Ground Tales

di Hearting
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pagina Uno ***
Capitolo 2: *** Pagina Due ***
Capitolo 3: *** Pagina Tre ***



Capitolo 1
*** Pagina Uno ***


La figura di un ragazzo, incorniciata dal colore del fuoco che bruciava nella stanza da cui era appena uscito, posò un grosso telo di tessuto grezzo pieno di metallo da buttare al lato della porta. Poi si fermò un momento sotto la pioggia torrenziale che cadeva in quei giorni per assaporare il freddo pungente che permeava l’aria.

«Muoviti e vieni dentro!» La voce arrivò a stento alle sue orecchie, mentre le lettere si trascinavano e si mischiavano tra loro.

Maximus si affrettò a tornare nel caldo soffocante della fucina, mentre l’anziano fabbro zoppicava da una postazione all’altra trascinando la gamba zoppa.

«Stupido!» Disse, prendendo una lama larga quattro pollici e soppesandola con occhio critico «Questa lama è troppo pesante, anche per uno spadone a due mani! Ora è da buttare! Chi l’aveva commissionata?»

«Nessuno, signore» Maximus si rischiarò la gola rumorosamente, attirandosi un’occhiataccia «È uno dei miei esperimenti su nuove leghe metalliche…»

«Stupido! Quante volte ti ho detto di non perdere tempo con queste idiozie?»

«Ma…»

Lo sguardo dell’apprendista scivolò per tutta la stanza.

Il fuoco che bruciava nel piccolo camino si rifletteva sulle spade appese su ogni parete; invece la cassapanca che conteneva le pelli per i foderi si intravedeva appena, nascosta in un angolo.

«Signore, siamo senza lavoro» disse con aria mesta.

«Esatto! Ecco il motivo per cui Bremis dovrebbe arrivare a momenti.»

E, pochi istanti dopo, si sentirono dei vigorosi colpi sbattere contro la porta di legno che li divideva dalla tempesta che si era abbattuta sulla città.

 

 

Il vecchio si affrettò ad aprire, per poi abbracciare l’uomo sulla soglia della bottega.

«Matis, amico mio!» Bremis si staccò e lo osservò un momento.

«Certo che invecchi sempre peggio!»

«Bentornato, cavalier dei miei stivali!» Gli risposte con un sorriso.

Un lampo si rifletté sull’armatura che portava il soldato e un possente nitrito rivelò la presenza della sua cavalcatura.

«Ragazzo! Da quanto non ci si vede? Un anno?»

«Esatto, signore.»

«Sei cresciuto molto. Forse Matis potrebbe…» e rivolse uno sguardo interrogativo al vecchio.

«No, non se ne parla.»

«Sicuro?»

«Si!»

Lo sguardo del giovane correva dal cavaliere al Maestro.

«Scusate, ma potrei sapere di che»

«Zitto!»

Matis si stava incollerendo.

«Ora vai di sopra e lasciaci soli!»

Lo sguardo ferito di Maximus non ebbe risultati sulla scelta appena presa e, con un laconico “Va bene" spostò con la mano un pesante telo che nascondeva una scala diretta al piano superiore.

 

 

Quando il telo si chiuse dietro la schiena del ragazzo, il cavaliere si lasciò cadere su una sedia posata in un angolo, stanco per la recente cavalcata.

Alzò gli occhi per riabbassarli subito dopo, fulminato dallo sguardo di Matis.

«Che cosa ti avevo detto?» gli sibilò questi, con le labbra contratte da una collera a stento trattenuta, riconoscibile però dal tremito delle sue mani.

«Ne sei sicuro?»

«Si!»

Il dubbio trapelava dalla espressione di Bremis.

«Me lo hai detto tu stesso che quando ha del tempo libero si allena qua dietro alla bottega.»

Lo sbuffo del fabbro fu abbastanza esauriente come risposta.

«Allenarsi? Non fa altro che tirare fendenti a un palo di legno!»

«Il ragazzo ha la passione per la spada. Perché non gli dai una possibilità?»

«Non voglio che si riduca come me» e la sua mano corse a una vecchia cicatrice che gli aveva portato via l’occhio sinistro «Non voglio che anche lui faccia una scelta di cui si pentirà in seguito.»

«Ha sedici anni, Matis. Almeno le basi. Solo il necessario per difendersi. Lo sai anche tu che stanno iniziando ad arrivare qua vicino e che le truppe del nostro sovrano stanno cedendo.»

 

 

Una battaglia stava avvenendo nella mente del vecchio. Si o no? Certo poteva anche darsi che Maximus capisse che la disciplina del combattimento non faceva per lui. Ma ogni volta che lo vedeva piantare alcune sue vecchie spade in quel palo gli si stringeva il cuore… Assomigliava a lui prima che fuggisse da casa. Capiva come doveva sentirsi.

 

 

Bremis dovette percepire qualcosa negli occhi dell’amico, perché sorrise prima che egli parlasse.

«Solo le basi?»

«Solo le basi, promesso.»

«Mh.»

 

 

Matis si alzò e sputò nel fuoco che si stava spegnendo. Il suo lato paterno aveva vinto. Stava davvero diventando vecchio se era così tenero.

Poi prese fiato.

«RAGAZZO!» ruggì.

La faccia preoccupata di Maximus apparve dalle scale pochi secondi dopo.

«Si, Maestro?»

«Dobbiamo parlare.»

 

 

Mentre i due uomini erano dentro a parlare, Maximus era uscito sotto la pioggia.

Finalmente avrebbe imparato a combattere con la spada, come aveva sempre voluto. Urlò dalla felicità con tutta la forza che aveva in corpo.

 

 

Pochi giorni dopo incominciò il suo addestramento.

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Capitolo 2
*** Pagina Due ***


Maximus schivò di lato, per poi trapassare il petto dell'essere che stava davanti a lui.
Dovunque si voltasse c'erano solo soldati nemici che stavano razziando il paese, uccidendo chi poteva combattere, catturando tutti gli altri per poi portarli al loro campo come prigionieri.

L'assalto era incominciato mentre stava tornando alla bottega, dopo l'addestramento giornaliero che seguiva ormai da quasi sei mesi.
Bremis ormai dichiarava che era al livello di un veterano, e che era un ottimo talento. Maximus non sapeva se crederci o no, ma di fatto avrebbe preferito scoprirlo in un altro modo. Inoltre, uccidere esseri evoluti come quelli, seppur nemici...

 

Pochi secondi dopo che ebbe ripreso a correre sentì un boato tremendo. Aveva un presagio di quel che era successo, e ne ebbe la dolorosa conferma: Anche le porte ovest della citta avevano ceduto.
D'improvviso l'unica torre di quel villaggio venne avvolta dalle fiamme.
«Galt...!»
La sua decisione vacillava: doveva andare dal Maestro o andare a salvare il suo amico? Nonostante traboccasse di potere, Galt era uno che preferiva dormire piuttosto che imparare nuovi sigilli e formule: anche l'allenamento di spada a cui era stato obbligato dal suo mentore e dove si erano conosciuti era stato affrontato con noia e disimpegno.

Maximus si volto nella direzione della bottega. Poi si mise in ginocchio, appoggiando i palmi sul terreno polveroso.

«Maestro, mi spiace ma tarderò. Devo andare in aiuto di un amico.»
Poi, dopo essersi rialzato, scattò con impeto verso la torre, infilandosi in mezzo agli edifici e abbattendo tutti i nemici che incontrava.

 

 

 

Nel frattempo un ragazzo dai capelli rossi e molto, ma molto infuriato uscì dalla torre in fiamme.

«Ma dico! Come si può! Non vedete che qui c'è gente che vuole dormire?!
Gli invasori lo guardarono allibiti, mentre la lingua caratteristica dei rettili saettava fuori dalle loro bocche.

«Uuuh» Disse Galt.

E sbadigliò.

Poi si stiracchiò un po' e li guardò storti.

«Ma bene, due Reptidile. Vediamo come posso sistemarvi.»
I Reptidile, dall'aspetto simili a grosse lucertole, si guardarono di nuovo. Poi si scagliarono verso di lui, le spade protese per poterlo uccidere.

Il sorriso di Galt si illuminò.

«Deciso!»
Quindi protese una mano verso l'alto e richiamò a se una piccola parte delle fiamme che stavano divorando la torre. Poi le scaglio contro i due che stavano tentando di assalirlo.

Quindi si girò e ignoro le urla di dolore dei nemici mentre, pian piano, liberava la torre dal fuoco che la attanagliava, richiamandolo a se e poi dirigendolo a terra, dove si spegneva senza problemi.

Mentre faceva questo, però, non si accorse che uno dei due Reptidile si era rialzato, anche se a fatica. E si stava dirigendo verso di lui, la spada nel pugno, imprecando nella sua lingua per il dolore causato dalle bruciature.

 

Intanto Galt incrociò le braccia, soddisfatto del suo operato. La torre era ancora integra, anche se aveva visto un paio di danni provocati dal fuoco. Avrebbe dovuto riparla nei prossimi tempi. Per fortuna che il suo maestro era in viaggio, altrimenti sarebbe stato costretto a riparla subito.

Poi senti un rumore alle sue spalle.

Si girò appena in tempo per vedere, con la coda dell'occhio, il Reptidile dietro di lui che veniva decapitato da una spada. Tenuta in mano da Maximus, che ricevette come ringraziamento una pacca sulla spalla.

«Grazie, amico mio. Un giorno di questi ti offrirò da bere.»
Il sguardo di Maximus si accigliò. Di parecchio.
«Va bene, va bene, niente bere. Donne?»

Galt ricevette una botta in testa.
«Ne... Parliamo dopo...» disse Maximus ansimando per la corsa.
«Adesso... Aiutami... Ad arrivare a casa.»

«Va bene! Aspetta un momento che sigillo l'ingresso della torre e arrivo.»
Galt si diresse verso l'ingresso della torre. Si mise davanti al portone, bisbigliò qualche parola e una leggera aura rossa permeò la porta.

«Fatto. Adesso, se si prova a entrare senza una parola d'ordine, la porta emanerà delle fiamme belle calde. Partiamo, vuoi?»
E i due si diressero verso la parte est della città. Verso la casa di Maximus.

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Capitolo 3
*** Pagina Tre ***


Arrivarono giusto in tempo per vedere le code di alcuni Reptidile scomparire dietro un angolo, lasciando dietro di loro impronte di sangue sul terreno che partivano dalla casa di Maximus e del Mestro.
 

«Maledizione, MALEDIZIONE!»
«Max, vuoi che li vada a prendere? Anche se corrergli dietro mi scoccia, per una birra lo faccio volentieri.»
«Gart, stai di guardia! – gli urlò il giovane mentre correva dentro l’edificio – e bruciali, quei bastardi!»
 

La stanza dove lavorava di solito era buia, il fuoco che solitamente la illuminava spento.
La fioca luce presente veniva da fuori, ed entrava attraverso la porta semidistrutta.
Maximus si addentrò nell’oscurità, orientandosi e muovendosi grazie all’abitudine che chiunque acquisisce vivendo nella propria casa per anni.
Il ragazzo invocava il nome del suo Maestro, ma inutilmente, mentre i suoi passi risuonavano nell’intera casa, almeno finché non toccò qualcosa di umido con la punta dello stivale.
Si piegò per verificare cosa aveva trovato, posando momentaneamente la spada nel fodero.
«Sangue…»
Un sacco di sangue, che gocciolava dalle scale.
Il rumore delle gocce, che cadevano di gradino in gradino, non era stato percepito da Maximus.
Si diresse al piano di sopra a tutta velocità, incespicando e scivolando, fino ad arrivare ai letti e vedere, nella penombra, il profilo di un corpo infilzato da una lancia.
 

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