A Panther's Heart

di Copper Vixen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cqp.1-Where letters lead ***
Capitolo 2: *** cap.2-Behind Bars ***
Capitolo 3: *** cap.3 ***
Capitolo 4: *** cap.4 ***
Capitolo 5: *** cap.5 ***
Capitolo 6: *** cap.6-Training ***
Capitolo 7: *** cap.7 ***
Capitolo 8: *** cap.8 ***
Capitolo 9: *** cap9-il corriere speciale di Hogwarts ***
Capitolo 10: *** cap.10 ***
Capitolo 11: *** cap.11 ***
Capitolo 12: *** cap.12 ***
Capitolo 13: *** cap.13 ***
Capitolo 14: *** Mio Serpeverde ***
Capitolo 15: *** Lotta Delle Case ***
Capitolo 16: *** Dentro La Tana Dei Serpenti ***
Capitolo 17: *** Incontrando i Serpeverde ***



Capitolo 1
*** cqp.1-Where letters lead ***


 

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Bowling

 

Capitolo 1-Where letters lead

L’oscurità stava scendendo su Privet Drive mentre Harry usciva dalla casa di sua zia e zio. Il rumore sordo della porta sbattuta dietro di lui, tagliò a metà la concione di suo zio Vernon, ma non aveva importanza, perché non c’era in lui nulla che non avesse già sentito. Come il solito, le parole gettategli contro da suo zio, fecero male; costringendolo ad alzare una mano instabile, che toccò la cicatrice. Era il promemoria di tutto ciò che era diventato; su dei livelli, la odiava, mentre in altri l’amò. In momenti come questo, era il promemoria di tutto ciò che aveva imparato ed era venuto ad amare; un bisbiglio di libertà che sapeva assaggerebbe nuovamente in un paio di settimane.

L’intero incidente era cominciato dopo l’arrivo del gufo di Ron, Pig. Il piccolo gufo era orrendamente eccitabile, ed aveva starnazzato per l’intera stanza di Harry, prima che riuscisse a prenderlo per alleviarlo della lettera allacciata alla gamba.

La qual cosa, portò alla sua attuale condizione: aveva bisogno di poter restare solo per alcune ore, per dimenticare i contenuti della lettera spedita da Ron. Pensare, a come breve e vaga era ogni lettera di fronte a questa; evitò attentamente qualsiasi cosa importante, lasciando Harry frustrato dalla mancanza di risposte ad alcune domande che Harry aveva posto nelle sue, di lettere.

I mesi passati furono riempiti con lettere corte da Ron e Hermione, contenenti nulla d’interessante o significativo. Nessuna questione quante lettere che lui aveva spedito, i due rifiutarono di rispondere o aggiornarlo su alcuni degli avvenimenti accaduti nel Mondo Magico. Le lettere contenevano il minimo che una persona si aspettò di ricevere da un amico; sembravano più lettere che qualcuno riceverebbe da una mera conoscenza, e solamente su occasioni speciali.

Attualmente, Harry stava camminando impettito verso la piccola macchia di bosco alla fine della strada; l’unico luogo in cui era riuscito a trovare alcun conforto nei mesi estivi passati. Non poteva evitare di sorridere alla sensazione di ricevere un abbraccio dalla foresta scura. Le arie fresche bisbigliarono contro la sua pelle; stuzzicando i suoi capelli e provocandogli la pelle d’oca sulle braccia.

Spiegando la lettera di Ron, Harry permise ai suoi occhi di scorrere sulle parole che era venuto a sapere da cuore, prima di stracciare la lettera e lanciarne i pezzi nella brezza serale. Occhi di smeraldo balenarono, mentre s’inoltrava più profondamente nella foresta, prima di cominciare a svestirsi.

Toltosi gli occhiali, li pose sopra i vestiti, stivati attentamente in un tronco marcio.

Chiudendo gli occhi, si concentrò sull’immagine che occupava la sua mente. Avvertì la familiare sensazione dello sgretolarsi delle ossa, il presentarsi del dolore nei suoi nervi. Mordendosi il labbro per evitare di gridare, si concentrò sui dettagli finali, prima di esalare bruscamente. Lentamente Harry aprì gli occhi; diventati più acuti dal cambio, raccolsero rapidamente ogni dettaglio prima di muoversi altrove. Alzandosi sulle quattro zampe, Harry fletté attentamente, i muscoli sensibili, che scivolarono potenti sotto il nero manto. Artigli scivolarono pulitamente dai loro foderi, come orecchi appuntiti si spostarono avanti ed indietro, mentre il naso e i baffi esaminavano le correnti d’aria per alcune informazioni vitali.

Harry aveva pensato molto alla sua forma d’Animagus, ma non aveva mai considerato la Pantera Nera come una possibilità. Aveva sperato in un cervo maschio, in memoria di suo padre, ma dopo aver esperimentato il corpo di un predatore, non credeva che potesse mai occupare il corpo di una preda. Il corpo della pantera aveva provato esser molto potente; quieto e agile, gli permise di guardare al mondo in un modo nuovo.

Harry aveva lavorato sulla sua trasformazione tutta l’estate. Era stato tentato d’informare i suoi amici, sul suo progetto, ma dopo averci pensato per molti giorni, scartò l’idea. Ron ci sguazzerebbe come un maiale nel fango ma Hermione tenterebbe di discorrerli fuori, minacciando di informare un adulto, magari. Chiaramente, le risposte vaghe che aveva ricevuto nelle loro lettere, aveva avuto il suo peso, nella sua decisione. Harry aveva iniziato a pensarci dopo la morte del suo padrino. In suo onore, aveva lavorato tutta l’estate per dominare le abilità che i Malandrini avevano, nella speranza di riaccendere ricordi affettuosi.

Scuotendo via i pensieri che l’affliggevano, Harry camminò impettito più profondamente nella foresta; permettendo alle morbide zampe di portarlo silenziosamente attraverso la foresta. Tutti i suoi sensi funzionavano al meglio, per prevenire la possibile scoperta o la cattura. Giungendo ad un piccolo torrente, si acquattò a terra, permettendo alla sua lingua di lappare delicatamente nell’acqua fresca. Con la coda che oscillava leggermente, si rialzò, solamente per gelarsi al rumore debole di voci che si avvicinavano. Esaminando rapidamente l’aria, fu ricompensato col profumo d’uomini, acciaio, e piombo.

Bestemmiando leggermente, Harry passò ad ombre più oscure, iniziando nuovamente a correre, cercando di arrivare ai suoi vestiti. Il rumore di legno asciutto spezzato lo gelò nel bel mezzo del movimento. Il rumore tonante di una pistola ed il morso del metallo nel suo fianco, lo spaventarono, provocando un ululato, prima di provare a correre più che poteva. La sua mente cominciò a sentirsi annebbiata, ed il corpo della pantera iniziò a diventare indolente ed apatico. Improvvisamente, si trovò a rallentare, per poi sbattere nella terra, ringhiando al dolore proveniente dalla ferita che si spargeva come fuoco lungo la sua spina dorsale.

Come il mondo di Harry roteò nella nerezza, le parole dei cacciatori giunsero ai suoi orecchi sensibili, “…cercava qualcosa d’inusuale…grande pantera…occhi come smeraldi…ci ricaveremo certamente un buon prezzo…”

 

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Capitolo 2
*** cap.2-Behind Bars ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Bowling

 

Capitolo 2- Behind Bars

La luce brillante toccò le palpebre di Harry, facendolo fremere ed alzare una zampa per rendere impraticabile i raggi offensivi, solamente per sentire la carezza di pelliccia morbida contro il suo naso.

Rilasciando un ringhio infelice, aprì gli occhi, ritrovandosi ad ammirare un muro di pietra. Dando un altro gemito, avvertendo il dolore correre attraverso il suo corpo, cominciò il lento compito di muoversi ad una posizione più comoda. Torcendo la testa, avvertì il freddo morso d’acciaio. Uno spesso collare circondava il collo, rallentando i suoi movimenti ed irritando la pelliccia del suo collo. Qualcuno aveva osato mettergli un collare, a lui, il-ragazzo-che-sopravvisse.

Un basso ringhio lo fece acquattarsi, pigiando gli orecchi strettamente contro la testa. Un profondo ringhio proveniente da un lupo grigio situato nella gabbia alla sua sinistra, prima di sgattaiolare, affievolendosi, nuovamente nelle ombre. L’unico segnale rimasto era il lampeggiare degli occhi d’oro che contenevano solo paura e dolore. Non un altro Animagus poi, maledizione.

Stando in piedi attentamente, Harry cominciò a camminare lungo i confini della gabbia. Fatta di robusto acciaio. Le sbarre, fermamente fissate al pavimento della gabbia. Concentrandosi, spinse la sua magia all’esterno, cercando altre entità magiche all’interno dell’area. Con sospiro un’infelice, si acquattò nuovamente; nulla di magico era all’interno dell’edificio, anche le sbarre erano di semplice metallo.

Respirando profondamente, tentò di usare i suoi sensi di pantera per scoprire qualsiasi cosa d’interessante nell’aria, ma trovando solamente l’odorato di vecchia orina e vecchio sangue per i suoi guai. Gli ultimi ricordi erano della sua corsa attraverso la foresta ed il dolore improvviso nel suo fianco, cacciatori. Era stato cacciato come un animale, come quelli che stava cacciando lui.

Ringhiando di rabbia, spinse contro le sbarre in un vano tentativo di liberarsi. La pressione improvvisa del suo peso, causò le sbarre per cigolare, ma anche lo fece ritirare al dolore provocato dal suo fianco ferito. Come se il dolore non fosse abbastanza, il bisbiglio continuo della sua coscienza, che gli ricordava che nessuno sapeva dove era, divenne pressante.

Le uniche persone che lui aveva mai considerato amici, si erano lentamente allontanati da lui. Hermione e Ron, finalmente avevano dedotto, non apposta chiaramente, che si piacevano e stavano tentando di nascondergli la loro relazione da mesi. Fu isolato da tutti loro per l’intera estate; forzato a vivere in un buco infernale e comunicare via gufo. Probabilmente erano tutti insieme ora, divertendosi ed essendo informato di quello che faceva l’Ordine. Lui, il Salvatore del Mondo Magico, era lasciato all’oscuro, sperando d’inciampare su alcune informazioni che poteva trovare. Costretto ad affrontare nemici nuovi senza l’aiuto della conoscenza che, loro, potrebbero offrirgli. Eppure, ogni volta che lui spediva una lettera, riceveva solo vaghe risposte e nessun fatto nuovo, solo il sentimento rinnovato d’impotenza.

‘Gli starebbe solo bene,’ pensò Harry, ‘che il loro Salvatore, curato teneramente, scomparisse senza una traccia. Forse sarebbe migliore se Harry il mago scomparisse per un poco, e Harry la pantera trovasse l’opportunità di vedere come era il mondo senza persone che cercassero di tenerlo al sicuro e proteggerlo.’ Poteva aspettare, e vedere precisamente quello che questi cacciatori avevano progettato per lui.

 

 

Hermione Granger alzò gli occhi dal libro che stava leggendo. Non poteva evitare di sorridere alla vista del suo ragazzo, Ron Weasley, entrare nella stanza e crollare sgraziatamente sul pavimento prossimo ai suoi piedi. Passando le dita attraverso la confusione di capelli rossi, lei ridacchiò al suo sbuffare quando vide il titolo del libro che stava leggendo, ‘Le Migliori Venti Pozioni e Incantesimi Salutari’.

’Mione?”

Si Ron?” Sospirò Hermione, comprendendo che non gli permetterebbe di leggere di nuovo finché non avevano discusso qualsiasi cosa che stesse affliggendo i suoi pensieri.

“Penso che dovremo dire a Harry…su di noi.

“Caro, tutti noi sappiamo come Harry deve passare le sue estati, e penso che sarebbe migliore dirglielo quando torniamo a scuola. Non c’è bisogno d’infastidirlo con problemi non necessari durante le sue vacanze. Avrà abbastanza a cui pensare quando torniamo a Hogwarts.” Guardando sopra la testa di Ron, sorrise malinconicamente; gli mancava molto il suo miglior amico.

“Lo so, ma mi spiace che sia tutto solo, costretto a passare la sua estate con quei babbani terribili.

“Hm, è per la sua sicurezza.” Mormorò Hermione, ritornando la sua attenzione al libro che posava aperto sul suo grembo. Continuando il moto calmante di far scorrere le dita attraverso i capelli di Ron, lei sorrise al suo sospiro mentre s’inclinava maggiormente alla carezza.

 

 

Il tintinnio di stivali echeggiò nel negozio enorme; girando la testa, Harry ascoltò il ringhio del lupo nascosto nell’ombra. Agendo su istinto, Harry scivolò di nuovo nelle ombre della gabbia in cui era intrappolato. Non aveva nessun dubbio che loro stavano dirigendosi verso di lui o che fosse il probabile tema della discussione che stavano avendo. Muovendo le orecchie nella loro direzione, cercò di decifrare la conversazione, nella speranza di avere una migliore comprensione di quello che volevano da lui.

“Lei c’informò che desiderava qualcosa di raro; insolito ed originale, credo che fossero le sue parole. Quindi, quando uno dei miei uomini sentì voci di un grande gatto a  Little Whinging, fecero una rapida investigazione. Sono felice che siano riusciti ad arrivare là prima di chiunque altro; catturare un simile animale, capita solo una volta nella vita. L’uomo che parlava aveva un aspetto sciatto, come se fosse appena uscito dal letto, non infastidendo a radersi o mettersi degli abiti puliti.

“E’ preferibile che sia il meglio.” Disse la voce fredda, spedendo brividi lungo la spina dorsale di Harry e facendo drizzare il pelo in riflesso. La seconda figura divenne visibile da dove era lui, stordendolo. Occhi color smeraldo seguirono lo svolazzare di stoffa nera verso l’alto, giungendo a occhi pallidi. “Perché i Malfoy, vogliono solo ciò che è il meglio.

Affondando più profondamente nelle ombre, Harry continuò a fissare Lucius Malfoy. L’uomo trasandato continuò a errare su collari d’argento immemore della battaglia silenziosa per il dominio che stava accadendo tra il mago e la pantera. Harry faceva quello gli istinti della pantera richiedevano in tali circostanze, sibilò adiratamente e ringhiò. Quando Malfoy senior giunse davanti a lui, Harry fece un affondo dalle sbarre, sforzandosi di colpire l’uomo che l’aveva sfidato, ma ricevendone un colpo rapido con la canna, al lato della testa.

Scuotendo il colpo via, Harry camminò infelicemente nelle ombre, continuando a guardare i due uomini stringersi la mano. Era stato venduto ad un mangiamorte, sostenitore noto di Voldemort.

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Capitolo 3
*** cap.3 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Bowling

 

Capitolo 3-The gift

Draco Malfoy era in piedi davanti ad un grande specchio. Elegantemente vestito in nero e argento, era il ritratto della perfezione o così lo specchio parlante asseriva. Quello, tuttavia, era ciò che ci si aspettava da ogni Malfoy, perfezione. Da loro, ci aspettava sempre che agissero e guardassero sempre al loro meglio; la loro immagine proiettava ciò che erano alla società.

Allontanandosi dallo specchio, s’incamminò lentamente verso la grande finestra che permetteva al chiaro di luna di entrare nella grande stanza. Il letto King-size, era fasciato con tende di seta verde e nere, ed era il punto focale della stanza. Era un cimelio di famiglia; uno di molti che hanno adornato la sua stanza. Stanza, che era vuota d’ogni traccia di vita, mancando qualsiasi oggetto che, solitamente, uno troverebbe nella stanza di un adolescente normale. Questo era solo un’altra parte dell’essere un Malfoy. L’immacolata perfezione della stanza rappresentava l’immagine di un bambino ben disciplinato ed addestrato; molte persone guardavano a Draco, e seguivano quest’immagine. Ciò che s’aspettavano di vedere. La sua più grande gioia nella vita, era il bagno annesso alla stanza. In marmo nero, con linee di smeraldo, era la stanza della casa in cui era capace di trovare un poco di pace quando era al feudo.

Un acuto rumore lo fece girare, spedendo l’abito dietro di lui sibilando, in una manovra aggraziata che aveva impiegato anni per perfezionare. La sua bacchetta scivolò nella sua mano con una torsione leggera del polso, rimanendo leggermente nel palmo e dandogli la conoscenza che aveva i mezzi per proteggersi se il bisogno sorgesse. Un piccolo elfo domestico vestito con una federa sporca si accovacciò alla vista e cominciò a balbettare la sua comunicazione, finché Draco la sgridò per la sua presenza nelle sue stanze.

Bifty è spiacente, padrone, Bifty deve informare il giovane padrone che deve incontrare suo padre nella Stanza Rossa in quindici minuti. Facendo smorfie di disgusto, ripose la bacchetta e si diresse verso la porta della sua camera.

“Bene?” Ringhiò all’elfo domestico che ancora stava in piedi nel centro della stanza, arricciando il labbro nella vera maniera dei Malfoy. Bifty fece un guaito ed inarcò prima di svanire in aria sottile. Rapidamente, Draco lasciò le sue camere, il feudo era impossibile da attraversare in quindici minuti e probabilmente, sarebbe in ritardo, se non si affrettava.

 

 

Hermione sospirò, girandosi dalla finestra, a guardare Ron che fissava nel nulla con un’occhiata trasognata.

“Ron?” Lo chiamò leggermente, senza però ricevere risposta, cosa che le fece cambiare tattica. “Ronald!”

Che c’è?” Grido Ron, scattando su e afferrando la bacchetta, inciampando nel processo.

“Sono preoccupata. Harry non ha risposta all’ultima lettera che gli hai spedito. Forse qualcosa non va.” Rivolgendosi di nuovo alla finestra, sbirciò fuori nell’oscurità, rilassandosi nell’abbraccio di Ron, e appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre tutti e due guardavano nell’oscurità della notte.

 

 

Draco entrò nella Stanza Rossa alcuni minuti prima di suo padre e si sedette con grazia su uno dei braccioli della sedia. Sapendo suo padre come faceva, presunse che arriverebbe in ritardo, per fare un ingresso più drammatico. Lucius Malfoy entrò nella stanza in uno svolazzare di stoffa nera.

Avanzando davanti a suo figlio, ignorandolo, mentre raggruppava i propri pensieri.

“Come saprai, in simili durate, abbiamo bisogno di essere il più forte possibile. Per mantenere una fonte continua di magia cruda, il meglio è prendere un familiare. Ho parlato di questo con molti altri, che sono stati d’accordo che è importante che guadagniamo dei familiari. E non familiari qualsiasi. Devono essere i più forti che i soldi possono comprare.” Draco si morse la lingua all’asserzione del padre. Lentamente,Draco si volse alla stoffa nera drappeggiata drammaticamente su un grande oggetto. Draco odiava le sorprese di suo padre, solitamente diventavano molto insanguinate, e lui odiava sporcarsi. Da là, il suo sguardo fisso si mosse alla massa di pelliccia grigia incatenata vicino al muro. Steele, chiamato semplicemente, il lupo che era il familiare di suo padre.

Draco non voleva un familiare; aveva visto alcuni di quegli animali orgogliosi diventare nullità dall’esaurirsi della loro forza vitale magica in continuazione. Molti familiari diventavano lentamente arrabbiati a causa dell’ammontare di magia che erano costretti a trattenere all’interno dei loro corpi. Il mago o la strega del familiare potevano attingere a questa magia ad alcuna durata. Durante la battaglia, era diventato comune prendere il proprio familiare a combattere, così da non avere solo una fonte addizionale d’energia, ma anche un animale che morrebbe per te senza un pensiero. Comunque, molti familiari morivano quando un mago prendeva troppa magia, lacerandola dal corpo degli animali attraverso l’obbligazione.

“Ho deciso che sia migliore per te se prendi un familiare. Quando il tempo viene, avrai bisogno di tutto il potere che puoi maneggiare. La cerimonia vincolante avrà luogo domani sera; da là, sarà nel tuo più buon interesse guadagnare come molto controllo sul tuo familiare come io ho sul mio.” Detto questo, Lucius addentò le dita chiamando un elfo. Un piccolo movimento di bacchetta scongiurò una sedia comoda, mentre un altro liberò Steele, che immediatamente si mosse al lato del suo padrone, sedendosi obbedientemente. Un finale gesto diede il permesso agli elfi di togliere la stoffa liberando ciò che nascondeva.

Il fruscio molle di stoffa si fermò, lasciando la stanza nel silenzio. Ognuno sbirciò ai contenuti della gabbia. Sventolando la mano, Lucius congedò gli elfi domestici prima di gettare uno sguardo a suo figlio. Osservando l’occhiata sbalordita sul viso di Draco sorrise, per poi guardare nuovamente al contenuto della gabbia.

“bene?” L’interrogò, continuando a fissare negli smeraldi che ardevano di furia.

“Grazie padre. E’ magnifico, ma non credo che Dumbledore mi permetterà di portare una pantera adulta con me a scuola. Mormorò Draco, sbirciando nella gabbia alla molto incazzata pantera. Sorgendo con grazia dalla sedia Lucius ridacchiò, mentre uscì dalla stanza seguito da Steele, lentamente, dietro di lui.

“Dumbledore l’ha già accettato, il vecchio sciocco. Lui crede che aiuterà molti degli studenti a giungere ad una più piena comprensione della responsabilità. Con quello detto scomparve, lasciando Draco nella stanza con quello che presto diverrà il suo familiare.

  

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Capitolo 4
*** cap.4 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Bowling

 

Capitolo 4-Binding familiars

 

La sala, al feudo dei Malfoy, era brillantemente illuminata. In essa, file di sedie occupate dagli importanti amici dei suoi genitori, tutti invitati a testimoniare alla rilegatura di un familiare all’erede dei Malfoy. Draco, con un abito di seta verde smeraldo, era in piedi. Dai suoi capelli biondi si versava un alone di luce. In quel momento, il ragazzo sembrava l’immagine perfetta del principe a cui era paragonato. L’abito lo vestiva perfettamente, rendendolo splendido, mentre ascoltava l’anziano mago che stava in piedi di fronte a lui. La pantera posava sull’altare; l’unico segnale che era viva era il continuo muoversi del serico petto. L’animale drogato prima della cerimonia, era in un sonno profondo, in modo che la cerimonia potesse procedere senza spargimento di sangue.

Spostandosi in un tentativo di diventare più comodo nei suoi stivali rigidi di dragonhide, Draco iniziò a desiderare di aver messo il suo secondo paio favorito. Però, questi rendevano migliore l’insieme. Riportando l’attenzione a ciò che stava succedendo, Draco guardò il vecchio mago tracciare sulla spalla dell’animale una ferita con una lama d’acciaio. La mano di Draco si allungò verso il vecchio mago, guardandolo tracciare una sottile linea attraverso il palmo con la stessa lama. Il sangue, che scorreva, creava un sorprendente contrasto contro la sua pelle pallida. Prendendo un profondo respiro, Draco posò la mano sopra la ferita sulla spalla dell’animale. Muscoli scivolarono sotto il suo palmo, come la pantera si ritrasse al suo tocco.

Draconis Lucius Malfoy, prendi questa bestia come tuo familiare?” Il vecchio mago intonò.

“Si.” Affermò semplicemente Draco, la voce che echeggiò nella sala.

“Sangue del tuo sangue?”

“Sangue del mio sangue.” Rispose Draco, ignorando il prurito che cresceva all’interno del suo palmo.

“Magia alla magia?”

“La mia magia alla sua magia.” Le parole che fluivano agevolmente dalle sue labbra,dopo esser stato fatto esercitare per molte ore da suo padre.

“Anima ad anima?”

“La mia anima alla sua anima.” La sensazione nel suo palmo s’intensificò, spedendo formicolii sul suo braccio.

“Come chiamerai il tuo familiare?”

“Lo chiamerò…Damian.” Il palmo bruciò come il mago accennò col capo, come se la sua approvazione del nome fosse importante per Draco.

“Obbligazioni fatte col sangue, allacciate con acciaio.

“Allacciate da acciaio, l’obbligazione è guarita. La finale frase che rimane nell’aria, come se sfidando chiunque a confutarla.

Una stoffa di seta, alzata da un piccolo vassoio, mostrò un anello ed un collare. In un unico movimento, l’anello fu messo al dito bagnato dallo scorrere del sangue. Il collare prese un poco più di sforzo, con due uomini che aiutano, ma infine, il vecchio mago riuscì a scivolarlo al collo dell’animale.

Con uno scatto risonante, il collare si chiuse, simultaneamente il prurito svanì e Draco sentì come se una porta nuova si fosse aperta nella sua mente. Voltandosi lentamente, Draco, affrontò la folla di persone che lo guardavano, e sorridendo malignamente, s’inchinò con eleganza. Immediatamente l’aria si riempì con applausi, mentre le persone si alzavano in piedi congratulandosi con lui sul successo della cerimonia.

In piedi tra i suoi genitori, Draco osservava l’anello al suo dito. Fatto d’argento, era disegnato per sembrare un serpente che posava la testa sulla coda, e tra le zanne un grande smeraldo. Il collare attorno al collo della sua pantera era molto simile, con piccoli smeraldi all’interno delle spire dei serpenti che lo circondavano. Con sguardo altero, Draco osservò gli elfi domestici prendere l’animale ancora addormentato e svanire con un ‘pop’ impercettibile. Sospirando internamente, Draco strinse la mano ad un ennesimo amico di suo padre. La celebrazione dell’obbligazione durerà probabilmente tutta la notte; la qual cosa voleva dire che lui era costretto a stringere mani, cosa che odiava; stava per essere una luunga notte.

 

 

Hermione singhiozzò tra le braccia di Ron, incontrollabile. Il ragazzo non era di molto conforto, essendo anche lui sotto choc. Membri dell’ordine erano in piedi, nella piccola cucina del Cunicolo. Tutti, avevano ombre scure sotto gli occhi, e la maggior parte di loro mostrava la privazione di sonno di molti giorni. Nessuno parlava, impauriti di rompere il silenzio che riempiva la casa e che sembrava echeggiare nell’area e oltre.

“E’ solo svanito.” Disse Mad-Eye. “Tutta la sua roba è ancora nella casa, anche la sua bacchetta. Mettendo la mano nella tasca del soprabito, tolse la bacchetta che posò attentamente sul tavolo. Il legno estremamente levigato, rifletté la luce mentre posava fra tazze da tè vuote e piatti, come se l’intero incidente potesse essere biasimato su quelli raggruppati attorno a lei.

“Harry non si muove mai senza la sua bacchetta. Disse a bassa voce Ron, estendendo la mano e permettendo al suo dito indice di levitare sopra la bacchetta, in una vuota carezza. Cenni rigidi d’accordo vennero da tutti i membri dell’ordine, portando ad una sosta dell’attività all’interno della cucina.

“E’ accaduto qualcosa a quel povero ragazzo!” Gemette la sig.ra weasley, scoppiando a piangere ed afferrando il marito. Hermione e Ginny la seguirono rapidamente, singhiozzi che riempivano, rumorosamente, la cucina silenziosa. Come la sera calò, il Cunicolo ridivenne silenzioso, a parte i bisbigli di conforto e i mormorii di piani e possibilità.

 

 

Harry si svegliò su di uno spesso cuscino, in una delle camere da letto più grandi che avesse mai visto. I primi raggi del sole mattutino spazzavano la stanza. Alzandosi sulle sue zampe, avvertì il collare attorno al collo ma, invece di stringere, sembrava come se fosse fatto di un qualche liquido, fluendo  piuttosto che contenendo. I suoi occhi precipitarono immediatamente sulla figura drappeggiata attraverso il letto. Scivolando in avanti silenziosamente, sbirciò il suo padrone che dormiva su di un lato, un braccio gettato attraverso il letto, mentre l’altro era piegato sotto la testa.

‘Aspetta un attimo. Quando mai ho iniziato a chiamare Draco padrone? Voglio dire, per la maggior parte del tempo, non è altro che un perfetto idiota.’ C’erano altri tempi in cui sembrava un angelo…finché non apriva la bocca e rovinava l’intero ritratto. Draco, era l’immagine della perfezione, nella mente di Harry; ma qualche volta, poteva essere un vero piccolo demone. Come se il diavolo l’avesse spedito con l’unica missione di rendere pazzo Harry.

Scuotendo la testa a simili pensieri, Harry rivolse di nuovo lo sguardo a Draco che aveva cominciato a risvegliarsi sotto i suoi occhi attenti. Lentamente, le palpebre si aprirono, per rivelare un paio d’occhi blu-ghiaccio, seguiti rapidamente da un grido che avrebbe risvegliato i morti.

     

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Capitolo 5
*** cap.5 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Bowling

 

Capitolo 5-Soft paws, sharp claws

Draco gridava e concionava da molti minuti su etichetta corretta da tenere a letto prima di calpestare oltre Damian e andare nel bagno, sbattendo la pesante porta dietro di se. Gli occhi di smeraldo della pantera sembrarono brillare in divertimento, mentre fissava la porta del bagno prima di saltare sopra il letto di Draco, accomodandosi fra i serici fogli. La reazione di Draco fu inapprezzabile. Harry non lo aveva mai visto agire altro che come la grazia incarnata; ancora, Draco era rotolato fuori del letto per sbarcare sul pavimento, in una mossa che, Harry, aveva visto fare solo a Neville. Se ci pensava, Harry non lo aveva mai visto imprecare. Doveva esserci una prima volta per tutto, figurò Harry, prima di posare la testa sopra il cuscino di Draco.

 

 

Draco condusse silenziosamente Damian per le sale del Feudo dei Malfoy, facendo una pausa prima di aprire la porta della stanza Blu. La stanza era nuda a parte le fruste e armi che decoravano la stanza. Suo padre era all’altro lato della stanza, con il suo familiare seduto, fedelmente, dietro di lui.

Sono molto deluso di te, Draco.” Cominciò determinato Lucius, passeggiando davanti a uno dei muri, finché si fermò a raccogliere qualcosa da esso. Facendo scivolare il cuoio tra le dita, si girò verso suo figlio.

“Stai girando attorno a quella bestia da tre giorni ormai, e non hai fatto nessuna mossa o sforzo per incominciare a addestrarlo. Ci vuole disciplina, per fare un buon familiare. Battendo il frustino sulla mano, camminò impettito verso il figlio. “Se hai paura di colpire l’animale, permettimi di farlo per te. Elevando il frustino, cominciò una spazzata discendente, gelandosi quando Draco avanzò di fronte ad esso.

“Non ti permetterò di colpire Damian, padre. Lui è il mio da proteggere, e non permetterò ne a te ne a chiunque altro di danneggiarlo.” Affermò Draco semplicemente, stando in piedi di fronte a suo padre, calmo, e fissandolo nelle profondità dei suoi pallidi occhi.

Sia come vuoi.” Il frustino di cuoio colpì la pelle del viso di Draco. Suo padre alzò di nuovo l’arma ma si fermò al suono di un basso ringhio; girandosi attentamente, si trovò ad affrontare la pantera, che stava cominciando a muoversi verso di lui. Orecchi pigiati al cranio, Damian si avvicinò furtivamente a Lucius; coda che dondolava dolcemente in un modo adottato da un gatto in caccia.

Draco, lentamente, si alzò, sangue che scorreva dalla ferita sul suo viso. Per una volta in vita sua, suo padre sembrò incerto, non intelligente su come procedere con la situazione. Draco si ritirò, quando l’uomo alzò nuovamente l’arma, come se sbarcarlo di nuovo su di lui, ma gridò alla macchia di pelliccia nera che colpì suo padre, allontanandolo di nuovo da Draco. Il frustino ancora stretto nella mano di suo padre cominciò la discesa, ma colpì la terra, quando un colpo dato da artigli acuti colpì il suo braccio. Gridando, suo padre si afferrò il braccio, allontanandosi dalla pantera ringhiosa. Un ringhio basso fece voltare Draco verso il lupo che sbatte nel fianco del felino in un tentativo di proteggere il suo padrone. Una piccola rissa iniziò tra i due, finché il lupo guaendo non uscì dalla porta con la coda tra le gambe. Il felino, ancora una volta, cominciò a camminare verso l’uomo ma si gelò quando Lucius tirò la sua bacchetta da sotto gli abiti che portava. Avventatamente, lanciò un incantesimo nella direzione dei due.

Alla vista della bacchetta Harry ringhiò in rabbia. Il colpo secco e l’incantesimo gridato lo gelarono per un attimo prima che la sua mente gridò ‘Protego’. Chiudendo i suoi occhi, Harry afferrò il pensiero dell’incantesimo e concentrò tutta la sua magia in facendolo accadere.

“Le palle di Merlino!” Fu il bisbiglio detto da Draco mentre la mano rimaneva sul fianco vellutato di Harry. Entrambi fissarono in timore reverenziale, oltre che sbalordito, lo scudo ardente di fronte a loro; ardeva di un blu profondo che rendeva quasi impossibile vedere attraverso esso. Girando lentamente la testa, Harry ringhiò nella direzione dello scioccato Malfoy senior. Ringhiando ancora Harry diede un altro avvertimento a Lucius, che girò rapidamente su se stesso e tempestò fuori della stanza in un adattamento dell’ira. Alzando la snella testa, Harry guardò verso Draco che stava osservando stupito lo scudo, sangue che lentamente gocciolava dal suo mento sopra gli abiti. Occhi pallidi soddisfecero color smeraldo, mentre una mano si stabiliva più fermamente sulla schiena del felino.

“Bravo ragazzo. Bravo Damian.” Disse a bassa voce Draco, mentre accarezzava il pelo irto della pantera cercando di calmare il felino arrabbiato. Harry rimase silenzioso sotto le mani gentili di Draco; prima di rendere udibile un debole brontolio e scoppiare in forti fusa, girandosi per spingere la sua testa verso la mano.

Draco zoppicò dalla stanza Blu, mano sinistra che rimaneva sulla groppa di Damian per appoggio. La mano sinistra afferrava il viso, nello sforzo di rallentare lo scorrere del sangue che usciva dal taglio. Appena arrivò nella sua stanza, si diresse verso il bagno. Aprendo i rubinetti, riempì la vasca da bagno in cui versò sali effervescenti molto costosi, che odoravano fortemente di vaniglia. Senza pensarci, si tolse gli abiti ed affondò nell’acqua bollente, ignorando la sensazione che brucia che saliva attraverso il corpo. Affondando nell’acqua fino al naso, permise alle lacrime di scivolare in giù le guance, sale che brucia come incontrava la ferita sulla sua guancia.

Harry sbirciò nel bagno, vedendo draco in salvo fra l’acqua saponata; Harry camminò carponi nel bagno. Posando la testa sull’orlo della vasca, fissò pensierosamente il biondo. Forse Draco non era il piccolo mangiamorte perfetto che tutti pensavano fosse, Harry non l’aveva mai visto agire in tal modo. Attraverso tutte le situazioni ed incidenti a scuola, Draco aveva lanciato insulti e negoziato colpi come il peggiore dei suoi nemici. Forse, tutto non era perfetto nella vita di Draco.

Harry si lasciò cadere in giù sulla stuoia color smeraldo, prossima alla vasca da bagno. Draco, aveva promesso di proteggerlo da chiunque. Nessuno, nell0intera sua vita, aveva promesso di proteggerlo senza un pensiero o pianificazione accurata. Harry fece leggermente le fusa, con la testa sulle sue zampe. Da ora in poi, proteggerebbe Draco. Harry figurò che la situazione di Draco era simile alla sua con i Dursley; ma peggio, molto peggio. Harry penso adiratamente che, da ora in poi, chiunque tenterà di far male a Draco, dovrà trattare con le sue zanne ed i suoi artigli.

 

             

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Capitolo 6
*** cap.6-Training ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

 

Capitolo 6-Training

Draco sedeva nella piccola camera da pranzo che confinava con la sua camera da letto. Usava raramente la brillante stanza, preferendo fare colazione con i suoi genitori nella sala da pranzo principale, ma dopo l’incidente di ieri, aveva deciso di mangiare da solo. La stanza era decorata con colori brillanti, mobili di legno pallido, che rifletteva la luce.

In cima al piatto, vuoto, c’era una nota di suo padre. Affermava semplicemente ‘Ti aspetto alla stanza blu alle 11 meno un quarto’, consegnato da un elfo domestico invece che da sua madre, cosa che significava che la faccenda era più seria del solito. Girandosi, guardò a Damian, intento a mangiare strisce di carne cruda da una ciotola d’argento con profili di bronzo. Come se lo sguardo fisso di Draco fosse tangibile, la pantera alzò lo sguardo, mentre la lingua scorreva sui suoi baffi scuri, per annullare ogni piccola traccia di sangue dal viso.

“Questa mattina dovrai restare qui Damian. Devo incontrare mio padre.” Disse Draco, spiegazzando la nota e lasciando la stanza prima che Damian potesse fare una mossa per seguirlo. Ringhi adirati l’inseguirono in giù la sala, ma Draco li ignorò; preferirebbe esser ferito lui, piuttosto che permettere a Damian di essere danneggiato.

 

 

Sbattendo una zampa massiccia contro la porta, Harry ruggì. Come era supposto proteggere Draco se era rinchiuso in una stanza? Raggruppando il suo peso, Harry si lanciò contro la porta, che però resistette. Damian ringhiò infelicemente, ma decise di cambiare modo. Guardando alla fila di finestre, sgattaiolò avanti, raggruppandosi per un nuovo balzo verso il vetro. Chiudendo gli occhi al rumore del vetro fracassato sotto al suo peso e alla sensazione improvvisa di precipitare, che gli fece sperare di sbarcare sulle sue zampe.

 

 

Draco sedeva su una sedia che aveva trasfigurato nella stanza blu. Le dita che cincischiavano nervosamente coi fermagli del mantello mentre aspettava il suono dei passi di suo padre. Molti minuti dopo, venne ricompensato da un forte rumore di stivali; eccetto che il portamento era più veloce del riservato usato solitamente da suo padre. Qualche secondo più tardi la porta si aprì, ed un animale pallido entrò nella stanza, seguito rapidamente dal suo padrino. L’uggiolare di Draco pronunciando ‘Severus’ fu brevemente tagliato dallo sbattere della porta e da una botta che echeggiò quando qualcosa batté pesantemente su di essa. Draco ridacchiò divertito quando uno Shepard tedesco saltellò su di lui per ricevere qualche carezza, prima di rivolgersi nuovamente al suo padrone.

“Ehi, Severus, problemi?” Chiese Draco, quasi facendo le fusa, prima di scoppiare a ridere all’occhiata del suo padrino.

Haha…arriviamo agli affari. Dov’è il tuo familiare?” Ringhiò Severus, prima di ghignare e tirare Draco in un abbraccio. “Come stai?”

“Io sto bene.” Mormorò Draco, alzando lentamente una mano fino al taglio sul suo viso. Puntando la bacchetta alla porta, la fece aprire, rivelando lentamente la pantera protesa di fronte alla porta.

“Bene, sono qui su richiesta di tuo padre, per insegnarti sull’obbligazione Familiare. Hai letto il libro che ti ho spedito?”

“Libro? Che libro sarebbe?” Chiese innocentemente Draco.

“Come non detto.” Con un gesto della sua bacchetta, una seconda sedia apparve. Sedendosi, Severus guardò ansiosamente Draco, prima di chiamare lo Shepard a lui.

“L’Obbligazione Familiare viene considerata appartenente alla magia scura perché utilizza sangue per propriamente lavorare. Quella è una delle ragioni per cui si è costretti a prendere una licenza e a portare a termine una cerimonia formale per compiere il legame. Ogni passo del rituale ha un importante fattore da giocare nella creazione dell’obbligazione. Sangue, così che tu possa sentire le emozioni del tuo familiare e capirlo meglio. Magico, così che tu possa immagazzinare al suo interno energia magica per quando ne avrai bisogno. Si considera che l’anima sia il passo più importante, e che completi l’obbligazione. Permette ad un familiare ed il suo mago, o strega, di comunicare; fa anche in modo che i due non possano separarsi mai. Come il legame d’anima magico che costringe a passare insieme il resto della vita, aumenta la durata di vita dell’animale per accoppiare con quella dei maghi.

La licenza si richiede perché molti degli animali limitati sono selvatici, non gatti di casa e rospi. Lupi, leoni e cavalli sono alcuni degli esempi dei familiari più grandi che siano stati registrati. Le opportunità che una obbligazione si rompa sono troppo pericolose per considerare di scegliere un grande predatore come familiare. Se un’obbligazione si rompesse, l’animale probabilmente inizierebbe ad attaccare chiunque gli sia vicino. C’è anche il pericolo per chiunque attacchi o infastidisca il padrone dell’obbligazione; se il familiare del mago è irritato, può attaccare. C’è anche una più grande opportunità che uccidano la persona che attacca il loro mago, piuttosto che ferirlo solo. Parlare telepaticamente al tuo familiare, è ritenuto impossibile; c’è stato un solo caso noto, ma non è mai stato provato. Io ho Nerva da sette anni e non ho mai comunicato con lei. Molti studi credono che un’obbligazione telepatica può essere creata solamente se c’è amore tra i due. Familiari possono adorare il loro mago, ma non può mai amarci realmente. Un familiare può contenere solamente così tanta magia come la sua massa corporale. Il più pesante l’animale, il più grande la forza che può contenere. In teoria, familiari potrebbero usare anche la magia immagazzinata all’interno di loro, se capissero gli incantesimi e come usarli. Un’obbligazione di quel tipo, non è mai esistita. Sedendosi di nuovo, Severus sospirò. L’Obbligazione Familiare è molto difficile da spiegare, e l’opportunità di esperimentarlo nella sua piena forma è quasi impossibile. Guardando a Draco, osservò come il giovane accarezzava dolcemente la pelliccia spessa del collo della pantera. Entrambi sembravano pronti ad addormentarsi per la noia mortale. Strofinandosi gli occhi, si alzò lentamente.

“Ora, per la parte pratica. Prima di dividere la magia, si deve avere la sua obbedienza. Allontanati dal tuo familiare e poi chiamalo. Severus guardò come Draco si allontanò dalla pantera, che si stese su di un lato.

“Damian, vieni.” Occhi color dello smeraldo brillarono, prima di socchiudersi. Una zampa fu alzata d’innanzi al grande gatto, che cominciò a drizzare attentamente la pelliccia con la lingua.

“L’obbedienza è molto importante. Il tuo familiare deve poter essere in grado di pensare per se in tutte le situazioni che possono sorgere. Quell’animale rognoso può salvare la tua vita, un giorno, anche senza i tuoi ordini. Permettimi di darti una dimostrazione. Voglio che tu mi attacchi, il tuo scopo è rimuovere la bacchetta dalla mia mano. Disse Severus, tendendo in fuori la sua bacchetta ed andando in una posa difensiva. Draco, immediatamente rispose disegnando la sua bacchetta, e gettando molti incantesimi. La bacchetta di Severus acciottolò a terra, ma appena fermò di rotolare, Nerva l’aveva raccolta e riportata alla mano di Severus.

“Ora getta la tua bacchetta e di al tuo…animale di andare a prenderla.” Draco lanciò la bacchetta, fremendo al suono dell’acciottolare rumoroso nella stanza silenziosa.

“Damian, prendila.” La pantera sbadigliò estesamente, mostrando le zanne, prima di iniziare a stirarsi e tendersi.

“Ti suggerisco di lavorarci sopra. Ora, tuo padre ha menzionato che è successo un incidente, ieri, che poteva aver un qualche interesse per me.

“Ah si, ero intento ad…addestrarmi con mio padre, quando un incantesimo andò a monte, e prima che potessi reagire, uno scudo è apparso.” Disse Draco; non c’era emozione nella sua voce o sul suo viso, mentre spiegava ciò che era successo al suo padrino.

“Che tipo di incantesimo schermante era? Ricordi il suo colore?”

“Penso che lo scudo fosse blu, blu scuro.” Draco tentò di richiamare alla memoria gli eventi, ma si accorse che i ricordi sembravano alquanto nebbiosi, e quando stava per dire di non ricordare, una voce bisbigliò nella sua testa. Protego, l’incantesimo che ho usato era protego.

Protego, l’incantesimo era protego.” Balbettò Draco.

“Quello è uno scudo difensivo molto forte, non ricordo che sia insegnato a scuola.”

“Suppongo che l’ho dovuto leggere in uno dei miei libri.” Mormorò Draco, affondando una mano nella pelliccia di Damian, in cerca di conforto, che sbirciò al biondo scompostamente seduto.

“Hm, in ogni modo ritornerò domani per continuare la parte pratica del tuo addestramento, fino ad allora, ti suggerisco di leggere il libro.”

“Certo Sev, lo farò subito.” Mormorò sonnolentamente Draco, agitando una mano all’uomo che lasciava la stanza, Nerva che cammina felicemente dietro di lui.

 

 

Harry seguì l’uscita di Snape con gli occhi. Le informazioni che aveva scoperto, erano estremamente interessanti. L’obbligazione era per sempre; ed apparentemente, un mago non era mai stato legato ad un altro mago mentre era nella sua forma di animagus. Harry sbadigliò estesamente, mentre seguiva lentamente Draco fuori della stanza. I suoi occhi seguivano i movimenti aggraziati del biondo, ponderando su ciò che accadrà quando Draco si accorgerà della finestra rotta. Dando un ghigno panteresco, iniziò a fare le fusa. Non vedeva l’ora che arrivasse l’indomani, con una seconda opportunità con Snape, possibilmente con la possibilità di esaminare le sue zanne su di lui.

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Capitolo 7
*** cap.7 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

 

Capitolo 7-Una storia familiare

Draco era in piedi di fronte alla porta che proteggeva lo studio del padre. Guardando alla porta, e poi alla lettera che teneva in mano, si morse il labbro inferiore prima di gettare uno sguardo in giù, alla pantera nera che sostava accanto a lui. Gli occhi della pantera brillarono, e sembrava che in essi ci fosse un’occhiata di allegria pura su tutto il muso dell’animale. Era quasi come se l’animale fosse ansioso di frequentare la riunione che stava per iniziare. ‘Stupido animale, padre si arrabbierà, quando vedrà i miei voti scolastici.’ Fu il pensiero di Draco, prima di alzare la mano per bussare dolcemente alla porta di legno di ciliegio. Dopo aver ricevuto il permesso, entrò cautamente.

La stanza era immersa in un’oscurità spessa. Lo studio del padre, era raramente illuminato da più che candele, che rendevano la stanza paurosa. Draco si avvicinò alla massiccia scrivania, confortato dalla presenza di damian, che vagava fiduciosamente in cerca di preda accanto a lui. Draco allungò la busta alla mano che, apparentemente, era apparsa fuori dalle ombre. Sedendosi con grazia sulla sedia offerta dal padre con un piccolo gesto della mano dell’uomo, guardò a Damian che aveva lasciato il suo fianco.

La pantera stava lanciando occhiatacce ad un ritratto animato del suo padrino, che si trovava appeso sulla cappa del focolare. Sembrava odiare Severus, riuscendo ad inseguirlo fino alla stanza Blu; nessuna questione come Severus arrivasse prima o tardi. Draco trattenne un sorriso al ricordo di Severus che diceva di aver visto il gatto che osservava per il suo arrivo da una finestra, come se sapesse che stava arrivando. Draco, aveva cominciato ad aspettarsi l’inaspettato, dalla pantera, specialmente dopo la prima volta che era apparsa quando avrebbe dovuto esser chiuso nella sala da pranzo. Ogni qualvolta stava per confrontare suo padre in una delle sale, Damian scivolerebbe casualmente da dietro l’angolo, come se stesse seguendo Draco da una certa distanza.

Addentando fuori dai suoi pensieri, schioccò le dita leggermente, attirando l’attenzione di Damian, segnalandogli di avvicinarsi. Draco trattenne il fiato, guardando la pantera fissarlo pensierosamente, prima di avvicinarsi con grazia e acquattarsi ai suoi piedi.

“UnA’ Draco?” Le fusa molli da Lucius erano amichevoli.

“Non è colpa mia. Quell’orrido gigante insegna quella classe, ed i suoi dannati animali mi stanno sempre attaccando. E’ anche un amico di harry Potter, che lo rende parziale contro lo Slytherin. Disse calmo Draco, sapendo fin da prima che suo padre non avrebbe gradito i suoi voti. Era passato in ogni classe con unO’, a parte i due ‘E’ che aveva ricevuto e quello schiacciante ‘A’.

“Mi aspetto di meglio da te, Draco.” La parlata lenta aveva fatto si che Draco chiudesse di nuovo i suoi occhi, attendendo il colpo che solitamente seguiva quella frase. Draco avvertì il cigolio molle del legno e poi un tonfo molle. Aprendo gli occhi, si portò rapidamente in piedi, tentando di tirar via la pantera dalla scrivania. Damian si era alzato sulle sue zampe nere ed aveva messo le zampe anteriori sulla scrivania. Artigli come pugnali, che sporgevano dai loro foderi, danneggiando la superficie perfetta del legno come lo foravano.

“In giù, Damian.” Disse Draco, aggrappandosi alla pantera, sorpresa quando l’animale si lasciò cadere obbedientemente a terra, anche se ancora emettendo un profondo brontolio proveniente dall’interno del suo petto.

“Almeno, hai preso a cuore il mio consiglio, e finalmente hai messo del senso in quell’animale. Disse Lucius Malfoy, sfolgorando ai due. “Sei atteso da tua madre nella sua sala da pranzo, in cinque minuti. Mi aspetto che tu ci sia in tempo, così ti suggerisco di andare.

“Grazie, Padre.” Mormorò Draco, uscendo rapidamente dalla stanza prima di fermarsi improvvisamente al rumore di grida di suo padre. Girandosi, notò che Damian non era in vista. Imprecando a bassa voce, ritornò immediatamente allo studio, fermandosi sulla porta a fissare la scena, assolutamente scioccato. Damian stava dirigendosi verso di lui, tranquillamente, da dove era stato seduto fino a poco prima lui. Accanto al focolare. Una delle sedie mostrava i marchi della sua minaccia. Marchi d’artigli, profondi, attraversavano la ricca stoffa di dove prima era l’imbottitura, rovinando un paio di perfettamente accoppiate sedie che, probabilmente, erano state all’interno della famiglia malfoy per generazioni. Afferrando il colletto di Damian, lo trascinò dalla stanza, prima che suo padre potesse recuperare dal colpo e prendere presa della sua bacchetta.

Sedendo su una sedia nell’accogliente e soleggiata sala da pranzo della madre, Draco ponderò le azioni di Damian. La pantera sembrava dilettarsi nel distruggere mobilia in tutto il feudo, specialmente se la parola Malfoy era presente su di essa; la stanza di draco era rimasta relativamente illesa. Damian spese anche un considerevole ammontare di tempo nel posare i suoi artigli su ogni ritratto di Lucius malfoy che potrebbe trovare, e facendo poi in modo che Draco lo seguisse, per essere sicuro che il suo lavoro venisse ammirato. Scuotendo la testa, il biondo guardò sua madre seduta davanti a lui; la donna stava bevendo delicatamente da una tazza da tè, mentre leggeva una lettera da una conoscenza. Mettendo giù la lettera, guardò verso Draco in maniera pensierosa prima di raccogliere la scatola di un gioielliere che posava sulla tavola accanto a lei.

Quando mi sposai a tuo padre, mi diede un familiare. Ero molto contenta, dato che non avevo mai posseduto qualsiasi cosa come lei in tutta la mia vita. Era solo un vincolo di sangue, mi prese qualche tempo per dedurre che stava immagazzinando magia in lei ed utilizzandone la forza vitale. Era una piccola, dolce, leonessa, che chiamai Doria, per il colore dorato del suo mantello. La donna fece una pausa, gettando uno sguardo a Damian che stava sbirciando adiratamente ad un ritratto di suo marito. Il grande gatto drizzò di nuovo gli orecchi prima di abbattere una zampa pesante in cima al ritratto, obliterando completamente la cornice; dovere fatto, il gatto vagò in cerca di preda. Draco si sorprese quando vide sua madre sorridere alle sue buffonate, prima di continuare con la storia su Doria.

“Lei aveva reso sopportabile la vita in questo luogo, potevo contare su di lei per essere sempre presente quando avevo bisogno di qualcuno. Un vero familiare è estremamente fedele; loro ti seguiranno, non importa dove o quanto pericolosa è la situazione. Damian, ti proteggerà con la sua vita se glielo permetterai. Mi sembra che tu abbia un piccolo esemplare molto intelligente qui, m’immagino che lui farebbe qualsiasi cosa che tu gli chieda. Alcuni giorni prima che Doria morisse, ero andata ad un negozio speciale, ed avevo ordinato alcune medaglie particolari per il suo collare. Spero, che li userai per Damian; sembra preoccuparsi di te quanto faceva Doria per me. Vado a prendere il mio mantello, così che si possa andare a Diagon Alley; immagino che tu abbia bisogno di acquistare il tuo materiale scolastico.

Dandogli la scatola di velluto, si allontanò verso la sua stanza da letto, girandosi lentamente, prima di uscire dalla stanza e mormorare, “Ama il tuo familiare, Draco, e lui ti amerà in ritorno. Sua madre entrò nella sua stanza, lasciandolo a fissare la scatola nelle sue mani.

 

 

Harry continuò a cercare prede nella stanza, ascoltando la conversazione tra Draco e sua madre. Delle cose che aveva detto la donna, erano troppo vicino alla verità, perché piacessero troppo a Harry; e la sua ultima asserzione, l’aveva fatto rabbrividire. Scivolando verso Draco, si mise fermamente di fronte al mago, seduto, sbirciando nella scatola. Quattro fascini arsero leggermente contro la seta nera. Il primo, che Draco estrasse, era una spada d’oro con uno zaffiro nell’elsa. Un piccolo cartellino l’identificava come un fascino protettivo che era stato sillabato con la magia difensiva più forte conosciuta dai maghi. Seguente, c’era una ‘D’ lavorata eccellentemente in bronzo, un cartellino lo marcava come Doria. I due finali fascini, erano due campane d’argento. Draco ne sollevò una dalla loro catenella, facendola tintinnare. Harry sbirciò cautamente al cartellino, gli occhi color smeraldo che si allargarono in sorpresa. Il cartellino affermava chiaramente che si trattava di una forma di portkey. Quando il padrone dell’obbligazione teneva la campanella nella sua mano e diceva il nome del familiare questo, immediatamente, apparirebbe accanto all’animale. Harry, guardò come Draco mise una delle campanelle al suo collo, prima di legare gli altri tre fascini al collare di Harry.

 

 

Draco ghignò a Damian che sedeva placidamente di fronte a lui, i fascini che splendevano dolcemente come la pantera si spostava. Draco si alzò quando sua madre entrò nella stanza, muovendosi rapidamente per abbracciarla.

“Grazie, Madre, sono molto belli. Puoi dirmi quello che accadde a Doria?” Chiese Draco, guardandola negli occhi.

“Lei morì. La trovai una mattina, che giaceva in giardino. Non mostrava danni fisici; era come se la vita fosse stata succhiata fuori di lei. Come presumo sia successo.” Per un momento, sembrò come se stesse per piangere, ma l’occhiata svanì e lei li condusse verso la porta. Scivolando una mano attraverso la pelliccia di velluto sulla testa di damian, Draco guardò negli occhi color smeraldo dell’animale.

“Odio quell’uomo.” L’asserzione era appena udibile, ma la pantera allentò un ringhio basso.

Anch’io.

Bisbigliò leggermente la voce attraverso la testa di Draco, che diede una scossa e disegnò la bacchetta, mentre roteò osservando la stanza, che però era vuota. Draco guardò negli occhi di smeraldo della pantera, prima di mormorare qualcosa circa il sentire voci e correndo dietro a sua madre, prima che la donna se ne andasse senza loro.      

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Capitolo 8
*** cap.8 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

Tradotto da Furycat

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

Capitolo 8-Diagon Alley

Per Harry, la noia era insorta due ore fa. Anche se guardare Draco provarsi numerosi abiti, tutti nelle varie ombre di argento, blu e nero, stava intrattenendo. Il momento più umoristico era sorto, finora, quando Draco aveva ordinato alla sig.ra Malkin di trovare seta color smeraldo che fosse perfettamente uguale agli occhi della sua pantera. La donna, agitata, aveva mostrato ogni seta di color smeraldo che aveva nel negozio, ma nessuna era su agli standard di Draco. Mentre Draco si attardava in una collera, Harry ritornò a guardare le persone, occhi che fissano fuori della vetrina. I suoi occhi iniziarono ad andare alla deriva quando si fermarono su di un bagliore familiare di capelli color rosso-arancia, che lo fece alzare sulle zampe. Smeraldi lampeggianti gettarono uno sguardo a Draco, prima di iniziare a sgattaiolare verso la porta; agganciando attentamente una zampa nel manico ed aprendola, così che potesse passare attraverso la porta.

Diagon Alley sembrò molto diverso visto dagli occhi di una pantera, ogni cosa che vedeva era un possibile pericolo per lui, causando il pelo per alzarsi leggermente prima che si calmasse.

Scagliandosi fuori della via d’accesso del negozio, Harry s’immerse attraverso le strade piene di persone, arrivando ad un vicolo che percorse rapidamente. Camminando silenziosamente, attraversò le ombre lungo i negozi che fiancheggiavano Diagon Alley; la sua meta era arrivare a Ron prima che giungesse alla sua destinazione. Harry gelò in cima ad un vicolo, per poi affondare nelle ombre che guarda alla sua preda. I suoi occhi si chiusero su Ron, fermo fuori di un negozio, aspettando impazientemente qualcuno. Acquattandosi un minimo, Harry cominciò ad avvicinarsi cautamente al suo amico. Il suo avvicinarsi venne ad un alt quando Hermione, saltellando, uscì dal negozio davanti a cui si trovava Ron, avvolgendo le braccia circa il suo collo e dandogli un rapido bacio.

Harry bestemmiò leggermente quando il duetto iniziò a dirigersi di nuovo nella direzione da cui era giunto Ron originalmente. Harry sapeva che non c’era alcun modo in cui avrebbe potuto precederli, a causa del groviglio confuso di vicoli. Gettando uno sguardo al muro dell’edificio ai piedi del quale era acquattato, brontolò infelicemente; raggruppò le zampe posteriori sotto di lui e pregò di non uccidersi. Gli artigli colpirono nelle crepe del tetto, zampe posteriori che artigliano disperatamente in un tentativo di trovare appiglio. Con una manovra rapida, riuscì a tirarsi sopra il tetto, ignorando la voce bisbetica nella sua testa che l’informava che lui non aveva messo molto ragionamento attraverso tutto questo.

Correre lungo i tetti dei negozi, gli diede una nuova prospettiva di Diagon Alley. Ogni negozio era decorato differentemente, ed aveva il suo proprio odore, facendolo più facile per lui identificare il negozio al quale il tetto apparteneva mentre ci stava correndo sopra. Fermandosi su di un tetto con tegole rosse, si abbassò sulla pancia, prima di scivolare rapidamente, scavando con gli artigli nelle tegole, così che potesse inclinarsi sull’orlo del tetto. Ron e Hermione stavano in piedi sotto di lui, parlando, le voci quasi impossibile da sentire nella confusione di persone che camminavano nel vicolo. In uno sforzo di sentire di più, si mosse, a carponi, in avanti, appendendo la parte anteriore del corpo all’orlo, orecchie diritte in avanti, ascoltando intensamente.

Ron e Hermione erano di rilievo nella folla numerosa. Scuola inizierebbe solo in due giorni, e molti studenti erano venuti a raccogliere libri e altri materiali richiesti per l’anno nuovo.

“Ron, non hanno ancora saputo nulla su Harry. Sibilò Hermione, colpendo Ron nel petto.

“Non vedo per quale motivo tutti sono preoccupati per lui; non importa quello che succede, lui lo scampa sempre. Ci sono grandi possibilità che sia su una missione per l’ordine, qualcosa di cui non vogliono che sappiamo.” Mormorò Ron, guardando via dalla sua ragazza, gli occhi che cercano i suoi genitori fra il traffico.

“Pensaci, Ron. Non metterebbero Harry in pericolo, è troppo importante. Credi onestamente che lo spedirebbero via senza dircelo? Deve rimanere vivo, Ron. Ricorda la cosa di salvare il mondo, Harry è il solo che può sconfiggere Tu-sai-chi.

Hermione si girò, e stava quasi per dirigersi nuovamente nel flusso del traffico quando una palla nera massiccia cadde a terra, di fronte a lei. Saltando in dietro, afferrò la sua bacchetta mentre Ron avanzò vicino a lei, entrambi puntando le bacchette alla pantera ringhiosa di fronte a loro.

Hermione studiò la pantera nera acquattata di fronte a lei. L’animale portava un colletto d’argento con molti fascini che penzolavano da lui, e che doveva essere il più grande gatto che lei aveva mai visto. La pantera camminò impettita sibilando adiratamente in avanti. Rapidamente, Hermione gettò un incantesimo d’Immobulus, ma inorridì quando l’animale saltò fuori del percorso dell’incantesimo. Bassi brontolii provenivano dall’animale, che fece un affondo in avanti. Ron afferrò il braccio di Hermione e si diresse indietro, nel mezzo della strada gridando per aiuto. Streghe e maghi si girarono, gettando uno sguardo alla pantera adirata; dozzine di bacchette furono puntate come il coro immediato d’Immobulus echeggiò attraverso il vicolo. La massiccia pantera non era abbastanza veloce e gelò nel mezzo del salto.

Appena la minaccia era passata, Ron si mosse avanti e gettò un pugno alla testa della bestia.

Convinto che l’animale fosse stato spedito da Tu-sai-chi per ucciderli, gli tirò un calcio alle costole. Immediatamente altri colpi precipitarono sul gatto, dalle varie persone che prendono il rischio di riaversi contro Voldemort per crimini contro le loro famiglie. Minuti più tardi, due Auror arrivarono sulla scena, costringendo la folla ad allontanarsi dall’animale ancora a terra. Uno dell’Auror gli si inginocchiò accanto, in una piscina di sangue, esaminando i danni dell’animale ancora posato nel mezzo di Diagon Alley. Il secondo iniziò ad interrogare la folla, tentando di scoprire cosa successe precisamente; i bisbigli lo condussero a credere che la pantera aveva attaccato spietatamente e senza provocazione. Si rivolse poi al suo partner che stava fissando i ciondoli che appendevano dal colletto della pantera nera.

Preoccupato per il partner, questi si curvò e parlò a bassa voce all’uomo, dando una scossa alla risposta mormorata.

Draco spinse la folla per passare, Damian era svanito dal negozio della sig.ra Malkin e dai venti minuti passati, lo stava cercando. La vista che soddisfece i suoi occhi lo fece trattenere un alito. Damian era immobile e coperto di sangue:correndo vicino a lui, spinse da parte l’Auror, prima di tirare la testa di Damian nel suo grembo.

“Chi ha fatto questo!” Il suo ruggito echeggiò attraverso Diagon Alley, teste che si girano a guardare al giovane mago adirato che stava passando la mano su una insanguinata zampa anteriore. Ignorando gli sforzi dell’Auror per chiedere scusa sull’incidente e calmare il giovane Malfoy, prima che potesse puntare la sua bacchetta sulla folla, Draco sedeva, lanciando occhiatacce alla massa di persone che lo fissano con paura, lo sguardo focalizzato sugli unici due che lui ha riconosciuto, la Donnola e il Sangue-sporco.

“La pagherai per questo, Donnola!” Ringhiò Draco, prima di imprecare a bassa voce e guardare l’anello sul suo mignolo sinistro. Roteandolo sul dito, Draco attivò il portkey che lo porterebbe dal suo padrino.

Draco sedeva sul letto di una delle camere degli ospiti del Feudo dei Snape, osservando Severus che esaminava le ferite di Damian. Nessuna delle ferite era stata letale, sebbene molte erano profonde ed in punti che impedirebbero al gatto i movimenti. Impazientemente il giovane guardò come, il suo padrino, mosse le dita attentamente sulla testa della pantera. Draco stava mordendosi il labbro dalla preoccupazione come Severus aggrottò le sopracciglia e fece scorrere di nuovo le dita sulla fronte del gatto. Prima di guardare nuovamente il suo figlioccio, Severus sospirò.

“Le ferite sono quasi tutte superficiali. Ho messo su di loro una pozione che le guarirà rapidamente. Gli ho dato anche una pozione per aumentare la produzione di sangue; Ha perso un ammontare pericoloso di sangue, e preferisco essere sicuro, piuttosto che spiacente. Ha anche una vecchia cicatrice sulla fronte, probabilmente dovuta all’attacco di un altro predatore; è già guarita, così non c’è nulla di cui preoccuparsi. Fissando il suo figlioccio, accettò il cenno che Draco diede prima di muoversi per lasciare la stanza.

“Severus! Grazie, grazie.” Mormorò Draco.

“Sei il benvenuto Draco. Solo, quando vieni con lui, usa la Polvere Volante; dovrebbe stare bene. Ci vediamo domani a Hogwarts.” Salutando il più vecchio mago che lasciava la stanza, Draco posò una mano amorevole sulla spalla dell’animale, prima di inclinarsi in avanti e bisbigliare piano in un orecchio nero e morbido.

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Capitolo 9
*** cap9-il corriere speciale di Hogwarts ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

Tradotto da Furycat

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

Capitolo 9-Il Corriere Speciale di Hogwarts

Gli occhi di Harry scivolarono aperti, lentamente, tutti i suoi sensi di pantera che tentano di trovare qualsiasi possibile minaccia negli angoli scuri della stanza in cui giaceva. Spostandosi leggermente mosse la testa da dove stava posando, nel grembo di Draco. Gettando uno sguardo in su, Harry notò che l’altro mago stava dormendo; testa piegata da un lato, posato contro i cuscini accumulati dietro la sua schiena. Il chiaro di luna che colava in mezzo alle tende, gettava ombre sul suo viso, facendolo apparire spettrale ed angelico alla stessa durata, la sua pelle era così pallida da ardere eternamente. Harry si alzò dal letto, facendo una pausa vicino alla finestra come Draco mescolò nel suo sonno, mano che accarezza il letto dove Harry stava giacendo. Occhi di smeraldo ammorbidirono, quando Draco stabilì di nuovo nel sonno, mani che giacciono sul cuscino ricoperto da piccoli peli neri. Stirando il corpo flessibile, i mali ed i dolori dell’assalto del giorno prima, lo fecero arricciare il labbro, sibilando silenziosamente. Passate le tende, sbirciò oltre un set di porte francesi, che erano state convenientemente aperte; una zampa leggera sul manico gli permise di spingersi attraverso e zoppicare nell’oscurità che l’attendeva.

Appollaiandosi accidentalmente sulla ringhiera di spessa pietra del balcone, Harry fissò la piena luna che appendeva nel cielo. Una luce di segnalazione della speranza nella notte, rappresentava tutto quello per cui Harry si batteva. Facendo una pausa nel suo guardare alle stelle, i suoi orecchi appiattirono sulla testa al ricordo di ciò che era successo ieri, immagini di pugni piedi. Ron, come poteva fare tale cosa Ron? E Hermione, si era aspettato così molto di più da lei. Lei era sempre stata gentile ed utile sempre, superando momenti grezzi con lui ed non elevando un sopracciglio ad alcune delle loro bravate. Arricciando le labbra in un segnale di disgusto, la conversazione che aveva udito per caso era abbastanza per fargli desiderare di lacerare gole, bene, almeno gli abiti. Non era un assassino, e certamente non desiderava diventare uno perché i suoi cosiddetti amici, l’avevano pugnalato alla schiena.

Saltando dal balcone al secondo piano, camminò impettito nell’oscurità che circondava il castello. Circondando il primo albero che incontrò, si alzò sulle zampe posteriori e permise ai suoi artigli di lacerare attraverso la corteccia, sbucciando pezzi di legno dall’albero. Di nuovo, e di nuovo, mise gli artigli nel legno duro, aguzzandoli finché apparvero come sottili aghi. Harry fissò alcuni rami che appendevano sopra di lui, prima di saltare nell’albero e stabilirsi su un ramo basso. Il gemito solitario di un lupo lo fece sorgere dal suo luogo, smeraldo sguardo che osserva la silhouette di una figura con mantello che si muove lungo l’orlo della foresta verso il Feudo di Malfoy. Occhi ardenti seguirono la figura e fecero una pausa come una piccola ciocca biondo platino, scivolò gratuitamente del cofano, Lucius Malfoy. Harry brontolò leggermente, saltando attentamente in giù e scivolando di nuovo al balcone ed attraverso le porte francesi a dove Draco dormiva pacatamente.

Harry cominciò la sua prima notte ufficiale del dovere di guardia, proteggendo il giovane mago che aveva giurato di proteggerlo.

Harry stava sdraiato rigidamente sul suo cuscino imbottito e grande, sfolgorando alla gabbia d’acciaio massiccia che era apparsa questa mattina presto con una botta risonante. Una lettera indirizzata a Draco informava il paio che, a causa del possibile pericolo che i familiari collegati col sangue presentavano, dovevano essere messi in gabbia e viaggiare in una carrozza diversa dai loro maghi. Entrambi furono molto irritati da questo, sentendo che loro sarebbero stati capaci di proteggere l’altro se il bisogno dovesse sorgere. Harry rivolse il suo sguardo fisso a Draco, occupato con l’imballaggio dell’ultimo minuto. Il suo mago stava impaccando l’abbigliamento rimasto, lagnandosi sulla sconvenienza di dovere andare via da casa; come poteva aspettarsi l’inaspettato, se loro dovevano lasciare le certe cose a casa? Turbinando circa tenendo due set di abiti eleganti, il suo sguardo fisso precipitò su Harry, che stava tentando , attualmente, di sgattaiolare dietro ad un grande baule nella speranza di scampare la mossa.

“Bene? Quale?” Richiese Draco, la pantera, cieca ai colori, arricciò il labbro prima di battere la sua zampa destra in giù.

“Hm, suppongo che tu abbia ragione, il blu fa sembrare i miei occhi sfarzosi.

Harry, tentò di alzare gli occhi al soffitto, osservando come Draco compresse gli abiti prima di sbattere il coperchio del baule in giù. Dita che toccano il suo mento, Draco getto lo sguardo circa la stanza, tentando di decidere se o non stava dimenticandosi qualsiasi cosa. Come lontano concerneva Harry, quattro bauli erano un poco fuori di misura. Chiudendo i suoi occhi, Harry figurò che era migliore prendere un pisolino, prima che partissero per la stazione ferroviaria.

Draco colpì leggermente la sua bacchetta nei suoi bauli, che immediatamente si alzarono in aria, librandosi sopra il pavimento di legno. La pantera stava attualmente dormendo, nella posizione meno dignitosa alla quale Draco mai aveva testimoniato. Sospirando, gettò un incantesimo sul gatto, alzandolo nella gabbia ed assicurandosi che fosse stabilito sul grande cuscino. Bene, fatto quello, gettò un’ultima occhiata circa la stanza, colpì i bauli e la gabbia e con questi sospesi dietro di se, attraversò la porta, prima di chiuderla leggermente dietro di se.

Draco stette in piedi rigidamente tra Crabbe e Goyle. Già stava fallendo la calmante presenza di Damian; che era stato preso da lui già da molti minuti, per esser messo nella carrozza degli animali insieme agli altri animale. Annusando al pensiero, Draco si diresse verso il treno, Damian era più raffinato ed onorevole di metà delle persone che stavano salendo sul treno. Sgambando per il corridoio, si fermò a sbirciare nel compartimento che lo Slytherin aveva chiesto per loro cinque anni prima. Un gesto col mento, aveva l’effetto di far entrare sbrigativamente le sue così nominate guardie del corpo, nello scompartimento per liberarlo dei suoi occupanti. Guardando alle sue unghie perfettamente curate, ignorò i piagnucolii e botte come molti primi anni furono lanciati, fisicamente, dal compartimento. Avanzando su loro, Draco entrò nel compartimento e si sedette prossimo alla finestra, sfolgorando a tutti i genitori che stavano ondeggiando maniacalmente ai loro bambini. Draco alzò lo sguardo in durata per testimoniare alla Donnola e al sangue-sporco che si ferma fuori del compartimento prima di muoversi rapidamente oltre.

Scuotendo la testa, prese il libro che Severus gli aveva dato dal suo mantello, intitolato Il suo familiare e lei’, il libro era notevolmente interessante e non asciutto come aveva creduto originalmente. Un forte tonfo dal posto davanti al suo, gli fece alzare lo sguardo e sfolgorare all’individuo che si sedette, fissandolo.

“Blaise.” Mormorò Draco, alzandosi ad abbracciare il suo amico d’infanzia.

“Draco.” Rilasciando Draco dall’abbraccio, si risedette nel su posto, prima però, prelevando un giornale dalla sua tasca e darlo a Draco.

“Cosa c’è che deve interessarmi in un giornale vecchio?” Disse Draco, prima di gettare uno sguardo al titolo, occhi che si allargano come il senso del titolo giunse al suo cervello: ‘Ragazzo-che-Sopravvisse scomparso?’. “Quanti anni ha questo giornale?” Chiese Draco, alzando lo sguardo all’amico.

“E’ uscito solo ieri, pensavo che ti avrebbe interessato. Mormorò Blaise, inclinandosi in avanti così che non potesse esser sentito.

“Sai quello che sta per accadere? Saremo biasimati per questo; la casa di Slytherin non può mai riposare. Ci cacceranno come i lupi gli agnelli.” Sbattendo il giornale sopra il pavimento, Draco rivolse lo sguardo ghiacciato alla finestra, osservando lo scenario scivolare via.

“Lo so. Dovremo avere una riunione della casa appena ci siamo tutti, è già abbastanza cattivo che siano i nostri padri che ci abusino, non abbiamo bisogno del resto della scuola che spara su noi. Blaise mormorò, prima di gettare uno sguardo al libro che Draco stava afferrando. “Ehi! Anche tu?” Esclamò Blaise, colpendo la copertina del libro di Draco con un dito.

“Si, perché? Anche tuo padre ha trovato la spinta per darti improvvisamente un familiare?”

“Si, ha detto era per il mio compleanno. Mamma non era molto entusiasta, ha detto che non avevo bisogno di uno, dato che non sarei mai stato al servizio del Lord Oscuro. Papà era arrabbiato orrendamente, ma sai come mamma. Affermò candidamente Blaise, tracciando un modello casuale sulla finestra.

“Si, la stessa come la mia. Nessuna di loro vuole vederci accovacciarci nelle ombre come un paio di animali selvatici.” Disse Draco, scivolando una mano nella camicia e tirando fuori la sua campana d’argento, calmandosi al leggero tintinnio.

“”Bene, cosa faremo su Potter? Parlare con lui è impossibile e lui, controlla il resto delle case. Senza di lui al nostro lato, tutti continueranno a presumere che noi siamo al servizio di Voldemort. Saremo dannati se non riappare.” Bisbigliò Blaise, nella calma del compartimento, guardando agli altri tre maghi seduti di fronte a lui.

“Aspettiamo e facciamoci notare il meno possibile; ci comportiamo come si suppone che facciano gli Slytherin. Sibilò Draco sottovoce, mentre la porta dello scompartimento scivolò aperto. Pansy, era in piedi nell’entrata un sorriso seducente intonacato sul viso, come lei strillò in estasi.

“Draco!” Gridò, buttandogli le braccia al collo ermeticamente. Immediatamente cominciò a raccontare quanto le era mancato sull’estate. Liberandosi, Draco la spinse nel posto attraverso di lui, pressoché appiattendo Blaise che si spostò fuori del modo.

“Per Dio, donna, quante volte devo dirti di non toccarmi?” Ringhiò Draco, immaginando la reazione di Damian al trattamento di Pansy, e non riuscendo a trattenere il ghigno malevolo all’immagine di un Damian che ringhia su una Pansy strillante. Con la presenza di Pansy nel compartimento, nessun mago sentì il bisogno di continuare la loro discussione.

Harry sedeva infelicemente all’interno della gabbia, sfolgorando ai molti gatti e gufi appollaiati attorno a lui. Il compartimento era orrendamente rumoroso, riempito di grida e strilla di numerosi animali, tutti intenti a richiamare i loro padroni alla stessa durata. Unendo di nuovo i suoi orecchi, harry rilasciò un ruggito ringhioso che echeggiò all’interno dei confini stretti del compartimento. Silenzio risuonò sul vagone per un breve momento, prima che un uccello riavviò di nuovo la cacofonia di suoni. Girando la schiena a tutti, posò in giù e mise la zampa in cima alla scatola di Berti Botts, Fagioli di tutti i gusti che aveva rubato da Draco. Indagando attentamente la scatola aperta, iniziò a mangiarli, ignorando l’aria fresca che scorreva sui suoi fianchi e il gruppo di animali selvatici dietro a lui.

Mentre scivolava infelicemente giù dal treno, Draco aggrottò le sopracciglia, ancora tentando di ricordare dove aveva messo la sua scatola di Berti Botts, fagioli di ogni sapore, per poi gettare uno sguardo alla fine del treno, sperando di ottenere uno sguardo allo scompartimento degli animali mentre lo scaricavano. Spingendo attraverso il branco di primi anni, di fronte a Hagrid, ignorò le varie dita che aguzzavano nella direzione del gruppo di Slytherin. Scalando con grazia in una delle carrozze che attendevano, Draco rabbrividì al freddo che sembrava stesse colando sul suo corpo, prima di abbracciare più stretto il suo mantello. Sperava che Damian stesse bene; la pelliccia era così sottile, che doveva stare gelando. Sfolgorando fuori della finestra, Draco guardò al castello appollaiato sulla cima di una rupe, brillantemente acceso, accogliendo cordialmente tutti.

La sala si stava riempiendo lentamente di studenti, centinaia di candele ballavano allegramente sopra le loro teste, facendo sembrare l’immensa sala piccola e comoda, Draco sedeva tra Crabbe e Goyle con Blaise attraverso di lui; Pansy aveva accettato, di malavoglia, il posto dopo Blaise. Gettando uno sguardo alla sala, Draco notò che molti studenti lanciavano occhiate verso la tavola di Slytherin. Draco sbirciò su al tavolo dei professori, accennando col capo al suo padrino, prima di fissare il Direttore che si era alzato per fare il suo discorso.

“Saluto tutti voi, gradirei darvi il benvenuto ad un altro anno ad Hogwarts. Prima che ci si metta a mangiare, ci sono molte cose di cui debbo informarvi. Tutti voi dovrebbero sapere che il terzo corridoio del piano sopra questo, che è circoscritto con un nastro, è fuori dai limiti per tutti gli studenti. La Foresta Proibita è impedita a tutti gli studenti, a meno che sia per servire una detenzione con un professore. In caso contrario, la vostra presenza all’interno della Foresta è inaccettabile. Vi devo dare anche una triste notizia; Harry Potter non ci congiungerà quest’anno. Si è deciso che poteva ricevere un migliore addestramento se frequentasse Durmstrang. Molti di voi noterà che ci sono anche nuovi animali fra noi, ed non sto parlando dei primi anni. Molti membri della scuola hanno acquisito familiari vincolati col sangue. Sebbene questi animali possano sembrare amichevoli, vi chiedo che non tentiate di toccarli o minacciare i loro proprietari in nessun modo. Credo che sia tutto, godete il vostro pasto. Con un piccolo suono, il cibo apparve su tutte le tavole ed un borbottio eccitato di voci riempì la sala.

Durmstrang?” Mormorò Blaise, pallido non dando credito alla bugia come molti altri circa lui accennò col capo, concordanti. Harry Potter amava Hogwarts; il pensiero di Harry che frequentava una scuola diversa era pura demenza. Scuotendo la testa, Draco, divise un’occhiata con Blaise prima d’iniziare a mangiare il suo pasto.

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Capitolo 10
*** cap.10 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

Tradotto da Furycat

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

Capitolo 10-Benvenuto a casa

I muri erano di spessa pietra grigia, mentre il pavimento era tappezzato di tappeti color smeraldo lussuosi. I bauli di Draco erano apparsi con uno schiocco e atterrati con una botta, mentre la gabbia di Harry, l’aveva scaricato a terra, in un mucchio prima di svanire. Lasciandolo, posato mezzo a rovescio, col suo cuscino col suo cuscino che posava sopra di lui, ringhiando ad essendo trattato così duramente, piantò gli artigli nel suo cuscino e procedé a lacerarlo. Sfolgorando alla confusione creata da lui stesso, iniziò a camminare lungo la stanza, ignorando il letto immenso drappeggiato in velluto nero e verde.

La stanza comune di Slytherin era piena di studenti; da primo a settimo anno, tutti si erano riuniti per ascoltare il loro direttore. Severus Snape era appollaiato in una sedia davanti al focolare, osservando la massa di studenti che si contorcevano di fronte a lui. Sospirando, si stabilì più profondo nei cuscini, lieto per il calore del fuoco prima di cominciare ad indirizzare la sua casa.

Gradirei ancora una volta darvi il benvenuto alla Casa di Slytherin, siate studenti nuovi o di ritorno. La Casa di Slytherin è più di un gruppo che cerca di realizzare le stesse mete, noi siamo famiglia. In questa casa troverete studenti che nessun altro vuole, noi siamo gli esuli, così sia preparato per esser trattato come il cattivo dalle altre case. Mi aspetto che li ignoriate, non ci dovrà esser nessun combattimento che possa far perdere punti. Se avete problemi, immediatamente parlate con un più vecchio studente o me.

“Quest’anno, ci sono molti membri che non sono stati presentati durante la selezione. Questi sono i familiari circa i quali ha parlato il direttore. Vi ricordo che essi non saranno toccati o minacciati a meno che lei abbia il permesso del mago o strega che li possiedono per fare così. Ora, vi lascerò per essere informato meglio e trovare i vostri letti. Così detto, professore Severus Snape, aprì una porta ignota nel muro prima di avanzare attraverso ed essere ingoiato dall’oscurità.

Draco sfolgorò a molti dei primi anni che stavano fissandolo in stupore; chiaramente, avrebbe aiutato se Blaise non avesse affermato che il Principe di Slytherin sembrava stanco questa sera.

Scuotendo la testa alle buffonate del suo amico, si mosse verso la sedia che era la sua dal primo anno. Sedendosi prossimo al calore del fuoco, sbirciò pensierosamente nelle fiamme color arancia che ballavano. La sua testa addentò al leggero colpo sulla spalla, girandosi per vedere chi stava toccandolo. Vedendo Blaise in piedi dietro alla sua sedia, sospirò di sollievo.

“Volevo solo presentarti a Nox Noctis Spes, che è un nome alquanto impegnativo, così chiamalo solo Nox. Ho immaginato che dovremmo presentare i nostri familiari, dato che staremo passando insieme molto tempo, con classi e pasti, e che devono abituarsi l’un all’altro.”

Affermò Blaise, facendo scorrere le dita attraverso la pelliccia di un lupo bianco e massiccio. Il lupo, in piedi, era lievemente più alto della vita di Blaise, ed aveva occhi dorati che baluginavano nella luce del fuoco. Un collare d’oro, circondava il suo collo, segnato con zaffiri e rune di protezione. Oltre Blaise, Crabbe e Goyle, sostenevano come silenziose sentinelle.

“Thelma.” Grugnì, il dito che aguzza al piccolo scoiattolo rosso che era sopra la sua spalla.

Louise.” Borbottò Goyle, tirando una piccola tamia dalla tasca interiore dei suoi abiti, penzolando la piccola creatura nell’aria di fronte a lui. Tutti gli occhi erano su Draco che sedeva là, corrucciato ai tre di loro.

“Bene? Chiamerai il tuo familiare o posso farlo per te?” Disse Blaise, fingendo di rivolgersi verso la porta alle camere di Draco. Ringhiando, Draco tempestò verso la porta della sua stanza privata per ricuperare Damian, ma fu intercettato da Pansy che penzolò una palla lanuginosa di pelliccia nera sotto il suo naso.

“Oh Draco,devi incontrare il mio familiare. Non è splendida? Spero che ottenga insieme al tuo familiare; scommetto che insieme saranno assolutamente adorabili. L’ho chiamata Midnight Jade. Perché non vai a prendere il tuo familiare, così che tutti possono vedere che cosa tuo padre ti ha trovato?” Disse lei, facendo le fusa, il piccolo naso rosa della volpe nera che stava afferrando, che tremava, ringhiando infelicemente e che addentò le piccole zanne in dispiacere.

Prendi quell’animale ringhiante infestato dalla rogna via dalla mia faccia, Pansy.” Richiese Draco, tenendo una mano di fronte a se, per difendersi. Vedendo la mano offerta, il piccolo animale diabolico prese l’opportunità di afferrare una delle dita di Draco e piantare un morso su di lui. Sibilando in dolore, lui afferrò il dito insanguinato al petto; il resto della stanza comune che precipita in silenzio al dramma che si svolge davanti ai loro occhi. Tutte le facce diventarono pallide all’incidente risonante di qualcosa grande e pesante che aveva un impatto con la porta di Draco. La stanza intera rilasciò aliti profondi, come la porta tenne, ma per trattenerli nuovamente come la pesante porta cigolò lentamente, mentre il peso contro lui aumentava, finché precipitò nella stanza e sbarcando con un tonfo ottuso. Tutti gli occhi si fissarono, in colpo, alla pantera appollaiata sopra il rottame. Smeraldi arsero come la pantera adirata frustava la coda e ruggì nel silenzio della stanza. Scivolando via dalla porta, avvicinandosi furtivamente alla fonte del dolore di Draco. Acquattandosi così vicino a terra, che la sua pancia trascinava, la pantera si mosse in avanti, zanne balenarono come la grande pantera sibilava.

Pansy gridò in paura all’animale che si avvicina, facendo l’unica mossa a cui poteva pensare, lanciò la volpe alla testa della pantera. In una mossa veloce come il lampo, la volpe fu trascinata dall’aria ed unita sotto di una delle grandi zampe, tenuta là infelicemente come la pantera ringhiò. La stanza era silenziosa come la morte mentre tutti attendevano il prossimo movimento della pantera. Un ringhio molle da dietro a loro, fece girare tutti a guardare a Nox che aveva piantato le zampe e chinato la testa, pelo elevato come rispose alla sfida della pantera. Blaise chiuse la mano sul collare del lupo, dandogli un comando di stare fermo, ma sembrava aver difficoltà a frenare l’animale.

“Forse, qualcuno dovrebbe andare a trovare il professore Snape?” Suggerì Draco, sarcasticamente, sfolgorando agli altri studenti che erano in piedi sbalorditi e inorriditi nella stanza. Alzando gli occhi al cielo, Draco osservò un secondo anno correre attraverso la porta che conduceva fuori della stanza comune. Un ringhio sibilante ed un guaito basso, lo ritornarono alla realtà corrente, facendolo guardare nuovamente attorno a se, guardando come Damian scosse la volpe dal collo. Respirando forte, Draco si mosse in avanti e cominciò a cercare di calmare una pantera arrabbiata.

“Ora Damian, sappiamo entrambi che la piccola volpe non voleva mordermi realmente. Avrebbe volentieri morso Pansy, ma nella stessa situazione, anch’io avrei afferrato piuttosto la mano più pulita, che quella che è stata chissà dove. Risatine si alzarono attraverso la stanza comune alle parole di Draco. Pansy sibilò in rabbia ed avviò a calpestare verso Draco con la mano alzata, ma gelò al fischio minaccioso della parola.

Perché non lasci il povero animale andare? Dopo tutto, penso che esser collegati a Pansy per il resto della sua vita, sia una sofferenza sufficiente.” Draco si mosse lentamente dove era acquattata la pantera, mise una mano sulla testa dell’animale, ma togliendola di nuovo come l’animale la mosse rapidamente. La volpe nera iniziò a scivolare sul pavimento, fino a giungere ai piedi di Pansy. Draco ritornò la mano alla pelliccia vellutata del gatto, sospirando di sollievo quando la pantera cominciò a fare le fusa sotto le sue carezze.

“Una pantera?” Disse Blaise, ora che lo spavento era passato, si sentì libero per tornare a parlare. “Tuo padre ti ha trovato una pantera? Stai prendendomi in giro? Papà mi ha trovato un lupo perché più forti dei cani, anche se sono meno fedeli. I gatti non hanno padroni! Come per tutti gli inferni, addestrerai una pantera pienamente adulta?”

“Semplice, con amore.” Affermò Draco, graffiando il mento del gatto che era pigiato fortemente nel suo palmo. “Lo proteggerò sempre e lui mi proteggerà sempre, senza fare domande.

“Addestrerai una pantera con amore? Sei stato colpito troppo forte, questa estate? Sbattuto la testa su qualcosa, forse?” Chiese Blaise, fissando i due in colpo, seduti scompostamente sul pavimento della prigione sotterranea, la pantera che fa le fusa felicemente sotto le mani del suo mago.

“No, non mi ha colpito nulla da quando lo trovai. L’unica persona per alzare le loro mani contro me, fu ferita dagli artigli di Damian. Sento che lui farebbe lo stesso a chiunque altro che tentasse di ferirmi. Mormorò Draco, alzandosi da dove stava inginocchiato, accarezzando il suo familiare, e lasciando una delle sue mani rimanere sulla testa del gatto. “Puoi dire lo stesso? Nox, ha mai ringhiato a qualsiasi cosa che poteva ferirti?” All’occhiata vergognosa del suo amico, Draco sospirò. Estendendo la mano a Blaise, i due si strinsero le mani, riaccomodando l’amicizia che era stata vicino a rompersi su nulla.

“Come per addestrare, un lupo o un cane, conta pesantemente su comandi; un gatto ha il proprio modo unico di fare le cose. Io l’ho chiuso in una stanza, mentre andavo ad una riunione con mio padre e lui mi trovò. Ha fracassato una finestra del terzo piano per arrivare da me e proteggermi. Lui ascolta, tutto il tempo, sembra sempre sapere ciò che deve essere fatto e come fare per portarlo a termine. Disse calmo Draco, guardando diritto in occhi color smeraldo. Guardando a tutti gli studenti che stanno in piedi nella stanza, sfolgorò rapidamente e richiese di sapere quello che stavano facendo tutti. Immediatamente, un rapido fuggi-fuggi alle varie porte e scale, da parte degli studenti per arrivare ai loro letti, prima che il Principe di Slytherin spedisse la sua pantera dopo di loro.

Come draco guardò gli studenti correre dalla stanza, sospirò, girandosi a sfolgorare a Pansy che sostava affranta, bianca in viso, a pochi metri; Draco arricciò le sue labbra in disgusto.

“Ti avevo detto di non toccarmi mai, pansy, e l’intendevo. Girandosi, si allontanò dalla ragazza, si strofinò la fronte ed aggrottò le sopracciglia a Blaise, Crabbe e Goyle, che erano dietro di lui, familiari vicini, attendendo la parola dei loro padroni. “Bene, questo è il mio familiare Damian,” presentò Draco, come se non fosse mai accaduto l’incidente, “ed io sono sicuro che tutti, andranno d’accordo l’un con l’altro; eventualmente.” Damian aveva cominciato a camminare di nuovo avanti e indietro davanti a Draco, ringhiando leggermente, anche se la minaccia era passata. Facendo una pausa, il gatto si diresse diritto verso Draco, con un’occhiata osservata solo su qualcuno su una missione. La pantera si avvicinò furtivamente in un cerchio stretto a Draco, lasciando una linea sottile di peli neri sulla sua pista; il gatto si fermò diritto di fronte a lui e si acquattò. La testa batté contro il ginocchio di Draco, facendo perdere al giovane l’equilibrio, prima che una mano si posasse sulla testa offensiva, assistendolo nel recuperare l’equilibrio.

“Fermo, Damian. Dannazione, mi riempirai di peli. Sai quanto ci vuole per togliere tutti quei peli dai miei abiti? Sei fortunato di essere un gatto nero.” Affermò Draco, strofinando freneticamente il suo mantello e i suoi pantaloni, nella speranza di togliere i peli aderenti.

“Domani sera, dopo cena, verrete tutti a rapporto nella classe di pozioni. Dopo il disturbo a cui ho appena testimoniato, credo che tutti voi abbia bisogno di lezioni su come controllare i vostri familiari, così come usando al vostro meglio l’obbligazione.” La voce aspra del professor Snape, fece saltare tutti i presenti nella stanza, rilasciando respiri all’aspetto improvviso dell’uomo. Nox né Damian si ritirarono, un segnale sicuro che i due avevano sentito il professore entrare nella stanza comune. “Devo anche informarvi che sebbene i vostri familiari sono domestici e non attaccherebbero a meno che necessario, devono portare sempre un guinzaglio quando fuori della stanza comune di Slytherin.” Ai gemiti provenienti dai cinque ragazzi, l’uomo sorrise, per poi lasciare la stanza senza un’altra parola, la porta che sbatte chiusa dietro di lui. Gli avviluppati ‘Ora andiamo a letto’, parlati a bassa voce dagli studenti, lasciarono il posto ad auguri di buona notte parlati a bassa voce, mentre tutti si dirigevano ai loro dormitori o stanze private.

Damian sedette in modo scomposto attraverso il piede del letto di Draco, guardandolo tempestare nella stanza e bestemmiare sulla porta rovinata che ancora posava, dimenticata, sul pavimento, come ai pezzi di cuscino rovinato che stavano sul pavimento.

“Dato che hai rovinato il tuo cuscino, dove diavolo pensi di dormire?” Esigè Draco,facendo una pausa per guardare alla pantera contenta che occupava attualmente il suo letto. “Non c’è modo che io ti permetto di dormire sul mio letto. Girandosi verso la porta, puntò la sua bacchetta, per poi gettare l’incantesimo che riparerebbe la porta. Guardando come l’incantesimo riparò il legno, gli ultimi graffi degli artigli che si riempiono di nuovo, gettò un altro incantesimo sul cuscino di Damian. Quando la porta fu riparata pienamente, Draco diede un colpo secco della sua bacchetta, facendolo alzare a galla nell’aria e ristabilendola nei suoi cardini. Il cuscino della pantera rifiutò di risalire alla sua forma originale, sembrando piuttosto bitorzoluto ed incomodo, nell’opinione di Draco. Sospirando, Draco raggruppò la roba di cui avrebbe bisogno per prepararsi ad andare a letto e si diresse ai bagni di Slytherin. Riapparendo quarantacinque minuti più tardi, trovò Damian addormentato sul letto e nessun ammontare di tirare o spingere, sposterebbe la pantera. Borbottando sottovoce Draco scalò nel letto, tirando le coperte strette al suo mento; il ragazzo si assicurò piantare un piede nel medio del gatto, prima della chiusura dei suoi occhi cedendo al sonno.

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Capitolo 11
*** cap.11 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

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RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

Capitolo 11-Rinforzamento delle Obbligazioni

“In giù, Damian.” Comandò Draco, sfolgorando alla pantera massiccia appollaiata sul guardaroba. La pantera ringhiò e ondeggiò leggermente la sua coda, restringendo gli occhi come Draco sventolò una lunga catena d’argento di fronte a lui. Occhi di smeraldo calcolatori gettarono uno sguardo alla porta aperta, prima di andare alla deriva di nuovo al mago che sfolgorava a lui. Il massiccio guardaroba gemette, come il peso della pantera si spostò per prepararsi a saltare. “Severus ha detto solo che devi esser al guinzaglio quando sei fuori della casa di Slytherin, inoltre, sarà solo per un piccolo tempo. Una volta che Dumbledore vede come bene ti comporti, sono sicuro mi permetterà di tenerti senza guinzaglio. Lo pregò Draco, gettando uno sguardo sulla sua spalla alla porta aperta, dove le voci che si alzavano, gli dicevano che Blaise non avrebbe aspettato ancora molto. Un forte cigolio lo fece girare, in durata per vedere il salto della pantera, volare sopra la sua testa verso la porta aperta. Sorridendo furbamente, Draco si girò e agitò leggermente la bacchetta verso la porta, che battè prontamente chiusa, poco prima che la pantera batté contro essa. Prima che la pantera potesse recuperare, Draco fece un affondo, chiudendo il guinzaglio sopra il collare d’argento, per poi bisbigliare, “Ora, non era così cattivo, no?”

Harry camminò impettito vicino a Nox con grazia, leggermente dietro a Draco ed alla sua destra. Durante la passeggiata, Harry, guardò per metà le reazioni degli studenti incontrati lungo la strada, e l’altra parte che osservava Nox. Il massiccio lupo sembrò esser più intelligente, di un lupo normale; calcolando le disparità prima di muoversi ed agire attentamente secondo del modo in cui Blaise stava stando in piedi o stava parlando. Gettando di nuovo uno sguardo a Thelma e Louise appollaiate sulle spalle dei loro padroni, Harry osservò la stessa vigilanza nei loro movimenti. Interessante, forse lui non era il solamente sentendosi eccessivamente protettivo in questo primo giro attraverso la scuola. Il gruppo stava attirando lontano troppa attenzione, per quello che riguardava Harry, gli strilli da molti degli Hufflepuff del primo anno, erano più che sufficienti per assordarlo e far risuonare i suoi orecchi. Chiaramente, poteva immaginare come guardavano mentre si avvicinavano; pericolo e morte rotolavano da loro, praticamente. Draco si fermò prima dell’ingresso della sala. Gettando uno sguardo a Blaise, Crabbe e Goyle, strinse la presa sul guinzaglio di Damian prima di aprire le porte e scivolare dentro la sala come se la possedette. Tutti gli occhi girarono a guardare il piccolo gruppo che si diresse verso la tavola degli Slytherin. La sala rimase in silenzio, come gli Slytherin si sedettero alla tavola. Nox scivolò sottobanco per posizionarsi contro le gambe Blaise mentre damian mise il suo indietro verso Draco, così che potesse osservare gli studenti che si muovevano nella sala. Draco addentò le dita, prima di mettere attentamente cibo sul suo piatto. Con un leggero ‘pop’, un piccolo folletto di casa apparve dietro a Draco.

“Recupera la colazione di Damian, e assicurati che la carne sia la più fresca che la cucina può offrire.” Ordinò Draco, non guardando su dalla salsiccia che stava coprendo con sciroppo.

Si padrone.” Strillò l’elfo domestico, dando uno strillo acuto e spaventato come lo sguardo fisso di Damian si posò su di lui prima che fosse capace di svanire. Damian fece rumori infelici al pensiero di dover aspettare la sua colazione, ma si girò al piccolo tocco contro la sua schiena. Il piccolo pezzo di salsiccia che gocciola con sciroppo si librava di fronte al suo muso, prima che lui estese la testa ed accettò attentamente la carne dal palmo di Draco.

“Bravo ragazzo.” Mormorò Draco, felice che la pantera avesse accettato il cibo che gli offriva. Inclinandosi in avanti sulla panca, gettò uno sguardo alla tavola dei professori prima di rivolgersi a Blaise.

“Allora?” Bisbigliò lui. “Hai sentito qualsiasi cosa?”

“No, apparentemente la casa di Gryffindor è in un baccano. Anche la Donnola e il sangue-sporco non avevano alcuna idea che si fosse trasferito.” Sibilò in ritorno lui, girandosi al rumore del ritorno dell’elfo domestico con due ciotole.

Listy ha portato la colazione di sig. Damian e sig. Nox. Stridé il piccolo elfo, tentando di bilanciare il paio di ciotole. Draco si allungò e prese la ciotola di Nox, dandolo a Blaise che lo posò di fronte al suo familiare. Mettendo attentamente la ciotola di Damian sulla panca accanto a lui raccolse un piccolo pezzo di carne rossa, tenendolo dolcemente tra le sue dita e offrendola al suo familiare. Gli smeraldi spesero brillantemente sotto il cielo falso come la pantera prese l’offerta dalla mano di Draco, prima di andare sul resto del suo pasto. Draco ritornò alle sue uova, gesticolando a Blaise per continuare.

“Bene, i Ravenclaw stanno speculando che sia una mossa di potere pura. Loro pensano che sia meno probabile per Tu-sai-chi inseguirlo se lui è da solo e senza la protezione di Dumbledore, credono che sia più probabile che lui spedisca i suoi mangiamorte dopo Potter. Ora il—” Un grido tagliò la strada a Blaise prima che potesse continuare con l’ultimo pettegolezzo. La sala precipitò di nuovo silenziosa come tutti si girarono a guardare nella direzione della tavola di Slytherin, dove Pansy stava afferrando la sua mano al petto. Piccole gocce di sangue avevano schizzato il pavimento dalle sue dita, che ora mostravano molti marchi come quelli che stava scoprendo attualmente Draco.

“Razza d’animale stupido! Ti ucciderò e ti trasformerò in un manicotto!” Le sue parole provocarono parecchi aneliti d’orrore attraverso tutta la sala. Pansy aveva già disegnato la sua bacchetta e l’aveva aguzzata alla volpe nera, che freneticamente stava tirando contro il guinzaglio.

“Sig.na Parkinson, se per favore mettesse via la sua bacchetta, sono sicuro che possiamo risolvere la questione. Il rimbombo calmante della voce di Dumbledore echeggiò attraverso la sala stranamente quieta. Draco tese e gettò uno sguardo in giù a Damian, che si era alzato e chinava la testa, la coda che oscillava dolcemente come la pantera guardò attentamente la strega. Scivolando di nuovo la mano sul collare del gatto, sganciò quietamente il guinzaglio; assicurandosi che nessuno oltre lo Slytherin aveva visto la manovra. Per un momento sembrò che Pansy stava per ascoltare, ma la volpe diede un guaito particolarmente forte, che fece alzare la bacchetta a Pansy ed aprire la sua bocca.

“Vai, Damian.” Bisbigliò Damian, così piano che gli unici orecchi che avevano sentito erano gli orecchi del familiare. La pantera era in volo prima che Draco aveva finito la frase, facendo un affondo verso Pansy i cui occhi videro solo un’ombra nera prima che fosse scaraventata a terra. La sua bacchetta svolazzò sul pavimento mentre lei veniva spietatamente unita a terra sotto il peso del gatto ed zanne capaci di schiacciare ossa si chiusero sulla schiena del suo collo, impedendole di dire qualsiasi cosa. Grida attraversarono la sala alla vista della pantera che calma siede in cima a Pansy, attendendo apparentemente un comando del suo padrone.

“Sig. Malfoy, per favore faccia spostare il suo familiare dalla sig.na Parkinson. Disse Dumbledore, muovendosi calmamente verso Pansy che singhiozzava sotto Damian.

“Damian, vieni.” Comandò Draco, tenendo fuori una mano verso il gatto ringhiò e strinse la sua presa su Pansy, che strillò e cominciò a gridare. Professor Snape arrivò a quel momento, mani piegate dietro la schiena, guardando alla scena con calma e restando in piedi a quella che lui presunse essere una distanza sicura.

“Forse, Draco, dovresti provare un metodo diverso per chiamare il tuo gatto. L’istruì Snape, circondando il gatto che era appollaiato sul membro della sua casa. “Prova invece la tua obbligazione mentale. Professor McGonagall sembrò apparire fuori di nessun dove, con la mano vicino alla sua bacchetta.

“Signor Malfoy! Rimuova subito il suo animale!” Disse, sfolgorando a Draco prima di rivolgere gli occhi a Snape. “Suggerisco che lei assista il sig. Malfoy Severus, prima che qualcosa vada male.”

“No, Minerva. Credo che permetterò a Draco e Dumbledore di lavorare questo fuori. Severus Snape mormorò, occhi concentrati sul suo figlioccio.

Draco si concentrò pienamente su Damian, studiando attentamente prima il gatto con i suoi occhi e focalizzando interiormente. Localizzando rapidamente la sua magia come suo padre l’aveva insegnato, sbirciò alla sfera ardente di blu che brillava nel suo petto. Aggrottando le sopracciglia, si avvicinò ulteriormente, scoprendo qualcosa di sbagliato col suo flusso magico. Draco si mosse più vicino per trovare un filo della magia verde e scura arricciata circa il suo. Avvolgendo attentamente la sua magia circa lui, Draco ansò leggermente, e quasi perse la presa che aveva quando avvertì un’altra presenza. Sentimenti che non erano i suoi allagarono la sua mente: uno scopo, rabbia, la speranza, amore e paura. Stringendo la sua presa sul filo di magia sperò di riuscire.

Perché sei adirato? Bisbigliò Draco attraverso il filo.

C’è una ragione per cui non dovrei esserlo? Lei ha fatto male ad un povero animale senza ragione. La voce turbinò attraverso la sua mente, circondando la sua magia ed echeggiando attraverso l’intero suo essere.

Lei la morsa, non è una ragione sufficiente? Disse con dubbio Draco, avvertendo di nuovo la presenza nella sua mente.

Si, ma perché la volpe la morsa? Tutti noi presumiamo che la volpe l’abbia attaccata…ma un familiare non farebbe mai male al suo padrone senza una buona causa. Farti male vuol dire danneggiarsi ed io non sono sadico…Chiedigli; chiedi a Pansy perché la volpe attaccò. Sibilò la voce, rabbia che ritornava. Draco mise rapidamente fuori un sentimento calmante, in uno sforzo di calmare la presenza.

Draco aprì gli occhi e guardò a Severus, che era in piedi guardando pazientemente la pantera che aveva allentato la sua presa ma non aveva lasciato andare Pansy.

“Lui vuole sapere quello che Pansy faceva a Midnight Jade. Affermò Draco, sguardo fisso che ritornava la suo familiare.

“Sig.na Parkinson,” parlò il professor Snape, in modo lento, “per favore ci dica quello che successe per far si che il suo familiare l’attaccasse.”

“Nulla, io non facevo nulla!” Gridò Pansy, provocando Damian per ringhiare e stringere le mascelle.

Di la verità, Pansy, prima che gli permetta di ucciderti.” L’avvertì Draco, la sua rabbia che sale come la presenza nella sua testa ruggì alle sue bugie.

“Va bene! Non ascoltava e mi mordeva. Quindi io non gli sto dando da mangiare per punizione. Ora fammi rilasciare.” La voce che sale come l’animale sopra di lei ruggì diritto contro la sua schiena.

Vedi, lei lo merita. Merita di sentire la paura che la piccola volpe fu costretta a provare. Soffrire per non capire la situazione ed agire senza pensare o ascoltare. Bisbigliò la presenza, ora calma che la situazione era sotto controllo.

“Sig.na Parkinson, avere un familiare non è un diritto. Lei ha tradito la fiducia del suo familiare, per quello io la rimuoverò dalla sua cura. Rimarrà sui territori di Hogwarts finché potrò contattare suo padre per venirla a prendere.” Annunciò il direttore, raccogliendo attentamente la piccola volpe che stava nascondendosi sotto la tavola di Slytherin. “Per favore, rimuova la pantera dalla sig.na Parkinson, così che noi si possa parlare faccia a faccia.”

Damian, per favore, potresti rilasciare Pansy? Chiese Draco alla presenza all’interno della sua mente.

Chiaramente Draco, devi solo chiedere. Con quello, la voce si affievolì, ancora presente, ma lontana, come se si fosse mossa su. Draco guardò come Damian scivolò dalla ragazza e venne verso di lui, fermandosi prima di strofinare contro di lui, nascondendo la testa nella mano tesa di Draco.

“Bravo ragazzo.” Mormorò Draco, sedendosi, e permettendo al gatto di posare la testa nel suo grembo mentre lui faceva scorrere dolcemente le sue dita attraverso la pelliccia di velluto. Occhi di smeraldo chiusi mentre un morbido brontolio di fusa venivano dalla pantera. La sala fissò in timore riverenziale la gentilezza tra i due, Draco Malfoy che era sempre pronto a gettare maledizioni e commenti pungenti a tutti, sedeva, accarezzando quietamente la sua pantera dimentico del resto della scuola.

“Sig.na Parkinson, per il suo comportamento lei perderà cento punti dalla sua casa e compirà la detenzione con il sig. Filch per un mese. Il maltrattamento si alcun animale è inaccettabile, ma questo tipo di trattamento ad un familiare è imperdonabile. La relazione tra un familiare e il suo padrone è di fiducia estrema, come dimostrato dal sig. Malfoy e il suo familiare, lei ha ferito il senso di fiducia del suo familiare e probabilmente lei non la perdonerà mai. Hagrid, se lei fosse abbastanza gentile per prendersene cura finché il sig. Parkinson può venire e recuperarla, lo apprezzerei.” Dando la volpe a Hagrid, Dumbledore scivolò fuori della sala. Pansy scoppiò in lacrime ed abbandonò la sala, studenti che si spostavano nella sua fuga.

Draco accettò il suo orario dal suo direttore di casa, gemendo infelicemente come lo guardò. Non desiderava andare a pozioni al momento, specialmente pozioni col Gryffindor, davvero. Sbirciando in su, elevò un sopracciglio a Blaise, che fece smorfie ed accennò col capo, evidentemente nella stessa barca come Draco. Accarezzando piano Damian, si alzò, e scese di nuovo verso la casa di Slytherin per trovare i suoi libri prima che cominciasse la classe, un Damian senza guinzaglio che lo seguiva da vicino.

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Capitolo 12
*** cap.12 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

Capitolo 12-L’Amicizia Non Conosce Confini

 

PROMEMORIA FAMILIARE:

Draco Malfoy-Damian, pantera nera/leopardo

Lucius Malfoy-Steele, lupo della foresta

Severus Snape-Nerva, pastore tedesco

Pansy parkinson-Midnigth Jade, volpe

Blaise zabini-Nox, lupo

Gregory Goyle-Louise, tamia

Vincent Crabbe-Thelma, scoiattolo

 

Draco era seduto tranquillamente prossimo a Blaise nella classe di pozioni quando il professor Snape venne sbattendo la porta. Abiti neri che turbinavano dietro a lui, aveva l’aspetto di un demone vendicatore e probabilmente l’immagine avrebbe continuato, se un gruppo d’unghie come pugnali non trovò il loro modo nella stoffa che svolazzava. L’improvvisa tirata nella stoffa, e la lacerazione, fece il professore riprendere un passo malfermo, cercando di riguadagnare il proprio equilibrio grazie all’angolo di una scrivania.

“Sig. Malfoy rimuoverà, per favore, gli artigli del suo familiare dai miei abiti?” Sibilò Snape, sfolgorando ai brillanti occhi color smeraldo che ridono nei suoi neri.

“Damian, libera la stoffa.” Mormorò draco, tentando di non ghignare alla situazione. La pantera brontolò leggermente prima di rimuovere la zampa offensiva.

Lo stava chiedendo. Scommetto che ha varcato ogni porta del castello così, come un pipistrello nero ed orrido, che cerca solo qualche povero studente da attaccare. Bisbigliò la voce attraverso la sua testa prima di ridere allegramente, causando Draco per sorridere al piacere del suo familiare all’imbarazzo di Snape.

Devo esser d’accordo con quello, gli piace entrare sempre con una botta. Disse Draco, guardando il suo padrino dirigersi alla fronte della classe, prima di sbattere la bacchetta contro la lavagna. La botta fece ogni Gryffindor addentare in attenzione, aprire i loro libri ed afferrare i calami e prepararsi per l’ora d’inferno che li aspettava.

Sedendo di nuovo ed ammirando le sue unghie perfettamente fatte mentre Blaise mormorò ed attentamente scrisse le sue osservazioni sulla pozione verde che turbinava nel calderone di fronte a loro, Draco prese il rischio di ascoltare i pettegolezzi che correvano per la stanza. I Gryffindor sembravano stessero disputando quietamente fra loro della scomparsa del loro Salvatore. Ascoltando con interesse, la bocca di Draco quasi precipitò aperta in colpo ai bisbigli che sentì dalla Donnola.

“Ehi, Draco, passami il—” Blaise fu interrotto, a metà della frase, come il gomito di Draco connetté con il suo fianco. Sfolgorando all’amico, Draco, s‘inclinò di nuovo nella direzione dei Gryffindor prima di fissare attentamente le proprie unghie, una mano che gioca con le orecchie di Damian. I suoi occhi si mossero per rimanere sul suo padrino che stava mescolando attentamente una pozione per Madama Pomfrey, completamente dimentico alla sollevazione dei Gryffindor nella parte posteriore della classe.

“Pensi che realmente si sia trasferito, Hermione?” Uno dei maschi di Gryffindor chiese, inclinandosi più vicino, per bisbigliare la domanda alla persona più intelligente nella scuola.

“Harry non farebbe mai una cosa simile, Seamus. Lui sa che noi abbiamo bisogno di lui qui per proteggerci da Voldemort. Mormorò Hermione, concentrandosi sulla pozione che raffreddava di fronte a lei.

Dov’è allora, Hermione?” Ringhiò Ron, conficcando un dito al petto della ragazza, prima di guardare attorno a se, assicurandosi di aver l’attenzione dei suoi amici Gryffindor. “Quel bastardo se né andato, lasciandoci qui a morire. Tutti noi che l’aiutammo, rischiando le nostre vite per lui, ed i suoi stupidi sogni. Lui non ci vuol bene. Non lo vedi? Questa volta non verrà a salvarci. Quel piccolo idiota codardo, è fuggito come un piccolo e impaurito gattino. Quel maledetto cappello, avrebbe dovuto metterlo nelle prigioni sotterranee, col resto dei serpenti!” Ringhiò Ron, battendo con enfasi il dito sul banco di fronte a lui.

Ma Ron, ricorda che lui ha salvato tuo padre.” Balbettò Neville, gettando uno sguardo a Hermione per conferma. Prima che Ron potesse rispondere alla sfida e trascinare il nome del suo amico attraverso il fango, fu fermato dalla fredda voce di Draco Malfoy.

Devo esser d’accordo con te Donnola, il valore dei Gryffindor sta prendendo una svolta per il peggio.  Chiaramente se io avessi amici come te ed il sangue-sporco là, avrei corso, gridando per la mia vita, e tutti sanno che un Malfoy non grida.” Il barlume negli occhi ghiacciati era quasi spaventoso. Gli Slytherin risero come il loro Principe si diresse verso i Gryffindor, pantera che segue lentamente dopo di lui.

“Stai scherzando Malfoy? Tu non hai amici…solo piccoli idioti che ti leccano i piedi, così che i loro padri possono stare nelle buone grazie del tuo. Sibilò Ron, aprendo e chiudendo le mani, come per trovare il coraggio per davvero colpire lo Slytherin. Il basso ringhio della pantera che sedeva calma vicino a Malfoy, fece retrocedere Ron dai due, inciampando leggermente prima di crollare nella sue sedia ed afferrare gli orli del freddo legno.

“Quello è la cosa circa Slytherin; a noi sono state date le carte peggiori, ma capiamo il gioco, Donnola. Disse lentamente Draco, continuando a tenere una mano sulla testa di Damian, stranamente silenzioso. “Se Potter fosse finito con noi, almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi di esser pugnalato nella schiena. Gli Slytherin hanno più classe di quello. Sorridendo furbamente all’occhiata sulla faccia dei Gryffindor, Draco si girò per tornare al suo posto, aggrottando le sopracciglia alla pantera arricciata, sotto il banco, in una grande palla nera di pelliccia. Sbirciando preoccupato, si lasciò cadere sulle ginocchia prossimo al suo familiare, tenendo su un dito per zittire Blaise che stava fissando l’amico in colpo.

Damian? Chiese Draco, giungendo all’obbligazione telepatica che avvolgeva la mente della pantera, mantenendo una mano sui fianchi della pantera. La mente della pantera si strinse circa la sua, ermeticamente, con tristezza, paura e orgoglio che si snodava lungo il collegamento. Cosa c’è di sbagliato? L’interrogò Draco, tentando di ordinare attraverso i momenti passati per trovare la ragione per i sentimenti che colpivano la sua mente.

Draco avvertì l’oscurità fluire in lui come un ruscello incontrollato di visioni, provenendo dal collegamento.

Persone che non aveva mai incontrato, lo fissavano con paura, mentre l’uomo grasso gridava e lo schiaffeggiava sulla faccia. Una donna simile ad un cavallo strideva in rabbia, ignorando il sangue che correva in giù le sue dita per sfolgorare ad un vaso rotto cosparso attraverso il pavimento. Due ragazzi più vecchi lo guardavano dall’alto, dolore che corse lungo le sue costole come un piede molto grande connetteva con il suo petto. Un uomo che cade attraverso un passaggio provvisto di tende dopo esser stato colpito da un incantesimo, mani che lo frenano mentre urla per il dolore della perdita. Dolore e paura che si contorcevano lungo l’obbligazione, causarono Draco per gridare mentalmente, esortando la voce ad aiutarlo. Le visioni si fermarono improvvisamente, lasciando entrambi a galla silenziosamente, come se impauriti di rompere il silenzio rinnovato e, ricominciare di nuovo lo sbarramento delle visioni.

Scusami; non volevo che accadesse una cosa simile. Bisbigliò la voce, rinchiudendosi nella mente della pantera.

Che cosa è accaduto? Chiese Draco, mandando un sentimento calmante verso la voce, tentando di attrarlo di nuovo verso lui.

Io dimenticai. Dimenticai chi pensano che io sia, chi si aspettano che io sia. Un sentimento di profonda tristezza risalì di nuovo lungo l’obbligazione. Draco avrebbe potuto piangere al sentimento che lo raggiunse, mentre aprì gli occhi per sbirciare nei profondi e brillanti occhi color smeraldo di fronte a lui.

Chi si aspettano che tu sia? Bisbigliò lui, temendo la risposta ma indovinando quello che stava per scoprire.

Il Salvatore del Mondo Magico. Mormorò la voce, svanendo dalla sua mente.

Draco guardò negli occhi di Severus Snape, che si era avvicinato preoccupato. Malfoy non si abbasserebbe mai sulle loro ginocchia in pubblico, era sgraziato e sporco. Gli occhi d’argento di Draco brillarono con lacrime, come lui guardò alla pantera che era venuto a adorare sulle ultime settimane. L’animale che l’aveva protetto, e tenutogli compagnia per i giorni passati, era Harry Potter. Harry Potter che aveva rifiutato la sua amicizia in Madama Malkin, aveva attaccato suo padre per difenderlo. Durante il corso degli ultimi giorni, Harry Potter era diventato suo amico. La luce della vita di Draco, offrendogli divertimento e risate. Vederlo nascondersi dalle bugie dei suoi amici, stare là e subire, era così non-Potter…

Harry aveva uno spirito fiero, come una pantera, ghignò Draco. Sputerebbe e sibilerebbe dal principio alla fine, se necessario. Vedere il suo spirito così rotto, stava rattristandolo, ma in un modo seppe da dove veniva Harry. Blaise, Crabbe e Goyle erano alcuni degli unici veri amici che lui aveva mai avuto, ma anche loro non erano mai stati capaci di proteggerlo da suo padre. Anche loro furono costretti alle stesse cose nelle loro case, genitori che colpivano e li sgridavano senza pensiero, senza ascoltarli. Ci poteva essere in qualche luogo un Gryffindor in Harry, ma il suo cuore era puro Slytherin.

Harry arricciò in una palla ancora più stretta, felice che una pantera non poteva mostrare l’emozione. Draco Malfoy sapeva chi era; non solo che la pantera alla quale era legato, era Harry Potter, ma anche sul trattamento che lui aveva ricevuto come un bambino. Internamente, pianse alla perdita dell’unica persona in cui aveva cominciato ad avere fiducia con la sua vita. Dopo tutto, chi vorrebbe esser legato ad un giovane mago che affrontava la morte certa? Se gli Slytherin erano qualsiasi cosa, erano grandi nella capacità d’auto-conservazione. Draco alla prima opportunità, si libererebbe di lui. Il trattamento che aveva ricevuto ultimamente, era il migliore capitatogli. Non era mia stato trattato con gentilezza, né chiunque, lo aveva trattato come se fosse di vetro. Ogni incidente, nella sua vita, era stato trasformato in una lezione, nessuna questione come colpì lui. Come una mano si posò sulla sua testa, Harry gelò. Poi, iniziò ad accarezzarlo dolcemente lungo la spalla. Aprendo lentamente i suoi occhi color smeraldo, guardò fissamente negli occhi ferocemente ardenti di Draco Malfoy.

Perché piangi Harry? Bisbigliò piano Draco, costringendo l’obbligazione ad aprirsi, ma allagandolo con una felicità che aveva conosciuto solo recentemente. Gli smeraldi lo guardarono di sottecchi, interrogativi, suggerimenti di paura ancora chiaramente visibili.

Cosa intendi, Malfoy? Chiese Harry, confuso al sentimento che fluiva sull’obbligazione.

Tu sei uno Slytherin come lo sono io, Harry. Noi non siamo nulla di più che pegni per persone più forti di noi. Adulti che ci addestrano per i loro scopi, senza pensare alla nostra sicurezza o le nostre necessità. Ad uno Slytherin non è mai data un’opportunità di vivere la propria vita. Noi seguiamo i percorsi messi di fronte a noi dai nostri padri, i nostri insegnanti, ed i nostri amici. Io ti accetto, Harry, come mio vincolato familiare ed amico finché tu senti il bisogno di rimanere come sei. Affermò Draco, tenendo gli occhi fissi in quelli della pantera, sperando che Harry potesse vedere la verità che brillava nei suoi occhi.

Poi, se non badi, rimarrò come sono. Non sono pronto a ritornare ad essere il Ragazzo-che-Sopravvisse. Per ora, voglio rimanere Damian, familiare di Draco Malfoy. Affermò Harry, occhi color smeraldo ardenti con speranza al ghigno che attraversa lentamente la faccia di Draco Malfoy.

D’accordo, amici e vincolato familiare finché il bisogno sorge per te per ritornare ai tuoi doveri come Harry Potter. Draco tenne fuori la sua mano, accettando la zampa offerta con un sorriso furbesco prima di alzarsi e raccogliere i suoi libri, lasciando la stanza con Harry che cammina impettito accanto a lui, orgoglioso come mai una pantera nera era stata.

 

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Capitolo 13
*** cap.13 ***


A Panther’s Heart

A Panther’s Heart

Di Copper Vixen

 

Tradotto da Furycat

 

RINUNCIA: Harry Potter, e tutti gli altri caratteri ed ubicazioni, appartengono a J. K. Rowling

 

Capitolo 13-Protettore di Slytherin

La stanza comune degli Slytherin era completamente silenziosa, a parte la graffiatura dei calami sulla pergamena. Scarpe, calzini, cravatte, e soprabiti erano cosparsi attraverso le tavole e sedie dell’immensa stanza, creando un modello strano di verde e argento sulla maggior parte delle superfici. Gli aggraziati e riservati Slytherin oziavano sul pavimento, libri sparsi di fronte a loro come lavoravano diligentemente su carte recentemente assegnate. Harry si era sorpreso orrendamente, quando gli studenti avevano abbandonato le tavole e sedie cosparse sulla stanza in favore del pavimento. Vedere Draco che giaceva sul suo stomaco sul pavimento, metà piegato sotto di una delle tavole, era divertente per lui, specialmente quando prendevi in considerazione il fatto che lui si preoccupava sempre del suo aspetto. Le ciocche pallide dei suoi capelli erano state scompigliate da dita che li attraversavano in pensiero, continuamente.

Lo sguardo fisso sonnolente di Harry si mosse dove i familiari di Crabbe e Goyle stavano litigando sulla proprietà di una piccola ghianda. Thelma aveva felicemente tentato di seppellirla di nuovo nella moquette spessa, accanto alla gran tazza che conteneva altra frutta secca varia. Luise, a sua volta, aveva rimosso la noce e l’aveva messa a parte nelle pieghe di un mantello drappeggiato attraverso una tavola bassa. Il furto fu scoperto rapidamente e la battaglia era cominciata; uno del settimo anno, finalmente stanco di ascoltare le grida adirate dei due familiari, gettò un silenzio sul paio, ora l’unico rumore sentito era l’acciottolio leggero di noci come loro venivano vinte e perse. Harry posò la testa sulle sue zampe, protendendosi sulla tavola su cui si trovava.

L’andatura molle di stivali che scendono dai gradini che conducevano al dormitorio principale, fece aprire pigramente gli occhi a Harry. Uno Slytherin del primo anno era in piedi sul gradino più basso che guardava nervosamente attorno a se, una carta schiacciata nella sua mano come gli occhi corsero sui vari gruppi di studenti che occupavano la stanza. I settimo anni sedevano scompostamente di fronte al fuoco, concentrati su pozioni; il piccolo gruppo di secondi anni erano intenti ad ascoltare un quinto anno che gli spiegava trasfigurazione e molte coppie di giocatori di scacchi nell’angolo. Harry seguì il ragazzo con gli occhi, guardando come il giovane studente tentò di avvicinarsi ad un gruppo di ragazze del sesto anno prima di retrocedere e restare in piedi nel centro della stanza da solo. Rimase in piedi per un secondo prima di fare un sospiro ben visibile e sbuffare, drizzare la schiena e alzare il naso in aria, in quel modo familiare degli Slytherin. Passò la stanza comune e si diresse verso l’uscita, passando tra i piccoli gruppi e spingendo la porta aperta, guardando oltre la spalla prima di avanzare fuori e lasciare che la porta si chiudesse dietro di se.

“Damian, seguilo.” Il bisbigliò Draco non sembrò essere nulla di più di un sospiro di frustrazione sul rapporto recentemente assegnato di storia. Dita che ancora una volta scivolano attraverso i suoi capelli come voltò una pagina e scrutò le parole che aveva appena scritto.

Perché? Chiese Harry. Il coprifuoco non incomincia ancora per qualche minuto. Bisbigliò nella mente di Draco, guardando l’orologio che appende sul focolare. Il massiccio serpente aveva la testa vicino alle 12, mentre il serpente piccolo camminava lentamente verso le dieci.

Un serpente solo è una preda per le altre case. E’ per questo che noi viaggiamo sempre in gruppi; la sicurezza in numeri è praticamente il credo della casa di Slytherin. Andando da solo di notte fuori, anche in gruppi, significa cercare solo guai.

Poi, perché gli hai permesso di andare fuori da solo? Sibilò Harry, occhi di smeraldo che si allargano alle parole di Draco. Harry scese dal tavolo, un’esplosione di pelliccia nera, provocando numerosi aneliti e molte grida spaventate come alcune parole di maledizioni rumorosamente bisbigliate su un calamaio versato. Balzando su molti studenti, spinse la porta col muso, sbirciando in giù la sala prima di sgattaiolare sulla soglia.

Doveva imparare con difficoltà. Scelse l’orgoglio sulla cautela, che è uno dei più grandi errori fatti da primi anni. Mormorò Draco, concentrandosi evidentemente sulle carte d’innanzi a lui.

Harry vagò in cerca di preda in giù la sala, in ricerca del primo anno, tenendosi vicino alle ombre create dai vari oggetti in tutta la sala. Il suo naso e i suoi baffi che lavorano rapidamente per preavvisarlo di alcun guaio è probabile che incontri quando, finalmente, avvertì la presenza del più giovane studente. L’odorato di sangue fresco arrivò al suo naso e lui scattò dal suo trotto in una corsa di caccia, facendo una pausa nelle ombre alla vista che soddisfece i suoi occhi ristretti. Il primo anno era in piedi con sangue che scorreva dal suo naso, occhi che brillavano di paura verso il più vecchio studente che lo pigiava contro il muro. Harry identificò rapidamente l’attaccabrighe ed i suoi amiconi come Ravenclaw, scuotendo la testa alla loro stupidità per intimorire qualcuno portando i colori della loro casa. Il maschio che conteneva il giovane Slytherin si girò a parlare con i suoi compagni e Harry riuscì a dare una buona occhiata al suo viso. Terry Boot, un primo membro del DA stava minacciando uno studente che era un terzo della sua taglia.

“Così un piccolo serpente strisciò fuori del suo buco. Ghignò Terry Boot, lasciando cadere il giovane Slytherin senza pensiero e lacerando la carta spiegazzata dalle sue mani. “Spedito su qualche affare di mangiamorte da Snape, eh? Povero piccolo mangiamorte, del tutto solo nel medio della scuola. Sarebbe assolutamente orribile se qualche fatto terribile dovesse succederti prima di arrivare alla tua destinazione. Ghignando ai piagnucolii terrificati del ragazzo, il Ravenclaw si avvicinò ulteriormente, rompendo minacciosamente le nocche mentre suggerì rumorosamente diversi modi per mutilare ed uccidere il piccolo ragazzo. Harry rimase fermo, tentando ancora di dedurre come potrebbe trattare con la situazione senza trovare il piccolo Slytherin e Draco nei guai. Improvvisamente i suoi occhi si accesero come un’idea attraversò la sua mente, e rapidamente contattò la mente di Draco, avvolgendolo fermamente nella sua.

Draco.

Cosa? Il fischio irato di Draco fece ghignare Harry in un modo molto ‘panteresco’.

Ho bisogno che trovi un incantesimo che mi trovi un incantesimo che mi permetta di parlare. Bisbigliò Harry, affrettatamente, guardando la situazione spiegare davanti a lui.

Cosa?

Fai in modo che io parli, Draco! Ruggì Harry, praticamente, nella mente di Draco.

Va bene, dammi un minuto che devo trovare un libro. Disse Draco, sembrando notevolmente senza fretta, nell’opinione di Harry.

Non ho un minuto Draco! Quando trovi l’incantesimo, gettalo verbalmente mentre punti la tua bacchetta verso te stesso e concentrando tutta la tua magia sul collegamento. Quello dovrebbe farlo. Harry aspettò impazientemente, i singhiozzi dello Slytherin che diventano, lentamente, più rumorosi come il gruppo crebbe più chiassoso e avvicinandosi ulteriormente. Harry avvertì un formicolio lungo il suo corpo, avvolgendosi lungo la sua gola e dandogli le abilità vocali che il suo corpo di pantera mancava.

Funziono? La voce di Draco bisbigliò ansiosamente; evidentemente sconvolto al dover aguzzare la bacchetta verso se stesso piuttosto che verso un nemico.

Si. Harry praticamente rise come si spostò in preparazione dei prossimi minuti. Stabilendosi nelle ombre più profonde che potesse trovare, fece una pausa prima di rendere evidente la sua presenza.

“Dovresti essere più accurato, piccolo corvo,i più piccoli serpenti sono, spesso, i più velenosi.” Disse Harry, facendo dolcemente le fusa, mentre scivolava lungo l’orlo della sala. Le punte ardenti delle bacchette dei Ravenclaw si agitarono, spostando ombre attraverso i muri, che diede a Harry la copertura perfetta di cui aveva bisogno per muoversi senza attrarre attenzione a se. I più vecchi ragazzi elevarono rapidamente le loro bacchette in difesa, aguzzandole nelle varie direzioni, tentando di trovare la fonte della voce.

“Esci!” Richiese Terry, prima di sorridere furbamente ed aguzzare la sua bacchetta al primo anno che si accovacciava in paura di fronte a lui. “O io darò al piccolo serpente qualcosa per cui mi ricorderà.”

“Come desideri.” Fu il bisbiglio che venne dall’oscurità circostante, sembrando stare a galla sopra di loro prima di svanire. Occhi ardenti presero la luce gettata dalle loro bacchette come una pantera emerse dall’ombra. Il mantello del gatto splese sotto la carezza della luce emanata dalle bacchette,facendolo sembrare quasi delicato di fronte ad uno che si accorse della sua attuale taglia. Uno dei Ravenclaw imprecò bruscamente prima di correre per vita sua, era veramente troppo cattivo che lui stesse andando nella direzione opposta alla torre di Ravenclaw.

“Avevo una migliore opinione dei membri della Casa del Corvo. Avevo torto per giudicarla un amico? Quelli che vanno attaccando persone più giovani di loro non meritano protezione da individui come me.” La pantera cominciò un pigro cerchio attorno al gruppo dei Ravenclaw, coda che dondolava dolcemente, aritmicamente dietro di se. Terry afferrò la sua bacchetta con dita tremanti, tentando di dedurre perché quella voce era così stranamente famigliare. La pantera ringhiò leggermente, e cambiò direzione, camminando nelle ombre oltre la loro linea di vista riemergendo dietro di loro. “La Casa del Serpente dovrebbe essere considerata fuori dei limiti da te e i tuoi compari. Chiunque che cercherà di danneggiare un membro della mia Casa, tratterà con me; suggerisco che tu diffonda la parola, piccolo corvo, odierei dover spogliare Ravenclaw di un membro della sua squadra di Quidditch. Prima che io prenda la mia carica e vado via, ti darò un piccolo consiglio: la prossima volta che deciderà di strisciare circa attaccando studenti indifesi, portate qualcosa che non sia il vostro colore di casa.” La pantera guardò diritto negli occhi di Terry, quei brillanti globi che ardono di fronte alla pantera girò e si diresse verso il mucchio tremante di abiti arricciato sul pavimento contro il muro. Una piccola mano si posò nel mantello della pantera prima che una testa emerse, mento e labbra imbrattati con sangue.

“Damian. Il professor Snape si arrabbierà per esser fuori della stanza comune senza un guinzaglio. Bisbigliò il giovane Slytherin, gettando uno sguardo pensoso alle forme che fuggono verso la fine della sala, oltre la pantera.

“Quello che Snape non sa, non gli farà male, no?” Rispose la pantera, permettendo al ragazzo d’inclinarsi contro il suo fianco, prima di esortarlo ad alzarsi e spingerlo nella direzione della stanza comune degli Slytherin. Un promemoria rapido del coprifuoco fece raccogliere velocità al piccolo ragazzo, sapendo che Snape sarebbe arrivato prontamente nella stanza degli Slytherin all’inizio del coprifuoco per assicurarsi che tutti erano bei loro letti o nella stanza comune, prima di cominciare i suoi giri notturni.

La Torre di Gryffindor era nel mezzo di unho scampato di nuovo il primo giorno di festa’ che ride, con bibite dappertutto, alcune alcoliche ed alcune analcoliche, chiacchierando circa le loro estati e giocando vari giochi. Era facile chiedersi quanti di loro stavano per scampare il secondo giorno di classi, se mantenessero il corrente comportamento.

Hermione Granger sedeva su una sedia prossima al suo letto, guardando fisso fuori della finestra con un sorriso debole. Il suono liturgico del liquido che viene versato sulla scala che conduceva ai dormitori delle ragazze, disturbava i suoi pensieri. Aggrottando le sopracciglia alla luna che appendeva attenta nel cielo, augurò buona fortuna a Harry, prima di scivolare verso la finestra, desiderando dare un’ultima occhiata alla luna che luccica.

Ronald Weasley stava giocando a pocker con Dean, Seamus e Lavanda, in un angolo scuro della stanza comune. Ignorando il rumore ed il clamore della sua casa, alzò la posta e sorrise furbamente alle carte che aveva in mano, accarezzando leggermente l’asso di cuori. Il fatto che Harry Potter non fosse là. Occupò le menti di molti, facendoli fare una pausa per pensare alla mancanza della sua presenza, prima di ritornare a festeggiare. Dopo tutto, Harry Potter era sicuro a Durmstrang, no?

Grimmauld Place era quieto, mortalmente silenzioso per una stanza così piccola piena di così molte persone. I membri dell’Ordine della Phoenix contenevano tazze di caffè nelle loro mani. Molti avevano abbandonato la speranza di ritrovare Harry Potter, presumendo che Tu-sai-chi, già lo avesse nelle sue mani.

“C’è qualche luogo che forse non abbiamo guardato?” Chiese piano un membro, correndo assentemente un dito circa l’orlo della sua tazza.

“Non può apparire, non ha una forma d’animagus, e certamente non salì sulla sua scopa e se ne volò via!” Gridò Remus Lupin, sbattendo il suo pugno sulla tavola di fronte a lui, provocando molti dei membri per saltare e giungere alle loro bacchette.

“Penso che siate tutti un poco troppo preoccupati circa il ragazzo. Il lento modo di parlare di Severus Snape fece girare le teste come varie maledizioni furono lanciate nella sua direzione. La conoscenza che Severus Snape non era precisamente un amico di Harry Potter era ben conosciuta fra l’Ordine. Molti membri si girarono pensierosamente verso il professore, prima di accennare col capo, lentamente, concordanti.

Che cosa intendi Severus?” La voce calma di Dumbledore calmò i nervi dell’Ordine, provocando di nuovo molti ad agitarsi nelle loro sedie.

“Penso che Harry Potter si trovi sotto il nostro naso e, possibilmente, molto felice di dove sia. Se così non fosse, non pensate che uno di noi avrebbe ricevuto parola, ormai?” Lentamente, le teste accennarono concordanti, occhiate sbircianti al direttore della casa di Slytherin che stava, evidentemente, dando retta alla conversazione che seguiva più di quel che si pensava.

 

Terry Boot sedeva nel suo letto, tende chiuse strettamente circa il grande letto a baldacchino, così che la luce non infastidirebbe i suoi compagni. Quella voce gli aveva provocato brividi nella spina dorsale, rimbalzando nella sua mente prima di andarsene con una risata ed un bisbiglio. La pantera, con i suoi occhi color smeraldo scintillante, che mostravano emozioni che nessuna pantera dovrebbe conoscere.

Le attente parole, come se la pantera lo conoscess4e da prima del loro incontro. Guardando ai suoi compiti di storia non fatti, fece uno stanco sorriso e mentalmente desiderò che avesse scelto di rimanere, piuttosto che andare a caccia di serpenti. Facendo girare il calamo che teneva dolcemente nella sua mano, guardò al ritratto che aveva disegnato pulitamente nell’angolo. Una faccia che conosceva, contrapposta a una che aveva soddisfatto appena, così simili nella loro simmetria ed ancora delicati in forma. Harry Potter e la pantera nota come Damian.  

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Capitolo 14
*** Mio Serpeverde ***


A Panther's Heart-14

Salve a tutti/e! Dopo parecchio tempo che questa traduzione era stata interrotta, su richiesta di lumamo64 io, vogue, ho cominciato a tradurre i capitoli mancanti.

Spero che la traduzione sia quanto più scorrevole possibile, e se lo è lo devo solo alla stessa lumamo64 che ha pazientemente (e anche in modo decisamente veloce) betato tutti i capitoli da me finora tradotti. Buona lettura!

Capitolo 14

Mio Serpeverde

 

Draco gemette e si voltò, portando una mano sul suo viso prima di aprire lentamente i suoi chiari occhi azzurri. La sua camera era ancora avvolta nell’oscurità, l’unica luce filtrava nel buio da sotto la porta e fra le aperture nella tenda che copriva la finestra magica. La finestra era più di una fotografia, seguiva il modello statico della luna e del sole quando sorgevano e tramontavano. Comunque mancava qualcosa che una vera finestra mostrava: la vita; una foto non avrebbe mai potuto mostrare un ruggente temporale o la neve che sussurrava lungo il vetro. Era una delle ragioni per cui Draco odiava vivere nei sotterranei, ma come ogni buon Serpeverde, aveva imparato ad adattarsi.

Oggi era venerdì, il suo nuovo giorno preferito della settimana. Per tutti i sei anni la mattina era stato permesso di dedicarla allo studio libero o alla pratica, i corsi normali riprendevano dopo pranzo. Due ore di Difesa Contro le Arti Oscure seguite da Trasfigurazione e lui poteva dormire fino a pranzo: il Paradiso. Sussurrando piano tempus guardò i numeri fluttuare sopra di lui prima che svanissero in una nuvola di fumo rosso. Erano solo le nove e ventisei, il che significava che poteva essere pronto per il pranzo e finire gli altri compiti prima di dover andare ai corsi pomeridiani. Poi sarebbe stato libero di passare l’intero weekend oziando e giocando con Harry o Damian. Draco sorrise malignamente al pensiero e si sedette sul letto, divincolandosi attentamente da sotto le coperte e trascinandosi sul letto fino a dove era sdraiato Harry. La pantera stava dormendo stravaccata in fondo al letto, le zampe anteriori e le orecchie contratte come se stesse facendo sognando. Tendendo lentamente la mano, Draco afferrò diverse lunghe ciocche di pelo nero e le tirò delicatamente prima di sussurrare ‘Harry’ troppo ad alta voce.

Cosa? Mugugnò Harry ovviamente ancora mezzo addormentato.

“Sii gentile e fai i miei compiti mentre sono in bagno” mormorò Draco piano, facendo scorrere un dito lungo un lato del viso felino prima di grattarlo dietro un orecchio, sorridendo alle martellanti e basse fusa che immediatamente riempirono l’aria.

Che compito sarà? Harry sospirò, assorbendo le sensazioni di giocosità e risate che fluttuavano intorno, infiammando la sua mente ed il suo corpo con un sentimento di soddisfazione mai provato prima.

“Non ci pensare, ci sono alte probabilità che tu non lo sappia fare comunque.” Schivando una lieve pacca della zampa, Draco salì sul letto, dando una tirata alla coda della pantera prima di dichiarare sfacciatamente “Lo sa il cielo come hai fatto a sopravvivere finora.” Volò verso la porta dirigendosi in bagno e chiudendo delicatamente la porta dietro di lui.

 

Harry guardò  Draco uscire dalla stanza in quella lenta ed sinuosa andatura che lo faceva apparire come se fluttuasse sopra il pavimento. Chiudendo gli occhi, mormorò dentro di sé un incantesimo che conosceva a memoria e gemette alla sensazione impetuosa lungo la sua spina dorsale. Le sue ossa si ruppero e rimodellarono, tornando alla loro forma originale. I suoi denti e le sue unghie si restrinsero, tornando alla forma e lunghezza precedente. Era ancora disteso sul letto, mentre permetteva al suo corpo ed alla sua mente di adattarsi nuovamente al suo corpo naturale. Il dolore della trasformazione era un ricordo lontano ma lui poteva ancora sentire la sensazione, come se si stesse impossessando del suo corpo. Stirando le braccia sopra la testa, si mise lentamente a sedere, riequilibrando il suo corpo, dopo aver passato così tanto tempo correndo su quattro zampe anziché due. Alzandosi lentamente sorrise alla sensazione di essere di nuovo se stessocorpo, era come tornare a casa dopo aver passato settimane in un albergo che mancava di certi agi a cui si era abituati.

Camminando verso le tende, le tirò via permettendo a piccoli stralci di luce di illuminare la stanza. Girandosi, si mosse lentamente verso l’armadio di Draco, afferrando e tirando fuori un paio di pantaloni sportivi neri.

Se li mise e scosse la testa quando li sentì lenti ai fianchi; aveva perso più peso durante l’estate di quanto avesse immaginato all’inizio. I suoi occhi scorsero un movimento tremulo e si voltò per scorgere l’opaco profilo di se stesso in uno specchio verticale. I suoi capelli andavano da tutte le parti e la cicatrice sulla sua fronte brillava di uno spiacevole rosso. Il collare d’argento brillava nella luce soffusa, stretto splendidamente contro la sua gola anche se la pantera aveva un collo più ampio del suo. Scosse la testa e sorrise malignamente, i pensieri che si facevano strada nella sua mente non erano gli stessi che aveva recepito dalla sua apparizione come pantera. Usando le dita come pettine buttò indietro i capelli e  andò a sedersi alla scrivania di Draco. Mettendosi davanti un pezzo di pergamena, osservò l’orologio di cristallo seduto alla scrivania, immaginando di avere ancora almeno trentacinque minuti prima che Draco tornasse. Il suono di stivali che si avvicinavano lo fece accigliare: Draco impiegava almeno quarantacinque minuti per prepararsi il che significava che qualcuno che non era Draco si stava avvicinando alla stanza.

“Draco!” urlò Blaise, martellando la porta con il pugno alzato, battendo rapidamente in modo da forzare Draco a svegliarsi “Dannazione Draco!” Aveva una domanda su Antiche Rune e Draco se n’era andando svanendo alla sua vista, ghignò nel tirare la maniglia della porta e trovandola aperta. Draco solitamente finiva i suoi compiti non appena erano assegnati; diceva qualcosa sul farla più semplice che oziare in giro e non fare niente e poi brontolava qualcosa sul sonno di bellezza. Spalancando la porta ed entrando, non invitato, andò dritto alla scrivania di Draco e rovistò fra i fogli sparsi sedendosi in punta, ghignando quando trovò i compiti ultimati. Lanciando uno sguardo intorno si accigliò per la mancanza della pantera sul letto; solitamente Damian rimaneva nella camera di Draco finché la coppia non era pronta ad andare nella Sala Grande. Tenendo stretto il foglio stava per andarsene, quando le sue dita si imbrattarono con una delle risposte. Inchiostro fresco? Era stato nella sala comune per gli ultimi venti minuti e non aveva visto segni di Draco; impugnando la sua bacchetta si mosse lentamente verso la porta, e la chiuse delicatamente.

In piedi nell’ombra proprio accanto alla porta, contrasse il viso al pensiero che uno fra Draco o Damian tornassero e lo trovassero nella loro zona. Esaminando cautamente la stanza con gli occhi, aspettò pazientemente che qualcosa accadesse. Erano passati svariati minuti quando udì un lieve scricchiolio da dentro l’armadio di Draco. Avvicinandosi furtivamente alla porta, si preparò prima di aprire la porta e gridare ‘Lumos’.

Draco gettò indietro la testa sull’asciugamano piegato che usava come cuscino. Il bagno dei prefetti che stava usando apparteneva esclusivamente ai Prefetti Serpeverde; siccome  nessuno delle altre case si sarebbe disturbato a scendere lì per usarli, il Serpeverde ne usufruiva tanto spesso quanto gli andava. Fluttuava in mezzo alle bolle, che odoravano eccessivamente di dolce vaniglia. Non avrebbe potuto immaginare di vivere senza Damian, ma sicuramente Harry sarebbe dovuto presto tornare alla sua forma umana. Immaginava che Silente stesse fanaticamente cercando il mago smarrito quando lui era proprio sotto il suo naso. Chiudendo gli occhi, prese una manata di bolle e le fece scorrere attraverso le sue dita prima di osservare l’arcata del soffitto sopra la sua testa. Damian era diventato una parte importante della Casa dei Serpeverde. Non solo per Draco, ma per chiunque. Il primo anno si muoveva per la scuola indisturbato e non aveva bisogno di essere controllato per andare in biblioteca o solo fuori a giocare. In una sola settimana la presenza della pantera Harry aveva dato al Serpeverde nuove speranze e nuova vita. Draco si alzò lentamente, non sapeva cosa avrebbe fatto se avesse perso Harry e Damian, insieme o separati, erano diventati la parte più importante della sua vita.

 

Si fermò sulla strada mentre attraversava la sala comune dei Serpeverde, fermandosi a parlare con diversi studenti prima di continuare verso le sue stanze. Spalancando la porta ed entrando con passo pesante, si preparò a spingere la pantera fuori dal letto e portarla a pranzo. I suoi occhi si spalancarono davanti a ciò che vide e velocemente si fiondò interamente nella stanza  sbattendo la portae facendo sobbalzare parecchi studenti nella sala comune al forte rumore prveniente dalla vicina stanza.

“Ehi Draco” la voce lieve di Harry riempì l’aria, facendo trattenere a Draco il respiro prima di muoversi dentro la stanza. Il Ragazzo-Sopravvissuto sedeva a gambe incrociate sul suo letto, le dita giocavano oziosamente con i piccoli ciondoli che pendevano dal collare d’argento intorno al suo collo.

“Buongiorno Draco”. La testa di Draco si voltò e lui fissò shockato Blaise che era elegantemente appollaiato su una sedia di fronte alla scrivania. “Harry ed io stavamo giusto parlando di te”.

“Veramente, Blaise stava aiutando se stesso con i tuoi compiti. I stavo solo finendo il compito che mi avevi dato da completare” disse Harry, sorridendo apertamente allo sguardo d’intesa sul volto di Draco. “Lui, ovviamente, ha deciso di tenermi compagnia finché non fossi arrivato”

“Sì, beh, ora che sono tornato se ne può andare” Draco guardò in direzione del suo amico che si limitò a scuotere la testa e sorridere.

“Questa dev’essere la cosa più interessante che è accaduta nella nostra casa dal primo anno. Non c’è modo che io me ne vada finché non avrò sentito ogni piccolo sporco dettaglio” dichiarò Blaise felice, mettendosi più a proprio agio sulla sedia della scrivania, prima di portare la sua attenzione completamente sulla coppia. “Un leone nel corpo di una pantera facendo la guardia ad un nido di serpenti, questa dev’essere una cosa che capita una volta sola nella vita. Ora vai avanti, abbiamo un corso fra poco e io non ho ancora pranzato”.

“Beh...” disse Harry, voltando la testa in modo tale da poter avere gli occhi di Draco nei suoi “Suppongo che tutto iniziò al primo anno quando il cappello parlante stava per mandarmi a Serpeverde”.

 

Hermione Granger stava seduta in un tranquillo angolo della biblioteca. Molti compiti ultimati erano davanti a lei, tutti ordinatamente arrotolati e legati con un fiocco rosso e oro. Stava fissando pensierosa quel piccolo pezzo di tessuto decorato con i colori della sua casa. Non aveva mai realmente considerato il significato e il ruolo che il sistema delle case aveva nelle loro vite. Separava gli intelligenti dagli studenti che non sarebbero mai stati così svelti. Costruiva un muro fra il debole ed il forte. I coraggiosi non avrebbero dovuto proteggere i deboli? Ogni casa era un piccolo pezzo di puzzle, un pezzo che non si sarebbe mai incastrato nel puzzle perché gli altri pezzi erano stati gettati in direzioni diverse. Accigliandosi si appoggiò contro la sedia guardando i vari gruppi di studenti seduti intorno ai tavoli, tutti vestendo orgogliosamente i colori della propria casa. Risvegliandosi dai propri pensieri, i suoi occhi incontrarono quelli di un ragazzo Corvonero che guardavano nella sua  direzione. Fu sorpresa quando si fermò accanto a lei e prese la sedia vicino alla sua.

“Dobbiamo parlare”.

 

Draco e Blaise fissavano Harry shockati. La storia che gli aveva raccontato era tutto fuorché bella e nessuno dei due sapeva con certezza cosa dire.

“Il pranzo è quasi finito” dichiarò Harry, guardando l’orologio sulla scrivania; nel frattempo, cercò di rimettere a posto  il risvolto dei pantaloni aspettando pazientemente che gli altri due recuperassero la lucidità.

“Questo ti rende un Grifondoro o un Serpeverde?” chiese Blaise ad alta voce, osservando pensierosamente Harry. “Voglio dire, tu sei grande nei Grifondoro, ma ti manca qualcosa lì, direi quasi il cuore ma dopo tutto tu ci sei vissuto e suppongo che non sia così”

“È un Serpeverde” dichiarò Draco, guardando male Blaise come se avesse appena trattato Harry come un bambino “Quel maledetto cappello ovviamente aveva ragione ma il super ragazzo era troppo stupido per credere di potersi adattare così bene in un gruppo di serpi. Ora faremo meglio a muoverci o Piton scenderà qui per sapere che fine abbiamo fatto e io non sono pronto a dire a nessuno chi è realmente Damian” disse Draco, osservando Harry che annuì, d’accordo.

“Bene allora farò meglio a cambiarmi” Harry si alzò fissando la coppia prima di roteare gli occhi e chiedere loro di voltarsi. Ridacchiò lievemente quando Draco bofonchiò ‘pudico’ e si concentrò per ritornare Damian.

Draco e Blaise tornarono a guardare la massiccia pantera che stava dove fino a pochi minuti prima c’era Harry, i pantaloni gettati a caso ai piedi del letto.

“Bene, mettiamo in atto lo show” disse Blaise, lisciandosi i vestiti prima di dirigersi verso la porta, fermandosi solo per prendere il foglio di Antiche Rune per cui era venuto originariamente.

Lo sai di essere davvero un Serpeverde, vero? Mormorò Draco a bassa voce, con le mani sul retro del collo della pantera in un familiare gesto d’’affetto.

Lo sono? Chiese Harry, con gli occhi che luccicavano mentre guardava il viso di Draco.

Sì, mio Serpeverde. Dichiarò Draco, il significato dietro quelle parole  fece saltare il cuore ad Harry e un muto sentimento d’amore si mosse furtivamente lungo il legame fra le loro menti. Ehi Harry, esattamente tu quanto ne sai di Antiche Rune?

Draco, ne so di Antiche Rune tanto quanto so cosa passa per la mente di Silente. Harry rise, facendo scattare i suoi artigli verso le persone che si muovevano nel corridoio inferiore, aprendo subito loro un cammino. La risata convulsa si Draco riempì la sala, facendo sì che le persone si girassero e fissassero il mago che rideva, sembrava, per nessuna ragione.

 

Hermione Granger fissava Terry Boot meravigliata, non completamente in grado di afferrare quello che lui stava tentando di dirle. Era stata sorpresa quando aveva ascoltato inizialmente la sua storia ma quando aveva raggiunto la parte sulla pantera parlante da guardia al primo anno il suo mento quasi colpì il tavolo. Il comportamento sembrava certamente quello di Harry ma il pensiero di Harry Potter e Draco Malfoy insieme era semplicemente troppo incredibile. Aveva dato uno sguardo all’incantesimo per animagus e aveva scoperto che era troppo pericoloso e complicato perché persino la sua mente lo comprendesse. La parte più preoccupante era che i due maghi si erano legati senza sapere a chi l’altro lo fosse. Se i Serpeverde avessero scoperto che Harry si pavoneggiava dentro la casa vestito da pantera ci sarebbe stato un nuovo tappeto di pelliccia a decorare il pavimento della loro sala comune.

 

 

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Capitolo 15
*** Lotta Delle Case ***


A Panther's Heart 15

Cap. 15- Lotta delle Case

 

La prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure stava diventando terribilmente noiosa secondo Draco. Così non ci sarebbero stati incantesimi sbagliati e nessuna rissa fra le case rivali. Immaginò che la causa fosse il fatto che i Serpeverde erano stati abbinati ai Corvonero. I tranquilli e conservatori Corvonero stavano facendo uno sforzo studiato per sfuggire agli sguardi freddi e calcolatori dei Serpeverde mentre provavano a scrivere ogni parola che usciva dalla bocca del professore. Solitamente  si preoccupavano degli affari loro, ma a volte c’era uno studente che provava a tirare la corda o fare scalpore. Oggi non c’era nemmeno un sussurro ovattato, e Draco pensò che la causa fosse il lupo bianco seduto pazientemente dietro il suo padrone, guardando male tutto ciò che si muoveva. Damian d’altro canto, era disteso sotto il tavolo con la testa appoggiata su una delle scarpe di Draco. Il regolare su e giù del suo petto e il ritmico battere della sua coda calmavano entrambi.

 

Silente finalmente ha fatto in modo di trovare un professore di Difesa che non sembri completamente pazzo. Sussurrò Draco, con la piuma che scivolava sulla pergamena ancora prima che lui prendesse appunti.

 

Ehi! Non c’era niente di male nel professor Lupin! Brontolò Harry, ascoltando al regolare ronzio della voce del professor Dirdsue.

Così il fatto che sia un lupo mannaro non lo classifica come un pazzo nei tuoi libri? Borbottò Draco, riponendo la sua penna quando il professore mostrò un incantesimo che poteva essere usato per difendersi contro certi tipi di maledizioni.

 

No, voglio dire, quanti studenti sono stati realmente danneggiati alle sue lezioni in confronto agli altri professori che ci hanno insegnato negli ultimi anni. Arrivò la risposta brontolata seguita da un borbottio stridente, quando la pantera provò a mettere in guardia Thelma dal toccare la campana d’argento che pendeva dal suo collare. Draco distese un piede e mandò lo scoiattolo via da Damian prima di voltarsi a lanciare un’occhiataccia a Crabbe che non prestava attenzione al suo animale. Quando si voltò davanti il suo sguardo s’incrociò con quello di un Corvonero. I loro sguardi si trattennero un momento prima che l’altro mago si accigliasse e guardasse giù verso Damian non consapevole dell’interazione che stava avvenendo tra i due ragazzi .

 

Harry?

 

Cosa? Gemette Harry, voltando il muso improvvisamente, ignorando il fatto che il suo movimento imprevisto aveva spaventato diversi studenti nella classe.

 

Quando hai detto di aver cacciato diversi studenti l’altra notte, loro non erano dei Corvonero, giusto?

 

Hm, probabilmente lo erano; correvano come un branco di Tassorosso quando mi sono fatto vedere. Perché?

 

Perché uno di loro ti sta guardando in modo molto interessato. Mormorò Draco, facendo scivolare nella borsa i suoi libri, felice di poter finalmente sfuggire allo sguardo assorto dell’altro studente. Su ora, abbiamo la nostra prossima lezione.

 

 

Draco sedeva fra i Serpeverde a lezione di Trasfigurazione, i Grifondoro occupavano l’altra metà della classe. Era un costante motivo di divertimento per Draco e Blaise che Silente facesse sempre in modo di essere certo che le due case avessero almeno una lezione al giorno con gli altri. Era come se il vecchio mago provasse costantemente a far vedere loro l’altra casa in un modo completamente nuovo e falliva miseramente. L’inimicizia fra i Serpeverde e i Grifondoro era praticamente leggendaria.

Non importava a quale anno, c’erano numerose battaglie di parole e azioni che sembravano accrescere gli ostacoli per l’anno seguente.

 

Oggi era uno di quei giorni in cui l’ostilità aumentava e nessuna delle due case era capace di contenersi. I due gruppi erano nella stessa stanza solo pochi minuti e già parecchi insulti erano volati e le bacchette si muovevano in una malcelata minaccia d’azione: avanti così e qualcuno sarebbe potuto andare troppo oltre. Non aiutò che la palla di carta diretta a Draco colpisse Blaise su un lato della testa; questo fece scattare  Nox  che cominciò una sfilza di ringhi e scatti nella stessa direzione da cui veniva il foglio accartocciato. Quando la Professoressa McGranitt arrivò quasi tutti gli studenti avevano la bacchetta puntata su un altro e la stanza era piena del suono delle voci alte e minacciose.

“Via quelle bacchette ora. Vi dovreste vergognare di voi stessi, dare un simile esempio agli studenti più giovani.” Dichiarò la McGranitt, incrociando le mani dietro la schiena e cominciando a passeggiare di fronte a loro.

“Hanno cominciato i Serpeverde” ringhiò Ron, puntando gli occhi in direzione dei Serpeverde.

“Malfoy ha chiamato Hermione mezzosangue” Sorridendo compiaciuto allo sguardo della professoressa davanti alla bugia detta, aprì la bocca per continuare a mettere in cattiva luce il comportamento di Draco,  ma strillò come una ragazzina quando una massa nera gigante si lanciò dalle travi della stanza sulla faccia di Ron.

La sedia su cui Ron era seduto sbatté contro il pavimento quando cadde all’indietro appena toccato da una leggera spinta della zampa diretta alla sua testa di Ron.

“Signor Malfoy! Chiami il suo animale, subito!” Gridò l’insegnante shockata, guardando la pantera prepararsi a colpire Ron, che tentava di strisciare indietro lungo il pavimento.

“Qui Damian” sussurrò Draco, mettendo le mani sopra la testa della pantera quando il gatto mise la testa nel suo grembo, le dita tracciavano il contorno di un orecchio e lui alzò lo sguardo verso l’insegnante.

“Se vedo il suo animale attaccare un altro studente Signor Malfoy sarò costretta a cacciarlo dal territorio della scuola. Inoltre perdi quaranta punti per la tua casa e starai in punizione con il professor Piton la prossima settimana”. Voltandosi alzò la sua bacchetta ma si fermò quando vide che Hermione aveva la mano alzata. “Sì, signorina Granger?”

“Malfoy non mi ha detto niente, professoressa McGranitt.” Mormorò Hermione, non preoccupandosi di guardare in direzione degli studenti Serpeverde.

“È vero signor Malfoy?” disse la McGranitt, guardando lo studente in questione.

“Sì, professoressa McGranitt” disse Draco, confuso dal fatto che la Granger non avesse ulteriormente tentato di colpirlo  mentre ne aveva l’occasione.

“Signor Weasley, ti spiacerebbe spiegarmi?” il penetrante sguardo della professoressa fece arrossire Ron, che abbassò lo sguardo verso il suo tavolo, scuotendo la testa. “Mi scuso con il signor Malfoy, tutti i punti sono resi e la punizione è tolta. Signor Weasley, tu sarai in punizione col professor Piton per due settimane per aver mentito ad un insegnante e anche per aver provato ad accusare un altro per le tue azioni. Ora per cominciare, vorrei che faceste questo test. Quando avrete finito, lo potrete consegnare e iniziare a leggere il capitolo quinto del vostro libro.” Sedendosi dietro la scrivania, diede un colpetto con la sua bacchetta e dei fogli apparvero davanti a loro. Lentamente delle piume furono tirate fuori dalle borse e gli studenti cominciarono a riempirli con le risposte, con le menti che ancora provavano a capire che cosa fosse successo pochi attimi prima.

Le orecchie di Harry colsero il borbottare ovattato di Blaise che brontolava  sull’ingiustizia del fatto che  Draco fosse legato ad un altro studente che aveva già eseguito il compito su cui loro erano ora interrogati.

Dì a Blaise che io probabilmente ho letto tanti testi quanto lui. mormorò Harry, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulle sue zampe anteriori, stendendosi nel mezzo del corridoio per lasciare a Nox lo spazio sotto il tavolo. Harry sorrise fra sé e sé udendo i mormorii fra i ragazzi e poi lo sbuffo che emise Blaise. Il suo sguardo viaggiò lungo la stanza, fermandosi sui suoi originari compagni di casa. Una volta credeva che fossero suoi amici, persone che sarebbero rimaste con lui in ogni passo della sua vita. Per quanto ne sapeva, Ron era una causa persa, geloso di Harry per la sua fama, soldi e favori da parte dei professori. Certi Grifondoro sembravano essere confusi da tutta la faccenda, credendo davvero che  fosse stato trasferito per ragioni di sicurezza mentre altri sogghignavano alle parole che Ron continuava a sputare facendo la sua campagna   per denigrare  il comportamento di Harry Potter. Hermione era l’unica su cui si era fatto più domande. A volte girava sola con Ron ed altre, come oggi, lottava contro di lui per ciò in cui credeva. Chiuse gli occhi; ringhiò allo scoiattolo un’altra volta, stava di nuovo strattonando coraggiosamente la campana d’argento in uno sforzo per recuperare la ghianda brillante.

 

Draco consegnò il test e tornò al suo posto, tirando il testo fuori dalla borsa e andando al capitolo che avrebbe dovuto iniziare a leggere. Le parole si confusero e lui fissò la pagina senza espressione, non si sentiva in vena di leggere il noioso capitolo quando aveva altre cose a cui pensare.

Osservando senza espressione il muro, quasi mancò la palla di carta che rimbalzò sul suo tavolo prima di allungare lentamente una mano e afferrarla. Guardò verso i Grifondoro e concluse che stavano ancora scrivendo tutti, sembravano  del tutto innocenti come se stessero veramente tentando di finire il loro test. Srotolando la palla, i suoi occhi si fecero più scuri davanti alle parole incise sul foglio. Per un momento fu sul punto di incendiarlo in mezzo alla classe, ma poi si ricordò dove fosse. Prendendo la sua piuma, dimenticata, la attorcigliò assente fra le dita prima di sorridere felice e tracciare delle parole scelte sotto quelle già scritte. Un veloce incantesimo richiuse il foglio e lo mandò in alto in direzione dei Grifondoro. Seduto dietro, guardò Weasley prendere la palla ed aprirla, spalancando la bocca davanti alle parole che Draco aveva scritto pensierosamente. Draco guardò la bocca di Weasley aprirsi e chiudersi, la faccia diventare di un rosso brillante prima di richiudere velocemente il foglio e metterlo in una tasca della sua veste. Sogghignando, ignorò la domanda di Harry e rivolse nuovamente la sua attenzione al libro che avrebbe dovuto leggere.

 

I Serpeverde erano turbolenti per la prima volta da quando Harry era arrivato nella casa. Bottiglie di un liquido discutibile circolavano nella stanza mentre molti giochi andavano avanti nella stanza.

Draco era seduto in una grande poltrona vicino al fuoco, Blaise di fronte a lui osservava la scacchiera che stava fra loro. Secondo Harry sembrava un principe; comandava sul resto della casa. Lo sguardo andava rapidamente e di continuo sulla sala comune, fermandosi in vari punti per guardare i suoi compagni di casa bere e giocare. Harry chiuse i suoi occhi color smeraldo, lasciando che il fuoco dietro di lui gli mandasse delle vampate calde lungo la spina dorsale. Nox stava a malincuore accanto a lui, condividendo il calore che le luminose fiamme offrivano. Gli occhi di Harry girovagarono per la stanza, fermandosi quando vide Tiger e Goyle tentare di giocare a Twister con molti altri Serpeverde. Sbadigliando, si stravaccò e si distese completamente prima di mettere una zampa contro lo stinco di Draco.

Questa atmosfera mi piace disse Harry a Draco. La casa dei Grifondoro è sempre rumorosa, ma non così. È un tipo diverso di rumore, più spensierato e felice.

Molti di noi non ridono o giocano a casa, così dobbiamo dare il meglio e divertirci finché possiamo. Lo sa il cielo cosa accadrà quando torneremo a casa per Natale. Un paio di noi hanno più guai in una settimana di quanti ne abbia avuti io negli ultimi anni. Mormorò Draco, con gli occhi che danzavano sui pezzi degli scacchi prima di muovere cautamente un pedone in uno sforzo per ostacolare Blaise.

L’ho notato. Devo dire che la vostra casa ha fra i migliori rapporti che io abbia mai visto. Voglio dire, tutte le case sono in qualche modo divise, per anni o genere, ma nella vostra casa tutti sono costretti ad interagire per auto-conservazione, il che non fa altro che rafforzare l’unità tra di voi. Suppongo che i Grifondoro debbano uno scopo oltre l’essere coraggiosi e leali, noi cerchiamo di mantenere le altre case al loro posto.

Non l’ho mai visto in questo modo. Pensò Draco, mordendosi il labbro inferiore pensierosamente, prima di mormorare Questa è l’ultima volta che ti ricordo che non sei un Grifondoro; sei un Serpeverde.

Proverò a ricordarlo. Cosa pensi che accadrà quando finalmente mi mostrerò come Harry Potter?

Non lo so, e francamente non m’importa. Nessuno ti porterà via da me, punto. Scuotendo la testa, Harry si lasciò cadere nei suoi pensieri. Era così preso che quasi non udì il lieve bussare alla porta d’entrata della sala comune dei Serpeverde. La stanza divenne perfettamente tranquilla e tutti gli occhi si voltarono verso la porta. Normalmente le persone non bussavano a nessuna porta dei Serpeverde; di solito erano abbastanza intelligenti da evitare del tutto la torre a meno che non frequentassero Pozioni.

Gli occhi si mossero dalla porta per andare a guardare interrogativamente Blaise e Draco, i leader riconosciuti di Serpeverde si guardarono l’un l’altro prima di annuire silenziosamente d’accordo.

“Tu” il dito di Draco puntò ad uno del terzo anno “apri la porta”. Le bacchette scivolarono nelle mani da vari foderi e i Serpeverde si prepararono per chiunque fosse dietro la porta.

 

 

 

  

Grazie alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo^^ Sono felice di vedere che, anche se è passato parecchio tempo, continuiate a seguire la storia, che effettivamente merita :)
E ovviamente, grazie ancora a lumamo64 per il betaggio ;)

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Capitolo 16
*** Dentro La Tana Dei Serpenti ***


A Panther's Heart-16

Capitolo 16

“Dentro la Tana dei Serpenti”

 

Hermione alzò la mano e bussò sul ritratto che faceva la guardia all’entrata dei dormitori dei Serpeverde. Stava in piedi impazientemente, mentre il mago nel ritratto ghignò verso di lei prima di voltarsi a camminare sulla strada dietro di lui, svanendo nell’ombra. Un attimo dopo il ritratto si aprì, rivelando un giovane Serpeverde che li osservò sospettosamente prima di invitarli con un movimento del braccio.

“Draco, un Corvo e una piccola Leonessa sono venuti in visita” disse lascivo il piccolo Serpeverde, muovendosi indietro nell’ombra dove non era più visibile. Hermione rabbrividì alla presentazione, si tese leggermente e strinse la presa sulla bacchetta che teneva stretta. Il suo sguardo si spostò verso il camino, la sua attenzione fu catturata dall’unico movimento nella stanza.

“A cosa dobbiamo l’onore della tua presenza?” disse Draco Malfoy, con gli occhi fissi su di loro, mentre la sua mano si muoveva per lisciare il manto della pantera seduta accanto a lui. Il fuoco dietro di lui era uno splendido sfondo, faceva sembrare la coppia pericolosa ed allo stesso tempo elegante.

“Siamo venuti a parlare con te Malfoy, riguarda il tuo animale” dichiarò Hermione, avvicinandosi e provando a fingere di appartenere a quel luogo.

“Cosa  vuoi sapere sul mio Damian?” Chiese Draco chinandosi leggermente avanti e  fissando intensamente la coppia che si era introdotta nella baldoria del venerdì sera.

“Ho ragione di credere che non sia quello che tu dichiari” mormorò Hermione, ignorando il brontolio d’avvertimento che giungeva dalla gola della pantera.

“Oh?” Il sollevamento elegante di un sopracciglio fu l’unica risposta alla sua dichiarazione. Una mano pallida scivolò lungo la schiena del gatto, lisciando il pelo irto e calmando lievemente l’animale.

“Sì, credo che in realtà la pantera sia un animagus camuffato. Penso inoltre che sia uno studente di questa scuola” disse, rabbrividendo sotto i saettanti smeraldi che guardavano ogni suo movimento.

“Intelligente Granger, molto intelligente” le parole erano appena udibili oltre i sibili e crepitii delle fiamme che si muovevano dietro la coppia.

“Non mi credi?” sibilò Hermione, shockata che lui non stesse prestando attenzione a quanto lei cercava di dirgli “Bene” La sua bacchetta si alzò in uno scatto puntata contro la pantera, e gridò un incantesimo.

“Expelliarmus” echeggiò lungo la stanza mentre ogni Serpeverde aveva alzato la propria bacchetta e l’aveva puntata in direzione della Grifondoro. La bacchetta di Hermione volò sul pavimento e rotolò fino a fermarsi sotto il tavolo, totalmente ignorata da tutti nella stanza. Tutti gli occhi rimasero fermi sulla massa di pelliccia nera che tremava ed era scossa sul pavimento accanto a Draco.

 

Draco prese i vestiti che aveva appoggiato sulla sedia dove si era seduto e li lanciò sulla contorta forma di Harry. Avvolgendo cautamente le pieghe strette intorno al mago più piccolo, lo tirò su e si diresse verso la porta delle sue stanze.

“Blaise, controlla la porta. Tiger, Goyle, nessuno entri in questa stanza” ringhiò, cullando il prezioso carico mentre  aspettava che i suoi ordini venissero eseguiti. Dirigendosi verso la porta che era stata frettolosamente spalancata da Blaise, Draco si mosse velocemente verso il letto non appena la porta fu sbattuta dietro loro tre. Lasciando andare delicatamente Harry sul letto, tirò via le pieghe del mantello così da poter guardare in quegli occhi di smeraldo che adorava così tanto. Osservò il dolore attraversare  gli occhi di Harry e il suo labbro chiuso in una morsa fra i  denti,  prima di mandare Blaise a cercare una pozione contro il dolore.

“Sbrigati Blaise” Ringhiò, arrabbiato più di quando si potesse credere per il dolore che Harry era costretto a sopportare a causa di quell’incantesimo lanciato così pericolosamente. Le sue dita accarezzarono le soffici ciocche nere mentre Harry contraeva il volto e tratteneva un grido. Draco continuò ad ignorare il regolare flusso di parolacce e tonfi che venivano da dietro di lui, mentre metteva cautamente Harry in una posizione che gli permettesse di far scivolare meglio le coperte da sotto. Lo sistemò dolcemente sul letto prima di coprire  il mago dolorante.

“Ecco!” disse Blaise, mettendo velocemente la piccola fiala nella mano di Draco e andandosene per dare alla coppia un po’ più di privacy.

“Grazie” mormorò Draco. Seduto sul letto accanto ad Harry e lo alzò  per farlo appoggiare contro il suo petto; tirò via il tappo con i denti prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione su Harry.

“Harry” mormorò così piano da essere quasi inudibile “Hai bisogno di ingoiare questa per me, puoi farlo?” Draco guardò cautamente Harry che lottavo contro il dolore prima di annuire.

“Dammela” sibilò Harry fra i denti, stringendo lo stomaco con le mani quasi stesse tentando di tenere a posto qualcosa. Draco versò il liquido nella bocca di Harry, le dita accarezzavano delicatamente la sua gola per aiutarlo ad ingoiare la pozione di cui aveva bisogno. Facendolo stendere nuovamente e rimboccando le coperte su di lui, stette in piedi accanto al letto e guardò come gli occhi di Harry si chiudevano, cullati dalla pozione in un sonno senza dolore.

“Lei gli vuole bene Draco” sussurrò Blaise, muovendosi per stare accanto all’amico, provando con gli occhi a leggere le emozioni dell’altro mago mentre guardava giù verso il ragazzo avvolto fra le coperte.

“Lo so che non voleva fargli male , ma questo non la scusa. Gli ho promesso che nessuno l’avrebbe ferito e ho già fallito” disse Draco prendendo una ciocca di capelli e spostandola dagli occhi di Harry, accarezzando con le dita la luccicante cicatrice a forma di saetta.

“Non sono certo che la vedrà così. Lo dovresti lasciare riposare; non dimenticarti del Corvo e della Leonessa che hai lasciato nella sala comune. Non vogliamo  che capiti loro qualcosa, no?” mormorò Blaise, mettendo una mano sulla spalla di Draco, tentando di guidarlo fuori dalla stanza. Draco annuì, d’accordo; si voltò dal letto e si chinò per posare un bacio sulla fronte di Harry.

“Mai più” sussurrò piano prima di rialzarsi e seguire Blaise fuori dalla stanza.

 

Hermione era in piedi accanto a Terry mentre fissava la porta chiusa. Non si aspettava che l’incantesimo causasse una simile reazione. Chiuse le mani a pugno e si morse un labbro prima di guardare lentamente in giro per la stanza. I suoi occhi si spalancarono quando il suo sguardo incontrò quello di diversi Serpeverde che sedevano pazientemente nella stanza. Fece un passo indietro, spaventata dall’animosità che lesse in svariate  paia di occhi; come se avessero voluto  usare la bacchetta che tenevano con scioltezza nelle mani. La sua bacchetta era svanita, volata sul pavimento nel mezzo della zuffa e intascata da uno dei Serpeverde.

La porta si aprì lentamente dietro di lei, catturando l’assoluta attenzione degli abitanti della sala comune.

Draco e Blaise stavano in piedi, spalla contro spalla, i loro sguardi attraversarono la stanza osservando i loro compagni Serpeverde.

“Non credo di dovervi ricordare che tutto ciò che accade in questa casa rimane in questa casa?” la voce di Draco era calma e schiva ma la minaccia che portava con sé fece annuire tutti gli studenti.  “Eccellente” mormorò, muovendo lo sguardo per poi fermarlo sulla coppia di intrusi. I due Serpeverde si mossero lungo la stanza, la porta dietro di loro si chiuse piano e un lieve scatto echeggiò per la stanza quando la serratura scattò.

“Resterò qui con Tiger e Goyle, ad assicurarmi che mentre sei fuori non accada nient’altro” dichiarò Blaise, tornando al suo posto accanto al fuoco e raccogliendo un pezzo degli scacchi, intrecciandolo fra le dita con aria assente. Tiger e Goyle annuirono in segno d’accordo, prendendo posto di fronte alla porta di Draco. Draco annuì alla lealtà che gli mostravano, con gli occhi ancora puntati sulla coppia che aveva osato fare del male al suo animale ed amico.

“Voi due, venite con me” sibilò, seguito dalla coppia e spalancò l’entrata, guardandoli male mentre loro erano ancora immobili al loro posto, prima di cominciare a seguirlo velocemente e abbassando la testa sotto il quadro. Draco lanciò un altro sguardo alla stanza prima di permettere al quadro di chiudersi dietro di lui;  il colpo fece sì che i membri della casa di Serpeverde trasalissero e si voltassero a guardare Blaise per una spiegazione.

 

Draco entrò bruscamente nel corridoio. La sua mente stava lavorando su due livelli nello stesso momento. In uno stava furiosamente provando a resistere dallo sguainare la sua bacchetta e gridare maledizioni contro la Granger e Boot mentre nell’altro la sua mente provava a mantenere il contatto con Harry tramite il legame. Il vuoto e la mancanza di sentimenti che vi era  lo preoccupava ma lo imputò al fatto che Harry dormiva profondamente a causa della pozione che gli aveva dato. Fermandosi davanti alla porta chiusa a chiave che conduceva nell’aula di Pozioni, colpì il lucchetto e sussurrò Alohomora. Spinse la porta per aprirla e fece un passo indietro; aspettò che la Leonessa e il Corvo lo precedessero nella stanza, sapendo che era meglio non offrire le spalle ad individui di cui non si fidava.

“Esattamente cosa cercavi di dimostrare, mezzosangue?” sibilò Draco, sbattendo la porta dietro di lui e appoggiandosi contro di essa, squadrando cautamente con gli occhi gelidi  i due di fronte a lui.

“Io... io non volevo” balbettò Hermione, con gli occhi abbassati a guardare il pavimento di pietra, impaurita dall’incontro con  lo sguardo furioso del mago di fronte a lei.

“Non volevi? Beh, è meraviglioso, forse dovrei ucciderti adesso e informare Severus che non volevo. Hmm, pensi che funzionerebbe?” grugnì Draco, con la bacchetta che pendeva distrattamente dalle sue dita come se tentasse di dimenticare la magia e andare avanti con un alterco di tipo fisico.

“Ho studiato quell’incantesimo, ho passato ore leggendo e non ho mai letto nulla sul dolore che provano gli animagus quando si forzano a ritrasformarsi” esclamò Hermione per difendersi. Gli occhi si spalancarono alla minaccia dietro le parole di Draco, e lei fece un passo indietro per stare accanto a Terry.

“Anche io ho letto sull’incantesimo. Non era menzionato nulla riguardo al fatto che gli animagus provassero dolore nel tornare alla loro forma umana” borbottò Terry, passando le dita fra i suoi capelli mentre provava a non far infuriare di più il  Principe di Serpeverde.

“Questo perché siete entrambi una coppia di coglioni incompetenti che credono di aver letto tutto. Il fatto che Harry fosse legato a me nella sua forma di animagus ha interferito con l’incantesimo vincolante originale. L’ha alterato a causa della complicazione nel vincolo con un’altra mente razionale  di un potente umano. L’incantesimo che hai fatto non era mai stato progettato per competere con un incantesimo che coinvolgesse la mente di un secondo mago. Harry ed io siamo legati insieme nel sangue, magia e anima. Non puoi semplicemente tirare un filo e aspettarti di sbrogliare l’intera matassa. Ci vorranno giorni perché il vincolo  guarisca se stesso e ripari tutti i danni fatti dalla tua stupidità. Capisci o vuoi che ti faccia qualche disegno?” ringhiò Draco, con la rabbia che cresceva man mano che  era costretto a rimanere lontano  più a lungo del previsto da Damian, rispetto a quello che pensava inizialmente.

“Io... io non ci ho pensato” sussurrò Hermione, mentre le lacrime scivolavano sul suo volto e Draco andava avanti e indietro davanti a lei con passo pesante.

“Beh, non è perfetto? Hai dimenticato di pensare. Immagina un po’, la mezzosangue che si dimentica di pensare a qualcosa, tanto per cambiare” brontolò Draco, voltandosi e dirigendosi verso la porta, con tutte le intenzioni di tornare alle sue stanze a controllare Harry prima che accadesse qualcos’altro.

“Malfoy?” lo chiamò Hermione alle spalle del mago che si stava ritirando “per favore, possiamo vedere Harry?”. Guardò le sue spalle, speranzosa, quando lui si fermò sulla soglia della porta, girandosi lentamente in modo tale da poter controllare entrambi.

“Devo chiedere ad Harry se vi vuole vedere, perché non andate da nessuna parte vicino a lui a meno che non sia ciò che lui vuole” dichiarò Draco, prima di riprendere la sua solitaria marcia di nuovo verso la casa dei Serpeverde, lasciando la coppia in piedi in mezzo alla classe deserta.

 

Blaise attendeva pazientemente il ritorno di Draco, analizzando con gli occhi i Serpeverde che aspettavano calmi come serpenti nell’erba il ritorno del loro capo. Il lieve sibilo del portone che si apriva fece scattare tutti a sedere volgendo il capo in direzione dell’entrata. Draco stette perfettamente immobile prima di passare una mano sul suo viso e fra i capelli. Lanciò uno sguardo alla porta della sua stanza, notò che Tiger e Goyle mantenevano le loro postazioni; con gli occhi guardavano in cagnesco chiunque osasse andarvi vicino.

“Draco quello era Harry Potter?” chiese uno dei Serpeverde, esaminando cautamente con gli occhi l’altro mago che era rimasto fermo  all’entrata.

“Sì, sì era lui. Harry Potter è stato legato a me usando la cerimonia per il legame con il familiare, fatta quest’estate” mormorò Draco, guardando da vicino i suoi compagni di casa per giudicare le loro reazioni. I mormorii crebbero velocemente, diffondendosi come fuoco attraverso la sala comune.

“L’ho sempre saputo che c’era qualcosa di serpentesco in quel Grifondoro”

“Così ha vissuto fra di noi nelle scorse settimane? Non ha nemmeno provato ad ucciderci!”

“Ovviamente no, è un Grifondoro”

“Non dimenticare che il Grifondoro di cui stai parlando ha passato la settimana a controllarvi. Quanti di voi sono stati minacciati questa settimana? O colpiti? Nessuno di voi. È perché Harry Potter ha scelto di proteggervi. Avrebbe potuto attaccare e uccidere chiunque di voi, ma non l’ha fatto” annunciò Blaise, muovendo gli occhi lungo la stanza, guardando le reazioni degli altri al suo discorso. Quasi subito la stanza si riempì d’approvazione.

“Possiamo vederlo Draco?” mormorò un ragazzo del primo anno,  compiaciuto all’idea che gli fosse data la possibilità di parlare con il famoso Harry Potter.

“Sì, ma non oggi. Vi vedrà secondo le sue condizioni e quando sarà pronto, siate pazienti” mormorò Draco, andando verso la sua porta e mettendo la mano sulla maniglia, sentendo la serratura aprirsi sotto il suo tocco.

 

La stanza era silenziosa, eccezion fatta per il lieve respiro che veniva dal corpo rannicchiato nel letto. Harry era steso sul fianco, una mano infilata sotto il mento mentre l’altro braccio era raggomitolato sotto il cuscino su cui era poggiata la sua testa. Dopo essersi assicurato che stesse dormendo profondamente, Draco prese le cose che gli sarebbero servite per andare a letto e se ne andò, stanco per le ultime ore e per quello che  avevano passato. Tornando nella sua stanza, disse a Tiger e Goyle che potevano andare a letto prima di dare una smossa a Blaise. Chiudendo di nuovo cautamente la serratura della porta, Draco strisciò nel letto e si raggomitolò accanto ad Harry, mettendo un braccio intorno alla calda figura e poggiando la fronte contro la massa di capelli neri che stava sul cuscino.

Chiuse gli occhi e cadde in un sonno senza sogni.

Hermione scarpinava lentamente verso la Torre dei Grifondoro. La sua mente si mosse rapidamente pensando alle complicazioni che aveva dimenticato di includere nei suoi calcoli. Non aveva mai considerato il fatto che i due maghi  fossero stati legati usando l’incantesimo di legame con il familiare. Le sopracciglia si aggrottarono, si morse un labbro e salì l’ultima scalinata prima di fermarsi di fronte alla Signora Grassa.

“È un po’ tardi per stare fuori, no ragazzina?” disse seccamente il ritratto, portando gli occhi sul volto di Hermione.

“Jetaway Doctor” mormorò Hermione, ignorando la Signora Grassa e camminando verso la stanza. Il party dei Grifondoro ‘Sono Sopravvissuto Alla Prima Settimana di Scuola’ era ancora in piena attività;   immaginò che i Serpeverde non stessero festeggiando nulla quella notte. Ignorando Ron che la chiamava e le grida di gioia che la salutavano procedette verso la sua stanza, dove si sedette alla sua scrivania. Strappando un piccolo pezzo di pergamena sciolta, scrisse diverse parole prima di picchiettare la piuma contro il suo labbro. Draco Malfoy, Harry Potter e Damian. Harry Potter aborriva Draco Malfoy e vice versa, ma Damian adorava Draco Malfoy e Draco Malfoy si preoccupava per Damian. Significava che Harry Potter amava Draco Malfoy? Chiudendo gli occhi, posò la piuma e si gettò sul letto, fissando il baldacchino rosso e oro mentre si crogiolava nei suoi pensieri.

 

Il professor Severus Piton era seduto nella sua camera personale, molti libri giacevano sparsi sul tavolo davanti a lui. una tazza di tè freddo era dimenticata su un polveroso tavolo, mentre i suoi occhi scorrevano su un altro libro ancora, sui legami con i familiari e i tentativi di romperli o alterarli. Con un brusco schiocco il libro fu chiuso e gettato via in mezzo alla stanza e cadde fermandosi su un largo baule. L’agitazione si impossessarò di lui, facendo sì che si mettesse le mani alla testa mentre osservava le fiamme e si perdesse nei suoi stessi pensieri. Un legame di vita e morte creato fra un mago o una strega ed un animale che era stato scelto per ospitare la magia:  più a lungo la coppia era legata più forte era il legame e più grande la possibilità di morte o di danni mentali permanenti; il legame andava rotto. In che cosa si era cacciato il suo figlioccio?




Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, sia fra le "vecchie" che fra le "nuove" lettrici. Uchiha, effettivamente la traduzione dei primi capitoli è risultata ostica anche a me alla prima lettura, sono felice di essere riuscita (anzi, che lumamo64 con il suo betaggio sia riuscita) a renderli più scorrevoli.

E ci tengo a precisare che una traduzione precisa, dall'inglese all'italiano, per quanto riguarda i tempi verbali, non è semplice. Faccio del mio meglio, e non sempre il risultato può essere perfetto.
Con questo, chiudo qui le note, ringraziandovi ancora :)

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Capitolo 17
*** Incontrando i Serpeverde ***


A Panther's Heart-17

Capitolo 17

Incontrando i  Serpeverde

 

C’era un freddo pungente quella mattina;  gli studenti si avvolsero strettamente nei loro mantelli e calcarono i cappelli sulle  teste, mentre camminavano verso Hogsmeade.  Alcuni alberi intorno alla scuola sfoggiavano le loro prime foglie rosse, ricordando agli studenti che l’inverno si stava avvicinando velocemente. Comunque Pansy non sentiva il freddo contro la sua pelle, il liquore che stava bevendo portava un adorabile calore e sconfiggeva il freddo prima che  potesse far presa su di lei.

Pansy era seduta nella guferia, arrampicata sul largo davanzale di una finestra, aspettando pazientemente che il gufo di suo padre si facesse vedere. Era seduta con le ginocchia contro il petto, le dita avvolte oziosamente intorno al bicchiere che sorreggevano.  Il suo sguardo si mosse sugli studenti che brulicavano sotto di lei: i  Corvonero  che cullavano libri nelle mani serrate; i Tassorosso che si raccoglievano per parlare fra di loro; e i Grifondoro. Arricciò le labbra guardando la nobile e antica casa di Godric Grifondoro correre in giro come un branco di ragazzini. Sorridendo malignamente, alzò il bicchiere in un silenzioso brindisi prima di bere  un sorso di liquore sottratto dallo studio di suo padre. Il Whiskey Incendiario tracciò un cammino bruciante dentro la sua gola quando lo sorseggiò, evidenziando il pregio del liquore.

 Un bagliore bianco le fece rialzare gli occhi e rimise il bicchiere sul davanzale;  le dita si posarono sulll’inchiostro del messaggio appena scritto, già quasi secco. Concentrandosi sull’avvolgimento perfetto  della lettera, si assicurò che fosse pronta per essere spedita prima che si avvicinasse la candida civetta.

“Dove sei stato, stupido uccello?” sibilò, allungando una mano per afferrare l’uccello prima che potesse svolazzare lontano dalla sua portata. La civetta sbatté i suoi occhi ambrati lentamente mentre Pansy legava la lettera piegata alla sua gamba. “Papà sarà così orgoglioso” sussurrò sorridendo mentre la lanciava fuori dalla finestra e la guardava descrivere un cerchio prima di volare oltre la scuola. Tornando con grazia al davanzale, riprese il bicchiere e diede un sorso, felice, mandando  il contenuto del bicchiere giù per la gola. Contrasse il viso al bruciore improvviso, fece scivolare il bicchiere vuoto in una tasca e si diresse verso le scale, sperando di arrivare in fondo prima che il liquore facesse il suo effetto.

 

La stanza era ancora buia, quando Harry tentò di aprire gli occhi. Liberando lentamente un braccio, si sfregò gli occhi, facendo una smorfia allo stirarsi dei  suoi muscoli. I caldi sbuffi del respiro contro il retro del suo collo lo fecero rabbrividire, ma lo rilassarono una volta che colse il familiare odore di vaniglia. Voltandosi cautamente, guardò alla bionda testa appoggiata sul cuscino dietro di lui. I capelli di seta si allargavano sopra la federa nera, facendo sembrare Draco più bianco del solito. Harry si appoggiò su un gomito e accarezzò i capelli intorno alla fronte di Draco con le dita che si perdevano dolcemente attraverso le ciocche bionde. Aggrottò le sopracciglia davanti ai cerchi neri intorno ai suoi occhi chiusi;  brontolò triste per quello in cui Hermione li aveva cacciati. Accarezzando con un solo dito uno dei cerchi neri, si sedette lentamente, appoggiando la schiena contro la testiera e guardando in basso al suo drago che dormiva. Sospirando decise che era ora di mettersi all’opera e si mosse fuori dal letto. In piedi di fronte a Draco, Harry sorrise e rimboccò le coperte intorno all’altro ragazzo, assicurandosi che il cuscino non si fosse spostato a causa dei suoi movimenti.

 

Erano da poco passate le nove di sabato mattina;  nella sala comune dei Serpeverde già  si trascinavano degli studenti che aspettavano qualche segno di movimento dalla stanza di Draco. Alcuni studenti attendevano pazientemente, finendo i compiti e scrivendo lettere ai genitori, mentre altri camminavano avanti e indietro e facevano giochi rumorosi sperando di svegliare gli abitanti di quella stanza. Blaise era seduto compostamente sulla sua sedia, lucidandosi con cura le unghie mentre fingeva disinteresse per le conversazioni intorno a lui. Ghignando per qualche sussurro e ridacchiando verso gli altri, si domandava quanto avrebbe dovuto aspettare prima di poter andare a Hogsmeade. Allungando una mano magra, lisciò la fitta pelliccia sulla testa di Nox, facendola scorrere lungo la schiena del lupo. Il lupo mugolò e scodinzolò, felice di avere così beneaccette attenzioni.

“Bravo ragazzo, bravo Nox” mormorò Blaise, voltandosi per prendere la tazza di tè che era sul tavolo accanto alla scacchiera abbandonata. Fermandosi a riflettere, guardò cauto la scacchiera prima di comprendere  che con un’altra mossa Draco l’avrebbe battuto. Sorridendo, mise le dita sopra il pezzo, ma si congelò al lento scricchiolio della porta.

 

Harry si guardò intorno dalla soglia della porta di Draco, con gli occhi che si spalancarono nel vedere il numero di Serpeverde che stavano in panciolle. Preparandosi, sia fisicamente che magicamente, aprì la porta lentamente ed entrò nella sala comune, chiudendosela  alle spalle.

“Oddio, non abbiamo un bell’aspetto stamattina” dichiarò Blaise, ghignando in direzione di Harry che arrossì leggermente e passò le dita nel disordinato cespuglio di capelli neri.

“Beh, certamente non posso andare in giro come ieri sera” borbottò seccamente, tirandosi l’orlo della maglietta che aveva preso in prestito dall’armadio di Draco. La maglietta color smeraldo stava alla perfezione con i suoi occhi e gli dava un aspetto davvero formale ed autoritario. I pantaloni neri scendevano morbidi sui  fianchi e cadevano sulla punta dei suoi piedi.

“Peccato, sono sicuro che un sacco di persone saranno davvero deluse di non poter dare una seconda occhiata” commentò Blaise, guardando Harry avvicinarglisi con un familiare pavoneggiarsi nella sua andatura. “Sei stato intorno a Draco troppo a lungo” brontolò, roteando gli occhi per guardare meglio Harry sedersi con nonchalance sulla sedia di Draco. Sbuffando per i sussurri  che sentiva, Harry lasciò che i suoi occhi si muovessero intorno alla stanza, fermandosi su diverse persone che stavano in piedi lì vicino. Tiger e Goyle si separarono da un piccolo gruppo e gli andarono incontro. Si fermarono proprio davanti a lui e si guardarono prima di porgergli le mani.

“Vincent Tiger”

“Gregory Goyle”

“È un piacere incontrarvi” mormorò Harry, stringendo entrambe le mani che gli erano porte. Guardò con una certa confusione la coppia di massicci di Serpeverde che si  mossero per  mettersi dietro la sua sedia nello stesso modo che usavano fare con Draco. La stanza rimase silenziosa quando tutti si accorsero della situazione, cercando di capire come potevano  comportarsi. Un movimento veloce gli fece girare gli occhi;  una piccola strega si mosse verso di lui. Stando davanti ad Harry lo guardò dritto negli occhi prima di fare un elegante inchino e sorridere sfacciatamente.

“Il mio nome è Matilda Dershire, è fantastico incontrarti Harry Potter” raddrizzandosi, tirò fuori una bacchetta sottile da una tasca della sua veste. La tenne sul palmo della mano, e l’intera stanza si bloccò alla sua vista. “Questa appartiene alla mezzos... alla Granger” disse, distogliendo lo sguardo per l’errore commesso. Harry fissò la bacchetta, una bacchetta che l’aveva protetto  negli ultimi anni.

“Grazie Matilda” disse Harry sorridendo alla strega, sollevando rispettosamente la bacchetta dalla sua mano, sapendo che lei aveva fatto una  grande attestazione di fiducia nei suoi confronti. Prima ancora di sapere che cosa stesse accadendo, fu attorniato da Serpeverde, le mani si avvicinavano per stringere la sua, mentre lui tentava di ricordare nomi e controllare, nello stesso tempo, se qualcuno potesse costituire una minaccia. Tiger e Goyle si mossero con fermezza accanto a lui, facendo uno scudo umano che rallentò la folla e li costrinse a salutarlo un paio per volta anziché in massa.

Li incontrò tutti, da quelli del primo anno fino a quelli del settimo, strinse mani e apprese nomi mentre li osservava attentamente  per capire da che parte fossero. Mani dopo mani stringevano le sue e tutto andava bene,  nel modo giusto; come se non ci fosse il  male in nessuno di loro. Voltando la testa, confuso, guardò Blaise che si limitò a scuotere la testa e sogghignare. Ridendo dell’espressione sul volto dell’altro mago, Harry si voltò per ritrovarsi coinvolto in una discussione sul Quidditch.

 

Draco si svegliò da solo; il posto accanto al suo era freddo, Harry se ne era andato da parecchio tempo. Chiamandolo dolcemente, aggrottò le sopracciglia quando non ricevette alcuna risposta. Osservando la porta, i suoi occhi si spalancarono nel sentire  le voci che discutevano. Trascinandosi fuori dal letto, la sua mano si strinse intorno alla bacchetta e l’altra prese i vestiti che aveva gettato sul pavimento la notte prima. Indossò i pantaloni  e  spalancò la porta   raggelandosi  per quello che videro i suoi occhi. Harry Potter era nel bel mezzo di una partita di Spara Schiocco mentre tentava di intrattenere una conversazione sull’uso della Magia Nera per scopi di difesa.

Sospirando platealmente, si lasciò crollare contro lo stipite della porta. Portandosi una mano sul viso, camminò lentamente verso il camino dov’era seduto Blaise, che guardava le attività con uno sguardo di puro divertimento sul viso.

“Come sta andando?” mormorò Draco, sedendosi,  piegando i piedi al di sotto di lui e  guardando con meraviglia  Harry lanciare a terra la carta vincente gongolando. Piccole mani raccolsero le carte e le mescolarono per una nuova partita organizzata da un ragazzo del secondo anno.

“Sorprendentemente bene, considerando il fatto che è un Grifondoro” disse Blaise, versando a Draco una tazza di tè freddo. Sorridendo compiaciuto davanti all’espressione di disgusto sul volto del suo amico, ridacchiò, guardando come Draco tentava di ingoiare il tè senza farselo andare di traverso.

“Formalmente Grifondoro” brontolò Draco, appoggiando la tazza alle sue  labbra arricciate. Chiudendo gli occhi, fece cadere la testa contro la sedia.

“Per una volta hanno davvero una possibilità. Il Ragazzo Sopravvissuto è seduto nella loro sala comune, sta giocando con loro, accettandoli per quello che sono invece che per chi sono i loro genitori” Blaise e Draco lasciarono che i loro occhi s’incontrassero; per una volta avevano entrambi una speranza. Sorridendo, Blaise porse la mano a Draco che avvolse la sua  intorno a quella di Blaise, stringendola forte prima di lasciarla andare con l’intenzione di fare la sua ultima mossa nella partita di scacchi dimenticata.

“Scacco matto” sogghignò alla smorfia di Blaise, guardando l’altro mago stare in piedi e fare un piccolo segno sul più che usato pezzo di carta che stava accanto alla scacchiera. “Stai migliorando, lo devo ammettere; ma  se vuoi  barare, assicurati di farlo in tuo favore”. Ridacchiando, tornò nella sua stanza, si fermò accanto ad Harry, posando una mano leggera sulla cima del suo morbido groviglio di ricci e tirandoli dolcemente prima di continuare verso la sua stanza. Chiudendo la porta dietro di sé, sospirò prima di cadere sul letto e mettere un braccio davanti agli occhi.

 

Il professor Piton era seduto al tavolo degli insegnanti nella Sala Grande, con gli occhi puntati sulle porte massicce che portavano all’entrata. Aveva notato che nemmeno un membro della sua casa le aveva attraversate quella mattina. Si  chiese se non fossero andati troppo oltre con i festeggiamenti. Scosse la testa, portò lentamente una forchetta piena di uova alla bocca, ignorando i vagheggiamenti del preside che gli sedeva accanto. La sua mente tornò ai fatti:  la cicatrice,  l’odio per Lucius e per lui stesso, l’utilizzo di un incantesimo che non era nel curriculum. Tutto questo puntava dritto verso  uno studente, lo stesso studente che si supponeva fosse sparito. Aggrottando le sopracciglia si scusò ed uscì dalla sala grande. Camminando velocemente lungo il corridoio, si fermò quando sentì l’inconfondibile voce di Ronald Weasley. Sorrise arcignamente nell’udire le parole d’insulto risuonare per il corridoio dell’entrata, e si assicurò di superare il Grifondoro arrabbiato e ringhiare contro di lui.

“Dieci punti in meno per il Grifondoro signor Weasley per uso  di termini osceni di fronte a studenti più giovani” a volte i Grifondoro miglioravano le sue giornate.

 

Draco aprì lentamente gli occhi sentendo le dita che dolcemente si intrecciavano fra i suoi capelli. Voltando la testa, guardò nei luminosi occhi di Harry Potter, che sedeva accanto a lui sul letto.

“ Non puoi stare senza parlarmi neanche per un’intera ora?” disse Draco facendo il broncio, e facendo scorrere un dito lungo la guancia di Harry.

“Sì, mi mancava il dolce suono della tua voce tubante quando mi dai ordini e assumi atteggiamenti principeschi” mormorò Harry guardando Draco che rimase disteso a letto.

“Lo supponevo” annunciò Draco con aria compiaciuta,  gli occhi che brillavano in una silenziosa risata quando Harry abbassò la testa e rise rocamente.

“Che fai oggi Draco?” mormorò Harry, con le mani che continuavano il loro lento accarezzarsi.

“Vado a fare shopping, non ti possiamo far andare in giro con vestiti che  non sono della tua misura, no?” Harry roteò gli occhi alla risposta di Draco e rise quando l’altro ragazzo lo tirò giù per farlo stendere sul letto accanto a lui. Le dita s’intrecciarono intorno al collare d’argento che riluceva contro la pelle scura della gola di Harry.

Suppongo di no, anche se devo dire che mi diverte indossare i tuoi. I chiari occhi di Draco scattarono quando la voce di Harry sussurrò nella sua mente, attorcigliandosi strettamente  in essa.

C’è solo una cosa di mio che devi indossare, e l’hai già addosso. Mormorò Draco, con le mani che giocavano con la campana che pendeva dal collare. I suoi occhi si spalancarono quando la mano di Harry si chiuse attorno alla campana d’argento gemella che circondava la gola di Draco, tirandola vicino all’ altra.

Ne sei proprio sicuro? Mormorò Harry, avvicinando Draco in modo che non fossero separati che da pochi millimetri. Perché io ho gli occhi su quel mantello argentato con le fibbie a forma di teste di serpente.

Mi prendi  in giro! Mormorò Draco, seppellendo il suo viso nel collo di Harry quando le sue dita tornarono alle loro dolci carezze, facilitandogli il sonno.

 

Ron sedeva sul suo letto nel dormitorio dei Grifondoro. Fogli e libri erano sparpagliati in quello che lui considerava un caos organizzato; aveva appena finito di leggere interamente un articolo nel Settimanale del Quidditch. Il suo compito incompleto di Difesa Contro Le Arti Oscure giaceva accanto alla piuma, abbandonato. Aveva dapprima pianificato di passare la giornata ad Hogsmeade con Hermione, ma lei era  scesa dai dormitori femminili molto presto. Ron aveva ovviamente provato a ricattarla e implorarla a pieni polmoni perché lo aiutasse con i compiti, mentre ignorava gli sguardi che riceveva dai suoi compagni di casa,  prima di rinunciare e camminare con passo pesante verso la Sala Grande. Poco dopo i suoi compagni di dormitorio lo avevano lasciato mentre si dirigeva verso la torre per recuperare i guanti. Era tornato all’entrata  trovando pochi Grifondoro; di conseguenza aveva poi perso dieci punti quando un professore di passaggio l’aveva sentito imprecare.

Voltò una pagina e aggrottò le sopracciglia udendo il picchiettio che veniva dalla direzione della finestra. Afferrò nervosamente la bacchetta, si mosse verso la finestra, con le mani aggrovigliate intorno alle tende prima di tirarle per aprirle e puntare la bacchetta alla figura seduta sul davanzale. La civetta bianco fece un verso leggero quando lui si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e chiuse la finestra. L’uccello si appollaiò con cautela sul braccio disteso e permise a Ron di metterla  sulla sua scrivania.

“Ciao Edwige” disse Ron, facendo scorrere l’indice sulla testa dell’uccello. Le dita sciolsero con esperienza il nodo che legava il foglio alla zampa dell’uccello. “Non ti preoccupare; mi assicurerò che Harry lo riceva”. Scavando in un cassetto disordinato della scrivania, tirò fuori una piccola delizia per gufi e la diede alla civetta bianca. Tirandola su con delicatezza, le accarezzò la schiena, permettendole di mordicchiargli le dita prima di metterla  sul davanzale. Sorridendo con aria compiaciuta, guardò la brezza pomeridiana portare in alto la civetta, arrotolò la piccola nota nella mano e ghignò.

“Vediamo cosa deve fare Harry Potter”



Grazie a nanerottola per la recensione e a lumamo64 come sempre per il betaggio :)

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