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Severus Piton non era mai stato così felice. Ci aveva messo
sette anni, da quando lui era caduto.
Aveva cercato mille modi, e qualche giorno prima ne aveva trovato uno. Bastava
averla, bastava trovarla. Ci aveva messo quasi tre giorni per trovare i
sotterranei di quella scuola in cui una volta insegnava, ora ridotta a cumuli
di macerie. Ma i sotterranei…i sotterranei erano intatti, e per fortuna anche
lei. Ce l’aveva tra le mani, l’oggetto che aveva causato miriadi di morti nel
mondo dei maghi e non. La bacchetta…la bacchetta di Voldemort.
Harry Potter si alzò preso quella mattina. Era fresco,
riposato, e felice. Erano passati sette anni da quando era tutto finito, i
sette anni più felici della sua vita. Si guardò allo specchio. Le cicatrici
sulla faccia, segno della sua lunga battaglia contro Voldemort, stavano piano
piano guarendo. Quella a forma di saetta, sulla fronte, era definitivamente
sparita. Si vestì in fretta e si recò all’agenzia, a Diagon Alley. Lui e il suo
socio avevano deciso di metterla lì, vicino ai Tiri Vispi Weasley, che per
fortuna erano ancora sempre pieni di gente, gente che facilmente notava la loro
attività. Ogni giorno Harry faceva lo stesso tragitto. Usciva di casa, da
Private Drive n°4, dove un tempo abitavano i suoi zii, uccisi dalla bacchetta
di Bellatrix Lastrange; poi andava a Diagon Alley, passava davanti al negozio
di Fred e George, e finalmente l’aveva di fronte. Una grande insegna ivi era
scritto: “P&P: Auror Privati”.
Sorrise, pensando a quando il suo socio aveva bocciato l’idea di aggiungere in
piccolo: “Il Ministero fa schifo!”.
Aprì la porta, e fu subito investito da urla di gioia.
“Harry!
Harry! Finalmente!” gridò Neville Paciok, il suo socio.
“Cosa succede, Neville? Abbiamo un nuovo caso? Ho ancora la
schiena dolorante per quell’ultimo evaso di Azkaban! Quel diavolo di Ministero
che non sa neanche tenere a bada i suoi prigionieri!”.
“No! No! Niente di tutto questo!” esclamò Neville, saltando,
e trasportandolo al piano di sopra.
Il secondo piano consisteva in una grande stanza, piena di
fogli di maghi oscuri ricercati. Quelli che non avevano ancora preso danzavano
nelle foto, in assoluta libertà. Quelli che avevano spedito ad Azkaban, invece,
piangevano afflitti, dietro le sbarre. Sopra le loro teste penzolavano una
miriade di gufi, che in passato avevano portato messaggi di aiuto.
“Luna! Ma non li hai ancora mandati via questi uccellacci!”
la rimproverò Harry, infuriato.
Ogni singolo gufo gli ricordava Edvige, morta, uccisa da
Nagini.
“Cosa…Harry?” chiese Luna, la segretaria, distratta, mentre
faceva capitombolo dall’ennesimo numero de Il
Cavillo.
Suo padre era diventato miliardario, da quando si era
scoperta l’esistenza degli Snorticoli Cornuti.
“Luna, dov’è la lettera, appena arrivata?” gli domandò
Neville.
“Oh, quella! Che notizia fantastica! Quasi quanto quella dei
Castorini Inflitti!”.
Harry scosse il capo. Ormai non sapeva più se crederlo o no.
Luna continuò: “Stavamo giusto aspettando te, Harry! Ah,
vedo che sei arrivato…bene!” esclamò Luna, e gli porse una lettera.
Harry riconobbe subito la scrittura di Ron. Felice, aprì la
lettera.
Cari Harry, Neville, e
Luna
so che gli affari
vanno bene, e che siete molto impegnati…ma il bambino sta per nascere. Qui ci
sono già tutti…ce la fate a venire? Siamo al nostro ospedale.
Ronald Weasley
Una grande sorriso si stampò sulla faccia di Harry. Era
tanto che non vedeva i suoi migliori amici, da quando erano intenti ad aprire
il loro ospedale.
“Allora? Che aspettiamo?” disse, fremente, ai compagni.
Senza indugio, Neville e Luna si smaterializzarono, seguiti
a ruota da Harry.
Severus Piton era tornato a casa, saltando di gioia. Da
quando lui era caduto era stato
costretto a rifugiarsi in una baracca abbandonata, poco lontana dal castello di quel vile traditore di Draco
Malfoy. Non riusciva a sopportare di dover vivere lì, vicino a uno dei quattro
vili (anche se nel mondo dei maghi li chiamavano eroi) che avevano causato la
caduta dell’Oscuro Signore.
Ma ora quella vita stava per finire. Aveva trovato la sua
bacchetta, e l’avrebbe fatto ritornare, come una fenice, come la fenice che
aveva dato vita a quella bacchetta.
Preparò la Pozione Resuscitante, e aspettò che diventasse
verde, e poi…poi lui sarebbe tornato,
Voldemort sarebbe resuscitato.
CRACK!
Harry, Neville e Luna si smaterializzarono nell’ingresso
dell’OspedaleAlbus Percival Wulfric Brian Silente, per Purosangue, Mezzosangue,
Maghinò e Babbani, chiaramente i Babbani che conoscevano il mondo della
magia, costruito da Hermione e Ron. Harry ammirò quell’ampia sala, dove una
miriade di Guaritori salivano e scendevano, pronti a dare una mano a chiunque.
Quello era il frutto della lotta contro Voldemort, era la conseguenza che il
male aveva provocato su lui e i suoi due migliori amici. Ron ed Hermione
avevano iniziato a dare una mano ai feriti e alle famiglie che avevano perso i
familiari, appena l’Oscuro Signore era stato annientato. Solo dopo qualche
anno, dopo che si erano sposati, decisero di aiutare il mondo intero dei maghi.
Salirono in fretta all’ultimo piano, in sala parto. Ci
trovarono Molly e Arthur, Bill e Fleur con il piccolo Remus, che aveva sei
anni, Charlie, Percy, che aveva lasciato il Ministero della Magia per aprire l’
M.B.S.P. (Manufatti Babbani Senza Pericolo) con il padre, Fred e George, con i
loro nuovi scintillanti giubbotti di pelle di drago, dovevano essere appena
arrivati, Hagrid e gli ex-professori della Scuola di Magia e Stregoneria
Hogwarts, ormai distrutta nell’ultima battaglia contro Voldemort, e il fratello
di Silente, Aberforth, il barista della Testa di Porco. Con malincuore Harry
notò la mancanza dei membri dell’Ordine, sterminati anch’essi sette anni prima.
Salutò subito tutti, con gioia, e chiese alla McGrannit come
stavano andando i lavori per la Nuova Hogwarts.
“Abbiamo quasi finito! Presto nuovi maghi potranno venire a
studiare da noi!” esclamò eccitata la professoressa.
“Allora, dove sono?” domandò Harry.
“Oh, sono nati!” esclamò una voce, familiare.
Madama Chips uscì da una stanza e, sempre con quel volto
impassibile, disse: “Uno alla volta!”.
Ma nessuno l’ascoltò, probabilmente perché poi lei scoppiò a
ridere e invitò tutti ad entrare.
Harry era rimasto un po’ intontito. Madama Chips aveva
detto: “Sono nati?”.
Sul letto c’era un’Hermione Granger, sudata e stanca, con in
braccio due gemelli, un maschio e una femmina. Ronald Weasley, li accarezzava,
seduto accanto alla moglie.
Tutti corsero a salutarli e a dargli le congratulazioni.
“Allora, come li chiamerete?” domandò Hagrid, curioso.
“Oh, lui è il piccolo Sirius – disse Ron, strizzando
l’occhio ad Harry – e lei è…Ginny”.
Tutta la stanza si ammutolì. Harry sapeva che tutti lo
stavano guardando, ma abbassò il capo, e con una scusa scappò in bagno.
Si guardò ancora una volta allo specchio, mentre si lavava
la faccia. Una croce ad X solcava la sua guancia destra, la cicatrice che gli
aveva inflitto Severus Piton, prima di uccidere Ginny.
Era da sette anni che Harry aveva giurato vendetta. Aveva
cercato Piton per tutti quegli anni, ma non era riuscito a trovarlo, era troppo
furbo. Li aveva illusi tutti e ora si nascondeva da qualche parte del pianeta,
facendo a credere a tutti di essere morti, compreso il Ministero della Magia,
ed era soprattutto questa la causa principale che aveva indotto Harry a
diventare Auror Privato.
Ma lui sapeva che non era morto…sapeva che Severus Piton era
ancora vivo.
Uno scintillio verde si accese negli occhi di Piton. La
pozione era pronta. Bastava solo buttare la bacchetta, e l’antica magia che
aveva scoperto si sarebbe avverata, facendo ritornare l’Oscuro Signore, dopo
sette anni.
“Ed ecco che il male ritorna!” esclamò, con un’espressione
di pura follia, mentre gettava la bacchetta nel calderone.
“Noooooo!”.
Un grido risvegliò Harry dai suoi pensieri, e lo attirò
fuori dal bagno.
Peter Minus, appena arrivato, affannato e terrorizzato,
stringeva in mano un’Edizione Straordinaria della Gazzetta del Profeta.
Tutti i presenti se la passarono, sussultando ogni volta,
mentre leggevano la tragica notizia.
“Cosa…?” mormorò Harry, mentre agguantava il giornale dalle
mani di Percy, leggendo ad alta voce:
LA DIMORA DELL’EROE…DISTRUTTA
Pochi minuti fa ci è
giunta la tragica notizia. Il castello di Draco Malfoy, uno dei quattro eroi
che portò la caduta di Voi-Sapete-Chi, è stato trovato distrutto. Tutto il
mondo dei maghi è in lutto, per il povero…
Harry non riusciva a crederci. Draco…morto? Sapeva chi
l’aveva ucciso, sapeva chi aveva distrutto la sua casa.
Ad un tratto un forte dolore lo fece cadere a terra.
Hermione mandò un gridolino di terrore.
“Harry! Harry!” sentì gridare, ma non gliene importò.
Il dolore era troppo…si precipitò di nuovo in bagno,
lavandosi la faccia, come per cacciarlo via.
Piano piano il dolore si affievolì. Si guardò allo specchio.
Una nuova cicatrice era comparsa sul suo viso. Una cicatrice molto familiare…a
forma di saetta.
Ecco il secondo capitolo. Spero che vi piaccia. Grazie a chi ha
recensito il primo. Grazie mille! E’ la mia prima fan fiction, quindi mi va
bene qualsiasi recensione (anche quelle poco positive)…
Tristi ricordi
Harry Potter correva a perdifiato, giù, per le scale. Lui era
lì. Ne era sicuro. I Mangiamorte e i pochi rimasti dell’Ordine stavano lottando
ai piani di sopra, e quindi volevano lo volevano proteggere. Sapevano che ora
era vulnerabile. Dopo che Fanny ed Edvige avevano ucciso Nagini, Voldemort aveva
perso definitivamente tutti i suoi Hocrux. Ora mancava solo lui, ed Harry
desiderava incontrarlo, desiderava ucciderlo. Tutti i morti che aveva
provocato, dai Dursley a Sirius, da Cedric a Silente, sarebbero stati
vendicati. Quando raggiunse i sotterranei, dove un tempo insegnava il suo
ex-professore Severus Piton, era sudato e stanco, e le gambe gli tremavano. Ma
ciò non era dettato dalla stanchezza della corsa, ma da quello che gli si
presentò davanti a lui. Lord Voldemort, Draco Malfoy, Peter Minus e Severus
Piton gli sorridevano.
“Harry Potter! Finalmente, ti stavamo tutti aspettando. Ti
sei fatto attendere, però” disse la ormai familiare voce fredda di Voldemort.
“Scusa per il ritardo, ma sapete, dovevo salvare il mondo,
da te”.
Voldemort scoppiò a ridere, e a catena lo seguirono i suoi
tre seguaci.
“Sei patetico, Potter! Patetico, come la tua convinzione di
essere il solo a poter salvare il mondo. Un mondo, caro Harry, che ti ha
voltato le spalle! Un mondo che ti ha portato via le persone che amavi”.
“Mi dispiace. Ma non ci cascherò, Tom”.
“Non chiamarmi con quel nome! Nessuno mi chiama con quel
nome!” urlò infuriato Lord Voldemort.
Ma Harry parve non ascoltarlo.
“Non è stato il mondo a portarmi via le persone che amavo.
Non è stato il mondo ad uccidere i miei genitori, Cedric, Sirius, Silente,
Lupin, Tonks, Moody…i Dursley”.
“I Dursley! Tu li odiavi, Potter! Dovrebbero essere stati
una liberazione!”.
Ma Harry continuava a parlare, ignorandolo. Mentre parlava
la rabbia gli cresceva, mentre parlava non faceva che desiderare di vedere
morto l’individuo spregevole che aveva davanti.
“Non è stato il mondo a portarmi via tutte quelle persone!
Ma sei stato tu! Sei stato tu, Tom!”.
“Come osi? Come osi parlare così a me, all’Oscuro Signore.
Come osi chiamarmi con quello sporco nome da babbano. Nessuno ha mai osato così
tanto”.
“Nessuno…nessuno tranne Silente, a quanto ricordo”.
“Tu osi paragonarti a Silente? Patetici…patetico tu,
patetico Silente a credere che mettendoti in testa queste folle idee un giorno
potessi sconfiggermi. Io sono Lord Voldemort! Io sono il mago più potente al…”.
Ma le sue parole furono interrotte da una nuova entrata. Una
ragazzina sedicenne, alta, coi capelli rossi.
“Ginny! Cosa…cosa ci fai tu qui? Non ci saranno mica qui
anche…”.
“Ci sono tutti, Harry! Ci sono Ron, Hermione, Neville,
Luna…siamo tutti qui! Credevi che ti avessimo lasciato affrontare Tu-Sai-Chi da
solo?” rispose Ginny, affannata anche lei.
“Ginny Weasley! Ti ricordi di me?” domandò Voldemort alla
ragazza.
Ginny lo guardò, spaventata.
“Oh, il tuo coraggio è già finito?” disse ancora Riddle, facendo
cenno a Minus di bloccarla.
“Lasciatela stare!” gridò Harry, furioso.
“Mi dispiace, Potter! Ma vedrai cosa vuol dire sfidare Lord
Voldemort, ancora una volta!” e con questo fece cenno a Peter di lasciarla
andare.
“Crucio!” sibilò Voldemort, e Ginny cadde a terra,
contorcendosi e strillando.
Harry cercò di aiutarla, ma fu bloccato da due braccia, che
gli circondarono il collo.
“Bravo, Draco! Ottima mossa!” disse Voldemort, sorridente.
La cicatrice di Harry non aveva mai bruciato così forte.
Strinse i denti, cercando di pensare solo a Ginny. Le sue urla sovrastavano
qualsiasi suono nella stanza.
“Lasciami andare, Malfoy! Ho detto lasciami andare!” gridava
Harry, dimenandosi, cercando di liberarsi dalla strette del ragazzo.
Non sapeva cosa era successo. Non sapeva perché si era
ritrovato libero, ma non gliene importò. Si buttò su Voldemort, che rideva
mentre guardava Ginny urlare. Quella visione aumentò ancora di più la rabbia
che Harry teneva nel cuore.
Lord Voldemort sembrava non aver visto Harry lanciarsi verso
di lui, perché dopo pochi minuti fu spinto contro la parete, e cadde a terra,
svenuto.
“Draco! Che cosa hai fatto?” disse Piton, a occhi sbranati.
“Severus! Lascialo stare! E’ solo un ragazzo! Non è abituato
a vedere tutto questo, non arrabbiarti con lui” disse Minus, cercando di
difendere Malfoy.
Ma Piton era su tutte le furie.
“Cosa credevi di fare, lasciando andare Potter?”.
Draco sembrava ammutolito, incredulo, davanti a quello che
aveva fatto. Lunghe gocce di sudore gli cadevano dalla fronte. Harry non
l’aveva mai visto così spaventato.
Ma Piton sembrava non importarsene niente delle emozioni del
ragazzo, perché gli puntò subito la bacchetta contro.
“Pagherai! Pagherai per quello che hai fatto!” urlò.
“Lascialo in pace!” urlò una voce.
Non era Minus, era Ginny.
“Draco ha soltanto capito che razza di creature spregevoli
che siete tu e il tuo Oscuro Signore! Siete voi quelli patetici! Siete voi
quelli che meritano di morire, non io, non Harry, non Draco!”.
“Sporca ragazzina! Non parlerai mai a più a me in questo
modo!” disse Piton, puntando la bacchetta contro di lei.
“No!” esclamò Harry, buttandosi davanti a Ginny.
“No, Potter! Non ti metterai mai più in mezzo ai miei
affari. Flamagrus!” gridò Piton, stampando una grossa X sanguinante sulla
guancia di Harry. Cadde a terra, dolorante.
“Harry…ti amo” mormorò una voce.
Poi un'altra, molto più scura e inquietante gridò: “Avada
Kedavra!”.
Un grosso tonfo. Qualcosa era caduta a terra. Harry alzò lo
sguardo. Ginny, era lì, immobile, gli occhi al cielo. Era morta.
“Potter! Potter!” esclamò una voce, risvegliandolo.
Harry era su un letto, tutto sudato. Gli occhi sbarrati dal
terrore. Una testa bionda, e due occhi azzurri lo fissavano. Prese gli
occhiali, per mettere bene a fuoco.
Ringrazio Green Lady, Lady Guinevier e Girl 92 per aver recensito i
primi due capitoli…
Ringrazio Green Lady, Lady Guinevier e Girl
92 per aver recensito i primi due capitoli…
Il passato ritorna
Harry indietreggiò
improvvisamente, andando sbattere al muro dietro il letto.
“Potter, ma cosa ti succede? Che hai visto un fantasma?” gli domandò Malfoy,
perplesso.
“Ehm…la sensazione è quella” rivelò Harry.
“Ah, la Gazzetta del
Profeta! Me n’ero dimenticato! Mi crede morto!” esclamòDraco, mettendosi una mano sulla testa, iniziando a
ridere.
“Sei il solito sconsiderato, Malfoy!
Qualcuno ha tentato di ucciderti e…a proposito, come hai fatto a
sopravvivere?”.
DracoMalfoy
sorrise, orgogliosamente.
“Non ci vuole così poco per eliminare DracoMalfoy!”.
“Così poco…ti hanno distrutto il castello”.
“Oh, non ricordarmelo. Il mio povero castello…avevo fatto tanto
per comprarmelo!”.
“Non è che tu abbia fatto granché…i
soldi te li ha dati il Ministero”.
“Già, mi risulta che solo io, Minus e i Weasley li abbiamo
accettati, perché tu no?”.
“Io? Io li ho accettati, ma non me li sono tenuti, li ho
dati ai Weasley”.
“Ma i Weasley
avevano anche i soldi per Ginny, hai raddoppiato i
loro soldi! Ora hanno una fortuna!”.
“Odio quanto parli così Malfoy!
Non sei cambiato per niente da quando non eri che un bulletto, a scuola! E guardati
ora? Sono passati sette anni da quando abbiamo sconfitto Voldemort,
e ancora vivi di rendita!”.
“Almeno io ne approfitto! Guardati,
invece! Tu, tra me, Minus e Ginny
sei il meno amato, lo sai? Hai deciso di distaccarti dal Ministero della Magia,
e seguire quei pazzoidi dei tuoi amici, mentre potevi ricoprirti di
ricchezze!”.
“Non esiste solo il denaro, a questo mondo, Malfoy!” urlò Harry, infuriato.
Da quella notte in cui Ginny era
morta, e Voldemort era caduto, Malfoy
non aveva fatto che ricoprirsi di fama e di soldi. Per sette anni non faceva
che uscire sui giornali, persino ora che lo davano per morto.
“Draco, non è il momento di
litigare. Ti hanno distrutto la casa, e io ho la vaga idea di chi possa essere stato”.
“Chi?”.
Ma poi il suo sguardo cadde sulla
fronte di Harry.
“La…la…”.
“Si, la cicatrice è ricomparsa, è questo vuol dire solo una
cosa, Malfoy”.
“Vo…Vo..Voldemort
è tornato!” disse Draco, a occhi sbarrati.
“Ma come? Come può
essere resuscitato?” domandò, dopo essersi ripreso dallo shock.
“Non è sul come che dobbiamo riflettere, Malfoy…ma
sul chi! Sul chi l’ha aiutato a resuscitare, di nuovo!”.
Mentre parlava, Harry
sentiva il mondo cadergli addosso. Solo ora si rendeva
conto della gravità della situazione. Ventitre anni prima, Lord Voldemort era entrato in casa sua, aveva ucciso i suoi
genitori e aveva tentato di uccidere anche lui, quando aveva solo un anno. Per
sua fortuna il sacrificio della madre di Harryservì ha salvarlo dall’orrendo Anatema-Che-Uccide
scagliato da Voldemort verso di lui. L’incantesimo fu
respinto verso l’assassino dei suoi genitori, e lui ne uscì con una cicatrice a
forma di saetta sulla fronte. Poco dopo fu ritrovato da RubeusHagrid e fu portato dai Dursley,
vivendo da loro per undici anni. I Dursley gli
nascosero la vera natura che si nascondeva dentro di lui. Al suo undicesimo
compleanno, però, Hagrid lo trovò e gli rivelò la
verità.
“Tu sei un mago, Harry” gli disse.
Fu così che conobbe il mondo dalla magia, scoprì di essere famoso in tutto il mondo. Poi dovette iniziare a
frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Ma anche lì la sua vita fu molto burrascosa. Fin dal
primo anno si trovò ad affrontare pericoli inimmaginabili, neanche paragonabili
a quelli dei ragazzi della sue età. E
al quarto anno la sua vita cambiò del tutto. Qualcuno mise il
suo nome nel Calice di Fuoco, costringendolo ad affrontare le tre pericolose
prove del Torneo Tremagli. Miracolosamente riuscì a superarle tutte, ma
proprio quando toccò la Coppa Tremagli si ritrovò ad
assistere alla resurrezione di Voldemort.
Una nuova epoca oscura stava per nascere, se nonché dopo tre anni Harry
sconfisse definitivamente Lord Voldemort.
Ora, dopo sette anni, quell’epoca
oscura stava per rinascere, il più grande Mago Oscuro di
tutti tempi era tornato.
“Potter! Ma
un discorso buono con te non si può fare?” esclamò infastidito DracoMalfoy, ridestandolo dai
suoi orrendi pensieri.
“Scusami, Malfoy. Allora,
dicevamo?”.
“Dicevamo che dobbiamo scoprire chi ha aiutato Voldemort a tornare”.
“Io ho un’idea…”.
“No, non lui. Per tutti questi anni ti sei ricoperto di
vergogne, Potter. Nessuno ora
ti vede più di buon occhio, come una volta. E ora mi
vuoi ancora dire che credi ancora che Piton sia
vivo?”.
“Sì” affermò Harry deciso.
Non gli importava se nessuno gli credeva.
Si era già trovato in una condizione simile, e dopo qualche mese il mondo dei
maghi si era ritrovato a chiedergli scusa.
“Beh…ora che Voldemort è tornato,
si ricrederanno, ancora” pensò Harry.
“POTTER! Ok, ci rinuncio!”
esclamò ancora Draco.
“Senti se non vuoi credermi, d’accordo. Ma
dobbiamo affrettarci. Non so se Voldemort ha
attaccato te con un piano preciso, o a caso. Ma sappiamo bene com’è fatto,
adora queste cose, e quindi io opto per la prima
possibilità. Voldemort vorrà ucciderci, tutti Malfoy. Me, te e PeterMinus”.
“Ma…ma…”.
Malfoy non voleva ancora crederci.
Perché? Perché proprio ora
che tutti i maghi lo idolatravano?
“Senti…dobbiamo scoprire qualsiasi segno di stranezze o
chicchessia…” disse Harry.
“Ma dove? Credi che il Ministero o
il Profeta ti dirà qualcosa, vista la tua…ehm…condizione”.
MaHarry
sorrise.
“Oh, non è come pensi, Malfoy. A
questo mondo c’è ancora qualcuno che vuole bene a HarryPotter”.
Grazie a Green Lady e a Loryrocker per aver recensito…eccovi il quarto
capitolo
Grazie a Green Lady e a Loryrocker per aver
recensito…eccovi il quarto capitolo!
I Profeti
“Malfoy…mettiti questo!” esclamò Harry, lanciandogli un lungo panno nero.
Draco lo agguantò con il braccio
destro. Scoppiò in un urlo di dolore.
“Malfoy…che…” ma Harry non continuò.
Si ricordava troppo bene di ciò che Malfoy
aveva fatto a quel braccio. Però erano passati sette
anni…possibile che faceva ancora male?
“Che diavolo è questa roba?”
esclamò Draco, guardando il lungo panno, che poi si
rivelò essere un mantello.
“Pensavo ti ricordassi del Mantello dell’Invisibilità di mio padre!”.
“Il Mantello di tuo padre? Perché
mi dovrei nascondere? Non dovremo fare il contrario? Non dovremo dire a tutti
che non sono morto?”.
“Certo che no, Malfoy! Siamo in vantaggio, ora, non capisci? Voldemort
crede che tu sia morto, perciò continuerà ad attaccare…e se è come penso io, i
prossimi saremo o Minus o
io”.
“Che intendi fare?” domandò Draco, perplesso.
“Indossa quel mantello, e vieni con me…aspetta un attimo…ma
dove siamo?”.
Harry si era accorto ancora adesso
di non conoscere il luogo in cui si trovava. Era in una piccola stanza, con un
solo letto attaccato al muro. L’ultimo suo ricordo era di essere svenuto
davanti a tutti i suoi amici.
Aprì in fretta la porta. Fuori, con una faccia preoccupata,
c’erano Ron, la signora Weasley,
Neville e Luna, e PeterMinus.
Era ancora all’ospedale.
“Harry! Mi hai fatto preoccupare
tanto! Sei svenuto così, di botto!” esclamò MollyWeasley, abbracciandolo, quasi strozzandolo.
“Sto bene…sto bene…” disse Harry,
soffocato sotto la forte stretta della signora Weasley.
“Mamma, calma, non è la prima volta che Harry
sviene…cosa più importante, dov’è finito Draco? Si è
catapultato qui di corsa, e poi è venuto subito nella tua stanza” spiegòRon.
“Ehm…ne parliamo più tardi. Ora, Peter,
devi nasconderti, devi metterti al sicuro. Vai in
qualunque posto, e non dirci quale. Probabilmente Voldemort
è sulle tue tracce”.
PeterMinus
lanciò un breve sussulto, e poi si smaterializzò.
“Luna, vai in ufficio, e di che io e il mio socio per oggi siamo occupati. Neville, devi venire con me, dobbiamo raggiungere i Profeti” disseHarry,
agguantando il braccio di Paciok.
“I…che?” domandò Ron.
MaHarry
non gli rispose. Un sordo CRACK si
propagò nel lungo corridoio dell’Ospedale
AlbusPercivalWulfric Brian Silente per Maghi, Mezzosangue, Maghinò e Babbani.
“Eccola!” esclamò Harry.
Quasi una volta alla settimana,
quando lui e Neville erano a corti di casi da risolvere e di Maghi Oscuri da
scacciare, i Profeti avevano sempre nuove chicche per loro.
HarryPotter
e Neville Paciokavevano
fama di essere più grandi dello stesso Ministero. Per qualche strano motivo
arrivavano sempre prima degli altri Auror, rubando
loro il caso proprio sotto il naso.
Cosa che alla maggior parte dei maghi non
piaceva affatto.
“Chissà che farebbero se sapessero che è lo stesso giornale
a cui sono tanto devoti ad aiutarci a fregare gli Auror
del Ministero della Magia” pensò Harry, mentre
ammirava l’ampio grattacielo abbandonato (agli occhi dei Babbani),
che in realtà celava la redazione della Gazzetta
del Profeta.
Harry e Neville aprirono
la porta.
“Beh…cosa aspetti?” lo incitò Paciok,
mentre già si avviava nell’ufficio dei Profeti, notando che Harry
era immobile, sulla soglia.
Un ampia sala ben illuminata faceva
sfoggio di una lunghissima catena di porte e di uffici.
“Dove andiamo, Harry?”
gli domandò Draco da sotto il mantello.
“Dai Profeti, all’ultimo piano”.
“Spero ci sia un ascensore” disse Malfoy,
speranzoso.
“Ehm…”.
“Cosa?! Dobbiamo salire fino
all’ultimo piano a piedi? Ma perché non ci siamo
smaterializzati?”.
“Per salire dai Profeti si deve passare per forza dall’ultimo
piano, così per tutti gli altri uffici sopra di noi. E’ una regola del Profeta.
Sai, i loro direttori, detti i Profeti, sono un
po’…strambi”.
“Come vi fate a fidare di gente del genere?” borbottava
stanco Malfoy, mentre saliva le scale.
“Oh, sono strambi è vero…ma sono i migliori giornalisti che
conosco! E sanno sempre tutto!” esclamò Harry, con grande rispetto nella voce.
“Ma chi diavolo sono?”.
“Quando li vedrai li riconoscerai, Malfoy…oh
si, sicuro che li riconoscerai…” disse Neville, misterioso.
Dopo quasi un quarto d’ora arrivarono
all’ultimo piano. C’era solo una porta nel lungo corridoio.
I Profeti
La voce della Gazzetta
Coloro
che sanno sempre tutto
“Si…certo che sono proprio strambi” disse Malfoy irritato, leggendo la scritta sulla porta.
Harry e Neville bussarono,
all’unisono.
“Avanti” disse una voce molto giovanile.
Due ragazzi biondi sedevano davanti a loro, su grosse
poltrone soffici, dietro a una scrivania gigantesca,
con migliaia di scartoffie e di gufi, che sembravano arrivare quasi ogni secondo,
lasciando una lettera e ripartendo a raffica.
“P&P! I migliori Auror del mondo!” esclamò uno di loro, il più grande,
probabilmente.
“Dennis! Colin!
Ogni volta che ci rivediamo è sempre un piacere!” disseHarry, stringendogli la mano, seguito da Neville.
“I fratelli Canon!” gridò DracoMalfoy, sorpreso, mentre il
Mantello dell’Invisibilità gli cadeva dalla schiena.
“DracoMalfoy!”
esclamarono i fratelli Canon in coro.
“Che faccia…sembrate abbiate visto
un…ah, giusto…” disse Malfoy, abbassando il capo.
Si era completamente dimenticato che non doveva essere
visto, soprattutto dai direttori del giornale più seguito nel mondo dei maghi.
Ma a HarryPotter bastò indicare la cicatrice a forma di saetta
sulla fronte. I fratelli Canon trasalirono. Harry quasi sbuffò, pensando che un tempo quella cicatrice
era simbolo della caduta di Voldemort, e ora
significava solo il suo ritorno.
“Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato
è tornato?” disse DennisCanon
incredulo, a occhi sbarrati.
“Se la cicatrice è ricomparsa, Dennis, questa è l’unica spiegazione”.
“Devo dedurre che Tu-Sai-Chi
ignora che Draco sia ancora vivo…quindi vorrai che si
dedicasse ad altre persone…specialmente a te, Harry”
affermò ColinCanon.
Harrygli
sorrise, compiaciuto.
“Molto perspicace” si limitò a dire DracoMalfoy.
“Scommetto che vorrai qualunque notizia strana che ci è giunta, Harry, perché ne
abbiamo una” rivelò felice Dennis.
“Davvero?” domandò Draco sorpreso.
Harry e Neville, invece, non sembravano per niente increduli. Probabilmente, immaginò Draco, erano abituati alle notizie fulminee dei Profeti.
“Il Ministero ha trovato delle boccette contenenti liquidi
molto pericolosi e dei grossi libri di pozioni in una casa, dichiarata abbandonata,
molto vicina al castello di Draco. A
quanto pare qualcuno programmava qualcosa lì dentro, Harry.
Ma chiunque c’era ora è scomparso. Non ce n’è la minima traccia” rivelòColin.
“Harry…pensi sia…lui?” domandò
Neville.
“Non lo so, Neville…ma dobbiamo andarci a dare
un’occhiata. Draco, tu ne conosci
l’esistenza?” domandò lui.
Prima che leggiate voglio dirvi che ho commesso un errore nel capitolo
precedente
Prima che leggiate voglio dirvi che ho commesso un errore nel capitolo
precedente. La ferita di Draco è sul braccio
sinistro, e vi spiegherò il motivo proprio tra poche righe. Vorrei ringraziare
ancora Loryrocker, Green Lady e Funky
per aver recensito.
La decisione di Draco
Harry alzò lentamente lo
sguardo. Era stanco, e affannato, la X sulla sua faccia
faceva colare sempre più sangue. Ma in quel
momento niente sembrò gli impedirgli di alzarsi, e di scagliare un’orrenda
maledizione su SeverusPiton.
Il servo di Voldemort non
fece che spostarsi di qualche millimetro.
“Vedo che sei migliorato con gli incantesimi
non-verbali, eh, Potter? Ma non serve a niente contro
uno dei più grandi Legimens
del mondo”.
“Tu, più grande Legimens del
mondo? Non farmi ridere…non hai imbrogliato nemmeno Silente!” lo sbeffeggiòHarry, col solo intento
di infastidire Piton.
“Silente…io l’ho imbrogliato, Potter!
O forse non te lo ricordi? Non ti ricordi di quella
tragica notte, quando il tuo caro preside è stato scaraventato dalla Torre?” dissePiton, evidentemente ferito
nell’orgoglio.
“Ci sei cascato, Piton!”
pensò Harry, sogghignando.
Questa cosa non piacque per niente all’ex-professore
di Pozioni.
“Non ridere di me, Potter!
Non te lo permetto!” urlò infuriato, mentre alzava la
bacchetta.
“Ora!” pensò Harry, prima di
legarlo magicamente a se stesso.
“Vedi? Non sei affatto il più grande
Legimens del mondo, ti ho battuto” gli disse
ancora.
Quanto aveva sognato quel momento.
Quanto aveva sognato di far del male a SeverusPiton.
Avrebbe pagato. Avrebbe pagato di aver provocato la
morte di Sirius e dei suoi genitori, avrebbe pagato
per aver ucciso Silente, avrebbe pagato per aver ucciso Ginny.
Ginny. Fu solo quel pensiero
a distrarlo in quel momento. Fu solo il corpo che giaceva a pochi centimetri a
fargli volgere lo sguardo a terra. Fu solo la donna che amava che gli fece
abbassare la guardia, permettendo a Piton di gridare:
“Expelliarmus!”.
Cadde ancora una volta a terra, ora disarmato.
Piton lo guardava dall’alto.
Il suo sguardo era folle, il suo viso una maschera di
un pazzo.
“Mi sono stancato Potter! Morirai, non perderò più altro tempo! Non m’interessa di
quello che dice l’Oscuro Signore! Sarò io ad ucciderti, una
volta per tutte!” urlò Piton, puntandogli la
bacchetta contro.
“Abbassa quella bacchetta” disse una voce tetra e
sibilante.
Lord Voldemort si era
rialzato, e guardava Piton, più furente che mai.
“Mi…mi dispiace…mi dispiace signore…so bene che…”
balbettava lui, terrorizzato.
“Non pensavo mi fossi così poco fedele, Piton. Mi hai deluso. Ora abbassa quella bacchetta, e
lascia fare a me”.
Piton non se lo fece
ripetere due volte.
“Vedi, Potter? A differenza
dei tuoi seguaci, i miei mi
ubbidiranno, sempre. A differenza dei tuoi seguaci, io non stringo un legame
con loro, perché loro sanno che sono troppo inferiori a me. Vedi Piton. L’ho costretto a dover lasciare la sua vecchia vita,
che stava andando a gonfie vele, per tornare da me, a servirmi. Vedi Peter. Lui ha dovuto tradire persino i suoi migliori amici,
per raggiungermi. Vedi Draco. Ho ucciso i suoi
genitori, eppure non fa un cenno…” ma a quel punto un raggio lucente lo scaraventò contro il muro.
DracoMalfoy
era più furioso che mai, e stringeva la sua bacchetta contro Voldemort.
“Ecco cosa te ne fai del tuo schiavo…” disse, mentre
si alzava la manica del braccio sinistro e ci puntava contro la bacchetta.
Un grande fiotto di sangue
cadde per tutto l’avambraccio, fino a gocciolare per terra. Il Marchio Nero era
sparito, sommerso da una marea di sangue.
“TU! Tale e quale ai tuoi genitori, Draco. Incapaci” disse Voldemort,
furente.
“Non parlare così dei miei genitori…” gli urlò contro Draco.
“E tu non parlare così
all’Oscuro Signore, vile traditore!” gridò ancora Voldemort.
Ancora un lampo di luce si propagò nella stanza, ma
questa volte colpì Draco, che colpì la testa a terra,
svenendo.
Harry guardava ancora Draco, con quel ricordo di sette anni. Il suo sguardo cadde
sul suo braccio sinistro, prova vivente di quello che aveva fatto. Anche se a volte Malfoy mostrava
comportamenti infantili e arroganti, non poteva che fidarsi di lui.
“Sei sicuro, Draco, di
quello che dici?” gli domandò ColinCanon.
“Si, vi dico! Stavo uscendo dal retro del castello,
quando ho visto una figura avvicinarsi. Così mi sono nascosto, e ho cercato di
mettere a bene a fuoco chi fossequell’uomo.
Ero incredulo, eppure mi pareva che fosse tale e quale al mio ex-professore di
Pozioni. Non potevo crederci, non potevo assolutamente
crederci. Così ho cacciato via quel pensiero, quando mi è arrivato il gufo di Ron ed Hermione. Sono corso
all’Ospedale, sempre ignorando quello che avevo appena visto. Una volta
smaterializzatomi lì, ho saputo del mio castello e che tutto il mondo dei maghi
mi crede morto”.
“Compresi Piton e Voldemort” disse Harry.
“Esatto”.
“Ci resta solo una cosa, Draco.
Indagare. Colin, Dennis,
dove si trova esattamente la baracca di cui parlate?” gli domandò Harry.
Dennis e Colin
gli spiegarono tutto, e poi ancora un sordo Crack!
testimoniò la partenza di Paciok,
Potter e Malfoy.
Harry, Draco
e Neville si smaterializzarono al centro di un’ampia
distesa di erba fumante. Poco lontano da loro le macerie del castello di Malfoy.
Harry non ricordò di aver mai
visto tanta distruzione, ad eccezione della notte in cui Voldemort
cadde per la seconda volta.
“No! La mia povera dimora…” gemette Draco,
inginocchiandosi sulle macerie, con aria disperata.
“Non c’è tempo per compatire i tuoi successi, Malfoy!” lo rimproverò Harry.
“Cosa?! Non è colpa mia se tu hai
deciso di rinnegare tutti quelli che cercavano di adorarti, Potter!
Quindi non disprezzare la vita che mi sono creato,
perché di sicuro è meglio della tua!” gridò Draco,
quasi ferito nell’orgoglio.
Harry ormai era abituato da anni a
subire degli insulti di Malfoy, anche se questa volta
dovette ammettere che qualcosa lo aveva toccato, nel profondo. Per un attimo si immaginò adorato da tutti, pieno di soldi e di belle
ragazze…era stato ad un palmo da avere tutto ciò. Ma poi
si ricordò di Ginny, di Lupin,
di Tonks, di Moody e di
tutte quelle persone che erano morte per salvare il mondo dalla minaccia del
male. Erano loro i veri eroi, e non lui, non Draco, e
neanche Minus.
Iniziò a fissare le macerie lì intorno. Una strana polverina
nera sembrava sepolta sotto di esse.
Ma le grida di Draco
lo portarono alla realtà.
“Come al solito non si può parlare
per niente con te, Potter, che già inizi con le tue
pause di riflessione! Allora, che dobbiamo fare? Dov’è
la casa di Piton?” gli domandò Malfoy.
Senza dire neanche una parola, Harry
iniziò a scendere l’alta collina su cui una volta si trovava il castello di Draco. Dopo qualche minuto di cammino si trovarono subito
di fronte a una catapecchia decadente. I vetri rotti e
le finestre traballanti, ragnatele sul soffitto e piante rampicanti sui muri,
era quello il luogo in cui SeverusPiton aveva scelto di vivere?
“La prossima volta che vedo Pitongli consiglio di cercare qualche consulente immobiliare,
forse proprio il mio. Guardate il castello che mi ha trovato!”
esclamò Draco, divertito.
“Taci, Malfoy!” sbraitò Neville.
“Io la prossima volta che vedo Piton…lo
uccido” pensò Harry.
Il primo ad entrare nell’abitazione fu Neville, seguito a
ruota da Harry e da Draco.
BROM!
“Che diavolo…?!” imprecò Paciok.
Draco aveva in mano la porta
d’ingresso, appena staccatasi.
“Non è colpa mia se Piton ha
cattivi gusti!” esclamò Draco con finta aria
innocente.
“Comunque…sbaglio, o qui non c’è
niente?” continuò Malfoy.
“I segreti del misterioso abitatore sono qui sotto!” disse
una voce.
Una testa fece capitombolo dal pavimento. A quanto parePiton nascondeva i suoi
oscuri piani sotto una botola.
“SeamusFinnigan!”
esclamò Neville Paciok, balzandogli subito contro,
porgendogli la mano.
“Neville…che…che calorosa accoglienza” disse Seamus, sorpreso.
Draco parve capire al volo il
diversivo di Neville, e si nascose dietro un armadio.
“HarryPotter,
il più grande Auror del mondo! Come va?” gli domandò l’ex-compagno di scuola.
“Tutto a posto, Seamus, gli affari
vanno a gonfie vele. E al Ministero?” domandò Harry.
“Beh…non siamo proprio messi bene. La morte di Draco ci ha sorpresi…ma, dov’è il
vostro terzo compagno?”.
“Un…un terzo compagno? No…no…siamo solo io
e Neville”.
“Ma…mi era sembrato di sentire
un’altra voce, Harry. Comunque
state attenti là sotto. Molte pozioni sembrano essere molto pericolose”.
“Grazie per l’informazione, Seamus.
Buona fortuna per il lavoro! Gli Uffici Auror hanno
bisogno di gente come te!”.
“Oh, sai bene che non è così…e solo che gli Auror migliori hanno scelto di lavorare da soli”.
Un silenzio gelido percosse immediatamente la stanza.
“Ehm…io…io devo andare. Ciao Neville, ciao Harry, alla prossima” e detto questo SeamusFinnigan uscì velocemente, chiaramente imbarazzato.
“Ah, quel mezzosangue di Finnigan…Auror? Certo che è caduto in basso
il Ministero!” esclamò Draco, uscendo dal suo
nascondiglio.
“Oh, sta zitto, Malfoy…è già tanto
che questo mezzosangue non ti abbia
scoperto, o saltava tutto” lo rimproverò Harry.
“Basta litigare, ragazzi, è ora di scendere” consigliò
Neville.
Erano circondati da una miriade di boccette di liquidi di qualsiasi colore. Su ogni tavolino vari ingredienti erano
stati spremuti, tagliati o schiacciati. Su alti scaffali erano poste polverine
solide, contenute in grosse ampolle.
Harry iniziò a fissarle, curioso.
In una riconobbe…dello zolfo.
“Harry, guarda qui! Sembra che Pitonorganizzasse qualcosa di
veramente grosso…cosa sono tutte queste…palle?” domandò Neville, incerto.
Harry si girò di scatto. Su una grande tavole varie polverine e altre sostanze
sembravano essere state poi mescolate e lavorate ardentemente. Duro lavoro
sembrava essere stato svolto in quella buia cantina. E
poi, alla fine di tutte le varie operazioni, qualcosa era stato introdotte in
grosse…a Harry parevano palle di cannone.
“Cosa diavolo combinava Severus Piton?” si chiese Harry.
Ma mentre guardava le varie fasi di
quel lavoro, gli sembrò di riconoscere qualcosa. Doveva aver letto qualcosa di
simile in un libro di Zio Vernon, da piccolo. Riconobbe
ancora lo zolfo e poi…altri ingredienti molto familiari…operazioni che aveva
già visto…ed eccola lì, in un grande recipiente.
“Non è possibile…SeverusPiton fabbricava polvere da sparo!” esclamò Harry, incredulo.
Come? Come Piton poteva essere venuto a conoscenza della grande sostanza esplosiva
utilizzata dai Babbani? Qualcuno doveva
avergli rivelato qualcuno, qualcuno doveva avergli consigliato di
usarla. E poi la risposta venne da sola. Una risposta
terribile.
Grazie a Loryrocker e a Ale146 per aver recensito…
Grazie a Loryrocker e a
Ale146 per aver recensito…
I Quattro Eroi
Harry si voltò di scatto,
tremante.
Draco era svenuto.
Ginny era morta.
Era rimasto solo.
“Vedi, Potter? A me non fa nessuna
differenza un seguace in più, o un seguace in meno. Io sono Voldemort,
mentre tu sei un piccolo ragazzino che crede di essere un eroe! E’ ora di
svegliarti dai tuoi sogni!” strillò Lord Voldemort,
prima di gridare: “CRUCIO!”.
Harry cadde a terra,
contorcendosi. Era passato parecchio tempo da quando aveva subito una
maledizione cruciatus, anche se ricordava i suoi effetti
perfettamente. Quella sensazione di sofferenza, quella voglia di morire lì,
all’istante.
“Ti ridurrò a un vegetale, Potter, proprio come i genitori di quel tuo sudicio amico babbanofilo, Paciok!” urlò ancora
Voldemort.
Nei suoi occhi si vedeva chiaramente la follia.
“Tua madre non c’è più a sacrificarti per te, vero, Potter? Non c’è più il tuo caro padrino a morire per te!
Non c’è più quello sciocco di Silente a proteggerti, non è
così?”.
Harry non sapeva più cosa pensare.
La rabbia per quello che Voldemort mormorava si
mischiava al dolore che gli stava facendo passare. Ma
non avrebbe ceduto…non avrebbe chiesto pietà…non si sarebbe piegato a Voldemort…poteva fare la fine dei genitori di Neville, ma
loro avevano sofferto fino alla fine, da veri eroi…e lui avrebbe seguito il
loro esempio, come quello di tutte le persone che non c’erano più…avrebbe
seguito l’esempio di tutte quelle persone che erano morte, piuttosto che
schierarsi dalla parte del male, dalla parte di Voldemort.
“Chiedimelo, Potter! Chiedimi pietà”
gridava ancora il Signore Oscuro.
“MAI!” urlò Harry, tra un grido di
dolore e l’altro.
“Mai, Potter? Allora…AVADA KEDA…”.
Ma ancora una volta Voldemort fu scaraventato in aria, contro il soffitto.
Harry alzò lo sguardo. PeterMinus puntava terrorizzato
la bacchetta contro il suo signore, come se non fosse consapevole di quello che
aveva appena fatto.
“Vedi, Tom…a
quanto pare anche a te cambia qualcosa se un tuo seguace ti tradisce,
non è così?” disse Harry, con aria di sfida.
Peter…Draco…era
per loro che doveva vincere Voldemort.
TomRiddle
si alzò piano, dolorante.
“Severus…uccidilo!” gridò,
incapace di riuscire ad alzarsi.
Piton puntò la bacchetta contro Minus, colmo di furore.
“EXPELLIARMUS!” urlò ancora una voce, in modo così forte e
potente che fece volar via siaPiton che la sua bacchetta.
DracoMalfoy
si era alzato, e guardava il suo ex-professore, non con aria di disgusto o di
rabbia, ma di delusione.
“Ora sei tu, quello rimasto da solo, Tom!”
esclamò Harry, correndo contro di lui, e calciando
via la bacchetta dalle sue mani.
“Non credere che basti disarmarmi per sconfiggermi!” disse Voldemort, una volta alzato.
Ma prima che potesse aggiungere
altro, Draco era corso dietro di lui e gli aveva
bloccato le braccia, e le gambe.
“Potter, uccidilo. Spetta a te” disseMalfoy, guardando il
ragazzo, che una volta odiava.
Harry strinse fortemente la
bacchetta, prima di puntarla contro la gola di Voldemort.
“Non credo che avrò problemi a pronunciare l’Anatema-Che-Uccide contro di te, Tom,
dopo tutto quello che mi hai fatto” gli disse.
Voldemort non parse per niente
convinto del contrario. Aveva perso, e lo sapeva bene. Gli si leggeva in
faccia, e per Harry era la più grande
soddisfazione che poteva ricevere.
Era questo che HarryPotter, sette anni dopo, pensava, mentre leggeva una lettera,
arrivatagli dai Profeti, nel sotterraneo di quella che una volta era stato il
rifugio dell’assassino di Ginny.
La grafia di Dennis e ColinCanon era quasi
scarabocchiata. Sembravano aver scritto quella lettera frettolosamente.
Sembrava che quella lettera avesse sofferto.
Harry, in quel momento, si sentì
proprio come quella lettera. Una stretta al cuore gli impediva di respirare.
Rilesse quella lettera almeno centinaia di volte. Grandi gocce di lacrime
bagnavano quella lettera, ogni volta che la rileggeva.
Come poteva aver sospettato di ArthurWeasley? Come poteva aver
sospettato di quella persona che gli aveva offerto una casa in molte occasioni?
Come poteva aver sospettato il padre del suo migliore amico? Come poteva aver sospettato
di lui, se stava leggendo che era…morto?
Caro Harry,
ci dispiace essere noi latori di questa
notizia, ma appena l’abbiamo saputa abbiamo subito pensato ad informarti.
L’Ufficio di Arthur e Percy è stato appena trovato distrutto. Sembra essere saltato
in aria, come il castello di Draco. Sotto le macerie
sono stati trovati ArthurWeasley
e PeterMinus…morti. Non so
cosa sia successo, ma spero tanto che tu sia riuscito a capirci qualcosa,
perché noi non sappiamo più che pensare. Per favore trova SeverusPiton, e fa che paghi per tutto il male che sta
facendo. Ci vediamo al funerale dei nostri due amici.
Che bello! EFP ha riaperto! Prima di
tutto un grazie a Erika, e poi a Loryrocker
che ha recensito lo scorso capitolo…spero che anche questo vi
piaccia…recensite!!
Riunione – Prima Parte
“Potter…Potter…stai
bene?”.
“Harry…come va?”.
Le voci di Neville e di Draco
sembravano lontanissime per HarryPotter,
in quel momento. ArthurWeasley,
un po’ un secondo padre, per lui, era morto, e con lui anche PeterMinus. Questo significava
ben due cose: a spifferare della polvere da sparo a Piton,
non era il padre di Ron; e per secondo, Voldemort ora pensava di aver ucciso sia Draco, e aveva eliminato Peter,
quindi il prossimo obiettivo sarebbe stato lui. Ma ora
non gli importava, anzi. Sperava che Voldemort e Piton lo trovassero, così avrebbe vendicato i suoi amici, una volta per tutte.
“Harry…cosa ti è successo” gli
domandò Neville, preoccupato.
“Neville, Draco, dobbiamo andare
alla Tana” disse Harry.
“Perché?” chiese Draco.
“Arthur…ArthurWeasley, e PeterMinus. Sono morti”.
CRACK!
“Oh, Harry, Neville, Draco! Mi avete spaventato!” esclamòRon.
La sua voce, però non era né irritata e altrettanto
divertita. Era spenta, e priva di alcuna emozione.
“Mi…mi dispiace, Ron” disse Harry, abbracciando il suo vecchio amico.
“Non piangerò, Harry…mio
padre non lo avrebbe voluto. Ora non mi resta che vendicarlo” disse, con
aria decisa.
Harry stava per dire che sarebbe
stato con lui, che lo avrebbe aiutato, che sarebbero ritornati a compiere
grandi avventure, come una volta. Ma ad un certo
punto, nella stanza gelida e malinconica, arrivò una donna con una carrozzina.
Un fiume di lacrime sgorgava dagli occhi di HermioneGranger. Harry non l’aveva mai vista così abbattuta. Anche per lei i Weasley erano stati
come una seconda famiglia, e Arthur, come un secondo
padre.
“Hermione…” ma non riuscì a
terminare quello che aveva da dire, perché lei gli balzò addosso,
abbracciandolo.
Quando i due si separarono, Harry
vide Draco e Neville che andavano
a dare le loro condoglianze ai loro due amici, Hermione
e Ron. Harry li fissò,
quasi con nostalgia. Erano passati tanti anni da quando non facevano che
cacciarsi nei guai, e coinvolgersi in qualche missione pericolosa. Ora, però, erano adulti, avevano una famiglia. Posò lo sguardo sui due
gemelli che dormivano beatamente nella carrozzina.
“No”.
Fu l’unica parola che a Harry
venne da dire.
“Cosa…?” domandò Ron, in cerca di chiarezza.
“Ho detto no, Ronald. Sono passati
i tempi in cui potevamo immergerci in qualche avventura, rischiando di romperci
il collo, o qualcos’altro. Sono passati i tempi in cui eravamo sprezzanti del
pericolo, e ci cacciavamo in qualunque guaio ci capitasse
a tiro. Sono passati sette anni, ormai. Hai due figli, ora, Ron.
Hai una moglie. Hai una famiglia. Ora rischi ben altro che qualche
ossa del corpo”.
“Che…che vuoi dire, con questo?”.
“Che vendicherò io, tuo padre.
Vendicherò io, PeterMinus.
Non tu, non Hermione, solo io. Voi rischiate troppo
ormai”.
“No, Harry! Era mio padre!”.
“Sì, Ron, era tuo padre. E non è morto perché tu potessi riservare lo stesso destino
ai tuoi figli”.
“Harry…ma…”.
“Ti ricordi, Ron? Ti ricordi di
quattordici anni fa, quando io salì sull’Espresso di Hogwarts senza nessuno, senza una mamma o un papà che mi
dessero l’ultimo saluto, che mi confortassero? Te lo ricordi, Ron?”.
“Si, Harry…me lo ricordo”.
“Bene…ti piacerebbe che tra undici anni Sirius
e Ginnysubiscano la stessa
sorte?”.
Ron abbassò il capo, rassegnato. Harry aveva ragione. In quel momento irruppero nella stanza
Fred, George, Bill, Fleur e il loro figlioletto
Remus, Charlie e MollyWeasley.
Ognuno di loro aveva la faccia rigata da lacrime, e con
ognuno di loro Harry pianse, come non piangeva ormai
da tantissimo tempo.
Quella sera, nel giardino della Tana, le salme di ArthurWeasley
e di PeterMinus furono
bruciate. Tutta la famiglia era intorno a quei corpi, sofferente. Harry si sentì un po’ estraneo, e si allontanò per un po’,
con Neville e Draco. Passeggiarono per un po’, e Harry si accorse che non era l’estraneità ciò che l’aveva
fatto allontanare da quel luogo, ma la sofferenza. Non avrebbe mai dimenticato
quante cose Arthur gli aveva insegnato, quante volte
gli era stato vicino. E, senza accorgersene, iniziò a
piangere, silenziosamente. Draco e Neville rimasero
in silenzio, tutto il tempo.
“Harry…e ora? Ora che si fa? Dove pensi che sia Piton?” gli domandò
Neville, dopo un po’.
“Paciok, lascialo in pace! Ti
sembra questo il mom…” lo rimproveròMalfoy, ma fu bloccato.
“No, Malfoy.- disse
Harry- E’ proprio questo il momento. Dobbiamo
vendicare Arthur, e Peter.
Tutta la famiglia Weasley è là fuori, a piangere…”.
“Beh…non proprio tutta la famiglia Weasley,
quel Percy non c’è” notò Malfoy.
“E’ vero…dov’è Percy?” chiese
Neville.
“Non…non lo so”.
Ed era la verità. Harry non ci aveva pensato, ma nell’ufficio che era
saltato, quello che aveva sepolto Peter ed Arthur, ci lavorava anche Percy. Perché di lui non c’era traccia? Che
fine aveva fatto? Perché non era al funerale di suo
padre?
Con quelle domande che gli frullavano in mente, Harry, in compagnia di Neville e di Draco,
ritornò al funerale. Ma l’ambiente che trovò era
totalmente cambiato. Non c’era più solo la famiglia Weasley,
ma tutti i compagni di vecchia data di Fred e George e di Ron. C’erano i
colleghi di Bill e di Charlie,
e c’era anche gran parte del Ministero della Magia, Ministro compreso.
Harry, quindi, ritrovò i suoi
vecchi amici, DeanThomas, Michael Corner, LeeJordan, Justin, ViktorKrum e molti altri. Fu
sorpreso di scoprire quanto gli mancavano. Passarono gran parte della serata a
ricordare i vecchi tempi di Hogwarts, dalle riunioni
dell’Es agli attentati del Basilisco, dal Torneo Tremaghi alle persecuzioni della Umbridge.
“HarryPotter,
come va?” disse a un certo punto, una voce femminile.
“Ministro della Magia, qual buon vento?” disse Harry, con tono non molto lusinghiero.
“Oh, Harry, da quando sei così
formale con me? Dopotutto, una volta ci siamo anche baciati, no? Chiamami Cho, una volta tanto”.
“Ministro – continuò Harry, come
se non avesse sentito- Che cosa ci fa, qui?”.
“Una volta ArthurWeasley era uno dei nostri più importanti impiegati. Mi
dispiace che abbia deciso di distaccarsi da noi. Non sono in carica da molto,
ma mi servirebbero uomini come lui, e come te, Harry”.
“Non m’interessa far splendere le vostre la vostra
reputazione, Ministro” e questa volta
calcò più profondamente l’ultima parola, mentre se ne andava.
Eppure si era già trovato ben due
volte in una situazione simile. Una volta era il funerale di Albus Silente, e l’altra…
Ringrazio Loryrocker per aver recensito…scusate
per l’attesa, ma per questo capitolo ci ho dovuto mettere un po’ di più…
Riunione – Seconda Parte
Gli occhi di Harry brillavano.
Finalmente, dopo diciassette anni, avrebbe avuto la sua vendetta. Teneva la
bacchetta premuta contro la guancia del suo nemico mortale, della causa delle
morti di tutti i suoi cari, e non.
“Allora, Harry? Cosa
aspetti? UCCIDIMI!” urlòVoldemort,
con disprezzo.
“Perché vuoi che ti uccida, Tom? Non vuoi vedere il grande Lord Voldemort piegarsi ai piedi un ragazzino di diciassette
anni?” disseHarry, con ancor più disprezzo.
“Oh, vuoi giocare ancora, eh, Potter?
Non capisci…non è merito tuo se sono qui, pronto a
essere assassinato. Se non era per i tuoi amichetti,
non avresti mai vinto”.
“Lo so, Tom. Una
volta qualcuno me lo chiarì. Non sono i grandi poteri magici quelli che
mi avrebbero fatto sconfiggere te”.
“E che cos’è, Harry?
L’amore? Pfff…Silente e le sue idiozie! Se tu sei così tanto pieno d’amore, perché
stai per compiere…un omicidio?”.
Non sapeva se era una trappola di Voldemort,
non sapeva se era una tattica di alcun genere, però Harry capì che aveva colpito nel segno. Aveva davanti a lui
l’uomo che aveva ucciso i suoi genitori, aveva desiderato per tutta la vita di
ucciderlo, eppure, ora, non ci riusciva.
“Allora, Potter…REAGISCI!” gridò
ancora Voldemort, ridestandolo dai suoi pensieri.
Harry lo guardò. Anche se TomRiddle,
in quel momento, voleva sembrare ignaro del pericolo, era chiaramente colto dal
panico. Harry sapeva bene che quell’uomo
era sempre stato ossessionato dalla morte, ed ora, era ad un passo da lui. Harry guardò quegli occhi, pieni di odio,
ma anche di paura. Ripensò all’anno prima, i ricordi
che Silente gli aveva fatto guardare, la vita che era stato invitato a
visionare, avevano portato all’uomo che aveva di fronte a lui, un uomo
orgoglioso, anche nel momento della morte, ma pieno di sofferenza e di odio.
“POTTER! COLPISCIMI!” urlòVoldemort, e la sua voce si propagò per tutta la stanza.
Harry lo fissò, ancora una volta.
“No”, e abbassò la bacchetta.
No. Non sarebbe diventato come lui. Le
loro vite erano simili, ma avrebbero preso strade diverse.
Draco, esterrefatto, si lasciò
cadere le braccia, lasciando Lord Voldemort libero,
ancora una volta.
“Cosa?! TU! Tu osi avere pietà di
me? Tu osi fare questo a me, a Lord Voldemort?”
gridòRiddle, fuori di sé.
Tirò fuori la bacchetta, e la puntò contro il viso di Harry, che non fece un minimo movimento.
“Avanti, Tom, colpisci”.
La situazione era stata invertita, perché in quel momento Voldemort non colpì il ragazzo che
aveva deciso di uccidere alla sola età di un anno. Aveva
esitato, per un piccolo attimo della sua vita, Voldemort
aveva esitato nell’uccidere qualcuno, nell’uccidere HarryPotter.
“AVADA KEDAVRA!” gridò una voce.
Un lampo accecante, verde e luminoso, sfiorò Harry, e colpì in pieno viso TomRiddle, che si accasciò a terra, morto. Harry
si girò di scatto, e vide PeterMinus
sudato, stanco e affannante, con la bacchetta ancora alzata e puntata contro
l’uomo che aveva causato atroci sofferenze a
innumerevoli maghi e Babbani. Ma
ora quell’uomo non avrebbe più fatto alcun danno,
Lord Voldemort era morto.
BROOOM!
“Che diavolo sta succedendo?” gridò
Draco, mentre l’intero castello di Hogwarts tremava.
Harry si girò di scatto,
guardandosi intorno.
“E’ stato lui! Piton!” urlò Harry, notando la sua scomparsa.
“Non c’interessa se Pitonvuole essere spiaccicato sotto queste mura, noi dobbiamo
scappare, e in fretta, qui sta per crollare tutto!” disse PeterMinus, prendendo sulle sue spalle il corpo inerme di GinnyWeasley.
Harry notò quel gesto, e mormorò
un “grazie” prima di iniziare a
correre, fuori dai sotterranei della scuola di Hogwarts.
“Harry! Sei qui? Cosa sta succedendo?” urlarono delle voci.
“Ginny!” urlarono delle altre.
Dietro di loro c’erano Ron, Hermione, Neville, Luna, la McGrannit,
Hagrid, Aberforth Silente, Bill, Fleur, Charlie,
Fred e George…i loro volti
segnati da una estenuante battaglia. Avevano
combattuto anche loro, e avevano vinto. Avevano vinto la
battaglia contro il male, avevano vinto la battaglia contro Lord Voldemort.
Uscirono affannati e stanchi dal
castello, che piano piano cadeva giù. Il rumore
assordante dei mattoni che cadevano sul terreno li accompagnò per tutta la
corsa, prima di raggiungere la luce del sole, prima di raggiungere il cancello,
che una volta Harry varcava, felice e allegro,
preparato ad un nuovo anno adHogwarts.
Quella volta, però, l’entrata di Hogwarts non era affollata da urla di ragazzi in festa, ma da una miriade di
maghi, giunti lì, al suono della battaglia. Quando guardarono uscire
tutta quella gente, senza la minima traccia dell’Oscuro Signore, urlarono di gioia, mentre il castello di Hogwarts
sprofondava al suolo.
“E’ finita! E’ finita!” sentì
gridare Harry.
Poi una bambina corse verso di loro, abbracciando HermioneGranger.
“Grazie” mormorò.
“Non è me, che devi ringraziare, ma loro” indicò Hermione, indicando Harry, Draco e Peter, con Ginny tra le braccia.
“Voi! Voi ci avete salvati” disse
una donna, con le lacrime che rigavano le guance, per la gioia.
La gente li fissò, piano piano qualche mago iniziò a riconoscerli.
“Avete visto, c’èHarryPotter! Lo sapevo che quel
ragazzino ci avrebbe salvato”.
“Quello non è DracoMalfoy, non era un Mangiamorte?”.
“PeterMinus…pensavo
fosse un vile, e invece…”.
“Viva HarryPotter!
Viva DracoMalfoy! Viva PeterMinus!” urlarono, tutto ad
un tratto, accalcandosi attorno a loro, in festa.
“No!” disse Draco, e la gente
ammutolì, di botto.“Gli eroi non sono quelli sopravvissuti alla battaglia! Gli
eroi sono quelli che danno la vita, per fare un grande
gesto” e detto questo indicò Ginny, senza vita,
tenuta saldamente da Minus.
La gente allora gridò, ancora più forte, ancora più felice,
ancora più in festa: “Viva i Quattro Eroi!”.
Nel mondo dei maghi, quel giorno, si festeggiò, come non si
festeggiava da secoli. Il male era stato battuto, da tre ragazzini e un uomo,
dai Quattro Eroi.
Passò una settimana. I festeggiamenti durarono per tutti i
sette giorni. L’ottavo giorno, però, RufusScrimgeour, il Ministro della Magia (ancora per poco, mormorava la gente) istituì una celebrazione
funebre per ricordare tutte le vittime della battaglia contro Voldemort, e i suoi Mangiamorte,
che si sarebbe tenuta in un ampio bosco, al sicuro dalle orecchie indiscrete
dei Babbani.
Gran parte del mondo magico si riunì, attorno al Ministro
della Magia, quella notte. C’erano anche Harry, Ron ed Hermione, e tutti i loro
vecchi compagni di scuola.
“Signor Potter, signore! Lo sapevo
che ce l’avrebbe fatta!” strillò una voce felice.
Harry abbassò gli occhi. Dobby lo guardava, con i suoi grossi occhioni,
ora lucidi di gioia.
“Dobby! Sono contento di vederti.
Come va?”.
“Oh, per noi Elfi Domestici sta andando a gonfie vele.
Dobbiamo tutti ringraziare il C.R.E.P.A. per quello
che sta facendo per noi! Molti elfi si stanno rendendo conto di come ci
trattano, sapete…sto per mettere su famiglia…ho trovato una compagna molto
simpatica” disseDobby, un
po’ imbarazzato.
“Sono contentissima per te, Dobby”
disse Hermione, con un ampio sorriso.
Quelli un po’ più tristi, anche dopo quei grandi giorni di
festa, erano i Weasley. Ron
si era rinchiuso nella sua camera per cinque giorni e cinque notti. Non fu
facile convincerlo a partecipare alla serata.
“Stanno facendo una cosa carina, tutto
sommato. Qualche volta il Ministero fa una cosa buona”
mormoròRon, quasi a se stesso.
“A Ginny sarebbe piaciuto che tu
fossi qui, Ron, molto più che vederti chiuso in
camera, per ore” lo confortò, mettendogli una mano sulla spalla.
“Hai ragione, Harry, Ginny l’avrebbe voluto” disse DeanThomas, dietro di loro.
Harry si girò, e gli sorrise, stringendogli la mano.
“Buonasera” disse ad un certo punto RufusScrimgeour, con la voce modificata dall’incantesimo Sonorus. “Siamo qui per ricordare tutte le vittime di Lord Voldemort, le vittime di questa guerra tra bene e male,
guerra vinta dal bene, guerra vinta dai Quattro Eroi, che hanno subito avuto
una ricompensa…”.
“Ricompensa?” domandò SeamusFinnigan.
“Sì, ma non l’ho accettata. L’ho data ai Weasley” risposeHarry.
“Che grande gesto, Potter” disse DracoMalfoy, appena arrivato.
“Meglio di te, che hai subito comprato un castello, Malfoy”.
“A quanto pare anche dopo aver
sconfitto Voldemort insieme, continuate a litigare,
eh? Vi siete dimenticati perché siamo qui?” li rimproveròHermione, e subito si zittirono.
Il Ministro della Magia si era subito inoltrato nel leggere
ad uno ad uno i nomi dei morti, e le loro circostanze.
“Lily e JamesPotter,
uccisi da Lord Voldemort, mentre proteggevano il proprio
figlio, HarryPotter”, e i
maghi applaudirono.
“Sirius Black, ucciso dalla MangiamorteBellatrixLastrange, in un attacco interno al Ministero della Magia”
e anche questa volta ci fu l’applauso.
“AlastorMoody,
ex Auror, ucciso dal MangiamorteNott, mentre cercava di catturarlo”, e la folla
subito applaudì.
“NinfadoraTonks,
uccisa dalla MangiamorteBellatrixLastrange, mentre tentava di scoprire il nascondiglio
di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”,
e anche questa volta fu accompagnato da un applauso.
“RemusLupin, ucciso da Lord Voldemort
in persona, dopo aver eliminato la MangiamorteBellatrix
Lastrange”
e un altro fragoroso applauso accompagnò la voce del Ministro.
“AlbusPercivalWulfric Brian Silente, ucciso dal MangiamorteSeverusPiton, attaccato
nella Scuola di Hogwarts” e un applauso, forse il più
forte di tutti, finì l’elenco delle vittime del Signore del
Male.
“E’ lì, in quell’elenco, che
inizia e finisce la Storia del Male” pensò Harry,
mentre batteva le mani, ricordando tutti i suoi cari, morti.
La cerimonia era finita, e i maghi iniziarono
a Smaterializzarsi via, nelle loro case. Mentre anche Harry si accingeva ad andarsene, una mano gli afferrò il
braccio.
“Aspetta, Harry, ti devo parlare”
disse il Ministro della Magia.
Il ragazzo fece cenno ai suoi amici di allontanarsi.
“L’abbiamo già fatto un paio di volte, e non ricordo che la
discussione sia finita bene” disse poi Harry, ricordando
le due occasioni in cui aveva litigato con Scrimgeour.
“Sì, ma questa volta è diverso, le circostanze sono più felici”.
“Avanti, cos’ha da dirmi?” disseHarry, per niente felice.
“Oh, sì, dopo quello che hai fatto,
vorremo farti Auror, al Ministero, dopotutto sappiamo
delle tue ambizioni”.
“Quello che ho fatto? Non ho ucciso io Lord Voldemort”.
“Sì, però so che sei stato molto decisivo, e poi ci è andato secco anche SeverusPiton”.
“No, SeverusPiton
non è morto”.
“Beh…Hogwarts è rasa al suolo,
dove vuoi che sia finito?”.
“Non sarò certo che l’assassino di Ginny
è morto, finchè non vedrò il suo cadavere!”.
“Per favore, Harry, non iniziare
con le tue paranoie…”.
“Le mie cosiddette paranoie, a quanto ricordo, soprattutto
negli ultimi anni, sono state piuttosto sottovalutate, non trova?
Due anni fa non vi avevo detto che Voldemort era
morto, e mi avete preso per pazzo? L’anno scorso non
consigliai a tutti di tenere d’occhio ciò che Malfoy
e Piton stavano combinando…e Silente è morto?”.
“Sì, ma di Piton…di Piton non è stato trovato niente”.
“Esatto!”.
“Ma…”.
“No, Ministro. Il motivo per cui
ogni volta mi viene a parlare non è ancora mutato, non è vero? Voi volete che
venga a dare lustro al Ministero, per salvare la sua carriera, ma si sbaglia”.
“Non diventerai mai un Auror, se
volti le spalle al Ministero”.
“Si sbaglia, signor Scrimgeour”
disse una voce coraggiosa.
Tutti e due si girarono, di scatto.
Neville e Luna erano lì, ad aspettarli, e sembravano aver sentito l’ultima
parte della discussione, a giudicar dalle loro facce, deluse e arrabbiate.
“Hermione ci ha detto di venire a
chiamarti, Harry” spiegò Luna.
“Cosa ha detto, Paciok?”
disse Scrimgeour, con aria di sfida.
“Ho detto che Harry ed io, potremmo dar la caccia ai Maghi
Oscuri, anche senza l’appoggio di uomini come voi!”
disse, infuriato.
Harry lo guardò, confuso. Aveva
sentito bene? Neville aveva detto che voleva diventare un Auror,
con lui?
“Tu? Neville Paciok, un Auror? Morirò
molto prima di vedere Neville Paciok cacciare Maghi
Oscuri”.
“Allora morirà molto presto” disse Harry,
sicuro.
Neville lo guardo, rallegrato, e fece un sorriso malizioso
al Ministro, che subito se ne andò, mormorando “Non
durerete neanche un secondo”.
“Harry, stai…stai
dicendo sul serio?” domandò Neville Paciok, più
sorpreso dell’amico.
“Sì, Neville. Diventeremo Auror, mettendoci in proprio…” affermò lui.
“Auror Privati…bello! Beh…avrete bisogno di una
segretaria, no?” disse Luna, subentrando nella discussione.
“Perché…no?” disse Neville.
“Ma…ma certo!” esclamò Harry.
“Sì…sarà bello lavorare con voi” disse Luna.
E così raggiunsero i loro amici,
pronti a delle nuove avventure.
“La Storia del Male non è ancora finita” pensò Harry, amareggiato, sette anni dopo.
Lord Voldemort era ritornato e già
altri due nomi si erano aggiunti alla lista delle sue vittime.
“Ma se è iniziata, ancora…finirà
molto presto! Te lo prometto, Ginny,
te lo prometto” pensò ancora Harry, deciso a
vendicarsi. “SeverusPiton…TomRiddle…aspettatemi, sto arrivando”.
“Ehi, guardate là”.
“Cosa c’è!”.
“I cespugli…si muovono!”.
Gridarono delle voci, spaventate. Harry
subito fissò il giardino dei Weasley. I cespugli si
mossero ancora, e un uomo alto, insanguinato e stanco,
uscì, all’improvviso.
Ancora una volta ringrazio Loryrocker per aver recensito…ecco a voi il
decimo capitolo della mia FF, che vi svelerà, finalment
Ancora una volta ringrazio Loryrocker per aver recensito…ecco a voi il
decimo capitolo della mia FF, che vi svelerà, finalmente, perché l’ho
nominata così…
Storia del Male
“Percy! Cosa ti è successo!?” gridava la signora Weasley,
preoccupatissima.
Aveva già perso suo marito, per un attimo aveva pensato di
aver perso anche suo figlio.
“Non ti preoccupare, mamma…sto bene…” tentò di rassicurarla
Percy, ma il suono della sua voce, strozzato e rauco, mostravano il contrario.
“Siediti, Percy, siediti” disse Molly, facendo apparire una
sedia dal nulla.
Intanto la folla borbottava, sorpresa e incredula.
“Cosa è successo, signora Weasley?” domandò Cho Chang.
“Non sono affari suoi, ministro! Ora per favore, mi lasci
curare mio figlio, non vede com’è ridotto?” rimbeccò, minacciosamente, Molly
Weasley.
“Ehm…Percy…cosa ti è accaduto? Come sei uscito, ancora vivo,
dall’esplosione dell’ufficio?” disse Harry, piuttosto intimorito dalla reazione
della signora Weasley, che per fortuna, non disse niente, anzi, sembrava
curiosa quanto lui.
Cho Chang sbuffò, mentre Percy iniziava a parlare.
“Beh…è piuttosto complicato. Papà e io stavamo lavorando,
tranquillamente, quando Minus si è smaterializzato nell’ufficio, dicendo che
doveva nascondersi da noi, per via di…- Percy squadrò un attimo la folla, prima
di puntare gli occhi su Harry, che annuì. Era ora che il mondo dei maghi
sapesse – beh...per via di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”.
La folla urlò, impaurita. Cho Chang, invece, occhieggiò
Percy Weasley, quasi aggredendolo con gli occhi.
“Cosa stai farneticando, Weasley? Intendi dire che Peter
Minus si è rifugiato da te perché Tu-Sai-Chi lo cercava? Sanno tutti che è
morto! Non accetto che si mettano in giro certe voci…” sbottò poi, furiosa.
“BASTA, CHO!” urlò Harry, zittendola.
“Ha…Harry…”.
“Ti stai comportando proprio come fece Caramell, dieci anni
fa, l’anno in cui Cedric Diggory morì!”.
“Cosa…”.
“Sì, Cho. Non fare il suo stesso sbaglio, ti prego. Se vuoi
una conferma, eccola” disse, mentre alzava i capelli che gli coprivano la
fronte.
Nitido era il marchio a forma di cicatrice.
Erano nella cucina nella Tana, cinque minuti dopo. Tutta la
famiglia Weasley, Harry, Neville, Draco e Luna, Hermione con i gemelli e Cho
Chang. Percy era seduto, sembrava molto affaticato e ansimante.
“Allora, Percy? Ti va di continuare il tuo racconto?” gli
domandò Harry.
Percy Weasley annuì, e poi aprì bocca: “Quando Peter si è
catapultato da noi, gli abbiamo risposto che non c’era problema. Nessuno poteva
vedere il nostro ufficio, se prima non prenotava un incontro. Ci sembrava un
posto perfetto, ma ci sbagliavamo. Poco dopo le pareti si stavano sbriciolando, mentre i tavoli e tutte
le nostre scartoffie saltavano in aria. Io ho perso i sensi, e mi sono
ritrovato a…ad Hogwarts”.
Tutti i presenti lo guardarono, sbigottiti.
“Vuoi dire nei…nei sotterranei?” domandò Hermione.
“Sì, è l’unico ambiente di Hogwarts che è rimasto intatto,
sotto le macerie. E lì che Voi-Sapete-Chi si nasconde…”.
“Vuoi dire si nascondeva.
Non credere che dopo la tua fuga, rimarrà ancora per molto in quel luogo”
mormorò Harry.
“Ma io non sono scappato…mi hanno aiutato a fuggire…”.
“Cosa?! Chi…” disse Harry, ma temeva già la risposta.
“Severus Piton” rispose Percy.
“Percy, sei sicuro di stare bene? Prima Tu-Sai-Chi, ora Piton.
Sono entrambi dati per morti!” esclamò Cho Chang, irritata.
“E invece entrambi sono vivi…più o meno” rimbeccò Percy.
“Più o meno…che vuoi dire?” domandò Molly Weasley.
“Voglio dire che Piton è umano, ma
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…beh…non mi pareva neanche che fosse vivo”.
“Forse ho capito! Voldemort – e al suono di quel nome tutti
i presenti indietreggiarono- ha la stessa forma che aveva prima di rinascere,
la prima volta. E’ vivo…ma non è potente. Possiamo ancora fermarlo…” disse
Harry.
“Prima che trovi la lista” disse una voce.
Severus Piton si era materializzato, al centro della stanza.
“TU!” esclamò Harry, saltandogli addosso.
“Harry, no!” urlò Percy, cercando di dividerli.
“Cosa vuoi fare…ha ucciso Silente…ha ucciso tua sorella!”
gridò Harry, minaccioso, sfoderando la bacchetta.
“Harry…ha salvato la vita, a me!”disse Percy.
Harry lo guardò, e lasciò andare Piton.
“Cosa ci fai qui?” domandò Cho Chang, con riluttanza.
“So che non sono ben accetto…ma voglio mettervi in
guardia…Voldemort progetta di tornare, e in fretta…” disse Piton, ansimante.
“Bella scoperta! E’ normale che non vuole di certo restare
così!” sbottò Neville, furioso.
“Sì…ma io conosco il modo…”.
“Scommetto che conosci anche il modo in cui è tornato, ora!”
esclamò Harry.
“Beh…sì…mi…mi dispiace! Non mi rendevo conto di quello che
facevo! Io…io ero stanco di vivere in quella catapecchia, ricercato da tutti, e
non volevo finire ad Azkban!”.
“Dovevi pensarci, prima di uccidere tutta quella gente!”.
“Ho detto che mi dispiace! Ma ora mi rendo conto di quello
che ho fatto. L’Oscuro Signore non può tornare, ancora, non riesco a sopportare
che diventi potente…e voglio…voglio aiutarvi…”.
“Spiegaci come fare, e poi vattene!”.
“Ritornare da lui…no…vi prego…”.
“D’accordo, resterai qui, ma parla!”.
“Va bene…va bene…c’è una lista, la lista più grande delle
vittime che un mago è mai riuscito a fare…ha un grande valore, per una mago
oscuro…un valore molto potente, che può donare una forza immensa, se si sa come
usarla”.
“Tutto qui? Dobbiamo cercare una lista? Stai scherzando!”
sbigottì Ron.
“No…io so qual è questa lista. Ragionateci, qual è il più
grande mago oscuro della storia?” disse Harry.
“Tu-Sai-Chi, ovviamente” rispose Luna.
“Esatto! Vi ricordate quando tutte le sue vittime furono
raccolte? Sette anni fa?” domandò Harry.
“Ma certo! Ci siamo andati insieme, era quella riunione
commemorativa, organizzata da Scrimgeour!” esclamò Hermione, come se gli si
fosse accesa una lampadina.
“La troveremo al Ministero, vero Cho?” gli domandò Harry,
felice.
Ma l’espressione del ministro non era per niente contenta.
Probabilmente, in questi 3 giorni, aggiornerò in ognuno di essi, perché
poi dovrò partire al mare, per due mesi, e ci rivedrem
Probabilmente, in questi 3 giorni, aggiornerò in ognuno di essi, perché poi dovrò partire al mare, per due mesi, e ci
rivedremo a settembre…siccome non mi va di lasciare la serie in sospeso,
cercherò di finirla in queste 72 ore…come al solito ringrazio le recensioni di Jericho, di Loryrocker, di Giulia
e di Neko-tensai…per fortuna, tutt’altro
che negative, grazie mille, e spero di non deludervi con questo capitolo! Buona
lettura!
L’uomo delle profezie
Harry, con Neville, Draco, Percy, Piton
sotto il Mantello dell’Invisibilità (anche se con una mano sporgente, tenuta
ben stretta da Draco) e con ChoChang camminava nel corridoio che conduceva
all’Ufficio Misteri, nel Ministero della Magia.
“Quanto tempo è passato, quando siamo ci siamo intrufolati
in quella stanza, al nostro quinto anno a Hogwarts,
vero, Harry?” disse Neville, indicando l’Ufficio.
“Sì, sembra un’eternità” disse Harry,
fissando la porta, che una volta sognava quasi ogni notte.
Lì era avvenuta anche la morte di Sirius,
e non gli piaceva affatto ritornarci. Ma doveva,
proprio per impedire che tragedie del genere potessero ripetersi.
Il Ministro della Magia aprì la porta, cautamente. A quanto pare anche a lei faceva paura, quel posto. Harry notò che era cambiata molto, quella stanza, da quanto
si era infiltrato con i suoi compagni. Ora non era più circolare, ma quadrata,
e c’erano due maghi per ogni porta esistente. Probabilmente al nuovo ministro
non piaceva quel metodo di difesa.
“Finalmente una cosa che condivido, Ministro” disse Harry, osservandosi intorno.
“Tutte le volte che entravo qui mi veniva un tale mal di
testa, e poi trovare la porta che volevo non era mai facile. E comunque , dopo la scomparsa di Voldemort,
chi altro vorrebbe entrare qui dentro?” disse Cho,
mentre si dirigeva verso la porta di fronte a loro.
Due massicci maghi li guardarono. Sembravano molto annoiati.
“E ci credo…con un lavoro come
questo!” pensò Harry, quasi dispiaciuto per loro.
“Maximus, Teodus,
potreste farmi passare?” disse Cho.
“No” risposero in coro i due maghi, alquanto frustrati.
“Perché mai?”.
“Perché non siamo sicuri che tu sia
il ministro” risposero in coro.
A vedere le loro facce, si capiva che avevano provato quella
scenetta fino alla nausea.
“Bene…vedo che vi ricordate la procedura, ora…Stanza delle
Necessità!” esclamò Cho.
Harry la guardò stupefatto, che
diavolo c’entrava? Ma poi, vedendo i due maghi
discostarsi, capì che era solo una parola d’ordine. Alquanto strano, in quel
luogo era avvenuto il suo primo…
“Harry, veloce, cosa aspetti?” lo
chiamò Cho, strattonandolo per un braccio.
“Ehm…sì, sì, arrivo…” disse Harry,
seguendola.
Si ritrovarono in una stanza, piena di scartoffie. Fogli
svolazzavano qua e là, e poi volavano verso un cassetto, posandosi sopra la fila di fogli già depositatasi.
“Che diavolo è questo posto?!”
esclamò Piton, uscendo da sotto il mantello.
“In questa stanza viene registrata
ogni singola compra-vendita che avviene tra un mago e l’altro” spiegò Cho.
“E a noi che ci serve essere venuti
qui?” chiese Draco.
“Non ci arrivi? La lista è stata venduta, qualche mese fa,
poco dopo la mia elezione. Volevo liberarmi di inutili
dati” disse ancora Cho.
“Inutili dati? Ma quella lista
porterà Voldemort allo splendore di un tempo!”
esclamò Harry, irritato.
“Mi spieghi come facevo a saperlo?” rimbeccò Cho.
Harry zittì. In effetti, aveva
ragione.
“Ora…guardate questi scaffali? Ogni giorno se ne crea uno.
Ricordo che ho incaricato di vendere quella lista, tre giorni dopo la mia
elezione, quindi nel mese di aprile, il 28,
quindi…dobbiamo cercare tra i fogli del 28 Aprile” ordinò Cho,
cercando subito lo scaffale interessato.
Impiegarono una bella ora, per
trovare lo scaffale e il foglio della vendita, mentre decine di altri fogli
bianchi svolazzava sopra di loro. Ma per fortuna non
erano pochi, e collaborarono tutti.
“Eccola!” esclamò Neville, reggendo in mano un foglio
bianco.
“Allora? Leggi! A chi è stata venduta la lista?” chiese Harry, euforico.
“Vendita
della lista delle vittime di Lord Voldemort/TomRiddle…dal mago Dedalus Lux alla strega…”.
“Allora? Continua!” lo incitòDraco.
“Sibilla P. Cooman”.
Sibilla Cooman, dopo aver perso la
sua camera, adHogwarts, si
era trasferita in uno di quei quartieri malfamati di Londra. Per Harry e i suoi compagni non fu
facile trovarla, mentre qualche barbone cercava di avere soldi, e quando
riceveva un galeone, si infuriava e iniziava a sbraitare con un coltello,
contro di loro. Per fortuna Draco si limitava a
legarlo magicamente, trattenendo l’impulso di fargli del male. Arrivarono alla
casa, o per meglio dire catapecchia, della ex-professoressa
Cooman, il numero 13.
“13? Strano…non si direbbe da una come
la Cooman!” esclamò Draco,
sorpreso, mentre stringeva sempre di più la mano di Piton
da sotto il mantello.
Harry bussò. Una signora piuttosto
invecchiata, negli ultimi sette anni, con occhiali ancora più grandi di quelli
di una volta, si presentò davanti a loro.
“Ci conosciamo?” domandò confusa.
“Ehm…professoressa…sono io…HarryPotter”.
“HarryPotter!
Il mio bersaglio pref…ehm…il mio soggetto preferito!
Entrate, entrate!” disse la Cooman, con una voce
piuttosto rauca e debole.
“Questa casa cadrà da un momento all’altro” sussurrò Draco, mentre si guardava intorno.
In effetti il tetto era piegato
verso il basso, e dei muri si poteva vedere chiaramente il tufo che iniziava a
sbriciolarsi.
“Per la sua collaborazione, signora Cooman,
riceverà una casa molto più confortante!” promise ChoChang.
Ma la reazione della padrona di
casa non fu quella che si aspettava.
“Oh no! Rimarrò qui fin quando la mia VERA casa non sarà
pronta…e poi, so che è importante questo posto, lo sento…” disse
la Cooman, guardandosi intorno, quasi ad annusare
l’aria, che dopotutto puzzava di pesce.
“Ehm…professoressa…sa niente di una lista, che ha comprato
tre mesi fa? Che riguardava le vittime di Voi-Sapete-Chi?” domandò Neville, arrivando subito al
dunque.
“Ah, quella, la ricordo…beh…no…mi pare di averla
buttata via” disse, indifferente.
Per Harry era come se il cielo gli
fosse caduto addosso.
“E se Voldemort
la trova, prima di noi? Se trova il modo di cercarla?”
pensò, frustrato, sentendosi inerme.
Le facce di tutti i presenti si demoralizzarono. Non poteva accadere, dovevano trovare quella lista,
distruggerla.
“Beh…Harry, dopotutto, se non la
troviamo noi, non vedo come possa trovarla lui”
disse Cho, mettendogli una mano sulla spalla.
Harry la toccò, e annuì. Guardò la
Cooman, che si dirigeva in camera da letto, a passo
lento.
“Ehm…vado…vado a salutarla…” disse,
mentre la raggiungeva.
La camera da letto della veggente aveva un grosso buco verso
l’esterno. Harry provava quasi pena per quella donna,
mentre la vedeva sdraiarsi sul letto, tremendamente stanca.
“Professoressa Cooman…le
prometto…le prometto che le farò avere una stanza, nella Nuova Hogwarts” la rassicurò Harry.
“Oh, grazie, ragazzo. Non vedo l’ora che sia
pronta” disse, e per la prima volta sorrise.
“Non si ricorda proprio dov’è quella lista, eh?”.
“No, mi dispiace ragazzo. Ma sai, sono vecchia, e non ho una
grande memoria”.
Ma poi il suo viso cambiò
espressione, e così anche la sua voce.
“Solo colui che ha dato il nome alla lista potrà trovarla…solo
colui che l’ha denominata potrà vederla” poi chiuse gli occhi, e si
addormentò.
“Una…una profezia?” pensò Harry, a occhi sbarrati.
Aveva appena assistito a un’altre
delle profezie veritiere della Cooman? Guardò l’enorme buco nel muro, il vento era impetuoso, quel
giorno, tanto da far cadere un cassonetto della spazzatura, a terra…mille
rifiuti si dispersero sul terreno, tra bucce di banane e cartacce…cartacce…
Harry sgranò gli occhi. Poteva…poteva mai essere?
Si tuffò fuori, in quel vicolo, raccogliendo la grossa
pergamena ingiallita, in mezzo a tutti quegli avanzi di cibo. La aprì…non ci credeva…lui le aveva dato il nome…stringeva
nella mano la Storia del Male?
“Bravo Harry, ce
l’hai fatta, ora me la puoi dare” disse una voce, dietro di lui.
AdHarry
parve molto familiare. Si girò di scatto.
A guardarlo, con la mano aperta, davanti a lui, c’era PercyWeasley.
Eccoci qui, al penultimo capitolo di “Storia del Male”, il capitolo che
ci svelerà molte cose, soprattutto per quelli che fin
Eccoci qui, al penultimo capitolo di
“Storia del Male”, il capitolo che ci svelerà molte cose, soprattutto per
quelli che fin ora non ci hanno capito un H! Ringrazio, come di rito, ale146
per aver recensito lo scorso capitolo, spero che questo vi piaccia:
I veri volti
“Percy? Co…cosa…” balbettò
Harry, incredulo.
PercyWeasley
esplose in una risata.
“HarryPotter,
non capisci? Tu, l’eroe degli eroi, non ti sei mai accorto, in tutti questi
anni, del mio tradimento?”.
“Tra…tradimento?”.
“Certo, Harry, tradimento! Ragiona…chi
è l’unico della famiglia Weasley che non si è mai
importato di fare il leccapiedi a Silente? Chi, nella
famiglia, si è sempre importato della propria posizione nell’ambito sociale?”.
“Tu…tu…”
“Sì, Harry, IO! Nessuno della mia
famiglia ha mai pensato che l’Oscuro Signore fosse il più forte! Nessuno della
mia famiglia ha mai pensato che una volta che avrebbe conquistato il mondo, chi
non sarebbe stato dalla sua parte avrebbe fatto una
brutta fine! Io ci ho pensato, e sono passato da loro, sono diventato…un Mangiamorte!” e detto questo alzò
la manica.
Il Marchio Nero era più scuro che mai.
“La…la polvere da sparo?” disse Harry,
rimanendo a bocca aperta.
Perché non ci aveva mai pensato? Arthur condizionava un po’ tutti, nella propria famiglia,
riguardo ai Babbani, e di sicuro custodiva molti
libri riguardo ad essi.
“Ci sei arrivato, Harry. Tutte
quelle esplosioni, la distruzione di Hogwarts! Chi ha
fornito le armi all’Oscuro Signore? IO!” e detto questo scoppiò a ridere.
“Ma…sei stato tu a farlo
risorgere?” domandò Harry, desiderando di sapere di
più.
Percy si oscurò, in volto.
“No, purtroppo. Devo essere franco, dopo che tu, Draco, Peter e Ginny avete eliminato l’Oscuro Signore pensavo
che fosse finita, definitivamente, così ho aperto quel negozio con mio padre,
sono ritornato con la mia famiglia, ci voleva, dopo la morte di…ma non è questo
il punto! Il punto è che pensavo fosse terminata la
ribalta del mio signore, ma mi sbagliavo. Piton ha
trovato il modo di farlo risorgere, con una magia nera, antichissima. Poi mi ha
contattato, minacciandomi, io sono tornato volentieri
da lui, e gli ho fornito ancora una volta la formula della polvere da sparo, a
quanto pare aveva esaurito le sue scorte per Draco, e
abbiamo architettato il piano per uccidere Minus e….
Ma l’importante, in quel momento, era avere la lista, e abbiamo pensato che un
giovanotto brillante come te ce l’avrebbe fatta, e a
quanto pare…non ci sbagliavamo” disse sorridendo, indicando il pezzo di carta
che Harry stringeva in mano.
“Mi dispiace Percy, ma non ti sarà
facile ottenerlo” disse, alzando la bacchetta.
“Cosa credi di fare…Potter?” disse SeverusPiton, catapultandosi davanti a Percy.
Harry sorrise.
“Siamo arrivati alla resa dei conti, Piton”
disse, in modo solenne.
“No, Potter, non ci batteremo”.
“Cosa?”.
“Ti batterai…con qualcun altro…” disse, mentre la sua voce
cambiava, diventava più rauca e profonda. Anche la sua espressione cambiò, un espressione di terrore e di disgusto. “Mi dispiace…Potter…non pensavo succedesse una cosa simile…ti
prego…uccidimi…” disse, mentre la sua voce si andava affievolendo. Sembrava
lottare, con il proprio corpo.
“Cosa diavolo ti sta succedendo?”
domandò Harry, confuso.
“UCCIDIMI!” urlò Piton, mentre la
sua faccia cambiava.
I suoi capelli caddero, tutti, i suoi occhi si fecero più
piccoli e stretti, e il naso si restrinse, dando spazio a sole due fessure.
“Vo…Voldemort!”
esclamò Harry, guardando la figura che si
trasformava, dal corpo di Piton.
“Mmh…non sembri molto felice di
vedermi, Harry” disse Voldemort,
sorridendo, con aria di compiacimento, come di uno che era riuscito ad avere
l’effetto voluto.
“Non...ma…che…” balbettò Harry, per la prima volta timoroso.
“Si da al caso che la magia di Piton ha avuto qualche complicazione. Ha
risvegliato solo il mio spirito, ma non il mio corpo, così sono stato
costretto ad impossessarmi di quello del mio salvatore. Mi dispiace, ma è stato
un sacrificio che sono stato disposto a fare”.
“Mio signore” disse Percy,
inginocchiandosi, di fronte a lui.
“PercyWeasley.
Quanti anni sono passati?”.
“Sette, mio signore”.
“Sette. Un numero alquanto strano,eh,
Potter?”.
“Non t’importerà molto dei numeri, Tom” disse Harry,
alzando la bacchetta.
L’attimo di paura era
passato. Non voleva che si ricreassero quegli anni di terrore
che i mondi magico e babbano avevano vissuto.
Non l’avrebbe permesso.
“Oh, Harry, vuoi ancora uccidermi?
Pensavo che dopo tutti questi anni, volessi farmi un abbraccio caloroso”.
“Avrai poco tempo per fare lo spiritoso…SECTUSEMPRA!” urlò,
ma Voldemort scansò subito il raggio di luce.
“Harry, sei cresciuto negli ultimi
sette anni, ma le tue abilità sono rimaste sempre le stesse” disse TomRiddle, mentre agitò la
bacchetta, sbattendo Harry contro il muro.
“Ottima mossa, mio signore” disse Percy,
inginocchiandosi.
“Quest’aria servile non ti
servirà, Weasley. Non credere che
sia disposto a perdonare la tua scarsa fiducia nel mio ritorno. Voldemort non scomparirà, MAI!” urlò, e scaraventò
anche Percy contro il muro.
“Lascialo in pace!” gridò una voce femminile.
“Vediamo…chi saresti?” domandò Voldemort,
con aria di curiosità.
“Sono il Ministro della Magia, e ti dichiaro in arresto!”
disse ChoChang,
coraggiosa.
“Mmmh…il Ministro della Magia,
sapevo che Scrimgeour non sarebbe durato a lungo.
Beh…a quanto pare…neanche tu” disse, alzando la
bacchetta.
Harry si risvegliò dalla botta,
osservando la scena con occhi sbarrati. No, stava per accadere di nuovo…prima Ginny, ora Cho…non poteva
permetterlo.
“NO!” gridò Harry, correndo più
forte che poteva contro il suo arci-nemico.
“No, Harry…non stancarti a vuoto”
disse Voldemort, agitando ancora una volta la
bacchetta, legando magicamente sia Harry che Cho.
“Non impari mai, Potter! Non potrai mai uccidermi, da solo!” urlòRiddle,
furioso e divertito allo stesso tempo. Intanto una figura si muoveva, dietro di
lui.
“Neanche tu impari mai, Tom, che
io non sono mai solo” disse Harry, sorridendo, mentre
una luce verde colpì Voldemort.
TomRiddle
cadde, rivelando un Percy in piedi, sorridente.
“Buon lavoro, Percy” disse Cho, mentre le corde invisibili che lo tenevano si
slegarono.
“A quanto pare il nostro piano è funzionato, perfettamente.
Ti è piaciuto come ho recitato?” dissePercy, in tono scherzoso.
“Certo! Meno male che sono diventato una
brava legilimens e ti ho avvertito in tempo che Piton/Voldemort era dietro di te,
nascosto dietro il muro, quando hai raggiunto Harry”.
“Volete dire che era tutto programmato?” domandò Harry, sentendosi prendere in giro.
“Logico! Certo…non sapevamo della lista, su quello mi ha
informato Piton, quando ha progettato il mio finto
rapimento e ha creduto di uccidere mio padre e Minus”
spiegò Percy.
“Tuo padre e Minus non sono mai
morti?” domandò Cho, ancora più sbalordita.
“Certo che no! Ho avvertito il Ministro subito dopo aver
saputo del ritorno di Voldemort. Era importante
fargli credere che il Ministero della Magia non sapesse niente, che solo tu
agivi contro di lui. Poi abbiamo parlato con Minus e
con mio padre, all’inizio era scettico, ma poi ha accettato il piano. Alla
fine, è stato facile contare sul fatto che Voldemort
non ha mai fiducia di un suo servo” rivelòPercy.
“Già…allora, distruggiamo la lista?” domandò Cho, indicando il foglio che Harry
ancora stringeva nelle mani.
“Ma questa non è la lista! La Cooman ha detto che solo io avrei visto la lista” disse, spiegando il foglio, mentre lo consegnava agli amici.
“In effetti una lista c’è, ma è
quella della spesa!” esclamò Percy, scoppiando a
ridere.
“Ehi, guardate!” esclamò Cho,
guardando il pavimento.
Il corpo inerme di Voldemort
cambiò, trasformandosi nuovamente in Piton, che aprì
gli occhi, e si alzò, sbuffando.
“Così l’avete ucciso…bravi!” esclamò, tossendo.
“Sì. Ora se vuoi seguirmi” disse Harry,
mostrandogli il braccio.
“Ah, dove andiamo?” domandò Piton.
“Ad Azkaban, dove, se no?” disse Harry, sorridendogli.
Piton tentò di scappare, ma Harry lo agguantò e si smaterializzò insieme a lui.
“E’ un Auror formidabile, eh?”
disse Percy, alzando gli occhi al cielo.
“Sì, un Auror formidabile. Il
migliore” disse Cho, mentre passavano per la camera
della Cooman, che dormiva beatamente, e raggiungevano
l’entrata, dove scoprirono che erano stati tutti legati da Piton.
“Ecco fatto! Ho aspettato sette anni, per
questo!” esclamòHarry, gettando Piton in cella.
“Potter! Ti avrei
dovuto bocciare, il primo anno di Hogwarts!” urlò
l’ex-professore, furioso.
Harry se ne andò,
salutando gli Auror che facevano la guardia, mentre
tastava la sua tasca destra, riempita da un foglio stropicciato.
Wow! Siamo giunti all’ultimo capitolo! Mi sembra solo ieri che ho
iniziato a scrivere questa fiction…ringrazio Loryrocker
e Neko_Tensai che mi hanno
recensito il capitolo scorso e do gli auguri a Lory
per il suo compleanno!! Siamo arrivati alla fine, domani parto per le vacanze e
ci rivedremo a settembre, e prometto che inizierò una
nuova FF, lunge da voi impedirmi di farlo!! Bene, buona lettura, e buone
vacanze a tutti!!!!
L’Ultima Riunione
“E così l’hai distrutta? Perché non
ci hai detto che ce l’avevi in tasca?” domandò Cho, mentre lui ed Harry
camminavano, mano per la mano.
“Perché non lo sapevo! L’ho scoperto solo dopo…” spiegò lui.
“Scusa, se non lo sapevi, come hai fatto ad averla in
tasca?”.
“La Cooman”.
“La Cooman?”.
“Si! Quella profezia era tutta una farsa, quando si è alzata
si è avvicinata a me e mi ha messo la lista in tasca”.
“Perché non te l’ha data prima?”.
“Non lo so…forse sapeva di Piton/Voldemort…”.
“Ma cosa ti viene in mente, Harry! Lo sai che la Vista della Cooman
è sempre stata…un po’ offuscata…”.
“Forse ci sbagliavamo sul suo conto”.
“Ma…ma…”.
“Non parliamo più, ok? Siamo arrivati” disseHarry,
guardando il punto davanti a sè.
Un alto e gigantesco castello si ergeva davanti a loro. Un
cancello sbarrava l’entrata, mentre un lungo fascio azzurro svolazzava davanti
ad esso.
“Wow! E’…è…” balbettò Cho, incredula.
“Sì…è Hogwarts!” esclamò Harry, estasiato.
La sua casa, il luogo dove era cresciuto,
dove aveva scelto la strada della sua vita. Era
quella, non c’era dubbio.
“Prof.McGrannit,
ha fatto davvero un ottimo lavoro!” esclamò un uomo, che si andava a
complimentare con la preside.
“Grazie, Ronald, ne sono
entusiasta” disse la professoressa, sempre trattenuta, come al
solito.
Harry sorrise. Erano tutti là, di nuovi insieme. Tutti gli ex-alunni della
Hogwarts distrutta si erano riuniti, davanti
alla nuova scuola, al luogo dello sviluppo della nuova generazione.
“Oh, non vedo l’ora di togliere qualche punto a un Grifondoro” esclamò un’altra
voce.
Draco si era materializzato,
davanti adHarry e Cho, che raggiungevano i vecchi amici.
“Che vuoi dire?” gli domandò Harry.
“Voglio dire che la McGrannit mi
ha preso come professore…di Pozioni, naturalmente” rispose Draco.
“Per te sono la Preside Minerva McGrannit,
Draco, non te lo scordare” lo ammonì la prof., che però sembrava tutt’altro
che seria.
“Harry, Cho,
com’è andata la vostra luna di miele?” domandò Ron.
“Bene…bene…le Piramidi di Furmat
sono magnifiche!” rispose Harry.
“E come stanno i piccoli Sirius e Ginny?” gli chiese Cho.
“Hermione li stava
allattando…dovrebbe essere qui, con loro, a mom…”.
CRACK!
HermioneGranger
si materializzò, con una carrozzina, davanti a loro.
“Harry! Cho!
Come sono contenta di riverdervi! Professoressa McGrannit…professor Malfoy…”.
La prima parte della giornata trascorse
più o meno così. Ogni tanto venivano raggiunti
da vecchi amici, arrivò Hagrid con la famiglia Weasley, Neville e Luna, SeamusFinnigan e DeanThomas, e tanti altri.
“Il primo giorno di scuola ci vogliamo essere, tutti!”
esclamò Seamus, alla professoreMcGrannit.
“Ma certo! Potete venire quando
volete…la Nuova Scuola di Hogwarts sarà fonte di
sapere, ma anche di grande divertimento. Dopotutto…il
male è passato, no?” disse la preside, mentre gli altri iniziavano il conto
alla rovescia.
“3…2…1…ALEEE!!!!” tutti i presenti
esplosero.
Il fascio azzurro venne tagliato, e
il cancello si aprì, automaticamente.
“La Nuova Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è aperta!” esclamò la McGrannit,
concedendosi all’euforia.
Dopo un po’ arrivarono anche i vecchi professori, come Vitious, e la Cooman.
“Professoressa Cooman! Ve l’avevo
detto che sareste tornata qui, nella vostra vera
casa!” esclamò Harry, salutandola.
“Grazia figliolo, grazie. Prevedo che la tua vita sarà molto
più lunga di qualunque altro mago!”.
“Se lo dice lei, professoressa, ci
credo”.
Così passarono le ore. Mangiarono nella
nuova Sala Grande, visitarono i nuovi dormitori delle nuove quattro
case: PeterMinus, Ginevra Weasley, DracoMalfoy ed HarryPotter.
“Siamo lusingati” risposero Minus,
Draco ed Harry, in coro.
“Non vale, però, Draco! Sarai il professore preferito, di certo!” esclamòVitious, scherzoso, a tavola.
“Beh…non potete essere sempre voi!” rispose Draco, a tono, sorseggiando del vino elfico.
Harry si guardò intorno. Quante
emozioni aveva vissuto lì dentro. Quanti ricordi.
Immaginò i nuovi maghi che sarebbero cresciuti là, immaginò un nuovo trio, che
avrebbe ficcato il naso ovunque, che avrebbe vissuto grandi avventure, insieme.
Guardò Ron ed Hermione, che
ora davano da mangiare ai loro gemelli. Aveva quasi nostalgia di quelle
avventure, poi una mano si posò sulla sua spalla.
Cho gli baciò la guancia, e capì.
Il mondo va avanti, ma i ricordi rimangono per sempre, come il loro primo bacio
nella Stanza delle Necessità, chi avrebbe mai pensato che
avrebbe finito per sposarla? Ripensò alle parole della McGrannit,
e scosse la testa.
“Il male non è passato, vivrà per sempre, a lungo, ma ci
saranno sempre delle persone pronte a combatterlo”.