I won't believe in Love: It's Just a Lie. (Prostitution is Revolution)

di Heven Elphas
(/viewuser.php?uid=16370)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I album. First Track: *Wake up, try on your new disguise* ***
Capitolo 2: *** I album. Second Track: *This is NOT how it has to be* ***
Capitolo 3: *** I album. Third Track: *Take care with a broken boy, is it worth it to you to try? * ***
Capitolo 4: *** I album. Fourth Track: *And The Shame Is Enough To Separate Us* ***
Capitolo 5: *** I album. Fifth Track: *YOu Gotta Get The Cobra Bless Now* ***
Capitolo 6: *** I album. Sixth Track: *So Kiss me... But It's NOT a Goodbye* ***
Capitolo 7: *** I album. Seventh Track: *Everything I promised, Everyone I'd be... Well, I just ain't* ***
Capitolo 8: *** I album. Eighth Track *And I'd Promise You anything for another Shot of Life* ***
Capitolo 9: *** I album. Ninth Track *You Remind me of August...* ***
Capitolo 10: *** I album. Tenth Track *Who knew that Love was a Dangerous Drug?.* ***



Capitolo 1
*** I album. First Track: *Wake up, try on your new disguise* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps we
Rule the Beaches*

 

 

First track *Wake up, try on your new disguise*

 

 

*2oo6*July

 

Era piena estate a Los Angeles. 

Le grosse foglie delle palme si muovevano spostate dal vento dell’Oceano Pacifico, mente il Sole cocente illuminava tutt’intorno a loro. Non c’era ombra su questa lunga strada dritta… Miglia e miglia di asfalto chiaro e bollente, su cui le macchine sfrecciavano nel traffico cittadino. Passò un pullman con sedili sopra il tetto, dove i turisti si guardavano attorno meravigliati e scattavano foto qua e là. Giusto per ricordarsi quel posto in cui di certo non sarebbero mai più tornati. Qualcuno si sporse appena facendo urlare la guida attraverso il megafono. Era un bambino dai capelli di un biondo chiarissimo… Scattò una foto alle persone per strada. Scattò una foto proprio a lui…

Lui che camminava su Colorado Avenue con gli occhiali da sole con la montatura viola calati sul naso ed il cappellino con la visiera in testa. Sorrise a quel bambino ed alzò il braccio per salutarlo, mentre la madre lo trascinava di nuovo al suo posto.

Le auto continuavano a passare accanto al marciapiede, ma nessuno degnava più d’attenzione il moro. Lui continuava dritto per la sua strada, fermandosi solo al segnale rosso del semaforo.

Un gabbiano sfrecciò veloce sulla sua testa, gracchiando in modo stridulo forse per attirare attenzione. Decise che lo avrebbe seguito, tanto alla fine stavano andando tutti e due nello stesso posto. Sì, la fine di Colorado Avenue e della vecchia Route 66. Là, sotto quelle giostre colorate a poca distanza dalla palestra a cielo aperto… Là, su quella spiaggia che lo chiamava a gran voce. Che anche tuttora continua a chiamarlo come a quel tempo…

Era da un po’ che non andava a Los Angeles, l’ultima volta era stato in città per un concerto dei Midtown. Quel giorno ci era tornato per proporre a Pete una nuova idea… Un nuovo inizio da cui riprendere a guardare avanti in quella vita che ormai non era più la stessa.

Il viaggio nel deserto lo aveva cambiato. Forse fumare Peyote era stata l’idea migliore che aveva mai avuto nella sua esistenza. Il Cobra… Aveva visto il Cobra parlargli dalle stelle per mostrargli la via da percorrere. E quella via portava dritto ad una pista da ballo nel nightclub migliore di LA. Sì, perché il Cobra gli aveva insegnato come ballare in pista e come comportarsi nella vita seguendo quel beat. Sì, la vita era come una pista su cui sapersi muovere e lui ora era convinto di essere il migliore lì in mezzo.

Dannazione, lui era Gabe Saporta!

Immerso nei suo pensieri si ritrovò improvvisamente sul molo ad osservare l’immensità dell’Oceano davanti a lui. Non si era nemmeno reso conto di essere già arrivato sulle assi di legno massiccio. Si avvicinò alla balaustra e ci si appoggiò guardando in direzione di Malibù. Fece scorrere lo sguardo lungo le colline verdi della costa e sospirò davanti a tutta quella bellezza. Certo, a Montevideo la visuale non era poi tanto peggio e  Manhattan non mancava di fascino… Il fatto era che quella costa della California lo attirava più di qualsiasi altra. Magari perché lì c’era Pete ad aspettarlo o, che ne sapeva, forse solamente gli piaceva il posto. Capita, no, che ci sia un luogo totalmente lontano dalla tua città in cui comunque ti senti a tuo agio? Dove ti riscopri come a casa tua, come se lì ci fossi nato e cresciuto… Era così. Ogni angolo di Los Angeles suscitava in Saporta quel senso di “casa”, anche se non aveva grandi ricordi da raccontare di quel posto. Non ancora…

Oh sì, ora ne ha un bagagliaio pieno.

Sospirò e si tolse un attimo gli occhiali per pulirseli nella maglia, quando il suo sguardo fu catturato improvvisamente da un ragazzino con una matassa di riccioli biondi in testa. Era spuntato dalle scale correndo sul molo e sventolava per aria una bandana beige. Gabe lo osservò divertito quando prese a saltellare sulle assi di legno, agitando i capelli a ritmo di una cantilena inventata. Lo sentì anche urlare una parola, gli parve fosse “Santi” –sì certo, ora è sicuro che era proprio quella- con una “s” prolungata, prima che scoppiasse a ridere. Il motivo di tale risata era a quanto pare il ragazzo dai lunghi capelli neri che apparve magicamente dalla scalinata. O meglio, questo era quello che credeva Saporta.

Vide il moro avvicinarsi all’altro e cercare di rubargli la bandana in quel gioco della bandierina improvvisato, quando all’improvviso questa sfuggì loro di mano. Saporta la guardò svolazzare trasportata dal vento, finchè gli arrivò praticamente ai piedi. I due ragazzi gli lanciarono uno sguardo dispiaciuti e fecero per avvicinarsi mentre lui si abbassava per riprendere il panno colorato. Quando lo ebbe fra le mani sentii un buonissimo profumo di ammorbidente, qualcosa come lavanda forse. Sì, gli pareva lavanda. Ma d’altronde non era un grand’intenditore di ammorbidenti e detersivi, lui… Il problema grosso fu quando quell’aroma fu sopraffatto da un altro odore, che gli arrivò dritto alle narici. Violento. Odore di guacamole e pollo.

Alzò lo sguardo per vedere che un terzo ragazzo si era aggiunto al duo giocherellone. Era un tappetto con la barbetta incolta ed un enorme sombrero in testa, che stava mangiando un burrito. Gabe lo guardò vagamente sorpreso, quando poi il ricciolino gli porse la mano per riprendere la bandana. Fu in quel momento che questo si accorse di chi aveva davanti.

-Oddio!!! Oddio!!! Per l’amor del cielo, cazzo! Tu sei Gabe Saporta dei Midtown!-

Urlò senza nemmeno prendersi la briga di afferrare l’oggetto di sua proprietà. Si limitò a portarsi le mani fra i capelli e scoppiare in uno strano monologo riguardo al fatto che gli aveva toccato il pacco durante un concerto a Chicago.

Doveva essere un pazzo, pensò Gabe osservandolo con le palpebre spalancate, quindi era meglio scappare alla svelta.

-Ehm, sì sono io… Ora però ho degli impegni e…-

-Wah! Hai una nuova band! Pete me l’ha detto. Cioè, l’ha detto a Bill… Non a me.-

Fece il biondo, mentre il suo amico prese la bandana e scosse la testa imbarazzato.

-Sisky, non facciamoci riconoscere subito! Se fai così questo scappa dalla DecayDance prima ancora di incidere…-

-Ma non è vero! Se è così amico con Wentzy-boy non lo abbandonerà per colpa mia e…- Il ragazzino sgranò gli occhi azzurri. –Mike! Stai dicendo che sono antipatico e lo farò scappare?!-

Saporta rimase a fissare quei due, mentre il ragazzo con il sombrero si limitava a masticare tranquillo. Fu comunque quest’ultimo a sporgere la mano e sorridere appena. Lo sguardo di Saporta fu attirato da tutti quei tatuaggi colorati, prima che potesse guardarlo in faccia.

-Andy, The Butcher…. Batterista dei the Academy Is… Piacere.-

Gabe annuì piano e strinse la mano a quel nanerottolo tanto gentile, prima di tranquillizzarsi un poco. Aveva sentito parlare di questa band di Chicago, perlomeno Pete gliel’aveva accennato e, soprattutto, gli aveva detto che il loro cantante voleva conoscerlo. A quanto pare era fan dei Midtown… Dio, era per caso il biondo? si domandò guardandolo, con quella voce roca e bassa faceva davvero il cantante?!

-Gabe Saporta… Ma penso lo sappiate.-

Ammiccò, mentre un po’ di autostima tornava a galleggiare forte nella sua materia grigia. Il biondo si presentò come “SiskyBusiness” e l’altro come Michael Carden… Rispettivamente bassista e chitarrista  di quella band. Il cuore di Gabe fece un salto di sollievo inspiegabile nell’apprendere che no, nessuno di loro era il cantante. Anche perché Pete gli aveva anche detto che si trattava di un tipo davvero speciale con una voce magnifica. Di certo non era quello che si poteva dire di questo SiskyBusiness.

-Allora siamo colleghi, eh?-

Domandò Saporta rimettendosi gli occhiali da sole, facendo scappare lo sguardo verso la costa. Ne era attratto, che cosa poteva farci? Avrebbe davvero voluto restare lì in eterno. Il suo istinto gli diceva che doveva aspettarsi qualcosa da quella spiaggia, ma non poteva spiegarselo. Ebbe solo una specie di flash… Un deja-vù inspiegabile. No, non era come un deja-vù, non aveva mai vissuto una cosa del genere. Era rimasto sotto con il peyote, forse.

Una persona abbassava lo sguardo con fare mesto, proprio davanti a lui. Era disperazione quella…

No, non è che ebbe un’allucinazione vera e propria. Solo il presentimento di avere fatto del male a qualcuno. Sì, gli venne male al petto come se avesse appena distrutto il cuore ad una persona cara. Proprio lì, su quel pontile.

A quanto pare nessuno si era accorto di nulla e lui riprese immediatamente il sorriso, ascoltando un riassunto veloce sulla DecayDance da parte del ricciolino.

Cazzo, quanto era diventato bravo a sorridere. Era davvero dannatamente bravo a presentarsi come la persona più avvenente e simpatica del mondo. Con tutta quell’apparente sicurezza acquisita solo dopo anni ed anni di paura e dopo quella grossa botta in testa che si era beccato. Era diventato il miglior giullare degli States… Decisamente. O forse semplicemente aveva la testa andata ormai ed il solo pensiero di soffrire ancora lo spingeva ad immedesimarsi nel ruolo di chi la Vita la prende sottogamba.

Un gioco… Una pista da ballo su cui muoversi in modo convulso.

Gli altri lo presero subito in simpatia, ma d’altronde come poteva essere altrimenti? Gabe Saporta era davvero la persona migliore che qualcuno potesse trovarsi sulla strada, pensava Adam con gli occhi che brillavano pieni d’ammirazione. Era come irrimediabilmente attratto da quell’uomo e non riusciva a togliergli lo sguardo di dosso. Stima… si trattava solo di una quantità smisurata di stima.

La morale è rimasta sempre quella, salda ed inalterata durante tutti questi anni: Tutti avrebbero voluto essere come Gabe Saporta.

Adam T. Siska per primo. Lui non desiderava altro che diventare come l’uomo che gli si presentava davanti. Così fascinoso, alto e simpatico, dannazione!!! Era perfetto! Gabe Saporta era seriamente la perfezione in persona. E lui con qualcosa molto simile alla perfezione aveva a che fare ogni giorno, se contiamo il leader che si ritrovava. Eppure in Saporta c’era molto di più di quello che aveva mai visto nel suo cantante… ne era sicuro, lo sentiva a pelle.

A proprosito del suo leader, in quel momento gli arrivò proprio un suo messaggio e lo lesse, mentre gli altri continuavano a parlare con Gabe. Anche quest’ultimo dovette però mettere mano al cellulare, che prese a suonare in modo insistente nella tasca dei suoi jeans tubolari. Era  Pete…

-Pronto, Petey?-

Rispose e fece una smorfietta per scusarsi, allontanandosi appena dal gruppetto di ragazzi. In linea c’era un Pete Wentz tutto agitato che prese a borbottare come una pentola di fagioli in piena ebollizione.

-Ciao GabeyBaby!!! Eccoti! Ti stavo aspettando a dire la verità, dato che avresti dovuto essere qui puntualmente alle undici! Ma non preoccuparti, tesoro, che non si pranza senza di te! Oh no no!! Ti aspettiamo con tanta pazienza ed amore perché sappiamo che arriverai in fretta!!-

Gabe guardò l’orologio d’oro al suo polso e si accorse che era decisamente tardi, dannazione. Pensava di aver abbastanza tempo per permettersi un cocktail sulla spiaggia ed invece era costretto a correre da Wentz.

-Arrivo immediatamente! Prendo un taxi e volo!- Disse, riattaccando e voltandosi verso i The Academy is che lo osservavano curiosi. –Scusate ma Pete mi acclama! Quindi… ci si becca per una bevuta in queste sere, eh?-

Domandò e Sisky alzò la mano per dargli il cinque, mentre gli altri si limitarono a sorridere ed annuire.

-Ovviamente!! Ci tengo, eh!! Io vado a riportare questa a Bilvy, dato che se ne deve andare alla svelta. Avrà anche finito ripararsi all’ombra di quella palma!!-

Dicendolo il biondo indicò un punto imprecisato della spiaggia e poi si volatilizzò giù dagli scalini sventolando la famosa bandana.

Gabe lasciò il molo ed arrivò sulla Ocean Avenue, cercando un taxi su cui salire per poter andare dal suo caro amico. Non vedeva l’ora di mangiare insieme a lui per poter parlare del suo nuovo progetto, in modo da spiegargli in che modo era cambiato. Sì, decisamente… anche i suoi gusti musicali erano del tutto cambiati improvvisamente. Basta con tutta quell’angst, gli aveva detto il grande Cobra spaziale! Era ora di festeggiare e devastarsi con l’alcool. Il motto di Gabe era diventato esattamente quello e dio solo sa quante volte l’aveva ripetuto negli anni a venire: “Andiamo a sbronzarci”.

 

Si ritrovò alle porte della villa Wentz, dove era già stato altre volte prima di allora. Ad aprire fu proprio il padrone di casa che gli si gettò al petto urlando tutto felice, così che Gabe lo abbracciò forte e prese a girare su se stesso.

-Wah! Rivederti è fantastico!!!-

Urlò il più basso dei due, staccandosi appena e guardandolo dritto negli occhi. Il suo volto era pervaso da una felicità inspiegabile che pure quello di Gabe stava riflettendo. Si sa, in un’amicizia come la loro era dura trattenere simili sentimenti e simili gesti d’affetto.

-A chi lo dici… Cazzo, Pete, non mi pare vero di essere qui!!!-

Anche Saporta sprizzava felicità da tutti i pori in quel momento. Finirono di stringersi e restarono un attimo a saltellare sulla porta come due bambini. Seriamente, non poteva rimanere serio, pensò, era più forte di lui: doveva urlare al mondo quanto amava alla follia quel piccolo uomo di nome Pete Wentz!!

-Nemmeno a me! Non credevo che avresti deciso così all’improvviso di metter su un’altra band! Dio, devi raccontarmi di nuovo tutto quanto!! Per filo e per segno! Al telefono non è mai la stessa cosa!-

-Oh sì! Ora ti dico ogni  dettaglio!-

Si chiusero la porta alle spalle e Gabe si guardò attorno, rendendosi conto che anche lì si sentiva a casa. Sì, decisamente… Sorrise e fece per dire qualcosa, appoggiando la mano sulla spalla a Pete, ma questo si voltò all’improvviso con un balzo. Saporta spalancò gli occhi spaventato e per poco non cadde a terra, ma riuscì ad ignorare l’infarto.

-Ah! Mi stavo dimenticando!! Ci sono delle persone a pranzo con noi!Sai, ho mille impegni e ho dovuto sovrapporli insieme… Ma stasera giuro che staremo soli prima di andare al club!!-

Il bassista cercò nel suo volto una risposta e lui allora sorrise. Avrebbe voluto restare solo con il suo migliore amico per potergli raccontare molto di più di quel nuovo progetto. Sì, avrebbe voluto parlargli di Bianca. Di come si erano lasciati dopo tanto tempo… Doveva assolutamente crollare davanti a qualcuno. Si limitò a tirare un sorriso e a battere la mano sulla schiena dell’amico.

-Tranquillo!! Non c’è problema! Più tardi avremo il nostro momento intimo, amore…-

Ammiccò e Pete rise, andando in salotto seguito dal più alto. Là dentro li aspettavano Patrick, un tipo di sconosciuta provenienza magro come uno stecco al cui fianco stava un ragazzino con una zazzera nera in testa e poi, su una poltrona a parte, Travis McCoy dei Gym Class Heroes. Tutti alzarono la mano per salutarlo e partì un coro di “ciao” che lo mise subito a suo agio.

-Ecco, lui è Gabe…- Disse il padrone di casa indicandolo, prima di spostare il dito verso i due ragazzini. –Quelli sono Ryan Ross e Brendon Urie. Gli altri li conosci già…-

Patrick annuì, mentre Travie si lasciò sfuggire una risatina indolente.

-Ne manca uno però…-

-Non è colpa mia! L’ho chiamato e mi ha detto che arrivava!!!- Si lagnò Pete prima di fermarsi di scatto e mettersi ad annusare l’aria. –Oddio!! L’arrosto!!! Sta bruciando l’arrosto Pat!!!-

Ed urlandolo si avventò in cucina, lasciando tutti a fissarsi. Ryan Ross si stava guardando le unghie come se fossero interessanti e se le mordicchiò. Gabe si chiese se avrebbe mangiato qualcos altro o sarebbero bastate quelle. Il moro al suo fianco invece si distrasse a guardare i pesci che nuotavano nell’acquario vicino al divano e prese a picchiettare il vetro dicendo “guarda Ryro! Quello ti somiglia!”. McCoy dal canto suo li stava osservando con un sopracciglio alzato, non capendo bene da dove fossero spuntati quei due mocciosetti brufolosi. Forse Pete li aveva strappati dal seno della madre per adottarli. Chissà… Di certo aveva di meglio a cui pensare, concluse guardando Saporta.

Fu in quel momento che suonarono al campanello e l’afro si fece scappare un “eccolo” con un sorrisetto malizioso sulle labbra.

-GabeyBaby!!! Vai ad aprire!!!-

Il grido di Pete rimbombò nella casa e Saporta non potè fare altro che obbedire, andando nell’atrio e sospirando. Decisamente non vedeva l’ora di potersi sfogare con Pete, da soli davanti ad una bottiglia di vodka liscia, pensò, non aspettava altro. No… Era convinto di non volere altro che stare con Pete. Certo, non sapeva a chi stava andando incontro.

Appoggiò la mano alla porta ed ancora quel deja-vù di prima si fece sentire forte.

La persona sorrideva nel pianto. Una mestizia irrefrenabile.

Il petto di Gabe venne stretto in una morsa orribile, ma cercò di non farci caso. Aprì così la porta con il volto deformato dalla brutta sensazione che il suo cuore stava provando.

Si ritrovò così davanti a due grandi occhi nocciola che lo fissavano, nascosti appena da lunghissimi ciuffi mossi e castani.

Deja-vù… Quella persona piangeva, non riusciva a parlare nell’angoscia.

Eppure no, quel ragazzo si lasciò sfuggire uno dei più bei sorrisi al mondo quando si accorse che quello che aveva davanti era Gabe Saporta. Si sciolse in quello stupore ed in tutta quella felicità che si prova quando il sogno di una vita intera si realizza. Sì, perché non aveva voluto altro che conoscere il frontman dei Midtown e ringraziarlo… Esatto, anche questo esile ragazzo non avrebbe desiderato nient’altro che essere come Gabe Saporta. Anche oggi, anche se le cose sono cambiate… Anche tuttora vorrebbe essere come lui.

-Ciao…-

Si lasciò sfuggire timidamente il castano, mentre l’altro lo fissava esaminandolo. Quel viso… quel viso dannatamente perfetto faceva nascere dentro di lui la voglia di dire “sono a casa”, proprio come Sam ne Il Signore Degli Anelli. Okay, non era il massimo come metafora… Ma era così. Era a casa in quegli occhi. Ma non capiva il perché… Semplicemente pensò che essendo così bello il ragazzo trasmettesse sicurezza a chi lo guardava.

O forse no… Non era solo quello. Non riuscì a capirlo, ma ogni afflizione nel suo petto parve sparire per magia. E la voglia di tornare al molo si fece sentire fortissimo nel suo stomaco… Doveva andare alla spiaggia e guardare il mare.

E quell’odore? Quel buon odore che aveva sentito anche prima sulla bandana… Si accorse che era lui ad emanarlo, così vide che la pezza colorata era legata al suo ginocchio. Oh… Doveva essere il cantante dei The Academy Is di cui si era parlato.

-Gabe Saporta, piacere.-

Disse ed il castano si fece scappare un risolino divertito, stringendogli la mano.

-William Beckett.-

Non si erano mai incontrati prima di allora, si domandò Gabe, perché aveva quasi l’impressione di conoscerlo da tutta la vita. Nella sua mente, nel suo cuore, era come se quel ragazzo ci fosse stato da sempre.

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

I gabbiani di Manatthan emettono versi striduli, volando sopra le teste della folla. C’è un uomo che li sta ascoltando, mentre appoggia i gomiti alla balaustra in ferro. Guarda le acque oscillare e qualche uccello ci si schianta sopra per cercare cibo. Sospira disperato, aspettando qualcuno su quel molo pieno di volti sconosciuti e spenti, tutti stretti nei loro cappotti grigi. Si passa una mano sul viso e vorrebbe davvero piangere. Lascia cadere a terra la bottiglia vuota e poi si accascia sulla panchina proprio dietro di lui.

Il cielo grigio di questo Settembre desolante fa sentire il suo peso e le gocce fini di acqua iniziano a cadere dispettose sul viso sbarbato dell’uomo.

-Cosa speri…?-

Mormora piano, prima chiudere gli occhi e cullarsi in quel sogno che gli piace fare ogni volta che è sveglio. Sì… si immagina una persona che sorride dondolando la testa, mentre cammina sotto al pontile. Questa persona poi gli porge la mano e lui gliela stringe forte, invaso da una felicità che è difficile da spiegare. Si tengono per mano, l’uno di fianco all’altro con i piedi nudi immersi nella sabbia ancora calda. A far loro da sfondo le colline verdi della costa californiana…

Un sogno colorato e caldo, indelebile nella sua mente. I profumi ancora forti, la sua pelle quasi tangibile. Sì, ma solo un sogno.

Quando hai tolto il tuo travestimento da ragazzo perfetto che cosa ti è restato? Vecchie fotografie di quei momenti gioiosi e semplici… Li tieni ancora tutte sotto la taschina della tua giacca, dentro al  cuore, questi scatti?

 

 

Continua…

 

 

 

 

_____________

 

 

Hello….

Okay, mi spiace. L’ho fatto. Ho scritto un’altra storia…

Anche se non sono sicura che si tratterà solo di una Gabilliam, sappiatelo! Ho in mente una cosa grossa se riesco a metterla giù come voglio…

 

Allora, come potete vedere è ambientata su due linee temporali, nel 2006 e poi quello attuale. XD Capirete il perché più avanti!!!

 

Che dire… uuuhm…

Non lo so!! XD

Non so bene nemmeno perché l’ho scritta, ma spero che qualcuno sia interessato alla trama che svilupperò pian piano!!!!

E sappiate che il titolo non è messo a caso XD ahahahahha

 

Allora, lascio a voi i commenti!!!

 

A chi è interessato qui c’è la storia del Peyote XD ahahahaha io muoio ogni volta!! Gabey Baby in the Desert: The True Story

 

 

Fangs up, Cobras!!

 

Alla prossima!!!!!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I album. Second Track: *This is NOT how it has to be* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Second track *this is NOT how it has to be*

 

 

*2oo6*July

 

Pete si era sempre impegnato con tutto se stesso per quel che riguardava la sua casa discografica, così come per i suoi amici. Era uno dei migliori uomini esistenti sulla faccia della terra, davvero, era anche lui ad un passo dalla Perfezione Assoluta. Non c’era nessuno che provasse odio nei suoi confronti, era decisamente impossibile. Come si fa a disprezzare qualcuno che si è costruito un Impero del genere? La cosa che si apprezzava di più in Pete Wentz era forse la sua innata capacità di tenere uniti tutti quanti in un mondo idilliaco e perfetto, senza inimicizie o litigi.

Tutti in quella sala da pranzo ammiravano il piccolo uomo seduto a capotavola con il tovagliolo incastrato nel colletto della maglia nera. Patrick per primo non riusciva mai a staccar gli occhi di dosso dal leader della sua band, devoto come un sacerdote che ha sposato la religione anni prima. I due nuovi arrivati non erano ancora in grado di rendersi conto di dove si trovavano, come se per loro fosse impossibile sedere al tavolo con il bassista dei Fall Out Boy. E dire che ormai lo conoscevano da mesi, ma non erano mai stati a mangiare da lui… Ross faceva fatica a toccare cibo, vagamente imbarazzato dalla situazione, mentre Brendon era troppo esaltato per poter fare qualsiasi cosa che non fosse sorridere da scemo. Per quanto riguardava Beckett e McCoy, loro avevano passato la prima botta d’eccitazione da Wentz da un po’, quindi sembravano tranquilli. Poi c’era lui… Gabe giocava con l’insalata nel suo piatto non potendo far a meno di provare sentimenti contrastanti.

Amava Pete con tutto il cuore, per lui nessun altra persona al mondo era così importante. Sul serio, non ce n’era una che potesse essere paragonata al bassista dei Fall Out Boy.

Il problema durante quel pranzo, fu che nel suo stomaco nacque una strana sensazione… Un po’ come quando il Cobra gli aveva parlato nel deserto, sentiva che il mondo gli aveva appena aperto nuove porte davanti. Questa porta era il volto pallido e liscio del ragazzo che stava seduto dall’altra parte del tavolo, accanto a McCoy. William Beckett… Doveva essere per forza la creatura più bella che Madre Natura aveva donato al mondo, pensò Saporta addentando una foglia di lattuga, non aveva mai visto nulla di tanto splendido. E diciamolo, lui ne aveva di esperienza alle spalle! Aveva avuto Bianca negli ultimi sei anni, sì, ma vogliamo mettere tutte le ragazze che gli avevano fatto la corte nel frattempo? Ce n’erano davvero di bellissime, ma nessuna suscitava in lui quello che riusciva a tirare fuori questo ragazzo.

Non è che volesse farselo, siamo chiari. Era una cosa del tutto trascendentale! Cavolo, non capita mai di provare una specie di attrazione per qualcuno solo al primo sguardo? Non capita di sentirlo più vicino di un fratello anche se non ci hai mai parlato prima?

No, non dovrebbe succedere. Eppure era così!

-Allora… Siamo oggi riuniti per parlare di affari! …sì, okay, più o meno. Anche perché i nostri affari comprendono nel pacchetto anche un sacco di divertimento… è questo il bello di essere musicisti, eh?-

Domandò di punto in bianco il padrone di casa, portandosi alla bocca il calice colmo di acqua naturale e passando lo sguardo da una testa spettinata all’altra. Tutti annuirono all’unisuono in modo inquietante, come un gruppo di suore in chiesa che è completamente soggiogato dalle parole del pastore.

-GabeyBaby, so che tu hai avuto i tuoi impegni e… Questi due fanno parte dei Panic! At The Disco, una band che ho preso in Decay da un po’. Sono qui perché…-

-Dobbiamo parlare dei Video Music Awards che ci sono fra un mese!!!-

Urlò Urie tutto esaltato, guardando Gabe dritto negli occhi. Quest’ultimo l’osservò sempre più perplesso, dato che il ragazzino sembrava avere la faccia da serial killer schizofrenico, con gli occhi sgranati a dismisura e quelle labbra carnose stortate in un sorriso strambo. Solo Pete poteva andare a prendere un esemplare del genere e portarlo in una casa discografica… Per quanto riguardava il suo amichetto, quello si limitava a pulirsi la bocca con il tovagliolo in tutta la sua eleganza stile english. Perfettamente in tema con quella camicia bianca che sì, dai, era da donna! Lo si vedeva dal taglio!

-Oh, bene… andate ai VMA?-

Domandò il sudamericano, appoggiando la forchetta al tavolo sperando che fosse il castano a rispondergli. Nulla da fare, Brendon Urie si fece sentire a gran voce con le sue mille chiacchiere sparate a mitraglietta.

-Sì! Con “I Write Sins not Tragedy” che secondo me merita di vincere, perché dai, non si puo’ dire che è un brutto video! Diciamolo, è il migliore di sempre eh! Eh, Ryro?- Questo lo ignorò altamente decidendo di piegare la testa desolato, ma Brendon non demorse. -Non lo è? Lo dice anche Pete che siamo stati bravi! Che sono un attore nato per fare il video! Non si vede? Non si vede benissimo dalla mia faccia?-

Finita la sparatoria verbale cercò negli sguardi di tutti una risposta, ma il solo a non essere altamente perplesso era Pete. Quest’ultimo infatti era pieno d’orgoglio per quel ragazzo problematico e logorroico… Saporta notò che c’era qualcosa nel suo sguardo che ricordava quello di un padre fiero, che non poteva fare altro che assecondare i vaneggiamenti dell’ultimo della casata.

-Sì, Brenny, è bellissimo… Sei bravissimo. Infatti vincerete sicuramente.-

Gli promise da bravo papà, mentre McCoy faceva una strana smorfia e Patrick ridacchiava. Gabe non osò dire nulla perché non sapeva nemmeno di cosa stessero parlando, così andò a cercare il volto del cantante dei The Academy Is. Questo era intento a rigirare il calice nella mano, ascoltando gli altri con un sorriso tra il divertito e il soddisfatto. Poi, come se avvertisse qualcosa, alzò subito gli occhi scontrandosi con i suoi. Allora la curva sulle sue labbra prese un’altra piega… Sembrava timidezza.

Travie, al suo fianco, sembrò accorgersene e vide di piegarsi appena in avanti, appoggiando i gomiti al tavolo. Il volto girato verso quello del castano che gli dedicò la sua attenzione, mantenendo quel sorriso strano.

Pete e Brendon continuavano la loro discussione ad alta voce, con l’aggiunta di Stump che aveva da confermare alcune cose dette dal bassista. In tutto quel baccano, comunque, Saporta riuscì a comprendere abbastanza il discorso fra l’afroamericano e William. Gli ci volle uno sforzo enorme per ignorare gli altri, ma ne valse la pena.

-…non hanno visto qualcuno in Slow down, uh?-

-Non c’è paragone, dai. Brendon è stato seriamente bravo…-

Rispose il castano, tirandosi i lunghi capelli dietro all’orecchio. Pure l’indice di Travis finì fra quei ciuffi morbidi, lasciando Gabe abbastanza scosso.

-Oh, senza dubbio. Ma non ha i tuoi fianchi. Solo quelli basterebbero a vincere.-

Mentre sentiva questa cosa, Saporta decise di spostare lo sguardo altrove non volendo fraintendere nulla di quello che stava succedendo tra i due. Insomma, sembrava che il rapper ci stesse provando, ragionò, e soprattutto che William ci stesse. Però pensò che, d’altro canto anche lui e Pete sparavano tante di quelle cazzate romantiche e si scambiavano certi gesti che potevan quasi esser presi per degli amanti. Forse era così pure per quei due…

Fortuna volle che il padrone di casa si decise a riprendere serietà e allora tutto il tavolo si calmò tornando alla normalità. Anche Gabe ebbe la bella idea di tornare nella propria normalità, afferrando la bottiglia di vino –che tra l’altro non ha mai amato alla follia- per versarselo nel calice. Prese a bere due o tre bicchieri, giusto per tornare un po’ con i piedi a terra… Alla fine in spiaggia non aveva toccato il cocktail che aveva desiderato tanto.

Fu mentre lui riempiva il sesto bicchiere, che Pete lo prese in considerazione piazzandolo nel bel mezzo del discorso. Allora si voltò per guardarlo e sorrise, con le guance appena arrossate dal bere che già faceva i suoi effetti. Sì, quel senso di smarrimento ed euforia che solo del buon vino d’importazione puo’ darti!

-…così Gabey mi ha presentato questo progetto, ora che i Midtown sono ufficialmente sciolti. Si tratta di… Ce lo spieghi tu?-

Domandò il produttore e lui si gonfiò d’orgoglio e presunzione, sporgendosi verso il tavolo. Forse si notava che stava andando verso l’allegra via della sbronza…

-Sissì! Spiego tutto io. Ecco, è così che è successo…-Puntò lo sguardo in quello di Beckett che ricambiò estasiato. -…stavo nel deserto a fumarmi peyote quando all’improvviso è apparso! Lui! Il Cobra!! E mi ha insegnato a ballare…-

-Il Cobra…?-

Domandò Travis con le sopracciglia talmente alzate da toccare quasi l’attaccatura dei capelli. Persino Ryan pareva poco convinto della storia, quasi spaventato.

-Sì! Un Cobra che è apparso fra le stelle! Mi ha detto “sei qui per fare in modo che gli hipster si prendano meno sul serio e che gli emo smettano di fare le fighette!”… Ecco che mi ha detto! Così mi ha insegnato a muovermi nei club per ben tre lunghe settimane e poi… voilà! Ho deciso di metter su una band! La chiamerò Cobra Starship proprio in onore del Grande Cobra!!!-

-Sembra l’inizio di un film porno gay…-

Commentò il chitarrista dei Panic at The Disco ottenendo l’appoggio di Pat e di McCoy. Solo Bill, Pete e Brendon sembravano realmente interessati a quello che stava raccontando.

-Ma è grandioso! Anche io voglio vedere il Cobra nel deserto!-

Squittì Urie, strattonando il suo amico che per tutta risposta gli tirò una pacca in fronte. Gabe però stava solo aspettando il parere di Wentz, che gli fece un applauso concitato.

-Oh ma è la storia più bella che abbia mai sentito!!! Dobbiamo subito lavorare al progetto ed organizzare un featuring tremendo!! Collaborare funziona sempre, va di moda!-

-Sì è interessante davvero, uhm…- Aggiunse poi William, appoggiando delicatamente il suo tovagliolo sulla tavola imbandita. Si voltò verso Travis ed ammiccò, con qualcosa sul viso che sembrava quasi malizia. –Non avevi detto che volevi fare un… uh, ecco… un featuring con qualcuno? Perché non ti proponi?-

Domandò all’afroamericano, che lanciò uno sguardo di sfida a Saporta. Quest’ultimo non potè fare a meno di notare quanta scarica d’odio gli stava trasmettendo, così cerco di ricambiare con un sorrisone da amico. Gli zigomi perfetti accentuati da quel vago rossore alcolico.

-Una collaborazione! Che bello!!! Sarebbe divertente davvero!- E poi dedicò la sua attenzione a William. –A te piacciono i featuring? Eh?-

Il castano annuì appena e si portò i capelli dietro l’orecchio, invaso dal piacere di quelle attenzioni.

-Uh che ideona!! Dobbiamo lavorarci!!-

Urlò Wentz intervenendo nella faida tra McCoy e Saporta, così che poi ne partì un progetto serio che si protrasse per tutta la durata del pranzo. E sì, si avverò…

                                                        

*  *  *

 

William e Travis uscirono da casa Wentz che ormai erano le cinque del pomeriggio ed il sole era ancora caldo sulle loro teste. Pete li salutò dalla soglia, accanto all’ex leader dei Midtown che li guardava con quell’espressione da pesce lesso. In effetti forse aveva esagerato a bere tutto quel vino, dato che ormai aveva le guance talmente rosse da parer due pomodori spiaccicati. Il frontman dei TAI non riusciva bene a capire perché Saporta avesse preso a bere così all’improvviso, dato che prima pareva tranquillo.

Certo, si ricordava che quando era nei Midtown non è che avesse sempre il viso fresco di chi stava lontano da alcool e droghe. Diciamo che non aveva la fama di essere il più sobrio tra i musicisti…

Oh su, ma non era questo che preoccupava maggiormente Beckett. Era il modo in cui l’aveva guardato per la maggior parte del tempo e soprattutto quando era entrato. Nell’istante in cui si erano visti, Saporta era passato da un’espressione quasi dolorante ad una piena di un sentimento forte come l’affetto. Sì, lui era abituato a tutte quelle occhiate d’amore che la gente gli lanciava… Non era una novità che qualcuno si perdesse ad osservare il suo volto. Però, dai, c’era pure quel Ryan Ross che era davvero bello… Gabe poteva guardare un po’ anche lui, no?

Oh ma non che gli dispiacesse! Figuriamoci!

Passi una vita a rincorrere i tuoi sogni e questi ti si presentano davanti! Non aveva voluto altro che stringere la mano a Gabe Saporta, pensò camminando per il vialetto di casa Wentz, per tutta la sua esistenza lo aveva ammirato. Si ricordava ancora come, a quindici anni, aveva trovato “Save The World, Lose The Girl” nel negozio di musica a Barrington e subito se ne era innamorato.

“Run away when you are down. Pick up the pace cause you fear the sound of mistakes that are getting closer every time. Time is catching up to you.”

Ecco quali parole l’avevano fatto appassionare a quelle canzoni. Per non parlare della voce di Gabe, così graffiante e spezzata, impregnata di una rabbia che a quell’età Bill non riusciva a capire nonostante cercasse di assorbirla. Era come se volesse capire bene i testi di Saporta, ma non riuscisse mai ad essergli troppo vicino con la testa. Per questo forse lo adorava… Perché non poteva essere come lui ed provava solo invidia. Invidia di quel modo di essere che amava.

Per non parlare di quando era riuscito ad andare a vedere la sua band preferita dal vivo. Era forse stato uno dei giorni migliori della sua vita, anche se avrebbe voluto parlare direttamente con Gabe e ringraziarlo per tutto. Uh, ecco che cosa non aveva fatto! Concluse sobbalzando sotto lo sguardo di McCoy. Non lo aveva ringraziato né gli aveva detto quello che provava! Stupido, stupido Bill!!!

Nell’agitarsi attirò totalmente l’attenzione dell’amico, che gli passò la mano attorno alle spalle e lo strinse a sé.

-Che hai? Mi pari un po’ in aria, bro! Non starai dando in escandescenza per il featuring, eh?-

Bill arrossì ed alzò il volto verso McCoy, scuotendo appena il capo. Macchè agitarsi per una canzone! Era Saporta che l’aveva messo in crisi!

No, non voleva provarci con lui. Semplicemente era riuscito ad incontrare quello che era il suo mito e ci aveva fatto la figura dello stoccafisso demente!! Voleva eclissarsi e morire in quell’esatto momento.

Ma guardiamo il lato positivo! Aveva parlato una sola volta e non aveva balbettato troppo! Era sicuro che se avesse detto altro sarebbe partito a parlare a scatti tra un “sai” ed un “dico”, fino a scazzarsi a morte per la sua stupida balbuzie. Qualcosa di giusto l’aveva fatto: restare in un silenzio.

 Sospirò dondolando sul viale, percorrendo lentamente la discesa per arrivare all’auto. Nonostante il caldo, la mano di Travie stretta sulla sua spalla non lo infastidiva per nulla. Poteva benissimo sopportare anche la vicinanza quasi invadente del suo amico.

-…sono solo imbarazzato… per… per il mio, sai, per il mio comportamento!-

Ammise, mentre McCoy puntava la chiave verso la macchina per far scattare la sicura. Bill si staccò solo dopo aver dato una carezza sulla schiena dell’amico, andando al posto del passeggero. Salirono velocemente ed accesero subito l’aria condizionata, per salvarsi da quell’afa terribile che soffocava la città. Sorpassato il cancello di Villa Wentz, Beckett appoggiò la fronte al vetro del finestrino, osservando le ville fantastiche che affiancavano la strada.

Tutte quelle facciate colorate e dalle forme più disparate, circondate giardini paurosi con piante ben curate dai giardinieri. I fiori nei grossi vasi, le palme altissime che si scuotevano al vento. Quanto gli piaceva quel posto… Così differente dalla sua Barrington. Socchiuse le palpebre per focalizzare una ragazzina che pattinava sul marciapiede insieme ad un’amica, entrambe felici di essere lì. Sì, avrebbe voluto essere loro in quel momento.

Ma non poteva ancora permettersi una grande villa, nonostante stesse cominciando a far successo come aveva sempre sognato.. Non è che desiderasse una grossa abitazione per sbattere in faccia alla gente quanti soldi avesse, voleva solo abitare in quella città che amava così tanto. Se non proprio in Beverly Hills, avrebbe voluto abitare in Santa Monica. Svegliarsi la mattina, aprire le finestre e trovarsi davanti l’oceano e la spiaggia… sì, sentire la brezza oceanica colpirlo in volto, l’odore della salsedine riempirgli le narici. E poi, la sera, osservare la ruota panoramica illuminarsi e riflettersi nelle onde.

Amava quella spiaggia da quando ci aveva messo piede… Si sentiva così bene, senza riuscire a spiegarselo. Aveva grandi progetti che non riusciva nemmeno ad identificare. Un grande casino nella sua testa che comprendeva l’oceano e non sapeva nemmeno cosa. Ogni volta che ci pensava, tuttavia, gli veniva la pelle d’oca.

Lui non aveva preso una casa a Los Angeles, limitandosi a stare in una stanza d’hotel proprio lì vicino alla spiaggia. Avrebbe potuto alloggiare da Mike, okay, ma non voleva disturbare. Poteva cavarsela anche così… Poi era successo.

Cosa era successo?

Si era trovato ad andare ad abitare in pianta stabile casa di Travie in West Hollywood, proprio dove arrivò mezz’ora dopo esser partito da casa di Pete.

Si trattava di un enorme appartamento in un palazzo residenziale. Grosso salotto, sala da pranzo, cucina con penisola, quattro bagni, tre stanze, sala isolata con tanto di consolle di sintetizzatori e terrazza affacciata sulle colline. Quello che più dava fastidio a Bill era che stava bene lì… Era un idillio, sì, ma non quello che voleva lui. La trama che aveva in testa era tutt’altra, anche se non poteva scriverla e spiegarla nemmeno a se stesso. Sapeva solo che non doveva essere così. La sua vita doveva assolutamente essere diversa…

Nonostante i suoi problemi, eccolo lì che si dirigeva verso l’enorme divano rosso con penisola e ci si lasciava cadere sopra. McCoy appoggiò le chiavi della macchina alla mensola dell’entrata e scosse la testa osservando l’amico. Il solito poltrone che non aveva nemmeno la forza di spogliarsi le scarpe. Gli si avvicinò e si abbassò in ginocchio sul tappeto dalla trama leopardata, facendo camminare l’indice ed il medio sulla schiena di Beckett. Poteva percorrere tranquillamente tutta la colonna vertebrale che sporgeva da quel corpo ossuto… Così, compiacente, arrivò fino alla fine e si fermò, solo per poter osservare i jeans attillatissimi che stringevano quelle anche e quelle natiche perfette. Decisamente, pensò, non aveva mai posato gli occhi su qualcosa di più bello.

-Cosa mangiamo stasera?-

Domandò, giusto per dire qualcosa mentre la sua mano scivolava sul tessuto ruvido per infilare poi le dita nella tasca posteriore. Bill dal canto suo appoggiò la guancia al morbido cuscino in piume e gli lanciò uno sguardo. Porcaputtana, si disse l’afroamericano, perché era così fottutamente splendido?

-Sto anche a digiuno dopo tutto quello che ci ha dato Pete.- Bofonchiò stanco il castano. -…piuttosto, sul tardi ce lo facciamo un giro?-

-E dove vuoi andare, babe?-

Chiedendolo Travis si abbassò per appoggiare le labbra sul collo candido del ragazzo. Quest’ultimo si voltò a pancia in su e guardò il soffitto bianco, pensando che voleva essere al molo. Magari con un thè freddo in mano, a fissare Sisky e Carden proprio come quella mattina. Però gli andava bene anche così… Gli piacevano le attenzioni di McCoy. Sì, a Bill erano sempre piaciuti tutti quei gesti d’affetto di chi era attratto da lui. Non per sentirsi amato, semplicemente gli andava bene esser desiderato ardentemente.

-…al molo di Santa Monica.-

Si ritrovò a mormorare fra i capelli di Travie, che era salito sul divano per sovrastarlo. Le mani di quest’ultimo scesero a slacciare la bandana al suo ginocchio, prima di dedicare particolare interesse al bottone dei jeans. Quanto bramava quel corpo, cazzo… non poteva fare a meno di desiderarlo in ogni istante.

-Come al solito…-

Rispose, prima di baciare la pelle bianchissima appena sotto l’ombelico, facendo così rabbrividire William.

-Sì. Come sempre…-

Sussurrò, immaginandosi l’oceano e le sue onde… Il molo illuminato e l’aria riempita dalle urla di chi si avventurava sulle montagne russe. Poi nella sua fantasia apparve Gabe, con un drink in mano ed il sorriso sulle labbra.

come se nel suo sogno non potesse mancare proprio lui. Sempre che, ora che lo aveva conosciuto, fosse rimasto solo un sogno e non qualcosa di realizzabile. Sì… Una realtà prossima.

 

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Un giovane è seduto su un taxi imbottigliato nel traffico cittadino. Il rumore dei clacson che suonano tutt’intorno inizia ad infastidirlo, tanto da fargli desiderare di non essere lì. Eppure c’è stato un periodo in cui New York gli piaceva… Quando, dall’altra parte degli States, desiderava essere su quelle strade trafficate. Quando avrebbe voluto vedere che tipo di vita stava facendo fra le mura di quei palazzi l’unica persona al mondo di cui gli importava veramente. Sì, aveva amato New York.

Ora che è qui, stretto nella sua giacca marrone, si chiede se veramente è il posto in cui vorrebbe stare. La radio passa una delle hit del momento, “California King Bed” di Rihanna, quasi come a voler condannare il suo cuore a ricordare. Si porta le mani al viso, coprendoselo per distrarsi da quei pensieri. L’autista frena di scatto, brutalmente, ma non gli importa del colpo che si è appena preso. Non vuole essere lì… Che cosa sta facendo?

-Dove sto andando…?-

Si chiede in un sussurro che il taxista non riesce a sentire, mentre insulta qualcuno per strada. Il ragazzo riapre le palpebre e guarda fuori, vedendo i palazzi grigiastri al posto delle colline che desidera. Nonostante tutto avvista un gabbiano probabilmente un po’ insano, che sta volando veloce verso l’Oceano. Lo guarda sparire, così torna a schiacciarsi contro il sedile.

Davanti a lui, quando richiude gli occhi, c’è l’Oceano Pacifico e questo gabbiano va a sedersi sulla balaustra del pontile. La costa di Malibù non è lontana… Sorride e gli pare quasi di sentire quella voce cantilenante e nasale che gli ripete le solite cose. Quel “è un sogno” che ogni mattina si sentiva ripetere…

S’infila la mano in tasca, estraendo un braccialetto di gomma bianca e lo guarda. C’è una scritta viola sopra e vorrebbe dimenticarla, gettare via tutto nel primo cestino. Eppure non si è ancora deciso a farlo dopo tutto questo tempo.

È quando il taxi si ferma e scende che se lo rimette al polso ed inizia ad osservare il posto. Lo smog gli riempie i polmoni quando sospira…

È lì che avresti voluto essere? Sei davvero sicuro? Dimmi… Quando dicevi che la tua vita avrebbe dovuto essere diversa che cosa intendevi? Diversa da cosa precisamente? È così che doveva andare? È così che dovevi veramente finire, o nei tuoi sogni c’era qualcosa di più di un orizzonte grigio e spento?

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

_____________

 

Hello, fedeli del Grande Onnipotente Pete.

 

So che qualcuno mi odierà per quel che ho fatto, quindi chiedo subito scusa!!!!

Ho dovuto per forza.. XD

Eh sì, mi riferisco proprio alla Treckett che è stata narrata nella seconda metà del capitolo!! Anche il titolo è una citazione di 7 Weeks modificata!

 

Btw, si è parlato dei Panic e dei VMAs del 2006 a cui poi hanno anche vinto, perché Brendon è bellissimo, bravissimo, un attore nato ecc., come ha detto lui XD

Si è anche citato questo bromance tra Petey e Gabe, che non finirà di certo qui!

E poi l’amore devoto di Pat per Wentz!!!

Quanti pairing… @__@

 

L’amore che regna comunque è quello per il fantasticissimo molo di Santa Monica, il protagonista indiscusso della storia insieme ai gabbiani sempre citati e alle sbronze!!! XD ahahahah

 

Anyway, si diceva che la Gabilliam fosse la cosa principale e… dove è? Vi chiederete!

 

Ai prossimi capitoli!!!!

 

@Back To Vegas Skies non odiarmi!

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I album. Third Track: *Take care with a broken boy, is it worth it to you to try? * ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Third track *take care with a broken boy, is it worth it to you to try? *

 

 

*2oo6*July

 

Gabe si sporgeva dall’Hammer di Pete, i gomiti appoggiati alla portiera e la testa fuori dal finestrino abbassato. L’aria era talmente calda che sembrava quasi che gli avessero puntato addosso un phon. Si sistemò gli occhiali da sole, che teneva nonostante fossero ormai le undici… Le insegne e le luci della città gli davano fastidio, dato che si era svegliato da poco. Esatto… Tutta la sua voglia di parlare in privato con Pete era stata annegata dall’alcool e, dopo pranzo, si era addormentato sul divano. Lì, con la bocca spalancata a perdere bava su un cuscino nero del sofà… Stupido Saporta, aveva pensato, non potevi bere meno vino e passare un bel pomeriggio con il tuo migliore amico?! Macchè! L’alcool aveva vinto su di lui… Oh, ma aveva intenzione di recuperare, un paio di vodka redbull e poi dritto in pista a far vedere a Los Angeles come si scuote il didietro! Ecco le sue intenzioni in quel momento…

-…allora, dove si va?-

Domandò a Wentz, ammiccando verso una ragazza che stava attraversando la strada, mentre loro si fermavano al semaforo rosso. Questa lo guardò stranita, prima di sorridergli e spostarsi i capelli indietro. Uuh, queste ragazze lo facevano impazzire, constatò Saporta, prima di sera si sarebbe preso una chica e… No. Insomma, aveva seriamente intenzione di darsi alla pazza gioia? Non era passato molto da quand Bianca l’aveva mollato… Sarebbe davvero riuscito a divertirsi senza pensare minimamente alla sua storia finita?

Perse immediatamente il sorriso, assalito da una mestizia tremenda. Poi, voltandosi verso Pete, si accorse che questo lo osservava attento.

-Mi dici che cos’hai, Gabey?-

Gli chiese curioso, prima di accelerare al verde appena scattato. Pete aveva ovviamente notato che c’era qualcosa che non andava nell’amico, insomma… Passare da quei momenti di euforia atroce ad altri di completo mutismo non era esattamente da lui. Lo conosceva fin troppo bene per lasciarsi ingannare da quel comportamento e poi, diciamola tutta, per quanto il viaggio nel deserto potesse aver cambiato la sua vita non era detto che lui fosse totalmente cambiato. Insomma, era lo stesso Gabe Saporta a cui aveva sempre voluto bene.

-Cazzo, Pete, non lo so nemmeno io!!- Sbottò il riccio, portandosi una mano sullla visiera cappellino. -…vorrei staccarmi da tutto e prendere la strada suggerita dal Cobra, ma…-

-Credi che sia dura ricominciare da zero dopo tutti quegli anni insieme a Bianca?-

Colpito ed affondato… Wentz, come sempre, riusciva a comprenderlo meglio di ogni altro. Come poteva non amarlo in quel modo?

-Esatto… Lei è stata tutto per me, lo sai, no? E…-

La voce gli si spezzò in gola e si voltò di nuovo a guardare fuori dal finestrino per non scoppiare in singhiozzi. Aveva cercato di reprimere i suoi sentimenti, di essere completamente libero da ogni preoccupazione… Ma come fai a cancellare tutto ad un tratto sei lunghi anni di relazione? Aveva anche già pensato al matrimonio, al vestito di lei, ai fiori… E ad un bambino. Sì, aveva già in mente come decorare la sua cameretta… Avrebbe sistemato la sua esistenza spregiudicata per una vita accanto a lei. Ma Bianca aveva gettato via tutto, con quell’addio sputato improvvisamente sulla soglia di Central Park.

Andando nel deserto aveva cercato di trovare se stesso, di trovare altre vie da percorrere. Tutto l’aveva portato lì a Los Angeles, accanto a Pete su quell’auto. Perché non riusciva a staccarsi da tutto, si domandava, perché non riusciva a vivere come voleva?!

-Non devi farti tutte queste pare mentali, GabeyBaby!! È normale ricordarsi sempre di chi si ha amato in quel modo, ma non devi sentirti in colpa…- Gli spiegò il più basso, appoggiandogli la mano sul ginocchio. –Vedrai che troverai qualcun altro per cui perdere la testa!! E magari qualcuno che ti tratterà meglio… ovviamente intanto ci sono anche io che ti amo come nessun altro al mondo!! Ricordatelo!!!-

Finì in tono scherzoso, dandogli qualche pacca sulla coscia e tirandogli fuori il sorriso. Sì, con Pete era così… Quando uno dei due era giù, l’altro riusciva sempre a farlo sorridere tirandogli su il morale. Ed il sorriso che nacque sulle labbra di Saporta era del tutto sincero ed impregnato di una felicità imparagonabile.

-Ovvio che lo ricorderò, Petey!- Sogghignò, tornando a guardare la strada a doppia corsia e tutti i negozi e ristoranti che vi si affacciavano. –Hey, gente!!! Andiamo a sbronzarci!!!-

Urlò attirando alcuni sguardi dal marciapiede, mentre alcuni ragazzi gli risposero pure con un urlo di approvazione. Rientrò così in auto e diede il cinque al conducente, che stava ridendo come un matto. No, non c’era nulla al mondo che gli facesse sentire così come lo stare insieme…

 

*  *  *

 

William si scostò i capelli dal volto, mentre la brezza della costa glieli accarezzava dolcemente. Riempì i polmoni di quell’aria intrisa dell’odore di salsedine, affondando lo stivale a punta nella sabbia. Dietro di lui Travie osservava la sua sagoma longilinea tagliare la ruota panoramica sullo sfondo. Sorrise davanti a quella splendida visione, sistemandosi alla meglio il cappello da gangsta sulla testa. Quanto avrebbe voluto restare a casa su quel divano, pensò sospirando, sarebbe stata una serata perfetta anche così. Nonostante il desiderio di esser solo con Bill, comunque, non gli dispiaceva del tutto essere lì a due passi dal club in cui avevano deciso di andare. Avrebbero ballato a distanza ravvicinata, pieni di alcool e magari anche un po’ di roba da sballo… E poi, via, a casa a finire la serata in grande stile.

Bill, dal canto suo, stava ossevando il panorama e sorrideva in quella sensazione fantastica che stava provando. Era una nostalgia di quelle che ti fanno venire la pelle d’oca, come se il suo cervello gli stesse dicendo che era lì che avrebbe dovuto stare. Non sapeva spiegarselo… Poteva solo paragonarla all’ascolto di una canzone, le cui note ti trasportano attraverso ricordi che non ti appartengono.

-Babe… Se ti dai una mossa andiamo a ballare!!-

Disse il rapper, sedendosi su una panchina per finire di svuotare la lattina di birra che aveva comprato poco prima. Beckett si voltò a guardarlo e spalancò le braccia, come ad indicare che era pronto. Era davvero stuprabile con quella maglietta bordeaux attillata la giacca nera in velluto, pensò l’afroamericano, per non parlare del modo in cui calzano su di lui quei jeans neri a vita ultra bassa. Doveva smetterla di mangiarselo con gli occhi, o non sarebbe arrivato al club senza dovergli per forza mettere le mani addosso. Prese un lungo respiro per darsi una calmata, poi si alzò dalla panchina nel preciso istante il cui il castano lo raggiunse.

-…si va ancora allo Zanzibar?-

Chiese lui, afferrando la mano tatuata che Travie gli porgeva. Si scambiarono uno sguardo e quest’ultimo annuì, voltandosi verso la strada e trascinandolo sulla Ocean Avenue.

Il locale non era molto distante e quando arrivarono c’era quella solita fila chilometrica per entrarci. William si guardò attorno impaziente, ascoltando il beat soffuso della musica sparata nel club.

-Come al solito, cercheremo di saltare la fila…-

Fece il rapper, ammicando verso il più giovane che ridacchiò. A quanto pare, però, il Destino decise di miracolarli, perché in quel momento apparve magicamente Pete Wentz. E tutti, al mondo, sapevano una cosa riguardo a Wentz: lui aveva libero accesso a qualsiasi nightclub, party o evento della città. McCoy ebbe quindi la buona idea di sbracciarsi per chiamarlo, accorgendosi solo dopo che con lui c’era anche Saporta. Per poco non gli partì un’imprecazione, non sapeva come avesse fatto a trattenersi. Bill sembrava invece contento di essersi trovato lì con loro, pensando che avrebbe potuto recuperare tutte le parole non dette durante il pranzo.

Wentz arrivò immediatamente da loro trottorellando ed abbracciò Travis, sotto lo sguardo un poco smarrito della gente. Tutti quei fraintendibili gesti d’affetto ogni tanto destavano sospetti negli spettatori… Ma forse nessuno aveva notato che la cosa più carica di passione in quel momento, era lo sguardo che Bill e Gabe si stavano scambiando. A dire il vero nemmeno loro erano consci del modo in cui si erano guardati, semplicemente era una scarica che gli aveva fatti tremare per un secondo. Non pareva niente di più…

Saporta incolpò il bel volto del ragazzo, mentre quest’ultimo pensò si trattasse della sua enorme stima verso l’ex leader dei Midtown. Passò talmente in fretta che non ci fecero più caso. Si limitarono a salutarsi con un piccolo gesto della mano, prima che Pete battesse le mani attirando la loro attenzione.

-Aw!! Dato che ci siamo trovati tutti dobbiamo assolutamente passare la serata insieme!!! È destino!!!-

Gridò il più basso del gruppo, guardando verso gli altri tre. William pareva l’unico felice della compagnia, dato che McCoy avrebbe preferito passare una serata da solo con lui. Per non parlare di Gabe, che voleva restare con Pete a divertirsi come facevano di solito.

Nonostante questo si ritrovarono seduti tutti allo stesso tavolo. Gabe non aveva nemmeno voluto la lista, sapendo già che la vodka redbull sarebbe stata la sua unica salvezza… Per quanto riguarda Beckett, lui preferì ordinare il solito Jack Daniel’s, imitato da Pete. Solo Travis tentennò a lungo per cercare qualcosa per sfidare Saporta in una gara di bevuta, finendo per prendere un Mojito. Aveva deciso che casomai si sarebbe calato qualche sostanza a caso più tardi… Non sapeva nemmeno lui perché volesse sfidare Saporta, anche se un’idea se l’era fatta. Sapeva che William era particolarmente attratto da questo strano soggetto apparso magicamente quella mattina… Insomma, fin da quando era ragazzino ascoltava i Midtown e ora era al tavolo con il loro cantante. Dato la giovane età, come minimo il castano si sarebbe fatto prendere alla svelta dall’eccitazione mostrando tutta la sua pazzia da fan incallito. Travie ci avrebbe scommesso un rene…

Bill, dal canto suo, se ne stava seriamente a fissare Gabe senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Si chiedeva chi l’avesse mai scolpito in tutta quella perfezione assoluta. E quel sorriso? Era meraviglioso… Quando mostrava quegli splendidi denti bianchi, le sue gote arrossivano appena e gli zigomi venivano evidenziati. Avrebbe voluto toccarle per vedere se erano vere o, chissà, aveva fatto qualche intervento chirurgico davvero perfetto. Per non parlare di queglo occhi scuri e profondi! Oddio, stava davvero sbavando su Gabe Saporta, ragionò, non poteva credere di essere ridotto così male da provare attrazione da subito!

Si portò una mano fra i capelli, scostandoseli dalla faccia in un gesto abituale. Era un modo come un altro per scaricare la tensione che stava accumulando in corpo. Si sentiva avvampare… O semplicemente la temperatura nel locale era troppo alta. Fortuna che il suo Jack arrivò e subito lo scolò, sentendosi la gola bruciare piacevolemente. Doveva riprendersi o tutti si sarebbero accorti di quello che gli stava passando per la testa. L’avrebbero preso per una fangirl sfegatata, pronta a far qualsiasi cosa per un autografo da parte del suo idolo. Doveva ancora convincersi di essere un suo collega di lavoro, non un semplice ammiratore devoto.

-Allora, ragazzi!! Dato che dovete lavorare tutti insieme, perché non iniziate a conoscervi meglio?- Domandò concitato Wentz, afferrando la mano di Gabe e quella di Bill che erano seduti vicino a lui. –Bill è un bravissimo cantante, sai Gabe? Non so se hai mai sentito qualcosa dei The Academy Is! Quando ho sentito la demo mi è piaciuta un sacco… Oddio! The Author è ancora una delle mie preferite!!-

Miagolò, rivolto al sudamericano che per tutta risposta voltò lo sguardo verso un sognante William Beckett. Pensò che non sapeva nemmeno come era la sua voce normalmente, dato che aveva detto una frase e basta in tutta la giornata. Poteva benissimo essere il cantante più bravo del mondo, per quel che ne sapeva…

-Beh, ma se l’hai preso sotto la tua ala deve per forza essere bravo, Petey…- Esclamò Gabe prendendo un sorso dal suo cocktail, prima di guardare il più giovane. –Allora… Da quanti anni canti, William?-

Sentendo pronunciare il suo nome da quella voce, Bill si lasciò scappare un sorriso appagato che non sfuggì a nessuno. Soprattutto a Travis, che però continuò a fingersi indifferente dietro il suo mojito.

-…da un po’. Uhm… Ero al liceo e, sai, ho registrato un album acustico. Questo… prima… prima dei The Academy Is. Ma, dico, non sapevo cantare… uhm, ecco…-

Ecco, si era inceppato nelle sue stesse parole, pensò il castano, dannazione! Possibile che non sapeva fare una frase compiuta?! Sbuffò scazzandosi subito per la sua parlantina poco spigliata. Era invidioso di quanto bene riusciva a parlare Saporta, con tutta quella cantilena melodiosa che lo affascinava. Perché non poteva essere come lui? Restava sempre il solito ragazzino impacciato…

-Beh, dai eri un bambino, Bill! Ora sei dannatamente sensuale invece…-

Fu il rapper a prendere parola, beccandosi così un’occhiata smarrita del ragazzo. Saporta li osservò per un secondo, prima di prendere un lungo sorso dalla sua vodka redbull, mentre Pete pareva godersela parecchio nell’ascoltare i loro discorsi.

-Ma no! Anche nei Remember Maine eri così puccioso, Bilvy!!- Gridò il più basso sporgendosi verso Saporta. –Devi sentirlo, GabeyBaby, è davvero un tesoro!!-

Scosse il braccio al ricciolino che scoppiò a ridere divertito. Sapeva che Pete si prendeva sempre a cuore i ragazzi delle band che decideva di produrre, quindi vederlo sempre così contento lo inteneriva. Soprattutto perché parlava di quel ragazzino tanto bello che in quel momento si stava mimetizzando con la sua magliettina bordeaux.

McCoy decise di farsi scivolare comodamente sul cuscino del divanetto e sbuffò, notando che il mojito stava finendo. Avrebbe dovuto ordinarne presto un altro, ma non era sicuro di volersi alzare da lì. Conosceva William abbastanza bene per sapere che non sarebbe di certo andato a far la corte a Saporta, però era di quest’ultimo che non si fidava. Questi sudamericani con la fama di fare i latin-lover non gliela davano a bere, constatò guardando gli occhi neri di Gabe, di certo non appena sparisco mette le grinfie addosso al mio personale ragazzo. Anche se non era affatto il suo ragazzo, ma solo un amico con cui si divertiva abbastanza a letto…

-Dovrei mettermi ad ascoltare un po’ di roba allora! Appena torniamo a casa mi passi le sue canzoni, eh?- Domandò Saporta a Wentz, che subito annuì concorde. –Poi domani ti faccio sapere se passi anche l’esame di Gabe Saporta!!-

Concluse rivolto a Beckett che rimase completamente stravolto. Non sapeva che altro dire, d’altronde… Stavano tutti parlando di lui e avevano detto così tante cose che non sapeva che aggiungere. Boccheggiò soltanto un “uh” che rimase sospeso a mezz’aria, sopraffatto dalla musica latina.

Travie si pizzicò il piercing sopra al labbro e decise di alzarsi per andare a fumare una sigaretta, non sopportando più quel teatrino. Aveva constatato che Pete non avrebbe permesso a William di fare mosse strane verso Saporta, così poteva lasciarli un attimo.

-Vado a farmi un salto fuori, poi torno gente!-

Disse alzando pollice, indice e mignolo della mano destra in direzione del gruppo. Pete rispose con delle corna e Gabe con uno strano gesto delle mani, che nessuno comprese. Un po’ d’aria, ecco cosa ci voleva! Pensò Travis, doveva starsene un po’ lontano da quel gruppo. Si sarebbe calmato e quando sarebbe tornato ci avrebbe pensato lui a fare a William i migliori complimenti che potesse mai sentirsi dire.

Il castano osservò l’amico andarsene e mischiarsi tra la clientela del locale, prima di voltarsi verso Saporta. Quest’ultimo infatti stava già ordinando un altro giro di cocktail alla cameriera, sorridendole in modo malizioso e facendola arrossire. Tutto in lui urlava “saltami addosso e ti faccio provare cose che non hai mai provato in vita tua” e la cosa non giovò affatto alla mente di William. Doveva per forza essere il fascino latino americano che sprizzava da ogni poro della sua pelle abbronzata… Ogni suo minimo movimento era un invito ad intrattenersi in una felice notte nel suo letto.

Fu Pete ad interrompere tutti i suoi pensieri, alzandosi all’improvviso ed indicando un punto nella mischia.

-Oh mio dio! Quello è il mio amico Mark!!-

Ed urlandolo prese a saltellare verso questo suo amico, lasciando da soli Gabe e William che tennero rigorosamente lo sguardo puntato verso il tavolino. Il più giovane non poteva guardarlo oppure avrebbe preso a balbettare in modo osceno, mentre l’altro non sapeva bene che fare. Se avesse anche solo guardato il viso di quel ragazzo avrebbe di certo provato quella sensazione piacevole e nostalgica, lo sapeva. Avrebbe allungato la mano verso la sua guancia pallida e l’avrebbe accarezzata, concluse Saporta. Avrebbe cercato di capire il perché di tutta la sicurezza che William gli infondeva…

Il silenzio che calò tra loro si fece davvero imbarazzante, tanto che Beckett prese ad attorcigliarsi i capelli finchè gli ci si incastrò il dito. Si morse le labbra sottili e le piegò in una smorfia indolente, prima di decidersi ad alzare lo sguardo in contemporanea del moro. Entrambi si accorsero della loro mossa sgamata in pieno, così sorrisero impacciati. Fu Gabe ad avvicinarsi a lui, guadagnando terreno sul divanetto color porpora. Allungò il braccio sullo schienale e si chinò appena in avanti verso Bill, che lo osservava senza potersi muovere.

-…è bello il locale eh?-  Domandò Saporta, mentre la cameriera appoggiava altri cocktail sul loro tavolo. Il più giovane annuì e continuò a passarsi le dita fra i capelli. Pensandoci bene anche lui avrebbe voluto accarezzarli lentamente, rimuginò Gabe, chissà se erano morbidi quanto sembrava.  -Tu non sei di Los Angeles, eh? Mi pare un accento del nord il tuo…-

-Sono di Chicago.- Rispose il castano, affogando la timidezza con il bicchiere di Jack appena arrivato.- …sto qui da qualche mese, sai, per l’album. E… uhm… tra poco inizia il tour e poi…-

Si bloccò mentre Gabe prese a bere a grossi sorsi il suo cocktail, prima di puntare gli occhi dritti nei suoi. Perché non riusciva a fare un discorso di senso compiuto?! Si chiese arrabbiato il leader dei The Academy Is.

-Ah sì? Arrivo io e tu te ne vai subito in tour?-

-No… Io… Partiamo per l’inizio di dicembre. Fino ad allora siamo qui a Los Angeles…-

Riuscì a dire senza balbettare, trovandosi affondato nello sguardo di Gabe. Quest’ultimo gli sorrise e si grattò la tempia sotto il berrettino con visiera, prima di toglierselo ed appoggiarlo al divano. Non voleva sembrare un coglione davanti a quello splendido ragazzo.

-Bene, dai…- Mormorò, sorseggiando ancora un po’ di vodka. –Ti piace Los Angeles?-

La domanda di Gabe fece provare a Bill uno strano calore interno, così sorrise sincero.

-Mi piace Santa Monica…-

La sua risposta lasciò senza parole il sudamericano che sbattè le palpebre per qualche istante. E allora di nuovo quel deja-vù…

La persona sul pontile si nascondeva dietro i capelli e mormorava qualcosa di angosciante.

Cercò di risvegliarsi da quel senso di smarrimento e poi deglutì, non riuscendo a staccare lo sguardo da William. C’era qualcosa che non capiva… Ma era sicuro che quello che aveva appena sentito gli aveva cambiato la vita, un po’ come la comparsa del Cobra.

-Anche a me…- Si lasciò sfuggire, mentre i suoi zigomi accentuati dal sorriso si coprivano di un rossore compiaciuto. -Anche a me piace il molo.-

-…è bellissimo, uh? Vorrei restarci per sempre…-

L’affermazione di William venne coperta da Pete che tornò e si gettò di violenza sul divano, rotolando fra i due. Mostrò il suo più grande sorriso mentre recuperava il proprio bicchiere, prima di alzarlo.

-Avete fatto amicizia?! È favoloso!! Brindiamo allora!!! Brindiamo!!-

Fecero scontreare i rispettivi bicchieri proprio mentre tornava anche McCoy, che li osservò preoccupato. Cercò lo sguardo di Bill, trovando però che era puntato verso Saporta e che brillava di una luce propria. Ecco, lo sapeva, constatò, tutto il suo fanatismo gli avrebbe dato alla testa. Si sedette accanto al ragazzo ed allungò la mano dietro la sua schiena, afferrandogli il fianco per trascinarselo contro. Solo per mostrare all’ultimo arrivato di stare al suo posto, perché i territori erano già occupati… E Gabe parve comprenderlo, dato che il suo sorriso scomparve per un istante quando notò dove era finita la mano color cappuccino di Travie.

Non era geloso… Insomma, come poteva esserlo? Non conosceva nemmeno quel Beckett! Semplicemente gli dispiaceva vedere che fosse occupato con il rapper. Forse aveva solo sperato di poterci provare, ma la voglia era già morta in principio, vedendolo con quello.

-Bene, io vado ad ordinarmi un’altra vodka e mi butto nella mischia!!-

Esclamò il sudamericano, alzandosi dal divanetto e facendo sorridere McCoy in modo vincente. Pete seguì l’amico e salutò con un gesto della mano gli altri due, così le coppie si divisero…

Bill si lasciò andare sul divanetto, pensando al molo e alla sua fantasia di starci insieme a Gabe. Forse era empatia, chissà… Si sentì passare le labbra di Travis sulla guancia, prima di voltarsi e trovare il suo sguardo pieno di desiderio. Sorrise e fece sfiorare le loro labbra in un bacio fulmineo e delicato.

-Noi andiamo, babe?-

Domandò il riccio e Beckett annuì, prima di finire il suo Jack e tirarsi in piedi. Travie lo prese per la spalla e lo trascinò verso l’uscita, ma nonostante questo riuscì a vedere Gabe che ballava attaccato ad una ragazza dai lunghi capelli neri. Socchiuse appena le palpebre, prima di lasciarsi portare via dal suo amico ed abbandonarsi quella malinconia alle spalle, schiacciata dal ritmo incalzante della musica.

 

*  *  *

 

Saporta aveva ballato con quella ragazza fino alle tre, tra un bicchiere di vodka redbull e l’altro. Era riuscito ad appartarsi con lei nel bagno solo per un simpaticissimo servizietto orale da parte di lei… Poi l’aveva abbandonata, tornando a bere ancora e beccando Pete che ormai erano le tre e mezza di notte. Si reggeva in piedi per inerzia, ridendo per ogni sua perdita di equilibrio e per ogni conato di vomito che gli saliva e poi moriva in gola. Pure Pete non era del tutto sano e furono costretti a chiamare un taxi che li riportasse a casa, collassando così sui sedili.

Quando si ritrovò nella sua stanza, Gabe si lasciò cadere ridendo sul letto mentre Pete si appoggiava allo stipite della porta. Lo stette a guardare per un po’, mentre la ridarella scemava in sospiri trasognati.

-…anche a Bill piace il molo…-

Mormorò nei suoi vaneggiamenti, così il padrone di casa sorrise ed andò nella sua stanza a recuperare i cd di Beckett. Tornò con una copia di “The Last Place You Look”, una dell’Ep ed un’altra di “Almost Here”, mollandole sul comodino di Gabe. Quest’ultimo osservò le custodie e sorrise, afferrandone una ed esaminandola come per cercare qualcosa di speciale.

-Devi ascoltarlo, GabeyBaby… così mi dici che ne pensi per il featuring, eh?-

Biascicò Wentz, cercando di tenere aperti gli occhi, anche se la palpebra dispettosa dell’occhi sinistro sembrava serrarsi da sé. Il riccio annuì e si allungò sul letto, andando a recuperare le cuffie ed il portatile nella sua valigia. Non seppe nemmeno lui come ebbe la forza di accendere il pc ed inserire questo “Almost Here”, mentre Pete barcollava via per andare a dormire. 

Controllò il libretto mentre partiva la prima ed un Bill tutto felice gli urlava nell’orecchio, così la sua attenzione fu attirata da quel “Black Mamba” che lo fece sorridere. Quindi anche il caro Beckett aveva una fissa per i serpenti?? Mandò immediatamenta alla quinta traccia e poi cadde con il viso affondato nel cuscino. Un riff di chitarra cortissimo, prima che partisse quella voce… Oddio, quella voce. S’irrigidì un attimo, prima di rilassarsi e chiudere gli occhi.

Love me or leave me or rip me apart!!” Diceva ad un certo punto in un modo che fece quasi sciogliere Gabe. …così continuò ad ascoltare l’album in un susseguirsi di canzoni che lo cullarono nella sua sbronza. Era la voce più bella che avesse mai sentito, pensò, avrebbe potuto ascoltarla per sempre.

Fu trasportato nel mondo dei sogni lentamente, finchè non incontrò lo sguardo del castano. Dietro di lui l’Oceano Pacifico, la brezza che gli accarezzava i capelli…

-Our time is almost… Our time is almost here.-

Cantò, mentre Gabe si voltava verso Malibù e sorrideva investito dall’aria calda.

 

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

C’è un uomo seduto sulla sedia di un fastfood di Manhattan. Mastica lentamente il suo hamburger, stretto fra le mani tatuate ed unte. Davanti a lui una ragazza si scosta i capelli castano chiaro dal viso, persa a mangiare le crocchette di pollo. Silenzio, ecco quello che lui desidera… Solo silenzio per poter pensare a quel che sta per accadere. Non è del tutto sicuro che sia stata una buona idea, ma ormai non c’è più scelta. È lavoro, d’altronde. Che puo’ farci? Non avrebbe senso fare i capricci e passare per un ragazzino mai cresciuto… è un uomo, lui. È ormai entrato nella trentina e non puo’ fare il bambino. Niente più sceneggiate, mascalzonate o doppi giochi… Non più.

La ragazza incontra il suo sguardo e poi scuote il capo, non capendo che diavolo stia succedendo all’amico. Ma a lui non va di spiegarle tutto… Non gli va di dirle che tutto quello che ha in mente adesso è quell’infernale molo di Santa Monica. Come se venisse capultato indietro nel tempo, a quattro anni prima. Gli sembra di rivederli… Loro due, appoggiati con i gomiti al pontile e le loro labbra che si scontrano feroci. Il tramonto che tinge la costa di rosa ed arancio…

Per non pensarci punta lo sguardo verso la finestra, così che il grigiore della Grande Mela cancella subito i colori sgargianti della West coast.

-…non è poi così male essere qui.-

Sussurra attirando l’attenzione della sua amica, che si fa scappare un sorrisino. Lei inizia a parlare della città e delle compere che vuole fare, ma lui non la sta ascoltando. Chissà perché non riesce comunque a togliersi dalla mente il volto gioviale e pallido di quel ragazzo che un tempo giurava di aver amato. Solo un poco, sì, ma l’aveva amato a modo suo.

Sicuro che non ti manca quella costa? Non desidereresti di nuovo essere sulla sabbia e vederlo là, che si annoia sognando un futuro migliore che non gli è mai stato regalato? Speri di rivederlo adesso e cambiare qualcosa, forse… No. Non è così. Non vorresti mai ferirlo ancora. Lo sai anche tu che non potrai mai far nulla per il cuore di quel ragazzo distrutto…

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

_____________

 

Ciao ciaoooo!!!! *-*

 

Son riuscita a finire non senza difficoltà anche questo capitolo di totale fancazzismo e LetGetWasteddinaggio (?) totale.

Così ci ritroviamo le due coppiette felici nello stesso locale ad ubriacarsi a caso… XD E nel mentre Gabe e William prendono ad osservarsi da più vicino… uuuh uuuh!!!

 

Fa niente se non hanno ancora combinato una mazza perché sono persi nei loro mondi fantastici a pensare al molo, invece di darci dentro! Stupidi ragazzi… Uff… U__U Hopeless.

 

Anyway…

Il titolo è una frase di “Waiting Up” dei Remember Maine, che tanto ho citato in questa storia! Ma come dimenticare il giovane Bilvy alle prese con i primi acustici nel lontano 2002?? *-* che puccioso!!! XD

 

Ross e Bden sono assenti qui, ma nel prossimo avranno una bella parte tutta per loro, ho già deciso. Altrimenti vengono dimenticati, poveri!! Un po’ di Ryden non puo’ far male a nessuno.

 

Comunque volevo anche dire che i pezzi del Settembre 2011 finora parlano di tre persone diverse che non vengono nemmeno svelate, ma non è difficile arrivarci alla fine! Si alterneranno un po’ tutti giusto per sapere che cosa accade in questi giorni…

 

Altra cosa da dire… stima per Gabe che si fa fare “servizietti” felici nei cessi dei locali. Sapoooorta! Vai da Bill! Sveglia!!! XD

Scusate ma se non si piazza sesso occasionale in una storia il cui sottotitolo è “prostitution is revolution” non ha senso. U__U E Saporta è gnocco e se lo puo’ anche permettere!

 

Detto questo torno a sviaggiare da un social network all’altro cercando un senso nella mia vita XD

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I album. Fourth Track: *And The Shame Is Enough To Separate Us* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Fourth track * And The shame is enough to separate us  *

 

 

*2oo6*July

 

Erano passati quattro giorni da quando Gabe era arrivato in California. Quella mattina il Sole di Los Angeles sembrava particolarmente aggressivo, tanto che il moro era insicuro se uscire davvero di casa. Eppure era obbligato a farlo… Prima di tutto doveva pensare a trovare un appartamento dove trasferirsi per non rompere le palle a Pete, anche se questo continuava a dirgli che poteva restare per sempre. Ma non era sua intenzione fare da sanguisuga: un trilocale da qualche parte poteva benissimo permetterselo. Tanto non sarebbe rimasto lì per tutta la vita, aveva solo bisogno di un appoggio mentre faceva avanti e indietro da New York a lì. Poi diciamola tutta, non voleva essere d’intralcio negli affari di Pete… Va bene che la villa era grande, ma erano entrambi adulti e single alla ricerca di qualcuno. Vivere insieme non era l’ideale nel caso si fossero voluti portare a casa qualcuno… E di certo affittarsi una stanza in un hotel ad ore disperso in città non era il massimo.

Oltre ad avere appuntamento con l’agente immobiliare nel primo pomeriggio, Saporta doveva presentarsi agli studi della DecayDance per iniziare a lavorare al suo nuovo album. Ma soprattutto al singolo che voleva lanciare subito. Bring It. Una canzone che aveva scritto da solo, seduto sulla veranda della casa dei suoi nonni a Montevideo. Proprio dopo la comparsa del Cobra in mezzo al deserto… Pete voleva montare il featuring con Travie proprio su quella canzone.

Quest’ultimo la stava giusto ascoltando quando Gabe entrò nel suo studio con in mano due enormi Double Chocolaty Frappuccino. L’amico lo salutò agitando la mano, mentre la sua voce cantava “So kiss me goodnight, honey I’m gonna make it out alive” sopra la chitarra acustica. Sorrise nel sentirsi e prese posto davanti alla scrivania del più basso, dandogli il bicchiere bianco e verde di Starbucks. Questo lo afferrò e ne prese un sorso, prima di spegnere la musica. Puntò i suoi occhi in quelli stanchi del riccio e poi sorrise in quel suo modo tanto birichino e dolce.

-Travie McCoy e Maja Ivarsson. Ecco i collaboratori in…-

-E William Beckett?!-

Lo interruppe subito Saporta rischiando di versarsi il frappuccino sui jeans chiari. Insomma, dai, come poteva non mettere la bellissima voce di William in una sua canzone?! Pensò agitato. Doveva assolutamente esserci a cantare e far innamorare di lui mezzo mondo!!!

La sua fissa per la voce di Beckett era nata nei giorni precendenti, da quando era entrato in contatto con EP ed album dei The Academy Is e di quello dei Remember Maine. Diciamo anche che si era messo sul web a cercare i video caricati sul canale della Fueled By Ramen, innamorandosi di Slow Down e mettendolo subito fra i suoi preferiti. Non vedeva l’ora di vedere pure The Phrase That Pays, dato che aveva saputo dal loro amato produttore che l’avrebbero girato a giorni. Era altamente eccitato per tutto ciò e non poteva trattenersi. William Beckett era diventato un’ossessione!

-…i collaboratori insieme a William Beckett. Se mi lasciassi finire di parlare, magari.-

Alle parole di Wentz, Gabe si ricompose e tornò a sorseggiare il frappuccino in tutta tranquillità, come se nulla fosse successo. Forse era meglio trattenere tutto quell’entusiasmo che provava e pensare al lavoro. Il produttore tuttavia aveva capito che il suo amico provava un certo interesse verso Bill… Insomma, uno che impara subito a memoria “Classifieds” e lo canta tutti i giorni sotto la doccia non disprezza di certo il frontman dei The Academy is.

-Bene… Perché sai, è bravo quel ragazzo. Mi piace. Cioè… Intendo come cantante, hai capito, no? Mi piacerebbe averlo con me nella canzone perchè canta bene.-

Il riccio annuì alle sue stesse parole, pur non capendo bene che cosa stesse dicendo. Non voleva far trasparire l’interesse che stava nascendo in lui… Il problema era che questo interesse si limitava alla voce, per intanto. Non aveva più visto il ragazzo in giro, quindi era difficile decidere che cosa voleva da lui. A dirla tutta non poteva nemmeno dire che fosse attratto da lui come persona, dato che non avevano avuto questo gran dialogo. Bill aveva spiccicato sì e no cinque frasi in tutto, di cui la metà erano balbettate. Come faceva a capire se gli piacesse o no?

-Sì GabeyBaby, ho capito che non ti piace in quel senso! D’altronde lui sta con Travie e non ti guarderebbe, dato che sono così carini insieme! Non sono carini?- Domandò Wentz mentre Gabe lo guardava un po’ contrariato. –Pensa che quando si sono conosciuti è stato amore a prima vista!-

-Pete, per favore… Non mettiamoci a spettegolare come due vecchie zitelle.-

Lo interruppe Saporta, scuotendo la testa per non pensare a quel discorso. La verità è che sì, li trovava anche carini insieme. Non c’era nulla da dire, erano una coppia favolosa. Entrambi alti e belli, tanto teneri quando stavano vicini. Anche se si notava benissimo che Travie volesse tenersi stretto tutto quel bendidio, custodendolo gelosamente con le unghie. Cioè, dai, allo Zanzibar era impossibile non vedere quanto marcasse il territorio! Se solo avesse potuto gli avrebbe messo al collo una catenina con il suo indirizzo ed il suo nome, tatuandoglieli pure dietro l’orecchio.

Quello che infastidiva maggiormente il riccio, tuttavia, era il fatto che il rapper lo avesse preso in antipatia senza motivo. Forse si sentiva minacciato dal suo irresistibile ed innato fascino? Pensava che gli avrebbe portato via Beckett solo parlandoci? Okay, di certo era un gran figo con il suo fascino latino, ragionò Saporta, per non parlare delle stragi di cuori che faceva ogni volta con tutta la sua avvenenza… Però non andava di certo in giro a rubare i patner agli altri! Soprattutto ai conoscenti!!! Poteva benissimo avere tutti quelli che voleva solo schioccando le dita, madre de Dios, era Gabe Saporta lui!! Quante volte doveva ripeterlo?!

Gabe prese un lungo sorso dal suo frappuccino, sotto lo sguardo stranito e curioso del produttore. Fu in quel momento che entrò tossicchiando Patrick, che sventolava il proprio cappellino per il caldo che c’era nonostante l’aria condizionata accesa.

-Eccoci qui…-

Disse facendo voltare entrambi i mori in sua direzione, così che videro William e Travis al suo seguito. Quest’ultimo aveva tutta l’aria di chi aveva fatto le ore piccole dopo una sbronza colossale, al contrario di Gabe che quella mattina non mostrava alcun segno di postumi. Si scambiarono uno sguardo, così che si potè ancora captare tutto l’astio del rapper nei suoi confronti. Bill, dal canto suo, era tutto placido e trasognato. Si stropicciava felice la maglietta a righe bianche e nere, spostando lo sguardo da Wentz a Gabe.

-Uh bene!! Maja non puo’ venire qui… è in Inghilterra attualmente!- Fece sapere il produttore. –Quindi per ora ci siamo tutti! Poi, beh, farò sapere a lei che cosa fare! Sapete, è occupata con il tour! Ci stan dando dentro i The Sounds!!-

Mentre Pete sproloquiava allegramente, gli altri presero posto nelle comode poltroncine davanti alla scrivania, dove Pat appoggiò pure una confezione di cupcake appena comprati. Gabe non tardò a rubarne uno, incidentandosi però con una mano pallida e ben disegnata. Capì subito di chi era e quindi alzò lo sguardo per cercare il sorriso impacciato di Beckett.

-Scusa, prendilo tu… Io prendo l’altro.-

Sussurrò il castano, con le guance appena arrossate, mentre Saporta sogghignava.

-Nono!!! Prego, prendi pure! Per me è uguale… sono un gentiluomo io!- Disse con il petto gonfio, prima di accorgersi che non stava parlando ad una donzella dell’ottocento, ma ad un ragazzo. –Cioè… Sono una persona gentile ed educata. Quindi lascio decidere prima agli altri! Prendilo e mangialo tranquillamente, che a me va bene tutto!!-

Per tutta risposta fu Travie a prendersi il dolce e dargli un morso per primo, facendo spallucce. Gli altri due lo guardarono esterrefatti, mentre i mebri dei FOB se la ridevano tranquilli.

-Almeno non continuate a discutere tutto il giorno. Su, prendetevi il vostro cupcake che qui si deve parlare di lavoro…-

Mormorò indolente, costringendo Gabe e Bill a prendersi altri due dolci e restare in silenzio. Sarebbe stata una mattinata lunga e straziante, pensò Saporta, ma non si sarebbe fatto rovinare la giornata da Travie! No! Sarebbe riuscito addirittura a farselo amico prima di registrare la canzone… Se lo sentiva. Doveva farcela!! E non dimentichiamoci che lui era Gabe Saporta!

 

*  *  *

 

Ryan stava osservando annoiato la vista dal balcone della stanza d’hotel che occupava con Brendon. La scritta “Hollywood” era ben visibile, illuminata da quel caldo sole mattutino. Piegò appena la testa di lato, spostandosi la frangia piastrata dall’occhio. Lì l’aria era ferma, senza un filo di vento proveniente dal Pacifico. La maglietta gli si era appiccicata addosso e non vedeva l’ora di andare a piazzarsi di nuovo sotto il getto del condizionatore. Stava morendo di caldo… e detto da uno che viene da Las Vegas, voleva dire che la temperatura era seriamente troppo alta.

-…Pete ci vuole morti.-

Sbuffò, appoggiandosi con i gomiti alla balaustra. La vita da musicista era dura, ma era tutto quello che aveva sempre sognato. Aveva solo vent’anni, certo, ma aveva vissuto solo per arrivare lì e guardare quella scritta bianca sulle colline un attimo prima di partire per il giro degli States. Tutto si era avverato, forse era andata meglio di qualsiasi cosa avesse mai sognato. Chi se lo immaginava che nel giro di un anno Pete Wentz avrebbe preso il suo gruppo sotto la propria ala e lo avrebbe portato così in alto? Lui di certo credeva nelle sue capacità di compositore e musicista, sì… Ma mai quanto credeva in Brendon. No… Mai quanto vedeva tutto quel futuro splendente nei suoi occhi e nella sua voce. Era lui il futuro… Era Brendon Urie la sua speranza per continuare a vivere a quei livelli.  Lui credeva in Bden. Che cosa avrebbe mai potuto chiedere più di quella vista perfetta sulla città degli angeli, nell’attesa di partecipare ai VMAs? Nulla. Aveva tutto, alla faccia di chi non aveva mai creduto nelle sue capacità.

In quel momento avrebbe voluto pure Brent e Spence al suo fianco, ma non erano potuti venire per il momento. Avrebbero raggiunto gli amici in settimana, così da permettersi un paio di date in California nell’intervallo prima della comparsa su mtv e del tour. Non vedeva l’ora… Ma nonostante questo non era del tutto infelice della sua attuale situazione. Restare solo con Brendon, a differenza di quanto tutti credevano, era piacevole e divertente. Ogni tanto sì, era snervante. Troppo spesso, in effetti. Forse, in conclusione, non è che fosse poi così piacevole.

-Ryro!!!! Guarda che bello il mio nuovo stile!!!!-

Ross si voltò verso l’interno della stanza e si ritrovò davanti Brendon con il suo gilet rosso, l’asciugamano in vita, delle infradito ai piedi e… no, non poteva crederci… delle mutande di Batman in testa.

Rettifica: stare con Brendon era un tormento.

-Che cosa diavolo stai facendo?-

Chiese del tutto sconvolto, non riuscendo nemmeno a muoversi per andare a prenderlo a sberle. Non poteva davvero credere ai suoi occhi. Avevano appuntamento per un’intervista nel giro di un’ora e quello stupido del suo cantante stava giocando a travestirsi in modo osceno. No, davvero, non era possibile. Brendon dal canto suo era tutto contento ed improvvisò pure un balletto con tanto di air guitar, decidendo di fermarsi solo quando gli parve che al chitarrista stesse per uscire fumo dalle orecchie. Forse –evidentemente- era ora di darci un taglio. Sapeva che a Ryro prima o poi sarebbe partita la vena della tempia e la rabbia gli avrebbe provocato un aneurisma, così che sarebbe stato costretto a spiegare a tutti che i Panic! at The disco erano da sciogliere per colpa del suo comportamento.

-Non ti piace? Il prossimo video lo potremmo benissimo registrare così!!-

Disse il moro, lasciando cadere l’asciugamano e sfilandosi le mutande dalla testa per metterle dove avrebbero dovuto stare. Senso del pudore zero, constatò Ross agrottando la fronte, Bden non poteva continuare a farsi vedere nudo in quel modo. I suoi ormoni sarebbero impazziti… Il fratellino nei suoi boxer, poi, sembrava apprezzare troppo spesso alcuni atteggiamenti dell’amico. Ed era assolutamente sbagliato. Bden era il suo cantate. Stop. Non poteva immaginarselo in altre situazioni assurde, come –per esempio- svegliarsi in piena notte con quelle labbra carnose che gli scivolavano verso il basso ventre. No! Doveva essere molto più discreto nei pensieri… E Ryan George Ross era una persona seria e ragionevole, non si lasciava traviare da simili fantasie da bifolchi. Si sistemò il colletto della maglia e tossicchiò, cercando di riprendere la sua aria saccente da english gentleman, prima di rientrare in stanza.

-Il prossimo video te lo faranno girare interamente fra i carboni ardenti, Bden.- Mormorò, afferrando il gilet rosso che il moro si era appena levato e riponendolo al suo posto. –Dovrai danzarci sopra a piedi nudi.-

-Oh! Che bello!! Ho sempre sognato di farlo! Finalmente Pete me ne da la possibilità!!-

I grandi occhi neri di Urie si illuminarono al solo pensiero di fare una cosa tanto rischiosa e l’altro lo guardò allibito. Non c’erano speranze di poter recuperare quel povero ragazzo ormai… Diciannove anni di totale deficienza.

Ross –pur di non pensare- si sedette sul ciglio del letto e s’infilò le scarpe, imitato alla svelta dal compagno di stanza. Sarebbero andati in DecayDance, dove avevano appuntamento con una ragazza che li avrebbe intervistati allegramente sul successo del loro album. Avevano già studiato alcune risposte, per non essere colti di sorpresa. O meglio, il castano ne aveva studiate abbastanza e le aveva ripetute al cantante, sperando che se le ricordasse ed al momento opportuno non se ne fosse uscito con qualche cazzata delle sue. Era inaffidabile… ormai non sapeva se sperare ancora che da quelle labbra enormi potesse uscire qualcosa di intelligente. Beh, ma Ross sapeva benissimo per cosa avrebbe potuto usare quella bocca se proprio… gliel’avrebbe tenuta occupata lui per evitare che straparlasse. Fermo, fermo lì Ryro, si ammonì mentalmente, non poteva pensare sempre a quello. Era un fissato, cazzo.

Mentre era perso a fermare il suo cervello, Brendon gli si appoggiò alle spalle con i gomiti e si sporse in avanti per guardarlo. Alzò così il volto incontrando quegli occhi profondi ed ilari, dove si perse per un attimo. Dannato Effetto-Brendon.

-Sembri nervoso Ryro!! Riprenditi, dai! Siamo a Los Angeles e stiamo andando da Petey… La vita ti sorride!!-

Ryan sbuffò, ma il sorriso gli piegò le labbra contro la sua volontà. Voleva fare il cinico insensibile, ma a volte con Brendon –in privato- gli riusciva davvero difficile.

-…questa tua filosofia di vita hippie nel vedere rose e sorrisi ovunque inizia a farmi venir voglia di comprare camicie a fiori e cantare “I Wanna Hold Your Hand” a tutte le ragazze che incontro.-

Al moro scoppiò una risata felice e, a parere di Ryan, davvero bella e rasserenante. Quasi quasi venne voglia di ridere pure a quest’ultimo… Ma alla domanda di Brend riuscì a riacquisire l’apatia.

-Ma è fantastico! …ma davvero pensi di farlo?-

-No.-

Con questa risposta secca si alzò dal materasso e si avviò alla porta, seguito dal suo cantante nel giro di pochi secondi. Lo guardò scettico, prima di calarsi gli occhiali da sole sul volto ed andare all’ascensore. No, decisamente era meglio che si controllasse ed uccidesse tutti i suoi istinti verso quel ragazzo.

Arrivarono in DecayDance nel giro di venti minuti, grazie al traffico cittadino in quel giorno scorrevole. Ad accoglierli fu Zach, quel simpatico omone che li aveva accompagnati già qualche volta ad alcuni concerti. Brendon andò subito a saltellargli attorno iniziando a raccontargli della serata precedente e di come si era divertito a ballare con un sosia di Michael Jackson sulla Walk Of Fame… Cosa accaduta veramente e filmata pure da Wentz che li aveva accompagnati lì. Ryan aveva avuto il buon senso di eclissarsi per evitare di fare figuracce e troncarsi la carriera musicale sul nascere. Anche in quell’istante, ebbe la fantastica idea di gettarsi nel cucinino a disposizione delle band e prepararsi un thè caldo, dato che ne aveva assoluto bisogno. Non voleva assolutamente essere preso in mezzo a quel discorso sulle figuracce fatte in una delle vie principali di Los Angeles… Ma cosa?! Una delle vie principali del mondo!! Tutto quello che passava per la Walk of Fame poi arrivava negli angoli remoti dell’emisfero attraverso internet.

Si trascinò abbattuto davanti al bollitore elettrico e preparò il tutto per il suo thè di metà mattina, prendendo dei lunghi respiri. Brent e Spencer sarebbero arrivati nel giro di giorni e avrebbero sopportato Brendon al posto suo. Doveva solo calmarsi e schiarirsi le idee… In modo da non pensare costantemente al suo cantante in atteggiamenti intimi. Avrebbe potuto farcela. Sì, sarebbe stato forte, pensò stringendo il pungo ed alzandolo a mezz’aria combattivo, avrebbe sbollito questa cotta per Brendon Urie e sarebbe diventato il chitarrista migliore del mondo. Questi erano i suoi scopi.

La porta alle sue spalle si aprì all’improvviso e venne sorpreso in quella posizione assurda, mentre il bollitore iniziava a suonare per avvisarlo che l’acqua era calda. Sulla soglia c’era Saporta con un’espressione di stupore sul volto. Ecco, ci mancava che apparisse quella pertica! Pensò Ross, un altro stupido con vari problemi con le droghe e con l’alcool. Non aveva voglia di passare il suo tempo in mezzo a tutti quei buffoni… Gli unici con cui era riuscito a fare un discorso intelligente erano stati Beckett, McCoy e Patrick. Per il resto aveva solo constatato che tutte le persone che giravano da quelle parti avevano battuto la testa cadendo dal seggiolone. E dire che Gabe era un personaggio famoso e di rilievo, che nei Midtown sembrava anche dotato di comprendonio. Scoprire che era rimasto sotto con degli allucinogeni in mezzo al deserto lo aveva lasciato senza parole. Senza speranze… ma avrebbe sopportato tutto questo, pur di poter suonare! Perché era un ragazzo serio, lui, e avrebbe pensato ai suoi doveri di musicista fino alla fine!!

-Uh, ciao… …Ryan, giusto?- Chiese il riccio e lui annuì noncurante. –Devo fare qualche caffè, per evitare di addormentarci là dentro, sai… McCoy sta facendo di tutto per farmi venire un attacco di sonno.-

Disse alzando gli occhi al cielo e rimanendo con la bocca aperta in un’espressione di scazzo. Forse non aveva capito che a Ryan non interessava nulla di quello che stava dicendo. Tuttavia il chitarrista cercò di sembrare giusto un minimo cordiale e allora sorrise appena.

-Come va con la canzone?-

Chiese a voce bassa, versandosi l’acqua calda nella tazza ed iniziando a girare il filtro. Osservò l’acqua tingersi di ambrato, come rapito, mentre Gabe cercava il caffè nell’armadietto. Quest’ultimo guardò all’interno della tazza cercando di capire se ci fosse dentro qualcosa di interessante, prima di decidersi a rispondere.

-Bene, bene. La stanno ascoltando adesso e decidendo come dividersi le parti… anche se ho già idea di quel che farà Bill, sai, c’è una parte che gli calza a pennello.-

Ross esaminò quel luccichio negli occhi del cantante, ma evitò di dire qualsiasi cosa. Non voleva di certo azzardarsi a presumere che questo avesse una cotta per William. Però, diavolo, era così evidente! E probabilmente era talmente idiota da non accorgersene nemmeno. Non che lui dovesse pronunciarsi a riguardo, dato che con Brendon non stava combinando alcunchè e la sua vita sentimentale era pari a quella di un cactus in mezzo al deserto del Nevada. Cioè nulla.

-Aha… E come si chiama questa canzone?-

-Bring it! Anche se c’è Petey che vuole modificarlo per far riferimento ad un film che deve uscire… Sai, Snakes On A Plane! Siccome dice che io sono dalla parte del Cobra e… Ah! Non te l’ho mica detto che chiamerò la mia band Cobra Starship, vero? L’ho deciso da un po’ e Pete ha detto che è stupendo, sai! Gli piace la mia idea… credo che anche il Cobra ne sarà fiero! E poi sai che pure a Beckett piacciono i serpenti? Ha scritto una canzone che si chiama Black Mamba! Voi Panic nulla?-

Per tutto lo sproloquio cantilenoso di Gabe, Ross non aveva fatto altro che fissare quegli occhi sporgenti iniettati di pazzia, senza comprendere una sola parola di tutto quello che aveva detto. O meglio… Aveva preferito non ascoltare nulla da “Petey” in poi, non riuscendo a reggere quella cantilena. Aveva dubbi di trovare qualcuno al mondo peggio di Brendon, eppure ce l’aveva davanti… E non aveva nemmeno un motivo per fingersi interessato, dato che non voleva portarselo a letto.

Fortuna volle che il bollitore iniziò a protestare, attirando l’attenzione di Saporta e salvando il chitarrista. Questo vide così di filarsela con il suo thè, ritrovandosi da Brendon che stava ancora tormentando quel colosso di Zach. Quasi gli faceva pena ed aveva voglia di salvarlo da quella tortura… magari baciando Brendon e tenendolo occupato. No. Doveva evitare di pensare a certe cose… Doveva prendere un lungo respiro e calmarsi.

Quel giorno pareva che la fortuna lo assistesse, perché l’intervistatrice si decise ad arrivare e quindi sia lui che Urie dovettero chiudersi in una stanza con divanetti per parlare dell’album.

Fu uno sfacelo… come al solito Brendon sparò stupidaggini e lo smerdò pure. Tuttavia, nonostante questo, il pensiero fisso di Ryan tornava alla loro stanza d’hotel e al moro che si spogliava l’asciugamano. …stava per impazzire. Se lo sentiva… doveva tornare a Las Vegas e darsi al giardinaggio, basta con la musica. Doveva solo prendere coraggio e filarsela…

 

*  *  *

 

La mattinata di Saporta era stata un’inferno, ma nonostante tutto uscì dalla DecayDance felice. Era riuscito a dare il ritornello della canzone a Bill proprio come voleva. Non gli importava della rappata di Travis o dei “oh i’m ready for it” di Maja. Sì, okay, era contento che partecipassero al progetto… Ma lui vedeva solo William. Avrebbe accettato qualsiasi compromesso, purchè cantasse lui.

Riuscì ad andarsene un attimo prima degli altri con la scusa che aveva da ritirare una giacca in lavanderia che voleva mettere quella sera. La verità è che doveva essere in Santa Monica per le due di pomeriggio e doveva sbrigarsi, giusto per permettersi una pannocchia bollita sulla spiaggia. Diciamo che questo pranzo avrebbe preferito farlo in compagnia, ma si accontentò lo stesso nel godersi quell’attimo di solitudine e distacco. D’altronde stava per prendere una decisione importante…

Aveva già visto sul catalogo in internet l’appartamento che voleva comprare. Voleva solo metterci piede e vedere se era come le foto lo mostravano… Era dubbioso, dato che poteva benissimo capitargli un cesso al posto di una casa… Certo, bastava che fosse sulla costa, poi quasi gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa.

Si era così recato all’indirizzo a cui aveva appuntamento e trovò questa donna dai capelli castani raccolti una coda, che gli mostrò subito il miglior sorriso.

-Lei è il signor Gabriel Saporta, giusto? Sono Rachel Jordan.-

-Sì sono io… Piacere.-

Si presentò, ricambiando il sorriso e seguendola verso la porta di una palazzina residenziale. Il portiere sorrise loro cordialmente, da dietro il vetro della sua cabina. L’atrio era spazioso e di un bianco candido che era quasi accecante. Una piccola palma stava nell’angolo, piantata in un vaso di terra cotta con bassorilievi floreali. Salirono in ascensore fino all’ultimo dei tre piani e quando le porte si aprirono si trovarono in un lungo corridoio dalle tinte chiare. A terra un pavimento in linoleum color sabbia, proprio intonato all’esterno. Lei tirò fuori il mazzo di chiavi ed aprì l’appartamento “3-C”, così che entrarono in un grande salotto ammobiliato. Gabe osservò con poco interesse l’enorme divano bianco ed il tavolino in vetro, non fece quasi caso al lungo mobile in legno e vetro opaco alla sua destra… Corse dritto alla finestra ed aprì i tendaggi bianchi per poter guardare fuori.

I suoi occhi si illuminarono, mentre le labbra si spiegavano in un sorriso mostrando i denti perfetti. Fuori dai vetri si vedeva tutta la spiaggia, in direzione di Venice Beach. Ma non bastava… No. Si staccò da quella finestra sotto lo sguardo perplesso della donna, poi corse in stanza ed aprì anche quelle tende. Fu lì che quasi una lacrima gli sfuggì… Lì, dove la ruota panoramica del molo si mostrava in tutta la sua bellezza, con la costa verso Malibù a farle da sfondo. Gli scappò una risatina divertita… Era un uomo fortunato. Il Cobra doveva di certo adorarlo per assisterlo in quel modo. E lì, davanti a quella finestra, un deja-vù… Ma i lineamenti che vedeva sembravano più chiari, anche se ancora irriconoscibili.

Questa persona sorrideva dolcemente, il corpo nudo a contatto con il vetro freddo…

-Signor Saporta…?

L’agente immobiliare arrivò dietro di lui, tentennante. Si girò a guardarla e le regalò uno dei più bei sorrisi che lei avesse mai visto.

-Lo compro…-

Disse semplicemente, lasciandola completamente sconvolta. Cercò di chiedergli se era sicuro, dato che non aveva visto ancora nulla, ma lui non l’ascoltò. Si limitò a guardare fuori dai vetri puliti, osservando la ruota girare.

Non avrebbe potuto chiedere di meglio che quell’appartamento… Ed ora? Ora non c’è più nulla che lo faccia sentire a casa come la vista da quella stanza…

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Un ragazzo sta camminando lentamente sul marciapiede, attorniato da gente frettolosa che scappa per le vie della Grande Mela. Si guarda attorno, insicuro, stando attento a non scontrarsi con nessuno per evitare di stropicciarsi la giacca. Oh, il solito sofisticato… Si ferma all’improvviso davanti ad una locandina appesa al muro e la osserva, assottigliando gli occhi. C’è una scodellina bianca di ramen con appoggiate sopra due bacchette. Un “15” di spaghettini colorati di magenta spicca nel mezzo… Sotto, ben visibili bianco su nero, la lista di band headliner di due serate. Sette e nove Settembre 2011, giusto tra qualche giorno. Paramore, Cobra Starship e Gym Class Heroes, i nomi che spiccano tra tutti gli altri. Il giovane si chiede perché non sia possibile leggere “Panic! At The Disco” nel mezzo… Avrebbe tanto voluto fossero lì anche loro. O forse no… Certo, se solo fosse stato a Central Park tre giorni prima, allora li avrebbe visti. Ma non ha mai avuto tutto questo coraggio, lui. Non ha nemmeno un orologio puntato avanti di qualche minuto solo per non arrivare in ritardo ad occasioni che avvengono una volta sola… Ormai è abituato a perderle tutte quante. Così sospira e, infilandosi le mani in tasca, continua a camminare.

-…non sarebbe nemmeno valsa la pena di andarci, tanto.-

Mormora rivolto al vento, tanto nessuno starebbe a sentirlo… è solo. Pensa che, tuttavia, farà un salto al concerto di venerdì sera, giusto per rivedere qualche vecchio e caro amico. Giusto per sapere se almeno loro ce la faranno a sorridere ancora, ritornando a passeggiare mano nella mano su quel molo. Se così fosse, forse troverebbe il coraggio di tornare indietro anche lui.

Davvero riusciresti a farlo? Ora che dormi a malapena, con il senso di colpa schiacciante per non essere più al suo fianco. Ce la faresti? La vergogna che provi per quel che sei, vi terrebbe comunque separati?

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

_____________

 

Ce l’ho fatta!
Dopo lo smatto totale di ieri sera –venerdì 9 settembre 2011, data memorabile per il Gabilliam-  ecco qui il quarto capitolo **

 

Allora… C’è un po’ di Ryden come avevo detto in precedenza… Dato che pure loro sono presenti nella stooria! XD Ed il povero Ross impazzisce lentamente non potendo fare nulla con quel pazzo di Brendon Urie… Mi dispiace per lui!!! Ahahahahah

Comunque li adoro insieme **

 

Il nostro caro Gabey –protagonista indiscusso- nel frattempo si sta infatuando di qualcuno… eh?? Ma no, lui? Figuriamoci!!!

Gli piace solo la voce di William… Certo, ovviamente.

…però, finalmente, si è comprato una casa a Santa Monica –beato lui- e… chissà che accadrà tra quelle mura!

Chissà se questi strani “deja-vù” –che non sono deja-vù ma allucinazioni di gente alcolizzata rimasta sotto dal peyote- prima o poi si faranno reali e chi sarà la persona! Bah!!! Grandi misteri, eh???

XD

 

Comunque, per chi non l’avesse capito “E non dimentichiamoci che lui era Gabe Saporta!”  è la frase più usata in questa storia!! XD ahahahahah Ma ovviamente è quella più intelligente.

 

Anyway grazie come al solito a chi legge e a chi lascia un commento!!! Il Cobra vi ama… Pete vi ama!!! <3

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I album. Fifth Track: *YOu Gotta Get The Cobra Bless Now* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Fifth track * You gotta get the cobra bless now  *

 

 

*2oo6*July

 

Pete era appoggiato al muro immacolato, le braccia conserte sul petto ed un’epressione poco convinta. Si osservava attorno, spostando lo sguardo dal divano bianco alla tv tutta nuova, dai faretti nel soffitto alla finestra, fino a posarlo sull’uomo inginocchiato sul tappeto. Quest’ultimo era intento a svuotare uno scatolone, buttando polistirolo ovunque mentre cercava i bicchieri che aveva comprato. Ormai stava traslocando e sistemando da una settimana, dormendo lì da tre notti. Tre notti, passate a guardare le luci di quella ruota panoramica, seduto sul ciglio del letto. Quella vista l’aveva stregato…

Sì, Gabe Saporta si era definitivamente trasferito nel suo appartamento in Santa Monica. Zona cucina, salotto, due bagni, due stanze, cabina armadio e terrazza. Ecco qui tutto quello di cui aveva bisogno…

-…è un bel posticino, GabeyBaby, ma sei qui solo soletto! Non hai paura dei ladri?-

Chiedendolo Wentz fece un paio di passi per dirigersi alla finestra, controllando che non fosse possibile entrarci. Era seriamente preoccupato per l’amico… Quest’ultimo però corrugò la fronte guardandolo, mettendosi poi a ridacchiare.

-Petey, ho vissuto nel Bronx, hai presente? Secondo te ho paura qui in Santa Monica?-

Continuò a ridere, andando alla lavastoviglie per metterci dentro i bicchieri. Gli sarebbero serviti perché quella sera era intenzionato ad inaugurare l’appartamento con una festicciola. Aveva già invitato qualche persona, giusto per potersi divertire in compagnia. Certo, si sarebbero ubriacati in spiaggia… Non era intenzionato a distruggere la casa dal primo giorno, aveva pensato, quindi cenetta al catering e poi sbronza molesta sul molo. Questi erano i progetti. Avrebbe fatto sparire il cartone ed il polistirolo, poi si sarebbe fatto una doccia, rasato, messo il miglior dopobarba e vestito nel migliore dei modi… Sì, solo per quella cena in compagnia. Poi non si sa mai che avrebbe beccato qualche chica da concupire in spiaggia…

Per decidere gli invitati aveva girato per la DecayDance in quei giorni, alla ricerca di persone che l’avrebbero ispirato. Era così incappato in Adam Siska ed aveva deciso che, sì, lui sarebbe stato un ospite sicuro insieme a Carden. Ryan Ross e Brendon Urie non erano sulla lista, troppo giovani per poterli portare appresso! Non potevano nemmeno bere legalmente e sarebbero stati solo un peso per tutti gli altri. Okay, nemmeno Adam poteva… Insomma, semplicemente non aveva voglia di vedere quel Brendon, dio era troppo idiota per essere vero!! Poi c’erano Pete e Pat, ovviamente. Il problema era stato solo uno: riuscire a catturare Beckett da solo.

Era stata un’impresa ardua, ci aveva dovuto mettere tutto l’impegno possibile. Non ne era nemmeno valsa la pena, pensò, perché alla fine William non sarebbe venuto da solo. Ci aveva messo ore per poterlo trovare senza Travie addosso… Dato che stavano provando insieme la canzone, non poteva pretendere che il rapper non ci fosse. Era seriamente impossibile prendere Bill in disparte. Nel momento in cui ci era riuscito –e solo perché l’altro se ne era andato a prendere un caffè- gli aveva subito proposto di venire a cena da lui. E William che aveva risposto?! “Oh sì, io e Travie siamo liberi quella sera!” Massì, con tranquillità… Potevano pure venire a copulare nella sua stanza già che c’erano! Concluse sarcastico Saporta.

Ripensando al fatto che era costretto a vedere la faccia di Travis anche a cena, Gabe sbattè la testa contro il mobile della cucina per un paio di volte. Magari si sarebbe calmato.

-Gabey? Sei impazzito?-

Gli domandò Pete saltellando fino a lui e prendendo posto sul tavolo. I suoi occhi lo fissavano preoccupati, tra uno sfarfallamento di ciglia e l’altro.

-No, sto benissimo! Non vedi? Ho una casa nuova che da sul molo! Che altro potrei chiedere di più??-

Si sbracciò nervoso e per tutta risposta l’amico gli si gettò fra le braccia, stringendolo. Gabe non capì il perché di quel gesto, ma ricambiò facendo poi girare Pete in tondo. Era così normale giocherellare tra loro, che ormai non si stupivano più di tali comportamenti infantili. Era bello così… Era un’amicizia perfetta.

Quando si allontanarono Gabe si sentiva la testa girare per quelle giravolte veloci, ma nonostante tutto continuava a ridere contento. Pure Wentz era nella stessa situazione, ma fu costretto a riprendersi velocemente. Si alzò sulle punte per lasciare un bacio sulla guancia del riccio e poi si allontanò.

-Vado a casa, mi cambio, prendo Pat e ci becchiamo qui alle otto!-

Gli fece l’occhiolino e Gabe alzò ancora le mani in quel buffo gesto incomprensibile, così che lui lo prese per un saluto e lo imitò.

-A dopo baby…-

Salutò Saporta, girando sui tacchi e decidendo di sistemarsi per la serata. Si sarebbe fatto trovare tutto in tiro per dimostrare che –dopo Pete- era il più figo lì dentro. Era Gabe Saporta, cazzo! Nessuno preferiva Travie McCoy a lui!!!

Andò tronfio in bagno e si spogliò, osservandosi allo specchio. Si pizzicò il ventre per controllare se era ingrassato o no, ma ritrovò i suoi addominali appena accennati al loro posto. Ammiccò al suo riflesso e poi si sporse in avanti per controllarsi la barbetta che cresceva incolta sul suo viso. Avrebbe fatto meglio a tagliarsela prima di pungere il volto di qualche chica.  Aprì il getto della doccia ed entrò in cabina, alzando lo sguardo verso il soffitto bianco ed appoggiandosi alle piastrelle. Tutte ordinarie azioni di un Gabe Saporta estremamente attento all’igiene personale e al suo aspetto. Doveva essere perfetto per ogni occasione, ragionò, non si sa mai che gli potesse capitare di baciare Beckett.

-EH?!?-

Urlo automaticamente rendendosi conto di quel che aveva appena immaginato. Non poteva seriamente aver pensato di poter baciare Bill! Era per caso impazzito?! Raffreddò il getto e ci si buttò sotto, lasciando che la sua testa sbollisse e che il corpo venisse scosso dai brividi. Non poteva pensare a quel ragazzo mentre faceva la doccia! Era assolutamente sbagliato! Si passò le mani sul volto per sciacquarselo bene, prima di far scendere ancora acqua calda. Okay… Era stato un attimo di smarrimento. A forza di lavorare in coppia con Beckett stava partendogli il cervello.

Ridacchiò da solo per quello che aveva pensato. Sapeva benissimo che dal castano voleva solamente la voce nella sua canzone. Nient’altro. Insomma, come poteva desiderare quelle labbra sottili e rosee, o quel volto femmineo e perfetto, o quei fianchi marcati, o quelle lunghe gambe… O quel didietro che… Madre de Dios, se solo l’avesse potuto stringere e…

-Gabe!!-

Gridò rivolto a se stesso, sconvolgendosi un’altra volta dei suoi pensieri. Non poteva essere vero!!! Spostò impaurito lo sguardo in basso, deglutendo appena e… sì. Quella era un’erezione, porcaputtana. Si era eccitato pensando a quel ragazzo!!! Non era possibile!

Okay, con calma... pensò, facendo scivolare la mano in basso,  poteva capitare di eccitarsi casualmente. Questo non voleva per forza dire che fosse attratto perdutamente dal cantante dei The Academy Is. Diciamo che, semplicemente, era umano anche lui nonostante fosse il grande G.A.B.E..

Insomma, era quasi impossibile che una persona dotata di un minimo senso della bellezza non si infatuasse del corpo e del viso di Beckett. Quel ragazzo era dannatamente bello, cazzo! Più passava il tempo con lui, più si accorgeva di quanto fosse adorabile e dolce. Era logico che si sentiva attratto in quel modo…

Vide di sbrigarsi a sistemare l’inconveniente, per poi finire di prepararsi nel giro di mezz’ora. Quando arrivarono quelli del catering li accolse già tutto bello ed impomatato, facendogli poi sistemare le cose non lontano dal tavolo. Si prospettava una cenetta con i fiocchi, dato le leccornie vegetariane e non che aveva ordinato. Era mentre curiosava fra le portate, pochi minuti dopo aver mandato via quei simpatici ragazzi delle consegne con una mancia, che il campanello suonò e lo fece balzare in aria. Guardò l’orologio d’oro al suo polso e notò che erano solo le sette e un quarto… Chi aveva puntato la sveglia troppo presto, presentandosi in anticipo?

Chiedendoselo si diresse alla porta ed aprì, prendendosi un infarto quando vide quei lunghi capelli castani tutti arruffati apparirgli davanti. Bill alzò subito lo sguardo incontrando il suo e sorrise dolcemente, arricciandosi un ciuffo.

-Ciao…- Mormorò timido, notando lo stupore del padrone di casa. –Sono in anticipo ma… ecco… ero a casa da solo e… uh… sai… mi stavo annoiando.-

Gabe lo osservò per minuti che parvero infiniti, cercando di capire se era un’allucinazione o se fosse lì per davvero. Il Cobra aveva forse voluto fargli un regalo? No. Era una caso che fosse arrivato in anticipo, da solo, con quella camicia a quadri che lasciava scoperti i fianchi. Solo un caso… Non c’era niente sotto. Cristo, perché era così difficile convincersene?! Pensò mordendosi il labbro, quanto ci voleva a riprendere la calma ed uccidere l’immaginazione? Non era in una soap opera sudamericana, Bill non si sarebbe messo a piangere dicendogli “oh, Gabriel Eduardo, è per te che son venuto qui. Usted es el mi solo amor” Non era poi nemmeno sicuro che Beckett parlasse spagnolo, quindi non era possibile!

-Hola, niño.- Saporta cercò di riprendersi, tossicchiando appena. –Non c’è problema, accomodati pure… Sono sempre pronto ad accoglierti ogni volta che sarai solo!-

Nel dirlo si rese conto che forse poteva suonare strano, magari Bill l’avrebbe presa per una proposta indecente o forse per un  insulto a Travie. Chissene, qualsiasi cosa pensasse l’importante era che entrasse da solo nel suo salotto… senza McCoy attaccato al culo.

Il castano entrò lentamente, superando Gabe e guardandosi curioso attorno. Gli occhi nocciola lievemente sgranati dalla curiosità di sapere in che posto potesse mai vivere uno dei suoi cantanti preferiti. Si sentì venire i brividi quando vide i tendaggi aperti e, attratto come una farfalla dalla luce, arrivò alla finestra a grandi passi. Fuori l’oceano si estendeva infinito e la spiaggia riluceva sotto il tramonto. Alcuni surfisti tentavano di trovare un’onda da cavalcare, mentre altri gruppetti di ragazzi si permettevano l’ultimo bagno della giornata prima di tornare a casa o in hotel. Saporta arrivò silenziosamente alle sue spalle, mettendosi al suo fianco per osservare lo spettacolo. Notò in quel momento, esaminando il profilo delicato di Beckett, che i suoi occhi erano accesi dall’incanto. Sorrise, non potendo fare a meno di sentirsi appagato dalla reazione del ragazzo davanti al panorama.

-Ti piace la vista?-

-…penso sia la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia.- Disse Bill ed il moro si accorse che non aveva balbettato, cosa che accadeva raramente. –Come hai fatto a trovare questo appartamento?-

Il padrone di casa si gonfiò fiero e si battè la mano sulla maglia viola, non vedendo l’ora di vantarsi della sua fortuna. Il problema fu che qualcosa nello sguardo sincero del ragazzo gli impedì di fare il gradasso. Sì, in quegli occhi vide la semplice ed innocente curiosità di Bill… Gli ci volle qualche istante per riuscire a trovare di nuovo le parole e la grossolanità.

-Internet… L’ho visto ed ho chiamato subito l’agenzia!! E voilà… Il Cobra mi assiste in ogni momento!! Mi ha voluto regalare questa meraviglia… Ecco perché bisogna pregare il Cobra sempre e comunque!! Non è solo una filosofia di vita, il Cobra è tutto!-

Alle sue parole, William si lasciò sfuggire un risolino divertito, nascondendosi dietro i lunghi capelli e portandosi una mano al viso. Rideva in modo tanto tenero che Saporta si sciolse… Va bene, ammise, forse il ragazzino qui gli piaceva più di quello che pensava. Non poteva spiegarsi altrimenti quella strana sensazione che gli nasceva nel petto quando erano a contatto, soli in una stanza. Esatto, da soli… Se c’era qualcun altro attorno non era lo stesso. Era come se una presenza potesse spezzare tutta quella magia…

-…c’è un modo per far sì che il Cobra aiuti anche me?-

-Devi avere la benedizione del Cobra, niño. Claro?-

Non appena lo disse, Gabe si accorse che forse poteva esserci un doppio senso non difficile da comprendere. Dalla curva che increspava le labbra di Beckett, in effetti, sembrava che fosse stato colto in pieno. Non che ci fosse un problema… Se proprio la metafora piaceva così tanto al castano, forse il cantante dei Cobra Starship era moralmente costretto a fargli questa strana iniziazione per accoglierlo nella cerchia di devoti di questa nuova religione. Quanto gli sarebbe costato?

“Una botta e via, sei dentro mi querido! Benvenuto nel club, vuoi pure la tessera ufficiale? È gratis, vola fra le mie lenzuola e te la stampo ahora… G.A.B.E ti fa sballare i sensi para toda la noche.”

Pensò il padrone di casa, ammiccando al nulla con la speranza che Bill gli chiedesse davvero di ricevere l’iniziazione. Quest’ultimo, tuttavia, si limitò a fare un passo indietro per guardare la casa. Aveva capito benissimo che cosa passava nella testa di quell’altro… Insomma, era impossibile non notare come lo stava guardando. Non dimentichiamo poi che William Eugene Beckett Jr. era abituato ad essere desiderato… Poteva benissimo riconoscere la bramosia nello sguardo di chi l’osservava, percependola quasi come un sensitivo. Gabe lo voleva, constatò, anche se non ne era del tutto convinto e forse nemmeno pienamente consapevole. Sospirò, arricciandosi un lungo ciuffo mentre esaminava il salotto. Era ovviamente un appartamento per single, anche se era ben percepibile un senso dell’estetica sopra la media forse dovuto ad una storia passata. Sì, alla fine Gabe era stato con quella Bianca Duenas che aveva visto in foto un sacco di volte… Chissà perché si erano lasciati, poi! Questo non voleva nemmeno saperlo, felice solo del fatto che l’ex leader dei Midtown fosse libero. Il problema, notò William, era che quello ad essere attualmente occupato era lui.

Ma siamo sinceri… Quella con Travie non era la storia che desiderava. Per l’amore del cielo, stava benissimo con lui. C’era qualche sentimento molto simile all’affetto, c’era attrazione fisica. D’altronde McCoy era un così bel ragazzo ed era anche simpatico e gentile con lui. Peccava solamente di gelosia, ma era normale. Chi non è geloso al mondo? Lo era anche Bill stesso! Se vedeva Travie con qualche ragazza in un club, subito si incupiva e gli metteva il muso, andando a dormire da Tom per vendetta. Oh sì, Tom Conrad… Non c’era niente tra loro, ma siccome molti ne erano convinti, gli piaceva fingere di averci scopato giusto per farla pagare a Travis. Beh, in effetti era un po’ infame e vendicativo il ragazzo.

Quella sera, a proposito di vendetta, era andato da solo ed in anticipo in casa Saporta solo per far dispetto al suo “ragazzo”. Esatto, Travie lo aveva stressato a morte con questa storia di non volerlo spartire con Saporta, come se fosse un qualsiasi oggetto. Alla fine avevano litigato ed il rapper se n’era andato via dicendo che aveva da fare a Geneva per due o tre giorni. Massì poteva benissimo andarsene a casa e piangere dalla mamma, aveva pensato guardando Travie che faceva le valige davanti ai suoi occhi. Non gliene importava nulla… L’aveva già fatto altre volte nei mesi precedenti, come quando era uscita quella foto scattata in stanza con Nick Scimeca. Insomma, erano ubriachi a torso nudo ed in piedi sul letto. L’aveva scattata Sisky quella foto e stavano solo facendo gli scemi! Sapevano tutti che Nick non era una persona seria!

Conclusione: Travis era troppo geloso di alcuni suoi comportamenti e a Bill ciò dava fastidio, nonostante la cosa lo appagasse. Sì, sapeva che quando sarebbe tornato a LA avrebbero fatto pace fra le lenzuola e tutto sarebbe tornato come prima. Sarebbe stato così anche questa volta… Aveva tre giorni di libertà in cui non pensare minimamente a McCoy, concluse mentre afferrava un soprammobile dal tavolino del salotto, avrebbe potuto accettare questa “benedizione del Cobra”. Sempre che non avesse inteso male…

William posò il soprammobile al suo posto e si voltò, sorridendo appena. Si accorse così che Gabe nel frattempo era andato a versarsi della vodka in un in bicchiere appena tolto dalla lavastoviglie.

-…beh? Non mi spieghi in cosa consiste questa benedizione?-

Il riccio s’ingozzò e per poco non si versò addosso l’alcool, piegandosi in avanti. L’espressione spiritata sul suo volto la diceva tutta… Le sopracciglia inarcate, gli occhi sgranati, le guance arrossate: tutti segni che dimostravano la teoria di Bill.

-Beh…- Tossicchiò Saporta, prima di mettersi a ridere nervoso e rigido. –Di solito do la benedizione a qualche chica, sai. Il Cobra non è così difficile da trovare…-

Mosse il bacino in modo sensuale, sotto lo sguardo divertito di William. Sì, quel discorso si stava facendo un susseguirsi di doppisensi sempre più espliciti. Al castano la cosa piaceva, continuava a ridere allegro, mentre la sua testa proiettava immagini poco ingenue di lui e Gabe sul ripiano della cucina. Era panna quella sulla torta alle spalle del moro? Si ritrovò a domandarsi. E se ci avessero giocato prima della cena? Fermò il suo cervello quando si rese effettivamente conto di quello che stava pensando. Così arrossì di botto… E ciò non sfuggì a Saporta.

-…certo non sto dicendo che… Dai, Bill! Non sto certo dicendo di volerti dare la benedizione!!! Scherzavo!!-

Anche il moro arrossì, prendendo a gesticolare con la mano libera prima di portarsi di nuovo il bicchiere alle labbra. Doveva assolutamente bere e zittirsi, Madre de Dios! A quanto pare William si era intimidito con quel corteggiamento un po’ esplicito. Doveva smetterla!! Ma la cosa si fece difficile, perché il più giovane si era avvicinato strascicando i passi in modo tanto sensuale che stava per ingozzarsi un’altra volta.

-Uh. Okay… Perchè sai io…- Mormorò il ragazzo, fissando Gabe con questi occhioni languidi e desiderosi. -…lo sai che… cioè… che i Midtown mi piacevano… no?-

Ecco che balbettava di nuovo, anche se cercava di mantenere un tono abbastanza sensuale. Perché gli riusciva difficile adesso?! Non aveva balbettato per un po’!

-Sì… Me l’hai detto che hai visto un concerto e che avevi tutti i cd. Ma ora sai, anche io sono fan dei the Academy Is e penso che tu lo diventerai dei Cobra Sta-

-Gabe… non è che mi piacciano solo per la muscica i Midtown…-

Il castano era così vicino che il profumo di balsamo dei suoi capelli stava inebriando i sensi di Saporta, mandandolo in tilt psicologico. Se si fosse avvicinato di altri due centimetri, i jeans sarebbero diventati improvvisamente troppo stretti.  Nella mente del riccio, poi, si formarono immagini strane riguardo allo schiacciare Bill contro il vetro della finestra e farlo suo.

Il Cobra, tuttavia, non volle che quella cucina diventasse il set di un film a luci rosse… Proprio in quel momento suonarono alla porta ed entrambi scattarono colti alla sprovvista. Improvvisamente la magia si dileguò e tutto si raggelò attorno a loro. Erano nel salotto di Gabe, come due perfetti estranei che si stavano semplicemente guardando. Il padrone di casa sembrò non riuscire a riprendersi alla svelta quanto il ragazzo, che in men che non si dica si era lanciato ad aprire la porta.

Deja-vu… La persona entrava da quella porta con le labbra curvate in un sorriso e sì… Ora si sentiva come a casa.

Gabe provò una sensazione bellissima che sfumò immediatamente quando vide il ricciolino biondo saltare addosso al cantante della sua band e stringerlo forte. Dietro di lui Carden faceva “ciao ciao” con la mano libera, mentre nell’altra teneva una borsa contente –da quel che capì Saporta essendo un esperto- un paio di bottiglie di vino. Perfetto, perché doveva bere un sacco per darsi un contegno, pensò ringraziando mentalmente il Cobra.

-Buonasera, Gabe!! SiskyBusiness è arrivato per allietarti la serata!!!-

-Santi!!-

Aggiunse infine Mike alle parole del biondo, mentre Bill chiudeva la porta non senza aver spiato se passasse qualcuno nel corridoio. Il più vecchio si avvicinò ai ragazzi ed afferrò la borsa che gli venne allungata, trovandosi due belle bottiglie di prosecco per il dolce. Non vedeva l’ora di scolaresele… Poi guardò il moro ed alzò un sopracciglio curioso.

-Dovete spiegarmi questa storia del “Santi”…-

-Non la sai?!- Urlò Sisky, sussultando sconvolto. –Bilvy! Non gliel’hai spiegata?!?!-

Il leader scosse la testa, portandosi i capelli dietro l’orecchio e ridacchiando. Saporta tuttavia continuava a non capire che cosa stessero dicendo. Probabilmente erano storie tra amici, sapeva che si conoscevano da un bel po’… Nelle band ci si isola in un mondo proprio, fatto di battute e soprannomi che si inventano per passare il tempo insieme. Come un codice dei Marines… Per un attimo avrebbe voluto essere nei The Academy Is solo per poter capire tutto di Beckett, poi si accorse che non ce n’era bisogno. E, probabilmente, nemmeno Adam era mai entrato dritto in quella testa tanto complicata e chiusa al pubblico…

-Santi è un coglione… uno che conosciamo dal liceo! Cioè, è la band del tizio che si chiamava come lui più che altro.- Si interruppe quando il suo cantante disse “Josh Santiago” e poi riprese. –Trattava un sacco male Bilvy e lo insultava così a caso! Allora abbiamo tipo iniziato a dire “Santi” per indicare qualcosa che non fosse come lui.-

-…è come “Evviva”. Se no lo usiamo come un ciao… Ecco.- Aggiunse il castano, continuando a giocare timidamente con il ciuffo. -…è da pazzi,sì. Lo so…-

Gabe li guardò un attimo, prima di scoppiare a ridere. Era davvero buffo il modo in cui Beckett si vergognava di questa sua parte infantile, come se per lui apparire immaturo fosse un peccato. Eppure aveva solo ventun anni! Aveva davanti la vita per fare il serio, perché non lasciarsi andare in stupidaggini come faceva con Adam? Per il sudamericano la cosa pareva astrusa, ma estremamente tenera!

-Ho capito… Santi!-

Disse continuando a ridacchiare tutto esaltato, scambiandosi un cinque con il biondo. In quel momento arrivarono pure Pete e Pat, anche loro con un paio di bottiglie di vodka e Jack Daniel’s. Pete si gettò su Saporta e gli lasciò un bacio sulla guancia, prima di voltarsi verso gli altri e battere le mani.

-Oh ma che bello!!! Ci siamo tutti quanti per una bella seratina tra maschietti! Ci sarà da divertirsi!!-

E detto questo prese a saltellare felice, mentre Patrick si toglieva il cappellino e sbuffava intenerito dal comportamento dell’amico. In quel momento il padrone di casa si voltò verso William e lo vide intento a sorridere in quel modo sereno ed infantile che prima di allora non aveva mai visto. Rimase un attimo sorpreso, forse un po’ incantato… Avrebbe voluto essere lui la causa di quel sorriso. In quel momento desiderò di diventare qualcosa di molto simile a quello che era Adam per Bill… Un generatore di allegria e pace, come nessun altro lì era in grado di fare. Forse era come Pete per lui, suppose Gabe, un amico con cui ha tanta complicità che solo la sua presenza riesce a tirare fuori il te stesso che nascondi. Sì, avrebbe voluto essere qualcosa di simile anche per William… E per le fauci del Cobra, era Gabe Saporta e poteva riuscirci!!!

 

 

*  *  *

 

La serata in casa Saporta era passata in modo così piacevole che quasi non si accorsero che l’ora si stava facendo tarda. Fu Sisky a guardare l’orologio e scattare in aria urlando “oddio è passata la mezzanotte!” interrompendo il discorso di Gabe e Pete riguardo a quella volta in cui avevano chiuso Mikey Way in uno sgabuzzino con un cane con problemi di flatulenza. Si stavano scompisciando dalle risate, ma la serata doveva passare alla parte “B”: sbronza in spiaggia e collasso generale sulla sabbia.

-Bene! Devasto collettivo davanti al mare?-

Domandò il padrone di casa alzandosi ed ammiccando, mentre gli altri lo imitavano. William fece per rispondere, ma fu preceduto da Pete che quasi urlò.

-Oh GabeyBaby!!! Io e Pat non possiamo restare!- Sembrava sull’orlo delle lacrime, come se la colpa lo uccidesse. Anche se non ce n’era motivo, era solo una sbronza non un Bar Mitzvah… -Tra quattro ore abbiamo un aereo con Andy e Joe!-

Strinse a sé il suo migliore amico, che gli diede qualche pacca per tranquillizzarlo mentre alzava lo sguardo verso i The Academy Is. Mike si grattò i capelli e guardò il biondo, che fece spallucce prima di pronunciarsi.

-Noi invece abbiamo il coprifuoco stasera! Cioè… Andy è uscito senza chiavi, quello scemo. Dobbiamo andare ad aprire casa oppure dorme fuori.-

-Ah okay…- Disse un po’ dispiaciuto Saporta, puntando così lo sguardo verso la sua ultima speranza. –Tu…? Travie ti aspetta?-

Beckett scosse il capo, prendendo l’ultimo sorso di Jack rimasto nel suo bicchiere. Ci volle un attimo prima che si decidesse a rispondere.

-No, è a Geneva. Posso restare… magari ti do una mano a sistemare.-

Il petto di Gabe si riempì di un calore e di una felicità tali che dimenticò ogni briciolo di amarezza. Lasciò andare l’abbraccio in cui stringeva Wentz e sorrise, saltellando fino alla vodka.

-Berrò pensando a voi!!-

Esclamandolo brindò con la bottiglia alzata, facendo ridacchiare gli altri. Non ci volle molto e tutti sparirono lasciando il padrone di casa e Bill da soli in quella cucina disastrata. L’ospite fece per sistemare i piatti, ma venne subito fermato con una salda presa sul polso pallido e magro.

-Lascia stare, ci penso domattina appena mi ripiglio… Andiamo a fotterci il cervello al molo, dai.-

Recuperarono così gli alcolici per casa –contando che del prosecco e del Jack non c’era giù più traccia- e si infilarono una felpa per scendere al molo. La brezza fredda dell’oceano li colpì dritti in volto, mentre raggiungevano a grandi passi il pontile e camminavano sulle assi di legno. Andarono dritti alla balaustra e Gabe ci si appoggiò prendendo un sorso dalla bottiglia nascosta dal sacchetto di carta. Bill lo imitò, mentre faceva vagare lo sguardo nel buio, cercando di dar forma alle colline attraverso le scia di luci accese.

-…è fantastico.- Mormorò quest’ultimo, con gli occhi che brillavano stregati. –Non penso ci sia nulla di così bello al mondo.-

Saporta lo osservò perso, osservando come le luci del luna park gli illuminavano il volto. Sì che c’era qualcosa di più bello di quella vista, pensò, ed era proprio quel sorriso sulle labbra sottili del ragazzo. Capì che il molo aveva preso tutta un'altra forma di bellezza in quel momento… Vederlo riflettersi in quel viso era quasi più stupefacente.

-Ah no? Forse qualcosa di più bello c’è…-

Mormorò, bevendo ancora e sorridendo alla costa cosparsa di puntini luminosi che si riflettevano anche nelle onde.

-E cosa? La vodka? Il Cobra?-

La domanda di Bill era intrisa di un allegro cinismo che fece ridacchiare Saporta. Non gli ci volle molto a rispondere…

-…essere in un posto fantastico con una persona splendida.-

Avrebbe voluto che Bill capisse, ma quest’ultimo sembrò improvvisamente rattristirsi. Il morò comprese che aveva sicuramente frainteso, pensando forse che intendesse Bianca o chissà quale altra sua fiamma. No, non intendeva lei… Non sapeva nemmeno lui cosa voleva dire. Pensava solo ai suoi deja-vu e a quella persona che –sì, solo nella sua immaginazione- gli faceva sentire sensazioni che non aveva mai provato.

-Un giorno magari te la ritroverai a fianco.-

Borbottò brusco il castano, allontanandosi dal parapetto e voltandosi verso le giostre. Gabe invece restò lì a fissare un punto imprecisato della costa, sentendo al suo fianco qualcuno. Sì, un altro viaggio mentale improvviso… Forse era l’alcool, chissà.

La persona si avvicinava e… Sì, improvvisamente si sentiva amato, ma passò subito.

Allora si girò a guardare Bill immoblizzato dov’era ed illuminato da quelle luci colorate. Il sorriso sulle sue labbra era scomparso, lasciando posto alla solita indolenza impenetrabile. Saporta, semplicemente, faticava a comprenderlo… Non potè far altro che scendere la scalinata per andare a bere sulla spiaggia dove pochi minuti dopo venne raggiunto. La magia, tuttavia, ormai era scomparsa di nuovo. Era rimasto solo vuoto e disillusione…

Eppure Gabe vorrebbe tornare a quel momento, solo per assaporare la vicinanza di Bill mentre guardavano le onde ritirarsi e tornare a bagnare la spiaggia. In quel silenzio ora assordante…

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

L’uomo sulla panchina, sulla riva di Manhattan, all’improvviso perde ogni speranza. I gabbiani gracchiano sopra la sua testa, intonando un coro stonato che inizia a dargli fastidio. Si tappa le orecchie con le mani, strizzando per un secondo gli occhi. Come un flash dettato dall’alcool, vede il sorriso di quel ragazzo che chissà quanto tempo fa dormiva fra le sue braccia. Si alza di scatto e mormora un’imprecazione che non riesce a trattenere, prima di percorrere a grandi passi il marciapiede. Sa che non arriverà nessuno… Sa che non potrà rivederlo. Non in questa occasione. Forse più tardi, chissà… O, semplicemente, condivideranno un palco come due vecchi colleghi di lavoro. Già, senza nessun legame d’affetto. Solo un fottuto contratto con una casa discografica.

Si stringe nella giacca grigia, continuando a camminare da solo. Si ferma ad un semaforo e non alza nemmeno la testa, aspettando solo che scatti il via. Quando tutti partono per attraversare segue la massa, come una pecora smarrita in una grande città… Beh, anche se quella è la sua città e non dovrebbe perdersi. Eppure gli sembra tutto così estraneo rispetto alla costa verde della California.

-Gabe…-

Una voce lo raggiunge, così si ferma in mezzo all’incrocio ed alza lo sguardo. A qualche metro da lui c’è un giovane, uno strano ciuffo castano gli spunta da sotto il cappello da gangster. …sembra ieri l’ultima volta che ha incrociato quello sguardo. Avanza sull’attraversamento pedonale per andargli incontro e all’imrpovviso tutti i rumori della città scompaiono. Gli pare di sentire le onde dell’Oceano soltanto… Il grigiore si tinge di arancio, mentre il sorriso illumina quelle labbra sottili a cui sta correndo incontro. Se solo credessi ancora nel Cobra, forse lo ringrazieresti, ma non hai più un ciondolo da baciare appeso al tuo collo…

Non fai altro che prenderti beffa di quella tua convinzione dell’esistenza di un Cobra alieno che ti proteggeva, ora. Sei maturato, non è più tempo di credere alle tue fantasie da pazzo fanatico. …Da quanto hai smesso di credere in quella tua religione strampalata, Gabe? Da quando hai perso le speranze che ci avevi riposto? Era davvero così stupida, questa tua cieca speranza di una vita senza tristezza, protetto dalla benedizione di un Cobra che ti eri inventato?

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

Questo capitolo è interamente dedicato al Cobra! Il nostro Gabey ne sarà felice…

Sì, perché ormai è una religione!!!

E anche io ormai non faccio altro che pregarlo, dato che mi ha salvato la vita in un incrocio l’altra notte…

 

Lasciando perdere questa roba di fanatismo puro e crudo… voilà!!!

Taaaanta… taaaaanta Gabilliam per tutti!!!

Tutti questi viaggi mentali dei protagonisti, che si immaginano in situazioni intime… XD

Se non fosse che poi è stata rovinata di cattiveria alla fine!! D:

Per due volte sono andati vicinissimi al potersi baciare ed invece no! Che due cretini… Cioè, non ho parole!! –non fa nulla se sono io che li faccio soffrire-

 

Certo, se Gabe si ripigliasse invece di bere ed avere allucinazioni a caso!!!!

 

Anyway, alla fine nel presente si è capito di chi si parlava nel presente del primo capitolo! E pian piano verrà chiarito anche quello! Abbiate pazienza… :(

La frase alla fine del presente puo’ sembrare piazzata lì a caso, ma è una cosa che penso da un po’… Dico, il fatto che Gabe non vaneggi più sul Cobra mi rende taaaanto triste D:

Allora ho voluto fare una metafora incomprensibile che sembra un po’ idiota, ma racchiude il senso della Fede inventata che più che tutto era una speranza di vita migliore…

 

 

Cooomunque, fatemi sapere che ne pensate ;D mi sto impegnando a complicare la trama!! XD

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I album. Sixth Track: *So Kiss me... But It's NOT a Goodbye* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

sixth track *So Kiss me… but it’s not a goodbye  *

 

 

*2oo6*August

 

Iniziavano le registrazioni di Snakes on a Plane (Bring It) quel giorno. Gabe era pronto a tutto. Si guardò allo specchio del bagno della DecayDance, si sistemò i ricci neri e folti all’indietro con un po’ d’acqua, prima di raddrizzare il colletto della t-shirt con la scritta “Because I’m Gabe Saporta and I Can Do That”.

-Okay, G.A.B.E. Sei il migliore qui dentro. Insegna a tutti di come si butta fuori un singolo da paura.-

Si fissò  dritto negli occhi cercando di convincersi delle sue stesse parole, prima di decidere che era pronto. Sì, poteva andare in quello studio e registrare la canzone senza troppi problemi. Non avrebbe guardato William, non si sarebbe fatto venire i nervi per la presenza di McCoy. Quello era lavoro… Doveva solo dimostrare che era un persona matura e professionale quando si trattava della sua carriera musicale. Era forte, poteva benissimo farcela. Alzò quindi le braccia congiungendo le mani, la sinistra si piegava in un pugno da cui sporgevano indici e medio e  si appoggiava al palmo della sinistra completamente aperta.

-Che il Cobra sia con me.-

Mormorò, prima di dirigersi alla porta ed aprirla per uscire da lì. Il Cobra quel giorno, purtroppo, non ascoltò le sue preghiere. Nemmeno era uscito in corridoio che si beccò la scena più sconvolgente su cui avesse mai posato lo sguardo. Travis era appoggiato al muro con la schiena ed abbracciava Bill, tenendogli una mano nella tasca dei jeans attilati. No, non gli piaceva affatto quella cosa! Soprattutto se si stavano ispezionando vicendevolmente le viscere, limonando come se non si vedessero da una vita.

Gabe rimase così scosso, che richiuse la porta del bagno e fissò il legno bianco. Non riusciva nemmeno a spiccicare parola… Si voltò di nuovo verso il suo riflesso e notò quanto fosse schifato.

-No, Gabey. Non ci siamo…-

Prese un lungo respiro, appoggiando la fronte alla porta. Fortuna che doveva fare finta di niente!! Mannaggia alla sua dannata cotta per Beckett. Sì, perché quella era una cotta. L’aveva capito quando si era ritrovato a casa da solo, dopo aver salutato William che saliva su un taxi al molo. Vedendolo andarsene si era reso conto che avrebbe voluto che salisse da lui. Peccato che comunque era troppo ubriaco anche solo per permettersi di capire come sbottonarsi i jeans… Non appena era arrivato in camera era infatti collassato sul letto. Solo la mattina si era voltato alla ricerca di Bill al suo fianco, senza ovviamente trovarlo lì. Aveva dovuto arrendersi davanti a questo fatto: aveva una cotta William Eugene Beckett jr. Poco importava, avrebbe dovuto conviverci finchè non si sarebbe trovato qualcun altro su cui puntare… Magari una bella ragazza in mezzo alla pista.

Ci aveva provato. La sera prima era stato in un club ed aveva adocchiato questa bionda che se lo stava mangiando con gli occhi. Era stata un’avventura, se l’era portata su a casa e ci aveva dato dentro quasi tutta la notte. Poi giustamente la mattina, prima di presentarsi in studio, l’aveva cacciata fuori di casa senza lasciarle il tempo di farsi il trucco.  Lasciando perdere le sue avventure sessuali e le sue cotte, doveva lavorare. Ma come era possibile farlo in un posto dove William Beckett se ne stava sempre appiccicato ad un altro uomo?!

Si riprese dai suoi problemi quando bussarono alla porta del bagno e la voce di Pete arrivò forte.

-Gabey! Sei vivo? Stiamo aspettando te!!! Non è che il water ti ha mangiato, vero? Devo chiamare i pompieri?! Compongo il nu-

Saporta non lo lasciò finire e spalancò la porta, ritrovandosi davanti il produttore che metteva già mano al cellulare. Questo lo guardò dal basso e gli occhi iniziarono a brillargli, cancellando ogni segno di preoccupazione.

-Oh ma stai bene allora, piccolo mio!-

-Benissimo.-

Rispose il riccio, cacciando fuori la testa per poter avere una vista sul corridoio. Vuoto… Della coppietta felice non c’era traccia. Sbuffò e poi si chinò in avanti, appoggiando le mani alle spalle dell’amico.

-Non ce la posso fare, Petey! William e Travie sono troppo appiccicati!-

Ringhiò supplichevole e disperato, ma Wentz sembrò non capire che cosa intendesse.

-Stanno insieme. Sai, quando qualcuno si ama così non riesce a staccarsi! Ma d’altronde come biasimarli, sono giovani e sono una coppia stupenda!!- Esclamò orgoglioso dei due ragazzi. –So che per te che esci da una storia è difficile vedere altre coppie di amanti, ma il mondo non smette di amarsi per non provocarti dolore, GabeyBaby!-

Il sudamericano lo fissò vagamente accigliato, mentre i nervi gli stavano per saltare del tutto. Ci mancava solo che Pete si mettesse a dire che voleva sposarli lui, pensò scazzato, e magari chiedergli se per caso voleva portare gli anelli! Massì, tanto era sempre stato il suo sogno fare il paggetto! Quando era in Uruguay e sua zia Elbertina si era sposata, lui aveva portato gli anelli per la prima volta. Da quel giorno non aveva desiderato altro che portare fedi nuziali all’altare! Ovvio!!! Gabe Saporta era destinato a quello!

-In verità non hai capito quello che mi da fastidio…-

-Oh… Forse sì.- Mormorò il più basso portandosi una mano alla bocca. –Oh no, Gabe!!!! Sei omofobico?! Oh mio dio! Oh mio dio non puoi veramente esserlo!!!!-

Saporta rimase talmente di stucco che gli ci volle un bel po’ per trovare il coraggio di andarsene dritto in studio senza spiccicare parola. Come si poteva anche solo pensare che fosse un omofobo del cazzo?! L’eccitazione che gonfiava i suoi boxer quando pensava troppo a Beckett era una prova tangibile che non lo fosse per nulla! Se solo avesse potuto avrebbe dimostrato a tutti di non aver problemi con i ragazzi, soprattutto con William! Se lo sarebbe fatto lì, in quel bagno, senza troppi ripensamenti. E poi se lo sarebbe portato a casa a cena, poi a vedere il molo e poi ancora a letto. Cazzo! Lui non era omofobo!!! Odiava solo Travis e William insieme!!!

Non li guardò nemmeno quando entrò nello studio, si diresse dritto al microfono e prese in mano il foglio con il testo, infilandosi le cuffie. Se li avesse anche solo intravisti insieme sarebbe impazzito e avrebbe cantato come nella canzone più incazzosa dei Midtown. Forse si sarebbe pure dato al Trash e non era proprio nei suoi progetti diventare il nuovo Phil Anselmo. Doveva solo ritrovare la calma e cantare… Sì, doveva solo cantare e poi scappare prima di impazzire.

 

 

*  *  *

 

William si staccò da Travie, avvicinandosi al vetro per vedere Gabe che continuava a cantare la strofa della sua canzone. C’era qualcosa di affascinante nell’osservarlo, forse per il movimento oscillante  del suo bacino, forse per gli zigomi arrossati, forse il modo in cui agitava la mano per aria tenendo il ritmo. Forse era semplicemente tutto Gabe, riflettè accarezzandosi i capelli, era lui quello che affascinava. Era come una sua dote innata, poteva stregare chiunque con il minimo movimento o un solo sguardo. Doveva per forza essere così, o Bill non avrebbe potuto spiegarsi quell’infatuazione.

Non appena Saporta incrociò il suo sguardo, tuttavia, l’atmosfera sembrò tutt’un tratto rompersi. La fronte si corrugò, la curva serena delle sue labbra si stortò verso il basso e la sua voce si ruppe.

-Ma Gabey! Che fai?? Stavi andando così bene, tesoro!!-

Pete si sporse verso il vetro, schiacciando il pulsante che gli permetteva di comunicare in cuffia. Il cantante dei Cobra Starship non lo ascoltò, limitandosi a fissare il ragazzo castano.

-Mi stai distraendo.-

Disse, così che Bill rimase un attimo di stucco. Allora fu Travis ad intervenire, avvicinandosi al suo ragazzo ed afferrandogli le spalle. Saporta gli lanciò uno sguardo eloquente, così che questo capì benissimo il problema. Non che ci volesse un genio per comprendere che si trattava di semplice gelosia nei confronti di Beckett.

-Noi due andiamo a farci un thè, magari da fastidio che osserviamo. Fammi uno squillo quando tocca a noi registrare.-

Spiegò al moro e al rosso che non capivano che cosa mai stesse accadendo lì dentro. Conoscevano Gabe e sapevano che non aveva mai avuto problemi con nessuno. Tantomeno se si trattava di cantare davanti a qualcuno! Era il suo lavoro, lo faceva da anni ormai…

-Okay, beh… Se Gabe è distratto va bene. Dobbiamo pur sempre registrare.- Commentò Patrick, prima di tornare a guardare il mixer. –Vi chiamiamo.-

-A dopo.-

Disse semplicemente l’afroamericano, trascinandosi dietro Bill che era così offeso che si era perso mezza conversazione. Aveva continuato a guardare il riccio per capire che cosa gli fosse successo, ma dai suoi occhi non traspariva alcuna risposta. Si sentì solamente una merda… Non era possibile che stesse distraendo Gabe! Non stava facendo assolutamente nulla!

Seguì McCoy in una delle stanze della DecayDance, la piccola cucina con tanto di divanetti che vide bene di occupare subito. Sbuffò nei cuscini e sentì la chiave girare nella serratura, così che fu costretto a guardare l’amico. Questo infatti stava sorridendo mentre veniva verso di lui, il sopracciglio alzato in un’espressione maliziosa.

Beh, almeno avrebbero occupato il tempo in modo interessante. Anche se, diaciamola tutta, William si stava scervellando per capire cosa fosse successo a Gabe. Fu comunque distratto dalla lingua di Travie che gli passò sul collo, solleticandolo. Appoggiò la mano fra quei folti ricci, spettinandoli appena.

-…non capisco che… che… che cosa sia successo.-

-Oh, babe, non è difficile…- Rispose il rapper, abbassando lo scollo della maglia azzurra di Bill. –Saporta ti ha messo gli occhi addosso ed ora è geloso perché noi stiamo insieme.-

Diretto, conciso e chiarissimo. La spiegazione di Travis non lasciava spazio ad altre domande inutili. Non che Beckett non lo sapesse da sé, ma continuava a far finta di nulla. Dopo quel che era successo al molo ci aveva anche rinunciato… Se Gabe fosse stato attratto da lui così intensamente, gli avrebbe chiesto di salire in camera sua. Erano entrambi adulti e consenzienti: non ci voleva molto a scopare.

Sospirò, cercando di togliersi dalla mente il sudamericano e pensando al suo bel rapper. Quest’ultimo era infatti sceso a baciargli il ventre piatto, alzandogli la maglietta. Bill allora decise di darsi un po’ da fare e si raddrizzò, facendo alzare l’amante fino al suo volto per poterlo baciare avidamente. Le sue mani corsero a far calare i bermuda quel che bastava per poter infilare la mano nei suoi boxer.

-Siamo attivi stamattina…-

Mormorò l’afro sulle sue labbra sottili, andando ad accarezzargli la coscia lunga e magra.

-Sono giorni che non ci vediamo, Trav. Mi hai abbandonato per andare a Geneva ed io… dico… io non sapevo che fare…-

William si sporse per baciargli più violentemente le labbra, mentre la mano dell’altro scivolava sulle sue natiche, sotto la stoffa dei boxer. Si scambiarono uno sguardo, prima che un gemito lasciasse le labbra di McCoy, dato che la mano di Bill attorno al suo membro aveva aumentato improvvisamente la velocità. Decisamente, pensò il rapper, non poteva farsi portare via quello splendore da Gabe. Doveva trovare un modo per non lasciarselo sfuggire… E no, continuare a farsi odiare da Saporta non era il massimo. Si sa, l’odio porta a ripicche e vendetta…

-Babe…- Ansimò il rapper sulle labbra del più giovane. -…dopo stiam tranquilli di là. Se andiamo avanti così… Questa canzone esce una merda.-

William lo guardò senza capire, le guance arrossate dal piacere e gli occhi lucidi. Forse era meglio farlo più tardi quel discorso… Sì, era meglio finire di spogliare quel ragazzo e farlo immediatamente suo su quel divano.

 

*  *  *

 

Quando Beckett rimise piede nello studio su richiesta di Pat, Gabe notò immediatamente che Travie non era con lui. Forse avevano litigato e si erano mollati per causa sua… Beh, gli avrebbe fatto solo piacere. Peccato che i capelli spettinati e l’espressione languida sul volto del ragazzo dimostravano il contrario. Il riccio si morse le guance dal nervoso. Non poteva crederci! William Beckett si era concesso una sveltina prima di registrare la SUA canzone!! Sbraitò mentalmente, fulminando il castano che si avvicinava al microfono. Per di più con un uomo che non era lui! Questo era quello che gli dava maggiormente fastidio… Se ne avesse avuto la possibilità, allora sì che avrebbe permesso a Bill di cantare così stravolto dopo averlo posseduto nel primo bagno libero. O su un divanetto… O un pavimento. O direttamente lì nello studio! Madre de Dios, se l’aveva fatto Jim Morrison, perché non poteva farlo lui?!

-Allora? Sei pronto? È tutto chiaro?-

Domandò Pete al cantante dei The Academy Is, che annuì e si sistemò le cuffie in testa. Patrick era già pronto insieme agli altri assistenti, così avviò la musica. Saporta lo tenne sott’occhio, avvicinandosi ed infilandosi le cuffie per sentire che cosa avrebbe combinato in quelle condizioni… Se solo avesse stonato sarebbe entrato là dentro a staccargli le gambe. Era una promessa!!

-So kiss me goodbye… Honey I’m gonna make it out alive! So kiss me goodbye… I can see the venom in their eyes! Goodbye…-

Terra chiama Saporta.

Il cervello di Gabe di botto si era scollegato dal suo corpo, un po’ come un trip da Peyote nel bel mezzo del deserto. Non c’era nessun Cobra a sorridergli questa volta, ma solo William Beckett che batteva il piede a terra a ritmo della canzone, le palpebre abbassate in un’espressione concentrata. Okay. Nessuno sarebbe rimasto senza gambe, ma di sicuro qualcuno aveva perso del tutto il senno… E questo qualcuno era proprio il cantante dei Cobra Starship. Si dovette attaccare al mixer per evitare di ribaltare all’indietro e morire. No… Non poteva aver tirato fuori quella tonalità da un ritornello simile.

All’improvviso le parole sembravano aver preso tutt’un altro significato. Quella richiesta di un bacio d’addio sembrava diretta proprio a lui, ma doveva essere solo la sua impressione. Chiuse gli occhi per ascoltare anche il secondo ritornello, quando uno dei soliti deja-vù lo colse in pieno.

Un bacio di addio… il sapore delle lacrime e dello sconforto.

Si riprese per guardare ancora Bill, rimanendo così infangato nel suo sguardo. Sembrava che ce lo volesse incatenare, senza più liberarlo. Eppure Gabe non voleva farsi fregare da quel ragazzo, soprattutto perché non era il suo. Era l’amante di Travis, di nessun altro… Non era di certo il tipo di persona che ruba i partner degli altri, lui. Però con Beckett era difficile trattenere la voglia di portarselo a letto. Quegli occhi urlavano “fammi tuo adesso” ed ignorarne il richiamo era assai complicato.

Perché diavolo non se lo era portato in casa quella sera?! Si domandò, strappandosi la pellicina accanto all’unghia del pollice. Che ci voleva a dirgli di salire per un bicchiere e poi portarselo a letto? Ci sarebbe stato dopo tutte quelle domande sulla “benedizione del Cobra”.

Nell’agitarsi si era perso l’ultimo ritornello cantato da Bill e si disperò così tanto da attirare l’attenzione del leader dei FOB su di sé. Questo gli si avvicinò e lo guardò talmente male che i brividi d’eccitazione lasciarono posto a quelli per la paura.

-Non devi essere omofobico! Se ce l’hai con William perché ha un ragazzo vedi di far sparire i tuoi pregiudizi in fretta, perché io non…-

-Cazzo, Petey!!! Non sono omofobico!- Sibilò a denti stretti abbassandosi all’altezza del bassista per non farsi sentire da altri. – Ho… Ho seri problemi con Bill perché me lo vorrei fare e non posso.-

Forse non avrebbe dovuto dirlo, perché le sopracciglia di Wentz si alzarono così tanto che parvero quasi prendere il volo verso il soffitto.

-Ti vuoi fare Bill?!?!?-

Urlò attirando l’attenzione degli assistenti e di Pat verso di lui. Saporta si voltò alla svelta verso l’oggetto del discorso per timore che avesse sentito, ma per fortuna aveva ancora le cuffie in testa. Nonostante questo tutti gli altri sapevano della sua cotta… Arrossì in modo vistoso e si lanciò fuori dallo studio da solo, andando però a sbattere contro qualcuno. Sfiga volle che fosse McCoy che si portava appresso un sacchetto unto che profumava di ciambelle. Si scambiarono uno sguardo e il rapper sorrise amichevolmente, dandogli una pacca sulla schiena.

Ma che voleva quello?! Pensò Gabe non reggendo la situazione. Prima voleva ucciderlo ed ora sorrideva?!

-Vuoi una ciambella?-

Domandò gentilmente Travie, ma il sudamericano si limitò a scuotere la testa e volatilizzarsi verso l’uscita. Doveva riprendersi!!! Doveva assolutamente recuperare serietà e dignità. Vodka… Ci voleva della vodka! Ecco, sarebbe andato in un negozio a comprarla… La soluzione era quella.

Quando tornò allo studio con la vodka in mano, Travie era dentro a registrare e lui prese posto sul divanetto. Nessuno lo guardò, forse per rispetto… Nemmeno Pete si avvicinò, preso ad ascoltare la registrazione. Solo Beckett si voltò verso di lui ed abbozzò un sorriso. Quel sorriso memorabile…

Quel sorriso era dovuto alla soddisfazione di aver collaborato per la prima volta. Un po’ come un primo bacio di natura artistica. A Gabe sembra ieri, eppure sono passati anni da quella volta. Probabilmente vorrebbe tornare indietro, sì, ma non saprebbe comunque come cambiare il futuro.

 

*  *  *

 

La registrazione era andata splendidamente come previsto, mancavano i cori ed altri mixaggi da fare e qualche parte da rivedere insieme. Forse avrebbero dovuto cantare ancora qualcosa… Maja sarebbe arrivata l’indomani per sistemare le sue parti e poi girare il video. Per quella sera, tuttavia, Gabe non aveva intenzione di pensare al lavoro. Voleva uscire ad ubriacarsi –non che quando era tornato dallo studio non fosse già abbastanza brillo- e lasciar stare tutti i suoi problemi… Sì, partendo da William Beckett. Per questo si ritrovò sulla spiaggia a ballare ad un DJ set organizzato da chissà quale produttore.

Si muoveva in modo sensuale, sfregandosi contro ragazze e ragazzi d’identità sconosciuta e concedendosi di tanto in tanto una pausa per far rifornimento al bar. Vodka, vodka ed ancora vodka… Che altro avrebbe potuto chiedere dalla vita?

Si trovò a ballare appiccicato ad una ragazza con un profumo davvero buono e con un sorriso perfetto. Le prese il fianco trascinandola in questa danza di un ritmo spasmodico, prima che la testa iniziasse a girargli e gli venisse da ridere. Quella ridarella inquietante lo scosse così tanto che andò a prendersi un'altra vodka redbull, così che al bar si ritrovò davanti un afroamericano che riconobbe subito. Era Travie McCoy… Sì, eccolo lì il compagno del suo incubo peggiore! Se ne stava tranquillo appoggiato al bancone improvvisato, reggendo un cocktail con tanto di ombrellino. I due si scambiarono uno sguardo e il rapper lo salutò con un cenno del capo da vero gangsta. La cosa non andò giù a Gabe, ma inaspettatamente si ricordò dei suoi buoni propositi di dover andare d’accordo con il collega. Insomma… Aveva detto che non lo odiava e doveva farselo amico, gli sovvenne al momento, eppure non aveva ancora fatto nulla per cambiare la situazione. Magari era la volta buona…

-Hey man…-

Gli si avvicinò e si scambiarono un cinque, guardandosi dritti negli occhi. La sfida che si stavano lanciando era ben leggibile nei loro sguardi. Eppure entrambi sentivano di dover abbattere il muro tra di loro, anche se per loschi secondi fini.

-Sei qui a sballarti, Gabe?-

Gli chiese il rapper e lui annuì, guardandosi attorno per capire se fosse lì da solo. Peccato che uno come Bill non fosse invisibile e non ci volle molto per notarlo. Se ne stava seduto su un pouff in bianco, con lo sguardo puntato verso l’oceano scuro. Probabilmente era di nuovo perso nei suoi pensieri utopistici… Saporta, tuttavia, spostò subito lo sguardo tornando ancora a parlare con Travie.

-Mi ci vuole, dopo tutta la fatica in studio. Una sbronza è sempre la soluzione migliore a tutto. Quando qualcosa non va, si beve per dimenticare… Quando qualcosa va da Dio si beve per festeggiare. Così funziona, no?-

-Giusto, bro… è così che si ragiona! Dammi il cinque, amico. Tu sì che hai capito tutto!!-

Dicendolo McCoy alzò il pugno e si schiantò subito contro quello dell’altro, in segno di complicità. Poi si voltò verso il proprio compagno e gli fece l’occhiolino, ma lui nemmeno se ne accorse perso com’era. In quel momento il sudamericano notò quanto fosse brillo, dato gli occhi vacui e la perdita improvvisa di equilibrio… Decisamente il rapper ci aveva dato dentro con i cocktail.

-Voi? Vi state riprendendo dalla faticaccia?-

-Più o meno, man… Più che tutto ho portato qui il mio splendore solo perché in casa stava dando fuori di matto.- Disse sorridendo scazzato, prima di alzare il cocktail ed indicare la pista. –Lui però sta là a far la bella statuina… Quindi… Spazio in pista, Travie sta arrivando!!-

E biascicandolo si trascinò in mezzo alla ressa, appiccicandosi alla bionda con il vestito bianco attillatissimo. Gabe si appoggiò al bancone e sorseggiò un po’ della vodka redbull appena ordinata, tenendo gli occhi sul rapper e la sua preda. Notò allegramente che le mani tatuate di lui erano finite subito su quei fianchi che –dovette ammetterlo- erano qualcosa di eccezionale. Il movimento perfetto del didietro, poi, la rendeva estremamente sensuale… Peccato che non l’avesse vista prima lui, sennò ci avrebbe fatto un pensierino e se la sarebbe portata in camera. Lei a quanto pare ci stava, dato che si avvicinò a McCoy tanto che i loro bacini si sfioravano. La ridarella che urtò il cantante dei Cobra Starship nel momento in cui le labbra dei due si scontrarono, lo ridestò improvvisamente e si ricordò di William. Si voltò velocemente verso il pouff e notò che questo non c’era più… Agitato, prese a guardarsi attorno e di lui non c’era traccia. Forse sapeva dove era andato a cacciarsi, quindi abbandonò il suo cocktail al bancone e s’incamminò a grandi passi verso la scalinata per salire al molo.

Quando arrivò là sopra ansimante, si aggrappò ad un palo per evitare di ribaltarsi. Decisamente l’alcool iniziava a prendergli la testa. Cercò il cantante dei The Academy Is e notò alla svelta una figura longilinea, illuminata dal lampione e dalla luce delle giostre. Lo avrebbe riconosciuto in mezzo ad un milione di persone… Gli pareva quasi di poter avvertire i suoi sospiri nonostante la musica del dj e le urla dei ragazzi sulle giostre. Si avvicinò lentamente e non appena fu accanto a lui, appoggiò i gomiti alla balaustra. Guardò l’espressione dura e mesta del ragazzo, la mascella rigida e gli occhi strizzati per la rabbia. Decisamente non era felice di quello che aveva appena visto sulla pista.

-Stasera il panorama non è di tuo gradimento?-

Chiese spaventando Bill, che si girò a guardarlo con le palpebre spalancate. I suoi occhi erano lucidi e, probabilmente, avrebbe voluto dar sfogo a quelle lacrime che premevano per uscire. Ora Gabe lo sa, William non è il tipo che piange per delle stupidaggini… Al tempo, tuttavia, gli sembrava fragile come un bambino appena lanciato in un mondo troppo accecante e tagliente per lui.

-…forse è l’unica consolazione della nottata… sai…- Sospirò, spostandosi i capelli dal volto. –Eri anche tu al DJ set?

Domandò curioso e Saporta annuì, voltandosi a guardare le luci lontane. Avrebbe voluto dirgli che aveva incontrato Travie e aveva visto che cosa stava facendo, ma stette zitto.

-Sono un po’ troppo sballato, se mi agito ancora un po’ vomito… Tu non balli?-

Il castano scosse la testa, poi gli scappò un risolino mesto. Evidentemente stava pensando a quello che stava facendo il suo ipotetico ragazzo con quella bionda arrapata.

-Trav invece si sta divertendo là in mezzo.- Mormorò irritato, prima di dare una leggera gomitata al moro. –Anche tu ci stavi dando dentro con qualche ragazza?-

La sua domanda parve più sentita di quello che voleva far credere, così Saporta sorrise e lo guardò dritto negli occhi.

-Prima di vedere te sì…- Ammise, anche se non era esattamente la verità. –Poi sei scomparso dal pouff e sono venuto qui a cercarti. Le ragazze me le posso trovare quando voglio…-

-Sei modesto, Saporta…-

William arrossì e ridacchiò divertito, appoggiando il piede alla trave in legno più bassa. In quel momento lo sguardo di Gabe scappò sulla bandana al suo ginocchio e, inconsciamente, la sua mano andò ad accarezzarla. Era la stessa che gli era volata ai piedi la mattina in cui era arrivato… Era da giorni che Bill non indossava quella, preferendone un’altra.

-Come facevi a sapere che ero qui e non… e non ero scappato… dico… non ero scappato chissà dove?-

Arrossì ancora di più quando si accorse che stava di nuovo balbettando, ma il riccio non ci fece nemmeno caso. Si limitò a sorridere intenerito, senza spostare la mano dalla lunga gamba di William.

-Lo sapevo e basta…- Solo dicendolo si rese conto che neppure lui poteva spiegarselo, quindi si stupì di se stesso. –Me lo sentivo… Sapevo che dovevi essere qui e sono corso subito…-

-Io… Io speravo che… sai… Speravo che arrivassi…-

Gli occhi di Bill si accesero improvvisamente e quel sorriso gli illuminò di nuovo il volto. E allora accadde… Le labbra del moro si scontrarono con quelle sottili del ragazzo. Sapeva che se non lo avesse fatto qualcosa nell’equilibrio della sua esistenza si sarebbe spezzato. Sentiva che il suo futuro dipendeva da quel momento.

Fu allora che il suo deja-vù si fuse con la realtà, creando quasi un trip da acido momentaneo. Era Bill la persona che gli faceva provare quella sensazione nel petto, molto simile ad una felicità infantile ed assoluta. Andò a stringere i lunghi e morbidi capelli di Beckett e, disperatamente, cercò ti tenere quelle labbra incollate alle sue per sempre. Dover riprendere fiato sarebbe stasto quasi un peccato, perché sapeva che la magia si sarebbe spezzata, andando perduta. Semplicemente, provò a far durare il bacio il più possibile… Solo per esser cullato da quella sensazione. Solo per non dover lasciare William ad un uomo che non era lui, in un mondo troppo vasto che avrebbero invece dovuto essere le sue braccia.

 

 

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Il ragazzo scende dal bordo del marciapiede, andando verso  l’uomo che stava cercando. Qualcuno suona il clacson, qualche pedone si affretta a lasciar libero il passaggio alle auto. Una ressa gli passa accanto, dividendosi come le acque agitate di un fiume ai lati di una roccia. Non esiste nient’altro adesso… Non pensava davvero che l’avrebbe ritrovato sulla riva, ad osservare uno spettacolo inferiore rispetto a quello che entrambi i loro cuori desiderano. Eppure eccolo qui…

Arriva davanti a Gabe e le loro iridi si muovono convulse sui rispettivi volti, cercando dei cambiamenti. Cercando dei segni che il tempo e la distanza hanno lasciato, mutandoli appena. Ma Gabe è sempre lo stesso, sempre così bello nonostante la barbetta non tagliata e quel nuovo taglio di capelli. È sempre lo stesso Gabe Saporta che non vede da anni. Corrono entrambi al marciapiede sulla costa, prima di essere investiti e di nuovo l’uomo torna a guardare il più giovane.

-Bill… Sei… Sei venuto veramente allora. Non mi aspettavo che…-

William sorride appena, infilandosi le mani nelle tasche del cappotto. Non sa se ha fatto bene a venire o no, ma il solo vedere quell’uomo pare renderlo felice e soddisfatto come non si sapeva da tempo. Basterebbe questa come risposta alle sue mille domande.

Sì che vorresti essere con Gabe, Bill. Non qui, certo, ma che importa il posto in cui ti trovi?

-Ed io non pensavo che ti avrei trovato…-

Sussurra il castano, abbassando in fretta lo sguardo. Il cantante dei Cobra Starship gli appoggia la mano sulla spalla, facendo una leggera pressione. Capisce di doversi spostare da lì, così che si voltano ed iniziano a camminare lentamente sul marciapiede. Forse ha capito dove stanno andando e non lo fermerà di certo… La brezza dell’Oceano Atlantico arriva ad accarezzargli il viso ed alzando gli occhi verso Gabe nota che anche lui ha la sua stessa malinconia dipinta addosso. Dovrebbe tutto tingersi di arancio e giallo, le palme dovrebbero affiancare le strade… Da lontano dovrebbe arrivare la musica del lunapark del molo. Si ferma di scatto, quando si accorge che stanno andando a Battery Park. Voltandosi puo’ vedere, all’orizzonte, la Statua Della Libertà che da loro il fianco sinistro.

Gabe si gira verso di lui e gli accarezza la guancia, lentamente e con tutta la nostalgia che ha in corpo.

-Non è la ruota panoramica, ma per ora non posso darti di meglio…-

Il cantante dei TAI non ci pensa due volte e si sporge verso l’amico cercando le sue labbra e trovandole subito. Le assaggia, avvertendo quanto sono secche e sentendo quel retrogusto alcolico che sembra non lasciarle mai…

Un altro bacio… E dire che l’ultimo che ha toccato le labbra di Gabe era stato d’addio. Questo cos’è, Bill? Vorresti di nuovo tornare indietro nel tempo, come al molo, quando baciarlo era un invito a tenerti per sempre fra le sue braccia? È un bacio per poter riavere tutto indietro?

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

Questo capitolo è estremamente lungoooo!!!

Scusate, ma dovevo arrivare alla scena finale o sarei scoppiata!!! Avevo bisogno di spazio per scriverlo bene e descrivere i dettagli D:

Anche se non sono convinta che sia uscito qualcosa di intelligente e magico come volevo…

 

Non so, mi immaginavo una scena migliore! Però spero vi sia piaciuta lo stesso!!!

 

Sììììììì!!!!! Finalmente si sono baciati <3

La Gabilliam allora esiste anche qui, non c’è solo Treckett!!! XD

 

Anyway, Pete Wentz riceve tutta la mia stima con la scena in cui pensa che Gabe sia omofobico!!! Ahahahah XD Non so da dove sia uscita ma è stato bellissimo scriverla!!!

 

Ora vi lascio, spero vi stia piacendo!!!!

Grazie a chi mi ha aggiunto alle seguite e alle preferite ecc…

 

Lasciatemi qualche commentino se vi va ;D

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** I album. Seventh Track: *Everything I promised, Everyone I'd be... Well, I just ain't* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

seventh track *everything i promise, everyone i’d be… well i just ain’t*

 

 

*2oo6*August

 

Pete Wentz si stava infilando i jeans neri troppo attillati, cercando di chiudersi la cerniera senza farci impigliare i boxer. Era un’impresa molto più ardua di quello che poteva sembrare… Soprattutto se si era in estremo ritardo per un appuntamento. Si mise a saltellare, tendendo l’addome per rendere più facile lo scorrimento della zip. Grazie a questa genialata perse l’equilibrio andando a sbattere contro una delle mensole della cabina armadio. L’imprecazione che lasciò le sue labbra si fece sentire per quasi tutta la villa. A questa disgrazia si aggiunse pure uno dei suoi cellulari, che iniziò a suonare dal bagno così che fu costretto a correre per rispondere. Ci si lanciò addosso e lo afferrò, facendo scattare la tastiera per rispondere.

-Pronto?!-

Chiese affannoso, continuando a trafficare con la chiusura. Dannati jeans… Schifosissimi dannatissimi jeans!!!! Erano anche troppo lunghi per lui… Facevano le taglie solo per gente alta?! Era un paese ingiusto quello! La Clandestine Industries avrebbe prodotto solo jeans per persone alte meno di un metro e settanta, era una promessa… Pensò il bassista annuendo da solo.

-Petey… Sul Santa Monica Boulevard c’è un traffico infinito. A quanto pare arriveremo in ritardo. Anche se stiamo seriamente pensando di scendere e farcela a piedi.-

A parlare era Andy, poteva anche sentire Joe che si lamentava di sottofondo ed iniziava a suonare il clacson. Bene, doveva trovare un’alternativa per arrivare al CUT in Wilshire Boulevard.

-In che punto siete?-

Domandò passandosi la mano sulla fronte e cercando di fare mente locale.

-All’incrocio con Rexford Drive… Non si smuove nulla!!!-

-Svolta a sinistra per uscire e vai fino alla Wilshire tagliando fra le ville! Non potevate prendere un taxi?!-

Dicendolo ritornò in stanza strascicando i piedi, mentre gli veniva spiegato che avevano voluto prendere l’auto perché era decisamente meglio e bla bla bla. Il bassista riattaccò dicendo che era in ritardo, così gettò il cellulare sul letto e si diresse ancora verso la cabina. Peccato che si pestò i jeans e cadde in avanti andando a sbattere dritto contro il pavimento. Fu esattamente in quell’istante che Patrick entrò e se lo ritrovò davanti mezzo nudo con i boxer fucsia al vento. Lo osservò per qualche istante, prima di tossicchiare.

-Tutto bene, Pete?-

A questa domanda il bassista si voltò verso il rosso, con le guance infiammate. Si mise addirittura a ridere, quando gli venne un’idea strana.

-Benissimo, Pat! Ho appena testato la morbidezza del pavimento, come puoi notare… Chiamerò l’architetto domani per domandare se per caso posso cambiare le piastrelle in marmo con altre in gomma piuma. Sai, ci sto pensando seriamente.- Fece, mentre si raddrizzava a sedere. -…Dici che si potrebbe vivere in una casa di gomma e cuscini? Sarebbe fantastico… Forse dovrei prendere in considerazione veramente quest’idea…-

Annuì alle sue stesse parole e la cosa iniziò a prendere forma nella sua mente, mentre pensava di che colore prendere la gomma piuma. Magari avrebbe anche potuto tagliare tanti colori e fare tante decorazioni. Sarebbe stata una cosa stupenda. Se fosse caduto ancora, almeno non si sarebbe fatto male.

-Non sarebbe poi così male… Poi potresti fare le pareti di crostata alla frutta. Un po’ come nel mondo delle favole…-

Quello del cantante era sarcasmo, ma non venne colto dal leader. Anzi, quest’ultimo sgranò gli occhi che si illuminarono intensamente, alzandosi in piedi di scatto.

-Sarebbe una cosa ultrafavolosa, Patrick! Immaginati di poterti lanciare contro il muro e metterti a leccare gelatina e frutta!!-

Wentz si guardò attorno per immaginarsi quanta frutta e gelatina ci sarebbero volute, per non parlare delle uova e la farina per fare la pasta frolla. Era una spesa discutibile, diciamo… Ma dannazione, avrebbe potuto permetterselo!! Al massimo avrebbe rinunciato a produrre qualche band per trovare soldi per le uova. Forse era più conveniente comprare delle galline ed allevarle per avere quante uova voleva. Sì era molto meglio…

-Pete… Dobbiamo andare al ristorante, lo sai? Di sicuro i ragazzi dei Panic e Gabe saranno già là ad aspettarci. E tu sei ancora nudo!-

Il rosso sembrava un poco irritato e così il moro allargò le braccia indignato. Stava per parlare, ma i pantaloni gli caddero del tutto a terra ed allora abbassò lo sguardo. Avrebbe dovuto cambiarli. Quelli erano da buttare! Non si allacciavano ed erano troppo lunghi, inoltre avevano cercato di ucciderlo!! Se li tolse ed andò a prenderne un altro paio del medesimo colore, prima di infilarsi una t-shirt con scritte ed una giacchetta nera. Una sistemata al ciuffo e voilà… Era pronto per la serata!

-Andiamo?- Chiese non appena lasciò la cabina armadio, guardando Pat che si era seduto sul letto. –Sei ancora lì?! È tardi!!-

Il più giovane si alzò scuotendo la testa e si avvicinò all’altro, sistemandogli il colletto della giacca. Pete non sarebbe mai cambiato…Pensò sorridendo ed incontrando quegli occhi cangianti. Sempre il solito schizzato rompiscatole. Si sporse appena in avanti per far sfiorare le loro labbra e poi si tirò indietro.

-Andiamo…-

Il bassista sorrise e gli tirò una pacca sul didietro, prima di afferrare le chiavi dell’auto sul letto.

-Stasera ci sarà da divertirsi tesoro mio! Ci puoi scommettere…-

-Con Brendon e Saporta attorno, non ci sono dubbi.-

 

*  *  *

 

Gabe era seduto nel taxi che lo stava portando al CUT in Wilshire Boulevard. Erano imbottigliati nel traffico, così che sarebbe stato un grosso problema arrivare alla cena con gli altri. Osservò il cellulare e decise di mandare un sms a Pete, giusto per fargli sapere che non si muoveva di un centimetro da quell’incrocio. Gli venne voglia di sbattere la testa contro il vetro, ma preferì bere un po’ della redbull corretta che si era portato. Guardò fuori, verso la corsia accanto alla sua, vedendo una ragazza che si mangiucchiava le unghie nervosa. A quanto sembrava, pure lei non vedeva l’ora che la viabilità migliorasse… Chissà che doveva fare di importante, magari aveva qualcuno ad aspettarla a casa.

Gabe sospirò… Decisamente anche lui voleva avere qualcuno da cui tornare. Venne percorso da un brivido quando pensò che avrebbe potuto essere William. Peccato che, dopo quel sueño che aveva preso vita al molo, il ragazzo se ne era tornato al suo appartamento da solo. McCoy probabilmente era scomparso in qualche hotel con la chica tanto sexy… Ma questo poteva solo renderlo felice. Vedeva in questo suo comportamento da mandrillo, una breccia per arrivare più in fretta al cuore di Bill.

Perché era decisamente quello che voleva. Se n’era convinto, ormai, dopo quel sueño.

A volte gli pareva quasi che non fosse nemmeno successo… Poi si ricordava di come le dita di Beckett avevano stretto la sua maglia, quando si era appoggiato al suo petto. Come quelle labbra sottili si erano appoggiate sulle sue. Per non parlare di quel profumo che gli aveva fottuto il cervello… Ed i capelli, sì, più morbidi di quel che aveva immaginato. Era impossibile dimenticare o credere che fosse solo pura immaginazione. Sorrise, appoggiandosi allo schienale del sedile, quando il suo cellulare decise di vibrare nella tasca dei jeans. Lo estraette ed andò subito ad aprire il messaggio.

From: |Bill_Beckett|  Buona cena, divertiti con gli altri! :D Io ordino cinese: riso fritto 4ever \m/ W.

Sorrise, come un ragazzino che riceve un sms dalla persona per cui ha una cotta. Ma d’altronde era esattamente quello che provava. Non si aspettava messaggi da William, dato che non ne aveva mai ricevuti prima se non per mettersi d’accordo sull’ora in cui trovarsi in studio. Era come se con quel bacio tutto fosse cambiato… Sì, un sueño. Stava vivendo vivendo un sogno ad occhi aperti.

To: |Bill_Beckett| Ti farò provare la cucina sudamericana quando verrai da me. Promesso. ;) Fagioli neri con riso bianco. Uruguay rulez. \m/ G.

Promesso… Esattamente come aveva promesso che quel bacio sarebbe rimasto il loro segreto. Aveva dovuto farlo, altrimenti Bill avrebbe litigato con Travie proprio a metà della registrazione di Bring It. Erano adulti e responsabili, non potevano mandare a monte un progetto solo per un loro capriccio. Eppure aveva promesso anche che un giorno sarebbero tornati su quel molo e si sarebbero mangiati una pannocchia insieme. Come se mangiare una pannocchia arrostita fosse una cosa importante, qualcosa che nella vita andrebbe assolutamente fatto. Aveva tante cose in mente, tutte da poter fare con quel ragazzo. Chiudendo gli occhi si immaginò di poterlo avere al suo fianco in quel momento. Se Travie non ci fosse stato, forse sarebbero arrivati insieme alla cena. Entrambi vestiti come due modelli, così belli da far ingelosire chiunque. Ma no… La vita era diversa. Bill stava con McCoy e lui era single. Era libero come un fringuello e avrebbe sfruttato la sua libertà.

Doveva ammetterlo… Stare con William Beckett sarebbe stata una bella favola, ma essere libero era il top. Dopo anni di relazione con Bianca, riassaggiare la vita da single e tutto il divertimento che portava era la cosa che desiderava di più. Forse era meglio che quella per Bill rimanesse una cotta. Magari non proprio casta, virtuosa e platonica, pensò grattandosi i capelli, insomma un po’ di sesso non avrebbe fatto male a nessuno. No? Farsi quel ragazzo doveva essere fottutamente grandioso… Sì, una storia senza troppi impegni sentimentali. Il problema era che qualcosa provava sicuramente, o non si sarebbe fatto certi castelli in aria.

Il cellulare vibrò ancora ed aprì un altro messaggio. Ancora lui…

 From: |Bill_Beckett| Non vedo l’ora! Bene, ora mi do a Batman & Robin. #NerdAlert (Travie non ne pare contento) Ci sentiamo! ;D W.

Gabe si domandò come McCoy non potesse esser contento. Chiunque avrebbe pagato milioni di dollari anche solo per poter sedere accanto al castano, annusando il suo profumo impregnare l’aria. Certo, toccarlo sarebbe stato molto meglio…

To: |Bill_Beckett| Quando vuoi, casa mia è sempre aperta. :D Buona visione. A presto, niño! G.

Inviò e subito il cellulare prese a vibrare, nemmeno il tempo di rimetterselo in tasca. Sorrise sperando che fosse ancora il cantante dei The Academy Is… Non gli dispiacevano quelle attenzioni. Eppure no, non era lui… Pace. Avrebbe comunque trovato altro da fare, dato che il CUT ormai era vicino. Non doveva nemmeno rispondere, poteva intravedere sul marciapiede la persona che gli aveva appena scritto. Una macchiolina nera quasi invisibile tra la folla.

From: |Petey_Wtz_<3| Gabey dove sei??? Noi siamo arrivati oraaaaa… Ti aspettiamo! :DD P.

-G.A.B.E è qui a scaldare la serata, mis amigos!-

Saporta aprì le braccia non appena il taxi lo scaricò e gli altri si voltarono a guardarlo. Mancavano solo Joe ed Andy all’appello, dato che i Panic erano già arrivati tutti. Pete gli si lanciò subito addosso e lo abbracciò forte, lasciandogli due baci a stampo sulle guance perfette. Sì, la serata sarebbe stata perfetta anche così…

 

*  *  *

 

Non appena Joe ed Andy li raggiunsero, tutti i musicisti entrarono nel ristorante e si diressero al tavolo prenotato da Pete. Quest’ultimo sembrava essere euforico –sì, più del solito- e continuava a cinguettare con Gabe riguardo alla canzone appena incisa. Secondo lui sarebbe stata una delle più belle mai uscita dalla sua etichetta. Una collaborazione così non era mai stata fatta prima e avrebbe riscosso un successo che nemmeno potevano immaginare. Gabe, con tutte queste moine, iniziava ad agitarsi e a tirarsela come non mai mentre gli altri osservavano tranquilli. Stump non si pronunciava, ma assecondava le parole del leader, mentre gli altri FOB non sapevano nemmeno di che stesse parlando. Pure Urie era preso dal discorso, ma non aveva sentito manco una nota di quella tanto acclamata “Bring It”. Spence e Brent, dal canto loro, annuivano per far vedere che almeno erano partecipi al discorso.

Ryan si affondò nella sedia, sospirando stanco. Non gliene fregava assolutamente nulla di come aveva rappato McCoy o di che ritornello avesse tirato fuori Beckett. Lui voleva solo dormire e pensare alle sue canzoni. Aveva decisamente bisogno di riprendersi. Avevano fatto un solo concerto ed era come se fosse appena tornato da un tour mondiale. Il problema era principalmente uno: la frustrazione di non potersi fare Brendon. Vivere nella stessa stanza d’hotel e non poterlo avere sotto le sue stesse coperte iniziava ad essere un incubo. Si svegliava sempre a controllare se per caso il moro fosse indeciso se entrare o no nel suo letto, ma quello russava come un ghiro e non si muoveva! La cosa iniziava ad essere stremante…

Non era nemmeno molto convinto di doversi per forza presentare a quella cena. Chi glielo faceva fare? Avrebbe potuto ordinare messicano e starsene seduto sulla poltrona della sua stanza a guardare qualche documentario sui molluschi su Discovery Channel. Non gli piacevano i molluschi, ma sarebbe stato molto meglio che sentire il trio Pete-Gabe-Brendon sparare cazzate inimmaginabili. Dio, perché non si era semplicemente finto malato?! Non che non ci avesse provato, siamo chiari. Il problema era che Brendon gli aveva fatto gli occhi dolci e… Quegli occhi!!! Come poteva resistere?! Come poteva fare l’acido quando si ritrovava puntato addosso quello sguardo? Era stato costretto a vestirti  e mettersi in tiro per quella serata tra amici. E poi, sì, un po’ voleva passare del tempo con loro. Era pure contento che William e Travis non ci fossero… Non perché gli stessero sulle palle. Semplicemente non poteva vederli pomiciare quando lui era invece costretto a star lontano da Urie. Gli mettevano rabbia… eppure Bill gli stava simpatico.

-…vero Ryro? Nessuno ci crede che di notte non rompo le scatole e dormo!!!-

Sentendosi preso in causa da Brendon, Ross si voltò a guardarlo e si accorse di avere tutti gli sguardi puntati addosso. Non sapeva nemmeno di cosa stavano parlando di preciso… Poteva comunque rispondere alla domanda del cantante. La sapeva bene la risposta, dannazione!

-Dorme come un sasso. Si addormenta presto e si sveglia alle prime luci dell’alba.-

Disse, dando qualche buffetto sulla testa del moro. Questo lo guardò con gli occhioni brillanti e poi si voltò verso Joe e Patrick.

-Ve l’ho detto che sono un bravo ragazzo!!!-

-Non bisogna essere bravi ragazzi, Bden!!!!- Urlò all’improvviso Saporta, rischiando di versare il vino sulla tovaglia. –I bravi ragazzi finiscono per diventare secondi agli altri! Devi sfondarti di alcool e fare il latin lover! Così funziona!!!-

Ryan lo guardò di traverso e fece finta di non aver sentito, nascondendosi dietro al menù per scegliere che cosa mangiare. Spence gli diede una gomitata e si voltò a guardarlo interrogativo, così che notò subito che cosa voleva. Stava indicando la quantità smisurata di vino che era già scomparsa dalla parte di Pete e Gabe. Peccato che sapesse benissimo che quelli ci andavano giù pesanti con l’alcool e non c’era bisogno di farglielo notare. Insomma, si vedeva che erano già brilli nonostante non avessero ancora ordinato. Cercò di non farci caso, ma poi il sudamericano gridò qualcosa che avrebbe cambiato la serata. Ross se lo sentiva…

-Cameriere!!!! Altro vino!!!-

E quella fu veramente la fine.

Due ore dopo erano dentro un club in cui i ragazzi dei Panic erano stati fatti entrare solo perché Pete conosceva il buttafuori. Cristo, quello conosceva tutti! Pensò il chitarrista dei P!ATD mentre si guardava attorno. Sicuramente se fosse vissuto in un paesino di campagna sarebbe stato la pettegola più informata. Ci avrebbe scommesso una mano…

Osservò il produttore trottorellare tra Pat e Gabe, indeciso su chi portarsi in pista. Non ne era sicuro, ma a Ross parve quasi che non si trattasse solo di quello. Pareva che fosse combattuto su quale dei due scegliere. Fu fortunato, perché Saporta gli mollò un bacio sulla fronte prima di andare ad accalappiare una rossa tinta che ballava in mezzo alla pista. Al nanerottolo non restò altro da fare che abbracciare Stump e portarselo su un divanetto a bere. La cosa era sospetta, ma al castano non ne fregava nulla. Si voltò quindi verso la sua band ed alzò le spalle. Pure Joe ed Andy se l’erano filata ad alleggerire i barili di birra al bancone, lasciandoli soli.

-Bene, okay…- Fece Brent, guardando verso le mani di Gabe che filavano sul corpo della rossa. Tutti e quattro in verità stavano guardando quello. -…ci buttiamo anche noi?-

Ryan si domandò come avesse fatto il sudamericano ad attaccarsi a quella ragazza così velocemente, manco avesse una calamita dentro ai boxer. Non aveva altra spiegazione… Che cosa aveva di così speciale da attirare la gente in quel modo? Oh sì, insomma, parlava anche della cena! Riusciva a tenere gli sguardi incollati a sé per tutto il tempo, nonostante fosse circondato da personalità di rilievo come Wentz.

-Direi anche di sì…-

Il batterista annuì un po’ perso, prima di buttare uno sguardo al cantante. Questo stava penzolando pericolosamente, dato che aveva bevuto fin troppo vino senza esserne abituato. La cosa strana era che non stava urlando né agitandosi… E non era una cosa normale per Brendon.

-Bden? Tutto okay?-

Alla domanda di Smith il moro si voltò e sgranò gli occhi stupito, come se non si fosse accorto di essere in compagnia. Poi scoppiò a ridere da solo per un motivo sconosciuto, attaccandosi alla camicia grigia di Ryan.

-Dobbiamo ballare e fare i lat… Com’è che si dice? Ah sì!! Latin lover!!-

Biascicò con l’alito che sapeva di alcool in modo assurdo, tanto da far arricciare il naso al chitarrista. Quanto mai Saporta l’aveva deviato in quel modo! Avrebbe dovuto dirgliene quattro non appena lo avesse ritrovato in quella ressa di corpi poco vestiti.

-Tu? Tu vuoi fare il donnaiolo, Brend?- Chiese Ross, cinico. –Al massimo finiresti ad abbracciare uno sgabello in queste condizioni. E sarebbe anche l’unico attratto da te.-

Era stato un po’ cattivo in effetti. Se poi contava che lui per primo era attratto dal cantante, quell’affermazione non stava in piedi. Sospirò e se lo staccò di dosso, prima di sistemarsi il gilet. Il moro, allora, si allontanò esagitato andando a cercarsi qualcuna con cui provarci. Ryan lo guardò davvero irritato, pieno di una gelosia inspiegabile. Era stanco di quei sentimenti traditori…

-Io vado.-

Non specificò nemmeno dove, ma si diresse nel mezzo della mischia. Adocchiò una bionda che si muoveva sinuosa ed andò dietro di lei, chiudendo gli occhi ed iniziando a dondolare. Non doveva pensare a Brendon. Perché non farsi quella ragazza? Se ne era già fatte un sacco, no? Bastava che agisse come era abituato a fare e poi se la portasse nel bagno. Esattamente come stava facendo Gabe. Cazzo, quell’uomo non poteva essere migliore di lui nell’abbordare belle ragazze. Okay, aveva più esperienza dato i sette anni di differenza… Forse quel carisma che traspirava lo rendeva unico nel suo genere. Ma di certo lui aveva il fascino della giovinezza e soprattutto era Ryan Ross! Come avrebbero potuto resistere alla sua bellezza? Sì dai, lo sapeva di essere oggettivamente bello e quasi perfetto. Bastava che sorridesse alla biondina e sarebbe filato tutto liscio.

-Hey…-

Gli disse quella quando lo notò, ricambiando subito il sorriso. Gli si avvicinò ed appoggiò i gomiti alle sue spalle, allacciandogli le braccia dietro il collo. Okay, il suo charme era irresistibile e le ragazze non potevano far altro che cadergli fra le braccia. Era perfetto così… Non lo era? Perché pretendere di affondare in due grandi occhi neri? Perché voler annusare il profumo del dopobarba di Brendon, quando poteva sentire quello del balsamo di una ragazza? Osservò le iridi azzurre di lei, cercando la risposta a queste domande, ma non la trovò. Non capiva nemmeno lui perché preferiva Urie. Forse aveva il fetish del circo e non era attratto da qualcuno che non fosse uno stupido pagliaccio.

Il chitarrista cominciò a muoversi al ritmo agitato di quella musica, chiudendo gli occhi per non essere sballato dalle luci lampeggianti e dai laser. Ogni volta che spiava appena la scena, la ragazza era sempre più vicina a lui, finchè ad un certo punto sparì del tutto lasciando anche la presa. Alzò le palpebre e si ritrovò davanti Brendon che saltellava e sorrideva con le guance arrosate dall’alcool. Non capì bene come fosse arrivato lì, ma non gli importava… Andava bene così. Non gliene fregava niente nemmeno della bionda.

-Ryro!! Dovremmo metterci a fare questa musica!! Fa saltare!!!-

 -Ma smettila, Brendon! Butteresti via la tua voce in un remix?! È da matti modificarla!-

Tirò al moro una piccola spinta che lo sbilanciò appena, ma lui rise divertito, prima di appoggiargli le mani alle spalle. Una scenetta un po’ troppo gay, constatò il chitarrista, ma pace, nessuno li stava osservando! E lui voleva proprio quello. Si fermò, immobile nella calca in fermento. I piedi stabili a terra, gli occhi fissi a specchiarsi in quelli di Brend. Per quanto le casse pompassero alte, non desiderava altro che ascoltare la voce del moro in quel momento.

-Tu sei in fissa con la mia voce!!- Gridò il cantante, avvicinandosi per farsi sentire ed appoggiando la fronte alla sua. Avrebbe voluto baciarlo. –Tu credi troppo in me, Ryro!! Ma sai che ti dico? Che dobbiamo fare country! Che quello è il futuro… Clint Eastwood è il futuro!!-

Rettifica: avrebbe preferito che Brendon restasse lontano da lui ed in silenzio.

Si allontanò nel pieno dello scazzo, andando verso l’uscita. Sperava di poter recuperare la bionda, ma era finita fra le braccia di un palestrato di certo molto più dotato di lui. Fanculo, quella serata stava andando a puttane! Ogni volta che voleva Brendon per sé, finiva con l’odiarlo a morte. Non lo sopportava più…

Uscì per strada e venne investito dal caldo di Los Angeles che gli tolse il respiro. La folla si accalcava all’entrata del club, mentre le strade erano affollate e piene di vita. D’altronde era solo mezzanotte. Si slacciò il primo bottone della camicia, cercando un taxi per andarsene da lì, ma qualcuno gli afferrò la spalla. Si voltò e ritrovò ancora il suo cantante che rideva ubriaco marcio.

-RyroRyrooo… Dove te ne vai?! La notte è ancora giovane… Non… Non starai per caso scappando da me? Sei geloso di Clint Eastwood?!-

A questa domanda, la sua irritazione arrivò a dei livelli talmente alti che si sentì saltare i nervi. Perché non poteva prendere semplicemente a testate quell’essere fastidioso?!

-Vado all’hotel. Ho mal di testa.-

Disse scazzato, osservando i fari delle macchine che arrivavano. Non voleva parlare con Brendon, dato che era solo uno stupidissimo coglione che non capiva quello che provava. Era davvero seccante.

-Oh no! Eri intollerante al purè?-

-Sì. A te ed al purè.- Sibilò, sempre più crudelmente, mentre si lisciava la stoffa del gilet. –Tu non volevi stare in pista a fare il latin lover? Torna dentro, ci vediamo domattina.-

Si staccò dall’amico e fece qualche passo verso l’orlo del marciapiede per fermare un taxi. Non ne voleva sapere… Non poteva andare avanti con quella storia. Perché diavolo quel ragazzo era così scemo da non capire nulla?! Strinse i pugni arrabbiato, quando Brend arrivò accanto a lui a testa bassa ed allungò il braccio verso un’auto che riconobbe essere un taxi.

Si voltò a guardare cosa stesse combinando e si ritrovò di nuovo affondato in quegli occhi profondi. Tutta la stizza sembrò svanire in quello sguardo… Odiava Brendon quando gli faceva quell’effetto. Erano dannatamente vicini e sembrava quasi che lo stesse implorando di possederlo. Gli era improvvisamente venuta voglia di saltargli addosso e baciarlo in mezzo alla strada. Ebbe addirittura un flash di loro due che iniziavano a baciarsi in ascensore ed arrivavano al letto già tutti sbandati ed eccitati. Dovette fermare l’immaginazione, quando il cantante gli strinse il braccio e farfugliò qualcosa.

-Cosa hai detto?-

Chiese il castano avvicinandosi, ma questo si chinò in avanti e riversò sul ciglio del marcipiede il purè, l’insalata, il tofu ed il vino che aveva ingerito durante la serata. Perfetto. Il momento magico era stato rovinato.

-Quelle sono le mie scarpe!!!- Si lamentò, quando notò dove era finito il vomito di Brendon. –Grandioso!! Bel finale di serata!!-

Sbuffando e lamentandosi afferrò il moro per le spalle e lo tenne in piedi, fin quando il taxi si fermò per farli salire. La strada fino all’hotel fu un inferno ed appena furono in stanza dovette accompagnare il cantante al water, prima che rovinasse il copriletto. Fu mentre stava seduto con lui sul pavimento bianco, che questo lo guardò e sorrise storto. Era di un colorito strano che lo rendeva inquietante e per niente attraente, nonostante ci fosse un fondo di dolcezza nella sua espressione.

-Grazie Ryro…- Rise forte, chinandosi in avanti ed appoggiando la fronte al suo petto. -...se non ci fossi tu…-

-Se non ci fossi io saresti con Saporta a vomitare per strada! Chi te l’ha fatto fare di comportarti come lui?!-

Squittì vagamente incazzato, ma Urie si limitò a strofinare la fronte contro la sua camicia, perso in chissà quali pensieri. Sentì la mano del moro stringersi attorno alla propria e ci fece cadere lo sguardo. Non capiva… Sapeva solo che avrebbe potuto approfittare dell’ubriachezza dell’amico per portarselo a letto e sfogare la sua frustrazione. Ma non lo fece.

-…volevo essere figo come lui una sera.- Fece Brend, stringendogli la mano e lasciandolo allibito. –Anche Pete dice che… Che tutti vorrebbero essere come Gabe Saporta. E… insomma. Tutti guardano lui, no? Se fossi così attraente e meno scemo di certo farei conquiste. L’hai detto tu che nessuno mi vuole…-

Sentendolo a Ryan si strinse il cuore, così sorrise ed accarezzò i capelli neri e folti del ragazzo. Era davvero scemo, sì… Pensò. Però andava bene così, non voleva che Brendon fosse diverso. Era Bden… era perfetto.

-Ma smettila, idiota… Non potrai mai essere come Saporta.- Mormorò rassegnato, anche se voleva abbracciare il cantante per farlo sentire desiderato. –Lui è più alto. Alle donne piacciono quelli alti.-

Ma lui no… A lui piaceva Brend così com’era. Lo desiderava proprio perché era così.

-Sei cattivo Ryro!!!-

Nel dirlo il moro si agitò troppo e gli salì un altro conato, così che furono costretti a passare la nottata sulle piastrelle del bagno. Ma andava bene così… Parlarono tutto il tempo, tra un conato di Brendon e l’altro mentre fuori dala finestra Los Angeles viveva il suo sabato sera affannando per il caldo.

 

 

*  *  *

 

Era solo l’una e mezza di notte e Gabe non sapeva nemmeno come e perché fosse arrivato nel suo appartamento. Si ritrovò steso sul letto a guardare la ruota panoramica fuori dalla finestra. Rideva da solo, divertito da quelle luci colorate che si muovevano. Sembrava quasi che la vita potesse anche finire in quel momento… Le luci erano abbastanza. Poi si accorse che qualcosa vibrava nella tasca dei suoi jeans. Al momento gli fece il solletico e si grattò, poi si ricordò di avere un cellulare. Quando se lo portò davanti al viso, strizzò gli occhi per leggere bene, ma le parole tremavano sullo schermo e faceva fatica.

From: |Bill_Beckett| Vorrei essere ancora al molo con te. W.

Lo lesse un paio di volte, per capire quello che il ragazzo intendeva. Non riuscì bene a rendersene conto, ma sentì il cuore battergli forte. E no, non era per la troppa redbull… Si mise a sedere sul letto e si tolse la camicia per buttarla da qualche parte, poi si alzò a fatica e barcollò fino alla finestra. Il cellulare stretto in mano mentre guardava il pontile fuori dalla sua finestra. Ridacchiò appannando il vetro su cui appoggiò la fronte. Gli sembrava si poter sentire di nuovo il sapore di quelle labbra…

To: |Bill_Beckett| Io vorrei baciarti ancora. E ancora… E ancora. Perché non vieni qui? G.

Inviò senza ripensarci, crollando lungo la vetrata e sedendosi a terra. Nell’aria gli sembrava di sentire una musichetta, ma non era possibile, tutto era spento. Era la sua immaginazione, certamente. Il cellulare vibrò ancora e controllò, era veloce a rispondere quel ragazzino.

From: |Bill_Beckett| Aspettami. Arrivo. W.

Si fece scappare un altro risolino, prima che delle lacrime gli bagnassero gli zigomi. Non capiva perché tutta quella malinconia si stesse riversando nel suo organismo. Doveva essere colpa dell’alcool… Pianse come un bambino per chissà quanto, raggomitolato sul pavimento. Non aveva una ragione per cui disperarsi, anzi,  Beckett stava venendo da lui. Era felice… Allora perché quella tristezza non lo lasciava?

Fu solo quando suonarono al campanello che riuscì ad alzarsi e si riprese. Si asciugò gli occhi ed andò ad aprire, trovandosi davanti quel viso perfetto. Si avvicinò subito per baciarlo e il sapore salato delle lacrime invase il loro palato.

Forse era un sogno, una bugia. Gabe non se ne capacitava, sospeso in uno stato di ebrezza che non gli permetteva di ragionare pienamente. Nella sua testa, suonava quella melodia dolce che lo stava trascinando.

 

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Un ragazzo fissa il paesaggio fuori dal tourbus. La strada scorre sotto le ruote, mentre l’aria condizionata lì dentro inizia a farsi soffocante. Si allarga appena il colletto della maglia a righe grige e nere, prima di affondarsi nel divanetto. Il suono di un videogioco arriva distante, mentre qualcuno ridacchia dicendo di aver quasi vinto la partita. Si passa la mano fra i capelli, andando a togliersi gli occhiali dalla montatura nera per appoggiarli al tavolo. È stanco… Questo tour è sfiancante, nonostante ogni sera sul palco sia invaso da un’iperattività inspiegabile. Ma lui è sempre stato così… Un po’ di musica, un po’ di pubblico, un pizzico di adrenalina e via. Cantare gli viene naturale, non puo’ fare a meno di agitarsi quando è sullo stage.

Questo gliel’ha insegnato qualcuno, anni prima. Deve tutto a lui… Quel ragazzo che gli aveva domandato di cantare per lui, di usare la sua voce per interpretare i suoi testi e la sua musica. Lo aveva fatto. Guarda un po’ dov’era arrivato grazie a lui. Ed ora? Ora dov’è lui? Dov’è?

Sospira, voltandosi verso uno dei suoi compagni di avventure. Oh, che appellativo stupido con cui definirli!! Sempre il solito coglione. Hanno appena lasciato New York dopo averci suonato con i Black Cards, dirigendosi in altre città per altre date. Da quanto sono in tour insieme, ormai? Sono una band a tutti gli effetti. Sta benissimo così. Sì, è tutto perfetto anche così.

Certo, gli piacerebbe rivedere lui, ogni volta che cerca quegli occhi nocciola. Eppure affonda in due grandi occhi azzurri che lo fissano maliziosi.

-…peccato che non siamo rimasti a New York per il quindicesimo della Fueled By Ramen. Mi sarebbe piaciuto vedere un po’ di gente.-

Mormora il ragazzo, rivolto all’amico al suo fianco. Questo fa spallucce e gli passa una mano sulla guancia, dolcemente.

Vorresti che anche lui tornasse a toccarti in quel modo, vero? Ti piacerebbe averlo ancora al tuo fianco per sentirti al sicuro. Eppure guarda dove sei, senza di lui. Sei salito così in alto, hai girato il mondo con il tuo nuovo album. Lo sai perché sei qui, eh? La promessa che gli hai fatto anni prima… Sì, quando gli hai giurato che saresti stato tutto quello che voleva lui. La sua voce, la sua musa, il suo futuro. Ma lo sei stato davvero? Sei ancora tutto questo per lui?

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

Ciao a tutti & buon compleanno a Fever!!!!!! <3

Manco a farlo apposta Brendon e Ryan sono i protagonisti di questo capitolo –anche se Gabe c’è sempre in gran parte e vabbè, è il personaggio principale!- XD

 

Comunque… Parliamo di questo smatto.

Prima di tutto: Pete sta malissimo. Ormai non ne ho dubbi!!! XD Seriamente, tutto il discorso sulla gomma piuma, le galline e la pasta frolla non ha alcun senso!! È pazzo!

Ma parliamo di Pete Wentz, d’altronde…

Che si è scoperto stare con Patrick probabilmente, dato che si sbaciucchiano! Chissà…

Come dice Ross sembra che voglia anche Gabe.

 Ma chi non vuole Gabe Saporta?!?!?!

 

Per quanto riguarda Bill e Gabe, fanno i teenager innamorati in questo capitolo. Non volevo far arrivare Bill perché ha ancora una relazione con Trav e –come ha spiegato Gabe- non puo’ cacciarsi in casini mandando a puttane un progetto. O forse semplicemente nessuno se la sente di mandare a monte la relazione?? XD

Il capitolo finisce anche con Beckett che si presenta dal sudamericano alle due di notte… Massì! Tutti a far casino il sabato sera, non si dorme!!!

La scena continuerà nell’ottavo capitolo, non preoccupatevi!!!

 

Per quanto riguarda Ryan e Bden… Perché non li ho fatti baciare?!?? Sono così cariniii… Q__Q

Mi pento di quel che ho scritto, ma migliorerò presto la loro situazione, lo giuro!!

Per adesso sono solo coccolosi.

Anche se Ross non desidera altro che farsi Brendon in ogni momento della giornata!! XD

Bden è troppo scemo per capirlo!!

 

Per quanto riguarda il Settembre 2011 penso che capirete da voi di chi si sta parlando e che sta succedendo!!!

 

Alla prossima!!! Fatemi sapere cosa ne pensate ;D

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I album. Eighth Track *And I'd Promise You anything for another Shot of Life* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Eighth track *And I’d Promise you Anything for another Shot Of Life *

 

 

*2oo6*August

 

Adesso è troppo tardi per andarsene, si sta facendo chiaro fuori.

 

Il sabato sera per Gabe è qualcosa di sacro, ma no... Non solo perché è ebreo. Lo è per la maggior parte della gente che vuole battere le piste nei club per perdere la cognizione del tempo, per chi vuole divertirsi e staccare la spina.

Per lui il sabato notte era il devasto totale, il giorno in cui la sua filosofia di vita del “andiamo a sbronzarci” doveva essere legge. Quella sera ci era andato giù pesante come al solito, ma non era riuscito a cadere a terra privo di sensi. D’altronde il fatto di andare a casa all’una e mezza aveva spezzato la serata a metà… Certo, nonostante l’alcool in circolo nel suo corpo fosse già abbastanza. Peccato solo che la sbronza lo avesse preso male e non riuscisse a togliersi quel magone dal petto.

Mentre trascinava Beckett in casa con quel bacio violento, voleva recuperare un po’ di speranza. Sentiva però che non avrebbe potuto cambiare la propria esistenza con quell’azione. Ma chi se ne frega, concluse, voleva divorare le labbra del ragazzo e nulla l’avrebbe fermato. Neanche quella tristezza.

Chiuse la porta alle loro spalle senza staccarsi un secondo dal castano, che sembrava esser preso dal bacio quanto lui. Si spinsero verso la parete, dove la schiena di Bill andò a cozzare violentemente. Le mani del moro scorrevano veloci lungo il torace dell’amico, andando a cercare quei fianchi perfetti. Li strinse forte, prima di accarezzarli da sotto il tessuto leggero della maglietta. Le ossa delle anche del ragazzo sporgevano, tese in avanti verso il bacino di Gabe. Si allontanarono giusto per riprendere fiato ed i loro occhi si incontrarono.

Deja-vù… Bill sorrideva e catturava le sue labbra prepotentemente. Accadde davvero.

Il più giovane si aggrappò alle spalle nude di Gabe impiantandoci i polpastrelli, mentre la sua lingua gli ispezionava l’interno della bocca. Non voleva più staccarsi, rimuginò William, se solo avesse potuto avrebbe di certo divorato Saporta. Non capiva che cosa stesse accadendo dentro di lui. Voleva diventare un tuttuno con l’ex leader dei Midtown. Ma non si trattava di un semplice desiderio carnale… Era qualcosa di più. Aveva bisogno di avere Gabe, di essere una cosa sola con Gabe.

Il sudamericano si staccò appena, ansimante ed eccitato. Le guance in fiamme, l’erezione pulsante nei suoi jeans… Quell’eccitazione aveva lavato via ogni senso di mestizia. Il ragazzo era miracoloso, una sorta di antidepressivo vivente. Gli sfilò la maglietta esaminando ogni centimetro di pelle man mano che veniva scoperto. Il ventre completamente piatto, l’ombelico ben disegnato, le costole visibili sotto la pelle pallida, la clavicola sporgente… Si abbassò a baciare quella gola candida, venendo solleticato dai lunghi capelli. Il profumo di balsamo gli invase le narici e si accorse che sembrava quello di una ragazza. Sorrise appena, prima di far passare una mano sulla schiena del castano e farla scendere a stringergli le natiche. Questo si lasciò scappare un piccolo gemito di piacere che aggravò l’eccitazione di Saporta.

-…desideravo tanto baciarti ancora.-

Mormorò, schiacciandosi contro Beckett. I loro petti scarni collidevano, mentre i respiri si facevano affannati.

-Speravo che me lo dicessi… Aspettavo quell’sms… sai… ero impaziente.-

William fece scorrere le mani sulla sua schiena, prima che la destra scivolasse avanti  fino al cavallo dei suoi jeans. Strinse piano, avvertendo l’erezione incipiente e decidendo di aprire la zip. Saporta venne percosso da un brivido e si lasciò scappare un gemito quando la mano dell’altro iniziò a muoversi attorno al suo membro. Cercò di nuovo le sue labbra per morderle e baciarle, ma il bacio veniva rotto dai suoi sospiri.

Fortuna che il chico voleva solo baciarlo. Pensò –anche se poco lucidamente- il sudamericano. La cosa si stava facendo molto più caliente che nei suoi sogni. Spinse appena il bacino in avanti, così che Bill lo prese quasi per un invito e si abbassò in ginocchio davanti a lui. Okay, sì, la cosa era davvero interessante. Afferrò i capelli del castano e si chiese se per caso non gli avesse fatti crescere apposta per quel momento. Gemette non appena le labbra di Bill lo sfiorarono e addio mondo. Decisamente, concluse Saporta, non era stata una brutta idea mandare quell’sms al ragazzo. Nonostante fosse stato l’alcool a fargli sfuggire una proposta in tutta sincerità…

Il piacere di Gabe si riversò senza preavviso, così che fu costretto ad appoggiarsi al muro con un avambraccio chinandosi in avanti. William si alzò poco dopo, cercando il suo sguardo perso e vacuo, così che poi andò a baciargli le labbra. Fu il turno di Gabe ed nfilò la mano nei boxer del più giovane per pensare alla sua eccitazione, giusto per sdebitarsi immediatamente. I gemiti di Bill erano qualcosa di inconcepibile e quasi desiderò di poterli incidere in un album da riascoltare tutta la vita. L’apoteosi fu quando venne nella sua mano con un verso strozzato. Se solo avesse avuto vicino un registratore non ci avrebbe pensato due volte ad accenderlo… Quella voce non era solo bella quando cantava, anzi. Così era mille volte meglio. Per non parlare della sua espressione persa ed appagata. Quegli occhi nocciola sciolti dal piacere. Quel sorriso…

-…sei bellissimo, niño.-

Mormorò il moro, abbracciando forte Beckett ed affondando il volto fra i suoi capelli per inspirarne il profumo. Era come se dopo tutta quella foga di divorarsi a vicenda, avesse bisogno di un attimo di pace. Voleva stringere il ragazzo per sempre, senza più doverlo lasciare andare. Era una cosa strana... Sapeva che non poteva accadere una cosa simile e sapeva benissimo di non volere una relazione. Il problema con Bill era questo... Ogni volta che lo aveva vicino non era mai abbastanza. Voleva sempre qualcosa di più. Voleva che non se ne andasse mai e fosse per sempre suo. Ma non avrebbe mai potuto esserlo.

Prima di tutto per colpa della presenza di McCoy, poi per la sua cattiva attitudine. Non poteva permettersi una storia con Bill.

-Tu sei perfetto Gabe.-

Nel dirlo Bill sciolse quell’abbraccio dopo un tempo infinito e si allontanò appena per sistemarsi i pantaloni. Il padrone di casa lo imitò e si voltò verso la penisola della cucina, pensando di cucinare qualcosa. Magari gli sarebbe scesa totalmente la botta dell’alcool.

-Mangi qualcosina? Ti faccio un sanwich...-

-Sì. Uh. Grazie.-

Mentre Saporta andava dritto al frigorifero, il più giovane si diresse lentamente alla vetrata. Guardò la spiaggia stringendosi nelle spalle, come ad abbracciarsi da solo. La fronte appoggiata contro la superficie fredda del vetro. Se avesse potuto, si sarebbe trasferito in quell’appartamento… Ogni mattina si sarebbe svegliato con l’oceano davanti e se lo sarebbe lasciato alle spalle solo di notte. Aprì appena il vetro per poter uscire sulla terrazza e sentire la brezza fresca. Rabbrividì e chiuse gli occhi, dondolando appena la testa. Prese a canticchiare piano una canzone di Lou Reed.

-Don't swim tonight my love, the sea is mad my love…-

-… it's known to drive men crazy.-

Aggiunse Gabe, arrivandogli accanto e porgendogli un sandwich. Lui l’afferrò sorridendo e ne prese un piccolo morso, perdendosi in quegli occhi neri. Se non si fosse conosciuto così bene, avrebbe creduto di essere follemente innamorato di quell’uomo. Ma non era un amore senza speranza quello che provava. Ne era certo. O forse se ne stava solo convincendo, ponderò masticando, forse semplicemente non voleva perdere la ragione in una storia d’amore. Odiava le storie d’amore.

-Per quel che è successo…- Attaccò all’improvviso il moro, andando ad appoggiarsi alla ringhiera del balcone. -…non… Non creerà problemi con McCoy?-

William fece spallucce ed imitò l’amico, voltando però la schiena all’oceano.

-Non ha mai detto nulla e… ecco… Sai che l’altra notte lui è stato a letto con un’altra. Quindi… Quindi perché dovrebbe… cioè… perché dovrebbe aver dei problemi?- Morse un angolo di sandwich e poi sospirò. –Sono adulto, posso decidere con chi passare la notte.-

Non balbettò nell’ultima parte del discorso, sicuro di quello che stava dicendo. Era dell’idea che quella con Travie fosse una storia senza capo né coda, qualcosa che non stava in piedi se non per scenate di gelosia e sesso. Non si era mai parlato di amore. Forse anche Gabe pensava che stessero insieme perché innamorati persi. In effetti la domanda in quel momento gli scappò, come se avesse letto nei suoi pensieri.

-Di solito se ami qualcuno non lo tradisci, no?- Fece, spostando lo sguardo dall’oceano al volto di Bill. –O mi stai dicendo che non te ne importa nulla di lui?-

Gabe allungò la mano per sfiorare la guania liscia ed appena arrossata del ragazzo, trovandola gelida. Aveva paura della risposta che stava per ricevere, ma era dannatamente curioso.

-Mi importa di lui. Gli voglio bene e siamo grandi amici…- Biascicò il cantante dei TAI, afferrandogli il polso. –Ma non lo amo.-

-L’amore è una grande bugia, niño. La peggio merda che ti propina la società...- Dicendolo le sue labbra si curvarono per il disgusto. –Il sesso è il futuro... La troiaggine è rivoluzione.-

William rise divertito alle sue parole e finì il panino, sporgendosi verso di lui e facendo sfregare i loro nasi.

-La “troiaggine”?-

Domandò curioso, mentre Gabe gli afferrava il fianco ridacchiando.

-Non c’è niente di meglio che il sesso casuale. Ti prometto che un giorno ti darò un motivo per adottare questa filosofia...-

-Parli ancora di quella... uhm... famosa “benedizione del Cobra”?-

Si scambiarono un bacio e poi il padrone di casa decise di rientrare per andare ad occupare il divano. Stettero seduti in silenzio l’uno accanto all’altro per ore, forse, mentre Gabe accarezzava quei capelli non riuscendo a fermarsi. Quando chiuse gli occhi per qualche istante si immaginò una vita intera insieme a quel ragazzo. Provò a pensare come fosse svegliarsi la mattina ed incontrare il suo sguardo languido, poterlo baciare ed accarezzare in ogni momento della giornata... Sì un sueño.

-Bill...-

Mormorò improvvisamente, facendo scattare spaventato il soggetto in questione.

-...cosa?-

-Un giorno ti porterò con me a Montevideo per farti vedere la costa.-

Non sapeva nemmeno lui perchè lo disse e da dove fosse uscita questa cosa, che suonava quasi come una promessa. Il castano sorrise e si accomodò appoggiando meglio la testa al suo petto. Gli afferrò la mano, iniziando a giocare con quelle lunghe dita dannatamente belle.

-Sì... uh. Dev’essere bella.-

-Mai quanto questa. Ma ti prometto che ti piacerà...-

William sospirò, forse stava sorridendo... Gabe non poteva vederlo in viso da quella posizione. Gli strinse la mano e lasciò un bacio sui suoi capelli, buttando uno sguardo alla sveglia. Erano già le quattro e mezza del mattino... Il tempo volava accanto a quel ragazzo. Che cosa strana. Ogni istante era prezioso come un diamante, ma si consuma alla velocità della luce lasciandosi alle spalle solo polvere cristallina.

-Cazzo, guarda che ore sono...-

Si fece sfuggire stupito, così che pure Beckett se ne rese conto e scattò in piedi. Barcollò un secondo per lo stordimento e poi si voltò verso il padrone di casa.

-Scusami io... Io n-n-non... uh. Io non volevo rimanere tutto questo tempo. M-ma... Non me ne sono nemmeno... io... cioè... Non me ne sono reso conto. Devo andare...-

Si scostò come al solito i capelli dal viso, portandoseli nervoso dietro all’orecchio. Saporta si raddrizzò a sedere ed appoggiò un gomito al bracciolo, spogrendosi verso di lui. Gli occhi neri spalancati per il dispiacere.

-No... è... Adesso è troppo tardi per andarsene. Si sta facendo chiaro fuori...- Farfugliò speranzoso. –Puoi restare.-

L’indecisione si dipinse velocemente sul quel viso da bambino, mentre le idee più dissonanti si facevano spazio nella sua mente. Avrebbe voluto dire di sì… Che sarebbe rimasto lì fino alla mattina dopo. Che avrebbe voluto svegliarsi fra quelle braccia. D’altro canto, pensare che Travie lo stava aspettando a casa lo demotivò alla svelta. Aveva paura di perderlo per colpa di una scelta avventata come quella.

-Giuro che se resti qui non lo dirò a nessuno…- Disse il sudamericano afferrandogli la mano. –Ti prometto che vedere l’alba sulla spiaggia sarà la cosa più bella mai fatta in vita tua.-

Bill sorrise impacciato e, dopo averla stretta appena, lasciò la mano di Gabe.

-Sì, lo sarà…  Ma la prossima volta.-

Così, in silenzio, Saporta restò seduto sull’orlo del divano a guardare la creatura più fantastica che il Cobra gli avesse donato che se ne andava. Non appena la porta si chiuse si portò le mani al volto e sospirò, sentendo che quella botta triste stava risalendo nel suo petto. Solo il pensiero delle labbra di Beckett sul suo corpo lo tennero lontano dallo sprofondare del tutto... Sorrise appena, lasciandosi affondare nei cuscini del sofà con il pensiero ricorrente che forse la vita non stava poi girando male.

In qualche modo un po’ di Bill era comunque suo...

 

*  *  *

 

Le riprese di Bring It erano iniziate nel primo pomeriggio e William era arrivato con Travie giusto mezz’ora in anticipo. Gabe era già sul set e notò immediatamente che il modo in cui il castano guardava il proprio ragazzo non era lo stesso di prima. Era come se il dubbio si fosse dipinto perennemente sul suo volto. Poteva benissimo intuire che qualcosa si era incrinato nella loro relazione.

Era tutta colpa della notte passata insieme, concluse Saporta, altrimenti non avrebbe potuto spiegare il distacco improvviso. Fortuna che il ragazzo aveva detto che non gliene fregava nulla di travis già in precedenza! In quel momento sembrava così freddo che non notarlo era impossibile. A dirla tutta pure l’afroamericano sembrava abbastanza scazzato… Passò la prima ora sul set a masticare un chewingum, mentre gli spiegavano esattamente come stare durante la rappata, vestito da hostess. Fu proprio mentre lui girava quella scena, che Bill si avvicinò a Gabe e gli sorrise dolcemente. Addirittura Maja sembrò accorgersi di quello che c’era scritto sul viso di Beckett, dato che li lasciò soli. E lo fece invano, dato che Pete arrivò correndo per dir loro che Gabe doveva cantare sul nastro trasportatore e William doveva andare in sala d’aspetto. La separazione fu sentita, ma il lavoro era lavoro.

Si ritrovarono tutti insieme solo quando dovettero registrare la discesa dall’auto e la camminata per l’aereoporto. Gabe fece sfuggire involontariamente lo sguardo su Bill mentre stavano girando e questo ricambiò immediatamente… Senza farlo apposta quell’occhiata fu catturata nel video, un po’ come se il sentimento che provavano dovesse essere immoralato da una telecamera per permetter loro di comprenderlo.

Fu durante la pausa che tutti si ritrovarono attorno ad una torta alla marmellata, nell’attesa di girare altre due scene. Il giorno dopo avrebbero finito ed il video sarebbe stato pronto per esser montato e poi trasmesso dalle reti. Pete era particolarmente agitato per tutti loro e si era appiccicato a Maja per complimentarsi, mentre pure Samuel L. Jackson si avvicinava a loro addentando la sua fetta di torta.

-Non posso crederci!! Questa canzone è spettacolare e.. l’idea! Tu che distrai i controlli… Sei grandiosa!!!-

Fece il bassista alla bionda, che si limitò a sorridere forse un po’ intimorita da tutta quell’esaltazione. McCoy se ne stava invece seduto su una sedia a fissare due dei protagonisti del video, che erano dall’altra parte del tavolo a civettare. Oh, insomma… Il più stupido lì in mezzo si sarebbe accorto in fretta che la cosa tra loro si stava facendo calda. Al rapper non sfuggì di certo la carezza lasciva che Gabe diede al ragazzo. Niente di che… Ma il modo in cui l’aveva fatto gli dava i nervi. Strinse la sua bottiglia di birra senza staccare lo sguardo da quei due, finchè Wentz gli arrivò appresso e gli appoggiò la mano alla spalla.

-Trav! Come andiamo? Sei stato bravissimo! Anche l’idea di flirtare con Maja è riuscita strabene!!- Esclamò tutto fiero, prima di voltarsi verso il suo migliore amico. –Anche GabeyBaby è sempre il solito genio!-

-Ahaa… è bravo. Sì.-

Rispose l’afro, pensando però tutt’altro. Saporta era bravo a portargli via il ragazzo, non a girare il video. Era quella la cosa che gli stava riuscendo meglio… Ma che poteva farci? Sapeva bene che Bill era irrimediabilmente attratto dal leader dei Midtown praticamente dai tempi del liceo. Sperava solo che si trattasse di una sveltina e via. Per questo l’aveva lasciato andare al suo appartamento in Santa Monica quel sabato e nemmeno era più tornato sull’argomento. Non bastava scoparselo una volta esattamente come aveva fatto anche con tutti gli altri? Pensò, azzannando violentemente la torta. Che cambiava adasse con Gabe? Okay, era affascinante… Ma era dannatamente stupido. Era solo un alcolizzato senza speranza con un bel corpo.

A quanto pare William non pensava lo stesso, dato che i suoi occhi si illuminavano ogni volta che incontravano quelli del sudamericano. Pure Pete –appunto la persona più idiota lì in mezzo- lo notò e battè appena le mani. Cercò di non far capire a Travis quello che pensava e si allontanò felice. Doveva ammetterlo… Nonostante provasse dei sentimenti contrastanti per il suo migliore amico, era felice che avesse trovato in William una via d’uscita dalla sua storia con Bianca. Un’alternativa all’alcool, insomma. Sempre che lo fosse… Non era sicuro che sarebbe bastato Beckett per allontanarlo dalla vodka.

Altro motivo per cui era felice, era il fatto che se Gabe era occupato con il castano, lui poteva dimenticarlo. Sì, se Gabey era felice, lui avrebbe pensato solo a Patrick senza doversi preoccupare. Voleva solo che il moro potesse trovare qualcuno a cui attaccarsi. William Beckett era decisamente una delle persone migliori che potevano capitargli… Fu mentre rimuginava su questa cosa che si accorse che i due soggetti in questione erano scomparsi. Ritornarono comunque nel giro di cinque minuti con due caffè della macchinetta in mano, placando le pazze supposizioni da film porno che erano nate nella mente del produttore.

Le riprese ricominciarono e si dedicarono all’arrivo in sala d’aspetto, dove l’aria tra Gabe e Bill sembrava cambiata un’altra volta. C’era come un incantesimo tutt’intorno a loro, tanto che l’occhiata che si scambiarono su comando del regista sembrò ancora più sentita della prima.

Nonostante le riprese fossero finite, Travie non si azzardò a parlare con William. Non gli andava che la verità gli venisse sbattuta in faccia crudelmente… Preferiva fare l’indifferente. Se il ragazzo avesse voluto lasciarlo di sicuro gliel’avrebbe detto senza problemi. La cosa però sembrò una pazzia, perché nel momeno in cui furono di nuovo a casa da soli Bill sembrava il solito… Si mise a sedere sul divano ed ammiccò verso il compagno, indicandogli di avvicinarsi.

McCoy non capì… Ma evitò di ragionarci troppo, andando a baciare quelle labbra ed approfittando di quel momento per far di nuovo l’amore con lui. Il prblema di Bill era sempre stato quello… Sembrava una persona così dolce, ma alla fine era il peggior menefreghista della storia. Era impossibile capire se, mentre entrava dentro di lui, fosse veramente cambiato qualcosa. Se in quella testa piena di pensieri ingarbugliati ci fosse spazio solo per Gabe o ce ne fosse pure per lui.

Nonostante ciò, decise di fregarsene. Finchè William non lo avesse lasciato di sua volontà, lui se lo sarebbe tenuto stretto. Gabe poteva anche giocare le sue carte migliori a quel punto… Lui avrebbe giocato le sue.

 

*  *  *

 

Gabe tornò al suo appartamento con un paio di bottiglie ed andò dritto sul divano per potersele scolare in tutta tranquillità. Non aveva nessuna intenzione di uscire di casa quella sera… Non gli interessava incontrare altre persone, perché il suo pensiero fisso era William. Dannazione a lui… Pensò stappando la vodka e versandola nel suo enorme bicchiere. Voleva convivere tranquillamente con quella cotta ed invece il ragazzo rendeva le cose difficili. Quando stavano lontani riusciva anche a pensare che essere single era decisamente la scelta giusta… Poi, nel momento in cui incrociava quegli occhi nocciola, gli veniva voglia di passare la vita al suo fianco.

Addirittura durante le riprese gli era voluta una voglia irrefrenabile di baciarlo, di dichiararsi e di portarselo a casa. E, come se non bastasse, quando erano andati alla macchinetta il cantante dei TAI aveva cercato le sue labbra, catturandole in un bacio dolcissimo che lo aveva lasciato senza parole.

La cosa cominciava ad essere terribilmente stancante. Possibile che non poteva pensare ad altro?

Per peggiorare la situazione Beckett decise di mandargli un sms. Bene, perfetto! Concluse Saporta cinicamente. Perché non gli mandava pure un mms con una sua foto completamente nudo? Ci mancava solo quello per sputtanargli il cervello!

From: |Bill_Beckett| Dicono che mercoledì notte ci sarà un picco delle temperature… La mattina sarà serena ed il vento sulla costa sarà sopportabile. ;) #CBSNews4Ever W.

Dannato ragazzo… Gli stava proponendo di passare la notte sulla spiaggia? Non poteva veramente fargli questo…

To: |Bill_Beckett| La notte sarà solo nostra allora… G.

Dopo aver risposto mandò giù un sorso dell’alcolico e chiuse gli occhi per ripensare al sabato sera appena passato. Si ricordò del lungo bacio che si erano scambiati, prima di passare ad altro… Il ragazzo che si abbassava a terra, abbassandogli i boxer. I gemiti rochi che si era lasciato sfuggire… Sorrise appena sentendosi percorso da un brivido. Improvvisamente gli venne in mente il profumo di balsamo di quei bellissimi capelli castani. Come in automatico la melodia che gli ronzava in testa quella volta, ripartì.

Si alzò di scatto e si guardò attorno, prima di correre nel suo piccolo studio per recuperare chitarra e tastiera. Doveva assolutamente buttare giù quella cosa… Era dentro la sua mente e doveva farla uscire. Mentre cercava gli accordi giusti, le immagini di quella notte continuavano a scorrergli davanti… Le parole di Bill, la promessa di vedere l’alba insieme. Ci sarebbero riusciti… Aveva tutto in mente per mercoledì notte.

Il ragazzino avrebbe suonato alla sua porta, gli avrebbe fatto mangiare le specialità dell’Uruguay prima di fare un paio di brindisi al loro incontro segreto. L’avrebbe poi portato giù alla spiaggia, dove si sarebbero stesi su un telo con lo sguardo fisso verso il cielo… Avrebbero aspettato l’alba abbracciati e poi sarebbero tornati al suo appartamento. E sì, Bill sarebbe rimasto con lui.

In quel momento scrisse il ritornello di quella canzone che avrebbe voluto incidere velocemente, prima che scomparisse dalla sua testa. Ancora oggi desiderebbe cantarla cullando il castano con la sola luce dell’aurora sulla West Coast ad illuminarli.

 

Now it’s too late to go: it’s getting light out.

I know you don’t wanna sleep here alone…

Just take it easy.

  * * *

 

*2o11*September

 

Un uomo si sveglia improvvisamente, rendendosi conto di essersi addormentato sul divanetto dello studio. Si guarda attorno e subito incontra lo sguardo di una ragazza bellissima. Questa alza il sopracciglio sottile e poi sorride, tornando a trafficare con il proprio cellulare. Guardandosi attorno, l’uomo nota che non deve aver dormito molto. Sospira alzandosi da lì e stiracchiandosi, prima di andare alla moka elettrica per prepararsi un caffè.

Il suo cellulare vibra e controlla chi è, stringendo l’i-phone fra le mani tatuate. Un sms da uno dei tanti numeri di Saporta. Fa fatica a credere a quello che sta leggendo, ma gli sfugge un piccolo sorriso. C’è della mestizia nella curva delle sue labbra. Non sa se è veramente contento di quello che ha appena letto.

From: |GabeyBaby_2| …è veramente venuto da me. G.

Sa bene che sta parlando di William Beckett. Di chi altri sennò? L’unica persona che vive costantemente in un idillio nella testa di Gabe. Gli sembra ieri quando ha ricevuto per la prima volta quell’sms in cui diceva di aver visto l’alba con il suo niño. A quel tempo la cosa l’aveva reso felice ed orgoglioso.

Ora no. Ora vorrebbe che Saporta fosse solo, attaccato alla sua bottiglia. Che crudeltà... Se solo gli altri sapessero quello che gli passa in testa smetterebbero di amarlo in quel modo. Ma non tutti sono perfetti... Nemmeno lui lo è.

Sì, da quando le persone che amava l’hanno abbandonato, lasciandolo in questo limbo di solitudine. Qualcosa nella sua presunta perfezione è andato distrutto...

Cosa faresti adesso, pur di tornare indietro e cambiare il presente? Cosa chiederesti di fare a Gabe? Non lasceresti che se ne vada con William, te lo terresti stretto… Sì, non solo come un amico. Gli prometteresti qualsiasi cosa per un avere un altro goccia di quella vita perfetta che avreste potuto vivere. Lui accetterebbe o sceglierebbe comunque Bill? Sei solo il suo migliore amico, non di certo il sogno di un amore perfetto…

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

 

Ciaooooo!!!! *-*

 

Ho finito pure l’ottavo capitolo giusto due secondi fa e lo posto, specialmente per Claudia che ha bisogno di Gabilliam!!!

Spero che ti piaccia <3

 

Eeee… Voilà!!!

Il capitolo si apre con una scena spinta finalmente!!! I due piccioncini fanno qualcosa dopo 40000 capitoli!!!

Un applauso!!!

 

Ora bisogna scoprire se riusciranno a vedere quest’alba insieme e se mangeranno riso e fagioli neri nell’appartamento di Gabe, anche se si spera succeda altro!!! XD

McCoy poveretto non sa nemmeno lui cosa fare, ma non si lascia scappare Bill –chiamiamolo stupido!!!!-

 

Non so se avete capito di chi si parla nel presente di questo capitolo, ma sappiate che mi dispiace un sacco per lui D:

 

PS se non l’avete letta ho iniziato un AU sul video di A Little Less Sixteen Candles, a Little More Touch Me. Bury me in Memory

 

Grazie a tutti quelli che leggono ;D

 

Ci becchiamo la prossima volta!!!

Fatemi sapere qualcosa XD

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I album. Ninth Track *You Remind me of August...* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Ninth track * You remind me of august… *

 

 

*2oo6*August

 

Era mercoledì.

Non avrebbe dovuto interessare a nessuno, in effetti, ma quel giorno le temperature erano talmente alte che l’unica cosa che si poteva fare era stare davanti al condizionatore. Nemmeno questo pareva importante. Eppure Gabe continuava a ridacchiare, mentre si asciugava il sudore dalla fonte. Il caldo di quella giornata lo stava uccidendo lentamente, ma non gliene fregava assolutamente nulla. Più caldo faceva, più la notte sarebbe stato piacevole restare sulla spiaggia. Avrebbe sopportato qualsiasi cosa pur di arrivare a sera.

Quel pomeriggo era libero da impegni e l’indomani avrebbe iniziato ad andare in studio per l’album. Le registrazioni di SOAP erano finite e la sera prima avevano festeggiato tutti insieme per la riuscita del video. William si era ubriacato e nel club gli si era avvicinato in mezzo alla pista, scansando la bionda con cui stava ballando. Non che Saporta si fosse offeso, anzi… La cosa lo stava eccitando a dei livelli assurdi. Peccato che Travie era arrivato a riprendersi il proprio ragazzo per portarlo a casa prima che vomitasse sul dj.

Gabe si era quindi preso un’altra ragazza a caso tra la folla e l’aveva corteggiata fino ad essere invitato a casa sua. L’aveva lasciata la mattina presto, dopo una doccia ed un caffè, per poi prendersi un taxi e tornare al suo appartamento in Santa Monica. Quelle giornate erano decisamente il top. Ma la notte che doveva arrivare… Nel pensarci il moro sospirò. Si aspettava così tante cose che il suo cervello poteva esplodere da un momento all’altro. Esattamente come la cerniera dei suoi jeans… Dannazione, perché erano così stretti?! Doveva smettere di pensare cose sconce su quel santissimo ragazzo.

-Madre de Dios!!! El niño es la destrucción de la mi mente...-

Mormorò  decidendo di prendersi un attimo di pausa dalla preparazione della cena per concedersi un cocktail. Infondo il riso poteva benissimo aspettare, ma la sua testa no. Quella stava seriamente per fottersi automaticamente. Fu mentre si scolava la vodka redbull sul divano, che suonarono al suo campanello. Scattò in piedi sgranando gli occhi… Doveva essere il suo chico. Oddio, ma perché quell’anticipo esagerato?!

-Calma, Gabe. -

 Si sistemò i capelli specchiandosi nel tavolino in vetro, prima di andare a grandi balzi alla porta.

Il solito deja-vù… Bill lo aspettava dietro la porta e gli si buttava fra le braccia per baciarlo.

Le sue aspettative furono deluse quando aprendo dovette abbassare lo sguardo verso Pete. La sua comparsa lo lasciò esterrefatto.

-Petey…?-

Domando con un tono tombale che venne subito recepito dal più basso. Quest’ultimo entrò in sala superandolo e poi adocchiò la vodka sul tavolino sorridendo.

-Ti prendi una sbronza solitaria in pieno pomeriggio, Gabeybaby?-

Si avventò a prendere un sorso dal bicchiere dell’amico, che era rimasto immobile sulla soglia non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso. Aveva desiderato così tanto che fosse Beckett che non riusciva a credere che potesse arrivare qualcun altro. Nemmeno il suo migliore amico! Cazzo, doveva smetterla di farsi incantare dal cantante dei TAI, stava impazzendo!! Pregò il Cobra di salvarlo da quella fissazione prima che diventasse qualcosa di più. Sarebbe bastata quella notte e i bollori si sarebbero placati, no?

-Stavo solo facendo una pausa…- Mormorò, avvicinandosi al bassista. –Sto preparando la cena per me e… per Bill. Sai… Si è autoinvitato.-

-Oh ma è fantastico Gabey!! Sono così contento per voi due!!!- Fece battendo le mani e gettandosi sul divano. –Cioè, mi dispiace per Trav, povero. Ma siccome tu sei il mio migliore amico preferisco che sia tu quello felice con William, piuttosto! Allora… Che mi racconti? Vi siete baciati? -

La parlantina di Pete lasciò il padrone di casa un po’ spaesato, mentre prendeva posto sul divano. Lo guardò dubbioso, prima di lasciarsi sfuggire un sorriso ed afferrare il suo cocktail. Sapeva di poter dire qualsiasi cosa a Wentz, esattamente come aveva sempre fatto anche quando stava con Bianca. Non aveva segreti con lui… Non riusciva ad averne quando si specchiava in quegli occhi sinceri.

-Sì. L’ho baciato al molo, poi ci siamo… Ci siamo baciati anche qui, nel mio appartamento.-

-Oh!! Ma è stupendo!!! Solo questo?! Non avete ancora fatto sesso?-

Domandò innocentemente il produttore appropriandosi della bottiglia di vodka e prendendone un sorso. Aspettava una risposta affermativa, ma dallo sguardo di Gabe si capiva benissimo che non era ancora successo nulla. Eppure era da un mese che si conoscevano! Era impossibile che non fosse ancora finito a letto con William Beckett! Non era da lui non portarsi sotto le coperte qualsiasi essere in grado di respirare, animali esclusi ovviamente.

-Non l’hai fatto?!?!- Urlò sconvolto, trapanando i timpani al sudamericano. –No! È impossibile che tu non abbia ancora messo le mani addosso a William!!! Ma sei cieco?!-

-Non è così facile come sembra!!!-

Rispose Gabe sulle difensive, portandosi una mano fra i capelli. Non si era mai spiegato con nessuno e non era sicuro di poterlo fare in qul momento. D’altronde nemmeno lui sapeva che cosa gli stava succedendo con quel ragazzo. Sapeva solamente che voleva fare l’amore con lui, ma non poteva approfittarsi di una sbronza. Altrimenti ci avrebbe pensato la sera precedente, ancora prima che Travie comparisse magicamente per portarselo via.

-Mi stai dicendo che così giovane hai già problemi con il tuo fratellino?-

-PETE!!!!- Il sudamericano arrossì e tossicchiò. –Lì sotto funziona tutto fin troppo bene… Il problema è un altro. Semplicemente non so come reagirò. So che voglio farmelo… E a volte penso che magari poi, una volta tolta la voglia, la cotta mi passerà.-

Si fermò. Lo sguardo perso sul foglio protocollo abbandonato sul tavolino. La sua mente mandava in repeat la frase “The world is fading, I'm here with you” e la melodia risuonava di sottofondo. Oh sì che lo sapeva dove stava il problema…

-…poi penso che se farò l’amore con lui cambierà tutto e capirò che non è solo un stupido flirt. Insomma… A volte mi immagino come sarebbe la vita al suo fianco e… Mi ritrovo a pensare che sarebbe perfetta.-

Pete sorrise nel vedere l’espressione del cantante, era felice. Ovviamente c’era un pizzico di gelosia nel vederlo innamorato di qualcun altro… Ma d’altronde andava bene così. Era meglio che Gabe si mettesse con William. Fu in quel momento che il leader dei Fall Out Boy si decise a prendere la decisione che rimandava da mesi. Avrebbe parlato con Patrick e gli avrebbe detto tutto…

-Allora non avere paura. Buttati!!! Sei o no Gabe Saporta?!-

Pete diede un paio di pacche amichevoli alla coscia dell’amico ed insieme scoppiarono a ridere. Per almeno un’ora parlarono di alcune avventure negli anni passati, prima che il padrone di casa si rendesse conto che ormai era ora di mettersi a lucido. Non ci voleva molto perché William arrivasse e farsi trovare con un altro uomo non era di certo il massimo. Pete si fece gentilmente da parte, lasciandogli un bacio a fior di labbra prima di sparire dall’appartamento e tornare alla sua villa.

Questione di un’ora e William Beckett sarebbe entrato da quella porta e avrebbero passato la nottata insieme. Cullato da questa speranza, Gabe andò a farsi una doccia e si chiese se la mattina seguente avrebbe potuto farla insieme al suo niño.

 

*  *  *

 

Patrick era impegnato a sistemare il divano di Hemingway, mentre quest’ultimo abbaiava contrariato. Probabilmente voleva sdraiarsi a fare un pisolino, ma il rosso non l’avrebbe lasciato salire finchè non fosse stato tutto in ordine. Non riusciva a capire perché quello stolto di Pete non sistemasse mai nulla. In quella villa regnava il caos completo. Era quasi sicuro di poter trovare nascosto il villaggio dei Puffi sotto il tappeto del salotto. Mentre era perso nei suoi pensieri, Hemingway abbaiò ed appoggiò la zampa ai suoi jeans, cercando di farsi capire.

-Aspetta, Hem! Un attimo e ho fatto. Sei impaziente proprio come il tuo padrone!-

-Hey!-

Pat si voltò verso il padrone di casa appena citato in causa, che stava proprio rientrando in quell’istante. Sembrava aver corso, perché aveva le guance appena arrossate ed il fiatone. O forse aveva cantato in macchina a squarciagola, com’era solito fare. L’aveva sentito spesso e, a volte, avevano cantato insieme alzando cori per le vie della città degli angeli.

-Beh? È la verità. Siete entrembi impazienti.-Fece il rosso, prima di guardare il cane. –Ora puoi sdraiarti al tuo posto.-

Questo scondinzolò e fece un piccolo verso di ringraziamento, prima di salire sul divano ed accomodarsi. Il suo padrone si avvicinò e gli diede qualche carezza, prima di voltarsi verso Patrick. Non era ben sicuro di come iniziare il discorso… Sapeva che, qualsiasi cosa avesse detto, sarebbe stata apprezzata. Insomma, non era un segreto che il suo cantante era attratto da lui. Tra baci e toccatine ormai non c’era molto altro da aggiungere. Beh, una cosa di dire restava. Pensò il moro grattandosi il mento. Soprattutto quella riguardo al fatto che sarebbe stato l’unico ragazzo della sua vita adesso.

-Pat… Devo parlarti.-

Sussurrò, portandosi la mano fra i capelli e grattandoseli. Doveva trovare le parole giuste… Dai, aveva scritto testi su testi, non doveva essere così difficile tirar fuori una frase intelligente. Forse doveva bere un goccio di whiskey e tutto sarebbe andato per il meglio. No. Doveva parlare con il cuore in mano.

-Non sarà ancora riguardo a costruire una casetta di dolci in giardino, vero? Ti ho già detto che non è possibile…-

Fece il cantante, spostando il peso da una gamba all’altra ed incrociando le braccia sul petto. Le sopracciglia inarcate in un’espressione scettica. La cosa di certo non aiutava il moro, che ancora non aveva trovato una cosa intelligente da dire. Fanculo il romanticismo a quel punto! Concluse sbuffando. Avrebbe parlato a caso e sarebbe stato sincero, niente fronzoli o metafore!!!!

-Pat! È ora di metterci insieme seriamente… Voglio averti in casa a cucinarmi le frittelle tutte le mattine.-

Annuì, soddisfatto della propria dichiarazione d’amore. Decisamente non avrebbe potuto fare di meglio… Anche se Stump non sembrava dello stesso parere dato che non aveva cambiato espressione. Anzi, abbassò appena la testa, guardandolo di traverso attraverso le lenti degli occhiali.

-Era… Era una sorta di dichiarazione questa?-

-Sì… Non andava bene?- Chiese il bassista sgranando gli occhi stupito. –Forse dovevo prepararmi un discorso?-

Il dubbio lo assalì e cominciò ad agitarsi, prima di guardare Hemingway in cerca di aiuto. Questo però stava dormendo e non poteva di certo suggerirgli qualcosa. Fortuna volle che Patrick si avvicinò e gli afferrò le spalle, ridacchiando beffardo e scuotendo la testa.

-No, va benissimo Pete. È perfetta anche così…-

-Stai dicendo che non posso fare di meglio?- Domandò il moro offeso, portandogli le mani ai fianchi. –Patrick!! Guarda che se volevo potevo benissimo prepararmi la migliore dichiarazione mai pronunciata dall’inizio dei tempi!-

Il rosso continò a ridere ed appoggiò la fronte alla sua, lasciandolo comunque perplesso ed alterato. Si impegnava a dirgli che potevano stare insieme e lui rideva!! Che mondo ingiusto… Nessuno lo stava ad ascoltare, dannazione!

Sbuffò qualche impropero, prima di abbracciare il suo cantante e baciargli dolcemente le labbra. Poi chiuse gli occhi e gli posò la fronte sulla spalla, restando così per qualche istante. Sì… Scegliere Patrick era senz’altro meglio che avventurarsi chissà dove con Gabe. Sarebbe stato un inseguimento a tempo perso, perché uno come Saporta non si lasciava di certo catturare facilmente a meno che non fosse lui a rincorrerti dall’inizio. E poi, doveva ammetterlo, per quanto potesse amare Gabey, non si trattava proprio di attrazione totale e senza via di scampo… Era più un’amicizia molto simile ad un amore dolce e platonico.

-Vorrei proprio vedere se saresti in grado di scrivere una dichiarazione stupenda…-

Fece all’improvviso Stump, solleticando con il suo respiro il collo di Pete. Questo rabbrividì appena e poi buttò in fuori il labbro inferiore, sempre più offeso.

-Scommetti che ci riesco?!-

-Scommettiamo…-

Ridacchiarono tutti e due, prima di lasciarsi cadere sul divano e restare abbracciati a scambiarsi qualche affettuosa attenzione. Dall’altro divanetto Hemingway li osservava con una palpebra alzata, ma decise presto di tornare a sognare.

 

*  *  *

 

Travie se ne stava sdraiato sulla brandina in terrazza a guardare le poche nuvole bianche che si rincorrevano nel cielo. Il caldo atroce lo stava rincoglionendo e ad ogni tiro dalla canna non giovava di certo la sua lucidità. Ma non voleva essere lucido quel giorno… Aveva letto il messaggio arrivato qualche ora prima al suo ragazzo, che se ne stava sotto la doccia a cantare qualcosa dei Death Cab for Cutie.

From: |Gabe| Pronto per la nostra notte loca, niño? L’alba è tutta per noi.

Non ne sapeva nulla di quella cosa, Bill non gliel’aveva nemmeno accennata. Sarebbe uscito per passare la notte da Saporta e gliel’avrebbe di certo detto all’ultimo minuto. Ma ormai non c’era nulla di cui stupirsi. Era talmente preso da quel sudamericano che non c’era più maniera di farlo ragionare, ormai. Sarebbe andato dritto a sbattere contro il muro verso il quale stava correndo. Travie lo sapeva bene… Aveva già visto Saporta qualche anno prima e aveva capito già di che tipo si trattasse. Uno di quelli di cui non gliene frega nulla di nessuno, a meno che si innamori. E di sicuro non era perdutamente innamorato di William. Dai, non poteva esserlo veramente! Constatò incazzato il rapper. Come poteva anche solo innamorarsi di una persona fredda come Beckett? Okay, ci stava l’esserne attratto… Cazzo, era la cosa più bella che fosse mai stata creata! Ma amarlo era da folli. Lui per primo non provava niente, se non una semplice infatuazione e una normale amicizia… Era bello starci insieme, a volte si divertivano. Gli voleva bene, un sacco. Ma no! Non poteva amarlo.

Oltretutto sapeva che il suo ragazzo non provava nulla, esattamente come lui. Si trovavano bene insieme… Scopavano. Scherzavano… Basta. Non era di certo una fiaba. Nessuna Cenerentola e nessun Principe Azzurro.

Nella visuale di McCoy entrò improvvisamente una sagoma longilinea, avvolta in vestiti talmente attillati che poteva vederne ogni spigolo. Abbassò lo sguardo, posandolo sulla bandana beige legata al ginocchio di Bill e sospirò. Sembrava che dovesse salire su un palco, tutto in tiro come si era messo.

-Io esco.-

-Aha.-

Si limitò a rispondere l’afro, prendendo un altro tiro e lasciandosi andare sulla brandina. Incontrò gli occhi del ragazzo e gli fece l’occhiolino, giusto per muovere un muscolo facciale a caso.

-Vado da Gabe.-

-Aha.-

Il castano si appoggiò le mani ai fianchi, indolente, iniziando a battere il piede a terra.

-Penso che non tornerò per la notte.-

-Aha.-

Il menefreghismo ostentato del rapper lo fece andare talmente fuori di sé per la rabbia che non disse più nulla e girò sui tacchi per rientrare. Travie si mise a sedere lentamente e gettò a terra il moccino, prima di alzarsi ed andare alla porta finestra. Osservò Bill che afferrava la giacca in velluto ed uno zaino con dentro quel che gli serviva per la notte, prima di avviarsi alla porta. Si voltò solo un attimo verso di lui, giusto per fare una smorfia infastidita.

-Scopatelo per bene, eh. Altrimenti potresti deludere le sue aspettative.-

-Fanculo.-

William uscì sbattendo la porta e lasciò McCoy a ridere da solo, prima che si decidesse a programmarsi la serata. Avrebbe chiamato Nick, Eric e Matt e sarebbero andati per club… Niente di meglio che una serata tra amici senza William ed i suoi scleri tra le palle.

 

*  *  *

 

Era il tramonto quando William aveva bussato all’entrata di casa Saporta. Le pareti dell’appartamento erano tinte di arancio e dalle finestre entrava la brezza dell’Oceano, senza però rinfrescare l’ambiente. Non appena Gabe aveva aperto la porta si erano scambiati un lungo bacio, senza nemmeno essersi salutati. Era più forte di loro… Non potevano trattenersi.

La tavola era già pronta ed il profumo del riso cucinato dal padrone di casa impregnava l’aria insieme a quello del suo dopobarba. Beckett notò immediatamente quanto fosse bello Saporta per l’occasione. Quei pantaloni bianchi che gli aderivano perfettamente lungo le gambe lasciavano ben poco all’immaginazione. Si giurò di non provare a saltargli addosso rovinando l’atmosfera, anche se ci voleva uno sforzo di volontà non indifferente.

La cena preparata da Gabe era squisita, anche se fuori dalle abitudini alimentari del castano. Certo, entrambi diedero poca importanza al cibo, continuando a parlare di stupidaggini nell’attesa che facesse buio e potessero scendere a guardare le stelle. Fu verso le nove che Gabe decise di alzarsi e sparecchiare, aiutato dal ragazzo che non vedeva l’ora di andare in spiaggia.

-Sei pronto per la nottata?-

Domandò di punto in bianco Saporta, mettendo i piatti in lavastoviglie.

-Prontissimo… Ho visto l’alba una… uhm… una volta sola qui.-

Bill si scostò i capelli dal volto e sorrise, prima di appoggiare l’ultimo bicchiere nella credenza. Sentì improvvisamente dei brividi salirgli lungo la schiena al solo pensiero che il momento che aspettava da giorni era ormai vicino. Sarebbe sceso in spiaggia con Gabe e avrebbero passato la notte insieme, sdraiati sulla sabbia.

-Oh, niño, prometto che con me ne vedrai tante altre.- Dicendolo il moro sorrise e gli si avvicinò passandogli la mano ancora bagnata sul volto. –E prometto che ognuna sarà bella a suo modo.-

-Prometti un sacco di cose, Gabe...-

Sbuffò scherzosamente Bill, abbassando lo sguardo. Sentì la mano dell’altro scendere sul suo collo, prima di infilarsi fra i capelli e giocarci lentamente. Quelle attenzioni gli piacevano talmente tanto che avrebbe voluto riceverle per il resto dei suoi giorni... Sì, ma anche con Travie all’inizio era così, prima che diventasse abitudine. Constatò rattristandosi. Aveva paura che pure tutto quello che provava per Gabe avesse potuto spegnersi nello stesso identico modo. Ma valeva la pena tentare di credere a quelle promesse…

-Ma io mantengo quello che dico, sai?- Fece il cantante dei Cobra Starship, portando la mano al mento del ragazzo per fargli alzare lo sguardo nel suo. –Basterebbe solo che tu stessi al gioco…-

-…al gioco?-

Domandò William senza capire, mentre le sue iridi guizzavano incerte. Gabe sorrise, prima di passargli un dito sulle labbra e fermarsi a fissarle come incantato.

-Non so cosa hai fatto prima di incontrarmi, Bilvy… Non so che cosa ti abbia spinto a non credere nell’amore...- Mormorò, senza nemmeno sapere dove quel discorso lo stesse portando. –So solo che non sarò io a farti cambiare idea. Quindi prendiamolo per un gioco… Se l’amore è una bugia, noi non prendiamolo sul serio.-

William non si mosse di un millimetro, schiuse appena le labbra per boccheggiare a vuoto. D’altronde era vero che non voleva una storia seria perché non si fidava dei sentimenti. Certo, non voleva solamente giocare con Saporta, ma perché non seguire quella sua folle filosofia? Ancora non conosceva bene quell’uomo, ma fino a quel momento non aveva mai ferito nessuno con il suo modo di vivere non del tutto normale ed il suo vizio di non prendere la vita sul serio…

-…la troiaggine è rivoluzione, mi ha detto un giorno un vecchio saggio.-

Scherzò sorridendo dolcemente e facendo ridere Saporta. Si sporse appena per baciargli le labbra ed il moro gli afferrò i fianchi per spingerlo contro il ripiano della cucina.

-…che dici? La vuoi la “benedizione del Cobra” da questo vecchio saggio?-

Sghignazzò, mentre le sue mani scivolavano sulle cosce del ragazzo, che sorrise malizioso e gli passò le dita fra i capelli. Gabe poteva leggere l’eccitazione nel suo sguardo… E forse pure sul suo volto c’era dipinta la stessa espressione. Si baciarono in modo più famelico e violento, mentre Bill veniva spinto a sedersi sul ripiano. Il moro non aspettò molto per togliergli la maglia e lanciarla sopra il fornello, così come fece anche con la sua. Tornò a divorare quelle labbra sottili, mentre le sue mani scorrevano ovunque sulla pelle candida del cantante dei TAI. Premette i polpastrelli su quelle anche sporgenti, sentendo l’altro gemere sul suo mento.

Non desiderava nient’altro che farlo suo immediatamente…

-Bill… Ti voglio adesso.-

-Le stelle aspetteranno…-

Rispose Beckett, scendendo dal ripiano ed aggrappandosi ai jeans di Gabe per potersene disfare. Non appena li abbassò sfiorò l’erezione attraverso la stoffa dei boxer bianchi di marca e lo sentì sospirare. Tolse anche quell’ultimo fastidioso indumento, così da poter avvolgere la mano sul membro del sudamericano ed inizare a muoverla. Le loro labbra continuarono a scontrarsi, nonostante alcuni gemiti gutturali sfuggissero interrompendoli…

Fu quando la mano di Saporta andò a stringere il suo polso che si fermò e si allontanò in modo che si potessero scambiare uno sguardo. Entrambi avevano le guance arrossate, ma quelle scolpite del più grande dei due erano particolarmente belle. William ne fu stregato ed andò ad accarezzarle lentamente… Scottavano.

-…andiamo di là. Non voglio farlo in cucina oggi…-

Ansimò Gabe ridacchiando, per poi spingere il castano verso la stanza senza permettergli di staccarsi da lui. Sarebbe stato da pazzi lasciare Bill anche solo per un secondo. Non poteva allontanare le sue mani da quel corpo tanto bello ed invitante…

Non appena furono in camera pure gli ultimi vestiti di Beckett finirono sul pavimento e il padrone di casa non ci mise molto a farlo cadere sul materasso. Il letto scricchiolò appena quando Gabe ci salì sopra a carponi e si posizionò sopra di lui, iniziando a lasciare una scia di baci lungo quel ventre piatto. Sentiva il suo cuore battere prepotentemente per l’eccitazione del momento… Poi scivolò più in basso, così che le sue labbra avvolsero il mebro del leader dei The Academy Is, a cui sfuggì un gemito talmente stupendo che se ne compiacque. Si fermò quando si accorse che era abbastanza e si tirò su per poter guardare quel viso così bello, sconvolto dalla passione del momento. Era davvero fantastico…

William sentì le dita di Gabe scivolare piano fra le sue natiche, per poi violarlo poco delicatamente. Gemette forte, poi strizzò appena le palpebre per il piacere. Saporta non riusciva più a contenere l’eccitazione… Non ce l’avrebbe fatta oltre. Afferrò le cosce a Bill e lo sistemò, prima di inarcarsi sopra di lui, penetrandolo.

Per un attimo gli sembrò quasi che stesse per avere un altro di quei suoi dejavù, ma poi si rese conto che era solo un blackout momentaneo di puro piacere. Le sue spinte si fecero più veloci e secche, mentre il castano gemeva con voce armoniosa sotto di lui. Dannazione, quello sembrava che stesse cantando anche mentre scopava… Pensò Gabe in un secondo di lucidità. La cosa l’avebbre presto ucciso.

Will dal canto suo stava osservando i muscoli tesi di Gabe e fece scivolare la mano sul suo bicipite. Alzò a fatica lo sguardo verso il suo volto e per un attimo desiderò di poterlo guardare per il resto dei suoi giorni, prima che fosse costretto a strizzare le palpebre. La mano di Saporta era andata a stringere la sua erezione, iniziando a frizionarla, ed il piacere stava mandandolo fuori di testa. Fu lui il primo a raggiungere l’orgasmo, qualche attimo prima che un ansito lasciasse le labbra del moro e questo riversasse il suo piacere.

I loro sguardi si incontrarono per un lungo istante e, in quel frangente, il tempo sembrò fermarsi. Davanti ai loro occhi comparve il sogno di una vita insieme, per poi infrangersi come cristallo.

-…lo sai di essere bellissimo, vero niño?-

Domandò Saporta sorridendo e lasciandogli un bacio sulla fronte prima di stendersi al suo fianco. Bill  lo abbracciò, non volendolo lasciare. Lo strinse forte, affondandogli il volto nell’incavo della spalla.

-Guardare il cielo non... sai.. non sarebbe stato così spettacolare.-

Mormorò, facendo ridere l’altro che gli strinse una spalla per poi dargli un bacio fra i capelli.

-Possiamo guardarlo anche da qui...-

Gli disse Gabe, indicando i tendaggi chiusi e facendolo voltare a guardarli. Curioso com’era si alzò ed andò lentamente ad aprirli... Era come se lo stessero chiamando. Non appena scostò la tenda vide delle luci colorate e si affrettò ad aprirla interamente con il cuore in gola. Davanti a lui c’era il molo tutto illuminato... La ruota panoramica e le montagne russe affollate di turisti e gente del posto. Si sentì le lacrime agli occhi mentre si appoggiava al vetro ad ammirare lo spettacolo.

-Allora…? Il Cobra ti ha mangiato la lingua?-

Gabe si mise a sedere a gambe incrociate sul letto ed aprì le braccia in modo beffardo. Fu quando William si voltò per sorridergli che si ricordò di aver già immaginato quella scena non appena entrato in quell’appartamento. Era William quello che sperava di far sorridere… Era lui quello che aveva sempre sognato e desiderato.

-Non… Non ho parole da dire.- Ridacchiò imbarazzato il ragazzo, scostandosi I capelli sudaticci dal volto.-…è come se stessi vivendo in un sogno. Mi… uhm… Mi sento quasi stupido.-

Il padrone di casa restò rapito a guardarlo per qualche istante, lo sguardo scendeva lungo quel corpo pallido in controluce. Le stelle e le luci della ruota panoramica sullo sfondo lo rendevano se possibile più etereo di quanto già non fosse. A quel punto si chiese se veramente valeva la pena di non prendere tutto sul serio e continuare a giocare. Era Gabe Saporta, sì, ma non era sicuro di farcela.

-Faccio fatica a crederci pure io, niño,  ma non è un sueño. O... almeno spero.-

Si alzò e raggiunse Bill, schiacciandolo contro la vetrata e baciandolo ancora. E ancora… Non voleva assolutamente lasciarlo andare per un solo secondo.

Fecero ancora l’amore, restando ore abbracciati nel letto a parlare. Gabe gesticolava con il braccio libero, mentre con l’altro teneva William stretto a sé. Gli parlò dell’Uruguay, del mare, di Montevideo, dei suoi nonni, della sua infanzia… Gli parlò di Manhattan, della Statua della Libertà, del Bronx, dei Midtown. Gli spiegò del Cobra, del deserto, della peyote, delle lezioni di ballo, dei suoi progetti, della musica.

Gli promise di portarlo a visitare alcune città del mondo in cui era stato e altre che voleva vedere, di fargli provare piatti nuovi, di conoscere alcuni suoi amici e parenti. Gli giurò di fargli da guida a New York, di scrivere un’altra canzone insieme, di restare al suo fianco.

William ascoltò per tutta la notte. Commentò ironicamente alcune cose e rise, ma non parlò di sé. Gli bastò ascoltare tutto quello che usciva dalle labbra di Saporta, immaginando di poter far parte di quella vita e sperando di veder mantenute quelle promesse.

Senza che se ne rendessero conto era ormai l’ora del sorgere del Sole e in fretta si infilarono qualche vestito per scendere in spiaggia. Non era esattamente quello che avevano programmato, ma andava bene anche così.

I piedi nudi di William vennero bagnati dall’acqua gelida dell’oceano e rabbrividì, mentre Gabe gli abbracciava le spalle, tenendolo stretto al suo fianco. Gli lasciò un leggero bacio fra i capelli, cominciando a dondolare al ritmo della canzone che aveva in testa. Era buffo, perché nonostante fosse la sua preferita non avrebbe mai immaginato di mettersi a cantare quel ritornello proprio davanti al cantante dei TAI.

-Back down, cash out, that's the city for you… Break down and back out, and get what's coming to you…-

Bill rise appena e chiuse gli occhi, stringendogli appena il fianco. Come aveva fatto per tutta la notte si limitò ad ascoltarlo…

Fu quando furono di nuovo in casa e William stava per addormentarsi fra le lenzuola, che Gabe mandò quel messaggio a Pete. Voleva solamente che sapesse che ce l’aveva fatta… Che qualcosa nella sua vita ora sembrava essere perfetto.

To: |Petey_Wtz_<3|…io ed il mio niño abbiamo visto l’alba insieme. <3

Avrebbe voluto aggiungere che avevano fatto l’amore, ma non lo fece. Gliel’avrebbe raccontato a voce, per poi sproloquiare del suo futuro al fianco di Beckett davanti ad un paio di cocktail nella favolosa villa Wentz. Semplicemente si accostò al ragazzo abbracciandolo stretto e lasciando che il sonno lo trasportasse.

 

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Il vento della costa accarezza il ciuffo castano che cade davanti al volto pallido di William. L’uomo davanti a lui continua a guardarlo, passandogli lentamente la mano sulla guancia fredda. Non credeva di poterlo avere ancora al suo fianco… Era un ultimatum quello che si erano prefissati per quella data. Se non si fossero incontrati, allora ognuno sarebba andato avanti per la sua strada. Al contrario, se si fossero visti si sarebbero di nuovo presi per mano per camminare insieme. Gabe aveva dubbi a riguardo… Ma d’altronde per loro era sempre stato così. La distanza li teneva separati ed ognuno pensava per sé, ma quando erano insieme nulla avrebbe potuto separarli. Questa volta sarebbe stata diversa dalle altre?

-…ti ho pensato ogni giorno per tutto questo tempo.-

Mormora il moro, abbassando lo sguardo. William sembra meno sereno del solito… Ha messo su qualche chilo, ma è ancora bellissimo. Uno come lui non potrebbe mai sfiorire. È ancora il “suo niño”, esattamente come lo era cinque anni prima. Il sorriso che gli mostra è sempre quello che ha amato e cercato per tutta la vita...

-Lo so.- Risponde il castano, voltandosi verso il mare. –Perchè per me è stato lo stesso.-

Il vento aumenta la sua forza, mentre altre gocce cadono dal cielo dispettose e s’infrangono sulla loro pelle. Qualcuno apre l’ombrello, qualcun altro va a rifugiarsi nel cafè più vicino. I due cantanti, tuttavia, restano immobili dove si trovano. Le dita delle loro mani intrecciate nella tasca della giacca di Gabe...

Entrambe le loro menti sono lontane da quel posto grigio e freddo, proiettate su un paesaggio sulla costa opposta degli States. Come sempre...

-Ti ricordi la nostra prima alba...?- Domanda il castano e l’altro annuisce malinconico, volendo tornare a quel tempo. –Mi avevi promesso che mi avresti fatto da guida... sai... a New York. E.. E che prima o poi mi avresti baciato in cima all’Empire State Building.-

Ridacchia, abbassando però il volto per nascondere la vera nostalgia che provava. Gabe gli stringe più forte la mano e sorride, ricordandoselo solo ora. Ha promesso così tante cose che se le scorda sempre... Eppure non è la prima volta che sono nella Grande Mela insieme. Chissà perchè non gliel’aveva mai ricordato prima, quello stupido.

-Allora andiamoci ora… Ti ci porterò adesso.-

Dicendolo fa un passo indietro trascinando Beckett, che con sguardo malinconico lo segue senza fiatare. È Gabe, come al solito, che parla della sua vita e di tutto quello che finora gli è mancato. Ma il punto focale del discorso è sempre quello: William.

Quanto vorresti che con un bacio su quel grattacielo tutto torni come un tempo. Che solo mantenendo una fra le mille promesse le cose si aggiusteranno… Tutto ti riporta alla mente quell’agosto, quando ancora promettevi a Bill cose impossibili pur di averlo al tuo fianco. Non avevi intenzione di mentirgli, ci credevi anche tu. Tutte le cose che hai promesso, nel tuo cuore, speravi veramente che un giorno potessero avverarsi…

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

 

Saluti a tutti in questi tristi giorni di notizie che speravamo di non dover mai leggere.

I TAI ci mancheranno, ma saranno sempre con noi nelle canzoni che ci hanno fatto compagnia. <3

Spero che la strada di ognuno di loro sia piastrellata di esperienze favolose…

 

Detto questo, stop. Non voglio parlare più per non essere fraintesa.

Parlerò del capitolo…

 

Allora… POP THE CHEAP CHAMPAGNE!

I protagonisti sono riusciti a spassarsela per la notte dopo 9 capitoli!!!!! Three Cheers for Gabilliam!!! Hip Hip Hooray…

 

Questo è il capitolo delle dichiarazioni a quanto pare, tra Pete e Gabe non so chi sia il più scemo.

Scusate ma dovevo rovinare il romanticismo! Non ce la faccio a restare del tutto seria… I’m not a hopeless romantic :P

 

Sappiate che ieri sera scrivere è stata dura con tutto quello che si è saputo, ma ce l’ho fatta.

Claudia, non abbarterti più! E spero che il capitolo ti aiuti!! ;) Let me know!!!

 

Grazie come sempre a tutti quelli che leggono e continuano a seguire la trama!

 

Alla prossima!!!

Ditemi che ne pensate… <3

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I album. Tenth Track *Who knew that Love was a Dangerous Drug?.* ***


I WON’T BELIEVE IN LOVE: IT’S JUST A LIE

I won’t believe in Love: It’s just a lie.

*Prostitution*is*revolution*

 

 

*I album: While the City Sleeps
we Rule the Beaches*

 

 

Tenth track * Who knew that love was a dangerous drug? *

 

 

*2oo6*August

 

Brendon Urie era –come detto in precedenza- il peggior esemplare con cui si potesse mai convivere.

A volte parlava troppo, si agitava, si metteva a saltellare, rideva nei momenti meno opportuni, non diceva mai nulla di serio ed addirittura aveva orari della giornata in cui doveva per forza mettersi a cantare cover assurde. Se vogliamo pure parlare del suo problema di iper-attività convulsa ed incurabile, allora non si puo’ far altro che giustificare il povero Ross.

In quel momento, lo sventurato chitarrista dei Panic si trovava seduto su un divanetto nel backstage di un concerto e stava cercando di non distruggere i cuscini per la rabbia. In verità aveva già fatto a pezzi una rivista che gli avevano dato pochi minuti prima, su cui i Panic! At The Disco erano ritratti in copertina. Le loro facce erano ormai dei coriandoli sparsi ai suoi piedi, quasi che si fosse organizzato un felice carnevale in piena estate. Il fatto era che non riusciva più a trattenere il nervosismo che lo stava pian piano facendo bruciare dall’interno e mandando in completa escandescenza. Pochi istanti e sarebbe esploso, gettando budella, pezzi di carne e di cervella per tutta la stanzetta… Pensò Ryan stringendo i denti, tanto che ormai la mascella gli doleva in modo assurdo. Lo avrebbero raccolto con il cucchiaino.

Certo, sarebbe stato meglio così piuttosto che sopportare ancora un secondo quella situazione. Ormai erano a Los Angeles da mesi e la cosa si faceva sempre più difficile. Considerando il fatto che il caro Urie aveva appena fatto la sua apparizione in camerino con indosso solamente -e Ryan ci teneva a specificare quel “solamente”- un dannato cappello. Era uscito dal bagno con quel cappello da gangsta in testa…

-Un cappello, per l’amore del cielo!-

Sussurrò, strappando un’altra pagina della rivista e lanciando altri pezzi di carta sul pavimento. Non riusciva ancora a credere che quell’idiota avesse davvero avuto il coraggio di girare completamente nudo se non per il cappello. Non era possibile essere così ottusi. E poi, cazzo, mettersi a urlare come un pazzo che “il cappello gli donava come a nessun altro ed era tanto fantastico da poter tornare in hotel con solo quello e una goccia di Chanel n.5 addosso”… No, non poteva essere vero.

-Esibizionista.-

Dicendolo si alzò di scatto per scaricare la rabbia ma, proprio mentre stava per dare un calcio al bidoncino, la porta si aprì ed entrò di nuovo il cantante. Per un attimo Ross credette che fosse ancora senza vestiti, ma per fortuna si era messo qualcosa indosso. Fortuna, poi… Riflettè guardando il cavallo dei jeans di Brendon. Andava benissimo anche nudo, se solo avesse potuto toccarlo o baciarlo o scoparselo.

-Stavi parlando con me?-

Domandò il moro sbattendo le ciglia manco fosse il gemello perduto di Bambi. Cadeva come al solito dalle nuvole, senza rendersi conto di quello che destava nella mente del suo amico.

-No.- Fece secco Ryan, infilandosi la giacca beige con rabbia e sentendo un inquietante “strap”. –Stavo parlando con gli alieni. Ho le visioni. Vedo fiori gialli che ballano il tango sul soffitto, scuotendo le corolle.-

-Ma che carini! Perché non li mettiamo in un video?-

Alla risposta del cantante, l’altro afferrò anche il suo zaino ed uscì da quell’infernale backstage. Voleva andare a dormire. Non chiedeva altro. Solo un letto in cui sdraiarsi e morire lentamente, cercando di non pensare al corpo nudo di Brendon.

Fuori, accanto all’auto che li avrebbe portati al loro albergo, c’erano Spencer e Brent che li attendevano. Entrambi sembravano esausti dopo quel live… Forse anche loro non sopportavano più Brendon. Era probabile che volessero lasciare la band e scappare in Messico a vendere tacos. O almeno a Ross pareva che i loro pensieri fossero questi…

-Ho un sonno tremendo.-

Disse il chitarrista passandosi una mano suglle palpebre, iniziando a massaggiarle lentamente. Spence lo guardò con un sopracciglio inarcato, prima di sospirare. Aveva capito il problema… Non che ci volesse un genio. Brendon stava ancora saltellando dicendo che il suo nuovo cappello era la cosa più bella del mondo, se non si contava il suo viso. Scherzava, ovviamente. O almeno il batterista ci sperava, dato che altrimenti sarebbe stato un caso preoccupante di narcisismo. Lo conosceva da anni e l’unica cosa di cui era certo che la causa di tutta quell’eccitazione e della mancanza di modestia, fossero dettate dalla sua ingenuità. Era sempre solito dire tutto quello che gli passava per la testa senza mai pensarci… Anche il fatto che in quell’istante si stesse vantando del cappello era dovuto al suo carattere irrecuperabilmente fanciullesco.

La faccia di Ross diceva che non riusciva più a resistere con Urie al suo fianco. Era più che comprensibile… Erano sempre stati uno l’opposto dell’altro. Se Brendon era solare ed agitato, Ryan era timido e calmo. Se uno scalpitava e straparlava, l’altro era indolente e conciso. Si erano trovati sempre bene insieme proprio per questo, Spencer lo sapeva. Li aveva osservati… Ed aveva capito un sacco di cose, anche se il chitarrista se ne stava chiuso nel suo guscio di silenzio.

Se Smith conosceva Brendon, Ryan per lui era come un libro aperto. Non aveva bisogno di sentirgli dire a parole quanto teneva al suo cantante, l’aveva visto negli anni. Ryan Ross non era certo quello che si diceva un “ragazzo premuroso ed amorevole”, almeno non finchè Brendon non era magicamente apparso nella sua vita. Da quel momento si era come aperta una breccia nel menefreghismo di Ryan ed ogni volta che i suoi occhi si posavano sul cantante si riempivano di sentimenti pronti ad allargare quella piccola crepa e distruggere ogni muro.

Nonostante pensasse tutto questo, Spence non aveva mai detto nulla a Ryan. E sarebbe rimasto zitto ad aspettare sviluppi che –ne era certo- sarebbero arrivati presto. Anche quando si salutarono nel corridoio per andare in stanza, era ben evidente che il chitarrista non vedeva l’ora di rimanere da solo con Bden. Quindi, semplicemente, Brent e lui si chiusero in stanza a guardare un film western mandato in tv sperando di aver buone notizie al mattino.

Ryan, dal canto suo, era ancora abbastanza disperato e debilitato dalla visione di Brendon nudo. Quando arrivò in camera non si prese nemmeno la briga di togliersi le scarpe e si lanciò prono sul letto. Sperava che un meteorite cadesse sopra la sua testa e lo spedisse diretto all’Aldilà, dove avrebbe bevuto il thè con Lennon su una morbida nuvola e parlato di musica. Sospirò ed abbracciò il cuscino, voltandosi appena verso destra e scattando impaurito quando si ritrovò il viso di Urie a distanza troppo ravvicinata.

-Che diavolo fai?!-

-Ryro, mi sembra che tu stia male!!- Squittì allarmato il moro, sgranando gli occhi. –Ti comporti in modo strano! Prima sul palco quando mi sono avvicinato per abbracciarti sembrava che stessi per svenire! Poi vedi fiori che non esistono… Magari sei un po’ esausto per i live!-

La preoccupazione era ben visibile sul suo volto, le iridi nere e profonde guizzavano frenetiche per cercare una risposta. Ryan si perse a fissare quel ragazzo fin troppo perfetto e non riuscì a dire nulla, così da esser scambiato per il solito indifferente senza speranza. La verità era che aveva troppe cose da dire… Ma Brend questo non lo sapeva, quindi prese quel silenzio per un ammonimento e si allontanò.

Era così abituato ai cambiamenti di umore del leader che ormai ci rinunciava direttamente. Sapeva bene che, per quanto potesse impegnarsi, non avrebbe risolto nulla. A volte pensava di essere la causa del suo nervosismo cronico… Forse era troppo attivo e logorroico e dava fastidio. D’altronde Ryan gli aveva chiesto di cantare per la sua band, non certo di diventare migliori amici. Certo, stavano bene insieme e lui considerava il castano molto più di un membro della band. Lo adorava alla follia e gli voleva un bene dell’anima. Qualche volta aveva una voglia atroce di abbracciarlo forte per snodare tutti quei pensieri nefasti che gli occupavano il cervello. Pensava seriamente che Ryro avesse bisogno di affetto più di quel che dava a mostrare, solo che continuava a respingere ogni approccio in malomodo.

Cosa poteva fare? Rimuginò il cantante, slacciandosi le Converse e sospirando. Non aveva alcuna speranza di poter abbracciare Ryan e baciarlo e… Cazzo!!! Stava fantasticando un’altra volta di potersi mettere con lui!!! Come se fosse possibile, poi! Sapeva che l’amico si era fatto qualsiasi cosa bionda che gli capitasse a tiro e che, di conseguenza, non poteva ricambiare i suoi sentimenti.

-Non sto male.-

All’improvviso la voce di Ross riempì il silenzio ed il cantante alzò lo sguardo per guardarlo. Si era alzato e si stava togliendo l’elegante giacca color sabbia, per gettarla sulla poltrona. La maglia bianca che indossava si adagiava delicatamente agli spigoli del suo corpo magro ed il moro non poteva far altro che fissarlo rapito.

-Allora cos’hai?- Domandò provando a distrarsi, ma era sicuro di avere uno sguardo da maniaco sessuale. Se lo sentiva. –Non fai altro che scazzarti! Se non stai male allora ce l’hai con me? C’è qualcosa che non va in me, Ryan?!-

Si portò le mani al petto, sicuro che presto sarebbero arrivati gli insulti. Non era una domanda da porre, quella. Dalo sguardo del chitarrista si leggevano infatti stupore e sbigottimento.

-Non ce l’ho con nessuno… Tantomeno con te.- Disse secco, scuotendo la testa e borbottando un’aggiunta. -…ce l’ho con il tuo cappello.-

-Con il mio cappello? Se non ti piace potevi dirmelo anche subito e non l’avrei messo!!-

Dicendolo il cantante si tolse il copricapo e lo gettò a terra, poi si morse le labbra rattristendosi. Non voleva di certo far arrabbiare Ryro indossando cose che non gli andavano a genio. Avrebbe messo indosso anche un sacco di juta se solo gli avesse detto che con quello stava bene.

-Quel cappello è bello, Brend. Seriamente… Ma non puoi entrare in camerino con solo quello addosso!!! Ti pare?!- Sbottò improvvisamente il castano, allargando le braccia in preda all’isteria. –Non so se ti rendi minimamente conto di cosa siano il senso del pudore e della decenza! Non è normale girare nudo ovunque! La gente potrebbe interpretare male il tuo comportamento!-

Lui stesso aveva aveva rischiato di interpretarlo male. D’altronde cosa poteva pensare di una persona che gli si presentava davanti senza niente addosso?! A Ryan era parso quasi come un corteggiamento troppo schietto! Se solo non avesse conosciuto Urie, avrebbe pensato che fosse comparso nudo nel camerino solo per farsi stuprare sul momento.

-Non lo farò più! Mi dispiace, non pensavo che ti infastidisse… Di solito tra uomini non è un problema stare svestiti. Però se-

-Io non ho problemi con gli uomini nudi!!! Ho problemi con te nudo. Solo con te!-

Il castano non riusciva più a controllarsi, ma d’altronde quando ti ritrovi davanti l’oggetto dei tuoi desideri come mamma l’ha fatto, non puoi più restare sereno. Non ce la faceva più… Aveva bisogno di un psicologo, ma la DecayDance non era disposta a pagarglielo nonostante il suo fosse un disagio causato dal lavoro. Non poteva scrivere canzoni in santa pace se il proprio cantante era altamente attraente ma non si lasciava portare a letto.

-Sono deforme?!- Chiese Brendon alzandosi la maglietta per guardarsi la pancia in cerca di un’anomalia fisica. –Ho qualche cosa che non va?!-

A Ryan sarebbe caduta a terra la mascella se solo fosse stato in un cartone animato. Quel ragazzo era troppo stupido ed ottuso per essere vero! Si portò le mani fra i capelli e li spettinò, perdendo del tutto l’aria tranquilla ed affascinante da gentleman che aveva di solito. Il Ryan George Ross III che tutti conoscevano ormai era stato sepolto vivo da un Ryro completamente  stravolto dall’isteria

-Non sei deforme, Cristo santo!!! Sei perfetto! Sei bellissimo! Non c’è niente che non vada in te e tutta questa perfezione mi manda in tilt ormonale tanto che non capisco più nulla quando ti guardo se non che ti voglio saltare addosso!-

-E allora perché non lo fai?- Chiese Brendon, anche lui preso dalla foga del compagno di stanza. –Saltami addosso, adesso!-

Da uno come Urie ci si  poteva aspettare una risposta così immediata ed irrazionale. Lui non aveva problema con quello che aveva appena sentito e, da parte sua, aspettava da tempo il momento in cui il chitarrista si sarebbe dichiarato. Quindi si fece trasportare dalla completa follia istantanea, senza pensare troppo a tutto quello che sarebbe potuto succedere. Non era il tipo da fermarsi a discutere: adesso che sapeva che Ross voleva farlo suo, era ben disposto ad accettarlo.

Da Ryan, tuttavia, ci si aspettava qualcosa di più razionale. Purtroppo era da così tanto che attendeva di essere ricambiato, che si gettò letteralmente addosso al cantante. Gli afferrò i capelli e gli strattonò appena il capo per poi impossessarsi di quelle labbra carnose. Aveva sognato quella scena per mesi e mesi… Ed ora si stava avverando. Brendon rispondeva al bacio, infilandoci prepotentemente la lingua ed attaccandosi alle sue spalle con presa ferrea. Entrambi stavano asspettando di scambiarsi questo bacio decisamente da troppo tempo.

Il castano spinse Brendon sul materasso per sovrastarlo, fermandosi un attimo ad osservare quel volto particolare. Passò la mano fra i suoi capelli neri e folti, prima di abbassarsi ancora a divorargli le labbra. Era una cosa che si sarebbe protratta a lungo… C’erano troppi baci di arretrato per potersi fermare anche solo un istante. E la notte era ancora lunga…

 

*  *  *

 

Lo studio di registrazione quel giorno era completamente vuoto, dato che quasi tutti avevano deciso di andare in tour o prendersi una vacanza. Una sola stanza era occupata da ore da una sola persona che si dilettava a scribacchiare testi e trafficare con i synth e la chitarra. L’unica cosa che lo teneva lì era la speranza di riuscire a registrare quella canzone che aveva in mente da ormai una settimana. Erano ormai tre giorni che stava tentando di scrivere. Più ci provava, meno riusciva ad avvicinarsi al suo scopo. Da solo non poteva fare tutto quello che aveva in mente… Dannazione, era Gabe Saporta, non certo Dio!

Rinunciò all’impresa quando si accorse che non riusciva ad esprimere quello che provava. Quello che aveva in mente era qualcosa di dolce e quasi etereo. Qualcosa come William. Più suonava quel giro di accordi, più si rendeva conto che erano lontani anni luce dal ragazzo. Ci voleva qualcosa di diverso…

-Bisognerebbe essere almeno un po’ romantici, Gabe.-

Si disse, grattandosi la testa ormai rassegnato. Se avesse avuto almeno un minimo di romanticismo, forse sarebbe riuscito a buttare lì qualcosa. Ma no, lui non era tipo da canzoni d’amore. Non avrebbe mai scritto la nuova “Don’t Wanna Miss a Thing” così su due piedi. La cosa lo demoralizzò tanto che decise di tirare fuori la bottiglia di vodka e prendersi almeno mezz’ora di relax e riflessione.

Chiuse gli occhi e si lasciò andare sul divanetto rosso, guardando la spugna che isolava le pareti. Ci voleva Bill. Concluse prendendo un sorso dalla bottiglia. Se fosse stato lì con lui di certo gli sarebbe venuta un’idea geniale. Lo avrebbe baciato, l’avrebbe spinto sul divanetto e spogliato… Avrebbe fatto scivolare le dita lungo il suo ventre e…

-G.A.B.E. stai decisamente degenerando…-

Si ammonì e riprese a bere, cercando di non pensare ad una scopata con Beckett. Cosa difficile… Non lo vedeva da giovedì pomeriggio, quando era uscito da casa sua dopo una merenda/colazione consumata a letto. Non che fosse scomparso nel nulla… Era semplicemente andato a casa con tutta la band, perché avrebbero improvvisato un live nei pressi di Chicago. Avrebbero fatto ritorno solo la mattina dopo, per rinchiudersi in studio fino all’inizio del tour di Ottobre. A quanto pare anche i The Academy Is dovevano mettersi sotto con il nuovo album, prima di attirare le ire funeste di Wentz.

Cosa che Saporta stava rischiando, dato che la sua carriera musicale era minacciata dal suo blocco momentaneo. Si sdraiò per lungo sul divano e chiuse gli occhi, provando a concentrarsi. Cos’era William? Una melodia di campanellini suonata da angioletti felici? Una schitarrata potente di un metallaro arrabbiato? Una ballata d’amore con violini e pianoforte? No. Era… Qualcosa di dannatamente sexy. Ma no! Quello che aveva in mente era molto più tenero.

Si lasciò sfuggire un verso prolungato e roco, simile al lamento di un uomo lasciato a morire dissanguato in una cantina. Poi, a tentoni, cercò di prendere la chitarra e trovò il manico, trascinandosela addosso. Fece qualche giro di accordi a caso, giusto per non darsi al totale cazzeggio.

-…how could they know? Why would you care? I’m losing control. Are you getting scared?-

La sua voce riempì la saletta vuota, rendendolo abbastanza soddisfatto da provare a continuare su quella melodia. Il Cobra volle però che qualcuno lo interrompesse, perché la porta si spalancò violentemente e qualcuno urlò il suo nome. Spaventato, Gabe si alzò di scatto picchiando il mento nel manico della chitarra e versando vodka sul divanetto.

-Madre de Dios… Soy un idiota.- Bofonchiò guardando la macchia sui cuscini. –Che danno.-

-No hay que preoucuparse…-

Si voltò di scatto verso la porta quando sentì qualcuno rispondergli in spagnolo e vide due tizi sconosciuti che lo guardavano e facevano “ciao-ciao” con la mano. Entrambi erano davvero alti, soprattutto il castano che lo fissava con dei grandi ed inquietantissimi occhi. Gabe cercò di alzarsi in piedi e li guardò di traverso, non capendo da dove saltassero fuori questi.

-…cercate qualcuno?-

Domandò giusto per sapere, mentre era già pronto ad usare la chitarra acustica come arma di difesa. Non era un gran combattente, però all’occorrenza poteva diventarlo. Il Cobra lo avrebbe assistito nel combattimento, ne era sicuro. Il moro sorrise e si sistemò gli occhiali, mentre l’altro si fece avanti.

-Gabriel Eduardo Saporta! …stiamo cercando lui. E dovresti essere tu… O perlomeno quello nei video dei Midtown ti assomiglia in maniera esagerata.-

Il cantante alzò un sopracciglio vagamente spaesato, prima di avvicinarsi un po’ diffidente. Guardò entrambi gli strambi individui e decise di posare a terra la sua arma.

-Sì… Sono io.- Mormorò, allungando la mano che venne immediatamente stretta dal più alto. –Perché mi cercate?-

Questo tizio iniziò a scuotergli la mano, afferrandola con entrambe le sue. La agitava così tanto che per poco a Saporta parve quasi che gli si stessero distruggendo i legamenti della spalla.

-Pete Wentz ci ha detto che ti occorreva una mano per un nuovo progetto musicale… Io sono Ryland Blackinton!-

-Ed io Alex Suarez…-

Aggiunse l’altro continuando a sorridere gentilmente ed annuire come un idiota. Gabe sgranò gli occhi e schiuse appena la bocca, non capendo bene perché Pete fosse andato a raccontare gli affari suoi a questi due.

-E….?-

-…E quindi eccoci qui! Vorremmo proporci per un’audizione…- Fece Ryland, lasciando la mano di Gabe. –Così se ti andiamo bene possiamo iniziare a fare qualcosa! Wentz ci ha detto di parlarne direttamente con te, dato che lui è occupato con i concerti!-

Saporta non potè far altro che annuire ed indicare la saletta ai due avventurieri, prima di inventarsi una scusa qualsiasi per poter andare a telefonare a Pete. Scappò in bagno lasciandoli con l’ordine di preparare una canzone, così che riuscì a chiamare il produttore. Il telefono suonò a vuoto per istanti interminabili e, quando ormai stava per rinunciarci, finalmente rispose.

-GabeyBaby… che bello che-

-Perché mi mandi due sconosciuti per un’audizione di cui non sono a conoscenza?-

Chiese curioso, avvicinandosi allo specchio e controllandosi i denti. Si alzò il labbro superiore e spalancò la bocca per vedere se ci fosse qualche rimasuglio di cibo, per poi dedicarsi al controllo delle sopracciglia e dei capelli. Il suo aspetto non era dei migliori… Contando la barbetta e le occhiaie, ma di certo quei due non erano conciati peggio. E, insomma, non era un appuntamento. Doveva solo sentire come suonavano e poi cacciarli via… Lui era Gabe Saporta, non aveva bisogno di una band.

Oddio, ne aveva bisogno eccome… Realizzò mentre Pete parlava praticamente da solo. Aveva constatato che non era in grado di farcela con le sue sole forze. Eppure dopo l’esperienza con i Midtown non era molto sicuro di avere a che fare con altre persone. Era affabile, sì… Ma dannatamente egocentrico ed egoista. Se doveva fare un album, doveva per forza essere come lo desiderava lui. Ed in quel momento desiderava plasmare William in una melodia. Come poteva spiegarlo agli altri??

-…così alla fine al quinto giro di tequila ho visto che erano tanto simpatici e ho pensato “con Gabe andrebbero d’accordo!”. E poi conoscono i Midtown, quindi sapevano a cosa andavano incontro. Volevano conoscerti e te li ho spediti. Se ti piacciono puoi collaborare con loro! Ti giuro che sono delle bellissime persone! E sai che io ho occhio per certe cose!-

Il sudamericano riuscì a sentire solo l’ultima parte del monologo, dato che aveva finito di concentrarsi sul suo riflesso. Nonostante si fosse perso il momento dell’incontro tra Pete ed il duo di pagliacci, perlomeno aveva capito che li aveva scelti appositamente per lui. Si fidava ciecamente di Wentz… D’altronde sotto la sua ala aveva preso solamente persone degne di simpatia e stima. Tranne McCoy. Ma quello era un caso a parte… Non gli stava simpatico solo perché aveva Bill. Alla fine aveva anche lui i suoi pregi.

-Okay. Allora adesso vado da loro e ci mettiamo sotto con l’album!-

-Ecco! Così ti voglio GabeyBaby!!! Ricordati che quando torno devi avere almeno tre canzoni pronte!-

Con questo ammonimento, il bassista riattaccò e lasciò Gabe con il terrore. Doveva sbrigarsi! Il giorno seguente avrebbe avuto la premiere di Snakes on a Plane e non aveva poi così tanto tempo. Si lanciò di corsa nella saletta, dove Alex e Ryland stavano suonando e cantando chissà quale canzone. Si fermarono quando videro che Saporta era entrato e gli sorrisero tutti e due contenti.

-Siamo pronti! Ti facciamo sentire-

-No, non ce n’è bisogno.- Dicendolo andò al piccolo frigorifero nell’angolo ed estrasse due redbull e una vodka. Versò entrambe in tre diversi bicchieri e poi si voltò a porgerne due ai nuovi membri della band. - Siete nei Cobra Starship… benvenuti!-

Alex spalancò le palpebre nella totale incredulità, ma afferrò lo stesso il cocktail. Ne prese un sorso, mentre Ryland iniziava a gonfiarsi di contentezza.

-Delizioso! Siamo dentro!!!- Disse con un sorriso a trentaseimila denti che lasciò Gabe di stucco. –Bene! Viva i cobra Starship! …che genere facciamo?-

Alla domanda del castano Gabe rimase un attimo perplesso e piegò la testa. Che genere facevano i Cobra Starhip? Aveva già pronta qualche canzone, oltre quella che doveva scrivere per William. Il problema era che non sapeva quale fosse il genere che stava suonando. Soprattutto erano solo degli abbozzi alla chitarra con un testo cantato sopra… Così, senza impegno. Non aveva pronta una canzone con tutti i componenti al loro posto!

-…lo decidiamo quando finiamo qual è il genere. Adesso… Sbronziamoci!-

Dicendolo alzò il bicchiere per brindare e gli altri lo imitarono senza fare domande. Certo, si dovevano darsi una mossa o Pete avrebbe preso a calci nel didietro tutti quanti. E a Gabe quest’idea non piaceva così tanto. No, non gli piaceva per nulla…

*  *  *

L’aria di Barrington era decisamente meno calda di quella di L.A., ma nonostante tutto il clima era afoso. Sisky stava sventolando una rivista per farsi aria, sulla copertina c’erano i P!ATD ed aveva già letto tutto l’articolo in precedenza. Gli stavano simpatici quei ragazzi… Aveva un debole per Brendon, ma non era riuscito a stringerci una grande amicizia dato che i loro impegni li tenevano lontani ed i loro orari in Decayance erano totalmente differenti. Peccato. A dir la verità aveva stretto amicizia solo con i Fall Out Boy e con Travie da quando erano stati presi nell’etichetta di Wentz. Voleva pure frequentare meglio Gabe, ma finora non ne aveva avuto la possibilità. Non vedeva l’ora di passare un po’ più di tempo in studio, senza tour ed altri impegni. Almeno sarebbero stati a lavorare tranquilli… E i Cobra Starship –ovvero solo Saporta da quanto ne sapeva- sarebbero stati nella saletta accanto alla loro, così che potevano passare tempo insieme.

A differenza di lui, William era riuscito ad avvicinarsi a Gabe più di quanto pensava all’inizio. E dire che era passato solo un mese e mezzo da quando si erano incontrati. Ma uno come William Eugene Beckett Jr faceva in fretta ad entrare nelle grazie di qualcuno. Con questo Adam non intendeva di certo dire che il suo leader fosse più affabile di lui, dato che non c’era paragone. Sapeva bene che tra i due lui era il migliore a stringere amicizia con qualcuno. Era molto più attivo e solare di Bill, che invece si comportava in modo freddo e distante. Semplicemente aveva la straordinaria capacità di sorridere appena, in quella maniera tanto dolce, che la gente ne rimaneva rapita.

E questo era successo anche a lui al liceo, quando l’aveva incontrato per la prima volta nei corridoi della Barrington High School.  Aveva visto William nel corridoio e lui gli aveva sorriso gentilmente, mostrandogli la classe in cui doveva recarsi. Se lo ricordava bene, quel bellissimo sorriso… Probabilmente a Gabe aveva fatto lo stesso effetto ed era inevitabilmente rimasto incastrato in un incantesimo.

Per non parlare di Bill. Da quando Saporta gli si era avvicinato molto più intimamente, era diventato un’altra persona. I suoi silenzi ed i suoi pensieri tristi sembravano essere diminuiti… Il suo viso era sempre più spesso illuminato di una luce propria. Esattamente come in quel momento…

Gli occhi di SiskyBusiness si posarono sul leader della band, che stava seduto in su sul prato. Teneva un quadernino appoggiato alle gambe incrociate e mordicchiava il tappo della biro. Era perso nella contemplazione delle proprie parole e ogni tanto sorrideva candidamente. Fu così che il biondo decise di avvicinarsi e sedersi al suo fianco, mentre gli altri della band continuavano a stare attorno a quel barbecue improvvisato in casa Siska insieme ad altri amici.

-Che scrivi di bello?-

Spiò il quadernino vedendo ben poco, dato che il sole era tramontato da un pezzo. Fu William ad avvicinarglielo tranquillamente, anche se con un po’ di timidezza. Adam sapeva bene che non avrebbe permesso a chiunque di leggere quello che c’era scritto… Lui aveva questo privilegio soltanto perché erano migliori amici da qualche anno.

-…il testo per una nuova canzone che ho in mente.-

Mormorò il cantante, scostandosi i capelli dal viso con uno scatto nervoso. Il bassista lesse qualche parola ed alzò un sopracciglio poco convinto… Una canzone d’amore? Beckett non era tipo da scriverne una, dato i precedenti.

Like a cold day in August I was not prepared for this… - Canticchiò il castano, spostando lo sguardo verso il cielo e sospirando. -…We’re the same blood…all of us. We are… We are.-

-Come va con Gabe..?-

Domandò ingenuamente Sisky non appena ebbe finito di cantare quel pezzo della canzone. Beckett inarcò un sopracciglio, prima di appoggiare le mani sull’erba e scivolare appena indietro, con lo sguardo sempre rivolto al cielo stellato.

-Vorrei non aver mai conosciuto uno come lui…-

Disse lasciando il biondo vagamente sconvolto. Ma, conoscendo William c’era moto di più dietro quella frase che sembrava una cattiveria…

-Perché? Non ti piace più?-

-No, al contrario… Mi piace così tanto che mi sono reso conto di voler diventare una parte di lui… Di voler essere come lui.- Sospirò un’altra volta, poi chiuse gli occhi. –Ed ho così paura del mio essere imperfetto che vorrei quasi non averlo mai incontrato così da non doverlo mai ferire o rovinare. So che se per caso inizierà ad amarmi, sarà la nostra fine.-

Calò il silenzio tra loro ed Adam non ebbe più il coraggio di domandargli nulla. Sapeva che cosa intendeva dire il suo cantante, ma era anche certo che non sarebbe mai potuta accadere una cosa del genere. Gabe Saporta era troppo perfetto per essere rovinato da qualcuno e William, a sua volta, era molto più vicino alla perfezione di quello che credeva. Forse un giorno sarebbe riuscito a capire da sé che non era pessimo come pensava…

 

 

  * * *

 

*2o11*September

 

Il ragazzo castano continua a camminare per le vie di New York in totale solitudine. Sa che nella stanza d’albergo non c’è nessuno ad aspettarlo, quindi ha tutto il tempo che vuole per deprimersi per quelle strade trafficate. Avrebbe voluto camminare al fianco di una persona in particolare, ma questa avrebbe di certo rifiutato. Ha visto bene cosa sta combinando in questo tour… Non gli sarebbe di certo sfuggito. Quei baci, gli sguardi, le mani che scivolano sul suo corpo. Oh, sì. Ha visto bene lo sguardo di Brendon puntato in quello del suo nuovo bassista. È questo che l’ha bloccato e tuttora continua ad impedirgli di tornare da lui. Sa bene che, anche se lo chiamasse o se si presentasse ad un concerto, Urie non lo guarderebbe. Il suo cuore è ormai stato rapito da qualcun altro… Ed al ragazzo dispiace non essere lui quello che puo’ abbracciare Brendon la notte.

-Non puoi far altro che accusarti di tutto, Ryan.-

Mormora da solo, sospirando e passandosi una mano fra i capelli ricci. D’altronde è solo colpa sua se ha perso il sorriso del suo cantante, se non puo’ più baciarlo e consolarlo. È stato lui ad andarsene dalla band e lasciare Spence e Brendon da soli. Sì, lui stesso ha lasciato Brendon in balia del successo senza nemmeno un consiglio od una dritta. Aveva solo chiesto di continuare a cantare, perché ancora oggi la voce di bden è l’unica cosa che puo’ dare un senso alla sua esistenza, anche se non puo’ più comporre musica per accompagnarla.

Eppure vorresti ancora stare sul palco con lui… O su un tourbus. Su un letto... O su un prato qualsiasi. Vorresti suonare al suo fianco per sentirlo cantare solo per te. Pensavi che andandotene e lasciandolo ce l’avresti fatta. Ma non sei stato tu quello tra i due che è andato avanti a testa alta. Ma come potevi sapere che la sua mancanza ti avrebbe distrutto da dentro? Come potevi sapere che l’Amore che provavi –e ancora provi- fosse una droga così pericolosa e nociva?

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

_____________

 

 

Ed anche questo capitolo è andato!!!!

Yeeeeh!!!

 

Come avete visto finalmente Ryan e Brendon si sono baciati!!!! Hum Hallelujaaaaaah!!!!!!!!

Anche bden era attratto dal chitarrista, ma gli pareva di essere respinto sempre! Povero! Ross è un cretino XD

E alla fine nel presente si capisce anche che è solo ed abbandonato.

 

E poi…. Ci sono Ryland ed Alex che sono spuntati dal nulla e non si sa nemmeno perché e come!!! Ahahahah XD

Almeno adesso i Cobra si moltiplicano e piano invaderanno il mondo. U__U

 

In più il tutto finisce con una scena dolce con William e Sisky e Beckett ovviamente rovina tutto con un pessimismo cosmico davvero deprimente. -.-

Hai Gabey e ti lamenti?!?!?

Sei fuori??

 

Comunque, alla prossima!!!!

 

Grazie a chi legge, fatemi sapere se la storia continua a piacervi :D

 

 

Fangs up, Cobras!

 

Xoxo

Miky

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=802532