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RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed
ubicazioni, appartengono a J. K. Bowling
Capitolo 1-Where letterslead
L’oscurità stava
scendendo su PrivetDrive mentre
Harry usciva dalla casa di sua zia e zio. Il rumore sordo della porta sbattuta
dietro di lui, tagliò a metà la concione di suo zio Vernon,
ma non aveva importanza, perché non c’era in lui nulla che non avesse già
sentito. Come il solito, le parole gettategli contro da suo zio, fecero male; costringendolo ad alzare una mano instabile,
che toccò la cicatrice. Era il promemoria di tutto ciò che era diventato; su
dei livelli, la odiava, mentre in altri l’amò. In momenti come questo, era il
promemoria di tutto ciò che aveva imparato ed era venuto ad amare; un bisbiglio
di libertà che sapeva assaggerebbe nuovamente in un paio di settimane.
L’intero
incidente era cominciato dopo l’arrivo del gufo di
Ron, Pig. Il piccolo gufo era orrendamente
eccitabile, ed aveva starnazzato per l’intera stanza di Harry, prima che riuscisse
a prenderlo per alleviarlo della lettera allacciata alla gamba.
La qual cosa,
portò alla sua attuale condizione: aveva bisogno di poter restare solo per alcune
ore, per dimenticare i contenuti della lettera spedita da Ron. Pensare, a come
breve e vaga era ogni lettera di fronte a questa; evitò attentamente qualsiasi
cosa importante, lasciando Harry frustrato dalla mancanza di risposte ad alcune
domande che Harry aveva posto nelle sue, di lettere.
I mesi passati furono riempiti con lettere corte da Ron e Hermione, contenenti
nulla d’interessante o significativo. Nessuna questione quante lettere che lui
aveva spedito, i due rifiutarono di rispondere o aggiornarlo su alcuni degli
avvenimenti accaduti nel Mondo Magico. Le lettere contenevano il minimo che una
persona si aspettò di ricevere da un amico; sembravano più lettere che qualcuno
riceverebbe da una mera conoscenza, e solamente su occasioni speciali.
Attualmente, Harry stava camminando impettito verso la
piccola macchia di bosco alla fine della strada; l’unico luogo in cui era
riuscito a trovare alcun conforto nei mesi estivi passati. Non poteva evitare
di sorridere alla sensazione di ricevere un abbraccio dalla foresta scura. Le
arie fresche bisbigliarono contro la sua pelle; stuzzicando i suoi capelli e provocandogli la pelle d’oca sulle braccia.
Spiegando la
lettera di Ron, Harry permise ai suoi occhi di scorrere sulle parole che era venuto a sapere da cuore, prima di stracciare la lettera
e lanciarne i pezzi nella brezza serale. Occhi di smeraldo balenarono, mentre s’inoltrava
più profondamente nella foresta, prima di cominciare a svestirsi.
Toltosi gli
occhiali, li pose sopra i vestiti, stivati attentamente in un tronco marcio.
Chiudendo gli
occhi, si concentrò sull’immagine che occupava la sua mente. Avvertì la familiare
sensazione dello sgretolarsi delle ossa, il presentarsi del dolore nei suoi
nervi. Mordendosi il labbro per evitare di gridare, si concentrò sui dettagli
finali, prima di esalare bruscamente. Lentamente Harry aprì gli occhi; diventati
più acuti dal cambio, raccolsero rapidamente ogni dettaglio
prima di muoversi altrove. Alzandosi sulle quattro zampe, Harry fletté
attentamente, i muscoli sensibili, che scivolarono potenti sotto il nero manto.
Artigli scivolarono pulitamente dai loro foderi, come orecchi appuntiti si
spostarono avanti ed indietro, mentre il naso e i baffi esaminavano le correnti
d’aria per alcune informazioni vitali.
Harry aveva
pensato molto alla sua forma d’Animagus, ma non aveva mai considerato la
Pantera Nera come una possibilità. Aveva sperato in un cervo maschio, in
memoria di suo padre, ma dopo aver esperimentato il corpo di un predatore, non
credeva che potesse mai occupare il corpo di una preda. Il corpo della pantera
aveva provato esser molto potente; quieto e agile, gli permise di guardare al
mondo in un modo nuovo.
Harry aveva
lavorato sulla sua trasformazione tutta l’estate. Era stato
tentato d’informare i suoi amici, sul suo progetto, ma dopo averci
pensato per molti giorni, scartò l’idea. Ron ci sguazzerebbe come un maiale nel
fango ma Hermione tenterebbe di discorrerli fuori, minacciando
di informare un adulto, magari. Chiaramente, le risposte vaghe che aveva ricevuto
nelle loro lettere, aveva avuto il suo peso, nella sua
decisione. Harry aveva iniziato a pensarci dopo la morte del suo padrino. In
suo onore, aveva lavorato tutta l’estate per dominare le abilità che i
Malandrini avevano, nella speranza di riaccendere ricordi affettuosi.
Scuotendo via i
pensieri che l’affliggevano, Harry camminò impettito più profondamente nella
foresta; permettendo alle morbide zampe di portarlo silenziosamente attraverso
la foresta. Tutti i suoi sensi funzionavano al meglio, per prevenire la
possibile scoperta o la cattura. Giungendo ad un piccolo torrente, si acquattò
a terra, permettendo alla sua lingua di lappare delicatamente nell’acqua
fresca. Con la coda che oscillava leggermente, si rialzò, solamente per gelarsi
al rumore debole di voci che si avvicinavano. Esaminando rapidamente l’aria, fu ricompensato col profumo d’uomini, acciaio, e piombo.
Bestemmiando
leggermente, Harry passò ad ombre più oscure, iniziando nuovamente a correre,
cercando di arrivare ai suoi vestiti. Il rumore di legno asciutto spezzato lo
gelò nel bel mezzo del movimento. Il rumore tonante di una pistola ed il morso
del metallo nel suo fianco, lo spaventarono, provocando un ululato, prima di
provare a correre più che poteva. La sua mente cominciò a sentirsi annebbiata,
ed il corpo della pantera iniziò a diventare indolente ed apatico.
Improvvisamente, si trovò a rallentare, per poi sbattere nella terra,
ringhiando al dolore proveniente dalla ferita che si spargeva come fuoco lungo
la sua spina dorsale.
Come il mondo di
Harry roteò nella nerezza, le parole dei cacciatori giunsero ai suoi orecchi
sensibili, “…cercava qualcosa d’inusuale…grande
pantera…occhi come smeraldi…ci ricaveremo certamente un buon prezzo…”
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Capitolo 2- BehindBars
La luce brillante toccò le palpebre di Harry, facendolo fremere ed alzare
una zampa per rendere impraticabile i raggi offensivi, solamente per sentire la
carezza di pelliccia morbida contro il suo naso.
Rilasciando un ringhio infelice, aprì gli
occhi, ritrovandosi ad ammirare un muro di pietra. Dando un altro gemito,
avvertendo il dolore correre attraverso il suo corpo, cominciò il lento compito
di muoversi ad una posizione più comoda. Torcendo la testa, avvertì il freddo
morso d’acciaio. Uno spesso collare circondava il collo, rallentando i suoi
movimenti ed irritando la pelliccia del suo collo. Qualcuno aveva osato
mettergli un collare, a lui, il-ragazzo-che-sopravvisse.
Un basso ringhio lo fece acquattarsi,
pigiando gli orecchi strettamente contro la testa. Un
profondo ringhio proveniente da un lupo grigio situato nella gabbia alla sua
sinistra, prima di sgattaiolare, affievolendosi, nuovamente nelle ombre.
L’unico segnale rimasto era il lampeggiare degli occhi d’oro che contenevano
solo paura e dolore. Non un altro Animagus poi, maledizione.
Stando in piedi attentamente, Harry cominciò
a camminare lungo i confini della gabbia. Fatta di robusto acciaio. Le sbarre,
fermamente fissate al pavimento della gabbia. Concentrandosi, spinse la sua
magia all’esterno, cercando altre entità magiche all’interno dell’area. Con
sospiro un’infelice, si acquattò nuovamente; nulla di magico era all’interno
dell’edificio, anche le sbarre erano di semplice metallo.
Respirando profondamente, tentò di usare i
suoi sensi di pantera per scoprire qualsiasi cosa d’interessante nell’aria, ma
trovando solamente l’odorato di vecchia orina e vecchio
sangue per i suoi guai. Gli ultimi ricordi erano della sua corsa attraverso la
foresta ed il dolore improvviso nel suo fianco, cacciatori. Era
stato cacciato come un animale, come quelli che stava cacciando lui.
Ringhiando di rabbia, spinse contro le sbarre
in un vano tentativo di liberarsi. La pressione improvvisa del suo peso, causò
le sbarre per cigolare, ma anche lo fece ritirare al dolore provocato dal suo
fianco ferito. Come se il dolore non fosse abbastanza, il bisbiglio continuo
della sua coscienza, che gli ricordava che nessuno sapeva dove era, divenne
pressante.
Le uniche persone che lui aveva mai
considerato amici, si erano lentamente allontanati da lui. Hermione e Ron,
finalmente avevano dedotto, non apposta chiaramente, che si piacevano
e stavano tentando di nascondergli la loro relazione da mesi. Fu isolato da tutti loro per l’intera estate; forzato a
vivere in un buco infernale e comunicare via gufo. Probabilmente erano tutti
insieme ora, divertendosi ed essendo informato di
quello che faceva l’Ordine. Lui, il Salvatore del Mondo Magico, era lasciato all’oscuro, sperando d’inciampare su alcune
informazioni che poteva trovare. Costretto ad affrontare nemici nuovi senza
l’aiuto della conoscenza che, loro, potrebbero
offrirgli. Eppure, ogni volta che lui spediva una
lettera, riceveva solo vaghe risposte e nessun fatto nuovo, solo il sentimento
rinnovato d’impotenza.
‘Gli starebbe solo bene,’ pensò Harry, ‘che il
loro Salvatore, curato teneramente, scomparisse senza una traccia. Forse
sarebbe migliore se Harry il mago scomparisse per un poco, e Harry la pantera
trovasse l’opportunità di vedere come era il mondo
senza persone che cercassero di tenerlo al sicuro e proteggerlo.’ Poteva
aspettare, e vedere precisamente quello che questi cacciatori avevano
progettato per lui.
Hermione Granger alzò gli occhi dal libro che
stava leggendo. Non poteva evitare di sorridere alla vista del suo ragazzo, Ron
Weasley, entrare nella stanza e crollare sgraziatamente sul pavimento prossimo
ai suoi piedi. Passando le dita attraverso la confusione di capelli rossi, lei
ridacchiò al suo sbuffare quando vide il titolo del
libro che stava leggendo, ‘Le Migliori Venti Pozioni e Incantesimi Salutari’.
“’Mione?”
“Si Ron?” Sospirò
Hermione, comprendendo che non gli permetterebbe di leggere di nuovo finché non
avevano discusso qualsiasi cosa che stesse affliggendo i suoi pensieri.
“Penso che dovremo dire a Harry…su di noi.”
“Caro, tutti noi sappiamo come Harry deve
passare le sue estati, e penso che sarebbe migliore dirglielo
quando torniamo a scuola. Non c’è bisogno d’infastidirlo con problemi
non necessari durante le sue vacanze. Avrà abbastanza a cui pensare
quando torniamo a Hogwarts.” Guardando sopra la testa di Ron, sorrise
malinconicamente; gli mancava molto il suo miglior amico.
“Lo so, ma mi spiace che sia tutto solo,
costretto a passare la sua estate con quei babbani terribili.”
“Hm, è per la sua sicurezza.” Mormorò
Hermione, ritornando la sua attenzione al libro che posava aperto sul suo
grembo. Continuando il moto calmante di far scorrere le dita attraverso i
capelli di Ron, lei sorrise al suo sospiro mentre s’inclinava maggiormente alla
carezza.
Il tintinnio di stivali echeggiò nel negozio
enorme; girando la testa, Harry ascoltò il ringhio del lupo nascosto
nell’ombra. Agendo su istinto, Harry scivolò di nuovo nelle ombre della gabbia
in cui era intrappolato. Non aveva nessun dubbio che
loro stavano dirigendosi verso di lui o che fosse il probabile tema della
discussione che stavano avendo. Muovendo le orecchie nella loro direzione,
cercò di decifrare la conversazione, nella speranza di avere una migliore
comprensione di quello che volevano da lui.
“Lei c’informò che desiderava qualcosa di
raro; insolito ed originale, credo che fossero le sue
parole. Quindi, quando uno dei miei uomini sentì voci di un grande
gatto aLittle Whinging, fecero una rapida investigazione. Sono felice che
siano riusciti ad arrivare là prima di chiunque altro; catturare un simile
animale, capita solo una volta nella vita.” L’uomo che
parlava aveva un aspetto sciatto, come se fosse appena uscito dal letto, non infastidendo
a radersi o mettersi degli abiti puliti.
“E’ preferibile
che sia il meglio.” Disse la voce fredda, spedendo brividi lungo la spina dorsale
di Harry e facendo drizzare il pelo in riflesso. La seconda figura divenne
visibile da dove era lui, stordendolo. Occhi color smeraldo seguirono
lo svolazzare di stoffa nera verso l’alto, giungendo a occhi pallidi. “Perché i
Malfoy, vogliono solo ciò che è il meglio.”
Affondando più
profondamente nelle ombre, Harry continuò a fissare Lucius Malfoy. L’uomo
trasandato continuò a errare su collari d’argento
immemore della battaglia silenziosa per il dominio che stava accadendo tra il
mago e la pantera. Harry faceva quello gli istinti della pantera richiedevano
in tali circostanze, sibilò adiratamente e ringhiò. Quando
Malfoy senior giunse davanti a lui, Harry fece un affondo dalle sbarre,
sforzandosi di colpire l’uomo che l’aveva sfidato, ma ricevendone un colpo
rapido con la canna, al lato della testa.
Scuotendo il
colpo via, Harry camminò infelicemente nelle ombre, continuando a guardare i
due uomini stringersi la mano. Era stato venduto ad un
mangiamorte, sostenitore noto di Voldemort.
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Capitolo 3-The gift
Draco Malfoy era
in piedi davanti ad un grande specchio. Elegantemente vestito in nero e
argento, era il ritratto della perfezione o così lo specchio parlante asseriva.
Quello, tuttavia, era ciò che ci si aspettava da ogni Malfoy, perfezione. Da
loro, ci aspettava sempre che agissero e guardassero sempre al loro meglio; la
loro immagine proiettava ciò che erano alla società.
Allontanandosi
dallo specchio, s’incamminò lentamente verso la grande
finestra che permetteva al chiaro di luna di entrare nella grande stanza. Il
letto King-size, era fasciato
con tende di seta verde e nere, ed era il punto focale della stanza. Era un
cimelio di famiglia; uno di molti che hanno adornato la sua stanza. Stanza, che era vuota d’ogni traccia di vita, mancando qualsiasi
oggetto che, solitamente, uno troverebbe nella stanza di un adolescente normale.
Questo era solo un’altra parte dell’essere un Malfoy.
L’immacolata perfezione della stanza rappresentava l’immagine di un bambino ben
disciplinato ed addestrato; molte persone guardavano a Draco, e seguivano
quest’immagine. Ciò che s’aspettavano di vedere. La sua
più grande gioia nella vita, era il bagno annesso alla
stanza. In marmo nero, con linee di smeraldo, era la stanza della casa in cui
era capace di trovare un poco di pace quando era al
feudo.
Un acuto rumore
lo fece girare, spedendo l’abito dietro di lui sibilando, in una manovra aggraziata
che aveva impiegato anni per perfezionare. La sua bacchetta scivolò nella sua mano
con una torsione leggera del polso, rimanendo leggermente nel palmo e dandogli
la conoscenza che aveva i mezzi per proteggersi se il bisogno sorgesse. Un piccolo elfo domestico vestito con una federa
sporca si accovacciò alla vista e cominciò a balbettare la sua comunicazione,
finché Draco la sgridò per la sua presenza nelle sue
stanze.
“Bifty è spiacente, padrone, Bifty
deve informare il giovane padrone che deve incontrare suo padre nella Stanza
Rossa in quindici minuti.” Facendo smorfie di
disgusto, ripose la bacchetta e si diresse verso la porta della sua camera.
“Bene?” Ringhiò
all’elfo domestico che ancora stava in piedi nel centro della stanza, arricciando
il labbro nella vera maniera dei Malfoy. Bifty fece
un guaito ed inarcò prima di svanire in aria sottile. Rapidamente, Draco lasciò
le sue camere, il feudo era impossibile da attraversare in quindici minuti e
probabilmente, sarebbe in ritardo, se non si affrettava.
Hermione
sospirò, girandosi dalla finestra, a guardare Ron che fissava nel nulla con un’occhiata
trasognata.
“Ron?” Lo chiamò
leggermente, senza però ricevere risposta, cosa che le
fece cambiare tattica. “Ronald!”
“Che c’è?” Grido Ron, scattando su e afferrando la bacchetta,
inciampando nel processo.
“Sono
preoccupata. Harry non ha risposta all’ultima lettera che gli hai spedito. Forse qualcosa non va.” Rivolgendosi di nuovo alla
finestra, sbirciò fuori nell’oscurità, rilassandosi nell’abbraccio di Ron, e
appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre tutti e due guardavano nell’oscurità
della notte.
Draco entrò
nella Stanza Rossa alcuni minuti prima di suo padre e
si sedette con grazia su uno dei braccioli della sedia. Sapendo suo padre come faceva, presunse che arriverebbe in ritardo, per fare un
ingresso più drammatico. Lucius Malfoy entrò nella stanza in uno svolazzare di
stoffa nera.
Avanzando
davanti a suo figlio, ignorandolo, mentre raggruppava i propri pensieri.
“Come saprai, in simili durate, abbiamo bisogno di essere il più forte
possibile. Per mantenere una fonte continua di magia cruda, il meglio è
prendere un familiare. Ho parlato di questo con molti altri, che sono stati d’accordo
che è importante che guadagniamo dei familiari. E non familiari
qualsiasi. Devono essere i più forti che i soldi
possono comprare.” Draco si morse la lingua all’asserzione del padre.
Lentamente,Draco si volse alla stoffa nera drappeggiata
drammaticamente su un grande oggetto. Draco odiava le sorprese di suo padre,
solitamente diventavano molto insanguinate, e lui odiava sporcarsi. Da là, il
suo sguardo fisso si mosse alla massa di pelliccia grigia incatenata vicino al muro.
Steele, chiamato semplicemente, il lupo che era il
familiare di suo padre.
Draco non voleva
un familiare; aveva visto alcuni di quegli animali orgogliosi diventare nullità
dall’esaurirsi della loro forza vitale magica in continuazione. Molti familiari
diventavano lentamente arrabbiati a causa dell’ammontare di magia che erano costretti a trattenere all’interno dei loro corpi. Il
mago o la strega del familiare potevano attingere a
questa magia ad alcuna durata. Durante la battaglia, era diventato comune
prendere il proprio familiare a combattere, così da non avere solo una fonte
addizionale d’energia, ma anche un animale che morrebbe
per te senza un pensiero. Comunque, molti familiari morivano
quando un mago prendeva troppa magia, lacerandola dal corpo degli
animali attraverso l’obbligazione.
“Ho deciso che sia migliore per te se prendi un familiare. Quando il tempo viene, avrai bisogno di tutto il potere che
puoi maneggiare. La cerimonia vincolante avrà luogo domani
sera; da là, sarà nel tuo più buon interesse guadagnare come molto controllo
sul tuo familiare come io ho sul mio.” Detto questo, Lucius addentò le dita chiamando
un elfo. Un piccolo movimento di bacchetta scongiurò
una sedia comoda, mentre un altro liberò Steele, che
immediatamente si mosse al lato del suo padrone, sedendosi obbedientemente. Un
finale gesto diede il permesso agli elfi di togliere
la stoffa liberando ciò che nascondeva.
Il fruscio molle
di stoffa si fermò, lasciando la stanza nel silenzio. Ognuno sbirciò ai contenuti
della gabbia. Sventolando la mano, Lucius congedò gli elfi domestici prima di
gettare uno sguardo a suo figlio. Osservando l’occhiata
sbalordita sul viso di Draco sorrise, per poi guardare nuovamente al contenuto
della gabbia.
“bene?” L’interrogò,
continuando a fissare negli smeraldi che ardevano di furia.
“Grazie padre. E’
magnifico, ma non credo che Dumbledore mi permetterà di portare una pantera
adulta con me a scuola.” Mormorò Draco, sbirciando
nella gabbia alla molto incazzata pantera. Sorgendo con grazia dalla sedia
Lucius ridacchiò, mentre uscì dalla stanza seguito da Steele, lentamente, dietro di lui.
“Dumbledore l’ha
già accettato, il vecchio sciocco. Lui crede che aiuterà molti degli studenti a
giungere ad una più piena comprensione della responsabilità.”
Con quello detto scomparve, lasciando Draco nella
stanza con quello che presto diverrà il suo familiare.
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Capitolo
4-Binding familiars
La sala, al
feudo dei Malfoy, era brillantemente illuminata. In essa, file di sedie occupate dagli importanti amici dei suoi
genitori, tutti invitati a testimoniare alla rilegatura di un familiare
all’erede dei Malfoy. Draco, con un abito di seta verde smeraldo, era in piedi.
Dai suoi capelli biondi si versava un alone di luce. In quel momento, il
ragazzo sembrava l’immagine perfetta del principe a cui era
paragonato. L’abito lo vestiva perfettamente, rendendolo splendido,
mentre ascoltava l’anziano mago che stava in piedi di fronte a lui. La pantera
posava sull’altare; l’unico segnale che era viva era il continuo muoversi del
serico petto. L’animale drogato prima della cerimonia, era in un sonno
profondo, in modo che la cerimonia potesse procedere senza spargimento di
sangue.
Spostandosi in
un tentativo di diventare più comodo nei suoi stivali rigidi di dragonhide, Draco iniziò a desiderare di aver messo il suo
secondo paio favorito. Però, questi rendevano migliore
l’insieme. Riportando l’attenzione a ciò che stava succedendo, Draco guardò il
vecchio mago tracciare sulla spalla dell’animale una ferita con una lama
d’acciaio. La mano di Draco si allungò verso il vecchio mago, guardandolo
tracciare una sottile linea attraverso il palmo con la stessa lama. Il sangue,
che scorreva, creava un sorprendente contrasto contro la sua pelle pallida.
Prendendo un profondo respiro, Draco posò la mano sopra la ferita sulla spalla
dell’animale. Muscoli scivolarono sotto il suo palmo, come la
pantera si ritrasse al suo tocco.
“Draconis Lucius Malfoy, prendi questa bestia come tuo
familiare?” Il vecchio mago intonò.
“Si.” Affermò
semplicemente Draco, la voce che echeggiò nella sala.
“Sangue del tuo sangue?”
“Sangue del mio sangue.” Rispose Draco, ignorando il prurito che cresceva
all’interno del suo palmo.
“Magia alla magia?”
“La mia magia
alla sua magia.” Le parole che fluivano agevolmente
dalle sue labbra,dopo esser stato fatto esercitare per
molte ore da suo padre.
“Anima ad anima?”
“La mia anima
alla sua anima.” La sensazione nel suo palmo
s’intensificò, spedendo formicolii sul suo braccio.
“Come chiamerai
il tuo familiare?”
“Lo chiamerò…Damian.” Il palmo bruciò come il mago accennò col capo,
come se la sua approvazione del nome fosse importante per Draco.
“Obbligazioni
fatte col sangue, allacciate con acciaio.”
“Allacciate da
acciaio, l’obbligazione è guarita.” La finale frase
che rimane nell’aria, come se sfidando chiunque a confutarla.
Una stoffa di
seta, alzata da un piccolo vassoio, mostrò un anello ed un collare. In un unico
movimento, l’anello fu messo al dito bagnato dallo
scorrere del sangue. Il collare prese un poco più di sforzo, con due uomini che
aiutano, ma infine, il vecchio mago riuscì a scivolarlo
al collo dell’animale.
Con uno scatto
risonante, il collare si chiuse, simultaneamente il prurito svanì e Draco sentì
come se una porta nuova si fosse aperta nella sua mente. Voltandosi lentamente,
Draco, affrontò la folla di persone che lo guardavano, e sorridendo
malignamente, s’inchinò con eleganza. Immediatamente l’aria si riempì con
applausi, mentre le persone si alzavano in piedi congratulandosi con lui sul
successo della cerimonia.
In piedi tra i
suoi genitori, Draco osservava l’anello al suo dito. Fatto d’argento, era disegnato per sembrare un serpente che posava la testa
sulla coda, e tra le zanne un grande smeraldo. Il collare attorno al collo
della sua pantera era molto simile, con piccoli smeraldi all’interno delle
spire dei serpenti che lo circondavano. Con sguardo altero, Draco osservò gli
elfi domestici prendere l’animale ancora addormentato
e svanire con un ‘pop’ impercettibile. Sospirando internamente, Draco strinse
la mano ad un ennesimo amico di suo padre. La celebrazione dell’obbligazione
durerà probabilmente tutta la notte; la qual cosa voleva dire
che lui era costretto a stringere mani, cosa che odiava; stava per essere una luunga notte.
Hermione
singhiozzò tra le braccia di Ron, incontrollabile. Il ragazzo non era di molto
conforto, essendo anche lui sotto choc. Membri dell’ordine erano in piedi,
nella piccola cucina del Cunicolo. Tutti, avevano ombre scure sotto gli occhi,
e la maggior parte di loro mostrava la privazione di sonno di molti giorni.
Nessuno parlava, impauriti di rompere il silenzio che riempiva la casa e che
sembrava echeggiare nell’area e oltre.
“E’ solo
svanito.” Disse Mad-Eye. “Tutta la sua roba è ancora
nella casa, anche la sua bacchetta.” Mettendo la mano
nella tasca del soprabito, tolse la bacchetta che posò attentamente sul tavolo.
Il legno estremamente levigato, rifletté la luce mentre
posava fra tazze da tè vuote e piatti, come se l’intero incidente potesse
essere biasimato su quelli raggruppati attorno a lei.
“Harry non si
muove mai senza la sua bacchetta.” Disse a bassa voce
Ron, estendendo la mano e permettendo al suo dito indice di levitare sopra la
bacchetta, in una vuota carezza. Cenni rigidi d’accordo vennero da tutti i
membri dell’ordine, portando ad una sosta dell’attività all’interno della
cucina.
“E’ accaduto
qualcosa a quel povero ragazzo!” Gemette la sig.ra weasley, scoppiando a
piangere ed afferrando il marito. Hermione e Ginny la seguirono
rapidamente, singhiozzi che riempivano, rumorosamente, la cucina silenziosa.
Come la sera calò, il Cunicolo ridivenne silenzioso, a
parte i bisbigli di conforto e i mormorii di piani e possibilità.
Harry si svegliò
su di uno spesso cuscino, in una delle camere da letto
più grandi che avesse mai visto. I primi raggi del sole mattutino spazzavano la
stanza. Alzandosi sulle sue zampe, avvertì il collare attorno al collo ma, invece di stringere, sembrava come se fosse fatto
di un qualche liquido, fluendopiuttosto
che contenendo. I suoi occhi precipitarono immediatamente sulla figura
drappeggiata attraverso il letto. Scivolando in avanti silenziosamente, sbirciò
il suo padrone che dormiva su di un lato, un braccio gettato attraverso il
letto, mentre l’altro era piegato sotto la testa.
‘Aspetta un attimo. Quando mai ho
iniziato a chiamare Draco padrone? Voglio dire, per la maggior parte del tempo,
non è altro che un perfetto idiota.’ C’erano altri tempi in cui sembrava un
angelo…finché non apriva la bocca e rovinava l’intero ritratto. Draco, era
l’immagine della perfezione, nella mente di Harry; ma qualche volta, poteva
essere un vero piccolo demone. Come se il diavolo l’avesse spedito con l’unica
missione di rendere pazzo Harry.
Scuotendo la
testa a simili pensieri, Harry rivolse di nuovo lo sguardo a Draco che aveva
cominciato a risvegliarsi sotto i suoi occhi attenti. Lentamente, le palpebre
si aprirono, per rivelare un paio d’occhi blu-ghiaccio,
seguiti rapidamente da un grido che avrebbe risvegliato
i morti.
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Capitolo 5-Soft paws, sharpclaws
Draco gridava e
concionava da molti minuti su etichetta corretta da tenere a
letto prima di calpestare oltre Damian e andare nel bagno, sbattendo la
pesante porta dietro di se. Gli occhi di smeraldo della pantera sembrarono
brillare in divertimento, mentre fissava la porta del bagno prima di saltare
sopra il letto di Draco, accomodandosi fra i serici fogli. La reazione di Draco
fu inapprezzabile. Harry non lo aveva mai visto agire altro che come la grazia
incarnata; ancora, Draco era rotolato fuori del letto per sbarcare sul
pavimento, in una mossa che, Harry, aveva visto fare solo a Neville. Se ci pensava, Harry non lo aveva mai visto imprecare. Doveva esserci una prima volta per tutto, figurò Harry,
prima di posare la testa sopra il cuscino di Draco.
Draco condusse
silenziosamente Damian per le sale del Feudo dei Malfoy, facendo una pausa
prima di aprire la porta della stanza Blu. La stanza era nuda a parte le fruste
e armi che decoravano la stanza. Suo padre era
all’altro lato della stanza, con il suo familiare seduto, fedelmente, dietro di
lui.
“Sono molto deluso di te, Draco.” Cominciò determinato
Lucius, passeggiando davanti a uno dei muri, finché si
fermò a raccogliere qualcosa da esso. Facendo scivolare il cuoio tra le dita,
si girò verso suo figlio.
“Stai girando
attorno a quella bestia da tre giorni ormai, e non hai fatto nessuna mossa o
sforzo per incominciare a addestrarlo. Ci vuole disciplina, per fare un buon
familiare.” Battendo il frustino sulla mano, camminò
impettito verso il figlio. “Se hai paura di colpire l’animale, permettimi di
farlo per te.” Elevando il frustino, cominciò una
spazzata discendente, gelandosi quando Draco avanzò di
fronte ad esso.
“Non ti
permetterò di colpire Damian, padre. Lui è il mio da proteggere, e non
permetterò ne a te ne a chiunque altro di
danneggiarlo.” Affermò Draco semplicemente, stando in piedi di fronte a suo
padre, calmo, e fissandolo nelle profondità dei suoi pallidi occhi.
“Sia come vuoi.” Il frustino di cuoio colpì la pelle del viso
di Draco. Suo padre alzò di nuovo l’arma ma si fermò
al suono di un basso ringhio; girandosi attentamente, si trovò ad affrontare la
pantera, che stava cominciando a muoversi verso di lui. Orecchi pigiati al cranio,
Damian si avvicinò furtivamente a Lucius; coda che dondolava dolcemente in un
modo adottato da un gatto in caccia.
Draco, lentamente,
si alzò, sangue che scorreva dalla ferita sul suo viso. Per una volta in vita
sua, suo padre sembrò incerto, non intelligente su
come procedere con la situazione. Draco si ritirò, quando l’uomo alzò
nuovamente l’arma, come se sbarcarlo di nuovo su di lui, ma gridò
alla macchia di pelliccia nera che colpì suo padre, allontanandolo di nuovo da
Draco. Il frustino ancora stretto nella mano di suo padre cominciò la discesa,
ma colpì la terra, quando un colpo dato da artigli acuti colpì il suo braccio.
Gridando, suo padre si afferrò il braccio, allontanandosi dalla pantera
ringhiosa. Un ringhio basso fece voltare Draco verso il lupo che sbatte nel fianco del felino in un tentativo di proteggere
il suo padrone. Una piccola rissa iniziò tra i due, finché il lupo guaendo non
uscì dalla porta con la coda tra le gambe. Il felino, ancora una volta,
cominciò a camminare verso l’uomo ma si gelò quando
Lucius tirò la sua bacchetta da sotto gli abiti che portava. Avventatamente,
lanciò un incantesimo nella direzione dei due.
Alla vista della
bacchetta Harry ringhiò in rabbia. Il colpo secco e l’incantesimo gridato lo gelarono per un attimo prima che la sua mente gridò ‘Protego’. Chiudendo i suoi occhi, Harry afferrò il pensiero
dell’incantesimo e concentrò tutta la sua magia in facendolo accadere.
“Le palle di
Merlino!” Fu il bisbiglio detto da Draco mentre la
mano rimaneva sul fianco vellutato di Harry. Entrambi fissarono
in timore reverenziale, oltre che sbalordito, lo scudo ardente di fronte a
loro; ardeva di un blu profondo che rendeva quasi impossibile vedere attraverso
esso. Girando lentamente la testa, Harry ringhiò nella direzione dello
scioccato Malfoy senior. Ringhiando ancora Harry diede un altro avvertimento a
Lucius, che girò rapidamente su se stesso e tempestò fuori della stanza in un
adattamento dell’ira. Alzando la snella testa, Harry guardò verso Draco che
stava osservando stupito lo scudo, sangue che lentamente gocciolava dal suo
mento sopra gli abiti. Occhi pallidi soddisfecero color smeraldo, mentre una mano
si stabiliva più fermamente sulla schiena del felino.
“Bravo ragazzo.
Bravo Damian.” Disse a bassa voce Draco, mentre accarezzava il pelo irto della
pantera cercando di calmare il felino arrabbiato. Harry rimase silenzioso sotto
le mani gentili di Draco; prima di rendere udibile un debole brontolio e
scoppiare in forti fusa, girandosi per spingere la sua testa verso la mano.
Draco zoppicò
dalla stanza Blu, mano sinistra che rimaneva sulla groppa di Damian per
appoggio. La mano sinistra afferrava il viso, nello sforzo di rallentare lo
scorrere del sangue che usciva dal taglio. Appena
arrivò nella sua stanza, si diresse verso il bagno. Aprendo i rubinetti, riempì
la vasca da bagno in cui versò sali effervescenti molto costosi, che odoravano
fortemente di vaniglia. Senza pensarci, si tolse gli abiti ed affondò
nell’acqua bollente, ignorando la sensazione che brucia
che saliva attraverso il corpo. Affondando nell’acqua fino al naso, permise
alle lacrime di scivolare in giù le guance, sale che brucia come incontrava la
ferita sulla sua guancia.
Harry sbirciò
nel bagno, vedendo draco in salvo fra l’acqua saponata; Harry camminò carponi
nel bagno. Posando la testa sull’orlo della vasca, fissò pensierosamente il
biondo. Forse Draco non era il piccolo mangiamorte perfetto che tutti pensavano
fosse, Harry non l’aveva mai visto agire in tal modo.
Attraverso tutte le situazioni ed incidenti a scuola, Draco aveva lanciato
insulti e negoziato colpi come il peggiore dei suoi nemici. Forse, tutto non
era perfetto nella vita di Draco.
Harry si lasciò
cadere in giù sulla stuoia color smeraldo, prossima alla vasca da bagno. Draco,
aveva promesso di proteggerlo da chiunque. Nessuno, nell0intera sua vita, aveva
promesso di proteggerlo senza un pensiero o pianificazione accurata. Harry fece
leggermente le fusa, con la testa sulle sue zampe. Da ora in poi, proteggerebbe
Draco. Harry figurò che la situazione di Draco era simile alla sua con i
Dursley; ma peggio, molto peggio. Harry penso adiratamente che, da ora in poi,
chiunque tenterà di far male a Draco, dovrà trattare con le sue zanne ed i suoi artigli.
RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli
altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling
Capitolo
6-Training
Draco sedeva nella piccola camera
da pranzo che confinava con la sua camera da letto. Usava raramente la
brillante stanza, preferendo fare colazione con i suoi genitori nella sala da
pranzo principale, ma dopo l’incidente di ieri, aveva deciso di mangiare da
solo. La stanza era decorata con colori brillanti,
mobili di legno pallido, che rifletteva la luce.
In cima al piatto, vuoto, c’era una nota di suo padre.
Affermava semplicemente ‘Ti aspetto alla stanza blu
alle 11 meno un quarto’, consegnato da un elfo domestico
invece che da sua madre, cosa che significava che la faccenda era più seria del
solito. Girandosi, guardò a Damian, intento a mangiare strisce di carne cruda
da una ciotola d’argento con profili di bronzo. Come se lo sguardo fisso di
Draco fosse tangibile, la pantera alzò lo sguardo, mentre la lingua scorreva
sui suoi baffi scuri, per annullare ogni piccola traccia di sangue dal viso.
“Questa mattina dovrai restare qui Damian. Devo incontrare
mio padre.” Disse Draco, spiegazzando la nota e lasciando la stanza prima che
Damian potesse fare una mossa per seguirlo. Ringhi
adirati l’inseguirono in giù la sala, ma Draco li
ignorò; preferirebbe esser ferito lui, piuttosto che permettere a Damian di
essere danneggiato.
Sbattendo una zampa massiccia contro la porta, Harry ruggì. Come era supposto proteggere Draco se era rinchiuso in una
stanza? Raggruppando il suo peso, Harry si lanciò contro la porta, che però resistette. Damian ringhiò infelicemente, ma decise
di cambiare modo. Guardando alla fila di finestre, sgattaiolò avanti,
raggruppandosi per un nuovo balzo verso il vetro. Chiudendo gli occhi al rumore
del vetro fracassato sotto al suo peso e alla sensazione
improvvisa di precipitare, che gli fece sperare di sbarcare sulle sue zampe.
Draco sedeva su una sedia che aveva trasfigurato nella
stanza blu. Le dita che cincischiavano nervosamente coi
fermagli del mantello mentre aspettava il suono dei passi di suo padre. Molti
minuti dopo, venne ricompensato da un forte rumore di
stivali; eccetto che il portamento era più veloce del riservato usato
solitamente da suo padre. Qualche secondo più tardi la porta si aprì, ed un
animale pallido entrò nella stanza, seguito rapidamente dal suo padrino.
L’uggiolare di Draco pronunciando ‘Severus’ fu brevemente tagliato dallo
sbattere della porta e da una botta che echeggiò quando
qualcosa batté pesantemente su di essa. Draco ridacchiò divertito
quando uno Shepard tedesco saltellò su di lui
per ricevere qualche carezza, prima di rivolgersi nuovamente al suo padrone.
“Ehi, Severus, problemi?” Chiese Draco,
quasi facendo le fusa, prima di scoppiare a ridere all’occhiata del suo
padrino.
“Haha…arriviamo agli affari. Dov’è il tuo familiare?” Ringhiò Severus, prima di ghignare e
tirare Draco in un abbraccio. “Come stai?”
“Io sto bene.” Mormorò Draco, alzando lentamente una mano
fino al taglio sul suo viso. Puntando la bacchetta alla porta, la fece aprire,
rivelando lentamente la pantera protesa di fronte alla porta.
“Bene, sono qui su richiesta di tuo
padre, per insegnarti sull’obbligazione Familiare. Hai letto il libro che ti ho
spedito?”
“Libro? Che libro sarebbe?” Chiese
innocentemente Draco.
“Come non detto.” Con un gesto della sua bacchetta, una
seconda sedia apparve. Sedendosi, Severus guardò ansiosamente Draco, prima di
chiamare lo Shepard a lui.
“L’Obbligazione Familiare viene
considerata appartenente alla magia scura perché utilizza sangue per
propriamente lavorare. Quella è una delle ragioni per cui si è costretti a
prendere una licenza e a portare a termine una cerimonia formale per compiere
il legame. Ogni passo del rituale ha un importante fattore da giocare nella
creazione dell’obbligazione. Sangue, così che tu possa
sentire le emozioni del tuo familiare e capirlo meglio. Magico, così che
tu possa immagazzinare al suo interno energia magica
per quando ne avrai bisogno. Si considera che l’anima sia il passo più
importante, e che completi l’obbligazione. Permette ad un familiare ed il suo
mago, o strega, di comunicare; fa anche in modo che i due non possano separarsi
mai. Come il legame d’anima magico che costringe a passare insieme il resto
della vita, aumenta la durata di vita dell’animale per
accoppiare con quella dei maghi.
La licenza si richiede perché molti degli animali limitati
sono selvatici, non gatti di casa e rospi. Lupi, leoni e cavalli sono alcuni
degli esempi dei familiari più grandi che siano stati
registrati. Le opportunità che una obbligazione
si rompa sono troppo pericolose per considerare di scegliere un grande
predatore come familiare. Se un’obbligazione si
rompesse, l’animale probabilmente inizierebbe ad attaccare chiunque gli sia
vicino. C’è anche il pericolo per chiunque attacchi o infastidisca
il padrone dell’obbligazione; se il familiare del mago è irritato, può
attaccare. C’è anche una più grande opportunità che
uccidano la persona che attacca il loro mago, piuttosto che ferirlo solo.
Parlare telepaticamente al tuo familiare, è ritenuto
impossibile; c’è stato un solo caso noto, ma non è mai stato provato. Io ho Nerva da sette anni e non ho mai comunicato con lei. Molti
studi credono che un’obbligazione telepatica può essere
creata solamente se c’è amore tra i due. Familiari possono adorare il
loro mago, ma non può mai amarci realmente. Un familiare può contenere
solamente così tanta magia come la sua massa corporale. Il più pesante
l’animale, il più grande la forza che può contenere. In
teoria, familiari potrebbero usare anche la magia immagazzinata
all’interno di loro, se capissero gli incantesimi e come usarli.
Un’obbligazione di quel tipo, non è mai esistita.”
Sedendosi di nuovo, Severus sospirò. L’Obbligazione Familiare è molto difficile
da spiegare, e l’opportunità di esperimentarlo nella sua piena forma è quasi
impossibile. Guardando a Draco, osservò come il giovane accarezzava
dolcemente la pelliccia spessa del collo della pantera. Entrambi sembravano pronti ad addormentarsi per la noia mortale.
Strofinandosi gli occhi, si alzò lentamente.
“Ora, per la parte pratica. Prima di dividere la magia, si
deve avere la sua obbedienza. Allontanati dal tuo familiare e poi chiamalo.” Severus guardò come Draco si allontanò dalla pantera, che
si stese su di un lato.
“Damian, vieni.” Occhi color dello smeraldo brillarono, prima di socchiudersi. Una zampa fu alzata
d’innanzi al grande gatto, che cominciò a drizzare
attentamente la pelliccia con la lingua.
“L’obbedienza è molto importante. Il tuo familiare deve
poter essere in grado di pensare per se in tutte le situazioni che possono
sorgere. Quell’animale rognoso può salvare la tua
vita, un giorno, anche senza i tuoi ordini. Permettimi di darti una
dimostrazione. Voglio che tu mi attacchi, il tuo scopo è rimuovere la bacchetta
dalla mia mano.” Disse Severus, tendendo in fuori la
sua bacchetta ed andando in una posa difensiva. Draco, immediatamente rispose
disegnando la sua bacchetta, e gettando molti incantesimi. La bacchetta di
Severus acciottolò a terra, ma appena fermò di
rotolare, Nerva l’aveva raccolta e riportata alla
mano di Severus.
“Ora getta la tua bacchetta e di al
tuo…animale di andare a prenderla.” Draco lanciò la bacchetta, fremendo al
suono dell’acciottolare rumoroso nella stanza silenziosa.
“Damian, prendila.” La pantera sbadigliò estesamente,
mostrando le zanne, prima di iniziare a stirarsi e tendersi.
“Ti suggerisco di lavorarci sopra. Ora, tuo padre ha
menzionato che è successo un incidente, ieri, che poteva aver un qualche
interesse per me.”
“Ah si, ero intento ad…addestrarmi con mio padre, quando un
incantesimo andò a monte, e prima che potessi reagire,
uno scudo è apparso.” Disse Draco; non c’era emozione nella sua voce o sul suo viso, mentre spiegava ciò che era successo al suo
padrino.
“Che tipo di incantesimo schermante
era? Ricordi il suo colore?”
“Penso che lo scudo fosse blu, blu
scuro.” Draco tentò di richiamare alla memoria gli eventi, ma si accorse che i
ricordi sembravano alquanto nebbiosi, e quando stava per dire di non ricordare,
una voce bisbigliò nella sua testa. Protego, l’incantesimo
che ho usato era protego.
“Protego, l’incantesimo era protego.” Balbettò Draco.
“Quello è uno scudo difensivo molto forte, non ricordo che sia insegnato a scuola.”
“Suppongo che l’ho dovuto leggere
in uno dei miei libri.” Mormorò Draco, affondando una mano nella pelliccia di
Damian, in cerca di conforto, che sbirciò al biondo scompostamente seduto.
“Hm, in ogni modo ritornerò domani per continuare la parte
pratica del tuo addestramento, fino ad allora, ti
suggerisco di leggere il libro.”
“Certo Sev, lo farò subito.” Mormorò sonnolentamente
Draco, agitando una mano all’uomo che lasciava la stanza, Nerva
che cammina felicemente dietro di lui.
Harry seguì l’uscita di Snape con gli occhi. Le informazioni
che aveva scoperto, erano estremamente interessanti. L’obbligazione era per
sempre; ed apparentemente, un mago non era mai stato legato ad un altro mago mentre era nella sua forma di animagus. Harry sbadigliò estesamente, mentre seguiva lentamente Draco fuori
della stanza. I suoi occhi seguivano i movimenti aggraziati del biondo,
ponderando su ciò che accadrà quando Draco si
accorgerà della finestra rotta. Dando un ghigno panteresco,
iniziò a fare le fusa. Non vedeva l’ora che arrivasse
l’indomani, con una seconda opportunità con Snape, possibilmente con la
possibilità di esaminare le sue zanne su di lui.
RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli
altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling
Capitolo 7-Una
storia familiare
Draco era in
piedi di fronte alla porta che proteggeva lo studio del padre. Guardando alla
porta, e poi alla lettera che teneva in mano, si morse il labbro inferiore
prima di gettare uno sguardo in giù, alla pantera nera che sostava accanto a
lui. Gli occhi della pantera brillarono, e sembrava che in essi
ci fosse un’occhiata di allegria pura su tutto il muso dell’animale. Era quasi
come se l’animale fosse ansioso di frequentare la riunione che stava per
iniziare. ‘Stupido animale, padre si arrabbierà,
quando vedrà i miei voti scolastici.’ Fu il pensiero di Draco, prima di alzare
la mano per bussare dolcemente alla porta di legno di ciliegio. Dopo aver
ricevuto il permesso, entrò cautamente.
La stanza era immersa in un’oscurità spessa. Lo
studio del padre, era raramente illuminato da più che candele, che rendevano la
stanza paurosa. Draco si avvicinò alla massiccia scrivania, confortato
dalla presenza di damian, che vagava fiduciosamente in cerca di preda accanto a
lui. Draco allungò la busta alla mano che, apparentemente, era apparsa fuori dalle ombre. Sedendosi con grazia sulla sedia offerta
dal padre con un piccolo gesto della mano dell’uomo, guardò a Damian che aveva
lasciato il suo fianco.
La pantera stava
lanciando occhiatacce ad un ritratto animato del suo padrino, che si trovava
appeso sulla cappa del focolare. Sembrava odiare Severus, riuscendo ad inseguirlo
fino alla stanza Blu; nessuna questione come Severus arrivasse prima o tardi.
Draco trattenne un sorriso al ricordo di Severus che diceva di aver visto il
gatto che osservava per il suo arrivo da una finestra, come se sapesse che
stava arrivando. Draco, aveva cominciato ad aspettarsi l’inaspettato, dalla
pantera, specialmente dopo la prima volta che era apparsa
quando avrebbe dovuto esser chiuso nella sala da pranzo. Ogni qualvolta
stava per confrontare suo padre in una delle sale, Damian scivolerebbe casualmente
da dietro l’angolo, come se stesse seguendo Draco da una certa distanza.
Addentando fuori dai suoi pensieri, schioccò le dita leggermente,
attirando l’attenzione di Damian, segnalandogli di avvicinarsi. Draco trattenne
il fiato, guardando la pantera fissarlo pensierosamente, prima di avvicinarsi
con grazia e acquattarsi ai suoi piedi.
“Un ‘A’ Draco?” Le fusa molli da Lucius erano amichevoli.
“Non è colpa
mia. Quell’orrido gigante insegna quella classe, ed i
suoi dannati animali mi stanno sempre attaccando. E’ anche un amico di harry
Potter, che lo rende parziale contro lo Slytherin.”
Disse calmo Draco, sapendo fin da prima che suo padre non avrebbe gradito i suoi voti. Era passato in ogni classe con un ‘O’, a parte i due ‘E’ che aveva ricevuto e quello
schiacciante ‘A’.
“Mi aspetto di
meglio da te, Draco.” La parlata lenta aveva fatto si
che Draco chiudesse di nuovo i suoi occhi, attendendo il colpo che solitamente
seguiva quella frase. Draco avvertì il cigolio molle del legno e poi un tonfo
molle. Aprendo gli occhi, si portò rapidamente in piedi, tentando di tirar via
la pantera dalla scrivania. Damian si era alzato sulle sue zampe nere ed aveva
messo le zampe anteriori sulla scrivania. Artigli come
pugnali, che sporgevano dai loro foderi, danneggiando la superficie perfetta
del legno come lo foravano.
“In giù,
Damian.” Disse Draco, aggrappandosi alla pantera, sorpresa
quando l’animale si lasciò cadere obbedientemente a terra, anche se
ancora emettendo un profondo brontolio proveniente dall’interno del suo petto.
“Almeno, hai
preso a cuore il mio consiglio, e finalmente hai messo del senso in quell’animale.” Disse Lucius
Malfoy, sfolgorando ai due. “Sei atteso da tua madre nella
sua sala da pranzo, in cinque minuti. Mi aspetto che tu ci sia in tempo,
così ti suggerisco di andare.”
“Grazie, Padre.”
Mormorò Draco, uscendo rapidamente dalla stanza prima di fermarsi
improvvisamente al rumore di grida di suo padre.
Girandosi, notò che Damian non era in vista. Imprecando a bassa voce, ritornò
immediatamente allo studio, fermandosi sulla porta a fissare la scena,
assolutamente scioccato. Damian stava dirigendosi verso di lui,
tranquillamente, da dove era stato seduto fino a poco prima lui. Accanto al
focolare. Una delle sedie mostrava i marchi della sua minaccia. Marchi
d’artigli, profondi, attraversavano la ricca stoffa di dove prima era
l’imbottitura, rovinando un paio di perfettamente accoppiate sedie che,
probabilmente, erano state all’interno della famiglia malfoy per generazioni.
Afferrando il colletto di Damian, lo trascinò dalla stanza, prima che suo padre
potesse recuperare dal colpo e prendere presa della sua bacchetta.
Sedendo su una
sedia nell’accogliente e soleggiata sala da pranzo della madre, Draco ponderò
le azioni di Damian. La pantera sembrava dilettarsi nel distruggere mobilia in
tutto il feudo, specialmente se la parola Malfoy era presente su di essa; la stanza di draco era rimasta relativamente illesa.
Damian spese anche un considerevole ammontare di tempo nel posare i suoi
artigli su ogni ritratto di Lucius malfoy che potrebbe
trovare, e facendo poi in modo che Draco lo seguisse, per essere sicuro che il
suo lavoro venisse ammirato. Scuotendo la testa, il biondo guardò sua madre
seduta davanti a lui; la donna stava bevendo delicatamente da una tazza da tè,
mentre leggeva una lettera da una conoscenza. Mettendo giù la lettera, guardò
verso Draco in maniera pensierosa prima di raccogliere la scatola di un
gioielliere che posava sulla tavola accanto a lei.
“Quando mi sposai a tuo padre, mi diede un familiare. Ero
molto contenta, dato che non avevo mai posseduto
qualsiasi cosa come lei in tutta la mia vita. Era solo un vincolo di sangue, mi
prese qualche tempo per dedurre che stava immagazzinando magia in lei ed
utilizzandone la forza vitale. Era una piccola, dolce, leonessa, che chiamai Doria, per il colore dorato del suo mantello.” La donna fece una pausa, gettando uno sguardo a Damian che
stava sbirciando adiratamente ad un ritratto di suo marito. Il grande gatto drizzò di nuovo gli orecchi prima di abbattere
una zampa pesante in cima al ritratto, obliterando completamente la cornice;
dovere fatto, il gatto vagò in cerca di preda. Draco si sorprese
quando vide sua madre sorridere alle sue buffonate, prima di continuare
con la storia su Doria.
“Lei aveva reso
sopportabile la vita in questo luogo, potevo contare su di lei per essere
sempre presente quando avevo bisogno di qualcuno. Un
vero familiare è estremamente fedele; loro ti seguiranno, non importa dove o
quanto pericolosa è la situazione. Damian, ti proteggerà con la sua vita se
glielo permetterai. Mi sembra che tu abbia un piccolo esemplare molto
intelligente qui, m’immagino che lui farebbe qualsiasi cosa che tu gli chieda. Alcuni giorni prima che Doria morisse,
ero andata ad un negozio speciale, ed avevo ordinato alcune medaglie particolari
per il suo collare. Spero, che li userai per Damian; sembra preoccuparsi di te
quanto faceva Doria per me. Vado a prendere il mio
mantello, così che si possa andare a Diagon Alley; immagino che tu abbia
bisogno di acquistare il tuo materiale scolastico.”
Dandogli la
scatola di velluto, si allontanò verso la sua stanza da letto, girandosi lentamente,
prima di uscire dalla stanza e mormorare, “Ama il tuo familiare, Draco, e lui
ti amerà in ritorno.” Sua madre entrò nella sua stanza, lasciandolo a fissare la scatola nelle sue mani.
Harry continuò a
cercare prede nella stanza, ascoltando la conversazione tra Draco e sua madre.
Delle cose che aveva detto la donna, erano troppo
vicino alla verità, perché piacessero troppo a Harry; e la sua ultima
asserzione, l’aveva fatto rabbrividire. Scivolando verso Draco, si mise
fermamente di fronte al mago, seduto, sbirciando nella scatola. Quattro fascini
arsero leggermente contro la seta nera. Il primo, che Draco estrasse, era una
spada d’oro con uno zaffiro nell’elsa. Un piccolo cartellino l’identificava
come un fascino protettivo che era stato sillabato con
la magia difensiva più forte conosciuta dai maghi. Seguente, c’era una ‘D’
lavorata eccellentemente in bronzo, un cartellino lo marcava come Doria. I due finali fascini, erano due campane d’argento.
Draco ne sollevò una dalla loro catenella, facendola tintinnare. Harry sbirciò
cautamente al cartellino, gli occhi color smeraldo che si allargarono in
sorpresa. Il cartellino affermava chiaramente che si trattava di una forma di
portkey. Quando il padrone dell’obbligazione teneva la
campanella nella sua mano e diceva il nome del familiare questo,
immediatamente, apparirebbe accanto all’animale. Harry, guardò
come Draco mise una delle campanelle al suo collo, prima di legare gli
altri tre fascini al collare di Harry.
Draco ghignò a
Damian che sedeva placidamente di fronte a lui, i fascini che splendevano
dolcemente come la pantera si spostava. Draco si alzò quando
sua madre entrò nella stanza, muovendosi rapidamente per abbracciarla.
“Grazie, Madre,
sono molto belli. Puoi dirmi quello che accadde a Doria?”
Chiese Draco, guardandola negli occhi.
“Lei morì. La
trovai una mattina, che giaceva in giardino. Non mostrava danni fisici; era
come se la vita fosse stata succhiata fuori di lei.
Come presumo sia successo.” Per un momento, sembrò come se stesse per piangere,
ma l’occhiata svanì e lei li condusse verso la porta. Scivolando una mano
attraverso la pelliccia di velluto sulla testa di damian, Draco guardò negli
occhi color smeraldo dell’animale.
“Odio quell’uomo.” L’asserzione era appena udibile, ma la pantera
allentò un ringhio basso.
Anch’io.
Bisbigliò
leggermente la voce attraverso la testa di Draco, che diede una scossa e
disegnò la bacchetta, mentre roteò osservando la stanza, che
però era vuota. Draco guardò negli occhi di smeraldo della pantera,
prima di mormorare qualcosa circa il sentire voci e correndo dietro a sua
madre, prima che la donna se ne andasse senza loro.
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caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling
Capitolo
8-Diagon Alley
Per Harry, la
noia era insorta due ore fa. Anche se guardare Draco provarsi numerosi abiti,
tutti nelle varie ombre di argento, blu e nero, stava
intrattenendo. Il momento più umoristico era sorto, finora, quando Draco aveva
ordinato alla sig.ra Malkin di trovare seta color
smeraldo che fosse perfettamente uguale agli occhi della sua pantera. La donna,
agitata, aveva mostrato ogni seta di color smeraldo che aveva nel negozio, ma
nessuna era su agli standard di Draco. Mentre Draco si
attardava in una collera, Harry ritornò a guardare le persone, occhi che
fissano fuori della vetrina. I suoi occhi iniziarono ad andare alla deriva quando si fermarono su di un bagliore familiare di
capelli color rosso-arancia, che lo fece alzare sulle zampe. Smeraldi
lampeggianti gettarono uno sguardo a Draco, prima di iniziare a sgattaiolare
verso la porta; agganciando attentamente una zampa nel manico ed aprendola,
così che potesse passare attraverso la porta.
Diagon Alley
sembrò molto diverso visto dagli occhi di una pantera, ogni cosa che vedeva era
un possibile pericolo per lui, causando il pelo per alzarsi leggermente prima
che si calmasse.
Scagliandosi
fuori della via d’accesso del negozio, Harry s’immerse attraverso le strade
piene di persone, arrivando ad un vicolo che percorse rapidamente. Camminando
silenziosamente, attraversò le ombre lungo i negozi che fiancheggiavano Diagon
Alley; la sua meta era arrivare a Ron prima che giungesse alla sua
destinazione. Harry gelò in cima ad un vicolo, per poi affondare nelle ombre
che guarda alla sua preda. I suoi occhi si chiusero su
Ron, fermo fuori di un negozio, aspettando impazientemente qualcuno. Acquattandosi
un minimo, Harry cominciò ad avvicinarsi cautamente al suo amico. Il suo
avvicinarsi venne ad un alt quando Hermione,
saltellando, uscì dal negozio davanti a cui si trovava Ron, avvolgendo le braccia
circa il suo collo e dandogli un rapido bacio.
Harry bestemmiò leggermente quando il duetto iniziò a dirigersi di nuovo
nella direzione da cui era giunto Ron originalmente. Harry sapeva che non c’era
alcun modo in cui avrebbe potuto precederli, a causa del groviglio confuso di
vicoli. Gettando uno sguardo al muro dell’edificio ai piedi del quale era acquattato, brontolò infelicemente; raggruppò le zampe
posteriori sotto di lui e pregò di non uccidersi. Gli artigli colpirono nelle
crepe del tetto, zampe posteriori che artigliano
disperatamente in un tentativo di trovare appiglio. Con una manovra rapida,
riuscì a tirarsi sopra il tetto, ignorando la voce bisbetica nella sua testa
che l’informava che lui non aveva messo molto ragionamento attraverso tutto questo.
Correre lungo i
tetti dei negozi, gli diede una nuova prospettiva di Diagon Alley. Ogni negozio
era decorato differentemente, ed aveva il suo proprio
odore, facendolo più facile per lui identificare il negozio al quale il tetto
apparteneva mentre ci stava correndo sopra. Fermandosi su di un tetto con
tegole rosse, si abbassò sulla pancia, prima di scivolare rapidamente, scavando
con gli artigli nelle tegole, così che potesse inclinarsi sull’orlo del tetto.
Ron e Hermione stavano in piedi sotto di lui, parlando, le voci quasi
impossibile da sentire nella confusione di persone che camminavano nel vicolo.
In uno sforzo di sentire di più, si mosse, a carponi,
in avanti, appendendo la parte anteriore del corpo all’orlo, orecchie diritte
in avanti, ascoltando intensamente.
Ron e Hermione
erano di rilievo nella folla numerosa. Scuola inizierebbe solo in due giorni, e
molti studenti erano venuti a raccogliere libri e altri materialirichiesti per l’anno
nuovo.
“Ron, non hanno
ancora saputo nulla su Harry.” Sibilò Hermione,
colpendo Ron nel petto.
“Non vedo per
quale motivo tutti sono preoccupati per lui; non importa quello che succede,
lui lo scampa sempre. Ci sono grandi possibilità che sia
su una missione per l’ordine, qualcosa di cui non vogliono che sappiamo.”
Mormorò Ron, guardando via dalla sua ragazza, gli occhi che cercano
i suoi genitori fra il traffico.
“Pensaci, Ron.
Non metterebbero Harry in pericolo, è troppo
importante. Credi onestamente che lo spedirebbero via senza dircelo? Deve
rimanere vivo, Ron. Ricorda la cosa di salvare il mondo, Harry è il solo che
può sconfiggere Tu-sai-chi.”
Hermione si
girò, e stava quasi per dirigersi nuovamente nel flusso del traffico
quando una palla nera massiccia cadde a terra, di fronte a lei. Saltando
in dietro, afferrò la sua bacchetta mentre Ron avanzò
vicino a lei, entrambi puntando le bacchette alla pantera ringhiosa di fronte a
loro.
Hermione studiò
la pantera nera acquattata di fronte a lei. L’animale portava un colletto
d’argento con molti fascini che penzolavano da lui, e che doveva essere il più grande gatto che lei aveva mai visto. La pantera camminò
impettita sibilando adiratamente in avanti. Rapidamente, Hermione gettò un
incantesimo d’Immobulus, ma inorridì
quando l’animale saltò fuori del percorso dell’incantesimo. Bassi
brontolii provenivano dall’animale, che fece un affondo in avanti. Ron afferrò
il braccio di Hermione e si diresse indietro, nel mezzo della strada gridando
per aiuto. Streghe e maghi si girarono, gettando uno sguardo alla pantera adirata;
dozzine di bacchette furono puntate come il coro
immediato d’Immobulus echeggiò attraverso il vicolo.
La massiccia pantera non era abbastanza veloce e gelò nel mezzo del salto.
Appena la
minaccia era passata, Ron si mosse avanti e gettò un pugno alla testa della
bestia.
Convinto che
l’animale fosse stato spedito da Tu-sai-chi
per ucciderli, gli tirò un calcio alle costole. Immediatamente altri colpi
precipitarono sul gatto, dalle varie persone che prendono
il rischio di riaversi contro Voldemort per crimini contro le loro famiglie. Minuti
più tardi, due Auror arrivarono sulla scena, costringendo la folla ad
allontanarsi dall’animale ancora a terra. Uno dell’Auror gli si
inginocchiò accanto, in una piscina di sangue, esaminando i danni
dell’animale ancora posato nel mezzo di Diagon Alley. Il secondo iniziò ad
interrogare la folla, tentando di scoprire cosa successe precisamente; i
bisbigli lo condussero a credere che la pantera aveva attaccato spietatamente e
senza provocazione. Si rivolse poi al suo partner che stava fissando i ciondoli
che appendevano dal colletto della pantera nera.
Preoccupato per
il partner, questi si curvò e parlò a bassa voce
all’uomo, dando una scossa alla risposta mormorata.
Draco spinse la
folla per passare, Damian era svanito dal negozio della sig.ra Malkin e dai venti minuti passati, lo stava cercando. La
vista che soddisfece i suoi occhi lo fece trattenere
un alito. Damian era immobile e coperto di sangue:correndo
vicino a lui, spinse da parte l’Auror, prima di tirare la testa di Damian nel
suo grembo.
“Chi ha fatto
questo!” Il suo ruggito echeggiò attraverso Diagon Alley, teste che si girano a guardare al giovane mago adirato che stava passando
la mano su una insanguinata zampa anteriore. Ignorando gli sforzi dell’Auror
per chiedere scusa sull’incidente e calmare il giovane Malfoy, prima che
potesse puntare la sua bacchetta sulla folla, Draco sedeva, lanciando
occhiatacce alla massa di persone che lo fissano con paura, lo sguardo
focalizzato sugli unici due che lui ha riconosciuto, la Donnola e il Sangue-sporco.
“La pagherai per
questo, Donnola!” Ringhiò Draco, prima di imprecare a bassa voce e guardare
l’anello sul suo mignolo sinistro. Roteandolo sul dito, Draco attivò il portkey
che lo porterebbe dal suo padrino.
Draco sedeva sul
letto di una delle camere degli ospiti del Feudo dei
Snape, osservando Severus che esaminava le ferite di Damian. Nessuna delle
ferite era stata letale, sebbene molte erano profonde
ed in punti che impedirebbero al gatto i movimenti. Impazientemente il giovane
guardò come, il suo padrino, mosse le dita attentamente sulla testa della
pantera. Draco stava mordendosi il labbro dalla preoccupazione come Severus
aggrottò le sopracciglia e fece scorrere di nuovo le dita sulla fronte del
gatto. Prima di guardare nuovamente il suo figlioccio, Severus sospirò.
“Le ferite sono
quasi tutte superficiali. Ho messo su di loro una pozione che le guarirà rapidamente.
Gli ho dato anche una pozione per aumentare la produzione di sangue; Ha perso
un ammontare pericoloso di sangue, e preferisco essere sicuro, piuttosto che
spiacente. Ha anche una vecchia cicatrice sulla fronte, probabilmente dovuta
all’attacco di un altro predatore; è già guarita, così non c’è nulla di cui
preoccuparsi.” Fissando il suo figlioccio, accettò il
cenno che Draco diede prima di muoversi per lasciare la stanza.
“Severus!
Grazie, grazie.” Mormorò Draco.
“Sei il
benvenuto Draco. Solo, quando vieni con lui, usa la Polvere Volante; dovrebbe
stare bene. Ci vediamo domani a Hogwarts.” Salutando il più vecchio mago che
lasciava la stanza, Draco posò una mano amorevole sulla spalla dell’animale,
prima di inclinarsi in avanti e bisbigliare piano in un orecchio nero e
morbido.
Capitolo 9 *** cap9-il corriere speciale di Hogwarts ***
A Panther’s Heart
A
Panther’s Heart
Di Copper Vixen
Tradotto
da Furycat
RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri
caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling
Capitolo
9-Il Corriere Speciale di Hogwarts
Gli occhi di
Harry scivolarono aperti, lentamente, tutti i suoi sensi di pantera che tentano di trovare qualsiasi possibile minaccia negli angoli
scuri della stanza in cui giaceva. Spostandosi leggermente mosse la testa da
dove stava posando, nel grembo di Draco. Gettando uno sguardo in su, Harry notò che l’altro mago stava dormendo; testa
piegata da un lato, posato contro i cuscini accumulati dietro la sua schiena.
Il chiaro di luna che colava in mezzo alle tende, gettava ombre sul suo viso,
facendolo apparire spettrale ed angelico alla stessa durata, la sua pelle era
così pallida da ardere eternamente. Harry si alzò dal letto, facendo una pausa
vicino alla finestra come Draco mescolò nel suo sonno, mano che accarezza il letto dove Harry stava giacendo. Occhi di
smeraldo ammorbidirono, quando Draco stabilì di nuovo nel sonno, mani che giacciono sul cuscino ricoperto da piccoli peli neri.
Stirando il corpo flessibile, i mali ed i dolori dell’assalto del giorno prima,
lo fecero arricciare il labbro, sibilando silenziosamente. Passate le tende,
sbirciò oltre un set di porte francesi, che erano state
convenientemente aperte; una zampa leggera sul manico gli permise di
spingersi attraverso e zoppicare nell’oscurità che l’attendeva.
Appollaiandosi
accidentalmente sulla ringhiera di spessa pietra del balcone, Harry fissò la
piena luna che appendeva nel cielo. Una luce di segnalazione della speranza
nella notte, rappresentava tutto quello per cui Harry
si batteva. Facendo una pausa nel suo guardare alle stelle, i suoi orecchi appiattirono sulla testa al ricordo di ciò che
era successo ieri, immagini di pugni piedi. Ron, come poteva fare tale cosa
Ron? E Hermione, si era aspettato così molto di più da
lei. Lei era sempre stata gentile ed utile sempre, superando momenti grezzi con
lui ed non elevando un sopracciglio ad alcune delle
loro bravate. Arricciando le labbra in un segnale di disgusto, la conversazione
che aveva udito per caso era abbastanza per fargli
desiderare di lacerare gole, bene, almeno gli abiti. Non era un assassino, e
certamente non desiderava diventare uno perché i suoi cosiddetti amici,
l’avevano pugnalato alla schiena.
Saltando dal
balcone al secondo piano, camminò impettito nell’oscurità che circondava il
castello. Circondando il primo albero che incontrò, si alzò sulle zampe
posteriori e permise ai suoi artigli di lacerare attraverso la corteccia,
sbucciando pezzi di legno dall’albero. Di nuovo, e di nuovo,
mise gli artigli nel legno duro, aguzzandoli finché apparvero come sottili
aghi. Harry fissò alcuni rami che appendevano sopra di lui, prima di saltare nell’albero
e stabilirsi su un ramo basso. Il gemito solitario di un lupo lo fece sorgere
dal suo luogo, smeraldo sguardo che osserva la silhouette
di una figura con mantello che si muove lungo l’orlo della foresta verso il
Feudo di Malfoy. Occhi ardenti seguirono la figura e fecero una pausa come una
piccola ciocca biondo platino, scivolò gratuitamente del cofano, Lucius Malfoy.
Harry brontolò leggermente, saltando attentamente in giù e scivolando di nuovo
al balcone ed attraverso le porte francesi a dove Draco dormiva
pacatamente.
Harry cominciò
la sua prima notte ufficiale del dovere di guardia, proteggendo il giovane mago
che aveva giurato di proteggerlo.
Harry stava
sdraiato rigidamente sul suo cuscino imbottito e grande, sfolgorando alla
gabbia d’acciaio massiccia che era apparsa questa
mattina presto con una botta risonante. Una lettera indirizzata a Draco
informava il paio che, a causa del possibile pericolo che i familiari collegati
col sangue presentavano, dovevano essere messi in
gabbia e viaggiare in una carrozza diversa dai loro maghi. Entrambi furono molto irritati da questo, sentendo che loro sarebbero
stati capaci di proteggere l’altro se il bisogno dovesse sorgere. Harry rivolse
il suo sguardo fisso a Draco, occupato con l’imballaggio dell’ultimo minuto. Il
suo mago stava impaccando l’abbigliamento rimasto, lagnandosi sulla
sconvenienza di dovere andare via da casa; come poteva aspettarsi
l’inaspettato, se loro dovevano lasciare le certe cose a casa? Turbinando circa
tenendo due set di abiti eleganti, il suo sguardo
fisso precipitò su Harry, che stava tentando , attualmente, di sgattaiolare
dietro ad un grande baule nella speranza di scampare la mossa.
“Bene? Quale?”
Richiese Draco, la pantera, cieca ai colori, arricciò il
labbro prima di battere la sua zampa destra in giù.
“Hm, suppongo
che tu abbia ragione, il blu fa sembrare i miei occhi sfarzosi.”
Harry, tentò di
alzare gli occhi al soffitto, osservando come Draco compresse gli abiti prima
di sbattere il coperchio del baule in giù. Dita che toccano il suo mento, Draco
getto lo sguardo circa la stanza, tentando di decidere se o non stava
dimenticandosi qualsiasi cosa. Come lontano concerneva Harry,
quattro bauli erano un poco fuori di misura. Chiudendo i suoi occhi,
Harry figurò che era migliore prendere un pisolino, prima che partissero per la
stazione ferroviaria.
Draco colpì
leggermente la sua bacchetta nei suoi bauli, che
immediatamente si alzarono in aria, librandosi sopra il pavimento di legno. La
pantera stava attualmente dormendo, nella posizione
meno dignitosa alla quale Draco mai aveva testimoniato. Sospirando, gettò un
incantesimo sul gatto, alzandolo nella gabbia ed assicurandosi che fosse
stabilito sul grande cuscino. Bene, fatto quello,
gettò un’ultima occhiata circa la stanza, colpì i bauli e la gabbia e con
questi sospesi dietro di se, attraversò la porta, prima di chiuderla
leggermente dietro di se.
Draco stette in
piedi rigidamente tra Crabbe e Goyle. Già stava fallendo la calmante presenza
di Damian; che era stato preso da lui già da molti minuti, per esser messo
nella carrozza degli animali insieme agli altri
animale. Annusando al pensiero, Draco si diresse verso il treno, Damian era più
raffinato ed onorevole di metà delle persone che stavano salendo sul treno. Sgambando per il corridoio, si fermò a sbirciare
nel compartimento che lo Slytherin aveva chiesto per loro cinque anni prima. Un
gesto col mento, aveva l’effetto di far entrare sbrigativamente le sue così
nominate guardie del corpo, nello scompartimento per liberarlo dei suoi occupanti.
Guardando alle sue unghie perfettamente curate, ignorò i piagnucolii e botte
come molti primi anni furono lanciati, fisicamente,
dal compartimento. Avanzando su loro, Draco entrò nel compartimento e si
sedette prossimo alla finestra, sfolgorando a tutti i genitori che stavano
ondeggiando maniacalmente ai loro bambini. Draco alzò lo sguardo in durata per
testimoniare alla Donnola e al sangue-sporco che si ferma
fuori del compartimento prima di muoversi rapidamente oltre.
Scuotendo la
testa, prese il libro che Severus gli aveva dato dal suo mantello, intitolato ‘Il suo familiare e lei’, il libro
era notevolmente interessante e non asciutto come aveva creduto originalmente.
Un forte tonfo dal posto davanti al suo, gli fece alzare lo sguardo e
sfolgorare all’individuo che si sedette, fissandolo.
“Blaise.”
Mormorò Draco, alzandosi ad abbracciare il suo amico d’infanzia.
“Draco.”
Rilasciando Draco dall’abbraccio, si risedette nel su
posto, prima però, prelevando un giornale dalla sua tasca e darlo a Draco.
“Cosa c’è che
deve interessarmi in un giornale vecchio?” Disse Draco, prima di gettare uno
sguardo al titolo, occhi che si allargano come il
senso del titolo giunse al suo cervello: ‘Ragazzo-che-Sopravvisse scomparso?’.
“Quanti anni ha questo giornale?” Chiese Draco, alzando lo sguardo all’amico.
“E’ uscito solo
ieri, pensavo che ti avrebbe interessato.” Mormorò
Blaise, inclinandosi in avanti così che non potesse
esser sentito.
“Sai quello che sta per accadere? Saremo biasimati per questo; la casa di Slytherin non può
mai riposare. Ci cacceranno come i lupi gli agnelli.” Sbattendo il giornale
sopra il pavimento, Draco rivolse lo sguardo ghiacciato alla finestra,
osservando lo scenario scivolare via.
“Lo so. Dovremo
avere una riunione della casa appena ci siamo tutti, è già abbastanza cattivo
che siano i nostri padri che ci abusino, non abbiamo bisogno del resto della
scuola che spara su noi.” Blaise mormorò, prima di
gettare uno sguardo al libro che Draco stava afferrando. “Ehi! Anche tu?” Esclamò Blaise, colpendo la copertina del libro
di Draco con un dito.
“Si, perché? Anche tuo padre ha trovato la spinta per darti
improvvisamente un familiare?”
“Si, ha detto era per il mio compleanno. Mamma non era molto
entusiasta, ha detto che non avevo bisogno di uno,
dato che non sarei mai stato al servizio del Lord Oscuro. Papà era arrabbiato
orrendamente, ma sai come mamma.” Affermò candidamente
Blaise, tracciando un modello casuale sulla finestra.
“Si, la stessa
come la mia. Nessuna di loro vuole vederci accovacciarci nelle ombre come un
paio di animali selvatici.” Disse Draco, scivolando
una mano nella camicia e tirando fuori la sua campana d’argento, calmandosi al
leggero tintinnio.
“”Bene, cosa faremo su Potter? Parlare con lui è impossibile
e lui, controlla il resto delle case. Senza di lui al nostro lato, tutti
continueranno a presumere che noi siamo al servizio di
Voldemort. Saremo dannati se non riappare.” Bisbigliò Blaise, nella calma del
compartimento, guardando agli altri tre maghi seduti di fronte a lui.
“Aspettiamo e
facciamoci notare il meno possibile; ci comportiamo come si suppone che
facciano gli Slytherin.” Sibilò Draco sottovoce,
mentre la porta dello scompartimento scivolò aperto. Pansy, era in piedi
nell’entrata un sorriso seducente intonacato sul viso, come lei strillò in
estasi.
“Draco!” Gridò,
buttandogli le braccia al collo ermeticamente. Immediatamente cominciò a raccontare
quanto le era mancato sull’estate. Liberandosi, Draco la spinse nel posto
attraverso di lui, pressoché appiattendo Blaise che si spostò fuori del modo.
“Per Dio, donna,
quante volte devo dirti di non toccarmi?” Ringhiò Draco, immaginando la reazione
di Damian al trattamento di Pansy, e non riuscendo a trattenere il ghigno
malevolo all’immagine di un Damian che ringhia su una
Pansy strillante. Con la presenza di Pansy nel compartimento, nessun mago sentì
il bisogno di continuare la loro discussione.
Harry sedeva
infelicemente all’interno della gabbia, sfolgorando ai molti gatti e gufi
appollaiati attorno a lui. Il compartimento era orrendamente rumoroso, riempito
di grida e strilla di numerosi animali, tutti intenti
a richiamare i loro padroni alla stessa durata. Unendo di nuovo i suoi orecchi,
harry rilasciò un ruggito ringhioso che echeggiò all’interno dei confini stretti
del compartimento. Silenzio risuonò sul vagone per un breve momento, prima che
un uccello riavviò di nuovo la cacofonia di suoni.
Girando la schiena a tutti, posò in giù e mise la zampa in cima alla scatola di
Berti Botts, Fagioli di tutti i gusti che aveva
rubato da Draco. Indagando attentamente la scatola aperta, iniziò a mangiarli,
ignorando l’aria fresca che scorreva sui suoi fianchi e il gruppo di animali selvatici dietro a lui.
Mentre scivolava
infelicemente giù dal treno, Draco aggrottò le sopracciglia, ancora tentando di
ricordare dove aveva messo la sua scatola di Berti Botts,
fagioli di ogni sapore, per poi gettare uno sguardo
alla fine del treno, sperando di ottenere uno sguardo allo scompartimento degli
animali mentre lo scaricavano. Spingendo attraverso il branco di primi anni, di
fronte a Hagrid, ignorò le varie dita che aguzzavano nella direzione del gruppo
di Slytherin. Scalando con grazia in una delle carrozze che attendevano, Draco
rabbrividì al freddo che sembrava stesse colando sul
suo corpo, prima di abbracciare più stretto il suo mantello. Sperava che Damian
stesse bene; la pelliccia era così sottile, che doveva stare gelando.
Sfolgorando fuori della finestra, Draco guardò al castello appollaiato sulla
cima di una rupe, brillantemente acceso, accogliendo cordialmente tutti.
La sala si stava
riempiendo lentamente di studenti, centinaia di candele ballavano allegramente
sopra le loro teste, facendo sembrare l’immensa sala
piccola e comoda, Draco sedeva tra Crabbe e Goyle con Blaise attraverso di lui;
Pansy aveva accettato, di malavoglia, il posto dopo Blaise. Gettando uno
sguardo alla sala, Draco notò che molti studenti lanciavano occhiate verso la
tavola di Slytherin. Draco sbirciò su al tavolo dei professori, accennando col
capo al suo padrino, prima di fissare il Direttore che si era alzato per fare il suo discorso.
“Saluto tutti
voi, gradirei darvi il benvenuto ad un altro anno ad
Hogwarts. Prima che ci si metta a mangiare, ci sono
molte cose di cui debbo informarvi. Tutti voi dovrebbero
sapere che il terzo corridoio del piano sopra questo, che è circoscritto con un
nastro, è fuori dai limiti per tutti gli studenti. La Foresta Proibita è impedita
a tutti gli studenti, a meno che sia per servire una detenzione
con un professore. In caso contrario, la vostra presenza all’interno della
Foresta è inaccettabile. Vi devo dare anche una triste notizia; Harry Potter
non ci congiungerà quest’anno. Si è deciso che poteva ricevere un migliore
addestramento se frequentasseDurmstrang.Molti di voi noterà
che ci sono anche nuovi animali fra noi, ed non sto parlando dei primi anni.
Molti membri della scuola hanno acquisito familiari vincolati col sangue. Sebbene questi animali possano sembrare amichevoli, vi
chiedo che non tentiate di toccarli o minacciare i loro proprietari in nessun
modo. Credo che sia tutto, godete il vostro pasto.”
Con un piccolo suono, il cibo apparve su tutte le tavole ed un borbottio
eccitato di voci riempì la sala.
“Durmstrang?” Mormorò Blaise, pallido non dando credito alla
bugia come molti altri circa lui accennò col capo, concordanti. Harry Potter
amava Hogwarts; il pensiero di Harry che frequentava una scuola diversa era
pura demenza. Scuotendo la testa, Draco, divise un’occhiata
con Blaise prima d’iniziare a mangiare il suo pasto.
RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri
caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling
Capitolo
10-Benvenuto a casa
I muri erano di spessa pietra
grigia, mentre il pavimento era tappezzato di tappeti
color smeraldo lussuosi. I bauli di Draco erano apparsi con uno schiocco e
atterrati con una botta, mentre la gabbia di Harry, l’aveva scaricato a terra, in un mucchio prima di svanire. Lasciandolo, posato
mezzo a rovescio, col suo cuscino col suo cuscino che
posava sopra di lui, ringhiando ad essendo trattato così duramente, piantò gli
artigli nel suo cuscino e procedé a lacerarlo. Sfolgorando alla confusione
creata da lui stesso, iniziò a camminare lungo la stanza, ignorando il letto
immenso drappeggiato in velluto nero e verde.
La stanza comune di Slytherin era
piena di studenti; da primo a settimo anno, tutti si erano riuniti per
ascoltare il loro direttore. Severus Snape era appollaiato in una sedia davanti
al focolare, osservando la massa di studenti che si contorcevano di fronte a
lui. Sospirando, si stabilì più profondo nei cuscini, lieto per il calore del fuoco prima di cominciare ad indirizzare la
sua casa.
“Gradirei
ancora una volta darvi il benvenuto alla Casa di Slytherin, siate studenti
nuovi o di ritorno. La Casa di Slytherin è più di un gruppo che cerca di
realizzare le stesse mete, noi siamo famiglia. In
questa casa troverete studenti che nessun altro vuole, noi siamo
gli esuli, così sia preparato per esser trattato come il cattivo dalle altre
case. Mi aspetto che li ignoriate, non ci dovrà esser nessun combattimento che possa far perdere punti. Se avete problemi, immediatamente
parlate con un più vecchio studente o me.”
“Quest’anno, ci sono molti membri
che non sono stati presentati durante la selezione.
Questi sono i familiari circa i quali ha parlato il
direttore. Vi ricordo che essi non saranno toccati o minacciati a meno che lei abbia il permesso del mago o strega che li
possiedono per fare così. Ora, vi lascerò per essere informato meglio e trovare
i vostri letti.” Così detto, professore
Severus Snape, aprì una porta ignota nel muro prima di avanzare attraverso ed
essere ingoiato dall’oscurità.
Draco sfolgorò a molti dei primi
anni che stavano fissandolo in stupore; chiaramente, avrebbe aiutato se Blaise
non avesse affermato che il Principe di Slytherin sembrava stanco questa sera.
Scuotendo la testa alle buffonate
del suo amico, si mosse verso la sedia che era la sua dal primo anno. Sedendosi
prossimo al calore del fuoco, sbirciò pensierosamente nelle fiamme color
arancia che ballavano. La sua testa addentò al leggero colpo sulla spalla,
girandosi per vedere chi stava toccandolo. Vedendo Blaise in piedi dietro alla
sua sedia, sospirò di sollievo.
“Volevo solo presentarti a NoxNoctisSpes,
che è un nome alquanto impegnativo, così chiamalo solo
Nox. Ho immaginato che dovremmo
presentare i nostri familiari, dato che staremo passando insieme molto tempo,
con classi e pasti, e che devono abituarsi l’un all’altro.”
Affermò Blaise, facendo scorrere
le dita attraverso la pelliccia di un lupo bianco e massiccio. Il lupo, in
piedi, era lievemente più alto della vita di Blaise, ed aveva occhi dorati che
baluginavano nella luce del fuoco. Un collare d’oro, circondava il suo collo,
segnato con zaffiri e rune di protezione. Oltre Blaise, Crabbe e Goyle,
sostenevano come silenziose sentinelle.
“Thelma.” Grugnì, il dito che
aguzza al piccolo scoiattolo rosso che era sopra la sua spalla.
“Louise.”
Borbottò Goyle, tirando una piccola tamia dalla tasca
interiore dei suoi abiti, penzolando la piccola creatura nell’aria di fronte a
lui. Tutti gli occhi erano su Draco che sedeva là, corrucciato ai tre di loro.
“Bene? Chiamerai il tuo familiare
o posso farlo per te?” Disse Blaise, fingendo di
rivolgersi verso la porta alle camere di Draco. Ringhiando, Draco tempestò
verso la porta della sua stanza privata per ricuperare Damian, ma fu intercettato da Pansy che penzolò una palla lanuginosa di
pelliccia nera sotto il suo naso.
“Oh Draco,devi
incontrare il mio familiare. Non è splendida? Spero che ottenga insieme al tuo
familiare; scommetto che insieme saranno assolutamente
adorabili. L’ho chiamata MidnightJade.
Perché non vai a prendere il tuo familiare, così che
tutti possono vedere che cosa tuo padre ti ha trovato?” Disse lei, facendo le
fusa, il piccolo naso rosa della volpe nera che stava afferrando, che tremava,
ringhiando infelicemente e che addentò le piccole zanne in dispiacere.
“Prendiquell’animale ringhiante infestato dalla rogna via dalla
mia faccia, Pansy.” Richiese Draco, tenendo una mano di fronte a se, per
difendersi. Vedendo la mano offerta, il piccolo animale diabolico prese
l’opportunità di afferrare una delle dita di Draco e
piantare un morso su di lui. Sibilando in dolore, lui afferrò il dito
insanguinato al petto; il resto della stanza comune che precipita in silenzio
al dramma che si svolge davanti ai loro occhi. Tutte le facce diventarono
pallide all’incidente risonante di qualcosa grande e pesante che aveva un
impatto con la porta di Draco. La stanza intera rilasciò aliti profondi, come
la porta tenne, ma per trattenerli nuovamente come la pesante porta cigolò
lentamente, mentre il peso contro lui aumentava,
finché precipitò nella stanza e sbarcando con un tonfo ottuso. Tutti gli occhi
si fissarono, in colpo, alla pantera appollaiata sopra il rottame. Smeraldi
arsero come la pantera adirata frustava la coda e ruggì nel silenzio della
stanza. Scivolando via dalla porta, avvicinandosi
furtivamente alla fonte del dolore di Draco. Acquattandosi così vicino a
terra, che la sua pancia trascinava, la pantera si mosse in avanti, zanne
balenarono come la grande pantera sibilava.
Pansy gridò in paura all’animale
che si avvicina, facendo l’unica mossa a cui poteva
pensare, lanciò la volpe alla testa della pantera. In una mossa veloce come il
lampo, la volpe fu trascinata dall’aria ed unita sotto
di una delle grandi zampe, tenuta là infelicemente come la pantera ringhiò. La
stanza era silenziosa come la morte mentre tutti
attendevano il prossimo movimento della pantera. Un ringhio molle da dietro a
loro, fece girare tutti a guardare a Nox che aveva
piantato le zampe e chinato la testa, pelo elevato come rispose alla sfida
della pantera. Blaise chiuse la mano sul collare del lupo, dandogli un comando
di stare fermo, ma sembrava aver difficoltà a frenare l’animale.
“Forse, qualcuno dovrebbe andare
a trovare il professore Snape?” Suggerì Draco,
sarcasticamente, sfolgorando agli altri studenti che erano in piedi sbalorditi
e inorriditi nella stanza. Alzando gli occhi al cielo, Draco osservò un secondo
anno correre attraverso la porta che conduceva fuori della stanza comune. Un
ringhio sibilante ed un guaito basso, lo ritornarono alla realtà corrente,
facendolo guardare nuovamente attorno a se, guardando come Damian scosse la volpe dal collo. Respirando forte, Draco si mosse
in avanti e cominciò a cercare di calmare una pantera arrabbiata.
“Ora Damian, sappiamo entrambi
che la piccola volpe non voleva mordermi realmente. Avrebbe volentieri morso
Pansy, ma nella stessa situazione, anch’io avrei afferrato piuttosto la mano
più pulita, che quella che è stata chissà dove.”
Risatine si alzarono attraverso la stanza comune alle parole di Draco. Pansy
sibilò in rabbia ed avviò a calpestare verso Draco con la mano alzata, ma gelò
al fischio minaccioso della parola.
“Perché
non lasci il povero animale andare? Dopo tutto, penso
che esser collegati a Pansy per il resto della sua vita, sia una sofferenza
sufficiente.” Draco si mosse lentamente dove era acquattata
la pantera, mise una mano sulla testa dell’animale, ma togliendola di nuovo
come l’animale la mosse rapidamente. La volpe nera iniziò a scivolare sul
pavimento, fino a giungere ai piedi di Pansy. Draco ritornò la mano alla
pelliccia vellutata del gatto, sospirando di sollievo quando
la pantera cominciò a fare le fusa sotto le sue carezze.
“Una pantera?” Disse Blaise, ora
che lo spavento era passato, si sentì libero per tornare a parlare. “Tuo padre
ti ha trovato una pantera? Stai prendendomi in giro? Papà mi ha trovato un lupo
perché più forti dei cani, anche se sono meno fedeli. I gatti non hanno
padroni! Come per tutti gli inferni, addestrerai una pantera pienamente adulta?”
“Semplice, con amore.” Affermò
Draco, graffiando il mento del gatto che era pigiato fortemente
nel suo palmo. “Lo proteggerò sempre e lui mi proteggerà sempre, senza fare
domande.”
“Addestrerai una pantera con
amore? Sei stato colpito troppo forte, questa estate?
Sbattuto la testa su qualcosa, forse?” Chiese Blaise, fissando i due in colpo,
seduti scompostamente sul pavimento della prigione sotterranea, la pantera che
fa le fusa felicemente sotto le mani del suo mago.
“No, non mi ha colpito nulla da quando lo trovai. L’unica persona per alzare le loro mani
contro me, fu ferita dagli artigli di Damian. Sento
che lui farebbe lo stesso a chiunque altro che tentasse di ferirmi.” Mormorò Draco, alzandosi da dove stava inginocchiato,
accarezzando il suo familiare, e lasciando una delle sue
mani rimanere sulla testa del gatto. “Puoi dire lo stesso? Nox,
ha mai ringhiato a qualsiasi cosa che poteva ferirti?” All’occhiata vergognosa
del suo amico, Draco sospirò. Estendendo la mano a
Blaise, i due si strinsero le mani, riaccomodando l’amicizia che era stata vicino a rompersi su nulla.
“Come per addestrare, un lupo o
un cane, conta pesantemente su comandi; un gatto ha il proprio modo unico di
fare le cose. Io l’ho chiuso in una stanza, mentre andavo ad una riunione con
mio padre e lui mi trovò. Ha fracassato una finestra
del terzo piano per arrivare da me e proteggermi. Lui ascolta, tutto il tempo,
sembra sempre sapere ciò che deve essere fatto e come fare per portarlo a
termine.” Disse calmo Draco, guardando diritto in
occhi color smeraldo. Guardando a tutti gli studenti che stanno
in piedi nella stanza, sfolgorò rapidamente e richiese di sapere quello che
stavano facendo tutti. Immediatamente, un rapido fuggi-fuggi alle varie porte e
scale, da parte degli studenti per arrivare ai loro letti, prima che il
Principe di Slytherin spedisse la sua pantera dopo di loro.
Come draco guardò gli studenti
correre dalla stanza, sospirò, girandosi a sfolgorare a Pansy che sostava
affranta, bianca in viso, a pochi metri; Draco arricciò le sue labbra in
disgusto.
“Ti avevo detto di non toccarmi
mai, pansy, e l’intendevo.” Girandosi, si allontanò
dalla ragazza, si strofinò la fronte ed aggrottò le sopracciglia a Blaise,
Crabbe e Goyle, che erano dietro di lui, familiari vicini, attendendo la parola
dei loro padroni. “Bene, questo è il mio familiare Damian,”
presentò Draco, come se non fosse mai accaduto l’incidente, “ed io sono sicuro
che tutti, andranno d’accordo l’un con l’altro; eventualmente.” Damian aveva
cominciato a camminare di nuovo avanti e indietro davanti a Draco, ringhiando
leggermente, anche se la minaccia era passata. Facendo una pausa, il gatto si
diresse diritto verso Draco, con un’occhiata osservata solo su qualcuno su una
missione. La pantera si avvicinò furtivamente in un cerchio stretto a Draco,
lasciando una linea sottile di peli neri sulla sua pista; il gatto si fermò
diritto di fronte a lui e si acquattò. La testa batté contro il ginocchio di
Draco, facendo perdere al giovane l’equilibrio, prima che una mano si posasse sulla testa offensiva, assistendolo nel recuperare
l’equilibrio.
“Fermo, Damian. Dannazione, mi
riempirai di peli. Sai quanto ci vuole per togliere tutti quei peli dai miei
abiti? Sei fortunato di essere un gatto nero.” Affermò Draco, strofinando
freneticamente il suo mantello e i suoi pantaloni,
nella speranza di togliere i peli aderenti.
“Domani sera, dopo cena, verrete
tutti a rapporto nella classe di pozioni. Dopo il disturbo a cui ho appena testimoniato, credo che tutti voi abbia bisogno di
lezioni su come controllare i vostri familiari, così come usando al vostro
meglio l’obbligazione.” La voce aspra del professor Snape, fece saltare tutti i
presenti nella stanza, rilasciando respiri all’aspetto improvviso dell’uomo. NéNox né Damian si ritirarono, un
segnale sicuro che i due avevano sentito il professore entrare nella stanza
comune. “Devo anche informarvi che sebbene i vostri familiari sono domestici e
non attaccherebbero a meno che necessario, devono
portare sempre un guinzaglio quando fuori della stanza comune di Slytherin.” Ai gemiti provenienti dai cinque ragazzi, l’uomo sorrise, per poi lasciare
la stanza senza un’altra parola, la porta che sbatte chiusa dietro di lui.
Gli avviluppati ‘Ora andiamo a letto’, parlati a
bassa voce dagli studenti, lasciarono il posto ad
auguri di buona notte parlati a bassa voce, mentre tutti si dirigevano ai loro
dormitori o stanze private.
Damian sedette in modo scomposto
attraverso il piede del letto di Draco, guardandolo tempestare nella stanza e
bestemmiare sulla porta rovinata che ancora posava, dimenticata, sul pavimento,
come ai pezzi di cuscino rovinato che stavano sul pavimento.
“Dato che hai rovinato il tuo
cuscino, dove diavolo pensi di dormire?” Esigè Draco,facendo
una pausa per guardare alla pantera contenta che occupava attualmente il suo
letto. “Non c’è modo che io ti permetto di dormire sul mio letto.”Girandosi verso la porta, puntò la sua
bacchetta, per poi gettare l’incantesimo che riparerebbe la porta.
Guardando come l’incantesimo riparò il legno, gli ultimi graffi degli artigli
che si riempiono di nuovo, gettò un altro incantesimo sul cuscino di Damian.
Quando la porta fu riparata pienamente, Draco diede un colpo
secco della sua bacchetta, facendolo alzare a galla nell’aria e ristabilendola
nei suoi cardini. Il cuscino della pantera rifiutò di risalire alla sua forma
originale, sembrando piuttosto bitorzoluto ed incomodo, nell’opinione di Draco.
Sospirando, Draco raggruppò la roba di cui avrebbe
bisogno per prepararsi ad andare a letto e si diresse ai bagni di Slytherin.
Riapparendo quarantacinque minuti più tardi, trovò Damian addormentato sul
letto e nessun ammontare di tirare o spingere, sposterebbe la pantera.
Borbottando sottovoce Draco scalò nel letto, tirando le coperte strette al suo
mento; il ragazzo si assicurò piantare un piede nel medio del gatto, prima
della chiusura dei suoi occhi cedendo al sonno.
RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni,
appartengono a J. K. Rowling
Capitolo 11-Rinforzamento delle Obbligazioni
“In giù,
Damian.” Comandò Draco, sfolgorando alla pantera massiccia appollaiata sul
guardaroba. La pantera ringhiò e ondeggiò leggermente la sua coda, restringendo
gli occhi come Draco sventolò una lunga catena d’argento di fronte a lui. Occhi
di smeraldo calcolatori gettarono uno sguardo alla porta aperta, prima di andare
alla deriva di nuovo al mago che sfolgorava a lui. Il massiccio guardaroba gemette, come il peso della pantera si spostò per prepararsi
a saltare. “Severus ha detto solo che devi esser al guinzaglio
quando sei fuori della casa di Slytherin, inoltre, sarà solo per un
piccolo tempo. Una volta che Dumbledore vede come bene ti comporti, sono sicuro
mi permetterà di tenerti senza guinzaglio.” Lo pregò
Draco, gettando uno sguardo sulla sua spalla alla porta aperta, dove le voci
che si alzavano, gli dicevano che Blaise non avrebbe
aspettato ancora molto. Un forte cigolio lo fece girare, in durata per vedere
il salto della pantera, volare sopra la sua testa verso la porta aperta.
Sorridendo furbamente, Draco si girò e agitò leggermente la bacchetta verso la
porta, che battè prontamente chiusa, poco prima che la pantera batté contro essa. Prima che la pantera potesse recuperare, Draco fece un
affondo, chiudendo il guinzaglio sopra il collare d’argento, per poi
bisbigliare, “Ora, non era così cattivo, no?”
Harry camminò
impettito vicino aNox con
grazia, leggermente dietro a Draco ed alla sua destra. Durante la passeggiata,
Harry, guardò per metà le reazioni degli studenti incontrati lungo la strada, e
l’altra parte che osservava Nox. Il massiccio lupo
sembrò esser più intelligente, di un lupo normale; calcolando le disparità
prima di muoversi ed agire attentamente secondo del modo in cui Blaise stava stando in piedi o stava parlando. Gettando di nuovo uno
sguardo a Thelma e Louise appollaiate sulle spalle dei
loro padroni, Harry osservò la stessa vigilanza nei loro movimenti.
Interessante, forse lui non era il solamente sentendosi eccessivamente protettivo
in questo primo giro attraverso la scuola. Il gruppo stava attirando lontano
troppa attenzione, per quello che riguardava Harry, gli strilli da molti degli
Hufflepuff del primo anno, erano più che sufficienti per assordarlo e far
risuonare i suoi orecchi. Chiaramente, poteva immaginare come guardavano mentre si avvicinavano; pericolo e morte rotolavano
da loro, praticamente. Draco si fermò prima dell’ingresso della sala. Gettando
uno sguardo a Blaise, Crabbe e Goyle, strinse la presa sul guinzaglio di Damian
prima di aprire le porte e scivolare dentro la sala come se la possedette. Tutti gli occhi girarono a guardare il piccolo
gruppo che si diresse verso la tavola degli Slytherin. La sala rimase in silenzio, come gli Slytherin si sedettero alla
tavola. Nox scivolò sottobanco per posizionarsi
contro le gambe Blaise mentre damian mise il suo indietro verso Draco, così che
potesse osservare gli studenti che si muovevano nella sala. Draco addentò le
dita, prima di mettere attentamente cibo sul suo piatto. Con un leggero ‘pop’, un piccolo folletto di casa apparve dietro a Draco.
“Recupera la
colazione di Damian, e assicurati che la carne sia la più fresca che la cucina può offrire.” Ordinò Draco, non guardando su
dalla salsiccia che stava coprendo con sciroppo.
“Si padrone.” Strillò l’elfo domestico, dando uno strillo
acuto e spaventato come lo sguardo fisso di Damian si posò su di lui prima che
fosse capace di svanire. Damian fece rumori infelici al pensiero di dover
aspettare la sua colazione, ma si girò al piccolo tocco contro la sua schiena.
Il piccolo pezzo di salsiccia che gocciola con sciroppo si librava di fronte al
suo muso, prima che lui estese la testa ed accettò attentamente la carne dal
palmo di Draco.
“Bravo ragazzo.”
Mormorò Draco, felice che la pantera avesse accettato
il cibo che gli offriva. Inclinandosi in avanti sulla panca, gettò uno sguardo
alla tavola dei professori prima di rivolgersi a Blaise.
“No,
apparentemente la casa di Gryffindor è in un baccano. Anche la Donnola e il
sangue-sporco non avevano alcuna idea che si fosse
trasferito.” Sibilò in ritorno lui, girandosi al rumore del ritorno
dell’elfo domestico con due ciotole.
“Listy ha portato la colazione di sig. Damian e sig. Nox.” Stridé il piccolo elfo,
tentando di bilanciare il paio di ciotole. Draco si allungò e prese la ciotola
di Nox, dandolo a Blaise che lo posò di fronte al suo
familiare. Mettendo attentamente la ciotola di Damian sulla panca accanto a lui
raccolse un piccolo pezzo di carne rossa, tenendolo dolcemente tra le sue dita
e offrendola al suo familiare. Gli smeraldi spesero brillantemente sotto il cielo falso come la pantera prese
l’offerta dalla mano di Draco, prima di andare sul resto del suo pasto. Draco
ritornò alle sue uova, gesticolando a Blaise per continuare.
“Bene, i
Ravenclaw stanno speculando che sia una mossa di
potere pura. Loro pensano che sia meno probabile per Tu-sai-chi
inseguirlo se lui è da solo e senza la protezione di Dumbledore, credono che
sia più probabile che lui spedisca i suoi mangiamorte
dopo Potter. Ora il—” Un grido tagliò la strada a Blaise prima che potesse continuare con l’ultimo pettegolezzo. La sala precipitò
di nuovo silenziosa come tutti si girarono a guardare
nella direzione della tavola di Slytherin, dove Pansy stava afferrando la sua
mano al petto. Piccole gocce di sangue avevano schizzato il pavimento dalle sue
dita, che ora mostravano molti marchi come quelli che
stava scoprendo attualmente Draco.
“Razza d’animale
stupido! Ti ucciderò e ti trasformerò in un manicotto!” Le sue parole provocarono parecchi aneliti d’orrore attraverso tutta la
sala. Pansy aveva già disegnato la sua bacchetta e l’aveva aguzzata alla volpe
nera, che freneticamente stava tirando contro il guinzaglio.
“Sig.na Parkinson, se per favore mettesse via la sua bacchetta,
sono sicuro che possiamo risolvere la questione.” Il
rimbombo calmante della voce di Dumbledore echeggiò attraverso la sala
stranamente quieta. Draco tese e gettò uno sguardo in giù a Damian, che si era
alzato e chinava la testa, la coda che oscillava dolcemente come la pantera
guardò attentamente la strega. Scivolando di nuovo la mano sul collare del
gatto, sganciò quietamente il guinzaglio; assicurandosi che nessuno oltre lo
Slytherin aveva visto la manovra. Per un momento sembrò che Pansy stava per ascoltare, ma la volpe diede un guaito particolarmente
forte, che fece alzare la bacchetta a Pansy ed aprire la sua bocca.
“Vai, Damian.”
Bisbigliò Damian, così piano che gli unici orecchi che avevano sentito erano
gli orecchi del familiare. La pantera era in volo prima che Draco aveva finito la frase, facendo un affondo
verso Pansy i cui occhi videro solo un’ombra nera prima che fosse scaraventata
a terra. La sua bacchetta svolazzò sul pavimento mentre
lei veniva spietatamente unita a terra sotto il peso del gatto ed zanne capaci
di schiacciare ossa si chiusero sulla schiena del suo collo, impedendole di
dire qualsiasi cosa. Grida attraversarono la sala alla vista della pantera che
calma siede in cima a Pansy, attendendo apparentemente
un comando del suo padrone.
“Sig. Malfoy,
per favore faccia spostare il suo familiare dalla sig.na Parkinson.” Disse Dumbledore, muovendosi calmamente
verso Pansy che singhiozzava sotto Damian.
“Damian, vieni.”
Comandò Draco, tenendo fuori una mano verso il gatto ringhiò e strinse la sua
presa su Pansy, che strillò e cominciò a gridare. Professor Snape arrivò a quel
momento, mani piegate dietro la schiena, guardando alla scena con calma e
restando in piedi a quella che lui presunse essere una distanza sicura.
“Forse, Draco,
dovresti provare un metodo diverso per chiamare il tuo gatto.”
L’istruì Snape, circondando il gatto che era appollaiato sul membro della sua
casa. “Prova invece la tua obbligazione mentale.”
Professor McGonagall sembrò apparire fuori di nessun dove, con la mano vicino
alla sua bacchetta.
“Signor Malfoy! Rimuova subito il suo animale!” Disse, sfolgorando a Draco
prima di rivolgere gli occhi a Snape. “Suggerisco che lei assista
il sig. Malfoy Severus, prima che qualcosa vada male.”
“No, Minerva.
Credo che permetterò a Draco e Dumbledore di lavorare questo fuori.” Severus Snape mormorò, occhi concentrati sul suo
figlioccio.
Draco si concentrò pienamente su Damian, studiando attentamente
prima il gatto con i suoi occhi e focalizzando interiormente.
Localizzando rapidamente la sua magia come suo padre
l’aveva insegnato, sbirciò alla sfera ardente di blu che brillava nel suo
petto. Aggrottando le sopracciglia, si avvicinò ulteriormente, scoprendo
qualcosa di sbagliato col suo flusso magico. Draco si mosse più vicino per
trovare un filo della magia verde e scura arricciata circa il suo. Avvolgendo
attentamente la sua magia circa lui, Draco ansò leggermente, e quasi perse la
presa che aveva quando avvertì un’altra presenza.
Sentimenti che non erano i suoi allagarono la sua mente:
uno scopo, rabbia, la speranza, amore e paura. Stringendo la sua presa sul filo
di magia sperò di riuscire.
Perché sei adirato? Bisbigliò Draco attraverso
il filo.
C’è una ragione per cui non dovrei esserlo?
Lei ha fatto male ad un povero animale senza ragione. La
voce turbinò attraverso la sua mente, circondando la sua
magia ed echeggiando attraverso l’intero suo essere.
Lei la morsa, non è una ragione sufficiente?
Disse con dubbio Draco, avvertendo di nuovo la presenza nella sua mente.
Si, ma perché la volpe la
morsa? Tutti noi presumiamo che la volpe l’abbia attaccata…ma
un familiare non farebbe mai male al suo padrone senza una buona causa. Farti
male vuol dire danneggiarsi ed io non sono sadico…Chiedigli; chiedi
a Pansy perché la volpe attaccò. Sibilò la voce, rabbia che ritornava.
Draco mise rapidamente fuori un sentimento calmante, in uno sforzo di calmare
la presenza.
Draco aprì gli
occhi e guardò a Severus, che era in piedi guardando pazientemente la pantera
che aveva allentato la sua presa ma non aveva lasciato
andare Pansy.
“Lui vuole sapere
quello che Pansy faceva a Midnight Jade.” Affermò Draco, sguardo fisso che ritornava la suo familiare.
“Sig.na Parkinson,” parlò il professor
Snape, in modo lento, “per favore ci dica quello che successe per far si che il
suo familiare l’attaccasse.”
“Nulla, io non
facevo nulla!” Gridò Pansy, provocando Damian per ringhiare e stringere le mascelle.
“Di la verità, Pansy, prima che gli permetta di ucciderti.”
L’avvertì Draco, la sua rabbia che sale come la presenza nella sua testa ruggì
alle sue bugie.
“Va bene! Non
ascoltava e mi mordeva. Quindi io non gli sto dando da
mangiare per punizione. Ora fammi rilasciare.” La voce che sale come l’animale
sopra di lei ruggì diritto contro la sua schiena.
Vedi, lei lo merita. Merita di sentire la paura che la piccola
volpe fu costretta a provare. Soffrire per non capire la
situazione ed agire senza pensare o ascoltare. Bisbigliò la
presenza, ora calma che la situazione era sotto controllo.
“Sig.na Parkinson, avere un familiare non è un diritto. Lei ha tradito la fiducia del suo familiare, per quello io la rimuoverò
dalla sua cura. Rimarrà sui territori di Hogwarts finché potrò contattare suo padre per venirla a prendere.” Annunciò il
direttore, raccogliendo attentamente la piccola volpe che stava nascondendosi
sotto la tavola di Slytherin. “Per favore, rimuova la pantera dalla sig.na Parkinson, così che noi si possa
parlare faccia a faccia.”
Damian, per favore, potresti rilasciare
Pansy? Chiese Draco alla presenza all’interno della sua mente.
Chiaramente Draco, devi solo chiedere. Con
quello, la voce si affievolì, ancora presente, ma lontana,
come se si fosse mossa su. Draco guardò come Damian scivolò dalla ragazza e
venne verso di lui, fermandosi prima di strofinare
contro di lui, nascondendo la testa nella mano tesa di Draco.
“Bravo ragazzo.”
Mormorò Draco, sedendosi, e permettendo al gatto di posare la testa nel suo
grembo mentre lui faceva scorrere dolcemente le sue dita attraverso la
pelliccia di velluto. Occhi di smeraldo chiusi mentre un morbido brontolio di fusa
venivano dalla pantera. La sala fissò in timore
riverenziale la gentilezza tra i due, Draco Malfoy che era sempre pronto a
gettare maledizioni e commenti pungenti a tutti, sedeva, accarezzando
quietamente la sua pantera dimentico del resto della
scuola.
“Sig.na Parkinson, per il suo comportamento lei perderà cento punti
dalla sua casa e compirà la detenzione con il sig. Filch per un mese. Il
maltrattamento si alcun animale è inaccettabile, ma
questo tipo di trattamento ad un familiare è imperdonabile. La relazione tra un
familiare e il suo padrone è di fiducia estrema, come dimostrato dal sig.
Malfoy e il suo familiare, lei ha ferito il senso di fiducia del suo familiare
e probabilmente lei non la perdonerà mai. Hagrid, se lei fosse abbastanza
gentile per prendersene cura finché il sig. Parkinson può venire e recuperarla, lo apprezzerei.” Dando
la volpe a Hagrid, Dumbledore scivolò fuori della sala. Pansy scoppiò in lacrime
ed abbandonò la sala, studenti che si spostavano nella sua fuga.
Draco accettò il
suo orario dal suo direttore di casa, gemendo
infelicemente come lo guardò. Non desiderava andare a pozioni al momento,
specialmente pozioni col Gryffindor, davvero. Sbirciando
in su, elevò un sopracciglio a Blaise, che fece
smorfie ed accennò col capo, evidentemente nella stessa barca come Draco.
Accarezzando piano Damian, si alzò, e scese di nuovo verso la casa di Slytherin
per trovare i suoi libri prima che cominciasse la
classe, un Damian senza guinzaglio che lo seguiva da vicino.
RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni,
appartengono a J. K. Rowling
Capitolo
12-L’Amicizia Non Conosce Confini
PROMEMORIA
FAMILIARE:
Draco
Malfoy-Damian, pantera nera/leopardo
Lucius Malfoy-Steele, lupo della foresta
Severus Snape-Nerva, pastore tedesco
Pansy parkinson-Midnigth Jade, volpe
Blaise zabini-Nox, lupo
GregoryGoyle-Louise, tamia
VincentCrabbe-Thelma, scoiattolo
Draco era seduto
tranquillamente prossimo a Blaise nella classe di pozioni
quando il professor Snape venne sbattendo la porta. Abiti neri che
turbinavano dietro a lui, aveva l’aspetto di un demone vendicatore e
probabilmente l’immagine avrebbe continuato, se un
gruppo d’unghie come pugnali non trovò il loro modo nella stoffa che
svolazzava. L’improvvisa tirata nella stoffa, e la lacerazione, fece il
professore riprendere un passo malfermo, cercando di riguadagnare il proprio
equilibrio grazie all’angolo di una scrivania.
“Sig. Malfoy
rimuoverà, per favore, gli artigli del suo familiare dai miei abiti?” Sibilò
Snape, sfolgorando ai brillanti occhi color smeraldo che ridono
nei suoi neri.
“Damian, libera
la stoffa.” Mormorò draco, tentando di non ghignare alla situazione. La pantera
brontolò leggermente prima di rimuovere la zampa offensiva.
Lo stava chiedendo. Scommetto che ha varcato
ogni porta del castello così, come un pipistrello nero ed orrido, che cerca
solo qualche poverostudente da
attaccare. Bisbigliò la voce attraverso la sua testa prima di ridere
allegramente, causando Draco per sorridere al piacere del suo familiare
all’imbarazzo di Snape.
Devo esser d’accordo con
quello, gli piace entrare
sempre con una botta. Disse Draco, guardando il suo padrino dirigersi alla
fronte della classe, prima di sbattere la bacchetta contro la lavagna. La botta
fece ogni Gryffindor addentare in attenzione, aprire i loro libri ed afferrare
i calami e prepararsi per l’ora d’inferno che li aspettava.
Sedendo di nuovo
ed ammirando le sue unghie perfettamente fatte mentre Blaise mormorò ed attentamente
scrisse le sue osservazioni sulla pozione verde che turbinava
nel calderone di fronte a loro, Draco prese il rischio di ascoltare i
pettegolezzi che correvano per la stanza. I Gryffindor sembravano stessero
disputando quietamente fra loro della scomparsa del loro Salvatore. Ascoltando
con interesse, la bocca di Draco quasi precipitò aperta in colpo ai bisbigli
che sentì dalla Donnola.
“Ehi, Draco,
passami il—” Blaise fu interrotto, a metà della frase, come
il gomito di Draco connetté con il suo fianco. Sfolgorando all’amico, Draco,
s‘inclinò di nuovo nella direzione dei Gryffindor prima di fissare attentamente
le proprie unghie, una mano che gioca con le orecchie
di Damian. I suoi occhi si mossero per rimanere sul suo padrino che stava
mescolando attentamente una pozione per Madama Pomfrey, completamente dimentico
alla sollevazione dei Gryffindor nella parte posteriore della classe.
“Pensi che
realmente si sia trasferito, Hermione?” Uno dei maschi
di Gryffindor chiese, inclinandosi più vicino, per bisbigliare la domanda alla
persona più intelligente nella scuola.
“Harry non
farebbe mai una cosa simile, Seamus. Lui sa che noi abbiamo bisogno di lui qui
per proteggerci da Voldemort.” Mormorò Hermione,
concentrandosi sulla pozione che raffreddava di fronte a lei.
“Dov’è allora, Hermione?” Ringhiò Ron, conficcando un dito al
petto della ragazza, prima di guardare attorno a se, assicurandosi di aver
l’attenzione dei suoi amici Gryffindor. “Quel bastardo se né andato,
lasciandoci qui a morire. Tutti noi che l’aiutammo,
rischiando le nostre vite per lui, ed i suoi stupidi sogni. Lui non ci
vuol bene. Non lo vedi? Questa volta non verrà a salvarci. Quel piccolo idiota
codardo, è fuggito come un piccolo e impaurito gattino. Quel maledetto cappello,
avrebbe dovuto metterlo nelle prigioni sotterranee, col resto dei serpenti!”
Ringhiò Ron, battendo con enfasi il dito sul banco di fronte a lui.
“Ma Ron, ricorda che lui ha salvato tuo padre.” Balbettò
Neville, gettando uno sguardo a Hermione per conferma. Prima che Ron potesse
rispondere alla sfida e trascinare il nome del suo amico attraverso il fango, fu fermato dalla fredda voce di Draco Malfoy.
“Devo esser d’accordo con te Donnola, il valore dei Gryffindor sta
prendendo una svolta per il peggio.Chiaramente se io avessi amici come te ed il
sangue-sporco là, avrei corso, gridando per la mia vita, e tutti sanno che un
Malfoy non grida.” Il barlume negli occhi ghiacciati era quasi spaventoso. Gli
Slytherin risero come il loro Principe si diresse verso i Gryffindor, pantera
che segue lentamente dopo di lui.
“Stai scherzando
Malfoy? Tu non hai amici…solo piccoli idioti che ti leccano i piedi, così che i
loro padri possono stare nelle buone grazie del tuo.”
Sibilò Ron, aprendo e chiudendo le mani, come per trovare il coraggio per
davvero colpire lo Slytherin. Il basso ringhio della pantera che sedeva calma vicino a Malfoy, fece retrocedere Ron dai due, inciampando
leggermente prima di crollare nella sue sedia ed afferrare gli orli del freddo
legno.
“Quello è la
cosa circa Slytherin; a noi sono state date le carte peggiori, ma capiamo il
gioco, Donnola.”Disse lentamente
Draco, continuando a tenere una mano sulla testa di Damian, stranamente
silenzioso. “Se Potter fosse finito con noi, almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi di esser pugnalato nella
schiena. Gli Slytherin hanno più classe di quello.”
Sorridendo furbamente all’occhiata sulla faccia dei Gryffindor, Draco si girò
per tornare al suo posto, aggrottando le sopracciglia alla pantera arricciata,
sotto il banco, in una grande palla nera di pelliccia.
Sbirciando preoccupato, si lasciò cadere sulle ginocchia
prossimo al suo familiare, tenendo su un dito per zittire Blaise che
stava fissando l’amico in colpo.
Damian? Chiese Draco, giungendo all’obbligazione
telepatica che avvolgeva la mente della pantera, mantenendo una mano sui
fianchi della pantera. La mente della pantera si strinse circa la sua,
ermeticamente, con tristezza, paura e orgoglio che si snodava lungo il
collegamento. Cosa c’è di sbagliato? L’interrogò Draco,
tentando di ordinare attraverso i momenti passati per trovare la ragione per i
sentimenti che colpivano la sua mente.
Draco avvertì
l’oscurità fluire in lui come un ruscello incontrollato di visioni, provenendo
dal collegamento.
Persone che non
aveva mai incontrato, lo fissavano con paura, mentre l’uomo grasso gridava e lo
schiaffeggiava sulla faccia. Una donna simile ad un cavallo strideva in rabbia,
ignorando il sangue che correva in giù le sue dita per sfolgorare ad un vaso rotto
cosparso attraverso il pavimento. Due ragazzi più vecchi lo guardavano
dall’alto, dolore che corse lungo le sue costole come un piede molto grande
connetteva con il suo petto. Un uomo che cade attraverso un passaggio provvisto
di tende dopo esser stato colpito da un incantesimo, mani che lo frenano mentre urla per il dolore della perdita. Dolore e
paura che si contorcevano lungo l’obbligazione, causarono Draco per gridare
mentalmente, esortando la voce ad aiutarlo. Le visioni si fermarono
improvvisamente, lasciando entrambi a galla silenziosamente, come se impauriti
di rompere il silenzio rinnovato e, ricominciare di nuovo lo sbarramento delle visioni.
Scusami; non volevo che accadesse una cosa
simile. Bisbigliò la voce, rinchiudendosi nella mente della pantera.
Che cosa è accaduto? Chiese Draco, mandando
un sentimento calmante verso la voce, tentando di attrarlo di nuovo verso lui.
Io dimenticai. Dimenticai chi pensano che io sia, chi si aspettano che io sia. Un
sentimento di profonda tristezza risalì di nuovo lungo l’obbligazione. Draco
avrebbe potuto piangere al sentimento che lo raggiunse, mentre aprì gli occhi
per sbirciare nei profondi e brillanti occhi color smeraldo di fronte a lui.
Chi si aspettano
che tu sia? Bisbigliò lui, temendo la risposta ma
indovinando quello che stava per scoprire.
Il Salvatore del Mondo Magico. Mormorò
la voce, svanendo dalla sua mente.
Draco guardò
negli occhi di Severus Snape, che si era avvicinato preoccupato. Malfoy non si abbasserebbe mai sulle loro ginocchia in pubblico, era
sgraziato e sporco. Gli occhi d’argento di Draco brillarono con lacrime, come
lui guardò alla pantera che era venuto a adorare sulle ultime settimane.
L’animale che l’aveva protetto, e tenutogli compagnia per i giorni passati, era
Harry Potter. Harry Potter che aveva rifiutato la sua amicizia in Madama Malkin, aveva attaccato suo padre per difenderlo. Durante
il corso degli ultimi giorni, Harry Potter era diventato suo amico. La luce
della vita di Draco, offrendogli divertimento e risate. Vederlo nascondersi
dalle bugie dei suoi amici, stare là e subire, era così non-Potter…
Harry aveva uno spirito fiero, come una pantera, ghignò Draco.
Sputerebbe e sibilerebbe dal principio alla fine, se necessario. Vedere il suo
spirito così rotto, stava rattristandolo, ma in un modo seppe da dove veniva Harry.
Blaise, Crabbe e Goyle erano alcuni degli unici veri amici che lui aveva mai
avuto, ma anche loro non erano mai stati capaci di proteggerlo da suo padre. Anche loro furono costretti alle stesse cose nelle loro
case, genitori che colpivano e li sgridavano senza pensiero, senza ascoltarli.
Ci poteva essere in qualche luogo un Gryffindor in Harry, ma il suo cuore era
puro Slytherin.
Harry arricciò
in una palla ancora più stretta, felice che una pantera non poteva mostrare
l’emozione. Draco Malfoy sapeva chi era; non solo che la pantera alla quale era legato, era Harry Potter, ma anche sul trattamento che
lui aveva ricevuto come un bambino. Internamente, pianse alla perdita
dell’unica persona in cui aveva cominciato ad avere fiducia con la sua vita.
Dopo tutto, chi vorrebbe esser legato ad un giovane
mago che affrontava la morte certa? Se gli Slytherin erano
qualsiasi cosa, erano grandi nella capacità d’auto-conservazione. Draco
alla prima opportunità, si libererebbe di lui. Il trattamento che aveva
ricevuto ultimamente, era il migliore capitatogli. Non era mia stato trattato
con gentilezza, né chiunque, lo aveva trattato come se fosse di vetro. Ogni
incidente, nella sua vita, era stato trasformato in una lezione, nessuna
questione come colpì lui. Come una mano si posò sulla sua testa, Harry gelò. Poi, iniziò ad
accarezzarlo dolcemente lungo la spalla. Aprendo lentamente i suoi occhi color
smeraldo, guardò fissamente negli occhi ferocemente
ardenti di Draco Malfoy.
Perché piangi Harry? Bisbigliò piano Draco,
costringendo l’obbligazione ad aprirsi, ma allagandolo con una felicità che
aveva conosciuto solo recentemente. Gli smeraldi lo guardarono di sottecchi,
interrogativi, suggerimenti di paura ancora chiaramente visibili.
Cosa intendi, Malfoy? Chiese Harry, confuso
al sentimento che fluiva sull’obbligazione.
Tu sei uno Slytherin come lo sono io, Harry.
Noi non siamonulla di più che pegni
per persone più forti di noi. Adulti che ci addestrano per i
loro scopi, senza pensare alla nostra sicurezza o le nostre necessità.
Ad uno Slytherin non è mai data un’opportunità di vivere la propria vita. Noi
seguiamo i percorsi messi di fronte a noi dai nostri padri, i nostri insegnanti, ed i nostri amici. Io ti accetto, Harry,
come mio vincolato familiare ed amico finché tu senti il bisogno di rimanere
come sei. Affermò Draco, tenendo gli occhi fissi in quelli della pantera,
sperando che Harry potesse vedere la verità che brillava nei suoi occhi.
Poi, se non badi, rimarrò come sono. Non
sono pronto a ritornare ad essere il Ragazzo-che-Sopravvisse.
Per ora, voglio rimanere Damian, familiare di Draco Malfoy. Affermò Harry,
occhi color smeraldo ardenti con speranza al ghigno che attraversa
lentamente la faccia di Draco Malfoy.
D’accordo, amici e vincolato familiare finché il bisogno
sorge per te per ritornare ai tuoi doveri come Harry Potter. Draco tenne
fuori la sua mano, accettando la zampa offerta con un sorriso furbesco prima di
alzarsi e raccogliere i suoi libri, lasciando la stanza con Harry che cammina impettito accanto a lui, orgoglioso come mai una
pantera nera era stata.
RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni,
appartengono a J. K. Rowling
Capitolo 13-Protettore di Slytherin
La stanza comune
degli Slytherin era completamente silenziosa, a parte la graffiatura dei calami
sulla pergamena. Scarpe, calzini, cravatte, e soprabiti erano
cosparsi attraverso le tavole e sedie dell’immensa stanza, creando un
modello strano di verde e argento sulla maggior parte delle superfici. Gli
aggraziati e riservati Slytherin oziavano sul pavimento, libri sparsi di fronte
a loro come lavoravano diligentemente su carte recentemente assegnate. Harry si
era sorpreso orrendamente, quando gli studenti avevano abbandonato le tavole e
sedie cosparse sulla stanza in favore del pavimento. Vedere Draco che giaceva
sul suo stomaco sul pavimento, metà piegato sotto di una delle tavole, era
divertente per lui, specialmente quando prendevi in
considerazione il fatto che lui si preoccupava sempre del suo aspetto. Le
ciocche pallide dei suoi capelli erano state scompigliate
da dita che li attraversavano in pensiero, continuamente.
Lo sguardo fisso
sonnolente di Harry si mosse dove i familiari di Crabbe e Goyle stavano litigando
sulla proprietà di una piccola ghianda. Thelma aveva felicemente tentato di
seppellirla di nuovo nella moquette spessa, accanto alla gran tazza che
conteneva altra frutta secca varia. Luise, a sua volta, aveva rimosso la noce e
l’aveva messa a parte nelle pieghe di un mantello drappeggiato attraverso una
tavola bassa. Il furto fu scoperto rapidamente e la battaglia era cominciata;
uno del settimo anno, finalmente stanco di ascoltare le grida adirate dei due
familiari, gettò un silenzio sul paio, ora l’unico rumore sentito era
l’acciottolio leggero di noci come loro venivano vinte
e perse. Harry posò la testa sulle sue zampe, protendendosi sulla tavola su cui
si trovava.
L’andatura molle
di stivali che scendono dai gradini che conducevano al
dormitorio principale, fece aprire pigramente gli occhi a Harry. Uno Slytherin
del primo anno era in piedi sul gradino più basso che guardava nervosamente
attorno a se, una carta schiacciata nella sua mano come gli occhi corsero sui
vari gruppi di studenti che occupavano la stanza. I settimo
anni sedevano scompostamente di fronte al fuoco, concentrati su pozioni;
il piccolo gruppo di secondi anni erano intenti ad ascoltare un quinto anno che
gli spiegava trasfigurazione e molte coppie di giocatori di scacchi
nell’angolo. Harry seguì il ragazzo con gli occhi, guardando
come il giovane studente tentò di avvicinarsi ad un gruppo di ragazze
del sesto anno prima di retrocedere e restare in piedi nel centro della stanza
da solo. Rimase in piedi per un secondo prima di fare
un sospiro ben visibile e sbuffare, drizzare la schiena e alzare il naso in
aria, in quel modo familiare degli Slytherin. Passò la stanza comune e si
diresse verso l’uscita, passando tra i piccoli gruppi e spingendo la porta
aperta, guardando oltre la spalla prima di avanzare fuori e lasciare che la
porta si chiudesse dietro di se.
“Damian,
seguilo.” Il bisbigliò Draco non sembrò essere nulla
di più di un sospiro di frustrazione sul rapporto recentemente assegnato di
storia. Dita che ancora una volta scivolano attraverso i suoi capelli come
voltò una pagina e scrutò le parole che aveva appena scritto.
Perché? Chiese Harry. Il coprifuoco non incomincia ancora per qualche minuto. Bisbigliò
nella mente di Draco, guardando l’orologio che appende
sul focolare. Il massiccio serpente aveva la testa vicino alle 12, mentre il
serpente piccolo camminava lentamente verso le dieci.
Un serpente solo è una preda per le altre
case. E’ per questo che noi viaggiamo sempre in gruppi;
la sicurezza in numeri è praticamente il credo della casa di Slytherin. Andando
da solo di notte fuori, anche in gruppi, significa cercare solo guai.
Poi, perché gli hai permesso di andare fuori da solo? Sibilò Harry, occhi di smeraldo che si allargano alle parole di Draco. Harry scese dal tavolo,
un’esplosione di pelliccia nera, provocando numerosi aneliti e molte grida
spaventate come alcune parole di maledizioni rumorosamente bisbigliate su un
calamaio versato. Balzando su molti studenti, spinse la porta col muso,
sbirciando in giù la sala prima di sgattaiolare sulla soglia.
Doveva imparare con difficoltà. Scelse
l’orgoglio sulla cautela, che è uno dei più grandi
errori fatti da primi anni. Mormorò Draco, concentrandosi evidentemente
sulle carte d’innanzi a lui.
Harry vagò in
cerca di preda in giù la sala, in ricerca del primo anno, tenendosi vicino alle
ombre create dai vari oggetti in tutta la sala. Il suo naso e i suoi baffi che
lavorano rapidamente per preavvisarlo di alcun guaio è
probabile che incontri quando, finalmente, avvertì la presenza del più giovane
studente. L’odorato di sangue fresco arrivò al suo naso e lui scattò dal suo trotto in una corsa di caccia, facendo una pausa nelle
ombre alla vista che soddisfece i suoi occhi ristretti. Il primo anno era in
piedi con sangue che scorreva dal suo naso, occhi che brillavano di paura verso
il più vecchio studente che lo pigiava contro il muro.
Harry identificò rapidamente l’attaccabrighe ed i suoi amiconi come Ravenclaw,
scuotendo la testa alla loro stupidità per intimorire qualcuno portando i
colori della loro casa. Il maschio che conteneva il giovane Slytherin
si girò a parlare con i suoi compagni e Harry riuscì a dare una buona occhiata
al suo viso. Terry Boot, un primo membro del DA stava
minacciando uno studente che era un terzo della sua taglia.
“Così un piccolo
serpente strisciò fuori del suo buco.” Ghignò Terry
Boot, lasciando cadere il giovane Slytherin senza pensiero e lacerando la carta
spiegazzata dalle sue mani. “Spedito su qualche affare di mangiamorte da Snape,
eh? Povero piccolo mangiamorte, del tutto solo nel medio della scuola. Sarebbe
assolutamente orribile se qualche fatto terribile dovesse succederti prima di
arrivare alla tua destinazione.” Ghignando ai piagnucolii
terrificati del ragazzo, il Ravenclaw si avvicinò ulteriormente, rompendo
minacciosamente le nocche mentre suggerì rumorosamente
diversi modi per mutilare ed uccidere il piccolo ragazzo. Harry rimase fermo,
tentando ancora di dedurre come potrebbe trattare con
la situazione senza trovare il piccolo Slytherin e Draco nei guai.
Improvvisamente i suoi occhi si accesero come un’idea attraversò la sua mente,
e rapidamente contattò la mente di Draco, avvolgendolo
fermamente nella sua.
Draco.
Cosa? Il fischio irato di Draco fece
ghignare Harry in un modo molto ‘panteresco’.
Ho bisogno che trovi un incantesimo che mi trovi un incantesimo che mi permetta di parlare. Bisbigliò
Harry, affrettatamente, guardando la situazione spiegare davanti a lui.
Cosa?
Fai in modo che io parli, Draco! Ruggì
Harry, praticamente, nella mente di Draco.
Va bene, dammi un minuto che devo trovare un
libro. Disse Draco, sembrando notevolmente senza fretta, nell’opinione di
Harry.
Non ho un minuto Draco! Quando trovi
l’incantesimo, gettalo verbalmente mentre punti la tua
bacchetta verso te stesso e concentrando tutta la tua magia sul collegamento.
Quello dovrebbe farlo. Harry aspettò impazientemente, i singhiozzi dello
Slytherin che diventano, lentamente, più rumorosi come
il gruppo crebbe più chiassoso e avvicinandosi ulteriormente. Harry avvertì un
formicolio lungo il suo corpo, avvolgendosi lungo la sua
gola e dandogli le abilità vocali che il suo corpo di pantera mancava.
Funziono? La voce di Draco bisbigliò
ansiosamente; evidentemente sconvolto al dover aguzzare la bacchetta verso se
stesso piuttosto che verso un nemico.
Si. Harry praticamente rise come si
spostò in preparazione dei prossimi minuti. Stabilendosi nelle ombre più
profonde che potesse trovare, fece una pausa prima di rendere evidente la sua
presenza.
“Dovresti essere
più accurato, piccolo corvo,i più piccoli serpenti
sono, spesso, i più velenosi.” Disse Harry, facendo dolcemente le fusa, mentre
scivolava lungo l’orlo della sala. Le punte ardenti delle bacchette dei Ravenclaw
si agitarono, spostando ombre attraverso i muri, che diede a Harry la copertura
perfetta di cui aveva bisogno per muoversi senza attrarre attenzione a se. I
più vecchi ragazzi elevarono rapidamente le loro bacchette in difesa,
aguzzandole nelle varie direzioni, tentando di trovare la fonte della voce.
“Esci!” Richiese
Terry, prima di sorridere furbamente ed aguzzare la sua bacchetta al primo anno
che si accovacciava in paura di fronte a lui. “O io darò al piccolo serpente
qualcosa per cui mi ricorderà.”
“Come desideri.”
Fu il bisbiglio che venne dall’oscurità circostante, sembrando stare a galla sopra di loro prima di svanire. Occhi ardenti presero la luce gettata dalle loro bacchette come una pantera
emerse dall’ombra. Il mantello del gatto splese sotto la carezza della
luce emanata dalle bacchette,facendolo sembrare quasi
delicato di fronte ad uno che si accorse della sua attuale taglia. Uno dei
Ravenclaw imprecò bruscamente prima di correre per vita sua, era veramente troppo
cattivo che lui stesse andando nella direzione opposta alla torre di Ravenclaw.
“Avevo una
migliore opinione dei membri della Casa del Corvo.
Avevo torto per giudicarla un amico? Quelli che vanno attaccando persone più
giovani di loro non meritano protezione da individui
come me.” La pantera cominciò un pigro cerchio attorno al gruppo dei Ravenclaw,
coda che dondolava dolcemente, aritmicamente dietro di se. Terry afferrò la sua
bacchetta con dita tremanti, tentando di dedurre perché quella voce era così
stranamente famigliare. La pantera ringhiò leggermente, e cambiò direzione,
camminando nelle ombre oltre la loro linea di vista riemergendo dietro di loro.
“La Casa del Serpente dovrebbe essere considerata
fuori dei limiti da te e i tuoi compari. Chiunque che cercherà di danneggiare
un membro della mia Casa, tratterà con me; suggerisco che tu diffonda la
parola, piccolo corvo, odierei dover spogliare Ravenclaw di un membro della sua
squadra di Quidditch. Prima che io prenda
la mia carica e vado via, ti darò un piccolo consiglio: la prossima volta che
deciderà di strisciare circa attaccando studenti indifesi, portate qualcosa che
non sia il vostro colore di casa.” La pantera guardò diritto negli occhi di
Terry, quei brillanti globi che ardono di fronte alla
pantera girò e si diresse verso il mucchio tremante di abiti arricciato sul
pavimento contro il muro. Una piccola mano si posò nel mantello della pantera prima
che una testa emerse, mento e labbra imbrattati con
sangue.
“Damian. Il
professor Snape si arrabbierà per esser fuori della stanza comune senza un
guinzaglio.” Bisbigliò il giovane Slytherin, gettando
uno sguardo pensoso alle forme che fuggono verso la
fine della sala, oltre la pantera.
“Quello che
Snape non sa, non gli farà male, no?” Rispose la pantera, permettendo al
ragazzo d’inclinarsi contro il suo fianco, prima di esortarlo ad alzarsi e
spingerlo nella direzione della stanza comune degli Slytherin. Un promemoria
rapido del coprifuoco fece raccogliere velocità al piccolo ragazzo, sapendo che
Snape sarebbe arrivato prontamente nella stanza degli Slytherin all’inizio del
coprifuoco per assicurarsi che tutti erano bei loro letti o nella stanza comune,
prima di cominciare i suoi giri notturni.
La Torre di
Gryffindor era nel mezzo di un ‘ho scampato di nuovo
il primo giorno di festa’ che ride, con bibite
dappertutto, alcune alcoliche ed alcune analcoliche, chiacchierando circa le
loro estati e giocando vari giochi. Era facile chiedersi quanti di loro stavano
per scampare il secondo giorno di classi, se mantenessero
il corrente comportamento.
Hermione Granger
sedeva su una sedia prossima al suo letto, guardando fisso fuori della finestra
con un sorriso debole. Il suono liturgico del liquido che viene
versato sulla scala che conduceva ai dormitori delle ragazze, disturbava i suoi
pensieri. Aggrottando le sopracciglia alla luna che appendeva attenta nel
cielo, augurò buona fortuna a Harry, prima di scivolare verso la finestra,
desiderando dare un’ultima occhiata alla luna che luccica.
Ronald Weasley
stava giocando a pocker con Dean, Seamus e Lavanda,
in un angolo scuro della stanza comune. Ignorando il rumore ed il clamore della
sua casa, alzò la posta e sorrise furbamente alle carte che aveva in mano,
accarezzando leggermente l’asso di cuori. Il fatto che Harry
Potter non fosse là. Occupò le menti di molti, facendoli fare una pausa per pensare alla mancanza della sua presenza,
prima di ritornare a festeggiare. Dopo tutto, Harry Potter era sicuro a Durmstrang, no?
GrimmauldPlace era quieto,
mortalmente silenzioso per una stanza così piccola piena di così molte persone.
I membri dell’Ordine della Phoenix contenevano tazze di
caffè nelle loro mani. Molti avevano abbandonato la speranza
di ritrovare Harry Potter, presumendo che Tu-sai-chi,
già lo avesse nelle sue mani.
“C’è qualche
luogo che forse non abbiamo guardato?” Chiese piano un membro, correndo assentemente
un dito circa l’orlo della sua tazza.
“Non può apparire,
non ha una forma d’animagus, e certamente non salì sulla sua scopa e se ne volò
via!” Gridò Remus Lupin, sbattendo il suo pugno sulla tavola di fronte a lui,
provocando molti dei membri per saltare e giungere alle loro bacchette.
“Penso che siate
tutti un poco troppo preoccupati circa il ragazzo.” Il
lento modo di parlare di Severus Snape fece girare le teste come varie
maledizioni furono lanciate nella sua direzione. La
conoscenza che Severus Snape non era precisamente un amico di Harry Potter era ben conosciuta fra l’Ordine. Molti membri
si girarono pensierosamente verso il professore, prima di accennare col capo,
lentamente, concordanti.
“Che cosa intendi Severus?” La voce calma di Dumbledore calmò
i nervi dell’Ordine, provocando di nuovo molti ad agitarsi nelle loro sedie.
“Penso che Harry
Potter si trovi sotto il nostro naso e, possibilmente, molto felice di dove
sia. Se così non fosse, non pensate che uno di noi
avrebbe ricevuto parola, ormai?” Lentamente, le teste accennarono concordanti,
occhiate sbircianti al direttore della casa di Slytherin che stava, evidentemente,
dando retta alla conversazione che seguiva più di quel che si pensava.
Terry Boot
sedeva nel suo letto, tende chiuse strettamente circa il grande
letto a baldacchino, così che la luce non infastidirebbe i suoi compagni.
Quella voce gli aveva provocato brividi nella spina dorsale, rimbalzando nella
sua mente prima di andarsene con una risata ed un bisbiglio. La pantera, con i
suoi occhi color smeraldo scintillante, che mostravano emozioni che nessuna pantera
dovrebbe conoscere.
Le attente
parole, come se la pantera lo conoscess4e da prima del
loro incontro. Guardando ai suoi compiti di storia non fatti, fece uno stanco
sorriso e mentalmente desiderò che avesse scelto di rimanere, piuttosto che
andare a caccia di serpenti. Facendo girare il calamo che teneva dolcemente
nella sua mano, guardò al ritratto che aveva disegnato pulitamente nell’angolo.
Una faccia che conosceva, contrapposta a una che aveva
soddisfatto appena, così simili nella loro simmetria ed ancora delicati in
forma. Harry Potter e la pantera nota come Damian.
Salve a tutti/e!
Dopo parecchio tempo che questa traduzione era stata interrotta, su
richiesta di lumamo64 io, vogue, ho cominciato a tradurre i capitoli
mancanti.
Spero
che la traduzione sia quanto più scorrevole possibile, e se lo
è lo devo solo alla stessa lumamo64 che ha pazientemente (e
anche in modo decisamente veloce) betato tutti i capitoli da me finora
tradotti. Buona lettura!
Capitolo 14
Mio
Serpeverde
Draco
gemette e si voltò, portando una mano sul suo viso prima di aprire lentamente i
suoi chiari occhi azzurri. La sua camera era ancora avvolta nell’oscurità,
l’unica luce filtrava nel buio da sotto la porta e fra le aperture nella tenda
che copriva la finestra magica. La finestra era più di una fotografia, seguiva
il modello statico della luna e del sole quando sorgevano e tramontavano.
Comunque mancava qualcosa che una vera finestra mostrava: la vita; una foto non
avrebbe mai potuto mostrare un ruggente temporale o la neve che sussurrava
lungo il vetro. Era una delle ragioni per cui Draco odiava vivere nei
sotterranei, ma come ogni buon Serpeverde, aveva imparato ad adattarsi.
Oggi era
venerdì, il suo nuovo giorno preferito della settimana. Per tutti i sei anni la
mattina era stato permesso di dedicarla allo studio libero o alla pratica, i
corsi normali riprendevano dopo pranzo. Due ore di Difesa Contro le Arti Oscure
seguite da Trasfigurazione e lui poteva dormire fino a pranzo: il Paradiso.
Sussurrando piano tempus guardò i numeri fluttuare sopra di lui prima che
svanissero in una nuvola di fumo rosso. Erano solo le nove e ventisei, il che
significava che poteva essere pronto per il pranzo e finire gli altri compiti
prima di dover andare ai corsi pomeridiani. Poi sarebbe stato libero di passare
l’intero weekend oziando e giocando con Harry o Damian. Draco sorrise
malignamente al pensiero e si sedette sul letto, divincolandosi attentamente da
sotto le coperte e trascinandosi sul letto fino a dove era sdraiato Harry. La
pantera stava dormendo stravaccata in fondo al letto, le zampe anteriori e le
orecchie contratte come se stesse facendo sognando. Tendendo lentamente la
mano, Draco afferrò diverse lunghe ciocche di pelo nero e le tirò delicatamente
prima di sussurrare ‘Harry’ troppo ad alta voce.
Cosa? Mugugnò Harry ovviamente ancora mezzo
addormentato.
“Sii gentile
e fai i miei compiti mentre sono in bagno” mormorò Draco piano, facendo
scorrere un dito lungo un lato del viso felino prima di grattarlo dietro un
orecchio, sorridendo alle martellanti e basse fusa che immediatamente
riempirono l’aria.
Che compito sarà? Harry sospirò, assorbendo le
sensazioni di giocosità e risate che fluttuavano intorno, infiammando la sua
mente ed il suo corpo con un sentimento di soddisfazione mai provato prima.
“Non ci
pensare, ci sono alte probabilità che tu non lo sappia fare comunque.”
Schivando una lieve pacca della zampa, Draco salì sul letto, dando una tirata
alla coda della pantera prima di dichiarare sfacciatamente “Lo sa il cielo come
hai fatto a sopravvivere finora.” Volò verso la porta dirigendosi in bagno e
chiudendo delicatamente la porta dietro di lui.
Harry guardò
Draco uscire dalla stanza in quella
lenta ed sinuosa andatura che lo faceva apparire come se fluttuasse sopra il
pavimento. Chiudendo gli occhi, mormorò dentro di sé un incantesimo che
conosceva a memoria e gemette alla sensazione impetuosa lungo la sua spina
dorsale. Le sue ossa si ruppero e rimodellarono, tornando alla loro forma
originale. I suoi denti e le sue unghie si restrinsero, tornando alla forma e
lunghezza precedente. Era ancora disteso sul letto, mentre permetteva al suo
corpo ed alla sua mente di adattarsi nuovamente al suo corpo naturale. Il
dolore della trasformazione era un ricordo lontano ma lui poteva ancora sentire
la sensazione, come se si stesse impossessando del suo corpo. Stirando le
braccia sopra la testa, si mise lentamente a sedere, riequilibrando il suo
corpo, dopo aver passato così tanto tempo correndo su quattro zampe anziché
due. Alzandosi lentamente sorrise alla sensazione di essere di nuovo se
stessocorpo, era come tornare a casa dopo aver passato settimane in un albergo
che mancava di certi agi a cui si era abituati.
Camminando
verso le tende, le tirò via permettendo a piccoli stralci di luce di illuminare
la stanza. Girandosi, si mosse lentamente verso l’armadio di Draco, afferrando
e tirando fuori un paio di pantaloni sportivi neri.
Se li mise e
scosse la testa quando li sentì lenti ai fianchi; aveva perso più peso durante
l’estate di quanto avesse immaginato all’inizio. I suoi occhi scorsero un
movimento tremulo e si voltò per scorgere l’opaco profilo di se stesso in uno
specchio verticale. I suoi capelli andavano da tutte le parti e la cicatrice
sulla sua fronte brillava di uno spiacevole rosso. Il collare d’argento
brillava nella luce soffusa, stretto splendidamente contro la sua gola anche se
la pantera aveva un collo più ampio del suo. Scosse la testa e sorrise
malignamente, i pensieri che si facevano strada nella sua mente non erano gli
stessi che aveva recepito dalla sua apparizione come pantera. Usando le dita
come pettine buttò indietro i capelli eandò a sedersi alla scrivania di Draco. Mettendosi davanti un pezzo di
pergamena, osservò l’orologio di cristallo seduto alla scrivania, immaginando
di avere ancora almeno trentacinque minuti prima che Draco tornasse. Il suono
di stivali che si avvicinavano lo fece accigliare: Draco impiegava almeno
quarantacinque minuti per prepararsi il che significava che qualcuno che non
era Draco si stava avvicinando alla stanza.
“Draco!”
urlò Blaise, martellando la porta con il pugno alzato, battendo rapidamente in
modo da forzare Draco a svegliarsi “Dannazione Draco!” Aveva una domanda su
Antiche Rune e Draco se n’era andando svanendo alla sua vista, ghignò nel
tirare la maniglia della porta e trovandola aperta. Draco solitamente finiva i
suoi compiti non appena erano assegnati; diceva qualcosa sul farla più semplice
che oziare in giro e non fare niente e poi brontolava qualcosa sul sonno di
bellezza. Spalancando la porta ed entrando, non invitato, andò dritto alla
scrivania di Draco e rovistò fra i fogli sparsi sedendosi in punta, ghignando
quando trovò i compiti ultimati. Lanciando uno sguardo intorno si accigliò per
la mancanza della pantera sul letto; solitamente Damian rimaneva nella camera
di Draco finché la coppia non era pronta ad andare nella Sala Grande. Tenendo
stretto il foglio stava per andarsene, quando le sue dita si imbrattarono con
una delle risposte. Inchiostro fresco? Era stato nella sala comune per gli
ultimi venti minuti e non aveva visto segni di Draco; impugnando la sua
bacchetta si mosse lentamente verso la porta, e la chiuse delicatamente.
In piedi
nell’ombra proprio accanto alla porta, contrasse il viso al pensiero che uno
fra Draco o Damian tornassero e lo trovassero nella loro zona. Esaminando
cautamente la stanza con gli occhi, aspettò pazientemente che qualcosa
accadesse. Erano passati svariati minuti quando udì un lieve scricchiolio da
dentro l’armadio di Draco. Avvicinandosi furtivamente alla porta, si preparò
prima di aprire la porta e gridare ‘Lumos’.
Draco gettò
indietro la testa sull’asciugamano piegato che usava come cuscino. Il bagno dei
prefetti che stava usando apparteneva esclusivamente ai Prefetti Serpeverde;
siccome nessuno delle altre case si
sarebbe disturbato a scendere lì per usarli, il Serpeverde ne usufruiva tanto
spesso quanto gli andava. Fluttuava in mezzo alle bolle, che odoravano
eccessivamente di dolce vaniglia. Non avrebbe potuto immaginare di vivere senza
Damian, ma sicuramente Harry sarebbe dovuto presto tornare alla sua forma
umana. Immaginava che Silente stesse fanaticamente cercando il mago smarrito
quando lui era proprio sotto il suo naso. Chiudendo gli occhi, prese una manata
di bolle e le fece scorrere attraverso le sue dita prima di osservare l’arcata
del soffitto sopra la sua testa. Damian era diventato una parte importante
della Casa dei Serpeverde. Non solo per Draco, ma per chiunque. Il primo anno
si muoveva per la scuola indisturbato e non aveva bisogno di essere controllato
per andare in biblioteca o solo fuori a giocare. In una sola settimana la
presenza della pantera Harry aveva dato al Serpeverde nuove speranze e nuova
vita. Draco si alzò lentamente, non sapeva cosa avrebbe fatto se avesse perso
Harry e Damian, insieme o separati, erano diventati la parte più importante
della sua vita.
Si fermò
sulla strada mentre attraversava la sala comune dei Serpeverde, fermandosi a
parlare con diversi studenti prima di continuare verso le sue stanze.
Spalancando la porta ed entrando con passo pesante, si preparò a spingere la
pantera fuori dal letto e portarla a pranzo. I suoi occhi si spalancarono
davanti a ciò che vide e velocemente si fiondò interamente nella stanzasbattendo la portae facendo sobbalzare
parecchi studenti nella sala comune al forte rumore prveniente dalla vicina
stanza.
“Ehi Draco”
la voce lieve di Harry riempì l’aria, facendo trattenere a Draco il respiro
prima di muoversi dentro la stanza. Il Ragazzo-Sopravvissuto sedeva a gambe
incrociate sul suo letto, le dita giocavano oziosamente con i piccoli ciondoli
che pendevano dal collare d’argento intorno al suo collo.
“Buongiorno
Draco”. La testa di Draco si voltò e lui fissò shockato Blaise che era
elegantemente appollaiato su una sedia di fronte alla scrivania. “Harry ed io
stavamo giusto parlando di te”.
“Veramente,
Blaise stava aiutando se stesso con i tuoi compiti. I stavo solo finendo il
compito che mi avevi dato da completare” disse Harry, sorridendo apertamente
allo sguardo d’intesa sul volto di Draco. “Lui, ovviamente, ha deciso di
tenermi compagnia finché non fossi arrivato”
“Sì, beh,
ora che sono tornato se ne può andare” Draco guardò in direzione del suo amico
che si limitò a scuotere la testa e sorridere.
“Questa
dev’essere la cosa più interessante che è accaduta nella nostra casa dal primo
anno. Non c’è modo che io me ne vada finché non avrò sentito ogni piccolo
sporco dettaglio” dichiarò Blaise felice, mettendosi più a proprio agio sulla
sedia della scrivania, prima di portare la sua attenzione completamente sulla
coppia. “Un leone nel corpo di una pantera facendo la guardia ad un nido di
serpenti, questa dev’essere una cosa che capita una volta sola nella vita. Ora
vai avanti, abbiamo un corso fra poco e io non ho ancora pranzato”.
“Beh...”
disse Harry, voltando la testa in modo tale da poter avere gli occhi di Draco
nei suoi “Suppongo che tutto iniziò al primo anno quando il cappello parlante
stava per mandarmi a Serpeverde”.
Hermione
Granger stava seduta in un tranquillo angolo della biblioteca. Molti compiti
ultimati erano davanti a lei, tutti ordinatamente arrotolati e legati con un
fiocco rosso e oro. Stava fissando pensierosa quel piccolo pezzo di tessuto decorato
con i colori della sua casa. Non aveva mai realmente considerato il significato
e il ruolo che il sistema delle case aveva nelle loro vite. Separava gli
intelligenti dagli studenti che non sarebbero mai stati così svelti. Costruiva
un muro fra il debole ed il forte. I coraggiosi non avrebbero dovuto proteggere
i deboli? Ogni casa era un piccolo pezzo di puzzle, un pezzo che non si sarebbe
mai incastrato nel puzzle perché gli altri pezzi erano stati gettati in
direzioni diverse. Accigliandosi si appoggiò contro la sedia guardando i vari
gruppi di studenti seduti intorno ai tavoli, tutti vestendo orgogliosamente i
colori della propria casa. Risvegliandosi dai propri pensieri, i suoi occhi
incontrarono quelli di un ragazzo Corvonero che guardavano nella suadirezione. Fu sorpresa quando si fermò accanto
a lei e prese la sedia vicino alla sua.
“Dobbiamo
parlare”.
Draco e
Blaise fissavano Harry shockati. La storia che gli aveva raccontato era tutto
fuorché bella e nessuno dei due sapeva con certezza cosa dire.
“Il pranzo è
quasi finito” dichiarò Harry, guardando l’orologio sulla scrivania; nel
frattempo, cercò di rimettere a postoil
risvolto dei pantaloni aspettando pazientemente che gli altri due recuperassero
la lucidità.
“Questo ti
rende un Grifondoro o un Serpeverde?” chiese Blaise ad alta voce, osservando
pensierosamente Harry. “Voglio dire, tu sei grande nei Grifondoro, ma ti manca
qualcosa lì, direi quasi il cuore ma dopo tutto tu ci sei vissuto e suppongo
che non sia così”
“È un
Serpeverde” dichiarò Draco, guardando male Blaise come se avesse appena
trattato Harry come un bambino “Quel maledetto cappello ovviamente aveva
ragione ma il super ragazzo era troppo stupido per credere di potersi adattare
così bene in un gruppo di serpi. Ora faremo meglio a muoverci o Piton scenderà
qui per sapere che fine abbiamo fatto e io non sono pronto a dire a nessuno chi
è realmente Damian” disse Draco, osservando Harry che annuì, d’accordo.
“Bene allora
farò meglio a cambiarmi” Harry si alzò fissando la coppia prima di roteare gli
occhi e chiedere loro di voltarsi. Ridacchiò lievemente quando Draco bofonchiò
‘pudico’ e si concentrò per ritornare Damian.
Draco e
Blaise tornarono a guardare la massiccia pantera che stava dove fino a pochi
minuti prima c’era Harry, i pantaloni gettati a caso ai piedi del letto.
“Bene,
mettiamo in atto lo show” disse Blaise, lisciandosi i vestiti prima di
dirigersi verso la porta, fermandosi solo per prendere il foglio di Antiche
Rune per cui era venuto originariamente.
Lo sai di essere davvero un
Serpeverde, vero?
Mormorò Draco a bassa voce, con le mani sul retro del collo della pantera in un
familiare gesto d’’affetto.
Lo sono? Chiese Harry, con gli occhi che
luccicavano mentre guardava il viso di Draco.
Sì, mio Serpeverde. Dichiarò Draco, il significato dietro
quelle parole fece saltare il cuore ad
Harry e un muto sentimento d’amore si mosse furtivamente lungo il legame fra le
loro menti. Ehi Harry, esattamente tu
quanto ne sai di Antiche Rune?
Draco, ne so di Antiche Rune tanto
quanto so cosa passa per la mente di Silente. Harry rise, facendo scattare i suoi artigli verso le
persone che si muovevano nel corridoio inferiore, aprendo subito loro un
cammino. La risata convulsa si Draco riempì la sala, facendo sì che le persone
si girassero e fissassero il mago che rideva, sembrava, per nessuna ragione.
Hermione
Granger fissava Terry Boot meravigliata, non completamente in grado di
afferrare quello che lui stava tentando di dirle. Era stata sorpresa quando
aveva ascoltato inizialmente la sua storia ma quando aveva raggiunto la parte
sulla pantera parlante da guardia al primo anno il suo mento quasi colpì il
tavolo. Il comportamento sembrava certamente quello di Harry ma il pensiero di
Harry Potter e Draco Malfoy insieme era semplicemente troppo incredibile. Aveva
dato uno sguardo all’incantesimo per animagus e aveva scoperto che era troppo
pericoloso e complicato perché persino la sua mente lo comprendesse. La parte
più preoccupante era che i due maghi si erano legati senza sapere a chi l’altro
lo fosse. Se i Serpeverde avessero scoperto che Harry si pavoneggiava dentro la
casa vestito da pantera ci sarebbe stato un nuovo tappeto di pelliccia a
decorare il pavimento della loro sala comune.
La prima
lezione di Difesa Contro le Arti Oscure stava diventando terribilmente noiosa
secondo Draco. Così non ci sarebbero stati incantesimi sbagliati e nessuna
rissa fra le case rivali. Immaginò che la causa fosse il fatto che i Serpeverde
erano stati abbinati ai Corvonero. I tranquilli e conservatori Corvonero
stavano facendo uno sforzo studiato per sfuggire agli sguardi freddi e
calcolatori dei Serpeverde mentre provavano a scrivere ogni parola che usciva
dalla bocca del professore. Solitamente si preoccupavano degli affari loro, ma a volte
c’era uno studente che provava a tirare la corda o fare scalpore. Oggi non
c’era nemmeno un sussurro ovattato, e Draco pensò che la causa fosse il lupo
bianco seduto pazientemente dietro il suo padrone, guardando male tutto ciò che
si muoveva. Damian d’altro canto, era disteso sotto il tavolo con la testa
appoggiata su una delle scarpe di Draco. Il regolare su e giù del suo petto e
il ritmico battere della sua coda calmavano entrambi.
Silente finalmente ha fatto in modo
di trovare un professore di Difesa che non sembri completamente pazzo. Sussurrò Draco, con la piuma che
scivolava sulla pergamena ancora prima che lui prendesse appunti.
Ehi! Non c’era niente di male nel
professor Lupin!
Brontolò Harry, ascoltando al regolare ronzio della voce del professor Dirdsue.
Così il fatto che sia un lupo mannaro
non lo classifica come un pazzo nei tuoi libri? Borbottò Draco, riponendo la sua
penna quando il professore mostrò un incantesimo che poteva essere usato per
difendersi contro certi tipi di maledizioni.
No, voglio dire, quanti studenti sono
stati realmente danneggiati alle sue lezioni in confronto agli altri professori
che ci hanno insegnato negli ultimi anni. Arrivò la risposta brontolata seguita da un borbottio
stridente, quando la pantera provò a mettere in guardia Thelma dal toccare la
campana d’argento che pendeva dal suo collare. Draco distese un piede e mandò
lo scoiattolo via da Damian prima di voltarsi a lanciare un’occhiataccia a
Crabbe che non prestava attenzione al suo animale. Quando si voltò davanti il
suo sguardo s’incrociò con quello di un Corvonero. I loro sguardi si
trattennero un momento prima che l’altro mago si accigliasse e guardasse giù
verso Damian non consapevole dell’interazione che stava avvenendo tra i due
ragazzi .
Harry?
Cosa? Gemette Harry, voltando il muso
improvvisamente, ignorando il fatto che il suo movimento imprevisto aveva
spaventato diversi studenti nella classe.
Quando hai detto di aver cacciato
diversi studenti l’altra notte, loro non erano dei Corvonero, giusto?
Hm, probabilmente lo erano; correvano
come un branco di Tassorosso quando mi sono fatto vedere. Perché?
Perché uno di loro ti sta guardando
in modo molto interessato. Mormorò Draco, facendo scivolare nella borsa i suoi libri, felice di
poter finalmente sfuggire allo sguardo assorto dell’altro studente. Su ora, abbiamo la nostra prossima lezione.
Draco sedeva
fra i Serpeverde a lezione di Trasfigurazione, i Grifondoro occupavano l’altra
metà della classe. Era un costante motivo di divertimento per Draco e Blaise
che Silente facesse sempre in modo di essere certo che le due case avessero
almeno una lezione al giorno con gli altri. Era come se il vecchio mago
provasse costantemente a far vedere loro l’altra casa in un modo completamente
nuovo e falliva miseramente. L’inimicizia fra i Serpeverde e i Grifondoro era
praticamente leggendaria.
Non
importava a quale anno, c’erano numerose battaglie di parole e azioni che
sembravano accrescere gli ostacoli per l’anno seguente.
Oggi era uno
di quei giorni in cui l’ostilità aumentava e nessuna delle due case era capace
di contenersi. I due gruppi erano nella stessa stanza solo pochi minuti e già
parecchi insulti erano volati e le bacchette si muovevano in una malcelata
minaccia d’azione: avanti così e qualcuno sarebbe potuto andare troppo oltre.
Non aiutò che la palla di carta diretta a Draco colpisse Blaise su un lato
della testa; questo fece scattareNoxche cominciò una sfilza di
ringhi e scatti nella stessa direzione da cui veniva il foglio accartocciato.
Quando la Professoressa McGranitt arrivò quasi tutti gli studenti avevano la
bacchetta puntata su un altro e la stanza era piena del suono delle voci alte e
minacciose.
“Via quelle
bacchette ora. Vi dovreste vergognare di voi stessi, dare un simile esempio
agli studenti più giovani.” Dichiarò la McGranitt, incrociando le mani dietro
la schiena e cominciando a passeggiare di fronte a loro.
“Hanno
cominciato i Serpeverde” ringhiò Ron, puntando gli occhi in direzione dei Serpeverde.
“Malfoy ha
chiamato Hermione mezzosangue” Sorridendo compiaciuto allo sguardo della
professoressa davanti alla bugia detta, aprì la bocca per continuare a mettere
in cattiva luce il comportamento di Draco, ma strillò come una ragazzina quando una massa
nera gigante si lanciò dalle travi della stanza sulla faccia di Ron.
La sedia su
cui Ron era seduto sbatté contro il pavimento quando cadde all’indietro appena
toccato da una leggera spinta della zampa diretta alla sua testa di Ron.
“Signor
Malfoy! Chiami il suo animale, subito!” Gridò l’insegnante shockata, guardando
la pantera prepararsi a colpire Ron, che tentava di strisciare indietro lungo
il pavimento.
“Qui Damian”
sussurrò Draco, mettendo le mani sopra la testa della pantera quando il gatto
mise la testa nel suo grembo, le dita tracciavano il contorno di un orecchio e
lui alzò lo sguardo verso l’insegnante.
“Se vedo il
suo animale attaccare un altro studente Signor Malfoy sarò costretta a
cacciarlo dal territorio della scuola. Inoltre perdi quaranta punti per la tua
casa e starai in punizione con il professor Piton la prossima settimana”.
Voltandosi alzò la sua bacchetta ma si fermò quando vide che Hermione aveva la
mano alzata. “Sì, signorina Granger?”
“Malfoy non
mi ha detto niente, professoressa McGranitt.” Mormorò Hermione, non
preoccupandosi di guardare in direzione degli studenti Serpeverde.
“È vero
signor Malfoy?” disse la McGranitt, guardando lo studente in questione.
“Sì,
professoressa McGranitt” disse Draco, confuso dal fatto che la Granger non
avesse ulteriormente tentato di colpirlo mentre ne aveva l’occasione.
“Signor
Weasley, ti spiacerebbe spiegarmi?” il penetrante sguardo della professoressa
fece arrossire Ron, che abbassò lo sguardo verso il suo tavolo, scuotendo la
testa. “Mi scuso con il signor Malfoy, tutti i punti sono resi e la punizione è
tolta. Signor Weasley, tu sarai in punizione col professor Piton per due
settimane per aver mentito ad un insegnante e anche per aver provato ad
accusare un altro per le tue azioni. Ora per cominciare, vorrei che faceste
questo test. Quando avrete finito, lo potrete consegnare e iniziare a leggere
il capitolo quinto del vostro libro.” Sedendosi dietro la scrivania, diede un
colpetto con la sua bacchetta e dei fogli apparvero davanti a loro. Lentamente
delle piume furono tirate fuori dalle borse e gli studenti cominciarono a
riempirli con le risposte, con le menti che ancora provavano a capire che cosa
fosse successo pochi attimi prima.
Le orecchie
di Harry colsero il borbottare ovattato di Blaise che brontolava sull’ingiustizia del fatto che Draco fosse legato ad un altro studente che
aveva già eseguito il compito su cui loro erano ora interrogati.
Dì a Blaise che io probabilmente ho
letto tanti testi quanto lui. mormorò Harry, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa
sulle sue zampe anteriori, stendendosi nel mezzo del corridoio per lasciare a
Nox lo spazio sotto il tavolo. Harry sorrise fra sé e sé udendo i mormorii fra
i ragazzi e poi lo sbuffo che emise Blaise. Il suo sguardo viaggiò lungo la
stanza, fermandosi sui suoi originari compagni di casa. Una volta credeva che
fossero suoi amici, persone che sarebbero rimaste con lui in ogni passo della
sua vita. Per quanto ne sapeva, Ron era una causa persa, geloso di Harry per la
sua fama, soldi e favori da parte dei professori. Certi Grifondoro sembravano
essere confusi da tutta la faccenda, credendo davvero che fosse stato trasferito per ragioni di
sicurezza mentre altri sogghignavano alle parole che Ron continuava a sputare
facendo la sua campagnaper
denigrareil comportamento di Harry
Potter. Hermione era l’unica su cui si era fatto più domande. A volte girava
sola con Ron ed altre, come oggi, lottava contro di lui per ciò in cui credeva.
Chiuse gli occhi; ringhiò allo scoiattolo un’altra volta, stava di nuovo
strattonando coraggiosamente la campana d’argento in uno sforzo per recuperare
la ghianda brillante.
Draco
consegnò il test e tornò al suo posto, tirando il testo fuori dalla borsa e
andando al capitolo che avrebbe dovuto iniziare a leggere. Le parole si
confusero e lui fissò la pagina senza espressione, non si sentiva in vena di
leggere il noioso capitolo quando aveva altre cose a cui pensare.
Osservando
senza espressione il muro, quasi mancò la palla di carta che rimbalzò sul suo
tavolo prima di allungare lentamente una mano e afferrarla. Guardò verso i
Grifondoro e concluse che stavano ancora scrivendo tutti, sembravano del tutto innocenti come se stessero veramente
tentando di finire il loro test. Srotolando la palla, i suoi occhi si fecero
più scuri davanti alle parole incise sul foglio. Per un momento fu sul punto di
incendiarlo in mezzo alla classe, ma poi si ricordò dove fosse. Prendendo la
sua piuma, dimenticata, la attorcigliò assente fra le dita prima di sorridere
felice e tracciare delle parole scelte sotto quelle già scritte. Un veloce
incantesimo richiuse il foglio e lo mandò in alto in direzione dei Grifondoro.
Seduto dietro, guardò Weasley prendere la palla ed aprirla, spalancando la
bocca davanti alle parole che Draco aveva scritto pensierosamente. Draco guardò
la bocca di Weasley aprirsi e chiudersi, la faccia diventare di un rosso
brillante prima di richiudere velocemente il foglio e metterlo in una tasca
della sua veste. Sogghignando, ignorò la domanda di Harry e rivolse nuovamente
la sua attenzione al libro che avrebbe dovuto leggere.
I Serpeverde
erano turbolenti per la prima volta da quando Harry era arrivato nella casa.
Bottiglie di un liquido discutibile circolavano nella stanza mentre molti
giochi andavano avanti nella stanza.
Draco era
seduto in una grande poltrona vicino al fuoco, Blaise di fronte a lui osservava
la scacchiera che stava fra loro. Secondo Harry sembrava un principe; comandava
sul resto della casa. Lo sguardo andava rapidamente e di continuo sulla sala
comune, fermandosi in vari punti per guardare i suoi compagni di casa bere e
giocare. Harry chiuse i suoi occhi color smeraldo, lasciando che il fuoco
dietro di lui gli mandasse delle vampate calde lungo la spina dorsale. Nox
stava a malincuore accanto a lui, condividendo il calore che le luminose fiamme
offrivano. Gli occhi di Harry girovagarono per la stanza, fermandosi quando
vide Tiger e Goyle tentare di giocare a Twister con molti altri Serpeverde.
Sbadigliando, si stravaccò e si distese completamente prima di mettere una
zampa contro lo stinco di Draco.
Questa atmosfera mi piace disse Harry a Draco. La casa dei Grifondoro è sempre rumorosa, ma
non così. È un tipo diverso di rumore, più spensierato e felice.
Molti di noi non ridono o giocano a
casa, così dobbiamo dare il meglio e divertirci finché possiamo. Lo sa il cielo
cosa accadrà quando torneremo a casa per Natale. Un paio di noi hanno più guai
in una settimana di quanti ne abbia avuti io negli ultimi anni. Mormorò Draco, con gli occhi che
danzavano sui pezzi degli scacchi prima di muovere cautamente un pedone in uno
sforzo per ostacolare Blaise.
L’ho notato. Devo dire che la vostra
casa ha fra i migliori rapporti che io abbia mai visto. Voglio dire, tutte le
case sono in qualche modo divise, per anni o genere, ma nella vostra casa tutti
sono costretti ad interagire per auto-conservazione, il che non fa altro che
rafforzare l’unità tra di voi. Suppongo che i Grifondoro debbano uno scopo
oltre l’essere coraggiosi e leali, noi cerchiamo di mantenere le altre case al
loro posto.
Non l’ho mai visto in questo modo. Pensò Draco, mordendosi il labbro
inferiore pensierosamente, prima di mormorare Questa è l’ultima volta che ti ricordo che non sei un Grifondoro; sei
un Serpeverde.
Proverò a ricordarlo. Cosa pensi che
accadrà quando finalmente mi mostrerò come Harry Potter?
Non lo so, e francamente non
m’importa. Nessuno ti porterà via da me, punto. Scuotendo la testa, Harry si lasciò
cadere nei suoi pensieri. Era così preso che quasi non udì il lieve bussare
alla porta d’entrata della sala comune dei Serpeverde. La stanza divenne
perfettamente tranquilla e tutti gli occhi si voltarono verso la porta.
Normalmente le persone non bussavano a nessuna porta dei Serpeverde; di solito erano
abbastanza intelligenti da evitare del tutto la torre a meno che non
frequentassero Pozioni.
Gli occhi si
mossero dalla porta per andare a guardare interrogativamente Blaise e Draco, i
leader riconosciuti di Serpeverde si guardarono l’un l’altro prima di annuire
silenziosamente d’accordo.
“Tu” il dito
di Draco puntò ad uno del terzo anno “apri la porta”. Le bacchette scivolarono
nelle mani da vari foderi e i Serpeverde si prepararono per chiunque fosse
dietro la porta.
Grazie alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo^^ Sono
felice di vedere che, anche se è passato parecchio tempo,
continuiate a seguire la storia, che effettivamente merita :)
E ovviamente, grazie ancora a lumamo64 per il betaggio ;)
Hermione
alzò la mano e bussò sul ritratto che faceva la guardia all’entrata dei
dormitori dei Serpeverde. Stava in piedi impazientemente, mentre il mago nel
ritratto ghignò verso di lei prima di voltarsi a camminare sulla strada dietro
di lui, svanendo nell’ombra. Un attimo dopo il ritratto si aprì, rivelando un
giovane Serpeverde che li osservò sospettosamente prima di invitarli con un movimento
del braccio.
“Draco, un
Corvo e una piccola Leonessa sono venuti in visita” disse lascivo il piccolo
Serpeverde, muovendosi indietro nell’ombra dove non era più visibile. Hermione
rabbrividì alla presentazione, si tese leggermente e strinse la presa sulla
bacchetta che teneva stretta. Il suo sguardo si spostò verso il camino, la sua
attenzione fu catturata dall’unico movimento nella stanza.
“A cosa
dobbiamo l’onore della tua presenza?” disse Draco Malfoy, con gli occhi fissi
su di loro, mentre la sua mano si muoveva per lisciare il manto della pantera
seduta accanto a lui. Il fuoco dietro di lui era uno splendido sfondo, faceva
sembrare la coppia pericolosa ed allo stesso tempo elegante.
“Siamo
venuti a parlare con te Malfoy, riguarda il tuo animale” dichiarò Hermione,
avvicinandosi e provando a fingere di appartenere a quel luogo.
“Cosavuoi sapere sul mio Damian?” Chiese Draco
chinandosi leggermente avanti e fissando
intensamente la coppia che si era introdotta nella baldoria del venerdì sera.
“Ho ragione
di credere che non sia quello che tu dichiari” mormorò Hermione, ignorando il
brontolio d’avvertimento che giungeva dalla gola della pantera.
“Oh?” Il
sollevamento elegante di un sopracciglio fu l’unica risposta alla sua
dichiarazione. Una mano pallida scivolò lungo la schiena del gatto, lisciando
il pelo irto e calmando lievemente l’animale.
“Sì, credo
che in realtà la pantera sia un animagus camuffato. Penso inoltre che sia uno
studente di questa scuola” disse, rabbrividendo sotto i saettanti smeraldi che
guardavano ogni suo movimento.
“Intelligente
Granger, molto intelligente” le parole erano appena udibili oltre i sibili e
crepitii delle fiamme che si muovevano dietro la coppia.
“Non mi
credi?” sibilò Hermione, shockata che lui non stesse prestando attenzione a
quanto lei cercava di dirgli “Bene” La sua bacchetta si alzò in uno scatto
puntata contro la pantera, e gridò un incantesimo.
“Expelliarmus”
echeggiò lungo la stanza mentre ogni Serpeverde aveva alzato la propria
bacchetta e l’aveva puntata in direzione della Grifondoro. La bacchetta di
Hermione volò sul pavimento e rotolò fino a fermarsi sotto il tavolo,
totalmente ignorata da tutti nella stanza. Tutti gli occhi rimasero fermi sulla
massa di pelliccia nera che tremava ed era scossa sul pavimento accanto a
Draco.
Draco prese
i vestiti che aveva appoggiato sulla sedia dove si era seduto e li lanciò sulla
contorta forma di Harry. Avvolgendo cautamente le pieghe strette intorno al
mago più piccolo, lo tirò su e si diresse verso la porta delle sue stanze.
“Blaise,
controlla la porta. Tiger, Goyle, nessuno entri in questa stanza” ringhiò,
cullando il prezioso carico mentre aspettava che i suoi ordini venissero
eseguiti. Dirigendosi verso la porta che era stata frettolosamente spalancata
da Blaise, Draco si mosse velocemente verso il letto non appena la porta fu
sbattuta dietro loro tre. Lasciando andare delicatamente Harry sul letto, tirò
via le pieghe del mantello così da poter guardare in quegli occhi di smeraldo
che adorava così tanto. Osservò il dolore attraversare gli occhi di Harry e il suo labbro chiuso in
una morsa fra identi, prima di mandare Blaise a cercare una pozione
contro il dolore.
“Sbrigati
Blaise” Ringhiò, arrabbiato più di quando si potesse credere per il dolore che
Harry era costretto a sopportare a causa di quell’incantesimo lanciato così
pericolosamente. Le sue dita accarezzarono le soffici ciocche nere mentre Harry
contraeva il volto e tratteneva un grido. Draco continuò ad ignorare il
regolare flusso di parolacce e tonfi che venivano da dietro di lui, mentre
metteva cautamente Harry in una posizione che gli permettesse di far scivolare
meglio le coperte da sotto. Lo sistemò dolcemente sul letto prima di coprire il mago dolorante.
“Ecco!”
disse Blaise, mettendo velocemente la piccola fiala nella mano di Draco e
andandosene per dare alla coppia un po’ più di privacy.
“Grazie”
mormorò Draco. Seduto sul letto accanto ad Harry e lo alzò per farlo appoggiare contro il suo petto; tirò
via il tappo con i denti prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione su
Harry.
“Harry”
mormorò così piano da essere quasi inudibile “Hai bisogno di ingoiare questa
per me, puoi farlo?” Draco guardò cautamente Harry che lottavo contro il dolore
prima di annuire.
“Dammela”
sibilò Harry fra i denti, stringendo lo stomaco con le mani quasi stesse
tentando di tenere a posto qualcosa. Draco versò il liquido nella bocca di
Harry, le dita accarezzavano delicatamente la sua gola per aiutarlo ad ingoiare
la pozione di cui aveva bisogno. Facendolo stendere nuovamente e rimboccando le
coperte su di lui, stette in piedi accanto al letto e guardò come gli occhi di
Harry si chiudevano, cullati dalla pozione in un sonno senza dolore.
“Lei gli
vuole bene Draco” sussurrò Blaise, muovendosi per stare accanto all’amico,
provando con gli occhi a leggere le emozioni dell’altro mago mentre guardava
giù verso il ragazzo avvolto fra le coperte.
“Lo so che
non voleva fargli male , ma questo non la scusa. Gli ho promesso che nessuno
l’avrebbe ferito e ho già fallito” disse Draco prendendo una ciocca di capelli
e spostandola dagli occhi di Harry, accarezzando con le dita la luccicante
cicatrice a forma di saetta.
“Non sono
certo che la vedrà così. Lo dovresti lasciare riposare; non dimenticarti del
Corvo e della Leonessa che hai lasciato nella sala comune. Non vogliamo che capiti loro qualcosa, no?” mormorò Blaise,
mettendo una mano sulla spalla di Draco, tentando di guidarlo fuori dalla
stanza. Draco annuì, d’accordo; si voltò dal letto e si chinò per posare un
bacio sulla fronte di Harry.
“Mai più”
sussurrò piano prima di rialzarsi e seguire Blaise fuori dalla stanza.
Hermione era
in piedi accanto a Terry mentre fissava la porta chiusa. Non si aspettava che
l’incantesimo causasse una simile reazione. Chiuse le mani a pugno e si morse
un labbro prima di guardare lentamente in giro per la stanza. I suoi occhi si
spalancarono quando il suo sguardo incontrò quello di diversi Serpeverde che
sedevano pazientemente nella stanza. Fece un passo indietro, spaventata dall’animosità
che lesse in svariate paia di occhi;
come se avessero voluto usare la
bacchetta che tenevano con scioltezza nelle mani. La sua bacchetta era svanita,
volata sul pavimento nel mezzo della zuffa e intascata da uno dei Serpeverde.
La porta si
aprì lentamente dietro di lei, catturando l’assoluta attenzione degli abitanti
della sala comune.
Draco e
Blaise stavano in piedi, spalla contro spalla, i loro sguardi attraversarono la
stanza osservando i loro compagni Serpeverde.
“Non credo
di dovervi ricordare che tutto ciò che accade in questa casa rimane in questa
casa?” la voce di Draco era calma e schiva ma la minaccia che portava con sé
fece annuire tutti gli studenti.“Eccellente” mormorò, muovendo lo sguardo per poi fermarlo sulla coppia
di intrusi. I due Serpeverde si mossero lungo la stanza, la porta dietro di
loro si chiuse piano e un lieve scatto echeggiò per la stanza quando la
serratura scattò.
“Resterò qui
con Tiger e Goyle, ad assicurarmi che mentre sei fuori non accada nient’altro”
dichiarò Blaise, tornando al suo posto accanto al fuoco e raccogliendo un pezzo
degli scacchi, intrecciandolo fra le dita con aria assente. Tiger e Goyle
annuirono in segno d’accordo, prendendo posto di fronte alla porta di Draco.
Draco annuì alla lealtà che gli mostravano, con gli occhi ancora puntati sulla
coppia che aveva osato fare del male al suo animale ed amico.
“Voi due,
venite con me” sibilò, seguito dalla coppia e spalancò l’entrata, guardandoli
male mentre loro erano ancora immobili al loro posto, prima di cominciare a seguirlo
velocemente e abbassando la testa sotto il quadro. Draco lanciò un altro
sguardo alla stanza prima di permettere al quadro di chiudersi dietro di lui; il colpo fece sì che i membri della casa di
Serpeverde trasalissero e si voltassero a guardare Blaise per una spiegazione.
Draco entrò
bruscamente nel corridoio. La sua mente stava lavorando su due livelli nello
stesso momento. In uno stava furiosamente provando a resistere dallo sguainare
la sua bacchetta e gridare maledizioni contro la Granger e Boot mentre
nell’altro la sua mente provava a mantenere il contatto con Harry tramite il
legame. Il vuoto e la mancanza di sentimenti che vi era lo preoccupava ma lo imputò al fatto che Harry
dormiva profondamente a causa della pozione che gli aveva dato. Fermandosi
davanti alla porta chiusa a chiave che conduceva nell’aula di Pozioni, colpì il
lucchetto e sussurrò Alohomora. Spinse la porta per aprirla e fece un passo
indietro; aspettò che la Leonessa e il Corvo lo precedessero nella stanza,
sapendo che era meglio non offrire le spalle ad individui di cui non si fidava.
“Esattamente
cosa cercavi di dimostrare, mezzosangue?” sibilò Draco, sbattendo la porta
dietro di lui e appoggiandosi contro di essa, squadrando cautamente con gli
occhi gelidii due di fronte a lui.
“Io... io
non volevo” balbettò Hermione, con gli occhi abbassati a guardare il pavimento
di pietra, impaurita dall’incontro con lo sguardo furioso del mago di fronte a lei.
“Non volevi?
Beh, è meraviglioso, forse dovrei ucciderti adesso e informare Severus che non
volevo. Hmm, pensi che funzionerebbe?” grugnì Draco, con la bacchetta che
pendeva distrattamente dalle sue dita come se tentasse di dimenticare la magia
e andare avanti con un alterco di tipo fisico.
“Ho studiato
quell’incantesimo, ho passato ore leggendo e non ho mai letto nulla sul dolore
che provano gli animagus quando si forzano a ritrasformarsi” esclamò Hermione
per difendersi. Gli occhi si spalancarono alla minaccia dietro le parole di
Draco, e lei fece un passo indietro per stare accanto a Terry.
“Anche io ho
letto sull’incantesimo. Non era menzionato nulla riguardo al fatto che gli
animagus provassero dolore nel tornare alla loro forma umana” borbottò Terry,
passando le dita fra i suoi capelli mentre provava a non far infuriare di più
il Principe di Serpeverde.
“Questo
perché siete entrambi una coppia di coglioni incompetenti che credono di aver
letto tutto. Il fatto che Harry fosse legato a me nella sua forma di animagus
ha interferito con l’incantesimo vincolante originale. L’ha alterato a causa della
complicazione nel vincolo con un’altra mente razionale di un potente umano. L’incantesimo che hai
fatto non era mai stato progettato per competere con un incantesimo che
coinvolgesse la mente di un secondo mago. Harry ed io siamo legati insieme nel
sangue, magia e anima. Non puoi semplicemente tirare un filo e aspettarti di
sbrogliare l’intera matassa. Ci vorranno giorni perché il vincologuarisca se stesso e ripari tutti i danni fatti
dalla tua stupidità. Capisci o vuoi che ti faccia qualche disegno?” ringhiò
Draco, con la rabbia che cresceva man mano cheera costretto a rimanere lontanopiù a lungo del previsto da Damian, rispetto a quello che pensava
inizialmente.
“Io... io non
ci ho pensato” sussurrò Hermione, mentre le lacrime scivolavano sul suo volto e
Draco andava avanti e indietro davanti a lei con passo pesante.
“Beh, non è
perfetto? Hai dimenticato di pensare. Immagina un po’, la mezzosangue che si
dimentica di pensare a qualcosa, tanto per cambiare” brontolò Draco, voltandosi
e dirigendosi verso la porta, con tutte le intenzioni di tornare alle sue
stanze a controllare Harry prima che accadesse qualcos’altro.
“Malfoy?” lo
chiamò Hermione alle spalle del mago che si stava ritirando “per favore,
possiamo vedere Harry?”. Guardò le sue spalle, speranzosa, quando lui si fermò
sulla soglia della porta, girandosi lentamente in modo tale da poter
controllare entrambi.
“Devo
chiedere ad Harry se vi vuole vedere, perché non andate da nessuna parte vicino
a lui a meno che non sia ciò che lui vuole” dichiarò Draco, prima di riprendere
la sua solitaria marcia di nuovo verso la casa dei Serpeverde, lasciando la
coppia in piedi in mezzo alla classe deserta.
Blaise
attendeva pazientemente il ritorno di Draco, analizzando con gli occhi i
Serpeverde che aspettavano calmi come serpenti nell’erba il ritorno del loro
capo. Il lieve sibilo del portone che si apriva fece scattare tutti a sedere
volgendo il capo in direzione dell’entrata. Draco stette perfettamente immobile
prima di passare una mano sul suo viso e fra i capelli. Lanciò uno sguardo alla
porta della sua stanza, notò che Tiger e Goyle mantenevano le loro postazioni;
con gli occhi guardavano in cagnesco chiunque osasse andarvi vicino.
“Draco
quello era Harry Potter?” chiese uno dei Serpeverde, esaminando cautamente con
gli occhi l’altro mago che era rimasto fermo all’entrata.
“Sì, sì era
lui. Harry Potter è stato legato a me usando la cerimonia per il legame con il
familiare, fatta quest’estate” mormorò Draco, guardando da vicino i suoi
compagni di casa per giudicare le loro reazioni. I mormorii crebbero
velocemente, diffondendosi come fuoco attraverso la sala comune.
“L’ho sempre
saputo che c’era qualcosa di serpentesco in quel Grifondoro”
“Così ha
vissuto fra di noi nelle scorse settimane? Non ha nemmeno provato ad
ucciderci!”
“Ovviamente
no, è un Grifondoro”
“Non
dimenticare che il Grifondoro di cui stai parlando ha passato la settimana a
controllarvi. Quanti di voi sono stati minacciati questa settimana? O colpiti?
Nessuno di voi. È perché Harry Potter ha scelto di proteggervi. Avrebbe potuto
attaccare e uccidere chiunque di voi, ma non l’ha fatto” annunciò Blaise,
muovendo gli occhi lungo la stanza, guardando le reazioni degli altri al suo
discorso. Quasi subito la stanza si riempì d’approvazione.
“Possiamo
vederlo Draco?” mormorò un ragazzo del primo anno, compiaciuto all’idea che gli fosse data la
possibilità di parlare con il famoso Harry Potter.
“Sì, ma non
oggi. Vi vedrà secondo le sue condizioni e quando sarà pronto, siate pazienti”
mormorò Draco, andando verso la sua porta e mettendo la mano sulla maniglia,
sentendo la serratura aprirsi sotto il suo tocco.
La stanza
era silenziosa, eccezion fatta per il lieve respiro che veniva dal corpo
rannicchiato nel letto. Harry era steso sul fianco, una mano infilata sotto il
mento mentre l’altro braccio era raggomitolato sotto il cuscino su cui era
poggiata la sua testa. Dopo essersi assicurato che stesse dormendo
profondamente, Draco prese le cose che gli sarebbero servite per andare a letto
e se ne andò, stanco per le ultime ore e per quello cheavevano passato. Tornando nella sua stanza,
disse a Tiger e Goyle che potevano andare a letto prima di dare una smossa a
Blaise. Chiudendo di nuovo cautamente la serratura della porta, Draco strisciò
nel letto e si raggomitolò accanto ad Harry, mettendo un braccio intorno alla
calda figura e poggiando la fronte contro la massa di capelli neri che stava
sul cuscino.
Chiuse gli
occhi e cadde in un sonno senza sogni.
Hermione
scarpinava lentamente verso la Torre dei Grifondoro. La sua mente si mosse
rapidamente pensando alle complicazioni che aveva dimenticato di includere nei
suoi calcoli. Non aveva mai considerato il fatto che i due maghifossero stati legati usando l’incantesimo di
legame con il familiare. Le sopracciglia si aggrottarono, si morse un labbro e
salì l’ultima scalinata prima di fermarsi di fronte alla Signora Grassa.
“È un po’
tardi per stare fuori, no ragazzina?” disse seccamente il ritratto, portando
gli occhi sul volto di Hermione.
“Jetaway
Doctor” mormorò Hermione, ignorando la Signora Grassa e camminando verso la
stanza. Il party dei Grifondoro ‘Sono Sopravvissuto Alla Prima Settimana di Scuola’
era ancora in piena attività;immaginò che i Serpeverde non stessero
festeggiando nulla quella notte. Ignorando Ron che la chiamava e le grida di
gioia che la salutavano procedette verso la sua stanza, dove si sedette alla
sua scrivania. Strappando un piccolo pezzo di pergamena sciolta, scrisse
diverse parole prima di picchiettare la piuma contro il suo labbro. Draco
Malfoy, Harry Potter e Damian. Harry Potter aborriva Draco Malfoy e vice versa,
ma Damian adorava Draco Malfoy e Draco Malfoy si preoccupava per Damian.
Significava che Harry Potter amava Draco Malfoy? Chiudendo gli occhi, posò la
piuma e si gettò sul letto, fissando il baldacchino rosso e oro mentre si
crogiolava nei suoi pensieri.
Il professor
Severus Piton era seduto nella sua camera personale, molti libri giacevano
sparsi sul tavolo davanti a lui. una tazza di tè freddo era dimenticata su un
polveroso tavolo, mentre i suoi occhi scorrevano su un altro libro ancora, sui
legami con i familiari e i tentativi di romperli o alterarli. Con un brusco
schiocco il libro fu chiuso e gettato via in mezzo alla stanza e cadde
fermandosi su un largo baule. L’agitazione si impossessarò di lui, facendo sì
che si mettesse le mani alla testa mentre osservava le fiamme e si perdesse nei
suoi stessi pensieri. Un legame di vita e morte creato fra un mago o una strega
ed un animale che era stato scelto per ospitare la magia: più a lungo la coppia era legata più forte era
il legame e più grande la possibilità di morte o di danni mentali permanenti;
il legame andava rotto. In che cosa si era cacciato il suo figlioccio?
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, sia fra le "vecchie" che
fra le "nuove" lettrici. Uchiha, effettivamente la traduzione dei primi
capitoli è risultata ostica anche a me alla prima lettura, sono
felice di essere riuscita (anzi, che lumamo64 con il suo betaggio sia
riuscita) a renderli più scorrevoli.
E ci tengo a precisare che una traduzione precisa, dall'inglese
all'italiano, per quanto riguarda i tempi verbali, non è
semplice. Faccio del mio meglio, e non sempre il risultato può
essere perfetto.
Con questo, chiudo qui le note, ringraziandovi ancora :)
C’era un freddo pungente quella mattina; gli studenti si avvolsero strettamente nei
loro mantelli e calcarono i cappelli sulle teste, mentre camminavano verso Hogsmeade. Alcuni alberi intorno alla scuola sfoggiavano
le loro prime foglie rosse, ricordando agli studenti che l’inverno si stava
avvicinando velocemente. Comunque Pansy non sentiva il freddo contro la sua pelle,
il liquore che stava bevendo portava un adorabile calore e sconfiggeva il
freddo prima chepotesse far presa su di
lei.
Pansy era seduta nella guferia, arrampicata sul largo
davanzale di una finestra, aspettando pazientemente che il gufo di suo padre si
facesse vedere. Era seduta con le ginocchia contro il petto, le dita avvolte
oziosamente intorno al bicchiere che sorreggevano. Il suo sguardo si mosse sugli studenti che
brulicavano sotto di lei: i Corvoneroche cullavano libri nelle mani serrate; i Tassorosso
che si raccoglievano per parlare fra di loro; e i Grifondoro. Arricciò le
labbra guardando la nobile e antica casa di Godric Grifondoro correre in giro
come un branco di ragazzini. Sorridendo malignamente, alzò il bicchiere in un
silenzioso brindisi prima di bere un
sorso di liquore sottratto dallo studio di suo padre. Il Whiskey Incendiario
tracciò un cammino bruciante dentro la sua gola quando lo sorseggiò,
evidenziando il pregio del liquore.
Un bagliore bianco le
fece rialzare gli occhi e rimise il bicchiere sul davanzale; le dita si posarono sulll’inchiostro del
messaggio appena scritto, già quasi secco. Concentrandosi sull’avvolgimento
perfetto della lettera, si assicurò che
fosse pronta per essere spedita prima che si avvicinasse la candida civetta.
“Dove sei stato, stupido uccello?” sibilò, allungando una
mano per afferrare l’uccello prima che potesse svolazzare lontano dalla sua
portata. La civetta sbatté i suoi occhi ambrati lentamente mentre Pansy legava
la lettera piegata alla sua gamba. “Papà sarà così orgoglioso” sussurrò
sorridendo mentre la lanciava fuori dalla finestra e la guardava descrivere un
cerchio prima di volare oltre la scuola. Tornando con grazia al davanzale,
riprese il bicchiere e diede un sorso, felice, mandando il contenuto del bicchiere giù per la gola.
Contrasse il viso al bruciore improvviso, fece scivolare il bicchiere vuoto in
una tasca e si diresse verso le scale, sperando di arrivare in fondo prima che
il liquore facesse il suo effetto.
La stanza era ancora buia, quando Harry tentò di aprire gli
occhi. Liberando lentamente un braccio, si sfregò gli occhi, facendo una
smorfia allo stirarsi deisuoi muscoli.
I caldi sbuffi del respiro contro il retro del suo collo lo fecero
rabbrividire, ma lo rilassarono una volta che colse il familiare odore di
vaniglia. Voltandosi cautamente, guardò alla bionda testa appoggiata sul
cuscino dietro di lui. I capelli di seta si allargavano sopra la federa nera,
facendo sembrare Draco più bianco del solito. Harry si appoggiò su un gomito e
accarezzò i capelli intorno alla fronte di Draco con le dita che si perdevano dolcemente
attraverso le ciocche bionde. Aggrottò le sopracciglia davanti ai cerchi neri
intorno ai suoi occhi chiusi; brontolò
triste per quello in cui Hermione li aveva cacciati. Accarezzando con un solo
dito uno dei cerchi neri, si sedette lentamente, appoggiando la schiena contro
la testiera e guardando in basso al suo drago che dormiva. Sospirando decise
che era ora di mettersi all’opera e si mosse fuori dal letto. In piedi di
fronte a Draco, Harry sorrise e rimboccò le coperte intorno all’altro ragazzo,
assicurandosi che il cuscino non si fosse spostato a causa dei suoi movimenti.
Erano da poco passate le nove di sabato mattina; nella sala comune dei Serpeverde già si trascinavano degli studenti che aspettavano
qualche segno di movimento dalla stanza di Draco. Alcuni studenti attendevano
pazientemente, finendo i compiti e scrivendo lettere ai genitori, mentre altri
camminavano avanti e indietro e facevano giochi rumorosi sperando di svegliare
gli abitanti di quella stanza. Blaise era seduto compostamente sulla sua sedia,
lucidandosi con cura le unghie mentre fingeva disinteresse per le conversazioni
intorno a lui. Ghignando per qualche sussurro e ridacchiando verso gli altri,
si domandava quanto avrebbe dovuto aspettare prima di poter andare a Hogsmeade.
Allungando una mano magra, lisciò la fitta pelliccia sulla testa di Nox,
facendola scorrere lungo la schiena del lupo. Il lupo mugolò e scodinzolò,
felice di avere così beneaccette attenzioni.
“Bravo ragazzo, bravo Nox” mormorò Blaise, voltandosi per
prendere la tazza di tè che era sul tavolo accanto alla scacchiera abbandonata.
Fermandosi a riflettere, guardò cauto la scacchiera prima di comprendere che con un’altra mossa Draco l’avrebbe
battuto. Sorridendo, mise le dita sopra il pezzo, ma si congelò al lento
scricchiolio della porta.
Harry si guardò intorno dalla soglia della porta di Draco,
con gli occhi che si spalancarono nel vedere il numero di Serpeverde che
stavano in panciolle. Preparandosi, sia fisicamente che magicamente, aprì la
porta lentamente ed entrò nella sala comune, chiudendosela alle spalle.
“Oddio, non abbiamo un bell’aspetto stamattina” dichiarò
Blaise, ghignando in direzione di Harry che arrossì leggermente e passò le dita
nel disordinato cespuglio di capelli neri.
“Beh, certamente non posso andare in giro come ieri sera”
borbottò seccamente, tirandosi l’orlo della maglietta che aveva preso in
prestito dall’armadio di Draco. La maglietta color smeraldo stava alla
perfezione con i suoi occhi e gli dava un aspetto davvero formale ed autoritario.
I pantaloni neri scendevano morbidi sui fianchi e cadevano sulla punta dei suoi piedi.
“Peccato, sono sicuro che un sacco di persone saranno
davvero deluse di non poter dare una seconda occhiata” commentò Blaise,
guardando Harry avvicinarglisi con un familiare pavoneggiarsi nella sua
andatura. “Sei stato intorno a Draco troppo a lungo” brontolò, roteando gli
occhi per guardare meglio Harry sedersi con nonchalance sulla sedia di Draco.
Sbuffando per i sussurriche sentiva,
Harry lasciò che i suoi occhi si muovessero intorno alla stanza, fermandosi su
diverse persone che stavano in piedi lì vicino. Tiger e Goyle si separarono da
un piccolo gruppo e gli andarono incontro. Si fermarono proprio davanti a lui e
si guardarono prima di porgergli le mani.
“Vincent Tiger”
“Gregory Goyle”
“È un piacere incontrarvi” mormorò Harry, stringendo
entrambe le mani che gli erano porte. Guardò con una certa confusione la coppia
di massicci di Serpeverde che simossero
permettersi dietro la sua sedia nello
stesso modo che usavano fare con Draco. La stanza rimase silenziosa quando
tutti si accorsero della situazione, cercando di capire come potevano comportarsi. Un movimento veloce gli fece
girare gli occhi; una piccola strega si
mosse verso di lui. Stando davanti ad Harry lo guardò dritto negli occhi prima
di fare un elegante inchino e sorridere sfacciatamente.
“Il mio nome è Matilda Dershire, è fantastico incontrarti
Harry Potter” raddrizzandosi, tirò fuori una bacchetta sottile da una tasca
della sua veste. La tenne sul palmo della mano, e l’intera stanza si bloccò
alla sua vista. “Questa appartiene alla mezzos... alla Granger” disse,
distogliendo lo sguardo per l’errore commesso. Harry fissò la bacchetta, una
bacchetta che l’aveva protetto negli
ultimi anni.
“Grazie Matilda” disse Harry sorridendo alla strega,
sollevando rispettosamente la bacchetta dalla sua mano, sapendo che lei aveva
fatto unagrande attestazione di fiducia
nei suoi confronti. Prima ancora di sapere che cosa stesse accadendo, fu
attorniato da Serpeverde, le mani si avvicinavano per stringere la sua, mentre
lui tentava di ricordare nomi e controllare, nello stesso tempo, se qualcuno
potesse costituire una minaccia. Tiger e Goyle si mossero con fermezza accanto
a lui, facendo uno scudo umano che rallentò la folla e li costrinse a salutarlo
un paio per volta anziché in massa.
Li incontrò tutti, da quelli del primo anno fino a quelli
del settimo, strinse mani e apprese nomi mentre li osservava attentamenteper capire da che parte fossero. Mani dopo
mani stringevano le sue e tutto andava bene, nel modo giusto; come se non ci fosse il male in nessuno di loro. Voltando la testa,
confuso, guardò Blaise che si limitò a scuotere la testa e sogghignare. Ridendo
dell’espressione sul volto dell’altro mago, Harry si voltò per ritrovarsi
coinvolto in una discussione sul Quidditch.
Draco si svegliò da solo; il posto accanto al suo era
freddo, Harry se ne era andato da parecchio tempo. Chiamandolo dolcemente,
aggrottò le sopracciglia quando non ricevette alcuna risposta. Osservando la
porta, i suoi occhi si spalancarono nel sentire le voci che discutevano. Trascinandosi fuori
dal letto, la sua mano si strinse intorno alla bacchetta e l’altra prese i
vestiti che aveva gettato sul pavimento la notte prima. Indossò i
pantaloniespalancò la porta raggelandosi per quello che videro i suoi occhi. Harry
Potter era nel bel mezzo di una partita di Spara Schiocco mentre tentava di
intrattenere una conversazione sull’uso della Magia Nera per scopi di difesa.
Sospirando platealmente, si lasciò crollare contro lo
stipite della porta. Portandosi una mano sul viso, camminò lentamente verso il
camino dov’era seduto Blaise, che guardava le attività con uno sguardo di puro
divertimento sul viso.
“Come sta andando?” mormorò Draco, sedendosi, piegando i piedi al di sotto di lui e guardando con meravigliaHarry lanciare a terra la carta vincente
gongolando. Piccole mani raccolsero le carte e le mescolarono per una nuova
partita organizzata da un ragazzo del secondo anno.
“Sorprendentemente bene, considerando il fatto che è un
Grifondoro” disse Blaise, versando a Draco una tazza di tè freddo. Sorridendo
compiaciuto davanti all’espressione di disgusto sul volto del suo amico,
ridacchiò, guardando come Draco tentava di ingoiare il tè senza farselo andare
di traverso.
“Formalmente Grifondoro” brontolò Draco, appoggiando la
tazza alle sue labbra arricciate.
Chiudendo gli occhi, fece cadere la testa contro la sedia.
“Per una volta hanno davvero una possibilità. Il Ragazzo
Sopravvissuto è seduto nella loro sala comune, sta giocando con loro,
accettandoli per quello che sono invece che per chi sono i loro genitori”
Blaise e Draco lasciarono che i loro occhi s’incontrassero; per una volta
avevano entrambi una speranza. Sorridendo, Blaise porse la mano a Draco che
avvolse la sua intorno a quella di
Blaise, stringendola forte prima di lasciarla andare con l’intenzione di fare
la sua ultima mossa nella partita di scacchi dimenticata.
“Scacco matto” sogghignò alla smorfia di Blaise, guardando
l’altro mago stare in piedi e fare un piccolo segno sul più che usato pezzo di
carta che stava accanto alla scacchiera. “Stai migliorando, lo devo ammettere;
ma se vuoibarare, assicurati di farlo in tuo favore”.
Ridacchiando, tornò nella sua stanza, si fermò accanto ad Harry, posando una
mano leggera sulla cima del suo morbido groviglio di ricci e tirandoli
dolcemente prima di continuare verso la sua stanza. Chiudendo la porta dietro
di sé, sospirò prima di cadere sul letto e mettere un braccio davanti agli
occhi.
Il professor Piton era seduto al tavolo degli insegnanti
nella Sala Grande, con gli occhi puntati sulle porte massicce che portavano
all’entrata. Aveva notato che nemmeno un membro della sua casa le aveva
attraversate quella mattina. Sichiese
se non fossero andati troppo oltre con i festeggiamenti. Scosse la testa, portò
lentamente una forchetta piena di uova alla bocca, ignorando i vagheggiamenti
del preside che gli sedeva accanto. La sua mente tornò ai fatti:la cicatrice, l’odio per Lucius e per lui stesso, l’utilizzo
di un incantesimo che non era nel curriculum. Tutto questo puntava dritto verso
uno studente, lo stesso studente che si
supponeva fosse sparito. Aggrottando le sopracciglia si scusò ed uscì dalla
sala grande. Camminando velocemente lungo il corridoio, si fermò quando sentì
l’inconfondibile voce di Ronald Weasley. Sorrise arcignamente nell’udire le
parole d’insulto risuonare per il corridoio dell’entrata, e si assicurò di
superare il Grifondoro arrabbiato e ringhiare contro di lui.
“Dieci punti in meno per il Grifondoro signor Weasley per
uso di termini osceni di fronte a
studenti più giovani” a volte i Grifondoro miglioravano le sue giornate.
Draco aprì lentamente gli occhi sentendo le dita che
dolcemente si intrecciavano fra i suoi capelli. Voltando la testa, guardò nei
luminosi occhi di Harry Potter, che sedeva accanto a lui sul letto.
“ Non puoi stare senza parlarmi neanche per un’intera ora?” disse
Draco facendo il broncio, e facendo scorrere un dito lungo la guancia di Harry.
“Sì, mi mancava il dolce suono della tua voce tubante quando
mi dai ordini e assumi atteggiamenti principeschi” mormorò Harry guardando
Draco che rimase disteso a letto.
“Lo supponevo” annunciò Draco con aria compiaciuta, gli occhi che brillavano in una silenziosa
risata quando Harry abbassò la testa e rise rocamente.
“Che fai oggi Draco?” mormorò Harry, con le mani che continuavano
il loro lento accarezzarsi.
“Vado a fare shopping, non ti possiamo far andare in giro
con vestiti chenon sono della tua
misura, no?” Harry roteò gli occhi alla risposta di Draco e rise quando l’altro
ragazzo lo tirò giù per farlo stendere sul letto accanto a lui. Le dita
s’intrecciarono intorno al collare d’argento che riluceva contro la pelle scura
della gola di Harry.
Suppongo di no, anche
se devo dire che mi diverte indossare i tuoi. I chiari occhi di Draco
scattarono quando la voce di Harry sussurrò nella sua mente, attorcigliandosi
strettamente in essa.
C’è solo una cosa di
mio che devi indossare, e l’hai già addosso. Mormorò Draco, con le mani che
giocavano con la campana che pendeva dal collare. I suoi occhi si spalancarono
quando la mano di Harry si chiuse attorno alla campana d’argento gemella che
circondava la gola di Draco, tirandola vicino all’ altra.
Ne sei proprio sicuro?
Mormorò Harry, avvicinando Draco in modo che non fossero separati che da
pochi millimetri. Perché io ho gli occhi
su quel mantello argentato con le fibbie a forma di teste di serpente.
Mi prendi in giro! Mormorò Draco, seppellendo il suo
viso nel collo di Harry quando le sue dita tornarono alle loro dolci carezze,
facilitandogli il sonno.
Ron sedeva sul suo letto nel dormitorio dei Grifondoro.
Fogli e libri erano sparpagliati in quello che lui considerava un caos
organizzato; aveva appena finito di leggere interamente un articolo nel
Settimanale del Quidditch. Il suo compito incompleto di Difesa Contro Le Arti
Oscure giaceva accanto alla piuma, abbandonato. Aveva dapprima pianificato di
passare la giornata ad Hogsmeade con Hermione, ma lei era scesa dai dormitori femminili molto presto.
Ron aveva ovviamente provato a ricattarla e implorarla a pieni polmoni perché
lo aiutasse con i compiti, mentre ignorava gli sguardi che riceveva dai suoi
compagni di casa, prima di rinunciare e
camminare con passo pesante verso la Sala Grande. Poco dopo i suoi compagni di
dormitorio lo avevano lasciato mentre si dirigeva verso la torre per recuperare
i guanti. Era tornato all’entratatrovando pochi Grifondoro; di conseguenza aveva poi perso dieci punti
quando un professore di passaggio l’aveva sentito imprecare.
Voltò una pagina e aggrottò le sopracciglia udendo il
picchiettio che veniva dalla direzione della finestra. Afferrò nervosamente la
bacchetta, si mosse verso la finestra, con le mani aggrovigliate intorno alle
tende prima di tirarle per aprirle e puntare la bacchetta alla figura seduta
sul davanzale. La civetta bianco fece un verso leggero quando lui si lasciò
andare ad un sospiro di sollievo e chiuse la finestra. L’uccello si appollaiò
con cautela sul braccio disteso e permise a Ron di metterla sulla sua scrivania.
“Ciao Edwige” disse Ron, facendo scorrere l’indice sulla
testa dell’uccello. Le dita sciolsero con esperienza il nodo che legava il
foglio alla zampa dell’uccello. “Non ti preoccupare; mi assicurerò che Harry lo
riceva”. Scavando in un cassetto disordinato della scrivania, tirò fuori una piccola
delizia per gufi e la diede alla civetta bianca. Tirandola su con delicatezza,
le accarezzò la schiena, permettendole di mordicchiargli le dita prima di
metterla sul davanzale. Sorridendo con
aria compiaciuta, guardò la brezza pomeridiana portare in alto la civetta,
arrotolò la piccola nota nella mano e ghignò.
“Vediamo cosa deve fare Harry Potter”
Grazie a nanerottola per la recensione e a lumamo64 come sempre per il betaggio :)