like I did Before The Storm

di Sonnyx94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intoduzione ***
Capitolo 2: *** Cap.1: Cambiamenti ***
Capitolo 3: *** Cap.2: In Viaggio Per Milano ***
Capitolo 4: *** Cap.3: La vita deve ricominciare ***
Capitolo 5: *** Cap.4: La Vigilia di Natale ***
Capitolo 6: *** Cap.5: Buon Natale, Joe ***
Capitolo 7: *** Cap.6: Dove Tutto è Niente Senza di Te ***
Capitolo 8: *** Cap.7: Ti Farai Ammazzare ***
Capitolo 9: *** AVVISO IMPORTANTISSIMO! ***



Capitolo 1
*** Intoduzione ***


Dopo Disney Channel...E se i Jonas si fossero sciolti? E se Demi avesse abbandonato la recitazione? E se Miley si fosse sposata? E se Selena avesse trovato l'amore nella persona più inaspettata dell'universo?
Eccomi in una fan fiction tutta nuova! Spero vi piaccia!


Introduzione


Proprio adesso.
Avete mai detto queste parole? Certo che le avete dette.
Vi siete mai fermati per un momento a pensare al loro significato? Probabilmente no, o almeno pochi di voi lo hanno fatto.
Due parole, che possono significare tutto o forse niente.
Adesso.
Per il passato o per il futuro, non potrai mai fare niente. Ma per il presente sì, potrai fare tutto. Potrai scegliere e potrai sbagliare.
È la vita che ci mette davanti a delle scelte, se così vogliamo chiamarle, perché ci obbligherà sempre a prendere una decisione.
Solo una. Giusta o sbagliata che sia, la dovrai prendere.
Per questo si dice che la speranza appartiene ai figli, perché loro avranno sempre il coraggio di sbagliare. Di cadere, finire con la faccia nel fango e di ferirsi, per poi rialzarsi con il viso logoro e le ferite sanguinanti, ma nonostante questo proseguiranno. Perché ciò che ricorderemo per sempre sono gli errori.
Gli adulti hanno avuto il loro tempo per sperare e quasi sempre hanno perso, come succederà ai loro figli, perché non c’è vittoria senza sconfitta.
Per questo gli adulti ti faranno sempre domande sul futuro, valutano ciò che vuoi essere e quello che sei disposto a dare per ottenerlo, per vedere se tu sei alla loro altezza.
A cinque anni ti chiedevano cosa volevi fare da grande. E tu rispondevi: principessa o super eroe.
A dieci ti riproponevano la stessa domanda. E tu: super star o astronauta.
Ora, come i protagonisti della nostra storia, te lo chiedono sul serio. E tu rispondi: E che cavolo ne so!
Perché questo è il momento di sbagliare, sono passati gli anni e sono cresciuti, sono diventati maggiorenni, padroni delle loro vite.
Come ho già detto per loro è tempo di sbagliare, tempo di prendere la strada sbagliata solo perché si vuole restare vicino agli amici, sbagliare strada e capirlo solo mentre la si percorre. Prenderne una nuova e sbagliarla ancora.
Si dice che sbagliando si impara, ma le conseguenze degli errori non si cancellano.
C’è un periodo nella nostra vita, che di solito inizia a diciotto anni e finisce a venticinque, dove ti giochi tutto.
Ti giochi la vita, giochi per diventare quello che vuoi essere e devi stare dentro a quei tempi se non vuoi restare indietro.
La vita è come una tempesta, ma te la giochi tutta prima.
Di questo parlerà questa storia.
E ve la racconterò io, un’estranea ai nostri protagonisti che vivono dall’altra parte del mondo. La osserverò come se fossi l’aria o la luce che li rincorre senza sosta.
E voi, miei cari lettori, voi ve ne starete seduti comodi ad ascoltarla, se vi fa piacere.
Perché ciò di cui vi parlerò sarà la vita prima della tempesta, le nuvole nere e grigie nel cielo, un vento forte che ulula e tira da est e i lampi in lontananza si fanno sentire con qualche scintilla all’orizzonte.
La tempesta comincia propri adesso.



Commentate e fatemi sapere che ne pensate! Un bacio, Mara

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Capitolo 2
*** Cap.1: Cambiamenti ***


Capitolo 1: Cambiamenti

 

La vita scorre, come il tempo. Vivi, senza avere paura della morte, perché ciò che ci fa più paura non è andarsene, ma è che molto probabilmente dovremmo lasciare questo mondo troppo presto, lo potremmo lasciare prima di riuscire a capire chi siamo, prima di poter fare tutte quelle cose che ci eravamo promessi una volta. Quella lista delle cose da fare prima di morire, che quasi mai si riesce a completare. Ma dopotutto è questo che rende la vita fantastica.
La paura del tempo.
La paura di guardare l’orologio e accorgersi che le sue lancette si muovono troppo velocemente, portando la fine di un giorno o l’inizio di un altro.
Demi Lovato se ne stava lì, seduta nella sua camera da letto. Era una mattinata di un  maggio sereno, nessuna nuvola nel cielo di Dallas. Aveva ancora indosso la maglietta del pigiama di Winnie Pooh, troppo lunga che le arrivava fino a metà coscia, i pantaloncini blu cobalto si vedevano a malapena. I lunghi capelli corvini le ricadevano sulle spalle lisci, anche se un po’ scompigliati per la notte insonne.
I raggi del sole entravano forti dalla finestra, ma Demi aveva ben altro a cui pensare.
Seduta sul suo letto con le coperte di seta, stropicciate nel fondo, osservava l’abito bianco appoggiato sul manichino davanti a lei.
“Questo giorno doveva essere diverso, me lo aveva promesso”.
Già, il ragazzo di cui era innamorata da praticamente una vita le aveva promesso una cosa del tutto diversa: le aveva promesso una vita, un futuro seduti insieme fuori dal cimitero dove da qualche anno riposava il padre di Demi.
 

“ Un raggio di sole illuminò la piccola camera da letto, svegliandomi. Mi misi a pancia sotto e misi la faccia sul cuscino, cercando di coprire il viso. Le coperte mi arrivavano fin sotto le spalle, coprendo il mio corpo vestito solo di intimo. Strofinai gli occhi e poi li aprii, Joe era seduto sulla sedia vicino al letto e mi fissava.
< Buon giorno > lo salutai io con un sorriso.
< Ciao amore > mi salutò lui, sorridendo a sua volta, senza smettere di guardarmi.
< Che fai già sveglio? > dissi sbadigliando, mentre mi giravo verso di lui.
< Guardavo quanto sei bella mentre dormi > rispose.
< Immagino! > dissi io sarcastica.
Si mise a ridere e si sorse per baciarmi. Gli avvolsi le braccia al collo e lo trascinai di nuovo sul letto, sopra di me.
< Senti se sfratto di casa Garbo e Jack, verresti a vivere qui? Mi piace di più quando mi sveglio con te > disse lui tra un bacio e l’altro, mentre accarezzava la mia schiena nuda.
< Ahah, poveri e li mandi a dormire sotto i ponti? Che razza di amico sei? > risposi ridendo io. Garbo e Jack erano andati a trovare le loro famiglie, o meglio, questa era la versione di Joe. La mia era che erano stati buttati fuori casa dal mio ragazzo.
Joe mi prese in braccio e mi portò con lui a fare la doccia. Andammo a fare colazione al bar, poi decisi di portarlo con me, in posto dove ero mancata per mesi e non volevo tornarci da sola.
Portai Joe al cimitero di Dallas, dove c’era mio padre. Raggiunsi la lapide che portava il suo nome e la sua foto e Joe mi seguì.
< Ciao papà > dissi con un sospiro, mi scese una lacrima sulla guancia ma sorrisi ugualmente. Presi per mano Joe e dissi < Lui è Joe, hai sentito molto parlare di lui, ma non vi siete mai conosciuti veramente > dissi.
< Piacere di conoscerla signor Lovato > disse Joe, stringendo forte la mia mano.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e lui mi cinse la vita con il braccio.
Joe mi portò fuori dal cimitero e mi fece sedere sul muretto del parco lì vicino, rimase in piedi davanti a me, mentre mi abbracciava la vita.
< Tutto bene? > mi chiese.
< Si, ora va meglio, non ti preoccupare >
Mi guardò sospetto.
< Davvero. E’ solo che avrei voluto presentarti a lui. Nonostante non sia stato molto presente nella mia vita > risposi sospirando.
Mi strinse a sé, per darmi conforto e mi baciò la fronte.
< Non ci pensare, ci sono qui io e ti amo, lascia perdere tutto il resto >
Sorrisi, pensando per l’ennesima volta che Joe mi amava, la cosa mi sembrava strana ancora dopo mesi che stavamo insieme.
< Dammi il tuo anello > mi disse. Lo guardai, non capendo che voleva dire.
< L’anello della purezza > specificò.
“Ma a che gli serve?” pensai. Entrambi avevamo tenuto l’anello per evitare scandali, ce ne erano fin troppi e poi la Disney ci avrebbe fatto storie.
Mi levai l’anello dal dito e glielo diedi. Lui si tolse il suo e disse < Sei stata la prima persona con cui ho fatto l’amore e l’unica con cui avrei voluto farlo > mi mise il suo anello. Sorrisi e io misi il mio a lui.
< Sembra che ci dobbiamo sposare > commentai ridendo.
< Bè potrebbe anche essere > rispose Joe.
< Che? > lo guardai allibita.
< Non subito, ovviamente. Ma potrebbe essere una promessa>
Non capivo.
< Demi > disse e si inginocchiò.
“Ok, il mio ragazzo era impazzito”
< Mi prometti che un giorno mi sposerai? >
Scoppiai a ridere, per un momento avevo davvero pensato che volesse sposarmi subito. Non che non volessi, ma mi sentivo troppo giovane per un passo così importante.
Scesi dal muretto e mi lanciai tra le braccia di Joe < Certo! > esclamai.
Ridemmo tutti e due come dei pazzi. Ci baciammo e ci allontanammo mano nella mano, consapevoli che avremmo potuto affrontare quel mondo di possibilità, se fossimo rimasti insieme.
Mi allontanai, dalla tomba di mio padre, allontanandomi da quel passato così pieno di dolore che però mi aveva portato alla felicità. Sorrisi ed andai in contro al mio destino, con la testa alta e un sorriso stampato sulla faccia. Confortata, del futuro che mi camminava al fianco. ”

 
Erano passati tre anni.
Ma non posso di certo cominciare a raccontarvi tutto dalla fine!
Perché dovete sapere che Demi si trovava seduta su quel letto per un motivo ben preciso, quel motivo si era affacciato nella sua vita, senza crearsi troppo problemi nel sconvolgergliela poco tempo dopo avere lasciato la Disney.
Le cose erano andate benissimo fino a quel momento, Demi aveva vissuto l’anno più bello della sua vita. Anche se la perdita del padre la rattristava nei momenti di solitudine, trovava sempre la forza per andare avanti e sorridere. Perché sapeva che suo padre si sarebbe aspettato questo da lei.
Demi aveva compiuto diciotto anni e qualche mese dopo aveva festeggiato un anno con il suo ragazzo, Joe Jonas.
Joe era rimasto lo stesso di sempre, solare, vivace, spensierato, l’eterno Peter Pan.
La sorella, Dallas si era sposata ed era nato il suo bambino, Alex. Così Demi era anche diventata zia e ora il piccolo girava per la casa dei nonni alla scoperta del mondo.
I suoi amici stavano alla grande, anche se, con il passare del tempo, uno ad uno,  avevano tutti lasciato la Disney.
Erano tutti grati a quel mondo, che gli aveva dato la possibilità di dimostrare ciò che valevano, di poter essere ciò che volevano.
Ma come ogni favola, e la Disney lo era, doveva finire.
Ed ora i piccoli erano pronti a lasciare il nido e a volare con le loro ali. Costruendosi una carriera da soli.
Le cose iniziarono a peggiorare quando a Joe venne fatta una proposta che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e quella di chi lo circondava.


ehi ciao! Personalmente tengo molto a questa storia perchè parlo dei veri personaggi che mi hanno fatto sognare in questi anni grazie a Disney Channel. E visto che ora è tempo per loro, ma anche per noi, di crescere, ho scritto questa storia immaginandomi come saranno le cose per Demi, Joe, Nick, Kevin, Miley e Selena fra 3 anni. Bè speri vi piaccia. COMMENTATE NUMEROSI! Un bacio, Mara.

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Capitolo 3
*** Cap.2: In Viaggio Per Milano ***


Capitolo 2: In Viaggio per Milano

 

Milano.
Una città bellissima, una delle più conosciute in Italia, una delle più famose, delle più inquinate, la città della moda.
Milano non si ferma mai, guardi le persone per le vie dai negozi prestigiosi, loro corrono. Corrono sotto la pioggia che cade insistente, sotto la neve fredda che ti congela i piedi, corrono contro il vento che ti frusta le guance e sotto il sole rovente dell’estate.
Non importa quale di queste condizioni climatiche ci siano, i milanesi correranno sempre.
Demi era sempre stata attratta da quella città, le sarebbe piaciuto davvero tanto sedersi su una panchina davanti al Duomo e osservarlo, mentre qualche piccione vicino ai suoi piedi la beccava per qualche briciola di pane.
Le sarebbe piaciuto vedere quel posto dall’altra parte del mondo, nel quale i suoi antenati un tempo avevano abitato.
Ma in quella mattina di inizio settembre, Milano non le sembrava più così tanto bella.
< Mi hanno offerto una parte in un telefilm, è ambientato a Milano > le aveva detto Joe.
E il mondo era cominciato a crollarle addosso.
Tutto quello per cui aveva lottato, per cui aveva sofferto, sorriso, temuto, ora le stava sfuggendo improvvisamente dalle mani.
Ma aveva sempre pensato che, in un modo o nell’altro, avrebbero trovato una soluzione.
Non sapeva nemmeno lontanamente quanto si sbagliava.
Joe aveva preso in considerazione di rifiutare l’offerta di lavoro, ma Demi non glielo avrebbe mai permesso. Lo amava e voleva a tutti i costi vivere per tutta la vita con lui, ma questa opportunità Joe non se la poteva fare scappare, soprattutto per il fatto che da quando Joe aveva lasciato la Disney questa era stata la prima opportunità di lavoro che gli veniva offerta da mesi.
La ragazza iniziò a pensare di partire con lui, ma sapeva benissimo che sarebbe stato impossibile. La sua vita era a Dallas e anche lei aveva ricevuto numerose offerte di lavoro.
In particolare l’aveva stuzzicata molto l’opportunità che le aveva dato una casa discografica a Londra, ma ci stava ancora riflettendo.
Le cose potevano andare peggio di così?
Ovviamente sì!
Il giorno dei “Do Something Awards” lei e i Jonas Brothers erano stati nominati tra le star che avevano contribuito agli spot che incitavano le persone a prendersi cura dell’ambiente.
Demi si era presentata nel suo bellissimo abito, Nick e Kevin, stranamente come l’anno precedente, non potevano essere presenti perché avevano altri impegni di lavoro.
Joe le aveva detto che si sarebbero incontrati direttamente all’evento, perché doveva ancora sbrigare delle commissioni.
Mezz’ora prima della sua premiazione, Joe non si era ancora fatto vedere, la ragazza aveva provato a contattarlo molte volte ma lui non aveva mai risposto.
Non appena il panico iniziò a pervaderle la mente, il suo cellulare squillò.
< Joe? > rispose lei pensando che il suo ragazzo l’avesse chiamata per dirle che stava per arrivare.
< Demi, sono Miley > rispose invece la migliore amica della ragazza.
< Oh ciao > la salutò Demi, un po’ delusa < Che c’è? >
Miley emise un sospiro, come se non trovasse le parole < Demi non so come dirtelo, anzi non dovrei >
< Miley mi preoccupi così! > Demi si appoggiò al muro affianco a lei.
< Demi > disse Miley prendendo un respiro profondo < Joe sta per partire >
Demi aveva già sperimentato la sensazione di sentirsi schiacciata verso il basso, una forza più grande di lei la spingeva violentemente verso il pavimento lucido delle quinte.
All’improvviso il mondo aveva preso a girare troppo velocemente, voci di persone e il suono incessante di applausi la raggiungevano ma erano solo suoni di sottofondo che si perdevano in quel girotondo.
Joe sta per partire.
Chiuse di colpo il cellulare e nonostante la sensazione fortissima di nausea trovò la forza per correre. Si gettò fuori dall’edificio, prese la macchina e senza quasi guardare né semafori né incroci arrivò sana e salva all’aereoporto di Los Angeles.
Corse in mezzo a ondate di sconosciuti, senza mai trovare quegli occhi castani.
Una parte di lei sapeva già che se ne sarebbe andato, ma doveva tentare. Voleva guardare quei due occhi almeno per un ultima volta.
Poi lo vide.
Era seduto da solo su una delle panchine della sala d’aspetto, lo zaino nero appoggiato sui piedi, fissava fuori dalla vetrata gli aerei parcheggiati al di fuori dell’aereoporto.
A Joe era sempre piaciuto volare, i confini del mondo gli erano sempre stati troppo stretti e gli sembrava semplicemente fantastico pensare di poterli oltrepassare volando alto nel cielo.
Ma non poteva oltrepassare quei confini senza di lei. Non oggi almeno.
< Joe! > urlò Demi con voce spezzata, non aveva ancora trovato il tempo di piangere.
Il ragazzo si voltò verso di lei guardandola sbigottito, si alzò in piedi giusto in tempo perché Demi potesse buttarsi tra le sue braccia e stampargli un bacio salato di lacrime.
Ma Joe non si mosse e non ricambiò il bacio.
L’allontanò da se per guardarla negli occhi < Che ci fai qui? >
< Che cosa ci fai tu qui?! > chiese Demi incredula < Perché Joe fai questo? Perché mi stavi lasciando senza dire niente? >
< È meglio così, credimi > rispose lui impassibile.
< Joe ma che stai dicendo? Troveremo una soluzione. Non ci lasceremo. Verrò con te in Italia, non mi importa niente di quello che pensano gli altri, voglio stare con te! Devi solo lasciarmi il tempo per dirlo ai miei genitori... >
< No > la fermò Joe, con una risposta secca, quasi severa.
< Perché? > chiese Demi.
< Non puoi venire con me >
< Sono stati i miei genitori? Ti hanno detto di partire senza dirmi niente così non sarei potuta venire con te? > chiese ancora la ragazza, stava cercando qualunque scusa per non vedere la verità che ormai le era stata messa davanti agli occhi.
< Demi > disse Joe rassegnato, scosse la testa come per mandare via un pensiero.
 La ragazza non sapeva quanto fosse difficile per lui doverla lasciare lì, doversi allontanare da lei. Ma non doveva sapere questo, altrimenti sarebbe stato troppo difficile dirsi addio.
Tra i due, preferiva soffrire lui.
< Non è colpa di nessuno. Sono stato io a decidere > ammise Joe.
< Ma allora perché non mi hai detto niente? >
< Perché sapevo che avresti voluto venire con me >
< E allora? > chiese Demi ormai piangendo disperata, non era sicura di volere sapere la risposta.
< Perché... > Joe prese un respiro profondo, poi la guardò negli occhi < Io. Non. Voglio. Che . Tu. Venga. Con. Me.>
Il cuore della ragazza smise di battere.
< Non vuoi? > chiese con un respiro affannato.
< No >
< Non Mi vuoi? > chiese ancora.
< No >
Nuove lacrime le scesero sul viso, ma stavolta era un dolore diverso. Un dolore che andava oltre ogni immaginazione. Avrebbe preferito che un  camion la investisse per poi ripassarle sopra dieci volte, piuttosto che essere lì in quel momento.
Una voce disse che i passeggeri per il volo diretto a Milano dovevano recarsi all’uscita.
< È il mio volo > disse Joe, prendendo lo zaino e mettendoselo in spalla. Demi notò che sulla cerniera c’era appeso il portachiavi che aveva regalato a Joe per il suo compleanno l’anno prima.
Con un lampo di lucidità si rese conto che Joe si stava sforzando di farle credere di non essere più innamorato di lei.
< Joe non andare > disse lei prendendolo per un braccio < Se vai, io mi conosco, non torno indietro >
Lui la guardò con le lacrime agli occhi, era la prima volta da quando lo conosceva che Demi lo vedeva con gli occhi lucidi.
Ma Joe sapeva di doverla lasciare andare.
Le rivolse un sorriso forzato e una lacrima gli rigò la guancia, andando a perdersi in quella fossetta che si formava ogni volta che sorrideva.
Joe Jonas piangeva, piangeva per lei.
Si chinò e le diede un bacio sulla fronte, poi appoggiò la propria sulla testa della ragazza, che intanto aveva chiuso gli occhi per gustare a fondo l’ultimo momento insieme.
Joe non riusciva più a controllarsi, immerse il volto nei capelli profumati di Demi per nascondere le lacrime.
L’ultima chiamata per il volo di Milano riecheggiò nella sala.
< Ti amo >
E quando Demi riaprii gli occhi Joe era già sparito.


ehiiii. Dato che ho ricevuto recensioni così insiose ho deciso di pubblicare subito questo capitolo, vedo che le recensioni stanno aumentando e ne sono felice :) vi prego non mi uccidete se ho fatto partire Joe, ahahah però la storia è appena cominciata e ne vedrete delle belle.
un bacio, Mara.

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Capitolo 4
*** Cap.3: La vita deve ricominciare ***


Capitolo 3: La Vita Deve Ricominciare



Il tempo passava e Demi non se ne accorgeva.
Le cose cambiavano e a lei non interessava più.
La sua chitarra era rimasta abbandonata alla polvere, nell’angolino sotto la finestra.
Il dolore era l’unica cosa che le permetteva di sentirsi ancora viva.
Il dolore era l’unica cosa che le ricordava, che le faceva credere che Joe era davvero esistito ed era entrato nella sua vita. Anche se questo ormai era il suo passato.
Lei aveva smesso di esistere, ma non di soffrire.
Le cose erano andate così fino a dopo Natale, periodo in cui lei e Joe avrebbero dovuto compiere un anno. E ciò le fece ricordare che la loro storia tanto bella, era durata solo per il tempo di un sospiro.
Poi la sera del 31 dicembre Dallas era entrata nella sua stanza, la mezzanotte sarebbe scoccata a minuti.
< Demi, tesoro, posso entrare? > chiese alla sorella minore, seduta sul letto a gambe incrociate, con lo sguardo volto verso la finestra, uno sguardo vuoto e spento.
Non ricevette risposta, così si sedette vicino a Demi.
< Demi non puoi continuare così > cominciò, si era preparata il discorso tante e tante volte, ma non aveva mai avuto il coraggio di parlare.
Demi non la guardò nemmeno.
< Non ti accorgi di cosa sei diventata? > le chiese esasperata Dallas. < Sei un vegetale, a stento magi, a volte mi chiedo se hai ancora la forza di respirare! Ma non ti accorgi che così non provochi solo dolore a te stessa ma anche a tutte le persone che ti amano? >
Demi guardò la sorella ed emise un sospiro < Mi dispiace >
< Non è di questo che ti devi dispiacere > ribatté Dallas dura < La Demi che conosco non si sarebbe mai fatta distruggere così, non avrebbe mai accantonato i suoi sogni. Avrebbe lottato >
< Ma una persona non mi ha lasciato lottare > precisò Demi, ricordando con una fitta di dolore quell’ormai lontano settembre.
Ricordò le lacrime versate nel vederlo andare via, ormai non riusciva più a pronunciare il suo nome e tutti badavano bene di non pronunciarlo in sua presenza.
Ricordò Miley che l’aveva raggiunta all’aereoporto, che l’aveva sorretta quando le sue gambe avevano ceduto.
< No, Demi > le aveva sussurrato all’orecchio < Non ora, devi tornare agli Awards >
Aveva ragione, aveva dato tanto per ottenere quel premio per una giusta causa. Ma da allora non le era importato più nulla di niente.
Da allora si era messa una maschera sul viso, cercando di celare il suo dolore al resto del mondo.
< Ma tu, Demi, non ti saresti lasciata influenzare da lui. Saresti andata avanti, avresti trovato il modo per distrarti, per concentrarti su quello che ti era rimasto. E lo puoi fare ancora. La vita deve ricominciare >
Le parole di Dallas le fecero smuovere qualcosa dentro, una parte di lei che era rimasta celata in un luogo oscuro del suo animo e che ora gridava per potere riaffiorare.
Gridava, sempre più forte.
Lo sguardo di Dallas si posò su di una busta, lasciata sulla scrivania della sorella.
< Demi hai l’opportunità di ricominciare, non la sprecare >
La sorella maggiore, si sporse a darle un bacio sulla fronte e fece per andare verso la porta ma si girò ancora verso Demi.
< Forse questa ti schiarirà un po’ le idee > detto questo tirò fuori una busta dalla tasca dei jeans e la lanciò sul letto di Demi.
La porta si richiuse con dolcezza, mentre Dallas tornava al piano di sotto dagli invitati.
La busta bianca dondolò nell’aria, fino a depositarsi dolcemente sulle coperte del letto di Demi, a mezzo centimetro da lei.
Dopo qualche minuto di esitazione la prese tra le mani e l’aprì.
Il suo cuore quasi ebbe un sussulto, nel riconoscere la calligrafia svolazzante del mittente.
 
Caro amore mio,
È sempre così, se devo dirti una cosa importante riesco solo a scriverti, ma stavolta ho deciso di lasciare stare melodie e frasi con le rime.
E questo per dirti che sono troppo incerto e confuso, per valere quanto il tuo futuro. Quindi è meglio che mi faccia un po’ da parte, così che tu possa accostare il mio ricordo e far valere i tuoi sogni.
Sei stata un miracolo per me, la luce che non pensavo avrei più rivisto. Mi hai strappato dall’oscurità tante e tante volte, come una stella fa con il cielo di notte. Prima di te la mia vita era come un libro in cui c’era una sola pagina che si ripeteva all’infinito, poi con il tuo arrivo hai sconvolto tutto, nel voltare la solita pagina ne ho trovata una vuota, bianca, per la prima volta ho potuto prendere in mano la mia vita e decidere che strada farle percorrere. Non ho sempre fatto le scelte giuste, ma almeno gli sbagli li ho commessi per mano mia, non per mano di qualcun altro.
Ti ho lasciata nel peggiore dei modi e so che per questo non mi perdonerai mai, non ti biasimo. Ma restando insieme ci saremmo impediti di realizzare i nostri sogni più grandi. Alla Disney era tutto diverso, forse perché vivevamo in un mondo dove ogni sogno si avverava. Ma ora siamo adulti e non possiamo credere di realizzare tutto senza sacrifici.
Ho sacrificato noi, non perché ciò che provo per te sia insignificante, questo non lo pensare mai, ma perché tu hai bisogno di andare per la tua strada e io per la mia.
La mia paura è che un giorno tu possa identificarmi con i uno dei tuoi rimpianti, paura che tu non me lo dica e che mi lasci la responsabilità di sapertelo leggere negli occhi. Tra oggi e quel giorno, preferisco lasciarti andare oggi, perché oggi ti lascio con la certezza che tu mi ami ancora e ti lascio con la certezza che, nonostante tutto, nonostante tutti, ti amo anche io.
Ti prego segui la tua strada,
Diventa grande,
Fa sentire la tua voce nel mondo, così che, un giorno, ti possa sentire anche io.
Fallo per me.
Ti amo.
Joe
 
Non una lacrima scese sul viso di Demi, a suo parere, ne aveva già versate troppe.
D’istinto prese il cellulare e prima di avere il tempo per pensarci, andò a cercare un numero della rubrica che non chiamava ormai da molto, moltissimo tempo.
< Pronto? > chiese la voce dall’altra parte del telefono tra i rumori della linea poco buona.
< Avril? >
< Demi, tesoro, che piacere sentirti. Come mai chiami? >
Dallas aveva ragione, la vita doveva continuare.
E prima che Demi potesse prendere una decisione, la vita la prese per lei.
I fuochi d’artificio scoppiarono in scintille di mille colori fuori dalla finestra, rumori di festeggiamenti arrivarono dal piano di sotto.
Era mezzanotte.
< Demi? Ci sei ancora? >
Mezzanotte e uno. Era iniziato un nuovo anno.
Una nuova vita?
Guardò la lettera appoggiata sul letto e quella sulla scrivania.
< Avril devo chiederti un enorme favore... >
 
Aveva conosciuto Avril Green all’asilo, erano sempre state inseparabili. E il fatto che le loro mamme fossero amiche d’infanzia le faceva assomigliare più a delle sorelle che a delle amiche.
Però le cose erano cambiate alle medie, quando Avril dovette trasferirsi a Londra.
E così Demi era rimasta da sola, si era ritirata dalla scuola perché senza più la sua amica fidata, non era più riuscita a farsi degli amici ed era stata vittima di bullismo.
Ma non si erano mai perse di vista, si erano sempre sentite. Solo nell’ultimo anno le chiamate erano andate diminuendo. Forse la distanza, forse perché stavano crescendo, forse perché stavano cambiando...
Ma Demi vide in lei la possibilità di ricominciare.
Quando il vento freddo di febbraio la colpì, fu come ricevere la conferma che le cose sarebbero cambiate.
Il cielo grigio di Londra si andava perdendo dietro tutti quegli edifici, a Demi ricordò molto New York a novembre. Forse con qualche grattacielo in meno e qualche palazzo di lusso in più.
Avril la stava aspettando sugli scalini dell’appartamento bianco antico, un po’ grigio per lo smog della città.
Non era cambiata di una virgola, era rimasta esattamente come Demi la ricordava.
Non troppo alta, esile e magra, la carnagione bianco pallido che contrastava con i capelli rosso rame che le ricadevano in boccoli sulle spalle e quegli occhi verde smeraldo.
L’aveva sempre invidiata per la sua bellezza e semplicità.
Appena scesa dal taxi le si gettò addosso, si strinsero in un abbraccio che ormai non si scambiavano più da anni.
Avril la portò nel suo appartamento, era all’ultimo piano di un condominio senza ascensore.
Wao!
Però nel complesso era molto carino, Avril viveva da sola da ormai un anno, così Demi due mesi prima le aveva chiesto se stava cercando una coinquilina e la sua amica aveva accettato subito.
Aveva deciso di seguire il consiglio di Jo...lui.
E la casa discografica di Londra era stata entusiasta di sapere che aveva finalmente accettato la loro offerta.
< Posso farti una domanda? > le chiese Avril mentre l’aiutava a portare i bagagli nella sua nuova stanza.
< Certo >
< Perché sei voluta venire a Londra? Insomma ci sono un sacco di case discografiche in America, non che io non ti voglia qui, ma perché? >
Demi sapeva che le avrebbe fatto questa domanda e sapeva anche cosa le avrebbe risposto: < Scusa Avril, ma non me la sento ancora di parlarne >
< Come vuoi > rispose lei.
Una cosa che adorava di Avril: è che se non vuoi parlare di una cosa lei non ti tormenta. Quando sarebbe stata pronta sapeva che gliene avrebbe parlato.
< Bè ti lascio mettere a posto le cose > disse < Io vado in cucina a preparare qualcosa di caldo, ti ci dovrai abituare, qui fa sempre freddo. E ti devo raccontare tutto di questo posto! > disse sorridendo piena di allegria.
Un'altra cosa che adorava di lei: riesce a farti sorridere anche quando sei a terra.
Il che le fece pensare alla faccia dei suoi amici, quando gli aveva detto che sarebbe partita.
< Sei sicura? > le avevano chiesto e lei aveva risposto < Sì, ho bisogno di ricominciare e voglio farlo in un posto dove nessuno mi conosce >
Nel frattempo la vita di Joe proseguiva sotto i cieli dell’Italia.
La sua famiglia era venuta a trovarlo nel periodo di Natale e tutti avevano accuratamente evitato l’argomento: Lovato.
Le cose dal punto di vista lavorativo andavano davvero bene, l’italiano era un po’ difficile da parlare ma con la sua devozione riusciva almeno a chiedere ai passanti dove si trovava.
Le cose al lavoro andavano bene, aveva già finito la serie televisiva e adesso lo avevano chiamato per delle parti importanti in alcuni film.
Aveva conosciuto cantanti e attori famosissimi in tutta Italia e davvero molto bravi.
A volte si sentiva così tanto inesperto in confronto a loro, ma poi si sollevava pensando che un giorno sarebbe diventato come loro.
“Sono una di quelle persone che pensano che nella vita puoi fare tutto se ti impegni davvero. Non sono molte le volte in cui penso di non riuscire a fare qualcosa, ma se mi capita mi scuoto e dico: ce la puoi fare!”
Questa frase gliel’aveva detta Demi, tanto, tanto tempo fa. Ai tempi di Camp Rock 2, quando Joe era convinto che non sarebbe mai riuscito ad imparare i passi per il film.
Demi.
Gli mancava da morire, ogni giorno, quando rientrava nel suo loft, prendeva in mano il telefono, componeva il numero della ragazza e poi non aveva mai il coraggio di chiamarla.
Voleva più di ogni altra cosa sentire la sua voce, però poi si chiedeva: cosa le potrei dire? Cosa mi direbbe lei? Mi riattaccherebbe il telefono in faccia?
Così lasciava perdere, si buttava sul letto e ricordava che se erano finiti così era solo colpa sua.

ehiii! So che probabilmente qualcuno avrà l'istinto di uccidermi...ma vi prego non lo fate! xD Io sono particolarmente fiera di questa storia e spero che a voi continui a piacere :) Il prossimo capitolo è uno dei miei preferiti...quindi spero che lo aspetterete con ansia! Commentate!!
Un bacio, Mara

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Capitolo 5
*** Cap.4: La Vigilia di Natale ***


Capitolo 4: La Vigilia Di Natale

 

Un anno dopo
 
Non c’è bisogno di raccontare questi mesi, credo possiate ben immaginarli da soli.
Sofferenze celate, sorrisi tirati per cercare di dimostrare agli amici che è tutto a posto e rispondere: sto bene, alla mamma, quando invece il mondo ti cade addosso.
Quindi faccio un salto avanti nel tempo e vi racconto ciò che di essenziale accadde ai nostri due protagonisti nel periodo trascorso lontani da casa, lontani l’uno dall’altro.
Di nuovo nel periodo di Natale.
È passato quasi un anno dalla scelta che Demi ha preso, sicuramente era quella migliore e nonostante il perenne vuoto che sente nello stomaco, si continua a ripetere che la cosa giusta non è sempre quella che ti fa stare bene.
Lo capisci solo dopo.
Così aveva deciso di rifarsi una vita a Londra e ci era riuscita: aveva amici, una carriera seria, ormai poche volte le chiedevano come era stato lavorare alla Disney (e grazie al cielo questo non portava a rievocare vecchi ricordi, quindi niente frasi stupide per portare l’intervista su un altro argomento).
E la stessa cosa fu per Joe, che in Italia faceva tutto quello che poteva per non trovarsi degli attimi vuoti in cui dover pensare a quanto la sua vita fosse diventata patetica. Era già troppo umiliante passare le notti insonni per pensare a quanto stupido fosse stato.
Ma si ripeteva sempre che, la vita è così, spesso prendi delle decisioni che ti portano a sacrificare qualcosa, e quel qualcosa è quasi sempre la cosa che più ami.
Aveva deciso di rischiare, come suo solito, ma una vocina nella sua testa gli diceva che se avesse fallito, non avrebbe più riavuto ciò che aveva lasciato.
Joe aveva scoperto che Demi si era trasferita a Londra quando un giornalista gli aveva chiesto: < Ha più rapporti con i suoi vecchi amici? Cyrus e Gomez stanno ottenendo molto successo in Argentina e per tutta l’America, mentre la Lovato si è trasferita a Londra... >
< Bè diciamo che i rapporti... > Joe si era bloccato di colpo e aveva chiesto < Come scusi? >
< Come? Non lo sapeva? >
< Non ho contatti con lei, cioè loro da un po’. Sa la lontananza... > aveva provato a balbettare il ragazzo.
< Oh bè, Demi Lovato sta ottenendo un gran successo per tutta Londra, si è trasferita lì da ormai un anno >
Una parte di lui tirò un sospiro di sollievo.
Brava Demi.
Aveva seguito il suo consiglio, ne era felice.
Ma Joe era preoccupato del fatto che, essendo Londra ad un ora di aereo da lì, non si sarebbe trattenuto a lungo.
 
E così fu.
Joe doveva passare il Natale dai suoi, così nel pomeriggio del 24 dicembre prese l’aereo per Londra.
Aveva deciso di andare a trovare Demi, non sapeva se le avrebbe parlato o l’avrebbe guardata solo da lontano. Ai suoi disse che probabilmente sarebbe arrivato la sera di Natale, loro non ne furono molto contenti, ma a lui non importava granché.
Si era fatto dare l’indirizzo di Demi da Nick, o meglio dopo un ora e mezza passata a supplicare il fratello in ginocchio, fino allo sfinimento.
< Nick ti prego! >
< NO! >
< Farò tutto quello che vuoi! >
< NO! >
< Ti regalo la mia chitarra! >
< N... Mi regaleresti Black Pearl? >
Joe emise un sospiro di dolore < Si >
< Mmm...Bè ci penserò >

< Ok, ok... Ti darò l’indirizzo, ma guai a te se dici a Demi che sono stato io a dartelo! >
“Soprattutto se viene a sapere che lo hai barattato con una chitarra vecchia e decrepita” sogghignò Joe.
Così eccolo qui. Di fronte al condomino bianco antico, all’ultimo piano c’è una finestra aperta che dava sulla strada. Si riusciva a vedere un pezzo di muro della camera.
C’era un poster, o meglio un foglio gigante, con una scritta a tempera e circondato da schizzi, di una mano da disegnatrice, di mille colori.
La scritta diceva: You make me beautiful.
Gli scappò un sorriso e sentii un tuffo al cuore. Il tatuaggio di Demi. Quella era la sua camera.
Chissà quante volte si era affacciata a quella finestra? Chissà cosa pensava? Chissà se aveva sentito la sua mancanza in quell’anno così strano e bizzarro? In quell’anno di lontananza.
Prese un profondo respiro, l’aria gelida di dicembre gli riempii i polmoni per dargli la carica che gli serviva.
Ormai sono qui, si disse.
Così salii all’ultimo piano.
Arrivò davanti ad una porta, era di legno.
Abete probabilmente, pensò Joe, per distrarsi e non badare alle mani che iniziavano a sudare.
La porta aveva scritto il numero 125B in colore verde acqua che stonava con il marrone scuro della porta.
Gli tremavano le gambe, guardò l’orologio: le otto e mezza di sera.
E così andò a farsi friggere la scusa di dirsi che era troppo tardi e che probabilmente Demi stava già dormendo.
Alzò la mano e, dopo aver preso un bel respiro profondo, bussò esitante alla porta.
Dopo cinque minuti gli apparve davanti una ragazza, ma non era Demi.
Aveva dei lunghi capelli rossi, raccolti in una coda, due ciocche le ricadevano sul viso ed incorniciavano il bel viso pallido, dove un paio di occhi verdi brillanti risaltavano.
La ragazza, dopo due secondi capiscii chi si trovava davanti e lo guardò sbigottita.
Joe deglutii.
< Demi Lovato abita qui? >
< Si > rispose lei.
< Sei la sua compagna di appartamento? >
< Si >
Silenzio imbarazzante.

< Joe Jonas, si lo so. Io sono Avril >
Joe le rivolse un sorriso impacciato.
< Scusa se te lo chiedo: ma cosa ci fai qui, a casa mia? >
< Cercavo Demi >
< Si, lo avevo capito. Ma mi dispiace dirti che non è a casa in questo momento >
Come non c’è? Si chiese Joe. Nick gli aveva detto che Demi non sarebbe tornata a Dallas per le vacanze.
Quando ti prendo Nick...
< Demi è uscita > aggiunse Avril, notando lo sguardo perso del ragazzo.
< E dove è andata? >
< Mi ha detto che andava ad una festa, la organizzava una ragazza che lavora con lei alla casa discografica. Non so dove però >
La sera della vigilia di Natale Demi va ad una festa? Si chiese Joe.
No, qualcosa non quadrava.
< Grazie per l’informazione >
Joe scese gli scalini a passo lento. Pensando che chi ha costruito quell’appartamento doveva proprio essere matto. Niente ascensore!
Arrivato in strada alzò gli occhi al cielo, piccole gocce gli bagnavano il viso e l’acqua gli calò dalle ciglia fino a rigargli le guance.
Demi, dove sei?
 
 
Di solito non frequentava quelle compagnie.
Demi era sempre stata una ragazza con la testa a posto, non aveva mai fumato, mai bevuto e non si era mai drogata.
Mentre Sidney era l’opposto delle persone che fino ad allora aveva sempre frequentato.
Sidney Kingsley era il tecnico del suono della casa discografica dove lavorava Demi, era eccezionale, capace di gestire i suoni e le voci dei cantanti in una maniera a dir poco sorprendente.
Come se sapesse che tipo di effetto il pubblico e il cantante stesso volessero ottenere.
Ma come ben si sapeva, era finita in brutti giri. Probabilmente la tenevano ancora lì a lavorare perché tecnici così al giorno d’oggi non se ne trovano più.
Quindi Demi aveva fatto bene i suoi conti, diventando sua amica. La frequentava solo nell’ambito del lavoro e fuori preferiva starsene in compagnia di persone più simili a lei.
Ma quella sera, la sera del 24 dicembre, doveva dare uno strappo alla regola.
Il pomeriggio stesso, mentre cercava lo spartito di una canzone nuova, ovviamente perso in quel putiferio che era la scrivania di camera sua, aveva trovato un foglio.
Non era riuscita a fermare il suo sguardo ed i suoi occhi erano caduti sulle ultime righe:
 
Ti prego segui la tua strada,
Diventa grande,
Fa sentire la tua voce nel mondo, così che, un giorno, ti possa sentire anche io.
Fallo per me.
Ti amo.
Joe
 
Fu come se una parte sepolta di lei fosse riemersa, quella che apparteneva a Joe e che ancora sperava nel suo ritorno.
Quel giorno avrebbero compiuto due anni insieme.
Ma le cose erano cambiate.
Tutto era cambiato.
E non ci poteva fare niente.
 
 
Sei pazzo Joe!
Il ragazzo fermò un taxi, salii e disse all’autista l’indirizzo della sua destinazione.
Si, sono proprio pazzo!
Joe guardò ancora il suo orologio: le undici e mezza.
Avremmo fatto due anni...
Scosse velocemente la testa per cercare di mandare via quella maledetta vocina, l’autista lo guardò incuriosito dallo specchietto retrovisore e Joe si mise a fissare fuori dal finestrino, sperando che quel tipo non pensasse che fosse uno svitato.
Aveva passato le ultime ore a cercare: quel maledetto indirizzo, di quella maledetta festa, di quella maledetta amica di Demi.
Poi dopo avere passato tutti i numeri telefonici delle persone che lavoravano alla casa discografica, un ragazzo, probabilmente nemmeno troppo sobrio, gli aveva detto l’indirizzo.
Speriamo solo che sia quello giusto!
Mezz’ora dopo arrivò al locale. Era fuori Londra e dall’esterno si intravedevano le luci della festa e si sentiva la musica a tutto volume, persino dentro il taxi.
Joe prese coraggio e si avviò all’entrata, sparando solo che quella festa non fosse privata.
Ma nessuno controllò, quindi entrò senza problemi.
Non aveva mai sopportato molto le discoteche, troppo baccano, troppa gente ammucchiata, troppo tutto.
E anche Demi la pensava come lui, ricordava che una volta lei gli aveva detto: “Non capisco perché la gente ami così tanto le discoteche. Tutta quella gente che ti sta vicina, ti si struscia addosso, che cerca di metterti le mani e altre parti del corpo in posti in cui non dovrebbe. È poco igienico!”
Ricordava di avere riso per mezz’ora dopo quella rivelazione.
Per questo non capiva perché Demi fosse andata ad una festa del genere.
 
Ma entrando la cosa che lo scioccò di più non furono gli svitati che saltavano qua e là per la sala, o il fatto che della gente sospetta stesse andando nel bagno delle donne o del fatto che dei tipi in un angolo stessero spacciando.
Oh no, questo non lo toccò nemmeno un po’.
Quello che lo scioccò di più fu vedere una ragazza, con i capelli lunghi e corvini che ondeggiavano, mentre lei ballava a tempo di musica.
Demi.
Il cuore gli si fermò per un momento.
Era in piedi su di un tavolo, le luci facevano dei giochi di colore sulla sua pelle, la minigonna (davvero troppo mini) le ballava sulle gambe e probabilmente quelli sotto di lei godevano di un bel panorama.
Joe riuscì a risvegliarsi dal suo coma, quando Demi si levò la maglietta e la buttò in mezzo alla gente.
Senza pensarci due volte, si gettò tra la calca e recuperata la maglietta di Demi (era stato anche gentile, aveva detto al tipo che aveva preso la maglietta: dammela subito e non ti farò del male! Anziché gettarsi su di lui e prenderlo a pugni come il suo istinto avrebbe fatto) e cercò di avvicinarsi al tavolo.
Dopo alcuni tentativi falliti, raggiunse il tavolo e gridò < Demi! >
Lei non si accorse di niente, la musica copriva la sua voce.
< Demi, vieni giù! > urlò di nuovo.
Demi sembrò sentirlo, ma quando lo guardò in faccia gli sorrise e ricominciò a ballare.
A quel punto Joe salì sul tavolo, la fece girare verso di lui e la tenne per i polsi.
Dio quanto era bella.
< Ehi lasciami! > protestò Demi.
Era ubriaca, Joe l’aveva capito dal tono della sua voce e dalla puzza di alcool del suo alito.
< Forza rimettitela! > gridò Joe, porgendole la maglietta.
Lei gli allontanò la mano con uno schiaffo e scoppiò a ridere.
Era ubriachissima, non ubriaca!
Così non vide altra soluzione che trascinarla giù dal tavolo, lei non gradì e si divincolò.
Joe, stufo, se la caricò su di una spalla, riuscendo a farla scendere.
Lei si liberò dalla sua stretta, ma mettendo i piedi a terra si dovette reggere al ragazzo.
Le girava la testa in un modo incredibile, doveva andare in bagno.
Corse verso il bagno delle ragazze e si precipitò dentro.
 
Sapevo che sarebbe andata a finire così, pensò Joe, mentre sorreggeva Demi e le teneva indietro i capelli, mentre lei era china sulla tazza del water.
Si chiese perché lo avesse fatto. Cioè si lo sapeva, era per colpa sua, ma perché ubriacarsi?
Continuò ad accarezzarle con delicatezza i capelli, mentre sentiva la sua schiena sfiorargli il petto.
Quando smise di vomitare, Joe le porse un fazzoletto per pulirsi la bocca.
Suo malgrado Demi lo accettò, poi sfinita e senza forze si lasciò cadere.
Non avendolo previsto, Joe non riuscii a sopportare i loro pesi e crollò per terra, spalle al muro, con Demi tra le braccia.
Non gli importava di essere nel bagno di un locale, che per la precisione non era nemmeno molto pulito, del fatto che fuori si stesse creando una coda o del fatto che le persone iniziassero a lamentarsi.
Demi era lì, con la schiena appoggiata al suo petto. Era lì, la sentiva.
La strinse forte, mentre lei respirava affannosamente.
Joe immerse il viso nei capelli della ragazza e sussurrò < Che cosa ti ho fatto? >


Spero che ci saranno un po' più di commenti per questa storia...ci tengo tantissimo, quindi vi prego COMMENTATE NUMEROSI :D grazie cmq a chi lascia sempre una recensione. un bacio, Mara

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Capitolo 6
*** Cap.5: Buon Natale, Joe ***


Capitolo 5: Buon Natale, Joe

 


La mattina dopo Demi si svegliò.
Dovette sbattere un paio di volte le palpebre per capire dove si trovasse. Era sdraiata su di un letto, guardò il piumone con l’immagine di un cavallo bianco che correva, alzando gli occhi una scrivania piena di fogli, appoggiata alla sedia una chitarra e sul muro un poster con scritto: you make me beautiful.
Era camera sua. Ma come accidenti ci era arrivata?
Non se lo seppe spiegare, ricordava solo di avere bevuto, bevuto tanto. Ricordava il casino, la gente che saltava al ritmo della canzone Tick Tock e...merda! Di essersi tolta la maglietta!
Ma il ricordo successivo la fece rabbrividire ancora di più: lo aveva visto.
In mezzo alla calca di gente, Joe si era fatto largo, lo aveva visto ed aveva pensato di essere impazzita.
Così, probabilmente più per l’ubriachezza che per il resto, aveva ricominciato a ballare.
Poi un sacco di immagini confuse, Joe che la trascinava giù dal tavolo, lei che correva in bagno.
Si tirò a sedere sul letto, ma lo fece troppo in fretta e cominciò a girarle la testa.
Barcollando, si alzò e raggiunse la cucina.
Avril era seduta sul davanzale, guardava qualcosa fuori dalla finestra mentre sorseggiava una tazza fumante di caffè.
< Come può una persona essere così ostinata? > chiese, forse più a sé stessa che a Demi.
< Come? > chiese a sua volta Demi, la testa le girava ancora.
< È rimasto lì tutta la notte > rispose la ragazza, indicando con la testa la finestra.
Demi si sporse a guardare giù.
No! Non è possibile!
Guardò Avril, come per avere conferma di ciò che aveva appena visto.
Allora non era un’allucinazione!
Una parte di lei però sperava davvero che lo fosse.
< Ti ha riportato qui ieri sera, eri ubriaca fradicia. L’ho aiutato a portarti in camera tua e ha detto che ti avrebbe aspettato fino a stamattina >
Demi abbassò gli occhi, non voleva. Non era pronta.
< Demi? > Avril le sollevò il mento con un dito, per guardarla negli occhi < Credo sia giunto il momento che tu mi dica cosa è successo. Perché sei venuta a Londra? >
Guardando il viso della sua amica d’infanzia, la persona che la conosceva meglio di tutti, persino di Miley e di Selena, si sentii debole. Sentii che doveva dirglielo.
Così, dando un ultima occhiata fuori dalla finestra, le raccontò tutto.
< Lo ami? > chiese alla fine Avril e Demi si stupii della sua domanda, visto che ovviamente lei già sapeva la risposta.
< Si > rispose Demi in un sospiro < Ma ora è cambiato tutto... >
< Le cose non torneranno mai quelle di prima Demi, ma puoi provare a renderle simili >
< Ma lui mi ha lasciata, stava partendo senza dirmi niente, era pronto ad andarsene senza dirmi addio! Ed ora la mia vita è qui. Non so se sarei disposta a rinunciare a tutto questo...>
Avril le accarezzò la guancia < Lo vuoi un consiglio? >
< Più di ogni altra cosa >
Avril andò a prendere la borsa appoggiata sulla sedia, solo allora Demi si accorse che la sua compagna d’appartamento era vestita molto elegante.
Vestito rosso di lana, dello stesso colore dei cappelli, era a dolcevita, senza maniche e le arrivava alle ginocchia, le gambe coperte da collant neri.
Prese il portafoglio e le diede una sterlina < Lancia una moneta >
< Come scusa? > a Demi sembrò di non avere capito bene, come poteva Avril pensare che avrebbe preso una decisione del genere lanciando una semplice monetina!
< Lancia quella monetina e vedrai che prenderai la decisione giusta >
< E come fai a dirlo? >
Avril sorrise, le mise le mani sulle spalle < Perché quando quella monetina starà volteggiando in aria, tu spererai. E ciò che speri sarà la tua decisione >
Avril l’abbracciò < Buon Natale, Demi > le stampò un bacio sulla guancia e prima di uscire dalla porta aggiunse < E buona fortuna >
Già, le sarebbe servita.
Lasciò la monetina sul tavolo ed andò in camera, doveva prepararsi per uscire.
Mise lo stesso vestito di Avril, lo avevano comprato qualche settimana fa insieme, apposta per Natale, visto che entrambe avevano un pranzo galante.
Il suo però era blu notte.
Raccolse i capelli sulla nuca, lasciando cadere due ciocche mosse sul viso. Il trucco non era troppo pesante: un filo di matita, mascara nero, lucidalabbra alla pesca e due dita di ombretto blu ripassato poi con quello bianco brillantinato.
Entrò in cucina e fece come Avril le aveva consigliato.
E come la sua amica aveva predetto: prese la sua decisione.
 
 
Joe aveva dormito in macchina, se il suo poteva essere chiamato dormire.
Aveva passato tutta la notte a pensare a Demi, al fatto che nell’ultimo anno non erano mai stati così vicini come ora, che solo la strada e qualche rampa di scale li divideva.
Anche se aveva preso in considerazione l’idea di Romeo, cioè di arrampicarsi sul cornicione.
Ora lo capiva più che mai.
Ma visto che il piano di Demi era a più di sei metri da terra, preferì aspettare la mattina.
Così eccolo, alle dieci del mattino, mentre giocherellava tristemente con la cerniera del suo giubbotto.
Ai suoi genitori aveva detto che il suo volo era stato cancellato e che avrebbe dovuto aspettare.
Balla esorbitante, visto che nella tasca dei jeans teneva già il biglietto per il ritorno.
O meglio i biglietti, ne aveva presi due.
Poi Avril era uscita e si era avvicinata a lui.
< Ho appena saputo ciò che le hai fatto > aveva esordito < Spero per te che almeno a Milano ti sia divertito >
< Era giusto così, Demi doveva venire qui e io dovevo andare in Italia > aveva risposto calmo, sapeva che Avril aveva ragione. Ma sapeva anche di avere ragione lui, magari aveva sbagliato a prendere la decisione da solo, anzi aveva sicuramente sbagliato, ma d'altronde sbagliare era nel suo DNA, doveva fare di testa sua e praticamente sempre combinava casini.
< Ma lasciarla così no! > Avril prese un respiro profondo < Comunque, ti ringrazio per averla riportata a casa >
Joe annuì semplicemente.
< Buona fortuna > disse Avril e si allontanò sul marciapiede.
< Grazie, Buon Natale > le rispose lui.
< Anche a te >
Ma Joe sospettava che non sarebbe stato molto buono.
 
Un ora dopo Demi scese.
Portava un vestito blu scuro che venne nascosto quasi subito dal cappotto nero che si infilò sugli scalini dell’uscita.
Era bellissima, il blu le aveva sempre donato molto.
Ma Joe pensava che se anche fosse stata vestita di stracci, sarebbe stata bellissima.
Con la luce del giorno notò che Demi aveva i capelli più scuri. Stava davvero bene. Aveva perso anche qualche chilo e nonostante non stesse male, lui si sentii mancare, sapendo benissimo la ragione di quella perdita di peso.
Non che fosse mai stata grassa, a lui piacevano le sue forme.
Demi scese i gradini e prima di raggiungere Joe prese un respiro profondo, mentre il suo viso veniva avvolto dal vapore che provocava il freddo, lui le fece un sorriso ma lei non lo ricambiò. Disse solo < Grazie per avermi riportato a casa, ieri notte >
< Non ti preoccupare >
Entrambi si erano immaginati tante e tante volte quel momento, ma nessuno dei due se lo era mai immaginato così.
< Immagino che tu stia per tornare a Dallas > disse Demi, in tono freddo e distaccato.
Joe cercò di ignorare il brivido lungo la schiena e disse < Sì, ho l’aereo che parte tra due ore >
< Bene. Allora buon viaggio e salutami la tua famiglia quando arrivi > disse Demi, fece per andarsene ma Joe la prese per un braccio.
< Demi, aspetta > disse Joe < Io sono venuto qui per te >
< Bè la prossima volta vedi di avvisare, prima di farmi una visitina > disse sprezzante e si voltò ma Joe la bloccò di nuovo, non la voleva lasciare andare anche se ormai si rendeva conto che c’era ben poco da fare.
< Che cosa vuoi?! >
< Demi non hai capito? Sono tornato per te! >
Lei fece una risata amara < Per me > e provò ad andarsene ma Joe la trattene ancora.
< Joe! Guarda che se mi fermi un'altra volta e non mi permetti di continuare a vivere la mia vita e dimenticarmi di questa tua ultima girata d’umore, io ti giuro che... > ma non riuscì a finire la frase perché Joe la interruppe < Pensavo che saresti stata... > le parole gli morirono in bocca.
Come poteva essere stato tanto stupido?
< Sarei stata cosa? > chiese Demi, ormai sull’orlo crollo, doveva tirare fuori tutto quello che si teneva celato dietro a un falso sorriso da ormai un anno.
< Pensavi che sarei stata felice di rivederti? Si, infatti sono felice. Sono felice che tu mi abbia dimostrato per l’ennesima volta quanto sei egocentrico! Tu mi stavi lasciando senza dire niente, ho dovuto sapere che partivi dalla mia migliore amica, mentre mi stavano consegnando un Awards! E grazie a te l’ho quasi perso. Ti ho raggiunto cinque minuti prima che il tuo aereo decollasse, solo per sentirmi dire che era meglio così, solo per capire che avevi paura, che la nostra relazione era diventata troppo seria, solo per capire che mi hai lasciato per lo stesso motivo per qui Camilla ti ha mollato! Mi hai lascito da sola in mezzo a tutta quella gente. Hai lasciato che gli sguardi di pietà venissero rivolti a me, come se fossi un cane abbandonato! >
Joe nel frattempo teneva gli occhi bassi, Demi aveva ragione, se lo meritava.
< E ora che è successo? Ti è passata la paura? Sei venuto qui per dimostrarmi questo tuo atto di coraggio? Bè certo, non è mica colpa tua se ci siamo lasciati, giusto? È colpa del destino, che ci ha portato su strade diverse. Si, hai ragione diamo a lui il peso del nostro amore impossibile. Quando prima me lo sono dovuto tenere io e convincere i tuoi fratelli a non spaccarti la faccia quando mi hai lasciata. >
Si fermò per prendere fiato, voleva che Joe parlasse, ma visto che sembrava avere perso la parola continuò: < Cos’è un gioco? Eh? La nostra storia è stata una bella partita a palla avvelenata? Però c’è soltanto una regola: la palla tu non ce la devi mai avere in mano >
Joe alzò lo sguardo, così Demi ne approfittò per dirgli le cose chiare, in modo che recepisse bene il messaggio.
< Sai che ti dico Joe? Che ora tu ti riprendi le tue canzoni, i tuoi sorrisi, le tue lettere strappalacrime e te ne vai dritto all’inferno >
Il messaggio era arrivato, forte e chiaro.
E a Joe non restava altro che accettare la sconfitta.
< Demi! > una voce li raggiunse, proveniva alle spalle di Joe.
Voltandosi vide un ragazzo che dall’altra parte della strada aveva le mani alzate in segno di saluto.
Aveva i capelli castani, gli occhi di un blu che Joe non seppe descriversi, alto, magro e bè sì, agli occhi delle ragazze davvero carino.
E qualcosa gli diceva che lo aveva già visto da qualche parte.
Il ragazzo li raggiunse e con grande sorpresa di Joe, mise un braccio attorno alla vita di Demi e le diede un bacio sulle labbra.
Non sapeva chi fosse, ma già aveva una gran voglia di prenderlo a calci.
< Chi è amore? Un vecchio amico? > chiese il ragazzo a Demi.
< Si > disse Demi sospirando e guardando Joe in modo che capisse di stare al gioco < Un vecchio amico, si chiama Joe. Joe lui è Chace > e dopo una piccola pausa aggiunse < Il mio ragazzo >
< Piacere di conoscerti, allora sei il famoso Joe Jonas di cui sento sempre parlare in tv. Mia sorella impazzisce per te i tuoi fratelli. Sono Chace Crawford > e gli porse la mano.
Ecco dove lo aveva già visto! Era un attore!
Nonostante gli desse l’impressione di un tipo a posto e anche simpatico e che sapeva fosse un bravo attore perché una volta per penitenza Miley e Selena lo avevano costretto a guardare Gossip Girl, non riusciva a levarsi dalla testa la scena in cui lui lo prendeva a calci e a pugni in faccia fino a sfigurare quel sorriso che si ritrovava.
Quel sorriso così perfetto, quei denti così perfettamente bianchi e perfettamente dritti, quegli zigomi leggermente alti, ma al punto giusto, non una ciocca di capelli fuori posto.
Gli davano un nervoso che a stento seppe controllarsi.
Così cercando di nascondere il disprezzo, si mise un sorriso sulla faccia e gli strinse una mano < Bè ringrazia tua sorella da parte mia >
< Con piacere > disse Chace, poi rivolgendosi a Demi < Amore i miei ci stanno aspettando, andiamo? >
< Si > disse lei < Ti raggiungo tra un minuto >
Chace salutò Joe e si diresse in macchina.
< Vedo che hai trovato chi ti ha fatto stare meglio > disse Joe, fissando Chace che saliva sulla macchina.
< Me lo hai detto tu, ricordi? Vai per la tua strada. Sto andando >
< Già > rispose Joe.
< L’unico mio problema è: tu mi lascerai andare? >
Joe la guardò, aveva ragione, quello era proprio un bel problema.
< Si > disse alla fine < Vai >
< Ti ringrazio > concluse lei, fece per avviarsi alla macchina di Chace, ma si fermò appena dietro Joe. Il ragazzo non ebbe bisogno di voltarsi per capire che una lacrima solitaria e silenziosa stava scivolando sulla guancia di Demi, perché lui la sentii sulla sua pelle.
< Buon Natale, Joe >
< Buon Natale, Demi >
Dopo pochi secondi sentii la macchina partire e lui rimase solo.
Ma Joe si disse che non era ancora finita.
Non poteva però ferire ancora una volta Demi, lei gli aveva chiesto di andarsene e così avrebbe fatto.
Avrebbe saputo aspettare, ma non si sarebbe arreso, almeno finché ogni carta non fosse stata giocata.
 
 
Demi era sprofondata nel sedile della macchina di Chace, lasciandosi sopraffare da mille pensieri e mille ricordi. Lui capendola, era rimasto in silenzio, lasciandola sola con i suoi pensieri.
La ragazza si volse verso il finestrino per guardar fuori, c’era abbastanza traffico ma si riusciva a circolare tranquillamente. Al suo fianco le acque del Tamigi scorrevano inquiete, quasi quanto lei.
Alzò lo sguardo per ammirare la maestosità del Palazzo di Westminster. Quel posto l’aveva sempre incantata, chissà cosa succedeva dentro le mura di quell’inaccessibile palazzo?
Probabilmente un sacco di persone fredde e distaccate che pensano solo a loro stesse e si preoccupano che il marito o la moglie non scoprano le tresche amorose con i vari colleghi, pensò Demi.
All’improvviso sentì Chace stringerle la mano, lei si girò e lui le regalò un sorriso comprensivo.
Le stava offrendo l’opportunità di parlare, se ne aveva voglia.
Ma Demi scosse la testa per rifiutare la sua proposta e Chace non ribatté, così lui tornò alla sua guida.
Era stata davvero fortunata a trovarlo, lui le era stato vicino in momenti dove nessuno c’era.
Magari senza dirle niente, magari senza che lei gli dicesse niente, semplicemente lui sapeva che Demi aveva bisogno di qualcuno e lui le aveva dato conforto.
Chace era amico d’infanzia di Sidney, era stata la ragazza a presentarglielo dicendo che lui era praticamente il suo “disintossicatore personale”.
Demi era stata felice di notare che non solo lei aveva fallito nell’intento di salvare Sidney da quel mondo.
Comunque, Chace sapeva tutto di Joe, e Demi pensò che nessuno si sarebbe comportato come Chace nel trovarselo di fronte.
Insomma in una situazione normale come minimo gli avrebbe spaccato la faccia.
Ma Chace era così, dolce e comprensivo. Solo grazie a lui, Demi aveva ricominciato a vivere e per questo gliene sarebbe stata grata per sempre, ma doveva accettare il fatto che lei non avrebbe mai più amato nessuno come avevo fatto con Joe.
A lui bastava.
E a me? Basterà? Per quanto? Per sempre? Si chiese Demi.
Aveva evitato quella domanda per un anno intero, da quando aveva conosciuto Chace e si erano messi assieme.
A quel tempo sembrava una cosa così bella, la sua ancora di salvataggio.
Ma presto avrebbe dovuto ricominciare a nuotare da sola.
Non riusciva a darsi una risposta o forse per il momento si illudeva che sarebbe bastato.
Perché a conti fatti Chace era e sarebbe stato sempre la scelta migliore, non l’avrebbe mai ferita, era leale, dolce, onesto.
Ma qualcosa le diceva che probabilmente il pericolo che provava nello stare con Joe, non lo avrebbe provato stando con Chace. E la cosa la spaventava, perché lei aveva bisogno di quel pericolo.
Tutte le volte che Chace l’aveva stretta a se, lei aveva cercato invano, appoggiando l’orecchio al petto di lui, di sentire il battito dei loro cuori diventare uno solo. Ma questo non era mai successo, il suo cuore batteva ad una velocità diversa da quella di Chace.
E sospirò pensando che il suo cuore batteva solo insieme ad un altro, che in quell’esatto momento stava per prendere un aereo per volarsene dall’altra parte dell’oceano.
Come già era successo due anni prima, lei rimaneva e lui se ne andava.
Attraversarono il Millennium Bridge che si trovava esattamente tra la galleria Tate Modern e la cattedrale di Saint Paul, per arrivare dall’altra parte di Londra. Demi aveva imparato a conoscere quei luoghi molto bene, anche se il sole le mancava.
Dallas le mancava, le mancava il Texas, la sua famiglia, i suoi amici, le lunghe cavalcate con Asso, il cavallo che suo padre le aveva regalato da piccola. Chissà come stava il suo indomabile amico? Le mancava la scuderia di Austion, dove poteva raggiungere il River Walk, anche detto, un viale lungo le rive del fiume San Antonio.
< Amore, ci siamo > le disse Chace, strappandola dalla folle massa dei suoi pensieri. Guardò fuori, si era fermato davanti ad una grossa villa color rosso mattone e con un giardino verde ed ampio.
La casa dei genitori di Chace.
Visto che non avrebbe trascorso il Natale con la sua famiglia, i genitori di Chace avevano voluto a tutti i costi che mangiasse con loro.
Demi deglutii agitata.
< Hei > le disse Chace dolcemente all’orecchio < Andrà tutto bene >
Le stava dando l’opportunità di cambiare idea, di correre all’aereoporto, di raggiungere Joe e di tornare a casa insieme.
Demi si sistemò il vestito blu notte sulle gambe, le mani le tremavano ma preferì ignorarle.
Aprii la portiera della macchina e si mise al fianco di Chace, sorridendogli mentre lui le faceva strada in casa sua.
Sarebbe tornata a Dallas, doveva, ma c’era ancora tempo.



Dedico questa fanfiction alla persona che si è innamorata di questa mia storia e che ama leggerla quasi quanto io amo scriverla....onjoeslips! sei l'unico motivo per cui continuo a scrivere questa storia! GRAZIE, GRAZIE MILLE PER TUTTI I TUOI MAGNIFICI COMMENTI!
Spero di continuare al più presto :D
Un bacio, Mara.

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Capitolo 7
*** Cap.6: Dove Tutto è Niente Senza di Te ***


Consiglio: leggete questo capitolo con sottofondo la canzone WITH ME dei SUM41!



Capitolo 6: "Dove Tutto è Niente Senza di Te"

 

5 mesi dopo
 
Miley era appoggiata con i gomiti sul davanzale della finestra, teneva il mento sorretto dalle mani ed osservava il vicinato che da vent’anni a quella parte era rimasto sempre lo stesso.
I giardini dei vicini erano sempre dello stesso verde brillante, tutti i fili d’erba erano tagliati alla stessa altezza, causa di una mania davvero stramba, si era sempre detta.
Ma quel giorno riusciva a percepire tutto ciò che la circondava dando più importanza ai dettagli. Come, ad esempio: non si era mai accorta della piccola crepa del soffitto nella sua stanza, era piccola e innocua, nessuno l’aveva mai vista, se ne stava nascosta nell’angolo del muro, sperando che qualcuno la venisse ad aggiustare.
Diede le spalle alla finestra ed osservò la sua camera: era un disastro come sempre, questa volta Selena l’avrebbe uccisa sul serio.
La scrivania vicino alla porta nemmeno si vedeva più, il letto ancora disfatto, vestiti da tutte le parti e sul pavimento fogli sparsi ovunque.
Ne raccolse uno e lo lesse, un grandissimo sorriso le si disegnò sul viso. Sapeva già cosa c’era scritto.
Rilesse un'altra volta le parole che ormai sapeva a memoria, poi scese per fare colazione.
Era ancora in pigiama e quando sua madre la vide esclamò: < Oh mio Dio, tesoro ma non ti sei ancora vestita? >
Miley si versò del caffè nella sua tazza con i cagnolini, quella che usava ormai da quando aveva cinque anni.
< Mamma, la cerimonia inizia alle dieci. Sono solo le otto del mattino, ringrazia il cielo che mi sono già svegliata! > le disse le figlia, mentre si scottava il labbro con il caffè bollente.
La madre la guardò, i suoi occhi esprimevano gioia ma anche tristezza.
Non ci poteva credere: la sua bambina era cresciuta, così la strinse a sé e disse < Non pensavo che questo giorno sarebbe arrivato così presto! >
< Nemmeno io, mamma > le rispose Miley, stringendosi più forte a lei.
Quel giorno era l’ultimo che avrebbe passato da ragazza, da quel giorno iniziava il suo viaggio e sentirsi stringere dall’abbraccio caloroso di sua madre le ricordò che presto le sarebbe mancato quel suo essere bambina.
Ma non rimpianse la decisione che aveva preso.
Il momento venne interrotto però dal suono del campanello.
Miley si staccò da sua madre e corse ad aprire, senza dovere chiedere chi fosse. Lo sapeva benissimo.
< Ciao, Sele > la salutò, bevendo l’ultimo sorso di caffè.
L’amica la squadrò da capo a piede, poi le rivolse uno sguardo di rimprovero < Cosa ci fai ancora in pigiama?! > chiese quasi mettendosi a gridare.
< Ma perché mi fate tutti la stessa domanda stamattina?> disse Miley spazientita.
In fondo mancavano ancora due ore, di tempo ce n’era.
Selena la spinse dentro e la indirizzò verso le scale, rivolse un saluto ai signori Cyrus, poi ricominciò a sgridare la loro figlia.
< Tra mezz’ora arrivano la parrucchiera e la truccatrice, non vorrai mica presentarti così?! >
Miley alzò gli occhi al cielo, non è mica colpa mia se non sono tutti puntuali come te Selena, pensò.
Selena era già vestita di tutto punto, quel vestito le stava davvero bene, il corpetto aderiva perfettamente al suo busto, evidenziando il fisico da dea greca, mentre dai fianchi cadeva morbido sulle gambe, coprendole fino al ginocchio. Era di un azzurro chiarissimo, abbinato alla rosa fatta a braccialetto che aveva comprato per tutte le damigelle.
Entrate in camera da letto, Selena indugiò sull’entrata guardando sbalordita la camera.
< È passato un uragano e io non me ne sono accorta? > chiese.
Miley rise alla battuta e si lasciò sbattere nel bagno della sua stanza.
< Ok, io pulisco questo casino, tu lavati e renditi presentabile. Non vorrai mica sposarti in pigiama? >
Mi sposo! pensò Miley.
Sì, lo sapeva. Sapeva cosa Nick le aveva chiesto pochi mesi prima e sapeva anche che era stata felicissima di accettare, senza troppi dubbi.
Però ora era reale, tra meno di poche ore non sarebbe stata più la signorina Cyrus, sarebbe diventata la signora Jonas.
Con un mezzo sorriso pensò che poi quel nome non le stava tanto male.
Si lavò e mentre si stava infilando i pantaloni della tuta per uscire dal bagno, qualcuno bussò alla porta.
Sentii Selena urlare < Se sei Nick evapora, la sposa la vedi all’altare >
< Non ti preoccupare, ho già pensato io allo sposo ficcanaso > esclamò la persona fuori dalla stanza.
A Miley caddero i pantaloni dalle mani e a giudicare dal rumore che aveva appena sentito, Selena doveva avere appena rotto qualcosa.
Ma ora non importava, avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
Una voce che era stata lontana per ben due anni.
Si dimenticò dei pantaloni ed uscii dal bagno in mutande, corse alla porta, seguita da Selena e l’aprii.
Entrambe si buttarono addosso a Demi e caddero per terra, ridendo fino a piangere.
< Ragazze state bene? > chiese la madre di Miley, che aveva sentito il tonfo dal piano di sotto.
< Tutto bene mamma! > rispose Miley, mentre si alzava dolorante da terra.
< Ragazze se questi sono gli effetti della mia lontananza, non partirò mai più > disse Demi, tenendosi una mano sulla schiena che aveva appena preso una botta allucinante.
< Bentornata a casa > le risposero le amiche, abbracciandola ancora.
Quando entrarono nella stanza, Selena e Demi aiutarono Miley ad infilarsi il vestito da cerimonia, poi si sdraiarono tutte e tre sul letto, il vestito di lei che occupava gran parte dello spazio.
Così Demi si mise a raccontare di Londra, di tutto quello che aveva fatto, scoperto e imparato. Di come fosse un mondo totalmente diverso dal loro e di quanto il sole del Texas le fosse mancato.
Miley si mise a giocherellare con un lembo del suo ampio vestito, come quello delle damigelle, aveva un corpetto stretto, senza spalline, che poi dalla vita scendeva morbido con molte balze e drappeggi ma il velo era ancora nell’armadio, lo avrebbe messo dopo.
< Demi, come vanno le cose con... > sospirò < con Joe? > chiese Selena.
Il sorriso di Demi si rabbuiò, sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, però sperava non così in fretta. Era maggio inoltrato e da quel Natale di Joe non ne aveva più saputo niente.
< Abbiamo saputo che è venuto da te, a Londra > disse Miley.
Demi osservò la stanza in cui aveva trascorso pomeriggi interi, per così tanti anni. Ora quei pomeriggi le sembravano così lontani, come se non fossero mai esistiti.
< Non c’è molto da dire. Mi ha detto che era tornato per me > cominciò < E io gli ho detto che sto con Chace >
Miley e Selena non aggiunsero nient’altro, Demi sapeva che una parte di loro non avrebbe mai accettato Chace perché sapevano che in fondo la cosa giusta era che lei e Joe stessero insieme.
Ma Joe aveva distrutto tutto.
< Ok, ora ti do il tuo vestito da damigella! > esclamò Miley, era il giorno del suo matrimonio e niente sarebbe andato storto. Le dispiaceva per Demi, ma quel giorno avrebbe dovuto sopportare la presenza di Joe.
Miley prese dall’armadio un vestito identico a quello di Selena ma lilla e lo diede a Demi, lei lo prese e andò in bagno a cambiarsi.
Quando uscii illuminava bellezza da ogni parte del corpo, era davvero stupenda.
Il campanello suonò un'altra volta e la madre di Miley urlò < Amore, sono arrivate la parrucchiera e la truccatrice! >
Quella giornata sarebbe stata stupenda e niente sarebbe andato storto.
 
Demi era entrata molte volte nella chiesa di Dallas, l’ultima volta per il funerale del padre e quei giorni così tristi ormai erano lontani anni luce. Pensare che appartenevano a due anni prima.
Non era cambiato nulla, la chiesa era rimasta perfettamente identica a come se la ricordava, ma in quell’esatto momento sperò che la navata che portava all’altare fosse più lunga.
Nel periodo in cui era rimasta a Londra aveva fatto in modo di cambiare la sua immagine, non perché volesse togliersi il marchio della Disney di dosso, ma perché si sentiva pronta ad andare per la sua strada senza favoritismi o polemiche.
Così aveva lasciato che solo i suoi amici la chiamassero Demi, mentre al lavoro preferiva essere chiamata con il suo nome esteso.
Si, lo odiava quel nome, ma era ben decisa a sostenere quell’immagine, le dava un aria più professionale e in qualche modo le permetteva di essere una persona matura e responsabile mentre stava nei panni di Demetria.
Mentre Demi era la sua vita, la sua persona, il suo essere una donna che è appena entrata nel mondo e che vuole imparare a giocare a modo proprio.
Dopo la rottura con Joe e tutti i gossip che la loro storia si era portata dietro, si era ripromessa che Demetria sarebbe stata la faccia che avrebbe presentato ai giornalisti e al lavoro, lasciando da parte la vita sentimentale e rispondendo a domande sulla sua vita privata con uno schietto: sono qui per parlare del mio lavoro, non di me.
Prima che lei e Selena facessero il loro ingresso come damigelle, Demi si era affacciata al portone della chiesa e il suo sguardo vigile, setacciando gli invitati, si era posato sulla persona che meno avrebbe voluto vedere.
Joe stava in piedi, vicino agli scalini che portavano all’altare insieme a Kevin. I due fratelli parlavano con Nick, cercando di tranquillizzarlo prima che gli venisse un attacco cardiaco.
Demi si era ritratta subito, si era appoggiata al portone esterno della chiesa e aveva tirato un respiro profondo.
All’improvviso il corpetto del vestito che portava le sembrò più stesso e si sentii soffocare.
Selena le mise una mano sulla spalla e le disse che sarebbe andato tutto bene, Demi non ci credeva molto.
Quando Miley arrivò, l’aiuto fotografo le mise lo strascico del vestito a posto, mentre il fotografo fece segno al prete di dare inizio alla marcia nuziale.
Demi tirò un respiro profondo e dopo un sorriso rassicurante di Miley e Selena, entrò nella chiesa, seguita dalla seconda.
Il fotografo le passò un bouquet di fiori di lillà, abbinati al suo vestito.
Mentre attraversava la navata della chiesa pensò che se prima avesse desiderato che quella fosse più lunga, ora avrebbe desiderato che fosse più corta.
Tutti gli occhi erano puntati su lei e Selena, in attesa della sposa.
Ma sentiva su di lei, anche se non ebbe il coraggio di alzare gli occhi per confermarlo, lo sguardo di due occhi marroni, che appartenevano al più giovane dei testimoni dello sposo.
Quando finalmente arrivò ai gradini vicino all’altare, lei e Selena si posizionarono dal lato opposto rispetto a Joe e Kevin.
Demi per prendere tempo lanciò un sorriso a Nick, che la ricambiò con uno agitato, poi lei si voltò e fissò un punto vuoto tra Joe e Kevin e fece un cenno di saluto.
Durante la cerimonia cercò di tenere il più possibile gli occhi incollati sui due sposi, mentre cercava di resistere al richiamo degli occhi di Joe che cercavano i propri.
Quando la cerimonia finii fu una delle prime ad uscire dalla chiesa, fece le foto ma appena il fotografo si allontanava lei faceva lo stesso, andando a salutare chiunque conoscesse.
Durante il pranzo, lei e Selena finirono nel tavolo degli amici.
Demi ringraziò Miley per quel gesto, visto che i due testimoni facevano parte della famiglia ed erano seduti ai lati del tavolo con gli sposi.
Il tremolio che l’aveva accompagnata per tutta la mattinata iniziò a calmarsi quando iniziarono le portate, stare con Selena e alcuni vecchi amici la tranquillizzava. Anche se non conosceva tutte le persone che erano sedute al tavolo con lei, in particolare una che però aveva un aspetto vagamente famigliare e che stava molto appiccicato a Selena, la quale non ne sembrava molto dispiaciuta.
< Demi > la richiamò l’amica < Vorrei presentarti una persona> poi indicò il ragazzo di prima < Lui è Logan Lerman>
Ma certo! Ecco dove lo aveva visto, è un attore! Si disse.
Così Demi iniziò a conoscere meglio Logan, era un ragazzo davvero simpatico, molto dolce e anche molto carino. Quando però Logan si alzò per rispondere ad una telefonata, Demi si avvicinò a Selena.
< Sputa il rospo! > esclamò.
< Ma che rospo, Demi? Non c’è niente da dire > rispose Selena sulla difensiva, ma di certo non gliela dava mica a bere.
< Sarai anche una brava attrice, ma non sai mentire Sele > l’apostrofò allora Demi e Selena non riuscii a trattenere un enorme sorriso ed arrossii.
< Ah, ti ho colta in fallo la mia civetta fanfarona! >
< Okay lo ammetto, Logan mi piace. È così dolce e adoro passare il tempo con lui, ma non lo so...non riesco a capire se sia lo stesso per lui > ammise Selena.
< Bè da quanto ho visto, secondo me gli piaci molto > la rassicurò Demi.
< Staremo a vedere > concluse l’altra.
 
Alle otto di sera dovevano ancora servire la torta, ma i camerieri fecero pausa per lasciare che gli sposi e gli invitati dessero inizio alle danze.
Demi non apprezzò molto quel piano, visto che aveva pensato di sgattaiolare via dopo la torta, per evitare appunto le danze.
Nick e Miley volteggiavano in mezzo alla pista da ballo, felici come due bambini e più innamorati che mai. Demi aveva sempre saputo che alla fine quei due si sarebbero sposati, lo sapeva da quando li aveva visti per la prima volta uscire insieme come amici e già litigavano come una vecchia coppia si sposi.
Poco dopo altra gente li aveva raggiunti e si era messa a ballare, tra cui una Selena con lo sguardo sognante mentre Logan le cingeva la vita e la stringeva a sé.
Un quadretto molto commuovente.
Si avvicinò al tavolo dove servivano le bevande e prese un bicchiere di vino bianco.
Non che fosse diventata un’alcolizzata, ma per tirare alla fine di quella lunga giornata aveva bisogno di bere un goccino.
Non poteva succederle niente, no?
< Adesso ti piace bere? > chiese una voce alle sue spalle.
Tutto eccetto questo!
Demi rimase di sasso e senza voltarsi a guardare la persona che aveva dietro, appoggiò il bicchiere ancora pieno sul tavolo.
< Bel matrimonio, non trovi? > chiese Joe, che ancora non si era arreso.
La ragazza prese un respiro profondo e mettendosi sul viso l’espressione più neutrale che riuscii a trovare, si voltò, appoggiandosi al tavolo.
< È stata una lunga giornata > disse infine.
Joe vedendo che Demi non lo stava guardando negli occhi, ma stava fissando la pista da ballo, la imitò, appoggiandosi al tavolo, al suo fianco.
Dopo qualche minuto di silenzio, Joe indicò il collo nudo di Demi e disse < Vedo che l’hai tenuto >
Lei non ebbe bisogno di abbassare lo sguardo per capire di che stesse parlando, lo sapeva benissimo.
Quando era partita per Londra, aveva appeso ad una catenina d’oro bianco l’anello della purezza di Joe.
< Come tu hai tenuto il mio > commentò Demi, indicando la mano sinistra di Joe, che portava all’anulare l’anello della purezza che si erano scambiati.
Joe annuii sommessamente < Chace non dice niente? >
< Che cosa dovrebbe dire? >
Joe annui di nuovo, quasi non riusciva a credere che loro due stessero parlando come due estranei.
Altro momento di silenzio, che venne interrotto quando alla fine della canzone che riecheggiava per la sala, si sostituii una canzone molto famigliare per Joe e Demi.
Joe aveva visto suo fratello, Nick, avvicinarsi al musicista del locale e sussurragli nell’orecchio qualcosa.
Ma pensava che non sarebbe mai arrivato a quel punto.
Le prime note della canzone With Me dei Sum41 riecheggiarono nel salone, era la loro canzone. La canzone che Joe aveva dedicato a Demi molto tempo prima, quando le aveva detto di amarla.
Demi fece per andarsene ma Joe le afferrò una mano.
< Ti prego > implorò, stringendo più forte la stretta sulla mano della ragazza, ma senza farle male.
Demi indugiò sulla risposta, una parte di lei, quella fedele a Chace, le diceva di non accettare mentre l’altra, quella masochista, insana e ancora terribilmente innamorata della persona che si ritrovava davanti, la supplicava di accettare.
Ma non fece in  tempo a prendere una decisione che si ritrovò, senza volerlo, al centro della pista. Sentiva le braccia di Joe attorno alla sua vita e le sue mani istintivamente si intrecciarono al collo del ragazzo.
Non era giusto, Joe non le poteva fare questo. La sua vicinanza, la sua stretta e il profumo del ragazzo le stavano annebbiando la mente, era priva di difese.
E poi quella canzone, era stata il simbolo della loro amicizia e del loro amore. La situazione non era delle migliori, Demi sentiva che non avrebbe potuto resistere a Joe.
Vorrei che questo momento non finisse mai, dove tutto è niente senza di te.
Le parole di quella canzone la fecero pensare a tanti anni fa, quando lei e Joe si erano appena conosciuti e a tutte le vicende che avevano vissuto insieme.
Mille ricordi le riaffiorarono alla mente. Si ricordò delle risate durante le riprese di Camp Rock, di quanto avesse sempre ammirato Joe e di come, piano piano, con gli anni il suo amore per lui fosse cresciuto incessantemente.
Aspetterò qui per sempre, solo per vedere il tuo sorriso. Perché è vero io sono niente senza di te.
Il giorno del  diciottesimo compleanno di Demi, Joe le aveva fatto trovare una piccola rosa rossa sul letto e un bracciale d’argento che portava una piastrina con scritte proprio quelle parole: io sono niente senza di te.
Per tutto questo tempo ho fatto degli errori, inciamperò e cadrò, ma credo alle parole che ti sto dicendo.
E quella sera di tanti anni fa, nell’appartamento dove Joe era andato a vivere con i suoi amici Garbo e Jack, si erano quasi baciati. Senza nemmeno accorgersene era arrivato IL  momento. Il momento che per troppo tempo Demi aveva sognato. Il momento prima del bacio. L’attesa. Quell’attesa che spesso è meglio del bacio stesso, dove cadono le ultime incertezze e le ultime difese. Ma Garbo e Jack che fino ad allora erano rimasti fuori dalla porta semichiusa ad ascoltare, erano irrotti involontariamente nella stanza e quando Demi se ne era andata, aveva sentito Joe rincorrere i suoi amici per tutta la casa, urlando come un pazzo e maledicendoli con parole di cui Demi, ancora oggi, non aveva il coraggio di ripetere.
Devi sapere che con tutto quello che è successo, non voglio che tutto questo vada in fumo.
< Quanto resterai? > chiese Joe, dopo un lungo momento di silenzio.
< Fino alla fine di giugno > rispose Demi.
< E Chace? >
< Joe, smettila > ribatté acida lei.
< Non lo chiedo per interessi personali, voglio solo sapere che fine ha fatto il tuo ragazzo > si difese lui. O se lo è ancora, aggiunse nella sua mente.
Queste parole sono il mio cuore e la mia anima. E terrò stretto questo momento, mentre il mio cuore sanguina per dimostrartelo.
Demi scosse la testa rassegnata < Mi raggiungerà la settimana prima del mio rientro a Londra, poi torneremo insieme >
< Ah, ok > commentò lui, non ancora pronto a darsi per vinto.
Joe prese un respiro profondo e avvicinando il corpo della ragazza al suo, sussurrò < Mi sei mancata, Demi >
Cercando di evitare di infossare la sua testa nella spalla di Joe, come un tempo era solita fare, Demi voltò il viso e cercò di tenerlo più distante dal petto del ragazzo che però le sfiorava la guancia.
< Joe, basta > disse, ma non in tono severo, una parte di lei in realtà non voleva affatto che smettesse.
< Demi, ascoltami > iniziò lui, stringendola ancora più forte, in modo che la testa di lei aderisse definitivamente al suo petto.
E non permetterò che tutto questo vada in fumo.
Ora non ballavano più, Joe la teneva abbracciata e se anche Demi avesse provato a dimenarsi, non si sarebbe liberata della sua stretta.
Così rimasero fermi in mezzo alla pista da ballo.
Pensieri letti e non detti da  sempre e sai, ci sono pezzi di ricordi che sono caduti sul pavimento.
< Mi dispiace di averti ferito, di averti delusa, di avere preso la decisione sbagliata. Ma in quel momento pensavo fosse davvero la cosa giusta da fare >
In quel momento nella mente di Demi risuonarono le parole della canzone di Miley.
“Ciò di cui ora ho più bisogno, sono le tue sincere scuse.
Se me le dirai io ci crederò.
Se me le scriverai io le cancellerò. ”
E in quel momento realizzò quanto quelle tre frasi esprimessero ciò che nessuno dei due era riuscito a capire.
Demi desiderava le scuse sincere di Joe, lui gliele aveva scritte nella lettera che Dallas le aveva dato e Demi aveva lasciato che quella lettera venisse seppellita dalla polvere.
Ora Joe gliele stava dicendo a voce, le avrebbe accettate?
So quel che ho fatto e come l’ho fatto ma non permetterò che tutto questo vada in fumo.
< Non ti sto chiedendo di tornare da me, ora la tua vita è nelle mani di un'altra persona e spero che ti possa dare tutto quello che io non ho potuto donarti >
Demi alzò il viso e per la prima volta dopo mesi lo guardò negli occhi. Quasi aveva dimenticato di come fosse facile per lei perdersi nella profondità di quel ragazzo.
< Voglio solo tornare a fare parte della tua vita, voglio tornare ad essere tuo amico, se ancora mi è possibile >
Demi non rispose.
< Accetti le mie scuse? > chiese Joe impaziente.
La ragazza sospirò, poi fece un piccolo sorriso e disse < Sì, le accetto. Ma per il discorso dell’amicizia dovrai aspettare ancora un po’ >
Perché è vero, io non sono niente senza di te.
< Aspetterò tutto il tempo che sarà necessario. Aspetterò>
Vorrei che questo momento non finisse mai.
Joe avvicinò le labbra all’orecchio della ragazza e in un sussurro, aggiunse < Ti aspetterò >
Dove tutto è niente, senza di te


Grazie mille per tutti i vostri fantastici commenti! Il bello della storia inizia adesso, quindi non smettere di leggere e di recensire. Ancora grazie infinite!
Un bacione, Mara.

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Capitolo 8
*** Cap.7: Ti Farai Ammazzare ***


Capitolo 7: "Ti Farai Ammazzare"


 

A Demi era rimasto un mese da passare a Dallas, un mese senza il supporto di Miley che era partita per la sua luna di miele con Nick, un mese a cercare di sopravvivere alla presenza di Joe.
Così decise di tenersi il più possibile occupata, riuscii a trovare un po’ di distrazione andando ogni giorno al ranch della sua amica Sophie, dove aveva lasciato il cavallo che suo padre le aveva regalato da bambina.
Si chiamava Asso, era di colore marrone cioccolato, alto con le gambe lunghe e sottili. Un ottimo saltatore.
Demi riprese gli allenamenti al salto ad ostacoli che aveva sospeso per lungo tempo, dopo la partenza per Londra.
Tornare in sella fu come imparare nuovamente a camminare, difficile ma stupefacente al tempo stesso.
Le prime settimane furono davvero divertenti, contando che di Joe non se ne vedeva l’ombra, visto che nessuno sapeva dove lei si trovasse.
O meglio, tutto andò così finché un giorno, mentre portava Asso nel recinto per l’allenamento, non arrivò un camion.
Demi si fermò, legò Asso al palo del recinto e andò ad accogliere il visitatore.
Quando questo scese la prima cosa che la ragazza pensò fu: non è possibile!
Joe era saltato fuori dal camion con un sorriso beffardo sul viso, vestito con jeans, camicia a quadri, cappello da cowboy e stivali abbinati.
< Ehi, Demi! > la salutò, togliendosi il cappello.
La ragazza provò ad aprire la bocca ma non ne uscii alcun suono, era scioccata.
Cosa diavolo ci faceva lì? E perché era vestito in quel modo?
In quel momento scese un uomo dal camion, che prima Demi non aveva notano.
< Signor Jonas veda di sbrigarsi a portare via quella specie di mostro che scalcia come un ossesso nel mio rimorchio. Voglio quella bestia fuori di lì. Ora > l’uomo era davvero molto arrabbiato.
Un momento. Mostro? Cosa diavolo aveva in mente di fare quel ragazzo?
< M-mostro? > chiese Demi incredula.
< Volevo farti vedere una cosa > disse Joe, invitandola a seguirlo sul retro del furgone. Demi si lasciò trascinare, non riuscendo a togliersi l’espressione da ebete che aveva sul viso.
Joe aiutò l’uomo ad aprire il portellone del rimorchio e quando questo si aprii, Demi si ritrovò di fronte il cavallo più bello e spaventoso che avesse mai visto.
Era altissimo e i suoi occhi roteavano selvaggi, neri anch’essi come il manto color ebano. Scalciava e nitriva come un pazzo, cercando di mordere le corde con cui era stato legato.
< Spero proprio che tu sappia quello che fai > disse il proprietario del camion a Joe, rimasto scioccato come Demi alla vista di quella creatura infernale.
< Certo che lo so > rispose sicuro il ragazzo, che invece osservava fiero il suo destriero.
< Joe? Ma cos’hai comprato? > esclamò Demi.
< Lo fai scendere tu, amico > disse l’uomo a Joe < Io quel coso non lo tocco >
Senza la minima esitazione Joe salì sul rimorchio e si avvicinò al cavallo che non la smetteva di dimenarsi.
< Joe sei sicuro che sia una buona idea? >  chiese Demi preoccupata.
Ma il ragazzo non le diede retta, afferrò con cautela la corda che teneva fermo il cavallo, mentre con l’altra si avvicinò per toccarlo. Ma la bestia si ritrasse e cercò di mordergli la mano, così Joe iniziò a sussurragli delle parole che Demi non riuscii a sentire e dopo qualche minuto il cavallo si calmò e si lasciò toccare.
Così il cavallo infernale si lasciò sciogliere le corde e accettò di farsi mettere le briglie, per poi seguire Joe fuori dal rimorchio.
Dopo aver pagato il camionista, Joe aveva portato il cavallo nelle stalle e lo aveva messo nel box affianco a quello di Asso.
Il box del cavallo infernale aveva un’etichetta con il nome che Joe aveva dato all’animale.
SatanAsso.
Ahah, ma che spiritoso.
< Voglio che stiano vicini > disse Joe ad una Demi molto irritata.
< Joe, vuoi dirmi cosa diavolo ti è venuto in mente? > esclamò la ragazza.
< Pensavo a come passare del tempo insieme e visto che ultimamente stai trascorrendo tutte le tue giornate qui, ho pensato che fosse carino condividere qualcosa. Un’attività > fece spallucce Joe, mentre cercava di accarezzare SatanAsso che però non apprezzava molto quel gesto e tentava di morderlo.
< Ma se non sai nemmeno come si sale su una sella, come pensi di salire su un’animale così? Vuoi ucciderti per caso? > sbottò Demi.
< Bè puoi insegnarmi e magari, visto che tra qualche settimana c’è la gara di salto ad ostacoli... >
< Non azzardarti a partecipare alla gara, è troppo importante per me! Come faccio a concentrarmi se tu sali su quel cavallo rischiando di romperti l’osso del collo?! >
< Lo so che è un cavallo complicato, ma vedi su internet c’era scritto che è stato maltrattato e... >
< Aspetta > lo fermò Demi < Hai comprato un cavallo su internet? >
Joe le sorrise.
< Oh mio Dio! Ma sei impazzito, davvero! >
< Senti Demi, io so quello che facevi prima qui. Non saltavi solo gli ostacoli, aiutavi i cavalli. Tu sei l’unica che può aiutare SatanAsso >
Joe aveva ragione, ma erano passati tanti anni. Prima di diventare famosa, Demi aiutava i cavalli che avevano subito dei traumi a tornare alla normalità. Ricordava che una volta aveva risolto un caso come quello di SatanAsso, un cavallo che era stato maltrattato non riusciva più ad essere toccato dalle persone e lei era riuscita a guarirlo.
< Demi, ti prego. Aiutalo > la implorò Joe.
Demi guardò il cavallo, dietro la cattiveria e quegli occhi da cavallo pazzo, ora riusciva a vedere solo paura.
La paura dell’uomo.
< Va bene, lo aiuterò > si arrese Demi.
< Grazie, grazie > Joe fece per abbracciarla ma lei fece un passo in dietro < Lo faccio solo per il cavallo > mise in chiaro.
< Certo, ovvio > rispose Joe.
No, era una cosa assurda. Non poteva essere vero.
In quel momento la proprietaria del ranch, Sophie, fece irruzione nella stalla < Ah, ecco il nuovo arrivato > disse avvicinandosi al box del cavallo di Joe.
< Wao, ti piacciono i cavalli complicati > osservò, quando Satanasso riprese a tirare calci.
< Bè credo che i cavalli, come le persone, siano piuttosto noiosi, se totalmente domati. Preferisco di gran lunga qualche capriccio > rispose Joe.
Oh ma per favore!
Joe la doveva smettere! Si sarebbe fatto ammazzare.
< Il vecchio proprietario era uno che ci andava giù pesante con la frusta, deve avere avuto una storia molto travagliata >
< Allora sei nel posto giusto > disse Sophia < Demi sa trattare benissimo cavalli come lui >
Già ma prima di allora nessun cavallo aveva provato ad ucciderla.
Sophia li lasciò soli per andare a preparare i documenti di pagamento per Joe.
< Allora, cominciamo? > chiese impaziente il cavallerizzo alla prime armi.
< Non vorrai cavalcarlo, vero? > chiese Demi impettita.
< Non è quello che si fa di solito con i cavalli? >
< Se prima si lasciano sellare e credo proprio che questo non ne sarà felice >
Così ci misero un po’ prima di portare Satanasso nel recinto e quando ci riuscirono, Demi iniziò a lavorare.
Satanasso doveva imparare ad avere fiducia in Joe e bè...probabilmente avrebbe dovuto impararlo anche lei.
Dopo lunghi tentativi Joe riuscii a fare calmare il cavallo e anche a riuscire ad avvicinarsi senza finire gambe all’aria. Il trucco era molto semplice: zuccherini. Nessun cavallo, docile o selvaggio, poteva resistere al richiamo dello zucchero. Così ogni volta che Joe si avvicinava e Satanasso si lasciava accarezzare, uno zuccherino.
I giorni passarono e quando le cose iniziarono a migliorare, Demi decise di fare la prova della sella.
Prima insegnò a Joe a sellare un cavallo “normale” e poi provarono con Satanasso.
I primi tentativi non furono un successo, finché, qualche settimana dopo a Demi non venne un lampo di genio.
Con suo dispiacere Satanasso aveva fatto amicizia con il suo cavallo, Asso. Un pomeriggio Demi portò il cavallo di Joe nello stesso recinto di Asso. Lei sellò il suo cavallo mentre Joe costringeva Satanasso a osservare la scena, doveva capire che se Asso si lasciava sellare, poteva farlo anche lui. Poi fu il turno del ragazzo, che dopo qualche resistenza da parte del cavallo, riuscii a sellarlo.
Quando Demi disse che per quel giorno poteva bastare, Joe decise di disobbedire alla sua insegnante.
< No, voglio cavalcarlo > sentenziò.
Demi era già fuori dal recinto e lo guardava attonita < Smettila di dire cavolate, esci da lì >
Joe diede un ultimo zuccherino a Satanasso poi, cautamente, infilò un piede nella staffa.
< Ti farai ammazzare > disse Demi scuotendo la testa.
Senza ulteriori esitazioni, Joe fece forza sulle braccia e con la stessa facilità con cui schioccava due dita delle mani, balzò sul cavallo. L’animale nitrì e s’imbizzarrì ma Joe rimase in sella. Nell’arco di pochi istanti, lo piegò al suo volere e i due, il pazzo e il cavallo infernale, si avviarono lungo il recinto per una breve e misurata passeggiata.
A ogni passo il cavallo si alzava sulle zampe posteriori e agitava il muso tentando di mordere le gambe del suo cavallerizzo. Ma i due riuscirono a mantenere un’andatura stabile, anche se nervosa.
< Saremo in grado di saltare in men che non si dica > esclamò Joe ridendo.
Ce l’aveva fatta. Era riuscito a domare l’animale più minaccioso che Demi avesse mai visto. Ma la sensazione di sollievo svanì poco dopo, quando la ragazza realizzò cosa questo implicasse per lei.
Ora non doveva più solo preoccuparsi di prepararsi al meglio per la gara, ma anche che avrebbe avuto un cavallerizzo pazzo quasi quanto il suo cavallo come avversari!
Joe accompagnò Satanasso al trotto. Poi al piccolo galoppo. Era una via di mezzo tra una danza e una zuffa.
< Wow > esclamò Sophia che aveva appena raggiunto Demi e osservava il ragazzo con sorpresa < Joe deve avere dei poteri magici. Ero sicura che non ne sarebbe uscito vivo >
< Dagli tempo > disse Demi  < Aspetta e vedrai. Prima o poi si farà ammazzare >



Saaalve :D Allora diciamo che ho voluto elogiare la mia passione per l'equitazione e devo ammettere che mi sono venute proprio delle belle idee per articolare questa mia storia, credo che ci sarà da divertirsi xD Ve lo immaginate Joe come cavallerizzo?? Ahahah, a me viene da ridere! So che questa storia non ha successo come 'Ritorno a New York' ma mi piacerebbe continuare a pubblicare i capitoli...finchè qualcuno li legge!
Un bacione, commentate numerose!
Sonny

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Capitolo 9
*** AVVISO IMPORTANTISSIMO! ***


Ciao Ragazze,

Con una grandissima tristezza nel cuore vi avviso che, per un periodo di tempo indefinito, non potrò più aggiornare nessuna delle mie storie.
Purtoppo il mio computer si è rotto ed è irreparabile. La buona notizia è che sono riuscita a recuperare i file contenenti le mie due storie: 'Ritorno a New York' e 'like I did Before the Storm'.
Ora vi scrivo dal pc di lavoro di mio padre che non avrò mai a disposizione nei prossimi giorni...Per leggere i nuovi capitoli quindi prevedo che dovrete aspettare fino a Natale, perchè probabilmente i miei mi regaleranno un portatile nuovo.
Mi dispiace davvero tantissimo, vi chiedo scusa in ginocchio, non so che altro fare! Già mi sembra un miracolo non avere perso tutti i capitoli che ho scritto, ma di più non posso proprio fare niente.
Vi chiedo ancora scusa, scusa, scusa!
Mi dispiace farvi aspettare così tanto, ma prometto che non appena potrò aggiornare ancora vi posterò tutti i capitoli che vorrete! Se avrò già finito la storia ve li posterò tutti in un solo pomeriggio se volete!

Chiedo ancora scusa, spero che nel frattempo non vi dimentichiate di me e delle mie storie...

Vi Voglio Bene
Un Bacione

Sonny

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