P.D.R. - Problemi di Reincarnazione

di Shark Attack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La storia di Brad ***
Capitolo 2: *** La storia di Christine ***
Capitolo 3: *** Il primo incontro ***
Capitolo 4: *** Brutti Ricordi ***
Capitolo 5: *** Il primo 'P.D.R.' si chiama Steven Lechnner ***
Capitolo 6: *** A scuola! ***
Capitolo 7: *** Casa e Scuola ***
Capitolo 8: *** Il Secondo P.D.R. si chiama Laura Swhann ***



Capitolo 1
*** La storia di Brad ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

P. D. R. – Problemi Di Reincarnazione

Una giornata di fine estate invidiata in tutto il mondo: mentre l’Europa era invasa da acquazzoni, l’Asia da monsoni d’aria calda, l’America Latina da aride siccità e il resto degli Stati Uniti da uragani imprevedibili, a Long Beach, California, c’erano sole caldo, brezza marina rinfrescante, cielo limpido e mare cristallino.

Sembrava che tuta la popolazione giovanile californiana si fosse trasferita sulla costa: le spiagge libere non sembravano esserlo, gli stabilimenti balneari erano più stipati di un magazzino delle scope di una segheria e la gente faceva a spintoni persino per nuotare al largo.

In mezzo a quella folla che, tutto sommato, non riusciva a rovinare una così bella giornata, si stava svolgendo una gara di surf trai più bei ragazzi del posto: nella competizione finale in corso stavano partecipando i due surfisti più noti di tutte le coste del paese. Naturalmente, erano i surfisti oggetto dell’amore di quelle centinaia di ragazze spasimanti che affollavano il luogo della sfida.

Pronti sulle loro tavole da surf, Jake Pelvinton e Brad Louis si stavano studiando l’un l’altro mentre battutine ironiche sulla vittoria di uno o sulla schiacciante vittoria dell’altro volavano non solo tra gli sfidanti, ma anche tra i membri dei vari fan club.

Il telecronista prese il microfono e cominciò a surriscaldare l’atmosfera annunciando l’inizio della gara dalla sua postazione, la sedia sopraelevata del bagnino.

- Wow guys! Ben trovati a tutti, siamo pronti per la nuova sfida di oggi? Alla nostra destra abbiamo il campione indiscusso in carica da ben quattro anni consecutivi! Facciamo tutti sentire il nostro calore a Braaaaaad… the wave-boy! - scoppiò un urlo quasi disumano che stappò i timpani al biondino interessato -E alla nostra destra… looooooo sfidante! Jake!- niente soprannomi, anche se “eterno sfidante” sarebbe stato perfetto: infatti Jake era lo sfidante per eccellenza, da tanti anni quanti erano i titoli del campione, non era mai riuscito a batterlo.

Quel ragazzo con Ray Ban ultimo modello e microfono quasi in bocca per l’eccitazione della gara prese ad agitarsi ancora di più quando gli comunicarono che era giunta l’ora di dare il via alla gara. Il telecronista si slanciò in basso per afferrare l’orologio tecnologico e cominciò il conto alla rovescia per la partenza dei due, mentre sotto di lui le ragazze e gli altri spettatori/tifosi presero ad urlare sempre più forte i nomi dei loro preferiti.

-E via al conteggio! 10… 9… 8…-

-Sei ancora in tempo per ritirarti-, ghignò Jake, decisamente sicuro di sé.

-5… 4…-

-E tu sei ancora in tempo per risparmiarti l’ennesima figuraccia!-

-2… 1… GO!!!-

E i due partirono, con potentissime bracciate per avviarsi sulle onde. IL vento sembrava essere particolarmente favorevole, forte ma non troppo, e il mare non poteva essere più perfetto! “Sarà una gran bella gara!”, pensò Brad mentre passava in testa davanti al rivale.

Arrivò poi la prima occasione di voto per i giudici che li stavano osservando dalla riva: sì, quell’onda era perfetta. Brad accelerò di colpo sperando che l’altro concorrente non avrebbe cercato di inseguirlo, e così fu: salì in piedi alla tavola mostrando a quegli spettatori col binocolo i suoi meravigliosi pettorali scolpiti ma non troppo, adatti ad un sedicenne qual’era lui, e poi si mise in posizione per cavalcare l’onda. Il surf era tutto per lui, non riusciva nemmeno ad immaginarsi una vita senza la sua tavola, anche se quella che aveva sotto i piedi al momento non era la sua vera tavola: l’aveva appena presa a noleggio dato che la sua si era incrinata durante il trasloco appena effettuato da L.A..

L’onda non tardò ad arrivare e il biondino la prese al volo, cavalcandola con maestria. Poi diventò sempre più grossa man mano che correva, e come correva! Sembrava fosse l’onda più bella di tutta la sua vita, sprizzava gioia da tutti i pori mentre urlava quel “Yahoo!” indemoniato che fece esaltare tutta la folla.

Poi si ricordò che era una gara e controllò fugacemente attorno a sé per vedere dove si fosse cacciato lo sfidante.

-Sfidante perdente, sarai scappato immagino- disse, facendo spallucce e tornando a concentrarsi sulla sua esibizione. I giudici non si riuscivano a vedere proprio per niente, erano molto lontano dalla riva, ma sicuramente erano soddisfatti da quella prestazione magistrale: eccolo infatti saltare come fosse sullo skate board, ora impennandosi in punta, ora facendo una piroetta e atterrando perfettamente sulla tavola. Tranne l’ultima piroetta, con quella scivolò giù dalla tavola e venne in parte travolto dall’onda.

-Il vento si sta levando sempre più forte, amici, mi chiedo se questa gara possa continuare-, commentò il telecronista, guardando in direzione del banco dei giudici -Ma devo dire che anche Jake se la sta cavando benissimo! Guardatelo, sembra addirittura il campione! -le fan di Brad gli fecero miliardi di scongiuri e gli gettarono addosso maledizioni su maledizioni perché il loro idolo era unico ed imitabile -Ehm, naturalmente… Brad agli esordi della carriera!- si salvò la pelle per un pelo -Ma… che succede laggiù? Sembra che le onde stiano crescendo un po’ troppo, non vi pare? Riusciranno i nostri concorrenti a domarle?-

Una trentina di metri più avanti, Brad era riuscito a ritornare sulla cresta dell’onda nel senso più alla lettera possibile: aveva recuperato lo scivolone precedente con grande professionalità, dando un’altra occasione a quelle scalmanate laggiù di agitarsi e di invocare il suo nome. Poi gli apparve Jake alle spalle, cavalcando un’onda ancora più grande.

-Ehi, campione! Guarda qua!- gli disse.

-Si, si, pavoneggiati finchè puoi amico, adesso ti prendo!-

-Incredibile amici! -il telecronista di levò gli occhiali da sole per osservare meglio ciò che stava succedendo fra le onde bianche dell’Oceano -Brad ha letteralmente saltato un’onda, pur di raggiungere l’avversario! Pare che questa qui sia una grande gara, non come il fiasco di Jake dell’anno scorso...-

Il vento crebbe sempre di più e divenne insostenibile per le persone in spiaggia, colti da una bufera di sabbia. Anche il cielo ne risentì, e divenne tutto rannuvolato. Molti spettatori se ne andarono raccogliendo in fretta lo loro cose, mentre le fan più accanite ben presto rimasero le uniche ad assistere alla gara.

I due sfidanti sembravano trovarsi in difficoltà, l’onda sulla quale si trovavano era diventata troppo alta e il vento in mare aperto è sempre maggiore rispetto alla riva. Figurarsi poi se il mare aperto è un Oceano.

-GARA SOSPESA! RAGAZZI, TORNATE A RIVA, E’ TROPPO PERICOLOSO CONTINUARE!- questa volta a parlare al microfono era uno dei membri della giuria e sembrava molto preoccupato -TORNATE A RIVA!-, ma i ragazzi lo sentirono appena.

Entrambi persero l’equilibrio, Jake cadde addosso a Brad ma tornarono presto in superficie e cominciarono a nuotare sempre più rapidamente, le tavole erano ormai andate perdute.

Se qualcuno si è mai chiesto il motivo per cui ci sono bandiere rosse e bagnini in agitazione quando il mare è molto mosso, è giunto il momento che lo scopra: Brad se lo è sempre chiesto, lui adorava il mare in tutte le sue forme e non avrebbe mai e poi mai dubitato di lui. Si fidava del mare. Ma il ritmo della nuotata si stava rapidamente spegnendo, era uno sforzo enorme per due ragazzi quali erano loro, le onde li risbattevano sott’acqua ad ogni loro movimento e non riuscivano mai ad avanzare di molto.

-Siamo spacciati, Brad!-

-No, novellino, dobbiamo resistere! Nuota, nuota!-

Era il suo carattere, non riusciva ad odiare nessuno e anche l’acerrimo rivale, il nemico più terribile alla fine era suo amico. Nonostante questo, però, non riusciva a levarsi quella bella faccia tosta dal volto, e nemmeno la battutina o la presa in giro istantanea.

Tuttavia, anche se cercava di far coraggio ad entrambi, sapeva benissimo che erano spacciati, non ce l’avrebbero fatta. Lui, poi, si sentiva sempre più sfinito.

Sentiva i loro nomi al microfono, in molti li stavano chiamando a riva, ma lui sapeva in cuor suo che era troppo lontano… poi non vide più l’altro ragazzo.

-JAKE!!! JAKE!!!- lo vide affondare inesorabilmente proprio ad una ventina di centimetri dalla sua tavola da surf, era allo stremo delle forze e si stava arrendendo alle onde.

Con uno sforzo immane, Brad si lanciò su di lui nuotando per altro in senso opposto all’andamento della mareggiata e si tuffò a ripescarlo. A fatica, poi, riuscì a tirarlo di nuovo in superficie lottando con forza contro le ondate potenti che volevano stroncarlo e infine lo mise sulla tavola, continuando a gridare per svegliarlo dallo svenimento.

Poi la sua autonomia in acqua calò vertiginosamente e scivolò giù dalla tavola di Jake, affondando in mare senza sufficienti forze per reagire.

Troppa acqua nei polmoni, ecco qual’era il problema: non riusciva a tornare a galla da diversi minuti e tutti i suoi sforzi per trattenere il fiato erano diventati ormai inutili, non vedeva nulla, solo le bollicine che gli solleticavano le braccia. In cuor suo sapeva che si stava solo agitando, che non stava affatto tornando in superficie, sentiva la pressione diventare sempre più insostenibile, sì, stava annegando… un’ultima spinta verso il basso e sentì una fitta lancinante alla schiena.

Poi chiuse gli occhi.

-Dobbiamo andare-

Quell’alta figura avvolta in un mantello nero riportò Brad alla realtà scotendolo per un braccio. Il ragazzo si svegliò come da un sogno, di soprassalto, poi riprese il controllo e si guardò attorno.

-Non è possibile… sono ancora vivo?!?- saltò in piedi gioioso come un bimbo al Luna Park dopo un’estenuante giornata di scuola -Sono vivo! Oh, grazie, grazie per questo mirac…-

-Guarda che non sei vivo- l’uomo lo scosse ancora con quelle dita freddissime, ma Brad pareva non aver capito. Poi vide avvicinarsi un sacco di gente: soccorritori, pompieri, alcuni membri del pronto soccorso… aveva visto scene del genere nei film, soprattutto quelli dei super eroi, con la fanciulla di turno tenuta a forza dai pompieri o dalla polizia mentre le forze del male venivano annientate dal protagonista. La scena dei soccorritori, invece, l’aveva vista in un telefilm poliziesco, proprio identica: i medici si avvicinano al corpo, gli gridano di svegliarsi sperando fosse ancora in vita, lo portano in salvo all’ospedale e lì guarisce del tutto, il caso si risolve come se nella vita reale ci fosse un copione già scritto e parte la sigla finale.

Abbandonò quei ricordi televisivi per concentrare l’attenzione su quella donna che correva verso di lui con le lacrime agli occhi e la disperazione nel cuore: sua madre.

Brad corse verso di lei a braccia aperte, dopo quella brutta avventura si sentiva ancora spaventato a morte, ma quella lo superò e continuò in direzione degli scogli: per la precisione, lo trapassò senza neanche vederlo, come fosse stato un fantasma.

Si voltò verso di lei per vedere se si era accorta di lui, ma vide solo una donna in un pianto disperato bloccata a forza dai soccorritori.

Perché piange? Io sono qui…

-Ma che cosa… Ehi!- la figura nera lo prese per le spalle e lo portò ad una posizione sopraelevata alla scena, e rimasero a mezz’aria.

-Adesso dobbiamo proprio andare- gli disse allungando un braccio mingherlino verso quello del ragazzo, il quale non lo respinse ma rabbrividì al contatto.

-Che cosa sta succedendo, me lo vuoi spiegare?!- non riusciva a distinguere dove finisse il non voler credere e il non voler capire. In quel momento non voleva capire.

-Guarda-, si limitò a dire l’altro puntando un ossuto dito indice verso gli scogli, a quasi 500 metri dal luogo della gara di surf.

Brad Louis non potè sentirsi peggio: vide il suo corpo esanime incastrato tra le rocce, sfigurato ed insanguinato, mentre sei soccorritori attorno a lui gli gridavano di resistere come in quel telefilm, sperando che non fosse…

-… morto…- sussurrò d’un fiato. Ora non voleva credere.

E’ una credenza abbastanza comune, in molti pensano che quando la Morte ti coglie rivivi i momenti più brutti della tua vita appena conclusa. Non si considera che se, come sta succedendo a Brad, si riesce a vedere la propria morte, è quello il momento più brutto che tu possa mai avere. Il giovane surfista si fermò a contemplare ciò che rimaneva di lui in Terra, posando ogni tanto lo sguardo, come fosse un dovere, sul volto sempre più straziato della madre. Lui, invece, non riusciva assolutamente a piangere.

-Sì, è un peccato… sedici anni soltanto…- l’uomo gracilino vestito di nero si mise ad osservare la scena loro sottostante, quasi commosso. Stava ripensando a quando anche lui aveva perso la vita, aveva più o meno la stessa età del malcapitato odierno, quel giorno di più di mille anni prima. Era un ragazzo anche lui.

Poi si percosse tutto e prese di forza il ragazzo portandolo lontano da quel luogo. La madre di Brad urlò disperata alla vista del figlio in barella.

-Allora… Louis Bradley, giusto?- continuò lo sconosciuto come se non fosse successo nulla.

-No, Louis Brad, prego: non Bradley, odio quel nomignolo- corresse il biondino con gli occhi spenti, come in trance: era morto, non ci poteva assolutamente credere! E adesso, cosa gli sarebbe successo? In un certo senso la sua vita stava continuando, ora aveva la certezza di quel ‘qualcosa’ oltre la vita, ma continuava a pensare a tutte le cose che non avrebbe più potuto fare, a tutte quelle persone che non avrebbe mai più rivisto… era proprio il dispiacere provocato alle persone che gli volevano bene la cosa che lo rendeva più triste. Poi, per il resto, quando era in vita e pensava all’aldilà si diceva che forse sarebbe stata una bella avventura, vedere cosa sarebbe successo alla morte… ma non pensava di arrivarci così presto! A soli sedici anni, durante una gara di surf… non avrebbe più potuto cavalcare un’onda…

-Ah, sì, giusto- disse l’altro, ignorando tutti i suoi pensieri -Louis Brad, 16 anni, capelli biondi, occhi verdi e una cicatrice sul fondo schiena…- annotò il tutto in un blocchetto bianco appena comparsogli in mano.

-Non ho nessuna cicatrice sul fondo schiena!-

-Sicuro? Prima hai sbattuto contro uno scoglio, non ricordi?- Brad si passò una sul punto discusso e sentì un taglio enorme -Visto?-

-Ma tu chi sei?- finalmente glielo chiese, se lo stava chiedendo da quando gli aveva detto di non essere più vivo.

-Angelo della Morte Diehow, sezione californiana, categoria maschile giovanile- rispose l’altro, scostando lievemente il cappuccio e mostrando al ragazzo il suo volto altrettanto giovane ma sfigurato e logoro dal tempo -E stiamo andando alla Succursale 1527 della Porta del Mondo, se lo vuoi proprio sapere- continuò semplicemente annuendo verso un cerchio luminoso nel cielo plumbeo -la destinazione finale di un’anima-.

-E poi?-

-Non ne ho idea, non sono mica il Padre Eterno! E ora, dentro! Hop!-

-Ma io… io sono giovane, no? Non esiste un processo di reincarnazione o…-

-Roba da romanzo, è possibile solo dopo esser entrato lì-

-Ah-ah! Non ci credo, tu vuoi solo farmi andare lì e scappare via, vero?- era riuscito a risollevarsi il morale, in fondo c’era qualcosa oltre la vita e la morte, quindi avrebbe potuto deprimersi dopo: questo invece era il momento di salvarsi la pelle attaccandosi con le unghie e con i denti alla sua amata America.

L’angelo, dal canto suo, era visibilmente scocciato da quell’imprevisto.

-Senti un po’ ragazzino, sei il mio 368.945 protetto, e gli altri 368.944 non mi hanno dato problemi: perché non puoi entrare come fanno tutti gli altri?!?- cominciò a spingerlo con più forza, ma quello si aggrappò al bordo del cerchio e puntò i piedi con fare deciso. Brad credette di aver le mani ustionate al solo contatto con quel cerchio di fuoco bianco, ma non sentiva molto dolore, solo calore. La temperatura, probabilmente, di un forno a gas a 200°C.

La scena andò avanti per un paio di minuti, con il ragazzo letteralmente appeso tra il mondo dei morti e quello dei vivi e l’angelo della Morte intento a concludere il suo lavoro alla ben e meglio.

-Che cosa state facendo, qui c’è gente che deve morire!- una voce possente fermò quella strana situazione e i due si staccarono e si voltarono verso colui che aveva parlato -Ah! Diehow, sempre tu, vero?-

Dietro di loro c’era un altro angelo della Morte avvolto anch’egli in un mantello nero: era molto più robusto del primo, e aveva in mano il suo stesso blocchetto. Come per il primo, non gli si vedeva il volto.

-Eh eh… un piccolo contrattempo, sai com’è… il ragazzo non vuole morire e…- cominciò a spiegare il più giovane dei due, con un tono di voce molto più flebile e timoroso rispetto a quello che usava prima con Brad -… stavo cercando di farlo entrare nella Porta del Mondo, ma si ostina a voler restare qui!-

-Tu gli hai spiegato i gravi problemi che può provocare all’equilibrio delle cose?-

Diehow abbassò la testa come fosse in punizione. -..stavo per dirglielo, ma speravo di riuscire a..-

-Usa la testa! Lui è appena morto, tu hai già un migliaio di anni alle spalle: chi credi che abbia più forza di spirito, tu o lui?- sembravano essersi dimenticati di Brad, il quale li stava osservando ammaliato: gli era tornata in mente la realtà della morte in cui si trovava e non riusciva ad ascoltare quei due che parlavano di quella spiacevole situazione così alla leggera.

Si voltò ad osservare con aria triste quella porta che gli era stata destinata, mentre la luce che emanava si rifletteva nei suoi occhi e non sulle case sottostanti. Si mise ad osservare per un bel po’ di minuti i tetti delle abitazioni che stavano sotto il suo pavimento invisibile e si crogiolò nella vita quotidiana degli abitanti. Già mi manca…

-Ehi, ragazzo!- Brad si voltò. Il secondo angelo della morte si avvicinò a lui con fare impacciato ma deciso, agitando una grossa manona da boscaiolo nella sua direzione -Tu non ti rendi neanche conto dello sfascio che stai creando alle altre anime! Il tuo tempo sulla Terra è scaduto, quindi fila nell’Aldilà!-

-Lei, quando è morto, ha accettato di buon grado il suo destino?- rispose il biondino, cercando di prendere ancora più tempo con quel tizio che magari avrebbe potuto dargli delle spiegazioni su quella nuova vita.

-Certo-

-Davvero?-

-Non tutti sono incoscienti come te! Guarda qua, lo vedi questo nome?- gli fece vedere il suo blocchettino bianco, diviso in colonne: a lui era stata affidata la categoria femminile giovanile e stava indicando una certa Christine Collins -E’ la ragazza che deve morire adesso, e la sua sofferenza si sta prolungando fin troppo, grazie alla tua ostinazione! Lo fai almeno per lei? Eh?-

-Quello che ti sta dicendo, Brad, è che stai intralciando il ciclo vitale delle persone: non sei l’unico che deve morire, e tutti hanno ugual tempo a disposizione per oltrepassare la Porta. Tu, però, stai occupando anche il tempo di Christine e la stai facendo soffrire perché non può morire!- spiegò Diehow, avvicinandosi anche lui agli altri due -Quindi, per favore, entra nel Mondo delle anime e accetta il tuo destino!-

Rimasero in attesa di una risposta, in silenzio. Brad stava cercando di mettere assieme tutti quei rimproveri e tutte quelle regole sul ciclo vitale per dar loro una forma comprensibile e, quando finì di ragionare, comunicò la sua decisione.

-No-

-Non dipende da te, ragazzino!- il più massiccio dei due angeli della morte s’adirò e allungò le sue grosse mani verso di lui per afferrarlo, ma Brad s’abbassò e corse via, sfuggendo incoscientemente dalla zona del cielo protetta dal potere dalla Porta: cadde, quindi, precipitò giù inesorabilmente.

Gridò come non molto prima, quando era fra le onde, e vide i due angeli neri che volavano verso di lui ad ali spiegate, con le loro grandissime ali di piume bianche lucenti, ma non lo raggiunsero.

Fu lui invece a raggiungere qualcun altro, fece in tempo a voltarsi a pancia in giù che vide una ragazza alla mercé di quattro o cinque bulletti. Lei era priva di sensi ed era riversa sul bordo di un crepaccio molto profondo, aveva un sacco di tagli e lividi su tutto il corpo, soprattutto in faccia, ed indossava una minigonna sollevata quasi del tutto dal ragazzo che la stava picchiando.

-Certo che è molto resistente- disse quello, spostandola verso il crepaccio con un calcio. Brad cadde a terra con un tonfo invisibile e si nascose ai due angeli che lo avevano già raggiunto. Si strinse dietro ad un albero, e continuò ad osservare la scena mentre i due inseguitori si insultavano a vicenda per la lentezza dei loro riflessi, uno perché troppo vecchio, l’altro perché senza la forza necessaria ad un inseguimento.

Per fortuna mi sono capitati due angeli così idioti!, pensò tra se e sé.

-Buttala giù, Matt- sentì gridare dietro di sé, era uno dei bulli che ce l’avevano con la ragazza in difficoltà -Mi sono stufato di stare qui, facciamola finita e andiamocene!-

L’altro sorrise con un ghigno, poi si chinò sulla malcapitata e le sussurrò all’orecchio: -Addio, sgualdrina-, e fece per tirarle un altro calcio, uno più potente, per buttarla giù nel crepaccio.

L’angelo più robusto fermò il litigio e si avvicinò alla ragazza mentre annotava qualcosa sul suo blocco bianco: stava andando a prendere la sua anima.

Quella ragazza stava per morire e lui pensava solo al suo lavoro, non la voleva assolutamente aiutare! Per Brad era inconcepibile, non poteva accettare di non aiutare quella ragazza indifesa e, senza pensarci, corse da lei buttandosi nel crepaccio e riuscendo ad afferrarla per un braccio, poiché lei stava lentamente rotolando sulle rocce.

-No, fermo!- l’angelo ripartì all’inseguimento del ragazzo, ma non fece in tempo a spiegare le ali che una luce abbagliante si sprigionò dal crepaccio proprio nel momento in cui Brad afferrò i fianchi della ragazza prendendola, in uno strano doppio senso, per la vita.

E’ salva!, si disse il giovane surfista, stringendo a sé quel corpo che continuava ad aumentare inspiegabilmente di calore: anche lui si sentì pervaso da quel calore, lo faceva sentire ancora vivo e si lasciò travolgere da quella piacevolissima sensazione.

La luce li avvolse completamente, Brad non riusciva a distinguere più nulla, nemmeno la ragazza riversa tra le sue braccia ma, ad un certo punto, non sentì più nulla: rumori, voci, sensazioni… non sentiva più nulla. In compenso, vide nella sua mente alcune scene di una vita non sua, cose che non aveva mai visto: una bimba rannicchiata sul bordo della strada… una bambina un po’ più grande della prima mentre piangeva in una stanza vuota stringendo a sé un peluche di pezza tutto logoro e da buttare… una ragazzina che picchiava furiosamente i pugni contro ad un palo, noncurante delle ferite che si stava procurando alle nocche…

Però era felice, felice e tranquillo. Almeno per aver salvato la vita di quella ragazza.

Fuori dal crepaccio, però, l’atmosfera era totalmente diversa: i bulli, non potendo vedere ne gli Angeli ne la luce che veniva emanata dal crepaccio, se n’erano andati con le loro motociclette, basandosi sulla sicura fine della ragazza, mentre invece i due angeli rimasero stupefatti davanti a ciò che stava succedendo di fronte ai loro occhi. Anche se non erano i soli ad aver visto quella luce soprannaturale…

-Si… si è unito alla ragazza! Diehow, ti rendi conto di ciò che è successo? IL TUO PROTETTO SI E’ UNITO AD UN ALTRO UMANO! QUESTO SCONVOLGERA’ TUTTO L’EQUILIBRIO DEL MONDO, E’ LA FINE!- gridò il più robusto dei due, avvicinandosi minacciosamente all’altro e gridandogli mille e mille possibili catastrofi che potrebbero conseguire questo sfacelo dell’Ordine. La luce aveva finito di abbagliarli, si stava lentamente spegnendo.

-Sì! Ho capito! L’ho visto anch’io!- replicò l’altro, arrabbiandosi contro l’uomo che continuava a dargli ordini e colpe.

-Beh, cosa speri di fare, adesso? Io non ho la minima idea di come dobbiamo comportarci con un corpo a due anime!-

-La sai una cosa? Nemmeno io. Credo che in questi casi bisogni… guardare gli eventi che accadono, come facciamo sempre- guardò sconsolato il crepaccio, poi vi si avvicinò e cercò con lo sguardo l’unione di quei due. Si rallegrò molto quando vide una mano aggrapparsi ad una roccia e tirar su il resto del corpo con forza.

-Ma tu guarda che mi tocca fare per… ehi, ma… dov’è finita?- si chiese Brad, parlando con la voce della ragazza -Ho… di nuovo un corpo? Magari dall’alto hanno visto la mia buona azione e mi hanno ricompensato con… OH MY GOD! Ma?!?… sono finito nel corpo della ragazza… !- constatò suo malgrado, girandosi e rimirandosi in tutti i modi possibili, quell’assurda verità. La gonnellina, ora che era in piedi, non sembrava tanto corta quanto lo era prima e la felpina scura gli impediva di veder bene le dimensioni del busto e del seno di Christine, confortandolo da una parte, e dispiacendogli dall’altra. Fu un soffio di vento residuo dalla giornata appena trascorsa a fargli notare anche la lunghezza e il colore dei capelli, poco sotto le spalle e castani.

-Mi ricorda il film “Heaven can wait”, dove il protagonista si reincarna più volte pur di non morire… un po’ come me allora?- chiese al suo angelo della Morte.

-No, Brad, vedi…- cominciò il suo angelo mentre gli si avvicinava per guardare meglio il corpo -credo che tu abbia avuto un contatto con Christine proprio mentre la vita stava abbandonando il suo corpo e, secondo un ragionamento poco logico, le vostre due morti sommate hanno creato questa… nuova forma di vita e…- sembrava in difficoltà, si voltava più volte verso l’angelo più anziano e balbettava sempre più nervosamente.

-Ma… l’anima della ragazza?- domandò ancora Brad, diventando anche lui più timoroso -Che fine ha fatto?-

-O ci sono due possibilità: o tu ti sei sovrapposto a lei oppure…- le voci scomparvero molto rapidamente, così come la vista dei due Angeli della Morte: il biondino, ora castano, non riusciva più a vederli ne a sentirli.

-No, aspettate! Tornate qui!- gridò, ma, seguendo uno strano percorso logico, se era di nuovo in un corpo, se si muoveva, se non poteva più vedere i messaggeri della Morte doveva, in sostanza, esser tornato alla vita… e questa nuova e confortante realtà si fece ancora più vivida quando le ferite della ragazza e la su stanchezza lo portarono ad uno svenimento.

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Buon giorno a tutti, lettori di ff soprannaturali!

Il mio nome è Shark Attack e spero che questa mia piccola follia, comunemente chiamata “fiction”, possa in qualche modo piacervi! Era da un po’ di tempo che l’idea mi frullava in mente e ora che sono riuscita a metterla per iscritto e a postarla, mi farebbe piacere sentire un po’ voi che ne pensate!

Morale della favola: se volete vedere come va a finire questa storia, recensite in tanti!!! ^ ^

P.s.: mi ero scordata di comunicarvi la piccola legenda necessaria a comprendere al meglio il testo! Allora, le frasi scritte in azzurro semplice sono, come forse avrete già capito, i discorsi di Brad Louis fatti con la voce di Christine, da dentro il suo corpo (poi ci capiremo meglio nei prossimi capitoli); le frasi scritte in corsivo azzurro sono i pensieri e le puntualizzazioni di Brad fatte come spirito, non attraverso la voce di un corpo; viceversa, dal prossimo capitolo troveremo frasi in corsivo rosa che saranno i pensieri o le cose dette “spiritualmente” da Christine (ma anche questo sarà più chiaro già dal prossimo capitolo, vedrete!); le cose che dirà Christine Collins dal suo corpo, con la sua vera voce, di capoccia sua etc. saranno in nero normale dato che non ci sarà niente di anomalo!

Sperando di non avervi già confuso dal primo capitolo, vi aspetto tutti al secondo! Mi raccomando, numerosi!

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Capitolo 2
*** La storia di Christine ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

                                               

                                                                       Capitolo 1 / bis

 

“Mi… mi chiamo Christine, Christine Collins e la mia… è una brutta storia”

La pioggia l’aveva costretta ad accucciarsi in una piccola grotta di fortuna, poco fuori città. Forse non sarebbe dovuta scappare in quel modo, ma non aveva visto altra via d’uscita. Doveva andarsene via, doveva piangere, in qualche modo. Ma non lì, non davanti a lui o a quella donna malefica… la conosceva da meno di cinque minuti, il tempo di far dire a suo padre “Quella è Diane Princeton” e già la odiava.

Il problema non era quella semplice frasetta di quattro parole, furono le sei parole successive a scatenare nella ragazza qualcosa di inaspettato.

Ma non era ancora quello il motivo per cui era lì sotto la pioggia, bagnata e dimenticata come un cane. Quello era il dopo.

Tutto era cominciato qualche mese prima, quando Chistine  era stata mandata controvoglia ad un collegio privato, dove avrebbe dovuto ridare lustro al cognome che portava: Collins, infatti, era un ceppo familiare molto noto in tutta l’Inghilterra centrale, loro zona d’origine.

Il padre aveva cominciato a far carriera come politico, ma la fortuna non era mai stata dalla sua e, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva mai a raggiungere il livello di potere cui ambiva. La figlia, dunque, doveva dargli quelle soddisfazioni che lo avrebbero spronato a migliorare e a portare a casa una pagnotta ancora più grande.

Un giorno, però, mentre Christine era intenta a studiare nel suo dormitorio, venne da lei una bidella, tutta sciccosa nella sua divisa bianca e blu, che le riferiva un messaggio di suo padre.

- Ha appena telefonato. Il signor Collins desidera averla a casa dopodomani.

E quel giorno arrivò nonostante tutte le ipotesi di ragioni alquanto improbabili che potevano aver spinto il padre ad un gesto così anormale.

Arrivata a casa, notò gran fermento e un’aria tutta nuova in giro. Non fece in tempo a scendere dal taxi che la ragazza si sentì fremere dentro alla sua divisa scolastica, un completo grigio-blu molto elegante composto da giacca e gonnellina.

- Quella è Diane Princeton. Sono sicuro che andrete molto d’accordo.

Lo smacco fu terribile. Suo padre si era risposato senza dirle niente e, per di più, con una donna che aveva già due figli avuti con un altro matrimonio.

- Come pensi che possa andare d’accordo con una strega che ha usurpato il poso di mia madre!- sbraitò senza tanti complimenti pochi secondi più tardi – Non ti rendi conto dello scempio che le hai fatto!?

- Suvvia, Chris, è un matrimonio molto importante: mi farà fare carriera in un batter d’occhio! E’ la cugina del presidente degli Stati Uniti! E poi io non la amo, lei non ama me: la mamma non subirà nessuno scempio, capisci?

Purtroppo capì, ma cominciò anche a sentirsi persa e lasciata a se stessa, senza nemmeno l’appoggio di un padre scellerato.

Iniziò a sottoporre tutti gli avvenimenti che le capitavano e tutti i pensieri che faceva sotto inquisizione, di fronte ad una corte impeccabile costituita da membri perfetti e coi volti nascosti da assurde maschere.

Ed era lì che si trovava con la testa, quell’orrenda sera di pioggia. Era di fronte ad una corte d’appello senza appello per lei.

“- Perché non ci racconti qualcosa di te?- diceva l’uomo mascherato seduto in centro, davanti a tutti gli altri. Il processo era iniziato così. Con la domanda peggiore di tutte.

- Suvvia, piccola, non avere paura di noi…- la dona alla sua destra indossava una maschera per metà rossa e per l’altra bianca, con un sorriso finto che si allargava sul legno scheggiato e con degli occhi felici. Christine però aveva paura di lei, e anche gli altri personaggi misteriosi che riempivano quella stanza buia non le ispiravano fiducia.

- Beh…- cominciò balbettante, agitando nervosamente le dita incrociate dietro la schiena per non far trasparire nessun’emozione a quegli individui- Mi… mi chiamo Christine, Christine Collins e la mia… è una brutta storia… la volete sentire lo stesso?

- Siamo qui per questo.

Ripercorse con la memoria i momenti d’infanzia che si trovavano nella scuola primaria che aveva frequentato. Nel primo anno, proprio ai primi giorni, le maestre erano solite fare quel genere di domande, un po’ per far sciogliere i bambini intimiditi e un po’ per conoscere i nuovi allievi.

- La mia famiglia è… è composta da mio padre, da… da…- s’interruppe. La stanza si stava facendo sempre più buia.

- Da tuo padre e da tua madre, giusto? Hai anche un fratello o una…

- No, solo da mio padre.

- E la mamma?- incalzò la donna, sporgendosi appena in avanti.

- Non credo di averla mai conosciuta… ho solo un ricordo microscopico di lei, poi la conosco attraverso le foto di matrimonio. Però non ce ne sono molte. Solo una, in verità.

- Quindi te la ricordi solo in certe posizioni, vero?

Quella donna con la maschera bianca e rossa aveva toccato uno dei tasti più deboli di Christine. Il ricordo di sua madre, Margharet Collins, la vedeva come una donna felice, sorridente, giovane. Era così nell’unica foto di matrimonio che era riuscita a salvare da quell’ultimo avvenimento che l’aveva fatta scappare via da casa.

L’altro ricordo era in movimento, al circo. Christine aveva si e no 4 anni, accanto a lei c’erano due figure femminili più grandi: una, la più adulta, era la madre; l’altra era più giovane, forse la sorella maggiore. Si ricordava bene il volto sorridente di un clown, mentre stava facendo il suo numero da giocoliere e si stava avvicinando rapidamente alla fila dove si trovava la bimba. Da quel giorno ebbe il terrore dei clown, dei pagliacci e delle maschere in generale. Il clown le aveva chiesto di estrarre una pallina dal cappello colorato che reggeva in mano, ma Christine si era presa paura e si era rannicchiata tutta tremante fra le braccia della madre.

- Si, solo alcuni momenti. Non molti, in effetti…- chinò il capo e si mise ad osservare le sue scarpe slacciate pensando che magari avrebbe potuto allentare la tensione abbassandosi a riallacciarle. Purtroppo il discorso venne subito ripreso. Era una vera tortura.

- Dicevamo, tua madre è scomparsa quando eri piccola. Però c’è sempre tuo padre, no? Ce ne vuoi parlare?

- Oh, sì, è un senatore al parlamento, lo sapete? Ha ottenuto molta notorietà negli ultimi tempi, e ora è un uomo politico molto famoso e di grande rilievo- rispose prontamente – Purtroppo le sue doti sono state scoperte da una strega maledetta che lo ha fatto arrivare ai più alti onori tramite l’altare di una chiesa. Lo odio per questo.

- Sorvoliamo il punto “genitori”. Sorelle o fratelli, ne hai?

Il lieve senso di sollievo che aveva percepito al termine della prima delle due frasi dette dalla donna scomparve di colpo al duro impatto con la seconda.

- Ho una sorella. Si chiama Nancy.”

Nella realtà, sotto la pioggia, Christine si sistemò il cappuccio della felpa nera in testa, raccogliendo i lunghi capelli castani a mo’ di crocchia per non bagnarli ulteriormente. Nonostante la fuga, non voleva certo prendersi un raffreddore col primo acquazzone della stagione!

“- Nancy, eh?- riprese la donna con voce suadente- E quanti anni ha?

- Ventidue.

- E che scuola fa? Il college?

- .. sì, il college…

Lo sguardo della ragazza cadde improvvisamente a terra, come se gravato da un’ancora.

- Perché non è lì con te?

Toccò allora al respiro, che si fece più appesantito da quella domanda.

Ma, prima che potesse sprofondare lei stessa con tutto il suo corpo per andare sotto terra, una voce la richiamò nella realtà.

- Ragazzina! Ehi, tu! Vieni qui!

Christine stava aspettando proprio quella voce, era per questo che era scappata di casa. Si alzò subito in piedi, si strizzò i capelli per farli asciugare prima e corse verso il ragazzo che le stava di fronte, ad un paio di metri di distanza.

- Allora? Avete trovato tutto?

- Sì, e dovresti proprio ringraziarci! Non sai che fatica… e per scoprire cose che ci avresti potuto dire benissimo anche tu!- l’altro la prese a braccetto e la coprì col suo ombrello blu scuro. La pioggia non accennava a diminuire e le strade erano state rimpicciolite a causa dei fiumi di fango che occupavano un quarto della carreggiata, sui fianchi dei marciapiedi.

Il ragazzo aveva capelli corti, scuri e a spazzola, degli occhi azzurri ed era molto alto: sul metro e ottanta. Christine, invece, aveva dei capelli castani che le arrivavano fino alle scapole e dei bellissimi occhi verdi; aveva la corporatura più magra che ci fosse ma non la si poteva definire anoressica, e in più era alta un metro e settanta, rientrava tra le più alte della classe.

- Certo che un ombrello te lo potevi anche portare!- protestò il ragazzo.

- Quando sono uscita non pioveva.

Si fermarono parecchi metri più in là, in prossimità di un burrone molto ripido e roccioso.

Il luogo era molto fuori dalla città, circa un chilometro distante dal casolare più distaccato dagli altri. Era in corso un raduno, c’erano alcuni bulletti con le loro biciclette truccate e altri più imponenti- i capi- che sedevano a cavallo di motociclette un po’ vecchie ma molto ritoccate. Uno di questi stava pomiciando senza complimenti con una ragazza più nuda che vestita.

- Forza, mollaccioni! Battete la fiacca?- gridò l’accompagnatore di Christine lasciandola sotto l’ombrello. Si stava anche levando un vento freddo che, a contatto con la ragazza tutta bagnata e infreddolita già di suo, la faceva letteralmente tremare.

- Ah, siete arrivati..- commentò un altro ragazzo- Matt, ecco la roba che hai chiesto: cacciaviti, mazze da baseball, cinture di pelle…

Al richiamo di Matt, tutti si misero in piedi e partirono all’azione: c’era chi portava Christine verso il centro del raduno e chi si armava con quegli attrezzi di fortuna. Arrivò poi la ragazza che poco prima era intenta in affari privati e le portò via l’ombrello, esponendola alle gocce di pioggia che cadevano giù senza sosta e aumentando di velocità. Il cielo si era fatto buio e minaccioso, certamente non volto a bel tempo.

- Che cosa fate..?- chiese Christine tutta intimidita da quella situazione che la vedeva circondata da brutti ceffi armati fino ai denti di attrezzi casalinghi molto pericolosi se usati male- Non vi avevo chiesto di…

Ripensò al momento in cui, due giorni prima, aveva incontrato Matt nel cortile dietro la scuola e gli aveva chiesto un piccolo favore per risolvere le sue questioni familiari.

“Voglio che facciate crollare mio padre, così la mia matrigna Diana si scollerà da lui all’istante!”

Non aveva certo immaginato quel tipo di azione. Come speravano di far crollare il padre picchiando la figlia?

Poi cominciò a capire, forse non era una semplice “presa a botte” quello che avevano in mente. Christine cominciò a pregar in cuor suo che non fosse così.

- Non ci avevi chiesto tu di far crollare tuo padre? Ebbene, questo è il metodo più efficace: la perdita dell’unico membro rimasto in vita è sempre un duro colpo! – rispose il meno affidabile di quei ceffi, sputandole quasi in faccia, se non si fosse spostata in tempo.

- Matt, ma cosa…?- chiese ancora la ragazza, sperando che quella brutta storia fosse soltanto uno scherzo.

- Ha ragione lui, Collins, e non c’è altro modo: è diventato un uomo così incrollabile, incorruttibile, con i suoi tre figli e con la sua moglie perfetta…!- rispose l’altro, scotendo la testa per la desolazione - Possiamo cominciare?

Il tizio di prima le tirò un potentissimo pugno in pancia e aprì le danze dei dolori.

A nulla valsero gli strepiti e i gridolini di dolore della povera ragazza che, picchiata da tutti quei ragazzi molto più grandi e più forti di lei, cominciava a patire le pene dell’inferno senza che nessuno potesse aiutarla.

La storia andò avanti per circa un’ora, Christine resisteva ai pugni dei più massicci del gruppo  e alle bastonate ricevute dalle mazze da baseball, mentre qualcun altro, meno deciso a farla fuori, la punzecchiava in punti critici con forchette e cacciaviti. Ed è così che una richiesta dettata dalla gelosia e da altre ragioni minori degenerò in un massacro destinato a finire solo nel caso in cui non ci sarebbe stato più niente da fare.

Christine, ormai grondante di sangue e incapace di muoversi se non strisciando e appoggiandosi con l’unico arto rimastole fedele, cominciò a chiamare a gran voce il capo di quella banda, Matt, dato che dava ordini la non l’aveva toccata da quando le aveva lasciato l’ombrello. Era sicura che in quel ragazzo ci fosse qualche speranza, qualche cosa che avrebbe potuto revocare la sua condanna. Quando però credette di esser stata baciata da un miracolo, il ragazzo si rivelò essere il vero capo di quei teppisti.

- Continuate così - aveva detto, prima di voltarsi di spalle alla ragazza.

La vicenda scese sempre più nel macabro, la pioggia lavava via parecchio sangue e le forze la abbandonavano molto rapidamente durante le frustate fatte con le cinture di pelle. La vista cominciò ad offuscarsi e, verso quella che credeva fosse la fine per l’alleviarsi delle percussioni, cominciò a credere di udire la soave voce di una persona molto particolare che aveva segnato indelebilmente la sua vita.

Tutt’ad un tratto, i dolori finirono. Attraverso l’orecchio che poggiava a terra, Christine potè sentire i passi dei ragazzi allontanarsi come aveva pregato e sperato fin da subito, seguiti poi da una camminata lenta ma pesante.

Udì il nome di Matt, poi lo vide mentre scrutava il suo volto e, successivamente, il suo corpo sgraziato.

- Certo che è molto resistente – disse infine, spostandola verso il crepaccio con un calcio nell’addome.

- Oh, come on!- sopraggiunse uno di quei quattro o cinque bulli che l’avevano picchiata maggiormente – Facciamola finita, Matt! Guarda, è facile!- e così dicendo diede ancora un paio di bastonate sul fianco della ragazza, la quale gemette e poi perse i sensi – Visto? Ora fai tu. Il colpo di grazia glielo concediamo?

Il bullo si voltò verso gli altri della banda, con fare da superiore, e ricevette un assenso generale da parte degli altri. – Coraggio, non vorrai mica stare qui tutta la notte!

- Già, buttala giù, Matt – sentì gridare dietro di sé dal suo compagno che aveva ripreso a pomiciare con la sua ragazza– Mi sono stufato di stare qui, facciamola finita e andiamocene!

Matt si avvicinò alla ragazza,la fissò ancora per un istante e poi, per non perdere la faccia da duro davanti ai suoi compagni, si fece forza e decise di concludere quella vicenda in modo dignitoso.

- Addio, sgualdrina – le sussurrò all’orecchio, mostrando un bel ghigno compiaciuto verso i suoi compagni. Le tirò poi un ultimo calcio, molto più poderoso rispetto ai precedenti, e la gettò nel burrone.

 

 

 

 

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Hola, amici!

Mi spiace averci messo tanto ad aggiornare, ma ho una valida scusa: avevo iniziato a scrivere il capitolo già da una settimana dopo il primo capitolo, solo che non rendeva abbastanza bene l’idea dei due personaggi e quindi ho deciso di raddoppiare il primo capitolo aggiungendo questo “/bis”, se così si può definire, e cioè il primo capitolo visto da Christine! Senza intermediari, lei in prima persona!

Chris- Grazie tante, era meglio se descrivevo la scena invece che viverla, no?

Shark- Ma che dici, così i lettori comprendono meglio!

Brad- E io? Mi hai già dimenticato???

Shark- Ma no! E’ solo che la situazione familiare di Christine era più complessa ed urgente!

Brad- Sicura? Mah..

Chris- Beh, grazie dell’interessamento. IO comunque non sono contenta di aver recitato una parte così sanguinolenta!

Shark- Ma lo hai chiesto tu!

Chris- Anche su questo ci sono seri dubbi… il copione chi l’ha scritto?

Silenzio.

Shark- Ehm… devo andare! (screeeech) (¬ rumore di auto tipica delle fughe)

 

Ah, già!

Non ho ancora ringraziato i miei sostenitori!

Che dire, sono realmente commossa per il gran numero di recensori, non me li aspettavo proprio, data la media di 2/3 massimo 4 delle altre fic!

 

In primis, ringrazio Lady Antares D.L. che ha gentilmente fatto notare l’assenza di dialoghi (brava furba!NdBrad)(<.< cattivo! Nshark) e che mi ha sostenuto a lungo anche in altre fiction!

 

Poi, riprendendo l’ordine dei recensori, ringrazio Miya che mi sostiene anche più di L.A.D.L. (ora potete anche mettere su un fan club!) e che è diventata ormai la mia fan numero 1, dato che mi riempie sempre di bellissime recensioni colme di complimenti (okay, io però sono il membro ufficiale, intesi?)!!!

 

Tocca a Karen, altra mia grande sostenitrice! Spero che questo capitolo ti piaccia come gli altri!

 

Ed ecco Lally, che ringrazio molto per la sua comparsa tra i recensori e che mi piacerebbe motlo conoscere meglio in futuro (questa fic è mooolto lunga, ne avremo tutto il tempo!)(occhio che sembra una minaccia!NdBrad)(EHI! NdShark)! Anche la tua fic è molto carina, appena posso commento anche l’ultimo capitolo, okay? Non sono morta! Che, tra parentesi, dirlo in questa fic è tutto dire…

 

Damned88 è un’altra pvera anima vittima dei miei ritardosissimi postamenti (non sforzatevi a cercarlo sul dizionario, l’ho appena inventato!) Grazie mille, sono molto contenta che ti piaccia questa storia, vedremo se continuerà a piacerti anche dopo un capitolo come questo che, a parer mio, non è che abbia offerto chissà che… giusto un bel mal di testa!

 

Ed ecco al fin giunta da me livia wood, mitica compagna di banco (si può dire? Mah…)!!!

Ehm, diciamo che possiamo cominciare a fare una gara: chi aggiorna più lentamente! Sarà una bella sfida…

 

Bene, detto questo mi auguro che i lettori aumentino e non diminuiscano: io, tra l’altro e come già detto, ho già metà del prossimo capitolo bello scritto che non aspetta altro che.. essere finito. E che ci volete fare, aggiornerò il più in fretta possibile, okay?

Intanto recensite in molti, la cosa mi velocizza incredibilmente! ^___^

Vostra, Shark Attack

 

 

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Capitolo 3
*** Il primo incontro ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

Probabilmente era un sogno: fuori dalla finestra non poteva realmente esserci la neve.

La stana era molto vuota, c’erano solo un letto, un armadio e uno scatolone con su scritto a pennarello “Christine”: gli venne subito in mente un trasloco.

Brad non sapeva perché era lì, eppure c’era e stava fissando incantato i fiocchi di neve che scendevano oltre l’unica finestra della stanza grigia in cui si trovava, seduto a gambe incrociate al centro del pavimento. Non sapeva nemmeno quanto tempo stesse passando lì imbambolato e immobile. L’unica cosa che sapeva era che non era lì per sua volontà e lo scoprì quando la sua testa si voltò senza che lo volesse verso la porta della camera.

- Ma sei ancora lì? Dai, vieni!- c’era una ragazza sull’uscio, vestita in maniera invernale e con un grande sorriso sul volto. Avrà avuto la sua stessa età, si disse Brad. Era senza dubbio una bella ragazza, bionda e snella.

- Facciamo un pupazzo di neve?- trillò la voce del corpo in cui si trovava il ragazzo, facendolo arrivare alla conclusione che si doveva trattare di un ricordo di quella Christine che aveva salvato la sera prima finendo a condividerne il corpo.

Gli sembrava ancora impossibile tutto ciò che era successo non molte ore prima: la morte improvvisa, la Porta del Mondo, la ‘fusione’ con un’altra ragazza… tutta roba da film!, si continuava a dire incredulo. Ma non era così. Era tutto reale.

- Chris, quale cappellino preferisci?- riprese l’altra ragazza, aprendo un cassetto all’interno dell’armadio e rovistandoci dentro –Uhm, questo può andar bene direi.

- Nancy, posso mettere un cappello anche al pupazzo?- disse la più piccola mentre era teneramente impacciata nel mettersi la giacca a vento – Questo di Halloween…?

La ragazza, che adesso sappiamo si chiamava Nancy, si voltò stancamente a guardare la piccola Christine. Era molto più piccola di lei e stava agitando il cappello da strega nero a punta che aveva in testa. Ormai Brad ne era sicuro: quello che stava vedendo e vivendo in quel momento doveva essere per forza un ricordo della sua infanzia, e se lo stava godendo in prima fila, come ad un cinema, direttamente nel corpo del protagonista.

- Sì, se è una Signora Pupazzo di Neve!- risero lievemente entrambe, distruggendo la coltre di silenzio che circondava la casa e risuonando fra le stanze vuote – Ora però scendiamo, o smette di nevicare che noi siamo ancora qui!

Brad sentì le gambe in maniera distaccata da lui, la bambina si era alzata di scatto e lui di conseguenza. In fondo non era male, bastava accettare la completa passività dei movimenti e l’inutilità della propria persona in quanto elemento non influente per godersi il ricordo come in televisione…

Christine e Nancy scesero le scale in gran fretta, ridendo e sorridendosi l’un l’altra per tutto il tempo. Quando arrivarono in giardino, uno spazio di terra grande si e no 3 metri quadrati e occupato solo da due cespugli imbiancati, stretti tra alte palazzine in una stradina affollata, la neve era alta più di 50 centimetri e la più piccola delle due sprofondò  fino a lasciar visibile solo la parte superiore del proprio corpo, dalle costole in su. In quel momento Brad si accorse di essere molto più basso dell’altra ragazza e, facendo un confronto con l’altezza della maniglia della porta d’ingresso e facendo riferimento ai suoi ricordi dell’infanzia, non doveva avere un’altezza superiore a quella di una bambina di 5 o 6 anni. Le due continuavano a sorridersi, la felicità traspirava da ogni loro poro della pelle e la trasmettevano su tutto ciò che le circondava.. anche Brad era felice, sentiva di condividere lo stesso sentimento di Christine…  Poi ci fu un rumore sordo, seguito da un altro che friggeva. Il ricordo scomparve e, dopo un paio di secondi di nulla, ne ricomparve un altro: Christine questa volta si trovava in mezzo a moltissime lapidi, tombe e statue di angeli. Si trovava in mezzo ad un cimitero. Non aveva un ombrello e stava piovendo a catinelle, ma lei non provava a ripararsi dall’acqua.

Cadde in ginocchio ai piedi di una lastra di marmo grigio chiaro e cominciò a strappar via le erbacce che la ricoprivano con le sue dita fredde e tremanti, piccole come quelle che reggevano fino a non molto prima il cappello da strega per la sua “Mrs SnowPuppet”.

Brad non fece in tempo a leggere il nome inciso sulla lapide perché si accasciò a terra nel secondo successivo, piangendo. Christine stava piangendo molto, disperatamente.

Chi le era morto? Il ragazzo non lo scoprì mai e il ricordo si modificò ancora portandolo, questa volta, in una serata di Natale in famiglia.

La casa era molto diversa rispetto a quella del primo ricordo, era calda ed accogliente, ben addobbata a festa e molto luminosa, piena di gioia e di spirito natalizio come tutte le persone presenti: Chris, Nancy, due adulti (i genitori, probabilmente) e, sullo sfondo, abbastanza distanti, una bambina piccola di 4 o 5 anni, un ragazzo sulla ventina ed una donna attraente ma ritratta molto male, deperita e smilze ad una strega maligna. Escludendo quegli ultimi particolari, era un bel quadretto familiare, anche se Brad non riusciva a capire cosa significassero quelle tre persone distaccate.

Allo scartare il primo regalo, Brad si accorse di essere nello stesso corpo della sera precedente, nella realtà, dopo essersi ‘unito’ a Christine. Il paradosso che lo preoccupò maggiormente fu l’età di Nancy perché era identica a quella che aveva nel primo ricordo, come se il tempo per lei si fosse fermato. In fondo, però, era un ricordo, anche se più simile ad un sogno e certamente era Christine a gestirlo: magari le piaceva di più la sua forma estetica da sedicenne rispetto a quella da bambina e allora si era inserita modificando l’immagine reale, oppure era l’opposto nei confronti di Nancy. Ma anche questo, per quanto si stesse scervellando, non lo capì mai. Anche perché i suoi pensieri vennero spazzati via in un istante, così come il Natale dei Collins: la proprietaria si stava svegliando e la realtà stava per riprendere il normale sopravvento sui sogni.

- Non ti sembra di aver bigiato abbastanza scuola, signorinella?

Era un voce da donna, non molto dolce ma sufficientemente gradevole per svegliarsi col piede giusto. Christine aprì lentamente gli occhi, poi fece per tirarsi su da sotto le coperte ma si arrese al primo tentativo. Era ancora stanca per la serata precedente e i suoi lividi su tutto il corpo non erano stati molto simpatici a dolerle dappertutto appena svegliata.

- Bigiato.. la scuola…?- chiese assonnata, chiudendo gli occhi per via della luce del giorno. La donna che le aveva parlato aveva tirato le tende tutt’ad un tratto e la stava letteralmente buttando giù dal letto.

- Sì, esatto. Tuo padre non vuole farti saltare ancora la scuola, quindi.. hop hop, alzati, poltrona!- e con fare sbrigativo le tirò via il lenzuolo caldo facendola atterrare nella realtà con la maniera più brusca esistente.

- Ma io.. non ho saltato scuola - Brad sentì la ragazza controllarsi, stringendo i pugni e inspirando profondamente. Probabilmente era questa la condizione cui avrebbe dovuto farci l’abitudine: la passività e la consapevolezza di ogni movimento, pensiero e istinto di Christine. Come prospettiva di vita, non era allettante.

Che vuole da me questa strega…

- Oh, poverina, non sa che ha riposato per due giorni interi!- rispose ironicamente l’altra, arrivando finalmente davanti a lei. Era una donna sulla quarantina appena compiuta, dall’aspetto molto giovane e ben curato. Indossava un completo blu scuro molto elegante sul quale risaltava con un tocco di classe una collana di perle bianche. Era anche maledettamente attraente, come costatò il californiano prima di ricordarsi di averla già vista nell’angolino in disparte nell’ultimo ricordo vissuto poco prima. – E non fare quella faccia, piccola insolente: sono le sette e quaranta e tra venti minuti devi andare a scuola, ricordatelo!

- E tu mi svegli venti minuti prima della campanella?! - Christine si sollevò a fatica e scese dal letto appoggiandosi al comodino – Non me lo sarei mai aspettato, a cosa devo tutta questa gentilezza? Di solito mi svegli appena cinque minuti prima… !

L’altra si tirò su e si sistemò la gonna, imbronciata.

- E’ stato tuo padre a chiedermelo: per me, tu puoi anche essere bocciata.

Poi uscì dalla stanza senza salutare e chiuse la porta dietro di se.

Christine le fece una linguaccia, poi cercò di focalizzare a pieno la stanza in cerca dei vestiti da mettersi quel giorno: la sua camera era molto spoglia, regnavano in primo piano sulla scrivania dei disegni di figure mitologiche come angeli ed unicorni, seguiti da quadretti di fantasia realizzati con le tempere. Il colore predominante era sicuramente il rosa quasi impercettibile delle pareti accompagnato dalle tinte sbiadite dei mobili Old Style.

La ragazza si avvicinò all’armadio ( lo stesso, come ebbe modo di notare Brad, in cui Nancy aveva preso un berretto invernale nel primo ricordo), aprì le ante della parte superiore e tirò fuori una salopette di jeans ed una magliettina rossa. Aprì il primo cassetto, poi, e ne estrasse un paio di mutande ed un reggiseno, arrossendo violentemente al tatto. Si allontanò di scatto dalle vesti, gettandole a terra, e il suo battito cardiaco accelerò improvvisamente per quello spavento inspiegato.

- Ma che… ? Sono arrossita per la mia biancheria intima? Mica sono un ragazzo!-  si rassicurò decisa, scotendo poi la testa e tornando alla sua precedente attività e avvampando ancora di più nel raccogliere il reggiseno da terra.

E’ un effetto collaterale, troppe botte ieri sera… , sì, dev’essere così.

Non ne ho mai toccato uno, forte…!

Christine fece un urlo e saltò via ancora più lontana da quell’indumento problematico.

- Cos’è stato! Chi c’è!- gridò per la stanza vuota rigirandosi su se stessa spaventata – Se è uno scherzo.. non è divertente!

Brad non si era accorto di quel che era successo, si era fatto prendere troppo dalla situazione e non aveva pensato che quello era il primo vero momento in cui lui e la ragazza avevano occasione di pensare in due nella stessa testa. E, sinceramente, non aveva nemmeno la più pallida idea di quel che ne sarebbe venuto fuori: e se lei non fosse stata d’accordo per la condivisione del corpo? Lui cosa avrebbe fatto, era anche tornato nel mondo dei vivi e non poteva più vedere gli Angeli della Morte!

Propese per la tattica più razionale e logica: le avrebbe parlato, e avrebbe risolto tutto.

Ehm, scusa! Non volevo farti spaventare… mi spiace del.. di.. cominciò, ma si sentì subito in imbarazzo, dicendosi che non stava andando molto bene.

- Smettila, non è divertente!- Christine, invece, era partita col piede migliore: quello di guerra. Si accucciò sotto il bordo del letto e allungò un braccio per prendere una mazza da baseball per difendersi.

Ma no, non è necessaria! Perché vedi, io… sono qui, nel tuo.. corpo e… metti giù quell’arnese, ora ti spiego tutto!

Nel mio corpo? E’ assurdo!

Eh, già… assurdo… senti un po’: io mi chiamo Brad Louis e per errore sono finito qui nel tuo corpo, che ora stiamo condividendo.

Che significa per errore? Come hai fatto, scusa!

Di una cosa poteva rallegrarsi: Christine aveva sotterrato l’ascia di guerra e erano riusciti a comunicare senza gravi problemi, senza shock o simili. Aveva smesso di gridare per la stanza e Brad sentì addirittura il suo spavento attenuarsi, fino a diventare un semplice clima di dialogo mentale tra i due. Ora bisognava solamente continuare il racconto e mettersi in buona luce con la co-inquilina!

Ma lo assalì un grande dubbio: come l’avrebbe presa all’idea che lui non voleva morire e che l’aveva ridotta  quella semi-condizione adolescenziale per un suo capriccio?

Forse non era una buona cosa raccontare tutto per filo e per segno.

Propese così per una versione riveduta ed aggiornata della vicenda.

Beh, ecco.. io… sono morto ieri… in mare a causa di una mareggiata– una nota di tristezza si fece spazio nell’animo di entrambi- e stavo per andarmene completamente dal mondo quando… ehm, quando sono scivolato via dalla protezione dell’Angelo della Morte finendo, per caso, qui. E, beh, salvando la tua vita da una brutta caduta a capofitto in un burrone!

Ah!…beh… tante grazie, potevi lasciarmi morire, sarebbe stato meglio…

Come?

Niente, lascia perdere.

Guardò l’orologio sul comodino: mancava solo un quarto d’ora al suonare della campanella della scuola e doveva ancora farsi la doccia, vestirsi (Brad permettendo), far colazione, uscire di casa, prendere l’autobus, scendere e correre a scuola, salire due piani di scale a piedi…

- Sì, beh… me ne ricorderò in futuro, mai andare in giro di notte con una minigonna: il risultato è che il tuo “io” immaginario pretende di essere vero! Okay, diamoci da fare o non arriverò mai a scuola!- continuò poi, riprendendosi da quegli istanti di malinconia sfregandosi le mani come se stesse dando ordini ad un gruppo di persone.

Ehi, io non sono il tuo “io immaginario”, forse non mi sono spiegato bene! , replicò l’altro, Io sono un ragazzo proprio come te! Hai capito? Un ragazzo! O meglio, uno spirito.. o un’anima, non so bene…

La ragazza si battè una mano sulla fronte e sgranò gli occhi, falsamente incredula. Sono proprio andata! Non ci posso credere…

Brad sospirò rassegnato: Christine sembrava proprio non volesse ascoltarlo, tanto era convinta delle sue idee sbagliate! Si riprese in fretta, però, dicendosi che non si sarebbe arreso così presto. Decise di non concentrarsi sui vestiti o sulle azioni che stava compiendo la ragazza per non complicare maggiormente le cose e, così facendo, la questione non venne più sollevata.

Quando la ragazza scese al piano inferiore per fare colazione, rimase seduta a quel tavolo per almeno mezz’ora. Ma.. la scuola? Chiese Brad, sperando di non scatenare ancora qualcosa di inaspettato come la recedente reazione. Christine guardò l’orologio digitale della stanza, appeso dietro di lei, a destra della porta a vetri. Coi suoi numerini verdi segnava le 8:17.

- Al diavolo la scuola – rispose lei simile ad un rantolio, allungando un braccio verso il barattolo dei biscotti – Non ci voglio andare, non in queste condizioni almeno…

Afferrò l’intero barattolo e se lo trascinò accanto, per specchiarsi nel tappo dorato. Mentre la sua attenzione si spostava dall’immagine generale del suo viso all’enumerazione dei tagli, dei lividi e delle sbucciature che esso riportava, l’attenzione di Brad si spostò sull’elemento opposto, ossia sulla delineazione del volto di Christine Collins, dato che la sera del loro ‘incontro’ non l’aveva vista in faccia nemmeno per un istante.

Aveva gli occhi chiari, anche se riflessi in un fondo d’oro, e i capelli castani; grazie agli spostamenti del viso che effettuava la ragazza in prima persona, riuscì a ben identificare un naso a punta che paragonò immediatamente a quello di Avril Lavigne, suo idolo giovanile,  ed un paio di guance magre ma non senza consistenza. Era una ragazza a posto, constatò con sollievo, senza nulla di particolare.

Il barattolo di vetro venne scaraventato dall’altra parte della cucina con un gesto secco, inondando di vetrini i pochi biscotti che conteneva ancora. Christine si portò le mani nei capelli e sprofondò in preda allo sconforto, sopraggiunto all’improvviso.

- Sono una stupida… che cosa sto facendo… - le scappò un singhiozzo, tappato all’istante – Perché non posso essere normale…

A chi lo dici! Brad rise tra se e se per un secondo, poi cominciò ad enumerare le sue sventure, arrivando alla conclusione che qualsiasi cosa sia successa a Christine non poteva essere peggiore di ciò che era capitato a lui.

La ragazza si alzò senza badare a quella voce ancora non identificata, non raccolse il barattolo frantumato ne tentò di riparare in qualche modo, prese uno zainetto rotondo appeso nell’ingresso ed uscì di casa, senza nemmeno chiudere la porta.

Trascinava i passi, camminando a testa bassa senza curarsi di chi andava addosso. I capelli le scesero sul volto chiudendole ampi spazi di veduta e di luce e coprendola allo stesso tempo dagli sguardi rammaricati o incuriositi dei passanti.

Arrivata ad una panchina ben precisa del parco comunale più lontano da casa sua, si sedette ed aprì lo zainetto, estraendone un quadernino rosso a righe.

Dopo aver preso una penna blu da una tasca della salopette, scrisse in alto a destra:

 

                                                                                     Friday, 14th June 2006

 

Continuò poi a capo, il raccontino dei suoi eventi principali trascritti nel suo diario.

 

Non so bene che cosa mi stia accadendo, ma due giorni fa ho avuto davvero paura. Paura di morire.

 

Brad ebbe la netta sensazione di essere giunto finalmente al momento in cui comprenderà appieno questa stramba storia in cui si è ritrovato coinvolto fino al collo.

 

Non descriverò appieno tutto quello che mi è successo, le varie motivazioni e tutto quel che non mi va di dire. Scriverò solamente quel che mi sta scombussolando senza tregua. Perché sono finita in questa situazione? Mi sono praticamente mandata a morte da sola, ma quel che è peggio.. è che sono ancora viva! Dio, con tutte queste ferite addosso sarei dovuta andare al creatore almeno due volte nello stesso momento, è impossibile che sia ancora qui!

 

Si fermò un attimo a pensare, sollevando lo sguardo sull’albero di fronte a lei.

 

E dire che la persona che è causa di tutto questo non si sta affatto curando di come sto…

 

Un’atletica lacrima scese rapidissimamente facendo lo slalom tra le ferite delle guance della ragazza, cadendo poi in caduta libera sul foglio sul quale stava scrivendo. La parola “qui” della precedente frase perse la sua delineatezza e si dissolse quasi completamente.

Sembra quasi un segno, constatò Brad rileggendo la frase bagnata. Un segno del destino..

 

E inoltre c’è questa strana voce che mi assilla da quando mi sono svegliata! Ma siamo sicuri che non sia morta, o in coma? … No, Diane oggi mi ha svegliata col suo solito modo di fare, ed era lei senza dubbio. Maledetta Diane… QUANTO TI ODIO!!!

 

Sfregiò il foglio fino a farci un buco nel sottolineare il suo sfogo verso la matrigna; poi lasciò che sia il diario sia la penna cadessero a terra e scoppiò a piangere nascondendo il viso chinandosi sulle ginocchia.

- Io non capisco… perché a me! – diceva tra i singhiozzi, mentre tutti gli uccelli che popolavano la zona circostante volavano via infastiditi da quello scoppio di disperazione.

Brad si sentì anche lui preda dello sconforto della ragazza, e la cosa non gli era mai piaciuta. Conosceva quello strano sentimento per via di sua madre e dei suoi costanti litigi con suo padre, il marito di lei, perché lui stava troppo lontano di casa e lei non riusciva a mantenere i due figli.

Così decise di agire, per quel che avrebbe potuto fare.

Ora smettila di piangere e vediamo di trovare una soluzione al problema, ti va?

Chris sussultò, poi si guardò intorno con agitazione. – Ho già detto che se è uno scherzo non..

NON E’ UNO SCHERZO!, sbottò il ragazzo, E’ la verità, anche la storia che ti ho detto prima, quella della mareggiata, non è uno scherzo!

Sentendo quella voce forte ed autoritaria nella propria testa, la ragazza si fermò ad ascoltare ciò che quella presenza misteriosa voleva dirle. Certamente era sconvolta per quanto le stava accadendo, non era da tutti i giorni sentire voci nella propria testa, soprattutto autonome ed indipendenti.

Ti ascolto.

Brad tirò un sospiro di sollievo. Questo era il più grande passo avanti in cui avesse mai potuto sperare.

 

 

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Salve a tutti, amici!

Mi spiace ancora dell’enorme ritardo con cui aggiorno, ma ancora una volta avevo iniziato il capitolo in un modo e poi l’ho finito in un altro, cancellando metà del precedente lavoro… non tentate di capirmi, sprecate solamente il vostro tempo! ^^

Se non vi è chiaro qualcosa, ripeto l’annuncio, non esitate a dirmelo, qualsiasi cosa diciate sarà messa a verbale e tenuta davvero di conto per il prossimo capitolo! In effetti, tempo che stavolta, qualche incomprensione ci possa essere, soprattutto in quest’ultima parte…

Detto questo, sperando che vi sia piaciuto questo bel capitoletto, passo subito ai ringraziamenti, senza i quali  non saprei come andare avanti!

Stavolta il numero di recensori è calato un pochino, ma poco m’importa…

 

Karen è sempre presente, come la mia ombra, e fa quasi paura a dir la verità… scherzo, naturalmente! E’ una gioia averti come recensitrice! ^^ Il pezzo mancante vedrò di inserirlo nel prossimo capitolo, promesso!

 

La mitica Lally, poi, è sempre la benvenuta, e non sai quanto piacere mi abbia fatto leggere la tua recensione, sai? Dopo tanta assenza, sei stata un ottimo punto di appoggio per riprendere a scrivere! Grazie per l’”azzeccatissima” che hai affibiato alla mia idea, ne sono veramente felice visto che ero in dubbio se scriverlo oppure no… auguri per la tua fic, la mia durerà davvero molto! Eh eh…

 

Tocca ora a Ghen, altra grande mia sostenitrice, vero? Lo spero proprio! Sono contenta che anche tu la pensi come me, ci voleva un minimo di spiegazione, vero? Non sai quanto io sia felice per il solo fatto che sia riuscita a comprendere lo stesso il testo, questa fic sento che sarà molto enigmatica… Jake comparirà nel prossimo capitolo, anche perché non è un personaggio principale e quindi può aspettare (che??? NdJake), ma la vendetta, sta pur sicura, è una delle cose più certe di questa fic! Non molto presto, però si farà vedere non appena si saranno chiariti un po’ le idee i due coinquilini!

 

lemonade, invece, mi sembra molto curiosa… uhm, è una bellissima cosa, spero ti rimanga un po’ di questa curiosità anche per i prossimi capitoli! Continua a seguirmi, una volta compresi i primi capitoli sarà tutto più semplice, vedrai… e verranno fuori un sacco di cose interessantissime! ^^

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Capitolo 4
*** Brutti Ricordi ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

 

NON E’ UNO SCHERZO!, sbottò Brad, E’ la verità, anche la storia che ti ho detto prima, quella della mareggiata, non è uno scherzo!

Sentendo quella voce forte ed autoritaria nella propria testa, Christine si fermò ad ascoltare ciò che quella presenza misteriosa voleva dirle. Certamente era sconvolta per quanto le stava accadendo, non era da tutti i giorni sentire voci nella propria testa, soprattutto se autonome ed indipendenti. Ma se reclamava così tanto la verità… perché non concedergli un’occasione?

Ti ascolto.

Brad tirò un sospiro di sollievo, per quanto potesse fare in quel corpo. Questo era il più grande passo avanti in cui avesse mai potuto sperare.”

 

 

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

 

 

John Collins posò le chiavi della macchina sulla ciotola svuota-tasche nell’ingresso, si tolse l’impermeabile beige e tirò un respiro profondo. Poi chiamò a gran voce la figlia, dirigendosi verso la sua camera, illuminandosi subito dopo averla raggiunta.

- Ah, già, che stupido! – si portò una mano alla fronte, come uno schiaffo- Diane mi ha detto che l’ha svegliata, quindi sarà già a scuola!

Era rimasto molto colpito dalla ‘stramba’ reazione della figlia al suo matrimonio, ma non potevano farci entrambi niente: era meglio per tutti. Beh, forse non per lei. John non riusciva a spiegarsi come mai la polizia l’avesse trovata ridotta in quello stato e, contando sulla sua buona salute ritrovata, aveva deciso di prendersi un permesso per parlare faccia a faccia con lei. Ma non era in casa. – Sono un po’ sbadato ultimamente…

- Ma no, ‘Mister’ – disse una voce maschile mentre entrava in cucina – E’ che è un periodaccio per tutti. Non si preoccupi più di tanto, passerà. Quello che non passa è che ero affezionato a questo barattolo dei biscotti, e ora è un insieme confuso di vetri misti a briciole...

L’uomo fissò il ragazzo: Nikolas, il figlio primogenito di Diane, stava brandendo una scopa per raccogliere su una paletta il barattolo dei biscotti.

- Devo dedurre che Christine ha fatto colazione? – chiese John, salutando il figliastro che, in cambio, lo chiamava “mister” per via del suo vecchio ruolo nella squadra di football maschile del college. A Nikolas piaceva quella presenza maschile in famiglia, un po’ perché non ce n’erano altre e un po’ perché era un uomo di politica e lui, da grande, sognava di diventare Presidente degli Stati Uniti. – Non capirò mai cosa passa per la testa di quella ragazzina!

- Beh, in effetti… prima finisce in pericolo di morte, poi ha reazioni convulse e distrugge il mio barattolo dei biscotti – Nik fece un cenno di diniego con la testa – Però può essere un periodaccio anche per lei.

- Ouff! – uscì dalla cucina per farsi seguire dal moro – Tu e il tuo ottimismo! Sei un Presidente perfetto!

Raggiunsero lo studio del senatore. A Nikolas piaceva un mondo fare le cose da grandi anche se, quando ci pensava, si sentiva più piccolo di quel che era. Aveva vent’anni giusti giusti, compiuti appena un mese prima. Era molto intelligente e pure carino, a scuola era stato classificato come il quarto ragazzo più bello di tutte le sezioni. Non era chissà che cosa, ma ne andava comunque orgoglioso, visto che era una frana con gli appuntamenti con le ragazze e che, in questo modo, doveva acquisire molto più fascino. Purtroppo il suo carattere non era compatibile con quello di nessuna ragazza del college che gli andasse dietro. C’era una fata, la sua, ma non lo filava manco di striscio. Per lui, il matrimonio di sua mamma era un’ottima occasione per impratichirsi e comprendere meglio come ci si comporta col gentil sesso, ma ancora una volta il destino aveva deciso di giocare solo con lui: Christine, infatti, non si era ancora dimostrata essere una ragazza facile, ma Nikolas non si dava per vinto e si era gettato in quest’impresa impossibile.

- Tu sai qualcosa? – interruppe i suoi pensieri John, sedendosi dietro la sua scrivania mentre osservava noioso le carte che gliela riempivano.

- Riguardo a..?

- A mia figlia! Non c’è politica che mi possa interessare più del bene di Chris, soprattutto adesso!

Annuì, ma portò lo sguardo alle sue scarpe da ginnastica. – Oggi non ho scuola, la rimozione dei pannelli d’amianto nel corridoio ha bloccato tutto il piano e ci faranno entrare nel pomeriggio – l’uomo lo guardò storto ma interrogativo – Se vuole posso andare a vedere come sta.

- A scuola?

- Beh, sì, ma non penso sia lì..

- In base a cosa lo dici, scusa?

- Semplicemente per il fatto che è stata ridotta in fin di vita appena due giorni fa e giusto oggi si è ripresa. Io, fossi in lei, non andrei a scuola come prima cosa.

- Ti vendicheresti?

- .. forse, ma non credo che lei lo stia facendo..  non c’è molto da vendicarsi, secondo me.

 

 

Sospirò un paio di volte. Era una follia, non poteva credere che fosse reale, ma questo non lo doveva pensare, non in quel momento.

Prima avevi detto che ti chiamavi.. Louis, giusto? Brad , corresse lui, Brad Louis. Non chiamarmi per cognome visto che abbiamo la stessa età… Davvero?

Christine sentì qualcosa scivolargli giù per lo stomaco, uno strano groppone. Si sentiva a disagio. Ma non doveva, doveva dare a quel Brad un’occasione. Non poteva essere vero, ma lo era. Sentì di nuovo la sua voce maschile, decisa ma al tempo stesso timorosa, e dovette abbandonarsi all’idea di dover utilizzare la sua testa in un modo diverso dal solito juke-box musicale. E anche informatico, naturalmente.

Brad iniziò di nuovo la sua spiegazione dei fatti, e il ‘qualcosa’ che scivolò nello stomaco di Christine si fece sempre più pesante. Stava parlando della loro comune età.

Il.. il tuo Angelo della Morte.. lo stava segnando su un blocchetto poco prima di.. prendermi? Sì, beh… eri ancora viva… E poi? Che è successo, dimmi. Beh, non potevo starmene lì con le mani in mano! E mi hai salvata. Proprio così. Ora tocca a te spiegarmi come eri finita lì in quella situazione.

No, non voleva parlarne ancora… guardò l’ora segnata sul display dell’ orologino digitale che aveva al polso: erano le 9. Aveva bigiato un’ora di scuola.

Non era la prima, e non sarebbe stata nemmeno l’ultima.  S’incantò su un taglio profondo sul braccio sinistro, proprio sotto l’orologio. E’ un motivo strettamente personale, non c’è molto da aggiungere. Sì, ma…Ehi, se la vuoi proprio tanto sapere la mia storia.. ma non scaldarti tanto! Mah, sai, visto che io ti ho raccontato la mia per ben due volte, sarebbe opportuno che tu faccia lo stesso con..  E’ già molto che sto cercando di far finta di niente col fatto che sto parlando nella mia testa ad uno sconosciuto! Ma subito dopo si accorse della cattiveria della sua affermazione e si scusò, raccontando la sua storia.  Volevo farla pagare a mio padre, ma i ragazzi ai quali mi sono rivolta hanno preso la cosa da un punto di vista.. che non mi andava proprio a genio! Beh, devo dire che hanno scelto un metodo sicuro. Come, scusa? Sì, insomma… se tu fossi morta, avresti raggiunto il tuo obbiettivo! Sì, ma io volevo mio papà tutto per me, se fossi morta che ne avrei ricavato? Solo dolore per lui!

Si alzò dalla panchina e cominciò a passeggiare. Nessuno dei due parlò ancora della questione, ma Christine sentì i suoi pensieri più vuoti che mai. Era come se fosse incapace di pensare o di ragionare senza elaborare una frase come se stesse parlando con qualcuno. E qualunque cosa pensasse, Brad la sentiva.

- Ragazzina! – gridò qualcuno dietro di lei, non molto distante – Ehi, tu! Tu con lo zaino!

Christine si voltò piano, sentendo i movimenti come distratti, come in un sogno troppo reale. – Dice a me?

Quella che sbraitava era un’anziana signora, apparentemente a modo. Brandiva il suo bastone come una bacchetta e la borsetta sembrava potesse trasformarsi in una famigerata arma da guerra. – Sì, proprio tu, ragazzina! Dove credi di andare, eh?

- Non lo so, facevo due passi…

- E perché non li fai verso scuola!

Chris  sospirò. Era destino che avesse incontrato una vecchietta con le idee troppo a posto per non pensare a..

- Stai bigiando la scuola, non è vero? E che razza di aspetto hai, con tutti questi tagli… - il suo sguardo divenne più arcigno – Sei forse una bulletta?

- Ma no, signora, cosa va a pensare…

- Allora chi sei!

- Ma cosa le importa!

- Ahhh, brutta impertinente!

La ragazza cominciò ad allontanarsi, prima di alcuni passetti, poi molto più rapidamente. Con tutto quel che le era capitato, non aveva certo voglia di star lì a subire un vecchietta rognosa! Indica un poliziotto dietro di lei e scappa, le suggerì Brad tra le risate che non riusciva a trattenere. – Un poliziotto! – gridò Christine indicando dietro la signora e, mentre quella si voltava per chiamarlo e far arrestare quella giovane delinquente, se la diede a gambe, fra le urla e gli insulti dell’amabile vecchietta del parco.

Corse per qualche centinaio di metri, poi si fermò, sicura che non sarebbe riuscita a raggiungerla. – Strano – disse guardandosi le gambe riflesse in una vetrina – Non ho sentito male…con tutte le mie ferite!

Continuò a fissare la vetrina come in una specie di trance, poi si accorse di ciò che stava dietro il vetro: un televisore. Trasmetteva il telegiornale di zona. Il vedere le immagini che trasmetteva le mise addosso un strana angoscia, senza sapere il perché: c’era una spiaggia affollata, un mare agitato, un’ambulanza…

..no… non può essere…

Sentì nella sua testa un rantolio sconcertato, e comprese il motivo di quell’angoscia. Si catapultò dentro al negozio di elettrodomestici e si appiccicò di fronte al primo schermo che trasmetteva il notiziario.

Era la rassegna di un decesso anomalo e prematuro. La voce del giornalista era diffusa in tutto il negozio, emessa da ogni televisore acceso. “E’ stato accertato il nome della giovane vittima della mareggiata di domenica, sulla spiaggia di Long Beach, durante la rinomata gara di surf; si tratta di Brad Louis, 16 anni, indiscusso campione in carica in questa disciplina. L’altro concorrente, Jake Pelvinton, è stato ricoverato all’ospedale di zona  St. Jimmy con gravi ferite sparse, ma non è in pericolo di morte…”

Shock… o trance? La sensazione che provavano entrambi, come due gemelli, era probabilmente la seconda, ma non era un dato certo. Brad non riusciva a credere a quel che aveva sentito e rimase imbambolato senza proferir pensiero; Christine si sentiva pari a lui, in conseguenza al loro legame. Inoltre stava vedendo la prova tangibile della verità della storia di Brad. Non poteva essere vero, eh?

– Posso esservi utile?

In un secondo che sembrò durare un minuto intero, la testa di Christine si voltò verso il commesso del negozio.  – Come dice?

- Posso esservi utile?

- Oh! – esclamò lei, ricordandosi di essere in un negozio – Oh, mi dispiace, è che.. fuori, dalla vetrina, avevo visto che trasmettevano il notiziario e volevo sentire la notizia.. mi spiace..

- Beh, l’avevo intuito – rispose l’altro, sistemando il cartellino del prezzo dell’apparecchio – Non pensavo fossi interessata ad acquistare un televisore così vecchio e, per di più, da sola..

Lei si limitò ad annuire in silenzio e tornò a fissare il televisore. Stavano trasmettendo le previsioni del meteo. “Da sola..”– Mi scusi per il disturbo… - e uscì dal negozio, senza degnare di uno sguardo il commesso.

Mi... mi dispiace…

Di cosa?

Di te…

Beh, almeno sarà l’unico essere umano in grado di vedersi seppellito nella propria tomba!

Già…

… già..

 

Si rifugiò in un bar e ordinò un the al limone. Brad lo beveva sempre quando era giù e le sue emozioni indussero Christine a richiedere al bancone quella bevanda. Lo sorseggiò lentamente, notando quanta poca clientela c’era attorno  a lei. La signorina che le aveva portato la bibita sintonizzò il vecchio apparecchio televisivo sullo stesso canale del negozio di prima. Sembrava li volesse perseguitare, c’erano ancora le previsioni meteorologiche.  “ ..e per domani una lieve perturbazione si abbatterà a sud del paese. Passiamo alle previsioni specifiche della California…”

Un particolare della grafica colpì Christine. – Mi scusi – chiese – Che giorno è oggi?

- Uhm.. il 28.

- Intendo, della settimana.

- Giovedì.

Christine sputacchiò un po’ di the, finendo quasi per strozzarsi. – Giovedì? Sicura?

- Certo! – indicò un calendario alle sue spalle – Qualche problema?

- No… no… - prese un fazzoletto e si lentamente si pulì gli angoli della bocca, con gran cura. In realtà la sua mente viaggiava veloce su molti binari di pensiero. Ma che ti è preso!?

Come, non capisci? Oggi è giovedì! L’ho sentito anch’io, grazie, e allora? I funerali delle vittime di incidenti naturali vengono fatti dopo due giorni dal ritrovamento del corpo. Ti dice niente?

Brad s’ammutolì. Non c’è più possibilità di tornare normali…sono già stato sepolto…Sì, infatti.

- Tutto a posto?

La barista aveva un volto preoccupato. – Sicura di star bene?

- Sì, beh… non proprio sicurissima..  Quanto le devo?

 

Passare attraverso quelle porte e sentire sopra di se un odioso scampanellio stava diventando una tortura. Quella mattina, uscire da quelle porte comportava un morale sempre più basso. Due porte su due.

Erano appena le 9.30 e i due ragazzi, due spiriti uniti in un solo corpo, non sapevano dove andare e cosa fare. In realtà c’erano molte opzioni possibili, eliminando a priori il ritorno a casa e l’entrata a scuola. Fu l’incontro con Nikolas a dare una svolta alla giornata, anche se Christine non aveva minimamente voglia di vedere qualcuno della sua famiglia.

Comparve dopo un ampio scampanellio della bicicletta. Il primo impulso fu un atroce attacco d’ira verso quel suono.

- Dove stai andando?

- Uhm… - non alzò lo sguardo, si limitò a fissare i pedali del mezzo – Da nessuna parte… faccio una passeggiata, un po’ lì, un po’ qui..

- Tuo padre è molto preoccupato, lo sai?

Annuì. Nikolas scese dalla bici e le mise una mano sulla spalla. – Non va bene che una bella ragazza come te se ne vada in girò così, tutta sola, dopo quella brutta esperienza…

Chris prese la mano del fratellastro e la gettò giù, quasi sprezzante. Non era da lei cercar conforto negli altri, o farsi commiserare, soprattutto se estranei.

Nik lo comprese subito, ancor prima che il suo discorso venisse rifiutato. – Allora… dopo che ti ho ritrovata e che ho constatato come stai… hai bisogno di qualcosa?

, rispose subito Brad, approfittando dell’occasione e cogliendo la palla al balzo, Dì di sì!

- Ehm… veramente sì.. – Perché??

- Bene, dimmi pure!

Chiedi la bici! E perché, scusa, dove vuoi… Poi ti spiego, chiedi la bicicletta!

Il ragazzo la stava guardando stranito. – Allora?

- Mi presteresti la tua bici, per favore?

Di tutte le cose che si aspettava, quella era l’ultima possibile. Anzi, non rientrava nemmeno nella lunga lista. – La.. la mia bici?

- Sì, esatto…

- E dove vuoi andare?

Bella domanda! Non trovi? Sì, ma adesso rispondi!

- Ehm, beh, dove vuoi che vada.. mica scappo! Faccio solo un giretto, nulla di che! – ed espose un gran sorriso a 32 denti.

Nikolas sembrò essere un po’ dubbioso, ma alla fine cedette. In fondo, pensò, erano poco distanti da casa, era anche stato molto fortunato a trovarla così in fretta!

- Sarò uno scemo, ma va bene.. ecco, tieni! Ho appena aggiustato la catena, quindi per un po’ non dovrebbe dare problemi- disse porgendole il mezzo – Mi raccomando – aggiunse poi, bloccandola poco prima che potesse sparire dalla sua vista – Non ti cacciare in altri guai, okay?

Christine sbuffò. – E per chi mi hai presa?

- Non lo so. Tu promettimelo e basta, così siamo a posto!

- Lo sai che non te lo prometterò mai, Nik. Soprattutto oggi.

E posizionato bene il piede sul pedale, partì a tutta velocità, lasciando nel fratellastro un enorme stato di preoccupazione. “Speriamo non le succeda niente.. ma perché ‘soprattutto oggi’?!?”

 

Ora ho diritto a sapere dove stiamo andando, non trovi? Anzi, dove sto andando, perché sono io l’unica che fa fatica qui! Tsk, fatica.. una piccola pedalata.. ecco, gira a destra! Dove stiamo andando, Brad! A Long Beach, che domande… Long Beach? A cinque miglia da qui?? Sì. Ma tu sei scemo! E perché dovremmo andarci? Perché se andiamo nel cimitero dove si trova il mio corpo, forse c’è ancora una possibilità di vedere un Angelo della Morte o qualcuno che ci può aiutare!

- E se accade il contrario?-  La bici si fermò senza preavviso, in mezzo ad un campo sterrato. -  Dimmi un po’, se non c’è nessuno? Se invece c’è qualcuno che vuole riportarci allo stato in cui dovremmo trovarci?

Cosa?! E perché! Hai presente un rapinatore che sfugge alla polizia? E che poi si fa ritrovare sul luogo del misfatto? Sì, ma non… Noi siamo esattamente come quel rapinatore. Stiamo sfuggendo ad una legge più grande di noi, probabilmente siamo ricercati da chissà quali forze dell’aldilà!

In effetti.. i nostri due Angeli stavano dicendo una cosa simile, ma non sapevano cosa sarebbe potuto succedere… Considerando che sei sfuggito ad uno di loro, non dovevano essere i migliori in circolazione! Allora cosa suggerisci di fare, eh? Sentiamo un po’!

Christine si fermò a riflettere, ascoltando il vento. Era davvero una situazione bizzarra, e lo sarebbe stata ancora di più se avessero realmente incontrato qualcuno al cimitero. Ma se invece aveva ragione Brad, se ci fosse stato qualcuno che li avrebbe aiutati? Se avesse avuto ragione lui, e lei, per testardaggine, avesse insistito per tornare indietro, perdendo quell’occasione preziosa?

Però continuava a tornarle in mente quell’altra ipotesi, la sua: probabilmente, come dei fuori legge, qualcuno li stava cercando e, in un batter d’occhio, sarebbero diventati due spiritelli, morti stecchiti. Magari pure con un viaggio di sola andata per l’Inferno, come punizione per la loro bravata…

Scosse la testa. – E’ un’idea troppo strampalata, la mia, per poter avverarsi. E poi l’Inferno non esiste…

Quindi? Rimise il piede sul pedale. Si riparte. Long Beach, stiamo arrivando!

 

Il cartello di marmo diceva semplicemente “Graveyard” , quel cimitero non aveva un nome o quest’ultimo era stato staccato dalla lastra. Probabilmente, però, era un cimitero anonimo. Solitamente nei film si vede un cimitero spettrale, buio ed oscuro, con grida ululanti dei vecchi spiriti intrappolati nel vento, mentre un gatto dagli occhi a faro segue il protagonista aumentando l’ansia della scena. Solitamente poi, è notte in quelle occasioni. Non quasi le undici del mattino.

Così il cimitero era, sì, anonimo, ma non era ne spettrale ne buio ne oscuro. Le lapidi erano in un bel marmo grigio, scolpite a macchina e le lettere riempite di una pasta nera o bianca, per renderle più evidenti a seconda del tipo di marmo utilizzato. Alcune avevano delle foto sorridenti e altre dei motivi angelici; altre avevano a lato delle miniature vere e proprie di angeli o Madonne, come statue di piccola o media statura che vegliavano sul defunto; altre non avevano nulla, ne una scritta, ne una data, ne un motivo decorativo; altre ancora, infine, non avevano nulla, se non un nome scritto malamente a mano con un pennarello indelebile.

Christine passava fra tutte quelle tombe come un fantasma, e ce n’erano molte, senza dedicare troppa attenzione ai vari nomi e dediche: li scorgeva semplicemente per trovare il nome che stavano cercando.

- Sicuro di essere qui, Brad Louis? – chiese facendo scivolare le dita sulle ali di un angelo. Aveva deciso che era troppo faticoso pensare di parlare con qualcuno; e poi nel cimitero non c’era nessuno tranne loro due. Avrebbe parlato a voce, senza gridare, ovviamente.

Certo che sono qui, non mi senti? Uhuuuu… - Ah ah ah. Molto spiritoso... Cos’era, una battuta?

- Ah, eccoti! – esclamò lei, senza rispondergli.

 

LOUIS JEREMY BRAD

15-3-1989    24-09-2005

 

Il motivo decorativo era un’onda galoppante in basso a destra. Non c’erano dediche, o frasi di devozione: con una vita così breve, non si poteva scrivere ne “marito fedele”, ne “padre affettuoso” o simili. Qualcuno, però, con una piccola scrittura femminile, aveva aggiunto, in basso con un pennarello “Splendido surfista, rimarrai sempre nei nostri cuori”, scrivendo quell’ultima parola con un cuoricino. Dev’essere una ragazza del mio fan-club, si affrettò ad aggiungere non appena gli occhi di Chris la scorsero. Mi spiace per loro…in effetti, quando si muore, per me la cosa più brutta è sapere che provocherai dolore a molta gente. Non tanto la morte in sé, visto che ora ho la certezza materiale che c’è qualcosa, nell’aldilà….

L’emozione era forte. Dopo aver visto il suo corpo lacerato dalle ferite mortali, dopo aver visto ed udito il pianto straziato di sua madre, dopo aver sentito la conferma della sua morte al telegiornale, fu solo dopo aver visto la sua tomba che Brad realizzò seriamente la gravità della situazione. Prima sembrava tutto un brutto gioco, un brutto scherzo, il più brutto degli incubi. Dopo tutto questo, non poteva nascondersi ancora. Era morto. Punto e basta, doveva prenderne atto. Jeremy era mio padre, si limitò invece a dire.

Christine si sedette su un sasso abbastanza grande per sembrare un solido appoggio.

- Bene, la situazione ormai è chiara, non trovi? E ora, Brad?

E ora cosa, scusa, cosa vuoi fare.. torniamo indietro? Non intendevo ora come adesso. Ora come giorni, settimane, ora come tempo generale futuro! Ora che facciamo? Continuiamo tutta la vita così?

.. Vorrei tanto poter dire di no.. e avere la certezza di quello che dico.

- Sì, anch’io… sai perché te lo chiedo? Perché non ho la benché minima idea di che cosa fare. Tu ne hai alcune?

Speravo succedesse qualcosa, una volta arrivati qui, ma.. a quanto pare il nostro destino è diverso. Diverso da cosa? Da una vita normale! Speravo arrivasse qualche Angelo a portarmi indietro e a lasciarti vivere la tua vita, ma.. Come, come? Ho sentito bene?

Dipende. Cos’hai sentito? Che vorresti morire e lasciarmi qui da sola! Certo, non voglio ritrovarmi addossata la colpa che rimani zitella perché ci sono io qui o.. o che ne so, magari ti renderei la vita molto imbarazzante, per esempio per andare in bagno! E per cambiarti la mattina! Io sono un ragazzo, ricordi? Sì, in effetti… ma mi sa che non ci sono molte altre soluzioni, sai mio caro? Oltre a quale, scusa?

Chris si alzò e passò le mani sul sedere per pulire i jeans. – Quella che prevede la continua convivenza!

 

Non appena vennero pronunciate quelle parole, il campanile della piccola chiesetta responsabile del cimitero iniziò a suonare i suoi rintocchi.

Era mezzogiorno. Dal primo al dodicesimo rintocco, mentre Brad era preoccupato fino a perdere il controllo, senza riuscire a contenere l’ansia e a mettere in funzione il suo famoso sangue freddo, Christine sentì fitte profondissime dritte nel cuore, chinandosi per il dolore e non riuscendo a trattenere lacrime e gemiti di dolore. Se non fosse stato un momento già di per se molto critico, avrebbe certamente affermato che il cuore le stava per scoppiare, le fitte sembravano essere molto vicine al farlo esplodere.

Si appoggiò ad una lapide per non cadere a terra, mentre la testa girava e i rintocchi del campanile rimbombavano in tutto il corpo provocando fremiti e ansia maggiore a Brad, che non capiva cosa stesse succedendo. Poi, con un’ultima fitta più potente delle altre, il corpo di Christine scivolò a terra, privo di sensi. Brad temeva fosse privo di vita, come nelle ipotesi che avevano formulato nel campo sterrato, molto prima di arrivare al cimitero.

Si sentiva confuso e dolorante, perché anche lui aveva sofferto quanto la ragazza che, di conseguenza, aveva percepito anch’essa il suo stato d’ansia. Probabilmente era svenuta per un eccesso di sentimenti e di emozioni.

Al tempo stesso, però, Brad Louis si sentiva meglio, più fresco e libero nei movimenti. Riuscì ad aprire gli occhi e a rialzarsi da terra. Sentendo che una mano gli faceva male e che le gambe erano stanche, come dopo una lunga pedalata, comprese: era tornato nel corpo di Christine, come quella fatidica sera sul bordo del burrone.

Per confermare quell’idea balzana, si guardò attorno. Poi agitò le braccia. Quindi esalò un lieve “wow” sommosso e si convinse dell’accaduto.

- Non è possibile… cos’è successo? – si chiese, fissando la sua lapide. Sentì un rantolio provenire dalla sua mente. Chris? , chiese. E chi vuoi che sia! Ehi, ma… Brad percepì una sensazione di preoccupazione, mista a smarrimento.  Che sta succedendo?!? Perché…

Dev’essere che ci siamo.. scambiati! Scambiati??? E che cosa!?!?  I ruoli!  ..eh? Sì, adesso sono io a governare il corpo, e tu sei la vocina nella mente! E la cosa ti rallegra? Beh,un pochino, ora ho un ruolo migliore… Idiota! Non capisci? La situazione sta peggiorando, ed è tutta colpa di quel campanile…

- Un momento.. ma certo! – esclamò Brad dal corpo della ragazza, mentre si dirigeva a grandi passi verso l’ingresso della chiesetta. Ehi, ehi, che vuoi fare? Tutto questo è successo durante i rintocchi della campana, quindi ci dev’essere un collegamento! Già, ci deve essere assolutamente

Arrivò di fronte al portone. Era di legno massiccio, tipico delle chiese europee. Le vedeva spesso nei film d’oltreoceano, anche se non guardava molto quel genere di pellicole. Deglutì con forza e, espirando profondamente, si fece coraggio e tirò uno dei due battenti aprendo la porta. Poi, spinto dalla curiosità doppia, sua e di Christine, cominciò a fare i primi passi nella chiesa. L’unica fonte di luce era il sole che trapassava le piccole vetrate colorate, ma era sufficiente per illuminare abbastanza bene tutto l’interno. Almeno quel che bastava per vedere una figura vestita di nero seduta il prima fila, al centro.

- Benvenuti… - esclamò questa, non appena Brad lo scorse. Un cubetto di ghiaccio immaginario scivolò giù per la schiena, dando questa spiacevole sensazione ad entrambi contemporaneamente.

Benvenuti” era un’espressione utilizzata al plurale, constatarono entrambi. Poteva essere anche questa una coincidenza?

- Ah.. ehm.. grazie ma.. si sta sbagliando! – rispose Brad, cercando di fare il finto tonto per scoprire la verità – Io.. sono da solo…

No! Si morse la lingua.

- Non mi sbaglio mai, Brad Louis – rispose l’altro, uscendo dalla penombra – Tu, piuttosto. Ne hai di cose da imparare…  la prima? Subito. Ricorda che ti trovi nel corpo di una ragazza.

Appunto. E io che ho detto di male? Che sei da solo! Parlando al maschile! Dannazione…

- No, non c’è bisogno.. – proseguì l’uomo col giubbotto di pelle nero, alzandosi in piedi e mettendosi al centro della navata - .. di un’altra dannazione, sei già nei guai  fino al collo. Anzi, siete..

- Ma tu come fai a..

- Prova a indovinare! Eppure hai incontrato anche due miei colleghi, ragazzo! – spiegò le sue ali nere in un gesto teatrale, oscurando ancora di più l’interno della chiesa – Sono colui che vi riporterà sulla retta via... è stato bello, è stato divertente,  ma deve finire.

Brad deglutì, mentre Chris assunse un atteggiamento battagliero, fiero e deciso, infondendo un enorme dose di coraggio al ragazzo. Muoviti, usciamo di qua!

Subito si diresse verso la porta, l’aprì e se la richiuse alle spalle una volta fuori. - E adesso? Oh, adesso che si fa!? Io l’avevo detto che non era una buona idea..  Non è il momento Chris! La predica me la fai dopo!

- Nell’aldilà! – esclamò l’Angelo della Morte comparendo alle loro spalle. Stava cercando di scappare attraverso il cimitero per recuperare la bici, ma la creatura volante era stata molto più veloce di loro. Brad lo vide impugnare una spada estraendola dal terreno, lo vide avvicinarsi a passi lenti e pesanti. Poi lo vide fermarsi e porgergli l’arma.

– Lotta fra pari. MI sembra il modo più giusto per morire, visto che entrambi non siete riusciti a guadagnarvi una morte decente.

- Co..come, scusa? – chiese titubante il ragazzo, stupefatto dalla situazione.

- Senti, sono stato incaricati di prelevarvi e di portarvi ai vostri luoghi predestinati perché avete creato già abbastanza problemi con questa simpatica bravata… vedi di non scocciare, sto cercando di darti un’ultima possibilità, ma se non t’interessa… - lanciò la spada dietro di se, facendola cadere ad una decina di metri da loro.

No! , gridarono all’unisono i due ragazzi vedendo svanire la loro ultima possibilità di salvezza; No! , esalarono in un soffio lungo in battito di ciglia mentre il loro avversario allungava un braccio per afferrarli; No! , gridarono a squarciagola,  mentre l’unione dei loro animi  prendeva forma e si trasformava in coraggio e in ardimento.

Brad allora si slanciò senza pensarci troppo in direzione della spada, ma quando era riuscito ad evitare il contatto con l’Angelo si accorse con grande sconforto che l’oggetto desiderato non era più dove era stato lanciato: era svanito nel nulla.

- Avevo offerto un duello, ma l’hai rifiutato. Ora non c’è possibilità di tornare indietro, giovanotto: arrenditi, e sottomettiti al tuo destino

- Ah! Mai! – gridò l’altro, mettendosi sulla difensiva come gli stava suggerendo lo spirito di Christine – Fatti sotto, se ne hai il coraggio! Anche perché in realtà non abbiamo rifiutato l’offerta del duello, è lui che ha fatto tutto da solo!

- Ma non farmi ridere, moccioso! – l’espressione sul volto dell’Angelo mutò radicalmente, da dura e assassina, irosa, ad una più rilassata, quasi divertita. – Non riuscirai mai ad assestarmi un cazzotto come si deve, neanche fra un migliaio di anni! Ora smettila di scappare, razza di codardo, che fai solo brutta figura!

- Farei una figura ben più brutta se mi arrendessi senza provare a lottare. – La sua espressione si fece più seria, anche se non avrebbe mai raggiunto il livello intimidatorio che voleva, nel corpo di una ragazza.

- Dunque vuoi affrontarmi? Non vuoi scappare… ancora?

Ancora?  Che vuol dire? Brad  vide rosso. – No – rispose secco – Non sono mai scappato e non  scapperò ora !

L’Angelo si fermò. Aprì la bocca e poi la richiuse. Poi, in contemporanea con l’ulular del vento fra le fredde lapidi di marmo, alzò lo sguardo al cielo e mosse la mano come si fa generalmente per indicare un “aspetta un attimo”.

- Ma che..?

 La scena si bloccò in quella posizione per un paio di minuti; sembrava che stesse ascoltando qualcosa nel vento. Anche Brad e chris tesero la loro attenzione per ‘captare’ qualche voce, ma non sentirono null’altro che il vento.

Ma che fa, tu lo sai? No, non .. non capisco…

- Ah… - ammise l’Angelo – Cambio di programma, a quanto pare – si rivolse ai ragazzi – Non so dire se siete fortunati o sfortunati, sapete?

Io direi sfortunati, e anche molto!Perché?

- Perché per adesso vi lascio andare – i loro animi si sollevarono enormemente – ma solo per rimettere a posto il guaio che avete combinato.

Visto che ci avrebbe dato una mano? Sì, certo.. e tu non l’avevi messo in dubbio nemmeno per un istante…

- Ma.. un momento! – il volto s’illuminò - Di che guaio parla?

L’uomo rise forte. – Hai voglia di scherzare, ragazzo!

No, non capisco proprio che sta succedendo…

- Ora ti spiego, Christine: quando il tuo amico ha fatto la sua bravata di salvarti la vita, ha creato uno sbalzo nella normalità degli eventi – si mise a spiegare con tranquillità, quasi come se un minuto prima non avesse avuto intenzione di ucciderli e come se non fosse brad ad avere il controllo del corpo comune – E ora dovete rimettere a posto il tutto! Chiaro?

No! Innanzitutto, come fa lei a sentire quello che dico e poi perché dobbiamo rimetterlo a posto noi, insomma.. non sappiamo cos’è, perché, dov’è, com’è… e soprattutto come fare! Anche se in due, siamo solo due ragazzini! Anzi, già che ci siamo, ci spiega il cambio di ruolo che è avvenuto prima? Io non ci capisco più nulla!

- Ehi, ehi, non ti scaldare… uhm..- portò una mano sotto al mento, pensieroso – No, non ti posso spiegare molto perché sono cose che scoprirete da soli, ma ti posso parlare del cambio di ruolo.

- Oh, buona idea!

- Ogni mezzogiorno esatto fate cambio! Contenti?

La reazione, non era proprio quella desiderata. Christine si sentì svenire e il suo stato d’animo stava per avere il sopravvento sul corpo se l’incredulità di Brad non avesse opposto resistenza.

L’Angelo spiegò le sue grandi ali di piume nere e salutò i due con un sorrisetto beffardo e con un “Buona fortuna” che i due gli avrebbero volentieri conficcato in un posto non molto gradevole.

- Ehi, aspetta! – gridò a pieni polmoni Brad, cercando di seguirlo correndo nella sua traiettoria di volo – Se risolviamo il guaio, torneremo normali? Cosa succederà…?

 

Chiese senza ricevere risposta.

 

 

 

 

 

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Ormai è prassi che debba utilizzare questo spazio post-capitolo per scusarmi dei miei sempre più enormi ritardi… ma pensate che in teoria, non ero assolutamente in grado di aggiornare nemmeno stavolta! ^^ Era un capitolo ancora molto campato per aria, solo la scena del padre e del fratellastro di Christine era sicura! XD

Beh, ora ho aggiornato. Contenti???? Lo so che siete contenti, anche perché ora si entra nel vero vivo della storia! Spero di avervi fatto capire la condizione dei due protagonisti e del loro condividere il corpo, anche se non sono sicura che la scena dell’angelo sia venuta un capolavoro… bah, al massimo mi rifarò al prossimo capitolo, e aggiornando più in fretta! ^^

 

Nel frattempo, ringrazio i miei fedeli recensori, anzi, recensitici!

 

In primis, abbiamo Ombra, fedele come un’ombr… no, scherzo! Però mi ha fatto davvero molto piacere leggere la tua recensione, anche perché mi sembra che avessi postato il capitolo da un po’ prima di vedere che stavo racimolando qualche commento…inoltre sei una new entry del capitolo e la cosa mi rende molto, ma molto più felice! Grazie infinite! ^^ Soprattutto per i complimenti, vedrò di fare sempre del mio meglio!

 

Poi vediamo chi c’è, vediamo chi c’è… ah, certo! Ghen cara! La mia super fanatica di Jake! Hai visto, l’ho messo nel tg.. è ancora vivo, sì! (puoi tirare un sospiro di sollievo!) E forse ricomparirà.. mah, non sapendo come andrà avanti questa fic è un po’ difficile dire se il nostro caro amico infortunato avrà occasione di uscire dall’ospedale e di farsi rivedere in giro… visto però che adesso anche lui ha un fan club coma Brad (che sei tu!) si potrebbe anche fare, sai? Non è escluso! Comprendo benissimo, invece, i tuoi giubili per l’aggiornamento e non mi stupirei di rileggerli anche con questo capitolo… mi spiace di essere lenta, ma adesso mi velocizzerò! Promesso! ^^ Ah, rileggendo la tua recensione.. anche Brad è un personaggio molto misterioso, forse all’apparenza meno di Christine, ma ci saranno strani risvolti anche per la sua “secret story”.. a partire dal suo secondo nome, derivato dal padre…

 

In seguito abbiamo Lally, altra grande recensitice!  Ho.. ehm, notato che ti è piaciuto il capitolo precedente! Bene, molto bene! Davvero, quando ho letto l tua recensione sono arrossita! ^^ Speriamo che questo ti abbia fatto lo stesso effetto! Ribadisco che anche la tua fic mi piace molto, se tu poi aggiornassi più spesso.. ehi! Da che pulpito… ah ah… ^^””

 

Ringrazio inoltre lemonade, che ha ffondato le radici nella storia e che non sembra intenzionata a scrollarsi di dosso! Meglio così, sono felice come un re! Okay, battuta idiota… chiedo venia…^^””  le cose si stanno mettendo abbastanza in moto? Dimmi che ne pensi! Ciao!

 

E ultima ma non ultima, last but not least… Karen! Scusa, non volevo affatto offenderti con la mia pseudobattuta… non era affatto mia intenzione! Comunque, vedo che dopo un po’ di tempo in assenza, alla fine hai recensito anche tu! Beh, grazie di cuore! ^^

 

 

 

Alla prossima, ciao a tutti! ^^

Shark Attack

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Capitolo 5
*** Il primo 'P.D.R.' si chiama Steven Lechnner ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

Il sole era tiepido, il vento fresco: una giornata piacevole e tranquilla, senza preoccupazioni.

Christine stava leggendo un libro sulla poltroncina bianca in terrazza, al piano superiore della casa. Ogni volta che alzava il naso per inebriarsi di quella pace, desiderava che la giornata non finisse mai. Purtroppo, dal piano di sotto, Nikolas cominciò a urlarle a squarciagola.

- Christine, Christine! Vieni a vedere, presto!

La ragazza sbuffò portando il viso fra le pagine del libro che stava leggendo. Cos’aveva di male quel libro perché la sua lettura dovesse sempre essere interrotta? Prima il maglione scomparso, poi la pianta da innaffiare, poi la macchina che non partiva…

- Cos’altro c’è, Nik? Non puoi vivere anche tu un tranquillo pomeriggio o perlomeno farlo vivere a me...?

Così dicendo, Christine di sollevò dal suo tranquillo oziare e si mise a sedere sul letto mentre con la mano cercava sotto al cuscino il segnalibro.

- Vieni a vedere Chris! – esclamò il fratello comparendo sull’uscio della sua stanza – Devi venire a vedere il telegiornale: Los Angeles sta impazzendo!

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

 

 

Erano passate 24 ore dalla scoperta del nuovo destino che attendeva Christine e Brad, coinquilini in uno stesso corpo, e a governarlo c’era di nuovo lei. Erano le quattro del pomeriggio.

- Sta impazzendo? – chiese lei, incredula, seccata e incuriosita al tempo stesso – Ma… che significa? Io non noto nulla…

Nikolas la prese per un braccio e la trascinò giù di sotto continuando a ripetere che doveva vederlo coi suoi occhi. Nell’afferrarla, il libro cadde a terra e s’aprì, perdendo il segno della lettura. – Spero per te che sia qualcosa di davvero importante – sibilò lei fra i denti -… mi hai rovinato la lettura!- si lagnò poi, sapendo che avrebbe fatto meglio a cominciare a rimpiangere la sua pace. La sera prima era tornata a casa esausta, con la catena della bici a terra e col fiato corto, il cervello fuso per lo sconvolgente pomeriggio e Brad alla guida del suo corpo! Quando poi la natura li aveva chiamati al bagno, credeva che non avesse più il terreno sotto ai piedi. Infatti, con non poca fatica erano riusciti in quell’impresa tremenda, con Brad che cercava di farla senza guardare troppo oltre per non morire delle urla di Christine nella testa che ripeteva “fissa il muro, fissa il muro!”

E che ora si stava finalmente riposando, suo fratello la interrompeva così bruscamente, per una cosa così assurda poi…

- Ecco, guarda! – esclamò lui ancora più entusiasta, brandendo il telecomando per mostrare come la stessa notizia stesse rimbalzando su ogni canale – Oltre a terremoti in tutto il mondo, quasi, e maremoti in Australia… pare che un ragazzo abbia.. è diverso, con poteri soprannaturali o simili… proprio qui a L.A., sembra un film! Mentre cercava di non esser investito da un autobus, ha alzato le mani per proteggersi istintivamente, ma in realtà ha deragliato il mezzo e lo ha gettato con forza nel traffico cittadino, creando uno scompiglio inimmaginabile! Guarda che incidente…!

Christine guardava immobile la televisione, di sasso quasi quanto la mattina prima, quando aveva appreso dei funerali di Brad. Le immagini del pianeta scorrevano lentamente, alcune volte erano video mossi e incomprensibili, altre volte erano foto fatte col cellulare, ma il soggetto non variava molto: qualcosa non andava, e, ancor più importante, era molto probabilmente quello il problema di cui avevano parlato gli Angeli della Morte.  Infine, il telegiornale cittadino parlava unicamente di quel ragazzo che aveva descritto Nikolas, e mandavano in onda uno via l’altro i filmati che ne testimoniavano l’impresa.

- Non ci credo… - balbettò con un filo di voce mentre sprofondava con tutto il suo misero peso nella poltrona accanto a lei. Non può essere…

- E’ una figata, vero? – chiese il ragazzo, sorridendo come un bambino alle giostre – Pensa che bello dev’essere… t’immagini, avere dei poteri? E se vengono qui, queste stranezze,  tu come reagiresti? Io chiederei un autografo a quello lì, anche se magari non l’ha fatto apposta…

Brad emise un suono contorto e Chris fece una risatina nervosa di riflesso. – Certo, come no…

Pensi sia questo?

O è la promozione di un nuovo film di Spielberg.

Dubito fortemente…

Allora sì, questo è il casino che abbiamo combinato e che dovremo rimettere a posto!

Ma non è possibile… vai sulla CNN, così ne capiamo di più.  Christine obbedì, strappando il telecomando al fratellastro e prendendo il controllo dei canali.  Come aveva detto Brad, su quel canale la notizia veniva trattata più approfonditamente, definendo anche un’ora precisa in cui tutto iniziò. “A mezzo giorno esatto c’è stato il primo terremoto, in periferia sud di L.A., ma l’epicentro non è ancora stato identificato…” diceva la giornalista inviata nella metropoli californiana, mentre un po’ di vento le scompigliava i capelli neri.

Christine imprecò. – Merda. Questa non ci voleva..

Nikolas la guardò interrogativo. Poi si fece più guardingo e diede l’impressione di star comprendendo molte cose. – C’entra con quello che hai fatto ieri? Se non sbaglio eri proprio a sud della città.

- No, che ti passa per la mente.. ieri ero andata a trovare una mia amica, lo sai.

- Carol?

- Sì.

- Le ho telefonato e ha detto che non ti vede dalle vacanze estive.

La ragazza si morse il labbro. La sua bugia di copertura era stata scoperta, malgrado le fosse sembrato che potesse reggere di più. Nik aveva addirittura telefonato? Quindi sospettava qualcosa.

- Non.. non è l’unica Carol che conosco che abita lì – cercò di riparare lei, mantenendo un’espressione dura e, per quanto riuscisse, immutabile. Non doveva cedere, e lui non la poteva mettere con le spalle al muro. Innanzitutto avrebbe detto tutto a suo padre, persino del motivo per cui era finita in fin di vita su quel maledetto burrone. Perché probabilmente lui sapeva anche questo. Potrebbe lavorare alla CIA… ,ironizzò Brad, conscio del pericolo.

Christine decise che era meglio parlarne con Brad, prima di cominciare a pensare a cosa fare per quelle persone che urlavano alle telecamere in Tv, quelle con i poteri soprannaturali che vagavano allo sbando per la città. Disse quindi di dover andare in bagno e si allontanò dal salotto.

- Accidenti! Che facciamo Brad !? – gridò senza accorgersene non appena fu sul sellino della sua bicicletta, a mezzo miglio di distanza da casa, sicura che nessuno la potesse sentire. Si diresse a gran velocità sul burrone dove tutto è iniziato cercando di ripercorrere i luoghi chiave di quella vicenda come a cercarne una soluzione.

Innanzitutto cerca di calmarti… non servirebbe a nulla se tu sclerassi…

La sua voce era tranquilla, ma tenuta molto sotto controllo. Anche lui non sapeva più cosa fare, ed era in quello stato da quando aveva appreso dall’Angelo della Morte che il loro non era l’unico problema causato dalla loro unione. Non pensava affatto che per il suo egoismo avesse messo in pericolo altre vite, altre persone oltre a lui e a Chris.

- Tu non capisci… se già prima era difficile, adesso abbiamo moltissimi altri problemi! Ad ogni mezzogiorno ci scambiamo di ruolo e ora dobbiamo anche sistemare la città… siamo fortunati che Los Angeles sia così piccola… e pensa se il problema si espande! E poi dobbiamo assolutamente trovare quel ragazzo e…

Non riusciva a stare calma, era impossibile, assolutamente impensabile! E si sentiva sottopressione per i suoi problemi familiari. Se ci fosse stata Diane sulla sua strada, sicuramente l’avrebbe investita –per quanto una bici possa far male- pur di non avere altre rogne.

- Eccoci.

Il burrone era completamente asciutto, a differenza della sera in cui tutto iniziò. Allora pioveva e il terreno era tutto fangoso. Gli alberi ululavano dal vento e tutto sembrava molto più minaccioso, pauroso addirittura. Inoltre Christine l’aveva vissuto davvero male, con tutti quei bulli addosso e armati, senza vie d’uscita. Mentre avanzava verso il bordo dove era quasi morta, l’aria che la penetrava fino in fondo all’anima le rendeva vividissimo il ricordo. Così limpido che Brad riusciva a vederlo senza problemi.

- Bene. E ora?

Si guardò attorno, non vedendo niente e nessuno. Il bordo era stato recintato da quando era capitato quell’incidente alla ragazza, così che nessuno ci potesse cadere dentro.

Le barre metalliche, però, si potevano benissimo spostare e levare senza neanche tanto sforzo. Christine ne spostò un paio, proprio nel punto in cui Brad le stava dicendo era avvenuta la loro prima unione.

Le depositò a lato e, quando si rialzò, inspirò a fondo. Non stava succedendo nulla.

Si sedette a terra, contrariata.

Alle sue spalle udì un rumore di passi.

- Che stai aspettando? – disse un ragazzo più grande di lei di un paio di anni sedendosi accanto a lei. – Aspetti il tuo ragazzo?

 Christine lo guardò come ipnotizzata da quella ferita sulla guancia che assomigliava tanto ai suoi graffi e tagli sparsi su tutto il corpo.

- O che accada qualcosa?  - continuò lui, senza distogliere gli occhi dal panorama che avevano di fronte. Christine si sedette più compostamente. -  Ma  tu chi sei, scusa?

- Non importa. Anche tu sei stata attratta qui?

Attratta? Ma chi è, che vuole? Replicò Brad, cominciando ad alterarsi per la sua presenza.

Il ragazzo guardò Chris sbiancando di colpo, sia sulla pelle che dentro gli occhi. Persino i suo i capelli neri sembravano sbiancati per lo spavento. Le sue mani si misero a tremare e lui assunse un espressione come se avesse visto un fantasma. Si alzò ed indietreggiò di un paio di passi. – Chi sei? Anche tu sei maledetta?

- Maledetta? – chiese lei, non capendo la sua reazione – E poi ti ho chiesto io per prima chi sei!

Si alzò a sua volta, ma lui non cessò la sua reazione. - Anche tu sei una di quelli strani?

- E tu?

- Sì, per questo sono qui. Ma tu, dimmi!

- Può essere. Che intendi perstrani’?

- Ma come! Quelli anormali che girano per la città, che non vogliono essere ripresi dalle telecamere perché sono diversi!

- Ce n’è più di uno? E dove sono, lo sai? – sbottò lei, non appena vide che il dialogo era avviato e che lui si stava riprendendo un poco. Gli si avvicinò per non dover urlare a tutto il mondo ciò che stavano dicendo, e lui non scappò.

- Ieri ho sentito un terremoto – cominciò a raccontare lui, come per levarsi un peso – E poi mi sono ritrovato questa ferita sul volto, ero svenuto e mi hanno portato in ospedale. Ma senza che facessi nulla.. ho cominciato a sentirmi strano, come se… non saprei… e poi l’autobus! Oh, quello.. mi sentivo morire, sentivo già le lamine nella pelle!

E’ quello che abbiamo visto in tv! , esclamò Brad,  Chiedi ancora dove sono quegli altri che dice lui, e perché non li abbiamo visti nei telegiornali, se sono a L.A. o dove, e come sa che ci sono! Smettila, non è il momento. Non lo vedi che è spaventato a morte? Lasciamogli un po’ di tempo, poi ce lo dirà più spontaneamente, vedrai… Tu chiedilo e basta! E’ il momento giusto, dai, non fartelo sfuggire proprio adesso! No, ho detto! Deve ricomporsi le idee, non possiamo stressarlo così, a che titolo poi!

Il ragazzo sbiancò ancora e prese a respirare affannosamente, a scatti, col volto terrorizzato mentre guardava attonito Christine. Ma lei non ci fece caso, tanto era presa dalla discussione con Brad. Lui allora le poggiò una mano sulla spalla per chiamarla, ma lei scrollò le spalle e lo rimandò via.

- Scusa, ma tu…

- Non adesso, scusami.

- La seti anche tu quella voce…

- Sì, sì, aspetta un attimo…

Visto? E’ anche un visionario! Sente le voci! Questo non prova nulla, te l’ho già detto che è confuso! Te la stai prendendo troppo a cuore, non lo conosci nemmeno! Non bisogna conoscere qualcuno per aiutarlo nei momenti di difficoltà… Comunque quello ci sta provando con te, ne sono sicuro! Ma dai , che dici? Sì, ti ha messo una mano sulla spalla! E allora? Lo ha fatto per chiamarmi, con te che mi urli nella testa chissà quanto mi ha chiamata e io non l’ho…

Si voltò verso il ragazzo e lo fissò intensamente, come a volerne carpire i segreti celati in mente. Aveva ancora un’aria spaventata, ma era un’espressione che s’andava via via attenuando, man mano che Chris e Brad bisticciavano.

La prima volta che si è preso paura con noi è stato quando hai fatto il tuo commento, no?

Sì, ma cosa… E prima, e adesso! Non dirmi che stai impazzendo anche tu! E perché no, in fondo le voci le senti anch’io… Ah-ah-ah. Molto divertente. Secondo me lui…

- C’è una voce… - mormorò lui, con un filo di voce, restituendo lo sguardo alla ragazza.

- Una voce?

- Sì. Ci hai appena… litigato, direi…

- Ma come..

Lui si allontanò di un passo e scosse la testa, sorridendo. – Scusami, so che sembro un pazzo, ma… penso proprio di averla sentita e tu… eri ‘ impegnata ’…

- Impegnata? Ah! … - gli si avvicinò e gli prese la mano sinistra, cercando di trasmettergli fiducia. – Ti prego di scusarmi, sarò sembrata io la pazza!

Che bella coppietta… , ironizzò ancora sbuffando contrariato per l’idea di esser messo da parte. Vi date dei pazzi a vicenda, ora?

Lui la guardò ancora di traverso, inarcando un sopracciglio. – Ancora…

- E’ questa la voce che senti, quindi?

- Sì, quella di un ragazzo… sbruffone, direi, ed egoista.

Christine venne scossa da un fremito, dovuto ad una reazione psicologica di Brad. Non era d’accordo con quelle affermazioni, ma sentiva che stava per cogliere nel segno la sua personalità. Che era l’ultima cosa che gli era rimasta e che, adesso, stava per esser di nuovo messa allo scoperto.

- E tu come interpreti la sua presenza? – chiese lei, sicura di star toccando un tasto altrettanto debole in quello strano ragazzo.

Lui sbuffò. – Io sono quello che hai visto in tv, no? Lo interpreto come un… “non è un sogno, è la realtà, sei davvero diventato strano”. Tutto qui.

- Ma perché strano?

- Indovina… quante persone possono fare quello che ho fatto? E sentire quella voce?

Lei mollò la presa e lo fissò dritto negli occhi. Doveva farselo amico, come tutti gli altri che sarebbero venuti in seguito. E spiegare ad ognuno la verità per tranquillizzarli. Anche lei aveva accettatola poco quella verità strana, e Brad non era mai andato in escandescenze. Anche se qui il ragazzo poteva scappare e per lei non era stata la stessa cosa. Ma lui le aveva spiegato la situazione con semplicità, cercando di non urtare troppo i suoi sentimenti, anche se in quel momento, durante la loro recente litigata, non sembrava gliene fregasse molto ne di lei ne di quell’altro. Gelosia? Ma Christine scacciò quello strano pensiero dalla testa e decise di passare alle più semplici battute di dialogo.

- Mi chiamo Christine Collins, piacere di conoscerti.

Lui guardò la mano tesa in segno di amicizia come se non sapesse cosa fare. – MI prendi in giro?

- Perché dovrei?

- Non mi sembra il momento di fare convenevoli!

Lei lo guardò fisso negli occhi, neri come i capelli, come la pece. Non era mai riuscita a veder nulla negli occhi degli altri, anche se sapeva bene che altre persone ci riuscivano nei suoi. Nonostante questo, sperava di trasmettergli fiducia. Brad si trattenne dal fare commenti.

Il ragazzo scosse la testa, si grattò il collo guardandosi attorno come per accertarsi di non esser visto e poi le strinse la mano. – Steven Lechner – disse con scarso entusiasmo, quasi rassegnato.

Chris si sentì piena d’orgoglio, soddisfatta di quel risultato, per quanto piccolo potesse essere. Sorrise con sincerità e lo invitò a fare una passeggiata per schiarirsi le idee, ma lui non si mosse. Si voltò serio a guardare in direzione del burrone.

- Steven..? Andiamo, dai, facciamo il lungomare… andiamo via da questo postaccio!

Lui non diede segni di vita. Poi si mosse, ma in direzione opposta. – Devo tornare lì.

- Lì? – ripeté lei, chiedendosi perché volesse tornare sul burrone – Perché?

- Non lo so.

Christine si limitò a seguirlo, chiedendo anche a Brad perché secondo lui ci tenesse tanto a tornare lì. Stavolta, Steven non ebbe nessuna reazione  ai loro discorsi mentali. Ci stava facendo l’abitudine.

E’ pazzo. E piantala! Ci sono ancora troppe cose che non sappiamo, magari lui sa qualcosa! Sì, se riesci a non spaventarlo… Guarda che non sono io, sei tu! Ma và, ti avrà vista bene e avrà avuto quella reazione! Come!?! Ritira tutto! Non ci penso nemmeno.

- Potete smetterla, per favore? – esclamò Steven dal bordo del burrone – Sembrate due vecchi sposati da cinquant’anni…

I due rimasero in silenzio, non tanto per il rimprovero quanto per la familiarità con cui adesso si stava riferendo a loro due. – Come fai a sentire quel che dice Brad?

Christine fece uno sforzo immane per non sembrare più preoccupata di quel che era. Per una strana ipotesi, anche Nikolas poteva averlo sentito più d’una volta, come adesso faceva Steven.

Lui non si voltò, ne alzò il volto o distolse l’attenzione dalle profondità del pendio. Si limitò ad un cenno della mano per farla avvicinare. Non andare, pensò Brad, ma la ragazza era come ipnotizzata dalla sua stessa curiosità. Doveva andare.

Si fermò nel punto esatto in cui era svenuta quella volta, riversa, quasi completamente priva di sensi, prima che Matt il traditore la gettasse nel baratro con un calcio nelle costole, il colpo di grazia.

Steven si voltò e la fissò serio in volto, con un espressione che le ricordava troppo intensamente quella di Matt. Lei chiedeva aiuto e lui le rispondeva così. Senza una parola. Scuro in volto, col ghiaccio nelle iridi.

Chris...  andiamo via, Chris. Non ce la faccio… Non mi piace come ti guarda, Chris! Ma lei si sentiva le gambe paralizzate, pesanti come piombo, immobili, fissate a terra. Lui, Brad, invece era agitato come quando i due Angeli della Morte lo stavano per acciuffare e riportare alla Porta del Mondo. E le immagini dei due ricordi erano vividissime nella memoria dell’altro.

- Collins, che ti succede? – chiese Steven, con una voce per nulla preoccupata, anzi per certi versi scherzosa,– Non dirmi che qui tu e il tuo amico avete vissuto qualche brutta esperienza…

- Che intendi dire? – chiese la ragazza, a metà tra lo spavaldo e il terrorizzato. Odiava essere chiamata per cognome, era come se parlassero a suo padre, o a lei con molta diffidenza e distacco, ed era una cosa che non le era mai piaciuta.

- Beh, niente di che… solo che sei un’ingenua, sciocca ragazzina. E quell’altro, è solo un codardo, ma avresti dovuto dargli ascolto – la luce nei suoi occhi mutò e divenne più fredda, e la sensazione arrivò fin nelle ossa a Christine, che gemette – Avresti dovuto andartene via.

- Perché, cos’hai intenzione di fare adesso, eh? Sentiamo!

Forse non è la mossa migliore provocarlo… Siamo in grado di fare altro? Comincio ad avere un brutto presentimento. Beh, tientelo, non è il momento!

- Sì, litigate ancora un po’… così non riuscirete mai a combinare nulla di buono!

Il suo tono di voce cambiò ancora. Ora era come lo avevano incontrato poco prima. Stava tornando normale. Anche i due coinquilini erano più sollevati, e Christine riusciva a muovere le gambe. Infatti cadde in ginocchio per lo spavento e inspirò a fondo. – Si può sapere che vuoi da noi?

L’incanto si ruppe totalmente, Steven tornò normale e la guardò interrogativo.

- Noi? – chiese lui, incuriosito da quella domanda – Perché parli al plurale?

Christine rise forte, e il ragazzo la seguì a ruota. Intanto le campane di una chiesetta a lato della strada suonavano le sette di sera.

- Pensavo che ormai l’avessi capito!

- Infatti. Ma non molto. Chi è quel ragazzo? Un fantasma? E perché ci puoi parlare solo tu? E..

Spiegalo in fretta, se proprio vuoi, e poi fatti spiegare perché ci ha fatto quell’effetto prima, e cos’erano le sue domande, concluse Brad con tono svogliato e rassegnato.

Steven la guardò ancora più incuriosito, ma non la costrinse a delle spiegazioni. Di lì a poco avrebbe parlato lei di sua spontanea volontà.

E così accadde. Ma Christine omise molti dettagli sia suoi che di Brad, e non spiegò il perché delle mancate morti di entrambi, o il combattuto incontro con l’Angelo della Morte del giorno prima. Per spiegare la loro “missione”, dapprima optò per una visione notturna, poi si rassegnò alla verità – anche per dare maggior rilievo alla figura di Brad, dal momento che aveva combattuto in prima persona con quella creatura – e spiegò così l’epicentro del terremoto che aveva sconvolto Steven Lechner.

- Ora però.. – continuò lei, mentre si avviavano vero le rispettive abitazioni – Tu mi devi spiegare chi sono gli altri e come fai a sentire la voce di Brad.

Steven la guardò di sbieco. Poi distolse violentemente lo sguardo e continuò a camminare fissando insistentemente il terreno sdrucciolato. – Venendo qui… c’era una bambina. Aveva degli occhi bianchi spiritati e mi additava in mezzo alla folla dell’incidente che ho causato… quando è riuscita a raggiungermi, mi sono accorto di una strana sensazione che non ho più provato da quando mi ha lasciato, fino a che non ti ho incontrata. So per certo che fra poco non la avvertirò più, quando entrerai in casa e ci separeremo.

- E com’è questa sensazione? Magari la provo anch’io…

- Molto probabilmente, visto che condividi il corpo con un altro.. certo che la vostra situazione è proprio buffa… come fai a vestirti o a lavarti in tranquillità, sapendo che hai degli occhi maschili fissati addosso? Dovrebbero farci un film!

Tranquillo, ne hanno già fatti, e molti anche. Comunque, non è una bella cosa, ti assicuro! Sarà divertente, ma non per noi. Almeno, non per me. No, tranquilla. Neanche per me lo è!

Poco dopo arrivarono di fronte al cancello di casa Collins. Il cancello delimitava un bel giardinetto, ampio circa sei metri quadri. A seguire c’era l’ampia casa, e poi un altro cortiletto, dove Christine aveva imparato ad andare in bici.

Si stavano per separare quando Steven decise di concludere in fretta il discorso. – Quindi ho sentito quella stessa sensazione anche con altre persone, ma non sono mai riuscito ad identificarle.

- C’è tempo, e lo faremo! – disse lei, fiera della sua missione che, per ora, stava andando a gonfie vele.

- Sì, beh… allora, ci vediamo, okay? E scusami ancora per prima!

- Non era tua intenzione…

- Mi sentivo pervaso da un’altra sensazione, molto più forte di quella che ti ho già descritto e.. mi sentivo potente, soprattutto nei vostri confronti! Così… penso di aver letto nelle vostre paure, ma… non ne sono affatto sicuro.

Se così fosse, sarebbe agghiacciante, non trovi?

- Già… - Christine afferrò saldamente la maniglia del cancello e lo aprì con forza, cercando di farci passare anche la bicicletta – Allora… ci vediamo. Cerca di stare alla larga da quelle sensazioni, okay? Meglio che adesso ci si riprenda un po’ da tutto questo..

- Casino?

- Non esattamente, ma.. sì! Stanotte dormiamo tranquilli!

Ma non sapeva che qualcuno li stava osservando da dietro una tenda, e che sapeva che davanti a quel cancello non erano solo in due.

 

 

 

 

 

 

 

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Buondì! Sono in ritardo? Ovviamente sì! ^^ Spero proprio vogliate perdonarmi, e spero anche che il capitolo vi sia piaciuto, e che la fic stia prendendo una buona piega…

Recensite in tanti, mi raccomando! Nel prossimo capitolo risponderò per bene alle recensioni, per ora non ho materialmente tempo e mi dispiace!!! Ringrazio di cuore però chi mi è stato vicino anche nel capitolo scorso!

Ciao!!

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Capitolo 6
*** A scuola! ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

 

La mattina successiva all’incontro con Steven Lechner, la prima vittima oltre a Chris e Brad ad aver subito effetti strani in seguito alla loro unione, era Brad a governare il corpo condiviso, come tutto il pomeriggio precedente.

Inutile descrivere i primi momenti del risveglio, perché entrambi erano convinti di essere padroni del proprio corpo, ma la scena che si presentò agli occhi del padre di Christine era a dir poco esilarante.

Lui vide sua figlia che apriva lentamente gli occhi cercando di focalizzare la sveglia; appreso che era in ritardo per la scuola si alzò di colpo e inciampò nei vestiti sparsi per terra notando, come fosse per la prima volta, il suo corpo. Quindi andò allo specchio e cacciò un grido che si sentì in tutta casa Collins.

- Christine! Che stai facendo!- chiese John, allibito di fronte a quella scena. Se non avesse avuto come pensiero fisso la pazzia di sua figlia, sarebbe scoppiato a ridere, ma non ci riusciva.

- N-niente! Ehm..Brad si grattò la testa nervosamente, mentre col piede cercava di aprire l’anta dell’armadio con lo specchio sul davanti – Non sto facendo niente.. papà! Stavo.. ehm.. controllando le rughe!

- A 16 anni?

Dammi una scusa femminile, questa non funziona! , chiese disperato a Chris, la quale però parve ignorarlo, assorta da altri pensieri. Chris!

John Collins scrutò la ragazza e poi riuscì a scoppiare a ridere: le faceva tenerezza, magrolina com’era, spettinata e confusa dal brusco risveglio, a girare per la stanza facendosi paura da sola per il suo aspetto che, per quanto sapeva lui, era tra i più trasandati delle ragazze in circolazione nella sua scuola.

- Rughe.. anche tua mamma non ci pensava mai, a buon ragione anche, poi però le usava come scusa quando vedeva qualcosa che non le andava a genio allo specchio!

Si passò l’indice per cacciare una lacrimuccia di troppo, poi si fermò ancora a fissare la figlia, questa volta stranito. Lei lo fissava con uno sguardo perso, come se lui non avesse parlato di sua madre. John non lo faceva apposta, ma per lui la moglie non era mai morta e quindi ne parlava con più leggerezza di quanto non volesse Christine; lei, infatti, ogni volta scoppiava in momenti d’ira funesta o di depressione profonda ogni volta che si parlava di sua madre o di sua sorella.

Christine non aveva mai accettato la morte di quei membri della sua famiglia.

 

- Scusami – disse poi John, scotendo la testa e lasciando la figlia sola in camera – Ricordati che ore sono, o farai tardi. Ancora..

Brad rimase lì a fissarlo anche quando se n’era andato. Non sapeva come comportarsi perché non era bene a conoscenza di quei fatti privati di Christine. Infatti non sapeva che fossero morte sia sua madre che sua sorella. Lei ne parlava come se fossero ancora vive, anche se nel profondo del suo cuore un angolo di consapevolezza la riportava a terra ogni volta dicendole che non c’erano più e che lei doveva andare avanti lo stesso.

Cambiati, non restare lì impalato.

La voce di Chrstine rimbombava cupa e schietta nella mente di Brad, tanto che lui non ebbe la forza ne di rispondere ne di dire altro, a lei o agli altri che incontrò poi in famiglia.

 

Persero l’autobus che portava a scuola, ma lo videro già dalla finestra della cucina. Ancora una volta i due spiriti coinquilini si affidarono alla bicicletta di Nikola, il quale però, acconsentì al prestito con la condizione di accompagnarli a scuola.

Lui sul sellino e Christine(Brad) in piedi sui poggiapiedi montati sulla ruota posteriore.

Come era ovvio, Nik ne approfittò per fare strane domande alla sorellastra.

- Ti senti bene? Perché non rispondi?

- Come scusa?Brad cercava di tergiversare, voleva evitare il più possibile ogni conversazione con lui perché si sentiva come se potesse venir smascherato in ogni secondo.

- Ti ho chiesto chi era quel ragazzo con cui sei tornata a casa ieri!

- Ah.. – era Steven, Nikolas aveva visto anche quello Possibile che questo qui non abbia nient’altro da fare che starci addosso?! -  Era un mio compagno di scuola..

- Non l’ho mai visto.

- Non puoi averli visti tutti..

- Beh, alla festa scolastica dell’anno scorso li avevo conosciuti tutti, giusto?

Sì, è vero. Christine si stava riprendendo da qualunque pensiero avesse in mente. Solitamente lei e Brad riuscivano a sentirsi i pensieri l’un l’altro, ma non se l’altro non aveva voglia di parlare. E il pensiero di Christine, evidentemente, era un pensiero non esprimibile a parole.

Ok, cosa gli dico, che è arrivato quest’anno?

Non credo se la possa bere..

- Non ho specificato quale scuola!

- Ah..

Andata? Andata, ben fatto! Posso chiederti se andremo veramente a scuola? Beh, non vedo perché no.. Come no? Io non ho voglia di andare a scuola! Non mi sembra un gran bel motivo, sai? Okay, ora ne trovo uno più convincente.. Senti, io non posso saltare la scuola solo perché tu sei qui e non vuoi andare lì! La mia vita, come vedi, che io voglia o no continua, quindi.. Sei un’illusa. Dici? Sì, quando avremo finito questa “missione” ci sbatteranno in un Inferno o in una dimensione simile per le anime. Qualsiasi cosa sarà non ci ridaranno una vita normale, o un corpo a testa.

Entrambi sapevano che se avessero portato a ternime la missione per bene, quello che era senza un corpo era certamente Brad e che, quindi, era lui il favorito all’aldilà. Anche perché era lui ad aver causato tutto. La colpa era sua. Non di Chris, anzi.

Mentre pensavano queste cose, non si accorsero di una cosa che stava facendo Nik dall’inizio della loro conversazione.

Stava zitto.

 

Arrivarono a scuola con una manciata di minuti di ritardo e il professore era già in classe, col registro aperto sotto al naso e gli occhi puntati sulla ragazza che, come suo solito, era entrata in ritardo alle lezioni.

- Collins!

- Come? Ah.. professore.. ho avuto problemi coi mezzi..

- Non m’interessano le tue stupide scuse! Il tuo ritardo sottolinea la tua scarsa attitudine agli studi, lo sai? E non sono l’unico professore a pensarlo..

Sì, lo penseranno lui e il suo riflesso nello specchio..!Mi scuso..

- Al posto, svelta, non voglio perdere altro tempo, dopo tutto quello che perderò con tuo padre al colloquio di dopodomani..

Wow, buono a sapersi! Papà quando aveva intenzione di dirmelo?

Le lezioni si susseguivano lentissimamente, come se il tempo giocasse ad uno stupido gioco: quale studente si addormenta per ultimo.  Brad riuscì a sopravvivere solo grazie a Christine che, al contrario di lui, cercava di seguire la lezione. Mi annoio a morte, è anche peggio della mia scuola: qui si studia davvero!

Va beh, ti abituerai..

Dovremmo essere la fuori a cercare con Steven altri “strani” invece che star qui a romperci le scatole con queste mummie!

Porta pazienza..

Che pizzaaaaaaaaaaa!!!

Sbadigliò sonoramente, in una maniera che le ragazze non sono solite utilizzare. Brad si ritrovò addosso gli sguardi divertiti di tutti i compagni che, a suo parere, erano tutti degli sfigati tranne la bionda polacca in prima fila. Christine, quando si accorse che lui non aveva altri interessi se non lei, si sentì montare dentro una specie di rabbia, simile a gelosia o invidia. Cercò di mascherarla con la preoccupazione che si vedesse una ragazza sbavare per un’altra. Non mi puoi fare questo! , protestava.

Ma.. ma.. NIENTE MA! Non voglio più sentire storie di questo genere!

Purtroppo fu molto più difficile distrarre Brad ogni volta che Angela si presentava vicino loro, perché lei e Christine erano buone amiche, quindi lei era preoccupata per lo stato di salute della sua amica.

- Sei ancora piena di tagli..

- Sì, ma non fanno niente!

- E lividi.. mi hanno detto che sei stata pestata dai bulli della Thomas High School, è vero?

- Non saprei..E’ vero? .. Non esattamente..

- E ora come stai, ti sei ripresa vero?

- Ma certo! Sono una roccia, non lo sai?

La ragazza alzò un sopracciglio e, col suo accento straniero, rispose un sommesso “veramente non mi sembrava che tu avessi una salute così ferrea” che gettò Brad nello sconforto.

Successivamente, durante l’intervallo Brad decise di girare un po’ per quella scuola che sembrava, almeno esteticamente, molto carina. I corridoi erano ampi, gli studenti tutti elegantemente schierati nelle loro divise di jeans e camicie trasandate per i maschi e in gonnelline e top mozzafiato per le femmine. Christine non ebbe molte difficoltà ad allontanare Brad dalle ragazze perché, dopo Angela, sembrava non essere interessato a nessun altra. Spiegò poi che, quando era un ragazzo, era l’altro sesso ad interessarsi a lui e lui doveva solamente passare le mani fra i capelli e gareggiare sulla sua tavola da surf.

 

In cortile, Christine cacciò un urlo nella testa di Brad e lo costrinse a nascondersi e a girare i tacchi per tornare in classe, al terzo piano. Con le mani ancora sulle orecchie in un gesto istintivo, Brad obbedì all’ordine ma non scappò via.

Appena dietro il cancello del cortile si fermò e si mise a spiare chiunque ci fosse nei paraggi.

Spiega da chi stati fuggendo, dai!

Tecnicamente sei tu che stai fuggendo..

Se, se..

Okay: è quel tipo laggiù, appoggiato all’albero a sinistra, lo vedi?

Uhm.. sì, chi è?

Christine rimase un secondo in silenzio, pensando al modo più appropriato per denominarlo. Brad sentì bisbiglii come “Matt..il capo della banda.. quel bullo.. morte, burrone..” Erano i pensieri interni di Chris.

E’..

Ho capito.

La ragazza tirò un lungo sospiro. Bene.

Ma sappi che non si scappa da niente e da nessuno. Si chiese a chi lo stesse dicendo, se a lei o a se stesso.

- Ehilà! Christine, ciao!

Brad sentì un cubetto di ghiaccio lungo la schiena e si voltò di scatto, spaventato per quella comparsa improvvisa.

- Steven! Che.. piacere! Anche tu in questa scuola?

Lechner gli stava di fronte sorridente, con la sua bella ferita sul viso.

- Sì, sono due anni avanti a te, ricordi?

- Eh già..

Steven gli si avvicinò al volto e lo scrutò serio da tutte le direzioni; fece anche un giro intorno alla ragazza, poi tornò nel punto in cui era prima e si trattenne dal ridere.

- Beh, che vuoi..

- E’ esilarante.. Brad, troppo forte!

E non riuscì più a trattenersi, scoppiando a ridere che lo sentirono per tutto il cortile. Brad rimase immobile, fece la statua per tutta la durata della risata, poi alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Ma il ragazzo non riusciva a smettere di ridere. “Non è possibile..ripeteva continuamente le poche volte che riusciva a respirare.

 - Hai finito?

- Sì.. sniff, ora ho finito. Scusami, è che..è una situazione così esilarante!

- Ma non mi dire, e perché io non rido? E neanch’io? – Il loro umore era decisamente nervoso, e la situazione peggiorò quando Matt posò una mano sulla spalla della ragazza.

- Ti sei ripresa bene, a quanto vedo.. eh?

Sorrideva compiaciuto ma con un po’ di spavaldo della voce.

- Eh sì..

- Come hai fatto a salvarti? E’ una cosa che mi sto chiedendo da quando ho saputo che eri ancora viva e vegeta.

Brad deglutì. Lui, ancora una volta, non sapeva nulla di quella storia, se non un resoconto a carattere generale. Era difficile inventarsi una balla al riguardo. DI certo non poteva dire che l’aveva salvata lui, Brad, e che in realtà Matt non stava parlando con Chris.

 

Si sentiva un bambino fra adulti che lo interrogavano su una vita non sua. Lui in quel momento non era altro che una maschera, e pure di cera. Bastava la giusta fiamma per farla crollare e sembrava che tutti la possedessero.

Si sentiva molto a disagio. E se non era per quel motivo era perché si ritrovava nel corpo di una ragazza e doveva fare ancora più attenzione del solito. Non poteva muoversi a suo agio, non era abituato a niente, non era la sua vita. Cosa ci faceva lì? Lui doveva essere nel mondo delle anime, perché era stato così testardo? Era contento di quella vita, se così la si poteva chiamare? Anche Chris era afflitta da pensieri simili, ma i suoi erano più futili e personali. Sembrava avere la metà dei problemi di Brad, ma in realtà ne aveva in quantità uguale.

E poi continuava ad avere per la testa qualcos’altro..

- Beh, ho avuto fortuna, una roccia più solida e sporgente di altre mi ha salvata!

Matt non ne sembrava molto convinto, però. Ma a Brad non importava, andava bene così e Steven annuì convinto, come per confermare la versione dei fatti appena raccontata.

Quando il bullo se ne andò via, Brad chiese spiegazioni all’amico.

- Perché hai annuito?

Steven espose un sorriso pacato. – Beh, mi sembrava avessi bisogno di aiuto.

- .. ma..

- Tu e Chris aiutate me, io aiuto voi.

Christine sorrise e si sentì felicissima all’udire quelle parole, e il suo sentimento si trasmise a Brad, che lo espresse senza accorgersene con un’espressione serena sul volto.

 

- Però è troppo forte che sei una ragazza!

- Ma hai finito??

 

 

 

 

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Considerate questo capitolo una specie di intermezzo.. simpatico, non trovate?

Mi scuso ancora per il ritardo, ma prometto solennemente che adesso, durante le vacanze estive, aggiornerò così tanto che la fic molto probabilmente finirà a settembre, così possiamo cominciare l’anno scolastico in pace!

Contenti?

 

Recensite! ^^

 

 

 

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Capitolo 7
*** Casa e Scuola ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

 

 

- Però è troppo forte che sei una ragazza!

 

Quelle parole di Steven le rimbombavano continuamente nella mente, a causa di Brad che si sentiva colpito nell’onore per quella storia. Una storia veritiera, certo, ma una brutta storia. Chris non sapeva come comportarsi ne cosa dire. Era una situazione troppo strana e a lei non era mai capitato nulla del genere, come più o meno a tutti gli umani mai esistiti.

A proposito.. loro due si potevano ancora considerare due esseri umani?

In fondo non era mai capitato, a rigor di logica, che due persone condividessero in un senso così stretto e letterale il corpo. In un certo senso si poteva anche dire che erano telepatici, sentivano i pensieri l’un dell’altra, no?

Non erano più esseri umani..

Chris sentì una sgradevole stretta allo stomaco.

Un botto improvviso fece saltare la ragazza, ma Brad si trattenne e si limitò ad alzare lo sguardo verso la cattedra. Il professore aveva sbattuto violentemente il registro per richiamarla sulla Terra.  Uno svogliato “Sì?” dimostrò al professore che non aveva fallito totalmente.

- Collins, gradirei che ascoltasse la lezione e prendesse appunti.. se non le dispiace..

Il professore si sistemò gli occhiali sul naso con un semplice gesto del dito medio e da dietro le sue sottili lenti squadrò la ragazza che si riprendeva da una specie di torpore nel quale era caduta poco prima.

- Mi scusi.. – cominciò lei. Il professore si sistemò comodamente sullo schienale e incrociò le braccia al petto per ascoltare le solite scuse degli studenti. “La scorsa notte non ho dormito”, “non sono stata bene” e simili erano ai primi posti della classifica e lui, il professore, ne aveva sentiti a valanghe. Una volta aveva sentito un ragazzo scusarsi del suo clamoroso ritardo perché aveva avuto problemi nel parcheggiare l’Enterprise.

Ma Brad non continuò oltre, non gli sembrava neanche giusto. Lui avrebbe mai potuto capire cosa li affliggeva? Avrebbe mai creduto alla loro storia? Cosa gli importava di quel che aveva per la testa per non ascoltare quell’importantissima lezione di letteratura?  No. Perché mentire, allora, e cadere nella banalità di qualsiasi ragazzino?

Cominciò a prendere appunti scrivendo ciò che c’era sulla lavagna. – Tanto non capirebbe.

Il professore trattenne una fragorosa risata, ma fallì. Si alzò in piedi e, con tutti gli altri studenti che ridevano come coro, si avvicinò al banco di Brad e vi appoggiò una mano.

- Mia cara, faccio il professore da 18 anni e, credimi, di scuse ne ho sentite di tutti i colori. I problemi adolescenziali li conosco a menadito e il tuo certamente non è da meno. – e poi, in modo da farsi sentire solo da lei – Se vuoi, dopo possiamo parlarne in privato…

Ma Brad rispose a volume normale, noncurante della situazione che poteva degenerare.

- No, le ho detto che non capirebbe. Continui pure la lezione, sto prendendo appunti ora, vede?

Il professore si massaggiò la barba corta e fissò la ragazzina con aria di superiorità. Collins era famosa per la sua scontrosità, era una ragazza problematica, come se il fatto che fosse figlia di un famoso politico non bastasse alla sua vita; ci volevano i suoi lutti e il secondo matrimonio del padre. Sorrise pacato e tornò alla sua lezione. Alla fine dell’ora le avrebbe parlato. Chissà cos’è che lui non può capire..

 

L’intervallo del mezzogiorno fu terribile per Chris e Brad, tanto che decisero unanimi di uscire cinque minuti prima del trillo della campanella per scappare nell’angolo più remoto della scuola perché nessuno li vedesse, nessuno li sentisse.

A mezzogiorno, puntuale come un orologio svizzero, il loro nuovo processo biologico li chiamò al “cambio della guardia”, come scherzosamente lo chiamò Christine dopo esser tornata in possesso del suo corpo.

Per lei era una specie di liberazione. Ora poteva andare in bagno tranquillamente, mentre aveva costretto Brad più di una volta di trattenerla; poteva fare la doccia, mentre aveva deciso di farla un giorno dì e uno no, quello in cui la sera salutava Brad; poteva rimettere a posto i pezzi di quello stranissimo puzzle che era la sua vita.

Man mano che il tempo passava, il loro scambio diventava sempre meno doloroso. La prima volta entrambi avevano sofferto tantissimo, tanto che erano quasi svenuti dalla fatica. La seconda volta la solfa non era cambiata quasi per niente, se non che sapere quel che succede è un passo avanti dalla sorpresa totale.

In effetti, era quello un fattore fondamentale: la consapevolezza di quello cui stavano andando  incontro li aiutava molto nel superare il trasferimento di spirito.

Quel giorno non erano riusciti ad ottenere tempo sufficiente per andare nel sgabuzzino delle scope al piano inferiore della scuola, dove un tempo c’erano le mense, così avevano dovuto ripiegare sul primo bagno sulla loro strada.

Quando uscì, Chris si ritrovò di fronte il professore dell’ora appena conclusa.

- Allora, Collins, mi vuoi parlare del tuo problema?

Christine si morse il labbro inferiore.

- No, io.. le ho già detto che non avrebbe capito.

- E io ti ho già detto che non c’è nessun..

- Non è un comune problema adolescenziale!

Il professore rimase in silenzio e rovistò fra le sue carte. Ne tirò fuori un biglietto da visita, bianco da un lato e sporco di una macchia di qualche liquido dall’altro. – Nel caso avessi bisogno d’aiuto.. o di parlare con qualcuno, qui c’è il mio numero di telefono.

Lo porse alla ragazza e lei lo prese titubante. Era lo stesso professore che l’aveva tormentata per tutto l’anno?

- Grazie..

- Spero solo che non influisca sulla tua carriera scolastica.

Chris trattenne un “Quale carriera scolastica?” e si limitò a sorridere.

 

Quel giorno, stranamente, il bus del ritorno si fermò alle sue preghiere dopo che lo ebbe rincorso per quasi tutto il viale della scuola. Il successivo sarebbe passato venti minuti dopo perché si dirigeva in una zona non molto frequentata dagli studenti della scuola.

Nik ancora non ha detto nulla.. il che è molto strano, lui sa quel che ci succede, lo sa! Ma dai..  Senti, tu pensala come ti pare: per me, quello è un altro degli “strani”. Nikolas?? Sì, esatto! Ma non è possibile! Lui.. lui.. Lui? Dov’era quella sera?

Loro due non la chiamavano in altro modo: quella sera. Tanto bastava.

Appena tornò a casa, non perse tempo e cercò il fratellastro per tutta casa. Lo trovò nel garage, a sistemare la bicicletta.

- Ciao Chris! – la salutò lui agitando una mano nera di grasso per catene – Com’è andata a scuola?

- Non male, grazie! A te?

- Ho fatto un esame..

- E?

Sospirò. – E che ne so, il risultato me lo daranno a giorni!

- Ah già!  - risero entrambi, poi il silenzio calò peggio di un sipario.

- Senti Nikolas.. volevo chiederti.. tu dove sei stato il 24 settembre?

Il ventenne si alzò di scatto e squadrò la ragazza da capo a piedi. Prima di tornare a casa aveva deciso con Brad che lui non avrebbe fatto un solo fiato durante tutta la loro conversazione. Magari, in quel modo, qualsiasi sospetto di Nik avrebbe potuto dissiparsi.

Quando ebbe finito di squadrarla sospirò e fece un paio di passi verso di lei, fino a che non si ritrovarono quasi faccia a faccia. Lui era alto quasi venti centimetri più di lei, quindi non erano esattamente “faccia a faccia”..

La sua risposa arrivò tagliente come una lama.

- E tu?

- Beh, io.. non si risponde a una domanda con un’altra domanda, hey!

- Ok.. allora mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

- Cosa? E perché!

- Perché sono fatti miei.

- Se me lo dici io rispondo alla tua domanda.

Chris si morse la lingua per istinto di Brad. Voleva dire qualcosa, ma non poteva. Lei sapeva già che cosa doveva dire.

Nikolas la fissò ancora per valutare meglio la proposta della sorellastra ma non fece in tempo a considerarla abbastanza che la porta del garage si aprì di scatto e vi entrò Diane.

- Oh, scusate.. ho interrotto qualcosa? – chiese col suo vocino un po’ malizioso trovando il figlio e la figliastra soli nel garage e un po’ troppo vicini per i suoi gusti. Suo malgrado, Christine arrossì.

- No, mamma, non hai interrotto nulla! Stavo aggiustando la bici..

- Vedo. John mi ha chiesto di chiamare la principessina nel suo ufficio – disse, poi alzò i tacchi.

- Principessina..  Nikolas marcò con sarcasmo quell’attributo che molti padri danno alle proprie figlie.

Sì, ma non l’ha detto lui.”

 

Quella sera, come altre precedentemente, Brad stava cercando di fissare insistentemente il muro della doccia, come Christine gli aveva chiesto di fare. Il problema era che, così come chiunque può tenere immobile la testa e guardare lo stesso in diverse direzioni, anche Brad poteva abbassare troppo lo sguardo e il tempo per fare la doccia si sarebbe dilungato oltre ogni immaginazione. Chris, dal canto suo, ci teneva moltissimo a non mostrare il proprio corpo in ogni sua fattezza allo spirito che albergava in lei, ma doveva fare comunque i conti con un ragazzo della sua età! Così lei era costretta a fare la doccia “al buio” o “al tatto” con la testa rivolta al soffitto così che, in qualsiasi direzione Brad volesse sbirciare, non poteva vedere null’altro che pareti. Alle volte la ragazza arrivava a chiudere totalmente gli occhi.

Aveva deciso che avrebbe fatto una doccia prima di parlare col padre e, per fortuna per lei, quella tortura acquea durava solo pochissimi minuti. Inutile riportare i lamenti di Brad dopo “troppo tempo” ad insaponare i lunghi capelli. Per lui era impensabile.

L’ufficio del padre era al piano terra della loro villettina e aveva una bellissima vista del nulla, le sue finestre davano praticamente dentro i cespugli.

John Collins stava attendendo la figlia seduto nella sua bella poltrona di pelle, fumando lentamente una pipa in stile europeo. Chris odiava il fumo e l’odore delle sigarette, ma quello del padre era un tabacco totalmente diverso, che a lei piaceva da morire.

- Mi volevi vedere? – chiese dopo aver fatto capolino con la testa dalla porta.

John si alzò in piedi e fece le sue movenze come se la figlia fosse una giornalista famosa. – Prego, siediti pure!

Con un tocco lieve, poi, azionò lo stereo e partì la musica di un disco rock. Uno di quelli di Christine, e lui lo sapeva.

- Questa è la tua.. musica, giusto?

La ragazza abbassò il capo e sorrise lievemente. Lui stava cercando di farla felice. Stava cercando di starle vicino.

- Ah, beh.. certo, l’ho preso dalla tua camera! Allora.. è rock, giusto?

- Veramente è pop/rock.. – precisò Chris, mentre una gocciolina di liquido trasparente le scese lungo il viso, svanendo subito alla vista.

- Giusto.. beh, devo dire che non è male..

Lei non disse nulla.

- Senti un po’, mi sono accorto che ultimamente non abbiamo passato molto tempo insieme: che ne dici se domenica andiamo in campagna a fare un bel pic nic?

Christine alzò il capo d’un tratto. I suoi occhi erano ansiosi. Mancava un dettaglio epr decidere se era felice o meno della notizia.

- Domenica, sì.. andiamo dove quella volta ero stato morso da un’ape, che ne dici?

Lei rimase ancora in attesa.

Lui comprese cosa stava aspettando. – Sì, io e te soltanto.

Christine balzò in piedi e, noncurante della scrivania che li separava, saltò al collo del padre, non ricordava da quanto tempo non stava solamente col suo papà e, in quel momento difficile della sua vita, era come una manna dal cielo.

- Hey, attenta o non respiro.. Chris!

Si staccò da lui a fatica, ancora gioiosa negli occhi, che avevano riacquistato una luce che John non vedeva da molti anni.

Udirono Diane gridare dalla parte opposta della casa che la cena era pronta e si ripresero entrambi.

- Tu comincia pure ad andare, io ti raggiungo subito.. – disse con un cenno della mano mentre sistemava un paio di carte. La musica continuava ad andare. Non era la canzone preferita di Chris, ma le piaceva molto lo stesso.

Ripensandoci, si fermò sulla porta. Poi, mentre ancora ci ripensava, si voltò lentamente verso il padre e, mentre un’altra lacrima la tradiva, disse una cosa che colpì il politico lasciandolo senza parole.

- Sai una cosa, papà? Questo disco è davvero molto bello e.. non è la mia musica. E’ di Nancy. Era un suo disco..

Uscì dalla stanza e chiuse lentamente la porta dietro di sé.

 

Le note risuonavano nelle sue orecchie: era Brad che cercava di coprire la sua presenza tormentando la povera Chris che doveva recitare ancora con Nik perché non li scoprisse. Inoltre loro dovevano scoprire lui, nel caso ci fosse qualcosa da scoprire sul suo conto.

La cena era un momento terribile.

Diane squadrava storto un po’ tutti, come a chiedersi chi siano mai questi sconosciuti che cenano al suo tavolo le preziosissime cose che lei ha cucinato.

John fa l’indifferente a qualsiasi familiare gli parli e ha orecchie praticamente solo per la CNN.

Nikolas cercava sempre di essere il più naturale possibile, ma non sempre gli andava bene; in questo era molto impacciato, molte volte straparlava.

Phoebe, infine, la secondogenita di Diane, se ne stava muta come un pesce, come era suo solito. Era la bambina più muta di tutta la sua scuola, ma non era per colpa sua. I medici dicevano che o aveva avuto un tremendo shock da piccola o lo faceva apposta o era affetta da qualche forma di mutismo parziale, perché a volte parlava come una normale bambina di 9 anni. Per Christine, valeva la seconda ipotesi. Anche lei non doveva esser contenta della sua nuova famiglia.

Christine, infine, era sempre un po’ solare e un po’ rinchiusa in se stessa, a volte con sprazzi di acutezza fuori dal normale e a volte senza nemmeno un briciolo di vitalità. Ogni sera, però, accanto a lei c’erano altri due posti, occupati dalla madre e dalla sorella, che poteva vedere solo lei.

E Brad era là in mezzo senza che nessuno a parte la sua coinquilina lo sapesse, unico in grado di guardare quella situazione in modo comico.

 

La governante di casa Collins, ogni volta che li vedeva a cena, si chiedeva come il signor John potesse occuparsi della guerra in Iraq con quella che si svolgeva continuamente sotto al suo tetto…

 

 

 

 

 

 

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Vi piace la famiglia Collins? Non è male.. sembra un po’ gli Addams.. XDD

Allora, il capitolo scorso vi è piaciuto, lo avete trovato comico! Il prossimo prometto che sarà molto meglio di questo, che mi sembra un bel po’ mediocre.. ma che ci volete fare, sto sopportando un’aquila starnazzante (= mia sorella) da quando mi sono svegliata! Ho la testa a pallone.. @__@

 

Vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto, al prossimo capitolo! ^^

Ciao!

 

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Capitolo 8
*** Il Secondo P.D.R. si chiama Laura Swhann ***


Brad Louis è il classico ragazzo californiano: biondo, occhi azzurri, fisico perfetto e perseguitato da un intero fan club fem

 

 

 

           P.D.R. – Problemi di Reincarnazione

 

 

 

Se Brad avesse avuto una sfera di cristallo che predice il futuro, ci avrebbe pensato anche più di due volte prima di intraprendere quell’avventura. Ogni giorno le cose si complicavano, per lui e Christine: mentre loro due si abituavano alla situazione e riuscivano sempre più a convivere insieme, tutti gli altri al di fuori del loro corpo diventavano sempre più sospettosi e curiosi, invadenti e, in certo senso, rompiscatole. E se non era Nikolas a fare strane domande e a comparire ovunque per cercar di cogliere la sorellastra sul fatto era Diane o qualche compagno di scuola impiccione. Per non parlare del professore impiccione, ogni volta che Christine passeggiava per il corridoio lui la seguiva o la pedinava. Voleva scoprire cos’aveva la ragazza, sia che lei gliene volesse parlare o no.

Steven, per fortuna, aveva deciso che lui non li conosceva, perlomeno a scuola, ed evitava sempre di dire cose equivoche quando incontrava i due. Brad era davvero contento che avessero incontrato qualcuno con cui parlare dei loro problemi liberamente e che, al tempo stesso, era loro vero amico.

Le giornate si susseguivano molto simili una dopo l’altra: alla mattina scuola; al pomeriggio ricerca degli “strani” per completare la missione il più presto possibile (qualunque essa fosse) e tornare ad una vita normale.

Quel pomeriggio Steven disse loro di aver percepito un’altra presenza, nei pressi di Beverly Hills.

- Che fortuna – commentò BradCon tutta la gente che c’è lì sarà proprio una passeggiata trovare il nostro uomo!

- Ironia a parte, non sarà molto difficile.. – Steven era sempre positivo, a differenza di Christine che invece non era mai molto sicura di nulla che non la riguardasse in prima persona e di Brad che vedeva complicazioni ovunque, anche se non proprio negativamente – Anche voi dovreste essere in grado di percepire quella sensazione, ormai, giusto?

Io credo di sì, quando sei nelle vicinanze ce ne accorgiamo anche senza vederti, quindi dovrebbe andare! , pensò Christine per rispondere a Steven.

- Quindi non appena sentiamo una sensazione simile ma che non proviene da nessuno di noi abbiamo raggiunto lo scopo! – Steven stava lentamente diventando il capo del gruppo con la sua tenacia – Andiamo!

 

Beverly Hills è un “quartiere” di Los Angeles, dove, ormai, ci abitano gran parte delle star di Hollywood, se non tutte. Non è raro vedere gente con macchine fotografiche o librettini bianchi a portata di mano, in cerca delle celebrità. Quel giorno tutte le strade erano particolarmente gremite e in cielo c’erano una cupa foschia, il sole era andato in letargo da due giorni ormai e le nuvole avevano dominato completamente la volta dell’urano.

Brad, a capo del corpo, e Steven procedevano in gruppo senza mai staccarsi troppo per non perdersi nella folla. La ricerca durò molte ore, durante le quali i due camminarono incessantemente con i sensi stesi al massimo per percepire anche la minima sensazione, ma non avvertirono nulla.

- Magari quello che hai sentito era un turista, e oggi se n’è andato..

- No, non è possibile.. deve essere ancora qui! Christine, apri anche tu il canale dei sensi!

Eh?

- Cerca di percepire anche tu al massimo!

 Lo sto facendo..!

- Steven, qui stiamo girando a vuoto da troppo. Andiamo ad un bar? – chiese Brad sorridendo a trentadue denti per convincere l’amico. Mi farai diventare obesa continuando di questo passo, ogni due per tre devi mangiare! Christine non era affatto d’accordo, ed era un altro motivo che induceva i suoi familiari ad insospettirsi: lei era famosa perché campava ad aria, si potrebbe dire, cioè non mangiava quasi nulla e dopo una razione di cibo che non avrebbe saziato nessuno giurava di essere piena e si sentiva sempre male se la costringevano a mangiare di più. Da quando si era unito a lei Brad, poi, la situazione era anche peggiorata: aveva un rifiuto alimentare molto forte e doveva ancora scoprire cosa poteva mangiare senza che potesse pentirsene troppo.

Brad invece era abituato a mangiare molto perché col surf smaltiva tutto in fretta. Fino a quel giorno era successo solo due volte che il corpo di Christine si fosse sentito male e avesse rifiutato quel che Brad aveva ingurgitato.

Steven si arrese pregando dentro di sé che quel giorno Brad si contenesse ad una misura di cibo consona alla ragazza perché quel pomeriggio buttato all’aria non finisse ancora peggio di quanto già fosse.

Comunque, Steven, mi incuriosisce il modo in cui ti stai specializzando molto più di noi in questo genere di cose.. insomma, hai anche dato un nome al canale dei sensi!

- Non è niente..

- Ma sì, invece! Noi ci occupiamo solo di convivere e a queste cose preferiamo non pensarci affatto!

- Ah, allora è una vostra scelta..

- Beh, io non ho molta voglia di dare anche un nome a quello che ci sta succedendo..

Brad finì la sua frase poi sorseggiò un goccio di Coca Cola, ma gli andò di traverso e lo stomaco gli si strinse. Christine era in allerta e anche Steven, subito dopo lo fu. Quando anche Brad si concentrò sulle percezioni sentì qualcosa che lo costringeva a girare la testa in una direzione: era una sensazione, quella che stavano cercando. Strinse il bicchiere di Cola e i suoi occhi si posarono automaticamente su una ragazza, così giovane che, non fosse stato per gli attributi che aveva, poteva anche essere una bambina.

Senza accorgersene, Chris, Brad e Steven avevano contemporaneamente posato la loro attenzione su di lei e lei parve accorgersene. Stava correndo all’impazzata per prendere un bus quando all’improvviso si fermò e, lentamente, si voltò verso i tre.

Il bus partì e il loro contatto s’interruppe perché lei era dall’altra parte della strada.

Era certamente lei! Christine si era caricata e voleva raggiungere la ragazza, ma Brad insisteva che doveva finire la Coca. – Scusa tanto, ma l’abbiamo pagata, anzi i soldi erano tuoi, quindi la voglio finire.

Umpf! Va bene, fai in fretta!!

 

Quando l’autobus continuando la sua partenza se ne andò, la ragazza non c’era più. Era scomparsa, come il suo segnale sensitivo.

Colpa tua, ce la siamo persa! Ma che dici??Non è mica colpa mia! Eh no, chi ha perso tempo perché non poteva correre ma doveva bere la Coca? Quanto la fai lunga.. a volte mi sembri mia madre! Come ti permetti! Steven si passò una mano sulla faccia. Non riusciva a credere che quei due convivessero insieme 24 ore su 24, litigavano di continuo! Sai quanto ci vorrà adesso per ritrovarla? Ed era tutto il pomeriggio che la cercavamo!

- Mi stavate cercando?

Steven si alzò in piedi per salutare la ragazza, comparsa accanto al loro tavolo senza che nessuno di loro se ne accorgesse, sia visibilmente che sensitivamente.

Coma ha fatto, io non ho sentito nulla..

- Sì, ti stavamo.. cercando, cioè.. volevamo incontrarti e parlare un po’ con te! – Steven cercò di salvare la situazione e non far fuggire la nuova “strana”.

Titubante, la ragazzina prese una sedia e si sedette al loro tavolo. Non ordinò nulla, sembrava spaventata ma non lo dava a vedere. Aveva qualcosa che loro non sapevano neppure cosa fosse, ma lo percepivano. Era una sensazione nettamente diversa da quella che avevano entrambi dell’altro. Christine emanava la duplicità dell’anima e Steven una strana forza nascosta, la stessa che aveva distrutto tutti i mezzi quel giorno che si accorse che la sua vita non era più la stessa.

- Allora.. come ti chiami?

- Laura Swhann.

- Bel nome! Mi piace, anche la mia ex..  Brad!  - Niente. Dicevamo?

- Perché mi stavate cercando?

I suoi occhi erano curiosi, ma molto scuri e perciò nascondevano perfettamente ogni espressione. Anche il viso dava un senso di stranezza, era freddo ma simpatico; insomma, forzato anche se Laura riusciva ad essere naturale.

Fu Steven a rispondere. – Volevamo conoscerti, tutto qui.

- E perché volevate conoscere me in particolare?

- Beh.. sicuramente perché sei un po’ come noi – Christine pensò che Steven stesse facendo troppi passi alla volta, ma si trattenne dal dirlo pubblicamente, anche Laura sembrava essere in grado di udirla – Avrai sicuramente sentito che la voce della qui presente Christine in realtà è quella di un ragazzo..

Chris ebbe la certezza di quel che stava pensando. Steven stava correndo troppo.

- Sì, in effetti.. era molto strano, ma pensavo fossi io che non riuscivo a sentirla per bene, vista la confusione del bar..

Steven era così bravo a capire come prendere le persone.. Possibile che ogni volta avesse sempre la situazione sotto controllo?

- E anche io non sono del tutto normale, ma devo ancora accertare quel che ho..

- E dargli un nome? – ironizzò Brad.

- Sì, perché no? All’inizio avevo pensato a “Forza Sovraumana”, ma mi sembra un pochino esagerato, anche se per aver spostato delle auto solamente rannicchiandomi non lo è quasi per niente.. – e questo fu l’inizio di un lungo monologo.

- Veramente io stavo scherzando..Vogliamo tornare alla questione del giorno, Mister Lechner?

- Ah, sì! Scusatemi.. stavamo dicendo..?

- Che non sei totalmente normale – rispose Laura, ancora una volta con un tono freddo e delle parole taglienti – Non solo nel senso che stavi raccontando prima, aggiungerei.

Il fracasso del bar aumentò notevolmente durante i minuti delle ultime battute del loro discorso, ma questo, secondo Christine, non impedì a Steven di sentire le parole di laura e di rimanerci un pochino male.

E dimmi, Laura.. tu che potere strano hai riscontrato? , chiese Christine, cercando di risollevare la questione e la sua stessa presenza, limitata ad un brusio che ogni tanto si faceva sentire.

- Tanto per cominciare, il mio potere non è strano ma difficile da controllare.

Sarebbe? Si disse che se la nuova arrivata voleva fare la preziosa, lei non era un tipo che si faceva intimorire. Iniziarono così una silenziosa guerra all’ultima parola tagliente.

- So muovermi molto, troppo rapidamente.

Le sarebbe venuto da dire “Interessante..”, ma in quel momento non doveva essere troppo gentile. Prima stavi correndo dietro a quell’autobus, però.

- Non so tu che tecnica utilizzi per non dare nell’occhio ridotta così, cara, ma io preferisco non esibirmi davanti a tutta Los Angeles.

Strano, non mi è sembrato che ti fossi data tanti problemi per raggiungerci..

Laura si morse un angolo del labbro inferiore. Chrisine sorrise tra se e sé, ma solo Brad poteva saperlo. E lui in quel momento si stava chiedendo se esistesse una posizione peggiore che stare in mezzo a due donne in tale situazione di guerra tra  serpi. Steven ridacchiò sotto i baffi pensando a Brad.

- L’altro giorno avevo avuto una strana sensazione e prima l’ho risentita, quando sono accorsa qui ho visto che era una sensazione che emanava lui – e indicò Steven – quindi mi ha spinta qui la curiosità. E prima che tu possa aggiungere altro, mi pare di aver già detto che è un potere difficile da controllare!

Sì, pare anche a me.. - Okay, fine primo round! Se non ricordo male noi tre non ci siamo presentati.. giusto? – Brad alzò le mani come quando si fermano due persone che litigano e riuscì a rompere quella tensione tra le due.

- E’ vero! Meglio tardi che mai.. Io sono Steven – e il ragazzo fece un lievissimo cenno della mano per salutare. Non ricevette il benché minimo ricambio.

- Noi siamo Brad e Christine, piacere!

Laura squadrò la ragazza con aria di incerta superiorità. – Non sembri.. strana, o particolare..

No, per fortuna dall’esterno no!

- Perché siete ridotti così?

- Hey, attenta: noi non siamo ridotti così, che sembra brutto, come una situazione spiacevole! Ah, non lo è? No, no, no! Noi siamo unici, quanti hanno in sé le capacità di un uomo e di una donna?

- Direi più di due adolescenti, e la situazione non mi sembra molto rosea.

Brad venne sgonfiato nella sua pagliacciata, ma si confortò sentendo le lievi risate di Chris per le ultime battute del suo discorso. Brad le era molto simpatico.

Ignorarono così la puntatine di Laura e scoppiarono a ridere entrambi.

La loro situazione era davvero critica, ma ormai erano diventati buoni amici e si sa, i buoni amici superano sempre tutte le situazioni, anche le più scomode e apparentemente impossibili.

 

 

 

 

 

 

 

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Sorry for the late! (uccidetemi per il mio inglese, se vi va.. non si sa mai, d’estate ci si annoia.. XD)

Vi piace questo capitolo? A me solo per il contentuto, credo che la forma sia venuta un po’ maluccio, magari verso la fine..

Boh, siete voi i lettori, voi dovete dirmelo! ^^☺☺☺☺

Allora, come al solito ringrazio chi ha speso un minutino della sua vita per recensirmi, e li ringrazio veramente di cuore! ♥♥♥

 

 

Alla prossima, come se la caveranno Brad, Christine e Steven con la nuova arrivata nel gruppo degli strani Laura? Riusciranno a convivere, Laura riuscirà ad essere meno fredda? Chi lo sa..

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