Ci sono voluti sette anni.

di Ystava
(/viewuser.php?uid=146554)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Anno. Lo Smistamento ***
Capitolo 2: *** Primo Anno. In Sala Comune ***
Capitolo 3: *** Secondo Anno. In Biblioteca ***
Capitolo 4: *** Secondo Anno. Prime gelosie ***
Capitolo 5: *** Terzo Anno. Cosa c'è che non va in lui? ***
Capitolo 6: *** Terzo Anno. Un passo avanti ***
Capitolo 7: *** Quarto Anno. Pozioni complicate ***
Capitolo 8: *** Quarto Anno. Situazioni imbarazzanti ***
Capitolo 9: *** Quinto Anno. Christine ***
Capitolo 10: *** Quinto Anno. Un bacio ***
Capitolo 11: *** Sesto Anno. Lacrime e baci ***
Capitolo 12: *** Sesto Anno. Una relazione segreta ***
Capitolo 13: *** Settimo Anno. La cosa più difficile ***
Capitolo 14: *** Settimo Anno. La fine ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Primo Anno. Lo Smistamento ***


PRIMO ANNO
Lo Smistamento
 
Immobile.
Rose non osava muovere un muscolo.
Fissava, impietrita, suo cugino Albus, davanti a lei. Al aveva un enorme sorriso stampato in faccia, e la guardava a sua volta. Alzò entrambi i pollici in su, per incoraggiarla.
Poi, improvvisamente, Rose Weasley non vide più nulla.
La vicedirettrice le aveva finalmente calato il Cappello Parlante sulla testa, che essendo troppo grande le era scivolato fin sul naso.
La ragazzina continuava a restare immobile, nervosa.
Suo cugino Al era stato smistato in Grifondoro, come il fratello James. Dopotutto c’era da aspettarselo, con due genitori come zio Harry e zia Ginny.
Ma lei?
Rose in quel momento ripensò alle parole di un’altra ragazzina del primo anno, conosciuta poche ore prima sull’Espresso per Hogwarts: “Davvero siete i figli di Potter e Weasley?” aveva domandato a Rose e a suo cugino Al con due occhi grandi così. “Finirete sicuramente a Grifondoro!”
La ragazzina in questione si chiamava Grace Canon, figlia di un certo Dennis e di una strega che aveva rilevato la libreria ‘Il Ghirigoro’. Era appena stata smistata in Serpeverde.
“Ho molta scelta, sai?” domandò una voce nella testa di Rose, senza che lei se lo aspettasse. Sobbalzò, spaventata per l’improvvisa intromissione nei propri pensieri. “Hai preso molto da entrambi i tuoi genitori, giovane Weasley” commentò il Cappello, frugando nella mente della ragazza. “Mi domando se il posto giusto per te non sia quello in cui per poco non smistai tua madre…”
A cosa si riferisce? Pensò disperatamente Rose, che non aveva la più pallida idea di cosa intendesse dire il Cappello. Sua madre Hermione era stata smistata a Grifondoro.
Sentì una vaga risata nella sua testa, che non apparteneva a lei. “Preoccupata?” chiese il Cappello, divertito. “Tranquilla. Da oggi sei una nuova… CORVONERO!”
L’ultima parola del Cappello Parlante esplose per tutta la Sala Grande. Il magico copricapo venne sollevato via e Rose aprì gli occhi. Non si era neppure accorta di averli tenuti serrati per tutto quel tempo.
Per prima cosa incontrò lo sguardo di Albus, che le sorrideva raggiante, anche se con un velo di malinconia. Evidentemente aveva sperato, come Rose stessa, del resto, che sarebbero stati smistati nella stessa Casa.
La ragazzina ricambiò il sorriso, contenta di poter correre finalmente verso uno dei tavoli, e sì, perché no, contenta che il tavolo in questione fosse Corvonero.
La sua nuova vita, la sua nuova famiglia. Eccola lì.
I compagni la accolsero con grida di giubilo e applausi, compresi i tre del primo anno che erano stati smistati prima di lei.
“Benvenuta tra noi!” esclamò una ragazzina che era stata accanto a lei in fila, prima di essere chiamata. Allungò una mano per presentarsi. “Sono Michelle!”. Rose ricambiò la stretta decisa, presentandosi a sua volta e rivolgendole un sorriso. “Lui invece è Steve” aggiunse poi Michelle, indicando il secondo ragazzo smistato pochi minuti prima di loro. Anche Steve si congratulò con lei, poi Rose spostò lo sguardo sul ragazzino pallido e con i capelli biondi che Michelle gli stava indicando. “E invece lui è Scorpius, Rose”.
Rose fissò per un istante quegli occhi di ghiaccio. Scorpius Malfoy.
Si ricordava di lui, lo aveva visto a King’s Cross.
“Ciao” lo salutò, per educazione.
“Ciao, Rose” disse lui, e le rivolse un piccolo, timido, sorriso, che la Weasley ricambiò all’istante.
Famiglia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primo Anno. In Sala Comune ***


PRIMO ANNO
In Sala Comune
 
Era quasi Natale.
Scorpius scese in Sala Comune e la trovò pressappoco deserta. Ovviamente. Erano partiti più o meno tutti, compresi i suoi amici. Lanciò una rapida occhiata in giro.
In un angolo, sedute comodamente in poltrona, c’erano Michelle Carter e Rose Weasley. La prima era una nata babbana, la seconda… bè, i nomi dei genitori di Rose erano storia. Chiacchieravano allegramente tra loro. Era strano non vederle sepolte dietro una montagna di libri.
Il ragazzino prese coraggio. Era sempre stato un po’ timido. Suo padre aveva cercato di ‘svegliarlo’, come diceva lui. Avrebbe dovuto avere la strafottenza nel sangue. Era un Malfoy. Ma Scorpius aveva solo undici anni e non riusciva proprio a comprendere come potesse andarsene in giro tutto tronfio per i corridoi facendosi largo a gomitate. Sciocchezze. Non ci sarebbe mai riuscito. O almeno così pensava.
Le ragazze non si accorsero di lui finché non fu a pochi metri da loro. La prima a vederlo fu Michelle, o, come la chiamavano tutti, Mitchie.
“Ciao!” disse la ragazzina dalla chioma liscissima e color della pece, che tanto stonava con la sua personalità. Staccò gli occhi dall’amica per posarli su di lui. E anche Rose si voltò. “Ciao, Malfoy” lo salutò in tono neutro, come al solito.
Tutti lo chiamavano Malfoy. Ma sentirlo da lei, suonava… male.
“Ciao ragazze” ricambiò Scorpius, con un sorriso. Cercò suo malgrado di mostrarsi sicuro di sé, e si avvicinò di qualche altro passo. “Anche voi qui per le vacanze?” domandò, tanto per fare conversazione. Evitava lo sguardo di Rose, lo metteva a disagio.
Quando suo padre, Draco Malfoy, aveva scoperto che il figlio era stato smistato a Corvonero, quasi gli era venuto un infarto. Scorpius sentiva ancora echeggiare nella propria mente le parole del genitore: “Cerca almeno di stare lontano dai Weasley e dai Potter. Sono stato chiaro?”
Per quanto riguardava James, non c’era nessun problema. Era un Grifondoro e per di più del secondo anno, quindi non avevano lezioni in comune.
Con Albus era diverso. Durante la prima lezione di Erbologia, che Corvonero e Grifondoro frequentavano assieme, erano capitati seduti vicini, e per qualche assurda ragione avevano continuato a dividere lo stesso tavolo per tutte le lezioni successive che trascorrevano nella serra. Si erano presentati, il primo giorno, ma per il resto non avevano fatto altro che scambiarsi qualche parola, se reso necessario dalla lezione.
Ma per quanto riguardava Rose, era un’altra faccenda. Lei lo attirava come una calamita.
“I miei genitori hanno deciso di andarsene in vacanza in Italia!” rispose Michelle, e la voce squillante della ragazzina interruppe il flusso di pensieri di Scorpius, riportandolo alla realtà. “E Rosie ha deciso di farmi compagnia”. Mitchie guardò l’amica con un sorriso. Rose lo ricambiò, poi spostò di nuovo gli occhi azzurri sul ragazzo. “E tu?” domandò, nello stesso tono indifferente con cui si rivolgeva sempre a lui. Non c’era curiosità, non c’era interesse, non c’era niente.
Scorpius la fissò dritto negli occhi per qualche secondo. Era un gioco al quale poteva partecipare anche lui. Se la Weasley non lo riteneva degno di attenzione, avrebbe ricambiato con la stessa moneta: cortesia ed educazione, che non mancavano mai, ma soprattutto disinteresse. Ci sarebbe riuscito?
“Anche i miei genitori avevano un impegno all’estero” replicò, guardando solo Michelle. Ma poi rivolse un sorriso a entrambe. Sarebbe stata più dura del previsto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Secondo Anno. In Biblioteca ***


SECONDO ANNO
In Biblioteca
 
“E’ troppo difficile!” sbottò Grace, a voce fin troppo alta, visto il luogo in cui si trovavano. Lei e Rose, infatti, erano in Biblioteca, con lo scopo di completare un tema sugli Animagi.
“Shhh!” le intimò Rose Weasley, portandosi un indice alle labbra, e guardando la migliore amica Grace Canon con aria divertita. Quando Ron, il padre di Rosie, aveva scoperto che la sua brillante figlia Corvonero era diventata amica di una Serpeverde, era rimasto a dir poco sconcertato. Della serie: non ti ho insegnato niente?!
“Due rotoli di pergamena sono davvero troppi!” continuò Grace irritata, questa volta sussurrando, spostandosi una ciocca dei corti capelli castani dietro l’orecchio. Gli occhi azzurri, simili a quelli dell’amica che le sedeva di fronte, saettavano dal libro di Trasfigurazione al foglio, senza trovar pace. Infine alzò lo sguardo.
Rose si limitò ad alzare un sopracciglio, in segno di falso rimprovero, e Grace tornò ad intingere la piuma nella boccetta di inchiostro e a concentrarsi sul tema. Rose lo aveva già completato con due giorni di anticipo. Avrebbe voluto passare il pomeriggio a chiacchierare o a giocare a scacchi magici (era bravissima e vinceva sempre, tranne quando giocava contro il padre), ma Grace doveva assolutamente consegnare quel compito in tempo il giorno seguente.
“Rose” chiamò una voce alle spalle della Weasley. La ragazza si voltò e vide Scorpius Malfoy spuntare fuori da dietro uno scaffale.
“Ciao” rispose semplicemente lei. Grace invece non alzò neppure gli occhi dal foglio.
Rose era sorpresa. Solitamente lei e Malfoy non parlavano molto. Era come se avessero stretto un tacito accordo, dal Natale precedente. Tu non ronzi intorno a me ed io non ronzo intorno a te. In realtà nelle ultime settimane questo accordo era stato messo in discussione, altrettanto tacitamente. Scorpius aveva cominciato a frequentare più gente, a ridere e scherzare di più, aveva alzato un po’ la cresta, insomma (non con lei, ovvio) e Rose si era ritrovata a pensare a lui più spesso di quanto avesse voluto. E a parlarne con le amiche, anche. E a guardarlo quando pensava che lui non se ne accorgesse.
Ma se n’era accorto, e più di una volta. Questo sembrava averlo reso molto più sicuro di sé. Mentre per Rose aveva avuto l’effetto contrario. Lei non sapeva cosa pensare.
“Ho bisogno di parlarti” continuò il ragazzino, in apparenza perfettamente a proprio agio. Rose invece non lo era per niente. Deglutì a fatica, nervosa.
“Dimmi” borbottò.
“Puoi prestarmi il tuo libro di incantesimi? Il mio non lo trovo”.
“Certo” rispose la ragazza, arrossendo un poco, e rimproverandosi silenziosamente per quel segno di debolezza. Si chinò per frugare nella propria borsa e ne estrasse il libro in questione. Lo porse a Scorpius.
“Grazie Weasley. Te lo riporto stasera a cena”. Prese il libro, fece un cenno con il capo in segno di saluto, e sparì da dietro lo scaffale da cui era spuntato.
Rose odiava quando la chiamava con il cognome.
Per un attimo calò il silenzio, rotto solo dalla piuma di Grace che grattava sulla pergamena. Poi, improvvisamente, arrivò Michelle, ma Rose neppure se ne accorse. “Ciao ragazze!” esclamò, allegra e chiacchierona come sempre. Scaraventò i propri libri sul tavolo, accanto a quelli delle amiche.
“Ciao Mitchie” la salutò Grace.
Silenzio.
“Ehi Rosie, ci sei?”. Michelle le tirò in testa la figurina di una Cioccorana raffigurante i gemelli Weasley. Rose si riscosse, raccolse la figurina, e finalmente i suoi occhi abbandonarono il punto in cui era sparito Malfoy.
“Che problema hai?” le domandò Michelle.
“Scorpius Malfoy è appena stato qui e le ha chiesto in prestito un libro” rispose Grace, distrattamente, rileggendo con aria critica l’ultimo pezzetto di tema.
“Ahhh, allora è tutto chiaro!” esclamò Mitchie. Si sedette accanto alla Serpeverde e le strappò la pergamena di mano. “Dai qui, te lo correggo io”.
Nel frattempo Rose non aveva spiccicato neppure una parola.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Secondo Anno. Prime gelosie ***


SECONDO ANNO
Prime gelosie
 
Scorpius entrò in Sala Grande con il libro di incantesimi di Rose sottobraccio, affiancato da Steve e da un Tassorosso del secondo anno di nome Kevin. Raggiunse il tavolo della propria Casa, poi si fermò per cercare con lo sguardo la ragazza. La individuò subito, con quella zazzera rossiccia, poco distante. Era seduta tra un prefetto e Michelle.
Alle spalle di Malfoy, Steve discuteva con suo cugino Kevin di qualche fallo a Quidditch. Kevin era il portiere dei Tassorosso, mentre Steve era appena entrato in squadra come battitore dei Corvonero. Scorpius li ignorava.
Fissava Rose Weasley. Quando lei si voltò per caso, e incrociò il suo sguardo, lui le sorrise lievemente, ma lei rimase impassibile.
Possibile che si potessero avere solo emozioni e reazioni altalenanti?
Cosa diamine passava per la testa di quella ragazzina? A volte sembrava che lo considerasse simpatico, come poche ore prima, in Biblioteca, quando era addirittura arrossita. Altre invece pareva che di lui non le importasse niente.
Scorpius sostituì in fretta il sorriso dolce con quello strafottente ereditato da suo padre, che solo da poco si era finalmente reso conto di saper sfoggiare con fierezza, senza provare imbarazzo o senso di colpa. Si avvicinò.
Rose non staccava gli occhi da lui, ma a parte questo non mostrava alcuna emozione. Il ragazzo la raggiunse, ma dapprima non la degnò della minima attenzione, nonostante reggesse ancora il suo libro tra le mani.
Fece un saluto generale, scambiò una battuta con Mitchie, con la quale si era sempre trovato bene a chiacchierare, poi parlo del più e del meno con il prefetto per un po’. La Weasley nel frattempo era tornata a concentrarsi sulla cena.
“Ehi Rose! Michelle!” salutò allegramente la voce di Steve. Lui e il Tassorosso li avevano raggiunti.
“Ciao Steve” rispose Rose cordiale, con un sorriso, voltandosi verso i due cugini. Nemmeno uno sguardo per Scorpius. Quella ragazza sapeva come confonderlo.
“Kevin ed io ci domandavamo se voi due volevate venire a studiare con noi vicino al Lago, sabato mattina”. La cotta di Kevin per Michelle era proverbiale, almeno tra i ragazzi. Questo però implicava che Steve passasse un mucchio di tempo con Rose.
Scorpius si intromise prima che la ragazza potesse rispondere.”Weasley, il tuo libro”. Glielo piazzò in mano. “Grazie”. Irritato, girò sui tacchi e si allontanò, prendendo posto all’altra estremità del tavolo, dove sapeva che Steve lo avrebbe raggiunto poco dopo per chiedergli cosa c’era che non andava.
Scorpius per tutta risposta si sarebbe abbuffato senza dire nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Terzo Anno. Cosa c'è che non va in lui? ***


TERZO ANNO
Cosa c’è che non va in lui?
 
“Oddio oddio oddio” ripeteva Michelle, tutta eccitata, saltellando sul posto, mentre le tre amiche erano in fila per raggiungere Hogsmeade.
“E’ la prima volta che ci metto piede, i miei non mi ci hanno mai portata!” esclamò Grace, altrettanto entusiasta.
Rose le guardò facendosi scappare una risatina. Per lei non era un novità. Era capitato qualche volta che lei e Hugo, il suo fratellino, avessero accompagnato i genitori, gli zii e i cugini ai Tre Manici di Scopa, da Neville e Hannah, per farsi una Burrobirra, o da Mielandia.
Rose adorava quel negozio di dolciumi. James e Hugo invece preferivano l’Emporio degli Scherzi di Zonko.
In lontananza, le tre ragazze videro Albus avvicinarsi tranquillamente, con le mani in tasca, e un atteggiamento molto sicuro di sé che qualche anno prima Rose avrebbe giurato fosse impossibile da vedere in lui.
“Ehilà ragazze” le salutò, con un sorriso e un’occhiata tutti speciali per la cugina.
“Ciao Al” disse Grace.
“Ehilà a te!” replicò Mitchie.
“Ciao cugino” lo salutò Rose con una gomitata affettuosa in un fianco.
“Che programmi avete per la giornata?” domandò il ragazzo.
“La nostra Michelle deve vedersi con Kevin” gongolò Rose, riferendosi al Tassorosso del quarto anno, cugino di Steve. Scambiò un’occhiata divertita con Grace, poi scoppiarono a ridere entrambe.
“Ma insomma, smettetela, siete insopportabili!” si lamentò Michelle, mettendo su il muso. “E’ tutto il giorno che fanno così!”. Gettò un’occhiata disperata ad Albus, sperando forse in qualche parola di solidarietà, ma il ragazzo faceva di tutto per trattenere una risatina.
“E tu, Al?” domandò Grace.
“Sto aspettando James e gli altri. Poi mi vedo con Scorpius e Steve per una Burrobirra. Adesso so perché Kevin non ci sarà” ammiccò in direzione di Mitchie, che smise di fare l’imbronciata e si lasciò scappare un sorriso. “Volete unirvi a noi?” propose Albus alle altre due.
Grace stava per rispondere, ma Rose la interruppe e trascinò il cugino in disparte.
“Al, ma cosa ci trovi in Scorpius?” domandò la ragazza, preoccupata, e forse anche leggermente irritata. Dal primo anno quei due erano diventati sempre più amici. Non era la prima volta che Rose ne parlava con lui.
“Rosie”. Albus le posò entrambe le mani sulle spalle, con delicatezza. “La vuoi smettere di dare retta allo zio Ron?” fece una risatina. “Ho io una domanda per te”. La fissò negli occhi, questa volta con serietà. “Cosa c’è che non va in Scorpius?”.
Rose non disse nulla. Il problema, forse, era proprio quello.
Scorpius era simpatico. Intelligente. Carino.
Forse un po’ troppo pieno di sé, ma anche James lo era, e Albus pareva proprio volersi avviare su quella stessa strada. Non c’era nulla di male in fondo.
Scorpius non aveva niente che non andava.
A parte forse che Rose sentiva le farfalle nello stomaco ogni volta che incrociava il suo sguardo, e le sue gambe tremavano ogni volta che lui le rivolgeva la parola.
Ciò che non andava, in realtà, era che alla giovane Weasley, tutto questo, sembrava sbagliato.
Sarebbe stato molto più semplice, per Rosie, se avesse potuto odiarlo.
Ma quando aveva deciso, esattamente, che Scorpius non meritava la sua amicizia?
Forse le cose potevano cambiare.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Terzo Anno. Un passo avanti ***


TERZO ANNO
Un passo avanti
 
Era ufficiale.
Scorpius frequentava troppi Grifondoro.
Eccolo lì, con Steve e Kevin, mentre raggiungeva Albus sulla sponda del lago ghiacciato, arrancando nella neve.
Era il primo sabato dopo la fine delle vacanze natalizie, e anche se i professori li avevano caricati di compiti per dar loro il bentornato, quella mattina avevano decido di dedicarsi ad una bella battaglia a palle di neve.
Con Albus c’era James Potter, e poi ancora Sylvia Thomas, la migliore amica di James, che frequentava il quarto anno. Josh e Michael, due compagni di Al del loro stesso anno, e i piccoli Hugo Weasley e Lily Potter, del primo anno.
Tutti Grifondoro.
Scorpius ricordò di aver sentito Rose Weasley dire a Grace e Michelle che era un po’ dispiaciuta che tutta la sua famiglia fosse nella stessa Casa, tranne lei.
“Ehi Malfoy!” lo salutò James, avvicinandosi per primo e dandogli una pacca sulla spalla. Salutò allo stesso modo anche Steve e Kevin, poi prese a chiacchierare con Sylvia.
A Scorpius, James piaceva. Era simpatico e aveva un sacco di idee divertenti. Ma a volte era un vero e proprio vulcano. Preferiva il fratello, leggermente più tranquillo. Ad ogni modo, non era stata amicizia a prima vista per entrambi. C’era voluto un po’, e il merito era stato soprattutto di Al.
“Vedrai, ti ritroverai con la neve persino nelle mutande!” esclamò Albus, appena lo vide.
Scorpius fece un sorrisetto di superiorità. “Parlavi di te, giusto?” replicò. Poi entrambi scoppiarono a ridere.
“Stanno per arrivare anche Rosie e Grace” aggiunse Al, spostando lo sguardo verso l’ingresso del castello, sperando di vederle spuntare fuori da un momento all’altro.
Il cuore di Scorpius fece una capriola.
Rose.
Ultimamente era stata più gentile. Più loquace.
Scorpius non sapeva come mai teneva così tanto all’amicizia di quella ragazza. Era stata una sfida, fin dal primo anno. Quella strana indifferenza che la Weasley mostrava nei suoi confronti, le emozioni contrastanti che si dipingevano sul volto della ragazza quando aveva a che fare con lui.
Non sapeva spiegarsi quei comportamenti, aveva solo imparato ad adattarsi, ma non era soddisfatto.
Scorpius voleva conquistarla. Voleva che diventasse sua amica. Voleva conoscerla.
Le ragazze arrivarono nel giro di dieci minuti, tutte infagottate, come gli altri del resto, annunciando che Michelle aveva la febbre ed era in dormitorio a riposare.
Appena lo vide, Rose gli rivolse un piccolo sorriso, che Scorpius ricambiò.
Si divisero subito in squadre. Nella prima c’erano Scorpius, Steve, Kevin, Grace, Hugo e Josh. Nella seconda Albus, James, Rose, Sylvia, Lily e Michael.
Erano ben bilanciate. Grace, Josh, James e Michael erano indubbiamente i più bravi, mentre Hugo e Lily, un po’ per l’età, un po’ per il carattere timido, erano meno combattivi.
La sfida ebbe inizio, ma l’attenzione di Scorpius era rivolta ad un solo avversario. Lui e Rose si studiavano, si colpivano, ridevano, si prendevano in giro.
Era come se non ci fosse nessun altro, solo loro due, il giovane Malfoy e la dolce Weasley.
Qualcosa si sciolse.
E di certo non la neve, con quel freddo!
Quella non fu una semplice battaglia a palle di neve.
Per Scorpius, fu la battaglia con la quale conquistò sul serio l’amicizia di Rose Weasley.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Quarto Anno. Pozioni complicate ***


QUARTO ANNO
Pozioni complicate
 
Erano in Biblioteca, a studiare.
Pozioni era sicuramente la materia in cui Scorpius dava il meglio di sé, mentre Rose aveva qualche difficoltà.
Erano seduti uno accanto all’altra, in silenzio, le teste chine sullo stesso libro.
“Bè, questa è complicata sul serio” commentò Scorpius, con le sopracciglia aggrottate per la concentrazione, mentre leggeva la lista degli ingredienti.
Rose alzò lo sguardo e lo posò su di lui. La ragazza aveva scoperto che Scorpius poteva essere un buon amico.
“E’ per questo che ti ho chiesto aiuto” replicò con un sorriso.
Con lui, sorridere era naturale. Parlare, ridere, essere sincera, divertirsi, sfogarsi. Con lui poteva.
Sapeva ascoltarla. Diceva sempre le cose giuste. La faceva ridere. La aiutava.
Non c’era nulla di forzato nel loro rapporto.
Era un’amicizia spontanea, nata perché non avrebbe potuto essere altrimenti.
“Non possiamo semplicemente non presentarci a lezione, domani?” domandò Scorpius, alzando gli occhi dal libro per incrociare lo sguardo di lei. Pareva serissimo, e le rivolse un sorrisetto provocatorio, come a sfidarla.
“Ma sei matto?!” esclamò immediatamente Rose. Nemmeno se avesse avuto la polmonite avrebbe saltato le lezioni. Mitchie lo chiamava “disumano senso del dovere”. Grace, invece, molto più pratica, la definiva “idiozia”.
Scorpius scoppiò a ridere.
“Calmati Rosie, stavo scherzando” le disse.
Anche la ragazza rise, rendendosi conto di essere stata sciocca a non capire la battuta. Lui la conosceva bene, oramai. Non avrebbe mai potuto parlare sul serio.
“Smettila di prendermi in giro e aiutami. Forse dovrei chiedere a Michelle…” disse, lasciando la frase in sospeso, distogliendo lo sguardo da lui e fingendo di pensarci davvero.
“No” rispose serio Scorpius, forse un po’ più bruscamente di quanto si sarebbe aspettata Rose.
Il ragazzo allungò la mano e strinse quella di lei. Una leggera stretta, piacevole, solo per un istante.
A quel contatto inatteso, dolce, Rose si voltò di scatto, e guardò Scorpius negli occhi, che parevano carichi di significati indecifrabili. Lui non l’aveva mai guardata così intensamente, prima.
Lo sguardo di lei, invece, chiedeva solo: cosa vuol dire?
Ma lui si limitò a concentrarsi di nuovo sulla pozione.
“Anche il procedimento non è affatto semplice” disse solo. Poi rimase in silenzio, senza staccare gli occhi dalla pagina.
Anche Rose non disse nulla, notando le guance pallide dell’amico tingersi lievemente di rosso. Anche lei si sentiva il volto in fiamme.
Era la prima volta che tra loro si creava una certa tensione.
Bè, prima che diventassero amici c’era già stato qualche momento imbarazzante, ma di tutt’altro genere. Prima erano stati momenti in cui si sarebbero volentieri presi a schiaffi, a causa dell’atteggiamento fastidioso dell’altro.
Ma adesso… per la testa di Rose passavano ben altri pensieri.
Prenderlo a schiaffi decisamente non era in cima alla lista di cose che avrebbe voluto fare.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Quarto Anno. Situazioni imbarazzanti ***


QUARTO ANNO
Situazioni imbarazzanti
 
Scorpius, Steve, Kevin, Mitchie, Grace e Josh erano stipati tutti nello stesso scompartimento, assieme ad Albus e Rose, che stavano disputando una partita a scacchi magici.
Erano sull’Espresso per Hogwarts, diretti a Londra, a casa.
Stava vincendo Rosie. Ovviamente.
Scorpius sorrise tra sé. Da quando la conosceva, non aveva mai perso una partita. Si sentiva orgoglioso di lei, come se fosse merito suo. Non lo era, ovvio.
Rose aveva ereditato passione e talento per gli scacchi magici dal padre. L’acuta intelligenza, invece, era della madre.
All’inizio della loro amicizia, lui e Rose avevano accuratamente evitato di parlare delle rispettive famiglie, come se fosse un argomento tabù.
I vecchi dissapori non erano certo un segreto.
Anzi, Scorpius era sicuro che fosse questo il motivo per cui Rose, i primi anni di scuola, aveva mostrato diffidenza nei suoi confronti.
Col tempo, però, ne avevano parlato tranquillamente.
Scorpius così aveva scoperto che la signora Weasley era contenta che si frequentassero, e che alla fine anche il signor Weasley se n’era fatto una ragione.
Per quanto riguardava i suoi genitori, invece, non c’erano stati tutti i problemi che si era aspettato. Sapevano già della sua amicizia con Albus Potter, quindi aggiungere una Weasley alla lista non era stato troppo traumatizzante per il signor Malfoy. Non che ne fosse eccessivamente contento, ovviamente.
Una voce allegra lo riportò alla realtà.
“Forza Potter! Mangiati tutti i suoi alfieri!”
Tutti i ragazzi nello scompartimento scoppiarono a ridere, e Scorpius si voltò verso Grace: era stata lei a parlare.
“Grazie,eh!” disse Rose, lanciando un’occhiataccia alla Serpeverde.
“Avresti proprio bisogno di perdere, ogni tanto” si difese Grace, con un’alzata di spalle.
“Non perderà mai” disse Scorpius. Il ragazzo si sorprese di averlo detto a voce alta.
Tutti si voltarono verso di lui, e nello scompartimento piombò il silenzio. Non per quello che aveva detto. Non c’era niente di strano. Per come lo aveva detto.
Quella frase era stata pronunciata con così tanto affetto, con così tanto sentimento, che il viso di Rose divenne quasi dello stesso colore dei suoi capelli.
E, quando si rese conto di cosa era successo, di cosa aveva fatto, anzi, la reazione di Scorpius non fu da meno.
Steve per primo prese in mano la situazione. “Vero, non perderà mai” ripeté, cercando di alleggerire l’atmosfera. “Tranne che contro tuo padre, giusto Rose?” chiese poi, voltandosi verso la Weasley. Ma lei era impegnata a ricambiare lo sguardo di Scorpius, e non rispose.
“Sì, credetemi. Per citare Grace, lo zio Ron le mangerebbe tutti gli alfieri!” intervenne Albus, forse con eccessivo entusiasmo. Quasi tutti scoppiarono a ridere di nuovo, e l’atmosfera tornò rilassata.
“Grazie Al” gli sussurrò Scorpius, che gli sedeva accanto, e lanciò uno sguardo d’intesa anche a Steve, sul sedile di fronte.
Non ne avevano mai parlato esplicitamente, ma entrambi conoscevano i sentimenti che Scorpius provava per Rose. La quale, in quel momento, fece scacco matto al cugino.
 
 
Prossimo aggiornamento: mercoledì 28 settembre.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Quinto Anno. Christine ***


QUINTO ANNO
Christine
 
Rose si fermò in cima alla scalinata di marmo, incapace di proseguire.
In fondo alle scale, nella Sala d’Ingresso, tra una folla di studenti, distinse Scorpius.
Lui e Christine si tenevano per mano.
Allora, era proprio vero.
Christine, una Corvonero del quarto anno, aveva una cotta per Scorpius da sempre. Lui però non ci aveva mai fatto caso.
Da qualche settimana, però, Rose aveva iniziato a notare un certo interessamento da parte di Scorpius nei confronti di Christine. Non solo parlava spesso di lei, ma parlava spesso con lei.
Durante la prima visita a Hogsmeade, quell’anno, Scorpius aveva persino dato buca a tutti loro per passare la giornata con quella ragazza. Aveva poi giurato che non era successo niente. Ma adesso a quanto pareva le cose erano cambiate.
Rose era sempre lì, immobile, in cima alle scale, ad osservare Scorpius che si chinava su Christine per darle un bacio all’angolo della bocca.
Non c’era nient’altro, per Rose Weasley, in quel momento.
Niente studenti che la urtavano mentre le passavano accanto per andare a lezione.
Niente fantasmi che fluttuavano attorno a lei attraverso le mura del castello.
Niente insegnanti, carichi di libri, che borbottavano mentre raggiungevano di corsa le classi.
Niente quadri che chiacchieravano amabilmente tra loro.
Solo Scorpius e Christine.
Qual è il problema, Rose? si disse. Tra te e Scorpius non c’è niente.
Ed era vero. Tra lei e il giovane Malfoy non c’era niente di concreto. Erano buoni amici.
Rose provava qualcosa per lui, questo sì, ma era stata troppo timida e timorosa per farsi avanti. Ed ora era troppo tardi, perché lì dove avrebbe desiderato essere lei, adesso c’era Christine.
“Rosie, che fai?”. La vocina delicata di Lily Potter la fece sobbalzare, riportandola alla realtà.
“Niente, Lily” rispose Rose, riuscendo persino a fare un sorriso tirato, distogliendo finalmente gli occhi dalla coppia in fondo alle scale, per posare lo sguardo sulla cugina. “Niente” ripeté. “Pensavo agli esami”.
Lily le diede una pacca affettuosa sul braccio. “Rilassati. Mancano ancora quattro mesi!”.
“Sì, cercherò di rilassarmi” disse Rose, distrattamente, guardandosi intorno.
Scorpius e Christine erano spariti.
 
 
Prossimo aggiornamento:  venerdì 30 settembre

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Quinto Anno. Un bacio ***


Vorrei dire grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia, sia che la stiano commentando, sia che leggano in silenzio xD in particolare vorrei dedicare questo capitolo a Sailor Saturn, che ha recensito quasi tutti i capitoli e che continua a leggere con passione. Grazie mille a tutti, sono lusingata!!
 
 
QUINTO ANNO
Un bacio
 
A Scorpius scappò una risata.
È bellissima, pensò con affetto.
Avevano appena concluso l’esame di Storia della Magia per i G.U.F.O., e lui e Rose stavano passeggiando da soli per il parco del castello.
Malfoy era stato bravo a liberarsi di tutti gli altri. Da quando aveva lasciato Christine, circa un mese prima, non era quasi mai riuscito a stare da solo con la Weasley.
“Perché ridi?” domandò Rose, sinceramente sorpresa, interrompendo per un attimo quello che stava facendo.
“Smettila di controllare tutte le risposte, non serve a niente. Ormai è fatta” rispose Scorpius, prendendole di mano i fogli e rificcandoglieli nella borsa. Quando le loro dita si sfiorarono, Rose ritrasse la mano di scatto, e Scorpius la vide arrossire.
Scese un silenzio imbarazzato, durante il quale continuarono a camminare, senza guardarsi, fino a raggiungere una sponda del lago.
Scorpius si guardò intorno. Erano in un punto tranquillo, isolati da tutti gli altri studenti, il cui vociare li raggiungeva piano, come l’eco di un sogno.
“Perché hai lasciato Christine?” gli chiese improvvisamente Rose, alzando gli occhi su di lui.
Scorpius non se l’aspettava. Alla sua Rosie, Christine non era mai piaciuta, se n’era accorto subito, e difatti raramente ne parlava.
Perché lei non è te.
Questa era la verità. Questo avrebbe voluto rispondere il ragazzo. Ma non ci riuscì.
“Perché…” iniziò, ma si interruppe subito.
Perché il suo sorriso non riesce a darmi le stesse emozioni del tuo.
Perché dal suo sguardo non riesco a cogliere tutti i significati che colgo nel tuo.
Perché i suoi silenzi non parlano, mentre i tuoi mi dicono tante cose.
Perché per quanto lei mi piaccia, non sarà mai alla tua altezza.
Perché nel mio cuore, non riuscirebbe mai ad avere il posto speciale che invece occupi tu.
E invece di dire tutto questo, Scorpius la baciò.
Posò delicatamente le sue labbra su quelle di Rose, e chiuse gli occhi.
Lei sussultò in maniera quasi impercettibile, sorpresa evidentemente da quel gesto, ma il ragazzo la sentì rilassarsi subito, e ricambiare il bacio.
Quando si separarono, Rose disse immediatamente: “Non hai risposto alla mia domanda”.
Ostinata. Come sua madre, immagino, pensò Scorpius, ricordandosi di qualche aneddoto che gli aveva raccontato suo padre Draco su Hermione Granger.
“Lo so” acconsentì il ragazzo, osservandola. Era lievemente rossa in volto, ma sorrideva, e lo guardava con un misto di desiderio e terrore che lo fece sorridere a sua volta.
“Perché lei non è te” disse infine. “Perché io sono innamorato di te, Rosie”.
E questa volta fu Rose ad avvicinarsi, alzarsi in punta di piedi, e baciarlo ancora.
 
 
Prossimo aggiornamento: domenica 2 ottobre

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Sesto Anno. Lacrime e baci ***


SESTO ANNO
Lacrime e baci
 
Mancavano pochi giorni alle vacanze di Natale. Erano circa le due di notte, e Rose e Scorpius erano in Sala Comune, a quell’ora deserta.
Scorpius era seduto su una comoda poltrona di fronte al camino acceso, e Rose si era accomodata sulle sue ginocchia. Il ragazzo la circondò con le braccia e le diede un bacio sulla guancia. Lei sorrise.
Stavano insieme da circa sei mesi. Grazie ad Albus, tutta la famiglia Weasley era venuta a conoscenza della notizia prima ancora che fossero scesi dal treno.
C’erano state un’infinità di battute, ovviamente. Lo zio George, zio Harry, zio Bill, e persino nonno Arthur avevano pensato bene di dar sfogo all’ironia, ma fortunatamente la madre era stata contentissima. Hermione aveva detto che, se lei era innamorata di Scorpius, e lui ricambiava questi sentimenti, non vedeva dove fosse il problema.
Di tutt’altro avviso era stato il padre, Ron Weasley. “Un conto è essergli amica” aveva detto “un’altra cosa è… frequentarlo. Portalo a casa. Voglio conoscerlo. Per quanto l’idea di un Malfoy sotto il mio tetto…” ed era andato avanti borbottando così per un po’.
Fortunatamente, la ragazza era riuscita a sviare le presentazioni ufficiali per tutta l’estate.
“Mio padre vorrebbe conoscerti”  disse improvvisamente Rose.
Scorpius si voltò a guardarla, inarcando un sopracciglio. “Cosa?”
“Mio padre vuole conoscerti” ripeté la ragazza. “Pensavo che durante le vacanze di Natale potresti venire un paio di giorni alla Tana…”
“Stai scherzando, spero!” la interruppe bruscamente Scorpius. Poi vide l’espressione ferita di Rose. Allungò una mano a carezzarle la guancia, ma lei non si fece impressionare, anzi, si irrigidì ancora di più.
“Rosie” continuò il ragazzo, dolcemente. “Mi mangerebbero vivo. Nella tua famiglia, chi non mi odia si prende gioco di me. Non me la sento di calarmi nella fossa dei serpenti”.
Rose si alzò, tra le proteste di Scorpius. Lo guardò e disse: “Io questa estate sono venuta a Malfoy Manor pur di vederti. Nonostante i miei genitori fossero contrari. Persino mia madre!”
Era vero. Hermione Granger non serbava un bel ricordo di quel luogo.
“E tuo padre non mi ha fatta sentire esattamente la benvenuta” continuò la ragazza, alla quale stavano salendo le lacrime agli occhi. “Freddezza totale. E tu mi vieni a dire che non puoi incontrare la mia famiglia? Sai benissimo che non si comporterebbero male nei tuoi confronti. Sarebbe davvero così terribile?” Le scese una lacrima solitaria lungo la guancia. Rose si rimproverò mentalmente per quel gesto di debolezza. Odiava piangere davanti a Scorpius.
Il ragazzo si alzò, osservandola per qualche istante.
Rose provò a decifrarne l’espressione, ma in quegli occhi di ghiaccio distingueva solo un’infinita dolcezza, come sempre quando la guardava. E, inspiegabilmente, si sentì un po’ stupida.
“E’ davvero così importante per te?” le domandò Scorpius, avvicinandosi. Allungò la mano e le spazzò via la lacrima, come se vederla lì gli desse terribilmente fastidio.
La ragazza annuì.
“Va bene allora”acconsentì Scorpius. “Farò questo enorme sacrificio per la ragazza più bella del mondo” e le sorrise.
Rose si lasciò sfuggire una risatina e lo prese per mano. “Posso avere anche un bacio?” domandò, con finta innocenza.
Scorpius fece un sorriso malizioso. “Tutti quelli che vuoi”.
 
 
 
Prossimo aggiornamento: se riesco, martedì 4 ottobre

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sesto Anno. Una relazione segreta ***


SESTO ANNO
Una relazione segreta
 
I corridoi del castello erano stranamente silenziosi e deserti. Bè, magari non proprio stranamente, visto che quasi tutti gli studenti erano allo stadio di Quidditch per assistere alla partita Tassorosso-Serpeverde.
“Che bello, un po’ di pace” sospirò Rose Weasley, mentre con Scorpius era alla ricerca di una classe vuota dove non sarebbero stati disturbati per un po’.
Il ragazzo la prese per mano e l’attirò a sé. “Vero” commentò a voce bassa, prima di sfiorarle le labbra in un rapido bacio.
Tutti i loro amici erano a vedere la partita. Tutti a fare il tifo per Kevin. Nonostante lui e Mitchie non si frequentassero più, erano rimasti buoni amici. Grace, però, avrebbe tifato per la sua Casa. La prendevano sempre in giro per questo.
Quando Rose si allontanò da lui, Scorpius fece per protestare.
“Non qui. Troppi quadri” ridacchiò la ragazza. “L’aula di Aritmanzia dovrebbe essere vuota. Ho visto la prof che si dirigeva verso lo stadio, prima”.
“Perfetto” disse Scorpius.
Insieme, tenendosi per mano, si avviarono verso l’aula in questione.
Peccato che non fosse vuota.
Quando Scorpius spalancò la porta con un piccolo calcio, si udì un lieve strillo di sorpresa di una ragazza, che i due Corvonero innamorati conoscevano bene.
Scorpius spalancò gli occhi, sbigottito, e immaginò che Rose stesse facendo lo stesso.
Incredibile.
Che universo era, quello in cui entrando in un’aula di Aritmanzia, sorprendevi  due dei tuoi migliori amici baciarsi appassionatamente?
Albus Potter e Grace Canon si erano allontanati l’uno dall’altra di almeno tre metri, appena li avevano visti entrare, ma purtroppo Rose e Scorpius avevano già visto. E poi le loro espressioni erano inequivocabili. I due amanti segreti avevano entrambi i volti in fiamme.
Rose, sempre senza lasciare la mano di Scorpius, fece un passo avanti. “Non ci posso credere!” esclamò.
Scorpius, invece, scoppiò a ridere. Aveva capito già da qualche giorno che Albus aveva una relazione con qualcuna, ma il Grifondoro non ne aveva parlato, e lui si era fatto gli affari propri.
Rose aveva ragione, però. Era da non credere che la ragazza in questione fosse Grace.
Albus lanciò un’occhiataccia a Scorpius, e il giovane Malfoy si sforzò di tornare serio.
“Rosie, non te la prendere” disse Grace, in tono supplichevole. “Ve l’avremmo detto presto”.
Il cugino della Weasley annuì, ancora imbarazzato.
Scorpius vide che Rose stava per lanciarsi in una di quelle prediche da manuale che tanto le riuscivano bene, così decise di intervenire.
“Va beeene” disse infatti. “Non mi sembra questo il momento di parlarne. Scusate il disturbo”. Fece l’occhiolino ai due amanti appena colti in flagrante, e trascinò Rose, quasi di peso, fuori dall’aula di Aritmanzia, richiudendosi sonoramente la porta alle spalle.
Si allontanarono in silenzio, poi Scorpius scoppiò a ridere, incapace di trattenersi.
“Si può sapere cosa ci trovi di tanto divertente?” gli domandò Rose, ma anche lei stava ridacchiando.
Erano arrivati davanti alla Stanza delle Necessità.
Scorpius ci passò davanti tre volte, poi aprì la porta. Prese Rose in braccio, senza alcuno sforzo apparente, e la portò dentro.
La Stanza era bella, riccamente arredata, con un enorme letto a baldacchino e decine di candele profumate.
Rose si voltò a guardare il ragazzo. “Che originalità” commentò sarcastica, ma sorrideva.
Scorpius si finse offeso, mentre la depositava sul letto.
“Acida” le disse. “Ecco perché Al e Grace non ci hanno detto nulla”.
“Ah! Non mi ci far pensare!” esclamò la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
Un sorriso malizioso attraversò in un lampo il volto di Scorpius. “Ho in mente un’ottima idea per non fartici pensare”.
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: se riesco, venerdì 7 ottobre (problemi con il pc ^_^" )

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Settimo Anno. La cosa più difficile ***


SETTIMO ANNO
La cosa più difficile
 
Rose Weasley si richiuse alle spalle la porta del dormitorio maschile dell’ultimo anno dei Corvonero.
Scorpius alzò la testa, sorpreso.
“Rose! Che ci fai qui?”
Il ragazzo era steso sul suo letto, e aveva davanti il libro di Pozioni.
“E’ tanto che non mi chiami Rosie” disse la ragazza, con evidente sforzo per non scoppiare in lacrime.
Scorpius parve sorpreso anche di questo. “Come dici?” domandò, mettendosi a sedere, forse captando qualcosa di strano nell’aria.
Rose chiuse gli occhi, e fece un lungo respiro. “E’ tanto che non mi chiami Rosie. Sempre Rose”. Riaprì gli occhi per guardarlo. Lui aveva ancora un’aria confusa. “Dicevi che ti piaceva chiamarmi Rosie per hanno il permesso di farlo solo le persone a cui voglio bene”.
Rose vide Scorpius irrigidirsi.
“Arriva al punto” disse gelido.
La ragazza sospirò. Da bravo Malfoy, Scorpius stava reagendo con freddezza. E da bravo Corvonero, lo faceva perche non gli piaceva non riuscire a comprendere immediatamente l’argomento di discussione. Rose si chiese, però, se stavolta non volesse evitare di comprenderlo.
“Da quando sono entrata in questa stanza, non mi hai rivolto un solo sorriso. Non ti sei neppure alzato per salutarmi con un bacio, come facevi di solito”. Non era facile, dire tutto questo, per Rose.
Non era facile per niente.
Scorpius si alzò. Aveva un’espressione allarmata che fece star male la ragazza.
“Rose, ti prego…”
Lei lo interruppe.
“Perché, Scorpius? Spiegami perché con me non ti comporti più come prima. Spiegami perché neanche ricordo l’ultima volta che hai detto di amarmi”.
Rose lo vide stringere le mani a pugno, le braccia stese lungo i fianchi.
“Non lo so” rispose Scorpius, con voce improvvisamente stanca. “Se devo essere sincero, non lo so nemmeno io. Perciò non posso spiegartelo” fece una piccola pausa. “Ma tu? Che spiegazioni hai per me?”
“E cosa dovrei spiegarti?” fece lei, un po’ risentita.
“Perché ultimamente passi più tempo con Michael che con me. Lo vedo, come ti ronza intorno, e tu non fai niente, niente, per scoraggiarlo. E non venirmi a dire che non ti accorgi di come ti guarda”.
Touchè. Rose sentì i propri occhi riempirsi di lacrime. Non poteva dargli torto.
Era così palese, che Michael ci provasse, che neppure lei aveva potuto fingere con se stessa che non fosse così. La ragazza sapeva benissimo che era sbagliato passare tutto quel tempo con lui, ma si sentiva trascurata da Scorpius, e Michael invece la riempiva di attenzioni.
Era piacevole passare il tempo con quel Grifondoro amico di suo cugino, molto di più che passarlo col proprio ragazzo. Era giusto venire rimproverata per questo?
“Mi fa… stare bene” disse Rose, la voce ridotta a un sussurro.
“E io no” replicò Scorpius. Non era una domanda. “Se cerco di farti stare bene, come dici tu, vengo respinto. Ultimamente non fai altro che respingermi, Rose. Non te ne sei resa conto?”.
Quest’ultima frase sorprese la ragazza. Il tono di voce di Scorpius era al limite della disperazione.
Ci rifletté sopra. Davvero lo respingeva? Possibile che il loro rapporto, il loro amore, si stesse sgretolando come un castello di sabbia esposto alla violenza del vento? Senza che neppure se ne accorgessero?
Quella conversazione stava diventando una delle più difficili di tutta la vita di Rose. Soprattutto ammettere quella situazione disastrosa, era la cosa più difficile. Perché faceva male al cuore.
 
 

Prossimo aggiornamento: domenica 9 ottobre

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Settimo Anno. La fine ***


SETTIMO ANNO
La fine
 
Scorpius guardò la sua ragazza sull’orlo delle lacrime, e si chiese cosa fosse successo.
Forse era stato tutto un sogno?
La loro amicizia, e il loro amore, c’erano stati davvero?
Se la risposta era , com’era stato possibile perderli entrambi?
Perché è questa la dura verità, pensò Scorpius. Non ci sono più.
Non c’era più amore, che per qualche misteriosa ragione sembrava essere svanito nel nulla.
E non c’era più amicizia, e mai più ci sarebbe stata. Perché, il ragazzo lo sapeva, per quanto il loro amore fosse andato perduto, era stato troppo forte perché la loro amicizia potesse superare un’eventuale rottura. Eventuale rottura che, si accorse Scorpius con sgomento, stava avvenendo proprio in quel momento.
Ma quali erano i suoi esatti sentimenti a riguardo?
Doveva ammetterlo. Negli ultimi tempi lui e Rose stavano insieme perché così doveva essere, non perché lo volessero davvero.
Ma erano cose che capitavano, no?
A un sacco di coppie succedeva. Era successo a lui e Christine. A Kevin e Michelle.
A un certo punto, poteva capitare che l’amore finisse, svanisse, non ci fosse più.
Ma perché stava succedendo proprio a loro?
La risposta a questa domanda, Scorpius non l’aveva.
Gli occhi di Rose si stancarono presto di trattenere le lacrime.
“Mi… mi dispiace” borbottò la ragazza, tra un singhiozzo e l’altro, asciugandosi gli occhi con una manica. Fece un lieve sorriso vuoto, come a volersi scusare di quel gesto di debolezza.
Scorpius distolse lo sguardo.
“Ti voglio bene, Rose. Ma…” cominciò a dire, ma fu interrotto dalla ragazza, che fece un passo avanti.
“Non funziona più” disse Rose.
La verità di quelle parole, la loro semplicità, la loro disperazione, colpirono Scorpius al petto con furia, più di quanta se ne fosse aspettata.
Era la fine?
Era questa la fine dell’amore tra Rose Weasley e Scorpius Malfoy?
Pareva di sì.
Rose fece per voltarsi e andare via, ma Scorpius la fermò.
Si avvicinò alla ragazza, la guardò negli occhi, le asciugò una lacrima.
Poi avvicinò le proprie labbra alla fronte di lei e le diede un bacio. L’ultimo.
 
 
 
Questo non è l’ultimo capitolo.
Prossimo e ultimo aggiornamento: martedì 11 ottobre

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Epilogo ***


EPILOGO
 
 
{ . Sette anni dopo . }
 
Rose sentì bussare alla porta di casa. Casa, forse, era una parola grossa. Non era altro che un minuscolo appartamento nella Londra babbana, che divideva con Michelle.
Inizialmente aveva vissuto sia con Mitchie che con Grace, ma poi la Serpeverde, esattamente due anni prima, si era sposata, e Rose e Michelle avevano preso in affitto quel buco, da cui speravano di scappare presto.
Michelle lavorava al Ministero della Magia, mentre Grace addestrava Ippogrifi. Rose Weasley, invece, era una giovane e promettente Medimago.
Quel giorno, quando sentì bussare alla porta, stava giusto uscendo per andare al San Mungo.
Pensò che si trattasse di Mitchie che aveva dimenticato qualcosa, oppure del fidanzato dell’amica, un babbano di nome Rick, che ancora non sapeva della vera natura della ragazza.
Rose, neppure a dirlo, da tempo non aveva una vita sentimentale degna di questo nome. In famiglia credevano che studiasse e lavorasse troppo, ma il vero motivo era un altro, e solo la ragazza lo conosceva. Senza sapere perché, non era riuscita a confessare la verità neppure alle sue migliori amiche. Ma loro lo avevano intuito di certo.
Sarà che il primo amore non si scorda mai, ma possibile che Rose non trovasse nessun altro alla sua altezza?
All’altezza del ragazzo che era stato il suo primo amore, e che nessun altro riusciva a farle dimenticare veramente?
Tornando a noi, e a quel fatidico giorno, Rose Weasley, incuriosita, allungò la mano sulla maniglia.
“Eccomi” disse. E aprì la porta.
Sulla soglia di casa sua, c’era Scorpius Malfoy.
 
Scorpius non ci aveva messo molto a rendersi conto di una cosa. O meglio, aveva impiegato sette anni, ma le domande concrete, aveva iniziato a porsele da poco tempo. E le risposte, anzi, la risposta, era arrivata in fretta.
Steve e Kevin giocavano nella squadra di Quidditch dei Cannoni di Chudley. Steve aveva una storia fissa con una graziosa strega ormai da anni. Kevin era sposato. E anche Albus, eccellente Auror, aveva messo su famiglia.
E lui?
Scorpius non aveva combinato niente.
Sul piano professionale, solo da un anno insegnava Pozioni a Hogwarts, ma prima di questo non era riuscito a concludere nulla di buono.
Trovare poi qualcuno con cui passare il resto dei suoi giorni… stendiamo un velo pietoso.
Perché?
Eccola la domanda.
Rose.
Ed eccola, la risposta.
Nessuna ragazza era come Rose. Nessuna lo faceva stare bene come Rose. Ridere, soffrire, amare, odiare.
Solo Rose lo faceva sentire vivo.
Essere uno dei migliori amici di Al, ed essere riuscito ad evitarla in tutti quegli anni, gli aveva sempre procurato una grossa soddisfazione. Ma adesso il ragazzo si chiedeva se non avesse sbagliato tutto.
Quel giorno, quando Rose gli aprì la porta, si accorse che niente era come prima, ma che allo stesso tempo nulla era cambiato.
La mia Rosie, pensò il ragazzo, è la stessa.
Fece un passo avanti e le prese una mano, stringendola piano tra le proprie.
“Ti amo, Rosie” disse Scorpius, prima che lei potesse aprire bocca. “Non so perché ti ho evitata in questi ultimi sette anni. Forse faceva troppo male. Non so perché ci lasciammo l’ultimo anno a Hogwarts. Non so nemmeno perché non ho smesso di amarti come avevo sperato di riuscire a fare. E non so perché sono venuto qui a dirtelo, ora. Ma ti amo”.
Scese il silenzio.
Scorpius aveva pronunciato quelle parole tutte d’un fiato, rischiando di ricevere un tremendo rifiuto. Ma si era stancato di aspettare che arrivasse un’altra Rose.
Rose era una sola. Non c’era nessun’altra.
“Mi dispiace, Scorpius” disse la ragazza, dopo quella che parve un’eternità. Sembrava che stesse per scoppiare in lacrime, ma si trattenne. Scorpius poteva leggere nei suoi occhi tutto il dolore che probabilmente tra poco si sarebbe potuto leggere anche in quelli di lui.
Le lasciò la mano. È finita, pensò il ragazzo. Stavolta sul serio.
“Mi dispiace se… non so, ti ho fatto soffrire, ma…” continuò Rose, la voce roca. Sembrava confusa, come se stesse lottando con se stessa. E sorpresa, sì. Era stata colta di sorpresa. Era difficile riuscirci. In pochi ne erano capaci, e Scorpius era sempre stato uno di quelli. “Sono passati tanti anni… è troppo… è troppo tardi…” mormorò ancora lei.
“Rosie” sussurrò il ragazzo, prendendole di nuovo la mano. La guardò con dolcezza infinita. Non poteva perderla di nuovo. Non poteva.
Rose gli si avvicinò. Lui poteva solo immaginare la paura che attanagliava la ragazza in quel momento. Ma poi, qualcosa, parve vincere. “Oh, al diavolo!” esclamò la ragazza. “Anche io ti amo, Scorpius”.
Quel qualcosa era l’amore.

 
 
 
{ . Due mesi dopo . }
 
Albus Potter si fece strada per raggiungere gli amici proseguendo a zigzag tra i tavoli accuratamente sistemati nel giardino della Tana. Ah, la Tana. Ne aveva visti di matrimoni, quella vecchia casa immortale ed incantata.
Era ormai il tramonto. Tutti gli invitati erano tornati a casa, tranne gli sposi, e ovviamente i quattro testimoni.
Quando raggiunse Scorpius e Steve, Al diede una pacca sulla spalla dello sposo.
“Allora, dove si è cacciata la signora Malfoy? È già scappata via?” scherzò. Era felice. Non poteva chiedere nulla di meglio per uno dei suoi migliori amici e per la cugina prediletta.
Scorpius e Steve risero.
“No, è in casa con le altre”. Si riferiva, naturalmente, a Grace e Michelle.
Rimasero in silenzio per un po’, a contemplare il sole che spariva dietro la collina, ognuno di loro perso in chissà quali pensieri.
Albus ripensò al proprio matrimonio, immaginando come dovesse sentirsi Scorpius. C’era qualcosa, negli occhi dell’amico, che non riusciva ad esprimere a parole. Una gioia tale, anche se silenziosa, che sarebbe stata in grado di smuovere una montagna, se ce ne fosse stato bisogno.
Aveva sempre saputo che quei due pazzi prima o poi si sarebbero resi conto che i sentimenti che provavano l’uno per l’altra non erano affatto svaniti come pensavano. O meglio, come si costringevano a pensare. L’amore era stupido, a volte.
“Perché proprio Rose?” gli chiese Albus. Gli venne spontanea, come domanda.
Scorpius non rispose subito.
In quel momento, dalla porta d’ingresso della Tana, uscirono le tre ragazze.
Grace, toccandosi il pancione, di ormai ben sette mesi, si voltò verso Albus e gli fece un sorriso, che il marito ricambiò con affetto.
Anche Rose fece l’occhiolino al suo fresco sposo, poi tutte e tre si diressero verso il tavolo dei regali.
“E tu, perché proprio Grace?” domandò Scorpius ad Al.
“Perché è quella giusta” rispose il Grifondoro, senza la minima esitazione.
“Esattamente”. Scorpius sorrise. “Rose è quella giusta”.
 
Ci sono voluti sette anni, amico” commentò Steve scherzosamente, a voce alta per farsi sentire anche dalle ragazze. “Buon per te che sia quella giusta”.
 
 
{ . Fine . }
 
 
E così questo è l’ultimo capitolo *___*
Grazie mille, di cuore, a tutti quelli che hanno seguito questa storia, e un grazie speciale a chi ha anche recensito (mi prendo la libertà di ringraziare in modo particolare Sailor Saturn, per i commenti e soprattutto per le minacce).
Spero davvero di non aver deluso nessuno, con questa conclusione, e che tutta la storia vi sia realmente piaciuta. Sono molto affezionata a tutti i personaggi, forse in modo particolari a quelli originali, di mia invenzione, come Grace, Steve, ecc ecc, ma anche a quelli della cara zia Row, e spero di essere riuscita a raccontarli degnamente.
Alla prossima :D
Ystava**

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=802733