Roller coaster - Montagne russe...

di Flaqui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** How I meet them.. ***
Capitolo 3: *** If something can be wrong... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo

 

Avete presente tutte quelle storie su adolescenti frustate, con problemi familiari, amori non corrisposti e sogni di fama e gloria? Ce li avete presente, si?
Bene, ora scordateveli.
Mi chiamo Estefania Elordi Rinaldi ho diciassette anni e la mia vita è perfetta.
Sono una normalissima ragazza di Buenos Aires, mi piace la moda, vado piuttosto bene a scuola, sono una cheerleader e ho un ragazzo fantastico.
Direi in generale che sono una ragazza ragionevole, con i piedi per terra, una che non si perde in un bicchiere d’acqua.
Il mio unico, piccolo, difetto?
Io credo nel destino.
Con questo non dico che esistano davvero cose come la sfortuna e la fortuna, io non sono superstiziosa, ma dico solo che alle volte, prendersela con il destino è molto più facile che ammettere le proprie debolezze.
Dopotutto come dice quel genio di Murphy, se qualcosa può andare male, lo farà.

Mi chiamo Estefani Elordi Rinaldi, ho diaciassette anni e la mia vita è perfetta.
O almeno lo era fino a che non ho conosciuto Melody Paz.




Piccolo Angolo Buio dell'Autrice (IMPORTANTE!!!)

Per farmi perdonare dopo la lunga, lunga assenza ecco il prologo della mia nuova ff..
Non è nulla di che, ma spero comunque che possa piacervi..
Ringraziamento speciale a chi legge le mie storie (leggi sopporta i miei isterici pazzi sproloqui)
Grazie mille, davvero..
Io non sono una persona che ama mostrare i propri sentimenti ma sono davvero felice di essere qui con voi dopo così tanto tempo e sopratutto con persone che ormai ho imparato ad apprezzare e ad amare...
Grazie per tutto quello che fate per me..
Ogni recensione, commento, suggerimento, critica.. è davvero importante per me..
Grazie
Fra
P.S. sarò che in questo periodo mi sento davvero sulle montagne russe ma questa che doveva essere solo una piccola introduzione alla storia è diventata uno sproloquio senza fine..
Scusatemi

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Capitolo 2
*** How I meet them.. ***


1 – HOW I MEET THEM..

 
Era il primo maggio 2007 quello, avevo appena compiuto quattordici anni e mi apprestavo a frequentare il primo anno della scuola superiore. Io e la mia famiglia ci eravamo appena trasferiti dalla Spagna e ora avevamo comprato una bella casa nel centro di Buenos Aires.
Fu una mia scelta quella di frequentare il collegio Mandalay assiduamente. Volendo, per chi abitava vicino alla sede dell’istituto, c’era anche la possibilità di poter frequentare i corsi e poi tornare a casa.
Io però, un po’ perché i miei sembravano aver altro da fare che rimanere a casa con me e mia sorella, un po’ perché l’idea di restare sola con Mar mi uccideva, in parte anche perché non avevo mai perdonato i miei genitori per quel trasferimento, decisi di fare come molti altri e di occupare una delle stanze che il collegio metteva a disposizione.
Ricordo che il primo anno Mar era terrorizzata. Più piccola di me di qualche mese era una sorta di concentrato di spavalderia, strafottenza e pugni. Ma in quel momento, davanti al cancello della scuola che sarebbe diventata la nostra futura casa, si mise la mano davanti agli occhi e sussurrò –Dove diavolo siamo finite?-
Io ero elettrizzata, per la prima volta sarei vissuta da sola, indipendente da tutto e da tutti. Non ricordo giorno più felice.
Il Mandalay era una grande struttura che occupava un intera piazza, con tanto di palazzine per gli studenti più grandi, quegli degli ultimi anni e una residenza all’interno dove soggiornavano i professori e gli studenti più piccoli.
E fu in una di quelle stanze che io e Mar venimmo trasferite. La cosa bella del Mandalay erano i colori. Le pareti erano dipinte di rosso, blu, verde, giallo. Ti mettevano allegria. Sembrava che fosse scoppiato un arcobaleno lì dentro.
La mia coinquilina era Mar, mi ero fermamente opposta, insomma se dovevo sopportarla tanto vale che ce ne tornavamo a casa, così ci avevano spostato in stanze adiacenti, io con una ragazza, qualche mese e qualche centimetro più alta di me e Mar con una ragazzina dai lunghi capelli dorati.
La mia compagna di stanza era assolutamente odiosa. Jasmine Romero, così si chiamava, non era ricca ma era stata ammessa comunque per delle conoscenze importanti della madre. E con conoscenze intendo “conoscenze intime”.
La compagna di Mar invece si chiamava Lola, era la figlia del proprietario del collegio e come noi iniziava la scuola in quell’anno. Era simpatica, girava con il naso seppellito in riviste di moda e indossava solo abiti firmati.
Insomma, quale fu la conclusione finale?
Cambiammo stanza per la terza volta (la professoressa ci minacciò di morte se avessimo provato di nuovo a protestare sugli alloggi) e io mi sistemai con Lola.
Il mio terzo giorno di scuola conoscevo tutti quelli del mio anno e anche qualcuno del secondo. E fu proprio in quei primi giorni della mia nuova vita che conobbi quelle quattro persone che mi cambiarono completamente, scombussolando la mia vita. A quel tempo non potevo neanche prevedere quanti guai mi sarei potuta evitare.
Ramiro Ordonez, Simon Arrechavaleta, Thiago Bedoja Aguero e Ignazio Perez Alzamendi erano più grandi di me di un anno. In un primo momento, quando Lola mi aveva praticamente supplicato di accompagnarla a fare la loro conoscenza mi ero rifiutata.
Erano indubbiamente molto popolari, e anche se frequentavano solo il secondo, avevano molti amici del quarto o del quinto. A me stavano antipatici.
Si credevano chissà chi, con quelle loro facce da “io sono figo e tu no”, i loro capelli lunghi, la loro aria da sbruffoni e loro battutine pungenti. Erano entrati a far parte della squadra di rugby della scuola e, per quanto mi risultava, due di loro (Thiago e Nacho) avevano persino un loro fan club. Erano quelli che odiavo di più. Forse per il fatto che, credevano di potere tutto.
Simon era il più timido, così riservato da rifiutarsi di rivolgere la parola a qualcuno che non fosse un insegnante o uno dei suoi amici più stretti. In un primo momento, avevo scambiato la sua timidezza per presunzione. Cosa pensava? Che io fossi così al di sotto di lui da non potermi nemmeno rivolgere la parola?
L’unico che aveva il mio rispetto era Ordonez. Era una persona gentile, che ti chiedeva come stavi e poi ascoltava davvero la tua risposta. Mi piaceva.
Così, quando Lola, ignorando le mie proteste, mi afferrò per il braccio e trascinandomi di peso mi trasportò davanti a loro, comodamente stravaccati sulla panca della mensa, fu l’unico che salutai.
Il biondino mi sorrise, cordialmente, poi, come ad interpretare lo sguardo omicida di Lola, ci invitò a fermarci con loro. A questo punto fu il mio di sguardo omicida a trafiggerlo.
Quella settimana, soprattutto per colpa di Lola, passammo molto tempo insieme, ed imparai ad apprezzare anche Simon, ricredendomi su le mie precedenti affermazioni.
Ma Bedoja e Alzamendi erano odiosi. E idioti. Non li sopportavo ed ero sicura che mai, mai, neanche alla fine del mondo, avrei potuto essere loro amica.
Fu solo quando, tre mesi dopo l’inizio dell’anno scolastico, la preside convocò me e mia sorella nel suo ufficio, per comunicarci della morte di papà, che capii la vera natura di quei quattro.
Furono il mio bastone per quelle settimane che precedettero il funerale. Mar era troppo sconvolta per provare anche solo a consolarmi e si era chiusa in camera sua, rifiutandosi di uscire e di mangiare. Lola, aveva cercato in tutti i modi di farmi stare meglio, ma la sua incapacità di mostrare i suoi sentimenti non l’aiutava.
Così, quando, la sera dopo la tragica notizia, scoppiai a piangere nel bel mezzo della cena e l’intera scolaresca puntava i suoi occhi su di me, fui dannatamente felice di sentire l’abbraccio di Nacho, la mano di Rama sulla spalla, gli sguardi gentili di Simon e le bestemmie di Thiago che intimava a tutta la mensa di girarsi “Che cazzo avete da guardare voi?”.
Ora, nei tre anni successivi, mi chiesi molte volte perché avessi deciso di frequentarli. Probabilmente avrei potuto evitarmi molte cose.
Le notti insonni dopo gli innumerevoli film di paura che mi costrinsero a vedere. Le storie raccapriccianti sulle conquiste di Nacho, le visite al fan club di Thiago, dove un sacco di ragazzine mi uccidevano con lo sguardo, perché io avevo la possibilità di stare vicino al loro idolo, le continue crisi d’ansia di Simon che se ne usciva con domande che non stavano ne in cielo ne in terra (“Dovrei farmi la ceretta sul petto?”) e le strimpellate di prima mattina di Rama che si concludevano con una cuscinata di Nacho.
Forse se non avessi scelto di frequentarli ora sarei una normalissima ragazza, con una migliore amica e un diario segreto con i cuoricini (un po’ come quello di Jazmin che una volta io e Thiago abbiamo nascosto, godendo nel vederla urlare davanti a tutta la Sala Comune). Ma infondo non mi dispiace.
In fondo, se non avessi conosciuto quei quattro scapestrati, non sarei quella che sono ora.





ANGOLO AUTRICE

Ma ragazze mie quante recensioni solo per un piccolo prologo!
Grazie mille! Bhe, cosa posso dirvi..
In questo capitolo, come la persona a cui l'ho fatto leggere in anteprima mi ha fatto notare, non si capisce molto il rapporto di parentela fra Mar e Tefi.. all'inizio avevo pensato di metterlo in questo capitolo, poi ho deciso che era meglio rimandare per un motivo ben preciso che scoprirete solo in seguito..
Grazie mille a le 7 magnifiche persone che mi hanno recensito!
Non so come farei senza di voi!
Fra
P.S.Allora cosa mi raccontate di bello? Io oggi ho affrontato il primo giorno di scuola (e chi se ne frega? XD) e rischio il suicidio.. se non ci fossero i miei amici non so proprio come farei ad alzarmi dal letto la mattina..
E voi? Avete iniziato la scuola o appartenete a quella categoria di culati cronici (mio fratello) che iniziano la scuola il quindici?

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Capitolo 3
*** If something can be wrong... ***


IF SOMETHING CAN BE WRONG..

 
È una verità universalmente conosciuta quella che “se qualcosa può andare male, lo farà”. Seconda legge di Murphy, ma prima e più importante, secondo il mio modesto parere, è una delle poche cose di cui sono certo.
Ed è a questa frase che penso mentre osservo il grande strappo sul vestito bianco di Chanel che Tefi ha appena comparato. Bhe, diciamo che si è fatta regalare da Nacho. Che il mio amico fosse pasta modellabile nelle manine affusolate di Tefi questo lo sapevo già. Ma non si era mai spinto fino a comprarle un abito dal prezzo superiore a quello della mia casa.
Nacho e Tefi, non ostante gli innumerevoli pettegolezzi, le occhiatacce che le ragazzine del fan club (Perez Alzamendi nel cuore) riservano a lei, e ogni essere maschile dal terzo anno in su rivolgono a lui, non sono fidanzati.
Non posso giurare e mettere la mano sul fuoco sul fatto che fra loro non sia mai successo niente. Li abbiamo visti più e più volte scambiarsi effusioni poco consone all’ambiente scolastico sulle poltrone della Sala Comune, ma li abbiamo visti anche urlare come degli ossessi e schiaffeggiarsi a vicenda, e poi di nuovo mano nella mano e poi congratularsi l’uno con l’altro per le nuove conquiste.
In un certo senso il loro “essere liberi” rende tutto più facile. E ho visto coppie molto più unite di loro, praticamente appiccicate tutto il tempo, sgretolarsi davanti a sciocchezze che loro non considererebbero neanche.
Insomma, Tefi non si offende se Nacho sparisce con una ragazzina per un oretta buona e poi torna con dei segnacci rossi sul collo e Nacho non se la prende più di tanto se Tefi ritorna alle due con i capelli scompigliati e le labbra gonfie da dopo sbornia.
Hanno un rapporto particolare, libero, così diverso da quello tradizionale, che io stesso, che sono loro amico da così tanto tempo non posso definirlo a parole. So solo che, succeda quel che succeda, potranno sempre contare l’uno sull’altro, e anche se alla fine potrebbero lasciarsi per sempre, continuerebbero tranquillamente ad essere amici.
Ed è bello.
È bello poter vedere Tefi che con indosso il suo nuovo vestito bianco (“regalo del suo Nach”) sfila imperturbata davanti a tutta la Sala Comune, agitando la mano con le dita unite (“come Kate Middleton”) e sculettando con stile mentre circa metà della popolazione maschile è impegnata a fissarle le gambe e l’altra metà il sedere.
Simon accanto a me sbuffa, scocciato. È sempre stato quello più protettivo con Tefi, una sorta di sorellina minore, perciò, quando la vede fare l’ennesima piroetta e ammiccare nella nostra direzione (tecnicamente il vestito lo sta facendo vedere solo a noi, in pratica tutti ci fissano) la afferra per il gomito trascinandola sul divanetto.
-La finisci di fare la modella?- sbuffa –Tutti ti guardano il sedere-
-Non è colpa mia se ho un bel sedere, Saimon- Tefi ama sfotterlo con il suo nome pronunciato all’americana, ben sapendo che non lo sopporta, infatti lui, la spinge via.
Tefi scoppia a ridere, poi se la fila in camera e riappare qualche minuto dopo con il vestito in mano. lo fissa per un attimo, quasi con rimpianto, poi lo ripiega e lo infila con cura in un sacchetto nero. Infine me lo porge con aria soddisfatta.
-Cosa?- chiedo perplesso.
-Ehm.. sai quando ti ho detto che Nacho mi aveva regalato questo vestito?- deglutisce, nervosa. Thiago ridacchia, adora vederla in difficoltà, perché quando lo è significa che non gli darà addosso. –Bhe.. ehm.. ecco.. tecnicamente io non dovrei saperlo.. non.. non ancora almeno-
Simon aggrotta la fronte, poi improvvisamente scatta in piedi –Hai aperto il suo regalo di compleanno in anticipo?- esclama, mentre Tefi diventa rossa e abbassa lo sguardo colpevole. Credo che lo si possa interpretare come un si.
-Bhe, ma dai tanto il mio compleanno è domani! Che lo vedo ora che cosa vuoi che cambi?- Thiago scoppia a ridere, ma smette subito quando la brunetta gli lancia un cuscino sul naso. –Su dai ora lo rimettiamo a posto!-
-Rimettiamo?- chiedo io, e so già dove vuole andare a parare.
Tefi abbassa il capo per la seconda volta, poi piega leggermente la testa di lato e fa quel viso da cucciolo teneroso a cui proprio non riesco a resistere. –Ecco, io l’ho ru… preso in prestito dalla vostra stanza-
Con un enorme sospiro afferro la busta e seguito dai miei amici e, dopo aver ignorato Tefi che ci si butta addosso urlando “Vi amo luci della mia vita”, mi dirigo in camera mia.
Come sempre il disordine regna sovrano. I quattro letti sono ammassati fra di loro, e da come è decorato l’ambiente attorno ad essi è possibile distinguere di chi siano.
Il muro attorno al letto di Nacho è ricoperto da poster di belle ragazze in bikini, poster che tendono a scomparire quando ci sono i soliti controlli dei professori, sul comodino di Thiago spicca la coppa che ha vinto a non so quale torneo di non so quale sport, sul letto di Simon ci sono un paio di racchette da tennis e una scarpa da ginnastica. Il pavimento è ricoperto di ogni genere di rifiuto, cartoni della pizza, indumenti, calzini spaiati e ogni qualsivoglia oggetto esistente. Il mio angolo della stanza è quello più ordinato. Il letto è fatto e sul comodino sgombro è presente solo una grande foto di noi ragazzi.
È stata scattata l’anno prima. Thiago è vicino a Jasmine e a Mar, io sono accanto alla piccoletta e affianco a me c’è Simon. Infine accovacciati per terra ci sono Tefi, Nacho e Lola.
-Io non capisco come si possano spendere così tanti soldi per un vestito- esclama Simon, aprendo la busta e estraendo di nuovo il vestito –Insomma è solo un pezzo di stoffa con qualche cucitura-
-Andiamo Sim- Thiago glielo prende di mano e inizia a giocherellarci –Probabilmente è cucito davvero bene per essere così costoso-
Come voler confermare la sua teoria assesta un poderoso strattone al tessuto bianco. Un rumore secco, molto, molto simile a quello di uno strappo ci fa gelare il sangue.
-Oh merda- esclama Thiago fissando lo squarcio sul vestito –Oh merda, merda, merda, merda, merda! Simon hai visto cosa hai fatto?- urla.
-IO? L’HAI STRAPPATO TU! Se lo vengono a sapere Tefi e Nacho..-
-Sapere cosa?-
Sento Thiago mormorare qualcosa di molto simile a “tempismo del cazzo” prima che con una rapidità inaudita ficchi il vestito dietro la schiena e assuma una posizione neutrale, a metà fra il serio e il divertito. –Niente, niente-
Nacho ci fissa per un secondo, e per un momento posso vedere i suoi occhi indugiare sulle mani di Thiago, entrambe intrecciate dietro la schiena. Infine, scuote la testa, evidentemente decidendo che no, non vuole sapere e entra in bagno.
-Che facciamo ?- chiede Simon, quando sente l’acqua della doccia scorrere –Cosa diavolo facciamo?-
Thiago osserva il vestito, poi lo getta sul letto e si siede per terra. Sorride, come se nulla fosse. –Andiamo ragazzi sono i nostri migliori amici, cosa possono farci?-
Io e Simon ci lanciamo uno sguardo disperato, in cui capisco che lui ha compreso, mentre Thiago non ci è ancora arrivato e non ci arriverà se non glielo spieghiamo.
-Thiago ti ricordi quando abbiamo rovinato l’appuntamento a Nacho, al terzo anno?- chiede Simon con voce tremante.
-Si, per vendicarsi disse a tutte le ragazze del collegio che eravamo gay. Mar non mi si avvicinò per un mese- esclama lui, scuotendo la testa.
-E ti ricordi cosa successe quella volta che abbiamo messo una tintura verde nello shampoo di Tefi?- chiedo io, con un filo di voce.
-Si- Thiago sorride, poi però fa una smorfia –Ci mise la tintura nel bucato e siamo andati in giro tutti vestiti di fucsia. Anche li Mar non mi si è avvicinata per un mese-
Simon mi guarda, scioccato. Possibile che non capisca? Su, Thiago, ragazzone, puoi farcela anche tu.
-E hai una vaga idea di cosa ci faranno tutti e due quando scopriranno che abbiamo strappato quel vestito?-
Sul viso di Thiago passa un espressione di puro terrore ed è evidente che ci è arrivato anche lui. scatta in piedi, afferra il vestito e ci guarda con un aria vagamente folle.
-Merda! Mar non mi si avvicinerà come minimo per un anno!-
 
-Cosa diavolo state facendo?- la voce cristallina di Mar ci fa sobbalzare e per poco la nostra copertura (siamo nascosti sotto il divano della Sala Comune) non salta completamente. Abbiamo deciso di rimettere il vestito al suo posto e di cercare di autoconvincerci che nessuno si arrabbierà con noi.
Mar è la sorella più piccola di Tefi e frequenta il terzo anno. È piccolina, anche per la sua età, perciò predilige indossare scarpe altissime, per guadagnare qualche centimetro in caso di rissa. In pratica è completamente all’opposto della sorella.
Tefi non è mai riuscita a parlare della sua famiglia. All’inizi, subito dopo la porte del padre, eravamo incuriositi dalla sua storia familiare, ma, per un motivo o l’altro, lei riusciva sempre a svincolare. Ma io so la verità. E credo di essere una delle poche persone a saperla.
-Shh!- le intima Thiago, strattonandola e facendola cadere accanto a noi, mentre le spiega in un sussurro concitato la situazione.
Lei rimane un secondo zitta, con quell’aria pensierosa che ti fa venire voglia di stringerla forte e allo stesso tempo di riderle in faccia. Poi scoppia a ridere ignorando la mano del suo ragazzo che cerca di farla tacere.
Ride, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se le capitasse tutti i giorni di nascondersi dietro un divano insieme a tre povere vittime che stanno per essere sacrificate.
Quando finisce di ridere si sente l’inconfondibile esclamazione di Nacho che, probabilmente uscito dalla doccia deve aver visto il pacchetto abbandonato sul letto.
-MAN!-
-Oh Signore!- sussurra Simon, alzandosi in piedi e iniziando a correre, seguito a ruota da Thiago. In quel momento mi rendo conto che probabilmente il viso di Mar che ora sta cercando di non ricominciare a ridere, sarà l’ultima cosa che vedrò da vivo se Nacho mi trova.
Bhe, almeno è qualcosa di bello.
 

 

 Angolo Autrice

Lo so, sono imperdonabilmente in ritardo e il capitolo è una mezza schifezza...
La scuola mi sta uccidendo, e fra una verifica di fisica e una su manzoni mi sento girare la testa...
Questo non perdona il ritardo abnorme e la assurdità del capitolo ma lasciatemi sognare...
Come avrete capito Mar e Thiago stanno insieme, ma Rama vede qualcosa di più in lei... comunque tranquille, questa storia non è affatto normale e potrete aspettarvi di tutto!
Notiziona: dal prossimo capitolo entra in azione la tanto famigerata Melody Paz!
Tan-Dan!
E ci saranno nuovi chiarimenti!
Un ringraziamento speciale a chi ancora oggi trova del tempo per leggere le mie stupidaggini!
Fra
P.S. il linguaggio dei ragazzi è colorito, ma, per quanto possa non piacervi, è così che è parlano nella mia testa!
Alla prossima!
Fra

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