Two Kids are better than one

di _Diane_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: The young woman ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: The white in the night ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: The last game ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: Pain Dour ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: Unmasked - Part 1 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6: Unmasked – Part 2 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7: Believe in me ***
Capitolo 8: *** Chapter 8: Questions without answers ***
Capitolo 9: *** Chapter 9: Occasions ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: The young woman ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 1: The young woman

-Yawn!-
Mentre il giorno volgeva al declino ed il cielo s’inondava d’un rosso intenso, un pesante sbadiglio rimbombava prepotente tra le mura della grande stanza. L’individuo che si considerava lo “Sharlock Holmes del terzo millennio” riposava tranquillo steso su un confortevole divano. Aveva la gamba destra leggermente piegata, le braccia erano dietro la nuca mentre il volto era celato da una rara e vecchia edizione originale del libro “A Study in Scarlet”, di Conan Doyle. Il giorno prima era piovuto tantissimo… Ora l’ultimo timido raggio di luce solare gli illuminava il volto semi-coperto, facendo risaltare il profilo del giovane.
Fino a quando qualcuno si mise tra il la finestra e il ragazzo.
-Ah, ehm!-
Shinichi sobbalzò. Si tirò le gambe vicine al petto, portò istintivamente le braccia avanti a sé per difendersi da eventuali malintenzionati –avrebbe potuto fornire un lungo elenco di persone che l’avevano ripetutamente minacciato-, sia per mettere a fuoco la figura che gli si parava di fronte, sfocata e in controluce.
-E’ questa casa Kudo?-
-Sì. Desidera qualcosa?-
-Sono qui per un caso di rapimento.-
Shinichi sorrise beffardo alla giovane donna che gli stava parlando, che non aveva ancora messo perfettamente a fuoco.
-Signorina, io mi occupo assai raramente di “noiosi” casi di rapimento...-
La ragazza lasciò scivolare dal fagotto che portava sotto braccio un lungo mantello bianco, un cappello a cilindro dello stesso candido colore ed un monocolo. Questo bastò a lasciare Shinichi senza parole.
-Le ripeto più chiaramente; voglio che indaghi sulla scomparsa di Kaito Kid.-

Quando Shinichi riuscì a trovare il fiato e le parole per continuare, parlò.
-Kaito Kid… Scomparso?-
-Esatto.-
-Nessuno ha parlato di questa notizia.-
-Appunto. Nessuno deve venire a sapere di questo rapimento…Mi sono rivolta a lei perché confido nella sua prudenza e discrezione.-
-Ah, mi sembra che lei stia saltando troppo velocemente alle conclusioni, signorina. La scomparsa di qualcuno –specialmente di un ladro quale Kid- non implica per forza il suo rapimento.-
Shinichi si alzò dal divano, ripose con cura il libro sul tavolino di fronte a lui, facendo due passi ed trovandosi così il sole alle spalle, per vedere chi avesse di fronte. In primo luogo, un brivido gli percorse la schiena… La ragazza che si trovava di fronte era giovane –probabilmente della sua stessa età. Capelli castani leggermente mossi, non troppo lunghi ma giusti per ricadere con grazia su un cappotto leggero nero; sotto, una gonna a scacchi nera e azzurra tutta a pieghe, un paio di tacchi non troppo alti, come se la ragazza che si trovasse di fronte fosse una persona elegante, ma non abituata al lusso e alle fastidiose scarpe da donna.
Ma la cosa più sconvolgente di tutte era la straordinaria –quanto incredibile somiglianza con la sua attuale ragazza… Ran!
-Sono figlia di un ispettore, so riconoscere un caso di rapimento. Ma… Qualche problema?-
-No, nessuno.- Si affrettò a smettere di fissare quella ragazza come un pesce lesso. –Eh? Siete figlia di un ispettore? Come vi chiamate?-
La ragazza appoggiò il fagotto che ancora aveva sotto braccio per tendere la mano al giovane detective.
-Ora questo non ha importanza, signor detective. Come le stavo dicendo, Kaito Kid è scomparso dalla circolazione almeno due mesi fa. Da allora nessun biglietto, nessuna sfida per la polizia, nessuna apparizione ne spettacolo pubblico; è diventato introvabile.-
-Bhè signorina, l’unico dispiacere che posso avere è di non averlo catturato io stesso quel furfante. Ad ogni caso, si starà prendendo una pausa dopo il nostro ultimo scontro… Lo avrei acciuffato, se non fosse stato per qualche incidente di percorso. Ad ogni modo, prima di qualsiasi ipotesi, mi domando; qual è il motivo di tanto interessamento nei confronti di un volgare ladro?-
La ragazza ebbe un attimo di smarrimento a quella domanda così diretta, che Shinichi riuscì a cogliere nonostante fu molto breve.
-Queste sono informazioni che non posso rivelarle.-
Poi aprì il fagotto che era presente a terra, mostrando meglio tutto il suo contenuto a Shinichi.
-Questi sono i suoi abiti. Li ho trovati in un vicolo ieri notte, abbandonati vicino ad un cassonetto. Se le potessero essere di aiuto…-
Detto questo tirò fuori un paio di banconote di grosso taglio e le appoggiò sul tavolo.
-Lo consideri un piccolo anticipo.- E si avviò alla porta, a grandi passi.
-Come posso indagare su un caso, se non so nemmeno il suo nome e come posso rintracciarla?-
-Non si preoccupi. La rintraccerò io a tempo debito, lei pensi ad indagare con la discrezione più totale. Avrò modo di constatare se la sua fama è all’altezza delle sue reali capacità.-
La ragazza varcò la soglia, sparendo in breve tra le strade affollate di Tokio.

Shinichi era allibito e febbricitante allo stesso tempo. Un nuovo caso. Intrigante e non ben delineato, come una scatola chiusa della quale devi svelarne il contenuto senza aprirla.
Lanciò un’occhiata al libro sul tavolino, poi a quegli abiti bianchi e così incredibilmente attraenti.
-Non me ne vorrai Sherlock, ma preferisco i casi reali a te!-
E aprì totalmente il sacco.





Commenti dell’autrice:

Eccomi, sono tornata carissimi e carissime! Non so se siate felici di vedermi o meno, se vogliate picchiarmi, ringraziarmi o cosa… Qualunque sia la vostra reazione, anche se leggete per la prima volta qualcosa di mio, sono felice di essere tornata!
Vedete, ultimamente ho tante idee di storie che mi sfrullano per la testa: ma nessuna fino ad ora valida per iniziare una nuova long o medium (XD) fiction! Ed invece eccomi qui, quest’idea mi piace tantissimo e la sto sviluppando man mano. Non sarà nulla di difficile e complesso, però mi divertirò a giostrare alcuni personaggi di Gosho… ^^

Spero vivamente che questo primo capitolo vi abbai incuriositi/e, perché era proprio questo il fine! Ah, ho cercato di rinnovare e migliorare il mio stile anche sulla traccia di quattro bellissimi libri di Sharlock Holmes che ho letto di recente; quell’uomo è un mito! Chi non avesse letto mai nulla di questo brillante investigatore, corra immediatamente a cercare almeno un libro! E’ un consiglio ovviamente… Come quello di recensire questo primo capitolo! Pliz!

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Capitolo 2
*** Chapter 2: The white in the night ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 2: The white in the night

Shinichi lo doveva ammettere; non aveva visto né sentito parlare di azioni compiute da Kaito Kid negli ultimi due mesi e più volte si era chiesto che fine avesse fatto. Quando era ancora Conan, gli era capitato molte volte di trovarsi faccia a faccia con quel ladro “gentiluomo”, sempre con scarsi risultati. Anche dopo la fine della storia degli uomini in nero, più o meno sei mesi addietro, Shinichi era riuscito a mettere Kid con le spalle al muro, purtroppo non per molto. Questa cosa da un lato lo infastidiva in maniera impossibile da descrivere; lui, Shinichi Kudo, la salvezza della polizia Giapponese, nessun caso archiviato irrisolto, non riusciva a catturare un volgare ladruncolo che si fingeva un mago. Ma dall’altro lato… Si poteva dire che adorava avere finalmente una nemesi. Un avversario alla sua pari, un degno nemico con cui scontrarsi e in qualche maniera, confrontarsi. Ora tutti i suoi pensieri confluivano nei vestiti che teneva stretti tra le sue mani.
Li aveva trasportati in camera sua, dove si trovava in quel momento. Era in piedi davanti allo specchio, ma osservava ancora quegli indumenti che aveva visto sempre addosso a Kid. Senza lui ad animarli, gli sembravano come privi di spirito, guscio vuoto di qualcosa –qualcuno- che chissà dove si trovava in quel momento. Qualsiasi fine avesse fatto Kaito Kid…. Avrebbe dovuto scoprirlo, nonostante non sapesse chi fosse quella ragazza, così simile a…lei. Così simile alla sua Ran.
Gli sembrava incredibile che dopo aver scoperto di tutta la storia di Conan, delle bugie e rapimenti, Ran avesse accettato di perdonarlo… Finalmente si erano dichiarati l’uno all’altra, ed erano stati i sei mesi più belli della vita di Shinichi.
Ora immaginate lo shock nel trovarsi nello studio una fotocopia quasi esatta della propria ragazza, che vi chiede di indagare sulla scomparsa del vostro peggior nemico. Indescrivibile.
Shinichi, mentre aveva tra le mani mantello, giacca, cravatta, monocolo e tutto il resto, lanciò un’occhiata allo specchio che aveva di fronte. Osservò la sua faccia perplessa, ma non gli piacque molto. Poi osservò nuovamente i vestiti tra le sue mani. Di nuovo la sua figura, riflessa nello specchio.
Decise di volersi togliere uno sfizio.

-Wow, non pensavo mi andasse così bene!-
Shinichi stava cercando di allacciarsi la cravatta, dopo aver indossato pantaloni, camicia blu e scarpe. Strinse con un colpo secco il nodo della cravatta rossa, prendendo la giacca bianca ed indossandosela sopra, chiudendo tutti i bottoni. Infine infilò i guanti, morbidi e setosi, raccolse cilindro e monocolo e li mise al proprio posto. Dopo essersi sistemato meglio che poteva, alzò lentamente lo sguardo per osservarsi nello specchio… Prendendo un colpo.
I vestiti gli calzavano alla perfezione. Era così somigliante a Kaito Kid, che fece fatica a riconoscersi quale Shinichi Kudo nello specchio che rifletteva la sua immagine.
Stava ancora cercando di individuare un nesso logico, quando una brezza leggera gli accarezzò i capelli, inclinando leggermente la tuba che portava sulla testa. Sporgendosi dalla finestra che aveva lasciato aperta, si accorse che fuori era già spuntata la luna con tutte le stelle; era una serata incredibile. Chiuse gli occhi, ricordandosi della prima sera con Ran. In quella stanza, lui, lei, la luna splendente la brezza leggera che accarezzava i loro corpi…
Questi pensieri così dolci furono rotti in maniera brusca; uno sparo. Shinichi sentì un fischiò all’orecchio destro, poi un dolore fortissimo che lo fece piegare in due. Portò entrambe le mani al lobo destro, per poi accertare che stava effettivamente sanguinando. Dietro di lui, la pallottola che qualcuno nella fredda notte aveva sparato si era andata a conficcata nella parete.
Chiuse le imposte stando al lato, ma cercando ugualmente di individuare quel qualcuno; nessuno si erigeva all’orizzonte.
-Cavolo, anche il vestito di quello scemo di Kid dovevo sporcare!-
Imprecò Shinichi mentre si cambiava, prima di andare a cercare la valigetta del pronto soccorso. Certamente non sarebbe andato in ospedale, e non avrebbe continuato a indossare quegli abiti per un secondo di più.

Erano ormai le dieci e un quarto di sera quando Shinichi, acquattato sul divano della sua sala, finiva di disinfettare ed incerottare la parte sventrata dell’orecchio, che gli continuava comunque a fare male. Il flusso del sangue si era fermato, però gli interrogativi restavano: era sicuro che centrasse qualcosa quello sparo con il vestito che indossava. Era anche convinto che si trattasse di gente professionista, killer abituati ad uccidere o intimidire come in quel caso. Se avesse voluto, un colpo così preciso avrebbe potuto essere benissimo diretto al cuore. Ma cosa centrava Kid in tutto questo? Poteva essersi immischiato in qualcosa di losco e aveva paura di ritorsioni, per questo era sparito dalla circolazione? Shinichi non lo sapeva ancora, ma l’avrebbe scoperto presto.
Comunque non ci avrebbe dormito da solo in casa sua, quella notte. Se almeno ci fosse stato il professore… Era in trasferta ad uno dei suoi strambi convegni.
Shinichi lo sapeva che si stava comportando da egoista. Però cercò di non farlo pesare troppo al momento.
Mise un paio di cose alla rinfusa in una piccola borsa, e si preparò ad uscire di casa.
Su una sedia, gli abiti bianchi di Kid lo chiamarono come l’acqua nel deserto… Li afferrò, infilandoli sotto a tutto nella borsa; poi sgattaiolò rapido e veloce, perdendosi in quella notte così limpida e serena.

Dopo poco, entrò in un corridoio stretto e familiare, salendo silenziosamente le scale. Bussò leggermente alla volta tre volte.
Un volto angelico e sorpreso gli apparve, da dietro la porta.
-Shinichi, che fai a quest’ora?!- Lo guardo per un secondo, prima di reagire.
Prese per mano Shinichi, lo strinse forte a se e prima di chiudere la porta gli diede un tenero quanto affettuoso bacio sulle labbra.
-Papà non c’è, starà via per lavoro fino a domani mattina tardi...- Ran non gli scollava gli occhi di dosso, mentre restava appoggiata al torace di Shinichi, freddo per la corsa notturna, per lei sempre caldo e accogliente.
-Non potremmo mai approfittarne…- Shinichi, abbracciando Ran, le scostò una ciocca di capelli dagli occhi. Sorrise.
-Oppure sì…?- Mormorò Ran, mordendogli dolcemente il labbro inferiore ed accompagnandolo per mano in camera sua, come una bimba.

Shinichi non sapeva bene cosa l’avesse condotto lì. Forse quella ragazza che le assomigliava così tanto, gli aveva fatto venire il desiderio di rivedere Ran. In qualsiasi caso, si promise di spiegarle tutto, la mattina seguente.
Niente più segreti.

Poi Ran si accoccolò al suo fianco, e tutti i pensieri sparirono all’istante dalla sua mente.





Commenti dell’autrice:

Per prima cosa i ringraziamenti per chi ha commentato, ossia youngactress, che ha anche favorito questa storia insieme a tigre! Grazie di cuore, pensavo che nessuno avesse recensito questa storia… Mi ha fatto molto piacere!
Volevo rispondere specialmente al commento di youngactress: Esatto, l’impacco è fatto! ^^ Vedrai come si svilupperà la storia, ci sarà anche da divertirsi, stanne certa! Essì, era proprio Aoko… Anche per lei ci aspettano novità! Eheh…

Tornando invece al commento più generale del capitolo… L’ho scritto in coda al primo, all’inizio era un tutt’uno; poi ho trovato più opportuno separarli. Quindi vediamo che la storia con Ran è seria, voglio sentire cori a favore e cori d’insulto! XD Ovviamente scherzo… ^__^ Comunque non avevo mai scritto di Shinichi e Ran grandi e innamorati, spero di aver reso bene l’dea! E Shinichi che prova gli abiti di Kid? Me lo sono proprio immaginato mentre si vestiva, spero che sia passato nella lettura!
Ok, penso di aver detto tutto… Perciò vi saluto, ora commentate, da bravi!

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Capitolo 3
*** Chapter 3: The last game ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 3: The last game

Il risveglio fu dolce e piacevole. Il sole filtrava lento tra le finestre, facendo venire il dubbio a Shinichi di aver solo sognato quella bellissima notte passata insieme a Ran. Poi sentì un pizzicotto sulla guancia destra e si rese conto di essere effettivamente sveglio.
-Dormito bene Shinichi?- Mormorava Ran, pizzicando ancora la guancia del ragazzo.
-Benissimo Ran.- Rispose, cercando di non sbadigliarle in faccia. –Certo starei ancora meglio se non avessi una ragazza dispettosa che mi da i pizzicotti… Ahio!-
Proprio in quel momento Ran pizzicò la guancia del suo fidanzato talmente forte, che Shinichi urlò dal dolore, girandosi leggermente nel letto.
-Non osare affrontare la mia ira, eh!- Scherzava Shinichi, sorridendo e tirando un leggero pizzicotto sulla guancia di Ran, che però lo stava osservando seria.
-Eh? Che c’è, sono sporco in faccia?- Il ragazzo stava pensando all’ultima volta che aveva pronunziato quella frase. Eppure non ebbe il tempo di farlo fino in fondo, perché Ran mosse appena le labbra, scandendo la parola “orecchio”.
Shinichi si portò una mano al suo orecchio… Sentendo una fasciatura e soprattutto un dolore ancora acuto. Come una valanga, gli avvenimenti della sera prima lo travolsero, trascinando con loro l’atmosfera allegra e spensierata che si era creata tra loro fino a quel momento.
-Ah-ah, il mio orecchio… sì.-
-Cosa hai combinato?- Ran guardava severa negli occhi Shinichi.
-Cosa ho combinato? Mah, niente di speciale, sai…- Shinichi non era bravo ad inventare scuse.
Soprattutto con Ran, anche se l’aveva fatto per qualche anno. Ora era diverso, era difficile tenerle celato qualcosa.
-Shinichi Kudo, ti ordino di dirmi come ti sei procurato quella ferita.-
-Ah… Ok. Un colpo di arma da fuoco.- Rispose schietto Shinichi, senza via di scampo.
Ran rimase un attimo ancora a fissarlo. Poi gli occhi le si spalancarono, il suo viso subì una contrazione improvvisa.
-A-arma da fuoco? Una sparatoria? Chi è stato? Per il resto stai bene? Cosa…-
-Tranquilla Ran.- Shinichi appoggiò dolcemente due dita contro la bocca di Ran, per farla tacere un attimo. Si stava agitando troppo.
-Un solo colpo di pistola, dritto al mio orecchio, a casa mia ieri notte. Non ho idea di chi sia stato a spararmi, ma lo scoprirò. Ho solamente medicato la parte lesa e sono venuto qui da te.- Ovviamente tralasciò la parte riguardante Kaito Kid.
Però… Forse Shinichi aveva avuto paura per Ran, il suo non era stato solo egoismo. Forse era la paura che avessero preso di mira anche lei che lo aveva spinto a correre a casa sua? Neanche Shinichi sapeva rispondere a queste domande, che fortunatamente Ran evitò di porre. La ragazza fece un profondo respiro, chiudendo e poi riaprendo gli occhi, per calmarsi. Poi iniziò a parlare. -Senti Shinichi. Io ti voglio bene, tu lo sai. Ho sopportato a tutto ciò che abbiamo dovuto passare per colpa di quella… di quella strana organizzazione, ma ora è tutto finito. Adesso ci siamo solo io e te.- Ran passò una mano nei capelli di Shinichi, accarezzandoli e spettinandoli al tempo stesso. Lo fissava, come ipnotizzata, mentre continuava a parlare, con tono calmo e piatto.
-Però, nonostante nessuno dei due sembri volerlo ammettere, c’è ancora qualcosa che ci tiene davvero tanto separati… le tue indagini. Stai via anche per settimane, e nonostante tu faccia di tutto per rassicurarmi io… Ho paura che succeda di nuovo. Che ti veda scappare via per non tornare più. Stavolta è stato un proiettile all’orecchio, ma la prossima…?-
Ran tornò a guardare Shinichi negli occhi.
-Non ti chiedo di scegliere una strada o un’altra, ma di dirmi solo ciò che hai intenzione di fare, i tuoi progetti su di “noi”.-

Dlin-dlon. Dlin-dlon.
Il campanello risuonò due volte, prima che Ran si alzasse dal letto con una velocità incredibile, tirando dai pantaloni anche Shinichi.
-E’ mio padre, Kogoro è già tornato! Shinichi, devi sparire subito!-
-Sì che fretta c’è, tanto quel detective di mezza età di tuo padre sarà sicuramente ubriaco fradicio da non rendersi neanche conto che ci sono io…-

Dlin-dlon. Dlin-dlon.
Ran stava per tirare una sberla epocale a Shinichi, quando il campanello risuonò ancora, seguito dalla voce completamente sobria di Kogoro.
-Ran ho dimenticato le chiavi, che aspetti ad aprire?!-
Ran buttò addosso i vestiti e la roba di Shinichi addosso al legittimo proprietario, intimando a gesti di vestirsi e di prepararsi dietro la porta d’ingresso. Così fece, mentre Ran si metteva addosso la camicia da notte, cercava di fare un po’ d’ordine in casa e si avviava ad aprire al padre.
-Arrivo, arrivo!- Disse, mentre anche Shinichi si posizionava dietro la porta, pronto alla fuga.
-Aspetta.- Sussurrò prima che Ran potesse fare girare le chiavi di casa nella toppa. Poi le diede un bacio leggero sulle labbra. –Appena riusciamo ne parliamo, promesso.-
Poi Ran tornò a concentrarsi sulla porta d’ingresso, fece girare due volte le chiavi nella serratura e rivolse il suo sorriso più radioso al padre.
-Cavolo, ce l’abbiamo fatta! Stavi ancora dormendo Ran?- Kogoro fece due passi in avanti nell’atrio, togliendosi gli occhiali da sole.
-Mi sono svegliata da poco papà… Sono ancora un po’ assonnata e…-
Una scia fulminea passò sotto il naso di Ran e del rispettivo padre. Che non poté non notare.
-Cosa, chi… Ah, il maledetto!-
Kogoro vide distrattamente la sagoma di quel “famoso” detective ormai non più liceale che aveva abbindolato la figlia, e si lanciò al suo inseguimento, urlando come un forsennato.
-Cosa hai fatto alla mia “piccola” Ran, Kudo?! Con invece te faccio i dopo conti, signorinella!-
Disse rivolto a Ran, mentre arrivava alla fine della scala. Si volse a sinistra, poi a destra, sempre furente.
Nessuno che assomigliasse ad un certo detective in vista. Shinichi era sparito come nel nulla.
Sbuffando e imprecando, Kogoro risalì pesantemente le scale, pensando se oltre al detective, quel Kudo giocasse a fare il prestigiatore.

Potrei farvi passare una settimana ignari di dove sia finito il “tonno”…
Invece no!
Stavolta vi risparmio la tortura di aspettare e continuo subito, siete contenti?
Ma andiamo immediatamente a vedere dove è sparito il nostro caro Shinichi!

Shinichi sapeva di essere odiato dal padre di Ran: ovvio, il fatto che il ragazzo avesse vissuto per così tanto tempo nella loro casa nei panni di Conan Edogawa non gli era ancora passato, ed aveva inoltre perso molti clienti da quando Kudo era tornato finalmente liceale. Perciò si stava precipitando giù dalle scale, consapevole di essere rincorso da Kogoro e di voler vivere almeno ancora un po’.
Scesi i gradini a tre a tre, voltò bruscamente a sinistra e guardandosi indietro per vedere se Kogoro lo seguisse o meno, continuò la sua folle corsa… Finché urtò contro qualcosa, che lo scaraventò in una stradina secondaria, facendolo cadere rovinosamente a terra con la sua borsa, che si aprì rovesciando tutto il contenuto fuori, sull’asfalto.
-Ahiahiahi!- Imprecò Shinichi senza urlare esageratamente, tenendosi ambedue le mani sul capo.
-Ohi ohi…-
Shinichi ebbe un sussulto. Coperto da lui e dalla sua borsa c’era qualcuno! Forse era qualcuno che camminava che l’aveva scaraventato in quel vicolo? Comunque fosse, si affrettò a spostarsi da sopra per fare uscire chi era rimasto sotto. Intravide una mano, la strinse e cominciò ad alzarsi. -Mi deve scusare, stavo andando di…-
Gli lasciò la mano. Shinichi ebbe l’impressione di conoscere la persona che si trovava davanti. Però continuò come nulla fosse.
-…di fretta.-
Il giovane uomo che aveva davanti agli occhi aveva i capelli scuri piuttosto disordinati, ribelli era il termine adatto. Di corporatura esile, occhi chiari, lineamenti affilati ma eleganti, indossava una felpa con una camicia azzurra, un paio di jeans grigi, scarpe da ginnastica nere.
-Capita a tutti d’esser di fretta, figurati!- Rispose il ragazzo.
-Scusa la domanda, ma penso di averti già visto da qualche parte… Qual è il tuo nome?-
-Bhè, vivo a Tokio da quando sono nato…In ogni caso, il mio nome è Kaito. Mentre tu…sei?-
Shinichi non ebbe neanche il tempo di rispondergli che a Kaito cadde l’occhio su ciò che si era rovesciato dalla borsa di Shinichi e di rese conto dell’assurdità della domanda che gli aveva appena posto; non c’era persona che conoscesse meglio del giovane Kudo. Kaito fece finta di non avere visto gli abiti che certamente gli appartenevano nella borsa del suo più agguerrito nemico, trasse un cappellino nero da una tasca e lo indossò, mettendosi le mani nelle tasche. Poi prese una cosa che conosceva particolarmente bene e gliela porse.
-Questo penso sia tuo.-
Si trattava del monocolo di Kid.
-Ah, grazie. Comunque, mi chiamo Shinichi e… Ti devo la vita, sappilo.- Shinichi ripensò alla fuga dal padre di Ran di un paio di secondi prima. Un brivido gli percorse la schiena… Peggio degli uomini in nero. Mentre raccoglieva le ultime cose da terra riponendole nella borsa, Shinichi decise di superare le stranezze di quel ragazzo ed invitarlo a bere qualcosa ad un bar… La risposta fu secca e chiara, prima che si allontanasse in fretta.
-Purtroppo non posso rimanere, ho diverse faccende da sbrigare.-
Quando ormai fu lontano, Shinichi sentì qualcosa che risuonava in inglese come…
Two Kids are better than one…”.
Riflettendo, mise la borsa in spalla, mentre Kaito camminava tra la folla, lo sguardo celato e il sorriso sulle labbra.
“E così l’ultima partita non è ancora finita”, pensò Kaito, anche se un velo di preoccupazione non lo lasciava totalmente tranquillo. Ci sarebbe stato davvero bisogno due “Kid”? Solo il tempo gliel’avrebbe svelato…





Commenti dell’autrice:

Ecco qui anche questo terzo capitolo, nel quale c’è molto movimento e finalmente incontriamo una persona che conosciamo siiiiiicuramente benissimo… Kaito Kuroba, alias Kaito Kid! Comunque ringrazio subito come sempre chi commenta e aggiunge la storia tra i preferiti, in particolare kaitlee90 e Chiaki per i preferiti e a youngactressper il commento! Non sai quanto mi faccia felice ricevere il tuo commento, proprio per questo ho deciso di accontentarti realizzando un capitolo più lungo (la parte in corsivo centrale l’ho scritta pensando a te! XD)! Sono contentissima che ti piaccia il mio modo di scrivere, anche se a volte vorrei avere più tempo per curarlo meglio! Aspetto con ansia il tuo parere per questo capitolo, grazie di tutto!

Ah, prima di salutarvi, in questo capitolo si è svelato quasi completamente il titolo della fiction, che gioca sul fatto che in inglese “Kid” vuol dire ragazzo, bambino ma anche Kid come “Kaito Kid”! Chi saranno i due “Kids” che sono meglio di uno? Non penso bigogna essere detective per capirlo, ad ogni modo…
Invito tutti e anche chi ha messo la storia tra i preferiti a commentare, così da poter migliorare sempre più grazie al vostro aiuto, e… al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Chapter 4: Pain Dour ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 4: Pain Dour

Shinichi camminava a testa bassa per la strada, trascinando i piedi. Cercava di capire perché qualcosa gli diceva di non abbassare la guardia, di considerare ogni minuscolo tassello come un pezzo di un enorme puzzle. Sarebbe ciò che un investigatore dovrebbe fare normalmente, però in questa circostanza diventava difficile al giovane detective stabilire cosa pensare e soprattutto come agire; odiava le situazioni stagnanti, adorava l’azione e questa situazione di ignoranza lo divorava dentro. Se fosse stato Sharlock Holmes, probabilmente si sarebbe dedicato al violino o sarebbe stato ore a camminare in cerchio in una stanza; ma lui era Shinichi Kudo, e gli sarebbe bastata una semplice cosa per porre fine ai suoi tormenti interiori…
-Palla!-
Shinichi udì la voce una frazione di secondo prima di vedere con la coda dell’occhio la palla arrivare ad alta velocità dalla sua destra. Rapidamente, si girò la stoppò di petto e la fece cadere a terra, fermandola con il piede.
Poi Shinichi vide chi aveva tirato la palla, ed un largo sorriso gli comparve sulle labbra.
-Ragazzi, che piacere rivedervi!-
Mitsuhiko, Genta, Ayumi e… Ai erano arrivati di corsa.
-Ciao Shinichi!- Lo salutarono in coro, tranne Ai, che rimase un po’ sorpresa nel vederlo… Però Shinichi non lo notò.
-Sentite, che ne dite se vi offro qualcosa da mangiare? E’ quasi ora di pranzo, poi partita a pallone!-
Non c’era neanche da chiederlo; i ragazzi gli sorrisero e si affiancarono a Shinichi per entrare nel bar lì vicino.

● ● ●


-Dieci panini, quindici lattine, sette piatti di gelato e otto di patatine!- Sbuffò Shinichi, mentre la cameriera se ne andava, dopo aver preso le ordinazioni.
-Bhè, tanto il lavoro non ti manca, eh?- Sorrise Mitsuhiko, guardando Shinichi di sottecchi.
-Già, sei sempre in prima pagina per i casi che risolvi ogni giorno, penso ti paghino bene…- Commentò Genta.
-Sì, ma non sono mica ricchissimo!- Disse Shinichi, poggiando i gomiti sul tavolo. Faceva fatica a credere che la situazione in cui si trovava fosse vera; lui, quasi vent’enne, a chiacchierare tranquillamente con quegli amici che gli erano sempre stati accanto quando era stato Conan…
E che dopo aver scoperto tutto sull’organizzazione, non l’avevano abbandonato. Anche ora la vera età di Shinichi li aveva divisi e non poco, riuscivano settimanalmente a trovarsi per stare un po’ insieme… Però, anche loro erano così cambiati, rispetto a quando era diventato Conan.
Per prima cosa, Genta era cresciuto tantissimo in altezza, più di tutti. Di conseguenza, era anche dimagrito un po’, e cercava in tutti i modi di farsi notare dal Ayumi, che diventava sempre più una ragazza graziosa, con i suoi capelli lunghi e lucenti.
Poi c’era Mitsuhiko, che sei mesi addietro, nonostante fosse venuto a sapere di chi fosse realmente Ai, si era dichiarato alla ragazza. Ora stavano insieme, come due amici normali agli occhi di tutti, come fidanzati per i loro amici.
-Eccovi serviti ragazzi!-
La cameriera poggiò sul tavolo una parte dei piatti che avevano ordinato e con un sorriso, tornò dietro al bancone. Mentre tutti cominciavano a mangiare qualcosa, Ai che fino a quel momento era stata silenziosa al fianco di Mitsuhiko, prese la parola.
-Bene allora, a che caso stai lavorando? Pare qualcosa di molto serio, a giudicare dalla faccia che avevi per strada…-
Shinichi cercò di fingere indifferenza, anche se sapeva di non riuscire a nascondere ad Ai ciò che gli passava per la testa.
-Ma niente di che, si tratta di un caso sul quale sto riflettendo…-
-Che genere di caso?- Chiese curiosa Ayumi, tra un cucchiaio e l’altro di gelato.
-Dai, potremmo esserti utili!- Aggiunse Genta, sorseggiando una lattina di thè.
-I Detective Boys tornano in azione!- Annunciò entusiasta Mitsuhiko… Entusiasmo che fu calmato da Shinichi.
-Mi dispiace ragazzi, non posso proprio coinvolgervi in questo caso perchè…-
La voce del televisore che la cameriera aveva appena alzato giunse alle orecchie di Shinichi come un tuono nel deserto.

Edizione straordinaria del telegiornale!
Ci è pervenuta una lettera di Kaito Kid, il quale annuncia per stasera alle 21.00 un grosso colpo! Tenterà infatti di rubare il famoso diamante “The Pain Dour”, dal valore inestimabile e in mostra da stasera alla galleria nazionale del gioiello.
La polizia è già stata allertata e sta prendendo le dovute precauzioni. La notizia in sé sarebbe usuale, se non fosse per il lungo periodo che ha visto Kaito Kid come svanito nel nulla! Stasera lo rivedremo in azione?
Seguite lo speciale in diretta delle 20.30 e lo saprete!

-Kid com’è affascinante… Non vedo l’ora di vederlo in azione, stasera!- Arrossì Ayumi, mentre Genta storceva la bocca. –E’ solo un ladro che si diverte a fare stupide magie, non ci vedo niente di affascinante! E poi vorrò vedere come farà a rubare quel prezioso gioiello…-
Shinichi invece era rimasto con la bocca socchiusa, lo sguardo perso verso il televisore del bar e la mente che cercava di individuare quel nesso logico tra il ritrovamento del vestito di Kid, il colpo di pistola e quell’avvertimento. Doveva essere collegato, in un qualche modo.
-Allora, non commenti grande detective? Dopotutto, dovresti essere felice che il tuo grande rivale Kaito Kid sia tornato, no?- Domandò Ai, girando svogliatamente il suo thè con la cannuccia.
-Infatti, potresti anche smascherarlo! Secondo me è sarà una persona qualunque, un po’ come Spiderman è Peter Parker!- Aggiunse Mitsuhiko, commentando ciò che aveva detto la sua vicina.
Un lampo attraversò la mente di Shinichi, rompendo finalmente in buio. Un lampo veloce, che però gli permise di cominciare a tagliare le tenebre che l’avvolgevano. La sua espressione mutò, e si acquattò per parlare sottovoce ai ragazzi, il sorriso sulle labbra.
-Detective Boys, ho una missione per voi.-

● ● ●


I ragazzi uscirono di corsa dal bar, in preda all’euforia generale; era da tanto che non aiutavano il loro amico Conan, ora Shinichi, a risolvere un caso. Il detective invece pagò, ed uscì dal bar camminando soddisfatto, il sorriso ancora sulle labbra e la borsa sulla spalla.
-Ti stai cacciando in un guaio grosso, non è vero?-
La voce tagliente e ironica di Ai lo fece bloccare a pochi passi dall’uscita.
-Certo che no!- Disse Shinichi, mentendo spudoratamente.
-Chi è allora questo Kaito che i ragazzi devono cercare?-
-Non posso dirtelo, almeno per ora.-
Ai guardò dal basso verso l’alto Shinichi, con uno sguardo indagatore ma al tempo stesso preoccupato.
-L’ultima volta che l’hai detto, abbiamo rischiato entrambi di morire.-
-L’ultima volta che l’ho detto, non è andata così male alla fine.- Shinichi fece le spallucce, guardando l’orologio. Erano le tre del pomeriggio.
-Devo andare, stai con gli altri mi raccomando!-
-Non sono una bambina, scemo...-
Shinichi si avviò veloce verso casa sua, per preparare le ultime cose e studiare il piano d’azione; se anche il vero Kid non si fosse fatto vedere come aveva preannunciato, Shinichi aveva deciso che non avrebbe lasciato la polizia a mani vuote.
Da lontano, Ai seguì con lo sguardo il detective più ottimista del mondo. Quando aveva quell’espressione incredibile stampata in faccia, i guai erano inevitabili. Quella faccia angelica capace di far sognare e innamorare anche la ragazza più fredda e calcolatrice del mondo…
Rischiava di mettere in bilico tutto un’altra volta.
-Ai vieni, andiamo con Genta e Ayumi!- La esortò Mitsuhiko. Ai lo seguì, sorridendogli.

● ● ●


Quella sera. Ore 20.59.
L’aria era piuttosto frizzante, il vento accarezzava le fronde degli alberi facendole ondeggiare lievemente, la luna si specchiava sul piccolo lago artificiale al di fuori del museo nazionale del gioiello, a Tokio. Eh, già: metà degli abitanti di questa grande metropoli erano davanti alla televisione, in trepidante attesa di rivedere finalmente in azione l’ormai più spettacolare ladro di tutti i tempi, mentre l’altra metà intasava la piazza di fronte al luogo dell’avvertimento. Infine, tutta la polizia di Tokio era allerta, pronta ad intervenire al primo avvistamento di un solo fazzoletto di colore bianco.
-Manca meno di un minuto, uomini! Vedremo se Kaito Kid avrà il fegato di presentarsi!-
L’ispettore Nakamori percorreva ansioso la grande stanza gremita da poliziotti, al centro dei quali era stato creato uno spazio controllato da sensori di movimento che controllava secondo per secondo il cristallo, posto in una teca indistruttibile. Era eccitato ed al tempo stesso esaltato; dopo sei mesi di agonia, avrebbe potuto tentare di mettere le mani sul ladro al quale dava la caccia da anni!Ne aveva aspettati otto prima che si rifacesse vedere in passato, ed aveva temuto il peggio dopo sei mesi senza apparizioni. Ora era di nuovo il suo momento, la sua occasione.
Ore 21.00. Nakamori guardava nervoso l’orologio, contando mentalmente i secondi. Kid non era mai stato in ritardo in vita sua. In sala venne a crearsi un silenzio tombale.
L’orologio dell’ispettore segnava alle 21.01…. Nakamori perse la pazienza.
-In rirardo? Kaito Kid non è mai stato in ritardo!-
-Me ne scuso ispettore; però sono felice di constatare che le sono mancato!-
Un mantello bianco si levò dall’alto della stanza, mentre tutto si faceva buio.
Kaito Kid era davvero tornato?






Commenti dell’autrice:

Ragazzi, sto aggiornando abbastanza in fretta considerando che scrivo quando posso! Infatti è un periodo un po’ complicato, pieno di cose da fare per me, ma… questa fiction la scrivo più che volentieri, volentierissimo! Poi sto notando un incremento costante delle storie in questa sezione, e ne sono contentissima (anzi, cerco di leggerle quasi tutte!); nei prossimi mesi, contribuirò ancora anche io, ho un sacco di storie che attendono solo di esser scritte su Detective Conan!
Comunque, torniamo a questo capitolo, se no comincio a divagare!
Rivediamo personaggi già noti ai fan di detective Conan e di kaito Kid, quali i detective Boys ormai un po’ cresciuti, la sospettosa Ai (che ci parla di un passato di cui per ora non sappiamo! XD) e Nakamori, il padre di Aoko che da la caccia da anni a Kid (prima al padre, poi al figlio anche se non lo sa!)! Comunque un po’ di nodi stanno per venire al pettine, mentre altri si stanno ancora formando…Scoprirete di più nel prossimo capitolo che vi consiglio caldamente di non perdere!
Poi, veniamo agli usuali ma non banali ringraziamenti: senza di voi sarei persa!
Grazie ancora una volta alla mitica youngactress!! Allora, per quanto riguarda il tuo commento: sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, mi fa piacere interagire con i miei lettori e venire incontro alle vostre esigenze! Mi piace alternare momenti divertenti a momenti riflessivi, mantiene viva l’attenzione e fa divertire! (Povero Kogoro XD) Eh, purtroppo so di aver lasciato “Conan-Kudo” incompiuta, ma non lo rimarrà per molto! Spero di poterla concludere presto! Grazie ancora e davvero per tutto, sei adorabile!
Grazie inoltre a Wilwarind per aver inserito la storia tra i preferiti; mi auguro di vedere presto anche il tuo commento ai capitoli! ^^

Detto questo, vi saluto!
La vostra Diane.

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Capitolo 5
*** Chapter 5: Unmasked - Part 1 ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 5: Unmasked – Part 1

Pochi minuti prima delle ore 20,59.
Shinichi Kudo non era più così convinto che ciò che si stava apprestando a fare fosse strettamente necessario. In quel momento avrebbe potuto essere ovunque, ad esempio comodamente seduto a casa sua a leggere un libro del buon vecchio Arthur Conan Doyle.
Invece la fortuna o la casualità lo avevano messo davanti alla ringhiera di un alto palazzo, nel bel mezzo della caotica ma affascinante città di Tokio. Era lì, a lottare contro la ragione che gli diceva di non farlo e la curiosità, che lo trascinava in quel vortice di sensazioni che si provano quando si sta per fare qualcosa di nuovo che si conosce fino ad un certo punto, del quale si è affascinati.
Fece un passo avanti verso la balaustra, come per accertarsi che della presenza effettiva del vuoto sottostante di oltre dodici piani. Il vento metteva scompiglio i suoi capelli neri e lucenti, mentre la luna maestosa e splendente alta nel cielo stellato, rivelava il completo bianco celato sotto un lungo e pesante cappotto nero.
Shinichi lo slacciò del tutto, lasciandolo cadere a terra in un angolo e facendo svolazzare il bianco mantello nella notte. Totalmente vestito di bianco, non poteva essere meno visibile di una delle stelle che affollavano il cielo quella notte; purtroppo Kaito Kid era un’esibizionista, e la scelta di quel colore per il suo travestimento combaciava alla perfezione con la sua indole. Indossò cilindro e monocolo.
Ora però Shinichi era Kaito Kid.
Con questi pensieri per la testa, si avvicinò alla balaustra e la scavalcò con agilità, tenendosi aggrappato con le mani.
-Se ce la fa lui, posso riuscirci anch’io!-
Si fece coraggio, prendendo un profondo respiro. Per poi gettarsi nel… vuoto.
La caduta per qualche secondo fu veloce e rapida, poi con un gesto Shinichi azionò una leva che fece scattare il meccanismo di apertura delle candide ali del famosissimo deltaplano di Kid. Nonostante Shinichi si trovasse a duecento metro dal suolo, un sospiro di sollievo gli sfuggì; aveva passato gran parte del pomeriggio a capire i diversi meccanismi di molte cose trovate nella borsa, tra le quali quello che gli aveva portato via maggior tempo era proprio il deltaplano.
Una volta era andato a provare quello strano quanto antiquato strumento di volo con sua madre, sulle Montagne Rocciose, in America. Ma era stato tanto tempo fa. Inoltre non era proprio come svolazzare tra i moderni e luminosi palazzi di Tokio.
Comunque era decollato da un grattacielo vicino alla sua meta, quindi il tragitto non sarebbe stato lungo; così, pochi minuti dopo, atterrò sul tetto del palazzo vicino al Museo Nazionale del Gioiello, collegato a quest’ultimo tramite un vecchio e malandato passaggio di servizio sospeso tra i due edifici.
L’atterraggio fu quasi morbido ma ovviamente non impeccabile quando quelli che Shinichi ricordava aver visto da Kid. Si sbilanciò in avanti e si affrettò a richiudere in deltaplano, prima che il vento di quella sera lo trasportasse in Cina.
-Bene. Ora… Eh?-

Il cellulare gli vibrava in tasca; lo prese e rispose… Era Genta, con la notizia che tanto aspettava!
-Shinichi abbiamo trovato il ragazzo che volevi! Il suo nome è Kaito Kuroba, alto un buon metro e settanta ed ha occhi molto chiari. Per ora sappiamo solo questo, grazie alle informazioni di una passante davvero carina! Ehi… aspetta! Adesso che ci penso, ti somiglia moltissimo sai?-
Mentre Shinichi ringraziava Genta per l’ottimo lavoro, si sentiva più Sharlock Holmes e un po’ meno ladro: anche il suo grande eroe si serviva di piccoli amici per le sue indagini… Stava riflettendo sulle ultime parole dell’amico, quando dall’altro capo Ayumi prese il telefono.
-Senti, ho notato una cosa strana che vorrei dire anche a te… Prima visto uno strano cerotto sul tuo orecchio, che ho appena rivisto nello stesso esatto punto sul ragazzo che stavamo cercando per conto tuo. Significa qualcosa?-
Shinichi rimase stupito della deduzione di Ayumi. Non che dubitasse delle sue capacità di detective, ma non se lo sarebbe mai aspettato da lei notare un simile particolare. A meno che…
-E’ stata Haibara a notarlo, non è vero?-
-Sì Kudo. Proprio io.- Haibara parlava ora dall’altro capo del telefono –Senti… Dove sei in questo momento? In un posto molto alto, vero? Sento un fischio del vento molto forte, e…-
-Scusa Haibara, devo andare…- Inventò Shinichi, con voce poco convincente.
-Cerca di portare a casa la pelle, qualsiasi cosa stai facendo e dovunque tu sia.-
Sempre fredda ed impassibile. Ma in fondo, anche molto preoccupata, Shinichi lo sapeva bene, ogni ragazza di sesso femminile che lo conosceva un pochino a fondo lo era.
-Promesso Ai.-
Detto questo, chiuse la comunicazione. Non l’aveva mai chiamata con il suo nome… Non sapeva neanche il perché. Rimase un attimo a fissare il telefono, poi lo ripose in tasca e si avviò verso il vecchio collegamento tra i due palazzi. Era quasi arrivato sul palazzo del Gioiello, quando gli sembrò di scorgere una figura muoversi dietro di lui… Ma quando si girò, tutto tacque. Il passaggio di servizio sul quale si trovava era un bel po’ arrugginito… Ed uno strano rumore metallico lo invitò a girarsi e a camminare, lasciandosi alle spalle quella figura che si muoveva nell’ombra.

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Quella sera. Ore 20.59.
L’aria era piuttosto frizzante, il vento accarezzava le fronde degli alberi facendole ondeggiare lievemente, la luna si specchiava sul piccolo lago artificiale al di fuori del museo nazionale del gioiello, a Tokio. Eh, già: metà degli abitanti di questa grande metropoli erano davanti alla televisione, in trepidante attesa di rivedere finalmente in azione l’ormai più spettacolare ladro di tutti i tempi, mentre l’altra metà intasava la piazza di fronte al luogo dell’avvertimento. Infine, tutta la polizia di Tokio era allerta, pronta ad intervenire al primo avvistamento di un solo fazzoletto di colore bianco.
-Manca meno di un minuto, uomini! Vedremo se Kaito Kid avrà il fegato di presentarsi!-
L’ispettore Nakamori percorreva ansioso la grande stanza gremita da poliziotti, al centro dei quali era stato creato uno spazio controllato da sensori di movimento che controllava secondo per secondo il cristallo, posto in una teca indistruttibile. Era eccitato ed al tempo stesso esaltato; dopo sei mesi di agonia, avrebbe potuto tentare di mettere le mani sul ladro al quale dava la caccia da anni!Ne aveva aspettati otto prima che si rifacesse vedere in passato, ed aveva temuto il peggio dopo sei mesi senza apparizioni. Ora era di nuovo il suo momento, la sua occasione.
Ore 21.00. Nakamori guardava nervoso l’orologio, contando mentalmente i secondi. Kid non era mai stato in ritardo in vita sua. In sala venne a crearsi un silenzio tombale.
L’orologio dell’ispettore segnava alle 21.01…. Nakamori perse la pazienza.
-In rirardo? Kaito Kid non è mai stato in ritardo!-
-Me ne scuso ispettore; però sono felice di constatare che le sono mancato!-
Un mantello bianco si levò dall’alto della stanza, mentre tutto si faceva buio.
Kaito Kid era tornato.

Forse non era il Kaito Kid che inseguiva solitamente l’ispettore… Ora sotto quella maschera bianchissima si celava il giovane detective dalla vita più incredibile del mondo, che stava indagando sulla scomparsa del vero Kaito Kid.

Ma torniamo alla nostra storia, non voglio divagare proprio sul più bello…

Shinichi aveva fatto in modo che le luci si spegnessero alle ore 21.02… E così fu. Nel caos generale, si confuse tra la folla dei poliziotti esasperati e si avvicinò alla teca nella quale era custodito il gioiello. Non ci poteva credere; un detective del suo calibro, vestito da Kaito Kid, stava per derubare il museo di Tokio proprio ad un passo dai suoi colleghi della polizia. Shinichi si convinse che lo stava facendo a fin di bene, allungò la mano e toccò la teca, per aprirla…
Proprio in quel momento da sotto alla lastra di vetro che ricopriva il prezioso, una nube di gas fuoriuscì.
Il nostro detective aveva però previsto anche questa situazione come plausibile, ed aveva nascosto sotto la camicia una minuscola maschera antigas che indossò prima che il gas potesse fare il suo effetto, effetto che scoprì poco dopo sulle guardie che gli stavano vicine.
Una ad una, tutte le persone all’interno dell’edificio caddero a terra, anche l’ispettore Nakamori che imprecava qualcosa cadde a terra, esanime… Gas soporifero, dunque. Shinichi notò che l’unica cosa ancora ini vita era il led rosso della telecamera che una trupe televisiva ora addormentata aveva allestito con un cavalletto in un angolo della enorme sala. Sapeva di essere osservato in diretta da milioni di persone, ma prima di voltarsi per rubare il gioiello non poté fare a meno di far funzionare la sua mente da detective.
Se la polizia aveva messo quel gas soporifero alla base della teca, avrebbero dovuto indossare tutti delle maschere antigas.
Invece giacevano tutti a terra.
Qualcosa evidentemente non quadrava… Si girò di scatto verso la teca.
-Buonasera Kaito Kid.-
Shinichi fece un passo indietro. A due centimetri dal suo volto, qualcuno si era interposto tra lui e il gioiello… Quel qualcuno aveva il volto semi-coperto da una maschera nera, nera come il suo elegante vestito. Qualcuno che teneva in mano in gioiello che avrebbe dovuto rubare lui.
-Buonasera… Ci conosciamo mister?- Provò a chiedere Shinichi, imitando la voce strafottente di Kid. Che non gli riusciva poi così male.
-Potremmo conoscerci… Sarebbe scortese dimenticarsi un vecchio amico, ti pare?-
L’individuo che aveva davanti parlava sottovoce, e lo fissava con i suoi occhi verde smeraldo, restando perfettamente immobile.
-Penso di sì, a meno che tu non stia mentendo.- Aggiunse Shinichi, facendo un passo a destra come per girargli intorno. A quel movimento, la persona che gli stava davanti fece un balzo felino verso di lui, accarezzandogli l’orecchio.
-Questo regalino te l’ho lasciato io l’altra notte, signor detective.-
Shinichi rabbrividì. Sia per stare a faccia a faccia con quel cecchino che aveva mirato di proposito al suo orecchio che per… il tono di voce suadente di chi aveva davanti. Era certamente quello di una donna!
-Chi… Chi sei?-
-Chi sei, cosa vuoi… Noioso, le solite domande! Invece io ho questa sera ho in serbo un altro regalino per te.-
Sorrise maliziosamente, porgendogli il gioiello e mettendolo nelle mani di Shinichi. Che non fece in tempo a fare altro, perché un forte rumore gli arrivò alle orecchie e in breve fu circondato da miriadi di poliziotti appena entrati da un portone che era stato precedentemente chiuso dall’interno dai poliziotti ora svenuti. Non poteva scappare, non poteva muoversi, fare qualsiasi cosa! Il panico stava per impadronirsi di lui, quando gli agenti si fermarono sentendo il comando autoritario del loro superiore. Heiji Hattori fece la sua comparsa camminando con aria soddisfatta, mentre due robusti poliziotti tenevano stretto Shinichi.. Il quale per un attimo credette d’essere salvo, non ricordandosi di non vestire gli usuali panni di Shinichi Kudo.
-Sarò il primo e l’ultimo che è riuscito a catturare Kaito Kid!-
-Aspetta, asp…-
Shinichi non fece in tempo a finire la frase, che Hattori gli tolse con un gesto della mano cilindro e monocolo. Rivelando in diretta tv al mondo chi era, almeno in quel momento, il grande ladro Kid.
-Kudo?!?- Heiji fece un passo indietro e cadde a terra, per lo stupore. Shinichi stava ancora osservando la faccia sconvolta dell’amico, quando sentì due fischi passargli al fianco di entrambe le orecchie. Questa volta non si trattava di pallottole, bensì di… carte da gioco!
Fece in tempo a vedere qualcosa di bianco che si muoveva dietro di lui, prima di sentirsi sollevare da sotto le spalle. Un deltaplano bianco con un altro individuo vestito da Kaito Kid portò via Shinichi, rompendo una delle grandi finestre e fuggendo da lì.
-Mh,eh… Ahio!-
L’ispettore Nakamori si svegliò dal suo “sonnellino” solo quando qualcosa di pesante gli cadde in testa, facendo in tempo a vedere due copie del suo peggior incubo fuggire su un deltaplano bianco che si librava nel cielo, seguito da una scia di macchine della polizia con le assordanti sirene accese.
Imprecando, mise a fuoco l’oggetto che gli era caduto in testa; si trattava del gioiello Pain Dour, allora era riuscito ad evitare che Kid lo rubasse!
-C’è poco da stare allegri, ispettore.-
Il capo della questura di Osaka, Heiji Hattori, lo guardava con sguardo cupo e vuoto.
-Ora sappiamo chi è Kaito Kid.-






Commenti dell’autrice:

Anche questo capitolo, che avevo scritto di getto dopo il precedente, è stato concluso ed ora finalmente pubblicato!
Ciò che mi piace di questo capitolo è l’atmosfera d’azione e di giallo-thriller che anima le pagine del manga di Kaito Kid, anche Detective Conan a volte. Poi il primo volo con il deltaplano di Kid che fa Shinichi… Ho voluto appositamente soffermarmi maggiormente, in modo che venisse quanto più vicino alla realtà di come potrebbero accadere le cose. E poi fa la sua comparsa Heiji Hattori! E lo troviamo nei panni di nientepopòdimeno che… Ispettore della questura di Osaka! A questo punto, voglio che mi sommergiate di migliaia di domande! XD
Ora passo “as usual” ai ringraziamenti per chi mi sostiene, senza dei quali probabilmente non sarei incentivata così tanto a scrivere questa storia, che penso (e non mi piace farmi complimenti, eh!) sia molto originale:
Madame Butterfly; E’ la seconda storia che realizzo in cui affianco Shin e Kaito, però la prima in cui vengono a contatto in maniera seria (la prima era una specie di parodia, “Il mistero della fine di Detective Conan!”)! Non andrò nello yaoi, forse si vedrà una certa collaborazione tra i due nei prossimi capitoli, ma è meglio che starete a vedere come si evolverà la situazione tra i due… Comunque l’idea di far rimanere piccola Ai mentre Shin torna ad essere grande è un’idea che girerei volentieri anche al grande Gosho! Me la sono immaginata così bene quella scena, come se ce l’avessi avuta davanti agli occhi. Grazie per aver messo la storia tra i preferiti e per tutti i complimenti, spero di non deluderti!

youngactress: Che bello stasera entrare sul sito e trovare un tuo commentone stupendo e fantastico… Mi ha scaldato il cuore e mi hai motivato a postare prima del previsto questo capitolo, anche abbastanza lunghetto (contenta?)! Cooomunque… Se stai cercando di leggermi nella mente, ti avviso che tanti hanno cercato di farlo, inutilmente! Ho il pregio/difetto di essere imprevedibile a volte, soprattutto quando c’è di mezzo qualcosa di “creativo” come ad esempio la scrittura! Mi sono divertita molto ad immaginare i detective boys in compagnia di Shinichi, come tra buoni e vecchi amici, però sempre con la loro vitalità e simpatia. Poi anche Sharlock Holmes aveva piccoli amici che indagavano per lui, come pensa anche Shinichi! Sono contenta che ti piacciano così tanto le mie storie; e tu invece, qualche programma di futura fiction lo hai? Mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo, un giorno (magari proprio su DC!)! Grazie per la carica che mi dai, davvero di cuore!

Detto ciò, mi rimane solo da salutarvi come un enorme CIAO e a ricordarvi l’appuntamento per il prossimo capitolo di questa fiction e il secondo capitolo della mia serie su Natale, “Christmas is coming” sempre su EFP (che ho già scritto)!

La vostra
_Diane_

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Capitolo 6
*** Chapter 6: Unmasked – Part 2 ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 6: Unmasked – Part 2

Il vento faceva ondeggiare nel cielo blu notte il mantello che Shinichi ancora indossava, mentre Kaito Kid sopra di lui lo sorreggeva con le sue braccia forti, volando tranquillo ed impassibile con il suo deltaplano. Shinichi non poté che provare un po’ d’invidia per come riusciva a manovrarlo, ma poi decise che la questione di trovarsi in due a duecento metri dal suolo aveva la priorità.

-Per quanto abbiamo intenzione di volare in giro, mister Kid?-

Lui non rispondeva, guardando sempre fisso in avanti, nella notte scura inondata di magnifiche stelle. La luna creava un fastidioso riflesso sul suo monocolo, rendendo possibile a Shinichi la visione completa del suo volto.
-Ehi, ehiiii! Dico a te, mio caro ladro dei miei stivali! Mettimi giù!-
Nonostante il riflesso, Shinichi notò formarsi sul suo volto un sorriso malizioso. Un secondo dopo sentì che la presa di Kid che lo teneva saldo a lui stava venendo a mancare… Il cuore perse un battito per lo spavento, mentre si stringeva lui stesso al ladro che aveva appena finito d’insultare.
-Gradirei anche la collaborazione da parte tua, mio caro detective dei miei mocassini.-
Shinichi distolse lo sguardo da Kaito Kid, come per fare l’offeso. Restò in quella posizione per qualche minuto, poi la sua pazienza terminò.
-Mi vuoi almeno spiegare dove mi stai portando?-
-Esattamente qui!-
Kid iniziò a scendere gradatamente di quota. Shinichi non aveva una chiara idea di dove si trovassero in quel momento, perché con tutta l’adrenalina accumulatasi precedentemente gli era riuscito difficile anche mettere a fuoco chi l’aveva portato via da quella mandria di poliziotti imbufaliti. Ora invece la mente si stava dipanando da quel momento concitato, riuscendo ad osservare meglio il paesaggio nel quale si stavano inoltrando. C’era un’a vegetazione molto fitta e rigogliosa, con alberi ad alto fusto e sicuramente parecchio antichi. Qua e là c’era qualche piccola radura, cerchi tracciati con una perfezione quasi divina in mezzo ad un ambiente tanto selvaggio. Tutti gli alberi sembravano curiosi nello sporgersi con i loro possenti rami in quegli spazi aperti, senza però trovare il coraggio per uscire allo scoperto e rimanendo ai loro posti, conservando intatte quelle radure circolari. Proprio in una di quelle, Kaito Kid e Shinichi stavano planando.
Il nostro detective fece una piccola capriola proprio ad un metro dal suolo, quando Kid lo lasciò per atterrare in modo delicato precisamente al suo fianco. Shinichi si alzò, cercando di togliersi un po’ di terra di dosso, ma vestito totalmente in bianco com’era, non gli riusciva molto semplice. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Kid si voltò e cominciò a camminare, dicendo ad alta voce qualcosa che Shinichi percepì come un semplice “seguimi”. Siccome non ci voleva l’intelletto sopraffino di cui era dotato Sherlock Holmes per capire che Shinichi non avrebbe potuto fare altrimenti, si mise a seguirlo, affrettando il passo per non perderlo di vista nel bosco.
Nonostante il vestito di Kid fosse di un colore difficile da non vedere, in quel bosco fittissimo entravano pochi spiragli di luce, che gli permettevano giusto di non inciampare in qualche radice. Dopo pochi minuti di questa processione in silenzio, durante la quale per due volte Shinichi si sentì come perso in mezzo al nulla, una radura più piccola della precedente si presentò davanti ai suoi occhi, lasciandolo stupito. Nel bel mezzo di quello che lui credeva “il nulla” c’era una cascatella con un’abitazione molto in aggetto costruita proprio sopra la roccia. Shinichi si fermò al fianco di Kid.
-Forse è il caso d’entrare.- Sentenziò il ladro.
E così fecero.


Shinichi non aveva mai visto in vita sua casa più particolare ed al tempio stesso più singolare di quella in vita sua. Almeno non dal vivo.
Però non aveva voglia di pensarci troppo su. Almeno non in quel momento di pace sotto la doccia.
L’acqua scorreva via veloce e leggera sul suo corpo insaponato, mentre con un gesto spostava i capelli da un lato all’altro della fronte. Shinichi non voleva pensare di essere nella casa di quello che aveva sempre considerato il suo più grande avversario. Non voleva pensarsi come un ricercato. Non voleva pensarsi come un prigioniero.
Non voleva pensare. Punto.
Chiuse le due manopole dell’acqua, uscendo dalla doccia e cercando un asciugamano pulito.
Era il “pensare” che lo aveva trascinato in un casino come quello.
Trovò i vestiti puliti nella piccola camera da letto appena fuori dal bagno, e li indossò. Un paio di pantaloni di jeans blu ed una felpa azzurra a righe arancio… Si sentiva quasi in hotel.

-Quindi dovrei ringraziarti per avermi salvato due volte la vita in non più che dodici ore?-
Chiese Shinichi, il quale uscendo dalla stanza stava osservando Kid seduto sul divano, con le gambe distese e poggiate su un morbido sgabello. Portava ancora gli stessi vestiti di quando erano arrivati in quella abitazione, lo sguardo ancora celato dietro il cappello a cilindro e il monocolo bianco.

-Non sarò un detective, ma da questa domanda e dai tuoi amici che mi hanno seguito per le strade in maniera piuttosto evidente deduco che tu abbia scoperto la mia identità… Bene, ora questi non servono più.-
E si tolse cilindro e monocolo, poggiandoli sul divano accanto a se. Shinichi così scoprì di avere di fronte proprio il ragazzo che quel pomeriggio aveva urtato accidentalmente, dopo essere uscito di corsa dalla casa di Ran. Ma la cosa che lo stupì maggiormente non fu quella.
-I miei amici? Ora vedo i detective boys solo una volta ogni tanto… Come fai a sapere che sono miei amici?-
-So tutto, Mister Edogawa. Ho scoperto quasi subito il tuo coinvolgimento nella compagnia, per questo molte volte ti ho seguito per sapere se sapevi dove si nascondevano quei farabutti.-
-Sapevi che ero io, Shinichi Kudo, nei panni di Conan Edogawa… E Conoscevi anche tu l’organizzazione?- -Sì e sì ancora. Desideravo trovarla e distruggerla proprio come volevi tu… Così quando, sei mesi fa, tu li hai finalmente scovati, io ti sono venuto dietro, dando una sostanziosa mano per cercare di distruggerla…-
-In che senso “cercare”? L’organizzazione è stata distrutta!-
-La donna che poco fa hai avuto il piacere di incontrare in quel museo… Lei è l’ultima esponente dell’organizzazione “degli uomini in nero”, come la chiami tu. Lei cerca e vuole solo vendetta.-
Shinichi aveva preso a camminare per la stanza con una mano sul gomito ed una piegata dietro la schiena, fissando il pavimento e chiacchierando intanto con quello che ora poteva chiamare solo Kaito. Ripensava alla fine dell’organizzazione, in quella calda sera d’estate. Ricordava per filo e per segno quando Haibara aveva scoperto che la sede dell’organizzazione aveva sede proprio nei sotterranei di Tokio… All’incendio che si diffuse, alla morte a cui era andato così vicino. Fino a che Ai gli consegnò l’unica fiala di antidoto per farlo tornare adulto, fino al momento nel cui rivelò tutto a Ran. Si ricordava tutto, eppure… Quella notte non ricordava di aver visto alcuna figura bianca nel cielo.
Poi dopo l’ultima frase che pronunciò Kaito, lo sguardo di Shinichi cadde sull’orecchio di Kaito e notò che era proprio come gli aveva riferito Ai: entrambi avevano un cerotto su lobo, segno del colpo di pistola che evidentemente era stata quella donna mascherata a sparare…
-Scusa la domanda ma tu… Cosa avevi contro l’organizzazione?-
-Anni fa… Un incendio causato da loro si portò via mio padre.-
-Mi dispiace... Ma perché ce l’avevano con lui?-
-Non lo so di sicuro. Ma ho sempre sospettato che centrasse qualcosa con una pietra leggendaria. Pandora, che come la leggenda narra, dona l’immortalità.-
-Parli di immortalità? Vasi leggendari?! Non sono cose spiegabili con la razionalità umana, è impossibile che esistano davvero.-

-Tutto ciò che non si può spiegare con la razionalità sfugge a noi uomini solo perché siamo esseri finiti… Ma l’impossibile esiste. Anche un detective razionale come te deve ammetterlo.-

-Bene!- Disse Shinichi soddisfatto, mentre socchiudeva gli occhi e tornava a fissare il pavimento. Kaito rimase sorpreso dall’apparente sconfitta facile a cui era andato in contro Shinichi accettando ciò che aveva appena detto… Almeno fino a che il nostro detective ricominciò a parlare.
-Ho detto “bene”, perché temevo che questo lato teatrale del tuo carattere che tanto invidiavo fosse scomparso in questi ultimi tempi. –
Sul volto di Kaito si formò quel sorriso leggermente sghembo, divertito e beffardo che lo contraddistingueva come Kaito Kid.
-Ultimamente sono cambiate tante cose, giovane Sherlock Holmes…-

Non passò neanche un secondo da quella frase sulla quale Shinichi avrebbe dovuto indagare, che sentirono distintamente venire da fuori il rumore delle pale di un elicottero…
-Pensavo che questo rifugio fosse introvabile!- Commentò sottovoce Shinichi, abbassandosi ed avvicinandosi alla finestra più vicina per vedere di chi si trattava. La polizia poteva averli già trovati?
-Ho sempre pensato che così fosse!-
Aggiunse Kaito, avvicinandosi a sua volta alla finestra con la maggiore cautela possibile… Quando gli fu di fianco, si alzò in piedi sempre rimanendovi nascosto e sbirciò leggermente attraverso i vetri.

Kaito rimase pietrificato girandosi verso Shinichi, che pensava a davvero li avessero scoperti.. Poi il ladro parlò.
-Non è la polizia. Però è peggio… Almeno per quanto mi riguarda.-
Shinichi non riuscì a capire le parole di Kaito, almeno fino a quando questo andò ad aprire alla porta, rivolgendosi in tono piuttosto scortese a chiunque fosse sulla soglia.

-Aoko, zucca vuota, che diavolo ci fai qui?!-
-Zuccone sarai tu! Perché mi tratti sempre come una bambina, scemo?-
Dopo un minuto di silenzio, Kaito abbracciò forte la nuova arrivata.
Che Shinichi scoprì essere la giovane ragazza che lo aveva ingaggiato per cercare Kaito Kid.






Commenti dell’autrice:

Eccomi qui, tornata dalle vacanze e pronta subito a ricominciare a scrivere nella sezione di DC, dopo aver terminato la fiction natalizia “Christmas is Coming”! Abbandono l’atmosfera calda e felice per tornare a questa fiction che mi sta altrettanto a cuore e che si sta sviluppando proprio in questi capitoli, i centrali… Nonostante tutto (scuola e compiti che devo finire, mega raffreddore che mi sono presa!) ce l’ho fatta a finire di scrivere questo capitolo, EVVIVA!
Bhè, visto che non so più che scrivere e ho tremila cose da fare, passo subito ai ringraziamenti:

youngactress Io invece ti chiedo umilmente scusa per il ritardo con cui pubblico questo capitolo, però nel frattempo ero presa da quello di Natale che mi premeva di più! Non posso scrivere fiction natalizie in estate XD
Sono strafelice che il precedente capitolo ti sia piaciuto così tanto, mi sono divertita a mettere il “perfetto” Shin in situazioni difficili! Speriamo non mi uccida! Davvero, ti piace disegnare? Mi piacerebbe vedere i tuoi disegni allora, dato che anche io amo il disegno! Hai un account DevianArt?

Rinalamisteriosa: Ma che piacere immenso rivederti quiiiii in quest’altra mia fiction! Sono felice che t’intrighi, davvero! Fammi sapere che ne pensi anche di questo cap, per me è molto importante il parere dei miei lettori… ^^

Poi volevo ringraziare ancora TUUUUTTI quello che hanno aggiunto nei preferiti, commentato e sostenuto la mia fiction natalizia su DC, Chirstmas is Coming! Non vi ringrazierò mai abbastanza… Bhè, forse mi piacerebbe vedervi tutti a commentare anche questa fiction! è__é

Spero a presto!
Diane

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Capitolo 7
*** Chapter 7: Believe in me ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 7: Believe in me

-Sei uno scemo…-
Aoko stringeva forte Kaito, che ricambiava la stretta; quanto le era mancata quella ragazza negli ultimi mesi?
-Lo so.-
Rispose lui, socchiudendo gli occhi come per volersi concentrare ma notando come Kudo, che nel frattempo si era alzato in piedi, lo guardasse stupito. In effetti sia Aoko -che Kaito stesso- si stupì che l’amico non avesse ribattuto la sua affermazione.
“Sono uno scemo ad aver creduto di potere stare così tanto lontano da te…” Pensò Kaito, mentre alleggeriva la stretta dell’abbraccio e socchiudeva gli occhi, per cercare quelli della ragazza un poco più in basso.
-Però anche tu sei una zucca vuota.- Aggiunse, con quel sorriso sghembo che faceva impazzire tutte le ragazze… Soprattutto Aoko, che proprio per questo non voleva ammetterlo. Lei che girò lo sguardo, arrossendo un po’ in viso e facendo un’espressione imbronciata.
-Sparisci all’improvviso, mi lasci gli abiti di Kaito Kid e pensi che stia con le mani in mano? Si vede che mi conosci male.-
-Ehi-ehi, non parlare di Kid come se fosse un’altra persona…-
-Tu per me sei solo Kaito Kuroba. Punto.-
-Perché proprio ora che mi conosci davvero vuoi nascondere ciò che sono?- Kaito cercò di non alterarsi, ma involontariamente creò uno spazio tra lui e Aoko, alzando un po’ la voce.
-Voglio nascondere e dimenticare ciò che non sei! E tu non sei un ladro!-
-Certo che lo sono! E lo sarò, almeno finché questa faccenda non sarà finita.-
-Non… Non ti riconosco più.-
Disse lei guardandolo un attimo negli occhi, e poi allontanandosi verso i divani, dove si era intanto accomodato nuovamente Shinichi.
-Comunque sia… Non sei restata con le mani in mano, Aoko. Hai capito ciò che dovevi fare.-
-E sarebbe?-
-Chiamare lui. Ora posso davvero mettere la parola “fine” a questa faccenda.-
Kaito stava in piedi dietro ad una poltrona, osservando Shinichi ma continuando a parlare con Aoko. Quel ragazzo, prima ostinato rivale ed ora eccellente collaboratore, sarebbe stato in grado di aiutarlo a raggiungere i suoi scopi? Lo sperava con tutto il cuore.
Quel Kudo che lo guardava con la solita aria investigativa ed un sorriso leggero sulle labbra… Probabilmente aveva già capito tutto -o gran parte- ciò che stava succedendo, però era comunque impossibile penetrare più a fondo nei suoi pensieri. A volte Kaito si chiedeva se anche Kudo conoscesse la famosa “faccia da poker” dei grandi illusionisti.

Poi, d’un tratto, un cellulare suonò. Shinichi alzandosi sfilò l’apparecchio telefonico dalla tasca dei pantaloni, rispondendo alla telefonata.
-Pronto? Ah, s-sei tu? Certo, sono io! …Ehi Haibara calmati, sto bene!-

Kaito rimase ad osservare insieme ad Aoko l’espressione mutata all’improvviso sul volto del giovane detective. Ora esprimeva un misto tra incertezza e terrore di aver commesso uno sbaglio imperdonabile… Certamente lei gli stava chiedendo cosa era successo l’altra sera, cosa ci facesse lui nei panni del ladro Kid.
-Cosa dicevi Kaito? Quel che dovevo fare era mettere in stato d’agitazione un'altra povera ragazza con i tuoi pazzi piani?-
Aoko lo guardava con il suo solito sguardo di ghiaccio, ma le guance leggermente arrossate… L’espressione che solitamente lei gli riservava quando lui le alzava la gonna alle superiori. Però lui non le rispose, continuando ad ascoltare la conversazione di Shinichi, che camminava per la stanza gesticolando.
-Non solo un ladro, te lo giuro! Solo che è un caso difficile… Ti prometto che tutto andrà bene, tornerò al più presto. Stai con gli alti… Credimi.-
Nella stanza calò un silenzio tale che sia Kaito che Aoko poterono sentire il sospiro della giovane ragazzina castana, seguito da una voce leggera che non riuscirono a cogliere… Il viso sbiancato di Shinichi quando chiuse la chiamata, lo lasciava solo ad intendere.
Mentre Kudo si lasciava sprofondare nella poltrona, fissando il vuoto davanti a lui, Kaito gli passò dietro, poggiandogli entrambe le mani sulle sue spalle.
-Lo so. So quanto possa essere in apprensione anche una ragazza che apparentemente sembra mostrarti indifferenza…-
-….-
Mentre Kaito avvertì una saetta fulminarlo da dietro Shinichi rimaneva fermo, fissando il vuoto, la bocca semi aperta.
-Mi dispiace, una volta finita questa faccenda farò di tutto per aiutarti.-
-No, non è quello il motivo…-
-Cosa ci può essere di più pazzesco dopo aver scoperto che il tuo amico è un ladro di fama mondiale?-
-Il fatto che in città sia apparso un terzo Kaito Kid.-

♠ ♠ ♠

-Sono sicura che deve esserci una spiegazione!-
-Certamente, signorina! Allora perché non la espone?-
-Bhè, ecco io…-
Ran stava difendendo Shinichi. Ancora una volta, ancora nonostante lui le continuasse a mentire. Eppure non riusciva ancora a credere a ciò che era successo quella sera… Ma la cosa che la meravigliava di più era la completa diffidenza che le riservava Heiji Hattori, seduto dietro la pesante scrivania in legno scuro del suo ufficio, una sigaretta tra le dita e lo sguardo corrucciato perso oltre il vetro della finestra leggermente socchiusa.
-Vede? Una spiegazione non c’è!-
-Heiji, smettila di trattarmi come se non mi conoscessi!-
-Forse ti conoscevo, ora non più. Molte persone che pensavo di conoscere oggi non le riconosco più.-
Ran cercava di mantenere il respiro costante, mentre la rabbia le saliva dallo stomaco, fino a formare un grosso nodo nel petto che le rendeva difficile fare entrare ed uscire aria dai polmoni. Avrebbe voluto prenderlo e scuoterlo per le spalle, fargli capire che si stava sbagliando, che Shinichi sicuramente era stato incastrato o dallo stesso Kid… O da altri. Anche questo contribuiva a formare quel blocco nei polmoni per il quale stava rischiando di svenire nell’ufficio provvisorio a Tokio del capo della questura di Osaka. Non proprio un bello spettacolo, dato che la polizia di Tokio aveva fatto di tutto per mettere a suo agio Hattori, data la fama di “rompiscatole nazionale” che si era creato da qualche tempo.
Tutto in quella stanza, benché provvisorio, era stato evidentemente curato nei più infinitesimali particolari, dal ricamo del tendaggio delle finestre alle rotelle della sedia dalla quale proprio in quel momento si alzò, dopo averla violentemente spostata all’indietro.
-Dobbiamo provare a chiamarlo. Deve costituirsi.-
-Neanche per sogno! Così lo rintracceresti e lo sbatteresti in prigione senza ascoltare la sua difesa!-
-Sempre a difenderlo tu, eh? Sai che potresti diventare uno splendido avvocato?- Disse con ironia tagliente Heiji rivolto sempre a Ran… Che deglutì, prima di controbattere.
-Io sono dalla parte della giustizia. Tu da che parte sei, Hattori?-
-Dalla parte di chi non ruba e non uccide nella mia città.-
La ragazza tirò un sospiro di sollievo quando si ricordò che Shinichi aveva appena cambiato il numero di cellulare e l’aveva dato a poche persone, tra cui lei. Comunque incrociò le braccia e inspirò ancora una volta. Dove era finito L’Hattori che conosceva?
Ran purtroppo conosceva la risposta a quella domanda; si trattava di una risposta dolorosa ed insensata.
-So quanto ti manca. Manca anche a me. Tantissimo.-
Heiji fece una tirata alla sigaretta così forte che cominciando a tossire, la spense nel portasigarette sulla scrivania e si mise in piedi di fronte alla finestra, dandole le spalle. Ran continuò.
-Però questo non vuol dire che ti devi ridurre così. Lei non lo avrebbe voluto.-
Dopo questa discussione, il tempo parve fermarsi. Ran poteva scandire i secondi che si dilatavano grazie al ticchettio del pesante orologio metallico sulla scrivania di Heiji, mentre tutto il resto era avvolto in un assordante silenzio. Poteva solo immaginare lontanamente quanto le mancasse… Quanto le mancasse Kazuha. Ran l’aveva vista così sicura di sé un attimo prima, con due pallottole in ogni polmone poi… Prima che lei si abbandonasse tra le braccia di Heiji e la portassero quasi priva di vita in ospedale. Lui non l’aveva abbandonata in nessun momento. In effetti era lei che gli aveva fatto da scudo, lei che lo aveva amato al punto da dare la vita per lui. Proprio per questo non riusciva a capire fino in fondo i sentimenti del ragazzo; come sarebbe stato vivere senza metà del proprio corpo? Il pensiero di Ran scivolò involontariamente su Shinichi, e si sentì profondamente in colpa: lei avrebbe fatto davvero di tutto per aiutarlo?

Poi il cellulare le vibrò in tasca.

Il nome della persona che lo chiamava gli fece seriamente pensare che non potessero stare lontani neanche per un’ora senza cercarsi a vicenda.
-Shinichi, sei davvero tu? Non sai quanto sono felice di sentirti… Dove sei?-
-Cosa, è Kudo? Passamelo subito!-
Disse Heiji tornando in sé e girandosi di scatto verso Ran che si limitò a fargli segno di tacere, mentre ascoltava le parole di Shinichi dall’altra parte del telefono.
-Sì Ran sono io. Anche io sono contento di sentirti… Però non c’è tempo per parlare e non posso dirti dove mi trovo.-
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Ran avvertì nuovamente quella morsa ai polmoni che le rendeva difficile respirare. Sarebbero cominciate ancora le bugie? I sotterfugi?
Evidentemente anche Shinichi in quel breve lasso di tempo avvertì quelle sensazioni. Poi continuò a parlare, in tono così dolce e familiare che Ran si stupì non fosse al suo fianco. -Devi andare via, lontano da Tokio… Ho chiamato mia madre, verrà a prenderti domani mattina per portarti con lei in America.-
-E… e perché?- Domandò Ran, che di colpo lo avvertiva lontano. Partire?
-Ti devi fidare di me. Ti prometto che è l’ultima volta.-
-Io mi sono sempre fidata di te. Però… devi spiegarmi! Come pretendi che me ne vada in vacanza mentre non so… Non so dove sei e in cosa sei coinvolto? Kid ti ha costretto a fare ciò che hai fatto ieri, vero? O ti ha incastrato?-
-Ran, ti amo. Più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non starei lontano da te più di un minuto.-
-Allora, diamine…- Ran cercò di reprimere le lacrime che minacciavano di rigare il suo viso –perché non mi spieghi che succede? Potrei aiutarti!-
-Ho sentito che c’è Hattori lì con te. So che vuole catturarmi, che non gli importa sentire le mie ragioni… Devo aiutare me stesso ed un amico, devo trovare il modo di provare all’uomo che ti trovi a fianco la mia innocenza.-
Ran si appoggiò al muro, prendendo a guardare negli occhi di Hattori… Un tempo animati dalla stessa passione di Shinichi, ora freddi e spenti.
-Ok.-
-O-Ok?- Shinichi parve quasi sorpreso all’affermazione schietta di Ran.
-Sì, ok. Domani farò ciò che mi hai detto. Ah, Shinichi…-
-Dimmi.-
-Ti amo anch’io.-
Ran sentì il sospiro che Shinichi faceva sempre quando le sorrideva, ed il blocco che aveva nei polmoni sembrò darle finalmente pace. Dopodiché chiuse la comunicazione, continuando a guardare Hattori negli occhi.
-Ti ha detto dov’è? Cosa devi fare domani? Parla, Ran!-
-Non posso.- Le rispose semplicemente lei, alzando le spalle. Sì girò e stava per uscire dalla stanza, quando le mani forti di Hattori che stringevano le sue mani la costrinsero a voltarsi nuovamente ed a guardarlo intensamente negli occhi. Che avevano lasciato spazio ad una immensa dolcezza e tristezza…
-Tu sai come era vestito l’uomo o il ragazzo che sparò a Kazuha quella sera. Che avrebbe dovuto uccidere me. Si trattava di qualcuno vestito da Kaito Kid.-
Quindi Heiji davvero pensava potesse essere stato Shinichi? Come faceva a pensare ad una cosa simile? Però in effetti alcuni elementi pesavano sulla testa del suo ragazzo… Il vero Kaito Kid non usava mai pistole vere, mentre Shinichi aveva una buona mira e precisione con quella vera.
Nonostante tutto… Ran riuscì a lasciare le mani di Hattori e allontanandosi, disse:
-“E se il colpevole fosse un tuo carissimo amico?” “Farei di tutto per dimostrare la sua innocenza e sarei comunque distrutto.”-
Ran dopo aver citato quelle parole che lo stesso Shinichi le aveva detto tempo addietro, oltrepassò la porta e la chiuse dietro di sé.





Commenti dell’autrice:

Chiedo immensamente perdono, come capita troppo spesso ultimamente, per il ritardo immenso con cui pubblico questo settimo capitolo! Però è un periodo in cui davvero cerco di districarmi tra miliardi di cose, inoltre ho altre cose da scrivere e da disegnare… -__- Quindi ringrazio davvero di cuore sia la nuova lettrice Liz Shelley sia l’adorabile Rinalamisteriosa!! Mi fate davvero arrossire con tutti questi complimenti… Mi fa piacere che nonostante non sia la solita fiction “normale” ci siano persone come voi che mi sostengono… GRAZIE! Ve l’avrò detto miliardi di volte,… XD
Comunque parlando del capitolo… Ho cercato di analizzare la situazione dal punto di vista di Kaito e poi di Ran, per avere una nuova visione dei fatti. Sono stati chiariti alcuni punti, molto sono in sospeso… Come sempre fatemi sapere il vostro parere, ci tengo molto! Anche quello di chi ha solo messo la storia tra i preferiti! ^__^

Un saluto!

Diane

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Capitolo 8
*** Chapter 8: Questions without answers ***


~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 8: Questions without answers

Nonostante fossero le tre di mattina e fuori regnasse ancora l’oscurità della notte, la mente di Shinichi era lucida e reattiva come nel bel mezzo del caso più complesso. Il cuscino e il suo letto erano ridotti ad un misero campo di battaglia dopo il suo vano tentativo di prender sonno; così si trovava a fissare il soffitto, consapevole che non sarebbe riuscito a dormire nonostante la stanchezza che gli gravava sulle spalle. Il letto nel quale cercava di prender sonno non era tuttavia così male, sebbene fosse poco più di una brandina che Kaito aveva messo a disposizione all’ultimo secondo. Lui che ora dormiva sul divano in salotto, lasciando la sua più comoda camera ad Aoko.

Fino alla mattina del giorno prima, tutto aveva un suo senso, un suo equilibrio; come delle biglie che dopo aver troppo rotolato finalmente trovano un piano stabile, nel quale stabilirvisi in una condizione di quiete… Parziale, purtroppo.
Quel piano era stato infatti scosso con violenza, la biglie si erano nuovamente sparse sulla superficie, stravolgendo tutto.
Kaito Kid, Ran, Kogoro, Haibara, Hattori… Tutto era cambiato, probabilmente per sempre.
L’ultima biglia, di cui Shinichi aveva ignorato l’esistenza, si stava spostando proprio in quel momento e stava per colpire sia lui che Kaito; il fiuto di detective lo ingannava pochissime volte.
Un altro individuo vestito da Kaito Kid si aggirava silenzioso tra le strade di Tokio.
Mentre Kaito poco prima ne parlava a Shinichi, questo per poco non cadeva bocconi, ridendo a crepapelle; un altro Kid? Non bastavano loro due (Shinichi e Kaito) a creare scompiglio?
Eppure, mentre i due discutevano, un avviso era giunto in tarda serata alla centrale della polizia di Tokio, mettendola in estrema allerta; Kaito Kid avrebbe provato a rimpossessarsi del diamante Pain Dour tra due giorni esatti, sempre alle 9 di sera.
Dato che né Shinichi né Kaito avevano scritto alcun annuncio... Chi lo aveva fatto al posto loro? Poteva trattarsi della ladra conosciuta quella sera al museo?
Domande senza risposta; ecco cosa induceva Shinichi alla ricerca e al ragionamento.
Ragionamento che dopo un po’ si affievolì, finché Shinichi cadde in un sonno leggero e tormentato da incubi, nei quali c’era sempre un bambino che piangeva e una figura femminile che si allontanava.

♠ ♠ ♠

-Buongiorno Kazuha.-
Mentre la limpida luce del mattino lasciava spazio a quella più calda del pomeriggio, il profilo alto di un giovane uomo raccolto in preghiera si distaccava dal prato verde. Il suo corpo proiettava un’ombra netta sulla lastra di marmo bianco, la sua mano calda tremava al freddo contatto, ma non si spostava; ascoltava in silenzio il rumore del vento.
Hattori visitava il cimitero almeno una volta alla settimana; ormai lo considerava il suo rifugio personale, il luogo in cui con la vita della sua Kazuha se n’era andata anche la sua giovinezza, lasciando spazio alla durezza e alla freddezza del mondo materialistico, di un mondo troppo adulto.
-Non piangerò. Te l’ho promesso quel giorno e non lo farò, lo sai…-
Dice sottovoce, mentre sente le lacrime salirgli prepotentemente agli occhi.
Si asciuga con la manica della giacca…
Continua, fingendo un tono ironico stringendo gli occhi, abbozzando un sorriso.
-Sei la mia “scema” preferita, come potrei non esaudire i tuoi desideri?-

Ad un tratto Hattori si accorse di una presenza alle sue spalle… Gli porgeva un fazzoletto.
-Ho sentito che si è ripromesso di non piangere, però… Gradisce un fazzoletto?-
Mentre Heiji indietreggiava di qualche passo, cercando di osservare la donna che gli stava davanti dietro quel sottile velo degli occhi, accettò il fazzoletto. Era di seta bianchissima.
La donna indossava un completo rosso intenso piuttosto aderente. Un paio di guanti bianchi e un cappello a larghe falde molto elegante. I capelli erano biondissimi e raccolti dentro di esso, lo sguardo gelido e penetrante, l’espressione leggermente distaccata ma tuttavia cordiale.

Rendendosi conto di non conoscere chi si trovava di fronte, si affrettò a restituirgli il fazzoletto, che aveva accettato senza riflettere come un bambino sull’orlo di una crisi di pianto.
-No, grazie.- Dice, abbassando nuovamente lo sguardo sulla lapide sotto i suoi piedi, la mano con il fazzoletto tesa verso quella gentile donna.
-L’uomo non è diverso dalla donna, come invece vuole far erroneamente credere; siamo tutti esseri umani e come tali, soggetti al dolore del corpo.-
Heiji rimase colpito dalle parole della donna sconosciuta, tanto che non riuscì a fingere indifferenza come suo solito. Si accorse solo dopo qualche secondo che la donna le porgeva ancora la mano, questa volta in segno di saluto; il detective di Osaka si affrettò a porre in tasca il fazzoletto di seta e a porgere la mano a sua volta, stringendo quella della donna.
-Il mio nome è Katie Adams. Giornalista e… detective semi-professionista, è un piacere conoscerla signor Hattori.-
-Il piacere è mio, signorina Adams; le sembrerò brusco ma se mi permette, ma di finti detective ne conosco a bizzeffe, mi creda. Ognuno dovrebbe occuparsi della propria professione, e basta.-
-Allude per caso al suo vecchio amico? Al suo coetaneo Shinichi…-
Per le condizioni in cui era, sentire quel nome ancora una volta avrebbe prodotto un accesso di rabbia così forte che avrebbe fatto tremare l’intera Tokio. Per questo afferrò forte il polso della giornalista fino a quando si trovarono faccia a faccia. Heiji si trattenne per non urlarle contro.
-Cosa è venuta a cercare in un cimitero, mi dica… Scoop, notizie, dichiarazioni?-
-Solo giustizia.- Rispose lei, sostenendo il suo sguardo.
-Giustizia, dice? Io che son capo della questura di Osaka non riesco più a dare una definizione a questa parola; lei come crede di poterlo fare?-
-Facendo ad esempio luce sulla morte della sua amica, Kazuha Toyama.-

Hattori al sentire quel nome guardò ancora per un attimo gli occhi della donna, poi le lasciò il braccio e riprese a guardare il vuoto davanti a sé, sperando di potersi perdere.
-So cosa è successo quella notte; ho visitato io stessa il luogo nel quale vi trovavate la sera della sua morte, dopo l’incendio devastante che colpì i la torre di Tokio. So che Toyama è stata uccisa al suo posto, so che a sparare è stato Kaito Kid. Ufficialmente è stato classificato come un “incidente”, ma credo che quell’incendio nasconda qualcosa di più grosso; un’organizzazione malavitosa? Una setta alchemica..?-
-Non so di cosa stia parlando.- Disse Hattori, mentendo distrattamente. Nonostante tutto, aveva promesso a lui che niente di tuta quella storia, degli uomini in nero e dell’organizzazione, sarebbe dovuta rimanere avvolta nel mistero, dimenticata. Solo i loro più stretti amici e conoscenti sapevano la verità, verità che era stata cancellata anche dallo spaventoso incendio.
-Penso che lei sappia bene ci cosa io stia parlando.- Riprese la donna. –Giri di denaro, strani furti e omicidi, studi chimici ed esperimenti illegali… Strano che un ladro abile e scaltro come Kaito Kid ne sia finito immischiato. Neanche il nome di Conan Edogawa le ricorda qualcosa?-
Hattori non riuscì più a mostrare indifferenza. Si girò di scatto e guardò ancora una volta la donna, in modo intenso. Gli occhi scuri di lui si riflettevano in quelli verde smeraldo di lei. -Voglio solo aiutarla. Voglio che sia fatta chiarezza. Voglio la verità e la giustizia, così come la vuole lei. Ma non posso aiutarla, se lei non collabora.-
Ci fu un momento di silenzio. Un fruscio di vento più forte fece ondeggiare il prato verde, come fosse un mare in tempesta.
-Crede che solo la sua curiosità e la sua presunzione di sapere tutto possa convincermi?-
-Certamente, ma se questo non bastasse… Posso offrirle informazioni in cambio. Ad esempio; le interesserebbe sapere dov’è Kaito Kid adesso?-

♠ ♠ ♠

Tick-tick.
Il volo New York/Tokio era in ritardo, come sempre. Il difetto più grande degli occidentali era sicuramente il non sapere guardare l’orologio e il non sapersi regolare in base ad esso…
Tick-tick.
Proprio per questo Ran, impaziente, sedeva nella sala d’aspetto dell’aeroporto di Tokio, aspettando un volo che non arrivava. Nonostante intorno a lei ci fossero diverse persone che con borse e valigie affollavano l’aeroporto, lei sentiva solo il tamburellare lento delle sue dita sul bracciolo di ferro della panchina.
Tick-tick.
Indossava un’ampia gonna colorata con molti sbuffi, collant trasparenti, un paio di tacchi bassi; una maglietta a maniche lunghe poco scollata ma piuttosto aderente, una giacca bianca aperta sul davanti e i capelli sciolti. Il posto di fianco al suo era occupato da uno zaino di modeste dimensioni, nel quale aveva messo velocemente tutto il necessario per quella “vacanza obbligata” negli USA… Suo padre Kogoro gliel’aveva concessa solo se non ci fosse stato “il mascalzone”, come lo chiamava ora: Shinichi.
Tick-tick.
Appena la madre di quest’ultimo fosse arrivata con quel maledettissimo volo da New York, sarebbero tornate entrambe nella “Grande mela”.
Ran sospirò.

-Mi scusi, questo posto è libero?-

Ran sobbalzò sulla sedia e si mise in posizione di difesa quando vide accanto a sé la figura famigliare e sorridente del… padre di Shinichi!
-Che piacere rivederla, signor Kudo!-
-Piacere piacevolmente ricambiato, Ran!-
Ran notò in quel momento come il padre di Shinichi sembrasse sempre giovane: i baffetti divertenti, lo sguardo allegro, il ciuffo ribelle e il sorriso acceso… Shinichi gli somigliava incredibilmente ogni giorno di più.
-Scusi se sono indiscreta ma… a dire il vero, aspettavo sua moglie.-
-Purtroppo Yukiko ha avuto qualche inconveniente con il volo e non riesce a venire prima di sera; sono tornato in Giappone per lavoro, in una città abbastanza distante da qui, e sono venuto a farti un po’ di compagnia. Me l’ha chiesto Yukiko…-
-E ogni cosa che dice sua moglie è legge, ormai lo sappiamo!- Disse ironizzando Ran.
-Fin troppo direi… Questo aeroporto è davvero affollatissimo e io manco da parecchio a Tokio. Usciamo a fare due passi e mangiamo qualcosa per aspettare la sera, che ne dici?-
-Certamente!- Ran sorrise ancora, felice di alzarsi finalmente e di fare qualche passo.
Si avviarono verso l’uscita dell’aeroporto, dove Kudo senior aveva parcheggiato l’auto.
Salirono entrambi e veloci, scivolarono tra le affollate strade di Tokio.

♠ ♠ ♠

All’aeroporto, dopo una buona mezz’ora, atterrò il volo proveniente da New York.
Una donna molto giovanile scese dall’aereo dopo aver recuperato il suo bagaglio a mano e si diresse a passo svelto verso la sala d’attesa; quando ci arrivò, si guardò intorno sorridente.
Man mano che i minuti passavano e il suo sguardo aveva percorso almeno venti volte tutta la sala, senza traccia del ragazza che avrebbe dovuto incontrare, il sorriso svanì.
La donna si girò indietro verso l’uomo che la stava raggiungendo.
-Allora, dov’è la futura moglie di nostro figlio?- Disse lui, vedendo la faccia preoccupata di lei ma cercando di ironizzare.
-Ran non c’è. Yusaku, Ran non è in aeroporto…-
-Cosa? Ok, il volo è partito in ritardo per qualche turbolenza ma avremmo dovuto trovarci qui…-
La donna provò a chiamare Ran, senza successo; il telefono era probabilmente spento o non raggiungibile.
-Dovremmo chiamare Shin-chan?- Chiese lei, un velo di sinistra preoccupazione sul bellissimo volto.
-Per ora è meglio di no Yukiko. Magari è solo qui intorno a mangiare qualcosa… Nostro figlio ha già troppi pensieri per la testa, riusciremo a cavarcela da soli.-
E così fecero.






Commenti dell’autrice:

Come potete vedere, la pubblicazione di questa storia procede MOOOLTO lentamente, ma procede. “The show must go on”, dice una bellissima canzone… E io vado avanti con la storia!
Prima che possiate lanciarmi oggetti appuntiti e affini, devo dire che non è assolutamente mia intenzione avercela con Hattori, che anzi tra i personaggi di DC ha un ruolo privilegiato. Tuttavia questi capitoli scritti in momenti diversi risentono molto dell’umore che ho e di quello che provo mentre li scrivo… Non so bene da dove sia nato questo capitolo, però è così anche per questo! Quindi davvero, non uccidetemiiii! Vi prometto che le fan del detective di Osaka lo rivedranno ironico e divertente come sempre, sperate e vedrete!!
Per il resto non ho molte cose da dire, lascio spazio a voi… Ringrazio moltissimo Liz Shelley e Rinalamisteriosa per i commenti, sperando che nonostante il tempo passato vi ricorderete di questa fiction! (Spero sia più chiaro ora perché Heiji ce l’abbia su con Shin, e che fine abbia fatto la povera Kazuha ç__ç).

L'unica cosa... scusate, magari è scritta un po' diversa e non benissimo... cercherò di rimediare!
Alla prossima, gente! ^^

Diane

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Capitolo 9
*** Chapter 9: Occasions ***


Two kid are better than one Ho riflettuto su questa fiction. Nonostante la parte razionale di me volesse ri-postarla tutta, la parte emozionale mi ha sopraffatto costringendomi a continuare a scriverla. Sono davvero felice di riprenderla in mano, sebbene sia passato tantissimo tempo ma l'ispirazione è tornata e, sinceramente, l'occasione di far conoscere meglio Kaito e Shinichi mi ha sempre affascinata e non volevo andasse persa. Ma, bando alle ciance!
Altre questioni varie nell'angolo dell'autrice, come sempre!
Buona lettura!
:)



Riassunto: Shinichi è quasi ventenne ormai. Dopo che l'organizzazione è stata finalmente debellata è potuto tornare alla vita di tutti i giorni, fatta di investigazioni e amore per la sua fidanzata Ran, che lo ha perdonato nonostante tutte le passate bugie. Ma sembra non esserci pace per lo Sherlock Holmes del nuovo millennio. Deve indagare su una persona scomparsa, riconquistare la fiducia del suo vecchio amico Heiji, scoprire perché ci siano due Kaito Kid che scorrazzano per i cieli di Tokio...
Ci riuscirà, anche stavolta?



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Chapter 9: Occasions


La luce filtrava leggera tra le tende candide. Svolazzavano allegre, incuranti del ragazzo che se ne stava ancora a dormire sulla vicina branda.
Si trattava di Shinichi il quale, nonostante i numerosi incubi che aveva vissuto durante la notte, era riuscito comunque un po' a riposarsi.
-Sveglia, bell'addormentato!-
Al contrario di quel ladro, al contrario di Kaito che non aveva dormito per niente. Il quale ora stava scuotendo il detective, ancora dormiente.
Poi Shinichi aprì lentamente gli occhi.
Si trovò a pochi centimetri dagli occhi di Kid, che lo squadravano divertiti. Divertiti per che cosa, Shinichi lo ignorava.
-Ho sempre pensato che vivessi in un castello, circondato da soffici cuscini. Alla Bruce Wayne.- Esordì Shinichi, semi-sveglio, dando voce a pensieri che avrebbero fatto meglio a rimanere solo pensieri.
-Tzè, le tue doti investigative sono rimaste quelle di un bambino, sebbene ora tu abbia la mia età.- Rispose divertito Kaito mentre si alzava, rimetteva le mani in tasca e si dirigeva verso la cucina, poco distante. Shinichi stava dormendo in un letto di fortuna nell'open-space della casa, vicino al divano dove aveva riposato il suo coetaneo. Divano che era già perfettamente ripulito e rifatto benché fossero solo le sette di mattina, come Kudo ebbe modo di constatare guardando l'orologio appeso dinanzi a sé sulla parete. Poi notò un'altra cosa. Di Aoko (quella che presumeva essere la ragazza di Kaito, benché non avesse avuto tempo di confermare tale ipotesi la concitata sera precedente) non c'era alcuna traccia, ma dall'angolo nascosto della cucina proveniva un profumino davvero delizioso. Qualcuno stava preparando la colazione, e Kaito si era diretto proprio lì.
Mentre il suo cervello lavorava su tutte queste cose il detective si districò nella giungla di coperte che lo avvolgeva, si alzò e cercò d'istinto i suoi occhiali.
-Mossa sbagliata, caro detective. Ti ricordo che non sei più un bambino occhialuto, ormai.-
Shinichi, un po' imbarazzato, constatò che il ladro aveva perfettamente ragione. Ma gli capitava tutte le mattine da quando aveva smesso di essere Conan, di effettuare quella ricerca senza esito. In effetti, gli mancava un po' l'allegra spensieratezza con la quale poteva essere un bambino. Nonostante avesse sempre avuto a che fare con gli uomini in nero, i casi ordinari di omicidio e affini, essere piccolo aveva sempre avuto i suoi vantaggi. Ma ora… Ora tutto era tornato alla noiosa, adulta normalità. Forse anche peggio.
Poi Shinichi si avvicinò a Kaito, constatando come fosse lui a cucinare quelle prelibatezze di cui prima poteva solo sentire il piacevole profumo.

-Tu vivi solo, non è vero?-
-…-
-Sveglia prima delle 7.00, letto completamente rifatto, abiti puliti già addosso, colazione quasi pronta e non hai neanche svegliato la ragazza per chiederle di fare qualcosa al posto tuo. Un ragazzo non lo farebbe mai. A meno che non viva da solo.-
-…-
-Mi sbaglio?-
-…-
-…-
-Faresti meglio a cambiarti quella roba che ti trovi ancora addosso, mio caro detective.-
Kaito prese per la cravatta rossa Shinichi, tirandogliela poi addosso.
-Ti ho lasciato sul divano qualche mio vestito.-
Indicò svogliato, prima di riprendere il suo lavoro in cucina.

"Aveva preparato anche i miei abiti di ricambio. Un altro punto per me." Sorrise Kudo, prendendo gli abiti ed andando in bagno. Quel vestito bianco, che lo aveva cacciato in un bel pasticcio, non voleva vederlo per qualche anno. Minimo. Anche se dubitava che tutta quella complicata faccenda potesse concludersi come...
per magia
.

♠ ♠ ♠

-Allora come vanno i rapporti con mio figlio, Ran?-
Ran si trattenne a stento dallo sputare gli spaghetti che stava mangiando in compagnia del signor Kudo, in uno dei più raffinati ristoranti della città. Ricordava fosse un tipo un po' originale come Shinichi, ma non certo così sfrontato nel parlare di "quell'argomento". Un commento come quello si addiceva meglio a sua moglie.
-Ehm… Sì bene, il solito direi.- Buttò lì Ran, mentre acchiappava un altro boccone di cibo con le bacchette, sperando che la discussione cambiasse presto argomento.
-Sono davvero molto felice.-
Sorrise lui, sinceramente. Ran tirò un sospiro di sollievo quando sentì il lungo silenzio seguire quell'affermazione. "Forse stava per cambiare discorso" pensò, ispezionando gli spaghetti che aveva nel piatto.
-A quando matrimonio, con relativi figli a carico?-
Ran stavolta non riuscì a trattenersi e gli andarono di traverso quei cavolo di spaghetti. Tossì un paio di volte, ma il cibo non accennava a spostarsi, e si portò istintivamente le mani alla gola. Le mancava ossigeno.
Yusaku agì d'istinto. Si alzò, afferrò Ran e la spostò di lato facendola scendere dalla sedia. Poi la lasciò appoggiarsi su di lui e le passò le mani da dietro poco sopra il ventre. Fu in quel momento che notò come fosse leggermente teso e gonfio... Ran, sebbene stesse soffocando, riuscì ad assestargli uno spintone che lo allontanò di qualche passo.
Ran si accaciò a terra, i palmi e le ginocchia sul pavimento. Proprio in quel momento la ragazza sentì di nuovo un filo d'ossigeno entrarle nei polmoni e prese a tossire forte. Ran avvertì la cameriera che si era appena precipitata lì, aiutandola ad alzarsi farfugliando agitata qualcosa che però non comprese.
La prima voce che udì fu quella del signor Kudo.
-Tutto bene Ran?-
La cameriera intantò la aiuto a rialzarsi, aiutata dal padre di Shinichi.
-Devo... devo prendere una boccata d'aria fresca.-
Esordì lei, facendosi largo tra il piccolo campanello di gente che si era avvicinata, incuriosita.
Yukiko si rivolse alla cameriera, mentre sfilò il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni e gli lasciò una banconota di grosso taglio.
-Tenga pure il resto...-
Disse, mentre lasciava il locale.

♠ ♠ ♠

Kaito aspettò che Shinichi fosse andato in bagno, poi estrasse da un cassetto quella lettera che aveva trovato poco prima sul letto di Aoko. Al contrario di quello che aveva esposto il detective lui era andato a svegliarla. Ma non l'aveva trovata.
L'unica cosa che aveva trovato, sopra il letto rifatto, erano quelle poche parole, racchiuse in una busta sigillata. Kaito l'aveva già letta ma la riaprì, come per accertarsi che non fosse cambiato nulla. Non era cambiato niente. Anche la sensazione che aveva provato pochi minuti prima in camera sua si riproponeva inalterata, mentre faceva scorrere i pochi caratteri sotto gli occhi.


"Caro Kaito,
so che ti sarai appena allarmato della mia assenza. Ebbene, voglio subito tranquillizzarti.
Non sono stata rapita o chicchessia, ma è passato a prendermi l'elicottero che mi ha portata qui, ieri sera.
Ti scrivo questa lettera dandoti un consiglio: cogli l'occasione.
Coglila, ti prego.
Ora che tutti sono convinti che Shinichi è Kaito Kid, puoi finalmente smettere di indossare quel panni bianchi.
Puoi riprendere la tua vita normale. Puoi essere un liceale comune.

So che non accetterai queste parole. Che sei testardo, presuntuoso, un ragazzino che cerca di divertirsi, di essere speciale, diverso.
Se non vuoi farlo per te almeno... fallo per me.
Fallo per me.

Firmato: Aoko Nakamori

P.S.: Non pensare che abbia scritto "caro" di proposito. Nelle lettere va scritto e io l'ho scritto.
Tu rimani uno zuccone e niente può cambiare questo. Punto."


Kaito era confuso - nonostante sorridesse rileggendo le ultime righe.
Sapeva bene come Aoko volesse che lui cessasse di essere un ladro. Quando l'aveva sospettato, per poco non era scoppiata in lacrime e aveva fatto di tutto per dimostrare il contrario. Ma da quando l'aveva colto in fragrante, lei sapeva che lui era Kaito Kid e che rischiava la pelle tutte le volte che svolazzava per i cieli di Tokio. I loro rapporto era un po' cambiato: litigavano ancora come prima, ma lei non riusciva più a dimostrare quell'affetto, seppur velato, che prima gli riservava. Ma ora, quelle parole... Ora doveva decidere da solo. Aveva la possibilità di togliersi dai guai, di una vita normale. Ma quel ragazzo... avrebbe dovuto lasciare tutto sulle sue spalle?

Ma il rumore metallico della porta del bagno fece tornare Kaito alla realtà. Ficcò in fretta lettera e busta in tasca, voltandosi verso il ragazzo appena uscito dalla porta del bagno.
-E allora, questa colazione è pronta?-
Esordì sorridente il detective.








Commenti dell’autrice:

In primis... Sono felicissima di essere riuscita a trovare l'ispirazione necessaria per continuare questa fiction! E pensare che, quando l'ho cominciata, ho esordito nelle note dell'autrice dicendo che "non sarebbe stato nulla di complicato"... XD Ma come sono una burlona, eh già!
No, il problema è che, per quanto mi sforzi, non riesco a trattenermi.
Quando scrivo una fiction più è incasinata e contorta, più la mia mente incasinata e contorta è felice! Quindi spero possiate comprenderla e comprendermi!

Come seconda cosa, essendo passato taaanto tempo e non avendo mai pianificato una vera struttura che portasse la storia da un punto iniziale ad un finale, ho dovuto rileggermi tutti i vari capitoli per essere sicura di riagganciarmi nel modo più corretto alla trama. Ovviamente il finale è già pensato dall'inizio, ma sono stati inseriti dei "particolari" anche rilevanti direi, che faranno prendere alla storia pieghe che non mi aspettavo inizialmente! Sì, insomma, colpi di scena a palate. Ci sono un saaacco di cose che nei prossimi capitoli, anche nel seguente, verranno riprese e chiarite. Quindi... stay turned! ^^
Mi scuso con chi voleva che continuassi l'altra mia long fiction "Conan-Kudo", seguito di "Shinichi-Edogawa". Vi prometto che, al più presto, la concluderò! è___è


Ringrazio infinitamente chi leggerà, chi recensirà, chi vorrà lasciare un parere a questa fiction!
Ci sono affezionata ormai, e mi farebbe piacere concluderla con il supporto delle vostre recensioni (anche perché tra i vari impegni, c'è sempre meno tempo sigh...!)!
> Inoltre per chi volesse, ho appena pubblicato una piccolissima fiction su Kaito Kid, intitolata "Facce da Poker". La trovate andando alla mia pagina! ^^ <

Se volete pormi domande, avete dubbi o qualsiasi altra cosa, non esitate ad esprimerli! Vi risponderò immantemente!
Un abbraccio!
*inchin*

_Diane_






Precisazioni:
- Per chi volesse sapere cosa sta cercando di fare il "padre di Shinichi" a Ran quando stava soffocando; si tratta di una mossa di primo soccorso realmente esistente, che si chiama "Manovra di Heimlich". Consiste nel passare da dietro alla persona in questione, dandole dei precisi colpetti nella parte centrale bassa del torace (su Wikipedia trovate le informazioni base). L'ho imparata ad un corso di primo soccorso ma personalmente, non l'ho mai provata e spero di non provarla mai! XD Scoprirete poi perché Ran assesta quel colpo a Yusaku, non è casuale (come avrete intuito..)

- Nel finale, quando Kaito riflette su Aoko e sul suo comportamento, fa riferimento ad un file del manga "Kaito Kid" contenuto nel primo volume, dal titolo "Niente giorni liberi per Kaito Kid".


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