La dieta di Islanda

di happylight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wienerbrød ***
Capitolo 2: *** Mämmi ***
Capitolo 3: *** Fish ***
Capitolo 4: *** Köttbullar (prima parte) ***
Capitolo 5: *** Köttbullar (seconda parte) ***
Capitolo 6: *** Licorice (prima parte) ***
Capitolo 7: *** Licorice (seconda parte) ***
Capitolo 8: *** Extra - Retroscena e Inediti ***



Capitolo 1
*** Wienerbrød ***


Profumo.

Un profumo delizioso, caldo, dolce e fragrante si diffondeva dalla cucina insinuandosi in ogni angolo della casa.

Un profumo di zucchero, di mandorle e di cioccolata arrivava a stuzzicare le narici dei quattro Nordici seduti in salotto sul divano o su morbide poltroncine.

Ad una prima occhiata di un osservatore esterno sarebbe sembrato che fossero tranquillamente in attesa di qualcosa, ma piccoli gesti tradivano la loro ansia.

Da Islanda che accarezzava nervosamente le penne di Mr. Puffin, a Finlandia che lanciava occhiate in tralice a Svezia, cercando di evitare il suo sguardo indagatore per versare di nascosto un po’ di vodka nel proprio the, fino a Norvegia che seguiva distrattamente la sua fatina Astrid che svolazzava attorno alle loro teste.

Dei passi pesanti lungo il corridoio, accompagnati da una risata squillante, annunciarono che la loro attesa stava per finire.

Tutti erano lì riuniti nel salotto dalle grandi finestre con vista sul porto di Copenaghen per un motivo preciso.

La telefonata che avevano ricevuto qualche giorno prima.

Appena alzata la cornetta avevano udito la voce di Danimarca e si erano preparati a dover sorbire un lungo monologo del biondo; mentre ognuno di loro stava pensando ad una scusa per riattaccare, quattro parole erano giunte alle loro orecchie, parole che avevano cancellato tutte le loro precedenti intenzioni.

“Domani preparo i wienerbrød.”

Cercando di nascondere i loro pensieri, letteralmente invasi da visioni di pasta sfoglia alla crema e cioccolato,  avevano risposto che sì, certamente, sarebbero andati a casa sua a fare merenda con gli altri, a patto che la smettesse di essere così fastidioso. E mentre dall’altra parte della cornetta il danese continuava a parlare avevano riattaccato con un grande sorriso sulle labbra e l’acquolina in bocca, già pregustandosi la scorpacciata che si sarebbero fatti.

Ed eccoli lì il giorno seguente, seduti ad aspettare nervosamente che il danese varcasse la porta, ma tentando di mantenere un’aria calma e rilassata.

Perché mai e poi mai avrebbero ammesso di adorare i dolci di Danimarca e di non vedere l’ora, ogni volta, di essere invitati per una merenda.

I loro desideri furono esauditi quando il biondo entrò nel salotto sorridendo e reggendo un vassoio enorme carico di dolci di ogni tipo e foggia. Frøsnapper decorati con semi di sesamo, tebirkes dal morbido cuore di marzapane, snegle grondanti cioccolato e molti altri ancora.

Con un gesto teatrale Danimarca depositò tutto quel ben di Dio sul tavolino in mezzo agli altri e si lasciò cadere sul divano accanto a Norvegia, togliendosi l’enorme cappello da cuoco che aveva tenuto calato sui capelli biondi.

Gli altri quattro nordici si guardarono tra di loro, come ad aspettare un segnale comune, prima di allungare le mani verso il vassoio.

In meno di un secondo tutti stavano masticando un dolcetto.

Danimarca osservò soddisfatto le facce dei suoi fratellini che mangiavano con gusto: Norvegia con il solito sguardo spento non sembrava essersi accorto della crema che gli stava colando sul mento, Islanda stava divorando i suoi wienerbrød preferiti con i semi di papavero, Svezia masticava lentamente a piccoli bocconi e Finlandia.... cosa diavolo stava combinando?

Il biondino, tentando di non farsi notare, stava mettendo sopra il suo pasticcino delle strane cose scure….

“Fin!”esclamò Danimarca avvicinandosi per vedere meglio “cosa stai facendo ai miei wienerbrød?”

Finlandia sobbalzò e tentò di nascondere velocemente qualcosa dietro la schiena, ma il danese fu più veloce e gli afferrò il polso per vedere la sua mano che stringeva una scatoletta bianca e rossa di salmiakki.

“Non mi dirai che vorresti aggiungere questa roba alla mia perfetta creazione di pasticceria?” disse Danimarca storcendo il naso.

“Non è roba! È salmiakki, ed è buonissimo per tua informazione!” replicò il finnico con aria indignata “E sto soltanto migliorando i tuoi pasticcini, dovresti provarlo anche tu!”

“Non ti permetterò di rovinare tutto il mio lavoro!” urlò il danese, afferrando la scatoletta e il wienerbrød ricoperto di salmiakki e facendo per alzarsi e portarli via.

“Ridammeli!”strillò isterico l’altro, afferrandolo per la camicia.

Danimarca, sordo alle proteste del biondino, mosse un passo, per trovarsi davanti a Svezia che torreggiava su di lui guardandolo con un espressione minacciosa.

“Lascia stare mia moglie.” disse minaccioso lo svedese, incrociando le braccia al petto

Un sorriso increspò le labbra del danese che replicò in tono canzonatorio e cantilenante “Altrimenti il maritino cosa mi farà?” disse facendo oscillare la scatola di salmiakki davanti agli occhi azzurri dell’altro.

Una vena minacciosa cominciò a pulsare sulla tempia di Svezia che avvertì l’irrefrenabile impulso di spaccare qualche dente danese.

“Avanti, non difendi la tua mogliettina?” continuò Danimarca, incurante dell’espressione di Svezia che si faceva più paurosa di secondo in secondo “Muoviti prima che ricominci a strillar…”

Non finì la frase perché fu colpito alla nuca da un calcio volante di Finlandia che si era lanciato all’attacco con il grido di “NON SONO SUA MOGLIEEE!”.

Peccato che il finnico non avesse calcolato bene la traiettoria, o forse fosse sopraffatto dalla rabbia, perché il danese finì sbilanciato in avanti, colpendo con una violenta testata la fronte di Svezia.

Risultato: finirono tutti e tre a terra, con un Finlandia molto arrabbiato sopra agli altri due che continuava a distribuire ceffoni e calci a destra e a sinistra.

“Fin” cercò di articolare Svezia, sconvolto dalla furia del più piccolo “calmat…”

“NON DIRMI DI STARE CALMO!!” urlò il finnico, mentre si scagliava contro Danimarca che si era appena rialzato.

Svezia afferrò il biondino per le spalle cercando di trattenerlo, mentre il danese cercava di ripararsi dai suoi colpi.

“Norge, aiutami!” esclamò esasperato, cercandolo con lo sguardo e trovandolo seduto sul divano che osservava la scena tranquillamente masticando un wienerbrød, con il mento ancora sporco di crema.

Norvegia alzò la mano esibendo il dito medio in un gestaccio.

Danimarca sbuffò e fece per ripararsi dall’ennesimo ceffone di Finlandia quando fu colpito violentemente alla fronte da un oggetto non ben identificato.

La sorpresa ed il colpo lo fecero barcollare e finire disteso a terra con un gran tonfo ai piedi del finnico, che stupefatto cessò il suo assalto.

Svezia lasciò la presa dalle spalle del biondino e abbassò lo sguardo per guardare cosa fosse successo.

Finlandia si chinò per raccogliere il piccolo oggetto rotondo accanto alla testa di Danimarca, che si rialzò massaggiandosi la fronte.

“Cosa diavolo è successo?” esclamò, cercando lo sguardo del finnico ed osservando ciò che era posato sul palmo della sua mano.

“Un bottone?” disse, dopo aver guardato bene.

Non c’erano dubbi: Finlandia teneva in mano un grosso bottone bianco, fatto di un materiale simile alla madreperla, proprio uguale a quelli della camicia di…

Danimarca, Finlandia e Svezia girarono lo sguardo verso Norvegia ed Islanda per poi aprire la bocca dallo stupore.

Quello che videro fu un Norvegia che aveva abbandonato la solita espressione apatica per una di disgustata sorpresa, e già questa era una scena abbastanza insolita da restarne colpiti.

Ma no, ciò che li lasciò muti e stupefatti fu vedere Islanda, completamente rosso in viso dalla vergogna, cercare di mettere insieme con poco successo i due lembi della camicia per non rivelare i rotolini di grasso che avevano fatto esplodere la cucitura del bottone.

Non riuscivano a credere a ciò che vedevano.

Il piccolo, tenero Islanda… era diventato obeso?

“Da quando sei diventato un tale ciccione?” disse Norvegia, che aveva intanto riacquistato la sua espressione distaccata, in un sussurro udibilissimo.

Islanda diventò viola.

“NON È CICCIA!” urlò, stringendo convulsamente i lembi della camicia “È grasso invernale, ecco!”

“Certo. Peccato che siamo in estate.” replicò apatico il norvegese.

L’altro restò interdetto un secondo, per poi rispondere in tono adirato. “È solo che, solo che… sono di costituzione robusta! Ho le ossa grandi, io!” disse gonfiando le guance.

“Certo. Peccato che fra tutti noi sei il più piccolo.” rispose con lo stesso tono il fratello.

Islanda tentò di aprire bocca nuovamente, solo per farne uscire un muto balbettio. Chiuse le labbra e si mise seduto incrociando le braccia al petto, un espressione furente sul viso, con Mr. Puffin che per una volta aveva abbandonato il suo atteggiamento aggressivo per mettersi di fianco al padrone dandogli piccoli colpetti al gomito con la testa.

Norvegia fece per parlare nuovamente, ma fu fermato dalla mano di Danimarca sul suo braccio.

“Basta così, Norge.” disse il più grande, fissando Islanda, che con una mano si stringeva la camicia e con l’altra si nascondeva il volto completamente rosso dalla vergogna.

Norvegia fissò un attimo il danese, per poi scansarne la mano con uno sbuffo e tornare seduto sul divano a guardare il fratello più piccolo.

“Ice.” chiamò il danese con espressione seria.

Islanda alzò lo sguardo sul fratello, turbato dal suono della sua voce, a cui mancava la solita nota allegra.

“Mi sembra evidente che hai un problema.”

“NON È VERO!” esclamò l’islandese furente.

“E che hai bisogno di una mano per risolverlo.”

“Non è assolutamente necessario…”

“Ma non preoccuparti!” esclamò Danimarca, aprendosi nel solito, caldo sorriso “Ci siamo noi qui per aiutarti!”

“Non mi serve nessun…”

“Perché siamo una famiglia, e ci aiutiamo a vicenda!”

A quelle parole Islanda chiuse la bocca di scatto, per poi alzare la testa e fissare il sorriso sicuro del fratello. Le labbra gli si incurvarono leggermente mentre chinò il capo facendo un lievissimo cenno affermativo.

Il sorriso di Danimarca divenne ancora più grande e si stava girando a guardare la faccia di Svezia e Finlandia quando dal divano gli giunse la voce di Norvegia.

“E cosa avresti intenzione di fare?” disse in un sussurro piatto.

Il danese si voltò e lo raggiunse con un passo.

“È molto semplice.” disse allungando la mano a raccogliere la crema sul mento di Norvegia.

Questo si ritrasse con uno scatto, come se qualcosa lo avesse punto.

“Aspetta e vedrai!” esclamò Danimarca portandosi il dito in bocca e leccando via la crema, per poi essere raggiunto sul naso dal pugno di Norvegia.



Note & Chiarimenti

Eccomi tornata con un’altra fic piena di Nordici pazzi/isterici/che si uccidono a vicenda… Che ci volete fare, io li vedo così!

Come mai mi è venuto in testa Islanda obeso? Sono ubriaca? In realtà sì, ma non solo! Avete presente la striscia/puntata in cui tutti i nordici si impegnano a produrre/vendere la bambola, mentre Islanda se ne sta con Mr. Puffin a mangiare biscotti? Ecco, è colpa sua. E poi tutta la liquirizia che mangia da qualche parte dovrà andare!

Cosa sono i wienerbrød? Sono dolci tipici danesi fatti con una base di pasta sfoglia o pasta di mandorle e farciti con varie cose. Ce ne sono 1000 tipi e tutti hanno un nome diverso! Se vi interessa andate a guardarvi questo sito:  http://adventurefoodie.blogspot.com/2009/03/wienerbrd-danish-pastries.html

Cos’è il salmiakki? E’ una caramella di liquirizia tipica dei paesi nordici. In particolare Himaruya fa sempre veder Fin che ne distribuisce a destra e a manca in volontà…  Ecco un link per acculturarvi: http://it.wikipedia.org/wiki/Salmiakki

Grazie per aver letto fin qui e recensite in tanti! I primi recensori riceveranno a casa Danimarca che cucinerà dolci a volontà solo per voi per un giorno intero.

Chi non recensisce verrà beccato a morte da Mr.Puffin! (e poi non dite che non vi avevo avvertito!)

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Mämmi ***


Islanda era sdraiato nel suo letto e fissava il soffitto, osservando le lievi ombre disegnate dalla luce della luna che splendeva fuori dalla finestra, con Mr. Puffin accoccolato sul cuscino accanto alla sua testa, profondamente addormentato.

Una scena tranquilla e serena.

Tutto il contrario stava avvenendo nella sua testa.

Istinti omicidi si alternavano a momenti di disperazione totale.

Oh sì, se fosse andato avanti così sarebbe impazzito, oppure avrebbe commesso un quadruplo omicidio.

Però il mondo si sarebbe accorto della contemporanea scomparsa di quattro nazioni; forse semplicemente li avrebbe sbattuti fuori di casa a calci. Sì, quella poteva essere una buona idea. E sarebbe stato particolarmente cruento con Danimarca, sì, perché era stato lui ad avere quell’idea folle e sconsiderata, origine e causa di tutte le sue sofferenze.

Si era lasciato ammaliare dal suo discorsetto sulla famiglia che si aiuta a vicenda, e ora si ritrovava fregato. In trappola.

Quella non era una famiglia, bensì un insieme di persone matte e disturbate che per un puro scherzo del destino si erano trovate a vivere insieme.

E Islanda aveva seri dubbi di riuscire a sopravvivere ad un’altra giornata simile a quella che aveva appena trascorso.

La fantastica soluzione di Danimarca si era rivelata essere una terapia alimentare di gruppo: ergo tutti i Nordici si erano per il momento trasferiti a casa di Islanda per seguire insieme a lui la dieta e per controllarlo e incoraggiarlo.

Questo in teoria.

Subito dopo che il danese aveva finito di esporre la sua idea, il sorriso era già sparito dalla faccia del piccolo nordico, per non parlare dell’espressione di disgusto che si era disegnata sulla faccia di Norvegia.

Ma ormai la frittata era fatta.

Tanto più che Svezia aveva dato il suo silenzioso assenso, forse solo per il desiderio di passare più tempo con Finlandia, mentre quest’ultimo per qualche motivo era totalmente entusiasta.

Quindi il giorno dopo Islanda si era trovato la casa invasa dai fratelli mossi dalla nobile intenzione di aiutarlo e sostenerlo.

In teoria, questo in teoria.

Perché altrimenti non riusciva assolutamente a spiegarsi come mai Danimarca si fosse presentato con scatole e scatole di pebbernøder alla cannella e zenzero e nisser di marzapane, accompagnate da altrettante bottiglie di birra danese.

Gli altri Nordici avevano accolto la comparsa dei biscotti con uno sguardo sconvolto.

“Secondo te” aveva sibilato Norvegia “questo come dovrebbe aiutare Ice a dimagrire?”

Dopodiché il biondo aveva posto sotto sequestro tutte le scatole di biscotti, per poi accendervi un falò in riva al mare, mentre un Danimarca in lacrime lo scongiurava di risparmiarli, perché non sarebbe riuscito a sopravvivere a lungo senza dolci.

Dopo questa scena, Islanda aveva cominciato a nutrire dei seri dubbi che i fratelli potessero davvero aiutarlo.

Per qualche motivo Norvegia aveva preso molto seriamente il compito. Forse non sopportava la vista del fratello ridotto a quello stato, forse aveva deciso che, dato che era stato imbarcato a forza in quell’impresa l’avrebbe svolta al meglio, o forse desiderava porre fine a quella convivenza forzata il prima possibile.

Fatto sta che entrò in casa di Islanda, si diresse in cucina e, mantenendo sempre un’espressione fredda e distaccata, cominciò ad aprire tutti gli sportelli della stanza per gettare poi violentemente in un sacco tutte le scatole di dolci e caramelle e tutte le lattine di cola che riuscì a trovare.

Islanda fissava la scena tentando di trattenere le lacrime alla vista della sua amata liquirizia ripiena che spariva tra le mani del fratello.

Terminata l’opera di pulizia, consegnò il sacco a Svezia perché se ne disfacesse e cominciò ad ispezionare il salotto alla ricerca di dolci nascosti.

Islanda salì in camera per non assistere alla furia del fratello ed appoggiandosi al davanzale della finestra si mise ad osservare la spiaggia, su cui vedeva un Danimarca che fissava sconsolato i resti fumanti dei suoi amati biscotti tracannando una birra, con in faccia l’espressione di chi ha intenzione di ubriacarsi fino a perdere i sensi per dimenticare i dispiaceri.

Bhè, almeno erano in due scontenti.

Il piccolo momento di tranquillità fu interrotto dalla voce di Finlandia che risuonava nelle scale e lo invitava a scendere in salotto.

“Nor dice che deve parlare a tutti!” esclamò squillante il finnico.

Sorpreso dal nuovo atteggiamento del fratello, Islanda scese le scale e si andò a sedere accanto a Danimarca, che a quanto pare aveva abbandonato la triste contemplazione del falò, ma non la bottiglia di birra, che stringeva convulsamente in mano.

Poi osservò Finlandia e Svezia seduti insieme sul divano accanto, uno con un gran sorriso incoraggiante e l’altro con uno sguardo torvo rivolto all’indirizzo del piccolo nordico.

Infine osservò il fratello, che in quel momento si alzò dalla poltrona su cui era seduto per fissare Islanda con il suo sguardo velato.

“Bene, abbiamo deciso.” sussurrò Norvegia apaticamente.

“Ma cosa….” tentò di replicare Islanda.

“Cucineremo a turno. E tu” disse il norvegese indicando Danimarca con il dito “sei bandito dalla cucina. A quanto pare non hai affatto capito cosa vuol dire essere a dieta.”

“Sei cattivo!” replicò il danese in preda ai fumi dell’alcool, abbracciando la sua bottiglia di birra e cominciando ad accarezzarla come se fosse un gattino.

“Almeno tu mi capisci…” sussurrò all’indirizzo del vetro verde.

Gli altri quattro nordici fissarono per un attimo il loro cosiddetto fratello maggiore parlare amorevolmente con la bottiglia, prima che Finlandia prendesse la parola.

“Bene!” disse tutto sorridente, “Allora stasera mi occuperò io della cena!”

“Spero che almeno tu abbia capito cosa si intende per dieta…” sibilò Norvegia.

“Non ti preoccupare!” replicò il finnico, sempre con il sorriso stampato in faccia, “cucinerò qualcosa di buono ma leggero!”

“Speriamo…” sussurrò Norvegia dirigendosi verso la porta e guadagnandosi un occhiataccia da parte di Svezia, che sembrava intenzionato a difendere gli sforzi culinari della moglie dalle insinuazioni dell’altro.

Islanda colse lo scambio di sguardi e cominciò a temere che la cena si sarebbe presto trasformata in una sorta di guerra culinaria.

Non sapeva di avere perfettamente ragione.

La sera i cinque nordici si trovarono riuniti nella grande sala da pranzo (con Danimarca ripresosi dalla sbornia, anche se non dallo shock del falò di biscotti), in attesa della cena, con Svezia più arcigno del solito, come se volesse intimidire in anticipo chi avesse osato criticare la cucina di Finlandia.

Chissà, forse aveva visto cosa aveva cucinato il finnico, perché quando quest’ultimo varcò la porta reggendo cinque piatti pieni di uno strano intruglio marrone per poi depositarne con grazia uno davanti a ciascun nordico, ognuno di loro cominciò a nutrire dei seri dubbi sulla commestibilità della loro cena.

Islanda fissò il piatto, per poi alzare lo sguardo verso il volto sorridente di Finlandia, che girava lo sguardo verso gli altri in attesa che cominciassero a mangiare.

Riabbassò gli occhi sulla propria cena, tentando di scansare il pensiero che gli si era insinuato nel cervello. Inutilmente. Quella cosa assomigliava troppo a una…

“Fin” fece Danimarca con uno sguardo incredulo “mi spieghi che diavolo è questa cosa?”

"Mämmi!" rispose lui tutto sorridente "è un piatto tipico fatto con farina di segale e melassa!"

"Strano." replicò l'altro "perchè a vederlo assomigliava tanto a una cacca."

Il sorriso si congelò sulle labbra di Finlandia, mentre il suo volto assumeva un colorito tendente al porpora.

Si voltò a guardare Norvegia, che aveva una strana espressione in viso, come se non sapesse scegliere il male minore: mangiare il mämmi o dare ragione a Danimarca? Infine, come se avesse compiuto un grande sforzo, allontanò il piatto.

Finlandia era sul punto di scoppiare in lacrime.

Guardò intensamente Islanda, come a supplicarlo di assaggiare la cena. Il piccolo nordico, imbarazzatissimo, distolse lo sguardo e cominciò a versarsi un bicchiere d’acqua, tanto per avere qualcosa da fare.

Una lacrima solitaria scese dall’occhio ametista del finnico mentre infine si voltò verso Svezia. E rimase bloccato, mentre sul suo volto lentamente si ridisegnava un sorriso.

Infatti lo svedese stava mangiando voracemente il proprio piatto di mämmi. Finlandia lo fissava estasiato mentre ingoiava cucchiaio dopo cucchiaio con un espressione determinata, come se volesse dimostrare quanto fosse buona la cena.

Ma non era molto convincente, pensò Islanda, a giudicare dal colorito violaceo che stava via via assumendo la sua faccia e dei brevi singulti che gli scuotevano le spalle, come se fosse sul punto di rimettere il tutto.

Tuttavia Finlandia sembrava non accorgersene e continuò a guardare tutto contento Svezia, che, una volta finito di mangiare, posò il cucchiaio, lanciò a Danimarca Norvegia e Islanda uno sguardo di puro disprezzo, e dopo aver trattenuto un altro singulto allungò il piatto verso il finnico dicendo:

“Buono. Ce ne è ancora?”

Finlandia lanciò un urletto di pura gioia e si lanciò verso lo svedese, cozzando contro il suo petto e stringendolo in un abbraccio di riconoscenza.

Svezia rimase senza fiato un momento, poi, non si sa se per l’emozione o per la botta ricevuta, diventò ancora più viola di prima, tremò portandosi la mano alla bocca prima di rimettere rovinosamente la cena davanti a tutti.

L’aria sembrò essere risucchiata dalla stanza.

Finlandia si staccò dall’abbraccio.

Fissò prima Svezia, che aveva ormai assunto un colorito terreo e si appoggiava tremante al tavolo, poi i resti dei suoi sforzi in cucina.

Infine scoppiò in lacrime e lanciando insulti in finnico all’indirizzo di tutti i nordici uscì correndo dalla stanza.

Islanda sentì sbattere il portone d’ingresso e dei passi che si allontanavano sul vialetto.

Alzò lo sguardo su Svezia, che aveva un espressione sconsolata in faccia, poi sugli altri due nordici.

Danimarca sembrava non aver capito esattamente cosa fosse successo, mentre Norvegia aveva la solita espressione imperscrutabile.

“Ehm, forse è meglio andare a cercare Fin…” disse Islanda all’indirizzo del fratello.

Quello sospirò e disse a Danimarca “Tu resta con lui” lanciando un’occhiata verso Svezia.

Poi i due fratelli, dopo essersi armati di giaccone, sciarpa e guanti uscirono in mezzo alla neve alla ricerca del finnico.

“Sei sicuro che sia stata una buona idea lasciare quei due da soli?” borbottò Islanda.

“Nah. Che cosa potrà mai succedere?” rispose piatto Norvegia.

Infine dopo un’ora abbondante di ricerche trovarono Finlandia piagnucolante appoggiato con la schiena al tronco di un albero mentre dava sfogo alla tristezza tracannando vodka dalla sua fiaschetta segreta.

Norvegia propose di portarlo via di peso, mentre Islanda optò per la soluzione migliore e dopo una buona mezz’ora di rassicurazioni varie riuscì a convincerlo a tornare a casa camminando sulle proprie gambe malferme.

Già quando furono vicini a casa capirono che c’era qualcosa che non andava.

Dalla strada si sentiva uno stereo che mandava a tutto volume la musica degli ABBA accompagnato dal suono di singhiozzi incontrollati.

Ma quando aprirono la porta ed entrarono in salotto restarono impietriti. I tre nordici fissarono a bocca spalancata la scena che si presentò davanti ai loro occhi, che mai e poi mai avrebbero potuto immaginare.

Il divano del salotto era circondato da numerose bottiglie di birra danese, mentre Danimarca e Svezia erano abbracciati sul divano con il viso inondato di lacrime.

“Il mio Finlandia!” singhiozzava angosciato lo svedese.

“I miei biscottini!” urlò di rimando Danimarca.

Una vena pulsante comparì sulla tempia di Norvegia, che fece scrocchiare rumorosamente le nocche della mano.

Finlandia assunse una colorazione tendente al prugna, mentre con passo malfermo si diresse verso lo svedese, che nel frattempo si era staccato dall’abbraccio del danese e fissava imbarazzatissimo il biondino che camminava verso di lui.

Danimarca alzò lo sguardo per vedere una minacciosa nube oscura aleggiare dietro al norvegese, i cui occhi assunsero un luccichio sinistro, mentre alla sua destra sentì un fruscio di vestiti e un piccolo singhiozzo uscire dalle labbra di Finlandia.

Conclusione: Danimarca si beccò una scarica di botte dal suo caro Norge, mentre sorte migliore capitò a Svezia, consolato tra le braccia amorevoli del finnico.

Nessuno sembrò accorgersi che Islanda nel frattempo era sparito.

Norvegia, dopo aver terminato il suo pestaggio selvaggio, entrò in cucina per trovare il fratellino seduto a tavola con Mr.Puffin davanti a una scatola enorme di biscotti danesi che per qualche strano scherzo del destino era sfuggita al falò.

Il piccolo nordico trasalì e tentò di assumere un espressione colpevole davanti allo sguardo penetrante del fratello e farfugliò qualcosa che assomigliava a “Beh, avevo fame… Non puoi dire che la cena fosse buona…”

Norvegia sospirò prima di sedersi a tavola, afferrare un biscotto e cominciare a masticarlo rumorosamente.

“Per stasera passa.” sibilò tra le briciole.

Continuarono a mangiare biscotti e coca-cola fino a che la testa di Danimarca fece capolino dalla porta. Il danese fissò i due fratellini e quello che stavano mangiando prima di urlare “Ehi, ma quelli sono i miei biscot…”

Ma fu colpito in pieno viso dalla scatola di latta lanciata con precisione letale da Norvegia.

“Idiota.” sussurrò rimettendosi seduto.

Islanda fissò il danese agonizzante a terra, poi il fratello che con lo sguardo vitreo aveva ripreso a masticare biscotti, e infine le due sagome che vedeva dalla porta ancora abbracciate sul divano.

Sospirò, rassegnandosi al fatto che non avrebbe mai avuto una famiglia normale.

Decisamente la prima giornata di dieta non era stata molto fruttuosa.

 

 

 

Note & Chiarimenti

Hej!

Bentornati al secondo capitolo! Spero che vi sia piaciuto e…

Danimarca&Finlandia: FERMI TUTTI!

Cosa è successo?

Fin: Dobbiamo protestare ufficialmente! Come hai osato dire che il mämmi assomiglia a una cacca? Lo hai forse mai assaggiato?

No, ma ho visto questo… http://en.wikipedia.org/wiki/M%C3%A4mmi Insomma, lascia poco spazio all’immaginazione!

Dan: E mi spieghi perché io le prendo sempre in ogni capitolo? Che ti ho fatto di male? E Come hai osato lasciare che Norge facesse un falò con i miei biscottini?

Dan, lo sai che sei il mio preferito! Ergo, le prenderai sempre più di tutti!

Dan: Questo ragionamento non mi torna molto…

Comunque, visto che sei qui, spiega ai gentili lettori cosa sono i pebbernøder e i nisser!

Dan: Certo, certo… Dunque, sono entrambi biscotti, i primi sono solitamente rotondi, mentre gli altri sono a forma di animaletti vari. Se volete altre informazioni andate a vedere qui http://www.buonissimo.org/ricette/4455_pebbern%C3%B8der%28biscottirotondiconcannellazenzeroenocemoscata%29.asp

Bene, visto che siete qui aiutatemi a rispondere alle recensioni!

Fin: Forse non lo sai, ma c’è il sistema apposito per rispondere alle recensioni… Lo hanno creato appositamente….

Ma così è più divertente e mi potete aiutare!

Fin: *sospira rassegnato*

Bene, la prima a cui rispondere è NoireNeige, che ha detto di amare i salmiakki, hai visto Fin?

Fin: Qualcuno che mi capisce finalmente!

Grazie mille per i complimenti e per essere stata la prima a recensire! Non ti preoccupare, Mr. Puffin non verrà a beccarti, è troppo occupato a consolare Ice! Dan, lei è la prima a cui devi preparare i tuoi dolci!

Dan:Lo so che tutti li amano, sarà un piacere prepararli!

La prossima è Hullabaloos, che trova adorabile Islanda, e per qualche strano motivo, anche Svezia…

Fin:Cosa intendi dire con “strano motivo”?

Beh, dai, è un po’ inquietante…

Fin:Solo perché non lo conoscete bene!

Hehehe!… Bellino lui, lo difende! Comunque anche lei vuole mangiare i tuoi dolci Dan!

Dan:Sarà un piacere, basta non invitare Svezia…

Non credo che lei sarà molto d’accordo…

La prossima è Milla Chan, che mi ha fatto arrossire dai complimenti! Kyaaaa, grazie mille!

Dan: Su, su, riprenditi! E poi vedo che li ha fatti anche a me, che bello! Ti preparerò un wienerbrød speciale!

Le è piaciuta anche la scena in cui le prendi da Norge…

Dan: A me un po’ meno… ma ne valeva la pena per vedere la faccia che ha fatto!

Ice imbarazzato è moooolto tenero! Vorrei spupazzarlo tutto! *__*

La prossima è adrienne riordan, che è una tua fan, Dan! Su, corri a consolarla, anche lei ha vinto un Danimarca cuoco tutto per sé!

Dan: Uh, per una ragazza che mi fa così tanti complimenti questo e altro! Ma che vuol dire DenNor MOE?

Ehm, te lo spiegherò in privato dopo!

Sono contenta di averti fatto sorridere, spero seguirai i prossimi capitoli!

La prossima è AmyLerajie, che ha amato lo sclero di Fin!

Fin: Quando è troppo è troppo! Chi non si arrabbierebbe? Ah, vedo che non apprezzi i salmiakki… Te ne manderò qualche scatola a casa così li assaggerai meglio! J

Den: Un’altra che apprezza i miei dolci! So che gli altri testoni fanno finta di niente ma li amano tantissimo in realtà!

(Cosa che non c’entra nulla: adoro il tuo avatar. Mi fa tornare in mente la fan fiction Gutters, che è la più bella che abbia mai letto! Non so se l’hai letta anche tu!)

Bene, adesso un grazie speciale a chi ha messo la storia tra le seguite, cioè adrienne riordan, chibimal, Hullabaloos e marachel!

Grazie anche a chi ha semplicemente letto!

Lasciate tante recensioni! Chi recensisce avrà in regalo un giretto sulle spalle del troll di Norvegia!

Fin: Adesso posso andarmene?

Certo, ci vediamo al prossimo capitolo!

Farvel!

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Capitolo 3
*** Fish ***


Islanda pensava di essersi addormentato da circa tre secondi, immerso nel confortevole tepore del proprio letto, quando sentì una mano brusca che gli tirava via le coperte, strappandolo dal calduccio delle coltri per il freddo mattutino della stanza.

Mugolò una protesta, rannicchiandosi su se stesso, mentre qualcuno, probabilmente la stessa mano insensibile che lo aveva svegliato, accendeva la luce della stanza trafiggendogli gli occhi ancora pieni di sonno.

Quello fu davvero troppo.

“Che diavolo succede?” urlò furente tirandosi su di scatto, e cercando di ripararsi gli occhi con una mano.

Mr. Puffin cadde dal suo nido improvvisato sul cuscino di Islanda per mettersi a gracchiare rumorosamente.

Il piccolo nordico frugò la camera con lo sguardo per trovare il fratello in piedi accanto alla finestra, che fissava fuori con il solito sguardo spento.

“Ora di alzarsi.” disse atono il norvegese, girando lo sguardo verso il fratellino.

Islanda guardò fuori dalla finestra, per poi fissare incredulo la sveglia sul proprio comodino.

“Norge.” disse con tono sconvolto all’indirizzo del fratello “Sono le quattro del mattino.”

“Esatto” rispose quello, senza alcuna inflessione.

“Perché diavolo mi hai svegliato allora?” replicò Islanda, accalorandosi “a quest’ora la gente dorme, non lo sai?”

Norvegia sbuffò rumorosamente, per poi indicare una pila di vestiti piegati ordinatamente su una sedia accanto.

“A dopo le spiegazioni. Ora vestiti e scendi in salotto.”

Uscì silenziosamente richiudendosi la porta alle spalle e lasciando un Islanda alquanto perplesso a fissare il punto dove prima si trovava il fratello.

Dopo due minuti molto faticosi, in cui cercò inutilmente di cogliere il senso della situazione, infine il piccolo nordico decise di scendere dal letto e di cambiarsi.

Per quanto potesse essere tutto assurdo, aveva imparato da molto tempo a non andare contro il volere del fratello, onde evitare di incappare in situazioni molto dolorose.

A riprova di quello, mentre si infilava per la testa un pesante maglione di lana, sentì dalla stanza accanto la voce lamentosa di Danimarca che urlava di non volersi alzare e di voler ancora dormire, seguito da qualcosa che assomigliava molto al rumore di un oggetto che colpisce violentemente un cranio, seguito da un mugolio e in seguito da sommessi lamenti di protesta, mentre sentiva i passi leggeri di qualcuno che scendevano le scale.

Ecco.

Meglio non contraddire Norvegia.

 

Dopo cinque minuti si trovò in salotto assieme agli altri nordici che avevano in volto un’espressione spaventosa. Immaginò di avere la stessa faccia anche lui: occhi cisposi e segnati da occhiaie, colorito terreo e sguardo vivace come quello di uno stoccafisso.

Se si aggiunge che Svezia e Danimarca avevano la faccia di uno che deve ancora riprendersi dalla sbronza della sera precedente (come in effetti era), aggiungendo il grosso bernoccolo e l’occhio nero sulla faccia del danese, il quadretto era abbastanza desolante.

L’unico che aveva la stessa espressione di sempre (cioè nessuna espressione) era Norvegia, che incrociò le braccia al petto e li fissò uno ad uno con occhi velati.

“Bene.” sussurrò dopo averli scrutati per un minuto “stamani andremo a pesca.”

Gli altri quattro si guardarono increduli; poi Danimarca, decidendo di rischiare la vita, si azzardò a dire:

“Ma Norge, come mai dovremmo…”

“Silenzio tu.” replicò all’istante il norvegese, strappando un mugolio di protesta dalle labbra del danese “E’ chiaro che se cucinate voi questa dieta non arriverà da nessuna parte. Quindi andremo a procurarci quello che mangeremo nei prossimi giorni, così sarò sicuro che le cose procederanno nel verso giusto.”

“Ma Norge!” replicò di nuovo Danimarca “Vuoi dire che mangeremo solo pesce nei prossimi giorni?”

“Hai forse da ridire?” rispose Norvegia con uno sguardo duro e facendo scrocchiare le nocche delle mani.

Danimarca rabbrividì e scosse il capo.

Norvegia girò lo sguardo su Svezia e Finlandia, che alzarono entrambi le spalle, rassegnati a seguire il volere dell’altro.

“Bene. Allora andiamo.” disse atono afferrando la sua cassetta degli attrezzi.

 

Erano seduti da circa un’ora su una scomoda barca di legno, che Norvegia aveva condotto al largo prima di gettare gli ami in acqua e di attendere che un qualche pesce finalmente abboccasse.

Islanda rabbrividì nel proprio impermeabile, scosso da piccoli brividi di freddo, mentre Mr. Puffin sulla sua spalla nascondeva il capo sotto l’ala in cerca di calore.

Non aveva mai condiviso con il fratello l’amore per la pesca, lui. Certo, il pesce gli piaceva molto, ma preferiva andare a comprarselo al mercato mattutino piuttosto che perdere ore di sonno per andare a pescarselo personalmente.

Invece Norvegia aveva sempre amato pescare, forse anche solo per il fatto di uscire in mare come ai vecchi tempi dei Vichinghi, e in quel momento sembrava quello più a proprio agio, seduto in mezzo alla nebbia mattutina con la canna stretta in mezzo alle mani guantate, mentre sussurrava qualcosa tra sé e sé.

Islanda sorrise. Forse il suo troll o il suo nisse gli stavano dicendo che quella mattina i pesci non avrebbero abboccato.

Girò lo sguardo verso gli altri tre nordici.

Danimarca si era addormentato, e stava seduto a gambe incrociate con la canna retta mollemente tra le mani, mentre la testa gli ciondolava ritmicamente in avanti; Svezia era seduto con la schiena dritta e reggeva fermamente la canna, ma il suo sguardo era perso verso l’orizzonte, interrompendo la sua fissità solo per girarsi ogni tanto a guardare Finlandia, che dal canto suo sembrava piuttosto nervoso ed aveva le mani che tremavano leggermente mentre fissava il punto in cui la lenza si immergeva in acqua.

Già, si ricordò Islanda, a Fin non piaceva molto uscire in mare. Forse gli ricordava che fra tutti loro, lui era il meno vichingo, quello che non aveva navigato in lungo e in largo saccheggiando e scoprendo nuove terre, e non era mai riuscito a liberarsi da quella specie di timore o di senso di inferiorità…

Mentre era immerso in questi pensieri, vide il finnico scattare in avanti, braccia tese e mani che stringevano convulsamente la canna.  Qualcosa aveva abboccato!

Norvegia scattò in piedi e si avvicinò al biondino, che dal canto suo cominciò ad arrotolare frettolosamente la lenza.

“Più piano.” sussurrò il norvegese “Altrimenti lo farai scappare.”

Finlandia annuì, e cominciò a richiamare la lenza con più calma, mentre Svezia si abbassava a cercare il retino.

Infine con uno strattone il pesce fu tirato fuori dall’acqua, finendo nel retino e poi nel secchio dibattendosi furiosamente, mentre un grosso sorriso si dipingeva sul volto del finnico.

Forse era contento di aver dimostrato a tutti i nordici di essere un degno uomo di mare, pensò Islanda. Ma non sapeva quello che avrebbe dovuto fare dopo.

Finlandia scoppiò in una risata allegra, mentre metteva il pesce nel frigo portatile e si apprestava a richiudere lo sportello, quando lo raggiunse la voce di Norvegia.

“Aspetta.”disse fissando il frigo “Prima devi morderlo.”

Il finnico sembrava non capire.

“Scusa, cosa dovrei fare?” disse gentilmente, allargando gli occhi per lo stupore.

“Morderlo.” ripeté atono Norvegia, sempre fissando prima il frigo e poi l’altro nordico.

Finlandia rimase un secondo in silenzio, con la bocca aperta, guardando il norvegese come se non riuscisse a credere alle parole che aveva appena pronunciato.

“Mi stai prendendo in giro, vero? Stai scherzando?” disse, tentando di mantenere un tono calmo, ma non riuscendo a tradire il lieve tremito che gli attraversò la voce.

Norvegia rimase impassibile ed immobile, anzi, incrociò le braccia al petto e puntò il suo sguardo di ghiaccio sul povero finnico, come a sfidarlo a disobbedirgli.

Quello dal canto suo andò ancora di più nel panico e girando lo sguardo verso Svezia si mise a protestare rumorosamente.

“Perché mai dovrei farlo? Non ha alcun senso! Ed è disgustoso! Non lo farò, non ne ho alcuna intenzione! Diglielo anche tu, Sve!” disse guardando con occhi supplichevoli lo svedese, che invece arrossì di botto e girò lo sguardo dall’altra parte.

Finlandia rimase senza parole.

“Devi farlo, Fin.”

Il biondino si voltò a fissare Danimarca, che si era svegliato dal suo torpore e guardava interessato la scena, una luce divertita negli occhi.

Finlandia replicò con uno sguardo a metà tra l’interrogativo e il disperato, al che il danese si mise a spiegare.

“E’ una tradizione norvegese.” disse rivolgendo un gran sorriso a Norvegia, che dal canto suo fece una smorfia e voltò il capo. Incurante del gesto, proseguì “Bisogna staccare un morso al primo pesce che viene pescato durante una battuta, altrimenti si dice che non ne abboccherà nessun’altro.”

“Ma è assurdo!” replicò isterico il finnico “Non riesco a credere che vi aggrappiate ancora a queste credenze! I pesci abboccheranno, che io morda o no l’aringa che ho pescato!”

“Niente affatto.” sussurrò lapidario Norvegia, facendo correre un brivido lungo la schiena del biondino “Smetti di protestare e mordi.”

Finlandia chiuse la bocca di scatto e rivolse all’altro uno sguardo disperato, per poi cercare aiuto dagli altri tre nordici.

Islanda si sentì dispiaciuto per l’amico, ma non poté evitare di sentirsi sollevato di essere riuscito ad evitare il rito. Altre volte non era stato così fortunato. Gli rivolse un sorriso rassegnato, alzando le spalle come a voler dire “Non posso farci nulla.”

Il finnico rivolse un ultimo sguardo supplichevole a Svezia, che continuò a tenere la testa voltata dall’altra parte.

Il biondino infine, con le lacrime agli occhi ed emettendo dei piccoli singhiozzi, estrasse con mani tremanti dal frigo il pesce viscido, che ancora si dibatteva debolmente.

Lo fissò con sguardo terrorizzato mentre il suo viso assumeva un colorino terreo tendente al violetto.

Alzò lo sguardo per trovarsi di nuovo di fronte gli occhi duri di Norvegia che lo fissavano.

Mentre una lacrima solitaria scendeva dal suo occhio, si portò alla bocca il pesce, per poi affondare i denti nella carne viscida, strapparne un pezzo e masticarlo lentamente.

Islanda vide gli occhi del finnico allargarsi nel disgusto, mentre il volto diventava lentamente blu.

Infine deglutì rumorosamente, cercando di trattenere i singulti di ribrezzo che gli scuotevano le spalle.

Solo allora Norvegia sembrò rilassarsi e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, e mentre un mezzo sorriso gli si dipingeva sul volto, si voltò per tornare alla sua canna.

Dall’altra parte della barca si sentì la risata fragorosa di Danimarca esplodere alla vista della faccia del finnico, che sembrava sul punto di svenire, mentre Svezia gli passava un braccio attorno alle spalle allungandogli per una volta la sua fiaschetta di vodka.

Finlandia gliela strappò dalle mani e ne tracannò un lungo sorso, per poi accasciarsi sul parapetto della barca socchiudendo gli occhi, sotto lo sguardo preoccupato di Svezia.

Islanda vide Norvegia mettersi seduto accanto a Danimarca e incredibilmente scambiare con lui un mezzo sorriso d’intesa per poi  sussurrargli:

“Adesso puoi anche mettere l’esca all’amo.”

Islanda allargò gli occhi dalla stupore alla vista dei due fratelli che ritraevano le lenze per scoprire un amo vuoto.

Recuperò la sua canna, tirò fuori dall’acqua l’amo che era immacolato, senza alcun segno di esca attaccata.

Girò nuovamente lo sguardo verso Norvegia, non riuscendo a trattenere la sorpresa che si disegnava sul suo volto. Quella mattina era stato il fratello a preparare le canne per tutti loro.

Il norvegese gli restituì lo sguardo e disse con tono piatto:

“Che c’è? Vuoi forse dirmi che il mämmi ti era piaciuto?”

 


 

Note & Chiarimenti

Hei!

Lo so, siete rimasti tutti sconvolti dalla scena del pesce…

Il bello è che non me lo sono inventato, l’ho scoperto grazie a questa striscia su deviantart: http://fc07.deviantart.net/fs71/f/2010/202/b/c/Fishing_with_Norway_by_TuxedoDawg.png

Non è disgustoso? Per ulteriori chiarimenti abbiamo qui il diretto interessato, Norvegia!

Nor: Non c’è niente da spiegare, le cose stanno così. Punto e basta.

Uffa Norge, sii più gentile con i lettori!

Nor: A proposito, ho saputo che hai promesso a tutti un giro sul mio troll. Scordatelo.

Ma Nooorge! Non essere cattivo! La settimana scorsa Dan ha preparato per tutti i wienerbrød! Vuoi forse essere da meno a lui?

Nor: Uff… Allora va bene. Non sia mai che quello stupido faccia meglio di me.

Yay! Che bello! Adesso aiutami a rispondere alle recensioni!

In molti mi avete chiesto della fiaschetta di vodka di Finlandia… Ecco un’immagine che chiarirà il tutto… http://www.travelblog.org/Photos/1368057

La Finlandia è uno dei più grandi consumatori di vodka, grazie all’influenza russa! Ed i finlandesi sono spesso dipinti come degli ubriaconi… Quindi non lasciatevi ingannare dalla faccina dolce di Fin!

La prima a cui rispondere è tappanasina! Grazie mille per i complimenti, sono contenta di averti fatto ridere! *ballo della felicità*

Quando si è una consumatrice abituale di funghetti, questo è quello che ne esce fuori! Se vuoi favorire anche tu ti passo il numero di Olanda, il mio spacciatore di fiducia…

Nor: Non devi istigare al consumo di quello roba, lo sai?

Ah-ehm! Passiamo oltre! Come fai a preferire il mämmi a un qualunque dolce danese? *sconvolta*

Nor: Per una volta sono d’accordo.

Ice ti manda il suo sostegno per la dieta, ma non ti consiglia di avere in casa quei pazzi dei suoi fratelli…

Spero continuerai a seguirmi!

La prossima è Hullabaloos! Ok, ho capito la tua stima infinita per Svezia, altronde è (quasi) il marito perfetto (smettesse di essere così inquietante…)

Nor: Però per favore evitaci il balletto con le musiche degli ABBA.

No, veramente.

Mi dispiace di averti sconvolto con la fiaschetta segreta di vodka (che come vedi è tornata in questo capitolo!), ma come ho già detto, non farti ingannare dalla dolce faccina innocente di Fin!

I MIEI BISCOTTINI! XD

Alla prossima!

Adesso abbiamo adrienne riordan, che non vede l’ora di fare un giro sul tuo troll Norge! Spero ti sia goduta il Den cuoco! Chi non ne vorrebbe uno? (non solo cuoco magari…)

Den ti ringrazia per avergli spiegato il significato di moe!

Nor: Non far finta di nulla. Neanche te sapevi che voleva dire.

Norge, non mi scoprire!

Anch’io conosco e adoro Scandinavia and the world! Ho imparato un sacco di cose sulla loro cultura da lì e ho saputo del mämmi!

Ah, la birra danese è semplicemente meravigliosa… Ma meno male c’è Nor a far fare movimento a Den!

Nor: Sicuro. Lo inseguo con una mazza chiodata.

Ehm, non credo sia quello che intendesse Adrienne…

Spero continuerai a seguirmi!

La prossima è Dark Marianne, che è un po’ intimorita dal tuo troll, ma vuole comunque farci un giretto, Norge!

Nor: A dispetto del suo aspetto è molto gentile, non c’è da essere spaventati.

Grazie per i complimenti e per la segnalazione! Avevo lasciato indietro qualche apostrofo hehe!

Fin ti ringrazia per la solidarietà per la cena e si offre di cucinare per te qualche volta.

Nor: Faresti meglio a scappare.

Anche io sarei morta solo a sentire “niente biscotti”, meno male che Nor non mi deve sorvegliare!

Nor: Non ti preoccupare, farò tornare Ice un figurino.

Bene, adesso un grazie a chi ha messo la storia tra le preferite, cioè Anime xx, Dark Marianne e tappanasina; chi tra le seguite, adrienne riordan, chibimal, Hullabaloos e marachel.

Grazie anche a chi ha semplicemente letto!

Recensite in tanti!

Chi non recensisce sarà costretto ad andare a pescare con Norvegia. E adesso sapete cosa succederà: non sarà mai lui a pescare il primo pesce…

Farvel!

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Capitolo 4
*** Köttbullar (prima parte) ***


La porta della camera si aprì di scatto, lasciando entrare Islanda seguito a ruota da Mr. Puffin.

Il piccolo nordico si buttò sul proprio letto sbuffando rumorosamente, mentre la pulcinella di mare, dopo aver fatto un breve volo di perlustrazione della camera, come ad assicurarsi che fosse tutto in ordine, si posò sul pomello del letto, guardando il proprio padrone con aria interrogativa.

Islanda si mise a sedere di scatto, ed allungò l’avambraccio verso il pennuto, come a fargli cenno di posarvici.

Quello da parte sua sbuffò, ma con un piccolo frullo d’ali si posizionò sull’arto della nazione, che si mise distrattamente ad accarezzargli le penne. Mr Puffin sapeva perfettamente quanto in quel momento fosse nervoso il piccolo nordico, e ne conosceva perfettamente il motivo. Quindi se nel suo piccolo poteva fare qualcosa per tranquillizzarlo, lo avrebbe fatto. Tanto più che sicuramente dopo sarebbe stato ricompensato abbondantemente…

Islanda fece un piccolo sorriso, per poi ripiombare subito dopo in una sorta di inquieta frustrazione.

Era nervoso. Ed arrabbiato. E non era il solo in casa.

E la colpa era tutta di suo fratello.

Era passata una settimana da quella sciagurata mattinata di pesca. Dopo che Finlandia era stato costretto a strappare un boccone di pesce vivo, e dopo svenimenti, successiva ubriacatura ed altre scenate, tutti i nordici si erano messi a fare ciò per cui erano usciti in mare aperto: pescare.

E infatti avevano pescato una quantità enorme di pesce, soprattutto grazie alla mano esperta di Norvegia, così tanto che Islanda si era chiesto come avrebbero potuto mangiarlo tutto. Sicuramente ne avrebbero venduto una parte, aveva pensato.

Si sbagliava di grosso.

Tornati a casa, Norvegia aveva pulito meticolosamente ogni singolo pesce e li aveva sistemati ordinatamente nel congelatore.

Dopodiché per la settimana seguente li aveva costretti a mangiare pesce lesso ogni giorno.

Pesce lesso a pranzo.

Pesce lesso a cena.

Occasionalmente accompagnato da qualche patata lessa.

Dopo il secondo giorno Danimarca aveva debolmente tentato di protestare, ma la reazione di Norvegia era stata tale da convincere chiunque a desistere da qualsiasi tipo di critica.

Certo, un coltello da cucina piantato a pochi millimetri dal proprio orecchio è un argomento molto convincente.

Il norvegese aveva voltato lo sguardo assente verso gli altri nordici, e fissando il fratello aveva sibilato che avrebbe cucinato lui ogni giorno finché “la piccola foca cicciona non avesse smaltito i suoi rotoli di grasso”.

Islanda era diventato viola ed aveva cominciato a tremare di rabbia ed imbarazzo all’insulto poco velato.

Nessuno si era più opposto, ma aveva accolto ad ogni pasto la comparsa della pietanza con uno sguardo disperato ed un gemito di dolore.

Cosa che non aveva toccato minimamente Norvegia, che aveva mangiato ogni volta mantenendo il solito sguardo impassibile.

Islanda aveva visto più volte dopo i pasti Danimarca dirigersi silenziosamente verso il frigo, aprire lo sportello, e poi richiuderlo con sguardo triste alla vista del contenuto. Niente di diverso da pesce e patate, patate e pesce.

Finlandia non aveva più rivolto la parola a Norvegia dopo lo scherzetto del pesce sulla barca, ma non aveva mancato di fulminarlo con un’occhiataccia ad ogni pasto.

Anche Svezia sembrava accusare la dieta forzata ed aveva assunto una faccia ancora più arcigna del solito, se possibile.

E lui pensava che sarebbe presto impazzito.

Sbuffò di nuovo ed agitò l’avambraccio, facendo volare via Mr. Puffin tra rabbiose esclamazioni di protesta.

Si lasciò cadere supino sul materasso, chiuse gli occhi cercando di rilassarsi.

Almeno, pensò, era sera. Tra poco tutti sarebbero andati a letto, e a quel punto lui avrebbe potuto…

Il rumore di qualcuno che bussava alla porta lo riscosse dai suoi pensieri.

Si alzò in piedi, e chiedendosi chi potesse essere, andò ad aprire.

Si trovò davanti a Finlandia, che sorridendo si chinò al suo orecchio per sussurrargli:

“Tra un’ora ci troviamo in camera di Sve.”

“Ma cosa…?” tentò debolmente di chiedere Islanda.

“Sshh! Niente domande, ti spiego dopo! Mi raccomando, non dirlo a Norvegia!” replicò il finnico, per poi allontanarsi in direzione della camera di Danimarca.

Islanda richiuse la porta dietro di sé, per poi andare a sedersi sulla poltroncina accanto alla finestra.

Qualcosa gli diceva che Finlandia stava escogitando la sua vendetta contro Norvegia.

E non sapeva se essere entusiasta o meno della cosa.

 

Il mignolo del piede di Svezia sbatté violentemente contro il comodino, strappando al possessore di suddetto mignolo un grugnito di dolore.

Si sedette sul letto massaggiando la parte lesa e mandando maledizioni in svedese all’indirizzo di tutti gli spigoli dei comodini.

Avrebbe convinto i designer dell’Ikea a inventare dei comodini senza spigoli, pensò.

Certo, forse indossare gli occhiali ed evitare di tenere in testa un asciugamano avrebbe aiutato ad evitare il colpo. Ma era appena uscito dalla doccia, non poteva certo lavarsi con gli occhiali sul naso!

Qualcuno bussò alla porta, distogliendolo dai suoi ragionamenti.

Si tolse l’asciugamano dai capelli bagnati, inforcò gli occhiali e si infilò i pantaloni del pigiama prima di andare ad aprire.

E non poté reprimere un moto di sorpresa quando si trovò davanti Finlandia, che tutto sorridente esclamò:

“Posso entrare?”

Senza aspettare risposta il finnico scivolò in camera, e canticchiando allegramente tra sé e sé andò a sedersi sul bordo del letto.

Incredulo, Svezia richiuse la porta.

Cosa diavolo era venuto a fare in camera sua Finlandia a quell’ora?

Fissò il finnico dondolare allegramente le gambe, mentre guardava distrattamente fuori dalla finestra.

All’improvviso un’idea lo colpì e lo fece arrossire violentemente.

Non sarà che…

“È successo qualcosa?” articolò debolmente lo svedese, cercando di controllare il nervosismo nella propria voce.

Finlandia girò lo sguardo verso l’altro uomo e sempre sorridendo disse:

“Niente, dovevo parlarti di una certa cosa…”

La mente di Svezia cominciò a galoppare a briglia sciolta verso pensieri proibiti, tutti incentrati sul finnico vestito di bianco vicino ad un altare, ma cercando di non farli trasparire in volto si aggiustò gli occhiali e si avvicinò al biondino, andando a sedersi accanto a lui sul letto.

“D-dimmi pure.” balbettò lo svedese fissandosi le ginocchia.

“Ecco, è da un po’ che penso ad una cosa…” cominciò Finlandia.

Non ci credeva.

Non poteva essere vero.

Che si stessero per realizzare tutte le sue speranze?

Svezia fissò per un attimo negli occhi il finnico, allungando la mano per toccare quella piccola dell’altro…

TOC! TOC!

Lo svedese si irrigidì all’improvviso, tornando al proprio posto.

Chi diavolo era che veniva a disturbarlo in quel momento?

“Ah, devono essere gli altri!” esclamò allegro Finlandia, balzando giù dal letto ed andando ad aprire la porta.

Gli altri? Chi altri?

La risposta gli arrivò subito dopo, quando vide entrare in camera un Danimarca in pigiama rosso fuoco, sbadigliando sonoramente e passandosi una mano tra i capelli arruffati, e un Islanda ancora vestito di tutto punto con Mr. Puffin appollaiato sulla spalla.

Svezia li guardò incredulo. Che diavolo ci facevano tutti in camera sua a quell’ora della notte?

Danimarca si lasciò cadere pesantemente su di una poltroncina, smise di sbadigliare e guardò per un attimo Svezia, lasciando correre lo sguardo sul petto nudo dell’altro prima di aprirsi in un ghigno strafottente.

“Che stavate facendo voi due? Abbiamo forse interrotto qualcosa?” disse guardando un attimo Finlandia.

Svezia sentì l’irrefrenabile bisogno di fracassargli sulla faccia l’abat-jour, ma a quanto pare il finnico non aveva sentito nulla (o aveva finto di non sentire), quindi optò per un emettere un grugnito come risposta e poi voltarsi verso il letto per afferrare la maglietta ed infilarsela dalla testa.

Danimarca sbuffò per la mancanza di attenzione e si girò a guardare Islanda e Finlandia che si erano messi uno a sedere sull’altra poltroncina e l’altro in piedi accanto alla finestra con tutta l’aria di dover cominciare un discorso importante.

“Bene!” esclamò il finnico “Adesso che ci siamo tutti possiamo anche cominciare…”

“E Norvegia?” interruppe Svezia.

Come mai erano lì riuniti tutti tranne lui?

Finlandia fece una smorfia di disappunto e continuò “Adesso ti spiego il perché Sve. Anche a tutti voi.” aggiunse agli sguardi interrogativi degli altri.

“Immagino che anche voi sarete stanchi di mangiare solo pesce lesso.”

Gli altri tre sospirarono rumorosamente, per poi annuire convinti.

“Bene!” continuò il finnico tutto esaltato “Non possiamo lasciare che Norvegia monopolizzi la cucina! I patti erano che avremmo cucinato a turno, non che avremmo dovuto mangiare la sua robaccia per settimane!”

“Non è che la tua fosse tanto meglio…” insinuò Danimarca con un sorriso.

“Non è questo il punto!” replicò Finlandia accalorandosi “Il fatto è che si è messo a comandarci a bacchetta tutti quanti e questo è inaccettabile!”

“E cosa proponi di fare?” domandò Islanda accarezzando distrattamente le piume di Mr. Puffin.

“È molto semplice! E qui entri in gioco tu, Sve!” disse il finnico guardando lo svedese.

Svezia sobbalzò, e puntandosi un dito al petto disse: “Io?”

“Sì sì, proprio tu!” spiegò l’altro con un sorriso enorme “Domattina presto andrai in cucina e preparerai il pranzo e la cena di domani, così quando Norvegia si alzerà sarà già tutto pronto e non potrà cucinare lui!”

“Ma perché proprio io?” domandò lo svedese.

Finlandia sospirò e si mise a parlare come se spiegasse qualcosa a qualcuno un po’ tardo.

“Perché così anche se Norvegia vorrà protestare sarà troppo intimidito da te per farlo! O vuoi forse dire che non ti senti in grado di farlo? O che preferisci mangiare il suo pesce di nuovo?”

“No, no!” replicò istantaneamente lo svedese.

“Benissimo allora!” rispose Finlandia. “Se non avete altre domande allora…”

“Aspetta un attimo!” esclamò Danimarca, sventolando in aria la mano.

“Sì, Dan?” chiese il finnico gentilmente, voltandosi verso l’altro.

“Chi ti dice che io voglia mangiare la roba che cucina lui?” chiese il danese facendo una smorfia disgustata, indicando con il dito lo svedese.

“E soprattutto.” aggiunse Islanda “Chi ti dice che Noregur non protesterà contro Svezia?”

Finlandia rimase per un attimo interdetto, per poi lasciar cadere le braccia lungo i fianchi ed abbassare mestamente il capo.

“Mi dispiace ragazzi…” sussurrò, mentre piccoli tremiti gli scuotevano le spalle “Io credevo di farlo per voi, credevo di potervi aiutare, pensavo foste stanchi di mangiare sempre il pesce…”

Con una piccola mano salì a strofinarsi gli occhi.

“Volevo farlo per voi…” continuò imperterrito “Ma se non volete allora non lo faremo. Mi sembrava una buona idea…”

Si coprì il volto con entrambe le mani, singhiozzando sommessamente.

Gli altri tre erano inorriditi.

Si scambiarono una rapida occhiata, poi dopo un cenno di assenso Danimarca si avvicinò al finnico posandogli una mano sulla spalla.

“Su, su Fin… Va bene, lo faremo… Lo faremo, contento?”

“Ottimo!” saltò su Finlandia immediatamente, senza nessuna traccia di lacrime in volto.

“Allora restiamo d’accordo così! Ovviamente Norvegia non ne deve sapere nulla!” disse allegramente.

Gli altri tre lo fissarono allibiti. Poi scrollarono le spalle e sospirarono, rassegnati.

Si misero a chiacchierare allegramente del più e del meno finché, uno alla volta, prima Islanda, poi Finlandia e poi Danimarca, se ne andarono lasciando Svezia da solo a decidere cosa cucinare il mattino seguente e a rodersi il fegato sulla mancata proposta di matrimonio.


 

Note & chiarimenti

Halló!

Quello che doveva essere il quarto capitolo si è rivelato troppo lungo, così ho deciso di dividerlo in due parti…

Che tensione! Che suspense! Riusciranno i quattro Nordici a portare a termine il loro piano malvagio?

Islanda: Ne dubito fortemente…

Finalmente abbiamo con noi il protagonista, che mi aiuterà a rispondere alle recensioni!

La prima è Dark Marianne, che è terrorizzata al pensiero di andare a pesca con Norge…

Ice: Pensa a tutte le volte che ci sono dovuto andare io…

E ti è toccato mordere il pesce?

Ice: Non mi ci far pensare… Passami la liquirizia, che è meglio!

Approfittane ora che Norge non vede!

Grazie mille per la recensione, Fin vuole dirti che è contento che qualcuno mangerà quello che cucina…

La prossima è NoireNeige! Anche lei è rimasta traumatizzata da Norvegia… Non preoccuparti, tenteremo di tenerlo a bada!

Ice: Ci penserai tu. Io non voglio essere coinvolto in questa cosa.

Aiuto, ho paura… Anche io sarei crollata come un sacco di patate se mi avessero trascinato a pesca alle 4 del mattino, se poi si conta che odio pescare…

Ice: Meglio che Noregur non ti senta…

Grazie mille per i complimenti!!! Sono contentissima che la storia ti piaccia!

Ice: Come mai un bacio più grande a Danimarca? Cosa ha lui di più?

Ice, non essere geloso! Anche tu sei carino!

La prossima è adrienne riordan, che mi ha mandato anche una benedizione! Oddio, mi sento troppo onorata!

Ice: Hai azzeccato perfettamente la descrizione di Norvegia… Un capo bullo però è riduttivo…

Forse boss mafioso andrebbe bene? Ce lo vedo proprio nel ruolo… Oddio, ora ho paura che venga a picchiarmi!

Ice: Il finale ha colto di sorpresa anche me… Non pensavo potesse raggiungere quei livelli di bastardaggine…

Ma a noi piacciono i tipi cattivi! Per la questione dei movimenti, meglio non specificare, ho paura di attirare la sua ira funesta…

Grazie per la recensione, alla prossima!

Adesso rispondiamo a Bazylyk19, che mi ha lasciato ben 3 recensioni tutte assieme! Queste sono le cose che danno un’iniezione di adrenalina a una (forse) scrittrice!

Solo grazie a questo riceverai in omaggio i dolcini di Dan e anche quelli di Fin! Uhm, non so se sia un bene o un male…

Ice: Per l’offerta di lezioni da Romano, no grazie, so difendermi da solo…

E si è visto… Ehm, per quanto riguarda il gioco di squadra tra Nor e Dan, la cosa mi puzza, indagherò!

Ice: Sicuramente uscirà fuori che Nor lo ha costretto…

Grazie mille, continua a seguirmi!

Ringrazio chi ha messo la storia nelle preferite, nelle seguite e chi ha semplicemente letto!

Chi recensisce avrà l’onore (???) di poter partecipare alla faida familiare Norvegia VS Finlandia! Scegliete per chi volete tifare!

Ice: Ci vediamo nella seconda parte del capitolo…

Kveðja!

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Capitolo 5
*** Köttbullar (seconda parte) ***


Norvegia era comodamente sdraiato sul suo divanetto preferito davanti al caminetto, anche se spento dato che era estate, leggendo un libro e cercando deliberatamente di ignorare il piccolo Nisse che saltellava su e giù davanti a lui, cercando di attirare la sua attenzione.

Com’era fastidioso a volte! Certo, non quanto riusciva ad esserlo Danimarca… Ma comunque disturbante.

Sospirò, avvicinando le pagine agli occhi e cercando di concentrarsi sulla trama del romanzo, ma non poté ignorare il cuscino che la piccola creatura gli lanciò, colpendo il libro e mandando l’angolo della copertina a cozzare dolorosamente con il suo occhio sinistro.

“Che vuoi, insomma!” sibilò coprendosi con una mano la parte lesa e scaraventando il libro in un angolo.

Il Nisse fece una risatina deliziata, saltò in grembo alla nazione ed esclamò con voce stridula: “Ho sete! Vai a prendermi del latte!”

Norvegia considerò per un attimo l’idea di mandarlo a quel paese e di tornare a leggere il suo libro, ma considerando che la creatura probabilmente gli avrebbe dato il tormento finché non avesse esaudito la sua richiesta, sospirò e alzandosi si diresse verso la porta della camera.

Uscì in corridoio e svoltò l’angolo diretto alle scale verso il piano inferiore, quando sentì una porta aprirsi dietro di sé.

Si bloccò, e con la testa fece capolino oltre il muro per vedere chi girovagava per la casa di notte.

Se era Islanda che andava a cercare del cibo…

Invece, con sommo stupore, vide Danimarca uscire con aria guardinga dalla camera di Svezia, chiudere silenziosamente la porta, lanciare uno sguardo veloce attorno a sé prima di dirigersi velocemente verso la propria camera e chiudere in fretta l’uscio.

Ancora non credendo ai propri occhi, si avvicinò silenziosamente alla camera di Svezia, per poi premere l’orecchio contro il legno della porta. Dall’interno non si sentiva alcun rumore, tranne qualche sospiro e rari fruscii, come di lenzuola smosse.

Norvegia staccò l’orecchio e scese le scale. Andò in cucina, aprì il frigo, versò il latte, risalì le scale, tornò in camera e consegnò il bicchiere al Nisse che si mise a bere rumorosamente.

Ci mise qualche minuto a realizzare che aveva fatto tutto senza rendersene conto.

Davanti ai suoi occhi c’era ancora l’immagine di Danimarca che usciva dalla camera di Svezia e scappava verso la propria.

Si riscosse, dandosi mentalmente dell’idiota, e avvicinandosi alla finestra poggiò il palmo della mano sul vetro freddo, fissando il paesaggio islandese attraverso le lunghe dita.

Sei un idiota, si ripeté mentalmente.

Non sono affari tuoi.

E comunque non è detto che sia andata come stai pensando tu.

Staccò le dita dal vetro, fissando la propria immagine riflessa.

La mano gli salì ad accarezzare la croce tra i capelli.

Dannazione…

Sbuffando, si diresse verso il letto, si tolse rabbiosamente i vestiti, infilò velocemente il pigiama e si mise sotto le coperte.

Spense la luce, e con la faccia rivolta al soffitto si mise a guardare la fioca luminescenza emanata dalla sua fatina Astrid che svolazzava attorno al palo della tenda, mentre sentiva il Nisse che ingoiava gli ultimi sorsi di latte, prima di saltellare fino al letto e raggomitolarsi sul cuscino accanto alla sua testa, stringendo una ciocca di capelli biondo cenere nel piccolo pugno.

Il biondo fece un lieve sorriso, accarezzando con la mano la piccola testa barbuta, prima ritornare a fissare il soffitto con occhi vuoti.

“Adesso dormi. Ci penserai domani.” gli sussurrò una voce di troll all’orecchio.

Rassicurato, Norvegia chiuse gli occhi, tentando di scivolare tra le braccia del sonno.

 

Dopo tre ore, gli apparve chiaro che non sarebbe riuscito a dormire.

Era stato tutto il tempo immobile, aspettando che il torpore lo prendesse e gli facesse perdere conoscenza, ma così non era stato. Aveva tenuto gli occhi serrati, aspettando che il velo del sonno li coprisse  e che le pupille cominciassero a vagare nei lidi dei sogni, ma niente, era rimasto perfettamente cosciente e sveglio.

Sbuffò esasperato, con una mano scostò il corpicino del Nisse, e si alzò in piedi infilando le pantofole.

Se non riusciva a dormire, tanto valeva che stesse alzato tutta la notte e che andasse a farsi un bel caffè. Anzi, forse un paio.

Scese le scale diretto verso la cucina, ma all’ingresso di questa si bloccò, sentendo dei rumori provenire dall’interno e vedendo la luce filtrare sotto la porta.

Sospettoso, la aprì silenziosamente e sgusciò dentro la stanza senza che il misterioso occupante si accorgesse di nulla.

Norvegia alzò lo sguardo e vide due spalle larghe e una testa ricoperta di capelli biondi sparati in tutte le direzioni.

Sospirò.

Danimarca non parve accorgersi dell’arrivo dell’altra nazione e continuò a fare quello che stava facendo, cioè mescolare qualcosa in una grossa ciotola con una frusta.

Norvegia strinse gli occhi fissando la mano che sbatteva abilmente l’impasto, aggiungendovi della panna.

Quell’idiota stava preparando un dolce.

Decise di rendere nota la propria presenza e sussurrò con voce atona:

“Che diavolo stai facendo?”

Danimarca fece un salto in aria come colpito da una scossa elettrica, rischiando per un pelo di far cadere ciotola e contenuto, per poi voltarsi ed allargare gli occhi alla vista dell’altro.

“No-Norge!” balbettò il danese “Per la miseria, mi hai fatto prendere un colpo! Che ci fai sveglio?”

“Potrei chiedere la stessa cosa a te.” replicò l’altro, avvicinandosi alla caffettiera e lanciando uno sguardo in tralice all’impasto.

Danimarca parve realizzare il tutto, e cominciò a balbettare scuse.

“Norge, lo sai che non posso stare a lungo senza dolci… Lo so che non dovevo, ma non ho dato nulla ad Ice, giuro! Non gli ho rovinato la dieta! Ma mi sono svegliato e mi è venuta una voglia matta di æblekage, quindi…”

Ma Norvegia non lo stava ascoltando, bensì fissava le mani che si torcevano nervose, i piedi che strascicavano a terra, lo sguardo del danese che guizzava da una parte all’altra cercando accuratamente di evitare quello del norvegese.

Afferrò la caraffa del caffè, una tazza ed andò a sedersi al bancone, mentre Danimarca continuava il suo monologo.

Sorseggiò il caffè, sempre senza rispondere al danese, che parve prendere il suo mutismo come un silenzioso assenso e continuò la preparazione del dolce.

Finito l’impasto, tirò fuori tre mele e cominciò a tagliarle in piccoli pezzi e a disporle su un piatto, lanciando ogni tanto un’occhiata nervosa verso il norvegese.

Quest’ultimo non gli staccava lo sguardo velato di dosso, registrando mentalmente ogni singolo guizzo di nervosismo e ogni occhiata in tralice.

Norvegia sentì la rabbia montargli dentro.

Che diavolo di motivo aveva Danimarca per essere così nervoso? Era ovvio che gli stava nascondendo qualcosa!

Cercando di mantenere la solita espressione impassibile, sbatté la tazza vuota sul bancone e disse senza alcuna inflessione:

“Mi stai nascondendo qualcosa.”

Danimarca sentì il panico salirgli alla gola. Come diavolo aveva fatto a scoprire del complotto di Finlandia?

Si voltò a guardare i fissi occhi blu che lo scrutavano in cerca di un qualche indizio.

Cercando di mantenere la calma articolò:

“N-niente! Come ti vengono in mente certe idee? Mi hai già scoperto mentre preparavo l’ æblekage, non ti sto nascondendo nient’altro!”

Vide gli occhi assottigliarsi, mentre Norvegia sussurrava: “Bugiardo.”

“Ma Norge!” replicò il danese, cercando di restare calmo “Perché sospetti che ti nascondiamo qualcosa?”

Capì troppo tardi di aver parlato male.

“Ah, quindi siete in due!” sibilò Norvegia, come se avesse avuto conferma dei propri sospetti “E chi è l’altro?”

“Nessuno!” disse veloce Danimarca, cercando di non dire nulla di sbagliato “Non c’è nessun’altro, proprio nessuno!”

Norvegia sentiva che sarebbe scoppiato presto. Decise di tentare il tutto per tutto e disse con voce piatta.

“Ah, sì? Allora che ci facevi in camera di Islanda stasera?”

Il danese rimase interdetto un attimo prima di dire con voce incredula:

“Norge, ti sbagli non ero in camera di Islanda, ma di Svez…”

Si portò le mani alla bocca, conscio troppo tardi di quello che aveva detto.

Vide una tempesta verde adunarsi alle spalle di Norvegia, dove a tratti si vedeva una testa barbuta di troll.

“Giusto, eri da Svezia, hai ragione. E cosa ci facevi da Svezia?” sussurrò il norvegese, avvicinandosi all’altro.

Danimarca indietreggiò, cozzando con la schiena contro il frigo. Era in trappola.

“Niente! Proprio niente, lo giuro!” disse, alzando le mani avanti a sé come in difesa.

Norvegia sentiva la rabbia ribollirgli nelle vene. Avrebbe riempito di pugni prima Danimarca, poi Svezia, poi di nuovo Danimarca.

Afferrò il colletto del pigiama dell’altro e portò il viso del danese alla sua altezza.

“Ripeto. Cosa avete fatto tu e Svezia?”

Fece scrocchiare rumorosamente le nocche, stringendo poi il pugno e avvicinandolo alla guancia dell’altro.

“Niente!” replicò Danimarca in preda al panico “Niente! Io e gli altri non abbiamo fatto niente!”

Una parola colpì l’orecchio di Norvegia.

“Altri? Chi altri? Non eravate soli?” disse velocemente.

“Gli altri! Fin e Ice!” rispose il danese, guardando di sottecchi il piccolo pugno dell’altro.

“Non erano soli…” sussurrò Norvegia, più rivolto a se stesso che all’altro. Nella sua voce c’era una nota di sollievo e Danimarca vide la tempesta alle sue spalle scomparire lentamente.

Poi però una nuova consapevolezza parve colpire il norvegese. I suoi occhi, che per un istante erano diventati liquidi, tornarono duri e distanti, e afferrando il colletto con nuova forza sussurrò:

“Un momento. Cosa stavate architettando voi quattro?”

Danimarca sentì un brivido lungo la schiena, e maledisse la propria linguaccia.

Troppo tardi ormai.

 

Dieci minuti dopo Norvegia stava bevendo una nuova tazza di caffè, immerso nei propri pensieri, mentre Danimarca era accasciato sul bancone, un occhio nero e il viso decisamente gonfio.

Il danese mugolò qualcosa prima di volgere lo sguardo verso l’altro e di esclamare con voce lamentosa:

“Gli altri mi uccideranno. Non mi perdoneranno.”

Norvegia lo guardò con sguardo assente.

“Così impari a farti coinvolgere in questi piani idioti.” sussurrò in risposta.

Danimarca scattò in piedi.

“Ma Norge! Tu non capisci! Mi odieranno per sempre, specie Fin, e guarda che non scherzo, e poi…”

Continuò a blaterare per qualche minuto, finché Norvegia, esasperato, non scattò in piedi, gli si avvicinò, ed afferratogli lo scollo della maglietta, gli abbassò la testa di scatto prima di premere le proprie labbra contro quelle del danese.

Danimarca ammutolì e spalancò gli occhi incredulo.

Norvegia allontanò il viso e con un mezzo sorriso gli disse:

“Adesso stai zitto e preparami l’ æblekage.”

 

Svezia chiuse lentamente il portone d’ingresso e si diresse con passo felpato verso la cucina, tentando di non far rumore e tenendo tra le braccia una grossa busta della spesa.

Si era alzato prestissimo ed era andato a cercare un supermercato aperto per comprare tutti gli ingredienti necessari, tornare a casa presto e cominciare subito a cucinare.

Non gli piaceva molto quest’idea del complotto contro Norvegia, ma se era per far contento Fin…

Aprì lentamente la porta della cucina e mosse un passo avanti nella stanza debolmente illuminata dalla luce dell’alba che filtrava dalla finestra.

Si mosse nel semibuio verso il bancone per depositarvi il sacchetto.

All’improvviso il suo piede poggiò su un oggetto cilindrico non ben definito e in men che non si dica lo svedese scivolò e si ritrovò a gambe all’aria. Il sacchetto sfuggì dalle sue braccia e volò in aria, per poi atterrare con un tonfo soffice sul pavimento.

Massaggiandosi la nuca con la mano si mise seduto ed afferrò l’oggetto su cui era inciampato.

Una bottiglia di birra?

Chi diavolo…

In quel momento la luce si accese all’improvviso.

“Buongiorno Sverige.” disse una voce piatta.

Svezia alzò gli occhi per trovare Norvegia seduto al bancone, una tazza di caffè tra le mani e un sorriso di sufficienza sul viso.

“Uhm.” riuscì a replicare, alzandosi in piedi e non riuscendo a levarsi dalla mente il sospetto che la bottiglia fosse stata messa intenzionalmente sul pavimento.

Guardò il norvegese e vide seduto accanto a lui Danimarca, la testa appoggiata di lato sul bancone della cucina, completamente addormentato, un’espressione beata sul volto e un rivoletto di saliva che gli usciva da un angolo della bocca, mentre stringeva in mano una tazza della Sirenetta.

Un allarme suonò nella testa dello svedese.

Non sarà che quell’idiota avesse spifferato tutto….

“Come mai così presto in piedi?” chiese Norvegia, interrompendo il flusso di pensieri dell’altro.

“Preparo il pranzo.” rispose lapidario Svezia, cominciando a togliere la spesa dalla busta e posando i vari ingredienti sul bancone.

“Ah sì?” replicò atono il norvegese, alzandosi dallo sgabello. “Credevo di essere io quello che avrebbe preparato il pranzo.”

“Credevo che fossimo d’accordo a cucinare a turno.” obiettò velocemente lo svedese, guardando l’altro con aria di sfida.

Norvegia alzò il mento.

“Benissimo.” replicò, dando una gomitata a Danimarca per svegliarlo “Fai pure. Noi prepareremo la colazione nel frattempo.”

Il danese non si svegliò, ma lentamente scivolò dallo sgabello finendo a terra con un gran tonfo.

“Eh??? Che succede?” chiese intontito, volgendo lo sguardo tra i due uomini in piedi.

“Ora di preparare la colazione.” rispose piatto Norvegia.

Svezia intanto si era messo al lavoro, un grembiule blu e giallo addosso e un coltello in mano.

Danimarca alzò un sopracciglio, guardando con aria interrogativa Norvegia.

Quello per risposta fece un cenno con la testa verso lo svedese, che stava lavorando al bancone.

Danimarca sbuffò e tentò per l’ultima volta di sfuggire a quel folle piano, giungendo le mani in preghiera e guardando con occhi luccicanti e supplichevoli il norvegese, sporgendo leggermente in fuori il labbro inferiore.

Norvegia tuttavia mantenne la sua faccia impassibile e lo alzò di peso.

Danimarca decise di rassegnarsi e si avvicinò allo svedese, spiando il suo lavoro da sopra la spalla.

Il biondo occhialuto aveva sminuzzato della mollica di pane e l’aveva messa a mollo nella panna liquida, prima di prendere della carne macinata e metterla in una grossa ciotola.

“Ah, stai preparando le köttbullar, le polpette svedesi!” esclamò il danese allegro, poggiando una mano sulla spalla dell’altro.

“Hm.” fu la replica di Svezia, che cominciò a tritare della cipolla.

“Aaah, sono così buone…” cominciò Danimarca, ma fu zittito all’istante da uno sguardo gelido di Norvegia, che nel frattempo si era seduto di nuovo al bancone e osservava il lavoro dello svedese.

“Ehm, sarà meglio che cominci a preparare la colazione!” disse velocemente dirigendosi verso il frigo.

Norvegia guardò Svezia che univa la mollica strizzata alla carne per poi fare delle piccole polpette che mise a cuocere insieme alla cipolla.

Lo svedese continuava a lavorare incurante dello sguardo del norvegese fisso su di sé.

Sapeva di doversi aspettare di tutto dal piccolo biondo: sicuramente quell’idiota di Danimarca gli aveva raccontato tutto, volente o nolente, e adesso di certo il norvegese avrebbe fatto qualcosa per rovinare il suo lavoro.

Quindi prestava particolare attenzione ad ogni gesto dell’altro, attento che non versasse incidentalmente qualche strano ingrediente nella pentola.

Dopo una mezz’ora però Svezia cominciò a rilassarsi.

Il norvegese finora non aveva fatto altro che fissarlo con sguardo annoiato, come se stesse a sorvegliare il lavoro.

“Forse” pensò Svezia “sta soltanto controllando che non metta troppo burro o troppa panna. Forse non vuole rovinare tutto.”

Con questo pensiero ottimista versò tutte le polpette con la salsa in un grosso piatto e le mise a raffreddare sul bancone prima di poterle mettere in frigo.

Girò lo sguardo verso la tavola, su cui Danimarca aveva disposto la colazione: salmone affumicato, fette di pane nero, marmellate varie, formaggio… Mancava soltanto…

Si voltò verso la caffettiera per controllare se il caffè fosse pronto.

Ma la caraffa non c’era.

Terrorizzato, ritornò verso il bancone, a cui era sempre seduto Norvegia.

Le scene successive scorsero davanti ai suoi occhi come al rallentatore.

Vide Danimarca poggiare incautamente la caraffa del caffè accanto al suo piatto di polpette, per poi dirigersi verso la tavola imbandita. E mentre Svezia mi muoveva verso il bancone, tentando di spostare il pranzo, il gomito di Norvegia si alzò di scatto, colpì la caraffa che oscillò un momento, si inclinò per poi rovesciarsi spandendo rovinosamente il suo contenuto sopra le polpette.

Svezia fissò con sguardo incredulo il caffè che gocciolava dal bancone.

“Ops.” fece Norvegia, guardandolo con occhi vuoti.

Il caffè continuava a gocciolare sul pavimento.

“Perkele.” disse una voce alle sue spalle.

Svezia si voltò per trovare Finlandia che guardava con rabbia il bancone e Islanda con Mr. Puffin su una spalla e lo sguardo di chi si era aspettato tutto.

Il piccolo nordico guardò il fratello dritto negli occhi.

“Anche oggi pesce allora?”

 

 

Note & Chiarimenti

Hej!

Eccoci alla seconda parte del capitolo! Chi di voi si era schierato dalla parte di Finlandia? Alzate le mani!

Ebbene, tutti voi avete PERSO! Non si vince contro Norvegia, sorry…

Dunque, bando alle ciance e cominciamo con le spiegazioni!

Cos’è il nisse? Il nisse è una creatura mitologica del folklore scandinavo. È rappresentato come un piccolo uomo barbuto o completamente ricoperto di pelo, con 4 dita ed orecchie a punta. Per ulteriori informazioni: http://en.wikipedia.org/wiki/Tomte

Cos’è l’ æblekage? È un dolce danese, simile al nostro tiramisù ma con le mele e le mandorle/nocciole! Info presso: http://eatingindenmark.blogspot.com/2010/09/at-last-danish-blekage.html

Cosa sono le köttbullar? Sono il piatto svedese per eccellenza, le polpette svedesi! Ho trovato questo link fantastico, con il video che mostra come prepararle! http://www.hemmaikea.it/sapore-di-svezia/magazine/kottbullar-polpette-svedesi.html

Che vuol dire perkele? È un termine finlandese, che letteralmente vuol dire “diavolo”, ma è usato come imprecazione, parolaccia, intercalare, chi più ne ha più ne metta!

Bene, è il momento di rispondere alle recensioni, assieme ai due litiganti, Norvegia e Finlandia!

*si guardano in cagnesco*

Ehm, spero non si ammazzino nel frattempo…

Dunque, la prima a cui rispondere è Bazylyk19, che ha espresso apertamente la sua stima verso Fin. Hai proprio ragione, in realtà è un attore, una mente diabolica, ma appare come un dolce ragazzino con crisi isteriche…

Fin: Non è colpa mia, è che mi disegnano così!

Certo che Nor comincia a stare un po’ antipatico dopo una settimana di pesce lesso…

Nor: *sguardo omicida*

Ehm, ritiro tutto! Per la questione di cosa accadrà agli altri a fine dieta… Aspetta il prossimo capitolo e ci saranno spiegazioni!

Nor: Noregur è “Norvegia” detto in islandese. E comunque non sono nervosetto.

Alla prossima!

La seconda è  NoireNeige, che ha apprezzato l’immagine di Fin vestito da sposa…

Fin: Io non l’ho apprezzato! Per niente! Se ti azzardi a scrivere un’altra cosa del genere conoscerai la mia ira funesta!

Non fai tanta paura, sai? Non sei certo al livello del Re dei Demoni del Ghiaccio… (questa definizione mi ha fatto morire! È stupenda!)

Nor: Ovvio che faccio più paura io. E ovvio che Svezia non mi fa paura.

Certo… Allora perché hai costretto Dan a restare lì con te?

Per lo spupazzamento di Dan in pigiama… Ti devi mettere in fila perché prima ci sono io! XD

Continua a seguirmi!

La terza è  Dark Marianne, che non sa decidersi se tifare per capo Norvegia o per il piccolo Fin… Aiutatela a decidere!

Nor: Io ho le fatine. *si circonda di esserini sbrilluccicanti*

Fin: Io ho la vodka! *Tira fuori 3 bottiglie*

Ehm… Ardua scelta…

Sto cercando di far mangiare meno liquirizie possibile ad Ice! Gliele mangio io!

Nor: Dopo dovrai fare la dieta anche tu…

Noooo!!! Alla prossima!

La quarta è adrienne riordan, che si è schierata con il cuore in lacrime dalla parte di Fin…

Fin: E ci credo! Chi resisterebbe a una settimana di pesce lesso? E poi io sono più carino!

Guarda che ti ha definito “subdolo ubriacone che cucina schifezze”…

Nor: E ha detto che ama me. È ovvio poi che sono più carino io.

Non mi sarei mai aspettata che tu potessi dire qualcosa del genere, Nor… Che hai bevuto?

Oddio, l’idea di Islanda che mangia Mr. Puffin è geniale! Ma non lo farebbe mai… Forse però se Nor continua a tenerlo a stecchetto così…

Continua a seguirmi!

 

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite o le seguite, e tutti quelli che hanno semplicemente letto!

Recensite in tanti! In omaggio per chi recensisce ci sarà il grembiule di Svezia con disegnata la bandiera svedese e la tazza di Danimarca della Sirenetta!

Bene, ci vediamo al prossimo capitolo, che sarà il penultimo!

Adjö!

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Capitolo 6
*** Licorice (prima parte) ***


“Non pensare a domani. Non pensare a domani. Non pensare a domani.”

Questo si ripeteva Islanda, mentre osservava i suoi fratelli rilassarsi in salotto dopo cena.

Svezia e Finlandia erano seduti davanti a una scacchiera, concentrati sulla partita. Il primo fissava imbronciato i pezzi sui quadrati bianchi e neri, cercando il modo di impedire al finnico di batterlo in modo vergognoso per la terza volta consecutiva. Quest’ultimo aveva il solito dolce sorriso sulle labbra, mentre si faceva rimbalzare in mano la regina di Svezia e aspettava che l’avversario facesse la sua mossa.

Norvegia era sdraiato sul divano e stava leggendo l’ennesimo libro, mentre su una poltroncina accanto Danimarca stava montando gli ultimi mattoncini Lego che gli occorrevano per completare il modellino di una nave vichinga.

“Ecco fatto!” esclamò, sistemando una minuscola bandierina in cima all’albero maestro “Che te pare, Ice?”

Il piccolo nordico guardò la nave in miniatura, su cui il biondo stava sistemando delle figurine che assomigliavano incredibilmente agli altri nordici.

Norvegia abbassò il libro e fissò il modellino, per poi dire con voce atona “Non mi dirai che te li sei fatti fare su misura, quei personaggi?”

Afferrò l’omino che avrebbe dovuto rappresentarlo. Aveva un cappellino blu in testa, un vestito da marinaio e sul viso un’espressione scocciata.

“Certo!” replicò allegro Danimarca “Ho mandato delle vostre foto e in base a quelle hanno fatto le figurine!”

Una vena pulsante comparì sulla tempia del norvegese. Per un momento strinse il giocattolo tra le mani, come se fosse seriamente intenzionato a spezzarlo a metà, poi sembrò lasciar perdere e lo risistemò sulla nave.

Prese l’omino che rappresentava Danimarca e lo guardò un attimo.

“Questo non va bene.” sussurrò piatto “L’espressione non è abbastanza stupida.”

Il danese sembrò stare per replicare qualcosa, ma dal tavolo accanto si levò il grido di vittoria di Finlandia.

“Yay! Ho vinto!” esclamò allegro, puntando il dito verso il re di Svezia, rovesciato di fianco alla scacchiera.

Danimarca colse al volo l’occasione, e avvicinandosi allo svedese gli mise un braccio attorno alle spalle, come a volerlo consolare.

“Perso tre volte di fila, eh?” disse sogghignando “D’altronde la strategia non è mai stata il tuo forte, neanche in passato…”

Svezia sobbalzò e si girò a guardare il biondo che aveva un enorme sorriso strafottente in faccia.

“Sapessi in quante battaglie mi hai reso la vita facile! Forse avresti dovuto dare più retta a Fin…”

Gli occhi dello svedese emisero uno scintillio maligno prima che lui afferrasse la scacchiera e la sbattesse con violenza sulla testa del danese.

Poi si alzò e uscì dalla stanza senza dire una parola.

“Non sa proprio perdere…” sussurrò Danimarca massaggiandosi il punto della testa dove sicuramente sarebbe spuntato un grosso bernoccolo.

Finlandia sorrise e si mise a raccogliere i pezzi degli scacchi che erano finiti a terra.

“Vorrà dire che la prossima volta lo farò vincere almeno una volta…” 

“No, non lo fare!” replicò pronto il danese “Gli fa bene abbassare la cresta ogni tanto.”

“Allora cosa dovremmo fare a te?” disse in un sussurro Norvegia.

“Ehi! Io sono una persona molto modesta! Dico solo le cose come stanno!” rispose l’altro gonfiando le guance.

Il norvegese fece un verso poco convinto, afferrò il libro e si allontanò verso le scale. Poi sembrò ripensarci un attimo, tornò indietro e indicò il fratello con il dito.

“Ci vediamo domattina.”

Uno strano sorriso gli si dipinse in volto.

Islanda rabbrividì istantaneamente, fissando la strana espressione sul viso del fratello. Sbagliava o per un attimo vi aveva letto un ghigno sadico?

Fece cenno a Mr. Puffin di andare e salì le scale fino alla sua camera, cercando di scacciare dalla mente la sensazione di essere perduto.

“Pensa ad altro. Pensa ad altro. Pensa ad altro.”

Ma come faceva a pensare a qualcos’altro?

Era la fine, la mattina dopo lo avrebbero scoperto.

Si sedette sulla poltrona, torcendosi nervoso le mani, mentre la pulcinella di mare lo fissava preoccupato.

Erano bastate tre parole sussurrate dal fratello nel solito tono privo di inflessioni durante la cena quella sera per decretare la sua condanna.

“Domattina ti pesi.”

Islanda aveva lasciato cadere la forchetta rumorosamente ed aveva fissato ad occhi sbarrati il norvegese.

“Dopo due settimane dovremmo vedere se sei dimagrito o no.”

Il piccolo nordico era sbiancato, e non era riuscito ad ingoiare nessun’altro boccone.

Gli altri sembravano non essersi accorti di nulla, e continuarono a mangiare come se niente fosse.

Non si erano accorti del cambiamento che avevano operato in Islanda quelle poche parole.

Certo, forse non si erano neanche accorti che il piccolo nordico in quelle due settimane non aveva perso un etto.

Islanda nascose il viso nelle mani, appoggiando la schiena contro il morbido velluto della poltroncina.

Poi alzò lo sguardo, fissando la fonte di tutti i suoi guai.

Lo sapeva, non sarebbe mai riuscito a smettere.

Tanto valeva arrendersi, ed accettare il proprio destino.

 

“Ma com’è possibile?” esclamò a gran voce Danimarca, fissando incredulo i numeri sulla bilancia.

Alzò lo sguardo verso Islanda, in piedi sopra il piatto con indosso solo le mutande, completamente rosso in volto per l’imbarazzo.

“Mi posso rivestire adesso?” disse in tono rabbioso. Odiava stare nudo davanti agli altri.

Norvegia gli fece un cenno con il capo e il piccolo nordico afferrò la camicia ed infilò il braccio in una manica.

“Ma Norge!” continuò imperterrito Danimarca “Com’è possibile che non abbia perso neanche un chilo? Guarda Finlandia! Se va avanti così potremo suonare lo xilofono sulle sue costole! E invece lui è sempre uguale!”

Additò con l’indice Islanda, che se possibile diventò ancora più rosso.

Norvegia alzò le spalle, e sussurrò “Non importa, continuiamo con la dieta.”

Il danese rimase un attimo interdetto, poi aprì bocca per dire qualcos’altro, ma fu fermato dalla mano del norvegese che salì in aria a fargli cenno di tacere.

“Ho detto che continueremo con la dieta. Chiusa la questione.”

Danimarca chiuse la bocca e borbottando qualcosa di incomprensibile uscì dalla stanza.

Islanda non riusciva a credere a quello che era appena successo.

Com’era possibile che il fratello non si fosse arrabbiato, non avesse indagato o comunque non avesse fatto nulla per capire come mai non era affatto dimagrito?

Norvegia si voltò verso Finlandia e Svezia, che fino a quel momento erano rimasti in silenzio in disparte.

“Vorrei evitare di avervi tutti e due sulla coscienza, sarebbe una scocciatura se moriste di fame.” disse in tono piatto “Quindi stasera andremo a mangiare fuori.”

I due si guardarono stupiti tra di loro, per poi fissare il norvegese come se non riuscissero a credere alle parole che erano appena uscite dalla sua bocca.

“Tu ovviamente resti a casa.” Norvegia girò lo sguardo verso il fratello “Ti preparerò il pesce prima di uscire.”

Islanda storse la bocca, ma non disse nulla.

Ancora non riusciva a credere alla propria fortuna sfacciata.

Aveva paura che il fratello si sarebbe insospettito e sarebbe andato a frugargli in camera in cerca di cibo nascosto, come aveva fatto il primo giorno di dieta.

Ma evidentemente non lo avrebbe fatto.

Sbuffò, ma restò in silenzio ed uscì dalla stanza per poi tornare alla propria camera.

Una volta dentro chiuse a chiave la porta e appoggiò la schiena sul legno, sospirando di sollievo.

Poi si avvicinò al letto, si abbassò sdraiandosi sulla pancia ed allungò la mano sotto il mobile.

Le dita cercarono al buio, finché non trovarono una cordicella nascosta.

Islanda sorrise e tirò, ritrovandosi in mano un pezzo d’imbottitura della testata del letto.

Girò lo sguardo verso il suo piccolo nascondiglio ed afferrò un sacchetto di liquirizie ripiene.

Rimise tutto a posto e andò a sedersi su una poltrona, prese una caramella, se la infilò in bocca e chiuse gli occhi godendosi il sapore.

Mr. Puffin gracchiò sulla sua spalla, schioccando il becco.

Islanda subito pescò una liquirizia dal sacchetto e gliela offrì; la pulcinella di mare la ingoiò soddisfatta e poi fece cenno con il capo di volerne un’altra.

Il piccolo nordico lo accontentò. In fondo era lui che riforniva la sua scorta segreta, volando in segreto fino al negozio e tornando indietro con i pacchetti dei dolci stretti tra gli artigli.

Lo guardò saltellare allegro sul bracciolo della poltrona, per poi tuffare direttamente il becco dentro la busta delle liquirizie.

Islanda si rilassò, godendosi il momento.

Per ora era salvo.

 

Danimarca aprì la porta senza bussare, per poi bloccarsi di colpo.

Norvegia era in piedi davanti allo specchio e si stava annodando una cravatta blu scuro sopra una camicia a righine azzurre.

Sembrava non essersi accorto dell’improvvisa intrusione, o almeno non dava cenno di curarsene.

Il danese chiuse la porta con circospezione e gli si avvicinò.

“Esci stasera?” chiese curioso, fissando il riflesso dell’altro nel vetro.

Norvegia finì di sistemarsi il colletto, poi si allungò verso il cassettone per afferrare la molletta a forma di croce e sistemarsela sui capelli.

Finita l’operazione si girò verso l’altro, che stava aspettando in piedi con le braccia conserte.

“Io, Fin e Sve andiamo a cena fuori.” disse atono, sorpassandolo diretto verso l’attaccapanni.

Danimarca pensò che gli si fosse scardinata la mandibola dalla sorpresa. Cercò di figurarsi in mente la scena alquanto improbabile delle tre sopracitate nazioni, sedute attorno a un tavolo di ristorante, intente a chiacchierare allegramente davanti a un piatto di arrosto.

Poi qualcosa gli scattò in mente.

“Ehi, come mai solo voi tre? Non è giusto! Voglio venire anche io! Perché non me lo hai detto? Sei proprio cattivo, guarda che…”

Norvegia sospirò poi decise di interrompere quello sproloquio e sussurrò atono, ma deciso.

“Idiota, serve qualcuno che sorvegli Ice. Non deve mangiare schifezze per cena.”

Danimarca si zittì un attimo per assorbire l’informazione, per poi ricominciare a parlare a macchinetta.

“Si, ma perché devo restare io? Lascia a casa Sve e porta me! Spaventerà tutti i camerieri, e per ripicca vi porteranno qualcosa di immangiabile! E poi di sicuro si metterà a fare qualche scenata con Fin, e poi…”

Il danese continuò di questa lena per cinque minuti buoni, durante i quali Norvegia lo fissò impassibile.

Quando finalmente si zittì per prendere fiato, l’altro si voltò, afferrò la giacca dall’attaccapanni e fece per aprire la porta.

Con la mano sulla maniglia, si fermò un attimo e fissando il legno davanti a sé sussurrò in modo udibilissimo “Ho bisogno che tu resti a casa. Devo discutere di alcune cose con Sve e Fin.”

Si voltò, e gli angoli della bocca si alzarono impercettibilmente.

“Domani capirai tutto.”

Uscì e si chiuse la porta alle spalle.

Danimarca rimase per un attimo immobile, poi si sedette sul letto sogghignando tra sé e sé.

Per un attimo aveva visto il sorriso di Norvegia.

Non avrebbe voluto trovarsi nei panni di Islanda il giorno seguente.

 


 

Note & chiarimenti

Halló!

Quale sarà il piano malvagio di Norvegia?? Islanda deve davvero preoccuparsi?

Nor: Temo di sì…

Bene, adesso rispondiamo alle recensioni, Norge!

La prima è  Bazylyk19, che ti accusa di nutrire meglio il Nisse di Ice! Insomma, ti sembra quello che farebbe un bravo fratellone?

Nor: Il Nisse non è diventato un botolo lardoso, quindi può bere tutto il latte che vuole…

Non sei molto gentile… Ma almeno abbiamo visto i tuoi scatti di gelosia…

Nor: Umph… Ero solo irritato di essere tenuto all’oscuro…

Svezia che conduce “Cotto e Mangiato”… Credo spaventerebbe a morte i telespettatori… Ma è un’immagine troppo divertente!

Nor: Se dici ancora una volta LilyXNor ti farò conoscere il mio troll quando è molto irritato…

Alla prossima!!

La seconda è adrienne riordan! Yo, sorella, ti stimo anche io! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo!

Nor: Hai fatto bene a tornare dalla mia parte, è la parte migliore…

Mi sa non hai capito che è tornata per quello che hai fatto con Danimarca…

Nor: Uh? Perché, che ho fatto?

Niente, ci è solo scappato un bacetto, roba così…

Nor: Non mi risulta.

Vabbè, continua a negare! Il Danimarca addormentato è stato spedito, dovrebbe arrivare a giorni!

Al prossimo capitolo!

La terza è Dark Marianne! Grazie per avermi sommerso con una cascata di BELLOOOOO!!!

Nor: Ecco un’altra che salta sul carro del vincitore… D’altronde non ti posso biasimare, come fa a piacere la vodka di Fin?

Come fai a essere così insensibile con le nostre lettrici??? Devi essere più gentile!

Riceverai presto il grembiule svedese! (autografato da Svezia!) Perché la tazza no?

Nor: Danimarca si è depresso perché nessuno vuole la sua tazza… Avete fatto bene…

Grazie per la recensione, continua a seguirmi!

La quarta è Milla Chan! Sono contenta di averti fatto uscire dalla bolla di invisibilità! Anzi, il merito è stato di Norge…

Nor: Ti ripeto che non ho fatto proprio nulla…

Ceeerto! Ci siamo immaginate tutto! Comunque sono d’accordo con te, Norge che si tormenta su Dan è proprio carino!

Nor: Non mi sono tormentato proprio su niente…

Anche io comincerò a fare la scena dell’ “Ops” più spesso…

Nor: Puoi essere la mia assistente non dici mai più DenNor…

Ti aspetto al prossimo capitolo! *Sparge amore per i Nordici nell’aria*

La quinta è NoireNeige, che vuole la tazza della Sirenetta! Dan ce l’ha perché la fiaba è stata scritta da Andersen, che era danese! *orgoglio nazionale ON*

Nor: La mia mente geniale ha conquistato il tuo cervello… Prima che tu te ne renda conto comincerai a diventare dipendente da pesce e caffè…

Norge, mi spaventi le lettrici! Anche se dopo che hai spaventato Svezia…

Nor: Ice non scapperà a mangiare gli scones, glielo impedirò io…

All’Ikea ci sono andata solo una volta e mi sono persa! Troppa roba! E non ho assaggiato le polpette…

Nor: Non puoi avere un Nisse se non sei norvegese.

Ma ti manderò un peluche di Nisse! Continua a seguirmi!

 

Un grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite, e chi ha semplicemente letto!

Recensite in tanti! In premio ci sono i LEGO dei Nordici!

 

Ci vediamo venerdì prossimo per la seconda parte del capitolo, che concluderà la storia! Dopo penso di fare un piccolo capitolo extra con delle scenette ancor più stupide e nonsense di quelle che avete letto finora…

Kveðja!

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Capitolo 7
*** Licorice (seconda parte) ***


Islanda e Danimarca erano seduti attorno al tavolo in cucina, e guardavano con espressione poco convinta quello che avevano nel piatto.

 

Pesce lesso e patate lesse.

 

Probabilmente Norvegia aveva voluto essere caritatevole e vi aveva aggiunto sopra un po’ di prezzemolo, come se bastasse quello a rendere il piatto più appetibile.

 

Danimarca alzò lo sguardo e trovò Islanda a fissarlo con una faccia combattuta; aveva un’espressione buffa, con le guance rosse e lo sguardo che saettava, come se volesse chiedere qualcosa, ma non osasse farlo.

 

Il danese si alzò e sfoderando un gran sorriso raccolse il suo piatto e quello dell’altro ragazzo.

 

Islanda lo guardò stupito mentre posava il cibo accanto al lavandino e si voltava verso l’altro.

 

Il ghigno di Danimarca andava da un orecchio all’altro.

 

“Stasera faremo uno strappo alla regola.” sentì dire Islanda, mentre lo stupore si allargava sul suo viso.

 

Come aveva fatto ad indovinare ciò che voleva chiedergli?

 

Danimarca cominciò a tirar fuori dal frigo tutto l’occorrente per preparare lo smørrebrød. In fondo la mattina dopo il piccolo Ice ne avrebbe passate di tutti i colori. E poi non riusciva a resistere quando faceva quella faccia.

 

E poi gli altri di sicuro si stavano godendo una cenetta deliziosa al ristorante. Perché loro avrebbero dovuto mangiare la solita robaccia?

 

 

 

Finlandia guardò incredulo Norvegia chiedere al cameriere un piatto di pesce lesso.

 

Possibile che anche al ristorante ordinasse quella roba?

 

Si voltò verso Svezia, che non sembrava affatto turbato dalla cosa e stava tranquillamente leggendo la carta dei vini, per poi scegliere un bianco dalla gradazione leggermente più alta del normale.

 

Norvegia sorrise dentro di sé al pensiero che lo svedese probabilmente stesse progettando di far ubriacare Finlandia per non molto nobili fini.

 

Comunque non disse nulla ed appoggiò il mento su una mano, mettendosi a fissare con occhi gelidi i due commensali prima di parlare.

 

“Vi starete chiedendo come mai siamo venuti qui.”

 

“Uh? Per mangiare, no?” rispose stupito Finlandia, alzando uno sguardo interrogativo verso il norvegese.

 

Quello da parte sua sbuffò in modo molto rumoroso, per poi riprendere con voce più dura.

 

“È ovvio che non è quello il motivo principale. Era solo una scusa per non avere Islanda tra i piedi.”

 

“Ah.” fece Finlandia con una voce delusa.

 

“Credevi forse che mi importasse di preservare le tue guance paffute?” chiese Norvegia con un sorriso storto in volto.

 

L’altro divenne scarlatto e cominciò a balbettare qualcosa di non meglio comprensibile, perché fu interrotto da Svezia.

 

“Allora di che volevi discutere?” chiese mantenendo il suo cipiglio minaccioso.

 

Il norvegese li guardò un attimo e cominciò a spiegare il suo piano.

 

 

 

Islanda si sentiva stranamente in pace con il mondo.

 

Aveva consumato la miglior cena da due settimane a quella parte, e sentiva ancora in bocca il sapore del pane imburrato, e della birra danese e del rødgrød ai frutti di bosco che Danimarca aveva fatto spuntare da non sapeva dove.

 

Certo, forse aveva anche bevuto un po’ troppo…  Altrimenti non si spiegava come mai si era ritrovato a giocare con il Lego assieme al danese.

 

Arrossì sotto le coperte al pensiero che Danimarca andasse a raccontarlo a suo fratello. Norvegia lo avrebbe preso in giro per una settimana, ripetendogli che era ancora un bambino e costringendolo a chiamarlo “Fratellone caro”.

 

Si rigirò dall’altra parte del letto.

 

Magari Danimarca era abbastanza ubriaco da dimenticarsene…

 

Nel dormiveglia si accorse solo vagamente del sole che lentamente compariva all’orizzonte e mandava dei flebili raggi attraverso il vetro delle finestre, finché non sentì una presenza inquietante accanto al letto.

 

Era come se qualcuno lo stesse fissando insistentemente….

 

Scattò a sedere e per poco non gli venne un infarto.

 

Svezia torreggiava ai piedi del suo letto, braccia incrociate al petto e sguardo minaccioso fisso sul piccolo nordico.

 

Islanda represse a stento un urlo, e cercando di far riacquistare al proprio battito una frequenza normale, chiese con voce lievemente tremula: “Che… Che diavolo ci fai qui?”

 

In quel mentre la porta si aprì e la testa di Finlandia fece capolino.

 

“Ah, sei sveglio!” disse tutto sorridente.

 

Islanda si trattenne dal lanciargli in faccia l’abat-jour per cancellare l’onnipresente sorrisino.

 

Il finlandese entrò nella stanza reggendo tra le braccia dei vestiti piegati che depositò sul letto, per poi rivolgersi al piccolo nordico.

 

“Su, alzati e mettiti questi.”

 

Islanda li afferrò per scoprire una tuta da jogging e una maglietta.

 

Alzò lo sguardo, per vedere che gli altri due erano vestiti allo stesso modo.

 

Cosa diamine stava succedendo?

 

“Dato che la dieta da sola non basta abbiamo deciso che dovrai fare anche dell’attività fisica! Quindi vestiti che andiamo!” spiegò il finlandese, senza togliersi il sorriso dalla faccia.

 

Aveva capito bene?

 

“Andiamo…” articolò debolmente Islanda “Andiamo dove?”

 

Nella sua voce c’era una lieve nota di panico.

 

“A correre.” rispose lapidario Svezia.

 

Qualcosa che assomigliava a un gemito di dolore uscì dalle labbra dell’islandese.

 

 

 

Danimarca aveva un sorriso più ampio del solito, se era possibile.

 

Guardò di sottecchi Norvegia, seduto a tavola per la colazione, mentre sorseggiava il caffè da una tazza decorata a pesciolini e fissava con sguardo spento lo schermo della tv.

 

Il danese ripulì il piatto, per poi sbadigliare e stiracchiarsi rumorosamente.

 

“Allora Norge,” esordì con tono allegro “mi spieghi dove sono andati gli altri tre?”

 

Norvegia posò la tazza sul tavolo e sospirò, come se si preparasse a dover dare una spiegazione lunga e faticosa.

 

“A fare jogging.” disse poi atono, fissando fuori dalla finestra.

 

Girò lo sguardo verso il danese.

 

“Adesso noi due dobbiamo fare una cosa.” disse deciso, guardando l’altro negli occhi.

 

“Certo!” saltò su subito Danimarca, con lo sguardo che luccicava “Vado a prepararmi subito!”

 

Si alzò e fece per uscire dalla stanza, ma Norvegia gli urlò contro “IDIOTA! Non ti ho ancora detto che cosa dobbiamo fare! Torna qui!”

 

“Oh…” fece Danimarca un po’ deluso, rimettendosi seduto “Io credevo che…”

 

Il norvegese gli rivolse uno sguardo gelido prima di continuare “Avrai notato che Islanda non è affatto dimagrito in queste settimane di dieta, nonostante mangiasse solo quello che preparavamo noi.”

 

“Semmai quello che preparavi tu…” replicò il danese con una vocina sottile.

 

Norvegia sembrò irritarsi, ma proseguì “Quindi è ovvio che mangia qualcos’altro quando noi non lo vediamo. E l’unica spiegazione plausibile è che abbia del cibo nascosto in camera. Quindi ora noi andremo nella sua stanza e la frugheremo da cima a fondo finché non troveremo qualcosa, chiaro?”

 

Fissò con sguardo duro il danese.

 

Quello si prese il mento tra indice e pollice, girò la testa di lato, chiuse gli occhi come se stesse pensando.

 

Rimase così due secondi, per poi alzare lo sguardo verso Norvegia.

 

“Quindi lo vuoi fare in camera di Ice?” chiese candidamente.

 

Un pugno si abbatté sulla sua nuca e gli fece sbattere la fronte con violenza sul tavolo della cucina.

 

 

 

Stavano cercando da circa un’ora, ma non avevano ancora trovato nulla.

 

Danimarca sbuffò e si lasciò cadere pesantemente sul letto di Islanda.

 

Era certo che non avrebbero trovato nulla; il suo fratellino sapeva nascondere le cose molto bene. Ma Norvegia era testardo e non avrebbe di certo lasciato perdere.

 

Lo guardò mentre svuotava i cassetti del canterano e picchiettava leggermente il legno per cercare un eventuale doppio fondo.

 

Dopo che ebbe appurato che anche l’ultimo non nascondeva nulla, Norvegia si alzò e girò con lo sguardo la camera.

 

Aveva cercato ovunque.

 

Ovunque, tranne che…

 

Danimarca vide il norvegese che si avvicinava con sguardo deciso al letto e sorrise tra sé.

 

Finalmente aveva deciso di lasciar stare quella stupida ricerca…

 

Ghignò e si mise a sedere sul letto osservando l’altro muovere gli ultimi passi decisi fino al materasso, per poi abbassarsi di colpo e sdraiarsi a pancia in giù sul pavimento.

 

Cosa diavolo stava facendo?

 

Norvegia tastò la testiera del letto, finché non sentì un’irregolarità nella stoffa, come una scanalatura. Sorrise mentre ne percorreva il  bordo fino a trovare una sottile cordicella.

 

Tirò e si trovò in mano un pezzo di imbottitura.

 

Dietro vi si trovava una piccola nicchia stracolma di liquirizie ripiene, caramelle e dolci di ogni tipo.

 

“Problema risolto.” pensò tra sé e sé, finché non vide spuntare dal lato opposto del letto la testa di Danimarca.

 

“Insomma, Norge!” esclamò quello “Certo che sei strano! Lo vuoi fare sotto il letto?”

 

Il secondo, violento pugno della giornata si abbatté sulla testa del danese.

 

 

 

Islanda si trascinò dentro casa, superando Svezia che teneva il portone aperto con una mano e gli rivolgeva uno sguardo indagatore.

 

Dietro di lui seguiva Finlandia, che trascinava stancamente i piedi ed aveva il fiatone.

 

Sei chilometri.

 

Lo avevano fatto correre per sei chilometri.

 

Lui, la cui massima attività fisica era un occasionale giretto in bicicletta con Danimarca, e quando quest’ultimo insisteva fino allo spasmo. E al massimo aveva pedalato per mezz’ora, non di più.

 

Ed invece quella mattina si era trovato ad arrancare per sentieri di campagna seguendo la schiena dello svedese, che correva tenendo la testa alta e senza il minimo segno di fatica, neanche al termine del percorso.

 

Finlandia invece correva dietro di lui, come se volesse assicurarsi che non scappasse; all’inizio quando si era voltato lo aveva visto avanzare con il solito sorrisino incoraggiante stampato in volto, ma dopo tre chilometri aveva visto la sua espressione di perpetuo ottimismo rabbuiarsi, il fiato cominciare a diventare pesante, i passi strascicati.

 

Al termine della corsa era ridotto ad uno straccio.

 

Certo, non come lui però.

 

Gli sembrava che gli avessero tirato fuori i muscoli dalle gambe e li avessero tirati fino all’inverosimile prima di rimetterli al loro posto, che gli avessero prosciugato ogni singola riserva di energia, e che avesse sudato due o tre barili d’acqua.

 

Invece Svezia sembrava fresco come una rosa. Incredibile.

 

Islanda si trascinò in cucina in cerca di una bottiglia di acqua, seguito dagli altri due.

 

Appena varcata la soglia vide Norvegia seduto al bancone, l’ennesima tazza di caffè tra le mani, mentre giocherellava con qualcosa che non riuscì ad identificare.

 

Cercando di ignorare lo sguardo indagatore del fratello, si avvicinò al frigo per prendersi da bere, mentre Finlandia si sedeva su uno sgabello e sospirava stancamente.

 

“Ti avevo detto di non esagerare.” sentì sussurrare il norvegese, un tono irritato nella voce.

 

“Avevi detto che ti serviva del tempo.” replicò secco Svezia.

 

Islanda si voltò bevendo direttamente dalla bottiglia di acqua.

 

Vide il fratello stringere con forza in mano qualcosa.

 

All’improvviso Finlandia si alzò dal bancone e puntò un dito contro il norvegese.

 

“Norge!” esclamò stupito “Cosa  hai fatto al collo?”

 

Norvegia sobbalzò e corse ad alzare il colletto della camicia, ma Islanda fece in tempo a vedere chiaramente un piccolo livido violaceo rotondeggiante.

 

“Non è niente.” sibilò con sguardo duro “è solo che…”

 

“Gliel’ho fatto io.” disse qualcuno alla sua sinistra.

 

Islanda si voltò e vide appoggiato allo stipite della porta un Danimarca con il ghigno più strafottente che si potesse immaginare.

 

“E indovinate come è successo? Dovete sapere che…”

 

Non fece in tempo a finire la frase perché qualcosa lo colpì con estrema violenza sulla fronte.

 

Mugugnò portandosi la mano alla fronte, mentre l’oggetto misterioso cadeva a terra.

 

Norvegia si rimise a sedere dopo aver completato il suo lancio perfetto.

 

Islanda fissò ciò che era rimbalzato a terra.

 

Una rondella di liquirizia.

 

UNA RONDELLA DI LIQUIRIZIA.

 

Qualcosa scattò nella sua mente, mentre si girava a fissare il fratello.

 

Quello aveva in faccia un sorriso compiaciuto che ricordava molto da lontano quello che aveva avuto fino a pochi secondi prima Danimarca.

 

Non era possibile…

 

Corse su per le scale, fino in camera.

 

Raggiunse il nascondiglio segreto sotto il letto. Tirò via l’imbottitura che lo nascondeva.

 

Vuoto.

 

Completamente vuoto.

 

Si alzò e fissò la parete davanti a sé con sguardo spento.

 

Non era possibile…

 

Uno strano tremito si impadronì delle sue mani.

 

Fuori dalla finestra si sentì un cupo rombo.

 

 

 

“Allora lo avete trovato?” chiese curioso Finlandia, guardando Norvegia e Danimarca.

 

“Certo! E non è stato facile, lasciatelo dire!” cominciò il danese, che aveva riacquistato tutta la energia.

 

“Devi sapere che…”

 

Non poté continuare perché all’improvviso la terra sembrò cominciare ad ondeggiare, mentre uno strano rumore si diffuse nell’aria. Era come un sordo mugghio.

 

“Cosa diavolo…” pensò, aggrappandosi al bordo del tavolo, e cercando con lo sguardo gli altri.

 

I quattro Nordici si voltarono di colpo quando la porta della cucina fu spalancata con un tonfo.

 

Sulla soglia apparve Islanda, con Mr. Puffin che volava attorno alla sua testa.

 

Ma non sembrava affatto il solito Islanda.

 

I suoi occhi avevano assunto una strana sfumatura rossastra ed scintillavano di rabbia, mentre sembrava che per qualche strano motivo il suo corpo fosse diventato più grande, e che emanasse una strana aura scura e violenta.

 

Faceva paura.

 

Danimarca sentì un brivido scorrergli lungo la schiena, e istintivamente cercò con lo sguardo Norvegia, che aveva un’espressione sconvolta che non gli aveva mai visto.

 

Una bassa voce lo costrinse a voltarsi e a rivolgere di nuovo la sua attenzione a Islanda.

 

“Siete stati voi…”

 

Non assomigliava affatto alla voce di Islanda.

 

Sembrava provenire dai luoghi più profondi della terra.

 

Fuori il rombo cupo aumentò d’intensità.

 

“Non avete idea di cosa avete fatto…”

 

Dall’esterno si sentì un botto assordante.

 

Una colonna di fumo si levò all’orizzonte, mentre Danimarca sentiva le piccole mani del fratellino afferrargli il colletto della camicia.

 

 

 

Aeroporto di Heathrow, ore 9:30 am

 

Inghilterra compose il numero per l’ennesima volta, avvicinando la cornetta all’orecchio e sentendo gli squilli echeggiargli nei timpani.

 

Ticchettò con le dita nervosamente sull’apparecchio, mentre girava lo sguardo  verso il tabellone delle partenze.

 

Ogni singolo volo era stato cancellato.

 

Compreso il suo volo delle 14:10 del giorno prima per New York.

 

Era stato costretto a trascorrere una giornata intera dentro all’aeroporto, compresa di nottata su una scomoda sedia di plastica, insieme a centinaia e centinaia di altre persone che aspettavano notizie sui propri voli, mentre gli altoparlanti sparavano ogni dieci minuti con la solita voce metallica le solite parole:

 

“A causa della nube di cenere vulcanica tutti i voli sono cancellati fino a nuovo avviso. Ci scusiamo per il disagio.”

 

Il pugno dell’inglese si abbatté stizzoso sul telefono, mentre aspettava che qualcuno rispondesse.

 

Aveva fatto quel numero almeno venti volte nel corso della giornata, ma non aveva mai ricevuto risposta.

 

Cosa diavolo stava succedendo a casa di Islanda?

 

Sbuffò, e stava per riabbassare quando inaspettatamente dall’altra parte qualcuno alzò la cornetta.

 

“Islanda!” cominciò l’inglese, senza dare il tempo a chi aveva risposto di dire alcunché “Cosa diavolo stai facendo? Per colpa del tuo maledettissimo vulcano, Eyajalla... Ejayajoku… Insomma, quello, nessun dannatissimo aereo può decollare! Sono bloccato in aeroporto da un giorno intero, bloody hell! Si può sapere che diavolo stai combinando? Hai intenzione di finire con l’eruzione, oppure vuoi farci restare a terra tutti fino che…”

 

“Ciao Inghilterra.” disse una voce alla cornetta.

 

L’inglese fermò di botto la sua invettiva.

 

“Danimarca?” chiese stupito

 

“Sì, sono io” sussurrò il danese alla cornetta “E comunque il vulcano si chiama Eyjafjallajökull.”

 

“Che diavolo ci fai da Islanda? Ah, non importa, senti che sta succedendo, dannazione?! Dovevo prendere un volo ieri pomeriggio e per colpa di quel maledetto vulcano sono a terra! Quindi, se mi potessi spiegare…”

 

“Adesso non posso spiegarti, non avrei neanche dovuto rispondere al telefono…”

 

Inghilterra si zittì un attimo. Aveva sentito una nota di panico nella voce del danese, mentre in sottofondo una voce che assomigliava molto a quella di Norvegia sussurrava qualcosa di simile a “Idiota, riattacca prima che ci scopra!”

 

“Danimarca.” disse deciso l’inglese “Che diamine sta succeden…”

 

Sentì un urlo provenire dall’altra parte della cornetta, insieme a un rumore simile a quello di una porta che andava in mille pezzi.

 

Poi una voce terribile.

 

Una voce che sembrava provenire direttamente dall’inferno.

 

“Ah, vi nascondevate qui…”

 

Un altro rumore di qualcosa che veniva distrutto. Inghilterra deglutì.

 

“Ice…” sentì dire dal danese “Aspetta ti prego…”

 

“Niente scuse!” disse la voce terribile “Fila in cucina a prepararmi i wienerbrød! E vedi di metterci parecchia crema! E tu…”

 

Assunse un timbro simile a un basso ringhio, mentre l’inglese sentì Norvegia emettere un gemito.

 

“Abbiamo un paio di cose di cui discutere…”  sussurrò minacciosa la voce, che Inghilterra, se aveva capito bene, era di Islanda.

 

Sentì dei passi che si allontanavano, insieme al rumore di qualcosa che veniva trascinato.

 

Nella mente dell’inglese si insinuò il terribile dubbio che quel qualcosa fossero i corpi di Danimarca e Norvegia.

 

Posò delicatamente al suo posto la cornetta, interrompendo la chiamata.

 

Fissò un attimo con sguardo incredulo l’apparecchio.

 

Poi si allontanò, ancora stordito.

 

Meglio prepararsi a una lunga attesa, pensò.

 

Chissà cosa avevano combinato per far arrabbiare così tanto Islanda…

 

 

 

Note & Chiarimenti

 

Halló!

 

Avete visto cosa succede a far arrabbiare Islanda? Ve lo sareste mai aspettato?

 

La buona notizia è che l’eruzione alla fine consumerà tutte le energie di Ice, cosicché tornerà magro e snello come prima! Certo, fino al momento in cui non ricomincerà ad abbuffarsi di dolci…

 

Il vulcano citato è il famoso Eyjafjallajökull, che eruttò il 20 marzo e il 9 maggio 2010  bloccando il traffico aereo in gran parte dell’Europa… Adesso sapete come mai.

 

Smørrebrød e rødgrød sono due piatti danesi. Il primo è un piatto salato, una fetta di pane scuro spalmata con burro e ricoperta con salmone o qualunque altra cosa vogliate; è un po’ la base dei pasti danesi! Il secondo è un dolce, una specie di crema-budino ai frutti di bosco. Per ulteriori info: http://en.wikipedia.org/wiki/Sm%C3%B8rrebr%C3%B8d e http://en.wikipedia.org/wiki/R%C3%B8dgr%C3%B8d

 

Nel frattempo guardate cosa si è inventato Danimarca per non ingrassare: http://www.corriere.it/esteri/11_ottobre_01/danimarca-tassa-grassi-burchia_aad53fe6-ec21-11e0-827e-79dc6d433e6d.shtml

 

Siamo arrivati alla conclusione della storia! Ma aspettate a scrivere la parola fine perché la settimana prossima ci sarà il capitolo extra con i retroscena e scene inedite che non vi sareste mai aspettati!

 

Bene, adesso non resta che rispondere alle recensioni insieme a… ehm…

 

Islanda: Non avere paura, tu non mi hai fatto nulla, quindi non ti capiterà nulla… *mangia liquirizia*

 

Ehm… Ok…

 

Dunque, la prima è Bazylyk19, che ha istituito lo speciale “Premio Astuzia” per Fin e Ice!

 

Ice: Non osare paragonarmi a mio fratello…

 

Ehm, mi sa oggi è meglio non contraddirlo… Anche da parte mia massima stima per Fin che batte Svezia! L’idea che ci perda diventa uke potrebbe essere applicata da qualche parte….

 

Ah, hai visto Nor ha seguito il tuo consiglio poi! Per sapere meglio cosa è successo, aspetta il prossimo capitolo!

 

Ice: Scrivi, scrivi la LilyxNor… Quello lì si merita anche di peggio…

 

Oggi mi fa paura!  Spero ti sia arrivato il Lego!

 

A presto!

 

La seconda è adrienne riordan! Vorresti essere messa a dieta da Nor? Non so quanto ti convenga…

 

Ice: Proprio per niente… E poi ora è un po’ occupato sai… *sguardo malvagio*

 

Brrr… Andiamo avanti! Come hai ben visto, Danimarca non è riuscito a fare una buona guardia, anzi ha organizzato una bella bisboccia per il suo fratellino! Come avrei voluto essere presente!

 

Ice: Ho spedito io Danimarca, ho usato le poste islandesi che sono perfettamente efficienti…

 

Ma hai fatto i buchini per l’aria nella cassa?

 

Ice: Ops…

 

Alla prossima! (speriamo che Dan ce la faccia ad arrivare salvo!)

 

La terza è Milla Chan, che aveva il sospetto che Ice avesse delle scorte segrete…

 

Ice: E come avrei fatto sennò a sopravvivere?

 

Ho il piacere di informarti che le costole di Fin sono appena state elette (da me) a nuovo strumento musicale e che mi batterò perché siano inserite in qualche orchestra/gruppo musicale!

 

Grazie mille per i complimenti! Sono contenta che la storia sia apprezzata! Aspetta l’ultimo capitolo per fare le ultime risate (spero!)

 

Ice: Non. Dire. Che. Nor. È. Un. Figo. Mai. Più.

 

Ehm… Certo Ice, sei tu il migliore! (Oggi fa troppa paura!)

 

A presto!

 

La quarta è NatsuNoYume! Che bello, una nuova recensitrice!  Ti è affezionata, Ice!

 

Ice: Grazie per il tuo sostegno. Hai ragione a dire che Nor è cattivo, ma il termine è riduttivo…

 

Hai azzeccato i progetti di Nor! Anche se la corsa non ha prodotto gli effetti sperati!

 

Svezia che s’immagina Fin vestito da sposa è fantastico… D’altronde a forza di dire “moglie” si sarà fatto qualche trip mentale no??

 

Grazie mille per i complimenti! Non ti preoccupare, non mi hai annoiato assolutamente, ogni recensione che ricevo, anche fosse di una sola parola, mi rende immensamente felice! Quindi spero che continuerai a seguirmi!

 

Al prossimo capitolo!

 

La quinta è Dark Marianne! Che peccato che non ti piaccia la Sirenetta, è una delle mie fiabe preferite!

 

Ice: Danimarca me la leggeva spesso prima di andare a dormire…

 

Awww, che carini! Vorrei vedervi anche ora!

 

Ice: Scordatelo. Non sono un bambino.

 

Peccato… L’idea del Lego grasso di Islanda mi ha fatto sbellicare dal ridere! È davvero geniale! Però Dan se li era fatti fare prima che cominciasse la storia, quindi è normale! Magari se ne farà fare un altro con questa variante…

 

Grazie per la nuova cascata di “BELLOOO!”  Spero il seguito ti sia piaciuto!

 

Alla settimana prossima!

 

La sesta è NoireNeige che si era preoccupata moltissimo! Temeva che Norge fosse diventato buono!

 

Ice: Non ci credere neanche per un secondo. Sono tutte finte.

 

Come avrai notato oggi non è di buon umore… Comunque è vero che senza Mr. Puffin Ice avrebbe fatto poco e niente…

 

Purtroppo Sve non ha lasciato vincere Fin, è stato battuto in modo vergognoso tutte le volte! Fin è un vero asso nei giochi di strategia!

 

Ice: Questa è una tua invenzione, vero?

 

Zitto, non mi smontare tutto!

 

Dan-criceto mi ha fatto ridere tantissimo! Anche io vorrei andare a cena fuori con i Nordici, ma non credo che Nor darebbe la mancia al cameriere, mi sa un po’ di tirchio…

 

Grazie mille per i complimenti! Waaaa, sono contentissima! *Saltella allegra in un prato di margherite e arcobaleni*

 

Al prossimo capitolo!

 

 

 

Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite o seguite, e tutti quelli che hanno semplicemente letto!

 

Ice: Commentate se non volete che la cenere del vulcano vi sommerga la casa.

 

Ice! Non mi spaventare i lettori!

 

 

 

Kveðja!

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Capitolo 8
*** Extra - Retroscena e Inediti ***


Capitolo 4 – scena 1

 

Islanda si mise a sedere di scatto, ed allungò l’avambraccio verso il pennuto, come a fargli cenno di posarvici.

 

Quello da parte sua sbuffò, ma con un piccolo frullo d’ali si posizionò sull’arto della nazione, che si mise distrattamente ad accarezzargli le penne. Mr Puffin sapeva perfettamente quanto in quel momento fosse nervoso il piccolo nordico, e ne conosceva perfettamente il motivo. Quindi se nel suo piccolo poteva fare qualcosa per tranquillizzarlo, lo avrebbe fatto.

 

Islanda fece posare la pulcinella di mare sulla coperta, poi si abbassò sotto il letto, per estrarne una grossa scatola di latta.

 

Si sedette a gambe incrociate, aprì il coperchio sbirciando il contenuto.

 

Poi alzò lo sguardo su Mr. Puffin, che sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena.

 

Oh no.

 

“Dunque…” fece Islanda, tirando fuori dalla scatola un minuscolo cappellino di paglia, ornato con dei piccoli fiori rossi ed un nastro verde “Oggi facciamo le dame di fine Ottocent… ehi!”

 

Si alzò di scatto, guardando la pulcinella di mare, che era volata via di scatto e si era rifugiata in vetta al lampadario.

 

“Torna giù!” strillò il piccolo Nordico all’uccello “Ti devo mettere anche il vestito!”

 

E così dicendo tirò fuori un minuscolo abitino verde, pieno di pizzi e volants.

 

Mr. Puffin girò la testa dall’altra parte, ignorando gli strilli di Islanda che si facevano più rabbiosi.

 

Crisi di nervi o meno, si era decisamente stufato.

 

Non era mica una maledetta Barbie, lui.

 

 

 

 

 

Capitolo 7 – scena 3

 

Nel dormiveglia si accorse solo vagamente del sole che lentamente compariva all’orizzonte e mandava dei flebili raggi attraverso il vetro delle finestre, finché non sentì una presenza inquietante accanto al letto.

 

Era come se qualcuno lo stesse fissando insistentemente….

 

Scattò a sedere e per poco non gli venne un infarto.

 

Svezia torreggiava ai piedi del suo letto, braccia incrociate al petto e sguardo minaccioso fisso sul piccolo nordico.

 

Islanda represse a stento un urlo, e cercando di far riacquistare al proprio battito una frequenza normale, chiese con voce lievemente tremula: “Che… Che diavolo ci fai qui?”

 

Svezia produsse un sospiro teatrale e sussurrò con voce profonda:

 

“Mi piace guardarti mentre dormi… è una cosa che mi affascina molto…”

 

Si sedette sul letto allungando una mano sulle coperte e guardando con sguardo languido il piccolo Nordico.

 

Islanda era pietrificato.

 

Svezia sospirò di nuovo, producendo una pausa ad effetto, prima di ricominciare a parlare, guardandolo di traverso con occhi liquidi.

 

“Voglio solo provare a fare una cosa…”

 

Islanda temette di non aver capito bene.

 

Di sicuro stava sognando.

 

“Però non ti devi muovere…”

 

Anzi, a giudicare dalla scena, un incubo orrendo.

 

Svezia si avvicinò al piccolo Nordico, abbassando le palpebre e schiudendo le labbra.

 

“Non ti muovere…”

 

Islanda era paralizzato dal terrore.

 

Vedeva il viso dello svedese avvicinarsi sempre di più…

 

Serrò gli occhi, sperando che la scena fosse solo il frutto della sua immaginazione, mettendo le braccia davanti a sé a difesa.

 

D’improvviso, un tonfo secco.

 

Riaprì gli occhi.

 

Svezia era accasciato sopra il letto in una strana posizione, gli occhiali di traverso, chiaramente svenuto.

 

Sopra di lui torreggiava Finlandia, con in mano un grosso libro nero, con cui evidentemente aveva colpito il povero svedese.

 

Islanda fece in tempo a leggere di sfuggita “Twilight” sulla copertina prima che il finnico dicesse con rassegnazione:

 

“Questi ragazzi… Sempre più suggestionabili…”

 

 

 

Capitolo 7 – scena inedita

 

Finlandia era sfinito, ma aveva troppa paura per trovare il coraggio di replicare.

 

Le braccia sopra la testa, piegate in una posa innaturale, muoveva i fianchi a tempo dimenandoli a destra e sinistra.

 

Accanto a lui Islanda faceva lo stesso, il viso rosso dalla vergogna e imperlato di sudore.

 

Quando Norvegia aveva detto “Portate Islanda a fare ginnastica” di certo non intendeva quello.

 

Voltò lo sguardo verso Svezia come a supplicarlo.

 

“Ehm, Sve… Quanto ancora dobbiamo ballare la Caramelldansen?”

 

 

 

 

 

Capitolo 7 – scena inedita

 

Norvegia chiuse la porta col piede, facendo bene attenzione a non rovesciare a terra la traballante pila di scatole, sacchetti e sacchettini che teneva tra le braccia.

 

Il tesoro di Islanda.

 

La scorta segreta di dolci, caramelle e liquirizie che il suo caro fratellino aveva avuto la brillante idea di nascondere sotto il letto…

 

Ingegnoso davvero.

 

Ancora non aveva capito come aveva fatto a rifornire il nascondiglio senza che nessuno se ne fosse accorto.

 

Ma adesso lo aveva scoperto e si sarebbe sbarazzato al più presto di quella marea di cibo crea-ciccia.

 

Un bel falò sarebbe stata la soluzione migliore.

 

Sì, come quello che aveva fatto con i biscottini di Danimarca.

 

Sorrise compiaciuto tra sé al ricordo della faccia disperata del danese alla vista delle fiamme che divoravano i suoi dolci.

 

Adesso doveva solo aspettare che tornassero Sve e Fin con Ice per completare il suo piano…

 

Decise di ingannare l’attesa terminando il libro che aveva cominciato qualche giorno prima.

 

Si sdraiò sul letto con il volume tra le mani, immergendosi nelle pagine.

 

Dopo pochi minuti però s’interruppe.

 

C’era qualcosa che lo disturbava…

 

Cercò di ignorare quella sensazione, come una pulce in un orecchio; ma si arrese presto.

 

Non c’era niente da fare, quelle scatole di dolci che aveva abbandonato ai piedi del letto lo attiravano troppo. Forse avrebbe potuto assaggiarne qualcuno, nell’attesa.

 

Nessuno se ne sarebbe accorto. Ed in ogni caso dopo si sarebbe sbarazzato di tutto quanto, quindi non sarebbe importato proprio a nessuno.

 

Prese un sacchetto di caramelle dal mucchio e si sedette a gambe incrociate sul materasso, il libro sulle ginocchia, e continuò la lettura masticando i dolcetti.

 

Era proprio piacevole, con i raggi del sole che entravano dalla finestra, il gusto dolce e leggermente salato della liquirizia in bocca starsene lì a leggere il suo romanzo.

 

Per un momento si sentì in pace con il mondo.

 

La porta si aprì sbattendo facendo entrare un Danimarca tutto trafelato.

 

Ecco. Non poteva durare a lungo.

 

“Norge! Ti stavo cercando! Tra un po’ torneranno gli altri, cosa dobb…”

 

Il danese si bloccò a metà della frase, alla vista di Norvegia seduto in fondo al letto, ai piedi di una distesa di scatole di biscotti e bustine di caramelle, un sacchetto di liquirizie in una mano e una rondella nell’altra.

 

Il suo viso divenne di pietra.

 

Norvegia capì subito che qualcosa non andava.

 

“Non ci posso credere…” sentì dire dalla voce bassa di Danimarca “Dopo tutte le prediche che ci hai fatto sui grassi, dopo tutti i pesci lessi che ci hai fatto mangiare… Adesso ti trovo qui con i dolci di Ice?”

 

Le mani del danese tremavano leggermente.

 

Norvegia sentì un brivido lungo la schiena.

 

“E dopo aver bruciato selvaggiamente i miei biscottini? I miei deliziosi biscottini?”

 

Gli occhi di Danimarca emisero uno scintillio maligno.

 

Il norvegese deglutì.

 

L’altro fece un passo, poi un altro, avvicinandosi al letto.

 

“Adesso il minimo che dovrai fare sarà…”

 

Il danese protese le mani verso l’altro, che si rannicchiò di più nella sua posizione, pronto a rispondere ad un eventuale attacco.

 

“Offrirli tutti a me!”

 

Danimarca fece un salto sul letto, allungando le mani verso il sacchetto di liquirizie.

 

Norvegia si scansò di lato, pronto a scendere velocemente dal materasso, ma il danese fu più rapido ad afferrargli il polso che reggeva il prezioso bottino. Con l’altra mano tentò di afferrare le liquirizie, ma il più piccolo si dimenò, portandosi lontano dalla sua presa. Danimarca non demorse e cercò nuovamente di acchiapparle.

 

Quella che seguì fu una piccola lotta silenziosa, che si concluse nel momento in cui il norvegese, arrivato sul bordo del letto, cercò di liberarsi con un poderoso strattone dalle grinfie del danese, riuscendo nel suo intento, ma cadendo rovinosamente a terra nella foga del movimento.

 

Atterrò malamente su tutte le scatole di latta dei biscotti, sentendo gli spigoli appuntiti che si piantavano su ogni centimetro disponibile del suo corpo.

 

“Ahi” disse sommessamente.

 

“Norge!”

 

Alzò lo sguardo verso la fonte di quel richiamo angosciato, per trovare la faccia preoccupata di Danimarca che lo fissava da sopra il letto.

 

“Ti sei fatto male?” chiese il danese, facendo correre lo sguardo sull’altro che si stava rialzando faticosamente.

 

Norvegia ignorò la domanda e si mise in piedi, tenendosi una mano sul collo. Sentiva un male cane un po’ ovunque, ma lì sul lato del collo in special modo.

 

“Norge!” ripeté Danimarca.

 

Il norvegese si avvicinò allo specchio e guardò la propria immagine riflessa, spostando la mano dalla zona lesa.

 

La pelle era già diventata tutta rossa e gonfia nel punto dove era stata colpita dallo spigolo e si intravedevano già delle macchioline più scure, là dove sarebbe spuntato un bel livido.

 

“Diavolo.” pensò tra sé.

 

“Norge.”

 

Due mani si posarono sulle sue spalle, costringendolo a voltarsi per incrociare lo sguardo serio di Danimarca che lo scrutava, per poi posarsi sul suo collo.

 

Il danese fece per dire qualcosa, ma fu interrotto dal pugno del norvegese che con letale precisione si abbatté sul suo stomaco.

 

“Idiota.” sibilò Norvegia a denti stretti “Cosa penseranno gli altri quando vedranno il livido che mi verrà sul collo? Ma ce l’hai un cervello o lo hai venduto per qualche birra?”

 

Danimarca era piegato in due, ma dalla sua posizione si mise a ridacchiare sommessamente, per poi scoppiare in una risata aperta un secondo dopo.

 

“Ah, meno male!” esclamò con voce sollevata, portandosi una mano agli occhi.

 

Norvegia era senza parole.

 

“Cosa diavolo c’è da ridere, stupido?” chiese con il solito tono monocorde.

 

“Se hai abbastanza energia per darmi dell’idiota e preoccuparti di quello che diranno gli altri vuol dire che non ti sei fatto male!” rispose l’altro, con un gran sorriso in volto “E io che mi ero anche preoccupato!”

 

Si alzò in piedi e lo fissò con il suo solito ghigno stampato in faccia, le mani sui fianchi.

 

Norvegia era allibito.

 

“Non ti preoccupare, qualcosa ci inventeremo!” esclamò tutto allegro il danese “Per esempio potremmo dire che abbiamo approfittato della casa libera per divertirci un po’… AHIO!”

 

Piegò di scatto la testa, colpita dal pugno del norvegese.

 

“Sei senza speranze…” sospirò quello, chiudendo gli occhi e poggiandosi la mano sul collo.

 

Si lambiccò un attimo il cervello, alla ricerca di una soluzione. Doveva trovare una scusa credibile…

 

Le sue elucubrazioni furono interrotte da una mano calda che scansava la sua e da due labbra che si posarono delicatamente sulla piccola ferita.

 

Norvegia sobbalzò dalla sorpresa.

 

Sentì il braccio di Danimarca che gli cingeva la vita e la sua voce che gli sussurrava all’orecchio “Non ci pensare, mi verrà in mente qualcosa…”

 

Norvegia si voltò e lo guardò un attimo negli occhi.

 

Per poi colpirlo con un pugno ben assestato sotto il mento.

 

Danimarca mugugnò e si portò una mano al volto.

 

Poi alzò lo sguardo verso il norvegese, che con i soliti occhi di ghiaccio e la voce monocorde, ma un leggero rossore sulle guance replicò:

 

“Idiota. È proprio di quello che mi preoccupo.”

 


 

 

 

 

 

Note & Chiarimenti

 

Halló!

 

Alè, vi ho fregati alla fine! Ve lo aspettavate un po’ di sano fluff dopo le prime scene che navigavano nelle profonde acque della follia?

 

Dunque, come avrete capito la seconda scenetta è ripresa dal film/libro “Twilight”, la scena del bacio tra Edward e Bella… Svezia si è lasciato trasportare un po’ troppo!

 

E la Caramelldansen… Quando ho scoperto che è stata creata in Svezia… Beh, come potevo non inserirla?

 

Stavolta siamo giunti davvero alla fine!

 

Prima di lasciarvi all’ultimo angolo delle recensioni, vorrei darvi una comunicazione di servizio! *pubblicità*

 

Sto scrivendo una nuova fan fiction sui Nordici, che sarà prossimamente su questi schermi! Si chiamerà “Neighborhood”, quindi se siete interessati, stay tuned!

 

*fine pubblicità*


 

E adesso sotto con le recensioni, stavolta in compagnia di tutti i nostri carissimi Nordici!

 

La prima è NoireNeige! Sob, anche io sono così triste che sia finita! *tira fuori fazzoletti*

 

Nor: Ecco, adesso che comincia a piangere chi la ferma più…

 

Noorge! Mi mancherà il tuo lato sadico/criminale! Fatti abbracciare! *si aggrappa stile koala*

 

Ice: Sono contento che tu abbia apprezzato la mia vendetta… Ma non preoccuparti, non verrò a visitare i tuoi incubi!

 

Dan: Scene sconce? Dove? Dove? Fammi vedere!!

 

Grazie mille per i complimenti, mi ha davvero commossa che la storia ti sia piaciuta tanto e spero che continuerai a seguire anche le prossime pazze fic che tirerò fuori!

 

Un bacione!

 

La seconda è Milla Chan! Sono molto felice che tu abbia apprezzato il finale della storia! Volevo fare una cosa a sorpresa, totalmente inaspettata…

 

Fin: E chi se lo aspettava che dietro la faccina dolce di Ice si nascondesse un tale demonio?

 

Nor: Non mi ci far ripensare… ho ancora gli incubi…

 

Ice: Dovevate pensarci prima di fare quello che avete fatto… e’ pericoloso giocare col fuoco…

 

Sve: Umph…

 

Spero ti sia piaciuta la scena con Nor e Dan e che sia andata un po’ come ti aspettavi!

 

Dan: Perché, cosa doveva succedere?

 

Vabbè, lasciamo stare!

 

Grazie mille per i complimenti, ci sentiamo presto e spero che continuerai a seguirmi!

 

Un abbraccio!

 

La terza è  Bazylyk19! Cara collega, grazie mille per i complimenti!

 

Fin: Sono contento che qualcuno apprezzi la mia resistenza all’alcool! Almeno serve per scappare alle avances di qualcuno…

 

Sve: C’è qualcuno che ci prova con te? *sguardo MOLTO truce*

 

Fin: Eh sì, e mi sa diventerà uke molto presto…

 

Ice versione demonio è stato mitico! Si è vendicato di tutte le angherie che ha dovuto subire… Ma c’è qualcuno che ci ha rimesso in tutti i casi…

 

Dan: Esatto, sono io! Si può sapere perché in ogni caso le prendo sempre? C’è sempre qualcuno che mi picchia, eppure io cucino e faccio i dolci per tutti…

 

Eddai Dan, alla fine ti è andata bene con Nor, no?  Per la cosa dei riferimenti ai pesci hai ragione!

 

Nor: Niente affatto. Mi piace solo il pesce, punto e basta.

 

Si, vabbè… spero ti siano piaciuti gli extra, continua a seguirmi!

 

Un mega-bacio!

 

La quarta è Dark Marianne! Grazie mille per la cascata di FIGOOOOO!

 

Ice: Ti ho spedito a casa un camion di originale cenere vulcanica islandese, così potrai bloccare un aereoporto a tua scelta!

 

Ice, non credo che sia molto legale come cosa da farsi…

 

Fin: Beh, la può sempre usare come decorazione no? O farci chessò, dei castelli di sabbia…

 

Vorrei brevettare il metodo-Islanda per dimagrire! Sicuramente è più efficace di quello usato da Norvegia…

 

Nor: Cosa vuoi insinuare?

 

Dan: Ho fatto produrre appositamente una speciale serie di Lego-Islanda grasso! Corri a comprarlo!

 

Spero continuerai a seguirmi nelle prossime storie!

 

Un abbraccio!

 

La quinta è adrienne riordan! Sono contenta di averti “allibito”, volevo proprio che l’ultimo capitolo fosse una sorpresa su tutti i fronti!

 

Ice: Io ho un lato dark. MOLTO dark. E adesso sai che non ti conviene farmi arrabbiare…

 

Nor: Non mi stavo affatto nascondendo. Stavo solo evitando che poi Islanda si dovesse pentire delle sue azioni.

 

Dan: Ma come? Ma se stavi morendo dalla paura? Mi stavi aggrappato al braccio e tremavi come una fogl… AHIO!

 

Nor: Non dire stupidaggini. Queste cose non sono vere.

 

Sve: Sì invece. Io ho visto tutto.

 

Fin: Anche io!

 

Anche io! Su Nor, smettila di negare! A quanto pare Dan è arrivato sano e salvo alla fine! Spero che ti sia divertita! Hehehehe!

 

Spero che ci risentiremo alla prossima fan fiction!

 

Un bacione!

 

 

 

Prima di concludere vorrei fare un ringraziamento a tutti voi meravigliosi lettori che mi avete seguito fino alla fine di quest’avventura; un grazie a chi ha messo la storia tra le preferite o le seguite.

 

Un grazie speciale va a quelle persone fantastiche che mi hanno incoraggiato, dato idee e tante risate con le loro recensioni. È merito vostro se la storia è arrivata fino alla fine! Quindi ringrazio:

 

Bazylyk19

 

adrienne riordan

 

NoireNeige

 

Milla Chan

 

Dark Marianne

 

NatsuNoYume

 

Hullabaloos

 

tappanasina

 

AmyLerajie

 

Infine un grazie speciale va alla mia sorellina: la mia beta e la prima persona ad ascoltare le folle idee che partorisce la mia mente e a leggerle quando le metto per iscritto.

 

 

 

That’s all folks!

 

Kveðja!

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