Musashi - dove la mia vita e la mia natura cambiarono per sempre

di Carlos Ray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voglio la sfera! ***
Capitolo 2: *** La sacerdotessa che protegge la sfera ***
Capitolo 3: *** Simili ***



Capitolo 1
*** Voglio la sfera! ***


Capitolo 1: Voglio la Sfera!

Come avevano detto quei dannati demoni? Ah, si, ora ricordo.
“Il villaggio dove è custodita la Sfera si chiama Musashi. A sua protezione è posta una sacerdotessa che ha un grande potere spirituale. È stata in grado di uccidere molti nostri fratelli. Figurati se un'infimo mezzodemone come te riuscirà a prendere quella Sfera.”
Quei bastardi mi risero in faccia. Ma poi hanno capito che anche i mezzodemoni possiedono una grande forza. Li ho fatti fuori in un baleno.
Esatto: sono un mezzodemone. Solo un'infimo mezzodemone, per quanto possa essere forte. Sono duecento anni che devo sopportare questi insulti. All'inizio ero orgoglioso di essere un mezzodemone, ma poi non ho più retto, dopo la morte di mia madre. Stavo per compiere 10 anni.
Voglio la Sfera. Per diventare finalmente un demone completo. Per liberarmi di tante seccature: il rimorso, il pensare troppo. Non avrei più il problema della luna nuova. Nessuno mi odierebbe più, almeno tra i demoni.
E pensare che credevo di trovare conforto nella mia famiglia. Ma mio padre, l'unico che avrebbe potuto capirmi, proteggermi e aiutarmi, è morto. Per salvare me e lei, mi disse mia madre. Di lui non so altro. Ora sarà con mia madre, in un'altro posto a me sconosciuto. E così fui cacciato dal villaggio dove vivevo con Izayoi. Fui cacciato da ogni posto in cui andai. Ero solo un bambino, eppure nessuno sembrava rendersene conto. Per chiunque, umano o demone, ero solo un misto, un essere indegno, sporco, un'errore della natura. Un mezzodemone. Quello fu il frutto della mia forza, ma anche della mia sofferenza. Duecento anni. Maledetti anni. Ho sempre fatto tutto per conto mio. Ho vissuto la mia vita in solitudine, eterno vagabondaggio tra boschi e foreste. Ho ucciso. Ho ucciso e parecchio. Le mie mani si sono bagnate del sangue di migliaia di esseri. Solo per difendermi. Ma uccidere è nella natura demoniaca, no?
Trovare conforto nella mia famigla, quella di mio padre. Un'idea stupida e irrealizzabile. L'ho capito quando ho incontrato mio fratello, Sesshomaru. Ci siamo trovati seguendo i nostri odori. Ero stupito perchè era un'odore molto simile al mio. Così ci trovammo l'uno di fronte all'altro. 
“E così tu saresti il mio indegno fratello.”
“Che intendi dire? Chi diavolo sei tu.”
“Non sai nulla, vedo. Non mi stupisce.”
“Vuoi rispondermi.”
“Il mio nome è Sesshomaru, Signore delle terre dell'Ovest, figlio del grande guerriero Inu-no-Tashio, colui che ha legato me e te di un vincolo di sangue che io non desidero.”
“Io e te saremmo fratelli?”
“Fratellastri. Ma non ti aspettare nulla da me, sporco mezzodemone. Quelli come te non meritano di vivere.”
Mi attaccò. Inutile dire che mi batté. Ero ancora inesperto per il suo livello. Ma riuscii a sopravvivere.
Mi sono rotto di vivere così. Duecento anni. Ho sopportato di tutto. Diventerò un demone completo, un demone maggiore. E così avrò il rispetto che mi meriterei per le mie capacità combattive. Sarà molto meglio. Anche se un po' mi dispiace. In fondo, un mezzodemone è quello che sono. Ma cosa vado a pensare? Io non sono niente. Sono un'essere a metà. Né l'uno, né l'altro. Quella Sfera mi serve per potermi schierare da una delle parti. E io, la mia parte l'ho già scelta.

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Capitolo 2
*** La sacerdotessa che protegge la sfera ***


Venni a conoscenza della Sfera un paio di mesi fa, grazie al mio udito da demone. Sentii una conversazione a distanza a proposito di essa. Così cercai di raccogliere informazioni. Ho minacciato parecchi demoni, e li ho fatti fuori quasi tutti, ma alla fine ho saputo tutto ciò che mi interessava. Mi presi un po' di tempo per riflettere: era davvero ciò che volevo? Sono disposto a cambiare per sempre? Ma ormai l'idea di diventare un demone a tutti gli effetti si era insinuata nella mia testa. E così mio decisi. Si, sono pronto a sacrificarmi, a rinnegare ciò che sono. Anche se ancora adesso ho dei dubbi...

E ora sono qui, al villaggio di Musashi. L'ho osservato da lontano. Stavo per girarmi e andarmene nel bosco, non avevo intenzione di attaccare subito, volevo essere riposato, quando la vidi.
Dev'essere lei...

Inuyasha la vide. Li, a camminare. Fiera e bellissima. Aveva un bell'aspetto. Ma ciò che più lo colpì furono i suoi occhi: perchè all'apparenza quella ragazza sembrava serena, ma i suoi occhi...celavano qualcosa, e Inuyasha avrebbe scoperto presto cosa.
Avventato. Inuyasha si diresse verso quella ragazza, gli veniva d'istinto , avrebbe preso subito la Sfera. Spiccò un salto, quando...
(Kikyo gli lancia una freccia)
“Che diavolo..? Ma come ha fatto a sentire dov'ero con tale precisione?” 
Kikyo andò verso di lui, che non scappò né l'attaccò.
“Vuoi la Sfera, vero?”
“Esattamente, e non mi ostacolerai, Kikyo.”
“Vedo che sono famosa dalle tue parti.”
“Non costringermi a farti fuori, perchè non ne ho l'intenzione.”
Kikyo a quelle parole abbassò l'arco: sentiva che non era poi molto malvagio. Lo guardò meglio.
“Ma tu, sei un mezzodemone?”
“Si, è per questo che voglio la Sfera, no? Ora togliti di li! Spostati!”
“MAI!” Kikyo tese nuovamente l'arco “Io sono incaricata di proteggere la Sfera, non la lascerò mai a te!”
Kikyo scagliò altre frecce. La battaglia durò poco, la forza spirituale della sacerdotessa era immensa e Inuyasha non voleva ferirla, perciò per il mezzodemone era una fase di stallo dalla quale uscì andandosene.

Ma il giorno dopo ci riprovò. E quello dopo, e anche il giorno successivo. Ma tutte le volte Kikyo lo metteva in difficoltà, e lui non riuscì mai a sconfiggerla. Per il mezzodemone era diventata anche una questione di orgoglio, perchè Kikyo avrebbe potuto ucciderlo, ma non lo fece mai.
Il quarto giorno, Inuyasha si trovò (di nuovo) sconfitto, inchiodato ad un'albero, inerme, ma quella dannata aveva abbassato (di nuovo) l'arco.
“Dannata, perchè non mi infliggi mai il colpo di grazia?”
Kikyo si voltò verso di lui. E Inuyasha percepì ancora quella sensazione, come se lei celasse qualcosa dietro la serenità con la quale viveva e combatteva.
“Sparisci, e non farti più vedere da queste parti. Non ho alcuna intenzione di sprecare le mie frecce con te.”

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Capitolo 3
*** Simili ***


SBAM!
SBAM! SBAM!
Finalmente quel dannato alberò è caduto, ci sono voluti ben tre pugni. Aaaahhh, che rabbia! Quella Kikyo mi fa ammattire! Quando le soffierò la Sfera da sotto il naso si pentirà di avermi sottovalutato! E per quale motivo, poi? Sicuramente perchè sono un mezzodemone.
Dannata, la vedrai.

Mi sono sfogato un po', ora sono calmo. Cammino lungo la riva del fiume, poco distante dal villaggio.Arrivo alla cascata. Mi sento un po' più rilassato.
Ma cosa?
È lei!
Kikyo.
È là, ai piedi della cascata, vestita solo di un leggero kimono bianco, non è quello da sacerdotessa. L'acqua che si butta addosso le rende trasparente il vestito, mostra il suo corpo, la sua pelle, le sue forme.
È sensuale. È una bellissima ragazza. Peccato che sia così antipatica!
Mi rendo improvvisamente conto di essere lì immobile da ben più di qualche minuto. E me ne rendo conto solo ora che lei si è alzata e se ne sta andando. Che io sia attratto da quella donna? Non ho mai provato questa sensazione...mi sentivo....bene, sereno...a guardarla.
Meglio non pensarci più.

Il problema è che sento sempre più spesso l'istinto ad andarle vicino, a starla anche solo a guardare, basta sapere che lei c'è...ma che diavolo sto pensando? Basta, cane! Basta!
Però ora sono qui. Io ridotto a nascondermi in mezzo ai cespugli, e tutto ciò è veramente per un'umana?
Poi sento la sua voce.
“Inuyasha!”
Non rispondo.
“So bene che sei lì.” E mi sorride. “Perchè non ti avvicini?”
E anche se vorrei scappare, lo faccio. Mi avvicino, mi siedo accanto a lei.
“È la prima volta che ti parlo da così breve distanza.”
La sento diversa dal solito. Inutile dire che ho una faccia contrariata. Ma è la mia reazione all'imbarazzo. Così come lo è rispondere secco e male.
“Perchè tutto questo?”
Si volta verso di me.
“Dimmi, Inuyasha, come ti sembro?”
La guardo negli occhi. Dio, mi sembri bellissima...ma sono sicuro che non mi chiede questo.
“Ti sembro un'essere umano?”
“Eh? Ma che stai dicendo dannata?”
Ma che cosa sta dicendo? Cosa intende dire con queste domande? La guardo ancora negli occhi. Questa volta mi sembra, non so perchè ho questa sensazione, più naturale nelle sue espressioni. I suoi occhi, anche se castani, sono bellissimi. Ma sono pervasi di tristezza. Che riguardi questo ciò che mi sta chiedendo?
“Io non mostro mai la mia fragilità. Non posso permettermelo, altrimenti sarei sopraffatta dai demoni. Sono prigioniera del mio ruolo di protettrice della Sfera. Sono un'essere umano, ma non posso essere umana. Io sono molto simile a te che sei un mezzodemone. Tu non puoi mostrare la tua parte umana, ma solo combattere, far vedere solo la tua forza, per sopravvivere. Siamo molto simili, io e te. Ed è per questo che, finora, non ho mai potuto ucciderti.”
Mi alzai in piedi. Non riuscivo a capire quel discorso, mi sembrava ridicolo da parte sua.
“Ha! Ma cosa sono queste lamentele? Non riesco a riconoscerti.”
Lei si voltò di nuovo verso di me. Quell'espressione. Sorrideva, ma sembrava lo facesse solo per non mettersi a piangere. Si aspettava da me questa risposta.
“E infatti, non riesci a riconoscermi.”
Guardando gli occhi tristi di Kikyo, per la prima volta mi sentii dispiaciuto per lei. Per la prima volta mi resi conto di essere stato crudele nei suoi confronti. Dopo quelle parole è come se qualcosa si fosse sbloccato in me, come se uscissi da un buio tunnel e vedessi per la prima volta la luce. Non era normale per me provare cose del genere. Capivo perfettamente, ora, cosa provasse Kikyo, le sue parole.
Ma cosa provo io per questa ragazza? So solo che ora non mi importa più di tanto di quella Sfera, mi importava invece di lei. Ero innamorato di lei? È comprensibile che io sia confuso, non ho mai amato, io. Volevo bene a mia madre, solo a lei, nel mio passato. Ma questa è tutta un'altra cosa. Io voglio lei. Voglio stare vicino a lei. Sapere che sta bene. E basta. Non mi faccio troppi pensieri.

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