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Lista capitoli: Capitolo 1: *** La storia di Brad *** Capitolo 2: *** La storia di Christine *** Capitolo 3: *** Il primo incontro *** Capitolo 4: *** Brutti Ricordi *** Capitolo 5: *** Il primo 'P.D.R.' si chiama Steven Lechnner *** Capitolo 6: *** A scuola! *** Capitolo 7: *** Casa e Scuola *** Capitolo 8: *** Il Secondo P.D.R. si chiama Laura Swhann ***
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
P. D. R. – Problemi Di Reincarnazione
Una giornata di fine estate invidiata in
tutto il mondo: mentre l’Europa era invasa da acquazzoni, l’Asia da monsoni
d’aria calda, l’America Latina da aride siccità e il resto degli Stati Uniti da
uragani imprevedibili, a Long Beach, California, c’erano sole caldo, brezza
marina rinfrescante, cielo limpido e mare cristallino.
Sembrava che tuta la popolazione giovanile
californiana si fosse trasferita sulla costa: le spiagge libere non sembravano
esserlo, gli stabilimenti balneari erano più stipati di un magazzino delle
scope di una segheria e la gente faceva a spintoni persino per nuotare al
largo.
In mezzo a quella folla che, tutto sommato,
non riusciva a rovinare una così bella giornata, si stava svolgendo una gara di
surf trai più bei ragazzi del posto: nella competizione finale in corso stavano
partecipando i due surfisti più noti di tutte le coste del paese. Naturalmente,
erano i surfisti oggetto dell’amore di quelle centinaia di ragazze spasimanti
che affollavano il luogo della sfida.
Pronti sulle loro tavole da surf, Jake
Pelvinton e Brad Louis si stavano studiando l’un l’altro mentre battutine
ironiche sulla vittoria di uno o sulla schiacciante vittoria dell’altro
volavano non solo tra gli sfidanti, ma anche tra i membri dei vari fan club.
Il telecronista prese il microfono e cominciò
a surriscaldare l’atmosfera annunciando l’inizio della gara dalla sua
postazione, la sedia sopraelevata del bagnino.
- Wow guys! Ben trovati a tutti, siamo pronti
per la nuova sfida di oggi? Alla nostra destra abbiamo il campione indiscusso
in carica da ben quattro anni consecutivi! Facciamo tutti sentire il nostro
calore a Braaaaaad… the wave-boy! -
scoppiò un urlo quasi disumano che stappò i timpani al biondino interessato -E
alla nostra destra… looooooo sfidante! Jake!- niente soprannomi, anche se
“eterno sfidante” sarebbe stato perfetto: infatti Jake era lo sfidante per
eccellenza, da tanti anni quanti erano i titoli del campione, non era mai
riuscito a batterlo.
Quel ragazzo conRay Ban ultimo modello e microfono quasi in bocca per
l’eccitazione della gara prese ad agitarsi ancora di più quando gli
comunicarono che era giunta l’ora di dare il via alla gara. Il telecronista si
slanciò in basso per afferrare l’orologio tecnologico e cominciò il conto alla
rovescia per la partenza dei due, mentre sotto di lui le ragazze e gli altri
spettatori/tifosi presero ad urlare sempre più forte i nomi dei loro preferiti.
-E via al conteggio! 10… 9… 8…-
-Sei ancora in tempo per ritirarti-, ghignò
Jake, decisamente sicuro di sé.
-5… 4…-
-E tu sei ancora in tempo per risparmiarti
l’ennesima figuraccia!-
-2… 1… GO!!!-
E i due partirono, con potentissime bracciate
per avviarsi sulle onde. IL vento sembrava essere particolarmente favorevole,
forte ma non troppo, e il mare non poteva essere più perfetto! “Sarà una gran
bella gara!”, pensò Brad mentre passava in testa davanti al rivale.
Arrivò poi la prima occasione di voto per i giudici che
li stavano osservando dalla riva: sì, quell’onda era perfetta. Brad accelerò di
colpo sperando che l’altro concorrente non avrebbe cercato di inseguirlo, e
così fu: salì in piedi alla tavola mostrando a quegli spettatori col binocolo i
suoi meravigliosi pettorali scolpiti ma non troppo, adatti ad un sedicenne
qual’era lui, e poi si mise in posizione per cavalcare l’onda. Il surf era
tutto per lui, non riusciva nemmeno ad immaginarsi una vita senza la sua
tavola, anche se quella che aveva sotto i piedi al momento non era la sua vera
tavola: l’aveva appena presa a noleggio dato che la sua si era incrinata
durante il trasloco appena effettuato da L.A..
L’onda non tardò ad arrivare e il biondino la
prese al volo, cavalcandola con maestria. Poi diventò sempre più grossa man
mano che correva, e come correva! Sembrava fosse l’onda più bella di tutta la
sua vita, sprizzava gioia da tutti i pori mentre urlava quel “Yahoo!”
indemoniato che fece esaltare tutta la folla.
Poi si ricordò che era una gara e controllò
fugacemente attorno a sé per vedere dove si fosse cacciato lo sfidante.
-Sfidante perdente, sarai scappato immagino-
disse, facendo spallucce e tornando a concentrarsi sulla sua esibizione. I
giudici non si riuscivano a vedere proprio per niente, erano molto lontano
dalla riva, ma sicuramente erano soddisfatti da quella prestazione magistrale:
eccolo infatti saltare come fosse sullo skate board, ora impennandosi in punta,
ora facendo una piroetta e atterrando perfettamente sulla tavola. Tranne
l’ultima piroetta, con quella scivolò giù dalla tavola e venne in parte
travolto dall’onda.
-Il vento si sta levando sempre più forte,
amici, mi chiedo se questa gara possa continuare-, commentò il telecronista,
guardando in direzione del banco dei giudici -Ma devo dire che anche Jake se la
sta cavando benissimo! Guardatelo, sembra addirittura il campione! -le fan di
Brad gli fecero miliardi di scongiuri e gli gettarono addosso maledizioni su
maledizioni perché il loro idolo era unico ed imitabile -Ehm, naturalmente…
Brad agli esordi della carriera!- si salvò la pelle per un pelo -Ma… che
succede laggiù? Sembra che le onde stiano crescendo un po’ troppo, non vi pare?
Riusciranno i nostri concorrenti a domarle?-
Una trentina di metri più avanti, Brad era
riuscito a ritornare sulla cresta dell’onda nel senso più alla lettera
possibile: aveva recuperato lo scivolone precedente con grande professionalità,
dando un’altra occasione a quelle scalmanate laggiù di agitarsi e di invocare
il suo nome. Poi gli apparve Jake alle spalle, cavalcando un’onda ancora più grande.
-Ehi, campione!
Guarda qua!- gli disse.
-Si, si, pavoneggiati finchè puoi amico,
adesso ti prendo!-
-Incredibile amici! -il telecronista di levò
gli occhiali da sole per osservare meglio ciò che stava succedendo fra le onde
bianche dell’Oceano -Brad ha letteralmente saltato un’onda, pur di raggiungere
l’avversario! Pare che questa qui sia una grande gara, non come il fiasco di
Jake dell’anno scorso...-
Il vento crebbe sempre di più e divenne
insostenibile per le persone in spiaggia, colti da una bufera di sabbia. Anche
il cielo ne risentì, e divenne tutto rannuvolato. Molti spettatori se ne
andarono raccogliendo in fretta lo loro cose, mentre le fan più accanite ben
presto rimasero le uniche ad assistere alla gara.
I due sfidanti sembravano trovarsi in
difficoltà, l’onda sulla quale si trovavano era diventata troppo alta e il
vento in mare aperto è sempre maggiore rispetto alla riva. Figurarsi poi se il
mare aperto è un Oceano.
-GARA SOSPESA! RAGAZZI, TORNATE A RIVA, E’
TROPPO PERICOLOSO CONTINUARE!- questa volta a parlare al microfono era uno dei
membri della giuria e sembrava molto preoccupato -TORNATE A RIVA!-, ma i
ragazzi lo sentirono appena.
Entrambi persero l’equilibrio, Jake cadde
addosso a Brad ma tornarono presto in superficie e cominciarono a nuotare
sempre più rapidamente, le tavole erano ormai andate perdute.
Se qualcuno si è mai chiesto il motivo per
cui ci sono bandiere rosse e bagnini in agitazione quando il mare è molto
mosso, è giunto il momento che lo scopra: Brad se lo è sempre chiesto, lui
adorava il mare in tutte le sue forme e non avrebbe mai e poi mai dubitato di
lui. Si fidava del mare. Ma il ritmo della nuotata si stava rapidamente
spegnendo, era uno sforzo enorme per due ragazzi quali erano loro, le onde li
risbattevano sott’acqua ad ogni loro movimento e non riuscivano mai ad avanzare
di molto.
Era il suo carattere, non riusciva ad odiare
nessuno e anche l’acerrimo rivale, il nemico più terribile alla fine era suo
amico. Nonostante questo, però, non riusciva a levarsi quella bella faccia
tosta dal volto, e nemmeno la battutina o la presa in giro istantanea.
Tuttavia, anche se cercava di far coraggio ad
entrambi, sapeva benissimo che erano spacciati, non ce l’avrebbero fatta. Lui,
poi, si sentiva sempre più sfinito.
Sentiva i loro nomi al microfono, in molti li
stavano chiamando a riva, ma lui sapeva in cuor suo che era troppo lontano… poi
non vide più l’altro ragazzo.
-JAKE!!! JAKE!!!- lo vide affondare
inesorabilmente proprio ad una ventina di centimetri dalla sua tavola da surf,
era allo stremo delle forze e si stava arrendendo alle onde.
Con uno sforzo immane, Brad si lanciò su di
lui nuotando per altro in senso opposto all’andamento della mareggiata e si
tuffò a ripescarlo. A fatica, poi, riuscì a tirarlo di nuovo in superficie
lottando con forza contro le ondate potenti che volevano stroncarlo e infine lo
mise sulla tavola, continuando a gridare per svegliarlo dallo svenimento.
Poi la sua autonomia in acqua calò
vertiginosamente e scivolò giù dalla tavola di Jake, affondando in mare senza
sufficienti forze per reagire.
Troppa acqua nei polmoni, ecco qual’era il
problema: non riusciva a tornare a galla da diversi minuti e tutti i suoi sforzi
per trattenere il fiato erano diventati ormai inutili, non vedeva nulla, solo
le bollicine che gli solleticavano le braccia. In cuor suo sapeva che si stava
solo agitando, che non stava affatto tornando in superficie, sentiva la
pressione diventare sempre più insostenibile, sì, stava annegando… un’ultima
spinta verso il basso e sentì una fitta lancinante alla schiena.
Poi chiuse gli occhi.
-Dobbiamo andare-
Quell’alta figura avvolta in un mantello nero
riportò Brad alla realtà scotendolo per un braccio. Il ragazzo si svegliò come
da un sogno, di soprassalto, poi riprese il controllo e si guardò attorno.
-Non è possibile… sono ancora vivo?!?- saltò
in piedi gioioso come un bimbo al Luna Park dopo un’estenuante giornata di
scuola -Sono vivo! Oh, grazie, grazie per questo mirac…-
-Guarda che non sei vivo- l’uomo lo scosse
ancora con quelle dita freddissime, ma Brad pareva non aver capito. Poi vide
avvicinarsi un sacco di gente: soccorritori, pompieri, alcuni membri del pronto
soccorso… aveva visto scene del genere nei film, soprattutto quelli dei super
eroi, con la fanciulla di turno tenuta a forza dai pompieri o dalla polizia
mentre le forze del male venivano annientate dal protagonista. La scena dei
soccorritori, invece, l’aveva vista in un telefilm poliziesco, proprio
identica: i medici si avvicinano al corpo, gli gridano di svegliarsi sperando
fosse ancora in vita, lo portano in salvo all’ospedale e lì guarisce del tutto,
il caso si risolve come se nella vita reale ci fosse un copione già scritto e
parte la sigla finale.
Abbandonò quei ricordi televisivi per
concentrare l’attenzione su quella donna che correva verso di lui con le
lacrime agli occhi e la disperazione nel cuore: sua madre.
Brad corse verso di lei a braccia aperte,
dopo quella brutta avventura si sentiva ancora spaventato a morte, ma quella lo
superò e continuò in direzione degli scogli: per la precisione, lo trapassò
senza neanche vederlo, come fosse stato un fantasma.
Si voltò verso di lei per vedere se si era
accorta di lui, ma vide solo una donna in un pianto disperato bloccata a forza
dai soccorritori.
Perché piange? Io sono qui…
-Ma che cosa… Ehi!- la figura nera lo prese
per le spalle e lo portò ad una posizione sopraelevata alla scena, e rimasero a
mezz’aria.
-Adesso dobbiamo proprio andare- gli disse
allungando un braccio mingherlino verso quello del ragazzo, il quale non lo
respinse ma rabbrividì al contatto.
-Che cosa sta succedendo, me lo vuoi
spiegare?!- non riusciva a distinguere dove finisse il non voler credere e il
non voler capire. In quel momento non voleva capire.
-Guarda-, si limitò a dire l’altro puntando
un ossuto dito indice verso gli scogli, a quasi 500 metri dal luogo della gara
di surf.
Brad Louis non potè sentirsi peggio: vide il
suo corpo esanime incastrato tra le rocce, sfigurato ed insanguinato, mentre
sei soccorritori attorno a lui gli gridavano di resistere come in quel
telefilm, sperando che non fosse…
-… morto…- sussurrò d’un fiato. Ora non
voleva credere.
E’ una credenza abbastanza comune, in molti
pensano che quando la Morte ti coglie rivivi i momenti più brutti della tua
vita appena conclusa. Non si considera che se, come sta succedendo a Brad, si
riesce a vedere la propria morte, è quello il momento più brutto che tu possa
mai avere. Il giovane surfista si fermò a contemplareciò che rimaneva di lui in Terra, posando ogni tanto lo sguardo,
come fosse un dovere, sul volto sempre più straziato della madre. Lui, invece,
non riusciva assolutamente a piangere.
-Sì, è un peccato… sedici anni soltanto…-
l’uomo gracilino vestito di nero si mise ad osservare la scena loro
sottostante, quasi commosso. Stava ripensando a quando anche lui aveva perso la
vita, aveva più o meno la stessa età del malcapitato odierno, quel giorno di
più di mille anni prima. Era un ragazzo anche lui.
Poi si percosse tutto e prese di forza il
ragazzo portandolo lontano da quel luogo. La madre di Brad urlò disperata alla
vista del figlio in barella.
-Allora… Louis Bradley, giusto?- continuò lo
sconosciuto come se non fosse successo nulla.
-No, Louis Brad, prego: non Bradley, odio
quel nomignolo- corresse il biondino con gli occhi spenti, come in trance: era
morto, non ci poteva assolutamente credere! E adesso, cosa gli sarebbe
successo? In un certo senso la sua vita stava continuando, ora aveva la
certezza di quel ‘qualcosa’ oltre la vita, ma continuava a pensare a tutte le
cose che non avrebbe più potuto fare, a tutte quelle persone che non avrebbe
mai più rivisto… era proprio il dispiacere provocato alle persone che gli
volevano bene la cosa che lo rendeva più triste. Poi, per il resto, quando era
in vita e pensava all’aldilà si diceva che forse sarebbe stata una bella
avventura, vedere cosa sarebbe successo alla morte… ma non pensava di arrivarci
così presto! A soli sedici anni, durante una gara di surf… non avrebbe più
potuto cavalcare un’onda…
-Ah, sì, giusto- disse l’altro, ignorando
tutti i suoi pensieri -Louis Brad, 16 anni, capelli biondi, occhi verdi e una
cicatrice sul fondo schiena…- annotò il tutto in un blocchetto bianco appena
comparsogli in mano.
-Non ho nessuna cicatrice sul fondo schiena!-
-Sicuro? Prima hai sbattuto contro uno
scoglio, non ricordi?- Brad si passò una sul punto discusso e sentì un taglio
enorme -Visto?-
-Ma tu chi sei?- finalmente glielo chiese, se
lo stava chiedendo da quando gli aveva detto di non essere più vivo.
-Angelo della Morte Diehow, sezione
californiana, categoria maschile giovanile- rispose l’altro, scostando
lievemente il cappuccio e mostrando al ragazzo il suo volto altrettanto giovane
ma sfigurato e logoro dal tempo -E stiamo andando alla Succursale 1527 della
Porta del Mondo, se lo vuoi proprio sapere- continuò semplicemente annuendo
verso un cerchio luminoso nel cielo plumbeo -la destinazione finale di un’anima-.
-E poi?-
-Non ne ho idea, non sono mica il Padre
Eterno! E ora, dentro! Hop!-
-Ma io… io sono giovane, no? Non esiste un
processo di reincarnazione o…-
-Roba da romanzo, è possibile solo dopo esser
entrato lì-
-Ah-ah! Non ci credo, tu vuoi solo farmi
andare lì e scappare via, vero?- era riuscito a risollevarsi il morale, in
fondo c’era qualcosa oltre la vita e la morte, quindi avrebbe potuto deprimersi
dopo: questo invece era il momento di salvarsi la pelle attaccandosi con le
unghie e con i denti alla sua amata America.
L’angelo, dal canto suo, era visibilmente
scocciato da quell’imprevisto.
-Senti un po’ ragazzino, sei il mio 368.945
protetto, e gli altri 368.944 non mi hanno dato problemi: perché non puoi
entrare come fanno tutti gli altri?!?- cominciò a spingerlo con più forza, ma
quello si aggrappò al bordo del cerchio e puntò i piedi con fare deciso. Brad
credette di aver lemani ustionate al
solo contatto con quel cerchio di fuoco bianco, ma non sentiva molto dolore,
solo calore. La temperatura, probabilmente, di un forno a gas a 200°C.
La scena andò avanti per un paio di minuti,
con il ragazzo letteralmente appeso tra il mondo dei morti e quello dei vivi e
l’angelo della Morte intento a concludere il suo lavoro alla ben e meglio.
-Che cosa state facendo, qui c’è gente che
deve morire!- una voce possente fermò quella strana situazione e i due si
staccarono e si voltarono verso colui che aveva parlato -Ah! Diehow, sempre tu,
vero?-
Dietro di loro c’era un altro angelo della
Morte avvolto anch’egli in un mantello nero: era molto più robusto del primo, e
aveva in mano il suo stesso blocchetto. Come per il primo, non gli si vedeva il
volto.
-Eh eh… un piccolo contrattempo, sai com’è…
il ragazzo non vuole morire e…- cominciò a spiegare il più giovane dei due, con
un tono di voce molto più flebile e timoroso rispetto a quello che usava prima
con Brad -… stavo cercando di farlo entrare nella Porta del Mondo, ma si ostina
a voler restare qui!-
-Tu gli hai spiegato i gravi problemi che può
provocare all’equilibrio delle cose?-
Diehow abbassò la testa come fosse in
punizione. -..stavo per dirglielo, ma speravo di riuscire a..-
-Usa la testa! Lui è appena morto, tu hai già
un migliaio di anni alle spalle: chi credi che abbia più forza di spirito, tu o
lui?- sembravano essersi dimenticati di Brad, il quale li stava osservando
ammaliato: gli era tornata in mente la realtà della morte in cui si trovava e
non riusciva ad ascoltare quei due che parlavano di quella spiacevole
situazione così alla leggera.
Si voltò ad osservare con aria triste quella
porta che gli era stata destinata, mentre la luce che emanava si rifletteva nei
suoi occhi e non sulle case sottostanti. Si mise ad osservare per un bel po’ di
minuti i tetti delle abitazioni che stavano sotto il suo pavimento invisibile e
si crogiolò nella vita quotidiana degli abitanti. Già
mi manca…
-Ehi, ragazzo!- Brad si voltò. Il secondo angelo della
morte si avvicinò a lui con fare impacciato ma deciso, agitando una grossa
manona da boscaiolo nella sua direzione -Tu non ti rendi neanche conto dello
sfascio che stai creando alle altre anime! Il tuo tempo sulla Terra è scaduto,
quindi fila nell’Aldilà!-
-Lei, quando è morto, ha accettato di buon grado il suo
destino?- rispose il biondino, cercando di prendere ancora più tempo con quel
tizio che magari avrebbe potuto dargli delle spiegazioni su quella nuova vita.
-Certo-
-Davvero?-
-Non tutti sono incoscienti come te! Guarda qua, lo vedi
questo nome?- gli fece vedere il suo blocchettino bianco, diviso in colonne: a
lui era stata affidata la categoria femminile giovanile e stava indicando una
certa Christine Collins -E’ la ragazza che deve morire adesso, e la sua
sofferenza si sta prolungando fin troppo, grazie alla tua ostinazione! Lo fai
almeno per lei? Eh?-
-Quello che ti sta dicendo, Brad, è che stai intralciando
il ciclo vitale delle persone: non sei l’unico che deve morire, e tutti hanno
ugual tempo a disposizione per oltrepassare la Porta. Tu, però, stai occupando
anche il tempo di Christine e la stai facendo soffrire perché non può morire!-
spiegò Diehow, avvicinandosi anche lui agli altri due -Quindi, per favore,
entra nel Mondo delle anime e accetta il tuo destino!-
Rimasero in attesa di una risposta, in silenzio. Brad stava
cercando di mettere assieme tutti quei rimproveri e tutte quelle regole sul
ciclo vitale per dar loro una forma comprensibile e, quando finì di ragionare,
comunicò la sua decisione.
-No-
-Non dipende da te, ragazzino!- il più massiccio dei due
angeli della morte s’adirò e allungò le sue grosse mani verso di lui per
afferrarlo, ma Brad s’abbassò e corse via, sfuggendo incoscientemente dalla
zona del cielo protetta dal potere dalla Porta: cadde, quindi, precipitò giù
inesorabilmente.
Gridò come non molto prima, quando era fra le onde, e
vide i due angeli neri che volavano verso di lui ad ali spiegate, con le loro
grandissime ali di piume bianche lucenti, ma non lo raggiunsero.
Fu lui invece a raggiungere qualcun altro, fece in tempo
a voltarsi a pancia in giù che vide una ragazza alla mercé di quattro o cinque
bulletti. Lei era priva di sensi ed era riversa sul bordo di un crepaccio molto
profondo, aveva un sacco di tagli e lividi su tutto il corpo, soprattutto in
faccia, ed indossava una minigonna sollevata quasi del tutto dal ragazzo che la
stava picchiando.
-Certo che è molto resistente- disse quello, spostandola
verso il crepaccio con un calcio. Brad cadde a terra con un tonfo invisibile e
si nascose ai due angeli che lo avevano già raggiunto. Si strinse dietro ad un
albero, e continuò ad osservare la scena mentre i due inseguitori si
insultavano a vicenda per la lentezza dei loro riflessi, uno perché troppo
vecchio, l’altro perché senza la forza necessaria ad un inseguimento.
Per fortuna mi sono
capitati due angeli così idioti!, pensò tra se e sé.
-Buttala giù, Matt- sentì gridare dietro di sé, era uno
dei bulli che ce l’avevano con la ragazza in difficoltà -Mi sono stufato di
stare qui, facciamola finita e andiamocene!-
L’altro sorrise con un ghigno, poi si chinò sulla
malcapitata e le sussurrò all’orecchio: -Addio, sgualdrina-, e fece per tirarle
un altro calcio, uno più potente, per buttarla giù nel crepaccio.
L’angelo più robusto fermò il litigio e si avvicinò alla
ragazza mentre annotava qualcosa sul suo blocco bianco: stava andando a
prendere la sua anima.
Quella ragazza stava per morire e lui pensava solo al suo
lavoro, non la voleva assolutamente aiutare! Per Brad era inconcepibile, non
poteva accettare di non aiutare quella ragazza indifesa e, senza pensarci,
corse da lei buttandosi nel crepaccio e riuscendo ad afferrarla per un braccio,
poiché lei stava lentamente rotolando sulle rocce.
-No, fermo!- l’angelo ripartì all’inseguimento del
ragazzo, ma non fece in tempo a spiegare le ali che una luce abbagliante si
sprigionò dal crepaccio proprio nel momento in cui Brad afferrò i fianchi della
ragazza prendendola, in uno strano doppio senso, per la vita.
E’ salva!, si disse il giovane surfista, stringendo a
sé quel corpo che continuava ad aumentare inspiegabilmente di calore: anche lui
si sentì pervaso da quel calore, lo faceva sentire ancora vivo e si lasciò
travolgere da quella piacevolissima sensazione.
La luce li avvolse completamente, Brad non riusciva a
distinguere più nulla, nemmeno la ragazza riversa tra le sue braccia ma, ad un
certo punto, non sentì più nulla: rumori, voci, sensazioni… non sentiva più
nulla. In compenso, vide nella sua mente alcune scene di una vita non sua, cose
che non aveva mai visto: una bimba rannicchiata sul bordo della strada… una
bambina un po’ più grande della prima mentre piangeva in una stanza vuota
stringendo a sé un peluche di pezza tutto logoro e da buttare… una ragazzina
che picchiava furiosamente i pugni contro ad un palo, noncurante delle ferite
che si stava procurando alle nocche…
Però era felice, felice e tranquillo. Almeno per aver
salvato la vita di quella ragazza.
Fuori dal crepaccio, però, l’atmosfera era totalmente
diversa: i bulli, non potendo vedere ne gli Angeli ne la luce che veniva
emanata dal crepaccio, se n’erano andati con le loro motociclette, basandosi
sulla sicura fine della ragazza, mentre invece i due angeli rimasero stupefatti
davanti a ciò che stava succedendo di fronte ai loro occhi. Anche se non erano
i soli ad aver visto quella luce soprannaturale…
-Si… si è unito alla ragazza! Diehow, ti rendi conto di
ciò che è successo? IL TUO PROTETTO SI E’ UNITO AD UN ALTRO UMANO! QUESTO
SCONVOLGERA’ TUTTO L’EQUILIBRIO DEL MONDO, E’ LA FINE!- gridò il più robusto
dei due, avvicinandosi minacciosamente all’altro e gridandogli mille e mille
possibili catastrofi che potrebbero conseguire questo sfacelo dell’Ordine. La
luce aveva finito di abbagliarli, si stava lentamente spegnendo.
-Sì! Ho capito! L’ho visto anch’io!- replicò l’altro,
arrabbiandosi contro l’uomo che continuava a dargli ordini e colpe.
-Beh, cosa speri di fare, adesso? Io non ho la minima
idea di come dobbiamo comportarci con un corpo a due anime!-
-La sai una cosa? Nemmeno io. Credo che in questi casi
bisogni… guardare gli eventi che accadono, come facciamo sempre- guardò
sconsolato il crepaccio, poi vi si avvicinò e cercò con lo sguardo l’unione di
quei due. Si rallegrò molto quando vide una mano aggrapparsi ad una roccia e
tirar su il resto del corpo con forza.
-Ma tu guarda che mi tocca
fare per… ehi, ma… dov’è finita?- si chiese Brad, parlando con la voce
della ragazza -Ho… di nuovo un corpo? Magari
dall’alto hanno visto la mia buona azione e mi hanno ricompensato con… OH MY GOD! Ma?!?… sono finito nel corpo della ragazza… !-
constatò suo malgrado, girandosi e rimirandosi in tutti i modi possibili,
quell’assurda verità. La gonnellina, ora che era in piedi, non sembrava tanto
corta quanto lo era prima e la felpina scura gli impediva di veder bene le
dimensioni del busto e del seno di Christine, confortandolo da una parte, e
dispiacendogli dall’altra. Fu un soffio di vento residuo dalla giornata appena
trascorsa a fargli notare anche la lunghezza e il colore dei capelli, poco
sotto le spalle e castani.
-Mi ricorda il film “Heaven can wait”, dove il
protagonista si reincarna più volte pur di non morire… un po’ come me allora?-
chiese al suo angelo della Morte.
-No, Brad, vedi…- cominciò il suo angelo mentre gli si
avvicinava per guardare meglio il corpo -credo che tu abbia avuto un contatto
con Christine proprio mentre la vita stava abbandonando il suo corpo e, secondo
un ragionamento poco logico, le vostre due morti sommate hanno creato questa…
nuova forma di vita e…- sembrava in difficoltà, si voltava più volte verso
l’angelo più anziano e balbettava sempre più nervosamente.
-Ma… l’anima della ragazza?-
domandò ancora Brad, diventando anche lui più timoroso -Che fine ha fatto?-
-O ci sono due possibilità: o tu ti sei sovrapposto a lei
oppure…- le voci scomparvero molto rapidamente, così come la vista dei due
Angeli della Morte: il biondino, ora castano, non riusciva più a vederli ne a
sentirli.
-No, aspettate! Tornate qui!-
gridò, ma, seguendo uno strano percorso logico, se era di nuovo in un corpo, se
si muoveva, se non poteva più vedere i messaggeri della Morte doveva, in
sostanza, esser tornato alla vita… e questa nuova e confortante realtà si fece
ancora più vivida quando le ferite della ragazza e la su stanchezza lo
portarono ad uno svenimento.
Buon giorno a tutti, lettori di ff soprannaturali!
Il mio nome è Shark Attack e spero che questa mia piccola
follia, comunemente chiamata “fiction”, possa in qualche modo piacervi! Era da
un po’ di tempo che l’idea mi frullava in mente e ora che sono riuscita a
metterla per iscritto e a postarla, mi farebbe piacere sentire un po’ voi che
ne pensate!
Morale della favola: se volete vedere come va a finire
questa storia, recensite in tanti!!! ^^
P.s.: mi ero scordata di comunicarvi la piccola legenda
necessaria a comprendere al meglio il testo! Allora, le frasi scritte in azzurro semplice sono, come forse avrete già
capito, i discorsi di Brad Louis fatti con la voce di Christine, da dentro il
suo corpo (poi ci capiremo meglio nei prossimi capitoli); le frasi scritte in corsivo azzurro sono i pensieri e le
puntualizzazioni di Brad fatte come spirito, non attraverso la voce di un
corpo; viceversa, dal prossimo capitolo troveremo frasi in corsivo rosa che saranno i pensieri o le cose
dette “spiritualmente” da Christine (ma anche questo sarà più chiaro già dal
prossimo capitolo, vedrete!); le cose che dirà Christine Collins dal suo corpo,
con la sua vera voce, di capoccia sua etc. saranno in nero normale dato che non
ci sarà niente di anomalo!
Sperando di non avervi già confuso dal primo capitolo, vi
aspetto tutti al secondo! Mi raccomando, numerosi!
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
P.D.R. – Problemi di Reincarnazione
Capitolo 1 / bis
“Mi… mi chiamo Christine, Christine Collins e la mia… è
una brutta storia”
La pioggia l’aveva costretta ad accucciarsi in una
piccola grotta di fortuna, poco fuori città. Forse non sarebbe dovuta scappare
in quel modo, ma non aveva visto altra via d’uscita. Doveva andarsene via,
doveva piangere, in qualche modo. Ma non lì, non davanti a lui o a quella donna
malefica… la conosceva da meno di cinque minuti, il tempo di far dire a suo
padre “Quella è Diane Princeton” e già la odiava.
Il problema non era quella semplice frasetta di quattro
parole, furono le sei parole successive a scatenare nella ragazza qualcosa di
inaspettato.
Ma non era ancora quello il motivo per cui era lì sotto
la pioggia, bagnata e dimenticata come un cane. Quello era il dopo.
Tutto era cominciato qualche mese prima, quando Chistineera stata mandata controvoglia ad un
collegio privato, dove avrebbe dovuto ridare lustro al cognome che portava:
Collins, infatti, era un ceppo familiare molto noto in tutta l’Inghilterra
centrale, loro zona d’origine.
Il padre aveva cominciato a far carriera come politico,
ma la fortuna non era mai stata dalla sua e, nonostante tutti i suoi sforzi,
non riusciva mai a raggiungere il livello di potere cui ambiva. La figlia,
dunque, doveva dargli quelle soddisfazioni che lo avrebbero spronato a migliorare
e a portare a casa una pagnotta ancora più grande.
Un giorno, però, mentre Christine era intenta a studiare
nel suo dormitorio, venne da lei una bidella, tutta sciccosa nella sua divisa
bianca e blu, che le riferiva un messaggio di suo padre.
- Ha appena telefonato. Il signor Collins desidera averla
a casa dopodomani.
E quel giorno arrivò nonostante tutte le ipotesi di
ragioni alquanto improbabili che potevano aver spinto il padre ad un gesto così
anormale.
Arrivata a casa, notò gran fermento e un’aria tutta nuova
in giro. Non fece in tempo a scendere dal taxi che la ragazza si sentì fremere
dentro alla sua divisa scolastica, un completo grigio-blu molto elegante
composto da giacca e gonnellina.
- Quella è Diane Princeton. Sono sicuro che andrete molto
d’accordo.
Lo smacco fu terribile. Suo padre si era risposato senza
dirle niente e, per di più, con una donna che aveva già due figli avuti con un
altro matrimonio.
- Come pensi che possa andare d’accordo con una strega
che ha usurpato il poso di mia madre!- sbraitò senza tanti complimenti pochi
secondi più tardi – Non ti rendi conto dello scempio che le hai fatto!?
- Suvvia, Chris, è un matrimonio molto importante: mi
farà fare carriera in un batter d’occhio! E’ la cugina del presidente degli
Stati Uniti! E poi io non la amo, lei non ama me: la mamma non subirà nessuno
scempio, capisci?
Purtroppo capì, ma cominciò anche a sentirsi persa e
lasciata a se stessa, senza nemmeno l’appoggio di un padre scellerato.
Iniziò a sottoporre tutti gli avvenimenti che le capitavano
e tutti i pensieri che faceva sotto inquisizione, di fronte ad una corte
impeccabile costituita da membri perfetti e coi volti nascosti da assurde
maschere.
Ed era lì che si trovava con la testa, quell’orrenda sera
di pioggia. Era di fronte ad una corte d’appello senza appello per lei.
“- Perché non ci racconti qualcosa di te?- diceva l’uomo
mascherato seduto in centro, davanti a tutti gli altri. Il processo era
iniziato così. Con la domanda peggiore di tutte.
- Suvvia, piccola, non avere paura di noi…- la dona alla
sua destra indossava una maschera per metà rossa e per l’altra bianca, con un
sorriso finto che si allargava sul legno scheggiato e con degli occhi felici.
Christine però aveva paura di lei, e anche gli altri personaggi misteriosi che riempivano
quella stanza buia non le ispiravano fiducia.
- Beh…- cominciò balbettante, agitando nervosamente le
dita incrociate dietro la schiena per non far trasparire nessun’emozione a
quegli individui- Mi… mi chiamo Christine, Christine Collins e la mia… è una
brutta storia… la volete sentire lo stesso?
- Siamo qui per questo.
Ripercorse con la memoria i momenti d’infanzia che si
trovavano nella scuola primaria che aveva frequentato. Nel primo anno, proprio
ai primi giorni, le maestre erano solite fare quel genere di domande, un po’
per far sciogliere i bambini intimiditi e un po’ per conoscere i nuovi allievi.
- La mia famiglia è… è composta da mio padre, da… da…-
s’interruppe. La stanza si stava facendo sempre più buia.
- Da tuo padre e da tua madre, giusto? Hai anche un
fratello o una…
- No, solo da mio padre.
- E la mamma?- incalzò la donna, sporgendosi appena in
avanti.
- Non credo di averla mai conosciuta… ho solo un ricordo
microscopico di lei, poi la conosco attraverso le foto di matrimonio. Però non
ce ne sono molte. Solo una, in verità.
- Quindi te la ricordi solo in certe posizioni, vero?
Quella donna con la maschera bianca e rossa aveva toccato
uno dei tasti più deboli di Christine. Il ricordo di sua madre, Margharet
Collins, la vedeva come una donna felice, sorridente, giovane. Era così
nell’unica foto di matrimonio che era riuscita a salvare da quell’ultimo
avvenimento che l’aveva fatta scappare via da casa.
L’altro ricordo era in movimento, al circo. Christine
aveva si e no 4 anni, accanto a lei c’erano due figure femminili più grandi:
una, la più adulta, era la madre; l’altra era più giovane, forse la sorella
maggiore. Si ricordava bene il volto sorridente di un clown, mentre stava
facendo il suo numero da giocoliere e si stava avvicinando rapidamente alla
fila dove si trovava la bimba. Da quel giorno ebbe il terrore dei clown, dei
pagliacci e delle maschere in generale. Il clown le aveva chiesto di estrarre
una pallina dal cappello colorato che reggeva in mano, ma Christine si era
presa paura e si era rannicchiata tutta tremante fra le braccia della madre.
- Si, solo alcuni momenti. Non molti, in effetti…- chinò
il capo e si mise ad osservare le sue scarpe slacciate pensando che magari
avrebbe potuto allentare la tensione abbassandosi a riallacciarle. Purtroppo il
discorso venne subito ripreso. Era una vera tortura.
- Dicevamo, tua madre è scomparsa quando eri piccola.
Però c’è sempre tuo padre, no? Ce ne vuoi parlare?
- Oh, sì, è un senatore al parlamento, lo sapete? Ha
ottenuto molta notorietà negli ultimi tempi, e ora è un uomo politico molto
famoso e di grande rilievo- rispose prontamente – Purtroppo le sue doti sono
state scoperte da una strega maledetta che lo ha fatto arrivare ai più alti
onori tramite l’altare di una chiesa. Lo odio per questo.
- Sorvoliamo il punto “genitori”. Sorelle o fratelli, ne
hai?
Il lieve senso di sollievo che aveva percepito al termine
della prima delle due frasi dette dalla donna scomparve di colpo al duro
impatto con la seconda.
- Ho una sorella. Si chiama Nancy.”
Nella realtà, sotto la pioggia, Christine si sistemò il
cappuccio della felpa nera in testa, raccogliendo i lunghi capelli castani a
mo’ di crocchia per non bagnarli ulteriormente. Nonostante la fuga, non voleva
certo prendersi un raffreddore col primo acquazzone della stagione!
“- Nancy, eh?- riprese la donna con voce suadente- E
quanti anni ha?
- Ventidue.
- E che scuola fa? Il college?
- .. sì, il college…
Lo sguardo della ragazza cadde improvvisamente a terra,
come se gravato da un’ancora.
- Perché non è lì con te?
Toccò allora al respiro, che si fece più appesantito da
quella domanda.
Ma, prima che potesse sprofondare lei stessa con tutto il
suo corpo per andare sotto terra, una voce la richiamò nella realtà.
- Ragazzina! Ehi, tu! Vieni qui!
Christine stava aspettando proprio quella voce, era per
questo che era scappata di casa. Si alzò subito in piedi, si strizzò i capelli
per farli asciugare prima e corse verso il ragazzo che le stava di fronte, ad
un paio di metri di distanza.
- Allora? Avete trovato tutto?
- Sì, e dovresti proprio ringraziarci! Non sai che
fatica… e per scoprire cose che ci avresti potuto dire benissimo anche tu!-
l’altro la prese a braccetto e la coprì col suo ombrello blu scuro. La pioggia
non accennava a diminuire e le strade erano state rimpicciolite a causa dei
fiumi di fango che occupavano un quarto della carreggiata, sui fianchi dei
marciapiedi.
Il ragazzo aveva capelli corti, scuri e a spazzola, degli
occhi azzurri ed era molto alto: sul metro e ottanta. Christine, invece, aveva
dei capelli castani che le arrivavano fino alle scapole e dei bellissimi occhi
verdi; aveva la corporatura più magra che ci fosse ma non la si poteva definire
anoressica, e in più era alta un metro e settanta, rientrava tra le più alte
della classe.
- Certo che un ombrello te lo potevi anche portare!-
protestò il ragazzo.
- Quando sono uscita non pioveva.
Si fermarono parecchi metri più in là, in prossimità di
un burrone molto ripido e roccioso.
Il luogo era molto fuori dalla città, circa un chilometro
distante dal casolare più distaccato dagli altri. Era in corso un raduno,
c’erano alcuni bulletti con le loro biciclette truccate e altri più imponenti-
i capi- che sedevano a cavallo di motociclette un po’ vecchie ma molto
ritoccate. Uno di questi stava pomiciando senza complimenti con una ragazza più
nuda che vestita.
- Forza, mollaccioni! Battete la fiacca?- gridò
l’accompagnatore di Christine lasciandola sotto l’ombrello. Si stava anche
levando un vento freddo che, a contatto con la ragazza tutta bagnata e
infreddolita già di suo, la faceva letteralmente tremare.
- Ah, siete arrivati..- commentò un altro ragazzo- Matt,
ecco la roba che hai chiesto: cacciaviti, mazze da baseball, cinture di pelle…
Al richiamo di Matt, tutti si misero in piedi e partirono
all’azione: c’era chi portava Christine verso il centro del raduno e chi si
armava con quegli attrezzi di fortuna. Arrivò poi la ragazza che poco prima era
intenta in affari privati e le portò via l’ombrello, esponendola alle gocce di
pioggia che cadevano giù senza sosta e aumentando di velocità. Il cielo si era
fatto buio e minaccioso, certamente non volto a bel tempo.
- Che cosa fate..?- chiese Christine tutta intimidita da
quella situazione che la vedeva circondata da brutti ceffi armati fino ai denti
di attrezzi casalinghi molto pericolosi se usati male- Non vi avevo chiesto di…
Ripensò al momento in cui, due giorni prima, aveva
incontrato Matt nel cortile dietro la scuola e gli aveva chiesto un piccolo
favore per risolvere le sue questioni familiari.
“Voglio che facciate crollare mio padre, così la mia
matrigna Diana si scollerà da lui all’istante!”
Non aveva certo immaginato quel tipo di azione. Come speravano di far crollare il padre
picchiando la figlia?
Poi cominciò a capire, forse non era una semplice “presa
a botte” quello che avevano in mente. Christine cominciò a pregar in cuor suo
che non fosse così.
- Non ci avevi chiesto tu di far crollare tuo padre?
Ebbene, questo è il metodo più efficace: la perdita dell’unico membro rimasto
in vita è sempre un duro colpo! – rispose il meno affidabile di quei ceffi,
sputandole quasi in faccia, se non si fosse spostata in tempo.
- Matt, ma cosa…?- chiese ancora la ragazza, sperando che
quella brutta storia fosse soltanto uno scherzo.
- Ha ragione lui, Collins, e non c’è altro modo: è
diventato un uomo così incrollabile, incorruttibile, con i suoi tre figli e con
la sua moglie perfetta…!- rispose l’altro, scotendo la testa per la desolazione
- Possiamo cominciare?
Il tizio di prima le tirò un potentissimo pugno in pancia
e aprì le danze dei dolori.
A nulla valsero gli strepiti e i gridolini di dolore
della povera ragazza che, picchiata da tutti quei ragazzi molto più grandi e
più forti di lei, cominciava a patire le pene dell’inferno senza che nessuno
potesse aiutarla.
La storia andò avanti per circa un’ora, Christine
resisteva ai pugni dei più massicci del gruppoe alle bastonate ricevute dalle mazze da baseball, mentre qualcun altro,
meno deciso a farla fuori, la punzecchiava in punti critici con forchette e
cacciaviti. Ed è così che una richiesta dettata dalla gelosia e da altre
ragioni minori degenerò in un massacro destinato a finire solo nel caso in cui
non ci sarebbe stato più niente da fare.
Christine, ormai grondante di sangue e incapace di
muoversi se non strisciando e appoggiandosi con l’unico arto rimastole fedele,
cominciò a chiamare a gran voce il capo di quella banda, Matt, dato che dava
ordini la non l’aveva toccata da quando le aveva lasciato l’ombrello. Era
sicura che in quel ragazzo ci fosse qualche speranza, qualche cosa che avrebbe
potuto revocare la sua condanna. Quando però credette di esser stata baciata da
un miracolo, il ragazzo si rivelò essere il vero capo di quei teppisti.
- Continuate così - aveva detto, prima di voltarsi di
spalle alla ragazza.
La vicenda scese sempre più nel macabro, la pioggia
lavava via parecchio sangue e le forze la abbandonavano molto rapidamente
durante le frustate fatte con le cinture di pelle. La vista cominciò ad
offuscarsi e, verso quella che credeva fosse la fine per l’alleviarsi delle
percussioni, cominciò a credere di udire la soave voce di una persona molto
particolare che aveva segnato indelebilmente la sua vita.
Tutt’ad un tratto, i dolori finirono. Attraverso
l’orecchio che poggiava a terra, Christine potè sentire i passi dei ragazzi
allontanarsi come aveva pregato e sperato fin da subito, seguiti poi da una
camminata lenta ma pesante.
Udì il nome di Matt, poi lo vide mentre scrutava il suo
volto e, successivamente, il suo corpo sgraziato.
- Certo che è molto resistente – disse infine,
spostandola verso il crepaccio con un calcio nell’addome.
- Oh, come on!- sopraggiunse uno di quei quattro o cinque
bulli che l’avevano picchiata maggiormente – Facciamola finita, Matt! Guarda, è
facile!- e così dicendo diede ancora un paio di bastonate sul fianco della
ragazza, la quale gemette e poi perse i sensi – Visto? Ora fai tu. Il colpo di
grazia glielo concediamo?
Il bullo si voltò verso gli altri della banda, con fare
da superiore, e ricevette un assenso generale da parte degli altri. – Coraggio,
non vorrai mica stare qui tutta la notte!
- Già, buttala giù, Matt – sentì gridare dietro di sé dal
suo compagno che aveva ripreso a pomiciare con la sua ragazza– Mi sono stufato
di stare qui, facciamola finita e andiamocene!
Matt si avvicinò alla ragazza,la fissò ancora per un
istante e poi, per non perdere la faccia da duro davanti ai suoi compagni, si
fece forza e decise di concludere quella vicenda in modo dignitoso.
- Addio, sgualdrina – le sussurrò all’orecchio, mostrando
un bel ghigno compiaciuto verso i suoi compagni. Le tirò poi un ultimo calcio,
molto più poderoso rispetto ai precedenti, e la gettò nel burrone.
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Hola, amici!
Mi spiace
averci messo tanto ad aggiornare, ma ho una valida scusa: avevo iniziato a
scrivere il capitolo già da una settimana dopo il primo capitolo, solo che non
rendeva abbastanza bene l’idea dei due personaggi e quindi ho deciso di
raddoppiare il primo capitolo aggiungendo questo “/bis”, se così si può
definire, e cioè il primo capitolo visto da Christine! Senza intermediari, lei
in prima persona!
Chris- Grazie
tante, era meglio se descrivevo la scena invece che viverla, no?
Shark- Ma che
dici, così i lettori comprendono meglio!
Brad- E io?
Mi hai già dimenticato???
Shark- Ma no!
E’ solo che la situazione familiare di Christine era più complessa ed urgente!
Brad- Sicura?
Mah..
Chris- Beh,
grazie dell’interessamento. IO comunque non sono contenta di aver recitato una
parte così sanguinolenta!
Shark- Ma lo
hai chiesto tu!
Chris- Anche
su questo ci sono seri dubbi… il copione chi l’ha scritto?
Silenzio.
Shark- Ehm…
devo andare! (screeeech) (¬ rumore di
auto tipica delle fughe)
Ah, già!
Non ho ancora
ringraziato i miei sostenitori!
Che dire,
sono realmente commossa per il gran numero di recensori, non me li aspettavo
proprio, data la media di 2/3 massimo 4 delle altre fic!
In primis,
ringrazio Lady Antares D.L. che ha gentilmente fatto notare l’assenza di
dialoghi (brava furba!NdBrad)(<.< cattivo! Nshark) e che mi ha sostenuto
a lungo anche in altre fiction!
Poi,
riprendendo l’ordine dei recensori, ringrazio Miya che mi sostiene anche più di L.A.D.L. (ora potete
anche mettere su un fan club!) e che è diventata ormai la mia fan numero 1, dato
che mi riempie sempre di bellissime recensioni colme di complimenti (okay, io
però sono il membro ufficiale, intesi?)!!!
Tocca a Karen, altra mia grande sostenitrice! Spero che questo capitolo ti piaccia
come gli altri!
Ed ecco Lally, che ringrazio molto per la sua comparsa tra i recensori e che mi
piacerebbe motlo conoscere meglio in futuro (questa fic è mooolto lunga, ne
avremo tutto il tempo!)(occhio che sembra una minaccia!NdBrad)(EHI! NdShark)!
Anche la tua fic è molto carina, appena posso commento anche l’ultimo capitolo,
okay? Non sono morta! Che, tra parentesi, dirlo in questa fic è tutto dire…
Damned88 è un’altra pvera anima vittima dei miei
ritardosissimi postamenti (non sforzatevi a cercarlo sul dizionario, l’ho
appena inventato!) Grazie mille, sono molto contenta che ti piaccia questa
storia, vedremo se continuerà a piacerti anche dopo un capitolo come questo
che, a parer mio, non è che abbia offerto chissà che… giusto un bel mal di
testa!
Ed ecco al
fin giunta da me livia wood, mitica compagna di banco (si può dire? Mah…)!!!
Ehm, diciamo
che possiamo cominciare a fare una gara: chi aggiorna più lentamente! Sarà una
bella sfida…
Bene, detto
questo mi auguro che i lettori aumentino e non diminuiscano: io, tra l’altro e
come già detto, ho già metà del prossimo capitolo bello scritto che non aspetta
altro che.. essere finito. E che ci volete fare, aggiornerò il più in fretta
possibile, okay?
Intanto
recensite in molti, la cosa mi velocizza incredibilmente! ^___^
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
P.D.R. – Problemi di Reincarnazione
Probabilmente era un sogno: fuori dalla
finestra non poteva realmente esserci la neve.
La stana era molto vuota, c’erano solo un
letto, un armadio e uno scatolone con su scritto a pennarello “Christine”: gli
venne subito in mente un trasloco.
Brad non sapeva perché era lì, eppure c’era e
stava fissando incantato i fiocchi di neve che scendevano oltre l’unica
finestra della stanza grigia in cui si trovava, seduto a gambe incrociate al
centro del pavimento. Non sapeva nemmeno quanto tempo stesse passando lì
imbambolato e immobile. L’unica cosa che sapeva era che non era lì per sua
volontà e lo scoprì quando la sua testa si voltò senza che lo volesse verso la
porta della camera.
- Ma sei ancora lì? Dai, vieni!- c’era una
ragazza sull’uscio, vestita in maniera invernale e con un grande sorriso sul
volto. Avrà avuto la sua stessa età, si disse Brad. Era senza dubbio una bella
ragazza, bionda e snella.
- Facciamo un pupazzo di neve?- trillò la
voce del corpo in cui si trovava il ragazzo, facendolo arrivare alla
conclusione che si doveva trattare di un ricordo di quella Christine che aveva
salvato la sera prima finendo a condividerne il corpo.
Gli sembrava ancora impossibile tutto ciò che
era successo non molte ore prima: la morte improvvisa, la Porta del Mondo, la
‘fusione’ con un’altra ragazza… tutta roba da film!, si continuava a dire
incredulo. Ma non era così. Era tutto reale.
- Chris, quale cappellino preferisci?-
riprese l’altra ragazza, aprendo un cassetto all’interno dell’armadio e
rovistandoci dentro –Uhm, questo può andar bene direi.
- Nancy, posso mettere un cappello anche al
pupazzo?- disse la più piccola mentre era teneramente impacciata nel mettersi
la giacca a vento – Questo di Halloween…?
La ragazza, che adesso sappiamo si chiamava
Nancy, si voltò stancamente a guardare la piccola Christine. Era molto più
piccola di lei e stava agitando il cappello da strega nero a punta che aveva in
testa. Ormai Brad ne era sicuro: quello che stava vedendo e vivendo in quel
momento doveva essere per forza un ricordo della sua infanzia, e se lo stava
godendo in prima fila, come ad un cinema, direttamente nel corpo del
protagonista.
- Sì, se è una Signora Pupazzo di Neve!-
risero lievemente entrambe, distruggendo la coltre di silenzio che circondava
la casa e risuonando fra le stanze vuote – Ora però scendiamo, o smette di
nevicare che noi siamo ancora qui!
Brad sentì le gambe in maniera distaccata da
lui, la bambina si era alzata di scatto e lui di conseguenza. In fondo non era
male, bastava accettare la completa passività dei movimenti e l’inutilità della
propria persona in quanto elemento non influente per godersi il ricordo come in
televisione…
Christine e Nancy scesero le scale in gran
fretta, ridendo e sorridendosi l’un l’altra per tutto il tempo. Quando
arrivarono in giardino, uno spazio di terra grande si e no 3 metri quadrati e
occupato solo da due cespugli imbiancati, stretti tra alte palazzine in una
stradina affollata, la neve era alta più di 50 centimetri e la più piccola
delle due sprofondòfino a lasciar
visibile solo la parte superiore del proprio corpo, dalle costole in su. In
quel momento Brad si accorse di essere molto più basso dell’altra ragazza e,
facendo un confronto con l’altezza della maniglia della porta d’ingresso e
facendo riferimento ai suoi ricordi dell’infanzia, non doveva avere un’altezza
superiore a quella di una bambina di 5 o 6 anni. Le due continuavano a
sorridersi, la felicità traspirava da ogni loro poro della pelle e la
trasmettevano su tutto ciò che le circondava.. anche Brad era felice, sentiva
di condividere lo stesso sentimento di Christine…Poi ci fu un rumore sordo, seguito da un altro che friggeva. Il
ricordo scomparve e, dopo un paio di secondi di nulla, ne ricomparve un altro:
Christine questa volta si trovava in mezzo a moltissime lapidi, tombe e statue
di angeli. Si trovava in mezzo ad un cimitero. Non aveva un ombrello e stava
piovendo a catinelle, ma lei non provava a ripararsi dall’acqua.
Cadde in ginocchio ai piedi di una lastra di
marmo grigio chiaro e cominciò a strappar via le erbacce che la ricoprivano con
le sue dita fredde e tremanti, piccole come quelle che reggevano fino a non
molto prima il cappello da strega per la sua “Mrs SnowPuppet”.
Brad non fece in tempo a leggere il nome
inciso sulla lapide perché si accasciò a terra nel secondo successivo,
piangendo. Christine stava piangendo molto, disperatamente.
Chi le era morto? Il ragazzo non lo scoprì
mai e il ricordo si modificò ancora portandolo, questa volta, in una serata di
Natale in famiglia.
La casa era molto diversa rispetto a quella
del primo ricordo, era calda ed accogliente, ben addobbata a festa e molto
luminosa, piena di gioia e di spirito natalizio come tutte le persone presenti:
Chris, Nancy, due adulti (i genitori, probabilmente) e, sullo sfondo,
abbastanza distanti, una bambina piccola di 4 o 5 anni, un ragazzo sulla
ventina ed una donna attraente ma ritratta molto male, deperita e smilze ad una
strega maligna. Escludendo quegli ultimi particolari, era un bel quadretto
familiare, anche se Brad non riusciva a capire cosa significassero quelle tre
persone distaccate.
Allo scartare il primo regalo, Brad si
accorse di essere nello stesso corpo della sera precedente, nella realtà, dopo
essersi ‘unito’ a Christine. Il paradosso che lo preoccupò maggiormente fu
l’età di Nancy perché era identica a quella che aveva nel primo ricordo, come
se il tempo per lei si fosse fermato. In fondo, però, era un ricordo, anche se
più simile ad un sogno e certamente era Christine a gestirlo: magari le piaceva
di più la sua forma estetica da sedicenne rispetto a quella da bambina e allora
si era inserita modificando l’immagine reale, oppure era l’opposto nei
confronti di Nancy. Ma anche questo, per quanto si stesse scervellando, non lo
capì mai. Anche perché i suoi pensieri vennero spazzati via in un istante, così
come il Natale dei Collins: la proprietaria si stava svegliando e la realtà
stava per riprendere il normale sopravvento sui sogni.
- Non ti sembra di aver bigiato abbastanza
scuola, signorinella?
Era un voce da donna, non molto dolce ma
sufficientemente gradevole per svegliarsi col piede giusto. Christine aprì
lentamente gli occhi, poi fece per tirarsi su da sotto le coperte ma si arrese
al primo tentativo. Era ancora stanca per la serata precedente e i suoi lividi
su tutto il corpo non erano stati molto simpatici a dolerle dappertutto appena
svegliata.
- Bigiato.. la scuola…?- chiese assonnata,
chiudendo gli occhi per via della luce del giorno. La donna che le aveva parlato
aveva tirato le tende tutt’ad un tratto e la stava letteralmente buttando giù
dal letto.
- Sì, esatto. Tuo padre non vuole farti
saltare ancora la scuola, quindi.. hop hop, alzati, poltrona!- e con fare
sbrigativo le tirò via il lenzuolo caldo facendola atterrare nella realtà con
la maniera più brusca esistente.
- Ma io.. non ho saltato scuola - Brad sentì
la ragazza controllarsi, stringendo i pugni e inspirando profondamente.
Probabilmente era questa la condizione cui avrebbe dovuto farci l’abitudine: la
passività e la consapevolezza di ogni movimento, pensiero e istinto di
Christine. Come prospettiva di vita, non era allettante.
Che vuole da me questa strega…
- Oh, poverina, non sa che ha riposato per
due giorni interi!- rispose ironicamente l’altra, arrivando finalmente davanti
a lei. Era una donna sulla quarantina appena compiuta, dall’aspetto molto
giovane e ben curato. Indossava un completo blu scuro molto elegante sul quale
risaltava con un tocco di classe una collana di perle bianche. Era anche maledettamente
attraente, come costatò il californiano prima di ricordarsi di averla già vista
nell’angolino in disparte nell’ultimo ricordo vissuto poco prima. – E non fare
quella faccia, piccola insolente: sono le sette e quaranta e tra venti minuti
devi andare a scuola, ricordatelo!
- E tu mi svegli venti minuti prima della
campanella?! - Christine si sollevò a fatica e scese dal letto appoggiandosi al
comodino – Non me lo sarei mai aspettato, a cosa devo tutta questa gentilezza?
Di solito mi svegli appena cinque minuti prima… !
L’altra si tirò su e si sistemò la gonna,
imbronciata.
- E’ stato tuo padre a chiedermelo: per me,
tu puoi anche essere bocciata.
Poi uscì dalla stanza senza salutare e chiuse
la porta dietro di se.
Christine le fece una linguaccia, poi cercò di
focalizzare a pieno la stanza in cerca dei vestiti da mettersi quel giorno: la
sua camera era molto spoglia, regnavano in primo piano sulla scrivania dei
disegni di figure mitologiche come angeli ed unicorni, seguiti da quadretti di
fantasia realizzati con le tempere. Il colore predominante era sicuramente il
rosa quasi impercettibile delle pareti accompagnato dalle tinte sbiadite dei
mobili Old Style.
La ragazza si avvicinò all’armadio ( lo stesso, come ebbe
modo di notare Brad, in cui Nancy aveva preso un berretto invernale nel primo
ricordo), aprì le ante della parte superiore e tirò fuori una salopette di
jeans ed una magliettina rossa. Aprì il primo cassetto, poi, e ne estrasse un
paio di mutande ed un reggiseno, arrossendo violentemente al tatto. Si
allontanò di scatto dalle vesti, gettandole a terra, e il suo battito cardiaco
accelerò improvvisamente per quello spavento inspiegato.
- Ma che… ? Sono arrossita per la mia biancheria
intima? Mica sono un ragazzo!-si
rassicurò decisa, scotendo poi la testa e tornando alla sua precedente attività
e avvampando ancora di più nel raccogliere il reggiseno da terra.
Christine fece un urlo e saltò via ancora più lontana da
quell’indumento problematico.
- Cos’è stato! Chi c’è!- gridò per la stanza vuota
rigirandosi su se stessa spaventata – Se è uno scherzo.. non è divertente!
Brad non si era accorto di quel che era successo, si era
fatto prendere troppo dalla situazione e non aveva pensato che quello era il
primo vero momento in cui lui e la ragazza avevano occasione di pensare in due
nella stessa testa. E, sinceramente, non aveva nemmeno la più pallida idea di
quel che ne sarebbe venuto fuori: e se lei non fosse stata d’accordo per la
condivisione del corpo? Lui cosa avrebbe fatto, era anche tornato nel mondo dei
vivi e non poteva più vedere gli Angeli della Morte!
Propese per la tattica più razionale e logica: le avrebbe
parlato, e avrebbe risolto tutto.
Ehm, scusa! Non volevo
farti spaventare… mi spiace del.. di.. cominciò, ma si sentì subito
in imbarazzo, dicendosi che non stava andando molto bene.
- Smettila, non è divertente!- Christine, invece, era
partita col piede migliore: quello di guerra. Si accucciò sotto il bordo del
letto e allungò un braccio per prendere una mazza da baseball per difendersi.
Ma no, non è necessaria!
Perché vedi, io… sono qui, nel tuo.. corpo e… metti giù quell’arnese, ora ti
spiego tutto!
Nel mio corpo? E’ assurdo!
Eh, già… assurdo… senti un
po’: io mi chiamo Brad Louis e per errore sono finito qui nel tuo corpo, che
ora stiamo condividendo.
Che significa per errore?
Come hai fatto, scusa!
Di una cosa poteva rallegrarsi: Christine aveva
sotterrato l’ascia di guerra e erano riusciti a comunicare senza gravi
problemi, senza shock o simili. Aveva smesso di gridare per la stanza e Brad
sentì addirittura il suo spavento attenuarsi, fino a diventare un semplice
clima di dialogo mentale tra i due. Ora bisognava solamente continuare il
racconto e mettersi in buona luce con la co-inquilina!
Ma lo assalì un grande dubbio: come l’avrebbe presa
all’idea che lui non voleva morire e che l’aveva ridottaquella semi-condizione adolescenziale per un
suo capriccio?
Forse non era una buona cosa raccontare tutto per filo e
per segno.
Propese così per una versione riveduta ed aggiornata
della vicenda.
Beh, ecco.. io… sono morto
ieri… in mare a causa di una mareggiata– una nota di tristezza si
fece spazio nell’animo di entrambi- e stavo per
andarmene completamente dal mondo quando… ehm, quando sono scivolato via dalla
protezione dell’Angelo della Morte finendo, per caso, qui. E, beh, salvando la
tua vita da una brutta caduta a capofitto in un burrone!
Ah!…beh… tante grazie,
potevi lasciarmi morire, sarebbe stato meglio…
Come?
Niente, lascia perdere.
Guardò l’orologio sul comodino: mancava solo un quarto
d’ora al suonare della campanella della scuola e doveva ancora farsi la doccia,
vestirsi (Brad permettendo), far colazione, uscire di casa, prendere l’autobus,
scendere e correre a scuola, salire due piani di scale a piedi…
- Sì, beh… me ne ricorderò in futuro, mai andare in giro
di notte con una minigonna: il risultato è che il tuo “io” immaginario pretende
di essere vero! Okay, diamoci da fare o non arriverò mai a scuola!- continuò
poi, riprendendosi da quegli istanti di malinconia sfregandosi le mani come se
stesse dando ordini ad un gruppo di persone.
Ehi, io non sono il tuo
“io immaginario”, forse non mi sono spiegato bene! , replicò l’altro,
Io sono un ragazzo proprio come te! Hai capito?
Un ragazzo! O meglio, uno spirito.. o un’anima, non so bene…
La ragazza si battè una mano sulla fronte e sgranò gli
occhi, falsamente incredula. Sono proprio
andata! Non ci posso credere…
Brad sospirò rassegnato: Christine sembrava proprio non
volesse ascoltarlo, tanto era convinta delle sue idee sbagliate! Si riprese in
fretta, però, dicendosi che non si sarebbe arreso così presto. Decise di non
concentrarsi sui vestiti o sulle azioni che stava compiendo la ragazza per non
complicare maggiormente le cose e, così facendo, la questione non venne più
sollevata.
Quando la ragazza scese al piano inferiore per fare
colazione, rimase seduta a quel tavolo per almeno mezz’ora. Ma.. la scuola? Chiese Brad, sperando di non
scatenare ancora qualcosa di inaspettato come la recedente reazione. Christine
guardò l’orologio digitale della stanza, appeso dietro di lei, a destra della
porta a vetri. Coi suoi numerini verdi segnava le 8:17.
- Al diavolo la scuola – rispose lei simile ad un
rantolio, allungando un braccio verso il barattolo dei biscotti – Non ci voglio
andare, non in queste condizioni almeno…
Afferrò l’intero barattolo e se lo trascinò accanto, per
specchiarsi nel tappo dorato. Mentre la sua attenzione si spostava
dall’immagine generale del suo viso all’enumerazione dei tagli, dei lividi e
delle sbucciature che esso riportava, l’attenzione di Brad si spostò
sull’elemento opposto, ossia sulla delineazione del volto di Christine Collins,
dato che la sera del loro ‘incontro’ non l’aveva vista in faccia nemmeno per un
istante.
Aveva gli occhi chiari, anche se riflessi in un fondo
d’oro, e i capelli castani; grazie agli spostamenti del viso che effettuava la
ragazza in prima persona, riuscì a ben identificare un naso a punta che
paragonò immediatamente a quello di Avril Lavigne, suo idolo giovanile,ed un paio di guance magre ma non senza
consistenza. Era una ragazza a posto, constatò con sollievo, senza nulla di
particolare.
Il barattolo di vetro venne scaraventato dall’altra parte
della cucina con un gesto secco, inondando di vetrini i pochi biscotti che
conteneva ancora. Christine si portò le mani nei capelli e sprofondò in preda
allo sconforto, sopraggiunto all’improvviso.
- Sono una stupida… che cosa sto facendo… - le scappò un
singhiozzo, tappato all’istante – Perché non posso essere normale…
A chi lo dici!
Brad rise tra se e se per un secondo, poi cominciò ad enumerare le sue
sventure, arrivando alla conclusione che qualsiasi cosa sia successa a
Christine non poteva essere peggiore di ciò che era capitato a lui.
La ragazza si alzò senza badare a quella voce ancora non
identificata, non raccolse il barattolo frantumato ne tentò di riparare in
qualche modo, prese uno zainetto rotondo appeso nell’ingresso ed uscì di casa,
senza nemmeno chiudere la porta.
Trascinava i passi, camminando a testa bassa senza
curarsi di chi andava addosso. I capelli le scesero sul volto chiudendole ampi
spazi di veduta e di luce e coprendola allo stesso tempo dagli sguardi
rammaricati o incuriositi dei passanti.
Arrivata ad una panchina ben precisa del parco comunale
più lontano da casa sua, si sedette ed aprì lo zainetto, estraendone un
quadernino rosso a righe.
Dopo aver preso una penna blu da una tasca della
salopette, scrisse in alto a destra:
Friday, 14th June 2006
Continuò poi a capo, il raccontino dei suoi eventi
principali trascritti nel suo diario.
Non
so bene che cosa mi stia accadendo, ma due giorni fa ho avuto davvero paura.
Paura di morire.
Brad ebbe la netta sensazione di essere giunto finalmente
al momento in cui comprenderà appieno questa stramba storia in cui si è
ritrovato coinvolto fino al collo.
Non
descriverò appieno tutto quello che mi è successo, le varie motivazioni e tutto
quel che non mi va di dire. Scriverò solamente quel che mi sta scombussolando
senza tregua. Perché sono finita in questa situazione? Mi sono praticamente
mandata a morte da sola, ma quel che è peggio.. è che sono ancora viva! Dio,
con tutte queste ferite addosso sarei dovuta andare al creatore almeno due
volte nello stesso momento, è impossibile che sia ancora qui!
Si fermò un attimo a pensare, sollevando lo sguardo
sull’albero di fronte a lei.
E
dire che la persona che è causa di tutto questo non si sta affatto curando di
come sto…
Un’atletica lacrima scese rapidissimamente facendo lo
slalom tra le ferite delle guance della ragazza, cadendo poi in caduta libera
sul foglio sul quale stava scrivendo. La parola “qui” della precedente frase perse la sua
delineatezza e si dissolse quasi completamente.
Sembra quasi un segno,
constatò Brad rileggendo la frase bagnata. Un
segno del destino..
E
inoltre c’è questa strana voce che mi assilla da quando mi sono svegliata! Ma
siamo sicuri che non sia morta, o in coma? … No, Diane oggi mi ha svegliata col
suo solito modo di fare, ed era lei senza dubbio. Maledetta Diane… QUANTO TI
ODIO!!!
Sfregiò il foglio fino a farci un buco nel sottolineare
il suo sfogo verso la matrigna; poi lasciò che sia il diario sia la penna
cadessero a terra e scoppiò a piangere nascondendo il viso chinandosi sulle
ginocchia.
- Io non capisco… perché a me! – diceva tra i singhiozzi,
mentre tutti gli uccelli che popolavano la zona circostante volavano via
infastiditi da quello scoppio di disperazione.
Brad si sentì anche lui preda dello sconforto della
ragazza, e la cosa non gli era mai piaciuta. Conosceva quello strano sentimento
per via di sua madre e dei suoi costanti litigi con suo padre, il marito di
lei, perché lui stava troppo lontano di casa e lei non riusciva a mantenere i
due figli.
Così decise di agire, per quel che avrebbe potuto fare.
Ora smettila di piangere e
vediamo di trovare una soluzione al problema, ti va?
Chris sussultò, poi si guardò intorno con agitazione. –
Ho già detto che se è uno scherzo non..
NON E’ UNO SCHERZO!,
sbottò il ragazzo, E’ la verità, anche la storia
che ti ho detto prima, quella della mareggiata, non è uno scherzo!
Sentendo quella voce forte ed autoritaria nella propria
testa, la ragazza si fermò ad ascoltare ciò che quella presenza misteriosa
voleva dirle. Certamente era sconvolta per quanto le stava accadendo, non era
da tutti i giorni sentire voci nella propria testa, soprattutto autonome ed
indipendenti.
Ti ascolto.
Brad tirò un sospiro di sollievo. Questo era il più
grande passo avanti in cui avesse mai potuto sperare.
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Salve a tutti, amici!
Mi spiace ancora dell’enorme ritardo con cui aggiorno, ma
ancora una volta avevo iniziato il capitolo in un modo e poi l’ho finito in un
altro, cancellando metà del precedente lavoro… non tentate di capirmi, sprecate
solamente il vostro tempo! ^^
Se non vi è chiaro qualcosa, ripeto l’annuncio, non
esitate a dirmelo, qualsiasi cosa diciate sarà messa a verbale e tenuta davvero
di conto per il prossimo capitolo! In effetti, tempo che stavolta, qualche
incomprensione ci possa essere, soprattutto in quest’ultima parte…
Detto questo, sperando che vi sia piaciuto questo bel
capitoletto, passo subito ai ringraziamenti, senza i qualinon saprei come andare avanti!
Stavolta il numero di recensori è calato un pochino, ma
poco m’importa…
Karen è sempre
presente, come la mia ombra, e fa quasi paura a dir la verità… scherzo,
naturalmente! E’ una gioia averti come recensitrice! ^^ Il pezzo mancante vedrò
di inserirlo nel prossimo capitolo, promesso!
La mitica Lally,
poi, è sempre la benvenuta, e non sai quanto piacere mi abbia fatto leggere la
tua recensione, sai? Dopo tanta assenza, sei stata un ottimo punto di appoggio
per riprendere a scrivere! Grazie per l’”azzeccatissima” che hai affibiato alla
mia idea, ne sono veramente felice visto che ero in dubbio se scriverlo oppure
no… auguri per la tua fic, la mia durerà davvero molto! Eh eh…
Tocca ora a Ghen,
altra grande mia sostenitrice, vero? Lo spero proprio! Sono contenta che anche
tu la pensi come me, ci voleva un minimo di spiegazione, vero? Non sai quanto
io sia felice per il solo fatto che sia riuscita a comprendere lo stesso il
testo, questa fic sento che sarà molto enigmatica… Jake comparirà nel prossimo
capitolo, anche perché non è un personaggio principale e quindi può aspettare
(che??? NdJake), ma la vendetta, sta pur sicura, è una delle cose più certe di
questa fic! Non molto presto, però si farà vedere non appena si saranno
chiariti un po’ le idee i due coinquilini!
lemonade,
invece, mi sembra molto curiosa… uhm, è una bellissima cosa, spero ti rimanga
un po’ di questa curiosità anche per i prossimi capitoli! Continua a seguirmi,
una volta compresi i primi capitoli sarà tutto più semplice, vedrai… e verranno
fuori un sacco di cose interessantissime! ^^
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
“NON E’ UNO SCHERZO!, sbottò Brad,
E’ la verità, anche la storia che ti ho detto prima, quella della mareggiata,
non è uno scherzo!
Sentendo quella
voce forte ed autoritaria nella propria testa, Christine si fermò ad ascoltare
ciò che quella presenza misteriosa voleva dirle. Certamente era sconvolta per
quanto le stava accadendo, non era da tutti i giorni sentire voci nella propria
testa, soprattutto se autonome ed indipendenti. Ma se reclamava così tanto la
verità… perché non concedergli un’occasione?
Ti ascolto.
Brad tirò un
sospiro di sollievo, per quanto potesse fare in quel corpo. Questo era il più
grande passo avanti in cui avesse mai potuto sperare.”
P.D.R.
– Problemi di Reincarnazione
John Collins
posò le chiavi della macchina sulla ciotola svuota-tasche nell’ingresso, si
tolse l’impermeabile beige e tirò un respiro profondo. Poi chiamò a gran voce
la figlia, dirigendosi verso la sua camera, illuminandosi subito dopo averla
raggiunta.
- Ah, già,
che stupido! – si portò una mano alla fronte, come uno schiaffo- Diane mi ha
detto che l’ha svegliata, quindi sarà già a scuola!
Era rimasto
molto colpito dalla ‘stramba’ reazione della figlia al suo matrimonio, ma non
potevano farci entrambi niente: era meglio per tutti. Beh, forse non per lei.
John non riusciva a spiegarsi come mai la polizia l’avesse trovata ridotta in
quello stato e, contando sulla sua buona salute ritrovata, aveva deciso di
prendersi un permesso per parlare faccia a faccia con lei. Ma non era in casa.
– Sono un po’ sbadato ultimamente…
- Ma no,
‘Mister’ – disse una voce maschile mentre entrava in cucina – E’ che è un
periodaccio per tutti. Non si preoccupi più di tanto, passerà. Quello che non
passa è che ero affezionato a questo barattolo dei biscotti, e ora è un insieme
confuso di vetri misti a briciole...
L’uomo fissò
il ragazzo: Nikolas, il figlio primogenito di Diane, stava brandendo una scopa
per raccogliere su una paletta il barattolo dei biscotti.
- Devo
dedurre che Christine ha fatto colazione? – chiese John, salutando il
figliastro che, in cambio, lo chiamava “mister” per via del suo vecchio ruolo
nella squadra di football maschile del college. A Nikolas piaceva quella
presenza maschile in famiglia, un po’ perché non ce n’erano altre e un po’
perché era un uomo di politica e lui, da grande, sognava di diventare
Presidente degli Stati Uniti. – Non capirò mai cosa passa per la testa di
quella ragazzina!
- Beh, in
effetti… prima finisce in pericolo di morte, poi ha reazioni convulse e
distrugge il mio barattolo dei biscotti – Nik fece un cenno di diniego con la
testa – Però può essere un periodaccio anche per lei.
- Ouff! –
uscì dalla cucina per farsi seguire dal moro – Tu e il tuo ottimismo! Sei un
Presidente perfetto!
Raggiunsero
lo studio del senatore. A Nikolas piaceva un mondo fare le cose da grandi anche
se, quando ci pensava, si sentiva più piccolo di quel che era. Aveva vent’anni
giusti giusti, compiuti appena un mese prima. Era molto intelligente e pure
carino, a scuola era stato classificato come il quarto ragazzo più bello di
tutte le sezioni. Non era chissà che cosa, ma ne andava comunque orgoglioso,
visto che era una frana con gli appuntamenti con le ragazze e che, in questo
modo, doveva acquisire molto più fascino. Purtroppo il suo carattere non era compatibile
con quello di nessuna ragazza del college che gli andasse dietro. C’era una
fata, la sua, ma non lo filava manco di striscio. Per lui, il matrimonio di sua
mamma era un’ottima occasione per impratichirsi e comprendere meglio come ci si
comporta col gentil sesso, ma ancora una volta il destino aveva deciso di
giocare solo con lui: Christine, infatti, non si era ancora dimostrata essere
una ragazza facile, ma Nikolas non si dava per vinto e si era gettato in
quest’impresa impossibile.
- Tu sai
qualcosa? – interruppe i suoi pensieri John, sedendosi dietro la sua scrivania
mentre osservava noioso le carte che gliela riempivano.
- Riguardo
a..?
- A mia
figlia! Non c’è politica che mi possa interessare più del bene di Chris,
soprattutto adesso!
Annuì, ma portò
lo sguardo alle sue scarpe da ginnastica. – Oggi non ho scuola, la rimozione
dei pannelli d’amianto nel corridoio ha bloccato tutto il piano e ci faranno
entrare nel pomeriggio – l’uomo lo guardò storto ma interrogativo – Se vuole
posso andare a vedere come sta.
- A scuola?
- Beh, sì, ma
non penso sia lì..
- In base a
cosa lo dici, scusa?
-
Semplicemente per il fatto che è stata ridotta in fin di vita appena due giorni
fa e giusto oggi si è ripresa. Io, fossi in lei, non andrei a scuola come prima
cosa.
- Ti
vendicheresti?
- .. forse,
ma non credo che lei lo stia facendo..non c’è molto da vendicarsi, secondo me.
Sospirò un
paio di volte. Era una follia, non poteva credere che fosse reale, ma questo
non lo doveva pensare, non in quel momento.
Prima avevi detto che ti
chiamavi.. Louis, giusto?Brad , corresse lui, Brad
Louis. Non chiamarmi per cognome visto che abbiamo la stessa età… Davvero?
Christine
sentì qualcosa scivolargli giù per lo stomaco, uno strano groppone. Si sentiva
a disagio. Ma non doveva, doveva dare a quel Brad un’occasione. Non poteva
essere vero, ma lo era. Sentì di nuovo la sua voce maschile, decisa ma al tempo
stesso timorosa, e dovette abbandonarsi all’idea di dover utilizzare la sua
testa in un modo diverso dal solito juke-box musicale. E anche informatico,
naturalmente.
Brad iniziò
di nuovo la sua spiegazione dei fatti, e il ‘qualcosa’ che scivolò nello
stomaco di Christine si fece sempre più pesante. Stava parlando della loro
comune età.
Il.. il tuo Angelo della
Morte.. lo stava segnando su un blocchetto poco prima di..prendermi?Sì, beh… eri
ancora viva…E poi? Che è successo, dimmi. Beh, non potevo starmene lì con le mani in mano! E mi hai salvata. Proprio
così. Ora tocca a te spiegarmi come eri finita lì in quella situazione.
No, non
voleva parlarne ancora… guardò l’ora segnata sul display dell’ orologino
digitale che aveva al polso: erano le 9. Aveva bigiato un’ora di scuola.
Non era la
prima, e non sarebbe stata nemmeno l’ultima.S’incantò su un taglio profondo sul braccio sinistro, proprio sotto
l’orologio. E’ un motivo strettamente
personale, non c’è molto da aggiungere. Sì,
ma…Ehi, se la vuoi proprio tanto sapere la
mia storia.. ma non scaldarti tanto! Mah,
sai, visto che io ti ho raccontato la mia per ben due volte, sarebbe opportuno
che tu faccia lo stesso con.. E’ già molto che sto cercando di far finta di
niente col fatto che sto parlando nella mia testa ad uno sconosciuto! Ma subito dopo si accorse della cattiveria della
sua affermazione e si scusò, raccontando la sua storia.Volevo
farla pagare a mio padre, ma i ragazzi ai quali mi sono rivolta hanno preso la
cosa da un punto di vista.. che non mi andava proprio a genio! Beh, devo dire che hanno scelto un metodo sicuro. Come,scusa?Sì, insomma…
se tu fossi morta, avresti raggiunto il tuo obbiettivo!Sì, ma io
volevo mio papà tutto per me, se fossi morta che ne avrei ricavato? Solo dolore
per lui!
Si alzò dalla
panchina e cominciò a passeggiare. Nessuno dei due parlò ancora della
questione, ma Christine sentì i suoi pensieri più vuoti che mai. Era come se
fosse incapace di pensare o di ragionare senza elaborare una frase come se
stesse parlando con qualcuno. E qualunque cosa pensasse, Brad la sentiva.
- Ragazzina!
– gridò qualcuno dietro di lei, non molto distante – Ehi, tu! Tu con lo zaino!
Christine si
voltò piano, sentendo i movimenti come distratti, come in un sogno troppo
reale. – Dice a me?
Quella che
sbraitava era un’anziana signora, apparentemente a modo. Brandiva il suo
bastone come una bacchetta e la borsetta sembrava potesse trasformarsi in una
famigerata arma da guerra. – Sì, proprio tu, ragazzina! Dove credi di andare,
eh?
- Non lo so,
facevo due passi…
- E perché
non li fai verso scuola!
Chrissospirò. Era destino che avesse incontrato
una vecchietta con le idee troppo a posto per non pensare a..
- Stai
bigiando la scuola, non è vero? E che razza di aspetto hai, con tutti questi
tagli… - il suo sguardo divenne più arcigno – Sei forse una bulletta?
- Ma no,
signora, cosa va a pensare…
- Allora chi
sei!
- Ma cosa le
importa!
- Ahhh,
brutta impertinente!
La ragazza
cominciò ad allontanarsi, prima di alcuni passetti, poi molto più rapidamente.
Con tutto quel che le era capitato, non aveva certo voglia di star lì a subire
un vecchietta rognosa! Indica un poliziotto
dietro di lei e scappa, le suggerì Brad tra le risate che non riusciva a trattenere. – Un
poliziotto! – gridò Christine indicando dietro la signora e, mentre quella si
voltava per chiamarlo e far arrestare quella giovane delinquente, se la diede a
gambe, fra le urla e gli insulti dell’amabile vecchietta del parco.
Corse per
qualche centinaio di metri, poi si fermò, sicura che non sarebbe riuscita a
raggiungerla. – Strano – disse guardandosi le gambe riflesse in una vetrina –
Non ho sentito male…con tutte le mie ferite!
Continuò a
fissare la vetrina come in una specie di trance, poi si accorse di ciò che
stava dietro il vetro: un televisore. Trasmetteva il telegiornale di zona. Il
vedere le immagini che trasmetteva le mise addosso un strana angoscia, senza
sapere il perché: c’era una spiaggia affollata, un mare agitato, un’ambulanza…
..no… non può essere…
Sentì nella
sua testa un rantolio sconcertato, e comprese il motivo di quell’angoscia. Si
catapultò dentro al negozio di elettrodomestici e si appiccicò di fronte al
primo schermo che trasmetteva il notiziario.
Era la
rassegna di un decesso anomalo e prematuro. La voce del giornalista era diffusa
in tutto il negozio, emessa da ogni televisore acceso. “E’ stato accertato il
nome della giovane vittima della mareggiata di domenica, sulla spiaggia di Long
Beach, durante la rinomata gara di surf; si tratta di Brad Louis, 16 anni,
indiscusso campione in carica in questa disciplina. L’altro concorrente, Jake
Pelvinton, è stato ricoverato all’ospedale di zonaSt. Jimmy con gravi ferite sparse, ma non è in pericolo di
morte…”
…
Shock… o
trance? La sensazione che provavano entrambi, come due gemelli, era
probabilmente la seconda, ma non era un dato certo. Brad non riusciva a credere
a quel che aveva sentito e rimase imbambolato senza proferir pensiero;
Christine si sentiva pari a lui, in conseguenza al loro legame. Inoltre stava
vedendo la prova tangibile della verità della storia di Brad. Non poteva essere
vero, eh?
– Posso
esservi utile?
In un secondo
che sembrò durare un minuto intero, la testa di Christine si voltò verso il
commesso del negozio.– Come dice?
- Posso
esservi utile?
- Oh! –
esclamò lei, ricordandosi di essere in un negozio – Oh, mi dispiace, è che..
fuori, dalla vetrina, avevo visto che trasmettevano il notiziario e volevo
sentire la notizia.. mi spiace..
- Beh,
l’avevo intuito – rispose l’altro, sistemando il cartellino del prezzo
dell’apparecchio – Non pensavo fossi interessata ad acquistare un televisore
così vecchio e, per di più, da sola..
Lei si limitò
ad annuire in silenzio e tornò a fissare il televisore. Stavano trasmettendo le
previsioni del meteo. “Da sola..”– Mi scusi per il disturbo… - e uscì
dal negozio, senza degnare di uno sguardo il commesso.
Mi... mi dispiace…
Di cosa?
Di te…
Beh, almeno sarà l’unico
essere umano in grado di vedersi seppellito nella propria tomba!
Già…
… già..
Si rifugiò in
un bar e ordinò un the al limone. Brad lo beveva sempre quando era giù e le sue
emozioni indussero Christine a richiedere al bancone quella bevanda. Lo
sorseggiò lentamente, notando quanta poca clientela c’era attornoa lei. La signorina che le aveva portato la
bibita sintonizzò il vecchio apparecchio televisivo sullo stesso canale del
negozio di prima. Sembrava li volesse perseguitare, c’erano ancora le
previsioni meteorologiche.“ ..e per
domani una lieve perturbazione si abbatterà a sud del paese. Passiamo alle
previsioni specifiche della California…”
Un
particolare della grafica colpì Christine. – Mi scusi – chiese – Che giorno è
oggi?
- Uhm.. il
28.
- Intendo,
della settimana.
- Giovedì.
Christine
sputacchiò un po’ di the, finendo quasi per strozzarsi. – Giovedì? Sicura?
- Certo! –
indicò un calendario alle sue spalle – Qualche problema?
- No… no… -
prese un fazzoletto e si lentamente si pulì gli angoli della bocca, con gran
cura. In realtà la sua mente viaggiava veloce su molti binari di pensiero. Ma che ti è preso!?
Come, non capisci? Oggi è
giovedì! L’ho sentito anch’io, grazie, e
allora? I funerali delle vittime di
incidenti naturali vengono fatti dopo due giorni dal ritrovamento del corpo. Ti
dice niente?
Brad
s’ammutolì. Non c’è più possibilità di
tornare normali…sono già stato sepolto…Sì,
infatti.
- Tutto a
posto?
La barista
aveva un volto preoccupato. – Sicura di star bene?
- Sì, beh…
non proprio sicurissima..Quanto le
devo?
Passare
attraverso quelle porte e sentire sopra di se un odioso scampanellio stava
diventando una tortura. Quella mattina, uscire da quelle porte comportava un
morale sempre più basso. Due porte su due.
Erano appena
le 9.30 e i due ragazzi, due spiriti uniti in un solo corpo, non sapevano dove
andare e cosa fare. In realtà c’erano molte opzioni possibili, eliminando a
priori il ritorno a casa e l’entrata a scuola. Fu l’incontro con Nikolas a dare
una svolta alla giornata, anche se Christine non aveva minimamente voglia di
vedere qualcuno della sua famiglia.
Comparve dopo
un ampio scampanellio della bicicletta. Il primo impulso fu un atroce attacco
d’ira verso quel suono.
- Dove stai
andando?
- Uhm… - non
alzò lo sguardo, si limitò a fissare i pedali del mezzo – Da nessuna parte…
faccio una passeggiata, un po’ lì, un po’ qui..
- Tuo padre è
molto preoccupato, lo sai?
Annuì.
Nikolas scese dalla bici e le mise una mano sulla spalla. – Non va bene che una
bella ragazza come te se ne vada in girò così, tutta sola, dopo quella brutta
esperienza…
Chris prese
la mano del fratellastro e la gettò giù, quasi sprezzante. Non era da lei
cercar conforto negli altri, o farsi commiserare, soprattutto se estranei.
Nik lo
comprese subito, ancor prima che il suo discorso venisse rifiutato. – Allora…
dopo che ti ho ritrovata e che ho constatato come stai… hai bisogno di
qualcosa?
Sì, rispose subito Brad, approfittando dell’occasione
e cogliendo la palla al balzo, Dì di sì!
- Ehm… veramente
sì.. – Perché??
- Bene, dimmi
pure!
Chiedi la bici!E perché,
scusa, dove vuoi… Poi ti spiego, chiedi la
bicicletta!
Il ragazzo la
stava guardando stranito. – Allora?
- Mi
presteresti la tua bici, per favore?
Di tutte le
cose che si aspettava, quella era l’ultima possibile. Anzi, non rientrava
nemmeno nella lunga lista. – La.. la mia bici?
- Sì, esatto…
- E dove vuoi
andare?
Bella domanda! Non trovi?Sì, ma adesso
rispondi!
- Ehm, beh,
dove vuoi che vada.. mica scappo! Faccio solo un giretto, nulla di che! – ed
espose un gran sorriso a 32 denti.
Nikolas
sembrò essere un po’ dubbioso, ma alla fine cedette. In fondo, pensò, erano
poco distanti da casa, era anche stato molto fortunato a trovarla così in
fretta!
- Sarò uno
scemo, ma va bene.. ecco, tieni! Ho appena aggiustato la catena, quindi per un
po’ non dovrebbe dare problemi- disse porgendole il mezzo – Mi raccomando –
aggiunse poi, bloccandola poco prima che potesse sparire dalla sua vista – Non
ti cacciare in altri guai, okay?
Christine
sbuffò. – E per chi mi hai presa?
- Non lo so.
Tu promettimelo e basta, così siamo a posto!
- Lo sai che
non te lo prometterò mai, Nik. Soprattutto oggi.
E posizionato
bene il piede sul pedale, partì a tutta velocità, lasciando nel fratellastro un
enorme stato di preoccupazione. “Speriamo non le succeda niente.. ma perché ‘soprattutto
oggi’?!?”
Ora ho diritto a sapere
dove stiamo andando, non trovi? Anzi, dove sto andando, perché sono io l’unica
che fa fatica qui! Tsk, fatica.. una piccola
pedalata.. ecco, gira a destra!Dove stiamo andando, Brad!A Long Beach,
che domande…Long Beach? A cinque miglia da
qui?? Sì. Ma tu sei scemo! E perché dovremmo andarci? Perché se andiamo nel cimitero dove si trova il mio
corpo, forse c’è ancora una possibilità di vedere un Angelo della Morte o
qualcuno che ci può aiutare!
- E se accade
il contrario?-La bici si fermò senza
preavviso, in mezzo ad un campo sterrato. -Dimmi un po’, se non c’è nessuno? Se invece c’è qualcuno che vuole
riportarci allo stato in cui dovremmo trovarci?
Cosa?! E perché!Hai presente
un rapinatore che sfugge alla polizia? E che poi si fa ritrovare sul luogo del
misfatto?Sì, ma non…Noi siamo esattamente come quel
rapinatore. Stiamo sfuggendo ad una legge più grande di noi, probabilmente
siamo ricercati da chissà quali forze dell’aldilà!
In effetti.. i nostri due
Angeli stavano dicendo una cosa simile, ma non sapevano cosa sarebbe potuto
succedere…Considerando che sei sfuggito ad uno di loro, non
dovevano essere i migliori in circolazione!Allora cosa suggerisci di fare,
eh? Sentiamo un po’!
Christine si fermò a riflettere, ascoltando il vento. Era davvero una
situazione bizzarra, e lo sarebbe stata ancora di più se avessero realmente
incontrato qualcuno al cimitero. Ma se invece aveva ragione Brad, se ci fosse
stato qualcuno che li avrebbe aiutati? Se avesse avuto ragione lui, e lei, per
testardaggine, avesse insistito per tornare indietro, perdendo quell’occasione
preziosa?
Però continuava a tornarle in mente quell’altra ipotesi, la sua:
probabilmente, come dei fuori legge, qualcuno li stava cercando e, in un batter
d’occhio, sarebbero diventati due spiritelli, morti stecchiti. Magari pure con
un viaggio di sola andata per l’Inferno, come punizione per la loro bravata…
Scosse la testa. – E’ un’idea troppo strampalata, la mia, per poter
avverarsi. E poi l’Inferno non esiste…
Quindi? Rimise il piede sul pedale. Si riparte. Long Beach, stiamo arrivando!
Il cartello di marmo diceva semplicemente “Graveyard” , quel cimitero non
aveva un nome o quest’ultimo era stato staccato dalla lastra. Probabilmente,
però, era un cimitero anonimo. Solitamente nei film si vede un cimitero
spettrale, buio ed oscuro, con grida ululanti dei vecchi spiriti intrappolati
nel vento, mentre un gatto dagli occhi a faro segue il protagonista aumentando
l’ansia della scena. Solitamente poi, è notte in quelle occasioni. Non quasi le
undici del mattino.
Così il cimitero era, sì, anonimo, ma non era ne spettrale ne buio ne
oscuro. Le lapidi erano in un bel marmo grigio, scolpite a macchina e le
lettere riempite di una pasta nera o bianca, per renderle più evidenti a
seconda del tipo di marmo utilizzato. Alcune avevano delle foto sorridenti e
altre dei motivi angelici; altre avevano a lato delle miniature vere e proprie
di angeli o Madonne, come statue di piccola o media statura che vegliavano sul
defunto; altre non avevano nulla, ne una scritta, ne una data, ne un motivo
decorativo; altre ancora, infine, non avevano nulla, se non un nome scritto
malamente a mano con un pennarello indelebile.
Christine passava fra tutte quelle tombe come un fantasma, e ce n’erano
molte, senza dedicare troppa attenzione ai vari nomi e dediche: li scorgeva
semplicemente per trovare il nome che stavano cercando.
- Sicuro di
essere qui, Brad Louis? – chiese facendo scivolare le dita sulle ali di un
angelo. Aveva deciso che era troppo faticoso pensare di parlare con qualcuno; e
poi nel cimitero non c’era nessuno tranne loro due. Avrebbe parlato a voce,
senza gridare, ovviamente.
Certo che sono qui, non mi
senti? Uhuuuu… - Ah ah ah. Molto spiritoso... Cos’era,
una battuta?
- Ah, eccoti!
– esclamò lei, senza rispondergli.
LOUIS JEREMY BRAD
15-3-198924-09-2005
Il motivo
decorativo era un’onda galoppante in basso a destra. Non c’erano dediche, o
frasi di devozione: con una vita così breve, non si poteva scrivere ne “marito
fedele”, ne “padre affettuoso” o simili. Qualcuno, però, con una piccola
scrittura femminile, aveva aggiunto, in basso con un pennarello “Splendido
surfista, rimarrai sempre nei nostri cuori”, scrivendo quell’ultima parola con
un cuoricino. Dev’essere una ragazza del
mio fan-club, si affrettò
ad aggiungere non appena gli occhi di Chris la scorsero. Mi spiace per loro…in effetti, quando si muore, per me la
cosa più brutta è sapere che provocherai dolore a molta gente. Non tanto la
morte in sé, visto che ora ho la certezza materiale che c’è qualcosa,
nell’aldilà….
L’emozione
era forte. Dopo aver visto il suo corpo lacerato dalle ferite mortali, dopo
aver visto ed udito il pianto straziato di sua madre, dopo aver sentito la
conferma della sua morte al telegiornale, fu solo dopo aver visto la sua tomba
che Brad realizzò seriamente la gravità della situazione. Prima sembrava tutto
un brutto gioco, un brutto scherzo, il più brutto degli incubi. Dopo tutto
questo, non poteva nascondersi ancora. Era morto. Punto e basta, doveva
prenderne atto. Jeremy era mio padre, si limitò invece a dire.
Christine si
sedette su un sasso abbastanza grande per sembrare un solido appoggio.
- Bene, la
situazione ormai è chiara, non trovi? E ora, Brad?
E ora cosa, scusa, cosa
vuoi fare.. torniamo indietro?Non intendevo ora come adesso. Ora
come giorni, settimane, ora come tempo generale futuro! Ora che facciamo?
Continuiamo tutta la vita così?
.. Vorrei tanto poter dire
di no.. e avere la certezza di quello che dico.
- Sì,
anch’io… sai perché te lo chiedo? Perché non ho la benché minima idea di che
cosa fare. Tu ne hai alcune?
Speravo succedesse
qualcosa, una volta arrivati qui, ma.. a quanto pare il nostro destino è diverso.Diverso da
cosa?Da una vita normale! Speravo arrivasse qualche Angelo a
portarmi indietro e a lasciarti vivere la tua vita, ma..Come, come?
Ho sentito bene?
Dipende. Cos’hai sentito?Che vorresti
morire e lasciarmi qui da sola!Certo, non voglio ritrovarmi
addossata la colpa che rimani zitella perché ci sono io qui o.. o che ne so,
magari ti renderei la vita molto imbarazzante, per esempio per andare in bagno!
E per cambiarti la mattina! Io sono un ragazzo, ricordi?Sì, in
effetti… ma mi sa che non ci sono molte altre soluzioni, sai mio caro?Oltre a
quale, scusa?
Chris si alzò
e passò le mani sul sedere per pulire i jeans. – Quella che prevede la continua
convivenza!
Non appena
vennero pronunciate quelle parole, il campanile della piccola chiesetta responsabile
del cimitero iniziò a suonare i suoi rintocchi.
Era
mezzogiorno. Dal primo al dodicesimo rintocco, mentre Brad era preoccupato fino
a perdere il controllo, senza riuscire a contenere l’ansia e a mettere in
funzione il suo famoso sangue freddo, Christine sentì fitte profondissime
dritte nel cuore, chinandosi per il dolore e non riuscendo a trattenere lacrime
e gemiti di dolore. Se non fosse stato un momento già di per se molto critico,
avrebbe certamente affermato che il cuore le stava per scoppiare, le fitte
sembravano essere molto vicine al farlo esplodere.
Si appoggiò
ad una lapide per non cadere a terra, mentre la testa girava e i rintocchi del
campanile rimbombavano in tutto il corpo provocando fremiti e ansia maggiore a
Brad, che non capiva cosa stesse succedendo. Poi, con un’ultima fitta più
potente delle altre, il corpo di Christine scivolò a terra, privo di sensi.
Brad temeva fosse privo di vita, come nelle ipotesi che avevano formulato nel
campo sterrato, molto prima di arrivare al cimitero.
Si sentiva
confuso e dolorante, perché anche lui aveva sofferto quanto la ragazza che, di
conseguenza, aveva percepito anch’essa il suo stato d’ansia. Probabilmente era
svenuta per un eccesso di sentimenti e di emozioni.
Al tempo
stesso, però, Brad Louis si sentiva meglio, più fresco e libero nei movimenti.
Riuscì ad aprire gli occhi e a rialzarsi da terra. Sentendo che una mano gli
faceva male e che le gambe erano stanche, come dopo una lunga pedalata,
comprese: era tornato nel corpo di Christine, come quella fatidica sera sul
bordo del burrone.
Per
confermare quell’idea balzana, si guardò attorno. Poi agitò le braccia. Quindi
esalò un lieve “wow” sommosso e si convinse dell’accaduto.
- Non è possibile… cos’è successo? – si chiese, fissando la sua lapide. Sentì un
rantolio provenire dalla sua mente. Chris? , chiese. E
chi vuoi che sia! Ehi, ma… Brad percepì una sensazione di preoccupazione, mista a smarrimento.Che
sta succedendo?!? Perché…
Dev’essere che ci siamo..
scambiati! Scambiati??? E che cosa!?!?I ruoli! ..eh? Sì, adesso sono io a governare il corpo, e tu sei la
vocina nella mente! E la cosa ti rallegra? Beh,un pochino, ora ho un ruolo migliore… Idiota! Non capisci? La situazione sta peggiorando, ed è
tutta colpa di quel campanile…
- Un momento.. ma certo! – esclamò Brad dal corpo
della ragazza, mentre si dirigeva a grandi passi verso l’ingresso della
chiesetta. Ehi, ehi, che vuoi fare?Tutto questo è successo durante i rintocchi della
campana, quindi ci dev’essere un collegamento!Già, ci deve essere assolutamente…
Arrivò di fronte al portone. Era di legno massiccio,
tipico delle chiese europee. Le vedeva spesso nei film d’oltreoceano, anche se
non guardava molto quel genere di pellicole. Deglutì con forza e, espirando
profondamente, si fece coraggio e tirò uno dei due battenti aprendo la porta.
Poi, spinto dalla curiosità doppia, sua e di Christine, cominciò a fare i primi
passi nella chiesa. L’unica fonte di luce era il sole che trapassava le piccole
vetrate colorate, ma era sufficiente per illuminare abbastanza bene tutto
l’interno. Almeno quel che bastava per vedere una figura vestita di nero seduta
il prima fila, al centro.
- Benvenuti… - esclamò questa, non appena Brad lo scorse.
Un cubetto di ghiaccio immaginario scivolò giù per la schiena, dando questa
spiacevole sensazione ad entrambi contemporaneamente.
“Benvenuti” era un’espressione utilizzata al
plurale, constatarono entrambi. Poteva essere anche questa una coincidenza?
- Ah.. ehm.. grazie ma.. si
sta sbagliando! – rispose Brad, cercando di fare il finto tonto per
scoprire la verità – Io.. sono da solo…
No! Si morse la
lingua.
- Non mi sbaglio mai, Brad Louis – rispose l’altro,
uscendo dalla penombra – Tu, piuttosto. Ne hai di cose da imparare…la prima? Subito. Ricorda che ti trovi nel
corpo di una ragazza.
Appunto.E io che ho detto di male?Che sei da solo! Parlando al maschile!Dannazione…
- No, non c’è bisogno.. – proseguì l’uomo col giubbotto
di pelle nero, alzandosi in piedi e mettendosi al centro della navata - .. di
un’altra dannazione, sei già nei guaifino al collo. Anzi, siete..
- Ma tu come fai a..
- Prova a indovinare! Eppure hai incontrato anche due
miei colleghi, ragazzo! – spiegò le sue ali nere in un gesto teatrale,
oscurando ancora di più l’interno della chiesa – Sono colui che vi riporterà
sulla retta via... è stato bello, è stato divertente,ma deve finire.
Brad deglutì, mentre Chris assunse un atteggiamento
battagliero, fiero e deciso, infondendo un enorme dose di coraggio al ragazzo. Muoviti, usciamo di qua!
Subito si diresse verso la porta, l’aprì e se la richiuse
alle spalle una volta fuori. - E adesso? Oh, adesso
che si fa!?Io l’avevo detto che non era
una buona idea..– Non è il momento Chris! La predica me la fai dopo!
- Nell’aldilà! – esclamò l’Angelo della Morte comparendo
alle loro spalle. Stava cercando di scappare attraverso il cimitero per
recuperare la bici, ma la creatura volante era stata molto più veloce di loro.
Brad lo vide impugnare una spada estraendola dal terreno, lo vide avvicinarsi a
passi lenti e pesanti. Poi lo vide fermarsi e porgergli l’arma.
– Lotta fra pari. MI sembra il modo più giusto per
morire, visto che entrambi non siete riusciti a guadagnarvi una morte decente.
- Co..come, scusa? –
chiese titubante il ragazzo, stupefatto dalla situazione.
- Senti, sono stato incaricati di prelevarvi e di
portarvi ai vostri luoghi predestinati perché avete creato già abbastanza
problemi con questa simpatica bravata… vedi di non scocciare, sto cercando di
darti un’ultima possibilità, ma se non t’interessa… - lanciò la spada dietro di
se, facendola cadere ad una decina di metri da loro.
No! , gridarono all’unisono i due ragazzi vedendo
svanire la loro ultima possibilità di salvezza; No! , esalarono in un
soffio lungo in battito di ciglia mentre il loro avversario allungava un
braccio per afferrarli; No! , gridarono a squarciagola,mentre l’unione dei loro animiprendeva forma e si trasformava in coraggio
e in ardimento.
Brad allora si slanciò senza pensarci troppo in direzione
della spada, ma quando era riuscito ad evitare il contatto con l’Angelo si
accorse con grande sconforto che l’oggetto desiderato non era più dove era
stato lanciato: era svanito nel nulla.
- Avevo offerto un duello, ma l’hai rifiutato. Ora non
c’è possibilità di tornare indietro, giovanotto: arrenditi, e sottomettiti al
tuo destino
- Ah! Mai! – gridò
l’altro, mettendosi sulla difensiva come gli stava suggerendo lo spirito di
Christine – Fatti sotto, se ne hai il coraggio! Anche perché in realtà non abbiamo rifiutato l’offerta
del duello, è lui che ha fatto tutto da solo!
- Ma non farmi ridere, moccioso! – l’espressione sul
volto dell’Angelo mutò radicalmente, da dura e assassina, irosa, ad una più
rilassata, quasi divertita. – Non riuscirai mai ad assestarmi un cazzotto come
si deve, neanche fra un migliaio di anni! Ora smettila di scappare, razza di
codardo, che fai solo brutta figura!
- Farei una figura ben più
brutta se mi arrendessi senza provare a lottare. – La sua espressione si
fece più seria, anche se non avrebbe mai raggiunto il livello intimidatorio che
voleva, nel corpo di una ragazza.
- Dunque vuoi affrontarmi? Non vuoi scappare… ancora?
Ancora?Che vuol dire? Bradvide rosso. – No
– rispose secco – Non sono mai scappato e nonscapperò ora !
L’Angelo si fermò. Aprì la bocca e poi la richiuse. Poi,
in contemporanea con l’ulular del vento fra le fredde lapidi di marmo, alzò lo
sguardo al cielo e mosse la mano come si fa generalmente per indicare un
“aspetta un attimo”.
- Ma che..?
La scena si
bloccò in quella posizione per un paio di minuti; sembrava che stesse
ascoltando qualcosa nel vento. Anche Brad e chris tesero la loro attenzione per
‘captare’ qualche voce, ma non sentirono null’altro che il vento.
Ma che fa, tu lo sai?No, non .. non capisco…
- Ah… - ammise l’Angelo – Cambio di programma, a quanto
pare – si rivolse ai ragazzi – Non so dire se siete fortunati o sfortunati,
sapete?
Io direi sfortunati, e
anche molto! – Perché?
- Perché per adesso vi lascio andare – i loro animi si
sollevarono enormemente – ma solo per rimettere a posto il guaio che avete
combinato.
Visto che ci avrebbe dato
una mano?Sì, certo.. e tu non
l’avevi messo in dubbio nemmeno per un istante…
- Ma.. un momento! –
il volto s’illuminò - Di che guaio parla?
L’uomo rise forte. – Hai voglia di scherzare, ragazzo!
No, non capisco proprio
che sta succedendo…
- Ora ti spiego, Christine: quando il tuo amico ha fatto
la sua bravata di salvarti la vita, ha creato uno sbalzo nella normalità degli
eventi – si mise a spiegare con tranquillità, quasi come se un minuto prima non
avesse avuto intenzione di ucciderli e come se non fosse brad ad avere il
controllo del corpo comune – E ora dovete rimettere a posto il tutto! Chiaro?
No! Innanzitutto, come fa
lei a sentire quello che dico e poi perché dobbiamo rimetterlo a posto noi,
insomma.. non sappiamo cos’è, perché, dov’è, com’è… e soprattutto come fare!
Anche se in due, siamo solo due ragazzini! Anzi, già che ci siamo, ci spiega il
cambio di ruolo che è avvenuto prima? Io non ci capisco più nulla!
- Ehi, ehi, non ti scaldare… uhm..- portò una mano sotto
al mento, pensieroso – No, non ti posso spiegare molto perché sono cose che
scoprirete da soli, ma ti posso parlare del cambio di ruolo.
- Oh, buona idea!
- Ogni mezzogiorno esatto fate cambio! Contenti?
La reazione, non era proprio quella desiderata. Christine
si sentì svenire e il suo stato d’animo stava per avere il sopravvento sul
corpo se l’incredulità di Brad non avesse opposto resistenza.
L’Angelo spiegò le sue grandi ali di piume nere e salutò i
due con un sorrisetto beffardo e con un “Buona fortuna” che i due gli avrebbero
volentieri conficcato in un posto non molto gradevole.
- Ehi, aspetta! –
gridò a pieni polmoni Brad, cercando di seguirlo correndo nella sua traiettoria
di volo – Se risolviamo il guaio, torneremo
normali? Cosa succederà…?
Chiese senza ricevere risposta.
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Ormai è prassi che debba utilizzare questo spazio
post-capitolo per scusarmi dei miei sempre più enormi ritardi… ma pensate che
in teoria, non ero assolutamente in grado di aggiornare nemmeno stavolta! ^^
Era un capitolo ancora molto campato per aria, solo la scena del padre e del
fratellastro di Christine era sicura! XD
Beh, ora ho aggiornato. Contenti???? Lo so che siete
contenti, anche perché ora si entra nel vero vivo della storia! Spero di avervi
fatto capire la condizione dei due protagonisti e del loro condividere il
corpo, anche se non sono sicura che la scena dell’angelo sia venuta un
capolavoro… bah, al massimo mi rifarò al prossimo capitolo, e aggiornando più
in fretta! ^^
Nel frattempo, ringrazio i miei fedeli recensori, anzi,
recensitici!
In primis, abbiamo Ombra, fedele come un’ombr… no,
scherzo! Però mi ha fatto davvero molto piacere leggere la tua recensione,
anche perché mi sembra che avessi postato il capitolo da un po’ prima di vedere
che stavo racimolando qualche commento…inoltre sei una new entry del capitolo e
la cosa mi rende molto, ma molto più felice! Grazie infinite! ^^ Soprattutto
per i complimenti, vedrò di fare sempre del mio meglio!
Poi vediamo chi c’è, vediamo chi c’è… ah, certo! Ghen
cara! La mia super fanatica di Jake! Hai visto, l’ho messo nel tg.. è ancora
vivo, sì! (puoi tirare un sospiro di sollievo!) E forse ricomparirà.. mah, non
sapendo come andrà avanti questa fic è un po’ difficile dire se il nostro caro
amico infortunato avrà occasione di uscire dall’ospedale e di farsi rivedere in
giro… visto però che adesso anche lui ha un fan club coma Brad (che sei tu!) si
potrebbe anche fare, sai? Non è escluso! Comprendo benissimo, invece, i tuoi
giubili per l’aggiornamento e non mi stupirei di rileggerli anche con questo
capitolo… mi spiace di essere lenta, ma adesso mi velocizzerò! Promesso! ^^ Ah,
rileggendo la tua recensione.. anche Brad è un personaggio molto misterioso,
forse all’apparenza meno di Christine, ma ci saranno strani risvolti anche per
la sua “secret story”.. a partire dal suo secondo nome, derivato dal padre…
In seguito abbiamo Lally, altra grande
recensitice!Ho.. ehm, notato che ti è
piaciuto il capitolo precedente! Bene, molto bene! Davvero, quando ho letto l
tua recensione sono arrossita! ^^ Speriamo che questo ti abbia fatto lo stesso
effetto! Ribadisco che anche la tua fic mi piace molto, se tu poi aggiornassi
più spesso.. ehi! Da che pulpito… ah ah… ^^””
Ringrazio inoltre lemonade, che ha ffondato le
radici nella storia e che non sembra intenzionata a scrollarsi di dosso! Meglio
così, sono felice come un re! Okay, battuta idiota… chiedo venia…^^””le cose si stanno mettendo abbastanza in
moto? Dimmi che ne pensi! Ciao!
E ultima ma non ultima, last but not least… Karen!
Scusa, non volevo affatto offenderti con la mia pseudobattuta… non era affatto
mia intenzione! Comunque, vedo che dopo un po’ di tempo in assenza, alla fine
hai recensito anche tu! Beh, grazie di cuore! ^^
Capitolo 5 *** Il primo 'P.D.R.' si chiama Steven Lechnner ***
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
Il
sole era tiepido, il vento fresco: una giornata piacevole e tranquilla, senza
preoccupazioni.
Christine
stava leggendo un libro sulla poltroncina bianca in terrazza, al piano
superiore della casa. Ogni volta che alzava il naso per inebriarsi di quella
pace, desiderava che la giornata non finisse mai. Purtroppo, dal
piano di sotto, Nikolas cominciò a urlarle a squarciagola.
- Christine, Christine!
Vieni a vedere, presto!
La ragazza sbuffò
portando il viso fra le pagine del libro che stava leggendo. Cos’aveva di male
quel libro perché la sua lettura dovesse sempre essere interrotta? Prima il
maglione scomparso, poi la pianta da innaffiare, poi la macchina che non partiva…
- Cos’altro c’è, Nik? Non
puoi vivere anche tu un tranquillo pomeriggio o perlomeno farlo vivere a me...?
Così dicendo, Christine
di sollevò dal suo tranquillo oziare e si mise a sedere sul letto mentre con la
mano cercava sotto al cuscino il segnalibro.
- Vieni a vedere Chris! –
esclamò il fratello comparendo sull’uscio della sua stanza – Devi venire a
vedere il telegiornale: Los Angeles sta impazzendo!
P.D.R. – Problemi di Reincarnazione
Erano passate 24 ore
dalla scoperta del nuovo destino che attendeva Christine e Brad, coinquilini in
uno stesso corpo, e a governarlo c’era di nuovo lei. Erano le quattro del
pomeriggio.
- Sta impazzendo? –
chiese lei, incredula, seccata e incuriosita al tempo stesso – Ma… che
significa? Io non noto nulla…
Nikolas la prese per un
braccio e la trascinò giù di sotto continuando a ripetere che doveva vederlo
coi suoi occhi. Nell’afferrarla, il libro cadde a terra e s’aprì, perdendo il
segno della lettura. – Spero per te che sia qualcosa di davvero
importante – sibilò lei fra i denti -… mi hai rovinato la lettura!- si lagnò
poi, sapendo che avrebbe fatto meglio a cominciare a rimpiangere la sua pace.
La sera prima era tornata a casa esausta, con la catena della bici a terra e
col fiato corto, il cervello fuso per lo sconvolgente pomeriggio e Brad alla
guida del suo corpo! Quando poi la natura li aveva chiamati al bagno, credeva
che non avesse più il terreno sotto ai piedi. Infatti, con non poca fatica
erano riusciti in quell’impresa tremenda, con Brad che cercava di farla senza
guardare troppo oltre per non morire delle urla di Christine nella testa che
ripeteva “fissa il muro, fissa il muro!”
E che ora si stava
finalmente riposando, suo fratello la interrompeva così bruscamente, per una
cosa così assurda poi…
- Ecco, guarda! – esclamò
lui ancora più entusiasta, brandendo il telecomando per mostrare come la stessa
notizia stesse rimbalzando su ogni canale – Oltre a terremoti in tutto il
mondo, quasi, e maremoti in Australia… pare che un ragazzo abbia.. è diverso,
con poteri soprannaturali o simili… proprio qui a L.A., sembra un film! Mentre cercava di non esser investito da un autobus, ha
alzato le mani per proteggersi istintivamente, ma in realtà ha deragliato il
mezzo e lo ha gettato con forza nel traffico cittadino, creando uno scompiglio
inimmaginabile! Guarda che incidente…!
Christine guardava
immobile la televisione, di sasso quasi quanto la mattina prima, quando aveva
appreso dei funerali di Brad. Le immagini del pianeta scorrevano lentamente,
alcune volte erano video mossi e incomprensibili, altre volte erano foto fatte
col cellulare, ma il soggetto non variava molto: qualcosa non andava, e, ancor
più importante, era molto probabilmente quello il problema di cui avevano
parlato gli Angeli della Morte. Infine,
il telegiornale cittadino parlava unicamente di quel ragazzo che aveva
descritto Nikolas, e mandavano in onda uno via l’altro i filmati che ne
testimoniavano l’impresa.
- Non ci credo… -
balbettò con un filo di voce mentre sprofondava con tutto il suo misero peso
nella poltrona accanto a lei. Non può essere…
- E’ una figata, vero? – chiese il ragazzo, sorridendo come un
bambino alle giostre – Pensa che bellodev’essere… t’immagini, avere dei poteri? E se vengono qui, queste stranezze, tu come reagiresti? Io chiederei un autografo
a quello lì, anche se magari non l’ha fatto apposta…
Brad emise un suono
contorto e Chris fece una risatina nervosa di riflesso. – Certo, come no…
Pensi sia
questo?
O è la promozione di un nuovo film di Spielberg.
Dubito
fortemente…
Allora
sì, questo è il casino che abbiamo combinato e che dovremo rimettere a posto!
Ma
non è possibile… vai sulla CNN, così ne capiamo di più. Christine
obbedì, strappando il telecomando al fratellastro e prendendo il controllo dei
canali. Come aveva detto Brad, su quel
canale la notizia veniva trattata più
approfonditamente, definendo anche un’ora precisa in cui tutto iniziò. “A mezzo
giorno esatto c’è stato il primo terremoto, in periferia sud di L.A., ma l’epicentro non è ancora
stato identificato…” diceva la giornalista inviata nella metropoli
californiana, mentre un po’ di vento le scompigliava i capelli neri.
Christine imprecò. – Merda. Questa non ci voleva..
Nikolas la guardò
interrogativo. Poi si fece più guardingo e diede l’impressione di star
comprendendo molte cose. – C’entra con quello che hai fatto ieri? Se non sbaglio eri proprio a sud della città.
- No, che ti passa per la
mente.. ieri ero andata a trovare una mia amica, lo
sai.
- Carol?
- Sì.
- Le ho telefonato e ha detto che non ti vede dalle vacanze estive.
La ragazza si morse il
labbro. La sua bugia di copertura era stata scoperta, malgrado le fosse
sembrato che potesse reggere di più. Nik aveva addirittura telefonato? Quindi sospettava qualcosa.
- Non..
non è l’unica Carol che conosco che abita lì – cercò
di riparare lei, mantenendo un’espressione dura e, per quanto riuscisse,
immutabile. Non doveva cedere, e lui non la poteva mettere con le spalle al
muro. Innanzitutto avrebbe detto tutto a suo padre, persino del motivo per cui era finita in fin di vita su quel maledetto burrone.
Perché probabilmente lui sapeva anche questo. Potrebbe lavorare alla CIA… ,ironizzò
Brad, conscio del pericolo.
Christine
decise che era meglio parlarne con Brad, prima di cominciare a pensare a cosa
fare per quelle persone che urlavano alle telecamere in Tv, quelle con i poteri
soprannaturali che vagavano allo sbando per la città. Disse quindi di dover andare in bagno e si
allontanò dal salotto.
- Accidenti! Che facciamo Brad !? – gridò senza accorgersene non appena
fu sul sellino della sua bicicletta, a mezzo miglio di distanza da casa, sicura
che nessuno la potesse sentire. Si diresse a gran velocità sul burrone dove
tutto è iniziato cercando di ripercorrere i luoghi
chiave di quella vicenda come a cercarne una soluzione.
Innanzitutto
cerca di calmarti… non servirebbe a nulla se tu sclerassi…
La sua voce era
tranquilla, ma tenuta molto sotto controllo. Anche lui
non sapeva più cosa fare, ed era in quello stato da quando aveva appreso
dall’Angelo della Morte che il loro non era l’unico problema causato dalla loro
unione. Non pensava affatto che per il suo egoismo avesse messo in pericolo altre vite, altre persone oltre a lui e a Chris.
- Tu non capisci… se già
prima era difficile, adesso abbiamo moltissimi altri problemi! Ad ogni
mezzogiorno ci scambiamo di ruolo e ora dobbiamo anche sistemare la città…
siamo fortunati che Los Angeles sia così piccola… e pensa se il problema
si espande! E poi dobbiamo assolutamente trovare quel
ragazzo e…
Non riusciva a stare
calma, era impossibile, assolutamente impensabile! E
si sentiva sottopressione per i suoi problemi familiari. Se ci fosse stata
Diane sulla sua strada, sicuramente l’avrebbe investita –per quanto una bici possa far male- pur di non avere altre rogne.
- Eccoci.
Il burrone era
completamente asciutto, a differenza della sera in cui tutto iniziò. Allora
pioveva e il terreno era tutto fangoso. Gli alberi ululavano dal vento e tutto
sembrava molto più minaccioso, pauroso addirittura. Inoltre Christine l’aveva
vissuto davvero male, con tutti quei bulli addosso e armati, senza vie
d’uscita. Mentre avanzava verso il bordo dove era quasi
morta, l’aria che la penetrava fino in fondo all’anima le rendeva vividissimo
il ricordo. Così limpido che Brad riusciva a vederlo senza problemi.
- Bene. E ora?
Si guardò attorno, non
vedendo niente e nessuno. Il bordo era stato recintato da quando era capitato
quell’incidente alla ragazza, così che nessuno ci potesse cadere dentro.
Le barre metalliche,
però, si potevano benissimo spostare e levare senza neanche tanto sforzo.
Christine ne spostò un paio, proprio nel punto in cui Brad le stava dicendo era avvenuta la loro prima unione.
Le depositò a lato e, quando
si rialzò, inspirò a fondo. Non stava succedendo nulla.
Si sedette a terra,
contrariata.
Alle sue spalle udì un
rumore di passi.
- Che
stai aspettando? – disse un ragazzo più grande di lei di un paio di anni sedendosi accanto a lei. – Aspetti il tuo ragazzo?
Christine lo guardò come ipnotizzata da quella
ferita sulla guancia che assomigliava tanto ai suoi graffi e tagli sparsi su
tutto il corpo.
- O
che accada qualcosa?- continuò lui,
senza distogliere gli occhi dal panorama che avevano di fronte. Christine si
sedette più compostamente. -Matu chi sei, scusa?
- Non importa. Anche tu sei stata attratta qui?
Attratta? Ma chi è, che vuole? Replicò Brad, cominciando ad alterarsi per la sua presenza.
Il ragazzo guardò Chris
sbiancando di colpo, sia sulla pelle che dentro gli occhi. Persino i suo i capelli neri sembravano sbiancati per lo spavento. Le
sue mani si misero a tremare e lui assunse un espressione
come se avesse visto un fantasma. Si alzò ed indietreggiò di un paio di passi.
– Chi sei? Anche tu sei
maledetta?
- Maledetta? – chiese
lei, non capendo la sua reazione – E poi ti ho chiesto io per prima chi sei!
Si alzò a sua volta, ma
lui non cessò la sua reazione. - Anche tu sei una di
quelli strani?
- E
tu?
- Sì, per questo sono
qui. Ma tu, dimmi!
- Può essere. Che intendi
per ‘strani’?
- Ma
come! Quelli anormali che girano per la città, che non vogliono essere ripresi
dalle telecamere perché sono diversi!
- Ce n’è più di uno? E dove sono, lo sai? – sbottò lei, non appena vide che il
dialogo era avviato e che lui si stava riprendendo un poco. Gli si avvicinò per
non dover urlare a tutto il mondo ciò che stavano dicendo, e lui non scappò.
- Ieri ho sentito un
terremoto – cominciò a raccontare lui, come per
levarsi un peso – E poi mi sono ritrovato questa ferita sul volto, ero svenuto
e mi hanno portato in ospedale. Ma senza che facessi nulla..
ho cominciato a sentirmi strano, come se… non saprei… e poi l’autobus! Oh,
quello.. mi sentivo morire, sentivo già le lamine
nella pelle!
E’ quello
che abbiamo visto in tv! , esclamò
Brad,Chiedi ancora
dove sono quegli altri che dice lui, e perché non li abbiamo visti nei
telegiornali, se sono a L.A. o dove, e come sa che ci sono!Smettila, non è il momento. Non
lo vedi che è spaventato a morte? Lasciamogli un po’ di tempo, poi ce lo dirà più spontaneamente, vedrai… Tu chiedilo e basta! E’ il momento giusto,
dai, non fartelo sfuggire proprio adesso! No, ho detto! Deve ricomporsi le idee, non possiamo
stressarlo così, a che titolo poi!
Il ragazzo sbiancò ancora
e prese a respirare affannosamente, a scatti, col volto terrorizzato mentre
guardava attonito Christine. Ma lei non ci fece caso, tanto era presa dalla discussione con Brad. Lui allora le poggiò una
mano sulla spalla per chiamarla, ma lei scrollò le spalle e lo rimandò via.
- Scusa, ma tu…
- Non adesso, scusami.
- La
seti anche tu quella voce…
- Sì, sì, aspetta un
attimo…
Visto? E’
anche un visionario! Sente le voci!Questo non prova nulla, te l’ho già detto che è confuso!Te la stai prendendo troppo a
cuore, non lo conosci nemmeno!Non
bisogna conoscere qualcuno per aiutarlo nei momenti di difficoltà… Comunque quello ci sta provando con te, ne sono sicuro! Ma dai , che dici? Sì, ti ha messo una mano sulla spalla!E allora? Lo ha fatto per
chiamarmi, con te che mi urli nella testa chissà quanto
mi ha chiamata e io non l’ho…
Si voltò verso il ragazzo
e lo fissò intensamente, come a volerne carpire i segreti celati in mente.
Aveva ancora un’aria spaventata, ma era un’espressione che s’andava via via attenuando, man mano che Chris e Brad bisticciavano.
La prima
volta che si è preso paura con noi è stato quando hai
fatto il tuo commento, no?
Sì, ma
cosa… E prima, e
adesso! Non dirmi che
stai impazzendo anche tu!E perché no, in fondo le voci le senti
anch’io… Ah-ah-ah. Molto divertente. Secondo me lui…
- C’è una voce… - mormorò
lui, con un filo di voce, restituendo lo sguardo alla ragazza.
- Una voce?
- Sì. Ci hai appena…
litigato, direi…
- Ma come..
Lui si allontanò di un
passo e scosse la testa, sorridendo. – Scusami, so che sembro un pazzo, ma…
penso proprio di averla sentita e tu… eri ‘ impegnata ’…
- Impegnata? Ah! … - gli
si avvicinò e gli prese la mano sinistra, cercando di trasmettergli fiducia. –
Ti prego di scusarmi, sarò sembrata io la pazza!
Che bella
coppietta… , ironizzò ancora sbuffando contrariato per l’idea di
esser messo da parte. Vi date dei pazzi a vicenda,
ora?
Lui la guardò ancora di
traverso, inarcando un sopracciglio. – Ancora…
- E’ questa la voce che
senti, quindi?
- Sì, quella di un
ragazzo… sbruffone, direi, ed egoista.
Christine venne scossa da un fremito, dovuto ad una reazione
psicologica di Brad. Non era d’accordo con quelle affermazioni, ma sentiva che
stava per cogliere nel segno la sua personalità. Che era l’ultima cosa che gli
era rimasta e che, adesso, stava per esser di nuovo messa
allo scoperto.
- E
tu come interpreti la sua presenza? – chiese lei, sicura di star toccando un
tasto altrettanto debole in quello strano ragazzo.
Lui sbuffò. – Io sono
quello che hai visto in tv, no? Lo interpreto come un… “non è un sogno, è la
realtà, sei davvero diventato strano”. Tutto qui.
- Ma
perché strano?
- Indovina… quante
persone possono fare quello che ho fatto? E sentire
quella voce?
Lei mollò la presa e lo
fissò dritto negli occhi. Doveva farselo amico, come tutti gli altri che
sarebbero venuti in seguito. E spiegare ad ognuno la
verità per tranquillizzarli. Anche lei aveva accettatola
poco quella verità strana, e Brad non era mai andato in escandescenze. Anche se qui il ragazzo poteva scappare e per lei non era stata la
stessa cosa. Ma lui le aveva spiegato la situazione con semplicità,
cercando di non urtare troppo i suoi sentimenti, anche se in quel momento,
durante la loro recente litigata, non sembrava gliene fregasse molto ne di lei ne di quell’altro. Gelosia? Ma
Christine scacciò quello strano pensiero dalla testa e decise di passare alle
più semplici battute di dialogo.
- Mi chiamo Christine Collins, piacere di conoscerti.
Lui guardò la mano tesa
in segno di amicizia come se non sapesse cosa fare. –
MI prendi in giro?
- Perché
dovrei?
- Non mi sembra il
momento di fare convenevoli!
Lei lo guardò fisso negli
occhi, neri come i capelli, come la pece. Non era mai riuscita a veder nulla
negli occhi degli altri, anche se sapeva bene che altre persone ci riuscivano
nei suoi. Nonostante questo, sperava di trasmettergli
fiducia. Brad si trattenne dal fare commenti.
Il ragazzo scosse la
testa, si grattò il collo guardandosi attorno come per accertarsi di non esser visto
e poi le strinse la mano. – StevenLechner – disse con scarso entusiasmo, quasi rassegnato.
Chris si sentì piena
d’orgoglio, soddisfatta di quel risultato, per quanto piccolo potesse essere.
Sorrise con sincerità e lo invitò a fare una passeggiata per schiarirsi le
idee, ma lui non si mosse. Si voltò serio a guardare in direzione del burrone.
- Steven..?
Andiamo, dai, facciamo il lungomare… andiamo via da
questo postaccio!
Lui non diede segni di
vita. Poi si mosse, ma in direzione opposta. – Devo tornare lì.
- Lì? – ripeté lei,
chiedendosi perché volesse tornare sul burrone – Perché?
- Non lo so.
Christine si limitò a
seguirlo, chiedendo anche a Brad perché secondo lui ci tenesse tanto a tornare
lì. Stavolta, Steven non ebbe nessuna reazione ai loro discorsi mentali. Ci stava facendo
l’abitudine.
E’ pazzo.E piantala!
Ci sono ancora troppe cose che non sappiamo, magari lui sa qualcosa! Sì, se riesci a non spaventarlo…Guarda che non sono io, sei tu!Ma và, ti avrà vista
bene e avrà avuto quella reazione!Come!?! Ritira tutto!Non ci
penso nemmeno.
- Potete smetterla, per
favore? – esclamò Steven dal bordo del burrone –
Sembrate due vecchi sposati da cinquant’anni…
I due rimasero in
silenzio, non tanto per il rimprovero quanto per la familiarità con cui adesso
si stava riferendo a loro due. – Come fai a sentire
quel che dice Brad?
Christine fece uno sforzo
immane per non sembrare più preoccupata di quel che era. Per
una strana ipotesi, anche Nikolas poteva averlo sentito più d’una volta, come
adesso faceva Steven.
Lui non si voltò, ne alzò il volto o distolse l’attenzione dalle profondità
del pendio. Si limitò ad un cenno della mano per farla avvicinare. Non andare,
pensò Brad, ma la ragazza era come ipnotizzata dalla sua stessa curiosità.
Doveva andare.
Si fermò nel punto esatto
in cui era svenuta quella volta, riversa, quasi completamente priva di sensi,
prima che Matt il traditore la gettasse nel baratro
con un calcio nelle costole, il colpo di grazia.
Steven si voltò e la fissò serio in volto, con un espressione che le ricordava troppo intensamente quella
di Matt. Lei chiedeva aiuto e lui le rispondeva così.
Senza una parola. Scuro in volto, col ghiaccio nelle iridi.
Chris... andiamo via, Chris. Non ce la faccio…Non mi piace come ti
guarda, Chris! Ma lei si sentiva le gambe paralizzate, pesanti come piombo, immobili, fissate a terra. Lui, Brad, invece era
agitato come quando i due Angeli della Morte lo stavano per acciuffare e riportare
alla Porta del Mondo. E le immagini dei due ricordi
erano vividissime nella memoria dell’altro.
- Collins,
che ti succede? – chiese Steven, con una voce per
nulla preoccupata, anzi per certi versi scherzosa,–
Non dirmi che qui tu e il tuo amico avete vissuto qualche brutta esperienza…
- Che
intendi dire? – chiese la ragazza, a metà tra lo spavaldo e il terrorizzato.
Odiava essere chiamata per cognome, era come se parlassero a suo padre, o a lei
con molta diffidenza e distacco, ed era una cosa che non le era mai piaciuta.
- Beh, niente di che…
solo che sei un’ingenua, sciocca ragazzina. E quell’altro, è solo un codardo, ma avresti dovuto dargli
ascolto – la luce nei suoi occhi mutò e divenne più fredda, e la sensazione
arrivò fin nelle ossa a Christine, che gemette – Avresti dovuto andartene via.
- Perché, cos’hai intenzione di fare adesso, eh? Sentiamo!
Forsenon è
la mossa migliore provocarlo… Siamo in grado di fare altro? Comincio
adavere un brutto presentimento.
Beh, tientelo, non è
il momento!
- Sì, litigate ancora un
po’… così non riuscirete mai a combinare nulla di
buono!
Il suo tono di voce
cambiò ancora. Ora era come lo avevano incontrato poco prima. Stava tornando
normale. Anche i due coinquilini erano più sollevati,
e Christine riusciva a muovere le gambe. Infatti cadde
in ginocchio per lo spavento e inspirò a fondo. – Si può sapere che vuoi da
noi?
L’incanto si ruppe
totalmente, Steven tornò normale e la guardò
interrogativo.
- ‘Noi’? – chiese lui,
incuriosito da quella domanda – Perché parli al
plurale?
Christine rise forte, e
il ragazzo la seguì a ruota. Intanto le campane di una chiesetta a lato della
strada suonavano le sette di sera.
- Pensavo che ormai
l’avessi capito!
- Infatti.
Ma non molto. Chi è quel ragazzo? Un fantasma? E perché ci puoi parlare solo tu? E..
Spiegalo in
fretta, se proprio vuoi, e poi fatti spiegare perché ci ha
fatto quell’effetto prima, e cos’erano le sue domande, concluse Brad con tono svogliato e rassegnato.
Steven la guardò ancora più incuriosito, ma non la costrinse
a delle spiegazioni. Di lì a poco avrebbe parlato lei di sua spontanea volontà.
E così accadde. Ma Christine
omise molti dettagli sia suoi che di Brad, e non spiegò il perché delle mancate
morti di entrambi, o il combattuto incontro con l’Angelo della Morte del giorno
prima. Per spiegare la loro “missione”, dapprima optò
per una visione notturna, poi si rassegnò alla verità – anche per dare maggior
rilievo alla figura di Brad, dal momento che aveva combattuto in prima persona
con quella creatura – e spiegò così l’epicentro del terremoto che aveva
sconvolto StevenLechner.
- Ora però.. – continuò lei, mentre si avviavano vero le rispettive
abitazioni – Tu mi devi spiegare chi sono gli altri e come fai a sentire la
voce di Brad.
Steven la guardò di sbieco. Poi distolse
violentemente lo sguardo e continuò a camminare fissando insistentemente il
terreno sdrucciolato. – Venendo qui… c’era una
bambina. Aveva degli occhi bianchi spiritati e mi additava in mezzo alla folla
dell’incidente che ho causato… quando è riuscita a raggiungermi, mi sono
accorto di una strana sensazione che non ho più provato da quando mi ha
lasciato, fino a che non ti ho incontrata. So per
certo che fra poco non la avvertirò più, quando entrerai in casa e ci
separeremo.
- E
com’è questa sensazione? Magari la provo anch’io…
- Molto probabilmente,
visto che condividi il corpo con un altro.. certo che
la vostra situazione è proprio buffa… come fai a vestirti o a lavarti in
tranquillità, sapendo che hai degli occhi maschili fissati addosso? Dovrebbero
farci un film!
Tranquillo,
ne hanno già fatti, e molti anche.Comunque, non è una bella cosa, ti assicuro!Sarà divertente, ma non per noi. Almeno, non per me.No, tranquilla. Neanche per me lo è!
Poco dopo arrivarono di
fronte al cancello di casa Collins. Il cancello
delimitava un bel giardinetto, ampio circa sei metri quadri. A seguire c’era
l’ampia casa, e poi un altro cortiletto, dove Christine aveva imparato ad
andare in bici.
Si stavano per separare
quando Steven decise di concludere
in fretta il discorso. – Quindi ho sentito quella
stessa sensazione anche con altre persone, ma non sono mai riuscito ad
identificarle.
- C’è tempo, e lo faremo!
– disse lei, fiera della sua missione che, per ora, stava
andando a gonfie vele.
- Sì, beh… allora, ci
vediamo, okay? E scusami ancora per prima!
- Non era tua intenzione…
- Mi sentivo pervaso da
un’altra sensazione, molto più forte di quella che ti ho già descritto e.. mi
sentivo potente, soprattutto nei vostri confronti! Così… penso di aver letto nelle
vostre paure, ma… non ne sono affatto sicuro.
Se
così fosse, sarebbe agghiacciante, non trovi?
- Già… - Christine
afferrò saldamente la maniglia del cancello e lo aprì con forza, cercando di
farci passare anche la bicicletta – Allora… ci vediamo. Cerca di stare alla larga da quelle sensazioni, okay? Meglio che
adesso ci si riprenda un po’ da tutto questo..
- Casino?
- Non esattamente, ma.. sì! Stanotte dormiamo tranquilli!
Ma non sapeva che qualcuno li stava osservando da
dietro una tenda, e che sapeva che davanti a quel cancello non erano solo in
due.
Buondì! Sono in ritardo?
Ovviamente sì! ^^ Spero proprio vogliate perdonarmi, e spero
anche che il capitolo vi sia piaciuto, e che la fic
stia prendendo una buona piega…
Recensite
in tanti, mi raccomando! Nel
prossimo capitolo risponderò per bene alle recensioni, per ora non ho
materialmente tempo e mi dispiace!!! Ringrazio di
cuore però chi mi è stato vicino anche nel capitolo scorso!
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
P.D.R. – Problemi di Reincarnazione
La mattina successiva
all’incontro con StevenLechner,
la prima vittima oltre a Chris e Brad
ad aver subito effetti strani in seguito alla loro unione, era Brad a governare il corpo condiviso, come tutto il
pomeriggio precedente.
Inutile descrivere i
primi momenti del risveglio, perché entrambi erano
convinti di essere padroni del proprio corpo, ma la scena che si presentò agli
occhi del padre di Christine era a dir poco
esilarante.
Lui vide sua figlia che
apriva lentamente gli occhi cercando di focalizzare la sveglia; appreso che era
in ritardo per la scuola si alzò di colpo e inciampò nei vestiti sparsi per
terra notando, come fosse per la prima volta, il suo corpo. Quindi
andò allo specchio e cacciò un grido che si sentì in tutta casa Collins.
- Christine!
Che stai facendo!- chiese John,
allibito di fronte a quella scena. Se non
avesse avuto come pensiero fisso la pazzia di sua figlia, sarebbe scoppiato a
ridere, ma non ci riusciva.
- N-niente! Ehm.. – Brad si grattò la
testa nervosamente, mentre col piede cercava di aprire l’anta dell’armadio con
lo specchio sul davanti – Non sto facendo niente..
papà! Stavo.. ehm.. controllando le rughe!
- A 16 anni?
Dammi una scusa femminile, questa non
funziona!
, chiese disperato a Chris, la quale però parve
ignorarlo, assorta da altri pensieri. Chris!
JohnCollins scrutò la ragazza
e poi riuscì a scoppiare a ridere: le faceva tenerezza, magrolina com’era,
spettinata e confusa dal brusco risveglio, a girare per la stanza facendosi
paura da sola per il suo aspetto che, per quanto sapeva lui, era tra i più
trasandati delle ragazze in circolazione nella sua scuola.
- Rughe..
anche tua mamma non ci pensava mai, a buon ragione anche, poi però le usava
come scusa quando vedeva qualcosa che non le andava a genio allo specchio!
Si passò
l’indice per cacciare una lacrimuccia di troppo, poi
si fermò ancora a fissare la figlia, questa volta stranito. Lei lo
fissava con uno sguardo perso, come se lui non avesse parlato di sua madre. John non lo faceva apposta, ma per lui la moglie non era
mai morta e quindi ne parlava con più leggerezza di quanto non volesse Christine; lei, infatti, ogni volta scoppiava in momenti
d’ira funesta o di depressione profonda ogni volta che si parlava di sua madre
o di sua sorella.
Christine non aveva mai accettato la morte di quei membri
della sua famiglia.
- Scusami – disse poi John, scotendo la testa
e lasciando la figlia sola in camera – Ricordati che ore sono, o farai tardi.
Ancora..
Brad rimase lì a fissarlo anche quando se n’era andato.
Non sapeva come comportarsi perché non era bene a conoscenza di quei fatti
privati di Christine. Infatti
non sapeva che fossero morte sia sua madre che sua sorella. Lei ne parlava come
se fossero ancora vive, anche se nel profondo del suo cuore un angolo di
consapevolezza la riportava a terra ogni volta dicendole che non c’erano più e
che lei doveva andare avanti lo stesso.
Cambiati, non restare lì impalato.
La voce di Chrstine rimbombava cupa e schietta nella mente di Brad, tanto che lui non ebbe la forza ne
di rispondere ne di dire altro, a lei o agli altri che incontrò poi in
famiglia.
Persero l’autobus che
portava a scuola, ma lo videro già dalla finestra della cucina. Ancora una
volta i due spiriti coinquilini si affidarono alla bicicletta
di Nikola, il quale però, acconsentì al
prestito con la condizione di accompagnarli a scuola.
Lui sul
sellino e Christine(Brad)
in piedi sui poggiapiedi montati sulla ruota posteriore.
Come era ovvio, Nik ne
approfittò per fare strane domande alla sorellastra.
- Ti senti bene? Perché non rispondi?
- Come scusa? – Brad cercava di
tergiversare, voleva evitare il più possibile ogni conversazione con lui perché
si sentiva come se potesse venir smascherato in ogni
secondo.
- Ti ho chiesto chi era
quel ragazzo con cui sei tornata a casa ieri!
- Ah.. – era Steven,
Nikolas aveva visto anche quello Possibile che questo qui non abbia nient’altro
da fare che starci addosso?! - Era un mio compagno
di scuola..
- Non l’ho mai visto.
- Non puoi averli visti tutti..
- Beh, alla festa
scolastica dell’anno scorso li avevo conosciuti tutti, giusto?
Sì, è vero.Christine si stava
riprendendo da qualunque pensiero avesse in mente. Solitamente lei e Bradriuscivano a sentirsi i
pensieri l’un l’altro, ma non se l’altro non aveva voglia di parlare. E il pensiero di Christine,
evidentemente, era un pensiero non esprimibile a parole.
Ok, cosa gli dico, che è
arrivato quest’anno?
Non credo se la possa bere..
- Non ho
specificato quale scuola!
- Ah..
Andata?Andata,
ben fatto! Posso chiederti se andremo veramente
a scuola? Beh, non vedo perché no..Come no? Io non ho voglia
di andare a scuola! Non mi sembra un gran
bel motivo, sai? Okay, ora ne trovo uno più
convincente..
Senti, io non posso saltare la scuola solo perché tu sei qui e non vuoi andare
lì! La mia vita, come vedi, che io voglia o no
continua, quindi.. Sei un’illusa. Dici? Sì, quando avremo
finito questa “missione” ci sbatteranno in un Inferno o in una dimensione
simile per le anime. Qualsiasi cosa sarà non ci ridaranno una vita normale, o
un corpo a testa.
Entrambi sapevano che se avessero portato a ternime
la missione per bene, quello che era senza un corpo era certamente Brad e che, quindi, era lui il favorito all’aldilà. Anche perché era lui ad aver causato tutto. La colpa era
sua. Non di Chris, anzi.
Mentre pensavano queste cose, non si accorsero di una cosa
che stava facendo Nik dall’inizio della loro
conversazione.
Stava zitto.
Arrivarono a scuola con
una manciata di minuti di ritardo e il professore era
già in classe, col registro aperto sotto al naso e gli occhi puntati sulla
ragazza che, come suo solito, era entrata in ritardo alle lezioni.
- Collins!
- Come? Ah..sì professore.. ho avuto problemi coi mezzi..
- Non m’interessano le
tue stupide scuse! Il tuo ritardo sottolinea la tua
scarsa attitudine agli studi, lo sai? E non sono l’unico professore a pensarlo..
Sì, lo penseranno lui e il suo riflesso
nello specchio..! – Mi scuso..
- Al posto, svelta, non
voglio perdere altro tempo, dopo tutto quello che
perderò con tuo padre al colloquio di dopodomani..
Wow, buono a sapersi! Papà quando aveva
intenzione di dirmelo?
Le lezioni si
susseguivano lentissimamente, come se il tempo giocasse ad uno stupido gioco: quale studente si addormenta per ultimo.Brad riuscì a
sopravvivere solo grazie a Christine che, al contrario di lui, cercava di seguire la lezione. Mi annoio a morte,
è anche peggio della mia scuola: qui si studia davvero!
Va beh, ti abituerai..
Dovremmo essere la fuori a cercare con Steven altri “strani” invece che star qui a romperci le
scatole con queste mummie!
Porta pazienza..
Chepizzaaaaaaaaaaa!!!
Sbadigliò sonoramente, in
una maniera che le ragazze non sono solite utilizzare.
Brad si ritrovò addosso gli
sguardi divertiti di tutti i compagni che, a suo parere, erano tutti degli
sfigati tranne la bionda polacca in prima fila. Christine, quando si accorse che
lui non aveva altri interessi se non lei, si sentì montare dentro una specie di
rabbia, simile a gelosia o invidia. Cercò di mascherarla con la
preoccupazione che si vedesse una ragazza sbavare per
un’altra. Non
mi puoi fare questo! , protestava.
Ma.. ma..NIENTE MA! Non voglio più sentire storie di questo
genere!
Purtroppo fu molto più
difficile distrarre Brad ogni volta che Angela si presentava vicino loro, perché lei e Christine erano buone amiche, quindi lei era preoccupata
per lo stato di salute della sua amica.
- Sei ancora piena di
tagli..
- Sì, ma non fanno niente!
- E lividi.. mi hanno detto che sei stata pestata dai bulli della Thomas High School, è vero?
- Non saprei.. – E’ vero?.. Non esattamente..
- E
ora come stai, ti sei ripresa vero?
- Ma certo! Sono una
roccia, non lo sai?
La ragazza alzò un
sopracciglio e, col suo accento straniero, rispose un sommesso “veramente non
mi sembrava che tu avessi una salute così ferrea” che gettò Brad
nello sconforto.
Successivamente, durante l’intervallo Brad
decise di girare un po’ per quella scuola che sembrava, almeno esteticamente,
molto carina. I corridoi erano ampi, gli studenti tutti elegantemente schierati
nelle loro divise di jeans e camicie trasandate per i maschi e in gonnelline e
top mozzafiato per le femmine. Christine non ebbe
molte difficoltà ad allontanare Brad dalle ragazze
perché, dopo Angela, sembrava non essere interessato a nessun
altra. Spiegò poi che, quando era un ragazzo, era l’altro sesso ad
interessarsi a lui e lui doveva solamente passare le mani fra i capelli e
gareggiare sulla sua tavola da surf.
In cortile, Christine cacciò un urlo nella testa di Brad
e lo costrinse a nascondersi e a girare i tacchi per tornare in classe, al
terzo piano. Con le mani ancora sulle orecchie in un gesto istintivo, Brad obbedì all’ordine ma non scappò via.
Appena dietro il cancello del cortile si fermò e si mise a
spiare chiunque ci fosse nei paraggi.
Spiega da chi stati fuggendo, dai!
Tecnicamente sei tu che stai fuggendo..
Se, se..
Okay: è quel tipo laggiù, appoggiato
all’albero a sinistra, lo vedi?
Uhm.. sì, chi è?
Christine rimase un secondo in silenzio, pensando al modo più
appropriato per denominarlo. Brad sentì bisbiglii come “Matt..il capo della banda.. quel bullo.. morte, burrone..” Erano
i pensieri interni di Chris.
E’..
Ho capito.
La ragazza tirò un lungo
sospiro. Bene.
Ma sappi che non si scappa da
niente e da nessuno. Si chiese a chi
lo stesse dicendo, se a lei o a se stesso.
- Ehilà! Christine, ciao!
Brad sentì un cubetto di ghiaccio lungo la schiena e si
voltò di scatto, spaventato per quella comparsa improvvisa.
- Steven! Che.. piacere! Anche tu in questa
scuola?
Lechner gli stava di fronte sorridente, con la sua bella
ferita sul viso.
- Sì, sono due anni
avanti a te, ricordi?
- Eh già..
Steven gli si avvicinò al volto e lo scrutò serio da tutte
le direzioni; fece anche un giro intorno alla ragazza, poi tornò nel punto in
cui era prima e si trattenne dal ridere.
- Beh, che vuoi..
- E’ esilarante..Brad, troppo forte!
E non riuscì più a trattenersi, scoppiando a ridere
che lo sentirono per tutto il cortile. Brad rimase
immobile, fece la statua per tutta la durata della risata, poi alzò gli occhi
al cielo e sbuffò. Ma il ragazzo non riusciva a
smettere di ridere. “Non è possibile..” ripeteva continuamente le poche volte che riusciva a
respirare.
- Hai finito?
- Sì..sniff, ora ho finito. Scusami, è che..è una
situazione così esilarante!
- Ma non mi dire, e
perché io non rido?Eneanch’io? – Il loro umore era decisamente nervoso, e la situazione peggiorò quando Matt posò una mano sulla spalla della ragazza.
- Ti sei ripresa bene, a
quanto vedo.. eh?
Sorrideva compiaciuto ma
con un po’ di spavaldo della voce.
- Eh sì..
- Come hai
fatto a salvarti? E’ una cosa che mi sto chiedendo da quando ho saputo che eri
ancora viva e vegeta.
Brad deglutì. Lui, ancora una volta, non sapeva nulla di
quella storia, se non un resoconto a carattere generale. Era difficile
inventarsi una balla al riguardo. DI certo non poteva dire che l’aveva salvata
lui, Brad, e che in realtà Matt
non stava parlando con Chris.
Si sentiva un bambino fra
adulti che lo interrogavano su una vita non sua. Lui in quel momento non era
altro che una maschera, e pure di cera. Bastava la giusta fiamma per farla
crollare e sembrava che tutti la possedessero.
Si sentiva molto a
disagio. E se non era per quel motivo era perché si
ritrovava nel corpo di una ragazza e doveva fare ancora più attenzione del
solito. Non poteva muoversi a suo agio, non era abituato a niente, non era la
sua vita. Cosa ci faceva lì? Lui doveva essere nel
mondo delle anime, perché era stato così testardo? Era contento di quella vita,
se così la si poteva chiamare? AncheChris era afflitta da pensieri simili, ma i suoi
erano più futili e personali. Sembrava avere la metà dei problemi di Brad, ma in realtà ne aveva in
quantità uguale.
E poi continuava ad avere
per la testa qualcos’altro..
- Beh, ho avuto fortuna, una roccia più solida e sporgente di altre mi ha salvata!
Matt non ne sembrava molto convinto, però. Ma a Brad non importava, andava
bene così e Steven annuì convinto, come per
confermare la versione dei fatti appena raccontata.
Quando il bullo se ne andò via, Brad chiese
spiegazioni all’amico.
- Perché hai annuito?
Steven espose un sorriso pacato. –
Beh, mi sembrava avessi bisogno di aiuto.
- Sì.. ma..
- Tu e Chris aiutate me, io aiuto voi.
Christine sorrise e si sentì felicissima all’udire quelle
parole, e il suo sentimento si trasmise a Brad, che lo espresse senza accorgersene con un’espressione
serena sul volto.
Considerate questo
capitolo una specie di intermezzo.. simpatico, non
trovate?
Mi scuso ancora per il
ritardo, ma prometto solennemente che adesso, durante le vacanze estive, aggiornerò così tanto che la fic
molto probabilmente finirà a settembre, così possiamo cominciare l’anno
scolastico in pace!
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
P.D.R. – Problemi di Reincarnazione
- Però è troppo forte che sei
una ragazza!
Quelle parole di Steven le rimbombavano continuamente nella mente, a causa
di Brad che si sentiva colpito nell’onore per quella
storia. Una storia veritiera, certo, ma una brutta storia. Chris
non sapeva come comportarsi ne cosa dire. Era una
situazione troppo strana e a lei non era mai capitato nulla del genere, come
più o meno a tutti gli umani mai esistiti.
A proposito.. loro due si potevano ancora considerare due esseri umani?
In fondo non era mai
capitato, a rigor di logica, che due persone condividessero
in un senso così stretto e letterale il corpo. In un certo senso si poteva
anche dire che erano telepatici, sentivano i pensieri l’un
dell’altra, no?
Non erano più esseri
umani..
Chris sentì una sgradevole stretta allo stomaco.
Un botto improvviso fece
saltare la ragazza, ma Brad si trattenne e si limitò
ad alzare lo sguardo verso la cattedra. Il professore aveva sbattuto
violentemente il registro per richiamarla sulla Terra.Uno svogliato “Sì?” dimostrò al professore
che non aveva fallito totalmente.
- Collins,
gradirei che ascoltasse la lezione e prendesse appunti..
se non le dispiace..
Il professore si sistemò
gli occhiali sul naso con un semplice gesto del dito medio e da dietro le sue
sottili lenti squadrò la ragazza che si riprendeva da
una specie di torpore nel quale era caduta poco prima.
- Mi scusi.. – cominciò lei. Il
professore si sistemò comodamente sullo schienale e incrociò le braccia al
petto per ascoltare le solite scuse degli studenti. “La scorsa notte non ho
dormito”, “non sono stata bene” e simili erano ai primi posti della classifica
e lui, il professore, ne aveva sentiti a valanghe. Una
volta aveva sentito un ragazzo scusarsi del suo clamoroso ritardo perché aveva
avuto problemi nel parcheggiare l’Enterprise.
MaBrad non continuò oltre,
non gli sembrava neanche giusto. Lui avrebbe mai potuto capire cosa li
affliggeva? Avrebbe mai creduto alla loro storia? Cosa
gli importava di quel che aveva per la testa per non ascoltare quell’importantissima lezione di letteratura?No. Perché mentire, allora, e cadere nella
banalità di qualsiasi ragazzino?
Cominciò a prendere
appunti scrivendo ciò che c’era sulla lavagna. – Tanto
non capirebbe.
Il professore trattenne
una fragorosa risata, ma fallì. Si alzò in piedi e, con tutti gli altri
studenti che ridevano come coro, si avvicinò al banco di Brad
e vi appoggiò una mano.
- Mia cara, faccio il
professore da 18 anni e, credimi, di scuse ne ho sentite
di tutti i colori. I problemi adolescenziali li conosco
a menadito e il tuo certamente non è da meno. – e poi,
in modo da farsi sentire solo da lei – Se vuoi, dopo possiamo parlarne in
privato…
MaBrad rispose a volume
normale, noncurante della situazione che poteva degenerare.
- No, le ho detto che non capirebbe. Continui pure la lezione, sto
prendendo appunti ora, vede?
Il professore si
massaggiò la barba corta e fissò la ragazzina con aria di superiorità. Collins era famosa per la sua scontrosità, era una ragazza
problematica, come se il fatto che fosse figlia di un famoso politico non
bastasse alla sua vita; ci volevano i suoi lutti e il secondo matrimonio del
padre. Sorrise pacato e tornò alla sua lezione. Alla
fine dell’ora le avrebbe parlato. Chissà cos’è che lui
non può capire..
L’intervallo del
mezzogiorno fu terribile per Chris e Brad, tanto che decisero unanimi di uscire cinque minuti prima del trillo della campanella per scappare
nell’angolo più remoto della scuola perché nessuno li vedesse, nessuno li
sentisse.
A mezzogiorno, puntuale
come un orologio svizzero, il loro nuovo processo biologico li chiamò al
“cambio della guardia”, come scherzosamente lo chiamò Christine
dopo esser tornata in possesso del suo corpo.
Per lei era una specie di
liberazione. Ora poteva andare in bagno tranquillamente, mentre aveva costretto
Brad più di una volta di trattenerla; poteva fare la
doccia, mentre aveva deciso di farla un giorno dì e uno no, quello in cui la
sera salutavaBrad; poteva
rimettere a posto i pezzi di quello stranissimo puzzle che era la sua vita.
Man mano che il tempo
passava, il loro scambio diventava sempre meno doloroso. La prima volta
entrambi avevano sofferto tantissimo, tanto che erano
quasi svenuti dalla fatica. La seconda volta la solfa non era cambiata quasi
per niente, se non che sapere quel che succede è un
passo avanti dalla sorpresa totale.
In effetti, era quello un
fattore fondamentale: la consapevolezza di quello cui
stavano andandoincontro li aiutava
molto nel superare il trasferimento di spirito.
Quel giorno non erano
riusciti ad ottenere tempo sufficiente per andare nel
sgabuzzino delle scope al piano inferiore della scuola, dove un tempo c’erano
le mense, così avevano dovuto ripiegare sul primo bagno sulla loro strada.
Quando uscì, Chris si ritrovò di
fronte il professore dell’ora appena conclusa.
- Allora, Collins, mi vuoi parlare del tuo problema?
Christine si morse il labbro inferiore.
- No, io.. le ho già detto che non avrebbe capito.
- E io ti ho già detto
che non c’è nessun..
- Non è un comune
problema adolescenziale!
Il professore rimase in
silenzio e rovistò fra le sue carte. Ne tirò fuori un biglietto da visita,
bianco da un lato e sporco di una macchia di qualche
liquido dall’altro. – Nel caso avessi bisogno d’aiuto..
o di parlare con qualcuno, qui c’è il mio numero di telefono.
Lo porse alla ragazza e
lei lo prese titubante. Era lo stesso professore che
l’aveva tormentata per tutto l’anno?
- Grazie..
- Spero solo che non
influisca sulla tua carriera scolastica.
Chris trattenne un “Quale carriera scolastica?” e si
limitò a sorridere.
Quel giorno, stranamente,
il bus del ritorno si fermò alle sue preghiere dopo che lo ebbe rincorso per
quasi tutto il viale della scuola. Il successivo sarebbe passato venti minuti
dopo perché si dirigeva in una zona non molto frequentata dagli studenti della
scuola.
Nik
ancora non ha detto nulla.. il che è molto strano, lui
sa quel che ci succede, lo sa!Ma dai..Senti, tu pensala
come ti pare: per me, quello è un altro degli “strani”.Nikolas??Sì, esatto!Ma non è possibile! Lui.. lui.. Lui? Dov’era quella sera?
Loro due non la
chiamavano in altro modo: quella sera. Tanto bastava.
Appena tornò a casa, non perse tempo e cercò il
fratellastro per tutta casa. Lo trovò nel garage, a sistemare la bicicletta.
- Ciao Chris! – la salutò lui agitando una mano nera di grasso per
catene – Com’è andata a scuola?
- Non male, grazie! A te?
- Ho fatto un esame..
- E?
Sospirò. – E che ne so, il risultato me lo daranno a giorni!
- Ah già!- risero entrambi, poi il
silenzio calò peggio di un sipario.
- Senti Nikolas.. volevo chiederti.. tu
dove sei stato il 24 settembre?
Il ventenne si alzò di
scatto e squadrò la ragazza da capo a piedi. Prima di tornare a casa aveva
deciso con Brad che lui non avrebbe fatto un solo
fiato durante tutta la loro conversazione. Magari, in quel modo, qualsiasi
sospetto di Nik avrebbe potuto dissiparsi.
Quando ebbe finito di squadrarla sospirò e fece un paio di
passi verso di lei, fino a che non si ritrovarono quasi faccia a faccia. Lui
era alto quasi venti centimetri più di lei, quindi non erano esattamente
“faccia a faccia”..
La sua risposa
arrivò tagliente come una lama.
- E
tu?
- Beh, io.. non si risponde a una domanda con un’altra domanda, hey!
- Ok.. allora mi avvalgo della facoltà di non rispondere.
- Cosa?
E perché!
- Perché
sono fatti miei.
- Se
me lo dici io rispondo alla tua domanda.
Chris si morse la lingua per istinto di Brad. Voleva dire qualcosa, ma non poteva. Lei sapeva già
che cosa doveva dire.
Nikolas la fissò ancora per valutare meglio la proposta
della sorellastra ma non fece in tempo a considerarla abbastanza che la porta
del garage si aprì di scatto e vi entrò Diane.
- Oh, scusate.. ho interrotto qualcosa? – chiese col
suo vocino un po’ malizioso trovando il figlio e la figliastra soli nel garage
e un po’ troppo vicini per i suoi gusti. Suo malgrado, Christine arrossì.
- No, mamma, non hai
interrotto nulla! Stavo aggiustando la bici..
- Vedo. John mi ha chiesto di chiamare la
principessina nel suo ufficio – disse, poi alzò i tacchi.
- Principessina..– Nikolas marcò con sarcasmo quell’attributo
che molti padri danno alle proprie figlie.
“Sì,
ma non l’ha detto lui.”
Quella sera, come altre precedentemente, Brad stava
cercando di fissare insistentemente il muro della doccia, come Christine gli aveva chiesto di fare. Il problema era che,
così come chiunque può tenere immobile la testa e guardare lo stesso in diverse
direzioni, anche Brad poteva abbassare troppo lo
sguardo e il tempo per fare la doccia si sarebbe dilungato
oltre ogni immaginazione. Chris, dal canto suo, ci
teneva moltissimo a non mostrare il proprio corpo in ogni sua fattezza allo
spirito che albergava in lei, ma doveva fare comunque
i conti con un ragazzo della sua età! Così lei era costretta a fare la doccia
“al buio” o “al tatto” con la testa rivolta al
soffitto così che, in qualsiasi direzione Brad
volesse sbirciare, non poteva vedere null’altro che pareti. Alle volte la
ragazza arrivava a chiudere totalmente gli occhi.
Aveva deciso che avrebbe
fatto una doccia prima di parlare col padre e, per fortuna per lei, quella
tortura acquea durava solo pochissimi minuti. Inutile
riportare i lamenti di Brad dopo “troppo tempo” ad
insaponare i lunghi capelli. Per lui era impensabile.
L’ufficio del padre era
al piano terra della loro villettina e aveva una
bellissima vista del nulla, le sue finestre davano praticamente
dentro i cespugli.
JohnCollins stava attendendo la figlia seduto nella sua bella poltrona di pelle, fumando
lentamente una pipa in stile europeo. Chris odiava il
fumo e l’odore delle sigarette, ma quello del padre era un tabacco totalmente
diverso, che a lei piaceva da morire.
- Mi volevi vedere? –
chiese dopo aver fatto capolino con la testa dalla porta.
John si alzò in piedi e fece le sue movenze come se la
figlia fosse una giornalista famosa. – Prego, siediti
pure!
Con un tocco lieve, poi, azionò lo stereo e partì la musica di un disco rock. Uno di
quelli di Christine, e lui lo sapeva.
- Questa è la tua.. musica, giusto?
La ragazza abbassò il capo
e sorrise lievemente. Lui stava cercando di farla felice. Stava cercando di
starle vicino.
- Ah, beh.. certo, l’ho preso dalla tua camera! Allora.. è rock, giusto?
- Veramente è pop/rock.. – precisò Chris, mentre una gocciolina
di liquido trasparente le scese lungo il viso, svanendo subito alla vista.
- Giusto.. beh, devo dire che non è male..
Lei non disse nulla.
- Senti un po’, mi sono
accorto che ultimamente non abbiamo passato molto tempo insieme: che ne dici se
domenica andiamo in campagna a fare un bel picnic?
Christine alzò il capo d’un tratto. I
suoi occhi erano ansiosi. Mancava un dettaglio epr
decidere se era felice o meno della notizia.
- Domenica, sì.. andiamo dove quella volta ero stato morso da un’ape, che
ne dici?
Lei rimase ancora in attesa.
Lui comprese cosa stava
aspettando. – Sì, io e te soltanto.
Christine balzò in piedi e, noncurante
della scrivania che li separava, saltò al collo del padre, non ricordava da
quanto tempo non stava solamente col suo papà e, in quel momento difficile della
sua vita, era come una manna dal cielo.
- Hey,
attenta o non respiro..Chris!
Si staccò da lui a
fatica, ancora gioiosa negli occhi, che avevano riacquistato una luce che John non vedeva da molti anni.
Udirono Diane gridare
dalla parte opposta della casa che la cena era pronta e si ripresero entrambi.
- Tu comincia pure ad
andare, io ti raggiungo subito.. – disse con un cenno
della mano mentre sistemava un paio di carte. La musica continuava ad andare.
Non era la canzone preferita di Chris, ma le piaceva
molto lo stesso.
Ripensandoci, si fermò
sulla porta. Poi, mentre ancora ci ripensava, si voltò lentamente verso il
padre e, mentre un’altra lacrima la tradiva, disse una cosa che colpì il
politico lasciandolo senza parole.
- Sai una cosa, papà?
Questo disco è davvero molto bello e.. non è la mia musica. E’ di Nancy. Era un suo disco..
Uscì dalla stanza e
chiuse lentamente la porta dietro di sé.
Le note risuonavano nelle
sue orecchie: era Brad che cercava di coprire la sua
presenza tormentando la povera Chris che doveva
recitare ancora con Nik perché non li scoprisse.
Inoltre loro dovevano scoprire lui, nel caso ci fosse
qualcosa da scoprire sul suo conto.
La cena era un momento
terribile.
Diane squadrava
storto un po’ tutti, come a chiedersi chi siano mai questi sconosciuti che
cenano al suo tavolo le preziosissime cose che lei ha cucinato.
John fa l’indifferente a qualsiasi familiare gli parli e ha
orecchie praticamente solo per la CNN.
Nikolas cercava sempre di essere il più naturale possibile,
ma non sempre gli andava bene; in questo era molto impacciato, molte volte
straparlava.
Phoebe, infine, la secondogenita di Diane, se ne stava muta
come un pesce, come era suo solito. Era la bambina più
muta di tutta la sua scuola, ma non era per colpa sua. I medici dicevano che o
aveva avuto un tremendo shock da piccola o lo faceva apposta o era affetta da
qualche forma di mutismo parziale, perché a volte parlava come una normale
bambina di 9 anni. Per Christine, valeva la seconda
ipotesi. Anche lei non doveva esser contenta della sua
nuova famiglia.
Christine, infine, era sempre un po’ solare e un po’ rinchiusa
in se stessa, a volte con sprazzi di acutezza fuori
dal normale e a volte senza nemmeno un briciolo di vitalità. Ogni sera, però,
accanto a lei c’erano altri due posti, occupati dalla madre e dalla sorella,
che poteva vedere solo lei.
EBrad era là in mezzo senza
che nessuno a parte la sua coinquilina lo sapesse, unico in grado di guardare
quella situazione in modo comico.
La governante di casa Collins, ogni volta che li vedeva a cena, si chiedeva come
il signor John potesse occuparsi della guerra in Iraq
con quella che si svolgeva continuamente sotto al suo
tetto…
Vi piace la famiglia Collins? Non è male.. sembra un
po’ gli Addams.. XDD
Allora, il capitolo
scorso vi è piaciuto, lo avete trovato comico! Il prossimo prometto
che sarà molto meglio di questo, che mi sembra un bel po’ mediocre.. ma che ci
volete fare, sto sopportando un’aquila starnazzante (= mia sorella) da quando
mi sono svegliata! Ho la testa a pallone.. @__@
Vi ringrazio per
l’attenzione e vi saluto, al prossimo capitolo! ^^
Capitolo 8 *** Il Secondo P.D.R. si chiama Laura Swhann ***
Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri,
fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem
P.D.R. – Problemi di Reincarnazione
Se Brad
avesse avuto una sfera di cristallo che predice il futuro, ci avrebbe pensato
anche più di due volte prima di intraprendere quell’avventura.
Ogni giorno le cose si complicavano, per lui e Christine:
mentre loro due si abituavano alla situazione e riuscivano sempre più a
convivere insieme, tutti gli altri al di fuori del loro corpo diventavano
sempre più sospettosi e curiosi, invadenti e, in certo senso, rompiscatole. E
se non era Nikolas a fare strane domande e a
comparire ovunque per cercar di cogliere la sorellastra sul fatto era Diane o
qualche compagno di scuola impiccione. Per non parlare del professore
impiccione, ogni volta che Christine passeggiava per
il corridoio lui la seguiva o la pedinava. Voleva scoprire cos’aveva la
ragazza, sia che lei gliene volesse parlare o no.
Steven, per fortuna, aveva deciso che lui non li conosceva,
perlomeno a scuola, ed evitava sempre di dire cose equivoche quando incontrava
i due. Brad era davvero contento che avessero
incontrato qualcuno con cui parlare dei loro problemi liberamente e che, al
tempo stesso, era loro vero amico.
Le giornate si
susseguivano molto simili una dopo l’altra: alla mattina scuola; al pomeriggio
ricerca degli “strani” per completare la missione il più presto possibile
(qualunque essa fosse) e tornare ad una vita normale.
Quel pomeriggio Steven disse loro di aver percepito un’altra presenza, nei
pressi di Beverly Hills.
- Che fortuna – commentò Brad – Con tutta la gente che c’è lì sarà proprio una passeggiata
trovare il nostro uomo!
- Ironia a parte, non
sarà molto difficile.. – Steven era sempre positivo,
a differenza di Christine che invece non era mai
molto sicura di nulla che non la riguardasse in prima persona e di Brad che vedeva complicazioni ovunque, anche se non proprio
negativamente – Anche voi dovreste essere in grado di percepire quella
sensazione, ormai, giusto?
Io credo di sì, quando sei nelle
vicinanze ce ne accorgiamo anche senza vederti, quindi dovrebbe andare! , pensò Christine per
rispondere a Steven.
- Quindi non appena
sentiamo una sensazione simile ma che non proviene da nessuno di noi abbiamo
raggiunto lo scopo! – Steven stava lentamente
diventando il capo del gruppo con la sua tenacia – Andiamo!
Beverly Hills è un “quartiere” di Los Angeles, dove, ormai, ci
abitano gran parte delle star di Hollywood, se non tutte. Non è raro vedere
gente con macchine fotografiche o librettini bianchi a portata di mano, in
cerca delle celebrità. Quel giorno tutte le strade erano particolarmente
gremite e in cielo c’erano una cupa foschia, il sole era andato in letargo da
due giorni ormai e le nuvole avevano dominato completamente la volta
dell’urano.
Brad, a capo del corpo, e Steven
procedevano in gruppo senza mai staccarsi troppo per non perdersi nella folla.
La ricerca durò molte ore, durante le quali i due camminarono incessantemente
con i sensi stesi al massimo per percepire anche la minima sensazione, ma non
avvertirono nulla.
- Magari quello che hai sentito era un turista, e oggi se n’è andato..
- No, non è possibile..
deve essere ancora qui! Christine, apri anche tu il
canale dei sensi!
Eh?
- Cerca di percepire
anche tu al massimo!
Lo sto facendo..!
- Steven, qui stiamo
girando a vuoto da troppo. Andiamo ad un bar? – chiese Brad sorridendo a trentadue denti per convincere l’amico.
Mi farai diventare obesa continuando di questo passo, ogni due per tre devi
mangiare! Christine non era affatto d’accordo, ed era
un altro motivo che induceva i suoi familiari ad insospettirsi: lei era famosa
perché campava ad aria, si potrebbe dire, cioè non mangiava quasi nulla e dopo
una razione di cibo che non avrebbe saziato nessuno giurava di essere piena e
si sentiva sempre male se la costringevano a mangiare di più. Da quando si era
unito a lei Brad, poi, la situazione era anche
peggiorata: aveva un rifiuto alimentare molto forte e doveva ancora scoprire
cosa poteva mangiare senza che potesse pentirsene troppo.
Brad invece era abituato a mangiare molto perché col surf
smaltiva tutto in fretta. Fino a quel giorno era successo solo due volte che il
corpo di Christine si fosse sentito male e avesse
rifiutato quel che Brad aveva ingurgitato.
Steven si arrese pregando dentro di sé che quel giorno Brad si contenesse ad una misura di cibo consona alla ragazza
perché quel pomeriggio buttato all’aria non finisse ancora peggio di quanto già
fosse.
Comunque, Steven,
mi incuriosisce il modo in cui ti stai specializzando molto più di noi in
questo genere di cose.. insomma, hai anche dato un nome al canale dei sensi!
- Non è niente..
- Ma sì, invece! Noi ci occupiamo solo di convivere e a queste cose
preferiamo non pensarci affatto!
- Ah, allora è una vostra
scelta..
- Beh, io non ho molta voglia di dare anche un nome a quello che ci sta
succedendo..
Brad finì la sua frase poi sorseggiò un goccio di Coca
Cola, ma gli andò di traverso e lo stomaco gli si strinse. Christine
era in allerta e anche Steven, subito dopo lo fu.
Quando anche Brad si concentrò sulle percezioni sentì
qualcosa che lo costringeva a girare la testa in una direzione: era una
sensazione, quella che stavano cercando. Strinse il bicchiere di Cola e i suoi
occhi si posarono automaticamente su una ragazza, così giovane che, non fosse
stato per gli attributi che aveva, poteva anche essere una bambina.
Senza accorgersene, Chris, Brad e Steven
avevano contemporaneamente posato la loro attenzione su di lei e lei parve
accorgersene. Stava correndo all’impazzata per prendere un bus quando
all’improvviso si fermò e, lentamente, si voltò verso i tre.
Il bus partì e il loro
contatto s’interruppe perché lei era dall’altra parte della strada.
Era certamente lei! Christine si era caricata e voleva raggiungere la ragazza,
ma Brad insisteva che doveva finire la Coca. – Scusa tanto, ma l’abbiamo pagata, anzi i soldi erano tuoi,
quindi la voglio finire.
Umpf!
Va bene, fai in fretta!!
Quando l’autobus
continuando la sua partenza se ne andò, la ragazza non c’era più. Era
scomparsa, come il suo segnale sensitivo.
Colpa tua, ce la siamo persa!Ma che dici??Non è mica colpa mia!Eh no, chi ha
perso tempo perché non poteva correre ma doveva bere la Coca?Quanto la fai
lunga.. a volte mi sembri mia madre! Come ti
permetti! Steven si passò una mano sulla
faccia. Non riusciva a credere che quei due convivessero insieme 24 ore su 24,
litigavano di continuo! Sai quanto ci vorrà adesso per ritrovarla? Ed era tutto
il pomeriggio che la cercavamo!
- Mi stavate cercando?
Steven si alzò in piedi per salutare la ragazza, comparsa
accanto al loro tavolo senza che nessuno di loro se ne accorgesse, sia
visibilmente che sensitivamente.
Coma ha fatto, io non ho
sentito nulla..
- Sì, ti stavamo..
cercando, cioè.. volevamo incontrarti e parlare un po’ con te! – Steven cercò di salvare la situazione e non far fuggire la
nuova “strana”.
Titubante, la ragazzina
prese una sedia e si sedette al loro tavolo. Non ordinò nulla, sembrava
spaventata ma non lo dava a vedere. Aveva qualcosa che loro non sapevano
neppure cosa fosse, ma lo percepivano. Era una sensazione nettamente diversa da
quella che avevano entrambi dell’altro. Christine
emanava la duplicità dell’anima e Steven una strana
forza nascosta, la stessa che aveva distrutto tutti i mezzi quel giorno che si
accorse che la sua vita non era più la stessa.
- Allora.. come ti
chiami?
- Laura Swhann.
- Bel nome! Mi piace, anche la mia ex..– Brad!- Niente. Dicevamo?
- Perché mi stavate
cercando?
I suoi occhi erano
curiosi, ma molto scuri e perciò nascondevano perfettamente ogni espressione.
Anche il viso dava un senso di stranezza, era freddo ma simpatico; insomma,
forzato anche se Laura riusciva ad essere naturale.
Fu Steven
a rispondere. – Volevamo conoscerti, tutto qui.
- E perché volevate
conoscere me in particolare?
- Beh.. sicuramente
perché sei un po’ come noi – Christine pensò che Steven stesse facendo troppi passi alla volta, ma si
trattenne dal dirlo pubblicamente, anche Laura sembrava essere in grado di
udirla – Avrai sicuramente sentito che la voce della qui presente Christine in realtà è quella di un ragazzo..
Chris ebbe la certezza di quel che stava pensando. Steven stava correndo troppo.
- Sì, in effetti.. era
molto strano, ma pensavo fossi io che non riuscivo a sentirla per bene, vista
la confusione del bar..
Steven era così bravo a capire come prendere le persone..
Possibile che ogni volta avesse sempre la situazione sotto controllo?
- E anche io non sono del
tutto normale, ma devo ancora accertare quel che ho..
- E dargli un nome? – ironizzò Brad.
- Sì, perché no?
All’inizio avevo pensato a “Forza Sovraumana”, ma mi sembra un pochino esagerato,
anche se per aver spostato delle auto solamente rannicchiandomi non lo è quasi
per niente.. – e questo fu l’inizio di un lungo monologo.
- Veramente io stavo scherzando.. – Vogliamo tornare alla questione del giorno,
Mister Lechner?
- Ah, sì! Scusatemi..
stavamo dicendo..?
- Che non sei totalmente
normale – rispose Laura, ancora una volta con un tono freddo e delle parole
taglienti – Non solo nel senso che stavi raccontando prima, aggiungerei.
Il fracasso del bar
aumentò notevolmente durante i minuti delle ultime battute del loro discorso,
ma questo, secondo Christine, non impedì a Steven di sentire le parole di laura
e di rimanerci un pochino male.
E dimmi, Laura.. tu che potere strano
hai riscontrato? , chiese Christine, cercando di risollevare la questione e la sua
stessa presenza, limitata ad un brusio che ogni tanto si faceva sentire.
- Tanto per cominciare,
il mio potere non è strano ma difficile da controllare.
Sarebbe? Si disse che se la nuova arrivata voleva fare la
preziosa, lei non era un tipo che si faceva intimorire. Iniziarono così una
silenziosa guerra all’ultima parola tagliente.
- So muovermi molto,
troppo rapidamente.
Le sarebbe venuto da dire
“Interessante..”, ma in quel momento non doveva essere troppo gentile. Prima stavi
correndo dietro a quell’autobus, però.
- Non so tu che tecnica
utilizzi per non dare nell’occhio ridotta così, cara, ma io preferisco non
esibirmi davanti a tutta Los Angeles.
Strano, non mi è sembrato che ti fossi
data tanti problemi per raggiungerci..
Laura si morse un angolo
del labbro inferiore. Chrisine sorrise tra se e sé,
ma solo Brad poteva saperlo. E lui in quel momento si
stava chiedendo se esistesse una posizione peggiore che stare in mezzo a due
donne in tale situazione di guerra traserpi. Steven ridacchiò sotto i baffi pensando
a Brad.
- L’altro giorno avevo
avuto una strana sensazione e prima l’ho risentita, quando sono accorsa qui ho
visto che era una sensazione che emanava lui – e indicò Steven
– quindi mi ha spinta qui la curiosità. E prima che tu possa aggiungere altro,
mi pare di aver già detto che è un potere difficile da controllare!
Sì, pare anche a me.. - Okay, fine primo round! Se non ricordo male noi
tre non ci siamo presentati.. giusto? – Brad alzò le
mani come quando si fermano due persone che litigano e riuscì a rompere quella
tensione tra le due.
- E’ vero! Meglio tardi
che mai.. Io sono Steven – e il ragazzo fece un
lievissimo cenno della mano per salutare. Non ricevette il benché minimo
ricambio.
- Noi siamo Brad e Christine,
piacere!
Laura squadrò la ragazza
con aria di incerta superiorità. – Non sembri.. strana, o particolare..
No, per fortuna
dall’esterno no!
- Perché siete ridotti
così?
- Hey, attenta: noi non
siamo ridotti così, che sembra brutto, come una situazione spiacevole! Ah, non lo è? No, no, no! Noi siamo unici, quanti hanno in sé le capacità
di un uomo e di una donna?
- Direi più di due
adolescenti, e la situazione non mi sembra molto rosea.
Brad venne sgonfiato nella sua pagliacciata, ma si
confortò sentendo le lievi risate di Chris per le
ultime battute del suo discorso. Brad le era molto
simpatico.
Ignorarono così la
puntatine di Laura e scoppiarono a ridere entrambi.
La loro situazione era
davvero critica, ma ormai erano diventati buoni amici e si sa, i buoni amici
superano sempre tutte le situazioni, anche le più scomode e apparentemente
impossibili.
Sorryfor the late! (uccidetemi per il mio inglese, se vi va.. non si sa
mai, d’estate ci si annoia.. XD)
Vi piace questo capitolo?
A me solo per il contentuto, credo che la forma sia
venuta un po’ maluccio, magari verso la fine..
Boh, siete voi i lettori, voi dovete dirmelo!
^^☺☺☺☺
Allora, come al solito
ringrazio chi ha speso un minutino della sua vita per
recensirmi, e li ringrazio veramente di cuore! ♥♥♥
Alla prossima, come se la
caveranno Brad, Christine e
Steven con la nuova arrivata nel gruppo degli strani
Laura? Riusciranno a convivere, Laura riuscirà ad essere meno fredda? Chi lo
sa..