Starry night

di Amore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 0 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 0 ***



















STARRY NIGHT



 

[NB. Quest’opera è frutto di notti insonni della scrittrice, che sono diventate magicamente una storia raccontata a un lettore che mai la leggerà. Luoghi, fatti e personaggi sono casualmente ispirati alla saga di twilight.  Ci rivediamo in fondo alla pagina. Buona lettura.]


 














Capitolo0: Prologo
 
La mia vita non è mai stata semplice. Non ho la forza di dare la colpa a nessuno, però permettetemi di dire che non è stato mai facile per me, vivere. Anzi sopravvivere.
Questo mondo mi ha regalato una vita piena di ostacoli e sofferenze e fin da piccolo ho dovuto fare i conti con la realtà, quella vera che non guarda in faccia a nessuno.
Qui, però, steso su un prato dai colori sgargianti non riesco a smettere di sorridere. A volte il destino può essere maldestro e crudele, quel tanto da diventare il miglior destino che ti potesse capitare.
Non sono mai stato felice, almeno mai quanto ora.









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Salve ^^  qui  vi parla la scrittice di questo prologo striminzito. Sinceramente non so se qualcuno lo leggera ma se qualche avventuriero avrà il coraggio di arrivare fino a qui, deve sapere una cosa. Mi rendo conto che il prologo è veramente piccolo ma dietro c'è una storia che supera quarantacinque pagine di word (dico supera perchè non l'ho ancora finita e non so quanto mi spingerò ancora oltre!) Quindi non perdetevi d'animo, il lavoro c'è! Se qualcuno recensisce sono disposta a pubblicare tutto il resto. A presto popolo di Efp ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***







Capitolo1: IO
 
Aprii gl’occhi in un bel giorno d’estate. Tutto era tranquillo fuori dalla piccola casa: gli uccellini cinguettavano sugl’alberi, il vento accarezzava i prati e il sole riscaldava tutto, lo vedevo dai raggi che entravano nella mia camera. Ero disteso sul mio letto a pancia in su e sentivo Cat che cucinava al piano di sotto.
Tutti i rumori, dentro di me, si trasformavano in un grande silenzio.. come se tutto fosse fermo, in equilibro. Come potevo paragonare la mia vita all’equilibrio, alla tranquillità e al benessere. Il mondo era in equilibrio, non io. Questo pensiero mi aveva fatto rimanere sveglio tutta la notte. Il mio cuore, intrappolato nel mio petto, batteva forte, ribelle e frenetico in cerca di giustizia.
Perché? Perché io dovevo fare eccezione.
Mi girai su un fianco per coprirmi dalla luce del sole che entrava dalla finestra. Mi sentivo così stanco. Stanco di lottare per una guerra che non avrei mai vinto. Stanco di scappare. Stanco di fare sempre le stesse cose. La mia fine era segnata.. io ero destinato a perire. Allora perché darsi tanto da fare per cambiare qualcosa che era già stato scritto. Un mostro dal mio petto iniziò a divorarmi. Chiusi gl’occhi.
“ Leo perché stai facendo di nuovo questi ragionamenti. Non riesci più a distinguere le cose giuste da quelle sbagliate? Te lo detto mille volte, ne vale la pena è la tua vita!”
“Ma.. se la mia vita.. se io non ci dovessi essere, che differenza ci sarebbe..”
“Che domanda stupida. A volte sei proprio ottuso, non c’è risposta abbastanza soddisfacente da farti sentire al settimo cielo, sicuro di te e di quello che fai. Hai mai pensato il contrario.. se tu ci dovessi essere..invece.. se per una buona volta, tu ci fossi veramente, che differenza ci sarebbe..?!”
“Io ci sono, più di così non posso.”
“E ti sbagli.. tu non ci sei per niente. Tu cerchi solo di sopravvivere..”
“Perché cosa si dovrebbe fare in questo mondo..?”
“Ah bello mio! Di certo se sei così convinto di esserci e di fare la cosa giusta, io -che infondo sono te- come posso mai risponderti.. Eppure io la risposta la so. Quindi la sai anche te. Devi solo rendertene conto..”
«Blaa.. sembra di parlare con Tom» Stanco di seguire i ragionamenti contorti della mia mente mi alzai dal letto e mi stropicciai gl’occhi.
Mi affaccia alla finestra.. la giornata era veramente splendida sarei potuto anche andare al lago per tuffarmi nelle acque gelide. In un secondo salii sul cornicione della finestra e mi sporsi in fuori. Il sole batteva sul mio petto e calmava quel cuore che non riuscivo a controllare. Con uno slancio saltai e atterrai sul morbido prato.
«Leo!» strillo Cat che dalla finestra mi aveva visto fare un salto di quattro metri. Risi.
Per quanto fosse incasinata la mia vita a causa di miti e leggende, adoravo questa parte di me. E incominciai a correre, in boxer, più veloce dalla luce.




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Voglio ringraziare Alliee per aver recensito il prologo, spero che il primo capitolo ti piaccia.. non ci capirai granchè lo so, ma devi avere un po' di pazienza. :) Questo capitolo mi serve per presentare, in maniera al quando confusa, i protagonisti che ho aggiunto alla saga. Spero che qualcuno continui a leggere ^^

Buon divertimento a tutti, Amore.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***






Capitolo2: QUESTO È L’INIZIO DELLA MIA FINE
 

Adoravo quel piccolo lago, mi era piaciuto fin dall’inizio ed era diventato il mio luogo di pace. Io e Cat ci eravamo trasferiti lì da poco, come sempre non ci saremmo rimasti molto tempo. Dovevamo ripartire subito e velocemente prima che qualcuno ci trovasse. Per noi due queste poche settimane non erano state un ritorno a casa -di casa non ne avevamo mai avuta una. Erano solo una piccola vacanza che ci aveva regalato Tom.
Più pensavo a lui, più la mia mente si riempiva di domande.
Dove sei Tom? Cosa stai facendo? Perché non sei ancora tornato? È andato tutto bene in Alaska? Quando capirai che fare una stupida telefonata ogni tanto non fa male a nessuno?
Quell’ ottuso uomo ci aveva lasciato soli in quella casa ormai da due settimane senza uno straccio di informazione.
«Dai ragazzi fatemi un sorriso.. non è la fine del mondo se vi riposate un po’.. » disse scompigliandomi i capelli.
«Tom ti prego portami con te. Ti potrei essere d’aiuto, non è certo un gioco questo.. tu non puoi..»
«Cat finiscila abbiamo già deciso.»
«No, qui l’unico che ha deciso sei tu! Io devo venire, per riportarti in dietro.  Lo sai, tu .. tu non sei in grado di difenderti.. sei un imbranato..»
Tom ed io scoppiamo a ridere.
«Non fate così.. Leo perché stai in silenzio! Di a Tom che ho ragione. Io devo andare con lui!!»
Ormai stavamo discutendo da giorni, o almeno Cat discuteva. Tom doveva andare a trovare un amico in Alaska per fare delle ricerche. Era fondamentale questo viaggio e io e Cat non ci saremmo mai tirati in dietro, se non fossimo stati costretti.  Tom aveva deciso che, per la nostra incolumità, era meglio rimanere nascosti per un po’. Ovviamente chi doveva rimanere nascosto ero io. Ne Tom e ne Cat erano in pericolo, rischiavano molto solo se stavano vicino a me.
«Cat se tu devi “assolutamente” andare.. allora devo venire anche io. Sai per riportare indietro entrambi.. » chiusi gl’occhi e alzai le spalle per l’evidente conseguenza.
«No!» gridò Cat «assolutamente no! Tu non puoi venire, stiamo andando a trovare un vampiro non te lo ricordi. Tu devi restare qui, nascosto. Io devo andare con Tom. Fine della storia.»
Io sbuffai. A volte mi faceva sentire così inutile. Quasi un penso.
«Ma Cat se tu vieni con me chi protegge Leo?!» domandò Tom con un dono beffardo.
Cat rimase a bocca aperta, e visto che stavamo correndo si bloccò.
«Cat che succede?» domandai. Aveva sentito qualcuno? Mi avvicinai e lo poggiai una mano sulla spalla per tranquillizzarla.
Lei piegò in giù la testa e la scosse. «Niente, non è successo niente.» poi mi guardò negl’occhi «Va bene.. io resto con te. Tu sei più imbranato di lui» e sorrise.
Io rimasi un po’ interdetto dalle parole di Cat, ma poi l’abbracciai.
L’abbracciai perché in quel momento non potevo fare altro per consolare me stresso. Sempre, da quando ero nato, la mia incolumità era venuta prima di tutto e Cat si era arruolata in questa crociata. Per quanto odiassi che sacrificasse la sua vita per cercare di salvare la mia, non potevo che rimanere ogni volta sconvolto quando sceglieva me, a lei o a Tom; era sbagliato lo so, ma lei era mia e di nessun altro. Che egoista che ero, mi sentivo sollevato nel sentirla così vicina a me. Eppure, credetemi, l’avrei spinta mille volte tra le braccia di Tom per allontanarla.
Lei mi strinse forte avvolgendomi la vita con le sue braccia.
«Sei una stupida lo sai?» le sussurrai all’orecchio. E lei annui.
«Ora che è tutto risolto.. ricominciamo a correre. Dobbiamo arrivare alla frontiera prima che spunti il sole.»
«Si signore» dicemmo in coro io e Cat e, mano nella mano, ricominciammo a correre.
Quella era stata l’ultima volta che avevamo parlato con Tom. Arrivati alla frontiera ci aspettavano due auto che avrebbero preso due direzioni diverse.
L’ansia si sostituì velocemente alla rabbia. Con una spinta andai sott’acqua e cercai di svuotare la mente. Li sotto tentai di ritrovare la pace. Era tutto così spettacolare che non ci volle molto; i pesci dai mille colori nuotavano tra le alghe selvagge senza paura. Ogni volta mi perdevo in quella meraviglia, fino a che l’ossigeno me lo permetteva. Risalii in superficie e  mi rilassai sul pelo dell’acqua. Chiusi gl’occhi e cercai di godermi il sole in santa pace.
Avevo perso la cognizione del tempo quando la sentii arrivare. Un suono così famigliare che era inconfondibile.
«Leo.. leo mi senti!» Cat.
«No» dissi io.
«Ah ah ah.. spiritoso. Esci dall’acqua, vieni a fare colazione..» disse con un tono materno che non consentiva repliche.
«Non ho fame Cat..»
«Devi mangiare invece imbecille!» disse alzando la voce di qualche ottava.
Mi avvicinai al molo per vedere se si era veramente arrabbiata. Lei, vestita con un pantaloncino e una maglia bianca smanicata , aveva le mani sui fianchi e il busto in avanti. I suoi capelli d’orati ricadevano lunghi e ribelli sulla schiena mentre gl’occhi azzurri erano baciati dal sole.
«ahaha.. lo sapevi che quando sei arrabbiata assomigli una zuccheriera?!» non la smettevo di ridere.
«Cosa? Io una zuccheriera.. cosa vuoi dire che sono grossa!!» Cat diventò rossa in volto.
«No dai Cat stavo solo scherzando..» appoggiai le braccia sul pontile. «Cosa hai preparato di buono..»
Prima di rispondermi passarono alcuni minuti. Se l’era presa, e presto o tardi me l’avrebbe fatta pagare. Mise il broncio e venne a sedersi vicino a me. Le mani sul legno rovente e i piedi in acqua, poi mi guardò.
«Niente.. non ti ho preparato proprio niente. Se vuoi vieni e ti cucini quello che vuoi.. così impari»
«Ma come.. tu hai detto che.. e stamattina stavi facendo tutto quel rumore..»
Lei girò la testa e si mise a prendere il sole.
«Ho sentito l’odore del caffè non negarlo..» dissi puntandole il dito contro.
«Ho fatto solo il caffè.. prima stavo facendo le valige.»
«Ah» dissi con un tono che non esprimeva emozioni. Saremmo partiti subito allora. «E quando partiamo?»
«Oggi pomeriggio.. così non dovremmo fare tutto di corsa» disse lei tristemente.
«Okei»
Congiunse le mani e se le portò sulle gambe. A quel punto notai che si era portata una grande mela rossa.
«Allora hai deciso cosa mangiare..» disse sorridendomi per scacciare i suoi pensieri.
Annui.«Una bella mela rossa» dissi con un sorriso a trentadue denti.
«E no caro!» si alzo in un secondo. Fece un passo in dietro e addentò la mela.«Se la vuoi, vattela a prendere..» e giratasi incominciò a tornare a casa.
«Sei una peste..» le dissi.
«Lo so.. ho preso da te!» urlò lei, che già era entrata nella boscaglia.
 
Da un paio d’ore ci eravamo messi in macchina. Avevamo lasciato la casa e il lago; come sempre Cat lo aveva scritto su un albero. “Il gatto e il leone sono stati qui”. Per lei era diventata una tradizione le piaceva lasciare un ricordo nei posti che visitavamo. Diceva che così ci saremmo rimasti per sempre. Io lo sapevo che per lei era un modo per ricercare la sua –la nostra- casa. Aveva uno spirito molto avventuriero, ma a volte non bastava. Non bastava neanche a me.. quanto avrei desiderato una vita tranquilla e monotona, soprattutto per lei.
Al volante percorrevo un’autostrada baciata dal tramonto del sole. Risi all’idea che era illegale quello che stavo facendo. In teoria non avevo il permesso dallo stato di guidare, avevo ancora quindici anni, ma non vi preoccupate mancava solo un mese al compleanno.. e poi non conta molto l’età se non si ha la patente.
«Leo accelera» disse Cat che accanto a me aveva lo sguardo perso tra le montagne.
«Perché.. non avevi detto che potevamo fare con calma.»
«Lo so.. ma ho un brutto presentimento. Meglio che arriviamo in albergo entro oggi così non avremo problemi»
Tom, poco prima di partire, ci aveva dato l’indirizzo di un hotel nel Montana. “Leo ci vediamo tra qualche settimana qui.. voi godetevi un po’ di sole e non mettetevi nei pasticci”. Mi aveva detto dandomi le chiavi della casa e della macchina.
«Ti manca non è vero..» dissi a Cat.
Lei annui e le sue guance si imporporarono.
«Non ti preoccupare manca poco» le sorrisi.
Arrivammo in albergo la sera tardi. Avevo spinto al massimo l’acceleratore sfiorando i centosessanta e ce l’avevamo fatta. La camera era già stata prenotata con due mesi d’anticipo,  la 206, una tripla. Voleva dire che Tom aveva intenzione di rimanerci per un po’.
Appena entrammo ovviamente Cat si lanciò sul letto.
«Sono distrutta!»
«Ma se non hai fatto niente! Io ho guidato per quasi dieci ore.. e sto portando da solo tutte le tue valige..»
«Non fare storie..» sbadigliò «mi sta salendo un sonno..» si rigirò su un  fianco.
Io mi liberai dalle valige, aprii il frigo bar e presi una bottiglietta d’acqua. Bevvi generosamente e poi mi volta per controllare Cat. Era seduta sul letto con un foglietto in mano e un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.
«Cosa hai trovato il menu del servizio in camera?» le dissi sorridendo.
Lei subito scosse la testa. «È Tom!»
Sgranai gl’occhi e istintivamente sorrisi. «Leggi dai..» la incitai.
«Cari Cat e Leo,
(Cat prima di iniziare vorrei farti notare che ho messo prima te così non ti arrabbi)..»
«ahahha» scoppiai a ridere.
«Non ridere, è stato carino»
«Si carinissimo guarda.. quell’uomo ha paura di te! Lo capisco.»
«Smettila» Cat era diventata tutta rossa. «Vuoi che te la legga oppure no?»
Annui e con le mani mi cucii la bocca.
«Bene.. allora.. spero che la casetta vi sia piaciuta. Era dei miei e ci andavamo in vacanza d’estate spero che vi abbia portato un po’ di tranquillità. Se state leggendo questa lettera vuol dire che sono in ritardo. Non vi preoccupate va tutto bene. Chiamo ogni giorno in albergo per sapere se siete arrivati perché devo dirvi una cosa. Non posso scrivervela per ovvi motivi..»
«Perché?» dissi.
Cat alzò lo sguardo e disse «Non è la sua scrittura. Forse deve aver dettato la lettera al reseption..» Io annuii.
«È molto probabile.. continua a leggere per favore..»
«..Non posso scrivervela per ovvi motivi ma presto ve la racconterò. Se c’è qualche problema c’è un cellulare nel cassetto del comodino con un numero in rubrica. Chiamatemi e non fatemi stare in pensiero.
 Se la lettere la trovata Cat allora le dico di approfittare delle terme dell’albergo e della fantastica palestra che ho scelto per lei. Oh veramente!! Non ci posso credere. Non ci posso crederee… C’è la spa.. c’è la spaa!» Cat aveva incominciato a saltare sul letto.
«Stai attenta a non romperlo.. » le dissi entrando nel bagno. Mi rinfrescai un po’ poi ritornai nella camera. Cat stava rileggendo la lettera.
«..ma finisce così?» le chiesi.
«Oh quello che c’e scritto dopo non ha importanza..» disse.
«Perché?» chiesi con un tono un po’ malizioso. Mi buttai sul letto. Lei istintivamente si strinse il foglio al petto.
«Perché.. non ha scritto nient’altro!»
«Ne sei sicura..» mi alzai sulle ginocchia «Cat.. cat dammi la lettera.. fammi leggere..» le sorrisi.
«No!» le sue braccia si strinsero ancora di più.
Volevo leggere! Inizia a farle il solletico «..dammi la lettera Cat!..»
«No..ahahah no ti prego..ahahah» pochi secondi e cedette.
Con il foglietto in mano, tutto tronfio, mi misi in piedi sul letto e dissi «allora leggiamo questa parte poco importante, che non è mai stata scritta.. » mi schiarii la voce.
Cat si alzò e cercò di strapparmi via il foglietto, ma avendo qualche centimetro di svantaggio, non ci riuscì.
 «..Se invece la sta leggendo Leo allora ti prego di sopportare ancora per un po’ quella piccola peste e ti assicuro che arriverò il prima possibile. Con affetto il vostro sventurato Timothy.» lessi tutto d’un fiato. E poi scoppiai a ridere. Cat si riprese il foglietto e se lo nascose.
«Che carino.. non è vero Cat non è stato dolcissimo..» iniziai a canzonarla.
«Uffa Leo smettila se no lo chiamo subito e gli dico di tornare perché sono io a non sopportarti più. C’è il rischio che ti uccida io stessa…» disse lei con un tono decisamente alto.
Le strinsi la vita e la trascinai sul letto. La feci raggomitolare accanto a me la stinsi al mio petto.
«Scusa..  se prometto che non lo faccio più, tu non mi ucciderai, vero?» le chiesi.
«No. Però devi fare il bravo» disse lei. Aveva chiuso gl’occhi e appoggiato la testa sul cuscino. Era veramente distrutta forse anche lei aveva passato la notte in bianco.
«Buona notte»
«Notte..» mi disse lei.
«Cat..?»
«Si?!»
«Lo sapevi che sei ancora più bella quando ne parli.. cioè diventi tutta rossa e..»
Lei spalancò gl’occhi e poi urlò «Leo!», io iniziai a sogghignare. «Su alzati, mettiti il pigiama, spegni la luce e stai zitto.. che voglio dormire!» si girò dall’altro lato e tirò gran parte della coperta dalla sua parte.
 
«Cat andiamo a fare una passeggiata? Ho visto un bel sentiero a qualche kilometro da qui..» le dissi abbassando il giornale che avevo in mano.
Eravamo seduti al bar perché avevamo appena ricevuto la telefonata di Tom. Ci aveva parlato del suo viaggio in Alaska dicendoci che era tornato un paio di giorni in brasile, ci avrebbe raggiunto domenica in hotel e ci avrebbe raccontato un po’ di novità. Noi lo avevamo rassicurato che la vacanza era andata bene e non c’era successo niente. A causa del brutto segnale e della costosa telefonata chiudemmo dopo poco.
Cat, che stava sorseggiando un drink tutto colorato, annuii. Era al settimo cielo.
«Mi devi spiegare come fai a bere quella schifezza..» indicai il liquido azzurro nel suo bicchiere.
«Tu non capisci proprio niente.» disse lei chiudendo gl’occhi e sorseggiandone un altro po’. «Sa di nuvola.. ti fa sentire leggero e felice.»
«Perché tu hai mai assaggiato una nuvola, scusa?» le dissi alzando un sopracciglio.
«Cosa c’entra questo! Se la potessi assaggiare sono sicura che assomiglierebbe a questa meraviglia.» disse lei sollevando il bicchiere.
«Tu non hai qualche rotella..» le dissi e mi rituffai nel giornale.
Cinque minuti dopo sentii la sedia di Cat spostarsi. «Allora questa passeggiata?» mi chiese. Io annui subito. Uscimmo dalla sala e ci dirigemmo verso il giardino dell’albergo che confinava con un piccolo boschetto.
«Rendiamola un po’ più interessante. Dopo la dormita di ieri sera ho bisogno di sgranchirmi un po’.» disse Cat. «Una bella corsetta mattutina fino al sentiero chi arriva prima decide le canzoni in macchina per la prossima settimana.»
«Le canzoni in macchina? Non è molto allettante.» le dissi.
Lei mi guardò un po’ male «Leo concentrati sul correre che l’altra volta hai fatto pena.. eri una lumaca..»
«Signorina.. pronta a rimangiarti queste parole.»
Lei di tutta risposta scoppio a ridere.
«Facciamo che ci vince riceve uno schiavo per il prossimo mese. »
« E ovviamente lo schiavo è il perdente..» aggiunse Cat.
Io annuii. «Bene ci sto!» disse lei e ci stingemmo la mano. Io sorrisi trionfante. Ero decisamente più veloce di lei.
«Cat però non vale barare.. niente poteri speciali.. solo gambe e muscoli!» puntualizzai. «Ufffa va bene» disse Cat.
Mi concentrai, nessun umano era interessato a noi. Una coppia di adolescenti correvano verso le piscine. Una vecchietta portava il suo cane dall’altra parte e un cameriere tornava nel ristorante, mentre una signora affacciata alla finestra aveva appena chiuso la tenda.
«Bene non ci vede nessuno.» dissi. «Pronta?»
Lei mi sorrise e poi disse «Via!».
Correvamo più veloce della luce. Fianco a fianco. Per pochi secondi era in vantaggio lei, per altrettanti io. Eravamo veloci, più veloci di un essere umano e anche di un normale vampiro. Dopo cinque minuti arrivammo all’imbocco del sentiero in perfetta parità.
Nessuno dei due rallentò. Entrammo nel fitto del bosco senza seguire il sentiero. Gli alberi che spuntavano irregolari dal terreno e il suolo irregolare iniziarono a farci rallentare. Cat era rimasta in dietro.
«Cat ti manca il fiato..» le urlai senza voltarmi per non perdere il vantaggio. Per questo rimasi a dir poco sconvolto quando la vidi  superarmi dall’alto. La peste era salita su un albero e con un salto aveva recuperato lo svantaggio superandomi anche di qualche metro.
«Leo stai attento a non perderti per strada.. se non mi vedi più, ci ritroviamo in albergo..» disse lei ridendo.
E no quella piccola peste aveva bisogno di una lezione. Iniziai ad aumentare la velocità e poi salendo su un tronco che era caduto al suolo, sfruttai anche io la gravità e recuperai subito lo svantaggio. «Cat vincerò io lo sai..»
«Leo fai meno lo sbruffone e pensa a correre.. lo vedi il fiore rosso davanti a noi..bhe quello è il nostro traguardo.. » sorrise lei aumentando la velocità. Ma io non mi feci trovare impreparato e non le permisi di superarmi.
«Per prima cosa voglio che ti fai un bagno in quella sostanza azzurra che odi tanto» disse Cat «Poi voglio che ti stiri da solo le tue cose per almeno quattro mesi così vediamo se impari.. o se ti rimangono magliette..»
«Cat fai meno la sbruffona e pensa a correre.. » le dissi superandola.
«Okei Leo come vuoi tu..» Eravamo perfettamente in parità a pochi metri dal traguardo, quando sentii le mie gambe piantarsi al suolo. Il mio corpo immobile vide Cat tagliare il traguardo.
«Ora che ho vinto la posso fare la sbruffona?!» disse Cat odorando il fiore rosso simbolo della sua vittoria.
«No.. al massimo puoi fare l’imbrogliona.» dissi.
«Dai Leo non ti arrabbiare. Ti ho bloccato solo per due secondi.. scusami ma la tentazione era troppo forte.»
«Non vale..» le dissi e le diedi le spalle. Le mi salto sulla schiena e si aggrappo al mio collo.
«Leo non puoi tirarti in dietro abbiamo fatto un patto!»
«Si ma avevamo anche deciso di non usare le nostre abilità. Mi hai stretto la mano..!»
«Tecnicamente quello l’abbiamo deciso dopo la stretta.. quindi non vale.» disse Cat tutta trionfante.
«Te lo mai detto che sei una peste!» le dissi prendendole bene le gambe che aveva stretto alla mia vita.
«Si e anche più di una volta.. e io ti ho detto che mi devi regalare una macchina per il compleanno?»
«Cosa?» le chiesi io.
«Oh no così non ci siamo.» Cat scosse la testa «Regola numero uno: mi devi sempre mostrare rispetto.» Io spalancai gl’occhi. «Regola numero due: io sono l’unica padrona che servirai. Regola numero tre..»
«Ne esistono tante di queste regole..?» chiesi.
«Certo! Non mi interrompere. Regola numero tre: non interrompermi mentre parlo e accetta sempre di buon grado quello che dico.»
«Sono costretto..» bisbiglia..
«Non bisbigliare cose cattive sulla tua padrona. Aggiungila alla numero tre.. »
«Si padrona..»
«Bene vedo che impariamo in fretta» disse Cat ridendo.
Mentre lei continuava il suo monologo io iniziai a incamminarmi verso l’hotel. Non aveva senso ritornare sul sentiero, avremmo attraversato il bosco in diagonale arrivando subito a casa, cioè in albergo. Il bosco era stranamente silenzioso.  Era da un po’ che non vedevo ne sentivo animali in giro.
«Leo» sentii Cat irrigidì. Scese subito dalle mie spalle, mi prese la mano e disse bisbigliando «Dobbiamo correre.. subito», era sconvolta.
Iniziammo a correre di nuovo ma questa volta non c’era adrenalina a muovere il corpo, ma paura. Con il doppio della velocità di prima correvamo per scappare.
«Chi sono?» sputai tra i denti.
«Non lo so.. penso nessuno che ci conosca.. non li riconosco.» disse Cat con un tono di voce spezzato.
«Sono quattro, due da nord e due da est.. » dissi.
«Dobbiamo correre..»
«..verso dove?» chiesi io.
«Sud verso la città..» disse Cat dopo pochi secondi.
«La città non li fermerà Cat!»
«Si ma almeno li ci potremo nascondere e chiamare Tom..»disse lei.
«Va bene. Allora dobbiamo accelerare.»
I nostri inseguitori erano veloci, più veloci di quanto mi aspettassi, ci sapevano fare sul rettilineo ma noi secondo dopo secondo acquistavamo vantaggio. Portai Cat più a est, ci saremmo avvicinati di poco a loro ma il bosco era più scombro e saremmo passati prima.
«Leo c’è ne un altro a ovest..» Disse Cat. Poi chiuse gl’occhi..
«No non ci provare.. niente poteri.. dobbiamo correre!» dissi prendendola per il polso e trascinandola per farle recuperare mezzo metro. Ora lei stava davanti e io dietro le proteggevo le spalle.
«Leo dividiamoci..» propose Cat.
«No!»
«..tu spostati verso destra io verso sinistra.. tra qualche metro c’è un biforcazione..» continuava Cat.
«Ho detto di no sta in silenzio e corri!» l’apostrofai.
«..ascoltami alla biforcazione, tu destra io sinistra, poi arrivato a metà della montagna taglia a sinistra e raggiungimi.. giriamo al montagna..» scossi la testa.
«Così ne avremo tre dietro e due a destra. Girata la montagna li avremo tutti dietro e sarà più semplice superarli.»
«Se continuiamo così ci accerchieranno.. va bene» dissi. «Non fare pazzie niente poteri te lo ordino.» lei annuì.
Arrivati alla biforcazione seguimmo il piano. Solo in quel momento mi accorsi che il braccio destro si staccava molto da quello sinistro. Avrei dovuto accelerare per non perdere terreno. Corsi al massimo delle mie forze. I piedi non toccavano mai terra e ogni albero caduto era un trampolino. Ad un certo punto sentii vicini i due vampiri dell’est. Mi spostai allontanandomi di qualche metro; ma poi il contatto visivo fu inevitabile. Un uomo alto e una donna bassina dai capelli corvini mi erano alla costole. Un ringhio mi uscii dal petto. Girai verso sinistra, dovevo raggiungere Cat. Li staccai con facilità anche perché la ragazza non era velocissima e quindi rallentava il compagno.
«Fermati ragazzo!» gridò uno dei due.
«Col cavolo..» risposi a bassa voce sicuro che mi avrebbero sentito ugualmente.
«Che impertinente!» rispose il ragazzo. Io accelerai staccandomi ancora di più da loro. Dovevo fargli perdere il contatto visivo. Sfruttai un grosso tronco per coprire il salto che mi portò tra i rami alti di un albero. Passai tra un ramo e l’altro e poi tornai sul terreno. Da averli dietro ora li avevo a ore 4, andava bene anche perché non se n’erano accorti. Continuai a correre. Sentii il battito di Cat a una centinaio di metro da me. Era ferma. Cosa le era successo?
Senza neanche accorgermene inizia a sfiorare i duecento chilometri orari.
 
L’avevo ritrovato in condizioni pietose ma alla fine era andato tutto bene. Il piano non aveva funzionato Cat era stata attaccata da un dei vampiri che però aveva continuato la ricerca lasciandola in un fosso. Quel vile le aveva quasi spezzato una gamba. Ero riuscito a trovare una grotta per nasconderci. Cat aveva perso i sensi.
«Cat mi senti..» meccanicamente le accarezzavo le guance. Me l’ero stretta al petto stando attento alla gamba. Era insopportabile per me vederla ridotta in quello stato. Cat.. cat svegliati! Voci diverse dentro di me le urlavano contro. Il mio volto si rigò di lacrime.
«Cat.. ti prego.» appoggiai una mano sul suo cuore. Batteva, un po’ velocemente ma non sembrava niente di grave. Forse aveva perso conoscenza per la gamba. La guardai era ridotta maluccio, ma niente che io non potessi curare. Mi  asciugai le lacrime, dovevo fare qualcosa. Loro erano li fuori e noi dovevamo scappare. Mi morsi un dito, poi lo infilai nella bocca ti Cat. Feci in modo che dalla ferita uscissero molte gocce e gliele feci ingoiare. Poi mi tolsi la felpa e le pulii un po’ la ferita. Piano piano vidi che si stava rimarginando, quando si chiuse feci un sospiro di sollievo. Spostai un attimo Cat  e mi avvicinai all’entrata della grotta. Non ero mai stato bravo ha rilevare gl’altri, concentrandomi percepii tre vampiri distanti un chilometro verso nord e altri tre più vicini che giravano per il bosco.
Allora ce n’erano degl’altri. Brutta cosa. Presi il cellulare, ma niente campo. Cosa dovevo fare?
Li fuori c’erano troppi vampiri, sei ne avevo contati, sperai non ce ne fossero altri nascosti. Dovevamo allontanarci il prima possibile e con discrezione quindi dovevo aspettare che Cat si svegliasse. Ma chi sa quanto tempo ci sarebbe voluto, lì fuori c’erano troppi nemici nascosti. Anche se avevo lasciato i nostro giubbotti nel bosco, in poco tempo ci avrebbero trovato. Mi avvicinai a Cat e la osservai. Stava dormendo.
Una sola era la cosa da fare, e per lei e Tom l’avrei voluta fare già da tempo. Presi la foto di noi tre che mi portavo sempre dietro perché la consideravo la mia casa, il mio posto sicuro, la girai e iniziai a scrivere.
 
Cat ci hanno trovato. Respira, calmati, andrà tutto bene. Quando ci siamo divisi c’è mancato poco che ti prendessero per fortuna sono arrivato prima io e ti ho portato al sicuro. Eri ridotta male ma ho cercato di stabilizzarti e ti dovresti sveglia tra qualche ora. Però credo che qualche ora non c’è l’abbiamo, almeno se io rimango qui con te. Mi dispiace Cat. Sono a caccia nel bosco e cercano me. Ora per piacere farai quello che dico io. Ti lascio il telefono, scappa, torna da Tom e iniziate a correre più veloce che potete. Non sarà difficile. A loro ci penso io, non vi dovrete più preoccupare. Ora tocca a te, sii felice e inizia a vivere la tua vita perché è la cosa più importante. Tom te l’affido proteggila più di quanto sono riuscito a fare io. Cat sei e sarai per sempre la mia metà, ricordatelo. Con amore il vostro Leone.
 
Misi foto e cellulare nella sua mano e le diedi un bacio sulla fronte.
«Ti amo, peste.» Le sussurai all’orecchio, lei fece un smorfia. Me la sarei ricordarmela così – non ferita e martoriata da un mostro – ma altezzosa e bellissima come era sempre stata.
Uscii dalla grotta senza voltarmi in dietro, avevo deciso. Staccai la mente e incominciai la mia ultima corsa.




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Olà avventurieri! Benvenuto al secondo capitolo, è un papiro lo so.. succedono un sacco di cose lo so.. non ci state capendo un cavolo lo so, ma pazienza io sono fatta così tengo tutti sulle spine. Spero che qualcuno continui a leggere perchè anche se la storia sembra un po' incasinata può valerne la pena! 
Ora credo sia il caso di ringraziare BlueWinter, che ha recensito lo scorso capito ( non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi, spero di averti confuso ancora di più le idee, ahahah ^^) e Alliee che mi segue dall'inizio ( ho pastato un capitolo lungo così mi faccio perdonare per il prologo ;))
Bhe, buona lettura a tutti!!                                                                      Amore

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***






Capitolo3: SI PUÒ MORIRE IN PACE SI O NO?!
 


Correre.
Ormai era una cosa normale per me.
Scappare.. anche.
Questa però sarebbe stata l’ultima volta, l’avevo giurato a me stesso. Molto probabilmente avrei dato loro quello che volevano, ma non mi importava più. Avrei salvato Cat, questo era l’importante.
Correvo a per di fiato nel bosco. Erano passati solo due minuti da quando ero uscito dalla grotta e mi ritrovai subito alle costole due vampiri. Due bionde mi inseguivano. Più lontano un altro vampiro si era messo in marcia per raggiungermi.
Bene se volevano me, dovevano prima prendermi.
«Lo dobbiamo acchiappare!» disse una delle due alla sua compagna.
«Si.. prima che sparisca di nuovo..» aggiunse l’altra.
«Sapete le bionde non mi sono mai piaciute un gran che..» le urlai io. Due bei ringhi mi raggiunsero alle spalle. Io risi.
«Ragazzo non vedo l’ora di metterti le mani a dosso!!» urlò il mostro più alto.
Il terzo vampiro ci stava quasi per raggiungere, era veloce il ragazzo e anche furbo ne stava trascinando con se altri due.
«Oh ma così non è molto romantico..» le dissi io.
«Se tieni tanto alle favole, posso concederti l’ultimo desiderio.. » mi rispose. Non sapevo con chi stavo parlando delle due.. poco mi importava.
«Prima prendimi, poi ne riparliamo.. »
«Te la mai detto nessuno che sei un ragazzo prepotente?!»
«Senti da che pulpito viene la predica!!» le urlai di rimando «Voi vampiri assetati di sangue.. cosa volete da me? Perché mi state inseguendo? Nessuno vi ha detto che è sbagliato uccidere i vostri simili..!»
«Se non hai niente da nasconderci e non sai perché ti stiamo inseguendo, fermati.. così ne parliamo tranquillamente.» disse il mostro alle mie spalle alzando la voce per essere sicuro che ascoltassi tutto.
Intanto i miei inseguitori aumentarono notevolmente, avevo cinque vampiri alle calcagna tre uomini e due donne. Dove era andata a finire la ragazza bassina con i capelli neri? Dovevo stare attento. Iniziai a guardarmi in torno.
«Sai biondina, scusami se declino il tuo invito ma mi hanno insegnato a non dare molta confidenza agli estranei..» e dopo questa frase aumentai la velocità.
Ci volle poco per individuarla. A centro metri da me la sesta vampira mi stava aspettando. Era andato tutto meglio del previsto, in poco tempo avevo attirati l’attenzione su di me e li avevo allontanati da Cat.
Sorrisi a me stesso, stavo facendo la cosa giusta. Le mia gambe marciavano verso la morte, ne ero consapevole. Chiusi gl’occhi e corsi quegl’ultimi cento metri pensando solo al ritmo regolare della mia corsa, un insieme di note leggeri e sottili che si mischiavano alle urla del vento.
Ma troppo presto arrivò il capolinea e mi fermai. In tre secondi sei vampiri mi accerchiarono felici di trovarsi davanti a me.
Li fissai. Le bionde non dovevano essere molto forti, una sembrava molto fragile l’altra poco veloce. Il mostro alle mie spalle era grosso e piazzato, dovevo attaccarlo da dietro e non farmi prendere dalle sue braccia. Gli altri due vampiri si assomigliavano molto e sembravano anche molto pericolosi. E poi rimaneva la vampira con i capelli corvino.
«Incominciamo!»
Saltai sulle spalle del vampiro più grosso e, con un colpo secco gli staccai la testa. Sorrisi di me nel vedere le facce dei cinque spettatori che immobili assistevano. Ero veloce, tanto veloce da non essere notato neanche da un vampiro. La prima a scattare fu una delle vampire bionde, la più alta. Dalla sua faccia si vedeva che era furiosa, forse avevo iniziato dal suo compagno, povero me. Vidi il pugno del mostro avvicinarsi alla mia faccia e istintivamente mi coprii, per il colpo il viso che avevo staccato dal vampiro precedente andò in frantumi mentre io caddi vicino al tronco di un albero.
Fuori uno.
I vampiri ripresisi dallo shock stavano per attaccarmi. La prima ad arrivarmi vicino fu la piccolina, che mi prese per le caviglie e mi alzò in aria, come si fa con una tovaglia. Arrivato a metà arco, le mie braccia raggiunsero i rami dell’albero vicino, li usai come punti d’appoggio, afferrandomi ci, poi con un calcio ben assestato, misi al tappeto il mostro con i capelli neri e il vampiro biondo che stava dietro di lei. Mi diedi lo slancio e salii sul ramo. In un secondo fui raggiunto da due vampiri: l’altro uomo e l’altra donna. Saltai sui rami superiori e mi seguirono senza attaccarmi.
«No non salire anche tu!» grido il vampiro da terra alla sua compagna.
«Stai zitto, quello lo devo uccidere con le mie mani..» disse la bionda ringhiando
«Ros ti prego quel ragazzo vuole solo la confusione, lascialo a loro due, tanto se la caveranno»
Sotto all’albero c’era di nuovo la prima bionda ad aspettarmi, mentre gl’altri due vampiri si erano spostati di pochissimo. Perché quel mostro le aveva detto di non salire? E perché la vampira gli aveva obbedito mettendo da parte la sua sete di vendetta? Ovvio! Ero stato stupido a non pensarci: aveva un’abilità speciale. Quel vampiro riusciva a controllare gl’altri. Era veramente pericoloso, però non riusciva a controllare me.
Dovevo quindi sbarazzarmi subito di queste due brutte guardie del corpo che mi avevano seguito sull’albero e poi andare a finire il lavoro giù; feci finta di salire ancora, quando vidi i vampiri staccarsi dal ramo per raggiungere l’altro tirai giù l’uomo e lo sbattei vicino al tronco. La donna mi fu subito a dosso, mentre i ringhi da sotto aumentavano.
«Salgo!»
«NO» Che capo stupido avevano, meglio così.
La vampira cercò di bloccarmi, ma con tutta la forza che avevo riuscii ad afferrare il braccio del suo compagno, staccarlo e buttare lui giù. La vampira di tutta risposta mi diede un calcio alle spalle che mi dolse il fiato, prima di precipitare anche io, lancia l’arto sulle cime più alte in modo che non fosse recuperabile.
Caddi al suolo e quello che successe dopo fu inevitabile. I vampiri si avventarono su di me, mi immobilizzarono. Uno di loro si mise sulla mia schiena schiacciandomi con il suo peso. Un altro mi strappo la manica del maglione e con le unghie mi tagliò la pelle. Trattenni le urla di dolore dentro di me, mentre il terreno si colorava di rosso.
«Fermati, non lo puoi uccidere.»
«Finiscila di infilarti nella mia testa.»
«Ti devi calmare.»
Rise. «Senti qui che bel profumo..» disse una voce dolce e soave.
Girai la testa per vedere chi aveva parlato, la vampira che traboccava di vendetta stava per assaggiare il mio sangue.
«No non farlo..» disse il suo capo quando se ne accorse, ma era troppo tardi.
Sorrisi.
Appena la goccia rossa tocco la sua lingua, la vampira si paralizzo. Il suo corpo iniziò a cambiare perché stava reagendo al mio sangue.
Approfittai di questo momento di distrazione per liberarmi. Scaraventai per terra chi avevo sulle spalle e presi il collo della vampira immobilizzata. La trasformazione, per fortuna, era finita perché con una piccola pressione riuscii e strozzarla.
Fuori due.
Mi girai per affrontare gl’altri quattro. Quello senza un braccio era rimasto vicino all’albero, non si era avvicinato neanche per aiutare gl’altri ad uccidermi e non sembrava minimamente interessato a quello che stava accadendo.
«Cavolo! Questi sono gli effetti.. voglio dire, ragazzo tu sei veramente capace di farlo?» disse il capo.
Mi girai e lo fissai con disprezzo. Mi facevano veramente schifo questo vampiro, avevo appena ucciso due dei suoi compagni e lui si stava preoccupando solo di fare ricerche su di me.
«Sembra che voi non siate interessati a nutrirvi con me?!» dissi.
«Oh come potremmo! Come hai già detto tu non è bello uccidere i propri simili..»
«..vogliamo solo un po’ del tuo prezioso sangue, giuro non abbiamo intenzione di ucciderti.» aggiunse la vampira dai capelli corvino.
Un ringhio uscii dalla mia bocca.
Il vampiro si scaraventò verso di me sbattendomi vicino a un tronco. Il colpo mi tolse il fiato e tutte le forze che mi erano rimaste; mi accasciai alla base dell’albero sedendomi per terra mentre lui si allontanava da me. Non aveva veramente intenzione di uccidermi, non per ora. Portai una mano vicino alle costole e iniziai a contare: una, due, tre, quattro rotte. Con delle piccole pressioni provai a fare qualcosa, si sarebbero calcificate in fretta e dopo romperle sarebbe stato un bel problema. Il vampiro sorrise ai miei sussulti di dolore consapevole delle sua forza, poi si avvicino a me. Aveva la faccia a pochi centimetri dalla mia.
«Che peccato!» disse. Poi prese con il dito un po’ si sangue che mi era uscito dalla bocca. Quel gesto mi stupì, era veramente così folle da sperimentarlo su se stesso? A quel pensiero incominciai a ridere.
«Perché ridi ragazzo?» disse la vampira dietro di lui.
Io no le risposi e guardai negl’occhi il loro stupido capo. «Ti consiglio di non farlo.» Poi gli sorrisi.
«Perché mai?»
«Mai sentito parlare di effetti collaterali?» gli dissi continuando a sorridere.
«Cosa vuoi dire.. parla ragazzo!» strillò.
«Sai io odio ripetermi.. dovresti aver capito che non sono uno che si concede facilmente.»
In un secondo la sua mano fu sul mio collo e mi sollevò fino a non farmi toccare terra.
«Sei proprio un idiota» gli dissi. Con le costole che erano ormai guarite, gli diedi un calci dritto in pancia e senti qualcosa strapparsi. Lui cadde molti metri dopo lasciandomi libero. Gli avevo spostato tutto il bacino. La piccola vampira corse in suo aiuto, mentre io andai ad occuparmi dell’altra sua compagna. Fu un gioco da ragazzi, era spaventatissima e non oppose resistenza. In un secondo mi liberai di lei e accesi il fuoco.
Fuori tre.
Mi avvicinai al vampiro mutilato che appena si accorse di me si mise subito in posizione di attacco.
«Ti farò rimpiangere di essere nato moccioso!» mi urlò il vampiro prima di scaraventarvi su di me. Il suo equilibrio era precario, con entrambe le mani presi il suo braccio, lo girai e lo costrinsi faccia a terra. Misi un piede sulla sua schiena e gli staccai anche il secondo arto che poi buttai nel fuoco. Poi con le ginocchia lo trattenni a terra.
«Dimmi per chi lavorate!»
«Non dirò nien..» afferrai la sua testa e la girai facendola scrocchiare.
«Te lo ripeto.. chi vi ha mandato qui?»
«Non..» la girai ancora di più.
«Ragazzo non lo so..» gridò il vampiro.
«Dimmi quello che sai allora..»
«E io cosa ci guadagno..»
«Ti lascerò in vita, se mi dirai la verità ti giuro che ti lascerò in vita.» Chiusi gl’occhi e promisi.
«Quel uomo mi ha pagato profumatamente per catturarti. Non ti conosco, non mi interessa chi sei o cosa fai. Sono un vampiro da poco tempo, la mia compagna ci ha avvisato che eri arrivato in albergo e aspettavamo solo il momento giusto per avvicinarci. Poi per fortuna siete venuti voi nel bosco.. mi dispiace per la tua compagna non volevo ucciderla ma..»
Non me ne accorsi ma a quelle parole gli staccai la testa. Quel verme aveva braccato Cat non potevo lasciarlo in vita.
Intanto il capo si stava rialzando. «Sei un tipo tosto!» gli urlai.
«Stai zitto moccioso.» Un po’ barcollando si rimise in piedi. «Ora regoliamo i conti noi due.»
Ero senza forze, essere riuscito a sopprimere quattro mostri era tanto persino per me. Avevo bisogno di riposarmi perché la stanchezza si stava impossessando di me. L’unica cosa che potevo fare era correre per portarli via con me, senza essere ucciso.
Allora incominciai a correre.
I due mi inseguirono subito e quella scena mi sembro un grande dejavu. Il mio piano era semplice. Dovevo correre e raggiungere un posto popolato, nascondermi per un paio d’ore, e poi finire quello che avevo incominciato.
In quei secondi in cui correvo, inseguito dalla morte, una speranza si accese in me. Erano rimasti solo due vampiri, se fossi riuscito ad ucciderli forse sarei potuto tornare da Cat e Tom. La felicità mi invase, ma fu subito sostituita dalla tristezza. Perché dovevo tornare da loro? In fondo avevo deciso di salvarli, no? Se fossi tornato avrei rischiato di metterli di nuovo in pericolo.
Beh questi ragionamenti furono cancellati dalla stretta del vampiro. Mi avevano raggiunto. Lui mise una mano sulla mia spalla e mi fece cadere a terra, poi entrambi mi circondarono chiudendomi ogni via di fuga.
Combattere con loro era inutile, ero distrutto non avevo più forze e non ero riuscito neanche a correre velocemente.
Il vampiro era colmo di odio nei mie confronti, con un piede inizio a schiacciarmi la gamba.
«Ora.. vediamo se riesci a scappare.» disse tra i denti.
«Non alzare il piede se no inizierà a guarire..» suggerì la vampira al suo compagno.
Cavolo lei era intelligente!”
Lui annui e premette di più sulla ferita che mi aveva fatto. Il dolore era insopportabile istintivamente avvicinai le mani alla gamba, ma le braccia della vampira mi imprigionavano al suolo.
«Moccioso e ora cosa devo fare con te..» disse il vampiro sorridendo.
«..uccidilo.»gli suggerì la compagna.
«No, non varrebbe niente da morto. Mi serve vivo..»
«Cosa vorresti farci con me?» dissi con un filo di voce.
«Oh tu hai un potenziale enorme! Noi vampiri siamo dei dannati, molti pagherebbero del avere una goccia di te..»
«Tutto questo solo per i soldi?» Chiesi.
«No, certo che no. Saresti veramente uno sciocco se pensassi questo di me.»  il vampiro inizio a ridere. «Io sono la morte che cammina nel mondo. Ho tutto quello che si possa desiderare e avere da questo piccolo pianeta. Ho molti più anni di te e riesco ad apprezzare ogni cosa, dal sole alla luna. I soldi per me non sono che una stramba invenzione di quest’ennesima società. Pezzi di carta che fanno impazzire tutti. No, io miro ad avere qualcosa che nessuno può avere.. e tu sei l’unico che me la possa dare.»
«Cosa?»
«Vedere la gente nascere e morire, è normale. In questo mondo tutto va e viene. Vedere tanta gente nascere e morire, è straordinario. Essere una delle poche specie capaci di resistere al tempo ti fa credere di essere delle divinità. Ma decidere chi nasce e chi muore, chi guarisce o chi perisce, beh questo ti fa essere veramente una divinità!» disse il vampiro guardandomi negl’occhi.
«Ma tu sei un vampiro.. sei forte.. cosa vuoi di più..»
«Lo so che sono forte moccioso..» il vampiro premette ancora di più sulla gamba. Io chiusi gl’occhi per il dolore. «Ma vedi per me essere forte non basta più. Ci sono così tante persone con talenti eccezionale che possono attaccarmi.. che ho bisogno di diventare più forte. »
«Tu sei pazzo..» dissi.
«Non credo.. con te al mio fianco potrò farmi molti alleati e sopprimere i nemici con pochi rischi per me.» dissi il vampiro era ormai ubriaco delle sue emozioni.
«Sei un mostro!!» urlai. «Come puoi..»
«Moccioso tu non puoi capire.. io diventerò il dio di questo mondo!»
«Non lo permetterò mai!» Misi i gomiti sul terreno per potermi rialzare.
«Moccioso mi hai proprio stancato..» il vampiro prese la caviglia della gamba rotta e mi lanciò verso un albero.
Beh dire che fece male è dire veramente poco. Mi ritrovai a gattoni sul terreno, con il fiato corto e la gamba che protestava dal dolore.
«Devi imparare a rispettami..» disse il vampiro che con calma si stava avvicinando a me.
Chiusi gl’occhi, concentrai tutti i miei sforzi nella gamba, dovevo guarire.
«.. resistere non ti servirà a niente.»
«Ragazzo non ti vogliamo fare del male. Collabora con noi e potrai vivere una vita normale. Ti chiediamo solo di farci un po’ di compagnia..» la vampira parlò con una voce soave e leggera.
Girai la testa per vederla. Era bella, come tutte le vampire. Capelli corti e neri, un corpo piccolo e sinuoso. Mi stava sorridendo.
«Scusatemi ragazzi.. ma ora devo proprio andare, non posso più rimanere a giocare con voi..» Scattai come un maratoneta e incominciai a correre «..devo tornare a casa»
La gamba era quasi guarita, però il muscolo faceva ancora male. Il torace era a pezzi, riuscivo a respirare a malapena, ma non dovevo darmi per vinto. Dovevo correre, in fondo era la cosa che riuscivo a fare meglio. Saltai un burrone e poi li sentii dietro di me che cercavano di raggiungermi. Erano distanti, ma c’era qualcosa che non andava. Stavo andando nella direzione giusta ma sentivo una strana sensazione, come una calamita che mi attirava in avanti.
Poi lo senti. Un dolore lancinante mi attraverso la gamba, il muscolo non era guarito e sottoporlo a un tale sforzo era troppo. Caddi a terra e in quel punto capì di non avere più speranze, anche quella piccola pazzia di tornare da Cat e Tom si dissolse.
In quei secondi in cui il mondo desiderava solo la mia fine, dentro di me era tutto in equilibrio. Costrinsi me stesso a pensare solo a loro due.
Avevo imparai ad amare ogni loro gesto, ogni loro parola, ogni loro espressione.Il loro sorriso era stato un immenso sole che aveva squarciato il mio mondo fatto di tenebre. Il loro sorriso mi aveva infuso voglia di vivere, mi aveva dato un motivo per vivere. E allora io avevo avuto voglia di vivere. Voglia di vivere per vederli sorridere ancora.
Accettare la morte è più facile, quando si ha una ragione di vita. E’ una contraddizione, lo so. Ma è la verità. Io avevo bisogno di amarli. Continuavo ad amarli persino ora, mentre giacevo sul terreno col sapore del sangue sulla lingua. Persino ora, mentre stavo sacrificando la mia vita per salvare il loro sorriso. E' buffo. Morire è stata una decisione che non ha richiesto molto impegno. E’ stato più semplice di vivere.  Una cosa che ho fatto in pace con me stesso, qualcosa che ho voluto fare dal profondo del mio cuore. Ora si, che la mia vita aveva avuto un senso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Edward corri! Lo trovato..»
«Guarda è solo una ragazzo.. è messo male però. Guarda la gamba, penso abbia anche qualche costola rotta.»
«..guarda il suo viso. È un piccolo uomo.. avrà l’età di Renesmee»
«Bella non credo che sia umano.. non hai visto come correva»
«Non importa, umano o vampiro che sia, dobbiamo portarlo da Carlisle»
«Si»
Sentite quelle voci aprii subito gl’occhi. Due vampiri mi stavano sovrastavano. Non avevo più forze ne di pensare ne di reagire.
Dalla mia bocca uscirono inconsapevolmente poche parole: «Ma voi vampiri.. » poi chiusi gl’occhi “..non finite mai!” 



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Scusatemi per il ritardo, ma in questo periodo non sono mai a casa. ^^
Spero che continuerete a leggere sopportando tutte le mie pecche. :)
Mi raccomando lasciatemi una recensione, ditemelo se fa schifo! :D


Amore.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***



 

[Dedico questo capitolo a BlueWinter, che puntualmente mi riempie di gioia con le sue recensioni ^^]





Capitolo4: CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO. MA CHI TROVA 9 VAMPIRI E UN LICANTROPO..?
 



Ripresi coscienza in un bosco, ero disteso su un prato dove alti alberi mi circondavano. Mi misi a sedere, la testa mi girava un po’ e non riuscivo a ricordare cosa mi fosse successo. Respirai con calma l’aria frizzante della mattina e controllai di non essermi ferito.
“Che cosa sciocca!” pensai.
Mi guardai in torno.. dov’ero? Perché ero li? Dov’erano Cat e Tom?
Mi bastò un battito del mio cuore per ricordare tutto.
Vampiri.
Ci avevano trovati.
Cat e io.. mai più.
«Cavolo sono morto..» mi misi una mano tra i capelli. «..e questo cos’è? L’inferno o il paradiso?»
Mi alzai in piedi e iniziai a camminare. «Non fa ne freddo, ne caldo qui.. e in questo luogo non c’è nessuno.»
Toccavo le foglie e i tronchi ma non sentivo niente; il piacere dei sensi era fuori gioco in quella dimensione. Ad un certo punto entrai un una raduna piena di margherite. Arrivato a metà della distesa bianca e gialla vidi uscire, dal fitto della foresta, una gazzella. Era bella, dai colori caldi e familiari; piano piano si avvicinò a me e si fece accarezzare il muso.
Ero così concentrato a non spaventarla che non mi accorsi dell’enorme orso che entrò nella raduna. Impaurito feci un passo indietro ponendomi tra i due animale. Volevo proteggere la gazzella, ma un pensiero fece capolinea nella mia mente: “Avevo ancora la mia forza e la mia velocità?”
Stranamente però l’orso non ci attaccò ma si sedette solamente sul prato di fronte a noi. Il pacifico animale fu seguito da una volpe che si accuccio tra le sue zampe. Poi la mia attenzione fu catturata da un’altra coppia di animali: una pantera e un leone che fianco a fianco avanzavano verso di me. Mi fissavano, ma non come i cacciatori con le loro prede. La pantera si stese poco lontano dall’orso, mentre il leone rimase immobile al suo fianco. I due furono seguiti da un leopardo che si avvicinò disinvoltamente al leone. Per concludere nella raduna fece il suo ingresso anche un lupo.
“Ma cosa stava succedendo?”
Io e la gazzella rimanemmo immobili d’avanti a quella scena. Mi girai per vedere dov’era e mi accorsi che aveva incominciato a camminare verso la strana compagnia.
«No..ferma!» Misi una mano sulla sua groppa senza riuscire a fermarla. Lei si avvicinò al leopardo e poi si accuccio vicino a lui poggiando il muso per terra.
Io ero pietrificato.
Un orso, una volpe.. una pantera e un leone.. un leopardo, la gazzella.. e un lupo con sopra un coniglio?
“Ma cosa diavolo stava succedendo?”
Carnivori ed erbivori che coesistevano senza violenza; questo doveva essere il paradiso. Sorrisi dentro di me.
«Ehi ragazzo perché ridi?» mi chiese la volpe.
«Come voi sapete parlare?»
«Si. Sembra strano ma sappiamo parlare» rispose il leone.
«..dimmi ragazzo come mai sei qui?» disse la pantera.
“Perché ero li?” che domanda era, io ero morto.. se no dove mai avrei potuto parlare con degli animali?
«Per piacere potete spiegarmi dove sono? E chi siete voi?»
«Ragazzo dicci il tuo nome.» parlò l’orso.
«Io mi chiamo Leonardo.. ora..»
«Bene Leonardo, è un piacere conoscerti. Però fatti dare un consiglio da chi è più furbo di te, sembri veramente  uno stupido se non riesci a capire cosa siamo..» disse la volpe che si era alzata e si stava avvicinando a me. Era bellissima e il suo pelo brillava alla luce del sole. «Secondo te io cosa sarei?» mi chiese quando ormai era ai mie piedi.
Sgranai gl’occhi e poi risposi «Una volpe..» lei mi guardò male. Io alzai le mani «..una bellissima volpe!» dissi.
«Bene ragazzo vedi che quando vuoi sai essere intelligente..»
«Ma..» iniziai ad avere dei dubbi, la situazione era troppo irreale.
«Ragazzo non ti devi preoccupare, noi siamo degli animali tranquilli che vivono la loro vita in questo bosco» disse il leopardo.
«Ehi Leo.. » il lupo attirò la mia attenzione «..dimmi come sei finito qui? »
«Non lo so.. »  risposi «penso di.. scusatemi ma dove siamo? Cioè voglio dire.. » Perché non rispondevano mai alle mie domande, sembrava che mi stessero sottoponendo ad un interrogatorio.
«Ragazzo forse se ci racconti la tua storia, potremmo aiutarti! » Disse la gazzella mentre mi fissava. Di lei sentivo di potermi fidare, però alzai gl’occhi al cielo per interrompere quello scambio di sguardi.
«Io sono.. » incominciai a parlare, ma poi sentii una cosa strana: dei brusii che venivano dal cielo e non dagli animali, anche se le voci erano le stesse.
-Il ragazzo non ci dirà niente..- ORSO
-Non chiamarlo così, ti ha detto che si chiama Leonardo - PANTERA
-Sono d’accordo con Mr Bear- LUPO
-Ed..- PANTERA
-Bella non lo so, questo ragaz.. cioè Leonardo riesce a controllare i suoi pensieri.. ci sono dei muri, alcune cose le pensa ma non le dice.. non riesco a sentire tutto- LEONE
-Alice e tu non vedi niente?- VOLPE
-No, anche se mi concentro lui crede di essere morto- GAZZELLA
-Io invece credo che lui si sia accorto di noi..- LEOPARDO
-Cazzo..- ORSO e LUPO
«Uscite subito dalla mia testa» urlai.
«Amore basta così» Il leone parlò e la visione finì. I miei sensi tornarono, intorno a me sentivo nove respiri e tre cuori battere. Intorno a me c’erano sei vampiri, un umano e due semivampiri.
Nello stesso istante in cui aprii gl’occhi mi misi accovacciato pronto a difendermi. Erano tutti di fronte a me e, quando si accorsero che avevo ripreso conoscenza, fecero tutti un passo in dietro.
«Leonardo non vogliamo farti del male» disse il leone, istintivamente ringhiai.
«Aspetta.. » aveva le mani alzate «Mi chiamo Edward Cullen e questa è la mia famiglia. Io e mia moglie, Bella, ti abbiamo trovato nel bosco. Eri ferito e abbiamo pensato di portarti a casa nostra per curarti. »
«Leonardo non vogliamo farti del male» disse la pantera, cioè Bella.
«Ovviamente se non ti fidi di noi puoi andartene non ci offenderesti» disse la volpe. Accanto a lei due uomini iniziarono a sogghignare.
«Rosali non trattarlo così. Leonardo capisco che non è facile fidarsi di un gruppo di estranei però forse sarebbe meglio per te rimanere ancora un po’ a letto.. » lo sguardo della gazzella cadde sulla mia gamba.
Io lo seguii, “Oh cristo mi avevano messo un gesso!” sgranai gl’occhi.
«Si ti sei fatto veramente male» disse Bella «Cosa ti è successo? »
Io non li stavo più ascoltando, con la mano toccai la fasciatura che mi avevano fatto sul petto. Mi avevano fasciato e ingessato, questo voleva dire che non si erano accorti di niente. Dentro di me tirai un sospiro di sollievo, questi vampiri non sapevano nulla e mi stavano aiutando solo per ero in difficoltà.
Alzai gl’occhi verso di loro, erano tutti giovani e belli, ma pur sempre vampiri; possibile che avessero questi sentimenti? Era vero tutto quello che vedevo, mi volevano solo aiutare.
Improvvisamente sentii qualcosa nella mia testa, qualcosa di fastidioso e poi ricordai:
-Bella non lo so, questo ragaz.. cioè Leonardo riesce a controllare i suoi pensieri.. ci sono dei muri, alcune cose le pensa ma non le dice.. non riesco a sentire tutto- LEONE
Alzai lo sguardo su Edward «Finiscila di entrare nella mia testa» Non lo dissi arrabbiato, ma solo infastidito.
«Ma come.. »  disse il leopardo.
«Non lo so Jasper.. » rispose Edward.
Tutti erano rimasti scioccati da quello che avevo detto. Vidi Edward dissentire con la testa a qualche pensiero altrui. Dovevo andarmene da quel posto. Mentre i vampiri continuavano a guardarmi, provai a scendere dal letto, ma con il gesso, che era veramente ingombrante, il mio equilibrio era precario. Ovviamente non potevo togliermelo, avrei di sicuro sollevato dei dubbi ai miei gentilissimi mostri, ed era meglio per me rimanere nell’anonimato.
Nel momento meno opportuno il mio stomaco brontolò.
Qualcuno alle mie spalle rise a bassa voce e ruppe la tensione che si era creata.
«Leo hai fame? » Una voce che non avevo mai sentito, parlò. Mi voltai, una ragazza, che poteva avere più o meno la mia età, mi sorrideva dolcemente.
 

«Leonardo vuoi mangiare qualcosa di particolare?» mi chiese Bella.
Non so come e non so perché, avevo deciso di fidarmi di quella strana compagnia di vampiri. Forse per la fame, o perché non mi erano sembrati pericolosi. Ero seduto su uno sgabello in cucina e aspettavo il cibo preparato dalla vampira e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era: “Questi non mi sembrano normali?”.
Di gente stramba ne avevo vista in giro per il mondo, infondo io appartenevo a una specie che non doveva neanche esistere. Ma loro.. cioè.. questi vampiri erano veramente strani!
Per esempio, quella non sembrava affatto la casa di un vampiro. Io non avevo tutta questa esperienza, avevo visto solo quella di Rabus, un egiziano ultra centenario che viveva in una piccola piramide, però dai racconti di Tom mi ero fatto un idea approssimativa. I vampiri – che normalmente non gradivano rimanere nello stesso luogo per tanto tempo, e quindi una casa non c’è l’avevano- possedevano case anonime, molto essenziali e soprattutto dislocate in luoghi del tutto disabitati e difficili da raggiungere.
Loro invece avevano una casa enorme, molto spaziosa e ben arredata. Tutto sembrava costoso e prezioso, partendo dal piano forte in salotto finendo alla jaguar che, parcheggiata sul vialetto di casa, avevo intravisto dall’enorme vetrata. Seduto in cucina sentivo i rumori dell’autostrada, chi sa se questi vampiri conducevano una vita normale. Cioè da normale vampiro.
«Leo..» Renesmee attirò la mia attenzione.
Lei seduta accanto a me aveva appoggiato la sua mano sul mio braccio. Quel contatto così ingenuo e spontaneo mi fece venire la pelle d’oca. Non so spiegarne il motivo, in quella casa i miei sensi- anche i più acuti- venivano continuamente manomessi. Infatti non provai paura, né pensai di sottrarmi a quel contatto allontanandomi. Qualcosa di diverso emerse in me, quella ragazza mi affascinava, dalla prima volta che l’avevo vista avevo capito che era speciale (per me o per il mondo questo non era importante per ora). Sta di fatto però che la sua temperatura contribuì a scatenare i brividi, io ero caldo mentre lei..no. Ovvio era una vampira, sia nell’aspetto che nella bellezza. Però Renesmee aveva qualcosa di più…, era bella.., ma non come un vampiro, la sua era una bellezza che sentivo tangibile, reale e non solo frutto di una trasformazione.
I suoi capelli ramati le scendevano ribelli sulla schiena che apriva le porte sul suo corpo perfetto. Le sue labbra erano chiuse in un piccolo sorriso. Chi sa che sapore avevano..Mi bloccai cosa stavo pensando? Sbattei più volte gl’occhi per cacciare via quel pensiero. Difficile fu poi incontrare il suo sguardo, e ancora una volta non so darmi un perché. Sinceramente non so descrivere neanche cosa provai. Dentro di me una marea di emozioni portavano una spumosa confusione.
“..forse ero rimasto anche un po’ per lei.”
(Eh chiudiamola qui che è meglio!)   
Le sorrisi involontariamente e poi mi girai verso Bella.
«No grazie.. qualsiasi cosa fa bene, basta che sia ben cotta.» le dissi con la massima gentilezza.
Lei educatamente mi sorrise prima di rivolgersi alla ragazza al mio fianco: «Nessi tu invece cosa vuoi?»
«Carne.. al sangue»disse.
Io mi irrigidii. “Cosa stavo facendo?” Ero in una casa di vampiri e stavo per mangiare con loro. Forse facevo prima a mettermi un po’ di sale in testa e a sedermi su un vassoio. “Sono pronto.. venite a mangiarmi!”
In cucina fece irruzione Alice, la gazzella. «Leo non ti preoccupare, non ti faremo del male.. sappi che puoi andartene quando vuoi non sei obbligato a rimanere qui..» i suoi occhi mi tranquillizzarono, ma non del tutto. Feci un lungo respiro e mostrai un sorriso tiratissimo.
“Sarei scappato stanotte. È sempre meglio non fidarsi dei vampiri, e poi dovevo finire quello che avevo iniziato.”
Sentii Nessi e Bella ridere del mio finto sorriso e mi rilassai.
Non riuscivo ancora a capire il perché ma questa stana compagnia mi faceva sentire a mio agio. Erano vampiri cavolo!
«Allora.. mi volete dire cosa vi devo cucinare» chiese per l’ennesima volta Bella.
 Io guardai prima Alice poi Nessi e con un sorriso risposi: «Carne per piacere. Al sangue per la signorina e ben cotta per me.»
«Bene!» Bella si girò e incominciò a giocare con i fornelli.
«Mamma sicura che vuoi cucinare tu? Posso benissimo farla io.. » Nessi si era sporta per parlare con sua madre.
Aspettate un attimo..
SUA MADRE??
Come poteva essere sua madre? Era un semi-vampiro.. forse.. no non poteva essere!
Nella mia mente cercavo qualcosa che potesse portare chiarezza a quello che vedevo. Io mia l’avevo persa poco dopo il parto, per lei però avevano trovato il modo per salvarla. Ma era lei la sua vera madre o era solo qualcuno a cui Nessi era molto affezionata? Esisteva la soluzione o no?
«Nessi, anche se non ci vuoi credere prima ero una brava cuoca.. solo che ora ho perso l’abitudine. Da quando tuo padre ha iniziato a viziarti con tutte quelle cose italiane, non ho cucinato più. Ma fidati.. che..»
«Mamma quella non è carne da fare sulla griglia!» disse Nessi nello stesso momento in cui si alzò, fece il giro dell’isola per raggiungere sua madre. Io un po’ frastornato dai miei pensiero le guardavo: madre e figlia. Era possibile? Cos’era che mi scatenava tante domande la curiosità o l’invidia? Cacciai subito quel pensiero dalla mia testa. Di sicuro era la curiosità; mia madre non l’avevo mai conosciuta e la figura genitoriale era stata subito sostituita da Tom (almeno in parte).
«Se vuoi ti racconto la loro storia?» disse Alice che si era seduta al posto di Nessi.
Io scossi la testa. Non volevo essere invadente, anche se la curiosità era tanta. Bella e Nessi che ci avevano sentiti si girarono.
«Oh Leo non è una storia poi così affascinante..» disse Nessi che mi sorrise dolcemente.
In cucina l’aria era tranquilla sembrava una chiacchierata tra vecchi amici. “Oh mi dio non ci potevo ancora credere che stavo facendo amicizia con dei vampiri!”. Dal salotto veniva una strana tensione, no pensante solo presente.
«Questo fallo giudicare a lui..» disse Alice ridendo.
«Basta voi due, non vedete che lo state facendo spaventare..» disse Bella che con un coltello in mano e la padella nell’altra stava gesticolando.
«Bella mi sa che la più terrificante sei tu. Perché non metti giù quel coltello e quella pentola, lo so che in questa casa siamo più o meno tutti a prova di bomba però con la fortuna che ti ritrovi.. » nella cucina entro il lupo.
Non riuscii a trattenere le risate.
«..spiritoso come sempre Jake!»Bella posò i suppellettili mentre faceva una linguaccia al lupo.
I casi più strani che stuzzicavano la mia curiosità, erano in quella stanza. La ragazza e il lupo, cioè Jake. Gli altri erano vampiri tranne una donna che era stata allontanata da me appena avevo messo il piede e il gesso per terra. Jake aveva iniziato a sbuffare e la giovane ragazza aveva acconsentito a tornare a casa.
«Leo ti presento Jacob..» disse Alice. Io senza rendermene conto mi alzai e gli porsi la mano. Okei stavo diventando stano anche io. Perché mi presentavo al nemico?
Appena la mia mano tocco la sua, avvertii il calore che irradiava il suo corpo. Non era per niente normale questo! Vampiri e semivampiri avevano una bassa temperatura corporea.
«Tu non sei un vampiro.» dissi guardandolo negl’occhi.
Lui mi sorrise.«Già..» poi si passo una mano tra i capelli corti.
«Ma allora come..il tuo cuore batte troppo veloce?» dissi. La voglia di sapere si stava impossessando di me.
Lui però non mi rispose. Io che ormai mi ero rimesso a sedere guardai Alice in cerca di verità.
«Lui è un licantropo..» disse ad occhi chiusi.
«Alice!»gridarono insieme Bella e Jacob.
Si stavano per arrabbiare. Ma non con me..
«Oh dai non mi guardate in quella maniera.. ti assicuro Jacob che alla fine glielo avresti detto tu stesso. Questo ragazzo non sa cosa vuol dire la parola no!» rise Alice guardandomi.
Io arrossii. Come faceva a saperlo? Dovevo preoccuparmi? Si, erano pur sempre dei vampiri.
«Basta ragazzi lo state facendo impazzire..» nella cucina entro Edward.
“Bene un altro vampiro a sorvegliarmi!”
«..non ti preoccupare sono solo di passaggio.» disse lo strano vampiro che mi aveva letto nella mente.
«Scusa non volevo essere così scortese.. e che voi siete veramente tanti» dissi per giustificarmi.
«Non ti preoccupare. Leonardo.. » il vampiro che era appena entrato attirò la mia attenzione « io non sono bravo quanto te a trattenermi, ti prego, sono troppo curioso, spiegami come hai fatto a capire che io riesco a sentire quello che le persone pensano?» disse Edward che si era avvicinato a Bella e le aveva stretto dalla vita.
Io lo guardai, era un ragazzo molto giovane, non dimostrava più di vent’anni. Sembrava una persona buona (per quanto lo possa essere un vampiro), tranquilla e pacata. Che fosse tutta apparenza? Il mio istinto mi diceva di fidarmi di loro; sorrisi e pensai “ Questa te la concedo!”
Quando vidi Edward sorridere incominciai a parlare. «Non so se è una mia abilità, so solo che quando mi trovo per tanto tempo insieme a un vampiro e questo mi sottopone ripetutamente al suo “potere”.. » dissi facendo le virgolette con le mani «..il mio corpo inizia a riconoscerlo e la mia mente capisce più o meno di cosa si tratta.»
«Che bella variante.. noi conosciamo un vampiro che riesce ad identificare il talento di un vampiro solo standoli a pochi metri di distanza» disse Edward. Io sorrisi. «È affascinante la tua abilità sembra quasi uno scudo di difese fisico e mentale.. il tuo corpo dice alla mente da cosa si deve difendere.. »
«È  un bellissimo potere» disse Bella sorridendomi.
«Ne hai individuati altri?» chiese Edward.
Annuii «Bella, per esempio.. se da tutti o percepito qualcosa.. più o meno fastidiosa.. da te invece niente, sembri incorporei non presente. Che potere hai?» chiesi.
«Sei perspicace» disse lei con un sorriso a trenta due denti «Io posso creare un scudo, gli attacchi mentali con me non hanno effetto.. sono impenetrabile» disse puntandosi il dito sulla testa.
«Che strano.. il suo era l’unico che avrei giurato no saresti riuscito a capire» disse Edward.
«Scusami Leo ma se da Bella non hai sentito niente perché non hai pensato che non avesse alcun potere? » mi chiese Jacob il licantropo.
«Perché Bella non la sento, cioè quando penso a lei percepisco solo il vuoto. Il vuoto è qualcosa, non è niente. Per farti capire, quando mi sono trovato vicino all’orso.. che non so come si chiama.. ho sentito che c’era qualcosa di pesante. Quel vampiro penso non abbia nessun potere.. sbaglio?» dissi rivolgendo la domanda un po’ a tutti.
«Sbagli.. lui è molto forte»rispose Nessi.
Chiusi gl’occhi e alzai le spalle.
«Però c’è da dire che lo aveva quasi capito, ha detto che ha sentito “qualcosa di pesante”.. voglio vedere quando devi togliere Emmet dal divano se non devi spostare qualcosa di molto pesante..» disse Jake.
Bella accanto a lui rise.
«Forse..» iniziò a dire Edward.
«Ed non credo che sia come tu l’hai descritto tu.» disse Alice.
«Già..» iniziai a ridere e misi una mano tra i capelli «Non so come funzioni esattamente.. so solo che accade, a volte ci azzecco, altre invece capisco fischi per fiaschi. »
Tutti iniziarono a ridacchiare.
«E il mio hai capito qual è?» chiese Nessi.
«Non ne sono sicuro..»Alzai gl’occhi in alto e mi misi le dita sotto il mento. «Se posso indovinarlo vuol dire che mi ci hai sottoposto.. forse centra qualcosa con il sogno che ho fatto.. Quando ho riaperto gl’occhi tu eri l’unica di cui non avevo sentito la voce.. quindi cosa fai.. sai far sognare la gente?» le chiesi sorridendo.
«Ci sei andato vicino.. riesco a creare delle immagini nella mente delle persone.. però ho bisogno di toccarle.» Questo potere era veramente bello!
«Affascinante ha capito anche quello di Renesmee..» disse Bella.
«..qualcun’altro?» Chiese Edward.
Mi guardai intorno, mancavano il licantropo e Alice.
«In questa stanza no..»
«E allora Leo mi dispiace ma non sei così bravo come pensavo..» disse Alice.
«Cosa sai fare tu?» le chiesi in segno di sfida.
Tutti nella stanza sorridevano.
«Io posso vedere il futuro» lei lo disse e io sgranai gl’occhi.
«Ma perché fanno tutti questa faccia..» disse il lupo, cioè Jacob.
«WOOOOW» urlai. Mi alzai in piedi. «Giuro il tuo è il più figo! Non ho mai sentito di qualcuno che potesse vedere nel futuro.. e dimmi cosa vedi nel mio?»
«Emh Leo non è così facile..» disse Alice che si era fatta piccola piccola sulla sedia.
«Leonardo, Alice riesce a vedere le conseguenze delle nostre scelte, il futuro non è un scienza esatta, non potrà mai esserlo..» mi spiegò Edward e vidi che mentre parlava strinse ancora di più Bella a se «.. quello che noi scegliamo di fare si avvererà. Solo che Alice lo vede in anticipo.»
«Ho capito ma ho una curiosità, puoi controllare solo una persona alla volta?»
«No, io posso controllare il mondo intero!» disse Alice alzandosi in piedi e aprendo le braccia.
«Non fare la spavalda..» disse Jacob «Ovviamente, come ogni cosa se esagera inizia a non “vedere” più tutto quello che potrebbe vedere.»
Io sorrisi e la chiacchierata si concluse li.
Edward ne approfitto per dire una cosa nell’orecchio a Bella e poi uscire dalla stanza dopo averci salutato. Bella riprese a cucinare e Nessi si sedette di nuovo a tavola cambiando posto e iniziando a parlare con Jacob.
Io non so perché ma mi sentii in dovere di confortare la piccola vampira. Così, piano e senza attirare troppo l’attenzione, mi avvicinai ad Alice e sottovoce le dissi «Non ti preoccupare il tuo rimane comunque il più figo.» e le sorrisi.
 

Dopo una mezz’oretta in cucina eravamo rimasti solo io, Nessi e Jacob per cenare. Bella dopo aveva preparato tre porzioni generose di carne e patate si era defilata. Come sospettavo non era una brava cuoca, Cat sapeva cucinare decisamente meglio.
 Mentre mangiavo la mia attenzione fu attirata continuamente da Nessi. Non riuscivo a spiegarmi perché ma il mio sguardo cadeva sempre su di lei, forse spinto dalla curiosità o forse per qualche altro motivo che la mia mente in quel momento non si sforzò neanche di cercare. Lei era una semi vampira, proprio come me, ma non mi somigliava affatto. Le sue tonalità si avvicinavano molto a quelle dei freddi, mentre io rimanevo su quelle umane. Aveva un corpo slanciato con delle curve molto morbide che ricordava le modelle sulle patine dei giornali, un cliché per i vampiri. Una pelle candida e vellutata che sembrava dura come la roccia. Una voce dolce e melodiosa che poteva essere scambiata per quella di un soprano dell’opera. Ma ciò che mi incantava di più non era la sua voce o il suo corpo (che, c’è da dire, per essere il corpo di un demone, o di un semidemone, era veramente molto sexy) ma il suo viso. Da una folta criniera di capelli ricci spuntava una viso tondo dalle guance imporporate. Le sue labbra morbide disegnavano un timido sorriso.  Era affascinate vederla li seduta di fronte a me che guardava il mondo con quei suoi occhi color cioccolato, l’unico segno tangibile della sua diversità.
“Questi stani vampiri..”
Edward, Bella, Alice, Jasper, Rosali, Emmet, Nessi.. e anche Jacob. Mi avevano aiutato senza chiedere niente in cambio. Gentilmente mi avevano offerto un pasto caldo e un letto dove dormire, di certo ci si poteva fidare di questa famiglia. Però ovviamente..
Erano solo l’eccezione che confermava la regola.
I vampiri erano pericolosi e lo sarebbero stati sempre, anche se questi sembravano un po’ addomesticati. Sorrisi a quel pensiero.
Ero seduto su uno sgabello nella loro cucina e sembrava che la mia presenza non turbasse nessuno. In casa eravamo rimasti in pochi. Avevo una strana sensazione di disagio e mi ci volle poco per capirne il motivo.  Per quanto in quella casa così spettrale e pericolosa mi sentissi tranquillo, sapevo che quello non era il mio posto, che non era il posto in qui dovevo essere. Allora cosa dovevo fare? Qual’era il mio scopo ora, ora che ero ancora vivo?  Abbassi lo sguardo per uscire da quella strana scena intima e famigliare che si era creata in cucina e tornare alla mia realtà. Dovevo fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Sbuffai, perché la mia vita doveva essere così complicata perché non potevo avere anche io una casa e una famiglia normale? Una vita normale!
Okei, ora dovevo solo stare tranquillo e occuparmi di una cosa alla volta, scegliere l’obbiettivo e raggiungerlo. Proteggere Cat e Tom ovviamente rimaneva la mia priorità. Li avevo lasciati e, anche se ero ancora vivo, non volevo tornare da loro. Lo avevo deciso nel bosco e non sarei ritornato sui miei passi. Il dolore che provocava questa scelta era straziante, ma rimaneva nulla in confronto al desiderio di regalare una vita normale alle mie ragioni di vita. Solo così li avrei protetti da me. Dovevo stare attento a quello che pensavo in quella casa, così li avrei protetti anche dai miei gentilissimi ospiti.
Rimanere in questa casa era inaccettabile; si, per una ragione incomprensibile iniziavo a fidarmi di loro, ma solo perché non conoscevano la mia storia. Il fatto che mi considerassero solo un povero ragazzo “ferito” mi tranquillizzava perché la loro ignoranza mi proteggeva. Quindi quando la mia sorveglianza si sarebbe allentata ne avrei approfittato per evadere.
E ora cosa mi rimaneva da fare? Andare a cercare quei due vampiri che avevano così tanto desiderato la mia compagnia? Al sol pensiero un brivido attraversò la mia schiena. Avrei messo definitivamente un punto a questa storia, li avrei cercati e uccisi, e poi.. e poi avrei deciso cos’altro fare.
Non me ne accorsi, ma accanto a me due occhi color cioccolato mi guardavano incuriositi cercando di scoprire che mistero celavo.
 
 
 
 
 
 





Nella strana cucina della famiglia Cullen, bizzarri mondi si stavano per unire definitivamente, quella notte così movimentata, sarebbe rimasta per sempre nella memoria di tutti i presenti.







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Scusatemi tanto ragazzi. Questo capitolo è uscito un po' male. Lo so ho pubblicato una schifezza, che sinceramente non ho neanche riletto (quindi sono più che sicura che troverete errori di grammatica). 
Chiedo umilmente perdono. T^T
La scuola mi sta uccidendo.. quindi le fic mi escono martoriate.
Segnalatemi ogni errore anche il più sciocco, correrò subito hai ripari.

Mi sembra ovvio ringraziare tutti quelli che fino ad ora mi hanno seguito in questa folle impresa. Scusatemi per lo sfacielo :(

Amore.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


[Dedico questo capitolo a tutto il popolo di Efp, spero vi piaccia >////<]




Capitolo5: FARE MARCIA IN DIETRO NON È MAI STATO IL MIO FORTE!
 
Poche ore prima Renesmee mi aveva accompagnato in una camera della grande casa della famiglia Cullen. Feci finta di sistemarmi per la notte e, steso sul letto, chiusi gl’occhi aspettando la notte. La casa in poco tempo si svuotò, Bella, Edward, Renesmee e Jacob furono i primi ad uscire e a non tornare più, poi li seguirono anche Alice e Rosali.
Quando in casa rimasero solo quattro vampiri capii che era il momento giusto per scappare.
 In silenzio mi tolsi il gesso e le fasciature , dovevo correre e portarmi dietro quegl’oggetti di scenografia non mi sarebbe stato d’aiuto.
Ora che stavo per andarmene la nostalgia si impossesso di me. Mi fermai e seduto sul letto incominciai a guardarmi in torno aspettando che quei pensieri stupidi uscissero dalla mia mente. Il mio sguardo iniziò a vagare per quelle quattro mura in cerca di distrazioni, la camera in cui mi avevano portato, era bella, arredata con dei mobili bianche e un letto a due piazza. Le pareti erano piene di libri e fotografie, ma soprattutto di musica. Dischi di ogni genere: c’erano quelli in vinile a 78 , a 45 e a 33 giri, per non parlare del centinaio di cd e cassette disposti in ordine sulle mensole. In un’altra vita, sarei rimasto ore seduto ad ascoltare quelle disparate melodie. Anche solo per capire i gusti del padrone di casa.  Ma un’altra vita io non c’è l’avevo e in quella che mi era toccata non mi era permesso. Sfiorai con le dita quelle confezioni di plastica e sospirai piano prima di avvicinarmi alla finestra per poterla aprire.
Stavo facendo la cosa giusta, chiusi gl’occhi e spalancai quella benedetta finestra.
Il vento che entrò impetuoso nella stanza me lo ricordò. Quell’odore di terra bagnata e pino mi stuzzicò la mente. Correre.
“Ma perché devi sempre correre?” una vocina nella mia testa.
Apri gl’occhi piano quasi come un condannato e mi sedetti sul cornicione della finestra, con i piedi sospesi in aria e il vento che mi scompigliava i capelli. Tutto questo era diventato assurdo, perché ora non volevo andarmene? La risposta fu semplice da trovare. Mi ero scottato, ero rimasto affascinato da un mondo che non sarebbe mai potuto essere il mio. Avevo trovato una famiglia, non la mia, ma un’altra. Una semplice famiglia che viveva tranquillamente, una semplice e bizzarra famiglia di vampiri che aveva trovato il suo posto nel mondo senza dare fastidio a nessuno. Senza odio e senza guerra. E io mi ero ritrovato a contemplare e desiderare tutto questo. Nella mia mente la vedevo la mia famiglia, bella e felice cenare a tavola senza ansie e preoccupazione.
In quello stesso istante in cui la visione finì, i miei piedi sfiorarono l’erba soffice e mi ritrovai a correre nel bosco.
Non mi sarei arreso, come sempre avrei combattuto perché quel desiderio si avverasse.
 
Persi la condizione del tempo e dello spazio. Sentivo il mio corpo che voleva solo fuggire da quella casa e ad ogni passo mi ripetevo “ora o mai più”.
Non so perché ma quella corsa era strana, diversa dalla altre. Correvo e miliardi di pensieri invadevano la mia mente, finche uno non fece capolinea.
“È stato troppo facile!”
Quattro parole che scatenarono il panico dentro di me. E se non fossero dei bravi vampiri quelli che mi avevano salvato? E se tutto quello che avevano fatto era solo una commedia per uccidermi? Stavano aspettando il momento in qui avrei abbassato la guardi per attaccarmi.
In quel momento mi fermai e rimasi immobile per alcuni secondi. Misi a tacere tutte le emozione che si stavano scatenando in me e mi concentrai per capire se qualcuno mi stava seguendo.
Nessuno nel raggio di chilometri.
I rumori e gli odori che percepivo erano quelli tipici di un bosco addormentato. Così mi sedetti su una roccia li vicino e tirai un sospiro di sollievo, ma quando chiusi gl’occhi un veleno amaro mi scese in gola. Ero solo ancora una volta e quella era la cosa che odiavo di più.
Odiavo essere l’unico della mia specie.
Odiavo essere l’unico obbiettivo dei più spietati assassini.
Odiavo essere sempre sul filo del rasoio.
Odiavo dover sempre scappare.
Odiavo non avere tutta quella felicità che avrei voluto dare a Cat e Tom.
Odiavo essere la loro unica fonte di dolore e sofferenza.
Mi odiavo.
E alla fine non faceva nessuna differenza se mettevo il cento per cento di me stesso in tutte le cose che facevo. Alla fine rimaneva sempre tutto uguale. La mia vita metteva in pericolo quella di Cat e di Tom e io non riuscivo a proteggerli.
Le mie guance iniziarono a rigarsi di lacrime, non potevo permettermi di rimanere li a piangere e a raggomitolarmi su me stesso. Con la maglietta mi asciugai il viso provando a cancellare quegl’ultimi minuti della mia vita. A volte la vita ti chiede sacrifici che non vorresti mai fare, ma alla fine gli accetti per un amore che non potresti mai rinnegare.
«Leonardo..»
Alzai la testa e mi ritrovai di fronte l’unico vampiro sulla faccia della terra che proprio in quel momento non volevo vedere.
«Edward.» dissi con un tono atono.
«Non ti sembra un po’ sciocco vagare nella foresta a quest’ora di notte..» disse sorridendomi.
«So badare a me stesso» dissi alzandomi e iniziando a camminare dandogli le spalle. «Grazie..»
«Leonardo aspetta non correre anche questa volta, ti voglio fare una proposta..»
Io mi girai e prima che potesse continuare dissi: «Per piacere porta i miei ringraziamenti alla tua famiglia, vi sarò per sempre grato per avermi salvato la vita.» poi mi girai e incominciare a correre.
Quando sentii che mi stava seguendo, aumentai la velocità. Non lo volevo li con me, li vicino a me, li di fronde a me.
«Fermati» urlò più di una volta, ma nella mia testa continuavo a ripetergli NO ed ero sicuro che lui mi sentisse.
«TI VOGLIO AIUTARE» nello stesso istante in cui sentii quelle parole le mie gambe inchiodarono.
Cosa stavo facendo dovevo correre, avevo un vampiro alle calcagna che mi diceva “fermati!” Ma quel vampiro era Edward e faceva la sua differenza. Quando mi girai era a pochi metri da me e la sua espressione era tranquilla e rilassata, forse solo un po’ in ansia.
E in quel momento dentro di me scoppio l’ira, che si mescolò all’ odio, perché vederlo li davanti a me era insopportabile. Lo odiavo più di me stesso. Odiavo essere io quello pieno di odio e lui quello pieno d’amore.
Distinto cercai di attaccarlo, volevo fargli sentire il dolore che sentivi io. Puntai alla sua gola per sbatterlo contro il tronco alle sue spalle. Ma fu tutto vano, non lo vidi neanche muoversi che già mi aveva bloccato le mani dietro le spalle.
«Leo ti vuoi calmare.. non voglio farti del male, vorrei solo aiutarti. Sono qui per propor.. »
«Zitto!» dissi. Non potevo sentire una sola parola di quello che mi voleva dire. Non ora..
«Leo..» pronunciò piano il mio nome, poi sciolse la presa per lasciarmi andare.
Feci qualche passo per allontanarmi da lui, volevo scappare da quella situazione, da me, dal mondo e dal mio dolore.. per questo sentivo così tanto la presenza di Edward dietro di me.
«Perché tu stupido vampiro vorresti aiutarmi?» gli urlai contro.
Lui chiuse gl’occhi e poi disse «Leo tu mi assomigli molto. È sconvolgente quanto ritrovi in te di me,.. »
Cosa? E questo che voleva dire..
«..sei un ragazzo che troppo presto ha scoperto cosa vuol dire la morte. Troppo presto ha assaggiato il dolore e l’odio, e troppo presto ha iniziato a coltivare la tua vendetta.». Io rimasi in silenzio ad ascoltare le sue parole. Mentre lui alzava lo sguardo per imprigionarmi con gl’occhi.
«Tu non sei un ragazzo normale come io non sono un uomo normale, entrambi apparteniamo a una razza crudele che porta distruzione e morte ovunque, eppure ci sforziamo di portare la pace nella nostra vita. Leo sento di doverti aiutare perché molte delle cose che tu pensi.. io sono arrivato a capirle e condividerle solo dopo decenni di vita, e molte altre cose invece non ci dovrebbero essere.» scosse la testa « Leo ti voglio aiutare. Conosco quel poco di te per capire che sei un bravo ragazzo, tu invece riesci a capire che sono qualcuno di cui ti puoi fidare. Metti da parte i tuoi risentimenti, accetta il mio aiuto.»
Mi ci volle un po’ per assimilare quello che aveva detto. Io uguale a lui. Ma eravamo l’emblema dell’odio e dell’amore. Quando parlai il mio tono era decisamente beffardo, tanto nascondere le emozioni d’avanti a lui non serviva a gran che. «E in che modo vorresti aiutarmi?»
«Vieni a vivere con noi. Ti posso offrire una casa e una famiglia. Vieni via con me.»
«Non posso.» dissi secco e sprezzante iniziando ad alzare muri invisibili nella mia mente.
«Perché?» chiese rassegnandosi.
«Perché.. il passato non si può cancellare con una lavata di spugna. Non posso lasciarmi tutto alle spalle come se non fosse successo niente..» “.. il problema sono io, non so come fuggire da me stesso!”
«Leo non ti ho chiesto di fuggire o di nasconderti a casa mia, ti ho proposto il mio aiuto. Io ti considero già come un fratello minore quindi sono pronto a starti vicino.»
«Edward non funzionerebbe, fidati. Io sono un portatore di sventure chi si avvicina a me finisce per ferirsi e fidati, dopo stanotte, ferire la tua famiglia è l’ultimo dei miei desideri.»
«Leo siamo dei vampiri è difficile farci del male. E poi in famiglia siamo abituai ai tiri mancini del destino.» disse Edward sorridendo.
Lo guardai storto. «Tu non sai in che guaio ti vuoi cacciare!»
«Leo non credermi uno sprovveduto. Io non metterei mai in pericolo la mia famiglia neanche per tutto l’oro del mondo. Se sono qui da solo e proprio perché voglio proteggerli, se sono qui e sto parlando con te e anche perché i segreti dopo un po’ vengono a galla.»
A quello parole spalancai gl’occhi, segreti quali segreti? Chiusi la mente.
«Me lo aspettavo..»disse sotto voce «Leo non ti agitare, so che dei vampiri ti stanno cercando e vogliono ucciderti. La vendetta e uno dei sentimenti peggiori che un vampiro possa provare e quando tu diventi la preda e non più il cacciatore le conseguenze posso essere disastrose, e io ne so qualcosa.»
«Come l’hai saputo?»
Lui si portò un dito sulla fronte.
«Lo so che mi leggi nel pensiero, ma quando l’hai sentito?»
«Eri in cucina e stavi mangiando, io ero fuori nella foresta e i tuoi pensieri mi hanno incuriosito..»
«Perché cosa stavo pensando?»
«Guardavi mia figlia che parlava con Jacob..e non so come spiegartelo ma i tuoi pensieri erano molto colorati.» sorrise. Io rimasi immobile. Io non parlavo, anzi a malapena respiravo. Lui mi guardava strano, poi sospirò e continuò a parlare «..poi hai pensato a quel tipo biondo e alla sua compagna e a quel punto ho capito che avevi deciso di andare via per raggiungerli. Pensavo che volessi tornare da loro che loro fossero la tua famiglia ma quando hai iniziato a progettare quello che avresti fatto ad Atlanta ho capito chi erano veramente.»
Io abbassai lo sguardo e sorrisi amaramente.«Sei bravo, devo ammetterlo..» ma non tanto da scoprire tutta la verità.
«Allora ora che sai che io so in che guaio mi sono cacciato.. ti fiderai di me?»
Scossi la testa.«Qui non stimo parlando di fidarsi o non fidarsi.. »
Lui fece qualche passo avanti e si sedette su un tronco, mise le braccia indietro e alzò la testa per osservare il cielo notturno. «Leo io non sono uno che si arrende facilmente riesco ad essere paziente, e anche molto, e con te non sono disposto ad accettare un semplice no come risposta.» disse. Dopo qualche secondo aggiunse «Non voglio essere invadente ovviamente. Quindi se proprio vuoi che ti lasci perdere, dammi una valida ragione.»
«Ma tu sei tutto matto!» gli gridai. «Non ti rendi conto, stai delirando.. possibile che tu voglia mettere in pericolo la tua famiglia! Stiamo parlando di vampiri, vampiri assetati di sangue.. pronti ad ucciderti possibile che tu non..»
«Queste non sono accettabili, se ti preoccupi per me o per la mia famiglia non c’è motivo. Te lo già detto, siamo 8 vampiri e ce la sappiamo cavare discretamente. E poi non ho mai detto che ho intenzione di coinvolgerli ragazzino. Io voglio sapere perché tu non vuoi rimanere con noi!»
«Ma..dimmi la verità, rimanendo così tranquilli vuoi vampiri impazzite? No perché c’è da dire che tu non sei tanto normale, ti stai schierando in una battaglia che neanche ti appartiene.» Volevo continuare a parlare ma un sasso raggiunse la mia testa.
«Aiah»
«La smetti per piacere.» disse Edward guardandomi negl’occhi. «Se sono qui è per salvarti la vita e dovresti aver capito che non sono l’unico ad essermi affezionato a te.»
«Non capisco cosa vuoi dire?»
«Strano, pensavo di avertelo lanciato piano il sasso.. ti sei fatto male?»
«Non è il sasso a crearmi questa confusione in testa, ma sei tu! Mi dici quello che stai cercando di dirmi senza dirmelo.»
Edward mi guardò un po’ spaventato «Ricordami di portarti da Carlisle appena torniamo che tra bende e commozione celebrale ti vorrà tene..ere so..tto o..c.h..i. » Edward aveva iniziato a parlare a rallentatore perché troppo impegnato a squadrarmi la gamba e il resto del corpo. «Dov’è il gesso?»
E ora cosa mi rimaneva da fare. Rimanere o scappare. Raccontare una bugia o la verità.
«Lo tolto.. mi dava fastidio» no non potevo dire la verità, avrei lasciato credergli quello che voleva.
«Te lo sei tolto e ora riesci a correre..anche se la tua ferita era grave..»
«Edward ti prego ora lasciami andare. Non voglio inventare scuse per giustificare qualcosa che so di non poter giustificare. Dimenticatevi di avermi mai conosciuto. Dimenticatevi di volermi salvare.» mi girai e incominciai a camminare, ma non faci due passi che la mano di Edward posata sulla mia spalla mi bloccò.
«Leo avere una gamba che guarisce in fretta non è una valida motivazione.» io mi girai e vidi il suo sorriso calmo e intelligente rilassato.
«Qualsiasi cosa io ti dica non sarà mai sufficiente per lasciarmi andare scommetto?»
«Finalmente lo hai capito, voglio aiutarti e non c’è niente e nessuno che mi impedirà di farlo.»
«Quando dici nessuno.. intendi anche me?»
Lui annuì.
«Ma non avevi detto di non voler essere invadente?»
Lui mi guardò negl’occhi prima di rispondermi «..Leo sto solo cercando di farti vedere qual è la cosa giusta da fare.»
“E tu, vampiro, dovresti dirmi qual è la cosa giusta da fare?”
«Si perché ho qualche secolo in più di te e so come girano le cose in questo mondo.»
“Si come no!”
Edward prima mi diede una calata sulla testa e poi mettendomi il braccio sul collo mi fese fare qualche passo indietro.
«Dai mostriciattolo torniamo a casa, così ci dormi un po’ su e se domani ti viene in mente qualche altra motivazione vediamo se va bene!» detto questo Edward scoppiò a ridere.
Anche io sorrisi a quelle parole, e incominciammo a correre verso la grande casa bianca.
Alla fine avevo ceduto al fascino di una realtà che per un po’ avrei fatto mia.
 
Quella notte decisi di fidarmi di Edward ma ad una condizione, che nessuno venisse a conoscenza di niente: della mia fuga e del mio ritorno, della mia gamba e della mia storia. Gl’altri dovevano rimanere all’oscuro di tutto. Avrei lasciato la mia vita nelle mani di un solo vampiro, era tutto quello che potevo concedere a me stesso. Avvicinandomi sempre più alla grande casa bianca già sapevo che non avrei permesso a nessuno di immischiarsi più del dovuto.
 
 
Le luci fioche che provenivano dalla casa accesero in me un meravigliosa tempesta.



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Gentile pubblico sono tornataaa! :D
Chi l'avrebbe mai detto.. cmq scusate il ritado abissale ma non credevo che ci avrei messo così tanto tempo per finire questo capitolo (poi ci si è messa la scuola eh.. vabbe scusatemi..) ^^''
Allora a me questo capitolo mi piaciucchia, ma voi siete i giudici quindi vediamo cosa ne pensate! -w-

Se vi va di venire ho aperto una pagina su face per dare più spazio agli autori di efp. E' una bacheca dove chiedere scambi pubblicitari quindi: mettete mi piace e consigliatemi una vostra storia da leggere! Recensirò al più presto ^^   ----->
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