Note di Alexiel: Hello, everyone! L'altra notte
osservavo la
pagina bianca di OpenOffice e ho pensato che sono secoli che non
scrivo qualcosa su Ron e Hermione. Da un po' di tempo, oscillo tra
questa coppia e la FredHermione, ma non potrei mai rinnegarli. Il mio
cuore è un cuore Drunk da quando avevo undici anni, dopotutto. La
prima ship è sempre amore.
Perciò ho scritto tre piccole one shot, che formeranno questa
mini-raccolta. Ogni fanfiction è ambientata in un periodo diverso
post-Guerra, non necessariamente post-Epilogo.
Questa, per esempio, prende avvio qualche mese dopo la guerra. Niente
di angst, oggi mi do al fluff melenso. Lettore avvisato...
Ovviamente i vostri commenti sono sempre graditi e preziosi,
sappiatelo <3
AlexielFay.
Every
moment is so precious
Colazione con lo gnomo
“Ahi!”
Gli gnomi da giardino di casa Weasley erano diabolici come al solito.
Scorrazzavano per l'erba alta, nascondendosi, e tendevano agguati.
Hermione stava tornando dal pollaio con delle uova per la colazione,
quando uno gnomo piuttosto cattivo, e probabilmente svegliatosi con
intenzioni già chiare, le si era avvinghiato alla gamba, come se
volesse le uova che lei stava portando dentro. Hermione rispose con
un verso di sorpresa e fastidio – lo gnomo era pesante e le unghie
stavano penetrando il jeans – e cominciò a scuotere la gamba con
forza, il cesto di uova che dondolava pericolosamente intorno al
braccio. Lo gnomo, tuttavia, era piuttosto tenace e non sembrava
intenzionato a mollare la presa così facilmente.
Lanciava versi strani, con quel suo ghigno malefico e la testa quasi
pelata che luccicava come un biglia sotto il sole del primo mattino.
Hermione si vide costretta a ricorrere alle maniere forti e, mentre
lo gnomo rischiava di perdere l'equilibrio grazie a un calcio
piuttosto poderoso, prese dalla tasca la bacchetta con la mano libera
e, al minimo accenno di scintille rosse, lo gnomo lanciò un
gridolino impaurito e rancoroso e la liberò, non senza spingerla da
un lato con tutta l'intenzione di farla cadere.
Hermione sbuffò e non rinfonderò la bacchetta, tanto per sicurezza,
reprimendo a stento l'impulso di punire la mefitica creatura con un
innocuo incantesimo.
Controllò che le uova fossero intatte e si allontanò dal pollaio,
l'occhio attento a captare ogni movimento sospetto tra i ciuffi
d'erba più alti.
Probabilmente, alla vista delle scintille rosse, tutti gli gnomi
avevano deciso di adottare una tecnica differente, restando ad
arrostirsi le teste pelate al sole o correndo senza far troppi danni.
Un attimo dopo, Hermione sentì un altro rumore, stavolta diverso, e
quando alzò lo sguardo – la bacchetta già pronta a scattare –
vide, vicino a un ceppo appena tagliato, Ron. Era appena uscito dalla
cucina o dalla sua stanza, visto che indossava ancora il pigiama
arancione cangiante, ora della sua taglia. Le andava incontro con
un'espressione assonnata e preoccupata insieme.
“Ehi, Hermione, tutto ok? Ti ho sentita urlare.” disse. Adocchiò
il jeans sporco di terra e la bacchetta che teneva ancora in mano.
In quei mesi ogni reazione simile provocava preoccupazione e ansia,
come se tutti temessero di veder sbucare un Mangiamorte in giardino o
da una pentola un po' troppo fumante. Hermione scosse il capo e
rinfonderò la bacchetta per tranquillizzarlo.
“Niente, solo uno gnomo dispettoso.” rispose. Ron doveva averla
sentita dalla sua stanza. “Buongiorno, a proposito.” aggiunse.
Gli fece un mezzo sorriso e poi ne rivolse un altro alla maglia del
pigiama, indossata a rovescio.
Adorabile, disse una vocina nella sua testa. Il
sorriso
divenne pieno.
“Oh. Menomale. Ehm... buongiorno anche a te.” borbottò Ron, a
disagio. Finiva per darsi del cretino ogni volta che ingigantiva
certe cose.
Ma a Hermione andava bene. Se non altro, adesso non le chiedeva di
lasciare la porta aperta in bagno, così, per sicurezza. Non si era
esattamente reso conto di quanto ridicola fosse stata la sua frase,
tranne quando, forse, aveva immaginato qualcosa che non avrebbe
dovuto con Hermione a mezzo metro di distanza. Poi aveva balbettato
qualche scusa, parole insensate, ed era corso via, sbattendo il naso
contro una porta lasciata chiusa.
Ora era decisamente più rilassato e certe reazioni, spontanee dopo
aver vissuto in un costante stato d'allerta per anni, non venivano
rimarcate con fastidio o irritazione.
“Colazione?” fece Hermione, il cesto sollevato.
“Subito, muoio di fame.” Ron le si accostò e prese il cestino, e
le sfiorò per sbaglio, o forse no, la spalla.
“Dovresti aspettare che tua madre le metta sul fuoco, prima...”
disse Hermione. Ron si fermò di botto e rimase con il cestino a
mezz'aria. Si grattò la nuca e ridacchiò, nervoso.
“Volevo solo aiutarti a portarlo.” balbettò.
Hermione rise, altrettanto nervosa e imbarazzata.
“Ma certo.”
“Non che tu non sia in grado di...”
“No, no, lo so.”
“Già.”
Deglutirono nello stesso momento e ripresero a camminare per il
giardino, ormai vicini alla porta. A un certo punto, i loro movimenti
si erano fatti quasi robotici, come se entrambi avessero dimenticato
di avere dei legamenti.
Erano in quel periodo e Ginny non faceva che lanciare a
entrambi occhiate divertite. C'era spazio anche per i sorrisi e le
stupidaggini romantiche, oltre a tutto il resto.
Concentrati com'erano ad ascoltare i rispettivi respiri in quel
mattino temperato e piacevole, non si accorsero di come lo stesso
gnomo di prima stesse osservandoli interessato, con cipiglio
malevolo, a pochi metri di distanza.
Con uno scatto che avrebbe fatto invidia a un corridore
professionista, la creatura si scagliò contro il cesto di uova,
cogliendo Ron di sorpresa.
“Attento!”
“Aaargh! Dannato gnomo, mollalo!”
Dopo avergli strappato il cesto di mano, aveva spinto anche lui come
aveva fatto con Hermione poco prima. Tutto in pochissimi secondi.
Hermione soffocò un urlo e non fece in tempo a spostarsi, perché
Ron, senza trovare appigli, aveva fatto una mezza piroetta ed era
caduto in avanti, proprio contro di lei.
Riuscì appena a bloccare una caduta pericolosa, prendendo Ron per le
spalle e crollando seduta sull'erba, con le ginocchia di Ron ai lati
delle cosce.
Mentre lo gnomo cantava vittoria, lanciando uova come fossero palle
da tennis, Ron aveva raggiunto la tonalità di un semaforo. Le mani
di Hermione erano rimaste saldamente ancorate alle spalle di lui. Se
qualcuno li avesse sorpresi, sicuramente avrebbe frainteso.
“Ahm...”
Ron stava per dire qualcosa – di imbarazzante, se lo sentiva – ma
non fece in tempo a spiccicare parola che una delle uova gli planò
sulla testa, imbrattandolo. Hermione spalancò appena la bocca,
mentre rivoli di albume scivolavano dai capelli rossi di Ron e
finivano sulla maglietta del pigiama arancione acceso oppure
deviavano e finivano lungo il suo naso, per poi gocciolare sui jeans
della ragazza.
“Quello gnomo lo ammazzo.” sibilò a labbra strette, lo sguardo
fisso in quello di lei.
Nonostante le intenzioni omicide, però, non sembrava intenzionato a
muoversi di lì. Neanche il suo sguardo sembrava così spiritato come
quello di un assassino di gnomi. L'azzurro delle iridi era di una
dolce tonalità, come quella del cielo in quel momento.
Le mani di Hermione erano belle sulla sua pelle – maglietta. Erano
piccole, affusolate e la pelle accarezzata dal sole gli faceva venire
voglia di poggiarci le labbra sopra. Deglutì e arrossì, ma era
impossibile notarlo vista la tonalità che aveva già raggiunto.
Hermione aveva la bocca arcuata all'insù e gli occhi brillavano,
ormai liberi dal sonno.
Neanche lei aveva intenzione di alzarsi. Per quel che le riguardava,
una sedia di erba andava benissimo. Forse la puzza d'uovo a breve
sarebbe diventata nauseante, ma non si può avere tutto. Era comunque
meglio di tante altre cose, pensò, abbassando un secondo lo sguardo
per cancellare immediatamente quelle recenti immagini. Troppo recenti
per non pensarci, abbastanza lontane per sporgersi un attimo, legare
il suo sguardo a quello di Ron, e comunicargli un semplice, dolce
pensiero.
Il respiro di Ron si stava armonizzando con quello di lei e la pelle
del viso stava tornando al suo colore originario, aiutata dalla buona
dose di serenità e rilassatezza che lo sguardo rassicurante di
Hermione comunicava.
Sorrise anche lui, sicuro, e con una mano racchiuse una guancia di
lei. Era fresca come il mattino, e divenne tiepida sotto il suo tocco
in meno di un secondo.
Cercò ancora i suoi occhi color cioccolata e vide il suo riflesso,
proprio in fondo allo sguardo di Hermione. In quello specchio, pensò
Ron, voleva scoprire ogni giorno di essere quello che lei desiderava.
Come se Hermione avesse percepito quel pensiero, se lo portò nel
cuore e si sporse più velocemente verso di lui. Gli avvolse il collo
con le braccia e Ron, senza lasciarle fare la prima mossa come al
solito, le catturò le labbra in un bacio.
Sapeva d'uovo, ma andava bene così. Come colazione era perfetta.
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