Il Serpente, il Cervo e la Leonessa...

di Thilwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Vendetta del Serpente ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***



Capitolo 1
*** La Vendetta del Serpente ***


Il Serpente, il Cervo e la Leonessa

Tratto da Pane, Burro e Marmellata

Disclaimer: Draco Malfoy appartiene a JKRowling che per questo sarà invidiata da me a vita. Anche Potter and co. appartengono a JKRowling ed a tutti coloro che ne detengono i diritti, io mi limito solo ad utilizzarli per accrescere la mia immensa indole malvagia, senza fini lucri.
Nella speranza che nessuno possa sentirsi offeso.

Titolo: Il Serpente, il Cervo e la Leonessa.
Autore: Thilwen
Beta-readers: mise_keith, Alfio
Paring: Draco/Ginny
POV: Draco’s POV
Capitoli: Tre

Note:
Sì, una nuova commedia, ma ormai non vi stupite più vero?
Allora, questa fanfiction è una Draco/Ginny il cui argomento è tratto da Pane Burro e Marmellata, ma comunque non vi è assolutamente bisogno che voi lo abbiate letto per potervi inoltrare in questa storia. Andate tranquilli!
Questa è, comunque, una storia meno comica rispetto alla mia precedente, più introspettiva, più cinica, un po’ più spinta, molto più cattiva(….!).D’altronde: Draco Malfoy è Draco Malfoy, Ron Weasley è Ron Weasley, signori, mi capite, no? Ha, mio nonostante, preso anche questa la struttura a paragrafi. Vorrà dire che le mie commedie hanno tutte l’aspetto frammentario, pazienza.
Il titolo è nato quando ho fatto una tragica scoperta. La data di nascita di Ginny Weasley: 11Agosto. Ciò, non solo comporta che è leone (ecco spiegata la Leonessa), ma è anche nata il mio stesso giorno! Non c’è bisogno che spieghi anche il Cervo ed il Serpente, vero?
Via avverto che, probabilmente, non mi vedrete per molto tempo, perché fra esami ed impegni vari non so davvero dove sbattere la testa. Sono settimane che dovrei addirittura inviare questo lavoro!
Ho fatto il codice html “a mano”, spero di non aver combinato macelli. Quando potrò inizierò ad “alleggerire” tutte le mie storie, promesso, così sarà anche un modo per rivederle…
Spero che leggiate e recensiate in tanti… per il resto… arrivederci!

Ringraziamenti: A Chiara (mise_keith) ed Alfio perché hanno letto questa fanfiction e mi hanno gentilmente dato dei consigli. (ed inconsapevolmente anche Rosario…)
Dediche: All’amica che non mi abbandona mai. Al mio stupidino. Ed ad una certa “parte istintiva…”

Avvertenze:
L’Autrice si sente in dovere di avvertirvi che:
Il contenuto di questa fanfiction non è adatto a tutti coloro che provano una certa ( anche se lontana) simpatia nei confronti di Harry Potter. Se qui c’è qualche fan del bambino-celebroles…ehm del bambino-che-è sopravvissuto, sappia che si trova nella storia sbagliata.
Per restare in tema, ella rifiuta ogni forma di manifestazione di pena nei confronti di Harry Potter. Tutti coloro si sentiranno persi da flussi di dispiacere sono invitati a leggere la parte finale di Pane, Burro e Marmellata.
Chiunque non conosca Thilwen deve sapere che la sua indole è crudele, sadica, cattiva e perversa.
È bastarda dentro, senza possibilità di redenzione.
Chiunque si senta di animo buono, salda moralità, carattere mansueto… potrebbe subire traumi perpetui nel leggere questo lavoro.
Nonostante abbia tentato in tutti i modi di contenersi, nella parte finale di questa cattivissima e velenosa fanfiction, ci sono alcuni piccoli pezzettini imbevuti di sentimentalismo acuto.
In questo caso, ogni forma di pena nei confronti di Thilwen, invece è bene accettata.
L’autrice ci tiene a precisare che l’unica cosa che hanno in comune lei e la Mary Ginny Sue di JKRowling è la data di nascita ed il colore dei capelli.
Con la Ginny presentata in questa storia, forse, può anche condividere qualcos’altro.
Ogni riferimento a Fedro o Esopo è da ritenersi puramente casuale.
Ogni riferimento a fatti, persone o cose è invece puramente causale.

******
Parte Prima – La vendetta del Serpente.

Voi vi chiederete, giustamente non posso negarlo, come uno come me, Draco Malfoy, sia finito per calarsi dentro le mutande della Weasley.
Avanti, sparate a zero.
Cosa c’entro io con Ginevra Molly Weasley?
Mai visti due esseri più diversi: socialmente, moralmente, politicamente…
Umanamente.
Ma voi la Weasley la conoscete veramente? Siete sicuri di esservi fatti tutti i conticini giusti?
Sì? Beh, beati voi.
Perché io, la bellezza di tre anni e sei mesi fa, non ne avevo azzeccato uno.
Altrimenti, adesso, la storia sarebbe di gran lunga diversa.
Di gran lunga.
***
Ora, gente, non iniziate a supporre roba insensata.
Niente innamoramenti stucchevoli al chiaro di luna, mani sfiorate in un caffé nella Londra Babbana, poesie a mezzi toni nascoste fra la posta del mattino…
Perché Draco and Ginny, non significa necessariamente Romeo and Juliet. No, non abbiamo proprio nulla a che fare con colpi di fulmine ed amori fulminanti.
Non immaginatevi neanche passioni ossessive, desideri morbosi, sconvolgimenti di anima, torture fisiche e morali.
No, no, no.
La verità è che io sono un ragazzo capriccioso.
Se voglio qualcosa, la prendo.
Se questa cosa appartiene ad un altro, la rubo.
Se questo è il mio peggior nemico… avete mai sentito nulla di più delizioso?
Ma tutto questo ha, forse, un motivo ben più radicato. Una questione d’orgoglio e vendetta.
Perché, sappiate che io sono colui che, anni or sono, l’ha presa in quel posto.
Avete presente tutta la storia, no? Guerra magica, bene contro il male, trip e trap, tic e toc. San Potter l’ eroe del mondo, l’Oscuro Signore il brutto e cattivo, i Mangiamorte i Babau, gli Auror gli angeli senza ali…
La solita storia, né più, né meno.
Bene, adesso io potevo anche patteggiare per L’Oscuro Signore, inneggiare alla purificazione della razza magica, incrociare le dita perché Potter schiattasse nel più violento dei modi, incitare le truppe, sostenere apertamente la barricata dove vi erano i cattivi –per riconoscerli: sono quelli vestiti di nero con i cappucci e le maschere d’argento-, ma non ho mai partecipato attivamente al gioco.
Mi è stata concessa, per somma intercessione di Piton, la carta della neutralità e l’ho buttata sul banco.
Pur mantenendo la mia posizione, apertamente rivolta al Signore Oscuro, sono rimasto ad osservare la scena da un angolino di mondo, applaudendo senza enfasi con una sigaretta accesa fra le labbra e l’espressione più menefreghista e strafottente che possa esserci.
Tralascio il resoconto di guerre e battaglie: non tocca a me narrarle.
Sappiate che, alla fine di tutto, io ero il lurido figlio di un Mangiamorte (morto), e di una donna fuggita in Messico con una spia (viva), con un cognome che, se ci fossero state le liste di proscrizione, sarebbe stato in cima.
Malfoy.
Cosa può fare un ragazzo a venti anni se non rimboccarsi le maniche e fingere di essere un rispettabile aristocratico perché possa riavere il suo posto in società?
Perché la gente non impallidisca alla sua vista?
Perché gli Auror, e mezzo ministero con loro, cessino di piombargli a casa alla quattro del mattino per una Perquisizione Speciale?
Così ho costruito il mio Dottor Jackyll quotidiano, riservandomi ad essere mister Hyde nell’oscurità della mia anima. So che la storia era al contrario, ma concedetemi la licenza.
Fortuna che mia madre si era portata in Messico solo mezzo patrimonio, altrimenti avrei anche dovuto cercarmi un lavoro.
Ma c’era qualcosa che, seriamente, non andava…
In effetti, ero molto frustrato.
Non sessualmente frustrato.
Sono Draco Malfoy non Harry Potter!
Avevo una ragazza, tale Pansy Parkinson, dai tempi in cui frequentavo ancora Hogwarts.
Non l’amavo.
Non le volevo neanche bene.
E non mi piaceva neppure troppo.
Perché stavo con lei?
Perché ero solo. Padre morto, madre in fuga, Mangiamorte senza marchio, assassino senza sangue.
Avevo bisogno di qualcuno che si curasse di me, non solo per una notte.torturasse- che mi desse un po’ d’affetto, anche se restavo incapace di ricambiare.
Pansy era come una vecchia coperta lacera e spelacchiata. Utile, se non ne hai altre.
La tradivo. Sempre, senza rimorso, senza riguardi.
Ridevo di fronte alle sue lacrime di rabbia.
Le torcevo il polso quando mi schiaffeggiava.
La trattavo da cani.
Poi un giorno si è scocciata ed è andata via, in silenzio, senza voltare le spalle.
Ed io sono rimasto senza coperta, al freddo.
***
Potter era l’eroe.
Potter era il migliore.
Potter aveva tutto.
Potter era felice.
Potter aveva Ginny Weasley.
Non me ne fregava nulla di Ginny Weasley, in realtà.
Talvolta li incontravo, al Ministero o per strada. Quando non ne potevamo fare a meno ci scambiavamo a mo’ di saluto un:
«Malfoy».
«Potter».
«Weasley».
Ed un sorriso che augurava la peggiore fra le malattie. L’espressione disgustata di Potter seguiva sempre i miei passi.
Solo il mio autocontrollo m’impediva di spaccargli la faccia.
Picchiare l’eroe dei due mondi non è il modo migliore per farvi accettare da una società che vi crede un killer professionista.
La Weasley era una donna che, in un’altra vita, un’altra situazione, un altro momento, mi sarei fatto volentieri.
Di statura media, i capelli lunghi e rossi, gli occhi da felina curiosa, la bocca dalla curva vogliosa. I seni pieni, da tenere a coppa fra le mani.
Un sedere a forma di cuore, da spalmarti sui fianchi e modellare al ritmo della tua voglia.
Ma era una Weasley, una traditrice del suo sangue e stava dall’altra parte della barricata a sorreggere l’aureola a Potter.
No, non mi era mai passata per testa l’idea di provarci con lei, neanche per una sveltina in un angolo di Nocturn Alley.
Ma tutto è cambiato un giorno, mentre covavo dentro di me una vendetta sottile, priva di sangue, ma indelebile.
Mentre architettavo la mia rivincita morale.
Mi sono passati a fianco entrambi, all’entrata del Ministero della Magia.
Ho alzato la testa.
«Potter.»
«Malfoy.»
Sorridendo abbiamo sguainato i denti, come due animali in calore decisi a marcare il corridoio.
Lei era al suo fianco, la testa alta, lo sguardo fiero, il seno fiorente stretto nella camicia, il sedere a forma di cuore nascosto dai jeans.
Potter non aveva tanto.
Aveva troppo.
Non era giusto.
Ed io sono un uomo che ama il pericolo.
«Weasley…»
Non mi ero mai accorto di quante vocali avesse il suo nome.
E forse, dallo sguardo penetrante che mi ha gettato prima di voltarsi e seguire il suo ragazzo sulle scale del Ministero, non vi aveva fatto mai caso neanche lei.
***
Avevo deciso di sedurre e scoparmi la ragazza di Potter.
Ma non era stata una decisione presa cavalcando l’onda di un desiderio.
No, era tutto pianificato. Il fatto che lei stuzzicasse una certa voglia in me, non c’entrava nulla.
E poi c’erano altre due cose da tenere in conto.
Il gusto del proibito.
Il compito difficile della seduzione.
Come si fa a sedurre una Weasley quando sei un Malfoy?
Come fa il Lupo Cattivo a farsi dare la mela da Cappuccetto Rosso?
Oh, forse ho confuso un po’ le favole.
Ma soprattutto, non solo era una Weasley, era anche la pudica e fedelissima donna di Potter.
Di San Potter da Little Whinging!
Che soddisfazione sarebbe stata se ci fossi riuscito!
Rendere Potter cornuto.
Cosa può volere di più un Malfoy dalla vita?
Magari si sarebbero lasciati.
Sì, avrei fatto di tutto, dopo, per rompere il loro idillio amoroso.
Rendere Potter cornuto ed infelice. Musica per le mie orecchie.
Quale vendetta sarebbe stata più sadica e sottile?
Nessuno avrebbe potuto citarmi in giudizio per aver fatto del sesso con una donna consenziente e disponibile.
Anche se questa era l’adorata, casta e quasi vergine, donna di Harry Potter.
Adesso bisognava solo pianificare il tutto.
Pensavo sarebbe stato un lavoro difficile.
Sporco e difficile.
Da Lupo Cattivo delle favole.
Quasi impossibile. Dovevo andarci piano, passo per passo, passo per passo.
Prima con lo sguardo. Poi con i gesti.
Infine strofinarmi contro la sua vita, impercettibilmente.
Creare mille trappole e mille illusioni.
Stordirla con il mio fascino.
Chi preferirebbe, a poter scegliere, un Potter ad un Malfoy?
Bastava solo fare con cautela. Prima bisognava conquistare la fiducia.
Regola numero uno del manuale del “Bello e Dannato” di Draco Malfoy: “Per riuscire a sedurre una donna, prima conquista la sua fiducia.
Renditi innocuo e lei non si accorgerà che sei pericoloso.
Un passo per volta.
Uno per volta.
Lentamente.

Lentamente.
L e n t a m e n t e.”
Forse ho fatto troppo lentamente.
Altro che spaventarsi.
Ginny Weasley mi è saltata addosso.
***
Pochi giorni dopo ho approfittato di una mia visita al Ministero per scontarmi, casualmente, con Potter e ragazza.
«Malfoy.»
«Potter.»
Ho chinato la testa con un cenno di saluto ossequioso volutamente di scherno.
L’ho rialzata subito per guardarla in volto.
Gli angoli della bocca di Ginny Weasley tremavano per trattenere un sorriso. I suoi occhi scuri erano due coltelli nel buio.
Sono rimasto un secondo stordito.
«Salve anche a te, Malfoy.»
Aveva la voce rauca di una donna che vorrebbe urlare “prendimi subito!”.
«Weasley…»
Ci siamo osservati per pochi secondi.
Poi lei ha seguito il suo ragazzo, ancheggiando lentamente sul suo sedere a forma di cuore ed invitandomi apertamente a fantasticarci su.
E mi sono di colpo reso conto che avevo fatto i conti senza l’oste.
***
La volta successiva che ho visto la Weasley, Potter non c’era.
L’ho trovata davanti alla porta della mia residenza di campagna, una camicia troppo stretta per i suoi seni ed un paio di jeans che le coprivano a malapena la zona pelvica.
«Come hai avuto l’indirizzo?» le ho chiesto stupito.
Lei ha alzato le spalle.
«Nulla è impossibile per me.»
Siamo rimasti in silenzio.
«Credi che possa aver frainteso la tua presenza?» le ho domandato insicuro.
Ha stretto gli occhi, come un felino in agguato.
«No.»
Nessuno scrupolo nella voce.
Altro che missione impossibile.
Mi era bastato farle odorare una lisca perché la mia gattina si presentasse a riscuotere il suo pesce.
«Entra.»
Non c’è stato bisogno di ripeterlo.

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


story

Parte Seconda – Il Risveglio della Leonessa.

Ginny Weasley non è una ragazza fedelissima
E non è neanche pudica e timida.
Non c’è odore di santità in lei.
Ginny Weasley è una furia .
È una ragazza che .
e si prende quello che vuole, senza sprecarsi a chiedere.
È una fiera della savana.
Non a caso è leone, nata nel bel mezzo di agosto.
Quella sera ha bevuto con gran classe e calma il whisky che le ho offerto.
Poi si avvicinata. O forse mi sono avvicinato io.
Il suo bacio era vorace, ma aveva un ché di dolce.
Un qualcosa d’innocente, di divertente.
Un gioco in un vortice di sensualità.
Ho posto le mie mani sul suo sedere a forma di cuore, spogliandolo dei jeans e seguendo le curve vellutate dei suoi fianchi.
Mi ha svestito assaggiandomi e succhiandomi la pelle, continuando il gioco della sua lingua sul collo e sul torace, scendendo giù con estrema semplicità.
Siamo scivolati sul divano seminudi, accesi sempre più di passione, ma troppo decisi a non lasciarla bruciare velocemente.
La sua carnagione era bianca e costellata di lentiggini chiare. I suoi seni mi riempivano le mani, le sue dita graffiavano audacemente la mia carne.
Il suo corpo sotto il mio vibrava di voglia e piacere. Ha stretto il mio bacino fra le sue gambe sottili, mi ha lasciato scivolare dentro con una grazia e una docilità che non avevo mai provato.
I suoi gemiti non avevano la nota volgare che avevo sentito nella voce delle altre donne. Il mio nome le era finito sulla sua bocca quasi per caso in un’invocazione smorzata.
Non so se è stato più grazie e me o lei, se il piacere si prolungava più a lungo del solito.
Abbiamo fatto l’amore più volte quella sera, senza sussurrarci parole e promesse inutile, lasciando urlare ai nostri corpi le loro ragioni.
Ci siamo divertiti, ridendoci bocca contro bocca, osservandoci negli occhi senza più pudore.
Quando l’ho salutata baciando il suo sorriso soddisfatto sull’uscio di casa mia, mi sono sentito appagato da un qualcosa d’inusuale.
Ero riuscito a cornificare San Potter.
Ed avrei desiderato da morire cornificarlo di nuovo.
Tante di quelle volte da fargli nascere un tale palco di corna da non farlo più passare dall’entrata di Hogwarts.
***
Ginny era stufa di Potter.
Di Potter, della sua vita, della sua famiglia, dei suoi amici, del suo lavoro.
Ma soprattutto di Potter.
La sua vita andava in moto rettilineo uniforme da così tanto tempo da sentirsi una vecchia zitella bigotta.
Aveva una voglia enorme di tirar fuori una mazza da Quidditch, darne un colpo in testa al suo ragazzo, pigiare sull’acceleratore ed andare a schiantarsi contro il rischio.
Era andato tutto in maniera maledettamente strana.
Insomma, lei era l’eterna innamorata di Potter, no?
L’aveva amato fin da quand’era bambina, erano predestinati a restare insieme per l’eternità, giusto?
Sì, forse .
No.
Quando tutto sembrava essersi finalmente sistemato, la guerra finita, Potter canonizzato, Ginevra Molly Weasley si era invece accorta che non c’era nulla che andasse per il verso giusto.
Era bastato passasse qualche mese perché, la variegata vita che aveva sempre avuto, si trasformasse in un budino gusto vaniglia.
Tutto era diventato regolare. Normale .
Potter, di colpo, era diventato Potter .
Svanita l’infatuazione –l’amore , forse?- si era ritrovata con un ragazzo diverso da quello che aveva voluto.
Come se un velo si fosse levato dai suoi occhi, aveva visto Potter solo come un ragazzino irascibile e capriccioso, presuntuoso e noioso. Non più eroe, non più uomo stupendo.
Così era iniziato il lungo periodo della sopportazione. Stoica ed amorosa sopportazione.
Dopo averlo amato ed inseguito da sempre, accettare improvvisamente, che questo sentimento era sparito, era stato duro. Impensabile.
Come cancellare una costante dall’equazione della sua vita.
Aveva nascosto questa dura verità, stretto i denti, e continuato a nascondersi fra le braccia dell’uomo che la considerava la sua donna.
La sua presenza era una consolazione. Una certezza .
Si era negata la verità ed era andata avanti.
Avanti ad inscenare la sua commedia con la famiglia. Ad assecondare le voglie noiose e sempre uguali del suo ragazzo, incapace di mettere fantasia ai loro rapporti.
Aveva riso alle battute stupide del fratello. Guardato con invidia l’amore disinibito ed inebriante che lo legava alla Granger, quel sentimento radicato e profondo che sentiva incapace di provare.
Osservava il sorriso di Hermione, scoprendolo immensamente diverso dal suo.
Era invidiosa, gelosa, frustrata.
Incapace di ammettere la verità a se stessa.
Fino a quando non ne era stata spogliata, sui gradini dell’entrata al Ministero della Magia.
E la Leonessa addormentata in lei si era svegliata.
Aveva ruggito e si era avventata sulla sua preda, con un balzo poderoso.
***
Ovviamente c’è stata una seconda volta.
Poi una terza.
Una quarta.
Ed una quinta.
Una decima.
Una centesima.
Ma le corna di Potter, a nostro avviso, non avevano ancora raggiunto il giusto peso.
No, lei non l’aveva lasciato.
E come fare? Come scaricare il caroHarryPotter , il membro acquisito più amato della famiglia Weasley, l’uomo  che aveva salvato il mondo, l’eroe per antonomasia?
Come scaricarlo senza essere perseguitati da tutta la comunità?
Come lasciarlo per andare con Draco Malfoy ?
Che poi era solo questione di sesso, no?
Ci divertivamo, ci piacevamo.
Basta.
Se avesse lasciato Potter non ci sarebbe più stato piacere nel tradirlo. Il bello era tornare a casa e baciarlo con la stessa bocca con la quale…
No, censuriamola questa.
E poi, ripeto, la nostra era questione di sesso e basta .
Scopavamo come conigli, quando potevamo, come potevamo, dove potevamo.
Scopavamo e basta .
Inizialmente.
Poi abbiamo iniziato a parlare. A raccontarci di noi.
A spogliare le nostre anime quando i nostri i corpi erano già nudi,  a confessarci, a riscaldarci.
Abbiamo sentito improvvisamente bisogno l’uno della presenza dell’altra.
Abbiamo iniziato a spiarci a vicenda.
Io avevo risvegliato la bestia felina nascosta in Ginny Weasley.
Ginny Weasley aveva svegliato l’uomo in me.
I nostri incontri non ci bastavano più.
Noi non ci bastavamo più.
Il nostro bisogno diventava  sempre più vorace e passionale.
Sempre più radicato e profondo.
Il gioco era diventato pericoloso ed eccitante. Ma anche doloroso.
Doveva essere solo una vendetta.
Una vendetta su Potter.
Da parte mia e da parte sua.
L’appagamento di un desiderio.
Un capriccio.
E basta .
Invece no, si è trasformato in una rincorsa contro il tempo.
In una sete inappagabile.
Quando il pensiero che Potter potesse solo sfiorarla ha iniziato a farmi impazzire, ho capito che di essere finito in un grande, enorme casino.
Un casino rosso .
***
«Potter.»
«Malfoy.»
Lo ha detto svogliatamente, senza neanche alzare gli occhi su di me. Ha continuato ad andare per il corridoio del Ministero, quello dove vi sono gli uffici dove lavora.
«Potter, quanto fretta!» l’ho apostrofato.
Si è voltato, guardandomi torvo.
«Posso fare qualcosa per te, Malfoy?»
Avevo un voglia matta di ridergli in faccia. Così come avrei valuto picchiarlo a sangue.
Ma io che ci facevo lì? Perché mi ero avvicinato tanto al nemico, al pericolo?
Forse volevo vedere lei.
Forse volevo accertarmi delle dimensioni delle corna di Potter.
Forse volevo avere la soddisfazione di guardarlo in faccia, dopo essermi scopato ripetutamente la sua ragazza.
Con la certezza della sua inconsapevolezza.
«Cercavo la tua ragazza.»
L’ho detto curvando le labbra in un ghigno sadico.
Lui ha inarcato le sopracciglia. «Scusa?»
«La Weasley. » ho precisato, mentre faceva qualche passo verso di me «Perché, non è più la tua ragazza? »
«Certo che è la mia ragazza. » il suo tono d’ovvietà mi ha fatto venire voglia di dirgli che, qualche ora fa me l’ero sbattuta sul tavolo della mia cucina. Ma sarebbe stato stupido ed inutile. «Cosa vuoi da lei?»
Voglio lei .
«Nulla. Dovevo parlarle.»
«Di che cosa?»
Si è avvicinato indispettito.
Sapeste quanto avrei voluto dirgli:  “della nostra ultima scopata, Potter. È stata grandiosa ”…
«Harry ti stavo cercand…» dei passi frettolosi, la furia rossa dei suoi capelli sulle spalle. Mi ha guardata a metà fra lo stupito, l’interdetto e l’arrabbiato. «Draco?»
«Draco?» ha ripetuto Potter, la bocca spalancata a tal punto che la mandibola rasentava il suolo.
«Oh, Ginny , cercavo, proprio te. » ho fatto qualche passo avanti sorridendole apertamente ed accentando il suo nome. «Il tuo ragazzo non voleva dirmi dov’eri. Ricordi il discorso che dovevamo completare? »
Si è morsa le labbra, ha annuito, ha fatto un cenno a Potter, troppo sconvolto per poter rispondere.
Ci siamo incamminati per il corridoio.
Abbiamo svoltato l’angolo.
Ci siamo guardati in faccia.
E siamo scoppiati a ridere come due iene.
Poi abbiamo cercato il primo ripostiglio vuoto con la chiave all’interno.
***
Giuro che io gliel’avevo detto.
«Ginny,» avevo ribattuto alla sua proposta, « è una pessima idea. Ti ricordo che dobbiamo essere prudenti.»
«Ma andiamo! » la sua risata era cristallina il suo tocco troppo audace per potermi fare ragionare. «Casa mia è vicina. Non c’è nessuno, te lo assicuro. Mia madre è fuori per compere, tornerà fra ore. Mio padre è al lavoro. Ormai a casa non abita più nessuno…»
«Ginny, ma se…»
«Sarà eccitante. Divertente. Nella nostra soffitta si possono fare tanti giochi…».
Le sue mani non volevano aspettare. Neanche la sua bocca.
Nessuna parte del suo corpo in effetti.
E, ad essere sinceri, neanche del mio.
Ho virato con la scopa verso la direzione indicata da lei. Siamo andati alla Tana , la baracca povera ed allegra dove vivono i Weasley.
Ha aperto la porta di  casa tirandomi dentro dalla camicia, baciandomi con le labbra appena dischiuse ed un tocco di lingua sulla lingua.
Non c’era nessuno. Il silenzio e l’eccitazione vibravano nell’aria.
Abbiamo iniziato a salire le scale, in un gioco di baci e carezze, incespicando sui nostri passi.
Siamo crollati l’uno sull’altra sul pavimento della soffitta.
Ci siamo spogliati febbrilmente, divorando di baci i nostri corpi.
Ho preso posto fra le sue gambe, scostandole i capelli dalla fronte, penetrandola prima lentamente, poi aumentando il ritmo, socchiudendo gli occhi, lasciando andare qualche ansimo ai suoi gemiti sommessi.
Ho sentito d’improvviso un rumore strano.
«Ginny, cos’è?» ho mugolato.
«Mhh» un suono inarticolato è uscito dalla sua gola. «Nulla» ha ansimato.
C’è stato qualche altro rumore.
«Ginny, hai sentito?»
«Ah, Draco, » ha gemito « non ti ferm…ah …re.»
Le sue unghie si sono conficcate nella mia carne in una muta minaccia.
Ho continuato, godendo nella sua goduria.
Ho continuato, fino a quando un rumore troppo deciso, non mi ha costretto a fermarmi.
Qualcuno era entrato nella soffitta e ci guardava, il volto sconvolto.
Vi assicuro che anche le lentiggini di Ron Weasley erano impallidite.

*************

 

Ritorno dopo una lunga assenza a postare un nuovo capitolo di questa fanfiction.

Mi scuso con i lettori, ma cause esterne non ne hanno permesso la continuità.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito il primo capitolo e prometto che invierò la terza ed ultima parte al più presto.

Grazie.

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Capitolo 3
*** Parte Terza ***


Parte terza

Terza Parte- Le Corna del Cervo.

«Weasley!? » ho urlato sconvolto, fermando la mia azione e ritirandomi.
«Ron !? » ha strillato Ginny, rannicchiandosi coprendosi il corpo nudo con le braccia come meglio poteva.
Weasley sembrava incapace di parlare.
Era fermo, immobile, la bocca dischiusa, lo sguardo perso, come se non riuscisse a credere ai suoi occhi, come se cercasse una spiegazione plausibile.
Ma poi ha ripreso parola.
Oh, sì che gli è uscita la voce.
Ha battuto due tre volte le ciglia, come per rompere un incantesimo.
«Ginny…» ha mormorato in un ansimo.
Il resto non l’ha affatto mormorato. L’ha urlato.
Ed erano una serie di parole irripetibili, che, vi giuro, anche la più perversa mente umana non riuscirebbe a partorire.
E comunque non riuscirebbe ad urlarle alla propria sorella.
Mentre egli era impegnato ad urlare insulti, io ho avuto il tempo di riprendere la bacchetta dal groviglio di vestiti al mio fianco.
Temo che abbia realizzato la sua stupidità solo quando se l’è vista puntata contro.
«Stupeficium
Si è zittito ed è stato sbattuto a terra quasi nello stesso momento.
Io mi sono voltato per cercare con gli occhi Ginny.
«Tutto bene?» le ho chiesto porgendole la mano.
Ero consapevole che negli ultimi minuti la nostra vita era stata rivoluzionata.
C’era stato un colpo di vento e tutte le carte erano state rimescolate.
Lei mi ha guardato senza dire una parola. Ha afferrato la mia mano. Si è rimessa la biancheria intima, poi i jeans, poi la maglietta.
Tutto in assoluto silenzio.
Infine ha fissato i suoi occhi su di me, sul mio corpo completamente nudo, osservandolo nei minimi dettagli.
«Ginny?» l’ho richiamata incerto.
Ha alzato lo sguardo su di me.
«Draco, » ha detto solenne. «Dobbiamo sbrigarci. Non abbiamo un minuto da perdere.»
Ha osservato il fratello steso a terra.
«Pensa quando lo racconterà ad Harry!»
Ed è scoppiata a ridere.
***
In effetti Ginny ha continuato a ridere quasi tutto il tempo.
Sia quando ha raccolto in una sacca poche cose indispensabili, sia quando siamo risaliti in scopa e siamo andati a prendere qualche oggetto da casa mia.
Ho anche preso un po’ di galeoni.
«Il resto ce lo faremo mandare.»
Ma lei continuava a non restare seria per più di due secondi, alle prese con una gioia isterica.
«M’immagino la faccia di Harry… Merlino!»
Ed allora ridevo anche io, mentre una strana eccitazione mi mordeva lo stomaco, mi vagheggiava nei jeans.
Sapevamo che prima o poi sarebbe successo.
La fuga era la nostra unica possibilità.
Ma, d’altronde, cosa mi teneva ancora legato a quella società che non m’accettava?
Cosa poteva esserci di meglio che partire con quella meravigliosa regina della foresta, la mia Leonessa, fiera ed orgogliosa, dominatrice e seduttrice.
La mia donna.
Ed allora veniva da ridere anche a me, mentre la baciavo e tentavo di ragionare freddamente.
«Pensa la gente alla notizia! Draco Malfoy e Ginny Weasley scappano insieme! Harry Potter cornuto ed abbandonato…»
C’era qualcosa di estremamente crudele in tutto questo.
Qualcosa di spietato .
Ecco perché mi dava tanta gioia!
«Dove vuoi andare?»
L’ho presa per mano, uno zaino in spalla, nell’atrio della mia casa.
«Ovunque tu mi voglia portare».
Le ho baciato le dita magre ed affusolate
«Anche all’inferno?» le ho domandato.
E rideva, quella risata gioiosamente crudele.
Cinicamente bastarda.
Adoravo quella risata.
Riempiva le mio orecchie.
Riempiva la mia mente.
Riempiva il mio cuore.
Ha alzato gli occhi, due lame scure a perforare il ghiaccio dei miei.
«Io ti amo, Draco.»
Qualcosa di bollente mi si è sciolto in petto.
Ricordo di averle accarezzato i capelli. Di averle baciato la fronte, timidamente, teneramente.
«Ti amo anche io.»
Poi siamo scomparsi, in un abbraccio.
***
C’erano una volta un Serpente, un Cervo ed una Leonessa.
Il Cervo e la Leonessa, un tempo vivevano insieme.
Ma era un tempo lontano, quando il Cervo non aveva ancor  messo su un bel palco di corna e la Leonessa, che per colpa sua viveva in una piccola gabbia sporca, stava in un perenne torpore e le era vietato ruggire.
Poi, un giorno, un Serpente molto velenoso decise di vendicarsi del Cervo, che sosteneva di essere il Re del bosco e si vantava di essere un nobile sovrano.
Per vendicarsi il Serpente diede un morso alla bella Leonessa.
Non appena il veleno potentissimo del Serpente entrò in circolo nel sangue della Leonessa, questa si svegliò dal suo stato di torpore perpetuo, uscì  dalla gabbia e ricominciò a ruggire.
Fu così che, una volta risvegliata la sua compagna, al Cervo iniziarono a crescere un placo di poderose corna con le quali andò in giro per tutta la sua vita.
Ed una volta che la Leonessa ed il Serpente  scapparono insieme tutto il mondo fu in grado poter ammirare le corna del Cervo…

Questa è la nostra favola.
È una storia molto educativa, sarebbe bene farla leggere ai bambini.
Bisogna capire fin da piccoli da che parte stare e come comportarsi nella vita.
Ad esempio: i  Serpenti sono pericolosi e non bisogna farli arrabbiare.
O anche: attenzione alle Leonesse. Bisogna sempre lasciarle libere di ruggire. Se non si presta loro l’attenzione necessaria possono anche annoiarsi ed andare via. Bisogna sempre accontentare le Leonesse e renderle loro ciò che vogliono.
Anche al più in fretta possibile.
I Serpenti sono furbi e lo capiscono.
I Cervi fanno i nobili d’animo e si beccano le corna.
Così va la vita.
È per questo che mi piace tanto!
***
Abbiamo vagato come due anime vagabonde in lungo e largo per il mondo.
Spiagge tropicali,  monti innevati, foreste equatoriali, lande desertiche, boschi dimenticati, fiordi norvegesi.
Ci siamo goduti la vita.
Non avevamo rimorso.
Non avevamo rimpianti.
Avevamo l’uno l’altra, ed il resto del  mondo poteva anche uccidersi a vicenda, per quello che c’importava.
Avevamo tagliato i ponti con il passato e non avevamo nessuna intenzione di tornare indietro nelle nostre scelte.
Ci amavamo.
Sì, per la prima volta in vita mia io sentivo di amare .
Proprio così, quel verbo viscido che di scivola in bocca e ti lascia quel sapore smielatamente zuccheroso. 
Era successo. Non sapevo come,  non sapevo perché.
Quella Leonessa focosa ed impavida mi aveva atterrato con una zampata e si era nutrita del mio cuore, prima che io potessi rendermene conto.
Ed ero felice così.
Tutto era iniziato per vedetta e capriccio.
Ed era finito che avevo vinto io.
Avevo preso il jackpot .
Talvolta, la mattina mi alzavo prima di lei, e restavo a guardarla in silenzio, a lungo.
Osservavo il suo bellissimo sedere a forma di cuore la sua pelle bianca macchiata dalle lentiggini.
E mi sentivo enormemente fortunato.
In quei momenti rivolgevo un pensiero a Potter, con il cuore distrutto e il braccio destro avvilito a furia di tirarsi seghe.
Fino a pochi mesi fa lui era l’eroe, aveva tutto, dall’ovazione popolare ad una stupenda ragazza dal sedere a forma di cuore e quasi una quarta di reggiseno.
Adesso, invece, mi ero preso tutto io. La sua felicità, la sua serenità, la sua ragazza.
Ed a lui non era rimasto nulla, se non i frammenti del suo cuore, qualche neurone disperso nella scatola cranica ed una mano con i crampi perpetui.
E questi pensieri maligni, con la mia donna nuda sul mio letto, mi facevano iniziare davvero bene la giornata.
La giornata di Draco Malfoy, figlio di Malfoy, assolutamente purosangue, Mangiamorte mancato, cattivo per scelta.
Avere pena di Harry Potter?
E perché mai?
Beh, era pur sempre San Potter , no?
Questo avrebbe anche potuto bastare.
***
«Sposiamoci.»
«Cosa? »
Ella mi rideva, baciandomi sulla bocca, intrecciando le mie mani con le sue.
«Sposiamoci.»
«E perché?»
«Perché ti voglio sposare.»
«E che vuol dire?»
«Che ti amo, stupido.»
Mi si è appesa al collo, volteggiando con me sul prato d’erba.
«Ma lo so che mi ami!»
Mi ha accarezzato il naso con la punta dell’indice. Poi l’ha baciato.
Ginny pesava poco. Non era difficile né faticoso per me tenerla fra le braccia.
«Visto che sei stupido? » mi ha ammonito, ridendo «Vuol dire che ti amo talmente tanto che tutto quest’amore potrà bastare per tutta la vita.»
Sono rimasto qualche secondo basito. Poi ho riso con lei.
Siamo ricaduti sull’erba, dove ci siamo rotolati baciandoci.
Il tramonto stava per stingere le nuvole del cielo di rosso intenso. Il mondo mi danzava, le mani di Ginny viaggiavano su di me.
«Ma dove, come, quando? » le ho mormorato.
«C’è una vecchia sacerdotessa pagana nella foresta. Celebrerà lei il rito.»
Un lungo silenzio. Un lungo sguardo. Le sue iridi erano scure e dorate, cupe e sfolgoranti.
«Solo se lo vuoi. »
L’ho baciata, piano, lentamente.
«Sì.»
Siamo scoppiati a ridere.
«Sono felice, Ginny.»
Mi ha abbracciato. «Anche io.»
«Voglio essere felice per sempre.»
Le sue dita disegnavano la sua verità sul mio torace nudo.
«Anch’io».
Poi ha intrecciato una corona di  fiori per il suo capo.
E mi ha condotto nella foresta.
***
Erano passati un paio di mesi.
Un fedina sottile mi cingeva l’anulare sinistro.
La guardavo spesso, sorridendo fra me e me, e pensando a come diavolo potevo essermi rincoglionito fino a quel punto.
La nostra vita da ricchi vacanzieri continuava a cullarci allegramente da due anni e mezzo.
E mai, mai sarebbe dovuta finire, mai, mai, mai…
Mai è decisamente un tempo troppo lungo.
Posso darvi un consiglio?
I preservativi sono degli ottimi contraccettivi. Devono sempre essere usati perché così, non solo non rischiate di diventare genitori in momenti poco opportuni, ma non incappate in tante brutte malattie.
Il consiglio però è questo: non riponeteci troppa speranza.
Anche i preservativi talvolta falliscono.
E l’ho capito perfettamente una mattina, quando una pallida e timorosa Ginny, in fondo, forse, anche un po’ felice, sedendosi accanto a me, dopo un lungo silenzio, prendendomi la mano sinistra fra le sue, mi ha detto:
«Draco, aspetto un bambino.»
Un’altra folata di vento aveva rimescolato le carte della mia vita.
Anche se questa volta giuro di non averlo fatto apposta.
Ma questa, gente, è un’altra storia.

…Il Serpente, il Cervo e la Leonessa………Thilwen…

***

Così finisce anche questa breve storia, questa sorta di spin-off di "Pane, Burro e Marmellata". Perchè ovviamente è questa l'altra storia alla quale si allude.

 Spero di poter tornare presto con un nuovo lavoro, anche se, in questo momento, non so se sarà possibile. Ma attendete comunque Thilwen, che arriva sempre quando meno ve l'aspettate.

Per il momento ringrazio calorosamente tutti coloro che hanno recensito questa storia e quelli che lo faranno ancora.

Grazie di tutto, un bacio!

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