l'Arte dei Volturi

di giurama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'Art Nouveau [Caius e Athenodora] ***
Capitolo 2: *** Grecia, 1000 a.C. [Chelsea e Aro] ***
Capitolo 3: *** Il ritratto segreto di Hans Holbein [Heidi] ***



Capitolo 1
*** l'Art Nouveau [Caius e Athenodora] ***


Athenodora e Caius

[ART NOUVEAU]

 

Sbattè la porta cercando di trattenere la sua ira. Era abbastanza deleterio per la salute stare a stretto contatto con Aro. I due caratteri erano talmente diversi che spesso non riusciva a trattenersi dall’infuriarsi con quell’uomo. 

Le loro personalità erano unite da una sola cosa: la sete di potere. A volte non era abbastanza forte da tenerli uniti, anche se non era mai stato un problema. Chelsea e Athenodora servivano a questo, l’unica differenza era che Chelsea li teneva uniti con un semplice atto di volontà mentre Athenodora doveva metterci più impegno...

-Che cosa c’è ora, Caius?- sbuffò la donna. In piedi sulla soglia dello studiolo, non appoggiata a uno stipite, non in una posa provocante, semplicemente in piedi. 

Indossava un raffinatissimo vestito lungo fino ai piedi, di lucida seta rosa carne, dai pizzi azzurro acqua sulla scollatura, i guanti lunghi e setosi le fasciavano le braccia dalla fine delle ampie ma corte maniche di pizzo alla punta delle dita. Un meraviglioso anello a forma di libellula era l’unico gioiello visibile.

Una treccia formava una specie di cerchietto sul capo e il resto della lunga chioma biondo dorato era raccolta in un semplice chignon.

Athenodora. La moglie di Caius. Elegante e raffinata. Il suo modo di atteggiarsi, l’espressione del viso, la maniera in cui camminava... erano severe, dure, impassibili ma al contempo eleganti e in un qualche modo quasi sensuali.

-Allora. Parla Caius...- continuò seria.

L’uomo la guardò fisso negli occhi. 

-Come può giocare sempre!?- iniziò. -Per Aro le sentenze sono giochi, la vita è un gioco, le donne sono giochi, le sue guardie sono giochi: tutto è un divertimento continuo!- 

Athenodora sospirò, e gli si avvicinò. Lui la guardò di sottecchi mentre gli si avvicinava pensando che ora quello che avrebbe voluto fare di più sarebbe stato di baciare sua moglie con tutta la sua passione e il suo amore, che teneva repressi ogni giorno della sua interminabile esistenza.

-Aro prende sul serio le questioni che affrontate.- disse distaccata -Ma per lui ogni cosa va resa più... come dire..? Elettrizzante!- 

Girò intorno a Caius continuando il suo discorso.

-Non devi arrabbiarti con lui, è la sua indole. Come la tua è terribilmente severa e dura...-

Caius sbottò quasi urlando:

-La mia indole non è dura e severa, ma l’ordine va mantenuto con un pugno di ferro non con esperimenti e concessioni ai fini di divertire il capriccioso... Sovrano!!!-

Athenodora sospirò rassegnata.

-Aro non è un vero e proprio sovrano, tu vivi con lui da millenni e sei abituato ai suoi atteggiamenti.  

Tu e Aro siete complementari e uniti dal potere che entrambi bramate. Ora, quindi, calmati Caius e cerca di passare oltre ai suoi capircci. Tu stesso li definisci inutili, quindi perché arrabbiarsi?-

Come sempre Athenodora sapeva calmare il marito.

Caius annuì rassegnato. Si stava lentamente rilassando e ora sostituì al suo sadico ghigno un sorrisetto alla vista di Athenodora che si sedeva sulla poltroncina davanti allo specchio dove usava truccarsi e pettinarsi.

Le si avvicinò e lentamente fece scorrere le dita sul suo collo, sul suo decoltè e sulla scollatura di pizzo. Poso le labbra sulla sua guancia e si guardarono sorridenti nello specchio.

-Athenodora, sai perché ti ho sposata?- le chiese.

Lei lo guardò con viso impassibile.

-Perché mi ami.- decretò autorevole. Lui sorrise e continuò il discorso.

-Perché sei unica. Aro colleziona pezzi rari ma non avrà mai te. Questo mi basta per calmare la mia ira nei suoi confronti...-

Si baciarono appassionatamente e poi fecero l’amore per tutta la notte, o forse per alcuni giorni, quando Caius si rivestì per andare “a lavoro” Athenodora lo fermò.

-Quando Aro ti esaspera, pensa a me. Io sono il pezzo più raro... e Aro non mi avrà mai, mio adorato...-

Lui sorrise e la baciò velocemente, poi uscì dalla stanza e si avviò con passo deciso e veloce verso la sala dei troni, tornando a essere il Caius che era per tutto il mondo, ma non per sua moglie.

Non per Athenodora. Non per lei...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Grecia, 1000 a.C. [Chelsea e Aro] ***


Chelsea e Aro

[antica grecia 1000 a.c]

 

Dolore. Oh si, era l’unica cosa che aveva sentito negli ultimi tempi... era passato un minuto, un’ora, un giorno o un anno? Non se ne rendeva conto. 

Quando aprì gli occhi si ritrovò distesa sul porticato di una casa di campagna circondata da cortili e cespugli rigogliosi. Vedeva benissimo, ogni cosa. Ogni fiore variopinto che la circondava era nitido e colorato. Si passò una mano fra i capelli poi una lungo il corpo, morbide curve erano ricoperte dalla veste bianca e lunga. Si puntellò usando le mani e si guardò intorno. Vide una figura minuta, un uomo dai capelli neri e la pelle pallida, affascinante, pensò Charmion. Le sorrise, un sorriso che la confortò, la fece rasserenare improvvisamente...

-Salve giovane Charmion. Come ti senti, mia cara?- le chiese con una voce acuta e delicata al tempo stesso.

-Bene... io ho...- cominciò.

-Sete. Oh è più che naturale.- le tese la mano, l’afferrò con delicatezza e seguì lo strano tipo dietro un muro vicino: ecco di cosa aveva sete! Di una donna incappucciata e debole stesa sull’erba. Le si avventò sopra affondando i denti nella sua carne e bevendo ciò che tanto desiderava: il sangue.

Si godette l’attimo d’estasi. Poi fissò l’uomo, si sentiva imbarazzata.

-Lei chi è?-

-Mi chiamo Aro... 

Sono un vampiro. Come te. Ti ho... “trasformata”. Ahah, non è una cosa splendida!?- trillò allegro.

Lei lo guardò a lungo poi chiese.

-Che cosa sarebbe... un vampiro? Uno di quei mostri mitologici... forse?-

-Oh si, noi ci nutriamo di sangue umano, siamo immortali e alcuni di noi hanno delle... abilità.-

Lei lo guardò fisso negli occhi.

-Perché mi ha trasformata?-

Lui sospirò e si fece serio. 

-Vedi ho notato le tue abilità...- le sussurrò all’orecchio.

Lei si alzò lentamente e si sistemò il vestito bianco.

-Quali abilità? Intrattenere i nobili forse? Ah, è totalmente assurdo!-

Aro ridacchiò divertito.

-Mia carissima Charmion, tu hai una dote unica e rara!- 

Lei lo guardò stralunata. “Questo è pazzo...” pensò fra se.

-Riesci a separare o a legare le persone... Non ci hai mai fatto caso?-

Se quella era un’abilità... A volte le capitava di combinare incontri romantici con le sue amiche, una questione di puro divertimento, che a volte sfociava in vero amore, o vera amicizia... Era una vera e propria dote!?

-...quelli sono giochi che facciamo con le mie amiche!- replicò.

-Charmion, fidati se ti dico che tu sei speciale!-

Lei era un donna intelligente, capiva i trucchi degli uomini da lontano un miglio (certo quello non era un vero uomo, ma un vampiro), quindì gli volteggiò intorno leggiadra.

-Ammettiamo che lo sia... dunque perché mi avete trasformata?-

Aro sogghignò:

-Sei furba Charmion.- cominciò. -Oh, quando non siamo in pubblico possiamo darci del “tu”.- aggiunse.

-Bene, Aro. Allora?- rispose. Tetra e fredda.

-Vedi mia cara, io ho due fratelli. Caius e Marcus. Noi siamo... i Volturi. Non ci hai mai sentiti nominare?- chiese. 

Lei riflettè un momento poi scosse la testa.

-Ecco i ricordi sono confusi...- rispose. Aro annuì.

-Nel mondo ci sono tanti vampiri, noi vorremmo come dire... Creare una società. Applicare delle leggi... Ma in questi ultimi tempi, ci sono state delle complicazioni nei nostri piani...-

Lei si fermò davanti a lui e lo incitò.

-Parla chiaro!-

Lui sorrise compiaciuto.

-Mia sorella Didyme, si era congiunta con Marcus.-

-Non hai detto che è tuo fratello!?- chiese spaesata. Troppe informazioni in una volta: era una vampira, aveva appena prosciugato una donna e uno strano tipo le stava dicendo qualcosa di losco, oscuro e complicato.

-Didyme è la mia sorella biologica... Marcus e Caius sono amici trasformati da me.- spiegò quasi scocciato. -Dunque, è stata uccisa da alcuni vampiri della Dacia. Tiranni che bramano potere, conquistatori violenti!- disse.

A dire il vero, Charmion pensò che stesse recitando esagerando la situazione, ma rimase zitta ad ascoltare.

-Ebbene, Marcus è distrutto e vuole separarsi da me e Caius, noi vogliamo formare un vero clan, una sorta di “famiglia reale”, costruire un impero, combattere i vampiri della Dacia e ristabilire l’ordine.-

Lei aggrottò le sopracciglia meravigliata.

-Sono troppe cose per due vampiri...-

-Oh, ci sono anche Sulpicia e Athenodora. Mia moglie e la moglie di Caius.- precisò. Le sfiorò la guancia con un dito.

-Vorrei un favore da te Charmion... Un piccolo aiuto per così dire...-

Lei sorrise maliziosa e alzò il mento come per dire “sputa il rospo!”.

-Vorrei che tu... legassi Marcus a noi, per non perderlo. E poi, se vuoi, potresti unirti a noi mia cara. Devo ammettere che senza di te potremmo non vincere... potresti devastare i legami che intercorrono nel clan di Dacia...-

Lei era come assorta nel discorso, Aro sorrise e ricominciò.

-Ma, la cosa più importante è legare Marcus a noi e fondare un impero. Un impero invisibile controllato da un’unica forma di potere, situata in una... base! Una città va creata e protetta da noi, poi allargheremo il clan per affrontare quello nemico. A quel punto sarà tutto sotto il nostro controllo: il controllo della legge!-

Si stava decisamente autocompiacendo.

-E va bene signor Aro.- concluse, ma prima che potè rispondere continuò. -Sara come volete Mio Signore e Creatore, ma nei secoli voglio rimanere unica e speciale per Voi. E per la vostra famiglia. Siamo intesi?-

Lui sorrise.

-Ma certo mia cara. Da oggi farai parte della Guardia della famiglia reale.

La Guardia dei Volturi.-

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Capitolo 3
*** Il ritratto segreto di Hans Holbein [Heidi] ***


 

Il ritratto segreto di Hans Holbein

[Heidi]

 

-Ti prego Hilda. E’ un’affare urgente!- 

La donna sospirò stressata.

-Heidi, che posso dirti? Fa’ quello che vuoi! Vai, ma torna presto, te ne prego!- 

Heidi sorrise, maliziosa, soddisfatta, e con superbia se ne andò; a passo svelto decisa a raggiungere Hans. 

Passò del tempo, mesi, prima del suo arrivo in Inghilterra, ma la fatica del viaggio fu ricompensata...

Con la sua bellezza travolgente e il suo potere d’ammaliare non le fu difficile avvicinare il pittore, che passeggiava nel cortile del palazzo. Il Palazzo di Hampton Court, la corte del re Enrico VIII e della sua regina Caterina Howard.

Era il 15 novembre 1541 e il clima a corte non era esattamente dei migliori, la regina era stata da poco arrestata e incarcerata nella torre di Londra.

-Povera, stupida bambinetta umana- pensò Heidi. Tradire il re, un re che faceva uccidere le mogli come si cambiava la biancheria intima...

Comunque raggiunse l’uomo che cercava, gli fece una riverenza allungandogli la mano pallida che il pittore baciò. Era visibilmente affascinato dalla bellezza di Heidi. 

-E voi chi sareste...?- domandò timidamente.

-Mi chiamo Hedi Von Hammersmark...- rispose.

-Oh, siete una mia compaesana. Che piacere...- iniziò. -E deduco che siate nobile.-

-Oh, non esattamente, sono la vedova del conte Von Hammersmark. Forse lo conoscevate...- buttò lei sul vago.

-No, non ho avuto il piacere di averlo conosciuto. Ma ditemi, siete qui per invito del re!?-

Lei gli volteggiò attorno.

-Decisamente no, sono qui di passaggio ma volevo incontrare il grande pittore di Sua Maestà: Hans Holbein!-

Lui si fece serio.

-Se non siete qui per invito allora come avete fatto a entrare!?- era preoccupato.

-Oh... segreto di donna. Ho... “aggirato” una guardia o due...- disse sfiorandogli il mento con le labbra rosse. Quell’uomo era un artista, una persona in gamba, ma di certo non era molto attraente e per questo lei si dovette sforzare di essere sensuale e tentatrice.

-Siete straordinaria lady Hammersmark.- sussurrò.

-Bene. Sono onorata di averla incontrata signor Holbein. Rimarrò a Londra per qualche tempo, sono certa che la rivedrò.- fece un cortese inchino e se ne andò per la strada da dove era venuta sicura di averlo conquistato. Voleva un suo ritratto e l’avrebbe ottenuto di sicuro. 

 

 

-Lady Heidi! Lady Heidi!-

Si sentì chiamare la vampira. Hans era dietro di lei che affannato le veniva incontro.

-Lady Heidi avete sentito la notizia!? Catherine Howard! Sarà giustiziata a breve! Insieme al suo amante Culpeper e alla sua governante.-

Lei aveva uno sguardo rilassato.

-Poco male, anzi, meglio per il re e per il suo regno, eliminare le debolezze.-

Lui era sorpreso e amareggiato.

-Ma come!? Non v’importa che una povera ragazza venga uccisa!?-

Lei gli sorrise.

-Mio caro Holbein, è stata stupida e ingenua. Ha tradito il re... Così è la vita! Cambiamo argomento per favore...-

Lui annuì e le offrì il braccio, così si avviarono verso Hampton Court.

-Sapete, Lady Hammersmark...-

-Heidi. Chiamatemi pure Heidi o, se preferite, Lady Heidi. Io posso chiamarvi Hans?-

-Certamente, Lady Heidi. Dunque, ho chiesto al re, diciamo, un favore.- iniziò vago.

-Di che si tratta?- chiese sfoderando una finta curiosità degna di un attrice esperta.

-Ho parlato di Voi al re... ed è curioso di conoscervi!- esclamò felice. Ma Heidi era furba, astuta e un’attrice esperta. Nulla doveva essere scontato o semplice, ne sospetto.

-Oh... io! Hans siete stato fantastico! Come potrò mai ringraziarvi?- rispose allegra. 

-No, no, no... io devo ritornare in Germania a breve. Non posso permettermi un simile ritardo! Oh, che peccato, siete stato gentilissimo! Però, debbo rifiutare...-

Lui parve deluso.

-Ma no! Che dite lady Heidi!? Non potete mandare una lettera per annunciare della vostra permanenza qui? Quali urgenti impegni avrete mai!?- replicò.

-Non so Hans...- sospirò. -Forse potrei almeno presentarmi al re...- cominciò. 

Lui scosse la testa.

-Lady, a dire la verità ho convinto il sovrano perché era distratto e sovra pensiero, ha tante preoccupazioni con la regina. Non penso sia il caso di fargli fare improvvise nuove conoscenze. Non credete?- 

Lei annuì triste.

-In questo caso Hans, credo che partirò a breve ma, non dubitate: non mi scorderò mai di Voi mio caro.-

-Non potete rimanere fino all’esecuzione di sua Maestà?- cercò di convincerla.

-E nel frattempo mandare una lettera con annunciata la vostra permanenza!?- 

-Siete un tipo caparbio signor Hans Holbein!- sorrise compiaciuta Heidi. 

-E va bene. Sia come volete. Ci vedremo presto...-

Fece un inchino profondo e se ne andò, soddisfatta e sapendo di essere seguita con lo sguardo dalla sua preda. Ridendo se ne andò.

 

 

Febbraio. Freddo. Tetro. 

Ricordava solo morte e devastazione. 

Adesso un’altra morte stava per sopraggiungere, Catherine Howard. Stava per essere giustiziata insieme alla sua governante.

La prima fu una morte veloce. Per la regina fu diverso.

Heidi poteva guardare tutta la scena da lontano, era una vampira, vedeva benissimo.

Era terrorizzata dalla vista del sangue della dama di compagnia, fissava tremante il ceppo su cui poggiare la testa. Il duca vicino a lei, con dolcezza le sussurrò “è ora”. Lei annuì e mosse qualche passo in avanti per parlare alla folla lì presente.

-Mi sto approssimando qui per... per morire.- balbettò.

A quelle parole si udì una voce urlare “è quello che meritate”, ma per la piccola bambina fu come se nessuno avesse aperto bocca, quindi continuò, tremando più di prima.

“Io muoio da regina. Ma preferirei di certo morire come moglie di Culpeper” 

Ci fu un disaccordo generale fra la folla.

Heidi vide la donna accanto a lei urlare “è una vergogna!” e un uomo aggiungere “ma che aspettate ad ammazzarla!?”.

La bambina non riuscì più a fare altro se non inginocchiarsi davanti al pezzo di legno insaguinato. Alzò il viso al cielo e disse “la vita è davvero meravigliosa”. Poi appoggiò le delicate e pallide mani sul ceppo seguite dalla testa. 

Il boia appoggiò l’ascia sulla sua nuca, insaguinandola di piccole gocce di sangue. Heidi sentì quell’odore meraviglioso, ma resistette alla tentazione.

L’uomo in nero sollevò l’arma e tranciò la testa della giovane in un colpo rapido.

Era morta.

Heidi chinò il capo in segno di rispetto che doveva simulare come “nobile donna umana”. 

-Vogliamo tornare a palazzo mio caro Hans?- cominciò.

-La mia regina, le avevo fatto un bel ritratto, come lo avevo fatto ad Anna di Clevès tre anni fa... Ma lei era... speciale.-

Heidi gli appoggiò una mano sulla spalla e gli chiese di accompagnarla al palazzo, di nuovo. Così andarono.

-Mi stavate dicendo di aver dipinto Catherine Howard e Anna di Clevès, chi altri?-

Lui sbuffò.

-Il principe figlio di sua Maestà... Sua Maestà in persona...-

Heidi annuì pensierosa.

-E riguardo alle mogli del re?-

-Erano tutte graziose ma non veramente belle...- rispose svogliato.

-Nei vostri dipinti imbellite chiunque, mi chiedo se riuscireste a imbellire una donna già... attraente...- buttò giù vaga.

Lui la guardo divertito.

-Come Voi?- 

Lei finse una timida risatina.

-Mi lusingate...- iniziò.

-Io dico solo la verità Madame.- asserì lui scherzoso.

-Be’ se pensate questo... Vi ringrazio. Comunque si, riuscireste a realizzare un vero capolavoro?- chiese.

Lui la fissò pensieroso.

-Io penso... no, sostengo che sarebbe una vera e propria opera d’arte.-

Lei annuì. Poi si congedò.

“E’ fatta” pensò.

***

-Dunque voi sareste la famosa Lady Heidi Von Hammersmark...- decretò il re dopo una lunga attesa.

Lei annuì.

-Si, vostra Grazia. Vi ringrazio per avermi concesso di conoscere Vostra Signoria a Corte.-

Lui sorrise, poi tossì e si risedette. Era vecchio, brutto e grasso, con una terribile tosse e una gamba malconcia... Pensare che da giovane era un bell’uomo...

-Bene, siete la benvenuta. Potrete rimanere a Corte.- concluse ricominciando a tossire.

-Vi ringrazio ulteriormente, Vostra altezza. Non so come ringraziarvi...- s’inchinò e raggiunse Holbein nella sala adiacente.

-Oh mio caro, siete stato gentilissimo!- lui arrossì. 

-My Lady vorrei... chiedervi un favore.- 

-Oh ditemi, qualsiasi cosa!-

Lui si schiarì la voce e iniziò.

-Vorrei dipingervi... per me sarebbe un piacere!- 

Lei sorrise.

-Ma certo, e vi pagherò abbondantemente per i Vostri servigi.-

Lui sfoderò una terribile smorfia.

-Ecco... al momento sono impegnato a dipingere Sua Maestà. E non vuole che io operi altrove, desidera che... io sia concentrato. Potrei farlo... in segreto?-

Lei sorrise e lo baciò con la lingua controllando a stento la sua sete.

-Sarà un piacere. Au revoir.-

 

***

 

Ci vollero 3 anni per concludere i quadri di Lady Heidi dato che Hans pitturava una notte o due alla settimana e che nel ’43 circa morì. I dipinti erano due: uno chiamato “Lady Heidi Von Hammersmark”, l’altro denominato “Adelaide”.

Il primo rappresentava Heidi vestita con la moda dell’epoca, il secondo raffigurava una splendida donna seminuda su un letto.

Heidi li pagò una cifra esorbitante e fin troppo esagerata e poi scomparve senza dare spiegazioni a nessuno. Tornò da Hilda nascondendo i dipinti e raccontando di aver viaggiato per l’Europa, dopo pochissimi anni il clan venne distrutto dai Volturi, la sua amica Vittoria scappò, lei si pentì e accettò l’offerta di un certo “Aro” di far parte della sua famiglia. 

Secoli e secoli dopo, nel suo piccolo appartamento a Volterra, su una parete ci sono dei dipinti vari: una pop-art, un quadro espressionista, uno futurista, uno tipicamente romantico e quello al centro è “Lady Heidi Von Hammersmark”.

Un altro quadro è stato regalato da Heidi al suo amante nella Guardia, che lo tiene gelosamente appeso alla parete davanti al suo letto, è “Adelaide”.

Il ritratto segreto di Hans Holbein.

 

 

 

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