I'll never be good enough.

di V a m p i r e
(/viewuser.php?uid=144866)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In trappola. ***
Capitolo 2: *** Io voglio te. ***



Capitolo 1
*** In trappola. ***


DISCLAIMER: I personaggi di Buffy non mi appartengono, ahimè, io ci gioco soltanto. In caso contrario, Spike sarebbe già incatenato nella mia cantina.
NOTE DELL’AUTRICE: Sono Spuffy convinta, soprattutto della parte Sp-, quindi non aspettatevi altro da me. Forse lo Spawn, ma non certo in questa FF. Oh, questa è la mia prima fanfiction su Buffy, quindi siate gentili con me per favore!!
FEEDBACK: Gradito!!






 1 – In trappola.
 
 



 
La caccia era magra, quella sera. Sembrava che tutti i vampiri della città avessero deciso di fare sciopero, e Buffy aveva avuto la possibilità di ucciderne solo due.
Non che questo fosse un male, meno lavoro per lei, ma quando i non-morti  si comportavano in un modo così calmo non c’era da stare tranquilli. Molto spesso organizzavano qualcosa, e per una città come Sunnydale poteva rivelarsi letale un piano ben congeniato. L’ultima volta quasi non avevano rischiato l’Apocalisse, ma d’altronde, ormai quella non era più una novità.
Faceva parte del suo lavoro, della sua missione rischiare la vita per un bene più grande, senza lamentarsi. E senza pretendere niente dalla sua vita, neanche la vita stessa. Erano passati i giorni in cui si illudeva che se avesse fatto finta di non vedere, un giorno avrebbe potuto smettere, sposarsi, magari fare anche una famiglia con tre bambini e un cane. Nessuna cacciatrice era arrivata viva ai venticinque anni, non c’erano possibilità. Le apocalissi, i cattivi delle storie erano lì, sempre pronti a stravolgere la realtà, a far vincere il male. Era nata per questo, per salvare l’umanità.  E alla sua, di umanità, non ci poteva pensare.
La Cacciatrice scosse la testa, riavviandosi i capelli. Non doveva pensare sempre al peggio, altrimenti sarebbe morta a causa dell’ansia. E tra tutte le cose per le quali aveva rischiato di morire, l’ansia era proprio quella più stupida.
Le lapidi risplendevano alla luce della luna e del misero lampione presente nel cimitero, i fiori che i proprio cari avevano portato ai defunti, facevano sembrare quel luogo di morte quasi rilassante. Un posto dove trovare la pace eterna, il luogo che avrebbe dovuto essere. Se non ci fossero stati i vampiri, i fantasmi e tutte le altre cose soprannaturali, sarebbe stato bello andare lì a piangere i propri cari.
Ma cosa stai dicendo? Se ti rilassi qui, perdi la vita. Lo hai imparato a tue spese, Buffy, quando hai permesso ad un vampiro di entrare nella tua vita, e per poco non ce la rimettevi. Una persona però è morta, da quell'incontro letale, la Professoressa Calendar.
Non era stata colpa di Angel. Lui, il vampiro con l’anima, il miracolato, il dannato. Voleva solo aiutarla, all’inizio, indirizzarla, farle capire che il male si può combattere, se si hanno degli alleati. Era stato avvisato di quanto fosse restia ad accettare la sua sorte, quella sedicenne impertinente con la parlantina troppo sviluppata e i tacchi troppo alti per combattere i non-morti. Lei però era piccola, giovane, inesperta, ed era rimasta affascinata da quel comportamento protettivo e dai suoi occhi penetranti. Il principe azzurro, doveva aver pensato, lo sposerò e vivremo per sempre felici e contenti. Un bel tenebroso sempre gentile da capire, da salvare, e così affascinante in quel completo scuro... era inevitabile che fosse finita in tragedia. Non era stata colpa di nessuno dei due, solo... solo del destino.
«Dannato destino.»
Senza accorgersene, lo aveva detto ad alta voce. Le accadeva troppo spesso ultimamente, di parlare da sola, di immaginarsi le cose... forse stava diventando pazza. Che bella cosa. Lanciò un’occhiata alla cripta scura verso la quale si stava dirigendo, senza rendersene neanche conto. Se stai con i pazzi...
Il rapporto con Spike si era trasformato, fino a diventare una sorta di tacito accordo per evitarsi il più possibile, anche se ogni tanto lo sorprendeva a fissarla con brama omicida. Con il chip in testa, il vampiro ossigenato non era in grado di fare del male a nessuno, e questo, se possibile, lo rendeva ancora più rabbioso e imprevedibile, dato che non poteva sfogare le sue frustrazioni su poveri innocenti.
William il Sanguinario con un chip che gli impediva qualsiasi omicidio, praticamente una bomba ad orologeria. Meglio evitarlo che ucciderlo, provava a pensare ogni volta, dopotutto poteva rivelarsi utile. Come diceva lui stesso, “basta combattere”, e da poco tempo aveva accettato di aiutare la Scooby Gang con le lotte in cambio di un po’ di sangue di maiale. Non si fidavano di Spike, naturalmente, e sapevano che per pochi soldi avrebbe potuto venderli al peggior nemico, ma un aiuto in più non faceva mai male, durante una battaglia. Anche se, come spesso notava Xander, se mai fosse stato liberato da quella maledizione non avrebbe esitato ad ucciderli uno per uno.
Dovette interrompere un momento i suoi pensieri, perché un vampiro le si era avventato addosso e cercava, inutilmente, di morderla. Era grosso, molto grosso, aveva i capelli mossi e uno sguardo gelido, ma era anche molto stupido.
 Mentre sganciava il paletto dalla cintura e lo trasformava in polvere, urlò all’ormai defunto. Tanto ormai era diventata pazza, no?
«Ma non imparate mai? Cacciatrice uguale morte! Non avete speranza!»
«Veramente non hai mai battuto me, ma io non valgo, vero? Sono una spanna sopra a tutti gli altri.»
Con il suo solito charme inglese e lo spolverino, inscindibile, Spike era apparso fuori dalla sua cripta. I capelli ossigenati risplendevano alla luce della luna, gli occhi guizzavano di qua e di là. La guardava con un ghigno stampato in faccia, facendo passare lo sguardo attraverso tutta la sua figura. Alla fine, alzò un sopracciglio e tornò dentro.
Se mi ha parlato, vuole che io lo segua, pensò Buffy, alzando gli occhi al cielo. Speriamo abbia qualcosa di buono in serbo per me... cioè, per una missione., si corresse immediatamente. Spike non aveva niente di buono per lei, e mai lo avrebbe avuto.
Entrò nella cripta arredata in stile minimal, ma veramente tanto minimal, e immediatamente sentì che qualcosa non andava bene. La televisione e il frigo erano allo stesso posto, ma da quando quelle catene erano appese al muro? ...E perché Spike non diceva una parola, restando immobile nell’ombra? Non avrebbe dovuto punzecchiarla col il suo solito –e insopportabile– sarcasmo?
«Se non mi vuoi parlare, tanto vale che me ne vada.»
Fece per uscire, ma quando si girò, la porta si chiuse di scatto, come se l’avesse sentita.
Fantastico, sono in trappola.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Io voglio te. ***


Heylà! Grazie a coloro che mi hanno recensito, spero di non deludervi! Questo capitolo è ancora un po' introduttivo, ma avrà più spazio il nostro amato Spike!


2 – Io voglio te.
 




 
 
Fantastico, sono in trappola.
Buffy spalancò la bocca quando la porta calò pesantemente a terra e le impedì il passaggio. Non era il tipo di persona che perdeva la calma con poco, e, dopo anni di combattimenti, riusciva a mantenere facilmente il controllo. Tuttavia, sapere di essere nella stessa stanza con un vampiro centenario, famoso per aver ucciso due cacciatrici, la inquietava un pochino. Anche se era temporaneamente innocuo.
«Cosa vuoi? Sai benissimo che se mi farai del male il chip ti ucciderà.»
Lo conosceva da anni ormai, e sapeva come prenderlo. Spike era come un animale, fiutava la paura e ne faceva un’alleata. Amava giocare con le proprie vittime, “ballare” con loro fino a quando non si stancava e le uccideva. Per frenarlo, erano necessari autocontrollo e spavalderia. Bisognava fargli capire chi era il padrone. Un cane, in poche parole.
Il vampiro ossigenato si girò lentamente – evidentemente, lui non aveva fretta – e si fece vedere in tutto il suo splendore. Alla luce della luna non dava il meglio di sé stesso, ma con una luce forte era ancora più affascinante e spaventoso. Con i capelli biondi, gli occhi blu che luccicavano maligni, il fisico scolpito e l’espressione divertita sembrava la personificazione del diavolo.
In fondo, Lucifero non era altro che un angelo caduto. Un essere troppo superbo e bello per stare in paradiso, colui che aveva osato sfidare Dio e ne era uscito sconfitto.
Buffy ebbe un brivido, nel vederlo così in forma.
Sembra un leone sul punto di avventarsi su una gazzella.
«Se lo facessi io, di certo non potrei vivere per raccontarlo.»
Disse, con il suo solito charme inglese e il tono canzonatorio. La Cacciatrice sudò freddo a quell’affermazione, perché era abbastanza intelligente per capire cosa intendeva. Se ti uccidessi io. Aveva assoldato qualcuno per ammazzarla, era stato così vigliacco da abbassarsi ad un tale trattamento.
«Pensavo che, pur essendo uno spietato killer assetato di sangue, avessi un pregio: il coraggio. E invece hai assoldato uno stupido vampiro da quattro soldi per uccidermi! Sono delusa.»
Stava cercando di attenersi al piano, di mantenere la calma nonostante l’effetto di Spike, ma non era facile. Lui nel frattempo si era avvicinato, esperto nella camminata sexy – non per Buffy, naturalmente, ma per la metà della popolazione di Sunnydale sì – e brandiva un coltellino, giocandoci come se fosse stato una spada da cavaliere. Si divertiva, lui, a vederla sulle spine. Bastardo.
«Ucciderti? E chi ha mai pensato di ucciderti? Quando tu muori, dove finisce il divertimento? No... no, naturalmente ti ucciderò io, quando riuscirò a farmi togliere questo dannato chip!»
Aveva iniziato il discorso con calma, però il tono da suadente e ipnotizzante era diventato pieno d’astio, toccando l’argomento chip. A quanto pareva, quindi, non era cambiato. Poteva sembrare migliorato, forse addirittura aveva dato qualche parvenza di bontà, ma era stata tutta una farsa per ingannarla. Non si era spostato di un millimetro da quel cerchio di malvagità e perversità.
Che stupida, sono stata, pensò Buffy.  Un chip può impedirti di fare del male, ma non di volerlo fare. Non ti cambia l’anima, o, in questo caso, non te la crea.
«Vieni fuori, Raggio Di Sole.»
Naturalmente non diceva a lei, e ne ebbe la conferma quando una testa platinata uscì dalla porta sul retro con una balestra – una balestra, davvero? Chi usava ancora una balestra? – e per poco non si impalettò da sola. Il vestitino arancione di Gucci evidenziava le curve della vampira, l’espressione stordita sottolineava tutto il resto.
Oh, meraviglioso, morirò per sbaglio.
«Ciao, Harmony».
 
 
Non sapeva se ridere o piangere. Aveva immaginato che Harmony avrebbe provato a tirare con la balestra, avrebbe sbagliato e così lei e Spike avrebbero iniziato a lottare come ogni volta, ma non era andava affatto così. Dopo un improvvisato monologo di Harmony, smorzato comunque sul nascere, avevano preso posizione e non si muovevano per nessun motivo al mondo. Stavano tutti e tre immobili, Buffy aveva addirittura timore a muovere un muscolo. Non paura, timore.
Da quando era diventata Cacciatrice, aveva capito che c’era una grande differenza. Il timore ti salva la vita, ti fa agire con lucidità e, soprattutto, non ti fa fare cazzate, mentre la paura è un’arma a doppio taglio, puoi venire paralizzato in qualunque momento, senza avvertimento.
Sta giocando con me, maledizione! Devo fermare questa cosa, sto facendo il suo gioco!
«Dimmi cosa vuoi. Vuoi giocare? Visto che non mi vuoi eliminare, dimmi che cavolo stai cercando di fare!»
Cosa stai facendo? Stava perdendo il controllo. Non era più la Buffy controllata e composta che teneva testa ai suoi giochi, le sembrava che i muri della stanza si stessero restringendo. Aveva un vago senso di nausea, un malessere interno, qualcosa che non aveva mai provato. Una sorta di... oppressione? E non di certo per colpa di Spike, nessuna delle sensazioni conosciute era così.
O Dio, soffriva di claustrofobia! Non lo aveva mai saputo, non ce n’era stata ragione, e quindi non sapeva controllarlo. Era vulnerabile, proprio in una situazione di pericolo come quella. E non avrebbe saputo controllare neanche quello che Spike le stava per dire.
«Ma non capisci, Passerotto? Io voglio te.»

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=794088