Canto di Natale

di ChiaBBlack
(/viewuser.php?uid=142455)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Fantasma del Passato ***
Capitolo 2: *** I Fantasmi dei Natali Presenti e Futuri ***



Capitolo 1
*** Il Fantasma del Passato ***


 

 

 

“No. No,no,no.” La voce di Severus Piton echeggiò in tutto il suo studio.

“Ma Signore, la prego...è la Vigilia...” Arthur Weasley stava cercando di convincere il suo inflessibile e crudele capo a concedere a lui e agli altri impiegati, una giornata libera.

 

Ogni anno era sempre la stesse storia, ma forse quest'anno sarebbero riusciti a convincerlo. Dopotutto lui non aveva scelta. Non poteva perdere quel posto perché il suo stipendio era l'unico modo per procurarsi le medicine che servivano a suo figlio George.

 

Nel frattempo Severus, grande finanziere londinese, ribolliva di rabbia. Ogni anno questa perdita di tempo. E lui, con il suo olio di gomito era già riuscito a sbrigare tutte le sue pratiche. Mentre i suoi impiegati rimanevano lì a lamentarsi. D'improvviso s'alzò e uscì, senza dire niente a nessuno anche se, a dire la verità, tutti erano abituati ai suoi modi scontrosi.

 

Per strada c'era un'allegria insopportabile; tutti si urlavano gli auguri dai lati opposti del grande stradone, i bambini dell'orfanotrofio cantavano.

'Chissà perché cantano, se non hanno niente. E poi sono stonati, che fastidio.'

Egli camminava a testa tanto bassa, per non essere disturbato, che non si accorse che qualcuno gli stava venendo incontro. Così, si scontrarono.

L'uomo contro il quale si era scontrato si rivelò essere Draco, suo nipote. Il figlio della sua defunta sorella.

 

“Ehi zio Sev! Come stai? Stavo proprio venendo nel tuo ufficio per chiederti se volevi venire al nostro cenone di Natale! Astoria sarebbe davvero felice di rivederti.”

No.

“Devo lavorare. Chissà quanto mi verrà a costare questa vostra festa sdolcinata.”

 

Così, dopo questa spiacevole conversazione, Piton giunse finalmente a casa sua. Stava per infilare la chiave nella serratura del grande cancello, quando gli sembrò di vedere un'ombra.

Quasi fosse un fantasma, una nebbiolina prese la forma del suo collega Phineas Nigellus; ormai deceduto da qualche anno.

Era un collega insopportabile, quasi più avaro di lui e sempre scontento. Era certo che sarebbe finito all'inferno e le fiamme che lo circondavano, fecero pensare al finanziere di aver creduto giusto.

Per sua fortuna, Severus riuscì a infilare la sua snella e pallida figura nel varco che era riuscito ad aprirsi. Scappò in casa.

 

Quella fu la sera più brutta della sua vita.

 

Cercando di prepararsi la cena, il rumore di un gatto lo fece sobbalzare, cosicché rovesciò il pentolino. Poco dopo non riusciva nemmeno a leggere il giornale; era stato spaventato dalle campane di una chiesa vicina che suonarono a morto per un tempo lunghissimo.

Decise infine di andare a letto.

 

 

Si addormentò.

Si svegliò.

O almeno, così gli sembrò.

Si ritrovò di nuovo faccia a faccia con il suo ex collega, questa volta lo poté vedere meglio e scorse tutte le catene incandescenti che lo cingevano fin quasi a strangolarlo.

 

 

 

 

“Oh, sento la tua paura, Severus! Eppure anche tu farai la mia stessa fine, le tue catene ti aspettano.

Per farti capire quanto le meriti -perché le meriti più di me- questa notte arriveranno tre Fantasmi.

Il Fantasma dei Natali Passati;

il Fantasma del Natale Presente;

quello dei Natali Futuri.”

 

La paura paralizzò Piton ed egli si fece ancora più bianco in volto di quanto non fosse già abitualmente.

E si riaddormentò.

 

 

Il suono di campanelle natalizie si insinuò nei sogni del finanziere e lo costrinse suo malgrado e di cattivo umore, a svegliarsi di nuovo.

Quello che si trovò davanti lo lasciò abasito; una giovane donna molto bella, dai capelli rosa accesso che stonavano con il pallore del suo viso. Quella presenza galleggiava, sospesa nell'aria, e gli si avvicinava.

Quando ella gli fu abbastanza vicina da toccarlo, gli prese la mano e la stanza iniziò a vorticare, i colori a fondersi e la sua mente ad annebbiarsi.

Poi tutto si fermò.

Severus sentì la neve sotto di lui e si alzò di scatto, infreddolito.

 

“Chi sei?”

“Sono il Fantasma dei Natali Passati, e ti mostrerò i tuoi.”

“Non farlo....” Piton aveva capito dove si trovavano e il dolore gli aveva già stretto il cuore.

 

Il paesaggio gli era familiare, ma evidentemente si era sforzato di dimenticare.

Erano vicino al suo vecchio collegio.

La donna fantasma, i cui capelli erano ora biondo cenere, lo prese per mano e lo condusse all'interno della struttura.

 

Presto Piton si ritrovò in un'aula in cui sedeva un bambino che studiava da solo; mentre i suoi compagni erano fuori a giocare.

Quando il suo sguardo si spostò dal bambino alla stanza, notò un che anche un professore molto anziano lo stava osservando.

“Ecco, ho finito.” disse il bambino, più a sé stesso che al professore, che evidentemente non aveva visto.

 

L'aula si trasformò velocemente e presto Severus e il Fantasma si ritrovarono in un parchetto. Il bambino doveva essere cresciuto e assomigliava sempre di più al Piton adulto.

Era seduto su una panchina insieme ed una ragazza che lo stava osservando. I due avevano gli stessi capelli corvini e lisci e gli stessi occhi neri e profondi; anche se quelli del ragazzo era glaciali.

“Allora Sev, ho una bella notizia...”

La ragazza sorrise, ma lui no.

“Ho convinto la mamma, lei è malata.... e quindi ha accettato a farti tornare.”

Severus, evidentemente insofferente alla notizia della malattia della madre, sorrise. Questa notizia l'aveva reso davvero felice, non sarebbe più rimasto in quel collegio!

 

Alcune lacrime uscirono dagli occhi del Piton adulto al ricordo di quei bei e lontani momenti con la sorella. Ma senza lasciare tempo a quelle lacrime di raggiungere la sottile bocca dell'uomo; il Fantasma di quei Natali, lo portò in un altro posto.

 

Si trovavano in una casa molto spaziosa. Severus ricordò che era quella di Albus, il suo primo capo che l'aveva assunto da poco. Egli stava sistemando delle decorazioni per la festa di Natale.

 

Piton ricordò una discussione avuta molti anni prima con quell'uomo. Gli stava rimproverando la sua avarizia. Assurdo.

Ma lui aveva appena speso una fortuna per le medicine della madre.

“Ma non ti sto rimproverando l'avarizia che usi a casa tua, non mi permetterei mai. Sto solo dicendo che dovresti apprezzare il Natale.”

“Non è proprio la mia festa. Comunque deve promettermi che non rivelerà mai a nessuno quello che è avvenuto prima della morte di mia madre.”

“Non lo farò. Se vuoi nasconderò la parte più bella di te.”

 

Più tardi cominciò la festa.

Piton si vide ballare con una ragazza, la sua prima e unica ragazza. Lily.

Altre lacrime solcarono il suo viso. Questa volta le asciugò. Che stupido era stato a legarsi così tanto ad una persona.

 

“Ricordi?” disse il Fantasma, “Ricordi tutto o preferisci vedere di nuovo?”

Ricordo.

 

Certo, come poteva dimenticare?

Si sarebbero dovuti sposare, ma erano troppo poveri.

Quando poi lui era diventato ricco, non aveva più voluto sposarsi. Certo lui era ricco, ma lei no e non gli avrebbe portato alcuna dote. Avrebbe solo speso i SUOI soldi.

 

Però l'aveva amata. Quando erano poveri si amavano. Poi lui aveva amato solo i soldi.

 

Rivide il loro litigio. Le ultime parole che si erano detti.

 

No, no hai ragione. Non ti amo più-

 

Severus gridò alla sua versione più giovane di non lasciarla, era abbastanza ricco per entrambi.

“Non farlo! Non farlo!”

 

Disperato, Piton vide il giovane andarsene e cercò di afferrare la ragazza; ma il Fantasma glielò impedì.

Il Passato non si cambia.

 

E allora videro di nuovo Lily, nella sua nuova casa. Povera, ma sposata e felice.

 

Severus era distrutto e implorò il Fantasma di lasciarlo in pace.

 

Così si ritrovò sul suo letto, in lacrime; mentre l'eco delle voci della sorella, di Lily e del Fantasma si confondevano e sparivano.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I Fantasmi dei Natali Presenti e Futuri ***


Ma se era sveglio, era perché qualcosa nella sua camera, di nuovo, l'aveva svegliato.

 

Stravolto dai ricordi che gli erano appena stati mostrati, non capì subito chi fosse quella presenza.

Ma poi lo guardò meglio e vide che anche intorno a quest'uomo dai capelli rossi aleggiava una nebbiolina argentea e allora capì.

“Che vuoi?”

“Sempre gentile eh, Sev? Posso chiamarti Sev, vero?”

“Non fa alcuna differenza” disse Piton, in realtà parecchio infastidito da tutta quella confidenza.

 

“Beh, allora... io sono il Fantasma del Natale Presente, su' che non abbiamo tutta la notte!”

 

Una sensazione ormai familiare prese lo stomaco di Piton, mentre la stanza girava -o forse erano loro a farlo- e scompariva, lasciando il posto ad un'altra casa, più piccola e fredda.

Loro erano fuori da una finestra ad osservare una famiglia che mangiava il cenone di Natale.

Era la famiglia del suo impiegato, Weasley.

 

Severus riconobbe George, il figlio per cui Arthur doveva comprare le medicine.

Era visibilmente malato, il viso era esangue e i capelli opachi; eppure sorrideva alla sua numerosa e, Piton non poteva fare a meno di pensarlo, povera.

 

Poveri e felici.

 

È sicuramente una maschera, non si può essere felici se non si hanno i soldi.

 

“Ma tu, ricco, sei felice?”

Fu come se il Fantasma gli avesse letto nel pensiero; ma lui non rispose.

 

La scena cambiò ancora e Severus si trovò davanti a diverse famiglie sedute a tavola, felici.

Tutte famiglie diverse, tutte felici.

Vide madri sole con la loro figlia, vide giovani coppie e anziani circondati di nipoti.

Vide marinai che pensavano felici alle loro fidanzate, vide i bambini dell'orfanotrofio che cantavano. Felici.

 

Assurdo.

“Chiediti piuttosto perché tu non lo sei, Sev.”

 

Questo fantasma era decisamente sempre più fastidioso.

Non potevano semplicemente lasciarlo in pace? Il suo Natale sarebbe stato come tutti gli altri.

Solitario. Da quanto tempo era solo?

 

Infine arrivarono alla casa di Draco, stavano già tutti ballando; com'era bella la sua fidanzata e come si amavano. Era evidente.

Doveva essere costata un sacco quella festa. Tutti ridevano e si scambiavano regali, nessuno pensava al lavoro e nessuno era solo. Piton sentì la voce di Draco; “Chissà cosa sta facendo mio zio..”

“Sarà a casa sua a contare i suoi soldi” in parecchi si intromisero nella conversazione..

“Mi spiace che non gli piaccia il Natale, ma così è davvero ridicolo, cosa c'è di brutto in questa festa? ”

“Forse solo il fatto di non avere nessuno con cui passarlo”

“Ma..” insistette Astoria “avrebbe noi”

“Certo, se solo non fosse così avaro e cinico.”

 

Ormai tristissimo, Piton si accorse che ogni colore sbiadiva e che la ridente e ormai familiare immagine del Fantasma era scomparsa.

 

Abbandonandosi all'immagine di lui invecchiato ancora e sempre più solo, Severus non si accorse che qualcuno era alle sue spalle.

Era inverno, certo. E faceva freddo. Ma ad un tratto il freddo cambiò e si fece più pungente e fu come se fosse arrivata la notte.

 

Piton si girò.

 

Vide un uomo dai capelli scuri e piuttosto lunghi; dall'aspetto trascurato, ma osservandolo bene, Severus capì che doveva essere stato un uomo bellissimo.

Gli occhi marroni erano profondissimi e lo guardavano con disprezzo.

Piton si soffermò su quello sguardo, stupito.

Il corpo del Fantasma era avvolto da un mantello nero che lo rendeva inquietante e faceva intravedere la sua figura esile.

 

“Sei un Fantasma anche tu, vero?”

Ma niente dell'uomo si mosse. Non parlò e non spostò il suo sguardo che però si faceva sempre più duro.

Quando finalmente si mosse, lo fece in silenzio e guidò Piton attraverso Londra, nel freddo e nel buio.

Arrivarono in una taverna e ascoltarono la conversazione di due uomini.

“Finalmente quel vecchio ha tirato le cuoia, eh?”

“Si, infatti; ho sentito dire che è morto come è vissuto, da solo. L'hanno trovato dopo due giorni che già i suoi impiegati facevano festa per quella sua vacanza”

“E il funerale? Immagino sia comunque nostro dovere andarci...”

“Certo, andarci a mangiare al banchetto, sempre che abbia qualcuno che glielo organizzi; sennò farei anche a meno di sorbirmi la cerimonia”

Un giovanotto si intromise: “Oh, anche voi parlate di lui? Beh io gli dovevo un po' di soldi.. e per fortuna che ora è morto!”

Le risate riempirono l'aria del locale.

 

Piton si sentiva strano. Di chi parlavano? Chi era tanto sfortunato? Di chi si facevano gioco?

 

Continuarono per la strada principale e, una volta arrivato in fondo, vide davanti alla chiesa il capezzale del morto ma non volle scoprirne la salma. Il coraggio gli mancò e un dubbio si era ormai insinuato dentro di lui; vedendo la sua casa.

Era stata venduta.

Ci si avvicinò ma fu trattenuto dal Fantasma. Il suo sguardo rideva di lui e della sua stupidità.

 

Perché forse ancora sperava di non capire.

E allora finalmente il fantasma parlò.

 

Patetico-

 

Quella parola risuonò nella sua testa.

 

Insieme si diressero verso il cimitero della città. Appena entrati Severus vide una lapide che sembrava nuova, ma era più trascurata delle altre.

 

Non c'era foto ed era ancora aperta, in attesa.

Finalmente di decise ad alzare lo sguardo sul nome, scritto in maiuscole, senza grazia;

 

Severus Piton

 

Colpito al cuore da quell'immagine che gli si era fissa nella mente, l'uomo cambiò. Fu un cambiamento decisivo e repentino, che era però già iniziato alla vista del bambino che studiava da solo.

 

Le lacrime scorrevano senza freni, lui era scosso dai singhiozzi e il Fantasma rideva piano e senza pietà.

Parlò di nuovo; “Ognuno ha quello che si merita.”

 

Pentito, Piton supplicò di riportarlo indietro, nella sua infanzia; e di lasciarlo ricominciare.

Ma al rifiuto evidente scritto sul viso del Fantasma, si abbandonò sulla neve, solo.

 

Quando, pochi secondi dopo, si costrinse a rialzarsi, quasi cadde al vedersi steso nel suo letto.

Era mattina.

Era Natale.

Il cambiamento era arrivato e albergava nel suo cuore, sorrise.

Sentiva gli stessi canti natalizi del giorno precedente, ma ora li ascoltava con gioia.

 

Si vestì e uscì per strada, sorridendo a tutti quelli che incontrava e dando un po' di soldi agli orfanelli che lo guardavano stupiti.

 

 

Entrò in uno dei pochi negozi aperti e ordinò un tacchino molto grande, che fece portare alla famiglia Weasley.

Tornò in strada e continuò ad urlare: Buon Natale, Buon Natale!

 

Arrivò fino ad una stradina secondaria, apparentemente silenziosa, da cui però proveniva una musica elegante e aleggiava aria di festa.

Radunò la sua fora ed entrò. Era la casa di Draco.

“Zio Sev! Che ci fai qui?”

“Volevo scusarmi e chiederti scusa. Mi piacerebbe davvero avere l'onore di partecipare alla tua festa di Natale”

 

Tutto lo osservavano piacevolmente sorpresi e lui sorrideva, sorrideva a tutti; felice di poter festeggiare il Natale con la sua famiglia.

Con coloro che, adesso, amava.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=794304