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Lista capitoli: Capitolo 1: *** I album. First Track: *Wake up, try on your new disguise* *** Capitolo 2: *** I album. Second Track: *This is NOT how it has to be* *** Capitolo 3: *** I album. Third Track: *Take care with a broken boy, is it worth it to you to try? * *** Capitolo 4: *** I album. Fourth Track: *And The Shame Is Enough To Separate Us* *** Capitolo 5: *** I album. Fifth Track: *YOu Gotta Get The Cobra Bless Now* *** Capitolo 6: *** I album. Sixth Track: *So Kiss me... But It's NOT a Goodbye* *** Capitolo 7: *** I album. Seventh Track: *Everything I promised, Everyone I'd be... Well, I just ain't* *** Capitolo 8: *** I album. Eighth Track *And I'd Promise You anything for another Shot of Life* *** Capitolo 9: *** I album. Ninth Track *You Remind me of August...* *** Capitolo 10: *** I album. Tenth Track *Who knew that Love was a Dangerous Drug?.* ***
Capitolo 1 *** I album. First Track: *Wake up, try on your new disguise* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps we Rule the Beaches*
First track *Wake up, try
on your new disguise*
*2oo6*July
Era piena estate a Los
Angeles.
Le grosse foglie delle palme si
muovevano spostate dal vento dell’Oceano Pacifico, mente il Sole cocente
illuminava tutt’intorno a loro. Non c’era ombra su questa lunga strada dritta…
Miglia e miglia di asfalto chiaro e bollente, su cui le macchine sfrecciavano
nel traffico cittadino. Passò un pullman con sedili sopra il tetto, dove i
turisti si guardavano attorno meravigliati e scattavano foto qua e là. Giusto
per ricordarsi quel posto in cui di certo non sarebbero mai più tornati.
Qualcuno si sporse appena facendo urlare la guida attraverso il megafono. Era
un bambino dai capelli di un biondo chiarissimo… Scattò una foto alle persone
per strada. Scattò una foto proprio a lui…
Lui che camminava su Colorado
Avenue con gli occhiali da sole con la montatura viola calati sul naso ed il
cappellino con la visiera in testa. Sorrise a quel bambino ed alzò il braccio
per salutarlo, mentre la madre lo trascinava di nuovo al suo posto.
Le auto continuavano a passare
accanto al marciapiede, ma nessuno degnava più d’attenzione il moro. Lui
continuava dritto per la sua strada, fermandosi solo al segnale rosso del
semaforo.
Un gabbiano sfrecciò veloce sulla
sua testa, gracchiando in modo stridulo forse per attirare attenzione. Decise
che lo avrebbe seguito, tanto alla fine stavano andando tutti e due nello
stesso posto. Sì, la fine di Colorado Avenue e della vecchia Route 66. Là,
sotto quelle giostre colorate a poca distanza dalla palestra a cielo aperto…
Là, su quella spiaggia che lo chiamava a gran voce. Che anche tuttora continua
a chiamarlo come a quel tempo…
Era da un po’ che non andava a
Los Angeles, l’ultima volta era stato in città per un concerto dei Midtown.
Quel giorno ci era tornato per proporre a Pete una nuova idea… Un nuovo inizio
da cui riprendere a guardare avanti in quella vita che ormai non era più la
stessa.
Il viaggio nel deserto lo aveva
cambiato. Forse fumare Peyote era stata l’idea migliore che aveva mai avuto
nella sua esistenza. Il Cobra… Aveva
visto il Cobra parlargli dalle stelle per mostrargli la via da percorrere. E
quella via portava dritto ad una pista da ballo nel nightclub migliore di LA.
Sì, perché il Cobra gli aveva insegnato come ballare in pista e come
comportarsi nella vita seguendo quel beat. Sì, la vita era come una pista su
cui sapersi muovere e lui ora era convinto di essere il migliore lì in mezzo.
Dannazione, lui era Gabe Saporta!
Immerso nei suo pensieri si
ritrovò improvvisamente sul molo ad osservare l’immensità dell’Oceano davanti a
lui. Non si era nemmeno reso conto di essere già arrivato sulle assi di legno
massiccio. Si avvicinò alla balaustra e ci si appoggiò guardando in direzione
di Malibù. Fece scorrere lo sguardo lungo le colline verdi della costa e
sospirò davanti a tutta quella bellezza. Certo, a Montevideo la visuale non era
poi tanto peggio eManhattan non
mancava di fascino… Il fatto era che quella costa della California lo attirava
più di qualsiasi altra. Magari perché lì c’era Pete ad aspettarlo o, che ne
sapeva, forse solamente gli piaceva il posto. Capita, no, che ci sia un luogo
totalmente lontano dalla tua città in cui comunque ti senti a tuo agio? Dove ti
riscopri come a casa tua, come se lì ci fossi nato e cresciuto… Era così. Ogni
angolo di Los Angeles suscitava in Saporta quel senso di “casa”, anche se non
aveva grandi ricordi da raccontare di quel posto. Non ancora…
Oh sì, ora ne ha un bagagliaio pieno.
Sospirò e si tolse un attimo gli
occhiali per pulirseli nella maglia, quando il suo sguardo fu catturato
improvvisamente da un ragazzino con una matassa di riccioli biondi in testa.
Era spuntato dalle scale correndo sul molo e sventolava per aria una bandana
beige. Gabe lo osservò divertito quando prese a saltellare sulle assi di legno,
agitando i capelli a ritmo di una cantilena inventata. Lo sentì anche urlare
una parola, gli parve fosse “Santi”
–sì certo, ora è sicuro che era proprio quella- con una “s” prolungata, prima
che scoppiasse a ridere. Il motivo di tale risata era a quanto pare il ragazzo
dai lunghi capelli neri che apparve magicamente dalla scalinata. O meglio,
questo era quello che credeva Saporta.
Vide il moro avvicinarsi
all’altro e cercare di rubargli la bandana in quel gioco della bandierina
improvvisato, quando all’improvviso questa sfuggì loro di mano. Saporta la
guardò svolazzare trasportata dal vento, finchè gli arrivò praticamente ai
piedi. I due ragazzi gli lanciarono uno sguardo dispiaciuti e fecero per
avvicinarsi mentre lui si abbassava per riprendere il panno colorato. Quando lo
ebbe fra le mani sentii un buonissimo profumo di ammorbidente, qualcosa come
lavanda forse. Sì, gli pareva lavanda. Ma d’altronde non era un
grand’intenditore di ammorbidenti e detersivi, lui… Il problema grosso fu
quando quell’aroma fu sopraffatto da un altro odore, che gli arrivò dritto alle
narici. Violento. Odore di guacamole e pollo.
Alzò lo sguardo per vedere che un
terzo ragazzo si era aggiunto al duo giocherellone. Era un tappetto con la
barbetta incolta ed un enorme sombrero in testa, che stava mangiando un
burrito. Gabe lo guardò vagamente sorpreso, quando poi il ricciolino gli porse
la mano per riprendere la bandana. Fu in quel momento che questo si accorse di
chi aveva davanti.
-Oddio!!! Oddio!!! Per l’amor del
cielo, cazzo! Tu sei Gabe Saporta dei Midtown!-
Urlò senza nemmeno prendersi la
briga di afferrare l’oggetto di sua proprietà. Si limitò a portarsi le mani fra
i capelli e scoppiare in uno strano monologo riguardo al fatto che gli aveva
toccato il pacco durante un concerto a Chicago.
Doveva essere un pazzo, pensò Gabe osservandolo con le palpebre
spalancate, quindi era meglio scappare
alla svelta.
-Ehm, sì sono io… Ora però ho
degli impegni e…-
-Wah! Hai una nuova band! Pete me
l’ha detto. Cioè, l’ha detto a Bill… Non a me.-
Fece il biondo, mentre il suo
amico prese la bandana e scosse la testa imbarazzato.
-Sisky, non facciamoci
riconoscere subito! Se fai così questo scappa dalla DecayDance prima ancora di
incidere…-
-Ma non è vero! Se è così amico
con Wentzy-boy non lo abbandonerà per colpa mia e…- Il ragazzino sgranò gli
occhi azzurri. –Mike! Stai dicendo che sono antipatico e lo farò scappare?!-
Saporta rimase a fissare quei
due, mentre il ragazzo con il sombrero si limitava a masticare tranquillo. Fu
comunque quest’ultimo a sporgere la mano e sorridere appena. Lo sguardo di
Saporta fu attirato da tutti quei tatuaggi colorati, prima che potesse
guardarlo in faccia.
-Andy, The Butcher…. Batterista dei the Academy
Is… Piacere.-
Gabe annuì piano e strinse la
mano a quel nanerottolo tanto gentile, prima di tranquillizzarsi un poco. Aveva
sentito parlare di questa band di Chicago, perlomeno Pete gliel’aveva accennato
e, soprattutto, gli aveva detto che il loro cantante voleva conoscerlo. A
quanto pare era fan dei Midtown… Dio, era
per caso il biondo? si domandò guardandolo, con quella voce roca e bassa faceva davvero il cantante?!
-Gabe Saporta… Ma penso lo
sappiate.-
Ammiccò, mentre un po’ di
autostima tornava a galleggiare forte nella sua materia grigia. Il biondo si
presentò come “SiskyBusiness” e l’altro come Michael Carden… Rispettivamente
bassista e chitarristadi quella band.
Il cuore di Gabe fece un salto di sollievo inspiegabile nell’apprendere che no,
nessuno di loro era il cantante. Anche perché Pete gli aveva anche detto che si
trattava di un tipo davvero speciale con una voce magnifica. Di certo non era
quello che si poteva dire di questo SiskyBusiness.
-Allora siamo colleghi, eh?-
Domandò Saporta rimettendosi gli
occhiali da sole, facendo scappare lo sguardo verso la costa. Ne era attratto,
che cosa poteva farci? Avrebbe davvero
voluto restare lì in eterno. Il suo istinto gli diceva che doveva
aspettarsi qualcosa da quella spiaggia, ma non poteva spiegarselo. Ebbe solo
una specie di flash… Un deja-vù inspiegabile. No, non era come un deja-vù, non
aveva mai vissuto una cosa del genere. Era
rimasto sotto con il peyote, forse.
Una persona abbassava lo sguardo con fare mesto,
proprio davanti a lui. Era disperazione quella…
No, non è che ebbe
un’allucinazione vera e propria. Solo
il presentimento di avere fatto del
male a qualcuno. Sì, gli venne male al petto come se avesse appena distrutto il
cuore ad una persona cara. Proprio lì, su quel pontile.
A quanto pare nessuno si era
accorto di nulla e lui riprese immediatamente il sorriso, ascoltando un
riassunto veloce sulla DecayDance da parte del ricciolino.
Cazzo, quanto era diventato bravo
a sorridere. Era davvero dannatamente bravo a presentarsi come la persona più
avvenente e simpatica del mondo. Con tutta quell’apparente sicurezza acquisita
solo dopo anni ed anni di paura e dopo quella grossa botta in testa che si era beccato.
Era diventato il miglior giullare degli
States… Decisamente. O forse semplicemente aveva la testa andata ormai ed
il solo pensiero di soffrire ancora lo spingeva ad immedesimarsi nel ruolo di
chi la Vita la prende sottogamba.
Un gioco… Una pista da ballo su cui muoversi in modo convulso.
Gli altri lo presero subito in
simpatia, ma d’altronde come poteva essere altrimenti? Gabe Saporta era davvero la persona migliore che qualcuno potesse
trovarsi sulla strada, pensava Adam con gli occhi che brillavano pieni
d’ammirazione. Era come irrimediabilmente attratto da quell’uomo e non riusciva
a togliergli lo sguardo di dosso. Stima…
si trattava solo di una quantità smisurata di stima.
La morale è rimasta sempre
quella, salda ed inalterata durante tutti questi anni: Tutti avrebbero voluto essere come Gabe Saporta.
Adam T. Siska per primo. Lui non desiderava altro
che diventare come l’uomo che gli si presentava davanti. Così fascinoso, alto e
simpatico, dannazione!!! Era perfetto! Gabe Saporta era seriamente la perfezione
in persona. E lui con qualcosa molto simile alla perfezione aveva a che fare
ogni giorno, se contiamo il leader che si ritrovava. Eppure in Saporta c’era
molto di più di quello che aveva mai visto nel suo cantante… ne era sicuro, lo
sentiva a pelle.
A proprosito del suo leader, in quel momento gli
arrivò proprio un suo messaggio e lo lesse, mentre gli altri continuavano a
parlare con Gabe. Anche quest’ultimo dovette però mettere mano al cellulare,
che prese a suonare in modo insistente nella tasca dei suoi jeans tubolari.
EraPete…
-Pronto, Petey?-
Rispose e fece una smorfietta per scusarsi,
allontanandosi appena dal gruppetto di ragazzi. In linea c’era un Pete Wentz
tutto agitato che prese a borbottare come una pentola di fagioli in piena
ebollizione.
-Ciao GabeyBaby!!! Eccoti! Ti stavo aspettando a
dire la verità, dato che avresti dovuto essere qui puntualmente alle undici! Ma
non preoccuparti, tesoro, che non si pranza senza di te! Oh no no!! Ti
aspettiamo con tanta pazienza ed amore perché sappiamo che arriverai in
fretta!!-
Gabe guardò l’orologio d’oro al suo polso e si
accorse che era decisamente tardi, dannazione. Pensava di aver abbastanza tempo
per permettersi un cocktail sulla spiaggia ed invece era costretto a correre da
Wentz.
-Arrivo immediatamente! Prendo un taxi e volo!-
Disse, riattaccando e voltandosi verso i The Academy is che lo osservavano
curiosi. –Scusate ma Pete mi acclama! Quindi… ci si becca per una bevuta in
queste sere, eh?-
Domandò e Sisky alzò la mano per dargli il cinque,
mentre gli altri si limitarono a sorridere ed annuire.
-Ovviamente!! Ci tengo, eh!! Io vado a riportare
questa a Bilvy, dato che se ne deve andare alla svelta. Avrà anche finito
ripararsi all’ombra di quella palma!!-
Dicendolo il biondo indicò un punto imprecisato
della spiaggia e poi si volatilizzò giù dagli scalini sventolando la famosa
bandana.
Gabe lasciò il molo ed arrivò sulla Ocean Avenue,
cercando un taxi su cui salire per poter andare dal suo caro amico. Non vedeva
l’ora di mangiare insieme a lui per poter parlare del suo nuovo progetto, in
modo da spiegargli in che modo era cambiato. Sì, decisamente… anche i suoi
gusti musicali erano del tutto cambiati improvvisamente. Basta con tutta
quell’angst, gli aveva detto il grande Cobra spaziale! Era ora di festeggiare e devastarsi con l’alcool. Il motto di Gabe
era diventato esattamente quello e dio solo sa quante volte l’aveva ripetuto
negli anni a venire: “Andiamo a sbronzarci”.
Si ritrovò alle porte della villa Wentz, dove era
già stato altre volte prima di allora. Ad aprire fu proprio il padrone di casa
che gli si gettò al petto urlando tutto felice, così che Gabe lo abbracciò
forte e prese a girare su se stesso.
-Wah! Rivederti è fantastico!!!-
Urlò il più basso dei due, staccandosi appena e guardandolo
dritto negli occhi. Il suo volto era pervaso da una felicità inspiegabile che
pure quello di Gabe stava riflettendo. Si sa, in un’amicizia come la loro era
dura trattenere simili sentimenti e simili gesti d’affetto.
-A chi lo dici… Cazzo, Pete, non mi pare vero di
essere qui!!!-
Anche Saporta sprizzava felicità da tutti i pori in
quel momento. Finirono di stringersi e restarono un attimo a saltellare sulla
porta come due bambini. Seriamente, non
poteva rimanere serio, pensò, era più
forte di lui: doveva urlare al mondo quanto amava alla follia quel piccolo uomo
di nome Pete Wentz!!
-Nemmeno a me! Non credevo che avresti deciso così
all’improvviso di metter su un’altra band! Dio, devi raccontarmi di nuovo tutto
quanto!! Per filo e per segno! Al telefono non è mai la stessa cosa!-
-Oh sì! Ora ti dico ognidettaglio!-
Si chiusero la porta alle spalle e Gabe si guardò
attorno, rendendosi conto che anche lì si sentiva a casa. Sì, decisamente…
Sorrise e fece per dire qualcosa, appoggiando la mano sulla spalla a Pete, ma
questo si voltò all’improvviso con un balzo. Saporta spalancò gli occhi
spaventato e per poco non cadde a terra, ma riuscì ad ignorare l’infarto.
-Ah! Mi stavo dimenticando!! Ci sono delle persone a
pranzo con noi!Sai, ho mille impegni e ho dovuto sovrapporli insieme… Ma
stasera giuro che staremo soli prima di andare al club!!-
Il bassista cercò nel suo volto una risposta e lui
allora sorrise. Avrebbe voluto restare solo con il suo migliore amico per
potergli raccontare molto di più di quel nuovo progetto. Sì, avrebbe voluto
parlargli di Bianca. Di come si erano lasciati dopo tanto tempo… Doveva
assolutamente crollare davanti a qualcuno. Si limitò a tirare un sorriso e a
battere la mano sulla schiena dell’amico.
-Tranquillo!! Non c’è problema! Più tardi avremo il
nostro momento intimo, amore…-
Ammiccò e Pete rise, andando in salotto seguito dal
più alto. Là dentro li aspettavano Patrick, un tipo di sconosciuta provenienza
magro come uno stecco al cui fianco stava un ragazzino con una zazzera nera in
testa e poi, su una poltrona a parte, Travis McCoy dei Gym Class Heroes. Tutti
alzarono la mano per salutarlo e partì un coro di “ciao” che lo mise subito a
suo agio.
-Ecco, lui è Gabe…- Disse il padrone di casa
indicandolo, prima di spostare il dito verso i due ragazzini. –Quelli sono Ryan
Ross e Brendon Urie. Gli altri li conosci già…-
Patrick annuì, mentre Travie si lasciò sfuggire una
risatina indolente.
-Ne manca uno però…-
-Non è colpa mia! L’ho chiamato e mi ha detto che
arrivava!!!- Si lagnò Pete prima di fermarsi di scatto e mettersi ad annusare
l’aria. –Oddio!! L’arrosto!!! Sta bruciando l’arrosto Pat!!!-
Ed urlandolo si avventò in cucina, lasciando tutti a
fissarsi. Ryan Ross si stava guardando le unghie come se fossero interessanti e
se le mordicchiò. Gabe si chiese se avrebbe mangiato qualcos altro o sarebbero
bastate quelle. Il moro al suo fianco invece si distrasse a guardare i pesci
che nuotavano nell’acquario vicino al divano e prese a picchiettare il vetro
dicendo “guarda Ryro! Quello ti somiglia!”. McCoy dal canto suo li stava
osservando con un sopracciglio alzato, non capendo bene da dove fossero
spuntati quei due mocciosetti brufolosi. Forse Pete li aveva strappati dal seno
della madre per adottarli. Chissà… Di
certo aveva di meglio a cui pensare, concluse guardando Saporta.
Fu in quel momento che suonarono al campanello e
l’afro si fece scappare un “eccolo” con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
-GabeyBaby!!! Vai ad aprire!!!-
Il grido di Pete rimbombò nella casa e Saporta non
potè fare altro che obbedire, andando nell’atrio e sospirando. Decisamente non vedeva l’ora di potersi
sfogare con Pete, da soli davanti ad una bottiglia di vodka liscia, pensò, non aspettava altro. No… Era convinto
di non volere altro che stare con Pete. Certo, non sapeva a chi stava andando
incontro.
Appoggiò la mano alla porta ed ancora quel deja-vù
di prima si fece sentire forte.
La persona
sorrideva nel pianto. Una mestizia irrefrenabile.
Il petto di Gabe venne stretto in una morsa
orribile, ma cercò di non farci caso. Aprì così la porta con il volto deformato
dalla brutta sensazione che il suo cuore stava provando.
Si ritrovò così davanti a due grandi occhi nocciola
che lo fissavano, nascosti appena da lunghissimi ciuffi mossi e castani.
Deja-vù…Quella persona piangeva, non riusciva a
parlare nell’angoscia.
Eppure no, quel ragazzo si lasciò sfuggire uno dei
più bei sorrisi al mondo quando si accorse che quello che aveva davanti era
Gabe Saporta. Si sciolse in quello stupore ed in tutta quella felicità che si
prova quando il sogno di una vita intera si realizza. Sì, perché non aveva
voluto altro che conoscere il frontman dei Midtown e ringraziarlo… Esatto,
anche questo esile ragazzo non avrebbe desiderato nient’altro che essere come
Gabe Saporta. Anche oggi, anche se le cose sono cambiate… Anche tuttora
vorrebbe essere come lui.
-Ciao…-
Si lasciò sfuggire timidamente il castano, mentre
l’altro lo fissava esaminandolo. Quel viso… quel viso dannatamente perfetto
faceva nascere dentro di lui la voglia di dire “sono a casa”, proprio come Sam
ne Il Signore Degli Anelli. Okay, non era il massimo come metafora… Ma era
così. Era a casa in quegli occhi. Ma
non capiva il perché… Semplicemente pensò che essendo così bello il ragazzo
trasmettesse sicurezza a chi lo guardava.
O forse no… Non era solo quello. Non riuscì a
capirlo, ma ogni afflizione nel suo petto parve sparire per magia. E la voglia
di tornare al molo si fece sentire fortissimo nel suo stomaco… Doveva andare
alla spiaggia e guardare il mare.
E quell’odore? Quel buon odore che aveva sentito
anche prima sulla bandana… Si accorse che era lui ad emanarlo, così vide che la
pezza colorata era legata al suo ginocchio. Oh… Doveva essere il cantante dei
The Academy Is di cui si era parlato.
-Gabe Saporta, piacere.-
Disse ed il castano si fece scappare un risolino
divertito, stringendogli la mano.
-William Beckett.-
Non si erano
mai incontrati prima di allora, si domandò Gabe, perché aveva quasi l’impressione di conoscerlo da tutta la vita. Nella
sua mente, nel suo cuore, era come se quel ragazzo ci fosse stato da sempre.
** *
*2o11*September
I gabbiani di Manatthan emettono versi striduli,
volando sopra le teste della folla. C’è un uomo che li sta ascoltando, mentre
appoggia i gomiti alla balaustra in ferro. Guarda le acque oscillare e qualche
uccello ci si schianta sopra per cercare cibo. Sospira disperato, aspettando
qualcuno su quel molo pieno di volti sconosciuti e spenti, tutti stretti nei
loro cappotti grigi. Si passa una mano sul viso e vorrebbe davvero piangere.
Lascia cadere a terra la bottiglia vuota e poi si accascia sulla panchina
proprio dietro di lui.
Il cielo grigio di questo
Settembre desolante fa sentire il suo peso e le gocce fini di acqua iniziano a
cadere dispettose sul viso sbarbato dell’uomo.
-Cosa speri…?-
Mormora piano, prima chiudere gli occhi e cullarsi
in quel sogno che gli piace fare ogni volta che è sveglio. Sì… si immagina una
persona che sorride dondolando la testa, mentre cammina sotto al pontile.
Questa persona poi gli porge la mano e lui gliela stringe forte, invaso da una
felicità che è difficile da spiegare. Si tengono per mano, l’uno di fianco
all’altro con i piedi nudi immersi nella sabbia ancora calda. A far loro da
sfondo le colline verdi della costa californiana…
Un sogno colorato e caldo, indelebile nella sua
mente. I profumi ancora forti, la sua pelle quasi tangibile. Sì, ma solo un
sogno.
Quando hai
tolto il tuo travestimento da ragazzo perfetto che cosa ti è restato?
Vecchie fotografie di quei momenti gioiosi e semplici… Li tieni ancora tutte
sotto la taschina della tua giacca, dentro alcuore, questi scatti?
Continua…
_____________
Hello….
Okay, mi spiace. L’ho fatto.
Ho scritto un’altra storia…
Anche se non sono sicura che
si tratterà solo di una Gabilliam, sappiatelo! Ho in mente una cosa grossa se
riesco a metterla giù come voglio…
Allora, come potete vedere è
ambientata su due linee temporali, nel 2006 e poi quello attuale. XD Capirete
il perché più avanti!!!
Che dire… uuuhm…
Non lo so!! XD
Non so bene nemmeno perché
l’ho scritta, ma spero che qualcuno sia interessato alla trama che svilupperò
pian piano!!!!
E sappiate che il titolo non
è messo a caso XD ahahahahha
Capitolo 2 *** I album. Second Track: *This is NOT how it has to be* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps we Rule the Beaches*
Second track *this is NOT how it has to be*
*2oo6*July
Pete si era
sempre impegnato con tutto se stesso per quel che riguardava la sua casa discografica,
così come per i suoi amici. Era uno dei migliori uomini esistenti sulla faccia
della terra, davvero, era anche lui ad un passo dalla Perfezione Assoluta. Non
c’era nessuno che provasse odio nei suoi confronti, era decisamente
impossibile. Come si fa a disprezzare qualcuno che si è costruito un Impero del
genere? La cosa che si apprezzava di più in Pete Wentz era forse la sua innata
capacità di tenere uniti tutti quanti in un mondo idilliaco e perfetto, senza
inimicizie o litigi.
Tutti in quella
sala da pranzo ammiravano il piccolo uomo seduto a capotavola con il tovagliolo
incastrato nel colletto della maglia nera. Patrick per primo non riusciva mai a
staccar gli occhi di dosso dal leader della sua band, devoto come un sacerdote
che ha sposato la religione anni prima. I due nuovi arrivati non erano ancora
in grado di rendersi conto di dove si trovavano, come se per loro fosse
impossibile sedere al tavolo con il bassista dei Fall Out Boy. E dire che ormai
lo conoscevano da mesi, ma non erano mai stati a mangiare da lui… Ross faceva
fatica a toccare cibo, vagamente imbarazzato dalla situazione, mentre Brendon
era troppo esaltato per poter fare qualsiasi cosa che non fosse sorridere da
scemo. Per quanto riguardava Beckett e McCoy, loro avevano passato la prima
botta d’eccitazione da Wentz da un po’, quindi sembravano tranquilli. Poi c’era
lui… Gabe giocava con l’insalata nel suo piatto non potendo far a meno di
provare sentimenti contrastanti.
Amava Pete con
tutto il cuore, per lui nessun altra persona al mondo era così importante. Sul
serio, non ce n’era una che potesse essere paragonata al bassista dei Fall Out
Boy.
Il problema
durante quel pranzo, fu che nel suo stomaco nacque una strana sensazione… Un
po’ come quando il Cobra gli aveva parlato nel deserto, sentiva che il mondo
gli aveva appena aperto nuove porte davanti. Questa porta era il volto pallido
e liscio del ragazzo che stava seduto dall’altra parte del tavolo, accanto a
McCoy. William Beckett… Doveva essere per
forza la creatura più bella che Madre Natura aveva donato al mondo, pensò
Saporta addentando una foglia di lattuga, non
aveva mai visto nulla di tanto splendido. E diciamolo, lui ne aveva di
esperienza alle spalle! Aveva avuto Bianca negli ultimi sei anni, sì, ma
vogliamo mettere tutte le ragazze che gli avevano fatto la corte nel frattempo?
Ce n’erano davvero di bellissime, ma nessuna suscitava in lui quello che
riusciva a tirare fuori questo ragazzo.
Non è che
volesse farselo, siamo chiari. Era una cosa del tutto trascendentale! Cavolo,
non capita mai di provare una specie di attrazione per qualcuno solo al primo
sguardo? Non capita di sentirlo più vicino di un fratello anche se non ci hai
mai parlato prima?
No, non
dovrebbe succedere. Eppure era così!
-Allora… Siamo
oggi riuniti per parlare di affari! …sì, okay, più o meno. Anche perché i
nostri affari comprendono nel pacchetto anche un sacco di divertimento… è
questo il bello di essere musicisti, eh?-
Domandò di
punto in bianco il padrone di casa, portandosi alla bocca il calice colmo di
acqua naturale e passando lo sguardo da una testa spettinata all’altra. Tutti
annuirono all’unisuono in modo inquietante, come un gruppo di suore in chiesa
che è completamente soggiogato dalle parole del pastore.
-GabeyBaby, so
che tu hai avuto i tuoi impegni e… Questi due fanno parte dei Panic! At The
Disco, una band che ho preso in Decay da un po’. Sono qui perché…-
-Dobbiamo
parlare dei Video Music Awards che ci sono fra un mese!!!-
Urlò Urie tutto
esaltato, guardando Gabe dritto negli occhi. Quest’ultimo l’osservò sempre più
perplesso, dato che il ragazzino sembrava avere la faccia da serial killer
schizofrenico, con gli occhi sgranati a dismisura e quelle labbra carnose
stortate in un sorriso strambo. Solo Pete poteva andare a prendere un esemplare
del genere e portarlo in una casa discografica… Per quanto riguardava il suo
amichetto, quello si limitava a pulirsi la bocca con il tovagliolo in tutta la
sua eleganza stile english.
Perfettamente in tema con quella camicia bianca che sì, dai, era da donna! Lo
si vedeva dal taglio!
-Oh, bene…
andate ai VMA?-
Domandò il
sudamericano, appoggiando la forchetta al tavolo sperando che fosse il castano
a rispondergli. Nulla da fare, Brendon Urie si fece sentire a gran voce con le
sue mille chiacchiere sparate a mitraglietta.
-Sì! Con “I
Write Sins not Tragedy” che secondo me merita di vincere, perché dai, non si
puo’ dire che è un brutto video! Diciamolo, è il migliore di sempre eh! Eh,
Ryro?- Questo lo ignorò altamente decidendo di piegare la testa desolato, ma
Brendon non demorse. -Non lo è? Lo dice anche Pete che siamo stati bravi! Che
sono un attore nato per fare il video! Non si vede? Non si vede benissimo dalla
mia faccia?-
Finita la
sparatoria verbale cercò negli sguardi di tutti una risposta, ma il solo a non
essere altamente perplesso era Pete. Quest’ultimo infatti era pieno d’orgoglio
per quel ragazzo problematico e logorroico… Saporta notò che c’era qualcosa nel
suo sguardo che ricordava quello di un padre fiero, che non poteva fare altro
che assecondare i vaneggiamenti dell’ultimo della casata.
-Sì, Brenny, è
bellissimo… Sei bravissimo. Infatti vincerete sicuramente.-
Gli promise da
bravo papà, mentre McCoy faceva una strana smorfia e Patrick ridacchiava. Gabe
non osò dire nulla perché non sapeva nemmeno di cosa stessero parlando, così
andò a cercare il volto del cantante dei The Academy Is. Questo era intento a
rigirare il calice nella mano, ascoltando gli altri con un sorriso tra il
divertito e il soddisfatto. Poi, come se avvertisse qualcosa, alzò subito gli
occhi scontrandosi con i suoi. Allora la curva sulle sue labbra prese un’altra
piega… Sembrava timidezza.
Travie, al suo
fianco, sembrò accorgersene e vide di piegarsi appena in avanti, appoggiando i
gomiti al tavolo. Il volto girato verso quello del castano che gli dedicò la
sua attenzione, mantenendo quel sorriso strano.
Pete e Brendon
continuavano la loro discussione ad alta voce, con l’aggiunta di Stump che
aveva da confermare alcune cose dette dal bassista. In tutto quel baccano,
comunque, Saporta riuscì a comprendere abbastanza il discorso fra
l’afroamericano e William. Gli ci volle uno sforzo enorme per ignorare gli
altri, ma ne valse la pena.
-…non hanno
visto qualcuno in Slow down, uh?-
-Non c’è
paragone, dai. Brendon è stato seriamente bravo…-
Rispose il
castano, tirandosi i lunghi capelli dietro all’orecchio. Pure l’indice di
Travis finì fra quei ciuffi morbidi, lasciando Gabe abbastanza scosso.
-Oh, senza
dubbio. Ma non ha i tuoi fianchi. Solo quelli basterebbero a vincere.-
Mentre sentiva
questa cosa, Saporta decise di spostare lo sguardo altrove non volendo
fraintendere nulla di quello che stava succedendo tra i due. Insomma, sembrava che il rapper ci stesse
provando, ragionò, e soprattutto che
William ci stesse. Però pensò che, d’altro canto anche lui e Pete sparavano
tante di quelle cazzate romantiche e si scambiavano certi gesti che potevan
quasi esser presi per degli amanti. Forse era così pure per quei due…
Fortuna volle
che il padrone di casa si decise a riprendere serietà e allora tutto il tavolo
si calmò tornando alla normalità. Anche Gabe ebbe la bella idea di tornare
nella propria normalità, afferrando
la bottiglia di vino –che tra l’altro non ha mai amato alla follia- per
versarselo nel calice. Prese a bere due o tre bicchieri, giusto per tornare un
po’ con i piedi a terra… Alla fine in spiaggia non aveva toccato il cocktail
che aveva desiderato tanto.
Fu mentre lui
riempiva il sesto bicchiere, che Pete lo prese in considerazione piazzandolo
nel bel mezzo del discorso. Allora si voltò per guardarlo e sorrise, con le
guance appena arrossate dal bere che già faceva i suoi effetti. Sì, quel senso
di smarrimento ed euforia che solo del buon vino d’importazione puo’ darti!
-…così Gabey mi
ha presentato questo progetto, ora che i Midtown sono ufficialmente sciolti. Si
tratta di… Ce lo spieghi tu?-
Domandò il
produttore e lui si gonfiò d’orgoglio e presunzione, sporgendosi verso il
tavolo. Forse si notava che stava andando verso l’allegra via della sbronza…
-Sissì! Spiego
tutto io. Ecco, è così che è successo…-Puntò lo sguardo in quello di Beckett
che ricambiò estasiato. -…stavo nel deserto a fumarmi peyote quando
all’improvviso è apparso! Lui! Il Cobra!! E mi ha insegnato a ballare…-
-Il Cobra…?-
Domandò Travis
con le sopracciglia talmente alzate da toccare quasi l’attaccatura dei capelli.
Persino Ryan pareva poco convinto della storia, quasi spaventato.
-Sì! Un Cobra
che è apparso fra le stelle! Mi ha detto “sei qui per fare in modo che gli
hipster si prendano meno sul serio e che gli emo smettano di fare le
fighette!”… Ecco che mi ha detto! Così mi ha insegnato a muovermi nei club per
ben tre lunghe settimane e poi… voilà! Ho deciso di metter su una band! La
chiamerò Cobra Starship proprio in onore del Grande Cobra!!!-
-Sembra l’inizio
di un film porno gay…-
Commentò il
chitarrista dei Panic at The Disco ottenendo l’appoggio di Pat e di McCoy. Solo
Bill, Pete e Brendon sembravano realmente interessati a quello che stava
raccontando.
-Ma è
grandioso! Anche io voglio vedere il Cobra nel deserto!-
Squittì Urie,
strattonando il suo amico che per tutta risposta gli tirò una pacca in fronte.
Gabe però stava solo aspettando il parere di Wentz, che gli fece un applauso
concitato.
-Oh ma è la
storia più bella che abbia mai sentito!!! Dobbiamo subito lavorare al progetto
ed organizzare un featuring tremendo!! Collaborare funziona sempre, va di
moda!-
-Sì è
interessante davvero, uhm…- Aggiunse poi William, appoggiando delicatamente il
suo tovagliolo sulla tavola imbandita. Si voltò verso Travis ed ammiccò, con
qualcosa sul viso che sembrava quasi malizia. –Non avevi detto che volevi fare
un… uh, ecco… un featuring con qualcuno? Perché non ti proponi?-
Domandò
all’afroamericano, che lanciò uno sguardo di sfida a Saporta. Quest’ultimo non
potè fare a meno di notare quanta scarica d’odio gli stava trasmettendo, così
cerco di ricambiare con un sorrisone da amico. Gli zigomi perfetti accentuati
da quel vago rossore alcolico.
-Una
collaborazione! Che bello!!! Sarebbe divertente davvero!- E poi dedicò la sua
attenzione a William. –A te piacciono i featuring? Eh?-
Il castano
annuì appena e si portò i capelli dietro l’orecchio, invaso dal piacere di
quelle attenzioni.
-Uh che
ideona!! Dobbiamo lavorarci!!-
Urlò Wentz
intervenendo nella faida tra McCoy e Saporta, così che poi ne partì un progetto
serio che si protrasse per tutta la durata del pranzo. E sì, si avverò…
***
William e
Travis uscirono da casa Wentz che ormai erano le cinque del pomeriggio ed il
sole era ancora caldo sulle loro teste. Pete li salutò dalla soglia, accanto
all’ex leader dei Midtown che li guardava con quell’espressione da pesce lesso.
In effetti forse aveva esagerato a bere tutto quel vino, dato che ormai aveva
le guance talmente rosse da parer due pomodori spiaccicati. Il frontman dei TAI
non riusciva bene a capire perché Saporta avesse preso a bere così
all’improvviso, dato che prima pareva tranquillo.
Certo, si
ricordava che quando era nei Midtown non è che avesse sempre il viso fresco di
chi stava lontano da alcool e droghe. Diciamo che non aveva la fama di essere
il più sobrio tra i musicisti…
Oh su, ma non
era questo che preoccupava maggiormente Beckett. Era il modo in cui l’aveva
guardato per la maggior parte del tempo e soprattutto quando era entrato.
Nell’istante in cui si erano visti, Saporta era passato da un’espressione quasi
dolorante ad una piena di un sentimento forte come l’affetto. Sì, lui era
abituato a tutte quelle occhiate d’amore che la gente gli lanciava… Non era una
novità che qualcuno si perdesse ad osservare il suo volto. Però, dai, c’era
pure quel Ryan Ross che era davvero bello… Gabe poteva guardare un po’ anche
lui, no?
Oh ma non che
gli dispiacesse! Figuriamoci!
Passi una vita
a rincorrere i tuoi sogni e questi ti si presentano davanti! Non aveva voluto altro che stringere la mano
a Gabe Saporta, pensò camminando per il vialetto di casa Wentz, per tutta la sua esistenza lo aveva
ammirato. Si ricordava ancora come, a quindici anni, aveva trovato “Save
The World, Lose The Girl” nel negozio di musica a Barrington e subito se ne era
innamorato.
“Run away when you are down. Pick
up the pace cause you fear the sound of mistakes that are getting closer every
time. Time is catching up to you.”
Ecco quali
parole l’avevano fatto appassionare a quelle canzoni. Per non parlare della
voce di Gabe, così graffiante e spezzata, impregnata di una rabbia che a
quell’età Bill non riusciva a capire nonostante cercasse di assorbirla. Era
come se volesse capire bene i testi di Saporta, ma non riuscisse mai ad
essergli troppo vicino con la testa. Per questo forse lo adorava… Perché non
poteva essere come lui ed provava solo invidia.
Invidia di quel modo di essere che amava.
Per non parlare
di quando era riuscito ad andare a vedere la sua band preferita dal vivo. Era
forse stato uno dei giorni migliori della sua vita, anche se avrebbe voluto
parlare direttamente con Gabe e ringraziarlo per tutto. Uh, ecco che cosa non aveva fatto! Concluse sobbalzando sotto lo
sguardo di McCoy. Non lo aveva
ringraziato né gli aveva detto quello che provava! Stupido, stupido Bill!!!
Nell’agitarsi
attirò totalmente l’attenzione dell’amico, che gli passò la mano attorno alle
spalle e lo strinse a sé.
-Che hai? Mi
pari un po’ in aria, bro! Non starai dando in escandescenza per il featuring,
eh?-
Bill arrossì ed
alzò il volto verso McCoy, scuotendo appena il capo. Macchè agitarsi per una
canzone! Era Saporta che l’aveva messo in crisi!
No, non voleva
provarci con lui. Semplicemente era riuscito ad incontrare quello che era il
suo mito e ci aveva fatto la figura dello stoccafisso demente!! Voleva
eclissarsi e morire in quell’esatto momento.
Ma guardiamo il
lato positivo! Aveva parlato una sola volta e non aveva balbettato troppo! Era
sicuro che se avesse detto altro sarebbe partito a parlare a scatti tra un
“sai” ed un “dico”, fino a scazzarsi a morte per la sua stupida balbuzie.
Qualcosa di giusto l’aveva fatto: restare in un silenzio.
Sospirò dondolando sul viale, percorrendo
lentamente la discesa per arrivare all’auto. Nonostante il caldo, la mano di Travie
stretta sulla sua spalla non lo infastidiva per nulla. Poteva benissimo
sopportare anche la vicinanza quasi invadente del suo amico.
-…sono solo
imbarazzato… per… per il mio, sai, per il mio comportamento!-
Ammise, mentre
McCoy puntava la chiave verso la macchina per far scattare la sicura. Bill si
staccò solo dopo aver dato una carezza sulla schiena dell’amico, andando al
posto del passeggero. Salirono velocemente ed accesero subito l’aria
condizionata, per salvarsi da quell’afa terribile che soffocava la città.
Sorpassato il cancello di Villa Wentz, Beckett appoggiò la fronte al vetro del
finestrino, osservando le ville fantastiche che affiancavano la strada.
Tutte quelle
facciate colorate e dalle forme più disparate, circondate giardini paurosi con
piante ben curate dai giardinieri. I fiori nei grossi vasi, le palme altissime
che si scuotevano al vento. Quanto gli piaceva quel posto… Così differente
dalla sua Barrington. Socchiuse le palpebre per focalizzare una ragazzina che
pattinava sul marciapiede insieme ad un’amica, entrambe felici di essere lì.
Sì, avrebbe voluto essere loro in quel momento.
Ma non poteva
ancora permettersi una grande villa, nonostante stesse cominciando a far
successo come aveva sempre sognato.. Non è che desiderasse una grossa
abitazione per sbattere in faccia alla gente quanti soldi avesse, voleva solo
abitare in quella città che amava così tanto. Se non proprio in Beverly Hills,
avrebbe voluto abitare in Santa Monica. Svegliarsi la mattina, aprire le
finestre e trovarsi davanti l’oceano e la spiaggia… sì, sentire la brezza
oceanica colpirlo in volto, l’odore della salsedine riempirgli le narici. E
poi, la sera, osservare la ruota panoramica illuminarsi e riflettersi nelle
onde.
Amava quella
spiaggia da quando ci aveva messo piede… Si sentiva così bene, senza riuscire a
spiegarselo. Aveva grandi progetti che non riusciva nemmeno ad identificare. Un
grande casino nella sua testa che comprendeva l’oceano e non sapeva nemmeno
cosa. Ogni volta che ci pensava, tuttavia, gli veniva la pelle d’oca.
Lui non aveva
preso una casa a Los Angeles, limitandosi a stare in una stanza d’hotel proprio
lì vicino alla spiaggia. Avrebbe potuto alloggiare da Mike, okay, ma non voleva
disturbare. Poteva cavarsela anche così… Poi era successo.
Cosa era
successo?
Si era trovato
ad andare ad abitare in pianta stabile casa di Travie in West Hollywood,
proprio dove arrivò mezz’ora dopo esser partito da casa di Pete.
Si trattava di
un enorme appartamento in un palazzo residenziale. Grosso salotto, sala da
pranzo, cucina con penisola, quattro bagni, tre stanze, sala isolata con tanto
di consolle di sintetizzatori e terrazza affacciata sulle colline. Quello che
più dava fastidio a Bill era che stava bene lì… Era un idillio, sì, ma non
quello che voleva lui. La trama che aveva in testa era tutt’altra, anche se non
poteva scriverla e spiegarla nemmeno a se stesso. Sapeva solo che non doveva
essere così. La sua vitadoveva assolutamente essere diversa…
Nonostante i
suoi problemi, eccolo lì che si dirigeva verso l’enorme divano rosso con
penisola e ci si lasciava cadere sopra. McCoy appoggiò le chiavi della macchina
alla mensola dell’entrata e scosse la testa osservando l’amico. Il solito
poltrone che non aveva nemmeno la forza di spogliarsi le scarpe. Gli si avvicinò
e si abbassò in ginocchio sul tappeto dalla trama leopardata, facendo camminare
l’indice ed il medio sulla schiena di Beckett. Poteva percorrere
tranquillamente tutta la colonna vertebrale che sporgeva da quel corpo ossuto…
Così, compiacente, arrivò fino alla fine e si fermò, solo per poter osservare i
jeans attillatissimi che stringevano quelle anche e quelle natiche perfette. Decisamente, pensò, non aveva mai posato gli occhi su qualcosa di più bello.
-Cosa mangiamo
stasera?-
Domandò, giusto
per dire qualcosa mentre la sua mano scivolava sul tessuto ruvido per infilare
poi le dita nella tasca posteriore. Bill dal canto suo appoggiò la guancia al
morbido cuscino in piume e gli lanciò uno sguardo. Porcaputtana, si disse l’afroamericano, perché era così fottutamente splendido?
-Sto anche a
digiuno dopo tutto quello che ci ha dato Pete.- Bofonchiò stanco il castano.
-…piuttosto, sul tardi ce lo facciamo un giro?-
-E dove vuoi
andare, babe?-
Chiedendolo
Travis si abbassò per appoggiare le labbra sul collo candido del ragazzo.
Quest’ultimo si voltò a pancia in su e guardò il soffitto bianco, pensando che
voleva essere al molo. Magari con un thè freddo in mano, a fissare Sisky e
Carden proprio come quella mattina. Però gli andava bene anche così… Gli piacevano
le attenzioni di McCoy. Sì, a Bill erano sempre piaciuti tutti quei gesti
d’affetto di chi era attratto da lui. Non per sentirsi amato, semplicemente gli
andava bene esser desiderato ardentemente.
-…al molo di
Santa Monica.-
Si ritrovò a
mormorare fra i capelli di Travie, che era salito sul divano per sovrastarlo.
Le mani di quest’ultimo scesero a slacciare la bandana al suo ginocchio, prima
di dedicare particolare interesse al bottone dei jeans. Quanto bramava quel
corpo, cazzo… non poteva fare a meno di desiderarlo in ogni istante.
-Come al
solito…-
Rispose, prima
di baciare la pelle bianchissima appena sotto l’ombelico, facendo così
rabbrividire William.
-Sì. Come
sempre…-
Sussurrò,
immaginandosi l’oceano e le sue onde… Il molo illuminato e l’aria riempita
dalle urla di chi si avventurava sulle montagne russe. Poi nella sua fantasia
apparve Gabe, con un drink in mano ed il sorriso sulle labbra.
…come se nel suo sogno non potesse mancare
proprio lui.Sempre che, ora che
lo aveva conosciuto, fosse rimasto solo
un sogno e non qualcosa di realizzabile. Sì… Una realtà prossima.
** *
*2o11*September
Un giovane è
seduto su un taxi imbottigliato nel traffico cittadino. Il rumore dei clacson
che suonano tutt’intorno inizia ad infastidirlo, tanto da fargli desiderare di
non essere lì. Eppure c’è stato un periodo in cui New York gli piaceva… Quando,
dall’altra parte degli States, desiderava essere su quelle strade trafficate.
Quando avrebbe voluto vedere che tipo di vita stava facendo fra le mura di quei
palazzi l’unica persona al mondo di cui gli importava veramente. Sì, aveva
amato New York.
Ora che è qui,
stretto nella sua giacca marrone, si chiede se veramente è il posto in cui
vorrebbe stare. La radio passa una delle hit del momento, “California King Bed”
di Rihanna, quasi come a voler condannare il suo cuore a ricordare. Si porta le
mani al viso, coprendoselo per distrarsi da quei pensieri. L’autista frena di
scatto, brutalmente, ma non gli importa del colpo che si è appena preso. Non
vuole essere lì… Che cosa sta facendo?
-Dove sto
andando…?-
Si chiede in un
sussurro che il taxista non riesce a sentire, mentre insulta qualcuno per
strada. Il ragazzo riapre le palpebre e guarda fuori, vedendo i palazzi
grigiastri al posto delle colline che desidera. Nonostante tutto avvista un
gabbiano probabilmente un po’ insano, che sta volando veloce verso l’Oceano. Lo
guarda sparire, così torna a schiacciarsi contro il sedile.
Davanti a lui,
quando richiude gli occhi, c’è l’Oceano Pacifico e questo gabbiano va a sedersi
sulla balaustra del pontile. La costa di Malibù non è lontana… Sorride e gli
pare quasi di sentire quella voce cantilenante e nasale che gli ripete le
solite cose. Quel “è un sogno” che ogni mattina si sentiva ripetere…
S’infila la
mano in tasca, estraendo un braccialetto di gomma bianca e lo guarda. C’è una
scritta viola sopra e vorrebbe dimenticarla, gettare via tutto nel primo
cestino. Eppure non si è ancora deciso a farlo dopo tutto questo tempo.
È quando il
taxi si ferma e scende che se lo rimette al polso ed inizia ad osservare il
posto. Lo smog gli riempie i polmoni quando sospira…
È lì che
avresti voluto essere? Sei davvero sicuro? Dimmi…Quando dicevi che la tua vita avrebbe dovuto essere diversa che
cosa intendevi? Diversa da cosa precisamente? È così che doveva andare? È così che dovevi veramente finire, o nei
tuoi sogni c’era qualcosa di più di un orizzonte grigio e spento?
Continua…
_____________
Hello, fedeli del Grande
Onnipotente Pete.
So che qualcuno mi odierà
per quel che ho fatto, quindi chiedo subito scusa!!!!
Ho dovuto per forza.. XD
Eh sì, mi riferisco proprio
alla Treckett che è stata narrata nella seconda metà del capitolo!! Anche il titolo
è una citazione di 7 Weeks modificata!
Btw, si è parlato dei Panic e dei VMAs del 2006 a cui poi
hanno anche vinto, perché Brendon è bellissimo, bravissimo, un attore nato
ecc., come ha detto lui XD
Si è anche citato questo
bromance tra Petey e Gabe, che non finirà di certo qui!
E poi l’amore devoto di Pat
per Wentz!!!
Quanti pairing… @__@
L’amore che regna comunque è
quello per il fantasticissimo molo di Santa Monica, il protagonista indiscusso
della storia insieme ai gabbiani sempre citati e alle sbronze!!! XD ahahahah
Anyway, si diceva che la Gabilliam fosse la cosa principale e… dove è? Vi chiederete!
Capitolo 3 *** I album. Third Track: *Take care with a broken boy, is it worth it to you to try? * ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps we Rule the Beaches*
Third track *take care with
a broken boy, is it worth it to you to try? *
*2oo6*July
Gabe si
sporgeva dall’Hammer di Pete, i gomiti appoggiati alla portiera e la testa
fuori dal finestrino abbassato. L’aria era talmente calda che sembrava quasi
che gli avessero puntato addosso un phon. Si sistemò gli occhiali da sole, che
teneva nonostante fossero ormai le undici… Le insegne e le luci della città gli
davano fastidio, dato che si era svegliato da poco. Esatto… Tutta la sua voglia
di parlare in privato con Pete era stata annegata dall’alcool e, dopo pranzo,
si era addormentato sul divano. Lì, con la bocca spalancata a perdere bava su
un cuscino nero del sofà… Stupido
Saporta, aveva pensato, non potevi
bere meno vino e passare un bel pomeriggio con il tuo migliore amico?!
Macchè! L’alcool aveva vinto su di lui… Oh, ma aveva intenzione di recuperare,
un paio di vodka redbull e poi dritto in pista a far vedere a Los Angeles come
si scuote il didietro! Ecco le sue intenzioni in quel momento…
-…allora, dove
si va?-
Domandò a Wentz,
ammiccando verso una ragazza che stava attraversando la strada, mentre loro si
fermavano al semaforo rosso. Questa lo guardò stranita, prima di sorridergli e
spostarsi i capelli indietro. Uuh, queste
ragazze lo facevano impazzire, constatò Saporta, prima di sera si sarebbe preso una chica e… No. Insomma, aveva
seriamente intenzione di darsi alla pazza gioia? Non era passato molto da quand
Bianca l’aveva mollato… Sarebbe davvero riuscito a divertirsi senza pensare
minimamente alla sua storia finita?
Perse immediatamente il
sorriso, assalito da una mestizia tremenda. Poi, voltandosi verso Pete, si
accorse che questo lo osservava attento.
-Mi dici che
cos’hai, Gabey?-
Gli chiese
curioso, prima di accelerare al verde appena scattato. Pete aveva ovviamente
notato che c’era qualcosa che non andava nell’amico, insomma… Passare da quei
momenti di euforia atroce ad altri di completo mutismo non era esattamente da
lui. Lo conosceva fin troppo bene per lasciarsi ingannare da quel comportamento
e poi, diciamola tutta, per quanto il viaggio nel deserto potesse aver cambiato
la sua vita non era detto che lui fosse totalmente cambiato. Insomma, era lo
stesso Gabe Saporta a cui aveva sempre voluto bene.
-Cazzo, Pete,
non lo so nemmeno io!!- Sbottò il riccio, portandosi una mano sullla visiera
cappellino. -…vorrei staccarmi da tutto e prendere la strada suggerita dal
Cobra, ma…-
-Credi che sia
dura ricominciare da zero dopo tutti quegli anni insieme a Bianca?-
Colpito ed
affondato… Wentz, come sempre, riusciva a comprenderlo meglio di ogni altro.
Come poteva non amarlo in quel modo?
-Esatto… Lei è
stata tutto per me, lo sai, no? E…-
La voce gli si spezzò
in gola e si voltò di nuovo a guardare fuori dal finestrino per non scoppiare
in singhiozzi. Aveva cercato di reprimere i suoi sentimenti, di essere
completamente libero da ogni preoccupazione… Ma come fai a cancellare tutto ad
un tratto sei lunghi anni di relazione? Aveva anche già pensato al matrimonio,
al vestito di lei, ai fiori… E ad un bambino. Sì, aveva già in mente come
decorare la sua cameretta… Avrebbe sistemato la sua esistenza spregiudicata per
una vita accanto a lei. Ma Bianca aveva gettato via tutto, con quell’addio
sputato improvvisamente sulla soglia di Central Park.
Andando nel
deserto aveva cercato di trovare se stesso, di trovare altre vie da percorrere.
Tutto l’aveva portato lì a Los Angeles, accanto a Pete su quell’auto. Perché non riusciva a staccarsi da tutto,
si domandava, perché non riusciva a
vivere come voleva?!
-Non devi farti
tutte queste pare mentali, GabeyBaby!! È normale ricordarsi sempre di chi si ha
amato in quel modo, ma non devi sentirti in colpa…- Gli spiegò il più basso,
appoggiandogli la mano sul ginocchio. –Vedrai che troverai qualcun altro per
cui perdere la testa!! E magari qualcuno che ti tratterà meglio… ovviamente
intanto ci sono anche io che ti amo come nessun altro al mondo!!
Ricordatelo!!!-
Finì in tono scherzoso,
dandogli qualche pacca sulla coscia e tirandogli fuori il sorriso. Sì, con Pete
era così… Quando uno dei due era giù, l’altro riusciva sempre a farlo sorridere
tirandogli su il morale. Ed il sorriso che nacque sulle labbra di Saporta era
del tutto sincero ed impregnato di una felicità imparagonabile.
-Ovvio che lo
ricorderò, Petey!- Sogghignò, tornando a guardare la strada a doppia corsia e
tutti i negozi e ristoranti che vi si affacciavano. –Hey, gente!!! Andiamo a sbronzarci!!!-
Urlò attirando
alcuni sguardi dal marciapiede, mentre alcuni ragazzi gli risposero pure con un
urlo di approvazione. Rientrò così in auto e diede il cinque al conducente, che
stava ridendo come un matto. No, non c’era nulla al mondo che gli facesse
sentire così come lo stare insieme…
***
William si
scostò i capelli dal volto, mentre la brezza della costa glieli accarezzava
dolcemente. Riempì i polmoni di quell’aria intrisa dell’odore di salsedine,
affondando lo stivale a punta nella sabbia. Dietro di lui Travie osservava la
sua sagoma longilinea tagliare la ruota panoramica sullo sfondo. Sorrise
davanti a quella splendida visione, sistemandosi alla meglio il cappello da
gangsta sulla testa. Quanto avrebbe
voluto restare a casa su quel divano, pensò sospirando, sarebbe stata una serata perfetta anche così. Nonostante il
desiderio di esser solo con Bill, comunque, non gli dispiaceva del tutto essere
lì a due passi dal club in cui avevano deciso di andare. Avrebbero ballato a
distanza ravvicinata, pieni di alcool e magari anche un po’ di roba da sballo…
E poi, via, a casa a finire la serata in grande stile.
Bill, dal canto
suo, stava ossevando il panorama e sorrideva in quella sensazione fantastica
che stava provando. Era una nostalgia di quelle che ti fanno venire la pelle
d’oca, come se il suo cervello gli stesse dicendo che era lì che avrebbe dovuto
stare. Non sapeva spiegarselo… Poteva solo paragonarla all’ascolto di una
canzone, le cui note ti trasportano attraverso ricordi che non ti appartengono.
-Babe… Se ti
dai una mossa andiamo a ballare!!-
Disse il
rapper, sedendosi su una panchina per finire di svuotare la lattina di birra
che aveva comprato poco prima. Beckett si voltò a guardarlo e spalancò le
braccia, come ad indicare che era pronto. Era
davvero stuprabile con quella maglietta bordeaux attillata la giacca nera in
velluto, pensò l’afroamericano, per
non parlare del modo in cui calzano su di lui quei jeans neri a vita ultra
bassa. Doveva smetterla di mangiarselo con gli occhi, o non sarebbe
arrivato al club senza dovergli per forza mettere le mani addosso. Prese un
lungo respiro per darsi una calmata, poi si alzò dalla panchina nel preciso
istante il cui il castano lo raggiunse.
-…si va ancora
allo Zanzibar?-
Chiese lui,
afferrando la mano tatuata che Travie gli porgeva. Si scambiarono uno sguardo e
quest’ultimo annuì, voltandosi verso la strada e trascinandolo sulla Ocean
Avenue.
Il locale non
era molto distante e quando arrivarono c’era quella solita fila chilometrica
per entrarci. William si guardò attorno impaziente, ascoltando il beat soffuso
della musica sparata nel club.
-Come al
solito, cercheremo di saltare la fila…-
Fece il rapper,
ammicando verso il più giovane che ridacchiò. A quanto pare, però, il Destino
decise di miracolarli, perché in quel momento apparve magicamente Pete Wentz. E
tutti, al mondo, sapevano una cosa riguardo a Wentz: lui aveva libero accesso a qualsiasi nightclub, party o evento della
città. McCoy ebbe quindi la buona idea di sbracciarsi per chiamarlo,
accorgendosi solo dopo che con lui c’era anche Saporta. Per poco non gli partì
un’imprecazione, non sapeva come avesse fatto a trattenersi. Bill sembrava
invece contento di essersi trovato lì con loro, pensando che avrebbe potuto
recuperare tutte le parole non dette durante il pranzo.
Wentz arrivò
immediatamente da loro trottorellando ed abbracciò Travis, sotto lo sguardo un
poco smarrito della gente. Tutti quei fraintendibili gesti d’affetto ogni tanto
destavano sospetti negli spettatori… Ma forse nessuno aveva notato che la cosa
più carica di passione in quel momento, era lo sguardo che Bill e Gabe si
stavano scambiando. A dire il vero nemmeno loro erano consci del modo in cui si
erano guardati, semplicemente era una scarica che gli aveva fatti tremare per
un secondo. Non pareva niente di più…
Saporta incolpò
il bel volto del ragazzo, mentre quest’ultimo pensò si trattasse della sua
enorme stima verso l’ex leader dei Midtown. Passò talmente in fretta che non ci
fecero più caso. Si limitarono a salutarsi con un piccolo gesto della mano, prima
che Pete battesse le mani attirando la loro attenzione.
-Aw!! Dato che
ci siamo trovati tutti dobbiamo assolutamente passare la serata insieme!!! È
destino!!!-
Gridò il più
basso del gruppo, guardando verso gli altri tre. William pareva l’unico felice
della compagnia, dato che McCoy avrebbe preferito passare una serata da solo
con lui. Per non parlare di Gabe, che voleva restare con Pete a divertirsi come
facevano di solito.
Nonostante
questo si ritrovarono seduti tutti allo stesso tavolo. Gabe non aveva nemmeno
voluto la lista, sapendo già che la vodka redbull sarebbe stata la sua unica
salvezza… Per quanto riguarda Beckett, lui preferì ordinare il solito Jack
Daniel’s, imitato da Pete. Solo Travis tentennò a lungo per cercare qualcosa per
sfidare Saporta in una gara di bevuta, finendo per prendere un Mojito. Aveva
deciso che casomai si sarebbe calato qualche sostanza a caso più tardi… Non
sapeva nemmeno lui perché volesse sfidare Saporta, anche se un’idea se l’era
fatta. Sapeva che William era particolarmente attratto da questo strano
soggetto apparso magicamente quella mattina… Insomma, fin da quando era
ragazzino ascoltava i Midtown e ora era al tavolo con il loro cantante. Dato la
giovane età, come minimo il castano si sarebbe fatto prendere alla svelta
dall’eccitazione mostrando tutta la sua pazzia da fan incallito. Travie ci
avrebbe scommesso un rene…
Bill, dal canto
suo, se ne stava seriamente a fissare Gabe senza riuscire a staccargli gli
occhi di dosso. Si chiedeva chi l’avesse mai scolpito in tutta quella
perfezione assoluta. E quel sorriso? Era
meraviglioso… Quando mostrava quegli splendidi denti bianchi, le sue gote
arrossivano appena e gli zigomi venivano evidenziati. Avrebbe voluto toccarle
per vedere se erano vere o, chissà, aveva fatto qualche intervento chirurgico
davvero perfetto. Per non parlare di queglo occhi scuri e profondi! Oddio, stava davvero sbavando su Gabe
Saporta, ragionò, non poteva credere
di essere ridotto così male da provare attrazione da subito!
Si portò una
mano fra i capelli, scostandoseli dalla faccia in un gesto abituale. Era un
modo come un altro per scaricare la tensione che stava accumulando in corpo. Si
sentiva avvampare… O semplicemente la temperatura nel locale era troppo alta.
Fortuna che il suo Jack arrivò e subito lo scolò, sentendosi la gola bruciare
piacevolemente. Doveva riprendersi o tutti si sarebbero accorti di quello che
gli stava passando per la testa. L’avrebbero preso per una fangirl sfegatata, pronta a far qualsiasi cosa per un autografo da
parte del suo idolo. Doveva ancora convincersi di essere un suo collega di lavoro, non un semplice
ammiratore devoto.
-Allora,
ragazzi!! Dato che dovete lavorare tutti insieme, perché non iniziate a
conoscervi meglio?- Domandò concitato Wentz, afferrando la mano di Gabe e
quella di Bill che erano seduti vicino a lui. –Bill è un bravissimo cantante,
sai Gabe? Non so se hai mai sentito qualcosa dei The Academy Is! Quando ho
sentito la demo mi è piaciuta un sacco… Oddio! The Author è ancora una delle
mie preferite!!-
Miagolò,
rivolto al sudamericano che per tutta risposta voltò lo sguardo verso un
sognante William Beckett. Pensò che non sapeva nemmeno come era la sua voce
normalmente, dato che aveva detto una frase e basta in tutta la giornata.
Poteva benissimo essere il cantante più bravo del mondo, per quel che ne
sapeva…
-Beh, ma se
l’hai preso sotto la tua ala deve per forza essere bravo, Petey…- Esclamò Gabe
prendendo un sorso dal suo cocktail, prima di guardare il più giovane. –Allora…
Da quanti anni canti, William?-
Sentendo
pronunciare il suo nome da quella voce, Bill si lasciò scappare un sorriso
appagato che non sfuggì a nessuno. Soprattutto a Travis, che però continuò a
fingersi indifferente dietro il suo mojito.
-…da un po’. Uhm…
Ero al liceo e, sai, ho registrato un album acustico. Questo… prima… prima dei
The Academy Is. Ma, dico, non sapevo cantare… uhm, ecco…-
Ecco, si era inceppato nelle sue stesse
parole, pensò il castano, dannazione!
Possibile che non sapeva fare una frase compiuta?! Sbuffò scazzandosi subito
per la sua parlantina poco spigliata. Era invidioso di quanto bene riusciva a
parlare Saporta, con tutta quella cantilena melodiosa che lo affascinava. Perché non poteva essere come lui?
Restava sempre il solito ragazzino impacciato…
-Beh, dai eri un
bambino, Bill! Ora sei dannatamente sensuale invece…-
Fu il rapper a
prendere parola, beccandosi così un’occhiata smarrita del ragazzo. Saporta li
osservò per un secondo, prima di prendere un lungo sorso dalla sua vodka
redbull, mentre Pete pareva godersela parecchio nell’ascoltare i loro discorsi.
-Ma no! Anche
nei Remember Maine eri così puccioso, Bilvy!!- Gridò il più basso sporgendosi
verso Saporta. –Devi sentirlo, GabeyBaby, è davvero un tesoro!!-
Scosse il
braccio al ricciolino che scoppiò a ridere divertito. Sapeva che Pete si
prendeva sempre a cuore i ragazzi delle band che decideva di produrre, quindi
vederlo sempre così contento lo inteneriva. Soprattutto perché parlava di quel
ragazzino tanto bello che in quel momento si stava mimetizzando con la sua
magliettina bordeaux.
McCoy decise di
farsi scivolare comodamente sul cuscino del divanetto e sbuffò, notando che il
mojito stava finendo. Avrebbe dovuto ordinarne presto un altro, ma non era
sicuro di volersi alzare da lì. Conosceva William abbastanza bene per sapere
che non sarebbe di certo andato a far la corte a Saporta, però era di
quest’ultimo che non si fidava. Questi
sudamericani con la fama di fare i latin-lover non gliela davano a bere, constatò
guardando gli occhi neri di Gabe, di
certo non appena sparisco mette le grinfie addosso al mio personale ragazzo.
Anche se non era affatto il suo ragazzo, ma solo un amico con cui si divertiva
abbastanza a letto…
-Dovrei
mettermi ad ascoltare un po’ di roba allora! Appena torniamo a casa mi passi le
sue canzoni, eh?- Domandò Saporta a Wentz, che subito annuì concorde. –Poi
domani ti faccio sapere se passi anche l’esame di Gabe Saporta!!-
Concluse
rivolto a Beckett che rimase completamente stravolto. Non sapeva che altro
dire, d’altronde… Stavano tutti parlando di lui e avevano detto così tante cose
che non sapeva che aggiungere. Boccheggiò soltanto un “uh” che rimase sospeso a
mezz’aria, sopraffatto dalla musica latina.
Travie si
pizzicò il piercing sopra al labbro e decise di alzarsi per andare a fumare una
sigaretta, non sopportando più quel teatrino. Aveva constatato che Pete non
avrebbe permesso a William di fare mosse strane verso Saporta, così poteva
lasciarli un attimo.
-Vado a farmi
un salto fuori, poi torno gente!-
Disse alzando
pollice, indice e mignolo della mano destra in direzione del gruppo. Pete
rispose con delle corna e Gabe con uno strano gesto delle mani, che nessuno
comprese. Un po’ d’aria, ecco cosa ci
voleva! Pensò Travis, doveva starsene
un po’ lontano da quel gruppo. Si sarebbe calmato e quando sarebbe tornato
ci avrebbe pensato lui a fare a William i migliori complimenti che potesse mai
sentirsi dire.
Il castano
osservò l’amico andarsene e mischiarsi tra la clientela del locale, prima di
voltarsi verso Saporta. Quest’ultimo infatti stava già ordinando un altro giro
di cocktail alla cameriera, sorridendole in modo malizioso e facendola
arrossire. Tutto in lui urlava “saltami
addosso e ti faccio provare cose che non hai mai provato in vita tua” e la
cosa non giovò affatto alla mente di William. Doveva per forza essere il
fascino latino americano che sprizzava da ogni poro della sua pelle abbronzata…
Ogni suo minimo movimento era un invito ad intrattenersi in una felice notte
nel suo letto.
Fu Pete ad
interrompere tutti i suoi pensieri, alzandosi all’improvviso ed indicando un
punto nella mischia.
-Oh mio dio!
Quello è il mio amico Mark!!-
Ed urlandolo
prese a saltellare verso questo suo amico, lasciando da soli Gabe e William che
tennero rigorosamente lo sguardo puntato verso il tavolino. Il più giovane non
poteva guardarlo oppure avrebbe preso a balbettare in modo osceno, mentre
l’altro non sapeva bene che fare. Se avesse anche solo guardato il viso di quel
ragazzo avrebbe di certo provato quella sensazione piacevole e nostalgica, lo
sapeva. Avrebbe allungato la mano verso
la sua guancia pallida e l’avrebbe accarezzata, concluse Saporta. Avrebbe cercato di capire il perché di tutta
la sicurezza che William gli infondeva…
Il silenzio che
calò tra loro si fece davvero imbarazzante, tanto che Beckett prese ad
attorcigliarsi i capelli finchè gli ci si incastrò il dito. Si morse le labbra
sottili e le piegò in una smorfia indolente, prima di decidersi ad alzare lo
sguardo in contemporanea del moro. Entrambi si accorsero della loro mossa sgamata
in pieno, così sorrisero impacciati. Fu Gabe ad avvicinarsi a lui, guadagnando
terreno sul divanetto color porpora. Allungò il braccio sullo schienale e si
chinò appena in avanti verso Bill, che lo osservava senza potersi muovere.
-…è bello il
locale eh?-Domandò Saporta, mentre la
cameriera appoggiava altri cocktail sul loro tavolo. Il più giovane annuì e
continuò a passarsi le dita fra i capelli. Pensandoci
bene anche lui avrebbe voluto accarezzarli lentamente, rimuginò Gabe, chissà se erano morbidi quanto sembrava.-Tu non sei di Los Angeles, eh? Mi pare un
accento del nord il tuo…-
-Sono di
Chicago.- Rispose il castano, affogando la timidezza con il bicchiere di Jack
appena arrivato.- …sto qui da qualche mese, sai, per l’album. E… uhm… tra poco inizia
il tour e poi…-
Si bloccò
mentre Gabe prese a bere a grossi sorsi il suo cocktail, prima di puntare gli
occhi dritti nei suoi. Perché non
riusciva a fare un discorso di senso compiuto?! Si chiese arrabbiato il
leader dei The Academy Is.
-Ah sì? Arrivo
io e tu te ne vai subito in tour?-
-No… Io…
Partiamo per l’inizio di dicembre. Fino ad allora siamo qui a Los Angeles…-
Riuscì a dire
senza balbettare, trovandosi affondato nello sguardo di Gabe. Quest’ultimo gli
sorrise e si grattò la tempia sotto il berrettino con visiera, prima di
toglierselo ed appoggiarlo al divano. Non voleva sembrare un coglione davanti a
quello splendido ragazzo.
-Bene, dai…- Mormorò,
sorseggiando ancora un po’ di vodka. –Ti piace Los Angeles?-
La domanda di
Gabe fece provare a Bill uno strano calore interno, così sorrise sincero.
-Mi piace Santa
Monica…-
La sua risposta lasciò
senza parole il sudamericano che sbattè le palpebre per qualche istante. E
allora di nuovo quel deja-vù…
La persona sul pontile si nascondeva dietro
i capelli e mormorava qualcosa di angosciante.
Cercò di risvegliarsi da
quel senso di smarrimento e poi deglutì, non riuscendo a staccare lo sguardo da
William. C’era qualcosa che non capiva… Ma era sicuro che quello che aveva
appena sentito gli aveva cambiato la vita, un po’ come la comparsa del Cobra.
-Anche a me…-
Si lasciò sfuggire, mentre i suoi zigomi accentuati dal sorriso si coprivano di
un rossore compiaciuto. -Anche a me piace il molo.-
-…è bellissimo,
uh? Vorrei restarci per sempre…-
L’affermazione
di William venne coperta da Pete che tornò e si gettò di violenza sul divano,
rotolando fra i due. Mostrò il suo più grande sorriso mentre recuperava il
proprio bicchiere, prima di alzarlo.
-Avete fatto
amicizia?! È favoloso!! Brindiamo allora!!! Brindiamo!!-
Fecero
scontreare i rispettivi bicchieri proprio mentre tornava anche McCoy, che li
osservò preoccupato. Cercò lo sguardo di Bill, trovando però che era puntato
verso Saporta e che brillava di una luce propria. Ecco, lo sapeva, constatò,
tutto il suo fanatismo gli avrebbe dato alla testa. Si sedette accanto al
ragazzo ed allungò la mano dietro la sua schiena, afferrandogli il fianco per
trascinarselo contro. Solo per mostrare all’ultimo arrivato di stare al suo
posto, perché i territori erano già occupati… E Gabe parve comprenderlo, dato
che il suo sorriso scomparve per un istante quando notò dove era finita la mano
color cappuccino di Travie.
Non era geloso…
Insomma, come poteva esserlo? Non conosceva nemmeno quel Beckett! Semplicemente
gli dispiaceva vedere che fosse occupato con il rapper. Forse aveva solo
sperato di poterci provare, ma la voglia era già morta in principio, vedendolo
con quello.
-Bene, io vado
ad ordinarmi un’altra vodka e mi butto nella mischia!!-
Esclamò il
sudamericano, alzandosi dal divanetto e facendo sorridere McCoy in modo
vincente. Pete seguì l’amico e salutò con un gesto della mano gli altri due,
così le coppie si divisero…
Bill si lasciò
andare sul divanetto, pensando al molo e alla sua fantasia di starci insieme a
Gabe. Forse era empatia, chissà… Si sentì passare le labbra di Travis sulla
guancia, prima di voltarsi e trovare il suo sguardo pieno di desiderio. Sorrise
e fece sfiorare le loro labbra in un bacio fulmineo e delicato.
-Noi andiamo,
babe?-
Domandò il
riccio e Beckett annuì, prima di finire il suo Jack e tirarsi in piedi. Travie
lo prese per la spalla e lo trascinò verso l’uscita, ma nonostante questo
riuscì a vedere Gabe che ballava attaccato ad una ragazza dai lunghi capelli
neri. Socchiuse appena le palpebre, prima di lasciarsi portare via dal suo
amico ed abbandonarsi quella malinconia alle spalle, schiacciata dal ritmo
incalzante della musica.
***
Saporta aveva
ballato con quella ragazza fino alle tre, tra un bicchiere di vodka redbull e
l’altro. Era riuscito ad appartarsi con lei nel bagno solo per un
simpaticissimo servizietto orale da parte di lei… Poi l’aveva abbandonata,
tornando a bere ancora e beccando Pete che ormai erano le tre e mezza di notte.
Si reggeva in piedi per inerzia, ridendo per ogni sua perdita di equilibrio e
per ogni conato di vomito che gli saliva e poi moriva in gola. Pure Pete non
era del tutto sano e furono costretti a chiamare un taxi che li riportasse a
casa, collassando così sui sedili.
Quando si
ritrovò nella sua stanza, Gabe si lasciò cadere ridendo sul letto mentre Pete
si appoggiava allo stipite della porta. Lo stette a guardare per un po’, mentre
la ridarella scemava in sospiri trasognati.
-…anche a Bill
piace il molo…-
Mormorò nei
suoi vaneggiamenti, così il padrone di casa sorrise ed andò nella sua stanza a
recuperare i cd di Beckett. Tornò con una copia di “The Last Place You Look”,
una dell’Ep ed un’altra di “Almost Here”, mollandole sul comodino di Gabe.
Quest’ultimo osservò le custodie e sorrise, afferrandone una ed esaminandola
come per cercare qualcosa di speciale.
-Devi
ascoltarlo, GabeyBaby… così mi dici che ne pensi per il featuring, eh?-
Biascicò Wentz,
cercando di tenere aperti gli occhi, anche se la palpebra dispettosa dell’occhi
sinistro sembrava serrarsi da sé. Il riccio annuì e si allungò sul letto,
andando a recuperare le cuffie ed il portatile nella sua valigia. Non seppe
nemmeno lui come ebbe la forza di accendere il pc ed inserire questo “Almost
Here”, mentre Pete barcollava via per andare a dormire.
Controllò il
libretto mentre partiva la prima ed un Bill tutto felice gli urlava
nell’orecchio, così la sua attenzione fu attirata da quel “Black Mamba” che lo
fece sorridere. Quindi anche il caro Beckett aveva una fissa per i serpenti??
Mandò immediatamenta alla quinta traccia e poi cadde con il viso affondato nel
cuscino. Un riff di chitarra cortissimo, prima che partisse quella voce… Oddio, quella voce. S’irrigidì un
attimo, prima di rilassarsi e chiudere gli occhi.
“Love me or leave me or
rip me apart!!” Diceva ad un certo punto in un modo che fece quasi
sciogliere Gabe. …così continuò ad ascoltare l’album in un susseguirsi di
canzoni che lo cullarono nella sua sbronza. Era
la voce più bella che avesse mai sentito, pensò, avrebbe potuto ascoltarla per sempre.
Fu trasportato nel mondo
dei sogni lentamente, finchè non incontrò lo sguardo del castano. Dietro di lui
l’Oceano Pacifico, la brezza che gli accarezzava i capelli…
-Our time is almost…
Our time is almost here.-
Cantò, mentre Gabe si
voltava verso Malibù e sorrideva investito dall’aria calda.
** *
*2o11*September
C’è un uomo
seduto sulla sedia di un fastfood di Manhattan. Mastica lentamente il suo
hamburger, stretto fra le mani tatuate ed unte. Davanti a lui una ragazza si
scosta i capelli castano chiaro dal viso, persa a mangiare le crocchette di
pollo. Silenzio, ecco quello che lui desidera… Solo silenzio per poter pensare
a quel che sta per accadere. Non è del tutto sicuro che sia stata una buona
idea, ma ormai non c’è più scelta. È lavoro, d’altronde. Che puo’ farci? Non
avrebbe senso fare i capricci e passare per un ragazzino mai cresciuto… è un
uomo, lui. È ormai entrato nella trentina e non puo’ fare il bambino. Niente
più sceneggiate, mascalzonate o doppi giochi… Non più.
La ragazza
incontra il suo sguardo e poi scuote il capo, non capendo che diavolo stia
succedendo all’amico. Ma a lui non va di spiegarle tutto… Non gli va di dirle
che tutto quello che ha in mente adesso è quell’infernale molo di Santa Monica.
Come se venisse capultato indietro nel tempo, a quattro anni prima. Gli sembra
di rivederli… Loro due, appoggiati con i gomiti al pontile e le loro labbra che
si scontrano feroci. Il tramonto che tinge la costa di rosa ed arancio…
Per non
pensarci punta lo sguardo verso la finestra, così che il grigiore della Grande
Mela cancella subito i colori sgargianti della West coast.
-…non è poi
così male essere qui.-
Sussurra
attirando l’attenzione della sua amica, che si fa scappare un sorrisino. Lei
inizia a parlare della città e delle compere che vuole fare, ma lui non la sta
ascoltando. Chissà perché non riesce comunque a togliersi dalla mente il volto
gioviale e pallido di quel ragazzo che un tempo giurava di aver amato. Solo un
poco, sì, ma l’aveva amato a modo suo.
Sicuro che non ti manca quella costa? Non desidereresti di nuovo essere sulla sabbia e
vederlo là, che si annoia sognando un futuro migliore che non gli è mai stato
regalato? Speri di rivederlo adesso e cambiare qualcosa,
forse… No. Non è così. Non vorresti mai ferirlo ancora. Lo sai anche tu che non potrai mai far nulla per
il cuore di quel ragazzo distrutto…
Continua…
_____________
Ciao ciaoooo!!!! *-*
Son riuscita a finire non
senza difficoltà anche questo capitolo di totale fancazzismo e LetGetWasteddinaggio
(?) totale.
Così ci ritroviamo le due
coppiette felici nello stesso locale ad ubriacarsi a caso… XD E nel mentre Gabe
e William prendono ad osservarsi da più vicino… uuuh uuuh!!!
Fa niente se non hanno
ancora combinato una mazza perché sono persi nei loro mondi fantastici a
pensare al molo, invece di darci dentro! Stupidi ragazzi… Uff… U__U Hopeless.
Anyway…
Il titolo è una frase di “Waiting Up” dei Remember Maine, che tanto ho citato in questa storia! Ma come
dimenticare il giovane Bilvy alle prese con i primi acustici nel lontano 2002??
*-* che puccioso!!! XD
Ross
e Bden sono assenti qui, ma nel prossimo avranno una bella
parte tutta per loro, ho già deciso. Altrimenti vengono dimenticati, poveri!!
Un po’ di Ryden non puo’ far male a nessuno.
Comunque volevo anche dire che i pezzi del Settembre 2011
finora parlano di tre persone diverse che non vengono nemmeno svelate, ma non è
difficile arrivarci alla fine! Si alterneranno un po’ tutti giusto per sapere
che cosa accade in questi giorni…
Altra cosa da dire… stima
per Gabe che si fa fare “servizietti” felici nei cessi dei locali. Sapoooorta! Vai da Bill!
Sveglia!!! XD
Scusate ma se non si piazza
sesso occasionale in una storia il cui sottotitolo è “prostitution is
revolution” non ha senso. U__U E Saporta è gnocco e se lo puo’ anche permettere!
Detto questo torno a sviaggiare da un social network all’altro cercando un
senso nella mia vita XD
Capitolo 4 *** I album. Fourth Track: *And The Shame Is Enough To Separate Us* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
Fourth track * And The shame
is enough to separate us *
*2oo6*July
Erano passati quattro giorni da quando Gabe era
arrivato in California. Quella mattina il Sole di Los Angeles sembrava
particolarmente aggressivo, tanto che il moro era insicuro se uscire davvero di
casa. Eppure era obbligato a farlo… Prima di tutto doveva pensare a trovare un
appartamento dove trasferirsi per non rompere le palle a Pete, anche se questo
continuava a dirgli che poteva restare per sempre. Ma non era sua intenzione
fare da sanguisuga: un trilocale da qualche parte poteva benissimo
permetterselo. Tanto non sarebbe rimasto lì per tutta la vita, aveva solo bisogno
di un appoggio mentre faceva avanti e indietro da New York a lì. Poi diciamola
tutta, non voleva essere d’intralcio negli affari di Pete… Va bene che la villa
era grande, ma erano entrambi adulti e single alla ricerca di qualcuno. Vivere
insieme non era l’ideale nel caso si fossero voluti portare a casa qualcuno… E
di certo affittarsi una stanza in un hotel ad ore disperso in città non era il
massimo.
Oltre ad avere appuntamento con l’agente
immobiliare nel primo pomeriggio, Saporta doveva presentarsi agli studi della
DecayDance per iniziare a lavorare al suo nuovo album. Ma soprattutto al
singolo che voleva lanciare subito. Bring
It. Una canzone che aveva scritto da solo, seduto sulla veranda della casa
dei suoi nonni a Montevideo. Proprio dopo la comparsa del Cobra in mezzo al
deserto… Pete voleva montare il featuring con Travie proprio su quella canzone.
Quest’ultimo la stava giusto ascoltando quando Gabe
entrò nel suo studio con in mano due enormi Double Chocolaty Frappuccino.
L’amico lo salutò agitando la mano, mentre la sua voce cantava “So kiss me goodnight, honey I’m gonna make it out
alive” sopra la chitarra acustica. Sorrise nel sentirsi e prese posto davanti
alla scrivania del più basso, dandogli il bicchiere bianco e verde di
Starbucks. Questo lo afferrò e ne prese un sorso, prima di spegnere la musica.
Puntò i suoi occhi in quelli stanchi del riccio e poi sorrise in quel suo modo
tanto birichino e dolce.
-Travie McCoy e Maja Ivarsson. Ecco i collaboratori
in…-
-E William Beckett?!-
Lo interruppe subito Saporta rischiando di versarsi
il frappuccino sui jeans chiari. Insomma,
dai, come poteva non mettere la bellissima voce di William in una sua canzone?!
Pensò agitato. Doveva assolutamente
esserci a cantare e far innamorare di lui mezzo mondo!!!
La sua fissa per la voce di Beckett era nata nei
giorni precendenti, da quando era entrato in contatto con EP ed album dei The
Academy Is e di quello dei Remember Maine. Diciamo anche che si era messo sul
web a cercare i video caricati sul canale della Fueled By Ramen, innamorandosi
di Slow Down e mettendolo subito fra i suoi preferiti. Non vedeva l’ora di
vedere pure The Phrase That Pays, dato che aveva saputo dal loro amato
produttore che l’avrebbero girato a giorni. Era altamente eccitato per tutto ciò
e non poteva trattenersi. William Beckett era diventato un’ossessione!
-…i collaboratori insieme a William Beckett. Se mi
lasciassi finire di parlare, magari.-
Alle parole di Wentz, Gabe si ricompose e tornò a
sorseggiare il frappuccino in tutta tranquillità, come se nulla fosse successo.
Forse era meglio trattenere tutto quell’entusiasmo che provava e pensare al
lavoro. Il produttore tuttavia aveva capito che il suo amico provava un certo
interesse verso Bill… Insomma, uno che impara subito a memoria “Classifieds” e
lo canta tutti i giorni sotto la doccia non disprezza di certo il frontman dei
The Academy is.
-Bene… Perché sai, è bravo quel ragazzo. Mi piace. Cioè…
Intendo come cantante, hai capito, no? Mi piacerebbe averlo con me nella
canzone perchè canta bene.-
Il riccio annuì alle sue stesse parole, pur non
capendo bene che cosa stesse dicendo. Non voleva far trasparire l’interesse che
stava nascendo in lui… Il problema era che questo interesse si limitava alla
voce, per intanto. Non aveva più visto il ragazzo in giro, quindi era difficile
decidere che cosa voleva da lui. A dirla tutta non poteva nemmeno dire che
fosse attratto da lui come persona, dato che non avevano avuto questo gran
dialogo. Bill aveva spiccicato sì e no cinque frasi in tutto, di cui la metà
erano balbettate. Come faceva a capire se gli piacesse o no?
-Sì GabeyBaby, ho capito che non ti piace in quel
senso! D’altronde lui sta con Travie e non ti guarderebbe, dato che sono così
carini insieme! Non sono carini?- Domandò Wentz mentre Gabe lo guardava un po’
contrariato. –Pensa che quando si sono conosciuti è stato amore a prima vista!-
-Pete, per favore… Non mettiamoci a spettegolare
come due vecchie zitelle.-
Lo interruppe Saporta, scuotendo la testa per non
pensare a quel discorso. La verità è che sì, li trovava anche carini insieme.
Non c’era nulla da dire, erano una coppia favolosa. Entrambi alti e belli,
tanto teneri quando stavano vicini. Anche se si notava benissimo che Travie
volesse tenersi stretto tutto quel bendidio, custodendolo gelosamente con le
unghie. Cioè, dai, allo Zanzibar era impossibile non vedere quanto marcasse il
territorio! Se solo avesse potuto gli avrebbe messo al collo una catenina con
il suo indirizzo ed il suo nome, tatuandoglieli pure dietro l’orecchio.
Quello che infastidiva maggiormente il riccio,
tuttavia, era il fatto che il rapper lo avesse preso in antipatia senza motivo.
Forse si sentiva minacciato dal suo irresistibile
ed innato fascino?
Pensava che gli avrebbe portato via Beckett solo parlandoci? Okay, di certo era un gran figo con il suo fascino
latino, ragionò Saporta, per non
parlare delle stragi di cuori che faceva ogni volta con tutta la sua avvenenza… Però
non andava di certo in giro a rubare i patner agli altri! Soprattutto ai
conoscenti!!! Poteva benissimo avere tutti quelli che voleva solo schioccando
le dita, madre de Dios, era
Gabe Saporta lui!! Quante volte doveva ripeterlo?!
Gabe prese un lungo sorso dal suo frappuccino,
sotto lo sguardo stranito e curioso del produttore. Fu in quel momento che
entrò tossicchiando Patrick, che sventolava il proprio cappellino per il caldo
che c’era nonostante l’aria condizionata accesa.
-Eccoci qui…-
Disse facendo voltare entrambi i mori in sua
direzione, così che videro William e Travis al suo seguito. Quest’ultimo aveva
tutta l’aria di chi aveva fatto le ore piccole dopo una sbronza colossale, al
contrario di Gabe che quella mattina non mostrava alcun segno di postumi. Si
scambiarono uno sguardo, così che si potè ancora captare tutto l’astio del rapper
nei suoi confronti. Bill, dal canto suo, era tutto placido e trasognato. Si
stropicciava felice la maglietta a righe bianche e nere, spostando lo sguardo
da Wentz a Gabe.
-Uh bene!! Maja non puo’ venire qui… è in
Inghilterra attualmente!- Fece sapere il produttore. –Quindi per ora ci siamo
tutti! Poi, beh, farò sapere a lei che cosa fare! Sapete, è occupata con il
tour! Ci stan dando dentro i The Sounds!!-
Mentre Pete sproloquiava allegramente, gli altri
presero posto nelle comode poltroncine davanti alla scrivania, dove Pat
appoggiò pure una confezione di cupcake appena comprati. Gabe non tardò a
rubarne uno, incidentandosi però con una mano pallida e ben disegnata. Capì
subito di chi era e quindi alzò lo sguardo per cercare il sorriso impacciato di
Beckett.
-Scusa, prendilo tu… Io prendo l’altro.-
Sussurrò il castano, con le guance appena
arrossate, mentre Saporta sogghignava.
-Nono!!! Prego, prendi pure! Per me è uguale… sono
un gentiluomo io!- Disse con il petto gonfio, prima di accorgersi che non stava
parlando ad una donzella dell’ottocento, ma ad un ragazzo. –Cioè… Sono una
persona gentile ed educata. Quindi lascio decidere prima agli altri! Prendilo e
mangialo tranquillamente, che a me va bene tutto!!-
Per tutta risposta fu Travie a prendersi il dolce e
dargli un morso per primo, facendo spallucce. Gli altri due lo guardarono
esterrefatti, mentre i mebri dei FOB se la ridevano tranquilli.
-Almeno non continuate a discutere tutto il giorno.
Su, prendetevi il vostro cupcake che qui si deve parlare di lavoro…-
Mormorò indolente, costringendo Gabe e Bill a
prendersi altri due dolci e restare in silenzio. Sarebbe stata una mattinata lunga e straziante,
pensò Saporta, ma non si sarebbe
fatto rovinare la giornata da Travie! No! Sarebbe riuscito addirittura a
farselo amico prima di registrare la canzone… Se lo sentiva. Doveva
farcela!! E non dimentichiamoci che lui era Gabe Saporta!
***
Ryan stava osservando annoiato la vista dal balcone
della stanza d’hotel che occupava con Brendon. La scritta “Hollywood” era ben
visibile, illuminata da quel caldo sole mattutino. Piegò appena la testa di
lato, spostandosi la frangia piastrata dall’occhio. Lì l’aria era ferma, senza
un filo di vento proveniente dal Pacifico. La maglietta gli si era appiccicata
addosso e non vedeva l’ora di andare a piazzarsi di nuovo sotto il getto del
condizionatore. Stava morendo di caldo… e detto da uno che viene da Las Vegas,
voleva dire che la temperatura era seriamente troppo alta.
-…Pete ci vuole morti.-
Sbuffò, appoggiandosi con i gomiti alla balaustra.
La vita da musicista era dura, ma era tutto quello che aveva sempre sognato.
Aveva solo vent’anni, certo, ma aveva vissuto solo per arrivare lì e guardare
quella scritta bianca sulle colline un attimo prima di partire per il giro degli
States. Tutto si era avverato, forse era andata meglio di qualsiasi cosa avesse
mai sognato. Chi se lo immaginava che nel giro di un anno Pete Wentz avrebbe
preso il suo gruppo sotto la propria ala e lo avrebbe portato così in alto? Lui
di certo credeva nelle sue capacità di compositore e musicista, sì… Ma mai
quanto credeva in Brendon. No… Mai quanto vedeva tutto quel futuro splendente
nei suoi occhi e nella sua voce. Era lui il futuro… Era Brendon Urie la sua
speranza per continuare a vivere a quei livelli.Lui credeva in Bden. Che
cosa avrebbe mai potuto chiedere più di quella vista perfetta sulla città degli
angeli, nell’attesa di partecipare ai VMAs? Nulla. Aveva tutto, alla faccia di chi non aveva mai creduto nelle sue
capacità.
In quel momento avrebbe voluto pure Brent e Spence
al suo fianco, ma non erano potuti venire per il momento. Avrebbero raggiunto
gli amici in settimana, così da permettersi un paio di date in California
nell’intervallo prima della comparsa su mtv e del tour. Non vedeva l’ora… Ma
nonostante questo non era del tutto infelice della sua attuale situazione.
Restare solo con Brendon, a differenza di quanto tutti credevano, era piacevole
e divertente. Ogni tanto sì, era snervante. Troppo spesso, in effetti. Forse,
in conclusione, non è che fosse poi così
piacevole.
-Ryro!!!! Guarda che bello il mio nuovo stile!!!!-
Ross si voltò verso l’interno della stanza e si
ritrovò davanti Brendon con il suo gilet rosso, l’asciugamano in vita, delle
infradito ai piedi e… no, non poteva
crederci… delle mutande di Batman in testa.
Rettifica: stare con Brendon era un tormento.
-Che cosa diavolo stai facendo?-
Chiese del tutto sconvolto, non riuscendo nemmeno a
muoversi per andare a prenderlo a sberle. Non poteva davvero credere ai suoi
occhi. Avevano appuntamento per un’intervista nel giro di un’ora e quello
stupido del suo cantante stava giocando a travestirsi in modo osceno. No,
davvero, non era possibile. Brendon dal canto suo era tutto contento ed
improvvisò pure un balletto con tanto di air guitar, decidendo di fermarsi solo
quando gli parve che al chitarrista stesse per uscire fumo dalle orecchie.
Forse –evidentemente- era
ora di darci un taglio. Sapeva che a Ryro prima o poi sarebbe partita la vena
della tempia e la rabbia gli avrebbe provocato un aneurisma, così che sarebbe
stato costretto a spiegare a tutti che i Panic! at The disco erano da
sciogliere per colpa del suo comportamento.
-Non ti piace? Il prossimo video lo potremmo
benissimo registrare così!!-
Disse il moro, lasciando cadere l’asciugamano e
sfilandosi le mutande dalla testa per metterle dove avrebbero dovuto stare. Senso del pudore zero,
constatò Ross agrottando la fronte, Bden
non poteva continuare a farsi vedere nudo in quel modo. I suoi ormoni sarebbero
impazziti… Il fratellino nei suoi boxer, poi, sembrava
apprezzare troppo spesso alcuni atteggiamenti dell’amico. Ed era assolutamente
sbagliato. Bden era il suo cantate. Stop. Non poteva immaginarselo in altre
situazioni assurde, come –per esempio- svegliarsi in piena notte con quelle
labbra carnose che gli scivolavano verso il basso ventre. No! Doveva essere
molto più discreto nei pensieri… E
Ryan George Ross era una persona seria e ragionevole, non si lasciava traviare
da simili fantasie da bifolchi. Si sistemò il colletto della
maglia e tossicchiò, cercando di riprendere la sua aria saccente da english gentleman, prima di rientrare in
stanza.
-Il prossimo video te lo faranno girare interamente
fra i carboni ardenti, Bden.- Mormorò, afferrando il gilet rosso che il moro si
era appena levato e riponendolo al suo posto. –Dovrai danzarci sopra a piedi
nudi.-
-Oh! Che bello!! Ho sempre sognato di farlo!
Finalmente Pete me ne da la possibilità!!-
I grandi occhi neri di Urie si illuminarono al solo
pensiero di fare una cosa tanto rischiosa e l’altro lo guardò allibito. Non
c’erano speranze di poter recuperare quel povero ragazzo ormai… Diciannove anni
di totale deficienza.
Ross –pur di non pensare- si sedette sul ciglio del
letto e s’infilò le scarpe, imitato alla svelta dal compagno di stanza.
Sarebbero andati in DecayDance, dove avevano appuntamento con una ragazza che
li avrebbe intervistati allegramente sul successo del loro album. Avevano già
studiato alcune risposte, per non essere colti di sorpresa. O meglio, il
castano ne aveva studiate abbastanza e le aveva ripetute al cantante, sperando
che se le ricordasse ed al momento opportuno non se ne fosse uscito con qualche
cazzata delle sue. Era inaffidabile… ormai non sapeva se sperare ancora che da
quelle labbra enormi potesse uscire qualcosa di intelligente. Beh, ma Ross sapeva benissimo per cosa avrebbe
potuto usare quella bocca se proprio… gliel’avrebbe tenuta occupata
lui per evitare che straparlasse. Fermo,
fermo lì Ryro, si ammonì mentalmente, non poteva pensare sempre a quello. Era un
fissato, cazzo.
Mentre era perso a fermare il suo cervello, Brendon
gli si appoggiò alle spalle con i gomiti e si sporse in avanti per guardarlo.
Alzò così il volto incontrando quegli occhi profondi ed ilari, dove si perse
per un attimo. Dannato Effetto-Brendon.
-Sembri nervoso Ryro!! Riprenditi, dai! Siamo a Los
Angeles e stiamo andando da Petey… La vita ti sorride!!-
Ryan sbuffò, ma il sorriso gli piegò le labbra
contro la sua volontà. Voleva fare il cinico insensibile, ma a volte con
Brendon –in privato- gli riusciva davvero difficile.
-…questa tua filosofia di vita hippie nel vedere
rose e sorrisi ovunque inizia a farmi venir voglia di comprare camicie a fiori
e cantare “I Wanna Hold Your Hand” a tutte le ragazze che incontro.-
Al moro scoppiò una risata felice e, a parere di
Ryan, davvero bella e rasserenante. Quasi quasi venne voglia di ridere pure a
quest’ultimo… Ma alla domanda di Brend riuscì a riacquisire l’apatia.
-Ma è fantastico! …ma davvero pensi di farlo?-
-No.-
Con questa risposta secca si alzò dal materasso e
si avviò alla porta, seguito dal suo cantante nel giro di pochi secondi. Lo
guardò scettico, prima di calarsi gli occhiali da sole sul volto ed andare
all’ascensore. No, decisamente era meglio che si controllasse ed uccidesse
tutti i suoi istinti verso quel ragazzo.
Arrivarono in DecayDance nel giro di venti minuti,
grazie al traffico cittadino in quel giorno scorrevole. Ad accoglierli fu Zach,
quel simpatico omone che li aveva accompagnati già qualche volta ad alcuni
concerti. Brendon andò subito a saltellargli attorno iniziando a raccontargli
della serata precedente e di come si era divertito a ballare con un sosia di
Michael Jackson sulla Walk Of Fame… Cosa accaduta veramente e filmata pure da
Wentz che li aveva accompagnati lì. Ryan aveva avuto il buon senso di
eclissarsi per evitare di fare figuracce e troncarsi la carriera musicale sul
nascere. Anche in quell’istante, ebbe la fantastica idea di gettarsi nel
cucinino a disposizione delle band e prepararsi un thè caldo, dato che ne aveva
assoluto bisogno. Non voleva assolutamente essere preso in mezzo a quel
discorso sulle figuracce fatte in una delle vie principali di Los Angeles… Ma
cosa?! Una delle vie principali del mondo!! Tutto quello che passava per la
Walk of Fame poi arrivava negli angoli remoti dell’emisfero attraverso
internet.
Si trascinò abbattuto davanti al bollitore
elettrico e preparò il tutto per il suo thè di metà mattina, prendendo dei
lunghi respiri. Brent e Spencer sarebbero arrivati nel giro di giorni e avrebbero
sopportato Brendon al posto suo. Doveva solo calmarsi e schiarirsi le idee… In
modo da non pensare costantemente al suo cantante in atteggiamenti intimi.
Avrebbe potuto farcela. Sì, sarebbe
stato forte, pensò stringendo il pungo ed alzandolo a mezz’aria
combattivo, avrebbe sbollito questa
cotta per Brendon Urie e sarebbe diventato il chitarrista migliore del mondo.
Questi erano i suoi scopi.
La porta alle sue spalle si aprì all’improvviso e
venne sorpreso in quella posizione assurda, mentre il bollitore iniziava a
suonare per avvisarlo che l’acqua era calda. Sulla soglia c’era Saporta con
un’espressione di stupore sul volto. Ecco, ci mancava che apparisse quella pertica! Pensò
Ross, un altro stupido con vari
problemi con le droghe e con l’alcool. Non aveva voglia di passare
il suo tempo in mezzo a tutti quei buffoni… Gli unici con cui era riuscito a
fare un discorso intelligente erano stati Beckett, McCoy e Patrick. Per il
resto aveva solo constatato che tutte le persone che giravano da quelle parti
avevano battuto la testa cadendo dal seggiolone. E dire che Gabe era un
personaggio famoso e di rilievo, che nei Midtown sembrava anche dotato di
comprendonio. Scoprire che era rimasto sotto con degli allucinogeni in mezzo al
deserto lo aveva lasciato senza parole. Senza speranze… ma avrebbe sopportato
tutto questo, pur di poter suonare! Perché era un ragazzo serio, lui, e avrebbe pensato ai suoi
doveri di musicista fino alla fine!!
-Uh, ciao… …Ryan, giusto?- Chiese il riccio e lui
annuì noncurante. –Devo fare qualche caffè, per evitare di addormentarci là
dentro, sai… McCoy sta facendo di tutto per farmi venire un attacco di sonno.-
Disse alzando gli occhi al cielo e rimanendo con la
bocca aperta in un’espressione di scazzo. Forse non aveva capito che a Ryan non
interessava nulla di quello che stava dicendo. Tuttavia il chitarrista cercò di
sembrare giusto un minimo cordiale e allora sorrise appena.
-Come va con la canzone?-
Chiese a voce bassa, versandosi l’acqua calda nella
tazza ed iniziando a girare il filtro. Osservò l’acqua tingersi di ambrato,
come rapito, mentre Gabe cercava il caffè nell’armadietto. Quest’ultimo guardò
all’interno della tazza cercando di capire se ci fosse dentro qualcosa di
interessante, prima di decidersi a rispondere.
-Bene, bene. La stanno ascoltando adesso e
decidendo come dividersi le parti… anche se ho già idea di quel che farà Bill,
sai, c’è una parte che gli calza a pennello.-
Ross esaminò quel luccichio negli occhi del
cantante, ma evitò di dire qualsiasi cosa. Non voleva di certo azzardarsi a
presumere che questo avesse una cotta per William. Però, diavolo, era così
evidente! E probabilmente era talmente idiota da non accorgersene nemmeno. Non
che lui dovesse pronunciarsi a riguardo, dato che con Brendon non stava combinando
alcunchè e la sua vita sentimentale era pari a quella di un cactus in mezzo al
deserto del Nevada. Cioè nulla.
-Aha… E come si chiama questa canzone?-
-Bring it! Anche se c’è Petey che vuole modificarlo
per far riferimento ad un film che deve uscire… Sai, Snakes On A Plane! Siccome
dice che io sono dalla parte del Cobra e… Ah! Non te l’ho mica detto che
chiamerò la mia band Cobra Starship, vero? L’ho deciso da un po’ e Pete ha
detto che è stupendo, sai! Gli piace la mia idea… credo che anche il Cobra ne sarà
fiero! E poi sai che pure a Beckett piacciono i serpenti? Ha scritto una
canzone che si chiama Black Mamba! Voi Panic nulla?-
Per tutto lo sproloquio cantilenoso di Gabe, Ross
non aveva fatto altro che fissare quegli occhi sporgenti iniettati di pazzia,
senza comprendere una sola parola di tutto quello che aveva detto. O meglio…
Aveva preferito non ascoltare nulla da “Petey” in poi, non riuscendo a reggere
quella cantilena. Aveva dubbi di trovare qualcuno al mondo peggio di Brendon,
eppure ce l’aveva davanti… E non aveva nemmeno un motivo per fingersi
interessato, dato che non voleva portarselo a letto.
Fortuna volle che il bollitore iniziò a protestare,
attirando l’attenzione di Saporta e salvando il chitarrista. Questo vide così
di filarsela con il suo thè, ritrovandosi da Brendon che stava ancora
tormentando quel colosso di Zach. Quasi gli faceva pena ed aveva voglia di
salvarlo da quella tortura… magari baciando Brendon e tenendolo occupato. No.
Doveva evitare di pensare a certe cose… Doveva prendere un lungo respiro e
calmarsi.
Quel giorno pareva che la fortuna lo assistesse,
perché l’intervistatrice si decise ad arrivare e quindi sia lui che Urie
dovettero chiudersi in una stanza con divanetti per parlare dell’album.
Fu uno sfacelo… come al solito Brendon sparò
stupidaggini e lo smerdò pure. Tuttavia, nonostante questo, il pensiero fisso
di Ryan tornava alla loro stanza d’hotel e al moro che si spogliava
l’asciugamano. …stava per impazzire. Se lo sentiva… doveva tornare a Las Vegas
e darsi al giardinaggio, basta con la musica. Doveva solo prendere coraggio e
filarsela…
***
La mattinata di Saporta era stata un’inferno, ma
nonostante tutto uscì dalla DecayDance felice. Era riuscito a dare il
ritornello della canzone a Bill proprio come voleva. Non gli importava della
rappata di Travis o dei “oh i’m ready for it” di Maja. Sì, okay, era contento
che partecipassero al progetto… Ma lui vedeva solo William. Avrebbe accettato
qualsiasi compromesso, purchè cantasse lui.
Riuscì ad andarsene un attimo prima degli altri con
la scusa che aveva da ritirare una giacca in lavanderia che voleva mettere
quella sera. La verità è che doveva essere in Santa Monica per le due di
pomeriggio e doveva sbrigarsi, giusto per permettersi una pannocchia bollita
sulla spiaggia. Diciamo che questo pranzo avrebbe preferito farlo in compagnia,
ma si accontentò lo stesso nel godersi quell’attimo di solitudine e distacco. D’altronde
stava per prendere una decisione importante…
Aveva già visto sul catalogo in internet
l’appartamento che voleva comprare. Voleva solo metterci piede e vedere se era
come le foto lo mostravano… Era dubbioso, dato che poteva benissimo capitargli
un cesso al posto di una casa… Certo, bastava che fosse sulla costa, poi quasi
gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa.
Si era così recato all’indirizzo a cui aveva
appuntamento e trovò questa donna dai capelli castani raccolti una coda, che
gli mostrò subito il miglior sorriso.
-Lei è il signor Gabriel Saporta, giusto? Sono
Rachel Jordan.-
-Sì sono io… Piacere.-
Si presentò, ricambiando il sorriso e seguendola
verso la porta di una palazzina residenziale. Il portiere sorrise loro
cordialmente, da dietro il vetro della sua cabina. L’atrio era spazioso e di un
bianco candido che era quasi accecante. Una piccola palma stava nell’angolo,
piantata in un vaso di terra cotta con bassorilievi floreali. Salirono in
ascensore fino all’ultimo dei tre piani e quando le porte si aprirono si
trovarono in un lungo corridoio dalle tinte chiare. A terra un pavimento in
linoleum color sabbia, proprio intonato all’esterno. Lei tirò fuori il mazzo di
chiavi ed aprì l’appartamento “3-C”, così che entrarono in un grande salotto
ammobiliato. Gabe osservò con poco interesse l’enorme divano bianco ed il tavolino
in vetro, non fece quasi caso al lungo mobile in legno e vetro opaco alla sua
destra… Corse dritto alla finestra ed aprì i tendaggi bianchi per poter
guardare fuori.
I suoi occhi si illuminarono, mentre le labbra si
spiegavano in un sorriso mostrando i denti perfetti. Fuori dai vetri si vedeva
tutta la spiaggia, in direzione di Venice Beach. Ma non bastava… No. Si staccò
da quella finestra sotto lo sguardo perplesso della donna, poi corse in stanza
ed aprì anche quelle tende. Fu lì che quasi una lacrima gli sfuggì… Lì, dove la
ruota panoramica del molo si mostrava in tutta la sua bellezza, con la costa
verso Malibù a farle da sfondo. Gli scappò una risatina divertita… Era un uomo
fortunato. Il Cobra doveva di certo adorarlo per assisterlo in quel modo. E lì,
davanti a quella finestra, un deja-vù… Ma i lineamenti che vedeva sembravano
più chiari, anche se ancora irriconoscibili.
Questa persona
sorrideva dolcemente, il corpo nudo a contatto con il vetro freddo…
-Signor Saporta…?
L’agente immobiliare arrivò dietro di lui,
tentennante. Si girò a guardarla e le regalò uno dei più bei sorrisi che lei
avesse mai visto.
-Lo compro…-
Disse semplicemente, lasciandola completamente
sconvolta. Cercò di chiedergli se era sicuro, dato che non aveva visto ancora
nulla, ma lui non l’ascoltò. Si limitò a guardare fuori dai vetri puliti,
osservando la ruota girare.
Non avrebbe potuto chiedere di meglio che
quell’appartamento… Ed ora? Ora non c’è più nulla che lo faccia sentire a casa
come la vista da quella stanza…
** *
*2o11*September
Un ragazzo sta camminando lentamente sul
marciapiede, attorniato da gente frettolosa che scappa per le vie della Grande
Mela. Si guarda attorno, insicuro, stando attento a non scontrarsi con nessuno
per evitare di stropicciarsi la giacca. Oh, il solito sofisticato… Si ferma
all’improvviso davanti ad una locandina appesa al muro e la osserva,
assottigliando gli occhi. C’è una scodellina bianca di ramen con appoggiate
sopra due bacchette. Un “15” di spaghettini colorati di magenta spicca nel
mezzo… Sotto, ben visibili bianco su nero, la lista di band headliner di due
serate. Sette e nove Settembre 2011, giusto tra qualche giorno. Paramore, Cobra
Starship e Gym Class Heroes, i nomi che spiccano tra tutti gli altri. Il
giovane si chiede perché non sia possibile leggere “Panic! At The Disco” nel
mezzo… Avrebbe tanto voluto fossero lì anche loro. O forse no… Certo, se solo
fosse stato a Central Park tre giorni prima, allora li avrebbe visti. Ma non ha
mai avuto tutto questo coraggio, lui. Non ha nemmeno un orologio puntato avanti
di qualche minuto solo per non arrivare in ritardo ad occasioni che avvengono
una volta sola… Ormai è abituato a perderle tutte quante. Così sospira e,
infilandosi le mani in tasca, continua a camminare.
-…non sarebbe nemmeno valsa la pena di andarci, tanto.-
Mormora rivolto al vento, tanto nessuno starebbe a
sentirlo… è solo. Pensa che, tuttavia, farà un salto al concerto di venerdì
sera, giusto per rivedere qualche vecchio e caro amico. Giusto per sapere se
almeno loro ce
la faranno a sorridere ancora, ritornando a passeggiare mano nella mano su quel
molo. Se così fosse, forse troverebbe il coraggio di tornare indietro anche
lui.
Davvero
riusciresti a farlo? Ora che dormi a malapena, con il senso di colpa
schiacciante per non essere più al suo fianco. Ce la faresti? La vergogna che
provi per quel che sei, vi terrebbe comunque separati?
Continua…
_____________
Ce l’ho fatta!
Dopo lo smatto totale di ieri sera –venerdì 9 settembre 2011, data
memorabile per il Gabilliam- ecco qui
il quarto capitolo **
Allora… C’è un po’ di Ryden come avevo detto in precedenza…
Dato che pure loro sono presenti nella stooria! XD Ed il povero Ross impazzisce
lentamente non potendo fare nulla con quel pazzo di Brendon Urie… Mi dispiace
per lui!!! Ahahahahah
Comunque li adoro insieme **
Il nostro caro Gabey –protagonista indiscusso- nel
frattempo si sta infatuando di qualcuno… eh?? Ma no, lui? Figuriamoci!!!
Gli piace solo la voce di William… Certo, ovviamente.
…però, finalmente, si è comprato una casa a Santa Monica –beato lui- e…
chissà che accadrà tra quelle mura!
Chissà se questi strani “deja-vù” –che non sono deja-vù ma
allucinazioni di gente alcolizzata rimasta sotto dal peyote- prima o poi si
faranno reali e chi sarà la persona! Bah!!! Grandi misteri, eh???
XD
Comunque, per chi non l’avesse capito “E non dimentichiamoci che lui
era Gabe Saporta!” è la frase più usata in questa storia!! XD
ahahahahah Ma ovviamente è quella più intelligente.
Anyway grazie come al solito a chi legge e a chi lascia un commento!!! Il
Cobra vi ama… Pete vi ama!!! <3
Capitolo 5 *** I album. Fifth Track: *YOu Gotta Get The Cobra Bless Now* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
Fifth track * You gotta get
the cobra bless now *
*2oo6*July
Pete era appoggiato al muro immacolato, le braccia
conserte sul petto ed un’epressione poco convinta. Si osservava attorno,
spostando lo sguardo dal divano bianco alla tv tutta nuova, dai faretti nel
soffitto alla finestra, fino a posarlo sull’uomo inginocchiato sul tappeto.
Quest’ultimo era intento a svuotare uno scatolone, buttando polistirolo ovunque
mentre cercava i bicchieri che aveva comprato. Ormai stava traslocando e
sistemando da una settimana, dormendo lì da tre notti. Tre notti, passate a
guardare le luci di quella ruota panoramica, seduto sul ciglio del letto.
Quella vista l’aveva stregato…
Sì, Gabe Saporta si era definitivamente trasferito
nel suo appartamento in Santa Monica. Zona cucina, salotto, due bagni, due
stanze, cabina armadio e terrazza. Ecco qui tutto quello di cui aveva bisogno…
-…è un bel posticino, GabeyBaby, ma sei qui solo soletto!
Non hai paura dei ladri?-
Chiedendolo Wentz fece un paio di passi per
dirigersi alla finestra, controllando che non fosse possibile entrarci. Era
seriamente preoccupato per l’amico… Quest’ultimo però corrugò la fronte
guardandolo, mettendosi poi a ridacchiare.
-Petey, ho vissuto nel Bronx, hai presente? Secondo
te ho paura qui in Santa Monica?-
Continuò a ridere, andando alla lavastoviglie per
metterci dentro i bicchieri. Gli sarebbero serviti perché quella sera era
intenzionato ad inaugurare l’appartamento con una festicciola. Aveva già
invitato qualche persona, giusto per potersi divertire in compagnia. Certo, si
sarebbero ubriacati in spiaggia… Non
era intenzionato a distruggere la casa dal primo giorno,
aveva pensato, quindi cenetta al
catering e poi sbronza molesta sul molo. Questi erano i progetti.
Avrebbe fatto sparire il cartone ed il polistirolo, poi si sarebbe fatto una
doccia, rasato, messo il miglior dopobarba e vestito nel migliore dei modi… Sì,
solo per quella cena in compagnia. Poi non si sa mai che avrebbe beccato
qualche chica da concupire in spiaggia…
Per decidere gli invitati aveva girato per la
DecayDance in quei giorni, alla ricerca di persone che l’avrebbero ispirato.
Era così incappato in Adam Siska ed aveva deciso che, sì, lui sarebbe stato un
ospite sicuro insieme a Carden. Ryan Ross e Brendon Urie non erano sulla lista,
troppo giovani per poterli portare appresso! Non potevano nemmeno bere
legalmente e sarebbero stati solo un peso per tutti gli altri. Okay, nemmeno
Adam poteva… Insomma, semplicemente non aveva voglia di vedere quel Brendon,
dio era troppo idiota per essere vero!! Poi c’erano Pete e Pat, ovviamente. Il
problema era stato solo uno: riuscire a catturare Beckett da solo.
Era stata un’impresa ardua, ci aveva dovuto mettere
tutto l’impegno possibile. Non ne era
nemmeno valsa la pena, pensò, perché alla fine William non sarebbe venuto da solo. Ci
aveva messo ore per poterlo trovare senza Travie addosso… Dato che stavano
provando insieme la canzone, non poteva pretendere che il rapper non ci fosse.
Era seriamente impossibile prendere Bill in disparte. Nel momento in cui ci era
riuscito –e solo perché l’altro se ne era andato a prendere un caffè- gli aveva
subito proposto di venire a cena da lui. E William che aveva risposto?! “Oh sì,
io e Travie siamo liberi quella sera!” Massì, con tranquillità… Potevano pure venire a copulare nella sua stanza
già che c’erano! Concluse sarcastico Saporta.
Ripensando al fatto che era costretto a vedere la
faccia di Travis anche a cena, Gabe sbattè la testa contro il mobile della
cucina per un paio di volte. Magari si sarebbe calmato.
-Gabey? Sei impazzito?-
Gli domandò Pete saltellando fino a lui e prendendo
posto sul tavolo. I suoi occhi lo fissavano preoccupati, tra uno sfarfallamento
di ciglia e l’altro.
-No, sto benissimo! Non vedi? Ho una casa nuova che
da sul molo! Che altro potrei chiedere di più??-
Si sbracciò nervoso e per tutta risposta l’amico
gli si gettò fra le braccia, stringendolo. Gabe non capì il perché di quel
gesto, ma ricambiò facendo poi girare Pete in tondo. Era così normale
giocherellare tra loro, che ormai non si stupivano più di tali comportamenti
infantili. Era bello così… Era un’amicizia perfetta.
Quando si allontanarono Gabe si sentiva la testa
girare per quelle giravolte veloci, ma nonostante tutto continuava a ridere
contento. Pure Wentz era nella stessa situazione, ma fu costretto a riprendersi
velocemente. Si alzò sulle punte per lasciare un bacio sulla guancia del riccio
e poi si allontanò.
-Vado a casa, mi cambio, prendo Pat e ci becchiamo
qui alle otto!-
Gli fece l’occhiolino e Gabe alzò ancora le mani in
quel buffo gesto incomprensibile, così che lui lo prese per un saluto e lo
imitò.
-A dopo baby…-
Salutò Saporta, girando sui tacchi e decidendo di
sistemarsi per la serata. Si sarebbe fatto trovare tutto in tiro per dimostrare
che –dopo Pete- era il più figo lì dentro. Era Gabe Saporta, cazzo! Nessuno
preferiva Travie McCoy a lui!!!
Andò tronfio in bagno e si spogliò, osservandosi
allo specchio. Si pizzicò il ventre per controllare se era ingrassato o no, ma
ritrovò i suoi addominali appena accennati al loro posto. Ammiccò al suo
riflesso e poi si sporse in avanti per controllarsi la barbetta che cresceva
incolta sul suo viso. Avrebbe fatto meglio a tagliarsela prima di pungere il
volto di qualche chica.Aprì il getto
della doccia ed entrò in cabina, alzando lo sguardo verso il soffitto bianco ed
appoggiandosi alle piastrelle. Tutte ordinarie azioni di un Gabe Saporta
estremamente attento all’igiene personale e al suo aspetto. Doveva essere perfetto per ogni occasione, ragionò, non si sa mai che gli potesse capitare di baciare
Beckett.
-EH?!?-
Urlo automaticamente rendendosi conto di quel che
aveva appena immaginato. Non poteva seriamente aver pensato di poter baciare
Bill! Era per caso impazzito?! Raffreddò il getto e ci si buttò sotto,
lasciando che la sua testa sbollisse e che il corpo venisse scosso dai brividi.
Non poteva pensare a quel ragazzo mentre faceva la doccia! Era assolutamente
sbagliato! Si passò le mani sul volto per sciacquarselo bene, prima di far
scendere ancora acqua calda. Okay… Era stato un attimo di smarrimento. A forza
di lavorare in coppia con Beckett stava partendogli il cervello.
Ridacchiò da solo per quello che aveva pensato.
Sapeva benissimo che dal castano voleva solamente la voce nella sua canzone.
Nient’altro. Insomma, come poteva desiderare quelle labbra sottili e rosee, o
quel volto femmineo e perfetto, o quei fianchi marcati, o quelle lunghe gambe…
O quel didietro che… Madre de Dios,
se solo l’avesse potuto stringere e…
-Gabe!!-
Gridò rivolto a se stesso, sconvolgendosi un’altra
volta dei suoi pensieri. Non poteva essere vero!!! Spostò impaurito lo sguardo
in basso, deglutendo appena e… sì. Quella era un’erezione, porcaputtana. Si era
eccitato pensando a quel ragazzo!!! Non era possibile!
Okay, con
calma... pensò, facendo scivolare la mano in basso, poteva
capitare di eccitarsi casualmente. Questo non voleva per forza dire
che fosse attratto perdutamente dal cantante dei The Academy Is. Diciamo che,
semplicemente, era umano anche lui nonostante fosse il grande G.A.B.E..
Insomma, era quasi impossibile che una persona
dotata di un minimo senso della bellezza non si infatuasse del corpo e del viso
di Beckett. Quel ragazzo era dannatamente bello, cazzo! Più passava il tempo
con lui, più si accorgeva di quanto fosse adorabile e dolce. Era logico che si
sentiva attratto in quel modo…
Vide di sbrigarsi a sistemare l’inconveniente, per
poi finire di prepararsi nel giro di mezz’ora. Quando arrivarono quelli del
catering li accolse già tutto bello ed impomatato, facendogli poi sistemare le
cose non lontano dal tavolo. Si prospettava una cenetta con i fiocchi, dato le
leccornie vegetariane e non che aveva ordinato. Era mentre curiosava fra le
portate, pochi minuti dopo aver mandato via quei simpatici ragazzi delle
consegne con una mancia, che il campanello suonò e lo fece balzare in aria.
Guardò l’orologio d’oro al suo polso e notò che erano solo le sette e un
quarto… Chi aveva puntato la sveglia troppo presto, presentandosi in anticipo?
Chiedendoselo si diresse alla porta ed aprì,
prendendosi un infarto quando vide quei lunghi capelli castani tutti arruffati
apparirgli davanti. Bill alzò subito lo sguardo incontrando il suo e sorrise
dolcemente, arricciandosi un ciuffo.
-Ciao…- Mormorò timido, notando lo stupore del
padrone di casa. –Sono in anticipo ma… ecco… ero a casa da solo e… uh… sai… mi
stavo annoiando.-
Gabe lo osservò per minuti che parvero infiniti,
cercando di capire se era un’allucinazione o se fosse lì per davvero. Il Cobra
aveva forse voluto fargli un regalo? No. Era una caso che fosse arrivato in
anticipo, da solo, con quella camicia a quadri che lasciava scoperti i fianchi.
Solo un caso… Non c’era niente sotto. Cristo, perché era così difficile convincersene?! Pensò
mordendosi il labbro, quanto ci
voleva a riprendere la calma ed uccidere l’immaginazione? Non
era in una soap opera sudamericana, Bill non si sarebbe messo a piangere
dicendogli “oh, Gabriel Eduardo, è per te che son venuto qui. Usted es el mi solo amor” Non
era poi nemmeno sicuro che Beckett parlasse spagnolo, quindi non era possibile!
-Hola, niño.- Saporta
cercò di riprendersi, tossicchiando appena. –Non c’è problema, accomodati pure…
Sono sempre pronto ad accoglierti ogni volta che sarai solo!-
Nel dirlo si rese conto che forse poteva suonare
strano, magari Bill l’avrebbe presa per una proposta indecente o forse per
uninsulto a Travie. Chissene,
qualsiasi cosa pensasse l’importante era che entrasse da solo nel suo salotto…
senza McCoy attaccato al culo.
Il castano entrò lentamente, superando Gabe e
guardandosi curioso attorno. Gli occhi nocciola lievemente sgranati dalla
curiosità di sapere in che posto potesse mai vivere uno dei suoi cantanti
preferiti. Si sentì venire i brividi quando vide i tendaggi aperti e, attratto
come una farfalla dalla luce, arrivò alla finestra a grandi passi. Fuori
l’oceano si estendeva infinito e la spiaggia riluceva sotto il tramonto. Alcuni
surfisti tentavano di trovare un’onda da cavalcare, mentre altri gruppetti di
ragazzi si permettevano l’ultimo bagno della giornata prima di tornare a casa o
in hotel. Saporta arrivò silenziosamente alle sue spalle, mettendosi al suo
fianco per osservare lo spettacolo. Notò in quel momento, esaminando il profilo
delicato di Beckett, che i suoi occhi erano accesi dall’incanto. Sorrise, non
potendo fare a meno di sentirsi appagato dalla reazione del ragazzo davanti al
panorama.
-Ti piace la vista?-
-…penso sia la cosa più bella che abbia mai visto
in vita mia.- Disse Bill ed il moro si accorse che non aveva balbettato, cosa
che accadeva raramente. –Come hai fatto a trovare questo appartamento?-
Il padrone di casa si gonfiò fiero e si battè la
mano sulla maglia viola, non vedendo l’ora di vantarsi della sua fortuna. Il
problema fu che qualcosa nello sguardo sincero del ragazzo gli impedì di fare
il gradasso. Sì, in quegli occhi vide la semplice ed innocente curiosità di
Bill… Gli ci volle qualche istante per riuscire a trovare di nuovo le parole e
la grossolanità.
-Internet… L’ho visto ed ho chiamato subito
l’agenzia!! E voilà… Il Cobra mi assiste in ogni momento!! Mi ha voluto
regalare questa meraviglia… Ecco perché bisogna pregare il Cobra sempre e
comunque!! Non è solo una filosofia di vita, il Cobra è tutto!-
Alle sue parole, William si lasciò sfuggire un
risolino divertito, nascondendosi dietro i lunghi capelli e portandosi una mano
al viso. Rideva in modo tanto tenero che Saporta si sciolse… Va bene, ammise, forse il ragazzino qui gli piaceva più di quello
che pensava. Non poteva spiegarsi altrimenti quella strana
sensazione che gli nasceva nel petto quando erano a contatto, soli in una
stanza. Esatto, da soli… Se c’era qualcun altro attorno non era lo stesso. Era
come se una presenza potesse spezzare tutta quella magia…
-…c’è un modo per far sì che il Cobra aiuti anche
me?-
-Devi avere la benedizione del Cobra, niño. Claro?-
Non appena lo disse, Gabe si accorse che forse
poteva esserci un doppio senso non difficile da comprendere. Dalla curva che
increspava le labbra di Beckett, in effetti, sembrava che fosse stato colto in
pieno. Non che ci fosse un problema… Se proprio la metafora piaceva così tanto
al castano, forse il cantante dei Cobra Starship era moralmente costretto a fargli questa strana
iniziazione per accoglierlo nella cerchia di devoti di questa nuova religione.
Quanto gli sarebbe costato?
“Una botta e via, sei dentro mi querido! Benvenuto nel club, vuoi
pure la tessera ufficiale? È gratis, vola fra le mie lenzuola e te la stampo ahora… G.A.B.Eti fa sballare i sensi para toda la noche.”
Pensò il padrone di casa, ammiccando al nulla con
la speranza che Bill gli chiedesse davvero di ricevere l’iniziazione.
Quest’ultimo, tuttavia, si limitò a fare un passo indietro per guardare la
casa. Aveva capito benissimo che cosa passava nella testa di quell’altro…
Insomma, era impossibile non notare come lo stava guardando. Non dimentichiamo
poi che William Eugene Beckett Jr. era abituato ad essere desiderato… Poteva
benissimo riconoscere la bramosia nello sguardo di chi l’osservava,
percependola quasi come un sensitivo. Gabe lo voleva, constatò, anche se non ne era del tutto convinto e forse nemmeno pienamente
consapevole. Sospirò, arricciandosi un lungo ciuffo mentre
esaminava il salotto. Era ovviamente un appartamento per single, anche se era
ben percepibile un senso dell’estetica sopra la media forse dovuto ad una
storia passata. Sì, alla fine Gabe era stato con quella Bianca Duenas che aveva
visto in foto un sacco di volte… Chissà perché si erano lasciati, poi! Questo
non voleva nemmeno saperlo, felice solo del fatto che l’ex leader dei Midtown
fosse libero. Il problema, notò
William, era che quello ad essere
attualmente occupato era lui.
Ma siamo sinceri… Quella con Travie non era la
storia che desiderava. Per l’amore del cielo, stava benissimo con lui. C’era
qualche sentimento molto simile all’affetto, c’era attrazione fisica.
D’altronde McCoy era un così bel ragazzo ed era anche simpatico e gentile con
lui. Peccava solamente di gelosia, ma era normale. Chi non è geloso al mondo?
Lo era anche Bill stesso! Se vedeva Travie con qualche ragazza in un club,
subito si incupiva e gli metteva il muso, andando a dormire da Tom per
vendetta. Oh sì, Tom Conrad… Non c’era niente tra loro, ma siccome molti
ne erano convinti, gli piaceva fingere di averci scopato giusto per farla
pagare a Travis. Beh, in effetti era un po’ infame e vendicativo il ragazzo.
Quella sera, a proposito di vendetta, era andato da
solo ed in anticipo in casa Saporta solo per far dispetto al suo “ragazzo”.
Esatto, Travie lo aveva stressato a morte con questa storia di non volerlo spartire con Saporta, come se fosse un
qualsiasi oggetto. Alla fine avevano litigato ed il rapper se n’era andato via
dicendo che aveva da fare a Geneva per due o tre giorni. Massì poteva benissimo andarsene a casa e piangere
dalla mamma, aveva pensato guardando Travie che faceva le
valige davanti ai suoi occhi. Non gliene importava nulla… L’aveva già fatto
altre volte nei mesi precedenti, come quando era uscita quella foto scattata in
stanza con Nick Scimeca. Insomma, erano ubriachi a torso nudo ed in piedi sul
letto. L’aveva scattata Sisky quella foto e stavano solo facendo gli scemi!
Sapevano tutti che Nick non era una persona seria!
Conclusione: Travis era troppo geloso di alcuni suoi comportamenti e a Bill ciò dava
fastidio, nonostante la cosa lo appagasse. Sì, sapeva che quando sarebbe
tornato a LA avrebbero fatto pace fra le lenzuola e tutto sarebbe tornato come
prima. Sarebbe stato così anche questa volta… Aveva tre giorni di libertà in cui non pensare minimamente a McCoy, concluse
mentre afferrava un soprammobile dal tavolino del salotto, avrebbe potuto accettare questa “benedizione del
Cobra”. Sempre che non avesse inteso male…
William posò il soprammobile al suo posto e si
voltò, sorridendo appena. Si accorse così che Gabe nel frattempo era andato a
versarsi della vodka in un in bicchiere appena tolto dalla lavastoviglie.
-…beh? Non mi spieghi in cosa consiste questa
benedizione?-
Il riccio s’ingozzò e per poco non si versò addosso
l’alcool, piegandosi in avanti. L’espressione spiritata sul suo volto la diceva
tutta… Le sopracciglia inarcate, gli occhi sgranati, le guance arrossate: tutti
segni che dimostravano la teoria di Bill.
-Beh…- Tossicchiò Saporta, prima di mettersi a
ridere nervoso e rigido. –Di solito do la benedizione a qualche chica, sai. Il
Cobra non è così difficile da trovare…-
Mosse il bacino in modo sensuale, sotto lo sguardo
divertito di William. Sì, quel discorso si stava facendo un susseguirsi di
doppisensi sempre più espliciti. Al castano la cosa piaceva, continuava a
ridere allegro, mentre la sua testa proiettava immagini poco ingenue di lui e
Gabe sul ripiano della cucina. Era
panna quella sulla torta alle spalle del moro? Si ritrovò a domandarsi. E se ci avessero giocato prima della cena?
Fermò il suo cervello quando si rese effettivamente conto di quello che stava
pensando. Così arrossì di botto… E ciò non sfuggì a Saporta.
-…certo non sto dicendo che… Dai, Bill! Non sto
certo dicendo di volerti dare la benedizione!!! Scherzavo!!-
Anche il moro arrossì, prendendo a gesticolare con
la mano libera prima di portarsi di nuovo il bicchiere alle labbra. Doveva
assolutamente bere e zittirsi, Madre
de Dios! A quanto pare William si era intimidito con quel corteggiamento un po’
esplicito. Doveva smetterla!! Ma la cosa si fece difficile, perché il più
giovane si era avvicinato strascicando i passi in modo tanto sensuale che stava
per ingozzarsi un’altra volta.
-Uh. Okay… Perchè sai io…- Mormorò il ragazzo,
fissando Gabe con questi occhioni languidi e desiderosi. -…lo sai che… cioè…
che i Midtown mi piacevano… no?-
Ecco che balbettava di nuovo, anche se cercava di
mantenere un tono abbastanza sensuale. Perché gli riusciva difficile adesso?!
Non aveva balbettato per un po’!
-Sì… Me l’hai detto che hai visto un concerto e che
avevi tutti i cd. Ma ora sai, anche io sono fan dei the Academy Is e penso che
tu lo diventerai dei Cobra Sta-
-Gabe… non è che mi piacciano solo per la muscica i
Midtown…-
Il castano era così vicino che il profumo di
balsamo dei suoi capelli stava inebriando i sensi di Saporta, mandandolo in
tilt psicologico. Se si fosse avvicinato di altri due centimetri, i jeans
sarebbero diventati improvvisamente troppo stretti.Nella mente del riccio, poi, si formarono immagini strane
riguardo allo schiacciare Bill contro il vetro della finestra e farlo suo.
Il Cobra, tuttavia, non volle che quella cucina
diventasse il set di un film a luci rosse… Proprio in quel momento suonarono
alla porta ed entrambi scattarono colti alla sprovvista. Improvvisamente la
magia si dileguò e tutto si raggelò attorno a loro. Erano nel salotto di Gabe,
come due perfetti estranei che si stavano semplicemente guardando. Il padrone
di casa sembrò non riuscire a riprendersi alla svelta quanto il ragazzo, che in
men che non si dica si era lanciato ad aprire la porta.
Deja-vu… La
persona entrava da quella porta con le labbra curvate in un sorriso e sì… Ora
si sentiva come a casa.
Gabe provò una sensazione bellissima che sfumò
immediatamente quando vide il ricciolino biondo saltare addosso al cantante
della sua band e stringerlo forte. Dietro di lui Carden faceva “ciao ciao” con
la mano libera, mentre nell’altra teneva una borsa contente –da quel che capì
Saporta essendo un esperto- un paio di bottiglie di vino. Perfetto, perché doveva bere un sacco per darsi un
contegno, pensò ringraziando mentalmente il Cobra.
-Buonasera, Gabe!! SiskyBusiness è arrivato per
allietarti la serata!!!-
-Santi!!-
Aggiunse infine Mike alle parole del biondo, mentre
Bill chiudeva la porta non senza aver spiato se passasse qualcuno nel
corridoio. Il più vecchio si avvicinò ai ragazzi ed afferrò la borsa che gli
venne allungata, trovandosi due belle bottiglie di prosecco per il dolce. Non vedeva l’ora di scolaresele… Poi
guardò il moro ed alzò un sopracciglio curioso.
-Dovete spiegarmi questa storia del “Santi”…-
-Non la sai?!- Urlò Sisky, sussultando sconvolto.
–Bilvy! Non gliel’hai spiegata?!?!-
Il leader scosse la testa, portandosi i capelli dietro
l’orecchio e ridacchiando. Saporta tuttavia continuava a non capire che cosa
stessero dicendo. Probabilmente erano storie tra amici, sapeva che si
conoscevano da un bel po’… Nelle band ci si isola in un mondo proprio, fatto di
battute e soprannomi che si inventano per passare il tempo insieme. Come un
codice dei Marines… Per un attimo avrebbe voluto essere nei The Academy Is solo
per poter capire tutto di Beckett, poi si accorse che non ce n’era bisogno. E,
probabilmente, nemmeno Adam era mai entrato dritto in quella testa tanto
complicata e chiusa al pubblico…
-Santi è un coglione… uno che conosciamo dal liceo!
Cioè, è la band del tizio che si chiamava come lui più che altro.- Si
interruppe quando il suo cantante disse “Josh Santiago” e poi riprese. –Trattava
un sacco male Bilvy e lo insultava così a caso! Allora abbiamo tipo iniziato a
dire “Santi” per indicare qualcosa che non fosse come lui.-
-…è come “Evviva”. Se no lo usiamo come un ciao…
Ecco.- Aggiunse il castano, continuando a giocare timidamente con il ciuffo.
-…è da pazzi,sì. Lo so…-
Gabe li guardò un attimo, prima di scoppiare a
ridere. Era davvero buffo il modo in cui Beckett si vergognava di questa sua
parte infantile, come se per lui apparire immaturo fosse un peccato. Eppure
aveva solo ventun anni! Aveva davanti la vita per fare il serio, perché non
lasciarsi andare in stupidaggini come faceva con Adam? Per il sudamericano la
cosa pareva astrusa, ma estremamente tenera!
-Ho capito… Santi!-
Disse continuando a ridacchiare tutto esaltato, scambiandosi
un cinque con il biondo. In quel momento arrivarono pure Pete e Pat, anche loro
con un paio di bottiglie di vodka e Jack Daniel’s. Pete si gettò su Saporta e
gli lasciò un bacio sulla guancia, prima di voltarsi verso gli altri e battere
le mani.
-Oh ma che bello!!! Ci siamo tutti quanti per una
bella seratina tra maschietti! Ci sarà da divertirsi!!-
E detto questo prese a saltellare felice, mentre
Patrick si toglieva il cappellino e sbuffava intenerito dal comportamento
dell’amico. In quel momento il padrone di casa si voltò verso William e lo vide
intento a sorridere in quel modo sereno ed infantile che prima di allora non
aveva mai visto. Rimase un attimo sorpreso, forse un po’ incantato… Avrebbe
voluto essere lui la causa di quel sorriso. In quel momento desiderò di
diventare qualcosa di molto simile a quello che era Adam per Bill… Un
generatore di allegria e pace, come nessun altro lì era in grado di fare. Forse era come Pete per lui,
suppose Gabe, un amico con cui ha
tanta complicità che solo la sua presenza riesce a tirare fuori il te stesso
che nascondi. Sì, avrebbe voluto essere qualcosa di simile anche
per William… E per le fauci del Cobra, era Gabe Saporta e poteva riuscirci!!!
***
La serata in casa Saporta era passata in modo così piacevole
che quasi non si accorsero che l’ora si stava facendo tarda. Fu Sisky a
guardare l’orologio e scattare in aria urlando “oddio è passata la mezzanotte!”
interrompendo il discorso di Gabe e Pete riguardo a quella volta in cui avevano
chiuso Mikey Way in uno sgabuzzino con un cane con problemi di flatulenza. Si
stavano scompisciando dalle risate, ma la serata doveva passare alla parte “B”:
sbronza in spiaggia e collasso generale sulla sabbia.
-Bene! Devasto collettivo davanti al mare?-
Domandò il padrone di casa alzandosi ed ammiccando,
mentre gli altri lo imitavano. William fece per rispondere, ma fu preceduto da
Pete che quasi urlò.
-Oh GabeyBaby!!! Io e Pat non possiamo restare!-
Sembrava sull’orlo delle lacrime, come se la colpa lo uccidesse. Anche se non
ce n’era motivo, era solo una sbronza non un Bar Mitzvah… -Tra quattro ore
abbiamo un aereo con Andy e Joe!-
Strinse a sé il suo migliore amico, che gli diede
qualche pacca per tranquillizzarlo mentre alzava lo sguardo verso i The Academy
Is. Mike si grattò i capelli e guardò il biondo, che fece spallucce prima di
pronunciarsi.
-Noi invece abbiamo il coprifuoco stasera! Cioè…
Andy è uscito senza chiavi, quello scemo. Dobbiamo andare ad aprire casa oppure
dorme fuori.-
-Ah okay…- Disse un po’ dispiaciuto Saporta,
puntando così lo sguardo verso la sua ultima speranza. –Tu…? Travie ti
aspetta?-
Beckett scosse il capo, prendendo l’ultimo sorso di
Jack rimasto nel suo bicchiere. Ci volle un attimo prima che si decidesse a
rispondere.
-No, è a Geneva. Posso restare… magari ti do una
mano a sistemare.-
Il petto di Gabe si riempì di un calore e di una
felicità tali che dimenticò ogni briciolo di amarezza. Lasciò andare
l’abbraccio in cui stringeva Wentz e sorrise, saltellando fino alla vodka.
-Berrò pensando a voi!!-
Esclamandolo brindò con la bottiglia alzata,
facendo ridacchiare gli altri. Non ci volle molto e tutti sparirono lasciando
il padrone di casa e Bill da soli in quella cucina disastrata. L’ospite fece
per sistemare i piatti, ma venne subito fermato con una salda presa sul polso
pallido e magro.
-Lascia stare, ci penso domattina appena mi
ripiglio… Andiamo a fotterci il cervello al molo, dai.-
Recuperarono così gli alcolici per casa –contando
che del prosecco e del Jack non c’era giù più traccia- e si infilarono una
felpa per scendere al molo. La brezza fredda dell’oceano li colpì dritti in
volto, mentre raggiungevano a grandi passi il pontile e camminavano sulle assi
di legno. Andarono dritti alla balaustra e Gabe ci si appoggiò prendendo un
sorso dalla bottiglia nascosta dal sacchetto di carta. Bill lo imitò, mentre
faceva vagare lo sguardo nel buio, cercando di dar forma alle colline
attraverso le scia di luci accese.
-…è fantastico.- Mormorò quest’ultimo, con gli
occhi che brillavano stregati. –Non penso ci sia nulla di così bello al mondo.-
Saporta lo osservò perso, osservando come le luci
del luna park gli illuminavano il volto. Sì che c’era qualcosa di più bello di quella vista, pensò, ed era proprio quel sorriso sulle labbra sottili
del ragazzo. Capì che il molo aveva preso tutta un'altra forma
di bellezza in quel momento… Vederlo riflettersi in quel viso era quasi più
stupefacente.
-Ah no? Forse qualcosa di più bello c’è…-
Mormorò, bevendo ancora e sorridendo alla costa
cosparsa di puntini luminosi che si riflettevano anche nelle onde.
-E cosa? La vodka? Il Cobra?-
La domanda di Bill era intrisa di un allegro
cinismo che fece ridacchiare Saporta. Non gli ci volle molto a rispondere…
-…essere in un posto fantastico con una persona
splendida.-
Avrebbe voluto che Bill capisse, ma quest’ultimo
sembrò improvvisamente rattristirsi. Il morò comprese che aveva sicuramente
frainteso, pensando forse che intendesse Bianca o chissà quale altra sua
fiamma. No, non intendeva lei… Non sapeva nemmeno lui cosa voleva dire. Pensava
solo ai suoi deja-vu e a quella persona che –sì, solo nella sua immaginazione-
gli faceva sentire sensazioni che non aveva mai provato.
-Un giorno magari te la ritroverai a fianco.-
Borbottò brusco il castano, allontanandosi dal
parapetto e voltandosi verso le giostre. Gabe invece restò lì a fissare un
punto imprecisato della costa, sentendo al suo fianco qualcuno. Sì, un altro
viaggio mentale improvviso… Forse era l’alcool, chissà.
La persona si
avvicinava e… Sì, improvvisamente si sentiva amato, ma passò subito.
Allora si girò a guardare Bill immoblizzato dov’era
ed illuminato da quelle luci colorate. Il sorriso sulle sue labbra era
scomparso, lasciando posto alla solita indolenza impenetrabile. Saporta,
semplicemente, faticava a comprenderlo… Non potè far altro che scendere la
scalinata per andare a bere sulla spiaggia dove pochi minuti dopo venne
raggiunto. La magia, tuttavia, ormai era scomparsa di nuovo. Era rimasto solo
vuoto e disillusione…
Eppure Gabe
vorrebbe tornare a quel momento, solo per assaporare la vicinanza di Bill
mentre guardavano le onde ritirarsi e tornare a bagnare la spiaggia. In quel
silenzio ora assordante…
** *
*2o11*September
L’uomo sulla panchina, sulla riva di Manhattan,
all’improvviso perde ogni speranza. I gabbiani gracchiano sopra la sua testa,
intonando un coro stonato che inizia a dargli fastidio. Si tappa le orecchie
con le mani, strizzando per un secondo gli occhi. Come un flash dettato
dall’alcool, vede il sorriso di quel ragazzo che chissà quanto tempo fa dormiva
fra le sue braccia. Si alza di scatto e mormora un’imprecazione che non riesce
a trattenere, prima di percorrere a grandi passi il marciapiede. Sa che non
arriverà nessuno… Sa che non potrà rivederlo. Non in questa occasione. Forse
più tardi, chissà… O, semplicemente, condivideranno un palco come due vecchi
colleghi di lavoro. Già, senza nessun legame d’affetto. Solo un fottuto
contratto con una casa discografica.
Si stringe nella giacca grigia, continuando a
camminare da solo. Si ferma ad un semaforo e non alza nemmeno la testa,
aspettando solo che scatti il via. Quando tutti partono per attraversare segue
la massa, come una pecora smarrita in una grande città… Beh, anche se quella è
la sua città e non dovrebbe perdersi. Eppure gli sembra tutto così estraneo
rispetto alla costa verde della California.
-Gabe…-
Una voce lo raggiunge, così si ferma in mezzo
all’incrocio ed alza lo sguardo. A qualche metro da lui c’è un giovane, uno
strano ciuffo castano gli spunta da sotto il cappello da gangster. …sembra ieri
l’ultima volta che ha incrociato quello sguardo. Avanza sull’attraversamento
pedonale per andargli incontro e all’imrpovviso tutti i rumori della città
scompaiono. Gli pare di sentire le onde dell’Oceano soltanto… Il grigiore si
tinge di arancio, mentre il sorriso illumina quelle labbra sottili a cui sta
correndo incontro. Se solo credessi ancora nel Cobra, forse lo ringrazieresti,
ma non hai più un ciondolo da baciare appeso al tuo collo…
Non fai altro che prenderti beffa di quella tua convinzione
dell’esistenza di un Cobra alieno che ti proteggeva, ora. Sei maturato, non è
più tempo di credere alle tue fantasie da pazzo fanatico. …Da quanto hai smesso di credere in quella tua
religione strampalata, Gabe? Da quando hai perso le speranze che ci avevi
riposto?Era davvero così stupida,
questa tua cieca speranza di una vita senza tristezza, protetto dalla
benedizione di un Cobra che ti eri inventato?
Continua…
_____________
Questo capitolo è
interamente dedicato al Cobra! Il nostro Gabey ne sarà felice…
Sì, perché ormai è una
religione!!!
E anche io ormai non
faccio altro che pregarlo, dato che mi ha salvato la vita in un incrocio l’altra
notte…
Lasciando perdere questa
roba di fanatismo puro e crudo… voilà!!!
Taaaanta… taaaaanta
Gabilliam per tutti!!!
Tutti questi viaggi
mentali dei protagonisti, che si immaginano in situazioni intime… XD
Se non fosse che poi è stata
rovinata di cattiveria alla fine!! D:
Per due volte sono
andati vicinissimi al potersi baciare ed invece no! Che due cretini… Cioè, non ho parole!! –non fa
nulla se sono io che li faccio soffrire-
Certo, se Gabe si
ripigliasse invece di bere ed avere allucinazioni a caso!!!!
Anyway, alla fine nel
presente si è capito di chi si parlava nel presente del primo capitolo! E pian
piano verrà chiarito anche quello! Abbiate pazienza… :(
La frase alla fine del
presente puo’ sembrare piazzata lì a caso, ma è una cosa che penso da un po’…
Dico, il fatto che Gabe non vaneggi più sul Cobra mi rende taaaanto triste D:
Allora ho voluto fare
una metafora incomprensibile che sembra un po’ idiota, ma racchiude il senso
della Fede
inventata che più che tutto era una speranza di vita migliore…
Cooomunque, fatemi
sapere che ne pensate ;D mi sto impegnando a complicare la trama!! XD
Capitolo 6 *** I album. Sixth Track: *So Kiss me... But It's NOT a Goodbye* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
sixth track *So Kiss me…
but it’s not a goodbye *
*2oo6*August
Iniziavano le registrazioni di Snakes on a Plane (Bring
It) quel giorno. Gabe era pronto a tutto. Si guardò allo specchio del bagno
della DecayDance, si sistemò i ricci neri e folti all’indietro con un po’
d’acqua, prima di raddrizzare il colletto della t-shirt con la scritta “Because
I’m Gabe Saporta and I Can Do That”.
-Okay, G.A.B.E. Sei il migliore qui dentro. Insegna a
tutti di come si butta fuori un singolo da paura.-
Si fissòdritto
negli occhi cercando di convincersi delle sue stesse parole, prima di decidere
che era pronto. Sì, poteva andare in quello studio e registrare la canzone
senza troppi problemi. Non avrebbe guardato William, non si sarebbe fatto
venire i nervi per la presenza di McCoy. Quello era lavoro… Doveva solo
dimostrare che era un persona matura e professionale quando si trattava della
sua carriera musicale. Era forte, poteva benissimo farcela. Alzò quindi le
braccia congiungendo le mani, la sinistra si piegava in un pugno da cui
sporgevano indici e medio esi
appoggiava al palmo della sinistra completamente aperta.
-Che il Cobra sia con me.-
Mormorò, prima di dirigersi alla
porta ed aprirla per uscire da lì. Il Cobra quel giorno, purtroppo, non ascoltò
le sue preghiere. Nemmeno era uscito in corridoio che si beccò la scena più
sconvolgente su cui avesse mai posato lo sguardo. Travis era appoggiato al muro
con la schiena ed abbracciava Bill, tenendogli una mano nella tasca dei jeans
attilati. No, non gli piaceva affatto quella cosa! Soprattutto se si stavano
ispezionando vicendevolmente le viscere, limonando come se non si vedessero da
una vita.
Gabe rimase così scosso, che
richiuse la porta del bagno e fissò il legno bianco. Non riusciva nemmeno a
spiccicare parola… Si voltò di nuovo verso il suo riflesso e notò quanto fosse
schifato.
-No, Gabey. Non ci siamo…-
Prese un lungo respiro,
appoggiando la fronte alla porta. Fortuna che doveva fare finta di niente!!
Mannaggia alla sua dannata cotta per Beckett. Sì, perché quella era una cotta.
L’aveva capito quando si era ritrovato a casa da solo, dopo aver salutato
William che saliva su un taxi al molo. Vedendolo andarsene si era reso conto
che avrebbe voluto che salisse da lui. Peccato che comunque era troppo ubriaco
anche solo per permettersi di capire come sbottonarsi i jeans… Non appena era
arrivato in camera era infatti collassato sul letto. Solo la mattina si era
voltato alla ricerca di Bill al suo fianco, senza ovviamente trovarlo lì. Aveva
dovuto arrendersi davanti a questo fatto: aveva una cotta William Eugene
Beckett jr. Poco importava, avrebbe dovuto conviverci finchè non si sarebbe
trovato qualcun altro su cui puntare… Magari una bella ragazza in mezzo alla
pista.
Ci aveva provato. La sera prima
era stato in un club ed aveva adocchiato questa bionda che se lo stava
mangiando con gli occhi. Era stata un’avventura, se l’era portata su a casa e
ci aveva dato dentro quasi tutta la notte. Poi giustamente la mattina, prima di
presentarsi in studio, l’aveva cacciata fuori di casa senza lasciarle il tempo
di farsi il trucco.Lasciando perdere
le sue avventure sessuali e le sue cotte, doveva lavorare. Ma come era
possibile farlo in un posto dove William Beckett se ne stava sempre appiccicato
ad un altro uomo?!
Si riprese dai suoi problemi
quando bussarono alla porta del bagno e la voce di Pete arrivò forte.
-Gabey! Sei vivo? Stiamo
aspettando te!!! Non è che il water ti ha mangiato, vero? Devo chiamare i
pompieri?! Compongo il nu-
Saporta non lo lasciò finire e
spalancò la porta, ritrovandosi davanti il produttore che metteva già mano al cellulare.
Questo lo guardò dal basso e gli occhi iniziarono a brillargli, cancellando
ogni segno di preoccupazione.
-Oh ma stai bene allora, piccolo
mio!-
-Benissimo.-
Rispose il riccio, cacciando
fuori la testa per poter avere una vista sul corridoio. Vuoto… Della coppietta
felice non c’era traccia. Sbuffò e poi si chinò in avanti, appoggiando le mani
alle spalle dell’amico.
-Non ce la posso fare, Petey!
William e Travie sono troppo appiccicati!-
Ringhiò supplichevole e
disperato, ma Wentz sembrò non capire che cosa intendesse.
-Stanno insieme. Sai, quando
qualcuno si ama così non riesce a staccarsi! Ma d’altronde come biasimarli,
sono giovani e sono una coppia stupenda!!- Esclamò orgoglioso dei due ragazzi.
–So che per te che esci da una storia è difficile vedere altre coppie di
amanti, ma il mondo non smette di amarsi per non provocarti dolore, GabeyBaby!-
Il sudamericano lo fissò
vagamente accigliato, mentre i nervi gli stavano per saltare del tutto. Ci mancava solo che Pete si mettesse a dire
che voleva sposarli lui, pensò scazzato,
e magari chiedergli se per caso voleva portare gli anelli! Massì, tanto era
sempre stato il suo sogno fare il paggetto! Quando era in Uruguay e sua zia
Elbertina si era sposata, lui aveva portato gli anelli per la prima volta. Da
quel giorno non aveva desiderato altro che portare fedi nuziali all’altare!
Ovvio!!! Gabe Saporta era destinato a quello!
-In verità non hai capito quello
che mi da fastidio…-
-Oh… Forse sì.- Mormorò il più
basso portandosi una mano alla bocca. –Oh no, Gabe!!!! Sei omofobico?! Oh mio dio! Oh mio dio non puoi veramente esserlo!!!!-
Saporta rimase talmente di stucco
che gli ci volle un bel po’ per trovare il coraggio di andarsene dritto in
studio senza spiccicare parola. Come si poteva anche solo pensare che fosse un
omofobo del cazzo?! L’eccitazione che gonfiava i suoi boxer quando pensava
troppo a Beckett era una prova tangibile che non lo fosse per nulla! Se solo
avesse potuto avrebbe dimostrato a tutti di non aver problemi con i ragazzi,
soprattutto con William! Se lo sarebbe fatto lì, in quel bagno, senza troppi
ripensamenti. E poi se lo sarebbe portato a casa a cena, poi a vedere il molo e
poi ancora a letto. Cazzo! Lui non era omofobo!!! Odiava solo Travis e William
insieme!!!
Non li guardò nemmeno quando
entrò nello studio, si diresse dritto al microfono e prese in mano il foglio
con il testo, infilandosi le cuffie. Se li avesse anche solo intravisti insieme
sarebbe impazzito e avrebbe cantato come nella canzone più incazzosa dei
Midtown. Forse si sarebbe pure dato al Trash e non era proprio nei suoi
progetti diventare il nuovo Phil Anselmo. Doveva solo ritrovare la calma e
cantare… Sì, doveva solo cantare e poi scappare prima di impazzire.
***
William si staccò da Travie,
avvicinandosi al vetro per vedere Gabe che continuava a cantare la strofa della
sua canzone. C’era qualcosa di affascinante nell’osservarlo, forse per il
movimento oscillantedel suo bacino,
forse per gli zigomi arrossati, forse il modo in cui agitava la mano per aria
tenendo il ritmo. Forse era semplicemente
tutto Gabe, riflettè accarezzandosi i capelli, era lui quello che affascinava. Era come una sua dote innata,
poteva stregare chiunque con il minimo movimento o un solo sguardo. Doveva per
forza essere così, o Bill non avrebbe potuto spiegarsi quell’infatuazione.
Non appena Saporta incrociò il
suo sguardo, tuttavia, l’atmosfera sembrò tutt’un tratto rompersi. La fronte si
corrugò, la curva serena delle sue labbra si stortò verso il basso e la sua
voce si ruppe.
-Ma Gabey! Che fai?? Stavi
andando così bene, tesoro!!-
Pete si sporse verso il vetro,
schiacciando il pulsante che gli permetteva di comunicare in cuffia. Il
cantante dei Cobra Starship non lo ascoltò, limitandosi a fissare il ragazzo
castano.
-Mi stai distraendo.-
Disse, così che Bill rimase un
attimo di stucco. Allora fu Travis ad intervenire, avvicinandosi al suo ragazzo
ed afferrandogli le spalle. Saporta gli lanciò uno sguardo eloquente, così che
questo capì benissimo il problema. Non che ci volesse un genio per comprendere
che si trattava di semplice gelosia nei confronti di Beckett.
-Noi due andiamo a farci un thè,
magari da fastidio che osserviamo. Fammi uno squillo quando tocca a noi
registrare.-
Spiegò al moro e al rosso che non
capivano che cosa mai stesse accadendo lì dentro. Conoscevano Gabe e sapevano
che non aveva mai avuto problemi con nessuno. Tantomeno se si trattava di
cantare davanti a qualcuno! Era il suo lavoro, lo faceva da anni ormai…
-Okay, beh… Se Gabe è distratto
va bene. Dobbiamo pur sempre registrare.- Commentò Patrick, prima di tornare a
guardare il mixer. –Vi chiamiamo.-
-A dopo.-
Disse semplicemente
l’afroamericano, trascinandosi dietro Bill che era così offeso che si era perso
mezza conversazione. Aveva continuato a guardare il riccio per capire che cosa
gli fosse successo, ma dai suoi occhi non traspariva alcuna risposta. Si sentì
solamente una merda… Non era possibile che stesse distraendo Gabe! Non stava facendo assolutamente nulla!
Seguì McCoy in una delle stanze della DecayDance, la
piccola cucina con tanto di divanetti che vide bene di occupare subito. Sbuffò
nei cuscini e sentì la chiave girare nella serratura, così che fu costretto a
guardare l’amico. Questo infatti stava sorridendo mentre veniva verso di lui,
il sopracciglio alzato in un’espressione maliziosa.
Beh, almeno avrebbero occupato il
tempo in modo interessante. Anche se, diaciamola tutta, William si stava
scervellando per capire cosa fosse successo a Gabe. Fu comunque distratto dalla
lingua di Travie che gli passò sul collo, solleticandolo. Appoggiò la mano fra
quei folti ricci, spettinandoli appena.
-…non capisco che… che… che cosa
sia successo.-
-Oh, babe, non è difficile…-
Rispose il rapper, abbassando lo scollo della maglia azzurra di Bill. –Saporta
ti ha messo gli occhi addosso ed ora è geloso perché noi stiamo insieme.-
Diretto, conciso e chiarissimo.
La spiegazione di Travis non lasciava spazio ad altre domande inutili. Non che
Beckett non lo sapesse da sé, ma continuava a far finta di nulla. Dopo quel che
era successo al molo ci aveva anche rinunciato… Se Gabe fosse stato attratto da
lui così intensamente, gli avrebbe chiesto di salire in camera sua. Erano
entrambi adulti e consenzienti: non ci voleva molto a scopare.
Sospirò, cercando di togliersi
dalla mente il sudamericano e pensando al suo bel rapper. Quest’ultimo era
infatti sceso a baciargli il ventre piatto, alzandogli la maglietta. Bill
allora decise di darsi un po’ da fare e si raddrizzò, facendo alzare l’amante
fino al suo volto per poterlo baciare avidamente. Le sue mani corsero a far
calare i bermuda quel che bastava per poter infilare la mano nei suoi boxer.
-Siamo attivi stamattina…-
Mormorò l’afro sulle sue labbra
sottili, andando ad accarezzargli la coscia lunga e magra.
-Sono giorni che non ci vediamo,
Trav. Mi hai abbandonato per andare a Geneva ed io… dico… io non sapevo che
fare…-
William si sporse per baciargli
più violentemente le labbra, mentre la mano dell’altro scivolava sulle sue
natiche, sotto la stoffa dei boxer. Si scambiarono uno sguardo, prima che un
gemito lasciasse le labbra di McCoy, dato che la mano di Bill attorno al suo
membro aveva aumentato improvvisamente la velocità. Decisamente, pensò il rapper,
non poteva farsi portare via quello splendore da Gabe. Doveva trovare un
modo per non lasciarselo sfuggire… E no, continuare a farsi odiare da Saporta
non era il massimo. Si sa, l’odio porta a ripicche e vendetta…
-Babe…- Ansimò il rapper sulle
labbra del più giovane. -…dopo stiam tranquilli di là. Se andiamo avanti così…
Questa canzone esce una merda.-
William lo guardò senza capire,
le guance arrossate dal piacere e gli occhi lucidi. Forse era meglio farlo più tardi quel discorso… Sì, era meglio
finire di spogliare quel ragazzo e farlo immediatamente suo su quel divano.
***
Quando Beckett rimise piede nello
studio su richiesta di Pat, Gabe notò immediatamente che Travie non era con
lui. Forse avevano litigato e si erano mollati per causa sua… Beh, gli avrebbe
fatto solo piacere. Peccato che i capelli spettinati e l’espressione languida
sul volto del ragazzo dimostravano il contrario. Il riccio si morse le guance
dal nervoso. Non poteva crederci! William
Beckett si era concesso una sveltina prima di registrare la SUA canzone!!
Sbraitò mentalmente, fulminando il castano che si avvicinava al microfono. Per di più con un uomo che non era lui!
Questo era quello che gli dava maggiormente fastidio… Se ne avesse avuto la
possibilità, allora sì che avrebbe permesso a Bill di cantare così stravolto
dopo averlo posseduto nel primo bagno libero. O su un divanetto… O un
pavimento. O direttamente lì nello studio! Madre
de Dios, se l’aveva fatto Jim Morrison, perché non poteva farlo lui?!
-Allora? Sei pronto? È tutto
chiaro?-
Domandò Pete al cantante dei The
Academy Is, che annuì e si sistemò le cuffie in testa. Patrick era già pronto
insieme agli altri assistenti, così avviò la musica. Saporta lo tenne
sott’occhio, avvicinandosi ed infilandosi le cuffie per sentire che cosa
avrebbe combinato in quelle condizioni… Se solo avesse stonato sarebbe entrato
là dentro a staccargli le gambe. Era una promessa!!
-So kiss me goodbye… Honey I’m gonna make it
out alive! So kiss me goodbye… I can see the venom in their eyes! Goodbye…-
Terra chiama Saporta.
Il cervello di Gabe di botto si
era scollegato dal suo corpo, un po’ come un trip da Peyote nel bel mezzo del
deserto. Non c’era nessun Cobra a sorridergli questa volta, ma solo William
Beckett che batteva il piede a terra a ritmo della canzone, le palpebre abbassate
in un’espressione concentrata. Okay. Nessuno
sarebbe rimasto senza gambe, ma di sicuro qualcuno aveva perso del tutto il
senno… E questo qualcuno era proprio il cantante dei Cobra Starship. Si
dovette attaccare al mixer per evitare di ribaltare all’indietro e morire. No…
Non poteva aver tirato fuori quella tonalità da un ritornello simile.
All’improvviso le parole
sembravano aver preso tutt’un altro significato. Quella richiesta di un bacio
d’addio sembrava diretta proprio a lui, ma doveva essere solo la sua
impressione. Chiuse gli occhi per ascoltare anche il secondo ritornello, quando
uno dei soliti deja-vù lo colse in pieno.
Un bacio di addio… il sapore delle lacrime e dello
sconforto.
Si
riprese per guardare ancora Bill, rimanendo così infangato nel suo sguardo.
Sembrava che ce lo volesse incatenare, senza più liberarlo. Eppure Gabe non
voleva farsi fregare da quel ragazzo, soprattutto perché non era il suo. Era
l’amante di Travis, di nessun altro… Non era di certo il tipo di persona che ruba i partner degli altri, lui. Però
con Beckett era difficile trattenere la voglia di portarselo a letto. Quegli
occhi urlavano “fammi tuo adesso” ed
ignorarne il richiamo era assai complicato.
Perché diavolo non se lo era portato in casa
quella sera?! Si domandò, strappandosi la pellicina accanto
all’unghia del pollice. Che ci voleva
a dirgli di salire per un bicchiere e poi portarselo a letto? Ci
sarebbe stato dopo tutte quelle domande sulla “benedizione del Cobra”.
Nell’agitarsi
si era perso l’ultimo ritornello cantato da Bill e si disperò così tanto da
attirare l’attenzione del leader dei FOB su di sé. Questo gli si avvicinò e lo
guardò talmente male che i brividi d’eccitazione lasciarono posto a quelli per
la paura.
-Non
devi essere omofobico! Se ce l’hai con William perché ha un ragazzo vedi di far
sparire i tuoi pregiudizi in fretta, perché io non…-
-Cazzo,
Petey!!! Non sono omofobico!- Sibilò a denti stretti abbassandosi all’altezza
del bassista per non farsi sentire da altri. – Ho… Ho seri problemi con Bill
perché me lo vorrei fare e non posso.-
Forse
non avrebbe dovuto dirlo, perché le sopracciglia di Wentz si alzarono così
tanto che parvero quasi prendere il volo verso il soffitto.
-Ti
vuoi fare Bill?!?!?-
Urlò
attirando l’attenzione degli assistenti e di Pat verso di lui. Saporta si voltò
alla svelta verso l’oggetto del discorso per timore che avesse sentito, ma per
fortuna aveva ancora le cuffie in testa. Nonostante questo tutti gli altri
sapevano della sua cotta… Arrossì in modo vistoso e si lanciò fuori dallo
studio da solo, andando però a sbattere contro qualcuno. Sfiga volle che fosse
McCoy che si portava appresso un sacchetto unto che profumava di ciambelle. Si
scambiarono uno sguardo e il rapper sorrise amichevolmente, dandogli una pacca
sulla schiena.
Ma che voleva quello?! Pensò
Gabe non reggendo la situazione. Prima
voleva ucciderlo ed ora sorrideva?!
-Vuoi
una ciambella?-
Domandò
gentilmente Travie, ma il sudamericano si limitò a scuotere la testa e
volatilizzarsi verso l’uscita. Doveva riprendersi!!! Doveva assolutamente
recuperare serietà e dignità. Vodka… Ci voleva della vodka! Ecco, sarebbe
andato in un negozio a comprarla… La soluzione era quella.
Quando
tornò allo studio con la vodka in mano, Travie era dentro a registrare e lui
prese posto sul divanetto. Nessuno lo guardò, forse per rispetto… Nemmeno Pete
si avvicinò, preso ad ascoltare la registrazione. Solo Beckett si voltò verso
di lui ed abbozzò un sorriso. Quel
sorriso memorabile…
Quel
sorriso era dovuto alla soddisfazione di aver collaborato per la prima volta.
Un po’ come un primo bacio di natura artistica. A Gabe sembra ieri, eppure sono passati anni da quella volta. Probabilmente
vorrebbe tornare indietro, sì, ma non saprebbe comunque come cambiare il
futuro.
***
La
registrazione era andata splendidamente come previsto, mancavano i cori ed
altri mixaggi da fare e qualche parte da rivedere insieme. Forse avrebbero
dovuto cantare ancora qualcosa… Maja sarebbe arrivata l’indomani per sistemare
le sue parti e poi girare il video. Per quella sera, tuttavia, Gabe non aveva
intenzione di pensare al lavoro. Voleva uscire ad ubriacarsi –non che quando
era tornato dallo studio non fosse già abbastanza brillo- e lasciar stare tutti
i suoi problemi… Sì, partendo da William Beckett. Per questo si ritrovò sulla
spiaggia a ballare ad un DJ set organizzato da chissà quale produttore.
Si
muoveva in modo sensuale, sfregandosi contro ragazze e ragazzi d’identità
sconosciuta e concedendosi di tanto in tanto una pausa per far rifornimento al
bar. Vodka, vodka ed ancora vodka… Che
altro avrebbe potuto chiedere dalla vita?
Si
trovò a ballare appiccicato ad una ragazza con un profumo davvero buono e con
un sorriso perfetto. Le prese il fianco trascinandola in questa danza di un
ritmo spasmodico, prima che la testa iniziasse a girargli e gli venisse da
ridere. Quella ridarella inquietante lo scosse così tanto che andò a prendersi
un'altra vodka redbull, così che al bar si ritrovò davanti un afroamericano che
riconobbe subito. Era Travie McCoy… Sì, eccolo lì il compagno del suo incubo
peggiore! Se ne stava tranquillo appoggiato al bancone improvvisato, reggendo
un cocktail con tanto di ombrellino. I due si scambiarono uno sguardo e il
rapper lo salutò con un cenno del capo da vero gangsta. La cosa non andò giù a
Gabe, ma inaspettatamente si ricordò dei suoi buoni propositi di dover andare
d’accordo con il collega. Insomma… Aveva
detto che non lo odiava e doveva farselo amico, gli sovvenne al momento, eppure non aveva ancora fatto nulla per cambiare
la situazione. Magari era la volta buona…
-Hey
man…-
Gli
si avvicinò e si scambiarono un cinque, guardandosi dritti negli occhi. La
sfida che si stavano lanciando era ben leggibile nei loro sguardi. Eppure
entrambi sentivano di dover abbattere il muro tra di loro, anche se per loschi
secondi fini.
-Sei
qui a sballarti, Gabe?-
Gli
chiese il rapper e lui annuì, guardandosi attorno per capire se fosse lì da
solo. Peccato che uno come Bill non fosse invisibile e non ci volle molto per
notarlo. Se ne stava seduto su un pouff in bianco, con lo sguardo puntato verso
l’oceano scuro. Probabilmente era di nuovo perso nei suoi pensieri utopistici…
Saporta, tuttavia, spostò subito lo sguardo tornando ancora a parlare con
Travie.
-Mi
ci vuole, dopo tutta la fatica in studio. Una sbronza è sempre la soluzione
migliore a tutto. Quando qualcosa non va, si beve per dimenticare… Quando
qualcosa va da Dio si beve per festeggiare. Così funziona, no?-
-Giusto,
bro… è così che si ragiona! Dammi il cinque, amico. Tu sì che hai capito
tutto!!-
Dicendolo
McCoy alzò il pugno e si schiantò subito contro quello dell’altro, in segno di
complicità. Poi si voltò verso il proprio compagno e gli fece l’occhiolino, ma
lui nemmeno se ne accorse perso com’era. In quel momento il sudamericano notò
quanto fosse brillo, dato gli occhi vacui e la perdita improvvisa di
equilibrio… Decisamente il rapper ci aveva dato dentro con i cocktail.
-Voi?
Vi state riprendendo dalla faticaccia?-
-Più
o meno, man… Più che tutto ho portato qui il mio splendore solo perché in casa
stava dando fuori di matto.- Disse sorridendo scazzato, prima di alzare il
cocktail ed indicare la pista. –Lui però sta là a far la bella statuina…
Quindi… Spazio in pista, Travie sta arrivando!!-
E
biascicandolo si trascinò in mezzo alla ressa, appiccicandosi alla bionda con
il vestito bianco attillatissimo. Gabe si appoggiò al bancone e sorseggiò un
po’ della vodka redbull appena ordinata, tenendo gli occhi sul rapper e la sua
preda. Notò allegramente che le mani tatuate di lui erano finite subito su quei
fianchi che –dovette ammetterlo- erano qualcosa di eccezionale. Il movimento
perfetto del didietro, poi, la rendeva estremamente sensuale… Peccato che non
l’avesse vista prima lui, sennò ci avrebbe fatto un pensierino e se la sarebbe
portata in camera. Lei a quanto pare ci stava, dato che si avvicinò a McCoy
tanto che i loro bacini si sfioravano. La ridarella che urtò il cantante dei
Cobra Starship nel momento in cui le labbra dei due si scontrarono, lo ridestò
improvvisamente e si ricordò di William. Si voltò velocemente verso il pouff e
notò che questo non c’era più… Agitato, prese a guardarsi attorno e di lui non
c’era traccia. Forse sapeva dove era andato a cacciarsi, quindi abbandonò il
suo cocktail al bancone e s’incamminò a grandi passi verso la scalinata per
salire al molo.
Quando
arrivò là sopra ansimante, si aggrappò ad un palo per evitare di ribaltarsi.
Decisamente l’alcool iniziava a prendergli la testa. Cercò il cantante dei The
Academy Is e notò alla svelta una figura longilinea, illuminata dal lampione e
dalla luce delle giostre. Lo avrebbe riconosciuto in mezzo ad un milione di
persone… Gli pareva quasi di poter avvertire i suoi sospiri nonostante la
musica del dj e le urla dei ragazzi sulle giostre. Si avvicinò lentamente e non
appena fu accanto a lui, appoggiò i gomiti alla balaustra. Guardò l’espressione
dura e mesta del ragazzo, la mascella rigida e gli occhi strizzati per la
rabbia. Decisamente non era felice di quello che aveva appena visto sulla
pista.
-Stasera
il panorama non è di tuo gradimento?-
Chiese
spaventando Bill, che si girò a guardarlo con le palpebre spalancate. I suoi
occhi erano lucidi e, probabilmente, avrebbe voluto dar sfogo a quelle lacrime
che premevano per uscire. Ora Gabe lo sa, William non è il tipo che piange per
delle stupidaggini… Al tempo, tuttavia, gli sembrava fragile come un bambino
appena lanciato in un mondo troppo accecante e tagliente per lui.
-…forse
è l’unica consolazione della nottata… sai…- Sospirò, spostandosi i capelli dal
volto. –Eri anche tu al DJ set?
Domandò
curioso e Saporta annuì, voltandosi a guardare le luci lontane. Avrebbe voluto
dirgli che aveva incontrato Travie e aveva visto che cosa stava facendo, ma
stette zitto.
-Sono
un po’ troppo sballato, se mi agito ancora un po’ vomito… Tu non balli?-
Il
castano scosse la testa, poi gli scappò un risolino mesto. Evidentemente stava
pensando a quello che stava facendo il suo ipotetico ragazzo con quella bionda
arrapata.
-Trav
invece si sta divertendo là in mezzo.- Mormorò irritato, prima di dare una
leggera gomitata al moro. –Anche tu ci stavi dando dentro con qualche ragazza?-
La
sua domanda parve più sentita di quello che voleva far credere, così Saporta
sorrise e lo guardò dritto negli occhi.
-Prima
di vedere te sì…- Ammise, anche se non era esattamente la verità. –Poi sei
scomparso dal pouff e sono venuto qui a cercarti. Le ragazze me le posso
trovare quando voglio…-
-Sei
modesto, Saporta…-
William
arrossì e ridacchiò divertito, appoggiando il piede alla trave in legno più
bassa. In quel momento lo sguardo di Gabe scappò sulla bandana al suo ginocchio
e, inconsciamente, la sua mano andò ad accarezzarla. Era la stessa che gli era
volata ai piedi la mattina in cui era arrivato… Era da giorni che Bill non
indossava quella, preferendone un’altra.
-Come
facevi a sapere che ero qui e non… e non ero scappato… dico… non ero scappato
chissà dove?-
Arrossì
ancora di più quando si accorse che stava di nuovo balbettando, ma il riccio
non ci fece nemmeno caso. Si limitò a sorridere intenerito, senza spostare la
mano dalla lunga gamba di William.
-Lo
sapevo e basta…- Solo dicendolo si rese conto che neppure lui poteva
spiegarselo, quindi si stupì di se stesso. –Me lo sentivo… Sapevo che dovevi
essere qui e sono corso subito…-
-Io…
Io speravo che… sai… Speravo che arrivassi…-
Gli
occhi di Bill si accesero improvvisamente e quel sorriso gli illuminò di nuovo
il volto. E allora accadde… Le labbra del moro si scontrarono con quelle sottili
del ragazzo. Sapeva che se non lo avesse fatto qualcosa nell’equilibrio della
sua esistenza si sarebbe spezzato. Sentiva che il suo futuro dipendeva da quel
momento.
Fu
allora che il suo deja-vù si fuse con la realtà, creando quasi un trip da acido
momentaneo. Era Bill la persona che gli faceva provare quella sensazione nel
petto, molto simile ad una felicità infantile ed assoluta. Andò a stringere i
lunghi e morbidi capelli di Beckett e, disperatamente, cercò ti tenere quelle
labbra incollate alle sue per sempre. Dover riprendere fiato sarebbe stasto
quasi un peccato, perché sapeva che la magia si sarebbe spezzata, andando
perduta. Semplicemente, provò a far durare il bacio il più possibile… Solo per
esser cullato da quella sensazione. Solo per non dover lasciare William ad un
uomo che non era lui, in un mondo troppo vasto che avrebbero invece dovuto
essere le sue braccia.
** *
*2o11*September
Il
ragazzo scende dal bordo del marciapiede, andando versol’uomo che stava cercando. Qualcuno suona il
clacson, qualche pedone si affretta a lasciar libero il passaggio alle auto.
Una ressa gli passa accanto, dividendosi come le acque agitate di un fiume ai
lati di una roccia. Non esiste nient’altro adesso… Non pensava davvero che
l’avrebbe ritrovato sulla riva, ad osservare uno spettacolo inferiore rispetto
a quello che entrambi i loro cuori desiderano. Eppure eccolo qui…
Arriva
davanti a Gabe e le loro iridi si muovono convulse sui rispettivi volti,
cercando dei cambiamenti. Cercando dei segni che il tempo e la distanza hanno
lasciato, mutandoli appena. Ma Gabe è sempre lo stesso, sempre così bello
nonostante la barbetta non tagliata e quel nuovo taglio di capelli. È sempre lo
stesso Gabe Saporta che non vede da anni. Corrono entrambi al marciapiede sulla
costa, prima di essere investiti e di nuovo l’uomo torna a guardare il più
giovane.
-Bill…
Sei… Sei venuto veramente allora. Non mi aspettavo che…-
William
sorride appena, infilandosi le mani nelle tasche del cappotto. Non sa se ha
fatto bene a venire o no, ma il solo vedere quell’uomo pare renderlo felice e
soddisfatto come non si sapeva da tempo. Basterebbe questa come risposta alle
sue mille domande.
Sì
che vorresti essere con Gabe, Bill. Non qui, certo, ma che importa il posto in
cui ti trovi?
-Ed
io non pensavo che ti avrei trovato…-
Sussurra
il castano, abbassando in fretta lo sguardo. Il cantante dei Cobra Starship gli
appoggia la mano sulla spalla, facendo una leggera pressione. Capisce di
doversi spostare da lì, così che si voltano ed iniziano a camminare lentamente
sul marciapiede. Forse ha capito dove stanno andando e non lo fermerà di certo…
La brezza dell’Oceano Atlantico arriva ad accarezzargli il viso ed alzando gli
occhi verso Gabe nota che anche lui ha la sua stessa malinconia dipinta
addosso. Dovrebbe tutto tingersi di arancio e giallo, le palme dovrebbero
affiancare le strade… Da lontano dovrebbe arrivare la musica del lunapark del
molo. Si ferma di scatto, quando si accorge che stanno andando a Battery Park.
Voltandosi puo’ vedere, all’orizzonte, la Statua Della Libertà che da loro il
fianco sinistro.
Gabe
si gira verso di lui e gli accarezza la guancia, lentamente e con tutta la
nostalgia che ha in corpo.
-Non
è la ruota panoramica, ma per ora non posso darti di meglio…-
Il
cantante dei TAI non ci pensa due volte e si sporge verso l’amico cercando le
sue labbra e trovandole subito. Le assaggia, avvertendo quanto sono secche e
sentendo quel retrogusto alcolico che sembra non lasciarle mai…
Un altro bacio… E dire che l’ultimo che ha toccato
le labbra di Gabe era stato d’addio. Questo cos’è, Bill? Vorresti di nuovo
tornare indietro nel tempo, come al molo, quando baciarlo era un invito a
tenerti per sempre fra le sue braccia? È un bacio per poter riavere tutto
indietro?
Continua…
_____________
Questo capitolo è estremamente lungoooo!!!
Scusate, ma dovevo
arrivare alla scena finale o sarei scoppiata!!! Avevo bisogno di spazio per
scriverlo bene e descrivere i dettagli D:
Anche se non sono
convinta che sia uscito qualcosa di intelligente e magico come volevo…
Non so, mi immaginavo
una scena migliore! Però spero vi sia piaciuta lo stesso!!!
Sììììììì!!!!! Finalmente
si sono baciati <3
La Gabilliam allora esiste
anche qui, non c’è solo Treckett!!! XD
Anyway, Pete Wentz
riceve tutta la mia stima con la scena in cui pensa che Gabe sia omofobico!!!
Ahahahah XD Non so da dove sia uscita ma è stato bellissimo scriverla!!!
Ora vi lascio, spero vi stia
piacendo!!!!
Grazie a chi mi ha
aggiunto alle seguite e alle preferite ecc…
Capitolo 7 *** I album. Seventh Track: *Everything I promised, Everyone I'd be... Well, I just ain't* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
seventh track *everything i
promise, everyone i’d be… well i just ain’t*
*2oo6*August
Pete Wentz si stava infilando
i jeans neri troppo attillati, cercando di chiudersi la cerniera senza farci
impigliare i boxer. Era un’impresa molto più ardua di quello che poteva
sembrare… Soprattutto se si era in estremo ritardo per un appuntamento. Si mise
a saltellare, tendendo l’addome per rendere più facile lo scorrimento della
zip. Grazie a questa genialata perse l’equilibrio andando a sbattere contro una
delle mensole della cabina armadio. L’imprecazione che lasciò le sue labbra si
fece sentire per quasi tutta la villa. A questa disgrazia si aggiunse pure uno
dei suoi cellulari, che iniziò a suonare dal bagno così che fu costretto a
correre per rispondere. Ci si lanciò addosso e lo afferrò, facendo scattare la
tastiera per rispondere.
-Pronto?!-
Chiese affannoso, continuando
a trafficare con la chiusura. Dannati jeans… Schifosissimi dannatissimi
jeans!!!! Erano anche troppo lunghi per lui… Facevano le taglie solo per gente
alta?! Era un paese ingiusto quello! La Clandestine Industries avrebbe prodotto solo jeans per persone alte meno
di un metro e settanta, era una promessa… Pensò il bassista annuendo da
solo.
-Petey… Sul Santa Monica
Boulevard c’è un traffico infinito. A quanto pare arriveremo in ritardo. Anche
se stiamo seriamente pensando di scendere e farcela a piedi.-
A parlare era Andy, poteva
anche sentire Joe che si lamentava di sottofondo ed iniziava a suonare il
clacson. Bene, doveva trovare un’alternativa per arrivare al CUT in Wilshire
Boulevard.
-In che punto siete?-
Domandò passandosi la mano
sulla fronte e cercando di fare mente locale.
-All’incrocio con Rexford
Drive… Non si smuove nulla!!!-
-Svolta a sinistra per uscire
e vai fino alla Wilshire tagliando fra le ville! Non potevate prendere un
taxi?!-
Dicendolo ritornò in stanza
strascicando i piedi, mentre gli veniva spiegato che avevano voluto prendere
l’auto perché era decisamente meglio e bla bla bla. Il bassista riattaccò
dicendo che era in ritardo, così gettò il cellulare sul letto e si diresse
ancora verso la cabina. Peccato che si pestò i jeans e cadde in avanti andando
a sbattere dritto contro il pavimento. Fu esattamente in quell’istante che
Patrick entrò e se lo ritrovò davanti mezzo nudo con i boxer fucsia al vento.
Lo osservò per qualche istante, prima di tossicchiare.
-Tutto bene, Pete?-
A questa domanda il bassista
si voltò verso il rosso, con le guance infiammate. Si mise addirittura a
ridere, quando gli venne un’idea strana.
-Benissimo, Pat! Ho appena
testato la morbidezza del pavimento, come puoi notare… Chiamerò l’architetto
domani per domandare se per caso posso cambiare le piastrelle in marmo con
altre in gomma piuma. Sai, ci sto pensando seriamente.- Fece, mentre si
raddrizzava a sedere. -…Dici che si potrebbe vivere in una casa di gomma e
cuscini? Sarebbe fantastico… Forse dovrei prendere in considerazione veramente
quest’idea…-
Annuì alle sue stesse parole e
la cosa iniziò a prendere forma nella sua mente, mentre pensava di che colore
prendere la gomma piuma. Magari avrebbe anche potuto tagliare tanti colori e
fare tante decorazioni. Sarebbe stata una cosa stupenda. Se fosse caduto ancora,
almeno non si sarebbe fatto male.
-Non sarebbe poi così male…
Poi potresti fare le pareti di crostata alla frutta. Un po’ come nel mondo
delle favole…-
Quello del cantante era
sarcasmo, ma non venne colto dal leader. Anzi, quest’ultimo sgranò gli occhi
che si illuminarono intensamente, alzandosi in piedi di scatto.
-Sarebbe una cosa
ultrafavolosa, Patrick! Immaginati di poterti lanciare contro il muro e
metterti a leccare gelatina e frutta!!-
Wentz si guardò attorno per
immaginarsi quanta frutta e gelatina ci sarebbero volute, per non parlare delle
uova e la farina per fare la pasta frolla. Era una spesa discutibile, diciamo…
Ma dannazione, avrebbe potuto permetterselo!! Al massimo avrebbe rinunciato a
produrre qualche band per trovare soldi per le uova. Forse era più conveniente
comprare delle galline ed allevarle per avere quante uova voleva. Sì era molto
meglio…
-Pete… Dobbiamo andare al
ristorante, lo sai? Di sicuro i ragazzi dei Panic e Gabe saranno già là ad
aspettarci. E tu sei ancora nudo!-
Il rosso sembrava un poco
irritato e così il moro allargò le braccia indignato. Stava per parlare, ma i
pantaloni gli caddero del tutto a terra ed allora abbassò lo sguardo. Avrebbe
dovuto cambiarli. Quelli erano da buttare! Non si allacciavano ed erano troppo
lunghi, inoltre avevano cercato di ucciderlo!! Se li tolse ed andò a prenderne
un altro paio del medesimo colore, prima di infilarsi una t-shirt con scritte
ed una giacchetta nera. Una sistemata al ciuffo e voilà… Era pronto per la
serata!
-Andiamo?- Chiese non appena
lasciò la cabina armadio, guardando Pat che si era seduto sul letto. –Sei
ancora lì?! È tardi!!-
Il più giovane si alzò
scuotendo la testa e si avvicinò all’altro, sistemandogli il colletto della
giacca. Pete non sarebbe mai
cambiato…Pensò sorridendo ed incontrando quegli occhi cangianti. Sempre il solito schizzato rompiscatole. Si
sporse appena in avanti per far sfiorare le loro labbra e poi si tirò indietro.
-Andiamo…-
Il bassista sorrise e gli tirò
una pacca sul didietro, prima di afferrare le chiavi dell’auto sul letto.
-Stasera ci sarà da divertirsi
tesoro mio! Ci puoi scommettere…-
-Con Brendon e Saporta attorno, non ci sono dubbi.-
***
Gabe era seduto nel taxi che
lo stava portando al CUT in Wilshire Boulevard. Erano imbottigliati nel
traffico, così che sarebbe stato un grosso problema arrivare alla cena con gli
altri. Osservò il cellulare e decise di mandare un sms a Pete, giusto per
fargli sapere che non si muoveva di un centimetro da quell’incrocio. Gli venne
voglia di sbattere la testa contro il vetro, ma preferì bere un po’ della
redbull corretta che si era portato. Guardò fuori, verso la corsia accanto alla
sua, vedendo una ragazza che si mangiucchiava le unghie nervosa. A quanto
sembrava, pure lei non vedeva l’ora che la viabilità migliorasse… Chissà che
doveva fare di importante, magari aveva qualcuno ad aspettarla a casa.
Gabe sospirò… Decisamente
anche lui voleva avere qualcuno da cui tornare. Venne percorso da un brivido
quando pensò che avrebbe potuto essere William. Peccato che, dopo quel sueño che aveva preso vita al molo, il
ragazzo se ne era tornato al suo appartamento da solo. McCoy probabilmente era
scomparso in qualche hotel con la chica tanto sexy… Ma questo poteva solo
renderlo felice. Vedeva in questo suo comportamento da mandrillo, una breccia
per arrivare più in fretta al cuore di Bill.
Perché era decisamente quello
che voleva. Se n’era convinto, ormai, dopo quel sueño.
A volte gli pareva quasi che
non fosse nemmeno successo… Poi si ricordava di come le dita di Beckett avevano
stretto la sua maglia, quando si era appoggiato al suo petto. Come quelle
labbra sottili si erano appoggiate sulle sue. Per non parlare di quel profumo
che gli aveva fottuto il cervello… Ed i capelli, sì, più morbidi di quel che
aveva immaginato. Era impossibile dimenticare o credere che fosse solo pura
immaginazione. Sorrise, appoggiandosi allo schienale del sedile, quando il suo
cellulare decise di vibrare nella tasca dei jeans. Lo estraette ed andò subito
ad aprire il messaggio.
From: |Bill_Beckett|Buona cena,
divertiti con gli altri! :D Io ordino cinese: riso fritto 4ever \m/ W.
Sorrise, come un ragazzino che
riceve un sms dalla persona per cui ha una cotta. Ma d’altronde era esattamente
quello che provava. Non si aspettava messaggi da William, dato che non ne aveva
mai ricevuti prima se non per mettersi d’accordo sull’ora in cui trovarsi in
studio. Era come se con quel bacio tutto fosse cambiato… Sì, un sueño. Stava vivendo vivendo un sogno ad
occhi aperti.
To: |Bill_Beckett| Ti farò provare la cucina sudamericana quando verrai da
me. Promesso. ;) Fagioli neri con riso bianco. Uruguay rulez. \m/ G.
Promesso… Esattamente come
aveva promesso che quel bacio sarebbe rimasto il loro segreto. Aveva dovuto
farlo, altrimenti Bill avrebbe litigato con Travie proprio a metà della
registrazione di Bring It. Erano adulti e responsabili, non potevano mandare a
monte un progetto solo per un loro capriccio. Eppure aveva promesso anche che
un giorno sarebbero tornati su quel molo e si sarebbero mangiati una pannocchia
insieme. Come se mangiare una pannocchia arrostita fosse una cosa importante,
qualcosa che nella vita andrebbe assolutamente fatto. Aveva tante cose in
mente, tutte da poter fare con quel ragazzo. Chiudendo gli occhi si immaginò di
poterlo avere al suo fianco in quel momento. Se Travie non ci fosse stato,
forse sarebbero arrivati insieme alla cena. Entrambi vestiti come due modelli,
così belli da far ingelosire chiunque. Ma no… La vita era diversa. Bill stava
con McCoy e lui era single. Era libero come un fringuello e avrebbe sfruttato
la sua libertà.
Doveva ammetterlo… Stare con William Beckett sarebbe stata una bella
favola, ma essere libero era il top. Dopo anni di relazione con
Bianca, riassaggiare la vita da single e tutto il divertimento che portava era
la cosa che desiderava di più. Forse era meglio che quella per Bill rimanesse
una cotta. Magari non proprio casta,
virtuosa e platonica, pensò grattandosi i capelli, insomma un po’ di sesso non avrebbe fatto male a
nessuno. No? Farsi quel ragazzo doveva essere fottutamente grandioso… Sì,
una storia senza troppi impegni sentimentali. Il problema era che qualcosa
provava sicuramente, o non si sarebbe fatto certi castelli in aria.
Il cellulare vibrò ancora ed
aprì un altro messaggio. Ancora lui…
From: |Bill_Beckett| Non vedo l’ora! Bene, ora mi do a Batman & Robin.
#NerdAlert (Travie non ne pare contento) Ci sentiamo! ;D W.
Gabe si domandò come McCoy non
potesse esser contento. Chiunque avrebbe pagato milioni di dollari anche solo
per poter sedere accanto al castano, annusando il suo profumo impregnare
l’aria. Certo, toccarlo sarebbe stato molto meglio…
To: |Bill_Beckett| Quando vuoi, casa mia è sempre aperta. :D Buona visione.
A presto, niño! G.
Inviò e subito il cellulare
prese a vibrare, nemmeno il tempo di rimetterselo in tasca. Sorrise sperando
che fosse ancora il cantante dei The Academy Is… Non gli dispiacevano quelle
attenzioni. Eppure no, non era lui… Pace. Avrebbe comunque trovato altro da
fare, dato che il CUT ormai era vicino. Non doveva nemmeno rispondere, poteva
intravedere sul marciapiede la persona che gli aveva appena scritto. Una
macchiolina nera quasi invisibile tra la folla.
From: |Petey_Wtz_<3| Gabey dove sei??? Noi siamo arrivati oraaaaa… Ti
aspettiamo! :DD P.
-G.A.B.E è qui a scaldare la
serata, mis amigos!-
Saporta aprì le braccia non
appena il taxi lo scaricò e gli altri si voltarono a guardarlo. Mancavano solo
Joe ed Andy all’appello, dato che i Panic erano già arrivati tutti. Pete gli si
lanciò subito addosso e lo abbracciò forte, lasciandogli due baci a stampo
sulle guance perfette. Sì, la serata
sarebbe stata perfetta anche così…
***
Non appena Joe ed Andy li
raggiunsero, tutti i musicisti entrarono nel ristorante e si diressero al
tavolo prenotato da Pete. Quest’ultimo sembrava essere euforico –sì, più del
solito- e continuava a cinguettare con Gabe riguardo alla canzone appena
incisa. Secondo lui sarebbe stata una delle più belle mai uscita dalla sua
etichetta. Una collaborazione così non era mai stata fatta prima e avrebbe
riscosso un successo che nemmeno potevano immaginare. Gabe, con tutte queste
moine, iniziava ad agitarsi e a tirarsela come non mai mentre gli altri
osservavano tranquilli. Stump non si pronunciava, ma assecondava le parole del
leader, mentre gli altri FOB non sapevano nemmeno di che stesse parlando. Pure
Urie era preso dal discorso, ma non aveva sentito manco una nota di quella
tanto acclamata “Bring It”. Spence e Brent, dal canto loro, annuivano per far
vedere che almeno erano partecipi al discorso.
Ryan si affondò nella sedia,
sospirando stanco. Non gliene fregava assolutamente nulla di come aveva rappato
McCoy o di che ritornello avesse tirato fuori Beckett. Lui voleva solo dormire
e pensare alle sue canzoni. Aveva decisamente bisogno di riprendersi. Avevano
fatto un solo concerto ed era come se fosse appena tornato da un tour mondiale.
Il problema era principalmente uno: la
frustrazione di non potersi fare Brendon. Vivere nella stessa stanza
d’hotel e non poterlo avere sotto le sue stesse coperte iniziava ad essere un
incubo. Si svegliava sempre a controllare se per caso il moro fosse indeciso se
entrare o no nel suo letto, ma quello russava come un ghiro e non si muoveva!
La cosa iniziava ad essere stremante…
Non era nemmeno molto convinto
di doversi per forza presentare a quella cena. Chi glielo faceva fare? Avrebbe
potuto ordinare messicano e starsene seduto sulla poltrona della sua stanza a
guardare qualche documentario sui molluschi su Discovery Channel. Non gli
piacevano i molluschi, ma sarebbe stato molto meglio che sentire il trio
Pete-Gabe-Brendon sparare cazzate inimmaginabili. Dio, perché non si era
semplicemente finto malato?! Non che non ci avesse provato, siamo chiari. Il
problema era che Brendon gli aveva fatto gli occhi dolci e… Quegli occhi!!!
Come poteva resistere?! Come poteva fare l’acido quando si ritrovava puntato
addosso quello sguardo? Era stato costretto a vestirtie mettersi in tiro per quella serata tra
amici. E poi, sì, un po’ voleva passare del tempo con loro. Era pure contento
che William e Travis non ci fossero… Non perché gli stessero sulle palle.
Semplicemente non poteva vederli pomiciare quando lui era invece costretto a
star lontano da Urie. Gli mettevano rabbia… eppure Bill gli stava simpatico.
-…vero Ryro? Nessuno ci crede
che di notte non rompo le scatole e dormo!!!-
Sentendosi preso in causa da
Brendon, Ross si voltò a guardarlo e si accorse di avere tutti gli sguardi
puntati addosso. Non sapeva nemmeno di cosa stavano parlando di preciso… Poteva
comunque rispondere alla domanda del cantante. La sapeva bene la risposta,
dannazione!
-Dorme come un sasso. Si
addormenta presto e si sveglia alle prime luci dell’alba.-
Disse, dando qualche buffetto
sulla testa del moro. Questo lo guardò con gli occhioni brillanti e poi si
voltò verso Joe e Patrick.
-Ve l’ho detto che sono un
bravo ragazzo!!!-
-Non bisogna essere bravi
ragazzi, Bden!!!!- Urlò all’improvviso Saporta, rischiando di versare il vino
sulla tovaglia. –I bravi ragazzi finiscono per diventare secondi agli altri!
Devi sfondarti di alcool e fare il latin lover! Così funziona!!!-
Ryan lo guardò di traverso e
fece finta di non aver sentito, nascondendosi dietro al menù per scegliere che
cosa mangiare. Spence gli diede una gomitata e si voltò a guardarlo interrogativo,
così che notò subito che cosa voleva. Stava indicando la quantità smisurata di
vino che era già scomparsa dalla parte di Pete e Gabe. Peccato che sapesse
benissimo che quelli ci andavano giù pesanti con l’alcool e non c’era bisogno
di farglielo notare. Insomma, si vedeva che erano già brilli nonostante non
avessero ancora ordinato. Cercò di non farci caso, ma poi il sudamericano gridò
qualcosa che avrebbe cambiato la serata. Ross se lo sentiva…
-Cameriere!!!! Altro vino!!!-
E quella fu veramente la fine.
Due ore dopo erano dentro un
club in cui i ragazzi dei Panic erano stati fatti entrare solo perché Pete
conosceva il buttafuori. Cristo,
quello conosceva tutti! Pensò il chitarrista dei P!ATD mentre si
guardava attorno. Sicuramente se
fosse vissuto in un paesino di campagna sarebbe stato la pettegola più
informata. Ci avrebbe scommesso una mano…
Osservò il produttore
trottorellare tra Pat e Gabe, indeciso su chi portarsi in pista. Non ne era
sicuro, ma a Ross parve quasi che non si trattasse solo di quello. Pareva che
fosse combattuto su quale dei due scegliere. Fu fortunato, perché Saporta gli
mollò un bacio sulla fronte prima di andare ad accalappiare una rossa tinta che
ballava in mezzo alla pista. Al nanerottolo non restò altro da fare che
abbracciare Stump e portarselo su un divanetto a bere. La cosa era sospetta, ma
al castano non ne fregava nulla. Si voltò quindi verso la sua band ed alzò le
spalle. Pure Joe ed Andy se l’erano filata ad alleggerire i barili di birra al
bancone, lasciandoli soli.
-Bene, okay…- Fece Brent,
guardando verso le mani di Gabe che filavano sul corpo della rossa. Tutti e
quattro in verità stavano guardando quello. -…ci buttiamo anche noi?-
Ryan si domandò come avesse
fatto il sudamericano ad attaccarsi a quella ragazza così velocemente, manco
avesse una calamita dentro ai boxer. Non aveva altra spiegazione… Che cosa
aveva di così speciale da attirare la gente in quel modo? Oh sì, insomma,
parlava anche della cena! Riusciva a tenere gli sguardi incollati a sé per tutto
il tempo, nonostante fosse circondato da personalità di rilievo come Wentz.
-Direi anche di sì…-
Il batterista annuì un po’
perso, prima di buttare uno sguardo al cantante. Questo stava penzolando
pericolosamente, dato che aveva bevuto fin troppo vino senza esserne abituato.
La cosa strana era che non stava urlando né agitandosi… E non era una cosa
normale per Brendon.
-Bden? Tutto okay?-
Alla domanda di Smith il moro
si voltò e sgranò gli occhi stupito, come se non si fosse accorto di essere in
compagnia. Poi scoppiò a ridere da solo per un motivo sconosciuto, attaccandosi
alla camicia grigia di Ryan.
-Dobbiamo ballare e fare i
lat… Com’è che si dice? Ah sì!! Latin lover!!-
Biascicò con l’alito che
sapeva di alcool in modo assurdo, tanto da far arricciare il naso al
chitarrista. Quanto mai Saporta l’aveva deviato in quel modo! Avrebbe dovuto
dirgliene quattro non appena lo avesse ritrovato in quella ressa di corpi poco
vestiti.
-Tu? Tu vuoi fare il
donnaiolo, Brend?- Chiese Ross, cinico. –Al massimo finiresti ad abbracciare
uno sgabello in queste condizioni. E sarebbe anche l’unico attratto da te.-
Era stato un po’ cattivo in
effetti. Se poi contava che lui per primo era attratto dal cantante,
quell’affermazione non stava in piedi. Sospirò e se lo staccò di dosso, prima
di sistemarsi il gilet. Il moro, allora, si allontanò esagitato andando a
cercarsi qualcuna con cui provarci. Ryan lo guardò davvero irritato, pieno di
una gelosia inspiegabile. Era stanco di quei sentimenti traditori…
-Io vado.-
Non specificò nemmeno dove, ma
si diresse nel mezzo della mischia. Adocchiò una bionda che si muoveva sinuosa
ed andò dietro di lei, chiudendo gli occhi ed iniziando a dondolare. Non doveva
pensare a Brendon. Perché non farsi quella ragazza? Se ne era già fatte un
sacco, no? Bastava che agisse come era abituato a fare e poi se la portasse nel
bagno. Esattamente come stava facendo Gabe. Cazzo, quell’uomo non poteva essere
migliore di lui nell’abbordare belle ragazze. Okay, aveva più esperienza dato i
sette anni di differenza… Forse quel carisma che traspirava lo rendeva unico
nel suo genere. Ma di certo lui aveva il fascino della giovinezza e soprattutto
era Ryan Ross! Come avrebbero potuto resistere alla sua bellezza? Sì dai, lo
sapeva di essere oggettivamente bello e quasi perfetto. Bastava che sorridesse
alla biondina e sarebbe filato tutto liscio.
-Hey…-
Gli disse quella quando lo
notò, ricambiando subito il sorriso. Gli si avvicinò ed appoggiò i gomiti alle
sue spalle, allacciandogli le braccia dietro il collo. Okay, il suo charme era irresistibile e le ragazze
non potevano far altro che cadergli fra le braccia. Era perfetto così… Non lo
era? Perché pretendere di affondare in due grandi occhi neri? Perché voler
annusare il profumo del dopobarba di Brendon, quando poteva sentire quello del
balsamo di una ragazza? Osservò le iridi azzurre di lei, cercando la risposta a
queste domande, ma non la trovò. Non capiva nemmeno lui perché preferiva Urie. Forse aveva il fetish del circo e non era attratto
da qualcuno che non fosse uno stupido pagliaccio.
Il chitarrista cominciò a
muoversi al ritmo agitato di quella musica, chiudendo gli occhi per non essere
sballato dalle luci lampeggianti e dai laser. Ogni volta che spiava appena la
scena, la ragazza era sempre più vicina a lui, finchè ad un certo punto sparì
del tutto lasciando anche la presa. Alzò le palpebre e si ritrovò davanti
Brendon che saltellava e sorrideva con le guance arrosate dall’alcool. Non capì
bene come fosse arrivato lì, ma non gli importava… Andava bene così. Non gliene
fregava niente nemmeno della bionda.
-Ryro!! Dovremmo metterci a
fare questa musica!! Fa saltare!!!-
-Ma smettila, Brendon! Butteresti via la tua voce in un remix?! È
da matti modificarla!-
Tirò al moro una piccola
spinta che lo sbilanciò appena, ma lui rise divertito, prima di appoggiargli le
mani alle spalle. Una scenetta un po’
troppo gay, constatò il chitarrista, ma pace, nessuno li stava osservando! E lui voleva
proprio quello. Si fermò, immobile nella calca in fermento. I
piedi stabili a terra, gli occhi fissi a specchiarsi in quelli di Brend. Per
quanto le casse pompassero alte, non desiderava altro che ascoltare la voce del
moro in quel momento.
-Tu sei in fissa con la mia
voce!!- Gridò il cantante, avvicinandosi per farsi sentire ed appoggiando la
fronte alla sua. Avrebbe voluto baciarlo. –Tu credi troppo in me, Ryro!! Ma sai
che ti dico? Che dobbiamo fare country! Che quello è il futuro… Clint Eastwood
è il futuro!!-
Rettifica: avrebbe preferito che Brendon restasse lontano da lui ed in
silenzio.
Si allontanò nel pieno dello
scazzo, andando verso l’uscita. Sperava di poter recuperare la bionda, ma era
finita fra le braccia di un palestrato di certo molto più dotato di lui.
Fanculo, quella serata stava andando a puttane! Ogni volta che voleva Brendon
per sé, finiva con l’odiarlo a morte. Non lo sopportava più…
Uscì per strada e venne
investito dal caldo di Los Angeles che gli tolse il respiro. La folla si
accalcava all’entrata del club, mentre le strade erano affollate e piene di
vita. D’altronde era solo mezzanotte. Si slacciò il primo bottone della
camicia, cercando un taxi per andarsene da lì, ma qualcuno gli afferrò la
spalla. Si voltò e ritrovò ancora il suo cantante che rideva ubriaco marcio.
-RyroRyrooo… Dove te ne vai?! La
notte è ancora giovane… Non… Non starai per caso scappando da me? Sei geloso di
Clint Eastwood?!-
A questa domanda, la sua
irritazione arrivò a dei livelli talmente alti che si sentì saltare i nervi.
Perché non poteva prendere semplicemente a testate quell’essere fastidioso?!
-Vado all’hotel. Ho mal di
testa.-
Disse scazzato, osservando i
fari delle macchine che arrivavano. Non voleva parlare con Brendon, dato che
era solo uno stupidissimo coglione che non capiva quello che provava. Era
davvero seccante.
-Oh no! Eri intollerante al
purè?-
-Sì. A te ed al purè.- Sibilò,
sempre più crudelmente, mentre si lisciava la stoffa del gilet. –Tu non volevi
stare in pista a fare il latin lover? Torna dentro, ci vediamo domattina.-
Si staccò dall’amico e fece
qualche passo verso l’orlo del marciapiede per fermare un taxi. Non ne voleva
sapere… Non poteva andare avanti con quella storia. Perché diavolo quel ragazzo
era così scemo da non capire nulla?! Strinse i pugni arrabbiato, quando Brend
arrivò accanto a lui a testa bassa ed allungò il braccio verso un’auto che
riconobbe essere un taxi.
Si voltò a guardare cosa
stesse combinando e si ritrovò di nuovo affondato in quegli occhi profondi.
Tutta la stizza sembrò svanire in quello sguardo… Odiava Brendon quando gli faceva quell’effetto.
Erano dannatamente vicini e sembrava quasi che lo stesse implorando di
possederlo. Gli era improvvisamente venuta voglia di saltargli addosso e
baciarlo in mezzo alla strada. Ebbe addirittura un flash di loro due che
iniziavano a baciarsi in ascensore ed arrivavano al letto già tutti sbandati ed
eccitati. Dovette fermare l’immaginazione, quando il cantante gli strinse il
braccio e farfugliò qualcosa.
-Cosa hai detto?-
Chiese il castano
avvicinandosi, ma questo si chinò in avanti e riversò sul ciglio del marcipiede
il purè, l’insalata, il tofu ed il vino che aveva ingerito durante la serata.
Perfetto. Il momento magico era stato rovinato.
-Quelle sono le mie scarpe!!!-
Si lamentò, quando notò dove era finito il vomito di Brendon. –Grandioso!! Bel
finale di serata!!-
Sbuffando e lamentandosi
afferrò il moro per le spalle e lo tenne in piedi, fin quando il taxi si fermò
per farli salire. La strada fino all’hotel fu un inferno ed appena furono in
stanza dovette accompagnare il cantante al water, prima che rovinasse il
copriletto. Fu mentre stava seduto con lui sul pavimento bianco, che questo lo
guardò e sorrise storto. Era di un colorito strano che lo rendeva inquietante e
per niente attraente, nonostante ci fosse un fondo di dolcezza nella sua espressione.
-Grazie Ryro…- Rise forte,
chinandosi in avanti ed appoggiando la fronte al suo petto. -...se non ci fossi
tu…-
-Se non ci fossi io saresti
con Saporta a vomitare per strada! Chi te l’ha fatto fare di comportarti come
lui?!-
Squittì vagamente incazzato,
ma Urie si limitò a strofinare la fronte contro la sua camicia, perso in chissà
quali pensieri. Sentì la mano del moro stringersi attorno alla propria e ci
fece cadere lo sguardo. Non capiva… Sapeva solo che avrebbe potuto approfittare
dell’ubriachezza dell’amico per portarselo a letto e sfogare la sua
frustrazione. Ma non lo fece.
-…volevo essere figo come lui
una sera.- Fece Brend, stringendogli la mano e lasciandolo allibito. –Anche
Pete dice che… Che tutti vorrebbero essere come Gabe Saporta. E… insomma. Tutti
guardano lui, no? Se fossi così attraente e meno scemo di certo farei
conquiste. L’hai detto tu che nessuno mi vuole…-
Sentendolo a Ryan si strinse
il cuore, così sorrise ed accarezzò i capelli neri e folti del ragazzo. Era davvero scemo, sì… Pensò.
Però andava bene così, non voleva che
Brendon fosse diverso. Era Bden… era perfetto.
-Ma smettila, idiota… Non
potrai mai essere come Saporta.- Mormorò rassegnato, anche se voleva
abbracciare il cantante per farlo sentire desiderato. –Lui è più alto. Alle
donne piacciono quelli alti.-
Ma lui no… A lui piaceva Brend
così com’era. Lo desiderava proprio perché era così.
-Sei cattivo Ryro!!!-
Nel dirlo il moro si agitò
troppo e gli salì un altro conato, così che furono costretti a passare la
nottata sulle piastrelle del bagno. Ma andava bene così… Parlarono tutto il
tempo, tra un conato di Brendon e l’altro mentre fuori dala finestra Los
Angeles viveva il suo sabato sera affannando per il caldo.
***
Era solo l’una e mezza di
notte e Gabe non sapeva nemmeno come e perché fosse arrivato nel suo
appartamento. Si ritrovò steso sul letto a guardare la ruota panoramica fuori
dalla finestra. Rideva da solo, divertito da quelle luci colorate che si
muovevano. Sembrava quasi che la vita potesse anche finire in quel momento… Le
luci erano abbastanza. Poi si accorse che qualcosa vibrava nella tasca dei suoi
jeans. Al momento gli fece il solletico e si grattò, poi si ricordò di avere un
cellulare. Quando se lo portò davanti al viso, strizzò gli occhi per leggere bene,
ma le parole tremavano sullo schermo e faceva fatica.
From: |Bill_Beckett| Vorrei essere ancora al molo con te. W.
Lo lesse un paio di volte, per
capire quello che il ragazzo intendeva. Non riuscì bene a rendersene conto, ma
sentì il cuore battergli forte. E no, non era per la troppa redbull… Si mise a
sedere sul letto e si tolse la camicia per buttarla da qualche parte, poi si
alzò a fatica e barcollò fino alla finestra. Il cellulare stretto in mano
mentre guardava il pontile fuori dalla sua finestra. Ridacchiò appannando il
vetro su cui appoggiò la fronte. Gli sembrava si poter sentire di nuovo il
sapore di quelle labbra…
To: |Bill_Beckett| Io vorrei baciarti ancora. E ancora… E ancora. Perché
non vieni qui? G.
Inviò senza ripensarci,
crollando lungo la vetrata e sedendosi a terra. Nell’aria gli sembrava di
sentire una musichetta, ma non era possibile, tutto era spento. Era la sua
immaginazione, certamente. Il cellulare vibrò ancora e controllò, era veloce a
rispondere quel ragazzino.
From:
|Bill_Beckett|
Aspettami. Arrivo. W.
Si fece scappare un altro
risolino, prima che delle lacrime gli bagnassero gli zigomi. Non capiva perché
tutta quella malinconia si stesse riversando nel suo organismo. Doveva essere
colpa dell’alcool… Pianse come un bambino per chissà quanto, raggomitolato sul
pavimento. Non aveva una ragione per cui disperarsi, anzi,Beckett stava venendo da lui. Era felice…
Allora perché quella tristezza non lo lasciava?
Fu solo quando suonarono al
campanello che riuscì ad alzarsi e si riprese. Si asciugò gli occhi ed andò ad
aprire, trovandosi davanti quel viso perfetto. Si avvicinò subito per baciarlo
e il sapore salato delle lacrime invase il loro palato.
Forse era un sogno, una bugia. Gabe non se ne
capacitava, sospeso in uno stato di ebrezza che non gli permetteva di ragionare
pienamente. Nella sua testa, suonava quella melodia dolce che lo stava
trascinando.
** *
*2o11*September
Un ragazzo fissa il paesaggio
fuori dal tourbus. La strada scorre sotto le ruote, mentre l’aria condizionata
lì dentro inizia a farsi soffocante. Si allarga appena il colletto della maglia
a righe grige e nere, prima di affondarsi nel divanetto. Il suono di un
videogioco arriva distante, mentre qualcuno ridacchia dicendo di aver quasi
vinto la partita. Si passa la mano fra i capelli, andando a togliersi gli
occhiali dalla montatura nera per appoggiarli al tavolo. È stanco… Questo tour
è sfiancante, nonostante ogni sera sul palco sia invaso da un’iperattività
inspiegabile. Ma lui è sempre stato così… Un po’ di musica, un po’ di pubblico,
un pizzico di adrenalina e via. Cantare gli viene naturale, non puo’ fare a
meno di agitarsi quando è sullo stage.
Questo gliel’ha insegnato
qualcuno, anni prima. Deve tutto a lui…
Quel ragazzo che gli aveva domandato di cantare per lui, di usare la sua voce per
interpretare i suoi testi e la sua musica. Lo aveva fatto. Guarda un po’
dov’era arrivato grazie a lui. Ed
ora? Ora dov’è lui? Dov’è?
Sospira, voltandosi verso uno
dei suoi compagni di avventure. Oh, che appellativo stupido con cui definirli!!
Sempre il solito coglione. Hanno appena lasciato New York dopo averci suonato
con i Black Cards, dirigendosi in altre città per altre date. Da quanto sono in
tour insieme, ormai? Sono una band a tutti gli effetti. Sta benissimo così. Sì,
è tutto perfetto anche così.
Certo, gli piacerebbe rivedere
lui, ogni volta che cerca quegli
occhi nocciola. Eppure affonda in due grandi occhi azzurri che lo fissano
maliziosi.
-…peccato che non siamo
rimasti a New York per il quindicesimo della Fueled By Ramen. Mi sarebbe
piaciuto vedere un po’ di gente.-
Mormora il ragazzo, rivolto
all’amico al suo fianco. Questo fa spallucce e gli passa una mano sulla
guancia, dolcemente.
Vorresti che anche lui tornasse a toccarti in quel modo, vero? Ti piacerebbe averlo ancora
al tuo fianco per sentirti al sicuro. Eppure guarda dove sei, senza di lui. Sei salito così in alto, hai
girato il mondo con il tuo nuovo album. Lo sai perché sei qui, eh? La promessa che gli hai fatto anni prima… Sì,
quando gli hai giurato che saresti stato tutto quello che voleva lui. La sua voce, la sua musa, il suo futuro. Ma lo
sei stato davvero? Sei ancora tutto questo per lui?
Continua…
_____________
Ciao a tutti & buon
compleanno a Fever!!!!!! <3
Manco a farlo apposta
Brendon e Ryan sono i protagonisti di questo capitolo –anche se Gabe c’è sempre
in gran parte e vabbè, è il personaggio principale!- XD
Comunque… Parliamo di
questo smatto.
Prima di tutto: Pete sta
malissimo. Ormai non
ne ho dubbi!!! XD Seriamente, tutto il discorso sulla gomma piuma, le galline e
la pasta frolla non ha alcun
senso!! È pazzo!
Ma parliamo di Pete
Wentz, d’altronde…
Che si è scoperto stare
con Patrick probabilmente, dato che si sbaciucchiano! Chissà…
Come dice Ross sembra che
voglia anche Gabe.
Ma chinon vuole Gabe Saporta?!?!?!
Per quanto riguarda Bill
e Gabe, fanno i teenager innamorati in questo capitolo. Non volevo far arrivare
Bill perché ha ancora una relazione con Trav e –come ha spiegato Gabe- non puo’
cacciarsi in casini mandando a puttane un progetto. O forse semplicemente
nessuno se la sente di mandare a monte la relazione?? XD
Il capitolo finisce
anche con Beckett che si presenta dal sudamericano alle due di notte… Massì!
Tutti a far casino il sabato sera, non si dorme!!!
La scena continuerà nell’ottavo capitolo, non
preoccupatevi!!!
Per quanto riguarda Ryan
e Bden… Perché non li ho fatti baciare?!?? Sono così cariniii… Q__Q
Mi pento di quel che ho
scritto, ma migliorerò presto la loro situazione, lo giuro!!
Per adesso sono solo
coccolosi.
Anche se Ross non
desidera altro che farsi Brendon in ogni momento della giornata!! XD
Bden è troppo scemo per
capirlo!!
Per quanto riguarda il Settembre 2011 penso
che capirete da voi di chi si sta parlando e che sta succedendo!!!
Capitolo 8 *** I album. Eighth Track *And I'd Promise You anything for another Shot of Life* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
Eighth track *And I’d
Promise you Anything for another Shot Of Life *
*2oo6*August
Adesso è troppo tardi per andarsene, si sta facendo chiaro fuori.
Il sabato sera per Gabe è
qualcosa di sacro, ma no... Non solo perché è ebreo. Lo è per la maggior parte
della gente che vuole battere le piste nei club per perdere la cognizione del
tempo, per chi vuole divertirsi e staccare la spina.
Per lui il sabato notte era il
devasto totale, il giorno in cui la sua filosofia di vita del “andiamo a sbronzarci” doveva essere legge. Quella
sera ci era andato giù pesante come al solito, ma non era riuscito a cadere a
terra privo di sensi. D’altronde il fatto di andare a casa all’una e mezza
aveva spezzato la serata a metà… Certo, nonostante l’alcool in circolo nel suo
corpo fosse già abbastanza. Peccato solo che la sbronza lo avesse preso male e
non riuscisse a togliersi quel magone dal petto.
Mentre trascinava Beckett in
casa con quel bacio violento, voleva recuperare un po’ di speranza. Sentiva
però che non avrebbe potuto cambiare la propria esistenza con quell’azione. Ma chi se ne frega, concluse, voleva divorare le labbra del ragazzo e nulla
l’avrebbe fermato. Neanche quella tristezza.
Chiuse la porta alle loro
spalle senza staccarsi un secondo dal castano, che sembrava esser preso dal
bacio quanto lui. Si spinsero verso la parete, dove la schiena di Bill andò a
cozzare violentemente. Le mani del moro scorrevano veloci lungo il torace
dell’amico, andando a cercare quei fianchi perfetti. Li strinse forte, prima di
accarezzarli da sotto il tessuto leggero della maglietta. Le ossa delle anche
del ragazzo sporgevano, tese in avanti verso il bacino di Gabe. Si
allontanarono giusto per riprendere fiato ed i loro occhi si incontrarono.
Deja-vù…Bill
sorrideva e catturava le sue labbra prepotentemente. Accadde
davvero.
Il più giovane si aggrappò
alle spalle nude di Gabe impiantandoci i polpastrelli, mentre la sua lingua gli
ispezionava l’interno della bocca. Non
voleva più staccarsi, rimuginò William, se solo avesse potuto avrebbe di certo divorato Saporta. Non
capiva che cosa stesse accadendo dentro di lui. Voleva diventare un tuttuno con
l’ex leader dei Midtown. Ma non si trattava di un semplice desiderio carnale…
Era qualcosa di più. Aveva bisogno di avere Gabe, di essere una cosa sola con Gabe.
Il sudamericano si staccò
appena, ansimante ed eccitato. Le guance in fiamme, l’erezione pulsante nei
suoi jeans… Quell’eccitazione aveva lavato via ogni senso di mestizia. Il
ragazzo era miracoloso, una sorta di antidepressivo vivente. Gli sfilò la
maglietta esaminando ogni centimetro di pelle man mano che veniva scoperto. Il
ventre completamente piatto, l’ombelico ben disegnato, le costole visibili
sotto la pelle pallida, la clavicola sporgente… Si abbassò a baciare quella
gola candida, venendo solleticato dai lunghi capelli. Il profumo di balsamo gli
invase le narici e si accorse che sembrava quello di una ragazza. Sorrise
appena, prima di far passare una mano sulla schiena del castano e farla
scendere a stringergli le natiche. Questo si lasciò scappare un piccolo gemito
di piacere che aggravò l’eccitazione di Saporta.
-…desideravo tanto baciarti
ancora.-
Mormorò, schiacciandosi contro
Beckett. I loro petti scarni collidevano, mentre i respiri si facevano
affannati.
-Speravo che me lo dicessi…
Aspettavo quell’sms… sai… ero impaziente.-
William fece scorrere le mani
sulla sua schiena, prima che la destra scivolasse avantifino al cavallo dei suoi jeans. Strinse
piano, avvertendo l’erezione incipiente e decidendo di aprire la zip. Saporta
venne percosso da un brivido e si lasciò scappare un gemito quando la mano
dell’altro iniziò a muoversi attorno al suo membro. Cercò di nuovo le sue
labbra per morderle e baciarle, ma il bacio veniva rotto dai suoi sospiri.
Fortuna che il chico
voleva solo baciarlo. Pensò –anche se poco lucidamente- il sudamericano.
La cosa si stava facendo molto più caliente che nei suoi sogni. Spinse appena il bacino in
avanti, così che Bill lo prese quasi per un invito e si abbassò in ginocchio
davanti a lui. Okay, sì, la cosa era
davvero interessante. Afferrò i capelli del castano e si chiese se per
caso non gli avesse fatti crescere apposta per quel momento. Gemette non appena
le labbra di Bill lo sfiorarono e addio mondo. Decisamente, concluse Saporta, non era stata una brutta idea mandare quell’sms al ragazzo. Nonostante
fosse stato l’alcool a fargli sfuggire una proposta in tutta sincerità…
Il piacere di Gabe si riversò
senza preavviso, così che fu costretto ad appoggiarsi al muro con un
avambraccio chinandosi in avanti. William si alzò poco dopo, cercando il suo
sguardo perso e vacuo, così che poi andò a baciargli le labbra. Fu il turno di
Gabe ed nfilò la mano nei boxer del più giovane per pensare alla sua
eccitazione, giusto per sdebitarsi immediatamente. I gemiti di Bill erano
qualcosa di inconcepibile e quasi desiderò di poterli incidere in un album da
riascoltare tutta la vita. L’apoteosi fu quando venne nella sua mano con un
verso strozzato. Se solo avesse avuto vicino un registratore non ci avrebbe
pensato due volte ad accenderlo… Quella voce non era solo bella quando cantava,
anzi. Così era mille volte meglio. Per non parlare della sua espressione persa
ed appagata. Quegli occhi nocciola sciolti dal piacere. Quel sorriso…
-…sei bellissimo, niño.-
Mormorò
il moro, abbracciando forte Beckett ed affondando il volto fra i suoi capelli
per inspirarne il profumo. Era come se dopo tutta quella foga di divorarsi a
vicenda, avesse bisogno di un attimo di pace. Voleva stringere il ragazzo per
sempre, senza più doverlo lasciare andare. Era una cosa strana... Sapeva che
non poteva accadere una cosa simile e sapeva benissimo di non volere una
relazione. Il problema con Bill era questo... Ogni volta che lo aveva vicino non era
mai abbastanza. Voleva sempre qualcosa di più. Voleva che non se ne andasse mai
e fosse per sempre suo. Ma
non avrebbe mai potuto esserlo.
Prima
di tutto per colpa della presenza di McCoy, poi per la sua cattiva attitudine.
Non poteva permettersi una storia con Bill.
-Tu
sei perfetto Gabe.-
Nel
dirlo Bill sciolse quell’abbraccio dopo un tempo infinito e si allontanò appena
per sistemarsi i pantaloni. Il padrone di casa lo imitò e si voltò verso la
penisola della cucina, pensando di cucinare qualcosa. Magari gli sarebbe scesa
totalmente la botta dell’alcool.
-Mangi
qualcosina? Ti faccio un sanwich...-
-Sì.
Uh. Grazie.-
Mentre Saporta andava dritto
al frigorifero, il più giovane si diresse lentamente alla vetrata. Guardò la
spiaggia stringendosi nelle spalle, come ad abbracciarsi da solo. La fronte
appoggiata contro la superficie fredda del vetro. Se avesse potuto, si sarebbe
trasferito in quell’appartamento… Ogni mattina si sarebbe svegliato con
l’oceano davanti e se lo sarebbe lasciato alle spalle solo di notte. Aprì
appena il vetro per poter uscire sulla terrazza e sentire la brezza fresca.
Rabbrividì e chiuse gli occhi, dondolando appena la testa. Prese a canticchiare
piano una canzone di Lou Reed.
-Don't
swim tonight my love, the sea is mad my love…-
-…
it's known to drive men crazy.-
Aggiunse Gabe, arrivandogli
accanto e porgendogli un sandwich. Lui l’afferrò sorridendo e ne prese un
piccolo morso, perdendosi in quegli occhi neri. Se non si fosse conosciuto così
bene, avrebbe creduto di essere follemente innamorato di quell’uomo. Ma non era
un amore senza speranza quello che provava. Ne era certo. O forse se ne stava solo convincendo, ponderò
masticando, forse semplicemente non
voleva perdere la ragione in una storia d’amore. Odiava le storie d’amore.
-Per quel che è successo…-
Attaccò all’improvviso il moro, andando ad appoggiarsi alla ringhiera del
balcone. -…non… Non creerà problemi con McCoy?-
William fece spallucce ed
imitò l’amico, voltando però la schiena all’oceano.
-Non ha mai detto nulla e…
ecco… Sai che l’altra notte lui è stato a letto con un’altra. Quindi… Quindi
perché dovrebbe… cioè… perché dovrebbe aver dei problemi?- Morse un angolo di
sandwich e poi sospirò. –Sono adulto, posso decidere con chi passare la notte.-
Non balbettò nell’ultima parte
del discorso, sicuro di quello che stava dicendo. Era dell’idea che quella con
Travie fosse una storia senza capo né coda, qualcosa che non stava in piedi se
non per scenate di gelosia e sesso. Non si era mai parlato di amore. Forse
anche Gabe pensava che stessero insieme perché innamorati persi. In effetti la
domanda in quel momento gli scappò, come se avesse letto nei suoi pensieri.
-Di solito se ami qualcuno non
lo tradisci, no?- Fece, spostando lo sguardo dall’oceano al volto di Bill. –O
mi stai dicendo che non te ne importa nulla di lui?-
Gabe allungò la mano per
sfiorare la guania liscia ed appena arrossata del ragazzo, trovandola gelida. Aveva paura della risposta che stava per ricevere,
ma era dannatamente curioso.
-Mi importa di lui. Gli voglio
bene e siamo grandi amici…- Biascicò il cantante dei TAI, afferrandogli il
polso. –Ma non lo amo.-
-L’amore è una grande bugia, niño. La
peggio merda che ti propina la società...- Dicendolo le sue labbra si curvarono
per il disgusto. –Il sesso è il futuro... La troiaggine è rivoluzione.-
William
rise divertito alle sue parole e finì il panino, sporgendosi verso di lui e
facendo sfregare i loro nasi.
-La
“troiaggine”?-
Domandò
curioso, mentre Gabe gli afferrava il fianco ridacchiando.
-Non
c’è niente di meglio che il sesso casuale. Ti prometto che un giorno ti darò un
motivo per adottare questa filosofia...-
-Parli
ancora di quella... uhm... famosa “benedizione del Cobra”?-
Si
scambiarono un bacio e poi il padrone di casa decise di rientrare per andare ad
occupare il divano. Stettero seduti in silenzio l’uno accanto all’altro per
ore, forse, mentre Gabe accarezzava quei capelli non riuscendo a fermarsi.
Quando chiuse gli occhi per qualche istante si immaginò una vita intera insieme
a quel ragazzo. Provò a pensare come fosse svegliarsi la mattina ed incontrare
il suo sguardo languido, poterlo baciare ed accarezzare in ogni momento della
giornata... Sì un sueño.
-Bill...-
Mormorò
improvvisamente, facendo scattare spaventato il soggetto in questione.
-...cosa?-
-Un
giorno ti porterò con me a Montevideo per farti vedere la costa.-
Non
sapeva nemmeno lui perchè lo disse e da dove fosse uscita questa cosa, che
suonava quasi come una promessa. Il castano sorrise e si accomodò appoggiando
meglio la testa al suo petto. Gli afferrò la mano, iniziando a giocare con
quelle lunghe dita dannatamente belle.
-Sì...
uh. Dev’essere bella.-
-Mai
quanto questa. Ma ti prometto che ti piacerà...-
William
sospirò, forse stava sorridendo... Gabe non poteva vederlo in viso da quella
posizione. Gli strinse la mano e lasciò un bacio sui suoi capelli, buttando uno
sguardo alla sveglia. Erano già le quattro e mezza del mattino... Il tempo volava
accanto a quel ragazzo. Che cosa strana. Ogni istante era prezioso come un
diamante, ma si consuma alla velocità della luce lasciandosi alle spalle solo
polvere cristallina.
-Cazzo,
guarda che ore sono...-
Si
fece sfuggire stupito, così che pure Beckett se ne rese conto e scattò in
piedi. Barcollò un secondo per lo stordimento e poi si voltò verso il padrone
di casa.
-Scusami
io... Io n-n-non... uh. Io non volevo rimanere tutto questo tempo. M-ma... Non
me ne sono nemmeno... io... cioè... Non me ne sono reso conto. Devo andare...-
Si
scostò come al solito i capelli dal viso, portandoseli nervoso dietro
all’orecchio. Saporta si raddrizzò a sedere ed appoggiò un gomito al bracciolo,
spogrendosi verso di lui. Gli occhi neri spalancati per il dispiacere.
-No...
è... Adesso è troppo tardi per andarsene. Si sta facendo chiaro fuori...-
Farfugliò speranzoso. –Puoi restare.-
L’indecisione
si dipinse velocemente sul quel viso da bambino, mentre le idee piùdissonanti
si facevano spazio nella sua mente. Avrebbe voluto dire di sì… Che sarebbe
rimasto lì fino alla mattina dopo. Che avrebbe voluto svegliarsi fra quelle
braccia. D’altro canto, pensare che Travie lo stava aspettando a casa lo
demotivò alla svelta. Aveva paura di perderlo per colpa di una scelta avventata
come quella.
-Giuro che se resti qui non lo
dirò a nessuno…- Disse il sudamericano afferrandogli la mano. –Ti prometto che
vedere l’alba sulla spiaggia sarà la cosa più bella mai fatta in vita tua.-
Bill sorrise impacciato e,
dopo averla stretta appena, lasciò la mano di Gabe.
-Sì, lo sarà… Ma la prossima volta.-
Così,
in silenzio, Saporta restò seduto sull’orlo del divano a guardare la creatura
più fantastica che il Cobra gli avesse donato che se ne andava. Non appena la
porta si chiuse si portò le mani al volto e sospirò, sentendo che quella botta
triste stava risalendo nel suo petto. Solo il pensiero delle labbra di Beckett
sul suo corpo lo tennero lontano dallo sprofondare del tutto... Sorrise appena,
lasciandosi affondare nei cuscini del sofà con il pensiero ricorrente che forse
la vita non stava poi girando male.
In qualche modo un po’ di Bill era comunque suo...
***
Le riprese di Bring It erano
iniziate nel primo pomeriggio e William era arrivato con Travie giusto mezz’ora
in anticipo. Gabe era già sul set e notò immediatamente che il modo in cui il
castano guardava il proprio ragazzo non era lo stesso di prima. Era come se il
dubbio si fosse dipinto perennemente sul suo volto. Poteva benissimo intuire
che qualcosa si era incrinato nella loro relazione.
Era tutta colpa della notte passata insieme, concluse Saporta, altrimenti non avrebbe potuto spiegare il
distacco improvviso. Fortuna che il ragazzo aveva detto che non gliene
fregava nulla di travis già in precedenza! In quel momento sembrava così freddo
che non notarlo era impossibile. A dirla tutta pure l’afroamericano sembrava
abbastanza scazzato… Passò la prima ora sul set a masticare un chewingum,
mentre gli spiegavano esattamente come stare durante la rappata, vestito da
hostess. Fu proprio mentre lui girava quella scena, che Bill si avvicinò a Gabe
e gli sorrise dolcemente. Addirittura Maja sembrò accorgersi di quello che
c’era scritto sul viso di Beckett, dato che li lasciò soli. E lo fece invano,
dato che Pete arrivò correndo per dir loro che Gabe doveva cantare sul nastro
trasportatore e William doveva andare in sala d’aspetto. La separazione fu
sentita, ma il lavoro era lavoro.
Si ritrovarono tutti insieme
solo quando dovettero registrare la discesa dall’auto e la camminata per l’aereoporto.
Gabe fece sfuggire involontariamente lo sguardo su Bill mentre stavano girando
e questo ricambiò immediatamente… Senza farlo apposta quell’occhiata fu
catturata nel video, un po’ come se il sentimento che provavano dovesse essere
immoralato da una telecamera per permetter loro di comprenderlo.
Fu durante la pausa che tutti
si ritrovarono attorno ad una torta alla marmellata, nell’attesa di girare
altre due scene. Il giorno dopo avrebbero finito ed il video sarebbe stato
pronto per esser montato e poi trasmesso dalle reti. Pete era particolarmente
agitato per tutti loro e si era appiccicato a Maja per complimentarsi, mentre
pure Samuel L. Jackson si avvicinava a loro addentando la sua fetta di torta.
-Non posso crederci!! Questa
canzone è spettacolare e.. l’idea! Tu che distrai i controlli… Sei
grandiosa!!!-
Fece il bassista alla bionda,
che si limitò a sorridere forse un po’ intimorita da tutta quell’esaltazione.
McCoy se ne stava invece seduto su una sedia a fissare due dei protagonisti del
video, che erano dall’altra parte del tavolo a civettare. Oh, insomma… Il più
stupido lì in mezzo si sarebbe accorto in fretta che la cosa tra loro si stava
facendo calda. Al rapper non sfuggì di certo la carezza lasciva che Gabe diede
al ragazzo. Niente di che… Ma il modo in cui l’aveva fatto gli dava i nervi.
Strinse la sua bottiglia di birra senza staccare lo sguardo da quei due, finchè
Wentz gli arrivò appresso e gli appoggiò la mano alla spalla.
-Trav! Come andiamo? Sei stato
bravissimo! Anche l’idea di flirtare con Maja è riuscita strabene!!- Esclamò
tutto fiero, prima di voltarsi verso il suo migliore amico. –Anche GabeyBaby è
sempre il solito genio!-
-Ahaa… è bravo. Sì.-
Rispose l’afro, pensando però
tutt’altro. Saporta era bravo a portargli via il ragazzo, non a girare il
video. Era quella la cosa che gli stava riuscendo meglio… Ma che poteva farci?
Sapeva bene che Bill era irrimediabilmente attratto dal leader dei Midtown
praticamente dai tempi del liceo. Sperava solo che si trattasse di una sveltina
e via. Per questo l’aveva lasciato andare al suo appartamento in Santa Monica
quel sabato e nemmeno era più tornato sull’argomento. Non bastava scoparselo una volta esattamente come
aveva fatto anche con tutti gli altri? Pensò, azzannando
violentemente la torta. Che cambiava
adasse con Gabe? Okay, era affascinante… Ma era dannatamente stupido. Era
solo un alcolizzato senza speranza con un bel corpo.
A quanto pare William non
pensava lo stesso, dato che i suoi occhi si illuminavano ogni volta che
incontravano quelli del sudamericano. Pure Pete –appunto la persona più idiota
lì in mezzo- lo notò e battè appena le mani. Cercò di non far capire a Travis
quello che pensava e si allontanò felice. Doveva ammetterlo… Nonostante
provasse dei sentimenti contrastanti per il suo migliore amico, era felice che
avesse trovato in William una via d’uscita dalla sua storia con Bianca.
Un’alternativa all’alcool, insomma. Sempre che lo fosse… Non era sicuro che
sarebbe bastato Beckett per allontanarlo dalla vodka.
Altro motivo per cui era
felice, era il fatto che se Gabe era occupato con il castano, lui poteva
dimenticarlo. Sì, se Gabey era felice, lui avrebbe pensato solo a Patrick senza
doversi preoccupare. Voleva solo che
il moro potesse trovare qualcuno a cui attaccarsi. William Beckett era decisamente una delle persone
migliori che potevano capitargli… Fu mentre rimuginava su questa
cosa che si accorse che i due soggetti in questione erano scomparsi.
Ritornarono comunque nel giro di cinque minuti con due caffè della macchinetta in
mano, placando le pazze supposizioni da film porno che erano nate nella mente
del produttore.
Le riprese ricominciarono e si
dedicarono all’arrivo in sala d’aspetto, dove l’aria tra Gabe e Bill sembrava
cambiata un’altra volta. C’era come un incantesimo tutt’intorno a loro, tanto
che l’occhiata che si scambiarono su comando del regista sembrò ancora più
sentita della prima.
Nonostante le riprese fossero
finite, Travie non si azzardò a parlare con William. Non gli andava che la
verità gli venisse sbattuta in faccia crudelmente… Preferiva fare
l’indifferente. Se il ragazzo avesse voluto lasciarlo di sicuro gliel’avrebbe
detto senza problemi. La cosa però sembrò una pazzia, perché nel momeno in cui
furono di nuovo a casa da soli Bill sembrava il solito… Si mise a sedere sul
divano ed ammiccò verso il compagno, indicandogli di avvicinarsi.
McCoy non capì… Ma evitò di
ragionarci troppo, andando a baciare quelle labbra ed approfittando di quel
momento per far di nuovo l’amore con lui. Il prblema di Bill era sempre stato quello… Sembrava una persona così
dolce, ma alla fine era il peggior menefreghista della storia. Era impossibile
capire se, mentre entrava dentro di lui, fosse veramente cambiato qualcosa. Se
in quella testa piena di pensieri ingarbugliati ci fosse spazio solo per Gabe o
ce ne fosse pure per lui.
Nonostante ciò, decise di
fregarsene. Finchè William non lo avesse lasciato di sua volontà, lui se lo
sarebbe tenuto stretto. Gabe poteva
anche giocare le sue carte migliori a quel punto… Lui
avrebbe giocato le sue.
***
Gabe tornò al suo appartamento
con un paio di bottiglie ed andò dritto sul divano per potersele scolare in
tutta tranquillità. Non aveva nessuna intenzione di uscire di casa quella sera…
Non gli interessava incontrare altre persone, perché il suo pensiero fisso era
William. Dannazione a lui…
Pensò stappando la vodka e versandola nel suo enorme bicchiere. Voleva convivere tranquillamente con quella cotta
ed invece il ragazzo rendeva le cose difficili. Quando stavano lontani
riusciva anche a pensare che essere single era decisamente la scelta giusta…
Poi, nel momento in cui incrociava quegli occhi nocciola, gli veniva voglia di
passare la vita al suo fianco.
Addirittura durante le riprese
gli era voluta una voglia irrefrenabile di baciarlo, di dichiararsi e di
portarselo a casa. E, come se non bastasse, quando erano andati alla
macchinetta il cantante dei TAI aveva cercato le sue labbra, catturandole in un
bacio dolcissimo che lo aveva lasciato senza parole.
La cosa cominciava ad essere terribilmente
stancante. Possibile che non poteva pensare ad altro?
Per peggiorare la situazione
Beckett decise di mandargli un sms. Bene,
perfetto! Concluse Saporta cinicamente. Perché non gli mandava pure un mms con una sua
foto completamente nudo? Ci mancava solo quello per sputtanargli il cervello!
From: |Bill_Beckett| Dicono che mercoledì notte ci sarà un picco delle
temperature… La mattina sarà serena ed il vento sulla costa sarà sopportabile.
;) #CBSNews4Ever W.
Dannato ragazzo… Gli stava
proponendo di passare la notte sulla spiaggia? Non poteva veramente fargli
questo…
To: |Bill_Beckett| La notte sarà solo nostra allora… G.
Dopo aver risposto mandò giù
un sorso dell’alcolico e chiuse gli occhi per ripensare al sabato sera appena
passato. Si ricordò del lungo bacio che si erano scambiati, prima di passare ad
altro… Il ragazzo che si abbassava a terra, abbassandogli i boxer. I gemiti
rochi che si era lasciato sfuggire… Sorrise appena sentendosi percorso da un
brivido. Improvvisamente gli venne in mente il profumo di balsamo di quei
bellissimi capelli castani. Come in automatico la melodia che gli ronzava in
testa quella volta, ripartì.
Si alzò di scatto e si guardò
attorno, prima di correre nel suo piccolo studio per recuperare chitarra e
tastiera. Doveva assolutamente buttare giù quella cosa… Era dentro la sua mente
e doveva farla uscire. Mentre cercava gli accordi giusti, le immagini di quella
notte continuavano a scorrergli davanti… Le parole di Bill, la promessa di
vedere l’alba insieme. Ci sarebbero riusciti… Aveva tutto in mente per
mercoledì notte.
Il ragazzino avrebbe suonato
alla sua porta, gli avrebbe fatto mangiare le specialità dell’Uruguay prima di
fare un paio di brindisi al loro incontro segreto. L’avrebbe poi portato giù
alla spiaggia, dove si sarebbero stesi su un telo con lo sguardo fisso verso il
cielo… Avrebbero aspettato l’alba abbracciati e poi sarebbero tornati al suo
appartamento. E sì, Bill sarebbe rimasto con lui.
In quel momento scrisse il
ritornello di quella canzone che avrebbe voluto incidere velocemente, prima che
scomparisse dalla sua testa. Ancora
oggi desiderebbe cantarla cullando il castano con la sola luce dell’aurora
sulla West Coast ad illuminarli.
Now it’s too late to
go: it’s getting light out.
I know you don’t wanna
sleep here alone…
Just take it easy.
** *
*2o11*September
Un uomo si sveglia
improvvisamente, rendendosi conto di essersi addormentato sul divanetto dello
studio. Si guarda attorno e subito incontra lo sguardo di una ragazza
bellissima. Questa alza il sopracciglio sottile e poi sorride, tornando a
trafficare con il proprio cellulare. Guardandosi attorno, l’uomo nota che non
deve aver dormito molto. Sospira alzandosi da lì e stiracchiandosi, prima di
andare alla moka elettrica per prepararsi un caffè.
Il suo cellulare vibra e
controlla chi è, stringendo l’i-phone fra le mani tatuate. Un sms da uno dei
tanti numeri di Saporta. Fa fatica a credere a quello che sta leggendo, ma gli
sfugge un piccolo sorriso. C’è della mestizia nella curva delle sue labbra. Non
sa se è veramente contento di quello che ha appena letto.
From: |GabeyBaby_2| …è veramente venuto da me. G.
Sa bene che sta parlando di
William Beckett. Di chi altri sennò? L’unica persona che vive costantemente in
un idillio nella testa di Gabe. Gli sembra ieri quando ha ricevuto per la prima
volta quell’sms in cui diceva di aver visto l’alba con il suo niño. A
quel tempo la cosa l’aveva reso felice ed orgoglioso.
Ora
no. Ora vorrebbe che Saporta fosse solo, attaccato alla sua bottiglia. Che
crudeltà... Se solo gli altri sapessero quello che gli passa in testa
smetterebbero di amarlo in quel modo. Ma non tutti sono perfetti... Nemmeno lui
lo è.
Sì,
da quando le persone che amava l’hanno abbandonato, lasciandolo in questo limbo
di solitudine. Qualcosa nella sua presunta perfezione è andato distrutto...
Cosa faresti adesso, pur di tornare indietro e cambiare il presente? Cosa
chiederesti di fare a Gabe? Non lasceresti che se ne vada con
William, te lo terresti stretto… Sì, non solo come un amico. Gli prometteresti qualsiasi cosa per un avere un
altro goccia di quella vita perfetta che avreste potuto vivere.Lui accetterebbe o sceglierebbe comunque Bill? Sei
solo il suo migliore amico, non di certo il sogno di un amore perfetto…
Continua…
_____________
Ciaooooo!!!! *-*
Ho finito pure l’ottavo
capitolo giusto due secondi fa e lo posto, specialmente per Claudia che ha bisogno di Gabilliam!!!
Spero che ti piaccia <3
Eeee… Voilà!!!
Il capitolo si apre con una
scena spinta finalmente!!! I due piccioncini fanno qualcosa dopo 40000
capitoli!!!
Un
applauso!!!
Ora bisogna scoprire se riusciranno a vedere quest’alba
insieme e se mangeranno riso e fagioli neri nell’appartamento di Gabe, anche se
si spera succeda altro!!! XD
McCoy poveretto non sa
nemmeno lui cosa fare, ma non si lascia scappare Bill –chiamiamolo stupido!!!!-
Non so se avete capito di
chi si parla nel presente di questo capitolo, ma sappiate che mi dispiace un
sacco per lui D:
PS se non l’avete letta ho
iniziato un AU sul video di A Little Less Sixteen Candles, a Little More Touch
Me. “Bury me in
Memory”
Capitolo 9 *** I album. Ninth Track *You Remind me of August...* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
Ninth track * You remind me
of august… *
*2oo6*August
Era mercoledì.
Non avrebbe dovuto interessare
a nessuno, in effetti, ma quel giorno le temperature erano talmente alte che
l’unica cosa che si poteva fare era stare davanti al condizionatore. Nemmeno
questo pareva importante. Eppure Gabe continuava a ridacchiare, mentre si
asciugava il sudore dalla fonte. Il caldo di quella giornata lo stava uccidendo
lentamente, ma non gliene fregava assolutamente nulla. Più caldo faceva, più la
notte sarebbe stato piacevole restare sulla spiaggia. Avrebbe sopportato
qualsiasi cosa pur di arrivare a sera.
Quel pomeriggo era libero da
impegni e l’indomani avrebbe iniziato ad andare in studio per l’album. Le
registrazioni di SOAP erano finite e la sera prima avevano festeggiato tutti
insieme per la riuscita del video. William si era ubriacato e nel club gli si
era avvicinato in mezzo alla pista, scansando la bionda con cui stava ballando.
Non che Saporta si fosse offeso, anzi… La cosa lo stava eccitando a dei livelli
assurdi. Peccato che Travie era arrivato a riprendersi il proprio ragazzo per
portarlo a casa prima che vomitasse sul dj.
Gabe si era quindi preso
un’altra ragazza a caso tra la folla e l’aveva corteggiata fino ad essere
invitato a casa sua. L’aveva lasciata la mattina presto, dopo una doccia ed un
caffè, per poi prendersi un taxi e tornare al suo appartamento in Santa Monica.
Quelle giornate erano decisamente il top. Ma la notte che doveva arrivare… Nel pensarci il moro sospirò. Si aspettava così tante cose che il suo cervello
poteva esplodere da un momento all’altro. Esattamente come la cerniera
dei suoi jeans… Dannazione, perché erano così stretti?! Doveva smettere di
pensare cose sconce su quel santissimo ragazzo.
-Madre de Dios!!! El niño es la destrucción de la mi mente...-
Mormorò
decidendo di prendersi un
attimo di pausa dalla preparazione della cena per concedersi un cocktail.
Infondo il riso poteva benissimo aspettare, ma la sua testa no. Quella stava
seriamente per fottersi automaticamente. Fu mentre si scolava la vodka redbull
sul divano, che suonarono al suo campanello. Scattò in piedi sgranando gli
occhi… Doveva essere il suo chico.
Oddio, ma perché quell’anticipo esagerato?!
-Calma, Gabe. -
Si sistemò i capelli specchiandosi nel tavolino in vetro, prima di
andare a grandi balzi alla porta.
Il solito deja-vù… Bill lo aspettava dietro la porta e gli si buttava fra
le braccia per baciarlo.
Le sue aspettative furono
deluse quando aprendo dovette abbassare lo sguardo verso Pete. La sua comparsa
lo lasciò esterrefatto.
-Petey…?-
Domando con un tono tombale
che venne subito recepito dal più basso. Quest’ultimo entrò in sala superandolo
e poi adocchiò la vodka sul tavolino sorridendo.
-Ti prendi una sbronza
solitaria in pieno pomeriggio, Gabeybaby?-
Si avventò a prendere un sorso
dal bicchiere dell’amico, che era rimasto immobile sulla soglia non riuscendo a
staccargli gli occhi di dosso. Aveva desiderato così tanto che fosse Beckett
che non riusciva a credere che potesse arrivare qualcun altro. Nemmeno il suo
migliore amico! Cazzo, doveva
smetterla di farsi incantare dal cantante dei TAI, stava impazzendo!! Pregò
il Cobra di salvarlo da quella fissazione prima che diventasse qualcosa di più.
Sarebbe bastata quella notte e i
bollori si sarebbero placati, no?
-Stavo solo facendo una
pausa…- Mormorò, avvicinandosi al bassista. –Sto preparando la cena per me e…
per Bill. Sai… Si è autoinvitato.-
-Oh ma è fantastico Gabey!!
Sono così contento per voi due!!!- Fece battendo le mani e gettandosi sul
divano. –Cioè, mi dispiace per Trav, povero. Ma siccome tu sei il mio migliore
amico preferisco che sia tu quello felice con William, piuttosto! Allora… Che
mi racconti? Vi siete baciati? -
La parlantina di Pete lasciò
il padrone di casa un po’ spaesato, mentre prendeva posto sul divano. Lo guardò
dubbioso, prima di lasciarsi sfuggire un sorriso ed afferrare il suo cocktail.
Sapeva di poter dire qualsiasi cosa a Wentz, esattamente come aveva sempre
fatto anche quando stava con Bianca. Non aveva segreti con lui… Non riusciva ad
averne quando si specchiava in quegli occhi sinceri.
-Sì. L’ho baciato al molo, poi
ci siamo… Ci siamo baciati anche qui, nel mio appartamento.-
-Oh!! Ma è stupendo!!! Solo
questo?! Non avete ancora fatto sesso?-
Domandò innocentemente il
produttore appropriandosi della bottiglia di vodka e prendendone un sorso.
Aspettava una risposta affermativa, ma dallo sguardo di Gabe si capiva
benissimo che non era ancora successo nulla. Eppure era da un mese che si
conoscevano! Era impossibile che non fosse ancora finito a letto con William
Beckett! Non era da lui non portarsi sotto le coperte qualsiasi essere in grado
di respirare, animali esclusi ovviamente.
-Non l’hai fatto?!?!- Urlò
sconvolto, trapanando i timpani al sudamericano. –No! È impossibile che tu non
abbia ancora messo le mani addosso a William!!! Ma sei cieco?!-
-Non è così facile come
sembra!!!-
Rispose Gabe sulle difensive,
portandosi una mano fra i capelli. Non si era mai spiegato con nessuno e non
era sicuro di poterlo fare in qul momento. D’altronde nemmeno lui sapeva che
cosa gli stava succedendo con quel ragazzo. Sapeva solamente che voleva fare
l’amore con lui, ma non poteva approfittarsi di una sbronza. Altrimenti ci
avrebbe pensato la sera precedente, ancora prima che Travie comparisse
magicamente per portarselo via.
-Mi stai dicendo che così
giovane hai già problemi con il tuo fratellino?-
-PETE!!!!- Il sudamericano
arrossì e tossicchiò. –Lì sotto funziona tutto fin troppo bene… Il problema è
un altro. Semplicemente non so come reagirò. So che voglio farmelo… E a volte
penso che magari poi, una volta tolta la voglia, la cotta mi passerà.-
Si fermò. Lo sguardo perso sul
foglio protocollo abbandonato sul tavolino. La sua mente mandava in repeat la
frase “The world is fading, I'm here
with you” e la melodia risuonava di sottofondo. Oh sì che lo sapeva dove stava
il problema…
-…poi penso che se farò l’amore con lui cambierà tutto e
capirò che non è solo un stupido flirt. Insomma… A volte mi immagino come
sarebbe la vita al suo fianco e… Mi ritrovo a pensare che sarebbe perfetta.-
Pete sorrise nel vedere
l’espressione del cantante, era felice. Ovviamente c’era un pizzico di gelosia
nel vederlo innamorato di qualcun altro… Ma d’altronde andava bene così. Era
meglio che Gabe si mettesse con William. Fu in quel momento che il leader dei
Fall Out Boy si decise a prendere la decisione che rimandava da mesi. Avrebbe
parlato con Patrick e gli avrebbe detto tutto…
-Allora non avere paura.
Buttati!!! Sei o no Gabe Saporta?!-
Pete diede un paio di pacche
amichevoli alla coscia dell’amico ed insieme scoppiarono a ridere. Per almeno
un’ora parlarono di alcune avventure negli anni passati, prima che il padrone
di casa si rendesse conto che ormai era ora di mettersi a lucido. Non ci voleva
molto perché William arrivasse e farsi trovare con un altro uomo non era di
certo il massimo. Pete si fece gentilmente da parte, lasciandogli un bacio a
fior di labbra prima di sparire dall’appartamento e tornare alla sua villa.
Questione di un’ora e William
Beckett sarebbe entrato da quella porta e avrebbero passato la nottata insieme.
Cullato da questa speranza, Gabe andò a farsi una doccia e si chiese se la
mattina seguente avrebbe potuto farla insieme al suo niño.
***
Patrick era impegnato a
sistemare il divano di Hemingway, mentre quest’ultimo abbaiava contrariato.
Probabilmente voleva sdraiarsi a fare un pisolino, ma il rosso non l’avrebbe
lasciato salire finchè non fosse stato tutto in ordine. Non riusciva a capire
perché quello stolto di Pete non sistemasse mai nulla. In quella villa regnava
il caos completo. Era quasi sicuro di poter trovare nascosto il villaggio dei
Puffi sotto il tappeto del salotto. Mentre era perso nei suoi pensieri,
Hemingway abbaiò ed appoggiò la zampa ai suoi jeans, cercando di farsi capire.
-Aspetta, Hem! Un attimo e ho
fatto. Sei impaziente proprio come il tuo padrone!-
-Hey!-
Pat si voltò verso il padrone
di casa appena citato in causa, che stava proprio rientrando in quell’istante.
Sembrava aver corso, perché aveva le guance appena arrossate ed il fiatone. O
forse aveva cantato in macchina a squarciagola, com’era solito fare. L’aveva
sentito spesso e, a volte, avevano cantato insieme alzando cori per le vie
della città degli angeli.
-Beh? È la verità. Siete
entrembi impazienti.-Fece il rosso, prima di guardare il cane. –Ora puoi
sdraiarti al tuo posto.-
Questo scondinzolò e fece un
piccolo verso di ringraziamento, prima di salire sul divano ed accomodarsi. Il
suo padrone si avvicinò e gli diede qualche carezza, prima di voltarsi verso
Patrick. Non era ben sicuro di come iniziare il discorso… Sapeva che, qualsiasi
cosa avesse detto, sarebbe stata apprezzata. Insomma, non era un segreto che il
suo cantante era attratto da lui. Tra baci e toccatine ormai non c’era molto
altro da aggiungere. Beh, una cosa di
dire restava. Pensò il moro grattandosi il mento. Soprattutto quella riguardo al fatto che sarebbe
stato l’unico ragazzo della sua vita adesso.
-Pat… Devo parlarti.-
Sussurrò, portandosi la mano
fra i capelli e grattandoseli. Doveva trovare le parole giuste… Dai, aveva
scritto testi su testi, non doveva essere così difficile tirar fuori una frase
intelligente. Forse doveva bere un goccio di whiskey e tutto sarebbe andato per
il meglio. No. Doveva parlare con il cuore in mano.
-Non sarà ancora riguardo a
costruire una casetta di dolci in giardino, vero? Ti ho già detto che non è
possibile…-
Fece il cantante, spostando il
peso da una gamba all’altra ed incrociando le braccia sul petto. Le
sopracciglia inarcate in un’espressione scettica. La cosa di certo non aiutava
il moro, che ancora non aveva trovato una cosa intelligente da dire. Fanculo il romanticismo a quel punto! Concluse
sbuffando. Avrebbe parlato a caso e
sarebbe stato sincero, niente fronzoli o metafore!!!!
-Pat! È ora di metterci
insieme seriamente… Voglio averti in casa a cucinarmi le frittelle tutte le
mattine.-
Annuì, soddisfatto della
propria dichiarazione d’amore. Decisamente non avrebbe potuto fare di meglio…
Anche se Stump non sembrava dello stesso parere dato che non aveva cambiato
espressione. Anzi, abbassò appena la testa, guardandolo di traverso attraverso
le lenti degli occhiali.
-Era… Era una sorta di
dichiarazione questa?-
-Sì… Non andava bene?- Chiese
il bassista sgranando gli occhi stupito. –Forse dovevo prepararmi un discorso?-
Il dubbio lo assalì e cominciò
ad agitarsi, prima di guardare Hemingway in cerca di aiuto. Questo però stava
dormendo e non poteva di certo suggerirgli qualcosa. Fortuna volle che Patrick
si avvicinò e gli afferrò le spalle, ridacchiando beffardo e scuotendo la
testa.
-No, va benissimo Pete. È
perfetta anche così…-
-Stai dicendo che non posso
fare di meglio?- Domandò il moro offeso, portandogli le mani ai fianchi.
–Patrick!! Guarda che se volevo potevo benissimo prepararmi la migliore
dichiarazione mai pronunciata dall’inizio dei tempi!-
Il rosso continò a ridere ed
appoggiò la fronte alla sua, lasciandolo comunque perplesso ed alterato. Si
impegnava a dirgli che potevano stare insieme e lui rideva!! Che mondo
ingiusto… Nessuno lo stava ad ascoltare, dannazione!
Sbuffò qualche impropero,
prima di abbracciare il suo cantante e baciargli dolcemente le labbra. Poi
chiuse gli occhi e gli posò la fronte sulla spalla, restando così per qualche
istante. Sì… Scegliere Patrick era senz’altro meglio che avventurarsi chissà
dove con Gabe. Sarebbe stato un inseguimento a tempo perso, perché uno come
Saporta non si lasciava di certo catturare facilmente a meno che non fosse lui
a rincorrerti dall’inizio. E poi, doveva ammetterlo, per quanto potesse amare
Gabey, non si trattava proprio di attrazione totale e senza via di scampo… Era
più un’amicizia molto simile ad un amore dolce e platonico.
-Vorrei proprio vedere se
saresti in grado di scrivere una dichiarazione stupenda…-
Fece all’improvviso Stump,
solleticando con il suo respiro il collo di Pete. Questo rabbrividì appena e
poi buttò in fuori il labbro inferiore, sempre più offeso.
-Scommetti che ci riesco?!-
-Scommettiamo…-
Ridacchiarono tutti e due,
prima di lasciarsi cadere sul divano e restare abbracciati a scambiarsi qualche
affettuosa attenzione. Dall’altro divanetto Hemingway li osservava con una
palpebra alzata, ma decise presto di tornare a sognare.
***
Travie se ne stava sdraiato
sulla brandina in terrazza a guardare le poche nuvole bianche che si
rincorrevano nel cielo. Il caldo atroce lo stava rincoglionendo e ad ogni tiro
dalla canna non giovava di certo la sua lucidità. Ma non voleva essere lucido
quel giorno… Aveva letto il messaggio arrivato qualche ora prima al suo
ragazzo, che se ne stava sotto la doccia a cantare qualcosa dei Death Cab for
Cutie.
From: |Gabe| Pronto per la nostra notte loca,
niño? L’alba è
tutta per noi.
Non ne sapeva nulla di quella
cosa, Bill non gliel’aveva nemmeno accennata. Sarebbe uscito per passare la
notte da Saporta e gliel’avrebbe di certo detto all’ultimo minuto. Ma ormai non
c’era nulla di cui stupirsi. Era talmente preso da quel sudamericano che non
c’era più maniera di farlo ragionare, ormai. Sarebbe andato dritto a sbattere
contro il muro verso il quale stava correndo. Travie lo sapeva bene… Aveva già
visto Saporta qualche anno prima e aveva capito già di che tipo si trattasse.
Uno di quelli di cui non gliene frega nulla di nessuno, a meno che si innamori.
E di sicuro non era perdutamente innamorato di William. Dai, non poteva esserlo
veramente! Constatò
incazzato il rapper. Come poteva anche solo innamorarsi di una persona fredda come Beckett? Okay, ci stava l’esserne
attratto… Cazzo, era la cosa più bella che fosse mai stata creata! Ma amarlo
era da folli. Lui per primo non provava niente, se non una semplice
infatuazione e una normale amicizia… Era bello starci insieme, a volte si
divertivano. Gli voleva bene, un sacco. Ma no! Non poteva amarlo.
Oltretutto sapeva che il suo ragazzo non provava nulla,
esattamente come lui. Si trovavano bene insieme… Scopavano. Scherzavano… Basta.
Non era di certo una fiaba. Nessuna Cenerentola e nessun Principe Azzurro.
Nella visuale di McCoy entrò improvvisamente una sagoma
longilinea, avvolta in vestiti talmente attillati che poteva vederne ogni
spigolo. Abbassò lo sguardo, posandolo sulla bandana beige legata al ginocchio
di Bill e sospirò. Sembrava che dovesse salire su un palco, tutto in tiro come
si era messo.
-Io esco.-
-Aha.-
Si limitò a rispondere l’afro, prendendo un altro tiro e
lasciandosi andare sulla brandina. Incontrò gli occhi del ragazzo e gli fece
l’occhiolino, giusto per muovere un muscolo facciale a caso.
-Vado da Gabe.-
-Aha.-
Il castano si appoggiò le mani ai fianchi, indolente,
iniziando a battere il piede a terra.
-Penso che non tornerò per la notte.-
-Aha.-
Il menefreghismo ostentato del rapper lo fece andare
talmente fuori di sé per la rabbia che non disse più nulla e girò sui tacchi
per rientrare. Travie si mise a sedere lentamente e gettò a terra il moccino,
prima di alzarsi ed andare alla porta finestra. Osservò Bill che afferrava la
giacca in velluto ed uno zaino con dentro quel che gli serviva per la notte,
prima di avviarsi alla porta. Si voltò solo un attimo verso di lui, giusto per
fare una smorfia infastidita.
-Scopatelo per bene, eh. Altrimenti potresti deludere le
sue aspettative.-
-Fanculo.-
William uscì sbattendo la porta e lasciò McCoy a ridere
da solo, prima che si decidesse a programmarsi la serata. Avrebbe chiamato
Nick, Eric e Matt e sarebbero andati per club… Niente di meglio che una serata
tra amici senza William ed i suoi scleri tra le palle.
***
Era il tramonto quando William aveva bussato all’entrata
di casa Saporta. Le pareti dell’appartamento erano tinte di arancio e dalle
finestre entrava la brezza dell’Oceano, senza però rinfrescare l’ambiente. Non
appena Gabe aveva aperto la porta si erano scambiati un lungo bacio, senza
nemmeno essersi salutati. Era più forte di loro… Non potevano trattenersi.
La tavola era già pronta ed il profumo del riso cucinato
dal padrone di casa impregnava l’aria insieme a quello del suo dopobarba.
Beckett notò immediatamente quanto fosse bello Saporta per l’occasione. Quei
pantaloni bianchi che gli aderivano perfettamente lungo le gambe lasciavano ben
poco all’immaginazione. Si giurò di non provare a saltargli addosso rovinando
l’atmosfera, anche se ci voleva uno sforzo di volontà non indifferente.
La cena preparata da Gabe era squisita, anche se fuori
dalle abitudini alimentari del castano. Certo, entrambi diedero poca importanza
al cibo, continuando a parlare di stupidaggini nell’attesa che facesse buio e
potessero scendere a guardare le stelle. Fu verso le nove che Gabe decise di
alzarsi e sparecchiare, aiutato dal ragazzo che non vedeva l’ora di andare in
spiaggia.
-Sei pronto per la nottata?-
Domandò di punto in bianco Saporta, mettendo i piatti in
lavastoviglie.
-Prontissimo… Ho visto l’alba una… uhm… una volta sola
qui.-
Bill si scostò i capelli dal volto e sorrise, prima di
appoggiare l’ultimo bicchiere nella credenza. Sentì improvvisamente dei brividi
salirgli lungo la schiena al solo pensiero che il momento che aspettava da
giorni era ormai vicino. Sarebbe sceso in spiaggia con Gabe e avrebbero passato
la notte insieme, sdraiati sulla sabbia.
-Oh, niño, prometto che con me ne vedrai tante altre.-
Dicendolo il moro sorrise e gli si avvicinò passandogli la mano ancora bagnata
sul volto. –E prometto che ognuna sarà bella a suo modo.-
-Prometti
un sacco di cose, Gabe...-
Sbuffò
scherzosamente Bill, abbassando lo sguardo. Sentì la mano dell’altro scendere
sul suo collo, prima di infilarsi fra i capelli e giocarci lentamente. Quelle
attenzioni gli piacevano talmente tanto che avrebbe voluto riceverle per il
resto dei suoi giorni... Sì, ma anche con Travie all’inizio era così, prima
che diventasse abitudine. Constatò rattristandosi. Aveva paura che pure tutto quello che provava per
Gabe avesse potuto spegnersi nello stesso identico modo. Ma
valeva la pena tentare di credere a quelle promesse…
-Ma io mantengo quello che
dico, sai?- Fece il cantante dei Cobra Starship, portando la mano al mento del
ragazzo per fargli alzare lo sguardo nel suo. –Basterebbe solo che tu stessi al
gioco…-
-…al gioco?-
Domandò William senza capire,
mentre le sue iridi guizzavano incerte. Gabe sorrise, prima di passargli un
dito sulle labbra e fermarsi a fissarle come incantato.
-Non so cosa hai fatto prima
di incontrarmi, Bilvy… Non so che cosa ti abbia spinto a non credere
nell’amore...- Mormorò, senza nemmeno sapere dove quel discorso lo stesse
portando. –So solo che non sarò io a farti cambiare idea. Quindi prendiamolo
per un gioco… Se
l’amore è una bugia, noi non prendiamolo sul serio.-
William non si mosse di un
millimetro, schiuse appena le labbra per boccheggiare a vuoto. D’altronde era
vero che non voleva una storia seria perché non si fidava dei sentimenti.
Certo, non voleva solamente giocare con Saporta, ma perché non seguire quella
sua folle filosofia? Ancora non conosceva bene quell’uomo, ma fino a quel
momento non aveva mai ferito nessuno con il suo modo di vivere non del tutto
normale ed il suo vizio di non prendere la vita sul serio…
-…la troiaggine è rivoluzione,
mi ha detto un giorno un vecchio saggio.-
Scherzò sorridendo dolcemente
e facendo ridere Saporta. Si sporse appena per baciargli le labbra ed il moro
gli afferrò i fianchi per spingerlo contro il ripiano della cucina.
-…che dici? La vuoi la
“benedizione del Cobra” da questo vecchio saggio?-
Sghignazzò, mentre le sue mani
scivolavano sulle cosce del ragazzo, che sorrise malizioso e gli passò le dita
fra i capelli. Gabe poteva leggere l’eccitazione nel suo sguardo… E forse pure
sul suo volto c’era dipinta la stessa espressione. Si baciarono in modo più
famelico e violento, mentre Bill veniva spinto a sedersi sul ripiano. Il moro
non aspettò molto per togliergli la maglia e lanciarla sopra il fornello, così
come fece anche con la sua. Tornò a divorare quelle labbra sottili, mentre le
sue mani scorrevano ovunque sulla pelle candida del cantante dei TAI. Premette
i polpastrelli su quelle anche sporgenti, sentendo l’altro gemere sul suo
mento.
Non desiderava nient’altro che farlo suo immediatamente…
-Bill… Ti voglio adesso.-
-Le stelle aspetteranno…-
Rispose Beckett, scendendo dal
ripiano ed aggrappandosi ai jeans di Gabe per potersene disfare. Non appena li
abbassò sfiorò l’erezione attraverso la stoffa dei boxer bianchi di marca e lo
sentì sospirare. Tolse anche quell’ultimo fastidioso indumento, così da poter
avvolgere la mano sul membro del sudamericano ed inizare a muoverla. Le loro
labbra continuarono a scontrarsi, nonostante alcuni gemiti gutturali
sfuggissero interrompendoli…
Fu quando la mano di Saporta
andò a stringere il suo polso che si fermò e si allontanò in modo che si
potessero scambiare uno sguardo. Entrambi avevano le guance arrossate, ma
quelle scolpite del più grande dei due erano particolarmente belle. William ne
fu stregato ed andò ad accarezzarle lentamente… Scottavano.
-…andiamo di là. Non voglio
farlo in cucina oggi…-
Ansimò Gabe ridacchiando, per
poi spingere il castano verso la stanza senza permettergli di staccarsi da lui.
Sarebbe stato da pazzi lasciare Bill anche solo per un secondo. Non poteva
allontanare le sue mani da quel corpo tanto bello ed invitante…
Non appena furono in camera
pure gli ultimi vestiti di Beckett finirono sul pavimento e il padrone di casa
non ci mise molto a farlo cadere sul materasso. Il letto scricchiolò appena
quando Gabe ci salì sopra a carponi e si posizionò sopra di lui, iniziando a
lasciare una scia di baci lungo quel ventre piatto. Sentiva il suo cuore
battere prepotentemente per l’eccitazione del momento… Poi scivolò più in
basso, così che le sue labbra avvolsero il mebro del leader dei The Academy Is,
a cui sfuggì un gemito talmente stupendo che se ne compiacque. Si fermò quando
si accorse che era abbastanza e si tirò su per poter guardare quel viso così
bello, sconvolto dalla passione del momento. Era davvero fantastico…
William sentì le dita di Gabe
scivolare piano fra le sue natiche, per poi violarlo poco delicatamente.
Gemette forte, poi strizzò appena le palpebre per il piacere. Saporta non
riusciva più a contenere l’eccitazione… Non ce l’avrebbe fatta oltre. Afferrò
le cosce a Bill e lo sistemò, prima di inarcarsi sopra di lui, penetrandolo.
Per un attimo gli sembrò quasi
che stesse per avere un altro di quei suoi dejavù, ma poi si rese conto che era
solo un blackout momentaneo di puro piacere. Le sue spinte si fecero più veloci
e secche, mentre il castano gemeva con voce armoniosa sotto di lui. Dannazione, quello sembrava che stesse cantando
anche mentre scopava… Pensò Gabe in un secondo di lucidità. La cosa l’avebbre presto ucciso.
Will dal canto suo stava
osservando i muscoli tesi di Gabe e fece scivolare la mano sul suo bicipite.
Alzò a fatica lo sguardo verso il suo volto e per un attimo desiderò di poterlo
guardare per il resto dei suoi giorni, prima che fosse costretto a strizzare le
palpebre. La mano di Saporta era andata a stringere la sua erezione, iniziando
a frizionarla, ed il piacere stava mandandolo fuori di testa. Fu lui il primo a
raggiungere l’orgasmo, qualche attimo prima che un ansito lasciasse le labbra
del moro e questo riversasse il suo piacere.
I loro sguardi si incontrarono
per un lungo istante e, in quel frangente, il tempo sembrò fermarsi. Davanti ai
loro occhi comparve il sogno di una vita insieme, per poi infrangersi come
cristallo.
-…lo sai di essere bellissimo,
vero niño?-
Domandò
Saporta sorridendo e lasciandogli un bacio sulla fronte prima di stendersi al
suo fianco. Billlo abbracciò, non
volendolo lasciare. Lo strinse forte, affondandogli il volto nell’incavo della
spalla.
-Guardare
il cielo non... sai.. non sarebbe stato così spettacolare.-
Mormorò,
facendo ridere l’altro che gli strinse una spalla per poi dargli un bacio fra i
capelli.
-Possiamo
guardarlo anche da qui...-
Gli
disse Gabe, indicando i tendaggi chiusi e facendolo voltare a guardarli.
Curioso com’era si alzò ed andò lentamente ad aprirli... Era come se lo
stessero chiamando. Non appena scostò la tenda vide delle luci colorate e si
affrettò ad aprirla interamente con il cuore in gola. Davanti a lui c’era il
molo tutto illuminato... La ruota panoramica e le montagne russe affollate di
turisti e gente del posto. Si sentì le lacrime agli occhi mentre si appoggiava
al vetro ad ammirare lo spettacolo.
-Allora…? Il Cobra ti ha
mangiato la lingua?-
Gabe si mise a sedere a gambe
incrociate sul letto ed aprì le braccia in modo beffardo. Fu quando William si
voltò per sorridergli che si ricordò di aver già immaginato quella scena non
appena entrato in quell’appartamento. Era William quello che sperava di far sorridere…Era lui quello che aveva sempre sognato e
desiderato.
-Non… Non ho parole da dire.- Ridacchiò imbarazzato il
ragazzo, scostandosi I capelli sudaticci dal volto.-…è come se stessi vivendo
in un sogno. Mi… uhm… Mi sento quasi stupido.-
Il padrone di casa restò rapito a guardarlo per qualche
istante, lo sguardo scendeva lungo quel corpo pallido in controluce. Le stelle
e le luci della ruota panoramica sullo sfondo lo rendevano se possibile più
etereo di quanto già non fosse. A quel punto si chiese se veramente valeva la
pena di non prendere tutto sul serio e continuare a giocare. Era Gabe Saporta,
sì, ma non era sicuro di farcela.
-Faccio fatica a crederci pure io, niño, ma non è un sueño. O...
almeno spero.-
Si alzò e raggiunse Bill, schiacciandolo contro la
vetrata e baciandolo ancora. E ancora… Non voleva assolutamente lasciarlo
andare per un solo secondo.
Fecero ancora l’amore, restando ore abbracciati nel letto
a parlare. Gabe gesticolava con il braccio libero, mentre con l’altro teneva
William stretto a sé. Gli parlò dell’Uruguay, del mare, di Montevideo, dei suoi
nonni, della sua infanzia… Gli parlò di Manhattan, della Statua della Libertà,
del Bronx, dei Midtown. Gli spiegò del Cobra, del deserto, della peyote, delle
lezioni di ballo, dei suoi progetti, della musica.
Gli promise di portarlo a visitare alcune città del mondo
in cui era stato e altre che voleva vedere, di fargli provare piatti nuovi, di
conoscere alcuni suoi amici e parenti. Gli giurò di fargli da guida a New York,
di scrivere un’altra canzone insieme, di restare al suo fianco.
William ascoltò per tutta la notte. Commentò ironicamente
alcune cose e rise, ma non parlò di sé. Gli bastò ascoltare tutto quello che
usciva dalle labbra di Saporta, immaginando di poter far parte di quella vita e
sperando di veder mantenute quelle promesse.
Senza che se ne rendessero conto era ormai l’ora del
sorgere del Sole e in fretta si infilarono qualche vestito per scendere in
spiaggia. Non era esattamente quello che avevano programmato, ma andava bene
anche così.
I piedi nudi di William vennero bagnati dall’acqua gelida
dell’oceano e rabbrividì, mentre Gabe gli abbracciava le spalle, tenendolo
stretto al suo fianco. Gli lasciò un leggero bacio fra i capelli, cominciando a
dondolare al ritmo della canzone che aveva in testa. Era buffo, perché
nonostante fosse la sua preferita non avrebbe mai immaginato di mettersi a
cantare quel ritornello proprio davanti al cantante dei TAI.
-Back down, cash out, that's the city for
you… Break down and back out, and get what's coming to you…-
Bill rise appena e chiuse gli occhi, stringendogli
appena il fianco. Come aveva fatto per tutta la notte si limitò ad ascoltarlo…
Fu quando furono di nuovo in
casa e William stava per addormentarsi fra le lenzuola, che Gabe mandò quel
messaggio a Pete. Voleva solamente che sapesse che ce l’aveva fatta… Che
qualcosa nella sua vita ora sembrava essere perfetto.
To: |Petey_Wtz_<3|…io ed il mio niño abbiamo visto l’alba insieme. <3
Avrebbe voluto aggiungere che avevano fatto l’amore, ma
non lo fece. Gliel’avrebbe raccontato a voce, per poi sproloquiare del suo
futuro al fianco di Beckett davanti ad un paio di cocktail nella favolosa villa
Wentz. Semplicemente si accostò al ragazzo abbracciandolo stretto e lasciando
che il sonno lo trasportasse.
** *
*2o11*September
Il vento della costa accarezza il ciuffo castano che cade
davanti al volto pallido di William. L’uomo davanti a lui continua a guardarlo,
passandogli lentamente la mano sulla guancia fredda. Non credeva di poterlo
avere ancora al suo fianco… Era un ultimatum quello che si erano prefissati per
quella data. Se non si fossero incontrati, allora ognuno sarebba andato avanti
per la sua strada. Al contrario, se si fossero visti si sarebbero di nuovo
presi per mano per camminare insieme. Gabe aveva dubbi a riguardo… Ma
d’altronde per loro era sempre stato così. La distanza li teneva separati ed
ognuno pensava per sé, ma quando erano insieme nulla avrebbe potuto separarli. Questa volta sarebbe
stata diversa dalle altre?
-…ti ho pensato ogni giorno per tutto questo tempo.-
Mormora il moro, abbassando lo sguardo. William sembra
meno sereno del solito… Ha messo su qualche chilo, ma è ancora bellissimo. Uno
come lui non potrebbe mai sfiorire. È ancora il “suo niño”,
esattamente come lo era cinque anni prima. Il sorriso che gli mostra è sempre
quello che ha amato e cercato per tutta la vita...
-Lo
so.- Risponde il castano, voltandosi verso il mare. –Perchè per me è stato lo
stesso.-
Il
vento aumenta la sua forza, mentre altre gocce cadono dal cielo dispettose e
s’infrangono sulla loro pelle. Qualcuno apre l’ombrello, qualcun altro va a
rifugiarsi nel cafè più vicino. I due cantanti, tuttavia, restano immobili dove
si trovano. Le dita delle loro mani intrecciate nella tasca della giacca di
Gabe...
Entrambe
le loro menti sono lontane da quel posto grigio e freddo, proiettate su un
paesaggio sulla costa opposta degli States. Come sempre...
-Ti
ricordi la nostra prima alba...?- Domanda il castano e l’altro annuisce
malinconico, volendo tornare a quel tempo. –Mi avevi promesso che mi avresti
fatto da guida... sai... a New York. E.. E che prima o poi mi avresti baciato
in cima all’Empire State Building.-
Ridacchia,
abbassando però il volto per nascondere la vera nostalgia che provava. Gabe gli
stringe più forte la mano e sorride, ricordandoselo solo ora. Ha promesso così
tante cose che se le scorda sempre... Eppure non è la prima volta che sono
nella Grande Mela insieme. Chissà perchè non gliel’aveva mai ricordato prima,
quello stupido.
-Allora andiamoci ora… Ti ci porterò adesso.-
Dicendolo fa un passo indietro trascinando Beckett, che con
sguardo malinconico lo segue senza fiatare. È Gabe, come al solito, che parla
della sua vita e di tutto quello che finora gli è mancato. Ma il punto focale
del discorso è sempre quello: William.
Quanto vorresti che con un bacio su quel
grattacielo tutto torni come un tempo. Che solo mantenendo una fra le mille promesse le cose si aggiusteranno… Tutto ti riporta alla
mente quell’agosto, quando ancora promettevi a Bill cose impossibili pur di
averlo al tuo fianco. Non
avevi intenzione di mentirgli, ci credevi anche tu. Tutte le cose che hai
promesso, nel tuo cuore, speravi veramente che un giorno potessero avverarsi…
Continua…
_____________
Saluti
a tutti in questi tristi giorni di notizie che speravamo di non dover mai
leggere.
I TAI ci mancheranno, ma saranno sempre con noi nelle
canzoni che ci hanno fatto compagnia. <3
Spero
che la strada di ognuno di loro sia piastrellata di esperienze favolose…
Detto questo, stop.Non voglio parlare più per non essere fraintesa.
Parlerò del capitolo…
Allora…
POP THE CHEAP CHAMPAGNE!
I protagonisti sono riusciti
a spassarsela per la notte dopo 9 capitoli!!!!! Three Cheers for Gabilliam!!! Hip Hip Hooray…
Questo è il capitolo delle
dichiarazioni a quanto pare, tra Pete e Gabe non so chi sia il più scemo.
Scusate ma dovevo rovinare il romanticismo! Non ce la faccio a restare del tutto seria… I’m not a hopeless romantic
:P
Sappiate che ieri sera
scrivere è stata dura con tutto quello che si è saputo, ma ce l’ho fatta.
Claudia, non abbarterti più! E spero che il capitolo ti aiuti!! ;) Let me
know!!!
Grazie
come sempre a tutti quelli che leggono e continuano a seguire la trama!
Capitolo 10 *** I album. Tenth Track *Who knew that Love was a Dangerous Drug?.* ***
I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE
I won’t believe in Love: It’s just a lie.
*Prostitution*is*revolution*
*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*
Tenth track * Who knew that
love was a dangerous drug?*
*2oo6*August
Brendon
Urie era –come detto in precedenza- il peggior esemplare con cui si potesse mai
convivere.
A
volte parlava troppo, si agitava, si metteva a saltellare, rideva nei momenti
meno opportuni, non diceva mai nulla di serio ed addirittura aveva orari della
giornata in cui doveva per
forza mettersi a cantare cover assurde. Se vogliamo pure parlare del suo
problema di iper-attività convulsa ed incurabile, allora non si puo’ far altro
che giustificare il povero Ross.
In quel momento, lo sventurato
chitarrista dei Panic si trovava seduto su un divanetto nel backstage di un
concerto e stava cercando di non distruggere i cuscini per la rabbia. In verità
aveva già fatto a pezzi una rivista che gli avevano dato pochi minuti prima, su
cui i Panic! At The Disco erano ritratti in copertina. Le loro facce erano
ormai dei coriandoli sparsi ai suoi piedi, quasi che si fosse organizzato un
felice carnevale in piena estate. Il fatto era che non riusciva più a
trattenere il nervosismo che lo stava pian piano facendo bruciare dall’interno
e mandando in completa escandescenza. Pochi istanti e sarebbe esploso, gettando
budella, pezzi di carne e di cervella per tutta la stanzetta… Pensò Ryan stringendo i denti,
tanto che ormai la mascella gli doleva in modo assurdo. Lo avrebbero raccolto
con il cucchiaino.
Certo, sarebbe stato meglio così
piuttosto che sopportare ancora un secondo quella situazione. Ormai erano a Los
Angeles da mesi e la cosa si faceva sempre più difficile. Considerando il fatto
che il caro Urie aveva appena fatto la sua apparizione in camerino con indosso solamente -e Ryan ci teneva a specificare
quel “solamente”- un dannato cappello. Era uscito dal bagno con quel cappello
da gangsta in testa…
-Un cappello, per l’amore del
cielo!-
Sussurrò, strappando un’altra
pagina della rivista e lanciando altri pezzi di carta sul pavimento. Non
riusciva ancora a credere che quell’idiota avesse davvero avuto il coraggio di
girare completamente
nudo se non per il cappello. Non era possibile essere così ottusi. E poi, cazzo, mettersi a urlare
come un pazzo che “il cappello gli donava come a nessun altro ed era tanto
fantastico da poter tornare in hotel con solo quello e una goccia di Chanel n.5 addosso”… No, non poteva
essere vero.
-Esibizionista.-
Dicendolo si alzò di scatto per
scaricare la rabbia ma, proprio mentre stava per dare un calcio al bidoncino,
la porta si aprì ed entrò di nuovo il cantante. Per un attimo Ross credette che
fosse ancora senza vestiti, ma per fortuna si era messo qualcosa indosso. Fortuna, poi… Riflettè guardando il cavallo
dei jeans di Brendon. Andava benissimo anche nudo, se solo avesse potuto toccarlo o baciarlo
o scoparselo.
-Stavi parlando con me?-
Domandò il moro sbattendo le
ciglia manco fosse il gemello perduto di Bambi. Cadeva come al solito dalle
nuvole, senza rendersi conto di quello che destava nella mente del suo amico.
-No.- Fece secco Ryan,
infilandosi la giacca beige con rabbia e sentendo un inquietante “strap”.
–Stavo parlando con gli alieni. Ho le visioni. Vedo fiori gialli che ballano il
tango sul soffitto, scuotendo le corolle.-
-Ma che carini! Perché non li
mettiamo in un video?-
Alla risposta del cantante,
l’altro afferrò anche il suo zaino ed uscì da quell’infernale backstage. Voleva
andare a dormire. Non chiedeva altro. Solo un letto in cui sdraiarsi e morire
lentamente, cercando di non pensare al corpo nudo di Brendon.
Fuori, accanto all’auto che li
avrebbe portati al loro albergo, c’erano Spencer e Brent che li attendevano.
Entrambi sembravano esausti dopo quel live… Forse anche loro non sopportavano
più Brendon. Era probabile che volessero lasciare la band e scappare in Messico
a vendere tacos. O almeno a Ross pareva che i loro pensieri fossero questi…
-Ho un sonno tremendo.-
Disse il chitarrista passandosi
una mano suglle palpebre, iniziando a massaggiarle lentamente. Spence lo guardò
con un sopracciglio inarcato, prima di sospirare. Aveva capito il problema… Non
che ci volesse un genio. Brendon stava ancora saltellando dicendo che il suo
nuovo cappello era la cosa più bella del mondo, se non si contava il suo viso.
Scherzava, ovviamente. O almeno il batterista ci sperava, dato che altrimenti
sarebbe stato un caso preoccupante di narcisismo. Lo conosceva da anni e
l’unica cosa di cui era certo che la causa di tutta quell’eccitazione e della
mancanza di modestia, fossero dettate dalla sua ingenuità. Era sempre solito
dire tutto quello che gli passava per la testa senza mai pensarci… Anche il
fatto che in quell’istante si stesse vantando del cappello era dovuto al suo
carattere irrecuperabilmente fanciullesco.
La faccia di Ross diceva che non
riusciva più a resistere con Urie al suo fianco. Era più che comprensibile…
Erano sempre stati uno l’opposto dell’altro. Se Brendon era solare ed agitato,
Ryan era timido e calmo. Se uno scalpitava e straparlava, l’altro era indolente
e conciso. Si erano trovati sempre bene insieme proprio per questo, Spencer lo
sapeva. Li aveva osservati… Ed aveva capito un sacco di cose, anche se il
chitarrista se ne stava chiuso nel suo guscio di silenzio.
Se Smith conosceva Brendon, Ryan
per lui era come un libro aperto. Non aveva bisogno di sentirgli dire a parole
quanto teneva al suo cantante, l’aveva visto negli anni. Ryan Ross non era
certo quello che si diceva un “ragazzo premuroso ed amorevole”, almeno non
finchè Brendon non era magicamente apparso nella sua vita. Da quel momento si
era come aperta una breccia nel menefreghismo di Ryan ed ogni volta che i suoi
occhi si posavano sul cantante si riempivano di sentimenti pronti ad allargare
quella piccola crepa e distruggere ogni muro.
Nonostante pensasse tutto
questo, Spence non aveva mai detto nulla a Ryan. E sarebbe rimasto zitto ad
aspettare sviluppi che –ne era certo- sarebbero arrivati presto. Anche quando
si salutarono nel corridoio per andare in stanza, era ben evidente che il
chitarrista non vedeva l’ora di rimanere da solo con Bden. Quindi,
semplicemente, Brent e lui si chiusero in stanza a guardare un film western
mandato in tv sperando di aver buone notizie al mattino.
Ryan, dal canto suo, era ancora
abbastanza disperato e debilitato dalla visione di Brendon nudo. Quando arrivò
in camera non si prese nemmeno la briga di togliersi le scarpe e si lanciò
prono sul letto. Sperava che un meteorite cadesse sopra la sua testa e lo
spedisse diretto all’Aldilà, dove avrebbe bevuto il thè con Lennon su una
morbida nuvola e parlato di musica. Sospirò ed abbracciò il cuscino, voltandosi
appena verso destra e scattando impaurito quando si ritrovò il viso di Urie a
distanza troppo ravvicinata.
-Che diavolo fai?!-
-Ryro, mi sembra che tu stia
male!!- Squittì allarmato il moro, sgranando gli occhi. –Ti comporti in modo
strano! Prima sul palco quando mi sono avvicinato per abbracciarti sembrava che
stessi per svenire! Poi vedi fiori che non esistono… Magari sei un po’ esausto
per i live!-
La preoccupazione era ben
visibile sul suo volto, le iridi nere e profonde guizzavano frenetiche per
cercare una risposta. Ryan si perse a fissare quel ragazzo fin troppo perfetto
e non riuscì a dire nulla, così da esser scambiato per il solito indifferente
senza speranza. La verità era che aveva troppe cose da dire… Ma Brend questo
non lo sapeva, quindi prese quel silenzio per un ammonimento e si allontanò.
Era così abituato ai cambiamenti
di umore del leader che ormai ci rinunciava direttamente. Sapeva bene che, per
quanto potesse impegnarsi, non avrebbe risolto nulla. A volte pensava di essere
la causa del suo nervosismo cronico… Forse era troppo attivo e logorroico e
dava fastidio. D’altronde Ryan gli aveva chiesto di cantare per la sua band,
non certo di diventare migliori amici. Certo, stavano bene insieme e lui
considerava il castano molto più di un membro della band. Lo adorava alla
follia e gli voleva un bene dell’anima. Qualche volta aveva una voglia atroce
di abbracciarlo forte per snodare tutti quei pensieri nefasti che gli
occupavano il cervello. Pensava seriamente che Ryro avesse bisogno di affetto
più di quel che dava a mostrare, solo che continuava a respingere ogni
approccio in malomodo.
Cosa poteva fare? Rimuginò il cantante,
slacciandosi le Converse e sospirando. Non aveva alcuna speranza di poter abbracciare
Ryan e baciarlo e… Cazzo!!! Stava fantasticando un’altra volta di potersi
mettere con lui!!!
Come se fosse possibile, poi! Sapeva che l’amico si era fatto qualsiasi cosa
bionda che gli capitasse a tiro e che, di conseguenza, non poteva ricambiare i
suoi sentimenti.
-Non sto male.-
All’improvviso la voce di Ross
riempì il silenzio ed il cantante alzò lo sguardo per guardarlo. Si era alzato
e si stava togliendo l’elegante giacca color sabbia, per gettarla sulla
poltrona. La maglia bianca che indossava si adagiava delicatamente agli spigoli
del suo corpo magro ed il moro non poteva far altro che fissarlo rapito.
-Allora cos’hai?- Domandò provando
a distrarsi, ma era sicuro di avere uno sguardo da maniaco sessuale. Se lo
sentiva. –Non fai altro che scazzarti! Se non stai male allora ce l’hai con me?
C’è qualcosa che non va in me, Ryan?!-
Si portò le mani al petto,
sicuro che presto sarebbero arrivati gli insulti. Non era una domanda da porre,
quella. Dalo sguardo del chitarrista si leggevano infatti stupore e
sbigottimento.
-Non ce l’ho con nessuno…
Tantomeno con te.- Disse secco, scuotendo la testa e borbottando un’aggiunta.
-…ce l’ho con il tuo cappello.-
-Con il mio cappello? Se non ti
piace potevi dirmelo anche subito e non l’avrei messo!!-
Dicendolo il cantante si tolse
il copricapo e lo gettò a terra, poi si morse le labbra rattristendosi. Non
voleva di certo far arrabbiare Ryro indossando cose che non gli andavano a
genio. Avrebbe messo indosso anche un sacco di juta se solo gli avesse detto
che con quello stava bene.
-Quel cappello è bello, Brend.
Seriamente… Ma non puoi entrare in camerino con solo quello addosso!!! Ti
pare?!- Sbottò improvvisamente il castano, allargando le braccia in preda
all’isteria. –Non so se ti rendi minimamente conto di cosa siano il senso del
pudore e della decenza! Non è normale girare nudo ovunque! La gente potrebbe
interpretare male il tuo comportamento!-
Lui stesso aveva aveva rischiato di
interpretarlo male. D’altronde cosa poteva pensare di una persona che gli si
presentava davanti senza niente addosso?! A Ryan era parso quasi come un
corteggiamento troppo schietto! Se solo non avesse conosciuto Urie, avrebbe
pensato che fosse comparso nudo nel camerino solo per farsi stuprare sul
momento.
-Non lo farò più! Mi dispiace,
non pensavo che ti infastidisse… Di solito tra uomini non è un problema stare
svestiti. Però se-
-Io non ho problemi con gli
uomini nudi!!! Ho problemi con te nudo. Solo con te!-
Il castano non riusciva più a
controllarsi, ma d’altronde quando ti ritrovi davanti l’oggetto dei tuoi
desideri come mamma l’ha fatto, non puoi più restare sereno. Non ce la faceva
più… Aveva bisogno di un psicologo, ma la DecayDance non era disposta a
pagarglielo nonostante il suo fosse un disagio causato dal lavoro. Non poteva
scrivere canzoni in santa pace se il proprio cantante era altamente attraente
ma non si lasciava portare a letto.
-Sono deforme?!- Chiese Brendon
alzandosi la maglietta per guardarsi la pancia in cerca di un’anomalia fisica.
–Ho qualche cosa che non va?!-
A Ryan sarebbe caduta a terra la
mascella se solo fosse stato in un cartone animato. Quel ragazzo era troppo
stupido ed ottuso per essere vero! Si portò le mani fra i capelli e li spettinò, perdendo del
tutto l’aria tranquilla ed affascinante da gentleman che aveva di solito. Il Ryan George Ross III che tutti
conoscevano ormai era stato sepolto vivo da un Ryro completamentestravolto dall’isteria
-Non sei deforme, Cristo
santo!!! Sei perfetto! Sei bellissimo! Non c’è niente che non vada in te e
tutta questa perfezione mi manda in tilt ormonale tanto che non capisco più
nulla quando ti guardo se non che ti voglio saltare addosso!-
-E allora perché non lo fai?-
Chiese Brendon, anche lui preso dalla foga del compagno di stanza. –Saltami
addosso, adesso!-
Da uno come Urie ci sipoteva aspettare una risposta così immediata
ed irrazionale. Lui non aveva problema con quello che aveva appena sentito e,
da parte sua, aspettava da tempo il momento in cui il chitarrista si sarebbe
dichiarato. Quindi si fece trasportare dalla completa follia istantanea, senza
pensare troppo a tutto quello che sarebbe potuto succedere. Non era il tipo da
fermarsi a discutere: adesso che sapeva che Ross voleva farlo suo, era ben
disposto ad accettarlo.
Da Ryan, tuttavia, ci si
aspettava qualcosa di più razionale. Purtroppo era da così tanto che attendeva
di essere ricambiato, che si gettò letteralmente addosso al cantante. Gli
afferrò i capelli e gli strattonò appena il capo per poi impossessarsi di
quelle labbra carnose. Aveva sognato quella scena per mesi e mesi… Ed ora si
stava avverando. Brendon rispondeva al bacio, infilandoci prepotentemente la
lingua ed attaccandosi alle sue spalle con presa ferrea. Entrambi stavano
asspettando di scambiarsi questo bacio decisamente da troppo tempo.
Il castano spinse Brendon sul
materasso per sovrastarlo, fermandosi un attimo ad osservare quel volto
particolare. Passò la mano fra i suoi capelli neri e folti, prima di abbassarsi
ancora a divorargli le labbra. Era una cosa che si sarebbe protratta a lungo…
C’erano troppi baci di arretrato per potersi fermare anche solo un istante. E
la notte era ancora lunga…
***
Lo studio di registrazione quel
giorno era completamente vuoto, dato che quasi tutti avevano deciso di andare
in tour o prendersi una vacanza. Una sola stanza era occupata da ore da una
sola persona che si dilettava a scribacchiare testi e trafficare con i synth e
la chitarra. L’unica cosa che lo teneva lì era la speranza di riuscire a
registrare quella canzone che aveva in mente da ormai una settimana. Erano
ormai tre giorni che stava tentando di scrivere. Più ci provava, meno riusciva
ad avvicinarsi al suo scopo. Da solo non poteva fare tutto quello che aveva in
mente… Dannazione, era Gabe Saporta, non certo Dio!
Rinunciò all’impresa quando si
accorse che non riusciva ad esprimere quello che provava. Quello che aveva in
mente era qualcosa di dolce e
quasi etereo. Qualcosa come William. Più
suonava quel giro di accordi, più si rendeva conto che erano lontani anni luce
dal ragazzo. Ci voleva qualcosa di diverso…
-Bisognerebbe essere almeno un
po’ romantici, Gabe.-
Si disse, grattandosi la testa
ormai rassegnato. Se avesse avuto almeno un minimo di romanticismo, forse
sarebbe riuscito a buttare lì qualcosa. Ma no, lui non era tipo da canzoni
d’amore. Non avrebbe mai scritto la nuova “Don’t Wanna Miss a Thing” così su
due piedi. La cosa lo demoralizzò tanto che decise di tirare fuori la bottiglia
di vodka e prendersi almeno mezz’ora di relax e riflessione.
Chiuse gli occhi e si lasciò
andare sul divanetto rosso, guardando la spugna che isolava le pareti. Ci voleva Bill. Concluse prendendo un sorso
dalla bottiglia. Se fosse stato lì con lui di certo gli sarebbe venuta un’idea geniale. Lo avrebbe baciato, l’avrebbe
spinto sul divanetto e spogliato… Avrebbe fatto scivolare le dita lungo il suo
ventre e…
-G.A.B.E. stai decisamente
degenerando…-
Si ammonì e riprese a bere, cercando
di non pensare ad una scopata con Beckett. Cosa difficile… Non lo vedeva da
giovedì pomeriggio, quando era uscito da casa sua dopo una merenda/colazione
consumata a letto. Non che fosse scomparso nel nulla… Era semplicemente andato
a casa con tutta la band, perché avrebbero improvvisato un live nei pressi di
Chicago. Avrebbero fatto ritorno solo la mattina dopo, per rinchiudersi in
studio fino all’inizio del tour di Ottobre. A quanto pare anche i The Academy
Is dovevano mettersi sotto con il nuovo album, prima di attirare le ire funeste
di Wentz.
Cosa che Saporta stava
rischiando, dato che la sua carriera musicale era minacciata dal suo blocco
momentaneo. Si sdraiò per lungo sul divano e chiuse gli occhi, provando a
concentrarsi. Cos’era William? Una melodia di campanellini suonata da
angioletti felici? Una schitarrata potente di un metallaro arrabbiato? Una
ballata d’amore con violini e pianoforte? No. Era… Qualcosa di
dannatamente sexy.
Ma no! Quello che aveva in mente era molto più tenero.
Si lasciò sfuggire un verso
prolungato e roco, simile al lamento di un uomo lasciato a morire dissanguato
in una cantina. Poi, a tentoni, cercò di prendere la chitarra e trovò il
manico, trascinandosela addosso. Fece qualche giro di accordi a caso, giusto
per non darsi al totale cazzeggio.
-…how could they know? Why would you care? I’m losing control. Are you
getting scared?-
La sua voce riempì la saletta
vuota, rendendolo abbastanza soddisfatto da provare a continuare su quella
melodia. Il Cobra volle però che qualcuno lo interrompesse, perché la porta si
spalancò violentemente e qualcuno urlò il suo nome. Spaventato, Gabe si alzò di
scatto picchiando il mento nel manico della chitarra e versando vodka sul
divanetto.
-Madre de Dios… Soy un idiota.- Bofonchiò guardando la macchia
sui cuscini. –Che danno.-
-No hay que preoucuparse…-
Si voltò di scatto verso la
porta quando sentì qualcuno rispondergli in spagnolo e vide due tizi
sconosciuti che lo guardavano e facevano “ciao-ciao” con la mano. Entrambi
erano davvero alti, soprattutto il castano che lo fissava con dei grandi ed
inquietantissimi occhi. Gabe cercò di alzarsi in piedi e li guardò di traverso,
non capendo da dove saltassero fuori questi.
-…cercate qualcuno?-
Domandò giusto per sapere,
mentre era già pronto ad usare la chitarra acustica come arma di difesa. Non
era un gran combattente, però all’occorrenza poteva diventarlo. Il Cobra lo
avrebbe assistito nel combattimento, ne era sicuro. Il moro sorrise e si
sistemò gli occhiali, mentre l’altro si fece avanti.
-Gabriel Eduardo Saporta!
…stiamo cercando lui. E dovresti essere tu… O perlomeno quello nei video dei
Midtown ti assomiglia in maniera esagerata.-
Il cantante alzò un sopracciglio
vagamente spaesato, prima di avvicinarsi un po’ diffidente. Guardò entrambi gli
strambi individui e decise di posare a terra la sua arma.
-Sì… Sono io.- Mormorò,
allungando la mano che venne immediatamente stretta dal più alto. –Perché mi
cercate?-
Questo tizio iniziò a scuotergli
la mano, afferrandola con entrambe le sue. La agitava così tanto che per poco a
Saporta parve quasi che gli si stessero distruggendo i legamenti della spalla.
-Pete Wentz ci ha detto che ti
occorreva una mano per un nuovo progetto musicale… Io sono Ryland Blackinton!-
-Ed io Alex Suarez…-
Aggiunse l’altro continuando a
sorridere gentilmente ed annuire come un idiota. Gabe sgranò gli occhi e
schiuse appena la bocca, non capendo bene perché Pete fosse andato a raccontare
gli affari suoi a questi due.
-E….?-
-…E quindi eccoci qui! Vorremmo
proporci per un’audizione…- Fece Ryland, lasciando la mano di Gabe. –Così se ti
andiamo bene possiamo iniziare a fare qualcosa! Wentz ci ha detto di parlarne
direttamente con te, dato che lui è occupato con i concerti!-
Saporta non potè far altro che
annuire ed indicare la saletta ai due avventurieri, prima di inventarsi una
scusa qualsiasi per poter andare a telefonare a Pete. Scappò in bagno
lasciandoli con l’ordine di preparare una canzone, così che riuscì a chiamare
il produttore. Il telefono suonò a vuoto per istanti interminabili e, quando
ormai stava per rinunciarci, finalmente rispose.
-GabeyBaby… che bello che-
-Perché mi mandi due sconosciuti
per un’audizione di cui non sono a conoscenza?-
Chiese curioso, avvicinandosi
allo specchio e controllandosi i denti. Si alzò il labbro superiore e spalancò
la bocca per vedere se ci fosse qualche rimasuglio di cibo, per poi dedicarsi
al controllo delle sopracciglia e dei capelli. Il suo aspetto non era dei
migliori… Contando la barbetta e le occhiaie, ma di certo quei due non erano
conciati peggio. E, insomma, non era un appuntamento. Doveva solo sentire come
suonavano e poi cacciarli via… Lui era Gabe Saporta, non aveva bisogno di una
band.
Oddio, ne aveva bisogno
eccome… Realizzò
mentre Pete parlava praticamente da solo. Aveva constatato che non era in grado di farcela
con le sue sole forze.
Eppure dopo l’esperienza con i Midtown non era molto sicuro di avere a che fare
con altre persone. Era affabile, sì… Ma dannatamente egocentrico ed egoista. Se
doveva fare un album, doveva per forza essere come lo desiderava lui. Ed in
quel momento desiderava plasmare William in una melodia. Come poteva spiegarlo
agli altri??
-…così alla fine al quinto giro
di tequila ho visto che erano tanto simpatici e ho pensato “con Gabe andrebbero
d’accordo!”. E poi conoscono i Midtown, quindi sapevano a cosa andavano
incontro. Volevano conoscerti e te li ho spediti. Se ti piacciono puoi
collaborare con loro! Ti giuro che sono delle bellissime persone! E sai che io
ho occhio per certe cose!-
Il sudamericano riuscì a sentire
solo l’ultima parte del monologo, dato che aveva finito di concentrarsi sul suo
riflesso. Nonostante si fosse perso il momento dell’incontro tra Pete ed il duo
di pagliacci, perlomeno aveva capito che li aveva scelti appositamente per lui.
Si fidava ciecamente di Wentz… D’altronde sotto la sua ala aveva preso
solamente persone degne di simpatia e stima. Tranne McCoy. Ma quello era un caso a parte… Non gli stava simpatico
solo perché aveva Bill. Alla fine aveva anche lui i suoi pregi.
-Okay. Allora adesso vado da
loro e ci mettiamo sotto con l’album!-
-Ecco! Così ti voglio
GabeyBaby!!! Ricordati che quando torno devi avere almeno tre canzoni pronte!-
Con questo ammonimento, il
bassista riattaccò e lasciò Gabe con il terrore. Doveva sbrigarsi! Il giorno
seguente avrebbe avuto la premiere di Snakes on a Plane e non aveva poi così
tanto tempo. Si lanciò di corsa nella saletta, dove Alex e Ryland stavano
suonando e cantando chissà quale canzone. Si fermarono quando videro che Saporta
era entrato e gli sorrisero tutti e due contenti.
-Siamo pronti! Ti facciamo
sentire-
-No, non ce n’è bisogno.-
Dicendolo andò al piccolo frigorifero nell’angolo ed estrasse due redbull e una
vodka. Versò entrambe in tre diversi bicchieri e poi si voltò a porgerne due ai
nuovi membri della band. - Siete nei Cobra Starship… benvenuti!-
Alex spalancò le palpebre nella
totale incredulità, ma afferrò lo stesso il cocktail. Ne prese un sorso, mentre
Ryland iniziava a gonfiarsi di contentezza.
-Delizioso! Siamo dentro!!!-
Disse con un sorriso a trentaseimila denti che lasciò Gabe di stucco. –Bene!
Viva i cobra Starship! …che genere facciamo?-
Alla domanda del castano Gabe
rimase un attimo perplesso e piegò la testa. Che genere facevano i Cobra
Starhip? Aveva già pronta qualche canzone, oltre quella che doveva scrivere per
William. Il problema era che non sapeva quale fosse il genere che stava
suonando. Soprattutto erano solo degli abbozzi alla chitarra con un testo
cantato sopra… Così, senza impegno. Non aveva pronta una canzone con tutti i
componenti al loro posto!
-…lo decidiamo quando finiamo
qual è il genere. Adesso… Sbronziamoci!-
Dicendolo alzò il bicchiere per
brindare e gli altri lo imitarono senza fare domande. Certo, si dovevano darsi
una mossa o Pete avrebbe preso a calci nel didietro tutti quanti. E a Gabe
quest’idea non piaceva così tanto. No, non gli piaceva per nulla…
***
L’aria di Barrington era
decisamente meno calda di quella di L.A., ma nonostante tutto il clima era
afoso. Sisky stava sventolando una rivista per farsi aria, sulla copertina
c’erano i P!ATD ed aveva già letto tutto l’articolo in precedenza. Gli stavano
simpatici quei ragazzi… Aveva un debole per Brendon, ma non era riuscito a
stringerci una grande amicizia dato che i loro impegni li tenevano lontani ed i
loro orari in Decayance erano totalmente differenti. Peccato. A dir la verità
aveva stretto amicizia solo con i Fall Out Boy e con Travie da quando erano
stati presi nell’etichetta di Wentz. Voleva pure frequentare meglio Gabe, ma
finora non ne aveva avuto la possibilità. Non vedeva l’ora di passare un po’
più di tempo in studio, senza tour ed altri impegni. Almeno sarebbero stati a
lavorare tranquilli… E i Cobra Starship –ovvero solo Saporta da quanto ne
sapeva- sarebbero stati nella saletta accanto alla loro, così che potevano
passare tempo insieme.
A differenza di lui, William era
riuscito ad avvicinarsi a Gabe più di quanto pensava all’inizio. E dire che era
passato solo un mese e mezzo da quando si erano incontrati. Ma uno come William
Eugene Beckett Jr faceva in fretta ad entrare nelle grazie di qualcuno. Con
questo Adam non intendeva di certo dire che il suo leader fosse più affabile di
lui, dato che non c’era paragone. Sapeva bene che tra i due lui era il migliore
a stringere amicizia con qualcuno. Era molto più attivo e solare di Bill, che
invece si comportava in modo freddo e distante. Semplicemente aveva la
straordinaria capacità di sorridere appena, in quella maniera tanto dolce, che
la gente ne rimaneva rapita.
E questo era successo anche a
lui al liceo, quando l’aveva incontrato per la prima volta nei corridoi della
Barrington High School.Aveva visto
William nel corridoio e lui gli aveva sorriso gentilmente, mostrandogli la
classe in cui doveva recarsi. Se lo ricordava bene, quel bellissimo sorriso…
Probabilmente a Gabe aveva fatto lo stesso effetto ed era inevitabilmente
rimasto incastrato in un incantesimo.
Per non parlare di Bill. Da
quando Saporta gli si era avvicinato molto più intimamente, era diventato un’altra
persona. I suoi silenzi ed i suoi pensieri tristi sembravano essere diminuiti…
Il suo viso era sempre più spesso illuminato di una luce propria. Esattamente
come in quel momento…
Gli occhi di SiskyBusiness si
posarono sul leader della band, che stava seduto in su sul prato. Teneva un
quadernino appoggiato alle gambe incrociate e mordicchiava il tappo della biro.
Era perso nella contemplazione delle proprie parole e ogni tanto sorrideva
candidamente. Fu così che il biondo decise di avvicinarsi e sedersi al suo
fianco, mentre gli altri della band continuavano a stare attorno a quel
barbecue improvvisato in casa Siska insieme ad altri amici.
-Che scrivi di bello?-
Spiò il quadernino vedendo ben
poco, dato che il sole era tramontato da un pezzo. Fu William ad
avvicinarglielo tranquillamente, anche se con un po’ di timidezza. Adam sapeva
bene che non avrebbe permesso a chiunque di leggere quello che c’era scritto…
Lui aveva questo privilegio soltanto perché erano migliori amici da qualche
anno.
-…il testo per una nuova canzone
che ho in mente.-
Mormorò il cantante, scostandosi
i capelli dal viso con uno scatto nervoso. Il bassista lesse qualche parola ed
alzò un sopracciglio poco convinto… Una canzone d’amore? Beckett non era tipo
da scriverne una, dato i precedenti.
–Like a cold day in August I was not prepared for this… - Canticchiò il castano, spostando lo
sguardo verso il cielo e sospirando. -…We’re the same blood…all of us. We are… We
are.-
-Come va con Gabe..?-
Domandò ingenuamente Sisky non
appena ebbe finito di cantare quel pezzo della canzone. Beckett inarcò un
sopracciglio, prima di appoggiare le mani sull’erba e scivolare appena
indietro, con lo sguardo sempre rivolto al cielo stellato.
-Vorrei non aver mai conosciuto
uno come lui…-
Disse lasciando il biondo
vagamente sconvolto. Ma, conoscendo William c’era moto di più dietro quella
frase che sembrava una cattiveria…
-Perché? Non ti piace più?-
-No, al contrario… Mi piace così
tanto che mi sono reso conto di voler diventare una parte di lui… Di voler
essere come lui.- Sospirò un’altra volta, poi chiuse gli occhi. –Ed ho così
paura del mio essere imperfetto che vorrei quasi non averlo mai incontrato così
da non doverlo mai ferire o rovinare. So che se per caso inizierà ad amarmi,
sarà la nostra fine.-
Calò il silenzio tra loro ed
Adam non ebbe più il coraggio di domandargli nulla. Sapeva che cosa intendeva
dire il suo cantante, ma era anche certo che non sarebbe mai potuta accadere
una cosa del genere. Gabe Saporta era troppo perfetto per essere rovinato da
qualcuno e William, a sua volta, era molto più vicino alla perfezione di quello
che credeva. Forse un giorno sarebbe riuscito a capire da sé che non era
pessimo come pensava…
** *
*2o11*September
Il ragazzo castano continua a
camminare per le vie di New York in totale solitudine. Sa che nella stanza
d’albergo non c’è nessuno ad aspettarlo, quindi ha tutto il tempo che vuole per
deprimersi per quelle strade trafficate. Avrebbe voluto camminare al fianco di
una persona in particolare, ma questa avrebbe di certo rifiutato. Ha visto bene
cosa sta combinando in questo tour… Non gli sarebbe di certo sfuggito. Quei
baci, gli sguardi, le mani che scivolano sul suo corpo. Oh, sì. Ha visto bene
lo sguardo di Brendon puntato in quello del suo nuovo bassista. È questo che
l’ha bloccato e tuttora continua ad impedirgli di tornare da lui. Sa bene che,
anche se lo chiamasse o se si presentasse ad un concerto, Urie non lo
guarderebbe. Il suo cuore è ormai stato rapito da qualcun altro… Ed al ragazzo
dispiace non essere lui quello che puo’ abbracciare Brendon la notte.
-Non puoi far altro che
accusarti di tutto, Ryan.-
Mormora da solo, sospirando e
passandosi una mano fra i capelli ricci. D’altronde è solo colpa sua se ha perso
il sorriso del suo cantante, se non puo’ più baciarlo e consolarlo. È stato lui
ad andarsene dalla band e lasciare Spence e Brendon da soli. Sì, lui stesso ha
lasciato Brendon in balia del successo senza nemmeno un consiglio od una
dritta. Aveva solo chiesto di continuare a cantare, perché ancora oggi la voce
di bden è l’unica cosa che puo’ dare un senso alla sua esistenza, anche se non
puo’ più comporre musica per accompagnarla.
Eppure vorresti ancora stare sul
palco con lui… O su un tourbus. Su un letto... O su un prato qualsiasi. Vorresti suonare al
suo fianco per sentirlo cantare solo per te. Pensavi che andandotene e
lasciandolo ce l’avresti fatta. Ma non sei stato tu quello tra i due che è
andato avanti a testa alta. Ma come potevi sapere che la sua mancanza ti
avrebbe distrutto da dentro? Come potevi sapere che l’Amore che provavi –e
ancora provi- fosse una droga così pericolosa e nociva?
Continua…
_____________
Ed anche questo capitolo
è andato!!!!
Yeeeeh!!!
Come avete visto finalmente Ryan e
Brendon si sono baciati!!!! Hum
Hallelujaaaaaah!!!!!!!!
Anche bden era attratto
dal chitarrista, ma gli pareva di essere respinto sempre! Povero! Ross è un
cretino XD
E alla fine nel presente
si capisce anche che è solo ed abbandonato.
E poi…. Ci sono Ryland
ed Alex che sono spuntati dal nulla e non si sa nemmeno perché e come!!!
Ahahahah XD
Almeno adesso i Cobra si
moltiplicano e piano invaderanno il mondo. U__U
In più il tutto finisce
con una scena dolce con William e Sisky e Beckett ovviamente rovina tutto con
un pessimismo cosmico davvero deprimente. -.-
Hai Gabey e ti
lamenti?!?!?
Sei fuori??
Comunque, alla
prossima!!!!
Grazie a chi legge, fatemi sapere se la storia
continua a piacervi :D