Bloody Lies

di ItsFabio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First ***
Capitolo 2: *** Second ***



Capitolo 1
*** First ***


«Caz*o,hanno di nuovo alzato il prezzo?»
Non ce la feci più.
Ogni anno,gli ultimi 4 giorni di Agosto la piazza San Michele si riempiva di attrazioni per festeggiare la fine dell’estate. C’erano tante cose con cui divertirsi: autopiste per bambini,quelle per gli adulti,catene,aerei,scivoli giganti e quella per la quale eravamo andati: il Cuba libre.
 Tutti gli anni mi chiedevo: Cosa ci trovano da festeggiare? E’ finita la stagione delle vacanze,dopo due settimane saremmo tutti tornati a scuola o ai rispettivi lavori,non c’è nulla da festeggiare.
Quell’anno ne fui certo: Non ci fu proprio niente,da festeggiare.
«Già,l’anno scorso non costava due e cinquanta?»
«Esatto! Quest’anno tre euro pieni.»
Dopo aver preso i biglietti ci mettemmo in fila.
Era una tipica serata estiva: clima caldo,stelle nel cielo,un’arietta fresca che ogni tanto passava a raffreddare gli animi cocenti degli adolescenti alle prese delle prime cotte serie.
Ero andato con la mia storica amica Annalisa.
La conoscevo da quando avevo quattro mesi,visto che i suoi genitori lavoravano coi miei. Tra noi non c’era mai stato niente,ci consideravamo fratello e sorella,non avevamo mai pensato ad un’eventuale relazione.
Lei era alta poco meno di me,aveva i lunghi capelli castani legati da una coda di cavallo e sfoggiava un trucco leggero sugli occhi. Indossava una canottiera bianca aderente con delle stelle rosa brillante e un paio di shorts di jeans. Ai piedi,invece,calzava un paio di Converse bianche sciupate e annerite dal tempo.
Io invece,per quella sera,avevo optato per un paio di bermuda blu e una maglietta azzurra semplice,per evitare di attirare l’attenzione. Non mi piaceva avere tutti gli occhi su di me.
Dopo cinque minuti circa arrivò il nostro turno,salimmo le scale e prendemmo posto sul lato sinistro. Riprendemmo a parlottare aspettando l’avvio della giostra.
«Come ti trovi con le lenti a contatto?» Mi chiese,notando che quella sera non portavo gli occhiali.
«Bene,sono comode..soprattutto perché quando vado in posti come questi non devo preoccuparmi che mi cadano gli occhiali» risposi ridendo.
 
Une melodia tecnologica partì dalle casse posizionate sotto ai nostri piedi e io la riconobbi subito.
Era “Lie To Me”,della mia cantante americana preferita,ma non la versione originale,uno di quei remix da discoteca spastico che odiavo.
«C’mon don’t be shy» cantava JoJo da sotto di noi,mentre l’attrazione iniziava il suo corso.
Sia io che Annalisa ci stringemmo alle barre protettive,per paura di cadere,anche se era più o meno la centesima volta che ci salivamo.
«Come fai a cantare in un momento simile?!» Mi chiese lei,urlando per farsi sentire sopra il frastuono della musica.
«E’ una delle mie canzoni preferite,non posso non cantarla,è contro natura!» risposi,gridando a mai volta.
«Capisco» rispose ridendo.
Dopo circa un minuto le chiesi: «Che ore sono? ..Ho lasciato l’orologio a casa.»
Lei guardò il suo e mi rispose: «Dieci e cinquantanove,praticamente undici.»
La guardai felice ed eccitato: «Non la sai la voce?» dal suo sguardo capì la risposta e continuai «Alle undici,secondo alcuni,tutte le luci si spegneranno e le giostre si fermeranno perché da qualche parte nella piazza,su una di queste attrazioni un ragazzo chiederà la mano alla sua fidanzata.»
Annalisa rimase stupita «Non lo sapevo! ..Che cosa romantica però..Fa molto scena da film!»
Pochi secondi dopo il campanile iniziò a suonare il primo degli undici rintocchi.
«E’ ora» affermai,vedendo che la musica si stava abbassando velocemente e che le luci si spegnevano,accompagnate dal blocco delle giostre.
Ci girammo in torno come potemmo,ancora attaccati e tenuti ben fermi dalla protezione del Cuba Libre. Cercammo una piccola luce,un suono,una folla che si fermava per vedere,ma non vedemmo niente,finché un occhio di bue illuminò i due posti centrali,poco lontani dai nostri,mettendo a fuoco su di una giovane coppia.
Lui aveva i capelli biondi,ma più scuri dei miei, e l’aria decisamente tesa,mentre lei giustamente non capiva cosa stesse succedendo,o se ci fosse un malfunzionamento nell’attrazione.
Il ragazzo sulla trentina di anni aprì la bocca per iniziare il discorso,quando un urlo disumano arrivò dall’estremità destra della giostra.
Tutti di colpo serrarono gli occhi strizzandoli,come se fossero illuminati da troppa luce,tranne io.
Non so perché quel flash non colse anche me,ma io vidi soltanto un raggio laser verdognolo provenire dall’ultimo piano della torre della chiesa davanti a noi e,seguendo con lo sguardo,vidi che era diretto all’uomo vicino alla donna che aveva urlato poco prima.
La linea verde lo decapitò,tagliandogli completamente la testa e staccandola dal collo,bucando anche la poltrona del Cuba Libre sulla quale era seduto.
Questa cadde al terreno,lasciando una sica di sangue spaventosa,ma nessuno se n’era ancora reso conto. Tutti erano ancora in preda a quel flash misterioso.
Afferrai la mano di Annalisa e cercai di farla uscire dallo stato nel quale si trovava strattonandola.
 
Il bruciore svanì allo stesso momento,mentre la gente,sentendo l’acro odore del sangue,si girò tutta verso la testa al centro del palco della giostra,degna della locandina di un film horror.
Anna aprì gli occhi e le afferrai le spalle come potei. «Hanno decapitato un uomo. L’assassino ha agito sul campanile».

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Capitolo 2
*** Second ***


Corsi giù dalle scalette in fretta e furia,appena la polizia fece evacuare la zona rendendola off-limits per il pubblico della piazza.
Annalisa mi stava dietro,cercando di tenere il passo; correvamo ovviamente in direzione del campanile..anche se entrambi dubitavamo fortemente che l’assassino fosse ancora sulla scena del crimine,visto che ormai erano trascorsi circa 3 minuti dall’istante della decapitazione.
Quando arrivammo trovammo la porta che conduceva al campanile spalancata,ma notammo che la serratura era saltata in seguito ad una specie di fusione..Forse il killer aveva usato un semplice accendino per scassinarla.
Salimmo correndo le ripide scale di pietra consumate dal tempo e dal vento,quando il mio piede destro trovò qualcosa di scivoloso su uno degli ultimi scalini e mi fece rotolare giù come un salame,travolgendo anche Anna.
Imprecai e mi tastai la cervicale dolorante,guardando la mia amica e con uno sguardo assicurandomi che stesse bene: per fortuna nessuno dei due aveva ferite visibili,solo qualche graffio.
«Caz*o,perché sono caduto?!» Mi chiesi ad alta voce,togliendomi la scarpa per capire la causa della caduta.
La slegai e,dando uno sguardo al piede,che,per una ferita abbastanza prolungata,era zuppo di sangue ed il calzino da grigio era diventato nero,a causa dell’oscurità,portai la scarpa al naso,per annusare il liquido,sicuro di sentire per la seconda volta in quella serata l’odore del sangue.
Ma mi sbagliavo: con mia sorpresa dovetti annusare più volte prima di capire cos’era.
Credevo che fosse sangue perché al buio il rosso mi sarebbe sembrato nero,ma,guardandolo bene,il liquido non era rosso porpora..ma davvero nero.
Mi rimisi la scarpa e aiutai Annalisa ad alzarsi,mentre ci dirigevamo all’uscita:  «Tanto qui non c’è più nessuno»
 
Giunti per strada sentimmo uno strano rumore..Qualcosa come lo scroscio dell’acqua quando scende da un rubinetto mal pulito o maltenuto. Seguimmo il suono avvicinandoci al bagno pubblico,da dove scorreva fuori dell’acqua che calpestammo bagnandoci i piedi.
Mi girai verso la mia amica e sussurrai: «Aspettami qui.»
Lei mi guardò come se volesse ribattere,ma si morse la lingua. Forse perché aveva visto che ero particolarmente deciso o perché non le andava di rischiare la vita per la seconda volta,quella sera.
Camminai lentamente,cercando di evitare di far rumore con l’impatto con l’acqua delle mie scarpe, fino a quando riuscì ad affacciarmi alla porta socchiusa,dalla quale veniva il tanfo che mi aspettavo prima..Probabilmente il destino voleva che sentissi almeno due volte l’ispido odore del sangue,quella sera.
Spalancai la porta con mano tremante e vidi ciò che non avrei mai voluto vedere.
Seduto sulla tavoletta abbassata della tazza,c’era un ragazzo dai capelli castani completamente nudo. I suoi occhi erano spalancati e la bocca formava una smorfia d’orrore: sembrava stesse venendo pelato vivo.
Sul braccio una ferita si era probabilmente infettata e aveva provocato un’eccessiva fuoriuscita di sangue..Era morto dissanguato?
Vicino al piede sinistro aveva una siringa.
Mi avvicinai al braccio e osservai bene: sì,la fuoriuscita aveva origine proprio da un piccolo buchino..Nella siringa c’era un composto per provocare una fuoriuscita di sangue fino a dissanguamento,ci avrei scommesso la testa.
 
Chiamammo la polizia,ma venimmo inseriti nel libro degli indagati: in fondo non avevano tutti i torti; avevamo trovato noi il cadavere.
 

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