La droga fa male, anche se sull'etichetta c'è scritto amore.

di Artemisia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro. ***
Capitolo 2: *** Incontro. ***
Capitolo 3: *** Anima come pensiero. ***
Capitolo 4: *** Compito. ***
Capitolo 5: *** Amore Infelice. ***
Capitolo 6: *** Antitesi. ***



Capitolo 1
*** Intro. ***


La droga fa male 
anche se sull'etichetta c'è scritto "amore".
 
No per carità, non arrivate a conclusioni affrettate.
Lei non ama lui, lui non ama lei.
A lei non piace lui, a lui non piace lei.
Il loro rapporto assomiglia più all'odio,
ma non è odio. E' qualcosa che vagamente gli si avvicina.
E' un'attrazione.
Non fisica, ne mentale.
Sono attratti l'uno dall'altra come calamite.
 
Due calamite che fuggono l'una dall'altra 
ma che vogliono unirsi. 
 
Lui vede lei come un qualcosa di diverso,
un'estranea ai suoi occhi e al suo mondo.
 
Lei vede lui come un essere ambiguo.
 
Non si sopportano,
eppure si sentono attratti.
 
Un'attrazione quasi dannatamente mortale,
non una morte fisica ma mentale.
 
Un'attrazione che potrebbe cercare di unire due mondi
troppo diversi e distanti, eppure così uguali e vicini.
 
Due mondi di due diversi ragazzi adolescenti.

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Capitolo 2
*** Incontro. ***


<<
Settembre 2O1O.
Primo giorno di scuola.
Terza superiore.
Passaggio dal biennio alle sezioni d'indirizzo.
 
La scuola è un gran mucchio di gente che la mattina come zombie cerca di varcare un portone altissimo rimanendo integra.
Tra questi zombie ci sono anch'io.
Un normale essere umano che alle 07:45 del mattino si presenta per il suo terzo "primo giorno di scuola" delle superiori,
e che si dirige all'ingresso dove si trovano i tabelloni delle classi terze.
Controllo i vari nomi, li conosco più o meno tutti.
Probabilmente quelli che non conosco il nome sono i bocciati di terza.
Accanto a me passano ragazzini mai visti, suppongo siano di prima.
Poveracci, saranno terrorizzati all'idea di entrare in una scuola in cui l'unica politica o religione che ci sia è la Droga.
Eh già, in questa scuola i più grandi, quelli che "hanno il comando" sono tutti soprannominati "cannati".
Per carità tutta gente apposto, finchè non li fai innervosire.
Stanno sempre in gruppo e per i fatti loro.
Non ho nulla contro di loro, solo preferisco farmi i fatti miei e tenere l'idea della non condivisione delle loro idee per me.
 
Mi chiamo Adele Bucetti ma preferisco chiamarmi "Ade".
E' un nome ambiguo e poco usato.
Un qualcosa di mio, solo mio.
 
Mi dirigo verso alcuni amici di seconda che quest'anno avrò il piacere di chiamare compagni di classe e ci avviamo nella nostra nuova aula.
Prendiamo posto.
Mi dirigo nella fila vicino alle finestre e mi siedo in terza fila attaccata al muro.
Accanto a me prende posto Gresia, una bionda cicciotella dagli occhi azzurri.
Ci conosciamo più o meno tutti, nei corridoi ci siamo incrociati parecchie volte negli scorsi anni.
 
-Buongiorno a tutti ragazzi, io sono il Professore Piernaccioli, insegno Inglese e vi accompagnerò per il resto del vostro anno scolastico.
Voi invece siete la Terza B..-
 
La porta della nostra aula si apre, 
ed entrano in fila quattro ragazzi alquanto menefreghisti della presenza del professore in classe e dell'orario delle lezioni già iniziato.
 
-Vi affaticherebbe molto chiedere scusa a tutti noi per il ritardo?-
Il professore è molto irritato da quest'entrata ma riesce a controllarsi più che bene.
Si gira un ragazzo magro, bassino e un pò curvo.
Lo guarda con aria di sfida, poi si rivolge a tutti noi.
-Chiediamo scusa-
Ha un sorriso furbo,
ma la cosa che risalta più ai nostri occhi è quel piercing sulla guancia.
Di certo quello lì non passa innosservato e quasi sicuramente non appartiene alla gente comune di questa scuola.
 
Quella fu la prima volta che accertai nella mia testa la presenza di
Francesco Bignami.
 
>>
 
 
Vorrei precisare che non ho davvero nulla contro chi si usa droga ecc..
Per me sono gente normale come tutti noi.
E' solo una storia questa,
puramente inventata in cui mi serve questa divisione (se così la si può chiamare),
spero di non offendere proprio nessuno. 
E se qualcuno si sente offesso o attaccato in qualche modo,
scusatemi.
A risentirci tra una settimana.

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Capitolo 3
*** Anima come pensiero. ***


 

<<
Nei giorni successivi avevo dimenticato l'esistenza di quell'essere e mi ero concentrata sulle varie nuove materie: Chimica, Fisica e Filosofia.
Le ore continuavano a passare con un ritmo monotono e ripetitivo, ogni giorno conoscevamo nuovi professori e ogni giorni la lista dei compiti da fare aumentava.
Durante le ore di lezione più noiose la mia mente vagava in posti e angoli sconosciuti, svegliandosi alle domande meno opportune di professori o compagni di classe.
-Dicono che l'amore sia una reazione chimica, sai?-
Gresia guarda la professoressa col mento appoggiato alla mano, è annoiata dalla lezione e cerca di sviare la noia stessa.
-E' un modo per farmi vedere la chimica in modo bello?-
Le rispondo ironicamente.
Non so cosa c'entri l'amore con la chimica ma non basta per convincermi che un qualcosa a che fare con la scienza sia bella.
Io per le materie scientifiche non sono portata, tranne la matematica. La matematica mi piace.
E dopo aver accertato ciò che mi sono definita un essere ambiguo. Tutti, o almeno la maggior parte, odiano la matematica, io no.
Nonostante tutto la prof di chimica è una signora cicciotella simpatica e non è nemmeno così noiosa quando spiega.
Forse non è così male. Non la chimica, ma le lezioni di chimica.
 
Dopo tre ore di lezione, suona quella fatidica campanella.
-Pensavo che non ci sarei mai arrivata in terza.- esordisce Federica dalla fila dietro.
-Ebbene ci sei arrivata mia cara.- le rispondo io sorridendole.
Il cortile è abbastanza affollato, la ricreazione è la meta agognata di ogni studente.
Ognuno parla con qualcuno, dei professori, della materie o dei nuovi compagni di classe.
 
-Cos'abbiamo l'ora successiva?-
Mi giro e mi ritrovo lui, il bassino col piercing alla guancia.
Al quanto pare questo qui, dopo due settimane di scuola non sa ancora l'orario.
-Italiano- rispondo secca.
-Grazie-
E va via, senza fare rumore.
Come un fantasma, un qualcuno che non esiste e di cui si può ignorare benissimo la presenza.
 -Ma quello lì non fa rumore mentre cammina?!- 
Penso, senza rendermene conto, a voce altre.
-Ma chissenefrega Ade, è un cannato-
 
 
-Buongiorno a tutti, io sono Lucia Caravalli. Vi accompagnerò per il resto dell'anno. Per conoscervi meglio vi chiederei di scrivere una breve presentazione di voi stessi. Non voglio una in cui dite: nome, cognome, età ecc.. Ma una in cui voi cercate di descrivere la vostra anima, ovvero il vostro pensiero sul mondo. Relativo a voi.
Inoltre vi chiederei di aggiungere..-
La porta si apre e la scena si ripresenta. Ma questa prof non s'innervosisce, rimane calma e per di più sorride.
-Signori, i vostri nomi sono?-
 
-Alessandro Costarelli-
Risponde il primo, lui sembra quello più calmo.
Alto, coi capelli castano chiari mossi e un pò di barbetta.
-Pierre Macchi-
Lui è di sicuro quello più bello. Moro con gli occhi azzurri.
 
-Francesco Bignami-
Dice il nome in modo svogliato, quasi innervosito.
 
-Mikael Scalzini-
Questo fa paura. Alto, magro, coi rasta lunghi e gli occhi color ghiaccio.
Dallo sguardo sembra uno che si fa tutte le mattine.
Si gira verso di noi e sorride. Sofferma lo sguardo su alcuni di noi.
Mi sembra quasi che guardi nella mia direzione. 
Quegli occhi, credo non li dimenticherò mai.
 
-Bene signori, prima della vostra interruzione, stavo dicendo che per la prossima volta vorrei una breve descrizione della vostra anima, ovvero del pensiero del mondo relativo a voi. E vorrei che aggiungeste alla descrizione, un disegno di come voi vi immaginate l'anima.-
 
-L'anima non esiste.-
Mikael irrompe con quest'affermazione.
-L'anima intesa come pensiero non esiste secondo lei?-
-No-
-Perchè pensa questo?-
Sbuffa, si alza ed esce dalla classe sbattendo la porta.
La prof non si scompone.
 
Sinceramente non ho mai pensato all'esistenza della mia anima, intesa come pensiero. Forse perchè se penso all'anima, mi viene in mente l'idea che quell'essenza, ovvero l'anima, vivrà dopo la mia porte corporale.
Anima come pensiero, quale sarà il mio?
 
 
Francesco P.O.V.
 
Cortile della scuola. Parte nascosta.
Ricreazione.
 
La ricreazione è quasi peggio delle ore di lezioni, il nulla e la noia ti circondano. L'unica eccezione sta sul fatto che puoi fumare.
Accendo la mia solita sigaretta. 
-Kekko, kekko. Allora mi ascolti?- 
Ah già, dimenticavo che qualcuno mi stesse parlando. Di cosa? Tanto vale recitare la mia solita parte in questa straziante commedia.
-Che c'è Viol?-
Rispondo seccato.
-Non dovresti essere in classe?-
Ah ecco di cosa stava parlando, sta cercando di fare la brava ragazza, quella che si cura della scuola. Ma per favore, non ci riuscirebbe nemmeno se io non la conoscessi da tre anni.
-Non dovresti esserci tu?-
Le rispondo ironicamente, la campanella è appena suonata e lei rischia di far saltare la recita.
-Ma levati di culo Kekko- 
Mi risponde seccata ed io mi alzo, allargando le braccia in un gesto esasperato.
Mentre cammino mi sento osservato dall'alto ma non ho voglia di scoprire chi si diverte a osservare i miei litigi con la mia ragazza.
Salgo le scale con una calma innata, il ritardo e il rimprovero della prof non mi hanno mai preoccupato.
Alzo lo sguardo e incontro quello della ragazzina a cui ho chiesto la materia a ricreazione.
Ha degli occhi grandi, color cioccolato. Sembrano dispiaciuti. Sembra che mi guardi dispiaciuta.
E lei che vuole adesso?
 
Com'è che si chiama?
Il suo cognome inizia per "b"..
B b b Bucetti.
Si. E' Adele Bucetti.
 
Strano. 
E' la prima volta che imparo un nome subito di un qualcuno che conosco da poco.
>>

Bene, ecco il secondo capitolo.
Spero di non aver deluso le vostre aspettative. Non so davvero da dove mi sia uscito fuori quel pezzo sull'anima intesa come pensiero.
Mah, vedremo che ne uscirà fuori.
Alla prossima settimana.

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Capitolo 4
*** Compito. ***



<<

 

 

Ottobre 2O1O.

Compito.


Anima-pensiero di Ade.

Mi chiamo Ade, Adele Bucetti e ho sedici anni.

Non ho mai iniziato una presentazione  senza questi due elementi.

Dovrei giudicare questo mondo?

Prof. ma lei lo sa che io vivo in un mondo di pony rosa?

Cosa dovrei scriverle?

Sono una ragazza ottimista, parecchio anche. 

Guardo sempre il lato belle delle cose e mi ripropongo di migliorare o almeno in parte di rendere piacevoli quelle  brutte.

 

 

Mmm…questo non sembra proprio ciò che vuole la prof.

Dunque di cosa voglio parlare?

 

Mi chiamo Ade, alla mia anima il nome non l'ho mai chiesto.

Forse è giunto il momento di chiederglielo e di parlare un pò.

 

-Cara anima,

Piacere io sono Ade. Quella stupida ragazza di cui possiedi il corpo.

Sono innamorata, anzi no. Mi piace un ragazzo.

E sto attraversando quella fase che viene chiamata "crisi adolescenziale".

Il mio pensiero rivolto al mondo qual'è?

Non lo so, non m'interessa più di tanto.

Io non lo seguo nemmeno il telegiornale, sono costretta tutte le volte e per quanto possa dispiacermi quello che succede, la mia parola non cambierà mai nulla.

Credo in Dio ma a messa non ci vado quasi mai, preferisco parlargli mentre sono sul letto e raccontargli ciò che mi è successo.

Lo faccio da sempre, o almeno da quanto ho memoria.

Anima ma te queste cose le sai, no?

Te vivi dentro di me.

….

 

 

 

E così incominciai a scrivere un tenero dialogo con un'altra me.

Mi piacque parecchio.

 

Francesco P.O.V.

 

L'anima non esiste perché è di Dio.

E Dio è la più grande bugia umana.

Il mio pensiero?

Questo mondo fa schifo.

Inutile divagare.

 

 

Quel maledetto compito mi viene in mente anche sta mattina.

Cazzo, è una settimana che penso solo a quello e inoltre l'ho anche svolto.

Ma che cazzo, c'ho anche mal di testa.

-Kekko, amore.- bisbiglia Viol assonnata.

La bacio e lo facciamo di nuovo.

E' domenica e non voglio pensare alla scuola, a domani.

 

Occhi.

Di nuovo quegli occhi castani.

 

Butto giù Viol da sopra di me con irruenza.

-Non ho più voglia- sbotto.

A che cazzo penso sta mattina?

Al compito? A quella lì?

Esco nudo sul balcone e mi faccio una canna.

 

 

 

Lunedì.

-Ade Ade l'hai fatto il compito per la Caravalli?-

-Si-

E' Andrea che parla, mamma mia com'è bello anche oggi.

Quegli occhi azzurri, quei capelli così lisci.

-Me lo fai copiare?-

-Ma è personale- sbotto lì.

-Te lo faccio copiare io- dice Gresia.

-Oh grazie, menomale c'è lei- e mi fa la linguaccia.
Gli faccio una smorfia.
Che spiritoso.

 

Arriviamo all'ora d'italiano agitatissimi per questo cavolo di compito.

La prof entra in classe tutta sorridente.

-Buongiorno Signori, come state? Avete svolto il compito assegnato? Bene, consegnatemi i vari quaderni…"

La porta sbatte e come al solito entrano loro. Menfreghisti di tutto.

-Signori buongiorno, dato che siete entrati in ritardo inizierete voi-

 

-E chi l'ha fatto?-  la provoca Scalzini.

-Io- gli sbotta Bignami.

 

Ed eccolo che si alza, l'unico tra i quattro che l'ha fatto.

Il più improbabile eppure eccolo lì.

La prof rimane stupita.

-Bene, il tuo quaderno puoi metterlo qui. Anche voi altri.-

Ci alziamo uno ad uno e andiamo a consegnarlo.

Noto che mentre passo dal suo banco lui mi fissa, male.

Come fossi un mostro.

Mi mette soggezione.

 

-Dunque ragazzi vorrei proporvi un altro compito, sta volta in gruppo o in coppia. Ci state?-

-Abbiamo scelta?- domanda ironicamente Federica.

La prof sorride e fa cenno di no con la testa.

-Vi metterò in gruppo per prima-

 

Chiama diversi miei compagni.

Andrea, Federica e Marina sono insieme.

 

-Signora Bucetti _

Chiama il mio nome e inizio ad agitarmi, i miei amici sono già stati scelti.

Gresia è già in gruppo con Manuel e Tinelli.

 

-Te vai in coppia con Bignami-

 

Cazzo, l'ha detto! 

E non posso nemmeno oppormi.

 

-Signore a lei va bene?- si rivolge a lui.

-Si-  risponde secco mentre mi guarda, non male ma con aria di sfida.

 

-Dividetevi nei vari gruppi e ascoltatemi- continua la Caravalli.

Mi vado a sedere difronte a lui.

-Ciao- Gli dico, ingoiando il groppo che mi è venuto in gola.

-Mmm- mugugna lui.

 

-Il compito sta nel creare una storia di un amore felice o infelice d'altri tempi. Avete due settimane di tempo e sei giorni di lezione a disposizione, ce la farete.-

 

Scrivere? Una storia d'amore? Con quello lì?

Lo fisso.

Mi fissa.

Abbasso lo sguardo, non lo reggo quello di quegli occhi così neri.

Neri come il buio.
>>


Dunque questo è il capitolo terzo, spero che vi piaccia.
Dovrei chiedervi un favore grandissimo. Non avrò l'occasione di aggiornare per più di un mese.
Riuscirete ad aspettare? Mi scuso in anticipo per il disagio.
Alla prossima.

 

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Capitolo 5
*** Amore Infelice. ***


< Amore Infelice.


Piove.
Le gocce d'acqua sbattono sui vetri a ripetizioni, infrandosi come le mie lacrime s'infrangono sulle mie guance.
Sono a casa, finalmente. Nella mia stanza.
Guardo l'enorme gufo di peluche sopra il mio letto. I suoi occhi grandi sembrano chiedermi perchè piango.
Piango dal momento in cui lui mi ha lasciata andare, in cui non ha replicato quelle parole cattive.
Non stavamo insieme, lui non ha mai ricambiato i miei sentimenti. Ma non pensavo che ...

Il rumore dei miei singhiozzi viene coperto dal suono di un tuono. Tuoni, lampi e fulmini.
I temporali non mi sono mai piaciuti.
Chiudo gli occhi.

Mi ritrovo in un vialetto illuminato, fa freddo.
E' Febbraio.
Le risate della casina in fondo si sentono fino all'ingresso del giardino.
-Ade- mi viene incontro Siria. -Finalmente sei arrivata-
-Di nuovo auguri- le sorrido io.
-Vieni dentro.-
-Ciao- strillano Marina e Francesca insieme. Mi baciano sulle guance e ci accomodiamo insieme su un divanetto del salotto.
La stanza è molto luminosa. Ci sono tre divani messi a ferro di cavallo e davanti un enorme mobile con una televisione.
-Canti insieme a noi?- domanda allegra Siria, indicando il canta tu accanto alla tv.
-Per il bene delle vostre orecchie, preferirei di no- le sorrido.
Sono stonata, mia sorella me lo dice sempre. Voglio evitare questo tipo di figuracce.

-Mariiiiiii-
Una tipa coi capelli corti e biondi si butta addoso a Marina.
E' bassina, coi jeans larghi e una felpa verde sgargiante.
I suoi occhi sono grigi e sorride in modo furbo, come se avesse appena fatto una scherzo.

-Fedeee- si sente l'urlo di Marina, mentre si leva dai capelli dei residui di patatine.
Al quanto pare aveva davvero fatto uno scherzo.
-Ora ti acchiappo-
Sembrano due bimbine piccole ma si vede che si divertono.
Poi la bionda si ferma davanti a me e sorride.
-Piacere Federica-
-Adele - le sorrido a mia volta.

-Fede-
A chiamarlo è un ragazzo molto alto, coi capelli biondi lisci  e un ciuffo che gli ricopre un occhio.
-Eh già che ci siamo, Ade ..ti posso chiamare Ade, no? ..Questo è Andreino-
Il ragazzo mi fissa, sembra timido.
-Piacere Andrea-


Apro gli occhi.
Sono di nuovo sul mio letto, col gufo davanti a me.
Domani devo andare a scuola, c'è da fare quel lavoro della Caravalli.
Ma come faccio? Non sopporto di vederli insieme, anche some amici.
Il male fa ancora più male. La credevo mia amica, non pensavo che volesse arrivare a lui e mettermelo contro.
Un'altra lacrima.
-Ade?- mi chiama mia madre- la cena è pronta-
-Arrivo- sussurro.
Mi alzo, asciugo le lacrime e mi dirigo in cucina.


Scuola.
Il cortile è più sovraffolato del solito.
Li vedo in fondo.
Marina, Federica, Tinelli.. Andrea e Gresia.
Vado avanti e m'imbatto in Valerì.
-Oi Ade, tutto apposto?- mi guarda preoccupata.

Capisco solo in questo momento di essere pallidissima, senza un filo di trucco. Avrò la faccia una a cui è appena morto qualcuno.
Forse è così, è davvero morto qualcuno.
Il cuore, il mio.

-Si, grazie- rispondo poco covvincente. Sto per andarmene, quando..
-Posso sedermi accanto a te oggi?-
Lei è spiazzata dalla mia domanda ma sorride e annuisce.
Salgo le scale ed entro in classe.
Guardo il posto di Valerì e..

Cavolo! E' quello proprio dietro a Bignami!

Mi sento ancora peggio.
Butto lo zaino sul banco accanto e riesco.
La strada mi viene bloccata da quacuno.
Alzo lo sguardo.
E' lui.
Però lei non c'è, vorrei parlare ma...
-Andreee- squittisce una voce femminile.
-Scusa- faccio a lui ed esco.
Non voglio vederli insieme.

Quarta ora.
La Caravalli è entrata in classe tutta raggiante.
-Buongiorno signori, come state? Ho letto i vostri quaderni e devo dire che sono rimasta entusiasta e intrigata di molti, ma sopratutto di due in particolare.- sottolinea il due.
-Vi chiedo di dividervi per il compito sull'amore di altri tempi.-
L'aula viene inondata del rumore delle sedie che si muovono, e una sedia in particolare si gira verso di me.
Bignami.
Gli occhi neri puntati su di me.
Sembra annoiato all'idea di questo compito e io terrorizzata all'idea di farlo con lui.

La prof si avvicina sorridente.
-Sono proprio contenta di avervi messi insieme, siete tutte due l'antitesi dell'altro. Chissà cosa ne verrà fuori.-
-Antitesi?- ripete Bignami sorpreso.
Ci guardiamo.
Lo guardo con sfida e lui ricambia il mio sguardo.
-Amore felice o infelice?- c'interrompe la prof.
Lui mi guarda, sorride.
-Faccia scegliere a lei-
-Infelice- lo guardo di nuovo con sfida.
-Compito difficile, eh? Bene, vedremon cosa ne uscirà fuori.-
E si allontana in modo sognante, chissà che si aspetta.





Bene ecco il quarto capitolo,
spero di non avervi deluso e di non avervi annoiato.
Scusatemi se ho aggiornato così tardi.
Alla prossima.



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Capitolo 6
*** Antitesi. ***


<
Antitesi.
 
Amore infelice.
E' questo il tema della nostra storia, l'ha scelto lei. La mia antitesi come dice la professoressa. Non so bene cosa significhi, è la prima volta che qualcuno nomina questa parola e per quanto posso capire o immaginare, l'antitesi è l'opposto di una persona.
Adele Bucetti è il mio opposto.
Ha gli occhi bassi oggi. Di solito mi guarda con aria di sfida o con aria quasi spaventata.
Non sono un mostro, non ho mai fatto del male a nessuno.
Nemmeno a Viol, è questa la dice lunga. Mi descrivono come uno che maltratta la propria ragazza ma non sanno che è il contrario.
-In che epoca la facciamo nascere questa storia?-
Adele alza i suoi grandi occhi cioccolato e mi fissa incuriosita del mio silenzio. A quanto sembra non mi reputa un tipo che riesca a pensare.
-Ti do carta bianca, puoi fare ciò che vuoi-
Eccolo il suo sgardo, inviperito dalla mia risposta.
-Pensi che debba lavorare solo io?-
La fisso e lei fissa me. Arrosisce. La guardo incuriosito, non mi ricordavo che quel volto fosse mai arrossito. Forse prima di allora, non l'avevo notata. Quando pensavo al suo nome, mi venivano in mente solo gli occhi.
-No, non penso. Ma credo di non saper creare una storia d'amore-
Sono sincero. Anche nella vita reale, questo è il compito di Viol.
 
Primo giorno della terza b (quella di due anni fa, non di oggi).
Violetta Burochini entrò in classe come una pecorella smarrita in mezzo a tanti lupi.
Adorabile per gli occhi.
Bassina, con un viso a forma di cuore dalla carnagione perennemente abbronzata.
I capelli lunghi con la frangia che nasconde le sopracciglia fini e gli occhi, di un color nocciola, circondati da delle lunghissime ciglia. Il naso piccolo e all' in su come una francese e le labbra carnose. Un trucco al naturale e avvolta in un cappotino nero, con una cintura in vita per sottolineare quanto fosse sottile.
Bei tempi. Quando l'ho conosciuta, non fumava ancora. Non era ancora come me.
Si andò a sedere in fondo, davanti l'armadio che nascondeva chissà quali registri. Ed io senza dire niente a nessuno dei miei amici, mi andai a sedere li accanto a lei.
-Ciao- Non lo dissi con il mio solito tono scorbutico ma con un tono stranamente gentile.
-Ehi- rispose lei con un sorriso, dal suo sguardo sapeva già chi ero e la fama che mi portavo alle spalle ma lei non veniva dalla classe seconda in cui la mia fama era cresciuta. Lei era diversa ed io forse potevo essere diverso.
Diventammo subito amici, eravamo abbastanza loquaci e spesso durante le varie lezioni si sentivano le nostre risate.
Col passare dei mesi mi sentii sempre più sicuro e le chiesi di uscire.
Era gennaio e faceva ancora freddo, ma forse era meglio così. Lei mi rispose di si subito, non ci pensò nemmeno un secondo.
E da allora è sempre stato tutta una corsa con lei. S'integrò benissimo nella mia cerchia di amici e anche, con mio immenso dispiacere, col fumo e la droga. Era uguale a me.
Nel corso dei mesi cambiò anche il suo aspetto.
I suoi capelli assunsero la forma di un caschetto, la sua bocca si tinse di rosso e gli occhi, i suoi occhi che amavo così tanto, s'intinsero di nero.
Le sue amiche più fidate furono Alessandra Sorai, l'incubo di tutta la scuola per i suoi modi poco garbati, e Marilena Giudilechi, una tizia coi pensieri appannati dal fumo e dal sesso.
 
Lei non c'era più ed io, ero e sono troppo affezionato alla sua compagnia per negarmela.
E' la mia migliore amica, prima di essere la ragazza con cui condivido il letto, e questo è sempre stato il fatto più importante.
La cosa più ecletante che feci per sancire il nostro "amore" fu incindere sul muro del cortile nascosto: "Viol e Kekko xseo". E nonostante tutto, quelle scritte durano ancora, un pò come noi.
 
Mi ridesto dal mio subconscio e guardo la mia compagna.
E' ancora lì che mi fissa, sembra preoccupata.
Mi guarda come se fossi un can...  La parola mi muore in bocca. Il nervoso sale, mi alzo dalla sedia e vado via.
Che compito stupido, idiota e insensato. Che differenza potrebbe mai esserci tra l'amore di oggi, di ieri o di domani?
Cammino nel corridoio. Il corridoio che mi ha visto crescere in questi anni, quello coi pavimenti a scacchiera e dagli alti tetti arcati. Il corridoio della mia casa.
Il nervoso è ancora dentro di me, devo sfogarlo. La strada per il cortile è troppo lunga.
Entro in bagno.
 
La prima sigaretta la fumai il primo giorno di scuola all'età di quattordici anni, la mia condanna.
Cannato.
Do un pugno al muro, il dolore ormai non lo sento. Ci sono abituato.
-Kekko, kekko, kekko-
Una voce alle mie spalle, quasi comprensiva, mi chiama.
Scalzini è lì, accanto alla porta del bagno che mi fissa con un ghigno.
Alzo un sopracciglio.
-La tua antitesi crede in Dio, lo sai?-
E scoppia a ridere.
Lo guardi ancora più perplesso.
-E allora?-
Sbotto, in fondo a chi importa a cosa crede lei o meno?
-Ci divertiamo un pò-
Il suo tono di voce è serio, il suo sguardo è serio.
Ed io sono inqueto. Per questa volta non sono pronto a fargli da braccio destro, sta volta non ci trovo nulla di divertente a torturare una bimba.
 
Lo sorpasso, non lo degno di una risposta. 
Voglio tornare in classe ma ormai è tardi.
Il corridoio è tappezzato di fotografie di preti pedofili o che se la fanno con le suore.
Credo che Scalzini ha inquadrato che tipo è Bucetti, lui si divertirà un mondo ma lei...
 
Sta volta mi sento come un angelo custode.
Dio se esisti, batti un colpo. Mi sento ridicolo a pensarlo.
La porta si apre. E' lei, Adele.
Si guarda intorno, è spiazzata dalle immagini. Mentre le fissa però le cresce la collera.
Si guarda intorno e mi vede, quanta rabbia leggo.
Mi volto dall'altra parte e vado via.




Buona sera a tutti, anzi buona notte.
Ecco un altro capitolo.
Vorrei ringranziarvi tutti quanti e
un grazie in particolare vorrei dirlo a 
_amethyst_ grazie davvero per i tuoi preziosi consigli,
cercherò di descrivere maggiormente.
Alla prossima.

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