?
-Non lo so.- gli rispose Roxanne, lo sguardo rianimato e curioso. -Però potremo entrare.
Albus le lanciò un'occhiata preoccupata.
-No, Roxanne, non è il caso... insomma, è proibito...
-Proibito! E allora? Mi sembra di essermi fatta una fama quando il mese scorso la professoressa Deppers mi ha trovata in giro per i corridoi di notte. Che me ne frega se una cosa è proibita o no? Certo che a volte sei peggio di Molly! Come puoi dire certe cose scontate?
Albus alzò gli occhi al cielo, ma non poteva dare torto alla cugina. Pur temendo di infrangere le regole, era terribilmente curioso di esplorare quella parte della biblioteca e scoprire di cosa potevano parlare i libri che vi erano racchiusi.
-E va bene. Ma una cosa veloce...
-Certo!
Roxanne si guardò alle spalle per controllare che non ci fosse nessuno, poi aprì la porta ed entrò.
Albus la seguì, si richiuse lentamente la porta alle spalle; il cigolio che emise quando fu chiusa lo fece preoccupare.
Non pensarci, Al.
Adesso poteva guardarsi tranquillamente attorno. Il Reparto Proibito somigliava molto alla biblioteca normale di Hogwarts, ma era meno luminoso e i libri non avevano copertine colorate e allegre; nero, verde e marrone erano i loro colori prevalenti.
Inoltre, non si vedevano tavolini, tanto meno delle finestre.
-Spicciati.- gli intimò Roxanne, e si avvicinò a uno scaffale.
Albus la raggiunse e lesse incuriosito i titoli dei libri : Fatture Potenzialmente Mortali, Tutto l'orrore delle Pozioni Trasfiguratrici, I segreti dei Maghi Oscuri...
Quei titoli lo ripugnavano e intimorivano da una parte, mentre dall'altra erano splendidamente attraenti.
Albus e Roxanne camminarono per un po', stando attenti a mantenere un passo leggero.
Eccitazione e paura si mescolavano in Albus, che continuava ad avanzare coraggiosamente tra gli scaffali e ad alzarsi in punta di piedi per leggere i titoli.
Avanti! C'è un motivo se sono finito a Grifondoro. Non posso non infrangere mai una regola.
-Vediamo qui cosa c'è.- disse, fermandosi accanto all'ennesimo scaffale.
Scorse i titoli dei libri più in basso, e uno lo colpì particolarmente : Manoscritti antichi sull'antica magia e stregoneria arcaica.
Sfilò il libro dallo scaffale e ammirò la copertina di un marroncino pergamena sfumato, con il titolo scritto a caratteri dorati, e l'immagine di una strana stella a sette punte, racchiusa in un cerchio cosparso di scritte in una lingua che conosceva.
-Guarda che ho trovato.- disse, aprendolo e iniziano a sfiorare le pagine di pergamena.
Roxanne si avvicinò e lo guardò mentre sfogliava il libro.
Molte parole erano scritte in latino e altre lingue sconosciute.
Ma c'erano anche testi in inglese, che parlavano di manoscritti sulla stregoneria scritti da maghi e streghe dell'antichità, degli usi della magia nei tempi passati, e addirittura persone Babbane che avevano pubblicato testi di quel tipo.
-Vorrei prenderlo, questo libro.- mormorò Al.
-E allora fallo.- lo incoraggiò Roxanne. -Che c'è di male? Non lo scoprirà nessuno, perché dovrebbero sospettare di te?
Albus la guardò preoccupato; ecco Roxanne Weasley partire di nuovo con le sue idee ribelli.
-Però è pur sempre un libro del Reparto Proibito!- protestò.
Roxanne alzò gli occhi al cielo.
-Non potrà succederti niente se lo tieni per qualche giorno e poi lo riporti di nascosto...
-Beh, è pericoloso.
-E allora? Tutto è pericoloso nella vita. E infrangere le regole è divertente.
Roxanne lo stava convincendo. E lui era tremendamente affascinato dal libro.
-Ok.- si arrese. -Allora lo rubo.
-Non stai rubando, lo stai solo prendendo in prestito.- puntualizzò lei. -Lo riporterai qui, no?
-Adesso però andiamocene. Potremo essere scoperti.
Albus infilò il libro nella borsa, poi i due cugini si avviarono verso l'uscita del Reparto Proibito, e con estrema cautela superarono lo scaffale che li aveva guidati fin lì.
Tirarono un sospiro di sollievo quando non incontrarono nessuno, e raggiunsero il bancone del bibliotecario allegri e rilassati.
Il signor Meddows li fissò tranquillo, il solito sorriso bonario stampato in faccia.
-Salve, ragazzi. Piaciuta la giornata in biblioteca? Vedo che vi siete trattenuti molto!
-Eh, già. Proprio per questo ora dobbiamo proprio andare, prima che scatti il coprifuoco!- esclamò Roxanne. -Alla prossima, signor Meddows.
Uscirono dalla biblioteca e percorsero in silenzio i corridoi; dalle finestre potevano vedere che era calata la sera.
-Hai visto? Non ti hanno mica scoperto.- disse Roxanne a un certo punto.
-Vero. Senti, che ne dici se stanotte ci riuniamo in sala comune, io, tu e gli altri? Così possiamo sfogliare questo libro. Sembra davvero interessante.
-Perché stanotte?
-Beh, a parte che durante la giornata non abbiamo tutto il tempo del mondo... pensa se qualcuno vedesse questo libro e capisse che è del Reparto Proibito.
-Ma qualcuno potrebbe sentirci mentre parliamo in sala comune, o mentre ci alziamo. È pericoloso comunque.- obbiettò Roxanne. -E Rudolf è un Corvonero, non potrebbe unirsi a noi.
-Perché, hai una soluzione migliore?
-Sì. Domani cercheremo qualche posto nel parco, magari un giardino ben isolato.
Albus annuì.
-Mi piace l'idea.

                                                                              *

La mattina dopo, Albus entrò in Sala Grande e si diresse verso il tavolo dei Corvonero.
Cercò Rudolf con lo sguardo, ma non riusciva a vederlo da nessuna parte.
-Al, stavi cercando me?- disse una voce dietro di lui.
Si voltò, trovandosi faccia a faccia con Rudolf, e gli sorrise.
-Oh, ciao. Sì, stavo cercando te. Vieni un attimo di là...
Lo guidò nelle vicinanze del portone e si assicurò che nessuno degli studenti fosse a portata di orecchio. Poi si avvicinò a Rudolf e disse a voce bassa: -Oggi, dopo l'ultima lezione, puoi venire vicino alle serre di Erbologia? Ci incontriamo con Betsabea e gli altri... voglio farvi vedere una cosa.
Gli occhi di Rudolf brillarono di curiosità.
-Davvero? Cosa devi mostrarci?- rispose, sempre sussurrando.
-Te lo dirò oggi, adesso non è sicuro.
Rudolf annuì.
-Allora ci vediamo dopo.- disse, prima di dirigersi verso il tavolo dei Corvonero.
Albus lo salutò e andò a sedersi tra i Grifondoro, accanto a Louis e Frank.
-Giorno. Abbiamo Incantesimi, alla prima ora, vero?- chiese.
-Sì.- rispose suo cugino. -Stavolta non distruggerai niente, vero?
-Andiamo, è stato un incidente! In quella lezione ho perso la concentrazione dell'incantesimo e...
-Sì, lo sappiamo.- lo interruppe Frank, con una risata.
Consumarono una colazione a base di merendine alla panna e succo di zucca, prima di dirigersi a lezione di Incantesimi.

                                                                         *

Quel pomeriggio erano tutti riuniti : Albus, Rose, Roxanne, Louis, Frank, Betsabea e Rudolf.
Camminavano lungo i viali del parco, e Al pensò che per qualcuno dovesse essere uno spettacolino buffo, vedere sette undicenni camminare tutti insieme.
-Ma vuoi chiarirci dove stiamo andando?- sbuffò Louis a un certo punto.
-Aspetta, non è sicuro dirlo qui.
-Albus... sei strano oggi.
-Abbiate un po' di pazienza!- esclamò lui. -Dobbiamo cercare un giardino sicuro e isolato, dove nessuno affacciato dalle finestre ci possa sentire.
-Che ne dite di provare là?- disse Betsabea.
Tutti fissarono la direzione che stava indicando : vicino al margine del Lago Nero, c'erano due fitte file di alberi delimitanti una stradina che portava alla capanna di Hagrid.
-Se non sbaglio lì ci sono dei posti abbastanza... sicuri, diciamo.- aggiunse. -No?
-Ok, per me va bene.- rispose suo fratello.
Discesero così il pendio verso il lago, e arrivarono sul ciglio della stradina.
La attraversarono senza parlare, il silenzio rotto soltanto dai rametti spezzati sotto le scarpe.
-Qui, vediamo qui.- disse Frank, fermandosi d'un tratto. -Proviamo a inoltrarci tra gli alberi.
Tutti annuirono, e si fecero strada tra quei tronchi scuri e svettanti.
Avanzarono per qualche minuto, inciampando nei rami, urtando la testa contro i rami solidi e spogli, l'aria intorno a loro fresca e umida. Finalmente il gruppo di alberi terminò e loro si trovarono in una piccola radura, con l'erba rada e in alcuni punti coperta da fiocchi di neve.
Albus alzò lo sguardo verso il castello; da lì si potevano vedere alcune delle torri più alte, ma pensava che fossero al sicuro da orecchie indiscrete.
Si sedette su un tronco d'albero caduto.
-Qui va benissimo.- disse, e fece scivolare la borsa dalle spalle.
-Perfetto! Dicci cosa vuoi.- ribatté Rose.
-Voglio mostrarvi un libro.
Cinque paia d'occhi si illuminarono di un misto di curiosità e delusione.
-Un libro... e per questo ci fai arrivare fino a qua?- esclamò Louis, con un cipiglio che ad Albus ricordò quello di Molly. -Cioè, un libro, bene! Deve essere interessante però...
-Che io e Roxanne abbiamo rubato dal Reparto Proibito.
Quella delusione venne completamente divorata dalla curiosità.
-Dal Reparto Proibito? Fantastico.- disse Rudolf. -Voglio sapere! Di cosa parla?
Si riunirono tutti intorno a lui. Roxanne era l'unica ad avere un'aria tranquilla.
-Un attimo...
Albus aprì la borsa e tirò fuori il libro, con gesti rapidi. Tutti stavano fissando la copertina con eccitazione e una sorta di bramosia.
-Manoscritti sulla magia arcaica!- esclamò Rose. -Deve essere interessante. Se era nel Reparto Proibito, chissà cosa ci è scritto.
Albus lo aprì lentamente sulla prima pagina.
-Inizio a leggerlo ad alta voce?- disse, levando lo sguardo.
-Sì, per me va bene.- disse Frank.
Albus guardò nuovamente la prima pagina. Era ricoperta di caratteri runici, ma nell'altra metà c'era un testo in inglese, forse la traduzione.
-Dunque...
Si schiarì la gola.
-Testi antichi e arcaici sulla stregoneria. Sono qui vergate le analisi dei più grandi manoscritti di esoterismo, particolare attenzione sarà data ai manoscritti scritti da gente che è stato provato essere Babbana.
-Babbani che scrivono roba sulla magia?- ironizzò Rudolf.
-Certo, è possibile.- rispose Albus. -Dopo vi faccio vedere.
Sfogliò ancora un po' il libro.
-Qui parlano di un testo esoterico scritto da una strega nel dodicesimo secolo, Isayle. Viveva tra i Babbani e ha scritto il Grande Grimorio Stregonesco...
-Titolo originale.
-Zitto, Louis. Dunque, cercò di scrivere questi libro che parlava di pratiche magiche comuni e alcuni riti che però non appartengono al nostro mondo. Venivano infatti eseguiti da un gruppo di donne che si dichiaravano seguaci dell'Antica Religione, e non conoscevano davvero il mondo magico o la scuola di Hogwarts. Non utilizzavano bacchette, ma incensi per attirare influssi, o candele e rune per attirare gli spiriti.
-Che strano, come facevano a lanciare incantesimi senza la bacchetta?- chiese Betsabea. -Insomma, le candele non possono fare niente. Sono candele e basta.
-Si tratta della stregoneria praticata tra i Babbani.
Attimo di silenzio, poi tutti a parte Albus e Roxanne scoppiarono a ridere.
-Stregoneria... praticata tra i Babbani?- esclamò Rose, per poi ridere di nuovo, la mano posata sul viso.
-Sì.- rispose Al. -Anche a me sembrava una cosa assurda, però... ora vi leggo quello che ho trovato.
Girò un'altra pagina, e fissò ammirato le intricate rune che ornavano il foglio.
-Allora... sentite! Smettetela di ridere!
I ragazzi davanti a lui si morsero le labbra.
-Ok... leggi.- lo incitò Louis.
Albus abbassò lo sguardo verso il testo. Per fortuna, era in inglese.
-Esistono Babbani del tutto all'oscuro della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, della comunità magica organizzata, del Ministero della Magia o di tutto ciò che riguardi il nostro mondo. Essi si definiscono comunque streghe e stregoni. Imparano a sfruttare i loro presunti poteri in modo diverso da quello che viene insegnato a Hogwarts. Le bacchette sono uno strumento facoltativo e utilizzato per canalizzare energie. Molto diffusa è invece l'usanza di candele, rune, evocazioni di spiriti e demoni. Non ci sono prove che questi Babbani siano davvero maghi o streghe, in quanto non richiamati nelle scuole di magia. Alcuni studiosi di magia antica ipotizzano che si tratti di un altro tipo di potere, un altro genere di maghi, ma questa teoria non è mai stata confermata né smentita. In ogni caso, questi Babbani considerano la stregoneria come una religione che rispetta e ama la natura in tutte le sue forme. Una delle più importanti correnti di questa religione è la Wicca.
-La che cosa?- lo interruppe Frank.
-Wicca.- ripeté Albus. -Fa parte del movimento neo pagano. -Si dice che gli wiccan credano in un Dio e una Dea, che sono...
Tornò a guardare la pagina.
-Dualità, ecco.
-Questa roba è parecchio affascinante.- affermò allegramente Roxanne. -Ci pensate? Babbani che cercano di usare la magia...
-Ma non è possibile.- ribatté Rose. -Se non vengono richiamati nelle scuole non possono essere maghi.
-Chi te lo dice? Forse questa teoria di un altro genere di maghi è vera.
Albus passò lo sguardo su tutti loro.
Roxanne era divertita, Rose un misto tra scetticismo e curiosità, e gli altri avevano espressioni decisamente affascinate.
-Qui c'era scritto qualcosa su un testo di magia scritto da un presunto Babbano.- aggiunse Al, e iniziò a sfogliare le pagine. -Eccolo. Il re Salomone.
-Chi?! Salomone? Ma che razza di nome è?- disse Roxanne accigliata.
Si levarono delle risatine.
-Lo so, è strano.- sorrise Albus. -Comunque, il libro parla di questo Salomone. Era un re vissuto quasi tremila anni fa, regnò sul regno di Israele... che nome strano.
I ragazzi si avvicinarono a lui ancora di più, allungando il collo verso il libro.
-A lui venne attribuito un testo medievale di magia antica, la Chiave di Salomone, risalente al Medioevo o al Rinascimento Italiano. In questo libro sono vergati riti il cui scopo è l'evocazione dei demoni, il modo per controllarli e piegarli al proprio volere. A volte viene confuso con la Piccola Chiave di Salomone, altro libro sulla magia...
-Aspetta!- lo interruppe Rose, e gli strappò il libro di mano.
-Ehi!- esclamò Albus, guardandola male.
-Mi interessa. Voglio leggerlo io.- si giustificò Rose, passando le mani sulle pagine.
-Perché non lo leggi a voce alta per tutti noi?- chiese Roxanne.
-Va bene...
Per alcuni secondi, Rose rimase in silenzio a fissare il libro. Poi parlò.
-Vi sono molte cose che i Babbani ignorano su questo testo. Esistono varie copie della Chiave di Salomone, versioni in francese, latino, italiano. Alcuni manoscritti sono perfino conservati nei musei, ma si tratta di falsi. Qualsiasi frammento della Chiave di Salomone che si trovi in mani Babbane è certamente falso. Il vero libro, di cui non si conosce l'esatta data di stesura, è stato perduto e nessuno conosce l'identità delle persone ancora a conoscenza della sua ubicazione. Esistono alcune leggende sul libro, ma si sa per certo che esso venne trovato da alcuni maghi che vollero custodirlo in un luogo sicuro, protetto da sortilegi. È accertato storicamente che questi maghi divennero Guardiani e nascosero la Chiave di Salomone in un luogo noto solo a loro. Tutti i loro discendenti vennero educati per diventare Guardiani. Si sa pochissimo sui primi maghi che nascosero il libro, e assolutamente nulla sulla loro discendenza. Se questi Guardiani ancora esistono, sono gli unici che possono sapere dove si trova ora il manoscritto originale.
Rose si fermò, con gli occhi brillanti.
-Questa storia mi piace parecchio.- commentò Rudolf.
Albus si sentiva tremendamente affascinato. Un libro di magia scritto da un Babbano, sull'evocazione di demoni. Nascosto da maghi e ormai perduto. Se solo avesse potuto conoscere la verità intera su quella storia!
-Ragazzi... che ne dite di tornare al castello?- chiese Louis, spezzando il silenzio che si era creato all'interno della radura.
Albus alzò lo sguardo verso il cielo. Il suo azzurro scuro stava sfociando nel blu.
-Avete ragione, sbrighiamoci. Rose... restituiscimi il libro. Sono stato io a prenderlo dal Reparto Proibito.
Rose lo consegnò, e Albus fece scivolare il libro nella borsa.
-Hai intenzione di restituirlo?- gli chiese Betsabea, mentre il gruppo si inoltrava tra gli alberi.
-Figurati! Cioè... inizialmente non volevo prenderlo ma è interessantissimo. Voglio leggerlo da cima a fondo. E poi che prove hanno contro di me? Non penso che lo riporterò, non mi possono scoprire.
Roxanne annuì soddisfatta.
-Ottimo, Al. Così ci si comporta.
-Se solo Molly ti sentisse.- disse Louis, e i sette ragazzi scoppiarono a ridere.
Affrettarono il passo in quel pezzo di foresta che si stava facendo sempre più buio.


                                                                            *

Note dell'Autrice :  Bene, ora avete capito a cosa si riferisce il titolo!:D (Comunque, potrei iniziare ad aggiornare in maniera meno frequente. Esami di terza media in corso.ç_ç)

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Capitolo 7
*** Il messaggio. ***


Note dell'autrice : Salve! Mi scuso in anticipo perché questo capitolo sarà decisamente più corto degli altri... ma il prossimo avrà una lunghezza normale.

Capitolo 7 : Il messaggio.

Per Merlino, sono in ritardo! Questa volta non mi perdonano. Maledizione!
Albus inciampò nell'ultimo gradino e per poco non cadde sul pavimento della sala comune.
Riuscì ad appoggiarsi all'ultimo su una piccola libreria vicina, e sospirò.
-Ciao, Al! Non sai mantenerti in equilibrio scendendo le scale, eh? Figuriamoci su una scopa!
Albus arrossì e lanciò un'occhiataccia a James; era seduto su una poltroncina poco lontana, come Fred, Lucy e due suoi amici : un ragazzo biondo e l'altro bruno.
-Come mai non vai a lezione?- disse Al, nervoso.
-Forse perché non sono neanche le otto del mattino.
-Non dire stupidaggini, sono le nove e mezza passate!-
-Ci sei cascato.
Il suo tentativo di correre verso il ritratto della Signora Grassa fu bloccato da quella semplice frase.
-Che... cosa?
-Sono entrato nel tuo dormitorio, stanotte, e ho fatto una piccola modifica alla sveglia.
James lo fissò con uno sguardo malandrino, e i suoi amici scoppiarono in risate divertite.
Albus spalancò gli occhi e strinse i pugni, con le guance arrossate. Non sapeva se sentirsi sollevato, oppure in preda alla furia per quello scherzo che l'aveva preoccupato a morte.
-James!- urlò. -Come...
-Un piccolo scherzo, Al, cosa vuoi che sia!- lo liquidò lui.-E naturalmente ho detto ai tuoi compagni di alzarsi prima e uscire dal dormitorio per collaborare. Penso che li troverai nel corridoio qui fuori...
Si alzò di scatto dalla sedia per evitare la borsa che Albus gli aveva lanciato contro, ma non fece in tempo a scostarsi che venne colpito in piena faccia.
Fred, Lucy e i due amici di James risero ancora più forte.
-Ottimo, Albus!- esclamò il ragazzo biondo.
La borsa cadde, rivelando lo sguardo furioso di James.
-Albus!- urlò, sfoderando la bacchetta. -Non ti permettere mai più a fare una cosa del genere o io giuro che t...
Anche Albus iniziò a ridere.
-Su, non prendertela. Tu hai fatto uno scherzo a me e io uno a te.- lo rimbeccò, e si avvicinò cauto alla borsa per recuperarla. -Ora io torno a dormire. Tanto, grazie a te mi rigirerò nel letto per un'ora senza riuscire a prendere sonno.
Mentre risaliva le scale verso il dormitorio, sentì la voce di James pronunciare quelle imprecazioni che avrebbero fatto impallidire Ginny e Harry.
In ogni caso, una volta raggiunto il suo letto, non ebbe affatto voglia di indossare nuovamente il pigiama e tornare a dormire.
Sbuffò, ripose la sveglia nel baule, poi decise di prendere un libro dalla borsa.
L'avrebbe letto finché non fossero arrivate le nove, approfittandone anche per ripassare l'ultima lezione di Pozioni.

                                                                           *

-Louis, Frank. Non vi azzardate più a complottare con James contro di me, chiaro?
I due ragazzini alzarono gli occhi al cielo, con un sorriso divertito.
-Certo che sei serio.- rispose Frank. -Ti lamenti di uno scherzo stupido dopo aver rubato un libro dal Reparto Pro...
Louis gli sferrò un calcio alla caviglia.
-Zitto! Non vorrai dirlo qui ad alta voce!
-Andiamo, non c'è nessuno!
-Se continuate a urlare così qualcuno vi sentirà.- li interruppe Albus, mettendo fine a quel piccolo litigio.
Iniziarono a scendere una ripida scalinata, che li portò nella Sala d'Ingresso.
-Secondo Dominique i Cannoni di Chudley dovrebbero...
-Aspetta. Perché sembrano tutti agitati?
Si bloccarono. Il portone della Sala Grande era aperto, e sulla soglia si erano fermati molti studenti di tutte le casate, che confabulavano tra di loro e sembravano lanciare occhiate nella Sala.
-Silenzio, prego, silenzio! Fatemi esporre chiaramente la situazione.- disse una voce femminile.
Si avvicinarono, si fecero strada tra gli studenti, e Albus vide la preside Bhatorys in piedi davanti a quella piccola folla.
Aveva un'espressione terribilmente seria e preoccupata, e gli studenti tacquero.
Per alcuni secondi calò una cappa di silenzio, che la preside infranse con il suo tono calmo.
-Questa mattina, verso l'alba, il bibliotecario Meddows si è accorto che la porta del Reparto Proibito della biblioteca era leggermente aperta. È naturalmente corso a controllare e...
La donna tirò un respiro profondo.
-Non si sa perché, ma gran parte del Reparto Proibito è stata svaligiata. Tantissimi libri sono scomparsi, sicuramente rubati. Quelli rimasti erano caduti a terra, mezzi aperti, o sistemati male sugli scaffali, come se fosse passato un uragano. Si stima che ben ottantasette libri siano scomparsi. E secondo una prima ricerca superficiale, tutti questi testi scomparsi riguardavano i manoscritti antichi di stregoneria.
Ad Albus sembrò di gelare, sentì il cuore stretto in una morsa. Per un attimo, ebbe l'impressione che le sue gambe stessero cedendo.
Biblioteca. Reparto Proibito svaligiato. Libri sui manoscritti antichi.
Chi avrebbe mai potuto fare una cosa del genere? E se avessero trovato il suo libro sui manoscritti antichi?
-Ora, se il colpevole di una tale azione è tra voi, è pregato di riferirlo immediatamente e di spiegare il perché di un gesto tanto assurdo. Sappiate che noi professori abbiamo i nostri strumenti per indagare, e faremo il possibile per scoprire chi è stato. E vi assicuro, se il colpevole è uno studente, sarà irrimediabilmente espulso!
Tacque, e il silenzio si fece ancora più pesante e terribile.
Albus aveva gli occhi sgranati e i brividi lo percorrevano, ma si sforzava di controllarsi, di mantenere un'espressione calma.
Non era stato lui a rubare i libri del Reparto Proibito, naturalmente. Ma se i professori avessero indagato, il suo libro sarebbe stato identificato, e l'avrebbero accusato del gesto.
Provò una punta di dispiacere al pensiero di sbarazzarsi di quell'interessantissimo volume, ma non poteva rischiare.
Decise che, in un modo o nell'altro, e con la massima cautela, l'avrebbe riportato nel Reparto Proibito.

                                                                         *

Per tutta la giornata, durante la colazione, nelle aule, nei corridoi, non si parlò d'altro se non di quel furto nella biblioteca.
-Ma secondo te cosa è successo?
-Non lo so, sarà qualche pazzo! Non si può svaligiare il Reparto Proibito, andiamo...
-Potrebbe essere un ragazzo del sesto o settimo anno. Pensa, per entrare lì doveva conoscere certi incantesimi.
-Manoscritti antichi? Secondo me è un fissato studioso.
Albus non ne poteva più.
Solo Frank, Betsabea, Rudolf e i suoi cugini l'avevano guardato preoccupati e non avevano spiccato parola sull'argomento davanti a lui.
Ma ogni volta che cercava di conversare con un altro compagno, ecco che quello cominciava a parlare incessantemente di ciò che era successo nella biblioteca.
Si sentiva nervoso, quando il chiacchiericcio giungeva alle sue orecchie.
Sapeva di non essere lui il colpevole, ma se si fosse mostrato troppo agitato qualcuno avrebbe sospettato di lui. E il libro rubato sarebbe stato considerato una prova schiacciante.
-Ragazzi, ho un dubbio... sulla biblioteca.- disse Roxanne quel pomeriggio, mentre lei, Albus e Louis si dirigevano a lezione di Pozioni.
-Sarebbe?- sbottò Al.
-Non me l'ero chiesto prima, ma... come mai, secondo te, quando noi siamo entrati nel Reparto Proibito la porta era semi aperta?
-Non lo so. Forse il signor Meddows l'aveva dimenticata...
-Figuriamoci, una persona attenta come lui!- lo interruppe Louis.
Albus iniziò a riflettere.
E se la persona che aveva svaligiato il Reparto Proibito fosse stata lì, quel giorno, e avesse lasciato la porta aperta?
Ma perché non ha rubato allora i libri? O forse... era una trappola. No, che stupidaggine. Trappola per che? Per far accusare me e Roxanne? Voleva che io trovassi il libro?
-Sentite.- disse a un certo punto. -Devo riportare il libro che ho preso nel Reparto Proibito.
-E perché?- chiese Roxanne, leggermente delusa.
-Perché è pericoloso! Potrebbero accusare me se qualcuno lo trovasse...
-Uno studente del primo anno?
-Beh, si inventeranno qualcosa!
Abbassò il tono di voce.
-Diranno che magari sono in complicità con qualcuno, non so. Ma cos'altro potrebbero pensare se vedessero che io ho un libro del Reparto Proibito, proprio sui manoscritti antichi? Sospetteranno subito di me anche se non ho fatto niente.
-Ma non hanno motivi per sospettare di te.- disse Louis.
-Lo so, ma... se usassero degli incantesimi per rintracciare i libri rubati, potrebbero localizzare il mio. È troppo pericoloso e basta.
-Ok, hai ragione.- sospirò Roxanne, attirando le occhiate sorprese dei due ragazzi. -Ma come hai intenzione di riportarlo senza farti scoprire?
-Non lo so. Ci sarà un modo. Vedrai che starò attento.
Ma non si sentiva sicuro.
Già immaginava di imbattersi in un professore, proprio sgattaiolava nel Reparto Proibito, e il pensiero non era per nulla confortante.
Oh, basta. Domani notte ci andrò. Probabilmente durante la notte non ci sarà nessuno a perquisire la biblioteca!
-Albus, stai tranquillo. Liberarti del libro è l'unica soluzione, non puoi fare niente altro.- lo rassicurò Roxanne, davanti al suo sguardo preoccupato.
-Sì, solo che è pericoloso anche aggirarsi in biblioteca...
-Perché allora non butti il libro da qualche altra parte?- gli chiese Louis.
Albus lo guardò ammirato.
-Perché a me non vengono in mente soluzioni così semplici e ovvie?
-Forse perché sei un idiota.- lo prese in giro Roxanne, e i tre ragazzi risero.
-Dove posso buttarlo, secondo voi?
-Portarlo nella Foresta Proibita sarebbe un'idea... solo che anche quella è pericolosa.
-Magari potresti...
Roxanne si interruppe, perché un gruppo di Tassorosso ridacchianti sbucò dall'angolo, e rimasero in silenzio finché le ragazze non scomparvero per un altro corridoio.
-Stavo dicendo...- riprese Roxanne. -Fred mi ha parlato di un passaggio segreto vicino al quarto piano, dice che è sicurissimo, una specie di tunnel pieno di nicchie e polvere, nascosto dietro un arazzo. Perché non nascondi il libro lì?
A ogni parola, Al si sentiva sempre più entusiasta.
-Sì, va benissimo! Facciamo così. Tu domani chiedigli di mostrati questo passaggio, tanto per curiosità, così dopo puoi venire da me e accompagnarmi.
-Posso partecipare anche io?- chiese Louis. Sembrava divertito da quella faccenda di passaggi segreti e libri da nascondere.
-Ovvio!- rispose Roxanne. -Penso che Fred sia in sala comune. Gli parlerò direttamente stasera.

                                                                             *

Separarsi da quel libro non sarebbe stato affatto semplice.
Albus sapeva che, se avesse tentato di spiegare a qualcuno quello che stava provando, sarebbe stato preso per matto.
Ma era così; nonostante fosse passata poco più di una settimana da quando l'aveva preso, si era affezionato al libro, avvertiva un legame tra lui e quelle pagine di pergamena.
Gli piaceva leggerlo, persino passare lo sguardo sulle rune e i testi in latino, provando a immaginare tutte le conoscenze antiche che potevano racchiudere.
Posando una mano sulla copertina, aveva avuto l'impressione che quel libro fosse suo.
Come quando aveva comprato la sua bacchetta; sfiorandola per la prima volta un calore si era diffuso nella sua mano.
Stessa cosa con il libro, adesso che Albus era salito nel dormitorio deserto dei Grifondoro e l'aveva preso dalla sotto cassa del suo baule.
Sedeva sul suo letto, fissando la stella in copertina con amarezza.
Devo farlo, altrimenti si scatena un casino. E basta.
Roxanne stava scontando una punizione per aver infranto il coprifuoco, la sera prima.
Probabilmente sarebbe tornata in sala comune entro un quarto d'ora, per accompagnarlo nel passaggio segreto, e Albus voleva poter sfogliare quel libro un'ultima volta e leggerlo un po'.
Lo aprì a caso, proprio sulla pagina che parlava della Chiave di Salomone.
Forse avrebbe dovuto appuntare quella storia da qualche parte, per non dimenticarla. O cercare un altro libro in biblioteca che parlava dell'argomento, sperando che non facesse parte del Reparto Proibito.
Lo sfogliò ancora, guardando di sfuggita le rune che ricoprivano la pergamena. Probabilmente al terzo anno avrebbe seguito il corso di Rune Antiche.
Si fermò su una pagina, completamente vuota, e la fissò confuso.
Come mai non c'era scritto niente? Neanche una parola, una runa, un'illustrazione; eppure quella pagina era circa a metà libro.
-Strano...- mormorò, e passò le dita sulla pergamena liscia.
A un certo punto, minuscole righe d'inchiostro iniziarono a formarsi da sole sul foglio, e si modellarono, prendendo la forma di alcune lettere.
Albus sobbalzò, lasciando cadere il libro a terra, e per qualche secondo rimase fermo, con il cuore in gola, le mani che artigliavano la coperta rossa.
Fissò il volume, rovesciato sul pavimento, ma ancora aperto sulla pagina vuota.
Si alzò lentamente e si chinò per recuperarlo, pur sentendosi scosso dai brividi.
Ma che cavolo... parole che si formano da sole?
Si risedette sul letto e fissò la pagina.
Adesso si era formata una scritta completa, e mentre la leggeva non poteva fare altro che sgranare gli occhi : Albus Severus Potter, discendente dal ramo degli Evans. Ti rivolgo una richiesta estremamente urgente, che deve essere accettata. Nonostante tu sia giovane, sei anche la persona adatta per questo scopo. Ti chiedo quindi di recarti nella biblioteca della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ed entrare nel Reparto Proibito. Aggirati tra gli scaffali con cautela. Se seguirai alla lettera le mie istruzioni, arriverai fino a una scrivania nascosta nel fondo del Reparto. È una scrivania molto importante, la riconoscerai da un fregio d'oro scolpito, dalla forma di un leone. Recati lì, per favore, e allora saprai cosa devi fare.
La scritta rimase lì, nera, vivida e brillante sulla pergamena chiara.
Albus non riusciva a smettere di rileggere quelle parole, nervoso, e per un attimo si chiese se fosse frutto della sua immaginazione.
Come poteva un libro conoscere il suo nome e dargli un messaggio del genere?
Andiamo, era assurdo. Forse si trattava di magia oscura, di un trabocchetto per... non sapeva cosa.
Ma sapeva con certezza che, per quanto la cosa potesse essere pericolosa, nessuno sarebbe rimasto indifferente davanti a un messaggio del genere.

                                                                            *

-Rose, Rose! Vai a cercare Rudolf! Louis, Frank, Betsabea, venite che dobbiamo vedere se Roxanne...
-Al, che hai?
I tre ragazzi, seduti a un tavolino della sala comune, lo fissarono preoccupati.
-Ho scoperto una cosa. Dovete venire.- rispose lui, stringendo con forza la borsa dei libri. -Tutti.
-Ma devo finire i compiti di Tras...- iniziò Rose.
-Per favore! È una cosa urgente! Dovete vederla, non so di cosa si tratti esattamente ma devo mostrarvela...
-Va bene. Vado a cercare Roxanne, allora.- rispose Frank, e si alzò dal tavolino. -Ma cosa è successo?
-Non posso dirvelo qui!- ribatté Al, guardando nervosamente tutti i Grifondoro che affollavano la sala comune. Serrò ancora di più la mano intorno alla borsa, come se quei ragazzi avessero assunto il potere di vedere attraverso gli oggetti.
-Io e Rose andremo a cercare Rudolf.- decise Betsabea. -Dove dobbiamo incontrarci?
-Ce lo dirà Roxanne. Lei conosce un posto adatto.

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Capitolo 8
*** La Chiave del Re. ***


Taa-dan! Sono tornata con il nuovo capitolo della Long-Fiction. Scusate (Ma a quale pubblico mi sto rivolgendo?) se ci ho messo vario tempo, ma ho avuto gli esami di terza media e quindi ho iniziato a "studiare."
Ora gli esami sono finiti, io sono in vacanza, quindi ho ripreso in mano la storia. Buona lettura!


Capitolo 8 : La Chiave del Re.

-Ecco, dovrebbe essere qui...
Roxanne scostò rapidamente l'arazzo verde, addossato a una parete del quarto piano, svelando una nuda e liscia parete di mattoni.
-E allora? Che cavolo c'è qui?- chiese Rose.
-Mio fratello me l'ha mostrato...
Roxanne passò la mano sulla parete e picchiettò con le nocche, per quattro volte.
Si ritirò con aria soddisfatta mentre molte mattonelle iniziavano a sparire, fino a formare un vero e proprio buco, oltre il quale c'era solo nero.
-Forte!- esclamò Louis, ed entrò per primo. Tutti lo seguirono, e quando anche Betsabea fu entrata il muro si richiuse completamente alle loro spalle; adesso si trovavano nel buio più totale.
-Aspettate alcuni secondi, non muovetevi.- disse Roxanne.
Per qualche istante tutti rimasero fermi e silenziosi. Finché il luogo dove si trovavano non si illuminò di colpo della luce di alcuni fuochi, e Albus si guardò intorno curioso.
Erano in un corridoio freddo, nonostante le fiaccole accese appese alle pareti di pietra scura.
Nessun segno particolare; sembrava un semplice sotterraneo.
-Avanti, che vuoi farci vedere?- disse Roxanne, voltandosi verso Albus.
-Ma... qui?
-Sì. Tanto il tunnel non va a finire da nessuna parte. Datti una mossa.
Albus annuì e aprì la sua borsa. A parte per alcuni pezzetti di pergamena e una piuma, tutto lo spazio era occupato dal libro.
Lo tirò fuori e tirò un respiro profondo.
-Questo libro. È comparsa una cosa sopra. Una scritta assurda. Penso che sia qualche incantesimo o... non so, vedete voi.
Tirò il segnalibro che aveva infilato tra le pagine, una sottile strisciolina di stoffa rossa, e il libro si aprì proprio sulla pagina dove quelle parole non erano scomparse, continuavano a brillare, perfettamente nitide sotto la luce dei fuochi.
-Guardate.
Allungò il libro verso i ragazzi, riuniti davanti a lui, in modo che tutti potessero leggere la scritta.
Silenzio. Per quasi un minuto, un silenzio quasi insopportabile regnò nel corridoio.
Nessuno parlò, e Albus iniziava a innervosirsi.
-Andiamoci, Albus.- disse finalmente Roxanne.
-Come?
-Sei sordo o stupido? Andiamo nel Reparto Proibito e cerchiamo questa scrivania.
-Roxanne, non dire assurdità.- la rimproverò Rose. -Sarà qualche scherzo, un incantesimo...
-Uno scherzo? Questo libro era nel Reparto Proibito!- la rimbeccò lei, zittendola.
-Comunque è una cosa pericolosa.- intervenne Frank. -Scritte che compaiono sulle pagine di un libro del genere e ci dicono di andare nel Reparto Proibito? C'è sicuramente qualcosa sotto. Forse dovremo dirlo agli insegnanti e far fare dei controlli sul libro...
-Scherzi?- disse Al. -Come pensi che reagiranno quando sapranno che l'ho rubato? Penseranno subito che sia stato io a svaligiare la biblioteca!
Ancora pochi secondi di silenzio.
-L'unico modo per scoprire cosa sta succedendo è fare quello che dice il libro.- disse infine Betsabea.
Tutti si voltarono verso di lei.
-Tu dici?- chiese Louis.
-Certo! Insomma, non siete curiosi di capire di cosa si tratta?- intervenne Roxanne. -Mi sembra una cosa pazzesca! Dobbiamo assolutamente andare in biblioteca e cercare la scrivania, niente scuse!
-Guarda che non è un gioco.- la apostrofò Rose.
-E allora? Andiamo, non avete il senso del rischio! Mi sembra inutile discutere, dobbiamo fare quello che dice il libro e basta. Chi è d'accordo con me?
-Io.- rispose Albus, impulsivamente.
Entrare nel Reparto Proibito e cercare una scrivania, seguendo le indicazioni di un libro; nonostante la cosa potesse rivelarsi pericolosa, avvertiva un'eccitazione e una curiosità innegabili all'idea.
-Anche io ci sto.- disse Frank. -E voi?
Nel corridoio risuonò un piccolo coro di "sì."
Solo Rose non rispose. Albus la fissò, mentre lei si mordeva il labbro.
-Dovremo andare in biblioteca e cercare la scrivania.- mormorò la ragazza. -Ma se non sapete a cosa si riferisce il libro...
-Rose, per favore.
-Va bene!
Rose fece scattare la testa in alto, e fissò Albus con uno sguardo determinato.
-È una follia ma va bene. Facciamolo.
-Non adesso, però.- disse Rudolf, nascondendo un sorriso soddisfatto. -Non possiamo andare di getto in biblioteca e basta. Dobbiamo organizzarci, trovare delle scuse in caso ci scoprissero.
-Che ne dite di andare in biblioteca questa notte? Se stiamo attenti a non fari scoprire dal custode, avremo la biblioteca deserta e libera. E nessuno si accorgerà della nostra assenza.
-Perfetto. Il problema è il modo in cui non farci beccare dal custode o da qualche Prefetto di ronda...
-Avremo il piacere del rischio.- disse Roxanne. Come faceva a essere così allegra in un momento del genere?
-Sicuri che non si tratti di una sciocchezza?
-Rose, basta, hai accettato.- ribatté sua cugina. -Ci dobbiamo incontrare stanotte, va bene?
-E dove?- domandò Frank. -Se ci muoviamo tutti insieme sarà più alta la probabilità di essere scoperti.
Lei ci pensò su per qualche secondo.
-Allora possiamo fare così...

*

-Sicuro che sia la scala giusta?
-Sì, penso di sì... e parla più a bassa voce.
Albus e Frank scesero lentamente la scalinata che portava al terzo piano. La luce della luna che filtrava attraverso i vetri bastava appena a illuminare i gradini, così procedevano con la massima cautela, due candele spente in mano.
-Quando le accendiamo, queste?- chiese Al.
La paura aveva preso il sopravvento sull'eccitazione. Il piano di Roxanne, che quel giorno era sembrato così geniale, adesso gli appariva come una semplice follia.
Non era un fissato con il rispetto delle regole, ma aggirarsi di notte per quel castello buio, insieme a Frank, con il rischio costante che il custode li scoprisse, per entrare in biblioteca e infiltrarsi nel Reparto Proibito... beh, d'un tratto non aveva poi tanta voglia di farlo.
-Sicuro che James stia tenendo occupato Dovred?- chiese Frank, riferendosi al custode. La sua voce era quasi un sussurro.
-Sì. Penso che ora sia in punizione nel suo ufficio. Altrimenti...
Arrivarono alla fine delle scale e imboccarono un corridoio. Camminarono fino a raggiungere la porta della biblioteca, e Al sfiorò la maniglia con il cuore in gola.
-Muoviti.- lo incitò Frank.
La porta si aprì con un cigolio, che fece venire i brividi ad Albus; e se qualcuno l'avesse sentito?
Entrarono in biblioteca a passo leggero, e videro alcune figure accovacciate dietro uno scaffale vicino.
-Albus, Frank?- disse la voce di Rose.
-Sì, siamo noi.- mormorò Al di rimando, e le figure si alzarono e vennero verso di loro.
Erano Rose, Betsabea e Roxanne. Louis non c'era; era stato deciso che sarebbe uscito dal dormitorio per ultimo, si sarebbe incontrato con Rudolf vicino alla torre dei Corvonero e insieme si sarebbero diretti in biblioteca.
-Che facciamo, ora?- chiese Roxanne.
-Aspettiamo, stupida. Cos'altro vuoi fare?- ribatté Rose.
Di notte, gli scaffali della biblioteca sembravano ancora più scuri, svettanti, minacciosi, e le ombre che proiettavano erano ancora più lunghe. Distinguere i colori dei libri non era facile, a parte per quelle copertine dorate o bianche.
I ragazzi si appiattarono contro una parete, vicini alla porta, davanti a uno scaffale.
Rimasero in completo silenzio, e Albus decise di ingannare il tempo tirando fuori il suo libro dalla sacca che portava a tracolla e sfogliandolo.
-Betsabea.- disse alla ragazza, in piedi accanto a lui. -Tu conosci quell'incantesimo per accendere le candele, vero?
-Certo.- rispose lei, alzando la bacchetta. -Vuoi leggere il libro?
-Sì. Controllo anche se c'è ancora la scritta.
-Perfetto. Dammi la tua candela.
Betsabea la prese e andò a poggiarla su un tavolo vicino. Puntò la bacchetta e sembrò concentrarsi per alcuni istanti.
-Incendio!- esclamò, la voce smorzata.
Una viva fiammella si accese sulla punta della candela, e Betsabea la porse ad Albus, soddisfatta.
-Attento a non bruciare il libro.
-Ovvio.
Albus accostò la candela alle pagine, cercando di non avvicinarla troppo. Distinse alcune scritte in runico che in quel momento non lo interessavano. Si accovacciò a terra, per sfogliare le pagine, fino ad arrivare a quella che stava cercando.
Quelle parole che gli chiedevano di recarsi nella biblioteca non erano svanite, si trovavano ancora lì.
Albus le lesse e rilesse, trastullandosi di domande.
Chi poteva aver mandato quel messaggio? Forse il libro stesso aveva una volontà, o qualcuno aveva gettato un incantesimo.
Perché, poi, rivolgersi proprio a lui?
Una delle cose che più lo sconcertavano era quel “Discendente dal ramo degli Evans.”
Sua nonna, Lily, era una Evans. Per quello che Al ne sapeva, la famiglia Evans era stata sempre composta di Babbani e Lily era l'unica strega. Perché rivolgersi a lui come un discendente degli Evans, e non dei Potter, una famiglia di maghi che era già stata piuttosto famosa, e aveva raggiunto il culmine della fama grazie a suo padre?
-Ehi, Al.- disse Betsabea.
Si alzò, tenendo ben alta la candela accesa, e si accorse che la porta si era aperta.
Per fortuna, era Louis che la stava richiudendo. Rudolf, invece, si diresse verso sua sorella.
-Tutto bene? Avete incontrato qualcuno?- domandò.
-No, per fortuna. E voi?
-Niente.
-Ora dobbiamo accendere tutte le candele. E... andare nel Reparto Proibito.- disse Rose.
Lei e Betsabea accesero le candele utilizzando l'incantesimo Incendio.
Quando tutti furono pronti, Albus lanciò un'occhiata al libro. Il messaggio comparso sulla pergamena era sempre lì, identico a prima.
-Ok, andiamo.
Si avviarono tra gli scaffali, lanciandosi occhiate nervose intorno, senza dire una parola; eccezion fatta per i loro passi, il silenzio era perfetto.
Albus iniziava a sentirsi più tranquillo, senza sapere perché : forse perché ora insieme a lui c'erano tutti gli altri, o per la presenza dei libri.
A guidarli era Roxanne, che aveva sapientemente memorizzato la strada per il Reparto Proibito.
Camminarono per circa dieci minuti, prima di arrivare alla stessa porta che Albus e sua cugina avevano trovato socchiusa.
Questa volta, invece, era perfettamente chiusa. Roxanne si avvicinò e provò ad aprirla, senza riuscirci.
-Stupida porta!- esclamò, probabilmente trattenendo l'istinto di tirarle un calcio.
-Potremmo usare un incantesimo.- intervenne Rudolf, impugnando la bacchetta e facendo alcuni passi in avanti.
-Ci scommetto la testa che è l'Alohomora. L'ho memorizzato dal giorno in cui mio padre tentò disperatamente di usarlo su una cassa sigillata, senza riuscirci.- commentò Rose.
-Esatto.
Rudolf sfiorò la serratura con la punta della bacchetta.
-Alohomora!
La porta stavolta si aprì, e Albus trattenne il fiato : se qualcuno fosse stato presente in quella parte della biblioteca?
Immobilità e silenzio, per alcuni secondi.
Non accadde niente, così i ragazzi entrarono e Louis richiuse piano la porta.
Alla luce di sette candele, Albus vide quello che era stato fatto nel Reparto Proibito : molte file di scaffali erano svuotate. Non c'era altro modo per descriverle, erano semplicemente vuote. I libri erano scomparsi.
Certo, alcuni rimanevano. Qualcuno, forse il signor Meddows, li aveva sistemati ordinatamente nei loro posti.
Ma erano pochi e scarni gli scaffali che potevano esibire non più di tre o quattro libri.
-Cavolo. Chi può averlo fatto?- mormorò Betsabea, mentre camminava al fianco di Al.
-Non lo so. Ora pensiamo a cercare questa scrivania.
Albus guardò nuovamente il libro, e trattenne a stento un sussulto quando vide che era comparsa una seconda scritta : Perfetto. Ora che siete nel Reparto Proibito, seguite queste mie indicazioni. Superate tre scaffali, sempre dritto. Poi svoltate a destra e superatene dieci.
-Guardate qui.- disse Albus, bloccandosi. -Dice che dobbiamo andare dritto e superare tre scaffali. Poi svoltiamo a destra e ne dobbiamo superare dieci. Chiaro?
Tutti lanciarono occhiate incuriosite alla scritta, poi annuirono e ripresero il passo.
Fecero come aveva detto il libro. Una volta arrivati al decimo scaffale, Albus guardò di nuovo la pagina. Era comparsa un'altra scritta.
Dirigetevi a sinistra, e camminate per otto scaffali. Poi a destra, sette scaffali, e di nuovo a destra, per ventidue.
Il libro non si fermò certo lì. Continuarono a camminare per quelli che sembrarono dei minuti interminabili. Ogni volta che terminavano di seguire un'indicazione, Albus guardava la pagina e trovava delle scritte nuove.
Passò mezz'ora.
Ce l'avete quasi fatta. Adesso non vi resta che svoltare a sinistra e camminate fino a raggiungere la scrivania.
-Forza, ci siamo quasi.- disse Albus, davanti ai visi stanchi dei suoi compagni.
Continuarono a camminare in totale silenzio. Ma già da un po', Al iniziava a sentirsi assonnato, stanco, le gambe doloranti.
Insomma. Manca poco.
Finalmente apparve. La fila di scaffali si interruppe davanti a un muro di mattoni scuri, e addossata a quel muro c'era una scrivania.
-Bellissima.- mormorò Louis.
E aveva ragione : era di legno chiaro e pregiato, e sul ripiano erano impilati alcuni fogli di pergamena, più una boccetta di inchiostro e un'elegante piuma rossiccia.
Ma ciò che più attirava l'attenzione era il fregio d'oro scolpito sul fianco : aveva la forma di un leone sfavillante, due rubini come occhi che brillavano fieri, le zampe alzate.
Albus si avvicinò a quel fregio e si chinò, per poi riporre il libro sul pavimento. Il suo sguardo affascinato corse su tutta la figura del leone, illuminata dalla candela, e si posarono sulla minuscola scritta incisa poco più in su dalla testa.
Il suo cuore accelerò i battiti, non appena distinse quelle due semplici parole : Godric Grifondoro.
Uno dei Fondatori di Hogwarts, e della casata dei Grifondoro.
Albus lo conosceva benissimo : quando era piccolo, spesso suo padre raccontava a lui, James e Lily aneddoti su Hogwarts, compresa la fondazione e il resto della sua storia.
-Ragazzi...- riuscì a dire, mentre sfiorava quella scritta quasi con venerazione. -Qui... qui c'è scritto...
-Cosa, Al?
Il tono di Rose era sorpreso ed entusiasta. Si chinò accanto al cugino e anche lei guardò il fregio e la scritta.
-Cosa c'è scritto?- domandò Rudolf.
-Godric Grifondoro. C'è il suo nome, qui... è inciso sopra il leone. Ma ci pensate? E se questa scrivania fosse stata proprio di Godric Grifondoro?
-Uno dei Fondatori di Hogwarts, giusto?- chiese Betsabea, la voce colma di emozione.
-Sì.
Albus non riusciva a staccare gli occhi da quel nome. Rimase fermo, a fissarlo, una mano poggiata sul legno fresco e liscio. Se davvero quella era la scrivania di Godric, perché il tempo non l'aveva consumata? Ma forse era stata riparata con un incantesimo.
-Albus... il libro.- disse Roxanne.
Anche lei guardava il fregio con occhi brillanti, ma sembrava impaziente e decisa a fare qualcosa, una volta scoperto che quella scrivania esisteva.
-Giusto, scusa.
Albus riprese in mano il libro e avvicinò la candela.
Ora che sei arrivato fin qui, Albus Severus Potter, ti manca solo un passo. Prendi la piuma posata sulla scrivania e scrivi il tuo nome su un foglio di pergamena. Ma prima dimmi, hai intenzione di portare quei tuoi amici con te? Fino alla fine?
Fino alla fine. Cosa li stava aspettando? Ma loro non avrebbero mai accettato di rimanere lì.
Sì, voglio che vengano con me!
Evidentemente il libro poteva percepire i suoi pensieri. La precedente scritta sparì, e altre lettere affiorarono sulla pergamena.
In questo caso, dovrai scrivere i loro nomi dopo il tuo. Vedo i vostri cuori e sono puri. Per questo ti concedo l'autorizzazione. Potrai portarli con te.
Portarli dove? Albus guardò gli altri con uno sguardo interrogativo.
-Dice che devo scrivere i nostri nomi su una delle pergamene. Tutti i nostri nomi. E poi... non so cosa succederà.
-Allora era vero. Questo libro non mente.- sussurrò Rose, guardando il volume. -Però scrivere i nomi potrebbe essere pericoloso, Al. Cosa ti dice che... beh, che non possa scattare una maledizione o qualcosa del genere?
-Rose, vai a quel paese.- le rispose sfacciatamente Roxanne, scatenando delle risatine.
-Allora io lo faccio.
Albus si alzò. Pose il libro sulla scrivania, ma continuò a stringere la candela con la mano sinistra.
Prese la piuma e la intinse nella boccetta d'inchiostro, fortunatamente aperta. Poi avvicinò la piuma a una delle pergamene ed esitò.
-Ragazzi. Rose non ha del tutto torto. Siete sicuri...
-Fallo e basta.- affermò Roxanne.
In che guaio si stavano cacciando? Erano solo dei ragazzini.
Ma Albus agì d'impulso e iniziò a tracciare il suo nome e cognome sul foglio. Poi prese a scrivere i nomi di Rose, Roxanne, Louis, Betsabea, Rudolf e Frank, con gesti lenti della mano.
Una volta finito, rimase immobile a fissare i nomi vergati con la sua calligrafia piccola e stretta.

Albus Severus Potter.
Rose Weasley.
Roxanne Weasley.
Louis Weasley.
Frank Paciock.
Rudolf Finwel.
Betsabea Finwel.

Non successe nulla, all'inizio.
Albus stava per voltarsi, pervaso dalla delusione, quando udì uno stridio.
La piuma cadde dalla sua mano e finì sul pavimento, mentre lui e gli altri si guardavano intorno spaventati.
Lo stridio si era interrotto, e ormai non si sentiva più niente, ma riusciva comunque ad avvertire il suo cuore che batteva a mille.
Il suo sguardo si posò al di sotto della scrivania, e trattenne il fiato nel vedere che le pietre scomparivano una a una, fino a formare un buco nel pavimento.
Quando tutto fu finito, tornò il silenzio.
Albus si chinò, reggendosi forte alla scrivania, e vide una fila di gradini bianchi che scendevano nel buio.
-Ragazzi... qui c'è una scala.- disse.
Si voltò.
Rose, Louis e Betsabea avevano espressioni quasi scioccate, mentre quelle di Roxanne, Frank e Rudolf erano più sconcertate e curiose.
-Scendiamo, Albus.- disse Roxanne. -Vai per primo tu.
-No, ora basta.- replicò Rose, cercando di contenere il fremito nella voce. -Sai cosa potrebbe esserci lì sotto? No, non si sa. Potremmo trovare qualsiasi cosa. È assurdo e pericoloso, non avrete certo intenzione di scendere!
-Io ho intenzione.- affermò Louis. -Ormai la cosa si è spinta troppo in là e ci siamo finiti dentro. Non possiamo tirarci indietro, se siamo arrivati fin qui. Albus, vai prima tu?
-Aspettate. Se non volete venire, non posso costringervi. Rose, tu puoi rimanere qui.
Lo sdegno passò negli occhi di Rose.
-No! Siete dei pazzoidi se pensate che io vi lasci andare da soli...
-Siamo in sei, e tu una.
-Beh, non è quello che intendevo! Penso che dovremo andarcene tutti quanti e dimenticare questa storia ma...
Si fermò per sospirare.
-Va bene. Vengo con voi. Dove andate voi, devo esserci anche io.
Albus le rivolse un sorriso amichevole.
-Sapevo che avresti accettato. C'è qualcun altro di voi che non vuole venire?
Nessuno rispose.
-Va bene. Io... inizio a scendere.
Aveva paura, quella era la verità. La paura non l'aveva mai abbandonato : temeva di poter essere scoperto da un momento all'altro e di essere quindi espulso da Hogwarts. Ma aveva anche paura di quello che avrebbe potuto trovare lì, in fondo alle scale. Ma un impulso lo spingeva ad andare avanti.
Strinse più forte la candela e si chinò, per posare un piede sul primo gradino della scala.
Iniziò a scendere, lento, cauto. La luce della piccola fiamma illuminava mura umide e ricoperte di fiaccole spente.
Sentì i passi degli altri ragazzi che lo seguivano; qualcuno lo raggiunse e camminò alle sue spalle.
Per quella che sembrò una mezz'ora, scesero incessantemente la scala umida. Non parlarono. Albus avrebbe voluto farlo, ma non sapeva cosa dire.
Finalmente la scala terminò. Albus saltò l'ultimo gradino e si fermò davanti a una porta di legno consunto. I passi dietro di lui si bloccarono, e risuonò forte la voce di Rudolf.
-Su, aprila.
Albus toccò la maniglia, ma non riuscì a trovare il coraggio di aprire quella porta. La paura stava tornando, ed era paralizzante, lo stava facendo sudare.
Rose aveva ragione. Qualcosa di pericoloso poteva trovarsi lì.
Ma ormai ci siamo dentro fino al collo. Non possiamo ritirarci, no?
Decise di farlo e basta. Aprì la porta e si fiondò dentro.
Non appena notò la stanza in cui era finito, si bloccò e si guardò attorno con gli occhi sbarrati.
Era una sala circolare e ampissima, quasi quanto la Sala Grande, il pavimento ricoperto da tappeti blu. Le pareti erano di un azzurro chiaro e tappezzate di piccoli quadri ritraenti uomini e donne, vestiti con abiti d'epoca, i capelli raccolti, le guance femminili imbellettate.
C'erano anche alcune piccole librerie, e il soffitto era a forma di cupola. Sembrava fatto di vetro, e un lampadario di cristalli splendenti e purissimi lo ornava.
Ma non furono né i quadri, né il lampadario, né i tappeti ad attirare l'attenzione di Albus.
Dopo un veloce sguardo a tutto ciò, i suoi sensi si concentrarono su quello che c'era proprio al centro della sala.
Un leggio. Sopra quel leggio, un libro chiuso. E davanti, una bambina.
Non ricordava di aver mai visto una persona dall'aspetto tanto particolare.
Dimostrava non più di dieci, forse undici anni, e il viso dal pallore innaturale era incorniciato da lisci capelli biondi che le cadevano sulla schiena.
Era apparentemente delicata, magra, minuta, e con due grandi occhi spalancati, di un azzurro così intenso che riusciva a distinguerli perfettamente. Indossava una veste bianca con piccole maniche a sbuffo, un fiocco ornava la gonna ampia e svolazzante.
Era spettrale. Non appena la vide Albus pensò a un fantasma. Perché quella bambina non poteva essere viva e reale, carne e sangue che scorreva. Doveva sicuramente trattarsi di un fantasma. Non era solo la pelle bianca a dirlo, ma anche l'espressione remota dei suoi occhi, o la lieve trasparenza che sembrava possedere il suo corpo.
Un fantasma. È senza ombra di dubbio un fantasma.
La bambina sorrise. Sembrava quasi maligno, quel sorriso, e donava freddezza ai suoi occhi.
-Albus Severus.
La dolcezza infantile nella sua voce si mischiava a qualcosa di adulto e solenne.
-Albus Severus Potter. Puoi mettere via quella candela. Non ti servirà.
La candela sparì, e Albus guardò spaventato la sua mano vuota, stretta a pugno.
Non riuscì ancora a parlare, e guardò nuovamente la bambina.
Lei si mosse, con passo cadenzato e leggero, e i suoi occhi passarono sui ragazzi alle spalle di Albus. Lui si era quasi dimenticato della presenza di Rose e degli altri.
-Chi sei?
Finalmente le parole gli uscirono. La bambina si bloccò, a pochi passi da Albus, e lo scrutò con tranquillità.
-Non hai bisogno di sapere come mi chiamo e chi sono io.- rispose, senza rabbia. -L'importante è chi sei tu.
-Ci hai guidati tu qui, vero? Perché? Cosa vuoi da noi? Eri tu a spedire quei messaggi sul libro?
-Calma. Non posso rispondere a tutto. No, non sono stata io a guidarvi fino a qui. Ma sapevo che sareste arrivati. Posso vedere ciò che ti riguarda, Al.
-Perché?
Lo sguardo della bambina fu attraversato da quello che sembrava divertimento.
-Sì. Sei proprio tu, Albus.
-Ma cosa intendi? Spiegati!- esclamò in quel momento Roxanne, attirando tutti gli sguardi su di sé.
Lei sembrò quasi arrossire, un evento storico.
-Io... insomma, noi seguiamo le indicazioni di quello stupido libro e finiamo qua. E ci troviamo davanti una bambina che sembra un fantasma. Pretendo delle spiegazioni.
La bambina annuì.
-Hai ragione. Non posso non spiegarvi niente. Ma non vi dirò chi sono io. Non avete bisogno di saperlo e non ho il tempo di raccontare tutto, almeno per ora.
-Allora dicci quello che puoi.- riprese Albus.
La bambina, per qualche secondo, chiuse gli occhi e rimase in silenzio.
-Venite.- disse infine. -Sistemiamoci tutti lì.
Si diresse verso il leggio, e i ragazzi la seguirono. Albus guardò il libro con curiosità, ma non riuscì a distinguere il titolo. Si fermarono tutti vicino al leggio, e la bambina si voltò, squadrandoli.
-Iniziamo con ordine.- disse. -Come ho già chiarito, non vi parlerò di me. A parte per un particolare.
E puntò i suoi occhi su Roxanne.
-Hai ragione, sono un fantasma. Ma non un fantasma come li conoscete voi, una di quelle anime perdute ed eternamente intrappolate nella forma che avevano durante la morte. Io sono uno Spirito.
-E... quale sarebbe la differenza?- chiese Rudolf, la voce quasi tremante.
-Uno Spirito non è intrappolato come un fantasma. Può assumere i diversi aspetti che ha avuto durante la sua vita terrena. Può, anche se solo in parte, interagire con gli oggetti. Può avvertire superficialmente i sapori. E soprattutto, ha dei poteri.
-Che tipo di poteri?
-Non è la cosa più importante in questo momento, Albus Severus. Potrai scoprirlo, un giorno.
Ad Albus infastidì che la bambina, quel fantasma, quello Spirito, qualsiasi cosa fosse, lo stesse chiamando con il suo secondo nome. Non aveva mai amato troppo quel “Severus.”
-Ma... tu sapevi che stavamo arrivando, giusto? Fa parte dei tuoi poteri?
-Sì.
-E immagino che tu non voglia dirci perché sei qui.
-Oh, no. Questo posso dirvelo.
Un altro sorriso misterioso comparve sulle labbra della bambina.
-Io custodisco la Chiave di Salomone.
Gli servì un po' per assimilare quel concetto. La Chiave di Salomone. Lì, in quella stanza, nelle profondità di Hogwarts, e custodita da una bambina fantasma.
-So che sembra difficile da credere ma è così.
-Quindi.. tu saresti una Guardiana? E Hogwarts sarebbe il luogo...
-No. Non sono mai stata una Guardiana, e Hogwarts non è mai stato il luogo prescelto come nascondiglio del libro. Ma io l'ho trovato e l'ho preso con me, quando ero in vita. Ho donato alla Chiave di Salomone un nuovo rifugio.
Impossibile., pensò Albus. Non poteva concepire una cosa del genere.
Lanciò un'occhiata al volume poggiato sul leggio. Notò la sua copertina impolverata, color pergamena antica. In effetti, il libro sembrava essere fatto di pergamena, rilegato con un incantesimo che potesse tenere insieme tutte quelle pagine fragili.
-Come hai fatto? Dove si trovava il libro?- domandò Roxanne, avvicinandosi di un passo.
-Non ho tempo per dirlo.
-Almeno...- intervenne Al. -Sapresti dirci perché quel libro che ho rubato dal Reparto Proibito ci ha guidati qui?
-Certamente. Perché era venuto il momento. Quel libro era stato appositamente preparato per la tua venuta, Albus.
-Venuta per che cosa?
-Per affidarti la Chiave di Salomone.
Provò qualcosa che somigliava all'irrefrenabile bisogno di scoppiare a ridere. Tutto quello che stava accadendo era semplicemente assurdo, doveva sicuramente trattarsi di un sogno. Non poteva essere successa davvero una cosa del genere.
Rimase imbambolato a fissare la ragazzina.
-Devi avere tu questo libro, Albus.
-Perché? Io...
-Perché discendi dagli Evans.
-Che importanza ha? Gli Evans erano... Babbani. A parte per mia nonna.
Lei scosse la testa.
-Non è sempre stato così. Fatto sta che devi averlo, per poterlo distruggere. Solo tu ne hai la capacità.
Fu percorso da un brivido. Distruggere un libro antico. L'idea era inconcepibile.
-Ma cosa vuol dire? Perché proprio io?
Era sicuramente un sogno, quella situazione troppo irreale. La sua tranquilla e regolare vita non poteva improvvisamente accettarla.
-Deve essere distrutto.- rispose la bambina. -Ogni giorno che passa questo libro è sempre più in pericolo. Non so se i miei atti, da viva, sono bastati per potergli garantire una protezione eterna. Forse è meglio che esca da questa stanza, dopo secoli.
-Non potresti distruggerlo tu?
-No, anche se lo vorrei. Lo affido a te. Riduci in polvere questo libro.
-Per quale motivo dovrei farlo?
La bambina sospirò. Nei suoi occhi c'era una tristezza remota, che faceva risaltare il suo sguardo come quello di una donna adulta.
-Non è solo in pericolo. Il libro stesso è il pericolo. Non è un semplice testo di magia oscura. La prima volta in cui vi posai gli occhi, capii che possedeva dei poteri terribili e arcani, che il nostro mondo ancora non conosce pienamente. Non penso che sfogliandolo voi possiate capire. È stato protetto con degli incantesimi. Sotto le sue pagine, si celano altri riti più oscuri. Non posso permettere che venga preso da chi lo sta cercando.
-Chi è che lo sta cercando?- domandò Al. Gli sembrava che il suo cuore fosse sprofondato.
-Una strega di nome Ami. È una delle più grandi streghe oscure della nostra epoca, ma si nasconde. Non mi stupisce che voi non conosciate il suo nome. È stata addestrata da Lord Voldemort in persona.
Albus rimase semplicemente scioccato. Alle sue spalle, udì i mormorii scandalizzati di Louis e Betsabea.
-Da V... Voldemort?- riuscì a dire.
-Sì. La addestrava in segreto. Nessuno dei suoi Mangiamorte sapeva di Ami, se non i genitori della ragazza. Nessun Auror, nessuna persona. Agli occhi del mondo magico, Ami era solo una strega che studiava in casa. Non si sa perché la scelse, la motivazione rimane nel mistero più assoluto. Oggi Ami vuole vendicare il suo Signore, ed è fermamente decisa a impossessarsi del volume.
Calò un silenzio terribile, durante il quale Albus si sentiva solo tremare. Non avrebbe mai dovuto entrare nel Reparto Proibito e rubare il libro. Non si sarebbe mai dovuto cacciare in mezzo a quella storia.
-Ami.. questa Ami...- balbettò. -Lei ha ucciso quell'uomo? L'alchimista Sebastian Roland?
-Sì. Sperava di trovare informazioni sulla Chiave di Salomone. Ed è ormai vicina alla scuola. È vicina alla scoperta del nascondiglio della Chiave. Non può entrare a Hogwarts, ma dubito che si arrenda per così poco. Una strega come lei ha le sue armi, i suoi alleati. Il libro deve assolutamente essere distrutto, il più presto possibile.
Si avvicino ancora di più al leggio e prese il volume tra le mani. Poi lo porse ad Albus.
Lui non si mosse. Rimase immobile, fissando i simboli incisi sulla copertina con quella che era probabilmente un'espressione sconvolta.
La Chiave di Salomone, un libro antico e leggendario, che ora finiva nelle mani di un ragazzino undicenne.
-No.- si rifiutò, scuotendo piano la testa.
-Prendilo. Sei l'unico che può distruggerlo.
-Mio fratello...
Non seppe perché aveva nominato James. Non avrebbe mai messo né lui né Lily in mezzo a quella storia assurda e pericolosa.
-Non è la persona adatta, e non c'è tempo per attendere la venuta di Lily Luna Potter. Prendilo.
Albus lo fece, senza più pensare. Strinse le mani intorno alla leggera copertina, quelle pagine che sembravano poter staccarsi da un momento all'altro.
Il suo cuore sembrò inondarsi e riempirsi di un calore bruciante. Fissò il libro come se lo stesse venerando.
Ho tra le mie mani La Chiave di Salomone.
Ebbe la folle convinzione di essere diventato matto, come quell'amica di suo padre di nome Luna, che pubblicava sul suo giornale storie riguardanti esseri invisibili che conosceva solo lei.
-Adesso vai, Albus. Annienta questo libro. Andate tutti.
La bambina fissava il gruppo che le stava davanti con uno sguardo determinato, acceso.
-Metterai fine a tutto, Albus Severus Potter. Saprai a tempo debito come distruggere la Chiave di Salomone.
Gli sembrò di essere caduto in trance. Non riusciva a staccare lo sguardo da quelle iridi di un azzurro puro.
Poi la bambina svanì di botto. Semplicemente svanì. Davanti a lui c'era solo la parete azzurra in lontananza, con i suoi quadri. Come se lei non fosse mai esistita.
Tremò letteralmente. Si voltò a guardare gli altri, che avevano sguardi terrorizzati e sconvolti.
-Andiamocene immediatamente.- disse Betsabea, in un tono autoritario che non aveva mai avuto.
-E porta quel libro.- aggiunse Frank.
-Ovvio...
Gli uscì un mormorio stentato. Non poteva fare a meno di ripensare a quello che era appena successo.
La bambina. La Chiave di Salomone. Quella strega di nome Ami, addestrata da Voldemort.
Era folle.
-Albus...
La mano di Rose sul suo braccio. Nausea, mal di testa spiacevole. L'impressione che il mondo avesse iniziato a girare.
-Non mi sento bene.- disse, stringendo il libro a sé e posandosi una mano sulla fronte calda.
Avanzò comunque di alcuni passi, verso la porta.
Per tutto il tragitto su per le scale, attraverso la biblioteca e fino al dormitorio dei Grifondoro, non riuscì a spiccare parola.

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Capitolo 9
*** Presentimenti. ***


Capitolo 9 : Presentimenti.

Ogni volta che covava l'illusione di trovarsi in un sogno, Albus si assicurava che il dormitorio di Grifondoro fosse deserto, poi apriva il baule e il sottofondo nascosto, e fissava la Chiave di Salomone che giaceva lì, impolverata e terribilmente reale.
Vi era anche nascosto il libro sui manoscritti, quello che gli aveva inviato i messaggi e l'aveva spinto ad avventurarsi nella biblioteca.
Toccava le loro due copertine, solide e fresche. Erano lì, erano concreti. Non aveva sognato.
Dopo un paio di giorni dall'episodio, Albus si era deciso a distruggere il libro. Aveva chiamato i suoi cugini, solo i suoi cugini, e si erano nascosti nel passaggio segreto dove Roxanne li aveva portati.
Rose aveva scagliato un Incendio, ma era stato inutile. Le fiamme, non appena avevano sfiorato la copertina, erano svanite.
Si era ricordata che doveva essere Albus, a distruggere il libro, ma neanche lui ci era riuscito.
Futili furono anche gli altri incantesimi utilizzati. L'Incendio e il Diffindo non avevano avuto alcun effetto sul volume. Roxanne si era impuntata per fargli imparare l'incanto Reducto, ma non si trattava certamente un incantesimo da primo anno. Nessuno di loro riusciva a eseguirlo.
La notte Albus sognava la bambina. La sognava emettere una risata spettrale, parlare a voce bassa e incomprensibile, le lunghe ciglia bionde abbassate sugli occhi. E poi la sognava danzare, con gesti leggeri e incantevoli, la gonna bianca che si gonfiava, i capelli che roteavano.
Si svegliava immerso nel sudore. I suoi occhi saettavano nel buio del dormitorio, e rimaneva immobile, come temendo che lei potesse improvvisamente apparirgli davanti.
Fu un periodo strano.
Le lezioni scorrevano regolari. Erano piacevoli come sempre, e durante le ore scolastiche Albus si sentiva quasi normale.
La stessa cosa accadeva durante le chiacchierate con i suoi cugini, e specialmente con Betsabea.
Ma quando si ritrovava solo, passeggiava per i corridoi o andava a dormire... allora il disagio e la paura lo assalivano.
Non riusciva a distruggere il libro, e questo lo innervosiva. Ma soprattutto si tormentava di domande. Chi poteva mai essere quella bambina, quello Spirito?
La storia che gli aveva raccontato era pazzesca. Ami, una strega addestrata da Voldemort, e decisa a vendicarlo... eppure ci credeva. La cosa lo riempiva di terrore. Una strega oscura era in circolazione e il mondo magico correva sicuramente un pericolo.
Non avrebbe assolutamente scritto ai suoi genitori per chiedere aiuto.
L'avrebbero forse preso per pazzo, o sarebbero rimasti sconvolti. Non voleva far scoppiare un casino.
Sentiva di doversi rivolgere a qualcuno, ma chi? Non avrebbe cacciato suo fratello o i suoi cugini nei guai. I professori non erano suoi amici. A parte per Hagrid e Neville, ma loro avrebbero certamente avvertito qualcuno.
Poteva affidarsi ai suoi cugini e ai suoi amici, certo. Ma non erano adulti. Non potevano aiutarlo nella distruzione del libro. Non avevano la chiave per risolvere il problema.
-Albus, sei pallido come un fantasma.- gli disse James, una mattina, in Sala Grande.
Gli occhi verdi di Al lo fissarono scontrosi, da sopra una tazza di caffellatte.
-No, è solo stanco per i compiti che diventano sempre più difficili!- esclamò Rose, intervenendo in sua difesa. -Anche a te, durante il primo anno, deve essere andata così. Ci penso io a fargli recuperare un po' di buonumore.
-Sarà...- borbottò James, fissando il fratello con sospetto.
Rose lo ignorò, e si sporse verso Albus, per passargli un giornale con la copertina piena di colori sgargianti.
-Tieni. È Il Cavillo.- disse con un sorriso.
Albus annuì e prese in mano il giornale.
Conosceva bene il Cavillo, e la comicità dei suoi articoli. Così come conosceva la giornalista Luna Lovegood, amica di suo padre.
-Allora... i Folletti Luminari hanno invaso la Francia e l'Italia?- domandò sarcastico a Rose, ricordando uno dei precedenti articoli della rivista : parlava di alcune creature, i Folletti Luminari, esseri luminescenti e dispettosi che vivevano nei ruscelli, e progettavano in gran segreto un'invasione dei paesi dell'Europa.
-No.- rise la cugina. -Però puoi scoprire come si fa a trasformare la testa dei tuoi avversari di duello in una cipolla. Armati di tanta sabbia, mi raccomando.
Albus aprì il giornale, con un sorriso. Il Cavillo lo divertiva sempre, ed era grato a Rose per averlo aiutato a riprendersi dal malumore di quella mattina.

*

-La prossima partita di Quidditch dovrebbe essere tra qualche settimana.- stava dicendo Roxanne, allegra.
Louis sprofondò ancora di più la testa dietro il suo libro di Trasfigurazione.
Albus rivolse alla cugina un'occhiata stanca.
-Sì, bene...
-Non sei contento?
-Sì, sono contento. È che... guarda che ore sono. Siamo rimasti solo noi quattro a fare i compiti e sto per uccidermi di sonno.
Betsabea scoccò un'occhiata alla sala comune deserta.
-In effetti hai ragione.
-Io vado a dormire, in effetti ho sonno.- disse Roxanne. Si alzò e raccolse le sue pergamene.
-Ci vediamo, eh. A domani mattina. Chiedo a Rose se mi fa copiare il suo tema.
Louis alzò lo sguardo dal libro e guardò Roxanne avviarsi verso i dormitori femminili.
-Penso che andrò anche io. Al, vieni?
-No, mi mancano solo tre righe di pergamena. Ci vediamo tra qualche minuto.
Louis annuì, gli occhi stanchi. Lasciò il libro sul tavolo e si affrettò a raggiungere la scalinata per il dormitorio.
Quando fu sparito alla vista, Betsabea lasciò cadere la piuma e guardò Albus.
-Al, dobbiamo trovare un modo per uscire da questo impiccio.- disse.
Lui la fissò. Aveva uno sguardo determinato e serio, seppur velato di sonno.
-Parli del tema o... del libro?- le domandò, abbassando la voce.
-Del libro, naturalmente. Dobbiamo prima di tutto capire chi era quella bambina. Ho fatto alcune ricerche in biblioteca riguardo agli Spiriti, e ho trovato delle cose interessanti.
-Mi aspettavo che fosse Rose a fare qualcosa del genere.
-Insomma. Ti interessa o no?
-Certo che mi interessa, ma a quest'ora...
Lei si chinò verso la sua borsa, poi si raddrizzò, con un libro e alcune pergamene in mano, i capelli che le cascavano disordinati sulla schiena.
-Non me ne frega di che ora è.
Gli mise in mano una pergamena, che Albus lesse intontito dalla stanchezza.
Gli Spiriti sono una specie molto rara di fantasmi. Essi sono le impronte delle anime dei defunti, che grazie a un incantesimo attuato mentre erano ancora in vita riescono a sopravvivere e a trovarsi in un corpo simile a quello dei fantasmi : sono capaci di attraversare i muri, di volare a mezz'aria.
Eppure gli Spiriti sono ben diversi dai fantasmi. Essi posseggono delle capacità e abilità innate. Possono ancora toccare gli oggetti, e perfino muoverli con la forza di volontà.
Inoltre non sono costretti a mantenere sempre la stessa forma, anzi. Possono decidere se tramutarsi in adulti, ragazzi, bambini, anziani. Anche se sono confinati in un limite. Possono solo assumere gli aspetti che avevano durante la loro vita...”
-Senti, è davvero interessante. Ma sono stanco, devo finire questo tema e poi voglio andare a dormire.- disse Al, porgendo di nuovo il foglio a Betsabea.
Lei sbuffò e scosse la testa.
-Va bene. Ma, Al, devi capire che dobbiamo fare qualcosa per risolvere la situazione. Io vedo che stai cambiando. Sei sempre più silenzioso, a volte ti isoli e hai uno sguardo strano...
-Cos'altro dovrei fare, quando mi trovo costretto dal fantasma di una bambina a dover distruggere uno stupido libro antico e vengo a sapere che c'è una pazzoide strega oscura che è stata addestrata da Voldemort in persona?!- esclamò lui, con un sibilo. -Spero che tu ti renda conto di cosa si provi a vivere con questa consapevolezza. Se lo dicessi ai miei... io non ho nessuno con cui parlarne. Non posso fare niente. Non riesco a distruggere quel libro. Forse sarebbe meglio buttarlo da qualche parte e dimenticare tutta la faccenda....
-Sì, dimenticare la faccenda. Al, secondo me è quello che dovremo fare.
-Lo pensi davvero?- chiese, sbattendo le palpebre.
-Ovvio. Ho fatto quelle ricerche sugli Spiriti solo per capire se c'era qualcosa che poteva aiutarci ma poi mi sono resa conto che non c'è altro che possiamo fare, siamo solo dei ragazzini. E poi, anche se ne parlassimo a qualcuno ci prenderebbero per pazzi o si scatenerebbe un putiferio... no, dobbiamo sbarazzarci della Chiave e basta. Come volevi sbarazzarti dell'altro libro.
-Non nel passaggio segreto che ha scoperto Fred.- le rispose Albus. -Sarebbe troppo... vicino. Mi verrebbe la tentazione di andarci ma io voglio dimenticare tutto. Potremo buttarlo nel Lago Nero o portarlo nella Foresta Proibita...
Si bloccò.
La Foresta Proibita. Come aveva fatto a non pensarci prima?
Sarebbe stato perfetto. Avrebbe raccolto tutto il coraggio che aveva pur di addentrarsi nel fitto degli alberi, e magari seppellire il libro nel terreno.
La cosa gli appariva spaventosa ma necessaria.
-Ho avuto un'idea...- iniziò, per poi fermarsi. Era stanco. Non voleva parlare, in quel momento. E non gli importava molto del tema che doveva scrivere. Magari avrebbe riempito quelle righe la mattina dopo, poco prima di consegnare la pergamena.
-Te lo dico domani, ok?- sospirò. -Voglio assolutamente andare a dormire.
-Certo.
Betsabea gli rivolse un sorriso comprensivo.
-Buonanotte, Al.

*

-Oggi Storia della Magia era interessante, non trovate?- domandò Rudolf.
Lui e i suoi amici Corvonero stavano percorrendo un corridoio, insieme ad Albus e Rose.
-Sì, direi di sì.- rispose lei. -Mi piace sentir parlare delle battaglie tra troll. Mia madre si è inventata delle fiabe in proposito per farmi addormentare, quando ero piccola.
-Credo che il mio tema andrà ben oltre le due pagine di pergamena!- esclamò Ylenia Chatterbend, il viso paffuto arrossato per l'emozione. -Consulterò anche un libro che mi hanno regalato per il compleanno. Il professore sarà fiero di me.
-Ora dobbiamo andare.- disse Julian Morres, fermandosi davanti a una scalinata. -Noi abbiamo lezione di Difesa con i Serpeverde.
-E noi Incantesimi.- disse Rose. -Magari ci vediamo a pranzo.
Si salutarono, e Albus e Rose continuarono a percorrere il corridoio in tutta la sua lunghezza. Una volta arrivati in fondo, si trovarono davanti la porta dell'aula di Incantesimi, già aperta. C'erano alcuni ragazzini che si affrettavano a entrare.
Quando varcò la soglia, Al notò Louis seduto in un banco poco lontano, che gli faceva cenno di raggiungerlo.
-Vado da Louis.- disse a Rose.
-Ok.- rispose lei, semplicemente, e si affrettò verso il banco dov'era seduta una ragazzina di Grifondoro.
Albus andò a sedersi accanto a Louis.
-Ehi, Al. Tutto bene?
-Sì, certo. Dopo devo parlarti. Ho avuto un'idea per...
Si zittì, dato che il professor Vitious stava parlando a voce alta.
-Buongiorno, ragazzi, buongiorno!
Trotterellò verso la cattedra e si arrampicò sulla pila di libri, per poterli guardare tutti.
-Mettete tutti i vostri temi sul banco, prego, poi ci penserò io a prenderli. E aprite il vostro libro a pagina centonovanta. Oggi proveremo un nuovo incantesimo.
Albus prese le sue pergamene e il libro. Lo sfogliò fino alla pagina centonovanta e iniziò a leggere in silenzio il testo, che parlava del metodo per far apparire semplici fiori sulla punta della bacchetta.
-Se amate i fiori, l'Orchideus vi piacerà!- esclamò allegro Vitious, agitando la bacchetta per attirare a sé le pergamene. -Vi prego di leggere bene la definizione dell'incantesimo e il suo uso. Poi lo proveremo.
Albus lesse il modo di eseguire l'incantesimo, bastava un semplicissimo gesto della bacchetta, e poi la formula Orchideus.
Non era nulla di difficile, rifletté.
-Avete finito tutti di leggere? Bene, proviamo questo incantesimo. Prendete le bacchette.- disse la voce di Vitious.
Albus prese la sua bacchetta, dalla tasca della divisa. Lanciò un'occhiata fugace a Louis, e notò che il cugino era pallido e sembrava avere gli occhi spalancati.
-Louis... tutto bene?
-Eh? Sì, certo.- rispose il ragazzo, rigirandosi la bacchetta tra le mani. -Solo un po' di stanchezza.
-Andiamo, che ti sei alzato da un pezzo.- sorrise Al, e tornò a guardare il professore.
-Puntate bene le bacchette in avanti.- stava dicendo Vitious. -È un incantesimo molto semplice, potete farcela... ora dite a voce alta : Orchideus!
-Orchideus!
Tutte quelle voci risuonarono nell'aula, e Albus guardò soddisfatto un mucchietto di fiori comparire sulla punta della sua bacchetta : erano piccoli fiori bianchi, che però svanirono quasi subito.
Ok... forse devo concentrarmi di più...
Udì il rumore di qualcosa che cadeva accanto a lui, e si voltò incuriosito. La bacchetta di Louis doveva essergli ricaduta dalla mano fino al banco.
E in quanto a Louis, aveva un'espressione preoccupante, gli occhi mezzi chiusi, le labbra assottigliate, il pallore che si stava diffondendo su tutto il suo viso.
-Louis! Che hai?- domandò Albus, ansioso.
Lui lo guardò con aria spaesata.
-Io... mal di testa...
Chiuse gli occhi, e in quel momento il suo corpo si rovesciò all'indietro e cadde sul pavimento.
Tutti si voltarono. Albus scattò in piedi e si chinò accanto al cugino.
-Louis! Louis!
Provò a scuoterlo, ma lui aveva gli occhi chiusi e non rispondeva.
-Louis!- gridò ancora, con il cuore che scalpitava, senza quasi sentire i passi degli studenti che si stavano avvicinando, le loro voci preoccupate.
Fece scattare la mano, la posò sul suo petto, e l'angoscia si dileguò lentamente quando sentì che respirava.
Forse mi sto preoccupando per nulla.
-Albus!
Roxanne gli afferrò un braccio e lo tirò in piedi. Lui barcollò e guardò il professor Vitious che muoveva la bacchetta; il corpo di Louis si alzò lento in aria.
-Ragazzi, non vi agitate.- disse Vitious, squadrandoli con compostezza. -Ci penso io a portare il signorino Weasley in infermeria. Voi rimanete qui e non muovetevi.
Uscì dall'aula, tenendo ben sollevata la bacchetta per poter levitare il ragazzo, a poca distanza dal pavimento.
Quando i due scomparvero, Albus si guardò intorno : i ragazzi parlavano sconcertati di quello che era appena successo, alcuni raggruppati, altri che tornavano a sedersi.
-Respirava ancora.- disse, guardando Rose, Roxanne, Betsabea e Frank. Gli sguardi dei ragazzi si rilassarono.
-Io voglio seguire Vitious.- disse Roxanne.
-No.- si oppose Rose. -Se Louis sta bene, potremo andare a trovarlo dopo la lezione...
-Non te ne frega niente di lui, vero?- ribatté la ragazza, acida.
-Come puoi dire una cosa simile!
-Sei sicuro che respirasse?- domandò Frank ad Albus.
Lui annuì.
-Sì, l'ho sentito chiaramente. Possiamo solo aspettare, Roxanne.
Lei gli rivolse un'occhiataccia, ma poi annuì. Tornarono a sedersi ai loro banchi, ancora scossi e in ansia.
Albus si rigirò la bacchetta tra le mani, concentrandosi sulle venature scure del legno.
Forse Louis aveva semplicemente avuto una nausea. Nulla di preoccupante, insomma. Era lui che si preoccupava troppo per qualsiasi cosa.
Quando finalmente il professor Vitious rientrò in aula, e tutti gli occhi furono puntati su di lui, tornò a posizionarsi dietro la cattedra e rivolse agli studenti uno sguardo tranquillo.
-Non avete nulla da preoccuparvi, ragazzi.- disse, sforzandosi di suonare allegro. -Sono lieto di dirvi che il signorino Weasley si è semplicemente sentito male ed è svenuto, ma non corre rischi. Ora è in infermeria e Madame Katherine mi assicura che potrà riprendersi presto. Torniamo alla nostra lezione, che ne dite?

*

Entrando di corsa in infermeria insieme ai suoi compagni, Albus ignorò del tutto Madame Katherine.
Si avvicinò al letto dov'era steso Louis : aveva gli occhi chiusi, sembrava respirare regolarmente e delle ciocche bionde cadevano sul viso apparentemente sereno.
Accanto a lui c'erano anche Victoire e Dominique.
-Ciao, ragazzi.- disse Victoire, con un sorriso. -Louis sta bene. Prima ha aperto gli occhi, ora dorme.
-Oh, meno male.- sospirò Rose, ma continuò a guardare il cugino con aria preoccupata.
-Io rimango qui per un po'.- disse Al, prendendo posto su una sedia accanto al lettino.
-Dovrebbe svegliarsi, proprio ora.- intervenne una dolce voce femminile.
L'infermiera Katherine si avvicinò a loro, e Albus ebbe l'occasione di guardarla per bene la prima volta. Era una giovane graziosa, con le guance accese e una cuffietta a forma di cuore che le raccoglieva i lisci capelli castano chiaro.
La donna posò una mano sulla fronte di Louis e aggrottò le sopracciglia.
-Sì, ha bisogno di un poco di sciroppo.
Il viso del ragazzo iniziò a contrarsi proprio in quel momento, come se l'avesse sentita. Poi i suoi occhi si spalancarono.
-Louis!- esclamò Albus, sentendosi immensamente sollevato. -Come ti senti?
-Io...
Louis sbatté le palpebre e si guardò attorno con aria confusa.
-Bene, penso. Cioè, ho ancora un gran mal di testa ma... cosa è successo?
-Sei svenuto durante la lezione di Incantesimi e ora sei in infermeria.- gli rispose Betsabea.
-Ti senti meglio, vero?- chiese Dominique.
-Sì, un po' sì.
-Prenda questo.- disse Madama Katherine, stappando una boccetta di vetro verde, che emetteva un odore acre. -Se lo beve tutto dovrebbe sentirsi meglio.
Louis prese esitante la boccetta e guardò il liquido quasi con timore.
-Devo per forza berlo? Non profuma mica...
-Certo che deve.- ribatté lei.
Albus soffocò una risatina, nel vedere Louis che ingurgitava il tutto, impallidendo.
Quando ebbe finito, il suo viso era una maschera di disgusto. Restituì la boccetta a Madama Katherine senza una parola, e lei si allontanò soddisfatta, non prima di aver detto: -Ora riposi, in una mezz'ora dovrebbe passarle tutto.
-Sta facendo effetto?- domandò Rudolf.
-No, non sta passando niente.- sbuffò Louis con aria stanca, e chiuse gli occhi. -Se volete potete anche andare. Magari ritornate stasera, non dovete rimanere qui...
-Io rimango.- ribatté Victoire, e Dominique annuì convinta.
-In effetti, non dovrebbero esserci più di sei visitatori alla volta.- disse Madama Katherine, dall'altro lato dell'infermeria. -Almeno due o tre di voi devono andarsene.
Albus era restio a lasciare Louis, ma non poteva fare altro. E poi, sarebbe arrivato in ritardo a lezione di Trasfigurazione.
Si alzò, guardò Rose, Roxanne, Frank, Betsabea e Rudolf.
-Andiamo?- disse.
-Va bene...- borbottò Roxanne. -Ci vediamo più tardi, Louis.

*

La situazione non migliorò per nulla, quando quella sera Albus tornò a trovare Louis in infermeria.
-Non si sveglia più.- gli disse Madama Katherine, scuotendo la testa, gli occhi quasi lucidi. -Si era addormentato tranquillamente, dicendo di avere ancora un po' di mal di testa, ma... sono andata a chiamarlo, l'ho scosso e non si svegliava. Ho provato a urlare ma niente... però è ancora vivo. È come se fosse caduto in coma.
Per alcuni giorni, lui e i suoi cugini continuarono a presentarsi in infermeria e a chiedere notizie di Louis.
Niente. Non si svegliava.
Victoire e Dominique sembravano aver perso la loro vitalità e allegria. Victoire non andava più in giro per i corridoi con quell'aria baldanzosa e non rideva troppo spesso. Le sue amiche sembravano turbate da quell'assenza di chiacchiere.
Dominique smise di ironizzare sulle cose. Quando parlava con gli altri, sembrava seria e tranquilla, una cosa decisamente non da lei. Solo quando doveva andare agli allenamenti di Quidditch e prendeva in mano la sua scopa, lo sguardo tornava a brillare.
Bill e Fleur Weasley, i loro genitori, erano stati avvertiti ed erano partiti per Hogwarts. Albus non li vide, ma seppe da Dominique che erano andati in infermeria e avevano parlato con le loro figlie.
-Forse spostano Louis al San Mungo, se la cosa diventa più grave.- aveva detto Dominique.
La faccenda non si concluse lì.
La mattina del dieci marzo, Albus si svegliò attanagliato da un presentimento.
Si rigirò nel letto, cercando invano di trovare una sistemazione più comoda. Non era solo la posizione a infastidirlo. Quella sensazione spiacevole non accennava a svanire.
Era come se sapesse in anticipo che quel giorno sarebbe successo qualcosa, ma non riusciva a capire di cosa si trattava. Lo avvertiva e basta.
I suoi occhi aperti si posarono sul letto vuoto di Louis e venne preso dallo sconforto.
Si rimetterà., cercò di dirsi, ma quel pensiero non lo consolava per niente.
Dopo alcuni minuti, sentì un fruscio di coperte e un rumore di passi. Doveva essere qualcuno dei suoi compagni che si era svegliato.
Aprì gli occhi, e vide Frank barcollare verso il suo baule, lo sguardo intontito per il sonno.
-Giorno.- biascicò, e lui gli rispose con un cenno e uno sbadiglio.
Decise di alzarsi. Il sonno stava scivolando via, e rimanere immobile sotto quella coperta troppo pesante sarebbe diventato fastidioso.
Si alzò con uno scatto e andò ad aprire il suo baule, alla ricerca della divisa scolastica. Il pensiero corse alla Chiave di Salomone, nascosta così vicina.
Avrebbe dovuto liberarsene, ma l'aveva dimenticato, dopo i fatti degli ultimi tempi.
Quando lui e Frank finirono di vestirsi, anche Will si stava alzando.
-Giorno, ragazzi.- mormorò, guardando con aria svogliata i libri poggiati sul comodino.
-Ciao, Will. Ci vediamo in Sala Grande.- disse Al, e tornò a guardare Frank. -Andiamo?
Scesero in sala comune e si guardarono intorno, cercando Rose, Roxanne e Betsabea con lo sguardo. C'erano solo alcuni ragazzi del quinto anno, seduti davanti al caminetto spento e intenti a chiacchierare, ma decisero che avrebbero potuto aspettarle per qualche minuto.
-Allora.- disse Frank, cercando di alleviare quel silenzio. -Che hai scritto ieri al tema di Storia della Magia?
-Che il Consiglio Internazionale dei Maghi si è riunito per decidere quali leggi adottare in merito ai goblin.- rispose Al.
-Guarda, l'avevo capito...
-Giorno, Albus.- disse una voce allegra. -Hai delle occhiaie da panda.
-James!
Albus guardò male suo fratello, che l'aveva appena raggiunto insieme a Fred e un loro amico biondo.
-Su, non ti piacciono le battute?- disse James, con finta esasperazione. -Ma non ti ho mai presentato il mio amico? Cavolo, è quasi un anno che sei a Hogwarts... lui è Mark Hellinten.
E indicò il ragazzo, che strinse la mano a Frank e Albus.
-Piacere.- disse Al.
Ricordava di aver visto spesso quel Mark in compagnia di James e dei suoi cugini.
-Ehi, Fred. Non dici niente, stamattina?- gli chiese, guardandolo. Aveva un'aria assonnata, e per un attimo Al fu percorso da un brivido.
Era di nuovo il presentimento.
-Sono stanco, non sono riuscito a dormire, stanotte...- rispose Fred. Si interruppe per sbadigliare, e ciò che successe in seguito fu velocissimo. Anche lui cadde a terra, come aveva fatto Louis.
Semplicemente cadde, come se fosse inciampato da fermo, e la testa sbatté contro il pavimento scoperto dal tappeto.
Il cuore di Albus sembrò perdere qualche battito. Per un attimo non riuscì a muoversi, rimase lì a guardare Fred rovesciato al suolo.
-Fred!- urlò Mark. Lui, James e Frank si chinarono accanto al ragazzo, gli sguardi spaventati.
Anche Albus riuscì di nuovo a muoversi. Si inginocchiò, e il terrore si impadronì di lui quando vide che un sottile rivolo di sangue si faceva strada tra i fitti capelli scuri di Fred.
-Qualcuno ci aiuti a portarlo in infermeria!- urlò, mentre balzava in piedi, facendo voltare tutti i ragazzi già scesi nella sala comune.
Era successo esattamente come con Louis, e ormai la paura lo attanagliava. Provava la convinzione che non si trattasse di un semplice malore.
Notò, in quel momento, una ragazzina bionda arrivare in fondo alle scale dei dormitori femminili, e poi correre verso di lui.
-Albus! Sei tu Albus Potter, vero?- disse, guardandolo con angoscia.
-Io... sì. Chi sei? Scusa ma non penso di avere tempo...
-Una compagna di stanza delle tue cugine e di quella tua amica, Betsabea! La tua amica si è sentita male ed è svenuta. Ora Roxanne e Rose la stanno portando in infermeria e ho pensato di avvertirti...
Iniziò a tremare. No, non Betsabea, non anche lei.
Un incubo, doveva essere per forza un incubo.
-Come si è sentita male? È svenuta?
-Sì, e...
La ragazza lanciò un'occhiata a un corpulento ragazzo di almeno sedici anni, che si era avvicinato al gruppetto e aveva sollevato Fred da terra.
-Ci penso io a portarlo in infermeria.- disse il ragazzo, guardando James, Mark e Frank.
Albus Severus Potter ebbe l'istantanea conferma che i presentimenti non vanno mai ignorati.

                                                                                                                      * * *

Non sono soddisfatta di questo capitolo, non la sono proprio per niente. Forse è quello che mi piace di meno in assoluto... l'ho scritto di getto, ero ispirata, e sono riuscita a concluderlo in fretta.
Vabbè, lo posto e attendo i vostri commenti. Se volete, potete anche criticare! Non mi offenderò.

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Capitolo 10
*** Una rosa svanita. ***


Note dell'Autrice : Buonsalve! Scrivo le note per avvertirvi che questo capitolo sarà un po' più corto degli altri. E vorrei chiarire una cosa, in caso che qualcuno di voi l'avesse ipotizzato. La Chiave di Salomone non è un Horcrux.
Detto questo, buona lettura!


Capitolo 10 : Una rosa svanita.

-Hanno preso una brutta febbre.- stava dicendo Madame Katherine. -A volte li sento gemere nel sonno, e sudano. Ma non si svegliano mai.
Albus la ascoltava. Era seduto accanto al letto di Betsabea, e fissava i suoi occhi chiusi.
Era passata una settimana dal giorno in cui anche lei e Fred erano caduti in quel... sì, in quel coma.
Si era stabilito che se non si fossero ripresi a giorni, li avrebbero portati al San Mungo.
Non deve essere nulla di grave., pensò Albus. Certamente guariranno.
Era solo vano auto convincimento.
Non poteva fare a meno di sentirsi sconvolto, nel guardare Fred, Louis e Betsabea in quello stato.
Non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo. Anche se Madame Katherine si mostrava sempre tranquilla e sicura, lui non riusciva a rasserenarsi, in nessun momento.
Non si concentrava abbastanza durante le lezioni, e il suo rendimento scolastico ne stava risentendo. Aveva fatto quasi esplodere il suo calderone, più volte, e gli incantesimi non gli riuscivano spesso.
I suoi genitori gli avevano scritto, rassicurandolo, dicendogli che tutto sarebbe andato per il meglio e doveva stare tranquillo. Quella lettera era stata un concentrato di banalità, che lui aveva accartocciato e gettato nel baule.
Ci mancava solo la febbre.
Ebbe l'impulso di prendere la mano di Betsabea, e arrossì al pensiero.
-Albus... io vado.
Rose si era avvicinata a lui, naturalmente stanca e un po' pallida.
-Ok. Dove vai?
-In biblioteca. Voglio rimettermi in pari con i compiti...
Lanciò un'occhiata ai letti vicini, dove c'erano Fred e Louis.
-Beh, ci vediamo stasera in sala comune.
-A stasera.
Albus la guardò uscire dall'infermeria, poi si voltò verso Dominique. Sua cugina era seduta accanto al letto di Louis, e sembrava non voler più andarsene.
Anche Roxanne era lì, vicino a Fred. Aveva le braccia incrociate e un'aria ostinata. Anche se le avevano ripetuto spesso che non poteva fare nulla, stando ferma accanto a un letto, lei si recava in infermeria ogni giorno.
Forse lui avrebbe dovuto andare. In effetti, non poteva fare nulla per Betsabea. Si alzò, rivolse un saluto a Madame Katherine e si avviò verso l'uscita dell'infermeria.
Richiuse la porta alle sue spalle e camminò, silenzioso, cupo. Aveva il terrore che Betsabea e i suoi cugini potessero morire. La cosa sarebbe stata insopportabile.
Mentre oltrepassava una scalinata, si trovò a pensare a cosa sarebbe successo in una tale situazione.
Immaginò tre bare. Lì c'erano dei corpi privi di vita. Fred non avrebbe riso più. Louis non l'avrebbe più tempestato di chiacchiere sui Babbani. Neanche Betsabea avrebbe avuto più coscienza, il suo sorriso sarebbe scomparso per sempre.
Smettila di pensarci, smettila...
Si appoggiò a una parete e sentì che aveva voglia di piangere, a causa di tutto quel nervosismo che si accumulava dentro di lui. I suoi occhi si stavano inumidendo.
No.
Non avrebbe pianto. Quando cedeva alle lacrime, si vergognava e si sentiva uno stupido bambino. Lui non era più un bambino.
Riprese il passo, sforzandosi di non pensare a quello che stava accadendo, di non pensare a niente.
Impedì che gli sfuggisse anche solo una stupida lacrima.
-Albus!
Era la voce di Rudolf. Vide il ragazzo camminare rapidamente verso di lui e rivolgergli un sorriso un po' forzato.
-Ciao, Rud.- gli sorrise Albus. E, quando furono abbastanza vicini: -Stai andando in infermeria?
-Sì, naturalmente.
-Io sono appena uscito.
-E mia sorella...
-Nessun cambiamento. Anzi... lei, Fred e Louis hanno preso una febbre. Te lo dirà quella Madame Katherine.
Rudolf annuì.
-Allora vado. A domani.
Albus riprese a camminare, senza fermarsi, finché non arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa.
-Fuochi incantati.- disse, e il ritratto si spalancò. Si fece strada nel tunnel che lo portò nella sala comune di Grifondoro, e trovò subito accoglienti quegli arazzi e le poltrone rosse.
C'era Frank, seduto a leggere davanti al caminetto acceso.
-Sera.- gli disse Albus, avvicinandosi. Si sedette sul divano, accanto a lui, e lanciò un'occhiata al libro : sembrava un noioso testo di Trasfigurazione.
-Ah, ciao...
Frank chiuse il libro e guardò Al.
-Sei stato in infermeria.
Non era una domanda.
-Sì, infatti. Hanno preso anche la febbre. Madame Katherine dice che certe volte dicono delle cose e si agitano... ma non si svegliano.
Frank non rispose, rimase in silenzio per qualche secondo. Poi parlò di nuovo.
-Secondo me può essere...
Si guardò intorno e si avvicinò ancora di più ad Al.
-Quel libro.- sussurrò. -Potrebbe contenere... beh, una maledizione. Forse è colpa della Chiave se le cose vanno così. Ancora non te ne sei liberato?
-No.- mormorò Albus, in risposta. -Ma voglio farlo.
Guardò agitato i Grifondoro che sedevano a poca distanza da lui e Frank. Non voleva rischiare che qualcuno potesse sentirli.
-Non parliamone qui. Anthony e Will sono in dormitorio?
-No. Stanno parlando con alcuni ragazzi, là in fondo.- rispose Frank, indicando un gruppetto di Grifondoro seduti davanti alle finestre.
-Allora andiamo.
Attraversarono la sala comune e salirono nella stanza. Albus si gettò sul letto e guardò Frank con una serietà a lui inconsueta.
-La Foresta Proibita. Voglio andare lì, scavare nel terreno e lasciare il libro.
-Seppellirlo, insomma.- commentò Frank. -Ti rendi conto che è pericoloso?
-Sì ma non c'è altro modo per liberarsene. Non ne posso più di... di essere a conoscenza di questa storia.
-Non che liberarsi del libro significhi cancellare quello che è successo in biblioteca.
-Lo so, ma... questo libro è come un promemoria.- rispose Albus. -Mi tormenta. Ma pensi davvero che abbia una maledizione?
-Sì. Cioè, non ne sono del tutto sicuro ma è una teoria. In ogni caso non accadrà nulla se ce ne sbarazziamo.
La bambina.
Il viso della bambina misteriosa comparve in quel momento nella mente di Albus. Perché prima non ci aveva pensato? E se lei potesse dirgli cosa stava accadendo, se avesse potuto dargli delle risposte?
Ma forse non era la soluzione adatta.
Sarebbe stato capace di ritrovare il percorso per la scrivania? Forse non sarebbe più riuscito a bloccare il passaggio per la sala sotterranea.
-Portiamo via il libro nella foresta, allora?- domandò Frank.
-Sì.
-Non stasera. Dobbiamo organizzarci, progettare un piano. Scommetto che Roxanne vorrà aiutarci.
Su quello, Albus non aveva dubbi.

*

-Ragazzi, aspettate!
Roxanne corse verso Albus e Frank e rallentò il passo, con il viso rosso per la fatica. Camminò traendo dei respiri profondi.
-Giorno. Rose dov'è?- le domandò Al.
-Non lo so, stavo per chiedervelo. Non è con voi?
-No. Allora sarà già scesa.- disse Louis, e la questione cadde lì.
Rose non era neanche in Sala Grande. Albus esaminò tutti gli studenti della tavolata dei Grifondoro con lo sguardo, ma non vide la cugina.
Strano. Forse... le andava di passeggiare nel parco.
Mangiò svogliatamente una tavoletta di cioccolata. Il suo sapore era ottimo, e riuscì a tirarlo un po' su di morale.
Ma ricadde nella preoccupazione quando non vide Rose a lezione di Pozioni.
Fece cadere alcune gocce di Sciroppo d'Elleboro nel calderone, mentre si guardava intorno, senza badare a quanto liquido in accesso stesse versando.
Capelli rossi... capelli rossi... ah, no, quella è Roxanne...
Mescolò in senso orario, continuando a far passare lo sguardo sui vari studenti.
No, quello è un ragazzo. E quella lì... no, ha la divisa dei Serpeverde. Vediamo... ma dove diavolo è finita Rose?
-Al, penso che il calderone stia per esplodere!- esclamò la voce di Frank, che stava lavorando accanto a lui.
Albus sobbalzò, e si rese conto di aver mescolato troppo. La pozione, che avrebbe dovuto essere dorata, ora stava assumendo pericolose sfumature aranciate; segno che il calderone sarebbe potuto presto esplodere.
-Prova con questo.- disse Frank, passandogli una polverina che Albus si affrettò a gettare nel calderone.
Con suo immenso sollievo, il colore della pozione tornò giallastro.
-Signor Potter?
La professoressa Milloc si era avvicinata, e Albus si affrettò a rispondere: -Mi sono distratto per un attimo, professoressa. La pozione stava diventando arancione e sarebbe esplosa...
-Capisco. Signor Paciock, è stato furbo nel dare al suo amico quella polverina, che riparerà anche il danno delle troppe gocce di Elleboro versate. Cinque punti a Grifondoro.
I due si sentirono appena più allegri.
-E la signorina Weasley Rose?- domandò la professoressa. -Come mai è assente?
-Noi... non lo sappiamo. Non l'abbiamo vista.
La donna annuì, e tornò alla cattedra senza neanche una parola.
-Ma dove può essere finita Rose?- fu la prima cosa che disse Roxanne, quando lei, Frank e Albus si incontrarono fuori dall'aula, alla fine della lezione.
-Non ne ho idea.- rispose Frank, mentre si incamminavano. -Penso che se... insomma, se anche lei si fosse sentita male e l'avessero portata in infermeria, ce l'avrebbero detto.
-Ovvio.- convenne Al. Mille congetture stavano prendendo strada nella sua mente.
-Forse non aveva voglia di venire a lezione, oggi.- ipotizzò Frank.
-No, non è da Rose.- rispose Roxanne, abbozzando un sorriso. -Non lo farebbe mai, anche se adesso abbiamo Erbologia.
-Ma forse voleva prendersi una giornata di riposo, non so. Capita che una persona non si senta in vena di fare niente... forse adesso sta passeggiando vicino al lago.- ribatté Albus.
-Tanto le parlerò stasera. Comunque, domani c'è la partita, Corvonero contro Serpeverde. Per chi tifate?
-Andiamo, devo proprio dirtelo?- disse Al, ironico. -Corvonero.
-Ma i Serpeverde non sono...- rispose Frank. -Non sono una brutta casa. Sono i determinati e gli ambiziosi, no?
-Sì, e anche i razzisti.- sbuffò Roxanne, incurante dei due Serpeverde del terzo anno che camminavano poco lontani da loro. -Non sei nessuno se il bisnonno di tuo cugino di terzo grado era Babbano...
-Non sono proprio tutti così.- continuò Frank.
-Non li difenderai, vero?
-No! Non dico che mi siano simpatici ma... non puoi mica pensare che siano tutti antipatici.
-Li sono, invece!
-Io dico di no.
Quel battibecco era quasi divertente. Forse poteva aiutarlo a distrarsi, e per tutto il tragitto verso le serre di Erbologia, Albus si concentrò sul botta e risposta tra Roxanne e Frank.
Il divertimento per quella giornata terminò quando vide che Rose non era neanche alle serre.
Iniziò a preoccuparsi sul serio. E se si fosse sentita male e fosse svenuta in un luogo dove solitamente non passava mai nessuno? Un sotterraneo, per esempio.
Non riuscì a concentrarsi sulla spiegazione del professor Paciock, e neanche sulle chiacchiere di Rudolf e dei suoi amici.
Si sentiva terribilmente nervoso. Strappò con troppa foga una foglia dai Rami Pescatori e il ramo iniziò a roteare, cercando di colpirlo. Albus lo afferrò e lo sbatté sul tavolino da lavoro, ricevendo un'occhiata sorpresa da parte di Roxanne per quella mancanza di delicatezza.
-Che ti prende?- gli chiese.
-Rose. Non è neanche qui. Potrebbe essere successo qualcosa.- disse lui, mentre cercava alcuni pacchetti di semi dal mucchio.
-Lo so, anche io sono preoccupata.- sbuffò Roxanne. -Quando la vedo la affatturo.
L'idea di Roxanne che scagliava un incantesimo su Rose lo avrebbe fatto ridere, in un'altra situazione, ma in quel momento tutto sembrava aver perso attrattiva. Forse si stava preoccupando troppo, ma con quello che era successo negli ultimi tempi, ogni cosa lo metteva in allarme.
Che Rose Weasley fosse definitivamente scomparsa dal castello fu chiaro quando Roxanne, quella sera, non riuscì a trovarla né in sala comune né nel dormitorio femminile.
-Sparita!- sbraitò, lasciandosi cadere su una poltrona, davanti ad Albus e Frank. -Dobbiamo fare qualcosa. Andiamo a dirlo ai professori, subito.
-Non la trovi proprio?- domandò Albus, con un filo di speranza.
-No! Non è qui in sala comune. Non è nella nostra stanza. Stasera sono anche andata in infermeria per Fred ma lei non c'era. E... volete sbrigarvi? Un professore qualsiasi, dobbiamo avvertirlo. Così la cercheranno in tutto il castello. Non può essere scappata, che motivo aveva?
A quelle parole, Albus si sentì sprofondare.
Rose era sparita. La cosa gli sembrava quasi innaturale. Rose era scomparsa, non si trovava più.
-Va bene.- disse Frank in tono agitato, alzandosi. -L'ufficio più vicino dovrebbe essere quello della professoressa Deppers.
Uscirono dal buco del ritratto, incuranti del fatto che il coprifuoco per gli studenti del primo anno fosse già scattato da una mezz'ora.
Mentre percorrevano il corridoio e le scale che li avrebbero portati al sesto piano, Albus riuscì solo a ipotizzare le peggiori cose possibili.
Rose poteva essere entrata nella Foresta Proibita, forse si era persa o era stata attaccata da qualche animale.
Era solo una congettura, naturalmente. Perché Rose avrebbe dovuto entrare in quella foresta, senza avvisarli? Ma perché si era allontanata, quella mattina? Non sarebbe potuta andare da nessuna parte.
-Ragazzi! Che ci fate fuori a quest'ora?
Era la voce del professor Paciock.
Albus, Frank e Roxanne si voltarono verso Neville, che si stava dirigendo verso di loro con un'aria leggermente sconcertata.
Il viso di Frank si rilassò.
-Papà! Stavamo cercando un professore, ci serve aiuto. Rose è scomparsa, Rose Weasley!
L'espressione di Neville si fece allarmata e grave.
-Come è scomparsa?
-Non la vediamo più da stamattina.- intervenne Roxanne. -O meglio, non l'ho vista neanche ieri quando sono andata a dormire, ho pensato che sarebbe venuta dopo. Però stamattina non l'ho vista, non era nel dormitorio e nella Sala Grande, e ha saltato tutte le lezioni. Anche adesso, non riusciamo a trovarla.
-Non preoccupatevi, ragazzi.- disse Neville, la voce grave. -Avvertirò il preside e il resto degli insegnanti. La cercheremo per tutto il castello e la troveremo di sicuro, non può essere uscita dai confini di Hogwarts.

*

-E quindi è stata vista per l'ultima volta mentre usciva dall'infermeria, giusto?
-Sì, a quanto mi ha detto il cugino. Albus Potter è suo figlio, vero?
Harry annuì stancamente.
-Esatto. Direi che queste informazioni possono bastare. Utilizzeremo i metodi di ricerca degli Auror per trovare Rose. Grazie mille per questo incontro, signora Bhatorys, e arrivederci.
-Si figuri. Arrivederci anche a lei, signor Potter.
Harry si alzò e strinse la mano della donna, rivolgendole un sorriso cortese. Mentre si voltava per uscire, il suo sguardo corse ai tavolini, coperti più da libri che dai delicati oggettini d'argento che Albus Silente teneva nel suo ufficio.
Lanciò un'occhiata al ritratto del suo vecchio preside; stava dormendo, gli occhialini che gli ricadevano storti sul naso, la lunga barba infilata nella cintura.
Scosse la testa. Non voleva certamente immergersi nei ricordi delle giornate passate in quell'ufficio.
Uscì senza più dire una parola.
Ron lo stava aspettando, ritto nel corridoio, davanti al gargoyle che portava all'ufficio della preside.
Non appena lo vide, scattò verso di lui.
-Allora? Cosa ha detto?!
-Rose è stata vista per l'ultima volta da Albus, mentre usciva dall'infermeria. Era andata a trovare Fred e...
-La mia Rose.- sibilò lui. -Ci metteremo immediatamente al lavoro...
-Lo so, calmati! Anche io sono preoccupato. Vedrai che la ritroveremo.
-Non è stata trovata neanche nel castello! Deve esserle successo qualcosa di grave. Se è uscita dai confini, potrebbe essere ovunque...
-La ritroveremo di sicuro, abbiamo i nostri metodi.- sospirò Harry. -Ora vai a chiamare Goldneist e Kenner...
-Ehi, papà!
Si voltò. C'erano James e Albus che correvano verso di lui, i visi colmi di sollievo che nascondevano una traccia di agitazione.
-Ragazzi.- sorrise lui. Li aveva visti quando era arrivato a Hogwarts, ma non aveva parlato molto con loro, per incontrarsi con la preside Bhatorys.
-Allora, cosa è successo? Avete scoperto qualcosa?- domandò James, mentre Albus rimaneva zitto a guardare Harry.
-La preside ci ha solo fornito le dovute testimonianze. Inizieremo a indagare oggi stesso. Non ho tempo per parlare con voi ora.
I due annuirono, sembravano delusi.
Harry fissò Albus dritto negli occhi, di un verde uguale al suo. E ne rimase colpito.
C'era qualcosa di diverso in loro, come una sorta di serietà, che prima non aveva mai visto. Si rese conto che suo figlio era cambiato. Non capiva in cosa, ma era sicuro che nei suoi occhi ci fosse una nuova luce.
-Mi dispiace.- aggiunse. -Io e Ron dobbiamo proprio andare. E... state attenti.
Non capì come era venuto l'istinto di rivolgere loro quelle ultime due parole. Lo disse e basta.
-Va bene.- borbottò James. -Allora ci vediamo. Ciao, zio.
Ron biascicò un saluto. Lui e Harry si allontanarono e sparirono oltre l'angolo, seguiti dagli sguardi di Albus e James.
-Allora... io vado a fare i compiti.- disse Al. -A domani.
-Fare i compiti.- sbuffò James. -Fai come vuoi, io devo andare a cercare Lucy.
Camminarono insieme per alcuni corridoi, poi si separarono. James imboccò una scalinata, e Albus continuò a camminare.
Non avrebbe saputo dire come si sentiva. Dire che era angosciato sarebbe stato poco. Ma al tempo stesso tutta la faccenda gli appariva irreale, così come gli erano apparsi irreali la bambina fantasma, la storia che gli aveva raccontato, la Chiave di Salomone e tutto il resto.
Non poteva stare accadendo proprio a lui : un ragazzino normale, un mago come tanti altri, che frequentava il suo primo anno nella scuola di Hogwarts.
Perché proprio lui dovevano capitare delle cose simili, la sua vita tranquilla scombussolata in quel modo? Cosa aveva di speciale?
Discendente dagli Evans.
E cosa c'entravano gli Evans? Semmai, i Potter. La famosissima famiglia Potter. Suo padre, un eroe per il mondo magico, dopo aver sconfitto quel terribile Mago Oscuro di cui non aveva mai parlato troppo.
Doveva c'entrare quella Ami. Non capiva come mai si fidasse tanto delle parole della bambina e credesse alla storia della ragazza addestrata da Voldemort.
Lei deve sicuramente avere a che fare con tutto questo., rifletté.
Ma non avrebbe dovuto vendicarsi dei Potter, dato che era stato Harry a mettere fine alla vita di Voldemort? Non c'era motivo per prendere di mira i Weasley, oppure Betsabea. Erano solo dei ragazzini.
Però i Weasley hanno contribuito alla disfatta di Voldemort. E se...
Notò che sulla parete alla sua sinistra c'era una finestra chiusa. Si avvicinò, sfiorò il vetro fresco con le dita.
Osservò il parco immerso nel buio della sera, quegli alberi fitti, l'acqua scura del Lago Nero.
E Rose era lì, persa nell'ignoto. Avrebbe potuto trovarsi ovunque. Albus sentì la voglia quasi irresistibile di sfogare quell'agitazione con un bel pugno.
Sì, avrebbe potuto tirare un pugno alla finestra e spaccare i vetri.
Cosa poteva importargli delle ferite alla mano e della conseguente punizione, se lo avessero scoperto?
Tornò a ragionare. Era una cosa assurda e inutile, una di quelle che si pensano durante un attacco di rabbia.
Il problema era che lui non poteva fare nulla per Rose, Betsabea e gli altri, se non aspettare.
E non voleva certo rimanere passivo davanti a quei fatti, la cosa lo riempiva per l'appunto di rabbia. Ma doveva farlo, si trovava costretto.
Si incamminò di nuovo, sapeva di essere vicino alle scale che portavano al settimo piano.
Arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa ed entrò in sala comune, sperando che ci fossero Roxanne e Frank.
Sua cugina era seduta su un divanetto e parlava con due ragazzine. Albus riconobbe la bionda come la ragazza del primo anno che era corsa da lui dicendogli che Betsabea era svenuta. Probabilmente la seconda era una coetanea.
-Ehi, Roxanne.- disse, avvicinandosi al divanetto. -Hai visto Frank?
-No. Forse è in dormitorio.- ribatté lei, guardandolo solo di sfuggita.
-Di che parlavate?
Si sedette accanto alla cugina. Aveva bisogno di distrarsi, non poteva fare nulla per Rose.
-Scuola e cose varie.- rispose la ragazzina bionda. -A proposito, io mi chiamo Jules Helvir.
-E io Jessica Barker.- disse l'altra, quella con i capelli castani. -Tu sei Albus Potter, vero?
-Sì.
Jessica non sembrava molto impressionata, a differenza di Jules.
-Stavo dicendo.- disse, voltandosi verso Roxanne. -Il movimento per gli incantesimi di scambio dovrebbe essere... bacchetta puntata in avanti, poi la muovi in alto e dai una stoccata verso l'oggetto che vuoi incantare.
-Tu hai fatto i compiti di Trasfigurazione, Al?- domandò Jules, sbattendo le palpebre.
-Io? Oh, no... in effetti dovrei iniziarli.- rispose, con un sorriso stentato.
-Li trovi difficili?
-No, è solo che non ho avuto affatto il tempo e la voglia, con quello che è successo...
-Lo so. Mi dispiace per tua cugina Rose, davvero. Era una persona simpatica.- lo interruppe lei. -E sono certa che la ritroveranno. Magari...
Qui si bloccò. Ogni volta che qualcuno avanzava ipotesi sul motivo della scomparsa di Rose, non trovava nulla da dire. Lei non aveva motivi per lasciare la scuola, e se qualcuno l'avesse rapita ci sarebbero state delle testimonianze, degli indizi.
-Sono invadente, per caso?- disse Jules, arrossendo.
-Ma no, non preoccuparti.
Non voleva parlare di Rose in quel momento, così aggiunse: -Ora vado. Non avrò scuse per domani se non finirò il tema di Trasfigurazione.
Salutò Roxanne, Jules e Jessica, prima di avviarsi verso i dormitori maschili.
Trovò Frank seduto sul letto, che sfogliava con scarso interesse un libro di Erbologia.
-Ciao.- gli disse, alzando gli occhi dalle pagine. -Novità?
-Mio padre e gli Auror si stanno mettendo al lavoro per trovarla.
-Hai idea di cosa possa esserle successo?
-Meno di zero.
Andò a prendere la borsa dei libri, gettata sul suo letto. Prese svogliatamente l'inchiostro, le piume e la pergamena, e altrettanto svogliatamente iniziò a scrivere.
Se Rose fosse stata lì, le avrebbe chiesto una mano. La immaginò sbuffare divertita e accettare, con la minaccia che la prossima volta se la sarebbe cavata da solo.
Era una di quelle piccole cose, quei comportamenti abituali di Rose, che ora gli mancavano.
Il modo in cui si accomodava su una delle poltrone della sala comune per leggere o controllava di tanto in tanto i compiti dei cugini. E nonostante quello, come fosse capace di lanciarsi su un pacco di dolci, di chiacchierare appassionatamente di Quidditch e fulminare con lo sguardo chi avesse detto una parola di troppo sulle sue squadre preferite.
Non avrebbe accettato di non rivederla mai più.

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Capitolo 11
*** Una svolta. ***


Bounjour! Ok, buon pomeriggio.^^
Vi avviso che anche questo capitolo sarà un po' cortino, ma l'ho scritto così per dividere meglio i vari capitoli ed episodi. Buona lettura!


Capitolo 11 : Una svolta.

Quella pergamena era davanti a lui, quasi del tutto pulita, a parte per un paio di frasi scarabocchiate.
Albus la fissò indifferente, ticchettando la penna sul tavolino della biblioteca; sapeva che avrebbe dovuto fare quegli stupidi compiti di Storia della Magia, ma ogni volta che cercava di raccogliere la concentrazione quella scivolava via come l'aria, rimpiazzata da un senso di disagio che non accennava ad attenuarsi.
Alzò lo sguardo. Rudolf, che era seduto davanti a lui, aveva abbandonato il suo compito e ora leggeva silenziosamente la Gazzetta del Profeta.
Decise di farsi coraggio e porre la domanda.
-Ci sono novità su... su Rose?
Pronunciò quel nome in tono esitante. Gli sembrava quasi un tabù, dirlo a voce alta. Avrebbe rievocato nelle persone la preoccupazione e la tristezza.
Rudolf scosse la testa. I suoi occhi saettavano veloci sulle pagine.
-Però questo articolo ne parla.- commentò Roxanne, scoccando un'occhiata al giornale.
-Infatti. E non dice nulla di nuovo.
-Leggilo comunque.- lo spronò Frank, giocherellando con la sua piuma.
Rudolf tossicchiò.
-Dunque... continuano le ricerche della ragazzina scomparsa, Rose Weasley, già sparita da svariati giorni dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Gli Auror si sono mobilitati ed è anche stata inviata una squadra di ricerca speciale, ma le indagini sono a un punto di stallo. Non è stato scoperto nulla di nuovo e non sono state trovate altre possibili tracce su dove potrebbe trovarsi Rose. Gli indizi continuano a mancare e gli Auror non hanno assolutamente alcun punto di appoggio per le loro ricerche; sulla scomparsa della ragazzina non si sa assolutamente niente. C'è stata una sola falsa testimonianza, di un anziano mago che ha scambiato una bambina Babbana per la dispersa Rose Weasley...
Albus afferrò il suo libro di Storia della Magia e lo chiuse con un botto che interruppe la lettura di Rudolf.
-Ok, ho capito. Assolutamente nulla.- ripeté, quasi furioso.
-Albus, che ti prende?- gli chiese Frank.
-Dovrei anche rispondere a una domanda così stupida?
Si pentì immediatamente di aver parlato in modo tanto brusco.
-No, scusatemi. Sono solo nervoso. Non riesco a concentrarmi, torno in sala comune. Ci vediamo stasera.
Gettò alla rinfusa il libro e la pergamena nella borsa, prima di avviarsi da solo verso l'uscita della biblioteca.
I suoi passi scattanti e rumorosi non potevano fare a meno di attirare l'attenzione degli altri studenti impegnati nello studio. Quando fu uscito, sbatté la porta alle sue spalle, e continuò a camminare lungo il corridoio con un groppo in gola.
Assolutamente niente.
Nonostante quei sette giorni, non c'era nessuna svolta o novità. La preoccupazione per Rose sembrava rodergli dentro.
Una volta salito nella torre dei Grifondoro, e arrivato nella sua stanza, si gettò sul letto e rimase fermo a fissare il vuoto, sforzandosi di non pensare.
In quel momento, sentiva che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivedere sua cugina.
Qualcuno aprì la porta del dormitorio, ma Albus non ci badò. Finché nel suo campo visivo comparve James.
-Ciao, Al.- disse il ragazzo, incrociando le braccia e scrutandolo con sconcertante serietà.
-Ciao.- si limitò a rispondere lui, con un cenno.
-Dobbiamo... beh, dobbiamo parlare, penso che si dica così in questi casi.
-E di cosa?
-Mi stai preoccupando, sai?
-In che senso?- domandò Albus, vagamente divertito. Suo fratello James che si preoccupava per lui era qualcosa di epico.
-Da quando... lei è sparita. Non sembri più tu, sei cambiato, ti comporti in modo diverso.- rispose James.
-E come dovrei stare, se è una settimana che non si sa niente di Rose? Dovrei essere allegro come te?
-Senti, anche io sono preoccupato per Rose!- sbottò James. -Ti pensi che passi tutte le giornate in giro con i miei amici a parlare di Quidditch? Maledizione, è anche mia cugina!
Albus rimase zitto per alcuni istanti, sentendosi imbarazzo.
-Beh, hai ragione, scusa.- disse infine. -Ma non è solo per Rose.
Si bloccò nuovamente. Non poteva raccontare a James della bambina, della Chiave di Salomone o di Ami. Non perché, a saperlo, sarebbe andato a dirlo a qualche adulto. Ma perché non gli avrebbe creduto, o se avesse deciso di credergli sarebbe rimasto provato come lui, a sentirsi custode di un tale segreto.
-E per cos'altro? Dimmelo.
Albus non aveva mai visto tanta serietà negli occhi di James. Capì che avrebbe dovuto inventarsi subito qualcosa, ma la risposta gli venne, ed era vera per metà.
-Fred, Betsabea e Louis.
-Oh... è vero.- disse James, sbattendo le palpebre. -Anche io ho paura che possano... che vada tutto male. Ti capisco.
-E quindi? Perché sei venuto qui, alla fine? Che mi devi dire di preciso?
-Niente, è che non mi piace il modo in cui ti comporti. Sei diventato così silenzioso. Non che prima fossi loquace ma eri normale, non avevi quest'aria sempre turbata.
-Ti ho detto qual è il motivo.
James annuì.
-Sì, ho capito... ma volevo comunque parlarti.
Per un attimo sembrò un fratello comprensivo, cosa che James certamente non era. Albus lo fissò in silenzio per alcuni secondi, poi disse: -Non ti preoccupare, non serve che mi parli. Ora puoi uscire, per favore?
-Va bene.- sospirò James. Ma prima di avviarsi verso la porta, lo guardò un'ultima volta con aria grave.
-Non puoi fare nulla per Rose, è tutto nelle mani degli Auror. Cerca di essere più te stesso.
Albus non ci riuscì.

*

Passarono circa due settimane dalla scomparsa di Rose Weasley.
L'atmosfera a Hogwarts non era più quella di prima, Albus poteva contestarlo ogni giorno.
Il chiacchiericcio della mattina sembrava meno animato e allegro di sempre, e lui non riusciva quasi a toccare cibo. Si sforzava di mangiare perché doveva.
Si sentiva svogliato, riguardo alla scuola. Non si concentrava durante le lezioni, i suoi compiti erano assenti o erano fatti male.
Alcune volte i professori chiudevano un occhio con lui per ovvi motivi, ma alla Deppers non potevano importare i problemi personali di uno studente; il suo rendimento in Difesa Contro le Arti Oscure calò più di tutti, e finì anche in punizione per quei voti.
Fu costretto a riordinare tutti i vecchi documenti nell'ufficio della professoressa.
Non andò a vedere la partita di Quidditch, che era stata rimandata, stupendosi quasi di quella mancanza di interesse verso uno sport che aveva sempre adorato. Preferì recarsi in biblioteca per studiare, e quando Rudolf gli disse che Corvonero aveva battuto Serpeverde non provò nulla.
La sua svogliatezza contemplava un po' tutto. Le letture non lo interessavano, così come le passeggiate nel parco, gli scacchi dei maghi, le conversazioni con Frank, Roxanne e Rudolf.
Non sopportava più le occhiate che gli venivano lanciate dagli altri studenti, detestava dover vedere la fotografia di Rose su ogni prima pagina della Gazzetta del Profeta.
Era come se fosse caduto nell'apatia. L'unica cosa davvero viva e presente era la preoccupazione non solo per la cugina, ma anche per Betsabea, Louis e Fred, che non si erano ancora risvegliati.
Quel periodo fu come un lentissimo incubo, ogni giorno un disagio da portare avanti fino alla sera, e che si sarebbe ripetuto fino a chissà quando.
La mattina del ventisei marzo, Albus si svegliò di botto, e rimase fermo con gli occhi spalancati che fissavano le tende rosse del letto mentre cercava di raccogliere i frammenti del suo sogno.
Aveva sognato lo Spirito della bambina.
Gli stava parlando, seduta sulle rive del Lago Nero, una mano immersa nell'acqua. Lo guardava con un sorriso enigmatico, e diceva: -Una volta adoravo quest'acqua.
Lui la fissava senza spiccare parola. Infine, la bambina si alzava, lanciava uno sguardo alle montagne che circondavano il castello e mormorava: -Ormai è questione di ore.
Poi il sogno terminava, prima che lui avesse il tempo di domandarle un chiarimento.
Non significa niente., pensò Al, stendendosi su un fianco. L'avrò sognata per caso, perché conoscerla mi ha quasi sconvolto. È già capitato altre volte. È normale.
Questione di ore. Per che cosa?
Cosa sarebbe potuto succedere tra poche ore? Ma aveva solo sognato, non era realtà.
Si abbandonò nuovamente al sonno. Non potevano essere passate le sette e mezza, gli sembrava di aver dormito poco quella notte.
-Albus... Albus, svegliati!
-Che vuoi, Frank?
-Sono le otto e mezza e tu...
Si tirò a sedere con uno scatto e si passò una mano tra i capelli, per sistemarli.
-Le che cosa?- esclamò, sbattendo gli occhi per mettere a fuoco la figura di Frank.
-Le otto e mezza.- sbuffò lui, già pettinato e con la divisa. -Se ti sbrighi forse non faremo tardi...
-Sì, un attimo!
Si preparò e vestì alla velocità della luce. Scese le scale rassettandosi la divisa spiegazzata.
-Roxanne dov'è?- disse, facendosi strada tra i Grifondoro che affollavano la sala comune.
-Non è mattiniera ma sarà già scesa.- rispose Frank, con un'alzata di spalle.
Albus avvertì un senso di disagio. Roxanne era... beh, non era l'unica cugina che gli era rimasta a Hogwarts, naturalmente, ma una di quelle a cui era più legato.
Se fosse successo qualcosa anche a lei...
Per fortuna, trovarono Roxanne in Sala Grande. Era seduta scompostamente sulla sedia e masticava qualcosa, la mano immersa in una ciotola di biscotti.
-Giorno.- disse Albus con sollievo, sedendosi accanto a lei. -Sono già arrivati i gufi da casa?
-In effetti sì, se ne sono andati un minuto prima che voi entraste.- rispose la ragazzina, dopo aver finito di masticare.
-Oggi faccio un salto in guferia, devo dare da mangiare a Holly.- disse Frank, mentre prendeva un biscotto dalla ciotola. -Vieni anche tu, Al?
-Sì, non vedo Palla di Piume da un po'.- rispose lui, suscitando le brevi risate di Roxanne e Frank.
-Chi te l'ha fatto fare di dare questo nome al tuo gufo?- domandò lei.
-A me piace! Qualche problema?- ribatté Albus, mentre i due ragazzi scuotevano la testa, divertiti.
Gli sembrò, per un attimo, che fosse tornato tutto normale, che quella fosse una delle tante mattinate piacevoli passate insieme ai suoi cugini, a scherzare e parlare del più e del meno.
Si sentì particolarmente tranquillo, durante la lezione di Incantesimi.
Riuscì persino a concentrarsi e fece eseguire al suo uovo una tripla capriola, prima che quello si spiaccicasse sulla testa del professor Vitious, tra le risate generali.
-Bello il tuo incantesimo di oggi.- gli disse Roxanne quella sera, mentre si avviavano in Sala Grande per cenare. -Fortuna che solo il tuo uovo abbia colpito Vitious.
Frank e Albus risero, ma quest'ultimo tornò subito serio.
-Oggi non sono stato in infermeria. Ci vado domani. Tu vieni?
-Certo.- rispose Roxanne. -Ci sono passata anche questo pomeriggio, per qualche minuto. No, non è cambiato niente.
Albus trattenne la voglia di sbuffare. Il tempo sembrava essersi cristallizzato. Possibile che ogni giorno fosse uguale all'altro e non succedesse mai nulla?
Stavano per scendere la scala che li avrebbe portati nella Sala d'Ingresso, quando un paio di Corvonero passarono accanto a loro, dando una spallata a Frank, e si gettarono di corsa per le scale.
-Ehi!- esclamò lui, indignato.
-Non vi siete accorti di quello che sta succedendo?- disse una voce, e si voltarono verso una ragazzina di Serpeverde, forse del secondo o terzo anno, che li squadrava con aria di sufficienza.
-No, cosa...- disse Albus, e si rese improvvisamente conto che in effetti stava succedendo qualcosa.
Il corridoio si stava stranamente affollando, gli studenti correvano e parlavano a voce alta.
Dal fondo delle scale proveniva lo stesso chiacchiericcio acceso.
-Che è successo?- domandò Roxanne alla Serpeverde. Non sembrava molto felice di doverle rivolgere la parola.
-Dicono che sia arrivata una persona, qui nel castello...
-Albus! Roxanne!
Erano Molly e Lucy, che stavano salendo le scale... di corsa. Albus non si stupì affatto di Lucy, ma non ricordava di aver mai visto Molly correre in quel modo, insieme a sua sorella.
Quando lo raggiunsero, notò che avevano il viso raggiante e colmo di gioia.
-È Rose!- esclamò Molly, con quel tono stridulo che lei aveva sempre odiato.
-C... cosa?
-Rose! È qui sotto, è tornata a Hogwarts!- urlò Lucy. L'entusiasmo le aveva arrossato il viso.
Albus dovette appoggiarsi a Frank per non cadere. Balbettò, mentre fissava le due sorelle.
-Muoviti, dobbiamo andare a vedere come sta!- esclamò Lucy, afferrandolo per un braccio.
-Ma è lei? È davvero lei?- disse Frank, la voce rotta dall'emozione.
-Sì!- disse Molly. -Volete venire o no?
In quel momento tutto sparì, per Albus. Non c'erano più Molly, Lucy, Frank e Roxanne, c'era solo la felicità crescente, quel bellissimo calore nel petto.
Spiccò una corsa, attraversò le scale, spintonando con troppa brutalità alcuni ragazzini, ignorando le loro imprecazioni.
Quando giunse nella Sala d'Ingresso, notò che il portone principale era spalancato, ma c'erano troppi ragazzi affollati e non riusciva a scorgere la soglia.
-Rose!- gridò, quando finalmente raggiunse il portone. Una fila compatta di studenti gli impediva di vedere con chiarezza quello che stava succedendo fuori. Spinse un paio di ragazzini e corse verso la gradinata.
Eccola, sul primo scalino, mentre si appoggiava tremante ad Hagrid e guardava con un misto di spavento e sollievo i professori raggruppati davanti a lei.
I capelli rossi erano terribilmente arruffati e incorniciavano un viso più pallido del solito. Le guance avevano perso il loro colorito, lo sguardo era timoroso ed esitante, la vestaglia grigia che indossava ricoperta di foglie.
Si voltò, al suono della sua voce, e gli occhi sembrarono tornare a illuminarsi.
-A... Albus...
Senza badare ai professori e agli studenti, Al si avvicinò a Rose e la abbracciò di slancio. Non riusciva a credere che fosse proprio lei, Rose.
-Albus, così mi soffochi!- esclamò lei, con una risata breve.
La tenne stretta ancora per qualche istante, prima di scostarsi e di guardarla, impegnato in una dura lotta contro le lacrime.
Lei, invece, le stava facendo scorrere sul viso. Eppure il suo sorriso era più felice che mai.
-Rose, cosa ti è successo?- mormorò Albus, tenendole una mano sul braccio.
-N... non ricordo tutto... io...
-Signor Potter, penso che adesso dovremo accompagnare Rose in infermeria.- intervenne il professor Wonder. -Abbia pazienza, potrà andare a trovarla domani.
-Perché in infermeria, cosa è successo? In ogni caso la accompagno.- disse lui, determinato. -Ho il diritto, no?
-Suvvia, facciamo un'eccezione, per una volta tanto.- disse Neville, rivolto al professore. -Sono cugini, e lui si sta preoccupando.
-Il professor Paciock ha ragione.- disse la preside, in tono tranquillo. -Non potrebbe esserci alcuna ripercussione. Che la signorina Weasley venga portata in infermeria. Io mi occupo di chiamare i genitori...
-Ma io non sto male!- esclamò Rose. -Davvero, sono solo stanca e...
-Rose, dovresti andare.- la interruppe gentilmente Al.
-Si tratta della sua sicurezza.- aggiunse la preside, con un sorriso comprensivo. -Vada con il professor Paciock e il professor Wonder. Potter, li segua pure.
Albus strinse la mano di Rose. Gli sembrava incredibile che fosse viva e reale. Il suo cuore batteva così forte che sembrava poter scoppiare dalla felicità, mentre i due professori li scortavano nella Sala d'Ingresso e poi verso le scale.
Tutti gli studenti erano radunati per guardarli e parlavano tra loro, ma Al ignorò quella confusione.
-Rose, Rose!
Erano Roxanne e Frank, che erano corsi verso di loro.
Albus decise di registrare in eterno il ricordo di Roxanne Weasley che abbracciava qualcuno.
I professori si fermarono, con pazienza, e attesero che la ragazza lasciasse andare Rose. La guardò raggiante, e lo stesso fece Frank.
-Rose, cosa è successo?- chiese lui.
-Non ora.- intervenne Wonder. -Ma se volete, ragazzi, potete accompagnare la signorina Weasley in infermeria.
-Sei ferita?- esclamò Roxanne.
Rose scosse la testa.
-No, io mi sento bene...
-Andiamo comunque.- disse Neville con gentilezza. -Potete venire anche voi, però preferirei che tornaste presto in sala comune.
Naturalmente, decisero di seguirli. I due professori guidarono il gruppetto lungo tutto il tragitto per arrivare in infermeria.
-Oh, cara ragazza!- esclamò Madame Katherine quando vide entrare Rose, con la chioma scompigliata e la vestaglia piena di macchie e foglie. -Cosa... cosa le è successo?
La afferrò per un braccio e la fece sedere sul letto più vicino.
-Non lo sappiamo, Madame Katherine.- rispose Neville. -Lei dice di sentirsi bene ma noi siamo preoccupati. È appena ritornata a Hogwarts, si è presentata da sola al castello, in questo stato. È possibile che le sia successa qualsiasi cosa quindi abbiamo deciso di portarla qui...
-Ma io sto bene davvero.- insisté Rose. -Non ho malattie o ferite, niente...
-Rose, cosa ti è successo?- chiese seria Roxanne.
-Non voglio parlarne ora, sono stanca.- rispose la ragazzina, chiudendo gli occhi e stendendosi compostamente.
-Rimanga qui, signorina Weasley.- disse il professor Wonder, senza la sua abituale severità. -In quanto a voi... sarò comprensivo, rimanete qui anche per cinque minuti. Ma poi tornate nei vostri dormitori.
-Certamente!- disse Albus, annuendo. Si sedette accanto al letto di Rose. Non avrebbe voluto più staccarsi da lei, quelle due settimane erano state terribili.
La porta si spalancò in quel momento, e un gruppetto di sei ragazzini si riversò nell'infermeria.
Albus li riconobbe tutti : erano Rudolf, James, Lucy, Molly, Victoire e Dominique.
In breve nella stanza risuonarono esclamazioni entusiaste.
-Rosie!- esclamò Victoire, avvicinandosi al letto, gli occhi colmi di lacrime. -Come stai? Cosa ti è successo, ma chérie?
-Ragazzi, è stanca!- esclamò Madame Katherine, stranamente brusca. -Ha bisogno di riposo, è appena tornata e si sente confusa. Lasciatela dormire, per favore. Penso che dovreste andare via tutti, proprio adesso.
-Col cavolo.- fu il sussurro di Lucy, che lanciò un'occhiataccia alla donna. Per fortuna, lei non la sentì.
-Dobbiamo proprio andare?- sbuffò James. -Lei è mia cugina...
-E deve riposare.
-Andate pure, ragazzi.- disse Rose. Aveva la testa rovesciata sul cuscino e gli occhi socchiusi. -Io voglio dormire, adesso, e sto bene. Non dovete preoccuparvi, venite domani.
Albus non avrebbe voluto lasciarla ancora, pur sapendo che il giorno dopo l'avrebbe ritrovata. Forse ad attanagliarlo era la paura di non trovarla, ma sapeva che era assurdo.
-Andiamo.- disse a Roxanne e Frank. -Rose, tornerò domani, te lo assicuro.
Lei gli rivolse un sorriso stanco.
Albus distolse lo sguardo a fatica, e notò che Rudolf si era avvicinato a lui.
-Sono contentissimo che l'abbiano ritrovata.- disse, visibilmente emozionato. -Posso venire con voi per un tratto di strada, vero?
-Certo.- rispose Roxanne.
Prima di uscire dall'infermeria, i loro guardi saettarono sui letti dove ora riposavano Rose, Fred, Betsabea e Louis.

*

Quella notte Albus non riuscì a dormire.
Si girò e rigirò nel letto, godendosi per la prima volta dopo tanto tempo la sensazione della felicità.
Gli era sembrato impossibile che la certezza che Rose stesse bene sarebbe tornata. Si era quasi arreso a non doverla vedere più, nonostante fossero passate solo due settimane.
Adesso era tutto cambiato. Rose era tornata. Si sentiva come se la felicità fosse un fuoco ardente che si era acceso in lui non appena aveva rivisto Rose, dopo essersi affievolito a causa della sua scomparsa.
Ma non riuscì a impedire che dei pensieri si insinuassero nella sua mente.
Forse non si è accorta di essere ferita e stanotte le succederà qualcosa... no, è ridicolo, non può non essersi accorta di una ferita.
Sentì la voglia irresistibile di alzarsi e sgattaiolare fino all'infermeria. Perché i professori l'avevano mandata lì, se non presentava ferite? Semplice preoccupazione?
Il sonno era pesante, ma le emozioni che si mescolavano in lui lo tennero sveglio fino al mattino.

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Capitolo 12
*** Il racconto di Rose. ***


Capitolo 12 : Il racconto di Rose.

-Ehi, Albus!
-Albus, ho sentito di tua cugina...
-Come sta Rose?
-Sei tu Potter? Puoi dirmi...
Albus non resse più tutti quei ragazzi che lo chiamavano, lo raggiungevano e gli chiedevano notizie di Rose.
-Smettetela di rompere! Sono fatti della nostra famiglia, è chiaro?- urlò alla fine, facendo sussultare due bambinetti di Tassorosso, che se la filarono via con sguardo spaventato.
Un gruppo di Grifondoro di circa quattordici o quindici anni, radunato in fondo al corridoio, gli lanciò delle occhiate stupite.
-Non mi chiedete niente!- esclamò Al, mentre passava accanto a loro. Aveva già notato che alcuni accennavano a muoversi verso di lui e parlare.
Doveva darsi una mossa, così inizio a correre, e quando arrivò in Sala Grande non si fermò a guardare il soffitto, né parlò con nessuno.
Neanche si sedette; afferrò una fetta biscottata spalmata di crema dal tavolo dei Grifondoro e, addentandola, si voltò, pronto a dirigersi fuori di lì, lontano da tutti quegli studenti che lo stavano fissando.
-Aspetta, Al! Vengo anche io!
Era la voce di Roxanne, che si era appena alzata e camminava verso di lui. Lo raggiunse e insieme si diressero fuori dalla Sala Grande, senza parlare, mentre Albus mangiava la fetta biscottata.
Entrarono in infermeria correndo, e Albus rimase piacevolmente stupito nel vedere i suoi zii, Ron e Hermione, seduti accanto al letto di Rose; stringevano le mani della figlia e le parlavano a voce bassa, il viso coperto di lacrime secche.
Albus non voleva infrangere quel quadretto familiare, e pensò di andare via, quando Rose lo vide e si aprì in un sorriso.
-Ehi! Venite pure.
Roxanne e Al si avvicinarono, salutando in tono allegro gli zii.
-Ciao, ragazzi.- disse Hermione cortesemente. -Va tutto bene?
-Certo.- rispose Roxanne, accomodandosi su una sedia. -Però siamo preoccupati per Rose e siamo venuti qui... come ti senti?
-Bene.- rispose lei.
-No, tu non stai bene.- disse Ron, insistente. -Sei sparita per due settimane e dobbiamo capire cosa ti è successo.
-Ma non mi sento male, sul serio. Quello che mi è successo...
-Diccelo.- le chiese Albus.
-Non ora. Questa mattina la preside è venuta da me e ha detto che oggi, se me la sento, io e i miei genitori dobbiamo recarci nel suo ufficio, ci saranno anche gli Auror. Dovrò dire loro tutto quello che mi è successo.
-Veniamo anche noi.- disse Roxanne, ma Hermione scosse la testa.
-No, cara. Sarà un incontro tra adulti, non potete partecipare.
-Ma...
-Possono sapere anche loro.- disse Rose. -Vi assicuro che quando uscirò dall'ufficio verrò da voi.
-E questa sera potrai rivedere Hugo.- le sorrise Ron.
-Davvero? È qui?- domandò la ragazzina, entusiasta.
-No. Intendo che tornerai a casa...
Gli occhi di Rose si spalancarono.
-No! Io non voglio tornare a casa. Per quanto tempo?
-Ma devi, Rose. Per un mese o due, potrai tornare qui solo per gli esami del primo anno, se lo vorrai.
-Non voglio andarmene da Hogwarts.- replicò lei. -Per favore, non ce n'è motivo. Quando vi dirò quello che è successo capirete, non servirebbe a niente. Non sono ferita, non mi è stato fatto del male e non succederebbe nulla se restassi qui.
-Rose, sei sconvolta...- insisté Hermione.
-No, non sono sconvolta.- disse, scuotendo la testa. -O meglio... sì, sono spaventata ma non c'entra con Hogwarts. Io posso rimanere qui, ve lo assicuro.
-Ne parleremo con la preside.- le promise Ron, e si capiva che lo diceva solo per compiacerla. -Ora perché non ti riposi?
-Ho già dormito. Non sono troppo stanca. Potremo andare dalla preside anche adesso.
Albus assisteva senza parlare. Era bellissimo sentire di nuovo la voce di Rose. Da troppo tempo non la ascoltava, o non vedeva il suo volto.
-Voi, ragazzi, non dovreste essere a lezione?
Rose si era rivolta a Roxanne e Albus, che le restituirono uno sguardo scioccato.
-A lezione?- esclamò Roxanne. -Come puoi pensare alle nostre lezioni quando... beh, ti abbiamo ritrovata?
-Ma io sto bene, quante volte devo ripeterlo? Se voi ve ne andaste non accadrebbe niente.- ribatté Rose. -Oggi esco dall'infermeria e potremo rivederci.
-Allora... noi andiamo.- disse Al, un po' deluso. -Avvertici quando uscirai dall'infermeria, va bene?
-Certo. Però sbrigatevi, non vorrete far perdere punti a Grifondoro.
Roxanne le sorrise.
-Ok. Ci vediamo oggi. Zio, zia... noi ci vediamo questa estate.
Uscirono dall'infermeria sentendosi immensamente sollevati, ma agitati al tempo stesso.
Albus era preoccupato per quello che poteva essere successo a Rose. Che voleva dire, non le era successo nulla di sconvolgente?
Per Merlino, era sparita, per due settimane di seguito!
Eppure sembrava tranquilla.
Calmati. Ti dirà tutto stasera.
-Ehi!
Era Rudolf, che era appena comparso dall'angolo in fondo al corridoio e affrettava il passo. Con lui c'erano Julian e Ylenia.
-Come sta vostra cugina?- chiese Ylenia con aria preoccupata, non appena li ebbero raggiunti.
-Ha detto che si sente bene.- rispose Roxanne. -Insomma... è tranquilla. Non sembra spaventata. E non ci ha detto cosa le è successo, ne parlerà... con i suoi.
-Sappiate che solo felice che Rose sia di nuovo qui!- esclamò Julien. -Io ero così in ansia per lei e ora ritorna, tutta da sola...
-Già. Evitiamo di parlarne. Sapete che ore sono?- domandò Albus.
-Le nove meno dieci.- rispose Rudolf. -Noi dobbiamo andare a Pozioni, voi?
-Difesa Contro le Arti Oscure. Ci vediamo dopo a Erbologia.
Si avviarono insieme per un paio di piani, e si separarono davanti al quadro del mago Lock Burney.
Albus e Roxanne attraversarono una scala stretta e ripida, che li portò nel corridoio dove si trovava l'aula di Difesa.
Quando entrarono, la lezione non era ancora iniziata, e c'erano solo Frank in un banco vicino, la ragazza di nome Jessica e un gruppetto di Serpeverde. La professoressa Deppers era seduta alla cattedra, scriveva qualcosa con una vistosa piuma d'oro.
Quando li vide, Frank si alzò con aria impaziente.
-Allora? Come sta Rose?
-Sembra bene.- rispose Roxanne, con un sorriso. -Non ha ferite o ripercussioni. Credo che uscirà oggi dall'infermeria e non vuole tornare a casa sua, ma rimanere qui.
-Ha detto cosa le è successo?
-No. Ne parlerà con la preside e gli Auror, oggi. E i suoi genitori, sono qui.
-Però dopo lo dirà anche a noi.- disse Albus, sedendosi al posto accanto a quello di Frank.
Roxanne si guardò intorno e vide il posto libero accanto a Jessica Barker.
-Io vado a sedermi lì. Ci vediamo dopo la lezione.
Albus iniziò a sistemare libri e pergamene sul banco, insieme a Frank. Per un po' rimase fermo a fissare il vuoto, concentrandosi solo sulla leggerezza che provava dentro, quando la voce della Deppers lo riportò alla realtà.
-Benvenuti, ragazzi. Oggi lasceremo stare l'argomento delle maledizioni applicate per dedicarci ad altro.
Al si guardò intorno, prima di tornare a fissare la donna; non si era accorto dell'arrivo degli altri studenti, che ora occupavano tutti i posti.
-Chi sa dirmi cosa sono i Berretti Rossi e come si affrontano?
La professoressa esaminò i quattro studenti che avevano alzato la mano, poi indicò un ragazzino di Serpeverde.
-Sì, Malfoy?
-Sono delle creature simili ai nani che vivono nei vecchi campi di battaglia, e durante la notte possono essere pericolosi per i Babbani solitari.
-Bene, cinque punti a Serpeverde. Dunque... chi altro di voi ricorda qualcosa sui Berretti Rossi? Sì, signor Lewar?
-So che i Berretti Rossi sono diffusi nel Nord Europa, oltre che facilmente respinti dagli incantesimi. Non vivono solo nei campi di battaglia, ma anche in qualsiasi luogo dove è stato versato sangue umano.
-Infatti. Cinque punti a Grifondoro.
Albus non era particolarmente interessato a quella lezione. Come poteva importarsene di un branco di nani che si nascondeva nei campi di battaglia, quando la sera prima era tornata Rose?
-Signor Potter.
Sussultò e guardò negli occhi la professoressa, che si era avvicinata senza fare rumore al suo banco.
-I problemi familiari non giustificano la distrazione. Sono disposta a non penalizzare Grifondoro, se lei sarà così gentile da illustrare alla classe tutti i tipi di creature magiche pericolose che conosce.
-Oh, sì.- disse lui, imbarazzato. -Ecco, dunque, ci sono i Berretti Rossi e poi gli Avvincini...
-Gli Avvincini, pericolosi? Sa come vengono classificati dal Ministero?
-Beh, possono attaccare i maghi che si trovano sott'acqua.- si giustificò. -Altrimenti è possibile trattarli facilmente. E poi, tra le creature pericolose ci sono i Troll, anche se non li studiamo, e l'Occamy.
Per gran parte della lezione, la Deppers passò tra i banchi ponendo domande sulle caratteristiche delle creature magiche e i modi più efficaci per difendersi. Albus immaginò che se Rose fosse stata lì, avrebbe potuto far prendere anche dieci punti a Grifondoro.
Quando terminò l'ora e lui uscì dall'aula insieme a Frank e Roxanne, riusciva solo a concentrarsi sul momento in cui si sarebbe incontrato con Rose, e lei gli avrebbe raccontato tutto quello che era successo.
Non badò al fatto che Roxanne stesse lanciando frecciatine a quei Serpeverde che avevano risposto male alle domande della Deppers.
La giornata sembrò trascinarsi con una lentezza esorbitante. Il sole che batteva sui tetti delle serre di Erbologia lo fece sudare, mentre rinunciava ad ascoltare la spiegazione di Neville sulle piante utilizzate negli antidoti.
Quando finalmente arrivò l'ora di pranzo, riuscì solo a mangiare un po' di pasta.
-Vuoi andare subito in infermeria a vedere come sta Rose.- indovinò Frank, guardandolo mentre fissava il suo piatto con sguardo vacuo, la mano che sorreggeva il mento.
-Esatto. Sapete, ci andrò subito. Volete venire con me?
Roxanne si alzò.
-Ovvio. Muoviti, Frank, tu devi seguirci.- disse.
Mentre si avviavano verso l'uscita della Sala Grande, ad Albus sembrò di udire un bisbiglio che proveniva dal tavolo dei Corvonero.
-Sì, Betsabea...
Si bloccò.
Betsabea. Perché avevano pronunciato il nome di Betsabea? Forse erano state quelle ragazzine sedute che parlottavano a voce bassa, magari per spettegolare.
Decise di ignorarle, anche se quel nome sussurrato continuò a tormentarlo per tutta la strada verso l'infermeria.
Quando aprì la porta e lanciò un'occhiata al letto di Rose, lei non c'era. Il letto era vuoto.
Immaginò subito che fosse uscita dall'infermeria, e la cosa lo riempì di sollievo. Ma prima di andarsene si guardò intorno, per poco non si sentì svenire.
Louis era sveglio. Louis, in carne e ossa, con gli occhi ben aperti, il viso acceso. Era seduto sotto la coperta del letto annuiva alle domande che gli rivolgeva una lacrimante Madame Katherine.
Boccheggiò, il cuore iniziò a martellargli nel petto.
Spostò lo sguardo, e vide che anche Betsabea e Fred erano svegli. Lei sfogliava un libriccino con la copertina rossa, mentre Fred mangiucchiava svogliatamente una Cioccorana.
-Fred!- urlò Roxanne, e corse verso il fratello, mentre tutti si voltavano a guardarli.
Albus esitò, indeciso su cosa fare. Il suo ragionamento si svolse in un istante : Fred era occupato con la sorella. Parlare a Madame Katherine e chiederle cosa era successo avrebbe significato ignorare gli altri. Betsabea era sua amica, ma Louis era suo cugino.
Si mosse automaticamente verso il suo letto e deglutì. Gli sarebbe piaciuto mantenere la calma ma non poté trattenersi.
-Louis!- esclamò, ignorando le lacrime che si facevano strada nei suoi occhi. -Come è successo? Come stai? Quando... quanto ti sei svegliato?
-Mezz'ora fa, penso.- rispose lui, e gli rivolse un sorriso raggiante. -Sto bene, non preoccuparti. Ho solo un poco di mal di testa. Devi dirmi... cosa è successo, esattamente? Che giorno è?
-Il ventisette marzo.- rispose lui. -Maledizione, Louis, sei rimasto in questo coma per settimane!
Deglutì ancora. Non aveva intenzione di piangere. Anche se qualcosa dentro di lui gli stava dicendo di ridere.
-Tu... cosa hai sentito? Devi dirmi tutto quello che ricordi.- aggiunse.
-Ricordo quando mi sono sentito male, a lezione.- rispose lui, assorto. -Poi ero semplicemente... è stato come addormentarsi, però ricordo di aver provato delle sensazioni di angoscia, senza però svegliarmi... e adesso, ci sono riuscito.
-È fantastico.- mormorò Albus. Anche Frank si era avvicinato al letto, e fissava Louis con incredulità.
-Sicuro di sentirti bene, amico?- domandò.
Lui annuì.
-Scusa, vado da Betsabea...- disse Albus, lanciando un'occhiata alla ragazza. Era nel letto accanto a quello di Fred, quindi Roxanne si voltava di scatto, parlando con entrambi.
-Vai pure.
Albus si avvicinò a Betsabea, tremante per l'emozione.
-Stai... stai bene?
-Sì, certo.- rispose lei. -Non ho ben capito cosa mi è successo. Sono caduta mentre uscivo dal dormitorio e adesso...
-Siete svenuti.- le spiegò Albus. -Tu e Fred, nello stesso giorno, siete entrati nello stesso coma di Louis e vi hanno portati in infermeria. Sono stato preoccupato per settimane. E Rose...
-Già. Dov'è Rose?- domandò lei.
-Te lo racconterò più tardi, forse te lo dirà lei. Sono successe delle cose, in questo periodo.
Betsabea annuì.
-Penso che Fred abbia qualcosa alla testa, una ferita. Roxanne mi ha raccontato che quando è caduto ha sbattuto la testa sul pavimento e ha sanguinato.
-Sì, ma non ha perso molto sangue. Non penso sia un problema.
Lo sguardo della ragazza si fece serio.
-Cosa pensi ci sia successo? Io, Louis e Fred. Perché siamo entrati in coma tutti e tre? La mia salute è ottima, la loro anche, immagino. Deve esserci un motivo.
Lui si avvicinò ancora di più e abbassò la voce, per non farsi sentire dall'infermeria, che in ogni caso era indaffarata a propinare una bevanda a Louis.
-Io immagino che ci sia di mezzo il libro. Frank voleva liberarsene perché pensava che contenesse una maledizione. Non l'abbiamo fatto, ce ne siamo dimenticati dopo che...
-Cosa è successo?
-Non voglio farti prendere un colpo. Vi diremo dopo, con calma.
Udirono una porta sbattere e si voltarono. Rudolf era appena entrato e ora correva verso la sorella, il viso una maschera raggiante.
-Betsabea! Come stai?- urlò, senza badare ad Albus.
La abbracciò, nonostante fosse seduta.
-Hanno chiamato... i nostri genitori. Saranno qui tra poco- disse, mentre si staccava da lei e le stringeva la mano.
Albus arretrò, ben deciso a non intromettersi tra i due fratelli. Si sentiva terribilmente felice, le sue ginocchia sembravano instabili.
Rose era ritornata a Hogwarts la sera prima ed era stata dimessa. Louis, Fred e Betsabea, quel pomeriggio, si erano appena risvegliati dal loro coma.
Ebbe l'impressione, per un secondo, che tutto fosse troppo bello e perfetto per essere anche vero.

*

-Non se ne parla proprio!- aveva esclamato indignata Madame Katherine, quando Roxanne le aveva chiesto se Betsabea, Fred e Louis sarebbero potuti uscire quella sera dall'infermeria. -Questi poveri ragazzi si sono appena svegliati dopo settimane di coma. Cosa vi passa per la testa? Devono riposare e rimettersi in sesto!
-Ma per favore... noi dobbiamo andare da nostra cugina, Rose. Ci deve dire delle cose. Deve dirle anche a loro.- la implorò Albus.
-No. Immagino che possiate aspettare qualche giorno.
-Noi ci sentiamo bene!- esclamò Louis, ricevendo un'occhiata severa da parte di Victoire. -Io sto benissimo. Riesco a camminare, respiro, non ho ferite...
Lei scosse la testa.
-Potrebbero esserci delle ripercussioni.- si rifiutò. -Almeno due giorni.
Albus guardò l'uomo e la donna seduti accanto al letto di Betsabea.
-Capito, cara?- disse la signora Finwel, dolcemente. -Non potete uscire stasera. Vi siete svegliati solo oggi.
-Ma, mamma...- protestò lei.
-Non vorresti tornare a casa?
-No! Non servirebbe a niente.
Era più o meno la stessa cosa che aveva detto Rose, notò Albus. Il rifiuto di Madame Katherine provocava in lui una cocente delusione. Avrebbe voluto che lei raccontasse ciò che le era successo quella sera stessa, non poteva aspettare. Ma se Betsabea e Louis non potevano essere con loro...
Venne fulminato da un'idea.
-Andiamo, ragazzi. Sarà per la prossima volta. Rudolf, tu rimani qui?
Rudolf, che era seduto vicino alla sorella, annuì.
-Sì. Ci vediamo domani.
-Allora andiamo. Roxanne?
-Ci vediamo domani, Fred.- disse lei, prima di raggiungere Albus e Frank. Uscirono insieme dall'infermeria, e non appena si furono allontanati Albus disse: -Aspettate un attimo. Avete un biglietto e una piuma? Io ho dimenticato la borsa in dormitorio.
Frank iniziò a trafficare con la sua.
-Sì. A che ti serve?- chiese.
-Mi è venuta un'idea.- si limitò a rispondere. Prese il pezzo di pergamena e la piuma ancora dotata di inchiostro che l'amico gli stava porgendo, poi appoggiò il foglio alla parete e scarabocchiò un messaggio.
-Cos'è?- gli chiese Roxanne.
-Un modo per incontrarci, stasera. Così potremo parlare tutti con Rose.
Rilesse il messaggio alla luce della torcia : Cerca di comunicarlo a tua sorella e a Louis. Stanotte ci incontreremo tutti nel passaggio segreto del quarto piano. Dì loro di scappare dall'infermeria, se si sentono abbastanza bene. Noi saremo lì con Rose. Alle ore due e trenta.
Lo mostrò a Roxanne e Frank, che annuirono soddisfatti.
-Come farai a darglielo?- disse Frank.
-Ci serve un oggetto, faremo finta che Rudolf l'abbia dimenticato, ma dentro deve esserci il biglietto. Avete proposte?
Roxanne frugò nelle tasche della divisa e tirò fuori la scatola vuota e aperta di una Cioccorana.
-Tieni, usa questa. Chiudila bene, però, o si vede che non c'è niente.
-Grazie!- esclamò lui. Infilò il pezzo di pergamena nella scatola e la richiuse.
-Iniziate ad andare in sala comune, io vi raggiungo subito.- disse, prima di voltarsi e iniziare a correre verso l'infermeria.
Quando rientrò, si avvicinò alla famiglia Finwel e riprese fiato.
-Ehi... Rudolf. Penso che questa Cioccorana sia tua. L'avevi dimenticata.- disse, porgendogli la scatolina.
-Oh... la mia?- domandò lui, perplesso.
Al diede volutamente le spalle ai genitori del ragazzo; inarcò le sopracciglia e sbatté le palpebre.
-Esatto, quella che ti sei dimenticato di mangiare!- esclamò, e gli lasciò cadere la scatola nelle mani.
Rudolf capì.
-Ah, è vero! Grazie per averla riportata. Ci vediamo domani.
-Certo. Betsabea, torno qui domani. Arrivederci, signori.
I due Finwel lo salutarono con cortesia. Prima di uscire, Albus lanciò un'occhiata eloquente anche a Louis.

*

-Secondo me Rose è ancora nell'ufficio della preside...
-Dopo tutte queste ore?- ribatté Roxanne, in tono acido. -Guarda che è uscita prima di pranzo per andare dalla Bhatorys. È sera! Figuriamoci se è rimasta lì.
-Smettetela di litigare.- sospirò Albus.
Si stavano avvicinando al ritratto della Signora Grassa, ben decisi a trovare Rose.
-Fuochi incantati.- disse Roxanne, e il quadro si spalancò.
Scommetto che è in sala comune., pensò Albus, mentre si facevano strada nel passaggio. L'idea che l'avrebbe rivista tra poco, ordinata e sana, gli procurava un groppo in gola.
Arrivarono nella sala comune, e subito Albus fu colpito dalla confusione. Tutti gli studenti erano raggruppati verso il centro della stanza, urlavano e sembravano acclamare qualcuno.
-Secondo me è Rose!- esclamò Roxanne, e corse subito verso la folla.
Albus e Frank la seguirono, spintonando i vari ragazzi, finché non videro chi era la persona al centro dell'attenzione : Rose. Sembrava assolutamente normale, con quei capelli pettinati all'indietro e la divisa nera perfettamente ordinata. Era imbarazzata e si guardava timidamente intorno, ma stava sorridendo. Accanto a lei c'erano i cugini Weasley, compreso James, che le teneva un braccio intorno alle spalle.
-Bentornata, Rose!- urlavano tutti.
-Sono felice di rivederti...
-Come stai? Bentornata!
Albus raggiunse la cugina e la abbracciò, mentre James si scostava, senza badare a tutte le persone che li stavano guardando.
-Rose. Stai bene? Ti hanno dimessa? È tutto a posto?
-Non ti tempestare di domande.- rise lei, e si allontanò di un passo. -Sto bene, non ti preoccupare. Sto benissimo, non ho niente. Sono uscita dall'infermeria...
Parlò a voce più bassa.
-Sì, sono stata nell'ufficio della preside. Poi vi dirò tutto.
-Ora vieni, Rose.- disse Roxanne. -Ti dobbiamo dire una cosa.
Il suo sorriso si stava allargando sempre di più.
-Aspettate, ci sono anche io!- esclamò James. -E non potete ignorare Lucy, Vi...
Albus incrociò le braccia sul petto e squadrò freddamente James.
-No, gli altri non possono venire.- replicò con una decisione insolita.
-E sentiamo, perché?- lo apostrofò Dominique. Ma non sembrava davvero arrabbiata, il suo sguardo era velato di contentezza.
-Vorrei farvi notare...- iniziò Roxanne. -Che io, Albus, Rose e Louis siamo attaccati come cozze allo scoglio fin da quando avevamo una manciata di mesi. Siamo sempre stati insieme, siamo un gruppo. Ora non c'è Louis ma è tornata Rose. Quindi, ora lei viene con me e Albus. E Frank può unirsi a noi perché gli abbiamo accordato il permesso.
Qualcuno rise a quelle parole.
Invece James sbuffò, ma conosceva benissimo il modo in cui suo fratello, Roxanne e Rose erano legati. Con l'aggiunta di Louis, certo... se solo lui fosse stato dimesso.
-Andate pure.- disse Victoire, con una voce dolcissima. Poi guardò male a James e il suo tono divenne severo: -Tu non ti lamentare.
Albus trattenne una risata; conosceva bene i cambi di umore di Victoire.
Si avviò verso il fondo della sala comune con Rose, Frank e Roxanne. C'era un gruppetto di poltrone, in un angolo stretto, e presero posto lì.
Gli sguardi che puntavano su Rose erano ancora increduli, la gioia non svaniva dai loro occhi.
-Allora?- domandò la ragazza. -Immagino che vogliate sapere cosa mi è successo.
-Non ora.- rispose Frank. -Abbiamo un accordo con Rudolf e gli altri. Ci dobbiamo incontrare alle... che ore erano, Al?
-Due e mezza. Ci incontriamo lì nel passaggio segreto del quarto piano. Lo riferirà a Betsabea e Louis, così ci saremo tutti e non dovrai ripetere il racconto.
Rose annuì.
-Buona idea.
-Di cosa hai parlato nell'ufficio della preside?- le domandò Albus.
-Ho raccontato tutto quello che mi è successo, per filo e per segno. C'era la Bhatorys. C'erano i miei genitori e c'erano gli Auror.
-Mio padre? Lui c'era?
-Difficile che mancasse, è il capo del Dipartimento Auror.- disse Roxanne, sarcastica. Albus si diede dello stupido, mentre Rose e Frank ridacchiavano.
-Rose, vorrei che ci parlassi ora.- disse Al, serio. -Ti è successo qualcosa di grave, in queste due settimane? Qualcuno ti ha fatto del male?
-No, assolutamente no.- rispose. L'idea sembrava quasi sorprenderla.
-Te ne sei andata di tua spontanea volontà?
-Oh, no. Ne parleremo questa sera con gli altri. Io voglio solo dimenticare tutto, perché mi sono davvero spaventata e vorrei capire chiaramente cosa è successo. Non sono stata io ad andarmene, non so come sia potuto accadere... no, ne parleremo questa notte. Ora voglio che mi diciate cosa è successo a Hogwarts. Ho sentito dire che Betsabea, Louis e Fred si sono risvegliati... è vero?
-Sì.- disse Frank, cercando di mascherare la preoccupazione per Rose. -Questo pomeriggio, si sono ripresi da... beh, dal coma. E stanno benissimo, anche se Madame Katherine vuole tenerli lì per qualche giorno.
-Ma è fantastico!- esclamò Rose. Le sue mani strinsero i braccioli della poltrona. -Hanno capito cosa è successo esattamente? Una malattia?
-No, sono in salute perfetta.- rispose Roxanne.
-Secondo me è colpa del libro. La Chiave, intendo.- disse Frank.
Rose lo guardò preoccupata.
-La Chiave di Salomone.- mormorò. -Cosa è successo? Siete riusciti a distruggerla?
Albus scosse la testa.
-No. Da quando tu sei scomparsa, non ci ho proprio pensato. E quando ci pensavo, mi sentivo tremendamente svogliato. Ero troppo preoccupato per te e non riuscivo a occuparmi e interessarmi di niente. Ho lasciato del tutto perdere il libro.
Gli tornò il mente il sogno che aveva fatto, la mattina del ritorno di Rose : la bambina che diceva “Ormai è questione di ore.”
Finalmente comprese. Era stato un sogno premonitore, sul fatto che Rose sarebbe tornata a Hogwarts. Aveva un dubbio : era stato lui a prevenire quell'evento, oppure la bambina era entrata nei suoi sogni?
Gli Spiriti avevano dei poteri, aveva detto.
-Dovrei chiedere gli appunti di Betsabea.
Non si rese conto di aver parlato ad alta voce.
-Cosa?- domandò Roxanne.
-Betsabea aveva fatto delle ricerche sugli Spiriti. Come quello della bambina. Me ne ha parlato, aveva anche preso degli appunti. Vorrei chiederle dove sono e rileggerli. Forse scopriremo qualcosa sulla bambina.
I ragazzi annuirono.
-Non avete scoperto altro sull'argomento?- chiese Rose.
-Nulla.
-E la Chiave... è ancora nascosta nel tuo baule?
-Sì.- annuì Albus. -Non sono del tutto sicuro di volermene sbarazzare. Avevo pensato di seppellirla nella Foresta Proibita ma è pur sempre un libro...
-Hai ragione.- sospirò Roxanne. -Non dobbiamo farlo per forza.
Rose non parlava. Sembrava fissare con insistenza il tappeto dorato ai loro piedi, immersa nei suoi pensieri.
-Tutto bene, vero?- le chiese ancora Albus. Stava davvero parlando di nuovo con Rose?
Lei alzò lo sguardo e gli sorrise.
-Sì, certo. Che ore sono?
-Ora di andare a dormire, direi.- rispose Frank, dopo aver gettato un'occhiata all'orologio. -Domani torni alle lezioni, vero?
-Ovvio! Devo assolutamente rimettermi in pari con i compiti.
Sì, era proprio Rose.
-Tanto ci vediamo stanotte, giusto?- sorrise Roxanne. -Alle due e mezza, ricorda. Dovremo incontrarci in sala comune alle due e dieci.
-Contaci.- rispose Frank.

*

Albus si accovacciò, con le spalle contro il muro. Le torce accese nel corridoio gli permettevano di vedere chiaramente i volti dei suoi compagni : Roxanne e Betsabea erano sedute vicine sul pavimento, incuranti del gelo. Rudolf e Frank, lo stesso. Louis era in piedi, poggiato a una parete, e scrutava Rose.
Lei era ritta davanti a tutti loro, lo sguardo cupo.
-Ora mi sono stancata di aspettare.- disse Roxanne, il tono stranamente serio. -Dicci tutto quello che ti è successo.
Rose annuì e poi, senza perdersi in discorsi o stupide introduzioni, iniziò a raccontare.
-Roxanne, ti ricordi quella sera? Tu eri in infermeria, insieme ad Albus, e io ero andata in biblioteca per studiare. Beh, non riuscivo a trovare la voglia e la concentrazione, ero troppo preoccupata. Così sono tornata in dormitorio, e anche se era un po' presto ho pensato di andare a dormire. Ho letto prima un libro, per qualche minuto, poi mi sono addormentata. Non c'era nessuno in dormitorio.
Albus ricordò che, quando Rose era tornata, indossava la sua vestaglia da notte.
-Mi sono addormentata quasi subito.- continuò lei. -E poi mi sono svegliata. Cioè, non mi sono proprio svegliata. Avevo gli occhi aperti ed era tutto buio, però mi sentivo come se stessi sognando, come se fossi paralizzata. Volevo spostarmi su un fianco, ma non riuscivo a muovermi. Ho... ho avuto paura... poi ho sentito freddo. Non era un freddo normale, era come se ci fosse del ghiaccio su di me, su tutto il corpo... ho provato a urlare e non ci sono riuscita. Ho pensato che fosse un incubo.
La sua voce era tremante, ma continuando a parlare assunse un tono più controllato.
-Poi mi sono come riaddormentata. No, credo che sia meglio dire che sono svenuta. Quando mi sono risvegliata, mi trovavo in un bosco. Ero distesa accanto a un albero, con la mia vestaglia da notte. Era notte fonda e io ero da sola, faceva un freddo terribile.
Nei suoi occhi si leggeva la paura che doveva provare nel pescare quei ricordi.
-Te la senti di continuare?- le chiese Betsabea, gentile.
-Sì, non preoccuparti. Dunque... mi sono trovata in questo bosco. Non avevo la più pallida idea di quale si trattasse, di dove fossi... e non avevo niente con me. Così ho cercato... insomma, dovevo uscire di lì e ho iniziato a camminare. Naturalmente mi sono persa.
-Come hai fatto a tornare qui? Ti ha aiutata qualcuno?- domandò Rudolf.
-No. Non ho incontrato nessuno. Voi dite che sono passate due settimane da quando sono scomparsa. Beh, per due settimane ho vagato a vuoto in quel bosco. Non capite cosa significa trovarsi in un bosco, completamente da soli, e senza la bacchetta. Avevo paura ogni singolo giorno. Qualsiasi rumore, qualsiasi animale... sono stata fortunata a non incontrare centauri o altre creature pericolose. Ho trovato una specie di laghetto minuscolo, dopo un paio di giorni, e l'acqua era bellissima, limpida... ho bevuto un po' da lì. Ho dovuto raccogliere dei frutti e delle bacche che trovavo nei cespugli. Quando ieri mi sono svegliata non riuscivo a credere di poter mangiare tanto.
-Rose, se ti dispiace ricordarlo non sei obbligata.- la rassicurò Albus. A sentire il racconto della cugina, gli si stava stringendo il cuore. Rose aveva dovuto passare tutto quello, sola e sperduta in un bosco. Ed era sopravvissuta.
-No, voi dovete sapere.- disse lei. Nel suo sguardo c'era la scintilla della determinazione dei Grifondoro.
-Come hai fatto a tornare?- le chiese Louis.
-Alla fine ce l'ho fatta.- rispose Rose. -Ho trovato l'uscita di quel bosco. Penso che fossero passate due settimane. Ormai pensavo che mi sarei persa per sempre, non avrei trovato mai più una strada o un punto di riferimento. Stavo camminando in un punto dove gli alberi erano un po' più bassi, e ho notato in lontananza quella che sembrava una torre. Mi è sembrato di... di morire di contentezza. Avevo paura che alla fine non fosse così, temevo di rimanere delusa, perché quella sembrava una delle torri di Hogwarts. Non la vedevo benissimo, era solo la cima, ma mi sembrava Hogwarts. Così ho iniziato a correre. Mi sono resa conto che in lontananza si vedevano delle montagne, ed erano molto simili a come ricordavo le montagne di Hogwarts. Era mattina, quando ho visto quella torre. E poi è arrivata la sera e io... sono arrivata. Sono uscita dagli alberi e mi sono trovata nel parco. Ho capito che avevo camminato nella Foresta Proibita. Ero stremata e stanchissima, avevo freddo. Così sono corsa subito verso il portone e ho bussato. La preside mi aveva già riconosciuta da una finestra ed era andata ad aprire, voleva controllare che fossi davvero io. E poi lo sapete. Siete arrivati e io ero lì. Non c'è altro, davvero.
Calò il silenzio. Albus provava una sensazione strana : era sconvolto per quello che Rose aveva passato, certamente. Tutto si mescolava al sollievo perché alla fine stava bene e nessuno le aveva fatto del male, ma anche a una terribile confusione.
Nessuno di loro sapeva, neanche Rose stessa, chi l'avesse presa e abbandonata nel bel mezzo della Foresta Proibita.
-Come hai fatto a convincere i tuoi genitori a lasciarti qui, a Hogwarts? È pericoloso!- esclamò Frank.
-Lo so. Ho dovuto parlare molto per convincerli. Hanno intenzione di indagare, di aumentare la protezione intorno alla scuola e i controlli.
-Quindi è successo solo questo?- disse Roxanne. -Rose, non hai idea di chi ti abbia portata lì? Per quali motivi, poi? Ti ha lasciata nella Foresta Proibita! È strano...
-Lo so. È che non ne ho idea. Sono rimasta spaventatissima, voglio dimenticare tutta questa storia assurda, sembra non avere un senso. Voglio tornare a studiare qui a Hogwarts, essere normale come prima, no?
Nessuno parlò, per qualche secondo. Poi Albus disse: -Rose, mi dispiace. Potevi perderti in quel bosco o essere attaccata da qualche animale, ma per fortuna sei riuscita a trovare...
Si zittì.
Era riuscita a trovare casualmente la strada per arrivare a Hogwarts, sperduta nella Foresta Proibita.
Come aveva fatto? Forse c'era qualcos'altro in quella storia. Ma forse, era davvero un fortunatissimo caso. Si era avviata nella direzione per il castello, e la foresta così sconfinata l'aveva guidata fin lì.
-Insomma, poteva succederti qualsiasi cosa ma ora stai bene. Sono felicissimo.
-Lo so, Al. Anche io sono felice di essere di nuovo qui.- sorrise lei.
-Non hai nessuna supposizione su chi potrebbe essere stato?- chiese Betsabea.
Rose scosse la testa.
-No, nessuna. E poi è illogico. Lasciarmi in un bosco...
Albus notò una lacrima rotolare lungo la sua guancia. Si alzò e, troppo timido per poterla abbracciare di nuovo, le posò una mano sulla spalla.
-Rose, non piangere. Va tutto bene. Ora stai bene.
Lei annuì, tirò su col naso.
-Lo... lo so. Grazie. Voglio tornare in dormitorio ora. Questo è tutto quello che so.
-Andiamo, allora.- disse Rudolf.
Tutti i ragazzi seduti si alzarono. Louis posò una mano sul braccio di Rose, con gentilezza.
-Hai bisogno di qualcosa?
-No. Sto bene, davvero.- rispose lei, mentre la lacrima sul suo viso si seccava.

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Capitolo 13
*** Uno sprazzo di normalità. ***


Giorno! Lo so, questo capitolo arriva un po' in ritardo. Prima colpa di mancata ispirazione, durata fortunatamente poco, e poi di connessione. Ma ora ci sono, è questo l'importante.
Piccolo avviso! Ho modificato il primo capitolo. Non è una grandissima modifica, mi sono limitata a inserire la canzone del Cappello Parlante, di cui mi ero dimenticata. Proprio per questo, porgo i miei più sentiti ringraziamenti a Bethpotter! Senza il suo aiuto, non sarei mai riuscita a creare una canzone decente. Grazie, Beth!
Detto questo... buona lettura.

Capitolo 13 : Uno sprazzo di normalità.

La punta della piuma tremolava sulla pergamena.
Una goccia d'inchiostro cadde, e Harry Potter vi passò un dito sopra per farla sparire.
Rilesse bene la lettera, da cima a fondo. Aveva scritto d'impulso, e non era sicuro di essere stato ben chiaro con quel messaggio.
Aveva scritto ciò che sentiva, e sperava che Albus capisse.
Ma sì, poteva andare bene.
Posò la piuma sulla scrivania, poi trafficò con i cassetti alla ricerca di una busta.
Quando la lettera fu al sicuro nella busta sigillata, Harry si alzò e uscì dal suo studio. Ora doveva solo andare dal gufo che serviva la famiglia Potter da quasi quattordici anni, Elziel.

*

Forse fu una cosa irresponsabile, ma Albus decise di non pensare più alla Chiave di Salomone, almeno per un certo periodo di tempo.
Tutto ciò di cui voleva godere erano le ritrovate tranquillità e normalità.
Tre giorni dopo il ritorno di Rose, Betsabea, Fred e Louis vennero ufficialmente dimessi dall'infermeria. Albus fu lieto al pensiero di non dover più entrare in quella stanza, che aveva visto troppe volte nell'ultimo mese.
Il giorno in cui Rose tornò a scuola, tutti i professori la guardarono felici e la accolsero gentilmente, persino la professoressa Deppers.
Beh, non che Emmaline Deppers l'avesse trattata con ogni riguardo. Si era limitata a sorriderle e a dirle: -Bentornata tra noi, signorina Weasley. Sono lieta di vedere che sta bene.
Lo stesso fu per Fred, Betsabea e Louis.
Così Albus si trovò immerso in quella normalità che tanto gli era mancata.
La mattina dopo essere stato dimesso, Fred Weasley entrò in Sala Grande con il suo sorriso spavaldo, al fianco di James, Lucy, Mark e quel loro amico di cui Albus non conosceva il nome.
I Grifondoro applaudirono nel vederli, così allegri e di nuovo uniti. Dominique si alzò per andare a stringere la mano di Frank, lasciando finalmente in pace Louis, che stava riempiendo di domande insieme alla sorella.
Albus, mentre apriva una bottiglietta di succo di zucca, si trovò a pensare che fosse tutto troppo perfetto. Erano tutti tornati, stavano tutti bene. Così, di colpo. Le cose erano tornate al loro posto.
Com'era possibile che stesse andando tanto bene?
Forse sotto c'era qualcosa...
Scosse la testa.
Perché doversi rovinare così quella felicità? Se le cose andavano a posto, lui doveva viverle appieno e non guardarle con sospetto.
-Ditemi del Quidditch!- esclamò Rose, giocherellando con una forchetta. -Quand'è la prossima partita?
-Grifondoro contro Corvonero, tra qualche settimana.- rispose Victoire, seduta accanto alla cugina.
Tutti la guardarono sorpresi, e lei arrossì leggermente e alzò le spalle.
-Che c'è, ragazzini? Non posso sapere anche io qualcosa di Quidditch?
-Ma non ci hai mai giocato...- obbiettò Louis.
-Però mi piace seguirlo, dovreste saperlo. Sapete, essere bionde non vuol dire essere delle ochette che pensano solo al ragazzo carino che le ha appena guardate, e che non sanno neanche cos'è un bolide. Solo perché non dimostro di seguire lo sport!
Loro risero.
-Scusa, hai ragione.- replicò Louis. -Vado anche io a vedere la partita, ma solo perché gioca Grifondoro e mi serve un po' di svago.
Fu in quel momento che si udì l'inconfondibile suono che segnalava l'arrivo del “battaglione dei gufi.”
Fischi, fruscii, ali che sbattevano.
Centinaia di allocchi, gufi e civette si riversarono nella Sala Grande, e Albus notò il vecchio gufo marroncino dei suoi genitori che volava a fatica verso di lui.
Lasciò cadere una busta sul tavolo, prima di planare dentro un piatto vuoto e fischiare, in attesa che qualcuno gli regalasse del cibo.
-Tieni.- disse Roxanne, porgendogli un piccolo biscotto, che il gufo addentò con fervore.
Albus scartò la busta. La lettera gli era stata mandata dai suoi genitori, o meglio, da suo padre. Quella calligrafia tonda era inconfondibile.

Caro Al,
ti scrivo questa lettera anche da parte di tua madre, che con quello che è successo negli ultimi tempi è preoccupata per te e spera che tu e James stiate bene.
Quel giorno, quando Rose è tornata a Hogwarts, c'ero anche io, e sono rimasto ad ascoltare il suo racconto nell'ufficio della preside Bhatorys. Una volta finito, sono dovuto andarmene subito. Mi dispiace molto, avrei voluto cercare di parlare con te e James, ma non ho avuto proprio il tempo.
Noi Auror siamo dovuti tornare al Ministero, avevamo delle pratiche da sbrigare, relative a Rose.
Il suo caso ci preoccupa. Non ti scrivo solo per scusarmi. Voglio anche dirti di stare attento.
Come ben saprai, negli ultimi tempi c'è stato un cambiamento nel mondo magico. Fino ad adesso tutto era tranquillo, ma sono sicuro che tu ricordi dell'uccisione di Sebastian Roland.
Non è stato ancora scoperto nulla, in proposito, ma è stato un duro colpo per la nostra comunità.
E poi, questi misteriosi comi di Fred, Louis e della tua amica. Rose che sparisce in questo modo e si trova sperduta nella Foresta Proibita.
Mi rivolgo in questo modo a te perché so che, nonostante la tua giovane età, sei intelligente e capace di capire : stai attento. Penso che avrai capito da solo che qualcosa sta cambiando nel nostro mondo. Non lo scrivo per metterti paura.
Tieni sempre gli occhi aperti e, se dovesse presentarsi l'occasione, mostrati sempre coraggioso. Che prima di tutto venga la lealtà verso i tuoi amici e le persone a cui tieni.
Sappi che, in caso di bisogno, io e tua madre ci saremo sempre.
Lei ti saluta, e ti saluta anche Lily. Tua sorella è impaziente e non vede l'ora che arrivi l'estate, per poter incontrare te e James. Fai attenzione a ciò che ti accade intorno e se succede qualcosa di strano parlane pure con me. Cerca però di non diventare paranoico, di vivere il tuo primo anno a Hogwarts.
Ci rivediamo questa estate...

Harry Potter. (E Ginny Weasley.)

Se solo Harry avesse saputo quando Albus poteva comprendere!
Per un attimo, provò l'impulso di prendere una lunga pergamena e raccontare tutto quello che sapeva, sulla strega di nome Ami, sulla bambina, sui libri che gli avevano cambiato la vita.
Ma c'era sempre quel qualcosa che gli diceva di no.
Albus sospirò, ma era deciso a non rovinare quella tranquillità. Sapeva che sarebbe dovuto stare attento, nonostante la storia di Ami gli apparisse irreale. Ci credeva.
Avrebbe creduto senza ombra di dubbio che quella donna fosse dietro la scomparsa di Rose, se solo Rose fosse stata semplicemente abbandonata nella Foresta Proibita.
-Al, ti muovi?
Era Louis che si era appena alzato, insieme a Betsabea, Rose e Roxanne.
-Ah, sì, arrivo!- esclamò Albus. Si alzò, prese la borsa e fece scivolare la lettera. Decise che avrebbe risposto più tardi.
-Abbiamo Trasfigurazione, vero?
-Sì, con i Tassorosso. Speriamo che Wonder ci rispieghi qualcosa del programma.- gli rispose Rose.
Mentre parlava, il suo sguardo sembrava rivolto a un punto lontano e indefinito della Sala Grande. Come se fosse distratta.
-Sbrighiamoci.- concluse Roxanne, e strattonò il cugino per un braccio.
Quando entrarono in aula, già erano arrivati alcuni Tassorosso. il professor Wonder era in piedi accanto alla scrivania e stava sfogliando un libro.
Quando li vide, fissò con particolare interesse Louis e Betsabea.
-Signorina Finwel, signor Weasley. Potreste venire, per favore?
Albus si sedette in prima fila proprio per ascoltare, e finse di riordinare i suoi oggetti sul banco.
-Mi auguro che stiate bene.- disse il professore, con uno sguardo tranquillo. -Sono felice di vedere che due studenti sono tornati in forze.
-Beh... sì.- annuì Betsabea.
-Quindi mi aspetto che voi vi impegniate durante le mie lezioni. Una malattia passata non varrà come scusa.
-Certo.- disse Louis.
-Potete andare a sedervi.
Betsabea prese posto accanto ad Albus e si guardò intorno.
-Frank dov'è?
-Non lo so, stamattina dormiva ancora e non ha voluto svegliarsi. Forse arriverà tardi.- rispose lui.
Sorrise soddisfatto quando, dieci minuti dopo la lezione, Frank spalancò la porta dell'aula ed entrò di corsa, rosso in viso, scusandosi per il ritardo. Sorrise un po' di meno quando cinque punti vennero sottratti a Grifondoro.
-Stavo dicendo, prima che il signor Paciock ci interrompesse...- riprese il professor Wonder, gli occhi scuri che si muovevano rapidi sulla classe. -Trovo necessario che al primo anno si impari una cosa facile come la Trasfigurazione dei colori. Signor Clewys, distribuisca queste scatole. Una per banco.
Un ragazzino di Tassorosso si alzò e iniziò a raccogliere le scatole colorate poggiate sulla cattedra.
Quando passò davanti al banco di Albus, gli consegnò scatolina blu. Lui la prese e osservò attentamente, chiedendosi cosa potesse contenere.
-C'è qualcosa che si muove, qui dentro.- disse Betsabea.
-Forse è un animale...
Uno squittio venne dalle loro scatole. Betsabea lanciò uno strillo e lasciò cadere la sua, attirando gli sguardi di tutta la classe.
-Tutto a posto, signorina Finwel?- domandò il professore.
Lei arrossì.
-N... no, tutto bene. È che ho sentito uno squittio e ho pensato che ci fosse un topo qui dentro. Io ho paura dei topi.
-Infatti, nelle scatole ci sono dei topi di cui dovrete cambiare il colore del pelo.
Da rossa che era, Betsabea sbiancò. Non riuscì a parlare, e quando venne il momento di aprire le scatole e prendere le bacchette rimase immobile con la mano che sfiorava il coperchio.
-Fatti coraggio.- le disse Albus, cercando di reprimere una risatina. -In fondo è solo un topo.
-Solo un topo?- sibilò lei. -Ti rendi conto che quando avevo quattro anni un enorme ratto...
-Sei una Grifondoro o no?
-Avete tutti le bacchette pronte, giusto?- disse la voce del professor Wonder.
-Faccio io.- sbuffò Albus, e aprì la scatola di Betsabea. Dentro c'era un topo bianco e dagli occhietti scuri che mettevano tenerezza, non più grande di un pugno. Nel vederlo, Betsabea deglutì e spostò la sedia all'indietro. Strinse la bacchetta come se potesse creare uno scudo protettivo intorno a lei.
Albus si affrettò ad aprire la sua scatola.
Ecco, un topo identico a quello di Betsabea. Nella classe risuonavano gli squittii, ma nessun topo era ancora uscito dalla scatola.
-Pronunciate con forza le parole : Irizian!
Albus fece scattare la bacchetta verso l'alto e pronunciò la formula; non accadde nulla.
Il topo levò verso di lui il musetto quasi dolce, ma il pelo rimase bianco.
-Signor Potter, come ho accennato all'inizio della lezione la bacchetta deve essere ben puntata verso il soggetto da trasformare.- disse il professor Wonder. -Deve posizionare la punta ben vicina al topo, dare un colpo secco di bacchetta e poi pronunciare la formula
Albus annuì seccato e spostò la bacchetta, sfiorando il pelo dell'animaletto.
-Irizian!
Anche quel tentativo fallì.
-Si concentri di più.- disse severamente Wonder, prima di allontanarsi verso gli altri banchi.
Lui ci avrebbe provato pure, a concentrarsi di più. Ma avvertiva un senso di disagio, senza conoscerne la causa.
-Maledizione...- mormorò. -Irizian!
Stavolta sulla punta della bacchetta comparve una luce che sfiorò il topo e colorò alcuni suoi peli di verde, ma il colore svanì in un attimo.
Albus capì a cosa era dovuto il disagio : la storia di Rose.
Si era ripromesso di non pensarci, di lasciarsi tutto alle spalle per ricominciare a comportarsi in modo normale. Non ci stava riuscendo, almeno per ora. Le parole di Rose continuavano a tornargli in mente.
Chi aveva potuto portarla nella Foresta Proibita e lasciarla là, e per quale scopo? Non si poteva fare finta che non fosse successo niente.
-Ci sono riuscita!- esclamò Betsabea, riscuotendolo dai suoi pensieri. -Guarda, è tutto rosso ora!
Albus si voltò, e vide che il ratto nella scatola aveva il pelo completamente tinto di un rosso che andava sbiadendo.
-Beata te. Io ancora non ci riesco.- si lamentò.
-Hai provato a concentrati sul serio?
Ok, concentriamoci sul serio.
Provò a rivolgere i suoi pensieri unicamente al topo.
Ora Rose sta bene, non devi preoccuparti. Sta bene.
Ci riuscì. Per alcuni secondi i suoi sensi comprenderono solo la posizione della bacchetta, il topo che squittiva piano, come in una specie di trance, come essere immersi nell'acqua e udire le cose da lontano.
-Irizian!
Stavolta il lampo fu più intenso e acceso, avvolse il topo e tinse completamente il suo pelo di verde.
-Bel colore.- commentò Betsabea.
-Già.- replicò Albus, fissando il topo con soddisfazione, e si voltò per osservare il lavoro dei suoi compagni. C'erano due Tassorosso che tenevano in mano i loro topi, i ciuffetti di pelo blu e rossi.
Il topo azzurro di Jessica Barker stava saltellando e squittendo, le zampette che artigliavano le scatola. Forse non riusciva a uscire per un incantesimo.
-Bene, signor Potter, ce l'ha fatta.
Era la voce di Wonder. Al si voltò di scatto verso il professore.
-E il colore non sta svanendo, anche se dovrebbe iniziare a sbiadire abbastanza presto, soprattutto se contiamo il fatto che questa è la prima volta che esegue l'Incanto dei Colori. Lei, signorina Finwel?
-Beh... è ancora un po' rosso.- rispose lei, non più tanto disgustata.
-Cinque punti a Grifondoro.- decise Wonder, e tornò a girare per i banchi.
-Complimenti. Ora spiegami come hai fatto.- sussurrò Betsabea, guardando il topo con un misto di timore e delusione. Il rosso era quasi svanito dal suo pelo.
-Mi sono concentrato, come hai detto tu.
Quando l'ora terminò, solo Anthony non era riuscito a dare minimamente colore al suo topo.
-Però è un incantesimo facile.- disse Louis, mentre i ragazzi uscivano dall'aula. -Cioè, all'inizio no ma dopo che ci hai provato qualche volta lo diventa. Giusto, Rose?
Lei distolse lo sguardo dalla parete.
-Eh? Ah, sì... giusto.- rispose. -Adesso che lezione abbiamo?
-Pozioni. Non vedo l'ora.- disse Albus. La sua allegria era quasi sfumata nel vedere lo sguardo distratto di Rose.
-Qual è stata l'ultima pozione che avete preparato?- chiese Betsabea.
-Abbiamo ripassato gli antidoti e la Milloc ce ne ha spiegato uno nuovo, adesso figurati se me lo ricordo.- rispose Frank.
-Avete visto Dominique?- chiese d'improvviso Roxanne.
-Dovrebbe essere uscita da... da Aritmanzia, mi pare. Perché?
-Deve dirmi la data esatta della partita tra Grifondoro e Corvonero. Rose, Corvonero ha battuto Serpeverde! Sai?
-Bella notizia.- commentò la ragazza, con un sorriso allegro ma leggero. -L'hanno presa male?
-Direi di sì. Li stracceremo anche l'anno prossimo.

*

Quel pomeriggio, Albus e Rose si ritrovarono in biblioteca insieme a Rudolf, Ylenia e Julian.
I professori erano stati spietati con loro : mancavano due mesi agli esami di fine anno e così li avevano tartassati di compiti.
Per il giorno dopo, Albus aveva tre temi : Trasfigurazione, Storia della Magia, Pozioni.
Anche i Corvonero avrebbero dovuto preparare Trasfigurazione, per l'indomani. Così avevano deciso di riunirsi in biblioteca per studiare insieme.
In quel momento, Al era impegnato a scrivere il tema di Pozioni. Si passava continuamente una mano tra i capelli e lanciava occhiate al libro, alla ricerca di qualche informazione in più che potesse portarlo a scrivere le nove righe di pergamena che gli mancavano.
-Io e Rudolf abbiamo finito. E voi?
Alzò verso Julian e Rudolf uno sguardo sorpreso.
-Come, di già?
-Beh, è quasi un'ora che siamo qui...- rispose Rudolf.
-Sì, ma io ancora devo finire il primo tema!
Notò Rose che alzava lo sguardo dal suo libro di Pozioni.
-Il vantaggio di essere Corvonero.- disse Julian, ironico.
-Ho finito anche io, un attimo!- esclamò Ylenia. Stava scrivendo frenetica, e alla fine la piuma le cadde dalle mani. Lei si alzò per riordinare i libri nella borsa e infine si chinò a recuperare la piuma.
-Ci vediamo stasera ad Astronomia, allora?- chiese Rudolf.
-Ok. A stasera.- disse Rose.
I tre ragazzi si allontanarono dal tavolino e si inoltrarono tra gli scaffali.
Quando furono spariti, Albus pensò al Reparto Proibito. Era così vicino, e ancora privo dei suoi libri. Non ne era stato ritrovato neanche uno, e lui iniziava a domandarsi se non ci fosse di mezzo Ami.
Sempre che questa Ami esista.
Si voltò verso Rose.
Non parlava, leggeva il libro di Pozioni. Perdersi nella lettura era una cosa abbastanza normale per lei, ma il suo sguardo lo preoccupò.
Era cupo, quasi distante. Gli occhi non sembravano scorrere le righe, ma fissare con insistenza lo stesso punto.
-Rose, tutto a posto?
Lei lo guardò tranquilla.
-Sì, tutto a posto. Perché?
-Non lo so, mi sembri... no, niente.
Lei tornò a leggere. Albus non sopportava di vederla così in silenzio, non sopportava l'ombra nel suo sguardo.
Ma è normale. Dopo tutto quello che ha passato e la paura che ha avuto. È normale che sembri così distante e chiusa.
Trovò quel ragionamento semplice e scontato. Come altro avrebbe dovuto comportarsi Rose?
-Ehi, mi ripeti i principi fondamentali degli effetti delle pozioni?- domandò. Voleva vederla parlare in modo normale.
Lei chiuse il libro.
-Certo.- rispose. -Non dirmi che non ricordi almeno il primo...
-Qualcosa riguardo al fatto che è impossibile creare il vero amore.
-No, questo era il secondo.- sospirò Rose, con aria divertita. -Su, ti aiuto con il ripasso.

*

Uno sprazzo di normalità.
Tutto quello che Albus aveva desiderato era infine venuto a lui : giornate tranquille da passare insieme a tutti i suoi cugini, a Betsabea e Frank. Niente più preoccupazioni, nessun pensiero rivolto alla Chiave di Salomone o all'altro manoscritto. Al desiderò sinceramente concentrarsi solo sullo studio, sulle serate passate a giocare a scacchi in sala comune, sulle passeggiate nel parco.
Decise di togliersi dalla testa il pensiero della Chiave di Salomone. Anche nel mondo magico sembrava vi fosse una sorta di pace. Non ci furono né morti né sparizioni misteriose.
Albus avrebbe giudicato perfetto quel periodo, se non fosse stato per il comportamento di Rose.
Era diventata strana. Parlava poco, e se lo faceva sembrava sempre distaccata da ciò che stava dicendo.
Durante le lezioni era attenta come sempre, rispondeva correttamente quando i professori domandavano qualcosa, gli incantesimi le riuscivano. Eppure, aveva sempre quell'ombra negli occhi, che donava al suo sguardo distacco e malinconia.
Albus cercava di non pensarci, si diceva che sarebbe passato. Cercò di godersi il più possibile quelle settimane passate in modo più o meno normale, di interessarsi all'imminente partita di Quidditch.
Alla fine si decise a parlarne con lei.
Era un soleggiato pomeriggio di aprile, e Albus e Rose avevano deciso di andare a studiare all'ombra del faggio più alto di Hogwarts, che si trovava vicino alla riva del Lago Nero.
Al era impegnato nel tema di Storia della Magia. Sfogliava il suo libro, cercando informazioni sui Congressi dei Maghi nel tredicesimo secolo. Di tanto in tanto, lanciava delle occhiate a Rose : lei era intenta a scrivere, il libro aperto accanto a lei, e il suo sguardo era come sempre velato di malinconia.
Albus stava cercando il momento adatto per parlarle, le parole migliori da rivolgerle.
Alla fine si stancò. Lasciò cadere il libro, tossicchiò e disse: -Senti, dobbiamo parlare.
Lei staccò gli occhi dal compito.
-Sì?
-Si tratta di te. Sei cambiata.
Non un granché, come inizio., pensò Al.
L'espressione di Rose si fece dispiaciuta.
-In che senso, sono cambiata?- mormorò.
-Non ti comporti come prima, non sei più così allegra. Sembra che non ti interessi niente, hai sempre quello sguardo distaccato e distratto... parli poco, sei sfuggente. È come se avessi un'ombra negli occhi.
-Scusami.- rispose lei. -È che io sono... preoccupata. Ripenso sempre a quello che mi è successo e mi sento strana. Non ho quasi mai voglia di parlare. Ho paura che possa riaccadermi qualcosa... la notte non riesco a dormire bene. Ho paura di risvegliarmi da qualche altra parte. Penso che sia per questo che sono così. Non volevo far preoccupare anche te. Ma è normale che io non sia più come prima.
-No, non scusarti. Mi sembra ovvio che sia per questo, ma mi sono preoccupato così tanto che ho deciso di parlartene.- la rassicurò lui. -Ma ora va tutto bene. Sei al sicuro, a Hogwarts. Non devi più avere paura.
Ripensò a quello che aveva detto la preside due giorni dopo il ritorno di Rose : intorno alla scuola erano stati eseguiti nuovi incantesimi di protezione.
-Sì, lo so.
Rose annuì e tornò a guardare la pergamena.
-Cercherò di essere più come prima, va bene?
-Certo...
Albus si interruppe. Aveva notato una figuretta dai capelli rossi che correva lungo il prato, diretta verso di loro.
-Quella è Lucy, oppure è Roxanne.- disse, e Rose si voltò a guardare la figura.
-È Roxanne.- disse, quando quella si fu avvicinata abbastanza. Anche Albus la riconobbe : Roxanne stava correndo verso il faggio.
Quando li raggiunse, si fermò a riprendere fiato, poi disse: -Dominique e gli altri stanno andando all'ultimo allenamento prima della partita di Quidditch, prima della partita per la Coppa. Volete venire a vedere?
-Ma i compiti...- protestò debolmente Rose.
-Li farai stasera! Tanto tu ci riesci di sicuro.- disse Roxanne, con un'alzata di spalle.
-Su, andiamo. Ci serve un po' di divertimento.- provò a convincerla Albus.
-E va bene.- accettò Rose, e si sporse per prendere la cartella. -Giochiamo contro Corvonero?
-Esatto. Tra qualche giorno.
Albus si voltò a guardare gli spalti lontani del campo di Quidditch. Pensò che, un giorno, gli sarebbe piaciuto entrare a far parte della squadra.
-Muoviti.- disse la voce di Roxanne.
-Sì, un attimo.
Si affrettò a riporre libri e pergamene nella cartella, poi i tre ragazzi si avviarono verso la stradina che portava al campo di Quidditch. In lontananza, si vedeva un gruppetto di figure vestite di rosso discendere verso il campo.

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Capitolo 14
*** La casa. ***


Uh, salve. Spero che vi piaccia questo capitolo. Sapete, ci stiamo avvicinando alla fine della fanfiction, tra qualche capitolo la terminerò.ç_ç
*La folla esulta.*
Ma non dovete preoccuparvi. Questa storia è solo la prima di una serie, ci saranno dei seguiti. Contenti?
... Dalle vostre facce direi di no. Ma non perdiamo tempo! Ecco il nuovo capitolo e buona lettura! (Sappiate che il capitolo è breve.)

Capitolo 14 : La casa.

-E Grifondoro sempre segnerà! Le altre case schiaccerà!
L'allegria di quella festicciola nella sala comune dei Grifondoro era a dir poco contagiosa. Persino Albus stava canticchiando, interrompendosi di tanto in tanto per mangiare i dolcetti che Dominique e alcuni altri ragazzi si erano offerti di rubare nelle cucine.
Il capitano della squadra dei Grifondoro, un ragazzo del settimo anno di nome Simon Eldrick, era al centro di una folla festante, e reggeva con sguardo fiero la Coppa del Quidditch.
Roxanne sembrava quella più contenta. Dopo aver applaudito la squadra che aveva portato i Grifondoro alla vittoria, non faceva che saltellare, cantare a voce bassa e afferrare biscotti e calici di succo di zucca.
Alla fine andò a sedersi sul divanetto accanto ad Albus, tenendo delle caramelle tra le mani.
-L'anno scorso la Coppa l'avevano vinta i Tassorosso!- esclamò, mentre scartava una caramella. -I Grifondoro non vincono da un paio di anni.
-Tassorosso? Hanno vinto proprio i Tassorosso?- domandò Al, perplesso.
-Sì, che c'è di strano? Vuoi una caramella?
Albus la prese e la scartò.
-Ma di solito i Tassorosso...- disse, e si interruppe per mangiare la caramella. -Non vincono niente e non fanno niente di particolare per la scuola. Non ho mai sentito parlare troppo di questa casa.
-Non sono mica degli inetti.- sbuffò Roxanne. -E poi l'anno scorso c'era un cacciatore eccezionale nella squadra, così mi ha detto Fred. Era del settimo anno, però, come Simon. Penso che il prossimo anno il capitano della squadra diventerà quella Margaret.
Albus la conosceva, Margaret Thompson, una studentessa del quinto anno. L'aveva vista durante le partite di Quidditch, e qualche volta nei corridoi. In quel momento stava parlando con Ellen Janette e Alfred Stinson, i due battitori della squadra.
-Quando finisce la festa?- chiese Al.
-Beh, tra un'oretta scatta il coprifuoco, credo. Ma dovremo finirla prima.- rispose Roxanne. -Io continuo a mangiare.
E si alzò per dirigersi ai tavolini colmi di cibarie.
Albus rimase lì, sul divano. La sala comune era piena di chiacchiere e di musica; qualcuno aveva acceso una radiolina che trasmetteva le canzoni delle Sorelle Stravagarie.
Si sentiva allegro, tranquillo, ma non aveva troppa voglia di fare confusione.
Prese la sua bacchetta da una tasca e iniziò a giocherellare, rigirandosela tra le mani e lisciando il legno di noce con le dita.
Pensò alle vacanze estive. La fine di aprile si stava avvicinando sempre di più, e non rimaneva che il mese di maggio. Poi qualche giornata di giugno, gli esami finali... e l'estate.
Quell'anno a Hogwarts sembrava essere volato via. Però ci sarebbe stato il secondo anno, e quel pensiero lo consolava.
-Albus, smettila di stare seduto come un idiota!
James si era avvicinato al divanetto. Prima che Al potesse rispondere, lo strattonò per un braccio.
-Su, vieni ad ammirare il genio di Fred e Dominique.
Albus si alzò.
-Perché, che stanno facendo?- chiese, mentre seguiva James verso un angolo della sala comune.
-Un incantesimo.
Fred e Dominique erano in piedi accanto a una finestra, le bacchette puntate su alcuni pezzi di legno sparsi sul pavimento.
Dominique agitò la bacchetta e mormorò una parola che Albus non comprese.
I pezzi di legno si sollevarono in aria e iniziarono a congiungersi tra di loro, formando infine due piccole statue : un leone e un corvo.
Anche Fred agitò la bacchetta, pronunciando una formula, e la statua del leone iniziò a svolazzare, per poi abbattersi contro quella del corvo.
Il corvo emise un vero fischio, prima di cadere a terra. Si rialzò comunque in volo, ed era strano vedere un oggetto di legno muoversi come animato di una sua volontà, per poi schizzare verso il leone.
La statuina del leone si scostò all'ultimo secondo. Si gettò sul corvo con un ruggito e colpì la sua ala con una zampata.
Tutti risero mentre il corvo cadeva di nuovo a terra e si sbriciolava lentamente.
-Fantastico!- urlò Roxanne.
-Geniale! Come avete fatto?- disse un ragazzino.
-Mio padre.- rispose Fred con aria fiera. -Mi ha illustrato la procedura, mi ha scritto tutto su un foglietto e mi ha parlato di come fare. Così io e Dominique ci siamo esercitati.
-Complimenti a zio George, allora.- rise Lucy.
Gli studenti iniziarono a disperdersi, ma Albus rimase a fissare affascinato le due statuine.
Si sentiva come colpito dentro; nonostante fossero giovani, i suoi cugini avevano eseguito un incantesimo a suo giudizio abbastanza complicato. Avvertì una sorta di desiderio, quello di poter essere in grado anche lui di riuscire in certi incantesimi.
-Ehi, Al.
Albus si voltò verso Louis, che lo guardava con aria divertita ma anche assonnata.
-Quei due sono fantastici, vero?- disse, e si interruppe per sbadigliare. -Però adesso io ho sonno. Perché non andiamo a dormire?
Albus lanciò un'occhiata alla finestra. Fuori era calato il buio. Non si era accorto che la festa fosse durata tanto.
-Ok, andiamo. Dov'è Frank?
-Penso che sia già salito.
-Va bene. Ehi, Rose...
Lei stava parlando con Dominique. Si voltò verso di lui, con un'espressione calma.
-Sì?
-Io vado, notte. Se vedi Roxanne e Betsabea dì che siamo andati a dormire.
Rose annuì.
-Ok.- rispose, e tornò a parlare con Dominique.
Albus e Louis si avviarono verso le scale. Mentre salivano e poi entravano nel dormitorio, Al iniziò a sentirsi stanco, leggermente teso. La festa in sala comune non era durata certo poco.
Si addormentò quasi subito, quando posò la testa sul cuscino. Si svegliò di botto solo una volta. Gli era sembrato di avvertire il rumore di una porta che si chiudeva. Ma i suoi occhi non vedevano nulla al buio, e lui si riaddormentò all'istante.

*

-Il tema di Pozioni l'hai finito, vero?
-Sì, Rose.
-Quando?
-Prima di andare alla partita di Quidditch. Non sto mentendo.
-Ok, ti credo.
Quella mattina Rose sembrava più vitale del solito. Sguardo ancora un po' sfuggente, ma aveva ripreso a sorridere e parlare di sua iniziativa.
Albus era soddisfatto, mentre lui, Rose e Frank percorrevano i sotterranei, diretti all'aula di Pozioni.
Appena entrato, Albus venne colpito dai fumi verdi che riempivano l'aria, ostruivano la visuale del fondo dell'aula e sembravano pizzicare il naso.
-Che strano.- commentò Frank. -Pizzica. Oh, io vado a sedermi vicino a Louis. Ci vediamo dopo.
-A dopo.- rispose Al.
Prese posto insieme a Rose, e aveva appena finito di sistemare il suo tema sul banco che i fumi iniziarono a diradarsi e svanire.
La cattedra tornò visibile : c'era la professoressa Milloc seduta con aria tranquilla, la bacchetta in mano. La stava muovendo, mormorando delle formule, e si fermò solo quando i fumi verdi furono completamente scomparsi.
-Buongiorno, ragazzi.- disse la Milloc. Mosse ancora la bacchetta, e le pergamene con i compiti degli studenti si alzarono in volo, per poi atterrare dolcemente sulla cattedra.
-Oggi ci occuperemo della preparazione di una pozione capace di curare semplici ferite come bruciature e tagli.- continuò. -Per prima cosa, riempite i calderoni di acqua, quasi del tutto, poi preparate la polvere di Bardana. Io intanto scriverò le istruzioni.
Quando Al ebbe riempito d'acqua il calderone, e posato un sacchetto di polvere di Bardana sul banco, si voltò a guardare la lavagna. I passi per preparare la pozione erano scritti nella calligrafia fitta e decisa della Milloc.
-Avete mezz'ora.- disse lei, prima di tornare dietro la cattedra e iniziare a sfogliare i temi.
Versare in acqua l'intero sacchetto di polvere di Bardana e poi mescolare sei volte in senso orario, e una in senso antiorario., diceva la prima riga.
Una volta versata la polvere, l'acqua assunse un colore violaceo, e un sottile filo di fumo si levò dal calderone. Albus iniziò a mescolare, poi guardò nuovamente la lavagna.
-Rose... chiodi di garofano e foglie di tè verde. Ne abbiamo?- domandò, voltandosi verso la cugina.
Lei annuì.
-Io ho una scorta di chiodi di garofano, te ne posso dare tre. Le foglie puoi trovarle nell'armadietto in fondo.
Quando finalmente ebbe finito di aggiungere alla pozione foglie, fiori e purvincolo, Albus ammirò quel viola scuro. Peccato che dal calderone si levasse un fumo fitto e dall'odore acre.
-Complimenti, signor Potter, dieci punti a Grifondoro.
Al si voltò imbarazzato verso la Milloc, che scrutava il contenuto del calderone con aria soddisfatta.
-Ragazzi! Vi pregherei di osservare la perfetta pozione preparata da Potter.
Una ventina di teste si voltarono verso di lui, e Albus avvertì un rossore diffondersi sulle guance.
-Per il momento Potter e la signorina Shopie Lennox sono gli unici ad essere riusciti a preparare la pozione senza incidenti o errori. In effetti, sono i due migliori studenti del primo anno, almeno nella mia materia.
Albus guardò Shopie Lennox, che stava in piedi accanto al suo calderone, qualche fila più avanti.
Era una ragazzina di Serpeverde, con capelli rossi e lunghi e l'espressione annoiata. Il complimento della professoressa non sembrava averla colpita.
-Anche la sua pozione è perfetta.- disse la Milloc, raggiunto il calderone della Lennox. -Dieci punti a Serpeverde. Bene, ragazzi! Avete ancora qualche minuto per terminare.
Quando uscì dall'aula insieme a Betsabea, Rose, Roxanne, Louis e Frank, Albus sorrideva allegro.
-Sapete qual è il punteggio delle case?- domandò, mentre i ragazzi attraversavano una scala ripida, che li avrebbe portati al corridoio del primo piano.
-Al primo posto o c'è Grifondoro oppure Tassorosso, non ricordo bene.- rispose Frank. -Poi c'è Serpeverde, e all'ultimo posto Corvonero.
-Vinceremo certamente noi.- disse Rose, gli occhi brillanti. -Proverò a impegnarmi di più nello studio e...
-Ma tu già ti stai impegnando.- ribatté Roxanne.
-Non al massimo, come fa invece Molly.
Rose stava sorridendo, e non era un sorriso malinconico. Era il semplice e allegro sorriso che aveva sempre avuto.
Albus era soddisfatto di quel cambiamento in lei. Non c'erano più ombre nello sguardo, e la semplice vista del suo viso quasi entusiasta lo faceva sentire felice.
Si sentì bene per il resto della giornata, e riuscì a non assopirsi durante la spiegazione della professoressa Thompson su alcune guerre tra folletti.

*

-Sto organizzando uno scherzo a due Serpeverde idioti del mio anno.- disse Dominique quella sera, a cena. Era seduta accanto al fratello e non faceva che ingozzarsi di dolci e panini.
-In cosa consiste?- domandò Louis, interessato.
-Una bella figuraccia davanti a tutta la Sala Grande. Mi serve che lo zio George mi invii un certo prodotto che ha inventato quest'estate...- sogghignò la ragazza.
Albus finì di masticare la carne.
-Possiamo partecipare?- chiese.
-Vedrò di trovarvi un ruolo.
Dominique si zittì per addentare il suo panino, poi riprese: -Voi che dovete fare stasera?
-Compiti in sala comune, che altro, se no?- sbuffò Louis. -Finisco di mangiare e poi andiamo.
Albus mangiò l'ultimo pezzo di carne. Poi tamburellò con le dita sul tavolo e attese che Louis terminasse il suo piatto.
-Fatto.- disse lui infine, e si alzò.
-A domani, Dom.- disse Albus. Prese la cartella e seguì Louis fuori dalla Sala Grande, immerso nei suoi pensieri.
Gli era tornata in mente la Chiave di Salomone, senza alcun apparente motivo. Era da molto tempo che non badava a quel libro, e neanche al manoscritto. Aveva deciso, per comodità, di pensare al libro che aveva comunicato con lui con il nome manoscritto. Gli sembrava adeguato.
Beh, provava un'inspiegabile voglia di rivedere quei libri, controllarli, sfogliarli. Forse quella lontananza aveva riacceso in lui l'interesse.
Quando finalmente Albus e Louis raggiunsero la sala comune, notarono Roxanne e Betsabea che parlavano, in piedi accanto al camino. Sembravano agitate, ma Al non vi fece troppo caso.
-Io vado a fare i compiti in dormitorio.- disse.
-Perché?
-Beh, lì è più tranquillo, qui c'è un mucchio di gente. Ci vediamo dopo.
Senza attendere una risposta, si avviò e salì le scale che portavano al dormitorio. Quando entrò, si affrettò a gettare la cartella sul letto. Poi si chinò davanti al suo baule e stette fermo, gli occhi che scrutavano la stanza.
Non c'era nessuno, a parte lui. Tutto era immerso in un silenzio quasi vibrante.
Aprì il baule e iniziò a scostare i libri e gli altri oggetti, posandone alcuni a terra. Finalmente aprì il sottofondo nascosto e vi infilò una mano; le due dita incontrarono una copertina ruvida e fredda, e lui tirò fuori il libro. Si trattava del manoscritto.
Lo poggiò sulle ginocchia e iniziò a sfogliarlo, inspirando a fondo l'odore di pergamena antica. Tornò a provare un briciolo dell'attaccamento che aveva avuto per il libro, qualche tempo prima.
Ma non vide nulla di strano, nessun messaggio che si formava automaticamente sulle pagine.
Posò il volume a terra, per poi coprirlo con il lembo del mantello. Non era il manoscritto a interessarlo di più, in quel momento. La cosa più importante era controllare la Chiave di Salomone.
Si voltò e guardò nuovamente il sottofondo.
Nulla.
Era vuoto. Semplicemente vuoto.
Si sentì il cuore sprofondare. Iniziò a tastare il fondo del baule, mentre il terrore si faceva lentamente strada in lui e un groppo gli stringeva la gola. No, non poteva essere. Nessuno a parte Louis e Frank sapeva che nascondeva il libro lì. Non poteva essere successo...
Eppure era così. La Chiave di Salomone era sparita.
-Oh, Merlino...- riuscì a mormorare.
No, non può essere, non può essere sparito, deve essere qui...
Non c'era.
Con mani tremanti, ripose i suoi oggetti nel baule, il manoscritto compreso, senza preoccuparsi di coprirlo per bene. Era tornata la paura, era tornata la sensazione di irrealtà.
Richiuse il coperchio e si alzò di scatto, per poi correre fuori dal dormitorio e sbattere la porta.
Si precipitò giù per le scale, e vide Louis con un piede sul primo gradino, che lo fissava a bocca socchiusa.
-Albus, devi ven...
-Non c'è più! È sparito!- esclamò Albus. -Ascolta... dove sono Rose e Roxanne? E Frank e Betsabea ci sono?
-Sì, anzi, no... ma... cosa è sparito?
Gli occhi di Louis erano colmi di angoscia
-Non posso dirlo adesso. Dove sono gli altri?- continuò. L'ansia e il terrore gli rendevano quasi difficile parlare, ragionare con lucidità.
Vide Roxanne, Betsabea e Frank camminare verso di loro, le espressioni gravi. Doveva essere successo qualcosa.
-Muovetevi, salite in dormitorio! Qui non posso parlare. Dov'è Rose?
Albus li guidò su per le scale, fino alla stanza. Una volta che Betsabea ebbe richiuso la porta, sbottò.
-Il libro è sparito! La Chiave di Salomone! Non lo trovo più, lo nascondevo nel sottofondo del baule ma ora non c'è... l'avete preso voi?
Nel tentativo di sfogarsi, aveva iniziato a camminare avanti e indietro, voltandosi con degli scatti.
Guardò Frank e Louis, che scossero la testa. I loro visi, e quelli di Roxanne e Betsabea, si erano fatti pallidi.
-Ma Rose dov'è? Maledizione, dobbiamo trovare il libro, io...
-Albus.- lo interruppe Betsabea. -Anche Rose è sparita, di nuovo.
Quello fu il colpo più grosso di tutti.
Si bloccò. Rimase a guardare quei volti seri, quasi incapace di pensare. Pensò istantaneamente che dovesse trattarsi di uno scherzo. Non poteva essere accaduto di nuovo, tutto insieme. Rose doveva stare bene, e quello era certamente uno scherzo.
Non disse nulla, in attesa che Roxanne gli sorridesse ed esclamasse: -Oh, stavamo scherzando! Non dirmi che ci sei cascato. Rose è giù a studiare, come al solito.
Ma non accadde.
Immaginò che avrebbe dovuto sentirsi preda della più tremenda disperazione. Eppure era come se si fosse svuotato, e quella frase l'avesse scioccato così tanto da impedire qualsiasi forte reazione o sensazione.
Quando parlò, gli sembrò che quella voce non fosse la sua.
-No, non è vero.
-Al, non la troviamo più, è...
-Non può essere sparita un'altra volta!
Adesso stava urlando, e insieme alla preoccupazione sentiva anche una rabbia cieca, che gli imponeva di non credere a una cosa del genere.
-Non è per forza detto che sia sparita.- disse Roxanne, la voce ferma. -Ma è molto probabile.
-Cosa è successo? Dove...
-Calmati.- disse Louis. Eppure, quello sguardo preoccupato non lo abbandonava.
-Come faccio a calmarmi? Voglio sapere cosa è successo!
Ricordò Rose, quella sera. Aveva finito di cenare per prima e aveva detto che andava in sala comune a finire i compiti. Se n'era andata da sola. Frank, Roxanne e Betsabea si erano diretti alla torre per secondi, circa un quarto d'ora dopo di lei.
Ricordò i visi agitati di Betsabea e Roxanne, quando era entrato in sala comune. Doveva essere davvero successo qualcosa. Non era uno scherzo.
-Quando siamo saliti, lei non c'era.- disse Frank. -L'abbiamo cercata per un po', ma non l'abbiamo vista. Io sono andato in biblioteca, ho pensato che avesse cambiato idea e fosse andata a studiare lì, ma non l'ho trovata. Così sono tornato e... ancora niente.
-E dopo Louis ci ha raggiunti, mentre tu sei salito qui.- concluse Roxanne.
Gli sembrò che fosse crollato tutto.
Quella flebile normalità era durata così poco. Non avrebbe dovuto lasciarsi ingannare da quelle giornate tranquille.
E ora che Rose era di nuovo scomparsa, cosa sarebbe successo? Poteva di nuovo essere stata rapita e portata nella Foresta Proibita?
In lui si accese un barlume di speranza. Forse era riaccaduto, forse sarebbe bastato fare delle ricerche nella foresta e...
Il manoscritto.
Una voce. Una voce roca aveva pronunciato quelle parole, ma era come se fossero state generate nella sua mente.
-Cosa?- disse Albus, a voce alta. Guardò confuso i ragazzi davanti a lui, ma quelli non avevano aperto bocca, e lo guardarono interrogativi.
-Cosa in che senso?- chiese Roxanne. -Ma non perdiamo tempo, dobbiamo andare dai professori...
-No, c'era una voce, qualcuno ha parlato. La voce ha detto il manoscritto e...
Mentre pronunciava quelle parole, fu preso da una semplice consapevolezza. Doveva consultare il manoscritto, e se l'avesse fatto avrebbe saputo dove si trovava Rose, come raggiungerla, e dov'era finita la Chiave di Salomone. Quella sicurezza quasi lo faceva sentire tranquillo, anche se non avrebbe saputo spiegare da dove derivava.
Era arrivata all'improvviso, una decisione che sembrava autonoma.
Senza quasi riflettere, si voltò e tornò a chinarsi davanti al baule.
-L'altro libro, il manoscritto, non è sparito. È ancora qua. Dobbiamo farci aiutare da lui.- disse, mentre lo apriva e iniziava a scostare gli oggetti. Ecco comparire la copertina.
-Che cosa? Perché? Non dire stupidaggini e...- iniziò Roxanne.
Lui si alzò, con il libro in mano, e si voltò verso di lei.
-Sento che dobbiamo consultare questo libro, e che ci aiuterà.- disse in tono deciso.
-E come lo sai, scusa?- sbuffò Louis.
-Lo sento e basta!
Aprì il libro, lo sfogliò, sentendosi quasi guidato da una potenza esterna. Arrivò a una pagina liscia e vuota.
-Senti, facciamo così. Smettila di dire sciocchezze e andiamo immediatamente da un professore!- esclamò Roxanne. Gli strappò il libro di mano e lo gettò verso il letto, poi si avviò verso la porta del dormitorio.
-E muovetevi!
-No, aspetta!
Aveva appena finito di parlare, che nella stanza rimbombò uno scoppiettio. Anche Louis, Betsabea e Frank, che avevano iniziato a muoversi verso la porta, si bloccarono. Albus si guardò intorno nervoso.
-Cos'era?- disse Betsabea.
Al si voltò verso il letto. Il libro era aperto sulla pagina vuota, e quella pagina... sembrava debolmente illuminata.
-Dev'essere stato il libro.- disse, la voce colma d'agitazione, mentre si avvicinava al letto.
Notò che la pergamena si stava illuminando sempre di più. Una luce d'oro si stava irradiando per ogni suo lembo, finché non la ricoprì del tutto.
-Ma che vuol dire?- disse Frank. Lui e gli altri si erano avvicinati, e tutti fissavano il libro con apprensione.
-Non so...
Albus prese coraggio e posò una mano sulla pagina.
Rose. Dobbiamo sapere cosa è successo a Rose e dov'è finita la Chiave di Salomone.
Fu come se una mano invisibile l'avesse strappato dal pavimento e poi colpito in volto. Fu come roteare rimanendo fermi. Venne accecato da un'esplosione di luce e boccheggiò, cercando di urlare, ma la voce non gli uscì.
Vedeva solo oro davanti a sé, una luce che gli bruciava gli occhi e gli faceva sbattere le palpebre.
Alla fine chiuse completamente gli occhi, e piombò nel nero.
Si sentì letteralmente sollevare in aria, e poi precipitare nel vuoto.
Era terrorizzato, incapace di urlare. La paura lo bloccava, gli impediva di aprire gli occhi o di muoversi spontaneamente. Era tutto vuoto e buio, intorno a lui. Non avvertiva più neanche il tocco della pergamena sotto le dita.
Poi finì.
I suoi occhi serrati si aprirono da soli, vide davanti a sé una miscela confusa di verde e marrone, e infine si schiantò su un terreno, a faccia in giù.
Annaspò, avvertì un dolore pulsante al braccio sinistro e al mento, un bruciore sulle ginocchia.
Per alcuni secondi rimase fermo, stordito, cercando di capire dove si trovava. Era caduto su dell'erba, questo era certo.
Poi alzò lo sguardo.
Si trovava in un prato scarsamente illuminato dal cielo serale, delimitato da un cerchio di alberi. Non era solo : una Roxanne spettinata era accovacciata a terra, e si guardava intorno con espressione confusa.
Albus lanciò un'occhiata accanto a se, e vide anche Betsabea, Frank e Louis a terra. Tutti e tre spettinati, con arie perplesse e spaventate.
-D... dove siamo?- balbettò Betsabea. -Quella cos'è?
Si era voltata, e i suoi occhi si stavano colmando di sorpresa. Anche Albus si voltò, e sussultò nel vedere una casa che si stagliava di fronte a loro, nel bel mezzo del prato.
Era una casa alta, con due comignoli alle estremità del tetto. C'erano due piccole finestre sia al primo piano che al secondo, coperte da tendaggi verde scuro.
Lo sguardo di Albus scivolò sulla porta di legno nero e sulle mura di nuda pietra.
Trovò quella casa bella e semplice, anche se guardarla gli ispirava un senso di inquietudine.
-Dove diavolo siamo finiti?- disse la voce di Frank.
Si voltò di nuovo. Gli altri si erano alzati, fissavano la casa con palese timore. Anche Albus si alzò e fece per raggiungerli, ma inciampò in qualcosa e per poco non cadde.
Abbassò lo sguardo; era inciampato su un libro, e chinandosi riconobbe il manoscritto. Era chiuso, e sembrava intatto. Albus lo prese in mano, poi si diresse verso Roxanne, Betsabea, Frank e Louis.
-Spiegatemi cosa è successo.- disse subito Roxanne. -Al... quel libro. È colpa di quello stupido libro! Cosa ha fatto, dove...
-Calmati. Ci arriveremo con la logica.- la interruppe lui, cercando di non mostrarsi spaventato.
-Forse il libro ci ha aiutati. Hai detto che dovevamo leggerlo.- disse Betsabea.
-Infatti...
Albus iniziò a riflettere e parlare al contempo.
-Ho come sentito un istinto, mi diceva che, se volevo trovare Rose e l'altro libro, dovevo prendere questo manoscritto e consultarlo, mi avrebbe dato delle risposte. Quando poi ho toccato la pagina illuminata, ho pensato... cioè, come se potessi comunicare con la telepatia...
Si sentiva un po' imbarazzato a pronunciare quelle parole.
-Ho chiesto al libro di aiutarci a trovare Rose e la Chiave. E poi... beh, è successo questo. Quindi il libro potrebbe davvero avermi... sentito. E ci ha teletrasportati qui. Se ha potuto guidarci in quella stanza della biblioteca, allora potrebbe anche averci portati da Rose. Forse Rose è in quella casa. Dovremo entrare.
-Ma...- provò a protestare Louis.
-Senti, non mi pare che ci siano altre possibilità.- lo interruppe Roxanne.
Albus guardò nuovamente la casa, che tornò a trasmettergli inquietudine. Ma se erano stati teletrasportati in quel luogo, un motivo c'era. E lui era determinato a entrare nella casa.
Lasciò cadere il libro a terra e fissò Louis.
-Allora, vuoi venire o no?
-Io... sì.
-Facciamoci coraggio. Siamo Grifondoro o no?- intervenne Betsabea, e Roxanne la guardò ammirata.
-Allora andiamo. Abbiamo le bacchette.- disse la ragazza.
Infatti, le loro bacchette erano ancora riposte nelle tasche.
Albus sapeva che in caso di pericolo non avrebbe potuto far molto, era solo uno studente del primo anno, ma stringerla gli diede un vago senso di sicurezza.
I ragazzi si avvicinarono alla porta. Frank posò una mano sul pomello arrugginito e la aprì subito.
La porta emise un cigolio, e Albus si sentì nervoso, la presa sulla bacchetta si fece più salda.
Entrarono in un corridoio lungo, stretto, con alcune fiaccole appese alle pareti. I loro piccoli fuochi illuminavano una carta da parati grigia, con minuscole stampe a forma di rosa nera.
Albus sentì la porta chiudersi alle sue spalle. E, nel più completo silenzio, a passo leggero, tentando di superare la paura, iniziò a farsi strada nel corridoio.

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Capitolo 15
*** Ami Valder. ***


Capitolo 15 : Ami Valder.

Il corridoio iniziale era intervallato da alcune porte, e dopo aver camminato per qualche metro decisero di aprirne una. Scoprirono una scala in salita, umida e piena di polvere, che li portò in un corridoio buio.
-Conoscete qualche incantesimo per la luce?- sussurrò Roxanne.
-Io sì, il Lumos. È facile.- rispose Albus. Con la bacchetta stretta nel pugno, disse: -Lumos!
Una luce si accese sulla punta e rischiarò la parete di pietra.
-Lumos!
In breve, altre quattro bacchette si illuminarono. I ragazzi avanzarono nel corridoio, nel silenzio totale. Non c'era nulla alle pareti, né quadri, né fiaccole, né finestre.
Albus si sentiva teso. Persino il rumore dei passi lo metteva in ansia. Sussultava e si metteva all'erta ogni volta che un passo si faceva più forte.
Infine raggiunsero una porta, che cigolò quando Louis la aprì.
Le luci delle loro bacchette illuminarono una rampa di scale, e Roxanne fu la prima a scendere. Albus la seguì per quei gradini scivolosi, aggrappato al corrimano.
Notò presto delle luci flebili venire dal fondo delle scale.
-Ci siamo quasi.- mormorò Frank, alle sue spalle.
La scala si interruppe; Albus fece un passo nella stanza che si apriva davanti a loro, guardandosi intorno meravigliato.
La stanza aveva pareti color seppia ed era piena di armadietti. La illuminavano decine di candele poste sui numerosi tavolini, e in fondo si vedevano due porte : una di legno semplice, l'altra bianca e intagliata; vi era sopra una figura scolpita, da lì indistinguibile.
-Guardiamo negli armadi, forse c'è qualcosa.- disse Roxanne, avviandosi.
-Ok.- rispose Al.
Si fece strada tra i tavoli e si avvicinò a un armadietto di legno. Quando lo aprì, non trovò nulla di particolarmente interessante : solo libri e pergamene fitte di scritte runiche. Decise di prendere un libro a caso, e ne sfilò uno dalla copertina rossa. Ma il titolo era scritto in runico, così come le pagine. Albus sbuffò e lo mise a posto.
Sentì dei passi accanto a lui e si voltò. Betsabea aveva appena aperto l'armadio lì a fianco, ma anche quello conteneva solo pergamene e volumi pieni di rune.
Per qualche minuto, Albus passò da armadio in armadio, ma in ognuno trovava sempre le stesse cose, nulla che accendesse il suo interesse.
Quando richiuse di scatto l'ennesimo armadietto, stava per dire ad alta voce di andarsene, ma Louis esclamò: -Venite qui!
Albus si voltò e vide Louis davanti a un armadio spalancato, che guardava qualcosa con curiosità. Frank, Betsabea e Roxanne si stavano dirigendo verso di lui.
Si affrettò a raggiungerlo e domandò: -Cosa?
Louis indicò uno scaffale. Sopra vi erano disposti ordinatamente alcuni oggetti : una pietra nera e lucida, una lunga piuma grigia, alcuni sassi con dei simboli intagliati e un biglietto di pergamena, stracciato ai bordi.
Prese il biglietto, ma la scritta era sbiadita e si distinguevano solo alcune lettere : D... ti.. l... Jill...
-Che c'è scritto?- gli domandò Roxanne.
-Non si capisce, è tutto sbiadito. Anche se sembra un nome... Di, ti, elle e poi Jill. Vi dice qualcosa?
Gli altri scossero la testa.
Albus si affrettò a riporre il biglietto sullo scaffale, quando qualcuno urlò.
Si voltò di scatto, allarmato, puntando la bacchetta davanti a sé. Vide Frank pallido e turbato, quasi tremante, che guardava fisso a terra.
Seguì il suo sguardo, e vide che aveva lasciato cadere la pietra nera sul pavimento.
-Ehi, che è successo?- disse Betsabea, preoccupata.
-Quella pietra...- Frank deglutì. -Quando l'ho toccata mi ha bruciato la mano. E ho visto...
-Cosa?- lo incalzò Roxanne.
-Dei volti bianchi e delle figure nere. Penso che fossero in un giardino, e si vedeva una casa bianca. No, Al, non la raccogliere!
Albus si era chinato, e fissava curioso quella pietra.
-Ma dobbiamo rimetterla a posto.
Tese la mano, esitò per un attimo, poi la prese. Non accadde nulla. Si rialzò, sentendosi sollevato, e la rigirò tra le mani.
-Visto? Non è successo niente.- disse. -Forse funziona una volta sola. Adesso stai bene?
Frank annuì.
-Sì, ora sto bene, ma... è stata una visione strana. Mi ha spaventato. Sapete cos'è questa pietra?
-Mi sembra un'onice.- gli rispose Betsabea.
-Una che?
-Onice, è una pietra preziosa. Però non ne sono sicura.
Albus ripose la pietra e guardò i sassi.
-Queste sono rune, mi sa.- disse, lanciando agli altri un'occhiata. -Li riconoscete?
-Ma figurati, mica studiamo Antiche Rune.- sbuffò Louis. -Se ci fosse qui Dominique...
-Infatti.- disse Roxanne. -Però ora andiamo, che questi cosi non servono a niente. Stiamo perdendo tempo.
Frank richiuse l'armadio e si guardò la mano, come se temesse di vederla prendere fuoco.
-Brucia ancora?- chiese Albus.
-No, non sento nulla. Ora andiamo.
Si diressero verso le due porte, e Albus notò ciò che era scolpito su quella bianca : un viso d'oro, incorniciato da onde di morbidi capelli. Non avrebbe saputo dire se si trattasse di un volto femminile o maschile.
-Quale prendiamo?- disse Louis.
-Facciamo a caso.
Roxanne aprì la porta di legno, e dal buio schizzò fuori qualcosa. Albus balzò indietro, mentre un essere tondo e peloso correva nella stanza, emettendo delle grida rauche e orrende.
-Per Merlino, ma cos'è?- esclamò Betsabea.
Albus arretrò verso la parete, stringendo la bacchetta. Osservò meglio l'animale, cercando di capire di quale creatura si trattasse : era come se una pluffa si fosse ingrandita, e le fossero spuntate zampette, occhi scattanti e un foltissimo pelo verdastro.
Quella cosa non faceva che saltare sui tavoli, continuando a gridare e rovesciando le candele, che si spegnevano ogni volta che toccavano terra.
Non aveva mai visto una creatura magica del genere. Era spaventoso ascoltare le sue grida e vederla muoversi.
-Dobbiamo... fare qualcosa.- balbettò Frank. -Conoscete un incantesimo...
-Il Rictumsempra, forse.- disse Louis. -Serve a provocare solletico, forse riuscirà ad avere effetto anche su questa cosa.
L'essere si bloccò all'improvviso, si voltò verso di loro. Emise un nuovo strillo e iniziò a correre, gli occhi puntati su Albus.
Lui scattò di lato, evitandolo appena in tempo, e barcollò. L'animale rimbalzò contro la parete e rotolò all'indietro, per rimettersi quasi subito in piedi.
-Rictumsempra!- gridò Louis.
Una luce andò a colpire l'animale e lo scaraventò a terra.
Albus liberò il fiato. Cercò di non tremare, mentre fissava quel fagotto inerte.
-Che cosa facciamo, ora?
-Ci penso io.- disse Roxanne, la bacchetta puntata. -Wingardium Leviosa.
L'animale venne sollevato in aria, e Roxanne mosse la bacchetta, guidandolo verso la porta ancora spalancata. Quello aprì gli occhi all'improvviso e si mise a gridare e contorcersi, senza però riuscire a liberarsi dall'incantesimo.
Roxanne fece volare l'animale dentro la stanza e arretrò di un paio di passi, sempre tenendo puntata la bacchetta.
-Muovetevi, chiudete la porta!- esclamò.
Albus si affrettò a chiuderla. Betsabea si staccò dal gruppo per prendere un tavolino e trascinarlo lì davanti.
-Così è più sicuro.- si giustificò.
Rimasero in silenzio per un minuto, finché le grida dell'essere non si spensero.
-Che accidenti era?- esclamò Frank. -A proposito, voi due siete stati geniali. Se fosse dipeso da me la cosa ci avrebbe attaccati.
Louis represse un sorriso, ma Roxanne si mostrò apertamente soddisfatta. Abbassò la bacchetta.
-Beh, grazie. Ma è stato un incantesimo semplice.
-Avete idea di che creatura fosse?- chiese Albus.
-Io no.- rispose Louis. -Non ho mai visto niente del genere. Era orribile, spaventosa.
Alcuni secondi di silenzio.
-Ok, adesso proviamo l'altra porta.- disse infine Roxanne. -Teniamoci pronti. Cercate di ricordare qualche incantesimo utile.
Si avvicinarono alla porta bianca, le bacchette impugnate, i sensi all'erta. Betsabea girò la maniglia e si spostò di lato. Con un piccolo calcio, spalancò del tutto la porta, e Albus si affrettò ad arretrare.
Vide solo alcuni gradini di legno, nient'altro. Tutto rimase tranquillo, nessuna creatura spuntò all'improvviso per attaccarli.
Frank si avvicinò alla soglia.
-Lumos.
Dopo qualche secondo, disse: -Qui c'è solo una scala. Possiamo andare.
Albus sospirò di sollievo, ma non smise di stare all'erta, mentre si dirigeva verso la scala e iniziava a salire.
-Secondo me questa casa è vuota, non troveremo niente.- disse Roxanne a un certo punto.
-Ma c'è un motivo se il libro ci ha trasportati qui.- obbiettò Betsabea. -Ehi, siamo arrivati.
La nuova porta non dava su un corridoio, ma su un atrio così stretto che dovettero stringersi per entrare tutti. C'erano due porte, una a destra e l'altra a sinistra.
-Prendiamo questa e non perdiamo tempo.- disse Frank, indicando la porta a destra. Albus la aprì ed entrò in un nuovo corridoio polveroso, che alla fine curvava.
Altre tre porte sulla sinistra; quella casa iniziava a sembrargli un labirinto.
-Proviamole tutte.- disse Roxanne, e si diresse verso la prima. L'aprì e la richiuse subito, con aria delusa.
-Uno stanzino delle scope.- sbuffò.
I ragazzi si avvicinarono alla seconda porta, e fu Albus a toccare la maniglia.
Qualcosa lo paralizzò. Qualcosa gli gridò che oltre quella porta avrebbe concluso la sua ricerca.
Aveva paura, ma tentò di ricacciarla indietro. Raccolse il coraggio e aprì la porta, che si spalancò silenziosamente.
Fece un passo nella stanza.
Era una camera ben arredata, con alcuni tendaggi blu, un paio di cassettoni e candelabri d'argento, dei quadri appesi alle pareti di pietra. Una finestra in fondo si apriva su una scura coltre di alberi.
Ma ciò che attirò la sua attenzione si trovava al centro della stanza : una donna seduta su un divano di velluto verde, lo sguardo rivolto al libro che stringeva tra le mani.
In piedi, dietro il divano, Rose.
Albus si trovò incapace di fare alcunché. Avrebbe voluto urlare, correre verso Rose, ma si trovò bloccato sul posto, scosso dalla felicità e dalla confusione.
La donna seduta sul divano alzò gli occhi verso di lui, e lo trafisse con uno sguardo azzurro ghiaccio.
Sorrise, un po' svogliatamente.
-Vi aspettavo.
Una voce normale, semplice, senza nulla di roco o spaventoso come il suo sguardo, che sembrava ammantato di una calma gelida e celare un animo aggressivo.
I suoi occhi corsero a Louis, Betsabea, Roxanne e Frank.
Albus ne approfittò per guardare Rose. Era rigida, vestita con un abitino bianco e lungo. La sua espressione era del tutto vacua, persa; doveva sicuramente trovarsi sotto l'effetto di un incantesimo.
-Chi sei?
Era la voce di Roxanne, sfacciata e decisa.
La donna si alzò con un movimento elegante, posò il libro sul tavolino davanti a lei. Lanciando un'occhiata a quella copertina dall'aspetto fragile e sottile, Albus riconobbe la Chiave di Salomone.
In un attimo capì : Rose doveva essere stata stregata, e obbligata a portare il libro alla donna. Non c'era altra spiegazione.
E la donna doveva essere...
-Ami Valder, un tempo apprendista di Lord Voldemort ed ex membro dell'Onice.
Ami.
Apprendista di Voldemort.
Tremò impercettibilmente, sentendosi colmare dall'orrore. Se davvero lei era Ami, allora non c'erano possibilità. L'avrebbe ucciso. Li avrebbe uccisi.
-Sì, vi ucciderò.- disse Ami, tranquilla, facendolo sussultare. -Ma non ucciderò te adesso, Albus. Mi servi. Sono i tuoi amici a essere inutili.
Sfilò la bacchetta dalla tasca della sua veste viola.
-No, non farlo!- gridò Albus, nonostante il magone in gola. Ami lo guardò impassibile.
-Non vorrei, sai? Ma devo. Ora spostati.
Mosse la bacchetta e Albus venne scaraventato di lato. Barcollò, si appoggiò a un cassettone per non cadere.
-No!- urlò di nuovo.
Strinse la bacchetta, ma sapeva benissimo che sarebbe stato del tutto inutile. Lui, uno studente del primo anno, un ragazzino inesperto, cosa avrebbe potuto fare contro quella strega? Le sue speranze erano nulle.
Il viso di Ami, incorniciato da lunghi riccioli neri, era freddo e composto, a differenza delle espressioni terrorizzate di Betsabea, Frank, Roxanne e Louis.
Alzò la bacchetta e dischiuse le labbra.
-Avada Kedavra!
Il raggio verde che partì dalla punta della bacchetta volò verso Betsabea, ma lei si scostò appena in tempo, con un grido. La luce andò a colpire la parete e ne fece sbriciolare un pezzo.
-Lasciali stare!- esclamò Albus, il cuore che gli rimbombava nel petto. La paura l'aveva assolutamente agghiacciato.
Ami non lo degnò neanche di un'occhiata, mentre roteava il polso e puntava di nuovo la bacchetta verso i ragazzi.

*

Rose non era incosciente o paralizzata. Aveva visto tutto. Aveva sentito annullarsi l'incantesimo che Ami aveva posto su di lei, confondendola e immobilizzandola dietro il divano.
Quando Albus e gli altri erano entrati nella stanza, si era quasi sentita esplodere di gioia. Aveva rivolto loro un'occhiata velocissima, prima di tornare ad assumere quello sguardo vuoto.
Era perfettamente lucida da minuti, e ringraziava Merlino che Ami non se ne fosse accorta. Aveva assistito con terrore alla scena che si era svolta nella stanza.
Fingeva di essere ancora sotto incantesimo, ma in realtà la sua mente lavorava frenetica, alla ricerca di una soluzione.
Doveva fermare Ami, distrarla. Così lei e gli altri sarebbero scappati? Ma come avrebbe potuto fare? Era brava con gli incantesimi, ma era pur sempre una studentessa del primo anno...
Il suo sguardo cadde sul tavolino alle spalle di Ami, lì dove era poggiata la Chiave di Salomone.
Fu fulminata da un'idea. Lanciò un'occhiata rapida dietro di sé, vide la finestra aperta. Sì, poteva essere fatto. Sapeva che non si trattava certo di un metodo geniale, forse anche stupido, ma non poteva rimanere a guardare Ami che uccideva i suoi amici.
Nessuno la stava guardando, tutti erano concentrati su Ami, che stava alzando la bacchetta per la seconda volta.
Lei aggirò il divano, afferrò il libro e poi fece alcuni passi verso la finestra.
-Ehi!- gridò.
Mentre tutti si voltavano , Rose lanciò il libro, che oltrepassò la finestra e cadde nel buio.
-NO!
Gli occhi di Ami Valder vennero attraversati da un lampo di pura e rabbiosa follia, ma Rose li notò appena, mentre correva verso la porta. Afferrò Albus per il braccio.
-Andiamo!- gridò.
Mentre i ragazzi si precipitavano di corsa fuori dalla stanza, udirono la voce di Ami gridare: -Accio libro!
La porta si chiuse sbattendo. E loro corsero, continuarono a correre senza fermarsi neanche per un istante, con Albus che li guidava : lungo il corridoio, nell'atrio, giù per la scala e nella stanza dei tavolini, fino ad arrivare al corridoio dal quale erano entrati.
Albus correva come non aveva mai fatto. Non si trattava più di un gioco, lui e i suoi amici erano davvero in pericolo di vita. Non pensava a nulla, mentre le sue gambe scattavano, e sorpassava metri in pochi secondi.
Ci prenderà, tornerà a prenderci. Avrà già recuperato il suo libro...
Eppure non vennero raggiunti da Ami.
Quando uscirono di corsa dalla casa, Albus ignorò il manoscritto, ancora a terra. Recuperarlo avrebbe significato perdere tempo.
I ragazzi corsero in mezzo agli alberi. Il buio li fece inciampare spesso, ma non si fermarono.
Continuarono la loro corsa, finché non sbucarono su un viale.
Si bloccarono, e Albus si appoggiò a un albero, ansimando.
Davanti a loro c'era la facciata rosa chiaro di una casa, con portico e finestre. A sinistra, altre case immerse nel verde, simili a magazzini, mentre a destra il viale si allungava fino a un'altra coltre di alberi.
-Non siamo al sicuro, continuiamo ad andare.- disse Rose.
Albus si voltò verso di lei.
-Rose... come stai? Dove siamo finiti?
-Sto bene.- rispose lei. -Però non possiamo stare fermi qui. Muoviamoci.
Camminarono oltre la casa rosa, sul lato destro, e si fermarono davanti a una distesa d'acqua. Qualche metro più in là, c'era un ponte, con molte barche Babbane ormeggiate. In lontananza si stagliava il profilo di una città. Albus capì che dovevano trovarsi su un'isola, e lì c'era il porto.
Camminarono verso un ponte poco lontano e lo attraversarono, fino a raggiungere le barche.
Albus guardò la città in lontananza. A dividerla da quel porto, c'era una distesa d'acqua immensa, come se si trattasse di un lago.
-Fermiamoci per un attimo. A meno che voi non sappiate guidare queste barche, non possiamo andare oltre.- disse Rose.
-Rose, ma cosa ti è successo?- chiese Betsabea. Nonostante la preoccupazione, il suo viso era anche sollevato.
-Ve lo posso dire dopo? Sono... esausta. È stato brutto tornare di nuovo qui.
Sembrava lucida, non smarrita. La sua voce era ferma.
-Di nuovo in che senso?- disse Louis, posandole una mano sulla spalla.
-In Italia. A Venezia, isola della Certosa.
Quella frase venne accolta dal silenzio. Il primo a spezzarlo fu Al.
-Venezia? Italia? Dimmi che stai scherzando. E poi... isola di che?
Rose scosse la testa.
-No. Non so come voi siate arrivati qui, ma io penso di essere stata trasportata da un incantesimo, quando Ami... beh...
Quando aveva raccontato ciò che le era successo nella Foresta Proibita, aveva avuto un'aria molto più stanca e confusa. In quel momento, invece, la sua espressione era colma di determinazione e sollievo.
-Rose, non scherzare!- esclamò Roxanne. -Ma quale Italia? Ti rendi conto che...
Lanciò un'occhiata alla città lontana.
-Italia... è assurdo...- balbettò. -Devi dirci cosa è successo, cosa ha fatto quella Ami.
-Troviamo prima un posto sicuro. Dobbiamo raggiungere Venezia.- rispose Rose.
Italia, Venezia. Albus non riusciva a crederci.
Non potevano essere tanto lontani da casa, da Hogwarts, ed essere finiti in quel luogo.
Come avrebbero fatto a tornare? Come avrebbero fatto a chiedere aiuto a qualcuno del posto?
Maledizione, in che guaio ci siamo cacciati? Beh, almeno abbiamo ritrovato Rose.
-Spiegaci come facciamo a raggiungerla!- stava dicendo Louis. -Con tutta quest'acqua... e figurati se io so guidare una barca Babbana.
-Dobbiamo trovare il modo.- disse Betsabea. -Un incantesimo?
-Spostare una barca con la magia deve essere difficile.
-Forse conosco un incantesimo.- intervenne Rose. -Ricordate, ce ne ha parlato Vitious, anche se non abbiamo fatto pratica. Serviva a spostare gli oggetti, anche se abbastanza pensati.
Tutti si voltarono verso di lei.
-Intendi il Mobilicorpus?- chiese Albus.
-No, il Locomotor. Si esegue così. Si pronuncia la parola dell'oggetto da spostare, e poi Locomotor. Per esempio, Barca Locomotor. Adesso saliamo su una di queste e proviamo tutti insieme. Dato che saremo in sei, probabilmente riusciremo a muoverla. Dovremmo almeno provarci.
-Piano ottimo.- la interruppe Betsabea. -Ma la tua bacchetta?
Rose impallidì.
-Penso che sia... nella casa. Forse l'ha Ami, adesso. E io lì non ci torno.
-Hai ragione, nessuno sarebbe tanto matto da fare una cosa simile.- la rassicurò Albus. -Allora proveremo l'incantesimo in cinque.
Si diressero al fondo del ponte e salirono sull'ultima barca, lucida e bianca, attraversata da una striscia rossa. Lo spazio era sufficiente per accoglierli tutti.
Frank puntò la bacchetta verso la corda che teneva legata la barca.
-Diffindo!
La corda sembrò recidersi in parte, ma non si spezzò.
-Proviamo in due.- disse Roxanne, prendendo la bacchetta e raggiungendo Frank. Lui annuì.
-Diffindo!
Stavolta la corda si spezzò, e la barca sembrò muoversi un poco.
-Ricordate.- disse Rose, seduta accanto al timone. -Barca Locomotor. Sporgetevi e puntate le bacchette per bene.
-Ok.
Albus si appoggiò al basso parapetto, rigirò la bacchetta nella mano e la puntò contro la barca, tenendola stretta con particolare forza, per non rischiare che gli scivolasse dalle mani.
Anche Betsabea, Louis, Frank e Roxanne avevano fatto lo stesso.
-Ora.- disse Rose.
-Barca Locomotor!- esclamarono cinque voci decise.
Fu probabilmente per i cinque poteri riuniti, che la barca si mosse, anche se di poco. Albus la sentì scivolare lentamente sull'acqua, e poi si fermò.
Bah... sarà un mezzo metro.
-Più impegno.- sbuffò Rose.
Albus tentò di concentrarsi, strinse la bacchetta con più forza, cercò di catalizzare le energie.
-Barca Locomotor!
Quella formula venne urlata forse per un'ora intera.
La barca continuo a muoversi, seppur lentamente, fermandosi dopo poco. Ma si allontanò sempre di più dall'isola e dal porto.
Albus iniziò ad avvertire la stanchezza, il corpo intorpidito, le palpebre pesanti per il sonno. Ma non mollava certo la bacchetta per mettersi a sedere e riposare. Continuava ad eseguire l'incantesimo, e quel Barca Locomotor ripetuto in coro era diventato quasi una cantilena.
Sii determinato., pensò ad un certo punto. Come devono essere i Grifondoro, no?
La città si faceva sempre più vicina, con i suoi palazzi dai tetti rossi, sotto il cielo nero e stellato.
Poteva davvero essere Venezia?
La barca entrò infine nel porto, fortunatamente vuoto di persone, anche se pieno di barche.
-Ho un'idea.- disse Roxanne, e Albus si voltò a guardarla.
-Parla.
-Tutti i posti di tutti i ponti di questo porto sono occupati. Però noi adesso ci avviciniamo a una barca ancora attraccata, ci saltiamo su e poi saltiamo sul ponte. E da là arriviamo alla città. Semplice, no?
-Perfetto.- disse Louis. -Muoviamoci... Barca Locomotor!
Dopo qualche minuto, la barca cozzò contro un'altra, tutta blu, ormeggiata a un ponte.
Albus si alzò cauto, ripose la bacchetta nella tasca e poi si avvicinò alla punta della barca. Si issò sul parapetto, per poi gettarsi a bordo dell'altra. Si voltò solo dopo essere saltato sul ponte. Betsabea era già salita sulla seconda barca, Frank stava per spiccare il balzo, nonostante le occhiate nervose che lanciava all'acqua.
Quando furono tutti riuniti, attraversarono il ponte senza dire una parola. Solo quando terminarono di percorrerlo e arrivarono in una lunga strada, fiancheggiata da acqua e altre barche, Roxanne parlò.
-Dunque ci siamo tutti!
-Per fortuna.- sospirò Al. Si sentiva stanco, teso e spaventato, nonostante il sollievo per essere arrivato a terra sano e salvo.
Si voltò per guardare l'isola. Riusciva appena a scorgere alcuni degli edifici, e i vaghi contorni della scura coltre di alberi.
-Ora dove andiamo?- chiese Betsabea. -Sono esausta e preoccupata, quella pazza potrebbe seguirci.
-Cerchiamo un qualsiasi posto per riposare e dormire.- le rispose Rose. -Così vi racconterò quello che mi è successo, e voi mi direte come siete arrivati qui.

*

Note dell'Autrice : No, non mi sono trattenuta. Dovevo metterci la città di Venezia, ecco. Ispira troppo. Ma non immaginate quanto questo capitolo mi abbia torturata.ç_ç
Mi sono costretta a stare un sacco di tempo su Google Maps a controllare Venezia, l'isola, l'ambiente della città, a valutare dove i ragazzi potevano dirigersi e andare... sappiate che ogni mia descrizione, dalla casa della facciata rosa fino alla città, corrisponde a realtà. Anche se temo di aver descritto uno schifo.xD
Lasciate pure le vostre opinioni. In modo spietato.

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Capitolo 16
*** Spiegazioni. ***


Salve! Torno dopo un po' di ritardo, mi dispiace per i miei numerosi (?) e appassionati (?) lettori.
Buona lettura, questo capitolo sarà breve. Ah, vi assicuro che ogni parola uscita dalle labbra di Rose è più autentica del genio della zia Row.u.u

Capitolo 16 : Spiegazioni.

La luce del sole mattutino sembrava quasi un miracolo, dopo i bizzarri e spaventosi eventi della sera prima, e la notte passata al freddo.
I ragazzi camminavano per le strade di Venezia, le bacchette nascoste. Rose era ben mimetizzata con i Babbani, grazie al suo semplice vestito bianco da ragazzina. Ma la divisa di Hogwarts, con gli stemmi della casa di Grifondoro, attirava non poche occhiate curiose e divertite.
Avevano finito per dormire in una casa in costruzione, dopo una lunga camminata alla ricerca di un luogo dove fermarsi.
Erano entrati dalla porta scardinata, stando attenti a non farsi vedere, poi avevano raggiunto una stanza polverosa, piena di calcinacci, ragnatele e pietre, la finestra chiusa con le imposte tinte di un verde scorticato. Si erano stesi su un paio di materassi macchiati e bucherellati, come unica coperta una tenda stropicciata non più alta di loro.
Si erano addormentati senza parlarsi, la stanchezza aveva avuto la meglio. Quando si erano risvegliati, avevano deciso di fare quattro passi e cercare un po' di tranquillità, prima che Rose raccontasse cosa le era accaduto.
Nonostante la situazione in cui si trovavano, Albus scoprì che la città di Venezia era... bella.
Fissava le gondole che scivolavano sull'acqua e sotto i ponti, e gli piaceva guardarle. Così come gli piacevano tutte quelle persone che affollavano le strade, con le loro arie indifferenti, ignare dei ragazzini stregoni che erano passati loro accanto.
-C'è un bar, lì.- disse la voce Roxanne, riscuotendolo dai suoi pensieri. -Con dei tavolini. Possiamo andare a sederci.
Albus si voltò. In mezzo a quelle case, c'era anche un bar, l'insegna che scintillava sulla porta.
E fuori si trovavano quattro tavolini di plastica bianca.
-Ok, sediamoci, allora. Così potremmo parlare.- disse Rose.
I ragazzi presero posto a un tavolino libero, e si squadrarono seri. Albus spezzò il silenzio.
-Ok, facciamo il punto della situazione. Siamo a Venezia. In Italia. Qualcuno di voi conosce almeno un minimo di italiano? Io so giusto dire ciao.
-Io.- rispose Betsabea. -Cioè, lo conosco perché lo studiato, ma solo un poco. Con le cose più facili posso cavarmela.
-Sei un mito, Bets.- disse Louis. -Posso chiamarti così?
Lei rise.
-Va bene.
-Perfetto.- disse Rose. -Se mai ci servirà parlare con qualcuno, qui, sappiamo come fare. Adesso voglio che mi spieghiate come siete arrivati qui. Poi vi dico tutto quello che mi riguarda, ok?
-Ok.- rispose Al. -In effetti è una storia breve. Io sono salito nel mio dormitorio e mi sono accorto che la Chiave di Salomone era sparita dal baule. Sono sceso giù a dirlo agli altri, che intanto si erano accorti che tu eri sparita. Siamo saliti nel dormitorio e loro me l'hanno detto. E in quel momento io ho come sentito un richiamo verso il libro. L'altro libro, quello che avevo preso in biblioteca, lo chiamo il manoscritto. Beh, l'ho aperto ed è comparsa una luce sulla pagina. Io sentivo che il libro ci avrebbe rivelato dov'eravate tu e la Chiave. Ho toccato la pagina e noi siamo stati teletrasportati fuori da quella casa. Siamo entrati per cercarti e... poi lo sai.
-Tocca a te.- disse Frank.
Rose sospirò, ma non aveva un'aria stanca o persa, come quando era tornata a Hogwarts.
-Ok, è una lunga storia. Devo partire da quando sono sparita per la prima volta.
Tamburellò con le dita sul tavolo.
-Non vi ho detto la verità, Ami me l'aveva imposto con qualche incantesimo. Io avrei voluto farlo ma non potevo, credetemi. Insomma, è successo così. Ero andata in biblioteca, quella sera, dopo essere stata in infermeria. Ma ho deciso di uscire quasi subito per salire nel dormitorio. Mentre passavo per un corridoio deserto ha iniziato a girarmi la testa, ho sentito un senso di nausea e poi sono caduta. Penso di aver persa conoscenza. Poi, mi sono trovata in piedi di botto. C'erano un mucchio di alberi intorno a me, penso che fosse la Foresta Proibita, e poi una fortissima luce bianca. Io sapevo di esserci arrivata da sola, camminando, anche se non ricordavo assolutamente di averlo fatto.
Rose si interruppe e si guardò attorno preoccupata, come se temesse che i passanti Babbani la sentissero. Poi riprese.
-A quel punto sono come risvenuta, come se fossi caduta nella luce. Mi sono risvegliata nella casa di Ami.
Un lampo di inquietudine passò nei suoi occhi.
-C'era lei. Ero spaventata e le ho chiesto chi fosse e dove mi trovassi. Mi ha risposto in tono svogliato, come se stesse parlando a un'amica. Mi ha detto di chiamarsi Ami Valder, di essere stata alleata di Voldemort. E che io mi trovavo a Venezia. Poi mi ha lanciato un incantesimo e sono rimasta paralizzata. Completamente in balia di ciò che voleva lei.
-E poi... cosa ti ha fatto, negli altri giorni?- domandò Roxanne, con un fil di voce.
-Incantesimi su di me. Per scoprire informazioni sulla Chiave di Salomone, sembra che voglia quel libro a tutti i costi, e adesso ce l'ha. Ogni giorno entrava nella mia mente e mi gettava incantesimi, per farmi dire ciò che sapevo. Lo faceva gradualmente. Uno degli incantesimi che ha utilizzato è stato un certo Imperius, mi obbligava a rispondere ai suoi comandi. Io... le ho detto della bambina che abbiamo incontrato, della biblioteca, del libro, ma vi giuro che ero costretta dalla maledizione! Non volevo dirlo, ma Ami mi ha forzata.
-Non preoccuparti.- disse Louis, con aria comprensiva. -Non potevi fare niente contro un incantesimo.
Rose annuì.
-Ogni giorno cercava di cavarmi qualcosa di nuovo, finché non ha capito di aver appreso tutto quello che sapevo. Comunque, anche io ho scoperto delle cose.
I suoi occhi sembrarono accendersi.
-Quando lei accedeva alla mia mente, anche io potevo leggere nella sua, almeno in parte. E ho scoperto delle cose su Ami e carpito delle informazioni. Così ho saputo con certezza di essere a Venezia, sull'isola della Certosa. E ho saputo anche cose più importanti.
Si schiarì la voce.
-So perché voi e Fred siete entrati in quel coma.- disse, guardando Betsabea e Louis.
I due non furono gli unici a sgranare gli occhi.
-E... come?- balbettò Louis.
-Ami sospettava da tempo che la Chiave di Salomone si nascondesse a Hogwarts. Sapeva di te, Al. Ha provato a gettare una specie di maledizione su uno studente di Hogwarts, in modo da poterlo controllare e vedere attraverso i suoi occhi. Ha scelto Louis perché era molto vicino ad Albus e sperava di potergli rubare il libro, e ha fatto lo stesso con Fred e Betsabea. Ma in tutti e tre i casi l'incantesimo non è andato a buon fine, ha fallito. Perciò qualcosa si è ritorto contro i soggetti, facendoli ammalare e finire in quel coma. È l'effetto in caso di fallimento.
Albus si accorse di trattenere il fiato, e tirò un lungo respiro.
Ecco dunque svelato il mistero. La consapevolezza lo faceva sentire a disagio.
-Ho scoperto altre cose su Ami.- continuò Rose. -Faceva parte di un'organizzazione, l'Onice, ma non ho ben capito molto altro in proposito. Ah, ed è stata lei a rubare i libri dal Reparto Proibito. Ma non so quale dannato sortilegio deve aver eseguito per essere riuscita a fare una cosa del genere. Comunque, voleva i libri per le sue ricerche sulla Chiave. E in parte sperava che la Chiave si nascondesse tra di loro.
Onice.
Albus ricordò che Ami si era presentata dicendo di essere un ex-membro dell'Onice.
La pietra nera con cui Frank si era scottato poteva essere un'onice, secondo Betsabea.
Probabilmente c'era un collegamento, forse quella pietra era un simbolo, anche se non era detto che si trattasse certamente di un'onice.
-Insomma.- disse Rose. -Ami sembra fissata con questo libro. Date le maledizioni fallite, ha deciso di eseguire qualcosa di diverso, un altro incantesimo. Sicuramente è quello con cui mi ha portata qui. E poi ha cercato di sapere da me quante più cose possibili, ve l'ho detto. Alla fine, sempre usando l'Imperio, mi ha ordinato di tornare a Hogwarts per rubare la Chiave al momento opportuno, dettandomi anche la storia che avrei dovuto raccontare a tutti, sull'essermi trovata nella Foresta Proibita, e il modo in cui avrei dovuto comportarmi. Poi mi ha fatto bere una strana pozione, e mi ha colpita con un incantesimo che mi ha fatta svenire. Quando mi sono risvegliata, ero al limitare della Foresta, vicinissima a Hogwarts.
-Ma lei non poteva entrare nella scuola, invece di mandare te?- chiese Roxanne.
-No, c'era qualcosa che la bloccava. Per fortuna, direi. E io, dopo essere tornata... ero sempre lucida, eppure non riuscivo mai a dire la verità o fare qualsiasi cosa pur di far capire quello che mi era successo veramente!
-Non dispiacerti, non è colpa tua.- disse Frank. -Se non vuoi raccontare il resto...
-No, devo. Così potrete capire tutto.- ribatté lei. -Alla fine, ho rubato la Chiave di Salomone dal baule di Al, quella notte, dopo la nostra vittoria a Quidditch. Non volevo farlo, ovvio, ma l'incantesimo mi costringeva. E, il giorno dopo, mi ha costretta a prendere il libro dal mio baule, dove l'avevo nascosto, e correre nella Foresta Proibita. Lì sono risvenuta. E mi sono risvegliata in quella stanza, dove Ami aveva preso il libro e mi ha stregata per farmi stare ferma. Poi siete arrivati voi, e mentre Ami parlava io ho sentito che l'incantesimo si era annullato presto, e ho pensato a una soluzione. Il resto... beh, lo sapete. Questo è tutto.
Tacquero. Albus si sentiva da una parte sollevato, perché Rose stava bene e loro erano salvi.
Ma dall'altra era pieno di preoccupazione e spavento, per tutto ciò che Ami aveva fatto. E se lei in quel momento li avesse raggiunti, li avesse rapiti con un semplice tocco di bacchetta, annientando tutti i Babbani presenti?
Dunque, la bambina non mentiva. Ami esisteva, ne aveva avuto la prova. Era una strega potente. Desiderava la Chiave di Salomone e l'aveva avuta. Adesso che il libro era in mano sua, cosa sarebbe successo?
Inoltre, si trovavano a Venezia, in Italia. Come accidenti avrebbero fatto a tornare a casa, a contattare le loro famiglie?
-Rose, mi dispiace... tutto quello che è successo...- iniziò Betsabea.
-No, non dirlo. Lo so che non è una bella cosa. Ma dovevate capire la situazione e perciò vi ho spiegato tutto. Adesso sappiamo chi è Ami e cosa vuole. Proprio perché siamo nella sua stessa città... dovremmo trovare il modo per andarcene.
-È una parola- sbuffò Frank. -Non sappiamo Materializzarci. Non abbiamo né gufi né Metropolvere o Passaporte. Non conosciamo incantesimi adatti...
-Un telefono Babbano!- esclamò Louis, con voce così alta da attirare l'attenzione di un paio di ragazze sedute a un tavolino poco lontano. Ma le due tornarono subito a conversare tra loro.
-Co... come?- balbettò Rose.
-Un oggetto Babbano, serve per chiamare a distanza. Chi di voi ne ha uno a casa? Io no, Roxanne no, Frank nemmeno, ma...
-Hai ragione.- mormorò Rose. -Mia madre è Nata Babbana, ricordate? Ha messo in casa un telefono fisso e ha un cellulare, uno di quei telefoni piccoli che puoi portare ovunque, ma ce l'ha solo lei. Mio padre ha distrutto il suo dopo qualche giorno perché non capiva come si usava. Albus ne ha uno fisso in casa. Betsabea?
-Uno fisso anche in casa mia, ma zero cellulari.
-Perfetto!- esclamò Albus. -Allora possiamo fare così. Ne chiediamo uno in prestito a qualche Babbano, chiamiamo uno dei nostri genitori e... diciamo che... siamo a Venezia, ce la siamo vista brutta e loro devono assolutamente venire a prenderci, poi spiegheremo tutto...
-Geniale!- disse Roxanne. -Allora... un attimo, ma cosa si fa per fele... telefonare?
-Si mettono dei numeri, te l'ho spiegato.- rispose Louis.
-E voi ricordate questi numeri?
Silenzio. Albus impallidì e si sentì sprofondare. Il numero di casa, il numero di casa... no, non lo conosceva.
In casa Potter ce n'era uno perché la famiglia viveva tra i Babbani, aveva dovuto adattarsi e mescolarsi. James, Albus e Lily avevano frequentato una scuola Babbana, così come Rose e Hugo.
Quel telefono squillava solo per le comunicazioni scolastiche, o le occasioni chiamate degli amici di scuola dei tre fratelli Potter. Inoltre, se quei loro amici avessero fatto loro visita, sarebbe parsa strana l'assenza di un telefono.
Albus non si era mai dato pena di imparare quel numero, pensava fosse inutile.
E invece...
-Betsabea, Rose? Voi lo ricordate? Io no, per niente.
Betsabea scosse la testa.
-No, mi dispiace.
-Rose?
-N... neanche io. Insomma... mia madre aveva pensato di regalarmi un cellulare, ma io non lo volevo, anche se lei era in fissa per farmi imparare il suo numero...
Albus la guardò disperato.
-Proprio non ricordi?
-No. Maledizione, ora che facciamo?
-Troveremo di sicuro una soluzione.- disse Roxanne, ma aveva una faccia tetra.
-Cioè?- chiese Rose, sarcastica.
-Qualsiasi cosa. Fatemi pensare.
-Perché non pensiamo camminando?- disse Frank. -Ho il bisogno di movimento.
-Ok, andiamocene.- rispose Betsabea. -Forse ci verrà in mente qualcosa.
Si alzarono e ripercorsero la strada da dove erano venuti. Albus si godeva il calore accogliente e piacevole dei raggi del sole. Mentre fissava le gondole navigare sui canali di Venezia, lasciava correre la mente.
Avrebbero potuto infiltrarsi in qualche nave per l'Inghilterra. Per ovvi motivi, quella era una delle tante idee assurde su cui le persone riflettono quando si trovano in una situazione disperata.
Non gli veniva in mente altro, se non supplicare qualche Babbano sconosciuto di accompagnarli a Cotterfly, in aereo, pagando tutto il viaggio per loro.
Anche quella, naturalmente, era un'idiozia.
-Ehi.
Stavano attraversando un ponte, quando quella voce li raggiunse.
Albus si voltò.
All'estremità del ponte c'erano tre ragazzini che scrutavano il gruppetto con curiosità. Apparivano un po' bizzarri : due maschi, uno biondo e l'altro bruno, non più che dodicenni, indossavano un completo azzurro di maglia e pantaloni, avevano un berretto blu dalla vaga forma di una barca, e uno stemma che sembrava raffigurare un'ampolla.
La femmina, che dimostrava non più di undici o dodici anni, portava lo stesso stemma sulla maglia.
Aveva un'ampia gonna azzurra e capelli castani legati in un'alta coda, mossa come tante piccole onde.
Il ragazzino biondo disse qualcosa di incomprensibile, sicuramente in lingua italiana.
Albus lo guardò spaesato, alzò le spalle e mosse le sopracciglia per dire “Io non parlo italiano.”
Poi si voltò verso Betsabea. Lei avanzò verso i ragazzini, con aria concentrata.
-Provo io a parlare con loro.- disse senza voltarsi.
Si rivolse ai tre, e Albus ascoltò confuso la loro conversazione, tutta in italiano. Non ci capiva un accidenti.
Dopo alcuni minuti, Betsabea si voltò e si diresse verso il gruppo.
-Ci hanno chiesto se siamo maghi. Dicono che lo sono anche loro.- mormorò, nonostante sul ponte non ci fossero altre persone. -Ho raccontato loro che siamo in una brutta situazione e abbiamo rischiato la vita a causa di Ami. Loro dicono che vogliono aiutarci. Dobbiamo seguirli.
Albus li guardò con sospetto, ma quei ragazzi avevano visi benevoli. E poi, erano davvero molto giovani. Che rischio potevano correre?
-Insomma, basta con questi problemi di lingua!- esclamò improvvisamente la ragazzina in un inglese perfetto, e i tre camminarono verso di loro. -Noi conosciamo piuttosto bene l'inglese, scusate se non l'abbiamo detto subito. Venite. La vostra amica ci ha detto che voi siete nei guai, e che siete maghi inglesi! Possiamo benissimo aiutarvi, seguiteci.
-Per me va bene.- disse Louis.
-Anche per me.- aggiunse Rose.
-Bene, allora venite.- sorrise il ragazzino bruno.
I tre si voltarono e iniziarono a camminare. Albus si affrettò a raggiungerli e tenne loro il passo, mentre oltrepassavano il ponte, attraversavano la strada e imboccavano un vicolo.
-Come vi chiamate?- chiese la ragazza. -Io Lucia. Loro sono Mattia e Carmine. Siamo italiani, ma l'avete capito, no?
-Io sono Albus.
-Io Rose.
-Frank.
-Louis.
-Betsabea.
-Roxanne.
-Bei nomi.- commentò il biondo, Carmine. -Esattamente, venite dall'Inghilterra, dalla Scozia o dall'Irlanda?
-Inghilterra.- rispose Roxanne. -Anche se la nostra scuola, Hogwarts, si trova in Scozia. Voi la conoscete?
-Ovviamente.- rispose Mattia. -La più famosa scuola di magia e stregoneria del mondo.
-Ma anche voi siete maghi, no?- chiese Frank. -Che scuola c'è, qui in Italia?
-Ce ne sarebbero due, in effetti.- rispose Lucia. -La prima è la Sibillina, un palazzo invisibile ai Babbani e ben camuffato. Si trova vicino alle antiche grotte della Sibilla Cumana.
-Interessante. E la seconda?
-Ci stiamo andando, anche se non è esattamente una scuola. Vedrete.
Camminarono per circa dieci minuti, attraversando strade, ponti e viottoli. Si fermarono infine davanti a un edificio svettante, un palazzo costruito in pietra grigia, decorato con finestre ad arco e basse statue raffiguranti donne dalle vesti lunghe.
Quattro gradini davano su un portone di legno massiccio. V'era sopra il fregio di un'ampolla traboccante, e sotto una targhetta.
-Anche questo è invisibile ai Babbani.- disse Carmine.
Salirono i gradini, Albus cauto e un po' nervoso. La strada era deserta, oltre a loro.
Chissà che edificio è, e cosa c'è dentro.
Era arrivato al portone. Guardò curioso la targhetta. Una scritta scolpita in argento fine diceva...

                                                                                          Congregazione degli Alchimisti.

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Capitolo 17
*** La Congregazione degli Alchimisti. ***


Capitolo 17 : La Congregazione degli Alchimisti.

Albus boccheggiò incredulo quando entrarono nell'edificio.
L'ingresso era veramente stupendo. Vi era un altissimo soffitto, decorato dall'affresco di due donne indossanti vesti medioevali, che sfogliavano libri e scuotevano una fiala colma di pozione.
Le pareti erano blu mare. Nessun quadro, erano decorate solo dagli intagli di minuscole ampolle.
C'erano alcuni divanetti e poltrone, un tappetto azzurro con intrecci dorati, un tavolino con su una lanterna spenta.
Due porte di legno sulla parete in fondo, all'estremità di ogni lato. Al centro di quella parete, un orologio a pendolo.
Albus aveva gli occhi fissi sull'affresco, e per poco non inciampò mentre camminava.
-Ehi, Al.- rise Rose, e lo afferrò per un braccio. -Attento.
-Ah, sì... questa stanza è bellissima! Non trovi?
-Sì.
-Questo è l'ingresso della Congregazione.- spiegò Mattia. -Betsabea ci ha detto che siete stati trasportati a Venezia da Hogwarts e ora non sapete cosa fare. Vi aiuteremo.
-Grazie mille. Ma come?- disse Louis.
-Chiameremo gli Alchimisti.- rispose Lucia, in tono allegro. -Sedetevi pure e aspettate. Torneremo subito!
I tre ragazzi li salutarono e poi sparirono oltre la porta di sinistra.
Albus prese posto su un divanetto, accanto a Frank.
-Che posto pazzesco.- mormorò Roxanne dalla sua poltrona, con gli occhi brillanti. -Congregazione di Alchimisti, a Venezia. Mi piace.
-Anche a me.- disse Betsabea. -Spero solo che ci aiutino.
-Sicuro. Sono maghi.
Passarono un paio di minuti in silenzio, poi la porta sinistra si aprì. Due uomini e due donne sbucarono nell'ingresso e diressero verso di loro.
Avevano volti cordiali e sorridenti. Indossavano tutti lunghe tuniche viola, con lo stesso stemma dell'ampolla portato dai ragazzi.
-Salve.- disse un uomo dal viso magro e i capelli fulvi. -Voi siete i maghi venuti dall'Inghilterra, vero?
Parlava inglese, e l'accento si notava appena.
-Sì.- risposero i ragazzi in coro.
-Bene. Lucia, Mattia e Carmine ci hanno detto di voi.
A parlare era stata una donna bionda, con qualche ruga sulle guance e sulla fronte.
-Seguiteci, prego.
I ragazzi si alzarono e seguirono i quattro maghi verso la porta, poi lungo uno stretto e freddo corridoio, illuminato da fiaccole.
La donna bionda, infine, aprì una porta e fece cenno ai ragazzi di entrare. Quando Albus oltrepassò la soglia, si trovò in una semplice stanza : tre letti sul fondo, due lunghi divani disposti in parallelo, un paio di poltrone e una scaffalatura con qualche libro.
-Sedetevi.
Albus si lasciò cadere su un divano, sul quale presero posto anche gli altri.
I quattro maghi, invece, sedettero sul divano davanti a loro. Al scrutò la donna bionda, l'uomo fulvo e poi gli altri due: un anziano rugoso, con capelli grigio ferro e occhialini quadrati, e un'altra donna anziana dalla lunga chioma bianca e l'espressione serena, le labbra carnose.
-Sono Giovanna.- disse quest'ultima, e sorrise affabile.
-Io Caterina.- si presentò la bionda.
-Teofilo.- disse l'anziano.
-E io Flavio.- concluse l'uomo. -Voi invece siete...
-Io mi chiamo Albus Potter.
Caterina sbatté le palpebre, sorpresa.
-Sei imparentato con il leggendario Harry Potter?
-Beh, sì, sono... suo figlio.- disse Albus, in imbarazzo e con una punta di fastidio.
-E voi?
Giovanna spostò il suo sguardo sugli altri ragazzi.
-Roxanne Weasley.
-Rose Weasley.
-Louis Weasley.
-Betsabea Finwel.
-Frank Paciock.
-Weasley, certo.- commentò l'anziano. -Sono piuttosto famosi anche loro, per essere stati amici di Harry Potter. Ma diteci. Cosa vi è successo? Come siete arrivati qui?
-Lo dirò io.- rispose Albus.
Tutti gli occhi furono puntati su di lui, e un calore si diffuse sul suo volto.
-Racconta pure.- lo incalzò gentilmente Caterina.
-Ecco, è una lunga storia, non vi diremo proprio tutto.- precisò lui. Rifletté per qualche istante, poi si lanciò.
-Io e i miei amici siamo venuti in possesso di due libri, quando eravamo a Hogwarts, due libri importanti. Non dirò come è successo perché sarebbe troppo lungo, ma comunque noi abbiamo avuto questi libri. Uno di loro penso sia stregato. Ci inviava dei messaggi, delle parole si formavano da sole sulla carta. L'altro invece era... beh...
Si bloccò per un attimo. Doveva proprio rivelare della Chiave di Salomone?
Stava per voltarsi verso Rose, seduta al suo fianco, ma ricordò ciò che gli aveva detto lo Spettro della bambina.
Discendente degli Evans.
Per questo toccava a lui distruggere il libro. In un certo senso, era quasi un suo possesso. Perché chiedere consulto agli altri?
-Mi è stata consegnata la Chiave di Salomone.- disse infine.
I volti dei quattro maghi furono attraversati da espressioni di puro stupore, quasi sbigottimento.
-La Chiave di Salomone?- ripeté l'anziano, Teofilo.
-Sì.
-Reale? L'autentica copia del libro perduto?
-Sì, noi pensiamo di sì.- intervenne Roxanne.
Caterina fissò Albus negli occhi, stupita ma seria.
-Chi è stato a darvi la Chiave?
-Non possiamo dirvelo.
-No, dobbiamo sapere.- disse Flavio. -Si tratta di una cosa molto seria, capite? Quel libro... è stato oggetto di leggende e discussioni per secoli. Se è stato dato a dei ragazzi... per non parlare del movimento degli ultimi tempi.
-Quale movimento?- domandò Frank.
-Voci su questo libro.- rispose Giovanna. -Si sospetta che... ma non sono cose che dovreste sapere, vi preoccuperete inutilmente. Però la cosa è importante e voi dovete dirci ciò di cui siete venuti a conoscenza. Avete avuto a che fare con dei Guardiani?
-No.- disse Albus, rassegnato. -Uno Spettro. È stato uno Spettro.
-Che Spettro era?
-Una donna. Non ci ha detto come aveva fatto ad avere il libro, ce l'ha consegnato e basta.- mentì Albus. Non se la sentiva di raccontare tutta la verità.
-Capisco...- commentò piano Teofilo. -E cosa vi ha detto questa donna? Vi ricordava qualcuno? Perché vi ha dato il libro?
-Non l'ha spiegato chiaramente.- rispose Roxanne. -Però voleva che noi lo distruggessimo, ha detto così... perché il libro era pericoloso. Non ci ha rivelato altro?
-Adesso che fine ha fatto la Chiave?- domandò Giovanna, scrutando i ragazzi con uno sguardo penetrante e intenso.
-Non l'abbiamo più, è stato rubato.- rispose Louis. -Mentre eravamo a Hogwarts ci siamo accorti che il libro era sparito. Albus lo teneva nascosto, ma improvvisamente non l'ha più trovato. Nello stesso momento è scomparsa nostra cugina Rose...
E indicò Rose con lo sguardo.
-Io ho deciso di consultare l'altro libro, per chiedere un aiuto...
-Che libro era?
-Sui manoscritti antichi. Parlava anche della Chiave di Salomone. L'abbiamo consultato e lui ci ha teletrasportati qui a Venezia, sull'isola di...
-Isola della Certosa.- concluse Rose per lui.
-Infatti. Siamo finiti davanti a una casa e siamo entrati. Beh, abbiamo trovato Rose bloccata da un incantesimo e... una donna, che aveva in mano il libro. La donna ha detto di chiamarsi Ami Valder.
I quattro sussultarono.
-Ami Valder. Non state scherzando?- mormorò Giovanna, gli occhi sgranati.
-No.- rispose Betsabea. -Ci ha detto di essere... ecco... voi la conoscete?
-Chi dei più alti alchimisti della nostra Congregazione non la conosce?- rispose Flavio. -Uno dei più terribili membri dell'Onice.
-Cos'è questo Onice?- chiese Roxanne.
-Non è importante saperlo, per dei bambini come voi.- sospirò Caterina, con uno sguardo ancora più sorpreso di quello di prima. -Questa Ami vi ha detto altro?
-Sì, ha detto di essere stata... una volta era stata addestrata da Lord V... Voldemort.- rispose Albus.
I volti dei maghi erano gravi, ma non più sbigottiti.
-Sì, avevamo sentito, in proposito...- commentò Teofilo. -Cosa vi ha fatto Ami? Cosa voleva da voi?
-La Chiave di Salomone. Aveva stregato Rose per fare in modo che lei le portasse il libro, dato che Ami non può avvicinarsi a Hogwarts, non sappiamo perché. Insomma, Rose era sotto l'effetto di un incantesimo, così ha rubato il libro e l'ha portato ad Ami...
-Da Hogwarts a Venezia?
-Un incantesimo.- rispose prontamente Rose. -Sono stata attirata nella Foresta Proibita e poi qualcosa mi ha portata sull'isola. Naturalmente l'ho fatto perché Ami mi aveva lanciato una maledizione, così quando sono stata nella casa le ho dato il libro. In quel momento sono arrivati loro. Ami stava per ucciderli, però io sono riuscita a distrarla. Ho preso la Chiave di Salomone e l'ho gettata fuori dalla finestra, e lei ha iniziato a urlare, sembrava una folle... abbiamo approfittato per scappare via, mentre lei recuperava il libro con qualche incantesimo. Siamo corsi fuori dalla casa, pensavamo che Ami ci raggiungesse ma poi non l'ha fatto. Così siamo usciti e corsi sull'isola, finché non siamo arrivati al porto. Per raggiungere la città abbiamo dovuto usare insieme un incantesimo che ha mosso le barche, ed è stato faticoso. È successo ieri sera, abbiamo dormito in una casa in costruzione e questa mattina siamo usciti e ci siamo raccontati a vicenda quello che era successo. È stato allora che quei tre ragazzi ci hanno trovati e portati qui.
Dopo alcuni secondi di silenzio, Giovanna parlò: -E non siete feriti? Siete riusciti a sfuggirle e rimanere sani e salvi?
-Sì.- rispose Albus. -Adesso vogliamo solo tornare a casa...
Stava per correggersi e dire Hogwarts, ma si rese conto che, come casa, Hogwarts poteva andare benissimo.
-E non sappiamo come fare.
-Vi aiuteremo, abbiamo i nostri mezzi.- disse Teofilo. -Rimanete qui. Se volete, riposatevi, la stanza è calda e i letti molto comodi. Ma diteci, che fine ha fatto l'altro libro, quello che vi ha trasportati sull'isola?
Albus rabbrividì.
-Non l'ho portato con me dentro la casa, l'ho lasciato nel prato lì fuori. Non ho proprio intenzione di tornare a riprenderlo, può rimanere lì dov'è.
-Perfetto. Allora aspettateci qui, torneremo tra pochi minuti.- disse Giovanna. Si alzò, e gli altri tre fecero altrettanto.
Albus si sentì strano, quando uscirono in fretta dalla stanza, parlando a voce bassa tra di loro.
-Che raccontiamo ai nostri genitori quando torneremo a Hogwarts?- chiese Betsabea, spezzando il silenzio durato qualche minuto.
-Tutta la verità.- rispose Frank.
-Io taglierei qualcosa.- obbiettò Albus. -Per esempio, quello Spettro, la bambina... a parte che non possiamo ricordare tutto quello che ci ha raccontato, mi sentirei strano a dire che lei mi ha prescelto perché sono il discendente degli Evans e devo distruggere il libro. Potremmo dire semplicemente che ci ha affidato il libro dicendo a tutti di provare a distruggerlo.
-Perché non vuoi dirlo?- domandò Rose. -Potrebbero fare delle ricerche sulla famiglia Evans e scoprire se qualcuno di loro era un mago, e che collegamenti potrebbe avere con te.
-Sì, ma... ci penserò.
-Aspettate, e il libro? Intendo il manoscritto.- disse Roxanne. -Non possiamo dire che l'abbiamo rubato dal Reparto Proibito.
-Ci inventeremo qualcosa, per esempio che l'ho trovato da qualche parte ma non sapevo che fosse del Reparto Proibito. Non lo so, ci penserò meglio dopo.- rispose Albus.
-Sulla mia scomparsa sarò sincera.- disse Rose. -A proposito, non vi sentite stanchi?
Si alzò e andò a gettarsi sul letto. Mentre lasciava che la sua testa sprofondasse nel cuscino, aveva un'espressione soddisfatta e tranquilla.
-Speriamo che siano comodi.- disse Frank. Si alzò anche lui e si distese su uno dei letti. Invece Betsabea si diresse al divano di fronte a loro.
-Mi accontento di questo.- disse ironica.
Anche Albus si sentiva stanco. Ma, più che stanchezza fisica, era lo stress causato da tutto ciò che era successo il giorno prima... e anche durante quella mattinata.
Sentì un cigolio e si voltò. Giovanna aveva aperto la porta e adesso sorrideva loro con gentilezza.
-Abbiamo mandato un gufo alla famiglia Potter spiegando brevemente la situazione, penso che arriverà loro entro stasera. Immagino che i tuoi genitori, Albus, verranno qui immediatamente. Forse saranno a Venezia stanotte, o magari domani mattina.
-Grazie, grazie mille.- sorrise lui. Si sentiva di colpo sollevato. I suoi genitori sarebbero presto stati informati della loro posizione. Harry sarebbe certamente venuto, tutto si sarebbe risolto entro il giorno dopo.
-Adesso che possiamo fare?- chiese Louis.
-Potete rimanere qui, nella sede della Congregazione. Abbiamo un paio di stanze dove potrete dormire. Magari potreste parlare con qualcuno dei coetanei che frequentano il posto, e farvi raccontare qualcosa sulla Congregazione. Venite, vi mostrerò le stanze.
Albus rimase pensieroso per tutto il percorso lungo il corridoio. Pensava alla sua famiglia, a come tutti dovessero essere in fermento per la loro scomparsa. Magari James, in quel momento, era nel suo dormitorio e scuoteva la testa, tirava calci al baule, pensando “Maledetti idioti! Dove saranno finiti?”
E Lily... doveva essere scioccata. Forse stava tempestando Ginny di domande su quello che era successo, e forse Ginny la guardava disperata per poi scuotere la testa e dire: -Oh, piccola, ma io non so dove sono finiti. Però vedrai che andrà tutto bene.
Si accorse che stavano salendo una scalinata in legno, che li portò in un corridoio... elegante.
Lungo tappeto rosso, molto sottile. Pavimento, pareti e soffitto di legno, fiaccole appese e porte scure dai pomelli splendenti. Alle pareti c'erano sia quadri d'epoca che fotografie magiche, ritraenti uomini e donne di anni sicuramente più recenti.
-Chi sono tutte queste persone?- disse Albus, mentre attraversavano il corridoio. Notava targhette dorate affisse alle cornici dei quadri e sotto le foto.
-Tutti i nostri alchimisti defunti, e alcuni dei vivi.- rispose Giovanna. -Per esempio, questo era Alberto Gerandi. Nato nel 1849, si unì a noi quando aveva solo nove anni. Morto nel 1903.
Parlando, aveva indicato il ritratto di un uomo dai lineamenti rozzi, i capelli neri e la bocca piegata in una smorfia divertita.
-Eccoci.- disse Giovanna. Si fermò davanti a una porta e la aprì.
-In caso i Potter dovessero arrivare domani, avrete un posto dove passare la notte. Venezia è pericolosa per voi, se c'è in giro Ami Valder.
La stanza era piuttosto spaziosa, ospitava ben otto letti allineati lungo la parete, cuscini immacolati e coperte scure. C'erano un armadio di legno, un armadietto e un paio di cassetti, più un tavolino addossato alla parete destra, tutto coperto di fogli in mezzo ai quali spiccava un libretto rilegato in pelle blu.
-Potete decidere cosa fare.- disse Giovanna. -Rimanere qui, incontrare dei ragazzi nella loro sala di ritrovo, o magari andare in biblioteca...
-Biblioteca?- domandarono Albus e Rose nello stesso istante.
Giovanna sorrise.
-Siete interessati ai libri? Bene, posso portarvi io nella biblioteca, dovremmo avere qualche cosa in inglese. Ma non siete stanchi?
-No, si figuri. Non abbastanza da non volerla vedere.- rispose Albus.
-Io e Louis preferiamo rimanere qui, per adesso.- disse Roxanne.
-Anche io e Betsabea.- aggiunse Frank.
-Va bene. Allora voi due venite con me.

*

La biblioteca della Congregazione somigliava in parte a quella di Hogwarts.

Stessi scaffali colmi di volumi, anche se disposti in modo più compatto. C'era anche lì la scrivania del bibliotecario, anche se non vi sedeva nessuno.
Sul lato sinistro della parete c'erano dei tavolini allineati, il tutto illuminato da sfere rilucenti appese alle pareti. In uno di quei tavolini, immersi nella lettura, c'era Lucia, la ragazzina in cui si erano imbattuti durante la mattinata.
Lei li sentì entrare e chiudere la porta, e alzò dal suo libro uno sguardo radioso.
-Ciao!- esclamò, e agitò il braccio. -Venite pure, vi aspettavo!
Albus e Rose andarono a sedersi al tavolino, davanti alla ragazza.
-Bene. Sapevo che almeno uno di voi non avrebbe resistito al richiamo di una biblioteca.- disse Lucia. -Come state? Cosa vi hanno detto gli Alchimisti?
-Beh, hanno inviato un gufo ai miei genitori, i Potter...- iniziò Albus, guadagnandosi un'occhiata sorpresa.
-Potter? Sei per caso il figlio di Harry Potter?
Arrossì.
-Sì. Comunque, stavo dicendo... hanno spedito una lettera via gufo ai miei genitori, dovrebbero riceverla entro stasera.
-Capisco. Voi cosa volete fare, nell'attesa?
-Dare un'occhiata ai libri.- disse Rose. -Tu cosa stai leggendo?
-Studio.
-Frequenti la Sibillina?
-Oh, no. Io faccio parte della Congregazione degli Alchimisti. Ci sono dei ragazzi che studiano qui, se i loro genitori hanno già fatto parte della Congregazione.
-Ma cos'è esattamente questa Congregazione?- disse Albus, pieno di curiosità. -Voglio sapere tutto. Com'è organizzata?
-Dunque...- iniziò Lucia. Chiuse il libro e assunse un'aria pensosa.
-Cosa volete sapere? La sua storia? Io la so a memoria, tutti i membri della Congregazione la studiano da quasi subito.
-Per me va bene, racconta.- la spronò Rose.
-Ok. In breve, è stata fondata da due streghe italiane, che erano nate a Venezia. Matilda e Isidora. Erano molto famose ai loro tempi, erano delle streghe grandiose, e probabilmente le persone più esperte di alchimia e pozioni della loro epoca. Fondarono questa Congregazione durante il Medioevo. Inizialmente questo era solo un edificio con una piccola biblioteca, qualche aula e qualche stanza. Era una piccola scuola, capite? Venivano richiamati alcuni maghi che volevano perfezionarsi nell'arte delle pozioni, cose del genere. Le pozioni erano considerate maggiormente degli incantesimi. Certo, veniva e tutt'ora viene insegnata la magia pratica, ma la nostra specializzazione è sempre stata lo studio di pozioni e alchimia. Naturalmente sul palazzo venne gettato un incantesimo che lo rese invisibile agli occhi dei Babbani.
-Storia interessante. Continua.- disse Rose. Le brillavano gli occhi.
-Matilda e Isidora erano così brave e abili che la loro scuola divenne molto famosa. Iniziò a essere frequentata da uomini, donne, ma anche ragazzi e ragazze, a volte persino gli stranieri giungevano qui per vedere la scuola, ed eventualmente vi entrarono. Così venne ampliata. Io vivo qui da un sacco di tempo, ma sono sicura di non aver visto neanche mezza parte di tutti i suoi luoghi, dei corridoi, le stanze e le aule. E la biblioteca è stata decisamente ingrandita. Ora è piena di pergamene e libri di tutti i tipi, raccolti nel corso dei secoli, potete trovarci quasi di tutto.
Albus si distrasse per dare un'occhiata agli alti scaffali. Aveva una grandissima voglia di prendere ognuno di quei libri e sfogliarlo.
-Vennero chiamati anche altri professori e iniziò l'insegnamento di altri lati della magia, per esempio le rune.- continuò Lucia. -Insomma, la Congregazione degli Alchimisti si è guadagnata la sua fama nel tempo. La maggior parte di chi la frequenta vive qui per gran parte della vita. E se, per esempio, una persona lascia la Congregazione per andare a vivere a Venezia, può continuare a frequentarla, visitando la biblioteca o consultandosi con gli altri Alchimisti. Se mette su famiglia manderà quasi certamente i suoi figli qui. I miei genitori erano due Alchimisti, per esempio. Mi hanno mandata qui la prima volta quando avevo giusto quattro anni o cinque, e ormai ci vivo, nella scuola. Fin da quando sei piccolo ti insegnano a usare gli incantesimi, ma ti istruiscono anche sulla storia magica e specialmente sulle pozioni e sull'alchimia. Se sei entrato subito nella Congregazione, e ti hanno insegnato per bene, a dodici anni puoi considerarti un piccolo esperto. Ma non ci sono quasi dei limiti di età.
-Solo chi vive a Venezia può far parte della Congregazione?- chiese Albus.
-Certo che no. La maggior parte degli Alchimisti è veneziana, ma non tutti. Anche se sono diventati rari i maghi e le streghe di altre città che vengono qui.
-Ma... la vita normale?- disse Rose. -Nel senso, non avete contatti con i Babbani?
-Beh, ci sono dei bambini che magari vivono tra i Babbani e hanno un'istruzione del genere, se i genitori vogliono iscriverlo qui a una certa età.- rispose Lucia. -Ma anche se si fa parte della scuola nulla ci impedisce di uscire per la città, se tentiamo di vestirci come i Babbani. Io e i miei amici stavamo facendo un giro quando vi abbiamo trovati. Siamo esseri umani, non possiamo certo rimanere chiusi qui per l'eternità.
-Hai ragione.- sorrise Rose. -E ci sono persone che decidono di rimanere qui tutta la vita?
-Certo, se vogliono dedicarsi per sempre allo studio. Come Giovanna, Teofilo e gli altri, immagino che vi abbiano detto i loro nomi. Loro sono gli Alchimisti più esperti, i superiori, in un certo senso.
-Ma questo posto chi lo comanda? Non certo i fantasmi delle due streghe.- disse Al.
Lucia ridacchiò.
-Infatti. La Congregazione è gestita dai discendenti di Matilda e Isidora. Il potere passa da generazione a generazione, non ci sono mai state eccezioni, per quanto ne so io...
La porta si aprì, interrompendo il discorso di Lucia.
Roxanne entrò in biblioteca, lo sguardo meravigliato che scorreva sui libri, poi si diresse verso il tavolino.
-Ehi, ragazzi. Avete fame? Ci sono delle cose su nella stanza, venite!
Albus notò che Roxanne aveva in mano un dolce alla panna, tutto mangiucchiato. Si rese conto di avere fame. Aveva mangiato l'ultima volta la sera prima, e adesso anche solo il pensiero di un panino gli faceva venire l'acquolina in bocca.
-Ok. Andiamo, Rose? Lucia, vieni con noi?
-No, grazie.- rispose lei. -Preferisco ripassare, dopo devo anche preparare alcune pozioni. Magari ci vediamo questa sera.
-Va bene. Allora a stasera.- disse Rose mentre si alzava.
-Avete trovato qualche cosa interessante nella biblioteca?- chiese Roxanne, durante il tragitto per la stanza.
-No, ci siamo fermati a parlare con Lucia.- disse Rose. -Ci ha raccontato delle cose su questa Congregazione, dice che esiste fin dal Medioevo ed è stata fondata da due alchimiste famose. Mi piacerebbe saperne di più.
-Per ora pensiamo solo a mangiare.- disse Albus. -Dove avete trovato il cibo?
-Nei comodini, c'erano caramelle e dolci vari, e anche delle gomme. Sbrighiamoci, altrimenti gli altri faranno fuori tutto.

*

Passarono gran parte della giornata nella stanza, a riposarsi e parlare di quello che era accaduto, a scambiarsi impressioni su quell'edificio e i maghi che li avevano accolti.
-A me piace Venezia. Una città sull'acqua, insomma... sarei voluta salire su una di quelle barche.
-Anche io. Ci verrei in vacanza quest'estate, se non fosse successo quel che è successo.
Fu circa a metà pomeriggio che Rose scese in biblioteca, e risalì nella camera con un paio di libri.
-Tanto per passare il tempo.- disse, poggiandoli su un letto. -Gli unici in inglese che ho trovato. Chi se li aggiudica?
Albus ne afferrò uno.
-Dieci minuti e poi lo do a chi lo vuole, ok?- disse, sapendo benissimo che avrebbe rischiato di perdersi nella lettura per più di un'ora.
E aveva ragione. Era un testo che ripercorreva in modo semplice la storia dell'alchimia, e lo tenne incollato alle pagine per un tempo che non avrebbe saputo calcolare.
Teofilo entrò nella stanza verso le otto, per annunciare loro che presto sarebbe stata pronta la cena nel Salotto Principale, e offrirsi di accompagnarli. Albus si era sentito intimidito in quel Salotto, una stanza circolare e dalle alte pareti grigio chiaro, con due sole tavolate, piena di gente che parlava in quella lingua a lui sconosciuta.
Lucia però aveva parlato con loro. Si era seduta accanto a Roxanne e li aveva tempestati di domande su Hogwarts e sul suo sistema scolastico.
-Quattro casate, veramente? Ma come si fa a scegliere dove andare?
-Beh, c'è un Cappello che ti smista all'inizio dell'anno. Si entra nella Sala Grande e il Cappello Parlante canta una canzone dove elenca le caratteristiche delle case... per Grifondoro, cioè la nostra, è il coraggio. Corvonero privilegia l'intelligenza...
Chiacchierare con Lucia lo fece sentire tranquillo e rilassato. Ma quella sera, mentre Teofilo scortava i ragazzi nella stanza, la preoccupazione tornò ad assalirlo.
Il gufo. Era già arrivato a Harry e Ginny? E loro cosa stavano facendo?
Vennero date loro delle vesti da notte, e Albus non riuscì ad addormentarsi per almeno un paio d'ore. Non faceva che pensare ai suoi genitori, a chiedersi cosa avrebbero fatto per riprenderli.
Forse una Materializzazione, o magari avrebbero usato una Passaporta. Ma sì, una Passaporta, era possibile.
Alla fine dovette arrendersi al sonno, che riuscì a fargli chiudere gli occhi sulle sue preoccupazioni.

*

Quella stessa sera, in casa Potter.

-Ci occuperemo delle ricerche per tutta la notte, Ginny. Potrei stare via anche per qualche giorno.
La donna sospirò. I suoi occhi marroni si fissarono in quelli verdi di Harry.
-Devo venire anche io.
-Non sei un'Auror.
-Non importa! Stiamo parlando di nostro figlio e io non ho intenzione di rimanere in casa a non fare niente e preoccuparmi solo perché...
-E Lily?
-La lasceremo alla Tana, lì sarà al sicuro.
-Ma non puoi...
La discussione venne interrotta da un fischio acuto, che sembrava provenire dalla porta spalancata accanto a loro.
Harry e Ginny si scambiarono un'occhiata preoccupata, prima di entrare nel salotto immerso nel buio. C'era la figura scura di un gufo che picchiettava alla finestra, e Ginny corse ad aprirla.

Il gufo si precipitò dentro e lasciò cadere una busta sulla poltrona.
Ginny la afferrò e strizzò gli occhi, nel tentativo di leggere l'indirizzo del mittente. Alla fine sfilò la bacchetta dalla tasca, la mosse accendendo una luce sulla punta e illuminò la scritta. Subito assunse un'aria pensosa.
Harry si avvicinò, si sentiva rodere dall'impazienza.
-Cos'è?
-Non lo so. È indirizzata a noi due... ci viene da una certa Congregazione degli Alchimisti. Venezia. Ne hai mai sentito parlare?
-No.- rispose lui. -Aprila, ma facciamo presto, devo andare.
Ginny ruppe il sigillo rosso ed estrasse un foglio di pergamena sottile. Lo dispiegò, tenendo la bacchetta puntata, e mentre leggeva i suoi occhi si spalancavano sempre di più.
-Harry...- balbettò.
-Che c'è?
-L... leggila. Dobbiamo... verrò anche io. Troveremo una Passaporta...
Porse la lettera al marito, lo sguardo colmo di preoccupazione e paura, e un pizzico di eccitazione.

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Capitolo 18
*** Il secondo ritorno a Hogwarts. ***


Capitolo 18 : Il secondo ritorno a Hogwarts.

Ami Valder.
No.
Continuava a ripetersi che non poteva essere reale. Non poteva esistere un'erede di Lord Voldemort.
Tutto uno scherzo, tutto un sogno.
Ma gli sguardi degli Alchimisti erano stati così gravi e colmi di serietà.
Si appoggiò, tremante, a una parete.
Quell'incubo non poteva essere tornato. Dopo venti anni assolutamente normali, non poteva permettere che si ripresentasse una tale minaccia.
Eppure era così.
Devo proteggere James, Albus e Lily. Impedirò che abbiano una vita come la mia, che crescano come me, che...
Ami Valder.
L'incubo di Lord Voldemort era davvero tornato con quella donna?
-Harry.
La mano fresca e delicata di Ginny gli donò un senso di sicurezza. Era sempre stato così, nei momenti di maggiore sconforto. Si erano sempre aiutati e sostenuti a vicenda. A Harry bastava che lei lo toccasse, gli parlasse con la sua voce dolce, per recuperare anche una parziale tranquillità.
La fissò negli occhi.
-Non dobbiamo permettere che accada lo stesso, che scoppi una nuova guerra.- sussurrò Harry.
In quel corridoio, a pochi passi da loro, c'erano anche Ron e Hermione, che li fissavano con aria grave.
Harry ricordò ciò che era successo quella notte, dopo l'arrivo della lettera da parte della Congregazione degli Alchimisti.
Il trambusto per procurarsi una Passaporta per Venezia. Ginny che aveva minacciato di lanciargli una Fattura Orcovolante se avesse osato impedirle di andare con lui e gli altri Auror, tra cui Ron. Hermione che si univa a loro, naturalmente.
Poi, l'arrivo nella città e alla Congregazione. La lunga discussione che ne era seguita con gli Alchimisti.
Ami Valder.
No.
-Supereremo tutto questo, insieme.- disse Ginny.
Lui annuì.
-I ragazzi...
-Sono andati a svegliarli. Andiamo, li incontreremo nell'ingresso.

*

Albus spalancò la porta. Non li importava dei capelli scarmigliati o degli abiti spiegazzati. Gli importava solo che adesso sarebbe andato tutto bene.
Vide Harry, Ron, Ginny e Hermione, seduti nell'ingresso, sulle poltroncine. Si alzarono non appena li videro, con sguardi raggianti.
-Albus!
Ginny lo soffocò nel suo abbraccio.
-Mamma, calma... sto bene, sono scomparso solo per una giornata...
Lei gli posò un bacio sulla fronte.
-Albus, non immagini nemmeno quanto ci avete fatto preoccupare!- esclamò, la voce spezzata dall'emozione e gli occhi che sembravano farsi lucidi. Eppure non pianse. Quando lo lasciò andare, lo sguardo di Albus incontrò quello di Harry.
Un altro abbraccio. Altre frasi apprensive.
-Stai bene, vero, Al? Non sei ferito?
-No. Papà, vi spiegheremo tutto quando torneremo a Hogwarts, è una storia lunga...
-Gli Alchimisti ci hanno raccontato quello che vi è successo. Ci hanno detto di...
Harry si zittì e scosse la testa, sorrise con sollievo.
-Ma non parliamone ora, l'importante è che voi stiate bene, tutti quanti.
Albus annuì, con un groppo in gola. Si voltò e vide Ron e Hermione, impegnati ad abbracciare Rose e parlare con lei.
-Roxanne.- disse Ginny, accortasi della ragazzina che si era avvicinata. -Come stai?
-Bene, zia.- sorrise Roxanne, passandosi una mano tra i capelli. -Cioè, abbiamo rischiato di brutto ma alla fine ce la siamo cavata. Voi come siete arrivati qui?
-Con due Passaporte, naturalmente siamo venuti con alcuni Auror.- rispose Harry.
-Quando torneremo a casa?- disse Albus.
-Il più presto possibile. Vi siete riposati, vero?
-Sì, almeno io sì. Ho dormito bene. Ma torniamo a Hogwarts, vero? Non voglio andarmene, manca solo un mese alla fine dell'anno e io voglio rimanere lì, per favore...
-Beh, vedremo.- disse Ginny. -Dobbiamo parlare con la preside. Qualcosa è successo nella scuola e quindi lei deve sapere. Oh, siamo stati così in pensiero... per fortuna è durato poco.
-Adesso dove andiamo?- domandò Roxanne.
-Ci assicureremo che tutto sia a posto.- rispose Harry. -E io parlerò un'ultima volta con questi Alchimisti, ho delle cose da chiarire. Poi ci procureremo delle Passaporte. Andrà tutto bene, ok? Non preoccuparti, Al.

*

La Passaporta li aveva trasportati nei pressi di Hogsmeade.
Dal viale immerso nei prati dove erano finiti, si vedevano le case del villaggio magico sotto il cielo terso, ma Hogwarts ancora non era in vista.
-Arriveremo al castello in carrozza, dovrebbero arrivarne alcune per quella strada.- disse Andrew Skils, un Auror del gruppo. -Saremo a destinazione in non più di un quarto d'ora. Incamminiamoci.
Percorsero una strada che si inoltrava tra gli alberi. Albus camminava a fianco di Harry e Ginny, e ogni tanto lanciava occhiate al padre, che aveva uno sguardo profondamente turbato.
Gli avranno raccontato di Ami., pensò.
Immaginò come doveva sentirsi Harry. Dopo anni di pace magica, seguiti alla sconfitta di Lord Voldemort, arrivava quella donna. Addestrata da lui. E che aveva tentato di ucciderli.
Notò, finalmente, alcune carrozze che sbarravano la strada, in lontananza. Erano tre in tutto, alte e scure, e nulla sembrava trainarle.
Ma Albus sapeva che, in realtà, a guidare le carrozze dirette a Hogwarts erano i Thestral.
James lo aveva preso in giro, il giorno della sua partenza a Hogwarts, dicendogli di stare attento a quelle creature.
Ma erano anche invisibili, come suo padre gli aveva ripetuto, giusto? Il pensiero lo rassicurò.
Salì su una carrozza a caso insieme a Harry, Ginny, Hermione, Ron e Rose. Attesero che anche gli altri prendessero posto nelle loro carrozze, che infine partirono rapide lungo la strada.
-Voi non avete bisogno di nulla, adesso che arriveremo al castello?- chiese Harry, mentre la carrozza sferragliava. -Riposarvi, mangiare...
-No, io non sono stanca.- disse Rose. -E non ho neanche fame, abbiamo già mangiato prima.
-Tu, Albus?
-Lo stesso.
-Allora penso che andremo dalla preside. Ci riuniremo con gli Auror e voi racconterete quello che vi è accaduto.- concluse Ron.
Il resto del viaggio trascorse in silenzio, finché dai finestrini non si intravidero alcune torri, che svettavano al di sopra dei fitti alberi.
-Siamo quasi arrivati!- esclamò Rose, evidentemente felice.
Albus si incollò al finestrino, impaziente, e si sentì colmare di meraviglia quando finalmente apparvero i cancelli scuri di Hogwarts in fondo alla strada, e il castello che si ergeva in tutta la sua maestosità.
Hogwarts.
Guardarla lo fece sentire al sicuro. Era tornato a Hogwarts.
Le carrozze raggiunsero i cancelli, che si spalancarono da soli, e salirono lungo i pendii erbosi.
Albus non faceva che gettare occhiate entusiaste alle torri, gli spalti lontani del campo da Quidditch, la distesa del Lago Nero, quei vialetti così familiari.
La carrozza si fermò davanti alla scalinata principale, e Albus scese quasi di corsa, insieme a Rose.
Si voltarono, e videro Roxanne, Louis, Frank e Betsabea dirigersi verso di loro. Albus provò un senso di completezza quando furono di nuovo insieme.
-Bello essere di nuovo qui, eh?- disse Roxanne in tono allegro.
-Il tuo modo di essere tranquilla in ogni occasione è incredibile.- commentò Louis.
-Ma che volete farci? Siamo tornati a Hogwarts e alla fine non siamo morti. Non ho il diritto di essere allegra?- rise lei.
Albus dovette ammettere che Roxanne aveva ragione.
-Andiamo, ragazzi. Ci incontreremo con la preside.- disse Harry, facendoli voltare.
Gli Auror li guidarono lungo la scalinata. A bussare al portone in cima, fu un uomo di cui Albus non conosceva il nome.
Attese nervoso che qualcuno andasse ad aprire. Infine il portone si spalancò, e dovette trattenersi per entrare nella Sala d'Ingresso a passo normale, senza correre.
Si rese conto di aver passato al massimo due giorni lontano da Hogwarts, ma erano sembrati un'eternità.
Guardò raggiante l'alto soffitto, la porta che dava sulla Sala Grande, le clessidre che contavano i punti delle quattro casate. Non gli importò che gli zaffiri di Corvonero superassero in gran lunga i rubini di Grifondoro.
Notò che la Sala era affollata di studenti, che si stavano raggruppando intorno a loro, urlando e spingendosi. Volevano tutti vedere il grande Auror Harry Potter, che riportava a Hogwarts i ragazzi scomparsi.
Albus si sentì imbarazzato, nel camminare davanti a tutte quelle persone.
-Signor Potter! Un autografo...
-Sono tornati, hai visto?
-Ma cosa è successo?
-Ignorali.- gli bisbigliò Rose, che camminava accanto a lui.
Salirono lungo le scalinate, imboccarono dei corridoi. Ovunque c'erano ragazzi che si fermavano a guardarli e parlottavano. Altri ancora si avvicinavano.
-Scusate, ma... potete dirci cosa è successo?
-Dove li avete trovati?
Harry fissava tutti quegli studenti e rifiutava.
-Scusate, ma non abbiamo tempo per voi, dobbiamo portare questi ragazzi in presidenza. No, non concediamo interviste.
Si fermarono davanti a un gargoyle, e fu Hermione a farsi avanti.
-Veleno di Doxy.
Il gargoyle si fece da parte, rivelando una lunga e stretta scala. La attraversarono in silenzio, fino a raggiungere un pianerottolo e una porta. Harry bussò.
-Avanti.- rispose una voce femminile.
Quando entrarono, Albus si guardò intorno curioso, e trovò la stanza gradevole.
Era di forma circolare, aveva le pareti in pietra ricoperte di arazzi argentati. C'erano molti libri, sia sui tavolini che sugli scaffali. Il camino era spento, e cassetti vari nascondevano chissà quali oggetti.
Sul fondo c'era la scrivania, alla quale sedeva compostamente la preside Bhatorys. In piedi accanto alla scrivania, c'erano i direttori delle quattro case: Neville per Grifondoro, il professor Wonder per Serpeverde, Vitious per Corvonero e Bonnie Thompson, insegnante di Storia della Magia, per Tassorosso.
-Frank!- esclamò Neville quando li vide, e i suoi occhi si illuminarono. -Come stai? Cosa...
-Sto bene, papà.- lo rassicurò Frank, trattenendo a stento un sorriso.
-Con calma, professore.- disse la preside Bhatorys. -Avrà tutto il tempo di parlare da solo con suo figlio più tardi. Adesso stia tranquillo, i ragazzi ci racconteranno tutto.
Neville rimase fermo, il viso teso.
-Certo, professoressa.
La Bhatorys tornò a voltarsi verso di loro e sorrise.
-Siete arrivati, finalmente!- sospirò. -Sedetevi pure qui. Spero che stiate bene...
-Certo, grazie.- rispose coraggiosamente Roxanne, e prese posto su un divanetto. Albus si accontentò di una sedia, e Louis si sedette su quella accanto a lui.
Gli Auror, Hermione e Ginny, invece, rimasero in piedi lì davanti. Avevano espressioni serie e preoccupate, specialmente Harry.
-Avete bisogno di qualcosa?- domandò la preside.
-No, grazie.- rispose Albus. -Ci sentiamo benissimo, siamo riusciti a...
Si bloccò. Non sapeva come continuare.
-Ora, ragazzi, dovete dirci tutto quello che è successo.- iniziò Harry. Camminò lentamente e si fermò accanto alla scrivania, prima di voltarsi e squadrare Albus.
-Diteci tutto.
-È una storia lunga.- rispose Al. -Devo iniziare da... da gennaio. Dopo le vacanze di Natale.
Tutti si fecero attenti. Trovarsi al centro dell'attenzione era un po' fastidioso, pensò Al. Lo metteva a disagio. Ma adesso doveva parlare.
Tirò un profondo respiro, rimase zitto per alcuni secondi a riflettere sul modo di modificare la storia e poi iniziò.
Parlò per prima cosa della ricerca che la professoressa Deppers aveva assegnato a lui e Roxanne. Disse che si erano diretti in biblioteca per svolgere il compito, il giorno dopo, ma decise di omettere un particolare. Non ammise di essere entrato nel Reparto Proibito e aver rubato il manoscritto.
Disse semplicemente che, mentre lui e Roxanne riordinavano le loro cose nella borsa, dopo aver terminato il tema, aveva visto che sul tavolino c'era un libro che non era di sua appartenenza.
Ma non ci aveva fatto troppo caso e l'aveva messo in borsa.
-Per curiosità, volevo leggerlo dopo.- si giustificò.
Solo quella sera aveva iniziato a sfogliarlo. Mentì, dicendo di non ricordare il suo titolo, ma solo dei temi trattati: manoscritti antichi riguardanti la magia.
Ma il resto del suo racconto fu uguale a ciò che era davvero successo, eccetto alcuni particolari: il messaggio che il libro gli aveva inviato, mentre lui lo stava tranquillamente leggendo per intrattenersi, la curiosità che lo aveva spinto ad avventurarsi in biblioteca insieme a Rose, Roxanne, Louis e Betsabea. Non fece il nome di Rudolf, non gli sembrava corretto.
Poi parlò del passaggio trovato grazie alla scrivania, dello Spettro della bambina che gli aveva affidato la Chiave di Salomone, di ciò che lei aveva raccontato: che lui doveva distruggerlo perché discendeva dalla famiglia Evans, che lei aveva salvato la Chiave quando era viva e l'aveva poi nascosta a Hogwarts, che era diventata uno Spettro proprio per poter sorvegliare il libro, e che quel libro adesso era in pericolo perché cercato da una strega di nome Ami, un tempo allieva di Lord Voldemort.
Disse di aver tenuto nascosto il libro nel suo baule per un mucchio di tempo e aver cercato di distruggerlo, senza però riuscirci.
-Lo so che avrei dovuto avvertire qualche insegnante, o la preside... ma pensavo che sarei stato preso per pazzo, insomma, a raccontare una cosa del genere... pensavo che bastasse fare a pezzi un semplice libro e che così mi sarei liberato di un peso.
Poi, erano iniziati quegli incidenti. Louis, Betsabea e Fred caduti nel coma. La scomparsa di Rose.
A quel punto intervenne Rose.
-Ve lo dico io cosa è successo.- disse, interrompendo Albus. Raccontò ciò che era accaduto, e che Albus e gli altri conoscevano già. Ascoltare nuovamente quelle parole fu come un duro colpo.
-E poi... Ami mi ha preso il libro di mano e mi ha lanciato quell'incantesimo che mi ha paralizzata. Penso che tocchi di nuovo ad Albus parlare.- concluse dopo alcuni minuti.
E Albus parlò di quando si era accorto che la Chiave di Salomone era sparita dal suo baule, e della nuova scomparsa di Rose.
Il richiamo verso il manoscritto. La luce che li aveva trasportati sull'isola della Certosa. La casa di Ami, e infine la stanza dove la donna aveva cercato di ucciderli, e Rose era riuscita a distrarla gettando il suo prezioso libro fuori dalla finestra, per poi scappare insieme a loro.
Parlò dell'incantesimo che avevano utilizzato per spingere la barca verso Venezia, dell'incontro con i tre ragazzini della Congregazione degli Alchimisti, della giornata che avevano passato in quella scuola.
-E alla fine sono arrivati gli Auror.- finì Albus. -Non ho altro da dire.
Il silenzio durò poco.
-Proprio nulla?- gli chiese Harry.
-Ah, no. Ami ha detto una cosa, quando si è presentata, prima mi sono scordato di dirlo... lei è un ex-membro dell'Onice. E nella sua casa abbiamo anche visto una pietra che somigliava a un'onice, secondo Betsabea. Quando Frank l'ha toccata si è scottato, dice di aver visto delle figure. Non so cosa voglia dire.
Fissò attentamente Harry.
Nei suoi occhi si leggevano l'ansia, la preoccupazione e l'apprensione. Qualcosa che somigliava all'orrore.
-Prenderemo seri provvedimenti, naturalmente.- disse infine la preside, cupa. -Ci assicureremo che le difese poste sul castello impediscano qualsiasi intervento di magia esterna. Signor Potter, deve assolutamente parlarne con il Ministro. Verrà aumentata la sicurezza, mai più dovrà ripetersi una cosa del genere. In quanto a voi...
E guardò i ragazzi.
-Se questi eventi vi hanno tanto scossi...
-No!- esclamò Betsabea. -Noi... vogliamo rimanere a Hogwarts e concludere l'anno. Ormai manca poco. Non c'è motivo di andarcene da qui, e poi stiamo bene. Non abbiamo riportato ferite e quindi non abbiamo bisogno di andare in infermeria o al San Mungo. Siamo semplicemente riusciti a scappare e adesso vorremmo finire l'anno in modo normale.
La Bhatorys annuì.
-Avete ragione. Ma penso che abbiate anche bisogno di almeno qualche giorno di riposo, per riprendervi un po'. Se siete tanto impazienti di tornare alle lezioni...
Un lampo divertito negli occhi di Roxanne.
-Penso che tre giorni andranno bene.
-Per me ne basta uno.- rispose Albus. -Gli altri, non lo so...
-Anche per me.- disse Louis.
-E per me.- continuò Rose.
Frank, Betsabea e Roxanne dissero lo stesso.
-Adesso dovremmo affrontare un'altra questione.- intervenne Wonder. Era rimasto immobile e impassibile durante tutto il discorso, e adesso la sua voce sembrava innaturalmente profonda.
-Cosa racconteremo al resto della comunità magica? Non possiamo sbandierare tutto quello che è successo ai ragazzi e parlare apertamente di questa Ami Valder. Domani uscirà una notizia sulla Gazzetta e...
-Avrei un'idea.- intervenne Hermione. -Potremmo inventare che i ragazzi avevano deciso di infrangere le regole, per divertirsi, e dunque andare nella Foresta Proibita di sera, fare un giro e tornare. Ma si sono persi, e gli Auror li hanno trovati mentre setacciavano la Foresta. Fingeremo che si tratti semplicemente di un malinteso, per una bravata da ragazzi.
-Ma penso si sia diffusa la voce della lettera che è arrivata da Venezia...- obbiettò Ginny.
-Certo.- disse Harry. -Ma potremmo smentirla. Dire che si è trattato di una falsa pista, una voce. Hermione...
Si zittì, con un sorriso. Hermione si sforzò di non sorridere a sua volta. Sapeva cosa le avrebbe detto Harry, se non si fossero trovati tutte quelle persone davanti. Una cosa che le diceva spesso fin da quando la conosceva: Hermione, sei un genio.
-Mi sembra una storia plausibile.- disse la Bhatorys. -Ma naturalmente non è finita qui. Si faranno delle ricerche, su questa Ami Valder, su questo Onice e il legame che Albus può avere con gli Evans.
-Non saprei dirlo, signora.- le rispose Harry. -Da quel che ne so, gli Evans erano tutti Babbani. Non sono a conoscenza di antenati maghi e streghe da parte di quel ramo della famiglia.
La Bhatorys spostò il suo sguardo su Albus. Sorrise.
-Scusate. Sarebbe meglio se voi tornaste nei vostri dormitori mentre noi affrontiamo queste discussioni.
-Accompagnerò io Frank.- disse Neville, e si avvicinò al figlio.
-Rose, Albus, noi vi raggiungeremo più tardi.- disse Ron.
-I genitori dei Weasley, Hannah Paciock e i signori Finwel sono stati contattati. Penso che arriveranno presto.- aggiunse la preside. -Ora potete andare.
-Grazie, e arrivederci.- disse Albus, alzandosi. Rischiò di inciampare, mentre si dirigeva alla porta, per lanciare un'ultima occhiata a Harry e Ginny.
Loro gli sorrisero incoraggianti. Sembravano volergli dire: ci vediamo dopo.
Neville scortò i ragazzi fuori dall'ufficio e poi giù per la scala. Superato il gargoyle, ad Albus per poco non venne un colpo.
Nel corridoio erano radunati suo fratello e il resto del clan Weasley: Fred, Molly, Lucy, Victoire e Dominique.
C'era anche Rudolf Finwel, che corse subito verso sua sorella, esclamando: -Betsabea!
Lo sguardo di Albus incontrò quello sorpreso, ma al tempo stesso felice e sollevato, di James.
-Dove diavolo ti eri cacciato, idiota?- esclamò lui. Nonostante cercasse di suonare canzonatorio e brusco, si vedeva che era contento.
-Senti, magari ti racconto tutto questa sera, ok?- rispose Albus. -Ho appena ripetuto l'intera storia alla preside, ai direttori delle Case e agli Auror. Adesso...
Si rese conto di essere leggermente stanco. Strano. In fondo aveva solo parlato a lungo.
-Forse un po' di riposo in Torre non ci farebbe male.- disse Roxanne. -Ma più tardi vi racconteremo tutto.

*

Erano passati due giorni, circa, eppure rivedere la sua stanza lo riempì di gioia. Sfiorò le tende rosse del suo letto a baldacchino, guardò felice le finestre, che gli offrivano il bellissimo panorama del parco, del lago e delle montagne.
-State bene vuoi tre, vero?- aveva chiesto Will.
-Certo! Stiamo benissimo anche se nessuno lo vuole capire...- rispose Frank.
-Ma che vi è successo?- disse Anthony. -Non immaginate il subbuglio che si è creato a scuola, si sono allarmati tutti...
-La Foresta Proibita. Noi... volevamo andare lì per fare qualcosa di divertente.- sbuffò Louis.
-E non avete pensato ai punti che avrebbe perso la nostra casa?- domandò Will.
Albus intervenne. Conosceva bene le scarse doti recitative di suo cugino.
-Sì, lo sapevamo ma... pensavamo che non ci saremmo allontanati troppo. Invece... beh, vi auguro di non entrare mai in quella foresta.- concluse, immaginando di pronunciare altre parole: vi auguro di non trovarvi mai faccia a faccia con Ami Valder.
E quel pensiero lo aiutò a rendere convincente il suo tono.
-Ok. Diteci, cosa avete visto?- fece Anthony, in tono entusiasta. -Per caso c'erano dei Lupi Mannari? Avete affrontato qualche creatura?
-Possiamo parlarne dopo? Adesso vogliamo solo riposare un po'.- disse Frank, e Will e Anthony annuirono, con aria un po' delusa.
Albus si era subito gettato sul letto. Non ricordava che fosse così morbido. Sfiorò ancora la tenda e iniziò a giocherellare con il tessuto, riflettendo sul da farsi.
Sentiva che doveva fare qualcosa. Non poteva riprendere all'improvviso la sua normale vita da studente di Hogwarts, come se nulla fosse successo. Desiderava capire chiaramente chi era Ami Valder e cosa c'era dietro la storia della Chiave di Salmone, così come scoprire l'identità dello Spettro della bambina.
Non poteva lasciare quella storia in mano agli adulti. Lo riguardava, ne era coinvolto, e si sentiva quasi in dovere di saperne di più.
-Novità dalla scuola, intanto?- disse la voce di Louis.
-Sì. Hanno ritrovato i libri, sapete? Quelli che erano scomparsi dal Reparto Proibito.
Albus si drizzò a sedere.
-Davvero? Quando?
-Proprio ieri.- disse Will. -Diciamo che sono ricomparsi da soli, non si sa come. Non tutti, però, la preside dice che ne mancano circa una decina.
-Ah... ok.
Albus tornò a stendersi sul letto.
In quel momento non gli andava di ipotizzare come i libri fossero tornati, probabilmente c'entrava Ami. Decise che si sarebbe riposato, per un po'. Più tardi avrebbe pensato alle lezioni che, per lui, sarebbero ricominciate il giorno dopo.
Sentì la porta aprirsi, e la voce di James dire: -Albus, puoi scendere un attimo?
Si risollevò, seccato, guardando il fratello che rivolgeva un cenno di saluto a Will e Anthony.
-Che c'è?
-Devo dirti una cosa che mi ha riferito Molly.- rispose lui. -Ed è urgente.
Molly gli aveva riferito qualcosa? Non sapeva se poteva trattarsi di una scusa, ma se la cosa aveva davvero a che fare con Molly, allora doveva essere davvero urgente.
-Arrivo... ci vediamo dopo, ragazzi.
Seguì James fuori dal dormitorio. Lui si fermò in mezzo alle scale, lanciò un'occhiata alla porta chiusa e mormorò: -Molly mi ha detto che ha organizzato un incontro, stasera. Vuole sapere tutto quello che vi è successo. Ha detto che dobbiamo trovarci tutti all'una e mezza in un'aula vuota che si trova vicina alla Sala Grande... quella accanto allo stanzino delle scope, sai? Ci saranno tutti i nostri cugini.
Ad ogni parola, Albus sgranava gli occhi sempre di più. Per un attimo, temette di star sognando.
-Ma così Molly infrangerà le regole.- disse, sbigottito.
-Lo so. Non ci credevo neanche io, quando l'ha detto.- rise James. -Le ho chiesto se non fosse stata colpita da un bolide e mi ha risposto che questa era una questione importante, e quindi le regole potevano andare a quel paese...
-Non ci credo.- lo interruppe Albus, trattenendo una risata.
-Ha detto così, te lo giuro sulla nostra Casa.- disse James, in tono divertito. -Insomma. All'una e mezza ci incontreremo lì, d'accordo? Dato che non può salire nella Torre di Grifondoro...
-Va bene.
-Dillo a Louis e Frank.
-Certo.- rispose Albus, la voce ancora tremante per l'incredulità. Sua cugina Molly Weasley, il Prefetto di Corvonero, che decideva di infrangere una regola in quel modo...
-Scendo in sala comune, allora. A stanotte.
-A... a stanotte.
Albus rimase a fissare James che scendeva le scale, diretto alla sala di ritrovo. Quando fu sparito, si voltò e raggiunse la porta del dormitorio. Prima di aprirla, si posò una mano sul viso e scoppiò in una delle risate più sonore della sua vita.

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Capitolo 19
*** Gli ultimi giorni. ***


Capitolo 19 : Gli ultimi giorni.

-Ehi, ragazzi!
Albus e Louis si fermarono in mezzo al corridoio e si voltarono. Dominique Weasley camminava svelta verso di loro, insieme a due ragazzine, le sue compagne di stanza.
Dominique guardò le due.
-Annie, Shirley, potete andare per un attimo? Devo dire una cosa in privato a mio fratello.
-Ok.- disse la ragazza bruna. -Noi iniziamo a scendere in Sala Grande, ci vediamo dopo.
-A dopo.
Non appena Shirley e Annie furono sparite oltre la curva del corridoio, Dominique si avvicinò a Louis e Albus con aria grave.
-Al, rimani pure. Devo dirvi una cosa. Due giorni fa ci avete raccontato quello che è successo... siete proprio sicuri che quella donna si chiamasse Ami Valder?
Abbassò il tono, pronunciando l'ultimo nome.
-Certo.- rispose Louis. -Perché?
-Beh, ecco... questa cosa mi è tornata in mente solo stamattina, prima non ci avevo fatto caso.
Dominique si guardò intorno, nervosa, prima di puntare di nuovo lo sguardo sui due ragazzi.
-Circa una settimana fa, stavo andando a lezione e sono passata accanto a un gruppo di Serpeverde che parlavano tra loro. Potevano essere del quinto anno o forse del sesto, non lo so. Beh, mi sono fermata lì vicino per aspettare che arrivasse una mia amica, e ricordo di aver sentito alcune frasi della conversazione, però non ci ho fatto molto caso. Comunque, ricordo che uno dei ragazzi deve aver detto qualcosa tipo... tipo Ami. E il nome era seguito da un altro cognome abbastanza simile a Valder. Più ci ripenso, più sono sicura che abbiano pronunciato esattamente il nome di Ami Valder.
Albus deglutì.
-E... chi erano questi Serpeverde?
-Oh, non lo so. Non li conosco mica, quelli del sesto anno.- sbuffò Dominique. -Comunque, ricordo che non appena un ragazzo ha detto quel nome a voce un po' alta, i suoi compagni gli hanno intimato di stare zitto e hanno attirato la mia attenzione. Mi hanno guardata male e si sono allontanati, mi pare che dicessero che non dovevano farsi sentire... qualcosa del genere. Me ne sono ricordata solo questa mattina, in effetti il nome di Ami mi sembrava familiare, quando ci avete raccontato tutto, però non riuscivo a ricordare dove l'avevo già sentito. Insomma... ve lo dico per stare in guardia. Dovete fare attenzione a certi Serpeverde, ok? Potrebbero... avere a che fare con questa strega.
-Ok, ho capito.- disse Albus.
-Aspetta.- intervenne Louis. -Ti ricordi com'era fatto il ragazzo che ha detto il nome di Ami?
-Beh, mi pare che avesse i capelli scuri, molto scuri.- rispose Dominique, l'aria assorta. -E ricci.
-Età? Segni particolari?
Dominique ridacchiò e alzò le spalle.
-Non posso mica ricordarmi tutto. Comunque, o sedici o quindici anni. Pelle normale. Non ho visto altro.
-Va bene, grazie...
-Perché me lo chiedete? Non vorrete mica andare a cercarlo.
-No, certo che no.- si affrettò a dire Albus, agitato.
-Beh, in tal caso chiamatemi, che partecipo anche io all'indagine.- disse Dominique, e ridacchiò ancora. -Ci vediamo.
Poi si avviò lungo il corridoio a passo rapido.
-Di mia sorella ci si può fidare.- disse allegro Louis, mentre lui e Albus scendevano la scala per la Sala d'Ingresso. -Comunque, sai perché le ho chiesto cosa ricordava del ragazzo, vero?
-Lo so.- rispose Albus. -Immagino che avrai intenzione di cercarlo, spiarlo e scoprire cosa sa.
-Beh... sì. Forse ha qualcosa a che fare con Ami, e voglio scoprirlo. Sei d'accordo con me?
Albus annuì.
-Naturalmente.- mormorò. -Pensi che Dominique potrebbe aiutarci?
-Non hai sentito quello che ha detto?- sbuffò Louis.
-E quando avremmo trovato il ragazzo... che facciamo esattamente?
-Beh, poi ci penseremo.
Entrando in Sala Grande, Albus lanciò un'occhiata al soffitto invisibile. Il cielo era di un azzurro grigiastro, con qualche nuvola. La mattinata si prospettava tranquilla.
Notò Rose e Betsabea sedute al tavolo dei Grifondoro e andò a sedersi davanti a loro, insieme a Louis.
-Giorno.- disse in tono squillante. -Oggi che lezioni abbiamo?
-Oh, giorno.- rispose Rose. -Penso... Difesa Contro le Arti Oscure, alla prima ora, e poi Storia della Magia. Prendete questo succo di zucca? A me non va. Avete visto Roxanne?
Albus scosse la testa.
-No, non l'abbiamo vista. No, grazie, non ho tanta sete stamattina. Più fame, diciamo.
Percorse con lo sguardo la tavolata e notò un piattino, pieno di pompelmo tagliato a fette.
-Prendo questo.- annunciò, e avvicinò a sé il piatto. -Louis, puoi dire tu cos'abbiamo intenzione di fare?
-Che cosa?- domandò Betsabea.
-No, aspettiamo Frank e Roxanne.- disse Louis, mentre si sporgeva per prendere il succo di zucca di Rose. -Non voglio mica ripetere tutto.
Roxanne e Frank entrarono in Sala Grande dopo qualche minuto, chiacchierando tra loro, e presero posto vicino ad Albus.
-Buongiorno!- esclamò Roxanne, la voce allegra. -Oggi il tempo non sembra tanto male, non penso che pioverà. Come va a voi ragazzi? E a voi due?
Guardò Rose e Betsabea.
-Guarda che non ci vediamo da ieri sera, eh.- ridacchiò Louis. -Dobbiamo dirvi una cosa. Io vorrei fare una... ricerca.
-Su che cosa?- disse Frank.
Louis, a bassa voce, raccontò tutto quello che gli aveva detto Dominique, riguardo al ragazzo di Serpeverde che aveva nominato Ami Valder e alla reazione dei suoi compagni.
-E quindi tu lo vuoi cercare?- mormorò Betsabea, le sopracciglia inarcate e lo sguardo serio.
-Beh...- iniziò lui.
-Guarda che è un'idea geniale.- lo interruppe Roxanne, con gli occhi che brillavano. -Potremmo cercare di scoprire cosa sa su Ami.
-Ma pensate sia il caso?- disse Frank. -Dopo tutto quello che abbiamo passato, direi che ci meritiamo di finire l'anno in modo tranquillo.
Nessuno rispose per alcuni minuti, finché Albus non si decise a rompere il silenzio.
-Hai ragione, forse. Io preferisco passare tutto il pomeriggio a studiare Trasfigurazione e Astronomia, piuttosto che trovarmi di nuovo in quella città e incontrare Ami. Parlo sul serio.
Roxanne alzò gli occhi al cielo.
-Ok, se lo dici tu...
-Non ha neanche tutti i torti.- le fece notare Rose. -Sentite, facciamo così... concludiamo questo anno in pace. Ci pensano i nostri genitori a occuparsi della faccenda, no? Però, quando torneremo a Hogwarts per il nostro secondo anno...
-Sì?- disse Betsabea.
Rose abbassò ancora di più il tono.
-Pensavo che potremmo cercare di contattare lo Spettro della bambina e chiederle se c'è qualcosa che possiamo fare, delle informazioni. Non ora, però. Promettetemi che, qualsiasi cosa faremo, sarà per il secondo anno, ok? Questo è già stato abbastanza intenso.
Albus annuì.
-Per me va bene. A settembre proveremo a contattare la bambina. Però... hai idea di come possiamo trovarla?
-Troveremo in ogni caso il modo.- disse Rose, con un'alzata di spalle. -Non preoccupiamoci adesso, c'è tempo.
Albus pensò al mese di settembre. Era così maledettamente lontano... ma si rese conto che, forse, i mesi sarebbero scorsi in fretta, se avesse cercato di non pensare troppo ad Ami e alla Chiave di Salomone.
Prese la sua decisione.
Per le ultime settimane che avrebbe trascorso a Hogwarts, si sarebbe concentrato solo sullo studio e sulle lezioni. E, arrivata l'estate, avrebbe pensato solo a divertirsi e stare tranquillo.
Forse, settembre sarebbe arrivato abbastanza in fretta.

*

L'anno terminò in modo davvero tranquillo.
Le lezioni andavano come al solito: incantesimi da memorizzare, appunti da ricopiare sul taccuino sulle guerre tra troll e folletti, calderoni colmi in cui mescolare, pianeti da scrutare, legno da trasfigurare in carta.
Albus si sentiva appagato da quella tranquillità. Ed era una tranquillità reale, sentiva che nulla avrebbe potuto turbarlo, non sarebbe più accaduto niente. Rose era al sicuro.
Se lo ripeteva ogni giorno, mentre scendeva in Sala Grande o correva lungo un corridoio, preoccupato unicamente del ritardo con cui sarebbe arrivato a lezione. E se n'era convinto.
Andava tutto bene.
Durante la prima settimana di giugno si svolsero gli esami, e durante la prova di Pozioni non fece che ripetersi che avrebbe portato il ricordo del suo nervosismo per tutta la vita. Eppure non provocò alcun incidente, né con il calderone né con la bacchetta: il suo unico errore, durante la prova di Incantesimi, fu la bacchetta puntata nel verso sbagliato. Il suo incantesimo, invece di provocare una ventata, aveva fatto saltare via il cappello rosa dalla testa di una delle esaminatrici.
Il giorno in cui, la settimana dopo, uscirono i risultati, scese in sala comune con una faccia da funerale, insieme a Louis e Frank.
-Andiamo!- cercò di rassicurarlo Frank, davanti al suo sguardo colmo quasi di terrore. -Scommetto che è andata bene.
-No, mi avranno bocciato in tutto.- ribatté Albus, e deglutì per sciogliere il fastidioso nodo in gola.
-Ok, pensala come vuoi, ti hanno bocciato.- sbuffò Louis. -Ma se poi scopriamo che sei il migliore del nostro anno, ti butto giù dalla Torre di Astronomia. Va bene?
La battuta lo calmò un po'.
-Va bene.- disse, con un sorriso teso.
Si avvicinò alla bacheca della sala comune e si fece largo tra i ragazzi che si erano affollati, tutti ansiosi di conoscere i risultati dei loro esami.
Notò Betsabea che scrutava le pergamene affisse. La ragazza si voltò verso di lui e gli rivolse un cenno di saluto.
-Buongiorno. Guarda, i voti di quelli del primo anno sono qui.
Si alzò sulle punte dei piedi per indicare una pergamena. Albus si avvicinò ancora di più e scorse la lista dei nomi. Si bloccò quando vide il suo.

Albus Severus Potter.
Eccezionale in Pozioni.
Oltre Ogni Previsione in Trasfigurazione, Incantesimi, Difesa Contro le Arti Oscure, Erbologia e Storia della Magia.
Accettabile in Astronomia.
Promosso. Lo studente può accedere al secondo anno.

Fu come se qualcuno gli avesse rimosso un macigno dal petto. Albus sospirò sollevato e rimase lì a fissare quei voti, con gioia crescente.
Cosa contava un Accettabile in una materia stupida come Astronomia, quando aveva preso il voto massimo in Pozioni?
Si voltò verso Betsabea.
-Tu... quanto hai preso?- disse, in un tono che gli uscì spontaneamente allegro.
-Eccezionale in Trasfigurazione.- sorrise lei. -Per il resto, tutti Oltre Ogni Previsione. Anche Rose ha preso una O in Erbologia, non me lo aspettavo... per il resto, ha E in Incantesimi, questo era ovvio. Siamo stati promossi tutti, comunque.
Qualcuno gli batté una mano sulla spalla.
-Visto?- disse Louis, che l'aveva raggiunto insieme a Frank. -Adesso sarà costretto a buttarti giù dalla Torre di Astronomia.
Albus rise.
-Ehi, non sono mica il migliore del mio anno. Però è strano... ok che la professoressa dice che sono il migliore in Pozioni, ma il voto massimo...
-Avrai preso da tua zia Hermione.- disse divertito Frank. -Ora devo solo vedere se sono riuscito io a superare l'esame.
-Io scendo in Sala Grande.- disse Albus, e guardò Betsabea. -Vieni con me?
-No, scusami, aspetto che scendano anche Rose e Roxanne. Rose sta cercando tutte le scuse possibili per ritardare il momento in cui guarderà i voti.
-Ok.- rispose lui, cercando di trattenere una risata al pensiero di Rose che camminava a grandi passi nel dormitorio e lanciava occhiate nervose alla porta, con Roxanne che la minacciava di scendere da sola. -Allora ci vediamo dopo.
-A dopo.
Si avviò verso il buco del ritratto e uscì dalla sala comune. Camminò senza badare troppo a dove stava andando. Ormai conosceva piuttosto bene il castello, ed era come se le sue gambe si muovessero automaticamente lungo il tragitto che portava alla Sala Grande.
Dunque, l'anno stava per finire. Avrebbe sopportato di stare lontano da Hogwarts per quasi tre mesi?
Ormai si era abituato ai suoi ritmi e ai suoi luoghi. Gli sarebbe dispiaciuto abbandonarla, era diventata come una seconda casa.
Gli sarebbero mancati tutti quei quadri affissi alle pareti, pieni di maghi sempre intenti a chiacchierare. Gli sarebbe mancato il letto a baldacchino con le tende rosse. Gli sarebbe mancata la vista del lago e delle montagne, così come gli sarebbero mancate le serre stipate di piante e sacchetti di concime.
Andiamo, sono solo due mesi e mezzo...
Era arrivato in Sala Grande. Entrò e camminò lungo il tavolo dei Grifondoro, cercando un viso familiare. Non gli ci volle molto per notare James, intento a chiacchierare con due suoi amici.
-Giorno.- disse, sedendosi accanto al fratello.
-Ehi, Al.- lo salutò lui. -Senti, io, Mark e David stavamo pensando di organizzare una piccola festa tra noi del secondo e primo anno, in caso Grifondoro vincesse la Coppa.
-È vero, la Coppa!- esclamò Albus. -A che punteggio siamo? Dove sono le clessidre... prima non le ho viste, sono un idiota...
-Che tu fossi idiota ce n'eravamo accorti.- disse James, beffardo. -Comunque, le clessidre sono state completamente svuotate questa mattina. Stasera c'è il banchetto di fine anno, e diranno quale Casa ha vinto la Coppa. Mi pare che Grifondoro e Corvonero fossero in vantaggio, una settimana fa, perciò teniamoci pronti. Tu partecipi alla festa se noi vinciamo, vero?
-Ovvio.- rispose Albus.
-Potremmo invitare anche quelli del terzo anno.- si intromise il ragazzo di nome David. -Per esempio, tua cugina Dominique.
-Lei viene di certo.
-E le altre vostre cugine?- chiese Mark.
-Beh, abbiamo solo Molly e Victoire. Molly è a Corvonero, Victoire non lo so...- disse Albus. -Sta sempre insieme alle sue amiche, figuriamoci se vorrà venire in mezzo a un gruppo di ragazzetti.
-Va bene.- disse James.
-E se non vinciamo la Coppa?- disse David, e Albus condivideva tutta la preoccupazione che c'era negli occhi del ragazzo.
-Ma figurati, abbiamo vinto l'anno scorso, ce la faremo anche stavolta!- esclamò James, per poi servirsi di salsicce fritte. -A proposito, sono usciti i risultati degli esami. Sai che sei stato bocc...
-Non ci provare, li ho già visti.- lo interruppe Albus, gelido. -E sono stato promosso, ho anche Eccezionale in Pozioni.
-Oh. Peccato, volevo farti preoccupare.- disse James in tono divertito. Albus decise di ignorarlo.
-E voi quanto avete preso?
-Io e James tutte O.- rispose David. -A parte per una mia D in Pozioni, non la sopporto proprio quella materia.
-Anche io varie O, e Accettabile in Storia della Magia ed Erbologia.- disse Mark. -Lucy invece è scesa prima di noi e non sappiamo dove si trova, ci siamo scordati di guardare i suoi voti.
-Ok.- rispose Albus, prendendo un toast. -Io ora vado un po' in biblioteca, ci vediamo stasera.
-Biblioteca?- domandò Mark, in tono diffidente.
-Sì, dato che non abbiamo nulla da fare per tutta la giornata... cercherò qualche testo interessante.
-Non vorrai portare il toast con te, vero?- ghignò James.
-Infatti, lo mangerò mentre cammino.- rispose Albus.
Si alzò e diede al toast il suo primo morso. Sì, quel prosciutto era decisamente gustoso.
-A stasera.- lo salutò James. -Non preoccuparti, Grifondoro vincerà di sicuro!
Albus annuì, prima di voltarsi e incamminarsi fuori dalla Sala Grande.
Gli ci vollero dieci minuti per arrivare in biblioteca, e quando entrò la trovò deserta, silenziosa. C'era solo il signor Meddows che consultava il giornale, e alla sua entrata levò lo sguardo per rivolgergli un sorriso simpatico.
-Signor Potter! Ultimo giro in biblioteca prima dell'estate?
-Esatto.- rispose lui. -Avete qualcosa che parli di Incantesimi Guaritivi?
-Certamente. Ma perché un giovane come lei si interessa tanto a questo tipo di incantesimi?
Albus si sentì arrossire.
-Beh... semplice curiosità.
-Perfetto, venga con me.
Seguì Meddows verso il fondo della biblioteca, e poi lungo degli scaffali stretti che lasciavano trapelare poca luce. Infine, l'uomo si fermò, sfilò un libro dalle pile e lo consegnò ad Albus.
-Ecco, questo potrebbe essere un testo adatto a lei. Incantesimi Curativi di Base.
-Grazie, andrò a leggerlo subito.- sorrise Albus, mentre prendeva in mano il libro.
Osservò ammirato la copertina verde smeraldo, con su la raffigurazione di due bacchette incrociate, le punte che andavano a sfiorare due lettere dorate, la S e la M.
Salutò il bibliotecario e si avventurò tra gli scaffali, fino a raggiungere un tavolo posto accanto a due finestre ampie, che lasciavano intravedere il parco e uno spicchio di lago.
Albus si sedette e poggiò il libro davanti a sé. Rifletté per qualche minuto. Non avrebbe mai potuto trovare da solo il Reparto Proibito in pochi minuti, ricordava poco della strada.
Era andato in biblioteca nella speranza di ricordare il percorso e controllare da vicino la porta che dava sul Reparto. Si vociferava che fosse sotto incantesimo, dunque impossibile da aprire, e che qualcuno avesse attaccato il cartello Vietato categoricamente avvicinarsi.
E sapeva che Harry e gli altri Auror l'avevano perquisito, alla ricerca della scrivania, senza però trovarla.
In ogni caso, gli sarebbe piaciuto poter recarsi lì e vederlo con i suoi occhi. Magari anche tentare di entrare, per poter vedere i libri finalmente nei loro scaffali.
Beh, la cosa non era molto fattibile, quindi tanto valeva rilassarsi con quella lettura.
Albus aprì il libro e lo sfogliò fino all'introduzione. Mentre iniziava a leggere, iniziò a sentirsi calmo, e il pensiero del Reparto Proibito gli passò di testa.

*

La prima cosa che vide quella sera, entrando in Sala Grande, gli fece quasi venire un colpo.
Tutta la Sala era stata decorata con svolazzanti stendardi color blu e argento, recanti il simbolo di un elegante corvo scuro.
-Corvonero ha vinto la Coppa.- annunciò Roxanne in tono amaro, quando andò a sedersi.
-Che strano, c'ero arrivato da solo.- ribatté lui, cercando di suonare sarcastico, ma senza riuscire a nascondere la delusione.
Fissò Rose e Frank, che parlavano tra loro, e gli parve di cogliere la parola Quidditch nella loro discussione. Louis picchiettava nervosamente un cucchiaio lucido sul tavolo, mentre Betsabea lanciava occhiate alla tavolata dei Corvonero.
Gli studenti della casa vincitrice sembravano i più vivaci. Erano loro quelli che chiacchieravano a voce più alta, e c'era anche qualcuno che cantava; notò Rudolf con un libro sottobraccio, mentre parlava con i suoi amici.
-Su, Roxanne.- cercò di rassicurarla Louis. -Vedrai che per il prossimo anno vinceremo noi, non possono vincere sempre e solo i Grifondoro.
Lei annuì con aria non convinta.
-Pensa che almeno è un piccolo successo per Molly.- aggiunse Rose, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della cugina.
-Dovrei essere felice per quella noiosa?
-Si chiama spirito di cuginanza.
-Questa parola te la sei inventata tu?
Albus distolse l'attenzione dal battibecco per portarla al tavolo dei professori. La preside era seduta al centro, come sempre, e squadrava la Sala Grande con aria tranquilla. Dopo qualche minuto, si alzò rapida e tossicchiò, attirando gli sguardi di molti studenti.
-Per favore, rimanete in silenzio e ascoltatemi.
Tutti si zittirono per voltarsi verso la Bhatorys, che riprese subito ad alta voce: -Oggi termina dunque un nuovo anno scolastico, che spero sia stato per voi utile e piacevole. Possiamo dirci soddisfatti del rendimento di tutte e quattro le casate, che si sono impegnate duramente per ottenere la Coppa. La classifica ufficiale è questa...
Raccolse dal tavolo un foglio di pergamena, e Albus la fissò con aria rassegnata.
-Al quarto e ultimo posto, con trecentoquarantanove punti, la casa di Serpeverde.
Dal tavolo dei Serpeverde si levarono alcuni fischi e applausi svogliati, che si spensero presto.
-Al terzo posto, Tassorosso, con trecentottantuno punti.
Il tavolo dei Tassorosso, invece, applaudì ed esultò in modo lieve, ma sempre più di quello di Serpeverde.
-Al secondo posto, la casa di Grifondoro, con quattrocentodue punti.
Albus applaudì insieme agli altri della sua casa, tra le brevi grida e i fischi. Notò che James e Lucy, seduti poco lontani da lui, avevano l'espressione più furiosa del mondo.
-Invece, al primo posto, abbiamo Corvonero, con ben quattrocentoventicinque punti!- concluse la Bhatorys, sorridente. -Sono dunque fiera di assegnare la Coppa delle Case di quest'anno a Corvonero.
Naturalmente, il tavolo della casa in questione fu quello che esultò più a lungo di tutti, e Vitious rischiò di cadere dalla sedia, nella sua foga di applaudire. Si voltò verso la preside con aria allegra, per ricevere la Coppa che lei gli stava porgendo.
-Vi faccio le mie congratulazioni.- continuò la Bhatorys, quando il frastuono si fu calmato. -Avete davvero meritato questa Coppa. Ma adesso non è più tempo di parlarne. Speriamo di deliziarvi con il banchetto finale.
Appena finì di parlare, nei piatti vuoti comparvero tutte quelle pietanze che Albus aveva gustato solamente il suo primo giorno a Hogwarts: zuppa inglese, ragù, pollo arrosto, patate lesse, salsicce, bistecche, bacon, pudding, prosciutto, ma anche vari toast, panini e qualche dolce, tra cui delle ciambelle.
-Consoliamoci con questo, no?- disse Betsabea, il sorriso teso.
-E poi ci rifaremo l'anno prossimo.- aggiunse Frank, con una scrollata di spalle, per poi servirsi un piatto colmo di pollo arrostito.
-Avete ragione.- rispose Albus.
La delusione per non aver vinto la Coppa delle Case era forte, eppure tutto quel cibo gli stava facendo venire l'acquolina in bocca. Cosa poteva importare di una stupida Coppa, quando poteva mangiare tutta quella roba?
Vinceremo l'anno prossimo., si disse, prima di prendere un piatto di ragù.
La serata, in fondo, passò in modo allegro, tra chiacchiere e buon cibo. Eppure non riusciva a respingere del tutto la nostalgia che provava, al pensiero che il giorno dopo avrebbe lasciato Hogwarts.
-Hai una faccia strana.- gli disse Rose, a un certo punto. -Va tutto bene?
-Sì, che dovrei avere?
-Io sono arrabbiata perché non possiamo usare la magia a casa.- sbuffò Roxanne. -Andiamo, che può succedere? Tanto i Babbani mica lo capiscono che ho usato degli incantesimi, in caso provocassi qualche incidente, sono così fissati sul fatto che la magia non esiste e devono sempre trovare una scusa...
-Ok, abbiamo capito.- la interruppe Louis. -Tanto sono solo tre mesi, o due e mezzo, devo fare il conto. Cosa vorreste fare l'anno prossimo?
-In che senso?- domandò Frank.
-Nel senso... attività extra-scolastiche.
-Io entro nel club di Gobbiglie.- disse Betsabea, attirando su di sé sguardi sorpresi.
-Come... club delle Gobbiglie?- domandò divertito Albus.
-Esatto, è solo per hobby.- rispose lei, la mano che stringeva una caraffa di succo di zucca. -Ci giocavo da piccola e dato che a Hogwarts c'è anche un club...
Si strinse nelle spalle e iniziò a bere.
-Io invece faccio il provino per entrare nella squadra di Quidditch.- annunciò Roxanne, senza suscitare molta sorpresa. -Se non sbaglio, cercano un battitore. E forse se ne va un altro della squadra, devo informarmi bene, potreste provare anche voi... non parlo a te, Louis.
-Se possibile, io faccio il provino come cacciatore... anche se non penso di essere un granché.- disse Frank.
-Se tu non sei un granché, io adoro Astronomia.- replicò acidamente Albus, mentre raccoglieva alcuni bignè da un piattino.
Stava per addentare il suo dolce, quando quello sparì, e così tutto il resto dei dolci ancora avanzati in tutti i piatti della tavola.
-Oh, no.- disse Rose, delusa. -Volevo assaggiare l'ultima fetta di torta.
-Adesso, direi che è ora per tutti voi di ritirarvi nelle sale comuni e andare a dormire.- disse la voce della Bhatorys. Albus si voltò a guardarla: si era alzata, e la sua espressione seria aveva fatto cadere tutti nel silenzio.
Si alzò insieme agli altri Grifondoro, e per parte del tragitto verso la Torre si lamentò insieme a Rose per la scomparsa dei dolci, sforzandosi di non pensare al fatto che quello sarebbe stato l'ultimo giorno di scuola.
Il suo letto a baldacchino, mezz'ora dopo, non gli era mai parso più caldo e morbido.

*

Note: Adesso vi domanderete perché ho fatto vincere Corvonero e non Grifondoro. Beh, perché sarebbe stato banale, altrimenti! Nei libri vince quasi sempre Grifondoro, per una volta tanto ho voluto cambiare le carte in tavola.
Questo è il penultimo capitolo della storia. Il prossimo sarà l'ultimo e... mi sento triste. Insomma, sto per concludere la mia prima Long! Mi risolleva un po' l'idea che scriverò un seguito, dato che ho intenzione di creare una serie. (Ho sempre avuto questa intenzione, da circa due anni, finalmente ho avuto l'idea giusta per la serie.)
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, una recensione è sempre gradita.;)
Al prossimo!

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Capitolo 20
*** Estate. ***


Capitolo 20 : Estate.

-Avanti, non stiamo mica andando a un funerale.

-Frank, non mi consoli affatto.
Lo scarlatto e fumante Espresso per Hogwarts era quasi una prigione, mentre Albus percorreva il corridoio insieme a Frank, Betsabea, Rudolf e i cugini, trasportando tra la folla di studenti il carrello con il baule e la gabbia del gufo. Tre mesi senza vedere Hogwarts gli sembravano una condanna.
-Ehi, io devo andare in uno scompartimento con Ylenia e Julian.- disse Rudolf, e si voltò verso la sorella. -Tu vieni?
-Ok.- rispose Betsabea. -Aspetta solo un attimo... ragazzi, questo è l'indirizzo mio e di Rudolf. Ne ho preparate cinque copie stamattina.
Tirò fuori cinque foglietti di pergamena dalla tasca del mantello, per poi porgerne uno a Rose, uno a Roxanne, l'altro ad Albus e gli ultimi due a Frank e Louis.
-Vi scriveremo di sicuro.- sorrise Rose. -Ci vediamo l'anno prossimo.
Si scambiarono un veloce abbraccio, e Betsabea lanciò un'occhiata divertita a Roxanne, che fissava le due con un'aria che sembrava dire: col cavolo che io abbraccio le persone.
-Allora ciao.- disse Rudolf, con un sorriso cordiale.
-Ciao, ci vediamo...
-All'anno prossimo!
Dopo lo scambio di saluti, Rudolf e Betsabea si allontanarono verso la parte opposta del corridoio, i mantelli svolazzanti. Albus li vide sparire oltre una porta e la sensazione di malinconia si fece più forte. Ma decise di non pensarci; scosse la testa e si voltò verso Frank.
-Tu vai da tua sorella?
-Penso proprio di no, detesto le sue amiche.- rispose lui. -Proviamo qui?
Si avvicinò alla porta scorrevole di uno scompartimento e l'aprì. Dentro c'era un gruppetto di ragazzi del quarto anno, che li fissarono accigliati.
-Scusate.- balbettò Frank prima di richiudere la porta.
-Proviamo qui.- disse Louis, mentre si voltava verso la porta al suo fianco. L'aprì e Albus si avvicinò per vedere chi c'era nello scompartimento: due ragazzine sole, una rossa e l'altra bruna.
Riconobbe quella rossa come una Serpeverde del suo anno... doveva chiamarsi Shopie, o qualcosa del genere.
-Ciao, qui è occupato?- domandò allegramente Louis.
-Oh, non lo so.- rispose la ragazza bruna. -Potrebbe fermarsi qui qualche Serpeverde del nostro anno, se ci trova, ma non penso.
-Per me possono pure venire.- disse l'altra, in tono svogliato.
I ragazzi entrarono, per poi caricare i loro bauli sugli scomparti in alto, senza che le due ragazze accennassero a volerli aiutare. Albus si sedette insieme a Louis mentre Roxanne richiudeva la porta.
-Sono Rose Weasley, piacere.- si presentò subito lei. -E loro i miei cugini, Albus Potter, Louis e Roxanne Weasley. E poi Frank Paciock. Voi siete del primo anno? Mi pare di avervi viste alcune volte a lezione.
-Esatto. Sono Shopie Lennox, di Serpeverde.
-Io Janet Lennox, Corvonero.- disse la bruna, con un leggero sorriso. -Siamo gemelle, sì. Voi siete tutti Grifondoro?
-Sì.- rispose Roxanne, prendendo posto davanti a Shopie. Sembrava un po' infastidita dal fatto di trovarsi nello scompartimento con una Serpeverde. La guardò e disse: -Se vuoi ce ne andiamo...
Shopie inarcò un sopracciglio.
-E perché dovreste?
-Beh, siamo Grifondoro...
-E allora? Sentite, potete anche essere nati in una famiglia che è stata tutta Babbana per oltre venti generazioni, a me non frega proprio niente.
Il suo tono acido e deciso zittì Roxanne, mentre Janet lanciava un'occhiata imbarazzata alla sorella.
-Scusa.- disse Roxanne, le guance leggermente colorite. -Lo so che i Serpeverde non sono tutti...
Shopie continuava a guardarla male.
-Ok, abbiamo capito.- intervenne Albus, deciso a impedire che scoppiasse una discussione. -Perché non parliamo di qualcos'altro? Per esempio, gli esami. Come sono andati a voi?
Gli sembrava strano che una Serpeverde dicesse così apertamente di non considerare la Casa o lo stato di sangue di una persona. Si rimproverò ancora una volta per quei pregiudizi.
Shopie lo guardò con aria tranquilla e disse, con una punta di fierezza nella voce: -Eccezionale in Pozioni, non mi aspettavo altro. Per il resto, tutti Oltre Ogni Previsione.
-Io delle O nelle materie di magia pratica, ed Eccezionale in Pozioni e Storia della Magia.- continuò Janet. -Voi?
-Beh, a Storia della Magia io ho preso Accettabile.- disse Frank. -Poi...
La porta dello scompartimento si aprì e sulla soglia comparvero due ragazzine del primo anno, lo stemma di Serpeverde sulla divisa.
-Ehi, Shopie.- sorrise la prima, dopo aver gettato un'occhiata fredda agli altri ragazzi. -Vieni anche tu nel nostro scompartimento? Ci sono Mike, Scorpius e Leanne, forse vengono anche gli altri.
-Naturalmente mia sorella è compresa nel gruppo.- rispose Shopie in tono disinvolto. -Janet, vuoi venire?
-Certo.
Le due ragazze si alzarono e si affrettarono a recuperare i loro bagagli. Si voltarono, prima di uscire.
-Beh, piacere di avervi conosciuto.- sorrise Janet. -Ci vediamo.
-Ci vediamo.- ripeté Shopie, e li salutò con un cenno del capo.
-Ciao.- rispose Albus, tentando di ignorare le occhiate delle altre due Serpeverde.
Osservò le ragazze uscire dallo scompartimento e chiudere la porta, prima di voltarsi verso Frank, che si era spostato davanti a lui.
-Che strano, di solito i Serpeverde non hanno fratelli o sorelle in altre case.- commentò Roxanne. -E poi è strano che quella non ci abbia presi in giro perché siamo Grifondoro.
-Smettila di giudicare.- disse Rose. -Mia madre dice che non devo pensare che tutti i Serpeverde siano razzisti, cattivi o fissati con il sangue puro.
-Però... sono le loro caratteristiche...
-Guarda che le loro caratteristiche sono ambizione e furbizia! Questo non c'entra.
-La maggior parte però è così.
Rose sbuffò.
-No, dopo la fine della guerra la casa dei Serpeverde non è più come prima. Insomma, mantiene un po' di reputazione oscura, però è migliorata.
-Non avete altro di meglio su cui litigare, voi due?- disse Louis in tono canzonatorio. Alla sua frase seguì qualche risatina, mentre Roxanne lo fulminava con un'occhiataccia.
-Cambio volentieri argomento. Allora, dove passate l'estate quest'anno? Io e Fred abbiamo deciso di torturare i nostri genitori per farci portare in Spagna.
-Io non ho tanta voglia di andare all'estero.- rispose Frank. -Mia madre potrebbe al massimo portare me e Sarah a Bristol, ci vivono dei parenti.
-Ma ci pensate, andare in un campeggio Babbano?- disse Louis, allegro. -Mio nonno dice che un giorno mi mostrerà come si monta una tenda, deve essere divertente. Chi di voi l'ha mai fatto?
La conversazione sulle vacanze durò per circa un quarto d'ora, finché non passarono a parlare di Quidditch, con Roxanne che annunciava per l'ennesima volta di voler tentare i provini durante il secondo anno, degli scherzi venduti ai Tiri Vispi Weasley, di quanto sarebbero mancati loro i banchetti di Hogwarts.
Tre chiacchiere e dolci, il viaggio sembrò durare più in fretta del previsto. Albus si stava divertendo e Hogwarts non era più al centro dei suoi pensieri.
Finché una voce maschile, amplificata da un megafono, non li ridestò: -Attenzione, tra dieci minuti arriveremo alla stazione di King's Cross. Siete pregati di prepararvi.
Dopo aver sistemato i bagagli nei carrelli, Albus, Louis e Frank dovettero uscire per permettere alle ragazze di cambiare la loro divisa con gli abiti comuni, e Rose e Roxanne fecero altrettanto per i ragazzi.
Quando il treno si fermò alla stazione di King's Cross, Albus scostò la tenda che copriva il finestrino e cercò i suoi genitori con lo sguardo. Non li intravide, tra tutte quelle persone, ma notò la testa rosso fiamma di suo zio Percy, che camminava lungo il binario insieme alla moglie Audrey.
Si voltò e afferrò il carrello, dicendo: -Avete preso tutto?
-Sì, direi di sì.- rispose Louis. -Andiamo?
Uscirono dallo scompartimento e camminarono lungo il corridoio, già affollato di studenti che correvano e parlavano a voce alta.
Scesero alla prima porta che incontrarono e avanzarono di poco nell'affollata stazione. Si fermarono e rimasero a guardarsi intorno, spaesati, per qualche istante. Fu una voce femminile a farli voltare: -Roxanne!
Albus riconobbe subito la donna alta e dalla pelle scura che si avvicinava a loro, con le labbra arricciate in un sorriso. Era sua zia Angelina, la madre di Roxanne e Fred.
-Mamma!- esclamò lei. -Papà dov'è finito?
-Sta parlando con un suo amico.- rispose Angelina, ormai a un passo dal gruppetto. -Come stai, va tutto bene? E voi, ragazzi? Tutto a posto?
-Sì, zia.- disse Louis, mentre gli altri annuivano.
-Tutto bene.- disse Roxanne. -Comunque no, non ho visto Fred, sarà insieme ai suoi amici.
-Beh, lo troveremo... ah, Albus.- Angelina lo guardò con i suoi penetranti occhi scuri. -Prima ho visto i tuoi genitori, erano vicini alla barriera insieme a Lily, appena un minuto fa.
-Grazie!- sorrise Albus, e si voltò verso i cugini. -Allora adesso vado a cercarli. Ciao, ci vediamo l'anno prossimo... cioè, questa estate.
-Forse potrò venire a trovarti tra qualche settimana.- disse Frank. -Comunque ciao.
Scambiati i saluti, Albus si voltò e si incamminò, spingendo il suo carrello.
La stazione era piena di maghi e streghe abbigliati con mantelli, vesti lunghe e cappelli a punta, e altri che avevano adottato un travestimento Babbano, spesso con risultati stravaganti. C'era un uomo che portava una camicia arancione attorcigliata intorno alla nuca, a mo' di turbante, e una donna che aveva calzato lunghi scarponi marroni, abbinati a uno svolazzante vestitino rosa.
-Mamma, è Al!
Quella era la voce di Lily, l'avrebbe riconosciuta tra mille. Guardò alla sua sinistra e vide la sorella che gli correva incontro, raggiante, i capelli raccolti in due codini rossi.
-Al! Albus!- esclamò, prima di abbracciarlo con il suo solito trasporto.
-Ehi, calma.- rise lui. -Sei cresciuta, nanerottola, sai? Adesso mi arrivi quasi al collo.
Anche lei rise, poi afferrò uno il suo codino sinistro e iniziò ad attorcigliarlo intorno al dito.
-Ti piacciono? Ho pensato di farli perché così arriva più aria al collo e poi perché non vanno di moda.- affermò, con un sorriso candido.
-Come... li hai fatti perché non vanno di moda?
-Esatto. Così io sono più originale.
Oh, giusto. Le particolarità di Lily Luna Potter.
-Sono belli, sì.- disse Albus. -Adesso però cerchiamo James, mamma e papà. Non dovresti allontanarti sempre nella stazione, è pericoloso.
-Certo.- sbuffò lei, divertita. -Adesso seguimi, James l'abbiamo già trovato

*

Casa. E stavolta ci sarebbe rimasto per mesi.
Albus era steso sul letto, gli occhi chiusi, godendosi la sensazione di familiarità che gli donava la sua stanza.
Ginny gli aveva detto di riordinare i suoi oggetti, ma aveva deciso di rimandare. Adesso voleva solo riposarsi un po'. Rimase fermo per qualche minuto, poi lo prese il bisogno di muoversi e fare qualcosa di attivo.
Si alzò, si riordinò i capelli passandovi una mano e scese dal letto, per poi dirigersi verso il baule che aveva abbandonato in un angolo della camera.
Metto a posto giusto qualche libro., pensò, mentre si chinava.
Aprì il baule: sopra tutti gli oggetti troneggiava un libro dalla copertina marrone pergamena, con inciso il simbolo di una stella a sette punte. Il titolo diceva: Manoscritti antichi sull'antica magia e stregoneria arcaica.
Sussultò e per poco non scattò in piedi. Allungò una mano per sfiorare il libro, con gli occhi sgranati.
Nel silenzio, avvertiva solo i tonfi sordi del suo cuore.
Com'era potuto accadere?
Si voltò, aspettandosi quasi che ci fosse qualcuno o qualcosa di troppo nella stanza. Ma era vuota, si trovava solo. Tornò a fissare il libro e lo raccolse, con lentezza. Esaminò per bene la copertina, la stella e il titolo, poi lo sfogliò. Sì, era senza di dubbio il manoscritto, non poteva sbagliarsi.
Deglutì e lo poggiò a terra. Non aveva la più pallida idea di come il libro avesse potuto trasportarsi nel suo baule.
Iniziò a riflettere, ma gli veniva in mente ben poco. Forse, gli era stato lanciato un incantesimo...
-Albus, scendi un attimo!
Era la voce di sua madre, si sentivano i suoi passi fuori al corridoio. Ginny non doveva assolutamente vedere il libro, anche se Albus non era sicuro che sarebbe riuscita a riconoscerlo.
Lo sistemò nel baule, che chiuse rapidamente e spinse sotto il letto, per poi alzarsi.
-Arrivo!- esclamò.
Quando aprì la porta della stanza, si trovò davanti Ginny.
-C'è Lily che ti chiama, vai a vedere cosa vuole. Comunque, stasera cosa preferisci mangiare? Io pensavo a un bell'arrosto.
-Sì, quello mi piace.- rispose Albus, mentre usciva dalla stanza. -Perché Lily vuole vedermi?
-Non lo so, non me l'ha detto. È in giardino, comunque.
-Ok, ora vado. E... dopo metto a posto le cose che ho nel baule, ci penso io. Non farlo tu, ok?
Ginny lo squadrò sospettosa, accigliandosi, ma disse: -Va bene. Ora vado a chiamare James.
Albus la vide incamminarsi verso la porta della camera di James. Poi si voltò, attraversò il corridoio e le scale quasi di corsa e uscì nel giardino, sotto il cielo azzurro cupo.
C'era Lily che giocava con un pallone, poco distante. Lo faceva rimbalzare contro un albero, per poi riafferrarlo al volo, l'espressione concentrata.
-Lily?- la chiamò, facendola voltare. Il pallone le urtò il braccio e cadde a terra, per poi rotolare verso il cancelletto.
-Mamma ha detto che mi cercavi.
-Sì!- esclamò la bambina. -Però andiamo... uhm, dietro casa.
Albus seguì Lily sul retro del giardino, un pezzetto di prato con un paio di alberi e folti rampicanti che crescevano sul cancelletto. Lily gettò un'occhiata alla finestra chiusa del salotto, poi si voltò verso Albus, l'aria leggermente preoccupata.
-Mi dici cosa ti è successo quest'anno? Ho sentito mamma e papà che parlavano e dicevano che tu e i nostri cugini siete scomparsi... mi hanno anche portata alla Tana perché loro dovevano andare da una parte. Cosa è successo?
-Una sciocchezza.- rispose Albus, sperando che il suo sorriso fosse convincente. -Sono andato nella Foresta Proibita insieme a Louis, Rose, Roxanne, Frank e una nostra amica che abbiamo conosciuto a Hogwarts... e ci siamo persi. Però ci hanno ritrovati in fretta e riportati al castello. Erano tutti preoccupati, però non era successo niente di grave, è tornato subito tutto tranquillo.
I grandi occhi marroni di Lily, adesso, erano colmi di curiosità.
-Ah, va bene... ma cosa c'era nella Foresta Proibita?- disse allegramente. -Avete visto delle cose interessanti?
-Non molto, a dire il vero. Abbiamo solo sentito dei rumori e pensato che fossero dei centauri, ma...
-Mi racconti tutto?
-No, Lily, andiamo.- rise Albus. -Ci vuole troppo, e poi non mi piace ripensare a quella giornata... la Foresta fa un po' paura. Quando tu verrai a Hogwarts non ci devi entrare, ok?
-Ok.- disse lei, ed entrambi sapevano benissimo che mentiva. -Però voglio sapere...
-Magari un'altra volta.
Lily si accigliò.
-Va bene. Vado a giocare, vuoi venire con me? Facciamo finta che il pallone sia la pluffa.
-Sì, vengo.- rispose con un sorriso teso. Avrebbe voluto salire su per prendere il libro e cercare un posto dove nasconderlo, ma per il momento non gli avrebbe fatto male rilassarsi fino all'ora di cena.

*

-E così io e David abbiamo risposto a Vitious che, insomma, non avrebbe potuto assegnarci un'insufficienza perché anche se non eravamo riusciti a eseguire l'incantesimo, avevamo centrato perfettamente la testa di un nostro compagno Serpeverde, e per quello meritavamo un voto perfetto.

James continuava a chiacchierare, parlando dell'anno che aveva trascorso. Harry e Ginny lo stavano ascoltando divertiti, mentre sparecchiavano la tavola, Lily si beveva ogni parola, acciambellata su una sedia e con la maglietta sporca di olio, e Albus prestava solo una vaga attenzione a ciò che diceva il fratello.
Alla fine si alzò dalla sedia e disse: -Io devo andare a casa di Rose, un attimo. Posso?
-Come mai?- gli domandò Harry, mentre afferrava i tovaglioli dal tavolo.
-Le devo restituire un libro che mi ha prestato.
-Allora va bene, torna in fretta.- disse Ginny, con un'alzata di spalle.
-Grazie!
Corse fuori dalla cucina, fino alla sua stanza. Dopo essere entrato, si inginocchiò accanto al letto: lì sotto c'era il suo baule, e si sporse per afferrarlo e trascinarlo fuori.
Lo aprì e, dopo un attimo di esitazione, prese il manoscritto. Era ancora lì. Dunque era tutto reale.
Richiuse il baule, poi si guardò intorno: letto, scrivania, armadio, un paio di librerie e qualche mobile, tutto in ordine perfetto, con i libri e le matite allineate, i ripiani dei mobili quasi spogli.
Però sul cassetto c'era una piccola busta bianca e ben piegata. La prese e vi infilò il libro, per poi uscire dalla stanza.
Attraversò corridoio, scale e ingresso, poi uscì nell'aria fresca di quella sera estiva. Il cielo era trapunto di stelle, che illuminavano un po' il giardino parzialmente immerso nel buio.
Si spostò sul retro della casa, felice di vedere le tende tirate alle finestre, e scavalcò il cancelletto, la busta sempre ben stretta in mano. Si fece strada tra gli alberi scuri, rischiando di inciampare su un ramo caduto, e scorgendo il muro bianco della casa vicina, divisa dalla sua da quei pochi metri fitti di alberi.
Si mosse verso destra, oltrepassando un altro paio di case, fino a raggiungere la terza. Ricordò un giorno di qualche anno fa, quando lui e Hugo, giocando tra gli alberi, avevano scoperto un buco scavato nel terreno che si trovava prorpio lì.

L'avevano spesso usato per nascondere i loro giochi e i Boccini, ma dopo qualche mese l'avevano dimenticato. Da quanto tempo non lo utilizzavano più? Beh, adesso poteva essere perfetto come nascondiglio per il libro.
Si chinò e tastò il terreno, in quel buio vedeva poco. La sua mano incontrò un mucchio di ramoscelli secchi, che spazzò subito via, mentre le sue dita sfioravano i bordi di una buca.
Albus si sentì immensamente sollevato. Dentro c'erano alcune foglie e sassi ammassati, nient'altro. Comunque preferì toglierli tutti, poi vi fece scivolare la busta contenente il libro, che cadde con un tonfo quasi impercettibile.
Albus si affrettò a sistemare le foglie, le pietre e i rami, cercando di coprire quel buco meglio che poteva. Alla fine si rialzò e si spostò alcune ciocche di capelli che gli erano ricadute davanti al viso.
Così era perfetto. Adesso voleva solo tornare indietro.

Quasi corse fino a raggiungere il retro della casa, scavalcò il cancello e raggiunse la porta d'ingresso a passo leggero. Sperava con tutto il cuore che nessuno lo avesse visto inoltrarsi tra gli alberi, o che Harry e Ginny non decidessero di chiedere a Rose qualcosa sulla sua inesistente visita.
Bussò alla porta, e dopo pochi secondi Harry andò ad aprire.
-Fatto?- gli sorrise, il viso privo di qualsiasi traccia di sospetto.
-Sì. Vado in camera mia a riordinare le cose della scuola. Dopo scendo in salotto.
Si diresse verso le scale, riattraversò il corridoio e arrivò in camera sua. Il baule era dove l'aveva lasciato, e si affrettò ad aprirlo per prendere i testi scolastici e riporli in alcuni dei suoi scaffali.
Ok, continuo domani., pensò, mentre sistemava il libro di Erbologia sul comodino.
Stava per uscire, quando il suo sguardo incontrò la finestra. Si avvicinò e sfiorò con una mano il vetro, oltre il quale si vedevano gli alberi scuri.
Pensò al libro.
Stava bene lì dove l'aveva nascosto. Per un attimo gli venne il desiderio di recuperarlo, ma decise che non si sarebbe rovinato l'estate con tutte quelle preoccupazioni.
Avrebbe trascorso quei due mesi e mezzo divertendosi, spensierato, parlando con i fratelli, facendo visita a casa di Rose o alla Tana, giocando a Quidditch.
Niente Spettri. Niente manoscritti antichi. Niente Ami.
Albus si voltò e s'incamminò verso la porta della stanza, diretto al salotto, dove avrebbe trovato James, Lily e i suoi genitori.
Lo aspettava un'estate normalissima.

*

Note dell'Autrice: Ecco, l'ho terminata. La mia prima, vera Long.ç_ç
Per me è una storia importante. La considero la mia prima storia a capitoli davvero seria e mi ci sono davvero affezionata. Provo una sensazione strana, ma... deve finire.
Spero che la storia vi sia piaciuta, mi piacerebbe moltissimo ricevere recensioni per avere un parere su questo importante lavoro. Naturalmente accetto anche le recensioni negative, criticate pure tutto quello che volete, sarò felice di rendermi conto dei dei difetti vari. Non mi offendo, anche se mi insultate dicendo che sono una scrittrice pessima e che la storia fa schifo.:D (Tanto segnalo all'amministrazione, offendersi a che serve? *Battuta scadente.*)
Ci sarà un seguito della Chiave del Re, dato che sono quasi due anni che progetto di creare una serie in proposito. Naturalmente non lo posterò subito, questo seguito, voglio prendermi un po' di riposo dalla storia e pensare ad altri lavori... ma la continuerò, un giorno! Sarei felice se qualcuno di voi continuasse a seguirmi.
*Landa desolata.*
Beh, non ho proprio niente altro da dire. Arrivederci!

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