Legend of Endesya

di _Lady Arwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I. Claire ***
Capitolo 3: *** II. Seira e il libro ***
Capitolo 4: *** III. La leggenda del Trattato di Endesya ***
Capitolo 5: *** IV.Incontri ***
Capitolo 6: *** V. Svolta ***
Capitolo 7: *** VI. L'incendio. Il sogno ***
Capitolo 8: *** VII. Una piramide di cristallo ***
Capitolo 9: *** VIII. Arianna ***
Capitolo 10: *** IX. Ricordi ***
Capitolo 11: *** X. Una decisione importante ***
Capitolo 12: *** XI. Lo scontro, parte prima ***
Capitolo 13: *** XII. Lo scontro, parte seconda ***
Capitolo 14: *** XIII. Il passato di Arianna ***
Capitolo 15: *** XIV. Intermezzo. Riprendere la mano ***
Capitolo 16: *** XV. Casa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Si guardava intorno, ma i suoi occhi appannati dalle lacrime e dalla cenere non erano in grado di vedere nulla.

La ragazza cadde in ginocchio. Voleva urlare, ma non aveva più neanche la forza di compiere un gesto semplice come quello.

Davanti a lei, le immagini della distruzione totale ballavano in un girotondo di fiamme, sangue e morte.

Cercò di alzarsi in piedi. Barcollando, raggiunse il corpo a lei più vicino e lo scosse violentemente, con le lacrime che le rigavano il viso. Vedendo quel bambino esanime aveva ritrovato la voce, una voce straziata che si ripeteva in un unico angoscioso suono:

-Redan!Redan!-

Sperava ancora che il ragazzino desse un segno di vita, nonostante avesse capito subito che era morto.

Lasciò cadere il corpo del suo fratellino respirando affannosamente, poi si morse nervosamente le labbra fino a farle sanguinare. Lentamente si voltò a contemplare la strage.  La vista delle case ancora in fiamme,dei corpi insanguinati stesi a terra, delle macerie e della polvere sparse in ogni angolo di terreno le sembrava asfissiante. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo, chiudere gli occhi e dimenticare ogni cosa, l’esplosione, il fratello morto, le urla, i pianti disperati.

Ma come avrebbe potuto?

Tentò di fare qualche altro passo, ma non era in grado di agire in maniera lucida. Cadde di nuovo, e vomitò.

Poi si portò la testa fra le mani.

Rimase in quella posizione per un tempo che a lei parve infinito.

Ad un tratto qualcosa la fece ritornare in sé.

Alzò la testa di scatto e si mise a correre a perdifiato.

Corse fino a non poterne più.

Fino a perdere i sensi.

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Capitolo 2
*** I. Claire ***


Capitolo I. Claire

Erano passati esattamente cinque anni dalla guerra civile che aveva sconvolto per secoli la contea di Haedel.  Le sanguinose lotte per il potere che avevano portato alla rovina l’intero paese si erano finalmente concluse e per quelle terre tanto devastate era finalmente giunta la tanto agognata pace. Ovviamente anche questo traguardo aveva richiesto il suo prezzo di sangue:ogni abitante di Haedel, non solo chi aveva vissuto in quegli anni difficili, ricordava con terrore la distruzione della città di Crelnroth. Un’esplosione della quale non si erano mai riusciti a trovare i colpevoli, che aveva raso al suolo la città e ucciso tutti i suoi abitanti. Crelnroth non era più stata ricostruita:si vociferava addirittura che in quelle zone non esistesse più alcuna forma di vita. In effetti, nessuno si era curato nemmeno di rimuovere i cadaveri degli abitanti;le rovine di Crelnroth erano ormai considerate come una terra maledetta, invalicabile, dalla quale nessuno sarebbe mai potuto tornare vivo. Persino Inaus IV, il re di Haedel eletto dopo la guerra, aveva avuto timore di mandare il suo esercito in esplorazione lì, e poco a poco la vicenda della città di Crelnroth era entrata nel mito.

****

Il sole splendeva alto su Junefield in quella calda mattinata d’inizio estate. Il cielo limpido e l’afa che già cominciava a farsi sentire facevano sperare in una bella giornata, ma i cinquanta abitanti di quel minuscolo paesino dimenticato dal resto del mondo avevano imparato a loro spese che dalle loro parti il clima sapeva rivelarsi un abilissimo ingannatore:ognuno di loro si stava preparando a un altro interminabile pomeriggio di pioggia incessante. Da anni lì non cambiava mai nulla, e i giorni scorrevano lenti uno dopo l’altro. Durante la guerra civile Junefield non aveva subito alcun danno, forse perché il suo nome non appariva neppure sulle carte geografiche; fatto sta che il villaggio non aveva mai interrotto il lavoro e i commerci, a differenza di altre città più grandi e importanti di quella, e aveva continuato a prosperare anche in quel periodo così difficile. Molti, i più giovani, ignoravano persino che ci fosse stata una guerra.

Nonostante si trattasse di un villaggio tranquillo, però, anche lì non mancavano i guai.

Altrimenti perché quella ragazzina dai lunghi capelli ramati, con la pelle lattea solcata da una cicatrice sul braccio destro, che indossava comodi abiti maschili leggermente sporchi di fango e che rispondeva al nome di Claire avrebbe avuto motivo di correre a perdifiato verso una radura circondata da alberi vicina al suo paesino?

Chi la conosceva – e, soprattutto, chi conosceva il suo severissimo padre adottivo – si sarebbe di certo preoccupato vedendo la sua espressione affannata e corrucciata. In realtà, la ragazza non aveva combinato nessun disastro, né aveva fatto infuriare suo padre. Semplicemente, si stava apprestando a svolgere il suo allenamento, come ogni mattina.

Se c’era una cosa che Claire aveva sempre amato, era infatti l’arte del combattimento. Quando era una bambina passava intere giornate a fingere di essere un cavaliere valoroso, e da qualche anno si esercitava tutti i giorni con la spada.

La ragazza si fermò di scatto:era arrivata.  Il luogo dove si era sempre allenata era un tempietto abbandonato dedicato a qualche antica divinità che lei non aveva mai sentito nominare, situato in una radura non lontana dai resti di un fiume ormai prosciugato. Claire stette come in attesa per qualche minuto, poi arricciò il naso infastidita.

C’era qualcosa che non andava.

Di solito non si sentiva così fiacca di prima mattina.

Si chiese se per caso non avesse la febbre;non aveva mai avuto la sensazione di essere così assente e distratta in vita sua. Scuotendo la testa più volte, impugnò con decisione la sua arma e provò comunque a muovere qualche fendente:tutto inutile, la sua mente era altrove. Si grattò la testa e storse di nuovo il muso con aria perplessa; infine si lasciò cadere svogliatamente su un masso, appoggiando il mento sulle mani.

Subito una valanga di pensieri assalì la sua mente con una violenza inaudita.

Ultimamente Claire cominciava a trovare stretto quell’ambiente nel quale era cresciuta. Non ricordava con precisione come fosse arrivata fin lì:suo padre le aveva raccontato di averla trovata aggrappata alla porta della sua casa, con gli occhi gonfi come se avesse pianto a lungo, il braccio destro sanguinante, e che aveva ripreso a parlare solo dopo due settimane. Lei, però, sembrava aver perso completamente la memoria. Non aveva mai pensato al suo passato, forse perché non ne aveva mai sentito realmente il bisogno: da quando era arrivata a Junefield la sua vita era stata sempre felice, perché avrebbe dovuto preoccuparsi di sapere da dove venisse?

Da qualche tempo, tuttavia, aveva iniziato a porsi delle domande di questo tipo.

Il buio totale che albergava nella sua mente cominciava a infastidirla non poco.

Interrompendo queste riflessioni, Claire scattò in piedi e prese ad allenarsi con foga; non voleva farsi distrarre dai pensieri, per quelli ci sarebbe stato tempo dopo. Ogni tanto, però, si fermava improvvisamente, e ritornava con la mente agli interrogativi ai quali non era mai riuscita a dare risposta.

Ma che mi prende oggi?, pensò la ragazza sgranando gli occhi.

-Che c’è, si batte la fiacca, Namasen?-

Claire sussultò e per un attimo ebbe paura, poi lo spavento lasciò lentamente spazio all’irritazione. C’era solo una persona in tutta Junefield che la chiamava per cognome.

-Che vuoi, Rudy?- borbottò stizzita la ragazza, fissando con occhi di fuoco il giovane davanti a lei che la osservava sorridendo.

Rudy non poteva avere più di ventidue anni; era piuttosto minuto per la sua età, e sul suo volto abbronzato appariva sempre un sorrisetto canzonatorio che a Claire dava incredibilmente fastidio, come mostrava la sua espressione irritata.

Il giovane si passò una mano tra i capelli corvini e scoppiò a ridere. Se c’era una cosa che adorava era prendere in giro la sua amica.

-Non essere scortese- la canzonò – stamattina sono venuto a chiamarti a casa tua, ma non c’eri. Ti ho cercata dappertutto!Non sapevo fossi così mattiniera…-

La ragazza sospirò con aria sconsolata. Represse l’impulso di picchiarlo. Quel giorno più che mai non voleva nessuna seccatura.

-E che motivo avevi di cercarmi con così tanta urgenza?- chiese con una punta di sarcasmo.

-Se la domanda è posta con questo tono, mia cara, assolutamente niente.-

Claire alzò gli occhi al cielo. Perché deve essere sempre così infantile e stupido?, si chiese.

Rispose a Rudy con un borbottio carico di stizza e si allontanò a passo svelto. Ormai aveva rinunciato al suo allenamento.

Il ragazzo, senza perdersi d’animo, la seguì, fermamente deciso a non farsi ignorare.

-Ehi!Ci siamo svegliati con il piede sbagliato stamattina?- provò a dire.

Lei non rispose, e accelerò ancora di più il passo.

-Aspettami!- esclamò di nuovo Rudy, ma Claire si fermò solo dopo essere arrivata davanti casa sua. Si sedette sull’erba con le gambe incrociate ed evitò ostinatamente lo sguardo del suo amico. Prese a tormentarsi la cicatrice sul braccio, come faceva sempre quando era nervosa.

Rudy si sedette accanto a lei senza dire una parola.

I sue rimasero in silenzio per un po’, lei pensierosa e lui perplesso, finché il ragazzo fece un sospiro profondo.

-Cosa c’è che non va?- chiese preoccupato. Conosceva abbastanza bene Claire per sapere che non era da lei comportarsi in quel modo.

-Niente. Assolutamente niente- borbottò la ragazza arricciando il naso.

-Non è vero. Hai una faccia strana. Non è che stai male?-

L’unica risposta a quella domanda fu un grugnito dal dubbio significato. Il sorrisetto sul volto di Rudy divenne quasi timido.

-Come vuoi.- disse scrollando le spalle, e fece per andarsene. Se c’era una cosa che aveva imparato su Claire era questa:quando iniziava a grugnire invece di parlare voleva dire che bisognava lasciarla sola. Con sua sorpresa, però, lei lo fermò.

-Aspetta.- mormorò la ragazza.

Rudy le lanciò un’occhiata interrogativa.

-Rispondi seriamente- continuò lei – cosa volevi?-

Il giovane rifletté per pochi secondi, poi si ricordò del motivo per il quale la stava cercando.

-Ma certo!- esclamò soddisfatto – guarda un po’ che cosa ho per te!- e le lanciò un oggetto che Claire afferrò al volo.

-Per…per il tuo compleanno…- balbettò Rudy un po’ imbarazzato.

Claire ridacchiò.

-Sei un po’ in ritardo allora. Il mio compleanno era un mese fa.-

Il ragazzo rimase a bocca aperta.

-Sul serio?Ma… ero sicurissimo!Ne sei certa?-

La ragazza scoppiò a ridere rumorosamente.

-Sto scherzando, stupidone. E’ oggi. Grazie del regalo.-

Rudy tirò un sospiro di sollievo senza farsi vedere da lei. Non avrebbe mai ammesso di essersi ricordato solo quella mattina del compleanno della sua amica e di aver dovuto escogitare un piano assurdo per procurarsi qualcosa da regalarle.

Claire tornò seria e osservò l’oggetto.

Si trattava di un ciondolo d’oro che raffigurava un falco pronto a spiccare il volo, circondato da fiamme.

Improvvisamente, un lampo attraversò la sua mente. Fece cadere il ciondolo a terra. Impallidì.

-Dove… l’hai trovato?- chiese, alzando uno sguardo incredulo verso il suo amico, che però volse la testa, arrossendo violentemente.

-Oh, mi correggo- ghignò Claire – dove l’hai rubato?-

-Non l’ho rubato!L’ho…raccolto…- balbettò Rudy.

La ragazza annuì per assecondarlo. Come no, pensava. Raccolto dalle tasche di un povero disgraziato…

-Oh, non fare quella faccia!Non ha importanza dove l’ho preso!- sbottò il giovane incrociando le braccia.

Aveva ragione, non aveva importanza.

Claire stava riflettendo su quando aveva visto un gioiello uguale a quello che aveva in mano.

 

Aky’s corner

Eccoci arrivati al primo capitolo. Eh… beh… non so cosa dire.

*riflette*

Uhm, che ne dite di partire coi vari ringraziamenti?

 darllenwr: Grazie per aver recensito e per aver inserito la storia tra i preferiti, spero di non averti deluso con questo primo capitolo!!^_^

Alla prossima!

-Aky

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Capitolo 3
*** II. Seira e il libro ***


Capitolo II. Seira e il libro

 

Claire rientrò svogliatamente a casa sua. Aveva mandato via Rudy: sentiva dentro di sé il bisogno di stare da sola e riordinare i suoi pensieri scombussolati.

Il posto dove abitava con il suo padre adottivo era molto piccolo, bastava a malapena per ospitare due persone. Eppure a Claire piaceva. Amava quel leggero odore di chiuso che le assaliva le narici appena entrata, amava il tavolo di legno costantemente sporco di polvere, amava il caminetto che tante volte le aveva scaldato le mani quando era bambina e rientrava in casa infreddolita dopo ore passate a giocare sulla neve. Quell’ambiente così ristretto ai suoi occhi pareva una reggia: si sentiva accettata, protetta. Tuttavia, quel giorno la ragazza non riusciva a sentirsi a suo agio neppure tra quelle mura da lei tanto adorate. Tirò fuori dalla tasca il ciondolo regalatole dal suo amico e lo osservò a lungo, tentando di scavare negli angoli più remoti della sua memoria per cercare di capire dove l’avesse già visto. Quell’oggetto, da solo, aveva avuto il potere di far scattare qualcosa dentro di lei; ma Claire, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare dove l’avesse già visto. Arricciò il naso: le situazioni come questa la infastidivano terribilmente.

La ragazza uscì di nuovo di casa: magari fare quattro passi le avrebbe schiarito un po’ le idee e sarebbe stata in grado di pensare in maniera più lucida. In quel mentre, vide una figura che le correva incontro, salutandola e urlando il suo nome. Claire dapprima sgranò gli occhi, domandandosi chi fosse, poi la riconobbe e non potè fare a meno di sorridere, prima di abbracciarla.

 

Seira era una ragazzina sui quattordici anni, anche troppo minuta per la sua età e dalla pelle candida. Bionda e con gli occhi azzurri, sembrava fragile come una bambola di porcellana, o almeno era ciò che pensavano tutti coloro che si facevano ingannare dal suo aspetto esile. Cresciuta in un gruppo di gitani, aveva imparato a cavarsela da sola molto in fretta; era una ragazza dal carattere forte, scaltra, ma all’occorrenza gentile e disponibile verso il prossimo. Lei e Claire si conoscevano da quattro anni; dopo aver bisticciato per il possesso di una malcapitata rana, avevano scoperto di avere molte cose in comune ed erano diventate amiche del cuore. Da allora, Seira non perdeva occasione per andare a trovare la sua amica.

-Carissima! Non credevo che saresti venuta- esclamò Claire staccandosi dall’abbraccio.

- Come potevo mancare proprio oggi, sciocchina?Auguri!Ma cos’è quella faccia?-

Claire sospirò: alla sua amica non sfuggiva nulla, non aveva senso mentire. Le mostrò il ciondolo e le raccontò la sensazione che aveva provato semplicemente vedendolo.

-E’ stato come se avesse voluto dirmi qualcosa… capisci?- disse con uno sguardo perplesso.

Seira, invece, rimase a bocca aperta.

-A..anche io ho qualcosa da mostrarti!Guarda qua!! - balbettò, frugando nella sua sacca sotto lo sguardo ancora più interrogativo della sua amica. Infine, tirò fuori un libro dalla copertina rossa, sulla quale era disegnato lo stesso motivo del ciondolo di Claire.

-L’ho trovato nei pressi delle rovine di Crelnroth… la città distrutta nella guerra di cinque anni fa, hai presente?-

Seira fece una pausa pensierosa, poi continuò.

-L’ho sfogliato per vedere se era roba importante. Sai, per venderlo. Le pagine però sono tutte bianche, non credo proprio che qualcuno lo comprerebbe, ma a me è venuta la curiosità. Secondo te che cos’è?-

Claire inclinò la testa di lato. –Non ne ho la minima idea. Dove hai detto che l’hai trovato?-

-A Crelnoth. Perché?-

La ragazza scosse la testa.

–Mi ricorda qualcosa, ma non so di preciso cosa.-

Seira rifletté per qualche minuto, poi le venne un’idea, maledicendosi per non averci pensato prima.

-Io non ti posso aiutare, ma qualcun altro si. Conosco una specie di maga che se ne intende di queste cose. Magari lei può…-

Claire non le fece neppure finire la frase, e in preda all’euforia pregò la ragazzina di accompagnarla. La semplice idea che qualcuno potesse sciogliere i suoi dubbi la mandava in visibilio.

 

Gli zingari si erano stabiliti nei pressi del bosco che circondava Junefield, come sempre. Ogni volta che Claire vedeva quelle tende colorate o ascoltava il dialetto impronunciabile di quel popolo di viaggiatori rimaneva affascinata e incuriosita: lei non sarebbe mai stata capace di affrontare quello stile di vita, era troppo legata al suo paese. A Seira, invece, brillavano gli occhi. Si muoveva con disinvoltura per le vie di quel piccolo villaggio improvvisato con il sorriso sulle labbra.

Ecco cosa vuol dire sentirsi a casa, pensò Claire.

-Eccoci!-

La ragazza si riscosse, e osservò la tenda verdognola che la sua compagna le indicava. Fece istintivamente un passo indietro.

Seira scoppiò a ridere.

-Non ti mangia mica, sai?-

Claire fece una smorfia, poi scoppiò a ridere anche lei. Si calmarono entrambe, poi entrarono.

 

***

Nel frattempo, una figura vestita in abiti scuri, con il volto coperto, si incamminava verso le rovine di Crenlroth a passo svelto.

Lasciano sempre a me il lavoro sporco, pensò infastidito. Il pensiero dei soldi che gli erano stati promessi per quell’incarico, però, cancellarono subito le sue lamentele.

Arrivato in quella che una volta doveva essere una città, non poté fare a meno di rabbrividire. Qui deve esserci stato l’inferno.

Senza perdere tempo si mise a cercare. Scavò sotto le macerie, entrò nelle case rimaste in piedi, si riempì le mani di ferite, eppure non interruppe la sua ricerca, finché, esausto, cadde a terra.

Niente. Eppure mi avevano detto che era qui. Ora dovrò tornare a mani vuote, e addio ricompensa… Il mercenario storse la bocca. Che vergogna…

Si alzò svogliatamente e si accise a tornare indietro, per poi cadere subito dopo. Prima di chiudere gli occhi per sempre, riuscì a scorgere il ghigno di colui che lo aveva accoltellato.

-Incapace.- sussurrò l’assassino.

 

Aky’s corner

Scusate davvero tanto per il ritardo, sono stata molto impegnata e non ho avuto il tempo di dedicarmi a questo romanzo!!Spero di riuscire ad aggiornare con più frequenza d’ora in poi ^^

I ringraziamenti!

 darllenwr:Accipicchia, che bella recensione!!Ti ringrazio davvero tanto!!

 hope52:Sono contenta che ti piaccia la mia storia!^^

Beh, alla prossima!

-Aky

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Capitolo 4
*** III. La leggenda del Trattato di Endesya ***


Capitolo III – La leggenda del Trattato di Endesya

Il ragazzo fece un respiro profondo. Se c’era una cosa che odiava con tutto se stesso era seppellire i cadaveri.

Soprattutto se l’assassino era lui.

Trattenne a stento una smorfia di disgusto e si impose di non pensarci:prima avrebbe finito il lavoro, prima sarebbe tornato a casa.

L’occhio gli cadde involontariamente sul volto privo di espressione del mercenario da lui assoldato e poi ucciso.

-Non guardarmi così- borbottò - prenditela con mio padre. Io ho solo eseguito i suoi ordini. Non ho mai avuto niente contro di te.-

Parlò come se volesse giustificarsi del suo gesto. Scosse la testa.

-Devo essere diventato matto.-

Sospirò di nuovo e si tolse il cappuccio. Lì il caldo era asfissiante; e poi, chi avrebbe potuto vederlo?Nessuno visitava Crenlroth da anni.

Al ragazzo parve di essere appena uscito da un forno. Si passò una mano sulla fronte:i capelli neri erano madidi di sudore.

-Ora mi tocca anche trovare quel libro- borbottò tra sé – mio padre mi ammazzerà sul serio se non glielo porto!-

Rabbrividì pensando alla punizione che gli sarebbe di certo toccata se avesse fallito.

-Mettiamoci all’opera- concluse.

Si alzò in piedi e osservò l’ambiente circostante; un tempietto che miracolosamente era rimasto in piedi catturò la sua attenzione. Sorrise nervosamente e si avvicinò.

Vicino l’ingresso erano sparsi i resti di quelle che un tempo dovevano essere state due statue:gli arti delle sculture giacevano qua e là come i resti di un corpo mutilato. Il ragazzo deglutì più volte prima di farsi coraggio ed entrare.

Che uomo sei?E’ solo pietra. Niente di preoccupante…

Passò qualche minuto ad auto convincersi. Infine varcò la soglia del tempio.

All’inizio dovette aprirsi la strada: le macerie avevano formato una barriera che impediva il passaggio.

Giungendo verso il centro della sala, però, l’ordine sembrava essere stato ripristinato.

Le colonne, le torce, il leggìo al centro: tutto sembrava intatto. Il giovane storse il naso.

-C’è troppo ordine qui. E’ strano. - mormorò a se stesso.- La guerra civile non era scoppiata proprio per eliminare il culto di Endesya?Non avevano devastato tutti i templi?-

Rifletté per un po’. –C’è qualcuno?- esclamò infine. Non ottenendo risposta, decise di lasciar perdere e di continuare il lavoro per il quale era giunto sin lì. Spostò le rocce una dopo l’altra alla ricerca di un eventuale nascondiglio nel quale si sarebbe potuto celare il libro che suo padre cercava con tanta foga.

Ad un tratto, un rumore sordo attirò la sua attenzione. Tirò fuori dalla tasca il suo pugnale e si voltò rapidamente. Tuttavia, dovette abbassare l’arma appena vide con i suoi occhi la fonte del rumore.

Un sacerdote pallido e dall’aria sconvolta.

Il ragazzo distolse lo sguardo, imbarazzato.

-Oh- esclamò – mi scusi…io…-

IL sacerdote scosse la testa ed indietreggiò un poco, fissando l’ospite inatteso con aria ostile.

-Un uomo che si avventura armato in queste zone non può essere che un ladro. Sbaglio, forse?-sibilò.

-Signore, non dica questo. Non voglio farle del male- balbettò il giovane, nel panico – non sono… un ladro…-

-E allora posso chiederti cosa ci fai in un posto come questo?-

-Devo…mi serve…il libro che…-

Il sacerdote parve rilassarsi un poco: un ragazzino così impacciato non avrebbe mai potuto essere una minaccia né per lui né per nessun altro. Il suo sguardo, però, rimase distaccato.

-Dunque cerchi il Trattato di Endesya. Mi dispiace dirti che hai fatto un viaggio a vuoto. E’ scomparso.-

Al ragazzo parve crollare il mondo addosso.

-Come sarebbe, scomparso?- chiese, cercando di darsi un contegno quando in realtà aveva voglia di urlare. Merda. Mio padre mi ucciderà…

Il sacerdote gli piantò addosso i suoi occhi indagatori.

-Ieri mattina ho visto che il libro non era sul leggìo. Ecco tutto. Devono averlo rubato gli zingari, era da un po’ che gironzolavano da queste parti.-

-Si, si, ho capito.- Già, aveva capito fin troppo bene. Cosa avrebbe fatto?

-Ora, giovanotto- riprese il sacerdote – lo so cosa stai pensando. Ti stai chiedendo perché sono così tranquillo, perché non mi interessa il libro e soprattutto cosa ci faccio qui. Vedi… io avevo l’incarico di sorvegliare il libro, e questo spiega la mia presenza nel tempio. Ma sul Trattato di Endesya c’è un sigillo molto potente:chiunque tenti di leggerlo non vedrà altro che pagine bianche.- fissò il giovane, e annuì.

Il ragazzo non rispose. Rifletteva, preoccupato.

-Ti senti bene, giovanotto?Mi hai sentito?-

No che non sto bene, vecchio incapace.

Sospirò, scoraggiato. Ora avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo.

-Vecchio, sai dove sono andati gli zingari?-

-Certo. Verso Junefield.-

-Junefield?-

-E’ un villaggio minuscolo a mezza giornata di cammino da qui.-

-Benissimo. Addio.-

Il ragazzo si voltò per andarsene. Uscendo dal tempio, però, udì il sacerdote che lo chiamava e si fermò, perplesso.

-Aspetta, giovanotto. Qual è il tuo nome?-

Il giovane non si voltò neppure.

-Gareth. Mi chiamo Gareth.- sussurrò, e corse via.

 

Claire non potè fare a meno di storcere il naso. Si era aspettata una tenda piena di oggetti bizzarri, incenso, cuscini colorati e tutto ciò che lei collegava all’immagine dell’indovino. L’ambiente, invece, era completamente spoglio. In un angolo era gettato un sacchetto di monete; al centro della stanza una donna dalla carnagione scura che non dimostrava più di trent’anni accendeva distrattamente delle candele seduta su un cuscino sporco e rovinato dal tempo. I suoi occhi grigi erano semichiusi e i capelli unti erano legati alla buona con una coda di cavallo.

-Nina?Ti disturbiamo?- mormorò Seira.

La donna aggrottò la fronte, senza alzare lo sguardo.

-Seira, ho vent’anni in più di te. Potresti smetterla di darmi del tu. Che vuoi?-

La ragazzina scoppiò a ridere scostandosi qualche ciuffo biondo dal viso.

-Non fare l’antipatica!Io e la mia amica abbiamo qualcosa da farti vedere.-

Nina scosse la testa con fare annoiato e si alzò svogliatamente in piedi. Cercò di togliersi la polvere dal vestito logoro e infine il suo sguardo freddo cadde su Claire.

-Oh, ci sei anche tu- borbottò. La ragazza annuì, nervosa.

-Spero per voi che sia importante. Non ho tempo da perdere.-

Seira fece un sorrisetto sarcastico. –Già, già. Solo un minuto e potrai tornare alle tue candele.- Le porse il libro. –L’ho trovato in un tempio mezzo distrutto giù alle rovine. Le pagine sono bianche, non c’è scritto nulla. Secondo te che cos’è?-

Nina aggrottò vistosamente le sopracciglia non appena vide il simbolo del falco che spiccava sulla copertina.

-Seira?-

-Si?-

-A meno che non sia un falso, sappi che hai rubato il Trattato di Endesya. Non sto scherzando.-

La ragazzina rimase senza parole. Claire invece non capì.

-Il Trattato di che?- chiese.

Nina la fulminò con lo sguardo.

-E’ un libro nel quale sono stati trascritti tutti i precetti fondamentali della magia antica. Utile, ma pericoloso. Ecco perché i sacerdoti di Endesya lo hanno sigillato. La guerra civile di sei anni fa è cominciata proprio a causa di questa iniziativa.-

Seira prese la parola. – Sai com’è, il re dell’epoca voleva il Trattato per i suoi scopi personali. Non deve essergli piaciuto ciò che i sacerdoti hanno fatto.-

Claire annuì. Tirò fuori dalla tasca il ciondolo che le aveva regalato Rudy e iniziò a giocherellarci distrattamente.

-Ho capito. E che mi dici di questo, invece?- lasciò cadere il gioiello nelle mani di Nina, che lo scrutò a lungo.

-Sarà un semplice ciondolo. Non ne ho idea. Davvero.- borbottò. – Comunque, vorrei tenere il libro per un po’. Voglio verificare se è davvero il Trattato di Endesya.-

Seira non rispose subito.

-Va bene- disse infine.

 

Aky’s corner

Eccola!!Finalmente!!!Scusate, scusate, scusate, scusate per il ritardo immenso ma non ho potuto usare il pc se non questa settimana!Scusatemi ancora!!

 

darllenwr: Le tue recensioni fanno bene alla mia autostima… dovrei leggerle prima di andare a dormire J per rispondere alla tua curiosità, del passato di Seira parlerò più avanti… spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!

 

Un grazie anche a chi inserisce la storia tra i preferiti ma non recensisce ;)

-Aky

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Capitolo 5
*** IV.Incontri ***


Capitolo IV-Incontri

Gareth si maledì più volte per il suo carattere impulsivo.

Maledì suo padre che gli aveva affidato una missione così fastidiosa.

Maledì quel libro che non faceva altro che procurargli grane.

Infine maledì anche se stesso per non essersi ricordato di aver finito le scorte di cibo e acqua.

Aveva camminato per ore prima di rendersene conto.

Il sole stava tramontando e tirava un leggero venticello, ma lui si sentiva avvampare. Sentiva le gambe cedergli, ma continuava a camminare imperterrito, stringendo i denti.

Non c’è tempo da perdere. Dopo avrai tutto il tempo per riposarti.

Continuò a percorrere il sentiero sterrato con espressione concentrata: dentro si sentiva morire. Attribuì questa sensazione alla stanchezza e la ignorò.

Quando intravide una casa alla fine della strada per un attimo credette di sognare, tanto la vista era annebbiata. Rimase fermo a pensare per qualche instante:doveva chiedere aiuto?Non ne poteva più di camminare, per di più si stava facendo buio.

Restò indeciso per un po’, poi scosse la testa ed esclamò:

-Al diavolo quella missione di merda!Continuerò la ricerca domattina!-

Mentre il giovane si incamminava verso la porta iniziò ad accusare un forte mal di testa, ma non vi diede importanza. Quando alzò la mano per bussare gli parve che pesasse come un macigno.

Non appena la porta gli fu aperta, Gareth cadde a terra, privo di sensi.

 

Quando si risvegliò, si sentiva ancora stordito.

Aprì gli occhi molto lentamente e si guardò intorno:una stanza sconosciuta. Iniziò a ricordare la sua disavventura.

Mi sono fatto prendere dalla furia, e questo è il risultato. Complimenti, Gareth.

Sospirò. Si sentiva stanco e affamato come mai in vita sua. Fissò il soffitto della stanza con aria pensierosa. Non si accorse della ragazza finché non entrò nel suo campo visivo, guardandolo con curiosità.

-Toh, sei vivo. Meno male- borbottò Claire inclinando la testa di lato.

-Aspetta… che è successo?- mugugnò Gareth, prima di rendersi conto della stupidità della domanda.

La ragazza, infatti, arricciò il naso.

-Dovrei chiederlo io a te, sai?Ho sentito bussare, ti ho aperto e mi sei praticamente svenuto addosso.-

Gareth si stropicciò gli occhi. La testa gli pulsava ancora, e la voce di quella tizia gli sembrava alquanto irritante.

-Ragazzina, fai silenzio. Non mi sento bene.-

Claire scosse la testa, visibilmente contrariata.

-Puah. Nemmeno un ringraziamento… gli uomini sono tutti cafoni…- borbottò e fece per lasciare la stanza.

Il giovane capì di averla offesa.

Questa potrebbe buttarmi fuori di casa. Meglio scusarsi.

 -Aspetta, aspetta. Hai ragione, ti ringrazio. Come ti chiami?-

-Claire. E non sono una ragazzina.-

C’era una punta di stizza nel tono della ragazza, ed egli se ne accorse. Sorrise ironico.

-Io sono Gareth. Toglimi una curiosità. Quanti anni hai?-

-Sedici.-

-Bene. Io che ne ho ventuno posso benissimo chiamarti ragazzina.-

Claire scosse la testa borbottando un “puah” di disapprovazione.

-Vado a prenderti qualcosa da mangiare, vecchio.-

Uscì dalla camera sbattendo la porta, sotto lo sguardo annoiato di Gareth. Sospirò, poi cercò invano di raccogliere le idee. Si sentiva spossato, la testa gli martellava impedendogli di ragionare con lucidità, era continuamente scosso da brividi di freddo. Tentò di mettersi seduto, ma la vista gli si annebbiò.

Bestemmiò tra i denti; Claire, che in quel momento gli stava portando una minestra, lo udì e si lasciò sfuggire un risolino.

Gareth, se ciò era possibile, si irritò ancora di più.

-Si può sapere che hai da ridere, ragazzina?-

Lei fece un respiro profondo per tornare seria.

-E’ buffo. Parli come un soldato. Però non sembri uno di…- interruppe la frase, pensosa. Inclinò di nuovo la testa.

 –Sai, credo che tu abbia la febbre.-

-Appunto. Smettila di chiacchierare e lasciami in pace.-

Claire soffocò un’altra risata.

-Sei capriccioso, per essere un soldato.-

-Non sono un soldato.-

Gareth mugugnò qualche altra imprecazione tra sé, pregando che quella ragazzina fastidiosa se ne andasse. Lei, dal canto suo, avrebbe preferito non accoglierlo a casa sua, visto il ringraziamento. Istintivamente tirò fuori il ciondolo dalla tasca e incominciò a giocherellarci, persa nei suoi pensieri.

A Gareth bastò uno sguardo per riconoscerlo subito. Incurante del suo stato di salute, balzò in piedi.

-Ragazzina, dove l’hai preso?-esclamò, allarmato.

La ragazza scrollò le spalle, guardandolo sorpresa.

-E’ un regalo. Ma se è importante per te saperlo, dovresti chiedere a…-

In quel momento il ciondolo cominciò a brillare.

 

****

Il castello del re di Haedel sotto la pioggia notturna assumeva un’aria quasi spettrale. Le torri circondate da nuvole scure, le gocce d’acqua che si abbattevano con violenza sulle mura come se volessero abbatterle, i lampi che ogni tanto illuminavano lo spazio circostante di una luce sinistra: tutto faceva pensare a una fortezza colpita da una maledizione o da una disgrazia. Nelle serate come quella, i domestici del palazzo camminavano in punta di piedi, le cortigiane si chiudevano in un silenzio nervoso e pesante e, soprattutto, il re Inaus non lasciava le proprie stanze se non era strettamente necessario, completamente perso nelle sue riflessioni.

Quella sera non faceva eccezione.

Il sovrano passeggiava avanti e indietro nel buio della sua camera, lo sguardo perso nel vuoto, la fronte corrucciata. La pioggia gli incuteva malinconia, eppure adorava starsene per conto suo, lontano dalle chiacchiere e dagli affari del regno.  Adorava smettere per un attimo i panni del re autoritario e sicuro di sé per lasciarsi andare negli angoli più reconditi della propria mente.

Tuttavia era inquieto. Inquieto e soprattutto adirato.

Odiava le visite inattese.

-Mi sembrava di averti detto di avere la situazione sotto controllo.- sibilò rivolto all’ombra scura appollaiata sul suo letto.

L’essere misterioso ghignò.

-Volevo accertarmene personalmente. E, a quanto ho avuto modo di constatare, non dici il vero.-

Inaus fu alquanto irritato da quelle parole: un subordinato osava dargli dell’incompetente?

Inarcò un sopracciglio.

-Ebbene, cosa vuoi da me?Quale sarebbe il problema, se ce n’è uno?-

L’ombra alzò una mano. Al polso era legato un ciondolo che emanava una debole luce che gli illuminò un poco il volto.

Inaus indietreggiò, sgranando gli occhi. Emise un rantolo di sorpresa.

-Non può essere…- balbettò, confuso.

-E invece è così- replicò l’uomo con una punta di scherno- l’Angelo si è risvegliato, e la colpa è soltanto di quell’incapace di tuo figlio.-

 

Aky’s corner

Bene, stavolta sono stata alquanto rapida… che bello aver finito di studiare e di girare per il mondo *_* (voce della coscienza: ma anche no). Ok, non ho molta voglia di scrivere ringraziamenti nello specifico, quindi… grazie a tutti è__é

A presto!!

-Aky

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Capitolo 6
*** V. Svolta ***


Capitolo V – Svolta

Inaus si aggirava nervosamente per la labirintica biblioteca del suo palazzo, scorrendo freneticamente ogni singolo scaffale, ogni singolo titolo. Non avrebbe mai creduto di potersi trovare in una situazione del genere: e dire che fino a qualche attimo fa era così calmo…

Perché quel cinico mi porta solo brutte notizie?

Quando aveva visto il ciondolo brillare di luce propria gli era crollato il mondo addosso. Ma non aveva tempo per i rimpianti. Doveva darsi da fare, recuperare ogni attimo perso.

-Gareth dovrebbe essere sulla via del ritorno ormai…- rifletté ad alta voce, estraendo da uno scaffarle in fondo alla sala un tomo dalla copertina verdognola. Prese a sfogliarlo in preda all’agitazione, senza neanche accomodarsi sulla poltroncina che si trovava accanto a lui.

Una volta trovata la pagina che cercava, sospirò sollevato e cominciò a leggere.

 

Nel periodo della pace dei Cinquanta Giorni ebbe il suo massimo splendore la religione legata al culto della dea Endesya. I sacerdoti e le sacerdotesse di codesto culto consideravano la dea come la creatrice dell’universo, la protettrice delle arti e della natura, colei che con i suoi benefici aveva portato la contea di Haedel in un’epoca di pace assoluta. Nel tempio di Crenlroth, città nella quale si dice che la dea sia apparsa circa mille anni orsono, si svolgevano le principali funzioni e le feste legate a…

 

Il re scosse la testa e saltò avanti di qualche pagina: non era questo che gli interessava.

 

… essi veneravano un testo da loro considerato sacro e chiamato “Trattato di Endesya”. Secondo i seguaci del culto il testo fu scritto dalla dea stessa, e conteneva i principi fondamentali della magia, oltre che brevi racconti mitologici e preghiere da recitare durante le funzioni.  Nel Trattato si parlava anche di alcune entità, i cosiddetti Angeli:emanazioni di Endesya, con lo stesso aspetto di comuni esseri umani, incaricati di mantenere la pace faticosamente raggiunta. A questo proposito, i sacerdoti e le sacerdotesse più potenti lavorarono giorno e notte per creare due ciondoli identici tra loro […]; qualora uno di questi fosse entrato in contatto con un Angelo, avrebbe iniziato a brillare, e così anche l’altro.

 

Inaus chiuse il libro, la fronte corrugata, lo sguardo perso. Tentò di fare il punto della situazione. Sapeva per certo che l’uomo con il quale aveva parlato poco prima aveva con sé entrambi i ciondoli. Con tutta probabilità ne aveva perso uno, oppure glielo avevano sottratto.

Lui però non ne aveva fatto parola.

Il sovrano scosse la testa, sempre più confuso.

-Ci penserò quando avrò il libro. Gareth tornerà domattina, e allora…-

Non completò neppure la frase, e andò a coricarsi.

 

****

 

Quando Sean Namasen entrò in casa, gli abiti inzaccherati a causa della pioggia, il volto paffuto arrossato dal freddo, si aspettava di trovare Claire addormentata.

Invece, non solo la ragazza era sveglia, ma era anche in compagnia di un ragazzo mai visto prima. L’uomo si fece scuro in volto.

-Claire!- esclamò.

La ragazza, però, non dava segno di averlo sentito.

La sua attenzione era tutta per quel ciondolo che continuava a brillare davanti i suoi occhi sorpresi. Il calore emanato da quella luce era confortevole, benefico… non poteva fare a meno di osservarlo rapita.

-Ehm, ragazzina?C’è un tizio qui, che ti chiama…- provò a dire Gareth, ma lei continuava a non rispondere.

La sua mente era altrove. La ragazza chiuse gli occhi, e le parve di sentire indistintamente una parola.

Redan.

Quel nome. Da dove veniva?Perché continuava a risuonarle nel cervello?

Il giovane, spazientito, prese a scuoterle una spalla.

-Ehi, bella addormentata!!Credo che sia tornato tuo padre!!-

Per Claire fu come risvegliarsi da un lungo sonno. Lasciò cadere il ciondolo a terra, prima di sferrare un pugno a Gareth, che ancora le stringeva la spalla.

-Come ti permetti??- esclamò, poi si accorse di Sean, che la fissava sbalordito. La ragazza si schiarì la voce, arrossendo.

-Ehm, ciao Sean.-

Quest’ultimo si portò una mano sul viso, assumendo un’espressione sconsolata.

-Perché non impari a chiamarmi “papà”?Non è complicato. E poi, signorina, credo che tu abbia un paio di cose da raccontarmi… - borbottò, fissando l’ospite inatteso, che ancora si massaggiava la guancia per il colpo subìto. Gareth abbozzò un sorriso, ma l’uomo continuava a scrutarlo con aria truce. Il ragazzo si sentì in dovere di chiarire l’equivoco.

-Signore, non si preoccupi. Io… sono arrivato qui per caso… non mi sentivo bene, e…-

Claire scosse la testa, sorridendo con l’aria di chi la sa lunga. Fece cenno a Gareth di tacere.

-Sean, lascia che ti spieghi.-

 

Poco dopo, Sean Namasen appariva leggermente più tranquillo, anche se continuava a lanciare a Gareth occhiate di fuoco. Ora erano seduti tutti e tre attorno al tavolo della cucina, cercando di decidere il da farsi.

Claire insisteva perché Gareth rimanesse con loro ancora per qualche giorno e si riposasse: il giovane era ancora debole, non ce l’avrebbe fatta a riprendere il viaggio. Inoltre, quel ragazzo che era piombato improvvisamente a casa sua la incuriosiva. Doveva essere un viaggiatore: avrebbe voluto chiedergli dei paesi che aveva visto, dei popoli sconosciuti che aveva incontrato, delle cose che aveva imparato.

Gareth, dal canto suo, avrebbe voluto andarsene subito: non si sentiva per niente a suo agio in quell’ambiente, e tra l’altro il padre della ragazza sembrava averlo preso in antipatia. Così, continuava a ripetere di voler partire quella notte stessa, ma Claire era irremovibile.

-Sei pazzo. Non vedi che tempaccio che c’è fuori?E poi si vede lontano un miglio che stai ancora male.-

Il giovane storse la bocca.

Che ragazzina petulante.

Notò che continuava a stringere il ciondolo in una mano. Non poteva essersi sbagliato, era proprio uno dei gioielli di Endesya.

Come era finito nelle mani di una contadina?

Doveva indagare: forse quella bambina curiosa sapeva dove era situato il libro.

-Ragazzina, mi hai convinto. Ma non rimarrò a lungo… - lanciò uno sguardo a Sean – non voglio creare problemi.-

Mentre diceva queste parole, la sua mente correva veloce: poteva permettersi solo due giorni di ritardo. Doveva sbrigarsi.

Sean aveva cercato di nascondere il suo disappunto borbottando qualche frase di circostanza, ma Claire sembrava contenta di quel cambio di programma.

-Solo una cosa, però- ridacchiò – chiamami ancora “ragazzina” e ti pesto-.

 

 

Aky’s Corner

Un altro ritardo tremendo, ma stavolta ho le mie ragioni.

1.La mancanza di tempo libero. Tra scuola, musica, danza e quant’altro non ho avuto davvero neanche 5 minuti per respirare!!Adesso la situazione è un po’ migliorata…

2.La mancanza di ispirazione. Penso che si noti, dato lo schifo che è questo capitolo D:

Concludo senza promettervi una maggiore celerità negli aggiornamenti… purtroppo ho bisogno di taaaanto tempo :P

-Aky

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Capitolo 7
*** VI. L'incendio. Il sogno ***


Capitolo VI – L’incendio. Il sogno

 

Passò la notte; il cielo cominciò ad essere rischiarato dalle prime luci del pallido sole mattutino.

La pioggia era cessata: qua e là, gocce di rugiada cadevano dalle foglie.

A piedi nudi, sull’erba bagnata, Seira correva a perdifiato, i muscoli che le dolevano, la testa che le martellava ancora dopo un risveglio piuttosto brusco.

Correva, con i polmoni che le scoppiavano.

Aveva bisogno di Claire, e sapeva benissimo dove trovarla, a quell’ora.

 

-Dove te ne vai, a quest’ora?-

Tutto l’interesse che Claire provava verso quel giovane arrivato all’improvviso si stava gradualmente mutando in irritazione. La ragazza respirò profondamente e contò fino a dieci, onde evitare una risposta sgarbata.

E’ pur sempre un ospite.

-A fare una passeggiata, per svegliarmi.- tagliò corto.

In realtà, sentiva il bisogno fisico di allenarsi. Per calmarsi, per riflettere, per cercare di ricordare a chi appartenesse quel nome.

Redan.

Ma aveva bisogno soprattutto di solitudine.

-Beh, allora a dopo- borbottò, e fece per andarsene.

Con sua sorpresa, Gareth la fermò.

-Aspettami, vengo con te. Anche io voglio… svegliarmi.- sogghignò, enfatizzando quell’ultima parola. Claire arricciò il naso, contrariata. Poi fece un cenno di diniego.

-Non se ne parla.-

-Perché?-

-Perché ho deciso così. Ciao-

Detto ciò, uscì di casa sbattendo la porta.

Gareth attese per qualche minuto, poi scoppiò a ridere e la seguì.

 

Claire provò diverse volte a liberare la mente, ma non ci riusciva. I suoi pensieri andavano costantemente agli avvenimenti della notte precedente.

Il calore rassicurante del ciondolo, la sensazione di pace che lei aveva provato, e quel nome. Averlo impresso a fuoco nella mente e non riuscire ad attribuirlo a nessuno le dava un fastidio tremendo.

Non riusciva neppure ad allenarsi in maniera decente; era troppo persa nei suoi pensieri.

Quasi non si accorse di Seira, che la chiamava a squarciagola.

-Claire!Per fortuna sei qua!-

La ragazza si riscosse. Scostò alcune ciocche di capelli dal volto e fissò la sua amica con aria interrogativa e preoccupata.

Seira aveva il fiatone, un graffio sulla spalla e delle occhiaie profondissime.

Il volto da bambina era sporco di terra.

Claire non l’aveva mai vista così sconvolta.

-Cos’è successo?-

-La casa di Rudy… ha preso fuoco…-

Claire si portò istintivamente le mani alla bocca.

Non riusciva a crederci.

Non può essere vero.

In quell’istante vide passarsi davanti agli occhi ogni ricordo della sua infanzia da quando era arrivata a Junefield. Rudy era diventato un fratello, per lei.

Non può essere vero.

-Lui…lui come sta?Sta bene?- rantolò dopo un lungo silenzio carico di tensione, sperando con tutta se stessa che al giovane non fosse accaduto nulla.

Il silenzio di Seira, accompagnato da quegli occhi spenti e disperati, le fecero capire che la sua era una speranza vana.

Crollò a terra, e scoppiò a piangere.

Quando Seira provò ad abbracciarla, lei la scansò.

-Voglio vederlo- mormorò Claire tra i singhiozzi.

Seira annuì gravemente. Aiutò l’amica a rialzarsi e lentamente si incamminarono verso la casa di Rudy.

Nascosto da una fitta rete di alberi, Gareth osservava la scena.

 

-Che c’è, si batte la fiacca, Namasen?-

-Non essere scortese, stamattina sono venuto a chiamarti a casa tua, ma non c’eri. Ti ho cercata dappertutto!Non sapevo fossi così mattiniera…-

-Ma certo!Guarda un po’ che cosa ho per te!-

-Per…per il tuo compleanno…-

 

Dopo aver visto i resti carbonizzati del corpo di Rudy, Claire continuava a ripensare al loro ultimo incontro, avvenuto il giorno prima. Il ragazzo che era da sempre il suo migliore amico, il ragazzo che l’aveva aiutata nei momenti di difficoltà, il ragazzo che si divertiva a prenderla in giro chiamandola per cognome giaceva sul terreno, ridotto a un cumulo di cenere, sotto gli sguardi carichi di pietà e tristezza di tutti.

Rudy.

Così insopportabile.

Così cinico.

Così spiritoso.

Così solare e allegro.

Sarebbe diventato sicuramente un ladro, non faceva altro che rubacchiare qua e là.

E ora era morto.

 

Una bambina che corre sorridendo, i capelli rossicci che le svolazzano sul viso, le scarpe che si macchiano di fango e che producono un leggero rumore sul selciato.

Ha in mano dei fiori di campo, e con aria orgogliosa li consegna a sua madre.

E’ soddisfatta.

Come ringraziamento per il suo regalo, le viene dato un tenero bacio sulla guancia.

Un altro bambino si unisce alle due; arriva trotterellando, non può avere più di quattro anni. Anche lui porge il suo dono alla madre: una margheritina.

Una famiglia felice.

La bambina abbraccia il suo fratellino, poi lo prende per mano.

E’ ora di tornare a casa.

In quel momento, la quiete viene disturbata da un boato.

Poi, il fuoco.

 

Quando Claire si svegliò, era notte fonda. Senza rendersene conto, si era addormentata accanto al corpo di Rudy.

E aveva sognato.

Quel sogno l’aveva resa ancora più inquieta.

Chi era quella bambina?

La ragazza fu costretta a interrompere il filo dei suoi pensieri: il rumore di alcuni passi la fece riscuotere.

-Chi è?- esclamò, stancamente.

Alzò leggermente lo sguardo: era Gareth.

-Vattene- borbottò, irritata. Non aveva nessuna voglia di litigare.

Il giovane non disse nulla, e si sedette accanto a lei.

-Tuo padre ti sta cercando. Era preoccupato, e così mi ha mandato a cercarti. Tutto qua.-

-Non è mio padre.-

Gareth non poté fare a meno di trattenere la sorpresa.

-Ah, no?-

-No. Mi ha adottato. Ora lasciami in pace.-

Rimasero in silenzio per un po’. Poi, il ragazzo prese di nuovo la parola.

-Comunque, mi hanno detto che… il tipo, qui… era amico tuo. Mi dispiace.-

Lei non rispose, ma Gareth continuò il suo monologo.

-Se vuoi la mia opinione, però, è un po’ strana questa storia dell’incendio. Ieri ha piovuto per tutta la notte, e quella era una casa di legno…-

-Stà zitto.-

-Insomma, non c’erano i presupposti. Secondo me si tratta di un incendio doloso. Ora, io non me ne intendo, ma magari a causa di una qualche magia…-

-STA’ ZITTO!-

Il grido di Claire fu talmente straziante che Gareth fu costretto a tacere. Iniziava quasi a capire quella ragazza.

Riflettendoci…solo una magia può aver ridotto un essere umano in questo stato.

 

 

Aky’s corner

Sono stata abbastanza rapida stavolta, mi stupisco di me stessa!!Quando l’ispirazione arriva, arriva… tuttavia non sono molto soddisfatta del risultato, fatemi sapere cosa ne pensate!!

Aky

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Capitolo 8
*** VII. Una piramide di cristallo ***


 Capitolo VII – Una piramide di cristallo
 
Era mezzanotte passata quando Gareth riuscì a portare Claire a casa. La ragazza aveva opposto una debole resistenza, ma poi la stanchezza aveva preso il sopravvento: si era addormentata subito.
Il ragazzo, invece, non riusciva a dormire. Aveva una strana sensazione addosso. Si infilò il mantello e, stando attento a non fare il minimo rumore, uscì di casa. Magari prendere una boccata d’aria avrebbe contribuito a calmare il suo nervosismo.
Fuori c’era vento, e faceva quasi freddo. Gareth storse la bocca: non era abituato a quel clima.
Che razza di posto è?Accidenti, è estate!Un giorno piove, un giorno fa un freddo cane… Magari domani si metterà a nevicare…
Per un po’ si mise a osservare il movimento ondoso delle foglie scosse dalla brezza, perso nei pensieri. Stava perdendo tempo, ne era consapevole. Doveva assolutamente trovare il libro e portarlo a suo padre. Ma come avrebbe potuto compiere la sua missione senza destare sospetti?
Mentre rifletteva, gli parve di sentire qualcosa che si muoveva tra gli alberi. Subito si irrigidì. Strinse i pugni, cercando di rimanere calmo.
-Esci fuori, chiunque tu sia.- disse, la voce più bassa di quanto avesse voluto. Era uscito di casa disarmato, e non avrebbe potuto difendersi da un eventuale attacco.
Forse si tratta solo di un animale…
O forse no.
L’ombra che si fece avanti poco dopo confermò i suoi sospetti: un uomo completamente vestito di nero, dal volto completamente coperto. Aveva un ciondolo appeso al braccio destro, e da sotto il cappuccio si intravedevano gli angoli della bocca aperti in un ghigno.
-Buonasera, Gareth. Vedo che stai in giro fino a tardi.-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. Aveva davanti a lui l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare.
-Buonasera, Ombra. Anche a te piace passeggiare al freddo e al gelo?-
A quelle parole cariche di sarcasmo, l’ombra trattenne a stento una risata. Non aveva voglia di mettersi a discutere con un ragazzo che aveva vent’anni in meno di lui. Sospirò profondamente, poi parlò.
-Sono semplicemente venuto a trovarti. Sai, tuo padre si sta preoccupando. Dovresti essere già tornato…- fece una pausa, alzando leggermente la testa.
-Dovresti avere già il libro.-
Gareth fece istintivamente un passo indietro.
Il libro. Se n’era totalmente dimenticato.
-Beh.- mormorò.
-Non sei stato capace di trovarlo?O forse ti sei perso?-
Il giovane strinse i pugni. Odiava quell’essere – non riusciva a considerarlo un uomo – che aveva plagiato la mente di suo padre, trasformando il re in un parassita insicuro di se stesso.
-Non l’ho trovato. Qualcuno deve averlo rubato.-
-Bene, io so che si trova qui.-
L’Ombra sorrise dello sguardo sorpreso che si dipinse sul volto del suo interlocutore. Si scoprì gli occhi, due pozzi rossastri, e li piantò in quelli di Gareth, ghignando divertito.
-Oh, si. Ne sono sicuro. Ma sta a te prenderlo- ridacchiò, voltandosi di spalle – io sono venuto qui solo per regolare un conto in sospeso.-
-Che vuoi dire?-
Ma l’Ombra era già sparita.
Gareth imprecò tra i denti e fece per rientrare in casa, ma un baluginio che veniva dal terreno catturò la sua attenzione. Si accovacciò e notò una piramide di cristallo non più grande di un pugno.
-Oh oh- esclamò, compiaciuto.
-Questo spiega tante cose.-
 
Gareth si ricordava bene della prima volta che l’Ombra si era presentata a palazzo. Lui aveva solo nove anni, e aveva perso sua madre solo da pochi mesi.
Ricordava benissimo suo padre chiuso nelle sue stanze, che si rifiutava di vederlo.
Poi, quella sera d’estate nella quale non riusciva a prendere sonno. Era uscito dalla sua stanza e aveva iniziato a girare per il castello senza una meta precisa.
Fu allora che lo vide.
Anche quella volta portava il cappuccio. Parlava animatamente con suo padre, ma non riusciva a comprendere ciò che diceva. Da quel giorno divenne una presenza quasi costante a palazzo.
Nella sua mente quell’uomo era sempre stato un’ombra.
Le poche volte che aveva incrociato il suo sguardo aveva provato una sensazione che non riusciva a spiegarsi, come se quella persona emanasse gelide ondate di perfidia.
Inoltre, particolare non irrilevante, l’ossessione del re per il libro e tutto ciò che lo riguardava era cominciata proprio quando era arrivato lui.
Gareth rabbrividì. C’erano davvero poche cose in grado di inquietarlo come l’Ombra.
Estrasse la piramide dalla tasca e se la rigirò tra le mani, pensieroso.
Chissà che roba è.
-Che roba è?-
Il ragazzo sussultò, e l’oggetto cadde a terra. Claire lo guardava con aria vagamente incuriosita, ma Gareth aveva notato che era pallida in viso e che aveva delle occhiaie profondissime, oltre che l’aria stanca e i capelli arruffati; di certo aveva passato la notte in bianco. Il giovane si affrettò a rimettersi la piramide in tasca.
-Niente. Và a dormire, sei stanca.-
-Sto benissimo. Che cos’è quell’affare?-
Gareth sbuffò sonoramente. Non gli piacevano le ragazze ostinate. Riluttante, le porse l’oggetto che l’Ombra aveva perso.
-Oh!Tutto qui?- borbottò Claire, arricciando il naso. –E’ solo uno stupidissimo triangolo di vetro.-
-E’ una piramide di cristallo, a dire la verità.-
-Perdoni la mia ignoranza, signore.-
-Come sei suscettibile.-
La ragazza scosse la testa, esasperata, poi parve riflettere per qualche secondo.
 -Fammela tenere in mano, dai. In fondo è carina.-
Tese la mano, ma Gareth sembrava riluttante.
Se la lascia cadere e si rompe, luise la prenderà con me.
Di certo era un oggetto importante. Cosa avrebbe fatto l’Ombra dopo essersi accorto di averlo perso?E quando avrebbe scoperto che l’aveva preso lui, e che una ragazzina l’aveva rotto?
Non voleva neanche pensarci.
-Allora?Hai paura che si rompa?Guarda che non ho tre anni.-
Prima che lui potesse dire qualcosa, lei aveva già la piramide in mano, e la scrutava come se si aspettasse chissà che cosa.
-Dove l’hai trovata?-
-Qui fuori.-
-Davvero?Forte.-
Lo disse senza particolare interesse. Con grande sollievo di Gareth, qualche minuto dopo l’oggetto era di nuovo al sicuro nelle sue mani.
-Beh, io vado a dormire. Domani ci sarà il funerale di Rudy e devo almeno sembrare riposata.-
Si incamminò verso la sua stanza, poi si fermò davanti alla porta, stringendo convulsamente la maniglia. Girò la testa verso Gareth, che le lanciò un’aria interrogativa.
-Se scopro chi è stato a fargli questo… rimpiangerà di essere nato.-
Il ragazzo continuò a fissare la porta per molto tempo.
Avrebbe dovuto aggiungere qualcos’altro alla lista delle cose che lo spaventavano.
Le ragazze ostinate e determinate.
 
 
Aky’s corner
Non ho molta voglia di scrivere perché ho sonno.
Comunque. Grazie per le recensioni, siete gentilissimi, spero che il capitolo vi sia piaciuto e blablabla.
Gaah, non fateci caso. Sono strana.
Aky

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Capitolo 9
*** VIII. Arianna ***


 Capitolo VIII – Arianna
 


Gareth aveva sempre detestato i funerali. Non sopportava la tensione e l’angoscia che si respiravano in quei momenti, non sapeva come comportarsi, cosa dire, se fosse meglio consolare i parenti e gli amici del defunto o rimanere zitto, chiuso nel proprio impaccio.
Proprio per questo suo disagio, Gareth aveva sempre tentato di evitare questo tipo di eventi.
Eppure essere presente al funerale di Rudy, quella mattina, gli sembrava un dovere al quale non poteva sottrarsi. Non avrebbe neppure saputo spiegare il motivo di questa sua convinzione: non aveva neanche conosciuto quel ragazzo, non aveva assolutamente nulla da spartire con lui.
Lanciò uno sguardo di sottecchi a Claire, che si mordeva nervosamente il labbro per trattenere le lacrime. Per un attimo provò compassione per lei, che voleva dimostrare ad ogni costo di essere forte anche quando si sentiva così fragile e vulnerabile.
Mentre la bara veniva calata sottoterra, la ragazza prese a stringere convulsamente il ciondolo che Rudy le aveva regalato solo qualche giorno prima, come se quel gesto disperato bastasse a riportarlo in vita. Gareth non poté fare a meno di notare la dignità con la quale Claire sopportava una perdita per lei così grande: in quello stesso momento una donna – probabilmente la madre del povero ragazzo – urlava graffiandosi il volto e strappandosi i capelli. Non sapeva quale dei due modi di manifestare la sofferenza, quello iracondo e pietoso o quello così angosciosamente calmo, fosse il più inquietante.
Fu scosso da un brivido.
Per scacciare dalla mente quei pensieri, Gareth tornò a concentrarsi su Claire. La sua attenzione fu attirata dal ciondolo che lei portava al collo: non poté fare a meno di notare che era identico al gioiello che l’Ombra custodiva tanto gelosamente.
E’ solo un’impressione. Chiunque rubi qualcosa all’Ombra non ha molte probabilità di sopravvivere…
In quel momento un pensiero si fece strada nella sua mente.
E se…
E se il ladro fosse stato proprio l’amico di Claire?
D’altra parte, era stata lei stessa a dirgli che si trattava di un regalo.
Questo spiegherebbe anche l’incendio e la presenza dell’Ombra ieri notte.
Gareth aggrottò la fronte.
La situazione si stava complicando sempre di più.
 
Claire cercò di mantenere la calma e di cacciare indietro le lacrime mentre tornava a casa. Tutto ciò che era accaduto le sembrava ancora surreale. Non riusciva ancora a credere che Rudy fosse…
morto.
E come se non bastasse, Gareth non smetteva di fissarla, facendole venire i nervi. Cosa aveva da guardare?
Cercò di ignorarlo, ma sentiva lo sguardo color smeraldo del ragazzo su di sé, e trattenne a stento l’impulso di tirargli un pugno su uno di quegli occhi.
-Ragazzina, senti…-
-Non chiamarmi ragazzina!E taci, non voglio essere consolata da te.-
Ammetteva di essere sgarbata con il suo ospite, ma cosa poteva farci se lui sceglieva sempre i momenti meno opportuni per fare conversazione?
-Non c’è nulla di male a starmi a sentire per un attimo.-
-Ne dubito fortemente.-
-Insomma, vuoi ascoltarmi?Ti devo chiedere una cosa.-
-No.-
Sospirarono entrambi nello stesso momento.
Lei, esasperata per le chiacchiere di un semisconosciuto.
Lui, esasperato per la scontrosità di una ragazzina scorbutica.
-E allora parla. Che cosa vuoi dirmi di tanto importante?-
Scorbutica e terribilmente lunatica.
Gareth la guardò negli occhi per un istante, poi sussurrò, scandendo accuratamente ogni parola.
-Quel ciondolo che porti sempre… te l’ha regalato Rudy, vero? -
La ragazza inclinò la testa di lato, sgranando gli occhi, come faceva sempre quando era sorpresa.
-Beh, si. Per il mio compleanno.-
-Non sai dove l’ha preso?-
Lei esitò per un momento. Mentre pensava, prese a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli.
-Ha detto che l’ha trovato, ma sono convinta che l’abbia rubato. Sai, era un ladro professionista…-
Si morse il labbro. Parlare di Rudy le riusciva ancora difficile. Ma Gareth non si arrese.
-Non ti ha detto proprio nient’altro?-
-No. Però…aspetta…-
La ragazza arricciò il naso, mentre una vecchia conversazione le tornava alla memoria.
-Una settimana fa mi ha detto che sarebbe andato in una città qui vicino, dopo le rovine di Crenlroth. Non ricordo quale, però.-
Gareth annuì.
-Perché vuoi saperlo?-
La domanda, così innocente e così improvvisa, lo lasciò interdetto per un momento.
-Ehi, parlo con te!Perchè vuoi saperlo?-
Il ragazzo non sapeva cosa rispondere. Quella ragazza l’aveva ospitato a casa sua senza chiedergli nulla, e perciò non aveva pensato a una scusa che avesse potuto giustificare il suo arrivo a Junefield. Alzò gli occhi al cielo, cercando di sembrare il più naturale possibile.
-Sai, sono uno studioso. Sto cercando un libro dalle pagine bianche per analizzarlo, e il ciondolo che ti ha regalato il tuo amico ha qualcosa a che fare con…-
Appena notò l’espressione terrorizzata di Claire, si interruppe, stupito.
-Che c’è?Cosa ho detto di male?-
-Aaah…- balbettò la ragazza, coprendosi il muso con le mani.
-Si può sapere che hai?Sembra che tu abbia appena visto un fantasma.-
-Più o meno. Guarda dietro di te…-
Gareth si voltò, prima confuso, poi convinto che la ragazza lo stesse prendendo in giro. Ma quando si trovò faccia a faccia con una bambina dalla pelle diafana e i capelli talmente chiari da sembrare bianchi, gli occhi rossastri che lo scrutavano imperturbabilmente, fece un istintivo balzo all’indietro, cadendo a terra con un gemito.
Il volto serio della strana creatura si aprì in una risata cristallina.
-Oh, Garry!Non pensavo di spaventarti sul serio!-
Gareth ci mise qualche secondo a capire chi aveva davanti. Spalancò gli occhi, stupito.
-Arianna!Che ci fai qui?Come sei arrivata?-
La giovane albina si portò una mano alla bocca, soffocando un risolino.
-Sono scappata, ovvio!I poteri di una strega non andrebbero mai sottovalutati.-
Claire osservava attonita la scena. Adesso poteva davvero dire di averle viste tutte: libri dalle pagine bianche, ciondoli che brillavano, e ora  a quanto pare si trovava al cospetto di una strega che non dimostrava più di dieci anni… e che le strappò un brivido di terrore non appena le posò gli occhi addosso.
-Oh oh. Ho circa milletrecento anni, ma non ho mai incontrato un semplice essere umano con una simile energia.- Fece una pausa per leccarsi le labbra – chiusa nel corpo di una ragazzina, per giunta.-
La bambina allungò una mano e iniziò ad avvicinarsi pericolosamente a Claire, che indietreggiava a grandi passi: non voleva essere toccata da quella creatura spaventosa.
-Ehi, ehi, Arianna!Non spaventare le persone in questo modo!- esclamò Gareth alzandosi in piedi.
La bambina sbuffò sonoramente.
-Sei del tutto privo di senso dell’umorismo, Garry. Non sei cambiato affatto.-
-E tu sei sempre la solita arpia capricciosa.-
Claire cominciò a innervosirsi terribilmente. Chi era quella strega?E perché conosceva Gareth?
-Insomma, posso sapere che succede?- esclamò.
I due finalmente smisero di punzecchiarsi, e Gareth prese la parola.
-Arianna era la mia compagna di giochi quando ero piccolo. Ovvio, all’epoca non sapevo che fosse di circa mille anni più vecchia di me.-
Arianna scosse la testa, accennando un sorriso ironico.
-Bei tempi quelli, vero Garry?Peccato che poi il caro Inaus IV di Haedel abbia avuto la grande idea di farmi arrestare per aver praticato la magia nera senza il suo permesso.- sbuffò di nuovo – il re è proprio uguale a te. Non ha senso dell’umorismo.-
La strega si rivolse nuovamente a Claire.
-Tu sei di qui, vero?Avanti, dimmi dov’è il libro.-
Gareth non poté fare a meno di emettere un verso di sorpresa: il libro era in quel villaggio?Come aveva fatto a non accorgersene?
Claire, dal canto suo, cercava di non rispondere alla domanda. Non capiva quale interesse potesse suscitare un libro sul quale non c’era scritto nulla, e inoltre non voleva mettere in pericolo Seira: quella strega non le ispirava alcuna fiducia.
-Oh. Il libro?Quale libro?-
-Cara, sai benissimo di cosa parlo. Non avresti quel ciondolo al collo, se non avessi a che fare con il culto di Endesya. Saresti già morta da un pezzo.-
A quanto pare era inutile mentire a una strega.
-D’accordo, d’accordo. So dov’è il libro, ma non ce l’ho io. Ti dirò dov’è solo se mi dirai cosa devi farci.- fece una pausa.
– E poi, in che senso sarei già morta?-
Il volto angelico di Arianna si aprì in un ghigno incantevole eppure terrificante.
-Allora non sai nulla. Credo proprio che dovrò raccontarti una storia.-
 
 
 
 


Aky’s corner
Questo capitolo è stato una fatica immensa, per diversi motivi.
  1. Il computer, che ha avuto la bella idea di rompersi.
  2. L’ispirazione, che sembrava essersi dimenticata completamente di me.
  3. La scuola e gli altri mille impegni. Grr!
Spero che questo capitolo vi piaccia, io personalmente non sono affatto soddisfatta (e quando mai lo sono stata?XD)

Aky
 

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Capitolo 10
*** IX. Ricordi ***


  Capitolo IX - Ricordi
 




Per tutto il tragitto verso casa, Gareth dovette preoccuparsi di non lasciare che Arianna si avvicinasse a Claire in maniera eccessiva. Conosceva troppo bene la strega, e soprattutto conosceva la sua avidità: non si sarebbe fatta alcuno scrupolo a rubare tutta l’energia che traboccava dal corpo di Claire.
Quest’ultima, tuttavia, sembrava non accorgersi dell’interesse che Arianna nutriva per lei: continuava a camminare a passo svelto, con la testa fra le nuvole.
Pensieri e sensazioni totalmente discordanti si affollavano nella sua mente: da un lato era ancora turbata per via del funerale di Rudy appena avvenuto, dall’altro era incuriosita da quella bambina dal corpicino esile e dallo sguardo sadico.
Chissà che storia deve raccontarmi… si chiese gettandole uno sguardo distratto. Arianna lo notò e sorrise con aria innocente.
-Claire… - mormorò – posso abbracciarti?-
-Non ci pensare neanche!- esclamò Gareth, acciuffandola.
La strega scoppiò a ridere.
-Garry, l’ho già detto che sei privo di senso dell’umorismo?- ridacchiò, portandosi una mano sulla bocca. In quella posizione sembrava quasi una bambina normale e non un essere millenario, osservò Claire.
-L’hai già detto, e non faceva ridere neanche prima- ribattè Gareth, palesemente offeso. Quando Arianna finalmente tornò seria, fece un sospiro profondo e si voltò verso Claire, guardandola fisso negli occhi.
-Senti, sei davvero sicura di volerla portare a casa tua?Si, insomma, guardala…-
E indicò Arianna che aveva tagliato in due una lucertola, esaminando le due estremità mentre rideva sguaiatamente.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli.
-E’ pericolosa. Ascoltami, non portarla a casa tua.-
Claire spostava lo sguardo da Gareth ad Arianna, confusa, schifata e perplessa allo stesso tempo. Alla fine, scosse vigorosamente la testa.
-Senti, ha detto che ha qualcosa da raccontarmi. Sono curiosa, non posso farci nulla…- borbottò.
-Oh oh, vuoi sapere cosa voglio dirti?- civettò la strega, alzando lo sguardo dalla povera lucertola – se Garry non si fida posso sempre raccontarti ora la storia che ti avevo promesso…-
Claire si sedette accanto a lei, mossa dalla curiosità, ma Gareth si frappose tra loro.
-Lo dico per te, ragazzina – le mormorò in un orecchio – non ti avvicinare. E’ pericolosa, e non sai quanto.-
La ragazza alzò gli occhi al cielo, pregandolo mentalmente di lasciarla in pace. Quell’ improvviso essere protettivo nei suoi confronti la faceva letteralmente esasperare: non ci era abituata.
Arianna approfittò di quell’attimo di distrazione per avvicinarsi, e sfiorò leggermente il braccio destro di Claire, che sussultò al contatto con la pelle fredda della bambina. Non ebbe neppure il tempo di voltarsi, che subito iniziò ad accusare un forte giramento di testa. Avrebbe voluto mettersi a sedere, ma la strega glielo impedì. Poco dopo sentì alcuni conati che cercò di trattenere senza successo; si chinò e vomitò anche le budella. Aveva l’impulso di gridare, ma non aveva intenzione di dare una soddisfazione del genere ad Arianna. Si morse le labbra fino a farle sanguinare, finché non sentì Gareth che l’agguantava per l’altro braccio e la scaraventava a terra. Chiuse gli occhi, poi si mise seduta a gambe incrociate e iniziò a massaggiarsi le tempie. Il giovane si chinò verso di lei e prese a scrutarla.
-Come ti senti, ragazzina?- domandò, senza lasciar trapelare alcuna emozione.
-Una merda- biascicò lei pulendosi la bocca con una mano.
-Bene, allora hai imparato che devi seguire sempre i miei consigli.-
Detto ciò, il giovane si voltò verso la strega, non prima di aver notato lo sguardo colmo d’astio che Claire gli rivolgeva. Sorrise tra sé.
Devo esserle davvero antipatico. Complimenti, Gareth!
Arianna lo fissava divertita. Fece il suo solito gesto di leccarsi le labbra, poi rise sonoramente.
-Che c’è, Garry?Volevo solo divertirmi un pochino. Non l’avrei mai uccisa, e lo sai.-
-Come no. Avanti, se non hai altro da fare qui vedi di andartene.-
La bambina non si degnò neppure di rispondergli. Si avvicinò a Claire a grandi passi, ridendo della ragazzina che ora la guardava con diffidenza. Indicò la cicatrice.
-Come te la sei procurata?- chiese, assumendo di nuovo un’aria innocente. Claire la scrutò per cercare di capire che intenzioni avesse, poi rispose, cercando di evitare quello sguardo maligno che si prendeva gioco di lei.
-Non lo so. Il mio padre adottivo mi ha detto che sono arrivata da lui con il braccio ferito- mormorò. Arianna allargò il suo sorriso infantile.
-Allora lascia che ti dica una cosa. No, no, rimani seduta, per favore.-
A Gareth quella situazione non piaceva affatto. Arianna non era una persona che parlava a vanvera, e doveva sapere qualcosa di importante su Claire per dedicarle così tante attenzioni. Ma in cuor suo sentiva che quell’incontro non avrebbe portato altro che guai. Si avvicinò per ascoltare la conversazione, pronto a intervenire nel caso la strega avesse di nuovo tentato di assorbire l’energia della ragazza.
Claire si sporse verso Arianna con molta cautela.
-Parla, su. Cosa hai da dirmi?-
La bambina iniziò a camminare avanti e indietro, facendo irritare Gareth; dopo aver compiuto tre volte lo stesso giro, cominciò a parlare.
-Ascoltami bene, cara. Il nome Redan ti dice qualcosa?-
A Claire sembrò che il tempo si fermasse. Si portò una mano alla bocca, confusa.
-Oh oh!Mi sembra proprio di si- continuò Arianna. –Ti ricordi qualcosa?Stupefacente!-
La ragazza non ascoltava.
Redan. Redan. Redan.
Quel nome le faceva scoppiare la testa. Guardò la strega con aria interrogativa e spaventata allo stesso tempo.
-Ho capito, ho capito. Posso aiutarti a ricordare.- fece una pausa – non sarà piacevole. Dovrai abbracciarmi.-
Claire indietreggiò istintivamente, decisa a rifiutare quell’invito. Ma non riusciva a non pensare a quel nome.
Devo ricordare, accidenti!Rischio di esplodere!
Riluttante, si avvicinò alla bambina allargando le braccia; la creatura la strinse forte, ghignando soddisfatta.
Gareth fece per staccarle, ma Arianna lo fermò.
-Tranquillo, lo faccio per il suo bene.-
Il giovane si bloccò: lei non diceva mai bugie. Non poteva far altro che rimanere a guardare, sperando che quel semplice abbraccio non avesse conseguenze tragiche.
Claire, dal canto suo, si sentiva morire. La sensazione orribile che aveva provato poco prima si era acuita; sentiva delle fitte terribili allo stomaco, le usciva sangue dal naso e dalla bocca, la testa le martellava senza tregua. Sopportò il dolore per due minuti, poi perse i sensi.
 
 


Alla prima esplosione ne segue una seconda, poi una terza.
Redan sposta lo sguardo dalla sorella alla madre, che ricambiano impietrite. Solo quando vedono le fiamme divorare ogni cosa e avvicinarsi sempre di più sembrano risvegliarsi da un lungo sonno.
Claire abbraccia suo fratello piangendo, sua madre invece viene presa dal panico e inizia a urlare.
I due bambini le dicono di scappare, di non avere paura, ma la donna cade in ginocchio gridando,e inizia a strapparsi i capelli.
Claire non sa cosa fare: è spaventata, ma non può certo abbandonare la sua mamma in quelle condizioni. Vicino a lei, suo fratello piange.
Quando le fiamme infine raggiungono la loro casa anche Redan comincia a urlare. Claire non fa nulla: rimane atterrita al suo posto.
Fuori si sentono urla, clamore di armi, esplosioni continue. Una trave cade sulla madre dei due bambini, che inizia a dibattersi violentemente, gli occhi iniettati di sangue.
In quel momento Redan comprende di essere in pericolo di morte: si libera dalla presa di Claire e scappa via.
La bambina si lancia verso di lui, ma non ce la fa a raggiungerlo.
Redan, torna qui!, esclama, ma è inutile: il bambino è già sparito.
Claire corre senza meta per le strade della città, evitando i soldati e le fiamme intorno a lei, sperando di ritrovare il suo fratellino, ma alla fine è la stanchezza ad avere la meglio.
Esausta, entra nel tempio e trova rifugio nel sotterraneo.
Endesya proteggerà me e Redan, pensa, e aspetta che l’incubo finisca.
 
 


Claire si risvegliò di soprassalto: ora ricordava ogni cosa, anche quello che accadde dopo, quando, uscita dal tempio, trovò il cadavere di suo fratello.
Ebbe di nuovo un conato di vomito. Poco lontano da lei, Gareth e Arianna erano impegnati in una discussione piuttosto animata.
-Che ti salta in mente?Ora ti diverti a torturare delle ragazzine inconsapevoli?- sbraitava il giovane, innervosito.
Arianna, per contro, era molto tranquilla.
-Non dirmi che non l’hai notato. Quella ragazza è originaria di Crenlroth, e con tutta probabilità sarebbe dovuta diventare una sacerdotessa di Endesya.-
Gareth le lanciò uno sguardo basito.
Quella ragazzina sarebbe una sacerdotessa di Endesya?Ma quando mai?
-Credimi, non avrei voluto farla soffrire in questo modo, ma aveva bisogno di ricordare.-
Claire, appoggiata a un albero, ascoltava tutto. Se non si fosse sentita così male, avrebbe riso.
 

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Capitolo 11
*** X. Una decisione importante ***


 Capitolo X – Una decisione importante
 
 
 



Seira passeggiava nervosamente avanti e indietro sulla porta della casa di Claire; il vento le scompigliava i capelli chiari, facendola infastidire ancora di più. Cercava di vedere la sua amica da tre giorni, ma senza risultato: era riuscita soltanto a scoprire che aveva la febbre alta, ma non le era stato concesso di andarla a trovare. Per questo motivo aveva deciso di appostarsi davanti alla sua casa e di attendere.
Prima o poi dovranno cedere, pensava; non si sarebbe certo arresa per così poco.
La sua protesta, dopo un po’, parve funzionare: dopo qualche minuto di attesa sentì la porta che si apriva e vide spuntare dall’uscio il volto rubicondo di Sean Namasen, al quale lanciò uno sguardo carico di aspettative.
-Va bene, va bene, hai vinto- borbottò l’uomo scuotendo la testa – ora però Claire sta dormendo. Ripassa stasera.-
La ragazza annuì sorridendo: dopotutto non avrebbe dovuto aspettare ancora per molto. Ringraziò e si avviò verso il campo a cuor leggero.
Completamente presa dall’idea che avrebbe rivisto la sua migliore amica, Seira non si accorse dell’ombra che incombeva dietro di lei.
 



Gareth osservava Claire dormire un sonno agitato, dopo aver delirato per ore a causa della febbre. Non avrebbe dovuto trovarsi lì, se ne rendeva conto: il suo compito era andare alla ricerca del libro che suo padre desiderava così tanto. Tuttavia non poteva lasciare quella ragazzina nelle mani di Arianna, soprattutto ora che la strega era a conoscenza delle sue origini. Di certo avrebbe approfittato di lei per accrescere il suo potere: quell’essere era capace di ogni cosa.
Sul filo di questi pensieri, Gareth si lasciò scappare un sospiro disperato.
Ma come ci sono finito in questa situazione?
In quel momento Sean entrò nella stanza con fare circospetto. All’espressione confusa e preoccupata dell’uomo Gareth cercò di rispondere con un sorriso, ma quello che gli riuscì fu una smorfia tirata e artificiosa: non era molto bravo a rassicurare le persone.
-Come sta?- chiese Sean, avvicinandosi.
-Un po’ meglio. Appena si sveglia sarebbe opportuno farle mangiare qualcosa, non tocca cibo da tre giorni.-
-Va bene, ti ringrazio.-
Gareth vide l’uomo allontanarsi; quando la porta si chiuse, si permise un sospiro di sollievo. Temeva altre domande, ma da quanto aveva capito Sean Namasen non era molto loquace.
Fu allora che Claire si svegliò.
-Mmm…porca puttana, che sensazione schifosa…- mormorò tra i denti, massaggiandosi la testa. Poco dopo ebbe un conato di vomito.
Gareth le si avvicinò con cautela.
-Sei molto fine, vedo. Proprio una ragazzina educata, eh?-
-Fai meno lo spiritoso, tu. E’ davvero una sensazione schifosa quando ti ricordi dopo cinque anni di avere un fratello che è morto a causa tua.-
Gareth mosse un sopracciglio, ma non si fece impressionare da quelle parole amare.
-A quanto pare stai meglio. Però, se vuoi un consiglio, trattieni ancora per un po’ l’impulso di uccidermi. Devi riprenderti completamente.-
-Devo ridere?-
-Se vuoi.-
-Crepa.-
-Grazie.-
Il battibecco fu interrotto da Arianna, che fece capolino dalla porta della stanza.
-Oh, tesoro, ti sei svegliata. C’è qualcuno che ti cerca.-
La ragazza si sporse leggermente in avanti; rimase piuttosto sorpresa di vedere un ragazzetto dai capelli neri e arruffati, poco più alto di Arianna, il volto imbarazzato spruzzato di lentiggini.
-Mi manda Nina- esordì a voce bassa – è successo che… Seira…-
Quando sentì pronunciare il nome della sua amica, Claire sobbalzò.
-Che le è successo?-
Il ragazzino sembrava in difficoltà. Guardava in basso e il fatto che Claire avesse alzato la voce lo metteva a disagio.
-Beh. L’hanno aggredita- mormorò infine.
Claire si portò le mani alla bocca, ma si impose di non farsi prendere dal panico. Con l’animo carico di preoccupazione, chiese al ragazzino di raccontarle la storia nei minimi dettagli.
-Beh. Non ne sono sicuro, però ho sentito che un mago vestito di nero l’ha minacciata, e poi…-
La ragazza era già uscita, seguita da Gareth. Il ragazzino si affrettò a raggiungerli, Arianna scoppiò in una risata infantile e Sean si guardava intorno, perplesso.
 
 


Seira sorrideva, ma ogni movimento era per lei una fonte di dolore. Claire non sapeva se sentirsi sollevata per il fatto che la sua amica fosse viva, o se essere in pensiero per come era ridotta. In effetti Seira non aveva una bella cera: aveva lividi e ustioni lungo tutto il corpo, e un taglio slabbrato su una guancia. Quando vide Claire, però, dimenticò ogni dolore e corse ad abbracciarla.
-A quanto pare non posso lasciarti da sola un attimo, eh?-
-Potrei dire la stessa cosa.-
Claire si staccò dall’abbraccio e la scrutò a lungo.
-Su, raccontami bene cosa ti hanno fatto.-
Seira fu scossa da un brivido. Si morse le labbra, titubante, poi cominciò a parlare.
-Stavo tornando a casa, ero contenta perché Sean mi aveva dato il permesso di vederti. Temo che la mia felicità mi abbia fatto abbassare la guardia.- fece un sospiro – due secondi, e mi sono ritrovata a terra con un piede sulla faccia.-
Claire incrociò le braccia, accigliata.
-Chi è questo stronzo?- domandò.
-Non essere volgare!- la rimbeccò Gareth.
-Vaffanculo.-
-Come sei carina…-
-Ehm, posso continuare?- li interruppe Seira.
-Vuoi sapere chi era il mio aggressore?Beh, temo di non potertelo dire, aveva il volto coperto. Però… come dire?Era la cosa più spaventosa che io abbia mai visto. Riuscivo quasi a sentire l’odio dal quale era animato. E poi, aveva una voce così gelida…-
Gareth fece un passo indietro.
Possibile che sia …?
-Ma cosa voleva da te?- chiese Claire, sempre più preoccupata.
-Ti ricordi il libro che ho trovato?Ecco, credo che mirasse a quello, dato che continuava a chiedermi dove l’avevo nascosto.-
Gareth annuì.
Ecco, ti pareva!
-E’ l’Ombra. Almeno credo.-
Le due ragazze gli lanciarono un’occhiata interrogativa. Il giovane abbozzò un sorriso.
-E’ il mio incubo da quando sono nato. Ho ragione di credere che sia stato lui a uccidere Rudy.-
Claire strinse i pugni.
-Quindi tu lo conosci.-
-Fin troppo bene. E questa è roba sua.- rispose il ragazzo tirando fuori dalla tasca la piramide di cristallo.
Seira sorrise, soddisfatta.
-Non gli ho detto dov’era il libro neanche sotto tortura!Sono stata brava, vero?-
-Dallo a me.-
Dopo quelle parole calò un silenzio innaturale.
-Claire, mi sa che tu hai ancora la febbre – balbettò Seira, sconcertata. –Hai visto cosa è successo a me, no?-
Cercò di afferrarla per un braccio, ma lei la scansò. Fece un sorriso amaro.
-Redan è morto perché non sono stata capace di proteggerlo. Rudy è morto perché ha rubato un ciondolo per regalarmelo. Tu non devi morire, chiaro?Dammi il libro.-
Gareth, in un angolo, ascoltava a bocca aperta.
Vuole mettersi contro l’Ombra?Non è pazza… è folle!
Seira era ancora più sconvolta.
-Chi è Redan?E poi, non ci pensare neanche!Non voglio che tu ti faccia del male!-
-Seira, fai la brava. Non mi succederà nulla.-
A quel punto, a Gareth venne un’idea.
In effetti questa situazione potrebbe tornarmi utile.
Si avvicinò alle due e si schiarì la voce.
-Non le accadrà proprio nulla, ci sarò io a proteggerla!-
-Davvero?- chiese Claire, sbalordita.
-Ovvio!Te l’avevo detto, no?- rispose lui strizzandole l’occhio.
Seira sembrava poco convinta. Fissò il giovane in attesa di spiegazioni. Lui le fece un sorriso a trentadue denti.
-Il libro è di proprietà, uhm, di un mio caro amico. Voglio riportarglielo, così il tuo aggressore non potrà più rubarlo.-
-Ha ragione, me n’ero dimenticata!- aggiunse Claire, sorridendo a sua volta.
L’espediente funzionò: Seira, sebbene esitasse ancora molto, iniziò a frugare sotto il letto e tirò fuori il libro, porgendolo a Claire.
-Tieni!E non farmene pentire!-
 
 
 


Quella sera, a tavola, si respirava un’aria pesante. Sean continuava a lanciare a Gareth delle occhiate di sbieco, Arianna lo osservava con il suo solito sguardo canzonatorio, mentre il giovane e Claire si scambiavano sguardi leggermente perplessi e imbarazzati. Continuarono così per un po’, finché la ragazza non si alzò in piedi e prese la parola.
-Sean, domani mattina io me ne vado.-
All’uomo andò la zuppa di traverso.
-Come sarebbe a dire, io me ne vado?-
Gareth sghignazzò, e Sean se ne accorse. Il suo volto divenne, se possibile, ancora più rosso.
-Lo sapevo, lo sapevo che era colpa tua!L’hai messa incinta, vero?-
Claire esplose in un verso di ribrezzo.
-Ma che schifo!Non andrei con lui neanche morta!Ti dispiacerebbe ascoltarmi?-
Non fu semplice raccontare del suo passato, del libro, del probabile assassino di Rudy e dell’aggressione di Seira, ma alla fine Claire riuscì a confessare ogni cosa al suo padre adottivo.
-Quindi, se rimanessi qui con il libro saremmo tutti in pericolo. Meglio che me ne vada, voglio riportarlo al legittimo proprietario e poi… vorrei vedere la mia città.-
Sean scosse la testa.
-Niente in contrario, ma non mi fido a lasciarti andare da sola con lui.-
Il suo sguardo si posò su Arianna, che disegnava con aria assorta qualcosa di indefinito sulla tovaglia.
-Ehi, tu!Ti andrebbe di accompagnarli?-
Il volto infantile della strega si illuminò.
-Certo, papà!Mi piacerebbe tantissimo partire con loro!- civettò, alzandosi in piedi sulla sedia.
Gareth si batté una mano sulla fronte, mentre Claire in un primo tempo avrebbe voluto strangolare Sean, poi però realizzò che le aveva permesso di partire e il suo volto si allargò in un sorriso sincero, per la prima volta in quei giorni per lei così angoscianti.
-E’ deciso allora. Andiamo a dormire, domani sarà una giornata dura.-
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** XI. Lo scontro, parte prima ***


 Capitolo XI – Lo scontro, parte prima
 
 
 



L’Ombra girava intorno a Inaus, che cercava in ogni modo di mantenere sul volto un’espressione impassibile e dignitosa, nonostante in realtà stesse tremando di paura.
-Tuo figlio dovrebbe aver già compiuto l’impresa, eppure è in ritardo di parecchi giorni. Te ne rendi conto, vero?-
Quella voce così gelida e cavernosa penetrò con violenza nella mente pavida del re, facendolo raggelare.
-M… me ne rendo conto – bisbigliò, come se fosse un automa. Inaus si maledisse più volte per il suo comportamento indegno: avere paura di un subordinato non si addiceva minimamente al ruolo che ricopriva.
Eppure, l’Ombra aveva un qualcosa che lo intimidiva e lo induceva a comportarsi come un coniglio. Tuttavia, il re non poteva certo dargli la soddisfazione di mostrarsi così intimorito, così decise che era arrivato il momento di mostrare un po’ di carattere.
-Tuttavia, anche se ci sta mettendo tanto, non mi sembra il caso di preoccuparsi- si affrettò ad aggiungere – magari ha soltanto avuto qualche difficoltà nel trovare il libro.-
-Permettimi di dissentire.-
Il re si azzittì all’istante, fissando il suo interlocutore con aria interrogativa. L’Ombra ghignò.
-L’ho incontrato nel villaggio di Junefield, e non aveva la minima idea di cosa fare, quando era evidente che libro si trovava lì. Ho provato a recuperarlo personalmente, ma c’è stato qualche problema… - fece una smorfia di disgusto – la prossima volta devo stare più attento alla mia roba…-
-Come?-
-Non ci pensare. Comunque, Gareth è un fallimento completo. Non ho mai conosciuto un essere umano più debole di lui in tutta la mia esistenza.-
Il volto dell’Ombra si aprì in un ghigno beffardo che il re non notò.
-Non è debole- ribatté Inaus, colpito nell’orgoglio – è solo molto giovane. Non capisco perché hai insistito tanto per affidargli l’incarico, se questa è l’opinione che hai di lui.-
Il re incrociò le braccia aspettandosi una risposta, ma l’Ombra si accovacciò sul davanzale di una finestra, dandogli le spalle.
-Non ti riguarda.-
Dopo aver pronunciato quelle parole taglienti, l’Ombra spiccò un salto e sparì nell’oscurità, lasciando Inaus da solo con l’angoscia e la frustrazione. Se ne avesse avuto la forza, con tutta probabilità avrebbe tirato un pugno contro il muro. Invece si accasciò sul pavimento, massaggiandosi la testa.
Gareth… cosa stai combinando?
 
 


-Ehi, cosa stai combinando?- gridò Gareth a Claire, che se ne stava china sul terreno con aria pensierosa. La ragazza gli lanciò un’occhiata distratta, ma non rispose. Era da quando avevano lasciato Junefield, quella mattina, che lo ignorava.
Gareth scosse la testa.
-Bah. Le donne- borbottò. Arianna scoppiò a ridere, irritandolo, se ciò era possibile, ancora di più.
-Spiegami quale sarebbe l’aspetto divertente di tutta questa faccenda!- gridò, tirandole uno schiaffo.
Siamo in viaggio da due ore e già rischio il tracollo nervoso. Magnifico!
Arianna, tuttavia, non diede segni di essersi offesa, anzi scoppiò in una risata ancora più fragorosa della precedente.
-Non dirmi che non l’hai capito!Se Claire ti ignora, c’è un motivo preciso!- civettò, scostandosi una ciocca di capelli scuri dal viso. Claire, sentendo pronunciare il suo nome, alzò di nuovo lo sguardo, ma l’espressione pensierosa di un attimo prima si era trasformata in una smorfia di puro terrore. Attirò l’attenzione di Arianna e le fece segno di tacere, ma la bambina fece finta di non vederla.
-Beh, vedi- mormorò, maliziosa – il fatto è che…-
Le parole le morirono sulle labbra, perché Claire, incurante del dolore che provava nel toccare la strega, l’aveva raggiunta e le aveva tappato la bocca con una mano.
-Non è successo proprio niente!Sono solo un po’ nervosa- si affrettò a dire, abbozzando un sorriso palesemente falso. Quando fu sicura che Arianna non avrebbe detto più nulla, sciolse la presa, sospirando di sollievo.
Gareth, dopo aver osservato la scena, ridacchiò.
-Nervosa, eh?Ovvio. Hai quel problema, vero?-
Claire lo fissò stupita per un secondo, poi colse l’allusione e scosse vigorosamente la testa. Il rossore che le era spuntato sulle guance, però, la tradì.
-Ma che ti viene in mente?Non hai capito nulla!Io…-
-Sei diventata rossa.-
-Questo non c’entra proprio niente!-
-E allora perché sei arrossita?-
-Perché… uhm…-
La ragazza si guardò intorno, come se cercasse un suggerimento. Infine, con gli occhi ormai colmi di lacrime, fissò Gareth con astio.
-Stronzo!- urlò, e corse via. Arianna alzò le spalle, poi la seguì. Il giovane rimase da solo, a bocca aperta.
Stronzo?Mi ha chiamato stronzo?
-Non ci sai proprio fare coi bambini, eh Gareth?- esclamò una voce alle sue spalle. –Ti fai addirittura insultare da una ragazzina così piccola, e non le dici nulla?-
Il ragazzo rabbrividì. Irrigidì ogni muscolo, ma non si voltò.
-Sei l’Ombra, vero?-
Dietro di sé udì una sonora risata di scherno.
-Ti prego, non chiamarmi così. E’ un soprannome così patetico!-
Il giovane si girò di scatto, pregando affinché le sue gambe smettessero di tremare. Indietreggiò.
-Che… che cosa vuoi?- balbettò.
L’Ombra gli puntò un dito contro.
-Restituiscimi la piramide e il ciondolo.-
-Non so di cosa parli.-
Un’altra risata.
-Ti credevo un po’ più sveglio, Gareth. Dammi ciò che ti ho chiesto e forse me ne andrò senza fare del male a qualcuno.-
Gareth strinse i pugni. Non avrebbe mai ceduto a un ricatto simile se si fosse trattato di una persona comune, ma con l’Ombra era tutta un’altra storia. L’Ombra avrebbe trascinato in un abisso di terrore anche il più coraggioso tra gli uomini.
Il ragazzo fece un sospiro.
Non devo cedere!E’ una questione di principio!
Con uno sforzo indescrivibile, ghignò, cercando di mostrarsi quasi sfacciato.
-Vuoi la tua piramide, eh?- gridò – forza allora, vieni a prendertela!-
 
 


Seduta sul prato, Claire piangeva silenziosamente.
-Stronzo, maledetto stronzo!Come si permette di mettermi in imbarazzo in quel modo, quando mi conosce a malapena?- borbottava tra sé, mentre Arianna la ascoltava, quasi dispiaciuta.
Claire era una ragazza orgogliosa, permalosa e un po’ violenta, per questo gli abitanti di Junefield avevano imparato a trattarla con i guanti. Nessuno si era mai preso la libertà di prenderla in giro in quel modo – su argomenti così delicati, poi! – nemmeno Rudy.
Il ricordo del suo amico la fece piangere ancora di più.
-‘Cidenti- borbottò, strofinandosi gli occhi. Improvvisamente, aveva voglia di tornare a casa.
-Devi abituarti al comportamento di Gareth – esordì ad un tratto Arianna, che stranamente in quel momento non stava ridendo.
– Devi sapere che lui è praticamente cresciuto nella solitudine più totale. Sua madre si è suicidata quando lui aveva un anno, suo padre invece non l’ha mai tenuto in considerazione. Io sono stata sua amica solo per un breve periodo quando aveva dodici anni. – sorrise, questa volta senza ombra di ironia – figurati se sa come comportarsi con una ragazza.-
Claire sbuffò.
-Sono affari suoi. Fatto sta che non è stato affatto educato.-
Arianna alzò le spalle.
-Beh, non lo sei stata neanche tu.-
-Oh, insomma!Ha cominciato lui!-
Detto questo, prese a giocherellare con il suo ciondolo, in un gesto che era ormai solita fare quando era nervosa.
Proprio in quel mentre, il gioiello cominciò a splendere di luce propria, e quasi accecò la ragazza, che rimase intontita per un po’.
-Arianna.-
-Che c’è?-
-Guarda.-
Claire le mostrò il ciondolo, che ora aveva preso a lampeggiare.
Arianna rischiò di cadere a terra per la sorpresa. Rimase in silenzio per un po’, poi, a fatica, le fece una domanda.
-Questo te l’ha regalato il tuo amico morto, vero?Sapresti dirmi dove l’ha preso?-
-Veramente no. Ma credo che l’abbia rubato, lui adorava scippare gli stranieri.-
La strega, con grande sbalordimento di Claire, rovesciò la testa all’indietro e scoppiò in una risata amara.
-Se fosse stato ancora in vita, sarei andata a stringergli la mano. E’ riuscito a rubare qualcosa a…-
-Non è il momento di ridere!Mi dici perché questo affare lampeggia?-
Arianna tornò immediatamente seria, e assunse un’aria quasi inquietante, come se ad un tratto avesse riacquistato tutti i suoi anni.
-Esiste un altro ciondolo identico a questo. Quando entrano in contatto con un individuo particolarmente potente si illuminano, quando sono vicini lampeggiano. Tutto questo a causa del riflusso di energia- spiegò.
-Per farla breve, il possessore dell’altro ciondolo deve essere nei dintorni.-
-E dove, precisamente?-
-Seguimi. Ho una vaga idea.-
 
 


Gareth cadde a terra con un tonfo.
Forse sfidare l’Ombra non è stata una grande idea…
In effetti, durante lo scontro era sempre stato lui ad avere un enorme svantaggio: non era armato che di un pugnale, sebbene sapesse utilizzare qualche semplice incantesimo non era un mago, e inoltre non aveva tutta l’esperienza del suo avversario.
Prima che avesse in tempo di rialzarsi, l’Ombra si chinò su di lui.
-Avanti, dammi ciò che ti ho chiesto.- sibilò.
Anche se erano vicini, Gareth non riusciva comunque a vedere il suo viso. Nonostante fosse stanco e ferito, decise di mostrarsi spavaldo fino alla fine.
-Dovrai uccidermi prima di vedermi obbedire a un tuo ordine.- mormorò.
L’Ombra si accigliò, ma non si scompose.
-D’accordo, come preferisci. Preparati…-
-Gareth!-
Quel grido ebbe il potere di distrarre l’Ombra, che iniziò a guardarsi intorno chiedendosi da dove provenisse; Gareth, invece, aveva riconosciuto la voce.
Oh, merda.
Con un calcio, si liberò dalla presa del mago e scattò in piedi.
-Claire!Vattene da qui!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Non vorrei dire nulla, ma c’è un tizio alle tue spalle che ha un’aria minacciosa.-
Il giovane annuì e si voltò appena in tempo per fermare l’offensiva dell’Ombra con un incantesimo di difesa.
-Grazie- brontolò poi.
-Bah- gli rispose Claire.
Arianna, che era stata in disparte fino a quel momento, fece un passo avanti, turbata.
-Claudius, sei tu, vero?E’ passato un po’ di tempo.-
 
 

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Capitolo 13
*** XII. Lo scontro, parte seconda ***


 Capitolo XII – Lo scontro, parte seconda
 
 
 




A detta di tutti, l’Ombra era un essere spaventoso. Gareth lo definiva l’incubo della sua infanzia, Seira lo ricordava con terrore. Persino Arianna aveva perso la sua solita aria maliziosa vedendolo. Era un uomo, se così lo si poteva chiamare, malvagio. Anzi, con tutta probabilità malvagio non era altro che una definizione riduttiva.
O almeno, questo era ciò che Claire aveva intuito attraverso le testimonianze di Seira e di tutti coloro che l’avevano incontrato.
Per questo motivo non poteva fare a meno di stupirsi di essere più perplessa che terrorizzata.
La mia immaginazione deve aver lavorato troppo, a quanto sembra.
Si era aspettata una specie di braccio destro del demonio, con tanto di corna, occhi rossi e pipistrelli al seguito, e invece cosa aveva davanti?
Un essere del tutto coperto da un mantello nero, tarchiato e anche più basso di lei.
Eppure quell’uomo all’apparenza così insignificante era capace di rendere Gareth un coniglio e persino di turbare Arianna.
Claire la osservò mentre si faceva più pallida di quanto non fosse normalmente.
-Ne è passato di tempo, Claudius - .
L’Ombra esplose in una risata.
-Vedi, Gareth?Prendi esempio. Mi piace essere chiamato con il mio nome!-
Gareth indietreggiò fino a quando non raggiunse Claire. La ragazza non resistette alla tentazione di chiarire il dubbio che le premeva nel petto, anche se le sembrava inutile e poco opportuno.
-Dì un po’, sarebbe quella l’Ombra?-
-Però, come sei perspicace!-
Claire arricciò il naso.
-Non lo sottovalutare- bisbigliò Gareth, come se le avesse letto nel pensiero.
La ragazza non rispose: era tornata a osservare Arianna, che ormai aveva subìto un cambiamento totale. Stringeva convulsamente i pugni, lo sguardo di solito vivace non lasciava trasparire alcuna emozione, e quando prese la parola la sua voce tremava e aveva perso il tono squillante e un po’ bambinesco che la caratterizzava.
-Cos’hai in mente?Dopo ciò che hai fatto cinque anni fa hai ancora voglia di spargere sangue?- domandò, facendo qualche passo in avanti.
L’Ombra non si scompose.
-Quella di cui parli è una piaga ancora sanguinante. Credi davvero che basti distruggere una città per annientare una religione?Se è così che la pensi ti sbagli di grosso.-
Rise ancora più sonoramente di prima. Gareth rabbrividì.
L’Ombra tornò seria, poi riprese.
-Gli abitanti di Crenlroth sono riusciti a salvare il Trattato di Endesya, anche se mi sfugge il modo in cui l’hanno fatto. Il predecessore di quell’incapace che adesso occupa il trono di Haedel mi aveva dato l’incarico di bruciare quel libro, ma io ho un’idea migliore.-
Arianna sgranò gli occhi.
-Cosa ne vuoi fare?- chiese, la voce ormai ridotta a un sussurro flebile.
L’essere le si avvicinò. Da quella distanza la strega poteva scorgere sul suo volto la parvenza di un sorriso: non avrebbe saputo dire se fosse sincero o beffardo.
-Avanti, Arianna. Anche tu muori dalla voglia di sapere cosa c’è scritto. Me l’hai confidato tu stessa, se non ricordo male.-
Lei non fu capace di ribattere: continuava a fissarlo, atterrita.
-Vedo che ci capiamo. Con il Trattato di Endesya avrò a disposizione tutto il potere che desidero. Dì, non sarebbe meraviglioso?-
Le porse una mano.
-Io so che è un desiderio che condividiamo. Che ne dici di un’alleanza?-
Quelle parole ebbero su Arianna lo stesso effetto di una coltellata.
-Non startene lì a rimuginare. Io ti conosco, Arianna. Sei molto più ambiziosa di me.-
La strega esitò, indugiando su quella mano coperta da un guanto nero che la chiamava come il canto di una sirena.
-Claudius…- mormorò, ormai sull’orlo delle lacrime.
-Beh, vi state addormentando laggiù?-
Improvvisamente, l’atmosfera si spezzò.
Era stata Claire a urlare.
-Arianna, lascialo perdere e torna qui!-
L’Ombra rimase interdetta per un momento, poi il sorriso che aveva sfoggiato fino a poco prima si ritrasformò in un ghigno beffardo.
-Questa poi!- esclamò, divertito – anche le pulci hanno la tosse, a quanto pare.-
Claire gli lanciò uno sguardo carico di odio.
-Non sono una pulce.-
L’Ombra rise.
-Questo è sicuro, Su, ora fai la brava bambina e fatti dare un’occhiata. Non ti farò nulla, stai tranquilla. Sono una persona a posto, io…-
A quelle parole, Gareth si allarmò.
Se gli viene la brillante idea di frugare nella sua mente, nella migliore delle ipotesi la ucciderà subito dopo.
Fece un passo avanti e si frappose tra lei e l’Ombra. Claire lo guardò come se fosse impazzito, poi gli punzecchiò una spalla.
-Si può sapere cosa stai facendo?-
-Quello ti ammazza. Stai indietro.-
La ragazza ora era più sbalordita di prima.
Mi sta… proteggendo?Lui?
Tuttavia, l’Ombra rimase impassibile. Alzò un dito e Gareth fu scaraventato a terra.
-Non intrometterti- ringhiò, e avanzò verso Claire, che per nulla intimorita gli puntò contro il dito indice.
-Dovresti essere tu a farti dare un’occhiata, non io!- gridò – credi di essere invincibile e non hai nemmeno il coraggio di toglierti quel cappuccio!-
Gareth, ancora bloccato a terra, seguiva la scena stupefatto.
Non credo alle mie orecchie.
Doveva ammetterlo, quella ragazzina così petulante aveva del fegato. Parlare in quel modo all’Ombra!Lui non ci sarebbe mai riuscito. Tuttavia, era perfettamente consapevole del fatto che la sfacciataggine non le sarebbe bastata a uscire viva da quell’incontro.
Si rabbuiò.
Non lo conosce, ecco perché non lo teme.
A giudicare dall’espressione pietrificata di Arianna, anche lei aveva avuto lo stesso pensiero. Inoltre, ancora sentiva sullo stomaco il peso delle parole che l’avevano attraversata qualche minuto prima, così subdole eppure così veritiere. Continuava a maledirsi per non aver replicato, per aver esitato davanti a quella mano tesa.
In quel momento, però, l’Ombra non pensava a lei: aveva spostato l’attenzione su qualcun altro.
-Ragazzina, qui i casi sono due: o sei troppo giovane per capire bene la situazione nella quale ti trovi, o sei semplicemente una stupida. Io propendo per la prima – abbassò il tono di voce riducendolo a un sussurro indistinto – giusto a titolo informativo, posso leggere nella tua mente senza che tu te ne accorga.-
La ragazza sgranò gli occhi, e lui ne rise.
-Ora non ti mostri più tanto coraggiosa, vero?Ma puoi stare tranquilla, non ti ucciderò. Non sei tu a rappresentare un pericolo.-
Arianna, che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, buttò fuori l’aria, sollevata.
Quando il ciondolo di Claire emise un bagliore azzurrognolo, però, il terrore l’assalì di nuovo.
La ragazza, da parte sua, cercò di nasconderlo coprendolo con le mani, ma prima che potesse rendersene conto l’Ombra l’aveva già afferrata per la gola.
-Piccola bastarda!- urlò. Aveva perso il suo tono mellifluo in favore di un rantolo disumano. Claire cominciò a intuire quale fosse l’elemento di quell’individuo capace di terrorizzarla.
La voce.
Sembrava appartenere a un indemoniato.
-Anni di ricerche, di studi, di notti insonni passate a cercare di attivare i ciondoli, e cosa apprendo?- continuò, stringendo di più le dita sul collo di Claire – Che una bambina cenciosa come te è riuscita a fare una cosa del genere inconsapevolmente?Chi sei tu?-
La ragazza rantolò: iniziava a mancarle l’aria. Lanciò uno sguardo supplichevole in direzione di Arianna, che parve svegliarsi da un lungo sonno.
L’Ombra non si accorse della strega finché una sfera infuocata non lo colpì alla schiena. L’uomo si lasciò sfuggire un urlo, prima di mollare la presa su Claire e prepararsi a contrattaccare. L’urto spinse Arianna qualche metro più in là, fin quando non cozzò contro un albero. Il volto della bambina si contrasse in una smorfia di dolore; un rivolo di sangue le colò dalla bocca.
-Detesto questo corpo- sibilò, cercando di rialzarsi nonostante le facesse male la schiena. Quando fu in piedi, cominciò a lanciare un altro incantesimo.
Nel frattempo, Claire era caduta a terra e respirava profondamente, massaggiandosi la gola. Gareth la raggiunse e le strinse una spalla.
-Tutto bene?- domandò.
-Potrebbe andare peggio. E tu?-
-Niente di rotto, credo.-
Claire parve riflettere per qualche secondo.
Poi si portò una mano alla bocca.
-Gareth- bisbigliò.
Lui le rivolse uno sguardo interrogativo.
-Ce l’hai ancora quella piramide di cristallo?-
-Certo- la estrasse dalla tasca, confuso – ma a cosa ti serve?-
-Dammela un secondo, per favore.-
Il giovane, seppure con estrema riluttanza, gliela porse.
Cos’ha in mente?
La ragazza indugiò sull’oggetto per qualche secondo, come se non fosse del tutto convinta della sua idea. Poi sospirò, chiuse gli occhi e, stringendo la piramide tra le mani, bisbigliò qualcosa che alle orecchie di Gareth suonò incomprensibile.
-Was yea ra.-
La piramide divenne bollente, poi gelida. Infine, il cristallo assunse un colore grigiastro.
Claire la soppesò per un istante, poi la passò a Gareth.
-Tieni, lanciala a quel tipo. Io ho una pessima mira.-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
-Cos’hai fatto?Sei sicura che…-
-Beh, vuoi lanciarla o no?Non ho chiesto mica il tuo parere!-
Gareth scosse la testa. Si arrese: cos’altro avrebbe potuto fare?
Si alzò e iniziò a prendere la mira.
Se non succede nulla posso sempre picchiarla. Tanto moriremo
La piramide fu scagliata un attimo dopo quel pensiero.
L’Ombra si accorse di quanto stava accadendo solo quando fu troppo tardi. Si voltò in tempo per vedere la sua piramide che sfiorava il suo braccio per poi esplodere subito dopo. Vide le fiamme che divoravano un lembo del suo mantello e che lentamente si portavano via il suo arto.
Urlò.
Non avrebbe mai voluto considerare l’ipotesi della fuga, ma il dolore si era fatto insopportabile. Fulminò Claire con lo sguardo.
-Ci rivedremo, bastarda!- rantolò, prima di svanire nel nulla.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Arianna saltò addosso a Gareth, gridando di gioia.
-Complimenti, Garry!Hai avuto un vero lampo di genio!- civettò.
Gareth non la degnò neppure di uno sguardo: sciolse l’abbraccio e spostò lo sguardo sbigottito verso Claire.
-Tu adesso mi spieghi come ti è venuta in mente una cosa simile e soprattutto dove hai imparato quelle parole assurde!-
Lei alzò le spalle.
-Calma, ne so quanto te!Quando il ciondolo si è illuminato… è come se avessi visto il futuro. Il braccio di quel tipo che prendeva fuoco, io l’ho visto. Quanto alle parole, non so che dirti. Sono giorni che mi rimbombano in testa. E’ una preghiera che avevo imparato da piccola, credo.-
Gareth sgranò gli occhi.
-Lo so, non ci capisco nulla neanche io- ammise la ragazza.
Si morse un labbro, poi prese di nuovo la parola.
-Senti, scusami per averti insultato. Non penso affatto che tu sia uno stronzo.-
Le guance le si arrossarono; si affrettò a nascondere la testa tra le ginocchia.
Gareth sorrise.
-Io invece penso davvero quello che dico. Sei fastidiosa, infantile e testarda- ridacchiò – ma oggi, te lo concedo, sei stata brava. Io non avrei mai trovato il coraggio di alzare la voce con l’Ombra, figuriamoci pensare di staccargli un braccio.-
Claire rise a sua volta.
-Grazie per la considerazione!- esclamò, ma tornò seria quando i suoi occhi incrociarono quelli di Arianna.
La strega aveva di nuovo assunto quell’aria seria e composta che lei trovava pressoché inquietante. Si pulì il sangue dalla bocca con il dorso della mano, poi parlò.
-Temo di avere qualcosa da raccontarvi.-
 
 
 

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Capitolo 14
*** XIII. Il passato di Arianna ***


 Capitolo XIII – Il passato di Arianna
 
 
 
 




Arianna era l’esempio vivente di come fosse facile farsi ingannare dalle apparenze.
Aveva l’aspetto di una dodicenne minuta e fragile, e i suoi atteggiamenti vezzosi lasciavano intendere che si trattasse davvero di una normalissima bambina un po’ capricciosa. Tuttavia c’era un qualcosa di severo nel suo sguardo, un elemento che prendeva completamente le distanze dalla vivacità dei suoi modi di fare.
Con il tempo Gareth aveva imparato a riconoscere quell’impassibilità, e gli riusciva facile apprezzarla: non avrebbe mai sopportato di intraprendere un viaggio a tempo indeterminato con una vera dodicenne.
-Arianna, cos’è che ci devi raccontare?- chiese Claire, sedendosi sul prato a gambe incrociate.
La strega invitò Gareth a fare lo stesso.
-Devo parlarvi di Claudius. Io lo conosco abbastanza da rendermi conto che non è un uomo da sottovalutare. E’ bene che voi sappiate a cosa andate incontro, soprattutto ora che avete avuto l’ardire di privarlo di un braccio.-
-Non prendermi per un ignorante, anche io lo conosco- protestò Gareth.
Arianna scosse la testa.
-Non lo conosci affatto, Garry, te lo posso assicurare.-
-Falla parlare- borbottò Claire.
La bambina fece un respiro profondo.
-Sarà una storia lunga, quindi vedi di accomodarti, Gareth. Bene, dovete sapere che…-
 
…iniziai a interessarmi allo studio della magia quando avevo sedici anni. Non ero ancora intrappolata in questo corpo, ero molto più alta di adesso e non ero poi così esile.
Dunque, accadde che nel posto in cui vivevo arrivò un forestiero che destò subito un interesse particolare tra i miei compaesani. D’altra parte non era che un piccolo paese di montagna ed era assai raro che a qualcuno passasse per la testa di visitarlo.
Nessuno aveva neanche mai visto in faccia il nuovo arrivato, ma i pettegolezzi iniziarono a circolare da subito. Io, come molte altre mie coetanee, ero molto curiosa al riguardo, ma  a differenza delle altre non mi fidavo delle dicerie.
Bene, alla fine decisi che era meglio accertarmi su quale fosse la verità, quindi dopo aver scoperto dove alloggiava mi organizzai per spiare quell’individuo.
Oh, Gareth, non guardarmi con quella faccia divertita. Avevo sedici anni!
In ogni caso, non ebbi neanche il tempo di pensare a un piano.
Dopo qualche giorno fu lui a cercare me.
Beh, non me l’aspettavo.
Non usciva mai dal posto dove si era stabilito, quindi sulle prime fui molto sorpresa.
Non poteva avere più di vent’anni: era alto, molto più alto di me, e questa fu solo la prima delle cose che mi colpirono.
Lo guardai negli occhi.
Ne rimasi incantata.
Non avevo mai visto occhi così azzurri, e soprattutto non avevo mai visto uno sguardo così entusiasta.
Quando parlò, quasi non lo sentii.
-Uhm, salve. Cercavo proprio te, o almeno credo.-
Ecco, avrei tanto voluto vedere la mia faccia in quel momento. Pensavo fosse pazzo.
-Me?E per quale motivo?-
Lui sorrise. Era un sorriso meraviglioso, spontaneo.
-Ti sto spaventando, vero?Allora, ricominciamo da capo. Il mio nome è Claudius. Sono un mago.-
Smisi all’istante di considerarlo pazzo.
I maghi mi avevano sempre incuriosita.
-Arianna. Sono una… uhm… aspirante contadina?-
-Bene, Arianna, ho un enorme favore da chiederti. C’è una fontana poco lontano dal paese, no?Potresti portarmi fin lì?-
Storsi il naso. Mia madre mi aveva insegnato a non fidarmi degli uomini. Evidentemente il mio interlocutore se ne rese conto, perché il suo sorriso si allargò.
-Se non ti va fa nulla, lo capisco.-
Fece per andarsene, ma io avevo già cambiato idea.
Lo richiamai indietro.
D’altronde, capire chi fosse quel tipo non era ciò che volevo?
-Aspetta, ti ci porto io!-
Avevo deciso di fidarmi. Se si fosse rivelato un delinquente, ero capace di difendermi.
Gareth, bastardo, non ridere!Sapevo difendermi eccome!
Dov’ero rimasta?Ah, già.
Lui si voltò e mi rivolse un altro sorriso –era un sorriso particolarmente disarmante, me lo ricordo bene- e mi disse di fargli strada.
 
-Ehi, aspetta un momento!- esclamò Claire. – Tutto questo cosa c’entra con…-
-C’entra moltissimo- sospirò Arianna. – Vuoi farmi finire?Te l’avevo detto che sarebbe stata una storia lunga!-
-Hai ragione, scusa. Continua pure.-
 
Perfetto, cercate di non interrompermi ancora, tutto ciò è successo molto tempo fa e devo fare uno sforzo immane per ricordarmi i particolari.
Allora, arrivammo alla fonte, poco fuori dal villaggio.
Durante il tragitto parlammo pochissimo.
Lui, come ebbi modo di notare, non era molto loquace, e io volevo osservarlo. Comunque sia, una volta giunti a destinazione mi ringraziò con una stretta di mano e, con mia grande sorpresa, mi chiese di tenergli compagnia mentre lavorava.
Lì per lì, anche se non sapevo cosa avesse intenzione di fare, pensai di fermarlo: il posto dove ci trovavamo era considerato quasi sacro dai miei compaesani, e se la sarebbero di certo presa con me se Claudius l’avesse danneggiato in qualche modo. Poi vidi che tendeva semplicemente la mano verso la fonte e mi tranquillizzai. Mi accomodai e rimasi lì a osservarlo.
Ecco, potrei dire che in quel momento la mia vita cambiò per sempre.
Dalla sua mano iniziarono a uscire dei lampi argentei.
L’urlo che cacciai, tuttavia, non fu di spavento.
Ero semplicemente sorpresa.
Credevo di essere l’unica capace di fare una cosa del genere.
Lui si voltò, stupito.
-Che c’è?Hai paura?- chiese, alzando un sopracciglio.
-No… è solo… ci riesci anche tu?- balbettai.
Lui scoppiò a ridere. Dovevo sembrargli un’idiota. Io mi nascosi il viso, imbarazzata.
Tuttavia, non mi prese in giro. Si sedette accanto a me e mi spiegò che quella era magia. Io ascoltavo sempre più assorta. Alzai una mano e feci comparire una scintilla.
-E’ divertente. Ma mia madre mi ha detto che è una maledizione- borbottai. Ero certa che potesse capirmi.
-Una maledizione, eh?Si sbaglia di grosso. Hai ragione tu, è molto divertente.-
Da quel giorno divenne il mio unico amico. Passarono i mesi, e la gente cominciò a spettegolare anche su di me. Beh, non ne ero affatto stupita: io e Claudius ci vedevamo alla fonte ogni giorno.
Nessuno di noi due era molto portato per la conversazione. A volte passavamo anche delle ore senza dire una parola.
Un giorno di settembre, tuttavia, fu lui stesso a prendere la parola.
-Devo partire.-
Lì per lì credetti di non capire.
-Partire?Dove vai?-
-Ho degli affari da svolgere nella capitale, Casinum.-
-Oh!- esclamai. Non ero mai uscita dal mio paese, ma avevo sentito parlare della città di Casinum, e sapevo che era una specie di paradiso culturale.
-Ho sempre voluto vederla…- mormorai.
Lui sorrise.
-Che ne dici di venire con me?Potrei insegnarti tutto quello che vuoi sulla magia, e potrai uscire da questo posto. Nessuno ti discriminerà.-
Sospirai, poi scossi la testa, anche se l’idea mi allettava.
-Mia madre non mi farebbe mai andare via con un semisconosciuto.-
-Chi ha detto che devi chiederle il permesso?-
Arrossii violentemente. Beh, ammetto di averci pensato, all’epoca…
… Gareth, per la miseria, smettila di prendermi in giro!
Insomma, alla fine mi convinse. Partimmo quella notte stessa.
Non lasciai a mia madre neppure un biglietto.
Io e Claudius viaggiammo per più di due anni. Devo ammettere che quella vita mi piaceva molto, la vita da contadinella provinciale mi aveva stancato da tempo.
Sembrava tutto perfetto.
Sembrava.
Un giorno, Claudius mi parlò del Trattato di Endesya.
-Sono anni che lo cerco- mi confessò – ma non riesco a capire dove si trovi.
Annuii.
-Vuoi che ti aiuti?-
-Esattamente.-
Così iniziammo la ricerca.
Ci portò via quattro mesi di notti insonni, ricerche, viaggi, finché non riuscimmo a scoprire che il Trattato si trovava a Crenlroth e che era sotto la custodia dei sacerdoti di Endesya.
Ci recammo lì.
Non avevo mai visto una città così attiva e piena di vita. Forse ti ricordi qualcosa, Claire?
…no?D’accordo, non importa.
Non eravamo lì per divertirci, in ogni caso. Tirammo dritto verso il tempo, e con mio enorme stupore Claudius mi chiese di aspettare lì fuori e di non muovermi.
-Ma come?Voglio venire anche io!-
-Non fare la bambina, ti prego. Questione di due minuti, devo trattare con questi chierici… -
-Oh, va bene.-
Mi sedetti su una panchina lì vicino e mi misi a osservare l’ambiente circostante. Mi erano sempre piaciute le città antiche, e da quanto avevo letto Crenlroth era ricca di monumenti antichi.
Ma non potevo muovermi… non potevo visitarla, anche se avrei voluto!
Passò un’ora.
Due ore.
Tre ore.
Le trattative stavano richiedendo più tempo del previsto.
Cominciavo a stancarmi.
Dopo cinque ore di attesa, avevo le gambe addormentate e rischiavo una insolazione, ma non volevo disobbedire a Claudius.
Quando si fece vivo, si era fatto buio.
Dalla sua faccia intuii che la trattativa non era andata molto bene.
Non l’avevo mai visto così nervoso, ero abituata al suo sorriso spensierato.
-Qualcosa non va?- chiesi, abbastanza ingenuamente.
-Nulla, Arianna. Tutto a posto. Scusa se ti ho fatto aspettare.-
Non mi convinse affatto.
-E’ successo qualcosa, vero?Non vogliono darti il libro?-
-Ma no, Arianna, lascia perdere.-
-Dimmelo!-
Credo che non dimenticherò mai lo schiaffo che mi diede subito dopo. Nessuno mi aveva picchiato prima.
Dopo quella sera non si fece vedere per tre giorni. Anche se ce l’avevo ancora con lui, non potevo negare di essere preoccupata. Passai il tempo a mangiarmi le unghie, in preda all’ansia.
La mattina del quarto giorno finalmente tornò.
Con mio grande sollievo, sorrideva.
Mi mostrò un ciondolo, si, Claire, uno uguale al tuo.
Era raggiante.
-Guarda cosa ho trovato- esclamò – ce ne sono altri tre di questi. Dobbiamo trovarli, solo così potremo leggere il Trattato!-
Anche io ero contenta, ma c’era ancora qualcosa che mi turbava.
-Come farai, se non ti danno il libro?-
Con mio enorme stupore, Claudius proruppe in una risata fragorosa.
-Ce lo prenderemo comunque, mia cara!-
-Che vuoi dire?-
-Io conosco il re di Haedel. Posso convincerlo che questi stronzi dei sacerdoti di Endesya sono pericolosi per lui.-
Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
-Cosa vuoi fare?-
-Distruggerli. Nessuno deve permettersi di offendermi!-
Si riferiva a quanto era accaduto il giorno del nostro arrivo a Crenlroth, evidentemente.
-Distruggerli, addirittura?Ma dai!Sono sicura che adesso esageri solo perché sei arrabbiato…basta solo un po’ di diplomazia…-
Un’altra risata, che mi spaventò.
-Diplomazia, ti prego!Cresci, Arianna!A che ti serve il potere se non puoi usarlo?-
Quel discorso non mi piaceva affatto. Cercai di dissuaderlo in ogni modo, ma ottenni il risultato di innervosirlo ancora di più.
-Puoi chiedere l’intervento del re se ti va, ma non essere avventato. Si può risolvere tutto con molta pazienza.-
-Cos’è, ora ti metti a fare la moralista?Dovrei picchiarti più spesso.-
Quelle parole mi facevano male. Anche l’unica persona che mi aveva dimostrato un minimo di interesse nei miei confronti si rivelava un bastardo. Non volevo che mi vedesse piangere, ma sentivo gli occhi gonfi di lacrime.
-Non piangere- sibilò lui, indifferente. –Non mi farai di certo cambiare idea. Domani partiamo.-
Io obbedivo a qualsiasi cosa dicesse.
Ma quella volta mi rifiutai.
Una volta mi aveva parlato di un incantesimo che poteva provocare la morte apparente di una persona per un determinato periodo di tempo. Magari avrei potuto fermarlo in qualche altro modo, ma in quel momento mi sembrava la soluzione più ovvia.
Aspettai che si addormentasse, e agii.
Non se ne accorse, se non all’ultimo istante. Mi lanciò uno guardo carico di risentimento, prima di chiudere gli occhi.
Rimasi lì a fissarlo, terrorizzata. Mi riscossi, preparai le mie cose e uscii in fretta.
Si sarebbe risvegliato, ovvio.
Ma non potevo lasciare che uno come lui mettesse le mani sul Trattato di Endesya.
Così imprigionai la mia anima in questo corpo, ottenendo l’immortalità. Mi sono ripromessa che non gli avrei fatto distruggere la città, ma non ci sono riuscita, è troppo forte per me.
In ogni caso, ho fatto un’altra promessa, e ci tengo a mantenerla.
 
-Voglio ucciderlo- mormorò Arianna, prima di respirare profondamente.
– E’ tutto- aggiunse poi.
Gareth parve riflettere per qualche istante, poi si alzò in piedi.
-Sono con te- disse, serio.
Claire spostava lo sguardo da Gareth alla bambina, confusa. Alla fine, però, si alzò anche lei.
-Si, vi seguo- esclamò – non mi piace quel tizio.-
Arianna annuì.
-Grazie.-
Nessuno dei suoi compagni notò la lacrima che le stava scendendo lungo la guancia sinistra.





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Capitolo 15
*** XIV. Intermezzo. Riprendere la mano ***


 Capitolo XIV – Intermezzo. Riprendere la mano
 
 
 
 
 




Claire osservò con occhi sgranati i sassolini che prendevano fuoco.
-Arianna!- urlò.
La bambina si avvicinò saltellando.
-Cos’è successo?- chiese, posando gli occhi sulle fiammelle sparse qua e là sul terreno.
-Guarda qua.-
La ragazza prese in mano un altro sassolino, mormorò qualche parola e lo lanciò poco lontano. La pietra s’incendiò all’istante.
-Forte, vero?-
Arianna arricciò il naso.
-Senza dubbio. Come hai fatto?-
-Non ne ho idea, ogni tanto mi ricordo qualcosa…-
-Beh, trova il modo per spegnerli. Non vogliamo provocare un incendio, giusto?-
Nel frattempo, Gareth se ne stava in disparte, perso nei suoi pensieri. Il racconto di Arianna lo aveva profondamente turbato. L’Ombra era una creatura orribile, lo aveva sempre saputo, ma non l’avrebbe mai creduto capace di scatenare una guerra per i suoi obiettivi egoistici.
Come fa mio padre a fidarsi di un uomo del genere?
Il ragazzo scosse la testa per liberarsi dei pensieri superflui e tentò di fare il punto della situazione.
L’Ombra si era risvegliata dall’incantesimo di Arianna dopo mille anni, quattro anni dopo l’arrivo di lei a palazzo. Evidentemente, quindi, la strega aveva cercato di batterlo sul tempo, ma era stata cacciata dalla contea per via della sua natura poco dopo.
Di conseguenza l’Ombra aveva avuto campo libero.
Tramite il padre di Gareth aveva convinto il re precedente a intraprendere una guerra contro la città di Crenlroth.
Si, deve essere andata così. Quel bastardo avrà sicuramente fatto il lavaggio del cervello a mio padre…
Gareth rabbrividì. Gli tornò in mente l’aria che si respirava in quei giorni.
Senza volerlo, i ricordi si impossessarono della sua mente.
 
 
-Papà!Papà, guarda!- esclama il ragazzino, sventolando orgogliosamente un foglio di carta.
Gli è sempre piaciuto disegnare, ma è raro che sia soddisfatto dei suoi lavori.
Di quello, però, va molto fiero.
E’ un ritratto di sua madre. Una donna dai lunghi capelli castani, il viso rotondo e gioviale aperto in un sorriso che lascia intravedere i denti, le sopracciglia folte, il naso pronunciato. Ogni particolare è riprodotto con la massima cura.
Per questo Gareth vuole farlo vedere a suo padre. Vuole che lo conservi sotto il suo cuscino, vuole farlo sorridere mentre pensa a sua madre.
Corre per i corridoi, si affaccia in ogni stanza, ma non riesce a trovarlo. Quando sta per tornare in camera sua, scoraggiato, gli sembra di sentire la voce di Inaus provenire dal giardino.
-Bene, capisco. Farò il possibile.-
Gareth esulta. Certo, è lui.
Si precipita, e dopo una rampa di scale e due cadute riesce a raggiungere il cortile. Dà un’occhiata, si ferma subito dopo.
Con suo padre c’è l’Ombra.
Il ragazzino indietreggia, portandosi il disegno al petto. Si nasconde dietro una colonna, e aspetta che Inaus rimanga da solo.
Non vuole farsi vedere dall’Ombra. Rimane immobile, trattiene il respiro.
E ascolta.
La voce cavernosa dell’Ombra, e quella tremolante di suo padre.
-Sei… sei sicuro che vada bene?-
-Ma certo che ne sono sicuro. Gli abitanti di Crenlroth oltraggiano il resto della contea con il loro credo barbaro, vanno eliminati.-
-E… se convinco il re ad attaccare la città, io…-
-Sarai adeguatamente ricompensato, ovvio.-
A Gareth sembra di vedere quel ghigno che tanto lo spaventa. Rabbrividisce. Per distrarsi, guarda il disegno. Il sorriso di sua madre sembra rassicurarlo. Riprende a respirare regolarmente, ma appena alza lo sguardo, si trova davanti un volto scuro.
Urla.
L’Ombra ride sonoramente.
-Oh, vedo che ti piace origliare. Tipico dei bambini.-
Gareth scuote la testa, non riesce a dire nulla.
-Anche mentire è tipico dei bambini. Ti è piaciuto ascoltare, piccolo bastardo?-
-Io… non volevo… mi scusi!-
Un’altra risata. Gareth è ormai sull’orlo delle lacrime.
-Oh, pensi di impietosirmi con i tuoi piagnistei?Mi stai facendo soltanto innervosire ancora di più.-
Rimangono a fissarsi per un po’, l’uno completamente atterrito, l’altro divertito. Alla fine, il disegno scivola dalle mani tremanti di Gareth. L’Ombra osserva il foglio.
-Cos’è?- chiede, raccogliendolo.
Lo guarda, sogghigna.
-Oh, ora capisco.-
Gareth lo fissa, spaventato. Allunga una mano per riprendere il disegno, ma l’Ombra lo scansa.
-A quanto pare stai migliorando, principino. Questoè diverso dagli altri scarabocchi. Volevi farlo vedere a tuo padre, non è così?-
Il ghigno diventa quasi un sorriso amichevole, ma Gareth non si fida.
-D’accordo, non sei venuto fin qui per ascoltare la nostra conversazione. Ma ti sei comunque comportato male, e i bambini che si comportano male vanno puniti, o sbaglio?-
A quelle parole Gareth chiude gli occhi e irrigidisce i muscoli, aspettandosi uno schiaffo o qualcosa del genere.
Conta fino a tre, poi li riapre, confuso.
Il suo disegno è a terra, strappato a metà.
L’Ombra è andata via.
Le lacrime che aveva cercato di trattenere scendono copiose.
 
 
 
Gareth scosse la testa: non doveva pensarci.
Da quel giorno non aveva più disegnato nulla. Anche solo prendere la matita in mano gli faceva tornare in mente il ritratto di sua madre strappato a metà. Non era altro che una stupida paranoia, se ne rendeva conto.
Avrebbe tanto voluto ricominciare, trovava così rilassante tracciare segni decisi su un foglio.
Ah, ma che mi salta in mente?Sarebbe bello, certo, ma ormai non sono più capace.
I suoi pensieri furono interrotti da un grido di gioia.
Si voltò verso Claire, che, accovacciata in un angolo, aveva trovato il modo di spegnere i suoi fuocherelli.
La ragazza aveva assunto una posizione quasi curiosa. Aveva stretto le ginocchia al petto, i capelli le ricadevano disordinatamente sul volto, la cicatrice che solcava il suo braccio destro era ben visibile, e l’espressione del volto ormai scurito dal sole era un misto di concentrazione e divertimento.
Sembra davvero una bambina, anche se non vuole ammetterlo.
In quel momento lei alzò lo sguardo. Non appena si accorse che Gareth la stava fissando, agitò una mano come per salutarlo.
Lui rispose al saluto abbozzando un sorriso, per poi distogliere lo sguardo subito dopo.
Quando Claire tornò alla sua opera, il ragazzo volse nuovamente lo sguardo verso di lei. Era nella stessa posizione di prima, ma i capelli non le coprivano più il volto.
Gareth prese a cercare qualcosa nella sua borsa. Dopo qualche minuto tirò fuori un quaderno e una matita.
I primi tratti furono incerti e confusi, poi più decisi.
Vediamo un po’ cosa ne viene fuori.
 
 
 




 
 

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Capitolo 16
*** XV. Casa ***


Capitolo XV - Casa
 
 
 
 
 




Erano arrivati, finalmente.
Claire osservò le porte intarsiate della città – la sua città, pensava con una certa curiosità – con gli occhi spalancati.
Sul portone principale una volta doveva esserci stato un enorme bassorilievo, ora scheggiato e rovinato dalle intemperie; nonostante questo manteneva una certa imponenza, tanto che la ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo.
Fece qualche passo indietro.
-N…non ce la posso fare – mormorò scuotendo la testa – scusate, io me ne vado!-
Si voltò e fece per andarsene, ma Gareth le afferrò prontamente le spalle e iniziò a spingerla verso le mura.
-Guarda che sei stata tu a dire di voler venire qui – esclamò il ragazzo con un sospiro – ora devi andare fino in fondo!-
-No!Ho paura!-
-Non è niente di che. Certo, c’è qualche masso per terra e neanche un’anima in giro, ma nulla di epocale.-
Gareth preferì non accennare al vecchio sacerdote che aveva incontrato tempo prima: Claire era già abbastanza agitata, e poi non sapeva che fine avesse fatto.
Magari alla fine se n’è andato, rifletté.
La ragazza fece una smorfia.
-Hai un modo tutto tuo di rassicurare le persone, eh?- commentò.
Prima che i due ricominciassero a litigare, Arianna si schiarì la voce.
-Potete stare tranquilli per un minuto?- esordì – Claire, se non te la senti…-
-No, no – la interruppe lei – è tutto a posto.-
Fece un respiro profondo.
-Andiamo.-
Il portone cedette con facilità; dopo pochi passi, tuttavia, la ragazza fu costretta a fermarsi.
Sapeva che per lei sarebbe stato un momento a dir poco scioccante, ma non si aspettava una cosa del genere.
Non avrebbe mai immaginato che vedere una città martoriata da una guerra inutile l’avrebbe fatta star male dal punto di vista fisico: certo, era il posto in cui era nata e nel quale aveva passato parte della sua infanzia, ma non ne ricordava i dettagli, le strade e tutto ciò che poteva caratterizzare un luogo abitato. In quel momento, però, ad ogni passo sentiva aumentare il senso di nausea che l’aveva colta quando aveva varcato la soglia della città.
Calma, stai calma.
Come se avesse intuito i suoi sentimenti, Arianna le si avvicinò, cauta.
-Come ti senti?-
Claire non rispose; si limitò a scuotere la testa, mordendosi un labbro.
Vorrei tanto che Arianna non mi avesse restituito parte dei miei ricordi, ora non mi sentirei così angosciata.
Procedendo, ritrovava luoghi che le erano familiari per qualche motivo – una piazzetta ospitava il mercato dove sua madre faceva la spesa, una scalinata portava ad una delle strade principali, ogni angolo della città le ricordava qualcosa.
Quella sensazione, unita alla distruzione totale che circondava la zona, la terrorizzata.
Si, aveva paura.
Fu quando credette di aver visto tutto che il suo sguardo cadde su una casa – o almeno, sui resti di essa. Non sapeva neanche perché le interessasse tantro; i suoi piedi si muovevano da soli.
Arrivata davanti l’abitazione chiuse gli occhi.
Luce.
Ombre.
Qualcosa che cade.
Li riaprì di scatto, e dimenticò ogni ritegno.
Iniziò a correre con le lacrime agli occhi.
Non aspettò neanche che i suoi compagni la raggiungessero: voleva stare da sola, e sapeva benissimo dove andare.
 
 


Poco dopo, Claire sedeva nascosta tra le rovine, gli occhi gonfi e le ginocchia al petto.
Diamine, lo sapevo. Non sarei dovuta venire qui!
Si guardò rapidamente intorno, poi tornò ad affondare la testa tra le ginocchia: non ne poteva più della caterva di ricordi che l’assaliva non appena posava lo sguardo su ogni singola cosa.
Rimase in quella posizione per un tempo che le parve infinito, poi alzò lievemente la testa: le doleva il collo. Le sembrò di udire delle voci in lontananza che la chiamavano.
-Claire, dove sei?-
La ragazza sussultò: non voleva che la vedessero in quello stato. Diede un’altra occhiata, questa volta più approfondita, all’ambiente circostante.
Si trovava in una zona più o meno intatta; c’erano quattro colonne di pietra e le pareti erano leggermente scrostate, ma prive di crepe. Sembrava sicuro, sarebbe potuta rimanere lì fin quando non si fosse calmata.
Inoltre, le risultava particolarmente familiare.
Non voleva pensarci, ma si ritrovò a sforzare la sua mente, e alla fine trovò la soluzione.
Sua madre si recava spesso in quel posto, e una volta aveva portato con sé anche lei e suo fratello. Non ricordava altro.
Però, se la memoria non mi inganna, da qualche parte nel pavimento dovrebbe esserci…
Non fece neanche in tempo a formulare il pensiero, che inciampò su qualcosa di duro.
Ecco, appunto.
Quella volta sua madre aveva aperto una botola, e lei l’aveva appena ritrovata. Sperando che nemmeno quella parte dell’edificio fosse pericolante, la ragazza iniziò a scendere.
 
 


-Bene, l’abbiamo persa.- sospirò Gareth, scuotendo la testa. Arianna rispose con una scrollata di spalle: non sembrava turbata.
-Tornerà- disse, impassibile.
-Come fai ad esserne sicura?-
-Fidati.-
Il ragazzo annuì, poco convinto. Se Arianna era così tranquilla non c’era motivo di preoccuparsi, no?
 No, un momento. Quando mai Arianna si è preoccupata per qualcosa?
 
 


Il silenzio nel sotterraneo era quasi assordante, e non c’era neanche uno spiraglio di luce. Claire si fermò un attimo a riflettere, poi mormorò timidamente qualche parola.
-Uhm, com’era?Was yea ra?-
La stanza s’illuminò subito dopo.
Wow, ma allora funziona!
La prima cosa che la colpì fu l’ordine: evidentemente la stanza non era stata razziata come tutto il resto della città. Gli unici elementi che davano un’idea di abbandono erano alcuni mucchi di cenere sul pavimento e un forte odore di chiuso. L’assoluta mancanza di decorazioni lasciava intendere che quel luogo fosse una specie di magazzino molto ampio.
Claire notò un piccolo altare in fondo alla sala.
Quando abitava a Junefield la religione non aveva mai avuto un ruolo particolare nella sua vita: Sean considerava le preghiere una distrazione dal lavoro, le funzioni una inutile perdita di tempo. Inoltre le risultava estremamente difficile credere all’esistenza di un’entità superiore capace di influire sulla vita degli uomini.
Ma prima
Sua madre faceva recitare a lei e Redan preghiere lunghissime almeno tre volte al giorno.
Aver fede vi aiuterà nelle difficoltà, ripeteva sempre.
Claire era sempre stata scettica riguardo questa frase. Non vedeva come una caterva di parole incomprensibili potesse risolvere un problema.
Avvicinatasi, guardò meglio l’altare, e per poco non urlò.
Era completamente sporco di sangue raggrumato.
Sangue… oh, cielo.
Presa dal panico, non si accorse del rumore di passi dietro di lei.
 
 
 
 
 
  

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