happiness.

di unbrokenhurricane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGUE. ***
Capitolo 2: *** SUNSHINE. ***
Capitolo 3: *** IT'S TIME TO CHANGE. ***
Capitolo 4: *** EMPTY. ***
Capitolo 5: *** I LIKE YOU, EVEN IF YOU'RE WEIRD. ***
Capitolo 6: *** NO MORE ALONE. ***
Capitolo 7: *** YOU' RE MORE BEAUTIFUL. ***



Capitolo 1
*** PROLOGUE. ***


Com’è strana la vita. Non si è mai veramente felici, solamente illusi. Sì. Io mi sono illusa di esserlo, illusa di essere felice ma non lo sono, soprattutto ora. La mia felicità era lui, lui che ora è … Aspetta, chissà perché sono in cucina. Ah già, ho sete. O forse no? Ormai non so più niente, io sono niente. Ma sono così vicina al frigo che mi basterebbe fare un passo, apro l’anta più grande e spingo dentro la mia mano sinistra, a casaccio in cerca dell’ acqua. La trovo. E’ così fredda, fredda come … Lui.  No, quel la cosa, quel corpo inanimato non era Lui e non lo sarà mai più, purtroppo. Ho ancora sete? Dopo tutto questo pensare no, ad essere sinceri non mi va più nemmeno di ridere, di piangere, di urlare, di … vivere? Ma forse, forse ho voglia di, di … dormire. Sì, voglio dormire ma non voglio svegliarmi più, non senza di Lui al mio fianco, di nuovo, come tanto forse troppo tempo fa. Guardo l’orologio, sono le 7.35 Tempo di andare a scuola? Lo era. Non mi sono ancora abituata alle lezioni private che tengo qui, a casa mia. Ma, allora cosa faccio? Niente, ormai so solo pensare e ripensare e tutto ciò mi distrugge l’anima perché so pensare solo a lui che ora è … morto. Fa male anche solo pensarlo, ma quella notte, quella notte l’ho urlato, così forte da sentirmi i polmoni scoppiare ed il cuore stringermisi in gola. Pioveva. O forse erano solo lacrime? Non lo so, ma il cielo era talmente scuro. No, non posso piangere ancora, sento che potrei morire, sento che potrei piangere la mia stessa anima oggi. Ma ho così sonno. E allora cos’è, chi è che mi tiene ancora sveglia? Non la mia volontà, e nemmeno il mio amore per la vita. Non ho più amici, non ho più sogni. Sono vuota. Ed il mio bel viso circondato da lunghi e morbidi capelli dorati non possono più nascondere cosa provo, ormai non riesco più a fingere. Fingere di essere  riuscita ad andare avanti, fingere di averlo dimenticato, fingere che nulla sia successo. Nessuno ha mai cercato di capire cosa provo, di sentire ciò che sento ogni giorno, ogni istante, attimo della mia esistenza.
Ma cosa sto facendo? Ancora una volta i miei pensieri mi hanno intrappolata, destinandomi ad essere triste anche oggi. Osservo i bordi scarlatti della tenda che copre la finestra di fronte a me, i riflessi del sole sono proiettati in basso, poco vicino ai miei piedi. C’è il sole. Ho voglia di avvicinarmi, di toccare quella parte di pavimento illuminata. Sarebbe stupido? Sì. E allora perché sono in ginocchio e tendo una mano verso la luce? Il tocco è così caldo, rassicurante. Il calore sembra quasi penetrarmi dentro, fin sotto la pelle e per un attimo chiudo gli occhi quasi a voler ricordare quell’istante. Ma è già passato troppo tempo e sono di nuovo in piedi, stavolta di fronte alla finestra con una mano appoggiata alla tenda. La scosto? Lo sto già facendo ed il sole mi illumina gli occhi, è forte, alto nel cielo e deciso a rimanervi. E’ così che vorrei essere: determinata e sicura, ancora una volta.
Happiness.

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Capitolo 2
*** SUNSHINE. ***


Il risveglio era la cosa più difficile da accettare. La bionda strinse a se le lenzuola coprendosi il viso sotto al cuscino. Non voleva aprire gli occhi ma anche quella mattina era costretta a farlo. Fuori pioveva, rimase in silenzio ad ascoltare le gocce di pioggia che si infrangevano sul vetro di quell'unica finestra trasformandosi in deboli rivoli d'acqua. Decise ti accettare la realtà. Scostò leggermente il cuscino dal volto e schiuse gli occhi osservando il cielo grigio di Leeds, le soffici nuvole su cui da piccola sperava di poter salire. Si ricordò di quando suo padre le disse che, se ci credeva, avrebbe potuto toccare il cielo. Sentì il cuore stringersi ripensando al giorno di tanti anni fa in cui quell' uomo l'aveva presa per mano portandola fino all'altalena più bella del parco, la sistemò con cura intimandole di afferrare bene le catenelle laterali e subito dopo la spinse con tutta la forza che aveva. Continuò finchè non la vide, entusiasta, puntare un dito verso quell' infinita distesa celeste gridando di gioia. Ce l'aveva fatta, era riuscita a toccare il cielo. Quel pomeriggio rimase il più bello della sua vita perchè, per lei, la sua vita finì quel pomeriggio. Afferrò il cuscino cercando di trattenere le lacrime, doveva essere forte.
Forte.
Si tolse le coperte di dosso con un leggero movimento delle gambe, anche alla debole luce della mattina la sua pelle appariva perfetta. I capelli biondo cenere le ricadevano lungo la schiena, disegnando strane ondulature sopra le spalle. Si tolse delicatamente la t shirt grigia che era appartenuta a suo padre, ne repirò l'aroma di menta fresca che sembrava non svanirne mai per poi ripiegarla ed appoggiarla sopra il cuscino. Una volta alzatasi seguì con lo sguardo le bianche pareti della sua camera fino ad arrivare alla porta. La attraversò richiudendola dietro di se, attenta a non far rumore. Suo zio, nella camera accanto, dormiva ancora. Scese le scale tenendo premuta una mano contro il muro, il corridoio era immerso nel buio. Tutte le finestre erano chiuse, a lei non piaceva il sole e chi viveva in quella casa lo sapeva bene. Ma quella mattina la bionda ed il suo più grande nemico avevano deciso di gettare le armi e dare tregua al loro odio. La ragazza scostò le tende ad una ad una e rimase ad ammirare la bellezza della grande sala illuminata.
'Katherine' la bionda si girò lentamente sentendo pronunciare il suo nome, i suoi occhi color nocciola si posarono su una figura alta dall' aspetto curato, odorava di schiuma da barba e gel per capelli.
'Zio John, ho pensato che la casa sarebbe apparsa più confortevole se illuminata. Spero non ti dispiaccia' i due rimasero a guardarsi per pochi istanti, il volto dell' uomo visibilmente stupito.
'Ma certo che non mi dispiace, sono felice che finalmente tu ti sia decisa ad accettare ciò che è successo'
'Già. Mio padre è morto ed anche se continuassi a piangere per un altro anno, lui non tornerà'
Era passato un anno da quando la vita della bionda era diventata una prigione di dolore,le sue giornate passavano tra le lacrime e l'odore di menta degli indumenti del padre. Un anno da quando il suo mondo si era ridotto ad una stanza buia e silenziosa, quattro muri bianchi che ascoltavano i suoi lamenti e sussurravano al suo dolore promettendole protezione. Un anno, senza la luce del sole.
'No, lui non tornerà' gli occhi dello zio erano ora su una vecchia foto ingiallita.
Katherine conosceva a memoria quella diapositiva, c'erano suo padre, Philip Hills, e suo fratello John che le tenevano la mano sorridendo. John le indicava l' obbiettivo della macchinetta mentre l' altro le carezzava i capelli. Lui le mancava, ogni secondo. Ogni singolo attimo lei avrebbe voluto poter stringere ancora quella mano il più forte che poteva, avrebbe voluto ridere guardando quei suoi occhi azzurri come il cielo che le aveva fatto toccare.
'Voglio tornare a scuola' 
'Non ti preoccupa dover rivedere tutti quei volti che non rivedi da un anno?'
'Ho detto che voglio tornare a scuola ma non che voglio riprendere gli studi in quella scuola'
'Cosa intendi dire con questo?'
'Zio, voglio trasferirmi. Ricominciare tutto da capo' l'uomo si aspettava che un giorno la nipote avrebbe sentito il bisogno di cambiare, di dimenticare. Sospirarono entrambi, coscienti l' uno dei pensieri dell' altra.
'Dove hai intenzione di andare?'
'Londra'
John annuì mentre prendeva il suo portatile sistemato in un angolo del tavolo per poi lasciare Katherine sola nell' ampio salone.

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Capitolo 3
*** IT'S TIME TO CHANGE. ***


La bionda rimase in silenzio, pensando a ciò che aveva appena detto.
Voglio trasferirmi, ricominciare tutto da capo.
Ma sarebbe bastato cambiare numero civico per dimenticare? Dimenticare la morte del padre ed il vuoto che aveva lasciato dentro di lei, dimenticare il dolore, gli occhi arrossati dal pianto, le corde ingiallite della sua chitarra che per un anno avevano accompagnato la sua voce in lunghe e tristi canzoni di addio. Tutto questo, avrebbe potuto dimenticarlo?
Volse lo sguardo verso la vecchia foto che lo zio, poco prima, stava guardando. L' aveva risposta con cura dentro al suo libro preferito, lasciandone intravedere i bordi consumati dal tempo. Si avvicinò e la estrasse con cura, memorizzando il numero della pagina che segnava. Osservò lo strano pizzo della gonna che indossava, fece scorrere le dita lungo il viso del padre. Conosceva ogni curva, ogni piega nei vestiti, ogni piccola ruga che disegnavano i loro sorrisi. Strinse a se la diapositiva, consapevole del fatto che non l' avrebbe più rivista per molto tempo. Riaprì il libro a pagina 187 e vi ripose la fotografia, sospirando. Stette in silenzio ascoltando i rumori che provenivano dal piano superiore mescolarsi con quelli della pioggia che cadeva. Sì infilò velocemente nel lungo corridoio raggiungendo la camera dello zio che si trovava alla fine di una rampa di scale laterale. Bussò due volte per essere sicura che l' uomo all' interno della stanza avesse sentito ed entrò senza aspettarne una risposta. Lo trovò seduto davanti alla sua scrivania con gli occhi puntati sullo schermo del suo portatile.
'Cosa stai facendo?' la bionda si avvicinò a lui appoggiando la mano destra sulla sua spalla.
'Cerco una casa'
'Vuoi dire che ce ne andremo sul serio da qui?'
'Se questo è quello che vuoi'
I due si scambiarono un sorriso imbarazzato, da quando Philip era morto non erano più riusciti a guardarsi negli occhi senza che l'uno ricordasse l' uomo all' altra. Ma Katherine aveva deciso di rompere quella barriera che si era creata fra lei e suo zio.
'Fammi vedere le case che preferisci' gli disse mentre spostava una sedia per posizionarla vicino a lui.
'In realtà sono indeciso fra solamente due' la bocca di John si piegò in un sorrisetto compiaciuto, felice di avere catturato l' attenzione della nipote.
Passarono l' intera mattina fra siti web, fotografie di Londra e codici della carta di credito. Infine trovarono una casa che pareva accogliente e delle giuste dimensioni, il prezzo era accessibile. Controllando su una mappa dettagliata della città riuscirono a localizzarla in un quartiere a 5 minuti dal centro. Per la prima volta dopo un anno la bionda era felice, felice per avere quell' opportunità di cambiare e ripartire da zero. Abbracciò confusamente lo zio, mormorando un goffo Grazie e sperando che quei piccoli gesti bastassero per far capire allo zio quanto gli era grata.
Londra.
Perchè l' aveva scelta? Si ricordò di quelle rare volte in cui il padre le parlava della sua ex moglie, la donna che lo aveva abbandonato dopo aver dato alla luce Katherine, sua madre.

Papà, perchè io non ho una mamma?
Ma cosa dici piccola, certo che ne hai una.
Ma allora perchè non è qui con me? Perchè non mi vuole bene?
Non è qui ma sono sicuro che ti ama con tutta se stessa e pensa a te ogni giorno.


Ormai non era più una bambina, sapeva che, se solo avesse voluto, la madre avrebbe potuto ritrovarla. Se avesse voluto però.
Avvertì una fitta allo stomaco seguita da un violento capogiro, si coprì il viso con le mani facendo finta di tossire.
'Sai dove abita mia madre?'
'Cosa?' quell' argomento era diventato un tabù, nessuno parlava di Meredith Holmes in presenza di Katherine e John si era dolcemente abituato all' idea di non dovere farlo.
'Meredith, dove abita?'
Silenzio.
Alla bionda vennero in mente le vecchie lettere che trovò in soffitta pochi mesi prima. Ecco perchè aveva scelto Londra, il mittente era di lì.
'Ha sempre vissuto a Londra vero? E tu non me l' hai mai detto'
'Era giusto così Katherine' la ragazza annuì, negli anni passati non sarebbe stata pronta a rivedere la donna che l' aveva abbandonata.
'Chiama qualcuno che ci aiuti a sgombrare la casa, voglio essere a Londra domani mattina così avrò il tempo di prepararmi per rientrare a scuola nel secondo quadrimestre'
'Mancano tre giorni' le fece notare John con uno sguardo interrogativo dipinto sul volto.
'Significa che dobbiamo sbrigarci'
Uscì dalla stanza chiudendo velocemente la porta, le fitte allo stomaco stavano aumentando e sentiva un forte bisogno di sdraiarsi. Raggiunse la sua camera barcollando, afferrò una piccola scatola posizionata sul comodino e ne estrasse un mucchietto di lettere.
Meredith Holmes
27-37 Underwood Street
Hackney, London N1 7LG, Regno Unito

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Capitolo 4
*** EMPTY. ***


Era da poco passata la mezzanotte quando i due camion posteggiati di fronte al vialetto sotto il grande pino partirono portando con se gran parte dei mobili di casa Hills. Katherine li guardò scomparire dalla finestra della sua camera dietro ad una curva, dove l' asfalto nero si confondeva con lo scuro cielo notturno. La bionda sospirò osservando la sua stanza ormai vuota, le quattro mura bianche dove aveva passato un intero anno della sua vita, quelle mura che non avrebbe più rivisto. Si sedette lentamente a terra, con le gambe incrociate dove,  poche ore prima, stava il suo grande letto. Lo stesso letto che l' aveva accolta ogni giorno, cullandola fra le sue soffici lenzuola ed asciugando le sue lacrime. Lo stesso letto che aveva conosciuto i suoi incubi e le sue incertezze, ora l' avrebbe ritrovato nella nuova stanza, di una nuova casa, in una nuova città. Ad un tratto fu presa da una strana sensazione, pensò si trattasse di malinconia. Infondo lei era come quella camera, vuota. Si rialzò distrattamente evidando all' ultimo momento di ricadere a terra e domandandosi dove avrebbe dormito quella notte, prima di partire per Londra e lasciare al passato ciò che era passato. Ritrovatasi nel corridoio cominciò a camminare barcollando con una mano che sfiorava la parete sinistra in modo da capire dove fosse la camera dello zio, intorno a lei tutto era buio.
'Katherine, sono qui' la bionda sentì una voce provenire dalla sala nonostante anche lì tutte le luci fossero spente.
'Zio John non vedo nulla, accendi la luce'
L' uomo esitò probabilmente perchè i suoi occhi si erano già abituati al debole chiarore della luna. La bionda avvertì dei passi poi davanti a se vide il soggiorno spoglio di ogni mobile. Il lungo tavolo che apparteneva da anni alla famiglia Hills era scomparso lasciando posto al lucido pavimento di marmo bianco, la libreria, invece, non era che un leggero segno giallo sulla parete. Al centro della stanza, un materasso con sopra qualche cuscino ed una coperta.
'Non sono sicura che dormirò stanotte' disse accennando un sorriso.
'Conoscendoti, non l' avresti fatto comunque' a volte Katherine si stupiva di quanto la conoscesse bene suo zio.
Si distese con cautela dalla sua parte del materasso sperando che John avesse in mente qualcosa di cui parlare per aiutarla ad addormentarsi ma quando la luce si spense rimasero entrambi in silenzio. Era una di quelle rare notti in cui a Leeds non pioveva, si potevano vedere la luna e perfino qualche stella. La bionda rimase incantata di fronte a quello spettacolo e si ritrovò a pensare alla madre. Forse, in quel preciso istante, anche lei stava guardando il cielo ripensando alla figlia che aveva abbandonato o all' uomo che aveva amato ma probabilmente lei non sapeva nemmeno che fosse morto. Ripensò alle lettere che aveva trovato in soffita e che custodiva segretamente in camera sua, non le aveva mai aperte.
'Zio, com'è il quartiere dove ci trasferiremo?' le parole le uscirono dalla bocca istintivamente, dall' altra parte del materasso sentì qualcuno girarsi.
'Sembra apposto, è vicino ad una scuola superiore quindi penso che tu possa frequentare quella. Inoltre è a pochi minuti dal centro, hai detto che vuoi trovarti un lavoro e ti farebbe comodo essere già vicina' la bionda annuì.
'Come si chiama?'
'Holmes Chapel'
Holmes Chapel sussurrò Katherine prima di chiudere gli occhi ed addormentarsi cullata dalla flebile luce della luna.


author's space.
okaaaay, so che questi tre capitoli sono una palla totale ma mi servivano per far capire bene in che situazione si trova katherine. poi questo è anche molto corto. ma vi prometto che dal quarto entreranno in scena gli one direction, cioè, non proprio tutti tutti ma starete a vedere. non sono molto brava a scrivere fan fiction così, preferisco gli one shoot ma ho voluto provare. recensite mi raccomando. (:

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Capitolo 5
*** I LIKE YOU, EVEN IF YOU'RE WEIRD. ***


Katherine si guardò intorno, spaesata. Socchiuse gli occhi coprendosi il viso con una mano, quella mattina era come se il sole di Londra avesse voluto darle il benvenuto. Si sporse dal finestrino della Mercedes blu metallizzato lasciando che il debole e fresco venticello mattutino le scompigliasse i capelli e sfiorasse la sua pelle olivastra. La stradina asfaltata di fronte a lei si divideva in tante vie laterali che portavano a delle villette tutte molto simili con dei mattoncini rossi in vista e delle finestrelle qua e là che lasciavano intravedere l' arredamento interno, molto tradizionale. Intorno ad esse stavano ampi giardini che ogni proprietario aveva curato dandogli un tocco personale. La bionda pensò che nel loro avrebbe piantato dei girasoli perchè da quel giorno lei non si sarebbe più nascosta nel buio di una piccola camera, ora era pronta per la luce.
'Ci siamo quasi' la roca voce dello zio la rubò ai suoi pensieri riportandola alla realtà.
'Cosa?' la ragazza ora aveva chiuso il finestrino e stava cercando inutilmente di trovare una posizione che le permettesse di non sentire la stretta della cintura di sicurezza, John sorrise divertito da quella scena.
'Guarda davanti a te' sussurrò mentre deviò verso una delle tante stradine laterali.
Katherine alzò lo sguardò, impaziente di vedere la sua nuova casa.
Pensò che fosse bella, proprio come tutte le altre. Era separata dal resto delle abitazioni da una staccionata di legno dipinta di bianco, nell' aria si poteva ancora sentire l' odore di vernice fresca. La bionda rimase a scrutare ogni angolo, ogni rientranza, ogni tegola del tetto rosso tiziano.
'Che aspetti? Entra, le chiavi sono sotto il tappeto. Io intanto parcheggio meglio' la bionda annuì e scese dall' auto felice di poter finalmente respirare a pieni polmoni quell' aria fresca che odorava d' erba bagnata. Scavalcò la staccionata con un gran salto per poi girarsi verso lo zio e fargli l’ occhiolino.
Mi piace, pensò mentre si avvicinava ad una grande porta verde. E le piaceva davvero. Non come quei regali di compleanno che poi vengono portati in soffitta e dimenticati, non come un ragazzo che ti sorride mentre ti passa vicino. Le piaceva come un bambino col suo giocattolo preferito, quello che la mamma gli aveva regalato quando aveva tre anni e che, crescendo, terrà sul suo comodino in ricordo della sua infanzia sorridendo ogni volta che lo riprenderà in mano. L’ entrata era subito dopo un ampio arco, Katherine vi si ritrovò davanti senza nemmeno accorgersene. Sorrise vedendo la scrittura dello zio su un fogliettino di carta sotto il campanello che diceva ‘Qui abitano Philip e Katherine Hills’. Si chinò verso il tappetino azzurro sotto i suoi piedi, ne sfiorò i soffici bordi per poi alzarli, in cerca della chiave. Ma la chiave non c’era. Si voltò verso il vialetto pronta a chiedere aiuto a John, ma la Mercedes aveva fatto retromarcia già da tempo in cerca di un posto ombreggiato dove sostare. Si sedette a terra rassegnata, appoggiando il viso sulle ginocchia e sperando che lo zio avesse un duplicato.
‘Cercavi queste?’ voltandosi Katherine vide un ragazzo aldilà della staccionata , doveva avere la sua età. Con una mano teneva due piccole chiavi dorate sospese a mezz’aria e con l’ altra le indicava. La bionda rimase ad osservarlo indecisa su come rispondergli, si alzò e camminò lentamente verso di lui.
Arrivò fino alla recinsione, i due erano separati solo da quella. Osservò gli occhi verde smeraldo del ragazzo e la cascata di riccioli che gli ricadevano sulla fronte.
‘Chi ti ha dato il permesso di prendere le chiavi di casa mia?’ il riccio indietreggiò di pochi passi, arruffandosi i capelli con una mano.
‘Era una scusa per conoscerti’ ora sorrideva e Katherine non potè fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata. Il ragazzo le tese una mano, compiaciuto.
‘Piacere, Harry. Ovvero il tuo nuovo vicino’ disse facendo cenno con la testa alla casa dietro di lui.
‘Sono Katherine. Ovvero la tua nuova vicina’ rispose lei, stringendogli la mano.
‘Hai bisogno di aiuto con le valigie? Io non ho programmi per il pomeriggio e nemmeno i miei amici’ la bionda si chiese se quello fosse un goffo tentativo usato dal ragazzo per abbordarla, rimase ad osservarlo piegando la testa leggermente di lato poi la scosse leggermente. Era un tipo a posto.
‘Certo, mi piacerebbe conoscere gente nuova’ il volto del riccio si illuminò in un ampio sorriso.
‘Perfetto, allora siamo a casa tua subito dopo pranzo’
‘Siamo? In quanti?’
‘Poi vedrai, non preoccuparti siamo tutti bravi ragazzi non ci proviamo con la nuova arrivata’ fu come se le avesse letto nel pensiero, la bionda abbassò lo sguardo arrossendo.
‘Io non…’
‘Tranquilla stavo scherzando, ora devo andare. A dopo’
Katherine lo guardò allontanarsi. Osservò le dolci curve dei suoi capelli, il modo in cui camminava, tenendo le mani lungo i fianchi. Ripensò ai suoi occhi, al modo in cui l’ avevano scrutata con fare curioso poco prima. Sorrise, nessuno si comportava così con lei da tanto tempo. Forse era perché lui ancora non sapeva la sua storia. Socchiuse gli occhi, sperano che non ne venisse mai a conoscenza.
Lasciare al passato ciò che è passato.
Lei lo stava facendo, ci stava provando perlomeno.
Si girò a guardare per l’ ennesima volta la sua nuova casa, i raggi del sole battevano sulle finestre creando piccole scintille sul vetro. Ma le chiavi?
‘Harry, aspetta!’ il riccio era sparito. Katherine si passò una mano fra i lunghi capelli cercando di convincersi ad andare a casa del ragazzo.
‘Hey Kat’ la bionda alzò la testa verso il cielo, che cosa stupida.
‘Ehm, un po’ più in basso’ Harry si stava sporgendo dalla finestra della sua camera, con le chiavi in mano.
‘Ora te le lancio, tu prendile’
‘Cosa avrei fatto secondo te?’ il tono di Katherine non era acido, sentiva che con quel ragazzo poteva scherzare, che quel ragazzo sarebbe presto diventato suo amico. Il riccio rise di gusto facendo roteare il braccio per poi tirare le chiavi che finirono sul prato.
‘Le avresti fatte cadere!’ aggiunse lui subito dopo.
La bionda gli fece una linguaccia ed alzò la mano, muovendola in segno di saluto.
‘A dopo Harry’ urlò mentre raccoglieva quegli affarini di metallo da terra.
In tutta risposta lui le fece un cenno con la testa per poi chiudere la finestra.
Che strani i londinesi.

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onestamente il capitolo non mi piace molto, avevo una specie di blocco '-' ma ci tenevo a postarlo per non farvi aspettare troppo. recensiteeeeee, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! much love xxx

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Capitolo 6
*** NO MORE ALONE. ***


KAPPA'S SPACE C:
ok, non odiatemi cwc. sò che vi ho fatto aspettare un casino, ma la fantasia mi aveva abbandonata insieme alla voglia se devo essere sincera cwc ma ora sono tornata riempita di idee (?) per farmi perdonare questo capitolo cercherò di farlo abbastanza lungo, ma non vi garantisco nulla :3. se vi è piaciuto recensite perchè sto cominciando a pensare che la storia non sia un granchè t.t
detto questo, adiossss. i love you.


Katherine infilò con cura la piccola chiave dorata nel buco della serratura facendola girare su se stessa più volte finchè non avvertì uno scatto dall' interno. La porta si aprì lentamente lasciandole intravedere un ampio salone, la bionda chiuse con forza gli occhi. Sentì il viso arrossarsi e le mani cominciare a tremare, arrivò ad avere fin troppo caldo nel suo vestitino lilla. Si morse il labbro inferiore cercando di riprendere il controllo del suo stesso corpo, non era il momento di lasciarsi trasportare ancora una volta dalle emozioni. Riaprì gli occhi e spinse decisa la porta che si spalancò velocemente permettendo a Katherine di entrare. Varcò la soglia con le mani che le sudavano, avrebbe voluto urlare ma era come se la voce le si fosse rotta in gola. Corse verso il grande divano al centro della stanza e ci si sdraiò coprendosi il viso con le mani, stava piangendo. In silenzio, immersa fra tanti cuscini colorati, una ragazza di Leeds piangeva pensando a quante volte l' aveva fatto prima di questa. A quante volte aveva cercato di soffocare i lamenti fra le lenzuola nascondendo la sua tristezza in un sorriso, con lo sguardo rivolto verso il vuoto. Ma nessuna di quelle volte era stata come ora, la bionda sorrideva mentre si asciugava le lacrime col bordo della sua gonna stropicciata. Si passò una mano fra i capelli, arrufandosi la frangetta mentre scoppiava in una gran risata.
'Bene, vedo che hai già ritrovato il tuo divano' Katherine si voltò verso lo zio, l' uomo teneva con una mano due grandi scatoloni mentre con l' altra trascinava una valigia. La bionda si alzò per aiutarlo.
'Kate, ti senti bene?' fece John accennando ai lievi segni rossi sotto gli occhi della nipote, lei annuì lievemente con la testa.
Kate, l' aveva chiamata Kate. Solo un uomo aveva l' abitudine di farlo, quell' uomo era suo padre.
'E' perfetta' fece lei allungando una mano verso la parete celestina della stanza. Lo zio annuì compiaciuto.
'Ed è nostra' i due si guardarono per pochi attimi, come gli era solito fare molte volte. Katherine si avvicinò con passo insicuro verso John e lo strinse forte a se, respirando un odore così diverso da quello del padre ma ugualmente buono, strofinando il volto sulla camicia nera che lei stessa gli aveva regalato anni prima. Rimaserò immobili in quella posizione a riflettere, entrambi imbarazzati ma felici. Quando la bionda si allontanò dallo zio, riportando le braccia lungo i fianchi abbassò lo sguardo osservando le piccole mattonelle bianco panna ai suoi piedi. Sentì John indietreggiare, sorpreso, schiarendosi la voce.
'Mi dispiace ma non potrò pranzare con te oggi, devo andare in comune per mettere in regola alcune cose. Tranquilla, non ci impiegherò molto ma dovrai arrangiarti con quello che troverai in cucina'
'Tranquillo, tanto oggi pomeriggio dovrebbero venire dei miei amici' Katherine sorrise pronunciando quell' ultima parola.
'Amici?' Lo zio la guardava, appoggiato al divano, recarsi in cucina e prendere un pacchetto di patatine da un armadietto marrone.
'Beh, non sono ancora miei amici, ma spero lo diventeranno' precisò la bionda mentre era intenta a masticare il suo pranzo.
'Bene, sono contento che tu abbia già iniziato a conoscere gente nuova' la ragazza sorrise guardando l' orologio, le 12.36. John seguì il suo sguardo, sgranando gli occhi.
'Devo proprio andare ora, a dopo Kate' si avvicinò alla nipote dandogli un leggero bacio sulla guancia. Katherine era sicura che il loro rapporto sarebbe diventato meraviglioso.
Sentì la porta chiudersi e, finito il pacchetto di patatine, si guardò intorno pensierosa. Non aveva voglia di stare da sola, in fondo aveva passato un anno intero così. Aprì la sua valigia e ne estrasse un paio di shorts ed una cannotta bianca, frugò fra le sue cose fino a che non trovò un cardigan grigio e blu di una taglia più grande della sua. Appoggiò ciò che aveva preso sopra al divano e si diresse verso il bagno con un asciugamano sopra la spalla.
Il contatto dell' acqua fredda sulla sua pelle imbrunita dal sole le diede una sensazione di benessere che raramente aveva provato prima, lasciò che il calore abbandonasse pian piano il suo corpo portando con se tutte le incertezze e le paure che l' avevano accompagnata l' anno precedente. Quando udì il campanello suonare per la prima volta si stava insaponando i capelli. Si fermò ad ascoltare quel suono nuovo mentre l' acqua le portava via gli ultimi residui di shampoo. Uscì svelta dalla doccia, fasciandosi il corpo con l' asciugamano. John ci aveva messo molto meno del previsto. Si avvicinò alla porta con passo lento, la doccia le faceva un effetto rilassante. Rise nel vedere le chiazze d' acqua che lasciava sul pavimento, i capelli dorati le scendevano bagnati lungo la schiena, i suoi occhi erano due fari celesti. Aprì la porta velocemente, sorridendo a quello che doveva essere suo zio.
'Oh, uhm. S-scusa non pensavo che tu..oh cazzo' il moro abbassò lo sguardo coprendosi gli occhi con le mani, visibilmente in imbarazzo. Katherine osservò l' asciugamano rosa che in quel momento era l' unica cosa che la copriva, richiuse la porta istintivamente correndo verso il divano. Infilò la biancheria pulita ed i vestiti che si era preparata poi rimase ad osservare il ragazzo attraverso le tende di una finestra che dava sull' entrata. Era alto, con gli occhi color nocciola ed i capelli corvini. Si era appoggiato ad una colonna e tormentava con le mani l' orlo della sua vecchia t shirt. E' troppo bello per essere un inglese, pensò.
'Scusa per prima, pensavo fossi mio zio' la bionda ora era dietro di lui e lo guardava scompigliarsi i capelli, intento a pensare a cosa risponderle.
'Non preoccuparti, insomma, la colpa è la mia' sorrisero. Il moro si avvicinò a lei.
'Sono Zayn, un amico di Harry. In realtà pensavo di trovarlo qui, insieme agli altri'
'Dovrebbero arrivare a momenti, aspettali con me' e così dicendo accennò con un movimento del capo alla porta semi aperta dietro di lei.
'Non mi hai ancora detto il tuo nome' il ragazzo fece scorrere lo sguardo lungo i lineamenti dolci e femminili della ragazza, aveva una bocca rosea piegata in un sorriso, gli occhi gli ricordavano il cielo di Londra.
'Katherine' rispose lei in un sussurro, troppo persa in lui.
La bionda si girò facendo roteare i capelli raggruppati in una lunga coda e varcò la soglia, il moro la seguì.
'Di là c'è la cucina, in caso avessi fame' gli disse indicando una grande porta scorrevole chiusa.
'Conoscendo Harry avrà già preparato uno scatolone intero di roba da mangiare' rise.
La sua risata. Nemmeno le corde della chitarra di suo padre erano riuscite ad incantare in quel modo le orecchie di Katherine, la ragazza scosse bruscamente la testa.
Il campanello suonò per la seconda volta in quella giornata, la bionda corse ad aprire ansiosa di rivedere il riccio ed i suoi occhi smeraldo.
'Salve vicina!' urlò Harry 'è permesso?'

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Capitolo 7
*** YOU' RE MORE BEAUTIFUL. ***


Il riccio non lasciò a Katherine il tempo di rispondergli, le lanciò una busta piena di spiecialità comprate da Nando's e fece l' occhiolino a Zayn accennando all' accappatoio rosa ancora appoggiato sul divano.
'Poi mi racconti tutto, vero?' dise all' amico rivolgendogli un sorrisetto malizioso mentre faceva scorrere lo sguardo dal pavimento bagnato al moro.
'Non cominciare Styles' ribattè Zayn dall' altra parte della stanza, sorrideva ma i suoi occhi scuri ora erano fissi in quelli del riccio. Alla bionda parve di scorgervi nell' uno il riflesso dell' altro anche se fra i due vi era una grande distanza.
Un silenzio improvviso calò nella sala, Katherine afferrò l' asciugamano rosa e lo nascose sotto un cuscino senza farsi notare. Rimasero in silenzio, ognuno con lo sguardo rivolto verso direzioni diverse. La bionda alzò in aria la busta che, poco prima, le aveva dato Harry scuotendola leggermente.
'Non so voi ma io avrei una certa fame' odiava i silenzi imbarazzanti. In realtà odiava i silenzi in generale, le ricordavano l' anno precedente.
'Mi hai letto nel pensiero Hills' il riccio si avvicinò allo stesso armadietto da cui la ragazza aveva preso il pacchetto di patatine ore prima e ne estrasse un' altro di diversa marca, poi si diresse verso il frigorifero e spalancò l' anta più grande dietro cui scomparì per pochi secondi. Tornò in soggiorno con tre lattine di Cola in mano.
'No dico, non fare complimenti eh' Harry si bloccò a guardarla mentre mandava giù qualche patatina, aprì la bocca per parlare ma il campanellò suonò, un' altra volta.
La bionda si sciolse i capelli ormai asciutti e se li sistemò lungo la schiena pettinandoli dolcemente con le dita. Il moro la osservava poi si accorse che anche lei lo stava facendo ed abbassarono lo sguardo insieme. Harry assisteva alla scena con l' accenno di un sorriso sulle labbra.
'Ho capito, vado io' sbottò infine il riccio, ricordando a Katherine che il resto dei suoi amici era arrivato.
Quando la bionda si voltò, trovò cinque ragazzi di circa la sua stessa età che si sporgevano dalla soglia salutandola e sventolando le mani.
'Hey, entrate pure' mormorò lei 'la cucina è da quella parte mentre il bagno è di là' ed indicò con le mani due diverse direzioni.
'Che accoglienza' un ragazzo con i capelli a caschetto leggermente ondulati e tendenti al castano le rivolse un grande sorriso.
'Grazie per le indicazioni' la ragazza riuscì a scorgere solamente una testa bionda che correva in direzione del bagno, le scappò una risata.
'Il solito Niall, non farci caso' era il castano di prima, quello dagli occhi color miele 'io sono Liam, è un piacere conoscerti..Katherine, giusto?'
'Giusto' rispose la bionda decisa, stringendogli la mano che le aveva allungato.
Il contatto visivo fra loro durò forse troppo ma lei se ne accorse solo quando Zayn si avvicinò, con un sorriso forzato sulle labbra.
'Loro sono Louis, Valerie e Anastacia' disse rivolgendosi a lei ed indicando i suoi amici uno per uno.
Katherine si soffermò su Valerie, per prima. Aveva dei corti capelli neri come il cielo di Leeds dopo il tramonto del sole che le arrivavano alle spalle disegnando, di tanto in tanto, delicati boccoli. Gli occhi erano circondati da lunghe ciglia arricciate e di colore verde, ma molto diversi da quelli del riccio, i suoi avevano leggere sfumature gialle appena sotto la pupilla. La bionda ebbe una strana voglia di sfiorare la sua pelle chiara e marmorea, quasi a voler verificare che fosse reale. Sentì una mano toccare la sua per un attimo e ,girandosi, vide che il moro stava indietreggiando per permettere ai nuovi arrivati di entrare.
'Bella casa' si complimentò Anastacia varcando la soglia seguita dagli altri. Katherine la osservò raggruppare i capelli rossicci in una lunga coda che poi adagiò lunga la spalla sinistra mentre si sistemava gli occhiali da sole sopra la testa.
'Niall sei cascato nel cesso?' alle parole di Louis tutti risero nella stanza, perfino la bionda sfoderò uno dei suoi timidi sorrisi. Niall arrivò, intento a riallacciarsi la zip dei pantaloni.
Kat venne incuriosita da quegli occhi così simili ai suoi. Li aveva fissi su Valerie ed Anastacia ma Katherine non riusciva a capire chi delle due avesse catturato la sua attenzione, girandosi notò che anche il resto dei ragazzi le guardavano. Tutti tranne Zayn. La bionda abbassò lo sguardo facendolo correre lungo la pelle un poco arrossata dal sole, osservò gli shorts troppo usati ed il cardigan troppo largo sentendosi troppo diversa. In realtà lei non era mai riuscita ad essere la ragazza perfetta che tutti, a Leeds, immaginassero fosse. Aveva sempre avuto un carattere espansivo e solare prima che il padre morisse, era spensierata ed allegra. Ad alcuni ricordava il sole, per i suoi capelli dorati e la personalità vivace. Ma ora lei il sole lo odiava. Lei ora era diversa, ossessionata dalla paura di ricordare. Non riusciva, nemmeno impegnandosi, ad apparire l' adolescende che era anni prima. Forse perchè, da un anno ormai, non era più un' adolescente ma un' adulta. Il moro fece pochi passi verso di lei e le sussurrò qualcosa all' orecchio.
'Tu sei molto più bella' e le sorrise.
No, tu lo sei.


KAPPA'S SPACE C:
capitolo cortino, scusate ma devo anche scrivere un tema di italiano oggi '-' eh già, scuola ricominciata yeeee. mh, direi che è ora di fare un ringraziamento veloce a tutte le ragazze che seguono la fan fiction anche senza recensire. spero veramente che la storia vi piaccia. detto queeeeeesto, devo fare i compiti cwc al prossimo capitolo! (che farò solo se riceverò almeno 3 recensioni, voglio farmi desiderare uù)
peace out, kristin.

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