Prigioniera d'Eclissi

di Noppy_PizzaPazza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Sofferenza... ***
Capitolo 2: *** 2.Volare ***
Capitolo 3: *** 3. Dubbio ***
Capitolo 4: *** 4. Patto ***
Capitolo 5: *** 5. Fuga ***
Capitolo 6: *** 6. Debolezze ***
Capitolo 7: *** 7.Sapore ***
Capitolo 8: *** 8. Colazione ***
Capitolo 9: *** 9. Ansia ***
Capitolo 10: *** 10. Ira ***
Capitolo 11: *** 11. Madre ***
Capitolo 12: *** 12.Inaspettato ***
Capitolo 13: *** 13.Piano ***



Capitolo 1
*** Prologo: Sofferenza... ***


1.Sofferenza

Una stanza, una stanza buia e umida, con le pareti di pietra grigia e ammuffita.

Delle lunghe catene di ferro sorreggevano a un metro da terra una figura minuta, completamente svestita, dai capeli lunghi d'argento, che le ricadevano sul volto pallido. Una bambina. Di otto anni al massimo. 

E' Immobile, in silenzio. Pallida e magrissima, per colpa della scarsa e malsana nutrizione.

I polsi le fanno male, le catene sono troppo strette, la graffiano, ma non esce sangue.

Ha perso la percezione del tempo, non sa se è giorno o notte, non le importa nemmeno. Ha solo sete. Una sete malsana, macabra. Opprimente, che le secca la gola e le brucia il cervello.

Tuttavia rimane immobile, in silenzio.

All'improvviso la massiccia porta in legno si apre, inondando la stanza di luce. 

E' giorno. Costata passiva. La luce le brucia gli occhi.

Entrano due persone. Un uomo e un bambino.

L'uomo è alto, robusto, ha ricci capelli biondo sporco e occhi color ghiaccio, gelidi. Vest riccamente, dai colori caldi, giallo e rosso. 

Dimostra al massino quaranta anni, portati bene.

Tiene in mano un bastone di legno scuro, lucido, con una pietra azzurra sul pomo.

Il bambino è snello e dalla carnagione leggermente abbronzata. Ha dieci anni.

 Ha mossi capelli mori e occhi inquieti, verde giada. Non soride, sembra preoccupato, sembra.

Veste con abiti in buona fattura, molto meno pregiati dell'uomo, ma lo stesso bell, verdi e  neri.

Porta un vassoio in argento lucido, con sopra due calici in vetro contenete un liquido viscoso rosso, e un fazzoletto in cotone, morbido e bianco.

 Seguito dal bambino, si avvicina alla bambina, rimasta immobile. 

Con voce languida e falsamente dolce dice, allungando una mano e sollevando il visino della bambina - Oh, dolce Eclissi, sono venuto nuovamente a trovarti, non sei contenta?- Le sorride, un sorriso beffardo. La bambina non risponde e lo guarda con occhi vuoti, color sangue.

Poi rivolgendosi al bambino ordina con voce roca e fredda - Syfer! Il calice, ora-

Syfer sobbalza leggermente e facendo attenzione a non rovesciare il contenuto porge un calce all'uomo.

Dopo averlo preso si volta verso Eclissi e dice - Ecco, mia dolce Eclissi, bevi, e placa la tua sete.-
Le porta il calice alla bocca vermiglia e fa cadere alcune gocce sulle sue labbra.
Appena sente il dolce aroma del liquido la bambina spalanca completamente gli occhi e un sorriso inquietante le dipinge il volto. 

Ingoia velocemente tutto il contenuto, assaporando e placando la sua sete. 

Alcuna gocce le macchiano i lati della bocca. 

Con la lingua, di un colore insolito, a metà ra il rosso e il nero, si lecca le labbra, con un sorrisetto.

-Ancora...-mormora con voce roca e distorta. 

L'uomo ridacchia e con voce mielosa e leggermente canzonatoria le dice - Solo a costo di una tua lacrima, mia dolce Eclissi.-

La bambina rabbrividisce e dopo aver lanciato un breve sguardo a Syfer, che sfugge ai suoi occhi, riporta lo sguardo all'uomo e risponde con voce gelida -E sia...-

Chiude gli occhi, l'aria nella stanza si fa gelida. I capelli sembrano brillare di una luce propria e pochi istanti dopo una lacrima nera le solca il viso, la bambina geme. Quel tipo di lacrime sono dolorose.

Velocemente l'omo pora il bastone sul suo viso e la pietra azzurra brilla per un breve attimo. Il corpo dell'uomo si controce e i supoi gelidi occhi diventano per qualche secondo rossi per poi ritornare al colore naturale. Syfer sobbalza terrorizzato.

Sogghigna. Poi con voce sodisfatta esclama- Ahhh, che bella sensazione di forza.-poi si rivolge a Eclissi - Brava piccola mia, proprio brava.-
Le fa ingoiare il liquido del secondo calice.

Eclissi beve avidamente.  L'uomo sogghigna nuovamente per poi salutarla con voce mielosa e divertita- Ci vediamo tra una settimana.- dopo averla accarezzato dolcemente il volto si volta di scatto e si avvicina alla porta. 

La bambina alza lo sguardo verso il bambino e guardandolo negli occhi sembra supplicarlo.

Syfer rabbrividisce e segue svelto il suo signore, si volta un attimo a guardala di nuovo, come se le chiedesse scusa.

La bambina china il capo e i capelli argentati le ricoprono il volto candido.

La porta si chiude e nella stanza ricade il buio.

 Eclissi stringe con rabbia i pugni, così forte da ferirsi, ma non esce sangue.

Inizia a cantare un lenta e malinconica lania, con voce bassa e triste- E io son qui, al buio, mentre la Luna mi sta a cercare, piangendo lacrime amare...-

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Capitolo 2
*** 2.Volare ***


 

2.Volare

 

Un'innocuo spiraglio di luce filtrava dalla piccola finestrella a tre metri da terra.

Illuminava il suo giaciglio di paglia e stoffa e le scaldava leggermente il corpo pallido e snello. 

Era cresciuta. Ora aveva quindici anni e il suo aspetto era molto mutato. 

I capelli, un tempo argentei, ora avevano delle ciocche nere leggermente più lunghe rispetto alle altre argentee che le arrivavano a metà schiena . 

La pupilla le era diventata verticale e la sclera, prima bianca, ora era color ossidiana dandole così un'aria inquietante e misteriosa.

Anche il suo corpo era maturato, ora era un giovane e rigogliosa donna, dalle forme invitanti e prosperose.

Da due anni le avevano permesso di girare per la stanza anche se con la caviglia assicurata a una robusta e spessa catena di ferro, che non le permetteva di avvicinarsi troppo alla porta in legno e ferro.

 Le avevano dato pure un camice, ormai grigio, che le arrivava poco più giù dellecosce.

 Il pavimento era ricoperto di un leggero strato di paglia che cambiavano una volta dopo la luna piena.

Lei era lì, rannicchiata sul suo misero giaciglio, con le gambe appoggiate al petto, gli occhi chiusi. Era in quella posizione da ore ormai, e le dita si erano leggermente intorpidite.

All'improvviso la porta si aprì, con quel solito e irritante cigolio. Sulla soglia apparve un ragazzo sui diciasette anni scarsi, dai mossi e scompigliati capelli mori, occhi tristi di un bel verde brillante, alto e snello, seppur atletico. 

Syfer.

Teneva in mano un vassoio d'argento con un calice in  vetro pieno di un liquido viscoso e rosso scuro e un pezzo di pane raffermo.

Si avvicinò con cautela alla ragazza per poi appoggiare per terra, a un metro da lei, il vassoio,  e allontanarsi di poco, sempre con cautela.

Lei aprì gli occhi di scatto, fissando prima il giovane umano, guardandolo negli occhi e poi spostare lo sguardo sul pane.

Con uno movimento fulmineo si avvicinò ad esso mettendosi seduta davanti e afferrandolo con le unghie nere e appuntite, e mentre lo portava alla bocca aperta i denti da bianchi e perfetti divennero appuntiti e  color ossidiana.

Sbranò famelica il cibo per poi bere tutto ad un sorso il liquido rosso. 

La sua sete si placò, chiuse gli occhi un'istante e inarcò di poco la schiena. Aprì di nuovo gli occhi e, dopo essersi leccate le labbra vermiglie, sorrise, un sorriso soddisfatto e tetro.

Il ragazzo la fissò per un momento solo, ma bastò. Lei notò il suo guardo e con voce leggermente roca gli chiese mormorando

-Hai mai sognato di volare?-

Lui rabbrividì impercettibilmente. Si. Molte volte.

 Chinò legermente il capo e rispose con un sussurro. -Si. Ma è impossibile.-

Lei ghignò divertita - Io sogno sempre di volare e andarmene via di qui.

Strinse leggermente i pugni e con rabbia continuò -Ma non posso farcela da sola, non posso andarmene senza un aiuto-.

Lo fissò intensamente supplicandolo con gli occhi.

Syfer alzò la testa di scatto guardandola con diffidenza per poi addolcire lo sguardo e risponderle -Anche io vorrei andarmene via.-

Lei si alzò di scatto, avvicinandosi pericolosamente a lui, era molto più bassa di lui, circa tre palmi, e con voce estasiata e un sorriso esclamò -Allora siamo apposto, tu mi aiuti a scappare e io ti faccio volare.- 

Lui si allontanò con un piccolo salto, leggermente spaventato. - Non so se posso fidarmi di te...-mormorò a occhi stretti, diffidente.

Sorrise enigmatica, mettendo in mostra i denti aguzzi. Disse avvicinandosi di un passo - Non ti ho chiesto di fidarti di me, chi lo farebbe? Ti ho chiesto di aiutarmi. E ne avrai pure un profitto.-

Silenzioso raccolse il vassoio e il calice poi si diresse verso la porta. Prima di andarsene  si voltò verso di lei e con voce passiva disse - Ci devo pensare Eclisse.- poi sparì oltre la soglia, richiudendosi la porta alle spalle. 

Eclisse sorrise soddisfatta, il suo piano stava funzionando, era solo questione di pochi giorni.

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Capitolo 3
*** 3. Dubbio ***


3. Dubbio

 

Syfer si guardò intorno, osservò le pareti in pietra liscia e grigia che formavano la sua stanza, i tappeti color zaffiro e indaco, i colori del casato del suo padrone, Lord Arghins. Osservò il suo letto, caldo e accogliente, con morbide coperte celesti piegate ordinatamente dalle domestica di turno.

Cercò sicurezza in quella stanza, ma non la trovò.

Le parole di lei gli avevano creato dei dubbi, dei fastidiosi e irritanti dubbi. 

Volare...

Voleva veramente volarsene via da lì? Via da tutto quel lusso, non avrebbe avuto più niente. 

Ma...d'altronde quello che possedeva non era direttamente suo, ma del suo padrone, un suo lontano zio.

Syfer si accasciò per terra sconsolato, con la testa tra le mani.

I morbidi e mossi capelli neri come la pece, gli coprivano metà volto, impedendo di vedergli il volto. Gemette con rabbia e tristezza.

 Aveva così tanti ricordi in quel loco, tristi, ardenti, dolorosi, ma pur sempre ricordi. 

C'era la sua vita lì dentro.

Era tutto perfetto prima di quella discussione con lei...Lei, la ragazza che l'aveva in qualche modo stregato, lo aveva fatto suo.

Forse era per quell'aria disperata ma allo stesso tempo forte. Forse per i suoi modi di fare inquietanti ma in uno strano mdo femminili e affascianti.

Gli sarebbe piaciuto posare le sue labbra su quelle scarlatte di lei, in un pericoloso e letale bacio...

Syfer scosse forte la testa, scacciando via quei pensieri morbosi che da qualche tempo lo assillavano. Tre anni ad essere sinceri.

Si alzò di scatto in piedi, con ira rovesciò per terra un piatto in vetro viola, che si frantumò in tani piccoli pezzi sul pavimento. 

Si pecchiò un'attimo su quei pezzi di vetro, non riconoscendosi più ormai.

Alzò lo sguardo e vide, sulla pareta dinanzi a lui, un piccolo quadro. 

Non gli aveva mai prestato troppa attenzione perchè non era particolarmente bello ne importante.

Raffigurava un giovane equino sul bordo di una scogliera. 

Da un lato il fuoco che stava per raggiungerlo, questione di pochi attimi, e d'all'altra, svariati metri più sotto, il mare, in tempesta.

Il povero e malcapitato animale volgeva lo sguardo verso di lui, e sembrava quasi supplicarlo.

Syfer strinse i pugni. 

Lui era come quel cavallo, da un lato morte certa, dall'altra un piccola speranza di salvezza.

Bisognava solo capire chi era Eclissi, se la morte o la speranza.

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Capitolo 4
*** 4. Patto ***


4. Patto

 

Camminava svelto lungo il freddo corridoio che lo avrebbe portato davani alla sua stanza...Sempre che quella si potesse definire tale. 

Più che una stanza era un cella. 

Esatto, una cella, dove lei era stata rinchiusa quando non aveva ancora aperto gli occhi. 

Il suo padrone l'aveva trovata il mattino seguente all'Eclissi di luna, quando la Signora dellla Notte era divenuta rossa. Era tornato dalla caccia mattutina con in braccio lei, una creaturina assopita e tranquilla.

Raggiunse la porta della cella e prima di entrare fece un lungo respiro chiudendo per un istante appena gli occhi di giada.

La porta si aprìe lui varcò la soglia.

Lei era lì, nella stessa posizione della settimana prima, quando era entrato e doveva ancora posare il vassoio. 

L'unica differenza era che sorrideva, un sorrisetto ironico e quasi soddisfatto che irritò un poco Syfer.

-Iniziavo a temere che non tornassi più- costatò lei con un  tono leggermente accusatorio, ma sempre con quel sorrisetto.

Lui rabbrividì impercettibilmente per poi dire, manenendo un'atteggiamento serio - Avevo altro di cui occuparmi e poi si è occupata di te Rejanne no?-

La sua era una domanda retorica.

Eclissi si alzò di scatto, facendo sobbalzare il ragazzo, e con disprezzo sputò per terra. 

Con voce carica d'odio sibilò - Quella stupida donna non ha fegato! Tremava in ogni istante e sembrava che stesse per svenire da un momento all'altro!- 

Fece un breve pausa pe poi sorridere con perfidia e mormorare leccandosi peccaminosamente quelle labbra seducenti e scarlatte

 -Come se stessi per cibarmi di lei...- Sorride malignamente aspettando una risposta dal giovane che aveva di fronte.

Syfer sussultò vistosamente per poi asserire leggermente timoroso - Non penso lo faresti...- Stentava a crederci anche lui. 

Lei inclinò la testa a sinistra con un fare innocente e casto che poco le si addiceva. Ridacchiò poi divenne di colpo seria.

Si avvicinò di due passi brevi e gli chiese sbrigativamente - Che cosa hai scelto? Libertà o prigionia?- Era come se ponesse a se stessa la domanda e Syfer lo notò.

Ci pensò nuovamene su per qualche breve secondo poi guardandola fisso nei suoi occhi terrificanti le annunciò con tono fermo - Libertà.-

Eclissi sorrise. Un sorriso soddisfatto e gioioso.

 Prese svelta il calice dal vassoio del ragazzo e con un unico e vorace sorso bevve tutto il suo contenuto. Posò il calice e allungò la mano verso di lui.

Lui la scrutò circospetto. Non l'aveva mai toccata. 

Titubante le stinse la mano. Aveva una pelle strana. Sembrava di toccare il ghiaccio sensa bagnarsi.

Lei gli lanciò uno sguardo d'intesa poi lasciò la presa.

Si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò con voce incredibilmente mielosa e sensuale - Abbiano stretto un patto.-

Lui rabbrividì, in un qualche modo estasiato per poi balbettare velocemente - L...Lo porterò a..a... termine.-

Lei si allonanò e lo lasciò libero di avviarsi verso l'uscita.

Libero di andarsene nella sua stanzae organizzare un piano di fuga.

Lui non la vide, ma lei sorrise, un sorriso malefico e compiaciuto del gatto che sa di aver intrappolato il topo.

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Capitolo 5
*** 5. Fuga ***


5. Fuga

 

La notte era calata da tempo.
Lo sapeva. 

Sentiva la Forza Nera crescerle nel corpo candido e letale da giovane donna.
Erano passati due giorni da quando aveva stretto il Patto con quel ragazzo, Syfer, un'accordo pericoloso, molto pericoloso, per lui ovviamente. 

Lei non avrebbe dovuto correre alcun rischio, se il suo piano fosse andato come lei aveva programmato...

Era solo questione di tempo.

Ad un tratto la porta di aprì con quel solito cigolio. Eclissi alzò di scatto lo sguardo. 

Vide Syfer. Il ragazzo aveva il respiro affannoso, segno che aveva corso, lei lo guardò leggermente irritata. 

Se la sua resistenza fisica era anche solo un po' scarsa il suo piano sarebbe stato più complicato da portare a termine.

Syfer l'osservò terrorizzato. Non l'aveva mai vista di notte. 

La sua pelle, di giorno candida di notte assumeva striature rosse che le partivano dalle dita fino ad arrivare ai gomiti.

Vedendo il terrore nei suoi occhi Eclissi sorrise divertita e con un ghigno chiese in tono beffardo e canzonatorio - Paura Syfer? -

Lui rabbrividì, non per la domanda ma per le sensazioni che aveva suscitato in lui il suo nome pronunciato con quella voce gelida e un po' roca. 

Alzando la testa ,per non perdere del tutto il suo poco orgoglio maschile, si difese - No no come potrei averne?- 

Eclissi sorrise divertita lasciando correre il dire del giovane.

Si alzò da terra e avvicinandosi quanto le permetteva la catena ordinò seria - Liberami.- Ora era il momento di agire. Nemmeno uno sbaglio poteva essere fatto, neanche uno.

Lui sussultò e divenne anche lui di colpo serio e disse con tono grave - Non ho la chiave, Lord Arghins si sarebbe accorto della sua scomparsa, quindi ho delle tenaglie, dovrebbero bastare. - Agitò l'oggetto in discussione nella mano per farglielo vedere. 

Evitò anche di dire che non aveva idea di dove fosse la chiave.

Le labbra vermiglie della ragazza si piegarono in un lievissimo e appena visibile sorriso Sveglio il ragazzo pensò compiaciuta. Poi con un gesto impaziente allungò il palmo verso di lui. 

Syfer le passò le tenaglie e lei lo sorprese quando con solo un piccolo sforzo spezzò la spessa catena. 

Con nonchalance gli passò accanto e sgattaiolò silenziosa fuori dalla porta. Ancora sbalordito lui la seguì svelto fecendo un po' di rumore.

 Irritata Eclissi proseguì senza pronunciare parola alcuna. Camminarono velocemente per i lunghi corridoi di pietra, con lei in testa.

Si bloccò di scatto. Dov'è l'uscita? si domandò perplessae irritata con se stessa per aver perso l'orientamento.
Come se le avesse letto nella mente il ragazzo la superò spedito e s'incamminò verso un piccola porta con su scritto grossolanamente "Cucine"
Si voltò verso di lei e dopo averle sorriso svanì all'interno delle cucine. Lei lo seguì. 

Le cucine sapevano di buono. Odoravano di pane e latte.

Un'odore così piacevole e estraneo per lei che chiuse per un momento gli occhi scarlatti e ispirò profondamente per poi continuare a seguire Syfer. 

Lui bisbigliò divertitò - Mi ci nascondevo da bambino qui dentro.- Sorrise ripensando a quei dolci ricordi...

Lei lo invidiò solo per un attimo poi scosse un poco la testa e proseguì. Syfer diventò nuovamente serio e indicò un'altra porta e mimò con le labbra " Uscita sul retro non ci vedrà nessuno."

Lei annuì e lo seguì fuori. 

L'aria era gelida sebbene fosse primavera. Magnifico pensò meravigliata ed estasiata la giovane.

Lui l'osservò mentre sorrideva meravigliata.
Com'è bella con quel sorriso...
Scacciò via quel pensiero poco opportuno e insieme sgattaiolarono silenziosi come due gatti oltre la staccionata.

Caminarono ancora un'ora intera poi si fermarono a riposare.

Lui le sorrise entusiasta e con voce calda eclamò -E' fatta!- Non riusciva ancora a crederci veramente.

Anche lei sorrise, compiaciuta e felice e ripetè le sue parole, con un tono diverso, più soddisfatto e quasi spettrale - E' fatta.-

Ora, era solo qestione di tempo prima che il suo piano si portasse a termine. 

Con occhi un po' spiritati guardò la luna calante  e sogghignò con perfidia, senza che il ragazzo potesse vederla.

 
 

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Capitolo 6
*** 6. Debolezze ***


6. Debolezze

Ho il Gelo nel corpo.
Eclissi rabbrividì. L'aria quella sera era partcolarmente gelida per lei. Non importava se fossero in piena primavera e che la temperatura non fosse poi così fredda. 
Lei aveva freddo; nell'animo.

Le striature nere che le comparivano ogni notte sulla pelle candida stavano iniziando a farsi vedere, provocandole piccole e insistenti fitte di dolore a ogni millimetro di quelle...quelle maledizioni.
Aprì di scatto gli occhi, osservando di sottecchi quel giovane e particolare umano. Syfer...   c'era una nota di nostalgia in quel pensiero, Eclissi scosse con rabbia il capo, distogliendo lo sguardo dal ragazzo.
Era stranamente stanca, non si era mai sentita in questo stato, ma presto l'oscurità sarebbe calata e avrebbe ritrovato le forze che stava perdendo.

Syfer l'osservò mentre rabbbrividiva e scuoteva la testa con rabbia chiedendosi il perchè di quella reazione quando chiese all'improvviso, così senza pensarci su, osservandole il profilo inquietante ma allo stesso tempo femminile - Perchè il mio Signore ti teneva rinchiusa in quella cella?-
Lei alzò lo sguardo infuocato su di lu, sembrava scavargli dentro l'anima, come se cercasse di capire le sue intenzioni.
Sorrise, un sorriso sardonico e lievemente malizioso.
Percorse tutta la sua figura con gli occhi e poi con voce misteriosa e un pochino acuta, forse per il nervosismo che le suscitava quella domanda.
- Per prima cosa per i miei...servigi, e poi penso perchè avesse paura di me...- Fece un brevissima paura poi gli chiese ironica e a bruciapelo - Tu non ne avresti?- 
Syfer arrossì leggermete ma con il calar della sera non l'avrebbe notato la ragazza, e con voce titubante e bassa rispose - Dipende...-
Lei alzò il sopracciglio con fare scettico quando una fitta di dolore, dieci volte più acuta delle precedenti, la colpì al petto, prorpio dove una striatura color pece le passava sul cuore.

Gemette a bassa voce.
syfer l'udì e si precipitò da lei, posandole una mano sulla spalla -Stai bene?- Chiese preoccupato.
Lo guardò, gli occhi esprimevano sorpresa e dolore- Secondo te?- disse retorica con un leggero sorrisetto ironico palesemente forzato.
Non sapendo cosa fare si allontanò da lei e con un mormorio deciso disse dopo qualche mininuto di silenzio - No.-
Confusa alzò il sopracciglio come a chiedere "Eh?" 
lui scrollò le spalle e continuò - Non avrei paura di te, secondo me sei capace di controllarti e se tenessi a una persona non le faresti de male!- guardò per terra, avvampando di botto.
Dopo un attimo di sorpresa il solito sorriso sarcastico dipinse le labbra vermiglie della giovane e con voce roca controbattè - Magari proprio per quel motivo le farei del male, se mi attaccassi troppo ad una persona sarebbe la fine, meglio ucciderla da subito.- Non voleva legami lei, attaccarsi a una persona voleva dire rischiare di soffrire e lei aveva già sofferto abbastanza
Lui si srinse nelle spalle e leggermene turbato e per niente convinto che parlasse sinceramente si stese su una vecchia coperta che si era portato e in poco tempo si addormentò.
Lei lo osservò per qualche momento per poi stendersi anch'essa.
Peccato...
pensò senza neanche lei sapere che cosa.
Si addormentò con quel breve ma confusionale pensiero nella mente.

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Capitolo 7
*** 7.Sapore ***


7.Sapore


La mattina dopo, al sorgere del Sole quando i primi raggi iniziavano a scaldare l'aria, Syfer aprì gli occhi lentamente.

La prima cosa che vide fu un volto.
Eclissi dormiva ancora. Il respiro era regolare e gli occhi chiusi.
Il suo viso era rilassato, quasi dolce, non aveva niente a che vedere con quando era sveglia e il suo viso aquisiva la solita sfumatura inquietante e ironica.
Syfer si ritrovò a fissare quel volto perfetto.

Ne studiò i particolari, dalla radice dei capelli alla forma morbidamente ovale.
La bocca era leggermente piegata verso l'alto, come se sorridesse.  Ancora lievemente assonnato si tirò un po' più sù, appogiando il suo peso sul gomito destro, cercando difare più silenziosamente possiile, per non svegliarla.
Non sembra nemmeno lei. 
Pensò tornando ad osservarle con un sorriso dolce, quasi protettivo, il volto pallido.

Chissà come sarebbe sfiorarle le labbra, anche solo per un'attimo...
Avvicinò il proprio viso al suo, le sue labbra erano a poco più di un dito. Fissò quelle labbra succose e vermiglie, per poi appoggiarci le labbra.
Durò solo una manciata di secondi, gliele sfiorò appena, in un dolce e casto bacio, se così si potesse chiamare. 
Le sue labbra erano incredibilmente morbide e agrodolci, un sapore strano e invitante.
Quel sapore gli piacque, si leccò le labbra cercando di portare l'aroma anche dentro di lui.


Eclissi mormorò una breve frase, dormiva ancora.
Syfer sgranò gli occhi confuso e turbato.

- Berrò il vostro sangue
Questo aveva detto.
Si, per lei doveva essere prorpio un bel sogno.

Scusate sono cosciente che mi sia venuto corto ma il prossimo capitolo sarà lunghissimo

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Capitolo 8
*** 8. Colazione ***


8. Colazione


Eclissi si svegliò poco dopo.

Un'insistente raggio di sole la colpiva direttamente sulle palpebre, facendole sembrare l'oscurità che solitamente regnava nei suoi occhi, più nitida e calda, gialla.

Ancora non aprì gli occhi, cambiò leggermente posizione per impadire a quel maledetto raggio di infastidirla nuovamente.
si concentrò, udì gli allegri e ingenui cinguettii dei passeri provenire dai rami sopra di lei, il fruscio delle foglie sul terreno, mosse dal lieve venticello che soffiava quella mattina.
Sentì con fastidio il caldo del sole sulla pelle, la mattinata era allegra, se così si può dire. Non era ne troppo caldo ne troppo freddo e nell'aria mite aleggiava un frivolo, quasi timido profumo di margherite e un prepotente e forte odore di gigli.

Poteva avvertire quella gioia. Si sentiva un po' spaesata, come se non sapesse come comportarsi.
Sentiva sotto di se, a contatto con la pelle, l'erbetta fresca, leggermente umida per via della rugiada che ancora doveva evaporare del tutto. Un ronzio le si avvicinò fastidiosamente all'orecchia sinistra per poi affievoleirsi sempre di più, l'ape o la mosca passata di li doveva essersi allontanata, doveva aver sentito l'odore di morte e di distruzione che viveva in lei, un'odore che solo gli animali e gli umani particolarmente sensibile potevano avvertire.
Udì anche, poco lontano il rumore di un rametto spezzato, aprì di scatto gli occhi e si tirò su così velocemnte che per un millesimo di secondo perfino a lei girò un poco la testa.
Il suo corpo non era ancora completamente sveglio. Chise un secondo gli occhi  e si pizzicò forte l'avambraccio. 
Dolore.
Bene ora era sveglia.
Riaprì gli occhi scrutando con diffidenza la folta vegetazione.
Il rumore di passi aumentò e divenne man a mano più forte, segno che l'essere si stava avvicinando.
Sibilò forte e per un'attimo i passi si fermarono. Poi ripresero.
Gli uccellini smisero di botto di canticchiare per poi volare via.

Eclissi digrignò i denti e quando lo vide sbuffò e rilasso il muscoli facciali. 
-Avresti dovuto svegliarmi!-  replicò con stizza, fissando per un'attimo il Sole ormai alto. Mancava più o meno un'ora a mezzogiorno.
Syfer si avvicnò e sorrise, un sorriso gentile e vivace. - Ma dormivi così bene, e poi posso prenderla anche da solo la colazione.-
Lei sbuffò sonoramente, come annoiata e mosse distrattamente la mano come a dire " Dettagli."
Lui ridacchio a mezza voce, cercando di non farsi scoprire, cosa che ovviamente non riuscì.
Dopo essersi beccato un'occhiataccia da parte della ragazza si sedette a gambe incrociate e distese la frutta e la lepre morta dinanzi a se.
aveva raccolto una manciata di fragole selvatiche qualche pesca, dopo svariati tentativi era riuscito a catturare anche una piccola lepre.
Non era molto ma per la colazione poteva anche bastare, contando anche sul fatto che lui si era mangiato qualche fragola durante il ritorno.
Ripensò al sapore dolce delle sue labbra e sospirò.
Eclissi guardò famelica la lepre uccisa e si passò la lingua sulle labbra.
Perplessa rifece il gesto.
Sentiva uno strano sapore, un sapore dolciastro e umido.
Guardò per un momento il volto sereno del giovane ragazzo e sogghignò divertita e allo stesso tempo stizzita.
Approfittò della situazione avvicnandosi con passi leggeri e muovendo leggermente il bacino, il suo volto aveva un che di birichino e ironico e nei suoi occhi brillava una piccola luce maliziosa, appena accennata.
-Allora, allora, allora cosa mi ha portato per colazione il mio cavaliere?- chiese con voce mielosa e un po' befferda.
Syfer sussultò e avvampò di botto, facendo per poco ridere la ragazza.

Balbettò imbarazzato una frettolosa risposta - Emh....fr...fragol...fragole e pe...pesche. E.. e.. ho trovato una ...una le...lepr...lepre!-
Era cosciente di essere preso in giro ma la frase da lei detta lo aveva messo in più completo imbarazzo, temeva che sapesse quello che era successo quella mattina.
-Benissimo Syfer!- sorrise socchiudendo leggermente gli occhi e facendo comparire ai lati della bocca due tenere fossette.
Poi come se fosse la cosa più normale del mondo afferrò svelta la lepre morta per le orecchie e con un rapido gesto le perforò le pelle, con le affilate unghie, e tirò via.
Sempre velocemente tolse le fece due piccoli buchetti sulla pancia e si portò la creatura alla bocca. Succhiando avidamente il suo sangue scarlatto, ancora caldo.
Una volta dissanguata del tutto la lepre fu gettata via.
Non mangiò la carne, bevve solo l suo sangue.

Ancora un po' sporca si voltò verso il ragazzo e ghignò, un ghigno macabro e soddisfatto, quasi un avvertimento.
-Bene!- esclamò compiaciuta e prese una fragola tra due dita e la portò alle labbra, mordicchiandola e facendo colare un po' di succo in gola, per poi divolarla totalmente. Quel gesto aveva un che di peccaminoso, al che Syfer arrossì leggermente distogliendo svelto lo sguardo dalle labbra vogliose della ragazza.
Lei sorrise e si finì le fragole.
Tutte.
Lasciò solo le pesche.









  

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Capitolo 9
*** 9. Ansia ***


9. Ansia


-Dannazione!-
Un urlo si ripetè un'altra volta.

Lord Arghins sbattè per terra lo specchio. I piccoli frammenti sfiguravano la sua faccia irata facendola sembrare ancora più furiosa.
-Dannazione...-Ripetè a voce più bassa accasciandosi sconsolato sulla poltrona in pregiata stoffa blu chiaro.
Fuggiti, tutti e due. Quel pensiero continuava a tormentarlo
Di Syfer non gli aveva mai importato molto, ma, dopo aver saputo della sua scomparsa una leggera ma tagliente sensazione di ansia si stava impossessando di lui.
temeva che gli avrebbe potuto fare del male, anzi non  era proprio così,
temeva che avrebbe potuto usare il ragazzo per colpirlo, in quel caso non sarebbe stato capace di ucciderlo.
 Non poteva, era pur sempre un suo parente, non che questo fosse di particolare importanza, aveva ucciso sua moglie;
ma non avrebbe potuto spezzare il filo della vita di quel ragazzo, che aveva cresciuto e in un certo semzo si era affezionato a lui, anche se non dava mai modo di farlo vedere.
-Stupido- borbottò inviperito
Come aveva fatto a fidarsi di Lei? Poi proprio lei che era una Purosangue, e non una qualsiasi, ma la Figlia Nera.
Non la conosceva, non ne sapeva nulla.
Non come lui.
Lui, oh lui si che la conosceva, anche se non prorpio lei, conosceva la sua...la sua stirpe, la sua sporca razza oscura.
Quindi ne conosceva le abilità, il modo di agire e anche la personalità, almeno quella media.
E quello snervante senso di ansia persisteva, infiltrandosi fastidiosamente nei suoi pensieri.
Fino a quando non calava la Notte la sua mente diveniva buia per il sonno.
erano anni che ormai non sognava più, dalla prima assorpizione di potere e forza che aveva strappato da quella..quella...quella sgualdrina del buio, come la chiamava lui nei suoi pensieri.
era questo il prezzo da pagare, niente sogni, niente pace, niente calore, solo un persinstente freddo che si infilta nella ossa.

Fino al cuore.

 

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Capitolo 10
*** 10. Ira ***


10. Ira

Successe tutto in un secondo.

Eclissi con un'agile e fulmineo salto arrivò a circa un palmo dal corpo di Syfer. Gli afferrò il collo con la mano sinistra e lo sollevò da terra di mezzo metro.
I suoi occhi erano furenti, color sangue vivo. Erano dilatati e la bocca non era piegata in quei suoi soliti sorrisi befferdi o sadici.
No.
Era seria, arrabbiata.
Syfer l'osservò spaventato, non capendo in cosa avesse sbagliato. Osservava il suo volto tremendamente minaccioso.
Eclissi strinse un po' più forte la presa sul suo collo, quel tanto che basta per far annaspare un essere umano.

Ancora un po' più stretto e sarebbe morto, assolutamente morto.

Il malcapitato ragazzo cercò di parlare, ma dalle sue labbra uscirono soltanto delle fiebili parole distorte.
-C...cos...o...sbaiat..o..?-
 

Eclissi ci mise un'attimo per comprendere. "Che cosa ho sbagliato?" le aveva domandato con voce terrorizzata e innocente il giovane ingenuo essere umano.

Sorrise, un sorriso spietato e irato.
Lo sollevò un po' più in alto e sibilò con la voce simile al suono di un'unghia affilata sul vetro di una vetrata.
-Non osare mai più chiedermi della mia famiglia.-
Sputò per terra con rabbia, e gettò il ragazzo a poco meno di due metri da lei, come si lancia un vecchio cappotto logoro, senza alcuna premura.

Syfer cadde pesantemente sul di dietro, tossì per svariato tempo, tenendo premuta una mano sul collo, che stava già iniziando ad arrossarsi per via della stretta ferrea della fanciulla.
-Sc...scusami...Mi...Mi dispiace...- disse con voce pesante, affannata, come se avesse corso per tutto il bosco in una manciata di minuti.

Eclissi scrollò le spalle e voltò di scatto la testa replicò - Mai più!- Era come se non avesse sentito le scuse del ragazzo. O meglio, come se non avesse voluto sentirle.
Il ragazzo annuì timidamente.
Era sconvolto dalla reazione che la razza aveva avuto, certo, sapeva che era forte e tremendamente irascibile, ma non si sarebbe mai sognato che avrebbe reagito così.
Le aveva chiesto, mentre l'aiutava inutilmente a spennare un povero e scarno fagiano, " Ma la tua famiglia, sai dov'é? "
 

E poi era successo il fatto.
Tuttavia era sempre più affascianato da lei, dai suoi modi così sfuggenti e anche troppo arroganti, era bellissima e terribile, ma a lui andava bene lo stesso.
Chi l'aveva detto che i maschi  erano quelli del sesso domintante? Pensò quasi con divertimento.
Eclissi senza farsi vedere ne sentire sospirò. Perchè l'ho lasciato in vita? Tanto è solo questione di tempo...
 

Scosse vigorosamente il capo.
No! Mi serve, lui è solo un oggetto,è il mio burattino di carne, carne esatto, è quelsto che è, solo carne.
Sospirò guardandolo di sfuggita con un sorriso misterioso e che non prometteva nulla di buono.



 

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Capitolo 11
*** 11. Madre ***


11. Madre


Buio.
Nient'altro che il buio, un buio freddo, inquietante, malvagio.
Il suo buio.
Posava i piedi sull'acqua, che stranamente non affondavano, e fissava un punto ben preciso dinanzi a lei. Un'occhio umano non avrebbe potuto distinquere niente in quell'oscurità, ma i suoi occhi sovrannaturali si. Vedeva con estrema nitidezza due occhi di un viola scuro osservarla con scherno e uno spruzzo d'affetto.
-Madre!- La chiamò Eclissi quasi con disperazione mentre gli occhi le diventavano lucidi.
Piano piano riuscì a distinguere anche la bocca, una bocca piccola e carnosa, leggermente spalancata che lasciava intravedere tanti denti aguzzi sporchi di sangue, anche la bocca era sporca dello stesso liquido.
-Madre!- La richiamò con voce quasi stridula la ragazza, tentando di farsi udire.,.
Quegli occhi viola la fissarono con rabbia, accusandola.
"Uccidili" urlò la figura con voce rauca e irata.
-L..Lo farò madre, li ucciderò tutti!- rispose Eclissi con voce tremante, allungando una mano verso la donna.
Quella che prima era stata solo un volto ora prendeva le sembianze di una donna sui trenta anni di età, avvolta in una stoffa viola, dai lunghi capelli completamente bianchi e dal volto striato di nero e macchiato di sangue.
Sorrise.
Aprì il palmo della mano e su di esso comparì un globo rosso, fluttuante. Eclissi gurdò con più attenzione, vide la figura sfocata di un ragazzo...Syfer.

-Devi uccidere anche lui.-
Perchè? Perchè doveva farlo? 

-E' uno di loro. Ricordati cosa ci hanno fatto, cosa ci hanno negato!-
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, lacrime nere, che le macchiavano il viso.
-Tutti, ucciderò tutti madre.-Ripetè con voce bassa, distogliendo lo sguardo dal globo e fissando il volto minaccioso della Madre.
La Madre sorrise - Brava Figlia mia, Uccidili tutti e ritorna tra la tua gente. Ritorna nell'oblio più nero, abbandona per sempre la lucentezza del Sole Maledetto e ritorna nel Buio!-

 

 

Eclissi urlò, un'urlo acuto e lacerante.

Syfer si svegliò di soprassalto, osservandola preoccupato e avvicinandosidi un poco al corpo esile e tremante della ragazza.
-Tutti...Nessuno resterà...Sole Maledetto...Tornare...Tornare...Tornare...- Ripeteva come un mantra con voce sommessa, tenedosi le ginocchia con le braccia. I capelli bianchi e neri le ricadevano sul viso pallido.
Syfer l'abbracciò forte. -Shhh...Non è niente è finito...Su Su!-
Eclissi smise di colpo di parlare si alzò in piedi e gurdandolo con fare compiaciuto mormorò - Tra poco, tra poco sarà tutto finito!-
 

Si allontanò svelta, sparendo tra la boscaglia, lasciando il ragazzo perplesso e turbato.


Voleva correre, solo correre.
Allontanarsi il più possibile da lui. Da quel ragazzo sciatto e umano che le metteva dei dubbi in testa.

 "Uccidili tutti" le ritornarono in mente le parole della Madre.
Aumentò il passo, i rami le graffiavano la pelle, ma il sangue ovviamente non usciva.

"Tutti..."
Il volto di Syfer le comparve nella testa.
Lo odiava.
Odiava il fatto che si preoccupava per lei, che la guardasse con...affetto, e che le sorridesse.
Lo odiava! Le sue attenzioni e i suoi modi di fare così...così...dolci.

-Stupido- Gridò fermandosi di botto, si sbilanciò tremendamente e cadde. Stette lì, all'ombra degli alberi, rannicchiata a terra, mentre lacrime nere le sgorgavano furiose dagli occi di fuoco.
Perchè anche quell'odioso e ingenuo ragazzo doveva uccidere?

 

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Capitolo 12
*** 12.Inaspettato ***


12. Inaspettato

 

La ragazza guardò un'attimo indecisa il ragazzo, Syfer, che stava seduto vicino al ruscello con i piedi a mollo e fissava tutto concentrato l'acqua alla ricerca di qualche appetitoso pesce.

Era lì a guardarlo da più di mezzora, confusa si tormentava la mani, tagliuzzandole con le unghie,
ovviamente non provava dolore, le uniche armi che sarebbero riuscite a provocargli del tormento e dolore fisico erano i denti e le unghie dei suoi simili, non le sue.
Le ferite si rimarginavano dopo pochi secondi, producendo una specie di scintilla di un bel giallo scuro.
Titubante si avvicinò con passi felpati verso il ragazzo.
Lui non se ne accorse, preso com'era nel fissare scioccamente l'acqua che scorreva allegramente.
Si accorse comunque che l'aria era divenuta di un grado appena più fresca e che c'era un'ombra dietro di lui.
Si voltò preoccupato.
Non appena vide che si trattava della fanciulla, per così dire, la preoccupazione gli svanì dal volto, e un sorrisone impacciato sbocciò.
Eclissi chiuse gli occhi concentrandosi.

Non posso chiedere di starlo per fare veramente!!!

Poi, così velocemnte che Syfer non la vide, si chinò su di lui e posò le sue vermiglie e morbide la bbra succose su quelle di lui.

Gli occhi erano ancora chiusi, non potè vere l'enorme sorpresa che apparve sul volto del ragazzo, che sbiancò all'istante.
Lei si staccò velocemnte da lui, super imbarazzata.
 Le guancie si erano fatte rosee, sembrava così...così...umana.
Syfer dopo un primo momento di totale confusione la trovò bellissima, se possibile, ancor più del solito.
Le prese il posto e la tirò giù, le loro giovani e inesperte labbra si unirono nuovamente in un bacio, questa volta un po' più appassionato.
Le caldi mani del ragazzo si posarono sulla veste sdrucita della ragazza, dove c'era la sua schiena.
A quel contatto Eclissi sussultò leggermente.

Portò imappaciata e confusa le braccia attorno al collo del ragazzo, e strinse.

Stette molto attenta a non strozzarlo, doveva essere il più possibile cauta ma allo stesso tempo dolce.

La amo...davvero quello che provo adesso è sicuramente amore...Amo questa donna.

Una calda lacrima di gioia solcò il viso del ragazzo, andando a infrangersi sul petto voluminoso di Eclissi, e scivolando lentamente tra i suoi seni sodi.
Un brivido di piacere le percorse la schiena.
Inarcò il collo e Syfer colse subito l'occasione per  baciarle dolcemente ma con passione il collo morbido e candido.
Si unirono.
Quello che Eclissi provò fu solo un bruciante calore.
 

Quando il ragazzo si assopì al suo fianco, tempo dopo, lei rimase ad osservarlo.
Il Sole stava quasi per incominciare la sua ritirata e cedere il posto alla Luna.
Osservò il cielo imbrunito.
Le labbra si piegarono in un sorrisetto compiaciuto.

Questo è per te Nobile Madre, come puoi notare, il nostro sogno sta per avverarsi.

Il suo sguardo si posò su ragazzo che giaceva accando a lei,
sciocche e manovrabili creature gli esseri umani.




  

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Capitolo 13
*** 13.Piano ***


13. Piano

Eclissi era seduta sul bordo del ruscello con le candide gambe immerse nell'acqua fresca, fino alle ginocchia, che dondolavano lentamente, come per noia.
Syfer la vide. Sorrid se felice.
La mattina dopo la loro unione, quando si era svegliato non l'aveva vista affianco a se. 
Si era spaventato. Aveva creduto che fosse stata solo una dolce e magica illusione, poi però si era sentito il suo profumo di rose e sangue fresco e gelido addosso ed aveva annullato i suoi dobbi e le sue preoccupazioni.
Con passi relativamente leggeri si avvicinò alla sua esile ed elegante figura, cercando di non farsi udire, anche se ciò era totalmente impossibile.
Lei decise di assecondarlo, tanto per semplice curiosità. O forse perchè non aveva voglia di voltarsi. Poteva essere molto svogliata quando voleva....Chissà.
-Ehy!- Esclamò Syfer con voce allegra ma un po' imbarazzata.
-Buongiorno.- Rispose lei tranquilla. Per nulla in imbarazzo, lì dove vivevano i suoi simili era normale accoppiarsi per procreare. Non era una questione di sentimenti, lì quelli nemmeno esistevano, almeno non di quel tipo.
Il giovane si grattò un po' arrossato la testa e le chiese -Tutto bene?-
Umani...
Sorrise, un sorriso un po' accattivante. - Benissimo. Sto ideando il piano per attaccare il Palazzo.-
Syfer inclinò leggermente la testa a lato, e con voce perplessa domandò. -Attaccare?-. 
Vedendo la sua espressione basita la ragazza sbuffò ispettita, e rispose gelida. -Ovvio. Dobbiamo annientare ogni forma di vita che alloggià in quell'edificio. Ogni.-
Il tono era freddo ma c'era una sfumatura agghiacciante nel suo tono, una sfumatura che per un secondo appena preoccupò Syfer.
Un sorriso sadico si dipinse sulle labbra scarlatte della ragazza, un sorriso che nascondeva molte cose, terribili ovviamente.
-E...quale sarebbe il piano Eclissi?- Chiese titubante il giovane umano.
Non rispose subito. Nella sua mente il piano era bene diverso, ma ancora non si fidava completamente di lui. Era pur sempre un parente del suo carnefice, ciò non doveva assolutamente dimenticarlo.
-Tu sarai l'esca. Ti infiltrerai dicendo che sei riuscito a sfuggirmi e che però dovrete andarvene subito, perchè io sto arrivando. Dovrai fare particolare attenzione al Lord, a cosa si porterà dietro. Chiaro? Poi ci penserò io. - Rispose senza guardarlo.
-Va bene...e cosa farai te?-  annuì Syfer con occhi incuriositi, e un sorriso da bambino a cui hanno appena regalato un nuovo balocco.
La ragazza osservò l'acqua, immaginando di affogare il Lord, mentre osserva i suoi occhi imploranti e colmi di terrore.
Sogghina crudele e con voce un po' rauca e misteriosa risponde creando con l'indice dei cerchi nell'acqua, distruggendo il suo riflesso, facendo nascere un viso grottesco sulla superfice cristallina.
-Io ucciderò chiunque sia all'interno.-
La ragazza rise, una risata crudele e ghiacciata. Anche il ragazzo, ingenuamente, rise, contagiato dalla risata di Eclissi.
Illuso.

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