Pezzi di Memoria

di LetItShine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scoperta di sè ***
Capitolo 2: *** Fase 2: Ira e Paranoia ***



Capitolo 1
*** La scoperta di sè ***


Mi sono tuffata in un mare da cui non riesco più a riemergere. Non mi oriento.
Cerco di calmare quel dolore che mi corrode il petto, ma è sempre peggio. Ogni delusione, ogni sconfitta, sono brecce laceranti. Non conosco le lacrime, ricordo di sentimenti passati, perciò questa sofferenza è senza limite.
Ovunque, attorno, sorrisi, gioia. La vita va avanti inesorabilmente, anche se io ho ormai perso il ritmo del tempo.
Le feste, un tempo motivo di felicità, ora sono solo l’espressione pratica delle mie illusioni mentali, un’ulteriore prova del vuoto che mi circonda.
Le cose positive hanno poco effetto su di me, mentre le delusioni mi squarciano l’anima e mi distruggono il cuore.
Sto per esplodere. Voglio esplodere. Devo. Ma non posso.
Aspetto la maggiore età per dare un senso alla mia vita, sempre che ne abbia.
 
Se Dio, o chicchèssia ha voluto per me di farmi impazzire, direi che è molto potente, e sadico.
È questo l’essere adolescenti?! Essere incompresi, non capire. Far arrabbiare, arrabbiarsi.

Ma dovrà pur avere una cura, una soluzione, una fine, questa situazione che sprigiona adrenalina, ma mi fa così male da farmi rimanere immobile sul letto, incapace di muovermi, in grado solo di pensare, vorticosamente, a tutto, a niente.

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Capitolo 2
*** Fase 2: Ira e Paranoia ***


Ho imparato una cosa: quando si è timidi, si è più forti, perché è come avere una corazza, uno scudo contro gli attacchi a sorpresa e senza pietà della vita. Ma affrontarli a mani nude è dura e, per quanto forti si possa essere, non se ne esce incolumi.
I timidi non hanno certi problemi, non affrontano veramente la vita, la assecondano, la osservano. Per questo avevo deciso, circa dieci anni fa, di non esserlo mai più.
Ero timida, e nonostante la corazza e tutto un armamentario a disposizione ho perso e ne sono uscita senza gambe. Ora sono di nuovo in piedi, ma ogni incertezza mi fa inciampare. Zoppico, sono debole, ma non più vittima.
Io ora sono il carnefice. Sono ghiaccio.
Io faccio soffrire. Non loro, non voi.
E anche se dentro mi sciolgo, mi rompo, la superficie del mio lago sarà sempre la stessa, liscia e priva di increspature, salvo futili e fugaci lampi di consapevolezza.
Come questo.
Tramite questo foglio, e questa penna, mi libero di una parte del mio fardello, ma di nascosto, perché i miei possessori non apprezzano l’alleggerimento del lavoro, ed ogni volta lo raddoppiano. Domani mi alzerò, di nuovo forte e stabile, e sarà come se tutto questo non fosse mai successo, solo un fugace ricordo di un passato ormai troppo lontano per riacciuffarlo.
Sono la regina dei castelli per aria.

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