Il colore degli occhi

di rolly too
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


«Choji! Guarda!»
Il ragazzo si voltò, spostando lo sguardo verso Ino, che gli correva incontro agitando un pezzo di carta.
«Che succede, Ino?» le domandò quando finalmente gli fu accanto.
«Guarda!» ripeté lei, entusiasta, agitando ancora il pezzo di carta. «È appena arrivata da Suna. Da parte di Shikamaru!»
«Oh!» esclamò Choji, iniziando a comprendere l'eccitazione dell'amica. «Ci sono novità?»
«Sì!» annuì Ino decidendosi a mostrargli il foglio, che si rivelò essere una foto. Choji la scrutò a lungo. Ritraeva un neonato addormentato, con il volto rosso, il nasino rivolto all'insù e le labbra socchiuse. Aveva solo pochi capelli scuri e teneva le manine chiuse a pugno vicino alla testa.
«È nato!»
«È nata.» lo corresse Ino. «È una bambina, e l'hanno chiamata Shioko.»
«Shioko.» ripeté Choji annuendo un paio di volte. «Una bambina, sì. Shikamaru ha sempre detto che avrebbe preferito avere prima una femmina.»
«E indovina?» continuò Ino, che non sembrava essere in grado di trattenere l'emozione. «Hokage-sama ha detto che possiamo andare due giorni a Suna, a trovarlo. Gaara-sama ci ha dato un permesso di visita.»
«Davvero?» esclamò il ragazzo. Finalmente! Era da tanto che aveva voglia di andare a trovare il suo amico, ma non aveva mai avuto l'occasione. L'Hokage l'aveva sempre sommerso di missioni, impedendogli di partire, e nel momento in cui aveva finalmente trovato abbastanza tempo per il viaggio Gaara, che stava affrontando un problema di ribellioni interne, aveva rifiutato loro il permesso di visita. Choji sapeva bene che non era stato un periodo facile, per Suna, perciò si era astenuto dal chiedere nuovamente di poter visitare il Paese.
«Quando possiamo partire?»
«Domani mattina.» Choji guardò la ragazza. Sembrava così felice di poter finalmente incontrare di nuovo Shikamaru, talmente radiosa... Basta. Si disse. Basta, Choji, questi pensieri sono proibiti. Tanto, lei non sarà mai tua. Inutile perdere tempo a fantasticare su qualcosa che non potrà mai accadere. Finiresti solo col soffrire.

Shikamaru era partito per Suna quasi un anno prima e non era mai tornato a Konoha. Choji pensò con rammarico che l'ultima volta in cui l'aveva visto era stato sei mesi prima, quando l'amico gli aveva detto della gravidanza di Temari. Secondo quanto diceva lui, fortunatamente i due fratelli di lei non l'avevano presa troppo male, anche se Gaara li aveva rimproverati per giorni, dicendo che avrebbero dovuto fare più attenzione. Al villaggio c'erano già pochi jonin, si era lamentato, e adesso Temari doveva rimanersene a casa. Si era allontanato da loro borbottando qualcosa di incomprensibile, o almeno, questo aveva detto Shikamaru.
«È strano andare da Shikamaru dopo così tanto tempo.» considerò Ino quando raggiunse Choji alle porte del villaggio. Si incamminarono lenti, uno accanto all'altro. Choji offrì una patatina a Ino, ma lei rifiutò.
«Non pensavo che se ne sarebbe andato davvero.» continuò la ragazza. «Sembrava sempre che non gli interessasse di niente. Nemmeno di lei, a dire la verità.»
«Non capisci niente di Shikamaru, Ino.» disse bonariamente Choji. «Era ovvio che sarebbe partito. Lui non voleva che Temari venisse a Konoha. Diceva che doveva rimanere a Suna con i suoi fratelli. Io lo pensavo da tanto.»
«Che se ne sarebbe andato?»
«Sì.»
«Ma come...?»
«A lui Temari è piaciuta da subito. Dal momento in cui si sono sfidati all'esame.»
«Te l'ha detto lui?»
«No. Ma era ovvio.»
Ino tacque e anche Choji smise di parlare. Forse l'aveva fatta star male, dicendo quelle cose, ma era vero. Aveva iniziato a sospettare che prima o poi Shikamaru avrebbe fatto i bagagli e sarebbe partito per Suna nel momento esatto in cui aveva sollevato il braccio per ritirarsi, la sua ombra legata a quella di Temari. Forse era stato proprio quello a far scattare in Choji la consapevolezza che l'avrebbe perso. Quelle due ombre attanagliate nella sabbia dell'arena... Non poteva finire diversamente. Quello che non si aspettava era un bambino – anzi, una bambina – dopo così poco tempo. Da quello che aveva capito, nemmeno Shikamaru e Temari se l'aspettavano. Era successo e basta.
«Non vedo l'ora di arrivare.» disse all'improvviso Ino. «Ho voglia di vederlo.»
«Sì, anch'io.»
Era una fortuna che proprio in quel periodo a Suna le cose si fossero calmate. In una lettera non molto dettagliata – Gaara ha minacciato di farmela pagare, sai, se ti spiego per bene cosa sta succedendo qui – Shikamaru aveva spiegato che un gruppetto di folli, come li aveva definiti lui, parenti di persone che Gaara aveva ucciso, in passato, avevano messo su un piccolo movimento che mirava all'uccisione del Kazekage. Com'era prevedibile tutto si era concluso con un nulla di fatto, ma tutti i visti e i permessi per il Paese del Vento erano stati bloccati. Nessuna eccezione. A quanto pareva, il problema doveva essersi risolto del tutto, se all'improvviso i viaggi erano di nuovo permessi. Comunque, Choji era lieto della notizia e non si lamentava dell'insperata fortuna.

«Non vedo l'ora di arrivare e di mangiare qualcosa di decente.» commentò quando, seduti a terra in una radura, Choji si trovò a contemplare il misero pranzo che toccava loro quel giorno. «Suna ha un'ottima cucina, sai?»
«Non ho mai mangiato niente, lì. Non so cosa ci mettono, in quei piatti.»
«Sei troppo fissata, Ino.»
«Tu non ti fai problemi, ma io voglio apparire al meglio. Per questo faccio le diete, che cosa credi?»
Choji scrollò le spalle. Poi, senza riflettere, mormorò:
«Ma tu sei bellissima già così. Se dimagrisci ancora, però, sembrerai uno scheletro e nessuno ti guarderà più. Sembrerai un uomo.»
Ino sbuffò di rabbia.
«Lasciamo perdere l'argomento.»
«D'accordo.»
Si rimisero in cammino dopo poco, in silenzio. Choji sospirò e scosse la testa. Avrebbe dovuto evitare di dirle quelle cose, e invece non era stato capace di trattenersi. Si sentiva un dannatissimo idiota. Doveva sempre rovinare tutto, con lei?
«Allora...» disse Ino dopo un po', esitante «dicevi che a Suna si mangia bene?»
Choji annuì, teso.
«Sì. Ho mangiato a casa di Shikamaru quando ci sono andato ed è stato favoloso. Davvero, è molto più saporita della cucina di Konoha.»
Ino rise.
«Be', non mi sembra che tu faccia tanti complimenti nemmeno a casa!»
«Ino...» borbottò Choji, imbarazzato «Comunque, la cucina di Suna ti piacerà, vedrai.»
«Aveva cucinato Temari-san?»
«No, Kankuro.»
«Kankuro?» esclamò Ino. Aveva visto quel ragazzo solo poche volte, ma non avrebbe mai detto che fosse dotato di grandi doti culinarie. E comunque, nessuno di quei tre strani fratelli le sembrava particolarmente ospitale.
«Sono stati tutti gentilissimi.» continuò Choji «E mi sono trovato proprio bene. Perciò non ti preoccupare. Staremo bene, lì.»
«Stai dicendo che sei rimasto a casa loro? Non sei andato alla locanda?»
«Gaara-sama ha detto che era meglio di no.» spiegò Choji. «Una locanda c'è, ma ha prezzi proibitivi e poi non è nemmeno tanto pulita. Da quello che ha detto, vuole evitare che qualcuno muoia di qualche strana infezione mentre alloggia lì, quindi mi ha ospitato. Se avessi voluto mi avrebbe fatto preparare una stanza nel palazzo del Kazekage, ma io ho preferito di no. Sarebbe stato imbarazzante.»
Ino tacque. L'idea di stare a contatto con Kankuro e Gaara per più tempo del necessario la metteva a disagio. Aveva conosciuto Temari mentre lei era a Konoha, e anche se le era sembrata un po' scontrosa, in alcuni momenti, la apprezzava. Ma i due ragazzi la inquietavano e anche se sapeva che non avrebbe avuto motivo di temerli la mettevano a disagio.
«Ma com'era stare lì? Insomma... Le giornate.»
Choji scrollò le spalle, e dopo aver aperto un pacchetto di patatine e averne offerte a Ino, che rifiutò, tentò di descrivere quel breve soggiorno alla ragazza.
«Gaara-sama non c'era mai.» iniziò. «Lavora tanto, parte presto alla mattina, torna per pranzo e rincasa la sera tardi. Va subito a letto e non lo si vede più. Sono stato lì tre giorni e di questi, due lui non ha nemmeno cenato. Temari rimaneva a casa alla mattina e poi al pomeriggio andava ad allenare i bambini, e poi a sistemare cose burocratiche. Kankuro era praticamente tutto il giorno a casa,  a parte quando usciva ad allenarsi o ad allenare i suoi studenti. Ma rimaneva quasi sempre chiuso nella sua stanza, se nessuno lo chiamava. Lavorava sulle marionette, credo.»
«Insomma eri sempre con Shikamaru.»
«Sì. Gaara non gli affida molte missioni, per il momento. Il villaggio si sta sviluppando soprattutto grazie agli artigiani e ai mercanti, e poco per i ninja. Gaara-sama mi ha spiegato che Suna rimane una potenza militare importante, quasi al livello di Konoha, ma hanno problemi con il Signore Feudale o qualcosa del genere, insomma... Quindi le missioni sono affidate per lo più ai Jonin e così Shikamaru lavora davvero poco.»
«Gli farà piacere.» sospirò Ino. «Ha sempre così poca voglia di fare...»
«Già.» annuì Choji. In effetti non aveva mai chiesto all'amico che cosa ne pensasse di quella vita così rilassata, né per lettera né quando l'aveva visto, ma era certo che a Shikamaru non facesse poi così dispiacere. E poi, così aveva più tempo per stare con Temari e Shioko.

Quando arrivarono nei pressi del deserto si accorsero che Kankuro li stava aspettando. Era seduto sulla sabbia, sotto al sole cocente, ma non sembrava soffrire per quel caldo. Non era nemmeno sudato, eppure ebbero entrambi la sensazione che fosse lì da molto tempo.
«Kankuro-san.» lo salutò Ino, cauta.
«Ben arrivati.» ricambiò il ragazzo. «Gaara mi ha mandato a prendervi, così non vi perderete per arrivare al villaggio. E poi, sarebbe un guaio se arrivasse una tempesta di sabbia e voi foste ancora qui.»
I due ragazzi di Konoha annuirono, vagamente a disagio. Kankuro tentò un sorriso, ma nonostante questo Ino non riusciva a togliersi dalla testa i ninja spaventosi che aveva visto agli esami di selezione dei chunin. Dopo allora non aveva mai incontrato nessuno dei tre fratelli di Suna, se non di sfuggita, e ancora non era riuscita a cambiare idea su di loro.
«Grazie per essere venuto fin qui.» disse comunque, sperando di non far capire al ragazzo quanto la sua presenza lo inquietasse.
«Non è un problema.»
Choji rimase in silenzio e guardò Ino. Notò la sua preoccupazione e le sorrise, incoraggiante.
«Non pensavamo che Gaara-sama ci avrebbe permesso di venire qui.» commentò. Sperava che, se fossero riusciti a intavolare una conversazione con Kankuro, Ino avrebbe finalmente capito che non c'era motivo di temerlo.
«Già, nemmeno io.» replicò Kankuro. «Anche perché ne aveva parlato con qualche consigliere, e avevano detto di no... Ah. Ma Gaara è fatto così. Fa di testa sua.»
«Come sta Temari-san?» s'informò Ino.
«Bene.» Kankuro camminava sicuro davanti a loro e parlava senza voltarsi, ma il suo tono era amichevole. Choji non avrebbe saputo dire come diamine facesse a orientarsi in quella distesa infinita di sabbia bollente, ma Kankuro sembrava sapere esattamente dove fossero diretti.
«E la bambina?»
«Bene anche lei. Piange tanto, però. Non ci fa dormire.»
«Shikamaru e Temari vivono ancora lì?» chiese Choji, crucciato. «Avevano detto che avrebbero cercato una casa per conto loro.»
«L'hanno fatto.» annuì Kankuro. «Ma poi ci hanno ripensato. Non so perché, comunque hanno deciso di restare. Loro dicono di no, ma secondo me è perché se Shioko piange di notte si alza Gaara. E loro possono dormire.»
«Questo è perfido da dire...» mormorò Ino, contrariata. Dubitava che Shikamaru avrebbe approfittato in questo modo di qualcuno, e non le piaceva sentire le insinuazioni di Kankuro.
«Perché?» replicò Kankuro. «È la verità. Lo fa perché va a lui, naturalmente, e se si stancherà farà a meno, ma nel frattempo è così. Anch'io me ne resto a letto, se la sento piangere e so che ci va qualcun altro al posto mio.»
«Sì, ma...» tentò di protestare Ino, ma Choji la interruppe.
«Davvero Gaara è così disponibile nei confronti della bambina?» domandò rivolgendosi a Kankuro, che annuì.
«Noi non ce l'aspettavamo.» confessò. «Invece la adora. Meglio così, comunque. Sarebbe stato difficile altrimenti.»
«Sì, lo credo.»
Kankuro scrollò le spalle, ma non disse nulla. Ino, a disagio, guardò nuovamente Choji, come per incitarlo a dire qualcosa, ma lui non sembrò trovare nessun argomento di conversazione. Ino si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse ispirarla, ma lì intorno c'era solo sabbia. E quello era un argomento che preferiva non toccare, con Kankuro. Sospirò. Sarebbero stati dei giorni molto lunghi.

Lo so, lo so che ho altre fiction da finire. Ma questa era nel mio computer da talmente tanto tempo e poi... E poi ci sono troppo poche ChoIno, ecco qual è la verità. Così ho deciso di ripopolare il fandom, ecco. Quindi ho iniziato questa long, che per ora non so quanto si prolungherà, mettendo insieme tutti i miei personaggi preferiti. Spero che vogliate farmi sapere che cosa ne pensate, ne sarei davvero felice.

Baci,

rolly too

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Suna era piena di vita già alla mattina presto. Quando entrarono nel Villaggio l'alba era passata da poco, eppure le strade erano già affollate, e i negozi aperti. Un forte profumo speziato riempiva l'aria e Ino si trovò a chiedersi come fosse possibile che un villaggio tanto solare e accogliente avesse creato ninja tanto spaventosi. Non erano solo i tre fratelli di Suna, ma anche gli altri. Aveva sentito dai suoi compagni quali erano state le gesta di Sasori, il marionettista, e del Quarto Kazekage, che aveva per anni cercato di uccidere suo figlio. E la vecchia Chiyo, che aveva contribuito ai piani di quell'uomo. E poi, chissà quanti altri che non conosceva! Che cos'aveva quel villaggio che non andava? I sorrisi che gli abitanti rivolgevano ai loro ospiti di Konoha sembravano cortesi e sinceri, ma Ino non riusciva a togliersi dalla testa le espressioni serie dei tre fratelli con cui avrebbe dovuto condividere lo spazio per i giorni a seguire.
Temari, Kankuro e Gaara non ridevano mai. Chissà se erano mai stati capaci di farlo.
«Evitate di andare in giro per il Villaggio da soli, se potete.» si raccomandò Kankuro con tono piatto mentre li conduceva attraverso stradine secondarie. «Se doveste perdervi sarebbe un problema. Potreste chiedere, perché tutti sanno dove abitiamo, ma probabilmente non capireste le indicazioni. E comunque, qui c'è poco da vedere.»
Choji annuì distrattamente e si voltò a guardare Ino. Si accorse che la ragazza fissava la schiena di Kankuro, che camminava lento poco davanti a loro, con un misto di apprensione e di curiosità. Choji la guardò. Sotto il sole del deserto era ancora più bella. I capelli e gli occhi chiari risaltavano, colpiti dai raggi di quel sole così caldo, e lei assomigliava più a un'angelica visione che a una ragazza in carne e ossa. Lui, invece, si maledisse, sotto a quel sole sembrava solo un grassone sudato. Ecco qual era la verità. Ino non avrebbe mai potuto vederlo in modo diverso.
«Eccoci arrivati.» annunciò Kankuro fermandosi davanti a una casa alla fine della strada. Era l'ultima della via, con la facciata un po' rovinata e la vernice della porta scrostata. Quando Kankuro aprì la porta Ino, prima di seguire Choji all'interno, fu percorsa da un brivido. Nella stessa casa con Kankuro e, soprattutto, lo spaventoso Gaara... L'idea le dava un senso di claustrofobia. Tuttavia lo ignorò, ed entrò a sua volta.
A dispetto di quello che si era immaginata, l'interno era pulito, ben curato e luminoso. Non c'erano soprammobili né foto né quadri, ma l'ambiente, nell'insieme, risultava comunque accogliente. Con un brivido Ino scorse la giara del Kazekage poggiata al muro, in un angolo. Due marionette a pezzi erano state lasciate sul tavolino basso dall'altra parte della stanza.
«Ehi!» esclamò Kankuro. «Sono arrivati!»
Ino sentì il rumore dei passi e lo riconobbe prima ancora di vedere Shikamaru arrivare dalla cucina.
«Ino! Choji!» sorrise quando li vide. «È bello rivedervi.»
«Sei in ottima forma.» si complimentò Ino avvicinandosi e abbracciandolo. Choji annuì.
«Già, già.»
Shikamaru sorrise e indicò loro il divano.
«Temari?» domandò invece Kankuro, raccogliendo le marionette e voltandosi verso Shikamaru.
«Di là con Shioko.» replicò quello. «E ha detto che ti conviene far sparire di lì le marionette, o lo farà lei.»
«Le sto portando via...» borbottò Kankuro. «Non ha la minima pazienza...»
Ino si trovò, suo malgrado, a sorridere. Lanciò un'occhiata di sfuggita a Kankuro che si stava allontanando borbottando tra i denti.
«La bambina?» domandò Choji.
«Sì, sì.» sorrise Shikamaru. «Appena Temari ha finito di darle da mangiare...»
«Come ti senti nel ruolo del papà?» chiese invece Ino con un sorriso. «Kankuro ha detto che non vi fa dormire.»
«È vero.» ammise Shikamaru. «È seccante, ma tutto sommato ci va bene.»
«Anche perché tu non te ne accorgi mai, e continui a dormire.» lo rimbeccò Temari. Era appena arrivata da una delle stanze che si affacciavano sul salotto, tenendo in braccio la bambina. «Ino, Choji-san.» li salutò.
I due ragazzi ricambiarono il saluto ed entrambi fecero per avvicinarsi a lei. Passandole accanto Choji, per sbaglio, sfiorò la mano di Ino. La ragazza sembrò non accorgersene nemmeno e si concentrò sulla piccola Shioko, che la guardava con gli occhi scuri socchiusi, come infastiditi dalla luce che entrava dalle finestre. Ma Choji, nel momento in cui aveva sentito la pelle morbida di Ino contro la propria, era stato percorso da un brivido freddo che gli lasciò addosso una sensazione a metà tra l'euforia e la tristezza. Percepì lo sguardo indagatore di Shikamaru su di sé, perciò decise di distrarre l'amico, anche se sapeva che ormai era tardi. A Shikamaru sarebbe bastato quel piccolo tentennamento per trarre da solo le sue conclusioni. E, senza dubbio, sarebbero state esatte.
«È proprio bella.» commentò con un sorriso accennando alla bimba.
Shikamaru sorrise, lo sguardo trasognato fisso su Shioko.
«Sì.» annuì. Mise su un'espressione contrita e aggiunse: «Adesso è tranquilla, ma purtroppo sembra che abbia ereditato il caratteraccio di Temari.»
La quale Temari gli rivolse uno sguardo pungente prima di passare la figlia a Ino, che la prese tra le braccia con cautela, come se fosse stata incredibilmente delicata.
«Tu stai bene, Temari?» le domandò la ragazza.
Temari annuì con un sorriso.
«Volete qualcosa da bere? O da mangiare? Il viaggio è stato lungo, e quel maleducato di mio fratello non vi ha offerto niente... Cosa che non hai fatto nemmeno tu.» aggiunse poi guardando Shikamaru.
«Non è un problema!» si affrettò a dire Ino, cercando di soccorrere Shikamaru, ma solo dopo si accorse che sia lui che Temari sorridevano, e la ragazza intuì che quei finti rimproveri dovevano essere frequenti, in quella casa.
«Kankuro-san se n'è andato?» domandò Choji guardando Temari. La ragazza scrollò le spalle, prima di precederli in cucina e fare segno loro di accomodarsi. Ino, con Shioko ancora in braccio, si accomodò accanto a Choji. Il ragazzo tentò d'ignorare quella vicinanza. Non aveva mai avuto problemi a stare accanto a Ino, e all'improvviso si sentiva in agitazione. Forse, rifletté, era colpa di quella situazione. Dopotutto, quella scena poteva essere fraintesa. Shikamaru e Temari erano una coppia, e avevano addirittura una figlia. Se qualcuno li avesse visti, avrebbe tranquillamente pensato che anche Choji e Ino erano una coppia. Poteva sembrarlo, si disse. Poteva essere credibile. Si riscosse con un pensiero che gli fu doloroso quanto un kunai tra le scapole. Era impossibile. Una ragazza come Ino... Come poteva trovare attraente uno come lui? Lo riteneva solo uno stupido ciccione. Ecco, questo sì che era credibile!
Temari mise sulla tavola dei piatti colmi di niboshi, ika e cetrioli in salsa piccante, versò loro il té. Rimase in piedi a bere dalla propria tazza, appoggiandosi al bancone della cucina.
Choji mise mano agli stuzzichini senza parlare. Il pensiero di poco prima l'aveva messo di cattivo umore, e tutto quello che si limitava a fare era rivolgere, di tanto in tanto, un'occhiata pensierosa a Shioko, che, con il visino tondo poggiato alla spalla di Ino, lo guardava con una sorta di pacata curiosità.
«Come vanno le cose, a Konoha?» domandò Temari.
«Tutto tranquillo.» rispose Choji spostando all'improvviso lo sguardo sulla ragazza. «Insomma, Naruto si è messo di nuovo in testa di partire per cercare Sasuke...»
«Di nuovo?» borbottò Shikamaru. «È una causa persa. E poi, ormai è un mukenin... Che cosa pretende di fare?»
«È quello che gli abbiamo detto anche noi.» considerò Choji. «Ma lo sai com'è lui. Comunque, lo stiamo tenendo sott'occhio. Non lo sa, ma ha gli Anbu alle calcagna. Se prova anche solo a uscire dal Villaggio, sarà un bel guaio.»
«Ce l'ha detto Neji-san.» spiegò Ino. «Hanno paura che possa partire da solo.»
«Lo farebbe?» chiese Temari. Shikamaru annuì in sua direzione.
«Certo. Se non c'è nessuno disposto ad accompagnarlo.»
«Non c'è.» confermò Choji. «Ci ha chiesto di partire, ma dopo l'ultima volta... E comunque, abbiamo altre missioni.»
«Più importanti.» rincarò Ino. «Ormai è tardi per riportarlo indietro. Comunque i Kage lo vogliono morto. Se ci tiene così tanto a lui, deve solo sperare che nessuno lo trovi.»
«È la stessa cosa che ha detto Gaara ieri sera, no?» fece Shikamaru. «Da quello che sappiamo, lo stanno cercando tutti. Se Naruto non è il primo a trovarlo, allora non avrà una vita ancora lunga.»
«Sì, ma non sarà facile catturarlo. Quella volta, alla riunione dei Kage, ci ha dato un sacco di problemi.» rammentò Temari.
«L'hai detto tu che Susanoo non brucia la sabbia di Gaara, seccatura. Non è così impossibile che venga battuto. Dopo tutto, lo Sharingan richiede molte energie.»
Seguirono diversi istanti di silenzio. Shioko si agitò appena in braccio a Ino, fino a che Shikamaru si alzò e, presa la piccola, la cullò stringendola a sé.
«Ah!» esclamò Ino, colta da un'idea improvvisa. Temari e Shikamaru la guardarono incuriositi, non capendo il motivo di quel guizzo repentino. «Non sapete... Sembra che tra Naruto e Sakura ci sia qualcosa!»
«È vero, è vero.» annuì Choji che, al parti dell'amica, aveva fino a quel momento dimenticato la notizia. Eppure, per diverse settimane a Konoha non s'era parlato d'altro.
«Intendi dire che stanno insieme?» chiese Temari.
«Be', non proprio.» spiegò Ino. «Cioè, non c'è niente di ufficiale, ma Kiba ha giurato di averli visti che si baciavano.»
«Kiba non è una fonte attendibile.» considerò Shikamaru.
«Chi non è una fonte attendibile?» domandò invece la voce di Kankuro. Il ragazzo comparve sulla porta della cucina all'improvviso. Ino lo guardò qualche istante, stupefatta, e per i primi secondi fece fatica a rendersi conto che il ragazzo era davvero Kankuro. Non indossava la tuta nera e aveva lavato il volto, che ora era pulito dal trucco da guerra. Non indossava nemmeno il cappuccio, e i capelli castani gli ricadevano, inanellandosi appena, sulla fronte e sulle orecchie.
«Kiba.» ripeté Temari. Gli riassunse ciò che Ino e Choji avevano riferito fino a quel momento, poi spinse verso di lui, che si era seduto dall'altro lato della tavola, il piatto con i niboshi. Kankuro ne afferrò uno, lo mangiò con calma e alla fine annuì.
«Sì, sapevo anch'io che c'è qualcosa tra quei due.» disse alla fine. «Shino mi aveva detto una cosa simile, l'ultima volta che è stato qui.»
«Anche Shino?» domandò Choji. «Allora è sicuro. Shino non lo direbbe mai, se non ne fosse sicuro.»
Anche Ino annuì, ma non disse nulla. Guardò di nuovo la porta e si accorse che, in silenzio, era arrivato anche Gaara. Erano diversi anni che non lo vedeva, ma nonostante sembrasse molto più tranquillo dell'ultima volta, non riuscì a reprimere un brivido che l'attraversò da capo a piedi. Sperò che Gaara non se ne fosse accorto, ma lui, che invece aveva notato la sua reazione, fece finta di nulla. Si voltò però verso di loro.
«Benvenuti.» disse, monocorde. Si sedette a sua volta a tavola, ma non toccò nulla del cibo che Temari aveva preparato. Si versò invece del té, e tornò a rivolgersi ai due ragazzi di Konoha. «Avete fatto un buon viaggio?»
Ino annuì, sforzandosi di sorridere.
«Sì, non abbiamo avuto problemi.»
Gaara annuì, cortese, e a Ino venne in mente che lui, invece, di problemi sembrava averne parecchi. Lo trovava piuttosto stanco e pallido, come se avesse passato molte notti insonni. Era quasi convinta che, dopo l'estrazione dello Shukaku, il ragazzo potesse dormire, ma se avesse dovuto scommettere avrebbe detto che era da molto che non vedeva un letto. Aveva un'aria sciupata, quasi malata. Anche Choji se ne accorse, e notò anche l'occhiata preoccupata che si scambiarono Temari e Kankuro, senza farsi notare dal minore.
«Va tutto bene, Gaara?» domandò alla fine Shikamaru, che da quando era arrivato in quella casa non aveva mai apprezzato le mute conversazioni che avevano luogo tra i tre fratelli. Lui, se capiva Temari con un'occhiata, la maggior parte delle volte, non riusciva mai a capire che cosa passasse per la testa di Kankuro. Quando si parlava di Gaara, poi, era anche peggio.
«Sì.» replicò quello in fretta. Alzò lo sguardo quel tanto che bastava per intercettare quelli dei fratelli, poi aggiunse: «Ho dei problemi con... dei documenti. Niente di cui preoccuparsi.»
Ino pensò che non aveva mai visto nessuno mentire così male.


Posso dire una cosa? Più proseguo con questa storia meno il titolo c'entra. Ma non importa!
Dunque, per il momento mi si aprono davanti due strade. La prima, detta anche Prima Strada, allungherebbe la storia di qualche capitolo, e la renderebbe anche un po' più... come dire? Non so, da ninja. La seconda, detta anche Seconda Strada, sarebbe più sul quotidiano. Per il momento penso che propenderò per la prima, dato che ho già qualche ideuzza, ma non si può mai dire.
Una piccola nota: i piatti che ho nominato (niboshi, ika e cetrioli in salsa piccante) sono degli "stuzzichini da aperitivo" tipici del Giappone. I Niboshi sono dei pesciolini fritti in padella e bagnati con salsa di soia, gli ika sono seppie piccanti e i cetrioli in salsa piccante sono esattamente quello che dicono di essere.
Un'altra cosa. Come potete notare, il ChoIno è ancora molto, molto velato. Potrebbe rimanerlo per parecchio, ancora, ma non preoccupatevi, se siete fan della coppia (cosa molto rara, me ne rendo conto): avranno i loro momenti di gloria. D'altra parte, io li amo alla follia.
Credo di aver finito, boh... Mi pare, sì, d'aver detto tutto.
Ah, già. Un ringraziamento a tutti quelli che hanno letto/recensito/inserito la storia tra seguite, preferite o ricordate. Grazie mille!
Un vostro parere è sempre graditissimo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sembrava che il malumore di Gaara in quella casa fosse visto come l'annuncio di una sventura imminente. Kankuro e Temari avevano reagito a quella situazione preparandosi per una battaglia, nonostante Shikamaru avesse ripetuto più e più volte alla compagna che lei, in ogni caso, non doveva combattere. Ma Temari, dopo aver annuito, aveva solo aspettato che Shikamaru facesse altro per tornare a sistemare il proprio ventaglio.
«Temari-san» Ino si avvicinò piano a Temari, mentre la ragazza stava stendendo il bucato nel piccolo giardino, sotto al sole cocente «credi che ci sia qualcosa che non va?»
Ino aveva deciso che da sola non riusciva a capire tutta quell'agitazione. Gaara era il Kazekage e non le sembrava improbabile che, di tanto in tanto, fosse di cattivo umore. Dopotutto, aveva grandi responsabilità e nessuno aveva mai detto che star dietro a un intero villaggio fosse semplice. E poi, da quanto ne sapeva lei, Gaara non era mai di buon umore. Da quando era arrivata a Suna la sua opinione sul ragazzo non era cambiata, e anzi più lo vedeva più le faceva paura.
«L'ultima volta che ho visto Gaara preoccupato è scoppiata una rivolta.» replicò Temari. «E adesso è anche peggio. Non ho idea di cos'abbia, ma quando Gaara ha qualche problema è difficile che noi riusciamo a starne fuori.»
Ino annuì, a disagio. Qualunque cosa stesse per accadere, sperava di non essere coinvolta.
«Ma non ti preoccupare.» proseguì Temari, spiccia. «I problemi si possono risolvere.»
«Sì, certo.» annuì Ino. «Spero solo che non sia niente di grave.»
«Non ci giurerei, conoscendo Gaara.»
Ino fece per rispondere, ma Temari, che aveva terminato con il bucato, mosse la mano per farle capire che il discorso era chiuso. Si sedette sul pavimento della veranda e fece segno all'altra ragazza di fare altrettanto.
«Non mi sembra che i miei fratelli ti piacciano più di tanto.» considerò Temari con tono leggero. Ino cercò una nota d'accusa nella sua voce, ma non la trovò. Capì che, qualunque sarebbe stata la sua risposta, Temari non se la sarebbe presa. Voleva solo fare conversazione, e a Ino andava bene. Si era resa conto con orrore che parlare con Shikamaru era diventato più difficile, da quando era lì. Choji non sembrava avere quei problemi. Ma Choji non era come lei, lui era in grado di andare al di là delle prime impressioni. E poi, la sua amicizia con Shikamaru era tanto profonda che Ino dubitava che qualcosa potesse scalfirla. Ma per lei era diverso. Amava Shikamaru come un fratello, ma l'aveva trovato cambiato e solo in quel momento si rendeva conto di quanto tempo fosse, in realtà, un anno. Non era facile, dopo tutto quel tempo, parlare come prima. Shikamaru stava lentamente perdendo le abitudini di Konoha, e si faceva sempre più simile agli abitanti di Suna. Aveva notato, in alcuni sguardi che si era scambiato con Kankuro, una complicità amichevole che qualche tempo prima era stato riservato soltanto a lei e Choji. Si era sentita tradita.
Perciò, mentre Choji era in casa insieme a Shikamaru, Ino aveva preferito restare in giardino con Temari.
«Non è che non mi piacciano.» tentò di dire. «Mi fanno solo un po'... paura, credo.»
Preferì essere del tutto onesta, con Temari, perché lei lo era sempre stata, e poi non credeva che sarebbe andata riferire la loro conversazione a Kankuro e Gaara.
«Non mi stupisce.» commentò la ragazza con un sorriso. «D'altra parte, tu li hai visti solo agli esami...»
«Già. Devo ammettere che faccio fatica a togliermi quelle immagini dalla testa.»
«Non sei l'unica.» la rassicurò Temari. «Io e Kankuro abbiamo fatto fatica ad abituarci a Gaara, lui lo sa. Sa anche che la gente ha ancora paura di lui... Si è accorto di questo, con te. Ecco perché non ti parla. Credo che non voglia darti fastidio.»
«Mi dispiace!» esclamò Ino.
«Non ti preoccupare.» Temari sollevò lo sguardo verso il cielo, con gli occhi socchiusi, e accennò un sorriso. «Gaara... Non pensarci. Lui è fatto così.»
Ino annuì, vagamente a disagio. Sentì, dall'interno, il pianto di Shioko. Fece per alzarsi, ma Temari non si mosse nemmeno. Sorrise a Ino a scrollò le spalle.
«Non può avere fame di nuovo, e Shikamaru è in grado di cambiare un pannolino, fidati.»
Ino aveva dei seri dubbi a riguardo, ma li tenne per sé.
«Come ha reagito Yoshino-san quando ha saputo di Shioko?» domandò all'improvviso Temari, come se si fosse ricordata di una cosa importante.
Ino tentennò.
«Non ne hai parlato con Shikamaru?»
«È rimasto sul vago.»
«Be'...» Ino tentò di ricordare per bene tutto ciò che era successo nel momento in cui Yoshino-san le aveva consegnato la lettera con la foto di Shioko «continuava a dire che Shikamaru non è pronto, che Konoha è meglio, che lei è troppo giovane per essere nonna e Shikaku-san non è abbastanza volenteroso per esserlo, ma quando sono entrata in casa aveva già incorniciato la foto, e l'ha messa nel punto più visibile della casa, vicino all'ingresso. E dovevi vedere com'era raggiante mentre lo raccontava a mia madre! Non l'ho mai vista tanto felice.»
Temari sorrise.
«Bene.»
«Avevi paura che la reazione fosse diversa?»
«So che non l'ha presa bene, quando Shikamaru le ha detto che ero incinta.»
No, Ino lo sapeva bene. Aveva strillato e inveito, e aveva pianto di rabbia quando suo figlio le aveva comunicato che se ne sarebbe andato da Konoha al più presto. Quando Shikamaru, sbuffando, le aveva raccontato quello che era accaduto, Ino si chiese se tutta quella rabbia non fosse dovuta solo al timore di perdere suo figlio. Ma aveva taciuto, e se n'era pentita, perché sapeva che Shikamaru non aveva dimenticato la scenata della madre, che non l'aveva capito quando lui ne avrebbe avuto bisogno.
«Non voleva che lui andasse via.»
«È adulto.» replicò Temari, spiccia. «Doveva succedere, prima o poi.»
«Forse non era preparata.»
«Immagino di no.» sospirò Temari. «Hai visto Kankuro?»
Ino la guardò, interdetta dalla domanda improvvisa.
«No...»
Si rese conto che il problema a cui Temari aveva accennato prima si stava già concretizzando nel momento in cui intercettò lo sguardo della ragazza.
«C'è qualcosa che non va?»
«Di solito è a casa, a quest'ora. Più tardi allena alcuni genin, ma non esce mai presto. Se è fuori, allora...» Non terminò la frase e a Ino sembrò che la situazione si facesse minacciosa. Era venuta a Suna per trovare il suo amico e vedere la sua bambina, e si trovava a parlare con un ragazzo che non riconosceva più e con un potenziale combattimento all'orizzonte. Si sarebbe volentieri messa a piangere, ma si trattenne.
Temari si alzò in fretta e attese che Ino facesse altrettanto, poi tornò in casa. Quando rientrarono Ino lanciò uno sguardo veloce ai due ragazzi. Shikamaru, seduto sul divano, stringeva a sé la piccola Shioko, addormentata, e Choji, accanto a lui, gli parlava a bassa voce, con tono serio ed espressione triste. Ma s'interruppe non appena vide Temari e Ino. Sorrise appena a entrambe e chinò lo sguardo quando incontrò quello di Ino.
Temari si avvicinò a Shikamaru sbuffando, ma gli rivolse un sorriso dolce mentre si chinava per prendere in braccio Shioko. Le carezzò, sfiorandola appena, la fronte liscia, poi guardò il ragazzo.
«Ti ho detto un sacco di volte di non farla addormentare in braccio. Se si abitua, abbiamo finito di dormire.»
«Non ho saputo resistere.» replicò Shikamaru sollevando le mani in segno di scuse.
«Hai visto Kankuro?» domandò Temari invece di replicare.
«Credo che sia andato a cercare Gaara.»
Ino lanciò uno sguardo interrogativo a Choji, sperando di farsi dire quale fosse l'argomento della discussione, così seria, che il ragazzo aveva avuto poco prima con Shikamaru e che lei e Temari avevano interrotto, ma tutto ciò che ottenne fu un'occhiata vacua.
«Comunque è un pezzo che è via» continuò Shikamaru «ormai dovrebbe tornare.»
Temari annuì, e prima ancora che potesse aprire la bocca per parlare la porta d'ingresso si spalancò e Kankuro fece il suo ingresso nella stanza. A Ino bastò guardarlo per un istante per capire che doveva esserci qualcosa che non andava.
«È già tardi.» comunicò Kankuro a voce alta. Si era rivolto a tutti, ma solo Temari sembrava aver capito.
«Ha già iniziato?»
«Sì.» annuì Kankuro. Spostò lo sguardo sulla sorella e proseguì: «E c'è di più. Lui è andato con loro. Temari, non ce la fa da solo. Bisogna andare ad aiutarlo.»
«È forte.»
«Non abbastanza, forse. Quelli usano il veleno, senza un antidoto nemmeno lui può farcela.»
«Cazzo.»
Ino non capiva bene che cosa esattamente stesse accadendo, ma di una cosa era certa. Qualunque cosa fosse, lei era d'accordo con Temari.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


A Ino non ci volle molto per capire cosa stesse accadendo. In pratica, qualcuno stava tentanto – di nuovo – di uccidere Gaara. Lui l'aveva scoperto, di nuovo. Solo che questa volta, invece che aspettare che il nemico facesse la sua mossa, aveva preferito anticiparlo. Ed era andato dai congiurati senza dire nulla a nessuno. Che cosa avesse davvero in mente, era impossibile dirlo. La sua sfortuna era stata Matsuri, che l'aveva visto allontanarsi ed era corsa ad avvertire Kankuro.
«Quell'idiota!» ringhiò Kankuro osservando una delle sue marionette con aria crudele «Aspetta solo che torniamo a casa, Temari, aspetta che lo prendo e giuro che gli faccio passare la voglia di fare questi giochetti. Lo sa che deve fare attenzione a quelli che usano il veleno.»
«Calmati.» lo zittì Temari.
Si voltò di nuovo verso Shikamaru, che la fissava con espressione seria.
«Devi rimanere a casa.» ripeté lui.
Ino li guardava, in disparte, insieme a Choji. Per quanto la riguardava, in quel momento parlare con Temari e tentare di convincerla a rimanere a casa era pura follia. E Shikamaru era abbastanza intelligente – e conosceva Temari abbastanza bene – da saperlo.
«Intendo andare ad aiutare mio fratello.»
«Devi rimanere a casa, con Shioko.»
«Restaci tu.» tagliò corto Temari. «Puoi dire e fare quello che ti pare, io andrò ad aiutare Gaara.»
«Devi riposare.»
A quel punto Temari mandò un ringhio che fece rabbrividire Ino.
«Ho avuto una bambina, non sto morendo.» sibilò. «E se dico che andrò a cercare Gaara, fidati che lo farò.»
A quel punto Shikamaru tacque e, contro ogni previsione di Ino, annuì.
«Ma vengo anch'io.» s'impuntò.
Ino e Choji gli rivolsero un'occhiata stupefatta. Avevano visto poche volte quello sguardo negli occhi scuri dell'amico.
«E Shioko?» domandò Kankuro.
«Troveremo qualcuno.» replicò Temari al posto di Shikamaru.
«Non mi sembra...» tentò Kankuro, ma Shikamaru lo interruppe.
«Vengo anch'io.» ribadì. Si voltò verso Ino e Choji. «Se voi volete restare...»
«Veniamo con voi.» rispose Choji senza esitazioni. Ino annuì.
Erano stati un team per tanti anni, come poteva aspettarsi, Shikamaru, che l'avrebbero lasciato andare da solo? Perché aveva detto quella cosa?
Molto semplice, si rispose Ino, perché non aveva più bisogno di loro. Perché adesso aveva Temari, Kankuro e Gaara, e loro erano diventati la sua famiglia e i suoi amici. Lei e Choji erano passati in secondo piano. Tutto qui. Ne era convinta.
«Dannato Gaara.» sbuffò comunque il ragazzo. «Doveva proprio aspettare che veniste a trovarci per mettersi nei guai. E io che speravo di passare un po' di tempo con voi...»
«Gliela faremo pagare.» lo rassicurò Kankuro.
«Chiederemo a Matsuri di rimanere con Shioko.» decise Temari. «Kankuro, sai dov'è andato?»
«Fuori dal Villaggio, non so di preciso dove.»
«Lo scopriremo.»
Ino rivolse uno sguardo triste alla bambina che riposava nella propria culla, vicina a loro. Ricordava vagamente di una ragazza chiamata Matsuri. Era quella che erano venuti a salvare, qualche anno prima. L'allieva di Gaara. Non ricordava nemmeno il suo volto. Chissà se era in grado di stare dietro a una neonata.
«Bene.» disse Kankuro con un sospiro. «Allora vado a chiamarla. E poi, noi dobbiamo organizzare una spedizione.» Rivolse un'occhiata d'intesa a Shikamaru e aggiunse: «E quando poi lo riportiamo a casa, gli facciamo rimpiangere quello che sta combinando.»

* * *

Gaara si sforzò di ricordare il nome del ninja che lo accompagnava, prima di rivolgergli la parola. Doveva essere qualcosa come Masaharu, Masahiko. No, forse era Makoto.
Era certo d'aver letto il suo nome in qualche documento, ma non gli era sembrato importante e non ci aveva fatto caso. Non ricordava nemmeno qual era stata l'ultima missione che gli aveva affidato. Sapeva che era un jonin, che non doveva sottovalutarlo.
Ma come si chiamasse, al momento proprio gli sfuggiva.
«Ti ringrazio per aver scelto me come scorta, Kazekage-sama.» gli disse all'improvviso il ninja.
Si erano fermati in una delle grotte che si trovavano fuori dal villaggio, a est. Gaara aveva scelto quel posto perché vi si sentiva al sicuro. C'era sabbia tutto intorno. Ed erano abbastanza lontani dal villaggio da non poter fare danni.
«L'ho fatto perché sei molto forte.» replicò, monocorde, senza nemmeno voltarsi a guardarlo.
Murai! Si chiamava Murai. Ecco come. Non sapeva perché gli interessasse tanto. Forse perché, a differenza di un tempo, voleva ricordare quelli che uccideva. Non gli sembrava più giusto prendersi le loro vite senza nemmeno avere la decenza di ricordarli.
Perché l'avrebbe ucciso. Oh, sicuramente, nulla poteva salvarlo.
«Grazie, Kazekage-sama.»
Finalmente Gaara decise di voltarsi e di guardarlo. Murai gli aveva rivolto un piccolo inchino di ringraziamento, con un sorriso affabile sulle labbra.
Ma lui si era stancato di giocare, adesso. Doveva arrivare al punto, prima che i suoi fratelli lo raggiungessero. Perché era assolutamente certo che sarebbero venuti a cercarlo. Si era accorto che Matsuri l'aveva visto andarsene, sapeva che avrebbe avvertito Kankuro, come minimo.
Ma non voleva coinvolgerli. Non di nuovo. Temari doveva pensare a Shioko, e Kankuro doveva pensare a Temari. Non c'era spazio per pensare a lui. Lui poteva – doveva – cavarsela da solo. Non poteva metterli in pericolo.
In una situazione diversa li avrebbe voluti vicini. Ma in quel frangente, loro dovevano restarne fuori. Era una cosa che riguardava solo lui. Era il conto che doveva pagare ai parenti delle sue vittime. Il suo passato tornava a ricordargli che le cose non potevano essere semplici. Non poteva cancellare ciò che era successo. Ma non avrebbe permesso a nessuno di portargli via quello che si era guadagnato. Voleva vivere ancora, voleva farlo con la sua famiglia. Sapeva di aver sbagliato. Ma non aveva il coraggio di lasciare che quelli si prendessero la loro vendetta.
«Sfortunatamente» disse lentamente, guardando con attenzione Murai «non sei abbastanza forte per uccidermi.»
«Come, Kazekage-sama?»
«Ho detto che non sei abbastanza forte per uccidermi. Non lo sei da solo, e nemmeno con quelli che ti sei portato dietro e che ci seguono da quando abbiamo lasciato il villaggio.»
«Non capisco di cosa stai parlando, Kazekage-sama.»
«Lo capisci benissimo.» replicò Gaara, secco.
Veleno, Gaara, quelli usano il veleno. Fai attenzione. Non metterti contro di loro se sei da solo.
La voce di Kankuro gli rimbombò nella mente. La ignorò. Lo sapeva, dannazione, lo sapeva benissimo!
«Ebbene,» sospirò Murai «se mi hai scoperto tanto vale che la smetta di fingere.»
Ed ecco la maschera che cadeva, e mostrava il vero volto di Murai. Gaara lo guardò e per un istante ebbe paura. Capì d'aver fatto un passo falso, ma ora non poteva tornare indietro.
Era talmente stanco di tutto... Da quando aveva scoperto la congiura non riusciva più a dormire. Se chiudeva gli occhi sentiva le urla di quelli che aveva ucciso, vedeva i loro volti. Sentiva l'odore del sangue. Era da anni che non gli capitava più. Aveva iniziato ad andare a letto sempre più tardi la sera, alzarsi sempre prima la mattina. Non chiudeva occhio da almeno due giorni. Non voleva più saperne di quei ricordi che tornavano a galla.
La nausea lo attanagliava in ogni momento della giornata. Mangiare e bere era diventata una tortura. In ogni istante gli sembrava di dover vomitare. A volte aveva vomitato davvero, nei momenti in cui il nervosismo si faceva più acuto. L'ultima volta era stato il giorno prima, mentre allenava Matsuri. Aveva visto una donna che gli ricordava una delle sue vittime. Aveva rimesso la cena del giorno prima. Matsuri si era spaventata a morte.
Quando prendeva in braccio Shioko si sentiva mancare. Le dava il biberon, di notte, le cambiava il pannolino. Gli sembrava di avere le mani sporche di sangue, e quando le rimboccava le coperte, dopo averla rimessa a dormire, si domandava se non avrebbe fatto meglio a starle lontano.
«Non intendo ucciderti.» disse stancamente guardando Murai. «Non costringermi a combattere contro di te.»
«Oh, non voglio combattere.» replicò Murai. «E tu sei già caduto nella trappola.»
Gaara imprecò. Era vero, se ne rendeva conto. Erano in una grotta, da soli. Murai estrasse una piccola palla di metallo dalla tasca e Gaara non fece in tempo a fare nulla.
Il tempo di accorgersi che Murai l'aveva gettata a terra e che ne era uscito un fumo denso, chiaro, e aveva già perso i sensi.


Dopo tre mesi me ne torno con un capitolo breve, lo so...
Ma è necessario. E' un capitolo di passaggio, insomma. E' stato un po' faticoso riprendere a concentrarmi su questa storia, ma questo l'avevo pronto da un paio di giorni, l'ho ricontrollato ed eccolo qui. Adesso mi auguro solo di riuscire ad aggiornare in un tempo più decente.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, e soprattutto Dolly_Penny_26, che ha aspettato lo scorso aggiornamento per un mese e ha anche commentato. Grazie mille!

Baci,
rolly too

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