Bryan Fury VS Lili Rochefort

di ManuFury
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bryan Fury.... Wins! ***
Capitolo 2: *** Lili... Wins! ***
Capitolo 3: *** Nomignoli ***
Capitolo 4: *** Olio, Camicie e... Rimorsi ***
Capitolo 5: *** Non sono stato io! ***
Capitolo 6: *** Cena a Casa Rochefort ***
Capitolo 7: *** Un'Esca Appetitosa ***
Capitolo 8: *** Incidenti ad Alta Quota ***
Capitolo 9: *** Allenamento e Divertimento ***
Capitolo 10: *** Duplice Problema ***
Capitolo 11: *** Momento di Vero Godimento ***



Capitolo 1
*** Bryan Fury.... Wins! ***


BRYAN FURY… WINS!

 
Lili sbuffò annoiata guardando fuori dalla finestra il cielo sereno e azzurro come i suoi occhioni blu da bambina.
Da quando Sergei Dragunov era partito per un’importante missione in Russia, nella grande villa Rochefort regnava la noia più assoluta. Non c’era nessuno da torturare… nessuno con cui giocare. Persino le visite delle innumerevoli amiche non riuscivano a farla stare bene. Anche lo shopping, sua attività preferita, risentiva della mancanza del fido portaborse…
Lili aveva bisogno di Sergei Dragunov. Aveva bisogno di sentire sulla pelle il suo sguardo freddo. Aveva bisogno di… di… di farlo impazzire!
Sbuffò ancora. Magnifico! Un’altra giornata senza Draggy.
Era partito da soli due giorni e già gli mancava così tanto. Si era abituata troppo alla sua presenza glaciale.
La ragazza si scostò dalla finestra e lasciò vagare gli occhi blu per l’immensa camera dove i suoi vestiti griffati erano appesi ovunque e ricoprivano ogni sedia disponibile. Il tempo sembrava non passare per niente.
Si scostò una ciocca di capelli dorati dal viso e tornò a guardare fuori. I giardinieri si stavano dando da fare per tagliare l’erba e potare le innumerevoli piante. Il traffico scorreva tranquillo oltre l’alta recinzione sorvegliata da telecamere.
Lili decise di far visita alla camera di Dragunov, giusto per ricordarsi del suo profumo. Uscì con passi lenti dalla sua e raggiunse quella della sua guardia del corpo, ora assente. Abbassò la maniglia e si accorse che era chiusa a chiave.
- Una porta chiusa a chiave in casa mia??? – La colpì con un calcio, lasciando disegnata sul legno l’impronta della scarpa e si avviò per il corridoio furente.
- Inaudito! Una porta chiusa a casa mia! – Ancora le rodeva la poca fiducia che il soldato russo dimostrava nei suoi confronti.  
Arrivò in giardino al culmine della sua ira. Quando raggiunse la bella piscina bianca si coricò su uno sdraio e rimase lì per un po’, a stemperare la sua collera vicino all’acqua cristallina che risplendeva quando i raggi del sole la colpivano.
Il sole era caldo e gentile ed accarezzava la sua pelle chiara con i suoi raggi teneri, ansiosi di donare una sfumatura ambrata a quella carnagione chiara.
Osservò i giardinieri lavorare ed ascoltò il suono del traffico. Monotonia… senza di lui era tutto una monotonia…. Ma ancora per poco.
Un clacson le perforò i timpani!
Lili si alzò portandosi le mani alle orecchie. Era stato un suono acutissimo che le aveva dato fastidio. Si alzò dallo sdraio e si accorse immediatamente di un vociare lontano. Con passi svelti raggiunse il muro che cintava le sue proprietà. Oltre questo due uomini stavano discutendo animatamente, volavano grosse parole. Poi qualcos’altro volò in aria: una Mercedes ultimo modello nero. Si proiettò nel cielo azzurro come un UFO non meglio identificato per fracassarsi lontano.
La Principessa di Monaco sorrise e, in pochi agili balzi, superò il muro, sedendosi sul ciglio. Sotto di lei un cassonetto dell’immondizia aperto riempiva l’aria di un odore nauseante di marcio.
Lili si scostò un pochino, strappandosi a quelle dita viscide e marce. Poi osservò con occhi blu la curiosa scena che le si presentava: due uomini, come aveva immaginato. Uno era in piedi e torreggiava sull’altro, inginocchiato in terra, quasi in lacrime, il probabile proprietario della Mercedes – UFO, volata chissà dove.  
La ragazza strizzò gli occhi chiari e riconobbe l’uomo in piedi: capelli bianchi, torso nudo, cicatrici. L’aveva intravisto al torneo: un bruto di prima categoria… ma era meglio di niente.
- Vediamo se hai ancora voglia di suonare il clacson! – Risata malvagia crescente. L’uomo in ginocchio pianse in silenzio, poi si alzò e si incamminò, le spalle incurvate dal peso della sconfitta.
Sì, è lui! Non c’è dubbio! Bene, bene. Un po’ di divertimento! La biondina scivolò giù dal muro e si avvicinò con passi calcolati.
Bryan Fury era talmente impegnato a ridere di gusto che nemmeno la vide arrivare.
- Ciao Bryan! – Disse lei.
Lui si voltò furioso, squadrandola dalla testa ai piedi: studiando il suo vestitino bianco, i suoi stivaletti col tacco, i suoi lineamenti freschi, i suoi capelli biondi. In breve collegò quel corpo da bambina a un nome che non pronunciò.
- Sai che hanno inventato una cosa chiamata “vestiti eleganti”? – Difatti Lili trovava orribili i vestiti sgualciti di Bryan Fury. Così fuori moda… così… così… orribili per l’appunto!
- Sai che hanno invento una cosa chiamata “non rompere ragazzina o ti faccio del male?!” – Aveva ruggito lui. Il solito barbaro di sempre.
- Ma dai! Sempre con questo tuo brutto muso, sorridi un po’. Vuoi venire da me? – Se non c’era Dragunov, avrebbe trovato altri da torturare. L’uomo alzò un sopraciglio bianco poco convinto della cosa.
- Ragazzina… io ho da fare! Non ho tempo per giocare con te! – Le voltò le spalle.
- Ma come ti permetti? – Lili alzò un pugno quasi minacciosa.
- Mi permetto, eccome! – Sempre voltandole le spalle le fece “ciao” con la mano e si incamminò, le cartucciere sui suoi pantaloni oscillarono. Stava per attraversare la strada, in quel momento deserta, quando Lili attaccò.
Si fiondò su di lui come un rapace va in picchiata alla vista di un topolino. Ma la bella Principessa di Monaco non aveva fatto i conti con le doti sovrumane di Bryan Fury che, essendo un Cyborg, aveva previsto questa reazione ed era pronto.
Aveva schivato con rapidità il colpo della ragazza e l’aveva afferrata per il bordo del vestitino, sollevandola di peso con la sola forza della mano sinistra.
- Come osi toccarmi con quelle mani luride? – Sibilò Lili.
- Oso, oso! – Fece dietrofront avvicinandosi al muro di cinta. – Tu devi capire che sei solo una ragazzina viziata! Un NO! Resta sempre un NO! –
A quel punto Lili capì quasi con disgusto quello che voleva fare. Tentò di divincolarsi, di scappare, di attaccare. Provò di tutto, ma fu tutto inutile.
Due minuti dopo si ritrovò chiusa in quel cassonetto per l’immondizia sporco e puzzolente, con la sporcizia che le imbrattava l’abitino nuovo e bianco. Il coperchio era chiuso sopra di lei.
- Mostro! Me la pagherai! – Minacciò Lili.
- Addio, ragazzina viziata! Principessa del Cassonetto! – Altra risata maniaca in crescendo.
La ragazza emerse dal cassonetto coperta di schifezze da capo a piedi!
Il vestito era da buttare e le ci sarebbero volute almeno cinque docce per togliersi tutto quello sporco di dosso. Puntò gli occhi blu pieni di ira sulle spalle robuste dell’uomo che si allontanava tranquillamente.
Giurò in silenzio vendetta!
Nessuno poteva trattarla così!
Nessuno!
Si issò furori dal bidone puzzolente e le sembrò quasi di sentire una voce metallica gridare nell’aria.
- BRYAN FURY…. WINS! –
 
Bryan Fury: 1
Lili: 0
 

***

 
Ok, ok, ok!
Questa è un cazzata clamorosa!
Ma io l’ho trovata carina… inoltre è una piccola dedica alla mia amica LunAngel.
Scusa per l’inizio, ma una vinta a Bryan la voleva dare subito.
Ammettilo, però, il cassonetto è stato un colpo di genio.
Ahahahahahaha… Dio, ancora rido.
La Principessa nel Cassonetto!
Ahahahahahahahah!
Va bene, la prossima me la studio un po’ meglio!
E vediamo che salta fuori.
Recensite ragazzi e ragazze… recensite!!!!!!!!!!!
RECENSITE!!!!!!!

 
 
 

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Capitolo 2
*** Lili... Wins! ***


LILI… WINS

 
C’era un rito di cui Bryan Fury non poteva fare a meno.
Era una cosa che andava contro ogni umana logica, ma ne aveva bisogno. Era una di quelle cose di cui non puoi fare a meno, un’abitudine che aveva fin da ragazzino.
Ovunque si trovasse, in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi situazione, Bryan Fury alle 3:07 del pomeriggio si scollegava dal resto del mondo. Intrecciava le dita dietro la testa e si stendeva per terra, fissando il cielo o il soffitto, lasciando navigare i suoi pensieri.
C’era chi aveva l’abitudine, come suo padre, di leggere migliaia di volte lo stesso libro, c’era chi aveva bisogno di fare shopping…. A Bryan Fury bastava coricarsi in terra con gli occhi persi nel vuoto.
Non pensava a niente in particolare, stava semplicemente lì fermo. E dalle 3:07 alle 3:27 nessuno poteva permettersi di disturbarlo.
Aveva acquisito quel rito quando era ancora un bambino: al ritorno da scuola, quando i suoi litigavano ad alta voce, lui si chiudeva in camera, si coricava sul letto e aspettava che la smettessero. Il tutto non durava più di una ventina di minuti. E lui per non sentire quelle urla e quegli insulti si scollegava completamente. Lasciava che la sua mente si staccasse dal corpo e volasse lontano.
Quel giorno fu la stessa cosa.
Si trovava in un parcheggio abbandonato e completamente vuoto. Le strisce bianche che indicavano i posteggi erano sbiadite e le erbacce bucavano l’asfalto in più punti, emergendo in ciuffi giallognoli.
Aveva appena messo piede nel parcheggio quando il suo orologio biologico lo informò dell’ora. Bryan lasciò pesantemente cadere la mitragliatrice Vulcan nuova di zecca e, incrociate le dita dietro la testa, si era coricato sull’asfalto.
Questo era bollente, ma la pelle fredda del Cyborg lo raffreddò in fretta. Il sole picchiava più forte: era una palla infuocata al centro del cielo azzurro e cercava di frustarlo con i suoi emissari bollenti. Ma il Cyborg non cedeva, i suoi circuiti erano studiati per non soffrire né il caldo né il freddo. La sua pelle sintetica non poteva abbronzarsi né schiarirsi. Semplicemente sarebbe rimasto lo stesso, anno dopo anno.
Sospirò alzando gli occhi grigi. La quiete di quel luogo era incredibilmente perfetta. Anche troppo perfetta…
Ma non voleva preoccuparsene, non in quel momento. Rimase così a fissare il sole senza essere ferito dai suoi raggi dorati.
Per una volta era davvero tutto perfetto… incredibilmente perfetto!
Più tardi sarebbe tornato alla ricerca del suo obbiettivo primario e alla sua solita sete di distruzione. Entro diciassette minuti sarebbe ritornato il Bryan Fury di sempre, il Cyborg, il Distruttore. Sarebbe stato di nuovo assetato di sangue e distruzione.
Ma non in quel momento di profondissima quiete. Quel momento che era dedicato solo a lui e a nessun altro.
Purtroppo per lui, non aveva fatto i calcoli con la furia di una ragazzina viziata che vide quell’opportunità e decise di coglierla al volo!
Erano le 3:21 del pomeriggio e l’aria si stava arroventando in fretta, anche troppo in fretta. Solo una persona sembrava esserne immune.
Aveva sei minuti ancora da dedicare al suo rito. Sei minuti ancora di tranquillità.
Non si aspettava un attacco per questo i suoi sensi sovrumani erano abbassati. Non si aspettava un colpo così basso.
Era vero che il suo corpo era studiato per non recepire gli stimoli esterni, ma quel secchio di acqua piena di ghiaccio che gli si riversò addosso lo sentì eccome!
Spalancò gli occhi e saltò in piedi, afferrando al contempo la Vulcan, con il fiato che gli mancava e i circuiti che stridevano impazziti. Rivoli di acqua e cubetti di ghiaccio gli scendevano dal corpo cibernetico, cadendo in terra dove, il contatto con l’asfalto bollente, li asciugava subito in nuvolette bianche.
Con occhi assetati d’odio il Cyborg cercò la fonte di quello scherzo di pessimo gusto e la trovò pochi istanti dopo, a qualche metro di distanza da lui.
La risata che gli arrivò alle orecchie era diversa dalla sua: era dolce e fresca, con un ruscello d’acqua cristallina. Una risata da odiare. Riconobbe subito la ragazzina dai capelli d’oro che aveva incontrato quella mattina. La “Principessa del Cassonetto” come l’aveva definita.
Stava lì, avvolto nei suoi vestiti firmati viola, ridendo composta con una mano chiara elegantemente posta davanti alla bocca coperta di lucidalabbra. Ai suoi piedi un secchio rosso… vuoto ma ancora bagnato.
Bryan Fury la fulminò gli occhi argento e lei gli sorrise.
- Te l’avevo detto che me l’avresti pagata! – Rise lei facendogli una pernacchia.
Bryan ebbe l’impulso di scaricare la Vulcan sulla ragazzina ma si trattenne. Una sorriso malvagio sul suo volto sfregiato… aveva altro in mente.
La ragazzina gli fece ancora una pernacchia, poi si voltò e se ne andò facendogli “ciao” con la mano, un gesto che aveva del deja vù. Il Cyborg ruminò il silenzio la sua rabbia, ribollente d’ira mentre guardava la Principessina allontanarsi elegante, si allontanava da lui come l’acqua che aveva sul corpo freddo.
Abbassò la Vulcan 9 mm nuova di zecca e sorriso sadico. La piccola voleva la guerra? La guerra avrebbe avuto!
In fondo era stato creato per quello.
Il suo corpo era asciutto ora grazie anche al caldo sole, alzò le spalle per scioglierle da quell’abbraccio di gelo che l’aveva investito qualche attimo prima. Avanzò pesantemente di un passo, aprendo una crepa sull’asfalto già sfregiato.
Nelle orecchie ancora quella risatina fresca come la risata di un angelo… quella risatina che voleva dire “LILI… WINS!”
 
Bryan Fury: 1
Lili: 1
 

***

 
Bene, bene… ora i nostri amici sono in perfetta parità.
Ma cosa avrà in mente Bryan…? Quale sarà la sua vendetta…?
- Beh… questa consiste nel… -
BRYAN! Non devi dirlo.
- Ma tu…? –
Mi spieghi che senso ha esporre la propria vendetta ora? Aspetta il prossimo capitolo!
Ehm… scusate. Ogni tanto il suo cervello parte per la Quarta Guerra Mondiale e non è facile recuperalo.
Hai visto come sono brava LunAngel? Ora ne ho data una vinta a Lili. Spero che sarai contenta.
Ok… posso passare al terzo capitolo, sperando di riuscire a farlo un pochino più lungo di questo.
Non avevo già abbastanza cose da fare? Ora mi ci metto pure con questa nuova follia… sono proprio pazza!
Mi raccomando, recensite!
RECENSITE!

 

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Capitolo 3
*** Nomignoli ***


NOMIGNOLI

 
La felicità di Lili era qualcosa di indescrivibile: la faccia che aveva fatto Bryan Fury dopo quella secchiata d’acqua gelida. Assolutamente fantastica!
Ogni volta che ci ripensava le veniva da ridere.
Anche adesso, coricata sul suo sdraio bianco a prendere il sole leggendo uno di quei libri d’amore che lei adorava, le veniva da ridere. L’espressione sul viso del Cyborg era qualcosa di veramente eccezionale! Nemmeno il carissimo Draggy aveva mai assunto un’espressione come quella.
Accavallò le gambe facendo attenzione a non stropicciarsi troppo i nuovissimi jeans viola. Riprese a leggere con la serenità dipinta sul volto allegro.
Non riusciva a staccare gli occhi dal libro: in quel momento il bellissimo protagonista stava mostrando tutto il suo amore per una bella principessa, Lili afferrò dal tavolinetto basso a fianco a lei un bicchiere. Ne bevve distrattamente qualche sorso poi tornò al libro. Quel capitolo la stava prendendo troppo. Immaginò quasi di essere lì, al fianco del protagonista, per dargli sostegno morale mentre pronunciava quella fatidiche parole.
- Io… ti… - Lili le pronunciò a fior di labbra, immedesimandosi del tutto!
- AMMAZZO! – Concluse per lei una voce roca.
Io… ti… ammazzo? Lili alzò un sopraciglio. Non dovevano essere quelle le parole.
Abbassò il libro, posandolo sul petto e si guardò attorno: i giardinieri avevano appena finito le loro mansioni e stavano riponendo i loro attrezzi, i camerieri correvano avanti e indietro per essere sicuri che tutto fosse perfetto e in ordine.
Solo per ultima guardò la piscina. Proprio davanti alla Principessa di Monaco, dall’altra parte dell’acqua cristallina su cui si rifletteva il sole, c’era Bryan Fury, in spalla un Bazooka da favola. Puntato contro di lei!
Lili sorrise.
- Ciao Bryan! – Salutò felice, alzando la mano.
- “Ciao Bryan”? – Un’espressione interrogativa si dipinse sul volto del Cyborg. Abbassò il bazooka visibilmente depresso. – Non dovresti urlare dalla paura? Di solito fanno così quando mi vedono imbracciare un bazooka. – Si sentiva confuso. Molto confuso.
- Avanti… - Lili rise. – Ti atteggi a duro, ma in realtà sei buono e sensibile. –
- Io????? – Il suo sconcerto era a livelli mai visti. – Buono e sensibile io????? Scandaloso! –
- Certo! – Lili posò il libro sul tavolinetto e sorrise al Cyborg. – Sei proprio come Draggy. –
- Chi? – I suoi livelli di sconcerto scesero di qualche tacca.
- Sergei Dragunov… io posso chiamarlo Draggy! –
A quel punto la fragorosissima risata di Bryan Fury scosse quasi la terra, sembrava un tuono tanto era fragorosa e spontanea. Il Cyborg lasciò cadere in terra il bazooka, proprio sul bordo della piscina, e si batté una mano sulla coscia.
Ma ogni tanto respira mentre ride? Si domandò Lili osservando l’uomo che si contorceva dal ridere dall’altra parte della piscina. Se avesse ancora avuto i condotti lacrimali con ogni probabilità Bryan sarebbe scoppiato in lacrime dal ridere! E per la cronaca… no, non respirava mentre rideva, era troppo concentrato in quell’operazione per ricordarsi di respirare!
Lili lo osservò turbata, se avesse avuto un orologio avrebbe controllato l’ora per constatare da quando tempo quel pazzo rideva. E non accennava a smettere.
Decise di fare lei la prima mossa. Si alzò aggiustandosi i vestiti firmati e si avvicinò alla piscina, Bryan Fury dall’altra parte ancora in preda alle convulsioni dovute alle risate.
- Hai finito? – Domandò lei, sbuffando.
- Dannazione! – Bryan tentò di riprendere il controllo di sé, cercò di sedare le risa, ma non ci riuscì del tutto. – Ancora non… non me ne capacito! Il soldatino di ghiaccio… - Altra carrellata di risate.
- A sì? – Lili si portò le mani ai fianchi. – Vogliamo parlare del tuo di nomignolo…? Bryanuccio! –
- Bryancosa? – Il Cyborg calmò all’istante le risate, tornado il sadico di prima.
- Hai capito benissimo, Bryanuccio caro! – Ripeté la Principessa di Monaco.
- Bryanuccio??? Caro?????? Ma stiamo scherzando! Ora mi ricordo perché sono venuto qui. – Si chinò. – Per fartela pagare di quella doccia fredda! –
A quel punto fu Lili a scoppiare a ridere. – Avresti dovuto vedere la tua faccia! –
Bryan Fury ruminò un’ennesima volta la sua rabbia e tentò di prendere il bazooka. Lo sfiorò con le dita…
- Attento! – Urlò Lili indicandogli un punto alle sue spalle.
Bryan si voltò di scatto aspettandosi un attacco: ma dietro di lui non c’era nessuno. Si voltò furente e, per sbaglio, colpì il bazooka con l’anfibio. L’arma cadde nella piscina affondando lentamente come il Titanic.
- NOOOOOOOOOOO!!!!!! – Bryan si mise la mani nei capelli! Il suo Bazooka nuovo, nuovo… appena rubato! Non aveva avuto nemmeno il tempo di battezzarlo… andato… perso… per sempre. Non gli era mai capito di perdere una così bell’arma in un modo tanto brutale.
La osservava quasi depresso: un relitto al fondo della piscina. Un Bazooka nuovo completamente inutilizzabile!
Lili si fece avanti pian piano. Camminò lungo tutto il bordo bianco della piscina fino a raggiungere il Cyborg, ancora immobile a fissare il suo giocattolo nuovo andato perso.
- Poverino… - Iniziò Lili con voce piena di dolore e compassione per la perdita. – Mi dispiace tanto… - Non era proprio vero, ma non importava: sapeva mentire bene.
- Non dirlo a me! –
- Ti va una birra? – Cambiò discorso lei, cercando di risollevare il morale al Cyborg.
- Dubito che una birra possa bastare… - Si bloccò un secondo. Ma che Diavolo gli aveva preso? Dove era finita tutta la sua furia? Tutta la sua ira? Tutta la sua rabbia? Com’è che erano evaporate in questo modo alle parole di quella ragazza?
Le spiegazioni potevano essere solo due: la prima era che aveva bisogno di una revisione completa dei circuiti… la seconda. Era meglio non pensarci nemmeno.
Sospirò passandosi una mano sul volto. Poco importava in fondo. Poteva benissimo costruirsi un altro bazooka: gli serviva solo un tubo, una saldatrice, della polvere da sparo e…
- Bryan! – La voce stridente di Lili gli perforò i timpani ipersensibili.
Il Cyborg si voltò iracondo… la sua furia si era risvegliata e ribolliva come la lava di un vulcano in eruzione!
Lili era davanti a lui, sorridente nei suoi vestiti viola, i capelli d’oro rapiti da una lievissima brezza che li faceva intrecciare nell’aria. Gli stava porgendo una bottiglia verde di birra. Fredda e ghiacciata.
Bryan Fury rimase un secondo indeciso sul da farsi. Ardua era la sua scelta: prende o non prende la birra? Gran bel dilemma. Optò per la prima scelta.
Allungò la mano ed afferrò la birra: era fredda almeno quanto la sua pelle finta. Lili gli sorrise solare, quel sorriso che era così diverso dal suo.
- Vuoi un apribottiglie? – Domandò cortese.
- Faccio da me! – Si passò la birra nella sinistra e con la destra la stappò, accartocciandolo come se fosse di carta. Rimase interdetto sul da farsi. Poi scolò la birra in un’unica sorsata. Non aveva sapore: come ogni altra cosa. Le sue papille gustative erano state disattivate durante la sua prima operazione e in seguito nessuno le riattivò più. Poco male. Bryan si gustò la freschezza della bevanda che gli scendeva in gola e nello stomaco, placando del tutto la sua rabbia.
Per la prima volta dopo tanto tempo non si sentiva in collera con il mondo intero. E non sapeva se era un bene o un male.
Senza pensare troppo si sedette sul bordo della piscina, con le gambe a penzoloni a filo d’acqua. La bottiglia abbandonata tra le sue mani assassine.
- Perché sei qui? – La domanda di Lili si infranse nella sua mente, riportandolo alla realtà.
- Non sono affari tuoi! – Rispose lui malvagio.
- Ma che cafone! – Ribatté Lili imbronciata, incrociando le braccia al petto.
- Ehi! Questa te la potevi risparmiare. Ho un obbiettivo da abbattere… e sto solo perdendo tempo, qui, con te! –
- Lo dico e lo ribadisco… sei un cafone! –
Bene… la rabbia stava ribollendo di nuovo. Buon segno, anche se una veloce revisione ai circuiti non era una cattiva idea.
- Non me ne frega niente, ragazzina viziata! – Ruggì lui con l’ira che si accumulava nei muscoli, pronta a scattare in tutta la sua forza distruttiva.
- RAGAZZINA VIZIATA!?!?!?!?!? – Urlò Lili facendo sobbalzare tutti i maggiordomi e camerieri della villa.
L’ira di Bryan Fury era molta, ma quella di Lili lo era di più. E questa volta, niente l’avrebbe fermata.
Bryan era sempre seduto sul bordo della piscina, schiumante di rabbia ravvivata. Il colpo fu così veloce che nemmeno lo sentì arrivare. Il suo corpo fece una capriola perfetta finendo nell’acqua fresca della piscina, acqua che stemperò la sua ira. Il Cyborg emerse a filo d’acqua…
Quella era la seconda doccia fredda della giornata!
Aveva davvero bisogno di una revisione ai circuiti!
- Stemprata l’ira Bryanuccio caro? – Rise Lili dall’alto della piscina.
- Ridi pure, ma sarò io a ridere per ultimo, Principessa nel Cassonetto! – A quel punto rise anche lui con quella sua inconfondibile risata maligna crescente.
Ok… la sua prima vendetta non aveva funziona. Ma gli restava sempre del tempo per programmare la seconda.
Rise più forte mentre l’acqua gli scivolava sul corpo robusto e cibernetico. Rise per coprire quella risata cristallina che scivolava limpida tra le labbra morbide della Principessa di Monaco. Risata sottile la sua, risata che voleva dire ancora una volta “LILI… WINS!”
 
Bryan Fury: 1
Lili: 2
 

***

 
Ok… eccoci al terzo capitolo.
Lo so, lo so…. Qui Bryan è totalmente OOC, ma si riprenderà più avanti. La sua vendetta sarà silenziosa e letale… e colpirà la bella Principessa di Monaco quando meno se lo aspetta.
Bryan: - E poi sono io quello che rivela i finali… -
Questo non è “rivelare” questo è “incuriosire” i lettori…
Lili: - Io sono d’accordo con Bryan! –
Oddio… ma voi due vi siete coalizzati contro di me, per caso?
Bah… lasciamo stare. Ho smesso di cercare di capirvi, voi due.
In ogni caso… qui vi lascio,
a presto cari lettori…
Al quarto capitolo.
 
P.S. LunAngel… visto come sono brava? Lili ne vince due di fila!
Ora basta però!
Ora tocca a Bryan vendicarsi.
Bryan: - Ed era ora! –
 
Ok… ora ho davvero finito
A presto,
Bye byeeeeeeeee!!!!
 

      

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Capitolo 4
*** Olio, Camicie e... Rimorsi ***


OLIO, CAMICIE E… RIMORSI

 
Lili sbuffò osservando annoiata il relitto del bazooka di Bryan Fury che ancora attendeva di essere recuperato sul fondo della piscina. Annegava nell’acqua dallo scorso pomeriggio…
Una volta che il Cyborg era emerso dalla piscina e si era scosso l’acqua di dosso, bagnando in modo studiato anche Lili, se n’era andato; e non l’aveva più rivisto.
Era passato quasi un giorno da allora e la Principessa di Monaco aveva sperato di poterlo rivedere… a differenza di quello che tutti dicevano, la compagni del Cyborg era piacevole. E la distraeva dalla mancanza di Draggy…
Sbuffò come era solita fare quando si annoiava.
Sebastian tentò di tirarle su il morale ma non era facile: Dragunov era lontano, impegnato in chissà quale stramba missione segreta, Bryan Fury era sparito… si fece consegnare un giornale, tanto per passare il tempo. Cercò tra i fatti di cronaca recenti e trovo un articolo assai interessante:
 
“Questa mattina all’alba il lussuoso hotel del magnate del petrolio statunitense, Daniel Sullivan, è crollato. L’hotel i cui lavori sarebbero terminati la settimana prossima, è crollato senza alcun valido motivo, piegandosi su sé stesso e cadendo al suolo in una nuvola di polvere e detriti.
“Non si conoscono ancora le cause di questo disastro, ma è accertato che non ci sono stati feriti. Sullivan e famiglia alloggiavano in un altro hotel, di proprietà dello stesso impreditore, e gli operai non si erano ancora recati al lavoro.
“La polizia ha interrogato tutti i presenti al crollo e ha notato un particolare ricorrente in ogni dichiarazione: una risata satanica che si è levata un secondo dopo il crollo della struttura in cemento…”
 
Lili sorrise. Pensava di aver capito fin troppo bene di chi si trattava. Ecco chi era il suo famoso “obbiettivo”. Forse ora che aveva finito il suo “lavoretto” poteva tornare da lei… o, al contrario, poteva essere già in volo per l’America.
Accartocciò il giornale in un impeto di collera e lo gettò nella piscina, a far breve compagnia al bazooka. La carta si impregnò subito d’acqua e andò a fondo, fluttuando come un’alga a strisce nere e biancastre.
La Principessa di Monaco decise che, per sedare la sua depressione per quella situazione di solitudine, sarebbe andata a fare shopping, la sua attività preferita!
Informò Sebastian della sua scelta e dieci minuti dopo sfrecciava sulla sua limousine verso le strade più ricche di moda della città. Entrò in ogni singolo negozio, dedicando almeno quindici minuti per ogni vestito, studiandolo negli minimi dettagli. Ne provò centinaia e ne comprò altrettanti!
La sua noia e il suo sconforto svanirono all’improvviso. Ritrovò la felicità anche se gli mancava la presenza di Dragunov, con i suoi muti consigli e le sue braccia forti che portavano tutti i suoi pacchi e pacchetti!
Dopo aver comprato qualche vestito, sia ben chiaro che per Lili “qualche vestito” significa rifarsi il guardaroba, decise che era il momento di passare alle scarpe. Visitò allora ogni negozio, provando un paio dopo l’altro e trovandoli tutti talmente meravigliosi da volerli comprarli tutti.
Concluso il costosissimo giro di tutti i negozi presenti, mentre si avviava verso la macchina con Sebastian schiacciato sotto il peso dei pacchetti notò un negozio isolato, dall’altra parte della strada.
- Sebastian…? – L’uomo si avvicinò.
- Sì? –
- Quello è nuovo? – Domandò indicando il negozietto con la vetrina poco appariscente.
- Sì. L’hanno aperto da poco. Ma non credo che faccia per te, tratta di articoli militari e cose del genere. –
- Articoli militari…? – Normalmente Lili non sarebbe stata attratta da simili negozi… ma qualche forza maggiore la spinse ad andare a dare un’occhiata.
Attraversò la strada e fu davanti alla vetrina decorata con proiettili di ogni calibro. In bella mostra c’erano diverse divise militari e alcune armi nuove. Sorrise… quel negozio sarebbe piaciuto sia a Draggy che a Bryan.
Stava per tornare alla macchina quando qualcosa attirò la sua attenzione. Era una bella camicia a mezza manica esposta su un manichino: era di quel verde militare scuro, quel verde che sta bene su ogni cosa e su ogni altro colore. Infilato nel taschino al petto c’era un proiettile di fucile rosso come il sangue, impossibile definire se era un proiettile vero o finto. Invece dei classici bottoni sul petto, questa camicia aveva una bizzarra chiusura: c’era una striscia di proiettili sulla destra, che scendeva fino all’orlo della camicia, e una specie di cartucciera sulla sinistra. In poche parole, per chiudere la camicia bisognava “inserire” i proiettili nella cartucciera.
La Principessa di Monco l’osservò incantata. Ma che bella! Pensò e, un attimo dopo, era già nel negozio.
 
Era tornata a casa raggiante che era già quasi l’ora di cena. Per fortuna era estate e i giorni erano ancora lunghi, il sole spandeva debolmente i suoi raggi sul giardino di Villa Rocherfot. Uno spettacolo magnifico.
Lili era corsa alla piscina stringendo al petto due pacchi di vestiti nuovi, mentre Sebastian si occupava degli altri indumenti ed accessori comprati. Lili si avvicinò alla piscina e buttò sullo sdraio uno dei due pacchi mentre apriva l’altro. Era un’adorabile camicetta di un rosa tenue, quasi bianco, che stava benissimo con i suoi jeans bianchi e la sua canottiera panna. Indossò la camicetta felice, saltellando sul posto con i capelli color dell’oro che saltavano con lei.
Si sporse verso la piscina come per specchiarsi e notò un particolare quasi inquietante: il giornale giaceva sul fondo, ormai disgregato, mentre il bazooka era sparito.
La Principessa di Monaco si rialzò cercando di guardare ovunque contemporaneamente. Si era appena girata verso la grande quercia che cresceva a ridosso del muro di cinta quando qualcosa di caldo e bagnato la colpì in pieno petto.
Olio nero le macchiò i vestiti bianchissimi e i capelli d’oro, colando ovunque e imbrattando ancora di più i vestiti nuovissimi e firmati. Aveva un odore nauseante che gli ricordava tantissimo l’odore della moto di Hwoarang.
Lili gridò la sua sorpresa e il suo orrore per lo scempio in cui riversava i vestiti. Risata sadica quella che invase l’aria in attimo dopo. Bryan Fury era appollaiato come un avvoltoio tra i rami della quercia, il bazooka ancora appoggiato alla spalla. Rideva con quella sua risata da maniaco… risata che sapeva incredibilmente di “BRYAN FURY… WINS!”.
La ragazza era al colmo della sua furia, alzò un pugno agitandolo in aria.
- MOSTRO!! – Urlò mentre tutta la servitù si affacciò alle finestre per vedere quello che stava succedendo alla loro padroncina.
- Ora sì che ci siamo. – Bryan allargò il suo sorriso, restando appollaiato sul suo ramo.
- Vergognati! Vergognati! Il mio vestitino nuovo… - Frignò lei.
- Avanti, ne avrai migliaia tutti uguali. – Sdrammatizzò lui.
- Non è vero! Sei un mostro! – Era sull’orlo di una di quelle sue crisi isteriche in cui faticava a trattenere il pianto. – E io che ti credevo un… un essere umano!
- Notizia dell’ultima ora, ragazzina… ho smesso di essere un umano. Sono una macchina complessa fatta di ferro e circuiti… niente di più. –
- E io che ti avevo anche preso un regalo! Vergognati! – Urlò lei ribaltando lo sdraio e correndo in casa.
Bryan Fury rimase ancora una volta interdetto sul comportamento della ragazza. Lasciò cadere il bazooka ancora fumante per terra, poi saltò giù anche lui. Le ombre della sera di stavano avvicinando rapidamente, tingendo tutto il paesaggio dei tetri colori della notte. Perché la ragazzina se l’era presa così tanto? Si trattava solo di un po’ d’olio… se usavo i razzi veri era peggio, no? Ma che Diavole le prende?
Aveva calpestato le piastrelle della piscina con gli anfibi proprio nello stesso punto in cui Lili l’aveva buttato in acqua. Arrivò fino allo sdraio ribaltato. C’era un pacchetto incastrato sotto di esso.
Bryan si chinò non avendo niente di meglio da fare… afferrò il pacchetto e lo aprì: dentro c’era una bella camicia stile militare, con proiettili al posto dei bottoni. Davvero una bella camicia. Pensò, ed era un bel pensiero visto che era una vita che non indossava una camicia. E l’ha presa per me…?
Rimase con quell’indumento in mano fino al calare completo delle ombre… come se si fosse scollegato.
Nessuno… gli aveva mai più regalato niente da quando… da quando… da quando sono un Cyborg. E c’era qualcosa che non andava. Dannazione! Devo davvero ricordarmi di far revisionare questi circuiti… mi giocano troppi brutti scherzi! Sentenziò lui gettandosi la camicia in spalle e avviandosi nel buio che per i suoi occhi non era tale.
C’era solo un piccolo problema che lui non aveva calcolato… il rimorso. Qualcosa che non provava da anni. Qualcosa che era quasi sconosciuto per lui. Ma che c’era… doveva farsi perdonare!
Ma che cazzate sto sparando…? Io che chiedo scusa a qualcuno? Inaudito!
Tornò indietro ricordandosi di aver dimenticato il bazooka. Poi scomparve nelle tenebre… con quella sensazione addosso che era come un sudario di colpe. Perché quella ragazzina viziata lo faceva sentire così…? Che gli stava succedendo?
Dannato russo! Ora ho capito perché hai tagliato la corda. Questa creatura così angelica nasconde un Demone peggiore di quelli di Jin! Maledizione!
Sì… si sarebbe fatto perdonare.
Gli rodeva da matti ammetterlo ma si sarebbe fatto perdonare. Quella sensazione di rimorso era qualcosa di sconosciuto e pesante che voleva togliersi di dosso il prima possibile.
Non posso crederci! Quella ragazzina ha vinto ancora!
 
Bryan Fury: 2
Lili: 3
 

***

 
Ohhh… finito anche questo capitolo. Venuto proprio male… dannazione!
Bryan sta diventando troppo OOC.
Bryan: - A chi lo dici? Mi stai rovinando la carriera.
Ma tu sei sempre qui a commentare? Non hai qualche edificio da demolire.
Lili: - Io sono d’accordo con ManuFury. Sei un mostro! Mi hai rovinato i vestiti!
Bryan: - Avanti… è solo un po’ d’olio.
Ma voi due avete finito? Il capitolo è concluso e questo spazio serve a me per commentare… non a voi. Fuori di qui!
Accidenti!
Ok… ci sono di nuovo. Lo so… Bryan sta diventando troppo umano, non è da lui. Ma visto che siamo quasi alla fine, lasciamo che si sciolga un pochino anche lui.
LunAngel… per la tua gioia, a breve torneranno i nostri carissimi “Soldati di Ghiaccio”. Visto che oggi abbiamo parlato di Bryan VS Valka. Ho optato per… MMM…. Farti stare sulle spine.
Buahahahahahahahahahah!
Bryan: - Ma guarda questa! Pure la risata mi ruba. Ma dove andremo a finire?? –
Zitto tu e pensa a come farti perdonare da Lili.
Ok… direi che ho finito. Un commento quasi più lungo della storia.
Va beh… qui chiuso.
Bye bye… ci vediamo al prossimo capitolo.
Bye byeeeeeeee!
   

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Capitolo 5
*** Non sono stato io! ***


NON SONO STATO IO!

 
Era almeno un’ora che Lili rimescolava svogliatamente la sua aranciata zuccherata. Sbuffava ad ogni colpo di cucchiaino. Tutto stava andando di male in peggio, per sua sfortuna. Dopo il suo ultimo scontro con Bryan, aveva buttato via i vestiti e si era fatta tre docce consecutive senza riuscire del tutto a lavarsi via di dosso il viscidume e l’odore dell’olio. Come se non bastasse, finita la cena, aveva chiamato il Capitano Russ Adrianov, il superiore di Sergei Dragunov. Da questi aveva appreso, in un perfetto inglese privo di ogni accento, che Sergei Dragunov si doveva trattenere in Russia ancora per un lungo periodo. Lili aveva ringraziato poi aveva messo giù il telefono, amareggiata.
La depressione più assoluta si era impadronita di lei mentre mescolava per l’ennesima volta la sua aranciata, senza averla ancora gustata. C’era silenzio in casa, un silenzio che si solito toccava a lei rompere, ma non adesso, non ne trovava le forze.
Con pochissima voglia la Principessa di Monaco bevve la sua aranciata e si trascinò in giardino. Girò alla larga dalla piscina e si riparò sotto il gazebo bianco, all’ombra e al fresco. Quel giorno indossava una canottiera azzurra e un paio di jeans corti tagliati all’altezza del ginocchio.
Era completamente avvolta nei suoi pensieri quando arrivò Sebastian, reggendo un pacco di carta gialla.
- Questo è per te! – Disse posando il pacco in terra.
- Chi lo manda? – Domandò Lili studiandolo: sembrava un normalissimo pacco cinquanta per trenta, rivestito di anonima carta gialla e legato con dello spago che formava un bel fiocco alla sommità. Un fiocco che le ricordava vagamente qualcosa.
- Non c’erano biglietti. Era davanti alla porta. Lo devo buttare via? –
- No! Grazie mille Sebastian, puoi andare. –
Il vecchio mormorò qualcosa poi si allontanò.
Lili studiò ancora il pacco. Chi mai poteva mandarlo…? La curiosità di sapere quello che conteneva la faceva esplodere, così si fiondò sul pacco. Stava per tirare la spago quando… e se fosse una bomba ad inchiostro?!? Fece un salto indietro a quel pensiero. Aveva già buttato via un paio di pantaloni, una camicetta appena comprata e una canottiera… non avrebbe ripetuto lo stesso errore!
Eppure la curiosità le pungeva dentro. Si avvicinò circospetta. Sollevò il pacco e lo scosse un paio di volte: niente rumori metallici e poi non pesava così tanto. Escluse che potesse essere una bomba.
A quel punto la Principessa di Monaco si accomodò su una sedia con il pacco sulle ginocchia. Smontò il raffinato fiocco e tolse lo spago, poi scartò il regalo come se fosse a Natale: le si presentò un’anonima scatola di cartone ondulato chiusa con del nastro adesivo rosso. Lili impiegò qualche minuto prima di riuscire a strapparlo via tutto. Aprì lentamente la scatola…
I suoi occhi blu brillarono a quella vista: perfettamente piegati c’erano i vestiti che Bryan Fury le aveva sporcato la sera precedente, nuovi di zecca e ancora nei loro rispettivi imballaggi di plastica. Lili li scostò al colmo della felicità e trovò sotto questi un quarto vestito: era un magnifico vestito da sera nero lungo fino al ginocchio, era a spalla singola ed aveva anche i guanti, elegantissimi. Guardò immediatamente la marca e si accorse che era un vestito della Dolce & Gabbana.
Non poteva crederci!
Non poteva crederci!!!!!!!!!!!
Saltellò felice nel gazebo, stringendo il vestito nero al petto. Felice di quel regalo così inaspettato che fece guadagnare senz’altro punti al Cyborg.
 
Bryan Fury sorrise compiaciuto del lavoro svolto, poi si allontanò senza essere visto.
Raggiunse il luogo dove, con pochi colpi ben assestati, aveva fatto crollare il nuovissimo hotel di quel bastardo di Sullivan, che era venuto giù come un’enorme castello di carte. Era stato troppo divertente!
Osservava con occhi grigi il suo lavoro perfetto, le macerie che si accumulavano le une sulle altre come tante carcasse. Magnifico! Il suo sorriso maniacale si fece ancora più largo.
Ora ci penserai due volte prima di chiamarmi “pezzo di ferro”! Accarezzò come un cagnolino la Vulcan che riposava al suo fianco, tornando poi a guardare le rovine polverose. Qualcosa si mosse tra la polvere, Bryan scattò in piedi caricandosi la Vulcan in spalla. Avanzò verso un cumulo di cemento ridotto a polvere. Azionò la Vulcan e stava per fare fuoco quando una vocina lo bloccò.
- Ehi… non sparare, sono io! – Lili emerse dal cumulo di detriti con le mani in alto.
- Visto che sei tu ho un motivo in più per sparare! – Rise lui alzando la canna della mitragliatrice da 9 mm.
- Non fare tanto il duro… che sotto, sotto sei un bravissimo ragazzo. – La ragazza gli rivolse un sorriso smagliante e gli fece l’occhiolino.
- Primo: io non faccio il duro, io sono duro! – Si batté un pugno sul petto mostrando alla ragazzina che era di puro metallo, indistruttibile. – Secondo: non sono bravissimo. E terzo: non sono nemmeno un ragazzo! –
- Sì, sì. Io l’ho detto che sei proprio come il mio carissimo Draggy. –
- Buahahahah. Ma come fai a chiamarlo Draggy. Ahahahahahahaha! – Sedò immediatamente le risate, tornando serio. – In ogni caso… come fai a dire che io sono così…? –
- Buono? Io lo so! Il tuo regalo mi ha fatto un sacco piacere, sai? – Lei sorrise.
- Regalo…? Quale regalo? – Bryan fece l’indifferente.
- Avanti so che sei stato tu! E per questo ti ringrazio! –
- Non sono stato io! Mai fatto regali in vita mia e di certo non inizierò da te! –
- Sì che sei stato tu! –
- Ti dico di no! Non sono stato io! – Il Cyborg non mollava la presa.
Lili si guardò le unghie laccate di bianco cercando di estorcergli una confessione. Già da un po’ aveva notato l’incredibile somiglianza tra il fiocco del pacco e quello della fascia rossa di Bryan, ma era una scusa troppo debole. Lui poteva dire che era una semplice coincidenza.
- Cosa fai tu per divertiti? – Domando la Principessa di Monaco mentre un piano diabolico si stava formando dietro il suo viso angelico.
- Come? – Chiese il Cyborg confuso, abbassò la Vulcan.
- Io per divertirmi vado in giro per negozi, tormento Draggy, invito le amiche a casa… tu cosa fai? Oltre a distruggere palazzi, si intende! – Rise con quella sua risata d’angelo.
- Bah. – Bryan si grattò le testa candida confuso. – Ammazzo chi si mette sulla mia strada. –
- Ma questo non è divertente! – Sbottò Lili sconcertata.
- Per me lo è! –
- Altro? –
- Colleziono armi. –
- E poi? – Insistette lei.
- Combatto. –
- Ma un passatempo normale non ce l’hai? –
Bryan non rispose. Per uno come lui tutte quelle cose erano dei “passatempi normali”, tutte, dalla prima all’ultima. Forse solo distruggere palazzi non era un passatempo… era un vero e proprio piacere per lui.
- Vieni con me… ti faccio vedere io qualcosa di divertente! – Lo incitò Lili.
- Non credo proprio! – Bryan incrociò le braccia.
- E daiiiiiiiiii!!!! Tipregotipregotiprego! –
- NO! –
- UFFFFF! Ma che sadico! – Lili sbuffò.
- Questo discorso l’abbiamo già fatto. Un No, resta sempre un No! –
- Sì… ma prima non eravamo amici! –
- E perché ora lo siamo? – Bryan restava freddo al suo posto… nonostante ciò le sue difese stavano cedendo.
- Va bene… quanto ti è costato il mio regalo? – Lili lo disse in fretta, sperando che il suo piano funzionasse.
- Da quando in qua si dice il prezzo dei reg… - Si morse la lingua troppo tardi!
- Allora lo ammetti! – La Principessa di Monaco gli puntò un dito contro. – Quel regalo me l’hai fatto tu! Che dolce! –
- Non sono stato io! – Bryan tentò di mantenere il controllo. Dannazione! Ti sei fatto fottere come un pivello!
- Sìììììììììììììììì! Sei stato tu-tu-tu! – Continuò la ragazzina.
- NO! – La voce gli si stava scaldando troppo, ma la ragazza non se ne accorse.
- Sìììììììììì! Ma che dolce! Ma che tenero! – Saltellò tra le macerie felice di essere riuscita a penetrare sotto quella corazza di ferro e circuiti.
Bryan Fury non lo diede a vedere, ma era davvero disperato!
Addio reputazione!
Addio a tutto!
La sua fama di sadico nazista manico gli fece “ciao ciao” scappando lontano. Era meglio che nessuno venisse a sapere di quello che stava combinando o era davvero rovinato!
Alzò la Vulcan. – Basta saltellare! Altrimenti te lo do io un valido motivo! –
Lili si bloccò sul posto, alzando le mani. – Va bene… va bene! Sai che hai una macchia? –
- Non mi interessa! –
- Dai! Sta proprio male! è lì… sulla spalla. – Le indicò la ragazza. – Posso togliertela? –
- NO! – Le vene del collo di Bryan si gonfiarono per la disperazione. I suoi nervi erano a pezzi.
- Dai! Sta malissimo! – Piagnucolò la ragazzina.
- Non me ne frega proprio niente! – Ruggì il Cyborg al colmo della rabbia che stava di nuovo montando dentro di lui.
- Ti pregoooooooooo!!! –
- Via di qui!!! – Urlò Bryan per esorcizzare la rabbia incredibile che provava in quel momento! Sparò con la Vulcan, facendo molta attenzione a non colpire la Principessa di Monaco. Questa scappò via urlando a sua volta: - Ti aspetto per cena! Ciaoooooooooo!!!! –
La canna della Vulcan smise di girare e Bryan sospirò. I nervi erano ancora a fior di pelle… ma come fa il russo a sopportarla? Respirò a fondo. Si lasciò cadere pesantemente al suolo, sollevando una nuvola di polvere grigia che si posò sulle sue spalle robuste.
Si guardò la spalla e notò che era davvero macchiata. Si ripulì come meglio poté poi sospirò ancora.
La sua reputazione era ai minimi storici…
E il suo umore gli faceva compagnia.
Si passò una mano sul volto. Spero che quel maledetto Spetsnaz torni presto, altrimenti vado io a prenderlo! Si rialzò. Aveva perso ancora!
Dannazione a lui!
 
Bryan Fury: 3
Lili: 4
 

***

 
Ecco qui il quinto capitolo scritto in tempi record!
Bryan: - Ed ecco laggiù la mia reputazione che mi saluta! Che depressione! –
Suvvia Bryan. Ammettilo, ti sei divertito un pochino…
Bryan: - Proprio no! –
Va bene… tienimi ancora il muso. Io ti trovo troppo carino.
Torniamo al commento principale. Che dire? Bryan è proprio fuori di testa, un pazzo scatenato che sta scoprendo di essere un briciolo umano.
Bryan: - Ehm… ti ricordo che io sono qui… e sento tutto! A proposito, quel fanatico del russo quando torna? Io rischio di impazzire! –
Torna… tranquillo. Ha da fare. Tu invece, cerca di vestirti un pochino più elegante per la cena da Lili.
Bryan: - Ma chi ha detto che ci andrò? –
Lo dico io!
Ok, vi lascio altrimenti scrivo un altro di quei commenti che sono più lunghi delle storie.
Ci sentiamo al prossimo capito,
Bye byeeee!

P.S. Grazie di cuore a tutti coloro che recensiscono, mi fate davvero piacere!
A presto,
Bye byeeeeeee!!!!!

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Capitolo 6
*** Cena a Casa Rochefort ***


CENA A CASA ROCHEFORT

 
Da quando ricordava… si cenava alle otto in punto. Per questo Bryan Fury decise di recarsi alla villa di Lili per le otto meno un quarto. Cosa l’avesse spinto a presentarsi in orario non lo sapeva. Ormai la sua reputazione era da buttare via, quindi tanto valeva divertirsi.
Ovviamente non si era cambiato: indossava sempre i suoi soliti pantaloni sgualciti con le cartucciere affisse come tante cinture, in spalla la mitragliatrice Vulcan da 9 mm, stretto nella destra il Bazooka.
Quando si presentò al grande portone, il maggiordomo non volle aprire la porta. Bryan rise all’idea e la buttò giù, con un solo calcio. Scavalcò il portone distrutto e si avventurò oltre la soglia. Un maggiordomo era davanti alla porta d’ingresso, tremante nel suo vestito da pinguino.
- Ehm… s-s-s-signore, non può presentarsi in q-q-questo stato! – Balbettò lui.
- Davvero? – Bryan Fury gli rivolse quel suo sorriso da manico mentre una luce folle gli invadeva gli occhi grigi. Alzò la Vulcan con la sinistra, puntandola contro il tremante maggiordomo. – Vogliamo scommettere? – Le canne della mitragliatrice stavano già girando quando arrivò Lili di corsa.
- Bryan no! Fermo! – Si frappose tra la Vulcan e il maggiordomo divenuto bianco come uno spettro, sarebbe bastato un soffio per farlo stramazzare al suolo.
- Mi vuoi togliere tutto il divertimento? – Protestò Bryan.
- Sì! Posa le armi! –
- Ma… -
- Casa mia, regole mie! Posa le armi! – Bryan Fury sbuffò e lasciò cadere la Vulcan e il Bazooka. Lili lo fulminò con gli occhi blu. – Tutte! –
Bryan si sfilò dalla cintola una Desert Eagle e dallo scarpone un Revolver.
- Tutte! – Continuò Lili. Bryan imprecò tra i denti e lasciò cadere al suolo una Luger di serie.
- Va bene ora? – Fece un passo avanti ma la mano di Lili lo fermò.
- Quando dico tutte… intendo proprio tutte! Coltelli e granate inclusi! –
- Suvvia… Non puoi essere così paranoica. -
- Bryan… - Iniziò lei.
Bryan Fury si slacciò il cinturone con le granate e lo lasciò cadere in terra a fianco della Luger. Poi estrasse il coltello e lo lanciò, passò ad una spanna da Lili e si conficcò nella porta a fianco del maggiordomo bianco come uno straccio, se non sveniva in quel momento, non starebbe mai più svenuto. Alzò le mani.
- Posso entrare ora? –
- Mmmm… - Lili lo ispezionò a lungo, guardando affascinata quegli addominali perfetti e così rovinati da quelle cicatrici mostruose, poi annuì. Si avviò per prima attraverso la porta. Bryan avanzò di un passo, fermando a fianco del tremante pinguino.
- Se trovo un solo graffio sui miei gioielli… prega di saper correre più in fretta di me! – Minacciò lui. A quel punto il maggiordomo si lasciò scivolare lungo la porta, completamente traumatizzato.
Bryan rise sadico, poi guardò il suo arsenale personale abbandonato in terra…. era un dolore separarsene.
Seguì la Principessa di Monaco per un dedalo di corridoi che trasudavano eleganza e tremenda ricchezza… tutte cose che Bryan odiava da pazzi. Come riuscì a trattenersi dal non distruggere tutto non lo capì mai.
Dopo un tempo che parve quasi infinito, anche se in realtà erano passati solo undici minuti e ventisette secondi, così sentenziò l’orologio interiore di Bryan, Lili si bloccò. Si voltò verso di lui facendo ondeggiare i lunghissimi capelli d’oro.
- Bryan. Quand’è l’ultima volta che ti sei fatto una doccia? – Domandò lei notando solo in quel momento polvere e quant’altro che si posavano sulle spalle e sui pantaloni del Cyborg.
- Perché? Devo anche farmi una doccia? – Il termine “doccia” per Bryan era quasi sconosciuto: di solito si limitava a lavarsi quando pioveva.
- E non penserai di presentarti con quei… - Lili indicò i pantaloni quasi distrutti. – Quei cosi non meglio identificati, vero? –
- Ho già capito come funziona la storia. Me ne vado subito! – Fece dietrofront.
- No! Dai, io scherzavo… - Bryan sorrise compiaciuto. Tornò a voltarsi verso Lili.
- Arresa? – Domandò.
- Non ci sperare… riuscirò a far uscire quello che hai davvero dentro! –
- Anche subito, se vuoi! – Bryan si portò le mani alla cicatrice sul petto, quella che gli strisciava sopra a quel cuore cibernetico che gli era stato impiantato. Sorrise: voleva vedere quello che aveva dentro? L’avrebbe accontentata!
- Non in quel senso! Sei davvero disgustoso! Andiamo a mangiare che forse è meglio! – Borbottò la ragazza avviandosi. Bryan che la distanziava di pochi passi, un sorriso maligno sul volto duro.
Arrivarono in un grandissimo salone in perfetto stile medievale, c’era anche un lunghissimo tavolo di legno. Su di esso era posata una tovaglia bianca. Lili e Bryan presero posto e in un attimo camerieri vestiti da pinguino sfrecciarono avanti ed indietro portando pietanza di ogni genere: antipasti, contorni, carne, pesce, primi piatti, secondi piatti, dolci, frutta e molto altro.
Bryan Fury osservò i cibi che si ammucchiavano sul tavolo, si spinse indietro con la sedia e posò gli scarponi incrostati di fango sulla tovaglia bianca. Lili non ci badò subito, era troppo impegnata ad assaggiare ogni cosa.
Quando era già quasi ai dolci si accorse che il piatto del Cyborg era pulito… non aveva toccato una sola pietanza. Se ne stava quasi sdraiato sulla sedia, con i piedi sul tavolo e le braccia incrociate dietro la testa. Con gli occhi grigi fissava il soffitto.
Lili spostò il piatto contenente degli avanzi di torta al cioccolato e si sporse verso l’ospite.
- Bryan voglio rivelarti un segreto. Di solito, quando le persone si siedono a tavola per pranzare o cenare… mangiano qualcosa. – Chiaro riferimento al suo piatto bianco e lindo.
- Non mi dire. – Punta di sarcasmo nella voce del Cyborg.
- Non fare il sarcastico con me! I migliori chef del mondo sono ai miei fornelli e tu non dai loro nemmeno la soddisfazione di assaggiare qualcosa?! Che cafone! – Lili incrociò le braccia sbuffando.
- Ancora con questa storia del “cafone”? Adori davvero questa parola! – Districò le dita e posò i piedi sul pavimento. Si chinò in avanti, riducendo al minimo la distanza tra lui e la Principessa di Monaco. – Ti rivelo io un segreto. Come posso gustarmi qualcosa quando non possiedo le papille gustative? –
- Potresti almeno fingere di gradire qualcosa. – Piagnucolò lei.
Bryan Fury si tirò indietro: l’ultima volta che aveva mangiato qualcosa che aveva ancora “sapore” era ad Hong Kong. Aveva mangiato del sushi da cinque dollari in una bettola in periferia. Ma era un ricordo con troppa polvere sopra per potergli stimolare qualcosa. Non ricordava il sapore del cibo…
- Cosa ti piace? – La domanda di Lili lo riportò alla realtà.
- Di nuovo? –
- Non hai capito. – La Principessa di Monaco mangiò l’ultima cucchiaiata di torta poi scostò definitivamente il piatto. – Cosa ti piace mangiare? –
- Io non mangio! – Rispose lui secco. – Sono una macchina, le macchine non mangiano. –
- Vuoi dell’olio motore? – Rise.
- Che simpatica. – Rise anche lui.
- Io intendo prima… quando eri…. Beh… umano…. Cosa ti piaceva mangiare? – Lili afferrò una fragola da un vassoio e la fece annegare in una ciotola di panna.
- Non mi ricordo. –
- Bugiardo. – Si gustò la fragola. – Non puoi non ricordarti. Io, per esempio, adoro le fragole con la panna. Draggy adora acqua e menta e mangia quantità industriali di carne. Ora voglio sapere quello che piace a TE! – Affogò una seconda fragola nella panna.
- Non mi ricordo. – Continuò freddo Bryan. Non gli piaceva rivangare il passato.
- E tu ti vanti di essere una macchina perfetta… e poi non ti ricordi nemmeno il tuo piatto preferito. Come bugiardo non sei un gran che! – Terza fragola.
Bryan guardò sulla tovaglia… e si accorse con rammarico che non c’erano coltelli su di essa, anzi, non c’erano proprio posate. E niente lì nei paraggi poteva essere usato come arma impropria, per sue sfortuna.
- Sto ancora aspettando una risposta! – Lili non voleva mollare la presa. Lo stava fissando con i suoi occhi blu da bambina viziata. Bryan Fury fece scorrere il suo sguardo grigio lungo tutto il tavolo alla ricerca di un coltello, di una forchetta… o semplicemente di qualcosa che potesse essere usato come arma o anche solo come oggetto contundente.
Era incredibile: erano stati così in gamba da far sparire tutto ciò che potesse nuocere. Quando ormai il tavolo era finito gli occhi di Bryan brillarono… notando quell’arma impropria che faceva proprio al caso suo. Ovviamente era necessario distrarre la ragazza…
- In effetti… - Iniziò Bryan facendosi ancora una volta avanti. – C’è una cosa che mi piace. –
- Visto? Bastava solo sforzarsi un pochino! – Lili si fece avanti come per carpire il più prezioso dei segreti, mentre la mano del Cyborg scivolava furtiva verso l’arma da lui scovata.
- Forse ti sembrerà strano… - Ancora qualche istante, poteva sfiorarla. – Ma io gradisco molto… - C’era arrivato. L’aveva presa!
- Cosa? – Lili si fece ancora più avanti, posando i gomiti sul tavolo ed avvicinandosi incredibilmente, la curiosità che le invadeva il corpo. Bryan sorrise maligno stringendo la sua arma. Vedendo quello sguardo folle negli occhi del Cyborg la Principessa di Monaco capì di essere caduta in una trappola, ma era troppo tardi!
Bryan Fury si alzò dal tavolo, brandendo la sua arma come un folle! La scagliò contro Lili che non ebbe il tempo di evitarla…!
SPLASH!!!
Una torta di due strati alla panna colpì Lili in pieno viso ricoprendola di quel contorno che lei tanto amava. Pan di spagna e guarnizioni varie le si appiccicarono sul volto ora reso bianco dalla panna, mentre la risata satanica di Bryan riempiva l’aria e faceva sobbalzare i camerieri, rimasti in un angolo ad osservare la scena, quasi divertiti.
- Questo! È una cosa che mi aggrada assai! – Affermò il Cyborg riprendendo a ridere.
- Sei un barbarooooooooo!!!!! – Urlò Lili ripulendosi come meglio poté dalla panna. – VENDETTA! – Urlò in seguito afferrando anche lei una torta. La scagliò contro l’uomo ma quello evitò veloce, la torta volò in aria e colpì in pieno un povero cameriere.
- Ammettilo! – Disse il Cyborg tra una risata e l’altra. – Sono meglio io di quella statuetta di ghiaccio che chiami “Draggy”! – Rise più forte schivando una seconda e una terza torta.
- Non azzardarti a prendere in giro il mio Draggy caro! Non ti permettere!!!!!! – Lili afferrò altre due torte e le lanciò, Bryan le evitò.
- Il tuo soldatino non mi fa paura! – Il Cyborg indietreggiò per meglio evitare i vari oggetti che la Folle Principessa di Monaco scagliava a tutta velocità.
- BARBAROOOOOOOO! – Strillò lei… divertendosi come non mai. Dopo il primo impatto aveva trovato divertente quel gioco stupido ed infantile. E visto che anche era un pochino infantile, ci andava a nozze con certe cose. Si guardò intorno: aveva finito le torte, per sua sfortuna. Ma aveva ancora la ciotola di panna.
Non esitò un solo istante e la lanciò. Questa volò con precisione e colpì Bryan al petto, macchiandolo tutto di bianco. L’uomo si scosse e una pioggia di panna si riversò ovunque.
- Dannazione! – Esclamò quello.
- Colpito ed affondato! – Sentenziò trionfale Lili.
- Ora vedi! – Bryan Fury prese una manciata di panna dal petto pronto a colpire la ragazza.
- Aspetta! Assaggiala, magari ti piace. –
Bryan alzò un sopraciglio, la mano alzata con la panna che scivolava tra le sue dita. Abbassò l’arto studiando la crema bianca che aveva tra le dita. Guardò Lili sospettoso: la ragazza gli sorrideva solare con il viso e i capelli ancora coperti di panna.
- Assaggiala… - Lo incitò
Si avvicinò la mano alla bocca e si leccò le dita. Come previsto nessun sapore: solo breve frescura che quel contorno gli lasciava nella bocca. Nulla di più. Eppure da piccolo la panna l’aveva mangiata tante di quelle volte… ma era un ricordo troppo lontano.
- Ti piace? – Domandò la Principessa di Monaco mentre si ripuliva i capelli biondi.
- Ehm… - Rimase un istante a riflettere. – In effetti non è male. – Ovviamente mentì spudoratamente… importava in fondo?
- Visto? Bastava solo… - La frase si Lili si bloccò a metà quando altra panna la colpì in pieno viso.
- Ma la preferisco come arma! – Sghignazzò il Cyborg.
Ricominciò la lotta all’stante. Ogni genere di oggetti furono scagliati in aria. Bryan Fury e Lili Rocherfort risero come mai avevano riso in vita loro. I domestici risero un po’ meno, ammassati dietro le innumerevoli porte, osservavano quel mostro e la loro padroncina lanciarsi oggetti e cibarie e sospirando costatando quando lavoro avrebbero avuto da fare il giorno dopo.
La guerra giunse al termine quando Lili si lasciò cadere pesantemente sulla sua sedia coperta di avanzi lanciati contro di lei. Tutte le sue energie erano stato prosciugate da quella lotta all’ultimo… frutto! Sembrava incredibile dirlo, ma Lili si sentiva stravolta.
- Mi arrendo! – Urlò quando un altro pezzo di torta le fischiò pericolosamente vicino alla testa.
- Mi togli tutto il divertimento! – Sbuffò Bryan.
- A questo punto però… - Lili si portò un dito alle labbra brillanti di lucidalabbra. - … una doccia non te la toglie nessuno! –
Effettivamente erano tutti e due ben conciati: Lili era coperta dalla testa ai piedi di panna, pan di spagna, scaglie di cioccolato, pezzetti di fragola e guarnizioni varie, sembrava un’enorme torta ibrida parlante. Dal canto suo Bryan Fury era coperto di panna sul petto e aveva dei residui non meglio identificati neri che gli puntellavano i capelli candidi.
- Ti faccio vedere dove sono i bagni! – Si offrì subito la Principessa di Monaco.
- Non ho bisogno di una doccia! Mi serve solo il mio bazooka. – Protestò il Cyborg.
- Non fare il bambino… vieni! – Si avvicinò afferrandolo per un braccio. Tentò di spostarlo tirandolo per l’arto, ma il Cyborg non si mosse di un millimetro.
- Io non mi muovo. –
- Forza! Non puoi andare a letto conciato così! –
- Io non dormo. –
- Uff… ma fai qualcosa di normale? – Tentò ancora di spingerlo, ma senza risultati. – E muoviti! –
Lo sguardo di Bryan restava fisso sulla ragazza e sui suoi vani tentativi di smuoverlo.
Dopo un po’ Lili si arrese e studiò l’uomo con i suoi occhi blu. Si scrostò dei residui di torta da una spalla e li spiaccicò in faccia al Cyborg.
- Divertita? – Domandò Bryan pulendosi con una mano. Lili sogghignò.
- Facciamo così… tu mi fai il favore di farti una doccia. E io ti faccio vedere un’arma davvero favolosa. –
- Va bene! – Bryan non pensò nemmeno prima di rispondere. La parola “arma” l’aveva convinto ed era inutile ascoltare il resto della frase. La sua smania di violenza avrebbe trovato sfogo…
Ancora una volta seguì Lili per un dedalo di corridoi tutti uguali ed orribilmente arredati, fino ai bagni. Lì si diede una sciacquata veloce, senza nemmeno degnarsi di togliersi pantaloni o le cartucciere, giusto per far felice la ragazza e poter vedere l’arma. Non usò nemmeno il bagnoschiuma o altro: aprì l’acqua gelida, ci passò sotto e la richiuse. Semplice e veloce, giusto per darsi una parvenza di pulito.
Uscì gocciolante dalla doccia ed aspettò nel corridoio.
Lili impiegò cinquantatre minuti per farsi la doccia ed asciugarsi i lunghi capelli biondi. Bryan l’aspetto in Stand By… avvolto nei suoi pensieri e chiedendosi ancora una volta cosa ci faceva lì, ma l’idea dell’arma lo interessava troppo per mollare. Così attese paziente, da notare è che la pazienza di Bryan è molto corta.
Era completamente asciutto quando Lili emerse dalla sua camera pulita e cambiata: ora indossava comodi abiti da Street Fighter bianchi ed argentati che la rendevano quasi aggressiva, gli stessi che qualche volta usava anche al Torneo. Gli sorrise.
– Bella cena… non trovi? –
- Ho apprezzato di più la guerra che ne è seguita! – Ridacchiò sadico, l’aveva massacrata.
- Vieni dai. Ti faccio vedere quell’arma che di cui ti ho parlato! –
Per l’ennesima volta Lili si avviò per un labirinto di corridoi identici fino a giungere davanti ad una spessa porta di metallo. Lei l’aprì rivelando un ambiente, a differenza del resto della villa, severo e spoglio: v’era un unico mobile all’interno di esso, una bacheca in vetro dentro la quale riposava in silenzio un Fucile di Precisione Dragunov di vecchia fabbricazione.
Bryan Fury si avvicinò affascinato: aveva sentito parlare di quel fucile ma non ne aveva mai visto uno simile così da vicino. Doveva essere un pezzo unico visto che aveva ancora il calcio in legno, proprio come nelle vecchie versioni ora quasi tutte distrutte. Il calcio risultava, però, scheggiato, ed era un vero peccato. Un’arma così bella rovinata.
- Sai… è di Draggy. – Gli confidò Lili.
- L’avevo immaginato… - Mormorò Bryan rapito da quell’arma, il suo occhio attento notò sul calcio rovinato, anche una piccola scritta in cirillico. Si avvicinò ancora ed aprì piano la bacheca, allungando una mano per poterlo toccare…. Era vero che lui prediligeva le armi pesanti, ma sapeva riconoscere un’arma magnifica quando ne vedeva una.
 
Nello stesso istante in cui Bryan Fury sfiorò con dita gelide il Fucile di Precisione Dragunov… in una regione sperduta della Siberia, un uomo ebbe un brivido freddo lungo la schiena.
Si bloccò tra la neve che imperversava tutto intorno a lui e levò gli occhi di ghiaccio verso la residenza Rochefort… a chilometri di distanza da lui. Le mani si chiusero istantaneamente in pugni e un secondo brivido gli scese lungo la schiena.
Chi si stava permettendo di toccare il suo Fucile?
Un uomo si fermò al suo fianco.
- Ehi, Sergei che succede? – Domandò Nikolaj con il fiato che gli si condensava in nuvolette davanti alla bocca. Gli occhi di ghiaccio di Sergei Dragunov risposero alla sua domanda senza parlare.
Il giovane Spetsnaz riprese la marcia accodandosi ai suoi compagni con un sorrisino dipinto sul volto.
- Che succede? – Domandò Kostantin, quando Nikolaj gli si affiancò.
- Prevedo una tempesta nell’aria. – Rispose enigmatico il russo.
- Fammi indovinare… hanno tocca il suo Fucile? – Questo era Valka, due passi davanti a loro.
- Non voglio pensare a che fine farà quel poveraccio! – Nikolaj ridacchiò ancora.
- Vogliamo rimetterci in marcia? Ci aspetta ancora molta strada! – Li richiamò il loro capo Russ Adrianov.
Gli Spetsnaz si avviarono nella tormenta. Solo uno rimase indietro con gli occhi color del ghiaccio fissi lontano. Nessuno poteva permettersi di toccare il suo Fucile!
Nessuno!
 
Bryan Fury: 4
Lili: 4
 

***

 
Scusate il ritardo pazzesco!
Mi son ricordata solo ora dei compiti arretrati… che roba!
Beh… nonostante tutto sono riuscita a finire anche questo capitolo. Allora…? Che ne pensate?
Vi è piaciuto?
Bryan: - A me no! –
Dragunov: - … -
Bryan: - Nemmeno al russo è piaciuto! –
Ma se non ha parlato.
Bryan: - Il suo sguardo era molto loquace! –
E Lili che fine ha fatto?
Lili: - Sono qui! A me è piaciuto tantissimoooooooooooo! –
Bene…
Ora tocca a voi farmi sapere che ne pensate. Mi raccomando RECENSITE!!!!!
Ci sentiamo al prossimo. Dove Bryan farà una gran bella cazzata.
Bryan: - Non è possibile! E basta… ne ho già fatte fin troppe di cazzate! –
Dragunov: - … - Sorrisino perfido.
Bryan: - E tu non ghignare! –
Finitela voi due! Altrimenti chiamo Russ…
Ok… qui si sta scatenando il pandemonio! Ci sentiamo al prossimo capitolo (se sopravvivo!),
A presto,
Bye byeeeeeeeeee!
 
RECENSIONE PLEASE!!!        

  

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Capitolo 7
*** Un'Esca Appetitosa ***


UN’ESCA APPETITOSA

 
Lili si era svegliata di soprassalto con la percezione che qualcosa non andava. Aveva una strana sensazione addosso… come di qualcosa fuori posto. Si alzò dal letto accartocciando le coperte al fondo di questo. Andò nel suo bagno privato, direttamente collegato con la sua stanza attraverso una porta, e si fece una doccia veloce, giusto per svegliarsi.
Tornata in camera impiegò una buona mezz’ora prima di scegliere con cosa vestirsi: decise di indossare un vestitino argentato che le arrivava fino al ginocchio, sbracciato visto che la giornata si preannunciava caldissima.
Uscì dalla sua stanza e si avviò per il corridoio lunghissimo e capì subito ciò che non andava: la porta della stanza di Sergei Dragunov era stata abbattuta e ora cigolava su un unico cardine malandato. Oltre al segno della sua scarpa di qualche giorno prima c’era un’altra impronta sulla povera porta abbattuta: uno scarpone cui Lili conosceva benissimo il proprietario.
Nonostante tutto la Principessa di Monaco non resistette all’idea di fare una capatina nella stanza dello Spetsnaz. Varcò la soglia con circospezione come se entrasse il territorio nemico: la stanza era fredda e completamente spoglia. C’erano appena una brandina militare, una cassapanca in un angolo e una sedia pieghevole gettata malamente sotto alla brandina. Le finestre erano sbarrate e a malapena la luce del sole filtrava tra le tende.
Chissà perché Lili si era immaginata una stanza piena di luce. Poco importava…. quella stanza sapeva di lui, sapeva del gelo della sua Siberia. Un’imprecazione la riportò a contatto con il presente. Solo in quel momento si ricordò di quel pazzo di Bryan!
Uscì dalla stanza di Sergei Dragunov ed imboccò il corridoio. Immaginava dove potesse essere quel folle. Camminò per un po’ girovagando in un labirinto di corridoi e stanze fino a giungere alla magnifica e tecnologica palestra. Come la Principessa di Monaco aveva immaginato Bryan si trovava proprio lì, intento ad allenarsi con un sacco da boxe.
Lili l’osservava in silenzio: osservava quei muscoli perfetti muoversi fluidi e letali pestando il sacco da boxe con tale violenza quasi che il Cyborg volesse esorcizzare tutta la sua rabbia a suon di pugni. Bryan Fury piroettò su sé stesso e colpì il sacco con tale forza da staccarlo dal soffitto, al quel era affisso, catapultandolo in aria proprio in direzione della ragazza. Lili si abbassò appena in tempo per evitare il colpo. Il povero sacco si scontrò con la parete aprendosi, come da un cadavere usciva il sangue così dal sacco uscirono pezzi di ferro…
- Ma sei impazzito? – Urlò lei rialzandosi e sollevando un pugno minacciosa. – Potevi uccidermi con quel colpo, razza di pazzo! –
- Beh… - Bryan si voltò e sorrise sadico alla ragazza. – Il “buongiorno” si vede dal mattino! –
- Brutto antipatico! Non è così che si tratta una signorina! E poi chi ti ha dato il permesso di sfondare le porte di casa mia?! –
- Io non ho sfondato niente, è stato il mio calcio ad aprirla! – Rise.
- Non si sfondano le porte altrui. Inoltre esiste un modo migliore… basta aprirle! Hanno inventato una cosa chiamata “maniglia”! – Bryan avanzò: era davvero terribile quando sorrideva con quello sguardo folle negli occhi grigi.
- E dove sta il divertimento? –
- Non è divertente prendere a calci una porta fino a buttarla giù! Ora dovrai farti perdonare! –
- Non credo proprio. –
- Sì, invece! – Lili incrociò le braccia, irremovibile sulla sua decisione.
- Stai tirando un po’ troppo la corda, sai? – Lo sguardo di Bryan Fury si fece minaccioso, uno sguardo che poteva fulminare chiunque, ma la ragazza non ammetteva repliche. Quando voleva una cosa, era capacissima di ottenerla!
Se poi era vero che tirava troppo la corda… perché Bryan non l’aveva ancora aggredita? In fondo lei lo sapeva, il Cyborg si atteggiava a duro ma in fondo, proprio in fondo, era una brava persona. Forse tutta la sua malvagità era dovuta ad un passato che era stato troppo brutale con lui. Del resto aprire gli occhi con la consapevolezza di essere morto e scoprire di essere stato riportato in vita in un corpo cibernetico non farebbe piacere a nessuno.
- Oggi faremo una cosa che ti piacerà da pazzi! – Sorrise Lili guardando l’uomo.
- Sarebbe? Uccidere qualcuno? –
- Vedrai! – Rispose lei enigmatica allontanandosi un poco dall’uomo.
 
Bryan Fury guardava con odio la ragazza seduta al suo fianco, desiderava incenerirla con lo sguardo, ma non poteva.
Dannazione!
Ma come Diavolo ci riesce? Maledizione! Bryan era sconcertato… incredibile che quella ragazzina avesse un tale effetto su di lui! Imprecò ancora una volta, mentalmente.
- So che a voi maschi piace da matti… tu stai apprezzando? – Domandò Lili raggiante.
- Da morire! – Rispose a fior di labbra Bryan cercando di non lasciarsi sfuggire troppe imprecazioni.
- Non mi sembri molto convinto… -
Forse perché non sono per niente convinto! Altre imprecazioni mentali. Stava per impazzire… tenere in mano quello stuzzicadenti gli costava una fatica immane, doveva fare attenzione a non romperlo altrimenti Lili gli avrebbe fatto una di quelle ramanzine che lui odiava.
Cosa ci trovasse la gente a stare seduta su scomodi sgabelli, armeggiando come meglio poteva con quei bastoncini sottili il Cyborg proprio non lo capiva.
Distruggere palazzi era divertente!
Ammazzare persone era divertente!
Ma quella tortura non lo era per niente! Anche se, a dirla tutta, lui amava da morire la tortura!
Si lasciò cadere pesantemente contro lo schienale dallo sgabello, sbuffando sonoramente. Con la sinistra si accarezzò le granate che portava alla cintola. Ancora una volta si domandò perché si trovava lì. A quest’ora poteva già essere nel suo bel capannone pronto ad allenarsi per il prossimo Torneo, sperando che ci fosse un prossimo Torneo. Poteva aggirarsi per qualche città con la sua fedele Vulcan, prontissimo a mietere una vittima dopo l’altra. Gli sarebbe piaciuto…
- Bryan! – La voce di Lili irruppe nella sua testa come una squadra della SWAT. Quelle squadre che opponevano quella magnifica resistenza quando cercavano di fermarlo.
- Cosa vuoi? – Ringhiò lui.
- Guarda che non devi prendertela se non ci riesci. Dipende dai giorni. – Spiegò paziente la ragazza cercando di tirargli su il morale che aveva raggiunto livelli bassissimi.
- Questo passatempo non fa per me! – Borbottò lui lasciandosi scivolare di mano lo stecchino che cadde lieve sulla ghiaia che circondava il laghetto artificiale. Non ne voleva più sapere di quella storia. Basta! Aveva chiuso!
- E ora che ti prende? – Domandò Lili lanciando aggraziata la lenza.
Bryan masticò l’ennesima imprecazione.
- Pensavo che ti avrebbe fatto piacere. Non andavi a pesca con tuo padre? –
- Non tratto con te di questo argomento. – Brutto argomento quello di suo padre. Brutto davvero. Una cosa di cui non amava parlare.
- Uffa, che testa che hai! – Anche Lili appoggiò la schiena contro lo schienale dello sgabello. – Anche se… posso capirti. Anche Draggy non parla volentieri della sua famiglia. – Tirò a sé la lenza scoprendola vuota.
- Non abboccano, vero? – Sghignazzò Bryan costatando di non essere l’unico incapace. Lili sbuffò e tirò ancora.
- Forse è una questione di esca. Tra poco provo a cambiarla… vediamo se funziona. –
- Io credo di avere un’idea migliore… - Si alzò sentendosi gli occhi blu della ragazzina puntati addosso. Si avvicinò al lago artificiale nel quale nuotavano placidi i pesci che non erano per niente intenzionati ad abboccare. Quel giorno c’erano solo loro e forse era meglio così.
Quel laghetto si trovava in un posto isolato e veniva usato come bacino riproduttivo per le trote; chi voleva pescare pagava un biglietto all’ingresso e poteva pescare un certo numero di pesci. Lili aveva pagato per pescare quaranta trote, ma fino a quel momento nemmeno una aveva abboccato!
Bryan Fury era stufo di aspettare.
Avanzò sulla ghiaia finché l’acqua fredda non lambì la punta dei suoi anfibi militari, ripulendoli leggermente dalla polvere che si era depositata sopra.
Lili lo guardava interrogativa senza capire le sue intenzioni, reggendo la canna in mano in attesa che qualche pesce fosse preso all’amo.
- Ho io una cosa che vi piacerà! – Ridacchiò il Cyborg rivolgendosi ai pesci che scappavano alla sua vista. Si portò una mano alla cintura. Lili lasciò cadere al suolo la canna e si alzò di scatto. Aveva capito fin troppo bene cosa voleva fare.
- No, Bryan! Fermo! – Tentò di dissuaderlo.
Troppo tardi!
Qualcosa volò nell’aria e cadde proprio al centro del lago.
Tre…
Due…
Uno…
BOOOOOOOOOOOM!
La granata a frammentazione lanciata da Bryan Fury esplose in tutta la sua potenza sollevando colonne d’acqua traboccanti di pesci. La Principessa di Monaco si riparò dall’acqua dietro il corpo possente del Cyborg, evitando così di bagnarsi vestiti e capelli. Schizzi d’acqua bagnarono le rive del lago e una pioggia di pesci cadde intorno ai due.
Bryan Fury rise di gusto… con quella sua risata sadica da manico mentre le trote cadevano lievi attorno a lui, dimenandosi senza capire perché si trovassero fuori dall’acqua.
- Questa sì che è un’esca appetibile! – Rise ancora, più forte di prima.
- Ma tu sei un pazzo scatenato! – Lili lo colpì con un pugno alla schiena che l’uomo nemmeno sentì.
- Non eri tu che volevi pescare qualcosa? – Domandò lui voltandosi, con gli occhi grigi brillanti di follia e un sorriso che era come una nuova cicatrice sul suo volto.
- Potevi dirlo subito che non ti piace pescare! – Lili schivò l’ennesimo pesce volante che atterrò proprio ai suoi piedi come un dono inaspettato.
- Ok… non mi piace pescare! – Rise ancora il Cyborg.
- Non so perché ma l’avevo intuito… -
- Tocca a me scegliere il prossimo passatempo! – Propose Bryan.
- Va bene… va bene! Raccogli le trote che ci spettano e poi vedremo di fare quello che vuoi tu! – Con sommo rammarico, fu Lili a cedere questa volta. Il sorriso del Cyborg si allargò ancora di più.
- Faremo una cosa che ti piacerà. –
- Tipo? – Domandò la ragazza avviandosi verso l’attrezzatura da pesca abbandonata a poca distanza. Era tutta roba di suo padre e non voleva perderla.
- Vedrai… - Rispose enigmatico il Cyborg allargando a dismisura il suo sorriso.
 
Bryan Fury: 5
Lili: 4
 

***

 
In concomitanza con l’inizio della scuola (che depressione!) pubblico questo nuovo capitolo, sperando di ridarvi il sorriso che la scuola vi ha portato via!
Bryan doveva fare una cazzata… ma il mio carissimo amico T.K. mi ha suggerito questa “gita” e non ho saputo resistere. L’ho trovata subito divertente!
(T.K. resti sempre un mito!)
Bene… alla fine, se non altro, hanno pescato qualcosa.
Ahahahahahahahahahah!
Ok… la pianto di sparare cazzate.
Mmm… curiosi di sapere che passatempo si inventerà Bryan? Restate con me e non vi deluderò. Conto di pubblicarlo tra un paio di giorni.
Bryan: - Un paio di giorni di sollievo! Meno male –
Ci sentiamo al più tardi mercoledì.
Bye bye bella gente!
Qui ManuFury… chiudo!
 
P.S. non dimenticatevi di recensire per farmi sapere se anche a voi è piaciuta questa Fic stupidissima con il mio caro Bryan Pescatore!

 
 

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Capitolo 8
*** Incidenti ad Alta Quota ***


INCIDENTI AD ALTA QUOTA

 
Ripensandoci… in fondo in fondo Bryan Fury aveva avuto un’ottima idea. Quella per Lili era un’esperienza del tutto nuova e non sembrava nemmeno così male… anche se avrebbe cambiato parere presto.
Effettivamente all’inizio la ragazza aveva provato un moto d’ansia. Era una cosa che non aveva mai fatto e che mai avrebbe tentato di fare, pensava che fosse una cosa che non faceva per lei. Poi, pian piano, quella sensazione sgradevole era svanita con l’aumentare della quota. Forse era per la graduale diminuzione dell’ossigeno o forse era semplicemente l’emozione… fatto sta che la bella Principessa di Monaco si sentì sempre più euforica e sempre meno ansiosa.
Ora fremeva nell’attesa ed era difficile farla stare ferma sul seggiolino, si muoveva, si contorceva come un’anguilla. Bryan Fury, al contrario, era immobile come un vero soldato, gli occhi fissi davanti a sé, il petto immobile come se non respirasse. Si era forse spento?
- Non pensavo ti piacesse questo sport. – Urlò Lili sopra il ronzio fortissimo dei motori. Lo pensava davvero, Bryan non sembrava un persona che faceva certe cose… il Cyborg le rispose annuendo lentamente, lo sguardo perso lontano.
- Come l’hai scoperto? – Domandò ancora la ragazzina, odiava quel silenzio che silenzio non era visto il costante fracasso dei motori.
- Un mio amico. – Rispose l’uomo con voce atona.
- Un amico? Wow! E dov’è ora? – Non pensava che potesse anche avere degli amici. Ogni giorno scopriva qualcosa di nuovo su di lui. Una cicatrice in più sul volto di Bryan
- L’ho ucciso! – Sempre freddo nella sua voce, come se fosse assolutamente normale ammazzare persone a destra e a manca. Uno spillo di ghiaccio si conficcò nel cuore della ragazza raffreddando all’istante la sua enfasi e facendola sedere composta al suo posto.
Lili rimase in silenzio, senza parole per la prima volta in vita sua. Ascoltò il ronzio dei motori e il lieve rollio del veicolo, nuovo ed aerodinamico. Guardò con la coda nell’occhio il Cyborg al suo fianco… capì in un istante che la sua vita non doveva essere stata facile, proprio come quella di Sergei Dragunov. A dire il vero Lili del Cyborg non sapeva molto: era un violento e un sadico che aveva cambiato e potenziato il suo corpo tante e tante volte, diventando ogni volta più potente. Ma non aveva la minima idea di chi fosse stato prima… di morire. Perché era quella ragione per cui lui era diventato un robot estremamente complesso.
Il rollio aumentò e Bryan si alzò in piedi, riusciva a stare perfettamente dritto nonostante le oscillazioni come se per lui non esistessero.
- Direi che si siamo! – Si avviò con passi pensati fino alla cabina del pilota e colpì la porta un paio di volte rischiando di sfondarla. – Ehi! Apri! –
- Ok… - Rispose una voce distorta sputata da un qualche altoparlante.
Bryan Fury si voltò verso di lei: non aveva più una cicatrice sul volto, ma il suo sorriso sadico. Si strinse con più forza le cinghie del paracadute facendo attenzione a farlo aderire bene al corpo scoperto, le cartucciere e le granate oscillarono.
- Preparati ragazzina. Ora si balla! – Ora la sua voce era scaldata dal divertimento, la ragazza la preferiva quando era fredda.
Lili non ebbe il tempo di ribattere che il portellone del piccolo jet si aprì risucchiando via tutta l’aria e tutti i suoni. Lei provò un brivido freddo e si strinse nella tuta isolante, abbassandosi poi gli occhiali sugli occhi blu. Si slacciò le cinture e si alzò avvicinandosi al Cyborg che sembrava non patire il gelo tipico di quell’altezza. Anche lei si strinse le cinghie del paracadute in modo tale da farlo aderire al meglio alla schiena.
Quando la Principessa di Monaco vide il cielo azzurrissimo tutto attorno a lei, le nuvole che sembravano panna, avvertendo l’aria fredda e il terreno che le mancava da sotto i piedi…  l’euforia scomparve e tornò a dominare la paura.
Si irrigidì sul posto: i muscoli bloccati, la bocca asciutta, il cuore che accelerava i battiti per ridare colore alle sue guancie, sbiancate da quello spettacolo.
- VAI! – Le urlò Bryan mentre il vento fortissimo gli scompigliava i capelli bianchi, candidi come le nuvole che macchiavano il cielo.
- No! Non ci penso nemmeno! – Rispose la ragazza troppo terrorizzata per fare una cosa del genere, tutto il suo coraggio era scomparso all’improvviso e i muscoli, rigidi, non le rispondevano. Scoprì che il paracadutismo non faceva per lei!
- Buttati! – Bryan rise della paura della ragazzina.
- Ma buttati tu! – Ribatté la Principessa di Monaco ancorandosi ad una maniglia, non voleva buttarsi e non voleva rischiare di cadere.
- Vuoi una spinta? – Il sorriso del Cyborg si allargò a dismisura, le risate già gli gorgheggiavano in gola. A dirla tutta… anche lui la prima volta se l’era fatta sotto!
- Non osare! – L’aria le schiaffeggiava il viso là dove era scoperto e il corpo avvolto nella tuta isolante che non isolava proprio niente, il gelo strisciava sulla sua pelle come migliaia di rettili di ghiaccio. Perché si era fatta trascinare in quella situazione? Perché?
Bryan rise fragorosamente. – Ci penso io a farti muovere! –
Lili sbiancò ancora di più e il cuore accelerò ancora. – NOOOOO! –
Ovviamente era troppo tardi!
Bryan l’aveva spinta con violenza oltre il portellone aperto facendole perdere la presa alla maniglia, senza smettere un solo istante di ridere di cuore. Lili non poteva saperlo, ma quella scena ricordava al Cyborg la sua prima volta… anche lui aveva avuto un “incitamento” prima di lanciarsi.
Lei fluttuava nel cielo azzurrissimo, trapassando una nuvola di panna dopo l’altra, con il vento che le scompigliava i capelli biondi e le frustava il corpo. Per un momento fu felice di quella sensazione: le sembrava di volare, come nei suoi sogni più belli. Quando abbassò gli occhi blu e vide il terreno sotto di lei che si avvicinava velocemente il benessere scomparve per lasciare spazio al terrore: non stava volando, stava precipitando!
E ora che doveva fare?
Oddio! Quale linguetta doveva tirare?
Il panico!
Panico puro… mai provato fino ad allora.
Urlò dalla paura senza ricordarsi bene cosa doveva fare. Vento polare nei suoi polmoni che le mozzò il fiato e le congelò le urla in gola.  
Un’ombra sopra di lei e Bryan la raggiunse: non tremava, anzi, sembrava stranamente calmo. Ma come faceva?
L’uomo precipitava molto più velocemente di lei. La Principessa di Monaco riuscì a scaldarsi le corde vocali, scongelando le parole che urlò in seguito.
- E ORA??? CHE DOVREI FARE??? – Lili era isterica. Perché si era fatta trascinare in quella situazione orribile?
Perché?
Il Cyborg le indicò la linguetta da tirare e lei non esitò un solo istante: era un pennacchio rosso sangue. Quando lo tirò un complicato sistema di corde e ganci si attivò all’istante aprendo il paracadute colorato. Il contraccolpo le sferzò le spalle ma alla fine il paracadute si aprì del tutto frenando la sua caduta alla velocità della luce. Era grande e di tutti i colori dell’arcobaleno. Ne fu felice!
 
Bryan Fury rise di gusto!
La ragazzina viziata era sbiancata completamente quando l’aveva spinta oltre il portellone!
Quella era un’immagine che si sarebbe stampato nella mente per tutta la vita.
A differenza della ragazza lui aveva preferito aspettare prima di aprire il paracadute. Voleva godersi quel momento fino alla fine. Era una sensazione magnifica che aveva quasi scordato!
Libertà assoluta!
Magnifica libertà!
Sensazione di volare!
Quando riaprì gli occhi si accorse di quanto era vicino il terreno. Tirò la linguetta rossa ma il paracadute non si aprì. Tirò con più forza ma la linguetta gli rimase in mano. Il paracadute era rimasto piegato nello zaino che aveva in spalla.
- Magnifico! La mia solita sfiga! – Proprio come l’ultima volta.
Cercò la linguetta di sicurezza color giallo canarino. Tirò anche quella, ma niente. Il paracadute non ne volva sapere di aprirsi. Se non altro, la prima volta la seconda linguetta aveva funzionato!
Bryan Fury sospirò rassegnato ed attese l’impatto!
Inaspettatamente, a qualche centinaia di metri dal terreno, il paracadute si aprì rallentando la caduta ma non abbastanza. L’impatto con la terra fu violento. Bryan cadde a corpo morto al suolo sollevando nuvole di polvere e aprendo diverse crepe sulla terra, sfregiandola al pari del suo viso. Rimase qualche istante supino fissando il cielo azzurro mentre la tela colorata si posava attorno a lui.
- Dannato paracadute! – Mormorò con le braccia aperte come in un’enorme abbraccio. Ovviamente non aveva sentito quasi niente, i suoi muscoli pompati aveva assorbito il colpo senza procurargli danni troppo seri: gli fischiavano solo leggermente le orecchie, ma niente che non potesse gestire.  
Si rialzò dopo un tempo lunghissimo, pulendosi alla meglio dalla polvere che gli ricopriva il corpo atletico. Si slacciò il paracadute lasciando lì sul posto, era difettoso e non valeva la pena di riportarlo indietro.
Alzò gli occhi grigi alla ricerca di Lili ma non la vide: solo cielo azzurro e nuvole. Forse si è schiantata! Pensiero maligno che venne subito smentito da un urletto delle ragazzina. Tutto attorno a lui solo campagna piatta, talvolta qualche isolata macchia boscosa si innalzava dal terreno secco.
Il Cyborg sospirò e si avviò in quelle direzione: Lili aveva avuto la fortuna di centrare in pieno gli unici due alberi della zona. La tela del paracadute si era impigliata tra i rami, la ragazzina era a testa in giù praticamente immobilizzata dalle varie cinghie e corde che le si erano strette attorno al corpo, bloccandola. Bryan rise come un pazzo, quella scena era divertente.
- Quando hai finito… - Iniziò Lili furente, contorcendosi cercando di liberarsi ma ottenendo solo di aggrovigliarsi ancora di più. – Potresti anche darmi una mano! –
- Sei in difficoltà? – Domandò il Cyborg tra una risata e l’altra. Domanda ovvia.
- No guarda… rifletto sull’Universo! Certo che sono in difficoltà! – Lili riuscì a liberarsi un braccio dall’intrico di corde, agitò un pugno. – Dammi una mano! Subito! –
- Ti dirò… - Il sorriso di Bryan si allargò. – Penso che questo pareggi la doccia fredda! – La ragazza sgranò gli occhi blu.
Le voltò le spalle ridendo sadico.
- Ehi! Non puoi lasciarmi qui! Bryan! BRYAN! – Lo chiamò la ragazza cercando di divincolarsi, ma senza risultati.
- Ciao ciao Lili! – Bryan si allontanò godendo di quella sensazione, assaporando quella piccola vendetta che si era preso… aveva un davvero un buon sapore. Le imprecazioni della ragazza lo accompagnarono per un po’ mentre si allontanava… troppo divertente!
Non sapeva che la piccola avesse un linguaggio così colorito.
Rise più forte mentre gli insulti della Principessa di Monaco diventavano sempre più lontani. Si avviò da solo nella campagna deserta.
Divertente!
Per davvero!
 
Quando raggiunse la villa dei Rochefort da solo, impolverato e sanguinante, cosa di cui non si era minimamente accorto, Sebastian, il maggiordomo della ragazzina, gli corse incontro preoccupato.
- Signor Fury! Ma dov’è Miss Lili? – Domandò al colmo della preoccupazione.
- Ha avuto un piccolo incidente. – Sorrise sadico superando il vecchio.
- Un incidente? O no! O no! –
- Niente di grave a dirla tutta. – Un mentitore nato.
- Lei sta bene? – Anche se l’ansia del vecchio non diminuiva.
- Si è presa del tempo per… riflettere! –
Rise come un pazzo. Troppo divertente! In fondo… stare con quella ragazzina aveva i suoi vantaggi.
 
Bryan Fury: 6
Lili: 4
 

***

 
Oddio LunAngel… chiedo perdono! Ma non ho saputo resistere!
Scusate il ritardo… ho avuto delle verifiche, accidenti che brutta cosa! È proprio vero che la scuola è riniziata!
Va beh… spero che il capitolo di piaccia.
Il prossimo è dedicato ad un mio amico… che ha avuto una fantastica idea.
Ci sentiamo prestissimo.
RECENSITE, mi raccomando.
Bye byeeeeeeeee!
ManuFury & Co… vi salutano!
Passo e chiudo!
Bryan: Non siamo mica nell’esercito!   

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Capitolo 9
*** Allenamento e Divertimento ***


ALLENAMENTO E DIVERTIMENTO

 
Erano le 3:22 e come di consueto, Bryan stava consumando il suo bizzarro rito. Era beatamente stravaccato sull’erba fresca, con le dita intrecciate dietro la testa candida e gli occhi chiusi. Di solito non pensava a niente in quei momenti di relax… ma ora, davanti ai suoi occhi chiusi, si presentava sempre la stessa scena: la faccia di Lili… sulle sua labbra nacque un sorriso maligno.
Aprì gli occhi grigi senza essere minimamente ferito dai raggi bollenti e voltò la testa: sul prato aveva steso un asciugamano arancione sul quale aveva posato il suo arsenale ben lucido, che ora brillava colpito dai raggi del sole.
Chiuse nuovamente gli occhi mentre il sorriso si allargava sul suo viso come una crepa sulla sua pelle. L’immagine della ragazzina… appesa a testa in giù e del suo linguaggio coloratissimo era un ricordo troppo gradevole per lasciarlo scappare via.
Sbattere di porte, rumore di vetri rotti ed imprecazioni che potevano ben competere con le sue gli fecero notare che la padrona di casa era rientrata. Che furia! Il sorriso di Bryan si allargò a dismisura e dalla sua gola si sprigionò una risata purissima e fragorosa, quella che riservava agli avversaria abbattuti ed umiliati.
Erano le 3:25 quando un’ombra si proiettò sul suo corpo steso al sole proprio come quello di una lucertola in cerca di calore, come se la sua pelle fredda cercasse di scaldarsi per dare una parvenza umana. Bryan Fury non aprì nemmeno gli occhi.
- Ti puoi spostare? Mi togli il sole! – Mormorò il Cyborg, non che rischiasse di rovinarsi la “tintarella” ma lo divertiva troppo buttare benzina sul fuoco.
- Sei un cafone! Sei un… un… - Lili furente vomitò un insulto dietro l’altro, sembrava quasi una scaricatrice di porto invece che la bella Principessa di Monaco. Bryan, occhi chiusi e sorriso sulle labbra, si limitava ad annuire.
- Lo so. Hai ragione. – Alzò una mano. – Seriamente… ti puoi spostare? –
La ragazza sbuffò ancora pestando un piede in terra. Solo allora Bryan Fury dischiuse gli occhi per gustarsi fino in fondo l’espressione della ragazza: era completamente rossa sul viso sporco, i capelli biondissimi erano chiazzati di bruno e verde, gli abiti erano conciati anche peggio. Lili aveva un’espressione a metà tra lo sconcertato e l’irato.
Bryan l’osservò ancora un istante poi scoppiò a ridere come un matto mentre accarezzava la fedele Vulcan, che riposava accanto a lui. Lili si portò le mani ai fianchi, un lampo negli occhi che prometteva guerra.
- Sei un mostro! – Lei digrignò i denti arrabbiata.
- Eh sì. – Altro eccesso di risate che gli scuotevano il corpo atletico. La ragazzina preferì non ribattere, qualcosa aveva attratto la sua attenzione… l’arma che avrebbe usato per consumare la sua vendetta contro quel barbaro.
La Principessa di Monaco si allontanò ribollente quanto una pentola a pressione… indirizzava i suoi passi versi la sua arma. Bryan la seguì per un tratto con gli occhi poi lei scomparve dal suo campo visivo. Il Cyborg pensava di aver capito le intenzioni della ragazzina… sarebbe stato pronto per ogni evenienza.
Lili gli si presentò davanti trentacinque secondi dopo, tra le mani una gomma verde dell’acqua che i giardinieri usavano per bagnare il prato, sul volto della ragazza un’espressione di puro godimento… la puntò come un fucile contro il Cyborg steso sull’erba… aprì il rubinetto pronta a bagnarlo dalla testa ai piedi godendosi fino alla fine la sua vendetta… ma dalla gomma non uscì nemmeno una goccia d’acqua.
La ragazza scosse la gomma un paio di volte, ma niente, nemmeno una goccia.
- Dannazione! –
La risata di Bryan l’attirò. – Ehi piccola… non uscirà acqua di lì. Mi sono divertito ad annodare i tubi! –
- Non puoi averlo fatto… - La Principessa di Monaco era sconcertata.
- Sì, invece. Una doccia fredda me la puoi anche fare… ma non sono così scemo da permetterti di farmene anche una seconda. –
Lili si lasciò scivolare di mano la gomma verde, depressa e sconfitta come non mai.  
- Quanto tornerà Draggy… te le farà pagare tutte! –
- Guarda… non vedo l’ora. Smonterò anche lui e sarà un vero divertimento… - Rise il Cyborg.
- Non è un ferro vecchio come te, sai? – Lili gli fece una pernacchia.
- Sai che ho ucciso per molto meno? – Luce folle negli occhi d’argento di Bryan Fury mentre la mano correva al grilletto della Vulcan, assopita come un cane da battaglia in attesa del massacro.
- Avanti… smettila di fare il duro. Se avessi voluto farmi del male a quest’ora l’avresti già fatto, Signor Cuore d’Acciaio! – Quel discorso aveva senso… anche troppo senso per essere accettato dalla mente dell’uomo.
- In ogni caso, il tuo fidanzatino di ghiaccio l’ho massacro all’ultimo torneo! –
- Non è il mio fidanzato! – Le gote le si colorarono immediatamente di porpora, anche se lei cercò di nasconderlo il colorito della ragazza non sfuggì all’occhio attento del Cyborg.
Distolse lo sguardo dalla Principessa di Monaco, alzandolo al cielo che aveva lo stesso colore degli occhi di sua madre… gli sembrava di non provare sentimenti da una vita. In fondo aveva mai provato qualcosa? Era un pensiero odioso, ma anche la realtà lo era. Ripensandoci… lui si era sempre sentito come avvolto da un’armatura di ferro che lo isolava dal resto del mondo… il dottor Abel non aveva fatto altro che rendere reale la sua vera essenza.
- Ehi Mister! – Il viso di Lili entrò nel suo campo visivo, i capelli biondi di lei gli sfiorarono il corpo atletico e gli occhi blu si puntarono prepotenti sui suoi grigi. - Hai sentito quello che ti ho appena detto? –
- Direi di no! – Gli occhi blu della ragazzina si fecero di fuoco.
- Dovresti vergognarti… io sto qui a sgolarmi e tu nemmeno mi ascolti. –
- Mi sembra che la tua gola sia ben allenata. – Ridacchiò lui.
-  Dicevo… che ti ho trovato un lavoretto facile, facile riconvertibile in allenamento. –
Bryan Fury si alzò a sedere rischiando di colpire la ragazza con una testata, tanto era stato veloce nell’alzarsi. – E sarebbe? – Aveva un brutto presentimento.
- Se mi avessi ascoltato prima, ora lo sapresti! – Sbuffò Lili incrociando le braccia.
- Certe volte sei un vero strazio! –
- Va bene… visto che io sono buona, a differenza di te, ripeterò. Aiutami a fare… - Fece una pausa lunghissima che accorciò la pazienza già breve del Cyborg. – Giardinaggio! – Le si illuminarono gli occhi mentre quelli di Bryan furono attraversarti da nuvole di disperazione.
- GIARDINAGGIO? IO? – Il Cyborg era sconcertato.
- Sì, sì! – Lili annuì saltellando felice. – Io mi sono buttata dall’aereo… -
- Vorrai dire che ti sei fatta “spingere” dall’aereo! – Rise, ma solo per un attimo. Quella parola ancora gli ronzava nel cervello.
- OHHHH! Ma che perfettino. Fatto sta che io l’ho fatto… quindi ora tocca a me scegliere il passatempo. E io ho scelto il giardinaggio, visto che sono già sporca così. –
- E io mi rifiuto! – Giardinaggio… che brutta cosa! Istinti omicidi si stavano risvegliando il corpo cibernetico dell’uomo.
- Avanti… vedilo come un allenamento! – Lili gli afferrò un braccio e tentò di tirarlo a sé, ma Bryan era troppo pensante per lei. – Forza! –
- Non so dove lo vedi tu l’allenamento…. – La Principessa di Monaco non aveva intenzione di mollare, continuò a tirare il Cyborg a sé, senza risultati.
- Devi solo fare dei buchi per terra… niente di più! –
- Se lo faccio… - Bryan alzò gli occhi al cielo. – Poi mi lasci in pace? –
Lili lasciò il braccio dell’uomo annuendo. – Giuro! –
Bryan Fury sospirò alzandosi… come si era ridotto? La sua volontà e il suo orgoglio erano stati annientati del tutto. Povero lui! Si erse in tutta la sua statura, sciogliendosi le spalle. Guardò quasi con odio la ragazzina sorridente davanti a lui.
- Cosa dovrei fare? Prima inizio, prima finisco! – Era rassegnato. Lei aveva vinto!
- Ma che bravo! Vieni che ti faccio vedere. –
Lili partì in quarta raggiante come non mai, dietro di lei Bryan poco emozionato all’idea di quello che stava per fare, rimpianse di non poter scaricare la Vulcan sulla ragazzina. Non si era ancora reso abbastanza ridicolo. Reputazione addio! Malvagità addio!
Dopo aver attraversato tutto il prato perfettamente rasato ed aggirato mezza villa, sbucarono in una zona priva di fiori. Era una zona d’ombra fuori mano, invisibile dall’ingresso. C’era un’aiuola spoglia delimitata da rotondi sassi bianchi che formavano un’ovale perfetto. Lili gli indicò quel punto e gli spiegò il suo compito: doveva fare dei buchi nel terreno in cui lei avrebbe piantato i fiori.
Non diede il tempo al Cyborg di controbattere che sparì dalla sua vista alla ricerca dei fiori da piantare. Bryan alzò entrambe le sopraciglia candide, come poteva bucare il terreno? Poi un’idea folle illuminò come un fulmine a ciel sereno la sua mente. Scavalcò le pietre bianche e si posizionò a tre dita dal bordo dell’aiuola. Caricò il gancio destro e percosse il terreno.
La forza del Cyborg fu tale che la terra si ritrasse a quel colpo. Quando Bryan Fury scostò il pugno un sorriso si disegnò sul suo viso sfregiato: un solco perfettamente rotondo si era formato in terra, grande poco più del suo pugno e profondo almeno una spanna.
Perfetto!
Avanzò di due passi e colpì nuovamente il suolo formando il secondo buco perfetto… la ragazzina aveva ragione, poteva considerare quella “pratica” un vero e proprio allenamento: doveva dosare bene la sua forza e usare tutta la sua precisione, i suoi muscoli si muovevano da soli, un pugno dopo l’altro… destra, sinistra, destra, sinistra….
Si stava quasi divertendo!
Doveva ammettere una cosa: quella ragazzina ne stava combinando una per colore… ma in fondo Bryan Fury non si era mai divertito tanto!
 
Lili aveva trovato i fiori da piantare: si trovavano in una serra poco distante. Erano decine e decine di begoniette rosa e bianche, i suoi colori preferiti. Erano fiori bellissimi, con foglie rigonfie e verdi e con fiori coloratissimi. Sicuramente erano stati acquistati da Sebastian.
Si guardò intorno e trovò una carriola, proprio ciò di cui aveva bisogno per trasportare i fiori.
Stava per afferrare la prima cassetta quando le squillò il cellulare. Lo trasse in fretta e se lo portò all’orecchio.
- Ciao Lili… sono Christie. –
- Ciao Christie! – Salutò raggiante Lili, era da un po’ che non si sentivano.
- Ho una cosa da dirti… -
Lili l’ascoltò affascinata con gli occhi che le brillavano all’idea. Sorrise come una bambina, salutò l’amica e corse fuori dalla serra. Raggiunse in pochissimo tempo Bryan che, a quanto pareva, si stava divertendo parecchio a scavare buche. Era incredibile quanto era contrato nel suo lavoro.
- BRYAAAAAAAAAAAAAN! – Lo chiamò la ragazza portandosi le mani alla bocca per amplificare il suo grido!
Il Cyborg alzò la testa e colpì la terra con troppa forza scavando una voragine enorme: era una fenditura di almeno trenta centimetri di diametro. Zollette di terra saltarono in aria ricadendo come una pioggerella fangosa, tingendo di bruno i capelli candidi dell’uomo e scivolando sulle sue spalle.
- Ma noooooo! Guarda che hai combinato!?! –
- Aspetta un attimo, guarda che la colpa è tua! Tu mi ha distratto. – L’accusò Bryan Fury.
- Non è vero! – Piagnucolò Lili.
- Sì che è vero! –
- Uff! non me ne perdoni una. Certo che sei poi un cafone… -
- Ahhh! – Bryan fece un gesto di stizza con le mani. Meglio lasciare perdere.
- Devi dirti una cosa troppo bella! – Mormorò Lili.
- Tipo? – Domandò il Cyborg.
Lili si morsicò le labbra… adorava far stare sulle spine le persone.
 
Bryan Fury: 6
Lili: 5
 

***

 
Ok eccomi qui… questo capitolo è venuto davvero uno schifo. L’idea è carina (thank you JacuPhonix!) ma il contenuto appena espresso è orribile!
Bryan: - Finalmente l’hai capito! –
Ma diciamo che è solo un capitolo di transizione… quindi perdonatemi… please! Il prossimo sarà più divertente… ve lo prometto, vi prego! Non mi abbandonate!
Bryan: - Sì, sì… abbandonatela! Così smetterà di mettermi in ridicolo! –
Tu taci calunniatore! Signor Pollice Verde!
Bryan: - Questo è un colpo basso! –
Allora stai zitto!
Vi pregoooooooooo!!!!
Non siate duri nei commenti… please! Mi farò perdonare… lo prometto!
Va beh… chiudiamo qui… altrimenti mi deprimo…
Al prossimo capitolo,
Bye byeeeeeeee!!!
 
P.S. Curiosi di sapere cos’ha organizzato la bella brasiliana…?
Beh… allora dovrete perdonare questo mio sgorbio ed attendere il capitolo numero 10…
(Wow… ma sono già al capitolo 10? Come passa il tempo!)

 
 
   
 
 
  

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Capitolo 10
*** Duplice Problema ***


DUPLICE PROBLEMA

 
Lili aveva aggrottato sopraciglia e fronte studiando attentamente l’espressione che si era dipinta sul volto di Bryan Fury; la ragazza era convinta che la faccia del Cyborg si sarebbe frantumata in migliaia di pezzi tanto la sua pelle risultava tirata.
Gli occhi d’argento dell’uomo le si puntarono addosso speranzosi che le parole che lei aveva appena pronunciato fossero solo uno scherzo di pessimo gusto. Poi quei lineamenti duri e tirati si rilassarono e le labbra si dischiusero, lentamente.
- Te lo sogni, tesoro! La mia reputazione è già abbastanza bassa così, non ti permetterò di infierire ulteriormente. –
- Suvvia Bryanuccio caro! – Lili usò il suo tono di voce più smielato e sfoderò i suoi occhioni blu da cucciolo abbandonato e bisognoso d’affetto.
- Sparati! – Rispose rude il Cyborg mentre i suoi occhi saettavano a destra e a sinistra. – Dov’è la mia Vulcan? Così ti risparmio la fatica. –
- Bryan… guarda che non è poi così traumatico come credi tu. –
- Non dirmi che è peggio. –
- NOOOOOO! Ma che hai capito?! È fantastico. –
- Sì, certo… - Un’espressione di completa depressione colorò di nero il viso del Cyborg. – Sono rovinato! –
- Voglio chiederti una cosa… hai mai provato  e rispondi con sincerità. –
Bryan alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia imbronciato mentre sondava i suoi ricordi. Alzò un sopraciglio, assorto nella meditazione. Qualcosa del genere l’aveva fatto in passato, con sua madre, ma come molti altri suoi ricordi di “prima”, anche questo aveva troppa polvere sopra per poter essere ricordato con chiarezza.
- No… non mi pare. – Disse infine. Gli sembrava la risposta migliore in quel momento.
- Allora… – Lili non si fece perdere l’occasione. – Come fai a dire che non ti piace? – L’incalzò lei sperando di poter convincere il Cyborg, visto l’inattaccabilità del suo ragionamento.
- Prova una volta. – Continuò lei. – Solo una volta e dopo potrai dirmi se ti piace o no. Intesi? –
- Io so che non mi piace per lo stesso motivo per cui non mi piacciono le maglie con le maniche lunghe o le maniglie delle porte! – Si difese Bryan, avrebbe fatto qualunque cosa per evitare una simile tortura. Qualunque cosa.
- E quale sarebbe questo ottimo motivo? – Ora era Lili a sentirsi confusa… poteva capire le magliette con le maniche lunghe, ma le maniglie delle porte?
- Sono sopravvalutati ed estremamente inutili! Specie le maniglie! –
- Bry, sinceramente… - A Lili mancarono le parole per proseguire. Sarebbe caduta per terra, ma preferì tenere duro, l’aveva quasi convinto. – Lasciati andare per una volta! –
- Se fosse per me, se io mi lasciassi andare come vorrei… non ci sarebbe più una sola forma di vita sulla faccia della terra. – Gli brillarono gli occhi di quella luce sadica e da massacratore. – Non che la cosa non mi farebbe piacere! -  Risata sottile e maniacale quella che seguì le sue parole.
Lili sbuffò portandosi le mani ai fianchi, proprio come una madre che stava rimproverando il figlio. Ripensandoci, la ragazza si sentiva proprio così. Decise di optare per una nuova strategia. Più diretta.
- Ma ti sei visto di recente? – Chiese lei quasi schifata.
Bryan Fury abbassò lo sguardo studiando rapidamente il suo corpo: anfibi sporchi, pantaloni in condizioni anche peggiori…
- Non vedo il problema. – Rispose lui rialzando lo sguardo alla ragazza davanti a lui.
- Ma come “non vedi il problema”?!? – Lili era scandalizzata. – Quand’è stata l’ultima volta che ti sei cambiato quei cosi…? Hai un bel coraggio a chiamarli pantaloni! – Agli occhi della Principessa di Monaco quelli erano gli stessi identici pantaloni che il Cyborg aveva indossato all’ultima edizione del Torneo… tradotto, parecchio tempo prima. Lei rabbrividì al solo pensiero, chissà cosa sarebbe successo se se li fosse tolti? Sarebbero stati in piedi da soli?
Bryan Fury abbassò ancora una volta gli occhi, guardandosi i pantaloni, poi fece spallucce incurante, come a dire “non chiedermelo, non mi ricordo e non mi interessa!”.
- Ma sei disgustoso! – Sbottò Lili, esprimendo tutto il suo disgusto. Bryan stava per ribattere quando…
- LILIIIIIIIIIIIIIIIIII! – Gridò a squarciagola qualcuno alle spalle della ragazza bionda.
- Oh no! – Bryan era disperato… una ragazzina iperattiva poteva anche gestirla, ma due! Proprio no! I suoi circuiti sarebbero esplosi sicuramente.
Lili piroettò con grazia, la felicità che le illuminava gli occhi facendoli splendere come tante fulgide stelle blu. Conosceva molto bene la ragazza cui apparteneva la voce. Christie Monteiro, splendida come sempre, saltò al collo della Principessa di Monaco, felice quanto quest’ultima del loro incontro. La bella brasiliana indossava solo una conottierina grigia, che lasciva intravedere lo splendido e fiorente seno, e un paio di short di jeans, molto ma molto short, ai piedi dei semplici sandali intrecciati.
Le due amiche si abbracciarono forte, scambiandosi baci e bacetti tra piccole urla di felicità, proprio come facevano tutte le teenager. Dopo i vari e consueti come va? Tutto ok e tu? si abbracciarono ancora, volteggiando come due ballerine in un’elegante danza classica.
La Principessa di Monaco alzò gli occhi e, senza staccarsi dall’amica, mormorò: - E tu dove credi di svignartela? –
Bryan si gelò sul posto. – Io non me la svigno! – Era stato colto sul fatto come un pivello. La sua idea era quella di allontanarsi di soppiatto per recuperare la sua Vulcan e… divertirsi un po’. Tutti quei baci e bacetti gli aveva dato la nausea e Bryan conosceva un solo rimedio alla nausea: imbracciare la sua Vulcan e mietere un po’ di vittime. Effettivamente era proprio quello che voleva fare…
- Lili cara… non pensavo che te la facessi con certi brutti ceffi. Il tuo bel soldatino dove l’hai lasciato? – Le due amiche si staccarono e puntarono i loro occhi accusatori versi il Cyborg, ancora gelato sul posto.  
- “Brutto ceffo”? questa mi mancava. – Mormorò Bryan Fury.
- Draggy è stato costretto partire… purtroppo! Ma ora ci pensa Bryan a farmi compagnia… quando collabora. –
- Perché ogni tanto collabora? – Rise Christie seguita a ruota da Lili. Gli istinti omicidi di Bryan Fury erano a mille, sarebbe stato capace di creare un’arma con ogni oggetto presente nel raggio di cinquanta metri pur di eliminare quelle due.
- Allora Cyborg… vieni anche tu? – Chiese dopo un po’ Christie, sedato le risate a stento.
- Non credo proprio! Le braccia incrociate dicono “NO”! –
- Senso dell’umorismo pari a zero a quel che vedo. E comportamento da bambino di sette anni. Proprio un bel tipo di sei andata a cercare, Lili. –
- Forza Bryan…. Ti prego, ti prego, ti prego. – Piagnucolò Lili. – Ci sono i saldi in centro! –
- Motivo in più per rifiutarmi! – Aveva appena finito di pronunciare quelle parole che le due ragazze gli furono addosso, avvinghiandosi come sanguisughe alle sue braccia e tirando, nel vano tentativo di spostarlo, ma il corpo di Bryan Fury non si mosse di un millimetro, le braccia rimasero sempre incrociate e gli occhi fissi sulle due. Christie gli rivolse uno sguardo da civetta, sorridendo, e sbattendo le sue ciglia lunghissime.
- Non vuoi farmi felice? – Usò la sua voce più dolce.
- Ti farei anche felice… ma non so se tu gradiresti! – Rise fragorosamente. Per tutta risposta la brasiliana gli rifilò un calcio in al basso ventre nella speranza di frantumargli quelle cose cui gli uomini tenevano tanto.
- MANIACO! – Urlò staccandosi disgustata. Lili, invece, non voleva mollare, non questa volta. L’aveva afferrato per un braccio e tirava verso di sé, senza ottenere risultati, proprio come quella volta durante la cena. Gli sembrava di tirare per le retini un mulo testardo. Un ottimo paragone a dirla tutta.  
- Bryan…. Avanti. Ci sono i saldi anche alle armerie, prometto di comprarti qualcosa. Ma ora devi muoverti. – Tentò la Principessa di Monaco.
- No. Mi rifiuto. E non cambierò idea molto facilmente. – Sentenziò il Cyborg.
 
Tredici minuti dopo… davanti alla residenza Rochefort era stata parcheggiata una limousine ultimo modello d’un nero lucido come se fosse appena uscita dalla fabbrica. Sebastian alla guida, solare nel vedere la sua Lili così felice in compagnia della sua amica brasiliana… e di quel mostro mezzo svestito. Sebastian non era molto felice che la sua piccolina frequentasse certa gente, ma era anche vero che se Lili era felice, anche lui lo sarebbe stato.
Un maggiordomo aprì la portiera lucida della limousine e fece cenno di accomodarsi. Christie saltò dentro per prima accomodandosi nell’interno di velluto, spaziosissimo e subito si fiondò nel piccolo frigo contenente le bevande. Lili si fermò un istante, osservando Bryan Fury, fermo sulla soglia del cancello spalancato.
- Non entri? – Domandò studiando lo sguardo pensieroso del Cyborg.
- Non per fare il guastafeste… - Iniziò lui.
- Lo stai appena facendo! – Urlò Christie da dentro la vettura, impegnata a rapinare il frigobar.
- … dubito che quella limousine possa reggere il mio peso. – Lili lo guardò interrogativa facendo saltare gli occhi dalla vettura all’uomo. – Voglio ricordati che sono di… -
- Sì, sì. Come la fai lunga. Prova a salire. – Propose Lili facendosi da parte, il maggiordomo era dello stesso parare dell’uomo con le cicatrici, sembrava pesante.
Bryan alzò le spalle come per dire: “ti ho avvertito” poi si avvicinò alla limousine. Alzò la gamba destra e tentò di salire sulla vettura, ma questa, appena appoggiò il piede, si inclinò pericolosamente da un lato, restando sospesa su due ruote che rischiavano di esplodere, compresse com’erano. A quel punto il Cyborg alzò nuovamente la gamba permettendo alla macchina di lusso di tornare nella sua posizione originale con un lieve rollio. Il maggiordomo ancora fermo a fianco della portiera, lo fulminò con gli occhi. Da quando quel tizio era lì, il suo lavoro era triplicato.
- Ok… andremo a piedi! – Propose Lili.
- A piedi? ma ci vorrà una vita! – Protestò Christie ancora alle prese con il frigobar.
- Io ho un’idea migliore. – La Principessa di Monaco si voltò verso il Cyborg, la brasiliana si sporse dall’interno della macchina. L’espressione delle due amiche era a dir poco identica: sorpresa e un po’ preoccupata. – Perché mi guardate così? solo voi potete avere idee brillati? –
- Certo che no. Sentiamo la tua idea. – Rispose Lili in falsetto.  
- Voi andate avanti. Io vi raggiungo a piedi. –
- E come facciamo a sapere che ci raggiungerai? – Chiese sospettosa Christie.
- Non lo sapete, ma volete davvero rinunciare ai saldi? – La domanda di Bryan era dir poco incalzante. E la risposta era palese: nessuna delle due avrebbe mai rinunciato ai saldi del 70% sulle proprie marche preferite!
- Sei un sadico, Bryan Fury! – Sbottarono insieme le due ragazze.
- Lo so! – Si concesse la sua classica risata sadica in crescendo.
Le due amiche sbuffarono sonoramente e saltarono sulla limousine, raccomandandosi almeno venti volte di raggiungerle. Bryan si limitava a sorride ed annuire. Vi raggiungerò tranquille… ma non prima di aver sperimentato il fucile del soldatino di ghiaccio! Era da un po’ che aspettava solo l’occasione giusta per poterlo imbracciare ed usare. E un’occasione come quella non poteva farsela sfuggire.
 
Russ Adrianov stava osservando intensamente Sergei Dragunov, domandandosi cosa avesse che non andava: era stranamente teso, troppo teso, proprio lui che nel gruppo risultava sempre il più calmo e tranquillo.
- Sergei… - Il giovane alzò gli occhi di ghiaccio verso il capitano. - … va tutto bene? –
Aveva appena fino di pronunciare quella frase che un proiettile gli fischiò proprio davanti agli occhi, perdendosi lontano. – Ops… colpa mia! – Il capitano si voltò furente verso Valka che stava giocando con una pistola raccolta dal corpo di un nemico ucciso precedentemente.
- Valka! Consoci le regole, per te niente pistole! – Lo riprese Russ con voce autoritaria. Valka era già pericoloso a mani nude, con un’arma era anche peggio!
- Mi togli tutto il divertimento. E poi questo è un Revolver… -
- Resta sempre una pistola. –
- Non ti ci mettere anche tu, Konstantin. Ti ricordo la carta di credito. –
- Non fai paura più a nessuno… dopo tanti anni sappiamo tutti come sei. – Un sorriso si aprì sul volto di Konstantin, un sorriso che mostrò la sua dentatura perfetta. – Tanto duro e bastardo all’esterno… ma in fondo buono e tenero! –
- Buono e tenero io? Ma dove andremo a finire? Adesso mi senti! –
- Valka, Konstantin non fate i bambini… -
- E tu stai zitto Nikolaj, nessuno ti ha interpellato! – Urlano i due insieme, facendo tacere subito il loro compagno di squadra dai capelli rossi. Russ Adrianov si passò una mano sul viso, rassegnato. Quei due erano come cane e gatto, sempre a litigare! E pensare che dovevano essere dei soldati speciali altamente scelti… invece, sembrava di essere all’asilo.
Solo Sergei Dragunov si teneva lontano dalla rissa, isolato dal resto del mondo: dalle voci dei suoi compagni di squadra, dal freddo che imperversava intorno a loro, fuori quasi dal tempo stesso. Ancora una volta si ritrovò ad alzare gli occhi verso la villa di Lili Rochefort… con quella sensazione viscida addosso. Quella sensazione che provava solo quando qualcuno osava toccare il Suo Fucile!
Strinse meccanicamente i pugni, non avrebbe avuto vita facile, chiunque questi fosse Sergei Dragunov l’avrebbe eliminato!
 
Lili uscì dal camerino raggiante come ogni volta che si provava qualcosa che le piaceva.
- Come sto? – Domandò a Christie.
- L’azzurro ti dona moltissimo, cara. Sei bellissima! –
- Grazie! – Piroettò sul posto per farsi ammirare meglio dall’amica. – Prenderò anche questo, allora! Tanto è scontato! – Si specchiò nello specchio posto a fianco di Christie, comodamente seduta su una sedia. Lili si trovò davvero graziosa in quel vestitino azzurro, azzurro come gli occhi di Sergei. Arrossì a quel pensiero. Chissà che stava facendo in quel momento?
Dopo un’ultima occhiata, trovandosi ancora più carina di prima, tornò nel suo camerino ed indossò un vestito verde brillante, ripiegando accuratamente il vestito azzurro su una sedia all’interno del camerino. Uscì nuovamente facendo attenzione a non inciampare nei vari nastrini che pendevano dal vestito come tanti tentacoli di piovra.
- E questo? – Lili l’aveva puntato quasi subito, quando erano entrate.
- Bellissimo! –
- Orribile! – Commentò Bryan Fury fermo a fianco dello specchio, con le braccia conserte, mentre scuoteva leggermente la testa in segno negativo. Quando era arrivato?
- E tu che ne sai di vestiti?????? – Domandarono ancora una volta insieme le due amiche, sorprese della presenza del Cyborg, che era riuscito ad arrivare alle loro spalle quatto quatto.
- Cosa sono quelle facce? – Chiese in tono innocente Bryan. – Dovevo venire e sono venuto. E poi… adoro rovinare lo shopping a voi due! – Rise come solo lui sapeva fare, attirandosi addosso l’attenzione di tutti i presenti.
- Davvero non ti piace? – Lili era affranta… lei l’aveva adorato subito quel vestitino verde.
- Sembri una piata grassa! – Rise ancora l’uomo, complimentandosi mentalmente per la splendida battuta.
- MA CHE CAFONE! – Una scarpa rossa col tacco saettò nell’aria, ma il Cyborg fu abile a schivarla. – Non si parla così ad una signorina! – Altro lancio di oggetti tra cui: scarpe, collane, borsette ed accessori vari. La reazione spropositata di Lili e le sue urla fecero intervenire i due omoni della sicurezza, vestiti di tutto punto in scuro, sembravano quasi due becchini.
- Scusate… potete lasciare questo negozio? – Proposero loro molto gentilmente, osservando lo strano trio e in modo speciale il tizio a torso nudo che dava loro le spalle.
- Io ho una proposta migliore. – Bryan Fury si voltò verso di loro, facendoli sbiancare vista la sua stazza e del suo sguardo da folle. – Che ne dite di abbandonare voi il negozio e non farvi più vedere prima che sia IO a farvelo abbandonare? –
I due, spaventati, mormorarono qualcosa a fior di labbra e si allontanarono con la coda tra le gambe, dietro di loro il sorriso sadico di Bryan Fury si allargò a dismisura. Le due ragazze ne furono deliziate, specie la Principessa di Monaco, com’era stato carino Bryan a difenderla.
Avanzò verso Christie e si mise a cercare tra le innumerevoli borse che aveva comprato fino a quel momento, anche dire innumerevoli era dir poco visto l’enorme catasta che si innalzava come una torre multicolore al fianco della Monteiro. Con l’aiuto della brasiliana, che scostò svariate borse, Lili trovò ciò che cercava: una borsa color indaco con una scritta dorata… “Armani”.
Con la borsa stretta al petto, si avviò nuovamente verso i camerini, sorridente facendo ben attenzione ai nastrini più scuri del vestito. Fece ancora una piroetta facendo fluttuare in aria i nastrini.
- Davvero mi trovi orribile con questo vestito? – Domandò rivolgendosi al Cyborg, tornato nuovamente a fianco dello specchio, ad osservarle.
- Sì! – Rispose Bryan senza pensare… anche se non era del tutto vero. Stava abbastanza bene, ma non voleva darla vinta alla ragazzina, non un’altra volta. Inoltre la faccia disperata della ragazza era troppo divertente.
- Uffa! Che essere insensibile. Provati tu questo! Tocca a me commentare – Gli lanciò la borsa Armani.
- Non ho capito! – Rispose Bryan afferrando la borsa per puro istinto e passandosela da una mano all’altra, a disagio.
- Che testa che hai! Devi provarlo! –
- Devo proprio? – Aveva una brutta sensazione addosso, la sensazione che tutta quella storia sarebbe finita in tragedia, per lui almeno.
- SI! – Esclamarono con voce stridula le due ragazze insieme.
Bryan alzò gli occhi al cielo, rassegnato, avanzò e si infilò in uno dei camerini. Dopo qualche istante alle orecchie di Lili e Christie giunsero le prime imprecazioni, che diventarono via via più forti, poi qualcosa di pesante cadde con fragore in terra, con un lieve timbro metallico. Le due ne risero immaginandosi la scena: Bryan alle prese con un vestito del genere, potevano quasi quasi filmarlo e postar e il video su You Tube, sarebbe stato comico.
Dopo momenti di sofferenza, lamenti ed imprecazioni varie, la porta si aprì, lentamente.
Bryan Fury… non sembrava nemmeno più Bryan Fury: era così cambiato da lasciare la due ragazze a bocca totalmente aperta, con gli occhi fissi su quel corpo fantastico e quel vestito meraviglioso.
- No comment… - La voce di Bryan era sottile sottile, piena d’imbarazzo per quello che aveva appena fatto.
- Bryan! Stai benissimo! Sei perfetto per stasera! – Urlarono le due dopo essersi riprese dallo stupore iniziale.
- Stasera? Aspettate un istante… cosa si fa stasera? – Bryan era sconcertato… sapeva che qualcosa sarebbe andato storto. Perché sempre a lui?
Le due amiche non lo ascoltavano più. Ridevano come pazze, abbracciandosi felici, fantasticando sulla magnifica serata che le si prospettava davanti!
 
Bryan Fury: 6
Lili: 6
Pazienza di Sergei Dragunov: -20 (più o meno come il clima! :)
 

***

 
Bene, bene, bene, dopo lunga, lunghissima sofferenza, sono riuscita a giungere alla fine di questo nuovo capitolo.
Scusate il ritardo pazzesco!!!!!!! Ma con l’inizio della scuola mi ritrovo sempre sommersa di compiti vari… spesso noiosissimi e purtroppo non riesco più a collegarmi come vorrei… che depressione!
Lo so, lo so… Bryan non l’ho descritto minimamente. Ma c’è un motivo…
Ed eccolo qui sotto.

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Non lo trovate bellissimo???
Bryan: - Oddio! Ma cosa mi fai fare? –
Dai, Bryan…. Sei bellissimo!
Bryan: - Per niente! Sai quanto pizzica quel dannato vestito? –
Non lo so e non mi interessa.
Lili: - Dai, Bry… sei troppo carino. –
Bryan: - Ci mancava anche il tuo commento. Io non ho ancora capito che si fa stasera… e tremo al pensiero di scoprirlo! –
Allora inizia a tremare Bryanuccio caro…
Molto bene… finita la ramanzina… mi ritiro. Vado a finire i compiti, nella speranza di avanzare tempo per poter tornare a scrivere.
A prestissimooooooooooooooooooo!!
Ricordatevi di recensire!!!
Bye byeeeeeeeeeeee!!
 
P.S. LunAngel… tranquilla, a breve il ritorno dei soldatini… visto che Sergei è molto, ma molto, irritato!
   

 
    

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Capitolo 11
*** Momento di Vero Godimento ***


MOMENTO DI VERO GODIMENTO

 
Mentre le osservava parlare, Bryan Fury si rese conto di una cosa: quelle due ragazze riuscivano a scambiarsi più parole in un minuto di quanti proiettili lui era in grado di sparare con la sua amata Vulcan!
Almeno parlassero di cose serie come armi, guerre, sparatorie… e non di stupide mode che vanno e vengono o di scarpe appena uscite. Per non parlare del flusso costante di pettegolezzi che si scambiavano. L’attenzione delle ragazze per i dettagli e la loro straordinaria capacità di trasformare ogni cosa, anche la più banale, in un commento era qualcosa che andava aldilà della comprensione del Cyborg.
E quella tortura sembrava ben lungi dall’essere finita!
Come Bryan avesse avuto la forza fisica e psicologica di non estrarre un’arma o una granata e iniziare la sua opera di distruzione, non lo seppe mai.
Forse la causa della sua sconfinata “pazienza” era quella promessa fatta così alla leggera di fare il bravo… di non distruggere niente… ma perché aveva parlato…? Perché aveva promesso?!
Ma soprattutto… da quando in qua le promesse per lui valevano qualcosa?!?
Alzò gli occhi argentei al cielo cercando di allontanare quei pensieri. C’era un bel sole quel giorno, il clima era piacevolmente mite. Anche la città era calma e ordinata benché fosse formicolante di vita… chissà che sarebbe successo se ci fosse stato un bel raid aereo…?
Bryan sorrise sadico a quell’idea così allettante!
Tra l’altro non ne poteva più di quelle due oche sotto false spoglie di ragazze che correvano come pazze da una vetrina all’altra gridando: - Ma quanto è carino! Ma guarda che saldi! – E via discorrendo.
Niente pensieri omicidi, Bryan. Niente pensieri omicidi!
- Oddio Bry! Guarda che bello quel vestito! Sembra fatto apposta per te! – Urlò ad un certo punto Lili appiccicando il viso alla vetrina dell’ennesimo negozio di marca.
Pensieri omicidi, Bryan! Pensieri omicidi!
Purtroppo per il Cyborg quella tortura, perché di tortura si trattava, durò a lungo, ma molto a lungo.
Girarono tutte le principali via delle moda soffermandosi ore intere a studiare vetrine colorate che Bryan avrebbe voluto mandare in mille e uno pezzi. Quasi non mangiarono e, arrivati in fondo alla via maestra della moda, la ripercorsero al contrario!
Una disperazione per Bryan!
Il clima e il bel tempo di quel giorno e le facce sorridenti di tutti, poi, non aiutavano il suo umore. Già era depresso perché era costretto a seguire quelle due pazze iperattive in giro per la città, senza armi, senza poter fare quello che voleva… e con quello stramaledettissimo vestito firmato addosso, per giunta!
Ma è risaputo che al peggio non c’è mai fine…
Bryan quella conferma l’ebbe la sera, dopo cena, che si era svolta un po’ più normalmente rispetto a quelle precedente, quando lui, Lili e Christie presero nuovamente la limousine. Non si era dimenticato delle parole delle ragazze, di quando gli avevano detto di averlo trovato perfetto per quella sera… ma diciamo che aveva leggermente accantonato quel pensiero in vista dello shopping compulsivo nel quale era stato trascinato!
Le due fanciulle si erano tirate a lucido: aveva impiegato solo un’ora e mezza per scegliere il vestito da mettersi e solo un’altra per truccarsi di tutto punto.
Il Cyborg era pronto da ore e si sarebbe volentieri cambiato tornando a indossare i suoi vestiti da combattimento, ma le due avevano insistito che restasse con quel ridicolo vestito da pinguino, o meglio, da pinguino di marca!
Ora erano sulla limousine e Bryan aveva la testa da un’altra parte: aveva studiato fino alla nausea il vestitino turchese di Lili, rigorosamente in tinta con i suoi occhi truccati, e quello viola di Christie. La mente, adesso, era praticamente scollegata e gli giungevano solo spezzoni insensati di discorso.
- … Momento di Vero Godimento… - Quella frase riportò bruscamente il Cyborg alla realtà. “Momento di Vero Godimento” … era stata una frase ricorrente quel giorno, ma lui era troppo distretto e troppo brutale per andare al di là della pura e semplice idea carnale.
Se solo sapessero quale momento di vero godimento saprei offrirle io! Pensò con un sorriso finalmente sadico sul volto.
Non fu difficile immaginare la sua reazione di sorpresa quando si rese conto di cosa intendevano le due ragazze con quella frase ricorrente e, apparentemente, tentatrice.
La chilometrica limousine di Lili, appesantita dalla presenza a bordo del Cyborg, si fermò davanti ad un altissimo edificio di cristallo e acciaio: il cui cristallo era talmente pulito e brillante da riflettere come uno specchio. La struttura era altissima e ondulata, probabilmente quando l’architetto aveva steso il progetto doveva essere ubriaco perso. Pilastri e inferiate d’acciaio erano grondando di bassorilievi e ricami e di tutta quella roba che al Cyborg dava solo la nausea.
Con una conclusione spicciola: Bryan trovava tutta quella costruzione un’oscenità da abbattere!
- Siamo arrivati! – Urlò frizzante la biondina.
- Mi avete trovato un edificio da abbattere?! Che gentili! –
- Non ti scaldare, Bry! – Mormorò la brasiliana.
- Esatto! E finché non diventerai un po’ più civile le tue armi sono sotto sequestro! – E scese dal limousine.
- E che palle! – Esclamò il Cyborg scendendo dalla vettura con Christie al seguito. Mentre si avviava verso la costruzione quel dannatissimo vestito di marca scricchiolava ad ogni singolo movimento. Bello finché si voleva, ma assolutamente scomodo!
Avanzarono verso l’ingresso identificato da uno splendido colonnato in finissimo stile corinzio, pieno di sfarzi e altro, la particolarità era che le colonne erano tutte in trasparente vetro.
Sicuramente visto i materiali e l’oscenità in sé dell’edificio il Cyborg era più che certo che fosse costato due soldi. L’ingresso era costituito da un’enorme porta massiccia di un qualche metallo raro e sicuramente costoso. I bassorilievi presenti sulla facciata dovevano avere un qualche senso, forse quello di trasmettere a chi stava entrando empatia, ma Bryan era troppo nervoso per coglierne il significato al di là di ghirigori privi di un qualsiasi senso. Avrebbe volentieri imbracciato da una parte la sua Vulcan e dall’altra il suo bazooka, anche fradicio, per far esplodere quel posto infame!
Ma non poteva… e si insultava in tutti i modi e in tutte le lingue che conosceva, non che fossero poche!
Le due ragazze, invece, si muovevano a loro agio tra il colonnato, come se fossero a casa propria. Alle volte saltellavano come ragazzine al primo concerto del loro cantante preferito.
In breve furono all’ingresso altissimo… e solo allora parte dei ghirigori insensati ebbero un qualche significato logico: “Momento di Vero Godimento” recava una scritta in fine corsivo inclinato verso sinistra.
Il Cyborg doveva aspettarselo!
Doveva immaginare che non fosse qualcosa di divertente, ma di estremamente noioso!
Fece per indietreggiare, sfruttando il fatto di essere l’ultimo della fila e di diversi passi indietro rispetto alle ragazze. Non gli era mai capitato… ma ormai faticava a riconoscersi da quando stava con quella! Se la sarebbe svignata di nascosto, si sarebbe strappato di dosso quel ridicolo vestito e sarebbe tornato l’assassino, pazzo, maniaco, sadico, mezzo nazista e assolutamente bastardo di sempre!
- Vai da qualche parte, Bry caro? – Domandò la Principessina senza nemmeno voltarsi verso di lui. La brasiliana, invece, stava parlottando fitto, fitto con un pinguino uscito in un momento di distrazione dall’enorme portone. L’uomo annuiva e sorrideva alla ragazza.
- Sì. E non chiamarmi caro! – Andarsene, era il suo unico obbiettivo in quel momento. Fingere che tutto quello non fosse mai successo e tornare quello di sempre. Ammesso che la sua credibilità potesse restare intatta dopo quello che la ragazza gli aveva fatto fare!
- No, caro. Non ho sprecato una prenotazione nella discoteca più in di Monaco per niente! E non mi sono bruciata il credito del mio telefonino per vederti arretrare adesso! Non fare il vigliacco! –
- Io non sono un vigliacco! – Tuonò, guadagnandosi l’attenzione del pinguino che parlava con Christie, che lo squadrò decisamente male.
- E allora dimostramelo entrando qui dentro con noi. – Continuò tranquilla la giovane, sicura di poterlo convincere così, sfruttando il suo ego di combattente sadico.
- Nessun problema! – E si rese conto troppo tardi che si era fregato da solo.
Le sue ragazze urlarono di felicità, per averlo convinto così facilmente, come ormai riuscivano a fare abbastanza bene. Sorrisero, saltandogli addosso, bloccandolo una da un braccio e una dall’altro peggio di due piovre.
E a quel punto il Cyborg non poteva più tirarsi indietro.
Avanzò con Lili e Christie a fargli da guardie del corpo fino all’alta porta che si aprì lentamente rivelando un interno fatto di luci colorate e musica a tutto volume!
- Benvenuti al “Momento di Vero Godimento”! – Annunciò il pinguino, fattosi da parte per farli passare. Aveva in mano una lista, evidentemente il posto doveva essere sul serio il più in di Monaco, ecco perché Bryan nemmeno lo conosceva.
Benvenuti all’Inferno! Gli sussurrò una vocina mentre attraversava la soglia dell’ingresso.
Ormai aveva perso su tutti i fronti con quelle due ragazzine.
Doveva ammetterlo… era un campione nella lotta, ma nella vita di tutti i giorni e nel divertirsi normalmente, era un perdente senza speranza.
Non l’avrebbe mai detto ma, quando le porte si chiusero alle sue spalle bloccandolo in quel mondo che pareva un’altra misteriosa dimensione, pregò con tutto sé stesso nel ritorno di quel ghiacciolo di guardia del corpo di Lili!
 
Bryan Fury: 6
Lili + Christie: 7
 

***

 
HOLA! ^_^
Ok, lasciate gli istinti omicidi a riposo come ha fatto Bryan, va bene?! ^^’’
Ammetto le mie colpe: non ho postato per anni interi (ora che ci penso, è proprio vero! >.<) non so se vi ricordate di questa Fic lasciata in sospeso, spero di sì e spero che siate stati così pazienti da aspettare la continuazione.
In caso contrario non posso darvi torto… e poi, anche il capitolo in sé fa un po’ pena… ammetto anche questo!
Vi chiedo umilmente scusa… e vedrò, prima della fine di questo mese, di postarne un altro che sia leggermente più decente.
Mi perdonate?
Se sì, fatemelo sapere con una minuscola recensione, altrimenti, no problem! ^^
Ci si sente il prima possibile, gente.
Grazie dell’ascolto.
A presto! ;)
ByeBye
Una ManuFury moooooooooooooooolto dispiaciuta!

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