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di Vale11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 28 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** penultimo ***
Capitolo 33: *** ultimo ***



Capitolo 1
*** 1 ***


 

 

Perché non reagisce?

Hermione Granger seguì con la coda dell’occhio il profilo del ragazzo che cercava di arrivare all’uscita dalla sala grande senza guadagnarsi nuovi lividi. Pallido. Talmente pallido che, su di lui, quegli ematomi sembravano disegnati con un grosso pennarello nero.

In linea d’aria fra lui e il portone non c’erano che pochi metri, in linea umanamente percorribile fra lui e il portone si era radunata una piccola folla che aveva tutte le intenzioni di non lasciarlo uscire senza fargli un occhio nero.

Di nuovo.

La strada più veloce fra due punti è una linea retta. Mai frase fu meno azzeccata. L’amore unisce. Balle. Solo l’odio ha il potere di unire le persone in quel modo. Tutte le case della scuola contro un ragazzo. Compresa la sua, di casa.

Non che ci sia qualcosa di cui stupirsi.

Hermione lo vide ricevere uno spintone, con conseguente atterraggio poco morbido sullo spigolo del tavolo dei Corvonero, che non si mostrarono felici dell’intrusione da parte di quel ragazzo coi capelli talmente chiari da sembrare bianchi. Opalescenti.

Lo vide ringhiare, stringere i pugni talmente forte che le nocche, se possibile, divennero ancora più chiare della sua pelle diafana. E pensò, irrazionalmente, che la botta sullo spigolo doveva avergli fatto male, e che il giorno dopo si sarebbe trovato addosso un’altra macchia bluastra.

Come se quelle che lo ricoprono non siano già abbastanza.

Lo vide spolverarsi i pantaloni neri e avanzare di nuovo verso la porta.

Lo vide cadere, quando un ragazzo del settimo anno lo spinse. Atterrò di schianto sulle ginocchia e sulla mano sinistra, strinse i denti.

Altri due lividi.

“Ora basta, lasciatelo andare”

La piccola folla che si era raccolta intorno al corpo del ragazzo si aprì in due ali, con lui al centro, a Hermione venne subito in mente lo schiaffo del soldato. Ma nessuno si sarebbe azzardato a toccarlo, con lei a controllare. Lo vide alzarsi barcollando, tenendosi un polso.

Dovrei controllare come sta.

I piedi però le restarono inchiodati a terra quando lo vide allontanarsi zoppicando. A testa alta. Senza reagire. Senza guardarsi intorno.

Hermione fulminò con un’occhiata un ragazzino del quarto anno, che aveva avvicinato troppo il suo pugno chiuso alla figura del ragazzo biondo.

La caposcuola Hermione Jane Granger aveva molto ascendente sugli studenti di Hogwarts, soprattutto da quando era finita la guerra. E Draco Lucius Malfoy stava cercando di sopravvivere al suo settimo anno.

Non è mai stato da lui prenderle e non ridarle, non è mai stato da lui non reagire, non è mai stato da lui starsene buono e subire.

Lo vide voltarsi un momento verso di lei, prima di affrontare le scale che portavano alla torre di astronomia. Lo vide reggersi al corrimano per costringere le gambe ad affrontare gli scalini, il braccio sinistro attaccato al petto. Non lo vide mai abbassare gli occhi.

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


“Draco, sei tu?”

Blaise Zabini cercò di rotolare fuori dal letto. Fallendo miseramente.

“No Blaise, sono tua nonna. Non strozzarti col lenzuolo”

“Divertente, considerando che mia nonna è morta due anni fa”

Silenzio. Roba così densa che avrebbero potuto dividerlo in due e spalmarlo sul pane. Per lo meno, forse, la fame dovuta al salto della cena gli sarebbe passata. Mangiava pane e silenzio da quando era bambino.

“Dray, sto scherzando. Cioè. Mia nonna è morta davvero due anni fa, ma il mio era puro e amichevole sarcasmo”.

Puro e amichevole sarcasmo.

Puro e amichevole.

Amichevole.

Draco ripulì la frase come avrebbe fatto con una mela, e si tenne solo quell’amichevole. Anche se piuttosto che ammetterlo si sarebbe affatturato. Da solo. Dolorosamente.

Un Malfoy non ha bisogno di sentimenti. Mai.

“Dray?”

Draco Malfoy stacco gli occhi dalla moquette verde del loro dormitorio e si obbligò a piantarli in quelli dell’amico. Errore.

Grande, maledetto, enorme errore.

“Draco stai bene?”

Un cazzo di errore gigantesco.

“Vuoi piantarla di fissarmi? Sei inquietante quando fai così”

L’ultimo dei Malfoy si premurò di spalmarsi in faccia la pallida imitazione di quel ghigno che era il suo marchio di fabbrica.

“Io sono sempre inquietante Blaise” Cercò di convincersi da solo.

“Certo, soprattutto quando vai in giro per la scuola coperto di lividi. Perché non vai in infermeria? O per lo meno, perché non ti difendi?”

Incassa le spalle.

“No”

Si sfilò il maglione con una mano sola, dando le spalle all’unico essere umano che lo leggeva come un libro.

Un pessimo libro. Con una pessima trama. E un pessimo finale. E uno scrittore mediocre. Temo.

Sentì sospirare dietro di se.

“Dray, sembri un dalmata”

Draco si voltò, due pozzi vuoti al posto degli occhi.

Piantala.

“Sei pieno di pesti! E che accidenti ti è successo a quel polso? Draco, è gonfissimo!”

Piantala.

“Muoviti, ficcati in testa quel maglione, ti porto in infermeria”

Piantala.

“Draco, mi stai ascoltando o no?”

Piantala. Non posso. Non voglio. E tu non spezzarmi così.

Sentì una mano su una spalla, non si era nemmeno accorto che Blaise si era avvicinato. Balzò all’indietro, sbattendo contro il letto. Occhi fissi in quelli dell’amico.

Blaise lo fissò come se fosse una bestia rara.

“Dray, vestiti…avanti”

Blaise, no.

“Piantala”

Ti prego.

Si tirò in piedi quasi meccanicamente, una marionetta senza fili. Si piazzò in faccia la stessa maschera impassibile.

“Sto bene, non ce n’è bisogno. Non ti preoccupare.”

“E tu non credere di potermi prendere in giro così”

Infatti non ci credo, Blaise.

“Sei pieno di lividi, non mangi,non dormi, di notte sparisci e ritorni con delle occhiaie che fanno concorrenza a quelle che hai sempre avuto e che, perdonami, non erano esattamente indifferenti”

“Delicato, Blaise”

“Muovi la mano”

Non posso.

Draco scosse la testa. Ciuffi biondo platino a coprirgli gli occhi.

“Perché dovrei?”

“Muovi. Quella. Maledetta. Mano.”

Strinse i denti, cercando di convincere le proprie dita a formare un pugno. E ad andare a schiantarsi contro la zucca vuota di Blaise, possibilmente.

Vuota un accidente. Vuoi tirargli un pugno perché è tutt’altro che vuota. Capisce anche troppo bene.

Ringhiò dal dolore, quando Blaise gli toccò il polso.

“Ok, ok. Basta. Smettila. Così ti fai male. È rotto”

“Ci penserò domani”

Forse.

“No, tu ci pensi ora. Altrimenti ci penserò io.”

Alzò un sopracciglio biondo.

“E come, di grazia?”

“Credi che non sappia riaccomodare un osso? Mi piacerebbe anche riaccomodarti il cervello, ma per quello temo che non ci siano ancora incantesimi adatti. Sicuramente non per il tuo”

Sorriderei, se solo mi venisse più spontaneo.

“Non disturbarti, sto bene”

“Certo.”

“Assolutamente”

Oh, si.

Si infilò il maglione armeggiando col braccio sano, si ributtò il mantello sulle spalle.

“Dove stai andando?”

“Non ho sonno. Ho fame. Faccio un salto nelle cucine. Non ho cenato.”

“Lo so. Senti Dray, dovevi chiamarmi stasera. Potevo inventarmi qualcosa. Dare un pugno a qualcuno. Insomma…”

“No”

“Perché fai così?”

“Non è un tuo problema”

È mio. E io sono geloso dei miei problemi.

“Sei caposcuola Blaise, vuoi farti beccare a picchiare qualche ragazzino? Non mi pare il caso”

Ghigna, come ti hanno insegnato a fare. Sarai più convincente. Così.

“La definizione qualche ragazzino è decisamente riduttiva. Hai un polso rotto, e zoppichi”

Draco allargò per un millesimo di secondo le pozze di ghiaccio che madre natura gli aveva fornito. Un millesimo di secondo, non di più.

Non dimostrare niente. Non mostrare niente.

“Pensavi che non me ne fossi accorto? Ti ho visto camminare, non sei invisibile.”

Magari lo fossi.

“Non è niente, passa. Domani starò bene, vai a dormire Blaise”

Infilò la porta.

“Certo, e chi dorme ora?” sentì urlare da dietro la porta del suo dormitorio.

“Stupido biondo platinato!”

Esattamente.

“Smettila di comportarti così!”

Inchiodò.

Abbassò la testa, sconfitto.

No, sconfitto mai.

Riprese a camminare, uscì dai sotterranei. Si aggrappò di nuovo al corrimano della torre di astronomia.

Sconfitto, mai.

 

----------

Hermione Granger stava fissando amorevolmente un enorme, vecchio, polveroso e pesante tomo di antiche rune,che minacciava di slogarle le articolazioni delle ginocchia se avesse continuato a tenerlo appoggiato sulle gambe incrociate per leggerlo. Ma non osava muoversi: avrebbe fatto rumore, fare rumore avrebbe attirato Gazza e la sua gatta malefica, e lei avrebbe dovuto spiegare cosa stava facendo in biblioteca a quell’ora.

Dopo il coprifuoco.

Idiota.

Voltò pagina.

Cosa crede che ci faccia in biblioteca, un torneo solitario di beach wolley?

Appoggiò la guancia alla mano, riprendendo ad accarezzare con gli occhi le pagine.

Un’ombra le passò vicino, dall’altra parte della vetrata.

Un’ombra bionda, leggermente zoppicante, che stringeva al petto il braccio sinistro in un modo quasi convulso.

Malfoy?

Mollò il libro sul tavolo.

 

--

 

Oggettivamente, il primo capitolo era corto, quindi ho aggiornato il più presto possibile... dormire poco ha i suoi benedetti vantaggi! E di notte si scrive meglio. Ergo.

Lucelibera: ti ringrazio tantissimo! E ti ho accontentato. Hai ragione, era effettivamente corto. Troncato un po' con cattiveria, diciamo...spero di essermi fatta perdonare!

Silvia90: La tua curiosità è anche la mia: ho in testa la storia a grandi linee -linee molto grandi- ma non ho idea di cosa verrà fuori. Lo scopriremo vivendo :D

Barbarak: Bella domanda, mh? Ma tutti sappiamo che Hermione ha la testa dura come il granito...quindi, dovesse anche metterci mesi, una risposta la otterrà. Ergo, per proprietà transitiva, anche noi. Armiamoci di pazienza :D

Aria107: Grazie mille! Recensione decisamente circostanziata! :D Si, la tua analisi non fa una grinza: Hermione e Draco sono esattamente nel ruolo in cui tu li hai dipinti, ne più ne meno. E Draco non abbasserebbe mai gli occhi. Grazie mille di nuovo ^^

Nia Nya: Hermione non l'ha seguito al primo giro, ma probabilmente lo farà a questo. E probabilmente non ho idea di cosa succederà, ma qualcosa succederà sicuramente -oh si, ho le idee confuse. tante, ma confuse- ...quindi spero di poter risolvere le tue curiosità col prossimo capitolo :D

Lumamo64: Tranquilla, nessun morto. Non ci tengo, poi mi deprimerei da sola! :D Sono contenta che ti sia piaciuto l'inizio, spero ti piacerà anche il resto!

Lady_Rose: Spero di aver continuato abbastanza presto :D E spero di averti incuriosito con questo secondo capitolo.

Grazie mille, di nuovo ^^

 

Vale


 

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Capitolo 3
*** 3 ***


L’ho perso. Non ci voglio credere. L’ho seguito per quasi dieci minuti ed ora l’ho perso.

Hermione si rannicchiò sotto il mantello dell’invisibilità che le aveva prestato Harry, infilò un mano nei riccioli e sbuffò frustrata. Aveva mollato libro e biblioteca quando aveva visto Malfoy passare nel corridoio da dietro la vetrata, l’aveva seguito di nascosto mentre saliva sempre più in alto nella scuola, ed ora l’aveva perso.

Come una principiante. Imbecille.

Sbuffò di nuovo.

Si ricordò dei suoi occhi.

Non li ha mai abbassati.

Si avviò verso la torre di astronomia.

 

Draco Malfoy fissò con odio gli ultimi gradini che lo separavano dal tetto di quella maledetta torre.

Benedetta torre.

Torre, comunque.

L’unico posto in quel castello che lo faceva stare bene, l’unico posto in cui riusciva a dormire.

Ridicolo.

Perchè non c'era mai nessuno.

Erano giorni ormai che si rifugiava lassù per riuscire a dormire decentemente. E non dover parlare con nessuno appena sveglio.

Ancor più ridicolo.

Non avrebbe dovuto aver paura degli altri.

Mai avuto paura. E ora zitta coscienza. Ho sonno.

Obbligò le gambe a seguirlo e si lasciò cadere con la schiena contro il muretto. Faceva freddo. Si stava bene.

Il che non è necessariamente una contraddizione.

Raccolse le ginocchia, il polso rotto ancora tenuto al petto, guardò in alto.

Il cielo era enorme, da giramento di testa. Dava quasi le vertigini.

Oh no, le vertigini le da sicuramente.

Appoggiò la testa al muretto, rilassando i muscoli. Sorrise.

Respirò, per la prima volta da quella mattina, lasciò che le gambe si distendessero.

Chiuse gli occhi.

Aria. Silenzio.

Rilassò la schiena.

Aria.

Si permise di dormire.

 

Hermione si fermò a riprendere fiato, quasi in cima alle scale a chiocciola in pietra che l’avrebbero portata sulla torre più alta del castello.

Se avessi con me la Mappa del malandrino, per lo meno, saprei se questa ginnastica notturna serve a qualcosa o no.

Riprese a camminare, stando bene attenta a dove metteva i piedi; era sotto il mantello dell’invisibilità, ma non osava tentare un lumos, sarebbe stato troppo rischioso. E lei stava rischiando di far perdere punti alla sua casa per trovare Draco Malfoy. Lei, una caposcuola. C’era sicuramente qualcosa di sbagliato in tutto ciò.

No, non sbagliato…ma sicuramente strano.

Affrontò l’ultima rampa, l’ultima curva secca delle scale, prima della cima.

Non so nemmeno perché lo sto facendo.

Se ne rese conto quando riuscì a vedere oltre, sul tetto della torre. Eccome. Sulle prime il buio le impedì di mettere a fuoco alcunché, poi si rese conto di una presenza, di un punto più luminoso. Talmente opalescente da sembrare un fantasma.

Ma i fantasmi non dormono.

Si avvicinò alla persona dormiente in silenzio, temendo di svegliarla. Quando gli arrivò davanti non sapeva se sorridere o arrabbiarsi. Si tolse di dosso il mantello di Harry.

Malfoy.

Si accucciò davanti a lui, studiandone le ombre. Dormiva seduto, appoggiato al muretto in pietra della torre, la testa sul mantello arrotolato. Pochi centimetri dietro i suoi capelli il parapetto finiva, e lasciava spazio al vuoto. Ogni tanto si intravedeva il luccichio del Lago Nero a molti, molti metri di distanza. La luna non era piena, e la sua luce gli rischiarava appena il viso, ma di nuovo Hermione non osò far luce con la bacchetta per non svegliarlo.

Sarebbe un peccato.

Anche se…no, sicuramente non poteva dire di vederlo rilassato, come tutti dovrebbero essere durante il sonno. Teneva le spalle contratte, il braccio sinistro innaturalmente teso. Hermione si rese conto del polso gonfio del ragazzo che dormiva davanti a lei. Doveva far male, forse era rotto.

Forse. Per saperlo dovrei svegliarlo, ma non voglio farmi staccare la testa.

Restò indecisa a fissarlo per un po’, finchè non prese coraggio. Gli scostò un ciuffo dalla fronte e si sedette accanto a lui, allungò una mano fino a toccargli l’avambraccio sinistro. Riuscì ad allontanarlo dal petto del ragazzo senza che si svegliasse.

Lo vide stringere gli occhi quando gli toccò il polso. Si fermò di botto.

Quasi pronta alla fuga.

Non aprì gli occhi.

Anche se forse non ce ne sarà bisogno.

Studiò la mano del ragazzo, ma non le sembrò che ci fosse nulla di strano. Era il polso che era diventato enorme.

E la cosa non è positiva.

Eseguì un incantesimo curativo non verbale e lo vide rilassare leggermente le spalle. Era rotto, ci aveva visto giusto. Doveva essere sistemato e steccato in qualche modo, ma in quel momento non avrebbe saputo come fare, si era limitata a cercare di contrastare il dolore.

Una versione magica di quella che i babbani chiamerebbero morfina.

Sorrise, mentre gli riappoggiava al petto il polso. Non si era svegliato, doveva avere il sonno pesante. O parecchia stanchezza da smaltire. Si tolse il mantello e lo coprì, rimettendosi poi seduta accanto a lui.

Ora so dove trovarti quando sparisci.

Sorrise di nuovo, un po’ più tirata quando notò il livido sotto l’occhio destro. Non era recente, ma c’era comunque.

E non mi piace.

Non su di lui, non su quel viso così…bello.

Lo curò con la bacchetta, si avviò verso le scale. Gli lasciò addosso il suo mantello.

Strano – pensò – ma sicuramente non sbagliato.

 

---

 

Aria: Il duo Malfoy-Zabini è imbattibile, è fra i primi nella mia top-ten sui dialoghi fra personaggi -considerando che ci rientrano pure i Blues Borthers direi che li tengo bene in considerazione!- Il mistero di Draco si svelerà -forse- a breve, quando ragionerà con Hermione -forse-...devo ancora decidere come-dove.quando-a che ora e perchè. Draco non abbasserà mai gli occhi e, per lo meno, il dalmata è un cane di razza :D

Barbarak: Spero di aver risolto la questione! Ci va a dormire, perchè non c'è nessuno e ci sta bene..e spero di aver aggiornato abbastanza presto :)

Delo: Il sarcasmo a volte è la cosa più comica e amara del mondo, e Draco è sicuramente un maestro da cui prendere lezioni. Se vi volete prenotare c'è un numero verde attivo :D Grazie mille ^^

Zamby88: Accontentata! Vedrò di andare avanti altrettanto velocemente ^^

Lady_Rose: Draco senza il suo orgoglio sarebbe come Mark Lenders con le maniche srotolate. Non esiste! Sono felice che per ora ti piaccia, spero di restare nella media! :)

Veracruz: Non ti mettere in ginocchio, che è un po' che non spazzo qui in giro, ed è tutto polveroso... :D A parte ciò, spero di riuscire ad aggiornare abbastanza presto!

Lumamo64: Il primo lumino si sta accendendo, anche se un po' a rilento... per quanto riguarda i professori...bella domanda! Diciamo che la notte dormono, e dopo cena si ritirano e si rilassano -e si salvò in corner- E con Blaise...ho una mezza idea, abbi fede :D

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Fastidioso.

Il sole delle sette era decisamente fastidioso, ma era comunque un’ottima sveglia. Si stupì di non sentire i muscoli contratti dal freddo, cosa che invece capitava sempre, da quando aveva preso l’abitudine di dormire sulla torre. Boccheggiò quando mosse il collo. Gli svantaggi di usare un muretto come cuscino e l’aria fredda come coperta. Come…coperta?

Mh?

Non aveva ancora aperto gli occhi, ma si sentiva qualcosa addosso, qualcosa di caldo, che sapeva di…

Vaniglia?

Se Blaise l’avesse coperto di gelato, a causa del suo più che peculiare senso dell’umorismo se ne sarebbe accorto. Avrebbe avuto freddo. Invece no.

Vaniglia?

Vaniglia. Mosse una gamba, e sentì il calore scivolargli via dalle spalle, addensandosi sullo stomaco. Aprì gli occhi.

Aveva un mantello appoggiato addosso, gli era scivolato giù dalle spalle e si era afflosciato sulle sue gambe. Lo fissò inebetito, prima di passare a fissarsi il polso come se volesse radiografarlo. Il dolore era diminuito, anche se il polso rimaneva decisamente fuori misura.

Non è quello che definirei una cosa normale.

Strinse nella mano destra il tessuto che aveva appoggiato addosso, cercando di capire a chi potesse appartenere. Rifiniture rosso e oro.

Grifondoro.

Spalancò gli occhi e fissò il mantello come se fosse un alieno. Lo lasciò cadere.

Quindi, mettiamo le cose in fila. Un Grifondoro è salito fin qui, non mi ha sverniciato di cazzotti, ha fatto qualcosa di più che gradito al mio maledettissimo polso e mi ha coperto col suo mantello per la notte. E me l’ha lasciato. Il mantello.

Sbatté le palpebre, ringraziando che nessuno lo potesse vedere in quel momento. Doveva sembrare un imbecille patentato in quel momento. Riprese il mantello e lo studiò, cercando di nuovo di individuarne il proprietario. Tre lettere sul retro, all’altezza del collo.

H.J.G.

Il tessuto gli scivolò fra le dita.

H.J.G.?

 

Hermione Jane Granger si allungò sul materasso, pigra, prima di buttare le gambe giù dal letto e dirigersi verso il bagno. Quel sabato era giorno di gita, aspettava di andare ad Hogsmeade da un po’: c’era un libro che aveva puntato in libreria, e non vedeva l’ora di metterci le mani sopra. Si vestì in silenzio, cercando di non svegliare le sue compagne di stanza.

Il mantello?

Si diede una manata sulla fronte quando si ricordò di averlo lasciato addosso a Draco Malfoy la notte prima. Chissà che freddo avrebbe patito sulla strada per raggiungere il villaggio. Mugugnò qualcosa, ma non poté impedirsi di pensarci.

Chissà che freddo avrebbe avuto senza, lassù.

 

Draco riuscì a infilarsi nel suo dormitorio prima che la scuola iniziasse a popolarsi, cosa che gli evitò di fare incontri poco graditi nel tragitto. Persone che non voleva vedere.

Più o meno il 99,9% della popolazione scolastica.

Sorrise tirato, col suo mantello sulle spalle e quello di H.J.G. elegantemente piegato ed appoggiato sull’avambraccio destro. Il polso sinistro nuovamente attaccato al petto. Si cambiò, impacciato nei movimenti dall’osso rotto, si spogliò della divisa e si concesse un paio di jeans.

Neri.

Decise di fare colazione in sala grande. O per lo meno di provarci. Uscì, portandosi dietro il mantello del Grifondoro misterioso.

Che poi, forse, tanto misterioso non è.

 

Si guardò intorno, facendo scorrere gli occhi sulla tavolata rosso-oro piazzata in mezzo alla sala. Il fatto che nessuno gli si fosse seduto vicino rendeva la cosa più facile. Almeno qualcosa di positivo, il suo eremitaggio involontario, ce l’aveva. Ci vedeva meglio, poteva guardarsi intorno con più comodità. Blaise non era ancora sceso per la colazione, ma conoscendolo sarebbe stato a letto tutto il giorno.

Gli importa un accidente di Hogsmeade, a lui.

Ghignò. Per lui invece quella gita era una scappatoia, una fuga di mezza giornata, un modo sicuro per non incrociare nessuno per tutto il tempo. Si sarebbe tuffato in libreria: solitamente la popolazione di Hogwarts se ne teneva lontana. Ghignò di nuovo.

Tornò a guardare il tavolo della casa rivale. Si concentrò sulle schiene.

Mantello, mantello, mantello, mantello…niente mantello!

Fissò una cascata di riccioli castani, una ragazza seduta davanti a Potter e a Weasley.

Hermione Jane Granger.

H.J.G.

Hermione Jane Granger, Grifondoro del settimo anno, caposcuola, eroina di guerra…

Che mi ha lasciato addosso il suo mantello per tutta la notte.

Scosse la testa, perplesso.

A me.

Scivolò in fila con gli altri Serpeverde, in attesa di uscire dal castello e dirigersi verso il villaggio, il mantello di Hermione sempre al sicuro sul suo braccio destro. Il suo polso rotto sempre al sicuro vicino al petto. I suoi pensieri al sicuro nella sua testa. I suoi occhi fissi su una massa di capelli castani qualche fila più avanti.

 

Hermione si lanciò in libreria subito, appena arrivarono a Hogsmeade. Salutò Harry, Ron e Ginny e si allontanò, andando a curiosare fra le pagine del negozio magico. Si accorse della presenza del ragazzo biondo solo dopo un po’ che era li, iniziò a fissarlo.

Pallido, spaventosamente pallido. Un accenno di occhiaie sotto gli occhi glaciali, il polso stretto al petto. Sfogliava con un certo interesse un grosso libro rilegato in pelle rossa.

Il polso…è ancora rotto?

Avrebbe voluto chiederglielo, ma non si azzardò nemmeno ad avvicinarsi.

 

“Granger, hai intenzione di fissarmi ancora a lungo?” Hermione sbattè le palpebre, rendendosi conto di essersi praticamente incantata. L’aveva fissato per venti secondi buoni, senza mai distogliere lo sguardo. Era inevitabile che se ne accorgesse.

Stupida.

Spostò lo sguardo sul libro che Malfoy stava studiando con così tanta attenzione, aspettandosi almeno un’offesa. Che non arrivò.

“Cosa leggi?” Gli chiese, indicando il volume col mento.

“Un libro” rispose qual ragazzo opalescente, guardando le linee di caratteri a sua volta.

“Geniale” rispose acida la ragazza. Draco sospirò, passandosi una mano nei capelli biondi, arruffati.

“Si chiama I libri bruciano male, è di Manuel Rivas. Un babbano. Spagnolo.”

Hermione spalancò gli occhi.

“Leggi libri babbani?”

Ma la domanda che avrebbe voluto fargli sarebbe stata “Com’è che mi hai risposto così gentilmente?” si morse la lingua.

“Potrei stupirti Granger” Rispose ghignando.

Se tu me ne dessi la possibilità. Forse.

Hermione lo fissò.

“E’ un bel libro?”

“Decisamente. Sicuramente meglio di Storia di Hogwarts”

La ragazza lo squadrò dall’alto verso il basso.

“Bene” ringhiò “Credo che i miei amici mi stiano cercando”

“Granger” Si sentì tirare per un braccio, si voltò accigliata.

“Cosa vuoi?”

“Immagino che questo sia tuo.”

Hermione prese il mantello dalle mani di Malfoy, annuì. Temeva che le avrebbe chiesto qualcosa. Draco si limitò a voltarsi, infilando di nuovo il naso nel libro.

Hermione uscì, non gli chiese se si era fatto curare il polso. Gettandosi il mantello sulle spalle si ritrovò un biglietto in mano.

Era logoro, come se Draco ci avesse pensato un bel po’ prima di infilarlo fra le pieghe della stoffa, e se lo fosse rigirato fra le dita per tutto il tempo.

Immagino di doverti ringraziare.

D.M.

Sorrise, quasi.

Com'è che sei sempre solo, Malfoy?

Avrebbe voluto chiederglielo. Non lo fece. Si limitò a fissarlo attraverso il vetro della libreria.

Aveva gli occhi fissi nel libro, come se potesse difenderlo da ciò che aveva intorno.

E forse anche dentro.


 

---

 

Aria: Ok, ti dedicherò tutti gli Aria che scrivo da qui in avanti :D Hermione molto probabilmente lo andrà a trovare, anche solo per soddisfazione personale. Vedremo cosa succederà, e se i dialoghi fra i due saranno all'altezza del duo Malfoy-Zabini!

Barbarak: Ci ho messo un po' di più ad aggiornare, ma è tutta colpa del weekend!Mi ha sfiancato. A presto, col primo dialogo fra i due :D

Lady Rose: Esatto! Draco = orgoglio, non si scappa. Piaciuto anche questo capitolo? :D

Hanon 98: Una nuova lettrice! Yeah! ^^ Il titolo è il nome di una canzone di Natalie Merchant, che va ascoltata. E' splendida. Bellissima. Superlativa. Si, ci siamo capite :D

 


 

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Capitolo 5
*** 5 ***


“Ma guarda, il Mangiamorte legge

Si bloccò subito, appena sentita la voce. Sbuffò. Non si voltò nemmeno.

“Evidentemente”

Bilanciò il peso dei libri appena comprati, pensando se appoggiarli a terra o no. L’unica mano libera che aveva, al momento, era la sinistra. Ed era inutilizzabile.

Oh, ma chissenefrega.

“Da dove escono quei libri Malfoy? Te li ha spediti papà da Azkaban?”

Si voltò. Erano in cinque.

Contro uno.

Estremamente corretto.

Ghignò.

Erano in un corridoio praticamente vuoto.

Ancor più corretto.

E lui era con le spalle al muro.

Correttissimo.

Tirò fuori una sigaretta, l’accese con un accendino nero. Li fissò.

“O te li ha spediti tua madre?”

Draco rischiò di inghiottire tutto. Filtro, sigaretta, tabacco. Tutto.

Tutto, ma non questo.

Narcissa Black in Malfoy era stata sepolta solo pochi mesi prima.

Ammazzata da quei Mangiamorte che l’avevano riconosciuta come traditrice dopo aver salvato la vita di Potter, mentendo al Signore Oscuro. Mentendo per lui, per suo figlio. Per salvargli la vita. Dopo c’era stato il processo, e ovviamente questo aveva pesato in suo favore. Madre e figlio erano liberi, Lucius era finito in carcere.

Anche se con una pena relativamente ridotta.

Draco inghiottì saliva.

Narcissa Black in Malfoy era morta. Per colpa sua. Perché era debole, incapace di proteggersi da solo.

Sua madre era morta.

“Allora, Mangiamorte?”

Per una volta ebbe voglia di reagire.

 

Hermione stava mostrando a un disinteressatissimo Ronald Weasley il suo ultimo acquisto. I libri bruciano male. Di Manuel Rivas.

Un babbano. Spagnolo.

“E’ un bel libro?”

“Decisamente. Sicuramente meglio di Storia di Hogwarts”

Lei e Ron avevano rotto. Non era il caso. Da amici stavano meglio. Si facevano venire meno ansia a vicenda. E incredibilmente la loro amicizia era ripartita in quarta.

Meglio così.

“Mi stai ascoltando, Ron?”

“Uh? Certo!” Rispose, lo sguardo fisso sul campo da quidditch che si vedeva in lontananza, fra la nebbia di novembre. Hermione storse il naso, allungando il passo.

Parlare di libri con Ron era una perdita di tempo. Parlare in generale con Harry e Ginny, invece, era solo complicato.

Avevano la lingua costantemente occupata.

E non necessariamente a parlare.

Sorrise, mentre si infilava dentro il portone del castello.

“Leggi libri babbani, Malfoy?”

“Potrei stupirti, Granger”

Incredibile ma vero, l’unico con cui aveva parlato di libri in un modo decente era Draco Malfoy.

Sicuramente strano, ma non sbagliato. Quello no.

 

Non osare parlare di mia madre.

“Zitto”

“Cosa?”

Il ragazzo che lo stava provocando gli si avvicinò a grandi falcate, seguito dal resto del branco. Camminavano in formazione, non fosse che gi stavano venendo letteralmente addosso ne avrebbe ammirato la coreografia. Ringhiò.

“Non parlare di lei”

“Di chi Malfoy, di tua madre?”

“Taci”

Ringhiò di nuovo.

“Perché non dovrei?” Draco si trovò la faccia ghignante del Corvonero a pochi centimetri dalla faccia. “Perché è morta, Malfoy?”

Lasciò che i libri cadessero a terra, rimbombarono nel corridoio vuoto. Mollò una testata su quel viso irritante, che si era avvicinato troppo. Che aveva osato parlare di lei.

Vide il sangue uscire dal naso.

Setto nasale fratturato.

Non riuscì a sorridere. In effetti accadde tutto piuttosto in fretta.

Un pugno lo fece cadere all’indietro, picchiò la testa nel muro, cadde in ginocchio appoggiando a terra le mani. Entrambe. Il polso mandò una fitta, che gli salì fino al cervello.

Urlò.

Soprattutto quando sentì che gli avevano spento la sua sigaretta sul collo. Sul suo collo. Approfittando del fatto che non riusciva ad alzarsi.

Maledetto polso.

Sbarrò gli occhi. Affondò gli incisivi nel labbro inferiore, si tirò in piedi. Ghignò quando si rese conto che il ragazzo col setto nasale fratturato se ne stava indietro, grondando sangue.

Bene.

Le sue gambe tremarono. Si sentì di nuovo spingere verso il muro, un ragazzo che gli arrivava a malapena alle spalle gli mollò un pugno in pancia. Draco si piegò in due. Lo afferrò per la manica della divisa.

“Fossi in voi me ne andrei”

Fatelo, prima che faccia qualcosa che non dovrei.

Sentì ridere, sentiva il collo bruciare, il sangue solleticargli la nuca.

Sangue che usciva da chissà dove.

“Inflamare”

La manica del ragazzo prese fuoco. Sentiva gridare, ma ormai ci stava capendo il giusto. Sorrise, mentre faceva scivolare il polso rotto in tasca. Si obbligò a far cadere fuori il pacchetto di sigarette. Si chinò a prenderne una, mentre la maglia del Tassorosso continuava a bruciare.

“Scusami un momento”

Avvicinò il suo viso alle fiamme, si accese la sigaretta. Lo mollò.

Le fiamme sparirono, lasciando la manica intatta, la pelle del ragazzo pure.

“Non vi azzardate mai più a rovinarmi una sigaretta!”

Urlò dietro al branco, che scappava verso il corridoio. Tremò.

Non cadere.

Non avevano ancora svoltato l’angolo.

Non cadere.

Vide l’ultimo sparire, inghiottito dal corridoio a destra.

Ecco, ora cadi pure.

Crollò sulle ginocchia. Vide il sangue gocciolare sul pavimento. Si passò una mano nei capelli. Rossa. Ricoperta di un liquido rosso, appiccicoso e metallico. Lo fissò come se non fosse suo.

E poi lo sentì, tutto insieme: il dolore. Il collo bruciava, la testa girava in un modo disumano, e faceva male.

Dio, se faceva male.

Respirava pesantemente.

Il polso era completamente andato.

Un po’ come me.

Urlò. Di nuovo. Lasciando che la sigaretta gli cadesse di bocca.

Dove sono i libri?

Ultimo pensiero coerente. Per il momento.

 

Che cavolo è stato?

Hermione si bloccò a metà scala, tornando indietro di corsa: aveva sentito urlare, e in quanto caposcuola era suo preciso dovere scoprire cosa stava succedendo. E poi…lei quella voce la conosceva.

“Potrei stupirti, Granger”

Svoltò l’angolo, e fu quasi investita da una mandria di ragazzi che correvano. Scappavano.

Fu tentata di rincorrerli e togliere punti a tutti, ma voleva vedere cosa stava succedendo.

 

La vide arrivare. Quasi. Non ci vedeva quasi più, respirava a fatica, e non riusciva a mettere a fuoco. Però la sentì.

“Malfoy!”

 

Draco.

Stava in ginocchio, spalle al muro, e la fissava come se non la vedesse.

“Che è successo?”

Il ragazzo non rispose. Scosse soltanto la testa.

 

---

 

AAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! Scusate se non rispondo alle recensioni una per volta, ma sono momentaneamente in crisi da fretta. Sappiate che apprezzo, assai! E xìche spero di farmi perdonare aggiornando alla svelta.

Peto veniam!

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Capitolo 6
*** 6 ***


Oh. Dio.

Hermione era abituata a vedere gente ferita. Aveva combattuto in guerra, sapeva perfettamente cosa aspettarsi. Ma qui no. La guerra era finita, non voleva più vedere sangue. Persone col sangue addosso. E Draco Malfoy era questo.

Un ragazzo coperto di sangue.

Hermione sapeva benissimo che un taglio in testa, anche se piccolo, può portare a perdite di sangue notevoli. Il cuoio capelluto è estremamente irrorato. Lo sapeva.

Ma vedere i suoi capelli diventare rossi era uno spettacolo a cui non avrebbe mai voluto assistere. Mai. Quel biondo, quasi bianco, che si macchia. Era come vedere vernice rossa che si spande sulla seta.

Oh. Dio.

E in mezzo a quel rosso i suoi occhi.

Grigi. Che la fissavano senza vederla. Quasi spenti.

Quasi.

“Stai bene?”

Domanda automatica. Avrebbe giurato di aver visto lo spettro di una risata passargli davanti.

“Questione…ottima. Granger”

Non aveva parlato, aveva raspato. Di gola.

“Ti è piaciuto il libro?”

E poi era caduto. Si era buttata verso di lui appena in tempo per evitargli di battere la testa a terra.

Preso.

“Come sapevi che avevo comprato quel libro, Malfoy?”

Lo stringeva come se temesse che sarebbe scomparso, scivolato via, mentre cercava la ferita in quel mare di grano.

Ti è piaciuto il libro?

 

Blaise Zabini era comodamente sdraiato in poltrona in sala comune, quando una lontra d’argento gli si piazzò dritta in faccia oltrepassando la porta. Anzi. Attraversando la porta.

“Zabini, siamo nel corridoio del secondo piano. Muoviti”

Siamo chi?

Preferì non chiederselo, mentre correva verso il luogo indicato dal patronus di Hermione. Perché quella voce era della Granger. Sicuro come l’inferno.

E quel siamo portava solo guai.

 

Buio. Buiobuiobuiobuiobuio. E un peso addosso che schiaccia.

E buio. Soprattutto buio. Solo buio.

Il masso sullo stomaco non se ne vuole andare.

Buio.

Non respiro.

Mani che scivolano addosso, e fumo nero che arriva dritto in faccia.

Non c’è aria.

Non respiro.

Il fumo ha una faccia, ha una faccia, ha una faccia. E quando apre bocca vorrei urlare, ma il peso mi schiaccia, e non c’è aria, ed è buio.

E il fumo apre bocca e dice..

“Dray!”

Dray?

 

Hermione stava per mettersi a piangere. Dal nervoso. E dall’ansia. Malfoy era crollato e non si era ancora svegliato. Ed erano passate due ore.

Poi aveva iniziato ad urlare, e Zabini aveva detto “di nuovo”.

“Che vuol dire, di nuovo?”

“Vuol dire di nuovo” aveva risposto il Serpeverde cercando di tener fermo il suo migliore amico “Alla lettera significa, più o meno, lo sta facendo ancora

Hermione si era lasciata scappare un sorriso tirato ed era andata ad aiutare Blaise a trattenere Draco. Le piaceva, Blaise, era uno simpatico. E a Blaise piaceva Hermione, era una intelligente, e bella tosta. Mettersi contro mezza scuola per Draco non era roba da poco. Soprattutto, non era roba da eroina del mondo magico. Non lo era proprio. La vide infilare una pezza nell’acqua fredda di una bacinella e piazzarla sulla fronte di Malfoy, forse sperando che si calmasse.

Magari.

“Dray, mi senti?”

Lo afferrò per i polsi, Hermione gli urlò di stare attento al sinistro. Lo mollò all’istante.

“Draco...Dray!”

Trattenne il fiato quando gli occhi del biondo iniziarono ad aprirsi, lo schiaffeggiò, leggero.

“Dray, mi senti?”

“Malfoy!”

Blaise guardò stupito la Grifondoro che si era fiondata accanto a Draco, dall’altra parte del letto.

“Malfoy, svegliati!”

Draco spalancò gli occhi.

 

Ecco, ora mi scoppia la testa. Ora mi scoppia la testa.

Si piazzò la mano destra sulla faccia.

Voglio vomitare.

“Dray, mi senti?”

Parla piano, mi scoppia la testa. Voglio vomitare.

Annuì.

Errore.

La stanza iniziò a girare come una trottola.

Oddio. Voglio vomitare. Appellatemi una bacinella. Voglio vomitare.

Tutto bruciava. Il collo era a pezzi. Il polso mandava fitte come impazzito.

Silenzio, per favore. E una bacinella.

Poi sentì un tocco fresco sulla fronte, istintivamente si mosse in quella direzione. Sentì che qualcuno gli stava sorridendo, e se Blaise gli stava ancora chiedendo come si sentiva, quel qualcuno non era Blaise.

“Il libro l’ho appena cominciato Malfoy” disse la voce “Ma per ora non mi dispiace per niente.”

Hermione.

“Granger”

“Ottima deduzione”

Sentì di nuovo che sorrideva.

“Te la senti di sederti?”

Annuì, ringraziando mentalmente che l’avessero piantata di parlare in contemporanea. Sentì le braccia di Blaise sulla schiena, che lo tiravano su. Come si staccò dal materasso la nausea decuplicò. Guaì.

“Giù…rimettimi giù.”

Sentì di nuovo il cuscino sotto la testa, lo salutò prendendo a ingoiare aria.

“Malfoy, dobbiamo medicarti…quando ti senti di alzarti diccelo.”

Annuì, di nuovo.

“Cos’ho in faccia?”

Non aveva ancora aperto gli occhi. Aveva paura che avrebbe vomitato all’istante.

“Sangue, Dray”

Si fece sfuggire un mezzo ghigno.

“Diplomatico, Blaise”

“Avresti preferito se avessi detto marmellata?”

“No”

“Perfetto, perché non l’avrei fatto. Granger…” Draco sentì il tono di Blaise farsi meno tagliente “Ho il turno di ronda…potresti…finchè non torno…”

Draco immaginò Hermione che annuiva.

“Grazie”

Sentì una porta chiudersi.

 

Quello si che era silenzio. Draco lo accolse a braccia aperte, mentre aspettava che lo stomaco smettesse di fare capriole. Provò ad aprire gli occhi, ma li richiuse subito. Sentiva le palpebre talmente appiccicose.

“Aspetta, ti pulisco il sangue dal viso. Posso?”

Il ragazzo sentì le sopracciglia scattare istintivamente verso l’altro.

Che domanda è?

“Certo”

Poi lo capì: era un posso toccarti? Non la biasimò, dopo tutti gli anni passati a offenderla.

Di nuovo quel tocco fresco sulla sua faccia in fiamme. Se lo godette per due minuti buoni. La bruciatura gli dava parecchio fastidio, a contatto con la stoffa del cuscino, ma ci avrebbe pensato dopo.

Perché lo fa?

“Fatto. Prova ad aprire gli occhi”

Lo fece.

Guaì. Di nuovo. Ma non li richiuse. Erano nel suo dormitorio. La Granger si era infilata volontariamente nel dormitorio dei Serpeverde. Per lui. Strano, ma non sbagliato.

La sentì ridere.

“Zuccone”

“Scusa?”

Ringhiò indispettito, mentre scattava a sedere d’istinto.

Oddio. Oddio. Oddio. Una bacinella.

Si piazzò di nuovo la mano sul viso, ma non cadde all’indietro.

Un Malfoy non cade.

Mai.

Sentì le braccia di Hermione dietro la schiena. Sapeva che in linea teorica avrebbe dovuto dargli fastidio. Invece sospirò, sollevato.

Non cade mai, ma se qualcuno lo aiuta a stare in piedi, quando ce n’è bisogno…

La ragazza se ne accorse, rese la stretta sui suoi fianchi un po’ più sicura.

“Vedi? Sei uno zuccone”

Draco ringhiò qualcosa di poco comprensibile.

“Devi sempre dimostrare di essere forte. Non ce n’è bisogno. Lo so, che lo sei

Basito.

“Resta così, a sedere. Te la senti?”

“Posso provarci”

La voce gli uscì incerta. Si maledisse da solo. Sentì Hermione scivolare dietro di lui e sedersi alle sue spalle, i pantaloni della tuta di felpa contro i suoi fianchi.

“Cos’è questa?”

Sentì un paio di dita sfiorare la bruciatura circolare. Piano.

“Avevano finito i posacenere”

Ghignò.

Non se lo aspettava, quando le braccia della ragazza gli si strinsero intorno.

Lo abbracciò.

Restò li, con il ghigno che si scioglieva e le braccia di Hermione strette intorno. E una sensazione di calore all’altezza della vita, dove si sentiva stringere a lei.

Abbassò la testa. Forse, per una volta, si sarebbe lasciato sconfiggere.

--


Eccoci! Perdonatemi il ritardo, ma ho lavoro fin sopra la testa. E oltre. Verso l'infinito e oltre! -Sono andata ieri a vedere Toy story 3. Bellissimo-

Comunque, veniamo a noi!

BerryVampire: Vista e presa! Accontentata subito, spero :D Vai tranquilla, la storia andrà avanti. Non mi piace lasciare le cose a metà :D

Aria: Oddio, le tue non sono recensioni, sono racconti a parte! :D Apprezzo assai, e ringrazio. Narcissa è uno dei motivi principali per i quali Draco gioca a fare il punchball, vedremo se Hermione riuscirà a tirarne fuori altri! E le sigarette e la mamma non si toccano. Quando fumavo odiavo doverne spercare una...e il classico era questo: aspetto il treno, per 30 minuti non arriva... e quando mi accendo una sigaretta arriva subito. E mi tocca buttarla via. E maledico il treno. Classicissimo! Nemmeno io ho mai visto bene Ron con Hermione, è come se un'accademica sposasse un calciatore. No, decisamente. No.

Visto? Ho messo un ARIA pure qui! :D

Hanon98: Si, in effetti ero parecchio di corsa! E ho anche aggiornato in ritardo rispetto al mio solito. Bah. Non va bene così. :D

Silvj: Ti ringrazio! Draco ha i suoi motivi per non renderle, che credo di tirare fuori al prossimo giro -credo-. Sono felice che la storia ti piaccia, e spero di aver aggiornato abbastanza presto :D

Bastii: Continua, continua! Anche perchp non so bene cosa far succedere dopo. Mistero. Nebbia nel cervello. Roba da chiodi :D

Zamby88: La personalità di Draco è un puzzle un po' per tutti, zia Rowling compresa temo. Grazie per i complimenti! *arrossisce e si nasconde nell'angolino*

Lady_Rose: Draco è di ferro! Si riprenderà sicuramente! :D E la mamma è sempre la mamma. Come la Simmenthal. Ti giuro che se scopro chi ha inventato quella pubblicità lo appendo per i piedi finchè non gli esce il cervello dal naso -.-'

Barbarak: Ma grazie! Ci ho messo un po' di più ad aggiornare, ma spero ne sia valsa la pena. Hermione ha il suo bravo spirito da crocerossina, non potrebbe mai mollare Draco così. Ecco :D

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Capitolo 7
*** 7 ***


Hermione l’aveva medicato, aveva pulito la bruciatura e l’aveva fasciata, lo aveva anche convinto a prendere l’Ossofast per il polso. Glielo aveva steccato e fasciato. Un effettivo tagliando generale. Ma quando rientrò nella stanza di Draco con fra le mani il risultato della piccola razzia nelle cucine –oh, quei poveri elfi- non si aspettava certo uno spettacolo simile.

Blaise le aveva detto che Draco mangiava troppo poco, e lei l’aveva convinto a buttare giù qualcosa. Era uscita, e rientrata dopo pochi minuti, premurandosi di non essere vista. E invece aveva visto lui.

Dormiva.

E fin qui niente di eccezionale.

Sennonché Draco Malfoy riusciva ad essere eccezionale anche quando dormiva.

E mentre dormi, senza respiro, sei così bello che mi ricordi un letto di neve.

 

Sua zia gli teneva le mani. Lui le voleva liberare,ma Bellatrix le teneva così forte che non riusciva a staccarsela di dosso.

E non vedeva niente di quello che stava succedendo dietro di lui.

E sua zia gli teneva le mani.

“Lasciami”

Era convinto che lo facesse perché lo voleva aiutare. Confortare.

Dire che era terrorizzato era un eufemismo.

“Lasciami”

Poi era caduto, e sua zia gli aveva mollato le mani.

E c’era tanto dolore. Tanto dolore…

 

Hermione rischiò l’infarto quando Draco schizzò a sedere sul letto come un indemoniato. Aveva cercato di svegliarlo quando aveva iniziato ad agitarsi, ma era come parlare col muro. E poi era schizzato a sedere in quel modo assurdo, ed era ricrollato nel letto maledicendo il mal di testa, i ragazzini imbecilli, i suoi sogni e sua zia. Il tutto nel giro di venticinque secondi netti.

“Malfoy?”

Poi si era ricordato che Hermione era con lui. Ed aveva maledetto anche se stesso. Ma non ad alta voce, questa volta.

 

Era fradicio. Sudato fradicio. E ingoiava aria come fosse stata acqua fresca in un giorno d’estate. E, soprattutto, non era solo. E si malediceva per questo. Ci provava a smettere di respirare come un asmatico, a impedire al suo cuore di viaggiare come un disperato, ma sia l’apparato respiratorio che il suo muscolo involontario traditore gli avevano risposto picche. E lui era li, ansante, sotto gli occhi di qualcun altro, la cui curiosità era superata solo dalla preoccupazione, probabilmente.

Ottimo. Benissimo. Perfetto.

“Ti ho portato da mangiare”

Draco la fissò come se avesse appena detto che aveva appena visto un Gorgo..coso entrare dalla finestra.

Nessuna domanda? Nessun “Che ti è preso?”

“Riesci a sederti?”

Senza aspettare la sua risposta gli passò le braccia dietro la schiena, aiutandolo a tirarsi su.

“Hai fame?”

Draco scosse la tesa impercettibilmente. Aveva ancora voglia di vomitare, e quel maledetto sogno di sicuro non gli aveva risvegliato l’appetito. E neanche la voglia di parlare.

“Dovresti mangiare qualcosa”

Di nuovo no. Con la testa. Draco sentì la ragazza sospirare.

“Malfoy, sei dimagrito. Blaise dice che spesso non scendi nemmeno in sala grande per mangiare…”

“Tecnicamente non scendo, salgo” Riuscì a raspare, indicando i sotterranei. Hermione si premette le dita sulle tempie.

“D’accordo, non sali in sala grande per mangiare. Per favore. Solo un boccone.”

Draco spalancò gli occhi. Era la prima volta che sentiva Hermione Granger dirgli “per favore” senza suonare sarcastica. Si fissò le mani.

Ok, potrei provarci. Forse.

Gettò un occhiata al vassoio che la Grifondoro si era portata dietro. Era zeppo di cibo. Cibo ottimo.

Ha paura che muoia di fame?

Soppresse un ghigno.

Guardò di nuovo il vassoio. Sentì lo stomaco chiudersi. Guardò Hermione. Sembrava preoccupata sul serio.

Si sentiva diviso in due, il suo stomaco in lotta con quello che vedeva. E sentiva. E voleva. Anche se piuttosto che ammetterlo si sarebbe sparato in un piede.

Diede un morso esitante a un toast, sotto gli occhi preoccupati di Hermione.

Corse in bagno pochi secondi dopo.

 

Stava vomitando tutto quello che non mangiava da settimane. Si sentiva sottosopra, le ondate di acido che lo ribaltavano. Le mani di Hermione sulla fronte.

Una sulla fronte, l’altra sulla schiena, che si muoveva e cercava di confortarlo carezzandolo.

Le mani di sua zia non lo lasciavano andare.

Rischiò di strozzarsi.

 

Draco si lasciò praticamente trascinare fino al letto. Si sentiva meglio, ma si sentiva anche svuotato. Eppure con Hermione vicino si sentiva pure al sicuro. Sentiva un sacco di cose insieme, tutte nello stesso momento. Gli veniva quasi da ridere.

“Scusami, non è esattamente questo il mio concetto di ospitalità, di solito” Hermione sorrise.

“L’avevo immaginato. Sei famoso per essere un gentiluomo quando ti ci metti”

“Solo quando mi ci metto?”

“Vuoi che ti risponda davvero?”

“Potrei considerarmi offeso”

“Considerati come vuoi. Acqua?”

“Volentieri”

“Dovresti cambiarti la camicia”

Draco si dette un’occhiata, e non poté fare altro che convenire: non era esattamente l’immagine della pulizia. C’era sangue, e qualche schizzo di quello che non mangiava da settimane. Non un bello spettacolo.

Soprattutto per un Malfoy. Ok, me la potrei anche togliere.

Armeggiò coi bottoni per un po’, impedito dal polso rotto.

"Lascia stare, faccio io.”

Il famoso pallore di Draco Malfoy lasciò posto al rosso fluorescente. Ma oggettivamente levarsi una camicia con una mano sola poteva restargli difficile. Lasciò che Hermione gli togliesse quello che restava della sua divisa scolastica.

 

“Cos’è questa?”

Sentì le mani di Hermione sulla schiena nuda.

Le mani di sua zia non lo lasciavano andare.

Tremò.

E lui non riusciva a vedere cosa stava succedendo.

“Questa cosa?”

Menti, fai finta di niente.

“Questa cicatrice, Malfoy”

Sentiva le mani di Hermione partire da dalla spalla destra e arrivare al fianco sinistro, e partire dalla spalla sinistra e arrivare al fianco destro.

“Hai una X sulla schiena. Cos’è?”

Sua zia lo tratteneva. Lui era sicuro che lo facesse per confortarlo, che gli tenesse le mani perché lo voleva aiutare.

“Niente”

Lo aveva lasciato andare quando il suo Signore aveva finito di fare quello che stava facendo. Era caduto.

Tremò, di nuovo. Si strinse un po’ nelle ginocchia.

“Come sarebbe a dire niente?”

Aveva guardato i piedi di Bellatrix Lestrange, sua zia, sorella di sua madre, allontanarsi. Senza fermarsi.

Registrò il movimento di Hermione, che dalla sua schiena si spostava a sedere sul letto, seduta davanti a lui. Il materasso cigolò sotto il peso leggero della ragazza. Draco ingoiò saliva.

E poi il dolore. Così tanto dolore…

Voleva vomitare. Ancora. Tutto quello che non riusciva a mangiare da settimane.

“Malfoy”

Sentì una mano della Grifondoro che andava a posarsi sotto il suo mento, tirandogli su il viso.

Non voleva. Non voleva che Hermione vedesse i suoi occhi. Lo fregavano sempre, i suoi occhi. Anche se si teneva sulla faccia la sua solita maschera i suoi occhi non smettevano mai di parlare. Razza di logorroici. Gemette quando entrò in contatto visivo con lei, i suoi occhi castani a leggergli l’anima.

“Cosa c’è? Stai bene?”

Sua zia lo tratteneva, non riusciva a vedere cosa succedeva.

Spalancò le pozze di argento liquido che madre natura gli aveva fornito. Sentì la mano di Hermione farsi strada fra i suoi capelli.

 

Hermione l’aveva visto chiudersi via via, come una specie di riccio. Stava seduta davanti a lui, e si chiedeva addirittura se la vedesse. Gli occhi di Draco erano assenti, come se avesse davanti qualcosa che solo a lui poteva essere svelata.

“Malfoy, stai bene?”

Era la seconda volta che glielo chiedeva, ma lui non rispondeva. E i suoi occhi le facevano paura. Era lo sguardo di un animale braccato, di una bestia in gabbia. Legata. Torturata. Marchiata.

“Malfoy…?”

Draco stava tremando, era rimasto incastrato nel suo cervello.

Per la seconda volta, Hermione allacciò le sua braccia intorno a lui, passandogli le mani sulla schiena ancora nuda.

Cullandolo.

"Draco"

Draco riprese a respirare.

“E’ il mio secondo marchio. La X sulla schiena. È il mio secondo marchio.”

 

“Scusami?” Hermione abbassò la testa per scorgere i capelli biondi del Serpeverde, ancora macchiati di rosso.

Qui serve una doccia.

Si meravigliò di quante strade può seguire il cervello di una persona, contemporaneamente.

Draco teneva la testa appoggiata al suo maglione, la schiena nuda ancora esposta, la X ben visibile.

Il primo marchio doveva essere sicuramente il Marchio Nero. Quella X era il sue secondo marchio?

“Non devi parlarne per forza, se non te la senti”

Glielo disse quasi sottovoce, avvicinando la bocca al suo orecchio. Draco si strinse nelle spalle. Sapeva che c’era qualcosa di sbagliato, che non era da lui fidarsi, lasciarsi andare in quel modo. Ma non riusciva a farne a meno. No, non sbagliato, solo strano. E in un certo modo, rassicurante.

“Posso farcela”

Disse, con la bocca secca.

 

--


Di nuovo, scusatemi se non rispondo a tutte le recensioni! Manderò un messaggio di amore universale da qui. Vi amo. Vi adoro. Come la pappa col pomodoro.


No cioè. Cancellate l'ultima parte. Anzi, No. IO AMO LA PAPPA COL POMODORO, E' BUONA. Quindi se vi dico che vi adoro come la pappa col pomodoro è una cosa più che positiva, no?


Scappo al lavoro.

Bau a tutti.

E grazie 10.000, aggiornerò prestissimo!

 

P.S. E MENTRE DORMI, SENZA RESPIRO, SEI COSI' BELLO CHE MI RICORDI UN LETTO DI NEVE è una strofa di "Dio mio" del Teatro degli orrori. Splendida.

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Capitolo 8
*** 8 ***


“Mio padre era..è…ma c’era anche allora…ad Azkaban”

Sputò fuori il nome della prigione come fosse stato veleno. Hermione non staccò le mani dalla sua schiena. Lui non staccò la fronte dal maglione della Grifondoro, seduta davanti a lui. Lei gli aveva passato le gambe intorno ai fianchi, per permettergli di avvicinarsi tenendo le gambe incrociate. Una specie di puzzle umano.

“Quindi dovevo essere io a farlo, visto che lui l’aveva deluso”

“Fare cosa?”

Sentì Draco irrigidirsi.

“Una gita in barca, Granger”

Hermione stava per rispondere per le rime, ma capì che Draco non lo faceva a posta. Non stava evitando di dirlo per dispetto. Non ci riusciva.

“Uccidere Silente?”

Draco si meravigliò di non essere stato sottoposto a un fuoco incrociato di offese e rilassò gli addominali contratti.

“A-ha”

“Anche se avevi solo 16 anni?”

“Credi che l’anagrafe gli interessi?”

“Per quanto riguarda i cognomi direi di si”

“Ma non per quanto riguarda l’età”

“Continua”

Devo proprio?

Hermione sembrò annusare il suo disagio.

“Solo se vuoi”

Draco annuì. Non si sarebbe lasciato sconfiggere da un ricordo.

Figurarsi.

“Ho fallito, lo sai. Lo uccise Piton. Per tutto il discorso della maledizione alla mano, del fatto che Silente sarebbe comunque morto, del fatto che Severus era una spia per l’Ordine, per il fatto che…”

Prese fiato. Stava delirando.

No. Sto cercando semplicemente di rimandare.

Scosse la testa. Non era da lui. Non poteva permetterselo.

“Che…niente. Lo uccise Piton. Io fallii. Tu non sai…”

Chiuse gli occhi contro la stoffa del maglione di Hermione. La sentì stringerlo di più, solo un po’. Non reagì come avrebbe creduto, spingendola via, restò fermo. Ormai aveva pienamente accettato la situazione. E, da un certo punto di vista, non gli dispiaceva per niente.

Sua zia gli teneva le mani.

Sua zia.

Zia.

Sentì Hermione appoggiargli il mento sulla spalla, non visto prese a mordicchiarsi il labbro inferiore.

“Tu non sai…”

“Ci sono poche cose che non so”

Cercò di alleggerire l’atmosfera. Draco apprezzò.

“Questa non la sai”

Sorrise sghembo, tirando su la testa.

“Non lo sai cosa succede a chi fallisce, se lui gli ha ordinato di fare qualcosa.”

“E cosa gli succede?”

Hermione aveva paura della risposta, gli occhi di Draco cercavano disperatamente di non incontrare i suoi. Guardava ovunque tranne che nella sua direzione.

Muore, Granger. Semplice.”

La ragazza corrugò la fronte.

“Com’è che tu sei ancora vivo allora?”

Draco scoppiò a ridere.

 

“Dio Granger, e io che credevo di essere quello senza tatto!”

Hermione lo fissò allibita, pensandole tutte: era impazzito, aveva sbattuto la testa, l’Ossofast era scaduto. Prese in considerazione anche le scorie radioattive. Niente di lontanamente vicino. Draco era come Harry, capì. Quando era a disagio si comportava al contrario di come avrebbe voluto. Rideva.

“La risata non ti arriva agli occhi, Malfoy”

Draco la fissò, boccheggiando.

Non ci riesco.

Hermione lo fissava, a metà fra la preoccupazione e la determinazione.

Non ci riesco.

“Mia zia mi teneva le mani”

La ragazza alzò le sopracciglia di scatto.

“Scusami?”

“Sono vivo, no?”

“Malfoy, non ti seguo”

“Chi fallisce muore, ma io ero troppo utile

“Eri utile?”

Draco annuì.

“Per ricattare mio padre, una volta uscito da Azkaban. Un Mangiamorte in più fa sempre comodo, con questo calo di vocazioni…” Ghignò ferino.

“Quindi lui non ti ha punito perché gli servivi per ricattare tuo padre?”

Solo l’idea la faceva inorridire.

“Tu salti alle conclusioni troppo velocemente”

Parlò fissando il copriletto verde, giocherellando coi fili che scappavano fuori dalle cuciture. Si reggeva la testa col polso sano, il gomito destro appoggiato al ginocchio. Vedendolo così rilassato, Hermione si rese conto che era ancora senza camicia. Pallidissimo, con una mano bendata e qualche livido, il collo fasciato, le occhiaie accentuate. Ma assolutamente splendido. Deglutì. Se Draco se ne accorse, non lo diede a vedere.

“Secondo te la X, qua dietro, da dove esce? Da un torneo di tris umano? Mi è andata bene allora, ti immagini avere un cerchio enorme impresso sulla schiena? Sono capitato nella squadra fortunata.”

Hermione stette in silenzio, aspettando che riprendesse a raccontare. Lo vide calmarsi poco a poco.

Non posso accettare falliti fra le mie fila, Draco. Avvicinati.

Soppresse un brivido.

“Quando mi disse di avvicinarmi ero convinto che mi avrebbe ammazzato. Lo pensavo sul serio.” Sorrise, quasi.

“Sai che Voldemort aveva un pessimo senso dell’umorismo?”

“E questo cosa c’entra?”

Draco rise, di nuovo. E di nuovo la risata non gli arrivò agli occhi.

“Mi disse di avvicinarmi” riprese quando l’eccesso di ilarità fu passato “Lo feci. Mi inginocchiai davanti a lui. E apparve mia zia.”

Sputò quelle tre lettere come se sapessero di marcio.

“Mi disse che i babbani hanno l’abitudine di segnare con delle croci sul calendario le date importanti, e quella era una data importante. Il mio primo incarico, il mio primo fallimento. Un record.”

“Malfoy…”

“Poi lo vidi praticamente sparire, puf! Una specie di cartone animato, o come si chiamano.”

Hermione non riusciva più a fissare Draco, lo vedeva smaniare, perso completamente nel racconto.

“Mi arrivò alle spalle, disse di nuovo che era una data da ricordare, e mia zia mi prese le mani.” Si fissò il polso fasciato, poi fissò Hermione. Occhi negli occhi dopo un bel pezzo che cercava di evitarli. Distolse subito lo sguardo.

“E poi…cristo.”

Scosse la testa.

Non ci riesco.

Si morse di nuovo il labbro inferiore con gli incisivi.

Hermione fece per avvicinarsi, ma la bloccò. Non sarebbe riuscito ad andare avanti.

“Cristo Granger, tu hai provato la cruciatus, no? Sempre da parte di mia zia” Hermione annuì.

“L’ha fatta anche su di te?”

“Un po’”

Un po’? Cos’è, una ricetta? Un po’ di cruciatus, così per gradire?”

Draco la guardò come se avesse avuto davanti una patata parlante.

“Di che ti stupisci, Granger? Credevi che non mi fosse mai successo niente del genere? Spiacente

Scrollò le spalle.

“Ci sono abituato

Oh si, Draco, proprio una data da ricordare. E sua zia gli teneva le mani.

Vide le labbra di Hermione tremare pericolosamente.

“Che vuol dire, che ci sei abituato?”

“Credevo che il significato del termine non ti sfuggisse”

“Il significato lo so, è il contesto che mi fa paura”

Draco sbuffò, esasperato. Stava diventando più difficile del previsto. Che già non era poco.

“Vuol dire che avere un pazzo esaltato con manie di grandezza spropositate e una faccia piallata piuttosto pallida come capo ti espone a certi rischi. Soprattutto se il marchio l’hai preso per proteggere la tua famiglia, e non quella lucertola bianca bipede. Lo so com’è, la cruciatus. So anche com’è l’imperio, scommetto che questa ti manca. Posso finire di raccontare, ora?”

Altrimenti non ci riuscirò mai.

Hermione annuì, ancora spaventata da quello che le aveva rivelato. Da come glielo aveva rivelato. Tranquillo, come se parlasse della lista della spesa.

“Ripeteva che era una giornata da ricordare” Draco si umettò le labbra “E che ci voleva una bella X sul calendario, ma non aveva calendari a portata di mano. E qui torniamo al suo umorismo deprecabile. Prima di sentire il dolore, vidi il sangue

Gesticolò, indicando il pavimento.

“Una chiazza di sangue enorme, ai miei piedi. Eppure sapevo che la cruciatus non lascia segni. E vidi mia zia sorridergli estasiata. E ti giuro, ti giuro…”

Hermione ebbe la tentazione di abbracciarlo di nuovo, anche solo per non fargli finire il discorso. Non voleva sentire.

“Ti giuro che è stato atroce. Mi aveva fatto una bella X sulla schiena, eleggendomi a suo calendario personale. Avevo la schiena completamente aperta, Granger, ma non riuscivo a urlare. Mia zia mi lasciò le mani. Sono volato a terra come un cretino. E più cercavo di rialzarmi, più lo sentivo ridere. Pessimo, pessimo senso dell’umorismo.”

Questo è il tuo nuovo marchio, Draco. Ricordatelo bene. È il marchio di chi sbaglia.

Hermione gli avvicino una mano ai capelli, le tremavano le mani.

“Dov’era tuo padre?”

“Azkaban, te l’ho detto prima”

“E Narcissa?”

“In visita a mio padre”

Vide la ragazza annuire.

Vigliacco. Quando la sua famiglia era lontana. Vigliacco.

Gli accarezzò la fronte. Draco soppresse un brivido, quando dal viso la mano di Hermione arrivò al collo.

“Almeno c’era tua zia con te, mi hai detto che ti teneva le mani. Devo rivalutare l’umanità di Bellatrix Lestrange, temo”

“Non rivalutare niente, Granger”

Ringhiò. Hermione lo guardò stranita.

“Lei mi teneva le mani per non farmi scappare. Mia zia era pazza come un cavallo, e non posso dire di essere stato molto triste quando Molly Weasley l’ha fatta fuori. Più ossigeno per tutti.”

“Devo ammettere che nemmeno io mi sono messa a piangere”

“Non avresti nemmeno dovuto pensarci lontanamente

Hermione si avvicinò di nuovo, gli passò una mano sulla nuca.

“Come stai?”

Seduto

“Cretino”

La ragazza si sentì trapassare da un’occhiata più fredda del ghiaccio.

“Granger…Hermione, perché lo fai?”

Perchè è strano, ma non è sbagliato.

 

---

 

Argh, ho faticato come una bestia per scrivere questo capitolo. Non mi voleva uscire dalla penna. Dalla tastiera. Da quel che è. Comunque: c'è.

Chaostheory: Uh che bel nick! Mi piace! Assai! Ti ringrazio, e spero di riuscire a mantenere il ritmo... ormai siamo quasi a fine!

Zamby88: Spero di aver risolto la questione della X! Voldemort ha un pessimo senso dell'umorismo, l'ho sempre pensato. Pessimo. Però apprezzabile, in quanto a fantasia macabra :D

Barbarak: Lo strano ma non sbagliato è la mia filosofia di vita. E' comodo, puoi giustificarci di tutto. A parte l'idiozia si, lo ficco un po' ovunque. Sono feliche che la storia ti piaccia, spero di riuscire a mantenere il livello!

Hanon: Ispirazione? Ora sono curiosa. Per cosa? -dai dai dai!- Ok, fine del mio retrocedere di 20 anni, a quando avevo la tenera età di 4 anni, e torniamo seri. Circa. Draco sottomesso è inverosimile, hai ragione, anche se non è poi del tutto sottomesso. Ma ci arriviamo al prossimo giro. E giustamente, come dici tu, il rapporto si evolve lentamente. Altrimenti mi viene da pensare a qualche strano scompenso ormonale fra i due :D

Bastii: Grazie! :D

Veracruz: Grazie mille, sono onorata. E anche felice che la cosa ti piaccia. Aggiornerò il più presto possibile!

Insane: Grazie mille! Diverso dagli altri? Mh, forse sono riuscita a farlo un po' più lungo :D

Seven: Oddio, grazie :D Se vuoi farti due risate vai su youtube e cerca i video degli Shut up, dolls! La chitarrista col la chitarra gialla fluorescente sono io. Fatti due risate. :D Le ferie, Ah le ferie! Voglio le ferie -.-'

A parte ciò: La luce in fondo al tunnel c'è sempre. Basta non sia un treno che ci viene addosso. -umorismo macabro, scontato e nemmeno mio-. Ok. Basta. Grazie mille, per tutto :D

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Capitolo 9
*** 9 ***


Hermione, perché lo fai?

Perché lo fai?

Hermione.

Gli occhi di Draco Malfoy erano puntatori laser.

E la risposta che aspettava non era facile da dare. Hermione prese fiato.

“E tu perché lo fai?”

“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda”

“E tu non fare domande assurde”

“Non capisco. Perché lo fai?”

“Perché faccio cosa, di preciso?”

“Sei con me, mi hai difeso, mi hai seguito fino in cima alla torre di astronomia e mi hai lasciato il mantello. Cristo Granger, ti stai…Cristo!”

Hermione guardò Draco tormentarsi il labbro inferiore con gli incisivi.

Ti prendi cura di me, Granger! Per quale accidenti di motivo lo fai?”

“Perché non dovrei?”

“Perché io ero dalla parte sbagliata Granger! Dalla parte sbagliata! Quindi chi te lo fa fare di stare qui? Perché non te ne vai?”

Hermione spalancò gli occhi quando Draco iniziò a urlare, i primi brividi di freddo visibili sulla pelle nuda delle spalle.

“Vuoi che me ne vada?”

“Mi rispondi di nuovo con una domanda?”

Non sapeva se ridere o prendere il muro a testate. Non sapeva più cos’era giusto o sbagliato.

Bugia. So perfettamente cos’è sbagliato. È che ammetterlo è spaventosamente faticoso.

“Vuoi che me ne vada?”

Hermione ripetè la domanda, terrorizzata dalla risposta. Draco si decise a lasciar stare il suo labbro inferiore e prese a torturarsi le mani, la Grifondoro ebbe la tentazione di prendergliele fra le sue per fermarlo.

Oh beh.

Si chinò verso di lui e gli prese effettivamente le mani, lo obbligò a fermarsi un momento. Vide che cercava con gli occhi un qualsiasi appiglio, qualsiasi cosa.

Qualsiasi cosa che riesca a superare il calore delle sue mani.

“…No”

“No cosa?”

“No, non voglio che tu te ne vada”

Hermione sorrise, più leggera.

“Non vado da nessuna parte”

“Ma non mi hai risposto”

“Dio, Draco! Che vuoi che ti dica?”

“La verità, tipo?”

La ragazza sbuffò, buttandosi i capelli dietro le spalle.

“Perché si”

“Non è una risposta”

“Accontentati”

“Non sono il tipo”

“Lo so”

“Quindi?”

Perché è strano, ma non è sbagliato

 

Draco rimase a fissarla a bocca aperta, tanto che Hermione fu tentata di scoppiargli a ridere in faccia. Non era roba da tutti i giorni vedere Draco Lucius Malfoy rimanere senza parole.

“Oh. Capisco. Lo pensavo pure io. Cioè… ecco”

“Scusami?”

Draco si fissò le mani, sempre bloccate da quelle di lei.

“Cioè…sono d’accordo. Ecco”

“Bene, e io ho risposto. Ora tocca a te”

“A fare cosa?”

Hermione gli gettò la coperta sulle spalle, Draco ci si infilò dentro quasi inconsciamente, poi lasciò che lei gli prendesse le mani. Di nuovo.

“A rispondermi, Draco

“A cosa?”

Mi sento improvvisamente un cretino.

“Perché lo fai? perché non reagisci, non ti fai curare, non mangi, dormi così poco?”

Draco si esibì in un perfetto ghigno sarcastico, sperando di spostare l’attenzione su un terreno più favorevole.

“Queste sono cinque domande, non una”

“Non prendermi in giro”

No, non potrei mai. Non adesso. Non con te.

“Non era mia intenzione, cercavo solo di svicolare

“L’ho notato”

Il silenzio che calò era indice che Hermione stava aspettando una risposta.

E la testardaggine dei Grifondoro è pari solo alla loro voglia di rompere l’anima altrui.

Prese a fissarla in silenzio, cercando di organizzare un minimo di discorso sensato.

Perché non voglio che in infermeria vedano la mia cicatrice.

Perché non voglio essere toccato.

Perché non mi interessa.

Perché non me la sento, non mi va.

Perché faccio incubi da far invidia al miglior regista horror.

Perché perché perché perché perché perché perché perché.

Dio.

Perché ho paura.

Hermione gli stringeva le mani. E lui non sapeva se mettersi a urlare o sorridere. O mettersi direttamente a piangere.

“Cristo Hermione! Di qualcosa! Qualsiasi cosa, ma dilla!”

 

Lo vide praticamente piegarsi in due in pochi minuti. Gli tenne le mani. Continuò a fissarlo finchè non esplose. Urlò.

Cristo Hermione! Di qualcosa! Qualsiasi cosa, ma dilla!

E per una volta Hermione Jane Granger si ritrovò muta. Senza sapere cosa dire.

Lo strinse, forte. Aveva quasi voglia di piangere. Lui si lasciò stringere. Avrebbe avuto voglia di lasciarsi stritolare.

“Ho un perché. Alle tue cinque domande. Te ne basta solo uno, per cinque?”

Mi basta che tu continui a respirare.

 

Ho paura.

Ho paura.

Ho paura.

È quello no? Dillo.

Si, certo.

Draco strinse gli occhi, forte. Boccheggiò, aprendo e chiudendo la bocca più volte, senza emettere un suono, ancora stretto fra le braccia di Hermione. Sentiva le mani della ragazza sulla schiena. Sul suo secondo marchio.

Ne sentì una allontanarsi e infilarsi fra i suoi capelli, giocare con le ciocche bionde diventate rosse.

“Ti serve una doccia, Draco”

Dillo.

Dillo, cretino!

“Ho paura”

Hermione si allontanò di pochi centimetri, giusto quelli che servivano a guardarlo negli occhi.

“Di fare la doccia?”

“No, di tante altre cose. È la mia risposta ai tuoi cinque perché”

“Di cosa hai paura?”

La mano della ragazza gli fece appoggiare la testa sul maglione della tuta. Annusò.

Vaniglia.

“Ho paura che vedano la mia cicatrice, ho paura che mi tocchino, che mi facciano le domande sbagliate. Ho paura che mi conoscano

Come stai facendo tu adesso.

“Sbagli. Dovresti lasciare che anche gli altri sappiano che non sei come vuoi apparire”

“No”

“Perché?”

Hermione lo sentì scuotere la testa nell’incavo del suo collo.

“Perché non mi interessa, non mi piace l’idea. Dovrei parlare con la gente, ed è una cosa faticosa e controproducente. Il 70% di quello che dici non viene capito, il 10% viene travisato e il 20% viene interpretato personalmente. Quindi nessuno capisce realmente quello che dici”

“Hai una fissa per le statistiche?”

“No, ma ho vissuto fin’ora come un Malfoy, e i Malfoy sono misantropi per natura

“O per tradizione?”

“Quel che è”

“Credevo che essere un Malfoy significasse essere particolarmente altolocati, non particolarmente misantropi

La battuta ebbe l’effetto opposto. Hermione sentì Draco irrigidirsi.

“Non me lo merito”

“Spiegati”

Non farmelo fare.

Draco scosse la testa, di nuovo. Sentiva di esporsi troppo, ma ormai le sue barriere erano andate a farsi benedire.

E se qualcosa dev’essere distrutto, che lo sia almeno egregiamente.

“Ti prego”

 

Sentì il ragazzo cercare di prendere fiato.

“Ero dalla parte sbagliata. Ho fatto entrare i Mangiamorte a scuola. Non sono riuscito a difendere mia madre. È morta per colpa mia, perché voleva salvarmi, durante la battaglia di Hogwarts”

Hermione cercò di dirgli che non era colpa sua, ma non riuscì nemmeno ad aprire bocca.

“Sono stato un fallimento su tutti i fronti, ho creduto nelle cose sbagliate, ho provato a uccidere Silente, l’unico che sembrava tenere a me come essere umano e non come Malfoy!

Sentiva le mani di Hermione contro la sua schiena. Non prese nemmeno fiato.

“Non dormo, sogno continuamente cose che non starò nemmeno a raccontarti. Ne ho prese talmente tante da chi avrebbe dovuto sostenermi che non riesco quasi più a fidarmi di nessuno. E la cosa divertente è che non mi interessa. Non mi interessa se mi aspettano dietro gli angoli per riempirmi di botte, se mi urlano dietro o mi sussurrano alle spalle. Non me ne frega niente. È come se qualcuno mi avesse scavato dentro con un cucchiaino e si fosse portato via…”

Questo maledetto muscolo involontario che si chiama cuore. E che ora fa rumore. E fa tanto male…

Non finì la frase, si aggrappò alla schiena di Hermione col braccio sano, il polso steccato abbandonato sul letto.

“Draco, stai piangendo?”

“Un Malfoy non piange mai”

“Ma Draco a volte si”

“Forse”

Draco forse si, potrebbe riuscirci.

 ---


Di nuovo, scusate se non rispondo alle recensioni una per una, ma sto usando una chiavetta internet, cosa che mi ricorda che, effettivamente IL TEMPO E' DENARO. Nel senso che è quasi scarica.

Sappiate che vi ringrazio, vi amo, vi adoro. E vedrò di aggiornare presto! Suvvia, siamo quasi alla fine! Yeah!

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Capitolo 10
*** 10 ***


L’aveva lasciato addormentarsi, l’aveva guardato dormire, aveva aspettato che Blaise tornasse dalla ronda, li aveva salutati.

Blaise a voce alta, Draco no.

Non voleva svegliarlo.

Sarebbe stato un peccato.

E poi, lui era sparito. Erano quattro giorni che non si faceva vedere.

Da nessuno.

 

Si dice che ricevere una lettera faccia piacere.

Puttanate.

Si dice che scaldi dentro.

Più o meno quanto un termosifone spento.

E pare anche che Draco Malfoy sia un mostro senza cuore.

Oh, ma per favore.

Uno che preferisce la solitudine alla compagnia.

Ok, questo ci può anche stare.

Uno che…

Taci cervello, cazzo!

 

Aveva provato a cercarlo in giro, dopo quella sera in cui le era praticamente crollato davanti, come un puzzle messo in verticale. Un crollo lento, ma inesorabile. Blaise diceva che lo vedeva solo quando aveva lezione, e quando tornava la mattina per cambiarsi e mettersi un’uniforme pulita, che non dormiva quasi più in camera. Che non dormiva in generale. Che mangiava ancora meno. Che spariva.

Ma io lo so dove vai, quando sparisci.

Guardò le nuvole.

Pomeriggio di bufera.

Sbuffò.

 

Si rigirava in mano quella lettera da quattro giorni, era diventata carta straccia.

Come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio.

Quando l’aveva ricevuta era stato felice, ora gli veniva da ridere a pensarci. Pensava che ci fossero dentro buone notizie. Qualcosa di positivo.

Oh, si. L’ilarità abbonda.

Quando aveva finito di leggerla aveva stretto i denti così tanto che gli era sembrato di sentirli scricchiolare.

Gettò un’occhiata al cielo, dall’alto della torre. Pomeriggio di bufera.

Ecchissenefrega.

Faceva freddo.

Cos’è, la fiera delle ovvietà?

Aveva sonno.

Spense il cervello, tanto avrebbe dormito lassù comunque.

 

La soddisfazione degli studenti di Hogwarts era palpabile: neve. Aspettavano la neve dall’inizio di novembre. Anzi, da metà ottobre. La cosa migliore dell’inverno, la neve.

Hermione Jane Granger era uscita in cortile con Harry, Ginny e Ron, e si era goduta la sensazione di quei piccoli cosi bianchi che le bagnavano i capelli. Per un pomeriggio si era dimenticata di tutto, e si era semplicemente divertita.

Divertirsi: diritto e dovere dell’essere umano.

Sorrise ad Harry, seduto di fronte a lei a cena. Gettò un’occhiata al tavolo dei Serpeverde.

 

Blaise Zabini si guardava intorno preoccupato: nessuna traccia di Draco, nemmeno quella sera. Se solo fosse riuscito a capire dove andava a rintanarsi tutte le volte, l’avrebbe preso di peso e trascinato a tavola.

Non gli piaceva vedere come spariva sotto i suoi occhi, stava diventando trasparente.

Così trasparente che non lo vedo da ieri!

Alzò gli occhi verso i Grifondoro. Hermione Granger lo fissava.

Terrorizzata.

 

Nevica. Nevica. Nevica.

Dio, fa che non sia stato così stupido.

Almeno a questo giro, almeno ora, solo adesso.

Però fallo, d’accordo?

Si lanciò verso la torre di astronomia, mollando la cena a metà. Ron quasi si strozzò quando la vide correre via così.

 

Era freddo. Freddo.

Sognava la neve, e sentiva sempre più freddo.

Poi smise pure di sognare.

E si sentì prendere a schiaffi.

 

“Malfoy, pezzo di cretino!”

Si, era stato così stupido.

L’aveva trovato addormentato in cima alla torre, col solito mantello arrotolato sotto la testa, appoggiato contro il solito muretto, nella solita posizione. Talmente immobile che era coperto di neve, bagnato fradicio, dalla testa ai piedi.

“Svegliati, razza d’imbecille!”

 

Ci sono, ci sono, ci sono.

Si sentì sprofondare di nuovo, nuotò per tornare a galla.

 

“Svegliati!”

La voce di Hermione stava raggiungendo un tono notevolmente isterico, ma sapeva di avere altro a cui pensare. Lassù si congelava, e quel cretino di Malfoy si era addormentato beatamente sotto una maledetta tempesta di neve.

“La prossima volta che vuoi ammazzarti fallo quando mi sentirò meno responsabile!”

Gli mollò un altro ceffone in pieno viso, lo vide aprire gli occhi.

Dio, finalmente.

 

“Gran…ger?”

Era freddo. Era così freddo che non riusciva ad alzarsi. Sentì qualcosa tremare, li per li pensò che ci fosse un terremoto, si guardò intorno spaventato.

Poi si rese conto che era lui a tremare.

Il terremoto era lui.

“Malfoy, mi senti?”

Annuì, schiacciandosi la frangia sulla fronte.

“Riesci ad alzarti?”

Sentiva gli addominali talmente contratti dal freddo che avrebbero potuto spaccarsi, se avesse provato a muoversi.

Annuì. Figurarsi.

Si alzò, abbracciandosi istintivamente. Barcollò.

Solo un po’.

Hermione lo trascinò all’interno.

E lui ancora non ci aveva capito niente, ma aveva la lettera in tasca.

 

Hermione cominciò a guidarlo verso il bagno dei prefetti, gli passò un braccio dietro la schiena quando si rese conto che le sue gambe non erano esattamente quello che si sarebbe potuto definire

Stabile. Sentì Draco ritrarsi quando gli afferrò un braccio per portarselo sulle spalle.

“Non fare il cretino, non ti reggi in piedi”

Si voltò verso di lui, non aveva ancora smesso di tremare, e non aveva ancora spiccicato parola.

Quando raggiunse la porta del bagno borbottò un frescopino quasi sottovoce, e lo aiutò ad entrare.

 

Draco si lasciò scivolare a sedere contro il muro guardando Hermione armeggiare per un po’ con i rubinetti, riempire la vasca di acqua calda, voltarsi verso di lui.

“Volevi ammazzarti, Malfoy?”

“Io…”

Maledisse il freddo che gli impediva di parlare come avrebbe voluto.

“Ti rendi conto che avresti potuto rimanerci?”

“N…”

“Ci hai pensato almeno?”

“Gran..ger…”

“No che non ci hai pensato! Ti sei addormentato sotto la neve! Potevi morire! Razza di cretino!”

“Non…”

“Lo vedi? Sei fradicio, Malfoy! Sei congelato!”

Hermione si avvicinò, lo aiutò a liberarsi dalla giacca e dalla camicia. Non ebbe il coraggio di togliergli i pantaloni.

Draco si sentiva ancora gli addominali contratti, respirava con un certo sforzo e non aveva ancora capito se erano brividi di freddo quelli che gli passavano lungo la schiena, o brividi e basta.

Non ci stava capendo più niente, ad essere sincero.

“Potevi morire! Potevi…”

“Granger!”

La vide guardarlo a bocca aperta, gli strappò quasi un sorriso.

“Non…non volevo…morire, Granger. Cercavo solo di…dormire

Hermione gli passò un asciugamano sui capelli bagnati, frizionando leggermente. La lasciò fare, ma la fermò quando stava per raggiungere la fronte. Lei non si scompose.

“Dormire”

“Esattamente”

“In cima alla torre”

“Così pare”

“Sotto una tempesta di neve!

“Ti sembro un…metereologo, Granger? Come facevo a sapere…che sarebbe…nevicato?”

“Sai, quando il cielo è pieno di nuvole bianche e si congela, di solito vuol dire che…”

Troncò il discorso, scuotendo la testa. Non era quello di cui lui avrebbe avuto bisogno, adesso, una lezione di meteorologia. Non era ciò di cui Draco aveva bisogno. Gli passò nuovamente un braccio sulla schiena per farlo alzare.

Si sentì quasi bruciare quando Hermione lo aiutò ad entrare nella vasca, si tolse i pantaloni appena in tempo per non far bagnare la lettera.

 

----

 

ALLORA! Com'è? tutto bene? Ferie? Vacanze? Eh? Eh? Eh?

Ok. Buono così. Avviso ai naviganti: il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo! E sia.

 

Leryn: Grazie mille! Draco è duro come il muro, ci sono voluti 9 capitoli perchè ci arrivasse. Un po' come Renzo e Lucia che per sposarsi, di capitoli, ne usano 38. Roba da chiodi! :D

Padroncina: Ti ringrazio assai, spero di essere stata all'altezza delle tue aspettative!

Lady_Rose: E domani avremo l'ultimo! Cosa accadrà? Chissà? -io lo so. buahahahah!- Lo posto domani, anchè perchè domani sera parto - e dovrei farvi attendere ben 2 settimane. ed è una cosa che non si fa. eh no!-

Seven: I dialoghi fra Draco ed Hermione sono la cosa più divertente da scrivere, praticamente escono da soli! E' come se me li vedessi litigare a 2 centimetri dal naso. Chebbbbbellacosa :D Suonare davanti alla gente? ARGH! Non me ne parlare. La cosa positiva è che di solito il pubblico è al buio, quindi non si vede :D Tu suoni?

 

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Capitolo 11
*** 10 ***


Adesso ragioniamo.

Hermione guardava le guance di Malfoy riprendere un po’ del poco colore che avevano di per sè. Teneva la testa appoggiata fuori dalla vasca, i capelli bagnati d’acqua calda, e finalmente non di neve. Litigava con se stesso per non addormentarsi, ma ogni tanto gli occhi si producevano nel famoso effetto tapparella e si chiudevano. Rischiava di finire con la testa sott’acqua, si bagnava il mento e la tirava su di scatto. A Hermione scappava quasi da ridere.

 

Sentì i muscoli sciogliersi lentamente, galleggiando beatamente nell’acqua calda, ogni tanto la testa gli crollava, ma riusciva a tirarla su in tempo tutte le volte, prima di respirare bolle di sapone.

“Sei ancora freddo

Sentì una mano della Granger su una guancia, non si mosse.

“Ti senti meglio?”

“Hm-m”

“Ti accompagno al tuo dormitorio se vuoi”

“Granger, non ho nemmeno vent’anni, spero di non aver ancora bisogno della badante”

Se il suo tono fosse stato il solito Hermione se la sarebbe presa, ma non lo era. Era meno secco, più rilassato. Stava scherzando con lei. E lei si limitò a schizzargli d’acqua la faccia, seduta sul bordo della vasca. Appoggiò una mano sui suoi pantaloni per non perdere l’equilibrio. E schiacciò qualcosa.

 

“Cos’è?”

 

Dio, Granger! Cos’hai, il radar?

Draco si rifugiò nelle spalle.

 

Hermione aveva visto un angolo di carta gialla sbucare dalla tasca dei pantaloni di Draco. Sembrava distrutto, come se fosse stato vecchissimo. E sopra c’era il sigillo di Azkaban. E la data. Quattro giorni prima.

 

“E’ carta, Granger”

“Brillante deduzione, Draco

“E’ un modo per dirti che non sono fatti tuoi”

“Di nuovo brillante deduzione, Draco

“E allora non chiedermelo”

Ti prego.

Sentì la ragazza sbuffare, alle sue spalle. La conosceva un po’ ormai, sapeva che era curiosa come poche altre presone sulla faccia della terra. La curiosità non è femmina, la curiosità è Hermione Granger.

“Sei dimagrito”

“Vorrebbe essere un complimento?”

Alzò il sopracciglio destro indipendentemente dal gemello sinistro producendosi in un mezzo ghigno. Gli occhi ancora chiusi.

“No, vorrebbe essere una constatazione. Mangi troppo poco Malfoy”

“Da quando ti preoccupi per me?”

“Da quando fai così tante stupidate da impedirmi di non farlo”

Touchè.

Aprì gli occhi e si rifugiò sott’acqua fino al mento, senza rendersene conto nascose il marchio nero contro il petto.

“Blaise dice che non dormi abbastanza”

“Blaise dovrebbe farsi i fattacci suoi

“Blaise si preoccupa perché è il tuo migliore amico

“E tu perché lo fai?”

 

Perché lo fai?

Sicuramente si aspettava una risposta. Hermione fissò il profilo del ragazzo, mezzo addormentato nell’acqua calda. I capelli gli si erano attaccati alla nuca, e il calore aveva regalato un po’ di colore al suo viso. Gli occhi chiusi, la pelle bianchissima.

Non è male come vista.

Scosse la testa.

Non prendiamoci in giro. È una vista decisamente apprezzabile.

Quindi, perché lo fai?

Continuò a fissarlo.

Perché è fragile.

Perché è nella mia natura.

Perché è Draco Malfoy. Anzi, perché è Draco, non è Malfoy. E Draco dovrebbe respirare più liberamente.

“Perché sei tu”

“Sono io cosa?”

“Sei tu e basta

“Quindi è colpa mia?”

“Oh si, assolutamente”

Draco nascose un sorriso sotto la cortina di bolle.

“Blaise dice anche che le rare volte che dormi nella tua stanza urli

Il sorriso si sciolse insieme al sapone.

Blaise dovrebbe farsi un etto e mezzo di cazzacci suoi.

“Dice che quattro giorni fa hai urlato praticamente tutta la notte, e non riusciva a svegliarti”

“Capita a tutti di fare incubi”

Hermione annuì, giocando coi ciuffi biondi che gli toccavano il collo, in punta di dita.

“Cosa si sogna quando si riceve una lettera da Azkaban?”

Draco si sentì morire.

 

“Chi te lo ha detto?”

Ringhiò, quasi. Hermione non smise di giocare coi suoi capelli. Il suo corpo lo sabotava. Il suo stomaco si contraeva dall’ansia, ma il resto si rilassava, sentendo le mani della ragazza così vicine. Non sapeva se chiudere gli occhi o urlare.

“Nessuno, si vede il sigillo sulla busta”

Sottrasse i capelli al gioco delle mani della ragazza, quasi a malincuore, ma aveva bisogno di affondare la faccia nelle mani. Le tirò fuori dall’acqua e salutò con gioia il contatto dei polpastrelli contro le tempie ancora gelide. Sospirò, inalando odore di sapone, acqua e calore.

“Sei un segugio”

“Si chiama spirito d’osservazione”

“Giusto, i cani usano il naso”

Borbottò, sepolto fra le sue estremità superiori.

 

Hermione l’avrebbe preso a schiaffi, se non si fosse rivelato così spaventato dall’argomento. Non poteva, perché lui ora non ne aveva bisogno. Affatto. Non poteva, perché era lui.

 

Diglielo.

Mi prendi in giro?

Avanti.

Ma non ci penso nemmeno!

Sai che ne hai bisogno.

Come di un cazzotto in bocca.

Lasciò che le mani cadessero in acqua a peso morto, sollevando un buon numero di schizzi. Hermione si ritrasse, poi lo sentì raspare.

“Leggila”

Coscienza, se tu avessi torto, ti giuro che ti affogo.

 

Egregio Sig. Draco Lucius Malfoy

Con la presente è nostro dovere informarla del decesso di Lucius Abraxas Malfoy, avvenuto questa notte, per arresto cardiaco. In quanto suo parente più prossimo, la attendiamo domani per il funerale, che si svolgerà sull’isola.

Condoglianze.

Hermione avrebbe voluto appoggiare la lettera a terra, ma le si era incollata alle dita.

Ecco dov’eri finito.

E, per la seconda volta, si ritrovò senza parole.

 

“Ci sono andato, se è quello che stai per chiedermi”

Silenzio.

Draco si chiese fin quanto avrebbe potuto resistere con una presenza così invisibile eppure forte alle sue spalle.

“Non…non stavo per chiedertelo. Draco, io…”

Avresti dovuto

 

Hermione gli fissò la nuca come se gli fosse spuntata una seconda testa.

“Cosa vuoi dire?”

“Quello che ho detto”

“Lo immaginavo”

Si sdraiò sul pavimento umido, appoggiando i gomiti sul bordo della vasca, a pochi centimetri dai capelli biondi di Draco. Fissava l’acqua.

Spiegami

 

Perché, perché le aveva fatto leggere quella cazzo di lettera.

E perché le ho detto così? Devo avere fagioli secchi, nel cervello.

Si sarebbe affogato, pur di evitare di rispondere.

 

“Non posso spiegartelo. Se non lo provi, non lo sai”

Hermione riprese a passare le dita nei fili quasi bianchi che sfioravano la nuca del ragazzo. Draco si sentì attraversare da un brivido quando gli sfiorò il collo.

Stette zitta, aspettando che si sentisse più a suo agio. Come avrebbe fatto con un animale selvatico. Perché Draco Malfoy era quello.

Un animale selvatico allergico al guinzaglio. Eppure glielo avevano stretto fin troppo intorno alla gola.

 

“Non fraintendermi, per favore. Io amavo mio padre. Davvero.”

Parlare non gli era mai costato tanta fatica.

“Ma non amavo quello che lui voleva farmi diventare, solo perché me lo aveva fatto tatuare addosso”

Liberò il braccio dal petto, il marchio nero evidente sotto l’acqua limpida. Storse le labbra in una smorfia.

“Era…fissato. Perso. Quello che per lui… per lui, era il bene…doveva esserlo anche per me”

Hermione gli passò la mani fra i capelli, le dita a massaggiargli la pelle. E il suo stomaco litigò di nuovo col resto del suo corpo.

“Devo ancora capire se dovrei essere disperato. O se invece dovrei evitare”

Sentì le dita di Hermione contrarsi.

Aveva frainteso.

Lo sapevo. Coscienza, muori affogata.

 

“Come fai a dire una cosa così? Era tuo padre, Draco!”

Lo vide voltarsi leggermente verso di lei, a metà fra la frustrazione e la rassegnazione.

“Hai la tua bacchetta con te?”

“Si perché?”

Lo guardò, perplessa. Lo vide prendere un respiro di troppo. Troppo lungo. Guardare altrove indeciso. Poi sembrò bloccarsi.

“Allora leggimi, Granger”

“Scusami?”

Leggimi

“Che vuoi dire?”

Legilimens, Granger…Hermione

 

Draco Malfoy, a sei anni, era un bambino cresciuto troppo in fretta. I suoi occhi erano già gelidi, mentre parlava con un Blaise Zabini in miniatura. Faceva strani sogni, sogni brutti, come tutti i bambini. Suo padre gli diceva che pensarci era da deboli. Sua madre l’avrebbe accolto nel “lettone”, ma un’occhiata di Lucius bastava a farla desistere.

Draco Malfoy, a sei anni, aveva già un accenno di occhiaie. Perché dormiva troppo poco.

Draco Malfoy, a nove anni, era un adulto. Forse un po’ troppo basso, ma un adulto. O almeno lo sembrava, mentre ascoltava suo padre che gli spiegava cos’era “bene” e cos’era “male”. Per lui era oro colato.

Non mostrarti umano.

Draco Malfoy, a undici anni, sull’espresso per Hogwarts aveva sulle spalle quasi più responsabilità di Harry Potter e della sua cicatrice. Doveva far contenti i suoi genitori, renderli fieri di lui. Ed ottenerlo, per tutti, significa sacrificio. Per lui equivaleva quasi ad una morte precoce.

Draco Malfoy, a quattordici anni, si era rotto un braccio dopo una caduta dalla scopa.

“Non fa male. Un Malfoy non si lamenta”. Draco gli avrebbe voluto tirare dietro tutto quello che aveva sotto mano, ma si limitò a ghignare.

A quattordici anni, Draco Malfoy ghignava come il più sarcastico degli assassini.

A sedici anni, Draco Malfoy era stato informato da una Bellatrix Lestrange in estasi del ritorno del Signore Oscuro.

“Finalmente il tuo destino si compirà, Draco. Farai ammenda del fallimento di tuo padre”

Le colpe dei padri, oggettivamente, crollano rovinosamente addosso ai figli. Sempre.

A sedici anni, Draco Malfoy avrebbe dovuto uccidere Silente.

A sedici anni, Draco Malfoy accettò di farsi marchiare come un animale per proteggere sua madre. E suo padre.

A sedici anni, Draco Malfoy puzzava di paura da lontano, ma non l’aveva mai dato a vedere. L’unica volta che si era lasciato andare Potter l’aveva trovato in bagno, e lo aveva praticamente scuoiato.

Non mostrarti umano.

A sedici anni, Draco Malfoy aveva paura persino di respirare. Avrebbe voluto non esistere. Avrebbe voluto essere qualcun altro.

A sedici anni, Draco Malfoy aveva fallito, ed era stato punito col suo secondo marchio. Ogni volta che se ne presentava l’occasione, il Signore Oscuro si divertiva a tormentarlo. Voleva distruggere la famiglia Malfoy, una famiglia di inetti. A partire dall’ultimo.

A diciassette anni, Draco Malfoy era entrato nella stanza di sua madre e l’aveva trovata morta. Il marchio nero scarabocchiato sul muro della stanza. A diciassette anni, Draco Malfoy era diventato di pietra.

A diciotto anni, Draco Malfoy aveva sperimentato tutto l’armamentario degli amici di Voldemort sulla propria pelle. Tutte tranne l’Avada Kedavra. Si sentiva una specie di catalogo.

A diciannove anni, Draco Malfoy era ad Hogwarts da mesi per finire gli studi. Come tutti gli studenti che avevano praticamente saltato il settimo anno. Il suo compleanno cadeva in giugno. L’aveva festeggiato senza rendersi conto che fosse passato.

E alla base di tutto stava la concezione di “bene” di Lucius Malfoy. La paura di contraddirlo di sua moglie. E la libertà strappata di suo figlio.

“Basta”

Hermione lo fissò, occhi sgranati. Si guardò intorno. Era caduta in acqua.

 

Teneva le palpebre così serrate che vedeva un sacco di palline colorate danzargli davanti agli occhi. E la testa gli scoppiava, ma sapeva che quello sarebbe stato l’unico modo.

“Capisci ora?”

Chiese, sentendo le sue difese crollare definitivamente davanti alla ragazza.

“Draco, uccidi Silente, Draco, salva tua madre, Draco va da zia Bellatrix, anche se sai perfettamente che ti porterà da lui, e lui si divertirà un mondo a vederti patire come un cane. Draco, salva tua madre, salva tua madre…”

Si prese la testa fra le mani, senza il coraggio di guardare Hermione in faccia.

“E’ l’unico ordine di mio padre a cui io abbia mai disobbedito. Ma io volevo farlo… io…”

Ringhiò per non mettersi a urlare, sentì le mani di Hermione sulle sue, ai lati del suo viso.

Salva tua madre, Draco. Salva tua madre, Draco...

Cantilenava come un disco rotto, la presa di Hermione sulle sue mani divenne più forte.

“E ho fallito di nuovo. Fallito. Di nuovo.”

“Draco…”

“Non ci sono riuscito, e lei è morta, ed è colpa mia

“Questo non è vero”

“Se fossi stato più coraggioso, se mi fossi rifiutato di farmi marchiare, mi avrebbero ammazzato. A me. Ma lei sarebbe viva.”

“Non dirlo nemmeno per scherzo”

Gli occhi di Draco erano febbricitanti.

Se qualcosa dev’essere distrutto, che lo sia almeno egregiamente.

E sia.

Prese fiato.

“A volte speravo che mi facesse secco, sai?”

Lo disse con una calma così innaturale che a Hermione vennero i brividi. Eppure era immersa in acqua calda.

“Lo speravo, e non capitava mai. Si divertiva a giocare con me, a minacciare mia madre. Mio padre.”

Scoppiò a ridere ,una risata di carta vetrata.

“Vorrei sapere di cosa mi minaccerebbe ora, se fosse vivo”

“Draco, basta”

“Se minacciasse di ammazzarmi, ormai, che vuoi che gli dica?”

“Draco…”

Prego signore, si serva! E un sano chissenefrega?”

“Draco!”

“Che ho da perdere, ormai? Voglio dire, non è che mi sia rimasto molto, beni materiali a parte”

Hermione non riusciva a farlo ragionare, non riusciva a farlo tacere, non riusciva a calmarlo. E guardarlo così le faceva paura. Era come guardare qualcuno mentre impazziva.

“Chissà, magari si inventerebbe qualche nuova maledizione solo per me. Sarei onorato

Hermione fece l’unica cosa che le venne in mente per chiudergli la bocca. Gliela chiuse con la propria. E funzionò. Lo sentì irrigidirsi per poi crollare tutto d’un colpo e stringerle le braccia intorno alle spalle, come fosse stata una scialuppa in mezzo a onde alte sei metri.

Si staccò da lui solo diversi secondi dopo.

“Sei salato Malfoy, stai piangendo?”

Seguì righe invisibili disegnate sul suo viso, Draco scosse la testa.

“Un Malfoy non piange mai”

“Ma Draco può farlo?”

Annuì.

“Qualche volta”

“E che sta facendo, adesso, Draco?”

Draco appoggiò la fronte sulle spalle della ragazza, sentì subito le sue dita intrecciarsi ai capelli biondi. Salutò il gesto con un sospiro sollevato.

Sente meno freddo

---

E siamo alla fine! Vi ringrazio, vi bacio, vi abbraccio e vi voglio bene. Scusatemi, di nuovo se non rispondo a tutti separatamente...ma sono in partenza! Ferie! Oh si! Goduria!

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, letto, recensito, apprezzato questo parto di storia che avete sotto gli occhi. Grazie. Assai. E buone vacanze.

Vale

 

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Capitolo 12
*** 12 ***


Hermione sentì di aver stabilito un nuovo record mondiale: mai, mai era capitato che Ginny Weasley fosse rimasta senza parole. Per quindici minuti filati. La fissava con la mandibola talmente dondolante che pensò che avrebbe potuto tranquillamente essere un’altalena.

Harry Potter la guardava come se avesse appena detto di aver copiato ad antiche rune.

Ron Weasley era rimasto con un panino nella trachea, ma pareva non essersene accorto. Se ne sarebbe reso conto quando l’apnea si sarebbe fatta sentire.

E tutto perché Hermione se ne era uscita con un:

Draco Malfoy è il mio ragazzo.

Il che, oggettivamente, poteva essere un tantino scioccante.

Il panico da notizia durò dieci minuti buoni, durante i quali Hermione Granger pensò che i suoi amici avrebbero fatto un figurone al M.me Tussaud di Londra. Chissà, finendo accanto a Johnny Depp Ginny sarebbe stata pure contenta.

“Stai scherzando?”

La rossa fu la prima a ricollegare la bocca al cervello.

“No”

“Oh, allora è perfetto!”

Ron e Harry la guardarono paralizzati, mentre scoppiava a ridere e si fiondava letteralmente al collo della Grifondoro più grande. Si scambiarono un’occhiata che somigliava molto a un: è sopravvissuta a Voldemort, Malfoy sarà più facile.

E, comunque, ora era Hermione quella con la mandibola alle ginocchia. Avrebbe detto che convincere i suoi amici sarebbe stato leggermente più difficile di così.

 

Draco Malfoy dovette affrontare un vero e proprio terzo grado da parte di Blaise Zabini, che lo lasciò con un mal di testa quasi peggiore di quello che gli lasciavano i suoi incubi notturni. Ai quali ora si poteva tranquillamente aggiungere la faccia di Blaise.

Fuggì dalla stanza quando si rese conto che il suo migliore amico aveva ancora qualche domanda da fargli.

 

“Credi che ti convenga?”

Hermione sobbalzò quando sentì la sua voce alle sue spalle, nel corridoio che dalla Sala Grande portava verso le aule.

“Che mi convenga cosa

“Stare con me Granger…Hermione

Sorrise, rendendosi conto di come si correggeva tutte le volte che la chiamava per cognome. Draco invece non sorrideva, la guardava quasi preoccupato.

“Perché non dovrei?”

“Perché non è salutare

“Sei tu quello che dorme nella neve, non io”

“Non è di questo che stavo parlando”

“E allora esplica, signor Malfoy”

Draco storse il naso e si avvicinò, presero a camminare accanto in mezzo agli studenti.

“Ti darò una dimostrazione pratica”

Hermione lo fissò senza capire, poi lui le indicò gli altri allievi che popolavano il corridoio.

Li stavano fissando come se avessero visto un paio di capre volanti. A Hermione venne quasi da ridere.

“Vogliamo renderlo più divertente?”

“Divertente? Che c’è di divertente?”

Draco la guardava confuso, e fu ancora più confuso quando la Grifondoro lo prese per mano davanti a tutti.

E i suddetti tutti spalancarono talmente gli occhi che avrebbero potuto essere una collezione di gufi.

Scoppiò a ridere di gola. Hermione si godette quel suono così sconosciuto. Sorrise.

“Malfoy”

“Draco”

Draco, voglio che tu mi prometta una cosa”

Hermione riprese a camminare trascinandoselo dietro, tenendolo per il polso.

Dipende

“Non è così che si risponde!”

La ragazza lo guardò accigliata, gli strappò quasi un sorriso.

“E dove sta scritto?”

“Platinato impossibile”

“Lo prendo come un complimento”

“E questa è la prova del nove”

“Seh, come vuoi”

“Allora, la mia promessa?”

Hermione si piantò in mezzo al corridoio, incurante degli sguardi che gli studenti incollavano loro addosso.

Neanche il bostik.

 

Draco Sentiva centinaia di sguardi addosso, e li odiava tutti. Odiava essere fissato, studiato, vivisezionato in quel modo. Ne era disgustato, non riusciva a difendersene, lo paralizzavano. Fissò gli occhi in quelli di Hermione sperando di non dare a vedere niente di quello che provava.

 

Hermione si rese conto che il suo platinato preferito non era esattamente a suo agio, e non tardò a capirne il motivo. Lo stavano distruggendo con gli occhi, lo fissavano così insistentemente che cominciò a darle fastidio. Era come se si aspettassero che lanciasse qualche incantesimo oscuro da un momento all’altro.

“Non avete pagato il biglietto, andate a guardare qualcos’altro”

Sputò le parole ringhiando.

E lasciatelo in pace.

Vide parecchi studenti voltarsi da altre parti, altri fingere improvvisamente di essere interessati al soffitto. Ghignò.

 

Vedere Hermione Granger ghignare era una cosa più unica che rara, ma la sua dimostrazione aveva funzionato perfettamente.

“Capisci perché ti dico che non è salutare stare con me?”

Hermione si strinse nelle spalle e riprese a camminare, sempre trascinandoselo dietro per la mano. Draco allungò il passo per tornarle accanto.

“Vuoi piantarla di strascicarmi in giro?”

“Scusami”

Allentò un po’ la presa sulle dita del biondo, rallentò il passo. Si lasciò raggiungere.

“Non dire stupidaggini”

“Scusa?”

 

Draco la guardò perplesso. Gli mancava il nesso logico della frase.

“Stupidaggini?”

“E’ perfettamente a posto, stare con te”

“Oh”

Hermione sorrise. Draco Malfoy senza parole.

Due record in un giorno solo.

 

“Cosa vuoi che ti prometta?”

Già.

Hermione si voltò a guardarlo negli occhi, quelle pozze d’acciaio nuvoloso che non sembravano mai serene.

Mai.

Voglio che tu renda i pugni quando ti arrivano

“Scusa?”

Hermione ammirò gli occhi grigi di Malfoy spalancarsi.

“Mi stai dicendo di andare a fare a botte?”

“No Draco, sto dicendo che quando ti attaccano devi difenderti. Sempre. Voglio che tu reagisca, non che tu subisca

Lo guardò incupirsi e distogliere lo sguardo.

“Ti prego

“E’ una promessa strana”

“Voglio che tu reagisca a tutto, Draco”

“Hm?”

Ormai il Serpeverde parlava senza guardarla, si era fermato a metà corridoio e fissava il muro di pietra.

“A tutto quello che ti è successo. Non subito, non tutto insieme. Anche un po’ per volta. Capisci?”

Draco boccheggiò.

“Anche un po’ per volta?”

“Anche un po’ per volta”

“A rate potrei quasi farcela”

Si strozzò sull’ultima sillaba, dopo che l’ondata di sarcasmo gli aveva lasciato un sapore acido in gola.

“Ci sono io”

“Lo so”

Gli sembrò di respirare meglio.

 

---

 

Voi non siete normali. Si, detto da me fa ridere, ma quando torni dalle ferie e ti trovi 21 recensioni in un capitolo solo...no, cioè, ecco. Voglio dire.

Descrizione esplicativa della mia faccia: O_O

Ergo, ho deciso di aggiungere qualche capitolo extra. Mh? Sorpresa d'agosto! :D

 

GRAZIE MILLE, sono commossa *_*

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Capitolo 13
*** 13 ***


Draco Malfoy non credeva di aver mai tenuto una mano sulla faccia tanto a lungo, gli si stava fondendo col naso. E non capiva come avesse potuto lasciarsi convincere.

Non mi sono lasciato convincere!

Hermione Granger riusciva ad essere estremamente convincente, quando voleva.

Si, ma non mi sono lasciato convincere!

Ed anche per una sciocchezza come quella era riuscita a fargli cambiare idea.

Ma non…

“Draco, puoi scollarti la mano dal viso? Guarda, che così stai meglio!”

Draco le lanciò un’occhiata che valeva una pugnalata, guardò la Grifondoro mettergli il broncio. Ma si staccò la mano dalla faccia.

Era sabato.

C’era la neve.

Mezza Hogwarts era nel parco a godersi il pomeriggio libero.

Ed Hermione l’aveva convinto ad uscire con lei senza gelatina.

 

“Avrei potuto uscire con un sacchetto di carta deambulante, se l’avessi saputo”

Hermione incrociò le braccia al petto in un modo che somigliava pericolosamente a quello di Molly Weasley.

“Ho levato la mano dalla faccia, Granger”

Lo vorrei io, un sacchetto di carta.

Hermione si fermò, voltandosi verso di lui. Gli prese il mento fra le dita, costringendolo a guardarla. Non aveva più i capelli incollati, immobili. Ora erano morbidi, si muovevano, erano vivi. E un ciuffo continuava a trovare la sua strada verso il suo occhio sinistro.

Occhi grigi e capelli biondi.

“Si, direi che è un bel miglioramento”

Gli passò un dito sulla linea perfettamente diritta del naso, la lasciò fare.

Lo baciò.

Ok, potrei stare anche senza sacchetto di carta. Magari mi ci abituo.

Poi sentì qualcosa di terribilmente freddo infilarglisi nella camicia. Nella schiena.

Hermione si staccò, iniziò a ridere.

 

Draco era immobile davanti a lei, come se una gruccia gli si fosse piantata fra le scapole.

Mentre la neve che Hermione gli aveva infilato nel colletto si scioglieva contro il calore del suo corpo.

Vedi coscienza. Anche i Malfoy emanano calore.

La coscienza non rispose. Draco ghignò.

 

Se lo sentì cadere addosso quasi istantaneamente, le si era lanciato sopra senza che lei nemmeno se ne accorgesse. Rise.

“Che animale sei, Draco? Una specie di felino?”

Un grosso felino bianco. Una specie di tigre albina.

Draco fissò il contrasto che i suoi capelli castani creavano col bianco abbacinante della neve sulla quale l’aveva gettata. Rispose ghignando a canini scoperti.

“O un furetto?”

Il ghignò diventò una smorfia. Hermione rise: mai avrebbe pensato, in vita sua, di vedere Draco Lucius Malfoy metterle il broncio.

 

“Questo era un colpo basso, Granger. La mia autostima potrebbe incrinarsi”

“Non hai senso dell’umorismo Malfoy?”

“No, ma trasudo sarcasmo

“E neve, dalla schiena”

“Potrei perdonarti per avercela infilata”

“Oh, e cosa dovrei fare per avere tale onore?”

Hermione sorrise, leccandogli il labbro inferiore. Draco resistette alla tentazione di usare il metodo che la Grifondoro aveva già sperimentato su di lui per chiudergli la bocca.

Stanotte dormi con me

Le chiuse la bocca anche senza usare il suo metodo. Muta.

 

Hermione fissò quelle pozze grigie che si confondevano col cielo di novembre. Certo, dentro quella pretesa c’era tutto ciò che da essa ci si poteva aspettare. Ma ci vedeva anche un’altra cosa. Una richiesta di aiuto, sepolta sotto tonnellate di neve ghiacciata. Una richiesta di compagnia che non si sarebbe mai sentita di evadere. Gli guardò i capelli bagnati di neve, per la seconda volta nel giro di pochi giorni. Se li ricordò macchiati di sangue. Represse un brivido.

Draco Malfoy era una persona invernale, l’incarnazione vivente della stagione più fredda dell’anno.

La mia stagione preferita.

Lo fissò.

“La neve ti dona, Draco”

“E’ un si?”

Annuì, chiudendogli la bocca.

 ---

 

Corto come una morte rapida, lo so. Il prossimo sarà più lungo! Come faccio a saperlo? Perchè lo scrivo io. No, dicevo. Ecco.

 

VeraAuxilia: Oilà, felice di averti fatta felice! Non contare fino a 5 però, di solito non funziona e poi ci si resta male. :D Questo dialogo ti è piaciuto?

Lightofmyeyes: Sarai accontentata! O per lo meno, ci provo... :D

Barbarak: Ottima similitudine, quella del vaso! Assai. Esatto§: non volevo creare problemi col trio dei miracoli, mi avrebbe fatto fatica risolverli dopo -pigrizia mode on- E avrai i tuoi capitoli, tutti quelli che vuoi :D

Prettyvitto: Assolutamente si! Le ferie mi hanno fatto bene!

Paula: Oddio, sono lusingata. Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. *_*

 

GRAZIE, VI AMO E VI ADORO COME LA PAPPA COL POMODORO!

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Capitolo 14
*** 14 ***


Uno dei principi della termodinamica stabilisce, a grandi linee: se un corpo freddo ed uno caldo si incontrano, quello caldo regalerà il suo calore a quello freddo.

Hermione lo scaldava dentro.

Non credeva che sarebbe mai diventato l’incarnazione vivente di uno dei principi della termodinamica.

Si perse un attimo a fissare i drappi rosso e oro che pendevano dal soffitto, storse il naso.

Hermione era caposcuola, quindi aveva una stanza tutta sua. Anche Blaise era caposcuola, ma gli avevano messo Draco in camera perché non avrebbero potuto metterlo con nessun altro.

Se non altro per la sua stessa sicurezza.

Hermione era caposcuola Grifondoro, quindi la sua stanza aveva i colori della sua casa.

Niente da eccepire.

Come no, sembra solo di essere già a Natale qua dentro.

 

Hermione lo guardò girovagare per la stanza, prendere contatto con l’ambiente, studiare il luogo. Come se guardasse un animale selvatico prendere contatto col suo nuovo habitat. Aveva un meraviglioso lupo bianco in giro per la camera da letto.

“Ti va di dormire qui stanotte?”

Draco le rispose con un ghigno.

“Vuoi dormire anche con Blaise?”

“Decisamente no”

“Allora si, voglio dormire qui stanotte”

Hermione sorrise.

“Anche se non ti piace la tappezzeria?”

“Tanto al buio non si vede”

 

Per grazia divina e fortuna di Hermione, era sera di luna piena: Draco aveva spento la luce, ma a farle vedere chiaramente tutto quello che voleva vedere ci pensava Ishtar. E quello che vedeva le piaceva, decisamente.

Pallido come la Luna stessa.

La peluria bionda che partiva dall’ombelico e arrivava all’inguine.

Una spolverata leggerissima di lentiggini sulle spalle.

Si innamorò all’istante delle lentiggini di quel ragazzo biondo vicino a lei, lo rendevano meno freddo, più morbido. Prese a baciarle, quasi una per una. Lo sentì tendere i muscoli sotto le labbra, per poi rilassarsi lentamente.

In ogni caso, la sua prima reazione era sempre quella di spaventarsi, e per lasciarsi andare ci metteva sempre un po’.

Il suo carattere chiuso non sarebbe mai cambiato, lo sapeva, ma per la sua paura sarebbe riuscita a fare qualcosa.

 

“Draco, hai le lentiggini”

Lo vide alzare la testa verso di lei, alzando la testa dalla sua pancia.

“Non è una domanda, vero?”

Scosse la testa, riccioli castani che si spandevano sul cuscino. Draco fece una smorfia.

“Ti avevo sempre immaginato come un pezzo unico

“Scusami?”

Il riflesso della luna su quegli occhi grigi stupiti era impagabile.

 

“Si, sai…sembri fatto di alabastro, come se tu non dovessi avere nei, lentiggini o quant’altro”

Draco rise, di gola. Di nuovo.

Amava vederlo ridere.

“Hermione, sono umano”

“Lo so, ma io l’ho scoperto solo da poco”

“Cosa, che ho le lentiggini?”

“No, che sei umano

La guardò, indeciso se offendersi o meno.

“Guarda che ci sono nato, umano”

“E hai finto di non esserlo fino ad ora”

Non si sarebbe offeso, sarebbe stato faticoso.

E, soprattutto, lei aveva ragione.

“Sono un attore nato”

Hermione sorrise.

“Lo so”

 

Il corpo di Hermione era così caldo che sentì che non avrebbe avito bisogno delle coperte per dormire, se fosse stato con lei. Anche se a dormire, in quel momento, non ci pensava nemmeno. Sentiva il suo calore attraversarlo come una scarica elettrica, era energia pura. Sarebbe morto se avesse smesso di toccarla. Assolutamente.

Che l’amore è tutto ciò che esiste, è tutto ciò che sappiamo dell’amore.

Sentiva le mani di Hermione sulle spalle, sulla schiena, sulle braccia, fra i capelli. E sentiva di respirare sempre più vicino a lei.

Uno dei principi della termodinamica stabilisce, a grandi linee: se un corpo freddo ed uno caldo si incontrano, quello caldo regalerà il suo calore a quello freddo.

Uno dei principi della termodinamica

Uno dei principi della termodinamica

Uno dei…

E lui aveva sempre avuto così tanto freddo che tutto quel calore, il calore di Hermione, lo stordì.

Si addormentò fra le braccia della Grifondoro come se farsi proteggere dai suoi incubi fosse la cosa più naturale del mondo. Anche se non era mai riuscito a farlo prima.

 

---

 

Si, ho preso in prestito una frase a Emily Dickinson. Una dea.

Fuggo al lavoro, ma prima una dovuta precisazione per Daffodil: il corsivo in prima persona sono i pensieri delle due creazioni della Rowling; le parole o le frasi non in prima persona sono frasi che voglio sottlineare. So che è confuso, ma non è che il mio cervello lo sia di meno :D

 

VI AMO E VI ADORO COME LA PAPPA COL POMODORO!

Vale

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Capitolo 15
*** 14 ***


“Forse non capisci la situazione”

Padre

“Non capisci la…”

“Padre.

“Situazione”

Padre!

“La situazione, Draco. Devi…”

No.

“Aiutare la tua famiglia, Draco. Madre…tua…”

Vide solo nebbia.

“Salvare..tua madre, Draco”

Nebbia nebbia nebbia. E due mani bianche sulla sua testa. E aveva solo tre anni, e le mani bianche erano così grandi. E buone. E c’era un anello verde, con una M sopra.

“Salvare tua madre, Draco”

Le mani lo tiravano su, si sentiva trasportare a mezz’aria, e vedeva due occhi grigi come i suoi e capelli biondi lunghi. Così lunghi…

Madre.

E un sorriso dietro sua madre, altre due mani più grandi, più forti. Facevano paura e davano sicurezza.

Padre.

Padre.

Padre.

“Salvare tua madre, Draco”

Nebbia. Nebbianebbianebbia. Nebbia.

E freddo. Dio, com’era freddo. E buio. E umido. E altre due mani bianche. Ossute.

Mani cattive, con una bacchetta in mano. Puntata contro di lui.

“Crucio”

Si svegliò urlando come un pazzo, le mani di Hermione sulle spalle.

 

Era da un po’ che lo guardava dormire, indecisa su cosa fare. L’aveva visto stringere le palpebre, una catenina d’argento al collo e un paio di boxer neri come pigiama. Poi aveva iniziato a urlare, e lei aveva preso a scuoterlo per svegliarlo.

Non c’era riuscita.

E poi lui si era svegliato da solo, aveva spalancato gli occhi. E lei ci aveva letto il buio.

“Draco”

Silenzio.

 

Continuava a fissare il baldacchino rosso ad occhi spalancati. Spostò gli occhi solo quando sentì le mani di Hermione sulla pelle del viso.

“Draco”

La guardò.

“Draco…Dray, mi senti? Stai bene?”

Annuì. Lento. Spostò gli occhi verso la finestra.

“Guardami”

Non lo fece.

“Draco, guardami

Si sentì spostare il viso, due mani fredde sulla sua pelle a bollore. La guardò di nuovo.

Era seduta sui suoi fianchi, aveva addosso la sua maglietta. Le stava enorme. Le stava bene.

“Draco, stai bene?”

Annuì.

“Era un brutto sogno”

Negò.

 

Hermione lo guardò accigliata.

Se non era un brutto sogno, cosa cavolo poteva essere?

“Cos’era?”

“Mi stavo ricordando…una cosa”

Lo vide riprendere a respirare regolarmente, appoggiarsi una mano sugli occhi, pollice e indice a contatto con le tempie.

Mio padre è morto

Hermione spalancò gli occhi.

 

L’aveva capito solo in quel momento.

Mio padre è morto.

L’aveva assimilato solo in quel momento.

Mio padre è morto.

Non respirava più.

Ma non avrebbe pianto.

Prese aria.

Gli sembrò di respirare nebbia.

 

Lo strinse fin quasi a soffocarlo. Lei, Hermione Granger, stava consolando qualcuno per la morte di Lucius Malfoy.

All’assurdo non c’è mai fine.

Però non stava consolando qualcuno, lei stava abbracciando Draco. Il ragazzo che l’aveva derisa per anni. Insultata per anni.

Che era così diverso da quello che voleva apparire. Che aveva bisogno di lei almeno quanto lei ne aveva di lui.

“Mio padre è morto”

Era un mantra.

“Lo so”

“Perché lo fai?”

“Perché faccio cosa?”

Dejà-vu.

 

“Tu lo odiavi. Come fai a consolarmi per la morte di qualcuno che odiavi?”

“Non odio te

“Io gli somiglio”

“Allora vuol dire che non lo conoscevo abbastanza bene

 

Spalancò gli occhi, fissando il cotone che le copriva l'ombelico, racchiuso com’era fra le sue braccia.

Mio padre è morto.

Tremò.

Mia madre è morta.

Cominciava a sentire la nausea. La sentiva tutte le volte.

Mia zia è morta.

La nausea.

Mia cugina è morta. Suo marito è morto. Non ho mai conosciuto mia cugina.

Deglutì.

Mio zio è morto.

Iniziò a respirare con la bocca. Nausea.

Mio zio è morto. Non lo conoscevo. Non conosco mia zia.

Assimilò le perdite, tutte insieme.

Mio padre è morto.

Chiuse gli occhi.

Mia madre è morta.

Era quello che si definiva un orfano. La nausea salì tutta insieme. Si fiondò in bagno bloccando la porta. Vomitò, mentre Hermione prendeva a pugni la porta. Urlandogli di aprire.

 

Prese la porta a pugni, poi avrebbe voluto prendere a pugni se stessa.

Hermione, cretina, hai una bacchetta.

Si meravigliò di quanto l’agitazione potesse darle alla testa. A lei, che il sangue freddo l’aveva sempre avuto. Ma era perché c’era lui dentro. Sicuramente.

“Alohomora”

Lo trovò ansimante, le mani appoggiate ai lati del lavandino. Si fissava nello specchio, come se si dovesse riconoscere. Gli passò una mano sul fianco, lo strinse.

“Vieni, ti faccio un the”

Lo fece sdraiare sul letto, scese nelle cucine. Quando tornò aveva due tazze di the caldo.

Accese la luce, lo guardò.

Dovette aguzzare la vista per vederle. Ma c’erano.

 

Draco scollò gli occhi dal baldacchino rosso, una gamba a penzoloni fuori dal letto, strinse le palpebre per difendersi dalla luce. Accettò la tazza fumante che gli stava passando. Accettò anche le domande che sarebbero arrivate. Lei le aveva viste, e lui non aveva fatto niente per nasconderle.

 

Il torace di Draco sembrava disegnato. Era la prima volta che lo vedeva in piena luce. Era la prima volta che vedeva le sue cicatrici.

“Cosa sono?”

“Cosa ti sembrano?”

“Cicatrici”

“Brillante”

“Cretino”

Sbuffò.

Draco, cosa sono?”

Draco prese aria a disagio, si voltò di nuovo verso la finestra.

“E’ il mio catalogo

Sbuffò.

“Sei in vendita?”

Suo malgrado, sorrise.

“Mi compreresti?”

“Ne ho bisogno?”

“No, mi hai già gratuitamente. E sappi che è un lusso”

Vide Hermione sorridere, mettendosi i pugni sui fianchi. Classico segnale che non se la sarebbe cavata così.

“Dray..cosa sono quelle?”

 

Chiuse gli occhi, tirando su la gamba. La cinse con un braccio. La avvicinò.

“Te l’ho detto, è il mio catalogo”

“Che vuol dire?”

“Vuol dire che ho inciso addosso tutto quello che mi è successo. Un po’ come un album di famiglia”

La vide irrigidirsi.

“Chi è stato?”

“Sono stati tanti. E tutti dicevano di essere dalla mia parte. Tranne uno”

Si passò un dito su una linea particolarmente lunga, che gli partiva da collo e finiva dentro i boxer. Era come una cerniera. Una zip.

Hermione capì subito.

Sectumsempra

“Brillante”

Sorrise, nascondendo gli occhi sotto i capelli biondi.

“E poi?”

“E poi cosa?”

“E poi chi è stato?”

“Mio padre, altri che non starò ad indicarti, mia zia, lui

Perché?”

“Perché nella mia famiglia se sbagli paghi, Granger. Hermione.”

“Ma sei..eri loro figlio. Suo figlio”

“Lo so. A maggior ragione, Hermione”

“E se io faccio così?”

 

Hermione si chinò su di lui, iniziando a seguire quelle linee più pallide di lui prima con le dita, poi con le labbra. Lo spinse contro il cuscino.

“Se fai così potrebbe venirmi voglia di procurarmene di nuove”

“Non dirlo nemmeno per scherzo”

“Io non scherzo mai

Vedremo

Riprese a seguire le linee sul costato, lasciando baci su tutta la lunghezza delle cicatrici. Draco un po’ resistette.

Solo un po’.

 ---

 

Veniamo a noi!

Piulia: Vero che Draco con le lentiggini è bello? Pallido com'è mi veniva strano immaginarmelo senza :D Spero di aver aggiornato abbastanza presto!

Insane: QUEL principio della termodinamica è l'unico che ho mai imparato, io e la fisica non siamo destinate all'amore reciproco. Però per lo meno a qualcosa è servito!

Barbarak: No, in effetti qualche incubo c'è stato -mi sento cattiva e crudele-. Ma qualche proprio. Cioè. Qualche. Ops :D

Padroncina: Grazie :D

Seven: Grazie mille! Sono felice che ti sia piaciuto, così come sono felice che ti siano piaciuti anche gli altri capitoli! Questo capitolo "coccola" un po' meno, ma nel prossimo vedrò di essere più buona. Forse. Se ci riesco :D

Prettyvitto: Prego! :D

Daffodil: Offesa? Nessuna offesa, anzi! E' giusto dare spiegazioni se vengono richieste :D Comunque: Si, Draco ha la testa più dura del burro surgelato. Che non è poco. Ma se lo scaldi si scioglie :D

Lady_Rose: Eh, parecchio! :D

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Capitolo 16
*** 16 ***


 

“Granger”

Blaise

Blaise Zabini la guardò per qualche centesimo di secondo, perplesso, prima di ficcare di nuovo la testa nel libro. Accennò un sorriso.

Hermione

Ecco fatto. Adesso possiamo parlare.

 

Blaise Zabini non si stupì affatto della domanda.

“Blaise, ti dispiace se ti rubo il compagno di stanza?”

“Oh, e dove pensi di farlo alloggiare?”

Hermione represse un ghigno. Stare con Malfoy la influenzava.

Decisamente.

“Sai Blaise, ho un letto abbastanza grande

“Perfetto allora, così potrò portare in camera mia Pansy”

“Ah si?”

Il sopracciglio sinistro alzato sulla faccia di Hermione era impagabile.

Oh si, Hermione”

La sua voce la raggiunse mentre stava per lasciare la biblioteca.

“Hermione, solo una cosa”

Si voltò, curiosa. Blaise era così serio da far quasi paura.

Te lo affido, Hermione. Stagli dietro tu. E fallo dormire sempre alla tua destra”

No, non è stato esattamente chiaro, su quest’ultimo punto.

Annuì. Di nuovo.

 

Draco Malfoy mollò il suo baule contro al muro, in quella che sarebbe stata la sua nuova stanza. Ne avevano discusso la sera prima.

Oh si.

E aveva scoperto che Hermione Jane Granger aveva la testa dura come un mulo. Irremovibile. Assoluta.

Non era convinto di quello che stava facendo. Affatto. E non per chissà quali inutili scrupoli morali, ma perché non voleva svegliarla ogni notte urlando come un ossesso. Ci aveva messo una mezz’ora buona a cavarsi le parole di bocca per dirglielo. E lei gli aveva risposto che i sogni sarebbero passati, prima o poi, e che se si svegliava di notte potevano benissimo impiegare il tempo in modo più divertente.

Un mulo, realmente. Sorrise. Dormire in quella stanza, con Hermione, sarebbe stato interessante. Come minimo.

Doveva solo riuscire ad abituarsi alla tappezzeria.

In puro stile natalizio.

Storse il naso, iniziando a stipare i suoi vestiti nell’armadio.

Lei ne valeva la pena. Anche di quella tappezzeria agghiacciante. Anche di dover temere di condividere i suoi incubi.

Anche di sapere che avrebbe dovuto farlo sicuramente.

 

Hermione Granger lo osservava e sorrideva, nascosta dietro la porta. Certo, era molto bello. Aristocratico. Intelligente.

Ma quando si trattava di sistemare i vestiti nell’armadio si rivelava per quello che era: un uomo. E come la maggior parte dei suoi colleghi assolutamente incapace di qualsiasi ordine logico fra cassetti e grucce.

Draco Lucius Malfoy, Serpeverde purosangue, bellezza altera. Affogato in un armadio.

“Potevi mettere tutto a posto con la bacchetta, sai”

Draco fece capolino da dietro un’anta di mogano.

“E toglierti la soddisfazione di prendermi in giro?”

“Sei decisamente troppo generoso

“Lo so, è solo una delle mie numerose qualità”

“Certo. E le altre sarebbero?”

Draco convinse una camicia ad adattarsi alla gruccia.

“Ti farei perdere tempo se mi mettessi ad elencarle tutte”

Hermione gli passò un maglione nero, lo vide piegarlo con qualche difficoltà e infilarlo in un cassetto. Riuscì a non scoppiare a ridere.

“Ottimo. Ma temo che la modestia non ci rientri”

“Che motivo avrei per essere modesto? La perfezione non ne ha bisogno”

 

Vide la Grifondoro avvicinarsi in modo quasi pericoloso al suo viso, si fermò a due centimetri dal naso prendendolo per la cravatta verde.

“La perfezione, Draco, è un difetto perfettamente curabile

Oddio.

“Quindi dice che ho speranze, dottoressa?”

Hermione si fece seria, fissando gli occhi grigi del ragazzo davanti a lei.

“Vorrei che tu ne avessi sempre avute di più, Draco”

 

Si bloccò.

Fermo.

“Non è roba che si trova al mercato”

Hermione annuì, strusciando una guancia contro la sua.

Un gatto coi riccioli.

“Lo so”

Basta così poco per toglierti l’equilibrio.

“Ti regalo un po’ della mia”

Lo sentì annuire contro il cespuglio dei suoi capelli.

E ci vorrà un po’ per fartelo ritrovare.

 

---

Veniamo a noi!

-dice, ma noi chi? Vabè.-

Piulia: Vedi, a questo giro sono stata più lenta. E il capitolo è pure corto! Sono imperdonabile :D

Lightofmyeyes: Uh, che bel nick *_* Ti rigrazio tantissimo!

Seven: Se ci si fa caso, in effetti, Draco ha il vuoto intorno. A parte che alla fine del 7° libro i suoi sono vivi, e qui no -mea culpa- ma una gran parte della sua famiglia è morta comunque. E credo che quando una cosa del genere ti entra nel cervello sia difficile da tirare fuori...grazie mille, assai *_* -si dice, mille assai? No vero? :D-

Rosa di cenere: Grazie mille! Si, quando non si prendono a ceffoni si completano decisamente :D

Lady_rose: La pappa al pomodoro è una delle gioie della vita :D

Hanon: Quella scena fa venire in mente coe strane, sicuramente non siamo le uniche :D

Padroncina: Grazie *_*

Barbarak: Si, ed è una cosa che la Rowling secondo me perde un po' per strada - poi però ci ripenso, guardo quanto sono alti i libri e immagino come diventerebbero se si fosse messa a scrivere tutto. e mi spavento :D-

Paula: Peto veniam! Sono rintronata, mi accorgo delle cose in ritardo abissale! Io credo che il rapporto fra Lucius e Draco fosse contorto che manco l'edera però, di fondo, molto bello. Forte, soprattutto. E si, Hermione è pesantemente scombussolata :D

Prettyvitto: La speranza è l'ultima a morire! -bang!- ops...

 

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Capitolo 17
*** 17 ***


“Malfoy”

Draco non si voltò nemmeno.

Che bisogno ne ho, se so già chi è?

“Cosa vuoi?”

Ascoltò il silenzio per una manciata di secondi, quanto bastava perché un ghigno sarcastico gli si disegnasse addosso.

“Voglio parlare con te, Malfoy”

Il ragazzo opalescente che dava le spalle al suo interlocutore si passò una mano fra i capelli.

Brutta abitudine, mio padre non approverebbe.

Non sapeva se sorridere o prendersi a pugni. Si limitò a respirare.

“E di cosa?”

Sentì sbuffare, un rumore spazientito.

Sorrise, di nuovo.

Finchè teneva le redini, sarebbe andato tutto bene.

“Vieni o no?”

Si voltò verso il ragazzo-sopravvissuto-che-voleva-parlare-con-lui-chissà-perché.

“Non riesci a parlare qui, Potter?”

“Preferirei un posto più tranquillo”

“Come vuoi. Fai strada tu, uomo del miracolo?”

La smorfia di Potter gli tirò su l’umore.

“Seguimi, furetto

 

“Blaise”

“Hermione”

La Grifondoro si sedette accanto al moro, appollaiati su una panchina del parco.

“Devo chiederti una cosa”

“Tutto per lei, signorina”

Hermione lo guardò a occhi spalancati.

Tutto per lei signorina?

“Cos’è questo attacco di gentilezza spropositata?”

Blaise rise scuotendo la testa, gli occhi chiusi.

“Hermione”

Riprese fiato.

“Stai salvando il mio migliore amico, come io non sarei mai riuscito. Ergo. Tutto per lei, signorina

 

Hermione sentì di stare diventando bordeaux.

“Grazie Blaise”

“Figurati. Cosa volevi chiedermi?”

Ecco. Sarà una domanda difficile.

 

“Cosa vuoi, Potter?”

Draco affogò le mani nelle tasche dei pantaloni neri, prendendo distrattamente a calci un sassolino, cercando di farlo cadere nel lago.

“Cos’ha in testa, Malfoy?”

Draco non si lasciò sfuggire l’occasione.

Mai e poi mai.

“Materia grigia, Potter. E parecchia.”

 

Hermione non riuscì a fare contatto visivo con Blaise mentre glielo chiedeva. Si vergognava, le sembrava di entrare in un territorio non suo.

“Blaise, cos’è successo a Draco?”

Blaise Zabini non cambiò nemmeno espressione, semplicemente rimase fermo, a fissare le mura enormi di Hogwarts che troneggiavano su di loro.

Non correre, Hermione

“Come?”

 

“Voglio dire, cos’ha in mente? Cosa vuoi fare?”

Draco si sentì sinceramente spaesato.

“E tu cosa vuoi dire?”

“Voglio dire, Malfoy”

Il bambino sopravvissuto fissò le acque del lago, come se non volesse dire quello che stava per dire.

“Cosa vuoi fare con Hermione? Hai in mente qualcosa?”

 

Rosso. Per così dire. Il modo di dire è quello.

E Draco ci vide rosso.

Sparisci

Lo sibilò.

Come un serpente.

Harry Potter lo fissò, aspettando una risposta.

Draco strinse le palpebre talmente forte da farsi male.

“Potter, sparisci

“Rispondimi, Malfoy”

“Non vedo perché dovrei”

“Perché sì”

“Oh, giusto. Logico. Malfoy è un Serpeverde, chissà cosa avrà in mente

Non si rese conto che era la frase più lunga che diceva a Harry Potter senza metterci insulti di mezzo.

“L’ultima volta che ho avuto in mente qualcosa, Potter, non è esattamente finita bene. Credi che abbia voglia di replicare?”

Il fiato di Greyback sul collo, un lampo verde e il corpo della sola persona che lo vedeva come Draco, e non come Malfoy, che cadeva dalla torre.

Si stritolò le tempie con la mano destra.

Bruciavano.

 

“Che vuoi dire, Blaise?”

“Dico che non devi bruciare le tappe

Hermione mise su un broncio da fotografia.

“In che senso”

“Nel senso, Hermione, che devi lasciare che sia lui a farsi capire.”

Blaise Zabini annuì, rivolto verso il nulla.

“E comunque, anche volendo, non posso aiutarti. Sai sicuramente tu più di me”

Hermione si fissò i piedi con un’intensità tale da farli sparire.

“Non è vero”

“Scusami?”

Fallo sempre dormire alla tua destra. Me l’hai detto tu, Blaise. Che significa?”

Blaise si maledisse.

Io e la soffitta che ho nel cervello.

 

“E’ per questo che te lo chiedo, Malfoy. Perché è finita male”

A Draco veniva da ridere. Se non fosse stato tanto impegnato a cercare di impedirsi di saltargli al collo l’avrebbe fatto.

Eccome.

Con la sua risata di carta vetrata che non arrivava mai agli occhi.

“Oh si, Potter. Cos’hai in testa, il Risiko? Credi che tutto sia strategia?”

Lo sguardo che Harry Potter si vide regalare non era da Malfoy.

Era quello di una bestia braccata.

“Oppure solo quello che faccio io?”

Scoppiò a ridere, si bruciò la gola.

 

“Preferirei non dirtelo”

“Ma Blaise…”

“Hermione, preferirei non dirtelo. Scusami. Ma credo sia una cosa che ti dirà lui quando se la sentirà”

Hermione Jane Granger si vergognò quasi, di aver chiesto una cosa del genere. In effetti, Blaise aveva assolutamente ragione.

“Già”

“Tanto di tempo ne avrete parecchio chiusi in camera tua, tutti soli…”

Blaise Zabini fece conoscenza approfondita della neve, cadendo di faccia dalla panchina. E non spontaneamente.

 

Harry James Potter si era ritrovato senza parole nel giro di pochi minuti. Draco Lucius Malfoy invece le stava tirando fuori tutte.

“Credi che non possa provare niente, Potter? Credi che sia solo vostra prerogativa?”

Non riusciva ad abbassare il volume della voce, sputava veleno.

“Spiacente. Davvero, mi dispiace. Sono umano, Potter. Umano quanto te, ragazzo prescelto per rompermi i cosiddetti

Le nocche di Draco erano così tirate da fare concorrenza alla neve.

“Cosa vorresti sapere, Potter? Se ho un piano per fare non so nemmeno io cosa? Cosa vuoi sapere? Dimmi cosa vuoi che ti dica, così te lo dico e ti levi di torno

Harry si trattenne da urlargli dietro.

“Voglio sapere se pensi di trattarla bene o se vuoi andarci a letto e basta!”

Draco rise, di nuovo.

“No Potter, voglio venderla al mercato nero. Cretino. Sembri scappato da uno di quei cosi che guardano i babbani…tele qualcosa”

“Telenovelas”

“Si, qualsiasi cosa siano”

Draco si tolse i capelli dagli occhi. Ci finivano sempre, da quando Hermione gli aveva detto che senza gelatina stava meglio.

“Non sono affari tuoi, Potter”

“Invece si”

“Li vedi i miei capelli?”

Harry strabuzzò gli occhi.

“Mi spieghi cosa c’entra, Malfoy?”

“Hai lo spirito d’osservazione di una grattugia”

“Cos’è, vuoi i complimenti per il tuo look spettinato?”

Esasperante.

Draco aveva voglia di dargli un pugno.

“No, ragazzo prescelto per rompermi i cosiddetti, i complimenti falli ad Hermione. È per lei che li porto così. Le piacciono di più”

Harry boccheggiò per cinque secondi buoni, prima di scoppiare a ridere.

“E spero che ti basti, come risposta”

Se c’era una cosa che Draco odiava, era sentirsi imbarazzato. Intrecciò le braccia sul petto e si diresse a passo di marcia verso il castello.

 

Harry Potter si ritrovò a fare una cosa che mai avrebbe pensato di fare.

“Malfoy!”

Vide la figura magra, vestita di nero, girarsi stizzita.

Troppo magra. Ci potrebbe pensare Molly Weasley.

“So che sei solo, per Natale”

Draco sentì un mattone cadergli nello stomaco. Stava cercando di non pensarci.

“E quindi, Potter? Vuoi farmi compagnia tu?”

Ringhiò.

Harry scosse la testa.

“No, tu farai compagnia a noi. Vieni a Grimmauld Place, almeno non sarai solo. E c’è Hermione.”

 

Draco lo guardò come se avesse appena detto che avrebbe sposato Ronald Weasley, vestito solo con due giarrettiere rosa. L’immagine era talmente disgustosa che non gli venne nemmeno da ridere.

“Stai scherzando, Potter?”

“Chiunque rinunci alla sua immagine per Hermione è benvenuto”

“Cosa fai, sfotti?”

“E dove starebbe la novità?”

“Non è nello spirito natalizio”

“Siamo a Novembre”

“Era la mia risposta”

“Non sei umano, sei un rebus

“Traducimi”

“Era un si?”

“Era un ci penserò

“Certo. Come no. Era un si”

Draco si strinse nelle spalle, alzando gli occhi al cielo.

Esasperante.

“Come vuoi tu, Potter”

Il mattone nel suo stomaco, però, pesava meno.

“Oh, Malfoy. Ci saranno anche i genitori di Hermione”

Ecco, ora forse pesa un pochino di più.

-------

 

A NOI!

Totalmente fuori stagione. Lo so. Siamo a settembre e io ragiono di Natale. Vabè.

Sono le 2:23 del mattino, ed ho sonno. Ma prima di crollare io devo RINGRAZIARE TUTTE PER LE RECENSIONI. Vi adoro, seriamente, e vi chiedo scusa se spesso non riesco a rispondere una per una -soprattutto quando mi metto a scrivere a quest'ora- ma sappiate che vi amo e vi adoro COME LA PAPPA COL POMODORO. Cioè parecchio, senza scherzi.

Besos!

Vale

 

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Capitolo 18
*** 18 ***


“Hermione Granger, uno dei tuoi migliori amici è da ricovero

Hermione si spaventò, chinata su un libro in biblioteca. Non l’aveva sentito arrivare.

Ha davvero il passo silenzioso di un gatto.

Si chinò di nuovo sulle righe d’inchiostro.

“Quale dei due?”

“Potter”

Hermione rise.

Non sai quanto, Draco”

 

La vide riporre il libro da due tonnellate nella borsa e buttarsela a tracolla come se fosse vuota. Si buttarono nei corridoi.

“Cos’è successo di così spaventoso?”

“Abbiamo parlato”

“Oh. È un passo avanti”

“E mi ha invitato per Natale

La mandibola di Hermione rischiò di toccare terra.

Cosa?

“Ti avevo detto che è da ricovero”

“Ma no! Cioè, è splendido! Bellissimo!...gli hai fatto mangiare qualcosa di strano?”

La mano di Draco si stampò sulla sua fronte con un rumore quasi comico.

“No, Granger. Non gli ho fatto mangiare qualcosa di strano. Anzi. Fino a pochi minuti prima stavamo allegramente litigando”

“Capisco. Questo sembra già più normale”

“Preferisci che cerchiamo di essere civili o che ci prendiamo a manate? Perché non sei molto chiara”

“Apprezzo il fatto che siate civili, ma il fatto che ti abbia invitato per Natale mi fa quasi paura”

“Dovrei averne? Dici che il tuo Potter preferito vuole avvelenarmi?”

Si passò una mano fra i capelli, abitudine acquisita dopo aver rotto con la gelatina.

“No, anzi. Penso che Molly ti farebbe riprendere un po’ di peso. Sei troppo magro”

Draco incassò senza battere ciglio.

“A-ha. E chi sarebbe Molly?”

“Molly Weasley. La madre di Ron”

“Oh. Quindi pare che farò la conoscenza di tutta la nidiata”

Hai accettato?!

“Mi pareva scontato tu ci fossi arrivata, vista la piega della conversazione”

“Oddio. Ecco. Non è che Harry ha fatto mangiare qualcosa di strano a te?”

“No, Hermione. No.”

“Ottimo”

Il ghigno dipinto sul viso di Hermione fu abbastanza per farlo sudare freddo.

“Hermione”

“Hm?”

“Ci saranno anche i tuoi?”

“Oh? Si. Di che ti preoccupi?”

“Io? Di niente. Ho la faccia preoccupata?”

“Preoccupata è un eufemismo

 

Lo vide passarsi una mano sulla fronte, tirare indietro i capelli e sbuffare.

Visibilmente nervoso.

“Draco?”

Gli occhi color cielo nuvoloso si piantarono nei suoi.

“Si?”

“Andrà tutto bene. Non capisco di cosa ti stai preoccupando”

“Si?”

Si

“Anche se sono quello che ti ha preso in giro, offesa, evitata come la peste…mia zia ti ha torturata. A me non andrebbe tutto bene, se fossi i tuoi genitori”

“Draco”

 

Vide Hermione avvicinarsi al suo viso, chiudergli la bocca con un bacio.

“Calmati. Andrà tutto bene. Va tutto bene

Draco la fissò come se avesse battuto la testa.

“Chiaro?”

“Come il sole di notte, Hermione. Scusami, vado un momento in bagno”

Si sentì bloccare per un braccio, tirare indietro.

Hermione lo guardava. Fissa. Seria.

“Ti sei spaventato?”

“No. No. Scusami”

 

Lo guardò infilarsi nel bagno a testa bassa. Lo aspettò fuori.

 

Quando uscì la trovò sulla porta, non si sera spostata di un centimetro.

La dimostrazione vivente della testa di granito delle donne.

“Ti sei spaventato”

Appunto.

Solo che non era più una domanda. Era certezza. Prese aria, capì che sarebbe stata una conversazione quantomeno rivelatrice. Almeno da parte sua.

“Di che stai parlando?”

Fingi, fai finta di niente.

“Di te”

“Non sono spaventato”

Bravo, così.

“Sono terrorizzato”

Cretino!

 

Hermione lo fissò, non sapeva se ridere o cercare di restare seria.

“E perché, se posso chiederlo?”

Stai scherzando?

Draco prese seriamente in considerazione una commozione cerebrale.

Chissà, magari è caduta dalle scale. E ha battuto la testa.

 

“No, non scherzo”

“Perché?”

“Perché mi sembra ovvio. Sarò in casa di Harry Potter, casa che apparteneva a Sirius Black, mio cugino. Credo. Che mia zia ha ammazzato. Oh, e che altro? Ci saranno i Weasley. Già. I Mangiamorte hanno ucciso uno dei due gemelli no? Uno dei fratelli più grandi di Ronald. Lui. Cioè. Weasley. E poi… dunque. Ci saranno i tuoi, che immagino sappiano chi sono. E Ted Lupin, figlio di mia cugina morta e di suo marito morto, sempre per gentile concessione dei Mangiamorte. E mia madre era sorella della madre di Nimphadora Tonks, ma la odiava. Oh aspetta. Mia zia ti ha torturata. Già. Mh. Mi dimenticavo che Voldemort ha fatto fuori i genitori di Potter. E che io ho fatto entrare a scuola Grayback. Sai, quello che ha sfregiato l’altro fratello di Weasley, quello che ha la fissa dei draghi. E come scordarsi che Silente è stato fatto fuori la stessa notte?”

Scoppiò a ridere. Hermione si spaventò.

“E mi chiedi perché sono terrorizzato, Hermione? Chissà cosa ne direbbe mio pa…”

Sbarrò gli occhi.

“Scusa. È che ancora non ci sono abituato”

“A cosa?”

“Al vuoto che ho intorno nel mio albero genealogico”

Hermione gli passò una mano sulla fronte, lo vide chiudere gli occhi.

“Cosa direbbe tuo padre di cosa?”

“Del fatto che ho paura

 

Hermione gli prese il viso fra le mani, lo obbligò ad abbassarsi per guardarlo negli occhi.

Quegli occhi che non ridevano mai.

“Ora ascoltami bene, Draco Lucius Malfoy, perché non mi ripeterò”

Aspettò che annuisse.

 

“La guerra è finita, Draco. Finita.”

“Non è così che funziona”

“Draco, la guerra è finita, e tutto quello che hai detto prima non è successo solo per colpa tua

“Sono il riassunto umano ideale di tutto, invece. La summa perfetta

“Ti ho già detto che la perfezione è un difetto curabile”

“Non in questo caso, nemmeno con un oblivion fatto bene. A mezzo mondo magico”

“Il tuo pessimismo cosmico è paragonabile solo a quello di Leopardi. O Schopenhauer”

“Le persone ottimiste chiamano i realisti pessimisti

“Ti sembro ottimista?”

Draco prese aria, appoggiò la fronte a quella di Hermione, inondata di riccioli.

“Sicuramente più di me”

“Non che ci voglia tanto”

“Hermione, quella gente mi odia. Ed ha pure ragione a farlo”

Sentì la testa della Grifondoro scuotersi. Negava.

“No Draco. Harry te l’ha dimostrato invitandoti. Lui non ti odia. E vedrai che non ti odieranno nemmeno i miei genitori. E forse neanche i Weasley. Non Ginny, di sicuro.”

 

Lo vide aprire gli occhi, scrutarla dubbioso.

“E tu che ne sai?”

“E’ felice del fatto che tu sia il mio ragazzo.”

“Oh beh. Ok. Lei ha sempre avuto gusti strani

“E’ una velata allusione a Harry?”

“Io non ho detto niente, hai fatto tutto da sola”

 

Hermione non si allontanò da lui, come si aspettava. Aveva imparato a leggerlo. Aveva capito che quando la buttava sullo scherzo lo faceva per svicolare.

Non ci casca più.

“Verrai davvero?”

“Ti ho già detto di si”

“Non voglio che tu ti senta costretto

“Per una volta che scelgo di testa mia hai paura che mi senta costretto?”

La vide sorridere fra la massa riccioluta che le copriva la testa.

“Draco”

“Dimmi”

“Mi dispiace per tuo padre”

Non ora, per favore”

 

Annuì, allontanando la fronte dalla sua.

“D’accordo. Facciamo una passeggiata?”

Adesso?

“Cosa c’è di strano?”

“C’è che fra freddo, è buio, c’è la neve ed è ora di cena”

“Possiamo cenare dopo, nelle cucine”

“Non ti preoccupi più per quei poveri elfi?”

Lo fissò con un broncio magistrale.

“Non sei divertente”

“Ah no? Ammettilo, che ti sei innamorata del mio fine umorismo”

“Certo Malfoy. Così fine che non si vede nemmeno”

“Siamo in vena di sarcasmo?”

“Mai quanto te”

“Giusto. Non rubarmi il mestiere. Allora, questa passeggiata?”

“Il principe acconsente?”

“Solo se lei mi accompagna, principessa

“Draco”

Cosa c’è?

 

La guardò restare indietro di qualche passo, si bloccò quando sentì cosa aveva da dirgli.

“Non sei solo. Ci sono io

Sorrise. Un sorriso vero, non un mezzo ghigno.

Ogni tanto me lo posso concedere.

“Lo so. Solo, ricordamelo ogni tanto”

“Ne hai bisogno?”

Mi piace sentirmelo dire

 

--

Olè!

Dunque.

Silvj: Grazie mille *_* Non ti sei persa niente, sono io che da brava sadica non l'ho ancora detto. Buahaha! :D

Yumi: Il faccia a faccia fra Draco e Harry me lo pregustavo da un po', ma avevo bisogno del momento giiusto per inserirlo... sono felice ti sia piaciuto :D

Seven: Era da un po' che me lo sognavo un faccia a faccia così fra Harry e Draco...a volte pare che gli unici con un po' di umanità siano i Grifondoro e pochi altri...un bello sfogo, ecco! :D E chissà che non possano pure diventare amici, questi due. Amici. Cioè. Quasi.

Bastii: Eh, cosa succederà? Lo scoprirete quando lo scoprirò io! Siamo a cavallo :D

Rosa di cenere: Grazie mille *_* Anch'io ho una fissa malata per il Natale, ci penso già ora...ma se mi dici che lo fai anche tu mi preoccupo meno :D

Lightofmyeyes: Blaise è un po' la versione Serpeverde di Ron...lo voglio anch'io un Blaise :D

Mariuccia: Grazie 1000! Anch'io non vedo l'ora di scoprirlo, perchè non ne ho la più pallida idea :D

Romina75: Si? Vado subito a vedere, sono curiosa! -va a spulciare-

Prettyvitto: Come reagirà Ron? Rooon! Roooooon! No, niente. Dorme. :D

Padroncina: I genitori di Hermione, sarà epico XD

Veracrus: Decisamente, ci si deve sempre definire. Fossimo vocabolari ambulanti sarebbe più facile ma ahimè, non ci è dato. Grazie mille *_*

Daffodil: Vado subito a leggermela! E il capitolo voleva essere comico, quindi la reazione del ridacchiamento è più che appropriata. I "suoceri". Definizione splendida XD

Lady_rose: Uh, capodanno! Ci starebbe bene! *_*

 

Barbarak: E Natale sia :D Draco non ammetterebbe mai una cosa simile davanti ad Harry, ma in qualche modo si è fatto intendere. E' un rebus, non un essere umano. Ma Hermione si è allenata con la settimana enigmistica.

E sia, ti adoro come la pasta col ragù :D


 

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Capitolo 19
*** 19 ***


Prendere, imparare, restituire.

Tecnicamente funzionava così.

 

Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley si erano rintanati nella sala comune a godersi un’ora di libertà dalle lezioni. O meglio. Ron e Harry si godevano un’ora libera dalle lezioni. Hermione Granger si era tuffata di testa in un saggio di artimanzia e non ne voleva sapere di riemergere. E non valevano nulla le proposte di molla-quel-libro-e-fai-una-partita-a-carte dei due amici. Aveva deciso di bersi quel libro tutto insieme.

 

La parte di prenderle era tutt’ora in corso, quella di imparare stava arrivando, e quella di restituire sarebbe giunta a breve.

 

Era un ottimo libro. Chiaro. Scritto con tutti i crismi. Forse un pelino pesante.

Ok, d’accordo.

Lo accantonò con un sorriso a Ron ed Harry, pronta ad unirsi a loro.

 

Draco scansò uno spintone. La parte imparare era quasi finita. Ormai aveva capito com’è che si muoveva il ragazzo sconosciuto davanti a lui. La parte prenderle invece ogni tanto si rifaceva viva.

 

Harry distribuì le carte. Ron le ammucchiò in un mazzo disordinato. Hermione le stese perfettamente a ventaglio in una mano sola.

 

Draco si trovò steso per terra senza nemmeno accorgersene. Si rialzò ringhiando. Si sentì bloccare proprio mentre stava per avventarsi alla gola del tizio sconosciuto davanti a lui.

 

Ron biascicò qualcosa di poco chiaro buttando giù un due di fiori. Non ne era convinto.

Ma magari, conoscendolo, sta già pensando a cosa ci sarà per cena.

Non ebbe tempo di pentirsene, perché una tempesta di capelli rossi si fiondò sul tavolino buttando tutte le carte a terra.

“Ginny?”

Harry la guardò alzando un sopracciglio

“Che succede?”

Harry si sentì prendere di peso e trascinare correndo in corridoio. Ginny condì il tutto con un “Seguitemi”

Le carte restarono a terra, in ogni caso.

 

“Draco, calmati!”

“Come sta mammina, Malfoy? Ora che papà l’ha raggiunto si sente meno sola?”

Draco diede uno strattone cercando di liberarsi. Non cercò nemmeno di vedere chi lo stava trattenendo.

“E tu quando pensi di raggiungerli? Ci inquini l’aria”

“Dray!”

“Andrai a farti consolare dalla tua puttanella, Malfoy?”

 

“Ginny, che sta succedendo?”

Il ragazzo sopravvissuto si ritrovò a sperare di sopravvivere a quella corsa a rotta di collo verso la biblioteca.

“Zitto, Harry, e corri!”

 

Fai quello che vuoi, ma non parlare di mia madre.

Un altro strattone, non lo mollarono.

Non parlare di mio padre.

Sentì le porte della biblioteca aprirsi.

Non osare parlare di lei.

 

Hermione inchiodò sulla soglia, poi entrò rischiando di cadere quando Ginny inciampò e  le diede uno spintone.

Zacharias Smith era in piedi davanti a Draco. Draco era tenuto bloccato da Blaise, che lo teneva per le braccia. E Blaise faticava a trattenerlo, pur essendo tutt’altro che mingherlino, i suoi muscoli li aveva. Quello non era Draco, era un gomitolo di rabbia.

 

“Ti sei beccato un bel po’ di botte”

“Fossero le prime”

Hermione resistette all’impulso di prenderlo a schiaffi, gli passò l’indice dove fino a poco prima c’era il livido lasciato da Smith. Aveva fatto una lavoro da infermiera provetta.

“Mi spieghi perché vi siete azzuffati?”

Draco si lasciò scappare una smorfia di disappunto, prima di sdraiarsi sul letto della stanza di Hermione. Della loro stanza.

“Sarà la quinta volta che me lo chiedi”

“Forse perché, per la quinta volta, non ti sei degnato di rispondermi”

“Avevo più di un motivo”

“Me ne basta uno”

“Oh no, ti conosco. Li vuoi sapere tutti”

“E se fosse?”

“Non mi stupirei”

Hermione si sedette accanto a lui, la degna personificazione dell’esasperazione.

“Draco, se Ron non ti avesse fermato avresti strozzato Smith”

“E ci sarebbe stato più ossigeno per tutti sulla Terra”

“E tu adesso avresti una comoda suite ad Azkaban”

Adesso la degna personificazione dell’esasperazione era lui.

Ronald l’aveva bloccato appena in tempo e portato via di peso dalla biblioteca, quando era riuscito a liberarsi dalle braccia di Blaise. Era stupito. Ronald l’aveva aiutato, in un certo senso. C’era di che spaventarsi. E Potter era riuscito a convincere Blaise a non ammazzare Smith. E Ginevra era andata a chiamare gli altri per dargli una mano.

Incredibile ma vero.

Ed Hermione non aveva nemmeno minacciato di avvertire i professori se non l’avesse piantata con le sue manie omicide. E a quel punto avrebbe dovuto spaventarsi sul serio. Se non si era preso una punizione lo doveva a loro. E al fatto che madama Prince fosse fuori portata uditiva.

“Li vuoi in ordine alfabetico, i miei motivi?”

Ghignò, voltandosi verso di lei.

“Basta che li sputi fuori, Malfoy”

 

Hermione si mise comoda. Nel gioco della pazienza, non la batteva nessuno.

Mai.

 

Draco sentì il ghigno scivolare via inesorabilmente, trasformandosi in una smorfia rabbiosa.

“Aveva insultato mia madre. E mio padre. E…”

Prese aria.

“E te”

“So difendermi da sola dagli insulti”

“Non quando non ci sei”

“E cosa avrebbe detto?”

Draco affogò nel cuscino, si stese sulla pancia.

“Preferirei non ripeterlo”

“D’accordo”

Hermione prese ad accarezzargli la schiena, disegnando figure concentriche, circolari. Lo sentì tendersi al tocco, per poi rilassarsi dopo qualche minuto.

Come sempre.

“Ti da fastidio se ti tocco?”

Un paio di occhi grigi, conditi da un ciuffo quasi bianco, sbucarono fuori dalla massa di cotone in cui si erano ficcati.

Affatto. Perché me lo chiedi?”

“Impressione”

“Tant’è”

Hermione appoggiò tutto il palmo della mano sulla schiena di Draco, gli scostò il maglione fino ad arrivare alla pelle nuda. Il ragazzo opalescente che aveva di fianco si tese di nuovo, poi si sciolse, avvicinandosi a lei.

“I motivi sono finiti?”

Lo chiese continuando a farsi scorrere la pelle di lui sotto i polpastrelli. Era sempre così fredda. Come se qualcosa gli impedisse di scaldarsi. Lo vide scuotere la testa.

“Te lo avevo promesso

“Cosa, di pestare Smith?”

“Tecnicamente ne ho prese più di lui”

“Non svicolare, Dray. Lo fai spesso”

“Abitudine”

“Insomma?”

“Tu mi hai detto di renderle, di non subire soltanto. Mi sto applicando”

 

Draco sentì la mano di Hermione fermarsi di botto, gli sembrò di avere più freddo senza quella presenza rassicurante. Respirò sollevato quando sentì la carezza riprendere.

“Cosa ti aveva detto?”

“Ti ho già detto che preferirei non dirtelo”

Preferirei saperlo

“Non ti piacerà”

“Mi stupirebbe il contrario”

Draco si voltò, sdraiandosi sulla schiena. Le lenzuola rosso ed oro lo circondavano come una cornice.

Un quadro preraffaellita.

“Potrei recitartelo, sai. Come sta mammina, ora che papà l’ha raggiunta è felice? E poi il solito cliché. Quand’è che li raggiungi? Non hanno molta fantasia”

Hermione strinse i pugni. Non aveva amato i coniugi Malfoy. Affatto. Ma non poteva accettare una cosa simile.

“E poi?”

“Hermione…”

E poi?

“Ti ha chiamata puttanella

La vide congelarsi, poi però tornò tranquilla.

“Credevo peggio. Poca fantasia davvero”

“Non ti da fastidio?”

“Affatto. So di non esserlo, e tanto basta”

“Pensavo che saresti andata a finire di ucciderlo. Mi stavo pregustando la scena”

Hermione sorrise.

Maliziosa.

“Tu hai molto da imparare, sulle donne”

“Questo lo dici tu

“Vedi qualcun altro, in questa stanza?”

“Non direi”

“Vedi Draco, alcuni uomini vedono le donne come un accessorio, una specie di bell’orologio da portare al polso. E se quando ci provi non ci stanno diventano puttanelle.”

“Smith ci aveva provato con te?”

“Brillante deduzione”

“E tu?”

“Cosa ne pensi?”

 

Draco non le rispose, si limitò ad allargare un po’ gli angoli della bocca in un sorriso un po’ tirato. Hermione si chinò su di lui, prendendo a baciargli l’osso della clavicola.

“Potrei citarti Coco Chanel”

“La stilista?”

“A-ha”

“Fai pure”

Hermione ridacchiò, facendo rabbrividire Draco con l’aria che le uscì dalle narici. Gli sfilò il maglione.

“Coco Chanel diceva che non importa quanto un uomo possa impegnarsi, resterà sempre un accessorio della donna

Draco non fece opposizione alcuna, quando Hermione prese a sbottonargli la camicia.

“Coco Chanel non conosceva me

Soppresse un brivido di freddo quando la Grifondoro finì di aprire tutti i bottoni.

“Anche se ti avesse conosciuto, Dray, temo che l’avrebbe detto comunque”

“Mi stai provocando?”

 

Hermione si trovò improvvisamente sotto di lui, le mani imprigionate in una delle sue, l’altra a farle il solletico.

“Sono più forte di te, sai. Chissà cosa potrei farti”

“Ti do un’altra notizia, Draco”

Lo disse appena riuscì a parlare, quando lui smise col solletico.

“Madre Natura ha dato all’uomo la forza bruta, e il cervello alla donna. Sai, per compensare

Draco ghignò, poi si dedicò alla sua camicia.

Sei ancora troppo vestita, per i miei gusti.

 ---

 

Scusate, di nuovo non riesco a rispondere a tutte le recensioni. Ho sonno, ho la testa che sta minacciando di esplodermi -e poi mi toccherebbe ripulire la poca materia grigia che ho, che sicuramente resterebbe appiccicata ai muri,e farmela rientrare in testa dalle orecchie- ma non potevo lasciarvi senza capitolo anche oggi! Era un po' che non aggiornavo!

Vi amo e vi adoro come la pappa col pomodoro, e la psta col sugo :D

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Capitolo 20
*** 20 ***


Il letto era così freddo. E pendeva di lato. Allungò una mano per stringere quella di un’altra persona. Un’altra mano fredda. Immobile. Rigida.

Un’altra mano morta.

Non la mollò. Non la voleva lasciare. Non l’aveva lasciata nemmeno quando Blaise aveva cercato di convincerlo. Blaise parlava, lui fissava quella mano. Morta. Non lo guardava nemmeno. Non lo ascoltava nemmeno.

Blaise parlava, e lui stringeva una mano morta.

I maghi del ministero erano arrivati per portare via quella mano. La persona a cui apparteneva quella mano.

Lui non l’aveva lasciata. Anche se era così fredda. Anche se era morta. Blaise l’aveva trattenuto per le braccia, mentre cercava di impedire che portassero via quella donna bionda. Aveva urlato. Parecchio.

 

Hermione si svegliò, sentendo la mano di Draco infilarsi nella sua. Sorrise.

 

Era rimasto in quel letto per ore. Giorni. Nella stessa posizione. A stringere una mano che non c’era. A fingere di ascoltare Blaise che parlava. Che gli diceva di mangiare qualcosa.

 

“Sta zitto, Blaise”

Hermione sorrise, di nuovo.

Chissà che accidenti stava sognando. Non le pareva niente di grave, per ora.

 

Era rimasto in quel letto a stringere una mano che non c’era. Era rimasto in quel letto per giorni. A stringere una mano di una persona morta. Una mano di una persona morta che non c’era. Un giorno si era svegliato sentendo che la sua mano stava stringendo di nuovo qualcosa. Qualcuno. Si era svegliato vedendo un paio di occhi identici ai suoi.

 

Draco si svegliò di soprassalto, urlò. Schizzò a sedere sul letto. Vide gli occhi di Hermione fissarlo spaventati.

Di nuovo.

Non faccio in tempo a convincermi di stare bene, che mi smentisco subito dopo.

Si rese conto che la sua mano destra stava stritolando quella di Hermione. La lasciò subito.

“Ti ho fatto male?”

 

“No”

Hermione lo fissò, cercando di capire cosa c’era che non andava. Le sembrava tutto a posto fino a poco prima. Un dettaglio le stava dando fastidio, c’era qualcosa che non tornava. Guardò la mano che fino a pochi secondi fa stava stringendo disperatamente la sua. La mano destra di Draco. Spalancò gli occhi.

Fallo dormire sempre alla tua destra.

Draco era dalla parte sbagliata.

Con tutta quella ginnastica di ieri sera, non me ne ero resa conto.

 

Chiedimelo, avanti.

Draco sbuffò, esasperato. Sapeva che sarebbe successo. L’aveva accettato quando aveva deciso di trasferirsi letteralmente nella sua stanza. Lo sapeva che avrebbe dovuto condividere i suoi incubi. Anche quello.

“Cos’è successo?”

Domanda precisa. E prevedibile.

“Un brutto sogno”

“Fin qui c’ero arrivata”

“E immagino non ti basti”

La guardò scuotere la testa, si stese di nuovo sul letto.

“Me lo faccio bastare, se non ti senti di parlarne”

Draco aprì gli occhi, ringraziandola mentalmente per quelle poche ore di tranquillità che ancora gli concedeva.

“Domattina, mh?”

“Che giorno è domani?”

Hermione che gli chiedeva che giorno sarebbe stato domani. La persona più precisa del mondo che non sapeva che giorno era. Il sonno doveva averla scollegata. Riuscì a sorridere al pensiero.

“E’ domenica”

“Accordato, furetto”

 

Sentì Draco grugnire qualcosa di non meglio definito, lo prese per un braccio attirandolo verso di sè.

“Dormi ora, Dray. Tanto ormai furetto è un soprannome che non ti scolli più”

“Lieto di saperlo, principessa

 

---

HA! Lo so, sono una stronza sadica a chiuderla qui. Ma al prossimo capitolo vi spiego eh, promesso. Non odiatemi. Comunque qualcosa si capisce, fra le righe...suvvia, suvvia!

Seven: Oddio, le tue recensioni sono sempre splendide! Capisci meglio di me quello che ho scritto! Poi mi spieghi com'è che fai. Comunque, cerco di mantenere una certa linea logica, per non saltare subito agli avvenimenti. Altrimenti qui finisce subito, e poi io che faccio? :D

 

Elve89: Ci stiamo avvicinando! Al prossimo giro vedrò di dissipare ogni tuo dubbio. Promesso! :D

 

Barbarak: Coco Chanel per certe cose era un genio. Puro. Poi vabè, quando disegnava vestiti di fogge non esattamente indossabili con comodità era un po' particolare, ma era un genio di donna. Formato tascabile!

 

Mirya: Uh, che bel nick! Ci piace. Ti ringrazio tantissimo! Comunque io parlo come scrivo, sul serio. A volte devo ripetere un discorso 3 volte per farmi capire...ma non è colpa degli altri, è colpa mia! Mi parte un treno mentale al secondo! :D Aggiorno presto, promesso :D

 

Paula: Gli ormoni sono sempre traditori :D I battibecchi sono le cose più divertenti da scrivere, non ce li vedo questi due a parlare senza tirarsi nemmeno una frecciatina -e poi sarebbero di una noia paralizzante- Il lato destro del letto... tutto nella prossima puntata! -buahahah! risata sadica-

 

Punkinetta: Peto veniam! Il prossimo capitolo arriverà piuttosto in fretta, promesso :D E..si, la pappa al pomodoro è parecchio buona, te la consiglio -più d'inverno che ora che ancora non fa freddo, però!-

 

Gufetta_95: Ecco a te il capitolo! Si, Draco si sta sciogliendo un po' per volta...e onestamente non so nemmeno io cosa ne tirerò fuori alla fine :D

 

Pikkola_Ale: Ma povero, povero Ron! E' un tordo, però di fondo è buono e simpatico :D Capolavori? Oddio, addirittura! Io a volte la rileggo e mi ci impappino da sola!

 

Hanon: Ah beh, anch'io vorrei un "accessorio" così. E Smith puzza! -ecco-

 

Daffodil: Perchè dovrebbero linciarti? O_O Anch'io non vedo l'ora di sapere cosa scriverò per il Natale! Ogni tanto ci penso, quando ho 5 secondi liberi, e mi si annodano subito le sinapsi! :D


 

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Capitolo 21
*** 21 ***


Blaise Zabini doveva ancora capire come aveva fatto a ritrovarsi in quella situazione. Con Draco che l’aveva letteralmente incastrato e che ora se ne stava con la testa sulle gambe di Hermione, più addormentato che sveglio. E con Hermione, che lo guardava come se avesse visto una bestia strana seduta sulla poltrona della sua stanza di prefetto.
Blaise Zabini sapeva come aveva fatto a trovarsi li, ma doveva ancora capire come mai avesse accettato di trovarcisi.
 
“Blaise, per piacere”
“Non mi sembra corretto”
“Lo immaginavo”
“Dovresti farlo tu”
“…non ci riesco”
 
Perfetto. Blaise Zabini sapeva e capiva perfettamente come mai era li.
 
“Sai che non funziona così”
“Lo so”
“E me lo stai chiedendo comunque”
“Voglio che lei lo sappia”
“E non puoi dirglielo tu?”
“Lo sai”
“Lo so”
Aveva visto Draco chiudere gli occhi,  visibilmente a disagio.
“Non ci riesci? Davvero?Anche dopo un anno?”
L’aveva visto scuotere la testa, affondando il viso fra le mani. Brutto segno. Pessimo.
“Ok…ok. Ci penso io. Tira su la tua zucca vuota dalle falangi però”
“Ci ho provato, non credere”
La voce del ragazzo biondo seduto davanti a lui gli arrivò soffocata dalle dita pallide.
“Ma non ci riesco. Ti giuro, ho in testa solo qualche immagine”
Rise, carta vetrata. I nervi di Blaise fecero un doppio salto mortale.
“Sto perdendo pezzi, Blaise.”
 
“Blaise, esattamente…cosa ci fai qui?”
Touchè, Hermione.
“Rispondo alle tue domande”
Hermione fissò il ragazzo color ebano che aveva davanti, poi spostò lo sguardo su quello color ghiaccio che aveva sdraiato addosso.
“Non puoi farlo tu?”
Lo disse sottovoce, quasi avesse paura di scuoterlo troppo. Le sembrava di vetro, sdraiato così.
“Non posso”
“E come mai?”
Blaise si mise più comodo sulla poltrona rossa, sembrò voler sprofondare nell’imbottitura.
“Perché non se lo ricorda
Draco aprì gli occhi, quel tanto che bastava per riuscire a dare un’occhiata al viso di Hermione. Lo fissava a occhi spalancati. Richiuse subito le palpebre.
“E’ un giochino che fa il cervello”
“Blaise, giochino lo dici a qualcun altro”
Draco aveva ringhiato fra i denti. Zabini si concesse un sorriso.
“Sto sdrammatizzando”
“Fa quello che ti pare”
“Tusta zitto, e io vedo di parlare”
 
Hermione sentì Draco irrigidirsi , iniziò a giocare coi suoi capelli.
“Cos’è che non ti ricordi?”
Lo vide scoppiare a ridere.
“Se me ne ricordassi, non ci sarebbe problema. Che dici?”
 
La sentì sbuffare, chiuse gli occhi di nuovo.
Dormi, non ascoltare. Non ti fa bene.
“Perché non te lo ricordi?”
Draco aprì gli occhi, girandosi su un fianco, la testa sempre sulle gambe di Hermione. Prese a fissare la finestra.
“E’ una specie di scudo che il cervello usa per non scollegarsi”
“Scusami?”
Draco scosse la testa.
 
Blaise capì che dalla bocca di Draco non sarebbe uscita più una sillaba. Prese aria.
“In pratica è un’autodifesa mentale, a volte capita. Il cervello registra, ma rifiuta di far ricordare. Serve a proteggersi quando si subisce un trauma, uno shock o qualcosa del genere. Misteri biologici. Infatti, questo scemo riesce a rivedere qualcosa solo quando sogna, e in situazioni particolari. È una cosa piuttosto comune.”
 
Hermione annuì, Blaise non se ne stupì. Non era il tipo di persona che aveva bisogno di una doppia spiegazione, lei.
“Cos’è successo?”
Sentì Draco aggrapparsi alle sue gambe. Gli passò un braccio intorno alla vita. Una cintura di sicurezza umana.
 
Blaise Zabini si accorse della tensione di Draco. Si morse la lingua.
“Dray, sei sicuro?”
“Ti ho chiesto io di farlo, mh?”
“Parrebbe. Vuoi che continui?”
“Mh”
Blaise prese fiato.
 
“Non so cos’è successo prima. Io l’ho solo trovato”
“Chi?”
“Quella bietola che hai sulle gambe”
“Oh. Ok, scusami. Continua”
“E di cosa dovrei scusarti? Ogni tanto gli fa bene essere offeso”
Draco si tirò su, a sedere. Il braccio di Hermione sempre intorno alla vita.
“Blaise, giuro che prima o poi ti gambizzo”
“Lo dici solo perché mi vuoi bene, cher
Draco si lasciò nuovamente cadere sulle ginocchia di Hermione.
“Ti prego. Ti prego. Queste cose riservale a Pansy”
“E’ semplicemente il modo migliore per farti zittire”
Hermione gli passò le dita fra i capelli. Draco si rilassò impercettibilmente.
“Stai svicolando, Dray?”
La guardò.
“Ci ho provato”
“Non è necessario”
 
Hermione alzò il viso, puntando gli occhi di nuovo in quelli di Blaise. Annuì.
“Ok. Ok. Dicevo. Io l’ho solo trovato, dopo che lui aveva trovato lei. Non so quanto dopo. Cioè. Non so quanto era rimasto li, dopo che…”
“Blaise, non sto capendo niente”
Il Serpeverde annuì sbuffando.
“Va bene. Riparto. Narcissa era già morta, quando io ho trovato Draco. Ok? Ok. L’ho trovato sdraiato accanto a sua madre, la teneva per mano. Mi sono spaventato a morte”
Draco sbuffò.
“Taci, bietola. Lo sai che è così. Quando ti ho trovato sembrava che non respirassi nemmeno. Non sbattevi nemmeno le palpebre. Sembravi morto Malfoy, lo sai, si?”
Blaise si era alzato dalla sedia, aveva preso a marciare avanti e indietro per la stanza.
“Non mangiavi, non parlavi, non ti alzavi. L’unica volta che hai reagito è stata quando ti sei reso conto che i medimaghi del ministero erano venuti a portare via tua madre, e ho dovuto trattenerti a forza. E poi si ricrollato su quel letto, non ti sei mosso, non hai parlato, non hai mangiato per giorni, hai continuato a cercare di stringere la mano di tua madre che non c’era finchè la McGrannitt non ha fatto quel mezzo miracolo!”
 
Hermione strinse Draco a se, ma non ce ne sarebbe stato bisogno. Draco le aveva artigliato le gambe con entrambe le braccia. Talmente teso da rischiare di spezzarsi. Iniziò ad accarezzargli la schiena, con movimenti circolari. Lenti. Un po’ funzionò.
 
Blaise si rese conto di essersi scaldato troppo, si avvicino al letto dove Draco si era letteralmente incollato a Hermione.
“Dray”
Draco si voltò verso di lui. Cercò di ghignare. Svicolare.
“Non ti è uscito un granché, questa sottospecie di ghigno”
Vide il ragazzo biondo tornare serio, succhiarsi gli incisivi. Annuì.
“Stai bene?”
“Sto bene”
 
Draco rischiò di strozzarsi, per rispondere. Mentre Blaise parlava era riuscito a ricucire qualcosa. Qualche immagine.
In ogni caso, poca roba.
Chiuse gli occhi.
“Di che miracolo stai parlando, Blaise?”
Gli occhi di Hermione erano ancora spalancati. Un misto fra la curiosità e la preoccupazione.
“Questo me lo ricordo pure io”
 
Hermione spostò lo sguardo su Draco, di nuovo. Aspettò che continuasse a parlare. Blaise tornò a sedersi.
“Il miracolo è riduttivo. Ancora non capisco come ci sia riuscita. Comunque.”
Scosse la testa, allentando un po’ la presa sulle gambe della Grifondoro.
“Io mi ricordo di aver trovato mia madre morta, nel suo letto. Niente sangue, niente segni. Classico dei Mangiamorte, se vogliono: avada kedavra e fine. C’era il marchio nero, però. E poi il nulla. Vuoto.”
Deglutì.
“La cosa che mi ricordo subito dopo è che mi sono svegliato, una mattina, sentendo che stavo di nuovo stringendo la mano di qualcuno. Ho aperto gli occhi, e mi sono visto davanti mio padre
Hermione corrugò la fronte.
“Ma non era ad Azkaban?”
“Oh. Si. Ma la McGrannitt aveva saputo cos’era…cosa mi era successo. E Blaise la teneva informata. Ha rotto i cosiddetti così a lungo al ministero che alla fine hanno dato un permesso a mio padre, per cercare di tirarmi fuori. Mi era andato in loop il cervello. Non reagivo.”
“E quando è arrivato Lucius che è successo?”
Draco si strinse nelle spalle, occhi fissi sulla finestra.
“Lui ha…mi ha tenuto la mano finchè non mi sono addormentato di nuovo. Abbiamo parlato prima. Poco. Quando mi sono svegliato non c’era già più”
“Dov’era andato?”
“Ad Azkaban, Hermione. Dove credi che potesse essere andato?”
“Era solo una domanda”
“Lo so. Lo so”
Draco prese aria. Parecchia aria.
“Scusami. Sono un po’ nervoso”
“Posso immaginarlo. E poi? Perchè devi dormire alla mia destra, Dray?”
“Te l’ha spiegato prima Blaise”
Hermione lo guardò interrogativa. Draco sospirò.
“Il mio cervello si è inceppato, in quei giorni. Ok? Ha registrato, ma non posso premere play. Sogno quello che è successo solo in determinate situazioni. La mia situazione è dormire alla sinistra di qualcuno, perché sono stato sdraiato per giorni alla sinistra di mia madre, tenendola per mano finchè il suo corpo è rimasto li, stringendo il lenzuolo quando l’hanno portata via. Quando mi addormento in quel modo, il mio cervello mi offre un comodo replay”
“Capisco”
“Mh”
 
“Bene”
Blaise Zabini si alzò dalla poltrona rosso e oro di Hermione sentendosi di troppo. Si diresse verso la porta.
“Credo che andrò a farmi un giro”
 
Hermione gli rivolse un cenno a metà fra il saluto e il ringraziamento, Draco si limitò a fissarlo. Da un certo punto di vista era stato milioni di volte più espressivo della sua compagna. Zabini sorrise.
 
“Di niente, Dray”


---

AAAAAAAAAAAAAAAAAH!
Scusate. SONO IN RITARDO PAUROSO, non solo per pubblicare, ma anche per uscire. Devo fuggire. Scappare. CORRERE. Ma so che mi avreste -giustamente- spellata se non avessi aggiornato in tempi umani, ergo eccomi qui.
SCUSATE, SCUSATE SCUSATE se di nuovo non riesco a rispondere a tutte. Sono un danno. Eppure mi ci stavo impegnando!

Mannaggia.

Vi amo e vi adoro come la pappa col pomodoro. E la pizza. Oh si.

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Capitolo 22
*** 22 ***


Il DNA umano è qualcosa di straordinario. È unico, complicatissimo, assurdo. Quello che siamo fisicamente è frutto del DNA. Viso, tratti somatici, corpo. Tutto.
Hermione Jane Granger si ritrovò a pensare che, se madre natura davvero esisteva, aveva fatto un gran lavoro col DNA del ragazzo che le dormiva accanto.
Talmente biondo da sembrare bianco, trasparente.
Avrebbe potuto stare ferma a guardarlo dormire per una vita.
Quando lo vide aprire gli occhi e stirare le labbra in un sorriso pigro le sembrò che il per una vita non fosse mai stato così breve.
“Sei più bello quando dormi”
Draco ghignò.
“Buongiorno anche a te”
Lo guardò alzarsi, lo studiò letteralmente.
“Come stai?”
“Sto bene”
Lo vide stiracchiarsi, tirandosi su a sedere.
 
Ogni muscolo della sua schiena interagiva perfettamente con gli altri, il disegno della colonna vertebrale si intuiva sotto pelle, le lentiggini lo facevano sembrare meno perfetto, ma non meno desiderabile. I capelli sfioravano il collo quasi per sbaglio. Una ragnatela di cicatrici sottili sul fianco sinistro.
E una grossa X, che scattava e si deformava ogni volta che Draco muoveva le spalle.
E il frutto di questo lavoro di cesello del DNA era il suo ragazzo. Era anche il frutto del lavoro infame che ci aveva fatto sopra chi gli aveva lasciato quelle cicatrici.
Ed era suo.
Suo.
Hermione si rese conto che, per aver avuto quella fortuna, probabilmente si era aggiudicata il primo premio della lotteria in qualche vita passata.
Quando si dice “avere un karma positivo”.
 
Draco non l’avrebbe mai ammesso, ma si sentiva quasi a disagio sotto gli occhi di Hermione. No, non a disagio: imbarazzato. Ogni piccolo difetto, ogni macchia microscopica, ogni errore di percorso.
E lui si sentiva fatto di errori di percorso. Un patchwork di sbagli in forma umana.
Tutto il suo essere sbagliato era sotto gli occhi di Hermione Jane Granger. Della sua ragazza.
Sua.
E di nessun altro.
Continuò a darle le spalle, con una gran voglia di coprire il groviglio di cicatrici che gli disegnavano le costole. Si abbracciò da solo senza rendersene conto, incrociando le braccia sul petto e prendendosi le spalle con le mani.
Non fissarmi così. Non riesco a capire cosa pensi.
 
Hermione fu presa da un attimo di tenerezza così grande da spaventarla. L’aveva visto cingersi le spalle con le braccia, come fanno i bambini quando si sentono soli, e aveva gattonato fino al bordo del letto. Gli era arrivata alle spalle.
“Non importa che ti abbracci da solo, ci penso io a farti un po’ di coccole
Se l’era tirato addosso, intrecciando le mani sui suoi fianchi. E aveva preso a fargli il solletico.
 
Draco si aspettava tutto, ma non quello. Non si aspettava che Hermione lo acchiappasse alle spalle in quel modo, non si aspettava che se lo tirasse addosso. E soprattutto, non si aspettava quell’attacco a tradimento a danno dei suoi nervi.
Inarcò la schiena, i pantaloni del pigiama nero in contrasto con la stoffa rossa del copriletto, cercando di non ridere.
Non gli riuscì granché bene.
 
Hermione sorrise deliziata, quando lo vide scoppiare a ridere. Era una cosa rara, vederlo così. Si controllava sempre, non si lasciava mai andare. Ed era un peccato, perché vederlo ridere in quel modo era splendido.
Fermò l’assalto ai fianchi di Draco, lo abbracciò, aderendo col suo corpo alla schiena del suo platinato preferito. Aspettò che riprendesse a respirare normalmente per dirglielo.
“Sei bellissimo”
 
Altra cosa che Draco non si aspettava. Il braccio di Hermione posava direttamente sulle sua cicatrici, ci era schiacciato contro. E sentiva il suo corpo caldo contro la sua pelle sempre fredda.
“Si, il mio involucro non è male”
Svicolare.
“Mi piace anche quello che c’è dentro”
“Organi interni? Un po’ splatter”
“No, stupido. Non organi interni. Tu.”
 
L’insicurezza di Draco non finiva mai di stupirla, ma non avrebbe dovuto. Anche se fingeva bene, molto bene, era comunque umano. Con tutti i pro e i contro che la cosa contemplava. Sentì le mani del ragazzo sulle sue, all’altezza dell’ombelico, poco sopra l’inizio della peluria bionda che terminava nei pantaloni.
“Grazie”
“E di cosa?”
Hermione gli schioccò un bacio sulla schiena, accarezzandogli il collo con la punta del naso. Draco rabbrividì piacevolmente. Sorrise girandosi verso di lei, avvolgendola letteralmente con le braccia.
“Di nulla. Così.”
“Certo”
Hermione ghignò, cominciando a mordicchiare la pelle intorno al capezzolo vicino alla sua bocca. Vide gli addominali di Draco contrarsi.
 
“Se cominci così la mattina, finirai per farmi fare tardi a lezione”
Trovò la clip del reggiseno sulla schiena di Hermione a tentoni, sotto la stoffa del pigiama. Si bloccò di scatto.
“Hermione, cosa regali tu per Natale, a Potter e Weasley?”
Gli addominali che Hermione si fece ridendo equivalsero a qualche settimana di palestra.

------

IO VI DEVO DELLE SCUSE.
Sono stata lentissima. Ma avevo una mostra da allestire, roba da scrivere e ore di sonno da perdere. PETO VENIAM.
PARECCHISSIMAM!
Ma veniamo a noi- Voi. Essi.

ZiaVoldy: Tu. TU! Hai un nick bellissimo. Ti stimo. Detto ciò, "bietola" è un appellativo utilizzabile per chiunque, se ne consiglia l'uso in dosi massicce!

Elve89: Olià, bentornata! Putroppo sono stata lenta come la morte per asfissia. Peto veniam. Mi cospargo il capo di cenere -e poi starnutisco- Sigh. Grazie mille, sono felice di aver snebbiato un po' di idee con lo scorso capitolo!

Daffodil: Notato, visto e letto! Ammirevole *_* Il Natale a Girmmauld place, prima o poi ci arriveremo :D Quella cosa del cervello in stand by è vera, è successa ad un mio amico. Altrimenti manco avrei saputo che esisteva :D

Seven: Oh bella! Più che una recensione, un racconto a parte! Ti ringrazio tantissimo *_* Blaise, dal mio punti di vista, è qualcuno che ci vorrebbe per tutti. Credo. *Adotta un Blaise!* :D

Yumi_: Chiedo scusa per la lentezza, temo di averti fatta contorcere un po' troppo a lungo :D Oddio, ma io mica volevo farti piangere!  :D

Saruwatari_Asuka: Oilà! Scusi il ritardo, sono stata lentissima T_T E ti ringrazio parecchio. ASSAI! Sperò che questo seguito non sia arrivato troppo tardi!

Rosa di cenere: Oddio, me commossa *_*

Lightofmyeyes: Ecco, ora perdonarmi sarà difficile, visti i tempi biblici. Io ci spero :D

Barbarak: Avevo pensato di tenerlo segreto ancora per un po' per appagare il mio lato sadico, ma poi mi avreste giustamente spellato :D . Secondo me, di fondo, Lucius adorava letteralmente suo figlio. Era solo un po'...come dire. Contorto. Ecco. Tanto per usare un eufemismo! :D

Gufetta_95: Uh, perdonata! Meno male! Niente di che, l'ultima frase è Draco che, essendo la bietola che è, non riesce a ringraziare Blaise se non con gli occhi. Molto bietola :D

Hanon: BUAHAHA! E' un'immagine bellissima XD. Mh...succhiarsi gli incisivi...sai...come te lo spiego? -panico- Ah, ecco...sai quando sei intrippata in qualcosa e infili il labbro di sopra fra gli incisivi e l'arcata dentale inferiore? Ecco...circa. -lo so, spiegazione pessima-...però aspetta, che mi immagino draco così e me la schiatto. Sei un genio. Ti amo XD

Twipazz438: Uh...non ho tempi precisi...si nota? Vado quasi a caso :D Ti ringrazio...e vai tranquilla, lo leggerai! :D


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Capitolo 23
*** 23 ***


La comodità della biblioteca di sabato era il fatto che gli studenti evitassero quel posto come la peste, e dal punto di vista di Draco Malfoy era una cosa più che positiva. Stava tranquillo. Studiava. Pensava ai fatti suoi. Non era ancora tranquillo in mezzo agli altri, anche se dopo la rissa con Smith le cattiverie gratuite parevano essere diminuite.
Almeno un po’.
E comunque, Draco Malfoy non si nascondeva in biblioteca per paura. Non ci si nascondeva. Ci andava a studiare di sabato per la misantropia congenita dei Malfoy.
Hermione sembrava condividere la sua idea di sacralità del posto, e riusciva ad essere silenziosa come un’ombra quando studiavano insieme, le teste chine una davanti all’altra. Riccioli scuri che sfioravano capelli biondi.
Riccioli scuri sotto i quali si era disegnato un sorriso divertito, quando Hermione si era resa conto di tre figure che entravano in biblioteca. Avanzavano verso il loro tavolo. Si preparò alla reazione di Draco, quando si fosse visto sedere davanti il-bambino-sopravvissuto-che-l’aveva-invitato-per-Natale.
 
Quel saggio era una tortura. Un trauma.
Una sadica scalpellata nei cosiddetti.
Draco sbuffò di malagrazia, spostandosi i ciuffi ribelli che tanto piacevano ad Hermione.
Odiava storia della magia.
Era inutile.
Era fastidiosa.
Ed era soporifera.
Non si accorse nemmeno che Harry Potter gli si era seduto davanti. Oppure che Ronald Weasley fosse seduto accanto a lui, tanto era preso a maledire la materia.
E nemmeno che la più piccola di casa Weasley si fosse seduta accanto ad Hermione, cercando di non scoppiare a ridere.
“Ehi”
Ginevra Weasley si produsse in una risata pressoché epica, mentre Draco Malfoy rischiava di cadere dalla sedia. Vittima di un infarto sfiorato.
 
“Potter”
Hermione vide Draco assottigliare pericolosamente gli occhi.
Come un serpente che decide dove mirare.
Salvo poi vederlo spalancarli di colpo.
“Ma dico, sei scemo?”
 
Draco vide Potter iniziare a ridere di gusto, storse le labbra in una smorfia infastidita.
“Divertente, Potter
“Non sai quanto, Malfoy. In ogni caso, che tu ci creda o no, non volevo farti prendere un accidente”
“Bene, Potter
Draco riportò lo sguardo sui libri, la mano a lisciare la pergamena fitta di parole.
“A cosa devo il piacere, allora?”
 
Ginevra Weasley non riusciva a credere che lo scambio verbale che aveva davanti agli occhi stesse avendo luogo.
Nah. Impossibile.
Harry Potter e Draco Malfoy.
Seduti uno davanti all’altro.
Che non se le danno dopo dieci minuti.
Avrebbe voluto avere una macchina fotografica. Sorrise al fratello.
Ronald le rispose con un ghigno divertito.
 
A cosa devo il piacer, allora?
Per quanto suonasse strano, Harry James Potter non aveva avuto realmente l’intenzione di far prendere un colpo a Malfoy. Se avesse voluto farlo, se avesse voluto, avrebbe sicuramente fatto di meglio.
Ad ogni modo, la reazione del biondo era stata piuttosto divertente, e lui se l’era goduta appieno. Ma non con la cattiveria con cui l’avrebbe condita prima. No.
Era divertente, giusto? E lui aveva riso per questo.
Incredibile ma vero.
Lasciò che un sorriso furbo gli si disegnasse sulle labbra, mentre rispondeva al Serpeverde. L’ultimo dei Malfoy. L’unico dei Malfoy. Che stava con Hermione Granger.
Un ossimoro umano più che benaccetto, a questo punto.
“Hai deciso cosa fare, questo Natale?”
 
Hermione morse il freno, tentata di rispondere che si, ci sarebbe stato. Si, sarebbe venuto. Anche se spaventato a morte dall’idea, lui sarebbe venuto. Fissò il suo ragazzo, aspettando che aprisse bocca.
 
No. Cioè, si. Forse.
Forse un accidente. Ci vado.
Certo che si.
Ok.
Dillo.
Draco aprì bocca, la richiuse. Chiuse gli occhi.
Infastidito.
“Vengo”
Ginevra Molly Weasley gli regalò un sorriso che credeva non sarebbe mai venuto da qualcuno della sua famiglia.
“Bene Malfoy, allora porta la scopa. È da un po’ che non ti vedo giocare a Quidditch, magari ti sei arrugginito”
La voce era quella di Ronald. Inaspettato.
“Speri di battermi, Weasley?”
“Quale dei due?”
Ginevra Molly Weasley.
Giocatrice di Quidditch.
Brava giocatrice di Quidditch. Come i gemelli, Fred e George. Fred era morto. Ucciso da Roockwood.
Un mangiamorte come suo padre.
Sentì la gola chiudersi.
 
Ronald Weasley studiò Draco Malfoy.
Non era mai stato una punta, Ronald Weasley, ma sicuramente non era stupido. E riusciva a leggere le persone.
Draco Malfoy era un libro che non gli era mai interessato, ma adesso gli pareva pieno di parentesi e sottintesi, cose nascoste che non voleva rivelare.
E non perché pericolose e segrete, ma perché terribilmente personali.
Sue.
Al momento, Draco Malfoy gli sembrava spaventato. No, non spaventato.
Forse semplicemente triste e indeciso.
Fondendo la due cose si trovata una soluzione sola.
Insicuro.
Gli dette una pacca sulla spalla.
Inaspettato due, la vendetta.
“Porta la scopa, Malfoy. Ci sarà da divertirsi”
Hermione li salutò sorridendo, pronta ad affondare di nuovo fra i libri.
Draco li seguì con lo sguardo finchè non li vide uscire, sbigottito.
E, forse, piacevolmente sorpreso.

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ECCO A VOI!

Sto andando al lavoro, quindi non ho tempo per ripondere a tutte le recensioni. Scusatemi T_T
Però non volevo lasciarvi senza capitolo, ed ho aggiornato comunque.
PERDONATEMI T_T

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Capitolo 24
*** 24 ***


“Hermione, dai
“No”
“Herm…”
“Draco, non insistere”
“…Ione. Porca miseria. Per favore
La guardò ridere, convinto di averla vinta. Lei si volto, sorrise e disse…
“No”
Quindici dicembre, meno dieci a Natale. Il discorso dei regali lo stava mandando letteralmente nel panico.
Cosa si compra al tuo miglior nemico? E al migliore amico del tuo miglior nemico?
Panico.
Ed Hermione si rifiutava di dargli anche il più piccolo consiglio.
Dray, hai così tanta fantasia. Inventati qualcosa!
Maledetta lei. No. Maledetto lui che non aveva insistito.
Forse perché quando gli aveva risposto così era leggermente…come dire.
Poco vestita.
E lui la fantasia l’aveva usata per altre cose, a quel punto.
Ma adesso una buona scorta di fantasia gli avrebbe fatto oltremodo comodo. Stava vagando per Diagon Alley da un bel pezzo, trascinato da un Blaise alla ricerca del regalo per Pansy. Fingeva che gli sguardi della gente gli passassero attraverso. Gli rimbalzassero addosso.
Ma non era vero.
Ghignò. Fingere di fregarsene gli riusciva bene. Era allenato.
Ma in realtà era ben poco quello che lo attraversava e quello che gli rimbalzava addosso. Era solo finzione.
Ma fingeva maledettamente bene.
Nevicava.
Almeno quello gli piaceva sul serio.
 
Nevicava. Da ore. Giorni.
Un classico, per dicembre.
Hermione Jane Granger non era mai stata molto portata per i regali, solitamente ripiegava sulla libreria. Si lambiccò per qualche minuto, prima di farci caso.
 
Bianco come la neve che cade.
Stava guardando Draco rientrare al castello, dopo il giro con Blaise a Diagon Alley.
E le venne in mente che se si fosse affacciata alla finestra in quel momento, anche se non fossero stati nella stessa stanza, per lo meno il cielo avrebbe fatto da soffitto a tutti e due. Aprì la finestra il secondo dopo.
 
Draco Lucius Malfoy amava letteralmente la neve. Copriva tutto, tutto cambiava spaventosamente. Rendeva tutto diverso.
Sorrise quasi, mentre stava per raggiungere il portone della scuola.
La vide affacciarsi.
Sorrise sul serio. Mentre Blaise probabilmente lo prendeva per un deficiente che si metteva a sorridere alle finestre senza motivo.


--------

CORTISSIMO!
ALLUCINATEMENTE CORTISSIMO! Lo so. Lo so. Però mi serviva. Capitolo di transizione, mh?
Preparatevi perchè al prossimo giro si ricomincia per bene. E sia :D

Vi amo, platonicamente parlando.

Vale, che si è appena fatta una rapa allucinante ai capelli ed ora ha freddo al collo.

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Capitolo 25
*** 24 ***


Ci ho dato.
Draco Malfoy uscì da un negozio di Diagon Alley, col cappuccio del mantello tirato su. Faceva freddo. E non voleva farsi vedere. Uscì distratto.
Non ci ho dato.
Il suo cervello lo cantilenava da un po’.
Ci ho dato, non ci ho dato.
Ripassò mentalmente quello che aveva comprato. Un libro per Blaise. Un fermacapelli per Pansy. E i regali che gli imponevano il girotondo cerebrale di ci ho dato, non ci ho dato: quelli per Hermione, i Weasley e Harry Potter. Harry Potter.
Il bambino-sopravvissuto-per-mandarmi-nel-panico.
Il bambino-sopravvissuto-per-mandarmi-nel-panico-da-dieci-giorni-a-questa-parte.
E avrebbe potuto continuare.
Aveva chiesto alla commessa di spedirgli quello che aveva comprato direttamente al castello, visto quanto fosse ingombrante, aveva pagato in contanti ed era uscito. Poteva permetterselo ancora, quello.
 
Hermione Jane Granger non si stupì quando vide la testa bionda del suo ragazzo fare capolino dalla porta della sua stanza. Loro stanza. Stanza, comunque. Sorrise, scollando gli occhi dal libro che teneva in bilico sulle gambe incrociate.
“Dov’eri?”
 
Draco pensò di non aver mai visto niente di più bello. Eppure aveva davanti agli occhi una ragazza in pigiama, struccata, coi capelli in perfetto disordine che stava abbracciando un libro invece che lui. E non c’era niente di più bello di questo.
Ghignò, furbo.
“A Diagon Alley”
“Oh”
Hermione lo fissò curiosa per un po’, parve bilanciare i pensieri e decidere che poteva cedere all’ interesse.
“Dovevi fare delle commissioni?”
“In un certo senso”
 
Hermione si spostò di lato, per permettere a quello strano felino bianco che si teneva in camera di arrampicarsi sul letto e gattonare fino ad arrivarle accanto. Mise su una smorfia che lo fece scoppiare a ridere.
“Che significa in un certo senso?”
Draco la circondò con le gambe, appoggiando il mento sulle sue spalle.
“Vuoi la spiegazione etimologica?”
“Mi accontento della tua
“Dovrai accontentarti di un bel mistero, allora”
Si accomodò col petto stretto contro la schiena di Hermione, godendosi il tepore della sua ragazza. Respirò soddisfatto chiudendo gli occhi.
“Sei freddo”
 
Lo sentì annuire contro la sua guancia, la barba leggera che lo rendeva ispido.
“Fuori c’è la neve”
“Lo so”
Gli prese le mani fra le sue, intrecciò le dita per scaldarle. Erano mani sottili, quasi femminee.
“Che sei andato a fare a Diagon Alley?”
Lo sentì buttare fuori uno sbuffo d’aria divertita.
“Sei curiosa come una scimmia
“E tu sei simpatico come una grattugiata su una guancia”
 
Draco sorrise, apprezzando iltalento di Hermione per la risposta pronta.
“Sono andato a comprare qualche regalo. Qualche.”
“A-ha”
Hermione aprì il libro. Simulò disinteresse.
“Hai trovato qualcosa anche per Harry e Ron?”
Lo sentì annuire di nuovo, ancora guancia ruvida contro la sua.
“E anche per Ginevra e George”
“E cosa?”
“Hermione Hermione…”
Lo sentì ridere, sommesso.
“Se mi avessi dato qualche consiglio lo sapresti già, sicuramente ti avrei dato retta”
 
Era una battaglia persa, Hermione lo sapeva. Si rigirò fra le gambe di Draco e lo spinse sul letto, infilandogli le mani sotto al maglione e prendendo a fargli il solletico. Era la sua vendetta, il suo modo per fargli capire che, comunque, non l’aveva battuta. Non avrebbe vinto lui.
Sorrise, vedendolo iniziare a ridere. Per una volta, senza controllarsi. La sua pelle fredda sotto i polpastrelli. Bianca, dove non era disegnata da una fitta ragnatela di cicatrici sottili.
Non aveva mai visto niente di più bello.
Smise di fargli il solletico, gli baciò la pelle intorno all’ombelico mentre prendeva fiato.
Draco smise di ridere.
----
Draco Malfoy controllò l’orologio.
Le 9 del mattino.
Controllò la data.
Venticinque dicembre.
Fu tentato di controllare le sue pulsazioni, ma evitò.
Era terrorizzato.
Controllò il letto accanto a lui.
Hermione si era già alzata, sentiva il rumore della doccia.
Controllò che quello che aveva comprato fosse al suo posto, rimpicciolito e infilato in uno zaino. Insieme ai vestiti e a tutto quello che gli sarebbe servito per dormire fuori qualche giorno.
Era tutto li.
Si sedette sul letto tirando su le ginocchia, la coperta ancora addosso. Controllò che quello che doveva indossare fosse sulla poltrona.
C’era.
Era nervoso. Parecchio.
Troppo.
E forse aveva paura.
Forse.
Sentì una mano di Hermione passargli fra i capelli, toglierglieli dagli occhi.
Respirò, pronto a prepararsi e ad affrontare il Natale più difficile della sua vita.
Lei lo abbracciò, cingendogli la vita con le mani.
Non chiedeva altro.

------------

CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER IL RITARDO! Sono tornata da Faenza lunedì, avevo un po' di cose da sistemare.
Suvvia, al prossimo capitolo ci si diverte :D

Vale

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Capitolo 26
*** 25 ***


Molly Weasley non era nuova a praticamente niente. Aveva una nidiata di figli talmente vasta e particolare che non si stupiva più di nulla. Draghi, negozi di scherzi, quidditch, nuore mezze veele, le aveva tutte.
Eppure.
Eppure c’era qualcosa che la turbava, in quel Natale. Qualcuno.
Un qualcuno che aveva quasi ucciso Ron, avvelenandolo per sbaglio. Un qualcuno che aveva permesso che Silente morisse. Anche con tutte le complicazioni del caso. Un qualcuno che aveva per padre l’uomo che aveva reso la vita di Arthur al ministero più difficile di quanto avrebbe dovuto essere, e per zia la donna che lei stessa aveva ucciso. Un qualcuno che aveva fatto si, in fin dei conti che Bill si portasse quelle tre cicatrici in faccia.
Eppure.
Eppure quel qualcuno adesso stava con Hermione, ed Hermione non era sicuramente stupida. Tutt’altro. E se Hermione diceva che Draco Malfoy era cambiato, o chissà cosa, magari era vero. E se lo dicevano addirittura Harry, Ron e Ginny se ne sentiva quasi convinta. E se Harry l’aveva addirittura invitato per Natale, magari un motivo c’era. Magari.
Controllò la temperatura del forno, giusto per essere sicura di non bruciare il pranzo. Sarebbero stati in parecchi, Kreacher impazziva in cucina già da un po’.
Eppure.
 
Draco Malfoy era sicuro di averne passate di tutti i colori. O quasi di tutti i colori. Una discreta fetta dello spettrometro, comunque.
Eppure.
Eppure mentre finiva di abbottonarsi la camicia e si arrabattava a ricontrollare di aver preso tutto si rendeva conto che mai, mai si era trovato in una situazione simile. Forse nessun Malfoy si era mai trovato in una situazione simile. Anzi. Sicuramente nessun Malfoy si era mai trovato in una situazione simile. E altrettanto sicuramente, nessun Malfoy era mai stato come stava lui ora.
Aveva quasi paura.
Anzi. Aveva paura senza quasi.
Eppure.
Eppure, magari, anche gli altri Malfoy prima di lui avevano avuto paura, e non l’avevano dato a vedere. L’avevano nascosto, da bravi lord quali erano, per difendere l’orgoglio di una casata talmente vecchia da perderne di vista sia le radici che l’umanità.
Magari.
 
Hermione Jane Granger non vedeva l’ora di essere a Grimmauld Place. Avrebbe rivisto i suoi genitori, tutta la famiglia Weasley. O quasi.
Eppure.
Eppure non riusciva a non preoccuparsi per Draco, che aveva evidentemente deciso di non tirare più su la testa dai lacci della sue scarpe, trovandoli improvvisamente così interessanti da reclamare la sua totale attenzione.
Draco, che si era abbottonato la camicia con precisione quasi maniacale. E che ora si stava scrutando nello specchio come se sperasse di veder comparire qualcun altro. Come se volesse che nello specchio ci fosse qualcun altro.
In sintesi, come se volesse essere qualcun altro.
 
Forse, se somigliassi meno a mio padre, i problemi diminuirebbero.
Aveva anche i capelli più lunghi, anche se li portava molto più disordinati di quanto Lucius Malfoy avrebbe mai apprezzato.
Draco Malfoy, dopo quell’uscita cerebrale, considerò seriamente di punire la sua idiozia impiccandosi con la cravatta.
Scordandosi che non se l’era messa.
“Draco, sei pronto?”
 
Hermione lo guardò, piegando la testa di lato come faceva tutte le volte che aspettava una risposta.
“Si. No. Aspetta.”
Gli sorrise, quando vide che si ricontrollava per l’ennesima volta.
“Ehi. Ehi.”
Gli prese le mani, che stavano correndo di nuovo a controllare i bottoni perfettamente allineati.
“Draco, guardami. Guardami. Sei perfetto”
 
Quando lo dice così, rischio di crederci.
Quasi non se ne accorse, quando si smaterializzarono davanti al numero 12 di una via sperduta in mezzo a Londra.
 
Molly Weasley non era nuova praticamente a niente. Aveva combattuto per i suoi cari, la sua famiglia, i suoi figli. Non si stupiva più di nulla.
Nulla.
Eppure.
Eppure, quando aprì la porta di casa Black, ormai Potter, rimase incastrata in un paio di occhi talmente chiari da sembrare trasparenti, che si spalancarono quando la videro avvicinarsi.
“Signora Weasley, io…”
 
Buon Natale, signora Weasley!
È così che si fa, è facile. Sillabe. Attacca le sillabe.
E dillo!
 
“Signora Weasley…”
Molly lo guardò curiosa, poi si rese conto di quanto fosse a disagio.
 
Draco Malfoy, sono il tuo cervello, e ti ordino di dirlo.
Taci cervello, zitto.
Avanti!
Draco riaprì la bocca, la richiuse, prese fiato. Sentì Hermione passargli una mano sulla schiena.
E riuscì a dire una cosa sola.
“Mi dispiace tanto, signora Weasley”
 
Molly Weasley non era nuova praticamente a niente.
Quasi niente.
Mi dispiace tanto, Signora Weasley.
C’era una tale profondità in quegli occhi che capì subito perché Hermione li aveva scelti. Perché aveva scelto lui. E non poté biasimarla. E vedendo quanta paura c’era dentro, e quanti pochi chili c’erano fuori, riuscì a pensare solo a quante fette di torta rifilargli nel piatto per fargli prendere un po’ di peso, mentre gli sorrideva invitandolo ad entrare.

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ECCOCI!
Scusate l'assenza, ma ho avuto parecchio da lavorare. Comunque!

Ecco a voi il mio ultimo parto. Cesareo. Patitissimo. Una fatica cane, ho un sonno che schianto e un mal di schiena feroce...però ve lo volevo scrivere, ergo l'ho scritto. E poi volevo infilarci di mezzo Molly, che è uno dei miei personaggi preferiti. -anch'io voglio cucinare a bacchettate. anch'io!-

Vi amo e vi adoro come la pappa col pomodoro. E la pizza.
E, visto che siamo in tema, il pandoro!

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Capitolo 27
*** 26 ***


Ho cambiato un po' le cose. Nel senso che ho fantasmizzato Fred. Spero di non turbarvi troppo :D

---

“Hai sentito, George?”
“Oh, perfettamente, Fred
“Malfoy ha appena chiesto scusa?”
“Così pare, Fred”
Draco Malfoy drizzò le orecchie, cercando di identificare le voci provenienti da dietro la schiena della signora Weasley.
Fred?
Ai lati della donna spuntarono due teste, una gonfia di capelli rossi, l’altra letteralmente trasparente. Trasalì.
 
“Oh, capisco. Il mio nuovo taglio di capelli a volte può spaventare”
Il fantasma di Fred Weasley si esibì in un sorriso smagliante. Attraverso gli incisivi, Draco vide Molly Weasley correre in cucina con le mani nei capelli, borbottando qualcosa di molto simile a un “Non cambieranno mai”.
Ed era vero, Fred Weasley non sarebbe cambiato mai. Nel senso letterale del termine.
Ma a guardarlo bene non si capisce se gli dispiaccia o no.
 
Fred e George Weasley salutarono Hermione, la lasciarono entrare per raggiungere i genitori, bloccarono il suo accompagnatore e si dedicarono allo studio antropologico di quello strano ospite.
Draco Malfoy li stava guardando con la testa piegata di lato, indeciso se scucire la bocca o no. Sembrava mummificato.
 
“Sai una cosa, Fred?”
“Dimmi, George”
“Non hai idea di quanti scherzi avevo pronti per questo furetto, appena avesse messo piede qui”
“Oh, si che ce l’ho. Li abbiamo progettati insieme”
 
Draco piego la testa ancora di più, ancora un po’ e si sarebbe svitata. Doveva decidere se sentirsi in colpa o scoppiare a ridere.
Potrei anche fare tutte e due le cose insieme.
 
“Però ha chiesto scusa a mamma, Fred”
“L’ho sentito, sai. Sono morto, non sono sordo
Draco gli scoppiò letteralmente a ridere in faccia.
“Oddio Fred! Draco Malfoy sta ridendo!”
“Incredibile, credevo non fosse sua prerogativa”
“Che dici, lo facciamo entrare, così evita di prendere una bronchite?”
“Perché no? Cos’abbiamo da fare, in fondo?”
 
Nel giro di cinque secondi netti, i gemelli fecero fare a Draco il giro principale dei saluti, passando per Harry, Ron, Hermione, Ginny e i signori Weasley. I coniugi Granger sarebbero arrivati solo dopo. Hermione sembrava delusa, Draco sudava direttamente freddo.
Poi si ritrovò a ridere come un pazzo alla vista della faccia offesa di Fred, quando suo fratello Ronald lo attraversò per andare ad aiutare sua madre in cucina. Il fantasma lo guardò ghignando.
“Ti faccio ridere?”
Draco si strozzò. Non sapeva come reagire, in fondo era anche colpa sua se Fred era morto. Indirettamente, certo, ma era o non era figlio di Lucius Malfoy, nipote di Bellatrix Lestrange, eccetera eccetera. Era una summa di DNA maledetta. George si appropriò del divano con un tonfo.
“Fred, di che ti lamenti? È il tuo mestiere far ridere la gente”
“Modestamente, mi è sempre riuscito bene”
Draco lo guardò incantato esibirsi in un inchino a mezz’aria. Si rese conto di non aver ancora spiccicato parola. Ma non gli dispiaceva. Anzi.
Non ci riusciva proprio.
Si ritrovò sequestrato dai gemelli sul divano, seduto in mezzo a due corpi simili ma terribilmente diversi. Uno emanava calore, l’altro un freddo mortale.
“Secondo me è muto”
“Nah, parla”
Li fissò mentre lo fissavano. Sembravano un cartone animato. Si strinse nelle spalle.
Li fissò mentre si fissavano.
Resistette all’impulso di ridere di nuovo. Non sapeva come, ma quei due erano un antidepressivo naturale.
Hermione si sedette sulla poltrona di fronte, accavallò le gambe.
“Ragazzi, come fate col negozio ora?”
“Niente di più facile”
Risposero in coro.
“Fred è utilissimo quando qualche ragazzino prova a rubare qualcosa”
“Oh, si! Dovresti vedere le facce che fanno quando gli sbuco dalle mutand…”
Hermione alzò le mani.
“Basta così. Fred, non ti fa un po’ senso infilarti nei pantaloni della gente?”
“Nah, tanto sono morto”
 
Hermione sorrise, i gemelli erano inseparabili davvero. Fred aveva deciso di aspettare George, con la scusa che se avesse lasciato il negozio solo a lui avrebbe fatto un disastro.
Aveva detto che George era il braccio, e lui la mente. George aveva risposto che lui non era la mente, ma il lamento, perché non poteva più palpare la commessa.
Commessa che non era affatto dispiaciuta della cosa.
Fred aveva risposto che, dalla sua parte, fra fantasmi, era possibilissimo palpare qualche sedere morto ma non per quello meno sodo.
 
Draco vide qualcosa muoversi attraverso il maglione trasparente di Fred. Qualcuno. Si bloccò.
“Cos’hai, Malfoy? Sembra che tu abbia visto un fantasma”
“La battuta delle ore 11:30, Fred”
Fred guardò George, deluso dal suo mancato sostegno alla sua battuta delle 11:30. Draco continuò ostinatamente a guardargli attraverso.
“Quasi”
“Ehy Fred? Hai sentito? Ha parlato!”
“Si, ma come sarebbe a dire, quasi?”
Andromeda Black si stava avvicinando alla porta. Somigliava spaventosamente a sua madre. Quasi un fantasma.
Quasi.
Se la trovò davanti nel giro di pochi secondi, richiuse subito la bocca.
Cosa si dice a tua zia, dopo che non la vedi da una vita?
Non è che sia facile.
Lo precedette.
“Ho una cosa per te”
--- EEEEEEEH suspance. Buon anno a tutti!

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Capitolo 28
*** 27 ***


 

Lucius non poteva avere più di vent’anni in quella fotografia. Sorrideva. Ma non era il suo solito ghigno, quello che suo figlio aveva ereditato. Era un sorriso vero, di quelli che in fotografia escono bene solo se non sai di essere fotografato.

Altrimenti le smorfie si sprecano. Un classico.

Sua madre era bellissima.

La fotografia subito dopo doveva essere stata scattata pochi istanti prima della precedente, Lucius e Narcissa fissavano l’obiettivo con un’aria interrogativa.

A Draco veniva da ridere.

Mai. Mai aveva visto suo padre così umano. Così vero.

Mai.

Avrebbe potuto vederlo tutte le volte che voleva, ora. In quell’album di fotografie dei suoi genitori ce n’erano a centinaia.

E lui non le aveva mai viste.

Di nuovo, mai.

Sentiva il cuore battere nelle tempie, non si accorse di stringere l’album con fin troppa forza finchè non si ritrovò le nocche bianche.

Prese fiato, sotto lo sguardo di sua zia.

Nelle ultime foto dell’album Narcissa aveva in braccio un fagotto di coperte con gli occhi grigi.

Sulla coperta più esterna c’era scritto Draco.

E suo padre sorrideva come se avesse avuto tutto l’amore del mondo fra le mani.

Gli sembrò di essersi perso tutto quello che la sua famiglia avrebbe potuto dargli. Un po’ tardi per rendersene conto.

 

“Non ci sono più fotografie, dopo quella. Quando ho sposato Ted io e tua madre abbiamo interrotto i contatti. Più o meno”

Andromeda Black gli fece scivolare in mano una polaroid, dove una Nimphadora Tonks di nemmeno quindici anni sedeva vicina a un Draco di nemmeno cinque anni. La ragazzina coi capelli rosa guardava il cugino indecisa se piazzargli una mano fra i capelli o stare ferma per la fotografia. Almeno per cinque secondi.

A giudicare da come si muoveva, stare ferma doveva essere un’impresa per lei.

 

“Come avete fatto a fare questa foto?”

Draco Malfoy guardava quel quadratino animato come se nascondesse i misteri dell’universo mondo. Andromeda gli sorrise.

“Credi che un divieto avrebbe potuto davvero separarmi da mia sorella? Quando potevamo ci trovavamo di nascosto. Era raro, in ogni caso. E una volta ritenemmo opportuno presentarvi.”

Gli occhi spalancati di Draco erano la reazione più umana che avrebbe potuto avere.

Lui aveva conosciuto sua cugina. Forse per poche ore, ma l’aveva conosciuta. Gli aveva parlato. Magari avevano pure giocato insieme. Con quella ragazza che cambiava colore di capelli come lui cambiava umore. Ogni cinque secondi circa.

Il fatto che non se lo ricordasse non cambiava le cose. Lui aveva conosciuto sua cugina. Sul serio. Gli sembrò che il suo albero genealogico miseramente spoglio iniziasse a mettere su qualche foglia.

E la foglia più giovane entrò caracollando subito dopo, inseguito da una Molly Weasley sull’orlo di una crisi di nervi. Ted Lupin fece il suo trionfale ingresso nella vita di Draco Malfoy andando a sbattere contro la sua gamba accavallata, nel tentativo di raggiungere la nonna.

 

Andromeda Black vide suo nipote alzare gli occhi e fissare stupito quello strano ragazzo coi capelli quasi bianchi seduto sul divano della casa della nonna.

E lo sguardo che ricevette in cambio non fu meno stupito.

 

Molly Weasley fissò Draco Malfoy come se avesse davanti un alieno. Non pensava che sul viso di quel ragazzo potessero passare così tante cose tutte insieme. Era un mistero come le sue difese fossero crollate solo vedendo un bambino inciampargli addosso.

 

Ted Lupin. Cos’era, suo nipote? Suo cugino? Il figlio di sua cugina. Grado di parentela difficile da capire. Era sempre stato una frana con quelle definizioni.

Decisamente

Si chinò verso il bambino, rimettendolo in piedi, e sentì una manina non più grande di una mela sulla testa. Sui capelli. Ted diventò biondo. Non chiaro come Draco, ma probabilmente si stava sforzando.

“Questo ragazzino somiglia alla madre, direi”

Sorrise.

Andromeda Black non si stupì di vederlo effettivamente felice per la prima volta, da quando era arrivato.

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RITARDO PESSIMO. Lo so.
Ho avuto la febbre a 39 e passa, vedevo i mostri. Roba da chiodi. Ma non sono giustificabile, sono stata oltremodo lenta. E me ne scuso.

Detto ciò.

Vi amo.

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Capitolo 29
*** 28 ***


Il primo incontro fu decisamente catastrofico.
No, forse no.
Draco uscì dalla stanza dove aveva parlato con Andromeda con Ted in braccio, da quando quel bambino l’aveva visto non c’era stato verso di staccarlo. E quando l’aveva chiamato zio a Draco era preso un colpo.
Un colpo di quelli forti.
L’aveva preso in braccio, fra un’Andromeda estatica e una Molly sconvolta, e se l’era portato dietro. Non aveva ancora staccato la mano dai suoi capelli, sembrava si impegnasse a diventare ancora più biondo, più chiaro. Più simile allo zio Draco.
Draco si spaventò quando si rese conto che portarsi appresso quel bambino non lo infastidiva affatto. Anzi. Era come portare in braccio quello che rimaneva della sua famiglia. E poi quel bambino gli piaceva. Rise, quando si rese conto che stava cercando di imitare anche la sua espressione.
“No Ted, non ti consiglio di imparare a ghignare già a quest’età. Uno basta e avanza.”
 
I signori Granger parlavano con Hermione, quando si trovarono davanti Draco Malfoy con quella che sembrava la sua copia perfetta in braccio. Ted si era abbarbicato al collo dello zio Draco quel tanto che bastava a nascondere il viso. E quell’immagine poteva effettivamente trarre in inganno.
Jane e John Granger guardarono la figlia perplessi, prima di dedicare le loro attenzioni al ragazzo biondo con un bambino che gli somigliava in braccio.
La prima cosa che Draco Malfoy disse ai genitori di Hermione Granger fu testualmente: non è mio figlio!
Suscitando l’ilarità scomposta di Ron, Ginny e Harry Potter, che bevevano qualcosa in fondo alla stanza.
“Oh, si. Giusto. È Teddy”
OhsigiustoèTeddy.
Draco sorrise grato alle parole di John Granger, prima di rendersi conto che fosse il padre della sua ragazza.
Dov’è un badile? Vado a sotterrarmi in giardino.

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scusatemi, lo so, è CORTISSIMO.
Oltremodo breve.
E vari altri sinonimi. Ma sto lavorando come un ciuco. Rimedierò. Promesso.
Baci.

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Capitolo 30
*** 30 ***


Draco con un bambino in braccio, con Ted in braccio, era stata una visione. Letteralmente. Hermione Granger si trovò a considerare la cosa come fosse un quadro. Per la seconda volta. La prima includeva lenzuola e letto, ed era una cosa che era meglio che i suoi non vedessero. La sua uscita l’aveva fatta sorridere, ma non ridere. Era troppo impegnata a guardarlo.
Non ci pensava nemmeno ad avere figli, al momento. Neanche lontanamente. Era solo che quel ragazzo biondo con un bambino in collo era talmente fuori dal suo contesto da sembrarle, se possibile, ancora più bello.
Registrò il movimento di Draco, che si avvicinava ai suoi sostenendo Ted con un braccio solo, tendendo la mano destra per una presentazione formale.
 
I signori Granger rimasero impressionati dai modi di quel ragazzo, di cui Hermione gli aveva parlato più di una volta. Rigido, corretto e composto, era lo stereotipo della nobiltà ereditaria. Che strideva incredibilmente col viso stravolto che gli avevano visto fare pochi minuti prima, quando si era affrettato a spiegare che quel bambino non era suo figlio. Jane Granger sorrise divertita. Leggeva fra le righe da una vita. Dietro la facciata composta, quel ragazzo nascondeva la voglia di andare a nascondersi sotto qualche scrivania, ma resisteva stoicamente. Non sembrava più il ragazzo viziato di cui un’Hermione molto più piccola le aveva parlato. Era solo un ventenne eccezionalmente biondo. Gli sorrise.
“Piacere di conoscerti, Draco. Hermione ci parla sempre di te”
 
Eccolo, il dialogo. Andava nel panico quando succedevano queste  cose, se avesse saputo cos’era le avrebbe chiamate chiacchiere da ascensore.
Ha visto che brutto tempo?
Quel vestito le sta d’incanto!
Ha letto il giornale oggi?
Roba da panico.
Cercò gli occhi di Hermione, mentre Ted continuava a giocare coi suoi capelli, e si sentì un po’ meglio quando la vide sorridergli. Sorrise anche lui, di rimando, e dedicò un sorriso anche alla signora Granger, ancora in attesa di una risposta.
“Spero non troppo male, signora Granger”
La donna lo guardò divertita, ma fu il signor Granger a rispondere.
“A seconda degli anni, direi. Prima non ti faceva esattamente una buona pubblicità”
Draco rivolse un sorriso freddo anche a lui.
“Visti i nostri rapporti dell’epoca, non mi sarei aspettato nulla di diverso”.
 
Il primo dialogo coi genitori della sua ragazza fu difficile. Loro non si fidavano completamente di lui, e lui non si sbilanciava mai troppo. Era da immaginarselo, visti i suoi trascorsi e i suoi parenti. Le domande si mantennero su terreni neutrali.
Scuola, futuro, famiglia.
Quando arrivò l’argomento famiglia, Draco preferì glissare con un commento sullo strano comportamento di Ted, che adesso sembrava terribilmente affascinato dalla cravatta verde dello zio, tenuta lenta su una camicia coi primi bottoni slacciati. Forse in quella casa si vestivano tutti di rosso ed oro. Il verde doveva essere una strana novità.
“Ted, ti piace la cravatta?”
Il ragazzino fu più che felice di trovarsi la cravatta dello zio Draco al collo, messa li dalle mani dello zio stesso, che lo guardava con quello che era inequivocabilmente un sorriso. Si strinse nuovamente al collo di Draco, dimenticandosi di voler diventare biondo e lasciando che i capelli tornassero castani.
Prima di diventare rosa, ad una velocità che Draco giudicò come esorbitante.
I gemelli vennero a salvarlo da quella situazione, portando via lui ed Hermione di peso e trascinandoli a tavola. Dove una Molly Weasley in forma smagliante aveva preparato da mangiare per un esercito.
Ed in effetti il numero degli invitati si avvicinava a quella definizione, Draco ne rimase talmente stupito da sconvolgersi. Era abituato a cene rigide, formali e fredde. Qui le persone parlavano, si abbracciavano, ridevano, scherzavano. Comunicavano. La versione fantasma di Fred Weasley si divertiva come un matto ad apparire e scomparire da sotto il tavolo, provocando un applauso quando la sua testa sbucò fra le gambe del tacchino. Cosa che sua madre parve non apprezzare quando il nugolo dei suoi fratelli. Ronald stava rischiando di strozzarsi col pane. Hermione rideva come una matta per qualcosa che Ginevra doveva aver detto, ed Harry parlava animatamente con Hagrid, che l’aveva salutato un po’ perplesso pochi minuti prima, di qualcosa che doveva riguardare una legge che permetteva l’adozione a distanza dei draghi. O qualcosa del genere. Ci mancava altro che quello.
Non era abituato a così tanto movimento intorno a un tavolo, tanto che rimase silenzioso e immobile per una buona manciata di minuti. Finchè non sentì la mano di Hermione farsi strada nella sua, e la testa di Fred Weasley decise di sbucare dal suo piatto fra un antipasto e l’altro. Si concesse di respirare più liberamente, seguendo con la coda dell’occhio un bambino che trotterellava allegro, con dietro Andromeda Black, con addosso la cravatta che gli aveva dato lo zio Draco.

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di nuovo un ritardo mostruoso! dovete scusarmi, ero a Berlino...faceva meno freddo che qui, incredibile ma vero!

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Capitolo 31
*** 31 ***


Gli era sembrato incredibile, quando si era reso conto di aver azzeccato il regalo per Potter e i Weasley. Non ci avrebbe scommesso. Mai. Ma si era reso conto di averci dato quando aveva porto ai suoi amici.
Dio che strana parola.
Il baule contenente tutto il necessario per una sana partita di Quidditch. Pluffe, boccino, bolidi, mazze, caschi e compagnia bella. Per ovvia ragione di spazio, quello che mancava erano gli anelli delle porte. Magia quanto vuoi, ma fino a un certo punto. Ronald aveva spalancato gli occhi, rigirandosi fra le mani i suoi nuovi guanti da portiere, e l’aveva preso per un polso per trascinarlo all’aperto dove si sarebbero smaterializzati per andare a giocare nei campi spogli vicino alla tana. Hermione lo intercettò, e lo trascinò con sé promettendo a Ronald di lasciarlo libero dopo poco tempo.
“Fai presto, Hermione! Ci serve un cercatore decente! George è una schiappa!”
 
Hermione si portò dietro Draco, ancora sconvolto dalla confidenza che si era stabilita col rosso e compagnia bella, fino a quello che doveva essere un salotto per gli ospiti.
“Ho una cosa per te”
Draco la guardò, regalandole il ghigno tipico della famiglia Malfoy.
“Anch’io”
“Prima io”
“Giusto, prima le signore”
“Quale bontà d’animo”
Hermione sorrise e materializzò una scatoletta di cartone argentata con parecchi buchi sul tappo, con un grosso fiocco blu scuro. Gliela mise in mano prima che potesse spiccicare un’altra sillaba.
 
Draco sciolse il fiocco con attenzione, infilandosi la stoffa nella tasca dei pantaloni, e sbirciò nella scatola. Quello che vide lo fece trattenere il respiro, prima di scoppiare a ridere di cuore. Nella scatole c’era un drago in miniatura, un ungaro spinato, vivo attivo e reattivo come uno normale. Un piccolo drago, come quello che Potter aveva estratto dal sacchetto durante il torneo Tre Maghi.
“Tu sei pazza, Hermione Granger! Dove l’hai pescata questa belva?”
Draco infilò la mano nella scatola, il drago gli annusò brevemente la mano e si decise a salire sul palmo. Prima di aprire le ali ed andare ad appollaiarsi sulla spalla del ragazzo.
“Tu non farmi domande indiscrete, e io non ti mentirò”
Hermione sorrise come la più esperta delle serpi.
Draco fu tentato di scoppiare a ridere di nuovo, prima che Hermione gli prendesse un polso e ci chiudesse intorno un braccialetto di metallo.
“E’ il tuo legame con lui, c’è il suo nome sopra. Finchè avrai questo al polso, in un modo o nell’altro, potresti anche riuscire a comunicare con lui. Si chiama Atlas”
Atlas, sentendosi chiamato in causa, sputò una minuscola fiammata. Draco scoppiò a ridere di nuovo prima di carezzargli il muso con l’indice, producendo una pergamena che porse ad Hermione.
“E questo cos’è?”
“E’ il mio turno”
La studiò con attenzione mentre Atlas gli annusava l’orecchio destro, cercando ogni minimo cambiamento di espressione mentre leggeva. Non si aspettava davvero che gli si lanciasse al collo in quel modo. Forse aveva azzeccato anche quel regalo.
 
Una stella. Le aveva regalato una stella. Non letteralmente, ovvio, ma aveva scoperto che c’erano siti internet che permettevano di dedicare le stelle alle persone. E lui le aveva dedicato Eltanin, la stella più luminosa della costellazione del dragone. Draconis. Draco. Significa serpente, o drago, ed era la stella dello zenit. Ed era la sua stella, adesso.
Sentì Draco passarle le mani dietro al collo e allacciarle una collana.
“Questo è il simbolo della tua stella. Casualmente, riesce a piacermi parecchio”
Hermione sorrise, trovandosi un pendente argentato a forma di serpente intorno al collo.
“Incredibile ma vero, una Grifondoro con un serpente al collo”
Hermione scoppiò a ridere, abbracciandolo di slancio e facendo perdere l’equilibrio ad Atlas, che si alzò in volo contrariato. Gli prese il viso fra le mani prima di baciarlo.
“Non solo al collo, anche fra le mani”
Lo prese per mano, smaterializzandosi con lui alla tana. Prima che lui la costringesse a smaterializzarsi con lui al manor, per prendere la sua scopa.
 
Harry Potter non l’avrebbe mai ammesso, ma Malfoy non era un giocatore pessimo. Anzi. Era bravo. Parecchio bravo. Fu tentato di rimangiarsi quello che aveva detto a proposito di suo padre che gli comprava il posto in squadra. Quel posto se lo meritava davvero, anche se adesso nessuno dei suoi vecchi compagni ce lo voleva più. Era un peccato, Draco era uno dei pochi che sapeva davvero giocare in quella Casa. Quando lui e Hermione si erano materializzati alla tana, lui con un drago in miniatura su una spalla e la scopa sottobraccio, aveva soffocato una risata. Vedere Malfoy con quel drago minuscolo appollaiato sulla spalla era stato quasi comico, ma dovette ammettere che era un regalo particolarmente azzeccato. Atlas aveva lo stesso pessimo carattere del padrone, e reagiva allo stesso modo alle provocazioni. Mordeva.
Eppure si ricordava di quando Draco sembrava aver mollato tutto, di quando aveva smesso di mordere e si lasciava pestare senza nemmeno reagire. Gettò un’occhiata verso Hermione, prima di scansare Malfoy che si era gettato in picchiata verso di lui rincorrendo il boccino con un ghigno folle stampato in faccia. Quella ragazza l’aveva rimesso in sesto. Hermione faceva davvero miracoli. Sorrise, gettandosi all’inseguimento del suo miglior nemico mentre Ron gli urlava dietro qualcosa di molto simile a un “Potter, che accidenti stai facendo? Muovi il culo della tua scopa e segui quel platinato maledetto!”
“Non ti sento, Ron! Troppo vento nelle orecchie!”
“E troppa aria nel cervello!”
 
Draco si ritrovò ad atterrare di pancia sul campo fangoso, stringendo fra le dita il boccino. Lo fissò perplesso, incredulo di averlo soffiato sotto al naso di Potter per la prima volta in anni. Scoppiò a ridere tirandosi in piedi, venendo poi sepolto da una valanga di capelli rossi che rispondeva al nome di Ginevra e George Weasley, i suoi compagni di squadra. Vide Hermione correre verso di loro, la macchina fotografica magica appesa al polso, urlando “Ho immortalato il tuo atterraggio perfetto” e con la coda dell’occhio fece caso a Potter, Ronald e Bill, infangato dalla testa ai piedi, che borbottavano qualcosa di ben poco soddisfatto. Gli parve di cogliere un “Effettivamente, il posto non se l’è comprato” dalla bocca di un Potter più divertito che piccato, che guardava ridacchiando Fleur che cercava di ripulire dal fango almeno una parte del viso di suo marito.

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E  IL MEGARITARDO!

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Capitolo 32
*** penultimo ***


Era tutto normale, no? Andava tutto bene. Quindi, non era tutto normale. Era diventato tutto normale solo da poco. Draco Malfoy non era abituato all’idea che tutto stesse andando per il meglio, si aspettava sempre che una folata di vento gli scompaginasse quel castello di carta che era riuscito a rimettere in sesto dopo mesi di allenamento psicologico.
Però era vero, andava tutto bene.
E la cosa, un po’, lo terrorizzava.
 
Hermione Jane Granger aveva dovuto ricorrere all’aiuto della mascotte di casa Weasley per riuscire a tirare su quella zip maledetta dietro la schiena. E poi aveva tirato su la zip a Ginny, che si era ritrovata nella sua stessa situazione pochi minuti dopo, correndo da un corridoio all’altro del Manor reggendosi il vestito come una disperata perché non riusciva ad allacciarlo. Vedere Ginevra Weasley correre per i corridoi del Malfoy Manor con una scarpa sola e il vestito che minacciava di crollare da un momento all’altro era stato qualcosa che Harry Potter non si sarebbe scordato tanto facilmente.
 
Ronald Weasley non era mai stato una cima, ma nessuno poteva dire che fosse stupido. Leggeva le persone come fossero state fumetti, con la stessa facilità con cui avrebbe scorso una striscia illustrata. Passare il capodanno al Malfoy Manor, in ogni caso, era una cosa che non si sarebbe mai immaginato. Draco l’aveva proposto il giorno dopo Natale, spiegando che magari i coniugi Weasley avrebbero gradito un po’ di privacy, e che il Manor era fin troppo grande per poterci stare solo in due. Hermione avrebbe rischiato di perdersi cercando il bagno, e se avesse trovato qualcuno che conosceva sulla strada non avrebbe rischiato di morire di fame. Ricordare lo scappellotto che Hermione aveva riservato al suo platinato privato lo faceva ancora ghignare come un invasato. Immaginarsi Hermione persa per i corridoi alla ricerca di un bagno non faceva che esasperare quella smorfia assurda.
 
Harry James Potter fissava le scale che portavano alle segrete del Malfoy Manor come se fosse ipnotizzato. Solo l’anno prima lui e Ron erano stati rinchiusi la sotto, e solo un anno prima Hermione era stata torturata dalla zia di quello che adesso era il suo ragazzo.
“Sono chiuse, sai”
Draco Malfoy gli era praticamente comparso accanto, non l’aveva nemmeno sentito arrivare. Aveva una faccia talmente disgustata, guardando quelle scale, che si stupì che non si fosse già vomitato sulle scarpe.
“Voglio dire, le segrete. Le ho chiuse. Ermeticamente. Sparite.”
Harry lo vide passarsi le mani sugli avambracci, continuando a fissare un punto poco al di sopra della sua testa.
“Dico sul serio, le ho chiuse. Non volevo che…”
“Malfoy. Ho capito. Le hai chiuse.”
Il ragazzo biondo che aveva di fronte annuì, tornando a fissare le scale.
“Non mi piaceva guardarle.”
“Posso immaginarlo. Non che anche a me stessero simpatiche.”
Harry Potter lanciò un’occhiata al suo compagno di chiacchiere, tirò su un sopracciglio.
“Malfoy, ma ti vesti solo di nero?”
Lo vide prendere fiato, sollevato dal cambiamento del soggetto in discussione.
“A Hermione non dispiace”
“Hermione è strana”
“Disse quello che girava con una fulminata in fronte”


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capitolo cortissimo e in straritardo, ma non mi faceva più internet.
dettò ciò, il prossimo sarà l'ultimo. allacciate le cinture, eccetera eccetera.

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Capitolo 33
*** ultimo ***


No. No. No. Forse…no. Nemmeno. No. Si.
Draco Malfoy soffiò sulla bottiglia impolverata prima di prenderla, per evitare che gli impolverasse il vestito nero.
Malfoy, ma ti vesti solo di nero?
A Hermione non dispiace.
Se ne ricordava ancora, eppure erano passati dieci anni. Ronald Weasley si era sposato con niente popò di meno che Angela Quiver, una nata babbana assolutamente niente male che aveva già messo al mondo due pargoli. Gemelli. Rossi come tutti i Weasley.
Le colpe dei padri ricadono sempre sui figli.
Draco ghignò. È che a lui i capelli rossi erano sempre sembrati ridicoli.
Harry Potter e Ginevra Weasley si erano sposati da poco, c’era un bambino in cantiere e sembravano la coppia più felice del mondo.
Magari, quello, non sarebbe nato rosso.
Lui ed Hermione non si erano sposati, lei non sera incinta ma sicuramente non si lamentavano. Si godevano indipendenza e autonomia in santa pace, prima di dover pensare a ragazzini urlanti futuri. Hermione lo prendeva in giro chiamandolo Erode, e forse aveva ragione quando gli diceva che, appena nato il suo primo figlio, sarebbe passato dal re di Giudea a una versione maschile di una chioccia. Lui gli rispondeva che era probabile come il sole di notte, ma di fondo sapeva che non aveva tutti i torti. Bastava pensare all’adorazione che provava per suo nipote Ted.
Girò la bottiglia di vino per leggere l’etichetta e sorrise, soddisfatto della scelta. Hermione non avrebbe potuto lamentarsi, poco ma sicuro.
 
Hermione Granger vide sbucare la testa bionda di Draco dalle scale che un tempo portavano alle segrete, che il suo ragazzo aveva trasformato in una comoda cantina da riempire di bottiglie. Solo Draco Malfoy avrebbe potuto riempire di vino una cantina, pur preferendo una birra. Scura. Solitamente Guinness. Era uno spasso quando finiva il boccale e si tirava su con due baffi di schiuma densa sotto il naso. Gli si avvicinò silenziosa.
“Quand’è che arrivano i nostri ospiti, Draco?”
Scoppiò a ridere quando si rese conto di averlo preso di sorpresa. E di avergli fatto prendere un accidente.
 
Harry James Potter non aveva mai smesso di prenderlo in giro: il purosangue che faceva il fotografo nella Londra babbana. Mai visto ne sentito un Malfoy con una reflex non magica in mano. Ma a Draco non dispiaceva che le fotografie che scattava se ne stessero ferme. Davano una sensazione di momento bloccato e irripetibile che una mini animazione cartonata non restituiva. Aveva reagito augurandogli buon anno, e lanciandogli in testa il tappo dello spumante.

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Finito! Non ci posso credere. Un po' dispiace, ma credo ci sia di peggio nella vita.
GRAZIE a tutti per le recensioni, letture, consigli. Un monte. Che la pappa al pomodoro sia con voi!
Vale

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