New School? New Hell?

di LexiPopUp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Renèe. ***
Capitolo 3: *** Boredom&Suitcases ***
Capitolo 4: *** La futura desolata vita scolatica di Renèe. ***
Capitolo 5: *** That's amore (non findus) ***
Capitolo 6: *** I wish you well. ***
Capitolo 7: *** Joe ***
Capitolo 8: *** The day after ***
Capitolo 9: *** I'm Sorry ***
Capitolo 10: *** Just a Happy Ending ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


OK, questa è la mia prima fanfiction più "seria", cioè con una trama già preparata e cose del genere.
Non so se la storia è buona o originale, e spero di non essere andata OOC.
Fatemi sapere recensendo o tramite MP.
Buona lettura,
x Lexi



First Day.

 

Michael si stava vestendo: camicia, pantaloni a righe blu navy, Scarpe bordeaux, farfallino in tinta.

Era quasi pronto per il primo giorno nel liceo francese a Londra; più grande, con più gente, più casino e ragazze. Era la prima volta che frequentava una scuola mista e non era stato molto in contatto col sesso opposto e nemmeno attratto da un rappresentante di esso.

In verità si sentiva molto confuso circa la sua identità sessuale. Certo, aveva riconosciuto la bellezza del corpo di qualche ragazza in tivù ma mai si era sentito attratto da una di esse. Ed era strano per un ragazzo di 16 anni che avrebbe dovuto trovarsi in piena tempesta ormonale.

Perso nei suoi pensieri non si era accorto che la signora Penniman lo stava chiamando a gran voce dalla cucina dicendo che non lo avrebbe accompagnato se avesse fatto ritardo e lo avrabbe fatto scomparire facendogli perdere ancora peso dopo la cammminata di 8 kilometri per arrivare alla nuova scuola. Senza prendere in considerazione che si sarebbe sicuramente perso e I kilometri sarebbero stati molti più che 8.

Cominciò a muoversi in fretta e alle 8 meno tre minuti era pronto davanti alla porta di casa con una mela in bocca e il libri pericolosamente mezzi fuori dalle braccia che li stringevano allla camicia scivolosa nel tentativo di infilarli nello zaino di cuoio che teneva impegnate le mani.

Appena salito sull'autobus si accorse che integrarsi sarebbe stato molto più difficile di quanto si aspettasse.

Si rese conto che sfigurava maledettamente con il resto degli occupanti del mezzo pubblico. La maggior parte vestita in modo casual, erano affetti quasi tutti da atteggiamenti cifotici e le facce probabilmente erano state apatiche fino alla sua entrata. Sì, perchè appena messo piede sul primo gradino Michael era stato subito fissato e squadrato dalla testa ai piedi con occhiate irrisorie e di scherno.

L'unico posto libero fu occupato dallo zaino del tipo seduto al posto accanto contringendo Michael a rimanere in piedi lì, alla portata degli occhi e delle risate mal celate di tutti.

Si girò verso il parabrezza aspettando impaziente l'arrivo al suo futuro inferno personale quando nel vetro di fronte a lui vide un sorriso e degli occhi allegri indirizzati proprio verso di lui.

Si girò e vide che nel sedile accanto al guidatore c'era seduta una ragazza che prima non aveva notato, il suo sorriso non era divertito ma allegro e un po' ironico. Indicò il resto del pullman con un'esprssione di non-ci-far-caso-ti-ci-abituerai, come per rassicurarlo. Lei non sembrava per nulla fatta per quell'ambiente, come dimostravano il cilindro di raso nero poggiato sulle sue cosce o il vestito da colf di buona famiglia abbinato agli anfibi aggressivi che rendevano i suoi piedi eccessivamente grandi.

Le sorrise di rimando come per farle capire che non gli importava nulla degli australopitechi che occupavano i sedili dietro di loro.

Dopo di che continuò a guardare fuori cercando di contare le strisce al centro della strada.

 

Trascorse biologia così come aritmetica e grammatica. Arrivò il pranzo e Michael era più preoccupato che mai non conoscendo nessuno e dopo ciò che era successo in pullman. Strano desiderare così tanto di essere accettato e amato dal maggior numero di persone possibili per un tipo così convinto che ostentare la propria originalità sia sempre la cosa migliore da fare.




**NOTA DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**
So che è terribilmente corto, ma scritto sul foglio di carta sembrava di più >.< Anyway è solo il prologo, se i prossimi capitoli sul computer mi sembreranno troppo corti PROMETTO di allungarvi e quindi farein modo che la vostra lettura duri più di 10 secondi :D
Peace out,
Lexi




 

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Capitolo 2
*** Renèe. ***


Renèe

Lo strano ragazzo al quale avevo sorriso sull'autobus sedeva solo ad un tavolo vicino al cestino dei rifiuti.

Mera casualità o crudele associazione del destino? Comunque, presi la mela che avrei mangiato per pranzo, e mi avvicinai.

Con un sorrisino e una punta di malignità, arrivata al suo tavolo chiesi:

-Libero?- si voltò irritato e rispose:

-No, veramente stanno facendo a pugni per sedersi vicino a me.

Lo guardai stupita, mi aspettavo un tipo timido e facile all'arrossimento nonostante l'abbigliamento poco conforme alla massa.

Bene, avevo conosciuto qualcuno sulla mia stessa lunghezza d'onda a quanto pareva.

Mi sedetti e poggiai il caro cilindro di fianco al suo vassoio, poi guardandolo negli occhi chiesi:

-Cos'hai?

Mi guardò un attimo perplesso, forse preso un po' alla sprovvista dalla mia domanda così diretta.

Che si abituasse, sarei stata incollata a lui come una patella fino a scoprire la sua vera personalità. Senza sapere precisamente il perchè, il ragazzo mi incuriosiva.

Resse il mio sguardo per qualche secondo, come a cercare di capire le mie vere intenzioni, per poi rispondere:

-Non ho intenzione di parlare di quello che sento ad una persona della quale non conosco nemmeno il nome.

Mamma mia, sarei potuta morire di ipotermia per quanto era freddo. Lo guardai rassicurante:

-Oh si rimedia: Piacere, Renèe; 16 anni, stile variabile così come l'umore, una certa ripugnanza per la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze della sua età; in particolare verso gli alunni, che rientrano nella categoria, che scaldano i banchi in questa scuola.

Avevo descritto la parte di me che mi piaceva mostrare, la tipa tosta, quella che preferiva stare sola, che se ne fotteva del giudizio altrui a meno che non fosse positivo. Un lato del mio carattere era così, ma dietro la scorza c'era ben altro, che, come il ragazzo che avevo di fronte, non ero intenzionata a rivelare subito.

-Immagine ben costruita, mi chiamo Michael.

-Tutto qua?

-Sì, io non ho un discorso pronto come te.

-Chi ti dice che era preparato?

-Perchè non lo era?

Non risposi e mi limitai a lanciargli un'occhiataccia prima di concentrarmi sulla mela ancora intatta.

Stavo appunto cercando il modo migliore per mangiare tutta la polpa senza togliermi residui di torso dai denti più tardi in bagno quando un richiamo indirizzato a me due tavoli più in là mi fece sobbalzare.

-Hey weirdo! Ti sei trovata una nuova BFF?

Michael arrossì e si concentrò intensamente sui maccheroni al formaggio che aveva davanti mentre Andy e la sua cricca di baby-gorilla si avvicinava minacciosamente.

-Ciao checca! Divertito a rompere le palle nella nostra scuola oggi?

-Vostra? Che desolazione, fossi stata in voi mi sarei comprata una sala giochi, non una scuola.- Bhè mi era scappato.

Andy mi puntò con un dito e mi sputacchiò in faccia:

-Non parlavo con te puttana, ma con la tua nuova BFF chiaro?

Lo guardai con compassione, non si sapeva difendere se non a botte e parolacce poverino, mentre dicevo sotto il fiato, in modo che lui non mi potesse sentire:

-Agli ordini capitano.

Intanto si era girato verso Michael che aveva perso tutta la sua altezza scivolando piano piano sotto il tavolo, rosso e imbarazzato dalle parole offensive del bullo. Probabilmente non era abituato, e in quel momento decisi che il ricciolino aveva appena trovato la sua nuova personale guardia del corpo contro Andy & The Mini-Gorillas.

Il ragazzo che prima mi aveva risposto con sarcasmo e freddezza ora era confuso e spaventato e ispirava un grande bisogno di protezione. Però doveva prima sapere il perchè l'avrei pedinato da quel momento in poi o mi avrebbe preso per una stalker, quindi...

-Oh, ancora non hai finito di mangiare eh pollastrella? Dai che ti aiuto...- prese la forchetta dalla mano di un Michael impietrito e una volta preso il piatto dal vassoio glielo rovesciò in testa e assestò uno schiaffo bello forte sulla schiena del ragazzo con i capelli al maccherone facendolo tossire.

Rise e se ne andò ricevendo pacche e vari “Ben fatto!!” dai suoi seguaci.

Il ragazzo col papillon non si azzardò ad aprire gli occhi come se aspettasse che quel brutto incubo passasse come un'ombra così com'era arrivato. Decisi di prendermene cura come un cagnolino smarrito, dopotutto mi erano sempre paicuti gli animali. Sì, sarebbe stato il mio cucciolo personale.. E ora, a quanto pare, bisognava insegnargli a fare la pipì alzando la zampa in un parco invece che nascondersi dietro a pozze malcelate sul tappeto, così lo presi e lo portai in un bagno vicino alla mensa che nessuno usava più a causa degli orinatoi rotti.

Gli tolsi il piatto di carta dalla testa e con un fazzoletto cominciai a pulirgli il viso scoprendo due guance terribilmente rosse.

Sbirciò probabilmente per vedere se lo stavo deridendo o altro,dopo di che, soddisfatto dalla mia espressione seria e concentrata, aprì gli occhi e mi bloccò la mano dicendo:

-Faccio io.

Lo guardai interrogativa e spiegò:- Te aiutami con I capelli, dietro non mi vedo.

Annuii, e, tolti I guanti da minnie, cominciai a cercare maccheroni in quel pagliaio ingarbugliato che erano I suoi capelli.

 

_******_

 

Da quel giorno in poi io e Michael cominciammo a frequentarci, solo a pranzo, ma già era un'inizio.

Non parlavamo molto, ma la compagnia mi faceva bene, tre anni sola al tavolo e presa di mira da tutti non è proprio ciò che tutti desiderano alla scuola superiore.

Nei corridoi lo seguivo furtiva e nell'autobus gli sorridevo non'appena entrava e mi trovava con gli occhi. Quando si avvicinava inconsapevolmente a Andy & The Gorillas (sì, era il loro nuovo soprannome) facevo da diversivo camminando vicino a loro e sbattendo la maggior parte delle volte con la spalla di Andy. Vero, mi comprivano di insulti, ma essendo una ragazza non potevano picchiarmi come avrebbero fatto nel caso di Michael.

Un giorno a pranzo mi cadde l'occhio sulla valigetta che portava sempre il riccio al suo fianco. Michael, da ciò che avevo potuto notare, non era un tipo molto attento, lasciava in giro occhiali, quaderni, libri (che poi tornavano magicamente nel suo armadietto) ma quella valigetta sembrava incollata al suo fianco.

Se conteneva un fucile di precisione o delle caramelle non lo sapevo, la curiosità si era fatta pressante, quindi chiesi:

-Cos'hai lì dentro?

Eh sì, I giri di parole non erano fatti per me.

Michael sembrò svegliarsi da una coma profondo e con un sussulto di forchetta esclamò:

-Cosa?! Dove?!

-Nella cartellina che porti sempre con te, cosa c'è lì dentro?


**NOTA DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**
Sì, i finali "fiato sospeso" sono i miei preferiti :3
Pubblico questo capitolo così presto perchè dopodomani parto e non avrò computer a disposition.
Comment & Subscribe
(Ehm, scusate, sindrome di Youtube xD)
x Lexi


 

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Capitolo 3
*** Boredom&Suitcases ***


Boredom&Suitcases






Mi prese per il braccio e nel giro di 45 secondi eravamo nel parco che avevamo sempre evitato dal primo attacco di Andy&TheGorillas.

Ci rifugiammo sotto un albero e all'ombra mi scrutò il viso, che in quel momento era probabilmente acceso dalla curiosità, cominciando a slacciare lentamente le cinghie della valigetta. Mi chiesi se avrebbe fatto altrettanto lentamente se gli avessi chiesto di slacciarmi il reggiseno.

Sollevò la patta e cominciò a poggiare sul prato una quantita immensa di matite colorate, audio-cassette, caramelle e blocchetti per gli appunti consunti e gonfi.

Presi a osservare ogni cosa con cura; esaminai le cassette (che erano per la maggior parte di effetti sonori), aprii qualche blocchetto per gli appunti cercando di non farlo espoldere e disegnai qualche faccina con le matite colorate dopo aver infilato in bocca una caramella.

Il tutto sotto raggi X color nocciola che si scollavano dalle mie mani solo quando lo gurdavo apertamente.

In quel caso quegli occhi alla nutella PUFF!, facevano sparire qualunque malignità che stavo per dire.

Dopo aver toccato tutto quel che volevo, bhè QUASI tutto visto che I riccioli bruni in quel momento non erano a portata di mano, feci per rimettere apposto la roba sparsa sull'erba ma mi bloccò la mano e per ogni cosa che metteva dentro ne cacciava due, fino a rimettere tutto apposto.

Era così concentrato nel suo lavoro che non si accorse nemmeno del mio piede scalzo che stuzzicava la pelle della sua caviglia.

 

 

Lezione. Lezione. Lezione.

Sonno. Riposo di palpebre. Pislino.

 

 

Tornata a casa evitai accuratamente la borsa di scuola e mia madre girovagando per il giardino, mi stesi sotto il pino e cominciai a far vagare I pensieri...

La gonna a scacchi, il quaderno dimenticato nell'armadietto, le matite colorate, devo cambiare la trapunta, la scarpe alla Dorothy, Whinnie Pooh, Edith Piaf, Parigi, Andy&TheGorillas, Mensa, Michael spaventato, devo cambiare la trapunta, Occhi alla nutella...

Mi risvegliai che era il crepuscolo ricoperta di sabbia, da dove venisse era facilmente intuibile grazie alle risatine che venivano da dietro ad un cespuglio vicino al porticato.

Oh, che sorella idiota. Per non dargliela vinta non le sbraitai contro in modo ineducato, nè la strangolai. Avrei avuto tempo dopo cena.

Una volta nella mia stanza mi scrollai e caddi sul letto continuando il mio “vagare di pensieri”

 

 

 

Il giorno successivo sull'autobus non vidi nessuna testa riccia, ad ogni fermata riemergevo dal libro speranzosa, ma quella mattina non incrociai nessun occhio color nutella per far partire bene la giornata.

Una volta a destinazione scesi dall'autobus e mi rifugiai tra le colonne e il portone d'ingresso come da routine.

La prima ora avrei dovuto passarla con Michael quindi attesi un pò prima di entrare, la professoressa però mi richiamò in classe cessando la mia trepidante attesa.

-Renèe, c'era qualche strana forza oscura che ti impediva l'accesso?

-Sì professoressa, un grosso troll. Ho ritardato ma ne è valsa la pena visto che l'ho battuto no? Ora tutti gli scolari allegri potranno accedere alla sua classe senza subire danni.

-Renèe siediti.

Ubbidii e mi preparai per la mia trance quotidiana che quella volta sarebbe durata tutta la giornata.

 

Come immaginavo fu una mattinata scolastica orribile e inutile: nessuno da osservare, tutti I pensieri scritti su un fazzoletto unto di olio della mensa e nessuna operazione segreta da diversivo.

Solo ora capivo quanto mi era mancato nei primi anni un amico (o qualcosa che si avvicinasse di molto ad esso).

 

Alle tre fui la prima a saltare dalla sedia al suono della campanella e in 15 minuti ero sola in camera con il cellulare tra le mani trepidante che il mio simil-amico rispondesse.

-Pronto?

-Hey Mike, sono Renèe. Che è successo?

-...

-Oi?

-Scusa, stavo riflettendo sul se dirtelo o no.

-Cosa devi dirmi Michael?

-Sto valutando l'ipotesi... non ti metterai a spettegolare vero?

-Ti pare?! No guarda, ho proprio il bisogno impellente di raccontare I fatti tuoi al mio codazzo di Pon-pon Girls in minigonna e code bionde al sapore di Chewing-gum.

-Già. Allora... non riesco a dirti a telefono. Potresti venire da me?

Io a casa sua? Bhe, mica male.

-Certo!-Dissi con forse troppo slancio- quando?

-Anche ora. In effetti ho bisogno di qualcuno con cui parlare.

-Bene, a tra poco!

-Ciao.

 

 

 

Mi inviò un messaggio con l'indiritìzzo e mi affrettai per le strade di Londra in groppa alla mia Graziella giallo canarino e una volta a casa Penniman praticamente inchiodai.

Respiro profondo. Pugni per farmi forza e...

DLING DLONG.

Ciò che vidi appena si aprì la porta mi fece praticamente cascare il cappello.

 

 

**NOTA DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**

Eheh, io covo come una gallina :D

ma non uova. Capirete presto :3

So che non è lungo, ma compatitemi. La natura mi ha dotato di una scomoda capacità di sintesi.

Se qualcuno è interessato farei volentieri a cambio con un pò più di loggorricità (?)

Au revoir Kiddos <3

x

Lexi

 

 

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Capitolo 4
*** La futura desolata vita scolatica di Renèe. ***


Scusate il titolo non ha molto senso lo so T.T
Così come il capitolom non mi piace molto ma era necessario.
Let me know se fa proprio così schifo.

 



La futura e desolata vita scolatica di Renèe.





Michael mi sorrideva come per rassicurarmi ma ciò che vedevo non aiutava per nulla.

Labbro gonfio e viola, un taglio (che non era esattamente una sciocchezza) all'altezza dello zigomo sinistro e l'occhio destro ridotto in poltiglia.

Chiunque lo aveva ridotto così era un pezzo di merda morto.

-Niente male come prima volta eh?

Non ero molto in vena di sdrammatizzare, anzi, mi sentivo ribollire dalla rabbia.

-Chi ti ha fatto questo?

Lo chiesi con voce calmissima ma ero pronta a impugnare una mannaia e tagliare la gola a chiunque fosse stato il responsabile, insomma, avevan ridotto così il mio protetto. Nessuno sarebbe rimasto impunito.

Intuendo le mie intenzioni mi guardò spaventato e mi portò nel retro.

Lì, seduti all'ombra, cominciò a parlare.

-Stai calma.

-Lo sono- dissi mentre torturavo il biglietto dell'autobus nella tasca dei miei jeans zebrati.

-Bene- prese un respiro profondo e poi cominciò senza fermarsi un secondo:- Ieri stavo per il corridoio, ero rientrato a scuola perchè avevo dimenticato le scarpe da ginnastica nello spogliatoio; allora ho incontrato Andy e quegli idioti dei suoi cagnolini. Mi ha urlato in faccia: -Hey checca, tutta sola oggi?- per poi strapparmi il colletto dalla camicia. Allora sono scoppiati tutti a ridere contemporaneamente,e devo ammettere che è stato inquietante, mentre io cercavo di dileguarmi. Lui però mi ha preso per il braccio e con un pugno mi ha sbattuto contro un armadietto- e si indicò il labbro -dicendo che da lui non si scappa, poi hanno cominciato a prendermi a sberle, cazzotti, ad un certo punto non capivo nemmeno la differenza, e sono caduto. Hanno cominciato con I calci e quando mi son risvegliato ero a casa con tutte queste bende e l'addome maciullato.- detto questo si sollevò un angolo della t-shirt a righe per scoprire delle bende che sapevano di disinfettante. Chissà come l'avevano combinato. E poi, perchè?

Non sapendo cosa dire per consolarlo chiesi:

-Cosa farai ora?

Arrossì

-Ho praticamente implorato mamma di farmi fare home-schooling. Non potrei sopportare una'ltra cosa come quella di ieri. Sarebbe troppo...

-E lei?

-Fortunatamente ha accettato, si è spaventata non poco vedendo come mi avevano ridotto.

-Ah, sono felice per te.

Già, per lui. Anche se non ci conoscevamo molto affondo, grazie a Andy e I suoi amici anche la più pallida possibilità di considerarlo come qualcosa di più di un semplice conoscente era svanita. Quindi non ero al massimo dell'allegria, anche se mi faceva piacere che Michael da ora in poi sarebbe stato al riparo da altri attacchi del genere.

-Però non ci potremmo vedere più spesso...

Oh, non pensavo avesse questo acume nel capire i sentimenti degli altri.

-Lo so.

-E mi dispiace, non sei male.

Ah, aveva capito perchè provava la stessa cosa...

-Nemmeno tu sei male.

-Però, anche se non verrò a scuola non vorrà dire che sarò affetto da qualche malattia contagiosa! Potremmo fare come oggi pomeriggio!

Non gli dissi che ci avevo già pensato, sarebbe stato scortese, ma fui molto felice di apprendere che nemmeno lui voleva che ci perdessimo di vista...


**NOTA DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**
Come ho scritto all'inizio, questo capitolo non mi piace molto, ma son stata due ore a revisionarlo e cose varie e questa è la versione più decente, Perfavore non sbrandellatemi D:
Alla prossima,
Lexi.

 

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Capitolo 5
*** That's amore (non findus) ***


 

 

That's amore (non findus)

 

 

 

Tornai più volte a casa di Michael e altrettante volte lui venne da me.

Piano piano imparammo a conoscerci e a volerci bene.

Bhè, più che bene. Almeno per quanto mi riguardava, Michael era arrivato ad uno stato superiore alla definizione “amico”.

Quando stavamo insieme mi incantavo a seguire ogni curva dei riccioli scuri, quando non guardava mi giravo verso il primo specchio a controllare che fossi ancora presentabile, avevo stranemente iniziatoa controllare la mia alimentazione e a indossare maglie sempre meno caste in sua presenza. Ma quando I nostri occhi si incrociavano...

non capivo cosa mi succedesse quando si incatenavano I nostri sguardi, anche se solo per caso.

Arrossivo, ma quella era solo la manifestzione visibile di tutto ciò che mi scatenavano dentro quegli occhi color nocciola così caldi e amichevoli.

Era la prima volta che mi sentivo così. In 16 anni non ero mai caduta in questo modo per qulcuno.

Di reale intendo, la cotta spaventosa per Frank 'n' Further ribolliva nei miei lombi già da tempo.

Nonostante il mio spirito battagliero non avevo la benchè minima intenzione di battermi per questa specifica causa.

Transfigurandomi in uno dei peggiori clichè cercai di autoconvincermi che il motivo per il quale non volevo aprirmi era la probabile rovina della nostra amicizia.

Non riuscendo a mentire a me stessa dopo un pò di monologhi mi rassegnai al fatto che l'unico motivo della mia riluttanza era la paura: dalle più futile come quella del suo viso una volta detto tutto, alle più terrificanti come quella di un eventuale rifiuto.

Però non era solo il rifiuto di per sè che mi preoccupava, avevo paura che poi si sarebbe allontanato per farsi dimanticare, che sarebbe finita l'era delle imitazioni di Freddie Mercury e di Prince, che sarebbe finito tutto ciò che mi portava avanti in quel periodo.

 

 

*******

 

 

Stesa sul letto rimurginavo sugli eventi dei quattro mesi precedenti quando mi fece sobbalzare lo squillo del cellulare che vibrava allegramente all'altezza del mio stomaco.

Cessai quel rumore fastidioso rispondendo senza nemmeno controllare chi mi avesse mai disturbato.

Appena riconobbi la voce di Michael saltai giù dal letto rassettando capelli e vestito per poi arrossire rendendomi conto della ridicolaggine di ciò che avevo appena fatto.

 

-Renèe, mi stai ascoltando?

-Ehm, scusa, mi ero incantata.

-Già, ti ho chiesto se ti va di venire da me, ho qualcosa da mostrarti.

 

Oddio, l'ultima volta che mi doveva far vedere qualcosa dal vivo aveva l'addome maciullato da quei cretini a scuola.

 

-Ok, mi devo preoccupare?

-Ma no! Anzi!

Sospirai di sollievo e chiesi:

-Quando?

-Ora se non hai nient'altro da fare.

 

Se non ho da fare? Ma pur di venire da te lascerei I piedi di mia sorella mentre sta appesa ad una finestra! Pensai tornando al mio nuovo mondo popolato da unicorni e nuvole di zucchero filato.

*******

 

Mi diedi un'ultima aggiustatina specchiandomi nella finestra accanto alla porta e bussai, venne ad aprirmi Michael e mi prese per il braccio con la solita delicatezza da ippopotamo e mi portò dentro.

Però non svoltammo per la cucina, per la prima volta prendemmo le scale.

Una volta saliti mi fece cenno verso destra e indicò la porta più vicina.

La sua camera. L'idea mi eccitava, farmi entrare lì era sintomo che di me si fidava, non a caso in camera mia è entrato quasi subito.

Dopo avermi scombussolato con un sorriso particolarmente smagliante mi indicò la porta facendomi segno di entrare.

Tutto bianco. Pareti, pavimento, la scrivania, anche la televisione e il pianoforte verticale

O almeno era questa l'impressione inziale; poi notai le miriadi di giocattoli sulle mensole, le matite colorate sparse dappertutto così come le palline rimbalzine, il copriletto celeste chiaro e I disegni sulla parete della porta a mò di affresco.

Sorrise imbarazzato e mi fece sedere sul letto. Mi sarei stesa volentieri (con lui) ma non volevo sembrare invadente.

-Chiudi gli occhi.

Ubbidii e subito mi sentii molto più vulnerabile, fin troppo. Detestavo stare ad occhi chiusi.

Aspettai qualche secondo e poi cominciò a suonare.

Rimasi senza fiato.

Non suonava particolarmente bene, ma la melodia che sentivo, anche dentro di me, scuoteva nel profondo ogni parte del mio essere.

 

-L'hai fatta tu?

Ansimai una volta finito.

-Si, ti piace?

-No, - la sua espressione di disappunto mi fece sorridere -di più

Mi fece alzare e mi abbracciò stretta mentre il cuore mi batteva a mille.

Potevo farlo ora, ma avevo paura di parlare.

-Credi che a lui piacerà?

 

 

**NOTE DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**

Oui, Renèe s'è “'nnamurata”.

Anche Mika a quanto pare D:

Povera ciccia, mi dispiace per lei. **Lexi, ti ricordo che le hai destinato tu questo crudele destino**

Eh già sorry Renèe!

Ma nessuno ha detto che tutto è perduto :) Eheh

Stai tuned

Peace out,

Lexi

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Capitolo 6
*** I wish you well. ***


 

I wish you well.

 

 

 

 

Lui. Da che batteva come quello di un colibrì il mio cuore cessò all'istante la sua corsa.

Non avevo la enchè minima speranza dunque, dovevo inghiottire la medicina amara, sorridere e dare al mio bel principe dai denti frontmen tutto ciò che un'amica può dare.

Mentre le lacrime che si erano fatte pesanti stavano per scendere si sciolse dalla presa, ormai compulsiva, con un sorrisino imbarazzato.

Ingoiai momentaneamente il mio dolore liquido e lo guardai benevola cercando di celare tutto ciò che avrebbe rischiato di leggere nei miei occhi.

Fissò un punto oltre il mio viso dopodichè iniziò a parlare:

-Già, è un lui.

Non sapendo cosa dire mi limitai ad annuire poi continuò:

-Ma a malapena parliamo. Figurati se ho il coraggio di fargli sentire una cosa simile, scapperebbe a gambe levate.

-Se facesse così sarebbe un'emerito idiota. E poi diciamocelo, gli è capitata una gran bella fortuna: sei bello, simpatico, sveglio, divertente e a quanto pare anche romantico, chi potrebbe volere di più?- Mi guardò sorpreso, mi ero lasciata sfuggire più di quanto intendessi – Apparte me ovviamente.- aggiunsi con un occhiolino.

-Grazie renèe.

Mi limitai ad annuire ancora una volta e ad approffittare della momentanea fragilità di Michael per sentire di nuovo il suo petto ampio premere sul mio, per stringerlo afferrando le spalle larghe e ossute, per sentire ancora le sue mani lunghe e tremanti poggiate lievemente sulla parte inferiore della mia schiena.

Per un attimo provai a dimanticare il fatto che potevamo essere solo amici, cercai di scacciare dal mio cervello il pensiero che il mio corpo da lui poteva eventualmente essere considerato proporzionato, bello oggettivamente, ma mai desiderabile come il suo nei miei confronti, cercai di non pensare che se lo avessi baciato non avrebbe mai sentito fuochi d'artificio o esplosioni di altro genere, nessun piromane si sarebbe divertito con le sue viscere se avessi sfiorato le sue labbra asimmtriche con le mie.

Prima che cedessi alla tentazione di constatare se effettivamente non sarebbe successo nulla, lo lasciai andare, gli diedi un buffetto affettuoso sulla guancia e decisi si andare a sfogarmi un po' in camera mia.

-Spero di conoscere presto il fortunato, ora vado, mi tocca fare i biscotti con mia sorella- dentro di essi – Ciao, a domani!- e mi sorrise facendo partire i bulloni delle mie ginocchia.

 

 

*******

 

Tornata a casa mi fiondai subito sul letto e con la testa tra i cuscini cominciai a singhiozzare e a piangere cercando di non smettere e aiutandomi con i pensieri più desolanti che riuscivo a trovare.

Uno sfogo come si deve serve ogni tanto,.

Non scesi per cena accusando un mal di pancia fulminante e mi addormentai senza sognare né muovermi.

 

*******

 

Il pomeriggio passeggiavo per casa con il cellulare in mano e ogni 5 minuti controllavo il display nel caso fosse arrivato qualcosa senza che me ne accorgessi.

Si fecero le 4.

Le 5.

Le 7.

Nulla, nemmeno un misero squillo per farsi richiamare.

Seppellii il telefono nel piumone e andai a cena. Mi ero ripromessa che non avrei più sbirciato ma appena finito di magiare non resistetti e lo dissotterrai.

Ce l'ho fatta!!! So anche come si chiamano i genitori *_*. Raggiungimi al Solito alle 11:30.”

Non avrei mai pensato di morire in così tenera età.

 

**NOTA DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**

Eheh, chissà cosa l'aspetta!

P.S. Sono gelosa di lei, abbracciare Mika così stratto * O * che cosa dulse :)

Bhè, tra un po' inizia l'azione :3 avrò da fare!

 

Ai cari lettori nell'ombra:
Non temete di commentare! Non lasciatevi gremire dalla pigrizia!!! Orsù, fatemi sapere cosa ne pensate,

A presto

Lexi x

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Capitolo 7
*** Joe ***


 

 

Joe

 

 

 

È stato orribile. Apparte... bhe...

Alle 11 mi sono calata giù dalla finestra con le lenzuola attaccate ad un piede del letto e ho scavalcato la recinzione del giardino. Vorrei aggiungere con un bel salto atletico, ma visto che la suddetta è alta a malapena un metro, non credo sia giusto.

Vestita tutta di nero, nel caso a mamma venisse una matta voglia di respirare un pò d'aria fresca dalla finestra dello sgabuzzino, mi avviai per la strada quasi correndo e arrivai al bar con il viso chiazzato di rosso.

 

-Heilà! Riccia!

-Ciao Mike

 

Aveva il viso scarlatto come il mio smalto, in viso le occhiaie viola erano più profonde che mai, gli occhi caldi accesi da uno strano luccichio.

Ora che ci ripenso forse era ubriaco. Anzi no, all'inizio era pienamente cosciente di quello che faceva.

Comunque, si avvicinò e mi diede una pacca sulla spalla sorridendo ma nei suoi occhi leggevo qualcosa che somigliava molto a terrore, gli lanciai un'occhiata interrogativa e lui mi fece cenno con la testa di seguirlo.

Arrivati al lato destro del bancone toccò la spalla ad un tipo più basso di lui ma egualmente magro e questo si spostò un attimo facendo entrare a far parte me e Michael del cerchio.

-Ren, questi sono: Tape, Skinn, Yankee e – sospiro e sorriso impercettibile – Joe.

Joe? Che razza di nome era? Mha, mi sarei aspettata per lo meno un bel William. Vabbè, il tipo non era male, occhiali scuri in testa, biondino, alto quanto Michael ma più robusto e un'anello al lato del labbro inferiore. Saremmo potuti anche andare d'accordo se non fosse stato il presunto innamorato del ragazzo dei miei sogni.

Mike mi guardò come un imputato guarda un giudice al processo finale di una lunga causa, intenerita gli sorrisi rassicurante e cominciai ad osservarlo.

 

L'avevo visto allegro, freddo, triste, trasognato, l'avevo visto anche piangere, ma come quella sera mai;

rosso in viso rideva per un nonnulla e dopo due lattine di birra già faceva finta di essere ubriaco.

Sapevo che non lo era perchè eravamo insieme la prima volta che si ubriacò e faceva paura, non era per niente carino e flirtoso come in quel momento.

O almeno io lo vedevo flirtoso, Joe non so.

Inutile dire che penso non sia fatto per lui.

Ad un certo punto la conversazione si è fatta più seria, almeno per me e Michael:

-Mike, che hai? Sembri una tredicenne in calore stasera!

Giù tutti a ridere, anche Michael, ma in modo isterico.

Poi attacca a parlare Joe:

-Sapete cosa c'è di peggiore ad una tredicenne in calore che ti fa la corte?

Lo guardammo interrogativi – Un frocio che ti si struscia addosso in una discoteca! Vi è mai capitata 'na cosa del genere? È ripugnante!

Risero tutti, tranne me e ovviamente Michael che si rifugiò in un boccale ma non abbastanza velocemente da non permettermi di notare il rossore che era arrivato fino all'attaccatura dei capelli.

Dopo un coro di “No! No! Per carità che schifo!” solo io e Michael non avevamo parlato e visto che io ero ignorata amorevolmente da tutto il gruppo chiesero al quasi-strozzato al mio fianco:

-Huh Mike? Mai successo di dover respingere una patetica checchetta?

Mi ha guardato un attimo e gli si leggeva il panico totale negli occhi arrossati dal fumo del bar.

Poi però fu come se avessi visto una lamapdina accendersi al lato della testa ricciuta ,voltandosi verso

Tape, disse:

-A me? Oh non penso proprio, l'unica con la quale mi struscio e la piccola Ren qua!

Detto questo ha affondato le sue dita nella carne della mia zona culo-fianco e voltandomi verso di lui ha avvicinato pericolosamente il suo viso al mio, tanto che potevo sentire la puzza di alcool del suo fiato.

In quel momento credo, o almeno spero, che non fosse proprio sobrio.

Dopo un: - Ti supplico non odiarmi per questo-

Ha afferrato la mia nuca con la delicatezza di un giocatore di baseball che afferra una mazza e ha premuto le sue labbra contro le mie.

Per un momento tutte le sinapsi si sono messe in fila a ballare la conga ma ovviamente , essendo un'adorabile autolesionista, ho cominciato subito a pensare che mi stava togliendo tutta la poesia del primo bacio, che stavo sì slinguando con il ragazzo del quale ero innamorata, ma era purtroppo quello il termine giusto.

Non ci stavamo baciando, stavamo limonando senza sentimenti da parte di uno dei due e per di più credo fosse stata la prima volta di entrambi, sicuramente anche l'ultima.

Nonostante la mia morale mi imponeva di staccarmi mollargli un ceffone, mandarlo a quel paese e andare via con una sventagliata di capelli I miei ormoni letteralmente imbizzarriti constrinsero il mio corpo ad inarcarsi aderendo al suo, e, nonostante la delusione provocata dal fatto che non avevo sentito nessuna allegria in particolare (capitemi) non potei fare a meno di approfittarne e sfruttare al meglio le mie scarse capacità da gattona, tutte derivanti dal fatto che leggo non poco e ultimamente non mi ero proprio lanciata sul casto e puro, anzi.

Per cui non lo abbandonai lì tra gli sghignazzi dei buzzurri ma continuai a baciarlo per poi andarmene senza guardare in faccia e salutando con un gesto della mia mano alle mie spalle.

 

Piansi tutta la notte.

 

**NOTE DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**

Ugh. Il capitolo ha una storia figa che nella mia mente era ben raffigurata . Ma non mi piace per nulla come ho scritto.

Sigh.

Peace out.
Lexi x

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Capitolo 8
*** The day after ***


 

The Day After



Inutile anche che lo dica, ma quella notte non chiusi occhio.

Continuavano a vorticarmi davanti agli occhi immagini di boccali di birra, sulle mie labbra sentivo ancora la sensazione di quel bacio al sapore di alcool e la testa mi girava per tutto il fumo passivo che avevo inalato.

 

La mattina dopo scivolai giù dal letto e strisciai in cucina, la quale, fortunatamente, era desolata.

Mangiai dei tristissimi cereali molli e tornai su in camera per abbattermi ancora un pò.

Forse avrei dovuto provare a muovermi, sentire un pò di musica, scordare tutto quello che era successo e continuare ad andare avnti con un sorrisone, ma non volevo. Se mi fossi impegnata ci sarei riuscita senza sforzo ma la realtà era che non volevo dimanticare tutto ciò che avevo percepito la sera prima; se non veniva considerata la situazione quello era davvero un signor bacio.

Mi misi di nuovo sul letto e fissai il soffitto per una buona mezz'ora.

Scesi in cucina a farmi un panino. Della serie: quando non sai che fare, mangia.

Uscii un pò in giardino e a quel punto il mio cellulare si animò, vibrando alla levigatrice maniera.
 

“ Mi dispiace! È stato un gesto orribile, non ho scuse.”
 

Lo so pensai, ma amandolo come lo amavo io, nessuno avrebbe risposto in così malo modo.
 

Non preoccuparti Mike.”
 

Non riuscivo a permettermi di più, e non volevo dire altro, altrimenti mi sarei lasciata andare e sarebbe venuto fuori uno dei caos più totali.

Buttai il telefono in mezzo al prato e mi poggiai all'unico albero del piccolo spiazzo di terra dietro casa, chiusi gli occhi e svuotai la mente per riposarmi un pò.

Sentivo solo gli uccellini sui I rami al di sopra della mia testa, feci una smorfia e non perchè non ero in vena di romanticherie alla biancaneve, ma perchè avevo paura che lasciassero quelche inopporuno ricordino sul maglione.


 

Dopo un pò il telefono vibrò di nuovo, sobbalzai e rotolai per terra fino a raggiungerlo con il braccio.

Di nuovo Michael:
 

Ren, non ti posso vedere in faccia; non sono sicuro di non aver ragione di preoccuparmi.”
 

Perchè non poteva fregarsene come tutti I ragazzi di questo mondo? Ah già, non era come “tutti I ragazzi di questo mondo” doveva ostentare la sua perfezione per forza, o come avrei potuto starci male io sapendo che non avrei mai potuto averlo?
 

Mike, non farlo. Sto bene davvero :)”
 

Argh, avrei voluto incollarmi quello smiley in faccia e andare a casa sua pur di non sentirmelo. 


**NOTA DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**
Scusate la vergognosa brevità. Il blocco dell (pseudo)scrittore è doloroso.

Au Revoir

Lexi x

 

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Capitolo 9
*** I'm Sorry ***


 

I'm Sorry

 

 

 

Nei giorni seguenti non feci molto, apparte piangere a volontà e disperarmi per colpa di quello zuccone dalla testa ricciuta che contribuiva alla perdita del mio senno, che già scarseggiava di suo, quindi figurarsi.

 

La settimana fu una delle più infruttuose della mia vita: tra compiti andati male, interrogazioni durante le quali avevo fatto scena muta e note varie (purtroppo non suonate da un bel fanciullo su un candido pianoforte verticale, ma stilate da qualche vecchia pipistrella con un'evidente vita sessuale inappagnate) .

Mia madre non sapeva dove mettere le mani e me lo comunicò sottolineando il concetto con 10 giorni di reclusione entro il perimetro della casa e controllo dei compiti a fine giornata.

Quando il giudice finì il suo verdetto, da insoddifacente imputata quale ero, mi rintanai in camera senza alcun lamento e cominciai subito con la ricerca sui popoli indigeni dell'Australia (ovvero cominciai a twittare senza meta o scopo).

Dopo essermi informata sugli usi e costumi degli indigeni oceanici mi concessi a Tumblr, ma appena entrata nello spirito della cosa fui distratta da un fastidioso picchiettare alla mia finestra.

Mi alzai un pò timorosa(non si può mai sapere chi si nasconde sotto un davanzale) e aprii lentamente con la mano sinistra mentre con la destra afferravo una racchetta da tennis, mai usata e affissa al muro solo per convincere mio padre che quell'anno e mezzo di palline gialle che mi avevano provocato lividi in ogni parte del corpo non era stato buttato nel cassonetto dei pensieri, cercando di fare il minor rumore possibile.

La finestra era stata aperta quasi del tutto e a quel punto decisi di affacciarmi con la mia arma improvvisata già pronta all'attacco.

Ad aver lanciato i sassolini non era stato nulla di pericoloso ma il piatto della racchetta scese comunque a colpire. Sotto la finestra c'era Michael e, nonostante il primo impeto fosse stato quello di lanciarmi giù e finire tra le sue braccia per sentire ancora una volta le sue labbra morbide sulle mie, un'attimo dopo tutti i brutti ricordi si fecero strada tra le mie sinapsi contagiando ogni altro mio pensiero e provocando la reazione che portò alla formazione di un bel bernoccolo sulla testa di quel tonto.

-Ma che cazz..?! Renèe! Che t'è preso?!

Risposi con il tono più freddo del repertorio:

-Non urlare, grazie a te sono in punizione e se la despota ti sente sono cavoli amari. Che ci fai qui?

-Per colpa mia?! Che ho fatto?!

-Oh diamine! Possibile che non riesci nemmeno a bisbigliare a bassa voce? Aspetta un attimo che ti faccio salire.

Ero irritata e ansiosa; che senso aveva piombare a casa della gente così?

Smossa dalla curiosità sempre crescente mi sbrigai a trovare la scaletta di corda che avevo in cima all'armadio e la mandai giù dopo averla assicurata ai piedi del letto. Avevo pensato di fargli fare un bel volo, ma se fosse morto o se si fosse ferito gravemente non avrebbe potuto dire ciò che doveva, quindi rinunciai pensando alla curiosità che mi avrebbe divorato.

Una volta attraversata la finestra mi resi conto di quanto mi fosse mancato in quelle due settimane di mutismo. I capelli da schizzato, le gambe tanto lunghe quanto magre che lo facevano sembrare sproporzionato, la bocca asimmetrica per colpa del labbro inferiore leggermente più pieno dell'altro e gli occhi... quei due laghetti di nutella nei quali avrei fatto il bagno per giorni, nei quali sarei potuta affogare e morire con un sorriso, che mi avevano sconvolto i pensieri e i sogni molto spesso...

Grazie ad una delle lunghe mani che coprì l'occhio destro mi disincantai e osservai il punto che le dita stavano delicatamente sfiorando, però Michael era ancora sovrappensiero, quindi il gesto che mi aveva distratto doveva essere involontario e, da brava lettrice accanita di romanzi gialli, dedussi che il taglio che divideva il sopracciglio era lì da qualche tempo.

 

Per non saltargli addosso e percepire quel caldo contatto che mi faceva sentire completa, mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare, mi girai verso il letto e mi sedetti cercando di assumere una posa che esprimesse fermezza ma al contempo disponibilità ad ascoltare ciò che aveva da dirmi.

Probabilmente però, tutto ciò era troppo per il mio piccolo cervellino bacato, perchè era rimasto concentrato sul comando “non stritolare e coprire di baci quel pezzo figo che hai davanti”, permettendomi soltanto di sedermi curva, con le mani in grembo, lo sguardo fisso e fortunatamente lontano dai quei due laghetti di cioccolato che sembravano dotati di qualche misterioso campo magnetico che sbriciolava senza ritegno la mia già scarsa forza di volontà.

Sentii il letto molleggiare e avvertii il calore del suo corpo molto vicino al mio. Per puro spirito autolesionista mi girai e il mio autocontrollo vacillò pericolosamente. Poi con voce rotta Michael cominciò a parlare e un'altro terremoto di magnitudo 9.8 rese i miei sforzi ancora più faticosi.

-Renèe... mi dispiace per quello che ho fatto, non dovevo ma mi hanno preso alla sprovvista e sono andato nel panico. Non sapevo che Joe fosse un... un... ehm...-

-Omofobo del cazzo- sbottai e dopo avermi lanciato un'ochiata rassegnata continuò:

-Senza i vari abbellimenti credo sia il termine più adatto... Quindi, non sapevo fosse così e ho fatto la prima cosa che mi è passata per la testa, cercando di rimediare al mio comportamento sventato ed estremamente inappropriato...-

-E hai pensato bene di rovinarmi tutta la poesia del primo bacio.- continuai per lui.

Mi guardò con gli occhi sgranati ed esclamò:

-Cosa?! Mio Dio Ren mi dispiace tantissimo! Non avevo la più pallida idea che fosse la tua prima volta! Cioè, sembri e ti comporti da tipa alla mano, non mi ha nemmeno sfiorato la mente che potesse essere così!

-Forse perchè quel poco di materia grigia che hai è così ben nascosto che i pensieri non la trovano e vagano liberi per la tua scatola cranica giocando con l'eco.

Ignorò il mio commento e seguitò:

-Per me non è stato un problema perchè non ci avevo nemmeno mai pensato a come avrebbe dovuto essere il primo bacio, Ma davvero, scusami tantissimo!

Mentre si scusava prese il mio mento tra il pollice e l'indice invitandomi a guardarlo negli occhi e lo assecondai aggrappandomi con le unghie e con i denti a quel poco di autocontrollo che mi era rimasto.

Aveva dato il suo primo bacio a me, e io il mio a lui... ci eravamo aperti a vicenda la porta verso qualunque altro contatto più che amichevole , e anche se non era successo nella maniera più romantica possibile tutto il miele della cosa alla fin fine non era andato in padella.

Visto che stavolta non sembrava volessi interromperlo prese un gran respiro e continuò, guardando un punto oltre la mia testa e parlando così veloce che lo seguivo a malapena:

-Ti chiedo scusa anche per quello che è successo l'altra volta a telefono, stavamo...-

Interruppe la frase a metà e si pietrificò esattamente come me.

-Presto! Nel bagno!- Sussurrai pianissimo mentre lo scaraventavo nel bagnetto adiacente alla mia camera.

Dopo aver ammucchiato la scaletta sotto il letto mi avviai verso la porta con un ghigno dipinto in faccia che, per quanto era falso, metteva anche un pò di inquietudine...

 

**NOTE DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**

 

Renèe che è indecisa su se uccidere Mike a racchettate o a forza di baci *_*

I pensieri del ricciolo che giocano con l'eco * O * Anche iooo :)

Non so cosa dire, queste note sono prettamente inutili ma fa figo metterle quindi non smetterò!! Muaahaha **risata maligna**

Poi... cosa sarà successo? Chi avrà interrotto le innumerevoli scuse di Michael? Stay Tuned!

Lexi x

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Capitolo 10
*** Just a Happy Ending ***


 

Just a Happy Ending

 

 

 

 

Mia madre entrò come una furia in camera mia guardando sotto il letto, dietro le tende e in ogni altro posto abbastanza grande da nascondere una persona. Quale persona avesse in mente mia madre poi, era un mistero, visto che controllò anche in tutti i cassetti.

-Ehm, cosa c'è Mà?

-Ti ho sentito parlare e so che qui c'è qualcuno, non obbiettare, ne sono certa.

-Stavi per caso spiando?

-No... ehm-

-MAMMA!!!!!

Mi ignorò deliberatamente e continuò a cercare.

Ad un certo punto si avvicinò pericolosamente alla porta del bagno ed io, presa dal panico, cominciai a saltare sul letto e a cantare a squarciagola tutto ciò che mi passava per la testa.

Dopo avermi guardato stranita per un attimo, mamma fece spallucce continuando ad avvicinarsi al luogo dove Michael attendeva, probabilmente ignaro di tutto.

In un momento di puro panico pensai di lanciarmi su di lei... Poi rendendomi conto che non c'erano altre alternative lo feci, facendo sbattere entrambe sulla porta del bagno.

In quel momento, mentre eravamo tutte e due a terra e mamma sbraitava sotto di me, che fece quell'idiota?

Aprì la porta del bagno.

Mamma avrebbe potuto chiamare il telefono dei genitori dopo quella sera, perchè per non farle accorgere di quella testolina curiosa che sbucava bizzarramente dalla fessura tra il muro e la porta la soffocai nella moquette.

Mentre il corpo sotto di me mugolava e si dimenava come un'anguilla mimai con le labbra qualche insulto rivolto all'idiozia di Mike e gli dissi di rientrare istantaneamente nel bagno.

Appena la porta si fu silenziosamente richiusa liberai mamma dal semi-soffocamento.

Prima di alzarsi e andarsene urlò qualche frase sconnessa, probabilmente ancora scossa dal mio attacco a prima vista privo di senso, e mi lasciò sola con il rimbombo della porta sbattuta a lasciarmi ancora un pò stordita. Comunque la testa l'avevo sbattuta anche io.

Mi accasciai vicino al muro per riprendere un pò di fiato.

Dopo un paio di respiri profondi e calmanti entrai nel bagno, con troppa foga forse...

Non avevo considerato che il mio bagnetto era un metro e mezzo per due e la distanza ravvicinata con il petto dell'occpante mi fece vacillare pericolosamente.

-Scusa scusa scusa!!!

-Ehm.. Sei , Oh, un'idio.. idiota.

-Lo so! Ren? Stai bene?

Mi prese il mento con le dita fecendo in modo che lo guardassi negli occhi e questo non fece che peggiorare le cose, visto che avvampai facendo pendant con le asciugamani.

-Che c'è? Sei tutta rossa- constatò in un momento di acume particolare

-No, è che... - cercai di distogliere lo sguardo nel tenativo di formulare una frase di senso compiuto – fa molto caldo eh?

-Già, ma visto che tua mamma probabilmente è con l'orecchio attaccato alla porta della tua camera mi pare più saggio rimanere qui. No?

Proprio non capisce eh?

-Ok.

Dopo aver aggrottato un pò la fronte e avermi scrutato il viso, si schiarì la voce e continuò il suo racconto.

-Mh, allora... quando mi hai chiamato l'altra settimana stavamo giusto tutti in gruppo a parlare di ragazze e l'argomento principale era cosa avessero fatto con queste determinate ragazze...- riprese fiato – Io ero lì ad ascoltare distrattamente quando hanno cominciato a chiedere di me e di te... Mi stavano tartassando e io... Oh! Scusa Ren!!

-Di nulla

-Non so più come dirti quanto mi dispiace.

Abbassai lo sguardo e poggiai la fronte sul suo petto. Mi accarezzò la mano per poi afferrarla delicatamente.

-Continua. Perchè quindi mi hai trattato malissimo a telefono? Visto che ti stavi vantando di avermi fatto saltare come un canguro non avresti dovuto trattarmi come un cane.- dissi con una punta di acidità.

-Sì, ci stavo arrivando; Non mi ero reso conto di quante cose dovevo chiederti scusa prima di arrivare al punto.- osservò per poi sospirare.

-Dunque, dopo aver fatto vari commenti volgari, hanno cominciato a dire come dovevo comportarmi: trattala male che alle donne piace, fatti cercare e cose così- ugh, maschi – poi, tempismo perfetto, hai chiamato e mentre parlavo con te mi han preso il telefono mettendo il viva voce. Mi sentivo a disagio, non volevo ferirti ma poi avrei dovuto sopportare le prese in giro, quello sguardo di sufficienza che avevo visto a joe così spesso... non volevo sentirlo su di me e sapevo che tu mi mi avresti capito e perdonato.

-Quindi avevi contato in un mio magico e improvviso perdono. Ok, ma perchè se non volevi ferirmi non ti sei fatto sentire per tutta la settimana seguente?

-Sembra impossibile, ma ho perso il telefono- rispose rassegnato. Mi venne quasi da ridere al pensiero che potesse essere così terribilmente maldestro e sorrisi intenerita al pensiero che avesse bisogno di me (almeno materialmente) per tornare a casa con tutti i pezzi.

-In questa settimana poi mi è venuta un'illuminazione e per questo sono qui.

-Quindi non eri venuto per scusarti?

-Bhè, non proprio, però poi rendendomi conto di come mi ero comportato le scuse sono venute fuori da sole.

Lo sguardo che gli lanciai dopo avrebbe potuto incenerire una tuta ignifuga, gli lasciai la mano bruscamente e cominciai a picchiare forte nel punto dove prima poggiavo la testa e a sibilare frasi sconnesse :

-Tu.... brutto.. STRONZO! Non ti … è nemmeno... passato... per... quella FOTTUTA... testolina che … ti ritrovi ...che … FORSE... ho dei FOTTUTUSSIMI... sentimenti anche io! No eh?! Ti è venuto in mente ...POI...che … FORSE... ti saresti dovuto scusare!!

-Renèe!! Aiha! Ren! Calmati! Scusa!! Cavolo!

Mi fermai e replicai glaciale:

-Non ti azzardare a dire scusa.-
Mi guardò quasi spaventato

-Sc-- ehm... no, bhe io...

-Continua.-

-Allora- esitò – io, ho fatto una grandissima, colossale, enorme cazzata.

-Thò, la novità.

Poi mi resi conto; riguardava Joe. Quell'espressione così addolorata che rendeva il suo viso ancora più affascinante non poteva essere che provocata da lui. O da un morto in famiglia.

Era stata molto spesso sul mio, di volto, quando piangevo davanti allo specchio osservando le mie fattezze femminili, che non facevano altro che allontanarmi da un possibile lieto fine con Michael.

Sorrisi per sdrammatizzare e per nascondere il dolore e il desiderio che erano stati contemporaneamente accesi in me.

Gli presi di nuovo la mano e poggiai l'orecchio proprio sul suo cuore, per sentirlo battere.

-Lui... bhe... io... Oh non so come dirlo!

Sull'ultima parola gli si spezzò la voce e il petto prese ad alzarsi e abbassarsi incostantemente.

Stava piangendo. Gli presi anche l'altra mano e le strinsi entrambe un po' di più.

-Dillo e basta Mike, a me puoi dire qualunque cosa.

Lasciò la mia mano destra e mi sollevò il mento, guardandomi negli occhi confuso dal mio improvviso cambio di umore.

-Lo so, lo so. Mi deve tornare il ciclo.

Sorrise, tirò su con il naso e mi lasciò tornare alla posizione di prima.

Prese fiato e poi disse in un attimo:

-Sabatoseral'hobaciato.

Mi immobilizzai. Non aveva bisogno di dire altro perchè ora avevo capito il motivo di quel taglio sulla fronte.

L'odio per Joe e l'affetto per Michael erano allo stesso livello e non sapevo che fare.

Non sapevo se strappare i vestiti di dosso a Michael o se andare a commettere il primo della lunga serie di omicidi della mia vita seduta stante.

Non sapevo dove Joe fosse al momento, mentre il ragazzo che i miei ormoni e il mio cuore agognavano era proprio di fronte a me.

Una volta presa la decisione non ci pensai ulteriormente su e sollevai le mani per accarezzargli i capelli sulla nuca, tenendo sempre l'orecchio poggiato sul suo torace.

Con una mano continuai ad arricciolargli i capelli e con l'altra scesi a tracciare ghirigori sulla sua gola.

A quel punto sentii il cuore pompare il sangue ad un ritmo più sostenuto. Paura o...?

Decisi di non pensare più a quello che stavo per fare e di buttarmi a pesce. Tanto avevo fatto due anni di nuoto, nel caso fossi affondata sarei riuscita a tornare a galla in qualche modo.

Tornai con tutte e due le mani sul collo di Mike, mi alzai sulle punte per riuscire a dare un lieve bacio sull'angolo della sua bocca, catturando una lacrima.

Evitando il suo sguardo chiusi gli occhi e gli diedi un altro bacio, stavolta un po' più deciso.

Inaspettatamente Michael mi afferrò per i fianchi e mi mise a sedere sul lavandino. Ignorando le fitte che mi provocava il rubinetto piantato tra due vertebre lombari, gli circondai la vita con le gambe.

Prese ad accarezzarmi la schiena e le labbra cominciarono a moversi all'unisono.

Probabilmente qualche neurone uscì da un lungo coma perchè dopo avermi fatto perdere la testa con due o tre baci (che si era perso quell'idiota di Joe!) Michael scivolò a prendersi cura del mio collo senza staccare le labbra dalla mia pelle nemmeno per un'attimo.

Doveva aver toccato un punto particolarmente sensibile dalle parti della gola perchè improvvisamente inarcai la schiena, presa da una specie di scossa.

Mi tenne così, con il mio torso totalmente aderente al suo, e tornò alle labbra, succhiando, sfiorando, affondando e mordendo fino a non farmi capire più dove mi trovavo.

Essendo un essere umano, avevo bisogno di prendere fiato, quindi mi staccai e lo guardai negli occhi, con il fiatone ed un sorriso che rischiava di farmi venire la paralisi facciale; avrei pensato a quello quando mi sarebbe tornato in mente il mio primo bacio.

-Bhè, io il racconto non l'avevo mica finito...

-Scusa per l'interruzione, continua...

Ora che avevo avuto ciò che Joe aveva rifiutato in malo modo mi sentivo un po' in pena per lui.

-Dopo aver baciato Joe mi sono reso conto che non era lui che volevo, le lacrime di prima non erano per lui, ma perchè pensavo di aver sbagliato tutto, facendo allontanare te... Joe è un gran pezzo di ragazzo, ma con lui non avrei mai avuto un rapporto come il nostro, nemmeno se fosse stato gay, ma me ne sono reso conto tardi. L'esitazione prima di dirti cosa avevo fatto era anche dovuta a questo: dicendotelo sapevo che avresti inteso male, immaginando che piangessi per la vergogna o per il rifiuto ricevuto... ma non hai per nulla reagito come mi aspettavo! Anzi, se per ogni volta che mi confesso o che mi sfogo va a finire così dirò la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità per il resto dei miei giorni. Che poi alla fine è ciò che ha ordinato ogni cosa... come in quasi tutti i teen-movie squallidi e da insulina che ti piacciono tanto.

Lo guardai truce:

-Che pensi che il nostro lieto fine renda banale tutto quello che abbiamo passato lo accetto, ma che insulti i miei adorati teen-movie no eh!

-No! Scusa!- si morse il labbro facendo degli occhi da cucciolo ai quali solo una pietra cieca avrebbe potuto resistere.

-Ok ok, quegli occhioni sono infallibili.

-Eheheh, arma segr--

Non gli fu possibile continuare la frase perchè improvvisamente si ritrovò con le labbra molto impegnate...

 

 

THE END

 

 

 

**NOTE DELLA TONTA DIETRO LO SCHERMO**

Sooo.. siamo arrivati alla fine di questa..mh.. cosa (?)

Comincerò a commentare a random perchè non so davvero cosa dire.

  • Gli occhioni di Mike... no words.

  • Catturare la lacrimuccia con un bacino *__* *invidia profonda e omicida dal personaggio da me medesima creato*

  • Le botte xD la advvero ridevo mentre scrivevo perchè immaginare sti due alla sardino-maniera, in un bagno multicolor, con Renèe scricciolo che picchia quella pertica di Michael che si lamenta, il tutto sottovoce perchè c'è quella folle della mamma di Ren fuori dalla porta... Bho , troppo x'D

  • Renèe che si butta sulla mamma in un momento di panico acuto: vorrei poterlo fare anche io se solo avessi un bagno in camera, Mika nel bagno e.. **piange disperatamente**

Spero vi sia piaciuto :3 Grazie a

 

Maricuz_M

Pentesilea_

&

BestFriends per le adorabili critiche *O* (TAAAAANTO AMORE *W*)

 

E grazie a

Miao_xD

meggap

Gone

Giulz95

floriis

Death Doll Tanto aMMMMMore anche per voi *_*

 

Besitos e alla prossima ff! <3

 

Lexi x

 

 

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