In My World And In My Heart

di thefung
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memories ***
Capitolo 2: *** The Call ***
Capitolo 3: *** Here Comes The King ***
Capitolo 4: *** Womanizer ***
Capitolo 5: *** Do You Remember? ***
Capitolo 6: *** We Used To Be Friends ***
Capitolo 7: *** Just A Dream ***
Capitolo 8: *** Mission Impossible ***
Capitolo 9: *** Why ***
Capitolo 10: *** Me Too ***
Capitolo 11: *** Prepare For War ***
Capitolo 12: *** Every Time We Touch ***
Capitolo 13: *** Big Mistake ***
Capitolo 14: *** The Time Has Come ***
Capitolo 15: *** The Battle ***
Capitolo 16: *** Waiting For The End ***
Capitolo 17: *** Need ***
Capitolo 18: *** Beautiful Monster ***



Capitolo 1
*** Memories ***


In My World And In My Heart
w
di Freddy Barnes e EleMasenCullen

~


Disclaimer: I personaggi di questa fanfiction purtroppo non ci appartengono, ma sono di proprietà di C. S. Lewis; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Chapter 1: Memories

"Non avrebbe mai funzionato, comunque..."
"Perché no?"
"Ho 1300 anni più di te!"

Era passato un anno da quel memorabile scambio di battute, ma soprattutto era passato un anno da quell'indimenticabile bacio.
Poi, il nulla.
Poi, tutto era finito per me, Susan Pevensie.
Una volta valicata la porta nell'albero che conduceva al mondo reale, alla vita reale, da quel momento in poi non ero mai riuscita a trovare una ragione, anche la più banale, per continuare a vivere. Ormai, l'unico che avrebbe potuto dare un senso alla mia esistenza non sarebbe mai più ricomparso alla mia vista, non gli avrei mai più potuto parlare, non lo avrei mai più potuto toccare, baciare... Mai più.
Era inutile che continuassi ancora a pensare a lui, mi dicevo, ma, in fondo, sapevo che erano solo parole, parole al vento, prive di significato.
Un solo soggetto dominava tutti i miei pensieri, di notte, di giorno, in continuazione, senza un attimo di tregua... Una sola parola rimbombava nella mia testa: Caspian...

"Susan, cos'è questa storia? Come hai fatto ad essere impreparata in latino? Sui verbi deponenti, poi, che li so anche io (più o meno)! La professoressa McGrant me l'ha detto... Susan, non puoi continuare così! Prima le faccende domestiche, e passi, ma adesso anche gli studi stai trascurando! Susan, non hai altra scelta, devi dimenticare Narnia!"
Adoravo Peter quando mi faceva le ramanzine. Tacqui come mio solito, sperando con tutto il cuore che la smettesse di nominare quel luogo meraviglioso di cui non osavo nemmeno pronunciare il nome. Ma mi sbagliavo.
"Lo so perfettamente quello che provi, credimi. Ma è l'unico modo per dimenticare anche lui!"
Basta. Non sarei riuscita a sopportare una parola di più. Mi alzai di brusco dalla sedia e lo guardai negli occhi, con le lacrime che mi segnavano il volto.
"Tutto facile, per te, vero? Come se si potesse cancellare dalla memoria tutto, dal dettaglio più insignificante al ricordo più bello! Così, da un giorno all'altro!"
E scoppiai in lacrime. Come sempre. E, come sempre, Peter cercava di consolarmi, in tutti i modi. Anche lui, dopo un anno intero, ormai ci aveva fatto l'abitudine. Le sue parole mi concedevano un po'di sollievo e mi confortavano, dandomi l'illusione che, in realtà, non fosse tutto perduto. Ma alla fine le frasi di incoraggiamento con cui mi consolava non erano sufficienti a colmare il dolore immenso che avevo dentro. Era come una ferita: una ferita profonda, che può offrire ogni tanto degli attimi di sollievo e dare l'impressione di essere guarita, ma in realtà non si riesce mai a riemarginare completamente perchè rimarrà sempre quella cicatrice, la prova di tutta la sofferenza che si ha passato. Così succedeva a me. Ricorrevo a tutti i sistemi possibili e immaginabili, da fantasticare sul mio adorato re di Narnia per ore intere, in continuazione, a provare a non pensare a lui per giorni, a trovarmi un ragazzo che potesse distrarmi dal mio vero amore, a buttarmi a capo fitto sullo studio per evitare di trascorrere il tempo a sognare a occhi aperti... Di tutto. Ma niente, anzi la situazione sembrava peggiorare con il passare del tempo: l'immagine del suo volto, dei suoi bellissimi occhi e del suo splendido sorriso mi appariva di giorno in giorno meno nitida. Non potevo rischiare che pefino l'ultimo suo ricordo svanisse per sempre, non l'avrei mai permesso. Alla fine, perciò, smisi di ricorrere alle più svariate strategie, ma avrei voluto tanto che, come me, anche mio fratello Peter lo facesse. Invece no. Lui credeva fermamente nell'importanza e nell'efficacia dei metodi per cercare di dimenticare, in particolare sosteneva le passeggiate all'aria aperta, le gite in campagna e le visite ai parenti più lontani. "Ti potrebbero giovare enormemente! Forza! Prova almeno!" mi diceva e insisteva così tanto che ero sempre costretta a cedere. Avevo già sperimentato di tutto, tanto valeva fare un ultimissimo, sottolineavo, tentativo.
La sua non era stata una cattiva idea: avevo proprio bisogno di prendere una boccata d'aria, era da tempo immemorabile che non lo facevo.
L'unico problema, l'unico piccolo inconveniente delle super organizzate gite scelte accuratamente da mio fratello era che sbagliava completamente le mete. La prima uscita era stata in un paesino dell'Inghilterra settentrionale, posto meraviglioso, niente da ridire: splendido paesaggio, mare incantevole, colline stupende, tanti boschi... ecco sopratutto boschi, con centinaia di querce, casualmente identiche a quelle che avevo lasciato in un contesto diverso un anno prima...a Narnia...
"Proprio l'ideale cercare di dimenticare un luogo visitandone un altro praticamente identico" feci notare a Peter, con un tono molto aspro, forse anche troppo. Peter fissava il suolo coperto di foglie, non sapendo come giustificarsi, mentre Edmund e Lucy si guardavano a vicenda, anche loro incapaci di ribattere a quella provocazione. Li scrutavo con occhi gelidi, quasi sprezzanti, e, stanca di aspettare una risposta che non sembrava arrivare, me ne andai, non senza replicare ironicamente: "Proprio magnifico!"
Quando Lucy poche settimane dopo mi propose un'altra gita, stentavo a credere alle mie orecchie. Dopo quello che era successo! La guardai allibita e le risposi: "E quale sarebbe la meta questa volta? Non so, lasciami pensare... magari un bel castello medievale! Sì! Meraviglioso!" e le chiusi la porta in faccia, buttandomi sul cuscino, ormai costantemente bagnato di lacrime.
Non ce la facevo più. Non potevo più continuare in questo modo, o avrei finito per litigare con i miei fratelli tutti i giorni, e non potevo permettermelo: erano gli unici che mi erano rimasti, non osavo immaginare cosa sarebbe successo se non avessi avuto pià neanche loro. Mi rigiravo e mi rigiravo nel letto, facendomi tante, troppe domande e piangendo disperatamente, non riuscendo a trovare una risposta...
Chissà se sarei rimasta così per sempre, così malata, malata d'amore!




Note delle autrici (che parolone! XD)
Salve a tutti!!! Siamo Elena e Federica, due carissime sorelline con una passione in comune: Le cronache di Narnia, o meglio il Principe Caspian, ammettiamolo. Ed è proprio da questo amore folle e irrealizzabile (cosa che ancora non riusciamo a comprendere XD) che è nata la nostra storiella, "In my world and in my heart". Abbiamo sempre sperato che l'amore dolcissimo di Caspiuzzo (che bel soprannome XD) e della Susy si potesse coronare una volta per tutte a dispetto di tutti i pensieri negativi di C S Lewis sulle donne e i loro rossetti. Perciò rinunciamo al Viaggio del Veliero e a tutte le altre avventure della saga per viverne una nuova più romantica e senza dubbio particolare. Ci auguriamo tantissimo che vi piaccia e che questo capitolo vi abbia fatto emozionare, perché nel prossimo ci sarà una sorpresona che ...be', speriamo vi faccia sognare con noi!
Un bacione enorme
Elena e Federica
P.S. Recensite numerosi please!!!! ^^


Credits per il titolo: Memories - Within Temptation  

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Capitolo 2
*** The Call ***


Chapter 2: The Call

POV CASPIAN

Un altro giorno, un altro stupidissimo giorno.
Che senso avevano la luce, il Sole, la Luna, le stelle e ogni qualsiasi cosa....se poi mancava l'elemento principale, l'elemento essenziale che permette di vivere davvero la propria esistenza? Che senso aveva tutto se mancava la propria anima gemella?
Stavo seduto in una stanza buia del castello, guardando la notte luminosa dalla finestra.
Pensavo alla mia anima gemella, al mio amore, Susan.
Ricordavo perfettamente la prima volta che l'avevo vista, qui a Narnia. Avevo appena combattuto contro Peter, suo fratello, e poi erano comparsi gli altri, era arrivata lei.
Rimasi subito abbagliato dalla sua bellezza eterea e mi sentivo insignificante e stupido per aver solo minimamente sperato di poterle piacere. Già, come avrei mai potuto essere degno di lei?
E ogni volta che i miei occhi ricadevano sulla sua amabile figura era sempre la stessa storia, anche durante le battaglie. Mi distraevo e scioglievo nello stesso istante, facendo brutte figure davanti a tutti.
Inutile dire che nel momento in cui mormorò 'addio' non ci credetti. Non le avevo nemmeno fatto capire quanto fossi preso da lei e già se ne sarebbe andata...per sempre.
Poteva una storia d'amore iniziare o concludersi peggio? No, e lo pensavo anche anche io finché non ricevetti il suo dolce bacio sulla mia bocca.
In quel momento coronò tutto ciò che mi impediva di dormire la notte, quelle piacevolissime pene dell'inferno che tormentavano il mio essere, o semplicemente l'amore che provavo per lei.
Durante quegli istanti in cui le nostre labbra si incontrarono, mi sentii l'uomo più felice del mondo e cominciai a sperare che in fondo rimanesse con me. Per me. Per noi.
Speranza vana, purtroppo. Perché vedevo ancora benissimo l'immagine nitida e straziante di lei che varcava la soglia dell'albero. Era stato creato da Aslan forse più come strumento per uccidermi, che come mezzo di teletrasporto.
E la certezza che non l'avrei mai più vista!
Che non avrei più potuto cogliere la scintilla nei suoi occhi quando qualcuno la indispettiva, non avrei mai più potuto vedere le sue gote colorarsi di un tenue rossore quando si accorgeva del mio sguardo insistente su di lei. E non dimenticherò mai quelle lacrime trattenute agli angoli dei suoi splendidi occhi azzurri quando ci separammo.
Mai.
Che senso aveva adesso continuare a vivere sapendo che quello che avevo sempre cercato e sperato di avere al mio fianco, Susan, sarebbe sempre rimasto inaccessibile?
Nessuno.
Già, ma dovevo comunque farlo per lei. Dovevo regnare su un popolo che lei stessa amava e di cui, a sua volta, aveva fatto da regina.
E nonostante le mie giornate fossero prevalentemente colmate da quello straziante dolore, non potevo fingere di non provare ancora quella speranza, seppur piccola e tenue.
Continuavo a vivere sia per l'amore per il mondo che lei aveva liberato, che per la speranza. La speranza che se un giorno mi si fosse ripresentata l'attesissima occasione di rivederla, avrei dovuto esserci.
Sospirai, appoggiando la testa sul tavolo a cui ero seduto: ogni sera, se non in ogni istante della giornata, mi perdevo in queste riflessioni dolorose.
Per un anno intero le emozioni avevano continuato a susseguirsi implacabili, così come le giornate, e aspettavo da tempo un cambiamento.
"Caspian", una voce profonda e potente mi fece sollevare il capo di scatto.
"Chi è là?", nonostante le stelle brillassero nel cielo notturno, non riuscivo a distinguere la figura di fronte a me.
"Sono Aslan, Caspian", rispose di nuovo quella voce, e vedendo che stavo per inginocchiarmi ai suoi piedi, riprese: "Non serve che ti inchini, sono venuto per parlarti"
Si avvicinò maggiormente a me, in modo che potessi osservarlo meglio.
"Parla pure", lo incitai. Vederlo, per me, era sempre una gioia, una delle poche da quel giorno...
"Si tratta di te, Caspian. Da ormai troppo tempo ti stai abbandonando al tuo dolore. Sei un ottimo sovrano, su questo non c'è ombra di dubbio, ma soffri, lo vedo.", stavo per ribattere, ma lui continuò a parlare.
"E' per Susan, per il fatto che sia stata costretta ad andarsene. E in realtà ti dico, Caspian, che anche lei soffre infinitamente a causa dello stesso motivo. Per questo ho preso una decisione: visto che anche tu provieni dal mondo dei figli di Adamo, potrai raggiungerla per placare le tue pene, anche se non avrai un tempo illimitato. Poi vedremo il da farsi. So che sei un uomo di grande cuore e che sei molto innamorato. Non scacciamo questi sentimenti stupendi quali l'amore e la passione, perciò va' da lei, ora puoi!"
Dovevo stare dormendo. Dovevo essere in uno dei sogni più realistici e splendidi...
Vedendo che non rispondevo in alcun modo, Aslan sorrise e disse: "Davvero, Caspian, domani partirai e andrai da Susan."
No, non poteva essere affatto così semplice.
"E-e il regno?", balbettai. "A chi verrà affidata Narnia in mia assenza?"
"Credo che non ci sia creatura più degna di questo compito: Briscola, il nano. Adesso vai a dormire; domani dovrai essere in forze per incontrare la tua bella!", mi congedò indicandomi la porta con un cenno del muso e della folta criniera.
Stavo per varcare la soglia, quando mi fermai e dissi, con il tono più sincero che potessi avere: "Grazie, Aslan, grazie, mio re! Io davvero non so come ringraziarti, io..."
"Caspian, non serve che mi ringrazi. So che te lo meriti e hai aspettato anche troppo."
Dopo averlo ringraziato ancora una volta con uno sguardo carico di riconoscenza, presi una una lanterna da fuori la porta e con passo lento e felice mi diressi verso le mie stanze.
Il sorriso era di nuovo tornato sul mio volto, grazie ad Aslan.
Adesso sì che ero l'uomo più felice del mondo!
Susan, amore mio, ti raggiungerò presto!

POV ESTERNO
Sì, certo...e adesso vissero tutti felici e contenti.
Che bella fiaba a lieto fine, complimenti, Aslan!
Peccato che ci fosse un solo punto negativo per Caspian e la sua sofferta storia d'amore. Già, perché finché ci fossi stata io nulla sarebbe andato...nel verso giusto. O meglio, nel verso giusto per loro. Stavolta Caspian non mi sarebbe sfuggito, e il suo amore, una volta per tutte, si potrà dire completamente ed indissolubilmente distrutto.

Note delle autrici (che parolone! XD)
Ed eccoci qui con il nuovo capitolo!!!! Che disastro, direte voi, ma non ci arrendiamo facilmente! Almeno questo tratto in comune ce l'abbiamo...d'altronde siamo sorelle! XD
Speriamo che questo nuovo cappy vi piaccia e che le novità vi entusiasmino un po' anche perché il seguito non sarà dei più semplici...l'avete visto il Pov Esterno, no? Ecco, allora preparatevi a tremare!!! Muahahahaha!
Ehm...ok, forse quest'ultima frase è un po' esagerata, ma le cose saranno molto difficili davvero! U_U
Ringraziamo tutte quelle povere martiri che hanno letto il primo capitolo, sperando che continuiate anche con i prossimi e che magari ci lasciate anche una recensione! Anche una piccola piccola tanto per dire che il capitolo non vi piace...ma una!
Grazie a tutti!!!! In particolare a Kia85 che ci ha fatto un regalo graditissimo con la sua recensione! Credici, in questo momento senza la tua recensione saremmo qui a piangere perché la nostra storia non piace a nessuno! XD
Un bacione enorme e...ah, certo, ecco lo spoiler! XD

Spoiler Pov Susan
"Non potevo credere ai miei occhi. Non poteva neanche trattarsi di un sogno, con la professoressa Williams che gracchiava in quel modo. Perché allora Caspian si trovava in piedi vicino alla cattedra e guardava con occhi sognanti quell'oca di Annie?"

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Capitolo 3
*** Here Comes The King ***


Chapter 3: Here comes the king


POV SUSAN

"Susan!  Susan svegliati! Mamma mia, non ce la faccio più! Susan!" continuava ad urlare Lucy tirandomi giù le coperte e lanciandomi addosso il suo cuscino. "Susan! E' da venti minuti che ti sto chiamando, venti minuti!" Nonostante si stesse sgolando, io non la ascoltavo. Stavo facendo un sogno magnifico, così perfetto... Non avevo nessuna intenzione di interromperlo e lasciare che svanisse, soltanto per cominciare un'altra, inutile e monotona giornata. Mi girai dall'altra parte del letto, per evitare che mia sorella continuasse a colpirmi, tuttavia non feci a tempo, perché la piccola Pevensie mi afferrò per un braccio e iniziò a scuotermi con tutta la forza che aveva: "S-V-E-G-L-I-A-T-I!". Solo in quel momento capii che forse era ora di aprire gli occhi e alzarsi: socchiusi piano le palpebre e mi stiracchiai per un po', il tutto molto lentamente, forse sin troppo. "Allora?" incalzò Lucy."Con comodo, signorina, non si affatichi, mi raccomando! Ah, già, che stupida, tanto qui c'è Lucy che si preoccupa di tutto, io posso anche dormire fino alle 7.30, tanto ci pensa lei!" gracchiò, con una vocina stridula che doveva sembrare la mia. La guardai con un'espressione stralunata e le chiesi: "Che cosa c'è?". Grandissimo errore. Forse uno dei più clamorosi della mia vita, perché mia sorella cominciò ad urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni, come non aveva mai fatto. Era tanto in collera che sembrava sul punto di scoppiare da un momento all'altro. La sua sfuriata durò per cinque minuti abbondanti e fu più che sufficiente per sevegliarmi completamente e riportarmi alla triste, amara realtà. Dopo aver finito di sbraitare, prese la sua cartella e, senza aver sistemato tutti i vestiti che aveva lasciato sparsi sul pavimento e senza aver rifatto il letto, sbatté la porta, che si chiuse con un tonfo assordante. Sospirai. Era davvero arrabbiata. Chissà come avrei potuto farmi perdonare, non sarebbe stata di sicuro un'impresa facile. Ingurgitai a fatica l'ultimo sorso di latte e mi preparai in tutta fretta, senza badare assolutamente ai capelli, al trucco, a nulla. Poi riordinai velocemente la camera e uscii correndo dalla stanza. Guardai l'orologio: otto meno cinque. Ero terribilmente in ritardo, non ce l'avrei mai fatta a valicare la porta della classe prima del suono della campanella. Inoltre, era venerdì, perciò avremmo avuto Filosofia alle prime due ore, e non potevo assolutamente permettermi di essere in ritardo un'altra volta: mi era capitato almeno un'altra decina di volte con Mr Thruman, e mi aveva sempre perdonato. Tuttavia, se anche quel giorno fossi arrivata tardi, ero sicura mi avrebbe linciato. Riflettendo sul fatto che si trattava dell'ultimo giorno prima del sospirato week-end di inizio marzo, mi ricordai che quel giorno si dovevano cambiare i posti: meraviglioso! E io ero in ritardo, così non avrei potuto scegliermi la compagna con cui sarei rimasta per un mese intero. Magnifico come inizio giornata. Per consolarmi, salendo le scale ripensai al sogno che avevo bruscamente interrotto poco prima: ovviamente c'era lui...era splendido come sempre, e si stava occupando della gestione di Narnia...poi arrivavo anche io e ...  Giunsi davanti alla porta della classe, la aprii e con mia grandissima gioia constatai che il professore non era ancora arrivato. La mia felicità fu tuttavia temporanea e svanì nel nulla quando mi accorsi che tutti i posti erano già stati occupati. Anche Martha, che arrivava sempre in ritardo, quel giorno era stata puntuale e sedeva tranquillamente accanto a una Valerie sorridente. Non mi rimaneva altra scelta: il mio banco era quello di destra, terza fila, al centro, accanto a... Noo! No e poi No.  Era accanto a quella strega di Violet e dietro le altre due vipere Annie e Samantha. Avevo ragione: la giornata era iniziata bene.

***

Driiin. Il suono della campanella mi riscosse dai miei pensieri. Posai distrattamente lo sguardo sull'orologio: segnava le nove in punto. Ero seduta accanto a Violet da un'ora e lei non mi aveva degnato di uno sguardo né mi aveva rivolto la parola. Forse non si era neanche accorta che ero la sua nuova compagna di banco. D'altronde, cosa mai gliene poteva importare di una come me? Era troppo presa a scambiarsi bigliettini con quell'altro intelligentone di Brian, che le faceva l'occhiolino in continuazione, o a spettegolare con le sue 'best', così le definiva lei. Dal primo giorno di scuola di prima superiore,  avevo la strana sensazione che quei quattro, soprattutto le tre ragazze, mi sarebbero stati moolto simpatici. Se all'inizio era soltanto un'impressione, già il secondo era diventata una certezza. Non riuscivo a sopportarle: amichevolmente le chiamavo "streghe", appellativo che trovavo più che appropriato per definire delle ragazze facili, che non studiavano mai, che si preoccupavano soltanto di divertirsi...e, ovviamente, di spettegolare. Potevo accettare che sparlassero un poco, in fin dei conti sono poche quelle che non lo fanno, ma così era decisamente esagerato. Beh, l'unico vantaggio di essere vicino a loro era che adesso potevo conoscere i segreti più intimi di tutti i miei commpagni di classe, e non solo... Capirai che bella consolazione.

Dopo una breve pausa, Mr Thruman ricominciò a parlare con la sua solita voce lenta e melodica, che sembrava sempre una piacevole ninna nanna, soprattutto se alle prime ore. Infatti, di tutti i miei compagni, mai nessuno ascoltava le sue spiegazioni. Io provavo compassione per lui, perciò qualche volta seguivo i suoi discorsi e prendevo addirittura appunti (con grande entusiasmo dell'anziano uomo), ma quel giorno non era uno di quei rari avvenimenti. Sulla scia di quello che avevo sognato poche ore prima, ripresi a fantasticare, architettando dei piani per tornare a Narnia. La prima volta avevamo raggiunto quel posto incantato attraverso un armadio, la seconda invece il tutto era avvenuto mentre stavamo per prendere il treno e andare a scuola. Provai a fare delle considerazioni e cercai di trovare dei fattori che accomunassero questi due straordinari episodi: nonostante mi sforzassi e nonostante i miei ragionamenti fossero complicatissimi e articolati, non riuscii ad arrivare a nessuna conclusione precisa. Poi di nuovo la campanella: era ora dello spuntino di metà mattina: finalmente!

Non avevo voglia di mangiare niente, come mi accadeva da alcuni giorni, quindi non andai al bar; tuttavia, non potevo certo rimanere in classe, con Annie & co, perciò decisi di seguire Lara e Rachel, le uniche ragazze con cui mi trovavo bene. Le guardai con un sorriso prima di domandare loro: "Posso venire con voi?". Loro si scambiarono uno sguardo impercettibile e annuirono sorridenti. Mi spiegarono che stavano uscendo per andare in cortile, a prendere una boccata di aria fresca  e che poco dopo ci avrebbe raggiunte anche Rebecca. Arrivate in giardino, ci sedemmo su una delle poche panchine rimaste vuote: per essere soltanto il 4 marzo, si stava molto bene, non c'era freddo, ma non si soffriva neanche troppo il caldo. In quel momento fece capolino tra le nuvole il sole, un sole pallido che emanava comunque una luce abbastanza intensa. "Wow, che onore! Oggi c'è anche il sole!" commentò con una risata Rachel, seguita a ruota dalle altre. Anch'io non riuscii a fare a meno di sorridere, anche se a fatica perché quel sole mi ricordava Narnia, e con essa anche il suo meraviglioso e irragiungibile re. Scostai leggermente lo sguardo, vedendo Rebecca che ci correva incontro.

Rimasi paralizzata. Mi sembrava che tutto il mondo intorno a me si fosse fermato, mi sentivo mancare la terra sotto i piedi, la vista cominciava ad annebbiarsi leggermente. Non era possibile, non era assolutamente possibile, si doveva trattare di sicuro della mia immaginazione: eppure, lui era lì, in cerca di qualcosa, di qualcuno. Dietro Rebecca c'era Lui. C'era Caspian.

Molto probabilmente le mie compagne si resero conto che mi stava succedendo qualcosa di strano e cominciarono a domandarmi se stavo bene: io ero ancora là, immobile, con la bocca aperta per lo stupore, ma non riuscii a reggere molto. Improvvisamente mi accascasciai alla panchina, priva di sensi.

Quando ripresi coscienza, mi trovai gli occhi di Rachel, Rebecca, Lara e di molti altri puntati addosso: anche se avevo appena perso i sensi, mi ricordavo perfettamente cosa era successo. Scrutavo lo sguardo preoccupato di tutti gli spettatori, alla ricerca di due occhioni meravigliosi color cioccolato. Ma non c'erano. Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo:  un'allucinazione! Non poteva che essere così. Un'allucinazione, continuavo a ripetermi nella mia testa, mentre tutti i presenti mi tempestavano di domande. Vedendo che non rispondevo, così assorta nei miei pensieri, si stavano preoccupando ancora di più, probabilmente pensando che non ricordassi più nulla. Sentii una voce femminile che suggeriva addirittura di chiamare l'ambulanza. A quelle parole mi riscossi immediatamente e risposi con un filo di voce che stavo bene e che ero soltanto un po' confusa. Così, finalmente, tutti si tranquilizzarono e mi lasciarono con le tre ragazze, che mi accompagnarono di sopra in classe, giusto in tempo per non arrivare tardi a lezione.

3^ora: matematica. Doloree. Matematica non era mai stata la mia materia preferita, poi l'ultima verifica ero sicura di averla sbagliata completamente e speravo fermamente che non ce le riconsegnasse proprio quel giorno. Invece..."Ragazzi, ho le verifiche!" Mi dissi che dovevo annotare quella data, perché non era possibile che tutto stesse andando storto."Morgan, Morris, Nothland". Mi tremavano le gambe: la prima in sufficienza...sarebbe stata molto dura. Non osavo immaginare cosa mi avrebbe detto Peter, quando mi sarei presentata a casa con il mio bel quattro. Intanto la Williams continuava a distribuire i compiti in classe, il momento fatidico si stava avvicinando. "Othin, Pevensie." Presente, purtroppo. Mi alzai dal banco e avanzai verso la cattedra, rassegnata: "Signorina Pevensie". Ecco. Quando iniziava così non prometteva niente di buono. "Signorina Pevensie" ripeté. Alzai lo sguardo, prima puntato sul foglio che teneva in mano. "Signorina Pevensie" Mi stavo infuriando. Cosa pensava, che fossi sorda? "Lei mi ha profondamente deluso". Lo sapevo, mi dissi nella mia mente. "Io mi aspettavo che lei fosse diversa dalle altre, e invece guarda cosa mi ritrovo." Abbassai gli occhi, frustrata. "Che non si ripeta mai più, signorina Pevensie. Mai più. Mi ha capito bene, signorina Pevensie?" Annuii distrattamente e afferrai con voracità quel maledetto compito di matematica. Tornata a posto, sfogliai velocemente le sette pagine che avevo scritto, piene di segni rossi, prima di arrivare all'ultima...Mi feci coraggio e guardai: sei. Sufficiente? Stavo esplodendo di felicità e probabilmente molti dei miei compagni se ne accorsero, poiché dopo la mia reazione incominciarono tutti a bisbigliare qualcosa tra di loro. In quel momento mi sentivo sollevata... e contentissima: non dovevo più segnarmi quella data!  Ancora non riuscivo però a comprendere il significato delle parole della Williams: non era stata così disastrosa la mia verifica...ok, dovevo ammettere che non era andata al massimo, ma neanche così male... Soltanto dopo aver visto le facce abbattute dei miei compagni, le loro lacrime e i loro occhi tristi puntati sui loro compiti, capii che doveva essere stata una vera strage, quindi forse la professoressa si aspettava che qualcuno avesse preso  voti più alti.. Ma ormai non mi importava più niente di quello che aveva da dire la Williams, ero soddisfatta e mi andava bene così.

Terminata la ramanzina, la professoressa iniziò a spiegare un nuovo argomento che già da subito sembrava molto... avvincente. Infatti, avevo sempre sognato di conoscere cosa si fa a risolvere un sistema di disequazioni di secondo grado, utiliizzando però i teoremi di geometria. Potrei fare questo come mestiere tra qualche anno, no? Che bella idea, grazie professoressa, davvero. Mi stavo veramente addormentando, per fortuna che dopo qualche minuto la professoressa venne richiamata da una voce fuori dalla porta, che dal timbro di voce sembrava essere la bidella Sarah. Tutto d'un tratto la Williams sembrò ridestarsi, come se dovesse adempiere ad un compito di grandissima importanza. Dopo essersi sistemata leggermente i capelli (cosa che suscitò una generale risata sommessa), uscì dalla porta, richiudendola dietro di sé. Non passarono che pochi secondi che riemerse dal corridoio, sorridente più che mai. Quello strano atteggiamento cominciava ad insospettirmi: la Williams che si acconcia i capelli e che sorride? Doveva essere successo qualcosa di molto importante. Si schiarì la voce per richiamare l'attenzione della classe e annunciò con fare solenne: "Ragazzi, ho il piacere di annunciarvi che da oggi in poi la nostra classe avrà uno studente in più. Prego, entra pure, non fare il timido." La porta si aprì lentamente ed emerse una figura di un ragazzo. Doveva avere all'incirca la nostra età, forse un anno, massimo due, più grande. Alto, capelli abbastanza lunghi e scuri, leggermente mossi, occhi... Mi sentii mancare il respiro, come era avvenuto in cortile. Non riuscivo a crederci. Non poteva essere, come sarebbe stato possibile? No, era da escludere l'ipotesi dell'allucinazione. Non poteva trattarsi neanche di un sogno, con la professoressa Williams che gracchiava in quel modo. E allora perché, in piedi davanti alla porta dell'aula, si trovava Caspian che, dopo aver dato un'occhiata generale alla classe,   guardava con occhi sognanti quell'oca di Annie?  Sentivo che la professoressa continuava a parlare, ma ancora non aveva pronunciato il suo nome. Ero in fibrillazione, in attesa di sentire finalmente quel tanto amato nome, che avevo ripetuto così tante volte nella mia testa. Sentivo il cuore battere veloce nel petto, il respiro farsi sempre più veloce, man mano che passavano i secondi, così lenti e pesanti. "Ragazzi, questo è Caspian..."

Da quel momento non sentii più nulla, e non tanto perché divenni sorda in un istante, ma perché mi rifiutai di capire qualsiasi altra cosa, da quell'istante i miei pensieri si focalizzarono solo sul ragazzo in piedi vicino alla cattedra...Caspian...era tornato, per me. Dopo attimi di smarrimento e di perdita di coscienza mi alzai in piedi, facendo cadere la sedia dietro di me. Poi corsi a perdifiato tra i banchi, sotto lo sguardo stupito di tutti, per buttarmi tra le sue braccia, abbracciarlo senza ritegno come solo nei miei sogni più romantici avevo sognato. Quanto avevo atteso quel momento? Quante notti, giorni avevo passato a sperarlo? E perché adesso che il mio re era tornato era così freddo...immobile e...mi guardava come fossi una pazza?


Angolino delle autrici (che parolone! XD)

Uhuh, siamo arrivati ad un momento importante!!!! Allora che ve ne pare del capitolo??? Noi abbiamo tentato di fare davvero del nostro meglio e saremmo davvero felicissime se ci scriveste anche solo un piccolo commentino di supporto...la storia, da questo momento, procederà in modo diverso, senza dubbio, ma starà a voi scoprire come si comporterà Caspian adesso...

Grazie a tutti, un bacione

Freddy e Ele

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Capitolo 4
*** Womanizer ***


Chapter 4: Womanizer

POV CASPIAN

Ero appena entrato in classe, presentato dalla professoressa occhialuta in piedi vicino alla cattedra. Decisi immediatamente di girovagare per l'aula con gli occhi, nell'intento di trovare qualche ragazza carina, proposito che riuscii ad avverare in meno di un minuto. Infatti, in prima fila vi era una ragazza snella, formosa e slanciata con lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, pelle candida e occhi verdi. Mmm...molto, molto carina, più di quanto mi aspettassi. Vicino a lei c'erano altre due ragazze, rispettivamente una dietro e l'altra a fianco, anche loro non male, ma non quanto la prima che avevo adocchiato. Non riuscii a completare i miei pensieri, però, perché venni travolto da una specie di tornado in divisa scolastica.
Mi saltò addosso, abbracciandomi stretto e continuando a sussurrare ripetutamente il mio nome, tra i singhiozzi. Quando riuscii a trovare un po' più di lucidità in me, mi accorsi che era una ragazza dai capelli scuri, completamente attaccata al mio corpo con le gambe che mi cingevano la vita.
E la cosa più sconvolgente era che non l'avevo mai vista in vita mia. La fissavo con espressione scioccata, in attesa che mi sciogliesse da quel groviglio di braccia e gambe accorgendosi una volta per tutte che non stavo affatto rispondendo al suo 'gesto di smisurato affetto', ma anzi, me ne stavo rigido e immobile come una pietra.
"Signorina Pevensie, si sente bene?", chiese la voce strozzata della professoressa.
La ragazza, grazie a lei, parve svegliarsi dalla trance in cui era sprofondata, e alzò gli occhi verso il mio volto. Begli occhi, senza ombra di dubbio: chiari, limpidi come due pozze d'acqua, nascondevano immensi segreti.
Notando la mia espressione a dir poco allibita, divenne perplessa e si staccò.
Ah, finalmente! Mi stava facendo morire di formicolio per l'immobilità!
Continuava a fissarmi senza dire una parola, mentre in classe aveva cominciato a diffondersi un brusio molto insistente.
"Pevensie, ma cosa diavolo ti è preso?", chiese ancora allibita la professoressa.
Vedendo che quella ancora non si decideva a rispondere, chiamò ancora, a voce più alta: "PEVENSIE!!!"
Grazie a quel richiamò, riacquistò un po' più di lucidità. Mi accarezzò il volto in punta di dita e sussurrò con voce piccola: "Caspian...non ti ricordi di me? Sono Susan!". I suoi occhi mano a mano sembravano riempirsi di lacrime.
"Susan chi?", proruppi io per prenderla in giro. "L'unica Susan che conosco è Susan Walton!", dissi citando la famosa scrittrice inglese suscitando un profondo interesse nella professoressa e numerose risate nei miei nuovi compagni.
"Ah, conosce la Walton, signor Telmarin! Sono molto felice di constatare che non è uno sciocco e che conosce veri geni della letteratura come lei!"
Ehm...sì, ecco, più o meno. Diciamo che non avevo mai sfogliato una pagina dei libri di Susan Walton, anzi, non appena avevo visto la sua crescente notorietà mi era subito stata antipatica.
"Grazie, professoressa.", risposi rispettoso.
"Ma di nulla! E in quanto a lei, signorina Pevensie, mi vuole spiegare cortesemente cosa le è saltato per la testa? Perchè è chiaro come il sole che il signor Telmarin qui presente non la conosce!", esclamò spazientita.
La ragazza - Susan - non le prestò la benché minima attenzione, al contrario, si rivolse nuovamente a me, chiedendo con un sussurro spezzato: "N-non mi conosci?"
I suoi occhi erano imploranti, pieni di lacrime. Come facevo a provare pietà per una tizia che non avevo mai visto?
"No, non ti ho mai vista", risposi senza preoccuparmi di nulla.
"L'ha sentito, Pevensie? Non- l'ha- mai- vista! In questo ultimo periodo non la riconosco proprio più...vada a sedersi, per favore, prima che informi la dirigente del suo comportamento deplorevole e del suo notevolissimo calo scolastico!"
La ragazza aprì la bocca, forse per replicare in qualche modo, ma la richiuse un attimo dopo, tornando a guardarmi per un secondo con espressione straziante, prima di tornare a testa china al
suo posto, dietro alla bella ragazza bionda.
"Caspian, ti prego di scusarla per quest'accoglienza...ma prego, vieni qui...Adesso Catherine porterà un nuovo banco, di modo che potrai seguire le lezioni come tutti gli altri.", disse facendo intuire alla bidella fuori la porta di sbrigarsi e portare tavolo e sedia.
Pochi minuti dopo, la bidella arrivò insieme ad un uomo, portando il materiale richiesto. Era molto trafelata: doveva aver fatto una gran corsa.
Il banco venne posizionato esattamente una fila avanti a quello della ragazza bionda e bella, splendido! Non potevo essere più fortunato.
Appena il mio posto fu sistemato, mi sedetti e girandomi indietro strizzai l'occhio alla ragazza, che di conseguenza sorrise compiaciuta.
"Scusate", una voce strozzata interruppe il nostro scambio di occhiate.
La ragazza che mi era saltata addosso stava correndo via dall'aula, probabilmente verso il bagno, con il viso in lacrime.


POV SUSAN

Perché, perché, perché?!?!
Perché non si ricordava di me? Perché mi aveva presa in giro davanti a tutti? Perché aveva fatto l'occhiolino ad Annie mentre con me si era limitato a squadrarmi con aria di superiorità?
Dov'era andato a finire il Caspian che tanto amavo?!?!
Queste mute domande mi vorticavano nella mente mentre correvo verso il bagno delle ragazze. Erano stupide, anzi, era stupido che me le ponessi, tanto non avrebbero mai avuto risposta.
Era Caspian, certo, ma non c'era traccia del ragazzo coraggioso e puro di cuore che mi aveva salvato così tante volte, che al momento dell'addio mi aveva dichiarato il suo amore e che stavo tentando con tutta me stessa di dimenticare da tanto, troppo tempo.
Mi guardai allo specchio. Il volto era segnato profondamente dalle lacrime, gli occhi lucidi da cui sgorgavano ancora lucciconi pesanti, nonostante mi dicessi di calmarmi, senza alcun risultato, ovviamente.
Sciacquai il volto con dell'acqua fresca, ma il mio pianto non voleva saperne di fermarsi.
Avevo stampata a fuoco nella mia mente l'immagine vivida di Caspian che mi guardava immobile, come un pezzo di ghiaccio e che mi diceva, senza alcuna paura di ferirmi, di non avermi mai vista in vita sua.
Come, come non mi aveva mai vista? Non ricordava? Era un suo fratello gemello nel mondo umano?? Allora perché si chiamava Caspian Telmarin??
Era tornato per farmi soffrire? Oppure era semplicemente a Narnia , quel luogo magico e incantato, che le persone era migliori di quanto fossero in realtà?
Rimasi lì a pormi domande per un tempo indeterminato, accucciata per terra con la testa tra le ginocchia finché una presenza molto familiare mi riscosse dai miei pensieri depressi.
Una scarpa elegante marrone iniziò a picchiettare per terra scocciata. Alzai piano piano lo sguardo e trovai mia sorella Lucy a braccia conserte, l'espressione infuriata.
Senza che le avessi detto nulla, cominciò a parlare con un tono di voce saccente che mi diede immediatamente fastidio.
"La professoressa Williams mi ha consigliato di venire a cercarti qui. Ha detto anche che sei diventata molto strana ultimamente; oggi poi, è stato il colmo: è arrivato un nuovo studente e gli sei saltata addosso come un uragano, lasciandolo completamente interdetto. Poi, tanto per finire in bellezza, hai biascicato uno 'scusatemi' per poi andare a rifugiarti nel bagno delle ragazze. E come biasimarti, è il luogo più adatto a persone come te!"
Non risposi, anzi abbassai lo sguardo verso il pavimento.
Lei non sapeva nulla, nulla di nulla.
"Ed è inutile che fai il tuo faccino da povera ragazza depressa, Susan! Hai idea della figura che ci stai facendo fare? Perché vorrei ricordarti che qui non esisti solo tu, tu e tu! Ci siamo anche io Edmund e Peter, adesso visti come i 'fratelli della pazza'! Se continui così ti rinchiuderanno, lo capisci? In un manicomio, al buio senza che ti possa vedere nessuno, altro che Caspian!"
Era davvero arrabbiatissima con me, e non sapevo come risponderle per le rime. In un'altra situazione l'avrei fatto eccome, ma quella volta avevo ragione. Non era stata un'allucinazione o un sogno ad occhi aperti; ero sicura, infatti, che se fossi tornata nella classe lo avrei trovato esattamente come prima: il volto giovane e bello, gli occhi cioccolato fuso caldi e lucenti, lo sguardo malizioso sempre puntato verso Annie.
"Però a dire il vero c'è una cosa che non capisco...cosa cavolo ti è saltato in mente quando sei corsa nelle braccia di quello sconosciuto?"
Deglutii ansiosamente prima di alzarmi in piedi appoggiandomi alla parete fredda.
La guardai bene in faccia, doveva vedermi in volto mentre glielo dicevo, altrimenti non mi avrebbe mai creduto.
"Lui...lui era Caspian, Lucy...era lui. Si chiama Caspian Telmarin e...non si ricorda di me"
Alle mie parole rimase immobile come un pietra, poi, dopo un minuto buono si lasciò andare ad una fragorosa risata.
Be', non era proprio la reazione che mi sarei aspettata...
"Lucy?", chiesi un po' perplessa quando arrivò a tenersi la pancia con le mani.
"Ah...ah...Susan, dammi retta, tu stai divagando! Com'è possibile che Caspian sia qui? Ti rendi conto che non siamo a Narnia?"
Mi irritai per l'ennesima volta. Odiavo davvero quando faceva la saccente.
"Lucy, questa volta non sto scherzando e non ho nemmeno avuto un abbaglio! Devi credermi!"
"Sì, certo...sarebbe come credere che esista un asino volante! ...Be', in effetti se fossimo a Narnia potrei ripensarci due volte, ma dato che questa è Londra...mi sembra poco plausibile."
Improvvisamente il suono stridulo e meccanico della campanella si diffuse in tutta la scuola, annunciando la fine delle lezioni.
"Vedi, mi hai pure fatto perdere l'ora di matematica con le tue sciocchezze!", esclamò spazientita trascinandomi per un braccio verso i corridoi.
"Aspetta! Lascia almeno che escano tutti prima che vada a prendere le mie cose...tu puoi pure andare". Speravo che nella mia voce non si percepisse il desiderio che si levasse di torno il prima possibile.
"Ok...ci vediamo fuori...e vedi di non combinare nient'altro!", disse seria prima di scomparire dietro la porta.
Tirai un sospiro di sollievo. Con lei non ci si poteva nemmeno sfogare...o almeno, non quando era così arrabbiata.
Non ebbi il coraggio di controllare subito il corridoio per vedere se tutti se ne fossero andati, ma dopo un po' decisi che non potevo continuare a nascondermi così tanto...avrei dimostrato a Lucy e agli altri che avevo ragione, nonostante vederlo mi facesse male.
Uscii dal bagno un po' intimorita e, come per paura che qualcuno mi vedesse, sgattaiolai fino alla mia classe dove le mie cose se ne stavano ancora lì, indisturbate. Certo, mai nessuno che si preoccupasse per me, mi raccomando...
Con lo zaino in spalla scesi le scale lentamente ritrovandomi poi nel cortile della scuola. Notai immediatamente la chioma di capelli rossicci di Lucy, la quale stava parlando in disparte animatamente con Peter ed Edmund. Già immaginavo la loro conversazione.
Cercavo di non prestare attenzione agli altri ragazzi, per paura di incontrare di nuovo quegli occhi... Non appena mi fui avvicinata a loro, Peter mi venne quasi addosso. "Ma che ti è saltato in mente? Cominci anche ad avere le allucinazioni, Susan?", chiese con gli occhi fuori dalle orbite.
Forse la reputazione che stavo dando loro - ovvero quella dei 'fratelli della pazza' - valeva più di quanto potessi stare male.
"Non era un allucinazione...", mormorai con gli occhi bassi.
"Sì, certo, come no!", esclamò sarcastico.
Solo Edmund sembrava non volermi accusare, e con tono calmo disse: "Dai, ragazzi, andiamo a casa...", ma non appena parlò un ragazzo spuntò fuori dalla mischia di studenti scherzosi. Quel ragazzo.
Lucy si portò una mano alla bocca non appena lo vide...Peter lo guardò attonito, così come Edmund, che aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Solo la mia espressione era profondamente ferita, triste e delusa.
"Hey, Caspian!", una voce stridula lo richiamò alle sue spalle. Era Annie: perfetto, aveva già fatto conquiste.
Lo affiancò immediatamente, sempre con quel sorriso ebete stampato in volto e attenta a mantenere un contatto fisico con lui.
"Dai, vieni", gli intimò con voce maliziosa. Caspian, allora, sembrò ridestarsi e con uno sbattito di ciglia riprese lucidità.
"Hey, tesoro!", esclamò cingendole la vita. Casualmente, quasi tutte le ragazze che rientravano nell'arco di un kilometro da lui si voltarono, convinte che l'esclamazione fosse rivolta a loro. Caspian, perciò, si ritrovò immediatamente circondato da una decina e passa di oche con le quali rideva, scherzava, amoreggiava...un vero donnaiolo. Aveva distolto da poco lo sguardo da noi, quello sguardo peplesso. Molto, molto perplesso.

Note delle Autrici (che parolone! XD)
Allura...vi è piaciuto il capitolo???? Daaaaaaai, vi prego, dite di sììì!!! *.*
Caspian non si ricorda proprio niente, come avete visto...e la sfotte pure, povera Susy!!!!!! Un vero womanizer, non c'è che dire...non appena entrato in classe adocchia la più carina (anche se a nostro avviso è la Susy! ù.ù) e le fa l'occhiolino! Mannaggiuzzuola...che gli sarà successo??? Non credo che sia stato nei programmi di Aslan farlo diventare così...
Volete scoprire cosa c'è sotto??? Be', allora continuate a seguirci!!! A noi mica dispiace, eh!! XD
Ah, una piccola nota finale...come avrete notato Lucy è un po' out of character...un po' più sclerotica e arrabbiatella di come l'abbiamo vista nei film e nei libri, ma...diciamo che noi non nutriamo un affetto smisurato nei suoi confronti (in particolare in quelli di Georgie Henley) e questa suo ritratto nei confronti di Susan ci sembra appropriato! ù.ù Un grande scusa comunque a tutte le sue fan!!!! ^^
Al prossimo capitolo, ragazze!!!!!
Un bacione!

Risposte alle recensioni:
Kia85: Carissimaa!=) la nostra prima lettrice che ha recensito (non ce ne dimenticheremo maiii!XD)! Eh sì il nostro bellissimo (*.*) principe di Narnia non si ricorda più della sua regina! =( E hai visto cosa ha combinato in questo chappy?? Stiamo andando male, male, maleee! Però ricorda che non tutto è perduto, perciò continua a leggere per sapere come va avanti la nostra storiella, e grazie mille per i complimenti! =) A prestissimo!


Sweetsmile: Ciao! Grazie mille per i complimenti, siamo molto felici che ti piaccia la nostra ficcy! Comunque hai proprio ragione: scrivere una storia a quattro mani non è un'impresa facile, perchè capita più volte di avere idee diverse...ma noi ce la mettiamo tutta e porteremo avanti il nostro capolavoro (XD)... "PER NARNIAAAA!" XD  Ci auguriamo che anche questo chappy ti piaccia e sopratutto continua a dirci cosa ne pensi! =) Ancora grazie! 1bacioneee


Bulmettina: Ciaooo! ^^ Ooooh, grazie mille per i complimenti!!! Noi facciamo davvero del nostro meglio (perciò immaginati qual è il peggio...XD) e il fatto che tu la trovi splendida ci fa gongolare da morire!!! *_________* Grazie anche per avere inserito la nostra storia tra le preferite...ribadisco: troppo buona!!! =D Cosa sarà preso a Caspian, secondo te??? Non mi pare molto maturo guardare una tipa bionda quando c'è la tua anima gemella seduta esattamente dietro...XD Mah, gli uomini!!! XD Continua a seguirci!!! Un bacione!!!!


Eve_Cla84: Ehilàààà darling!!! XD Grazie da morire per i complimenti!!!!! Non ce li meritiamo, te lo garantisco!!! La nostra è una mente bacata, non devi incoraggiarci altrimenti chissà cosa combineremo!!! XD In quanto alla sfuriata di Lucy...ehm, ehm...ecco...avevamo davvero il desiderio di farle fare la stronzetta saccente della situazione perciò scusaciiii!!! XD però ti possiamo assicurare che non entrerà mai a fare parte del club delle vipere...beata te che non ti sei mai seduta vicino ad una di loro...a noi la fortuna sta alla larga, perciò vedi tu...-.-"
Caspiuccio come ti è sembrato??? Un donnaiolo?? Dai, dai vogliamo sapere tutto quello che pensi!! XD Adesso ti lasciamo pure noi perché come hai fatto tu nella recensione ci siamo dilungate troppo!! XD Un bacione, a presto!!!!
P.S. nel prossimo cappy ci sarà la tanto attesa pace tra Susy e Lucy =)





Un ringraziamento speciale anche a Blumettina, Eve_Cla84, TheMary135 e Moonlight__ per avere inserito la nostra fiction fra le preferite e seguite! Thank you so much! XD A presto!

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Capitolo 5
*** Do You Remember? ***


Chapter 5: Do You Remember?

 

POV SUSAN

Qualche anno fa avrei detto che tornare a casa con Lucy, Edmund e Peter, ridere e scherzare insieme a loro per tutto il tragitto, sotto gli occhi divertiti dei passanti che ci vedevano piegarci in due per le risate, fosse il momento migliore della giornata: dopo lunghe ore passate dietro ai banchi, ognuno di noi si prodigava nel raccontare le lezioni nei minimi dettagli, non trascurando, ovviamente, di descrivere gli episodi buffi e le gaffe dei professori. Anche quel momento così piacevole del giorno, così speciale, dopo il secondo ritorno alla vita normale di Londra era a poco a poco scomparso. Ormai nessuno condivideva più con gli altri le sue avventure vissute in quella giornata, si limitava soltanto a commentare con un semplice: “Tutto bene.”  O peggio ancora “Come al solito.”.
Quel giorno, quel maledetto 4 marzo, durante il percorso di ritorno verso casa il silenzio regnò sovrano. Nessuno osava commentare le lezioni a scuola, neanche con una solita e scontata risposta. Nessuno aveva il coraggio di anche solo accennare a quello che era accaduto meno di venti minuti prima, a quello che avevano visto e che aveva fatto rimanere loro completamente increduli.
Ma era inutile che Lucy, Edmund e Peter cercassero di fingere in tutti i modi di non starci riflettendo sopra, e soprattutto di non starsi domandando il perché.
Li osservavo di sottecchi: Peter era il più preoccupato di tutti, si capiva, anche soltanto dal fatto che si stesse divorando le unghie; Lucy era apparentemente tranquilla e rilassata, ma se non parlava e rideva come suo solito c’era da insospettirsi, infine Edmund camminava con lo sguardo perso nel vuoto, atteggiamento tipico di mio fratello, quando sta riflettendo e sta cercando una soluzione. Si scambiavano frequentemente delle occhiate repentine, che lasciavano trasparire quanto fossero apprensivi e veramente agitati, tutti e tre.
Mentre camminavamo a passo rapido per le strette e affollate strade di Londra, mi domandavo in continuazione chi avrebbe rotto quel terribile e angosciante silenzio, chi si sarebbe per primo fatto avanti ad affrontare la delicata questione, e mi chiedevo anche in che modo avrebbe esordito. L’unica cosa di cui ero perfettamente certa era che quella persona così coraggiosa non sarei stata io.
 
 
Aprii lentamente la porta della camera mia e di Lucy, posai distrattamente la cartella sul mio letto e, sfilato il cappotto che mi avevano regalato per il compleanno, mi diressi spedita verso il bagno. Avevo un disperato bisogno di piangere, di starmene un po’ per conto mio, da sola, a riflettere. Caspian, il mio Caspian… come aveva potuto trattarmi così? Per lui l’ultimo bacio che ci eravamo scambiati non si significava niente, allora? Le lacrime stavano per riaffiorarmi sugli occhi già gonfi, ma dovevo trattenermi ancora per qualche minuto, giusto il tempo per giustificarmi con Lucy.
“Ehm … Lucy, oggi ho avuto una giornata faticosa, mi vado a fare una bella doccia calda, ok?”. Dalla mia voce traspariva la mia effettiva stanchezza, e anche un po’ il mio bisogno sfrenato di piangere, tuttavia mi sembrava di essere stata abbastanza convincente. Prima di chiudermi in bagno aspettavo una qualsiasi risposta di Lucy, che però tardava ad arrivare. Mi voltai per un attimo e ripetei sempre con lo stesso tono della voce: “Lucy, va bene?”. Lei, seduta sul bordo del letto con lo sguardo perso nel vuoto, alle mie parole alzò un attimo gli occhi in cerca dei miei: mi fissò per qualche istante e poi rispose con un fremito nella voce: “Non c’è bisogno che tu vada in bagno per piangere, sai. Lo puoi fare benissimo anche qui”.
Alle sue parole rimasi completamente interdetta: non mi sarei mai immaginato dalla mia Lucy una risposta del genere. La consideravo ancora piccola, ancora una bambina, ma mentre mi preoccupavo di pensare ad un amore non contraccambiato, lei era cresciuta, era diventata più matura, era diventata una donna. A quel punto, benché mi sforzassi con tutta me stessa di reprimere i goccioloni che mi appannavano la vista, mi misi a correre in sua direzione e la abbracciai forte, cominciando a piangere disperatamente.
Non mi resi conto esattamente quanto rimasi in quella posizione, abbracciata alla mia sorellina, che intanto mi accarezzava i capelli dolcemente, come mamma era solita fare quando ci sfogavamo con lei. Non appena riuscii a calmarmi, la guardai negli occhi, notando che anche i suoi erano leggermente umidi.
“Scusa, Lucy, davvero scusami” riuscii a dire con un filo di voce.
Lucy scosse piano la testa: “E' colpa mia, Sue, avrei dovuto starti vicina in un momento delicato come questo e invece cosa mi sono limitata a fare? A sgridarti perché non avevi voglia di studiare o perché trascuravi le pulizie! No, Sue, la colpa è mia, perdonami.”
 Le sorrisi dolcemente e la abbracciai di nuovo, ancora più forte, con la consapevolezza che finalmente avevamo fatto pace.
“Secondo te, perché Caspian non si ricorda più di me?” le domandai mentre ero ancora tra le sue braccia minute.
 Lucy tardò a rispondere, probabilmente anche lei non riusciva a dare una vera e propria spiegazione alla mia domanda. “Non lo so …” si limitò a dire dopo qualche minuto. “Ma quello di cui sono assolutamente certa è che non è tutto perduto! Caspian non può aver dimenticato tutto ciò che ha trascorso a Narnia, di questo sono più che sicura. E sono certa che troveremo una soluzione, vedrai!” aggiunse sfoggiando uno dei suoi più convincenti sorrisi.
Anche io risposi sorridendo di rimando, anche se, a differenza della mia dolce sorellina, non ero così convinta. Il problema non consisteva nel fatto che ritrovasse o meno la memoria, la questione era il come.  Dovevo avere un’espressione molto assorta e titubante quando stavo riflettendo perché la piccola Pevensie mi chiese: “Tu non ne sei veramente convinta, vero?”
Ogni sua risposta mi sbalordiva sempre di più. “Ma sì, cioè no … il fatto è … insomma Lucy, come fa a riacquisire la memoria? Non è una cosa facile, come bere un bicchiere d’acqua …”
“Hai ragione” ammise “questo non lo nego, ma non dobbiamo perdere la speranza, Susan, perché come c’è stato un modo che ha consentito il ritorno di Caspian, ci sarà di sicuro un sistema per fargli ritornare la memoria! Aslan ne conoscerà certamente uno …”.
“Aslan?” ripetei scettica.
“Sì, Aslan. È senza alcun dubbio merito suo se il re di Narnia è qui adesso, non credi?”.
Annuii: non potevano esserci altre spiegazioni.
“Bene.”continuò soddisfatta “non appena Aslan si accorgerà di quello che è successo troverà un rimedio, non ti preoccupare! Aslan nasconde mille sorprese …”
 “Ah sì, questo lo so!” risposi ridendo.
Dopo un attimo di silenzio, guardai Lucy e la ringraziai di nuovo per tutto quello che stava facendo per me, per come mi avesse fatto sentire meglio in quel momento così tremendo, per come avesse riacceso in me la speranza. Non osavo nemmeno immaginare come avrei fatto senza di lei.
 
 
“Sue? Sorellina cara? Dai, lo so che vorresti dormire ancora e sognare il tuo bel principe azzurro, ma è ora di alzarsi!”. Come erano diverse le parole con cui mi aveva incoraggiato a svegliarmi quella mattina da quelle con cui mi aveva obbligato ad alzarmi il giorno precedente! Le sorrisi, ancora assonnata. Non volevo rischiare di farla arrabbiare dopo che ci eravamo appena riconciliate, perciò, senza fare troppe storie, mi alzai e nel giro di pochi minuti ero pronta per uscire.
Non avevo alcuna di intenzione di andare a scuola quella mattina: per cosa, poi, mi chiedevo. Per sentire i commenti post-figuraccia e per soffrire vedendo il mio amore flirtare con quella vipera di Annie? No, no. Non ne valeva la pena. Sapevo che non avrei potuto giustificarmi molto facilmente con Peter, ma decisi di tentare ugualmente. Tentare non nuoce mai, o quasi.
Appena ci incontrammo davanti alla loro stanza salutai i miei fratelli affettuosamente. Era da un po’che non lo facevo, dovevo ammetterlo, e, infatti, il mio atteggiamento così premuroso parve loro molto strano. Così tanto che Edmund, ironico, mi chiese: “Ma stai bene?” Lo fulminai con lo sguardo, tuttavia non commentai, dovevo concentrarmi su quello che mi avrebbe aspettato dopo. Iniziammo a camminare a passo svelto: come al solito eravamo in ritardo.
“Peter?” incalzai.
“Dimmi”.
 Mi schiarii la voce e proseguì la mia arringa: “Ecco … hai presente quello che è successo ieri, no? Bene, stavo pensando, visto che probabilmente tutti spettegoleranno sul mio comportamento … se potessi evitare per oggi? Solo per oggi!”
Mio fratello si fermò bruscamente: oh oh, brutto segno. “Starai scherzando spero!”.
Lo sapevo: non dovevo spiegarli come stavano le cose, sarebbe stato meglio che mi fossi inventata qualche scusa. Convincere Peter era sempre impossibile, come potevo essermi illusa di riuscirci questa volta?
“Tecnicamente no …”
“E tu vorresti saltare un giorno di scuola per cosa? Ah, perché non vuoi sentire il gossip delle tue compagne, giusto giusto.”
Fece una pausa e poi contniuò il suo solenne discorso: “E secondo te, se tu tornassi a scuola domani, non le farebbero comunque le critiche? Non puoi assentarti per tutto l’anno scolastico, Susan!”
Dovevo ammettere che Peter non aveva torto, anzi aveva perfettamente ragione: dovevo affrontare la situazione, prima o poi, tanto valeva farlo subito.
“Ok, hai vinto.”
Peter sorrise compiaciuto: era un ragazzo molto orgoglioso, odiava che qualcuno gli ordinasse cosa fare, e soprattutto odiava perdere.
“Potresti ripetermelo un’altra volta? Mi piace il suono di queste parole!”
“Ma stai zitto e corri in classe!” Gli urlai, ma con il sorriso sulle labbra. Era un caso perso.
 
 
POV CASPIAN

“Buongiorno ragazzi!”. La voce insopportabile di un’anziana signora vestita interamente di rosa, dalla punta cappello fino alle scarpe, interruppe la piacevole conversazione che stavo facendo con le ragazze della 4R. Proprio adesso!
“Ragazzi, sedetevi, forza! Non l’avete sentita la campanella? È già suonata da due minuti, avanti, ognuno vada ai propri posti.”.
“Oh, come faccio adesso a separarmi da te per tre lunghissime ore, prima dell’intervallo?!” mi disse Annie con un’aria non proprio innocente.
“Non ti preoccupare perché i miei occhi si poseranno soltanto su di te in queste tre ore” le risposi io malizioso, prima di prendere posto davanti a lei.
“Scusate il ritardo” proruppe in quel momento una ragazza sulla soglia della classe. Mi voltai e constatai che era la pazza, quella che mi aveva scambiato per non so chi il giorno precedente. In quel momento si alzò in classe un brusio irrefrenabile: evidentemente tutti stavano commentando con il proprio vicino ciò che era successo. Fissai la ragazza e molto probabilmente questa se ne accorse perché fece di tutto per non guardarmi, anche se alla fine cedette e i nostri occhi si incontrarono.
Ma solo per un momento, poiché Annie mi richiamò all’ordine: “Caspian!” urlò.
Doveva aver notato che la stavo osservando, e forse era anche un po’ gelosa.
Ma la rassicurai: “Stai tranquilla, tesoro, - sottolineai proprio questa parola - cosa vuoi che mi interessi di una pazza che salta addosso al primo che capita!” dissi in modo che tutti, l’interessata compresa, potessero sentire. Annie, come molti altri, chi più fragorosamente chi meno, ridacchiò e in risposta le strizzai l'occhio.
Mi girai per vedere l’espressione della ragazza (com’è che si chiamava? Ah, sì, Susan), ma mi resi conto che non era più in piedi vicino alla porta, alle mie parole era scattata immediatamente al suo posto.
“Pevensie, mai un giorno che sia puntuale, vero?” Tutti si voltarono a guardarla, ridendo rumorosamente: era veramente lo zimbello della classe.
“Cerchi di alzarsi prima la mattina!” aggiunse la professoressa, scuotendo la testa con rassegnazione. “Comunque,” proseguì la donna imperterrita, senza badare alle risate che echeggiavano nell’aula, “oggi, cari ragazzi, faremo una lezione molto particolare!”
“Non facciamo niente?” osai ironico.
“No, signor Telmarin! Non esiste nel mio vocabolario la parola niente. Immagino che lei non sappia ancora bene come funziona qui e sono sicurissima che la nostra prestigiosa scuola non è al livello di quella che lei frequentava prima, ma noi siamo abituati a lavorare qui! La-vo-ra-re!” disse, scandendo bene ogni sillaba dell’ultima parola.
“Stavo dicendo… oggi sarà una lezione un po’diversa, svolgeremo sempre i nostri stupendi esercizi di Fisica, con la particolarità che non li risolveremo alla lavagna, come al solito, bensì a coppie. Sono certa che si rivelerà un’attività utile anche per rafforzare il lavoro di gruppo. Quindi, quelli dell’ala destra e delle prime due file al centro pescheranno un biglietto con su scritto il nome del compagno con cui dovrete lavorare… Ah, dimenticavo: è rigorosamente vietato fare scambio con gli amici per poter stare insieme! Ha capito, Signor Telmarin?”
La professoressa mi richiamò all’attenzione, dato che stavo ammirando Annie in tutta la sua bellezza, ma non le diedi molto retta. Mi limitai a rispondere con un semplice “Sì, si…” e proseguii nella mia instancabile attività, come se non fosse successo nulla.
Con immenso dispiacere, Annie capitò con Valerie: che sfortuna! Già la fisica non mi ispirava molto con tutti quei numeri incomprensibili, quelle formule così complesse… se fossi stato in coppia con lei sarebbe stato tutto diverso! Sbuffai rumorosamente, aspettando il mio turno per pescare il biglietto.
“Prego, signor Telmarin… scelga pure” mi incoraggiò la donna porgendomi una piccola scatola azzurra. Mi sporsi per sbirciare quanti biglietti erano rimasti: due. Ok, non avevo un’ampia possibilità di scelta. Decisi di prendere quello più in fondo, lo aprii lentamente e lessi ad alta voce il nome: “Pevensie”.
No. No, no e poi no! “Ci deve essere un errore, professoressa!” dissi alzandomi di scatto dalla sedia.
“Cosa signor Telmarin? Che errore ci deve essere? La signorina Pevensie è libera, che problema c’è?”
“No, il fatto è che… Professoressa, sono appena arrivato in questa scuola, come lei ben sa… Se potessi solo questa volta stare per una persona che conosco un po’di più… Annie, per esempio…” non mi lasciò terminare la frase.
“Signor Telmarin! Non se ne parla neanche! Anzi, menomale che non è capitato con la signorina Copperfield! Così conosce qualcun altro, non crede?!” proruppe la donna, urlando a squarciagola.
“Capisco il suo punto di vista, professoressa, ma se…”. Non mi sarei arreso così facilmente, mi dissi.
“Niente ma e niente se! Così ho detto e così deve essere! Sta prendendo una brutta piega già dal primo giorno, signor Telmarin! Vada a sedersi vicino alla Pevensie, vada…”
“Professoress…”
“Allora è proprio sordo! N-O!”
Va bene. Adesso non potevo più replicare. Sospirai abbattuto, e mi incamminai di malavoglia verso il banco accanto a quello della Pevensie. Proprio io dovevo andarlo a prendere quel maledetto biglietto, vero? Giusto io? C'erano ventiquattro studenti con cui poteva stare in coppia, dovevo per forza io essere il predestinato?
Mi sedetti sulla sedia, senza guardare la mia compagna, né salutarla, allontanandomi anzi il più possibile da lei. Susan non si mosse: non mi guardò nemmeno: era completamente assorta nel suo mondo. Chissà a cosa stava pensando…
Passammo cinque minuti buoni in quel modo: sembrava non avere alcuna intenzione di lavorare, e a me non dispiaceva affatto. Potevo tranquillamente trascorrere un’ora a guardare Annie, seduta alla mia sinistra: non era assolutamente un problema. Peccato che la professoressa si accorse presto di come stessimo lavorando proficuamente e ci richiamò all’ordine, fissandoci con uno sguardo truce.
Non c’era altra via d’uscita. Dovevamo proprio eseguire l’esercizio.
Mi schiarii la gola: ero sicuro di dover essere io quello a rompere il ghiaccio.
“Allora… Susan…” cominciai, cercando di essere più naturale e sincero possibile. Nonostante avessi comunque pronunciato soltanto due parole contate, la Pevensie sobbalzò di scatto. Non riuscendo a capire il motivo della sua reazione, la osservai un attimo perplesso, poi decisi di proseguire.
“Allora… forse è meglio che iniziamo l’esercizio, non credi?” domandai, senza guardarla negli occhi.
Lei annuii pensierosa mentre sfogliava lentamente il manuale. Arrivata alla pagina desiderata, spostò delicatamente il libro verso di me, visto che ancora non avevo i testi scolastici, e mi disse indifferente: “Prego.”
Prego che? Non lo dovevamo fare insieme? Io non ci capivo assolutamente niente di fisica, non riuscivo a svolgere un problema da solo. Iniziai a leggere comunque la consegna ad alta voce: “Allora… Qui dice: l’intensità della forza di attrito viscoso che agisce su una sfera immersa in acqua è 0,0015 N. La sfera scende a velocità costante di 9,6 m/s. Calcola il raggio della sfera.” Tacqui un attimo, in meditazione.
“Ora sì che è tutto chiaro!” esclamai ironico.
Susan non dava segni di vita: fissava la matita da minimo dieci minuti, tanto che mi chiedevo cosa ci fosse di così interessante in una matita 2H. Dovevamo procedere per forza.
“Ok, senti, lo so che non abbiamo avuto un bell’inizio, ma per lo meno possiamo risolvere questo problema insieme?”
La ragazza proseguiva imperturbabile ad osservare la sua matita. Non volevo chiederle più niente, ora toccava a lei 'farsi viva'. Inizialmente, tutto continuò come se non avessi aperto bocca, poi ad un certo punto si girò di scatto verso di me, mi guardò negli occhi e mi domandò, con un fremito nella voce: “Tu ti ricordi di Narnia?”
Mi ero immaginato di tutto, tranne che mi ponesse una simile domanda: ma come si può chiedere ad una persona se si ricorda di Narnia? E poi, soprattutto, che cosa diavolo è Narnia?
Nell’istante in cui il mio cervello formulava quella domanda, si verificò un fatto stranissimo, che non riuscii a comprendere. Ebbi una specie di visione, nella mia mente apparvero delle immagini che non avevo mai visto in tutta la mia vita.
Un castello collocato su un’altura, un fitto bosco… Ma non furono quei luoghi che sembravano quasi incantati ad attirare la mia attenzione, bensì i personaggi che popolavano il mio “sogno ad occhi aperti”. Un giovane, su un cavallo dal manto nero, con una corona dorata sul capo: ero sicurissimo, quello ero io. Altri tre ragazzi, due maschi e una femmina, seguivano cavalcando sorridenti: erano gli stessi che mi ero fermato ad osservare il giorno prima. Ma soprattutto Susan, sì proprio la Susan che sedeva accanto a me in quello stesso istante, che mi sorrideva felice. Improvvisamente cominciai a sentire una voce rimbombare sempre più forte nella mia testa.
'Narnia, Narnia, Narnia'. Le immagini continuavano a scorrere rapidamente, accavallandosi, il suono di quella parola continuava ad echeggiare senza tregua… Non sapevo quanto sarebbe durato…
Narnia.
“Caspian?” sentii in lontananza una voce flebile, qualcuno mi stava chiamando, ma ancora ero in preda a quella assurda visione: tutto si faceva sempre più confuso, sempre più indistinto… non riuscivo a comprendere cosa fosse frutto della mia immaginazione e cosa invece stesse succedendo veramente…
“Caspian!”. Questa volta il suono che udii era decisamente più nitido: sì, era Susan che mi stava chiamando… tuttavia, non ero ancora in grado di togliermi quell’eco sibillina che mi stava letteralmente distruggendo…
“CASPIAN!” Soltanto la terza volta che udii pronunciare il mio nome riuscii a riprendere coscienza. Ero completamente frastornato, mi girava la testa, avevo le vertigini…
“E’tutto a posto, Caspian?” chiese Susan con gli occhi spalancati.
Non le risposi. Ero ancora troppo sconvolto per formulare una risposta razionale…
Non riuscivo a spiegarmi tutto quello che era accaduto. Ricordavo perfettamente e con straordinaria chiarezza ciò che avevo visto… Non aveva senso, niente aveva senso…
Poi cosa significava Narnia? E perché al solo sentir pronunciare quel nome misterioso mi era successo tutto ciò? Che cosa nascondeva?
…E soprattutto perché nella mia visione c’era lei ? Perché nel mio sogno io le sorridevo? Chi era in realtà?
“Caspian stai bene?” mi domandò nuovamente la Pevensie, avvicinandosi.
“Lasciami stare!” urlai respingendola.
“Che cosa ti ho fatto? Caspian, che cosa succede?” chiese cercando i miei occhi.
“Sei soltanto una strega, non ti voglio più vedere! Sta' alla larga da me!” pronunciai quelle parole senza accorgermi che stavo gridando a squarcia gola, sotto gli occhi increduli di tutti i compagni e della professoressa, la quale, allibita, assisteva alla scena senza osare replicare.
“Hai capito? Mai più!”
Mi alzai improvvisamente dalla sedia senza dare conto a nessuno, neanche ad Annie, che mi veniva incontro. Non sembrava preoccupata di quanto mi fosse successo, più che altro era infastidita, arrabbiata. La superai senza guardarla e uscii dalla classe.
Volevo stare da solo.
Volevo, dovevo riflettere.
Bisognava che trovassi una spiegazione a tutto quello che mi era successo, bisognava che riuscissi a risolvere quell’enigma che mi aveva totalmente sconvolto.
Ma sapevo in fondo che non sarebbe stato semplice.
Narnia…


Note delle autrici (che parolone! XD)
Ehilà, ssssssalve! XD Come state??? La scuola vi ha già sterminate completamente o qualche superstite è rimasto? XD
Scusate per il ritardo dell'aggiornamento, ma, come volevasi dimostrare, i compiti sono davvero numerosi e il tempo per scrivere al computer purtroppo scarseggia.
Allora...cosa pensate del capitolo? Vi è piaciuto??
Finalmente Susan ha fatto pace con Lucy...ma Caspian? Si sta finalmente ricordando della sua 'vita precedente'?? Perché allora Susan rimane per lui un enorme punto interrogativo?
Continuate a seguirci se volete trovare delle risposte! =D
Un bacione,
al prossimo aggiornamento! ^^
Federica e Elena



Risposte alle recensioni

Eve_Cla84: Ciao carissima! Ci ha fatto molto piacere rivederti tra le commentatrici del nostro ultimo chappy "Womanizer"!  E stai tranquilla, impazziamo letteralmente quando vediamo una nuova recensione, perché è sempre molto importante sapere cosa ne pensate a proposito della nostra storia... quindi non farti scrupoli e continua a commentare tranquillamente!^^ In questo chappy è arrivata la pace fra Sue e Lucy, che tu tanto aspettavi...=) t è piaciuto il chappy! Continua a farci sapere la tua opinione e..grazie mille per i complimenti! Bacionii!

bulmettina: Helloo!^^ E' stato bello rivderti fra le commentatrici! Ti ringraziamo tantissimo per i complimenti...siamo veramente contente che tu stia apprezzando la nostra ficcy...=) Ci auguriamo che questo chappy ti piaccia e che non deluda le tue aspettative! Facci sapere cosa ne pensi, mi raccomando!^^ Bacioni



Un ringraziamento particolare anche a quelle che in questi giorni hanno aggiunto la nostra ficcy tra le preferite/ seguite, ovvero bsbina, LadyVampira93 e risotto! Merci à toutes! (Grazie a tutte!) ^^

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Capitolo 6
*** We Used To Be Friends ***


Chapter 6: We Used To Be Friends
 


POV SUSAN

Cavolo, cavolo, cavolo!
Perché, perché gli avevo parlato di Narnia?! Perché?!
Era sembrato assente, titubante e dolce, come un tempo, in quegli attimi di incoscienza. Poi...era ritornato cattivo e crudele, anzi, ancora di più. Mi aveva chiamato 'strega'...era convinto che fossi stata io a fargli tornare in mente Narnia!!! Perché sì, ero sicura che l'avesse vista, se ne fosse ricordato, per lo meno in parte.
Mi guardai allo specchio del bagno femminile, notando il mio volto segnato dalle forti emozioni che da diversi giorni mi stavano sconvolgendo. Non c'era traccia della Susan di un tempo. Quella che non avrebbe mai saltato un'ora di lezione, quella che avrebbe sempre messo la scuola e la famiglia al primo posto, quella convinta che non si sarebbe mai innamorata...
Ormai avevo preso una certa confidenza con i bagni scolastici, era certo. Rappresentavano un posto in cui pensare con tranquillità, nonostante, certo, non fossero proprio il luogo più pulito e lindo che si potesse trovare.
Driiiiin
Il suono forte e insistente della campanella proruppe in tutta la scuola, annunciando l'inizio dell'intervallo.
Oh, no, tra poco il bagno si sarebbe letteralmente popolato di galline pettegole e stupide!
Non feci nemmeno a tempo a sistemarmi le pieghe della gonna, che sentii dei passi in vicinanza, veloci, forse anche troppo. Senza pensarci due volte, mi rintanai in uno dei bagni chiudendomi a chiave, sperando semplicemente che nessuno si accorgesse della mia presenza.
"Ih, ih, ih! Hai ragione, Annie! Caspian...è proprio...wow!", una vocina stridula inconfondibile giunse alle mie orecchie facendomi accapponare la pelle. Era Samantha! E, se c'era lei, questo significava che erano entrate nel bagno anche le sue due migliori amiche, Violet e Annie, dato che non si muoveva mai senza di loro.
"Sì, lo so, Sammy! Voi non vi rendete conto di che tortura sia vedere quelle sue labbra rosse, così perfette e...", la voce - per me fastidiosa a livelli inconcepibili - di Annie si interruppe teatralmente, suscitando ancora di più la curiosità delle altre vipere.
"E...?", chiesero in coro come se da quella risposta dipendesse la loro vita.
"E non poterle baciare!", esclamò Annie come se fosse ovvio.
Abbassai lo sguardo verso i miei piedi, avvampando involontariamente.
Io sì. Io, al contrario di Annie e le altre, avevo avuto l'occasione di baciarlo...e ricordavo ancora perfettamente il suo sapore su di me, il suo profumo...buono e dolce come il cioccolato.
E se loro l'avessero saputo ero sicura che sarebbero letteralmente morte di invidia.
O non ci avrebbero creduto, logico.
Le risatine petulanti e stridule delle tre riecheggiarono in tutto il bagno facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Guarda, Ann, tesoro, se non fosse che è evidente che abbia un debole per te, ci provereri anche io!", esclamò senza ritegno Violet.
Mossa sbagliata, assolutamente sbagliata.
Se avesse conosciuto anche un briciolo di più l'adorata Annie, non avrebbe mai detto una cosa del genere.
Infatti, come volevasi dimostrare, quest'ultima si inviperì.
"Cooosa? Tu. Non osare mai più dire o pensare una cosa simile! Caspian è proprietà privata, off limits, mia cara, lasciatelo dire. E l'unica degna di lui, modestamente, sono io.", rispose sprezzante.
Nonostante ormai avessi constatato il modo in cui era diventata, mi stupii non poco. Da quando Annie era così...cattiva? Pettegola? Vanitosa?
Non la riconoscevo più, anzi, non riuscivo proprio a credere che un tempo fossimo state migliori amiche...
Sorrisi al pensiero, senza poter far niente per eliminarlo dal mio volto.
Quella profonda amicizia risaliva al periodo in cui non ero ancora stata a Narnia per la seconda volta ed era nata così, per caso.
Eravamo entrambe in biblioteca e stavo cercando un libro di storia sullo scaffale quando urtai Annie facendo cadere i fogli che aveva in mano.

"Scusa, scusa, scusa!", esclamai abbassandomi ad aiutarla.
Quando però lessi il titolo di un libro per terra, strabuzzai gli occhi. "Tu leggi i libri di Agatha Cristie?", chiesi con gli occhi che mi luccicavano alla ragazza in ginocchio vicino a me.
Alzò la testa e sorrise, rispondendo: "Sì, mi piacciono moltissimo...adesso sto leggendo 'Assassinio sull'Orient Express' e ne sto rimanendo davvero affascinata!"
A quelle parole cominciai a parlare come una macchinetta, senza che niente riuscisse a fermarmi. "Sìììì, io l'ho finito proprio questa notte!!! Santo cielo, come è appassionante! Devi davvero leggerlo, la conclusione è qualcosa di inaspettato e unico!", esclamai felicissima alzandomi da terra e porgendole i libri.
Arrossii improvvisamente, non ero mai stata una persona 'logorroica' e quella parlantina improvvisa mi aveva sorpreso molto.
"Scusa", sussurrai a disagio.
"Non ti preoccupare! Succede sempre anche a me quando trovo qualcuno di appassionato come me alla Cristie! Io sono Annie, comunque!", esclamò vivace.
"Susan, moltissimo piacere"
Sentivo che saremmo andate d'accordo, che saremmo diventate amiche, grandi amiche.

Avevo avuto ragione, infatti. Da quel piccolo tratto in comune, ne trovammo altri ancora fino a che non capimmo di essere destinate a diventare migliori amiche, a stare sempre insieme, confidarci e volerci bene.
L'ultimo giorno di scuola dell'anno prima era stato terribile: nessuna delle due voleva separarsi dall'altra, nemmeno per soli tre mesi, ma purtroppo fummo costrette.
Riuscimmo a tenerci in contatto tramite lunghissime lettere in cui raccontavamo aneddoti divertenti, incontri misteriosi e letture interessanti.
Non notai mai un cambiamento da parte sua, ma quando tornai a scuola, dopo essere stata per la seconda volta a Narnia ed essermi innamorata del re, la trovai diversa...o forse ero semplicemente io che facevo altro che pensare solo ed esclusivamente a Caspian, dalla mattina alla sera, con che risultati poi?
Adesso non mi riconosceva nemmeno e il mio sogno eterno sembrava essere andato in rotoli.
Molto probabilmente, Annie capì che con il mio mutamento interiore c'entrava un ragazzo, perciò, giusto per rinfacciarmi la cosa, iniziò a curare di più il suo aspetto fisico, indossare abiti scollati che mettessero in mostra le sue forme imbottite. Ebbe subito grandissimo successo in tutta la scuola, guadagnandosi l'ammirazione di ragazzi che se ne infatuavano e ragazze che invece volevano essere come lei.
Fu così che conobbe Violet e Samantha e si dimenticò totalmente di me, di tutto ciò che avevamo passato, di tutto il bene che ci eravamo promesse a vicenda.
Quando successe, non ci badai forse molto, troppo impegnata a rimpiangere il mio amore perduto, ma in quel momento...capii che anche Annie dovesse aver passato un brutto periodo, aspettandosi la mia presenza al posto di una maschera di tristezza e depressione.
"Certo, Annie, non intendevo dire questo. Dicevo semplicemente che te li sai scegliere bene!", rispose Violet ruffiana come non mai.
Un tempo Ann si sarebbe infastidita per quella semplice ripetizione, adesso invece sembrò non farci nemmeno più caso.
"Oh, lo so, Violet. Non c'è bisogno che me lo dica tu!", esclamò quella starnazzando.
"Senti, Ann...tu cosa pensi che sia successo oggi a Caspian nell'ora di fisica?", chiese pensierosa Samantha.
Mandai giù un pesante groppo in gola: anche solo sentir pronunciare quel nome era diventato fonte di turbamento.
Aspettai di sentirle parlare, ma non sentii più nulla fuori, al che pensai che se ne fossero andate, finalmente. Mi sbagliavo, e di grosso anche.
Non appena varcai titubante la porticina del bagno, mi ritrovai davanti tre paia di occhi stupefatti.
Dopo un attimo di sbigottimento, però, sembrarono riprendersi e riacquistare in un lampo la solita sfrontatezza di sempre.
"Ma bene, Pevensie! Adesso ci mettiamo pure ad origliare le conversazioni?", chiese arrogante Annie venendo verso di me.
Arretrai di riflesso, senza nemmeno accorgemene.
Le altre due arpie risero sadiche e si avvicinarono all'altra. "Già, Pevensie, che intenzioni avevi? Non lo sai che è maleducazione?", mi derise Violet facendo dei finti occhietti dolci.
"Calma, Susan, calma. Reprimi gli istinti omicidi che aleggiano in te" mi dicevo mentre continuavo a retrocedere.
In un nanosecondo, però, mi ritrovai attaccata alla parete di schiena, con Annie a due centimetri da me, la sua voce vicinissima all'orecchio.
"Non lo avrai mai, Susan, è mio.", sibilò solenne a bassa voce, in modo che potessi sentirla solo io.
Poi si allontanò di scatto, indietreggiando di corsa, come scottata.
Mise le mani sulle spalle delle sue amiche e disse: "Andiamo, ragazze", il suo era un ordine perentorio, perciò quelle non fecero obiezioni e si avviarono con sguardo minaccioso verso la porta.
Con il respiro frenetico, mi accorsi di un particolare, forse insignificante.
La voce di Annie, prima, era diversa... Non di certo la sua.


* * * * * *



POV CASPIAN

Ah, la pausa pranzo! Assolutamente la mia 'ora' preferita!
Potevo starmene in panciolle tranquillamente senza fare alcuno sforzo, tanto c'erano sempre le solite ragazze pronte a soddisfare ogni mio capriccio.
Mi divertivo a vederle quasi sgozzarsi a vicenda pur di ricevere un mio sorriso*.
Per fortuna Annie non era così. Lei era la più sicura, la più bella... Anche se da pochi giorni a questa parte aveva cominciato a comportarsi in modo strano. Sembrava che analizzasse ogni mio movimento, che facesse attenzione a tutte le mie parole...era sempre lei, certo, ma nei suoi occhi verdi vedevo un'attenzione davvero particolare.
E fin qui, a dire il vero, non avrei potuto che esserne felice: la prima pollastra che cadeva nella rete della gelosia; ma... la cosa ancora più inspiegabile era che faceva la stessa identica cosa anche con la Pevensie. Sì, la pazza strega con serissimi problemi mentali. Si girava spesso a fissarla con occhi truci, oppure, anche quando lei era sola con i suoi fratelli, Annie la seguiva impercettibilmente con lo sguardo. Sembrava non curarsi troppo del fatto che la vedesse o meno...forse per lei l'importante era osservarla. Bah, chissà cosa ci trovava da guardare in lei.
Da quanto avevo capito, sembravano detestarsi a vicenda - Annie in particolare - ma queste occhiate avevano un non so che di...bizzarro. Be', in fondo non era un problema mio, perciò lasciai perdere, come mio solito.
Un leggero languore allo stomaco mi fece sussultare. Era ora di andare a mensa!
Con eleganza mi scostai dalle ragazze sedute vicino a me sulla panca di legno e le guardai, terrorizzate dal pensiero di aver fatto qualcosa di male.
Trattenni una risata. "Perdonatemi, madamigelle, ma credo proprio che il mio stomaco non ce la faccia a resistere ancora per molto. Sapete com'è, con tutta la corsa che faccio..."
"Oh, sì, eccome se lo sappiamo!", "Vorremmo tanto vederti un giorno!", ecco quali erano i gridolini di risposta di quelle.
Con un cenno del capo - che loro sembrarono trovare molto affascinante - mi diressi verso il bancone dove la cuoca stava distribuendo una pappetta giallastra nient'affatto invitante. Era una donnona a dir poco enorme, corporatura massiccia schiacciata in modo disgustoso nello spazio angusto che separava il muro dal carrello della mensa, un vestito bianco e verde di all'incirca tre taglie più piccole della sua e una cuffietta color muschio a retina in testa.
Quando alzò il capo, rimasi spaventato. Aveva degli occhietti acquosi e appannati, la pelle piena di rughe e croste, una bocca larga e screpolata e denti gialli e orripilanti quanto il pasticcio che mi sbatté sul piatto noncurante degli schizzi che procurò. Senza nemmeno lanciarmi un'occhiata di due nanosecondi, passò oltre, lasciandomi a fissare con occhi disgustati quella pietanza.
Con sguardo scettico, seguii la massa di studenti che attraversavano un lungo corridoio al coperto, prima di finire, secondo la mia teoria, nello spiazzo pieno di tavolini da picnik. Li imitai in fretta, senza però evitare di lanciare sguardi maliziosi qua e là e delle occhiatine annoiate ai mobili antichi di cui la scuola si vantava tanto.
Stavo appunto camminando tranquillamente accanto alla fiancata sinistra, quando lo vidi.
Un corno, delicato e allo stesso tempo maestoso, posto su ripiano di vetro trasparente.
Era di color avorio, con alcuni tratti più scuri alle estremità. Vi erano intagliate delle figure, cavalli, uomini...Ma non fu questo a sconvolgermi, bensì l'ennesimo ricordo che ne derivò.
In una grotta tetra e solo parzialmente illuminata, Susan Pevensie era a cavallo con sua sorella alle spalle, io, invece, mi trovavo accanto a lei e le porgevo un corno molto simile a quello appena visto e le sorridevo amorevolmente...poi improvvisamente lo scenario cambiò: una foresta dove la medesima ragazza era appoggiata ad contro un tronco d' albero, il respiro mozzato e il suo sguardo...riconoscente? Ammirato? E verso chi se non...me? Su un destriero dal manto nero le porgevo una mano, aiutandola a salire in sella...
Il vassoio cadde a terra con un tonfo sordo, facendo voltare nella mia direzione tutti i presenti.
Ero in uno stato catatonico, in trance...continuavo a vedere nella mia mente quelle due scene...quel corno...magico.
Ignorando la voce infervorata della cuoca alle mie spalle che probabilmente si chiedeva se fossi malato o meno, continuai a guardare verso il vuoto, fino ad arrivare a una conclusione.
Basta, non ne potevo più di queste perdite di coscienza, di tutte queste visioni!
Mi sarei fatto spiegare dalla Pevensie, questo era poco ma sicuro!
Facendo attenzione a non calpestare la pappetta gialla ai miei piedi - ancora meno invitante di prima -, mi misi a correre fino al cortile dove, dopo un po' di ricerche, riconobbi Susan con i suoi fratelli, tutti seduti ad un tavolo non troppo lontano.
Li raggiunsi senza essere nemmeno visto, e, una volta che fui abbastanza vicino, presi la ragazza per un polso e la strattonai con forza verso di me.
La sua espressione era sbigottita, impaurita da me mentre il suo corpo sfiorava il mio leggermente in una scossa di elettricità che però ignorai. "Mi devi delle spiegazioni", sillabai con gli occhi ridotti a due fessure: dovevo sapere.




Note delle autrici (che parolone! XD)

* Noi saremmo le prime a sgozzarci pur di ricevere un sorriso di Caspian! XD

Allora...come vi è sembrato il capitolo??? Si è parlato molto di Annie e del suo grande cambiamento...non vi aspettavate che fosse la migliore amica di Susan, eh??? Dite la verità! XD
E Caspian ha avuto un'altra visione...stavolta c'era il corno...quell'adorato corno che ha pemesso a lui e a Susan di incontrarsi...oddio, non fateci ricordare questo momento che finiamo per allagare la casa! ù.ù
Dite che nel prossimo capitolo Susan darà spiegazioni a Caspian??? E nel caso lei gliene desse...lui ci crederebbe???
Aspettiamo i vostri commenti!!!!! ^^
Un bacione,
Fede e Ele


Risposte alle recensioni

LadyVampira93: Ciao carissima! Ti ringraziamo tantissimo per la tua ultima recensione! Siamo contentissime che ti stia piacendo la nostra ficcy e che tu abbia trovato l'ultimo capitolo bellissimo. =) Speriamo vivamente che anche questo ti sia piaciuto e ci auguriamo di non deludere le tue aspettative! Grazie ancora... Un bacione e a presto! <3



bulmettina: Darling! Una delle nostre lettrici più adorate! XD
Grazie mille per tutte le tue recensioni! Sapere che c'è qualcuno a cui piace la nostra storia ci rende veramente contente e ci spinge ad andare avanti... =) Speriamo che anche questo chappy ti sia piaciuto! Continua sempre a farci sapere cosa ne pensi!  Smack...<3



Eve_Cla84: Our Beloved Cla!!! =) Non possiamo fare a meno di ringraziarti tantissimo per tutto il suo sostegno, dalle recensioni, sempre puntualissime, e per aver inserito la ficcy addirittura fra le ricordate, le seguite e le preferite!!! Sei davvero un angelo... =) Speriamo che questo chappy ti piaccia...Comunque facci sempre sapere cosa ne pensi, anche se magari non ti è piaciuto, perché comunque per noi è sempre importante avere una tua opinione :) Speriamo anche di aver reso il personaggio di Susan migliore e ci auguriamo ti piaccia un po'di più...noi ce la mettiamo tutta! Grazie ancora e bacioni! <3


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Capitolo 7
*** Just A Dream ***


Chapter 7: Just A Dream


POV SUSAN

Ero rimasta paralizzata da quell'incontro così inaspettato.
Non mi sarei mai immaginata che Caspian all'improvviso mi prendesse un braccio, avvicinandomi talmente a sè.  
Avrei tanto voluto rimanere così per sempre, i miei occhi persi nei suoi splendidi neri, vicina a lui...
" Lascia stare mia sorella!" gridò Peter, separandomi con uno strattone da Caspian, e privandomi di quel contatto meraviglioso.
"Che cosa vuoi? Nessuno ti ha chiesto niente... " fu la risposta del moro, che si avvicinò con aria minacciosa a mio fratello, squadrandolo dalla testa ai piedi.
"Se è per questo nemmeno a te, perciò sparisci prima che ti riduca in polvere", replicò Peter con lo stesso tono.
"Oddio, che paura!" gli fece il verso Caspian beffardo.
Se mi avessero raccontato quello a cui stavo assistendo in quel momento, sono sicura che non ci avrei mai creduto. Possibile che il mio principe si comportasse in quel modo? Dov'era il ragazzo dolce e premuroso di cui mi ero innamorata? Dov'erano i suoi modi tanto gentili che mi avevano fatto perdere la testa?
"Ragazzi, calmi, eh" disse Edmund, facendosi largo tra i giovani che avevano cominciato ad accerchiare i due, giusto in tempo per impedire a Pet di attaccare l'altro con violenza.
"Edmund, non ti immischiare!" rispose il biondo, senza dare retta alle parole del fratello.
"No, Peter: non mi sto immischiando, sto cercando soltanto di risolvere la situazione, visto che a quanto pare non ne sei capace!" ribatté Ed, così sfrontato da suscitare l'ira di Peter.
"Ecco, perché non ascolti tuo fratello ogni tanto? E' di gran lunga più maturo di te, sai... " si intromise Caspian, rivolgendosi al biondo con aria di sfida. Stava andando troppo oltre.
Peter, infatti, riuscendo a liberarsi della presa di Edmund, che fino a quel momento gli impediva di avvicinarsi al moro, si scaraventò addosso a Caspian, che, colto di sprovvista, cadde all'indietro. In pochi secondi riprese però il controllo della situazione, e alzatosi in piedi, era pronto a proseguire lo scontro con mio fratello. Si sarebbe immediatamente scaraventato su di lui se una voce che chiamava il suo nome non l'avesse fatto fermare.
"Caspian!". Inconfondibile. Era Annie.
"Caspian" ripeté accostandosi al moro. "Che fai? Andiamocene subito!"
"Annie, lasciami stare, devo finire una cosetta e arrivo... " fu la risposta del mio principe, che respingeva indietro con noncuranza Annie.
"No! Caspian..." tentò di replicare lei, riportandolo vicino a sé.
In quel momento vidi Lucy sgattaiolare fuori da un gruppetto di ragazzi, dirigendosi verso la mia nemica. Che cosa aveva intenzione di fare? Non feci a tempo a formulare un' ipotesi plausibile che la mia coraggiosa sorellina aveva già preso in mano la situazione.
"Che cosa c'è?" le chiese con un'aria da smorfiosa. Avevo la strana impressione che Lu si stesse cacciando nei guai.
"Niente che interessi ad una bambina dell'asilo come te!" contrattaccò Annie.
"Oh beh... mi posso interessare eccome: sarò pure una bimba di quattro anni, ma tu...tu sei una gallina pettegola e un'oca senza cervello messe assieme!"
Oh, oh. Questo non l'aveva mai detto a nessuno a Annie. Nessuno osava dirle qualcosa che non fosse un complimento... figuriamoci sfidarla così apertamente!
Quella vipera era rimasta senza parole, completamente esterrefatta. Non si aspettava che le fossero rivolte parole così pesanti. Dopo il primo attimo di scombussolamento, iniziò a diventare rossa per la rabbia, cercando intanto di trovare (invano) un insulto adatto a quella provocazione.
Intanto, senza che me ne rendessi conto Caspian e Peter avevano cominciato una vera e propria lotta, nonostante Edmund facesse di tutto per bloccarli. Sembravano dei bambini di sei anni che si stavano prendendo a pugni per un giocattolo.
Io ero lì, impalata: guardavo la lotta fisica fra Pet e Caspian e lo scontro verbale fra Lucy e Annie, impotente, senza sapere cosa fare.
Dovevo essere io quella maggiormente coinvolta in quel contrasto, e invece mi limitavo a osservare la scena, come una delle tante ragazze che con trepidazione aspettavano l'esito di quel vero e proprio duello.
Mentre Caspian e Peter continuavano imperterriti la loro lotta, ebbi la strana impressione che tutto intorno a noi si stesse fermando: le ragazze che si agitavano per fare il tifo per il moro, si immobilizzarono di colpo, come tutti coloro che mangiavano tranquillamente, o quelli che invece osseravavano dal proprio posto la lotta che stava avvenendo.
Annie, Violet e Samantha... anche loro nel giro di pochi secondi si pietrificarono.
Gli unici che invece non erano stati colpiti da quella sorta di incantesimo eravamo io, i miei fratelli e Caspian, i quali anche loro si accorsero velocemente della situazione. Non era un'illusione. Il tempo si era davvero fermato, come per magia...
Caspian smise di colpo di sferrare pugni addosso a mio fratello: si alzò lentamente, guardandosi attorno prima circospetto, poi sempre più in preda al panico.
 "C-Che diavolo succede?" chiese, cercando di sembrare tranquillo, anche se invano.
Peter, che probabilmente aveva intuito la preoccupazione del giovane, rispose soddisfatto: "Adesso chi è che ha paura?"
Ma il moro non lo ascoltava.
Sembrò ricordarsi improvvisamente del motivo per cui era lì. Doveva parlare con me.
Con passo svelto si incamminò in mia direzione.
Non conoscevo quali fossero le sue intenzioni, e indietreggiai involontariamente, temendo che mi potesse fare qualcosa di male.
"Tipo questo!" sbraitò Caspian dopo avermi raggiunto. "Come lo sai spiegare? Ed è inutile che fai la finta tonta, perché lo so benissimo che c'entri anche tu in questa storia! Com'è che in alcuni momenti ti vedo nella mia mente, perché?".
Non sapevo cosa rispondergli. Mentire o raccontargli la verità?
Nel secondo caso, non mi avrebbe creduta sicuramente. Non potevo certo dirgli: "Vedi, Caspian, è che tu non vieni da questo mondo... esiste una specie di dimensione parallela in cui tutto è magia, e tu eri il re di questo posto... Poi c'eravamo anche noi. e...". Assolutamente fuori questione.
Mentire? E se poi sarebbe venuto in qualche modo a conoscenza della verità?
Dovevo far funzionare il mio cervello, e anche alla svelta: ero sempre stata brava a trovare soluzioni velocemente, ma... come facevo a rimanere concentrata quando l'amore della mia vita era così vicino a me... tanto da sentire il suo odore inebriante penetrarmi nelle narici e il suo respiro affannoso sulla mia pelle...
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata...
Ok, soluzione: tergiversare.
"Io-o... " cominciai a balbettare con un filo di voce, abbassando lo sguardo "... n-non lo so... ".
Risposta migliore non poteva esserci.
Ripresi a respirare normalmente, convinta di aver superato l'ostacolo più difficile.
"Tu NON LO SAI?!" urlò Caspian su tutte le furie. "Non lo sai?"
Tacque un attimo, pensieroso. Poi proseguì con un tono più calmo: " Okay, come vuoi, poniamo la domanda in un altro modo: come facevi a conoscermi?"
O cavoli.
Non avevo proprio via di scampo.
Deviare l'argomento non era stato molto producente, si sarebbe rivelato assolutamente inutile ritentare.
O cavoli. O cavoli.
'Okay, calma Susan, inspira, espira, inspira e espira...' pensai nella mia mente, cercando di autocontrollarmi.
Non ce la potevo fare. Il cuore mi batteva a mille, cominciavo a sudare freddo...
Deglutii rumorosamente.
Toccava a me adesso.
Se prima i miei fratelli avevano temporeggiato affrontando direttamente Caspian, ora non era più possibile.
Magari si sarebbe rivelata un'impresa più semplice del previsto. Magari...
Era il momento di raccontare a Caspian la verità, costasse quel che costasse.
Mi accinsi ad aprire la bocca quando una voce possente e profonda parlò al mio posto, suscitando la sopresa di tutti i presenti.
"Ora ti spiegheremo tutto, Caspian. "
Impossibile.
Mi sporsi oltre il principe che mi ostacolava la vista e riuscii finalmente a vedere il proprietario di quella voce. Avevo ragione.
Aslan.
Come i miei fratelli corsi raggiante ad abracciarlo. Se lui era qui... forse Caspian...
"Re e regine di Narnia, non sapete quanto sia lieto di vedervi" disse il grande leone, riscuotendomi dai miei pensieri.
"Non hai idea di quanto lo siamo noi!" rispose Lucy, felice più che mai.
"Ma dicci" si intromise Edmund "come mai sei qui?"
Il re di Narnia tacque limitandosi ad osservare Caspian, che ancora non aveva proferito parola, incredulo.
Approfittando di quel momento di silenzio, intervenne per chiedere dei chiarimenti: "Scusate, qualcuno si degna di spiegarmi cosa sta succedendo qui???" gridò il moro, passando in rassegna i miei fratelli e Aslan.
"Sono qui per questo, infatti" fu la risposta del leone.
"Adesso sento pure i leoni che parlano. Ma che diamine succede?" sbraitò il principe, più confuso che mai.
"Calmati, ora ti spiegheremo tutto. Però ti devi fidare di quello che ti diremo."
"Come faccio a fidarmi di un animale che parla? Non esistono gli animali parlanti!"
"Capisco le tue preoccupazioni, i tuoi dubbi, ma sii paziente e troverai in breve le risposte che da tempo cerchi."
Alle parole rassicuranti dell'animale, Caspian ammutolì, aspettando di udire il leone parlare.
Dopo alcuni istanti di assoluto silenzio, il leone esordì dicendo: "Benissimo, allora direi che possiamo cominciare a..."
Non aveva neanche terminato di pronunciare quella frase che la sua figura cominciava piano piano a diventare sempre più fioca e indistinta.
"Aslan, cosa ti sta succedendo?" chiese Lucy preoccupata, avvicinandosi al leone.
"Non lo so... so soltanto che c'è qualcosa che mi impedisce di stare nel vostro mondo... La dimensione che ho creato tra poco si annullerà del tutto e il tempo continuerà a scorrere normalmente. " tentò di spiegare Aslan.
"E Caspian?" chiesi allora io al grande leone.
Le mie speranze si erano vanificate in un solo secondo. Già immaginavo come sarebbe stato meraviglioso se Caspian avrebbe riacquisito la memoria... Quanto avremmo dovuto aspettare ancora prima di rivederlo?
"Peter, Edmund" disse il leone con tono autoritario, senza prestare la minima attenzione alla domanda che gli avevo posto "tirate pugni e calci a Caspian da metterlo ko" proseguì.
"NO!" urlai con quanta più voce avessi nei polmoni. Era vero, Caspian non si ricordava più di me, ma non potevo sopportare che gli succedesse qualcosa di male.
Peter senza fiatare corse in direzione del principe, pronto per portare a termine il suo compito.
"Ma..." tentò di replicare Edmund: anche lui evidentemente era rimasto allibito all'insolita richiesta del leone.
"Non c'è tempo per parlare, fallo e basta" disse sbrigativo Aslan.
"Non puoi permettergli che..." continuai imperterrita.
"Susan, ascoltami. A Caspian adesso non accadrà nulla di grave, te lo posso assicurare. Tuttavia, la situazione diventerà pericolosa se riferirà a qualcuno quello che ha visto e sentito in questi pochi minuti"
"Io... non capisco, Aslan!" urlai, disperata. Già il solo termine pericoloso mi turbava in un modo impressionante.
" Controllalo, Susan, controlla Caspian. Sta attenta a quello che dice, con che persone sta, e evita che abbia dei rapporti troppo... stretti, con qualsiasi persona."
"Aslan, come..."
Ma era già scomparso.
Come aveva predetto il leone, tutto riprese come prima, come se nulla fosse successo.
"Andiamo" l'ordine perentorio di Peter mi fece sobbalzare.
"E Caspian?" chiesi con un filo di voce che lasciava trapelare tutta la mia angosica per le sue condizioni.
"E' soltanto... " tentò di spiegare Lucy, affranta per la scomparsa di Aslan.
"KO" concluse Peter pragmatico e allo stesso tempo orgoglioso per la velocità con cui era riuscito a stendere l'avversario.
"E ora muoviamoci" aggiunse, trascinandomi per un braccio in direzione dell'uscita dalla mensa.
"Aspetta..." gli dissi, divincolarmi, cercando Caspian, che era steso per terra, massaggiandosi lentamente le braccia piene di lividi.
Per un istante, i nostri occhi si incrociarono...
Non riuscivo più a sopportare quella situazione. Guardarlo negli occhi sapendo che dalle sue pupille non trapelava più l'affetto, forse l'amore che provava per me a Narnia.
Volevo indietro il mio Caspian.
E dovevo riuscire ad ottenerlo.
Ad ogni costo.
"Caspian, non temere... presto tornerà tutto come prima" .

 *      *      *

POV CASPIAN


Dopo diversi minuti, a fatica, riuscii ad alzarmi dal lettino su cui giacevo a pancia in su. Come avevo fatto ad essere stato conciato in quel modo
?
Passai in rassegna le braccia e le gambe, notando con vergogna che erano permeate di lividi.
Okay, la fama che mi ero a stento guadagnato in tutti quei giorni si erano volatilizzata in una manciata di minuti. Splendido.
"Fermo dove sei! Dove hai intenzione di andare?", mi 
disse un'anziana signora di circa settant'anni, facendomi sussultare. Possibile che in quella scuola fossero tutte vecchie?
Almeno c'erano le alunne che compensavano pienamente.
"Sto bene" mentii. Mi sentivo tutti i muscoli a pezzi, ero seriamente preoccupato circa il mio rendito nella corsa. Domani avevo promesso a Annie e le sue amiche di far vedere loro una mia performance, come potevo ritirarmi?
"Ahah. E io ci dovrei credere?" mi chiese la donna, squadrandomi.
"Caspian!". Annie entrò trafelata in infermeria. Strano, non era seguita da Samantha e Violet, che evento straordinario!
"Oddio!" proseguì "come ti hanno conciato quei pezzenti!"
"Sto bene, veramente, e poi non mi hanno fatto nulla di grave... non riesco soltanto a..."
"Muovere un muscolo." terminò al posto mio l'infermiera.
La fulminai. Farsi gli affari propri no, vero?
"Oddio, poverino!" aggiunse Annie.
In realtà non sembrava molto preoccupata delle mie condizioni, nonostante continuasse a ripetermi poverino di qua e poverino di là.
Quel suo atteggiamento mi stava cominciando a infastidire. Ero convinto che mi dovesse chiedere qualcosa, ma che in quel momento stesse tergiversando.
"Annie, cosa devi chiedermi?" la interruppi bruscamente nel bel mezzo delle sue lamentele sui Pevensie.
Lei sembrò molto sorpresa da quella domanda, molto probabilmente non se l'aspettava.
Okay. Forse ero stato un po'troppo diretto. Cercai immediatamente di rimediare.
"Cioè, nel senso, a quest'ora non hai l'incontro con le cheer-leaders? Non vorrei che perdessi l'allenamento per colpa mia..."
"Ma sciocchino, cosa dici? Per te farei tutto, lo sai." replicò lei, avvicinandomi a sé.
Un fischio compiaciuto giunse alle mie orecchie.
Distolsi il mio sguardo dai meravigliosi occhi verdi di Annie, per concentrarmi sull'infermiera, che mi stava strizzando l'occhiolino esultante.
Mi schiarii la gola, mentre le rivolgevo una delle mie occhiatacce peggiori, per convincerla ad andarsene.
Inizialmente lei sembrava non aver capito il mio messaggio e soltanto dopo un bel po' si arrese a lasciare la stanza, non senza aggiungere a voce bassa ma tale che potessimo sentirlo: "Uffa..."
Annie non riuscì a trattenere una fragorosa risata, e anche io feci lo stesso.
Quando riprese il controllo, divenne improvvisamente seria.
"Caspian" esordì, accarezzandomi il volto con fare malizioso "mentre eri svenuto hai fatto qualche, non so, incubo? Sogno strano? No, perché mi sembrava ti stessi agitando tantissimo e quindi mi chiedevo cosa ti fosse successo..."
Allora era stato soltanto un sogno. Un incubo terribile, ma sempre un sogno.
Tirai un sospiro di sollievo.
Almeno avevo la certezza di non avere allucinazioni in continuazione, una peggio dell'altra.
"Cosa c'è?" mi domandò Annie vedendomi pensieroso, "hai fatto qualche sogno strano?"
"Di sicuro non crederai a quello che ti sto per dire" replicai ridacchiando.
"Dai sono curiosa, raccontami!" insistette Annie.
"Se proprio vuoi... ma promettimi che non riderai di me!"
"Lo giuro!"
"Allora, c'eravamo io, la pazza e la sua famiglia di svitati... poi ad un certo punto è arrivato un leone. E non ci crederai, ma parlava!"
"COSA?" rispose Annie, balzando in piedi.
"Te l'ho detto, è un sogno assurdo..."
"No, ripeti: un leone parlante hai detto? Come si chiamava?".
Sembrava particolarmente interessata a quel magico animale. Che anche lei avesse fatto un sogno in cui compariva un leone?
Stavo per aprire bocca per riferirle il nome, quando d'un tratto udii Aslan parlare : "Non deve parlarne con nessuno..."
In quel momento mi sorse spontaneo un dubbio: ma si era trattato veramente di un sogno, o era accaduto realmente?
La ragazza in piedi davanti a me mi incitò: "Allora?"
Sul momento non seppi cosa rispondere, colto da un senso di smarrimento, e mi limitai a rispondere: "Non mi ricordo".
Annie sembrò davvero amareggiata. Sbuffando, si risedette al suo posto.
"Va beh, era soltanto un sogno, che cosa ce ne può importare?" aggiunsi io, sorridendole.
"Soltanto un sogno... " mi fece eco lei, immersa nei suoi pensieri.
Poi sembrò riscuotersi improvvisamente e non potei fare a meno di notare un ampio sorriso che si dipingeva sul suo volto.
Qualche secondo dopo, ritornata seria, si volse verso di me e mi disse: "Caspian, io ti amo lo sai, vero?"
Le parole di Annie mi fecero rimanere completamente sbigottito. Amore? Ok, provavo una più che discreta attrazione fisica per lei, ma non sapevo quanto quel sentimento potesse essere paragonato all'amore...
Ero ancora sovrappensiero quando percepii delle labbra posarsi sulle mie. Mi stava baciando.
Non avevo idea di come reagire a quel bacio così inaspettato. Dovevo mostrarmi indifferente o passionale?
All'inizio cercai di rimanere irremovibile, ma presto intuii che i miei sforzi erano vani.
Era impossibile restare impassibile in quel bacio così travolgente.
Ero completamente in estasi, come fossi stregato.
Dalla passione che trapelava dagli incessanti baci di Annie, sembrava che volesse andare oltre un semplice scambio di effusioni.
Non so fino a che punto ci saremmo spinti se qualcuno non ci avesse interrotti proprio nel bel mezzo del nostro bacio.
"Caspian!"
Mi separai dalle labbra di Annie, non senza dispiacere, e mi voltai in direzione della nuova arrivata.
Con le lacrime agli occhi, Susan Pevensie stava in piedi sulla soglia della porta. Aveva visto tutto.






Note delle autrici (che parolone XD)
Ciao ragazzuole! Come va, nostre adorate lettrici?
Eccoci qui con un altro capitolo...come vi è sembrato? Ci auguriamo vi sia piaciuto, perché ce l'abbiamo messa davvero tutta! =)
Per prima cosa vi preghiamo di essere clementi con Caspian! >.< Perché, ok, si è comportato molto male, però all'inizio voleva rimanere impassibile... e va beh poi non c'è riuscito(-.-"), comunque almeno ci ha tentato...
Allora, fan di Edmund (dal momento che abbiamo visto che ce ne sono tante in giro qui su efp! XD) abbiamo cercato di fare apparire il nostro beniamino come il "pacificatore", rispettando il suo nome di "Giusto", speriamo vi sia piaciuta questa versione di Ed... comunque vi anticipiamo che nei prossimi capitoli avrà un ruolo più significativo, in particolare nel prossimo, affiancato dalla nostra "valorosa" Lucy, sempre pronta ad aiutare la sorella...
Speriamo davvero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... e lasciateci tante recensioni!!! =)
Ringraziamo in particolare Eve_Cla84, bulmettina e LadyVampira93, che ci recensiscono da diversi capitoli: nous vous adorons! (noi vi adoriamo!) XD
E grazie anche a quelli che non commentano, ma che comunque ci leggono! =)
Un grosso bacione,
Fede & Ele <3




...E ora rispondiamo alle vostre recensioni:


LadyVampira93: Hola chère darling! (eh, visto che poliglotte! XD) !  Come stai carissima? Grazie mille per la tua recensione al capitolo "We Used to be friends": grazie per tutti i tuoi complimentiiii *noi che arrossiamo* siamo davvero onorate! XD Eh, purtroppo in questo chappy ancora Caspian non ha delle spiegazioni! E hai visto cosa ha combinato? Monello(XD), Caspian. Ma non ti preoccupare, cara, perché non tutto è perduto! ;)  Speriamo anche questo capitolo ti sia piaciuto... =)  Un grosso bacio e alla prossima! <3

Bulmettina: Hi, darling! Non sai come ci ha fatto piacere ricevere un'altra tua recensione. All'inizio non vedendo nessuno dei tuoi commenti ci eravamo dette: "oddio, questo capitolo ha fatto proprio schifo allora..." Menomale che ci sbagliavamo (per lo meno, lo speriamo!XD) ! E pensa che Ele ha disturbato Fede nel bel mezzo di una festa di compleanno per comunicarle la bella notizia! E Fede è stata molto happy, nonostante sua sorella le avesse rotto le scatole... XD  Comunque carissima, siamo davvero contente che la nostra storia ti stia piacendo e faremo di tutto per non deluderti! A presto! Bacione <3

Eve_Cla84: Che dire, la nostra mitica Cla! Come stai tesoro caro? Ci auguriamo bene... Grazie mille per il tuo commento allo scorso capitolo: inutile dire quanto siamo state felici di leggere la tua recensione! XD Eh, anche noi non a caso sta veramente antipatico "il trio gallinese" (comunque ci piace quest'espressione, chissà che magari la usiamo nei prossimi chappy! XD) e purtroppo conosciamo diverse persone che si comportano così perciò abbiamo proprio la fonte di ispirazione diretta... -.-" Comunque concordiamo pienamente!
Anche a te piacciono i libri di Aghata Christie? Grandissima! XD Anche noi li adoriamo! (in particolare Fede XD) e proprio per questo motivo abbiamo messo un riferimento a questa bravissima scrittrice nella nostra storia...
Perché a differenza di quello che c'è scritto nei film o nelle fiction della tv, ogni riferimento NON è puramente casuale! XD
Comunque, grazie mille per i complimenti.! *noi che ci inchiniamo e arrossiamo* XD Sei troppo buona =)  Un bacione e a presto! <3




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Capitolo 8
*** Mission Impossible ***


                                                                                                                  Chapter 8: Mission Impossible

                                                                                         A tutte le fan Edmudiane, e in particolare alla nostra Eve_Cla84.

L'ha baciata. L'ha baciata.
L'ha baciata!
Solo quelle tre parole rimbombavano nella mia testa, come a volersi imprimere dentro.
Lacrime amare, lacrime di delusione, lacrime di consapevolezza scorrevano lungo le mie guancie arrossate, rigandole.
Ero stata una stupida, una folle, ingenua stupida.
Sì, perché nonostante stessi male per il suo comportamento, nonostante fossi distrutta per il suo menefreghismo e il suo non ricordarsi niente di noi, dentro di me nutrivo ancora una piccola speranza. Quasi ad immaginare che in un attimo si ricordasse di tutto: Narnia, Aslan, i miei fratelli...me.
Già lo vedevo correre in mia direzione, magari a rallentatore, spintonando tutta la gente sul suo percorso, per poi abbracciarmi di slancio e farmi girare per aria, come una bambina. I suoi occhi in quel momento sarebbero stati dolci, contriti, pentiti di tutto ciò che aveva fatto.
Quel bacio che ci eravamo dati prima dell'addio era stato quanto di più unico e prezioso avessi. Più del ricordo dei suoi occhi caldi e innocenti, più di qualsiasi altra cosa...c'era quel bacio. Quell'attimo indimenticabile in cui le nostre labbra si erano incontrate e il mondo mi era apparso...giusto. Perfetto. Splendido.
Pensavo - o meglio, speravo - che almeno quello rimanesse una mia esclusiva, che solo io avessi quel privilegio, quell'onore incantevole.
Eppure no. Lui aveva baciato Annie, lì davanti ai miei occhi, con una passione che con me non aveva di certo mostrato.
Mi ero sentita tradita, in qualche modo, anche se sapevo benissimo quanto fosse assurdo. Io e Caspian non avevamo nessun patto, né di carta, né, tantomeno, d'amore. Non mi doveva nulla, assolutamente niente di niente, anche perché lui, di tutto ciò che avevamo passato, non ricordava.
Non ricordava nemmeno del bacio!! E io che speravo in cuor mio che quello gli fosse rimasso impresso nella mente! Ma perché avrebbe dovuto, in fondo? Solo perché era rimasto nella mia testa come un qualcosa di indelebile, concreto e unico non doveva per forza significare che dovesse esserlo per lui.
Singhiozzai ancora più sonoramente, nascondendo il volto nel fazzoletto ricamato.
Quante volte mamma mi aveva detto che l'amore faceva soffrire? Tante, sicuramente. E allora perché in quei momenti l'avevo considerato come una cosa...banale? Giusta, in qualche modo. Non avrei mai immaginato, nemmeno nei miei sogni più irreali, che sarei arrivata a questo punto. Non avrei mai pensato che mi sarei spinta fino a chiudermi completamente in me stessa più di quanto avessi mai fatto, a farmi umiliare davanti a tutta la scuola, anche davanti alla mia famiglia, a sentirmi una nullità anche ai miei occhi...
Forse però era troppo. Forse ero davvero io che ero strana, diversa. Forse ero io che mi aspettavo troppo da un qualcosa di ormai finito da tempo, che aveva già dato segni di rottura, anche troppi. Eppure non li avevo voluti considerare, avevo sofferto anche prima, certo, ma questa consapevolezza...questa delusione infinita...non era giusto.
Un lieve fruscio mi fece sollevare il capo di scatto, giusto in tempo per vedere Lucy appoggiata ad uno stipite della porta, le braccia incrociate sul petto ed un'espressione...strana.
Tirai su col naso un'ultima volta, prima di riporre il fazzoletto nella tasca.
"Lu...che hai in mente?"

POV EDMUND

"Tutto chiaro?", chiese Lucy inchiodandomi con lo sguardo.
Sospirai. "Esse- i. Sì. Come te lo devo dire? In aramaico?", chiesi alzando gli occhi al cielo.
"Sì, in effetti vorrei proprio sentirti, ma adesso hai una missione da compiere...vero?", disse retorica con un sorrisetto sulle labbra.
"E va bene, va bene, corro!", risposi esasperato camminando via da lei velocemente.
In fondo quell'incarico non mi dispiaceva più di tanto: io e Caspian eravamo sempre andati d'accordo nel breve tempo in cui restammo a Narnia, soprattutto per il fatto che lui sembrava avere la meglio con Peter, il perfetto. Ecco un'altra cosa positiva di lui.
Perciò...sì, la 'Missione fraternizzare col nemico' poteva avere inizio.
Girovagai per il cortile con le mani in tasca e l'espressione di uno che non ha di meglio da fare nella pausa pranzo se non starsene a fischiettare in giro per la scuola. In realtà, però, ero molto, molto attento ad ogni persona che incontravo nel mio cammino, alla ricerca del Re di Narnia.
Ed ecco che lo trovai, appoggiato ad un albero con Annie - gran bella ragazza, non c'è che dire. Unico difetto: l'essere una vera e propria oca - spalmata letteralmente sul suo petto.
Rabbrividii.
Rivoltante.
Mi avvicinai lentamente, sempre con quella mia aria da svogliato. Non appena mi vide, Caspian storse il naso, in qualche modo disgustato. "Che vuoi?", chiese scontroso.
Sorrisi sornione.
"Oh, niente, non ti preoccupare. Semplicemente non faccio altro che chiedermi come fai a sopportare quella lagna di mia sorella per tutte le lezioni della giornata", buttai lì, come se niente fosse, sicuro che il discorso avrebbe suscitato la sua attenzione.
E avevo ragione, perché i suoi occhi si accesero improvvisamente. "Davvero? Non sopporti tua sorella?", sembrava allibito, probabilmente aspettandosi che, visto il nostro grado di partentela molto stretto, fossimo 'pappa & ciccia'.
"Ma stai scherzando?!?! Voglio dire, chi mai la sopporterebbe? Anche Lucy, che fa tanto la brava e dolce sorellina in realtà non fa altro che sparlarle dietro! In questo ultimo periodo, poi, si sta davvero comportando da pazzoide!", esclamai convinto.
Notai l'espressione di Annie: era perplessa, incerta, come se ciò che stessi dicendo non la convincesse pienamente.
Caspian, però, si scrollò non proprio gentilmente la sua testa dal petto, per avvicinarsi maggiormente a me e prestare più attenzione alle mie parole.
"Perciò...anche voi non la vedete...ecco, come una persona normale?", chiese tentando di trovare le parole adatte.
Scoppiai a ridere. "Normale?! Dico, tu sei normale! Lei proprio per niente!"
Il complimento implicito nella frase doveva averlo compiaciuto molto, dato che si alzò in piedi con un movimento veloce e sinuoso, finendomi davanti.
"Amico, penso proprio di averti sottovalutato. Come ti chiami?", mi diede una pacca amichevole sulla spalla, segno che, ormai, metà dell'opera era conclusa.
Complimenti, Ed, fantastico come sempre, mi congratulai da solo.
"Edmund. Edmund Pevensie, ma questo, certamente, lo sai già.", risposi ghignando.
Ricambiò. "Certo! Comunque...è un piacere, Edmund. Penso proprio che io e te andremo molto d'accordo"


* * * * * *

POV CASPIAN

"Mmm...Caspian...ti prego...solo un bacio...dai, uno solo...piccolo piccolo...", mormorò Annie strusciandosi apertamente su di me.
Ok, vanno bene queste attenzioni - anzi, mi facevano sentire molto lusingato -, ma anche in un corridoio pubblico pieno di studenti?
"Ragazzi, ma che piacere!", una voce allegra, solare e conosciuta interruppe le parole che stavano per uscirmi di bocca.
Sorrisi, rivolgendomi al ragazzo che si era letteralmente infilato tra noi, separandoci. Annie sembrò molto infastidita da quell'intrusione, io invece ero più che sollevato.
"Ed, amico, come stai?", chiesi mettendogli un braccio intorno alla spalla e allontanandomi dalla ragazza.
"Mah, solito...ho appena avuto latino. Non ti dico che strazio! La prof non faceva altro che parlare di quelle cose insulse! Ma ci sarà un motivo se lo studiamo? No perché, sai, io non ne ho mai trovati!", esclamò spazientito.
Ridacchiai, avevo capito subito che lui e quella materia non andavano affatto d'accordo.
"E' una lingua d'arte, caro mio, da cui ne sono derivate moltissime di quelle moderne", risposi suadente, come per vantarmi.
"E ben vengano quelle moderne, ma il latino non lo parlano più nemmeno gli ottantenni!!!", ribatté.
"Hai ragione, Ed, davvero ragione! Mi chiedo davvero da chi tu abbia preso, però! Da quanto ne so tuo fratello è un genio in ogni disciplina, un secchione di prima categoria, oserei dire"
Sciolse la mia presa sulle sue spalle mettendosi a camminare piano piano, mentre parlava: voleva che lo seguissi.
"Peter è il perfetto di casa. Ciò che dice è sempre la cosa più responsabile e giusta che ci sia, mai un errore grammaticale nei suoi temi, anzi, mai un segno rosso in ogni libro o quaderno! Mia madre non fa che ripetermi che devo prendere esempio da lui e bla, bla, bla. Ma lui, in realtà, è un cretino di prima categoria. Non combinerà mai niente nella vita...", sembrava parecchio giù per questo continuo confronto tra fratelli.
"Ehi, Ed, lo sai che tu sei il migliore, vero? D'altronde hai me come amico, no?", ero perfettemente consapevole che ciò che stavo dicendo era stupido, ma per lo meno lo feci ridere.
"Grazie, Caspian. So di essere davvero fortunato ad essere nelle tue grazie", ridacchiò facendo un gesto che voleva essere un inchino.
Mentre ridevamo, fece per andare avanti, ma un gridolino acuto ci fece voltare.
"Caspian! Noi due dobbiamo parlare! Da soli!", Annie urlava spazientita, gli occhi che lanciavano saette.
Mi voltai un attimo verso Edmund, perplesso, come a chiedergli cosa stesse succedendo. Lui si limitò ad un'alzata di spalle: a quanto pareva ne capiva di donne almeno quanto me.
Impacciato, si grattò nervosamente la nuca, congedandosi. "Ok, Caspian...ci vediamo dopo, ok? Io sono al terzo piano, sai dove trovarmi", e detto questo si incamminò verso il corridoio, sempre con quella sua aria da 'moribondo'.
Sospirai. "Cosa c'è, Annie?"
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Le sue pupille si dilatarono incredibilmente. "Cosa c'è?!?! Tu mi stai chiedendo cosa c'è?! C'è che da due settimane a questa parte non fai altro che stare con il tuo nuovo amichetto Pevensie!!!", sputò come fosse un insulto.
Era vero, in effetti. Da quando io e Ed c'eravamo conosciuti, avevamo scoperto di avere tantissime cose in comune, la passione per la scherma, per i cavalli e tanto altro ancora. Eravamo diventati inseparabili, quasi fratelli, praticamente.
"E con ciò?", chiesi assottigliando lo sguardo.
"Non hai più tempo per me, Caspian! Sembra che esista solo ed esclusivamente lui!", strillò furibonda.
"Io non ti devo niente, Annie, non so che cosa tu ti sia messa in testa, ma davvero, io e te non abbiamo più niente da dirci.", dissi perentorio, prima di voltarmi e lasciarla lì da sola, ancora arrabbiatissima.
"Caspian, tu non mi puoi trattare così!" urlò da lontano.
Non mi sforzai nemmeno di risponderle e la liquidai con un ironico saluto con la mano, senza neanche voltarmi.
Facendomi largo tra gli studenti che camminavano tranquilli, salii le scale, ritrovandomi in poco tempo quasi al terzo piano.
"Tu non sai un cavolo, Peter, un cavolo!", una voce familiare, proveniente dall'alto, giunse alle mie orecchie. Sollevai la testa, rimanendo a guardare stranito la scena che mi si presentava davanti.

POV EDMUND

Stavo camminando per il corridoio del terzo piano diretto all'aula di musica, fischiettando tranquillo.
Ero appena riuscito a dividere Caspian e Annie, proprio come richiedeva la missione. Certo che, conoscendola meglio, Annie era davvero insopportabile, anzi, proprio appiccicosa. Io e Caspian l'avevamo definita 'la cozza', ed ogni volta che la vedevamo arrivare da lontano scoppiavamo a ridere senza contegno, pensando appunto a quel nomignolo affettuoso.
"Vedo che ti sei alleato con il nemico", una voce squillante mi fece voltare.
Davanti a me c'era Peter, le mani sui fianchi e un'espressione saccente, tipica di mio fratello.
"Quale nemico?", chiesi perplesso.
"Non fare il finto tonto, Edmund. Lo sai benissimo che parlo del tuo 'bel principe'!", sputò sprezzante.
"Lui non è un nemico", dissi e denti stretti, capendo la piega che stava prendendo la conversazione.
"Oh, sì, certo. Ma tu non pensi a tua sorella?! Non pensi che quando vi vede ridere come due comari è convinta che la stiate prendendo in giro entrambi?!"
"Io non sto facendo niente di male! E' stata Lucy a dirmi di comportarmi così!", ribattei stringendo i pugni.
"E allora ha sbagliato lei!", urlò. "Doveva ricordarsi che tu sei solo un ragazzino, incapace di prendersi qualsiasi responsabilità! Due anni fa come adesso!"
A quel punto non ci vidi più. Mi avvicinai di corsa, a lui, i muscoli tesi come a volerlo picchiare. E l'avrei fatto volentieri se non fosse stato che sapevo benissimo che il suo atteggiamento era una provocazione, e io dovevo rispondere solo con le parole, non con le mani.
"Ma senti chi parla! Anche tu sei un ragazzino, Peter! Soltanto perché sei più grande di me di due anni non significa che tu sia migliore! Perché sei stato 'Re Peter il Magnifico' non significa affatto che tu ti possa permettere di giudicarmi sempre! Anzi, no, non è così. Tu vuoi essere papà. Hai sempre voluto essere come lui, hai sempre voluto ottenere la stima che tutti avevamo per lui, il rispetto che tutti gli portavamo! Invece non lo sei, Peter, e non lo sarai mai!"
Rispose con una smorfia al mio affronto, per poi continuare a parlare.
"Ma cosa dici, Edmund...lo sai, stai diventando monotono in questo ultimo periodo! Non fai altro che ripetermi le stesse identiche cose, io ti consiglierei di cambiare repertorio", mi sfotté con un sorrisino su quella faccia da schiaffi.
"Piantala, Peter! Ti stai comportando proprio come un bambino, solo perché non vuoi ammettere che ho ragione io!", gridai stringendo i denti.
E si mise a ridere. Proprio per farmi sentire peggio, lui si mise a ridere.
"Edmund, Edmund...non cambierai mai, anzi, non crescerai mai...sempre con quella piccola testolina vuota...", mormorò con una finta vocina dolce.
Il mio respiro era molto più rapido adesso, morivo dalla voglia di mollargli un pugno, di reprimere quel sorriso dalla sua faccia.
"Te lo ripeto: tu non sai un cavolo, Peter, un cavolo!", esclamai allo stremo.
Improvvisamente sentii dei passi veloci alle mie spalle, prima che una voce profonda e bassa giungesse alle mie orecchie.
"Che succede, Ed?", chiese affiancandomi e rivolgendo uno sguardo truce a mio fratello.
Era Caspian.
"Niente, Caspian, devo però dire che se non fosse per mio fratello che mi considera sempre uno schifo, a quest'ora sarei un egocentrico come lui. Per il resto tutto bene", risposi sarcastico, fissando Peter.
"Ah davvero?", chiese lui continuando a far finta che non ci fosse nessun altro insieme a noi. "E quali accuse avrebbe costui per trattarti in questo modo? Il semplice fatto che il solo modo in cui riesce a divertirsi è picchiare i ragazzini?"
Un leggero sorriso di scherno apparve sul mio volto. "Anche. Diciamo che stavolta, però, è geloso di me. Invidioso perché sono riuscito a fare qualcosa che lui invece non sarebbe mai riuscito a fare"
"E sarebbe?", domandò mostrando una sincera curiosità.
"Il fatto che io sia riuscito a fare amicizia con te, Caspian. Lui avrebbe voluto, ma alla fine ci sono riuscito io", risposi con un sorriso strafottente.
In quel momento, Peter non ci vide più. "Sta' zitto, Edmund! Pensi sempre di sapere tutto di tutti! Credi davvero che me freghi qualcosa del tuo amichetto? Soltanto perché è popolare nella scuola non significa che tutti lo debbano volere come amico! Io ti rimprovero solo perché sei un incapace idiota, ecco perché!", urlò, gli occhi azzurri accesi dalla furia.
"Ma come ti permetti? Come fai a rivolgerti a tuo fratello in questo modo?" urlò Caspian, avanzando verso mio fratello.
"Cosa ne sai tu?! Chi ti ha chiamato?! Perché ti sei intromesso?!", gridò Peter esasperato come non mai.
"Mi sono intromesso perché sono suo amico. Perché sei fossi suo fratello, sangue del suo sangue, ne andrei fiero. Lo conosco solo da due settimane, ed è poco, ma mi sono accorto subito che è un bravissimo ragazzo, in gamba, allegro, sa essere scherzoso in certi momenti ed essere serio in altri, capace di consigliare, di aiutare, anche con una sola parola, un gesto. Un amico vero, insomma. E tu lo ripaghi così? Facendolo sentire una nullità?" replicò il moro, convinto più che mai.
Rimasi allibito alle sue parole. Sorpeso, ma allo stesso tempo lusingato. Nessuno mi aveva mai elogiato in questo modo, nessuno. Mai nessuno aveva saputo apprezzare il mio atteggiamento serio e riflessivo, le mie poche parole sostituite da sguardi eloquenti, che così poche volte riuscivano ad essere colti. E Caspian l'aveva fatto. 
"Caspian non c'è bisogno, so difendermi da solo...", dissi al principe, nonostante non lo pensassi realmente.
Alle mie parole, Caspian (che probabilmente aveva dovuto cedere ad un impulsivo istinto di colpire mio fratello) indietreggiò, senza smettere di guardare Peter. Poi si voltò verso di me e, appoggiando una mano sulla mia spalla, mi disse:"Ed, so benissimo che ne saresti perfettamente in grado, ma è una questione di giustizia. Perché non è giusto che ti tratti così! Io so quanto vali, credimi, anche se persone come lui non lo capiscono!"
Sul mio volto si dipinse un sorriso, un ampio sorriso, reale e sincero. Forse uno dei più sinceri che avessi mai fatto.
Avrei voluto rispondergli qualcosa, esprimergli la mia gratitudine per quanto aveva detto, dirgli quanto gli fossi riconoscente. Ma in quel momento pensavo solo a Susan: sì, a mia sorella, al fatto che pensasse di aver perso per sempre Caspian, e che invece, nonostante tutto, lui, il vero Caspian, ci fosse ancora.




Nota delle autrici (che parolone XD)
Salve, donzelle! xD Come vaaa? Ci auguriamo beneeee... =)
Vi chiediamo umilmente perdono per il terribile ritardo dell'aggiornamento ù.ù Ma abbiamo avuto diversi problemi tecnici e non che ci hanno impedito di portare in porto l'impresaa.. xD In compenso però vi promettiamo che, approfittando dell'imminente ponte della prossima settimana, il prossimo capitolo sarà puntualissimo! xD
Alloraaa, carissime? Come vi è sembrato questo new chappy? Vi ha soddisfatto? Deluso?
Come avete visto, Ed è riuscito in pieno nella sua missione e il nostro amato Caspian si è finalmente scrollato di dosso quella smoriosa di Annieee! Alleluiaaa! xD
Eh, eh... adesso arriva il bello, però.. già dal prossimo capitolo ci sarà un cambiamento radicale nella storia! Non vi anticipiamo nulla... sappiate tuttavia che sarà un po'così e così.. non negativo, ma neanche del tutto positivo... o.O
E adesso... *rullo di tamburiii*.... le risposte alle recensioni!

Eve_Cla84: Hola chica! Como estas (anche se so già la risposta, visto che me l'hai detto poche ore fa! xD)? In questo chappy come promesso abbiamo archiviato un pochino Susan per far entrare in azione il nostro amatissimo... Ed! Come ti è sembrato? Ha soddisfatto le tue aspettativee? No? Aspettiamo con trepidazione un tuo giudizio da fan Edmudiana e Skandariana! xD
Ti ringraziamo di cuore per tutte le tue puntualissime recensioni, che ci fanno sempre tanto ma tanto piacereee =) Un grosso bacio! ^^ Fede & Ele

Bulmettina: Salve cara! Non ti preoccupare, darling, non sei mai in ritardo! ^^ Ti ringraziamo tantissimo per tutti i tuoi complimenti... siamo troppo felici che la storia ti stia piacendo! xD Eh, ancora Caspian non ha avuto spiegazioni,  ma possiamo anticiparti che ormai non manca molto!!! xD Speriamo che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se c'è stato un po' più Edmund... =) Ancora grazie mille! Un bacione, Fede & Ele

LadyVampira93: Ma buonasera! Come staaa? xD Grazie mille per la recensione all'ultimo capitolooo! ^^ Siamo contente che la storia ti stia piacendo sempre di più... questo capitolo ti è piaciuto??? Speriamo tanto di sììì =) Un bacione e ancora merciii! ^^ Fede & Ele


Ringraziamo tutte le nostre fan e anche quelle che leggono, ma che non recensiscono!
Un grazie speciale a flavia93, che ha inserito la nostra ficcy fra le preferite!! Thank youuu! =))

Un bacione,
Fede & Ele



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Capitolo 9
*** Why ***


Chapter 9: Why



POV CASPIAN

"Caspian... "
Sentivo qualcuno che mi chiamava. La voce di quell'essere misterioso che invocava ripetutamente il mio nome mi sembrava nota. Bassa e baritonale, ero sicuro di averla già sentita. Ma non mi ricordavo assolutamente in quale circostanza e, soprattutto, per quale motivo.
"Caspian!"
Poco dopo, un'altra voce. Anche quest'ultima mi era familiare. Era totalmente diversa rispetto a quella profonda che avevo udito in precedenza: questa appartenva sicuramente a una donna, ed era fredda e distaccata.
"Caspian" proseguì la prima voce, "presto si risolverà tutto. Ti devi soltanto fidare... "
Non riuscivo a cogliere il significato di quelle parole. Cosa si sarebbe risolto? E di chi mi dovevo fidare?
Immediatamente, la seconda voce replicò, suggerendomi di agire esattamente nel modo opposto.
"Caspian, no! Non devi ascoltarlo! Ti stanno tendendo una trappola! Non ti fidare... "
Ero in uno stato confusionale. Chi dovevo ascoltare? La voce profonda o quella fredda della donna?
"Caspian, so che sei un uomo forte. E la situazione si risolverà. L'unico sforzo che ti chiedo è di fidarti ciecamente. Edmund... "
Non riuscì a completare la frase che la seconda voce intervenne con più irruenza.
"NO! Caspian, non devi dar retta alle sue parole. Sei soltanto uno strumento del piano che vogliono organizzare... Non devi ascoltarlo!"
"Caspian!" la voce maschile cominciò a chiamarmi, sempre più forte, e così anche quella femminile.
"Caspian!"
"Caspian!"
"Caspian!"

Mi svegliai di soprassalto, sudato e ansante.
Era stato soltanto un incubo.
Uno dei peggiori della mia esistenza, ma soltanto un incubo, destinato a scomparire nella mia memoria.
Mi sedetti al bordo del letto, cercando di respirare normalmente e di far mente locale sull'accaduto.
Una volta calamatomi, ripensai a quello che avevo sentito e mi sforzai di ricordare dove avevo udito in precedenza quelle due strane voci, sebbene inutilmente.
Edmund... non riuscivo a spiegarmi cosa centrasse il mio migliore amico in quell'assurda situazione.
"Non ti fidare...". Evidentemente la donna non voleva che ascoltassi la parole dell'altra voce, e viceversa, su questo non c'erano dubbi.
Ma io, Caspian Telmarin, a chi dovevo dare retta?
Decisi che la mattina successiva ne avrei parlato con Ed; forse lui mi aveva tenuto all'oscuro di qualcosa di importante, forse...
Scacciai immediatamente i pensieri che mi si stavano formando in testa: come avevo potuto dubitare anche un solo momento della mia sincera amicizia con Edmund?
No, Ed non c'entrava nulla. Tuttavia, giunsi alla conclusione che gliene avrei parlato in ogni caso, anche soltanto per avere una sua opinione a proposito di quello strano incubo.

E così feci.
La mattina successiva trovai il mio amico sempre nello stesso posto, al cancello della scuola, sempre puntualissimo alle 7.50.
Era passato un mese da quando avevamo cominciato a darci quel matuttino appuntamento per trascorrere insieme qualche minuto prima dell'inizio delle lezioni, e immancabilmente tutti i giorni, a differenza del sottoscritto, arrivava in anticipo, o comunque sempre in orario.
Anche quella mattina, infatti, Edmund era lì, le mani in tasca, appoggiato allo stipite sinistro del cancello, immerso come suo solito nei suoi pensieri.
"Buongiorno!" gli dissi, facendolo sobbalzare.
"Caspian! Scusami, non ti avevo sentito, ero sovrappensiero. "
"Come tuo solito" aggiunsi, sorridendo.
"E come tuo solito sei in ritardo!" replicò lui, con una nota scherzosa nella voce.
"Anche oggi? No, dai! Guarda qui" dissi, indicandogli il quadrante del mio orologio," 7.50 e 42 secondi!".
"Vedi, sei in ritardo!" esclamò il mio amico, ridendo.
"Andiamo, va!" gli risposi io con il sorriso sulle labbra.
Edmund era proprio un amico. Era riuscito a farmi sorridere anche in quella mattina decisamente "no", dopo quell'incubo che mi aveva totalmente frastornato.
La mia allegria tuttavia non durò molto, e tornai presto cupo e pensieroso, così tanto che anche lui, notando il mio strano atteggiamento, se ne accorse immediatamente. 
"Caspian, tutto ok?" mi chiese, fermandosi.
"Sisi... cioè no." replicai abbatutto.
"Ti va di parlarne? Tanto abbiamo ancora dieci minuti. " suggerì a bassa voce.
Annuii e mi sedetti su una panchina libera del cortile, accanto a Edmund.
"Vedi, stanotte ho fatto un incubo che mi ha fatto un po' preoccupare... Niente di grave, eh. Però lo stesso mi ha abbatuto un po'... "
Edmund inarcò un sopracciglio, rispondendo con un sorriso impercettibile: "Beh, allora mi devo proprio preoccupare!"
Non potei fare a meno di sorridere, ma poi Edmund, tornato serio, riprese: "Raccontami tutto".
A quel punto, gli descrissi minuziosamente il mio incubo, non tralasciando il particolare del suo nome, e, una volta terminato il mio racconto, tacqui, aspettando la risposta del mio amico, che tuttavia tardava ad arrivare. Anche lui doveva essere rimasto colpito da quello che mi era successo.
"Mmm... molto strano. Davvero... " esordì Edmund.
"Già... " aggiunsi affranto, sospirando.
"Senti, Caspian." mi disse, illumindandosi improvvisamente. "All'intervallo, vediamoci qui. Forse ho trovato la soluzione!"
Sul mio volto molto probabilmente si dipinse un enorme punto interrogativo, perché Edmund tentò di rassicurarmi dicendomi: "Sì, lo so, che non ci capisci niente. Ma stai tranquillo, dopo capirai tutto".
Se sperava di aver chiarito i miei dubbi con quell'affermazione, non ci era proprio riuscito.
Stavo per replicare per chiedere ulteriori spiegazioni, quando il suono della campanella ci impedì di proseguire quella conversazione.
"Sii puntuale!" esclamò il Pevensie, balzando in piedi e mettendosi a correre, salutandomi da lontano con la mano.
Dopo capirai tutto... ? Sembravano le stesse parole con cui si era rivolto a me la voce baritonale.
Forse era proprio Ed quello di cui mi dovevo fidare.
Edmund era il mio migliore amico, e di lui, decisi in quel momento, mi sarei fidato. Sempre.


POV EDMUND


Io e le scienze, la matematica e la fisica non eravamo mai andate molto d'accordo: erano le uniche materie in cui riuscivo raramente a prendere una sufficienza, e che, per questo motivo, mi rovinavano sempre la media scolastica. Una vera rottura!
Il mercoledì era il giorno che più temevo: quattro ore di materie scientifiche consecutive: un suicidio.
E quel giorno, sfortunatamente, era proprio un odiosissimo mercoledì.
Arrivato trafelato in classe, mi sedetti al mio banco dell'ultima fila. In altre occasioni mi sarei fatto volentieri una bella dormitina. Ma non potevo certo permettermi di farlo quel giorno, dopo la rivelazione di Caspian.
'Quindi, Lucy aveva ragione. ' pensai, appoggiato al banco.
Dalla prima volta che eravamo arrivati a Narnia, avevo imparato a fidarmi della mia dolce sorellina, e lei non mi aveva mai deluso.
Mi ero fidato di lei, quando la seconda volta a Narnia aveva detto di aver visto Aslan, l'avevo creduta in mille altre occasioni. E avevo fatto sempre bene, come quella volta.
Qualche giorno prima, infatti, Lu mi aveva raccontato che Aslan le era apparso in sogno, avvertendola che presto sarebbe giunto nel mondo degli umani per far tornare la memoria a Caspian, e aggiungendo che, quando l'avrebbe fatto, sarebbe apparso in sogno, questa volta al re di Narnia.
Quel momento era arrivato, e, come la mia astuta sorellina aveva predetto, Caspian ne aveva parlato con me.
Adesso dovevo veramente
entrare in gioco io. Dovevo essere io l'esca, colui che doveva attirare il mio amico da Aslan "in un posto appartato", mi aveva riferito Lucy, "dove non ci fosse nessuno".
Il mio compito era davvero difficile, non soltanto perché non avevo minimamente idea di dove potessi portarlo, ma anche perché rischiavo di compromettere la mia amicizia con Caspian.
Se le cose non fossero andate come previsto, se non fossi riuscito a raggiungere il luogo in cui si trovava il grande Leone, il re di Narnia sicuramente avrebbe pensato che lo avessi tradito. E questo non doveva assolutamente accadere.
Durante tutta l'ora di algebra, geometria e fisica (che trio! Una peggio dell'altra!), pertanto, mi sforzai di trovare un luogo della scuola, dove non ci fosse nessuno e dove poteva entrare facilmente un leone.
Per la seconda condizione, non c'erano problemi: Aslan era dotato di straordinari poteri, non sarebbe stato per lui un'impresa difficile entrare in una stanza o in un bagno del liceo.
Per la prima, invece... vi erano dei luoghi nell'affollato istituto dove non ci fosse nessuno? La risposta era molto semplice: no.
Eppure... eppure, se Aslan si era espresso in quel modo, significava che ne esisteva sicuramente uno.
'Ed pensa, Ed pensa, lo so che è difficile per te, ma ti prego, Ed, pensa!' mi dicevo, riflettendo.
Improvvisamente, nel mio cervello si accese una lampadina. Avevo la soluzione.
'La biblioteca vecchia della scuola!' esclamai nella mia testa, trionfante.
Era un'idea perfetta.
L'istituto aveva due biblioteche, una nuova, enorme, completamente ristrutturata, e una vecchia, che non era utilizzata da diversi anni.
Non vi era mai nessuno lì dentro. E potevo attirarvi benissimo Caspian, con la scusa di aver sentito di un libro sugli incubi...
Malgrado non si trattasse di un espediente molto efficace, se Aslan fosse intervenuto subito, non avrei avuto problemi con il mio amico.
Finalmente lui si sarebbe ricordato di tutto, della nostra amicizia a Narnia, del suo ruolo in quel mondo magico, della mia dolce ed amata sorellina...
A questo pensiero, non riuscii a trattenere un sorriso. Di sicuro d'ora in avanti, Caspian non avrebbe dedicato più così tanto tempo a me, ma non mi importava. L'importante era che ora mia sorella fosse finalmente felice. E volevo che lo fosse più di qualsiasi altra cosa.

POV CASPIAN


Aspettando Edmund nel cortile della scuola, cominciai a mangiarmi le unghie. Non l'avevo mai fatto in vita mia, ma c'è sempre una prima volta. Ero troppo nervoso e impaziente per attendere con serenità e calma l'arrivo del mio amico.
'Proprio adesso doveva arrivare in ritardo!', mi dissi, iniziando a camminare velocemente avanti e indietro per il cortile, che cominciva a popolarsi di studenti in divisa.
"Caspian!"
Eccolo, finalmente!
"Scusami, Caspian, ma il mio professore di fisica alla fine dell'ora mi ha fatto una ramanzina, perché secondo lui non ho prestato la minima attenzione alla sua interessantissima lezione..." si scusò lui, prima di aggiungere a bassa voce, "E non ha proprio tutti i torti..."
"Ma adesso veniamo a noi: vieni!" si affrettò a dire, indicandomi con un cenno della mano di seguirmi.
"Dove?" replicai, iniziando a correre per raggiungerlo. Edmund era davvero un corridore nato.
"In biblioteca!" rispose a squarcia gola, da lontano.
Mi fermai un attimo, non perché fossi stanco, piuttosto per l'assurdità di quell'affermazione.
"Ed, la biblioteca è dall'altra parte!" gli urlai affinché potesse sentirmi.
"Non quella! E sbrigati, non abbiamo molto tempo!" fu la sua risposta.
Quando arrivammo a destinazione ero ko. Mi appoggiai alla porta, cercando di riprendere fiato.
"Era proprio necessario correre così tanto?" gli chiesi, seguendolo.
"Purtroppo sì... e sai che non sono un amante della corsa... anche se sono eccezionale!"
"Che modesto... " risposi, ridendo. "Ora però, corridore, potresti dirmi cosa ci facciamo in biblioteca?"
Edmund non fece a tempo a darmi spiegazioni che davanti a noi notammo... un grande leone.
"Ben arrivati!"
Quella voce... Era la stessa che avevo sentito nell'incubo di quella notte.
"Ed?... Anche tu vedi un... leone parlante? Oddio, ho le allucinzioni...." dissi a bassa voce.
"Caspian" annunciò Edmund, girandosi verso di me. "Adesso capirai tutto quanto. Fidati di me"
"Eh?" chiesi, leggermente preoccupato.
Vidi il leone avanzare con passo lento in mia direzione. Pochi passi e sarebbe stato davanti a me.
Il mio istinto mi diceva di scappare, di lasciare quella biblioteca abbandonata e di correre indietro, ma non lo feci. Non so esattamente il motivo, ma mi sentivo come rassicurato, forse perché c'era Edmund insieme a me... Non mi mossi da dove mi trovavo.
"Ciao, Caspian." mi disse il leone sorridente.
Poi mi alitò in faccia e in quel momento persi i sensi.


POV SUSAN

Pausa-pranzo. Finalmente!
Raccolsi velocemente la mia cartella, presi il mio cappotto e uscii dalla classe.
Caspian non era ancora tornato.
Al suono della campanella che annunciava il tanto sospirato intervallo si era fiondato in cortile, e poi nessuno lo aveva più rivisto.
Forse era insieme ad Edmund. Come sempre, d'altronde.
La faccenda non mi infastidiva più di tanto, a dir la verità. Preferivo di gran lunga sapere che era in giro insieme a mio fratello, piuttosto che insieme a quell'arpia di Annie, ad amoreggiare in continuazione.
Scesi le scale e mi diressi alla mensa, dove avevo ogni giorno appuntamento con Lucy e Peter, nonostante, alla fine, li incontrassi sempre da qualche altra parte, nei corridoi o per le scale.
Camminavo velocemente per combattere il freddo gelido di quella giornata di marzo, in cerca dei miei fratelli, che, tuttavia, non riuscivo a scorgere da nessuna parte.
'Strano' mi dissi, 'nessuna loro traccia. Saranno già a mensa'.
Mentre attraversavo il cortile, dalla parte opposta notai Caspian in compagnia di Edmund.
Ancora una volta ci avevo azzeccato.
Sembravano contenti, molto contenti: Ed, in particolare, sprizzava gioia da tutti i pori. Non lo vedevo così allegro, da...
Non feci a tempo a concludere la mia riflessione, che vidi Lucy e Peter circondare gli altri due.
Rimasi un po' sorpresa dall'affetto che mostrava la mia dolce sorellina per Caspian.
Il piano non prevedeva che soltanto Edmund diventasse amico del re di Narnia? Che avessero deciso di rafforzare il legame facendo socializzare anche Lu con il mio amato?
Tutavia, non riuscivo a comprendere il motivo per cui non mi avessero informato. E la cosa mi infastidiva parecchio.
Nonostante non mi dispiacesse che mio fratello passasse il suo tempo con Caspian, non era certo così bello vederli ridere e scherzare insieme.
Adesso anche Lucy...
Un momento...
'No, devo avere le allucinazioni. Susan Pevensie, hai le allucinazioni!' pensai fra me e me, osservando allibita con la bocca semi-aperta la scena che mi si presenteva davanti.
Anche Peter??? Nono...
C'era qualcosa che non andava.
Edmund mi aveva raccontato del duro litigio che aveva avuto con Pet, e a cui aveva preso parte anche il mio prinicipe azzurro.
Come poteva essere possibile che tutto si fosse risolto così velocemente con Caspian? Come mai Peter rideva e scherzava allegramente con il re di Narnia?
Non riuscivo a trovare una risposta plausibile ai miei dubbi, che si accavallavano sempre più numeorsi nella mia testa...
Quindi... Tutti e tre, alla fine, erano diventati amici di Caspian.
Una lacrima incontrollata mi rigò il volto.
'Ma che fai?' mi dicevo 'è tutto parte del piano... Loro devono...', cercavo di auto-convincermi, ma senza buoni risultati.
Vederli insieme tutti allegri mi procurava un'atroce sofferenza.
Decisi di distogliere lo sguardo da quella scena così dolorosa, ma non feci a tempo che incrociai lo sguardo di Caspian.
Mi sforzai con tutta me stessa di staccare gli occhi da quelli di Caspian, ma le sue meravigliose pozze color cioccolato erano una calamita irresistibile...
Quando, finalmente, riuscii a ritrovare un pizzico di auto-controllo e decisi di proseguire la mia strada verso la mensa, sentii un sussurro, due parole, pronunciate dal re di Narnia, che mi fecero arrestare di colpo.
"Regina Susan... "
Non avevo dubbi: era stato proprio lui a rivolgermi quelle parole.
Mi sentivo mancare la terra sotto i piedi, il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, tanto che temevo che da un momento all'altro potesse saltarmi fuori dal petto.
Regina Susan... ?
Le lacrime che prima avevo represso con tanta fatica ripresero a sgorgare liberamente...
Adesso tutto aveva un senso...
Ecco perché Ed era così contento, ecco perché Lucy e persino Peter gli facevano così tante feste...
Caspian... Caspian... si ricordava!
"Caspian... "
Questa volta non ci pensai due volte.
Laciai cadere la cartella sull'erba e mi misi a correre.
Il mio sogno stava diventando realtà...
Tre passi e avrei raggiunto il mio re e non l'avrei più lasciato... Mai più.
"Susan!"
Edmund mi prese per un braccio, aiutato da Peter, strattonandomi indetro e allonanandomi il più possibile da Caspian.
"Ed, lasciami! Che stai facendo?" chiesi, disperata, con le lacrime agli occhi.
"Susan, ti dobbiamo parlare!"
"EDMUND NON ADESSO!!!" gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni, cercando di liberarmi dalla stretta presa dei miei fratelli.  
Dovevo andare da Caspian, dovevo abbracciarlo, dirgli quanto l'amavo...
Un attimo: Caspian... era scomparso!
"DOV'E'?!" urlai come una forsennata.
Se qualcuno nella scuola aveva avuto dubbi sul fatto che fossi veramente pazza, adesso potevo stare tranquilla: non ne aveva più.
"Susan, lasciaci spiegare: Caspian..."
"DEVO ANDARE DA LUI! CASPIAN!!!!"
"Susan, ti prego, calmati." tentò di convincermi Peter. "Dobbiamo dirti una cosa... importante."
Constatando che non riuscivo a liberarmi, smisi di agitarmi e di gridare in continuazione il nome di Caspian e li lasciai parlare.
"Cos'è che dovete dirmi di così importante da impedirmi di andare finalmente da Caspian, visto che si ricorda???" esclamai irritata.
Edmund e Peter si scambiarono uno sguardo, poi fu il primo a prendere parola.
"Hai ragione, Susan, abbiamo sbagliato. Il fatto è che... Caspian... si ricorda, sì... ma... "
Le parole gli stavano morendo in gola. E anch'io stavo letteralmente morendo.
"Ma?" gli intimai con la voce soffocata.
"... non di te. "
In quel momento, sentii il mondo cadermi addosso.
Avevo prefettamente udito quelle parole... ma ancora stentavo a comprenderne il significato.
Caspian si ricorda, ma non di te...
Quella frase mi rimbombava nella testa, senza tregua.
Vedevo le labbra dei miei fratelli muoversi, per spiegarmi l'accaduto, ma io non le sentivo.
Udivo soltanto quelle tre parole... non di te.
Avrei voluto così tanto mettermi a gridare, scalciare, tirare a pugni qualcosa, invece non feci niente di tutto questo.
Rimasi immobile, come pietrificata: le uniche due sillabe che uscivano dalla mia bocca erano: "Perché?"
"Sue, non lo so. Mi dispiace..." cercò di confortarmi Edmund. "Dopo che Aslan l'ha incontrato, sembrava che ricordasse tutto, invece... quando gli ho chiesto di te, mi ha risposto che ti conosceva perché il Professor Cornelius gli aveva spiegato la storia dei re e delle regine di un tempo... secondo lui a Narnia tu non c'eri... "
"Perché?"
Non riuscivo a capire.
"Sue, non lo so. So soltanto che troveremo una soluzione, te lo assicuro... "
"Perché?"
Il mio cervello concepiva soltanto quella inutile, insensata domanda.
Iniziai a piangere a dirotto, invocando sempre più forte il nome di Caspian e urlando: "PERCHE'?"
Continuai in quel modo per un tempo che mi parve incalcolabile, e riuscii a fermarmi soltanto quando scorsi la maestosa figura di Aslan, che mi si avvicinò mesta.
Gli saltai al collo, e riiniziai a piangere, questa volta sommessamente.
Ero esausta.
Desideravo tantissimo, più di ogni altra cosa al mondo, che si trattasse di un sogno. Di uno stupidissimo sogno.
Ma, come il leone mi confermò, non lo era affatto.
"Troveremo una soluzione, Regina Susan. Hai sofferto abbastanza, ti prometto che d'ora in poi non dovrai mai più patire."
Guardai gli occhi color miele dell'animale.
Solo in quel momento mi resi conto di trovarmi a scuola, tra centinaia di studenti e decine di insegnanti, ma, con mio grande stupore, constatai che nessuno prestava la minima attenzione al leone.
"Ma... " tentai di domandargli.
"Dopo, cara. Ora devi riposare, bambina mia."
E, detto questo, soffiò dolcemente sul mio volto, facendomi assopire e regalandomi un momento di sonno tranquillo e di serenità, uno dei pochi in quel mese di marzo, il peggiore della mia esistenza.




Nota delle autrici (che paroloneeee! XD)
Buondì...
*Fede & Ele che si preparano al linciaggio* vi prego non ammazzateciiiiiiiiiii!!!
Lo sappiamo, lo sappiamo: siamo stati crudeli, e crudeli è dire poco. Poor Susan!!! T.T
Sì, questa volta abbiamo davvero esagerato e vi promettiamo che (forse) questo è stato l'apice della sofferenza che la nostra Dolce regina ha dovuto patire!
Eh.. perché voi pensavate che grazie a Aslan si fosse risolto tutto, eh? Invece no! Perchè vi state dimenticando di un particolare mooolto, ma mooolto importante, che verrà finalmente svelato nel prossimo capitolo!
Ebbene sì, fanciulle belle, finalmente nel prossimo chappy scopriremo la veritààà! (cioè voi la scoprirete, noi la sappiamo giààà! Muhahaha! Okay, basta... -.-")...
Se per caso vi state chiedendo perché a scuola tutti non intervengano per fermare una pazza che urla forsennatamente e perché non si accorgono di un leone che è entrato nella scuola, don't worry: avrete tutte le risposte che cercate nella prossima puntata! XD
Vi ringraziamo di cuore per tutto il vostro sostegno, perché senza di voi probabilmente non saremmo neanche arrivate a questo punto =)
E ora passiamo ai ringraziamenti personali e alle risposte alle recensioni:

Eve_Cla84: Hola chica! XD Figurati cara,  è un onore nostro avere te come nostra lettrice! XD Siamo arci-super-extra contente che ti sia piaciuto lo scorso chappy dove c'è stata molto una persona a casooo... XD  E come hai visto anche in questo ci è stato un pochino ancora... =)
Allooora? Cosa ne pensiii? (Sì, siamo consapevoli che nutri un ardente desiderio di farci a pezzettiiiinii! XD ) Ti è piaciuto?? Ti ha soddisfattooo? Diccii tuttoo!
Nella prossima puntata xD cara ci sarà l'importante rivelazionee...così vedremo se hai azzeccato (la Fede pensa di sììì, però vediamoooo xD)!!!
Avrai notato in questo chappy l'esplicito riferimento al No matematica-fisica & co! Ehehe... Speriamo di non averti infastidito, ma abbiamo deciso di ricollegare l'innato "amore" di Ed per le materie scientifiche al tuo ultimo chappy di The Narnia's spirit! XD
Ti ringraziamo sempre tantissimo per tutti i tuoi complimenti, che ci rendono moolto, moolto lusingate =) e per le recensioni ai chappy 1 e 2 =)) Che tenera! Comunque, non ti preoccupare, anche se non li recensivi, non era un problema! xD
Ci sentiamo prestissimo! =)
Un bacione,
Fede & Ele


Bulmettina: Ma ciao, darling!
*.* Che teneraaa!  =) Siamo sempre entusiaste di leggere i tuoi commenti! Siamo davvero lusingate di tutti i tuoi complimentiii! XD E sappi che non ci annoi maiii! XD
Eh, cara... ci dispiace per te, ma qui altro che risolversi tutto, sta peggiorando tutto! Ora anche Aslan è intervenuto... come farà Caspian a recuperare la memoria??? Lo scoprirete nella prossima puntata (chiediamo venia, ma abbiamo appena visto una puntata dei pokemon (xD) in cui continuavano a fare le anticipazioni della puntata successiva, quindi abbiamo risentito anche noi del clima di suspence! XD)
Ancora grazie mille! A presto!
Fede & Ele <3

LadyVampira93: Salvee, carissima! =)
Come staaa? Speriamo non troppo sconvolta dopo questo capitoloo! ù.ù
Grazie mille per la tua scorsa recensioneee =) Siamo felicissime che anche "Mission Impossible" ti sia piaciutooo =)
Ehssììì anche per noi è stata una vera soddisfazione scrivere di Caspian che liquidava Annieee! Quanto ce la siamo godutaa! XD
Eehehe... ti aspettavi succedesse tutto questo bel casino in questo chappy??? Dììì la veritààà! XD
Speriamo di non aver deluso le tue aspettativee.. =)
Grazie mille per tutto il tuo sostegno e per i continui complimenti! Te ne siamo davvero grateee! =))
Un bacione,
Fede & Ele


Infineee..un grazie speciale per la recensione di TheGentle95 a Memories:
Hi, dalring!
Benvenuta nella sezione, e sopratutto nel club SusanXCaspian! XD
Siamo contentissime che il primo chappy ti sia piaciuto e ci auguriamo continuerai a leggere la nostra umile storiella e a farci sapere cosa ne pensiii! =)
Quindi... a prestissimo!
Un bacione,
Fede & Ele

E infinissimooo (xD) un ringraziamento a:
TheGentle95 e a carmen96 per aver inserito la nostra fic tra le preferite
Kattiva97 per aver inserito la nostra fic fra le seguitee
Merci beaucoup! =)

Adesso abbiamo proprio finito (cavoli che capitolo lungo che è uscitooo! XD)
Ci auguriamo di leggere tante vostre recensioniiii , ci rendono sempre felicissimeee!
Un enorme grazie a tutte e alla prossima!
Fede & Ele



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Capitolo 10
*** Me Too ***


Chapter 10: Me Too


POV CASPIAN

"Regina Lucy, dove mi state portando?", domandai perplesso, strattonato per un braccio dalla ragazzina dai capelli rossi.
Incredibile come una fanciulla così giovane potesse avere una tal forza.
La vidi roteare gli occhi. "Quante volte te lo devo dire di non chiamarmi 'Regina Lucy'? Chiamami 'nonna' e fai prima!", sbuffò continuando imperterrita la sua camminata sostenuta.
"Lucy, dove ci stiamo dirigendo?", ritentai, sperando che adesso fosse più accondiscente.
Contrariamente ad ogni mia aspettativa, lei si mise a ridacchiare insistentemente. "Ehi, lo sai che sembri uscito da un libro del '500? Non ti ricordavo così...cavalleresco"
Aggrottai le sopracciglia. Ma cosa diavolo intendeva? Io ero Re, e, come tale, dovevo comportarmi in maniera quanto meno decorosa, oltretutto se rivolgendomi a colei che mi aveva preceduto nel governo di Narnia.
Piantai bene i piedi in terra, deciso a non muovermi più finché non mi avesse risposto. "Lucy", dissi perentorio. "Dove stiamo andando?"
Nel sentire il mio tono di voce, abbassò lo sguardo, imbarazzata e nervosa.
"Mmm... Ecco, ti volevo fare vedere... un po' la scuola...visto che tu... vieni da Narnia... e ... non conosci... il nostro mondo... almeno lo vedi un po'... " rispose dopo qualche attimo, per niente convincente.
"Lucy, perché mi stai portando via?", replicai senza mezzi termini.
"Ma cosa dici, Caspian? Io, portarti via? Ma no!"
Lucy non era assolutamente brava a fingere.
Tacqui un attimo, studiando la ragazza dai capelli rossi. Era cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista. Era cresciuta, o forse era soltanto... Diversa. Dai suoi occhi non traspariva più l'ingenua incredulità della bambina che avevo visto solo un anno prima.
"Lucy?" ripetei con un tono di voce più dolce e conciliante.
Lei continuava a fissare il cortile, gremito di studenti, leggermente rossa in viso. Non sembrava avere intenzione di rispondere.
"Lucy? Mi stai nascondendo qualcosa?" ritentai.
Alzò leggermente lo sguardo, che andò a posarsi sul mio.
"Caspian... ", cominciò.
"Dimmi", risposi avvicinandomi a lei, sperando che finalmente si decidesse a raccontarmi la verità.
Sospirò rumorosamente. "Caspian... cavoli, non sono io quella che te lo deve dire... "
"Dire cosa?"
Stavo davvero perdendo la pazienza.
"Che..." si stava accingendo finalmente a rispondere quando si interruppe bruscamente: "vieni!" esclamò.
Oh, no. Di nuovo.
Mi prese ancora una volta per il braccio, riconducendomi davanti all'ingresso della mensa, esattamente dove ci trovavamo prima.
"Lucy, cosa sono tutti questi via vai?" protestai, stanco di non capire cosa stesse succedendo.
"Pigrone, muoviti!"
Nell'arco di meno di un minuto ci ritrovammo davanti a Peter e Edmund, che tuttavia non erano soli.
Sul prato vi era una figura esile, dai capelli scuri, lunghi e lisci, la pelle candida e rosea, le palpebre abbassate. Era la stessa ragazza che avevo intravisto poco tempo prima.
Mi avvicinai maggiormente, perplesso da quella visione.
"L-la regina Susan!", esclamai sconcertato, riconoscendone improvvisamente i tratti.
Mi voltai immediatamente, volendo chiedere spiegazioni agli altri. "Come mai è lì?! Si è sentita male?!", chiesi col respiro affannoso.
"Allora ti ricordi", una voce profonda, inconfondibile, giunse alle mie orecchie, dalle spalle.
Mi voltai di scatto, trovandomelo esattamente di fronte, accanto alla piccola Lucy, che lo teneva saldamente. Evidentemente la Pevensie si era accorta del suo arrivo.
 "Aslan!", esclamai entusiasta prima di inchinarmi al suo cospetto.
"Alzati, Caspian. Non è necessario che ti inchini ogni volta che mi vedi. Dopotutto, non è passato molto dall'ultima volta che ci siamo visti, o sbaglio?"
Anuii timidamente, sollevandomi da terra, un po'imbarazzato.
Tacqui, aspettando fosse lui a parlare, e a fornirmi spiegazioni circa la sua precendete affermazione.
Ma in quel momento una domanda spontanea sorse nella mia testa. Che cosa ci faceva Aslan in mezzo a un cortile colmo di studenti, e sopratutto, perché essi non si accorgevano di niente?
"Aslan... " cominciai abbassando inconsapevolmente la voce "come mai...sei qui... in mezzo a tutti... senza che nessuno si accorga di... te?", chiesi scettico, osservando con attenzione la reazione di ogni studente che passava accanto a noi.
Il leone sorrise alle mie parole, rispondendo: "Mi stavo proprio domandando quando me l'avresti chiesto"
Rimasi sbalordito dalla risposta del Re di Narnia: ero davvero così prevedibile?
Ma preferii non replicare nulla.
"Ho fatto in modo che tu, me e i Re e le Regine di un tempo risultiate invisibili agli occhi di qualsiasi studente o insegnante dell'istituto. Ancora la situazione non è risolta, purtroppo, quindi dobbiamo parlare e capire cosa è accaduto."
La mia attenzione era stata catturata da una sola parola dell'articolato discorso del leone: Regine. Femminile plurale.
"Regine?" chiesi fintamente disinteressato.
"Sì, ed è proprio a proposito di una di queste due regine che dobbiamo discutere." rispose Aslan.
Il suo muso si spostò di qualche centimetro mentre i suoi occhi si posarono sulla figura della ragazza ancora dormiente sull'erba.
"La riconosci?", chiese.
Aggrottai le sopracciglia. "S-sì...l'ho vista prima, camminava nella direzione opposta...somigliava molto ad una delle fanciulle di un libro che Cornelius, il mio precettore, mi faceva leggere di nascosto. Narrava di Narnia, quella vera di un tempo, dei Re e delle Regine, di te.", spiegai, perdendomi in mille ricordi.
Adesso fu il suo muso a contrarsi. "Mi stai dicendo che non l'avevi mai vista prima?", continuò.
I miei occhi vagavano tra il suo volto e quello della ragazza: non sapevo cosa dover dire. "No.", risposi semplicemente.
Edmund, Peter e Lucy, non appena proferii quelle parole, si fecero udire. Erano rimasti in silenzio sin da quando avevo scorto il corpo di quella che doveva essere la loro sorella, quasi non ci fossero, ma erano rimasti talmente colpiti dalla mia negazione da intervenire.
"Cosa, com'è possibile?", chiese Lucy sconvolta. "C'era anche lei quando siamo tornati a Narnia!"
Mi voltai, sempre più confuso. "No", ripetei.
"Come no?! Certo che c'era, Caspian!", ribatté nuovamente Peter.
Cercai aiuto in Aslan, sperando che almeno lui concordasse con la mia versione dei fatti.
"Mi dispiace, Caspian, ma loro hanno ragione. Susan c'era", rispose lui con un tono basso e lento, proprio per farmi assorbire ogni parola.
"Ma allora come...?", lasciai la domanda in sospeso, troppo confuso per continuare.
Un bagliore strano e lucente comparve negli occhi color miele del leone, come se avesse avuto un colpo di genio.
"Caspian tu hai fatto qualcosa di...particolare in questi giorni, in cui non ti ricordavi di Narnia?", chiese attento ad ogni mia mossa, affinando lo sguardo.
Sospirai. Più cercavo di ricordare qualcosa, meno ce la facevo.
"I-io...non credo", balbettai grattandomi la nuca.
"Dai, Caspian, sforzati", esclamò convinto Edmund, affiancandomi e sorridendomi incoraggiante.
Una parola, pensai.
I Pevensie mi avevano riferito che ero stato nel loro mondo per oltre un mese, ma io non mi ricordavo assolutamente nulla. Era come se Aslan mi avesse fatto recuperare tutto ciò inerente a Narnia, facendomi però dimenticare quello che era successo per quel mese. Mai che avessi la memoria intatta, io, vero?
"Non so... " proseguii con un evidente nota di insicurezza. "Non riesco a ricordarmi nulla... aspetta!", esclamai ad un tratto.
Mi illuminai improvvisamente.
"Aspetta... " ripetei, più a me stesso che a Edmund, a dir la verità.
Sì, quello. Ma come...
"Caspian!!!" urlò Lucy ansiosa.
"Il bacio!"
"Il bacio?!" ripeterono i tre Pevensie in coro, completamemte esterrefatti.
"Come il bacio? Quel bacio?" , mi domandò Ed, che sembrava alquanto disgustato.
"Con Annie?" intervenne Peter, avvicinandosi sbalordito.
"Mi devo essere perso qualcosa" disse il leone, leggermente confuso. Non avevo mai visto il grande re di Narnia così a disagio. Faceva un po' ridere, ad essere sinceri, ma in quel momento così delicato non era proprio opportuno abbandonarsi alle risate.
"Sì, Caspian ha baciato una sua compagna di classe" spiegò Lucy al possente animale, dal quale non si era allontanata neanche per un istante.
Il volto di Aslan si fece improvvisamente serio e cupo a quelle parole.
Non sapevo il motivo, ma era come se mi sentissi in colpa per qualcosa che avevo commesso. Qualcosa di grave, molto grave.
"Chi, Caspian? Chi?" si avventò su di me il leone, facendomi sobbalzare. Era preoccupatissimo.
"N-Non mi ricordo... " tentai di giustificarmi, balbettando.
"E' Annie!" proruppe Peter, anche lui ansioso.
"Descrivetemela!" replicò Aslan.
"E' una megera, una vera e propria vipera, la capogruppo del "Trio gallinese". Pensa che quando... " cominciò Lu, lasciandosi traportare dalla sua solita parlantina.
"Non in quel senso! Fisicamente!" la fermò immediatamente il leone.  
Fisicamente? Cosa poteva importare al re di Narnia che aspetto avesse la ragazza che avevo baciato! Continuavo a non capire.
"Alta, slanciata, occhi verdi, capelli lunghi... " elencò Edmund.
Man mano che proseguiva la sua lista, la faccia del leone si faceva sempre più preoccupata.
Chiusi gli occhi, cercando di fare mente locale. Occhi verdi, capelli lunghi...
"Mossi e lasciati dietro le spalle. " completai, senza rendermene conto.
Ora sì. Me la ricordavo perfettamente.
Aslan, Peter e Edmund si scambiarono una rapida occhiata. Poi il primo avanzò verso di me.

"La descizione di Re Edmund... concorda con il ricordo che hai tu di questa ragazza?" mi domandò.
Anuii semplicemente.
"Che cosa succede?" una candida voce femminile ruppe quell'interminabile silenzio che si era creato fra noi.
Mi voltai nella direzione da dove avevo sentito provenire la voce, e, con mia straordinaria sopresa, vidi che la regina Susan si era svegliata.
"Perché si è svegliata?" domandò Peter a bassa voce al leone, il quale scosse la testa, senza saper cosa rispondere.
Non feci caso alle loro parole, soffermandomi invece sulla fanciulla seduta sul prato.
Era davvero bellissima.
Non riuscii a fare a meno di osservarla, ma non appena la fanciulla notò i miei occhi incrociarsi con i suoi, distolse immediatamente lo sguardo, cominciando a fissare il vuoto.
Senza pensarci due volte, spinto dalla mia natura impulsiva, mi avvicinai alla regina, con l'intenzione di presentarmi, ma la reazione che ebbe mi fece rimanere completamente sgomento.
"Vai via!" gridò, ma il suo era un urlo strozzato, rotto dalle lacrime.
Ero stato uno stupido. Come avevo fatto a dimenticarmi delle parole di Aslan! Lei c'era a Narnia! Mi conosceva... Ero io quello che non ricordava... E chissà cosa non ricordavo...
Mi ritrassi di scatto, anche se il desiderio di rimanere lì a consolarla era fortissimo.
Biascicai un impercettibile "Scusami... ", per poi allontarmi, affiancato da Edmund.
"Non ti preoccupare, Caspian... " mi confortò, notando la mia espressione sconvolta.
"Perché?" domandai al mio amico.
Ma la mia domanda non trovò risposta: Aslan ci venne incontro, annunciandoci con voce grave: "Forse so chi è stato."
Forse so chi è stato. Avevamo una soluzione!
"E anche io".
Un voce alle nostre spalle ci fece sobbaltare.
Ci girammo e a pochi metri da noi vedemmo Annie, la ragazza che avevo baciato, con un ghigno malefico dipinto in volto.
Come era in grado di vederci se Aslan aveva fatto in modo che diventassimo invisibili a tutti?
"Ma come... " cominciò Susan allibita, traducendo con due semplici parole i mille e assillanti dubbi che andavano crearsi nella testa di ognuno di noi.
"Ancora non capite? Ma come siete proprio stupidi, voi umani!" rispose, ridendo senza contegno.
La sua risata aveva qualcosa di veramente diabolico.
Rabbrividii per la scena terrificante a cui assistetti subito dopo.
La sua statura cambiò, si fece improvvisamente più alta, imponente. Anche la sua faccia mutò forma, i capelli divennero bianchi, più corti...i suoi abiti diventarono un lungo mantello di pelliccia, bianco come la neve. Il ghiaccio.
Fu proprio questo particolare a farmi capire: era Jadis, la Strega Bianca!
Indietreggiai cauto e attento ad ogni sua mossa, per finire a fianco a fianco con i miei amici.
"Adesso è più chiaro?", sogghignò malefica.
I miei occhi, come quelli di tutti i presenti, d'altronde, divennero due fessure dalla rabbia. Dall'umiliazione di esserci fatti soggiogare tutti quanti un'altra volta.
Quando capì che nessuno le avrebbe risposto, il suo sorriso si fece più ampio, e si avvicinò, sporgendo il capo verso di noi.
Guardava in una direzione in particolare.
"Edmund, caro, ma come sei cresciuto! Credo che però le vecchie passioni di quando si è bambini rimangano, dopo tutto...allora dimmi, sei ancora propenso a tradire i tuoi fratelli ed ingozzarti di dolcetti?", rise sadica, prendendolo in giro.
Una delle poche cose che ricordavo - relativamente, ovvio - erano proprio le leggende di Narnia, le storie antiche riguardo ad essa che Aslan e i suoi abitanti mi avevano narrato. Una di queste raccontava come Jadis, fingendosi regina di Narnia, aveva stregato Edmund, inducendolo a tradire i suoi fratelli.
Girai la testa di poco, giusto per riuscire a intravedere con la coda dell'occhio l'espressione di Ed.
Arrabbiato, furioso, livido. Ecco com'era.
Lucy gli teneva il gomito con una mano, nel tentativo di rincuorarlo e trattenerlo. Avrei voluto fare anche io qualcosa per lui, qualcosa per dimostrargli che su di me poteva contare, ma mi sentivo osservato.
In un modo morboso, uno di quegli sguardi che ti obbligano a voltarti per vedere chi è che ti fissa con così tanta insistenza.
Deglutendo rumorosamente, voltai la testa nuovamente, finendo per immergere i miei occhi in quelle pozze gelide e glaciali che erano gli occhi di Jadis.
"Caspian", un sussurro, forte e chiaro.
Un semplice sussurro che però catturò l'attenzione di tutti per quell'istante necessario perché la strega pietrificasse il possente leone.
"Aslan!", urlammo tutti e cinque contemporaneamente.
Senza di lui non avremmo mai saputo cosa fare, era lui che ci aveva sempre aiutati e sostenuti ad ogni difficoltà.
Digrignai i denti. "Cosa vuoi, strega?", sputai come fosse un insulto.
"Solo negoziare, mio bel principe. Solo negoziare", disse lei melliflua.
Improvvisamente me la ritrovai accanto, a pochissimi centimetri di distanza.
Tentai di arretrare, come scottato, ma sembrava che ci fosse una barriera solida come il ferro a racchiudere soltanto... me.
"Spero non ti dispiaccia. Semplicemente non volevo che tutti quanti partecipassero a questa adorabile conversazione, e poi, volendo, non potrebbero nemmeno accorgersene...", schioccò le dita con un gesto eloquente, a mo' di richiamo. "... Perché saranno tenuti occupati a dovere"
In quel preciso istante comparvero dal nulla quattro creature mostruose, ma incredibilmente possenti e forti anche solo all'apparenza.
Si avventarono su ognuno dei quattro fratelli, immobilizzandoli ancor prima che loro potessero muovere un muscolo.
Volevo aiutarli, volevo uscire, spaccare quella bolla invisibile.
Vedevo le loro bocche muoversi, come se stessero urlando, ma alle mie orecchie non giungeva nessun suono, se non la risata della strega.
"Sbrigati, dimmi quello che vuoi, ma dopo li libererai", dissi con tono minaccioso, calcando su ogni parola.
Il suo sorriso si accentuò.
"Ogni cosa a suo tempo, mio caro.", rispose piccata, interrompendosi un attimo per cominciare il vero e proprio discorso. "Come ben saprai, sono stata la regina di Narnia, un tempo.", quando vide che stavo aprendo la bocca per replicare, poggiò un dito sulle labbra, chinando il capo leggermente verso di me. "No, Caspian, non mi interrompere. Più tempo impiegherai a decidere, meno tempo resterà per i tuoi amici"
"Dicevo...ah, sì, certo. Come saprai, sono stata la regina di Narnia, ma non si può certo dire che avessi un debole per il grande leone, Aslan. Forse è meglio dire che provavo decisamente il contrario...e che i miei sentimenti per lui non sono cambiati affatto. Lo odio con tutta me stessa per essersi preso ciò che è mio. Caspian", i suoi occhi di ghiaccio fissarono i miei con un'intensità sconvolgente. "Sai perfettamente che sono in grado di fare qualsiasi cosa. Dal ridurre tutto in briciole al lasciarvi vivere felici e contenti. Ma a tutto c'è un prezzo. E a decidere se pagarlo o meno sarai proprio tu", m'informò, sempre quel finto sorrisino angelico sulle sue labbra.
Sospirai pesantemente. "Parla"
"Molto bene", si complimentò compiaciuta. "Il patto è questo: tu sposerai me, ucciderai Aslan per me, e agli altri abitanti di Narnia, ai quattro Pevensie e a tutti gli altri mondi non succederà niente. Una vita in cambio di miliardi e miliardi: a me sembra un buon affare", disse perentoria, diretta.
"Perché vuoi sposarmi?", chiesi spaesato e confuso da quelle richieste. Anzi, ultimatum più che altro.
Ridacchiò, divertita e scocciata allo stesso tempo. "Ma te l'ho già detto prima! Non ricordi le mie parole? Il trono di Narnia un tempo era mio, e lo rivoglio. E quale miglior modo di riprendermelo se non sposando il re?", chiese retorica.
Oh, no.
Non a me questa decisione. Non a me tutto questo!
"E...se non accetto?"
Con la lingua fece uno schioccò sonoro. "Se non accetterai una guerra si scatenerà. Una guerra già persa in partenza, per voi"
Un lungo silenzio, pesante e opprimente.
"Allora?", incalzò. "Hai deciso? Vuoi accettare il mio accordo?"

POV SUSAN

"MAI!!!", urlai in preda alla rabbia e alla furia. Come poteva quella strega ingannarlo così? Senza che non avesse nemmeno la piena coscienza del suo passato e del suo presente?
La donna di ghiacciò voltò la testa lentamente, fulminandomi con uno sguardo derisorio.
"Non mi sembra che tu ti possa permettere di decidere al posto suo. D'altronde, Caspian non si ricorda minimamente di te. Si vede che devi essere stata davvero molto poco importante...", ridacchiò velenosa.
Gli occhi ricominciarono a pizzicare per colpa delle lacrime che premevano per uscire.
Aveva ragione. Nonostante fosse crudele e malvagia...aveva ragione.
L'espressione di Caspian, però, era spaesata e confusa, come se non stesse capendo nulla di ciò che la strega mi aveva detto.
Ad un tratto, però, tutto si fece chiaro, come se un campanello suonasse nella mia testa.
"Sei stata tu", sibilai con gli occhi ardenti.
E quella si mise a ridere. "Oh, mia cara, ma quanto intuito!", esclamò.
Tentai di liberarmi dalla stretta di quel mostro alle mie spalle, ma era troppo, troppo forte.
Un ringhio leggero, stridulo e appena udibile mi fece voltare immediatamente.
La figura pietrificata di Aslan, a poco a poco, riacquistava colore: stava tornando in vita.
La strega si irrigidì all'improvviso, capendo ciò che stava succedendo.
Si girò nuovamente verso Caspian e, con un sorrisetto, gli disse: "Troppo tardi, mio re, il tempo è scaduto."
Si allontanò immediatamente, sotto lo sguardo esterrefatto di tutti noi, seguita a ruota dai mostri che fino ad un secondo prima ci stavano bloccando ogni movimento.
"Ricordate: la battaglia tra tre giorni avrà inizio!", esclamò perentoria, gli occhi iniettati di scintille di furia e pazzia.
Un altro sorriso, però, apparve sul suo volto. "Ops, scusate, dimenticavo un piccolo dettaglio...ecco, come dire, a causa di un piccolo incidente di percorso Narnia non è più...raggiungibile. Credo che quest'informazione vi sarà utile, per lo meno saprete quale sarà il luogo in cui si svolgerà la vostra rovina!", una risata sadica e malvagia prima che, proprio come era arrivata, scomparisse in un soffio, in una nuvola di fumo ghiacciato.




Note delle autrici (che paroloneeeeeeee! xD)
Hola chicas! ^^

Come state ragazzuole belle??? Speriamo beneee...
Scusate per il ritardo dell'aggiornamento, ma abbiamo avuto qualche piccolo problema di percorso (causa: scuola -.-") che non ci ha permesso di dedicarci alla stesura di questo nuovo chappy....
Alloraaaaaaaa???? xD Finalmente si è scoperta la veritàààà!!! Ecco chi si celava dietro quella vipera di Annie... la strega Bianca!!! L'avevate intuito? (Sì, lo sappiamo che molte l'avevate capito, come una certa Claaa xD e vi facciamo i complimenti per la vostra sagacia ^^)...
Però adesso i problemi mica sono finitiii! Eeheh... Jadis è stata chiara: "La battaglia tra tre giorni avrà inizio"... e Narnia non è più raggiungibile??? Come faranno i nostri eroi a combattere questa nuova guerra contro la perfida strega bianca???!!! Vedremo... ^^
Vi annunciamo, a tutte le fan di Peter in particolare, che nel prossimo capitolo si verificherà un evento storico: mettere un POV Peter!!! *Ele e Fede che stentano ancora a crederci* xD xD
Speriamo questo capitolo sia stato di vostro gradimento!! Lasciateci tante recensioni, thank you!!!! ^^
Ringraziamo di cuore Ludy_Cla84, bulmettina e LadyVampira, le nostre adorate, che ci commentano tutti i capitoliii! We <3 you!!! xD E un ringraziamento speciale, ovviamente, anche alla nostra nuova lettrice TheGentle95.
Ora però passiamo ai ringraziamenti individuali ^^


Ludy_Cla84: Ciao darling! (che strano scrivere Ludy al posto di Eveee! C'eravamo così abituateee! xD xD Ma anche Ludy ce gusta mucho mucho... ^^) Come stai carissima??? Speriamo bene ^^ Noi siamo un po'appesantite: causa: indigestione di nutella!!! xD xD Allooora te gusta questo chappy?? Lo sappiamo, in questo non c'è stato molto il tuo caro EDDIE (la Fede ride xD) ma in futuro avrà un ruolo più importante... stiamo cercando, su tuo esempio, di dare un tantino più di spazio anche agli altri personaggi... Prima Ed, nel prossimo Pet... vediamo se riusciremo a inserirci un POV Lucy da qualche parteee.. xD xD
Visto che abbiamo inserito l'espressione da te coniata "Trio gallinese!?! xD Te l'avevamo detto noi che ci era troppo piaciuta!!! xD
Bene, la Fede ti fa i complimenti perché due delle tue ipotesi erano corretteee.. -.-" xD Cavoli, perché ci azzecchi sempreee? xD
(Fede: Claaaa è uscita una clip del viaggio del veliero (oltre al video di cui ti ho parlato nella mail) in  cui si vede come Lu e Ed passano a Narniaaaa!!!! WAAAAAAAAAA *.* C'è pure Caspian che salva Lucy *_________________* Tutto bagnato, che si tuffa!!! *_______* Okay, ho seriamente bisogno di una bacinella! xD)
Grazie mille per tutte le tue recensioniii! =) Un grosso bacio, alla prossima!
Fede & Ele <3


Bulmettina: Carissima!!!! ^^ Come stai darling??? Non ti preoccupare per il ritardo ^^ Anche noi a volte non  abbiamo tempo di commentare tutte le ficcy che vorremmo a causa della scuola e di vari altri impegni, quindi ti capiamo perfettamente, e stai tranquilla, per noi non è affatto un problema =)
Eeee... è stato un bel colpo lo scorso capitolo verooo? xD In questo teoricamente si è capito perché Caspian non si ricorda più di Susan, però ancora non si sa come far ritronare al Re di Narnia la memoria sulla Dolcee... >.<
Speriamo che anche questo chappy ti sia piaciuto e grazie mille per tutti i complimenti! =) Bacione,
Fede & Ele <3


LadyVampira93: Macciaoooo! ^^ Come va la vita?? xD Siamo molto felici che lo scorso capitolo ti sia piaciuto... =)
Sei rimasta un po'shoccata??? xD Non te l'aspettavi che Caspian non si ricordasse di Sue, eh? xD E ma è tutto parte di un piano... tranquilla, e purtroppo questo atroce particolare è indispensabile per lo svolgimento della trama! ^^ Speriamo di non averti deluso con questo capitolo, e grazie di cuore per tutti i tuoi commentiii! =)
Un grande bacio,
Fede & Ele <3


TheGentle95: Hi darling!!! ^^ Come vaaa? Speriamo bene... Siamo troppo contente che ti stia piacendo la storia!! Non sai quanto ci rende felici avere una nuova lettrice che commentaa! xD Ti ha lasciato sconvolta l'ultimo chappy??? xD Eh, lo sappiamo è stato un colpo per tutte, anche per noi che lo scrivevamo pensa te xD xD
Anche tu stai subendo la sindrome Pro-Ed??? xD Eeee... anche noi, sappilo! Ma, brava, cara, rimani fedele a Caspian, che è il miglioreeeee! (e anche il più bello di tutti, onestamente! xD) Speriamo tanto che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto, anche se non c'è stata molto Sue... ^^ Grazie mille per i complimenti e per la tua scorsa recensioneee! =) Un bacione,
Fede & Ele <3



Bene, adesso potremo pure dileguarci eh... xD Così vi lasciamo finalemnte in pacee! xD
Ancora un grazie di cuore a tutte! Appuntamento al prossimo capitolo! =)
Un bacione,
Fede & Ele



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Capitolo 11
*** Prepare For War ***


Chapter 11: Prepare for war


POV SUSAN
Se n'era andata, per fortuna.
Ma il vero incubo, lo sapevo bene, doveva ancora cominciare.
"ASLAN!", urlò Lucy, correndo in direzione del grande leone, seguita dai miei fratelli.
Sarei andata immediatamente anch'io dal Re di Narnia per accertarmi delle sue condizioni, se non fosse che poco più in là un altro Re, ben diverso dal precedente, stava fermo immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, come paralizzato. O piuttosto, sconvolto. 
Decisi quindi di assicurarmi come stesse Caspian, e mi avviai verso di lui, più lentamente possibile.
Dopotutto, non avevo avuto una reazione molto... carina, nei suoi confronti. Anzi, mi ero comportata malissimo.
Chissà cosa mi voleva dire prima dell'arrivo di Jadis... Magari aveva soltanto intenzione di domandarmi qualcosa, o di presentarsi... e io l'avevo cacciato via in malo modo.
"Caspian", lo chiamai a voce bassa, osservandolo.
Il moro non dava segni di vita. Sembrava non essersi neanche accorto della mia presenza.
"Caspian", ritentai un'altra volta, alzando il tono di voce. Questa volta riuscii nel mio intento di attirare l'attenzione del Re, perché questi si voltò in mia direzione, sussultando e arrossendo terribilmente.
"S-Scusami, non ti avevo sentito... " iniziò a balbettare, imbarazzato.
Com'era bello anche quando arrossiva.
"Non fa niente... ", risposi sorridendogli. Tacqui un attimo, e dopo essermi accertata che si fosse 'ripreso', proseguii: "Stai bene?"
Il re annuì molto convinto. Poi sospirò rumorosamente e si buttò a sedere per terra, tenendosi la testa fra le mani.
Se conoscevo abbastanza bene Caspian, sapevo che doveva sentirsi terribilmente in colpa.
Mi sedetti accanto a lui. "Caspian... "
"Sono uno stupido!" fu la sua esclamazione. Come prevedevo il re era divorato dai sensi di colpa.
"Sono uno stupido!" ripeté, sollevando il capo, "se solo avessi accettato prima la condizione di Jadis, adesso..."
"Caspian, cosa dici...", cercai di rincuorarlo, più dolce possibile. "Non è colpa tua. E' tutta colpa di Jadis, quella perfida strega..."
"Non è vero, è tutta colpa mia. Io dovevo soltanto accettare di sposarla, Aslan avrei trovato un modo per non ucciderlo. E sacrificandomi avrei salvato la vita a miliardi di persone, miliardi!" replicò il Re, disperato.
"Sì, ma sposandoti, Jadis avrebbe avuto un modo per accedere più facilmente al controllo di Narnia, e magari avrebbe anche potuto ucciderti, pur di ottenerlo! E sarebbe tornata la situazione di oltre 1300 anni fa, e miliardi di persone magari sarebbero morte ugualmente... il tuo popolo... "
Speravo con tutto il mio cuore di esser stata abbastanza convincente.
Caspian tacque, e alzò la testa, incrociando il mio sguardo.
"T-Tu dici che ho fatto bene?", mi domandò titubante.
Gli sorrisi. "Certo, Caspian. E' la decisione migliore che tu potessi mai fare", dissi "Però ora sarà meglio andare, abbiamo diverse cosa a cui pensare." conclusi, alzandomi da terra. Quanto invece avrei voluto rimanere lì, con lui...
"G-Grazie... Susan", replicò il moro, abbozzando un sorriso, a cui risposi con un altro sorriso.
Mi incamminai verso i miei fratelli, che stavano parlando animatamente con Aslan.
Mi sentivo molto bene, felice di aver chiarito, anche se non proprio esplicitamente, con Caspian e felice che il mio Re non si sentisse in colpa per la decisione che aveva preso.

POV CASPIAN
Mi rimisi in piedi e seguii la regina che mi aveva appena confortato. Le sue poche parole erano state un balsamo per me ed erano riuscite a farmi recuperare la speranza che poco prima sembrava essere perduta per sempre.
"Aslan, stai bene?" sentii Susan domandare al leone.
"Avrei voluto stare meglio, mia cara, ma purtroppo non è così. La strega bianca è diventata molto più potente dall'ultimo nostro incontro. E' riuscita a pietrificarmi in un baleno, senza che potessi intervenire."
Vidi la Dolce impallidire notevolmente. Sembrava essere sul punto di svenire.
"Aslan... come faremo?", domandò la Regina.
"Sono consapevole che sarà una battaglia difficile. Ma ce la faremo. Non dobbiamo mai perdere la speranza, figli miei" aggiunse rivolgendosi verso di noi "la speranza è sempre l'ultima a morire."
Susan si passò una mano sul volto, come per scacciare le lacrime che le stavano uscendo dagli occhi.
Il silenzio più totale cadde fra i presenti, i quali rimuginavano individualmente chissà quali pensieri: dopo aver soffermato a lungo il suo sguardo su ognuno di noi, Aslan iniziò un lungo discorso.
"Re e Regine di Narnia" esordì solennemente "una nuova e ardua guerra ci attende. Ancora una volta, il nemico è Jadis, che, come sicuramente avrete notato, è diventata molto più forte di prima. E' riuscita a impossessarsi di un corpo di un'umana, e ad accedere in questo modo al controllo del mondo degli umani. E' lei che la prima volta che ci siamo visti mi ha impedito di rimanere con voi e di far in modo che Caspian recuperasse la memoria, è lei che ha rotto l'incantesimo che avevo fatto affinché Susan si assopisse, ed è lei che probabilmente ti ha sottratto la memoria, Caspian" concluse il leone, posando su di me i suoi occhi color miele.
"Probabilmente sperando che così ti saresti innamorato più facilmente di lei, e l'avresti sposata" aggiunse Peter, buttandola lì.
'Così ti saresti innamorato più facilmente di lei?' pensai fra me e me, mentre Susan avvampò improvvisamente, abbassando lo sguardo, e Edmund guardò il fratello con  due occhi fuori dalle orbite.
"Perché, che ho det..." non riuscì a terminare la frase, che si tappò la bocca con la mano, guardando Ed, che ancora lo fulminava.
"Temo di non capire... " intevenni, evitando così che il mio amico prendesse a pugni l'altro.
"Siamo noi che ti dobbiamo delle spiegazioni, Caspian", rispose Aslan, facendosi serio in volto.
"NO!" urlò improvvisamente Susan.
Ci voltammo tutti in sua direzione.
"No... " ripeté lei, questa volta più piano ma sempre fermamente, i suoi occhi puntati su quelli del grande leone, che sembrava accondiscendere alle parole della Regina.
"Come vuoi tu, bambina mia." replicò il leone, sorridendole.
Okay, adesso non stavo proprio capendo niente.
'Ricapitoliamo, Caspian: Peter dice che non ricordandomi di Narnia avrei potuto sposare Jadis più facilmente, Susan arrosisce, Edmund fulmina Peter, Aslan mi vuole spiegare, Susan no, e quindi Aslan non spiega.
...
Ora è tutto molto più chiaro...'
Avrei voluto chiedere maggiori spiegazioni, ma Aslan distolse i suoi occhi color miele dai miei e cambiò discorso, affrondone un altro, altrettanto delicato.
"E Jadis ha anche fatto in modo che questa volta la guerra venisse combattuta in un altro luogo, consapevole che aveva già cercato di sconfiggerci a Narnia, e che non ci era riuscita."
"E quale luogo migliore se non il mondo degli umani?" aggiunse Edmund sarcastico.
"Esatto. E suppongo che abbia già radunato un esercito, composto da creature malvagie che si sono alleate con lei... "
"Come i tremendi mostri che ci hanno tenuti fermi prima!" esclamò Lucy, inorridita.
"Ma noi?" chiese Peter al leone, senza mezzi termini. "Noi? Che esercito abbiamo, Aslan?"
Il Supremo Re di Narnia tacque. Tutti fremevamo per la risposta che stava per dare.
"Re Peter il Magnifico, tu credi forse che Jadis mi abbia tolto così tanti poteri da impedirmi di radunare un esercito altrettanto forte e numeroso come il suo, composto da abitanti di Narnia?" domandò Aslan, con il fare solenne che lo caratterizzava.
La domanda era evidentemente retorica, ma Peter sembrava non averlo capito, e aspettava con gli occhi spalancati una risposta dal Re.
Aslan sorrise, notando la strana reazione del Pevensie, e rispose: "Li ho, Re Peter."
Questi tirò un sospiro di sollievo, aggiungendo "Menomale!", esclamazione che suscitò le risa dei presenti e che sdramatizzò quella atmosfera molto tesa.
"E come farai?", chiese Susan, che non era rimasta particolarmente colpita dalle parole del fratello (come se fosse abituata a scene simili), rimanendo sempre con i piedi per terra.
Cercai di ricordarmi qualcosa di più a proposito della Regina, di cui tanto avevo sentito parlare.
 Si diceva che era dotata di una straordinaria bellezza, e che fosse corteggiata da centinaia di pretendenti. Beh, per una volta, le dicerie erano fondate. Ma chissà a chi apparteneva il cuore della fanciulla?
In quel momento provai uno strano desiderio di essere anch'io fra i corteggiatori della Regina... Mi sentivo attratto da lei, legato a lei... e avrei tanto voluto che il sentimento che provavo io nei suoi confronti fosse ricambiato...
'Caspian, cosa stai dicendo? E' ovvio che non può essere ricambiato! Come puoi pensare di piacere a una fanciulla così bella...' mi dissi nella mia testa, mentre ammiravo la regina discutere con Aslan e i suoi fratelli.
"CASPIAN?!"
Peter. Arrabbiato.
"Eh?" esclamai, sussultando. Mi ero perso nei miei pensieri e non avevo seguito la conversazione che stavano facendo.
"Pronto? C'è nessuno?", chiese il maggiore dei Pevensie infuriato, schioccando le dita davanti al mio volto, "stiamo parlando anche con te, sai?"
"Si, scusa, stavo..."
Ecco, cosa stavo facendo? Stavo contemplando tua sorella..? Bravo, Caspian, complimenti.
"Completa pure la frase...", aggiunse Peter, lanciandomi una delle sue occhiate peggiori.
"Ragazzi, non mi sembra proprio il caso di mettersi a discutere ora, vero Peter?" intervenne Edmund, ponendo fine a quell'imbarazzante conversazione. In quel momento avrei voluto abbracciare il moro: senza di lui a quest'ora, non sarei stato altro che polvere.
"Io almeno sto attento, quando parliamo, a differenza di qualcun'altro! Che, tra l'altro, è la causa di questa guerra!" rispose il biondo, lanciandomi un'occhiataccia.
A quel punto non ci vidi più dalla rabbia.
Era già la seconda volta che Peter mi provocava in quel modo. E non amavo particolarmente che qualcuno mi insultasse.
Stavo per rispondere con una provocazione altrettanto forte, ma non feci a tempo perché Aslan mise deifnitivamente fine a quel litigio.
"Re Peter e Re Caspian" esordì il leone facendosi largo fra me e il Pevensie "vi sembra un comportamento conforme al vostro ruolo di sovrani di Narnia?" .
Il suo tono era pacato, calmo, ma dalle sue parole traspariva anche una nota di rimprovero.
"Lo so che non è un momento facile. Credetimi, Re di Narnia, per nessuno lo è. Ma non per questo dobbiamo perdere la concentrazione, né lasciarsci traportare dall'ira." proferì, spostando il suo sguardo, prima puntato su di me, sull'altro.
Sapevo di essere in torto, ma questa non gliel'avrei perdonata tanto facilmente, a Peter.
"Ci stavamo occupando dell'organizzazione della guerra, Caspian", disse Aslan, tornando a guardarmi. " Come dicevo prima a Re Peter, sono in grado di far sì che gli abitanti di Narnia ci raggiungano in questo mondo. Ed esistono due modi: un varco che potrei creare io, e l'armadio di Narnia."
"L'armadio... " sentii Lucy sussurrare con gli occhi lucidi, mentre si perdeva in mille ricordi. Sapevo bene che era stata lei a scoprire per la prima volta il magico passaggio che li avrebbe condotti nel mondo di Narnia.
"Con la differenza che per il varco non potranno passare tutti gli abitanti di Narnia, perché è più facilmente identificabile, e la Strega Bianca se ne accorgerà sicuramente molto presto... L'armadio invece costituisce una risorsa più preziosa. Il problema è che si trova a kilometri e kilometri da qui, in un posto che i nostri Re e Regine di un tempo conoscono molto bene..."
"Dovremo dividerci i compiti, allora" disse Peter, apparentemente più calmo di qualche minuto prima.
"Esattamente, Re Peter. Ognuno dovrà occuparsi di qualcosa di diverso, a seconda delle proprie abilità."
Tacque, passando in rassegna me e i Pevensie.
"Per cominciare, direi che ci occorre qualcuno di valoroso, che non si dedichi all'addestramento, ma che si occupi invece di aprire l'Armadio..."
Lucy si accese in volto: era evidente che avrebbe voluto essere lei ad avere quel compito.
"Potrei... " azzardò timidamente la piccola dopo qualche secondo, "farlo... io?" completò, sempre a bassa voce.
'E' proprio quello che avevo intenzione di chiederti, mia cara." rispose Aslan, sorridendole, mentre la piccola Pevensie gli saltava al collo. Mi meravigliavo sempre di quanto fosse solido e profondo il rapporto speciale che univa Lucy e il grande leone. Ed era sempre un piacere vedere la Valorosa che abbracciava l'animale.
"Adesso...", continuò Aslan, "passiamo all'organizzazione della battaglia.  Ci serve una persona riflessiva, abile nelle strategie, che pianifchi le azioni militari..."
Istintivamente tutti ci voltammo verso Edmund, che, sentendosi osservato, arrossì vistosamente, cercando di non far caso ai nostri sguardi. Tutti sapevamo che era il migliore in questo ambito.
"Re Edmund, il Giusto, sono più che convinto che questo compito spetti a te: ti sei dimostrato valoroso nelle stretegie, pertanto penso che tu possa essere degno di rivestire un ruolo così importante... " proferì solennemente Aslan, fissando il mio amico, che ancora tardava a dare una risposta.
"Sempre se vuoi, ovviamente... " riprese il Re di Narnia, in tono più ironico, conoscendo bene quanto Edmund ci tenesse ad occuparsi delle strategie.
"Se proprio insistete... " replicò Edmund, con il sorriso sulle labbra.
Il possente animale, dopo aver ricambiato il sorriso affettuoso del Pevensie più giovane, concentrò l'attenzione su me, Susan e Peter.
"Regina Susan, saresti disposta ad essere a capo degli arcieri? Dopotutto, nella battaglia contro Miraz hai dimostrato
una straordinaria abilità con l'arco e le frecce , e credo fermamente che tu ti possa occupare di questo compito..."
"Va bene" rispose Susan, diretta, come se, in fondo, si aspettasse di ricevere quell'incarico.
Ora rimanevamo solo io e Peter. E a uno, solo uno, doveva per forza spettare il controllo dell'esercito.
Ero impaziente di sentire il verdetto del leone: volevo proprio vedere a chi avrebbe affidato il compito più importante.
Ma ancora il leone non parlava. Rifletteva, pensieroso, forse anche indeciso.  
La tensione fra me e il biondo era così alta, che si poteva percepire in una maniera incredibile.
Sapevamo entrambi che la scelta di Aslan avrebbe avuto conseguenze significative anche sul nostro rapporto, già allora compromesso.
"Allora Caspian, tu invece verificherai che tutto si svolga per il meglio, risolvendo eventuali problemi, mentre tu Peter avrai il controllo dell'esercito, e dovrai pensare all'allenamento: dobbiamo essere pronti per combattere questa guerra."
Aslan ha dato il controllo dell'esercito a Peter????!!!!
Alt! Ho dei seri problemi di udito... Saranno tutti questi passaggi memoria-non memoria, Narnia-mondo degli umani...
Nono, non può essere, di sicuro ho capito male... si certamente, perché non-è-possibile che sia quel Pevensie a comandare la battaglia e ad avere il ruolo più importante.
N-O!

"E quindi, Aslan, chi è che si dovrebbe occupare dell'esercito?" domandai, sperando con tutto me stesso di aver capito male.
"Peter" rispose il leone, asciutto, come se si trattasse della cosa più naturale del mondo.
'Ebbene, non avevo capito male.'
Non oso neanche immaginare la faccia che devo aver fatto a constatare che Peter aveva avuto la meglio. So soltanto che riuscii a stento a trattenere la rabbia che mi divorava dentro.
"Eh sì... ", aggiunse il biondo, passandomi accanto, con uno strano sorrisetto dipinto sul volto. Volto che avrei voluto volentieri prendere a sberle.

POV LUCY
'Ahia... Prevedo guai seri... ', pensai fra me e me, osservando la scena che si stava svolgendo sotto i miei occhi.
Scambiai uno sguardo con Susan, in piedi accanto a me, e con Edmund. Entrambi erano perplessi, come me, e molto preoccupati.
Sebbene credessi che ogni decisione presa da Aslan fosse sempre e comunque la migliore, questa non la condividevo pienamente. Dopotutto, era Caspian il re di Narnia in carica, e mi sarei aspettata che fosse lui a comandare l'esercito. Peter aveva sicuramente dimostrato il suo valore in battaglia, però... non ero convinta.
Forse aveva agito così perchè lo scontro doveva avvenire nel mondo degli umani, e Caspian non lo conosceva, a differenza di mio fratello...
'Sì' mi dissi nella mia testa 'deve senz'altro essere per questa ragione.'
 In effetti, il biondo sarebbe stato sicuramente in grado di gestire meglio la situazione, non perché fosse superiore a Caspian, ma perché conosceva il luogo di battaglia.
'Come ho fatto a dubitate di Aslan?" mi chiesi, in cerca di una risposta.
"Siete pronti?" domandò il grande leone, attirando l'attenzione su di sé e riscuotendomi dai miei pensieri. Senza che me ne fossi accorta, Aslan si era allontanato dal gruppo e si era diretto vicino a una porticina nascosta, dietro l'ultimo scaffale stracolmo di libri e di carte disordinate.
Mi avvicinai a lui.
Stava per aprire il varco, anche se per poco tempo.
A breve, avrei rivisto i miei amici più cari e tutti quelli che avevo lasciato a Narnia...
Il leone ruggì e lentamente la minuscola porta di legno aumentò di dimensioni, espandendosi verso l'alto.
Dopo qualche minuto, notai il varco aprirsi: e sorrisi instintivamente.
La prima figura che uscì dalla porta fu un circospetto topolino, che avanzava tenendo in mano una spada. Non poteva che essere lui, il più coraggioso a uscire per primo.
"Reepicheep!" urlai, correndogli incontro, seguita dai miei fratelli e da Caspian.
"Vostre altezze!" rispose il cavaliere, inchinandosi al nostro cospetto con riverenza. Poi voltandosi indietro, gridò agli altri: "Ce l'abbiamo fatta!"
Ero così contenta di rivederli. Mi erano mancati tutti, ciascuno di loro per un motivo diverso. Mentre avanzavano, mi accorsi però che molti volti mi erano nuovi. D'altronde il tempo doveva esser passato anche per loro.
Nel giro di pochi minuti circa una cinquantina di abitanti di Narnia riuscirono a entrare attraverso il varco, ma subito dopo un possente minotauro il passaggio si chiuse di scatto.
Ancora una volta Aslan aveva ragione.
"E Briscola?", chiesi allarmata al grande leone. Ancora non era arrivato, e non aspettavo altro se non riabbracciarlo. Il mio PCA...
"Non temere, Regina Lucy. Ho pensato che avresti gradito la sua presenza, e ho fatto in modo che venisse condotto direttamente a destinazione: all'abitazione del signor Kirke Digory."
"Vuoi dire che... " iniziai, senza però riuscire a completare la mia domanda.
"Sì, cara. Significa che il tuo caro, piccolo amico ti aiuterà nel tuo incarico. Ma ora devi andare, non possiamo perdere altro tempo." rispose il leone.
Annuii, salutando con un gesto della mano i miei fratelli, e avvicinandomi al leone, che, in un baleno, senza che mi rendessi conto di nulla, mi catapultò nella casa del Signor Digory.

POV PETER
"Allora, uomini!" incitai i soldati che avevo davanti, ma venni fulminato da un gelido sguardo di Susan, che mi squadrò in un istante.
"...e donzelle", aggiunsi immediatamente per correggermi, non riuscendo a trattenere un lieve sorriso rivolto a mia sorella. Era molto orgogliosa, Susan, e non ero certo intenzionato a pungerla proprio in quel momento così delicato. Altre volte, forse, ma non quella.
"Un nuovo pericolo ci attende" continuai, cominciando a camminare avanti e indietro. "E molto più grave di quelli affrontati in precedenza".
Mi fermai ad osservare negli occhi ogni soldato che avrebbe dovuto combattere in quella guerra, che, ne ero certo, sarebbe stata durissima.
"E non siamo più a Narnia, adesso. Sono in gioco sei miliardi di vite, oltre alla vostra. La strega bianca distruggerà l'intera umanità se non interverremo."
Scrutai altri soldati: alcuni sembravano davvero preoccupati. Non era mia intenzione intimidirli a tal punto, ma dovevo essere sicuro che tutti fossero consapevoli dell'ardua prova cui stavano andando incontro.
"Ma noi non permetteremo certo che questo succeda!" esclamai. "E per impedirglielo dovremo impegnarci al massimo. Ognuno di noi. Ognuno di voi dovrà mettere alla prova le proprie capacità, non soltanto nell'arte di maneggiare la spada, ma anche nel coraggio e nella forza d'animo. Per questo, cari amici, non credo di poter fare molto, ma per la scherma direi che invece posso intervenire, eccome!" terminai, con il sorriso sulle labbra.
"Bene. " proseguii dopo una breve pausa. "L'allenamento si svolgerà in questo modo. So che diversi di voi sono perfettamente in grado di destreggiare la spada, quindi questi dovranno insegnare a coloro che invece sono un po' più carenti nella scherma come migliorare. Sì, perché lo scontro corpo a corpo sarà inevitabile", aggiunsi, rivlgendomi direttamente a Susan, che mi guardava contrariata. Non era molto afferrata per la scherma, e avrebbe di gran lunga preferito destreggiarsi con arco e frecce, dove era imbattibile.
"E l'allenamento degli arcieri? Serviranno pure loro, no?" controbatté mia sorella, come previsto.
"No, cara sorellina, perché" dissi rivolgendomi a tutti i soldati allineati di fronte a me "chi sa destreggiarsi con arco e frecce alzi la mano!"
Alcuni uomini levarono timidamente la mano in alto, ma sicuramente non erano un numero consistente.
"E chi invece ha una, anche minima, conoscenza della scherma?" domandai nuovamente.
Questa volta quasi tutti i soldati alzarono la mano.
Mi voltai verso Susan, soddisfatto: "Vedi?"
Quella sbuffò, tornando al suo posto. Doveva riconoscere che io avevo ragione. Come sempre, del resto.
"Bene. Adesso vi dividerò a coppie: uno che conosce la scherma, e uno no." proseguii.
Non avrei mai immaginato che dividere una cinquantina di persone fosse un compito così arduo. La selezione doveva essere rigorsosa, dovevo conciliare le esigenze di uno, con quelle di un altro. Un lavoro davvero impossibile.
'Finalmente', pensai non appena mi resi conto che avevo terminato quella faticaccia. Mi ero soltanto illuso, però. Perché ancora la prova più difficile la dovevo affrontare.
"Ti sei dimenticato di assegnare noi due" disse Caspian.
Caspian. E Susan.
Mi voltai di scatto.
"Ah, sì! No, non mi ero dimenticato... sto solo cercando a chi assegnarvi..." risposi, mentendo spudoratamente. 
Mannaggia, proprio quando avevo finito dovevo ricominciare da capo?
"No, va beh, visto che hai già assegnato tutti" riprese il Re guardandosi in giro "... e visto che so usare abbastanza bene la spada potrei insegnarle io, a Susan" concluse, con uno strano luccichio negli occhi.
Mai e poi mai.
"No, ma c'è ancora gente... TU non ti preoccupare, Caspian! " esclamai tra i denti, cercando di non far trapelare il mio istinto omicida nei suoi confronti. "Susan, potresti andare
, ad esempio... con quel soldato lì!  Scusa! " gridai al minotauro cui mi stavo rivolgendo "potresti venire qui al posto di Caspian?"
"No, la prego, vostra Altezza! Ghufs è il mio migliore amico, sarebbe un onore per me insegnargli ad usare la spada! Concedetemi almeno questo privilegio!"
Fui costretto ad acconsentire.
Ma così feci anche con tutte le altre venticinque e più coppie. Ognuno sembrava non voler lasciare il suo compagno a tutti i costi.
Non avevo via d'uscita. Caspian doveva stare con Susan.
O forse... ancora c'era un modo per rimediare!
Mi diressi verso i due trionfante.
"Susan, ti insegnerò io a usare la spada!"
"TUUU?" risposero i due in coro.
Non era proprio la reazione che mi aspettavo, specialmente da mia sorella. Non si ricordava quanto fossi eccezionale a maneggiare la spada? La sua faccia era inorridita...
"Ebbene sì, cari miei, quindi Caspian tu puoi anche andare..." liquidai velocemente il moro, estranedo dal fodero la mia preziosissima spada che i soldati di Reepicheep mi avevano appena consegnato, pronto per cominciare l'addestramento.
"Davvero?" domandò lui, sorpreso, meravigliato. Forse anche sollevato.
Questa poi! Caspian contento di non insegnare a Susan?
 "Quindi vuoi dire che mi assegni il compito di pianificare le azioni di guerra insieme a Ed?! Oh grazie, Peter! Che gentile da parte tua lasciarmi questo incarico così importante... davvero non so come ringraziarti!" esclamò Caspian, ovviamente sarcastico, mentre si dirigeva verso la tenda dove si trovava un affaccendato Edmund.
'Io-lo-ammazzo.'  pensai ripetutamente nella mia testa. La tentazione di farlo sul serio era veramente forte. Ma decisi che quello non era il momento più opportuno: prima ci avrebbe aiutato in guerra a sconfiggere Jadis, poi avrei provveduto a farlo fuori.
Non avevo considerato questo piccolo inconveniente: se avessi aiutato Susan con la spada, non avrei certo potuto dedicarmi nel frattempo all'organizzazione dell'esercito, come invece avevo pianificato, e quello sì, che era un compito d'onore. E non l'avrei mai concesso a Caspian. Mai. Meglio che allenasse Susan, a questo punto.
"Va beh, Caspian... visto che proprio ci tieni, potrei anche lasciarti insegnare a mia sorella..." replicai immediatamente, raggiungendo il moro e fermandolo con la mano.
"No, ma non ti preoccupare, è tua sorella, è giusto che le insegni tu, dopotutto..." rispose il Re con un'aria furba. Me l'aveva fatta, quel vigliacco!
Poi, mi venne un'idea a dir poco geniale.
"Ahssì? Non sei più interessato a Susan? Strano, pensavo il contrario... Eh, ti sei bruciato anche questa occasione... Pazienza!" urlai, affinché potesse udire le mie parole chiaramente, mentre tornavo dai soldati.
Dopo questa affermazione, ero proprio curioso di sapere cosa avrebbe fatto. Ero sicuro che Caspian non sarebbe rimasto indifferente a una risposta del genere.
"Va beh, Peter... se proprio insisti... " rispose il moro, raggiiungendomi.
Ta-daaan!
'Peter, sei sempre il migliore, complimenti vivissimi!'
"Sì, che insisto, Caspian! Dopotutto, non siete stati neanche tanto insieme, non mi sembra giusto separarvi..." replicai, cercando di apparire convincente, anche se in quel momento avrei voluto vomitare, tanto era deplorevole quello che stavo dicendo.
"Sì, come no..." rispose il moro, che doveva aver intuito quanto fossero veritiere le mie parole.
Ma non mi interessava. L'unica cosa che mi importava in quel momento era che Caspian non avesse il compito che spettava a me. Ed ero riuscito nel mio intento.
Mi avviai verso la tenda dove dovevo discutere con mio fratello, passando accanto a Susan, cui rivolsi uno sguardo truce.
'State tranquilli, miei piccioncini, vi tengo d'occhio... '




Nota delle autrici (che paroloneeee! xD)
Hola chicas! Come state, care?
Alllooooraaa... vi abbiamo fatto attendere tantissimo anche questa volta per questo capitolooo! >.<  We're really sorry! But, you know, school... -.-"
In ogni caso, vi avvertiamo che d'ora in poi gli aggiornamenti saranno un pochino (pochino, eh, non temete! xD) più lentini, perché ci attende un periodo intenso di verifiche e interrogazioni, (fine trimestreee! >.<) e il tempo è quello che è...
Questo capitolo è stato un po'di passaggio, non molto interessante per la trama della fic, però abbiamo approfittato di questo chappy di transizione per approfondire un po'di più l'amorevole legame che lega i due Re di Narnia... xD  E quello speciale che invece caratterizza Lucy e il mondo di Narnia... ^^
Come avrete notato, l'incontro di Reepicheep e i Pevensie è spudoratamente copiato dal trailer del Viaggio del Veliero... xD Ma non potevamo non inserire un riferimento così illustre nella nostra ficcy! Speriamo non vi sia dispiaciuto... ^^
Cosa ne pensate del POV Peter? E il POV Lucy??? Avete graditooo? We really hope so! ^^
SPOILER: Il prossimo chappy sarà principalmente dedicato all'allenamento con la scherma... Sì, avete capito bene, care... sarà prevalentemente Suspian! *.* (Finalmenteeeeee! xD)
Adesso passiamo alle recensioni...

Eve_Cla84: Claaaaaa! Sei tornata Eveee! xD Nuuu, peròòò: ci gustava anche Ludy ^^ Vabbeh, vorrà dire che alterneremo a chiamarti Ludy e Cla xD
Visto che bel chappy lunghino, proprio come quelli che piacciono a te! xD Anche se non c'è stato molto Eddino caro, è stato di tuo gradimento??? Speriamo tanto di sìì! ^^
Uffina, peròòò, non è valido che tu ci azzecchi sempre, e la Fede mai... xD Potresti passare un po'della tua intelligenza anche a lei, visto che è molto carente in questo ambito??? xD xD (si, ci è piaciuto poi quando cercavi di elencare le numerose volte in cui Fede ha indovinato... ovvero 0! ndE: xD xD ndF: -.-")
Vabbene cara, ti ringraziamo sempre beaucoup per le tue recensioni, che ci fanno sempre un immenso piacere ^^
Alla prossima,
Besitos (Fede che si vanta di sapere questa parola xD)
Fede & Ele

TheGentle95: Ma ciao carissima! =) Non sai che enorme piacere leggere un'altra tua recensione! ^^ Siamo contentissime che lo scorso chappy ti sia piaciuto e speriamo che lo stesso sia anche per questo! ^^ Ehssìì, Caspi caro si deve svegliare presto sennòòò qui come facciamo??? *Fede e Ele che scuotono la testa in segno di disapprovazione*
Neanche a noi sta simpatica Jadissss! E ci voleva pure rubare Caspian, quella bruttona!
*occhi di Fede e Ele con le fiamme*
Siamo davvero dispiaciute che tu abbia dovuto aspettare così tanto per questo chappy!! >.< Ma davvero siamo state super-arci impegnateee! Spero tu ci possa perdonareee! xD Ancora grazie mille per i complimenti, siamo onorate! =)
Bacioniii,
Fede & Ele

LadyVampira93: Ehilàààà salveee! ^^ Come sta cara? =) Speriamo beneee...
Eh, lo sapevamo che saresti rimasta shoccata dallo scorso chappy! xD xD Eh beh, è stata una rivelazione colossaleee! xD Sì, comunque, Caspian è troppo giovane per quella vecchiaccia, bruttona di Jadis. Un altro motivo in più per lasciare stare il nostro tesssoro xD
Come ti è sembrato questo nuovo capitolo??? Speriamo ti sia piaciuto ^^
Ti ringraziamo ancora una volta per tutte le tue puntuali recensioni, che ci fanno davvero piacere, e per i complimenti! Thankssss! ^^
Al prossimo capitolo!
Bisoux,
Fede & Ele

bulmettina: Carissimaaaa! =)) Come stai??? Speriamo bene ^^ Non preoccuparti per le recensioni, anche solo sapere che hai letto il capitolo e che ti è piaciuto ci rende immensamente felici! ^^ Che rivelazione, quella dello scorso chappy, eh! xD Ebbene sì, Jadis si celava dietro Anniee!
E questo chapter? Ti è piaciuto??? Speriamo di sììì! Hai visto, c'è stato un accennino Suspiano, ma... nel prossimo, cara, ci sarà una parte dedicata interamente alla nostra coppia preferita! *-*
Ancora grazie mille per i complimenti e per le recensioni ^^
Al prossimo capitoloo,
Bacioni,
Fede & Ele

Sofia_94: Ma ciao, nuova lettrice! ^^ Non sai come siamo state contente di leggere le recensioni che ci hai lasciato ai primi 4 capitoli della fic! ^^ Davvero, grazie mille!!!
E grazie anche per aver aggiunto la nostra storiella alle seguite ^^
Ti ringraziamo per l'appunto su Aslan: è sempre utile ricevere dei consigli su come migliorare, quindi nei prossimi capitoli in cui comparirà il grande leone ci impegneremo al massimo per renderlo meno umano e più... Aslan! xD
xD xD Ehssììì, Caspino caro si dovrebbe un po'svegliare adesso! ù.ù Non può continuare a non ricordarsi di Susan! ù.ù

Come ti è sembrato invece questo capitolo? E'stato di tuo gradimento? Speriamo di sì ^^ Continua a farci sapere cosa ne pensi, mi raccomando! ^^
Un grosso bacio,
Fede & Ele

Vabene, carissime, vi ringraziamo di cuore per il vostro appoggio, e grazie anche alle lettrici che, pur non commentando, leggono e apprezzano la nostra storia! ^^
Un bacione a tutte, alla prossima! =)
Fede & Ele <3



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Capitolo 12
*** Every Time We Touch ***


Chapter 12
Chapter 12: Every time we touch


POV CASPIAN

"Ehm...", ecco l'unica parola usciva dalla mia bocca da come minimo cinque minuti.
Susan mi sorrise, dolce ed imbarazzata come al solito.  "Pensi che potremmo cominciare queste lezioni?", mi fece notare piccata.
Idiota, idiota!, mi ripetevo, immaginando di andare a sbattere ripetutamente la testa contro il tronco di un albero. Forse sarebbe stato rinvigorente per la mia pochissima materia grigia.
Evitando di guardarla negli occhi chiari, presi le spade - una per me e una per lei - da terra, cominciando a parlare.
"La prima cosa da sapere per utilizzare correttamente la spada è l'impugnatura. Deve essere salda e forte, perché è già da questo dettaglio che il tuo avversario capirà con chi ha a che fare. Perciò,", lasciai scivolare l'arma dalle mie mani giusto per riprenderla due secondi dopo, mostrandole ciò che le avevo appena spiegato teoricamente. "non bisogna mostrarsi deboli", conclusi, sorridendo soddisfatto.
"Prova tu, adesso", le proposi, porgendole la sua spada. Non appena fu nelle sue mani, mi sembrò pesante, pericolosa per una ragazza fragile e bella quanto lei.
Scossi impercettibilmente la testa, liberandomi di quei pensieri inappropriati.
"Adesso prova ad impugnarla con forza"
Fece come le avevo detto, o, per lo meno, ci provò. La stretta delle sue mani era debole e tremolante, come se quell'arma in un certo senso le facesse paura.
Mi avvicinai, quasi senza pensarci, ed avvolsi la sua mano con la mia. "Così, vedi? Più stretta possibile.", mormorai, stregato ed ammaliato dal profumo dei suoi lunghi capelli castani, a contatto ormai diretto con il mio volto.
Mi sembrava anche di riuscire a sentire il battito del suo cuore più accelerato, ma non ne ero poi così sicuro perché la cosa su cui tutto il mio essere - cuore e mente - si stava concentrando maggiormente era il contatto della mia mano con la sua, la scossa elettrica che ci univa indissolubile.
La vidi trasalire mentre si sforzava di fare ciò che le avevo consigliato, sempre sotto la mia presa. "Così va bene?", chiese guardando un punto lontano che non fosse né la spada né me. Quanto avrei voluto sentire ancora una volta i suoi occhi azzurri addosso...
"Sì adesso va bene", sussurrai, sentendo il bisogno di aria fresca per liberare la mia mente dallo stato di pazzia causata dalla sua vicinanza.
"Adesso arriva la parte più importante: il modo in cui la si maneggia", cominciai, destreggiando la spada con abili ed ampi movimenti di polso.
Sentivo finalmente il suo sguardo su di me e cercavo di rimanere tranquillo. Gli ammonimenti di quell'idiota di Peter non mi erano affatto piaciuti.
"Anche qui devi dimostrare sicurezza e forza e sentire nella spada tutto te stesso. Pardon", mi corressi immediatamente inarcuando un sopracciglio, "tutta te stessa"
"Posso provare?", chiese spazientita, desiderosa di imparare.
Non avevo potuto scegliermi allieva migliore.
"Ma certo", acconsentii, porgendogliela nuovamente. "Ricorda come dev'essere la stretta"
"Salda e forte", scimmiottò la mia voce mentre impugnava con la spada.
"Sai, non sono del tutto incapace. 1300 anni fa ho provato ad usarla, ma non penso di ricordarmi bene", mormorò destreggiandola con una maestria che, infatti, sarebbe stata inadeguata per un'allieva alle primissime armi.
"Bene, vorrà dire che non dovrò darti molte lezioni", sussurrai sovrappensiero, forse vantandomi troppo.
Improvvisamente i suoi occhi si accesero ed un cipiglio sarcastico apparve sul suo volto. "Ti conviene non vantarti troppo, Caspian", mi avvertì con voce suadente, avvicinandosi piano.
Oh. Santo. Cielo.
Quegli occhi... quegli occhi azzurri così travolgenti mi avrebbero ucciso, se avesse continuato a guardarmi in quel modo.
"E...come mai?", chiesi con voce roca, deglutendo.
"Perché un anno fa, sono stata io a darti lezioni"
Sbattei le palpebre. No. 
Nonostante non mi ricordassi di lei, era categoricamente impossibile che mi fossi ridotto così in basso. Farsi dare una lezione da una ragazza... e dov'era andata a finire tutta la mia cavalleria?
"Stai scherzando, vero?", chiesi piccato, aggrottando le sopracciglia con fare scettico.
"Nono, Caspian. E' andata proprio così. Io davo a te lezioni di tiro con l'arco. In effetti non eri così male...", mormorò mentre un sorrisetto compariva sul suo volto angelico, "Ma nemmeno uno dei miei allievi migliori"
Voleva davvero mandare in frantumi la mia già poca autostima, quella donna.
"C'è... qualcuno a cui posso chiedere conferma?", chiesi sperando non la prendesse a male.
Speranza vana.
I suoi occhi si accesero ancora una volta e, in pochi passi veloci, fu esattamente davanti a me. Seppure fosse più bassa, era così decisa, così... bella, da darmi un'idea di superiorità. "Non ti fidi di me?"
"No, maestà.", mi affrettai a negare, più patetico che mai. "Ma con queste parole state ferendo il mio orgoglio, per questo è mio dovere...diciamo...", tacqui un attimo, alla ricerca della parola giusta, "informarmi."
"Informarti di cosa, Caspian?", il mio nome era stato detto come un insulto e veniva dalle mie spalle, non dalla bella regina davanti ai miei occhi.
Soltanto una persona mi odiava tanto - ricambiata al 100% - da parlarmi in questo modo: Peter.
Mi voltai, già rassegnato a quella che sarebbe stata l'ennesima ramanzina, neanche avessi tre anni.
"Caspian", mi chiamò un'altra volta. "Perché qui si fa cilecca? Voglio che mia sorella sia preparata per ogni combattimento e, se rimarrà ferita, la responsabilità sarà esclusivamente tua. Perciò, adesso dimmi, cos'è più importante della sua sicurezza?", chiese acido e petulante come una vecchia zitella.
"Assolutamente nulla, Peter", risposi con lo stesso tono che aveva usato 'il magnifico', alzando gli occhi al cielo.
"Voleva sapere se era vero che gli avevo dato lezioni di tiro con l'arco", si affrettò a dire Susan, alle mie spalle, smentendo le mie parole.
Mentre stringevo la mascella e mi sforzavo di sorridere al biondo, una sola parola rimbombava nella mia testa: traditrice!
Il volto di Peter si illuminò improvvisamente. "Oh, sì, santo cielo, me lo ricordo! Non ti si poteva nemmeno vedere, Caspian! Usavi la balestra in un modo terribile, così tanto che ti abbiamo dovuto tenere lontano dalla battaglia per un po', prima che prendessi qualcuno dei nostri", ridacchiò sadico.
Sapeva di starmi facendo innervosire e vergognare.
Ormai spazientito dalle risatine dei due fratelli, mi avviai a grandi passi verso una delle altre coppie che si stavano allenando sul prato.
"Ehi, tu!", chiamai un nano che, immediatamente si voltò nella mia direzione.
"Non è che per caso eri presente agli allenamenti degli arcieri, un anno fa? Quando dovevamo combattere contro Re Miraz?", domandai farfugliando e grattandomi una mano sulla nuca, imbarazzato.
L'espressione del nano la diceva lunga: non aveva capito una sola parola di quello che gli avevo appena chiesto.
Così non fu, però, per un altro componente dell'esercito - un tasso - che anche se più lontano, aveva sentito tutto.
Solo quando fu più vicino, lo riconobbi con un guizzo di gioia. Era lui! Era proprio Tartufello, il tasso che mi aveva accolto nella sua casa e che mi aveva fatto conoscere tutti gli abitanti di Narnia!
"Re Caspian!", esclamò felice, correndomi incontro.
"Tartufello!", ricambiai a mia volta, sorridendo e porgendogli la mano perché la stringesse.
Adesso ero un uomo, non potevo permettermi di abbracciare gli amici, soprattutto dopo le cose sconvolgenti che avevo appena sentito...
"Come stai, amico mio?", continuai.
"Molto bene, maestà, anche se sono dispiaciuto del ritorno della strega! Chissà se mai riusciremo a liberarci di lei!", rispose con una nota di rammarico nella voce.
"Vedrai, Tartufello", tentai di rincuorarlo, "finché Aslan vivrà nei nostri mondi, lei non riuscirà ad averla vinta!", esclmai soddisfatto e sicuro.
"Lo spero molto, mio re!", attese un attimo, prima di continuare con un altro discorso. "Scusate se mi intrometto, ma poco fa ho sentito la vostra domanda a Ghilbert, il nano con piccoli problemi d'udito, e non ho potuto fare a meno di venirvi incontro."
"Oh, non ti preoccupare! Per caso tu sai qualcosa riguardo l'allenamento degli arcieri?", domandai speranzoso.
"Sì, certo, c'ero anche io! Ricordo la Regina Susan che dava lezioni, ed io tenevo il bersaglio!", rispose fiero.
"Per caso ti ricordi se...per caso, certo, la Regina insegnava anche a me...?", chiesi con voce piccola.
"Lei?!", chiese scettico, aggrottando le sopracciglia. "Nossisognore, Re Caspian, lei è sempre stato molto bravo ad usare la balestra! Per poco non acciuffava uno degli uomini di Miraz!", spiegò gesticolando.
Sospirai profondamente, tentando di trattenere un attacco isterico che minacciava di esplodere. "Ti ringrazio infinitamente, Tartufello. Adesso, però, sono costretto a lasciarti ai tuoi allenamenti. Non vorrei che 'ammiraglio Peter' si innervosisse per questo", dissi con lentezza, calcando bene sull'ultima frase in particolare.
"Oh, certo, signore! E' stato un piacere aiutarvi!", rispose lui pimpante, prima di ritornare alla sua postazione.
Una mano piccola, però, si appoggiò improvvisamente sulla mia spalla, facendomi voltare.
Ed eccola, la traditrice. Aveva approfittato dell'ascendente incredibile che aveva su di me per prendermi in giro!
"Penso di essermi informato a dovere", proruppi socchiudendo gli occhi con fare arcigno.
I suoi occhi si fecero improvvisamente pentiti ed innocenti.
"M- mi dispiace davvero, Caspian... io non avevo intenzione di ferirti", eccola quella vocina leggera, dispiaciuta e triste.
Eh, no, Caspian! Tentai di richiamarmi all'ordine. Non vorrai finire come prima, spero!
"Non ti preoccupare, Susan, non ce l'ho con te", ecco avevo perfettamente seguito i miei stessi ordini alla lettera.
L'unica ricompensa che ebbi in cambio fu il suo sorriso, quel sorriso dolce, caldo che, nonostante tutto quello che provassi, mi faceva perdere la concezione del tempo, dello spazio, di qualsiasi cosa... sapevo soltanto che lei era lì, con me.
Allungò una mano imbarazzata, con la quale strinse la mia, a confronto enorme e possente.
Un brivido mi percorse tutto mentre l'ennesima scossa elettrica partiva dal punto in cui le nostre dita si intrecciavano, come tutte le volte che, anche solo per caso, ci sfioravamo.



POV LUCY

Quanti ricordi in questa grande casa di campagna, pensai trovandomi nel giardino della villa del signor Digory, quella in cui eravamo stati mandati per star lontano dalla guerra e che...ci aveva portato in quel magico, incredibile mondo chiamato Narnia.
Non dimenticherò mai il giorno in cui la scoprii. Stavamo giocando a nascondino tutti insieme, tentando di scacciare la noia, e quell'armadio si era rivelato un nascondiglio davvero ottimo...mai, però, avrei immaginato di ritrovarmi in una foresta incantata, in un universo fatto della fantasia di ognuno di noi.
Sospirando, bussai all'imponente portone di legno una, due, tre volte, ma nessuno rispondeva. Facendo maggior attenzione, mi accorsi che non era chiusa a chiave, ma solo accostata.
Una volta aperta, le sontuose scale dell'ingresso mi apparvero agli occhi, insieme agli oggetti antichi che la signorina Mcredy ci aveva categoricamente vietato anche  soltanto di toccare. Sorrisi al ricordo dell'ingenua Susan che fu richiamata per aver quasi sfiorato una di quelle preziose statue, suscitando le risa, a stento trattenute, dei miei fratelli.
"C'è nessuno?", esclamai a gran voce, portandomi le mani alla bocca per farla risuonare maggiormente.
Ancora una volta, nessuna risposta.
Perplessa, percorsi il lungo corridoio ricoperto da una moquette sofficie ed elegante. Stavo per salire la seconda rampa di scale quando qualcosa di incredibile si presentò ai miei occhi.
"Briscola!!!!", esclamai impazzendo dalla gioia.
Senza nemmeno pensarci, corsi per le scale, andando incontro al mio caro, piccolo amico.
Quanto mi era mancato!
Sorridendo spensierata, lo cullai su di me, come fosse un bimbo.
Era cambiato rispetto all'ultima volta che c'eravamo visti: la barba rossa era più lunga, alcune delle ferite sul suo volto erano scomparse e qualche ruga era accennata sul suo volto.
"Ehi, caro, piccolo amico, stai invecchiando!", proruppi staccandomi da lui per osservarlo meglio.
"Ma come siamo gentili, Lucy", mi apostrofò acido. Era proprio lui: nonostante fosse un po' cambiato in quanto ad aspetto fisico, rimaneva sempre il mio Briscola.
"La gentilezza non è il mio forte, Briscola. Io sono la 'valorosa', ricordi?", ridacchiai prima di stampargli un sonoro bacio sulla guancia.
"S-sei cresciuta", fu il suo balbettio improvviso, mentre mi osservava con occhi stupiti dall'alto in basso.
"Eh, sì, nono sono certo un nano io!", scherzai ancora, ma nel suo sguardo non lessi il divertimento che cercavo. Sembrava... spaventato, in qualche modo.
Il mio cocciuto e brontolante Briscola spaventato. Una cosa davvero inaudita.
"Ehi", mormorai dolcemente, chinandomi col busto per arrivare alla sua altezza. Dovevo ammetterlo, l'anno prima avevo decisamente meno problemi.
"Sono sempre io, Lucy. Quella che ti prendeva in giro, che non voleva alzarsi la mattina, che ha incontrato Aslan...io. Solo un po' più alta", tentai di rassicurarlo e fui felice di vedere sul suo volto dipingersi finalmente un sorriso, uno di quelli impacciati e teneri che lo caratterizzavano.
Improvvisamente, mi accorsi che il luogo in cui ci trovavamo non era Narnia... bensì il mondo degli umani, la casa del signor Digory, che avevo creduto deserta fino a quando non avevo incontrato Briscola.
"Ma che ci fai qui?", chiesi perplessa.
"Lo stesso motivo per cui ci sei tu, probabilmente", rispose regalandomi un sorriso eloquente.
"Verrai alla battiglia? Combatterai al nostro fianco? Sul serio?", domandai a raffica, eccitata ed emozionata.
"Sì, ma certo! Sarò anche un nano, ma la mia presenza è fondamentale! Lo testimonia il fatto che Re Caspian - e ribadisco: quella testa di rapa del Re Caspian -  mi ha nominato suo sostituto nel periodo in cui è venuto qui per stare con la sua bella. A proposito, come stanno gli altri? La quercia mi ha soltanto detto di recarmi al lampione e quindi nel mondo degli umani perché Aslan aveva bisogno d'aiuto... e mi ha anche accennato qualcosa... della Strega Bianca... è tornata veramente?"
"Purtroppo sì... Ma è... una storia lunga", liquidai in fretta il discorso: se mi fossi messa a raccontare tutta la vicenda contorta di Caspian, di Susan e di Jadis sarei rimasta lì per ore!
"Briscola, davvero, non sai quanto mi sei mancato!", esclamai senza riuscire a trattenermi, abbracciandolo di slancio per la terza volta.
"Ehi, maestà, ma che trattamento! Non mi sembra giusto nei confronti degli altri, altrimenti faranno troppi confronti!"
"Gli altri?", domandai confusa.
"Ma certo! C'è tutto un esercito che sta arrivando, pronto a combattere a fianco degli antichi Re e Regine, di Caspian e di Aslan, gli unici, nostri, veri sovrani!"





Angolo delle autrici (che parolone! XD)

Buonasssera popolo di Narnia! xD
Come state carissime??? Speriamo bene ^^
Allora… Sì, lo sappiamo, questa volta non siamo in ritardo, siamo in r-i-t-a-r-d-i-s-s-i-m-o: ben 22  giorni!!! *urlo di Munch*  T.T Davvero, dovete perdonarci, ma oltre alla scuola, che nelle prime due settimane di dicembre non ci ha lasciato un attimo di respiro, si è aggiunto anche il piccì, che non abbiamo avuto a disposizione per otto lunghissimi giorni ç__ç (ancora ci chiediamo come abbiamo fatto a sopravvivere per tutto questo tempo senza… -.- )
Aloooora? Questo nuovo chappy??? E’vero, è un tantino più corto degli ultimi … però diciamo che ci sono dei momenti importanti della storia, quindi ci è sembrato giusto non aggiungere ulteriori dettagli sullo sviluppo della trama… vi facciamo aspettare ancora un po’ xD Speriamo comunque vi sia piaciuto… =)
Che meraviglia, si avvicinano le vacanze di Nataleeee *-* Di sicuro avremo molto più tempo da dedicare alla scrittura, quindi vi promettiamo che aggiorneremo il prima possibile, molto probabilmente poco dopo Natale ^^
Pertanto, vi facciamo tanti tanti auguroni di Buon Nataleeee =) Per l’anno nuovo invece c’è ancora tempooo ^^
Dulcis in fundo, vi ricordiamo che ieriiii è uscito… Il Viaggio del Velieroooooooooooo *urla da stadio* *Ele e Fede che si agitano come delle sclerate* Fine momento sclero xD
And now, the recensions xD... Vi ringraziamo enormemente per i 6 commenti che avete lasciato allo scorso chappy… siete delle tesssoreee! Nous vous aimonssss! xD
 
TheGentle95: Salve cara =)
Ti preghiamo abbi pietà di noiiiiiiiiiiiiiiiii! *Ele & Fede che chiedono venia in ginocchio* xD Sul serio ci dispiace enormemente di avervi fatto aspettare così tanto con questo capitolo >.< Però almeno ti è piaciuto? Il momento Suspian??? *-* Speriamo di sì ^^
Comunque, cara, sappi che anche a noi non sta particolarmente simpatico Peter… Non si nota eh? -.-“ xD E concordiamo perfettamente con te: non-si-deve-impicciare! >.< xD (e in questo chappy ci riprova pureeeee >.< xD) Ci auguriamo che anche il POV Lucy di questo capitolo sia stato di tuo gradimento… =)
Alla prossima, e grazie moltissimo della recensione e dei complimenti ^^
Un baciiiio,
Fede & Ele
 
LadyVampira93: ‘ngiorno dearrrrr! xD
xD Siamo molto contente che il chappy scorso ti sia piaciuto, in particolare il battibecco fra Caspi e Peter … xD Noi ci siamo divertite tantissimo a scriverlo xD xD
Questo capitoloooo? T’è gustato??? xD We really hope so ^^
Mmm.. in questo non ci sono stati colpi di scena… però chissà nei prossimi ci potrebbero sempre essere… we can’t know xD
Ti ringraziamo tantissimo per tutti i tuoi commenti e complimenti, sono sempre graditissimi ^^
Un grande bacio e a presto ^^
Fede & Ele
 
Sofia_94: Ciaooo! ^^
Che piacere rivedertiiii, cioè… risentirtii xD
Waa, siamo contente che lo scorso capitolo ti sia piaciuto ^^ E’vero anche a noi piace tanto la preparazione della battaglia …ed è per questo che la stiamo facendo durare così tanto (perché non è ancora finitaaaa xD)
Nuooo, anche noi adoriamo Reepicheeep xD E’ il nostro mito, guarda xD (infatti non vediamo l’ora di andare a vedere Il Viaggio del Veliero dove ci sarà ANCHE lui xD, oltre a un certo di nome Caspian xD)
Figurati per Aslan, anzi grazie a te per avercelo fatto notare ^^
Ti ringraziamo ancora per il commento e speriamo che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^
Un bacione, e alla prossima ^^
Fede & Ele
 
Eve_Cla84: Caraaaaaaa xD (questa è la Fede, si nota eh? xD)
Come stai Darling? Speriamo bene ^^
xD Cla, non ti immagini neanche che risate che ci siamo fatte a leggere la tua fantastica (e lunghissima *-*) recensione! xD Dalle carissime, purissime e levissime, al Peter onnipresente o che passeggia tranquillamente con il gelato da una parte e una bibita fresca dall’altra e al Master xD Davvero ci siamo sbellicateee dal ridereee xD (volevi farci morire, eh, dì la veritàààà xD xD)
Beneee.. Allooora questo capitolinooo? E’stato di tuo gradimentoooo? *-* Speriamo tanto di sììì ^^
Comunque la Fede ringrazia per i complimenti per Besitossss e vuole far notare che è addirittura riuscita a tradurre “soy muy feliz para ti”, quindi qui bisogna stappare (si dice cosìì? O.O) lo spumanteee xD
Ti ringraziamo tantissimo per le tue bellissime recensioni e speriamo di sentirci presto ^^
Tanti baciniii,
Fede & Ele
 
Bulmettina: Ciao caraaa =)
*-* Waaa, grazie mille per i complimenti! Siamo felicissime che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto ^^ And… what do you think about this one??? Ti è piaciuto??? Il momento Suspian??? Ci auguriamo veramente di sì ^^
Ti ringraziamo ancora per tutte le tue recensioni che ci fanno sempre piacere, e al prossimo capitolo ^^
Baci baci,
Fede & Ele
 
Pevensie: Ciao! ^^
Non ti immagini che piacere quando abbiamo visto una nuova commentatriceee =)
Oh, grazie tantissimo per i complimentiii ^^ Siamo davvero onorate =)
Nooo, sei riuscita a sgamarci, come hai fatto a capire che in realtà volevamo proprio uccidervi tutteeee xD xD Scherziamo xD Però siamo molto contente che i nostri capitoli facciano ridere ^^
Speriamo che questo capitolo ti sia piaciuto, e soprattutto che il momento Suspian sia stato di tuo gradimento ^^
Ancora grazie mille per la tua scorsa recensione e per i complimenti  =)
Un grande bacio,
Fede & Ele
 
Un grazie anche a minny, per aver inserito la nostra ficcy fra le seguite, e a tutti coloro che, pur non recensendo, seguono e apprezzano la storia =)
Un bacione enorme a tutteeee, e grazie di cuore,
Fede & Ele


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Capitolo 13
*** Big Mistake ***


Chapter 13. Big mistake

Chapter 13: Big mistake

 

POV EDMUND


A volte, seduto sulla scomoda sedia vicino alla scrivania della camera mia e di Peter, amavo contemplare il paesaggio circostante il college. Una vasta pianura si estendeva attorno al vecchio edificio, mentre all'orizzonte si intravedevano verdi colline lussureggianti, i cui pendii scoscesi lasciavano sufficiente spazio per scorgere le montagne innevate, che coronavano quella splendida vista.
Spesso mi perdevo a rimirare quell'ambiente così immerso nella natura, immaginandomi come sarebbe diventato in futuro, come sarebbe stato manipolato e modificato dall'intervento umano. Avevo avanzato diverse ipotesi, pensando che magari vi avrebbero costruito un edificio, uno di quelli moderni e super-avanzati. Ma mai mi sarei immaginato che la vasta campagna sarebbe potuta diventare il campo di addestramento di centinaia di minotauri, nani, centauri.
Eppure lì, disposti su file ordinate, a coppie, i coraggiosi cavalieri di Narnia si esercitavano da ore senza tregua, controllati da un severo Peter, che impartiva ordini a destra e a manca, proprio come un vero generale.
Lo osservavo, seduto sullo sgabello di legno nella tenda in cui stavo pianificando le azioni militari dell'imminente guerra. La mano sotto il mento, riflettevo su come egli avesse la stoffa per comandare.
Avevo sempre saputo quanto ammirava i soldati che si sacrificavano per la patria combattendo, come nostro padre, tuttavia non credevo fosse così affascinato dalla gloria militare.
Evidentemente mi sbagliavo, perché Peter sembrava davvero a suo agio in quel ruolo.
Aslan, dopotutto, non aveva agito così imprudentemente, affidando il compito di gestire l'esercito a mio fratello. Certo, Caspian... a proposito, come se la passa il caro principino? pensai, incominciando a vagare con lo sguardo in cerca del moro.
Sapevo già la risposta, tuttavia mi alzai ugualmente, incamminandomi verso l'uscio della tenda.
Vidi Reepicheep, che destreggiava abilmente la spada, sfidando a duello altri topi e creature di Narnia, scorsi Briscola, che, tornato dalla dimora del Signor Digory insieme ad altri duecento soldati, coordinava altri centauri e nani, poi notai Lucy, che passeggiava allegramente per la vasta pianura in compagnia di Tartufello, e infine il mio sguardo su posò sulla coppietta che cercavo.
Ridacchiai, alla vista di un Caspian, che pendeva letteralmente dalle labbra di mia sorella.
Ci manca solo la bava che gli esce dalla bocca, pensai, rientrando nella tenda, ridendo sommessamente.
"Ehi, Ed!"
Senza voltarmi, feci un cenno del capo a Peter, riconosciuto subito dalla voce, il quale si era appena buttato pesantemente su quello che un tempo era il mio sgabello.
"In pausa?" chiesi, vedendo la faccia stanca di mio fratello.
"Sono distrutto... prendimi la brocca" ordinò lui.
Ergo: Peter non è portato, lui semplicemente adora comandare.
Alzarsi e prenderla, no, eh?, avrei voluto rispondergli, ma poi decisi di tacere. Meglio lasciar perdere piuttosto che suscitare la funesta ira di Peter. 
Mi incamminai verso il tavolo, dove alcuni centauri quella mattina avevano portato provviste a sufficienza per una settimana.
"Come procede qui?" mi chiese, dopo essersi scolato nel giro di trenta secondi due bicchieri colmi d’acqua fino all’orlo.
"Mah... procede" liquidai.
La verità era che io, Rhino (un rinoceronte) e Valthy (un orso bruno) non avevamo praticamente fatto nulla, in quelle ore pomeridiane. Era difficile pianificare una guerra di cui non si sapeva praticamente nulla, se non che si sarebbe combattuta tre giorni dopo.
Le uniche decisioni che avevamo preso erano che l'esercito si doveva dividere in più parti, ovvero due ali di cavalleria, una di fanteria e una squadra di arcieri, e che dovevano essere guidate da Peter, Caspian, me e Susan. Ma fin qui ci sarebbe potuto arrivare anche il più inesperto dei comandanti, persino uno che non aveva mai avuto a che fare con guerre e faccende simili.
"Mmm … e cosa avete deciso, ad esempio?" incalzò Pet, inarcando il sopracciglio sinistro.
"Mah.. ancora dobbiamo mettere a punto diverse questioni, però... diciamo che siamo messi bene." risposi, rimanendo il più vago possibile.
"Va bene... " si arrese, constatando che non avrebbe potuto estorcermi una parola di più e notando che, effettivamente, non c'era nient'altro da estorcere.
Vidi mio fratello avvicinarsi all'ingresso della tenda e appoggiarsi a braccia conserte verso la parte destra, osservando l'esercito allenarsi.
Lo affiancai, cercando anch'io quello che stava fissando così attentamente.
Mi accorsi che il suo sguardo era focalizzato su un punto preciso. Abbastanza lontano dal resto del gruppo.
"Ma guardalo, quel vigliacco!" esordì, facendomi sobbalzare.
"Chi? Caspian?"
"Mio nonno, guarda." rispose, guardandomi storto.
Okay, Caspian.
"Non lo sopporto."
"Si era più che capito" dissi, osservando la coppietta che si esercitava con la spada.
"Cioè, dico, ma chi si crede di essere?" proseguì imperterrito il Magnifico.
Re di Narnia, forse?
"Poi, adesso anche con Susan!"
"E dai, Pet, come se non lo sapessi che fra loro due... " iniziai, lasciando in sospeso la frase, il cui senso era più che intuibile.
"Fra loro due che cosa? Io non lo voglio un cognato del genere!" esclamò, rosso dalla rabbia.
A quel punto, non riuscii a trattenere una risata.
"Perché ridi, si può sapere?" domandò, infuriato.
"Peter, sei patetico!" risposi, continuando a ridere, tenendomi la pancia. "Dovresti vederti!"
Mio fratello scosse la testa, incrociando di nuovo le braccia, aspettando che finissi di ridere a crepapelle.
Non appena mi fui calmato, mi domandò lanciandomi uno sguardo inceneritore: "Hai finito?"
"Ma Peter, non sarai geloso di Caspian? E'un bravo ragazzo, pure simpatico... " tentai di convincerlo.
"Simpatico a te, forse."
Giusto.
"Comunque,” continuai dopo una breve pausa “dovresti lasciarli stare, Caspian e Sue... ricordati di quello che ci ha detto Aslan: Caspian è qui perché è innamorato di Susan. E non mi sembra opportuno che tu faccia di tutto pur di non farli stare insieme... " aggiunsi, consapevole che il moro mi sarebbe stato a dir poco riconoscente, se avesse saputo della mia arringa in suo favore.
Peter mugugnò qualcosa, in preda ai suoi pensieri, qualcosa del tipo: "Poteva starsene a casa sua", e alla fine concesse: "Mi impegnerò... ma non ti assicuro nulla. "
Dopo un attimo, però, aggiunse: "Ma a te che ne importa? Sei per caso il suo avvocato?"
Colto alla sprovvista da quell'inaspettata domanda, rimasi un attimo un silenzio, ma poi Peter cominciò a ridere, seguito subito dopo da me.
"Vedi, Ed, che dici che non sai mai quello che vorrai studiare dopo il  college, potresti fare l'avvocato! Ah, e possibilmente, però, non difendere i miei nemici, grazie!" esclamò lui, con il sorriso sulle labbra.
"Farò il possibile, vostra Altezza!" risposi, simulando un piccolo inchino rivolto al Magnifico, mentre lui mi cingeva il collo con un braccio.
Peter era sì qualche volta antipatico, scontroso, insopportabile, ma rimaneva pur sempre mio fratello, il mio unico e inimitabile fratellone.

 

POV CASPIAN

"Guarda, il sole sta tramontando" mi disse Susan, indicando con il dito il punto in cui dietro una bassa collina si stava nascondendo la piccola sfera arancione.
Rimasi incantato a osservare quello splendido momento della giornata.
Il cielo si era tinto, senza che mi accorgessi, di un rosa-arancio unico, mentre verso est cominciava a diventare sempre più scuro, fino a quando avrebbe raggiunto il penetrante blu che caratterizza il cielo notturno.
"E' stupendo" sussurrò la mia allieva, anche lei in contemplazione del tramonto.
"Già" riuscii soltanto a dire, nonostante avrei voluto descrivere quel momento con mille altri aggettivi.
"Ehm, scusate il disturbo" annunciò un'acuta voce femminile, interrompendo i nostri pensieri, "ma noi avremmo anche intenzione di mangiare, vista l'ora", proseguì Lucy, facendo cenno al cielo, che ormai era di un blu intenso. "Hanno finito tutti... " concluse, voltandosi in direzione dell'esercito narniano, che si avviava numeroso verso la tenda, che era stata allestita per i pasti.
"Sì, arriviamo subito..." rispose Susan, chinandosi verso terra, per raccogliere le spade, che giacevano sul verde prato della pianura.
"Lascia, faccio io" intervenni immediatamente, bloccandola con la mano e abbozzando un sorriso.
"G-Grazie", bisbigliò Susan, le cui gote cominciava a imporporarsi, di un rosso che amavo terribilmente.
"Ci vediamo dopo, tu inizia ad andare, sarai affamata, dopo questo stressante allenamento"
"Sì, cioè, no … non è stato stressante..." ripose farfugliando, mentre Lucy ridacchiava furbescamente.
Acuta, la fanciulla.
"Okay, io... vado... Lucy, mi accompagni?" concluse poi, rivolgendosi alla sorella, che tuttavia scosse la testa.
"No, aspetto Caspian, poverino, altrimenti arriva solo soletto mentre siamo tutti seduti, e sarebbe molto imbarazzante..." rispose, ridendo.
Quella piccola furbetta non me la contava giusta.
"Se proprio insisti... " disse Susan, avviandosi verso il gruppo.
"A dopo!" esclamò Lucy, allegra più che mai.
Decisamente, non me la contava per niente giusta.
Raccolte le spade, sotto gli occhi scrutatori della rossa, mi incamminai verso la tenda posta all'estremità meridionale del campo, dove erano conservati spade, archi, frecce e lance, insieme a tutta l'attrezzatura per la guerra.
"Allora," esordì Lucy, un malizioso sorriso dipinto sulle labbra "come va, Cas?"
Rimasi un attimo sbalordito dalla sua domanda.
Come va? Tutto questo per chiedermi semplicemente come va? Per non parlare di Cas, ovviamente. Ma che diamine di soprannome è, Cas? Uno peggiore non se lo poteva inventare.
"Io tutto bene, fin quando avrò la mia testa saldamente attaccata al collo, ovvero fino a quando tuo fratello non mi decapiterà, cosa che, a quanto pare, si verificherà alquanto presto. Per il resto tutto alla grande. Ah, e non chiamarmi Cas, non mi piace come nomignolo."
"Motivo in più per cui d'ora in poi ti chiamerò solo così." replicò la ragazzina, il suo solito sorriso stampato in volto.
"E'così difficile Caspian? E'solo una sillaba in più dopotutto... Cas sembra il nome di un cane!" escamai, appoggiando contro la parete le spade mie e di Susan.
"Cas, guarda che l'ho capito che stai deviando il discorso, eh!" replicò Lucy.
Deviando il discorso?
La guardai perplessa, non capendo il senso dell'affermazione.
"Susu, Cas" mi incoraggiò, dandomi dei colpetti con il gomito "io non intendevo certo chiederti come stavi di salute, quando ti ho domandato come va, sai..."
Ah no?
"Intendevo..." aggiunse poi, sempre con uno strano sorrisetto sulle labbra "tu e... Susan..." 
"Oh... uh... ah!"
A quella che doveva essere la mia risposta, Lucy cominciò a ridere a crepapelle.
"Ma Cas, sei in grado di fare un discorso sensato?" rispose poi, sempre in preda ad un attacco sfrenato di ridarella.
La fulminai con lo sguardo, e proseguii il mio percorso verso la tenda dove avremmo dovuto cenare.
"No perché... " continuò la Pevensie.
Ancora con questa storia? Se era testarda, quella ragazza...
"... ho visto che hai perfettamente recuperato la memoria... " concluse, allusivamente.
Mi fermai di colpo, rispondendole con un secco: "Veramente no"
A quel punto fu lei a fermarsi.
"Ah no?" disse, indietreggiando per raggiungermi.
"Ma scusami...“ continuò, pensierosa “allora mi spieghi perché continui a provarci con Susan? No perché fin quando era a Narnia, che eravate pazzamente cotti l'uno dell'altra, ok, ma qui... "
Non la lasciai terminare la frase, perché inconsapevolmente la piccola Lucy mi aveva dato la risposta che cercavo da quella mattina e che nessuno mi aveva voluto dare.
"Lu, lo sai che ti ho sempre adorato, vero?" le dissi, iniziando a correre.
"Oh, beh.. grazie", rispose lei abbassando lo sguardo e passandosi la mano dietro l'orecchio, a sistemarsi i capelli. Subito però si riscosse dai suoi pensieri, gridandomi: "Ma Cas, che ho fatto, scusa?"
Ma io ero già troppo avanti per risponderle.
 

* * *

Dovevo dirglielo. E subito.
Dirle che lo sapevo, che l'avevo sempre saputo che inconsapevolmente c'era stato qualcosa fra di noi, a Narnia.
Continuavo a correre all'impazzata, senza prestare ascolto alle grida di Lucy, che, dietro di me, tentava di raggiungermi, per chiedere spiegazioni.
Mancavano solo pochi metri, una decina di metri e sarei entrato nella tenda.
Meno di trenta secondi dopo, varcai la porta di ingresso, e rimasi allibito alla vista che mi si presentò davanti: la tenda da fuori appariva insufficiente per accogliere tutto l'esercito, date le sue ridotte dimensioni... ma dentro, dentro era immensa.
Sarà stata sicuramente opera di Aslan, pensai, avanzando ancora con il fiatone per la corsa.
Erano stati disposti sei lunghi tavoli, stracolmi di ogni sorta di leccornia, ai quali erano seduti i soldati del nostro esercito.
Passando accanto ai miei sudditi, rivolgevo cenni del capo e della mano, ma senza effettivamente far caso a chi stessi salutando.
Il mio unico intento era quello di trovare la mia Susan.
Vagavo con gli occhi, alla ricerca della dolce Pevensie, fin quando la individuai, seduta al tavolo con i suoi fratelli e Aslan.
Il tavolo era collocato nella parte più estrema della tenda, un po'più appartato dal resto del gruppo.
Notai due posti lasciati liberi: dovevano essere quello mio e di Lucy, accanto a Edmund e a Susan. Peter, invece, era seduto a capo tavola, come Aslan, il quale in quel momento stava conversando con il Giusto.
Vidi anche che accanto a Susan vi era un piatto con verdure e una fetta di carne, con un pezzo di pane cominciato. Doveva essere il posto di Lucy, quello.
Non sapevo esattamente la ragione, ma sentivo che quei posti erano stati accuratamente scelti da un qualcuno di nome Peter, che casualmente si era messo a capo tavola, e che casualmente aveva fatto in modo che io e Susan non fossimo vicini.
Ma non mi arrabbiai.
Poco mi importava in quel momento dei posti.
Arrivato al tavolo, non salutai nessuno dei presenti, ma mi diressi subito da Susan, avvicinandomi a lei e chiedendole con un tono di voce neanche troppo basso: "Susan, puoi venire un minuto?"
La Dolce mi guardò prima sorpresa, per il mio inaspettato arrivo, poi stranita, non capendo il motivo di quella richiesta.
Non mi risparmiai neanche uno sguardo inceneritore di Peter, che avevo interrotto mentre parlava con sua sorella. 
Susan tardava a darmi una risposta, così decisi di prendere l'iniziativa: le presi una mano e la trascinai, cercando di essere più delicato possibile, verso di me, costringendola ad alzarsi dalla sedia.
Il tutto sotto gli occhi di Peter, ovviamente, il quale assisteva alla scena osservandoci tra l'attonito e l'infuriato.
Una volta in piedi, sempre rigorosamente mano nella mano (particolare che non sfuggì al biondo, naturale), la condussi fuori dalla tenda, facendo lo slalom fra i tavoli e i soldati che ci sbarravano il percorso, studiato attentamente affinché non si incrociasse con quello del quarto membro della famiglia Pevensie. Non sarebbe stato proprio il caso incontrare Lucy in quel momento.
Fuori dalla tenda, continuai ad avanzare nel buio, senza una meta precisa, con il solo obiettivo di allontanarmi il più possibile da occhi e orecchie indiscrete.
Susan, rimasta ammutolita per tutto il tragitto, a quel punto mi domandò: "Caspian... dove stiamo andando di preciso?"
Non le diedi una risposta, ma camminai per qualche altro metro.
Mi voltai all'indietro, per assicurarmi che la distanza che ci divideva dalla tenda fosse sufficiente, e mi fermai, prendendo anche l'altra mano di Susan nella mia.
Nonostante il buio pesto ci circondasse, un timido raggio di luna che illuminava la candida pelle di Susan non mi impedì di notare il rossore delle sue gote.
"C-Caspian, ma che succede?" balbettò con un filo di voce, lo sguardo basso.
Le sorrisi, sciogliendo la presa di una mano, e passandola sul suo volto, costringendola a alzare gli occhi.
"Susan" esordii, sicuro più che mai. "Susan, io l'ho sempre saputo dal primo momento, dal primo istante che ci siamo visti avevo questa sicurezza... " Susan mi guardò perplessa.
"Quale?" domandò.
Ghignai impercettibilmente.
"Non capisci?" le sussurrai, portando le mie labbra vicino alle sue e chiudendo inconsapevolmente gli occhi.
Ma quello che successe dopo non era esattamente quello che mi ero aspettato.
Mi ero immaginato che a quel punto anche Susan avvicinasse la sua bocca alla mia, ovviamente. Invece, la mora mi respinse con forza non da lei.
"Caspian, ma si può sapere cosa ti prende?" mi disse la Pevensie, allontanandosi da me e guardandomi arrabbiata.
"Ma... Susan, non capisci? Io ti amo, Lucy mi ha detto che... " tentai di giustificarmi. Inutilmente perché alle mie parole cominciò a inveire.
"E cosa ti avrebbe detto Lucy?" sbraitò.
“Beh… che a Narnia eravamo innamorati, ovviamente”
“Eh, tu, ovviamente” rispose, calcando in particolare sull’ultima parola, “ti ricordi di questo particolare, giusto?”
Avrei tanto voluto, pur di non fare la figura dello stupido, ma sapevo che se le avessi mentito non mi avrebbe perdonato facilmente.
“No…” ammisi con un filo di voce, abbassando lo sguardo.
“E tu, quindi, soltanto perché una persona ti ha detto che eravamo innamorati, ci credi subito? Non avrebbe potuto Lucy inventarsi tutto di sana pianta?” urlò, su tutte le furie.
Non risposi. Non avrei saputo come controbattere, comunque: aveva perfettamente ragione.
"Mi hai deluso” concluse, allontanandosi da me.
Cercai di trattenerla, prendendole un braccio, e sussurrandole un fioco “Aspetta”, ma il mio sforzo fu vano, perché si liberò agilmente dalla mia presa, cominciando così a correre verso la tenda e lasciandomi solo a torturarmi con i miei sensi di colpa.



Note delle autrici (che paroloneee! XD)
Buongiorno a tutte e ancora Buon Natale (anche se in ritardo) ! =)
Eh, questa volta siamo state proprio braveee! xD Visto che quando ci mettiamo otteniamo i risultati che vogliamo? xD
Bene, quindi eccoci giunti a un capitolo abbastanza importante nella trama... che ve ne sembra? Siete rimaste soddisfatte? Speriamo tanto di sì...
Prima di passare alle recensioni, però, volevamo mettere a punto un paio di cosette...
Innanzitutto, volevamo chiarire l'errore di Caspian, e giustificare la reazione di Susan... Sì, perché il nostro caro principino ha sbagliato, facendo affidamento soltanto alle parole di Lucy e non su quello che sa realmente (la memoria ancora non gli è tornata), visto che, come ha detto anche la Dolce, la sorella avrebbe potuto inventarsi tutto... E, pertanto, il comportamento di Susan ci sembra più che lecito (pensate, all'inizio volevamo far volare addirittura ceffoni, ma poi non ci è sembrato adatto a una persona dolce come Sue... ù.ù ), nonostante il suo carattere, perché lei vuole che Caspian la ami non perché glielo dice qualcuno, bensì per quello che lui prova realmente per lei! ^^
Speriamo di essere state abbastanza chiare, e di non aver invece incasinato ulteriormente le cose... >.< In caso contrario, ogni dubbio, domanda è sempre ben accetto =)
Poi, la Fede ci teneva espressamente a far notare che i diritti di copyright per le battute rispettivamente di Caspian e Susan (Lascia, faccio io - Grazie) vanno ai mitici Will e Elizabeth de "La maledizione della prima luna" U.U Doveva per forza mettere qualche riferimento ai suoi pirati, sennò non era contenta... -.-" xD
Infine, volevamo comunicare, anche se sappiamo che non ve ne importa molto, che finalmente Elena e Federica sono andate a vedere il Viaggio del Velieroooooo *________* *svengono al ricordo*  E'stato s-t-u-p-e-n-d-o, come Caspian, OVVIAMENTE! *.* (Anche se Elena in realtà l'ha preferito nel film precedente... ^^)
Invitiamo caldamente tutti quelli che ancora non l'avessero visto a rimediare immediatamente! xD xD xD
Adesso, passiamo alle risposte alle recensioni.... =)

pevensie: Ma salve cara! ^^
Come va? Speriamo bene =)
Oh, siamo molto contente che lo scorso capitolo, tanto aspettato, ti sia piaciuto! ^^ Speriamo che anche per questo sia lo stesso, nonostante purtroppo il rapporto fra i nostri adorati Caspian e Susan si incrini parecchio alla fine... T.T
Ti ringraziamo tantissimo per i complimenti, che ci fanno sempre un immenso piacere, e speriamo veramente che la storia continui a piacerti!
Un grande bacio e... Tanti auguroni per un felice 2011!!! =)
Fede & Ele
PS: Il tuo avatar è semplicemente... Stupendo! xD

Sofia_94: Buongiorno, cara ^^
Grazie mille per la scorsa recensionee! Siamo davvero felici che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, in particolare il momento Suspian... Volevamo renderlo più 'speciale' possibile, e siamo contente di esserci, a quanto pare, riuscite ^^
xD xD Dobbiamo ammettere che quando abbiamo letto di Peter, (cos'ha mangiato acido di batteria?) ci siamo proprio sbellicate! xD Comunque, hai ragione: è proprio antipatico >.<
Allora? Questo capitolo? Ti ha soddisfatto? Speriamo davvero di sì, nonostante questo colpo di scena ^^
Ancora grazie per i complimenti e tanti auguri per un buon 2011! =)
Baciononi,
Fede & Ele


TheGentle95: Caraaaa! ^^
Come va? Speriamo bene =)
Anche tu sei andata a vedere il Viaggio del Veliero???? *-* Noi proprio ieri *_____* Ci è piaciuto da morire! Poi Caspian è così... bello xD L'unica cosa che ci ha fatto strocere il naso, è che come hai detto tu, Caspian era incantato da Liliandil... -.-" Guarda, noi la odiamo... Susan e Caspian sono così perfetti insieme! >.<
Comunque, passando al capitolo: ti è piaciuto??? Speriamo di sì ^^
Ti ringraziamo veramente per la tua scorsa recensione e per tutti i tuoi complimenti, che sono sempre graditissimi =)
Al prossimo capitolo, e buon 2011 in anticipo! =)
Un bacione,
Fede & Ele

LadyVampira93: Buonasera cara! =)
Come staiii? Speriamo bene ^^
Siamo davvero onorate che lo scorso chappy ti sia piaciuto e da tutti i tuoi complimenti *-* Sei sempre gentilissima ^^
Nuovo capitolo: come ti sembra? Te gusta? We really hope so ^^
Eeheheh.. questa volta invece c'è stato un colpo di scena *muahahhah* xD xD Non te lo aspettavi, eh? xD xD
Ti rigraziamo ancora una volta per i tuoi commenti, ci rendono felicissime =)
Ci si sente al prossimo capitolo! Intanto, tanti auguroni di buon 2011!
Un grande bacio,
Fede & Ele

Sackiko_Chan: Ciao ^^
Non ti immagini che piacere vedere una  nuova commentatrice! ^^
Siamo veramente felici che ti piaccia la nostra fic =) E concordiamo perfettamente con te: ora che l'avevano iniziata, dovevano finirla la Suspian... -.-" Bah, questi registi... ^^
In ogni caso, ti ringraziamo per aver aggiunto la nostra storia fra le seguite, e speriamo che ti continui a piacere e di ricevere qualche altro tuo commento =) Ci renderebbe molto contente. ^^
Un grande bacio, e buon 2011 in anticipo =)
Fede & Ele

Un grazie particolare a irymat e a scricciolo89 per avere inserito la ficcy fra le ricordate, e a sempre irymat e sackiko_chan per averla inserita fra le seguite =)
Davvero, grazie mille ^^
Infine, ringraziamo tutti i lettori silenziosi, come sempre =) Thank youu ^^
Bene. Anche per quest'oggi abbiamo terminato la nostra missione ^^ Ci si vede, probabilmente ai primi di gennaio *-*
Un grande bacio e TANTI AUGURONI A TUTTIII! =)
Fede & Ele


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Capitolo 14
*** The Time Has Come ***


Chapter 14
Chapter 14: The Time Has Come


POV PETER
 
Sbattei le palpebre, completamente sconvolto dalla scena che mi si era presentata davanti un secondo prima.
Girai il capo sconvolto, osservando Edmund e gli altri che continuavano a mangiare come se nulla fosse successo.
“A - avete visto?!”, balbettai con le mani che tremavano per l’irritazione.
“Uh?”, domandò Edmund, senza neppure sollevare il capo, ormai quasi completamente immerso nel piatto di zuppa.
“Quel … Caspian!”, sputai sprezzante.
Il mio unico interlocutore alzò gli occhi al cielo, esasperato come ogni altra occasione parlassi di lui. Ma come poteva non vedere la stupidità presente in quell’essere all’apparenza così … anonimo? Come poteva considerarlo addirittura simpatico, anzi! Un conto era se ne avesse parlato come un ricco aristocratico si rivolge ad alcuni suoi colleghi di lavoro, raccontando magnanimo di un barbone che nella vita non fa altro che urinare sull’ingresso della sua abitazione, giustificandolo come uno che non aveva nemmeno potuto permettersi il manicomio, ma lui no! Edmund lo descriveva con aggettivi gentili con un sorriso dei più sinceri sulle labbra, come se quelle cose le pensasse davvero.
Rabbrividii al solo pensiero.
“Che ha fatto stavolta?”, domandò svogliato, masticando rumorosamente un pezzo di pane.
“Come che ha fatto?! Non c’eri anche tu, un secondo fa, quando quel coso ha portato via Susan?”
“E allora? Doveva parlarle.”, farfugliò tra un boccone e l’altro con ovvietà.
“Ma l’ha portata via senza la sua volontà!”, sbattei un pugno sulla tavola: eh, no, adesso Edmund non poteva proprio negare l’evidenza.
“Contro la sua volontà! Dai, Peter, non esageriamo!”, esclamò sospirando e scuotendo la testa.
“Certo che l’ha fatto contro la sua volontà! L’ha presa per la mano e l’ha trascinata via! Ti rendi conto, TRASCINATA! E non dimentichiamo il fatto che quando è arrivato non ha nemmeno salutato nessuno dei presenti! Nemmeno Aslan! E poi, cosa ancora più grave, mi ha interrotto mentre parlavo con Susan! Vi sembra un comportamento accettabile?!”, urlai con il fiatone, dopo quel lungo monologo iroso.
Nessuno mi rispose, Edmund e Aslan si limitarono a ridacchiare complici, mentre io, paonazzo in volto, osservavo Lucy, appena entrata in tutta fretta nella tenda.
“Ehi! Avete visto Caspian, per caso? È scappato via senza motivo, eppure gli avevo detto che dovevo parlargli!”, si lamentò la mia sorellina.
Brava la mia Lucy, pensai, mentre un sorriso sadico mi si stampava in volto. Ecco un’altra motivazione in più per non accettare l’atteggiamento del coso.
“Vedete, vedete?!”, esclamai gesticolando per attirare l’attenzione del grande leone e di mio fratello. “Sono tutte prove, queste! È maleducato, irresponsabile, irrispettoso … in una parola, è stupido! Completamente!”
Stavolta non furono soltanto Aslan e Edmund a ridere, ma anche Lucy, sedutasi accanto al posto di Susan, che, con un sorrisetto divertito in volto, si sporse a darmi una pacca sulla spalla.
“Peter, non ti preoccupare, su. Sei solo un uomo a vecchio stampo, tutto qui”, ridacchiò, prendendomi in giro.
Mi irrigidii, arrabbiato per quella sua mancanza di rispetto.
“Esattamente! Io sono di altri tempi! Noi tutti siamo di altri tempi! Tempi migliori, sicuramente, in cui i giovani non si comportavano in questo modo sconsiderato e villano!”
Edmund quasi si strozzò con il tè che aveva appena sorseggiato, alle mie parole.
“Peter, ti rendi conto che Caspian è più grande di te?”, chiese tra le risa.
Strinsi la mascella, alzando il mento.
Cavoli, a questo non avevo pensato.
“Più grande fisicamente, forse, ma in quanto ad età cerebrale io sono certamente più maturo”, puntualizzai con modestia.
“Mah”, borbottò Lucy, infilzando la carne con sicurezza, prima di portare il boccone alle labbra.
“Ma che dico, io non sono più giovane di Caspian! Sono più … maturo – mi arrischiai bene dall’usare la parola ‘vecchio’ per descrivermi – di lui di più di 1300 anni!”, esclamai fiero.
Lucy sospirò, posando per un momento la forchetta, che stava per portare alla bocca, con fare esasperato.
“Peter, vuoi ammettere una volta per tutte di essere geloso di Caspian o no?” domandò, fissandomi seria.
Riflettei per un quarto di secondo sulla sua domanda, senza riuscire a capacitarmi del suo contenuto …
Geloso? Ma come ha osato dire una cosa del genere!
Geloso … Io? E, cosa più importante di tutte, geloso di quel Caspian?
Stavolta non riuscii a non irritarmi per la sua affermazione.
“Adesso mi sono stancato delle vostre evidenti prese in giro!” ribattei stizzito, alzandomi bruscamente dalla sedia e attirando l’attenzione di tutti i commensali su di me.
Ero veramente sul punto di scoppiare. Come potevano proteggere lui e deridere me, accusandomi di essere geloso (g-e-l-o-s-o!) di lui!
“Peter, si può sapere cosa stai facendo lì, in piedi?” chiese mia sorella, riscuotendomi dalle mie riflessioni, cercando di soffocare una risata, come la maggior parte dei presenti.
Non potevo sopportare un’umiliazione del genere. Non io, Re Peter il Magnifico.
Rosso in viso, trattenendo uno scatto di rabbia, mi congedai dai presenti: “Me ne vado! Ecco cosa faccio!”, esclamai, dirigendomi a passo veloce fuori dalla tenda, lontano da tutti loro.
Camminai a passo veloce con la schiena ritta.
Sorrisi, pensando a mio padre che mi aveva insegnato ad usare sempre quest’andatura, definendola da uomo vero.
Perché io ero un uomo vero, checché ne dicessero Edmund, Lucy e gli altri.
E allora perché continuo ad accusare in questo modo Caspian? Mi domandai, dopo un attimo di riflessione.
Forse in realtà, Lucy aveva ragione: io ero geloso di Caspian…
Il corso dei miei pensieri si interruppe di botto quando scorsi Susan, le mani a coprirle il volto arrossato.
“Susan!!”, urlai incominciando a correre.
La raggiunsi in un batter d’occhio e le cinsi le spalle con il braccio tentando di confortarla.
“Cosa ti è successo? È stato quel Caspian, vero? Se lo vedo non so cosa gli faccio! Lo annego nel fiume e poi con il suo cadavere …”, non mi fece terminare la mia brillante tortura che riprese a singhiozzare sommessamente. “No, Peter, no.”
Sospirai mesto, capendo per l’ennesima volta che con le donne non bisognava essere irruenti ma discutere con calma e diplomazia, soprattutto con una ragazza come Susan.
“Dai, siediti”, mormorai spingendola gentilmente a sedere sull’erba.
Non oppose resistenza, così ci sistemammo a gambe incrociate, l’uno di fronte all’altra.
“Vuoi dirmi che succede?”, domandai pur sapendo che la causa di tutto era il coso.
“Non è nulla, davvero”, farfugliò distogliendo lo sguardo da me.
“Susan, dai. Ci siamo sempre detti tutto … sai  che puoi confidarti con me”
Sospirò, rassegnata. Mi conosceva bene anche lei e sapeva che non mi sarei arreso facilmente.
“Lucy ha detto a Caspian che io e lui a Narnia eravamo innamorati”, disse velocemente, attaccando ogni parola all’altra.
“E lui? Ha riacquistato la memoria?!”, domandai incredulo.
“No.”, singhiozzò ancora, “No. È proprio questo il punto! Mi ha chiesto di venire a parlargli e mi ha raccontato di ciò che Lucy gli ha detto … sembrava così entusiasta, Peter … eppure si è basato solo sul quello che gli ha detto lei! Caspian non prova questi sentimenti, per lui ogni nostro momento passato insieme sarà sempre inaccessibile!”, e, detto questo, scoppiò nuovamente a piangere disperatamente.
Quel coso … non poteva far soffrire così mia sorella!
Certo, c’era da dire che nemmeno lei era normale ad essersi innamorata di uno così!
“Sue … vedrai che le cose andranno per il meglio”, tentai di rincuorarla, prendendola tra le mie braccia.
“Ma come, Peter, come?! Ho già aspettato così tanto …”
“E’ colpa della Strega Bianca se Caspian è così, perciò vedrai che una volta uccisa, Aslan riuscirà a spezzare questo sortilegio”
“E se non dovesse?”
“Vedrai che ci riuscirà, Susan. D’altronde quando mai Aslan ci ha delusi? Lui è sempre stato presente, in ogni momento, è sempre stato nel cuore degli abitanti di Narnia, anche quando sembrava che fosse morto o scomparso nel nulla. Lui c’è, ci vuole bene e ti aiuterà, chiaro?”
Un sorriso dolce comparve sul volto della fanciulla, evidentemente colpita quanto me stesso dalle mie parole.
“Va bene, Peter”
“Ti devo chiedere un favore, però. Non dire a nessuno di questo mio discorso, soprattutto a Edmund e Caspian! Non voglio essere lo zimbello dell’esercito per il resto del tempo! Già si divertono a prendermi in giro, figuriamoci se sapessero del mio lato sentimentale!”
Riuscii a farla ridere di nuovo e in un attimo ritrovai la mia cara sorella. Quella che avevo visto crescere, con cui avevo sempre litigato per il ruolo di primogenito … eccola lì, innamorata come non l’avevo mai vista.
 
 
 
POV CASPIAN
 
Stupido. Idiota. Stupido.
Continuavo a girare in tondo per il campo su cui, per tutta la mattina, ci eravamo allenati con impegno e dedizione. Mentre inveivo contro me stesso, cercavo di rimanere il più lontano possibile dagli alberi che delimitavano la pianura, convinto che se mi fossi avvicinato non sarei più riuscito ad impedirmi di sbattere la testa contro i tronchi, castigandomi per la mia stupidità.
Effettivamente, non sarebbe stata una cattiva idea come penitenza da infliggermi, ma preservare la mia testa era sicuramente la cosa migliore da fare. Se avessi subito altri danni alla memoria sarebbe stato decisamente troppo.
Stupido. Idiota. Stupido.
Perché dovevo sbagliare sempre tutto con Susan? Perché dovevo sempre lasciarmi trasportare dall’istinto e dall’euforia, finendo per combinare solamente disastri?
Aveva ragione lei, come sempre, d’altronde. Nessuno avrebbe mai dubitato delle parole della Valorosa, era chiaro, ma si trattava di una questione di principio secondo la quale non ci si può fidare di persone estranee alle vicende private. E io avevo sbagliato, avevo infranto questa regola, finendo per ferire anche lei.
Quando Lucy mi aveva rivelato tutto per sbaglio, ero stato felicissimo, entusiasta. Fiero di me stesso per essere riuscito, in un’ epoca che apparteneva ad un altro me, a conquistarla sul serio, a farla mia una volta per tutte.
La aspettavo questa conferma, aspettavo e speravo che qualcuno prima o poi venisse a dirmi che i sentimenti che provavo non erano sbagliati, che era stato tutto scritto, che era vero.
Per questo non avevo esitato ad andare da lei, a parlarle, sperando che comprendesse la mia gioia e la nostra situazione spinosa si risolvesse con un bacio rappacificatore.
Stupido. Idiota. Stupido.
Perché non riuscivo a ricordarmi di Susan? Perché alla mia mente sembrava fossero stati preclusi i momenti che avevo trascorso con lei?
Se avessi saputo qualcosa, avrei potuto far riferimento a ciò che avevo scoperto di lei, a ciò che le piaceva e ciò che detestava, alle sue paure, alle sue certezze. E invece era tutto così maledettamente nuovo …
L’amore che stavo provando, me ne rendevo conto ogni secondo di più, era completamente nuovo. Un’esperienza affascinante, travolgente, totalizzante e dolorosa al tempo stesso.
Come una rosa. Per arrivare ai petali candidi, morbidi e profumati avrei dovuto attraversare e superare le spine, quegli ostacoli che mi avrebbero impedito il passaggio ad ogni passo.
E solo a quel punto il nostro amore si sarebbe coronato per sempre.
Ma sarei mai riuscito a superarle, tutte quelle difficoltà che ci stavano investendo come un mare in tempesta?
 
* * * * * *
 
Quella notte non chiusi occhio.
E non tanto per il russare incredibile dei due Pevensie – non avrei immaginato che di notte fossero capaci di essere così rumorosi –, ma per i pensieri che non davano tregua alla mia povera testa.
Nella mia mente il litigio con Susan si accavallava ai sensi di colpa e alla scena muta che Peter aveva fatto in mia presenza. Non mi aveva rivolto una sola sillaba, nemmeno per augurarmi la buonanotte. Aveva avuto un comportamento da re, lui.
Soltanto Edmund e Lucy mi avevano rivolto un debole cenno del capo, a mo’ di saluto.
Rigirandomi in continuazione sulla branda, riflettei sulle richieste di perdono che avrei potuto attuare. Alcune erano plateali, nelle quali la cavalleria voleva che mi inginocchiassi ai suoi piedi con tanto di rosa bianca fra le mani, altre, invece, erano più intime, riservate, dove magari riuscivo anche a ricevere un bacio.
Sorrisi al pensiero della labbra rosse di Susan, ma poco dopo mi accorsi di quanto sarebbe stato inverosimile. La Dolce mi avrebbe tirato uno schiaffo, senza volerne sapere del dialogo, o se ne sarebbe andata a testa alta, come minimo.
Sarei stato bandito da Narnia per sempre. La mia memoria sarebbe stata più come quella di una volta. Mi avrebbero dato in pasto ai mostri della Strega …
Per chiunque ancora non l’avesse capito: quella notte non chiusi occhio, decisamente.
La mattina dopo, a causa delle pochissime ore di sonno, fu perciò ancora più difficile alzarsi, salutare gli altri con la cortesia che avevo ostentato la sera precedente, fare colazione, riprendere le armi … il tutto come se non fosse successo niente.
Susan mi evitava, era più che chiaro.
Non appena mi vide entrare nella tenda dove i Pevensie e Aslan stavano mangiando, chinò il capo improvvisamente pallido, nascondendomi i suoi occhi.
Quando avevo preso posto di fronte a lei, invece, era letteralmente scappata, farfugliando qualcosa di incomprensibile.
Nessuno accennava a questo suo comportamento, ma sapevo bene che l’avevano notato e che, quasi sicuramente, tutti erano a conoscenza della causa.
Vederla dirigersi verso Peter per le lezioni di scherma fu prevedibile, ma non per questo meno umiliante e triste.
Suo fratello era un ottimo insegnante, a differenza del sottoscritto. Riusciva a farla ridere ed imparare allo stesso tempo, armeggiava con la spada con una destrezza che non avevo visto nemmeno nei generali telmarini.
Ogni secondo che passava mi sentivo sempre più insoddisfatto di me stesso, inutile in quella battaglia che si dimostrava così importante.
“Sua maestà”, una voce chiara, limpida e allo stesso bassa mi fece voltare, interrompendo le mie riflessioni.
“In quanto vostro primo sostenitore narniano, mi sento in dovere di dirvi che vi ricordavo più … virtuoso, ecco”
Tartufello, parlando, si torturava le zampette nere e bianche, imbarazzato dal discorso e dalle sue stesse opinioni.
“Hai ragione, Tartufello”, mormorai con un tono di voce che lasciava trasparire chiaramente quanto fossi demoralizzato, cosa di cui anch’io mi sorpresi. Da quando ero così incredibilmente depresso? Da quando riuscivo a perdere ogni minima speranza tanto facilmente?
I miei occhi, intrisi di una tristezza, tornarono all’orizzonte, proprio in quel punto in cui Peter e Susan ancora si stavano allenando, affiatati.
“Dovete reagire!”, esclamò avvicinandosi, concitato.
“Non so come fare”, risposi atono, senza spostare lo sguardo.
“Parlare con lei sarà la scelta migliore, vedrete”, propose con lo stesso tono.
Nonostante non lo stessi guardando, dalla sua voce riuscii a cogliere che stava sorridendo, mi stava sostenendo. Chissà quanti altri narniani mi stavano osservando in quelle condizioni, quanti si erano pentiti di avermi come re …
Il momento dell’incoronazione tornò nella mia mente come se fosse successo qualche giorno prima, riempiendomi della stessa fierezza che mi aveva investito in quel giorno.
Quel giorno ero diventato Re e come tale dovevo comportarmi, sempre. Dovevo essere un esempio per il mio popolo, dovevo essere capace di rialzarmi da certe situazione, di risolvere tutto con diplomazia e giustizia.
Mi sollevai in piedi di scatto, alzandomi dal masso su cui ero seduto, e, ringraziato con un semplice ma sincero “Grazie” il mio prezioso sostenitore, mi diressi alla tenda, a pochi metri da noi.
Presi la mia armatura, lasciata sulla branda quella mattina, e la infilai con un gesto fluido.
Reagire, quella sarebbe stata la parola d’ordine del giorno.
 
 
* * * * * *
 
 
“Re Caspian, Re Caspian!!”, sentendomi chiamare a gran voce, mi voltai, interrompendo quell’avvincente scontro con Edmund.
La voce appena udita proveniva da un minotauro che, correndo e vociando, si avvicinava sempre di più a noi.
“Il grande Aslan vuole parlare con voi e i Re e le Regine di un tempo!”, disse tutto d’un fiato, con il respiro affannoso per la corsa e il sudore ad imperlargli il muso.
“Va bene, accorriamo!”, risposi dopo aver scambiato un’occhiata di intesa con Edmund.
Posate rapidamente le spade, entrammo nella tenda dei pasti, quella in cui il grande leone e gli altri Pevensie si erano radunati.
Mentre mi sedevo accanto ai due Re, cercai di non spostare il mio sguardo da Aslan, ma fu impossibile. Come colti da un richiamo irresistibile, i miei occhi esaminarono la figura imbarazzata di Susan, seduta a gambe incrociate accanto a sua sorella. La sua posa era rigida, non si era voltata nemmeno di un millimetro al mio ingresso.
“Re e Regine di Narnia, il momento è giunto.”, proruppe Aslan con la sua voce profonda, lasciandoci spiazzati.
“No!”, esclamò Peter infervorato. “Non siamo pronti, Aslan! Abbiamo avuto pochissimo tempo per allenarci e gli arcieri …”, non gli diede il tempo di terminare la sua affermazione ché prese a parlare.
“Non temere, Re Peter. Avrete ancora un giorno per continuare il vostro allenamento.  La Strega Bianca ha parlato chiaro: la guerra inizierà tra due giorni. Ma ricordati, la preparazione dei soldati per una battaglia non deve essere necessariamente legata al loro modo di usare la spada, l’arco e le frecce, bensì alla loro forza d’animo, alla loro determinazione. Ed io percepisco in tutti voi questi sentimenti, questo desiderio di sconfiggere una volta per tutte la Strega.”
“Quindi …” esordì Ed, fino a quel momento intento ad ascoltare attentamente le parole del leone, cercando di intuire dove volesse arrivare con quella frase enigmatica iniziale.  “… questo significa che te ne andrai prima dell’arrivo della strega …?”, domandò in un sussurro, sperando in cuor suo di sbagliarsi.
Aslan annuì lentamente.
“Devo, miei cari. Il tempo è giunto.”, s’interruppe un attimo, posando il suo sguardo saggio su ognuno di noi.
 “Ma … avevi promesso di aiutarci!”, pigolò Lucy dal suo angolino.
Il leone le sorrise. “E lo farò, Regina Lucy. Come sempre io sarò con voi, anche quando non mi vedrete, anche quando non sarò al vostro fianco, anche quando penserete che ogni cosa sta andando in frantumi … io ci sarò, non temete.”
La piccola Pevensie annui serenamente, rassicurata dal discorso del leone e fiduciosa nelle sue parole.
 “Un’ultima raccomandazione, però.” proferì il grande Re, distogliendo il suo sguardo da Lucy. “Avverto dei sentimenti contrastanti in voi, delle emozioni tristi, addolorate, meste. Non è questo lo spirito che vi permetterà di vincere questa ardua guerra. Perciò, vi invito a risolvere ogni incomprensione e a ritrovare la pace: soltanto con quella potrete riportare la vittoria. E ricordate: io sarò sempre con voi, non dovete temere.”
Fece qualche passo, avvicinandosi all’apertura della tenda che fungeva da uscita.
Voltò il capo verso di noi per un’ultima volta, prima di scomparire nel nulla con un passo pesante, così come il sole, sparito definitivamente all'orizzonte.
“Il tempo è giunto.”
Spiazzati da quella sua uscita di scena, rimanemmo seduti ancora per qualche minuto finché uno ad uno, in silenzio, uscimmo dalla tenda, riflettendo ancora sulle parole del leone.
Susan era immobile, in piedi di fronte ad Edmund e non proferiva parola, la fronte aggrottata come se anche lei stesse riflettendo intensamente.
Senza pensarci due volte, la presi per mano gentilmente, in testa la parola del giorno ‘reagire’, nonché l’invito di Aslan a fare chiarezza e a “riportare la pace nei nostri cuori”.
Non cercò di opporsi alla mia presa, a differenza di quanto avevo previsto, forse anche lei influenzata dal discorso del leone: rimase semplicemente a fissarmi in silenzio, gli occhi azzurri carichi di significati.
“Possiamo parlare?”, domandai con una punta di incertezza.
Annuì semplicemente, lasciandosi guidare.
Fortunatamente non incontrammo nessuna resistenza, eccetto lo sguardo di Peter, severo e accusatorio come al solito.
Non appena avemmo raggiunto una zona solitaria, mi girai verso di lei. Le presi entrambe le mani tra le mie e, dopo aver preso un sospiro profondo, iniziai a parlare.
“Susan, so di essermi comportato male.”
Abbassò il capo non appena sentì quelle parole, nascondendomi i suoi occhi.
“Io …”, sospirai ancora una volta, frustrato. Da quando avevamo litigato non avevo fatto altro che pensare ad un ipotetico discorso, un modo per chiederle scusa, e ora che mi trovavo davanti a lei mi mancavano le parole.
La mia bocca era diventata improvvisamente secca, il respiro accelerato, una sensazione incredibile mi aveva avvolto lo stomaco e stretto il cuore in una morsa.
“Io provo qualcosa per te, Susan. È per questo che quando Lucy mi ha dato la conferma di essere stato innamorato di te sono corso a dirtelo. Ho sbagliato, avrei dovuto pensarci meglio, avrei dovuto riflettere … sono stato troppo impulsivo e ti chiedo scusa.”, feci una pausa, spostando il mio sguardo sulle nostre mani intrecciate.
“Quando sto con te provo delle sensazioni che non ho mai provato con nessun altro, che mi fanno sentire leggero come una piuma. Prima di fare alcunché, però, so di dover ritrovare la memoria. Voglio conoscere ogni istante trascorso con te, voglio ricordarmi di tutto.”, i miei occhi ritornarono ai suoi, vitrei, che continuavano a spostarsi dalla mia figura a qualcosa alle mie spalle.
“Susan, ti prego, ho bisogno di sapere se mi hai perdonato, se mi vuoi bene.”, la pregai stringendo la presa sulle sue mani.
Aspettai che rispondesse, ma aveva una smorfia strana in volto, quasi … spaventata.
“Susan …?”, domandai confuso, girandomi di spalle per vedere cosa ci fosse di così terribile.
Rimasi a bocca aperta.
Nel cielo si stava aprendo un varco di nebbia e gelo, il vento aveva preso a soffiare impetuoso e freddo, colpendoci con la stessa forza di lame affilate.
Mi avvicinai di un passo. “Cosa diavolo è?”, sillabai sconvolto.
Le prime gocce d’acqua scesero dal cielo, pesanti e copiose, andando a bagnare ogni superficie trovassero.
La mano di Susan ritrovò la mia e la strinse.
“Caspian, è la Strega!”, esclamò tirandomi il braccio.
La guardai attentamente.
Era spaventata, certo, ma nei suoi occhi riuscivo a scorgere qualcos’altro.
“Susan …”, mormorai tormentato, avvicinandomi a lei e prendendole il volto tra le mani con delicatezza, come se si trattasse della porcellana più preziosa. “Ti prego, dimmi che mi hai perdonato”
La Dolce sorrise teneramente, andando ad accarezzare le mie mani con le sue. “Sì, Caspian, sì.”
“Ma che scenetta commovente …”
Non appena sentii quella voce mi misi subito sull’attenti, parandomi davanti a Susan per proteggerla.
La Strega non aveva rispettato i patti, era arrivata così, dalla nebbia e dal freddo, i suoi unici alleati.
Si avvicinò di un passo, ghignando malefica e stringendosi addosso la pelliccia pesante.
“La battaglia avrà inizio. Ora.”
 
 
 
 
Nota delle autrici (che paroloneeee xD)
Salveeeeee! xD Siamo tornate, dopo un tempo immemorabile! Eh, pensavate voi di esservi sbarazzate di noi, dite la verità! E invece no, carissimi, noi siamo ancora qui e, per vostra sfortuna non abbiamo intenzione di andarcene presto… U.U xD Dai ci dovrete sopportare ancora per un po’…
Per cominciare: *si mettono in ginocchio* Vi chiediamo umilmente perdono per il ritardo *occhi dolci*  Questa volta aggiorniamo dopo più di un mese, mai successa una cosa del genere… T.T Tutta colpa di quegli esseri ignobili comunemente chiamati “professori”… -.- Perciò se dovete prendervela con qualcuno, sapete chi andare a prendere a botte, così ci fate anche un favore immenso. U.U xD
Bene, ragazzuole, che dire? Questo capitolo è un capitolo denso, diciamo, sia per la parte riflessiva, che non va trascurata, sia per la trama della ficcy. Infatti, è l’ultimo pre-battaglia, come probabilmente avrete intuito, e dal prossimo, quindi, le cose si fanno serie… molto serieeee *vocina di Ele e Fede che incute terrore, ma invano -.-*
Speriamo che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e vi ringraziamo moltissimissimo per i commenti che ci avete lasciato allo scorso chappy: siete dei tesori, che regalo magnifico che ci avete fatto! *-*
Ringraziamo, inoltre, AlexJimenez, Beth96, SPevensie, Lu Pevensie e _SusanLaDolce96_ per aver inserito la nostra fic fra le seguite e le preferite. Grazie di cuoreee! =)
Bene, per le risposte alle recensioni di questo capitolo, adotteremo ancora il vecchio metodo, ma nel prossimo però proveremo ad usare quello nuovo, anche se non vi assicuriamo nulla.. Nel senso, se si rivelerà più comodo questo, lo ripristineremo immantinente ^_^
E ora le risposte alle recensioni:
 
NijiShoku_noYume: (si impappinano a scrivere questo nick, controllando di averlo scritto giusto) Hello Darling! =) Sarà difficile ora scrivere il tuo nuovo nickname.. -.-“ Ci eravamo così abituate all’altro, che quasi quasi stavamo scrivendo ancora Eve_Cla84… xD
Verissimo, gli aggettivi per descrivere Peter non sono assolutamente sufficienti *scuotono la testa* Però magari poi se ci sono delle fan di Pet che leggono la nostra ficcy si offendono.. U.U (come se già non si fossero offese per tutto quello che gli abbiamo fatto passare…o.O *fischiettano con innocenza* U.U xD)
xD xD Davvero ti è piaciuto così tanto il soprannome Cas? xD Bene, ciò non può che renderci molto felici xD
Hai ragione, il ceffone alla fine ci stava (Fede ride, tanto per cambiare xD) però come vedi abbiamo inserito un minuscolo rimando a questo particolare in questo chappy… xD
xD E un altro animale si aggiunge all’inifinita lista di Caspian/Ben!!! xD Chissà se anche in questo gliene trovi un altro… xD
Bene, cara, ti ringraziamo di cuore per le recensioni che ci hai lasciato sia al 12 capitolo e all’ultimo, fantastiche come sempre *-*, e per continuare a seguirici e sostenerci =)
Alla prossima!
Un bacione,
Fede & Ele
 
Pevensie: Hi cara! =) Che piacere ricevere un’altra tua recensione ^^
Siamo molto happy che il capitolo ti sia piaciuto e che ti abbia fatto così ridere! xD Se la cosa ti può rassicurare, però, possiamo dirti che anche noi ridiamo un sacco anche per semplici frasi, quindi non sei la sola! xD
Ti ringraziamo tantissimo per i complimenti, sei sempre gentilissima *-*
Speriamo che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e alla prossima ^^
Un bacione,
Fede & Ele
 
 
Sackiko_chan: Ciao! ^^ Siamo contentissime che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!
E’proprio vero, come anche Caspian si accorge in questo chappy, ha sbagliato a basarsi solo sulle parole di Lucy… e Susan giustamente si è rimasta male. Ma ancora non tutto è perduto! ;D
Ancora grazie per lo scorso commento e speriamo che anche questo capitolo ti sia piaciuto =)
Un bacio,
Fede & Ele
 
TheGentle95: Hey! ^^ Come va? Speriamo bene e ci auguriamo soprattutto che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^
Perdonaci per l’immenso ritardo, questo volta è stato proprio un ritardo super ritardoso >.<
 Concordiamo perfettamente, Caspian, nonostante poi si sposi con Liliandil (purtroppo), non potrà MAI dimenticare la sua Susan. U.U E poi hai ragione, le sue armi le teneva particolarmente bene! xD Per non parlare della frase, ovviamente. *-* Stupenda. *-*
Bene, cara, ti ringraziamo tantissimo per la recensione, e alla prossima! =)
Besitos,
Fede & Ele
 
Foglietta no yoko: Ciao nuova lettrice! *-* Siamo davvero onorate che la nostra ficcy ti piaccia così tanto! *arrosiscono* Speriamo che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative ^^
E’vero, povero Caspian, però, come hai detto anche tu, è giusto che patisca ancora un po’… U.U xD Sennò, che questo c’è? *Fede e Ele malefiche* xD
Ti ringraziamo tantissimo per i complimenti e per la scorsa recensione, sperando che continuerai a seguirci ^-^
Un grande bacio,
Fede & Ele
 
AlexJimenez: Ma ciao nuova lettrice! =)
Piacere Alex, siamo Federica e Elena (sì, Ele sta per Elena ^^). Ma tu ci puoi chiamare benissimo Fede e Ele, assolutamente no problem! xD E noi ti possiamo chiamare Alex? *occhi dolci* xD *stringono la mano a Alex*
Cara, ti dobbiamo ringraziare tantissimo per la tua recensione: siamo letteralmente morte dal ridere! Un commento fantastico, grazie di cuore *-* E grazie mille per aver inserito la fic fra le seguite e preferite! *-* Che onoreee ^^
Visto che ci hai fatto alcune domandine vedremo di risponderti come possiamo: per prima cosa, Federica è più grande di Elena di tre anni, anche se cerebralmente, quello è tutto da vedere. xD
Eh, hai ragione, scrivere con la propria sorella non è affatto facile, anzi è un’impresa: nonostante comunque noi andiamo abbastanza d’accordo, capita  alle volte di avere opinioni diverse, di voler scrivere qualcosa piuttosto che altro… quindi è molto complicato! >.<  Per quanto riguarda la scrittura, invece, ogni capitolo viene scritto da una che poi lo legge e lo corregge, facendo delle aggiunte e sistemando qualcosina … Quindi i POV Edmund sono molto a caso, cioè, dipende da volta in volta ^^
Davvero ti ha fatto sbellicare la storia di Cas? xD Bene, siamo contente che la fic faccia ridereee xD
Awww *-* Hai ragione, spendido il Viaggio del Veliero: altro che wow Cas, Caspian era… *si perdono nei loro pensieri su questo magnifico personaggio* eccezionaleeee *-* Ma capiamo che ovviamente Ed è Ed, scusa. U.U xD
Speriamo che anche questo chappy ti sia piaciuto, e per le recensioni, don’t worry, basta che ce ne metti solo a una di noi, perché il fatto che la nostra fic sia in due account separati è puramente un aspetto formale ^^ Perciò, non ti preoccupare e grazie lo stesso per il pensiero ^^
Un bacione grande, sperando di sentirci presto! ;D
Fede & Ele
PS: W Caspian e Ed forever! xD
 
Bulmettina: Ciao carissima! ^^ Siamo contente che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! =)
Non ti preoccupare per la recensione allo scorso capitolo, capita guarda, e noi per prime ne sappiamo qualcosa purtroppo >.<
Hai ragione su Lucy, poteva stare più attenta, ma la colpa è prima di tutto di Caspian, che non doveva basarsi soltanto sulle sue parole, nonostante il suo desiderio di recuperare la memoria ^^
Grazie mille per il tuo sostegno e i complimenti! Siamo veramente onorate ^^
Ti mandiamo un abbraccio grandissimo e a presto! ^^
Fede & Ele
 
_SusanLaDolce96_: Ciao nuova lettrice! ^^
*-* Oh, siamo contente che appena tu ti sei iscritta a Efp abbia aggiunto la nostra storia fra le preferitee *-* Che onore, grazie di cuore!
Speriamo che anche questo capitolo ti piaccia e che continuerai a seguirci ^^
Un bacio e a presto ^^
Fede & Ele
 
GiuUnderground: Ciao nuova lettrice! =)
Siamo veramente contente che il primo capitolo ti sia piaciuto *-* e ci auguriamo che anche i prossimi siano di tuo gradimento ^^
Grazie mille per i complimenti e hai perfettamente ragione: Ben Barnes è stupendo! *-* xD
Un bacione e speriamo di sentirti presto! ^^
Fede & Ele
 
Bene, carissime, anche per quest’oggi abbiamo finito. ^^
Un grazie speciale a tutti quelli che commentano, ma anche a tutti i lettori silenziosi, che, pur non commentando, apprezzano la nostra storia.  =)
Alla prossima puntata! xD
Fede & Ele

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Capitolo 15
*** The Battle ***


Chapter 15
Chapter 15: The Battle


POV SUSAN
“Susan!”
Un grido maschile mi fece sobbalzare, catturando la mia attenzione e quella di Caspian, totalmente rivolta, fino a qualche istante prima, all’improvviso arrivo di Jadis.
Un Peter sconvolto, affiancato da Edmund, che, in allerta, aveva già estratto la spada, e da Lucy, che teneva convulsivamente il braccio destro del biondo, uscì dalla tenda, correndo a perdifiato per raggiungerci il prima possibile. Non una sola sillaba uscì dalle loro bocche durante il percorso che ci distanziava, ma esaminare il loro sguardo, studiare la loro espressione, osservare i loro volti era sufficiente per intuire quali pensieri scuotevano i loro animi, molto più di mille parole: sbigottimento, preoccupazione e tanto, tanto terrore.
“Susan, ma che succede?” chiese il maggiore, posizionandosi tra me e Caspian e privandomi della calda, rassicurante mano del moro. Il suo fu solo un debole sussurro, ma non abbastanza da non giungere alle orecchie della Strega Bianca.
“Ma Re Peter! Non ti ricordi forse della guerra che hai da combattere? Non dirmi che l’hai già dimenticato …”
Jadis era sicuramente la donna più odiosa che avessi mai incontrato.
Mio fratello le rivolse un’occhiata colma di disprezzo: “Certo che no, Jadis, mi stavo chiedendo soltanto che cosa stesse succedendo, visto che tu” replicò con foga, ponendo l’accento in particolare sull’ ultimo termine “hai infranto gli accordi stabiliti …”
Alla risposta di Peter, la Strega scoppiò a ridere, lasciando confuso il biondo, che tutto si aspettava  tranne che una simile reazione. Sempre fra le risa, cominciò a scuotere la testa, simulando un fare rassegnato: “Oh, Peter caro, ma come devo fare con te? Davvero hai creduto che avrei rispettato quanto avevamo concordato?” domandò, riprendendo a ridere ancora più forte di prima.
La Strega, però, in fin dei conti aveva ragione: non avremmo dovuto prestarle così tanta fiducia, credere che avrebbe mantenuto la sua parola. Non la conoscevamo, forse? Non sapevamo che essere ignobile fosse? Eravamo stati degli sciocchi a sottovalutarla, degli sciocchi.
Nonostante i miei occhi, ridotti a fessure, fossero puntati soltanto sulla figura di Jadis, intuii che Peter era diventato rosso dalla rabbia, e cercai di trattenere la sua mano, che, lo sapevo bene,  avrebbe impugnato volentieri l’elsa della spada e si sarebbe scagliata con forza e inclemenza contro la Strega.
E così sarebbe accaduto, certamente, una volta che fosse suonato il corno, segnale dell’inizio della guerra. Tutti quanti noi, soldati dell’esercito di Narnia, avremmo lottato contro di lei, per il bene del mondo che amavamo e che ci apparteneva, in qualche modo, e avremmo sconfitto lei e il suo esercito.
Sempre che ci fosse, un esercito contro cui fare guerra.
“E quindi la guerra dovrebbe cominciare adesso, no?” domandai con evidente tono di ovvietà alla Strega, che ghignava sadicamente mentre osservava il biondo alla mia destra.
Nonostante la pioggia fosse, al suo arrivo, iniziata a scendere a fiotti, accompagnata da un vento gelido, Jadis era sola. Dovevo, dovevamo riuscire a smascherare le sue intenzioni.
“Da quando la Regina Susan si interessa di battaglie?” chiese, fissandomi tra l’incuriosito e l’ironico.  
“E dove sarebbe il tuo esercito?” ribattei a mia volta, senza rispondere alla sua domanda, proprio come aveva fatto lei.
“Esercito?” domandò, riprendendo a ridere. “Ma come siete spiritosi oggi, bambini!”
Non aveva nemmeno terminato la frase che una schiera di soldati di Narnia, come chiamati all’attenti al sentire nominare la parola “esercito”, sbucò da un gruppo di alberi: guidati da Briscola e Oreius, ognuno reggeva in mano un’arma, pronto per iniziare il combattimento.
Stavano marciando verso di noi, quando Edmund, con un cenno della mano, li invitò a rimanere dove si trovavano: anche lui, forse, doveva aver intuito, dall’atteggiamento della Strega Bianca e dalla piega che stava prendendo la situazione, che quella battaglia non si sarebbe svolta nel modo in cui tutti ci aspettavamo. 
Jadis non sembrò essersi particolarmente preoccupata del fatto che, dietro noi cinque, un esercito la stava aspettando per uccidere lei e i suoi “uomini”, anzi, non aveva smesso un solo secondo di ridere dopo che ebbe risposto alla mia domanda in tono provocatorio, definendoci addirittura “bambini”.
 Tutti i presenti si risentirono indubbiamente per quell’ultimo appellativo, ma Peter ostentò chiaramente di non averlo affatto digerito: lui, che era abituato a sentirsi chiamare “Il Magnifico”, a sentirsi elogiare per le sue imprese e per la sua saggezza da Re, ora veniva chiamato “bambino”? Non avrebbe certamente tollerato un simile insulto.
“Bambina forse sarai tu, dato che continui a ridere … E, per la cronaca, noi non siamo mai stati più seri: quindi sei ancora tu, quella spiritosa … “ ribatté, dando voce a quelli che erano i pensieri di tutti i presenti e che solo lui, però, aveva osato riferire al destinatario.
La frecciatina del biondo non riuscì a non scalfire la solitamente imperturbabile Jadis e fu lei stavolta ad irritarsi per l’evidente provocazione. Smise all’istante di ridere, riprendendo l’atteggiamento regale che la caratterizzava, e rispose, lo sguardo gelido puntato su mio fratello: “Sono proprio curiosa di vedere chi sarà il bambino dopo questa guerra” disse fra i denti “ … In ogni caso” aggiunse dopo una breve pausa, iniziando a squadrare ognuno di noi “no, non ho esercito, se è questo a cui tenevate tanto sapere … E non so quanto questo possa essere ritenuto un bene … perché ho alleati, e anche piuttosto temibili”
 “Spiegati meglio” replicò imperativo Edmund, evidentemente infastidito dal fare enigmatico tipico della Strega.
“Non c’è bisogno di tante parole, caro, li vedrete voi stessi con i vostri occhi …” rispose a Edmund voltandosi e dandoci le spalle, stringendosi nella pesante pelliccia.
“Beh, però, sarò buona con voi, stavolta: non voglio disturbarvi mentre fate conoscenza con i miei amichetti, quindi … ci vediamo dopo, sempre che non vi stiano poi così simpatici che vi portino con sé … “ concluse sadica, mentre l’ennesimo, losco ghigno si dipingeva sulle sue labbra rosse, prima di volatilizzarsi - proprio come era scomparsa al nostro primo incontro - insieme alla pioggia e al vento, che smisero all’istante.
“No!” tentò di fermarla Caspian, correndo verso il punto dove qualche istante prima si trovava la Strega.
“Se n’è andata … di nuovo “ mormorò il moro, più per convincere se stesso che per informarci dell’accaduto, chiaramente visibile a tutti.
Mi sarei aspettata da parte di mio fratello una battuta in risposta all’affermazione del Re di Narnia, talmente ovvia, invece, questi tacque, pensieroso. Sorrisi, constatando con un briciolo di sollevazione che, per una volta, aveva evitato di far nascere un altro litigio con Caspian, preoccupandosi piuttosto dello svolgimento e della sorte della guerra imminente. Dopotutto, forse un motivo c’era se gli avevano dato il titolo di Magnifico … forse.
In quel momento, realizzai che Lucy ancora non aveva spiaccicato parola. Era lì, inerme, lo sguardo perso nel vuoto, la mano, bianchissima, intrappolata in quella grande e forte di Peter.
Mi avvicinai a lei: sapevo che doveva essere sconvolta. E chi non lo sarebbe stato, alla sua età?
Per quanto la mia sorellina potesse dimostrare più degli anni che effettivamente aveva, per la maturità, le sue perle di saggezza, o per la sua altezza – cosa che, da quando aveva dieci anni, ci teneva sempre a sottolineare - , in realtà era solo una bambina, un esserino piccolo e indifeso costretto ad affrontare una situazione tanto grande e pericolosa.  
“Ehi Lu”, le sussurrai, avvicinandomi a lei e accarezzandole una guancia, rigata da una scia umida.
Anche Peter, prima del tutto immerso nei suoi pensieri, si ridestò, intuendo che la sua piccola non doveva stare troppo bene.
“Vedrai andrà tutto bene, riusciremo a sconfiggerla, Lucy” le disse il biondo, un sorriso dipinto sulle labbra. “E poi, hai dimenticato le parole di Aslan? Dobbiamo dargli fiducia, vedrai, ce la faremo. E poi, noi abbiamo la leonessa ‘Valorosa’, vinceremo senza ombra di dubbio!” concluse, schioccando un bacio sulla sua fronte, imperlata di sudore per la paura.
Lucy sorrise, come ricordandosi d’un tratto che il Grande leone non ci aveva mai abbandonati e dell’onorevole appellativo che le era stato affibbiato. Ero sicura che Lu credesse fermamente in Aslan, ma intuivo dai suoi occhi che stavolta il turbamento fosse maggiore.
“E’solo che … “ iniziò, passandosi una mano sugli occhi come per cancellare le poche lacrime che le erano scese. “E’ solo che … “ ripeté, alzando lo sguardo su di me. “Se non c’è nessun esercito … come si combatterà la guerra?”
Scambiai una fugace occhiata con Pet e sospirai, abbassando gli occhi: avrei tanto voluto rispondere alla sua domanda, ma non ne ero capace. Il dubbio di Lucy assillava anche me da quando Jadis se ne era andata, e nemmeno io riuscivo a formulare nemmeno un’ipotesi circa lo svolgimento di quella guerra.
“Non lo so neanche io, Lu” ammisi semplicemente. “E nessuno di noi, credo” aggiunsi, guardando distrattamente il biondo.
Se solo ci fosse stato Aslan! Lui sicuramente sarebbe stato in grado di consolarla …  
“Scusatemi se vi interrompo” si intromise Caspian, affiancato da Oreius e Edmund. “So che probabilmente anche voi stavate discutendo di faccende importanti” esordì, con tono di scuse, “ma ci sono alcuni punti che dovremmo chiarire a proposito della battaglia che non possiamo, purtroppo, rimandare ulteriormente.”
Peter annuì, accennando a staccarsi da Lucy, non senza regalarle un altro bacio, un sorriso radioso e un sincero “Ce la faremo”.
Anch’io lo imitai, ma, proprio mentre mi allontanavo da Lucy, questa mi chiese, sbadigliando: “Sue, non sei un po’stanca? Io ho un sonno …”
Le sorrisi e la invitai a dirigersi verso la tenda, dove avrebbe potuto godere di un lungo sonno ristoratore – sempre sperando che la guerra non sarebbe scoppiata prima. Lucy seguì il mio consiglio e si incamminò barcollando leggermente, assonnata, verso la tenda. La esaminai attentamente.
‘Strano che le sia calato il sonno così improvvisamente, prima sembrava tanto sveglia’, pensai, mentre mi voltavo per chiedere a Edmund, la persona più libera in quel momento, se poteva accompagnarla a destinazione.
Mi accorsi che anche lui la stava osservando un po’ preoccupato e non appena incrociai i suoi grandi occhi marroni, capii immediatamente cosa avrebbe dovuto fare: Edmund era fatto così, non c’era bisogno di parole per spiegarsi con lui.
Si incamminò a passo spedito verso nostra sorella, che non era andata molto avanti, dato il suo lento procedere, ma non fece in tempo a raggiungerla che Lucy si accasciò al suolo, apparentemente svenuta.
“Lucy!” urlai, cominciando a correre, seguita da Caspian, Peter e Briscola.
Edmund in pochi secondi era arrivato da lei e l’aveva presa tra le braccia, esaminandola.
“E’svenuta?” chiese il nano dalla barba rossa, osservando mio fratello, preoccupato.
Quest’ultimo scosse la testa: “No, si è solo addormentata. Beh, dopotutto è stata una giornata faticosa, anche se non riesco a spiegarmi questo sonno improvviso … Prima non mi sembrava fosse tanto stanca”
Annuii: ero d’accordo con Ed, la faccenda era un po’strana.
“In effetti … “ mormorò Caspian “anche io ho un po’sonno …”
“Oh, no, Caspian, devi rimanere sveglio, non puoi addormentarti proprio ora!” replicai in risposta alla sua affermazione, avvicinandomi a lui.
“No, ti prego, Susan, lasciami dormire, almeno cinque minuti … “ farfugliò, sbadigliando e crollando sul prato umido.
“No, Caspian, svegliati!” urlai nell’intento di ridestarlo. Non si poteva addormentare anche lui!
Ma i miei sforzi furono vani: ormai era troppo tardi, il principe era già caduto in un sonno profondo.
Mi voltai verso Peter, sperando che almeno lui mi potesse aiutare, ma con orrore scoprii che anche lui stava sbadigliando e che nell’esercito, proprio dietro di noi, ancora molti altri, fra cui Trufflhenter e Oreius, erano già piombati di colpo nel mondo dei sogni.
“Ma che cosa… “ tentai di chiedere a Edmund, senza tuttavia riuscire a completare ciò che stavo dicendo. La spossatezza, infatti, iniziò a farsi largo nelle mie membra, facendomi sbadigliare e socchiudere gli occhi.
Sapevo che prima o poi avrebbe colpito anche me.
Si doveva trattare per forza di un incantesimo, un incantesimo maledetto che la Strega aveva lanciato per farci assopire. Non osavo immaginare cosa sarebbe successo mentre saremmo stati addormentati, ma d’altro canto non riuscivo a far niente per combattere contro quella forza che sembrava annientare chiunque raggiungesse. Le gambe diventarono improvvisamente pesantissime, costringendomi ad abbassarmi verso il suolo, con la speranza di trovare un po’ di conforto.
Scorsi la figura di Briscola, che gesticolava venendomi incontro: probabilmente mi stava anche dicendo qualcosa, ma il suono delle parole che uscivano dalla sua bocca, che vedevo solo muoversi, non giunse alle mie orecchie.
Poi, non fu altro che buio.
 
 
****
POV CASPIAN
 
Una luce intensissima mi costrinse ad aprire controvoglia gli occhi. Mi sembrava di essermi appena addormentato e che tutte le ore di sonno che avevo fatto – perché ne ero certo, avevo di sicuro riposato a lungo – non avessero fatto altro che aumentare la mia stanchezza.
“Ma cos’è questa luce?” domandai, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Magari la luce del sole, Signor Telmarin? Sai, di mattina sorge una grande palla gialla, che noi da queste parti chiamiamo sole, non so da voi … Solitamente non si fa vedere nemmeno di striscio e, per una buona volta che c’è, te ne lamenti pure?” mi rispose un uomo, probabilmente un ragazzo, la cui voce mi era nota.
Mi stropicciai gli occhi, per poi spalancarli completamente e constatare che chi aveva parlato era il mio compagno di stanza, nonché Edward Freemen.
“Edward? Ma che ci fai qui?” domandai, confuso. Non mi trovavo forse nell’accampamento, dove dovevamo prepararci alla guerra contro Jadis?
Il ragazzo mi squadrò, rispondendomi atono: “E’ la mia stanza, sai com’è …”
Mi guardai attorno: era vero, mi trovavo nella stanza mia e di Edward, dove, una volta arrivato nel mondo degli umani, avevo pernottato per qualche mese.
“Alt. Riformulo la domanda: che ci faccio qui?” chiesi nuovamente, impaziente di sapere che diamine ci facessi al college.
Il giovane sbuffò, sapevo che non amava dare spiegazioni, per lui tutto era sempre scontato, ovvio: “Ti spiego solo perché dormivi quindi non potevi accorgertene. Dunque, vi abbiamo finalmente ritrovato in una specie di campo aperto, mentre eravate appisolati. Ah, poi mi devi dire come ci siete finiti lì, eh … Comunque, alcuni uomini, poliziotti e altri civili, vi hanno trasportato di peso alle vostre camere, hanno provato a svegliarvi, ma non davate alcun segno di vita … Ed eccoti qua. E’strano, però, avevamo provato a cercarvi anche due giorni fa in quel campo, e non c’era nessuno… ” spiegò Edward pensieroso, mentre si infilava la giacca di pelle.
Tacqui un attimo, cercando di riordinare le idee, tuttavia non riuscii nel mio intento. Ero troppo agitato e confuso e non potei altro che replicare con un perpleso: “Eh?”  
“Dai, Caspian, non mi dire che non hai capito! Guarda che non te lo spiego un’altra volta io, intesi?” mi disse in risposta, mentre apriva la porta.
“Ma aspetta! Dov’è Susan?” domandai, preoccupato che le fosse successo qualcosa mentre dormivo.
“In un mondo parallelo, guarda!” replicò ironico, già fuori nel corridoio, prima di sbattermi la porta in faccia. 
“E perché no, scusa?” risposi, dimentico che non tutti conoscevano quel magico, fantastico mondo che era la mia Narnia.
 
***
“Caspian? Caspian sei qui?”
“Susan?” chiesi mentre aprivo la porta, pur sapendo che la domanda era retorica.
“Caspian! Stai bene?” mi domandò, gettandosi fra le mie braccia.
Rimasi un po’sorpreso da quell’inaspettato gesto di… affetto(?), e non ricambiai prontamente l’abbraccio, cosa che spinse la Regina a ritrarsi immediatamente e che la imbarazzò notevolmente.
“Io sì.. scusami per prima, io non... “ le risposi, cercando nel frattempo di giustificarmi per non aver risposto subito alla sua stretta.
“Non fa niente… è colpa mia, non dovevo…” si scusò lei, le guance che cominciavano a imporporarsi.
Non sapevo cosa fare, cosa dirle in risposta, quindi optai per un cambio di argomento.
“Tu come stai?” domandai, cercando di essere più dolce possibile e guardandola negli occhi.
“Io b-bene…” balbettò lei, abbassando lo sguardo non appena incrociò il mio, ora puntato sul magnifico panorama che la fanciulla stava osservando: le sue scarpe.
“Sai dove sono Peter, Ed e il resto dell’esercito, per caso?” Sapevo che Lucy era in camera con lei, per questo non la nominai.
“Beh... no, sono venuta per prima da te…” sussurrò.
Non riuscii a trattenere un sorriso a quella affermazione: la cosa non poteva che rendermi immensamente felice. Stavo per risponderle, quando mi anticipò, precisando: “… ma solo perché sei il più vicino, cosa credi?”
Il sorriso dipinto sulle mie labbra si trasformò all’istante in un’espressione di amara delusione.
La Pevensie rise, osservando la mia faccia.
“Che c’è da ridere?” domandai, offeso dalle sue parole e dal suo comportamento. Come poteva la Dolce, la mia regina, trattarmi così?
“Ma Caspian, non capisci che sto scherzando? Sono venuta da te di proposito, non mi costava nulla andare a vedere prima come stessero i miei fratelli, indipendentemente da dove fossero, ma… ho scelto di venire da te…”
“Susan Pevensie, d’ora in poi le vieto di farmi alcun tipo di scherzo del genere, è chiaro?” esclamai, ridendo e scuotendo la testa leggermente.
“Non credo di poterglielo promettere, ma tenterò” replicò sempre con quel suo amabile sorriso. “Però adesso dovrei andare da Peter e Edmund. Poi discuteremo insieme della situazione, d’accordo?”
“Senz’altro, vostra maestà” risposi, facendole il baciamano. “Ma le dispiace se vengo con voi?”
Acconsentì di buon grado. “A Peter forse darà fastidio, ma a me no di certo”.
“Andiamo, allora?”
 
 
***
“Che ore sono, Ed?” chiese Susan.
“8.23” fu la risposta di Edmund, che camminava svelto davanti a lei.
“Siamo più che in ritardo, ragazzi! Datevi una mossa! Sinceramente non mi alletta affatto l’idea di prendere una nota per causa vostra!” esclamò, cominciando a correre.
“Ma dovremmo pur parlare della situazione, no? L’hai detto tu stessa” rispose Peter.
“Certo, ma stavo solo sottolineando che siamo in ritardo di 23 minuti, e che quindi di sicuro riceveremo una nota, tutti e cinque, che ci costerà un abbassamento del voto di condotta!” ribatté lei, piccata.
“E allora?” replicò il biondo, senza curarsi troppo delle sue parole. Non doveva essere una novità quel comportamento di Susan.
“Quindi, preoccupiamoci soltanto di ricostruire quanto è accaduto” intervenni io, ponendo fine al loro battibecco.
“Ci siamo tutti assopiti improvvisamente, probabilmente a seguito di un incantesimo, ovviamente di Jadis.” esordì Edmund.
“Poi, probabilmente, il tempo per gli umani ha ripreso a scorrere normalmente “ proseguì Lucy. “Ma secondo loro sono trascorsi … quanti giorni?”
“Tre. Tre giorni con oggi. Il che è esattamente la stessa durata del tempo passato in realtà.” chiarì Ed. “Ma ora, veniamo al punto: dove possono essere tutti gli altri?”
“Che l’incantesimo di Jadis li abbia ricondotti a Narnia?” ipotizzai. La Strega Bianca ne sarebbe stata capace, tutti sapevamo quanto i suoi poteri fossero straordinari.
“Uhm … e se invece si fossero nascosti da qualche parte? Magari terrorizzati dall’arrivo degli umani, per non essere scoperti…” rifletté Edmund.
“Può darsi, ragazzi, come può darsi che non sia nessuna di queste due ipotesi …”concluse il biondo, fermandosi per riprendere fiato.
Tutti quanti noi lo imitammo, esausti dalla corsa.
“Ah” riprese Susan “altro problema: la guerra? Gli alleati?” domandò, passando in rassegna me e Peter.
“Chissà cosa intendeva Jadis… “ sospirò Lucy. “Ha anche aggiunto che l’avremmo scoperto presto. Non ci farà attendere a lungo, secondo me. “
“Se dobbiamo prestar fede alle sue parole, arriverà tra un mese, minimo, considerando come si è comportata con il patto stabilito prima…”, commentò Peter.
“Ora sarà meglio che entriamo, però … E, mi raccomando, state attenti” disse rivolgendosi ai fratelli. “Vediamoci qui all’ora di pranzo, come sempre”
I tre Pevensie annuirono e si avviarono, in direzioni differenti, verso la loro classe.
Anche io e Susan ci incamminammo verso la nostra, in silenzio, fino a quando entrammo nell’aula: lì fummo accolti da urla di gioia e di meraviglia, ragazze che ci abbracciavano come se fossimo ritornati da un viaggio durato trent’anni. Tuttavia, il loro atteggiamento era giustificabile:  eravamo assenti da tre giorni, ci davano per smarriti, alcuni addirittura per morti.
Ricordavo perfettamente come avevo trattato Susan prima che recuperassi la memoria, e come la trattavano gli altri compagni di classe: con freddezza, distacco e disprezzo. E questo emerse anche quella mattina, quando tutti – o meglio, tutte – si accalcarono per abbracciarmi, mentre soltanto due o tre ragazze salutarono la Dolce, ponendole qualche domanda.
Non osavo neanche immaginare come questo atteggiamento avrebbe potuto rattristarla e infastidirla, quindi decisi di evitare tutte le ragazze, che mi assalivano di quesiti, e chiesi con tono supplice alla professoressa di Latino di poter prendere posto accanto a Susan, elencandole le –immaginarie - vicissitudini che avevamo passato. Mossa da pietà e commozione per quanto ci era accaduto, la donna acconsentì, e così riuscii a divenire il compagno di banco della mia adorata Regina, che mi rivolse un radioso sorriso.
Le ore della mattina, prima della pausa pranzo, trascorsero normalmente, senza nessun particolare rilevante, se non che Annie era notevolmente cambiata, aveva subito un vero e proprio stravolgimento, del quale sia io che  Susan conoscevamo il motivo.
Nessun fatto determinante, nessun atteggiamento sospetto da parte di alcun compagno. Niente.
O almeno, niente fino a mezzogiorno.
Perché fu proprio a quell’ora che ebbe inizio la battaglia.
 
 
***
Erano da poco suonate le campane della cattedrale, situata a poche centinaia di metri dal college, che annunciavano mezzogiorno.
Dodici lunghi rintocchi furono seguiti da uno strano boato, che costrinse il professore di Chimica a interrompere la sua lezione su atomi e particelle.
“Cos’è stato?” chiese l’uomo, angosciato, voltandosi verso i suoi alunni. Era risaputo in tutta la scuola, ormai, quanto il Sig. Richardson fosse fifone.
“Sembrava un fragore”, rispose Margaret “e sembrava provenire da … fuori” aggiunse, vaga, senza conoscere realmente nemmeno lei la natura di quell’assordante rumore.
“Caspian”
Mi voltai all’istante alla mia sinistra, verso Susan, riconoscendone la voce melodiosa.
Avvicinandosi leggermente a me, sussurrò: “Caspian, sembrava uno di quei boati che precedono un terremoto …”
La guardai negli occhi, non riuscendo a non notare il pallore del suo volto: cercai di tranquillizzarla, non doveva necessariamente trattarsi di un terremoto … avrebbe potuto essere un qualsiasi altro rumore, un tonfo di qualcosa di molto pesante che era caduto accidentalmente.
Ma mi dovetti immediatamente ricredere.
Furono soltanto pochi secondi: i banchi iniziarono a muoversi leggermente, poi con scosse sempre più frequenti e rumorose: il panico cominciò a dilagare a rapidità impressionante in pochi istanti. Il professore, lanciato in aria il libro di chimica con un urlo acutissimo, si rifugiò sotto la cattedra, mentre tutte le altre ragazze iniziavano a gridare a squarcia gola, alzandosi dai propri posti e dirigendosi a fatica verso l’uscita, dove si stavano accalcando tutti gli alunni.
“Susan, prendimi la mano!” gridai alla Dolce, che trascinai a stento tra i banchi.
La confusione di quei minuti, pochi ma interminabili, in cui la terra tremò come mai avevo visto prima, il panico di studenti e professori, la polvere che si sollevava dai muri, che cominciavano a cedere, frantumandosi in mille pezzi, come fossero stati modellini di carta, non mi permisero di vedere dove stessi andando: sapevo solo che mi stavo muovendo, ed ero insieme a Susan. E quello era l’importante.
Non appena riuscimmo ad uscire dall’edificio, ci allontanammo il più possibile. Eravamo al sicuro – per il momento - ma dovevamo trovare i Pevensie.
Passarono minuti e minuti, ma ancora nessuna traccia. Era davvero difficile identificare qualcuno in quella moltitudine di gente urlante, in lacrime, disperata e in quell’ammasso di polvere e detriti.
Non interrompevo un attimo la mia attività di ricerca, affiancato da Susan, determinato più che mai a ritrovarli.
Passarono minuti e minuti, ma ancora nessuna traccia.
Niente.
Centinaia di studenti, intravidi, ma non loro.
Intanto, il tempo continuava a scorrere inesorabile, e l’idea che qualcosa, qualcosa di brutto, potesse essere successo loro, avanzava e aumentava ineluttabilmente nella mia mente e, ne ero certo, anche in quella della Dolce.
Poi, una benedizione: un ragazzo biondo, alto dagli occhi azzurri e un altro moro al suo fianco: erano loro, e, sebbene fossero feriti, erano salvi.
Difficile descrivere la felicità che pervase Susan alla vista dei suoi fratelli: corse loro incontro e li abbracciò stretti, quasi non volesse abbandonarli mai più.
Ma la gioia di quel momento durò poco.
Il terrore riprese a scorrere nelle nostre vene: ancora un membro della famiglia mancava all’appello.
Lucy.



 
Note delle autrici (che paroloneeeee! XD)
Ehilààà! Salve a tuttiiii! =)
*colpi di tosse*
Ehm… sì…  
…Dopo ben *fanno il conto* 33 giorni (chiediamo venia se questo conto potrebbe, con molta probabilità, rivelarsi non esatto, ma l’ha fatto Federica (e a menteee! *panico*), perciò non vi meravigliate xD) e dopo aver ricevuto diverse minacce di morte in più recensioni, si azzardano a presentarsi con questo immenso ritardo… *Che faccia tosta, eh?* xD
Scherzi a parte, siamo enormemente dispiaciute di non essere riuscite a aggiornare prima, ma purtroppo non ce l’abbiamo fatta… ç_____ç Potete pure ammazzarci adesso, siamo pronte ad affrontare il nostro destino… anche se… anche se, ammazzandoci non saprete che fine farà la nostra povera Lucy… Già, già. U.U
Inizialmente pensavamo di far terminare il capitolo con l’inizio della battaglia a mezzogiorno, ma poi ci siamo dette che sarebbe stato meglio darvi un assaggino anche sul terremoto xD
Eh beh dai, almeno il capitolo è stato lungo, quindi alla fine è valsa la pena aspettare così tanto *Ele: Sisi, come no.. * Fede: -.-“*
Okay, il titolo non è dei più azzeccati, chiediamo venia, ma non ci veniva nient’altro di meglio ! >.<
E anche la parte di Susan e Caspian è un po’avulsa dal resto del capitolo, ma ci sembrava giusto prendere anche un po’per il c.. prendere in giro *Fede: Ele, non si dicono le parolacce!!* *Ele: senti chi parla -.- * il povero Caspian, che riceve un bel secchio di acqua gelata in testa xD xD
Ringraziamo enormemente tutti quelli che ci seguono, che preferiscono, che ricordano e che leggono silenziosamente, ma un grazie particolare va ai nostri carissimi recensori che ci riempiono di gioia con i loro commenti (ah, le risposte alle recensioni arriveranno tra stasera, domenica e i giorni di Carnevale ^^) : Thank you so much *-*
Ringraziamo anche ArIa_MaX, Debby1968, _LucyLaValorosa96, Marty Vampire, maryfantastica_98, _Giuliet_, milly_fra_salvatore, Smoky, per aver aggiunto la nostra fic fra le seguite, le ricordate e le preferite *-* Grazieeeee! ^__^
Ultimo avviso e poi giuriamo che vi lasciamo in pace.
E’probabile che già ve ne siate accorti da soli, però ci tenevamo a rendere ufficiale che A CAUSA DI IMPEGNI SCOLASTICI E NON, LA STORIA VERRA’AGGIORNATA CIRCA UNA VOLTA AL MESE. Ci scusiamo moltissimo per l’attesa, sperando che venga ripagata dai capitoli della storia che, sebbene saltuariamente, leggerete ^^
Un grandissimo bacio e buon Carnevale a tutti! xD
Fede & Ele


PS: Credits per il titolo: "The Battle", di Harry Gregson Williams.

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Capitolo 16
*** Waiting For The End ***


Chapter 16 tutto
 Chapter 16: Waiting For The End


POV EDMUND

Non sapevo da quanto tempo stessi camminando, ma sicuramente dovevano essere trascorse parecchie ore da quando avevo imboccato quel sentiero scuro.
E non avevo nemmeno la più pallida idea di dove mi stessi dirigendo.
Tuttavia, procedevo, lasciandomi trasportare dal mio istinto, che mi dettava inconsapevolmente di avanzare, sempre dritto, sempre avanti. 
Da quando ero penetrato in quel vicolo
tetro, nessuno aveva interrotto per un attimo il mio cammino: non un'ombra, non una voce sospetta. Nulla.
Se da una parte il pensiero di non essere pedinato da strane creature mi dava un enorme sollievo, dall'altra, l'idea di trovarmi in un posto di cui non sapevo assolutamente niente, per giunta da solo...
Sussultai non poco, quando avvertii qualcosa - o qualcuno - passare a pochi centimetri dalla mia gamba destra, ad incredibile velocità.
Evidentemente, non ero più tanto solo ...
Non mi allarmai troppo, però: dopotutto, stavo attraversando un sentiero, poteva trattarsi benissimo di un piccolo animale.
Ci tenni a sottolineare tra me e me l'aggettivo che avevo appena utilizzato per descrivere l'essere di cui avevo percepito la presenza: era decisamente più confortante pensare che si trattasse di una creatura dalle dimensioni striminzite, piuttosto che un gigantesco animale.
Sempre rimuginando tra me e me, proseguii ancora fino a quando non mi accorsi che il buio impenetrabile che prima mi circondava si stava via via diradando. Riuscivo ora ad intravedere le sagome degli alberi che delineavano il sentiero - acciottolato, notai dopo - su cui stavo camminando da ore, ed in fondo...
Strizzai maggiormente gli occhi per riuscire a scorgere ciò che si innalzava in fondo al sentiero.
Sembrava una grotta, quasi...
Decisi che l'avrei raggiunta, e cominciai inconsapevolmente ad affrettare il passo, quasi sentissi un'urgenza di rifugiarmi in quel luogo.
La mia rapida camminata si mutò in poco tempo in una vera e propria corsa: correvo, correvo, correvo, impaziente di giungere alla meta.
Forse ero così ansioso di entrarvi nella speranza di trovare un po' di riposo: dopotutto, stavo procedendo da ore, era ovvio che provassi stanchezza.
Ovvio? In quel momento realizzai che non era dopotutto così naturale. Sebbene stessi camminando da ore, non ero stanco, stranamente. Nessun dolore alle gambe, né un minimo affaticamento dei polmoni.
Che cosa stava succedendo?
Iniziai uno scatto finale, mancavano solo pochi metri e...
Ad un tratto, la grotta scomparve. Al suo posto, una donna di età avanzata, che non avevo mai visto, ma i cui tratti mi erano noti, mi sbarrò il percorso, facendomi arrestare di colpo.
"Oh, finalmente, eccoti qua! E'da ore che ti aspetto! Ma che fine avevi fatto?" sbottò, trascinandomi con lei.
"Un momento ... che stai facendo?" risposi, allarmato.
"Dai, siamo in ritardo. Su su, muoviti!"
"Scusa ma non capisco" affermai con decisione, liberandomi con estrema facilità dalla sua presa.
"Ma Edmund, stai scherzando?! Dobbiamo andare, ricordi?" rispose la donna con ovvietà.
"Come fai a conoscere il mio nome? Io non ti ho mai visto... " replicai, sorpreso dal fatto che mi avesse chiamato per nome. Dopotutto, io non avevo idea di chi fosse...
La donna scoppiò in una risata fragorosa, cristallina, quasi.
Eppure, quella risata, l'avevo già sentita...
"Ed, ma per favore! Non farmi ridere, dai! Ti chiedi come posso conoscere il tuo nome? Beh, sai, ti conosco da quando sono nata, visto che sei mio fratello!" aggiunse, mostrandomi, attraverso un amabile sorriso, i suoi denti bianchissimi.
Ancora stentavo a credere a quanto avevo appena udito...
Non poteva essere …
"Lucy?"
"Evviva, ti ricordi pure il mio nome! Siamo ricchi, allora!" aggiunse fra le risa, dandomi le spalle e iniziando a camminare verso... il vuoto.
"Lucy, dove stai andando? E perché sei così... così... vecchia?" domandai, il tono di voce che tradiva la preoccupazione. Ancora continuavo a non capire, e dovevo, dovevo assolutamente comprendere quanto stava succedendo.
Lucy non sembrò aver udito le mie domande.
Procedeva avanti verso il nulla, spensierata, solare, proprio come era solita essere da bambina.
Ed io me ne stavo fermo, immobile, inerme, ad osservarla, quasi fosse un miraggio.
Avanzava, salutandomi, la mia Lucy.
Man mano che avanzava nel percorso, diventava sempre più giovane.
Ora sì che ne riconoscevo chiaramente i tratti.

Era diventata una bella donna la piccola Lu.
Ed eccola poi lì: la ragazzina quattordicenne che conoscevo.
Si girò ancora una volta per salutarmi.
Sorrideva, come sempre, la mia Lu.
Fino a quando improvvisamente si fece seria. Cominciò a gesticolare furiosamente, ma non capivo ciò che mi stava dicendo. Riuscivo soltanto a cogliere poche parole: Jadis... matrimonio... memoria... terremoto.
"Lucy, non ti sento!" gridai, con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
"Lucy!" continuavo a urlare, mentre vedevo la sua sagoma svanire fino a dissolversi.  

"NO!"

 

"NO!"

"Edmund. Stai urlando. "
Peter mi teneva saldamente le spalle, osservandomi con un'espressione perplessa.
"Sì, scusa stavo... " cercai di giustificarmi. Stavo urlando, a quanto pare. 
"Stavi sognando, tutto qui. Peccato che le infermiere mi abbiano già ripreso due volte, perché nel frattempo gridavi come un forsennato..." replicò, il tono scocciato di chi non ama essere sgridato, soprattutto se per colpe altrui.
"Senti, vado a vedere se hanno notizie di Lucy. Magari le ricerche di queste poche ore sono state di esito favorevole... " aggiunse, una nota di incertezza nella voce. Era evidente che non sperasse troppo nell'operato della polizia, ma in quel momento era l'unica su cui erano riposte tutte le nostre speranze di ritrovare nostra sorella.
"Sì, certo."  
Ero ancora frastornato, non ero solito dormire di pomeriggio. E ancora di più fare incubi di questo genere... 
Una lampadina si accese immediatamente nella mia testa, mentre rimuginavo su quanto mi era apparso in sogno.
E se...
"Peter!" urlai, ma venni subito rimproverato da una giovane infermiera con un simpatico grembiule rosa, che mi squadrò intimandomi molto esplicitamente di ammutolirmi all'istante.
Per un attimo, mi ero dimenticato di non trovarmi solo, mi ero dimenticato dei trecento e passa studenti sfollati che mi circondavano e che erano stati radunati in quella specie di... edificio, per usare un eufemismo. Ma non mi ero dimenticato, nemmeno per una frazione di secondo, che dopo il terremoto non avevamo avuto più notizie di Lucy.
Il mio urlo, però, catturò - anche - l'attenzione del destinatario, che, stizzito, la giacca pesante già abbottonata, ritornò sui suoi passi.
"Che c'è adesso?" ringhiò fra i denti.
"Ho fatto un sogno dove Lucy stava cercando di dirmi qualcosa. E tra quello che riuscivo a sentire mi ricordo la parola 'Jadis'... E se la sua scomparsa avesse a che fare con lei?"
Optai per andare direttamente al punto della questione,  non osavo immaginare come mi avrebbe ribaltato Peter se avessi cominciato a girare attorno al fulcro del problema. Ma, forse, osservando l'espressione turbata di mio fratello, non era stata un'ottima trovata...
Il ragazzo dagli occhi turchesi tacque per all'incirca una ventina di secondi. Poco tempo, ma mi apparve un'infinità.
"E' possibile, non possiamo escludere nessuna ipotesi" affermò semplicemente. "Ma sbrigati, e dimmi di questo sogno" ordinò perentorio, impaziente di sapere qualche dettaglio in più. Dopotutto, sapevamo entrambi che Caspian aveva fatto un sogno legato a quanto sarebbe successo poco dopo, era più che plausibile che ciò si sarebbe potuto verificare anche in questo caso.
Annuii, raccontandogli il più brevemente possibile del mio sogno, o meglio incubo, pomeridiano e soffermandomi solo sul particolare di Lucy e della citazione di Jadis nel discorso.
Pet indugiò pensieroso, per poi liquidare la questione affermando che ci avrebbe riflettuto e precisando, però, che, al suo ritorno, ne avremmo parlato.
Una volta che lo scorsi uscire dopo aver avvertito le infermiere che ci accudivano, reclinai la testa all'indietro, appoggiandomi contro la parete e cercando di pensare. O di non pensare, ancora dovevo vedere quale delle due ipotesi fosse la migliore.
Tirai un lungo sospiro e chiusi gli occhi, sperando che la posizione potesse favorirmi la riflessione e anche un po'di riposo che la pennichella pomeridiana non era riuscita a darmi, come d'altronde mi aspettavo. Ma ero troppo esausto dopo il trambusto e il dramma di quella mattina che, alla fine, mi ero appisolato senza nemmeno accorgermene... 
"Ben svegliato"
Al pronunciare quelle parole, voltai la testa verso sinistra, da dove avevo sentito provenire il saluto, giusto il necessario per scorgere in viso il mio interlocutore.
"Caspian" lo chiamai in risposta, facendo attenzione a non usare un tono di voce troppo alto.
Mi ero dimenticato totalmente anche della sua presenza, come pure di quella di mia sorella, che giaceva ancora addormentata vicino a lui, la testa dolcemente appoggiata sul suo torace.
Ricordavo che le loro brandine erano vicine, ma non certo che i soggetti che vi dormivano sopra fossero così vicini.
Non potei trattenermi da una smorfia dopo la visione: non ero certo geloso come Peter, ma vedere Caspian che passava tranquillamente le dita fra i capelli di mia sorella... Non mi faceva certo sprizzare gioia da tutti i pori.
"Che stai facendo?" domandai, curioso di sentire la risposta del Re di Narnia.
"Mi sono da poco svegliato e ho trovato questa bella sorpresa... " rispose, sorridendo e non smettendo un secondo di arrotolarle una ciocca castana.
Annuii e ritornai alla mia posizione originaria, con gli occhi rigorosamente chiusi per evitare di assistere a qualche altro scambio di affetto fra i due piccioncini.
Ma li riaprii un secondo dopo, scuotendo la testa per il mio assurdo comportamento nei suoi riguardi. Da quando ci avevano portato lì, non gli avevo più rivolto parola, non sarebbe stato carino se avessi continuato quella che doveva essere una 'riflessione'.
'L'ho sempre detto, l'influenza di Peter mi fa male'
Mi alzai dall'angolo dove ero appoggiato e mi diressi verso la brandina del Re di Narnia, che non era collocata molto vicino alla mia.
Riuscii a raggiungerla tuttavia in pochi secondi, ma non senz' aver fatto lo slalom fra ragazzi appisolati, infermiere che si preoccupavano delle loro condizioni, zaini sparsi sul pavimento...
Caspian mi fece cenno con il capo di sedermi accanto a lui, dove c'era un piccolo spazio che sembrava aver lasciato apposta perché qualcuno vi ci sedesse.
"Dormito bene?" chiesi, immaginandomi che comunque, anche se la risposta fosse stata negativa, il risveglio era stato tutt'altro che spiacevole.
"Per quanto si possa dormire bene, in una situazione del genere... " rispose, alludendo chiaramente al terremoto e all'assenza della piccola Lu.
Un silenzio quasi assordante calò fra di noi, ulteriormente amplificato dalla mia percezione che tutti avessero cessato in quell'istante di parlare fra loro.
Sentii il moro sospirare, e quasi mi venne naturale fare altrettanto.
"Sai" esordì ad un tratto, lo sguardo sempre fisso a contemplare i capelli di Susan, "a volte vorrei non essere venuto nel vostro mondo... Tutto questo non sarebbe successo. Sto mettendo in pericolo non solo la vostra vita, ma anche quella di tutti gli abitanti di Narnia... e ora anche sulla Terra e... "
"Non essere sciocco, Caspian. " lo rimproverai aspramente. “Sai bene che Jadis aspettava questo momento da tempo. Ha soltanto colto l'occasione, ma avrebbe potuto infiltrarsi nel nostro mondo in molti altri modi. Ricorda che comunque si era già impossessata del corpo di Annie prima che Aslan ti proponesse di venire qui... " replicai, studiando il suo comportamento.
Il moro annuì impercettibilmente, memore di quanto era successo.
"Quindi... " proseguii " non devi nemmeno pensare queste cose. . Ah, e vedi di recuperare al più presto la memoria", conclusi, sorridendo e cercando di smorzare la tensione.
"Se fosse dipeso da me, non l'avrei nemmeno persa... "
"Sisi, lo sappiamo bene. ", si intromise una voce familiare.
Non mi aspettavo che Peter fosse già di ritorno, né tanto meno Caspian si immaginava di trovarsi all'istante il Supremo Re di Narnia a pochi passi da lui.
Avvertii il moro ritrarre fulmineo la mano dai capelli di Susan, e mi meravigliai per quanto fosse stato repentino. Speravo ardentemente per lui che Peter non avesse captato il suo gesto, ma dimenticavo che niente sfugge al Sommo Controllore.
"Caspian"
"Peter" replicò lui in risposta, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
"E'inutile che fai il furbo, sai. Ti ho visto", lo fulminò il biondo, le braccia incrociate sul petto e una smorfia di disapprovazione dipinta sulle labbra.
"Notizie di Lucy?" deviò Caspian. Intelligente il ragazzo, ad andare a colpire proprio nel punto debole del Magnifico...
Il mezzo sorriso di scherno scomparve all'istante dalla perfetta bocca del giovane, le cui labbra si ripiegarono in un'espressione delusa e preoccupata.
Si limitò a scuotere il capo.
Tutti e tre sospirammo, in ansia per la negativa risposta di Peter.
Poco tempo dopo, avvertii un lento movimento alla mia destra e constatai che Susan -alla buon'ora - si stava svegliando.
Non avrei voluto per nulla al mondo perdere la scena. La situazione si prospettava alquanto allettante.
"Susan... " sussurrò Caspian, che - era evidente- -si stava sforzando per trattenere un gigante sorriso. O forse qualcos'altro...
"Caspian... " mormorò Sue, girandosi sull'altro lato e socchiudendo leggermente gli occhi.
Qualche lungo secondo di silenziò calò fra i due.
Gli occhi castani di lui immersi in quelli gelidi di lei.
La testa di Susan appoggiata ancora sul torace muscoloso del moro.
Le loro bocche schiuse in un sorriso radioso distanti solo una ventina di centimetri.
Erano così vicini.
Il momento era perfetto, magico, sembrava apposta per loro...
... ma Peter pensò bene di interromperlo, rivelando al mondo che esisteva anche lui. Come se già non ce ne fossimo accorti...
"Suuuusaaaan!" esclamò, prolungando smisuratamente quella parola e portando l'attenzione dell'interessata su di sé, sfoderando un sorriso sadico.
"Peter?!" bisbigliò mentre si voltava, per poi proclamare ad alta voce, fingendosi contenta di constatare che c'era anche lui: "Peter... " .
La sua espressione era talmente naturale che anche il meno perspicace avrebbe potuto intuire facilmente il seguente “come sono felice di vederti, Peter … ”
"Bene, ora che vi siete chiamati tutti siete felici?" mi intromisi in quell'articolata discussione.
Risero tutti di buon gusto alla mia battuta.
Eppure poco dopo ritornammo seri, alla domanda di Susan su Lucy. Sapevamo che, per quanto ci sforzassimo di rimanere tranquilli e sereni, di affidarci totalmente al lavoro della polizia, che già aveva recuperato numerosi ragazzi sani e salvi, di sperare, era difficile in una situazione così grave. Volevamo fare qualcosa, qualsiasi cosa. Ma in quel momento, non ne avevamo concretamente i mezzi.

E non ci rimaneva altro che aspettare. 

***
"Peter Pevensie?"
Un militare, alto, dai capelli brizzolati, con lunghi baffi scuri e un accenno di barba, si avvicinò a mio fratello, ponendogli la domanda senza ostentare troppo entusiasmo. Anzi, avrei osato dire che dalla sua voce traspariva tristezza, e rammarico.
L'avevo già visto, durante quella giornata trascorsa lì. Doveva essere un sergente, e, a quanto avevo capito, informava i presenti sull'esito delle ricerche dei loro parenti.
"Sono io." affermò lui, deciso.
"Può venire un attimo?" domandò, avviandosi verso un angolo appartato dell'enorme sala dove ci trovavamo. 
Senza spiaccicare parola, preso un profondo respiro, Peter seguì il militare.
In disparte. Colloquio. Peter. Sergenti. Parenti.
Cercai di mantenere la mente lucida mentre riordinavo le idee nella mia testa.
Probabilmente avremmo presto saputo notizie di Lucy.
Dovevamo essere fiduciosi, dovevamo sperare. Forse l'avevano ritrovata, forse entro pochi minuti l'avremmo potuta nuovamente abbracciare, la nostra dolce e piccola sorellina.
Sorrisi al pensiero di una Lucy raggiante, che mi correva incontro e mi abbracciava esuberante.
 Io l'avrei accolta a braccia aperte. Non amavo particolarmente quando mi si incollava addosso e non si staccava più, ma ero convinto che in quell'occasione sarei stato io quello che avrebbe voluto rimanere per sempre abbracciato a lei.
Ma tutti quei gioiosi progetti, tutte le mie speranze svanirono in una frazione di secondo, come quando una candela viene spenta con una sola, repentina folata di vento.
Bastò udire un singhiozzo sommesso di Susan e scorgere l'improvviso pallore di Peter per distruggere tutti i miei castelli in aria.
Il respiro mi divenne affannoso quando riconobbi il Re che annuiva, lo sguardo vacuo.
Ma mi sentii morire quando vidi una, due, tre lacrime solcargli il viso, sempre più veloci, sempre più copiose.
Non aveva mai pianto Peter Pevensie. Non così tanto.
Mia sorella si voltò verso di me, allarmata, gli occhi - velati dalle lacrime - che cercavano le mie pozze scure, la mano che annaspava nel vuoto alla ricerca del calore di quella di Caspian.
Una terribile sensazione cominciava a farsi largo nei nostri cuori.
Sempre più prepotentemente, ci toglieva il respiro.
Mi avvicinai il più rapido possibile a mia sorella, cingendole la vita, mentre Caspian le sussurrava, cercando di calmarla: "Va tutto bene", nonostante non credesse nemmeno lui in ciò che le stava dicendo.
L'ansia stava diventando a dir poco insostenibile, ed aumentò ancora di più quando vidi il sergente consegnare qualcosa a mio fratello. Non riuscivo ad identificare cosa fosse. Volevo correre da Peter e urlargli di raccontare tutto, di dire tutto, pur di non lasciarci in preda ad una tale angoscia. Venni bloccato da Caspian, che mi invitò a starmene seduto, ed aspettare.
Aspettare.
Aspettare l’arrivo della fine.

La conversazione alla fine terminò.
Peter salutò cortesemente l'uomo, che gli stringeva la mano. Si voltò, ritornando sui suoi passi, e lo stesso fece il militare, che invece si incamminò verso l'uscita. 
Non alzò lo sguardo verso di noi, non lo fece. Quella volta Peter tenne gli occhi bassi, concentrati unicamente sul suo percorso.
Avrei giurato che da un momento all'altro il cuore mi sarebbe saltato fuori dal petto. E avrei voluto che fosse stato così, con tutto me stesso, piuttosto che sentirlo pulsare a velocità impressionante dentro la mia cassa toracica.
Tre metri, e ci avrebbe raggiunto.
Pochi secondi, e avremmo saputo la verità.
Pochi attimi, e ci sarebbe stato rivelato quale sarebbe stato il corso futuro delle nostre vite.
Due. Due metri.

Volevo prendere un respiro profondo, immagazzinare più ossigeno che potevo, ma non riuscivo. La bocca, asciutta, serrata, non dava segni di voler seguire i miei ordini.
Uno.
Un solo metro.
Chiusi gli occhi.
Non volevo vedere. Non volevo guardare in faccia Peter. Non volevo.
Forse aveva ragione, dopotutto: non sarei mai stato come lui, lui sarebbe rimasto per sempre il Magnifico, il forte, l'invincibile. Colui che con fermezza rivelava ai fratelli la notizia che più di qualsiasi altra cosa in quel momento aspettavano.
E io, invece, sarei stato solo Edmund, quello che tradì Narnia, la sua famiglia, quello che non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi mentre gli veniva comunicata la sorte della sorella.
Ma non me ne importava.

"Lucy è morta."

 
 
 

 
 
Angolo delle autrici:
*tutte le lettrici puntano spade e pistole contro Fede e Ele*
Ehm… Salve… possiamo esprimere un ultimo desiderio prima di morire? Anzi due, visto che siamo in due. Ù.ù
Desiderio n^1: Vi spieghiamo il perché di questo mostruoso ritardo. Dunque, siamo state molto prese in questo periodo. Ed è vero, abbiamo pure i testimoni che possono provarlo. Ù.ù E’stato un periodo un po’così, per entrambe, non proprio tutto rose e fiori ecco ^^’ Quindi speriamo che ci possiate perdonare per quest’enorme attesa <3
Desiderio n^2: Vi spieghiamo alcune cosette del capitolo.
Allooooora, all’inizio il sogno di Edmund: non preoccupatevi se vi sembra un po’confuso e se non capite molto, è volutamente confusionario e privo di nessi logici ^^’ Poi, poi… ah sì, Lucy.  *tossiscono* Vi diciamo soltanto di non disperare, perché non sempre tutto è come sembra. Nei prossimi capitoli si smuoveranno un po’le acque.. questo è un po’cortino rispetto al solito ma purtroppo doveva essere concentrato unicamente su questo episodio, non potevamo aggiungere altri elementi riguardo la trama.
Bene, the end. Potete ammazzarci quanto volete adesso… anche se, anche se.. non saprete mai la faccenda di Lucy se… *si ammutoliscono* xD
Ringraziamo enormemente tutte di cuore, coloro che seguono, preferiscono, ricordano e le nostre adorate recensitrici <3 Merci à vous tous <3
Le risposte alle recensioni arriveranno a breve, pensiamo entro sabato massimo. Scusate per l’attesa ^^’
Se avete domande da fare, non esitate, vedremo di rispondervi come possiamo =)
Un bacione grande a tutte!
Fede & Ele


PS: Credits per il titolo: Linkin Park (i beniamini di Ele XD) "Waiting for the end"

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Capitolo 17
*** Need ***


Chapter 17: Need
 
 
POV Peter
“Avanti  il prossimo! Veloci, mettetevi in fila, ordinati! Su, su!”
Le urla dei sergenti che si occupavano della distribuzione del cibo mi costrinsero a voltare la testa, appoggiata sul sottile cuscino di cotone.
Odiavo i cuscini cuciti in quel modo, non riuscivano a conciliarmi il sonno.
Avrei dato qualsiasi cosa per avere uno di quei bei cuscini colorati, magari rosso, il mio colore preferito, uno di quei soffici cuscini di lana che amavo stritolare e abbracciare durante la notte.  Prima, forse.
Prima, quando ancora non riuscivo a comprendere appieno cosa fosse veramente importante nella vita e cosa rappresentasse, invece, solo un bene fugace, effimero, un bene destinato a diventare polvere e a disperdersi nella mia memoria.
Prima, mi sarei lamentato con il comandante per quella scomoda sistemazione, per quei cuscini ridicoli, per la totale mancanza di organizzazione nella gestione di una tanto delicata e complessa situazione. Prima, mi sarei comportato in modo diverso.
Si cambia nella vita, e avrei dovuto saperlo bene.
Io stesso ero cambiato più volte e in modo radicale.
Ma, in quel momento, non avrei voluto cambiare ancora.
Non così.
Non in quel modo, non dopo quello.
Oh sì, non riuscivo nemmeno a nominarlo, il terribile evento che mi aveva strappato via la mia sorellina.
La mia sorellina.
Una delle persone più preziose che il mondo mi aveva regalato. E io l’avevo persa.
Per sempre.
E non avevo fatto nulla, non avevo fatto nulla per impedire che ciò non succedesse.
Avevo semplicemente affidato il compito di ritrovarla ai soldati, coloro che erano incaricati di portare in salvo gli eventuali superstiti. E avevo sbagliato, ancora una volta.
Non avrei mai dovuto lasciarla. Nemmeno un minuto. Avrei dovuto tenerla sempre accanto a me, il suo esile corpicino che cercava sempre protezione nel mio, robusto e possente, la sua mano piccola e morbida come una pesca intrappolata nella mia, dalla presa ferma e forte.
Non avrei mai potuto farcela, non avrei potuto sopravvivere con quei ricordi che mi assalivano come un esercito all’attacco ogni volta che mi perdevo a riflettere.
Qualcosa di bagnato rigò come una dolce carezza la mia mano. Sapevo da dove proveniva, anche se mi ostinavo a non crederci.
E immaginavo solo che si trattasse di una lacrima della mia piccola Lucy, che era finalmente tornata a casa, da Susan, da Edmund, da me.
Quante volte era corsa tra le mie braccia, per sfogarsi e per piangere? Quante volte mi aveva abbracciato solo per il semplice motivo che voleva condividere con me la sua tristezza, la sua rabbia, la sua gioia?
Non sarei potuto sopravvivere senza quei piccoli gesti quotidiani, nemmeno per un attimo.
Di questo ne ero sicuro.
Caspian ci predicava continuamente di avere speranza nel futuro, che Lucy sarebbe rimasta sempre nel nostro cuore e dovevamo essere felici per questo.
Io avrei voluto sputargli in un occhio, ma mi limitavo a ridergli in faccia e a dargli le spalle. Lui non poteva capire.
Si assurgeva ad esperto “so tutto io”, credeva di essere un maestro di vita, sì, ecco di cosa era convinto. Che le sue parole sarebbero bastate a risollevarci dopo un così tremendo colpo che ci aveva dilaniato il cuore.
Illuso.
Una seconda goccia salata percorse con una lentezza esasperante la guancia, dolorosa come una lama di metallo ardente che viene passata sulla pelle.
Una lacrima dettata dalla rabbia, quella volta. E dalla perdita di speranza.
In quel momento, mi venne in mente il nome che mi era stato affibbiato al momento dell’incoronazione - sembravano passati secoli da quel memorabile evento.
Il Magnifico.
Provai improvvisamente ribrezzo per quel titolo che in passato avevo tanto amato.
Il Magnifico.
Mi vergognavo di me stesso.
Percepivo una nausea ripugnante verso il mondo che mi circondava.
Avrei voluto ritirarmi, andare lontano, lontano da Londra, lontano da Narnia, lontano da tutti.
Fuggire, ma da solo.
Anche se sapevo che sarei soltanto stato
Avevo ribrezzo per me stesso.
Passai in modo del tutto distratto e casuale la mano sotto il cuscino, sperando con quel gesto di ritornare all’abituale posizione in cui mi addormentavo, molto tempo prima.
Nell’atto di sistemarmi meglio, però, la mia mano venne a contatto con una sottilissima superficie, fredda e leggermente rugosa.
Le mie dita erano intorpidite dall’estrema inattività di quei giorni e dalla stanchezza fisica e psicologica che avevano seguito il terremoto, perciò, soltanto a fatica riuscii a portare davanti ai miei occhi quello che avevo l’impressione fosse un semplice foglietto di carta.
Sbattei pianissimo le palpebre, mentre la mano era ancora intenta a recuperare il misterioso oggetto. Con apatia mi costrinsi ad aprirli definitivamente mentre sollevavo il busto dalla brandina, poggiando i gomiti sul mal ridotto materasso, il foglietto dalle piccole dimensioni finalmente collocato distrattamente sul guanciale, tutto sgualcito.
Per il Magnifico
In un raptus, lette quelle tre parole finemente vergate sullo sporco pezzo di carta, afferrai con un urlo simile ad un grido di battaglia quell’insulso foglietto, cercando di allontanarlo il più possibile da me.
Il mio gesto di evidente rabbia – rabbia, rancore che erano esplosi come una bomba in quell’acuta esclamazione – catturò l’attenzione di alcuni soldati, che si premurarono di accertarsi delle mie condizioni mentali, imponendomi di mantenere un atteggiamento dignitoso e soprattutto di restare calmo.
A fatica riuscii a tenere a bada lo spirito guerriero che si dibatteva dentro di me. Avrei voluto scaraventarmi addosso a quegli uomini in divisa, scaricare tutta la tensione che era arrivata a livelli inauditi e liberarmi di quel macigno insopportabile che mi impediva di vivere. Stavo per andare ad affrontare quegli uomini che avevano avuto la malsana idea di parlarmi anche soltanto per un attimo, certo che non sarei riuscito a mantenere nemmeno un briciolo di controllo, quando un guizzo improvviso, una sinapsi nervosa nel mio cervello mi impose di concentrare la mia attenzione su altro, piuttosto che su una lotta corpo a corpo con quei sergenti.
Nel foglietto c’era scritto “Magnifico”.
Solo a Narnia venivo chiamato così.
Mi alzai bruscamente dal letto, sotto gli sguardi di Caspian e Edmund, che si scambiavano occhiate cariche di perplessità e preoccupazione per il mio comportamento alquanto… strambo.
“Dov’è?!” domandai, il tono di voce non troppo moderato.
Il volto di Edmund mi si parò davanti interrogativo, gli occhi, quegli occhi marroni grandi e profondi, che mi ordinavano di stare calmo. Era a dir poco impressionante quanto quei pozzi scuri fossero espressivi. 
Lo scansai non troppo gentilmente, proseguendo. Aveva pur ragione, ma io dovevo trovare quel biglietto.
Per fortuna, il fatto che si trattasse di un misero pezzo di carta giocò in mio favore: era leggero, non poteva essere andato troppo lontano in quella manciata di secondi.
Lo ritrovai, infatti, a pochi centimetri dal letto di Caspian, la parte che dava all’esterno recante la scritta che mi aveva tanto alterato. Lo afferrai con foga, aprendolo velocemente, una bramosia di conoscerne il contenuto che mi pervadeva corpo e anima.
Non impiegai che pochi istanti per divorare le semplici righe che vi si trovavano vergate, ma mi ci volle molto più tempo per comprendere appieno il messaggio che volevano comunicarmi.
Mi sedetti con molta più calma sulla brandina di Caspian, un’espressione perplessa e sconvolta dipinta sul volto.
Non …
“Peter, si può sapere che succede?”, il tono di Edmund era molto scocciato quando mi pose quella domanda.
“Leggi” dissi semplicemente, senza guardarlo negli occhi, mentre il mio sguardo vacuo rimaneva focalizzato su un punto indefinito.
Intercorsero dei secondi di silenzio che mi parvero interminabili, ma alla fine mi decisi ad incrociare gli occhi marroni di Edmund, e mi sentii invaso da un attimo di sollievo quando lessi nel suo sguardo lo stesso sbigottimento e la stessa paura che, contemporaneamente, mi attanagliavano come un animale in gabbia.
Solo in quell’istante mi resi conto di un’altra presenza che osservava la scena.
Il predicatore ci squadrava interrogativo, studiando le occhiate che scambiavo con mio fratello e provando a comprendere un minimo di quanto stava succedendo. Doveva aver capito che la reazione che avevo avuto era legata a quel foglietto sgualcito, perché il suo sguardo si soffermava prevalentemente su di esso, ancora tra le mani di Edmund.
Nessuno si decideva ad aprir bocca, finché finalmente mio fratello prese parola, intento a rivelare a Caspian quanto appena letto.
“Questo foglietto… “ esordì, voltandosi a cercare i miei occhi. Annuii, incitandolo a proseguire.
“In questo foglietto…”, ripeté, “c’è scritto che Lucy, Lucy… “ la voce del Pevensie si era incrinata non appena aveva pronunciato quel nome.
“.. Lucy?” lo spronò il Re di Narnia, impaziente.
“… non è morta.” concluse Ed, tutto ad un fiato, terminando il discorso con il respiro ancora accelerato.
Caspian sbatté leggermente le palpebre, la bocca contorta in una smorfia indecifrabile. Era allibito, forse. O, semplicemente, stentava a credere a quanto aveva appena udito.
“Chiede anche se siamo disposti a tutto pur di riaverla e, in caso di risposta affermativa, di seguire il segnale che ci condurrà da lei. “ aggiunsi, mentre mi passavo la mano destra fra i capelli, per poi riappoggiarla sulle ginocchia, in meditazione.
Il moro questa volta cominciò ad annuire distrattamente, la sua mente visibilmente persa in altri pensieri.
“E’firmato? Il foglietto, intendo… “ domandò, sedendosi anche lui sulla brandina opposta alla mia.
“No, ovviamente”, gli risposi, passandogli il biglietto affinché potesse leggerlo con i suoi occhi.
Misi nuovamente la testa fra le mani, sospirando pesantemente e cercando di mettere luce sulla situazione molto, molto complicata.
Che fare?Fu la domanda che mi balenò in testa dopo aver atteso qualche istante.
Crederci? Non crederci?
Forse Lucy era un ostaggio …
Forse ciò che stava succedendo aveva a che fare con la Strega Bianca …  
Magari … magari non era vero, forse si trattava solo di un espediente per catturare la nostra attenzione e portarci da lei.
Sospirai pesantemente per l’ennesima volta, chiudendo gli occhi.
L’autore del messaggio chiedeva se fossimo disposti a fare qualsiasi cosa pur di riaverla.
I ricordi legati a Lucy riaffiorarono ancora una volta alla mente: la sua risata cristallina, i suoi occhi vispi e vivaci, il suo amabile sorriso, la sua dolcezza e la sua ilarità.
Avrei potuto riaverli.
Dovevo riaverli.
Avevo detto che sarei tornato indietro pur di salvarla. Avevo detto a me stesso che avrei dato la mia anima per avere una seconda possibilità.
Non sapevo se fosse vero o no, non sapevo se quanto leggevo fosse la verità o meno. Sapevo solo che valeva la pena rischiare, per una causa simile.
Mi alzai dalla brandina in modo composto e solenne.
Sapevo cosa dovevo fare.
Lucy, sto arrivando.
 
POV SUSAN
 
“NO!”
“Susan, ma senti quello che stai dicendo? Ti stai rifiutando di andare in soccorso a tua sorella, a Lucy!”
Chiusi gli occhi, la voce infervorata di Peter che mi ronzava ancora nelle orecchie.
“Peter, la smetti di comportarti come un bambino? Lo vuoi capire che è impossibile o no?”, mi premurai di scandire bene la terz’ultima parola, affinché il concetto gli risultasse più chiaro.
Non- era- possibile. Non c’era altro da aggiungere.
Mi sedetti nuovamente sulla brandina dove stavo giacendo mezza assopita prima che il trio mi svegliasse per comunicarmi quanto avevano appena appreso.
Non si aspettavano che avrei avuto una reazione tanto decisa, forse. Non si immaginavano che non avrei creduto alla possibilità di salvare Lucy. Erano convinti che sarei stata perplessa, così come era successo a loro, ma erano sicuri, erano certi che avrei subito riconosciuto che si poteva fare.
E invece no.
Semplicemente perché era stato il comandante dei soldati a comunicarci della morte di Lucy. Semplicemente perché Lucy era davvero morta e semplicemente perché quel messaggio ambiguo e anonimo era uno stratagemma adottato da Jadis per farci cadere in trappola.
Non a caso lo aveva indirizzato a Peter. Quella strega malefica, infatti, era consapevole del fatto che per lui non ci sarebbero stati limiti pur di salvare la sua sorellina. Sapeva che lui non avrebbe esitato a sacrificarsi per lei.
“Susan” esordì il Magnifico, gli occhi accesi che a stento trattenevano la rabbia che provava nei miei confronti.
“… è forse possibile che tu non voglia fare nulla per aiutare tua sorella? Per riportarla da noi? Non ti sei forse resa conto che se non interveniamo non ci sarà mai più? O forse la cosa non ti rattrista abbastanza? Preferisci rimanere qui comoda comoda fra le braccia del tua amato, certamente, ma io no!” sbottò.
Avrei giurato che vi erano fiamme di fuoco nei suoi occhi mentre mi rivolgeva quelle parole con quel tono sprezzante, parole che mi si conficcarono nel cuore con la forza di una spada affilata.
E quando qualcosa di così doloroso distrugge il cuore, non si può far altro che riversare tutta la sofferenza nel pianto. Lacrime furono infatti quelle che iniziarono a sgorgare dai miei occhi, scivolando copiose sulle guance, mentre guardavo Peter riprendere un minimo di autocontrollo.
“Io le voglio un bene che nemmeno immagini e non hai idea di quanto abbia sofferto, tu non lo puoi sapere!” urlai, prima di correre via, lontano da mio fratello.
“Lasciami stare!” gridai poi a Edmund, che cercò invano di trattenermi.
Sapevo che non era un comportamento da persona matura, quello di prorompere in lacrime e di evitare di affrontare la questione faccia a faccia con il mio avversario, tuttavia le parole di Peter erano state la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Dopo il breve sfogo che aveva immediatamente seguito la notizia riportataci da Peter, non avevo versato più una lacrima.
Ma avevo pianto tutto il tempo dentro di me, ritirata in un silenzio tombale e nella solitudine più totale.
Rifiutavo qualsiasi contatto umano, il cibo, stentavo a dormire.
Volevo soltanto essere lasciata da sola, a pensare.  
Peter era convinto che per questo non soffrissi della perdita di Lu.
Non aveva nemmeno la minima idea del baratro di angoscia e rancore in cui il mio cuore stava sprofondando in quei giorni così strazianti.
Non poteva lontanamente immaginare come si stava logorando quell’organo pulsante, come una roccia erosa in continuazione dal mare.
In quel momento, non ero riuscita più a trattenermi, non ero stata capace di rinchiudere il dolore atroce soltanto dentro di me: avevo avuto bisogno di sfogarmi, di piangere.
Rannicchiata in un angolo come un cucciolo abbandonato, che però rifiuta di essere adottato e aiutato dagli umani, le ginocchia al petto e i capelli che mi coprivano il viso, piangevo senza contegno, piangevo singhiozzi carichi di dolore e di sofferenza, piangevo perché, alla fine, mi ero reso conta che tutti dovessero sapere, tutti dovessero prendere parte al mio lutto.
“Susan”
Riuscii a sentire quel mormorio nonostante i gemiti e i singulti: ero ormai abituata a sentire quel nome nell’ultima settimana, quando ogni singola mattina Caspian mi chiamava e cercava di consolarmi, sperando di potermi recare un minimo conforto. L’avevo sempre rifiutato.
Ma quella volta il sussurro proveniva da una persona diversa. E anche questa la conoscevo bene.
“Ed” sbiascicai piangendo, decisa a non osservare negli occhi il mio interlocutore.
Sentii la sua mano passare dolcemente fra i miei capelli, partendo dalla nuca fino ad arrivare alle ciocche umide che mi coprivano il volto. Mio fratello si premurò, posizionatosi davanti a me, di scostarle una per una, per poi sollevarmi il mento, affinché lo potessi guardare negli occhi.
Inizialmente, mi sottrassi a quel contatto, ma quando Edmund con più fermezza prese nuovamente il mio volto fra le mani, sapevo che non sarei potuta più sfuggirgli.
“So come ti senti, credimi”, incominciò, con un tono di voce conciliante e melodioso, che raramente aveva usato. A pensarci bene, aveva uno splendido timbro di voce quando voleva.
“Sì, ma Peter no.” , brontolai come una bambina, una smorfia infantile sulle labbra che fece sorridere il ragazzo.
“Lo capirà, ha solo bisogno dei suoi tempi, dovresti saperlo ormai…”, sembrava quasi un rimprovero la sua affermazione, ed ero pronta per ribattergli qualcosa, ma Ed era chiaramente propenso a proseguire senza alcuna sosta la sua arringa.
“Tornando a noi due. Susan, io so che in questi giorni tu hai sofferto molto, moltissimo, anche se magari non l’hai voluto dare a vedere. Ma sono certo, certissimo che ti sei logorata dentro e che forse questo è stato anche peggio… Però non posso che comprenderti perfettamente, perché anche io ho fatto così… Ma adesso, Sue”, proseguì convinto, prima di fare una breve pausa giusto per assicurarsi che lo stessi guardando bene negli occhi. “… Sue, forse hai ragione a sostenere che è una trappola di Jadis, ma… Secondo me vale la pena provarci. Tentiamo, cerchiamo. Magari verremo catturati anche noi e finiremo come ostaggi di quella malefica creatura, però almeno non ci saremo arresi davanti all’ostacolo che ci si era presentato davanti. Susan, lo dobbiamo fare per Lucy.”, concluse.
Riuscii a notare che aveva gli occhi leggermente umidi mentre pronunciava questo toccante discorso ed anche io smisi di singhiozzare, lasciando il posto, invece, a delle lacrime dettate dalla commozione e dalla consapevolezza che non dovevamo perdere così la speranza. Lucy non avrebbe voluto che lo facessimo, ed era giusto che rischiassimo per lei. Edmund aveva ragione, dovevamo solo provare.
Dopo qualche minuto di silenzio, presi ad annuire, mentre un timido sorriso faceva capolino sulle mie labbra, come un piccolo bucaneve che spunta sotto la soffice neve, il primo dopo un lungo periodo di buio totale e di sofferenza. Un flebile sorriso che però testimoniava che, in fondo, la fiammella di speranza non si era del tutto spenta.
Edmund sorrise a sua volta, visibilmente felice e sollevato di essere riuscito a smuovere la mia scorza gelida e a farmi aprire in un – seppur timido – sorriso. Aprì la sua mano, prima stretta in pugno, e la allungò dolcemente verso la mia, con fare paterno e protettivo.
Non potei fare a meno che accettare quella mano che sembrava rassicurante e una volta che i nostri due palmi furono vicini, mi gettai in un caloroso abbraccio verso Ed, che, stranamente, non si oppose al mio scambio di affetto.
Restammo in quella posizione per diversi minuti, non avevo alcuna intenzione di lasciare la presa di mio fratello – sapeva essere tanto protettivo quando voleva! Alla fine, però, fu lui a staccarsi da me, facendomi capire che era ora di andare.
Avevamo una missione da portare a termine.
 
 
***
 
L’idea di corrompere il sergente per farci evadere dal campo dove eravamo sistemati non mi piaceva proprio, ma, a detta di Peter, era l’unico modo che ci avrebbe permesso di farci scappare senza essere troppo notati. Nemmeno Caspian, a dirla tutta, era entusiasta, ma solo il fatto che avesse mostrato un’espressione perplessa e non del tutto convinta a mio fratello per esprimere il suo punto di vista non del tutto favorevole mi aveva in qualche modo fatto piacere.
Era già la seconda volta in meno di due settimane che mi comportavo male con lui ed ero in qualche modo sollevata che non fosse ancora tanto arrabbiato con me… certo, da quando ero ritornata accanto ad Edmund non mi aveva rivolto la parola, ma riuscivo a capirlo. Aveva tutte le ragioni del mondo per aver agito in quel modo.
Con riluttanza, alla fine, ho dovuto cedere – non avevo nemmeno molta intenzione di rimettermi a litigare con Peter, che, comunque, non mi aveva ancora del tutto perdonata per il mio atteggiamento che avevo avuto nei suoi confronti – e sono partita alla volta di un alto sergente baffuto che si trovava proprio di fronte all’ingresso, per sorvegliare che nessuno dei superstiti vi uscisse. “E’un ordine del Ministro” aveva sostenuto, quando la prima volta Caspian era andato a interrogarlo sulla remota – lui l’aveva presentata così – possibilità di uscire da quel campo.
Mi sistemai il meglio che riuscii, anche se non ero affatto convinta del risultato che avrei ottenuto: non mangiavo da diversi giorni, né dormivo. Ero molto sciupata e le occhiaie mi solcavano in modo evidente il viso, ed anche i miei occhi avevano risentito della sofferenza di quei giorni: erano di un grigio- azzurro più spento del solito, la luce che emanavano profondamente diversa da quella che – ne ero certa- veniva profusa quando ero allegra e gioiosa. Ma in quella settimana non potevo esserlo.
Proseguii a passi sicuri verso l’entrata, che non era nemmeno molto lontana da dove le nostre brandine erano state collocate dal giorno dell’arrivo.
Con aria indifferente, presi a passeggiare nulla facente in quella zona e non appena mi capitò di  incrociare, poco distante da lui, gli occhi di un giallo ocra vivo dell’uomo in divisa, gli rivolsi un sorriso malizioso, che, da quanto mi sembrava, lui aveva colto perfettamente.
Tuttavia, come secondo i piani, non avevo intenzione di abbordare da subito un colloquio con lui e pertanto continuai a girovagare senza meta nelle vicinanze, fin quando fui costretta dalle circostanze  - del tutto fortuite, ovviamente – a ripassargli davanti. Questa volta, senza che me lo aspettassi, ad essere sincera, fu lui ad iniziare il discorso, chiedendomi se ero in cerca di qualcosa.
“Oh, io? “ domandai fintamente sorpresa, cercando di assumere un’espressione più verosimile possibile.
“Sì, lei, signorina”, mi rispose, un luccichio compromettente che gli balenò negli occhi.
“Oh… no, io ero qui solo per prendere un po’di aria. Sa, è dura stare tutto il giorno seduti a non far nulla… Scommetto che anche lei può capirmi, non è vero colonnello?”
Non avevo idea se si trattasse veramente di un colonnello o meno, ma avevo l’impressione che se fosse stato chiamato con questo appellativo non gli sarebbe dispiaciuto poi così tanto. Non mi sbagliavo.
“Oh, no, non sono un colonnello io… Beh, in ogni caso, la posso capire benissimo, signorina” replicò. Il timbro di voce con cui scandiva l’ultima parola cominciava a preoccuparmi leggermente. Il mio intento doveva essere sì quello di attirare la sua attenzione e il suo interesse, ma… speravo con tutto il mio cuore che questo obiettivo non venisse raggiunto appieno.
Sfoderai un sorriso di circostanza, conscia che il nominativo che gli avevo affibbiato era stato gradito e riflettei sulla mossa a cui mi sarei aggrappata successivamente.
Ancora una volta, l’uomo dai folti baffi di color mogano mi precedette, chiedendomi stavolta sulla mia permanenza in quel luogo.
Risposi molto vaga, senza cadere nei particolari e fingendo che, nonostante tutto, mi trovassi abbastanza bene; non avrei potuto certo sostenere che il soggiorno stava procedendo malissimo, altrimenti avrebbe potuto iniziare a sospettare della nostra conversazione.
Il sergente sorrise e mi sembrò anche che stesse abbordando anche un ammiccamento, mal riuscito, però.
Proprio poco dopo che il mio battito cardiaco si fece più accelerato, alla luce della situazione che si stava aggravando rispetto a quanto previsto, udii chiaramente il segnale di “attacco” che avevo concordato con Peter, Edmund e Caspian prima che entrassi in azione.
Tre stranuti consecutivi, questo era l’implicito segno che doveva entrare in gioco la fase due del piano, quella più pericolosa. Poi, i tre ragazzi avrebbero potuto uscire più facilmente dal campo.
Iniziai a farmi aria con la mano, a simulare un’improvvisa mancanza di aria e un calo di pressione del tutto inaspettato.
“Temo di non sentirmi troppo bene”, dissi, fingendo di aver bisogno di un appoggio.
L’uomo colse immediatamente il segnale di allarme e si precipitò per reggermi, mettendomi una mano sotto la schiena cosicché fosse in grado di guardarmi in volto.
Ma a quel punto non riuscì più a tenere a freno il desiderio che, lo sospettavo, ribolliva dentro le sue vene dal primo momento che incrociai il suo sguardo ambiguo, e con un gesto fulmineo posò le sue labbra sudice sulle mie, iniziando a baciarmi con foga e passione.
Non poteva esserci paragone rispetto all’ultimo bacio che avevo avuto: ricordavo ancora perfettamente quanto dolce e romantico era stato, e nella mia mente era ancora gelosamente custodito il profumo di Caspian, che mi aveva avvolto e inebriato non appena le nostre labbra erano entrate in contatto. Un profumo totalmente diverso da quello che riuscivo a percepire in quel momento, un odore di alcol e di fumo per cui provavo ribrezzo e che faceva accrescere in me, ogni istante che trascorreva, il desiderio di staccarmi il prima possibile da quell’uomo impudente.
Cercai quindi subito di sottrarmi alla sua presa, che mi teneva saldamente incollata al suo corpo muscoloso e robusto, ma era un uomo, lui, e anche visibilmente più forte di me, ed era perfettamente in grado di mantenermi ferma e impedire che mi liberassi da lui.
Stavo per impazzire.
Avrei voluto gridare, invocare aiuto, ma non riuscivo nemmeno a respirare tanto il sergente mi stava attaccato.
Presi a tirargli calci sulle gambe, perché provasse dolore e si allontanasse da me, tuttavia quella non si rivelò affatto una buona idea, dal momento che l’uomo, per tenermi ferma, iniziò a toccarmi le gambe, con sempre più avidità e bramosia.
Stavo per impazzire.
Continuavo a chiedermi come facesse nessuno ad accorgersi di quanto stava succedendo, e il pensiero che tutti i presenti avrebbero seguito a far finta di nulla mi fece iniziare a scendere alcune  lacrime.
L’unica cosa che desideravo in quel momento era che quella tortura finisse il prima possibile. Volevo solo che si staccasse da me, che allontanasse quelle mani sporche e sudate dal mio collo, che ritirasse la sua bocca avida dalle mie labbra.
Volevo solo quello.
Mi faceva male, quell’uomo, stava iniziando a strapparmi i capelli, tanto era incontenibile il suo desiderio, stava…
“Lasciala stare, brutto verme schifoso!”
Grazie al cielo.
Grazie al cielo.
Grazie al cielo.
Riuscivo a ripetermi solo quelle tre parole, tanto ero sollevata.
Non mi resi conto di come Ed, Pet e Caspian riuscirono a liberarmi da quel essere spregevole, fatto sta che in una manciata di secondi mi ritrovai a correre come una pazza mano nella mano con Caspian, che mi conduceva fuori dal campo, preceduto dal Giusto e dal Magnifico.
“Corri, Susan, corri!”, mi incitava il Re di Narnia, voltandosi dietro con aria sempre più preoccupata.
Solo in quell’istante, girandomi anche io per constatare cosa ci fosse dietro di noi, mi resi conto che eravamo inseguiti da almeno dodici soldati, armati di spranghe e fucili, che ci rincorrevano per bloccare la nostra fuga.
Accelerai il mio passo, nonostante le mie energie fossero già scarse dopo l’aggressione di pochi minuti prima, facendomi guidare da Caspian, il cui tocco, delicato e deciso allo stesso tempo, era un balsamo per la mia mano.
“Il segnale, Peter! Il segnale” urlò Edmund a squarciagola, indicando un punto dal quale proveniva una strana luce tendente al verde. Era un luccichio che aveva l’aria di essere magia e, non sapevo spiegarmi il perché, mi affascinava terribilmente.
Peter fu quindi costretto a cambiare improvvisamente rotta, dirigendosi sempre in corsa verso St. James park, da dove proveniva la fonte luminosa.
Quel repentino cambiamento di direzione lasciò un attimo perplessi i soldati, che tuttavia non demorsero e proseguirono il loro furioso inseguimento.
Decisi di raccogliere tutte le mie energie per uno scatto - dovevamo riuscire a distanziarli e a fare in modo che perdessero le nostre tracce -  e lo stesso fecero anche i miei fratelli e Caspian.
Stavamo procedendo ad una notevole velocità e riuscimmo in pochi istanti a raggiungere l’enorme parco, nonostante il fiato cortissimo e il cuore che pulsava nel nostro petto all’impazzata, ma all’improvviso il segnale si spense: non potevamo interrompere la nostra corsa così improvvisamente, quindi il Magnifico optò per continuare l’irrefrenabile lotta contro il tempo e addentrarsi tra gli alberi di St. James park.
Tutti davamo chiari segni di cedimento, ma nessuno osava interrompere la corsa, fino a quando Edmund iniziò a rallentare, sotto un eloquente sguardo di rimprovero di Peter, che lo esortava chiaramente a non fermarsi.
Ma mio fratello non diede segno di voler seguire l’implicito ma ben chiaro ordine del maggiore, si fermò del tutto e ci invitò ad osservare il paesaggio che ci circondava.
“Non mi ricordavo che ci fossero querce secolari nel parco… “
Edmund aveva ragione.
Ci soffermammo anche noi a guardare la vegetazione circostante.
Non eravamo più nel parco.
Eravamo  in una… foresta.
 
 
 
Angolo delle autrici
Scusate.
Scusate.
Scusate.
Scusate.
Dovremmo scrivervelo cento mila volte, scusate.
Scusate dal profondo del cuore, per tutti questi mesi di attesa.
Davvero, siamo veramente dispiaciute, ma non siamo riuscite ad aggiornare prima. Ci abbiamo provato, credeteci, ma questo è stato un periodo particolare, in cui purtroppo anche l’ispirazione è venuta a mancare.
Ma adesso ci siamo decise finalmente a pubblicare….
Non spendiamo molto tempo a commentare questo capitolo, anche perché siamo molto di fretta stasera, ma vi diciamo soltanto che purtroppo non potremo rispondervi alle recensioni abbastanza presto. Ma vi promettiamo che appena avremo nuovamente il computer, vi risponderemo immediatamente!
Vi ringraziamo tutte di cuore, per continuare a seguirci e a leggere la nostra fic nonostante tutto. Grazie veramente, e scusateci ancora, di tutto.
Un bacione grandissimo e buone vacanze a tutte!
Fede e Ele  

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Capitolo 18
*** Beautiful Monster ***


In My World And In My Heart
e
di Freddy Barnes e EleMasenCullen


Chapter 18: Beautiful Monster

POV Lucy

“E’tutto il giorno che mi sto massaggiando i polpastrelli”, pensai, constatando come il dolore che aveva assalito violentemente le mie povere dita stava ormai svanendo dopo tutte le attenzioni che stavo loro dedicando. Non avrei mai immaginato di arrivare a tanto, che mi sarei concentrata per una giornata intera unicamente a far passare un’ustione per non pensare, per non mettere in funzione i neuroni già stremati, per lasciare alle cellule del cervello un riposo dopo l’intensa attività che avevano avuto da quando ero stata segregata in quell’antro oscuro, dove a stento si riusciva a respirare.
Ormai, mi ero abituata a prendere, ad intervalli regolari, respiri lunghissimi, al fine d’ immagazzinare più aria possibile, per poi immergermi in una sorta di apnea involontaria, causata dal caldo asfissiante che, in quella grotta, regnava padrone affiancato unicamente da un buio fitto, rischiarato da una sola fonte luminosa. Una piccola fiammella tremolante irradiava dei deboli raggi di luce, che, all’inizio, quando mi risvegliai la prima volta ritrovandomi nell’antro maledetto, mi sembravano insufficienti per illuminare un’intera grotta; tuttavia, con il passare del tempo, mi abituai alla scarsa luce ed iniziai a trovare addirittura sovrabbondante quella microscopica candela. Arrivai addirittura a pensare di essermi tramutata in un gatto, uno di quei bei micini che riescono tranquillamente a vagare nel buio senza necessitare di fonti che gli illumino il percorso. E arrivai addirittura alla conclusione che, se fossi rimasta rinchiusa lì per un tempo abbastanza lungo, sarei morta.
Avevo affrontato più volte il pensiero della morte, avendo a disposizione tutto quel tempo che poteva essere impiegato unicamente per riflettere (o massaggiarsi i polpastrelli, come scoprii dopo), pensando che i miei fratelli mi avevano dato sicuramente per morta, durante il mio lungo periodo di assenza.
E l’idea che potessero soffrire così tanto per me, che mi trovavo in quella cella dalle pareti invisibili per colpa mia, quasi avessi scelto io il destino a cui ora ero condannata, mi faceva salire prepotentemente le lacrime agli occhi, che poi sgorgavano goccia dopo goccia, andando a posarsi sulla divisa scolastica che ancora indossavo.
Io lo sapevo bene -  oh sì, se lo sapevo bene - quanto il senso di colpa e il rimorso fossero delle emozioni terribili, delle consapevolezze capaci di serrarmi lo stomaco per interi giorni senza concedere una minima tregua, un attimo di pace e di libertà.
No, loro erano sempre lì, onnipresenti assassini, voci infernali che sussurravano nelle orecchie, fino all’asfissia, fino a far cadere quasi esanime al suolo, senza forze.
Ricordavo come avevo sofferto quando, più di due anni fa, avevamo ritrovato il lampione che ci aveva condotti nel mondo degli umani, nella casa del Sig. Diggory, ricordavo sin troppo chiaramente come mi ero amaramente pentita di aver riconosciuto quell’apparecchio illuminante sebbene fosse ricoperto, allora, di rigogliose fronde verdi. E piangevo, piangevo perché non avrei mai desiderato seguire il mio istinto ed abbandonare Narnia, il Signor Tumnus, i Castori, tutte le creature che vi abitavano. Non avrei mai voluto lasciare la mia casa, il luogo in cui riuscivo a sentirmi veramente me stessa.
Ed ancora una volta, mi trovavo a pentirmi dell’impulso maledetto che mi aveva portato a seguirlo, a stringere la sua mano, a lasciarmi condurre da lui fuori da scuola mentre la terra, irata e arrabbiata per un imprecisato motivo, tremava violentemente. Eppure, eppure quella mattina non avevo saputo resistere al richiamo della sua voce melodiosa, quando, nella confusione generale, aveva urlato a gran voce il mio nome, che non avevo mai sentito pronunciargli, anche se avevo tanto sognato che quelle sole quattro lettere potessero un giorno uscire dalle sue labbra perfettamente modellate, in un soffio dal profumo di muschio.
I miei fratelli avevano ragione, in fondo. Per una volta, dovevo essere io a dar retta a loro. Loro che forse avevano già intuito tutto, sì, forse si erano già resi conto da subito della creatura mostruosa che si nascondeva dietro quel corpo perfetto, dietro quell’atleta dell’antica Grecia, dalle guance pallide e dalle labbra carnose e rosee.
Un bellissimo mostro, ecco cos’era.
Mi tornavano alla mente tutte le lezioni trascorse con la testa voltata leggermente verso destra, per poter ammirare appieno la sua figura, distrattamente posata sulla sedia, la testa reclinata indietro e gli occhi chiusi. Non ero certamente la sola che si dedicava a quell’incantevole attività durante i corsi scolastici: ogni ragazza della scuola conosceva il suo nome, la sua bellezza divina e il suo portamento elegante. Perfino Susan dovette ammettere che aveva fascino, ma era fermamente convinta che si trattasse di uno scarafaggio travestito da uomo, invece che l’incarnazione moderna del dio Apollo, come lo si era definito.
Non avevo osato replicare a mia sorella quando, una mattina, aveva fatto quella sprezzante affermazione sul suo conto: mi ero limitata ad annuire distrattamente, fingendo di concordare con lei e con il resto dei miei fratelli, che anche loro non vedevano certo di buon occhio quel “bambino che si crede un uomo vissuto”, dicevano. Ed ogni volta che lo dipingevano così, si apriva una fossa dentro di me, una voragine che mi risucchiava l’anima, tanto soffrivo: stavo male, stavo male perché ero sicura, ero convinta che anche lui potesse essere un buon ragazzo, in fondo. Che anche lui avesse un cuore. Ed io avevo frequentato i corsi di Storia, durante quel primo anno, cercando sempre e comunque la chiave che potesse dar accesso al suo mondo. Perché, certamente, doveva rifugiarsi lì ogni volta che faceva vagare lo sguardo perso per l’aula, ogni volta che socchiudeva gli occhi e si perdeva a riflettere … Ma forse, forse stava solo escogitando alcuni modi per apparire ancora più attraente, per far cadere sempre più ragazze della scuola ai suoi piedi.
Era un mostro.
Eppure, a guardarlo appoggiato lì, al dondolo di legno a pochi metri dalla candela, tutto di lui continuava a ricordarmi Narnia.
La pelle chiarissima pareva del colore della neve che mi aveva accolto la prima volta in cui avevo trovato l’accesso di quel mondo incantato e meraviglioso; negli occhi, del colore dello smeraldo, rivedevo le foglie di quel verde brillante che ricoprivano a centinaia ogni albero di Narnia, quelle foglie che avevo visto danzare cullate dal vento, fluttuare nell’aria e poi ritornare, in gruppo, sempre insieme. I capelli neri, però, non mi dicevano nulla: Narnia non era un posto fatto per il nero. Narnia era il trionfo dei colori, dell’allegria, della gioia, della felicità, di…
Narnia.
Una goccia salata sfuggì ancora una volta al mio controllo, insinuandosi fra le pieghe della gonna stropicciata.
Quanto avrei voluto ritornare nel luogo magico che sentivo da sempre appartenermi, far parte della mia vita, nel modo più assoluto: e invece, invece ero stata rinchiusa dal mostro, lontana da tutto e da tutti.
Cercai di raccogliere la lacrima che si era posata sulla divisa, ma non appena le due sole dita con cui sfiorai la piccola goccia salata vennero a contatto con essa percepii nuovamente il dolore che mi aveva tenuto occupata nelle precedenti ore. I polpastrelli, evidentemente, risentivano ancora dell’ustione che avevo preso, mentre a tastoni agitavo le mani nel vuoto, per capire dove mi trovavo. Solamente dopo essere stata invasa da quel male terribile alle dita, realizzai di essere in gabbia, proprio come un animale in trappola, una gabbia invisibile, però.
Ero una preda, una preda di un mostro bellissimo.
Eric.
 
***
POV  Caspian
 
Il silenzio e l’apparente pace statica, che sembravano racchiudere la foresta come in una bolla di sapone, contrastavano con il tumulto di emozioni  che abitavano il mio animo e che a stento riuscivo a controllare, quasi non mi appartenessero del tutto; un tumulto in cui si agitavano, sovrapponevano e confondevano le sensazioni più discordanti.
Era come se nella mia anima si fosse voltato un vento impetuoso che avesse fatto scatenare una tempesta dentro di me, ed io mi trovavo proprio nel bel mezzo di quel vortice indomabile, annaspando senza orientarmi: l’inquietudine, la paura, la rabbia, l’agitazione sembravano onde alte decine di metri che si accavallavano tra loro per poi infrangersi con forza su di me, opprimendomi, scuotendomi e sottraendomi addirittura il respiro.
Le energie che stavo riversando unicamente per tenere a bada quei cavalloni indomiti cominciavano a scarseggiare per il resto del mio corpo: seguivo passivamente le orme di Peter, avanzando, ma senza che il mio organismo ne avesse piena coscienza. E man mano che proseguivo quella marcia quasi obbligata, sentivo le gambe farsi sempre più pesanti, tramutarsi in macigni di pietra che riuscivo a stento a sollevare.
Desideravo sedermi, sedermi per riprendere il fiato e il controllo di me stesso, del mio corpo e della mia mente, per cercare di porre fine alla tempesta che imperversava e …
Un fremito violento, una potente scossa elettrica attraversò bruscamente la mia schiena fino a giungere in una frazione di secondo al collo, andando poi a sostituirsi ad insistenti brividi che mi scossero con veemenza.
Riuscivo a percepire il sangue caldo ribollire nelle vene e pulsare per tutto il corpo. Lo sentivo, sì, lo sentivo arrivare fino alla testa: era come se riuscissi a vedere con i miei occhi l’abbondante flusso color rosso intenso insinuarsi fra le cellule nervose e procurarmi un dolore persistente alla testa, come se questa dovesse esplodere da un momento all’altro in mille frantumi.
E man mano che l’immagine del mio sangue si affacciava prepotentemente nella mia mente, avvertivo che questa stesse andando a prendere il posto del mio raziocinio. Eccola, la luce della ragione come una fiammella diventare sempre più fioca, più pallida… Non si sarebbe estinta, cercavo di convincermi, ottimista, mentre, tuttavia, un unico pensiero iniziava a tartassarmi come un manna.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
Uccidere.
Il mio compito era quello di uccidere.
La dea Nemesi* mi stava sussurrando nell’orecchio, e io volevo, dovevo obbedire al suo ordine: uccidere, uccidere per vendetta.
Colui che aveva osato, che aveva osato guardare con quegli occhi carichi di bramosia, che aveva osato sfiorare le labbra della mia Susan, che aveva osato percorrere con quelle mani lerce la sua pelle nivea ed innocente, colui che stava per… che stava per…
Il solo immaginare cosa avrebbe seguito quel gesto già di per sé spregiudicato non fece altro che aumentare in modo esagerato il forte tremore delle mie mani, unicamente desiderose di afferrare una lancia, una spada, una balestra, solo per vedere scorrere il sangue di colui che aveva osato.
“Devo tornare indietro, devo tornare indietro” , questa la voce che riecheggiava nei miei timpani,  stordendomi e ipnotizzandomi.
Sì, aveva ragione, dovevo tornare indietro.
Bisognava che uscissi da quella foresta maledetta, riacciuffassi quel biondo strafottente e gliela facessi pagare per ciò che aveva fatto. E se si fosse giustificato che il tutto era durato una manciata di secondi… oh, l’avrei sistemato io, in una manciata di secondi.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
Uccidere.
Non era stato sufficiente il calcio che gli avevo sferrato mentre i due Pevensie si preoccupavano di tirargli pugni in faccia e scostarlo dal corpo impotente della Dolce: avrebbe dovuto pagare con la vita, adesso.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
Uccidere.
Eccolo. Lui. Era tornato.
Tra le immagini indistinte che si accavallavano alla mia vista sfocata, riuscii a intravedere la sua chioma bionda. Era voltato, ma ero certo si trattasse di lui: sì, non poteva che essere lui.
Anche solo il suo passo cadenzato era sintomo di strafottenza, di arroganza, di presuntuosità.
Dovevo ucciderlo.
D’un tratto, mi resi conto che stavo reggendo una spada affilata nella mia mano destra. Non mi domandai, alla vista dell’arma che impugnavo, come fossi riuscito ad ottenerla, ma realizzai soltanto che quella, quella sarebbe stata il mezzo, lo strumento con cui avrei troncato quell’infimo e insignante essere che si trovava davanti a me.
L’istinto omicida mi dettava di avanzare, così avrei potuto sorprenderlo di spalle e togliergli la vita senza che nemmeno se ne accorgesse.
Il tremore alle mani si stava placando: con una presa forte e ferma, avrei potuto trafiggere meglio l’avversario, non rischiando di sbagliare la mira a causa di quell’insolita alterazione che mi era presa.
Avrei potuto bearmi del penetrante odore del sangue del sergente: lo avrei colpito fino a quando avrebbe grondato quella viscosa sostanza rossa da tutto il corpo… e finalmente, finalmente avrei avuto la vendetta a cui anelavo.
Pochi passi ci distanziavano: compii un ampio arco con il braccio, sollevando la spada, per poi riabbassarla e…
“Caspian”
Susan.
Seguirono degli attimi di confusione totale: il vortice che si agitava– aveva sempre continuato a dimenarsi così tanto dentro di me? - iniziò ad acquetarsi improvvisamente, fino a quando le onde che mi figuravo nella mia mente scomparvero del tutto. Anche l’immagine del sangue, il desiderio smodato che avevo di quella sostanza che ora vedevo come disgustosa, si affievolì diventando meno nitida: e, finalmente, iniziai a riacquisire consapevolezza del mondo circostante.
Gli altissimi platani e sequoie, dalle fronde rigogliosissime, il buio, il silenzio, la totale immobilità e staticità di quel luogo… Susan, alla mia sinistra, Edmund, davanti a me, e… Peter.
Impallidii vistosamente rendendomi conto che il Re Supremo camminava a pochi passi da me, e si trovava esattamente di fronte, voltato.
Reclinai la testa leggermente verso destra.
Era ancora lì.
La spada con cui volevo uccidere il sergente che aveva aggredito Susan era ancora sospesa a mezz’aria, l’elsa impugnata con forza dalla mia mano, dalle nocche pallide per la presa fermissima.
Mi mancò il respiro per un attimo e lasciai cadere in quel frangente l’arma con cui stavo per uccidere Peter Pevensie: la lama compì una piroetta in aria, fino a conficcarsi nel terreno arido con un sordo tonfo che rimbombò per tutta l’inabitata foresta.
Mi portai le mani al volto, vergognandomi di me stesso, provando un ribrezzo indescrivibile per il gesto blasfemo che ero sul punto di compiere: come avevo potuto? Come era potuto accadere che perdessi a tal punto il controllo di me stesso e…
Non avevo mai visto di buon occhio Peter, dovevo pur ammetterlo. Anzi, lo avevo sempre considerato uno scocciatore di prim’ordine che si assurgeva a saccente e sempre perfettamente in grado di gestire e risolvere ogni genere di situazione con i suoi soli mezzi… e non potevo nemmeno negare che l’idea di togliermelo di torno ogni tanto non mi sarebbe dispiaciuta… Ma certamente non sarei mai stato in grado di ucciderlo. Mai.
Mi coprivo il volto perché non volevo vedere, non volevo vedere quella spada maledetta, non volevo vedere Peter, non volevo vedere … Susan.
Susan, colei che mi aveva fermato giusto in tempo prima che scaraventassi la mia ira e la mia rabbia sul Magnifico. Non osavo togliermi le mani dal volto, non osavo incrociare i suoi occhi color cielo con i miei, non avevo il coraggio di assistere alla sua reazione.
E rimanevo lì, in piedi, immobile, i palmi delle mani pressati sul viso a coprirmi gli occhi, la testa che si agitava convulsivamente a destra e a sinistra, quasi a non voler ammetterlo persino lei, lei che era stata la promotrice del mio gesto, quasi a non volerlo riconoscere, a discolparsi, accusando di ciò chissà quale altra forza misteriosa.
E avrei continuato così per un tempo molto lungo, se non avessi sentito, dopo poco, un soffice tocco sopra le mie nocche, delle mani che, delicatissime, scostavano le mie. Opposi resistenza in un primo momento, immaginando a chi appartenesse quel tocco morbido e quasi magico, ma poi fui costretto ad abbandonare il mio intento, lasciando che lo sguardo della Dolce si posasse sul mio.
Non vidi in quegli occhi del colore del turchese la rabbia e la severità che mi aspettavo: piuttosto, perplessità e anche preoccupazione.
“Caspian, che cosa c’è?”, sussurrò a un soffio dal mio viso.
L’esitazione e il dubbio che avevo letto nelle sue pozze chiare passò, dopo quella semplice e inequivocabile domanda di Susan, nei miei. Non capivo: forse Susan non si era resa conto di quanto stessi facendo poco prima che lei avesse chiamato il mio nome?
Farfugliai qualcosa a proposito del sergente biondo, della spada che mi ero ritrovato in mano senza sapere come, e avrei continuato con quella sfilza di frasi insensate, se non mi avesse bisbigliato un dolcissimo “E’tutto a posto”, prima di prendere la mia mano nella sua, invitandomi a seguire Edmund e Peter. I due fratelli non si erano accorti di nulla e, ignari, proseguivano la loro marcia, addentrandosi nel buio della foresta.
Mi svincolai dalla presa della Dolce, lasciandola sorpresa, e rimasi fermo dove mi trovavo, i piedi saldamente ancorati al terreno, la testa che aveva ripreso a ondeggiare freneticamente da destra verso sinistra.
“Tu non capisci, non capisci! Sono un mostro…” le sussurrai, mentre lei mi veniva incontro, cercando di rassicurarmi.
“Stavo per uccidere tuo fratello… “ mormorai dopo alcuni istanti di silenzio, senza riuscire a guardarla negli occhi.
Seguì un silenzio tombale che mi sembrò protrarsi per anni. Forse il tempo aveva deciso di fermarsi in quei secondi, per farmi pesare ancora maggiormente quell’attesa sfibrante, forse…
“Raggiungiamo gli altri” mi disse. Percepii la sua voce incrinarsi, mentre concludeva la frase, e mi prese una tremenda morsa al cuore, un dolore atroce e acuto che avvertii proprio all’altezza del petto. Mossi le labbra nel tentativo di farfugliare qualcosa da replicarle, ma lei mi aveva già voltato le spalle e aveva iniziato a camminare in direzione dei suoi fratelli, lentamente, però, forse nella speranza che la raggiungessi in poco tempo.
Prima di correre per riuscire ad affiancarla, osservai con sguardo ostile l’arma piantata ai miei piedi, e decisi di riprenderla, nonostante fosse ancora metaforicamente impregnata del sangue che stavo per versare. Chiusi gli occhi e cinsi l’elsa in un pugno, fino a sollevarla, ma solo in quei pochi secondi venni scosso nuovamente da quel fremito iroso, che mi aveva pervaso non appena avevo perso il controllo della mia mente. Eccola, quella scossa maledetta, la causa del delitto che stavo per compiere.
Scaraventai con foga l’arma ed iniziai la corsa per raggiungere Susan, che, nel frattempo, mi stava aspettando pochi metri più avanti.
 
***
 
“Non eri padrone di te stesso… Sono sicura… Che non lo volevi fare”, proruppe Susan dopo quasi un’ora di silenzio, un’ora trascorsa unicamente ad avanzare esplorando i meandri della foresta e ad ascoltare il mio dettagliato racconto di quanto mi era successo prima.
Non aveva proferito parola, dopo avervi domandato di descriverle cosa mi era accaduto: accolsi con gioia la sua proposta, nutrendo la speranza di potermi così riscattare dalla condizione in cui mi trovavo non appena Susan mi aveva voltato le spalle: condannato a non ricevere il perdono della fanciulla padrona del mio cuore. E per quanto mi desse conforto confidarmi con lei, rivelarle apertamente la paura che mi aveva attanagliato con una stretta dolorosa, nello stesso tempo mi trovavo incatenato, inerme, la spada di Damocle sospesa sopra la gola: tutto sarebbe dipeso dal giudizio di Susan, colei che avrebbe potuto concedermi la grazia della beatitudine, ma anche colei che avrebbe potuto togliermela, con una sola parola, facendo precipitare su di me quell’arma e annegandomi in una pozza di dolore.
Misuravo e soppesavo continuamente le parole che le rivolgevo, il tono con cui le proferivo, i gesti che accompagnavo per meglio spiegarmi: tutto era oggetto di un intransigente controllo. Non volevo addossare le colpe del mio comportamento unicamente alla forza che si era impadronita della mia mente, sottraendomene il controllo, tuttavia non era nemmeno mia intenzione che il parere di Susan fosse troppo negativo, che mi considerasse come un apprendista assassino e per giunta pazzo.
Ma forse in quei minuti di angoscia e preoccupazione avevo dimenticato quale fosse l’attributo che le avevano affibbiato a Narnia, la Dolce. E lei, rivolgendomi quelle parole in modo così delicato, con quella voce che sembrava un incantevole sinfonia, lei aveva finalmente impugnato l’elsa della spada di Damocle e l’aveva scaraventata via, lontano da me. Mi aveva perdonato.
“Grazie”, le mormorai realmente commosso, accompagnando quella semplice e spontanea parola con un altrettanto genuino sorriso, un sorriso carico di gratitudine e di riconoscenza.
Mi sorrise a sua volta, Susan, evitando però di incrociare troppo a lungo il mio sguardo, posato sulla sua angelica figura. Notai che l’attenzione che le stavo dedicando cominciava ad imbarazzarla e forse ad infastidirla (forse rivedeva nel mio sguardo quello bramoso e insaziabile del sergente?), e decisi quindi di focalizzarmi unicamente sul percorso.
Sembrava che stessimo procedendo sempre per lo stesso, interminabile tratto: gli alberi slanciati che si susseguivano avevano l’aria di essere tutti uguali e il panorama diventava quindi non solo pauroso e tenebroso ma ora anche ripetitivo e monotono. Certo, non si poteva affermare che la compagnia che mi era stata concessa in dono lo fosse altrettanto…
“E’da ore che camminiamo, Peter! Penso che fermarci converrebbe, sarebbe utile sia alla nostra salute fisica sia a quella mentale!”
Susan cercò di convincere nuovamente suo fratello a fermarsi: lei si era dimostrata da subito  favorevole a qualche sosta, “serviva a recuperare energie”, sosteneva, ma il biondo non sembrava essere della sua stessa opinione. A detta sua, dovevamo avanzare fino a quando non fossimo stati stremati, fino a non svenire inermi al suolo, perché dovevamo necessariamente rintracciare il segnale luminoso che ci aveva condotti in quel luogo il più presto possibile. In un primo momento, la Dolce non aveva obiettato molto al fratello, ma adesso, forse, la stanchezza cominciava a diventare insopportabile, e la sua esigenza di far fronte al Magnifico inevitabile.
“L’ho studiato, era scritto a grandi lettere nel mio libro di scienze!” ritenne necessario aggiungere la ragazza, augurandosi di trovare un valido sostegno nel testo scolastico da lei citato. Ma, evidentemente, si sbagliava, perché a Peter non sembrò che questo particolare potesse avere grande importanza e replicò alla sorella con un secco ed inequivocabile “NO”, scandendo con enfasi le due lettere che componevano la perentoria affermazione.
Susan sbuffò sonoramente, incrociando le braccia sopra il petto, innervosita dall’irremovibilità di Peter. “Sono stanca!”, ribadì per l’ennesima volta, tentando di usare un’intonazione della voce che rispecchiasse la condizione da lei denunciata a gran voce.
Ma se a Peter quell’affermazione non sembrò proclamare nulla di nuovo, il mio cervello si svegliò, sentendo quella frase sul suo affaticamento: quelle due parole fecero balenare nella mia testa un’idea che in una manciata di secondi ritenni assolutamente geniale, e, anzi, fui non poco meravigliato della lentezza che avevo avuto per rielaborare una simile soluzione al suo problema.
“Ti porto in braccio”
Semplice. Chiaro. Con un tono che non ammette repliche. Un ordine, in poche parole.
Susan indugiò un attimo alle mie parole, fermandosi del tutto, un’espressione sul suo volto che oscillava fra lo smarrimento e lo sbigottimento, mentre tentava di elaborare quanto il suo apparato acustico era riuscito a captare.
Ma io non avevo affatto intenzione di darle il tempo sufficiente perché mi comunicasse cosa ne pensasse della mia brillante – e inaspettata, a giudicare dal suo volto – proposta: conoscendola, sarebbe stata capace di declinare il mio invito – che di invito non aveva proprio nulla - adducendo qualche banale scusa infondata, e ciò non doveva assolutamente accadere.
Senza un attimo di esitazione, la affiancai facendo solo un passo laterale, mentre con un gesto fluido cinsi la sua vita sottilissima con il mio braccio, per poi far scorrere l’altro fino all’altezza delle ginocchia, curvandomi leggermente verso il basso. Con uno slancio, sollevai le sue gambe da terra e la misi infine in posizione orizzontale, sistemandomela meglio tra le mie braccia e avvicinandomela al petto. Fui talmente rapido e preciso nel compiere quella serie di meticolose operazioni che Susan non sembrò cogliere l’articolato processo che precedette il ritrovarsi in un baleno vicinissima a me.
“Ma Caspian, che stai facendo?”, mi domandò, ancora sconvolta ed attonita, un vistoso rossore che le tingeva le gote un po’accaldate probabilmente per l’imbarazzo.
“Rimettimi giù! Sono troppo pesante, e poi tu sei stanco, e … “
Cercava di divincolarsi tra le mie braccia, ancora ignara di quanto la mia presa fosse ferma e salda, senza sapere che ogni suo movimento per liberarsi e per sottrarsi a me non faceva altro se non favorire l’avvicinamento dei nostri corpi.
Quando finalmente si rese conto di non avere più via di fuga e constatò amaramente come i suoi tentativi fossero vani, incrociò con uno sbuffo le braccia al petto, stavolta stizzita più per le mie risa piuttosto che realmente scocciata dall’idea che avevo avuto.
Continuai a ridacchiare di sottecchi per un altro po’, interrotto ogni tanto solo da qualche occhiata fintamente gelida di Susan, che seguitava a scuotere la testa e a sospirare.
“Riposa, dai”, le sussurrai poi ad un soffio dell’orecchio, il sorriso sempre dipinto sulle mie labbra.
“Come faccio se continui a ridere?” replicò lei, fulminandomi con il solito sguardo, che mi proponevo di imparare a decifrare e scrutare sempre meglio.
“Non rido più, promesso” le assicurai, accompagnando quell’ impegno con un’espressione seria e solenne che suscitò le risa della Dolce, la quale sembrò convinta della mia parola: si sistemò infatti meglio fra le mie braccia, voltando la testa e appoggiandola lentamente al mio petto, proprio lì, dove si trovava il mio cuore.
“Scusami e… grazie”, mi bisbigliò poi, alludendo probabilmente al comportamento poco cortese che aveva avuto negli ultimi giorni passati nel campo.
Ma io quello l’avevo già dimenticato.
Riuscivo a percepire come finalmente cominciava a rilassarsi: il suo corpo si era fatto meno rigido e i suoi respiri più lenti e regolari ed anche il rossore che aveva colorato le sue guance era quasi del tutto scomparso.
Era bellissima lì, così, dolcemente raggomitolata tra le mie braccia. Sembrava un cucciolo abbandonato che aveva bisogno di protezione ed io, in quel momento, ero proprio ciò di cui lei necessitava.
E non mi meravigliai che dopo poco, chiusi gli occhi, si abbandonò ad un pacifico sonno ristoratore, a cui anelava da tanto tempo dopo la scomparsa di Lucy.
E dopo tutto quel tempo in cui avevo aspettato un momento simile, riuscii a sentirla finalmente mia.
 
 
 
*La dea Nemesi: espressione metaforica (mmm…) con cui si indica la Vendetta.
 
Angolo delle autrici (che paroloneeee! xD)
*E dopo un mese di libertà assenza, ritornano Federica e Elena lanciando zucchero e barattolini di miele a volontààà*
Ehilàààà, bella gente del fandom di Narnia! Masssalve!
Che piacere rivedervi così presto xD Visto come siamo state brave ad aggiornare solo dopo un mese e quattro giorni?! Va bene, va beneee, non è poco, ve lo concediamo, ma possiamo dire a nostra discolpa – come abbiamo già comunicato ad alcuni di voi nelle risposte alle recensioni – che siamo state in vacanza e quindi non abbiamo potuto usufruire del computer per dedicarci alla nostra tanto amata attività. In compenso, però, al mare ci siamo fatte delle belle nuotate e, esplorando il meraviglioso fondale marino, abbiamo trovato tanta ispirazione e… tanto zucchero e miele! xD Ma d’altronde, lo dice anche Sebastian nella celeberrima canzone de “La sirenetta”! (“In fondo al maaaaar, in fondo al maaaaaar, l’ispirazione, zucchero e miele si troveraaaan! xD xD) … ! xD Ecco a proposito dimenticavamo di comunicare ufficialmente che in fondo al mar ci abbiamo pure lasciato quel poco cervello di cui disponevamo, quindi d’ora in poi dovremo farne a meno (si sarà già notato, ci sa tanto xD)
Cooooomuuuunque, non perdiamoci in chiacchiere! L’importante è che adesso siamo tornate e siamo cariche di tanta allegria, felicità e buon umore! =)
Prima di tutto, un avviso molto importante: d’ora in poi porteremo avanti la fic in UN SOLO ACCOUNT, QUELLO DI EleMasenCullen, dal momento che l’amministrazione ha eliminato la copia contenuta nell’account di Freddy Barnes, poiché si può disporre di una sola copia nel sito anche se la storia è a quattro mani. Per le recensioni che ci avete lasciato in quell’account, non temete, riusciremo a recuperarle e recupereremo anche le risposte ai commenti che vi dobbiamo! Ci scusiamo con tutti del disagio causato da quest’eliminazione, sperando vivamente che continuate a seguirci anche se la fan fiction sarà unicamente su questo account ^^
Passiamo invece al capitolo, ora. Duuuuunque, il titolo: Beautiful monster. Okay, non è molto azzeccato, lo sappiamo (come d’altronde quello dello scorso capitolo, infatti ci proponiamo di cambiarlo, perché.. beh, perché non c’entra un tubo .__.), però eravamo troppo partite da quest’idea quindi ci dispiaceva abbandonarlo! xD E poi, vorremmo precisare che anche Caspian nel suo Pov si definisce mostro, per il gesto brillante  scellerato che stava per compiere, perciò lui sarebbe un Beautiful monster pure luiiiiii! xD
Va beh va beh. Detto questo, speriamo che il Pov Caspian si sia capito, perché è molto confusionario, ma volutamente, dal momento che, come si spera si sia intuito, il nostro amato re non era molto padrone di se stesso dopo aver messo piede nella foresta… Bah, stranezze della vita. Per non parlare della spada, naturalmente. Ma non corriamo troppo, ogni cosa a suo tempo *si atteggiano a mo’ di piccole Aslan* … In ogni caso, se doveste aver perso qualche passaggio relativo a quanto è successo, non esitate a chiederci spiegazioni, ve le daremo molto volentieri! =)
Inoltre, Lucy. Eeeeeggià, la nostra piccola Valorosa non è morta, a quanto pare. Per ora, si intende. *modalità sadiche: on* … Perdonate anche  se la parte dedicata a lei vi appare un po’confusionaria, vi abbiamo voluto dare solo input che approfondiremo meglio nel corso della storia. ^^… E che dire poi del nuovo personaggino che è comparso per la prima volta in questo capitolo?! Non sottovalutatelo perché ritornerà ancora, sì sì… Comunque, nonostante questa nuova comparsa, non riteniamo necessario aggiungere l’informazione “Nuovo personaggio” nella scheda iniziale della nostra fic, dal momento che si limiterà ad essere un personaggio secondario, i protagonisti rimangono sempre i cari Pevensie e quel bel pezzo di Re. xD
Abbiamo scritto un sacco quest’oggi, ma prima di lasciarvi in pace  ci tenevamo a ringraziare tutti coloro che ci recensiscono, quelli che hanno aggiunto la nostra fic alle preferite, seguite e ricordate.  Dulcis in fundo, volevamo dedicare questo capitolino alle nostre TheGentle95 e LadyVampira93, per ringraziarvi di tutto il sostegno che ci avete dato fin ora con i vostri commenti e ovviamente perché siete le nostre più sfegatate fan della coppia Suspian, con la speranza che la scena fra i due piccioncini a fine capitolo vi sia piaciuta =)
Grazie mille a tutti della pazienza, al prossimo capitolo!
Un bacione,
Federica e Elena <3
 
PS: Credits per il titolo a Ne-Yo, Beautiful Monster.
^^

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