Emotion

di Meme06
(/viewuser.php?uid=133078)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When i stay in the middle of the night - Amu ***
Capitolo 2: *** When i see you at the night - Ikuto ***
Capitolo 3: *** You can't be real - Amu ***



Capitolo 1
*** When i stay in the middle of the night - Amu ***


Ogni notte, quando le luci di casa mia si spengono e sono sicura che tutti stanno dormendo, mi alzo dal mio letto.

Già… il mio letto, mi basta passarci una mano sopra lievemente per essere riavvolta dai ricordi di quei giorni passati assieme nella mia camera.

E più ci penso più la tristezza mi invade, perché mi rendo conto di essere stata una stupida a non averti creduto, a non averti ascoltato.

Le lacrime premono sui miei occhi, ma io non le lascio mai uscire. So che è inutile piangersi addosso, come so che è inutile crogiolarsi in ricordi lontani, in momenti passati insieme che non avverranno mai più e che per quanto lo desiderassi non torneranno indietro.

Solo la notte ormai mi può consolare. Dal terrazzo della mia camera mentre guardo il cielo notturno mi sento tranquilla, perché il buio, con la sua oscurità può nascondere tutto, può mascherare quello che non si vuole vedere e anche se è solo per poche ore, a me bastano, bastano per potermi nascondere e poter pensarti senza che i miei amici se ne accorgano, senza che nessuno se ne accorga e soprattutto senza che lui se ne accorga. Lo so che sono falsa, che è un modo meschino di comportarsi.

Mi faccio davvero schifo a volte, sono una doppiogiochista. So che lui mi vuole bene e che mi vuole far felice e io lo lascio nell'illusione che ci sta riuscendo, che io mi sento bene accanto a lui. In realtà non è così, mi sento vuota dentro e purtroppo so che è un vuoto che non posso colmare e che probabilmente non colmerò mai.

Dico sempre a me stessa di dirgli la verità un giorno, una volta l'ho perfino giurato, ma non ci riesco, non riesco a non fingere.

Gli unici momenti in cui vivo sono la notte, le sensazioni che provo di notte non le provo in nessun altro luogo e con nessun altro.

Le carezze del vento, che a volte si mutano in schiaffi mi spingono a vivere.

Pensa, vivo solo per questo ormai, solo per la notte, solo per un ricordo, ormai lontano anni, solo per questa pace che mi dona l'oscurità.

Ho pensato molte volte di mettere fine alla mia vita, di salire sul primo ponte e gettarmi di sotto, ma è un pensiero stupido, neanche da prendere in considerazione.

Perciò eccomi qui, viva e vegeta fuori ma morta e putrefatta dentro, a guardare le stelle dal balcone della mia camera.

Guardo l'orologio attraverso il vetro delle porte del terrazzo.

Le due del mattino. Ecco ci siamo, ora come ogni notte dirò il tuo nome in un sussurro, guarderò un ultima volta le stelle e poi me ne tornerò a letto. Questa scenetta la ripeto ogni notte, probabilmente con la speranza che tu mi possa sentire, che sciocca ragazza che sono diventata, se mi vedessi adesso ti metteresti a ridere e a prendermi in giro come facevi sei anni prima, dio come mi mancano le tue prese in giro, come vorrei risentirle ancora una volta, magari proprio adesso una tua battutina, del tipo Hey, sogni ad occhi aperti? Ma non la sentirò mai più.

E va bene, ora basta pensare, alzo le spalle e me ne vado a letto, ignara che due occhi di un viola profondo mi stavano osservando nell'oscurità.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** When i see you at the night - Ikuto ***


Eccomi, sono arrivato. Ricordavo benissimo dov'era casa sua, anche dopo tutto questo tempo ci sono arrivato subito, quasi senza pensare, come se per arrivare da lei non mi serve ascoltare la mente. In effetti credo proprio che sia così. Casa sua è immersa nell'oscurità, dopo tutto cosa mi potevo aspettare, è tardi, staranno già tutti dormendo, compresa lei. Sono salito sul tetto della sua abitazione. Chissà com'è cambiata, in sei anni è normale subire parecchi cambiamenti, ma ero sicuro che l'avrei riconosciuta ugualmente. Ricordavo ancora quelle notti passate a dormire a casa sua. Quando mi infilavo nel suo letto e lei imbarazzata arrossiva, talmente tanto che anche al buio si vedeva come cambiavano colore le sue guance. Starle accanto, di notte mi faceva stare bene e anche se sapevo che lei per me non provava niente non mi importava. Lo so, sono masochista, mi facevo del male da solo, ma non mi importava neanche questo, perché vivere anche quei pochi attimi con lei mi riempiva di gioia, una gioia che ovviamente non lasciavo trasparire. Mi limitavo a prenderla giro e a vedere le sue reazioni e i suoi comportamenti infantili, mi facevano sorridere.

Eh si, le volevo davvero bene e anche adesso, per quanto ho provato a dimenticarla sono tornato qui, sopra casa sua.

Un rumore, l'ho avvertito subito. Mi sporgo leggermente in avanti, è lei. Che cosa ci fa sveglia a quest'ora? Saranno le undici della sera. La osservo mentre di si appoggia al balcone e rivolge tutta la sua attenzione al cielo stellato.

Non mi ero affatto sbagliato, è proprio cambiata, anche se la vedo di spalle si vede che è cresciuta. Le gambe sono più lunghe, e devo ammettere che ha un bel fisico mentre parto dai piedi e lentamente ne risalgo la figura con lo sguardo, senza tralasciare nessun particolare, come un pittore che osserva un opera d'arte. Le osservo i capelli, che si muovono leggermente per la brezza serale. Credevo che sei anni di lontananza avrebbero cambiato qualcosa, invece mi ritrovo a provare le stesse cose che provavo prima, anzi, forse ora ne provo anche di più. Vorrei andarle a parlare, chiederle cos'ha fatto in tutto questo tempo, come vive la sua vita, che diavolo ci fa sveglia a quest'ora, se magari si è messa con qualcuno… scuoto la testa, perché mi vengono sempre in mente certe cose? Eppure è più forte di me, il pensiero che con tutto questo tempo lei mi abbia dimenticato mi fa stare male, eppure non dovrebbe, anche io avrei dovuto dimenticarla, ma non ce l'ho fatta. Perché sono tornato? Perché volevo vederla? Perché nonostante tutti questi anni la desidero ancora. Faccio qualche calcolo, dovrebbe avere diciassette anni. L'età che avevo io quando me ne sono andato. Ecco, i ricordi mi assalgono. La rivedo ancora, buffa com'era, mentre mi corre incontro all'aeroporto per salutarmi e augurarmi di trovare mio padre. Cosa che poi non sono riuscito a fare. Eppure sono riuscito a ritrovare lei. Forse è l'unica cosa che abbia mai desiderato di ritrovare… Ora basta fare il sentimentale, mi sorprendo di me stesso, da quando penso certe cose? Io, il ragazzo freddo e distaccato. Il ragazzo che cercava sempre di allontanare le persone da lui. Il ragazzo che a quanto pare ha un chiodo fisso, Il quale possiede lunghi capelli rosa e dolci occhi color caramello. Perfetto, ora l'hai rivista, sei contento? È il momento di levare le tende e provare per la seconda volta a dimenticarla, come sicuramente lei ha già fatto con te. Mi giro per andarmene, ma qualcosa mi ferma. Il mio nome, lei ha pronunciato il mio nome. Era poco più che un sussurro, ma io l'ho sentito,che mi abbia visto? Mi volto lentamente. No, è ancora girata con lo sguardo perso nel cielo. Perché ha detto il mio nome? Amu, perché mi fai impazzire in questo modo? Ti vedo voltarti e rientrare in camera. Io sono paralizzato. Aveva detto il mio nome, ma non era solo perché mi aveva chiamato che mi sentivo così turbato e confuso. Era perché mi aveva dato una grande prova, ovvero che lei non mi aveva dimenticato, ma anche fosse stato così perché aveva detto il mio nome? Cosa diavolo significava? Dovevo saperlo. Ma per saperlo doveva dire chiederglielo, che a sua volta voleva dire farsi vedere da lei. Magari era stata tutta illusione la mia, eppure ero sicuro di averlo sentito bene. Salto giù dal tetto, ancora confuso. Che dovevo fare? Chiederle come erano andati i fatti oppure lasciare perdere e chiedere nella possibilità che era stata solo un'illusione?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** You can't be real - Amu ***


La sveglia continua a suonare, ignara che il mio desiderio in questo momento è solo dormire. Faccio uno sforzo enorme per alzarmi quanto basta e spegnerla. È mercoledì, giorno di scuola. Ma io non ho voglia di andarci. Mia madre viene in camera mia mezzora dopo a chiedermi perché non sono scesa e se mi sento bene. Decido di fingere, tenendo la faccia premuta contro il cuscino e dicendo che mi gira la testa. Lei non può capire, mia madre non può capire niente. Sei anni di finzione, non ho mai passato sei anni più duri di questi, neanche quando ero piccola mi pesava così tanto il fatto di dover fingere, probabilmente perché non ferivo nessuno oltre a me stessa. Invece adesso fingo con tutti, con i miei genitori, con i miei amici, con Tadase, tutto per lui.

A volte maledico il giorno in cui ti ho conosciuto, poi mi rimangio subito quello che ho detto e mi lascio trasportare dai ricordi.

Basta ora però, torniamo al presente, mi alzo sicura che la casa è rimasta vuota, Ami è a scuola, i miei genitori a lavoro. Scendo le scale e vado in cucina, ho lo stomaco chiuso, non voglio mangiare. Bevo solo un po' d'acqua per poi tornare in camera mia a vestirmi.

Prendo a caso quello che ho nell'armadio, ritrovandomi con un paio di jeans e una maglia nera con i bordi viola. Vado in bagno e mi do una sistemata, poi scendo al piano di sotto, metto le scarpe da tennis, prendo la borsa ed esco.

L'aria d'autunno mi inebria, facendomi chiudere per un secondo gli occhi e concentrarmi solo su di essa.

Poi inizio a camminare, non ho una meta precisa, ma so che voglio distrarmi, che non voglio incontrare nessuno che conosco, che voglio rimanere in pace con me stessa.

D'un tratto mi fermo e mi guardo intorno, sono arrivata ai giardini, neanche me ne sono accorta. Mi siedo su una panchina, non c'è quasi nessuno a parte due signore che parlano in una panchina di qualche metro più distante e un'anziano che se ne sta seduto a giocherellare con il bastone. Apro la borsa e ne tiro fuori un libro. Si tratta di un thriller.

Di solito non leggo libri di questo genere, ma mi ha preso così questo periodo e ho voluto per una volta tanto assecondare il mio cervello.

Mi metto a leggere e sono arrivata ad una parte molto interessante del racconto quando sento due mani che mi coprono gli occhi.

Sbuffo e adesso chi è che rompe? Tolgo scocciata le sue mani e cerco di riprendere a leggere dicendo:

- Scusa, ma oggi non sono dell'umore adatto.

- Peccato, perché a me sembrava di si… - quella voce. Non può essere lui. Il libro mi cade di mano, ma non oso voltarmi, ho troppa paura di una delusione e allo stesso tempo ho paura che sia lui. Accidenti, che devo fare? A quanto pare decide la persona che mi sta dietro per me. Mi viene davanti. Io però chiudo gli occhi, non voglio vederlo, non solo ancora pronta. Sento una lieve carezza su una guancia.

- Amu… guardami. - la sua voce è un po' diversa da come la ricordavo e allora l'insicurezza aumenta, se non fosse lui rimarrei davvero delusa. Però devo farmi coraggio, devo sapere, devo accertarmene che non è lui. Lentamente apro gli occhi trovando davanti a me due specchi di un viola intenso che mi guardano.

Allora non mi ero sbagliata. Lui… lui è davvero tornato qui. In questo momento vorrei domandargli tante cose, vorrei chiedergli dove è stato, se ha trovato suo padre, soprattutto quella che mi preme più di tutte è perché è tornato. Apro poco la bocca, ma non ne esce niente, non riesco a parlare, lo guardo e basta. Poi infine, dopo sguardi nervosi e contorcersi di mani trovo coraggio e glielo chiedo:

- Che cosa ci fai qui Ikuto?

Lui mi sorride contento. un sorriso che avevo visto solo una volta nel suo volto, ovvero quando mi rivelò i suoi sentimenti.

- Non lo immagini? - mi chiede sempre sorridente. Allora anche io sorrido felice del suo ritorno.



FINE!!!!!! Sono commossa è la prima fanfiction che completo. T.T snif, snif… sto scherzando. Lo so che probabilmente molti di voi mi vorrebbero morta per questo finale leggermente aperto, poiché sono sicura che tutti voi vorreste sapere il continuo, ma ho deciso di lasciare spazio alla vostra fantasia e finirla qui. Baci e grazie per aver seguito una storia frutto della mia mente malsana XD!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=799086