Fugitive Pieces

di Lady Guinever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jephtha's Daughter ***
Capitolo 2: *** The Dream ***
Capitolo 3: *** She Walks In Beauty ***



Capitolo 1
*** Jephtha's Daughter ***




1. Jephtha's Daughter


Spenta è la voce del mio lamento,
I monti più non mi vedranno;
Se la mano che amo mi atterra
Non vi può essere dolore nel colpo.

George Byron



L'aria quella notte era particolarmente pesante. Era greve, calda, era come se il cielo si fosse abbassato e stesse per sommergere il mondo. Anche le stelle sembravano più vicine e più luminose. La luna non c'era. Era una notte senza luna, quella.
Remus Lupin camminava a passo svelto per il bosco, la fitta vegetazione gli impediva di pensare a qualunque altra cosa che non fosse il modo migliore per schivare i rami e le fronde che gli si paravano davanti ogni tre passi, rendendo il suo cammino ostacolato e difficoltoso.
A fargli compagnia c'erano solo i mille rumori della notte: il frinire delle cicale, il canto dei gufi, e qualche ululato in lontananza. Era completamente solo, ma non provava paura poiché a causa della sua licantropia conosceva benissimo tutti gli abitanti e le insidie dei boschi, che ormai non sembravano più un qualcosa di pericoloso.
Solo, il respiro affaticato e il passo svelto, la mente per una volta sgombra da tutti i fantasmi che assillavano i suoi sogni, da tutti i rimorsi, da tutti i rimpianti della sua vita.
Solo.
Una volta gli era stato chiesto se per lui fosse peggio il rimpianto o il rimorso. Per uno che conviveva abitualmente con entrambe le sensazioni, sarebbe dovuto essere facile scegliere quale fosse la peggiore, eppure lui non era riuscito a dare una risposta.
Era meglio il rimpianto per qualcosa che non si è fatto, o il rimorso per qualcosa che si è fatto?
Difficile dare una risposta ad una domanda così complicata.
Difficile anche per lui, Remus Lupin, che camminava per il bosco da solo.

Finalmente l'uomo vide una casa in lontananza, maestosa e scura, con la fioca luce di una candela che si intravedeva da una delle finestre.
Casa Riddle: era lì che si trovava ciò che lui stava cercando, se le informazioni che gli erano state date non erano errate.
Il sesto horcrux, la coppa di Tassorosso.
Remus era alquanto stupito che non si fosse già imbattuto in qualcuno degli incantesimi che Voldemort aveva sicuramente creato per difendere l'horcrux, ma forse il Signore Oscuro aveva riservato il suo sapere magico per la casa stessa, senza dare troppo peso all'ambiente circostante.
Lupin estrasse la bacchetta, e iniziò a camminare con ancora più cautela, cercando di non fare alcun rumore. Pian piano si avvicinava sempre più alla casa, ed era quasi uscito dall'oscurità del bosco, quando la vide.
Lei, l'unica donna che aveva mai amato.
Non c'era bisogno di avvicinarsi troppo per riconoscerla, il suo incedere che pur se tradiva un certo timore era comunque oltremodo regale ed elegante, il modo in cui reggeva la bacchetta come se fosse uno scettro prezioso, un morbido ciuffo di capelli che usciva dal cappuccio scuro del mantello, una fugace visione del suo profilo avuta un momento in cui era stata rischiarata dalla luce di una fiaccola accesa davanti alla casa… era Lei, non v'era alcun dubbio.
Ma perché era lì? Cosa c'entrava Lei in tutto questo?
Remus non riusciva a spiegarselo. Era come immobilizzato, non osava fare un passo, poiché se l'avesse fatto era certo che sarebbe stato ucciso dall'unica creatura che per lui era degna di portare il nome di "amore".
Ma Lei avrebbe veramente ucciso qualcuno? Ne sarebbe stata capace? Lupin pensava di no. Lei era perfetta, e non si sarebbe mai macchiata di un peccato così doloroso e così turpe, mai avrebbe mai macchiato le sue mani angeliche con un'azione simile… ma a dir la verità, ora che l'aveva vista in quel posto, egli stava cominciando a pensare che forse sarebbe stata capace di tutto.
No, sicuramente si sbagliava. Lei non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Si trovava lì solo per sbaglio, per un semplice, stupido errore del fato. Lei non c'entrava nulla nulla, lei era una creatura del bello, della luce, lei era una figlia degli dei immortali, la figlia di Afrodite, oppure era Afrodite stessa, Remus non sapeva darsi una risposta a quest'ultimo quesito, e non sarebbe mai potuta cadere così in basso da essere la serva del Signore Oscuro, di un uomo che era tutto l'opposto di lei, sotto ogni aspetto.
Lei era pura e innocente, risplendente e viva grazie alla sua bellezza e alla sua grazia, e nell'oscurità della notte risplendeva come una torcia fatta di stelle, immensa e padrona della sua stessa luce.

Remus si riscosse dai suoi pensieri pieni d'amore, e ritornò a ragionare con quella stessa mente razionale che aveva portato la Donna lontano da lui.
Se fosse stata una trappola? Se avessero messo Lei lì proprio perché sapevano tutto e volevano metterlo di fronte alla scelta di morire lui, o di uccidere la donna che amava?
Tutto ciò era impossibile… lui era sicurissimo di essere stato completamente muto riguardo al suo amore per Lei. Non l'aveva detto a nessuno, neanche a James, o a Sirius, o a Peter…
Era solo uno scherzo del fato. Un semplice, stupido errore del destino.



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Capitolo 2
*** The Dream ***




2. The Dream

Il mio sogno era passato e non subì
Più mutamento. Era strano che il destino
Di quelle due creature fosse tracciato
Quasi come reale: doveva l'una
Finire nella follia, nella sventura entrambe.

George Byron





27 anni prima…



Suo padre gli aveva sempre detto che probabilmente tutta la sua vita sarebbe stata decisa nel momento in cui si sarebbe seduto vicino ad alcune persone piuttosto che ad altre salendo sull'espresso per Hogwarts.

Era una cosa inevitabile: vicino a chiunque tu ti fossi seduto il primo giorno del tuo primo anno ad Hogwarts, quel chiunque sarebbe diventato tuo amico.
D'altronde era una cosa anche abbastanza comprensibile: non conoscendo nessuno, era facile stringere amicizia con le prime persone che ti rivolgevano la parola!

Quel giorno, il suo primo giorno del suo primo anno ad Hogwarts, Remus Lupin era molto agitato, poiché non aveva la più pallida idea di come avrebbe dovuto fare a capire vicino a chi doveva sedersi. Se fosse finito vicino a qualche ragazzo stupido o antipatico? Sarebbe divenuto anche lui così? E se fosse capitato accanto a qualche poco di buono? O se invece avesse avuto la malaugurata idea di accomodarsi vicino a qualche ragazzo un po' strambo e fosse diventato anche lui ancora più diverso di quanto non lo fosse già?
Suo padre gli aveva sempre detto che era molto importante sedersi vicino alle persone giuste, ma non gli aveva mai spiegato quali fossero e come si riconoscessero queste persone…

Poi Remus ebbe un'illuminazione, dovuta ad un vero colpo di fortuna: c'era uno scompartimento totalmente vuoto. Si affrettò ad entrarvi, temendo forse che qualche studente sbucasse da una finestra o si materializzasse improvvisamente per rubargli la sua tranquillità, poi poggiò con fatica il baule e si sedette comodo e tranquillo sui sedili rossi.
Si sentiva così furbo e così intelligente! Perché mai affannarsi a cercare un buon posto vicino a qualcuno dall'aria simpatica, quando aveva trovato uno scompartimento tutto per se? Lui se ne sarebbe stato lì, buono e tranquillo e avrebbe semplicemente aspettato che qualcuno andasse a sedersi accanto a lui.

Ma ancora una volta, la maledizione dell'espresso per Hogwarts si stava compiendo: si era seduto lì da solo, aspettando che qualcuno decidesse di prendere posto accanto a lui, demandando dunque la scelta dei suoi amici al destino e agli altri. Remus Lupin non sapeva che gli sarebbe capitato ancora tante e tante volte che il destino e gli altri prendessero delle decisioni per lui.

Quando il treno iniziò a muoversi, sentì qualcuno che armeggiava con la porta dello scompartimento, e il cuore gli salì in gola: chissà chi sarebbe stato il suo primo amico!
Un ragazzino dai capelli scuri e arruffati e con lo sguardo sveglio e furbo entrò sbuffando nello scompartimento, trascinandosi un pesante baule e una gabbia con un bel gufo dagli occhi arancioni. -ciao! Posso sedermi qui?- domandò il nuovo arrivato sedendosi senza aspettare una risposta -io sono James, James Potter. Tu come ti chiami?-
-Remus Lupin- disse Remus -piacere di conoscerti-
James Potter sorrise, e si passò una mano fra i capelli.
Egli si era appena seduto, quando qualcuno aprì di scatto la porta della carrozza, entrando dentro con il suo baule. Il ragazzino non disse una parola, ma mise subito a posto il suo bagaglio, poi si sedette nel posto vuoto vicino a Remus.
Lo sconosciuto scrutò i suoi compagni di viaggio con i suoi occhi scuri, scostandosi dal viso i capelli corvini, poi si mise a braccia conserte e iniziò a guardare il panorama fuori dal finestrino.
-scusa… ma tu chi accidenti sei? Ti dispiacerebbe presentarti? Sai, c'è una cosa che si chiama educazione, non so se ne hai mai sentito parlare…- sbottò James
-ah, è vero… piacere, io mi chiamo Sirius- disse quello distogliendo gli occhi dal finestrino
-Sirius come? Non ce l'hai un cognome? Io sono James Potter, comunque, e lui è Remus Lupin-
Il nuovo arrivato esitò un po' prima di rispondere, come se la parola che stava per dire fosse incastrata nella sua gola
-Black. Sirius Black- disse alla fine riprendendo a guardare il paesaggio.
SBANG!
Si sentì qualcosa che sbatteva contro la porta, poi un ragazzino basso con le labbra sottili entrò nello scompartimento.
-io… il baule… caduto… io… era troppo pesante… scusate…- balbettò questi girandosi a recuperare il suo bagaglio.
-P…posso… sedermi?- domandò entrando nella carrozza
-certo che puoi! Accomodati… io sono James Potter, quello davanti a me è Remus Lupin e l'orso appiccicato al finestrino si chiama Sirius Black-

Ah, se James fosse stato un ragazzino cattivo e dispettoso e l'avesse cacciato via invece di invitarlo ad accomodarsi!

-g…grazie… m-molto p-pi-piacere, il mio n-nome è Peter Minus-




NOTA DELL'AUTRICE: l'anno in cui finisce il sesto libro è il 1997, per cui essendo L'horcrux che Remus cerca nel primo capitolo il sesto, si suppone che gli altri 2 mancanti siano già stati trovati, per cui il primo capitolo dovrebbe ambientarsi nel 1998 ormai. L'anno in cui i Malandrini entrano ad Hogwarts è il 1971, per cui il "27 anni prima" del titolo è il risultato della sottrazione di 1971 a 1998, non me lo sono inventata!
Per l'entrata nella scuola di altri personaggi, seguirò le mie esigenze non avendo le date precise date dalla Rowling.


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Capitolo 3
*** She Walks In Beauty ***




2. She Walks In Beauty


Ella passa radiosa, come la notte
Di climi tersi e cieli stellati;
Tutto il meglio del buio e del fulgore
S'incontra nel suo sguardo e nei suoi occhi
Così addolciti a quella luce tenera
Che allo sfarzo del giorno nega il cielo

George Byron




La sorte volle che i quattro ragazzi capitassero tutti a Grifondoro, e in breve tempo James, Sirius, Peter e Remus diventarono inseparabili.
Le loro giornate erano sempre divertenti, qualunque cosa facessero riuscivano a farla con un'allegria quasi sovrumana, ed erano sempre i primi a fare baldoria ogni qual volta se ne presentasse l'occasione.
A 11 anni non si hanno molte cose a cui pensare, e i quattro amici erano bravissimi a non pensare a nulla. Non che fossero stupidi, ovviamente: oltre al divertimento si occupavano anche dello studio, e soprattutto Remus prendeva la scuola molto sul serio.
Il quartetto si godevano la vita, e fra scherzi, avventure spericolate e serate passate a parlare, il primo anno ad Hogwarts passò più in fretta che mai.

L'anno successivo, sull'espresso per Hogwarts…

-Hei Remus! Vieni, Sirius ha occupato una cabina, Peter è già con lui, spicciati!-
James aveva visto Remus che si aggirava con aria smarrita per il corridoio del treno. -ah, eccoti! Andiamo allora, il baule è pesantissimo-
I due entrarono nella cabina e iniziarono a parlare dell'estate e di ciò che avevano fatto, ridendo e scherzando come si fa tra amici.
Remus era silenzioso, e aveva la testa poggiata al finestrino: la notte prima c'era stata la luna piena, e si sentiva stanco come non mai. Era perso nei suoi pensieri, quando ad un tratto scorse fuori dal finestrino la creatura più meravigliosa che avesse mai visto. Era una ragazzina che aveva suppergiù un anno meno di lui, era snella e delicata, il suo viso aveva dei tratti a dir poco angelici e portava un bellissimo abito rosa che la faceva somigliare ad una specie di bambola umana. Stava salutando compostamente una ragazza di un paio d'anno più grande che si apprestava a salire sul treno. Quando quest'ultima fu scomparsa dentro l'espresso per Hogwarts, quell'essere divino alzò gli occhi verso la cabina di Remus, e sembrava che avesse visto qualcuno che conosceva, poiché stava alzando la mano per salutare, ma la madre la fulminò con lo sguardo ed ella ritrasse il braccio timorosa, come se si fosse improvvisamente ricordata che stava facendo qualcosa che le era stato vietato.
In quel momento l'espresso partì.

L'anno dopo Remus ebbe un tuffo al cuore quando vide che la ragazzina questa volta era salita sul treno insieme a quella che sembrava essere la sorella, e il suo cuore batté ancora più forte quando constatò che nel giro di un anno era diventata ancora più bella.
Lupin era oltremodo felice, perché finalmente avrebbe scoperto come si chiamava l'oggetto dei suoi desideri, ma il fato volle che egli non riuscì ad essere presente durante lo smistamento dei nuovi studenti a causa di Silente, che lo aveva chiamato nel suo studio per parlargli di alcune cose importanti, e quindi perse l'occasione di sapere il nome dell'incantevole creatura che riusciva a togliergli il sonno più della luna piena.
Con suo disappunto scoprì anche che non era stata smistata nella sua stessa casa, e la possibilità di parlarle si fece per lui ancora più lontana.
A causa della sua dannata sete di sapere, Remus quell'anno si iscrisse a quasi tutte le classi delle nuove materie che la scuola offriva, per cui fu così impegnato nello studio che non riuscì a vedere molto la sua amata, pur frequentandone la stessa scuola.
I minuti trascorsi durante i pasti nella sala comune, sembravano passare in un baleno, e i pochi sguardi rubati alla ragazza valevano per lui più del sangue di unicorno.
Non aveva detto a nessuno di questo suo amore segreto, non ne sapeva neanche il motivo a dir la verità. James era troppo occupato a farsi notare dalla Evans per poter capire i suoi sentimenti, Peter non gli era mai particolarmente sembrato un buon confidente, e aveva il recondito timore che Sirius si sarebbe potuto in qualche modo beffare di ciò che provava per quella ragazza di cui non sapeva neppure il nome, poiché lui era più un tipo d'azione, e non avrebbe compreso la sua timidezza e il suo timore.

Era il suo quarto anno ad Hogwarts ormai, e Remus aveva coltivato il suo amore per la ragazza senza nome con la stessa cura con cui un contadino coltiva il suo campo. Si era nutrito dei suoi stessi sentimenti, e nella sua mente aveva scritto mille storie diverse con Lei come protagonista. Cento variazioni sul tema del loro incontro, altre cento sul loro primo ballo, poi sul loro primo bacio, poi altre cento in cui litigavano e cento in cui facevano pace, cento variazioni sulla loro prima volta, cento piccoli momenti trascorsi insieme, altre ancora sul loro matrimonio, poi sulle loro vacanze insieme, e infine cento ulteriori variazioni sul loro ultimo bacio. Queste erano le sue preferite, poiché pensandole poteva scatenare tutta la sua vena romantica e la sua fantasia devastatrice, ideando cento diverse situazioni in cui il fato lo divideva per sempre dalla sua amata.

Poi un giorno accadde. Remus ricordava quel momento come se fosse stato marchiato a fuoco nella sua mente.
Era sulle sponde del lago, Sirius e James stavano facendo commenti sulle ragazze che passavano, Peter giocava con una piuma facendola volare in aria, e lui era chino come al solito su di un libro pesante.
-Sirius… quella lì è una da dieci e lode. Anzi, da cento e lode!- aveva detto James. Sirius non aveva risposto.
Remus alzò gli occhi per vedere di chi stessero parlando, perché James si sbilanciava così tanto solo quando parlava di Lily Evans, ed era proprio curioso di vedere chi fosse l'oggetto delle sue lodi.
Una fitta al petto.
Come una martellata improvvisa sul cuore.
Era di Lei che stava parlando. Gli venne un moto di gelosia improvvisa, avrebbe quasi ucciso James per aver profanato l'aura divina della sua amata con un commento stupido e privo di qualsiasi poesia. Si sentì in dovere di difendere l'onore della sua musa, e per la prima volta prese parte alle "pagelle" (come le chiamavano loro) di James e Sirius.
-e la Evans? L'hai già dimenticata?- domandò
-bè… mi pare ovvio di no! La Evans e sempre la Evans. L'unica donna che amo e che amerò per sempre- rispose Potter sorridendo e cercando Lily tra la folla.
Sembrò quasi che l'angelo custode della ragazza senza nome avesse deciso di ricompensare finalmente Lupin di quei due anni passati a bruciare di un amore impossibile, poiché una delle amiche della giovane la chiamò per nome, facendo finalmente scoprire a Remus come si chiamasse la sua dea personale.
Ella era rimasta un po' indietro a cogliere una margherita sul prato, e una brunetta la chiamò per attirare la sua attenzione.
-Narcissa… dai vieni!-
lei si alzò e si girò verso l'amica, i suoi capelli biondi si mossero delicatamente sulle sue spalle, imprigionando mille raggi di sole e mille cinguettii di usignoli, i suoi occhi azzurri e limpidi come il cielo si spalancarono, e la sua bocca fatta di petali di rose si aprì, per rispondere all'amica
-un secondo, aspettatemi- disse con voce più ammaliante di quella delle sirene, poi si affrettò a raggiungere le sue compagne, e mentre camminava pareva che stesse volando.

Narcissa. Remus era sicuro che ella non avrebbe potuto avere nome più bello.




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