Abitare in un castello di sabbia
Come al solito non sono concentrato, e abbasso la
guardia. La presa del maestro Duncan mi
trova completamente impreparato ed esposto. Mi prende per le spalle e la sua
gamba sinistra spinge i miei talloni. Inciampo a terra, cadendo di schiena. Il
deserto attutisce la caduta.
La sabbia del cortile del castello è calda e morbida. Mi
piacerebbe restare disteso.
“Rialzatevi principe, ” dice invece il mio maestro di arti
marziali. Ed io mi accingo a farlo, ripulendomi della sabbia finitami addosso.
“Dobbiamo migliorare la guardia, Sabin”, costata poi.
Io annuisco.
Alle sue spalle Vargas, suo figlio, mi guarda con
commiserazione. E’ un ragazzo poco più grande di me, ma notevolmente più alto e
robusto. Tra la mia e la sua abilità c’è un abisso. Si sposta una ciocca di capelli neri finita
sul volto color dell’ebano e si limita a fissarmi con scherno.
‘I nobili sono tutti delle pappemolli’, sembra che dica.
Smetto di preoccuparmi di lui, in fondo la lezione di arti marziali
non è ancora finita.
Duncan prova ancora qualche presa su di me ma stavolta non
riesce a cogliermi impreparato. Poi devo eseguirne qualcuna su di lui ma non
riesco a smuoverlo di un centimetro.
Infine è la volta di tirare pugni, ma mi sento già molto
stanco. Non riesco a muovere le braccia come vorrei. Il sole sta per
tramontare. Il maestro sembra accorgersene.
“Per oggi, basta così Principe.” , dice, “Abbiamo fatto
abbastanza.” . E sorride.
Sono quasi sollevato dalla notizia. Vargas lo nota.
“Il piccolo principe ha fatto progressi, oggi”, dice in tono
sarcastico, “ha imparato come cadere a terra!”
Non so cosa rispondere.
“Invece, Sabin, state facendo buoni progressi nonostante
siate agli inizi“ , dice inaspettatamente il maestro,”E avete delle buone potenzialità.
E’ un vero peccato tra poco io non potrò più allenarvi”
Ha ragione. Duncan e suo figlio si stanno preparando a un
viaggio in giro per lo stato. Si alleneranno nelle pratiche ascetiche. Probabilmente non
torneranno presto qui a Figaro. Dovrò cercarmi un altro maestro.
Li saluto entrambi, e li guardo allontanarsi nel deserto.
Per me, è arrivato il momento di tornare al castello.
Sotto il tramonto i torrioni di pietra sembrano andare a
fuoco. Saluto le guardie e percorro veloce i corridoi. Sono stanco ma devo
assolutamente lavarmi, dal sudore e dalla sabbia.
Entro in bagno, e mi immergo in una vasca tiepida preparata
per l’occasione. I muscoli tesi finalmente si sciolgono.
Provo a tendere il braccio destro, per tastarne la crescita
dei muscoli ma l’arto è sottile e magro come sempre.
Finisco di sciacquarmi e mi asciugo, vestendomi poi solo dei
pantaloni. Dopotutto è ancora piuttosto caldo.
Ho lo stomaco delicato e dopo uno sforzo stranamente mi
passa la fame, per cui credo che non cenerò. Mi dirigo in camera mia per riposarmi.
Percorrendo i corridoi del castello, stranamente deserto,
sento dei passi affrettati. Qualcuno sta correndo verso di me.
“Principe? Principe?”. E’ una voce femminile. Mi volto e
vedo una giovane ragazza. E’ una delle nuove domestiche addette alla pulizia
del castello. Mio padre l’ha assunta solo qualche mese fa. Non so neanche il
suo nome.
Mi si avvicina, sembra agitata. Io mi vergogno un po’ di
farmi vedere a torso nudo da una sconosciuta (in generale, mi vergogno di mostrarmi
seminudo alle ragazze). Lei però sembra non farci caso.
“Principe, volevo..ecco..dirvi una cosa”, mormora,
impacciata.
Io mi limito ad annuire.
“Ecco”, continua lei,” volevo scusarmi con voi. Mi dispiace
di avervi schiaffeggiato, la sera scorsa…Ma il fatto è che..mi avete colto alla
sprovvista. Non mi aspettavo che mi avreste baciato, insomma..”
Sono alquanto stupito. Non ho idea a cosa si riferisca.
“Che..che stai dicendo??” chiedo, imbarazzato.
Alla mia risposta, la giovane trasalisce. Il volto si arrossa
violentemente.
“Oh, perdonatemi, Altezza! Vi ho scambiato per vostro
fratello, il Principe Edgar!”
Sorrido. “In effetti, non è difficile confonderci.”
Anche la ragazza sorride, e annuisce. “ D-devo andare. Scusatemi ancora!” esclama, e
corre via veloce.
Ridacchio tra me. Edgar ha conquistato un altro cuore.
Ancora una volta ha fatto centro. Mio fratello riesce ad amoreggiare con
qualsiasi essere di sesso femminile che si muovi.
D’accordo, questa è una cattiveria. Il fatto è che lo
invidio un po’. Fisicamente siamo identici, e anche di bell’aspetto. Ma è come
se nel mio caso il dono della bellezza fosse stato sprecato. Perché io non ci
riesco proprio a parlarci, con le ragazze. Mi impappino, non so di cosa
parlare, la mia faccia tradisce l’agitazione. Insomma, sono timido.
L’esatto opposto del mio fratello, il Dongiovanni.
Apro la porta della nostra stanza e lo trovo come se nulla
fosse seduto sul letto.
Guardandolo, è come se mi specchiassi. Abbiamo la stessa
carnagione olivastra, la stessa altezza., i capelli color dell’oro, e occhi blu di topazio, tramandati da
generazioni di nobili Figaro.
Se proprio fisicamente dobbiamo trovare delle distinzioni,
dovrebbero essere nella costituzione. Edgar infatti è più robusto di me. Quando
eravamo piccoli ( ma a dire il vero anche adesso) tra i due ero sempre il primo, e a volte l’unico ad
ammalarmi. Era sempre lui a difendermi se incappavo in qualche mostro, e da
chiunque volesse farmi del male. (Questo è uno dei motivi per cui sto facendo
pratica nelle arti marziali).
Al momento vedo il
mio gemello piuttosto contento.
“Che c’è, Ed?” gli chiedo incuriosito.
“Papà è tornato”, risponde lui entusiasta.
I miei occhi si spalancano.
Pensavo sarebbe tornato domani. Edgar aspettava me, per andare a
salutarlo. Ci mettiamo a correre per i corridoi e raggiungiamo il suo studio.
Bussiamo alla porta.
“Chi è?” chiede lui.
“Siamo noi!” rispondiamo.
“Oh, entrate”
Finiamo nel suo studio. Non ci entriamo molto spesso. E’
pieno zeppo di mobili antichi, che hanno un che di austero e solenne.
Stewart Remy Figaro, nostro padre nonché sovrano del regno
di Figaro, è seduto su di un’ampia scrivania ricoperta di carteggi vari. Sembra
molto impegnato. Ci guarda con aria seria.
“Beh, che ci fate qui?”, dice un po’ stizzito.
“Ecco..Padre..” mormora Edgar, non sapendo cosa dire. Forse
non dovevamo disturbarlo adesso.
“Figli miei, è mai questo un comportamento da tenere?” dice
severo.
“Insomma, non venite ad abbracciarmi?”, continua, e sorride.
A queste parole ridiamo anche noi, felici, e corriamo verso
di lui. Lo abbracciamo, e lui si stringe a noi. Com’è forte, papà.
A guardarlo, si direbbe un altro nostro fratello. Ha i
nostri stessi occhi, e identici lineamenti, e la pelle dello stesso tono. Ma è
più alto di noi di un paio di spanne. Ed è un uomo asciutto e robusto.
Dobbiamo farci forza entrambi per separarci dalla sua
stretta possente.
“Insomma, volete soffocarci, Padre?” esclamo io ridendo.
“Sabin sei sempre il solito esagerato”, dice lui, mandandomi
una pacca sulla schiena che per poco non mi sbilancia.
Lo guardo. Anche se ora è felice e ride con noi, noto dei
brutti cerchi attorno agli occhi. Qualcosa lo preoccupa molto. Anche Edgar
sembra essersene accorto.
“Padre..” dice infatti, “Come è andato il consiglio tra i
regni che si è tenuto dall’Imperatore?”
Nostro padre cambia improvvisamente espressione. I nostri
sospetti divengono realtà. “Non come avrei creduto. Anche se non sembra, il
nostro non è che un piccolo regno sperduto tra le sabbie. Si prova un certo
effetto a misurarsi con sovrani di domini ben più sterminati. Ma comunque
abbiamo stretto altre alleanze.”
Io e Edgar annuiamo, lasciandolo parlare.
“ Ma il problema non è rappresentato dei sovrani dei regni
vicini, quanto piuttosto dall’imperatore stesso. Gesthal..non sembra più
l’uomo di un tempo. Ha perso ogni sua umanità. Invia soldati in terre del tutto
estranee ai nostri territori, villaggi e città
che non sono preparati a tali invasioni. Non possono respingergli. E la
cosa gli fa anche piacere.
No..L’Imperatore è decisamente cambiato. E tale cambiamento
è coinciso con l’arrivo del suo nuovo mago di corte, nonché primo ministro.
Quel Kefka.. non mi piace per nulla. Ha uno sguardo folle negli occhi.”
Poi nostro padre sembra riscuotersi e ritorna allegro.
“Oh, ma non è questo il tempo di crogiolarsi nell’amarezza!
Piuttosto, non è forse l’ora di andare a tavola? Io ho decisamente fame!”
Detto questo esce spedito dal suo studio. Io e Edgar
scuotiamo la testa.
Papà rimane sempre lo stesso.
Una precisazione: le immagini che illustrano questa fan fiction non sono ovviamente mie. Sono illustrazioni disegnate da un certo Kuroinu, sono state utilizzate nel video musicale della canzone "Sabin's Rap", che parla appunto di questa storia.
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