A new life

di Lady Warrior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo giorno ***
Capitolo 3: *** Allenamenti ***
Capitolo 4: *** Sedici anni! ***
Capitolo 5: *** Tentativi di fuga ***
Capitolo 6: *** Innamorarsi ***
Capitolo 7: *** L'amo non l'amo ***
Capitolo 8: *** Uscita ***
Capitolo 9: *** La verità ***
Capitolo 10: *** La chiave ***
Capitolo 11: *** Ero stata solo un'illusa ... ***
Capitolo 12: *** Insieme una volta per tutte! ***
Capitolo 13: *** Tradimento? ***
Capitolo 14: *** Fuggitivi ***
Capitolo 15: *** Affronteremo tutto io e te ***
Capitolo 16: *** Colpo di stato ***
Capitolo 17: *** Spedizione ***
Capitolo 18: *** Il traditore ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A new life





 Il vero amore rende sempre migliori,
qualunque sia la donna che lo ispira.
(Alexandre Dumas figlio)


L'amore impedisce la morte.
 L'amore è vita.
Tutto, tutto ciò che io capisco,
lo capisco solamente perché amo.
 È solo questo che tiene insieme tutto quanto.
L'amore è Dio,
 e il morire significa che io,
 una particella dell'amore,
ritorno alla sorgente eterna e universale.
(Guerra e pace)










Prologo


Mia madre aveva sempre detto che erano malvagi. Aveva sempre detto che avevano le pupille di ghiaccio e uno sguardo malvagio. Mia madre aveva spesso parlato di loro, ma io non li avevo mai visti. Sino a quel giorno.
Quel giorno che cambiò la mia vita.
Nacqui in un piccolo paesello, nei pressi di una montagna, ove, da piccola, ero solita passeggiare per cercar castagne.
La mia casa era adiacente a un orticello, che mio padre coltivava con cura, insegnandomi pure qualcosa. Vicino all’orto, un sentiero, conducente a un immenso campo di grano.
A un chilometro esatto, la città.
Mi recavo lì con mia madre, per comprarmi qualcosa. Ma non importa. Non importa dove abitavo.
Mia madre e mio padre facevano parte di un organo speciale dell’esercito di qui. Erano cacciatori. Cacciatori di vampiri. Ne avevano uccisi a centinaia, nella loro vita. Ma non erano mai riusciti a far fuori il capo dei vampiri della zona. Come si chiamava? Will, Will-occhi-di-ghiaccio. Occhi di ghiaccio è solo un soprannome. Egli, dicevano, aveva gli occhi bianchi come il ghiaccio. Interamente bianchi, non solo la pupilla. Occhi che poteva far divenire anche celesti.
Mio padre, narrandomi le sue avventure, mi spiegava di come fosse impossibile trovare quell’uomo. E di come esso fosse capace di sparire e riapparire all’improvviso. Mi nascose sempre, però, che voleva distruggere la mia famiglia.
Ero appunto nell’orticello coi miei genitori quando accadde. Stavo innaffiando le piante di rose, mio padre i pomodori e mia madre stava tagliando della gramigna.
Sentii dei passi, ma non me ne curai. Avevo sei anni. Credevo fossero delle persone a passeggiare. Non ci feci caso, anche se vidi mia madre smettere di levare la gramigna.
I passi erano lenti ed eleganti.
Un uomo, o meglio, un ragazzo, con dei capelli marroni chiaro, lisci e pettinati perfettamente, con due ciuffi sul volto, si era fermato dinnanzi a noi, con due uomini, vestiti, come lui, in giacca e cravatta. Quel ragazzo aveva degli occhi pallidi.
Indietreggiai, non appena lo vidi, tremando. Notai che mi fissava, con un sorrisetto sulle labbra.
Subito mia madre mi prese e velocemente mi portò via, mentre mio padre si parava davanti a quei tizi, estraendo una pistola.
Mia madre mi accompagnò dietro un grande albero. Ricordo cosa mi disse.
-    Stai ferma qui sinché non ritorniamo. Se …. Tardiamo e vedi quegli uomini, scappa. Io e papà ritorneremo presto. Ti vogliamo tanto bene, Katherine-
Mi porse la sua collanina, munita di un ciondolo portafoto. Dentro v’era la foto di noi tre.
Corse via. Mi scostai un po’, per vedere cosa accadeva.
Sentii mio padre dire al ragazzo che non mi avrebbe consegnato a lui per niente al mondo. Non capii cosa rispose, ma sentii la parola “speciale”.
Mio padre l’attaccò, e io ritornai al mio posto. Non volevo vedere.
Non so per quanto tempo rimasi lì dietro l’albero, con la collana stretta nel mio pugno.
So solo che quando riaprii gli occhi lui era lì.
Davanti a me, con i suoi compari dietro. Tentai di scappare, inutilmente.
Urlai aiuto, ma nessuno mi soccorse.
Will si chinò verso di me, socchiudendo gli occhi.
-    Sta’ ferma- mi ammonì.
Si avvicinò lentamente al mio collo. Non vidi i suoi denti allungarsi. Ma mentre tremavo li sentii penetrare nella mia carne. Dopo un secondo iniziai a vederci viola. Il respiro mi si bloccò e i miei sensi si assopirono.
Vidi viola per un bel po’ di tempo. Quando riuscii ad aprire gli occhi mi trovavo in un lettino di os’pedale, con una fascia macchiata di sangue sul collo.
Ero sola, con un’infermiera che stava preparando qualcosa.
Non sapevo dove mi trovavo. Era una stanza piccola e buia. Udii delle voci là fuori.
-    Sono riuscita a morderla. Adesso nessuno ci fermerà- disse il capo dei vampiri. Ripersi i sensi.
Mi svegliai qualche ora dopo. Stavolta, assieme all’infermiera c’era anche lui. Sentivo che parlavano, che dicevano che sarei stata bene. Che ero forte, ero proprio come lui, il capo, aveva immaginato. Una risorsa importantissima.

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Capitolo 2
*** Primo giorno ***


Il primo giorno





Mi svegliai completamente il giorno dopo, e mi fu permesso di alzarmi.  Mi guardai allo specchio. Ero più magra, più elegante. E potevo mostrare dei denti affilatissimi. Volevo dirlo ai miei genitori. Mi voltai, per cercarli, ma mi resi conto solo in quel momento che non c’erano più. Mi resi conto che non ero a casa. E i miei genitori … cominciai a respirare più forte. Cercai con lo sguardo la porta. La trovai, e corsi verso di questa. Tentai di aprirla, ma era chiusa a chiave.. iniziai a prenderla a pugni. Non riuscii ad aprirla ugualmente. Mi inginocchiai con le mani in faccia e iniziai a piangere. Le lacrime calde scivolavano sulla mia pelle, mentre le mie ginocchia tremavano e il mio cuore batteva all’impazzata … “al contrario del loro”, pensai, “che forse non batte più”. E questo pensiero m’incusse un’ulteriore disperazione. Era tutta colpa di quel … mostro cogli occhi di ghiaccio. Pensai che un giorno lo avrei ucciso. Sempre che non lo avesse fatto prima lui.
 Mi sedetti, appoggiata a quella porta, le gambe stese e le braccia su di esse., guardando in alto, con le lacrime bollenti che cadevano sul mio viso. Chiusi gli occhi, e rividi la faccia di mia madre, e poi quella di mio padre. Strinsi i pugni. – mamma, papà … - sussurrai, ma la frase non terminò. Non so cosa volevo dir loro. Ma non terminò, perché iniziai a piangere, a scalciare alla porta urlando di portarmi via di lì. Per risposta, sentii che qualcuno aveva lanciato qualcosa sulla porta per farmi tacere.
Tacqui, ma non per ubbidire, ma bensì perché avevo notato una finestra. Era la mia unica via di salvezza.
Corsi verso di essa, spalancandola.
Ero al secondo piano dell’edificio, ma sotto di me c’era un terrazzo. Potevo scendere lì e poi calarmi giù dalla grondaia lì accanto.
Salii sul davanzale, pronta a saltare.
Ma in quel momento la porta si aprì.
-    Io non lo farei se fossi in te- disse una voce profonda e agghiacciante. Mi voltai per vedere chi era. La voce mi era suonata familiare.
Era colui che mi aveva morso sul collo. Istintivamente mi passai una mano sulla ferita, non rimarginata perché quando ero stata morsa ero ancora, chiaramente, un’umana.
Scesi dal davanzale e corsi verso quell’uomo, picchiandolo coi pugni e urlandogli di andarsene. Mi prese le mani e mi scaraventò più in là.
-    Devi imparare a ubbidirmi e a rispettarmi. Adesso sono il tuo capo, il tuo padrone. Mettitelo bene in testa, e non tentare di scappare, tanto il tuo tentativo sarà vano. E riceverai una punizione-
-    Dove sono i miei genitori?- chiesi, ma non ricevetti risposta.
Da quel giorno non lo rividi più, sino ai miei venti anni.
Quando mi rimisi definitivamente mi scortarono in una stanza piccola e poco illuminata.
C’era un letto in un angolo, una scrivania lì vicino con un computer e un cassettone. Mi rinchiusero là dentro, dicendomi che mi sarebbero venuti a prendere il giorno seguente.
Mi sedetti sul letto, stringendo i pugni.
Stetti così fino a sera, quando mi addormentai, sognando la mia vecchia vita. Non ne ero pienamente cosciente, ma la mia vita sarebbe cambiata. Non lo sapevo, e non volli mai ammetterlo, ma era inutile guardare indietro, pensare al passato, senza pensare al futuro: guardandosi indietro si può inciampare in qualcosa davanti a noi che non abbiamo visto.
Non accettai per lungo tempo di essere diventata ciò che sono tutt’ora.  
il pomeriggio seguente una donna mi scortò al pian terreno.
Mi porse una pipetta di sangue. Il mio cibo.
Guardandola, mi venne in mente di quando mia madre mi raccontava che i vampiri non potevano andare in giro di giorno.
-    Come avete fatto a prendermi in pieno pomeriggio?- chiesi, rigirandomi la pipetta tra le mani.
-    Il nostro Padrone può. È l’unico. Tuttavia abbiamo scoperto come fare anche noi: una sostanza, che bevuta, ci rende capaci di uscire al sole. Ma tu non hai bisogno di quella …
-    Perché?
-    Ti ha morso il nostro Padrone. Ti ha trasferito questa tua caratteristica. Sei la prima persona trasformata da lui, dovresti esserne fiera- disse la donna, o meglio, la vampira.
La vampira mi fece perlustrare l’edificio, che poi era un grattacielo.
Ogni stanza era la camera di un vampiro,o della sua famiglia.
Mi portò ad un piano, il secondo, dove c’era una grande sala, che, mi disse la mi accompagnatrice, serviva per le feste.
Mi fece vedere le stanze dove vivevano i vampiri della mia età con le loro rispettive famiglie,un grande, per così dire, terrazzo, anche se poi non lo era, con un’immensa piscina, e altre cose. Infine mi scortò nella mia camera.
-    Allora, hai tempo libero quanto ne vuoi. Solo che la mattina devi obbligatoriamente andare nella stanza che usiamo come palestra per il tuo allenamento. E ricordati di bere qualcuna di quelle fiale di sangue che ti ho dato se non stai molto bene. Se hai fame. Il cibo degli umani non ti servirà a niente.
Detto questo, la vampira lasciò la mia stanza. Mi sedetti sul letto. Era vero, non provavo fame. Le fiale erano sul comodino. Ricominciai a piangere disperata. Ma mi fermai quasi subito perché un pensiero mi passò nella mente.
Mia madre e mio padre mi avevano raccontato che i vampiri non provavano sentimenti. Ma io sì. Che sia speciale? O forse si erano errati loro? Comunque, ripresi a piangere, finché non sentii bussare alla mia porta. Mi asciugai le lacrime e dissi di entrare a chi stava bussando.
Entrò un bambino della mia età. Aveva, come me, le pupille bianche, dentro. Un pallino bianco. Aveva dei corti capelli neri ed era vestito con una maglietta rossa e un paio di jeans. Pareva un bambino normale, se non avesse avuto quei pallini d’argento negli occhi. Come me.
-    Chi sei?- chiesi bisbigliando, per non fargli mostrare le lacrime.
-    Mi chiamo Josh. Josh Kanton. Perché piangi? Il Padrone dice che bisogna essere felici di essere vampiri. Anche lui è stato morso, a suo tempo. Era un ragazzo. Aveva venti anni. E dopo pochissimo tempo è salito al potere qui. L’unico che è stato morso nella storia che sia riuscito ad arrivare a diventare un capo dei vampiri- spiegò il bambino.
-    Io sono Katherine- dissi.
-    Sei quella nuova …
-    Sì …
-    Vieni giù in terrazza?- chiese Josh.
In verità non ne avevo la ben minima voglia. Ma decisi comunque di scendere, tanto stare lì non mi rendeva certo più felice.
Scesi con Josh.
Ci sedemmo ad un tavolino.
Josh voleva parlare.
-    Stasera i miei genitori vanno alla festa di sotto. Potresti venire a trovarmi- propose lui.
-    Non ne ho voglia?
-    Perché?
Possibile che non capiva?
-    Sono appena stata trasformata in un mostro. E i miei genitori sono probabilmente stati uccisi dai tuoi simili.
-    Può darsi che siano vivi. E poi sono anche i tuoi simili. Io sono un tuo simile
-    No, tu sei un mostro!- dissi, sbattendo i pugni sul tavolo.
Corsi su, arrabbiata.
Mi sdraiai sul letto, piangendo.
Mi assopii un po’. Mi svegliai di sera, a causa della musica ad alto volume. Pensai a Josh. Simpatico o no poteva essere la mia compagnia. Mi alzai, e strascicando i piedi mi recai nella sua stanza.
Mi aprì, felice.
-    Ciao, Katherine-
-    Ciao Josh
-    Vieni? Si gioca a carte!
Lo seguii. Ci sedemmo davanti a un tavolo. Mi insegnò parecchi giochi di carte che non conoscevo, finché non arrivarono i suoi.
-    Oh, la nuova- disse sua madre. – io sono Elizabeth-
Elizabeth era una donna di una trentina d’anni. Era una tipa giovanile. Era alta, magra e con un corpo da invidiare. Aveva dei boccoli biondi lunghi sino alle spalle e degli occhi marroni ( sempre con la sfera bianco-argentea nell’occhio).
Dopo di lei si presentò un altro uomo, coi capelli corti e neri, ma con occhi verdi.
-    Sono Gerard, il padre di Josh- disse solamente.
Mi alzai e feci per andarmene.
-    Oh ma puoi restare!- esclamò Elizabeth.
-    No, io … voglio stare un po’ da sola- dissi, ma mentii. La vera ragione era che non mi fidavo di loro. Meno stavo a contatto con quei mostri meglio era.
Salii in camera mia e mi stesi sul letto. Domani sarebbero cominciati quelli che la vampira aveva chiamato “allenamenti”.

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Capitolo 3
*** Allenamenti ***


Scoprii che quegli allenamenti erano molto faticosi. Erano allenamenti per combattere. La mattina dopo, infatti, dovetti alzarmi alle otto e scendere in quella stanza, che era simile ad una palestra. Quando entrai, vidi degli altri della mia età. C’era anche Josh. Non volevo stare con lui, non volevo essere ciò che era lui. Ma era l’unica mia compagnia. Così di malavoglia mi avvicinai a Josh e lo salutai. Forse era meglio stare da sola. - Come stai?- chiese lui. - Bene- risposi. - È il tuo primo allenamento …. Sappi che è molto faticoso! Non risposi. Ero intenta a guardare un uomo che stava entrando. O meglio, un vampiro. Era alto, molto muscoloso. Era in una specie di tuta nera. I capelli, castani sul rosso erano modellati col gel di modo di che stessero ritti in testa, e gli occhi erano dello stesso colore dei capelli. Si muoveva elegantemente verso di noi. - Lui è uno dei nostri allenatori. Quando vede che sei brava ti allena da sola e non con tutti gli altri. I vampiri più grandi hanno tutti un proprio allenatore. Lui è il più bravo. Ma non i ha mai allenato. Non si occupa di noi … il nostro allenatore è Lawrence- sussurrò Josh. - Buongiorno, il mio nome è Marius. Sono qui per un esame- “Bene” pensai “non so nemmeno cosa devo fare e già ho un esame”. - Dovrete solo fare le cose di sempre- disse vago Marius. - Cosa fate di solito?- chiesi a Josh. - Oh, nulla. Un po’ di tiro con la pistola e poi ci alleniamo con varie lame. Te ne daranno una, tranquilla. E anche una pistola. Basta che poi tu le ridia- Come mi aveva spiegato Josh, Marius mi porse una pistola. Entrammo in un’altra stanza, vastissima con un numero di bersagli tale al nostro. Mi posizionai davanti ad uno di essi. Dovevo mirare al centro, era la prima volta che lo facevo. Con le mani che mi tremolavano un po’, strizzai l’occhio. E accadde una cosa inaspettata. Il centro del bersaglio, prima lontano, ora diveniva mano a mano più vicino, fino a arrivare davanti ai miei occhi, vicinissimo. Sparai. La pallottola si conficcò nel centro del pallino rosso con un sibilo. Credevo fosse normale, non ero più umana, anche se non lo volevo ammettere. Scoprii però un attimo dopo che non era così. Marius mi stava guardando interessato. Era come se l’esame interessasse me soltanto. Mi disse di riprovare. Ubbidii, ma stavolta non socchiusi un occhio, li tenni entrambi aperti, fissi sul centro. E anche stavolta accadde l’effetto di prima. Ricevetti l’ordine di sparare fino a che le munizioni non fossero finite. Lo feci. Tutte le pallottole andarono al centro del bersaglio, sentii Marius dire “Straordinario, davvero straordinario. Il Capo aveva ragione”. Non ci feci molto caso, però, perché tutti mi stavano osservando, e Josh si lasciò scappare un “ma come hai fatto?”. Fu lì che mi resi conto che tutto ciò non era normale. Io non ero normale, prima di tutto perché non ero più un essere umano, e poi perché questa cosa non era normale nemmeno fra i vampiri. Mi sentii come un esperimento dio laboratorio. E forse anche come una cavia. Un qualcosa da osservare e da esaminare. Guardai per terra. “Chissà cosa direbbero mamma e papà” pensai, con gli occhi che bruciavano dal dolore e dalla disperazione. Pensai a quanto fosse orribile essere una di coloro che li avevano uccisi. Forse lo avevano fatto apposta, per farmi star male. Marius si avvicinò a me porgendomi una spada. - Vieni di là- mi disse. Perfetto. Ero un esperimento, e ciò era confermato. E mi toccava stare anche da sola con quell’uomo che nemmeno conoscevo. Quell’uomo che odiavo. Me lo dicevano anche i miei genitori di non seguire gli sconosciuti, ma d’altronde lì tutti erano degli sconosciuti. Tuttavia, la mia testardaggine mi disse di opporre resistenza. - No- dissi, decisa. Forse troppo decisa, perché in quel momento tutti mi guardarono con una faccia metà stupita e metà spaventata. Spaventata per me. Marius assunse una faccia crucciata, in primo, e in seguito una profondamente arrabbiata. Si vedeva non era abituato a qualcuno che rifiutava i suoi ordini. Tuttavia cercò di mantenere la calma, e mi ripeté scandendo bene le parole di seguirlo di là. E io, per tutta risposta gli dissi che gli avevo già detto che non lo avrei seguito, guardandolo con aria di sfida. - Ma guarda che bambina coraggiosa. O dovrei dire stupida? Dovresti sapere che chiunque abbia rifiutato un mio ordine è morto- disse lui calmo, nonostante l’espressione arrabbiata. - Meglio che stare con voi …- risposi fermamente. A quel punto Marius decise di portarmi via con la forza. Mi prese per un braccio e mi trascinò di là, nonostante io opponessi tutta la resistenza possibile contro di lui. Mi lasciò andare in una stanza con dei manichini di addestramento, e chiuse a chiave. - Così non potrai uscire- disse. – Will mi aveva avvisato che potevi non essere molto docile- aggiunse. La sola pronuncia di quel nome mi dette un tale ribrezzo che a stento repressi l’istinto di offenderlo. Marius mi spiegò che dovevo semplicemente colpire quei manichini con la spada che mi aveva dato. Sospirando, la impugnai e mi misi dinnanzi al manichino. Lo guardai. Spinsi un po’ a destra, regolando la forza, e poi lo colpii. Con un rumore grandissimo cadde per terra. - Quando sarai più grande forse riuscirai nel tuo intento di oppormi resistenza- disse Marius con un sorriso. - Anche se hai fatto veramente poco puoi andare. Ma non ti ci abituare. Da domani alle sette in punto scenderai qui, ti allenerò io di persona- aggiunse. Annuii svogliatamente. Salii in camera mia, e mi sedetti sul letto, ripensando ai miei genitori. “magari non sono morti”£ mi dissi “magari mi stanno cercando e presto mi libereranno!”. Sorrisi al pensiero. Mi buttai sul letto. Avevo un po’ di fame. Sapevo cosa dovevo fare e lo feci. Dopo mi sentii bene. Josh mi venne a trovare, e giocammo un po’ assieme. Il giorno seguente andai in palestra da Marius. Mi allenò personalmente, come promesso. Ma io attendevo ancora di uscire da lì. ----------------------------------------------------------------------- scusate il capitolo un po' corto ... non avevo molte idee. Grazie criss96 di aver recensito, e grazie anche a Irine e a chi legge senza recensire, naturalmente!

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Capitolo 4
*** Sedici anni! ***


sedici anni!





Gli anni trascorsero lentamente, passati a architettare piani di fuga e a odiare i vampiri e ciò che sono, a sperare che qualcuno mi portasse via. E alla fine feci amicizia con Josh, seppur con riluttanza: egli era un mostro!
In quegli anni dovetti imparare a chiamare Capo o Padrone colui che mi aveva morso. Non lo vidi mai, certo, ma fui obbligata a chiamarlo in tal modo, se dovevo nominarlo per caso, altrimenti erano cavoli amari: nel peggiore dei casi venivi picchiato con un arnese d’argento, che prolunga la rigenerazione, solitamente istantanea, delle ferite provocando un dolore allucinante. A me non è mai, capitato, certo, ma a qualcuno sì.
In questi anni mi specializzai anche negli allenamenti, riuscendo, talvolta, a battere Marius, che ben presto divenne il mio confidente preferito, più di Josh. Avevo, stranamente, allacciato un legame abbastanza solido con Marius, il braccio destro e migliore amico di colui che mi aveva morso, e che forse aveva persino partecipato alla mia trasformazione.  Forse allacciai  questo strano legame perché io e Marius ci vedevamo ogni mattina per ore. Se avevo un problema lo riferivo a lui, non a Josh: quest’ ultimo  non sapeva niente di me. Tuttavia strinsi con lui quasi un legame forzato, vedevo in lui qualcuno che mi sarebbe stato amico per sempre. Marius invece era quel tipo di persona che ti poteva dare consigli, senza contare che era l’unico, oltre al Capo, a sapere del perché ero lì, del perché ero stata morsa, perché proprio io è perché io sia così speciale, seppur non me l’avesse mai detto. L’aveva giurato al Capo, che non mi avrebbe detto nulla. Marius era l’unico che poteva chiamarlo Will.
Così compii ben presto sedici anni. Non è la tappa più importante, quella la narrerò in seguito, ma importante rimane, perché quello fu l’anno in cui Josh divenne il mio ragazzo.
Ma poco alla volta.
Era il mio compleanno, e, come tutte le mattine, mi recai ad allenarmi. Trovai Marius dinnanzi ad uno specchio con accanto un pacco. Lo indicò. – il tuo regalo- mi disse.
Lo aprii, felice. In genere Marius mi regalava vestiti. Ma questa volta era piccolo. Era un carillon semplice, con due ballerini. La melodia era lenta, e dolce. Mi si strinse il cuore. Mi piaceva. Ringraziai Marius.
-    Vieni- mi disse poi.
Mi condusse dinnanzi allo specchio.
Mi guardai. Questo si duplicò quasi e raffigurò due cose diverse. Da una parte la persona che ero, dall’altra una figura simile alla mia.
Marius mi spiegò che la figura esile, magra ma muscolosa, con un seno altrettanto esile ero io ora, (elegante, come una vera vampira disse Marius), mentre l’altra figura, magra ma non muscolosa senza linee eleganti e seducenti e con un seno abbastanza piccolo, ma non come quello che avevo, sarebbe stata la mia figura umana. – vedi come i vampiri sono più eleganti degli umani?- mi fece notare – ma passiamo all’allenamento, mia cara- disse.
Lo seguii. Josh mi ha detto che spesso le ragazze si innamoravano dei loro allenatori. Ma io no, io non provavo niente per Marius. E neanche lui pareva provare qualcosa per me.
Come tutte le mattine, uscii alle due. Non sapevo cosa fare: in genere leggevo qualche libro della biblioteca, ascoltavo  musica … andavo a lezione. Già, ci istruivano anche, lì.
Decisi di andare da Josh.
Bussai alla sua porta. La sua faccia familiare, ora non più quella di un bambino ma quella di un adolescente nel fiore degli anni, mi aprii e mi salutò.
-    Cosa fai?- gli chiesi.
-    Oggi? Non so. mi devo preparare per dopodomani. Ma non starò certo tutti i giorni ad allenarmi! E poi Lotharius non può sempre!
-    Cosa succede dopodomani?
-    La mia prima incursione fuori! Ci sono dei nemici del Padrone che dobbiamo uccidere …
-    Chi verrà con te?
-    Un po’ tutti quelli della nostra età …
Non so perché, ma un lampo di gelosia balenò nella mia mente. Marius mi aveva sempre detto che ero la più brava, che ero straordinaria. Come mai non avevano fatto partecipare anche me? Repressi subito questo pensiero, a mio parere poco intelligente.
Josh parve leggermi nel pensiero.
-    Tu … Lotharius mi ha detto che il Padrone non ti ritiene ne ancora pronta.
-    Oh, tanto io non ci voglio nemmeno andare. Mi spiegherai meglio poi i dettagli … cosa hai intenzione di fare ora?
-    Non so. la lezione inizia tra un paio d’ore. Un tuffo in piscina?
-    Okay.
Ci recammo in piscina, in silenzio.
-    Josh, tu lo hai mai visto?- chiesi, dopo un po’ che eravamo in acqua.
-    Chi?
-    Quello
-    Dovresti chiamarlo …
-    Lo so come dovrei chiamarlo
-    No. Lo vedono chi partecipa alle sue feste. Io … stasera avevo intenzione di andarci. Ora ho sedici anni, posso andare. Vieni con me?
Scossi la testa. Quello era il suo mondo, non il mio. E non lo volevo vedere.
Josh tacque, e dopo un po’ cominciò a schizzarmi. Per tutta risposta lo feci anche io, continuando così per un bel po’.
Ci alzammo e andammo a lezione.
-    A proposito- disse Josh. – buon compleanno-
Sorrisi. Mi porse un regalo. Lo aprii. Era una cornice per foto.
-    Grazie- dissi.
-    Sono felice che ti piaccia- mi disse lui e mi abbracciò.
I miei genitori mi avevano detto che i vampiri avevano un cuore di pietra ed erano freddi come il ghiaccio, quale sentimento potevano provare? Nessuno. Ma lui era felice che io ero felice. Ed io ero felice, ma ero una vampira. Lì fu l’inizio del sospetto che quello che mi avevano detto i miei genitori non fosse del tutto vero. Come un castello con base di sabbia.
E in effetti lo era. Quel castello sarebbe irrimediabilmente crollato, col tempo.
La lezione fu particolarmente noiosa, ma finì prima del previsto.
Dissi a Josh che andavo a farmi una doccia.
In verità volevo stare da sola. Dopo aver fatto la doccia mi stesi sul letto e mi addormentai. Una canzone da discoteca mi svegliò.
La festa era iniziata. Non volevo vedere, ma la curiosità fu più forte di me.
Uscii, e guardai la festa dall’alto. Parevano divertirsi tutti. Intravidi Josh ballare, e qualcuno avvicinarsi a lui. All’improvviso il cuore iniziò a battermi forte, a martellarmi in petto.
Avevo ancora un cuore … i miei genitori mi avevano detto che i vampiri non avevano il cuore. Dicevano che era di pietra per dire che non avevano sentimenti. Mi misi una mano al petto. Il cuore batteva incessantemente. Ebbi paura. Paura perché sapevo sempre meno cos’ero veramente. Cos’era vero? Cos’era falso?
Chi sono i cattivi? Mi disse una vocina nella testa, che repressi.
Riguardai quel ragazzo. Il cuore non la smetteva di battere. Ad un tratto lo riconobbi, seppur lo vedessi lontano, dall’alto.
Strinsi il pugno. Se fossi stata lì gliene avrei date di santa ragione. Quello era … Will.




I wanna hold em' like they do in Texas Plays.
Fold em' let em' hit me raise it baby stay with me (I love it).
Luck and intuition play the cards with Spades to start.
And after he's been hooked I'll play the one that's on his heart.

Oh, oh, oh, oh, ohhhh.
I'll get him hot, show him what I've got.
Oh, oh, oh, oh, ohhhh.
I'll get him hot, show him what I've got.

Can't read my.
Can't read my.
No he can't read my poker face



Lo stereo rimbombava questa canzone all’impazzata. Poker face … la hit del momento. Il capo dava sempre feste sensazionali, lo dicevano tutti. Avevano ragione.
Josh ballava con dei suoi amici, vicino al tavolo dei drink. In effetti si sarebbe divertito di più se Katherine fosse stata lì con lui. Quei suoi occhi, la sua corporatura … si era innamorato di lei, ne era certo. Ma questa … era come se non gliene importasse poi tanto di lui. Come se stesse con lui solo per aver compagnia.
Guardando in basso sospirò. I suoi amici se ne erano andati.
Con la coda degli occhi vide qualcuno avvicinarsi a lui, ma non ci fece caso. Presto due dita fredde gli alzarono la testa. Due occhi di ghiaccio lo fissarono. I capelli castani in ordine, con un ciuffo sulla fronte, la corporatura magra ma muscolosa, l’avvenenza … era il Capo. Aveva imparato che doveva inginocchiarsi di fronte a lui. Il cuore gli batteva sempre più forte. Era la prima volta che lo vedeva! Perché si era presentato a lui? Voleva nominarlo generale! Ne sarebbe stato orgoglioso … ma ben presto capì che il capo non era lì per lui.
-    Allora- disse con una voce tanto pacata quanto glaciale. Josh ebbe un brivido.
-    Allora …- continuò – tu dovresti essere Josh Powell, vero?
-    C- certo, signore. Io sono onorato di averla qui vicino a me. Tutto ciò che vuole.
Una figura si avvicinava al Capo. Era Marius.
-    Credevo fosse con lui …- disse.
-    Glielo stavo per chiedere-  disse Will, gelido.
-    Dov’è la tua amichetta?- chiese schietto.
-     Non è voluta venire- rispose Josh, evasivo. Aveva capito perché non era venuta.
-    Perché?- chiese Will.
-    Aveva da fare-
-    Non ti conviene mentirmi. Voglio fare la sua conoscenza. Vedere se ho fatto un buon lavoro. Marius dice di sì, ma lo voglio vedere coi miei occhi.
-    Io …- balbettò Josh, non sapendo cosa inventarsi. Non voleva mettere Katherine nei guai. Will mise una mano attorno al collo di Josh, che ebbe paura.
-    Lei non è voluta venire. Non voleva vederla, signore, perché la odia
-    Non è una scusa plausibile. Anche io odiavo colui che mi ha morso. Ma non lo ho mai scansato- disse Will.
Si allontanò con Marius.
-    Domani, Marius …- sentì dire Josh.
Doveva avvisare Katherine.
Salì su in fretta.



Così quel ragazzo era quell’essere ripugnante che mi aveva morso. Come minimo meritava la morte. Vidi Josh correre verso di me.
-    Katherine, è successo …- mio disse.
-    Ho incontrato il Capo e mi ha chiesto di te. Ho dovuto dirgli che lo odi, mi spiace. Non so cosa vuole fare, era arrabbiato. Forse ti conviene venire giù e presentarti-
-    Non voglio, Josh
-    Ti farà punire da Marius!
-    Che faccia pure, non ho paura!
-    Katherine, lo dico per te.
-    IO NON FARò MAI QUELLO CHE VUOLE LUI!- urlai. Sapevo che quel deficiente mi avrebbe sentito, ma non aveva importanza. Era bene che sentisse.
Corsi in camera, e lì mi rinchiusi.
La mattina dopo, seppur con malavoglia, dovetti alzarmi. Josh mi aveva avvisato, quello mi avrebbe fatto punire da Marius. Mi venne in mente che forse Marius allenava proprio me per tenermi sottocchio.
Camminai lentamente verso la palestra. La porta era leggermente socchiusa, così sbirciai per sapere in anticipo se Marius fosse arrabbiato.
Purtroppo non lo vidi, così mi toccò entrare. Egli era appoggiato al muro, dall’altra parte, con le braccia incrociate.
Non appena mi vide, si avvicinò a me.
-    Avevo detto a Will che eri un po’ testarda e che lo odi. E che a mio dire sei anche un po’ irrispettosa … ma quest’ultima cosa non gliel’ho detta. Ma non pensavo che non saresti venuta nemmeno dopo che il tuo amico ti avesse avvisata che Will ti voleva vedere. Ne è rimasto turbato, ed ora è arrabbiato. Si irrita facilmente-
-    Non mi fa paura- dissi io con una nota di rabbia nella voce.
-    È più potente di quanto tu creda. Per questa volta chiude un occhio, ma la prossima volta che per caso vorrà vederti, se vieni avvisata del fatto, devi scendere.
Gli volevo dire che non lo avrei mai fatto, ma tacqui.
-    Bene- disse Marius – iniziamo-
A fine allenamento lo fermai.
-    Devo chiederti un paio di cose-
-    Dimmi
-    Tu mi alleni per tenermi sottocchio, vero? Te lo ha detto … - esitai – il capo-
-    Se la intendi così
-    E un’altra cosa. Quelli della mia età vanno fuori, fra una settimana
-    Non è mica una passeggiata quello che dovranno fare
-    Lo so, perché io no?
-    Non sei ne ancora pronta- quella risposta mi fece venire i nervi a fior di pelle.
-    In che senso?
-    Devono uccidere qualche traditore. Ma sei uscita tante volte con Josh. Uscite da qui quasi tutti i giorni. Non sapevo ti interessasse fare qualcosa per Will- disse lui, pronunciando lì’ultima frase con un mezzo sorriso.
-    Non lo faccio per lui. Voglio solo … vedere meglio cosa sono
-    O scappare via non appena puoi?
La sua risposta mi lasciò spiazzata. In effetti era quella la mia intenzione.
-    Oh, no. È che … non so perché avete morso proprio me quel giorno, perché non mi avete uccisa … devo avere qualcosa di speciale, no?
-    Certo. Ma non è tempo che tu lo sappia. E non devo essere io a dirtelo
-    Me lo deve dire quello, per caso?
-    Sai come lo devi chiamare
-    Lo so, ma rispondimi
-    Sì, lui.
-    Ti prego, dammi un indizio, qualcosa …
-    Diciamo che tu sei tipo me. Anzi, meglio di me. Tu …
-    Io?
-    Tu sei come Will.
Lo avrei ammazzato per ciò che aveva appena detto. Io non ero come quel mostro! Io non ero un mostro! E invece sì mi disse la maledetta vocina.
-    In che senso?- chiesi
-    Non te lo devo dire io- ripeté Marius.
-    E Marius, ti prego … fra una settimana …
-    E va bene, cercherò di convincerlo. Ma tu chiamalo come devi chiamarlo.
Sorrisi, e uscii, correndo da Josh. Gli dovevo dire tutto.
 Non appena lo vidi glielo comunicai. Egli sorrise.
La sera, ritirandomi in camera, ripensai alle parole di Marius “tu sei come Will”. In che senso ero come lui? Chi era veramente lui? Io non volevo essere come lui, non volevo. Mi coprii la faccia con un cuscino e iniziai a piangere. Sbattei i piedi sul letto. Piano piano mi assopii e tutto divenne buio come le tenebre che temevo di essere.
L’indomani corsi da Marius.
-    Allora?- gli chiesi
-    Sono riuscito a convincerlo. Ma dovrò seguirti. Non che ne abbia voglia, è una missione elementare. A cosa serve lì un generale? Se lo chiederanno tutti …
Generale? Aveva pronunciato varie volte questa parola anche Josh.
-    Chi è un generale?
-    Una persona più … forte diciamo delle altre
-    Anche io dovrò diventare come te?
-    Katherine, non ora
-    E cosa deve fare esattamente un generale?
-    Coordinare gli attacchi ai nemici … Come se voi foste l’esercito e io il comandante. E Will il re-
Ero felice della missione, ma sbuffai. Non lo volevo tra i piedi, mi sarebbe stato d’intralcio per la fuga.
Tanto non fuggirai mai mi disse la vocina.

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Capitolo 5
*** Tentativi di fuga ***



Tentativo di fuga ...



La mattina del tanto famoso giorno arrivò più velocemente del previsto. Mi recai puntualmente in palestra.
-    Oggi è il grande giorno, Katherine. Non combinare guai. Ho detto a Will che mi fido di te, non deludermi- mi ammonì Marius.
Sorrisi. L’avrei deluso. O almeno lo pensavo.
Dopo essermi allenata andai trotterellando in camera mia. Presi una borsetta dove mettere la mia roba. Quella utile per un’eventuale fuga. Presi tutti i soldi che avevo, non erano molti, ma sarebbero bastati. Mi sarei cercata un lavoro, e sarei andata a vivere da qualche parte. Magari in una casetta abbandonata, o con dei coinquilini disposti a vivere con me.
Preparai i vestiti. Dovevano essere abbastanza normali: avrei avuto solo quelli.
Presi una maglietta a mezze maniche viola, un paio di jeans lunghi ne un giubbotto anch’esso di jeans. La  mia borsetta celeste si adattava perfettamente all’abbigliamento.
Misi tutto da parte e uscii per andare da Josh. Decisi di stare con lui il più possibile, in fondo quella era l’ultima volta che lo vedevo.
Bussai alla porta. Lui mi aprì.
-    Ciao Katherine- mi salutò, facendomi entrare.
-    Cosa ti ha fatto Marius?- mi chiese veramente preoccupato.
-    Niente di niente. Mi ha solo un po’ rimbrottato.
-    Davvero?
-    Sì sì.
-    Dovresti ritenerti fortunata per un trattamento così speciale.
-    Dovrei ritenermi fortunata? Sarei più fortunata non fossi qui, ma con la mia famiglia- mi si strinse il cuore non appena dissi l’ultima parola.
Josh non rispose.
-    La festa, come è andata?
-    Bene. Il Capo non l’ho più visto. Stava con i suoi amici in un angolo, a me non era permesso andarvi. Ma la festa era bellissima. Beh, sarebbe stata meglio se ci fossi stata tu.
-    Non c’era nessuno a farti compagnia?
-    Qualche amico, ma poi sono andati con delle ragazze e io sono rimasto solo.
-    Beh, saresti rimasto solo anche con me
-    Perché?
-    Hai detto che mi voleva vedere. Chissà per quanto mi avrebbe tenuta lì con lui!
-    Hai ragione … non vedo l’ora della missione!
-    Anche io- fui sincera. Non vedevo l’ora di poter fuggire da lì.
-    Ah, Katherine …
-    Che?
-    Non farti venire in mente strane idee.
-    Certo che no.
Stetti con lui a parlare fino alle sette circa. Poi dovetti andare su con la scusa di prepararmi, ma in verità dovevo pianificare meglio la fuga.
Le possibilità erano due: o scappavo quando nessuno mi vedeva, ma ciò era quasi impossibile visto la presenza della mia “guardia del corpo”. La seconda era che potevo fingere di aver visto qualcosa e dire di voler andare a vedere cos’era da sola, mentre gli altri erano impegnati. Sarei andata in quel viottolo e avrei cominciato a correre a più non posso. Ok, era un bel piano. Fui orgogliosa di me stessa, nonostante la vocina mi dicesse che ero una povera sciocca se pensavo di riuscirci veramente.
Dopo poche ore scesi. Marius era davanti al portone, un po’ stufato.
Uscimmo. Camminavo di fianco a Josh. Ci recammo nel centro della città in verità non avevo capito molto bene cosa dovevamo fare. A quel che avevo capito dovevamo ammazzare qualche altro vampiro, che era un traditore, mentre non se ne accorgeva. E pareva ci fosse una riunione lì. A me la cosa non sembrava tanto semplice quanto la diceva Marius, onestamente. Ma non lo disi a nessuno.
Guardai Josh. Era impaurito.
-    Strizza, eh?- gli chiesi.
Potevo anche fuggire nel casino totale. Tanto chi ne avrebbe fatto caso?
L’occasione di fuggire non mancò.
I traditori dovevano essere circa venti. Ma erano, per mia grande felicità, diciannove. Così, dopo un po’ di attesa, girai la testa e strizzai gli occhi.
-    Credo di aver visto qualcosa …- dissi a Josh.
-    Cosa?-
-    Un tipo. Vado a vedere …
-    Da sola?
-    Non lo attacco mica …
-    Cosa guardi?- mi chiese Marius, sopraggiunto in quel momento.
-    Credo di aver visto uno di quei traditori- dissi. – voglio vedere-
-    Da sola?
-    Ce la faccio …. Non ti preoccupare.
-    Non osare attaccarlo, però
-    Certo che no!- dissi.
Così entrai nel vicolo quatta quatta. Andai sempre a dritto. Quando non vidi nessuno cominciai a correre come una matta. Se mi avesse visto qualcuno in quel momento avrebbe pensato che ci fosse qualcuno che mi rincorreva per uccidermi.
Corsi per una decina di minuti, senza meta. Ero arrivata alla periferia della città. Ogni poco mi guardavo indietro, per vedere se qualcuno mi seguiva. Fu questo che mi imbrogliò. Una volta che mi girai, correndo andai a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Caddi e alzai la testa
-    Oh,no, è una persecuzione- pensai. Era Marius, palesemente irritato.
-    Ti avevo detto di non scappare- disse. Ecco, e ora che gli dicevo? Che mi ero persa? Decisi di tacere.
-    Non credo che andrai più in missione d’ora in poi-
Ecco, niente più possibilità di fuggire da quel posto.
-    Ti ho seguita finora, bellezza. Non ti potevo certo perdere d’occhio un solo secondo.
Che diavolo quel tizio, pensai.
Durante tutto il viaggio non dissi nulla, ma sentii Marius ripetere che ero una stupida, che non doveva fidarsi di me, scuotendo ripetutamente la testa.
Mi scortò fino in camera mia.
-    Resta lì o te ne pentirai amaramente- mi disse.
Ma io non lo temevo. Non temevo lui né nessun altro. Restai poco in camera. Volevo andare da Josh, che ritornò presto. Uscii, silenziosamente, e mi recai giù. Bussai alla porta del mio amico.
-    Katherine ….- mi disse. – ma che ti è saltato in testa?-
-    Non te ne preoccupare, e fammi entrare- gli dissi, guardandomi nervosamente indietro.
Mi sedetti.
-    Marius dovrebbe essere alquanto arrabbiato con te-
-    Arrabbiatissimo, direi. Mai visto così.
-    Gli hai fatto perdere la pazienza. Non ti ha detto di rimanere in camera, vero?
-    Veramente me lo ha ordinato. Ma io non lo temo. Né lui né nessun altro
-    Sei irrecuperabile, mia cara.



Marius bussò alla porta dorata che conduceva al ricco alloggio di Will. Egli aprì. Era solo coi jeans, scarruffato.
-    Marius, ti vedo male. Cos’è successo?
-    Avevi ragione te riguardo alla ragazzina.
Will sorrise, beffardo.
-    Io- disse – ho sempre ragione. Che Ha fatto?
-    Quello che pensavi. Ha tentato di fuggire
-    Le avevo detto di non farlo più, quando aveva sei anni …
-    Forse non se lo ricorda …
-    O forse se ne frega. Il che è più probabile.
-    Will, mi spiace …
-    A me di più. – rispose Will – ma ora andiamo a trovarla- aggiunse con un gesto impetuoso della mano.
Indossò una camicia e si pettinò io capelli.
Scesero giù in silenzio, e tutti coloro che li vedevano, facevano loro spazio e chinavano la testa dinnanzi a Will. Aprirono senza tanti complimenti la porta della stanza della ragazza per poi scoprire che non c’era.
Marius alzò gli occhi al cielo, e Will iniziò a ridere.
-    Mi rammenta qualcuno- disse.
-    Sì, tu a quell’età, Will.
-    Io però ubbidivo al mio ex- capoccia. Volevo solo prendere il potere.
-    E lo hai fatto.
-    E chi lo avrebbe detto? Il primo vampiro a comandare che è stato morso. Passerò alla storia, vecchio mio. Ma ora pensiamo alla piccola indisciplinata …
-    Io forse so dove si è cacciata. Deve per forza essere con quel suo amico, Josh.
Will annuì e scesero ancora le scale, in silenzio.






Josh guardò fuori dalla finestra. – Marius- sussurrò – e il Capo-.
-    Non dire dove sono- gli dissi, nascondendomi sotto il suo letto.
-    Kathe questa me la paghi … - disse lui scherzosamente.
La porta si aprì.
Sentii i passi di due persone.
Da sotto il letto intravidi due paia di scarpe, fra cui uno nero perfettamente laccato. Dovevano essere le scarpe del Capo. Respirai piano piano.
-    Tu, dov’è quella?- chiese senza tanti complimenti il Capo.
-    Non ne ho idea … se volete la vado a cercare
-    Sai dov’è benissimo, stupido ragazzino- s’intromise Marius.
Fissavo le scarpe laccate. Se non fossi stata sotto il letto sarei saltata addosso al loro padrone e lo avrei ammazzato di botte. Ma quello non era il momento giusto.
E poi i vampiri non si possono ammazzare con le botte disse quell’insopportabile vocetta.
-    Dimmi dov’è- disse il padrone delle scarpe laccate scandendo le parole.
Vidi Josh esitare. Aveva paura. Anche se non lo vedevo, lo capivo benissimo.
-    È in camera sua, Signore- disse Josh.
-    Oh, dunque secondo te sono venuto qui per venirti a trovare e vedere quanto sei bello? In camera sua ci siamo già stati, idiota- disse Will.
-    Non è qui- ripeté Josh.
-    Io dico che è qui. E giuro che se ho ragione passerai gli attimi più terribili della tua vita- lo minacciò il Capo.
Cominciò a perlustrare la stanza, a passi lenti. Forse se fossi stata più attenta non mi avrebbe vista. Fatto sta’ che un po’ di polvere mi andò nel naso e repressi a stento uno starnuto. Solo che mossi la coperta del letto, nel mettere la mano davanti al naso. E Will se ne accorse.
“Cazzo” pensai. E adesso che faccio? Quello si stava avvicinando lentamente. Vidi le sue gambe piegarsi. Strinsi i pugni, chiusi gli occhi. Se non fossi stata lì … e tutto ad un tratto divenne nero, e si avvolse in un vortice. Il mio respiro s’interruppe e il mio cuore smise di battere per un secondo. E dopo quel secondo mi trovai sul letto della mia stanza. Spalancai gli occhi. “Figo” pensai. Figo era la prima cosa che pensai. Prima di accorgermi che il fatto non era normale. Ecco, era la riprova. Ero anormale persino tra gli anormali.
“povera me”  pensai.


Will si accucciò dinnanzi al letto, vedendo una mano sotto di esso. Ma all’improvviso questa si dissolse. Spiò sotto il letto. Della ragazza non c’era traccia. Sorrise.
-    Proprio come pensavo. Geniale. Come sono geniale. Prevedo sempre tutto, io. Sapevo che l’avrebbe fatto. Che avrebbe tentato di fuggire. Che sarebbe venuta qui … che fosse la nostra più importante, Marius. Non è fenomenale? Adesso saremo invincibili. Io e lei. Grazie a noi saremo invincibili- disse, orgoglioso.
Marius lo guardò, interdetto. Will era sempre stato un po’ … strano.
-    ¬dai, andiamocene- disse Will, dimenticando la minaccia fatta a Josh.  – e domani falle un po’ male con quel nostro bastone d’acciaio. Ma solo un colpo, mio caro, o me la prenderò con te- disse a Marius, prima di andarsene.
Josh rimase davanti al letto come uno scemo, con gli occhi spalancati. Poco dopo la porta di camera sua si spalancò e qualcuno gridò il suo nome.



-    Josh!- urlai. – è normale? Hai visto cosa ho fatto? Immagina se adesso volessi andare a casa mia! Ciao ciao Capo o come si chiama!- gli dissi, felice.
-    Credo accada solo in circostanze specifiche. Il Capo non era arrabbiato era … felice. Non era preoccupato-
Tacqui.
-    Kathe … domani Marius ti punirà. Stavolta ho sentito bene-
Feci spallucce.
-    E Katherine. Devo dirti una cosa importante. Io … io ti amo. Vuoi essere la mia ragazza?- chiese inaspettatamente Josh.
In verità non lo amavo proprio, anzi. Ma lui mi aveva coperto. Poteva morire per aver fatto quello. Stare con lui era il minimo che potevo fare. Ma non l’amavo. Stetti con lui nell’attesa del vero amore.
Josh si avvicinò a me, con la bocca socchiusa, e ci baciammo. Mai avrei immaginato né voluto dare il primo bacio a una persona che non amavo.

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Capitolo 6
*** Innamorarsi ***



Innamorarsi




Il sole illuminò all’alba il mio volto da diciottenne. Mi stiracchiai un po’. Andai a toccare la mano di Josh. Mi voltai. Stava dormendo accanto a me. Sbuffai.
Eravamo due anni che stavamo insieme. Io non lo amavo di certo, e forse non mi stava nemmeno troppo simpatico. Ma non potevo rimanere sola. Guardai in basso. Ecco, la mia prima volta sprecata. Sbuffai di nuovo, alzandomi.
Mi rivestii in fretta e mi parai dinnanzi allo specchio. Secondo Marius sarei rimasta così per sempre. A un certo punto la crescita si ferma, nelle donne prima degli uomini. Marius mi aveva confessato di avere cento anni, erano pochi per i vampiri. Il Capo ne aveva novanta. Sospirai, riguardando Josh, ancora assopito.
-    Josh, devi andare via. E anche io. Non devi fare tardi- gli dissi.
Egli si stiracchiò un poco, uscì dal letto e si vestì lentamente. Io uscii dalla stanza, prima che egli volesse trattenermi l per chissà quale sdolcinata.
I miei allenamenti erano agli sgoccioli, ormai potevo cavarmela da sola. Anche se non ero mai più stata in missione da quel giorno.  E Marius mi aveva davvero picchiato con l’argento. Mi aveva provocato un tale dolore … ma poi lo avevo perdonato. Lui eseguiva soltanto gli ordini.
Arrivai davanti alla palestra. La porta era socchiusa. La aprii silenziosamente, e altrettanto silenziosamente entrai.
C’era qualcuno che mi voltava le spalle, più in là. Ma non era Marius.
Non lo avevo mai visto prima. Cioè lo avevo visto, ma on me lo ricordavo.
Era alto più o meno 1,70 m, era magro, non pareva avere molti muscoli. Aveva dei capelli castani, che scendevano lisci fino alla nuca. Dalle parti gli arrivavano poco sopra gli orecchi. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri. Anche delle scarpe nere, laccate.
Si voltò elegantemente. I capelli marroni sul volto gli ricadevano sui lati del viso, e sulla fronte. Aveva degli occhi color del ghiaccio.
Era Will.
Non appena mi vide gli occhi diventarono marroni chiari, screziati di verde. Che strano, i miei genitori mi avevano detto che potevano diventare solo celesti. Ma ero sicura che era lui. Lo avrei riconosciuto da mille miglia.
Non appena lo vidi accadde una cosa strana. Il cuore iniziò a battere talmente forte che all’inizio pensai stette per venirmi un infarto. Il respiro si mozzò all’improvviso, riprendendo poi velocemente. Un respiro corto e veloce. Sentii le gambe tremarmi. Credei di cadere a terra, non parevano sorreggermi più. Poi il tremolio si espanse in tutto il corpo. Lo guardavo senza levargli gli occhi di dosso. Paura, forse? No, non era paura. Non avevo mai provato il sentimento che avevo in quel momento, prima d’ora. Ero appoggiata con la schiena al muro.
Will mi sorrise coi denti perfettamente bianchi. Erano ritratti, chiaramente.
Osservai il sorriso, pensando alla faccia che dovevo avere.
Will si avvicinò a me, camminando. Era come se levitasse. La sua camminatura era elegante, come tutto il suo corpo. Avrei immaginato diverso il suo aspetto.
Si fermò a qualche passo da me. Pregai non sentisse il mio respiro.
Allungò la mano destra verso di me.
-    Will, il Capo- mi disse.
Si aspettava che la stringessi. Una parte di me urlava di non stringergliela. Ma per la prima volta ascoltai quella vocina della mia coscienza, che diceva di farlo.
Tremando allungai la mano.
Egli sorrise.
Poggiai la mia mano sulla sua. Era calda, e ruvida. La strinsi, ancora tremando.
-    Katherine- sussurrai.
-    Ecco la ragazza che non ama ubbidire ai miei ordini- disse lui.
Abbassai la testa, guardando le sue scarpe laccate.
-    Marius- continuò – ritiene che il tuo allenamento possa essere terminato. Di solito non vado a trovare coloro che lo hanno finito. Ma tu sei speciale- mi disse, senza però aggiungere altro.
Avevo ancora la mano stretta sulla sua, atto che, stranamente, mi dava una certa tranquillità. Almeno in confronto a prima. Ma nella mia testa rividi tutto ciò che era successo quando ero piccola e ritrassi la mano.
Will alzò un sopracciglio e si avvicinò a me.
Era troppo vicino. Appoggiò la sua bocca nel lato del mio collo dove mi aveva morso.
Tremai ancora di più. La sua vicinanza mi provocava un’emozione troppo grande. Strinsi i pugni e socchiusi gli occhi, con la bocca semiaperta. Ma lui si ritrasse quasi subito.
-    Sì, sei veramente tu- disse soltanto, avviandosi verso l’uscita e lasciandomi da sola.
Si voltò verso di me prima di andare.
-    Stasera tengo una festa. Sarei felice se tu venissi- disse.
Stranamente non volevo che andasse, non volevo.
Quando se ne andò qualcuno si avvicinò a me.
Mi voltai verso di lui velocemente. Era Marius.
-    Volevo salutarti, anche se ci vedremo di certo, Kathe. Di certo. E non ti preoccupare. Tutte le donne sono attratte da Will. E lui pare … beh, assecondarle. Ma non è mai stato con nessuno realmente. Solo piccole avventure di una notte.
-    Io non sono attratta da lui, ti sbagli- risposi. Marius sorrise.
Corsi in camera mia, sbatacchiando la porta. Mi sedetti sul letto, piangendo, con un cuscino schiacciato in faccia. Come potevo essere attratta da colui che aveva ucciso i miei genitori?  Scalciai sul letto.
Non ero attratta. Avevo avuto paura.
Eppure hai sperato che ti baciasse disse la vocina.
Come sempre non volli ascoltarla, e anzi, decisi di non andare alla festa.
Scesi da Josh. Qualcosa dovevo pur provare per lui.
Ma non appena lo vidi non tremai né niente.
Appena mi vide Josh mi corse in contro e fece per baciarmi, ma io mi scansai.
-    Scusa, ho avuto una pessima mattinata- gli dissi.
Josh sospirò.
-    A volte pare che tu non mi ami- disse lui.
-    Ti amo, Josh. Non nel modo in cui le persone si amano- non so perché dissi questo.
-    Avevo fatto bene a lasciarti l’anno scorso-
-    Sì, e due anni fa, e due mesi fa eccetera eccetera. La nostra storia e solo un lascia e riprendi! Forse dovresti accettarmi come sono!- gli dissi, scappando.
Sarà stata la centesima volta che litigavo con Josh. Non andavamo per niente d’accordo.
Avevamo litigato per una futilità anche la sera prima.
Mi rinchiusi di nuovo in camera e mi assopii.
Mi svegliai la sera dalla musica.


A&X El Orfanato
Danza Kuduroooo
Plo plo plo plo
Lucenzo l Orfanato
El Rey

Las manos arriba cintura sola
Da media vuelta danza kuduro
No te canses ahora que esto solo empieza
Mueve la cabeza danza kuduro


Danza kuduro. Ecco cosa stavano ascoltando là sotto.
Mi alzai. forse era meglio che andassi a quella benedetta festa.
Aprii l’armadio. Non sapevo come vestirmi. Indossai un vestito bianco lungo fino ai ginocchi, molto semplice. Indossai degli orecchini d’argento e una collana d’argento anche quella.
Mi sistemai i capelli e scesi.
Dall’alto vidi Will appoggiato al tavolo dei drink che si guardava l’orologio. Ero andata alla festa, ma non avevop intenzione di stare con lui. Meglio soli che male accompagnati.
Presi qualcosa da mangiare.
-    Così stasera sei venuta alla festa- disse Josh, da dietro.
Alzai gli occhi al cielo. Eccolo, di nuovo. Quant’era palloso.
-    Non ho voglia di stare a litigare con te, stasera- gli dissi.
-    E invece starai con me. Ti sei dimenticata che stiamo insieme?- disse furente.
-    Stai zitto. Lei è attesa altrove, vieni- disse una voce.
Era Marius. Meno male era venuto a salvarmi. Josh non gli era mai stato particolarmente simpatico. Mi aveva sempre suggerito di lasciarlo, che non lo amavo e altre cose. Quella volta pensai seriamente che aveva ragione. Ma non volevo seguirlo, mi avrebbe portato di certo da quello.
Tuttavia gli presi la mano e mi feci trasportare da lui.
Come avevo immaginato mi portò dinnanzi a Will.
Era vestito sempre in camicia e pantaloni neri.
-    Finalmente. Temevo non saresti venuta- disse. Mi prese per mano e mi trasportò più in là.
Di nuovo quella sensazione della mattina. Era come se di fronte a lui non potessi fare niente.
-    Balliamo?- disse lui.
Annuii lentamente. La canzone era lenta.
Will mi cinse la vita con il braccio. Ballammo, vini uno all’altra, mentre tutti ci osservavano. Il mio cuore batteva a mille. Era appoggiato sul suo, che pareva più tranquillo. Istintivamente poggiai la testa sulla sua spalla, ma la rialzai immediatamente.
-    Forse dovresti lasciarti andare- disse lui con quella voce dolce, elegante come lui e sensuale.
Con la coda dell’occhio vidi Josh, arrabbiato avvicinarsi a noi. Istintivamente strinsi Will, come in cerca di protezione.
Anche lui lo vide.
-    Non lo lasceranno venire. Quelle sono le mie guardie del corpo, non gli ho detto di farlo passare-
Nonostante le sue parole lo strinsi ancora.
-    Forse dovresti lasciarlo- constatò Will.
Lo mollai subito. Chi era lui per decidere cosa dovevo o non dovevo fare? Lo guardai, furente.
-    Scusa- disse lui – dicevo la verità che tu non vuoi vedere-
Marius doveva avergli detto tutto. Sapeva più Will della mia vita che io.
Mi prese di nuovo la mano e mi condusse fuori, sul mega terrazzo, quello con la piscina.
Si appoggiò al parapetto, guardando in basso. Non gli venivano le vertigini? Il grattacielo era altissimo.
Mi avvicinai a lui, appoggiandomi cauta sul parapetto senza guardare in basso. Will poggiò la sua mano sulla mia. Ormai mi ero abituata al mio tremolio.
Si voltò verso di me con gli occhi ancora marroni screziati di verde.
-    Non potevi farli diventare solo celesti?- gli chiesi, ma arrossii subito. Non dovevo dargli del tu.
-    Tranquilla- disse lui, stringendo la mia mano. – è la prima volta che ti sento parlare. Quando hai detto il tuo nome, stamane, pareva la tua voce provenisse dall’oltretomba-
Arrossii, di nuovo.
Will mi scansò dei ciuffi dalle guancie.
-    Posso trasformare gli occhi nei colori che voglio- rispose.
Lo guardai ancora.
Will mi prese la testa tra le mani e avvicinò lentamente la sua bocca alla mia. Non opposi resistenza.
Chiusi gli occhi e lo baciai pure io. Era quello il mio primo bacio. Sperai non fossi una di quelle avventure citate da Marius.
Will fece scivolare le sue mani nella mia schiena, provocandomi un piacere immenso. Mi cominciò a sentire leggermente la pancia.
Quel bacio era delicato e travolgente allo stesso momento. Stupendo.
Quando ci staccammo, Will mi guardò negli occhi, e io sorrisi.
Potevo far tutto con lui. Mi prese per mano, di nuovo, e mi portò dentro.
Ci dirigemmo nell’ascensore e uscimmo all’ultimo piano.
C’era una porta d’oro, quella della residenza di Will.
Will aprì la porta.  Entrammo. La richiuse.
-    Qualcosa da bere?- mi chiese.
-    Acqua
-    Acqua? Niente birra, né brandy, neppure vodka?
-    Acqua. Sono astemia
-    Oh, capisco.
Will mi versò un po’ d’acqua nel bicchiere. Lo presi mentre lui si versava uno di quegli alcolici che aveva.
Bevemmo lentamente.
Will si avvicinò di nuovo verso di me e mi baciò.
 Andammo in camera sua.
Will continuò a baciarmi, sbottonandomi il vestito di dietro.
Questo cadde delicatamente per terra, mentre io gli sbottonavo la maglietta a mia volta.
Era magro, ma era muscoloso. Gli toccai i muscoli, percorrendoli col dito.
Si tolse i pantaloni.
Ci sdraiammo sul letto. Will cominciò a baciarmi da tutte le parti. Chiusi gli occhi, piena di quel piacere mai provato. Mi sfilò il reggiseno.
Sentivo il suo respiro nel mio corpo, sentivo il suo calore, che stranamente mi dava sicurezza. Iniziai a baciarlo anche io.
Chiusi gli occhi mentre entrava dentro di me.

Quando mi svegliai la mattina dopo lui era ancora accanto a me. Avevo la mia mano nella sua.
Guardai in basso. Quello era fare l’amore. Con Josh avevo solo fatto sesso.
Mi rivestii. E mentre lo facevo ripensai a ciò che aveva detto Marius. Avventure di una notte. E se anch’io fossi stata tale per lui?
Scossi la testa.
Mi avvicinai a Will, che notai essere sveglio.
Mi sorrise.
-    Ti amo- mi disse. Quella parola mi strinse il cuore. Ricordai che Josh non me l’aveva mai detta.
Lo baciai.
-    Devo scendere-
-    Ci rivedremo, vero?- chiese Will.
Fu lì che mi resi conto che non ero stata un’avventura per lui. Annuii.
-    Lascialo- mi disse Will.
Uscii senza dire niente.
Josh, non avevo pensato a lui.
Guardai fuori dalla finestra aperta lì vicino. Il cole mi illuminò. Finalmente avevo ritrovato la giopia di vivere.
Ma sarebbe durata troppo poco.

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Capitolo 7
*** L'amo non l'amo ***



L'amo non l'amo ...






Scesi con l’ascensore. Trotterellai verso la mia porta salutando Marius che si trovava lì accanto a essa. Già, perché era lì?
-    Che ci fai qui?- chiesi.
-    Ieri sera …. Non sei andata con Will, vero?
-    Sei geloso?
-    No. Figurati. Ma ti avevo avvisato su di lui- disse, prima di andarsene.
Era vero. Ricordai le parole di Marius come se fossero impresse nella mente. Solo piccole avventure di una notte.
Sospirai. Guardai la catenella che mi aveva regalato mia madre prima di morire .. Will … se l’aveva uccisa lui?
-    Che cazzo ho combinato?- dissi a voce alta.
-    Già. Te lo dico io. Sei stata a letto con quello. Sarebbe l’ora che tu mi dica se mi ami oppure no- disse Josh dietro a me, palesemente arrabbiato.
Ecco, guaio numero due.
Avevo tradito Josh. Cioè, in verità non lo avevo tradito perché non lo avevo mai amato. Ma il pensiero di essere andata a letto con l’assassino dei miei genitori mi attanagliò.
Entrai in camera, chiudendomi dentro. Mi sedetti sul letto e scoppiai a piangere.
Lo odiavo. Odiavo Will per tutto ciò che mi aveva fatto.


Marius bussò alla porta dorata, irritato. Will sarà stato il capo di tutto, ma non aveva il diritto di illudere e far del male a una ragazza così innocente! Glielo avrebbe detto in faccia che era deplorevole il suo comportamento, e che gli faceva letteralmente schifo! Non che andasse bene che Will fosse andato a letto con ragazze diverse, ma quelle erano grandi. Cazzi loro.
Di certo Marius non voleva vedere afflitta quella ragazza. Si maledisse per averla portata da Will l’altra sera. Ma doveva obbedire, era un ordine.
Will aprì. Era coperto solo da un asciugamano legato alla vita.
-    Doccia fresca. Sempre nei momenti meno opportuni, è Marius? –
-    Taci, idiota- gli disse Marius, sorprendendosi per l’audacia.
-    Ehi, ehi com’è questo infervoramento? Se non fossi stato tu saresti già morto, lo sai?
-    Lo so, caro mio. Senti, a me non fotte niente della tua stupida e deplorevole vita privata però … però non avevi, e non hai, il diritto di illudere Katherine! È una ragazza dolce e ingenua! L’avevo pure avvisata su di te! E credevo che fossi un poco più serio e responsabile.
-    Calma, amico. Io la amo. Non è stata un’avventura. Stavo giusto per vestirmi e scendere da lei- disse Will.
-    Non ti credo
-    Non farlo. Ma ti dico che è così. Io … credevo fosse un’avventura, all’inizio. Ma poi, quando mi ha abbracciato … è stato diverso. È come se non riuscissi a vivere senza di lei, capisci?
-    Ne sei proprio sicuro?
Will annuì.
-    Allora avete la mia benedizione.
Will sorrise. Entrò nel suo alloggio e si vestì.



Will aveva ucciso i miei genitori. Più ci pensavo più ne ero sicura. Eppure quella vocina mi diceva che non era così.
Mentre riflettevo qualcuno bussò alla mia porta.
-    Sono Will- disse.
-    Vattene
-    Katherine …
-    Non ti amo. Hai ucciso i miei genitori. Vattene. Io amo Josh- queste cose mi uscirono difficilmente dalla bocca. E lo ferirono più di una pallottola in mezzo al cuore.
-    Bene, addio- disse lui glaciale, andandosene.
Trascorsi circa mezz’ora a piangere. Non sapevo cosa fare. Una parte di me diceva che lo odiavo, l’altra che lo amavo. Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.Nescio, sed fieri sentio et excrucior (carme 85 di Catullo). Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato. Ma non era così tra noi. Io lo odiavo.
Ma se hai provato piacere nel fare l’amore con lui suggerì la vocetta.
Uscii dalla mia stanza, in cerca di qualcuno con cui parlare. Sapevo già dove trovarlo.
Salii quattro piani più in alto e bussai alla seconda porta a destra.
Marius mi aprì.
-    Vieni pure, entra- mi disse.
-    Sono felice per te e Will- disse, senza notare la mia faccia.
-    Ti sbagli. Io lo odio. È stato un errore. Uno stupido errore- dissi.
-    Katherine, l’amore non è mai un errore
-    Lui mi ha morso e ha fatto altre cose atroci.
-    Non è così. E dentro di te lo sai.
-    È così! Io l’ho visto!
-    Katherine. Segui il tuo cuore.
Lo guardai male. Nemmeno lui poteva capire, del resto anch’egli era un mostro.
Girovagai senza meta nel grattacielo, finché non mi venne un’idea.
Entrai nell’ascensore e salii al cinquantesimo piano. Era un grattacielo enorme, che dominava sull’intera città.
V’era un unico grande alloggio lassù, con una porta d’oro. La dimora di Will.
Aveva fatto fare delle finestra che davano sul pianerottolo. Sbirciai attraverso una di queste.
Will era vestito solo coi pantaloni, e se li stava levando.
Si intravedeva una porta, che conduceva al bagno. Stava per farsi una doccia.
Mi voltai appoggiandomi al muro.
E di nuovo quelle due parti di me si misero in conflitto.
Will, prima lo offendevi, ora lo degni di chiamarlo col nome. Ti ha morso, bella, devi ringraziare lui se ora sei un mostro, se sei in questo casino. Ha ucciso i tuoi genitori, o ha ordinato di farlo. Chi è lui per meritare tanta attenzione? Chi è lui per sentirsi amato da te? Che vada a letto con una sua simile, con una stronza come lui! Egli non merita altro che la morte. Una morte sofferente, dopo tante torture. Una morte che forse ha inflitto ai tuoi genitori.” Diceva una.
Tu lo ami, non negarlo. Sei tu che hai fatto l’amore con lui. Tu stessa hai ammesso che hai provato piacere nel farlo. Hai ammesso tu stessa che con Josh hai fatto sesso e con lui hai fatto l’amore. Hai provato piacere nel baciarlo. E poi come dimenticare la tua emozione nel vederlo? Come dimenticare il battito del tuo cuore e il respiro mozzato? Come? Va’ e chiedigli scusa, lascia Josh e segui il tuo cuore, come ha detto Marius.”
Diceva l’altra.
Non sapevo a chi dare ragione, perché entrambe la avevano.
No, non l’avevano entrambe, solo una. Spiai di nuovo. Will non c’era più. Era a fare la doccia, forse. Attesi lì fuori, sinché non terminò.
Bussai alla porta, suonai il campanello.
Egli mi aprì. Non appena mi vide assunse prima un’espressione corrucciata, poi una palesemente arrabbiata.
-    Che ci fai qui?
-    Io volevo chiederti scusa, per prima.
-    Ah, volevi chiedermi scusa, certo. O volevi andare a letto con me di nuovo, per poi lasciarmi di punto in bianco dopo? Che c’è, il tuo ragazzo non è bravo a letto? Cercatene un altro!
Quelle parole mi ferirono più di una lama appuntita, ma decisi di continuare.
-    Will, non sai quanto è difficile …
-    Ah, non lo so? non mi sembra di essere stupido.
-    Will è difficile, tu … - istintivamente mi tastai il punto del collo dov’egli m’aveva morso.
-    Ah, è così … me la volevi far pagare per averti trasformato …
-    No, Will, ti prego, non è così … - dissi, ma lui mi chiuse la porta in faccia.
Scoppiai a piangere. Perché non capiva?
Scesi giù, in lacrime.
Incontrai Marius mentre passeggiavo per il quarantesimo piano. Gli raccontai tutto, ed egli rispose che avrebbe detto qualcosa a Will, ma io gli dissi che non lo amavo, che non m’importava niente di lui. Quindi non doveva dirgli niente.
Scesi al trentesimo piano, non so perché. Stavo girovagando senza meta per non pensare. Per non pensare a Will, a Josh, a niente. Non volevo pensare a niente.
Mi sedetti in una panca vicino a una finestra, sospirando.
-    Ciao- disse una voce femminile.
Mi voltai a destra, direzione dalla quale proveniva la voce.
Una figura snella, alta poco più di me, con dei capelli biondi quasi bianchi riuniti in una coda cortissima, con due ciuffi che le ricadevano dalla fronte, che indossava una maglia nera, leggermente scollata e un paio di jeans si avvicinò a me.
-    Ciao- ripeté -  ti ho vista con Will. Pare sembriate amici, perciò sono venuta qui. Gli amici di Will sono anche amici miei.  Io sono Liz-
La guardai. Aveva degli occhi marroni scuri, quasi neri.
-    Io sono Katherine- dissi, piano.
-    Sembri triste. Cos’è successo?- chiese sfacciatamente lei. Sembrava avere quanto Will.
-    Niente
-    A me non pare. Colpa dell’amore?
Non volevo dirle nulla, ma avevo bisogno di sfogarmi per bene. E poi lei mi chiedeva la sua amicizia! Me la offriva. Era una donna, avrei potuto dirle tutto senza problemi. Anche se era un mostro, come tutti, lì.
-    È colpa di Will. Ieri …. Ieri io l’ho visto per la prima volta, e mi è piaciuto, subito. Abbiamo parlato, ci siamo baciati e poi siamo anche andati insieme.- iniziai a raccontare, ma lei mi fermò.
-    Ah, capisco. E oggi è come se non fosse stato niente, eh? Una come le altre. Lo so, l’ha fatto anche con me. Ma sono rimasta sua amica-
-    Non è proprio così. Quando mi sono svegliata sono scesa giù e ho iniziato a piangere. Perché tutto è stato un errore! Baciarlo è stato un errore! Andarci a letto è stato un errore! Lui mi ha morso! Mi ha trasformato in ciò che sono, in ciò che non voglio assolutamente essere! E forse ha pure ucciso i miei genitori …
-    Ti ha morso. Anche lui è stato morso, anche io. All’inizio non volevo essere vampira, ma poi mi è piaciuto. Non diventerei un’umana per niente al mondo. Io sono una vampira, questo è quello che sono, e quello che sei anche tu. Devi andarne fiera. E se non è così sappi che non potrai tornare indietro- disse lei.
-    E poi Will è venuto. Voleva chiedermi di uscire, o voleva dirmi qualcosa. Io l’ho scacciato in malo modo. Gli ho detto che lo odiavo, capisci? E lui se ne è andato. Poi sono andata da Marius che mi ha detto di seguire il mio cuore, io l’ho fatto, e sono dunque salita da Will per chiedergli scusa. Ma lui non ne ha voluto sapere. Lui … non mi vuole più. Ma forse è meglio così- continuai.
-    Katherine, tu lo ami
-    Non è vero.
-    Sì che è vero, lo sento dalla tua voce. Sembrava la mia quando ne parlavo dopo essere stata con lui. Tu lo ami, e se è vero che anche lui ti ama, se ama veramente qualcuno per la prima volta in vita sua, vedrai che ritornerà da te-
Non risposi, ma le sorrisi. Tuttavia non ne ero convinta. Will non sarebbe tornato, ne ero sicura, così scesi al decimo piano per trovare Josh.




Qualcuno bussò alla porta di Will mentre fumava beatamente una sigaretta. Pensò che fosse di nuovo quella stupida che l’aveva piantato in asso  così di punto in bianco, senza un perché. Non le avrebbe aperto, certo. Per niente al mondo. Espirò il fumo. Bussarono più forte.
-    Sono Marius- disse una voce maschile.
Will si diresse allora verso la porta e l’aprì. Lo fece accomodare in salotto.
-    Mi avevi detto che amavi Katherine poco tempo fa- disse Marius.
-    Infatti. L’amavo. Ora non più. È una donna come le altre-
-    Non è vero. Lo ti si legge nella voce. Quelle parole che ha detto ti hanno fatto male, eh?
-    Ah così ha mandato te nell’intento di scaldarmi il cuore, ,oh che piccola ingenua quale la descrivi!
-    Will, ti prego … non è facile per lei.
-    Questa cosa l’ho già sentita- disse Will, ma a quel punto il campanello suonò di nuovo.
Will andò ad aprire. Solo i suoi amici potevano venire lì.
Era Liz, infatti. Accomodò anche lei in salotto e servì loro un bicchiere di cognac.
Liz lo assaporò per prima.
-    Ottimo- disse – non so perché Marius è qui. Ma devo dirti una cosa veramente importante. Devi chiedere scusa per il tuo comportamento a quella povera ragazza-
-    Vi siete messi per caso d’accordo per rendermi la vita difficile? In due mi ripetete di chiederle scusa! Dovrebbe essere lei …
-    Guarda che lei ti ha già chiesto scusa- osservò Liz.
-    Sì ma …
-    Ma?- chiese Marius.
-    Ma sono arrabbiato ugualmente. Nessuno si è mai comportato così con me-
-    Hai mai pensato a cosa potrei aver provato io, per esempio, dopo che tu mi hai lasciato dicendo che era stato bello, per una notte, ma poi non te la sentivi di continuare? Almeno lei ti ha chiesto scusa. Ora sai cosa si prova.
-    Oh, per favore, Liz … abbiamo chiuso con questa storia
-    - Will- disse Marius – va’ e chiedile scusa- disse Marius.
Will si voltò, dando la schiena agli interlocutori, come faceva sempre quando doveva prendere una decisione.
-    Va bene. Ma se mi manda via di nuovo sarà peggio per lei- disse.
Liz e Marius sorrisero, e dissero che era la cosa migliore da fare.




Scesi da Josh. Bussai. Mi aprì, arrabbiato. – Josh, perdonami. Ho riflettuto e ho scoperto di amarti. Io ero andata a letto con lui solo per vedere se ci riuscivo, se … ma non ho provato niente. Io ti amo, Josh-
Egli parve crederci, e mi lasciò entrare. Ci baciammo. Uscii poco dopo.
Era sera, perciò andai in camera. Chiusi la porta e mi stesi sul letto.

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Capitolo 8
*** Uscita ***



Uscita





Non feci in tempo ad addormentarmi perché qualcuno bussò delicatamente alla porta. Pensai fosse Liz, così aprii.
Ma non era Liz, era Will.
-    Will … - dissi.
-    Katherine, scusa- disse lui.
Non risposi.
-    Katherine, scusa. Scusa per tutto. Io non volevo. Ero arrabbiato, perdonami- disse semplicemente Will.
Lo ami, lo ami, lo ami disse la vocina.
-    Will … scusami te-
-    No, scusa te-
Gli sorrisi, ma repressi l’impulso di abbracciarlo.
Lo feci entrare in camera, e chiusi la porta. Fu allora che l’abbracciai e lo baciai.
-    Will non posso neanche ora lasciare Josh. Io … gli ho appena detto che lo amo e altre cavolate. Dovremo aspettare un poco-
-    Va bene, va bene- disse Will, appoggiando una mano sulla mia schiena. Poi fece per sbottonarmi la maglietta, ma lo fermai.
-    E sarebbe meglio fare le cose con calma. Tu capisci, abbiamo fatto tutto troppo in fretta-
-    Sì, amore. Va bene. Aspetterò, se è per te. Ti amo, Kathe.
-    Anche io, Will- dissi. Non avrei mai creduto di poter dire quelle parole, in passato.
-    E, Will … ho bisogno che tu mi dica una cosa. Una sola cosa su di me, sul mio passato. Io vorrei sapere tutto su di me, certo, ma capisco che tu per qualche ragione non puoi dirmelo. Ma almeno rivelami se sei stato tu ad uccidere i miei genitori, solo questo. Solo questo- dissi, mentre lui mi baciava delicatamente il collo.
-    Katherine. Ora ti spiegherò- cominciò a dire lui – quel giorno in cui ti ho morso l’unico mio scopo era quello di farlo. Sapevo che avresti avuto quei cacciatori lì vicino. Perciò ho portato Marius e Lotharius con me. Per precauzione. Ho ordinato loro di tenerli fermi, mentre io ti mordevo. Loro li avevano legati a degli alberi, volevano vedermi. Io così ti ho morso. Ho detto a Lotharius di portarti qui mentre io e Marius slegavamo quei cacciatori. Ma quando arrivammo a quegli alberi loro non c’erano più. Scomparsi. Non so dove siano, se sono morti o meno. So solo che io non ho torto loro un solo capello, né ho ordinato di farlo. Noi uccidiamo i cacciatori di vampiri solo quando ci attaccano- spiegò Will.
-    Allora tu non hai fatto niente a mamma e papà!- esclamai.
-    No, niente-
-    Davvero? E dove sono?
-    Non lo so. Siamo anni che cerchiamo di trovarli per imprigionarli. Noi non torciamo loro un capello, come ti ho detto, ma li imprigioniamo, quello sì. Lo avremo fatto anche coi tuoi genitori. Non li abbiamo mai trovati.
-    Non sono mai venuti a cercarmi … -  dissi tristemente.
-    È meglio così- disse Will – ma cambiamo argomento-
-    Perché?
-    Katherine. A poi le spiegazioni, ok?- disse Will.
Fu in quel momento che capii che i miei genitori avevano partecipato in qualche modo al mio oscuro passato. Perché non mi erano venuti a cercare? Perché?
Lo baciai di nuovo in bocca, e poi gli sorrisi.
-    Domani usciamo, ok?- chiese Will prima di andarsene.
-    Certo. Domani usciamo la mattina …- confermai.
Egli mi sorrise prima di andarsene. Felice mi sdraiai di nuovo sul letto e dopo essermi messa il pigiama mi addormentai.

La mattina dopo una carezza  mi svegliò di buon mattino. Aprii lentamente gli occhi. Will era inginocchiato davanti al mio letto, vestito con una camicia nera e dei pantaloni bianchi.
-    Will … dove si va?- chiesi, assonnata.
-    Nella cittadina qui vicino. Qui ci sono stato troppe volte e poi non è molto sicura-
-    Mi vesto- gli dissi.
Egli uscì lentamente, chiudendo silenziosamente l’uscio.
Indossai una maglietta celeste e un paio di jeans. Non ero proprio elegante, ma dovevo vestirmi in fretta.
Abbracciai Will da dietro per segnalargli che ero pronta.
-    Ecco la mia ragazza- disse lui ridendo.
Mi prese per mano e ci avviammo verso l’ascensore.
Entrammo nel parcheggio sotterraneo, e Will mi portò dinnanzi a un motore davvero costoso e a due Ferrari. Una era decappottabile, rosso fiammante, l’altra era coperta, e nera.
-    Quale vuoi?- mi chiese.
-    Quella rossa- risposi.
Mi aprì la portiera e la richiuse non appena fui entrata.
Prima di mettere in moto la macchina indossò un paio d’occhiali da sole Ray-Ban.
Era stupendo.
Il viaggio durò una decina di minuti. Il vento sui capelli lo rendeva ancor più meraviglioso, e gli occhiali da sole gli facevano un viso troppo affascinante.
Scendemmo dalla macchina. Il sole ci illuminava il viso. Era caldo.
Ci avviammo per le strade della città mano nella mano.
Camminammo in silenzio finché non vidi qualcosa, o meglio, qualcuno che ci fissava.
Era un uomo alto, muscoloso, vestito di nero con un marchio giallo sulla maglia, sul suo lato destro.
-    Will … chi è quello?- chiesi, indicandolo.
-    Sta’ ferma qui. Qualunque cosa accada, dovunque io vada, tu resta qui. – mi ammonì Will.



Will si avvicinò all’uomo.
-    Al, buongiorno- disse.
Al John Robert Smith era un uomo sulla quarantina. Era uno dei maggiori esponenti dei cacciatori di vampiri, insieme a Jenny e Karl, che poi erano i genitori di Katherine.  Aveva cominciato l’attività a soli vent’anni, e da dieci dava la caccia a Will. L’aveva trovato, e in compagnia di una ragazza. A guardarla meglio pareva la figlia di Karl, nelle fattezze. Doveva portarla alla base. Avevano scoperto una “cura” per far diventare umani i vampiri, ma era da collaudare. Non che interessava loro far diventare umani quei mostri, gli importava solo di ucciderli. Ma v’erano dei casi come quello di Katherine, dove avrebbe fatto piacere ai genitori avere una figlia umana, o un figlio umano.
-    Buongiorno, Will. Quella ragazza è Katherine, vero?- chiese Al.
-    Oh, ti sbagli. Si chiama Patricia. È una ragazza che ho morso poco fa- affermò Will, convincente.
-    So che menti. La riconoscerei da tutte le parti- disse Al, prima di scaraventarsi addosso a Will.
Egli lo scansò subito. Che mossa stupida pensò.
Prese la pistola e gli sparò su una spalla.
Lo prese poi per il collo e gli intimò di andarsene.
-    Mai- disse Al.
Will allora, calò la faccia sul collo di Al e lo morse, succhiando il sangue per un po’ di tempo.
Quando si rialzò, gli sputò in faccia dicendo – chissà se vorranno un mostro fra i loro, Al-




Osservai la scena, allibita. E anche un po’ schifata quando vidi Will venire da me con la bocca piena di sangue. Prese un fazzoletto e se la pulì.
-    Chi era? Perché gli hai fatto del male?- chiesi.
-    Era Al uno di quelli che ci vogliono ammazzare, tesoro- spiegò Will.
-    Ma non dovevi …
-    Ti dico una cosa. Se vuoi vivere abbastanza devi imparare a difenderti. Se non l’avessi morso mi avrebbe ucciso. E io tengo alla mia vita- disse Will.
Tacqui, perché in fondo aveva ragione.
Will mi portò in una pizzeria, dove vendevano pizza a taglio. Lui prese una fetta di pizza ai quattro formaggi, e una coi funghi, io una col prosciutto cotto e una margherita.
Mentre gustavo quest’ultima, mi venne in mente una cosa importantissima.
-    Will … se quello era un cacciatore di vampiri conosce i miei genitori! Potrebbe sapere dove sono!- esclamai.
-    Esatto- disse lui, in tono strascicato.
-    Allora lo devo trovare!-
-    E perché?- chiese Will, come se fosse l’osservazione più logica del mondo.
-    Perché potrei ritrovare i miei genitori, parlare con loro, andare a vivere con loro, dirgli di te … - elencai estasiata. Will scoppiò in una fragorosa.
-    Sì, e poi dirgli che siamo tutti una grande e gioiosa famiglia felice! Io andrei a cena da loro, ci baceremo, e tutto il resto. Poi ci finanzieranno il matrimonio- disse, ridendo.
-    Esatto!- esclamai.
-    Tesoro, apri gli occhi e metti in atto il tuo cervello, che non è male. Quelli sono cacciatori di vampiri. Loro uccidono, massacrano quelli come noi. Non importerebbe loro se esci con me. Sono un vampiro, e devo essere ucciso. E non faranno distinzione nemmeno con te: tu eri loro figlia, adesso non lo sei più, perché sei un vampiro. Tu per loro ora sei un altro da uccidere, nient’altro- spiegò Will. Il sorriso mi morì sulle labbra.
-    Non è vero loro mi vogliono bene!
-    Sì, come si vuol bene al nostro peggior nemico.-
Tacqui. Voltai la testa dall’altra parte, non volendo far notare che stavo per piangere.
Will mi passò una mano tra i capelli.
-    Scusa- disse – il fatto è che ho il vizio di sbattere la verità alla gente di punto in bianco-
-    Questa non è la verità, ti sbagli- affermai.
-    Un giorno saprai tutto, tesoro. Dovrai essere forte, perché così non va- disse lui.
Mi abbracciò. Rimasi attaccata a lui per non so quanto tempo. Poi ci alzammo e continuammo la nostra passeggiata.
-    E poi- disse ad un tratto – i tuoi genitori non l’abbiamo più visti. Ho avuto notizia siano all’estero, perciò …-
Non dissi niente, non avevo più voglia di parlare dei miei genitori.
-    Will, quanti anni avevi quando ti hanno morso?
-    Sedici
-    Come è successo?
-    Ero andato a una festa con due miei amici. Poi ritornai a casa e vidi uno strano tipo. Ebbi paura e tentai di scappare, invano. Quello mi prese con violenza e mi morse. Svenni per un po’ di tempo, dopodiché tornai a casa, quasi senza forze. Ma i miei genitori non ne vollero sapere di avere in casa con loro uno come me. Loro erano fieri di John, mio fratello. Io non ero nulla in confronto a lui, per loro. E non lo sono tutt’ora. Così girovagai per la città, senza forze. Sarei certo morto, essendo senza cure. Ma per fortuna Lotharius mi trovò e mi portò qui-
-    Mi spiace per quello che ti è accaduto …
-    A me no. Io sono un vampiro, e sono fiero di esserlo.
-    E come hai fatto a diventare il capo?
-    Beh, feci amicizia col capo di allora che, notando la mia capacità , la mia intelligenza e la mia astuzia, decise di nominarmi capo dopo la sua morte. Lasciò pure il testamento. Feci fatica a farmi amici gli alti ranghi. Se non lo avessi fatto non sarei il Capo qui- spiegò Will.  – non che però andiamo molto d’accordo- aggiunse poi.
Ci fermammo in una gelateria e Will, da galantuomo, pagò tutto.
Verso le cinque ritornammo nel quartier generale.
Will mi scortò verso la porta del mio alloggio.
-    Quando glielo dirai?- chiese, riferendosi a Josh. Già, chissà cosa aveva pensato riguardo alla mia assenza!
-    Io … quando sarà il momento
-    E quando sarà il momento?
-    Senti, ci siamo appena rimessi insieme e … io penso a lui, sai … potrebbe rimanerci male, molto male. Non voglio che soffra … fra un paio di mesi …- risposi. Ma la verità era che ero ancora incerta sulla mia relazione col capo dei vampiri.
-    Non è che hai dei dubbi su noi due?- chiese Will, che evidentemente aveva capito tutto.
-    Io? Macché! No, no … io so che ti amo infinitamente, amore- dissi fermamente.
Will mi salutò e se ne andò verso l’ascensore.
Mi ritirai in camera, e mi sdraiai sul letto.
Dopo circa mezz’ora che riflettevo sulle più svariate cose qualcuno bussò alla porta.
Prima di aprire pensai a chi potesse essere. Will? Josh? Marius? Liz? O I tuoi genitori? Chiese una voce che speravo avesse ragione.
Aprii, speranzosa. Era Josh.
-    Ciao
-    Dove sei stata tutto il giorno?
-    A fare spese con Liz
-    Chi è Liz?
-    Ah, già. Non ti ho parlato di lei. È una mia amica, ci siamo conosciute recentemente, si chiama Liz Jones.
-    Liz Jones? La generale? La prima donna generale della storia dei vampiri?
-    Davvero? Non me l’aveva detto.
-    È un’amica del Padrone. Tutti gli amici del padrone sono generali. E si chiamano Marius, Lotharius, Liz, Lawrence, Gerald, James e Braeden. Chiunque li vede trema dal terrore. Vederli non è un buon segno, né per i vampiri che stanno nelle altre zone, né per gli umani, né per i cacciatori. Lasciano una scia di sangue dovunque vadano. Ma non sono io che devo spiegarti il loro lavoro-  spiegò Josh, eccitato.
Rimasi allibita. Così quella ragazza, così giovane, era una generale?
-    Ma io credo che Liz sia generale perché l’ha nominata Will, essendo stata a letto con lui. Che puttana …-- aggiunse Josh.
-    Chi sei tu per offenderla? Magari si era innamorata! E forse era generale già prima. Se non puoi divenire un generale non è certo colpa sua! Sii almeno un gentiluomo!- la difesi.
Josh tacque.
-    Comunque sia, arrivederci-. Disse, offeso dalle mie parole.
 Mi sdraiai di nuovo sul letto, e per la seconda volta qualcuno bussò alla porta.
Aprii. Era Liz, stavolta.
-    Ciao Liz
-    Ciao! Come va?
-    Bene
-    Sei uscita con Will, vero?
-    Sì …
-    Devi ringraziare me! Io e Marius l’abbiamo convinto a chiederti scusa
-    Non dovevate …
-    Certo che dovevamo!- esclamò Liz.
Cominciai a ridere, e anche lei lo fece. Dopo aver terminato le chiesi una cosa.
-    Liz, tu sei davvero una generale?
-    Certo!
-    E puoi fare amicizia con la gente comune come me?
-    No. È una specie di legge. Ma tu non sei comune. E poi frequenti Will. Dunque …
-    Dunque siamo tutti amici.
-    Già. Siete tutti amici.
-    Sì, è un po’ palloso però essere l’unica donna fra tanti maschi. Tutti sanguinari, impulsivi … Marius è quello che riflette di più, escluso Will, ma io parlavo dei generali. E poi Lotharius ha una cotta per me!
-    E a te non piace?
-    Sì ma diciamo che mi piace farmi corteggiare!- spiegò Liz.
Parlammo fino a tardi. Dopodiché lei lasciò la mia stanza e io, adagiandomi sul letto, mi addormentai sognando il volto di Will.


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Capitolo 9
*** La verità ***




La verità


L’indomani qualcuno bussò alla porta di buona mattina.
Mi stiracchiai, stufata. Avevo sonno e non mi andava davvero di svegliarmi presto, erano le sette.
Sbuffando aprii la porta.
-    Buongiorno signorina-  mi salutò Marius. Ricordai le parole di Josh, e mi parve strano che Marius fosse tanto sanguinario. Davvero non ce lo vedevo a uccidere delle persone.
-    Ciao Marius. Che vuoi?
-    Sei ufficialmente convocata nella sala riunioni al cospetto del Capo. Saranno presenti anche Lotharius, Liz , Lawrence, Gerald, James e Braeden. E naturalmente io
-    E perché?
-    Questo lo vedrai. Un consiglio: sii forte. Will voleva aspettare, ma non c’è più molto tempo.
Se ne andò al trentunesimo piano con l’ascensore, lasciandomi lì come una scema.
Mi vestii e salii pure io.
Bussai al grande portone di marmo che dominava sul trentunesimo piano.
-    Entra- disse Will.
Entrai furtiva. La porta di marmo si richiuse con un enorme boato.
Le pareti della stanza erano perfettamente bianche. V’erano delle mensole di massello con dei libri, perlopiù volumi antichi. Davanti a me c’erano due enormi finestre con delle tende grigie. In un angolo c’era un’imponente scultura di marmo, e il pavimento era dello stesso materiale.
Al centro della stanza c’era un enorme tavolo di legno, al capo del quale sedeva Will, che fumava una sigaretta.
Accanto a Will, alla sua destra, c’era una sedia vuota.
Will sedeva su una specie di trono in miniatura, una sedia raffinata d’oro. Alla sua sinistra, su una sedia d’argento, sedeva Marius, perfettamente composto, con le braccia conserte.
Alla sinistra di Marius c’era Lotharius. Era un uomo alto e muscoloso, dai lineamenti molto virili. Si era lasciato crescere un po’ di barbetta che accennava a un pizzetto attorno alla bocca. Li vidi tutti perfettamente perché si erano voltati verso di me. Alla sinistra di Lotharius c’era Liz, e dall’altro capo del tavolo, che poteva guardare in faccia Will, c’era poi James.
James, seppur il nome sembri giovanile, era il più anziano di tutti. Aveva dei capelli brizzolati, un po’ lunghi e la barba rosata. Mi colpì la bocca estremamente fine.
Accanto a James v’era Gerald.
Era un uomo abbastanza tarchiato, un po’ stempiato e con un naso a patata. Aveva i capelli neri e aveva qualche chilo in più.
L’ultimo era Lawrence. Era alto, biondo, e magro. Era sbarbato.
Mi stavano fissando un po’ tutti.
-    Buongiorno- dissi. Sentii la mia voce tremare.
Liz mi sorrise.
-    Vieni accanto a me- disse cupo Will, inspirando poi dalla sigaretta.
Esitai un po’, prima di ubbidire.
Mi sedetti alla destra di Will, di fronte a Marius.
Tenevo le mani unite sotto il tavolo.
-    Sai perché sei qui?- chiese Will spegnendo la sigaretta e buttandola sul portacenere.
Mi pareva un po’ distaccato. Anche un po’ in tensione. Non più di me, comunque.
-    No- dissi, tremando ancora una volta.
-    Sta’ tranquilla- intervenne Liz.
Forse erano buone notizie.
-    Nessuno- iniziò a dire Will – nessuno è mai stato qui, a parte noi. È qui che nominiamo i generali-
Generali? No, no, no, no! Per nulla al mondo! Vidi Lawrence guardarmi incuriosito.
-    Qui si nominano i generali, perciò hai capito perché sei qui. Da oggi …
-    No- esclamai. Sapevo che non potevo farlo, ma era più forte di me.
-    Irrispettosa- sussurrò Lothatrius.
-    Silenzio- disse Will – non ti puoi opporre. È un mio ordine, il mio volere. È quello che sei destinata a diventare- spiegò.
-    Destinata?- chiesi.
-    Ora ti spiego tutto, o quasi-
-    Va bene- strinsi le mani ai ginocchi.
-    Ti ricorderai della volta in cui ti ho morso, non è vero?
-    Certo, non me la scorderei mai-
-    Quando io, Marius e Lotharius siamo venuti lì, era per catturare i tuoi genitori e imprigionarli. Sapevamo a mala pena che essi avessero una figlia. E sinceramente non c’importava. Ma quando ti ho visto, ho capito che cosa sei. Alcune persone, sia umani sia vampiri, a volte hanno qualcosa di … diverso nel sangue. Qualcosa che li rende invincibili, o quasi. Normalmente non si nota. Chi mi ha morso non sapeva che io avevo questa diversità: si è scoperta col tempo. Quando ti ho visto, ho sentito quasi un fremito, e lì ho capito. Io sono come te, dunque ero l’unico a poter capire. All’inizio credevo tu fossi come i miei amici qui. Forte, certo. Ma con poteri limitati. Ma quando sei sparita, due anni fa, sotto il letto il mio sospetto è diventato realtà. Tu sei come me. Uno dei tuoi antenati doveva essere per forza un vampiro. Avevi già qualcosa di non umano, ma non era stato risvegliato. Ora il nostro caso è unico. In genere persone come noi muoiono prima di compiere sei anni. Questi due geni non possono coesistere, normalmente. Ma a noi è accaduto. No0i siamo sopravvissuti, noi abbiamo qualcosa di speciale. Quando ti ho morso ho risvegliato alcuni dei tuoi poteri assopiti, tutt’ora da scoprire per bene, e ti ho trasmesso alcuni dei miei, per esempio quello di apparire e scomparire all’improvviso. Tu non sai gestirli, ma ti insegnerò. Tu sei speciale, unica, come me. E non puoi tornare indietro. Io ti ho salvato la vita. So che non mi perdonerai mai di averti morso. Ma i tuoi genitori sono cacciatori di vampiri, e ti avrebbero uccisa non appena avessero scoperto cosa sei. Devono debellare ogni pezzo di “virus” come ci chiamano loro. Io potevo anche non morderti: tu avresti potuto diventare una mia rivale, e non ho bisogno di rivali. Ma quando ti ho vista, così indifesa, quando ho pensato a cosa avrebbero potuto farti quei … - e sputò per terra – quei bastardi, scusa, non ce l’ho fatta. Non ne valeva la pena di sprecare una vita come la tua. Una vita in generale. Noi non siamo cattivi, non mangiamo le persone ogni giorno. Solo quando non ce la facciamo più, e in genere si tratta di nostri nemici, di coloro che hanno tentato di ucciderci. Se non beviamo sangue moriamo. Se il leone non mangia la gazzella muore. E così è per noi, ed è difficile, specie per me che come te sono stato un umano, e lo sono stato per più tempo di te, ma è così. Ho accetti la situazione o muori. A te la scelta- continuò.
Cercai di non piangere, spalancando gli occhi e stringendo i ginocchi a a più non posso. Ma aveva ragione. Ciò che mi aveva detto … mi aveva reso più triste del dovuto. Avrei voluto urlare, e lo avrei fatto se avessi potuto. Mi guardai le mani,.mordendomi un labbro.  Ero diversa persino tra loro, allora era vero. Mi aveva salvato la vita. Dovevo vederla così. Ma loro erano i miei genitori, non mi avrebbero fatto del male! Glielo dissi, piano, cercando di mantenere il controllo.
-    Non sai di cosa sono capaci-
-    Ma lo sapevano che ero così. Cioè, lo sapevano che avevo un parente vampiro!
Will si morse il labbro. Lo vidi esitare. Che si fosse inventato tutto? No, non mi mentirebbe mai. Forse c’era qualcosa che non mi voleva dire. Vidi Marius mettergli una mano sulla spalla e scrollare la testa.
Fu a quel punto che non ce la feci più. Mi alzai in piedi.
-    Cosa c’è? Devi dirmi tutto, hai sentito? Devi dirmi tutto!- urlai.
Lawrence, accanto a me, mi prese un braccio e mi strattonò giù con forza.
-    La prossima volta che dirai così al capo scoprirai che ti rimane poco da vivere- disse.
-    No, ha ragione- s’intromise Will.
-    Ma ci sono cose che non puoi sapere. Non ora. Te le dirò poi, tranquilla- continuò.
-    Ma tu sai dove sono i miei genitori?
Will scosse la testa.
-    Cosa posso fare io in più di loro?- chiesi.
-    Molte cose. Ma queste sono da vedere-
Avevo detto ciò, ma i miei pensieri erano rivolti ai miei genitori. Non mi avrebbero ucciso.
-    Bene- disse Will – tu ora sei una di noi. Hai completato il quadro, per ora. Ti aspetteranno missioni difficoltose. Non sarà una passeggiata. I generali agiscono insieme solo in casi estremi. In genere vanno da soli con qualche vampiro. Ma tu non sei poi molto allenata, anche se Marius ha fatto un eccellente lavoro. E non ne dubitavo. Uscirai in coppia con qualcuno, almeno per ora- disse Will.
-    Io mi offro volontaria!- disse Liz, eccitata evidentemente dall’idea di stare con una femmina.
-    Calma, calma. Lasciamo decidere a lei- disse Will.
Doveva proprio? Non sapevo che scegliere. Non conoscevo nessuno a parte Liz e Marius. Ma chiederlo a quest’ ultimo mi pareva una cosa invadente. E visto che Liz era tanto eccitata … ma non la conoscevo bene, e se Marius ci fosse rimasto male?
-    Per me è uguale- dissi, vaga. Ero già abbastanza confusa.
Questa volta fu Gerald a prendere la parola.
-    È già abbastanza scossa e confusa. Non è molto lucida in questo momento. Credo che la decisione spetti a te, Will- disse.
Lo ringraziai in silenzio. Ero debitrice con lui.
-    Se è così …- disse Will. Guardò gli altri ad uno ad uno – beh, sono di vedute antiche. Ma non mi fido di far uscire due donne. Non voglio perdere le componenti più importanti del gruppo- disse. Liz arrossì, e pure io.
-    Credo che non stiano abbastanza attente-
-    Questo non è vero- brontolò Liz, ricevendo un’occhiataccia da Lawrence.
-    Per te. Comunque, visto che Liz si è letteralmente rotta le palle di uscire con Lotharius che, attento com’è a corteggiarla, ultimamente non si accorge delle cose più importanti, credo che egli farebbe al caso tuo. Con te ritroverebbe un po’ della astuzia perduta- disse Will.- per te va bene?- chiese.
Annuii. Non vedevo l’ora di uscire da lì. Sudavo dalla tensione, seppur facesse fresco.
-    Bene, allora pianifichiamo l’azione- disse Will – è il momento di un’altra verità- continuò, cupo. A lui non piaceva svelare le cose.
-    Quei maledetti ci danno la caccia. Sì, lo so James, lo sapevamo già, ma non è questo il punto. Credo che siano attratti da Katherine. Ho sentito, l’altro giorno, dal nostro amico Al che ho avuto l’occasione di mordere, che hanno una “cura” per noi. Ci farebbero ritornare umani, capite? L’ho visto mentre lo mordevo. E credo che vogliano che Katherine sia la loro cavia- spiegò Will.
-    E tu la lasci andare a giro così? Se Lotharius non riesce a difenderla e la prendono?- chiese Liz, stupita.
-    Hai una bella opinione di me- intervenne Lotharius.
-    Chiunque ce l’avrebbe dopo vari fallimenti. Ma dopo Marius sei il più adatto. Mi fido di te. Un solo passo falso, però, e …
-    Non lo farò
-    Bene. Tu e Katherine stanotte dovrete andare al monumento. Pare che qualcuno si riunisca lì.
-    Portatemi almeno uno di quei cacciatori. Se gli altri vi attaccano, sapete cosa dovete fare.
-    Sì, è un decennio che lo faccio, Will …- disse Lotharius.
-    Perché proprio me?- chiesi
-    Cosa?
-    Perché vogliono proprio me?
-    Ah, ehm … perché credono che tu sia la più debole e quindi la più facile da prendere.
-    Oppure per portarmi dai miei genitori!
-    Ti ho appena detto che ti ucciderebbero, non vedo la ragione di esserne così felice, tesoro. E comunque non possono portarti da loro, non abbiamo avuto più notizia di quelli-
Tacqui. Will terminò poco dopo.
Appena lo fece scesi giù di corsa e mi rinchiusi nella mia stanza a piangere.
Non poteva essere! Io non potevo lottare contro gli amici dei miei genitori!
Marius entrò quasi subito senza nemmeno bussare. Si sedette accanto a me, con una mano sulla mia testa.
-    Ehi, calma, Katherine
-    Io non ce la faccio, non ce la posso fare. Sono confusa. Fino ad ora ho creduto che i cattivi foste voi, e ora mi dicono che i miei genitori mi avrebbero ucciso, io non ci credo, non posso crederci. E come fanno a essere cattivi gli amici di mamma e papà che a Natale mi riempivano di doni?- dissi, stringendo la catenella di mia madre.
Marius prese aria.
-    Vedi Katherine,. Il mondo non è tutto bianco. E nemmeno tutto nero. Il mondo è per metà bianco e per metà nero. Come noi, come il nostro cuore. Non è tutto ombra o tutto luce. Il nostro cuore è per metà ombra e per metà luce. Il nostro, il loro. L’importante è sapere da quale parte stai. Se stai dalla luce l’ombra esisterà ugualmente per sempre, ma tu sarai buona. Se sarai cattiva la luce, seppur fioca, ci sarà. Noi non siamo dei santi, né degli eroi. Ma non siamo nemmeno cattivi. Abbiamo aiutato delle persone anche umane, abbiamo aiutato te. Ma anche noi abbiamo fatto cose atroci. Abbiamo ucciso alcuni nemici senza pietà. Nella nostra posizione è difficile dare retta alla luce. Ugualmente i tuoi genitori hanno forse fatto delle cose bellissime ( ma ne titubo), ma ci danno la caccia e ci uccidono come bestie. Come se non avessimo sentimenti … magari sono loro quelli buoni. Per me non lo sono.  Hanno ucciso mia moglie  mia figlia in un modo atroce. Prima hanno violentato mia moglie, poi l’hanno picchiata con l’argento davanti agli occhi di mia figlia, e ai miei. Ero senza forze, picchiato quasi sino alla morte. Se non ci fosse stato Will mi avrebbero ucciso. Popi hanno tagliato la lingua a mia moglie e infine le hanno tagliato la testa, mettendola poi nelle mani di mia figlia, e poi nelle mie. Urlavo, imploravo pietà per mia figlia, ma non mi hanno ascoltato. Hanno picchiato anche lei, le hanno tagliato gli angoli della bocca. Poi le hanno trafitto il cuore con una decina di coltelli d’argento. Infine lì’hanno fatta sciogliere nell’acido e poi l’hanno buttata davanti a me. Quando sono andato con Will da te, volevo ucciderli, e volevo ammazzare pure te. Volevo ucciderti, Katherine.  E nel modo più orrendo che esistesse. Ma poi ho visto i tuoi occhi. Ho visto la tua faccia innocente, e mi hai ricordato Jane, mia figlia. E mi sono detto che non c’entravi niente. Tu non avevi fatto niente. Lo avevano fatto i tuoi genitori. E poi io non ero, non sono come loro. Sono andato via da loro, quando Will mi aveva ordinato di tenerli fermi perché non li volevo vedere, altrimenti li avrei uccisi. Una parte di me lo voleva, l’altra diceva che io non ero un mostro, non ero come loro. Se on l’avessi uccisi avrei inflitto loro una punizione peggiore, perché si sarebbero rosi il fegato vedendo che ero migliore. Perciò sono andato da Will. Ho ascoltato due volte la mia parte di luce. E per due volte ho creduto di aver fatto male, ma poi mi sono reso conto che ho fatto bene. Sei qui, e non sei come loro.  Sei qui e io sono migliore di loro. Non li ho perdonati, certo. Sono qui e penso che se ti avessi uccisa a quest’ora sarei stato un assassino. Un mostro. Sarei stato uno di loro. Magari te gli darai ragione. Magari te ne andrai, magari mi sono illuso che tu fossi diversa da loro. Ma se te ne vuoi andare … convincerò Will a permettertelo. Però ti prego … - raccontò Marius, piangendo.
Voleva consolarmi. E farmi vedere di chi ero figlia.
E quelle parole mi fecero smettere di piangere. Mi o5rsi il labbro. Non volevo più essere figlia loro, se avevano veramente fatto ciò. Strinsi la mano di Marius.
-    Mi spiace. Gliela faremo pagare, insieme-  gli dissi, e ci abbracciammo.
-    Se ti avessi uccisa a quest’ora non avrei un’amica come te- disse.
Rimanemmo abbracciati per molto tempo. Poi  lui se ne andò.
Mi affacciai alla finestra.
Adesso sapevo qual’era il mio destino, sapevo cosa sono e sapevo di chi sono figlia. Strinsi i pugni.
Perché io non ero figlia di nessuno da quel momento.
Ero la figlia del vento.

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Capitolo 10
*** La chiave ***



La chiave



Lasciai andare Marius ma all’improvviso mi venne in mente di fermarlo. Dovevo consolarlo.
Corsi per il corridoio e gli presi la mano.
-    Marius … -
-    Katherine?
-    Grazie. Adesso so cosa sono. Un vampiro. E sono orgogliosa di esserlo-
Marius sorrise.
-    Ma perché sono così? I vampiri non crescono dopo essere morsi …
-    Questo è ciò che ti hanno detto. I vampiri crescono, ma più lentamente degli umani. Will è stato morso a sedici anni, ma ha quasi cento anni ora. Ne dimostra una ventina. Pure io. I vampiri bambini invece crescono molto velocemente, come gli umani. Solo che a una data età, nel tuo caso a diciotto anni, beh, smettono di crescere velocemente. Altrimenti i purosangue sarebbero tutti appena nati no?
-    Già- vidi che non era tranquillo. Pensava ancora a sua moglie e sua figlia.
-    Marius … mi spiace per tutto … io … se sapevo tutto non li avrei rammentati. Non avrei voluto essere con loro
-    Non devi scusarti. Non sapevi niente. È che tutto ciò mi rende triste
-    Capisco.
Aveva gli occhi velati.
-    E quel che più non sopporto- aggiunse – è di essere ancora vivo. Il pensiero mi ha tormentato per molto tempo. Perché io sì e loro no? Poi mi son detto che se sono vivo c’è un perché, che sono vivo per loro. Che se sono vivo c’è un perché che io non posso sapere. Non ora, forse.
-    Marius …
-    Ora basta parlare di questo. Resteranno sempre nel mio cuore, ma attraverso ricordi felici. Non con questo. Non voglio più parlarne-  concluse. Mi sorrise. – scusa ma ora devo andare- mi disse.
Rimasi a guardarlo uscire, prima di scoppiare in lacrime. Mi inginocchiai per terra, piangendo. Mi chiesi il perché di tutto questo. Il castello che avevo costruito era ormai davvero crollato. Mi chiesi il perché di tutte le bugie narratemi dai miei genitori. Volevo bene a Marius, ma il solo pensiero che i miei genitori gli avevano fatto ciò mi faceva venir ribrezzo. Avevo sempre ricordato mia madre e mio padre come due persone gentili, dolci e disponibili. Persone pronte ad aiutare gli altri … e ora scoprivo che erano mostri. Provai ribrezzo verso di loro e verso me stessa. Provai rabbia contro di me per quelle volte che Marius mi aveva trattato un po’ male. Se fossi stata al posto suo avrei ucciso la figlia di chi mi avrebbe fatto ciò. Non era una vera e propria certezza, ma era probabile che l’avrei fatto. Potevo essere anche la persona più forte di tutte, come Will, ma non sarei stata tanto forte d’animo come Marius. Non ci sarei mai riuscita. En come avrei potuto guardarlo negli occhi?
-    Cos’è successo?- chiese una voce dietro di me.
-    Josh … sono stata alla riunione dei generali- gli narrai tutto per filo e per segno. Gli spiegai che piangevo per il fatto che i miei genitori erano dei mostri, ma non gli narrai la storia di Marius. Non avrebbe voluto.
-    Quindi tu …?
-    D’ora in poi sarò una generale, sì
-    Figo …- disse Josh.
Poi sorrise e iniziò a farmi dei complimenti, delle frasi di amore. E mentre le diceva mi ricordai prima il bacio con Will, poi quando avevamo fatto l’amore. Mi ricordai ciò ripetutamente, perciò lo bloccai.
-    Josh, senti … devo dirti una cosa importante.
-    Cosa?
Mi si strinse il cuore al solo pensiero di ferirlo definitivamente. Non volevo dirgli tutto, magari era troppo presto … ma ogni notte sognavo Will, ogni volta che lo vedevo quel fremito mi perseguitava e provavo un grande desiderio di lui. Non potevamo continuare così. Se avevo sperato di poter dimenticare Will, quella era stata una vana speranza.
-    Josh, senti. Possiamo rimanere amici, tu mi piaci molto. Ma non nel modo che a una persona piace un amato. Tu mi piaci come amico, sei simpatico e … insomma, io amo Will. Noi … abbiamo provato ma non riusciamo a fare a meno l’uno dell’altra-  dissi tutta d’un fiato. Erano le uniche parole che mi erano venute in mente.
-    Ah, è così? Da quant’è che mi tradisci con lui?
-    Una volta sola l’ho fatto
-    Quella volta …
-    Una volta sola, sì. Ma il desiderio ha continuato.
-    Bene. Potevi dirmelo prima
-    Pensavo di ferirti troppo …
-    La verità, detta subito, fa meglio di quella detta tardi. Io credevo che tu mi amassi davvero. Quelle che mi avevi detto l’altra volta erano solo parole vane, inutili, non è vero?
-    Josh, scusa …
-    Un corno- disse lui, andandosene.
Sospirai. Forse aveva ragione. Avrei fatto meglio a dirglielo prima.
-    Brutta giornata, eh? Faresti meglio a prepararti. Anche se manca ancora qualche ora è meglio trovarsi pronti, non trovi?- chiese qualcuno con una voce estremamente profonda.
Mi voltai. Lotharius.
-    Hai lasciato il mio protetto?- chiese.
-    Nessuno ti ha autorizzato a sentire una discussione privata- dissi, indignata. Stavamo già partendo col piede sbagliato.
-    Oh, scusa. Ma sai, siamo in un corridoio. Chiunque avrebbe potuto sentire. E poi volevo dirti una cosa, ma quando ti ho visto parlare con lui ho pensato non fosse il momento giusto di interromperti e così vi ho lasciato continuare. La prossima volta mi metterò dei tappi agli orecchi-
-    Faresti meglio. Cosa vuoi?- chiesi, scontrosa.
-    Le armi. Devi prendere le armi e allenarti un po’- disse lui, prima di voltare le spalle e andarsene.
Scesi nell’armeria.
C’era Will.
-    Mi aspettavi?- chiesi.
Si voltò.
-    Sì.
-    Ho lasciato Josh.
Vidi gli occhi di Will illuminarsi. Si avvicinò, mi prese la testa fra le mani e mi baciò appassionatamente in bocca. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, cominciai a immaginarlo mentre faceva l’amore con lui. Anche lui parve farlo, perché mi sfilò la maglietta, e cominciò a baciarmi sul collo, sulle spalle … mentre io respiravo forte a causa del godimento.
Ci adagiammo per terra. Will mi tolse il reggiseno e si slacciò la cintura.



Eravamo sdraiati l’uno accanto all’altra, mano per la mano.
-    Forse però è l’ora che ti dia l’occorrente- mi disse Will.
Si vestì e anche io, alzandomi, lo feci.
Will camminò elegantemente fino alla teca dove teneva le pistole.
Me ne porse una.
-    È una Pfeifer Zeliska .600 Nitro Express. La pistola più potente.. usala con precauzione. È un po’ pericolosa. I proiettili che ti ho dato sono alcuni normali e alcuni d’argento nel caso ci siano vampiri traditori. Ma ti dico ciò che ho detto a Lotharius. Cercate di non sparare stanotte, se non è strettamente necessario, eh?
-    Va bene, Will. Sono più felice così.
Si avviò verso la teca delle spade.
Me ne diede una con un impugnatura nera.
-    Tua. Usala bene.
-    A proposito di Lotharius. Mi sta già antipatico. Ha scoltato la mia discussione con Josh, di nascosto. Era privata.- dissi amareggiata.
Will scoppiò a ridere.
-    Sì lo so. è un po’ … ehm … curioso, diciamo, a volte. Ma è simpatico, te lo assicuro. Cerca solo degli scoop da raccontare a Liz- spiegò Will.
-    Bello scoop- commentai.
-    Ah, e Katherine, sii prudente. Fa’ attenzione e non farti del male, ok?- mi disse Will.
Annuii. Non ci tenevo davvero a farmi del male.



Alle otto in punto mi trovai davanti al portone con Lotharius.
-    Che pistola hai?- mi chiese.
-    Una Pfeifer Zeliska .600 Nitro Express- risposi.
-    La migliore a te, accidenti. Ed è la tua prima missione … io ho portato la mia. La .454 casull.-
-    Interessante- dissi. In verità non m’importava niente.
-    Pronta?- mi chiese Lotharius. Annuii.
Cominciammo a correre e ci trovammo nel punto indicatoci da Will.
-    Dobbiamo nasconderci- dissi.
-    Ovviamente- rispose Lotharius e mi portò dietro una casa abbandonata, vicino al monumento.
Sfondò la porta, ma senza fare troppo rumore. La rimise poi nei gangheri, e salimmo al primo piano. C’era una finestra spaccata probabilmente da una pallonata. Da lì si poteva sentire tutto. Ci accucciammo tanto da vedere senza essere visti.
Lotharius era accanto a me, uno accanto all’altra. Avevo un po’ paura, ma con qualcuno accanto questa si placava un poco.
Arrivarono quattro persone.  E questo è ciò che vedemmo e sentimmo:



Due persone arrivarono davanti al monumento. Poco dopo ne giunsero altre due. Si salutarono.
-    Sappiamo perché siamo qui- disse un uomo biondo platino.
-     si Mike- rispose un altro.
-    Si tratta della ragazza. Di quella che quel bastardo ha morso. –
Mi si strinse il cuore pensando a quella parola riferita,. Come avevo capito, a Will. Sentii Lotharius fare un verso strano di disapprovazione.
-    Mike, sappiamo tutti della sua storia
-    Sì, Jordan. Lo sappiamo tutti. Ma perché l’ha morsa?
-    Non saprei- s’intromise un altro – ma qualcosa sotto c’è di sicuro. Ci scommetterei la testa-
-    Allora preparati a vedertela scoppiare- sussurò irritato Lotharius, accanto a me.
-    Certo che c’è qualcosa sotto, caro. Ci hanno ordinato di trovarla. E di prenderla. La cura, dobbiamo provarla su di lei.
Ora cominciò a parlare anche il quarto uomo.
-    Dobbiamo iniziare subito le ricerche. Non possiamo perdere tempo in chiacchiere. Ricordatevi che lei è la chiave-
-    Hai ragione, Sean- constatò Mike.


-    La chiave?- esclamai.
-    Interessante. Mi sono sempre piaciuti i gialli e i thriller- disse Lotharius.
-    Ma questo non è un thriller- constatai io – è una cosa reale-
-    Lo so. dobbiamo riferire tutto al Capo. Ma non sai quanto vorrei mangiarli tutti quei figli di puttana- disse Lotharius.
Sospirai. E ebbi una strana sensazione. Il respiro si fece più veloce, i denti si allungarono da soli, visto che potevano anche ritrarsi e sentii come se avessi bisogno di qualcosa di veramente importante.
-    Hai fame, eh? L’odore di quelli di fanno venire il desiderio di succhiargli tutto il sangue. Bastardi- disse Lotharius.
Era fame. Data dalla rabbia contro di loro.
Volevano prendermi. Dimenticando di non dover essere notata, a causa della rabbia, mi alzai. Volevo vederli in faccia, quelli. Vedere chi mi voleva prendere. Ma feci rumore, e un pezzo di marmo del davanzale cadde per terra con un tonfo. I quattro si voltarono e videro la mia faccia davanti alla finestra del primo piano.
-    Oh, cazzo- imprecò Lotharius – nessuno ti aveva detto di stare attenta?- disse.
Non replicai, ma impugnai la mia pistola. Era fredda, perciò gelò la mia mano. Lotharius impugnò la sua nella mano destra.
-    Mini lezione di pistola: sii veloce e precisa- disse Lotharius prima di scendere giù velocemente. Lo seguii.
Sibili di pistola squarciarono il silenzio. Mi riparai dietro Lotharius. Era davanti alla finestra del pianterreno. Cominciò a sparare, ferendo Mike. Poi si accucciò. Lo imitai.  Sgattaiolai in ginocchio verso la porta d’uscita. La aprii un poco, e sbirciai. Non c’era nessuno. Mi adagiai accanto al muro, vicino all’angolo. Sbirciai attraverso di questo. C’era uno di loro in piedi, stava andando verso il lato opposto della casa. Alzai il braccio e sparai. Il proiettile percorse velocemente la linea d’aria che ci separava, conficcandosi nella spalla dell’uomo. Egli si voltò, e mi sparò. Feci in tempo a rifugiarmi dietro il muro.
Sentii dei passi. Si stava avvicinando. Mi riaffacciai e sparai velocemente, ma un suo proiettile mi colpì nella spalla. Lo tolsi e la ferita si rimarginò istantaneamente. Guardai. L’uomo era in terra, ancora cosciente. Corsi verso di lui, scansando i proiettili che fuoriuscivano dalla sua pistola. Gli schiacciai la faccia con un piede e gli tolsi la pistola. Dovevo sparargli, lo sapevo. Poteva riferire di avermi vista, e uccidermi con un asso nella manica, o uccidermi in futuro. Chiusi gli occhi e gli puntai la pistola nella tempia. Sospirai. Non ce l’avrei mai fatta, no. Era troppo. Gli diedi un calcio in testa, facendolo svenire e ritornai da Lotharius che, nel frattempo, aveva ucciso Mike.
-    Se la piantava forse era ancora vivo. Che peccato- commentai.
-    Lotharius, dobbiamo andare-
-    Lo so. ma dobbiamo vedere dove sono gli altri. Ne abbiamo fatti fuori due …
-    E dove sono?
-    Tu nasconditi dietro l’albero qui accanto, io andrò dietro quello al lato opposto. Se vedi qualcuno spara e non indugiare- ordinò Lotharius.
Ubbidii. Mi nascosi dietro l’albero. Era un grande abete. Sentii un rumore di vetri infranti. Qualcuno era entrato nella casa. Guardai Lotharius, dalla parte opposta alla mia.
Non parve vedermi. Il rumore dei passi s’intensificò. Mirai all’entrata della porta, in tensione. Qualcuno uscì, tenendo la pistola con due mani. Mi nascosi dall’altra parte dell’albero.  Egli si voltò verso Lotharius che, però, era sparito, come constatai. Ne approfittai. Uscii allo scoperto e sparai. L’uomo cadde in terra, senza forze. Rimasi al mio posto, in attesa di Lotharius che arrivò cinque secondi dopo.
-    Ce ne hai messo di tempo- disse.
-    Quanto ce n’è voluto- risposi. – e poi tu non hai nemmeno fatto la tua parte. Non ti ho mai sentito sparare- continuai.
-    Il silenziatore- spiegò.
Il silenziatore, non ci avevo proprio pensato.
Ci avviammo verso il grattacielo. Eravamo andati a piedi, nonostante il posto non fosse poi così vicino, così avemmo più tempo per parlare.
-    Ti piace davvero Liz?- chiesi.
-    Liz? Beh, onestamente … non mi vergogno a dirlo. Con quei capelli lei sembra il sole nel bel mezzo del cielo azzurro.
-    Ti sei innamorato solo del suo aspetto fisico?
-    Certo che no! Non sarebbe amore. Lei è bella. Ma è anche dolce, simpatica, estroversa, un poco egocentrica e ha anche una grande voglia di vivere. Senza di lei non sarei niente, senza di lei sarei ancora quella mezza mela, senza di lei sarei una macchina senza di ruote, senza di lei sarei un cielo senza stelle- disse Lotharius, sorridendo.
-    Guarda- mi disse ad un tratto, indicandomi una stella, quella che brillava più di tutte. – quella l’ho denominata Liz. E quella lì accanto si chiama Lotharius. Come me. Sono lì tutte le notti, non si separano mai. Come io e Liz. Non ci separeremo mai. So che in fondo, anche io le piaccio.- spiegò.
Lo guardai. Amava Liz, veramente. Avrebbe fatto di tutto per lei. Scommetto che si sarebbe pure fatto sottoporre alla cura per divenire umano, se lei glielo avesse chiesto.
Ma volli cambiare discorso.
-    Chi dirà tutto a Will?
-    Noi due. E gli dirò del tuo fallo
-    Lotharius, non credevo  di far rumore! esclamai.
Un rumore però ci sorprese. L’uomo che avevo ferito ci aveva seguito.
-    Sei stato abbastanza silenzioso- disse Lotharius – ma ti avevo notato. Perciò ho rallentato il passo, ora- spiegò. In effetti lo aveva veramente rallentato. Ora eravamo in un posto isolato.
-    Lo vuoi te?- mi chiese Lotharius. Sentii un formicolio in gola. La fame. Ma non volevo assecondarla.
-    No- risposi – ma … - non feci in tempo a ribattere.
L’uomo non fece in tempo a difendersi che Lotharius gli fu addosso. Vidi i suoi denti allungarsi e i suoi occhi socchiudersi. E affondò nella tenera carne dell’uomo quei due denti affilati come coltelli. Vidi un rivolo di sangue colare sul collo dell’uomo e un altro macchiare i denti perfettamente bianchi di Lotharius. Dopo una decina di minuti questi ritrasse i denti e fece cadere a terra l’uomo, esanime ed esangue.
Si pulì la bocca con un fazzoletto.
-    Andiamo- disse.
Pareva soddisfatto. Era più felice e arzillo di prima.
-    Fare una bevuta fa bene- disse.
-    Ma come si fa a placare la fame?- chiesi.
-    O non le dai ascolto, e questo costerà moltissima fatica, o bevi qualcosa. Ma non funziona per sempre. Alla fine la fame vincerà-
-    Ma si deve bere qualcosa di alcolico per forza?
-    No, non per forza. Ma io mi prendo un bicchierino di rhum una volta alla settimana.
-    Ah, interessante- mentii.
Facemmo il resto del viaggio in silenzio.
Arrivammo a tarda notte nel grattacielo. Ci recammo immediatamente nell’alloggio di Will.
-    Com’è andata?- ci chiese.
-    La signorina ci ha fatto scoprire. Ma per il resto, bene. Si trattava di Jordan, Mike, Sean e Clark-
-    Ah, quelli ..- commentò Will.
-    Vogliono Katherine per somministrarle una, così la definiscono, cura per farla diventare umana. Pare che la voglia il loro capo, e hanno accennato al fatto che lei è la chiave- spiegò in breve Lotharius.
-    Bene. Che intendono per chiave? Chi li comanda?
-    Non me l’hanno voluto dire. Sean ha accennato due volte alla chiave della loro definitiva vittoria contro di noi. Ma non so cosa intendesse.
Will si versò un bicchierino di liquore e lo bevve lentamente.
-    Fintanto che è una vampira non abbiamo da temere- disse.

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Capitolo 11
*** Ero stata solo un'illusa ... ***


Ero stata solo un'illusa ...




Mi coricai subito a letto, tanto ero stanca. Sbadigliai e mi addormentai, sognando.
A dire il vero quello fu un sogno strano. Ero in una stanza con Will e coi miei genitori, che mi volevano dire qualcosa. Ma non riuscii a capire cosa perché mi svegliai. Erano le nove di mattina. Pareva un sogno tanto corto e invece … non mi soffermai a riflettere sul suo significato, non lo presi neanche in considerazione.
Uscii, per andare da Will.
Quando arrivai davanti alla sua porta bussai, e quando intuii che Will non aveva probabilmente capito, suonai il campanello, ma anche quella volta non ricevetti risposta. Doveva essere via. Forse era in una riunione. Decisi di non continuare, avrei provato dopo. Ero in cerca di compagnia, perciò scesi da Liz. La trovai davanti alla sua porta vestita casual.
Non appena mi vide mi corse incontro.
-    Oh, stavo cercando proprio te! Io e Lotharius stavamo andando a fare shopping, ma non ho molta voglia di stare sola con Lotharius … mi chiedevo se potevi farmi compagnia … -
-    No, Liz. Senti, perché non vai sola con Lotharius? Dagli un minimo di soddisfazione, poveretto – suggerii.
Liz mi guardò interdetta, ma poi mi dette ragione.
Ora ero rimasta sola. Non volevo certo vedere Josh, e non sapevo con chi altro parlare.
-    Ehi, ciao!- mi salutò una voce da dietro.
-    Oh, ciao Marius. Will dov’è?
-    È in riunione col consiglio. Finirà tra un paio d’ore. Facciamo una passeggiata?
-    Ok, va bene- accettai.
Uscimmo. L’aria fresca mi pervase. Non era più tanto caldo come prima. Pensai a Liz. Lotharius le piaceva. Cosa aspettava a mettersi con lui? Ma in fondo io non ero la ragazza più adatta per criticarla … e poi Liz voleva sentirsi corteggiata, voleva divertirsi nel vedere Lotharius impazzire per conquistarla.
-    Allora, com’è andata ieri?- chiese Marius.
-    Bene. Dicono che sono la chiave della loro vittoria.
-    Già. Chissà cosa vuol dire …
-    Forse se mi somministrano quella cosa e mi rendono di nuovo umana conservo i miei poteri e potrei diventare una di loro. La più forte di loro.
-    No, perderesti i poteri. Forse però possono farti rimanere un goccio di sangue di vampiro. Ma non capisco a cosa servirebbe loro  … o forse ti vogliono usare per convincerti a uccidere Will. E poi ti ucciderebbero a loro volta. Ma sono solo congetture.
-    Già, congetture-  dissi.
Camminammo un po’ fra le enormi costruzioni.
Restammo in silenzio, poiché il silenzio  aiuta a riflettere, ma non riuscimmo a capire niente.
Rientrammo un paio d’ore dopo, poiché Marius aveva da fare.
Salii all’ultimo piano e mi appoggiai al muro.
Dopo una decina di minuti arrivò un Will completamente esausto.
-    Katherine!- esclamò.
Si avvicinò a me, lentamente. Mi prese la testa fra le mani e mi baciò. Mi carezzò il volto.
-    Entri?- mi chiese. Annuii.
Aprì la porta e mi fece entrare.
Ebbi modo di vedere meglio il suo alloggio. Si entrava in salotto, dov’era posta una grandissima televisione, attaccata al muro. Su un tavolinetto di vetro v’erano posati un vasetto di fiori e una play-station. Poco distante dal suddetto tavolinetto v’era un divano di vera pelle, rosso.
Le finestre erano grandi ricoperte da tende gialle.
Di fianco, a sinistra, c’era un corridoio. La prima porta a destra portava al bagno, munito sia di doccia che di vasca.
La seconda porta era quella dello studio. Dentro c’era una scrivania di legno con un computer nero nel mezzo. Su un tavolino lì accanto era posto un computer portatile.
La camera da letto di Will, come avevo già avuto occasione di notare, era enorme. Un letto a baldacchino con le tendine giallognole dominava sulla stanza dorata. Al suo fianco destro del letto v’era una grande finestra.
Vicino al salotto v’era la cucina, un po’ piccola, ma molto attrezzata.
-    Fa’ come se fossi a casa tua- mi disse Will – io vado a farmi una doccia-
Annuii e mi sedetti sul divano. Ero un po’ in tensione, cosa data dal fatto che non mi sentivo a casa.
mi alzai e mi recai nel corridoio. Il fruscio dell’acqua mi dava tranquillità.
La porta del bagno era perfettamente chiusa. La toccai. Il rumore dell’acqua cessò, evidentemente Will aveva chiuso il rubinetto.
Che mi avesse sentito? No, ero stata troppo silenziosa.
Rimasi lì, ferma.
La porta si aprì,ed uscì Will con un asciugamano legato alla vita.
Ebbi modo di contemplare di nuovo il torso di Will. Gli accarezzai di nuovo i muscoli e poi lo baciai.
-    Ti ho sentito avvicinare, volevi qualcosa?
-    No, niente. Ti aspettavo- risposi.
Will sorrise. – allora vado a vestirmi- disse.
Entrò nella stanza, richiudendo la porta.
Mi appoggiai al muro dietro a me, e attesi.
Dopo cinque minuti Will uscì.
-    I capelli bagnati ti donano- gli dissi.
Sorrise.
-    Tutto mi dona, tesoro-
Mi prese per mano e mi condusse sul divano. Mi chiese cosa volevo fare. Riflettei un poco, e risposi che volevo giocare alla wii.
Will si alzò e accese l’apparecchio. Poi andò un po’ più in là e prese due chitarre.
-    Guitar Heroes? – chiese.
Annuii.
-    Ma prima devi insegnarmi- dissi.
Imparai velocemente, tanto che raggiunsi il punteggio più elevato per due volte di seguito.
Dopo circa un’ora finimmo di giocare. Will si sedette sul divano, sospirando.
-    Cosa c’è?- chiesi. – non stai bene?
-    No, no. Sto benissimo. Sono solo un po’ stressato.
-    Perché?
-    Il consiglio. Non fa altro che ripetere che non sono un purosangue, che non merito di essere il capo di questo clan, eccetera eccetera.
-    Mi dispiace. Sono solo gelosi perché sei il migliore
-    No, non è vero. Ho interrotto una tradizione millenaria.
-    E allora? È cambiato in meglio!
-    Se ne sei convinta … e dicono che sono troppo giovane, troppo … impulsivo. Dicono che dovremmo essere un po’ meno … evidenti. I morti di ieri sera sono stati visti. E chi non ha notato il morso sul collo di uno di loro?
-    È colpa mia.
-    No, hanno ragione. Non vi ho mai detto di essere discreti.
-    Ma ho fatto io rumore l’altra notte!
-    E allora? Era la tua prima volta. La prossima sarai più silenziosa, tesoro- disse Will, accarezzandomi i capelli.
Il discorso terminò lì.
Will si voltò dall’altra parte. Lo guardai. Il suo volto era molto preoccupato. Chissà quanti pensieri gli volavano in testa …
-    Mangi qualcosa?- chiese Will.
-    Io … non sapevo tu pranzassi. Non ci serve a nulla mangiare. Credevo tu l’altra volta avessi mangiato per scherzo, o per far notare che non eri un vampiro.
-    In verità qualcosa mangio sempre. È che mi piace, mi ricordo di quando ero umano. Non mi sono ne ancora separato del tutto dalle mie radici.
-    Cosa mangi di solito?
-    Cose veloci.
Ecco il perché della cucina.
-    Va bene, mangio- dissi.
Will sorrise. Si rinchiuse in cucina e ne uscì dopo un po’.
-    Fra poco sarà terminato- annunciò.
Poco dopo, infatti, sfornò qualcosa.
Era una pizza.
Era buona, non speciale, ma sempre buona.
Dopo aver mangiato parlammo un po’ del più e del meno.
Alle due del pomeriggio lo salutai con un bacio in bocca e scesi giù per andare a trovare Liz.
Era tornata dallo shopping da un bel po’ e mi mostrò cosa aveva comperato. O meglio, cosa le aveva acquistato Lotharius. Una collana d’oro, un anello munito di diamante, una dozzina di capi d’abbigliamento firmati e un profumo.
-    Avete fatto spese … - commentai.
-    Già. Lotharius ha comprato tutto! Ma ho deciso che poi gli dirò che mi piace. Ma fra un bel po’. Mi piace quando non sa cosa fare per conquistarmi!
-    Oh, Liz , sei proprio incorreggibile!- esclamai.
A quel punto, però qualcuno bussò alla porta.
-    Dovete salire immediatamente. Will ha urgente bisogno di sentirvi- annunciò Lawrence, giunto lì.
-    Solo noi?- chiese Liz.
-    Sì, con Lotharius ha già parlato-
Salimmo in sala riunioni. Non c’era nessuno, Will era in ritardo.
-    Non ha mai ritardato- commentò Liz, cupa.
-    Avanzai un po’ quando sentii un gridolino soffocato. Mi voltai.
Un uomo dai lunghi capelli neri e con un paio d’occhiali da sole stava puntando un coltello alla gola di Liz. Non appena vidi ciò, un materiale ferreo mi toccò la tempia. Mi voltai lentamente. Un tipo alto, castano e stempiato mi stava puntando la pistola alla tempia.
-    Cosa …?- esclamai.
-    Vieni con noi o la ragazza muore
-    Non può. Il coltello …
-    È d’argento- spiegò lui, freddo.
Guardai Liz, e poi rivolsi lo sguardo al mio assalitore. Stavo per dire di sì quando la porta si spalancò all’improvviso. Qualcuno sparò, uccidendo l’uomo che mi stava puntando la pistola alla tempia. Era Will. Lotharius, invece, stava dissanguando l’assalitore di Liz con voga.
Will fece una smorfia  di rabbia e calciò un mobile lì vicino, rovesciando per terra ogni cosa era sul mobile.
Si appoggiò poi a questo con le mani, rigido.
Mi avvicinai a lui, toccandogli una spalla.
-    Will, calmo- gli dissi.
-    - STA’ LONTANA!- urlò lui.
Indietreggiai, e la tristezza mi assalì. Perché si comportava così? Come se mi avesse letto nel pensiero, Lotharius mi disse:
-    Quando è particolarmente arrabbiato non guarda in faccia nessuno. Non sperare che ti chieda scusa tanto presto. Deve prima … digerire la faccenda. Io non gli starei accanto. Vieni, andiamocene via-
-    No! Ho indetto una riunione, un colloquio con loro e rimangono qui, Lotharius. Non sei tu il capo, TU NON SEI NIENTE QUI!- urlò Will.
Lotharius se ne andò, sospirando.
Il Capo dei vampiri si sedette sul tavolo, e io e Liz dinnanzi a lui.
Aspettò un po’ prima di parlare. Era nervoso, lo si vedeva chiaramente. Forse era la prima volta che qualcuno entrava nel grattacielo. Qualcuno che non fosse un vampiro.
-    Allora, Liz. Quando sei uscita con Lotharius hai visto qualcuno di sospetto?
-    No – rispose lei, allibita
-    Qualcuno entrare?
-    Chiaramente no.
-    Ne sei sicura?
-    Certamente.
-    E tu Katherine sei sicura di avermi detto tutto l’altro giorno?
Tacqui un attimo. Non si fidava di me? Glielo dissi.
-    Sono io che faccio domande qui. Se non te ne sei accorta, la situazione è grave- rispose lui, freddo.
-    Ti ho detto tutto.
-    Nessuno è mai entrato qui. Ho interrogato tutti tranne voi. Katherine, per quanto io creda che tu sia innocente, tutti pensano che tu li abbia aiutati. Insomma, non ti sei mostrata tanto … amichevole …- disse Will.
Un immenso furore mi pervase. E io che mi ero fidata di lui! Mi ero abbandonata a lui! Mi ero … credevo che mi amasse, che si fidasse di me, credevo mi avesse difesa! E invece era qui ad accusarmi di un crimine che non avevo mai commesso! Non avevo detto niente a nessuno! E anche se avessi voluto, come avrei fatto con Lotharius lì accanto? Pensando a lui un pensiero s’impadronì della mia mente. E se Lotharius non fosse stato lì per difendermi, ma per controllarmi? Oh, no, questo era abbastanza! Guardai Will negli occhi,l piena di rabbia.
-    Sai che ti dico? VAFFANCULO, STRONZO!- urlai, e corsi via.
-    VIENI QUI! NON TI HO DETTO CHE POTEVI USCIRE, VIENI QUI!- sentii Will urlare.
Ma ormai la mia decisione l’avevo presa. Corsi in camera e presi il portafoglio. Scesi senza farmi notare molto e uscii dal portone principale. Correndo velocemente riuscii ad arrivare in fretta al centro. Mi guardai indietro. Non c’era nessuno. Ero libera. La mia prossima destinazione? Il quartier generale dei cacciatori di vampiri. Sarei diventata un’umana. Sarei diventata quello che avevo sempre voluto essere. Mi sarei lasciata alle spalle quello stronzo e mi sarei fatta una vita. Mi sarei sposata un uomo normale e avrei fatto dei figli con lui. Volevo ricominciare da capo. Tanto là dentro non avevo preso altro che delusioni.
Ero stata solo un’illusa se avevo pensato che Will tenesse veramente a me.

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Capitolo 12
*** Insieme una volta per tutte! ***



Insieme una volta per tutte!


Will uscì arrabbiato dalla stanza. Dove si era cacciata Katherine?
Scese al piano della ragazza e bussò alla porta. Niente. Non c’era. La cercò in tutto il grattacielo. In piscina, in sala allenamento, persino in casa sua, ma non c’era. Si sedette su una poltrona al quarantaduesimo piano.
Qualcuno si avvicinò a lui.
-    Marius …-
-    Cos’è accaduto? Hai già terminato di interrogarle?
-    Katherine è scappata. C’erano dei cacciatori in sala riunioni. L’abbiamo uccisi, io e Lotharius. Poi lei si è avvicinata a me e l’ho scacciata in malo modo. E quando l’ho interrogata le ho dato la colpa di tutto. Non era mi intenzione … io non volevo … non …
-    Tu non ragionavi, come sempre quando ti arrabbi. Forse non ti rendi conto che non sei l’unica persona presente al mondo, che anche gli altri hanno dei sentimenti. Hai provato a pensare a cosa ha provato quella povera ragazza quando gli hai detto quelle cose? Te lo dico io: si è sentita pugnalare alle spalle. Si era fidata di te, si era abbandonata a te. Credeva che tu la avessi difesa in ogni occasione che tu … ma le hai addossato la colpa di una cosa che sai benissimo non ha fatto! Le hai urlato contro, vero? È una ragazza sensibile, e anche se non lo fosse, si sarebbe arrabbiata comunque. Ha subito un trauma, ha … come fai a essere così incosciente e freddo? Sai che ti dico? Il consiglio ha ragione. Sei troppo impulsivo. E la tua impulsività ci porterà alla rovina, ci scommetto- disse Marius.
Will abbassò gli occhi e sospirò.
-    Dov’è adesso?
-    Di sicuro a fare tutto ciò che ognuno di noi avrebbe fatto. A cercare i cacciatori di vampiri per diventare umana. E molto probabilmente l’avrà cercati. Spero così per lei. Almeno non avrà da sopportarti come facciamo tutti noi- rispose Marius, pungente.
Will non protestò.
-    Allora sarà meglio che la vada a cercare- disse, alzandosi.
Uscì dal grattacielo, con gli occhi bassi. Ecco uno dei suoi tanti casini.
Forse aveva ragione veramente il consiglio. Era troppo impulsivo, troppo irresponsabile.
Corse per la città, in cerca di Katherine, e la trovò che passeggiava per una via. Tirò un sospiro di sollievo.
Le prese una mano.
-    Katherine, tesoro. Perdonami. Non volevo dire che era colpa tua. Io volevo dire che … magari inconsapevolmente … ma non importa. Sono solo uno stupido idiota. Scusa, Katherine, scusa- la implorò.



Alzai gli occhi al cielo non appena lo vidi. Ascoltai ciò che aveva da dirmi. Sospirai e gli sorrisi.
Lo baciai in bocca, velocemente. – quando imparerai a essere più maturo?- gli chiesi, scuotendo la testa.
-    Presto, tesoro. Te lo prometto- disse lui.
Ritornammo al grattacielo mano per la mano come due fidanzatini appena conosciuti.
-    Ti amo- mi disse Will.
-    Io molto di più, credimi- risposi.
-    Lo so. ma dobbiamo finire la riunione. Liz ci aspetta tutt’ora.
-    Ve bene. E prometto di essere meno isterica.
-    E io prometto di essere meno stronzo qualora sia arrabbiato
-    Bravo. Ottima cosa. Se non la rispetti puoi dirmi addio per sempre- lo avvisai. Era meglio mettere le cose in chiaro. Mi strinse forte la mano e mi baciò sulla guancia.
Ci recammo nella sala riunioni e mi sedetti come prima davanti a Will, accanto a Liz.
-    Davvero non sapete niente?- disse Will. Scossi la testa.
Will giocherellava con le mani. A un certo punto aggrottò le sopracciglia.
-    Katherine. Pensaci bene. Hai qualcosa … tua madre ti aveva dato qualcosa quando avevi sei anni, quando ti ho morso?- mi chiese.
Annuii e gli porsi il ciondolo.
-    Hai mai parlato del grattacielo con qualcuno mentre lo avevi indosso?
-    Sì, a volte … l’altro giorno con Liz … si parlava delle entrate nascoste, quelle d’emergenza- risposi.
-    Allora è questo il colpevole- affermò Will rigirandosi il ciondolo tra le mani – devo portarlo a vedere. Ci deve essere un dispositivo, qualcosa che è collegato a loro-
-    Ma non è possibile!- esclamai
-    Sì, è possibile, invece. Micro dispositivi – rispose Will. Si alzò e uscì.
Mi misi la testa fra le mani.
-    Oh mio Dio, è colpa mia!- esclamai.
-    Ehi- mi consolò Liz – come potevi sapere?
Era vero. Non sapevo nulla, ma potevo immaginarlo.
Uscimmo insieme dalla stanza. Fuori ci stava aspettando Lotharius.
-    Com’è andata?- chiese.
-    Male- risposi.
Lotharius sorrise.
-    Loth, si va a fare un giro?- chiese Liz.
-    Certamente tesoro- rispose lui.
-    Non mi chiamare tesoro. Vieni anche tu, Kathe?
-    Se vuoi …- risposi.
Liz sorrise e mi prese per mano. Uscimmo, dirigendoci in centro.
-    Lotharius, ci offri un gelato?- chiese Liz. Era veramente incorreggibile. Povero Lotharius.
-    Va bene tesoro- rispose lui.
Liz fece un sorriso maligno.
-    E mi compri un paio di collane d’oro? E un anello col diamante?
-    Certamente.
Liz si morse il labbro.
-    Anche a lei?
-    A lei? A Katherine? Perché anche a lei?- chiese Lotharius, preoccupato per il suo conto corrente.
-    Oh se non vuoi va bene- disse Liz – ma ricordati che ti ho detto che avrei pensato alla proposta di fidanzarci. Potrei anche non pensarci più e rifiutare subito-
-    No, no! Li compro anche a Katherine!- esclamò lui, allarmato.
-    Non occorre- commentai.
Mi avvicinai a Liz.
-    Non dovresti essere così cattiva con lui. È cotto di te.
-    Lo so. Perciò mi diverto- rispose lei.
Mi divertii. Li era troppo simpatica e raccontava delle barzellette divertentissime.  Ma non riuscii a non pensare al fatto di prima.
-    Secondo voi potrà accadere di nuovo? Che ci attaccano … - chiesi
Lotharius fece spallucce.
-    La sai quella canzone?- chiese – tutto può succedere, ora qui. Quindi potrebbe anch riaccadere. Ma saremo pronti.-
Sorrisi un poco.
Quando arrivammo alla base, Will mi stava aspettando davanti all’ascensore.
-    Eccoti dunque- disse – ti va di essere la mia damigella d’onore alla festa?- mi chiese. Sorrisi.
-    Non desidero altro- risposi. Will mi fece l’occhiolino e se ne andò.
Andai in camera a prepararmi. Dovevo essere perfetta.
Indossai un vestitino viola  stretto in vita ma largo sulle gambe.
Alle nove in punto mi feci trovare vicino ai drink.
Will fu puntuale.
-    Hai cambiato Look?- gli chiesi.
Sorrise. Indossava una camicia nera e dei jeans. Era meraviglioso.
Ben presto la sala si affollò di gente.
Iniziò una canzone. Heart of gold.
Fantastica.
Will mi prese a sé e cominciammo a ballare.
-    Ti piacciono le canzoni lente- constatai.
-    Se ci sei tu, tutto è bello- disse lui. Arrossii.
-    Questa non l’ho mai sentita- affermai
-    Ora la sentirai. È stupenda-
Aveva ragione. Mi strinsi un po’ di più a lui, guardandogli il petto. Chiusi gli occhi. Will era bravissimo a ballare. Mi pareva di essere una regina col suo re. Will strinse la sua mano alla mia e si avvicinò di più.
Avvicinò la sua bocca alla mia, e anche il nostro bacio mi parve una specie di danza. La più bella danza del mondo.
Smettemmo di ballare e ci recammo vicino a un tavolo. Lawrence, Lotharius e Marius stavano chiacchierando.
-    Ciao- li salutai.
-    Will, Katherine- disse Lawrence.
-    Spero che questa sia la volta decisiva che state insieme- comunicò Marius. Annuii.
-    KATHE!- urlò Liz, spuntata da chissà dove.
-    Ciao Liz!
-    Che ci fai qui a sentire i discorsi pallosi dei maschi? Vieni a ballare con me!”- propose.
Guardai Will e gli sorrisi, poi mi feci trascinare da Liz nella folla. Ballavamo come due pazze scatenate.
-    Di cosa staranno parlando?- chiesi a Liz.
-    Boh, che ne so. Lawrence starà descrivendo loro la sua nuova macchina, te lo dico io-
-    Gli altri non ci sono?
-    Non piacciono loro le feste.
-    Ah, ok- dissi, ma mi distrassi vedendo Josh che ballava con una ragazza. Fui felice di vederlo con un’altra. Con lei sarebbe stato contento.
Dopo un’oretta ci stancammo e ci avvicinammo ai quattro vicino al tavolo.
-    Loth, devo dirti una cosa seria- disse seriamente Liz.
Lotharius alzò un sopracciglio,e Marius lo spinse in avanti.
-    Ehi, calma!- disse l’altro.
Liz e Lotharius si recarono fuori, in terrazzo, mentre io mi posizionavo vicino a Will, che mi cinse la schiena con un braccio.
-    È divertente la festa …- affermai, tanto per dir qualcosa. Will mi diede un bacio sulla guancia, e poi riprese a parlottare con gli altri due di qualcosa che non capii bene. Guardai fuori dalla finestra e sorrisi vedendo Liz e Lotharius baciarsi. Finalmente Liz aveva accettato di fidanzarsi con lui. Finalmente Lotharius ritrovava un po’ di pace.
-    Oh, ma guarda i due piccioncini!- esclamò Lawrence.
Will e Marius si voltarono.
Will alzò il braccio e fece le corna a Lotharius, che, per tutta risposta lo mandò a quel paese dopo il bacio.
Rientrarono poco dopo.
-    Che gli hai detto?- chiesi a Liz, quando ci fummo appartate un po’.
-    Che lo amavo e che volevo stare con lui per tutta la vita. Solo questo-
-    Semplice e incisivo
-    Già. Lotharius … non è bellissimo?- disse, mentre lo guardava, incantata.
Sorrisi.
-    Ma abbiamo deciso di fare con calma. È il mio primo uomo, capisci … voglio andare con calma. Per il letto dovrà aspettare un bel po’. Ma ha accettato. Mi ha detto che aspetterà che io sia pronta, passasse anche un’eternità-
Ricominciammo a ballare.
Dopo un po’ Will si avvicinò a me, e mi prese per mano.
Ballai con lui per tutto il resto della serata, al termine della quale ci trasferimmo nel suo alloggio e facemmo l’amore.

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Capitolo 13
*** Tradimento? ***




La mattina dopo ebbi un dolce risveglio tra le braccia di Will. Avevo la testa appoggiata al suo petto. Mi stava abbracciando.
Lo guardai. Vidi che dormiva. Mi alzai lentamente e silenziosamente, senza farmene accorgere. Mi vestii e cercai gli indumenti di Will. Li presi e glieli buttai addosso. Si svegliò di colpo, e iniziai a ridere.
Anche Will lo fece, e mi tirò un cuscino.
-    Ahi!- esclamai, ributtandoglielo. Ben presto iniziò una vera e propria guerra coi cuscini, che terminò con un bacio in bocca datomi da Will.
-    Scendiamo. È l’ora di farci vedere insieme una volta per tutte- dissi.
Will sorrise e mi prese per mano.
Scendemmo le scale in corsa. Sorpassammo tutti, correndo e facemmo cadere anche qualcuno.  Mi voltavo sempre a scusarmi, ma Will mi trascinava sempre con sé.
Alla fine saltai addosso a lui, che mi prese sulle spalle.
Corse giù dalle scale con me sulle spalle che alzavo le mani per aria urlando.
Facemmo questo sinché Will non andò a sbattere davanti a Lawrence. Scesi.
-    Buongiorno- disse lui.
Will gli fece un cenno col capo, infastidito.
Gli presi di nuovo la mano, e finimmo di scendere la marea di scalini. Non appena lo avemmo fatto, mi sentii talmente sfinita da buttarmi per terra.
-    La prossima volta ascensore, eh?- proposi.
Will sorrise e si diresse verso la porta.
Lo guardai. Perché voleva uscire?
Lo seguii sino al parcheggio.
Si fermò davanti al motore, e mi posizionai accanto a lui, che subito mi prese in braccio e mi montò sulla moto.
Poi salì lui. Mise in moto e sfrecciammo per le strade affollate.
Lo abbracciai. Il suo stomaco era muscoloso. appoggiai la testa alla sua spalla. La mia camicetta si gonfiava e svolazzava al vento.
Meno male che avevo i pantaloncini corti.
Dopo un’ora circa arrivammo a destinazione. Will parcheggiò la moto vicino a una spiaggia.
Mi prese per mano e corremmo verso il mare.
Ci sedemmo davanti a questo.
-    Stupendo- commentai.
-    Già- disse Will.
Mi guardò, si avvicinò a me e posò delicatamente le sue labbra sulle mie. Fu un attimo, quello del bacio, ma intenso. Un attimo intenso.
Ci sdraiammo.
Strinsi la mano di Will, che strinse la mia.
Will si alzò, e si scosse la maglia dalla sabbia.
Lo imitai. Mi prese per mano e cominciammo a passeggiare sulla riva in silenzio.
-    Tu sei speciale lo sai?- disse Will rompendo il silenzio.
-    Basta, dai- risposi. Non avevo voglia di parlarne. Ma a quanto pareva Will sì.
-    Amore, stasera dovresti andare con Lotharius in un posto. Nel paese qui accanto abita un nostro informatore. Forse sa qualcosa. Qualcosa che non ci ha detto. Dovete, ecco …. Persuaderlo a raccontarci tutto-
Annuii, senza aggiungere niente.
Continuammo a camminare.
Con lui mi sentivo al sicura, certo. Però temevo ugualmente che qualcuno potesse prendermi e farmi del male.
Ritornammo a casa poco prima di pranzo. Will mi scortò nel suo alloggio.
Mi sedetti sul divano, guardando un po’ di televisione, mentre lui cucinava qualcosa.
Mangiammo.
Quando finimmo, Will si alzò e si sedette sul divano. Anche io lo feci.
Will mi guardò negli occhi, tanto che arrossii all’istante.
Si avvicinò a me e mi baciò, poggiando la sua mano sulla mia spalla.
Lo cinsi con le mie braccia, e lui continuò a baciarmi, finché qualcuno non bussò alla porta.
Will sbuffò.
-    Chi è adesso?- borbottò fra sé prima di aprire.
-    Potreste levarvi gentilmente dai piedi?- sentii dire da Will.
-    E tu potresti, gentilmente, essere più educato?- disse la voce melliflua di Lotharius.
Will sbuffò.
-    Entrate- disse.
Dopo qualche secondo entrò Lotharius.
-    Salve- disse.
Liz, accanto, mi salutò con la mano.
-    Come va?- mi chiese.
-    Bene
-    Vi abbiamo disturbato?- chiese.
-    No, non ti preoccupare- mentii, ma Lotharius s’intromise.
-    Certo che li abbiamo disturbati. Perciò sono entrato- disse con una nota di malvagità.
Will entrò con una bottiglia di spumante.
-    Gradite?
Liz annuì, me come sempre io fui l’unica a non bere niente che non era acqua.
-    Siamo venuti a trovarti- disse Lotharius a Will.
-    Lo vedo- rispose lui.
-    Perché pensiamo che non è giusto che ti apparti sempre. Dovremmo stare insieme, qualche volta- spiegò Lotharius.
-    Giusto- s’intromise Liz.
Will non fece in tempo a ribattere che qualcun altro bussò alla porta.
-    Vedi? Non sono l’unico a pensarla così- scherzò Lotharius.
Will andò ad aprire.
-    Scusa per il ritardo- disse Marius.
-    Ritardo? C’era un appuntamento?- chiese Will.
-    Ah, perché, no c’era?- disse Marius, interdetto.
Lotharius scoppiò a ridere.
-    Siete troppo divertenti. Sono o non sono un genio del male? Povero Marius. Si è fatto ingannare come un bambino!- esclamò.
Marius entrò e gli  intimò di zittirsi.
Sorrisi. Erano troppo divertenti.
Ci sedemmo tutti al tavolo e iniziammo a scherzare, sinché un’altra persona ancora non bussò alla porta.
-    Chi è?- hai invitato qualcun altro?- chiese Will a Lotharius, che, per tutta risposta, alzò le spalle.
-    Vado io- dissi.
Mi alzai e aprii la porta.
Mi trovai davanti un uomo alto, imponente, vestito con una giacca nera. Aveva dei corti capelli neri ed era un po’ stempiato.
-    Devo parlare urgentemente con il vostro capo- disse.
Annuii, senza dire nulla. Andai in sala, dove gli altri stavano ancora parlando.
-    Chi è?- chiese Will.
-    Will, vogliono te. È urgente. Non so chi sia- dissi, un po’ allarmata. Chi era quello? Cosa voleva da Will? Non lo sapevo, fatto sta’ che al capo dei vampiri gli si spense il sorriso dalle labbra.
-    Cos’è successo?- chiese.
Si alzò e si avvicinò a me.
-    Sta’ qui. Non uscire dalla stanza- mi disse, freddo.
-    Will …- dissi, ma non mi rispose. Odiavo che mi tenesse all’oscuro delle sue faccende. Ero la sua ragazza o no?
Scossi la testa e mi sedetti accanto a Liz.
Questa volta restammo in silenzio.


Will si avvicinò all’uomo.
-    Roderick- disse.
-    Will … - rispose l’altro.
-    Andiamo in sala riunioni- propose Will – non voglio che …
-    Will, prima o poi sapremo la verità. E anche lei dovrà saperla. Non devi cercare di nasconderle tutto ciò che la riguarda- disse Rodrick.
-    Andiamo in sala riunione- ribatté Will a denti stretti.
Si recarono là.
-    Hai scoperto qualcosa di così importante?- chiese Will al membro del consiglio.
-    Sì. Tante. La prima è questa: ti ricordi quando i cacciatori sono venuti qui?
Will annuì.
-    Will, sii pronto. Le cose che ti dirò … non sono belle. Non me stata Katherine a dire come entrare attraverso quella collana- riferì Roderick.
Will lo guardò. L’altro gli porse un braccialetto di perline. Era di Liz.
-    L’abbiamo trovato nel rifugio dei cacciatori. Le si deve essere rotto quando era là.
-    Liz non può … - disse Will, con la voce soffocata. Gli girò la testa. Era una generale, e soprattutto era la sua migliore amica.
-    Può. Il motivo? Ricordi di quando si era innamorata di te? La lasciasti subito e ora ti sei messo con Katherine. Vendetta.
Will sospirò. Non poteva essere. Ma quella era una prova certa. Doveva ucciderla. Doveva trovarne il coraggio.
-    La seconda cosa?- chiese Will all’interlocutore.
-    È una cosa dubbia. Delle fonti hanno detto che i genitori di Katherine sono all’estero, altre che sono morti, altre …….




Aspettai Will seduta. Liz mi sorrideva, per farmi stare tranquilla.
-    Cosa vuoi che accada?- esclamò Lotharius, ma non fece in tempo a dirlo che Will sbatacchiò la porta per chiuderla.
-    Che è successo?- gli chiese Liz.
-    VATTENE PUTTANA!- urlò Will.
Liz rimase in silenzio, ma vidi delle lacrime scenderle dal volto. Lotharius le strinse la mano.
-    Will ….- singhiozzò la ragazza. Voleva chiedergli perché aveva detto così.
-    Ti stupido idiota, non ti permettere più di dire così alla mia ragazza!- disse Lotharius.
-    Taci!- gli ordinò Will, con la voce che gli tremava.
-    Se non te lo ricordi sei tu che ti sei approfittato di lei!
-    Ah, allora è questa la ragione?- chiese Will, arrabbiato.
-    Ragione di cosa? Sei ammattito? Non provare più a dire ciò a Liz e ricorda che da oggi non sono più il tuo generale. Ricordati che da oggi sarò il tuo peggior nemico!- disse Lotharius.
Liz si strinse a lui. Egli l’accarezzò.
-    Will, ti prego. Calmati. Ti avrà fatto male quel bicchiere di champagne ….- s’intromise Marius.
-    Taci anche tu!- disse Will. Decisi di intromettermi pure io, che ero rimasta in silenzio a guardare.
-    Will ti sei bevuto il cervello per caso?- gli chiesi.
-    Oh, anche tu mi tradisci? Andatevene tutti a quel paese!- esclamò.
-    Will, ti prego. Ascolta. Liz … perché le hai detto questo?
-    Andatevene tutti- ordinò Will – tranne te- aggiunse indicandomi.
-    Volentieri- affermò Lotharius.
-    Ah, e Liz, ricordati di goderti questi minuti. Perché probabilmente non ne avrai più- disse Will.
A quel punto Lotharius fece per scagliarsi addosso a Will, ma Marius riuscì a bloccarlo e trascinarlo fuori.
Lo udii urlare, offendendo Will.
-    Will, perché hai fatto così?
-    Ti ricordi quando sono entrati i cacciatori nel grattacielo?
Annuii
È stata Liz. È stata lei a dirgli tutto. Ci ha tradito. Lo ha sempre fatto finora- spiegò.
-    No, non è vero- affermasi, sconvolta. Non volevo crederci. Liz era mia amica.
-    E invece è vero. Hanno trovato il suo braccialetto in un covo dei cacciatori.
-    Will, ascolta. Conosco Liz molto bene. È eccentrica. Molto eccentrica, è vero. E può sembrare anche un po’ strana. Ma non ci tradirebbe mai. È buona, e ti vuole bene. È la tua migliore amica. E poi io ero con lei quel giorno.
-    Poteva aver loro rivelato tutto prima-
-    Will, ti prego …
-    Mi vedo costretto a ucciderla. Non provare a fermarmi.
-    Va bene, uccidila- gli dissi. – ma ricorda che se lo fai, non solo puoi scordarti di continuare a essere il mio ragazzo, ma puoi considerarmi una tua nemica visto che andrò dai cacciatori e mi alleerò con loro per ucciderti- affermai. Naturalmente non l’avrei mai fatto, avrei solo lasciato Will. Non mi sarei mai alleata con quei mostri. Ma dovevo metterlo alle strette. Sperai di essere stata convincente.
-    Davvero?- chiese Will, titubante. Alzò un sopracciglio. Sospirai.
-    Will, almeno parlale, prima.  Io sono sicurissima che è un raggiro. Credi di più a una tua amica o a un tipo che viene qui e ti dice la prima cosa che gli salta in mente?- chiesi.
-    Va bene. Ma stasera non occorre che tu vada laggiù- disse Will.



Will scese le scale e bussò alla porta di Liz. Sentì che piangeva. Abbassò gli occhi. In effetti era stato cattivo con lei, ma si era fatto prendere dalla rabbia.
Qualcuno si avvicinò.
-    Chi è?- chiese Lotharius.
-    Lotharius, senti …. – cominciò a dire Will.
-    Senti tu. Vattene prima che io esca e ti spacchi il muso. E che ti uccida con le mie mani- disse Lotharius.
-    Fallo entrare- disse Liz, singhiozzando.
-    Ne sei sicura tesoro?
-    Sì-
Lotharius aprì.
Will abbassò lo sguardo.
-    Puoi …?- chiese a Lotharius.
-    Sì certo, posso andarmene. Così me la ammazzerai, non è vero? L’hai detto tu stesso- rispose.
-    Va bene puoi rimanere- disse Will.
-    No, esci Lotharius. Poi …
-    Poi rientro, certo tesoro. Stai attenta, se …. succede qualcosa …. Sono qui, chiamami … - disse Lotharius.
Will avvertì il terrore nella sua voce.
-    Non le farò nulla- gli promise.
Lotharius se ne andò.
Will si sedette di fronte a Liz guardandosi le mani. perché si sentiva un colpevole? Era lei, la colpevole.
Liz singhiozzò.
-    Vuoi ….  Qualcosa da …. Da …- chiese la ragazza, ma non terminò la frase perché ricominciò a piangere.
-    Perdonami- disse Will.
Liz tacque. Non ce la faceva a parlare.
-    Liz, hanno la prova che sei stata nel covo dei cacciatori … mi hanno detto … - disse Will, e le raccontò tutto.
-    Io non ho fatto nulla- disse la ragazza, piangendo ancora.
-    Liz, hanno le prove.
-    Uccidimi, mandami via, esiliami, fammi quello che ti pare. Ma non sono stata io. Non ho fatto nulla- disse Liz, guardandolo.
I suoi occhi erano velati di lacrime.
-    Va bene. Ci rifletterò- disse Will, andandosene. La guardò per l’ultima volta.
Salì senza nemmeno guardare Lotharius.

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Capitolo 14
*** Fuggitivi ***



Quando Will arrivò mi raccontò tutto. Lo abbracciai. – Will non la uccidere. È la mia migliore amica. La tua migliore amica- gli disse.
-    Ci penserò- rispose.
Sapevo che non ci avrebbe pensato. Sapevo quale sarebbe stata la sua decisione. L’aveva già presa, è che voleva stare da solo.
Lo lasciai e uscii. Volevo andare a trovare Liz, dirgli che le volevo bene, che ero sua amica e l’avrei aiutata.
Volevo dirle molte cose, ma prima di recarmi all’ascensore, incontrai Marius.
-    Cos’è accaduto?- mi chiese.
Gli raccontai velocemente e nervosamente tutto.
-    È terribile!- esclamò lui.
Feci per salire sull’ascensore, ma mi bloccò.
-    Liz è innocente. Lo so.
-    Anche io lo so. spero che Will ritorni in sé.
-    È impulsivo. Da’ ascolto all’istinto, perciò ha bisogno di una persona riflessiva che gli stia accanto. Secondo me, anziché andare da Liz, che ha vicino Lotharius e ben presto anche me, dovresti recarti da Will e convincerlo di più- mi consigliò.
-    Vacci tu. Lo consiglierai meglio- risposi. Quella frase mi era parsa sospetta, come la sua apparizione. Mi aveva fatto perdere una decina di minuti. Senza contare che era nervoso.
-    No, meglio tu
-    Senti, io devo andare.
-    Magari Liz vuole starsene da sola-
-    No, Marius, no. Devo andare. – risposi, mi liberai dalla sua stretta e scesi giù con l’ascensore.
Fu quando bussai che appurai che l’apparizione di Marius era davvero sospetta.
Non mi aprì nessuno.
Presi la maniglia. La porta si aprì.
Non era chiusa a chiave.
Ma quello che mi lasciò di stucco fu quello che trovai all’interno, ossia niente.
C’era il letto, l’armadio, tutto come sempre. Ma i cassetti erano quasi vuoti. Se ne era andata con Lotharius.
Era un sospetto, ma ben presto divenne realtà. C’era un biglietto, sul tavolo. Era indirizzata a me.

Cara Katherine,
ti sono molto grata per essermi stata amica per tutto questo tempo. Davvero. Mi è dispiaciuto lasciarti da sola con quel mostro. Avrei voluto chiamarti, avvisarti, ma Lotharius me l’ha impedito. Ha detto che avresti potuto avvisare Will, che ci avresti trattenuto … perciò ho scritto questa lettera quando lui non vedeva.
Ti prego, non cercarmi. Non dire nulla a Will, fa che lo scopra da solo. Mi fido di te, sei mia amica. Sei la mia migliore amica. Non mi dimenticherò mai di te, e spero tu faccia lo stesso con me. Mi spiace, perdonami. Ma sono obbligata. La fuga potrebbe parere quella di una colpevole, ma io sono scappata per paura. Paura di morire, di perdere Lotharius. Will a volte non ragiona. Non ho voluto rischiare. O meglio, non lo ha voluto Loth.  E so che fuggendo ho peggiorato le cose: ai fuggitiva spetta la morte per legge. Specialmente a quelli accusati di reati. Ma non potevo restare qui.
Addio per sempre.
Ti voglio bene
Liz


Strinsi quella lettera e iniziai a piangere. Liz.
La mia amica. Dovevo fermarla. Non avrei detto niente a Will, ma dovevo fermarla.



Liz si voltò un’ultima volta verso il grattacielo che era stata la sua casa. Le doleva lasciarla. Voleva portare con sé anche Katherine, portarla via da quel mostro. Ma Lotharius non aveva voluto. Avrebbe procurato loro solo guai. Ed era vero.
-    Amore, vieni- disse Lotharius, nervoso, stringendole la mano.
Liz lo guardò. Quanto la amava. La amava a tal punto di abbandonare quello che era stato finora il senso della sua vita, il suo lavoro, la sua passione. Abbandonava gli amici, la casa, la sua sicurezza per lei. Per lei, che poi avrebbero potuto litigare e lasciarsi.
Liz strinse la mano di Lotharius. Le dava sicurezza, quella mano grande e ruvida. Si erano fidanzati che non era nemmeno un giorno e già dovevano superare una prova.
-    Amore, andiamo. Marius non può intrattenere chi ci viene a cercare ancora per molto- disse Lotharius.
Liz annuì, e lo seguì, appesantita dallo zaino. Avevano riempito gli zaini di vestiti, soldi, tutto ciò che occorreva loro.
Corsero tra le strade della città, sperando di non incontrare guai.
Lotharius stava tremando, Liz lo sentiva. La sua mano era tutta un fremito. Aveva paura ed era in tensione.
-    Dove andiamo?- chiese Liz.
-    Non lo so. lontano da qui, comunque- rispose Lotharius.
Dopo mezzora furono alla stazione.
Presero il primo treno. Portava a un paese a qualche chilometro da lì. Andarono in uno scompartimento vuoto. Era giorno. Li avevano visti in tanti.
Lotharius guardò Liz. Aveva la pelle leggermente bruciata da una parte.
-    Fra poco dovremo prendere un po’ della pozione- constatò Lotharius.
-    Come faremo quando non l’avremo più?- chiese Liz, spaventata. Si era abituata alla luce del giorno.
-    Usciremo di notte, come è nostra natura fare. Oppure potrei cercare di fare la pozione. Avevo letto la formula e un po’ me la ricordo- ipotizzò Lotharius.
Liz appoggiò la testa sulla sua spalla.
-    Sono stanca- disse.
Lotharius le accarezzò il capo, ed ella si assopì.



Will aveva deciso. Uscì dal suo alloggio, e vide Marius.
-    Will … - lo salutò.
-    Katherine mi ha raccontato. Liz è innocente, Will.
-    Lo so. chiederò al consiglio.
-    Al consiglio? Ma quelli la ammazzeranno!- esclamò Marius.
-    Hai ragione. Ora vado giù e le dico che ha ragione. Nessuno saprà nulla. A parte Roderick, che spero non mi metta i bastoni tra le ruote come sempre.
Marius lo guardò. Cavolo. Era meglio se Liz restava.
Will scese. Bussò all’alloggio di Liz. Era chiuso a chiave.
-    Liz, apri, ti prego. Perdonami, lo so che sei innocente- disse, ma non ricevette risposta.
Will pensò fosse troppo triste per aprire. Magari Kathe l’avrebbe convinta. Cercò la sua ragazza, ma non la trovò.
“Oggi spariscono tutti qua” pensò, ma gli si gelò il sangue.
Spariti.
E se fosse fuggita?
Doveva chiedere a Lotharius, sì. Lui sapeva dove era. E se non glielo avesse detto, lo avrebbe messo alle strette.



Corsi per le strade della città urlando il nome di Liz. Non c’era. Non rispondeva. Dovevo trovarla prima che Will scoprisse che era fuggita. Avevo chiuso la sua porta a chiave, che avevo trovato in un cassetto, per far pensare a Will che Liz fosse troppo disperata per aprirgli, nel caso egli avesse voluto entrare.
Imboccai le strade.
Chiesi a tutti se la avevano vista, ma nessuno rispose affermativamente. Il panico mi attanagliò. Non volevo stare senza di lei. Senza della mia amica.
-    LIZ!- urlai.
Dove poteva essere finita? Di certo non in città. L’avremmo trovata presto.
Mi recai alla stazione. Un uomo in giacca e cravatta stava scendendo dal treno. Lo fermai.
-    Ha visto per caso una ragazza bionda con …-
-    Accompagnata da un uomo?- chiese.
-    Sì!
-    È andata verso la campagna, perché?
Non lo ringraziai nemmeno, tanto ero preoccupata e salii sul primo treno che partiva per quella direzione.
Arrivai in campagna molto presto.
Iniziai a correre fra i prati verdi. Abitavo lì, una volta. Ma non notai la mia vecchia casa.
Dopo due ore di ricerche trovai un casolare abbandonato. Spiai dalle finestre quasi rotte.



Liz abbracciò Lotharius forte.
-    Riusciremo ad andarcene, vero?
-    Sì, tesoro. E quello non ci troverà mai. Vivremo insieme, ci sposeremo. Avremo dei figli e staremo in pace.
-    Per sempre.
-    Per sempre, sì.
Liz lo guardò e lo baciò appassionatamente. Il suo Lotharius. Cosa non avrebbe fatto per lei ….


Li guardai abbracciarsi. Si amavano. Come io e Will ci amavamo. Sospirai. Non sapevo cosa fare. Una parte di me diceva di lasciarli andare. Volevo bene a Liz, e se si vuol bene a una persona bisogna lasciarla andare se la necessità lo richiede, anche se noi non volessimo.
L’altra parte suggeriva, invece, di irrompere nel casolare e dir loro di ritornare indietro, che Will non avrebbe fatto loro del male.
Di obbligarli.
Decisi una mediazione.
Entrai in silenzio. Udii Liz lanciare un gridolino e Lotharius alzarsi, impugnando la pistola.
Liz gli disse di abbassare l’arma, e lui lo fece, ma con un po’ d’esitazione.
-    Liz, Lotharius- dissi – ascoltatemi. Non voglio obbligarvi a seguirmi. Se non vorrete non lo farete. E Will non saprà nulla. Gli dirò che siete morti, che siete scappati lontano, o cose simili. Ma ascoltatemi. Will ha detto che non vi farà del male. In verità non me lo ha esplicitamente detto, l’ho letto nei suoi occhi. Lo conosco bene. Come tu conosci Lotharius, Liz. Sai già come agirebbe nelle situazioni, prima che lo faccia. Will non vi farà del male. Il consiglio non sarà d’accordo, è vero. Ma siamo amici, siamo uniti. L’amicizia è unione, nel bene e nel male. Tu mi hai aiutato, Liz. E molto. Avevo molti problemi e tu sei riuscita a risolverli. Senza di te non sarei qui, senza di te non sarei felice. Senza di te non conoscerei la vera amicizia. E io voglio aiutarti, perché quando due persone sono amiche, risolvono insieme i problemi. E così vorrei facessimo noi. Seguimi, andremo alla base, dirò a Will che eravate a fare una girata. Il consiglio dirà cosa ne pensa. Se è d’accordo con Will, bene. Altrimenti ci penseremo. Vi aiuteremo a scappare, a costo della vita. Tu hai aiutato molto Will, Lotharius, hai rischiato di morire per lui. Ed è ora che Will ricambi il favore. E anche io, perché tu hai salvato la vita anche a me. Ricambieremo il favore. Seguitemi. Vi prego, fatelo. E se non lo farete ricordatevi che io vi vorrò sempre bene, e se per caso avrete bisogno di me, ci sarò sempre-
Non so da dove vennero quelle parole. Liz mi stava ascoltando a bocca aperta.
-    Questo è ciò che dici tu- disse Lotharius – vattene. Tanto abbiamo già deciso-
Sospirai. Guardai Liz e le sorrisi.
Mi voltai e ritornai a casa.
Quando Will mi vide mi chiese dov’ero finita, dov’erano Liz e Lotharius.
-    Sono scappati. Andati lontano, nessuno li ha più rivisti- mentii.
Liz sbatté un pugno sul tavolo, mormorando un “incoscienti”.
Forse aveva ragione. Forse lo erano. O forse no.

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Capitolo 15
*** Affronteremo tutto io e te ***



Guardai Will.
-    Vedrai che ritorneranno, prima o poi- gli dissi, per rassicurarlo.
-    Certo, certo- rispose.
-    Will, li hai offesi. Entrambi. Li hai traditi. Ma vedrai che ritorneranno. Capiranno.
-    Mi duole di averli offesi, ma dovevano capire prima. Ormai è troppo tardi- affermò Will.
-    Troppo tardi per cosa?- chiese una voce.
Ci voltammo. Liz. Era Liz, e dietro a lei c’etra Lotharius.
Will li guardò con un’espressione metà tra l’adirato e il sorpreso.
-    Cosa ci fate qui?- chiese.
-    Noi siamo venuti qui per appoggiarti e tu ci chiedi cosa ci facciamo qui?- chiese Lotharius.
-    Sì! Cioè, no … cioè …
-    Oh, Will! Siamo tornati. Ho convinto Lotharius. Comprendo la tua sorpresa, ma devi aiutarci.- disse Liz.
-    Liz, io … perdonami … quelle cose, non le pensavo veramente.
-    Lo so. Eri arrabbiato, ma ci tengo che tu sappia che io non ho fatto niente- affermò Liz.
-    Ti credo, Liz. Fra poco si riunirà il consiglio e cercherò ti convincerli della tua innocenza-
-    Grazie Will- lo ringraziò Liz.
Will le sorrise, ed io pure. Eravamo di nuovo amici, finalmente. Corsi da Liz e l’abbracciai, dicendole che aveva fatto bene a darmi ascolto.


Will salì in sala riunioni velocemente. Erano tutti lì, i membri del consiglio, a guardarlo in cagnesco.
Il ragazzo si sistemò un poco la camicia e si sedette.
-    Buongiorno- disse.
-    Sai cosa fare con quei traditori?- gli chiese Roderick, senza indugio.
-    Com’è che voi mi date del “tu” e io devo darvi del “lei”? non possiamo semplicemente darci tutti del “tu”?- chiese Will.
-    Non evadere il discorso- disse Roderick, che evidentemente aveva capito le intenzioni di Will.
-    Va bene, va bene. Cosa ne farò di Lotharius e Liz? Fatemi pensare …
-    WILL! Si tratta di due traditori! E di due generali, per giunta!- esclamò Garth, un altro membro del consiglio.
-    Sì, lo so- rispose Will – credo che li proteggerò
-    Li proteggerai? Ti sei bevuto il cervello?- esclamò Roderick.
-    Non se l’è bevuto- constatò Garth – perché non ce l’ha proprio- aggiunse.
L’espressione di Will assunse un’espressione adirata per l’offesa.
-    Giusto, non ci avevo pensato- commentò Roderick.
-    Li proteggerò, che voi vogliate o meno. Sono miei amici e so che sono innocenti. Io li ho offesi e loro hanno reagito. Solo questo.
-    Will, cerca di ragionare- si intromise Luise, un membro del consiglio molto importante e anziano. – so che sono tuoi amici ma non possiamo osare troppo, non ora. Non puoi disubbidire un’altra volta. Ti abbiamo già perdonato per quella ragazzina, ma non lo rifaremo un’altra volta-
Will sospirò.
-    Non farò loro del male, con o senza la vostra approvazione- disse, alzandosi. Guardò tutti e sputò in terra, prima di uscire.
Percorse il corridoio e salì in camera, sbattendo la porta dietro di sé.


A quell’ora la riunione doveva essere già terminata. Controllai meglio l’orario. Sì, doveva essere già terminata.
Decisi di salire da Will per sapere come era andata.
Bussai alla porta dorata, ma non rispose nessuno.
Tentai di nuovo. Dopo qualche secondo Will  mi aprì e mi fece entrare.
Pareva turbato.
-    Cosa è successo?- gli chiesi.
Will mi prese le mani.
-    Io ti amo, Katherine. Ho difeso Liz e Lotharius per quanto ho potuto, ma il consiglio vuole che li uccida. Me ne sono andato dicendo loro che non lo avrei fatto ma … non so quale sarà la loro reazione alla mie parole. Senti, ho bisogno che tu mi risponda ad alcune domande. Sarai con me, qualunque cosa accadrà?
-    Sì, tesoro. Sono con te e lo sarò con te. Ormai non è più un segreto, voglio stare accanto a te. Affronteremo insieme tutto, io e te.
-    E se accadrà qualcosa che metterà a repentaglio la nostra vita farai quello che ti dico?
-    Sì
-    Tutto?
-    Tutto
-    Senza obiettare?
-    Senza obiettare.
-    Allora vieni qui- disse Will, abbracciandomi.
Appoggiai la mia testa sulla sua spalla muscolosa.
Lui mi carezzò la testa, baciandomi. Le sue mani scesero lentamente lungo la mia schiena che provò un fremito di piacere.
Andammo lentamente verso la camera di Will e ci adagiammo sul letto.

Restai con lui tutta la notte. La mattina dopo ci illuminò l’alba, il sole, i raggi dorati di quella stella che noi siamo soliti chiamare con quel nome.
Già, il sole è una stella. Era la prima volta che ci pensavo. È straordinario: abbiamo  una stella a poca distanza da noi e ci interroghiamo su come sono fatte le stelle.
Scendemmo nella stanza di Liz, per narrarle tutto.
Will finì appena il discorso che Marius fece irruzione nella stanza, sconvolto.
-    Ehi, che è successo?- chiese Will, stranamente tranquillo. Era un po’ agitato, prima …
-    La … quelli …
-    Non balbettare, non capisco niente.
-    Sì, scusa. Aspetta. Il consiglio vuole vederti. Subito.
-    Perché?
Notai che Marius aveva posato per un attimo lo sguardo su di me.
-    Per parlarti- spiegò.
-    Qualcosa mi dice che stai mentendo. Dì la verità.
-    Davanti a tutti?
-    Sì
-    Ti vogliono giustiziare.
-    Che simpatici- commentò Will.
A quel punto mi alzai in piedi.
-    No, scusa, Marius ti ha appena detto che ti vogliono ammazzare e il tuo commento è “che simpatici”?
-    Calma, calma. Chi ha detto che vado da loro?- chiese Will.
Mi precipitai verso di lui, abbracciandolo.
Will mi tenne un poco tra le sue braccia.
-    Bene, bene, bene. Chi sta con me?
Tutti alzarono la mano.
-    Bene. Allora dovremmo fare un cosiddetto “colpo di stato”- disse Will.
-    Colpo di stato?- chiesi.
-    Sì, ma tu non parteciperai.
-    Come no?
-    È pericoloso
-    No, io vengo!
-    Ricordi la promessa?
-    Va bene, va bene. Rimango qui. Ma come lo fai, il colpo di stato?
-    Semplice. Uccido i membri del consiglio.
-    WILL!- lo rimproverai.
-    Che c’è? Fanno tutti così!- esclamò lui.
.lo guardai, arrabbiata.
-    Va bene, va bene. Ci limiteremo a ferirli e imprigionarli, ok?
-    Così va meglio. Ma ferirli è proprio necessario?
-    Oh, tesoro, guarda in faccia la realtà. Loro mi vogliono ammazzare. Se non ci difendiamo va a finire che crepiamo tutti. As tu compris?
Lo guardai, incrociando le braccia e voltando poi la testa da un’altra parte.
-    Kathe …- disse lui.
-    Sono offesa dalla tua stupida ironia
-    Va bene, scusa, scusa, scusa. Non lo farò più, prometto! Ma tu devi restare qui. Allora, dobbiamo sbrigarci. Dove hai detto che sono quelli ora, Marius?
-    In verità non l’ho detto. Ma li ho incontrati al terzo piano
-    Ok. Allora, l’ascensore porta per nostra fortuna nel corridoi etto del terzo piano. Liz e Lotharius si imbucheranno nella prima stanza a destra e noi due in quella a sinistra. Attenderemo che si distraggano e inizieremo la sparatoria.
-    Non mi sembra proprio un ottimo piano- si intromise Lotharius.
-    Perché, ne hai in mente uno migliore?- chiese Will, sarcasticamente.
-    Sì. Io e Liz staremo al piano superiore, e ci affacceremo al corridoio con la ringhiera che si affaccia all’interno, nascosti. Tu e Marius andrete al terzo piano, uno in una stanza, uno nell’altra. Quando saranno distratti inizierete la sparatoria. Noi ci allontaneremo dal nostro rifugio e spareremo dall’alto. Se ce ne sarà bisogno salteremo giù dalla ringhiera- propose Lotharius.
-    Che stratega … - commentò Will. – facciamo come dice- aggiunse poi.
Presero le armi e uscirono.
Will si avvicinò a me e mi baciò.
-    Torna presto- lo pregai.
-    Non ti accorgerai nemmeno che sono uscito- promise lui.
Gli sorrisi, mentre usciva. Non mi restava che pregare che andasse tutto bene.

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Capitolo 16
*** Colpo di stato ***



Will si recò in fretta nell’armeria con gli altri. Toccò una pistola, lentamente. Gli dispiaceva uccidere dei suoi simili, ma doveva. O lui, o loro. Riflettendoci, non sapeva neppure se sarebbe diventato un buon capo, o se sarebbe stato uno sprovveduto. Ciò che sapeva di certo era che stava per prendere una patata bollente nelle sue mani.
-    Ragazzi, è l’ora. Dobbiamo vincere. Dobbiamo, capito? Non abbiamo alternativa. Siamo gli unici a poter sconfiggere quei maledetti cacciatori. Gli unici. Senza di noi arriverebbe il tramonto della nostra specie- disse Will, mentre gli altri annuivano.
Si avviarono giù, secondo ciò che era stato deciso.
Si nascose nel punto in cui doveva e si fermò un attimo a pensare.
Ricordò la sua vita, prima di essere morto e dopo, prima di aver incontrato Kathe e dopo. Lei era il suo sole, il motivo per cui era  lì. Il motivo per fare tutto ciò che doveva fare. E non era importante solo per lui, ma per tutti.
Strizzò gli occhi mordendosi un labbro.
Guardò poi la sua pistola. Non voleva uccidere i membri del consiglio o imprigionarli per varie ragioni. La prima era che gli dispiaceva uccidere dei vampiri, specie membri del consiglio. La seconda era che così avrebbe confermato la teoria secondo la quale i vampiri non purosangue tentavano di capovolgere il sistema per avere il potere assoluto tutto per loro, per dimostrare di essere migliori dei purosangue. E in effetti lui aveva sempre desiderato avere tutto il potere per sé. Era il momento della sua vita, ciò che aveva da sempre desiderato. Ma ora era lì, e stava per compierlo, eppure qualcosa lo bloccava. Era vero, o lui o loro, ma l’idea di uccidere non lo aveva mai turbato … fino ad ora. In precedenza aveva ucciso molti suoi nemici o del consiglio, aveva morso parecchi umani per vivere. Non si era fatto troppi problemi. E ora tutto ciò che aveva fatto gli pareva un errore, gli pareva una cosa atroce. Si chiese dov’era il Will di una volta, il ragazzo buono e gentile. Il ragazzo colpito dal fato. Forse era stato quello a mutarlo. Era diventato più forte di tutti coloro che credevano di esserlo più di lui in precedenza. E la sete di potere si era impossessata di lui. Prima non aveva nulla, ora poteva avere tutto. Ma non aveva calcolato il prezzo. E quel prezzo era caro, troppo caro. Non aveva più visto i suoi genitori, né i suoi amici, ma aveva rivisto i suoi nemici e aveva fatto pagare loro tutte le male azioni che avevano compiuto. Si era vendicato. E la vendetta era stata per lui come una caramella zuccherata che si consuma lentamente in bocca. Dolce come il miele, stupenda. Solo che ora la caramella aveva perso il sapore e il miele la dolcezza.  
Da quando si era trasformato il senso della sua vita era scomparso. Lo cercava in perpetuo, e solo in quel momento si era accorto che l’aveva già trovato, da molto tempo, ma non l’aveva visto. Non lo aveva voluto vedere. Katherine. Una vita con lei, una vita semplice e felice.- a lui bastava di stare con lei, non importava se abitassero in una megavilla o in una catapecchia, se avevano trecento milioni di euro o uno solo. Bastava che ci fosse lei. Perché la sua vita senza Katherine non era degna di essere chiamata tale, senza Katherine la sua vita non sarebbe stata più vita.
Sì certo l’aveva amata … ma non troppo, in fondo. La prima volta che la aveva vista aveva provato qualcosa, ma aveva ignorato quel sentimento, così la aveva trattata come un giocattolo, nello stesso modo con cui aveva trattato tutte le altre donne. E poi se ne era innamorato. Tanto. Ma non aveva mai ammesso di non poter vivere senza di lei, avrebbe potuto anche lasciarla, se ciò implicava avere denaro e potere. E ora si rendeva conto che non era così.
Will scosse la testa e spiò il corridoio. Non c’era anima viva.

Lotharius guardò giù, verso il terzo piano. Liz era a poca distanza da lui. Si chiese se sentiva il suo cuore battere. No, non poteva. Sarebbe stato troppo vergognoso.
E sì, aveva paura. Sì, lui, Lotharius, il più coraggioso dei generali di Will aveva paura, paura di morire.
“Si suol dire che l'uomo coraggioso non ha paura. È falso. Esser coraggioso significa dominare la paura e dove non c'è paura non c'è coraggio.” si disse, non riuscendo però a calmarsi ugualmente. Ripensando a questa citazione si rese conto che lui aveva sempre avuto paura. Solo che l’aveva sempre dominata. Adesso però era diverso. Adesso riusciva a stento a dominarla. Se avesse fallito, se avessero fallito, non sarebbe morto solo lui, ma anche tutti i suoi amici e la persona che amava di più.
Guardò di nuovo Liz. Pareva pensierosa. Che pensasse come lui? Aveva paura? Le strinse la mano per infonderle coraggio.
Lei gli sorrise un poco, ma Lotharius vedeva benissimo la paura mescolata a tristezza nel suo dolce viso.
Già, quel viso. Quel volto sempre allegro e spensierato adesso era velato di tristezza, dentro quegli occhi perennemente contenti adesso non c’era altro che tristezza, e paura.
Non voleva che le accadesse nulla. Avrebbe dato la vita per lei e se lo ripromise a se stesso. Se fosse successo qualcosa sarebbe dovuto morire lui al posto suo. Doveva.  
Da quel giorno sarebbe cambiato tutto.

Liz strinse la mano di Lotharius posata sulla sua. Guardò il volto del suo ragazzo, dell’uomo che desiderava diventasse suo marito.
Aveva visto tante volte quel viso dolce e coraggioso, quel volto che le aveva sempre dato coraggio, il viso dell’uomo che amava, che aveva sempre amato, il volto dell’uomo che avrebbe dato la sua vita per lei. Ma ella non voleva. On voleva che morisse. Lui era tanto buono … lui la amava così tanto …
Ripensò a prima che si fossero messi insieme. Quante volte, quando stava male, era corsa da lui a farsi consolare, e quante volte quando era spaventata guardava il volto di Lotharius e non aveva più paura! Quante volte lui le era stato vicino, quante volte lei lo aveva respinto … ma lo aveva sempre amato. Quando stava male se pensava a lui ecco che ritornava felice perché sapeva che lui le sarebbe stato sempre vicino, nel bene e nel male.
Lo guardò di nuovo, e il terrore ancora una volta se ne andò. Ma voleva di più. Con uno slancio lo abbracciò e lo strinse a sé. Poteva essere il loro ultimo abbraccio. Non ci voleva nemmeno pensare.
Lotharius le prese il volto tra le mani e la baciò delicatamente in bocca. Liz indietreggiò un poco, in seguito, col viso. Sentiva il respiro dell’uomo che amava sul suo collo , i battiti del suo collo e il tremore del corpo come se fosse stata la prima volta che lo aveva vicino a sé. Quella volta fu lei a baciarlo, ma appassionatamente, stringendolo a sé, mentre lui le passava una mano dietro la schiena, facendola tremare ulteriormente.
Liz guardò il piano di sotto. Ad un tratto Lotharius le prese una mano e s’inginocchiò davanti a lei.
-    Liz … io ti amo. Ti ho sempre amata. Ma vorrei che il nostro amore sia eterno, vorrei … Liz mi vuoi sposare?- chiese.
Liz rimase allibita. In quel momento glielo chiedeva? Forse temeva di non poterlo più fare. Sorrise e si buttò fra le braccia di lui, sussurrandogli un sì.
Rimasero abbracciati per un po’ prima di riprendere il lavoro.


Marius spiò dalla serratura della porta. Il pianerottolo era deserto. Strano, li aveva incontrati lì. Che avessero capito tutto e stessero tendendo loro un agguato? Era impossibile, era stato discreto al massimo.
Strinse i pugni. Dovevano farlo, quel colpo di stato. E lui doveva aiutare Will. Doveva. Will aveva fatto così tanto per lui … se era ancora vivo era solo per merito suo.
Continuò a spiare. Se avessero vinto avrebbe potuto vendicare la sua famiglia.

Will attese ancora un po’, arrabbiato. Perché non erano lì?
Attendendo gli venne in mente una cosa. Lui era il capo della comunità dei vampiri di quella città. Doveva proteggerli. Se avesse perso contro il consiglio secondo le leggi sarebbero stati esiliati perché il loro capo era un traditore. E Marius, Lotharius, Liz, i suoi amici che lo stavano aiutando sarebbero stati uccisi, e anche Katherine. Non poteva permetterlo, no. Lui amava Katherine e voleva bene ai suoi amici: erano sempre stati con lui, nelle situazioni favorevoli e in quelle difficili. Non poteva permettere he morissero a causa sua.
Ora sapeva cosa fare. Gli si strinse il cuore al sol pensiero. Ma avrebbe risparmiato delle vite.
I membri del consiglio stavano arrivando. Will guardò in alto e salutò Katherine sussurrando il saluto unito al nome dell’amata.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Aveva paura. Tanta. Ma doveva fare ciò che doveva.
Fece un passo, aprì la porta e alzò le mani in aria.
Si presentò così al consiglio, e udì Liz gridare da su. Ma non la guardò. Non volle vedere la disperazione nei suoi occhi.
-    Eccomi- disse Will – come volevate-
Marius uscì subito dalla stanza dove si era ritirato. Lotharius e Liz iniziarono a correre per arrivare da Will.
Will guardò Marius e abbozzò un mezzo sorriso.
-    Marius sei il mio migliore amico e lo sarai per sempre. Mi sei sempre stato accanto e non credo di essere mai riuscito a fare per te ciò che tu fai per me. Forse non sono mai stato un buon amico per te. Sono stato troppo egoista, superbo e menefreghista. Ma ti voglio bene e te ne ho sempre voluto. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Grazie. Perciò sono qua. Non voglio morti inutili, se devo pagare lo farò. Se devo morire, morirò. Ma non mi pentirò mai di aver aiutato alcuni miei amici. Proteggili- gli disse.
In quel momento arrivò Liz che non riuscì a raggiungerlo perché fu bloccata da una guardai del consiglio.
-    Liz, grazie anche a te di tutto. Perdonami i tanti torti che ti ho fatto. Perdonami. Ero solo uno stupido e molto probabilmente lo sono ancora. Grazie di essermi stata vicina sempre. Io non sarei riuscito a farlo. Liz … sei la mia migliore amica e ti voglio bene. Molto bene. Sono felice che sei qui- disse a Liz, sorridendole mentre lei scoppiava a piangere.
Poi si rivolse a Lotharius.
-    Lotharius mi raccomando, prenditi cura di Liz. È una brava ragazza, hai scelto una donna stupenda. Se un uomo fortunatissimo, tienilo sempre in mente e non l’abbandonare perché sarebbe la tua sfortuna. Amala sempre come adesso e verrai ripagato. Grazie Lotharius. Tu sei stato per me uno dei più veri amici. Grazie di tutto. E ti prego prenditi cura di Katherine. Lei … senza di me sarà disperata, lo sai.  Ma tu e Liz siete i suoi amici. Riuscirete a placarle il dolore, vedrai. Grazie. Addio-
Will si voltò poi verso i membri del consiglio.
-    Adesso vi dirò tutto. Non sono stati Liz e Lotharius ad aver dato delle informazioni segrete ai cacciatori. Sono stato io-
-    NO! NON è VERO!- urlò Liz.
-    Non ascoltatela. Lei non sa nulla. Mi avevano promesso denaro e immortalità. Capite, voi. Non mi avrebbero ucciso. Sarei vissuto in eterno, perciò l’ho fatto. Poi quando avete condannato Liz e Lotharius mi sono sentito in colpa e perciò li ho protetti. E sono tuttora pentito, perciò sono qui davanti a voi. –
-    Will, Will, Will. Sei sempre il solito. Non so proprio come fai. Lo sappiamo benissimo che non hai fatto niente. È davvero nobile da parte tua difendere i tuoi amici. Con un colpo di stato li avremmo uccisi tutti, in caso di vittoria. E hai pensato bene di sacrificarti mentendo sul fatto così avremmo risparmiato Liz e Lotharius che sarebbero stati uccisi anche se fossi venuto da noi senza dire niente.- spiegò Luise.  
-    No, sono io il colpevole!- esclamò Will.
-    No, il colpevole è quella collana della tua ragazza. L’avevamo sequestrata mentre lei cercava i suoi amici e abbiamo scoperto che c’è un microchip che permette ai cacciatori di seguirla in ogni suo passo. Ingegnoso. Senza contare che lei confessava tutto al ciondolo. Quindi siete tutti innocenti.
-    Ma allora perché avete detto a Marius che volevate uccidermi?
-    Per vedere la tua reazione. Per vedere se sei veramente un ottimo capo. Se ti fossi arreso senza proteggere Liz e Lotharius saresti stato un buon capo ma un pessimo amico, se avesti fatto il colpo di stato saresti stato un pessimo capo e un pessimo amico ma facendo così ti sei dimostrato degno del tuo titolo. Dunque abbiamo attestato che lasciamo la nostra gente in buone mani.
-    In che senso?- chiese Will.
-    Beh, in questo momento critico il potere nelle mani di più persone che fra l’altro non vanno d’accordo fra loro non è ottimo, e inoltre non funzionava più da tanto tempo. Ci vuole una persona che sappia tenere in mano la situazione con responsabilità me forza. E questa persona sei tu, Will. Complimenti, da oggi puoi ritenerti il Re dei vampiri. Adempi il tuo compito e vinci, o sarà peggio per tutti noi-  disse Luise.
-    Io non …
-    Tu sei adattissimo. Non credevamo che un vampiro che non è un purosangue fosse come uno che lo è. Ci eravamo sbagliati. E abbiamo continuato a farlo per molto tempo-
-    Io … grazie. Vi sarò per sempre debitore.
Luise abbozzò un sorriso prima di scomparire con i membri del consiglio.
-    Will ma tu sei pazzo!- urlò Liz, correndogli incontro, abbracciandolo.
-    Grazie a te, Will- disse Lotharius, in risposta al discorso che aveva fatto poco prima.
Mariu si limitò a dargli una pacca sulla spalla.
-    È da ora che inizia il peggio- annunciò poi.
-    Già e domani Lotharius e Kathe andranno dal nostro informatore e sapranno cosa fargli nel caso non voglia fare il suo lavoro- disse Will, sogghignando.

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Capitolo 17
*** Spedizione ***



Mi sedetti, agitata. Chissà cosa sarebbe potuto accadere. Temevo di perdere Will per sempre, di vederlo morto, steso in mezzo al salone e di piangere sul suo sangue. E questa visione mi convinceva sempre di più. Dopo alcuni minuti mi alzai di nuovo e mi affacciai alla finestra e strinsi il davanzale facendomi dolere gli ossi della mano. Rimasi in quella posizione per molto tempo, fino a quando qualcuno non entrò. Mi voltai di scatto. Sorrisi al mio Will e gli corsi incontro abbracciandolo.  
-    Will … stai bene … sei vivo, non sai quanta paura ho avuto!
-    Non ne devi avere. La nostra vita è sempre in costante pericolo. Specialmente ora.
Mi allontanai da Will, offesa dal suo rimprovero.
-    Sono diventato il capo assoluto dei vampiri- disse, andando verso la finestra.
-    E domani devi andare con Lotharius dal nostro informatore, è di vitale importanza.
-    Certo- risposi, turbata.
Mi avvicinai a lui e gli presi una mano. – come è andata?- chiesi.


Quando terminò il suo racconto rimasi impalata. Come aveva potuto non dirmi niente? Mi adirai, sì, ma la mia ira persistette per circa un paio di minuti e poi si sciolse come la neve. Aveva dovuto farlo: era stata la cosa migliore da fare. Avrebbe potuto morire se non l’avesse fatto e sarebbe diventato tale e quale a coloro che lo volevano uccidere. Lo abbracciai di nuovo e gli sussurrai nell’orecchio che ero fiera di lui.
Quando uscì dalla sua stanza e stetti per andare in camera mia incontrai Lotharius.
-    Dovremmo allenarci, non si sa mai- disse lui.
-    Bene. Quando iniziamo?
-    Adesso, direi
Guardai Lotharius e annuii. Ci dirigemmo nella palestra.
Lotharius prese la sua spada affilata e io presi la mia. Subito  il mio avversario fu davanti a me e io riuscii a scansarlo letteralmente per miracolo. Feci una giravolta e cercai di colpirlo: un rumore metallico però mi avvisò che avevo fallito.  Adesso Lotharius era a qualche metro di distanza da me con la spada davanti al volto e con un ghigno furbo dipinto sulla faccia.  Feci per balzare su di lui quando udii uno sparo e caddi per terra con un proiettile conficcato nella mia coscia. Lotharius stava ridendo.
-    Così non vale!- protestai.
-    I nemici non sono mai leali- disse lui, orgoglioso per aver vinto.
Ci allenammo ancora per un po’ ( e io dovetti tollerare pure la sua superbia).
Verso le sette terminammo e ciascuno andò a casa sua.
Salii sull’ascensore e mi fermai all’ultimo piano. Bussai alla porta d’oro di Will. Egli aprì subito, sorridendo. Si avvicinò a me, mi prese la testa con una mano e mi baciò appassionatamente.
Mi prese per mano e mi scortò dentro.
-    A cosa devo l’onore di questa visita?
-    Boh, al fatto che ti amo, forse?
Will chiuse leggermente un occhi e ghignò.
-    Vuoi qualcosa da bere?- chiese.
-    No.
-    Da mangiare?
-    Nemmeno
-    Cosa vuoi fare allora?
Tacqui e mi avvicinai a lui, prendendogli le mani e stringendole al mio petto. Will si avvicinò e mi scoccò un bacio sulla guancia. Ci sedemmo sul divano a chiacchierare sinché non fu il tempo che io scendessi in camera mia a preparare le cose. Era vero che dovevo partire l’indomani, ma dovevo accordarmi con Lotharius la mattina dopo e ciò avrebbe impiegato molto tempo. Inoltre volevo passare da Will, nel pomeriggio.
Quando ebbi terminato di sistemare le mie cose era ormai tardi e non avevo davvero voglia di salire da Will, così mi stesi sul letto e mi assopii. L’indomani, però, un bussare violentemente alla mia porta di destò.
Katherine ti ricordo che dobbiamo accordarci. Sono già le undici e io devo sbrigare altre faccende non posso attendere ancora per te!- gridò Lotharius.
Sbadigliando mi alzai e lo seguii. Mi condusse in una sala e accese una sigaretta.
-    Allora?- disse. Non sapevo che rispondere.
Stetti in silenzio e attesi. Era lui quello con più esperienza, era giusto che fosse stato lui a decidere, così glielo dissi.
-    Stasera verso le sette ci rechiamo davanti a casa sua e sfondiamo la porta tanto per fargli una sorpresa e lo interroghiamo. Se non risponde alle nostre domande, se mente, lo tortureremo e se invece non risolveremo nulla … beh, lo ammazzeremo. Semplice.
-    Ma occorre proprio ucciderlo?
-    Vuoi che Will si adiri con noi perché non abbiamo eliminato un traditore?
Stetti in silenzio. Traditore, ecco come lo consideravano. Eppure io riuscivo a stento a pensare a quella persona come ad un uomo malvagio: non bisognerebbe pensare sempre in positivo.
Alzai gli occhi al cielo e annuii. Lotharius si alzò e uscì dalla stanza senza nemmeno salutare.


Liz era seduta sul divano con le mani sulle ginocchia e in trepidante attesa. Ogni tre secondi volgeva lo sguardo alla porta bianca: prima o poi sarebbe arrivato, e non vedeva l’ora. Liz iniziò a muovere nervosamente un piede e a pensare a qualcosa che non fosse lui, ma suonò il campanello.
Liz si alzò di scatto e si catapultò alla porta, aprendola. Eccolo lì.
-    Lotharius … - sussurrò lei, accarezzandogli il petto nascosto da una camicia blu.
-    Tesoro- disse lui carezzandole il volto.
Liz lo abbracciò, stringendolo forte e in seguito lo fece entrare.
Lotharius si sedette sul divano prendendo Liz in braccio.
-    Cosa avete deciso?
-    Niente. Ho fatto tutto io.
-    Cosa ne farete di quel tipo?
-    Dipende.
Liz iniziò a ridere e Lotharius la osservò.
-    Sei buffissimo quando parli così seriamente!- esclamò lei.
Lotharius le accarezzò il capo e gli diede un bacio in fronte. Liz si alzò e si sedette accanto a lui.
Lotharius la osservò e la baciò in bocca. Dentro di lui provava un immenso desiderio di lei, di possederla, ma sapeva cosa doveva fare. Non poteva farlo, lei non voleva e lui doveva rispettarla. Quello doveva essere la prova del loro amore, del loro amore eterno. Liz affondò la testa nel petto di lui. – ti amo- sussurrò. – pure io- rispose lui, stringendola a sé. – promettimi che non ti farai uccidere- sussurrò Liz.

Salii da Will. Vidi con piacere che era rilassato e tranquillo: evidentemente non temeva per me, si fidava ciecamente di Lotharius. Ci sedemmo sul divano a parlare fra noi, finché non lo baciai in bocca. Così, presi dalla passione, andammo in camera da letto e facemmo l’amore.
In seguito guardammo qualcosa alla tv finché Lotharius non bussò alla porta.
-    Non sei ancora pronta? È l’ora che ti prepari- osservò. Guardai l’orario. Cavolo, aveva ragione!
Salutai frettolosamente Will e corsi giù in camera a vestirmi. Presi il mio bel giubbotto antiproiettile, una maglietta nera e dei pantaloni scuri anche quelli. Mi armai di pistola e mitraglietta. Poteva bastare. Dovevo raggiungere Lotharius al pianterreno.
Egli era appoggiato al muro, con le gambe accavallate, con l’aria da super uomo. Quella che aveva sempre, d’altronde. Rimpiangevo Marius: in fondo Lotharius non mi stava molto simpatico, ma avrei dovuto sopportarlo. Si guardò l’orologio.
-    Sei in ritardo. I minuti sono preziosi, lo sai questo?- chiese.
-    Certo. Sei tu che stai indugiando, nel parlarmi- ribattei, facendolo tacere.
Lotharius uscì e mi condusse nella sua macchina. Mise in moto. Cavolo, la mia prima missione! Guardai dal finestrino senza scambiare parola col mio accompagnatore, che dal canto suo pareva irritato dalla mia presenza. Preferiva stare in coppia con Liz e poi forse temeva che potessi in qualche modo disturbare l’operazione. Lotharius accese la radio e ascoltammo un cd. Canzoni tristi. Non sapevo gli piacessero. Mi sembrava più il tipo da … boh, non so che. Ma non importa.
Dopo un’ora e mezzo ci trovammo in un luogo isolato con una sola casetta.
-    Destinazione- annunciò Lotharius.
Si voltò verso di me.
-    Tu spierai da una finestra, io da quella accanto. Non farti vedere. Quando lo riterrò opportuno entreremo e tu mi lascerai fare senza fiatare. Il tuo ruolo è quello di fare attenzione che nessuno ci veda e che nessuno entri. Beh, se qualcuno lo fa, hai la pistola. Se non ubbidisci non sarò il solo ad essere adirato con te- mi ordinò. In circostanze diverse avrei ribattuto, ma quella volta mi limitai ad annuire.
Come aveva detto spiai da una finestra. Eccolo lì, il nostro uomo.
L’informatore, che si chiamava Geremy Kerch, era un uomo sulla cinquantina ma molto giovanile. Innanzitutto non aveva nemmeno un capello bianco, ma una folta capigliatura di capelli marroni, e poi possedeva anche una grande muscolatura. In quel momento stava guardando il notiziario con una lattina di coca cola sul tavolinetto e un panino in mano. Pareva proprio un uomo normale, non un informatore o un traditore. Si aggirava tra le fila dei nemici e confessava a noi i pochi segreti di cui veniva a conoscenza.
A vederlo, pareva non fare nulla di male. E poi era disarmato.
Dopo circa mezz’ora Lotharius mi fece un segno imperioso con la mano e ci dirigemmo davanti alla porta di casa.
-    Gli facciamo una sorpresa?- chiese Lotharius, ma non mi diede il tempo di rispondere che aveva già scardinato la porta.
Geremy si era alzato di scatto lasciando cadere per terra il panino con un’espressione spaventata e sconvolta insieme.
Lotharius si diresse verso di lui copi suoi modi imperiosi e si sedette su una poltrona davanti a lui.
Accese una sigaretta e gettò il fumo in faccia all’interlocutore.
-    Geremy … quanto tempo. Più del dovuto, eh?
-    Signore, gli posso spiegare …
-    Sì, bravo. Spiegami cosa hanno intenzione di fare quegli idioti.
-    Loro …. Oh, no. Mi hanno detto di non farlo- disse Geremy.
A quel punto Lotharius si alzò in piedi e appoggiò la èpistola sotto il mento dell’umano.
-    E io ti ordino di dirmi tutto- disse.
-    Io … va bene. Ma dovete proteggermi. Capito? Proteggermi! Quelli mi ammazzeranno, oh, se lo faranno!
-    Hai la mia parola. Ti proteggeremo quanto potremo.
-    Lei, quella ragazza … vogliono lei. Io so solo che se l’avranno con loro vi ammazzeranno tutti. Dovreste sfruttarla, sai. Voglio dire, vampira o meno è sempre una forza della natura. O almeno è quello che hanno detto loro.
-    I suoi genitori, sono vivi? Sono qui?- chiese Lotharius.
Ma Geremy non rispose mai perché una pallottola gli si conficcò nella testa, ponendo fine alla sua vita. Lotharius impugnò la mitraglietta e guardò fuori. Ci saranno stati almeno dieci cacciatori.  Lotharius imprecò qualcosa sottovoce e fuggì fuori. Lo seguii.
Lotharius fuggì nella direzione opposta dei cacciatori e si nascose dietro alcuni cespugli, insieme a me. Ben presto i cacciatori ci circondarono. Lotharius allora si alzò celermente e sparò tutt’intorno a lui con la mitraglietta, incassando colpi sul torace. Lo guardai bene. Non mi attraeva per niente, specialmente il suo carattere, ma non si poteva negare che era un uomo davvero molto affascinante, persino con la maglia inzuppata di sangue. Fece fuori molti cacciatori. Mi prese per mano e fuggimmo velocemente in macchina.
-    Spara loro. Ci staranno alle calcagna- disse Lotharius.
Annuii e mi affacciai dal finestrino con in pugno la mitraglietta. Quando vidi la loro automobile iniziai a sparare. Inizialmente i miei colpi non andarono a segno, ma poi dei proiettili si conficcarono nella testa di alcuni nostri inseguitori, uccidendoli.  Li osservai spirare, tremando all’idea che avessi tolto loro al luce. Non mi era piaciuto uccidere. Ma quando continuai a sparare e vidi morire i miei nemici provai una fame enorme e pensai che loro avrebbero ucciso noi. Non mi era piaciuto uccidere, ma lo ritenni indispensabile. Chiesi a Lotharius di fermarci, volevo succhiare loro il sangue. Era troppo affamata e non era lucida. Quegli scosse la testa e mi condusse nel quartier generale. Giuro che nel tragitto fra un po’ non gli saltai addosso. Mi aveva negato il cibo. Ma aveva ragione.
-    Tu vatti a riposare io faccio un salto da Will- mi disse Lotharius e io accettai volentieri.
Mi recai in camera, bevvi alcune pipette di sangue e mi coricai.

Lotharius entrò nella sala riunioni dopo aver chiesto un incontro con Will.
Si sedette al suo posto e attese. Quando Will entrò Lotharius gli fece l’occhiolino.
-    Allora?- chiese Will.
Lotharius fece spallucce.
-    Il tipo ha detto semplicemente che Katherine è una forza della natura. Vampira o meno. E poi l’hanno ammazzato.
-    E tu l’hai permesso?
-    Non mi ero accorto della presenza dei cacciatori, Will
-    In che senso è una forza della natura?
-    Non ne ho idea. Ma ha detto che cercano lei. Non si fermeranno finché non l’avranno. Ha pure detto che dovremmo sfruttarla …
-    In che senso?
-    Te l’ho detto, non lo so- rispose Lotharius.
Will guardò fuori dalla finestra. Il mistero s’infittiva e la vita di Katherine era sempre più in pericolo.

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Capitolo 18
*** Il traditore ***


 
 
Lotharius tornò a casa dopo  aver parlato con Will. Gli era sembrato preoccupato. Era la prima volta che lo vedeva così. L’amore …. Se a Liz fosse capitata  la cosa che stava accadendo a Katherine lui sarebbe stato veramente agitato.  Le sarebbe stato sempre accanto, anche se lei si fosse adirata con lui. Cercò di scacciare tale pensiero, accorgendosi però che anche Liz era in pericolo. La situazione coinvolgeva tutti loro. Doveva proteggere Liz anche a costo della sua vita. Ma doveva proteggere troppe persone: Will, Katherine, Liz, lui stesso … a volte il suo lavoro, che pur amava tanto, lo faceva adirare. Aveva troppa responsabilità. Era il generale più forte, più astuto e più intelligente. Aveva visto il terrore negli occhi dei suoi nemici, eserciti cadere sotto il suo comando, nobili chinarsi dinnanzi a lui e Will chiedendo grazia, tutte le sue strategie di guerra erano riuscite e i suoi piani realizzati, ogni sua intuizione si era rivelata giusta, i suoi nemici fuggivano alla sua vista. Godeva di un potere e di un prestigio che nessun vampiro che non fosse stato Will aveva il privilegio di avere, neppure Marius.  E ora possedeva ciò che aveva sempre desiderato con tutto se stesso, Liz. Sorrise al solo pensiero di lei. Liz era il sole che scacciava le nuvole nella sua vita, quel luogo di tranquillità in tanta agitazione, il luogo dove poteva sentirsi al sicuro. E temeva di perderla. Inoltre tutta quella faccenda lo stava tenendo troppo impegnato, aveva paura di allontanarsi da lei proprio quando era riuscito a conquistarla una volta per tutte. Sapeva che Liz era cosciente che lui non l’avrebbe mai tradita e che Katherine non rappresentava assolutamente una minaccia per lei, ma era turbato ugualmente. Voleva stare sempre con Liz, anche a lavoro. E a causa di Katherine ciò non era stato possibile.
Era arrivato al suo appartamento. Aprì lentamente la porta e posò le armi. Attaccò il giubbotto sull’attaccapanni e uscì fuori a fumare una sigaretta.  All’improvviso qualcuno gli sfiorò dolcemente la spalla, appoggiando su di essa la sua mano. Lotharius si voltò di scatto, reprimendo l’istinto di prendere la pistola che teneva alla cintura.
-         Ciao Loth … scusa, non volevo farti paura.
-         Tranquilla, non devi scusarti di nulla- disse Lotharius accarezzando la guancia di Liz.
Stranamente la ragazza gli prese la mano e la tolse dal suo volto, indietreggiando un poco.
-         Cosa …?- chiese Lotharius spaventato. Si chiese se avesse fatto qualcosa che non doveva fare.
Liz entrò in salotto e si sedette sul divano.
Lotharius la seguì e si inginocchiò davanti a lei.
-         Liz … scusa, cosa ho fatto?
Lei non rispose. Il suo sguardo era pensieroso. Lotharius provò l’istinto di accarezzarla, ma lo represse. Sentiva un vuoto allo stomaco. Soffriva enormemente quando Liz stava male.
-         Mi ami Lotharius?
Il vampiro rimase interdetto per un attimo.
-         Liz, cosa …
-         Non mi hai risposto. MI AMI O NO?
Questa volta Liz si era alzata. Lotharius si accorse che gli veniva da piangere. E anche a Liz. Chi le aveva messo in mente quelle strane idee?  Le posò una mano sulla spalla,  ma lei subito si scrollò e gli urlò di non toccarla.
-         Liz, io ti amo, lo sai …
Liz scosse la testa e se ne andò piangendo, lasciando Lotharius pietrificato.
Il vampiro si sedette sul divano, con il vuoto allo stomaco ancora più grande. Scoppiò a piangere. Se Will l’avesse visto probabilmente l’avrebbe licenziato. Lotharius, l’uomo di ghiaccio, l’uomo terrificante stava piangendo.
C’era una sola persona che poteva consolarlo.
Uscì di casa ve bussò all’appartamento di Marius, che aprì quasi subito.
-         Scusa, Marius, non volevo disturbarti a quest’ora, ma …
-         Lotharius, hai per caso pianto?
-         Io … - Lotharius si strofinò gli occhi – sì.
-         Non hai represso i tuoi sentimenti?
-         Sono stato addestrato per farlo. Ma Liz a quanto sembra è più forte del mio addestramento e di me.
-         Avete litigato?
-         Sì.
-         Cosa è successo esattamente?
-         Beh Liz è venuta da me … - Lotharius iniziò a raccontare all’amico tutto per filo e per segno.
-         Perché non sei là da lei allora? Perché non chiarisci?
Lotharius rimase fermo un minuto e poi si precipitò di sotto al piano dove abitava Liz.
Suonò il campanello.
Istanti di silenzio interminabile seguirono, finché una flebile voce non chiese chi era.
-         Liz sono io, Lotharius.
La ragazza aprì la porta e lo fece entrare.
-         Cosa vuoi?- gli chiese.
-         Sapere cosa ti è preso. Ti sei adirata da un momento all’altro …
-         Non mi è preso niente, Lotharius. Voglio sapere cosa è preso a te.
-         Ho capito. Ti sei adirata perché mi sono voltato di scatto.
-         Non fingere, Lotharius. Con me non attacca.
-         Senti, se non ti va bene … potrei diventare meno superbo, potrei portarti domani in vacanza, fare shopping tutti i giorni,  comprarti tutto. Ho capito, vuoi che io lasci il lavoro. Lo farò. Ma resta con me, ti prego …
-         Piantala! Confessa, tanto so tutto.
Lotharius si avvicinò alla ragazza e fece per prenderle la mano.
-         Non mi toccare- disse lei, come poco prima.
Liz si scostò da Lotharius e andò un po’ più in là in una sorta di distanza di sicurezza. Incrociò le braccia sul petto, toccando le spalle in segno di protezione, come faceva quando era ferita e delusa. E, in qualche modo, Lotharius non sapeva in quale, era stato lui a ferirla e a deluderla. Sapeva che era inutile tentare di distruggere quella barriera. Liz non voleva parlare con lui.
-         Va bene, passo domani. Magari ti passa- disse Lotharius.
-         Non mi passerà mai. Vedo che oltre a essere un uomo spregevole sei anche un vigliacco. Perché non confessi? Tanto lo so che  sei stato a letto con Katherine.
Lotharius strabuzzò gli occhi e guardò Liz.
-         Io cosa?
-         Hai fatto l’amore con Katherine. Lo so. È inutile che tu menta.
-         Ma che cosa? Liz sei per caso impazzita? Io non ho fatto nulla. Come credi che avrei potuto tradirti dopo tutto quello che ho fatto per conquistarti? Ti ho anche chiesto di sposarmi, cavolo! Mi sono fatto umiliare in pubblico per te, ho sbaragliato eserciti con te e per te, per rendermi bello ai tuoi occhi, ho fatto di tutto e tu ora mi vieni a dire che ti ho tradita?
-         Esattamente.
-         Bene, dammi una prova, avanti.
-         Eri con lei stanotte.
-         Ah, bene. Se domani andrai in missione con Marius, o con Lawrence o con chicchessia avrò anche io qualcosa da ridire su di te.
-         Credevo di potermi fidare di te, Lotharius. Tu sai che io non sono mai stata a letto con Will. Volevo che … che la mia prima volta fosse con te. Mi sono illusa. Sei solo un uomo come tutti gli altri. Non sei quello che credevo.
Lotharius restò amareggiato da quelle parole.
-         Ero io quello che credevo di potermi fidare di te. Credi più a delle voci insensate che a me-
Detto questo Lotharius uscì dalla stanza sbattendo la porta e si rinchiuse in casa sua. Uscì sul terrazzo e si sedette a terra appoggiando la testa sulle ginocchia, iniziando a piangere.
Colui che aveva sbaragliato eserciti, riempito di terrore i nemici, che aveva visto eserciti cadere sotto il suo comando, nobili chinarsi dinnanzi a lui e Will chiedendo grazia colui le cui strategie di guerra erano riuscite e i suoi piani realizzati, colui ogni intuizione del quale si era rivelata giusta stava piangendo, era stato sconfitto dal suo amore, dal suo troppo amore per una donna. La cosa più semplice era stata la più nociva.
Guardò la foto di Liz che teneva nel portafogli piangendo.
Dopo un po’ di tempo qualcuno bussò alla porta. Lotharius corse per aprire, credendo fosse Liz.
Ma non era lei, era Marius. Un’espressione di profonda delusione si manifestò nel suo volto.
-         Entra.
-         Allora, cosa era successo?
-         Crede che la abbia tradita con Katherine. Glielo ha detto qualcuno.
-         Chi, Lotharius?
-         Se lo sapessi a quest’ora non sarei qui, ti pare?
Marius tacque.
-         La lascerò andare. Io voglio solo il meglio per lei. E il meglio a quanto pare non sono io. Lei è troppo per me. Io non sono alla sua altezza, non lo sono mai stato. Quando camminavamo insieme per il centro, tutto il mondo mi sembrava migliore. I suoi capelli color del sole riempivano tutto della sua aura. Mi piaceva vivere più di prima. Mi sembrava di essere l’uomo più fortunato del mondo.
-         Lotharius, Liz ti ama. Qualcuno le deve avere messo in testa questa strana idea. Sai che non si fida degli uomini. Sapevi che con lei sarebbe stato difficile. Adesso va’ e cerca di scoprire l’inventore di tutta questa faccenda. Io ti aiuterò. Se Liz verrà da me le dirò cosa ne penso.
 
 
Liz uscì dalla sua stanza. Doveva parlare con qualcuno. Aveva pensato a Katherine ma poi si era ricordata chi era. Il suo cuore adesso era tagliato a metà. Lotharius, il suo Lotharius, l’uomo di cui era riuscita finalmente a fidarsi l’aveva tradita con la sua migliore amica. L’unica sua amica. Adesso era sola. Non poteva certo chiedere aiuto a Marius. Era probabile che fosse dalla parte di Lotharius.
Si incamminò per il corridoio con la testa che le scoppiava. Le tenebre avvolgevano tutto. Sembrava strano ma lei a volta aveva paura di questo. Ma se era con Lotharius non aveva paura di nulla.
Qualcuno la fermò.  Braeden.
-         Il tuo caro fidanzatino ha confessato tutto?
-         No, Braeden. Lasciami in pace.
-         Ti volevo solo consolare, Liz. Una bella ragazza come te ha proprio bisogno di essere consolata.
-         Vattene. Voglio stare da sola.
Braeden guardò in alto e lo vide.
Lotharius era sulle scale e li stava osservando, e sentì il suo cuore frantumarsi in mille pezzi. Scosse la testa e corse verso il suo appartamento.
Anche Liz vide il suo fidanzato guardarli e poi correre via. Gli stava bene. Doveva soffrire. Dentro di sé ringraziò Braeden, ma poi si pentì. Anche lei stava soffrendo. Voleva andare da qualcuno, sfogarsi, ma non sapeva dove andare. Salì al piano superiore e le venne in mente un’idea. Sarebbe dovuta andare da Will. Katherine probabilmente era da lui. Gli avrebbe detto tutto e lei avrebbe pagato perciò che aveva fatto. Liz era profondamente delusa da Lotharius, che credeva l’uomo della sua vita e da Katherine, quella che pensava fosse la sua migliore amica.
Liz salì fino all’ultimo piano e suonò il campanello della porta dorata.
Fu Katherine ad aprire e Liz represse a stento l’istinto di prenderla a botte.
-         C’è qualcosa che non va Liz?- chiese Katherine.
 
 
Quando aprii la porta vidi Liz davvero sconvolta. Temetti avesse litigato con Lotharius. Non glielo avevo mai detto, ma non mi piaceva poi tanto che stessero insieme. Prima di tutto perché erano due persone opposte e poi perché lui era un uomo molto istintivo a volte. La feci entrare, notando che era molto adirata. Mi chiesi cosa poteva essere accaduto. Will era seduto sul divano e stava bevendo un bicchiere di champagne.
-         Sono felice che ci sia anche tu Katherine- disse Liz.
Forse era andata a cercare Will.
-         Devo dirti una cosa, Will. Beh, io ho sempre pensato che da quando Katherine è qui siano accadute più disgrazie di quando non c’era. E ho sempre ritenuto che lei stessa sia una disgrazia-
 
A Liz faceva fatica dire quelle parole, perché non erano vere. Era stata lei a convincere tutti della bontà di Katherine, era lei quella che la aveva sempre consolata, che le era sempre stata accanto, che la aveva sempre difesa, ed era lei che adesso veniva ferita più di tutti. E da Katherine. Le aveva voluto troppo bene. E ora pagava il conto.
-         Un’enorme disgrazia, anzi-
-         Liz cosa ti prende? Non permetto che tu offenda Katherine. Se sei qui per piantar grane vattene. E dì soltanto un’altra parola su di lei e sarai licenziata- disse Will.
-         Tanto mi sarei già licenziata da sola. Non lo voglio più vedere. Non la voglio più vedere. Voglio stare da sola. Will, davvero, ascoltami. Io e ...- Liz singhiozzò nel pronunciare quel nome, il nome dell’uomo che aveva amato e che amava ancora – e Loth ci siamo lasciati.
-         Senti, per quanto mi dispiaccia non hai il diritto di …
-          Ci siamo lasciati perché lui ha fatto l’amore con Katherine-
 
 
Strabuzzai gli occhi a quelle parole. Cosa stava blaterando? Io? Con quell’idiota? Restai impalata mentre Will sputò tutto lo champagne che aveva in bocca sul tappeto.
-          Cosa?- chiese Will.
-          La tua ragazza ti ha tradito con Lotharius- disse fermamente Liz.
-         Io non ho fatto un bel nulla!- esclamai
-         è la stessa cosa che ha detto lui.
-         Io non tradirei mai Will! Specialmente con quell’idiota arrogante di Lotharius.
-         NON OFFENDERLO!- urlò Liz.
-         Tu hai offeso me
-         Io posso! Io … sai quanto sto soffrendo nel vederti qui? Ti credevo la mia migliore amica! Ho fatto tanto per te! E tu non hai mai fatto nulla per me, anzi, mi hai complicato la vita e basta! Ti odio!- urlò Liz, prima di scappare via.
 
 
Liz corse giù dalle scale e si rinchiuse in casa. Si sedette in terra in un angolo con la testa fra le mani, piangendo.
Lotharius intanto era ancora sdraiato sul letto a piangere e disperarsi.
Will guardò Katherine e le urlò di andarsene.
Katherine iniziò a piangere dicendo che era innocente e non aveva fatto niente.
 
-         Katherine, tu mi hai tradito!
-         E tu ci credi? Chissà perché l’ha detto quella!
-         A me sembrava convinta!
-         Io …
A quel punto qualcuno bussò alla porta. Era Lotharius, chiaramente sconvolto.
-         Will … Liz … io … - balbettò prima di prendersi un pugno in faccia da Will. Lanciai un gridolino.
Qualcuno salì le scale.
-         Calma, Will! Lotharius non ha fatto nulla! Qualcuno deve aver detto una bugia a Liz - intervenne Marius.
A quel punto si chinò verso Lotharius che era rimasto sdraiato con la testa fra le mani a piangere.
-         Ehi, Loth, andiamocene. Cosa credevi di ottenere qui?
Lo aiutò ad alzarsi e lo accompagnò giù.
-         Will, devi credermi.
-         Sì. Scusa … sono sconvolto.
-         Immagino. Anche io. Ma chi ha detto a Liz una cosa del genere?
-         Non ne ho idea. Dovrei scusarmi con Lotharius.
-         Secondo me dovresti lasciarlo solo. Deve riflettere.
Will annuì e si sedette sospirando sul divano.
 
 
Ne avevano passate tante, ed erano sempre rimasti assieme, uniti. E adesso Lotharius l’aveva tradita. Non poteva essere. Non voleva ancora crederci.
Liz smise di singhiozzare e urlò disperata.
E se Braeden le avesse detto una bugia? Se Lotharius fosse stato innocente? Liz lo amava ancora, ecco perché aveva urlato a Katherine di non offenderlo. Ormai era mattina e poteva andare da Lotharius.
Bussò lentamente alla sua porta. Dopo poco Lotharius aprì. Liz notò che aveva pianto tutta la notte. La stava guardando negli occhi, perciò Liz abbassò lo sguardo.
-         Perché sei qui?- chiese Lotharius.
Liz singhiozzò e lo guardò. Ad un tratto lo abbracciò forte.
-         Loth non mi lasciare, ti prego … è tutto così, così … complicato
-         Com’è che ora hai cambiato idea su di me?
Liz affondò la testa sul petto di Lotharius bagnandogli di lacrime la camicia.
-         Sono stata un’idiota- disse.
Lotharius le accarezzò dolcemente i capelli e la abbracciò a sua volta.
-         Non lo dire nemmeno per scherzo, va bene? Tu sei la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto.
-         Non è vero Lotharius.
-         Non ti mentirei mai.
-         Perdonami se non mi sono fidata di te. Non capiterà più.
-         Lo so. Vieni, entra.
Lotharius la prese per mano e la condusse in soggiorno.
-         Loth, ho detto tutto a Will …
-         Me ne sono accorto. Mi ha mollato un pugno in faccia.
-         Ti ha fatto tanto male?
-         Non ti preoccupare.
Si sedettero sul divano. Lotharius era felice che Liz fosse ritornata da lui, aveva avuto troppa paura di perderla per sempre.
La ragazza si sdraiò poggiando la testa sulle ginocchia di Lotharius.
-         Loth, sono stanca. Troppo stanca, di tutto. Di questa faccenda …
-         La risolveremo, tesoro. Tranquilla.
Liz pensò che doveva andare da Will e Katherine e scusarsi. Aveva combinato un guaio enorme.
Salutò Lotharius e corse da Will. Non era sicura che l’avrebbe voluta rivedere.
 
 
Sentimmo sentire il campanello. Will andò ad aprire: era Liz.
-         Cosa vuoi ancora?- le chiese Will.
-         Scusarmi-
-         Bene. Scuse accettate. Adesso vattene.
-         No, Will. Voglio parlarle. In privato- mi intromisi.
Will la fece entrare e andò in camera sua.
-         Liz devo dirti delle cose.
-         Ti ascolto-
-         Riguardo a Lotharius. Io non voglio intromettermi di certo nella tua vita privata. Ma ti consiglio di lasciarlo. Insomma, Lotharius non ti ha mai tradita, è vero, ma è un individuo un po’ particolare. Sai meglio di me quanto è intelligente, arguto, eccetera. Ma sai anche quanto è istintivo, irritabile, arrogante …
-         E con ciò? Cosa vuoi dire?
-         Voglio dire che puoi metterti in un mare di guai. Cosa accadrebbe se vi litigaste? Quell’idiota potrebbe farti del male!!!
-         NON OFFENDERE LOTHARIUS!
-         Non lo sto offendendo, ti sto solo facendo notare le sue caratteristiche, Liz.
-         Io lo conosco meglio di te! Tu non hai il diritto di intrometterti nella mia vita privata!
-         Lotharius è un uomo arrogante e insopportabile, apri gli occhi!
-         Basta! Ne ho abbastanza di te!- urlò Liz e scappò via.
 
 
Liz corse da Lotharius, quando lui le aprì, ella lo abbracciò forte.
-         Non voglio più a che fare nulla con lei!- urlò.
-         Cosa dici?
-         No, no! Non voglio- disse Liz divincolandosi dall’abbraccio di Lotharius.
-         Vieni, siediti.  Cosa è successo?
Liz incrociò le braccia e gli raccontò tutto.
Lotharius alzò gli occhi al cielo e sospirò.
-         Le vado a parlare io, tesoro. Sta’ tranquilla.
-         No, non andare. È solo un’idiota.
-         Voglio mettere le cose in chiaro.
Lotharius diede un bacio in guancia a Liz e uscì di casa.
 
 
Gliel’avrebbe fatta pagare a quella ragazza, eccome! Come aveva potuto dire quelle cose a Liz? Doveva essere discreto, però. E doveva anche controllare la sua rabbia, altrimenti sarebbe stato peggio per lui.
Si nascose vicino alla casa di Will e seguì di nascosto Katherine quando uscì da questa. La ragazza entrò in casa sua  e fu allora che Lotharius suonò il campanello.
Katherine aprì la porta.
 
-         Ciao Lotharius. Cosa ci fai qui?
-         Cosa hai detto a Liz prima?- mi chiese lui non appena lo feci entrare.
-         Niente di importante.
-         Niente di importante. È così? Lei mi ha detto tutto, bellezza. Non provare a nascondermi niente. So tutto.
Strinsi i denti, lo dovevo sapere che Liz gli avrebbe detto tutto, ero stata un’ingenua.
-         E con ciò? Ho solo espresso la mia opinione-  risposi.
-         La tua opinione? Come ti permetti di dire quelle cose su di me a Liz? Io non mi sono mai intromesso nelle faccende tue e di Will e nemmeno te devi farlo. Se dicessi cosa penso di te a Will, ci rimarresti male, molto male. E forse lo farei riflettere.
-         Bene. Dimmelo in faccia. Cosa pensi di me?
-         Che sei solo una ragazzetta stolta, figlia di due sporchi assassini che andrebbe uccisa anziché lasciata in vita. Va bene così, o devo aggiungere che sei una ficcanaso pronta a rovinare la vita degli altri nonché a tradire i tuoi stessi amici? Vuoi che non sappiano tutti che sei rispettata solo perché sei l’amante di Will? Se lui ti lascerà tu non sarai nulla, e lo sai benissimo, perciò tienitelo stretto.  E mi congratulo con te per il bellissimo ringraziamento che hai dato a Liz per averti sempre aiutata e appoggiata in ogni cosa. Sai quante volte le ho detto di lasciarti perdere perché tanto la avresti fatta soffrire e basta? Ma lei ti voleva bene e ti ha aiutato sempre. Ha litigato con me e con gli altri a causa tua, senza di lei tu saresti sola, senza amici. Avresti solo Will, forse … ma a te non importa niente di lei e dei suoi sentimenti, vero? A te importa solo di te stessa e di ritrovare i tuoi amati genitori per tradirci tutti, non è vero? Per me sei e rimarrai sempre solo la sgualdrina di Will, bellezza. Con me hai chiuso per sempre- rispose  Lotharius, sdegnato.
L’uomo se ne andò sbattendo la porta e io scoppiai in lacrime, perché forse le sue parole erano vere, o almeno lo erano in parte.
Trascorse un’ora e qualcuno suonò il campanello. Inizialmente credei fosse Lotharius, ritornato a chiedermi scusa, poi pensai a Liz e infine a Will.
Invece era Marius che mi voleva fare una sorpresa.
-         Ho azzeccato il momento sbagliato?- chiese, vedendomi in lacrime.
Annuii un poco e lo feci entrare. Gli raccontai tutto, citando ogni parola di Lotharius.
-         Ah, non ti preoccupare. Quel briccone non si fida di nessuno, solo di lui stesso. Non lo ascoltare, suvvia. Se dicesse cosa pensa di tutti scommetterei che uscirebbe lodata solo Liz. Lotharius odia il mondo, è un tipo un po’ fuori dagli schemi a cui piace gettare fango sulla gente. Ma sa essere simpatico. Io lo conosco bene, Kathe. Non è cattivo e scommetterei che non pensa veramente ciò che ti ha detto. Era solo furibondo con te per ciò che hai detto a Liz. Anche io lo sarei stato. Ti sei comportata male, Kathe. Lotharius sarebbe un uomo simpatico, gioviale, generoso e gentile ma si è costruito una corazza per farsi vedere forte. Secondo lui comportandosi come fa, si dimostra forte, potente. Ma se lo si conosce bene si sa che non è quello che vuol far sembrare. Ehi, Kathe, non lo ascoltare, suvvia. Non importa da dove provieni, o chi sono i tuoi genitori, ma chi sei- spiegò Marius.
-         E se io vi tradissi veramente?
-         Scommetto che non lo farai. Non piangeresti all’idea di tradirci, altrimenti, no?
Per la prima volta sorrisi un poco. Aveva ragione.
 
 
Quando Lotharius tornò da Liz si sedette accanto a lei.
-         Il nostro amico Braeden. Adesso penseremo a lui. Si pentirà di essere la spia dei nostri nemici. 

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