Narutovil

di dubious3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1. Il prologo: l'inizio di questa sgangherata ed epica vicenda (si spera, altrimenti dovrò darmi all'ippica...) ***
Capitolo 2: *** L'invasione: ovvero del piano di Orochimaru e dei suoi misteriosi alleati. ***
Capitolo 3: *** Cap. 3. La cripta di Sasuke (se volete trovare un Sasuke morto, questo è il posto ideale). ***
Capitolo 4: *** Cap. 4. L'attacco del demone del grano (che conosce il kung-fu, dahiaiaaa!!!) ***
Capitolo 5: *** Cap. 5. Il Cimitero (non credo che avrò mai delle tombe nel mio giardino... rovinano l'atmosfera). ***
Capitolo 6: *** Cemetry Hill (ummm... un ottimo nome da canzone blues). ***
Capitolo 7: *** Il Mausoleo di Hilltop (immaginatelo come un grande negozio di animali... con articoli meno profumati, però). ***
Capitolo 8: *** Ciak, si gira! O degli attributi che Sasuke sfodera in questo capitolo... forse. ***
Capitolo 9: *** Ritorno al Cimitero (ci siamo già stati, e dovreste ricordarlo bene se aveste un minimo di memoria a breve termine). ***
Capitolo 10: *** Homo homini lupus! (Alzi la mano chi sa il significato di questa frase in latino. Nessuno? Gnurantiii!!!) ***
Capitolo 11: *** Le Pianure di Konohamere (grandi, piatte e c'è anche il circo. Che aspetti?) ***
Capitolo 12: *** I Campi Spaventapasseri (preparati a tremare, se sei un passero). ***
Capitolo 13: *** La Gola delle Zucche (dato che la battuta nella versione italiana del gioco fa abbastanza schifo, vi lascio direttamente al capitolo, che è meglio). ***
Capitolo 14: *** La Battaglia di Gola delle Zucche. (The Hell's Claw just rocks). ***
Capitolo 15: *** Benvenuti al Villaggio Dormiente della Nuvola (dove gli zombie saltellano qua e là come agnellini poco coordinati). ***
Capitolo 16: *** Il Villaggio Dormiente della Nuvola (Dove puoi trovare cadaveri senza testa e... ah no: quello è un altro posto; qui ci sono solo i matti). ***
Capitolo 17: *** La Foresta Incantata (serve un clima piuttosto temperato ed un terreno ricco per ottenerne una). ***
Capitolo 18: *** La Prigione dei Demoni delle Ombre (tra colpi di scena, rivelazioni e incredibile a dirsi.... demoni). ***
Capitolo 19: *** Gli Stagni dei Morti Antichi (ovvero di vecchi cadaveri e della loro passione per l'occupazione abusiva). ***
Capitolo 20: *** Il Forte (e, per questa volta, basta: il capitolo è talmente lungo di suo che non ho più fantasia...) ***
Capitolo 21: *** Porto Scorbuto (Pirati e contrabbandieri in quantità; ma manca la vitamina C...) ***
Capitolo 22: *** Fuga da Porto Scorbuto. Parte Prima (o della locanda più strampalata della città). ***
Capitolo 23: *** Parte Terza (capitolo con poco humor e scene drammatiche... almeno si spera...) ***
Capitolo 24: *** L'Isola del Dragrospo. (Un tempo, le isole dei dragrospi erano considerate investimenti di grande stile) ***
Capitolo 25: *** Entrata alle Rovine Infestate (Un posticino perfetto per la villeggiatura... se escludiamo lava, spiriti maligni, demoni, non-morti, psicopatici...). ***
Capitolo 26: *** Le Rovine Infestate (in salsa Kajuu e bollito di botte!) ***
Capitolo 27: *** La Sala del Trono (in questo capitolo scoprirete finalmente perché questo posto è chiamato Rovine Infestate, dato che non si è ancora presentato un fantasma nemmeno a pagarlo a cottimo...) ***
Capitolo 28: *** Showdown alle Rovine Infestate (Buum-cha!!) ***
Capitolo 29: *** Att(r)acco alla Tana di Angmar (verso lo scontro finale... uhhh...) ***
Capitolo 30: *** L'Ultimo Atto, Parte Prima: battaglia nella Tana con chili e carne(ficina). ***
Capitolo 31: *** L'Ultimo Atto, Parte Seconda: la fine del finale, finalmente! ***



Capitolo 1
*** Cap. 1. Il prologo: l'inizio di questa sgangherata ed epica vicenda (si spera, altrimenti dovrò darmi all'ippica...) ***


Narutovil
 
 
Cap. 1. Il prologo: l'inizio di questa sgangherata ed epica storia (si spera, altrimenti dovrò darmi all'ippica...)
 
 
 
Dunque, dunque...mmm.... come iniziare a narrare.... aspettate che non trovo la pagina... ah ecco! No... sono le ricette di Suor Germana per i bucatini ai krapfen... ah, ecco, e stavolta ho i paragrafi giusti...
Tanto, ma taaanto tempo fa, c'era un regno lontano chiamato Konohamere (lo so che come nome non è che una banale unione dei due villaggi originari, ma tutte le altre proposte mi sono state bocciate dal sindacato dei bardi, quindi vi prego di non rompere). Questa terra era un modello di virtù tra tutti i regni vicini: un posto florido dove non c'erano guerre, la gente insomma era felice e i bambini erano educati rispettosi non solo quando volevano la cioccolata o il nuovo modello di I-Pad (lo so che aggeggi simili non c'erano all'epoca medievale, ma questo è un racconto di fantasia, quindi non sottilizziamo...).
 Il monarca di quel reame, Re Hiruzen Sarutobi, era un sovrano buono e giusto, e tutto sommato, un tipo in gamba: amante della musica classica e delle foto dei cuccioli, era un re illuminato.
Tra la sua cerchia però vi era un tipo magro come un chiodo e con una malsana passione per i serpenti, per il Piccolo Chimico e per il trucco di bassa qualità di nome Orochimaru, che guarda caso faceva il mago di corte. Invece di limitarsi a stilare oroscopi e fare palloncini per le feste di compleanno per cui era già pagato profumatamente, il terribile (dato che si sa che è il cattivo, andiamo, l'avete capito subito...) Orochimaru iniziò una serie di terribili esperimenti sui cadaveri dei morti.
Ovviamente la gente è molto suscettibile quando sono in ballo i cari estinti e l'Alba dei Morti Viventi era il film più visto a quell'epoca, di conseguenza  non passò molto tempo che il re, un po' per giustizia ma un bel po' di più per scaramanzia, bandì dal regno il suo brillante ma amorale mago dopo aver scoperto le sue malefatte.
Il negromante dimostrò tutta la sua originalità rispetto ad altri suo predecessori progettando una crudele vendetta, facendo patti di sangue con creature demoniache e perfezionando la sua tenebrosa e agghiacciante risata diabolica.
Dopo pochi anni Orochimaru si trovò al comando di un esercito della classica orda di non-morti che ogni negromante signore del male possiede con un aggiunta di brutti, maleodoranti demoni dell'Inferno, e decise di sferrare il suo letale assalto alle Genti Libere.
Sperando che l'AGCOM non mi becchi per il plagio appena compiuto, vi dirò il modo in cui fu fermato: l'esercito reale intercettò l'orda malefica del mostro e la distrusse agli Stagni dei Morti Antichi. Tale vittoria fu possibile solo grazie al coraggio del glorioso e possente Ser Sasuke Uchiha, capitano della Guardia Reale.
Le canzoni antiche e tutelate dal sindacato ci dicono di come coraggiosamente diresse la carica contro il nemico, di come falciò mostruosità come grano durante la mietitura e di come, dopo aver trucidato più mostri di un giocatore che ha finito una qualsiasi avventura fantasy 18+, sferrò il colpo mortale al terribile stregone, seppur a costo della sua stessa vita( Quelle canzoni non è che fossero proprio dei capolavori di arrangiamenti, ma a quel tempo non c'era ancora l'Hit Parade, dunque a nessuno importava).
Dopo la distruzione dell'armata Konohamere ritornò all'era di pace, amore e vini di qualità a prezzi bassi che vi ho già descritto, quindi non c'è bisogno che mi dilunghi ulteriormente. Certo un paese così sarebbe una palla micidiale e a nessuno verrebbe in mente di scrivere storie epiche su di esso, ma dato siamo qui a parlarne vuol dire che qualcosa è andato storto. Molto storto, ma proprio tanto storto...
Volete saperlo miei cari lettori? Certo che lo volete, altrimenti sareste a leggere un'altra fiction e a lamentarvi dei tre minuti sprecati. Ecco così declamo: dopo cento anni lo stregone ritornò come nella tradizione di ogni cattivone, specie se non-morto.
E a Sasuke la linea! (Fortuna... che c'è lui, altrimenti sai che rottura narrare tutto io...)

 
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Angolo dell'autore: un tributo a Telesette e ai suoi crossover avventuroso-comici. Direi che sarà un progettuncolo piuttosto difficile da mandare avanti, dato che dovrò impegnarmi al massimo per dosare le giuste dosi di humor e azione e ci sono anche altre attività in corso, ma il vostro ci proverà sempre.
Sasuke: un momento, prego. Ho visto la foto di Daniel Fortesque, il personaggio che devo interpretare... e dire che considerato l'unico occhio ci starebbe meglio Kakashi a interpretarlo... io potrei fare un vero eroe invece...
Me: beh.... la descrizione diceva di un uomo dai capelli corvini, dunque ti caleresti nella parte, a mio avviso, a pennello. E guarda che diventerai un vero eroe (ovviamente solo nella mia fan-fic...).
Sasuke: mmm.... non è che lo fai perché ti sto antipatico, vero?
Me: no (cerco di nascondere il bersaglio con la foto di Sasuke stampata sopra) assolutamente nulla...
Sasuke: non so... la parte non sarà umiliante come l'originale, vero?
Me: c-certo che no...
Sasuke: (con sguardo assassino tipo capitolo 480) perché se sfigurerai la mia immagine davanti alle mie fan... io ti SHARINGHERO', CHIARO?!?
Me: Chiarissimo Ser Sasuke Uchiha. Come un lago senza fango Ser, così limpido come un cielo d'estate sempre blu. Fid-dati di me, compagno Ser.
Sasuke: chissà perché questa frase non mi inspira fiducia per nulla...
Me: lo credo bene... oh se lo credo bene...
Sasuke: cosa hai detto?
Me: niente, niente! Vai a riposarti, Ser.
Sasuke: okai... vado a calarmi nella parte.
Me: (risata satanica e volto alla Joker) questa soddisfazione me la devo togliere... Sharingan o no... MUAHAHAHAHA....(anche perché dovrò darmi all'ippica in caso di fallimento... e i cavalli mi fanno paura...).
 
P.S.: ho inserito ben due citazioni nell'opera in corsivo in una sola frase in corsivo. Chi scopre quali sono? Oltre a questo, una parte consistente dei dialoghi sono prelevati dall'opera originale, Medievil Resurrection e appartengono alla SCE Cambridge Studio, così come Naruto appartiene a Masashi Kishimoto. E non possiedo nemmeno Suor Germana, ovviamente...(quindi niente bucatini ai krapfen, mi spiace). Il plagio è del Singore degli Anelli, naturalmente.

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Capitolo 2
*** L'invasione: ovvero del piano di Orochimaru e dei suoi misteriosi alleati. ***


Cap. 2. L'invasione: ovvero del piano di Orochimaru e dei suoi misteriosi alleati.
 
 
Attenzione, avviso importante: per un incidente con un brufolo sul naso, il nostro Sasuke non sarà ancora presente nel racconto, questo capitolo dunque adotterà una terza persona narrata dal vostro incavolatissimo bardo di fiducia. Fan-girl, siate clementi.

 
*************

 
Non esiste signore del Male che si rispetti senza la sua letale fortezza, ed appunto la mostruosa e inaccessibile Tana di Orochimaru dello stregone dimostrava il suo spaventoso e incommensurabile potere nonché la sua altrettanto spaventosa e incommensurabile fantasia. Nell'ultimo secolo molti hanno tentato di raggiungerla e di violarle gli antichi misteri, ma nessuno è mai riuscito per l'impresa data la pericolosità potenza della magia di Orochimaru e la sua posizione un tantino sopraelevata rispetto alla terra.
Normalmente la rocca era avvolta nel più profondo e funebre silenzio (se si escludono i rutti dei mostri, le urla dei torturati, i tornei di Playstation e la serata karaoke del sabato sera...), ma non nel giorno in cui vado raccontando: nel grande salone di marmo che si affacciava ad un bellissimo panorama di cielo rosso sangue e di piccioni abbrustoliti fece la sua presenza il terribile mago oscuro Orochimaru.
Toccandosi l'addome che gli faceva un male atroce per il nuovo bustino strettissimo in vetro smaltato che si era comprato, il possente stregone avanzò lentamente verso un piedistallo di cristallo nero su cui era posto un vecchio e voluminoso tomo. Cercando di distrarsi dal dolore del busto, l'uomo lentamente sollevò le pesanti coperte rilegate e sfogliò velocemente le pagine del misterioso libro.
"Dunque vediamo: orto... ortopedia... os...teoporosi, ahia!"
Il grande negromante si era ferito all'indice per colpa delle pagine sottili ma taglienti come rasoi, dunque si lecco il dito ancora pieno di tinta nera per capelli. Dopo aver quasi perso l'indice e il medio in taglietti vari ed aver vomitato tre volte per via del saporaccio, trovò finalmente l'incantesimo adatto.
"Oscurità Eterna! Bene... bene... l'incantesimo in grado di gettare il mondo intero nelle tenebre eterne... assolutamente formidabile... Vieni a me, grande e gloriosa Oscurità!"
Detto ciò pronunciò un'invocazione in un vernacolo dimenticato dagli uomini e dalle pagine consunte del tomo iniziò a sprigionare un fumo acre e nerastro. La nube si addensò fino a mostrare una consistenza solida, la consistenza di una testa mostruosa, nera e puzzolente e feroce come il demonio. Una testa di c...rudeltà pura insomma(vi aspettavate quella parola, vero? Per favore, questo è humor serio), desiderosa di anime umane e dolore.
"Allora, perché mi hai chiamato ancora, Orochimaru?" Sbraitò la creatura appena formatosi. "Perché diavolo mi hai disturbato adesso?!? Sai benissimo che ho lo sfida a poker con la Luce a quest'ora ed io detesto essere deconcentrato!"
Lo stregone si inchinò a fatica dinnanzi all'essere mostruoso, non tanto per l'amor proprio quanto per le sue zeppe quasi da trampoliere.
"Perdonatemi gloriosa Oscurità, lo so che voi avete i vostri affari da divinità e tutto il resto, ma il tempo per un'entità come voi dovrebbe essere qualcosa di inconsistente e privo di valore..."
"BALLE!!!" Latrò ancora più forte, tanto che il povero equilibrio Orochimaru perse il suo equilibrio e rischiò di cadere.
"Questi discorsi vanno bene per filosofia e metafisica, ma qui in ballo c'è una partita di poker! E ho pure la mano vincente..."
Orochimaru riacquistò una postura normale e parlò al suo divino signore in modo mellifluo.
"Anche io mio signore... dopo anni a recuperare forze durante la sconfitto, ho acquisito poteri enormi che mai avrei sognato di avere. Ma tutta la mia forza non è nulla paragonata alla vostra, Imperatore delle Tenebre, Signore delle Forze Oscure, Principe dell'Abisso senza Fine, Sommo Potere e Somma Intelligenza..."
" Se c'è una cosa che odio più di essere interrotto sono i ruffiani come te; dovrei punirti succhiando dal corpo ciò resta della tua anima e sgranocchiarmela durante l'aperitivo della mia partita... annusandola, direi che ha il sapore delizioso di pollo arrosto".
Lo sguardo della Bestia si fece vorace tanto che lo stregone ne ebbe gran timore incontrollato, un timore che la divinità oscura con cui aveva fatto patti lo distruggesse davvero tanto forte da fargli sudare ombretto come la fontana di Trevi, ma quest'ultimo scoppiò a ridere in modo convulso dopo qualche secondo.
"Ahahahhahaha.... il vecchio trucco del mangio la tua anima... numi tutelari, voi stregoni siete tutti uguali... appena una menzione del fatto e ve la fate addosso.... che ridere...."
Il mostro continuò a sghignazzare e lo stregone sghignazzò di rimando. Il mostro ruggì e lo stregone ruggì. Il mostrò ruotò la testa di 360° gradi e lo stregone riuscì a fare lo stesso grazie ad alcuni corsi di contorsionismo avanzati e delle articolazioni del collo molto elastiche. Quando il mostro tornò alla sua posizione il suo sguardo stavolta indicava serietà assoluta.
"Ma, torniamo a noi". Il suo timbro di voce divenne così brutalmente serio che il negromante non ebbe modo di replicare (anche perché stava facendo uno sforzo considerevole a trattenere la paura in esubero di prima e altre cose simili...). "Tu vuoi che io ti aiuti nel tuo scopo come cento anni fa, vero? Ti ricordo che facemmo un patto in cui io ti promettevo l'aiuto delle mie crudeli e temute milizie, i Demoni delle Ombre..."
"Ricordate benissimo mio signore... e come sapranno i vostri occhi onniveggenti le vostre gloriose forze sono state rinchiuse dentro la Foresta Incantata dopo la mia sconfitta, mio possente signore. Ma non dovete preoccuparvi: i miei uomini hanno localizzato la chiave della prigione al Villaggio Dormiente della Nuvola. Se sferriamo il nostro attacco lì, riusciremo certamente a trovarla e liberare la vostra invincibile armata".
Il volto dell'essere antico rivelò un senso di scocciatura.
"Fammi capire bene: vuoi per caso che io ti aiuti ad annuvolare il Villaggio Dormiente della Nuvola , così che tu possa trasformarne gli abitanti in schiavi posseduti, poi razziare il villaggio in tutta tranquillità e usare al contempo le anime delle vittime per rimpolpare le tue forze d'assalto non-morte, è così?"
"Siete saggio quanto glorioso, mio signore e padrone".
"Mph... e tu sei un ruffiano della peggior specie. Ma sei intelligente e citi Leopardi, dunque mi piaci un pochino. Ti aiuterò".
Una cupa soddisfazione riempì lo stregone mentre udì queste parole. L'Oscurità prese quindi un bel respiro ed iniziò a ruotare attorno al suo servitore sempre più vertiginosamente, tanto da far scompare i contorni dell'ambiente circostante e a oscurarlo del tutto.
Dopo pochi secondi di questo vortice, Orochimaru si ritrovò trasportato assieme al suo oscuro maestro sulla collina vicino al villaggio dormiente.  Notò subito che la luce solare era fortissima e si coprì gli occhi con una mano per evitare di rovinarsi il cerone.
"Il sole è alto nel cielo, mio signore". Disse. "Ma ancora per poco".
Il dio oscuro fece un cenno affermativo con la testa innaturale e si lanciò contro nell'orbita contro il disco solare, disperdendosi nell'atmosfera. In un instate tutta la porzione di cielo sopra il villaggio dormiente venne avvolta in una cappa nera di oscurità tipo inchiostro di seppia ma con un odore di catrame e zolfo.
Pregustando la vittoria, Orochimaru si diresse davanti agli imponenti e famigerati cancelli 9metrix9 del villaggio della nuvola del Villaggio Dormiente della Nuvola costruiti i mithril, acciaio temprato e legno di tek per proteggere gli abitante mentre facevano la siesta e rivolse il suo pallido palmo verso di esso.
In un istante i cancelli si aprirono con uno schianto tremendo ed un raspare di metallo arrugginito assordante, segno che forse qui cancelli non erano così resistenti...
Alzò quindi lo scettro dorato e bipunte che aveva in mano (non l'ho detto prima perché tutti i negromanti hanno uno scettro. Mai visto uno senza bacchetta, bastone o affini?) e recitò alcune oscure parole. La gemma al centro del suo immancabile accessorio iniziò a lampeggiare sinistramente richiamando a se oscure e potenti magie ed emise delle scariche di energia verdastra tutto attorno a se che entrarono nelle case degli abitanti in cerca di anime da strappare ai loro legittimi proprietari.
Attirate dalla magia oscura come un maniaco della disco dalla collezione di tutti i testi dei Bee Gees in edizione limitata, gli spiriti dei poveri e sfortunati abitanti del pigro villaggio iniziarono a fluttuare verso lo scettro e ad essere assorbito da esso. Il processo fu piuttosto lento data la corpulenza fisica( o spirituale) di quei pigri spiriti, alla fine della magia lo stregone notò di avere un ricco bottino di anime.
"Alcune delle più importanti mancano, inclusa quella del sindaco". Mormorò tra se pianissimo. "Ma non importa: cadranno anche loro".
Si girò e vide davanti a lui un grande e sterminato cimitero, costellato di lapidi.
"Poveri sciocchi!" Urlò da solo. "Tutti dicevano sempre: eh no Orochimaru, giocare con i morti è sbagliato e contro natura, e no non puoi resuscitare tuo padre, tua madre e le tue cinque ex mogli con relative amanti, eh no, c'è il rischio di creare una nuova apocalisse di zombi mangia-cervella, eh no gli zombi sono cattivi e tu hai delle tendenze necrofile... blablabla... DANNATO FILM DI SNYDER! Temevano tutti l'Alba dei Morti Viventi, e adesso scatenerò un esercito che farà sembrare il remake di Romero una produzione cinematografica da DUE SOLDI! Ecco a voi La rivincita del geniale e potente Orochimaru sul mondo crudele e senza cuore che lo ha escluso perché non sapeva capire la bellezza dei cadaveri putrefatti e delle ciglia finte, azione!"
Soddisfatto, ruotò la sua arma e ne conficcò la punta nel terreno argilloso. In breve tempo lampi di energia si propagarono dall'arma e si diressero verso le varie tombe.
Si udì quindi un raspare terribile dai sepolcri e, come dal copione della sua produzione, vari arti di cadaveri fuoriuscirono dal terreno animati da potere oscuro.
Un piccolo guizzo di energia però assunse una traiettoria animale rispetto ai suoi simile; girovagando a zig-zag, andò a finire in una piccola cripta.
Questa deviazione passò inosservata allo stregone, ebbro del suo trionfo come dopo la vittoria della Juve, ma non all'Oscurità che tutto vede e tutto sente e tutto (purtroppo per lui) annusa.
E il tanfo che stava odorando era davvero disgustoso.
Che schifo... pensò tra se e se. L'odore dei cadaveri non ha nulla a che vedere con quello sublime dello zolfo e delle carni arrostite dei dannati. Comunque...sembra che il ragazzo abbia imparato bene le mie lezioni di arti negromantiche. Anche se si è dimenticato della solita magia incontrollata che combina sempre tanti casini, come è scritto al paragrafo 6 di Guida al Perfetto Signore Oscuro. Poco male comunque... vediamo come se la cava il pupattolo. Nel caso in cui fallisca, potrò sempre cibarmi della sua anima. Nel caso in cui riesca, potrò godermi dell'era di terrore e morte e cibi scaduti che ne seguirà, nonché fare il manager del mio pollo: se riuscirà ad inventarsi un titolo migliore, Orochimaru si evolverà in una gallina dalle uova d'oro per le videoteche dell'aldilà... ed io avrò il piacere di spennarla con i diritti d'autore...
Senza farlo notare ad anima viva e morta scoppiò in una risata diabolica. Non c'è che dire: non era il Diavolo per nulla...
 

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Angolo dell'autore: l'unica cosa che posso dire è che non intendo offendere nessuno con questo lavoro. Siamo qui per farci due risate. 
Sasuke: sempre che tu facessi ridere.
Me: chiudi quella bocca che è il tuo turno!

Alla prossima e mi raccomando, recensite in tanti se vi piace ma anche se vi fa schifo! Mi aiuterà molto

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Capitolo 3
*** Cap. 3. La cripta di Sasuke (se volete trovare un Sasuke morto, questo è il posto ideale). ***


Cap. 3. La cripta di Sasuke (se volete trovare un Sasuke morto, questo è il posto ideale).
 
 
Angolo dell'autore: Baka, baka, baka, baka che sono! Ho sbagliato il titolo del precedente capitolo veramente di brutto! Chiedo scusa a quei pochissimi che mi seguono.

 
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"Svegliati dai su, pigrone. Hai dormito per più di cento anni..."
All'interno della sua suntuosa tomba, il glorioso e valoroso eroe di Konohamere, Sir Sasuke del clan degli Uchiha, tornò dopo più di un secolo ad una forma di coscienza. Alla sua vista ricomparve dopo un'interminabile periodo di sonno mortale la sfocata immagine di una tavola di pietra.
Prima ancora che fosse perfettamente lucido (come se lo fosse mai stato, del resto...) istintivamente alzò le braccia e spostò il coperchio sopra di se di qualche metro, in realtà molto leggero, e si sollevò in posizione verticale nella bara.
"Dove mi trovo..." Mormorò non del tutto ripreso. "Dio mio... mi sento stranissimo... una vocina strana nella mia testa... devo aver bevuto qualcosa..."
"Bevuto? Fidati... tu non ha più lo stomaco per fare certe cose, non so se mi spiego... ma non importare. Tu alza: abbiamo tanto lavoro da fare".
Capito ormai che non era colpa del whisky del sabato sera, il possente guerriero del passato si girò più volte per vedere dove era la fonte del rumore. Non riuscendo a capacitarsene, si picchettò il cranio con il palmo della mano.
"Chi sei tu? Esci fuori dalla mia mente!" Gridò.
"Ehi ragazzo" stavolta la voce replicò "in mio paese noi trattare ospiti con cortesia, specie se sono rimasti per un secolo!"
"Chi... chi sei tu? Uno scherzo della mente?" L'Uchiha era così atterrito che quasi sobbalzò. "Aspetta... ahi detto un secolo? Non vorrai dire che..."
La verità della sua condizione non poté più essere celata al ritrovamento completo della sua lucidità: guardandosi le mani le vide ormai ridotte all'osso (in senso letterale) e provando a spendere le palpebre notò, dopo qualche tentativo però a causa del classico arto fantasma, che ne era sprovvisto.
"Uno scheletro! UNO SCHELETROOOO!!!! Non... non è possibile! Il mio bellissimo corpo... avevo un sacco di pittori che facevano a gara nel ritrarmi, e adesso sono ridotto ad un moscerino... per non parlare delle poetesse e delle damigelle... BUAHAHAH...." Pianse disperato, dunque la voce nella sua testa provò a consolarlo.
"Coraggio compare: lo so che passare da supermodello a snack per cani è sempre gran trauma, ma non preoccupare te..."
Detto ciò il misterioso interlocutore fece capolino dall'orbita vuota: si trattava di una strana creatura simile ad una kitsune* dal pelo rosso, solo talmente piccolo da entrare facilmente nella sua testa.
"Molti dopo cento anni avere testa piena di vermi... tu invece hai me, glorioso genio Al Kyubi, protettore e custode di signora dei mille deserti la principessa Kushina la Valorosa, regina di..."
"Sì, come no..." Lo troncò Sasuke tra il sarcastico e il desolato.
"Tu non fida di mie parole?" Domandò il genietto in modo irritato, quindi si ritirò nella cranio. Considerata la scarsità di mezzi, il piccoletto aveva arredato la casa in un modo che avrebbe fatto invidia ad un arredatore professionista dell'Ikea (infatti l'Ikea è un fai da te... sciocchini): aveva costruito un comodo giaciglio fatto di ragnatela, il quale era legato all'occhio e sostenuto dai nervi dell'unico occhio non decomposto dell'ospite, nonché si era creato una lampada in miniatura che non si sa ancora come funzionasse perché non l'ha mai spiegato a nessuno. Tornando al piccoletto, spostò di qualche centimetro il nervo ottico, facendolo ruotare freneticamente nella cavità.
"Io vedo sfiducia in tuo occhio amico mio. Ebbene è vero: noi geni di solito vivere in lampade anguste; sono umide, unte, e spessissimo venire noi tetano e reumatismi da paura. Ma è mille volte peggio, ti dico, quando mago malvagio ti inganna per poi intrappolare te usando magia di antico dio di distruzione in cranio di cavaliere codardo! Mmmm... che puzza. E' peggio di perizoma saraceno..."
"Madre santa... che situazione oscena..." Mormorò ancora il nobile, uscendo dalla tomba e facendosi trascinare per la gravità cadde sul pavimento in modo dinoccolato.
"Ridotto ad un'ombra di me stesso con un matto in testa che tende a sproloquiare..."
La reazione di Al Kyubi fu violenta come un uragano formato mignon, ovvero come un venticello primaverile, ma più furioso e logorroico.
"Cosa, tu ancora non crede in me? Tra mia gente saresti frustato con gatto a nove code, e noi allergici a gatti, quindi punizione terribile!".
"Se non l'ha notato, Al Cubo, o in qualunque modo ti chiami, io non potrei soffrire di allergia nemmeno se mi infilassero un campo di fiori nelle narici..." Replicò Sasuke ancora più abbattuto di prima.
"Bene, allora se tu è troppo impegnato a fare morto, allora noi sedere e guardare Orochimaru tentare di distruggere Konohamere ancora una volta!"
Al nome dello stregone il nobile Uchiha fece un salto triplo salto carpiato all'indietro e riatterrò accovacciato in posizione fetale dietro alla tomba.
"Orochimaru... Orochimaru... fa tanta, tanta paura... lui e suoi zombi..." Continuò la sua cantilena tremolando.
"Ora tu ricorda Orochimaru, almeno? Quel mago malefico è tornato da esilio. Ha perfezionato le arti oscure; risveglia morti e trasforma buoni in cattivi! Rovina questo paese più in fretta di caciotta di cammello messa davanti a stufa! Noi deve fermarlo!"
Tremando ancora come un foglia (codarda), l'eroe di Konohamere alzò lo sguardo e sbatté i denti così forte che quasi la mascella gli cadde.
"Ma... perché io?!?"
"Io attualmente non sapere risposta. Forse è per sua stessa magia, o forse è destino: destino ti dà possibilità di redimerti da morte da codardo".
"Chi... chi... cioè, guarda che sono caduto da eroe, invece!" Sbraitò Sasuke gonfio quel poco che era possibile di amor proprio. Con un agile salto ritornò sulla parte anteriore della bara ed indicò il suo epitaffio sdegnato.
"Qui c'è scritto chiaramente: Qui giace Sir Sasuke Uchiha, signore e conte della terra degli Uchiha.Capostipite di rara e nobile famiglia, guerriero senza pari e comandante valoroso che con forza e coraggio immani sconfisse il più grande pericolo della storia di Konohamere, seppur a costo della sua stessa vita..."
"Eheheh" Nella sua tana il genio sorrise in modo sardonico. "Mai credere a propria pubblicità su epitaffio... io ero lì in quel terribile giorno. Tu ritirare dietro con scusa di scarpe slacciate e cadere trafitto all'occhio per colpa di prima freccia. Tu è solo codardo sepolto come eroe con povero genio intrappolato in sua testa..."
Lo sdegno di Sasuke si placò e questi ritorno al suo atteggiamento mesto e rinunciatario.
"Oh bene... quindi quel matto di Orochimaru è tornato ha distruggere i vivi, controllare i morti e via discorrendo e, guarda caso, l'unica cosa che gli impedirebbe di mettere a frutto i suoi piani da squilibrato sono io vero? Bell'affare... specie per il fatto che il grande eroe Dan è una buffonata inventata per attirare più dame, lo confesso!"
"Allora tu ammettere di essere sporco codardo, vero?" Lo canzonò amabilmente Al Kyubi.
"Sì... sono sporco codardo, VA BENE! Anche se mi facevo la doccia almeno una volta al giorno... sono solo un fallito! Un fallito... un fallito... un fallito... un fallito Al Kyubi..." Il suo tono era diventato visibilmente scocciato, altresì Al Kyubi rispose a modo.
"Tu aspettare che io consoli e commiseri te? Che io dire a te che tu no è lumaca senza spina dorsale o escrezioni di muco?"
"Sarebbe... carino.... piccolo inquilino abusivo dedito al bivacco..."
"E allora io dire te che in fondo è tipo tosto! Tu ha fatto salto da gara olimpica! Tranne forse per atterraggio..."
"Ma devo sconfiggere un signore del male, non prendere l'oro in atletica leggera!"
Il nobile era così sconsolato che iniziò a battere le nude nocche sulla tavola.
"Suvvia Sas'! Io aiutare te! Io essere tua guida. Noi è unici che può sconfiggere Orochimaru! Unici! E se noi batterlo sul serio?"
"Mmmmmm... batterlo sul serio... questo mi renderebbe un eroe meritatamente famoso... magari così famoso che le pulzelle potrebbero dimenticare l'insignificante mancanza di carne e gloriarsi delle mie candide e perfettamente levigate ossa... Al Kyubi!" Ruggì di trionfo. "Mi hai convinto: andremo e schiacceremo quel brutto scarafaggio laccato! I suoi uomini mi hanno ucciso, la sua magia ti ha maledetto. Se davvero non mi racconti balle sul tuo conto, allora sono convito che assieme saremo più inarrestabili di Robin Hood e Little John, o meglio ancora, di Gianni e Pinotto".
L'affermazione fece saltare di gioia il genietto, provocando forti giramenti da capo all'ospite.
"Tu è tipo che si rimette in fretta, vero? Benissimo. Tu ha ragione, noi assieme essere duo invincibile! Noi battere tutti!"
"Ok... il tuo entusiasmo è utile... ma mi sta facendo scombussolare tutto..."
Stordito per il capogiro, il nobile guerriero fece alcuni passi indietro finché non incappò in qualcosa di solido, facendolo traballare. Giratosi di scatto, Sasuke scoprì che si trattava di un'orrida scultura di Hoshigargolla, un'orrida creatura metà uomo, metà squalo e tutta troll sarcastico conosciuta in tutto il mondo per l'incredibile capacità con cui faceva incavolare la gente e rovinava la vita a niubbi, ma anche per la sua conoscenza enciclopedica su vari argomenti, dalla storia di tutta Konohamere a come cucinare dell'ottimo sushi con salsa di mele (che risolve il mistero da dove ha imparato Suor Germana...).  D'un tratto le braccia della statua iniziarono a muoversi e, sotto gli occhi attoniti dei due, iniziò a parlare.
"Guarda un po' chi si rivede, il vecchio Sir Sasuke Uchiha, l'eroe (e sottolineamo sia io che la gargolla il corsivo) di Konohamere, che perse un occhio e la vita sotto la prima freccia. Reso eroe dalle nebbie del tempo... incredibile cosa riescono a fare un po' di pr e di bardi onesti e integerrimi, vero?"
 L'illazione della presunta (seh... come il sorgere del sole) corruzione del sindacato dei bardi fece irrigidire lo sguardo del nobile non-morto già molto rigido per via del rigor mortis
"Ehi... ma..."
"Tsk... se sempre uno sciocco borioso da copertina di giornale scandalistico, ma non un vero eroe. Comunque un capriccio del fato ti ha dato l'opportunità di rimediare al tuo passato ignobile, di sconfiggere Orochimaru e rendere vera la leggenda! Personalmente ci credo talmente tanto che risparmieresti molta fatica ritornando nella bara... comunque, molti della mia razza di pietra risiedono a Konohamere. Noi possiamo essere svegliati con una piccola spinta. Non. Con. Un .Bacio, OK! Ti prego no... non siamo tipi affettuosi... specie se sei un emaciato cadavere rancido che puzza come le mutande di mia nonna".
"Senti chi parla, mostro di pietra che puzza di pesce marcio... non ti bacerei nemmeno se..." Provò a rispondere il nobile offeso, ma la statua ritornò al suo sonno innaturale.
"Tu non fa caso a insulti e malelingue, Sas'". Cercò di sdrammatizzare Al Kyubi. "Hoshigargolle essere più feroci e sarcastici di satiro con ulcera, ma loro saper dare anche buoni consigli. Ma non preoccupare Sas'. Noi può farcela! Come prima cosa, noi uscire da questa tomba".
"Discreta pensata, Al (erano entrambi in vena di nomignoli). Andiamo".
Usciti dal naos interno, i due si ritrovarono in un salone molto più ampio, decorato in marmi e mattoni in ocra e delimitato da statue in bronzo che raffiguravano gli antenati della famiglia Uchiha.
"Hanno fatto un lavoro davvero superbo, non c'è che dire". Commentò Sasuke la magnificenza del suo sepolcro. "Quasi quasi avrei voluto vedere il mio funerale".
"Già, bello stile, di periodo macabro dire.... IHHHHHHHI!!!"
La concorde risposta di Al Kyubi venne interrotta nel modo più brutale possibile: il muro antistante l'entrata dal naos era improvvisamente esploso in mille pezzi.
"Cosa diavolo è... success..." Mormorò Sasuke coprendosi il viso dal turbine di calcinacci che ne era conseguito.
Dopo che questo polverone calò d'intensità, i due intravidero una creatura strana, di costituzione indefinibile. Era una creatura strana apparentemente ricoperta di una sostanza simile alla paglia, dalla cui testa, fusa al collo, spuntava un cono dall'aspetto etereo. I suoi arti, slanciati ma muscolosi, terminavano con artigli lunghe e presumibilmente affilati come coltelli.
Dal suo sguardo molto poco riconducibile ad un docile spiritello amante di coccole, Sasuke capì quanto fosse corretta la legge di Murphy: la sua avventura era appena iniziata, e già la sfiga lo aveva preso di mira con il suo letale fucile di precisione M40 modificato che, come è risaputo, non sbaglia mai un colpo....
 
 
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Kitsune: volpe in giapponese. Nel folklore e nella mitologia del Giappone si credeva che possedessero poteri magici come cambiare aspetto e che la loro età venisse determinata dal numero code che...
Sasuke: che è sta' lagna. Basta.
Me: ok... alla prossima! E il sindacato mi ha pure affibbiato tutta la narrazione
Sasuke: ahahahahaha! Un piccola soddisfazione...

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Capitolo 4
*** Cap. 4. L'attacco del demone del grano (che conosce il kung-fu, dahiaiaaa!!!) ***


Cap. 4. Cap. 4. L'attacco del demone del grano (che conosce il kung-fu, dahiaiaaa!!!).

 


Dunque.... dunque... tornando a noi, siamo rimasti al punto in cui entrava in scena il demone... eccomi qua (fortuna che ho messo le ricette di Suor Germana in un libro a parte).
La creatura appena uscita dalla parete distrutta trafisse Sasuke con un uno sguardo così tagliente che gli avrebbe trapassato l'addome se non fosse stato, beh, uno scheletro.
"Chi osa..." iniziò a ruggire la creatura "chi osa intrufolarsi come un ladro nel luogo del sacro riposo di Sir Sasuke Uchiha? Predatore di tombe, fatti avanti e rivela te stesso!"
"Beh... guarda... " L'Uchiha era così terrorizzato che quasi non riusciva a parlare, ma alla fine recuperò la sua aria spavalda. "Sono io Sir Sasuke Uchiha, risorto dal mondo dei morti per mano di arcani e nefasti poteri. Ti ringrazio buon... coso o qualunque essere tu sia, ma il tuo compito è qui terminato. Se permetti, ti chiedo di aprirmi la tomba e di lasciarmi uscire da questo sepolcro, buon custode".
"Bella mossa... forse tu ha convinto Demone di Grano..." Sussurrò Al Kyubi a bassissima voce.
Purtroppo la sfiga aveva già centrato il duo con un colpo del suo fucile (almeno apparentemente), dunque non solo il guardiano fece un'espressione incredula, ma iniziò a ridere crudelmente.
"Ahahahahaha... davvero, mi fate ridere. L'ho già sentita da almeno un centinaio di guerrieri e soldati non morti che si spacciavo per il vero Sir Uchiha. Dicevo tutti: guarda che sono davvero il possente e (vana)glorioso Sasuke Uchiha, figlio del conte Fugaku Uchiha e di lady Mikoto Uchiha nonché discendente dal Grande Re Rikudou... che ... blablalablabla... ho ascoltato l'intera genealogia degli Uchiha almeno dozzina volte. Ma nessuno di loro aveva quella cosa che gli avrebbe permesso di essere identificato oltre l'ombra di ogni ragionevole dubbio".
"E quale sarebbe? La forza, il talento, la bellezza, lo charme? Come vedi, io ne posseggo a chili..." Sì vantò ancora il nobile, il quale in risposta ebbe un'altra risata sarcastica.
"Ahahahaha... sei molto più simpatico degli altri imbroglioni però... volevo dire i documenti, idiota! Tutti i morti hanno la carta di identità nonché il Foglio Nero messi dentro l'armatura, così in caso di eventuale errore possono farsi risarcire dal becchino di fiducia. Dove è il tuo?"
"Il mio emmm... il mio emm...."
Il nobile guerriero cercò dentro la sua armatura da tutte le parti, ma tutto ciò che tirò fuori furono alcuni ragni, qualche verme e della polvere.
"Per bava di dromedario che mangiato peperoncino messicano, io prega che documenti no e' decomposti.  Vero?" Domandò Al Kyubi sudando freddo.
"Non ti preoccupare... magari c'è stato un errore, ecco tutto. Buon... diavolo, ti prego, fammi passare. Se non l'hai notato c'è quel matto dello stregone Orochimaru che sta facendo un casino pazzesco la fuori. Per favore... e se poi sono un ladro, dovrei uscire comunque, no?"
"Considerata la mia pazienza e la mia politica tolleranza  -100 contro furti e affini, direi di no. Esiste però un altro modo molto efficace per determinare se sei davvero Sir Sasuke Uchiha... ovvero..."
"Ovvero cosa? Buon demone..." Gli fece eco Sas'( ho usato il suo nomignolo giusto per avere un altro sinonimo, non fustigatemi fan!).
"Ovvero sconfiggermi!" Ruggì ancora più forte, e si mise in posizione kung-fu della tigre, con i letali artigli bene in vista.
Con in volto un espressione totalmente atona, Sasuke Uchiha fece qualche passo indietro.
"Al Kyubi..." chiese "sono morto, vero?"
"Io no sa..." rispose il genio "... ma tu lo è presto se NO CORRREEE!!!"
"Troppo tardi... addio..."
Con questa freddissima minaccia il fienoso (che bel neologismo...) nemico si lanciò contro lo scheletro con una velocità molto elevata.
Nonostante però la strizza terrificante, o forse proprio a causa di quella, Sasuke riuscì ad evitare l'artigliata frontale  con un rapido ma molto scoordinato scarto a destra.
"MAMMINA!" Urlò correndo per qualche metro nel corridoio come un invasato.
"Dove scappi, devo giocare a shanghai con le tue ossa!"  Partì l'avversario con un nuova carica frontale, che però venne evitata da Sasuke con un agile balzo all'indietro.
Girandosi per attimo, Sasuke si accorse di essere giunto in una grossa armeria che conteneva armi e cimeli della famiglia Uchiha. Cercando un'arma che non fosse corrosa dal tempo, trovò una spada corta sorprendentemente in ottime condizioni. Il demone nemico se ne accorse e lo schernì digrignando i denti innaturali.
"Vuoi fregare  la spada della famiglia Uchiha, vero? Brutto ladro, ti sfilerò la colonna vertebrale e ci suonerò L'Avvelenato per questo!"
Detto ciò, con un'agilità che avrebbe fatto sembrare l'uomo ragno un vecchio artritico, zompò su uno dei vecchissimi manichini di paglia appesi al soffitto e lo ruotò scagliandolo come un pendolo circolare contro il nostro eroe. Quest'ultimo però aveva appena estratto la spada dall'armeria e con un fendente piazzato particolarmente bene tagliò in due l'arma impropria.
"Questa spada è mia di diritto... sei un pezzo di idiota....argghhh".
Purtroppo la mancanza di palpebre fece in modo che una grande quantità di paglia semi-decomposta gli venne addosso e lo accecò nell'occhio, rendendolo vulnerabile. Ovviamente l'avversario ne approfittò e il nobile eroe venne spedito dall'altra parte del salone con un violentissimo calcio alla nuca.
Steso a terra e indebolito, il guerriero non-morto fece appena in tempo a girarsi supino, che il nemico si era seduto sopra di lui muovendo lentamente e pericolosamente (ma sopratutto pericolosamente) quelle mannaie che aveva al posto delle unghie.
"Bene, adesso che sei qui... credo che mangerò ossobuco a pranzo".
Al Kyubi gli avrebbe spiegato volentieri che l'ossobuco era un taglio della carne di vitello e che quindi Sasuke ne era completamente sprovvisto, ma ovviamente era più intento a vedere il mostro sferrare una serie di letali artigliate che Sasuke parava con sempre più fatica.
"Ti prego Sasuke, trova forza in tuo midollo o in bulbo oculare o dove cavoli è, o noi e' morti!" Implorò Al Kyubi cercando di espellere il fine in esubero.
I bulbi oculari... questa parola colpì Sasuke come un iceberg durante un traghettata al Polo Nord, anche se il Polo Nord sapeva a mala pena che cosa fosse. Per dirla con parole più chiare, si ricordò dell'abilità innata del suo clan, ovvero quello dello Sharingan, detto anche l'Occhio della Slow Motion. Purtroppo per lui non era mai riuscito ad attivarlo, nonostante tutte le falsissime storie sul suo conto.
Forza... forza... strinse i denti mentre i graffi del nemico stavano vendo la meglio su di lui. Diavolo... sono l'eroe di un cross-over shonen fantasy... il potere viene sempre nel momento più difficile...e credo che questo sia il momento più difficile, vero narratore, VERO?!?
Anche le tentazione di far fare una figura barbina all'Uchiha era molto forte, la mia magnanimità unita alla mia scarsa ispirazione fecero sì che l'occhio di Sasuke entrò in Sharingan mode: ovvero diventò rosso, senza iride e con tre tomoe nere disposte a cerchio.
Rinvigorito sia nel corpo che nello spirito, il nostro riuscì a rimettersi in gioco e contrattaccò con sempre maggior vigore il nemico, fino a sottometterlo quasi. Quando lo portò sulla difensiva, si alzò con una capriola e colpì il demone con un rapido calcio rotante diretto al petto. Quest'ultimo lo parò afferrandogli la gamba, ma Sasuke si girò ancora e gli assestò un altro calcio diretto al (emmm..) volto.
Il mostro riuscì a parare usando il gomito destro, ma la forza dell'attacco gli fece perdere la presa sul piede.
"Ora hai capito finalmente che sono Sasuke Uchiha? Guarda questi occhi: ti sembrano frutto di lenti a contatto simpatiche o qualcosa del genere, eh?"
Inspiegabilmente, il Demone di Grano esplose in un'altra risata, solo non più maligna o crudele, ma bonaria.
"Sir Sasuke Uchiha, non sei il debole codardo che tutti dipingono, e di questo me ne compiaccio". Parlò abbozzando un inchino.
"Non capisco... allora tu sapevi che ero il vero Sasuke Uchiha fin dall'inizio? Perché mi hai attaccato allora?" Rispose l'ex moro in modo molto accigliato (ma senza le ciglia o simili).
"Semplice mio caro: dovevo metterti alla prova. Quelli lassù credono molto in te, e mi hanno chiesto di testarti o roba del genere. Se fossi stato veramente intenzionato ad ucciderti, ti avrei freddato in un microsecondo".
"Se come no... a parlare così sono buoni tutti..." Schernì l'Uchiha orgoglioso.
Non passò nemmeno un attimo però che il Demone di Grano lo disarmò della spada e gli afferrò il collo con una presa da dietro.
"Ok... ok... ok... sono io quello buono a parlare così!" Rispose l'Uchiha alquanto spaventato, disattivando il suo occhio magico.
"Bene... ricorda la regola numero 1 e 2: non si abbassa la guardia nemmeno per un istante e sopratutto non si deve cagare l'organo genitale detto dal grande Gigi Proietti a Kukulan, ovvero me medesimo. Per il resto..." mollò la presa sul collo d'osso di Sasuke e si rimise davanti a lui "ti aspetteranno sfide e prove difficilissime. Orochimaru ha molti più alleati che in passato, e il suo potere oscuro è infinitamente più forte, specie perché l'Oscurità sta facendo molto per aiutarlo nel suo scopo abbietto".
"L'Oscuri... che?" Chiese Sas'.
"il dio oscuro di cui ho parlato te qualche minuto fa. Ma tu ha marciume in orecchio, così non ascolta mai bene".
"Non importa ad ogni modo. Sappi solo che il tuo cammino è protetto dall'alto, sia in senso metaforico che letterale. In questo momento Orochimaru si trova sulla collina che sta dietro il cimitero. Se corri potresti anche raggiungerlo..."
"Forza Sasuke, che aspettare noi? Noi andare a schiacciare serpente!" Incitò Al Kyubi.
"Stai calmo nanetto peloso". Smorzò il suo entusiasmo Kukulan. "Il cammino che dovrete affrontare sarà lungo e difficile, non dimenticatelo. Per poter sconfiggere Zarok vi servirà molto aiuto comunque... ad ogni modo vi consiglio di andare verso la casa del becchino.... c'è qualcuno lì in grado di aiutarvi al vostro scopo".
"Tu non vieni con noi Kukulain?" Chiese Sasuke. "Il tuo contributo ci potrebbe essere molto prezioso...."
"Vi ringrazio, ma io devo passare per altre vie. Ho la mia famiglia che mi aspetta ai Campi Spaventapasseri e anche lì stanno accadendo cose strane... temo molto per la mia famiglia... vedi?"
Detto ciò infilò la sua mano nel suo pagliericcio ed estrasse un album delle foto rilegato con sopra scritto ALBUM DELLA FAMIGLIA KHU.
"Emmm... carissimo, non credo che sia tempo per queste cose". Azzardò una replica il nobile non-morto. 
 Senza ascoltarlo Kukulan lo portò vicino a se con un braccio e gli fece vede l'album delle foto aperto.
"Guarda... qua siamo io e mia moglie alla luna di miele all'Isola dei Draghi, qui invece è quando è nata la mia primogenita... guardala..." Ed indicò un piccola creatura paffuta, evidentemente un neonato della sua specie. "Non è la bambina più dolce e coccolosa al mondo? Qui invece siamo al suo primo dentino caduto... li ho conservati tutti in un posto che non ti dico nemmeno. Qui invece siamo io e la mia famiglia quando ho vinto il campionato mondiale di Kung-fu del 1345... qui invece è durante la finale del 1425, vinta anche quella... qui è durante il diploma della mia prima figlia... qui è durante i diplomi del mio secondo e terzo figlio... qui invece è il primo giorno d'asilo di Kukulan junior... guarda come tremava..."
"Ascolta me, io capire che foto di tua famiglia essere tenere quanto cammello che compie miracolo di nascita, ma no è tempo di smancerie! Noi deve sconfiggere Orochimaru".
Kukulan, sentite queste parole, si diede una pacca sul volto (sempre molto, molto in corsivo).
"Scusate, avete ragione... il fatto è che adoro sfogliare questi vecchi album, come adoro la mia famiglia... ma dobbiamo andare..."
I due avventurieri (o meglio dire aspiranti avventurieri) fecero un cenno affermativo, quindi tornarono indietro e si diressero verso un grosso cancello chiuso, la cui serratura era a forma di una mano aperta che aspettava di ricevere qualcosa. Il Demone del Grano estrasse dalla sua superficie semipermeabile un grosso ciottolo levigato su cui era inciso il simbolo di una clessidra. La mano lo ricevette e subito il cancello si aprì.
"Bene, le nostre strade si dividono, ma non per molto credo. Ora devo andare Campi Spaventapasseri. Ci si vede!"
Con  un'agilità degna di un ninja su steroidi Kukulan scomparve in un lampo, lasciando i due guerrieri da soli.
"Ok, Sas', ora noi è soli per il momento. Ma Demone che lotta come Bruce Lee ha ragione... Orochimaru è molto vicino..."
"Allora andiamo..." Disse Sasuke. "Solo un favore..."
"Dì a me, cosa vuoi che faccia per te Sas'? Vuoi sentire leggende di Notti e Mezzogiorni e Pomeriggi d'Oriente? Che insegna te come si cucini scorpione ai crauti? (Suor Germana colpisce ancora...)"
"NO, CHE-NON -MI-CHIAMI-PIU'-SAS'!!!"
"Ok, Sas'".
Disperato, l'Uchiha si tocco il volto scheletrico: gli toccava davvero imbarcarsi in una  strana avventura con ancora più strani compagni...
 


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Angolo dell'autore: Suor Germana è sempre presente, e ho postato due capitoli in un giorno solo! Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Cap. 5. Il Cimitero (non credo che avrò mai delle tombe nel mio giardino... rovinano l'atmosfera). ***


 

Cap. 5. Il Cimitero (non credo che avrò mai delle tombe nel mio giardino... rovinano l'atmosfera).
Il grande portone che collegava la cripta al resto del mondo si spalancò, permettendo ai due eroici avventurieri di addentrarsi nel paesaggio circostante. E il paesaggio che vedendo intorno a loro era allegro e rassicurante come un compleanno... passato in un ospedale di quart'ordine. Ovvero, direi peggio di un cimitero se non fosse stato proprio un cimitero.
Girandosi attorno, i due camminarono lungo un lungo corridoio di terra cinerea battuta, fino a trovare un largo e lungo portale d'ossa spalancato con una guardia un'Hoshigargolla dal muso lungo (wadhoss...).
Curiosamente i due si avvicinarono al mostro di pietra silente e gli diedero un colpetto con la spada sul basamento per farlo muovere.
L'essere aprì gli occhi come il suo simile alla cripta ed iniziò a parlare con il classico tono sarcastico tipico della sua specie.
"Bene, bene, bene... ben tornato a Konohamere, Sir Sasuke Uchiha. I morti maleodoranti sono usciti per ballare con i vivi senza vita... questi sono tempi invero strani e difficili etceteraetceteraetcetera.... e adesso vattene, che mi copri il panorama!"
Sasuke non ebbe tempo di chiedersi cosa ci fosse da guardare in un posto orribile come questo, ma qualcosa di sinistro lo interruppe; da poco distante un rumore di una miriade di passi strascicati si udì nell'aria in maniera sempre più ossessiva. Guardando verso la fonte del rumore, Sasuke notò che (ma guarda un po'...) si trattava di zombie e macilenti, tanti zombie maleodoranti e macilenti con tanto di sguardo vacuo, denti marci e la cantilena del cervella.
"Emmm... ragazzi...." Provò a cercare una tregua Sasuke. "lo so che avete fame di cervello e tutto il resto... insomma, io non l'ho mai assaggiato, quindi non ho idea se sia saporito o meno.... ma vedete, il fatto è che... io ho il cranio perfettamente vuoto, vedete? Una scatola di cioccolatini senza più nemmeno un dolcetto".
Indicò così dall'orbita vuota la mancanza di sistema nervoso centrale, ma i nemici continuavano a camminare sempre desiderosi di battaglia.
"Insomma... amici, miei fratelli carissimi... siamo tutti sulla stessa... emmm... lapide.... tra non morti dobbiamo essere solidali, dico bene?"
Il tentativo di evitare la lotta dell'Uchiha venne mandato in fumo da una rozza manata di uno zombi maschio, prontamente però evitata.
"Ok, Sas', c'è tempo per parole,  e c'è tempo per disinfestazione!" Incitò Al Kyubi.
"Giustissimo..." Annuì concorde il nobile, che quindi sventrò il rozzo non-morto con colpo netto di spada, facendolo cadere a terra. Gli altri non morti si accalcarono sul nobile come una tunica da due soldi, assaltandolo da tutte le parti, ma la superiore abilità di combattimento dell'Uchiha (questa volta per davvero) ne ebbe la meglio sgusciando i nemici come vongole, solo marce e molto più puzzolenti.
Il problema è che, come in ogni film di zombi, i nemici sono sempre numerosissimi e quanto mai tenaci.
"Maledizione Al Kyubi... qui finisce male... hai un consiglio?" Chiese il falso eroe tra una decapitazione e una mutilazione.
"Io dico che tu deve essere Sharingan..." Consigliò. "E tu devo farlo in fretta! Zombi a destra avere adocchiato me con bava in bocca!"
Seppur perplesso, il nostro attivò il suo occhio caleidoscopico e muovendosi quasi come in un film di Matrix, trucidò zombi a destra e a manca fino a che non rimase sul terreno solo un manciata di arti in putrefazione. Sasuke Uchiha pulì l'elsa della spada sporca di rogna su un lampione vicino e commentò il pasticcio di zombi appena fatto.
"Pfff... non era così difficile dopo tutto... si tratta dei classici zombi da giardino, per essere sinceri. Non varrebbe nemmeno la pena di sprecare tempo con loro se non quello di mandarli al Creatore una seconda volta, dico bene?"
"Tu dire benissimo!" Annuì Al Kyubi. "Se io scrivessi libro su zombi, dubito che io descrive scene di lotta con orde macilente buone solo a sbavare e mettere le mani in avanti, dire bene narratore".
Porca vacca.... ok, mi avete convinto (bastardi...) i due guerrieri camminarono lungo la necropoli facendo a pezzi tutti i mangia - cervello fino ad arrivare ad un bivio. Sarebbe certo stata una scelta difficile decidere da quale parte andare, se non fosse che una strada era bloccata da un cancello runico.
"Io dire di prendere altra direzione intanto... forse lì trovare chiave runica". Consigliò Al Kyubi.
"Credo che potremo andare d'accordo noi due... forse..." Mormorò lo scheletro, che quindi al bivio prese la strada di destra. Si trovò dunque in una grande piazzola collegata al mondo esterno con due ponti rialzati, che terminava con uno stretto passaggio circondato da aiuole. 
Fin qui nulla di strano, se non per il fatto che il suddetto passaggio era bloccato da un zombi grosso almeno quattro volte quello normale, una specie di incrocio tra una palla da biliardo non-morta e un lottatore di sumo dal volto ebete. A Sasuke sembrò ancora più scemo degli altri zombi, se fosse stato possibile, e si avvicinò con la spada sguainata per ucciderlo.
"Quel tipo è più tardo e grasso di nonna Uchiha . Sarà uno scherzo buttarlo giù come gli altri..." Sussurrò spavaldo, quindi si gettò con arma in pugno contro il flaccido e scemo e lento nemico. Un nemico che era lento come una lumaca... a motore. In fatti il bestione si gettò a corpo morto sulla spada di Sasuke, incurante dei sessanta - settanta centimetri di metallo che gli trafiggevano il costato, ed afferrò il possessore con la temuta presa a mannaia dell'orso vero che abbraccia orso di peluche fino a stritolarlo e fargli esplodere la testa.
Sentendosi la testa girare come un cavatappi, il buon Sas' provò in ogni modo a liberarsi dalla stretta, con calci, sputi, testate, insulti e persino preghiere, ma nulla sembrava impedire alle sua ossa di diventare farina per pane.
"Aaarrgg... ti prego, se mi liberi ti offrirò il cervello del piccoletto che io nel bulbo oculare, lo giuro!"  Tentò un tentativo di salvezza l'Uchiha.
Al Kyubi, allibito, provò a replicare, ma il mostro aveva già fiutato la presenza di carne fresca. Lentamente lasciò andare Sas', quindi infilò le su dita sporche e tozze nell'orbita vuota dell'Uchiha per prendere il genietto.
"Tu è tradito..." Provò a mugolare la creatura magica mentre scappava, ma venne interrotto da un rumore sinistro : Sasuke infatti aveva trinciato il flaccido e lardoso mostro al braccio destro. Sempre con movimenti fluidi il guerriero approfittò per trinciare l'altro braccia prima che l'avversario realizzasse qualcosa.
"Sei veloce a muoverti, ma lento a pensare!" Ruggì mentre affettava gli arti del mostro alla julienne. Dopo qualche minuto del bestione non era rimasta abbastanza cicca addosso per farci un cotechino.
Finita la battaglia, un ancora allibito al Kyubi fece la sua domanda al suo compagno.
"Sas'..."
"Sì?"
"Tua mossa è molto buona, ma se tu riprovarci ancora non appena io è libero trasforma te in rana bavosa!"
Ovviamente Sasuke non obbiettò, ma entrò nel passaggio e vide una runa blu con inciso il simbolo della  luna a destra, quindi la raccolse. Notò però davanti a lui qualcosa di strano: un muro di mattoni chiuso da una porta simile ad una vetrata, la quale raffigurava un mostruoso demone a forma di uomo-serpente dal colore scarlatto.
"Mmmmm.... aspetta un attimo, questa è chiave di Demone di Vetro... io crede che a noi serve chiave speciale per aprirla... chiave in possesso di brutta creatura malvagia..."
Sasuke ebbe un brivido che gli gelò le ossa (o forse era uno spiffero... mah!), ma riascoltò le lezioni del suo istruttore che non aveva passato a dormine o al leggere fumetti vietati ai minori, quindi si auto-convinse il più possibile a non preoccuparsi.
"Senti... ne parliamo dopo, d'accordo? Già è difficile così... torniamo indietro al bivio..."
Senza dire un'altra parola il due ritorno alla porta runica, la aprirono ed avanzarono fino ad un grosso recinto di pietra collegato al resto del cimitero da un ponte. Dietro a quel ponte si trovava, arrogante e addormentato come sempre, un'Hoshigargolla.
"Speriamo che abbia un buon consiglio questa volta..." Disse perplesso colpendola con il piatto della lama.
L'essere si rianimò e incominciò a parlare.
"Allarme malvagio! Orochimaru è dietro questi cancelli a discutere con demone signore del Mausoleo di Hilltop, ad escogitare piani malvagi e a fare i cattivi in generale. Se fossi un eroe fallito, mezzo orbo e tutto marcio sparirei, amico!"
 Sasuke provò a replicare, ma la creatura era già tornata al suo stato di sonno profondo.
"Bene... Sasuke... lo so che sarà dura, ma se non avanziamo noi mai uscire da questo posto! Noi deve andare avanti per sconfiggere Orochimaru"
In quel momento il cuore (metaforicamente, dato che non ne aveva) si divise tra due forti sentimenti contrastanti: l'uno quello di fare un mazzo tanto a Orochimaru, l'altro quello di trovarsi contro una mostruosità sputavetro. Grazia al training autogeno per fortuna prevalse il desiderio di rivalsa.
"Ok... avanziamo..."
Detto ciò aprì la porta i vetro e provò ad attraversarla. In quel preciso istante accadde però qualcosa di miracoloso: i due videro tutti i contorni del paesaggio scomparire  sostituirsi ad un altro più luminoso.
"Dove stiamo andando?" Chiese Al Kyubi meravigliato.
"Ho idea che stiamo per scoprirlo... aspetta... però questo posto mi è familiare..."
La visione si fece sempre più nitida fino a fare apparire l'immagine di un enorme salone etereo, luminoso e delimitato da colonne in stile corinzio, costruito e pavimentato in marmi preziosi e oro e madreperla e altri materiali sciccosi.
Scoprendo di trovarsi in un piccolo corridoio di ingresso, l'uomo notò davanti a se un Hoshigargolla pallida e albina. Quest'ultima stranamente era già sveglia e guardava l'eroe in modo strano.
"Benvenuto nella Sala degli Eroi" disse "dove i più grandi guerrieri dell'antichità passano l'eternità a banchettare, a lottare e cantare stonati. Considerato il tuo stato di realtà molto in bilico tra quello dei vivi e quello dei morti, ti è stata data l'occasione di entrare in questo posto, ove potrai ricevere aiuti, consigli e armi. Se fosse per me non ti darei nemmeno una fionda... ma va bene. Solo un accorgimento: non fare troppo rumore, che i vicini si sono lamentati".
Finito il discorso, l'eroe si addentrò in questa assieme al suo compagno, beandosi della vista di stucchi, della tavola imbandita di cibarie e delle statue che raffiguravano gli eroi in maniera così precisa che sembravano quasi vere. Una sembrava quasi muoversi tanto era realistica... anzi, si muoveva eccome e salutava Sasuke in maniera estremamente familiare.
Il nobile riconobbe subito l'uomo dal vestito simile a quello di Robin Hood (specialmente per la calzamaglia), per i capelli biondo grano e per il sorriso stucchevole: era Naruto Tim, suo più fido luogotenente ed amico.
Sasuke si avvicinò alla statua e la salutò calorosamente.
"Naruto Tim, sono felice di trovarti qui!"
"Capitan Sasuke, mai quanto me. Sta andando bene la battaglia?" Rispose Naruto
"Beh..." l'espressione si fece ben più cupa. "Sono ancora morto, come vedi".
"Un intoppo temporaneo, ne sono certo!" Cercò di rincuorarlo l'ex sottoposto. "Sir, quanto mi mancano i periodi trascorsi assieme! A buttar giù boccali di birra, a lottare e poi quando ci raccontavamo storie spaventose fino ad aver paura di spegnere la luce..."
"Ehi, quello eri tu!" Replicò il nobile offeso, ma Naruto Tim passò oltre.
"In ricordo del cameratismo di quei tempi, voglio farvi dono della mia balestra preferita". 
Dettò ciò prelevò l'arma alla sua piedi, una balestra finemente decorata con il segno del vortice sopra, e la diede al suo capitano.
"Si tratta della mia arma migliore, sir". Spiegò. "E' in grado di convogliare le energie dell'utilizzatore in micidiali dardi di vento. Con questa ho ucciso durante la battaglia di Konohamere il campione di Orochimaru, lord Kabuto, con un colpo dritto nell'occhio a trecento passi! Non che sia una cosa buona colpire qualcuno in un occhio... anche se potreste restituire a Orochimaru il favore , no?"
"Buona idea... davvero". Pronunciò lo scheletro ammirando la sua nuova arma gongolante. 
In quel momento una fortissima luce si propagò nel pronao antistante.
"Entrate nella luce per poter tornare al mondo mortale. Mi piacerebbe tanto passare altro tempo con voi, ma prima dovete...emmhh... redimervi dal vostro..."
"Atteggiamento da codardo e da gallina co-cococo-dé come diceva il mio istruttore... ma non importa, grazie di tutto comunque amico mio. Gli sparerò nell'occhio anche per te".
Naruto fece un cenno e ritornò di pietra sul piedistallo.
"Bene Sas'. Con tua nuova arma, noi forse è pronti per lotta! Noi andare in collina e sconfiggere tutti! Prossima destinazione, fine di Orochimaru!"
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Angolo dell'autore: la scuola è ricominciata... urrah...
speriamo che il sito mi facci evitare il suicidio... madrina...
comunque, spero che il lavoro vi piaccia... alla prossima! 

Cap. 5. Il Cimitero (non credo che avrò mai delle tombe nel mio giardino... rovinano l'atmosfera...)

 

Il grande portone che collegava la cripta al resto del mondo si spalancò, permettendo ai due eroici avventurieri di addentrarsi nel paesaggio circostante. E il paesaggio che vedevano attorno a loro era allegro e rassicurante come un compleanno... passato in un ospedale di quart'ordine. Ovvero, direi peggio di un cimitero se non fosse stato proprio un cimitero.

Girandosi attorno, i due camminarono lungo un lungo corridoio di terra cinerea battuta, fino a trovare un largo e lungo portale d'ossa spalancato con una guardia un'Hoshigargolla dal muso lungo (wadhoss...).

Curiosamente i due si avvicinarono al mostro di pietra silente e gli diedero un colpetto con la spada sul basamento per farlo muovere. L'essere aprì gli occhi come il suo simile nella cripta ed iniziò a parlare con il classico tono sarcastico tipico della sua specie.

"Bene, bene, bene... ben tornato a Konohamere, Sir Sasuke Uchiha. I morti maleodoranti sono usciti per ballare coi vivi senza vita... questi sono tempi invero strani e difficili etceteraetceteraetcetera.... e adesso vattene, che mi copri il panorama!"

Sasuke non ebbe tempo di chiedersi cosa ci fosse da guardare in un posto orribile come questo, ma qualcosa di sinistro lo interruppe; da poco distante un rumore di una miriade di passi strascicati si udì nell'aria in maniera sempre più ossessiva. Guardando verso la fonte del rumore, Sasuke notò che (ma guarda un po'...) si trattava di zombie e macilenti, tanti zombie maleodoranti e macilenti con tanto di sguardo vacuo, denti marci e la cantilena del cervella.

"Emmm... ragazzi...." Provò a cercare una tregua Sasuke. "lo so che avete fame di cervello e tutto il resto... insomma, io non l'ho mai assaggiato, quindi non ho idea se sia saporito o meno.... ma vedete, il fatto è che... io ho il cranio perfettamente vuoto, vedete? Una scatola di cioccolatini senza più nemmeno un dolcetto".

Indicò così dall'orbita vuota la mancanza di sistema nervoso centrale, ma i nemici continuavano a camminare sempre desiderosi di battaglia.

"Insomma... amici, miei fratelli carissimi... siamo tutti sulla stessa... emmm... lapide.... tra non morti dobbiamo essere solidali tra noi, dico bene?"

Il tentativo di evitare la lotta dell'Uchiha venne mandato in fumo da una rozza manata di uno zombie maschio, prontamente però evitata.

"Ok, Sas', c'è tempo per parole,  e c'è tempo per disinfestazione!" Incitò Al Kyubi.

"Giustissimo..." Annuì concorde il nobile, che quindi sventrò il rozzo non-morto con colpo netto di spada, facendolo cadere a terra. Gli altri non morti si accalcarono sul nobile come una tunica da due soldi, assaltandolo da tutte le parti, ma la superiore abilità di combattimento dell'Uchiha (questa volta per davvero) ne ebbe la meglio sgusciando gli zombie come vongole, solo marce e molto più puzzolenti.

Il problema è che, come in ogni film di zombie, i non-morti sono sempre numerosissimi e quanto mai tenaci.

"Maledizione Al Kyubi... qui finisce male... hai un consiglio?" Chiese il falso eroe tra una decapitazione e una mutilazione.

"Io dico che tu deve essere Sharingan..." Consigliò. "E tu devo farlo in fretta! Zombi a destra avere adocchiato me con bava in bocca!"

Seppur perplesso, il nostro attivò il suo occhio caleidoscopico e muovendosi quasi come in un film di Matrix, trucidò zombie a destra e a manca fino a che non rimase sul terreno solo un manciata di arti in putrefazione. Sasuke Uchiha pulì l'elsa della spada sporca di rogna su un lampione vicino e commentò il pasticcio di zombi appena fatto.

"Pfff... non era così difficile dopo tutto... si tratta dei classici zombi da giardino, per essere sinceri. Non varrebbe nemmeno la pena di sprecare tempo con loro se non quello di mandarli al Creatore una seconda volta, dico bene?"

"Tu dire benissimo!" Annuì Al Kyubi. "Se io scrivessi libro su zombi, dubito che io descrive scene di lotta con orde macilente buone solo a sbavare e mettere le mani in avanti, dire bene narratore".

Porca vacca.... ok, mi avete convinto (bastardi...) i due guerrieri camminarono lungo la necropoli facendo a pezzi tutti i mangia - cervello fino ad arrivare ad un bivio. Sarebbe certo stata una scelta difficile decidere da quale parte andare, se non fosse che una strada era bloccata da un cancello runico.

"Io dire di prendere altra direzione intanto... forse lì trovare chiave runica". Consigliò Al Kyubi.

"Credo che potremo andare d'accordo noi due... forse..." Mormorò lo scheletro, che quindi al bivio prese la strada di destra. Si trovò dunque in una grande piazzola collegata al mondo esterno con due ponti rialzati, che terminava con uno stretto passaggio circondato da aiuole.Fin qui nulla di strano, se non per il fatto che il suddetto passaggio era bloccato da un cadavere grosso almeno quattro volte quello normale, una specie di incrocio tra una palla da biliardo non-morta e un lottatore di sumo dal volto ebete. A Sasuke sembrò ancora più scemo degli altri zombi, se fosse stato possibile, e si avvicinò con la spada sguainata per ucciderlo.

"Quel tipo è più tardo e grasso di nonna Uchiha . Sarà uno scherzo buttarlo giù come gli altri..." Sussurrò spavaldo, quindi si gettò con arma in pugno contro il flaccido e scemo e lento nemico. Un nemico che era lento come una lumaca... a motore. Infatti il bestione si gettò a corpo morto sulla spada di Sasuke, incurante dei sessanta - settanta centimetri di metallo che gli trafiggevano il costato, ed afferrò il possessore con la temuta presa a mannaia dell'orso vero che abbraccia l'orso di peluche fino a stritolarlo e fargli esplodere la testa.

Sentendosi la testa girare come un cavatappi, il buon Sas' provò in ogni modo a liberarsi dalla stretta, con calci, sputi, testate, insulti e persino preghiere, ma nulla sembrava impedire alle sua ossa di diventare farina per pane.

"Aaarrgg... ti prego, se mi liberi ti offrirò il cervello del piccoletto che io nel bulbo oculare, lo giuro!"  Tentò un tentativo di salvezza l'Uchiha.

Al Kyubi, allibito, provò a replicare, ma il mostro aveva già fiutato la presenza di carne fresca. Lentamente lasciò andare Sas', quindi infilò le su dita sporche e tozze nell'orbita vuota dell'Uchiha per prendere il genietto.

"Tu è tradito..." Provò a mugolare la creatura magica mentre scappava, ma venne interrotto da un rumore sinistro : Sasuke infatti aveva trinciato al flaccido e lardoso non-morto il braccio destro. Sempre con movimenti fluidi il guerriero ne approfittò per tagliare l'altro prima che l'avversario realizzasse qualcosa.

"Sei veloce a muoverti, ma lento a pensare!" Ruggì mentre affettava gli arti del mostro alla julienne. Dopo qualche minuto del bestione non era rimasta abbastanza cicca addosso per farci un cotechino.

Finita la battaglia, un ancora allibito al Kyubi fece la sua domanda al suo compagno.

"Sas'..."

"Sì?"

"Tua mossa è molto buona, ma se tu riprovarci ancora non appena io è libero trasforma te in rana bavosa!"

Ovviamente Sasuke non obbiettò, ma entrò nel passaggio e vide una runa blu con inciso il simbolo della  luna a destra, quindi la raccolse. Notò però davanti a lui qualcosa di strano: un muro di mattoni chiuso da una porta simile ad una vetrata, la quale raffigurava un mostruoso demone a forma di uomo-serpente dal colore scarlatto.

"Mmmmm.... aspetta un attimo, questa è chiave di Demone di Vetro... io crede che a noi serve chiave speciale per aprirla... chiave in possesso di brutta creatura malvagia..."

Sasuke ebbe un brivido che gli gelò le ossa (o forse era uno spiffero... mah!), ma riascoltò le lezioni del suo istruttore che non aveva passato a dormine o al leggere fumetti vietati ai minori, quindi si auto-convinse il più possibile a non preoccuparsi.

"Senti... ne parliamo dopo, d'accordo? Già è difficile così... torniamo indietro al bivio..."

Senza dire un'altra parola il due ritorno alla porta runica, la aprirono ed avanzarono fino ad un grosso recinto di pietra collegato al resto del cimitero da un ponte. Dietro a quel ponte si trovava, arrogante e addormentato come sempre, un'Hoshigargolla.

"Speriamo che abbia un buon consiglio questa volta..." Disse perplesso colpendola con il piatto della lama.

L'essere si rianimò e incominciò a parlare.

"Allarme malvagio! Orochimaru è dietro questi cancelli a discutere con demone signore del Mausoleo di Hilltop, ad escogitare piani malvagi e a fare i cattivi in generale. Se fossi un eroe fallito, mezzo orbo e tutto marcio sparirei, amico!"

 Sasuke provò a replicare, ma la creatura era già tornata al suo stato di sonno profondo.

"Bene... Sasuke... lo so che sarà dura, ma se non avanziamo noi mai uscire da questo posto! Noi deve andare avanti per sconfiggere Orochimaru"

In quel momento il cuore (metaforicamente, dato che non ne aveva) si divise tra due forti sentimenti contrastanti: l'uno quello di fare un mazzo tanto a Orochimaru, l'altro quello di trovarsi contro una mostruosità sputavetro. Grazia al training autogeno per fortuna prevalse il desiderio di rivalsa.

"Ok... avanziamo..."

Detto ciò aprì la porta i vetro e provò ad attraversarla. In quel preciso istante accadde però qualcosa di miracoloso: i due videro tutti i contorni del paesaggio scomparire e sostituirsi ad un altro più luminoso.

"Dove stiamo andando?" Chiese Al Kyubi meravigliato.

"Ho idea che stiamo per scoprirlo... aspetta... però questo posto mi è familiare..."

La visione si fece sempre più nitida fino a fare apparire l'immagine di un enorme salone etereo, luminoso e delimitato da colonne in stile corinzio, costruito e pavimentato in marmi preziosi e oro e madreperla e altri materiali sciccosi.

Scoprendo di trovarsi in un piccolo corridoio di ingresso, l'uomo notò davanti a se un Hoshigargolla albina. Quest'ultima stranamente era già sveglia e guardava l'eroe in modo strano.

"Benvenuto nella Sala degli Eroi" disse "dove i più grandi guerrieri dell'antichità passano l'eternità a banchettare, a lottare e cantare stonati. Considerato il tuo stato di realtà molto in bilico tra quello dei vivi e quello dei morti, ti è stata data l'occasione di entrare in questo posto, ove potrai ricevere aiuti, consigli e armi. Se fosse per me non ti darei nemmeno una fionda... ma va bene. Solo un accorgimento: non fare troppo rumore, che i vicini si sono lamentati".

Finito il discorso, l'eroe si addentrò in questa assieme al suo compagno, beandosi della vista di stucchi, della tavola imbandita di cibarie e delle statue che raffiguravano gli eroi in maniera così precisa che sembravano quasi vere. Una sembrava quasi muoversi tanto era realistica... anzi, si muoveva eccome e salutava pure Sasuke in maniera estremamente familiare.

Il nobile riconobbe subito l'uomo dal vestito simile a quello di Robin Hood (specialmente per la calzamaglia), per i capelli biondo grano e per il sorriso stucchevole: era Naruto Tim, suo più fido luogotenente ed amico.

Sasuke si avvicinò alla statua e la salutò calorosamente.

"Naruto Tim, sono felice di trovarti qui!"

"Capitan Sasuke, mai quanto me. Sta andando bene la battaglia?" Rispose Naruto

"Beh..." l'espressione si fece ben più cupa. "Sono ancora morto, come vedi".

"Un intoppo temporaneo, ne sono certo!" Cercò di rincuorarlo l'ex sottoposto. "Sir, quanto mi mancano i periodi trascorsi assieme! A buttar giù boccali di birra, a lottare e poi quando ci raccontavamo storie spaventose fino ad aver paura di spegnere la luce..."

"Ehi, quello eri tu!" Replicò il nobile offeso, ma Naruto Tim passò oltre.

"In ricordo del cameratismo di quei tempi, voglio farvi dono della mia balestra preferita".

Dettò ciò prelevò l'arma alla sua piedi, una balestra finemente decorata con il segno del vortice sopra, e la diede al suo capitano.

"Si tratta della mia arma migliore, sir". Spiegò. "E' in grado di convogliare le energie dell'utilizzatore in micidiali dardi di vento. Con questa ho ucciso durante la battaglia di Konohamere il campione di Orochimaru, lord Kabuto, con un colpo dritto nell'occhio a trecento passi! Non che sia una cosa buona colpire qualcuno in un occhio... anche se potreste restituire a Orochimaru il favore , no?"

"Buona idea... davvero". Pronunciò lo scheletro ammirando la sua nuova arma gongolante.

In quel momento una fortissima luce si propagò nel pronao antistante.

"Entrate nella luce per poter tornare al mondo mortale. Mi piacerebbe tanto passare altro tempo con voi, ma prima dovete...emmhh... redimervi dal vostro..."

"Atteggiamento da codardo e da gallina co-cococo-dé come diceva il mio istruttore... ma non importa, grazie di tutto comunque amico mio. Gli sparerò nell'occhio anche per te".

Naruto fece un cenno e ritornò di pietra sul piedistallo.

"Bene Sas'. Con tua nuova arma, noi forse è pronti per lotta! Noi andare in collina e sconfiggere tutti! Prossima destinazione, fine di Orochimaru!"

 

 

 

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Angolo dell'autore: la scuola è ricominciata... urrah...

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comunque, spero che il lavoro vi piaccia... alla prossima! 

 

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Capitolo 6
*** Cemetry Hill (ummm... un ottimo nome da canzone blues). ***


Cap. 6. Cemetry Hill (ummm... un ottimo nome da canzone blues).


 

 
"Oh noooo..."
Dall'alto della collinetta sulla cui sommità si ergeva il possente Mausoleo di Hilltop e alla cui a guardia erano stati posti simbolicamente due ciclopici rospi di pietra, il possente (ma lo sapete già) ed elegante (questa mi è nuova...) stregone Orchimaru si accorse del nemico ucciso tanto tempo fa...
"Ancora tu..." lo schernì "e... che cosa è questo odore? Sembri uscito dalla pattumiera di un macellaio! Eau de Composision, per caso?"
Il cavaliere, infuriato per l'insulto, rispose per le rime.
"Parla per te che sniffavi le ceneri dei cremati che il becchino ti passava sotto banco... pervertito necrofilo!"
Anche lo stregone si rabbuiò.  "Lo so. Amo i morti in ogni loro aspetto, ma tu sei un eroe, ed è mio dovere (e piacere) di cattivone insultarti ad ogni piè sospinto. Fa parte della tradizione, sai? Ed io rispetto molto le tradizioni. Comunque, tornando a cose più serie, sei arrivato come al solito troppo tardi. Il mio esercito si è già levato dalla tomba e presto questo patetico regno sarà nelle mie mani! Beh... non fartene un cruccio... consideralo come l'ennesimo, inglorioso fallimento! MUAHAHAHAH!"
Quest' ingiuria fece ripiombare Sas' nel più profondo sconforto (quello con seduta all'angolino, per intenderci..), e la sua disperazione fece ridere Orochimaru ancora più forte.
"MUAHAHAHA... coff... coff..." si diede qualche colpo sul petto. "... devo lavorare su questa risata sprezzante..."
Ripresosi, la gemma dentro al suo scettro si illuminò di luce sinistra e le due sculture sembrarono reagire animando i loro occhi, quindi si allontanò entrando nel mausoleo.
Vedendo come era ridotto il suo amico, Al Kyubi provò a scuoterlo.
"Dai Sas'... dai che tu no è perdente..."
"Sì che lo sono..." replicò l'Uchiha sconsolato "voglio la mia mammina..."
Al Kyubi si diede una pacca sulla testa: come poteva adesso far tornare la fiducia in se stesso ad uno scheletro che si succiava, tra l'altro inutilmente, il pollice come un neonato?
Guardando la base della collina trovò forse una possibile soluzione...
"Sas'! Io ha grande idea... vedi laggiù quella grotta in base di collinetta?"
"Sì?" Si girò Sasuke smettendo di succhiarsi il pollice.
"Bene... allora tu nota anche calderone? Vero?"
"Sì..."
"Allora tu sa che questa è congrega di streghe! Forse se tu va noi può avere oggetti magici che aiutare noi?"
"Ne... sei sicuro..."
"Io è sicurissimo come che cammello ha due gobbe. Ora muovi tuo fondoschiena ossuto e va a vedere",
Ancora riluttante, anche se in misura minore, il guerriero si avventurò nel posto un tempo stregato. Nonostante non c'erano tracce di streghe, il calderone rovesciato gli dava un non so ché di spaventoso. Vicino ad esso trovò un piedistallo strano, con sopra un libro molto piccolo e dalla copertina rozza.
"Apri... che dare a te informazioni..."
Obbediente ma con ancora lo scheletro di una cacarella addosso, il nobile sfogliò il consunto volume, che recitava con una calligrafia strane le seguenti parole:
BASTA, IO ME NE VADO, E' CHIARO?!? HO SOPPORTATO LA TUA PAZZIA, MIA CARA STREGA DELLA FORESTA, PER TROPPO A LUNGO!!! VUOI COMPORRE POESIE ALLEGRE PER RISOLLEVARE IL MORALE AI SALICI PIANGENTI? ACCOMODATI! VUOI ORGANIZZARE SEDUTE DI ABBRACCIO DI GRUPPO CON SCOIATTOLI E SICOMORI? VA BENE, MA FALLO DA SOLA!!! ME NE VADO ASSIEME AL TESSSSORO IN UN POSTO LONTANTO, DOVE LE MIE ZUCCHETTINE ADORATE NON CORRANO IL RISCHIO DI VENIRE STUFATE NEL TOFU. IN OGNI CASO, LASCIO QUI NELLA GROTTA UN TEMPO PARTE DELLE CATACOMBE DEL MAUSOLEO UN TALISMANO DELLA STREGA NEL CASO IN CUI UNA PERSONA SANA DI MENTE, PURA DI CUORE E SOPRATUTTO RIGOROSAMENTE ED ESCLUSIVAMENTE CARNIVORA ABBIA L'IDEA DI CONTATTARMI!
Firmato:
La Strega delle Zucche
"Tu sa cosa vuol dire questo, vero?" Chiese Al Kyubi sempre più impaziente.
A parte il fatto che la strega avesse la tendenza a scrivere in stampatello, a Sir Sas' non sovveniva nulla.
"Emmm..."
"Io dire a te, zucca vuota! In questo posto c'è talismo che ci permette di evocare streghe! E' meglio di erba-gatta se usato davanti a calderone. Tu capisce?"
"Veramente io non capisco ancora..."
"Streghe maestre di magia! Forse dare a te una mano per sconfiggere Zarok... io sentito dire che hanno poteri straordinari... forse dare a te ulteriore aiuto..."
In effetti a Sasuke l'idea di una mano da una strega sembrava parecchio allettante tanto che lo convinse ad accettare.
"Va bene, andiamo!"
Il genio non fece in tempo a dire un evvai che già Sasuke si era fiondato all'interno della grotta.
Il posto sembrava discretamente illuminato, con tanto di uno strano fuoco azzurro che brillava su alcuni ciocchi di legno arancioni (che fanno tanto pendant...). Davanti trovò una porta di legno piuttosto malridotta, da cui infatti si intravedeva una forte aura di oscurità e pesantezza.
"Mmmm... questa cosa non mi piace... forse tu è meglio che prende bastone arancio laggiù".
Al Kyubi aveva indicato un bastone di legno dalla punta appuntita, che Sas' afferrò puntualmente ed immerse nella fiamma bluastra. Con la sua nuova arma così cromaticamente inusuale sfondò il portone di legno e si introdusse nella stanza buia. Che era davvero buia, ma buia pesto alla genovese, vabboh (dopo una battuta così orrenda vado a suicidarmi, anzi è meglio di no dopotutto...). Insomma, così buia che Sas' a malapena riusciva a vedere con tutta la torcia; riuscì però a notare un piedistallo su cui era posto un secondo focolare spento.
Vediamo cosa succede se lo accendo...pensò il nobile, che posò il suo bastone fiammeggiante sulla catasta di legna. In un istante essa prese fuoco emettendo vampate indaco ferocissime, tanto che  dovette coprirsi l'unico occhio per evitare che finisse flambé.
Nell'istante in cui la luce illuminò la sala si udì il sinistro rumore di grate che si aprivano nonché di sarcofagi scoperchiati. In breve tempo Sas' si trovò circondato da quattro cadaveri mummificati ognuno portatore di ricchi e superbi monili e decorazioni, ma sopratutto di altrettanto ricche, superbe ma molto più spaventose armi da guerra. Quella con il kopesh, la più alta delle quattro, si presentò con voce rotta.
"Ahrgghh... noi siamo mummie di antichi regnanti di Konohamere, nominati in vita Kathy Primo, Kathy Secondo, Kathy Terzo e Kathy Quarto. Un tempo noi dormivamo nelle necropoli del Mausoleo di Hilltop, ma un incantesimo ci ha risvegliati dal nostro sonno millenario ed ora siamo pronti a riprendere nostre..."
Venne però interrotto, con suo scorno, dalle fragorose risate di Al Kyubi nel bulbo oculare.
"Ahahahah..." si contorse dal ridere lo spiritello. "Kathy. Oh, oh, piccole Kathy... tuo nome essere più buffo e spassoso, spirito fasciato, di storia di nomi!"
"Emmm... Al... stai zitto... ti prego..." Gli sussurrò Sasuke, ma le quattro mummie li avevano già circondati, agitando chi un mazzafrusto, chi una lancia e chi una spada.
"TU NON OSARE CHIAMARCI PICCOLE KATHY, CREATURA INSIGNIFICANTE!!!" Tuonò quella che aveva parlato prima. "Piccolo esserino infame... non sai cosa voglia dire avere avuto un genitore bastardo e vivere in un regno super-tradizionalista come il nostro... abominio alquanto privo di buona dizione, pagherai con al vita quest'affronto, così come il tuo cencioso compare!"
Il nobile provò a calmare i quattro regnanti dal nome ridicolo, ma questi ultimi si erano già fiondati su di lui agitando le loro armi letali. Istintivamente dunque attivò lo Sharingan e parò tutti i loro colpi con un fendente rotante.
"Prova a parare le sferzate di Kathy Terzo!" Urlò quello con il mazza frusto, che ruotò su se stesso e sferrò vari colpi, molti dei quali andarono a finire nel braciere. Alcune scintille però fuoriuscirono ed andarono a sfiorare le bende dell'antico sovrano, innescando una reazione a catena che gli incendiò buona parte delle braccia. Sasuke che intanto, se pur con fatica, stava evitando tutti i colpi così stava parando gli assalti di lancia e spada corta, notò questo particolare ed ebbe un'idea sopraffina.
"E' in arrivo un bel piatto del antichi regnanti alla brace!" Esclamò ruotando il bastone e colpendo il due re con un colpi di bastone fiammeggiante, dando loro fuoco.
Confrontandosi con l'ultimo sovrano, il nobile avrebbe voluto sfoderare una tipica frase ad effetto tipo siamo rimasti solo io e te, preparati a ritornare nell'eterno riposo e questa volta per sempre... ma l'ultimo nemico intanto lo aveva ingaggiato colpendo con un rapidissimo fendente al braccio e facendogli mollare il bastone, quindi lo ingaggiò in un scontro di forza tra la sua spada e l'antico  kopesh.
"Che stupidi raccomandati..." sibilò il sovrano spingendo lo scheletro sempre più vicino al braciere acceso. "Ma voi non sapete ancora con chi avete a che fare... io, re Kathy Primo, dichiaro oggi la tua capitolazione!"
Sir Sasuke Uchiha, sentendo quel che restava della sua schiena bollire e ustionarsi, tentò di colpire le gambe della mummia con un calcio, ma questo lo parò portando l'equilibro sul giusto punto.
"Non credere che ciò basti a battermi!" Urlò l'antico sovrano, ma Sasuke aveva già approfittato delle distrazione per mettere mano alla balestra e sparare due dardi magici. Le raffiche di vento trapassarono il corpo del nemico, ma questo ne sembrò immune.
"Piccola curiosità: noi esseri non morti siamo immuni al dolore, non te l'hanno insegnato? Possiamo ancora usare i sensi ma i recettori del dolore sono ormai marci in relazione allo stato di decomposizione. E' per questo che di solito ci resuscitano, non certo per lo stile cadaverico o il fatto che facciamo venire gli incubi a grandi e piccini (a meno che uno non sia un feticista di queste cose...). Dunque pensa ad un'altra tattica se non vuoi finire arrostito nelle fiamme mistiche..."
Arrostito... il classico lampo di inventiva non mancò al suono queste parole,  e il cavaliere, ricordatosi come la presa dello zombi non gli avesse fatto tanto male dopotutto, ne approfittò per avvicinare la spada al braciere ardente magico: le fiamme gli annerirono le ossa, ma grazie a dei recettori molto poco funzionanti udì poco, quindi rialzò la spada intrisa di fuoco magico e diede un ulteriore fendente contro il kopesh. Kathy parò sempre il colpo, ma le scintille magiche avevano già attecchito sul suo corpo avviluppandolo di fiamme e facendogli mollare la presa sull'arma. Con un altro paio di colpi, finì l'avversario indecorosamente.
"Ecco qui... un destino indegno per un regnante non morto... specie se è durato più degli altri..." Pensò l'ex moro tra se e se, che quindi si guardò ancora intorno e vide una piccola stella a dieci punte.
"Questo è talismano di strega di cui io ha parlato te prima! Prendilo, è importante!"
Considerato che era lo scopo del loro giretto in queste catacombe, il cavaliere afferrò l'artefatto.
"Bene... ora possiamo andare! Ad evocare la strega!"
A quest'esclamazione stranamente Al tossicchiò un paio di volte, quindi azzardò un frase stentata.
"Sas'...."
"Sì?"
"Io deve confessare te cosa...."
"Cosa?"
"Talismano funziona solo su calderone pieno con sigillo e calderone non è più pieno ne ha sigillo... dunque...."
Seguì un momento di silenzio, che fece pensare che il genietto fosse in fondo salvo. Ovviamente, data la crudeltà dell'autore cioè me medesimo, si sbagliava di grosso: Sas' infatti aveva infilato la lama dal cranio e stava cercando di infilzare lo spiritello.
"Ahio... ahio..." gridava Al Kyubi cercando di non farsi ridurre come un tordo allo spiedo. "Tu esagera un bel po'..."
"TU! PICCOLO VISCIDO BASTARDOOO! Mi hai fatto rischiare la vita contro queste mummie inferocite con il cervello marcio per NULLA! Bell'aiuto..."
"Io non dire così, invece". Replicò lo spirito risentito. "Io no ha detto che Talismano di Strega no funziona, solo no con questo calderone. Inoltre tu ha sconfitto mummie senza bisogno di pozione magica o altro. Tu è tipo tosto, come ha detto prima!"
"Lo pensi... davvero?" Squittì Sasuke passando dalla modalità assassino furibondo a quella di cucciolo in cerca di rassicurazioni e coccole.
"Io è sicuro che tu è forte... inoltre nostra azione ha garantito noi scorciatoia! Guarda bene tre metri verso tua sinistra...."
Il nobile seguì il consiglio dell'amico e diede un'occhiata al posto indicato da Al; effettivamente, sembrava che vi fosse una specie di frana di granito e terriccio vario, che apriva su una specie di tunnel scarsamente illuminato.
"Noi andare via di qui! Un tempo questo posto collegato con Mausoleo come scritto in diario di strega, ma dopo frana separato! Io scommette ferro di cammello che dato a me nonno giorno di mio cinquecentesimo compleanno che quello là porta su collina. Noi avere risparmiato tanta strada".
"Anche se me ne pentirò di sicuro..." borbottò Sasuke vinto "... cercherò di darti ascolto un'ultima volta. Andiamo".
E i due eroi (emmm...) andarono, e si incamminarono nel tunnel semi buio fino ad uscire fuori dalla sala di sepoltura.
Esattamente nel momento in cui il nostro guerriero si azzardò a mettere la testa fuori corse il rischio ( tanto per cambiare) di vedersela frantumata da un macigno rotolante. Appena in tempo a rimettere la testa sotto, udì la voce dello spiritello.
"Ok... io sa che tu arrabbiato, ma io crede di aver trovato soluzione anche a questo piccolo inconveniente. Io poter udire che massi venire giù ad un certo ritmo".
Nonostante la tentazione di incavolarsi ancora fosse molto forte, il nostro riconobbe anche lui il ritmo dei macigni, anzi, lo identificò con un precisione assoluta.
"Al... in un altro momento ti avrei fatto allo spiedo, ma questo qua è un colpo di genio, in ambo i sensi".
Aspettò dunque il momento giusto e, calcolato di aver il tempo di uscire fuori dal cunicolo per evitare di essere arrotato, saltò all'esterno al momento giusto. La situazione però sembrava non essere ancora sistemata, data la presenza di un altro masso roccioso che rotolava verso la sua strada.
"Sasuke, io forse ha parlato troppo presto..." Accennò un timido balbettio Al Kyubi.
"Veramente questa è l'unica volta che non ha parlato a sproposito, Al". Replicò l'Uchiha con un fuoco nell'occhio rimasto. "Ho notato grazie alla differenza di rumore che esistono sfere di due diverse consistenze scagliate consecutivamente e, analizzando la tempistica, ho visto che c'è un gap di un tempo tra un masso roccioso ed uno dell'altro tipo. Conoscono bene il ritmo, e so di potercela fare".
Il genietto si chiese ancora quale idea avesse in mente il nobile, e subito quest'ultimo la mostrò: si mise colle mani avanti come in un ballo a due e si lanciò contro il macigno in modo spavaldo.
"E poi tu dire a me che io è incosciente con manie suicide..." Sussultò cercando qualcosa su cui scrivere testamento.
Ma il nostro aveva evitato la falce della morte un'ennesima volta: il masso inaspettatamente non seguì il sentiero né ridusse Sir Sas' in una schiacciatina, ma scivolò dalla collina e cadde di sotto.
"E uno, E DUE, E TREE!!! E poi mi dicevano che lezioni di danza classica erano inutili! Il valzer francese a cinque tempi è la mia specialità!"  Con quest'esclamazione di trionfo il nobile deceduto si destreggiò tra i macigni volteggiando verso la meta a passi di danza con la grazia di una libellula emaciata, fino ad effettivamente raggiungerla.
Concludendo il suo numero con un inchino, vide le due statue di rospo che evidentemente vomitavano i massi guardare il duo in maniera orribile.
"Abbiamo fallito". Ripeterono in coro con voce monotona. "Ora... per la clausola del contratto... dobbiamo... cessare di..."
Non fecero in tempo a parlare che la (non)vita nei loro occhi si spense e cessarono entrambi di sputare macigni.
Brr... che cosa spaventosa... Pensò per un istante l'Uchiha, ma subito capì che era meglio non pensarci.
Il famigerato Mausoleo di Hilltop, luogo dove avevano girato il secondo remake di Zombi, era conosciuto e famigerato in tutto il mondo per la morte misteriosissima della troupe , secondo alcuni proprio per mano del temuto Demone di Vetro.
Ed era proprio lì, per la loro cerca di Zarok, che dovevano recarsi.
 

**************************

 
Angolo dell'autore: perdonatemi, ma l'ispirazione va e viene. Comunque, spero di divertirvi almeno un poco.
In quanto ai miei lavori... confesso che le date saranno piuttosto discontinue.
Ad ogni modo, ciao e scusate per il finale penoso! 
Ovviamente piccola Cathy è dei Pooh.

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Capitolo 7
*** Il Mausoleo di Hilltop (immaginatelo come un grande negozio di animali... con articoli meno profumati, però). ***


Il Mausoleo di Hilltop (immaginatelo come un grande negozio di animali... con articoli meno profumati, però).


 
 

Esattamente come nel capitolo precedente, il terribile etcc...Orochimaru si trovò ancora di fronte il suo acerrimo nemico, ed era sempre fuori dalla sua portata essendo riparato dietro ad un cancello di vetro magico.
"Sei tenace... te lo concedo". Cominciò il suo classico monologo da cattivo. "Ma lo sono anche i bambini che mi chiedono l'elemosina, e di solito calpesto anche quelli".
Ora ricordo perché lo odio tanto... e non è solo per il bustino e le ciglia finte...pensò tra se lo scheletro, ma lasciò parlare il nemico in modo che gli rivelasse parte del suo piano.
"Guarda.. te lo devi proprio ficcare in quel cranio indurito" e si picchiettò la testa con le sue lunghe e ossute dita " non puoi impedirmi di conquistare Konohamere! Con l'aiuto di forze sovrannaturali ben oltre la tua misera immaginazione ho spento il sole nel cielo, mandando in malora la sagra dei pomodori tra l'altro, ed ho risvegliato orde non-morte in ogni angolo del reame. E presto, quando i miei uomini avranno distrutto il patetico Villaggio Dormiente, metterò le mani sull'Artiglio dei Demoni delle Ombre che mi permetterà di risvegliare le mie truppe più terrificanti! Come può una patetica e orba carcassa di eroe fallito come te fermare un piano di tali epiche proporzioni? La risposta è... NON PUO', ECCO!!! Ad ogni modo, se vuoi andare oltre... parlane con il mio buon amico quassù!"
Detto ciò indicò una vetrata colossale raffigurante identica a quella che Sas' ed Al avevano visto al Cimitero. Come nell'ambientazione di ogni film dell'orrore che si rispetti, i due udirono un ruggito demoniaco che non apparteneva né a uomo né a bestia né a diesel*.
"Mi piacerebbe tanto filmare i tuoi tendini spezzati, anche perché sarebbero una colonna sonora perfetta, ma il mio caro compagno ha già una cinepresa.. dunque ti lascio; ho un regno da conquistare ed un pisolino di bellezza per le cinque".
Lo stregone sparì ed i due si ritrovarono soli nella grande sala, che decisero di ammirare in tutto il suo splendore: la larghissima navata principale era infatti tripartita da due cancelli, dietro uno dei quali si trovava anche Sasuke, ed era  circondato da tombe tutte di foggia squisita.
"Un posticino carino.. devo dire". Commentò L'Uchiha camminando. Alla sua destra vide un libro usurato simile a quello incontrato al covo delle streghe, e lo lesse.
Visitatore, ti stai avventurando in una dimora di dolore! Un male ancestrale alligna questo luogo, sepolto nelle profondità delle catacombe. Se un'altra strada non ti è preclusa, non andare oltre!
"Proprio una cosa rassicurante, eh?" Osservò lo scheletro parecchio spaventato.
"Tu sa che deve affrontare Demone di Vetro, no?" Rispose Al Kyubi risentito. "Lo so che è dura... ma no è possibile altra via".
"Purtroppo per noi temo che tu abbia ragione Al... ora... dobbiamo aprire il cancello".
Lo spalancò ed entrò nel salone principale con la balestra in pugno, avvicinandosi a quello più grande di vetro magico.
"Non so come possiamo aprire la porta di vetro..." Disse, ma venne subito interrotto da un raspare tremendo al di sotto di varie tombe.
In meno di qualche secondo esse vennero spostate e lanciate di qualche metro mentre orde di basse creature pallide dal naso sporgente zompavano dalle catacombe.
"Attento a te Sas'! Esortò il genio. "Goblin è ladri con mano lesta e piede d'atleta (nel senso di atletico, ma dato che Al Kyubi l'Italiano non lo capisce ancora bene...) fidati, sappiamo riconoscerci tra noi... sono bestie feroci che vivono solo per saccheggi.... quindi SPARA!"
"Ma certo!"
Sasuke impallinò quanti più nemici possibili con dozzine di rapidi dardi di vento, ma le creaturine erano tenaci e numerosi quanto gli zombi, e non certo così sbavanti o ebeti: infatti lo avevano accerchiato da tutte le parti saltandogli addosso e randellandolo di colpi di clava.
Mentre Sas' lentamente soccombeva sotto la gragnola di colpi, un goblin privo di armi approfittò della debolezza del guerriero per strappargli l'arma di dosso e scappare via lestamente.  Quando se ne accorse, attivò lo Sharingan e ruggì dalla collera.
"Tu non scapperai con la balestra che mi ha regalato Naruto!"  Quindi prese la spada e si fece largo tra le orde di piccoli nemici affettandoli a destra e manca. Le forze nemiche capitolarono presto e pochi sopravvissuti scapparono via atterriti, ma a Sas' importava solo di catturare il piccolo fuggiasco che aveva osato fregare la sua balestra. La creatura corse a perdifiato fino a saltare dentro ad un sepolcro scoperchiato, seguito a ruota da un Sasuke inferocito.
L'eroe quindi atterrò su due piedi all'interno di vecchissime catacombe, buie ed umide, sempre più determinato a riprendersi il maltolto. Dopo una breve corsa, il piccoletto si trovò davanti ad un bivio, di cui ognuna delle possibili vie era bloccata da una gigantesca ed inquietante vetrata. Sasuke, che lo stava tallonando, approfittò dell'occasione per afferrare la palla al balzo, o meglio il piccolo goblin rotondo che comunque ci assomigliava molto.
"Adesso ti  prendo!"
Anche se con il suo eroico salto era riuscito a recuperare la balestra, il salto calcolato male lo aveva fatto franare di schiena sulla vetrata ed era ricaduto vari metri in avanti. Il ladruncolo se ne era già svignata, ma a Sasuke importava solo di aver recuperato la refurtiva.
"La balestra è di nuovo mia, grazie al cielo... anche se tutte queste schegge mi danno un prurito..." sussurrò alzandosi e sgrullandosi dalla preziosa armatura cerimoniale (che non mi accingo a descrivere perché ci metterei una Quaresima...) le schegge di vetro. "Ma l'importante è che abbiamo ripreso la balestra, no?"
"Giusto, tuo nuovo pensare positivo è cosa molto buona, specie perché noi ha ripreso arma, e sopratutto grazie a tua caduta io può finalmente avere specchio per mio bagno!"
Il nobile non fece caso all'ultimo affermazione del suo compagno, limitandosi solo a guardarsi intorno; vide dunque di essere finito un'altro stretto corridoio, alla cui fine c'èra una grossa camera mortuaria con al centro un strano spartito luccicante, posto su un grosso piedistallo.
"Io dire te di prendere spartito, Sas" Consigliò il genietto. "Regola uno dell'avventuriero dice di prendere tutti oggetti possibili e immaginabili, perché possono essere utili dopo".
"E se per caso ci fossero, che ne so, trappole letali con frecce acuminate, pavimenti che crollano e altri cosette così... pericolose? E che altro... ah sì... maledizioni per caso? Sono già ridotto ad uno scheletro ambulante da circo degli orrori, e non ho voglia di peggiorare ancora la mia situazione!"
"Fida tu di me, scheletro ingrato. Non c'è maledizione su quello spartito... piuttosto potente magia benevola. Io sentirla in ogni parte di mia pelliccia peggio di preavviso di pioggia".
"Bene, abbiamo pure una specie di previsore meteo ambulante! Che fa la tua pelliccia, avverte pure la migrazione delle folaghe?!?" La scocciatura sembrava aver raggiunto livelli critici, ma poi Sasuke si calmò con un lungo sospiro. "Ma se davvero c'è una magia positiva, allora forse potrebbe aiutarci a sconfiggere il Demone di Vetro. Voglio avere tutto l'aiuto possibile nella mia battaglia. E che il cielo mi faccia uscire con le ossa ancora intere...".
Mise dunque un passo avanti sul corridoio con estrema lentezza, sfiorandolo appena. Chiuse gli occhi temendo una possibile trappola, ma nulla accadde.
"Visto... apparentemente no trappole né maledizioni. Allo spartito!" Incitò sempre il genio.
Con molta, ma molta molta, prudenza, Sas' avanzò nel corridoio a punta di piedi. Giunto al piedistallo indenne, afferrò lo spartito dapprima con delicatezza, poi però lo tolse di scatto senza nemmeno guardare. Istintivamente, quasi come se temesse un pericolo incombente, scappò via dal corridoio. La nostra cara vecchia sfiga aveva infatti dimostrato di saper prendere la mira anche con il buio pesto: il pavimento stava crollando.
"Oh oh.. pavimento crolla, Sas'! Corri, corri, o noi FRITTI!" Gridò la volpe.
Sasuke sentiva forte la tentazione di impalare il suo cattivo consigliere in maniera stavolta definitiva, ma era troppo occupato a correre per salvare la propria vita. Riuscì appena in tempo a saltare oltre la linea un tempo delimitata dalla vetrata che il pavimento del corridoio era franato nell'abisso oscuro. Conclusa la fuga, per sfortuna del genio stavolta sembrava che Sasuke fosse davvero fuori di se.
"Io ti uccido davver..." ma non riuscì a finire la frase che fece attenzione ad un dettaglio che aveva trascurato: una melodia d'organo, triste ed ossessiva come il disco rotto delle canzoni d'amore più diabetiche.
"Che lagna!" Esclamarono i due quasi all'unisono.
"Credo che dovremo andare dal pianista a cambiare questa musica". Affermò l'Uchiha . "Le mie orecchie implorerebbero pietà se ce le avessi ancora... prendiamo la seconda strada e vediamo dove ci porta".
Spaccò quindi la seconda vetrata e si diresse verso un'altro cunicolo, solo molto più breve, dato che diede subito ad una specie di cappella in pietra grigia molto meglio illuminata. Giunti ad essa, i due videro un grande cancello runico con vicino un libro, che subito Sasuke lesse.
Qui riposa lo spirito del Demone di Vetro, signore del Mausoleo di Hilltop. Una forza terribile si cela dietro questa porta, perciò coloro che si sono avventurati fino a questo punto, facciano molta attenzione alle seguenti parole: un assalto porterà alla Liberazione, un altro alla Distruzione. Il cuore è la chiave per entrambi....
"Il cuore è la chiave per entrambi..." Ripeté il nobile a bassa voce. "Cosa vorrà dire?"
"Io dico che dietro questa porta c'è vera essenza di Demone di Vetro... noi dovere attraversarla, ma ci serve runa. Io dico di andare su". Consigliò Al Kyubi, indicando una piccola rampa di scale costruita accanto alla parete destra che riportava al piano superiore. Il guerriero non se lo fece ripetere due volte, ed, uscito dalla cripta, si ritrovò nell'abside al abside che terminava con una cappella proprio dirimpetto a lui. Ed era proprio dalla cappella che i due avvertivano la fonte della lagnosa musica. Incuriosito, entrò nella cappella, evitando di guardare la finestra per non ricordare il terribile mostro sputavetro che doveva affrontare, e vide l'organo e l'organista; una specie di fantasma altissimo ed emaciato, con quattro braccia e per il resto sembrava l'incrocio tra il killer Jason e Ludwig van Beethoven.
Pensando a quanto dovesse essere stata fantasiosa la madre di quel tipo, i due tentarono di parlargli, ma l'essere si girò dallo sgabello e toccò Sas' con le sue semi-trasparenti mani.
"Una fuorza primuoardiale" Parlò gravemente abbassando il triste sguardo "mi costringe a suonare questa meluodia di paura e tristezza fino alla fine del tempo. Ti prego, facci un favuore: portaci musica nuova così che puossiamo spezzare questo ciclo di pena eterna. Fai presto: mi sta rendendo pazzo!"
Facendo un sorriso sornione, Sasuke mostrò lo spartito (ovviamente estratto dalla classica tasca senza fondo degli eroi dei videogame), alla cui vista gli occhi del fantasma si illuminarono quasi letteralmente.
"Questo è... è... Palpata e Fuga di Bach in re minuore!" Squittì lo spettro felice come una Pasqua, quindi girò vorticosamente sulla sedia cantando strane ballate in lingua sconosciuta ai due avventurieri, ma che certamente dal loro tono esprimevano una gioia incontenibile.
"Vuoi avere reso me fantasma più felice di muondo... io puotere lasciare muondo muortale adesso, ma prima devo suonare questa meraviglia. Grazie mille amici!".
Si stiracchiò dunque le dita immateriali tanto che quasi se ne udì il rumore, ed iniziò a suonare il suo possente strumento con rinnovato vigore.
Felice, sia per la buona azione compiuta sia per il fatto che era un essere dotato di udito, Sasuke Uchiha notò un rumore dietro l'organo e vide una grata alzarsi, oltre la quale si trovava un ciottolo con un simbolo simile a quello di un vortice.
"Quella è chiave runica di caos, Sas'..." Disse Al Kyubi.
"Non per essere scortese, ma mi pare un'ovvietà. L'importante è che ci permetta di aprire la nostra porta".
Afferrò quindi il maltolto e si catapultò alla cripta inferiore... come un... un... aspetta che... ah, un colpo di catapulta, ecco! (Mamma che originalità che ho...)
Giunse quindi, tutto intero per fortuna, alla grossa porta runica che dava sul buio e la aprì con la runa.
"Apriti sesamo!" Esclamò Al Kyubi mentre la porta si apriva mostrando, come quella dell'ex covo delle streghe, un terribile buio innaturale.
"Ora è momento di entrare di nuovo in buia catacomba... ma tu no ha paura, ok?"
Cercando di non pensare al Demone di Vetro, l'avventuriero si avventurò nelle tenebre più fitte in cerca di questo fantomatico spirito del suo nemico. Pochi passi nell'oscurità ed udì un tocco gelido penetrargli nelle ossa e gelargli il midollo.
"Io sento puzza di... fantasma!" Gridò Al Kyubi. "Forse... spirito di Demone di Vetro!
 


*************************

 
Angolo dell'autore: non ho mai molto da dire, e questo cap. non fa eccezione. Ad ogni modo, sappiate che la prossimo farò scintille, ve lo garantisco!
Alla prossima!
*: la battuta è di Baol, di Stefano Benni
Ovviamente Bach non mi appartiene, e, da quanto ne sappiamo, non ha mia scritto una Palpata e Fuga...

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Capitolo 8
*** Ciak, si gira! O degli attributi che Sasuke sfodera in questo capitolo... forse. ***


Cap 8. Ciak, si gira! O degli attributi che Sasuke sfodera in questo capitolo... forse.

 
 



"Chi siete voooiiii?"
Il fantasma che evidentemente infestava la parte più buia della cripta si mostrò ai due brillante come una lucciola; le sue fattezze erano quelle di un vecchietto con il classico capello di artista sulla testa ed una giacca a quadri fuori moda da due secoli.
"Andatevene viaaaaaa!!!! Subitooooo!!!" Ululò stringendo la bocca per avere un effetto più da spettro classico.
Sasuke però non sembrava spaventato, anzi: invece di un fantasma, pareva avesse visto Babbo Natale da quanto era felice e contento.
"Voi.. voi... voi..." riusciva a malapena a dire "siete il grandissimo, ma che dico grandissimo, L' UNICO E INIMITABILE regista Stanlio Pietro Quentin Alfredo Allen Federico Bernardo Ottone! Ho visto tutti i vostri FILLMMM!!!" Si sarebbe strappato i capelli se avesse potuto.
Da canto suo il fantasma fece un espressione umile e si sistemò la testa.
"Un ammiratore... dopo più di un secolo! Sono onorato... davvero. Credevo che i miei film fossero ormai buoni solo per i musei..."
"Ma cosa state dicendo?!?" Replicò il nobile con trasporto. "Considerati i passi avanti tecnologici che fanno le culture medievali o simili nei videogame, voi siete ancora un' avanguardia! E poi, certo il tempo non potrebbe mai scalfire un monumento all'horror come Profondo Rosso a Pois Verdi....
"Avevo vinto tre Oscar e due nomination per questo!" Disse il fantasma piangendo.
"Sì, per non parlare di altri suoi capolavori assoluti: basti pensare ad Odissea nello Strazio* , Il Neko a due Code, Sospiri in Latino, Arancia di Legno, 8 e 3/4... per non parlare della vostra meravigliosa trilogia Il Signore della Bigiotteria..."
"Altri cinque Oscar! E incassi da record!"
"Ovviamente tutti noi fan ricordiamo anche la sua prolifica attività di regista per così dire po...."
"Va bene, ho capito di essere stato una leggenda, ma non c'è bisogno che tu vada avanti... altrimenti l'autore di questa storia potrebbe mandarci tutti a casa se ci fosse un cambio di cambi di rating... sono ad ogni modo contentissimo di essere ancora famoso. Tu riempi il cuore di questo vecchio regista, ragazzo... ormai è l'unica consolazione che io possa avere nella mia non-vita..."
Vedendo la tristezza nel volto del regista, Al Kyubi si decise a chiedere.
"Tu che ha? Forse tu è maledetto come spettro organista sul paino di sopra?"
"SIII!" Il vecchio si disperò e pianse come una fontana. "E' incominciato tutto circa un secolo fa. Io e la mia troupe dovevamo fare il secondo remake del film di Romero, che avrei intitolato L'Alba degli Zombi. Era tutto perfetto... avevo l'autorizzazione, aveva la sceneggiatura, mi mancava solo una cosa... qualcosa di grandioso..."
"Il Demone di Vetro?" Chiese sempre Al.
"Purtroppo piccolo, hai centrato il punto. Decisi ad avventurarmi nella sua tana... pensavo fosse solo un' innocua immagine... che non esistesse davvero... mi serviva giusto il modello, ecco. Entrai e filmai la grande vetrata, ma qualcosa andò storto: il Demone si risvegliò e mi sbranò prima che avessi il tempo di dire Aiuto! Un demone mi sta attaccando, mentre la mia troupe, che si campeggiava fuori il mausoleo, venne sbranata da non-morti inferociti... insomma, mi trovavo nel bel mezzo di un'apocalisse di zombi, e non solo ero morto assieme a tutti i miei fidati collaboratori, ma non avevo nemmeno la cinepresa! Me l'aveva fregata dalla carcassa quel mostro... la sua crudeltà non conosce davvero limiti... mi ha maledetto, sapete? Costretto per sempre a vederlo massacrare tutti i poveri avventurieri e filmare le loro morti con la cinepresa. Anche se devo dire che ha un taglio registico eccellente... potrebbe essere un regista di splatter fantastico se ci scordiamo che truciderebbe l'intero cast più tutti i tecnici a fine riprese..."
La predica dell'uomo, per quanto spaventò ancora di più Sas', da un lato gli infuse anche il desiderio di liberare il suo più grande idolo.
"Senti... io sono qui per sconfiggere il Demone di Vetro... posso aiutarti! Sono un grande, grandissimo guerriero!"
"Da-davvero? Lo fareste per me? Ma... è pericolosissimo! Quel mostro è grande feroce, ha artiglia più duri dell'acciaio e adora tritare le ossa per farci il pane..."
"Ho capito... ho capito!" Lo interruppe lo scheletro abbastanza nervosamente. "Sono già sufficientemente nervoso... per favore, non ricordarmi che mostro sia il Demone di Vetro... ad ogni modo, sembra che il suo spirito sia stato sigillato qui, non è vero?"
"Verissimo... seguitemi".
Detto ciò lo spirito volteggiò nell'oscurità con i due che lo seguivano. Dopo un posto sembrò fermarsi dietro ad una superficie apparentemente di vetro, che sembrava pulsare ritmicamente.
"Questo è il cuore del Demone di Vetro" Indicò il regista " qui giace lo spirito del terribile mostro quando riposa. Nel momento in cui esso dovesse venire distrutto, il suo spirito ritornerebbe forzatamente nella sua forma più terribile e sanguinaria. L'unica cosa che dovete fare è distruggere il cuore di qui, poi, una volta che il mostro si è risvegliato, trovare il modo di esporre il cuore di vetro che pulserà nella sua gabbia toracica e farlo a pezzi una volta per tutte. A parole è facile.... ma tutti coloro che ci hanno provato adesso sarebbero perfetti per il mio famoso film splatter Ammazza BILL!!!..."
I livelli di ansia di Sasuke a quest'ultima affermazione raggiunsero il picco.
"E' che cavolo!" Gridò  infilando la spada nel cuore di vetro. "E me so' scocciato pure io! Ma non fate altro che ripetere quanto è brutto e cattivo e pericoloso il demone di vetro... ma se avete così fiducia in me perché non andate comprare la salsa barbecue, non mi cospargete e mi legate davanti a lui con un cartello con su scritto Mangiami, eh?"
"Perché tu è tutt'ossa, e ossa no buone da mangiare nemmeno con salsa". Commento scherzosamente Al. "Ma tu non preoccup..."
Il piccoletto venne interrotto da un'esplosione di schegge ed un ruggito assordante, identico a quello che avevano udito all'inizio.
"Oh oh... Demone di Vetro è sveglio... io crede che noi dobbiamo uscire di qui!"
"Sì, dovete... vi illuminerò la strada... e arrivederci a quando sconfiggerete il Demone di Vetro, oppure quando ti userà come stuzzicadenti". Finì il discorso il fantasma.
Tutto intorno quindi si accese di luce intensa e lo spettro del regista scomparve dalla vista dei due avventurieri. Prima della battaglia Sasuke prese gli ultimi  respiri e si incamminò verso il piano superiore
"Ok... si comincia!" Affermò Al Kyubi.
Attraversando le scale, lo scheletro si posizionò davanti alla rande vetrata raffigurante il demone di vetro. Quest'ultima, come per magia, esplose in centinaia di pezzi di grosse dimensioni, tanto che lo stesso Sasuke dovette chiudere gli occhi.
Quando li riaprì, vide davanti a se il terribile demone-serpente scarlatto che lo guardava con occhi lucidi.
Sapeva di dover lottare per il bene di Konohamere, che doveva liberare il suo regista preferito e che doveva fuggire dalla necropoli, ma trovandosi davanti a quel bestione di circa sei metri con denti ed artigli lunghi come pugnali ed un alito che puzzava più di una fogna ecco... Sasuke si stava cagando addosso (seppur metaforicamente, si intende).
"Muahahahaha..." ghignò crudelmente la creatura, che quindi quasi perforò Sasuke con il suo sguardo da serpe. "Sento odore di paura... e di acqua di colonia di G scaduta da cento anni..."
Per la verità non è che avesse avuto bisogno di tutto questo istinto da predatore per individuare il terrore che attanagliava Sas', considerato che le sue gambe stavano facendo Giacomo-Giacomo indecorosamente, ma il fatto che avesse indovinato rendeva l'atmosfera ancora più pesante ed ossessiva.
Il mostro, strisciando sul pavimento, si avvicinò al volto di Dan snudando le sue quattro zanne da serpente in technicolor e sogghignò.
"Allora... piccolo intruso... in che modo preferisci essere fatto a pezzi?"
Sas', cercando di recuperare i frammenti del suo autocontrollo, azzardò una riposta.
"Signor... Demone... sono uno studioso all'Accademia d'Arte di Konohamere, e sono venuto qui ad ammirare l'architettura del posto per la mia tesina di laurea... e la mia ricerca è conclusa ottimamente. Ora però sono bloccato nel cimitero... dunque se voi potete darmi la chiave per uscire..."
Al Kyubi, indignato, provò a sgridare sonoramente il suo compagno, ma lo bloccò lo stupore nel vedere la mostruosità allontanarsi leggermente dal guerriero.
"Dunque, caro studente..." disse il serpente in tono leggermente mellifluo "...  sei rimasto probabilmente colpito dal rosone di cui il mio corpo faceva parte...
"Sì... assolutamente....  meraviglioso... e ne descriverò ogni dettaglio con la cura che si merita, se voi mi farete uscire di qui..."
Per un attimo Sas' pensò che il mostro se l'era bevuta, dato che si stava ritraendo. Purtroppo però capì presto che quella era la tipica posizione dei serpenti che stavano per azzannare la vittima, e riuscì appena in tempo con uno scatto laterale ad evitare le fauci del demone.
"Miserabile ignorante!" Sibilò il mostro mentre ritornava ad una posizione per un nuovo attacco. "Il rosone è un finestrone circolare, non te lo hanno insegnato? Ma comunque Orochimaru mi aveva avvertito... tu non sfuggirai all'ira di Manda, il demone serpente!"
Agitò quindi la coda da pitone ed effettuò una violenta spazzata che costrinse l'Uchiha saltare in alto per evitarlo.
Stando a quanto mi ha detto il vecchio Stanlio Ottone...pensò. Devo trovare il modo di fargli esporre il cuore... ma come? Forse se lo faccio arrabbiare...
Il mostro intanto aveva ritratto la coda di lato, quasi colpendo l'Uchiha un'altra volta, quindi la sbatté varie volte sul terreno, costringendo l'avversario a varie capriole per evitare gli assalti.
"Vediamo se riesci ad evitare questi!" Strillò la creatura inviperita facendo un gesto con la mano e lanciando, apparentemente dal nulla, una miriade di schegge di vetro affilatissime.
Sasuke Uchiha, di rimando, attivò lo Sharingan e colpì le schegge con rapidissimi colpi di balestra, disintegrandole.
"Sarò anche un ignorante... ed un codardo..." disse con nuovo coraggio il nobile "ma sappi che ora sono disposto a lottare fino alla fine, per sconfiggerti e per liberare il grandissimo Stanlio Ottone!"
Il genio, vedendo una simile dimostrazione di coraggio, quasi saltellò dalla gioia.
"Questo è parlare da eroe, Sas'! Ora noi dare a mostro lezione definitiva!"
Purtroppo la sua gioia si smorzò quando il mostro fece un body-slam nella direzione dei due agitando la coda. Sasuke riuscì ad evitarlo grazie allo Sharingan, ma essendo piccolissimo lo spazio di manovra venne per forza di cose colpito alle caviglie dalla sferza del nemico. Approfittando di questo stallo il Demone di Vetro lo schiacciò a terra con violenza inaudita usando sempre la sua coda, rompendo anche una porzione di terreno, quindi lo lanciò in aria con le fauci e gli artigli sguainati.
"Ti uc..."non riuscì però a finire la frase sprezzante, che Sasuke Uchiha lo aveva colpito nell'occhio alla balestra ed era tornato in posizione eretta sul terreno.
"Piccolo BASTARDOO!!!" La collera si era ormai impossessata della bestia scarlatta che muggiva come un toro (serpente). "Amavi tanto i film di quel vecchio bacucco, eh? Allora potrai vedere in occasione speciale la telecamera con cui ha filmato tutti i suoi lavori più famosi!" Aprì quindi la sua cassa toracica in bella vista ed espose il suo cuore, dal quale sporgeva la lente delle cinepresa.
L'Uchiha era felice come una Pasqua: quando era vivo avrebbe dato un occhio della testa per poter solo posare lo sguardo su quel cimelio, e adesso ne aveva l'opportunità senza nemmeno perdere la vista. Purtroppo si sostituì a tale sensazione una rabbia smisurata non appena ricordò di dover distruggere il suddetto cimelio (la sfiga prende un sacco di lezioni al poligono di tiro, questo è certo...).
"Tu... PAGHERAI PER CIO' CHE MI STAI COSTRINGENDO A FAREEEE!!!!" Gridò a pieni polmoni e sparò una raffica di dardi dalla sua balestra in direzione dell'adorata cinepresa.
Il demone per rispondere scagliò dardi con tutta la velocità possibile con ambo le mani e stava bloccando ogni colpo con maestria. Dal suo volto di pitone si vedeva che sorrideva, segno che aveva un'arma segreta o qualcosa di simile. E infatti la cinepresa non era solo per immortalare le vittime del demone: da essa partì un raggio diretto al braccio dello scheletro.
Sas' provò ad evitarlo ma il mostro aveva già effettuato una sferzata con la sua coda, costringendolo quindi a rimanere fermo mentre esso veniva colpito. In pochi brevi momenti su di esso si formò un cristallo molto pesante che ingabbiò anche la sua balestra.
"Ahahahaha... ora non puoi più colpirmi il cuore!" Sogghignò il demone, ma aveva parlato troppo presto: Sas' infatti gli aveva lanciato una spada diretta proprio al cuore.
Il mostro riuscì a spostarsi appena in tempo per fare in modo che l'arma del nemico si incagliasse tra le sue indistruttibili ossa di vetro e il vulnerabile cuore, richiudendo quindi la cassa toracica senza subire colpo.
"Dannazione... Al... c'eravamo così vicini..." Sasuke era davvero avvilito di non essere riuscito a dare il colpo di grazia al suo avversario, ed ora non aveva neppure la sua arma per lottare ancora.
Da canto suo Al Kyubi rifletté su una strategia da usare. Osservando il suo nemico, notò che forse c'era una carta vincente.
"Sasuke guarda tra spada e cuore..."
"Ti ho già capito" Rispose il compagno con un altro sussurro "il mio Sharingan me lo ha fatto notare... devo però liberare il mio braccio..."
"Cosa stai confabulando? Poco male... avrei voluto avere una colonna sonora per la tua morte, ma credo che agli arrangiamenti penserò dopo. Il film che io e Orochimaru stiamo facendo sarà il più epico di tutta la storia della cinematografia! E ora la scena madre, quando l'eroe... MUORE!"
Con questa minaccia il mostro tirò una sferzata diretta al volto dell'Uchiha, che questa volta non evitò, quindi si preparò a saltare.
A mezz'aria però lo fermò un dolore al petto, sempre più lancinante. Manda dapprima guardò il braccio di Sasuke Uchiha, che non era più imprigionato nel vetro, poi posò lo sguardo sulla sua cassa toracica e vide con molto orrore un foro proprio nel punto maggiormente scoperto per colpa della spada.
Non realizzò altro che si frantumò in centinaia di schegge che caddero sul pavimento.
Vista la vittoria sul suo feroce nemico, Sas' osservò che tra i frammenti c'era una grossa chiave costruita in vetro multicolore.
"Per sante mutandine di Breet Nee, dea di canzoncine pop!" Esclamò Al Kyubi compiaciuto. "Io sapevo che tu è tipo che sa darle! Morire ha fatto a te un gran bene, questo è certo! Vedi Sas'... quella lì è chiave di vetro! Noi può fuggire da necropoli!"
"E anche io posso avere la mia libertà".
Lo spirito del vecchio regista era comparso davanti ai due, sempre più evanescente.
"Ora che Manda è morto, posso finalmente avere il riposo che mi è stato negato per questi ultimi cento anni... grazie di cuore, amici miei!"
Il nobile si sentì sollevato del fatto che aveva liberato il suo idolo, ma c'era qualcosa che doveva ancora dirgli: doveva scusarsi per la sua codardia.
"Emmm. grande Stanlio Ottone... io..."
Lo spirito lo fermò con un gesto mite.
"Non c'è bisogno che tu dica nulla. Nonostante il tuo iniziale timore, hai comunque lottato come un vero guerriero. Hai solo bisogno di più fiducia in te stesso, ragazzo mio... e avremmo dovuto dartene anche noi di più... sono io che devo chiederti scusa. Per farmi perdonare sappi che filmerò ogni tua azione dall'oltretomba, e scommetto il mio berretto da regista che saranno gli scatti migliori della mia intera carriera. E credo di avere una certa esperienza in certe faccende..."
"Grazie.." non riuscì a dire altro Sasuke, commosso, e lo spirito fece un cenno di capo per poi sparire in un lampo di luce.
Grazie davvero di cuore... grande maestro...pensò l'Uchiha. Non cercherò più di scappare, mai più...
Andò poi verso la chiave di vetro e la prese. Nell'istante in cui l'afferrò sentì lo stesso giramento di quando aveva attraversato il cimitero: la Sala degli Eroi evidentemente lo aspettava ancora.
"Altro giro, altra arma!" Squittì Al Kyubi mentre i contorni del mausoleo si facevano sempre più sfocati.
Tornato al sacro posto, si guardò attorno per vedere una statua che potesse aiutarlo. Dopo una breve occhiata vide muoversi un uomo piuttosto altoe ben impostato, dai capelli ispidi neri e dal torace nudo. Le sue principali peculiarità erano però la bocca coperta da un panno e l'enorme mannaia da macellaio che si portava appresso.
Sir Sasuke si avvicinò verso l'uomo e questi lo apostrofò sonoramente.
"Uchiha... razza di bifolco ossuto...  immagino che dovrei aiutarti o qualcosa del genere, giusto?"
Per quanto stupito dalla risposta dell'antico eroe, Sas' si azzardò a rispondere.
"Beh... sì".
"Mmmm..." mugugnò il guerriero sdegnato. "Compatisco gli abitanti di Konohamere... avere una scimmia ossuta come te come salvatore, che destino ingrato poveretti. Lasciamelo dire, la figura che hai fatto con il Demone di Vetro è stata patetica. Altro che dimostrazione di coraggio! Avresti bisogno di uno psicologo e di un segaossa estetico, invece che di un'arma... ma credo che te la darò comunque, anche se è sprecata per uno come te. Non so cosa si siano bevuti tutti per darti quest'incarico... specialmente quel vecchio rincoglionito regista".
A quest'ingiuria rivolta al suo idolo, Sasuke non ci vide più (che già era a metà lavoro, tra l'altro) e si mise davanti allo spirito del guerriero guardandolo con occhio truce.
"Ascoltami bene, cafone schifoso: puoi insultare me, puoi dirmi che sono una specie di carcassa ambulante priva di coraggio e tutto il resto, ma non ti permetto di dire una sola brutta parola sull'immenso Stanlio Pietro Quentin Alfredo Allen Federico Bernardo Ottone, è chiaro? Io ho affrontato appena adesso una mostruosità sputavetro, quindi se credi che io abbia paura di te, beh, ritenta e sarai più fortunato!"
L'antico spadaccino diede a Sasuke un'occhiata alla ti-spiezzo-in-due che a confronto quel demone era quello di un tenero cagnolino.
"Fammi capire bene... tu vorresti sfidare il grande Zabuza il Possente? Io incutevo in vita terrore a chiunque: a nemici, amici e parenti.  Persino i miei cagnolini facevano i bisogni nel bagno tanto temevano la mia ira in caso di ricordini sull'arredamento, e tu vorresti sfidarmi?"
"Sì"
Vedendo il sangue freddo che stava mostrano lo scheletro, il guerriero ritirò la sua truce occhiata e gli posò l'arma in mano.
"Allora dimostrami questa stessa grinta in battaglia, Uchiha. Forse potrei cambiare opinione su di te e sul regista. Solo un consiglio: sappi mettere da parte l'orgoglio, anche quello altrui... a volte una buona spada è più utile. Ora devo andare".
Ancora confuso per il dono, il nobile provò a parlare ancora con il suo donatore, ma quest'ultimo era già tornato in uno stato di sonno profondo.
"Sas'..." disse Al Kyubi "Tu ha dimostrato sangue freddo incredibile... tu è grande, questo è certo".
Ma il suo compagno apparentemente non lo stava ad ascoltare. Tutto ciò che infatti riusciva a connettere era un confuso balbettio.
"Io ho tenut.. tenut... tenuto... test..tst.stst.. testa a ZABUZA IL POSSENNTEEEE!!!! HO TENUTO TESTA A ZABUZA IL POSSENTEEE!!!"
Iniziò quindi a giare intorno alla sala facendo il gesto dell'aeroplanino.
"Sono forte... ahahahah! Per un attimo ho temuto il peggio, ma gli ho tenuto testa! Sono Sir Sasuke Uchiha, il più forte e figo e galante e carismatico eroe della storia di Konohamere! (No, bello no: anche le bugie hanno un limite...)"
"Per dolci arabi... tu non conosce mezze misure... ma ora è meglio andare, che cimitero ci aspetta". Disse il genio in modo da fermare la straripante contentezza del compagno
"Sì". Accennò lui calmatosi un poco. "Ora possiamo tornare. Con la Tagliateste, nessuno al mondo potrà fermarmi!"
 

*****************

 
Angolo dell'autore: due capitoli in una sola settimina... un bel risultato.
Che altro dire... alla prossima!
*: questa battuta è di Paperino.

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Capitolo 9
*** Ritorno al Cimitero (ci siamo già stati, e dovreste ricordarlo bene se aveste un minimo di memoria a breve termine). ***


Ritorno al Cimitero (ci siamo già stati, e dovreste ricordarlo bene se aveste un minimo di memoria a breve termine).
 
 

Ahahaha... così è troppo facile!
Manco fosse nel pieno di un trionfo, Sasuke sogghignava di una gioia immensa mentre apriva la porta di vetro del cancello.
Il suo pensiero volgeva alla sua arma, la letale Tagliateste: con questa aveva affettato gli sparuti gruppi di zombi che avevano avuto la sfortuna di incontrarlo a metà come fossero del buon burro casareccio (anche se non tanto buono, dato che sempre di zombi si tratta).
 Posando lo sguardo oltre porte di vetro spalancate, gli si aprì poi la vista ad un lungo sentiero delimitato da tante piccole casette.
"Questo è sentiero di becchino, Al..." disse Al Kyubi serio " tua vecchia conoscenza, immagino... ma tu sta attento comunque: necropoli è vasta e enorme e molti altri pericoli forse è in agguato. Tu non montare troppo tua testa, eh? Anche se tuo teschio è piccolo..."
"Lo so già, ho capito" affermò l'ex uomo "non devo esagerare e blablalbla e tutto il resto... ho capito che il pericolo è finito. Ma per favore... sono stanco di mantenere la facciata di bel tenebroso che tutti mi hanno cucito addosso per anni. Adesso me devo SCATENA'!"
E l'occasione non mancò: un gruppetto ben nutrito di mostruosità putrefatte si avventò sul loro compagno di non-morte sempre con il classico grido di cervella. Quest'ultimo non si scompose di un millimetro, anzi avanzò facendo un ampio fendente laterale con il suo enorme spadone e ne abbatté ben quattro in un colpo solo, quindi trinciò gli altri con estrema facilità.
Al Kyubi, cercando di pararsi dal mare di frattaglie e sangue rappreso che lo avevano invaso, commentò sputacchiando.
"Puh... forse tu ha ragione... è facile ammazzare zombi come mettere scorpioni in sacco a pelo di beduino. Ma tu sta sempre attento: casa di becchino presenta altri nemici..."
Ebbero i due infatti una vista non proprio piacevole: dei lupi neri, almeno cinque o sei, dormivano accucciati attorno di una grossa capanna lignea, quasi volessero far loro la guardia.
"ok... Sas'" Mormorò il genietto piuttosto teso. "Calma, sangue freddo e molto, molto silenzio..."
In quel momento lo scheletro pensò che era inutile correre rischi e che era molto meglio camminare alla chetichella. Il momento però dopo rifletté che hai lupi non interessava tanto sgranocchiare la preda quanto spolparla ben bene e tutto il resto, quindi che tutta questa prudenza era inutile. Purtroppo realizzò ancora dopo, e purtroppo successivamente al suo goffo calpestamento della coda del capobranco, che i lupi erano pur sempre parenti dei cani, e che questi in particolare sembravano condividere con i loro civilizzati parenti il piacere di una sana (ma non certo per Sasuke) mangiucchiata di ossa.
"Tu. E'. Scemo". Sentenziò apparentemente imperturbabile Al mentre il capobranco lo mirava con occhi spiritati e fauci sbavanti.
Stavolta Sasuke non poté replicare, e si limitò ad attivare lo Sharingan e a sguainare la spada. Il gruppo di creature fameliche aveva iniziato a girare rabbiosamente attorno alla preda per confonderla e distrarla, quindi il capobranco attaccò assieme ad altri due suoi compagni.
Con un gesto rapidissimo l'Uchiha anticipò l'assalto di uno e quasi scavalcandolo sferrò una sferzata terribile con il piatto della lama verso altri due. Il capobranco e il suo compagno vennero storditi, quindi il guerriero ne approfittò sempre per rompere la testa al cucciolo troppo cresciuto con un colpo ben assestato.
Apparentemente a causa della morte del loro capobranco, i rimanenti lupi si dispersero nella foresta limitrofa alla capanna, quindi i due ebbero un apparizione: dalla casa del becchino uscì una strana figura, un uomo altissimo e scheletrico (nel senso più vero della parola)  le cui fattezze erano coperte da un enorme mantello nero con un cappuccio che non ne lasciava intravedere il volto e che portava appresso una grande falce da mietitore. L'essere, senza dire nulla, si incamminò verso il cadavere dei due predatori e li toccò entrambi con la parte affilata della falce.
"Che strazio..." mormorò "non ne vedo la fine... voglio una pausa!"
Si rivolse dunque ai due avventurieri, e a Sas' sembrò stranamente più familiare.
"Salve stranieri, io sono la Morte, colui che accompagna le anime perdute al loro ultimo viaggio. Gli orari fanno schifo, ma almeno sto a contatto con la gente..."
"Piacere signor Morte". Rispose con cortesia il nobile. "Ma ci siamo già incontrati...se non le sovviene".
L'antico essere si grattò il mantello con il lungo dito ossuto, quindi fece segno di ricordare tutto.
" Sir Sasuke Uchiha! Sì... ti ho già fatto una volta, e non dimentico mai un cadavere. Dannazione... è colpa di quel dannato Orochimaru e di quel mostro dell'Oscurità. Sono pieno di ex-deceduti fino alle orbite! Non ho così tanto lavoro dal massacro di Mellowmere..."
In quel momento l'Uchiha ebbe l'illuminazione: se davvero Kukulan aveva ragione, allora i due si erano guadagnati un potentissimo alleato.
"Bene... allora, non ti dispiacerà aiutarci a sconfiggere Orochimaru, no?" Azzardò.
"Aiutarti a sconfiggere Orochimaru? Ma certamente!" La morte si dimostrò molto disponibile. " Sarei alle Bahamas a rifarmi l'abbronzatura se non fosse per quel branco di pazzi..."
Perfetto...gongolò di trionfo tra se il guerriero mentre ascoltava i consigli del Mietitore.
"Dunque..." iniziò assumendo la classica parlata ricca d'enfasi da barbalunga fantasy "ti servirà la Pietra di Anubi. Si tratta di un artefatto magico dal potere immenso di cui Orochimaru tentò di impossessarsi cento anni fa, ma fu fermato prima di riuscirvi. Per evitare che cadesse nelle mani sbagliate, l'artefatto fu spezzato in quattro, e diedero ciascun pezzo ad una persona fidata".
"E... sapete per caso dove si trovano?"
"Sasuke, ho visto moltissime cose nel mio lungo lavoro; potrei persino scriverci un libro, ma non credo che nessun editore lo vorrebbe: oggi vanno di moda solo i romanzi rosa... comunque, un pezzo del pietra è sepolto nella tomba del grande capo Mullock, proprio qui al Cimitero. Per trovarla, prendete il sentiero dietro a questa casa. Il secondo invece l'hanno dato al sindaco del Villaggio Dormiente della Nuvola, e l'attuale sindaco dovrebbe sapere dove si trova. Gira voce poi che il terzo pezzo sia nella mani della Strega delle Zucche, anche se potrebbe essere una diceria che avrebbe messo lei in giro per aumentare il giro di clienti interessati alla lettura dei tarocchi. Il quarto e ultimo pezzo invece fu dato al defunto re di Konohamere..."
Sentendo nominare Re Sarutobi lo scheletro fu preso da forte fervore patriottico, tanto da mettere la mano sul punto in cui prima si trovava il cuore.
".... sempre se è defunto, non si sa mai di questi tempi, ma se lo è, il frammento si trova sicuramente nella camera del tesoro reale. Ricorda: raccogliere interamente il manufatto è di fondamentale importanza, perché solo così potrai sconfiggere la spaventosa guardia di demoni che Orochimaru ha richiamato dagli abissi infernali: i terrificanti..." qui fece il vocione spaventoso "Fazgul! Fidati, hanno un nome da personaggi da parodia del Signore degli Anelli, ma sono molto meno divertenti".
"Beh... grazie mille allora!" Salutò Sasuke.
"Non c'è di che". Concluse la Morte. "Ora va a fermare Orochimaru... prima che mi ammazzi di lavoro".
Lasciato dunque il mietitore, i due seguirono l'indicazione e giunsero ad un altro corridoio stravolta delimitato da due grossi dirupi.
"Speriamo che tu non faccia stupido come volta scorsa, Sas'". Lo ammonì Al Kyubi.
"Tu sta molto e bene in guardia, ok?"
"D'accordo... Al". Sasuke era ancora memore dello scontro non proprio piacevole con qui cani troppo cresciuti, e non voleva ripetere la stessa esperienza.
Purtroppo a volte sono i guai a cercare te quando non sei tu a cercare loro (il fucile da cecchino della sfiga docet), e i guai li avevano trovati anche questa volta: dalla sommità del dirupo il guerriero avvertì dei passi cadenzati come a ritmo di marcia.
"Oh no..." non fecero in tempo a pensare i due che vennero subito circondati sulla sommità da orde di scheletri armati con arco, frecce a faretra. Il gruppo iniziò a disporsi velocemente in formazione lungo tutto il dirupo ed incoccò le frecce. Senza farselo ripetere Sasuke scappò via come una lepre da corsa per evitare di essere bloccato in una posizione così svantaggiosa.
"Ci stanno bombardando, Sas'! Tu scappa via!" Esclamò il genio spaventato
"Sì è vero, ma aspetta un attimo..." realizzò Sasuke "mi hanno trapassato una marea di volte... ma non sento nulla!"
In effetti, nonostante la buona mira dei soldati scheletri, sembrava che fosse impossibile uccidere un loro simile con un'arma balistica di un calibro così bassa, data l'ovvia mancanza di carne utilizzabile come puntaspilli. Sasuke, anche se  era rimasto illeso dalla raffica, aveva capito che era meglio uscire dalla strettoia in fretta. E non si sbagliava:  due scheletri sopra l'uscita infatti stavano facendo rotolare un grosso masso che lo avrebbe intrappolato nella strettoia come un sorcio, a fare dunque la suddetta fine.
"Devo CORREREEEE!!!!" Urlò Sasuke sbracciandosi e sfaticandosi come in classico un film d'azione, ma nemmeno il potere del momento drammatico in slow- motion sembrava dargli il tempo necessario per uscire da quella trappola mortale.
Proprio nel momento in cui credeva di essere finito però, la speranza più inattesa gli giunse in soccorso: il masso e i due scheletri vennero travolti e mandati in frantumi da quella che sembrava una specie di fulmine a vapore ( mamma, che espressione...) tanto era veloce.
Ancor prima che realizzasse il tutto, l'effetto corsa- post-kabooom! ebbe il suo effetto e il nobile si ritrovò oltre il dirupo.
"Noi è salvi per un pelo... ma posto è pericolosissimo! Comunque..." Provò a dire lo spiritello, ma rimase bloccato da qualcosa: davanti a lui infatti vide una torre a tre piani che svettava sull'abisso percorso da un corso d'acqua limaccioso, quasi acido.
"Per sandali di Hippie errante..." sussurrò a bocca aperta "questa è tomba di capo Mullock! Bel posticino dove passare resto di eternità, eh?"
"Già... ed è qui che si trova il frammento della Pietra di Anubi, vero?, allora andiamo".
Pronunciata questa frase, lo scheletro guerriero si diresse verso  la porta della costruzione. Analizzandola, notò che il lucchetto era già stato forzato recentemente, molto recentemente (circa un munto fa).
Qualcuno è entrato già nella tomba...pensò...diavolo... devo correre!
Ed entrò nella struttura circolare, dove vide uno grosso sepolcro scoperchiato e gettato a terra.
"No... ci hanno fregato!" Esclamò Al Kyubi strappandosi via tonnellate di peli rossicci (fortuna che Sas' non aveva più naso...) "Ora come... aspetta: guarda tu sopra".
"O, cavolo!"
Alzando i loro sguardi, i due scoprirono il misterioso ladro: si trattava di una figura coperta da un lungo mantello con cappuccio marrone similmente alla Morte, che teneva nelle braccia bendate quello che sembrava l'involucro dorato di un enorme scarabeo.
"Ascoltami bene!" Gridò Sasuke puntandogli contro la balestra ed attivando lo Sharingan. "Getta subito la refurtiva e scendi con le mani alzate. Qualunque cosa dica può essere usata contro di te. Hai il diritto di rimanere in silenzio e di chiamare un avvocato".
Sbuffando, il predatore di tombe scese giù, senza però mollare il maltolto, e parlò con voce stranamente dal timbro piuttosto elevato.
"Senti, evita la scena dal poliziotto da telefilm, perché ormai non fa più scena. E poi anche tu sei un ladro esattamente come me, lo sai? Certo un poliziotto non viene in ispezione della tomba senza mostrare distintivo o cha altro..."
Vedendo che il misterioso rapitore non era per nulla spaventato, Al Kyubi si intristì
"Peccato... io volevo fare parte di poliziotto cattivo". Disse. "ma no è tempo di giochi: ascolta, io sa bene che potere e valore di Pietra di Anubi è immensi (io conosce ben tre bar dove può venderla bene, infatti) ma io dire anche che pietra è per noi molto importante, quindi te dare a noi!"
"E perché dovrei farlo, piccolo esserino?" Gli chiese il ladro sempre accigliato. "Sarai anche molto carino e puccioso e quant'altro, ma non posso lasciare il mio tesoro al primo che capita senza far nulla, ne va del mio onore di cacciat...ore di tesori, ecco. Mi potrebbero addirittura togliere la tessera onoraria dell' A.L.B.A (Associazione Ladri e Bucanieri Astuti). Non posso assolutamente cedertelo, mi spiace davvero".
"Ed io non posso lasciarti andare con questo artefatto, capisci? E' molto più importante di quanto sembri, fidati, mi serve per salvare Konohamere!" Gli rispose duramente l'Uchiha poggiando il dito del grilletto della balestra in maniera pericolosa. "Ascolta: poggia quell'artefatto entro il mio tre e vattene via ed io non ti farò nulla, d'accordo?"
"Ascolta, anche se sono un furfante matricolato nel vero senso della parola, in questo periodo non ho particolare voglia di combattere: ho scoperto di avere qualche problema a... limitarmi durante gli scontri. Qualcuno potrebbe farsi male sul serio se lottiamo. E per quel qualcuno intendo te, caro il mio scheletro". Rispose sempre il ladro.
 Il livello di tensione nell'aria era a mille, tanto che lo stesso Sasuke digrignava i denti dalla rabbia
"Uno..."
"Ti prego, come ti ho già detto, quando lotto non mi controllo molto bene, e poi il mio psicanalista mi ha ordinato di evitare situazioni di stress intensivo, altrimenti i sintomi potrebbero essere molto distruttivi..."
"Due..."
"Ahhhh... d'accordo. Ecco, tieni".
Apparentemente senza opporre ulteriore resistenza il misterioso rapinatore gettò a pochi metri di distanza il manufatto.
"Con le buone maniere si ottiene tutto". Disse il nobile sollevato vedendo il maltolto a portata di mano, quindi si avvicinò ad esso sempre puntando la balestra contro il ladro, temendo rappresaglie.
Come infatti gli suggeriva il suo istinto, il ladro estrasse dal suo ambio mantello un lungo tridente seghettato in cima con cui cercò di afferrare il manufatto quasi arpionandolo, ma Sasuke grazie allo Sharingan riuscì ad anticiparla e sparò due colpi di balestra in rapida successione. Purtroppo l'avversario si mostrò ancora una volta molto agile e con un rapido fendente spazzò via i due colpi d'aria.
"Bene, hai voluto sfidare un guerriero del mare, eh?" Ruggì il rapitore, apparentemente preso dal brivido della lotta. "Allora sappi che non mi tiro mai indietro. Preparati ad una lotta DURISSIMA!"
Sasuke non era però spaventato dalla minaccia(non più di tanto, almeno), e rispose estraendo l'enorme Tagliateste e sferrando una letale spazzata orizzontale, che però venne evitata con un salto agilissimo del ladro. Quest'ultimo contrattaccò saltando fermando la spada con un piede solo e sferrando un calcio verticale con la lunga gamba destra bendata, anche esso però sempre evitato.
Capendo che gli serviva un arma più agile per lottare, il nobile mise a frutto tutta la coordinazione che aveva appreso durante il corso di danza e saltò ai lati della tomba per cercare le armi cerimonia che in genere si trovano sempre in posti simili. E con sua gioia trovò due pugnali da guerra ben bilanciati, quindi partì di nuovo all'attacco con rinnovato vigore sferrando precisi e fulminei fendenti.
Nonostante però questo rinnovato assalto il misterioso assalitore continuò a parare con degli altrettanto rapidi colpi di lancio, arrivando così una posizione di stallo.
"Combatti bene, rinsecchito guerriero". Affermò il ladro compiaciuto sferrando rapidi fendenti prontamente tutti parati. "Forse è arrivato il momento di alzare un po' il livello..."
Il livello? Pensò Sasuke. Cosa vorrà mai dire? Aspetta...- no!
Un brivido di terrore lo percorse mentre il misterioso aggressore si allontanava nella cripta e riponeva le armi, quindi si strappò la benda rivelando delle mani stranamente piuttosto lisce e sopratutto umide.
"Preparati a subire le terribili tecniche dei figli del mare! Quadrella Acquea!*"
Con questo grido quasi alla Xena agitò il braccio per lasciare in aria una goccia d'acqua, quindi la lanciò sempre con la stessa mano.
Istintivamente Sasuke riuscì ad evitarla saltando di lato, e ne ebbe ben motivo: la semplice goccia d'acqua colpito la parete della tomba con la forza di una cannonata e ne aveva distrutto gran parte.
"Sas'..." Al Kyubi era terrorizzato "questo qui è mostro!"
Al sentire queste parole il misterioso rapitore si gettò con uno scatto di una rapidità e feroce incontrastabili sull'Uchiha, bloccandolo a terra con entrambi le mani paralizzate.
Al vedere il suo volto, finalmente non più nascosto dal pesante cappuccio, i due impallidirono: si trattava di una ragazza di poco più che diciannove anni, dagli occhi neri, che ora sprizzavano rabbia, e i cui capelli erano racchiusi in due piccole trecce. Nonostante alcuni piccoli particolari inusuali come l'ampia fasciatura che era applicata la fronte, la guancia sinistra e il collo, Sasuke la giudicava una gran b... bella ragazza, ecco.
Una bella ragazza però che si era rivelata altrettanto letale e che ora lo teneva bloccato a terra con intenti evidentemente poco pacifici .
Insomma...pensava Sasuke ...va bene l'emancipazione e tutto il resto, ma quando alcuni dicevano "le donne devono prendersi gli uomini, anche con la forza se necessario!", forse il senso non era così letterale...
 

***************
 

Sasuke: certo che non mi dai un attimo di tregua, eh?
Me: lo so, sir, lo so bene... il fatto è che sono bastardo quasi quanto te.
Sasuke: no tu lo sei di più...
Me: ma sai che lo Zetsu bianco che tu hai trapassato si è rivolto al Sindicato dei Poveri Scagnozzi Trucidati e ti ha intentato causa? E devi presentarti tra venti minuti all'udienza...
Sasuke: emmm.... (si allontana) un avvocato! Il mio occhio per un avvocato!
Per il resto, ciao a tutti e grazie ancora!
*: tecnica di mia invenzione, basata sulle mosse di... (altrimenti vi farei spoiler, dunque al prossimo cap!).
P.S. Chiedo scusa per la battuta conclusiva, ma ero a corto di idee. Mi rifarò al prossimo capitolo, allora!

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Capitolo 10
*** Homo homini lupus! (Alzi la mano chi sa il significato di questa frase in latino. Nessuno? Gnurantiii!!!) ***


Homo homini lupus! (Alzi la mano chi sa il significato di questa frase in latino. Nessuno? Gnurantiii!!!)

 

"Lord Orochimaru.... le nostre forze hanno avvistato Sasuke Uchiha al Cimitero".

Lo stregone di cui tutti ormai conosciamo il nome stava ascoltando il rapporto da quella che a quanto pare era una specie di donna lupo-mannaro dal pelo ispido, e al sentire questa notizia in particolare si sfregò le mani compiaciuto e rispose.

"Bene... è morto per sempre allora! E stavolta senza la mia magia non tornerà più!"

"Emmm..." cercò di correggerlo il sottoposto molto riluttante "... veramente, maestro, intendevo dire in senso letterale. E' ancora... per così dire vivo, cioè vivo-morto, o morto-vivo... cioè vivo nel senso di..."

"Cosa stai blaterando?!?" Le ruggì il mago adirato. "Sasuke Uchiha è attivo oppure no?"

"Sì".

La rabbia fu talmente forte in quel momento che gli strati geologici di mascherone sul suo volto iniziarono a bollire come l'acqua in una pentola e il suo scettro sprizzò scintille verdi, tanto che per un attimo la scagnozza si ritrasse per timore di essere colpita.

"Cosa?!? Stai calmo Orochimaru... non ti fa bene alla pressione, lo sai come me..." Cercò di darsi un contegno, spegnendo anche lo scettro. "D'accordo: capitano Tsume, manda la tua squadra di mannari a catturarlo, e se non riuscite a tornare con le sue ossa mangiucchiate, allora non tornare affatto. MI SONO SPIEGATO BENE?!?"

Dato che l'Italiano non è un'opinione e che lo sguardo da cattivone omicida di Orochimaru lo era ancora meno, Tsume fece un inchino reverente e sparì dalla vista, lasciando il negromante solo.

"Oscurità... Oscurità... la mia sinusite..." Mugolò toccandosi il naso a fessure. "E speravo pure che l'aria delle Pianure di Konohamere mi avesse fatto bene... invece..."

Alzò lo sguardo,e davanti a lui si aprirono interminati spazi pianeggianti dove carcasse di pecore belavano e brucavano e il forte odore di fattoria e di zucchero filato impregnava l'aria.

"Devo scrivere sulla mia lista di uccidere il dottore e di prendere i soldi dalla sua carcassa..." parlottò ancora ammirando il paesaggio "Oscurità, quanto ho odiato questo posto! Erano tutti così sporchi, zotici, dei bifolchi senza cervello e così gretti, ma sopratutto erano così disgustosamente pieni di vita ed amanti dei cuccioli da farmi venire il voltastomaco!"

"A me invece i cuccioli piacciono parecchio... quando guaiscono mentre li torturo, si intende".

La voce terribile del maestro oscuro scosse lo stregone dal torpore, e la divinità comparve in malvagità e capoccia.

"Allora, mi hai invocato così tante volte, cosa c'è che non va?" Tuonò la mostruosità sprizzando fumo nero e maligno.

Orochimaru in quel momento perse tutta la sua arroganza e arrancò come un docile schiavetto.

"Mio sommo signore... c'è stato un piccolissimo contrattempo: giusto un granello di polvere nel perfetto ingranaggio che voi avete creato. Un nulla, un soffio, un inezia, un pelo microscopico depositato per sbaglio sull'enorme e liscissimo uovo della vostra malvagità rimovibile tranquillamente con un soffio, una pulce, una..."

Il dio oscuro interruppe il suo puerile lacchè in modo alquanto scocciato.

"Sasuke Uchiha ha freddato Manda, è in compagnia di quello strambo genietto che hai truffato a dadi secoli fa e sta correndo per farti la pelle e salvare questo regno dalle tenebre eterne. Prova a negarlo..."

"Emm...."

"E stavolta proverò su di te la ricetta di Suor Germana dell'anima di negromante al curry".

"Va bene... stiamo incontrando degli ostacoli, ma è tutto sotto controllo!" Cercò di difendersi quasi febbrilmente un Orochimaru quasi alle strette. "La maggior parte della popolazione è già mia schiava... ho sotto il mio controllo centinaia, anzi migliaia di guerrieri non morti, e anche le vostre gloriose forze presto marceranno di nuovo sul mondo mortale... Sasuke è solo un bifolco tutt'ossa, che certo non può nulla contro il nostro genio, mio signore".

L'ancestrale mostro maligno assunse un'espressione visibilmente delusa, quindi parlò con una pacatezza innaturale.

"Orochimaru... NON TI HO INSEGNATO NIENTE?!?!? Fidati, questa guerra che ora stiamo combattendo è di proporzioni più vaste di quanto tu possa anche solo immaginare. Ti basti sapere per ora che lo scheletro ha molti alleati anche in luoghi difficili da descriverti. Sarà molto più dura di quanto credi... dovresti anche prendere in considerazione la possibilità di fallire..."

All'udire quella parola il mascherone mezzo liquefatto del mago si congelò a tal punto da ritornare al suo posto.

"Ma... ho inviato appena adesso un nuovo guerriero... e poi ho il Quartetto del Suono, la Flotta Fantasma e i Fazgul!"

"I Fazgul sono miei, ricordatelo molto bene". Replicò il dio con ferocia. "Essi obbediscono solamente a me. In ogni caso, ho preso le mie dovute contromisure per scongiurare l'eventualità di una sconfitta. Torna pure alla tua tana, piccola serpe: scoprirai tutto a tempo debito. Ora vai..."

"Siete sicur-ro?"

"Sì, E VATTENE!!!"

Tremando come una gallina coccodè lo stregone evocò del fumo magico intorno a lui e sparì dalla scena. Liberato il campo, il terribile mostro fece un cenno dietro di lui.

Una strana creatura, una specie di piccola zucca intagliata come ad Halloween ma evidentemente senziente era rimasta accucciata dietro la roccia durante tutta la durata del colloquio, e solo in quel momento si era rivelata.

"Piccolo messo". Disse l'Oscurità. "Riferisci al tuo sire, Sasori, che il corvo è venuto a gracchiare a mezza notte e mangiare il basilico lasciato dalla nonnina. Digli poi che deve difendere il basilico e far crescere dei pomodori con cui vincere la sagra del paese e far crepare d'invidia tutte le altre brutte nonnastre arteriosclerotiche con il raffreddore da fieno!"

Il piccoletto storse la bocca facendo come se non avesse capito una beata parola di quel discorso (e nemmeno noi...). La divinità tentò quindi un approccio più comprensibile.

"Ok... lo so che questi codici sono sempre alquanto astrusi. Dì solo al Re delle Zucche di prepararsi all'arrivo di Sir Sasuke e dei suoi allieti e di neutralizzare in fretta dei Demoni del Grano recalcitranti ai Campi Spaventapasseri, ok?"

L'esserino annuì e balzò allegramente  nella pianura verso la sua tana.

"Vai dargli l'informazione necessaria... e se Sasori dovesse davvero riuscire ad uccidere Sasuke, allora forse potrei trovare un nuovo pupillo..."

 

***********

 

Tornando ai cosiddetti bravi ragazzi, direi che Konohamere e il resto potevano aspettare, dato che erano al momento troppo occupati con una letale pulzella che li bloccava a terra con grande foga.

"Cosa hai detto?" Ruggì inferocita schiaffeggiando il povero scheletro con tanta forza da fargli quasi svitare la testa. "RIPETILO SEI CORAGGIOO!!"

Il povero Al Kyubi, che girava come una trottola, per poco non vomitava per il capogiro.

"Io non sa... aiut... io sente mal..."

Vedendo la creatura affannarsi e annaspare in preda ai conati, la donna ebbe compassione e smise per un attimo di colpire la testa del nobile.

"Voi... non dovete più chiamarmi con quel brutto...insulto!" Gridò inferocita. "Io non.... non azzardatevi mai più chiamarmi così..."

Si ritrasse quindi di poco ed i suoi occhi si inumidirono lievemente, mentre lei incrociava la braccia.

Nonostante Sasuke ebbe la possibilità perfetta di scappare, non lo fece, ma rimase lì ed alzò la testa e chiese con dolcezza.

"E' forse il termine mostro... che ti ha reso così suscettibile? E' così?"

"A te cosa importa?!?" Replicò lei con voce rotta, quindi saltò indietro. "Hai perso un'occasione perfetta per disarmarmi ed atterrarmi, scheletro. Devo dire che è stato un bel match però... nonostante tutto devo andare via con il pezzo di manufatto". Afferrò di nuovo la sua letale arma e con essa il pezzo della Pietra di Anubi. Il nobile, anche qui stranamente, non replicò di un punto, ma si limitò a sospirare mestamente.

"Va bene... se non posso convincerti a ridarmi l'artefatto senza usare la violenza, allora non posso fare null'altro. Hai vinto".

"COSA?!?" Al Kyubi era allibito. "Va beh che lei è davvero pericolosa e forte, ma tu non può ritirare proprio ora!"

"Non è perché sono spaventato, Al..." Replicò "il fatto è che non riesco davvero a combattere con una donna... non so, io sono almeno in teoria un cavaliere... fa parte del mio codice d'onore la gentilezza verso le femmine..."

"Io so che è giusto, ma adesso missione è più importante!"

"No Al... il fatto è che io adesso ho la possibilità di essere un vero cavaliere, e non posso sprecare questa seconda opportunità: sono già morto bollato dal marchio di infamia una volta e non voglio cadere nella stessa condizione, mi spiace. Colpire una donna va contro il mio codice cavalleresco".

Il misterioso ladro si trovò per la prima volta piena di dubbi: la frasi di questo scheletro la lasciavano parecchio confusa, specie perché temeva che fosse una sporca tattica per farle abbassare la guardia.

"Senti, guerriero scheletrico... io..." disse "grazie, ma no grazie! Io sono forte e decisa come qualunque uomo,e non voglio essere trattata come una bimbetta indifesa piagnucolante e gnaulante e scaccolante e puzzolente e vomitevole. Va beh, è più da bimbetta rompiscatole e vagamente schifosa che indifesa, ma fa lo stesso. Essere oggetto di favoritismi in battaglia sarebbe per me grande motivo di disonore: vorresti disonorare il tuo avversario?"

Per un attimo Sasuke si trovò indeciso sul da farsi, quando un boato terrificante interruppe ogni cosa, seguito da lugubri latrati.

"Cosa è?" Chiese l'avventuriero impugnando la Tagliateste.

"Lupi... lupi feroci... grossi, cattivi, famelici lupi mostruosi dall'alito che sa di topo morto..." Rispose la giovane donna, quindi sfilò l'artefatto dalla lancia e la tenne davanti a se stretta. "E' ora della loro caccia. Mettiti giù! Attaccano!"

Ed infatti il muro davanti ala giovane distrutto da un impeto feroce, da cui un vortice grigiastro acuminato entrò avventandosi verso di lei. Non si scompose minimamente però e mise la punta della lancia in avanti per bloccarlo. La bestia l'afferrò con le sue zanne quasi la ruppe, ma la cacciatrice fa più veloce e con gran forza scagliò il lupo all'indietro.

Anche Sasuke però doveva vedersela contro questi famelici predatori: ben due lupi avevano fatto breccia nelle mura lo stavano attaccando da due direzioni. Per pararsi riuscì ad usare efficacemente il piatto della Tagliateste, ma la forza combinata dell'attacco lo stava stringendo alla parete.

"Dannazione Al!" Gridò. "Questi due mi stanno tallonando! E devo usare anche ambo le mani, quindi niente balestra..."

"Allora credo che tu abbia bisogno di un altro tipo di aiuto".

Ma non era Al a parlare, bensì la ragazza, che era saltata in alto verso i due lupi.

"Yiaaaa!" Gridò mentre schiacciò i due lupi a terra con due rapidi calcio, che ruppe una porzione di terreno e il loro crani.

"Diavolo..." Sussurrò l'Uchiha per metà sollevato e per metà messo in difficoltà. "Teoricamente dovrei essere io a proteggere le belle donzelle vicino a me..."

"Ancora con questa storia? Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, tantomeno di questa galanteria dei miei stivali". Rispose la predatrice di tombe seccata, mentre si girava per ricevere nuovi attacchi da parte del branco. A dispetto di questo suo atteggiamento però, arrossì per qualche secondo per questo gesto di galanteria.

Per nulla offeso da quest' atteggiamento (anche perché  era troppo occupato a pensare a come salvarsi la pelle) Sasuke ritornò in posizione di guarda e parlò del suo nuovo piano.

"Al mio tre..."

"Volete dire che sono tremendo? Io è offeso tanto!" Si intromise lo spirito.

"Stendendo un velo pietoso su questa battuta completamente priva di qualsivoglia umorismo, dico che quando conto fino a tre saltiamo fuori attraverso le macerie e ci lanciamo alla carica. Qui i lupi potrebbero anche farci crollare la tomba addosso".

"Assolutamente perfetto!" Il ladro era concorde.

"Bene. Uno- e due- e TREEE!!"

Con questo grido i due si fiondarono come un uragano contro gli avversari, prendendo a calci l'una ed affettando l'altro altri tre lupi che si stavano intrufolando nel sepolcro. Compiuta la strage, i due videro davanti a loro il grosso del branco che li stava circondando, con in testa una donna dalle fattezze di licantropo.

"Arggh..." Ringhiò quella. "Non mi avevano avvisato che doveva combattere anche un ragazzina che puzza di pesce... che schifo! E sono pure allergica, quindi niente scorpacciata... credo che dovrò chiedere a Orochimau un pagamento extra in bistecche fiorentine... al massimo potremo sgranocchiare qualche osso!"

Sentendo nominare la sua nemesi, Sas' alzò la spada le porse una domanda.

"Orochimaru? Sei una servitrice di quell'essere abbietto?"

"Non l'hai ancora capito, senza ciccia?" Gli rispose schernendolo. "Io sono la sua letale e spietata cacciatrice, nonché faccio la guardia a casa sua e gli porto il quotidiano ogni giorno. Sono Tsume la signora dei Lupi!"

Detto ciò ululò lugubremente e tutti i lupi attorno iniziarono a disporsi in cerchio circondando i due e assordando la quiete cimiteriale di lugubri latrati. Per rispondere i due guerrieri si misero schiena contro schiena (beh, più colonna vertebrale a schiena, ma avete capito il senso, no?) con le armi sguainate. In un attimo le belve si lanciarono nell'attacco vorticante, ma stavolta il duo, preparato, le evitò con una capriola in basso e le lasciò ruotare in varie direzioni come impazziti.

"Sasuke... lascia fare a me... so come fare velocemente a sbarazzarmi di loro..." Consigliò la ragazza sicura di sé. "Fidati di me.... devi solo farmi guadagnare del tempo, e poi dirigerli da me, ok?"

"Aspetta Sas'". replicò Al "Chi assicura noi che tu non scappa via a gambe levate?"

"Nessuno, tranne il fatto che con tutta probabilità verrete ridotti tu un surrogato di selvaggina e il tuo amico scheletrico in un anti-stress per cani senza il mio aiuto. Allora, vi fidate di me oppure no?"

Guardò quindi nell'occhio Sasuke, il quale la scrutò con il suo Sharingan. Per qualche strano motivo vedeva qualcosa di buono in lei... e non era solo il suo aspetto: diciamo che sentiva in lei un senso di sincerità. Decise quindi di fidarsi e annuì, quindi la ladra si mise con le mani in posizione di respirazione rilassamento e si concentrò attentamente.

L'Uchiha fu meravigliato di vedere tutto il corpo della ragazza produrre grandi quantità di vapore acqueo, quasi fosse una locomotiva a vapore oppure, meglio ancora, una sauna semovente e camminante.

Intanto la terribile unità lupo (cortesia della stupidità dell'autore) si librò in aria volteggiando e caricò la giovane donna.

Cercando di attuare il suo piano, Sasuke inforcò la balestra e sperò vari colpi, ma che purtroppo servirono solo a rallentarne alcuni, e certo non a fermarli. Tentò allora di usare lo stesso metodo di palo mentre attirava l'istruttore all'accademia così che i suoi compagni potevano fregargli i fumetti hentai.

"Hei, brutti lupastri dei miei stivali! Taphiococoaìfak...."

Il gruppo si fermò a mezz'aria  e dai tornado proruppe uno strano "Eh?"

"Sto c(censurastra)o!"

Infuriati per quest'insulto così idiota, i mostruosi predatori si avventarono sullo scheletro con Tsume in testa, mentre quest'ultimo se la dava a gambe.

"Io spera per noi che ladra ci salvi". Pregò Al mangiucchiandosi gli artigli fino a farsi una completa manicure e pedicure.

E lo fece, oh se lo fece: con un rapidissimo scatto si interpose tra Sasuke e il branco e tirò un diretto con un grido.

"Tecnica del Pugno Polverizza Tegole!*"

Tutto il vapore che stava producendo a quel gesto si dipartì come un uragano dal braccio della ragazza, come un'estensione del suo colpo. La violenza del colpo fu talmente devastante che Tsume e il suo branco vennero catapultati contro la scogliera poco lontana dalla tomba di Capo Mullock facendola quasi franare per intero.

Vedendo questa dimostrazione di forza, a Sasuke schizzò l'occhio dall'orbita e gli cadde la mascella: cose che, essendo lui un nonmorto, accaddero sul serio.

"Io capisce te Al..." Cercò di calmarlo Al. "Io ha avuto stessa reazione a notte di nozze di mio primo matrimonio... ma tu non deve spaventare, dato che tu non vuole combattere, ragazza non userà tue ossa per montare tenda o giocare a shangai".

Il nobile, ascoltando queste parole mentre cercava di rimettere assieme i suoi pezzi, si ricordò di tutto il discorso sulla fiducia in se stessi etc... ma effettivamente realizzò anche che contro un branco di lupi fatto volare via da un ciclone c'era poco da fare.

Intanto la predatrice, contemplando la sua ultima dimostrazione di forza mise la mano dietro al capo e lo grattò imbarazzata.

"Emmm...  devo davvero imparare a controllarmi meglio. Ad ogni modo ragazzi, sembra che voi conosciate questi nemici meglio di me. Chi è questo Orochimaru?"

"Oroc...Or..." Sasuke non si era ancora attaccato bene la mascella, quindi tocco ad Al Kyubi spiegare il tutto.

"Orochimanu è stregone malvagio che fatto petto che demone ancora più perfido per conquistare Konohamere. A suo comando è legione di creature infernale, per questo noi ha bisogno di Pietra di Anubi: noi deve fermare mostro!"

La giovane pensò un attimo su, mostrando che era effettivamente molto confusa, e rispose solo dopo qualche secondo di pausa.

"Beh... a giudicare da ciò che ho visto, ci deve essere del vero nelle vostre affermazioni. Se davvero la Pietra di Anubi è fondamentale per salvare Konohamere, allora prendetela pure. Sapete, anche nella mia terra, Porto Scorbuto, sono stati avvistati strani esseri, e non vorrei davvero che fossero non-morti o simili".

"Tu dire sul serio?" Chiese Al Incredulo. "Tu dare tua parola di ladro, farabutto e corsaro che ci lascerai prendere la Pietra?"
"Parola di ladro, farabutto e corsaro". Rispose la giovane donna.

"Croce sul cuore?"

"Croce sul cuore".

"Giurin giurella?"

"Giurin... giurella".

"Che ti possa cadere in testa stella cadente, che tu possa morire di crepacuore e che..."
"E basta, corvaccio del malaugurio!" Lo interruppe la piratessa spazientita. "Non vi farò nulla, ok? Non vi attaccherò alle spalle, né di lato, né vi farò lo sgambetto e neanche vi guarderò con aria storta se vi dà fastidio! E adesso prendete la cavolo di Pietra di Anubi, prima che cambi idea".

"Con molto piacere... ed io, Sir Sasuke Uchiha, vi chiedo scusa per l'atteggiamento del mio compagno Al Kyubi, mia signora... e vi ringrazio per avermi salvato la vita ben due volte, se la distruzione del masso è opera vostra". Si inchinò il nobile come si confaceva ad uno del suo rango, quindi si diresse verso la tomba semidistrutta.

"Caro il mio gran leccapiedi... chiamami Isaribi, d'accordo? E grazie di nulla" Disse lei, che nonostante le parole si vedeva che le facesse piacere essere chiamata in tal modo.

Entrato nella tomba, Sas' trovò il pezzo di artefatto intatto nonostante la violenza dello scontro sostenuto, e l'afferrò. In quel preciso istante tutto il paesaggio iniziò a mutare, segno che dovevano fare un'altra gita nella Sala degli Eroi.

"Chissà chi incontreremo oggi..." Chiese lo scheletro ad Al.

Quest'ultimo, vedendo la statua che si animava e che ancheggiava verso i due, saltellò fischiettando.

"Io credo che a te piacerà tanto..."

E non si sbagliava, il piccoletto: Sas' infatti giunse davanti ad un Amazzone dal fisico statuario e dai lunghissimi capelli  marroni, che si muoveva in modo decisamente sinuoso sulla sua lunga lancia.

"Sir Sasuke Uchiha... cosa deve fare una regina amazzone per conquistare uno come te?" Disse lei guardando in modo ammaliante Sasuke con i suoi occhi verdi.

Il nobile, imbarazzato quanto onorato, azzardò un goffo inchino.

"Grazie... ma davvero vi piaccio? Madamigella Mei..."

"Ah, non essere timido, amoruccio: ho visto come mi guardi, sarai anche debole e indifeso come tutti gli uomini, ma sai essere anche un vero galantuomo, ed è una dote rara che a me fa impazzire..." qui sembrò quasi che lo provocasse ancora. "comunque, Orochimaru è molto più forte e determinato dell'ultima volta, quindi ti servirà il mio aiuto".

Gli pose dunque la lancia, che il nobile ricevette con riverenza.

"Grazie infinite, mia signora... saprò farvi buon uso".

"Di nulla, mio denutrito ma cortese eroe. Quest'arma ha il potere di mettere una sostanza acida dalla punta in grado di sciogliere anche l'acciaio, se tenuta a contatto con la superficie desiderata per un periodo abbastanza lungo. Mi raccomando, amoruccio, tienila stretta e pensa a me quando la userai. E se poi il furore della battaglia non ti strapazza abbastanza, avrei bisogno di qualcuno che mi aiuti con il giardinaggio: non riesco mai a potare le aiuole e curare le petunie come vorrei. Per adesso, arrivederci, tesoro!"

"Io per te pota intere praterie...." Commentò lo spiritello sbavando all'interno cranio di Sas'. Quest'ultimo, per quanto fosse anch'egli rimasto ammaliato dalla bellezza di Mei Terumi, aveva comunque abbastanza lucidità da scuotere la testa fermare le cascate che cadevano della bocca di Al.

"Al'... lo so che una bella donna ti lascia sempre il segno, ma adesso ( e non avrei mai creduto di pensarlo, tantomeno di dirlo) dobbiamo tornare indietro". Indicò quindi la luce di ritorno (altro nomignolo carino...) nel pronao e l'attraversò senza esitazione.

Ritornato al mondo dei vivi, si ritrovò come sempre al punto in cui aveva avuto l'apparizione (anche se io non avevo mai descritto questo evento, dunque per voi è una sorpresa) con il pezzo di pietra in mano.

"Fratello, io così felice che scompiglia tuoi capelli..." Affermò scherzosamente il genio, mentre i due uscivano dalla tomba. "Ma noi quasi fuggiti! Oltre percorso a destra di tomba c'è Pianure di Konohamere!"

"Già... usciremo da questo postaccio finalmente". Fu d'accordo Sas'.

Intanto Isaribi, che li aveva aspettati, si posizionò davanti ai due in modo enigmatico.

"Dove siete stati per tutto questo tempo? Cosa mai ci avete fatto in quella tomba?"

Il nobile provò a rispondere, ma la ragazza si voltò prima che potesse replicare.

"Lasciamo stare: quello che succede in una tomba resta in una tomba, è il motto dell'A.L.B.A. Ad ogni modo, se volete davvero recarvi lì.... allora credo che potremo viaggiare assieme, almeno per un po', vi va?"

"E' un'ottima idea, ben due volte mia salvatrice. Sarò lieto di aver..."

"Ti prego, non usare il plurale di cortesia".

"Averti con noi. Una lottatrice forte come te ci sarà di grande aiuto".

Dentro l'orbita di Sasuke, Al Kyubi sogghignò: non solo avevano trovato il pezzo di Pietra di Anubi, ma anche un prezioso aiuto per i prossimi pericoli. Un altro passo verso la libertà e la vista di due gnocche nello stesso giorno (Al non è affatto un cavaliere...); niente male quindi.

 

**************

 

Angolo dell'autore: eccomi qua, Sasuke sta in causa, quindi per oggi niente stacchetto.

Il titolo è del famoso filosofo giusnaturalista Thomas Hobbes, ma la frase sotto appartiene alla più celebre Suor Nausicaa (che fa anche d'avvocato d'accusa a Sasuke).

Ad ogni modo, grazia a tutti!

*: il personaggio era Jinbe di One Piece.

Della battuta del giuramento non ricordo la fonte.

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Capitolo 11
*** Le Pianure di Konohamere (grandi, piatte e c'è anche il circo. Che aspetti?) ***


Le Pianure di Konohamere (grandi, piatte e c'è anche il circo. Che aspetti?)
 
 

"Finalmente siamo usciti da quella brutta necropoli..."
Il gruppo dei nostri eroi era finalmente giunto alle sterminate pianure descritte nel capitolo precedente (se volete sapere come sono, vedete capitolo precedente. Siete troppo pigri per farlo? Arrangiatevi!) e si godeva l'aria fresca ed il sole che non era stato ancora oscurato.
"Che bello... che bello!" Esclamò Isaribi quasi dalla gioia, aprendo i polmoni per prendere quanto più aria salubre possibile.
"Sapete... l'aria di Cimitero è così chiusa, opprimente e tutto il resto. Io odio stare in una gabbia puzzolente! Io amo la libertà, gli spazi aperti e il mare! Ma anche la campagna non mi dispiace, specialmente quella piena di campi sterminati, tesori sepolti da trovare in mezzo alle colline e..."
"Già... è tonificante davvero come paesaggio". Commentò Sasuke stranito da questa dimostrazione sia di apertura.
L'attenzione dei tre in quel momento venne interrotta da dei rumori molto peculiari: suoni di musichette ripetitive ma molto gaie, di macchine a scontro e di genitori che imprecavano per la ventisettesima pallina al tiro a segno spesa (non chiedetemi come faccia a sapere il numero esatto).
"Questo è... Luna Park!" Esclamò Al.
"Certamente.... mi ricordo che ce ne era uno anche cento anni fa". Disse Sasuke.
Lo scheletro si girò quindi davanti ad Isaribi, la quale teneva le labbra strette e aveva gli occhi umidi e innaturalmente larghi da caricatura manga.
"Isaribi... cosa hai?" Chiese sempre Sas', ma la ragazza gli si era già attaccata a mo' di cozza, sfoderando la sua faccia da cucciolo migliore.
"Ti prego..." pigolò "fammi andare al Luna Park.... FAMMI ANDARE AL LUNA PARK!!!!!"
"Oh no..." Commentò il genio dandosi manate sulla testa. "Una regressione a bambina di tre anni... senti, io non voglio tornare in questo posto. ho perso mia terza moglie lì! Tutto perché gioco di tre noci era truccato... e noi poi non può perdere tempo con cose così frivole!"
"Ma dai... TI PREGOOO!!!" Supplicò ancora Isaribi. Vedendo però che la sua tattica pucciosa stava faticando funzionare, decise di tornare ad un'espressione più seria e di unire l'utile al dilettevole.
"Allora... allora forse non vi importerà  nulla sapere che questo potrebbe essere l'unico luogo libero di Konohamere... anche se forse per poco..."
"In che senso?" Chiesero i due maschietti incuriositi.
Consapevole di aver fatto centro, Isaribi abbassò il volto per non far notare il luccichio di trionfo nei suoi occhi, quindi iniziò il suo ragionamento vincente.
"Nel senso che dove c'è un Luna Park ci stanno persone, no? I non morti non sono tipi festaioli, no? A giudicare dal grande rumore che sento ci saranno un sacco di uomini e donne al Luna Park, e cosa attira un branco di zombi e mostruosità varie più di un succulento e nutrito, quanto nutriente, gruppo di cervelli freschi? Io credo che dovremo andare lì... giusto per dare un occhiata, e magari, se vinciamo una montagna di premi..." Ricominciò quindi a fare gli occhi da cucciolo, con persino più trasporto di prima.
Sasuke ormai era cotto: già gli occhioni dolci erano un arma che aveva un effetto particolarmente letale su di lei, figuriamoci se uniti ad argomentazione sensata!
"Ok... hai vinto tu... ma sappi che non abbiamo alcun soldo".  Disse vinto.
"Di quello non ti devi preoccupare... ci penso io..." e sul volto della ragazza gli occhi da animaletto si sostituirono ai simboli dei ryo, cosa che preoccupò molto i due.
"Ma non importa... al denaro ci penso io... e ora tutti al LUNA PARK!"
Giunti al Luna Park, effettivamente videro che Isaribi per il momento aveva ragione: incuranti della terribile invasione di non-morti, decine di deliziose famigliuole stavano passando momenti divertenti in quel parco divertimenti e il gruppetto, mascherato bene da Isaribi, decise di separarsi date le differenze di giochi amati (Isaribi adorava l'ottovolante mentre ad Al faceva venire il voltastomaco). Nonostante qualche diffidenza iniziale, alla fine tutti goderono di qualche momento di gioia e spensieratezza (che non descriverò perché amo vedere i miei personaggi soffrire! Buahahahaha...).
Dopo alcune ore di giochi, Sas' ed Al si riunirono con la loro compagna a fare il conto della loro giornata.
"Allora cosa avete fatto di bello?" Chiese la ragazza, da cui i due capirono subito che cosa aveva fatto lei: portava appresso infatti tonnellate di premi vari, tra peluche vari e gettoni da convertire in monete; talmente grande era il frutto delle sue giocate che lo stava trasportando in un carretto per il fieno.
"Noi... tu rende conto che ha messo su lastrico frotte di onesti proprietari di bancarelle?" Domandò il genio così incredulo da avere gli occhi sbarrati.
Isaribi fece uno sguardo enigmatico, quindi sbuffò.
"Onesti... guarda, con tutta la difficoltà con cui le bottiglie cadevano giù, recupereranno tutto in un baleno. Il tiro a segno è appena un gradino al di sotto di una truffa... ed io me ne intendo, ma lo sapete già, vero? Ad ogni modo, ditemi quello che avete fatto, dai!"
"Beh... abbiamo visto dell'ottimo zucchero filato". Rispose Sasuke. "E ho detto visto perché solo Al l'ha mangiato, essendo io sprovvisto di organi interni o che altro... peccato che pure lui l'abbia restituito al giro delle montagne russe, se capisci quello che voglio dire..."
"Io legare questa a coda... tu ha promesso niente montagne russe, e invece..." Esclamò con veemenza lo spiritello, quasi verde per lo spiacevole ricordo. "Loro però è ladri... peggio di circo... io lavorato una volta in circo, ma smette: in cartellone ero dopo Sammy il Ragazzo Foca! Ridicolo per uno come me..."
Nel sentire questo la ragazza iniziò a ridere, cosa che alla fine trascinò anche Sasuke
"Che cosa buffa... sei proprio divertente, piccolino! Sasuke..."
"Piccolino? Tu perché vedere me in testa vuota di questo mucchio d'ossa, ma io in realtà è gran genio di terre d'Oriente, famoso araldo di regina di deserti Kushina la Valorosa..."
"Oh... davvero?!? Davvero ?!?" La voce di Isaribi passò da un tono scherzoso ad uno di ammirazione. "Io sono... una grande ammiratrice di Kushina. Ho sentito molte grandi storie su di lei... è stata senza dubbio una delle più grandi e famose eroine della storia; dicono addirittura che sia riuscita a sconfiggere e a sottomettere da sola un'intera città..."
"Storie? E tutto vero invece! Io c'ero e posso dire bene! Ha espugnato da solo città fortificata di sceicco Far il Nero... e questo è niente! Io essere stato suo fedele compagno per molti anni... ho visto orde di scorpioni giganti, spiriti infuocati e bestie di ogni forma e risma!"
"Lo so... per questo Sasuke è fortunato ad averti come compagno, davvero".
A quel complimento la volpe si nascose tra le code quasi per timidezza.
"Isaribi.. tu rende me ancora più paonazzo di prima! E io è... felice..."
"Tsk... e poi dici che sono io il ruffiano, qui dentro". Sì intromise Sasuke. Il suo tono però si fece più disteso, mostrando che effettivamente non era così scontento. "Comunque, confesso la tua idea non è stata affatto male: ci siamo divertiti un po' e ricaricati per la prossima missione, e non sembrano esserci non-morti nei paraggi ".
"Ahahah! Allora avevo ragione anche su questo!" Trionfò ancora la giovane, che però subito passò ad un atteggiamento meno eccessivamente gioviale. "Sono contenta... ma dobbiamo stare in guarda. Non me la sono spassata così tanto da quando ci andavo bambina, ma dobbiamo comunque stare in guardia. La prima regola dei ladri è cercare di guardarsi sempre dai colleghi, e un'orda non morta non fa eccezione".
"Giusto anche questo. Specialmente ci sono tantissime persone ancora vive e vegete; certo un ghiotto bottino per Orochimaru e i suoi sgherri". Il nobile era completamente concorde con il ragionamento. "Ma..." qui assunse un aria inquisitiva "Come mai hai detto che non ci vai da quando eri bambina? Mi sembra che tu ami molto i Luna Park... forse persino un po' troppo..."
"Sì... li amo molto, ma il fatto è che... io ho insistito tanto ad andare al Luna Park proprio perché non ci andavo da una vita... da circa dieci-undici anni... con i miei genitori..."
Il tono di voce assunto dalla ladra, stavolta velato da una profonda malinconia, fece sentire a Sasuke il bisogno di farsi spiegare meglio la situazione anche per consolarla, ma venne interrotto; un rumore ammaliante di flauti e di musica circense attirò l'attenzione del trio.
"Signori e signori.... il grande circo di Konohamere ha aperto qui i suoi battenti! Venghino, venghino i signori!" Una voce uscì dagli altoparlanti. "Vedrete numeri di magia oltre ogni vostra immaginazione (e non sapete quanto...)! Vedrete numeri mirabolanti e i nostri acrobati sfidare la gravità ( e il rigor mortis....)! Nel grande spettacolo del mondo, questo umile circo si è aperto un posto in molte delle migliori piazze del regno e oltre! Entrate, signori, adesso, che il biglietto è in omaggio per oggi! Entrate gratis tutti (uscite... forse)! Tutti gli interessati si rechino al padiglione vicino alle montagne russe!"
"Hai sentito, Sasuke?"Isaribi lo prese per il polso e provò a trascinarlo verso spettacolo che si stava svolgendo.
"Fer-ma!" Cercò di non farsi trascinare dall'uragano. "Potrebbe essere una trappola! Quel presentatore mi sembrava piuttosto strano...."
"E allora? Un motivo in più per andare a controllare.... al CIRCO!!!"
I due maschietti provarono e replicare, ma ebbero appena il tempo di finire invasi da un mare di terriccio che erano giunti a destinazione.
"Ecco... mettiamoci nelle prima file dall'alto". Incitò lei con il povero Sasuke strascicato per terra come uno straccio.
"Qualunque cosa... basta che mi possa rimuovere il terriccio dalle orecchie!" Gridò il poveretto esanime.
"Già... tu così è sordo come campana ". Disse Al Kyubi che cercava di togliere la polvere dal suo giaciglio di ragnatela.
"Tordo con una campana? Cosa stai dicendo?" Chiese l'Uchiha frastornato.
"Lascia perdere...."
Vedendo questa situazione, Isaribi, pentita, gli sgrullò il cranio con una gentilezza ed una delicatezza tale che quasi gli inflisse tre fratture multiple alla zona parietale, quattro alla frontale e gli spaccò quasi la mascella... cosa di cui si pentì ancora di più.
"Emmm.... scusa ancora tantissimo. Vado a prendere delle bende per..."
"Fa niente... FA NIENTE!" Lo ammonì un più lucido e incavolato Sas' che mai. "Saprai anche scassinare porte con il tocco di una fata, ma devo dire che con i crani... sei un tantino poco capace".
"Un tantino? Tu fare affari d'oro se diventa falso fisioterapista e mette in società con impresario di pompe funebri locale!" Si imbizzarrì ancora di più al Kyubi, la cui casa ormai era ridotta ad un campo di battaglia con tanto di trincee varie.
Non potendo replicare, la giovane si limitò a scusarsi ancora  e a convincerli ad entrare dentro il tendone. Entrati, presero posto alla file più alte ed iniziarono ad osservare lo spettacolo con molta attenzione.
A prima vista nulla sembrava strano o degno di nota, se non il presentatore, un tipo piuttosto giovane dai capelli bianchi che con il suo trucco pesante e il vestito sgargiante che ne metteva in vista la gobba così vistosa da essere usato come porta cappelli (letteralmente), ma era sempre più un mezzo-oltraggio al buon gusto che non altro.
"Signori e signori..." iniziò quello la presentazione in modo enfatico, amplificandola con gesti ampi. "Sono lieto di presentarvi il grande, ma che dico grande, l'unico immenso, inimitabile e glorioso e meraviglioso e letalee mirabolante e tanto tanto tanto tanto tanto..."
Sentendo il classico suono del grillo del silenzio e vedendo i volti degli spettatori, capì di dover accorciare il brodo.
"Emmm... bello, il bel circo di Konohamere! E per iniziare ecco a voi da terre lontane ed esotiche, il mitico etc. etc. Terzetto del Suono!"
Si fecero quindi avanti tre figure, ognuna delle quali era avviluppata in un mantello che ne nascondeva anche la testa, che il ringmaster iniziò a presentare ad uno ad uno.
"Ecco Jirobo, l'uomo più forte al mondo!"
La figura più grossa si tolse il mantello, rivelando un tipo grassoccio dai capelli corti color arancio. Questi andò verso un enorme bilanciere due volte lui e lo sollevò sopra la testa, tra gli applausi e i fischi di un pubblico ammirato.
"Avete visto la forza bruta... signori... ed ora preparatevi ad una più fine dimostrazione di destrezza ed equilibrio! Ecco a voi, dopo lunghi anni a pagare i diritti d'autore alla Marvel, Kidomaru l'Uomo Ragno!"
Il secondo uomo incappucciato svelò anch'egli la sua identità, ovvero quella di un uomo dai capelli neri raccolti in un acconciatura ad ananas, che lanciando in aria il mantello mostrò ben sei braccia, cosa che fece inorridire il pubblico. Tale spavento però si trasformò in ammirazione quando l'uomo ragno sparò delle ragnatele su più punti del soffitto e si dondolò su di esse con una maestria che avrebbe reso Tarzan verde di bile.
"Niente male davvero, questo circo". Sasuke era quasi basito. "Forse anche troppo eccezionale..."
"Già... è BELLISSIMO!!" Strillò Isaribi come una ragazzina esagitata.
Il suo entusiasmo si raggelò però quando incontrò gli sguardi di Al Kyubi e di Sas'.
"Emmm... avete ragione. Forse è meglio impugnare le armi per sicurezza".
I due maschietti furono d'accordo e posarono lo sguardo sulla platea proprio nel momento in cui il direttore aveva presentato il suo terzo personaggio, ovvero una donna giovane, piuttosto bassa e dai capelli rossicci.
"Tayuya, mostraci la tua abilità con il flauto! Falli sognare!" Incitò, mentre la ragazza iniziò a suonare una strana melodia.
In quel momento la ladra sentì qualcosa di assolutamente strano penetrargli nel cervello, qualcosa di terribile; forse la musica della flautista la stava mesmerizzando, poiché faticava sempre di più a tenere aperti gli occhi e resistere ad una sensazione di sonno annichilente.
Facendo però perno con tutta la sua volontà, riuscì a vincere questa sensazione e recuperò lucidità. La vista che le si pose davanti però non fu delle migliori (diciamo che da una scala da uno a dieci di pericoli, dove uno è un pallone lanciato in faccia e dieci è un Demone delle Ombre sventratore assai desideroso di assaggiare la tua anima e le tue interiora... direi che è un otto e mezzo abbondante, ma tanto abbondante): tutti i presenti, le donne, gli uomini e bambini, ma sopratutto il suo amico, erano stato ridotti ad una specie di trance mistico-ipnotica indotto da musica magica, ovvero, in un linguaggio più semplice, la musica li aveva trasformati una versione meno puzzolente e macilenta degli zombi.
"Isaribi... aiuta noi!" Gridò Al mentre il suo ospitante si alzava con fare ebete ed afferrava l'enorme Tagliateste.
La ragazza, per la prima volta davvero inorridita, cercò di far tornare in se l'amico.
"Sasuke... ti prego.... ascoltami! Sono io Isaribi... cerca di tornare in te!..."
Venne però interrotta da uno stranio grugnito proveniente da sotto la platea.
"Come ha fatto a resistere al tuo potere, Tayuya?" Chiese Jirobo.
"Non ne ho idea..." Rispose quella con rabbia per il parziale fallimento.
"Mmm..."Parlò Kidomaru stavolta. "Deve possedere o qualche artefatto magico oppure non è del tutto umana... credo che dovremo eliminarla subito, o potrebbe crearci problemi. Tu che ne pensi, Sakon?"
Il direttore del circo, in riposta, si levò il cappello dalla gobba, rivelandone una pelosa ( a qualcuno serve una depilata...) ed iniziò a sghignazzare.
"Kidomaru, hai perfettamente ragione. Signori miei... il Quartetto del Suono è tornato! Per lord Orochimaru!"
Ad ulteriore dimostrazione che al peggio per gli eroi non c'è mai fine, la carne del gruppo di circensi iniziò a sgretolarsi ed evaporare, rivelando corpi decomposti da tempo.
"E adesso... che inizi il vero spettacolo! Sasuke Uchiha, attaccala!"
Senza farselo ripetere, il nobile incantato si alzò dalla tribuna e sferrò un fendente laterale verso la sua vecchi compagna. Isaribi lo evitò con grande agilità e saltò vari metri dietro la platea, con tantissime persone in tranche da tutti i lati.
Dannazione...pensò. Devo trovare il modo di liberarli... forse la chiave è la rossa e il suo flauto. Potrei costringerla ad invertire l'incantesimo In quanto a Sasuke... i suoi movimenti sembrano molto più lenti di quando era sveglio...
Detto ciò si lanciò contro l'ex compagno di squadra con una presa e colpì all'armatura pettorale con una forza inusitata, tanto da farlo volare via fino a farlo atterrare sul palco.
"Scusatemi tanto ragazzi, vi prego!" Disse a malincuore. "Prometto che farò di tutto per liberarvi!"
"Non dovresti preoccuparti tanto per l'Uchiha e il suo pulcioso animaletto da cranio... brutta zotica". La raggelò Tayuya, che con un gesto repentino compose dei segni sul terreno e premette la mano su di essi. In una grande nuvola di fumo comparvero un orso non-morto alto e grosso circa il triplo di uno normale ed una specie di incrocio grottesco dagli arti di un uomo e il corpo di un elefante, entrambi bendati.
"Sei tu quella che farà una bruttissima fine. Rimpiangerai il fatto di non essere finita sotto il mio controllo".
"Ben detto, Tayuya!"Esclamò Sakon concorde. "E ora... rullo di tamburi... esibizione!"
L'attacco del quartetto iniziò con Tayuya che, suonando il flauto, in qualche modo attivò i mostri che si lanciarono contro la ragazza con tutta la loro enorme massa. La ladra agilmente riuscì a sgusciargli sotto e i mostri cozzarono violentemente contro la platea e il tendone , squarciandolo.
Con orrore si accorse che la loro carica aveva fatto investito e probabilmente mutilato tante persone, cosa che la fece davvero infuriare.
"Come avete potuto fare questo?!? "Quasi ruggì dalla collera. "Siete delle vere BESTIE!"
"Esatto.... e scoprirai la nostra bestiale furia". Rispose Jirobo completamente apatico, che prese una grossa palla da sollevamento pesi e si lanciò roteando come un forsennato.
Intanto i mostri si era ripresi e stavano assaltando Isaribi da entrambi i lati. Per evitare questo triplo attacco, la giovane fece una capriola all'indietro che ebbe come ulteriore effetto quello di fare cozzare l'uno contro l'altro tutti e tre gli avversari, facendo volare i due mostri per qualche altro metro. Al di fuori del tendone, dove era atterrata, la ragazza alzò un elevato quantitativo di gocce e si preparò ad un assalto a distanza.
"Tempesta di Quadrelle*!" Gridò, e lanciò un gran quantità di gocce d'acqua dirette contro il flauto di Tayuya.
Queste ultime però vennero fermate da delle ragnatele sparate dalla bocca di Kidomaru.
"Bel tentativo, ma inefficace. Credo che dovremo passare al livello successivo..." Commentò l'uomo ragno sarcastico.
"Mph... quel rozzo di Jirobo ha il tatto di un elefante tanto sgarbato".  Si rivolse sarcastica la rossa al compagno.
"Piccola put... ve la farò vedere io!" Il non-morto dai capelli arancioni, infuriato quanto desideroso di mostrare il suo valore, divelse dal terreno un palo con una mano sola e si lanciò agitandolo con forza, quindi tutto il Quartetto del suo suono scagliò in un attacco da più parti.
La giovane inizialmente riuscì a bloccare il colpo di remo di Jirobo con un calcio e rispondere con un rapidissimo fendente di arpione, ma non riuscì ad infierire che già Kidomaru si era avventato su di lei tirandole una gragnola di calci e pugni rapida successione, che però fu sempre in grado di parare. Non riuscì nemmeno a riprendere fiato che subito i due colossi ritentarono un nuovo schianto, costringendola ad indietreggiare per poi subire un ulteriore attacco dall'acrobata che era balzato con la sua agilità da trapezista sopra le bestie evocate.
Vedendo l'andamento della battaglia, Sakon sorrise diabolicamente.
"La battaglia sta volgendo a nostro vantaggio... infierite!"
Il bestione del gruppo si lanciò quindi in altro attacco con asta, che stavolta Isaribi non riuscì ad evitare né a parare e che la schiantò con forza contro una bancarella vari metri di lato.
"E' indifesa! Tayuya, attaccala!" Incitò il capo, e la rossa annuì suonando il flauto freneticamente e scatenando i due mostri come in una rissa per l'ultimo budino di pera.
Piuttosto stordita, la ladra cercò di rialzarsi il più fretta possibile, ma qualcosa le fece capire che non ce ne era bisogno: come in ogni buon film d'azione, i rinforzi erano giunti all'ultimo secondo, e il suddetto rinforzo sembrava essere una strana creatura dal capo filiforme e color grano, che teneva bloccati i due mostri a mezz'aria con le mani contro il volti.
"Che cosa?!?" Tutti i presenti non riuscirono a capacitarsi che il misterioso guerriero aveva lanciato i due bestioni come fossero fatti di cartone, facendoli franare contro altri stand.
"E' quel verme di-di-di-di-di-di-di...Ku-Kukuku..." Sakon era così spaventato che il suo vestito si stava progressivamente tingendo di verde. "Avete capito, no? Tayuya, mesmerizzalo!"
"Mesmerizzare come?"
Con una velocità degna di un serpente su razzo, il Demone del Grano aveva disarmato la non-morta del suo flauto, l'aveva spezzato e, dato che non c'è due senza tre, le aveva persino spezzato il colo putrefatto, lasciandola a terra stecchita.
"Tayuya!" Gridò Jirobo inferocito. "Avrei... tanto voluto... ucciderti io! Bastardo!"
Si lanciò dunque come un elefante, ma il Kukulann lo aveva già preso da a sotto il braccio e lo aveva lanciato contro le zanne della bestia evocata priva di vita, impalandolo.
"Kidomaru..." Disse il leader terrorizzato ."Qui devo tentare la mia arma segreta.... Ukon, vieni fuori!"
Detto ciò la gobba pelosa iniziò stranamente a muoversi ed a emettere suoni strani, quasi dei mugolii.
"Sakon... fratellino... perché mi chiamato? Uffa... stavo giocando ai videogame...."
"Ai videogame? Ecco perché sentivo la musichetta di Super Mario..." Realizzò il fratello, che quindi scosse  il capo. "Ma devi svegliarti! Dobbiamo combattere!"
"Ma devo affrontare Bowser e il suo mostro sparamuco al suoCastello Errante dei Destini Incrociati con Regolazione Semaforica*..."
Sentendo questa risposta, il più attivo dei fratelli si incavolò ancora di più, mentre Kidomaru si preparò  di sparare una raffica di ragnatele a sorpresa contro Kukulann.
"Emmm.... " Tentò di fermarli quest'ultimo con un colpo di tosse. "sentire, potreste sbrigarvi? Va contro il mio codice massacrare anche i non-morti durante una bega familiare... ma..."
Purtroppo per Kidomaru si era accorto di lui e gli staccò la testa con un'artigliata prima che potesse ancora reagire.
Infuriato ancora di più che spaventato, il direttore del Quartetto assaltò il Demone del Grano con tutta la sua forza, dimostrando abilità così impressionanti da resistere per circa... quattro-cinque secondi; quattro-cinque secondi al termine del quale finì a terra sventrato e con gli arti maciullati.
"Mah... direi che la feccia, è sistemata". Kukulann si pulì le mani e commentò la sua lotta atono. "Sono stato un po' brutale, ma se lo meritavano. E tu ragazzina, come stai? Sasuke Uchiha si è fatto male?"
Isaribi si chiedeva chi o che cosa fosse quel potentissimo guerriero che aveva annichilito il Quartetto del Suono senza scomporsi neanche un filo di pagliericcio, e sopratutto perché sapesse di Sasuke e lo stesse cercando. Parlando proprio del nobile, egli uscì dal tendone del circo strappato assieme ad un'eterogenea folla attonita e ancora in stato confusionale.
"Allora... cosa è successo?" Patirono varie voci dalla folla che parlava tra se, mentre Sasuke si accorse dei due e si distaccò dalla massa raggiungendoli.
"Sasuke... sei tornato in te!" L'abbracciò la ragazza con trasporto, quasi stritolandolo con la sua forza.
Per quanto il non-morto fosse contento di questa dimostrazione di affetto, un sinistro scricchiolio ad ambo le rotule gli fece capire che era ora di interromperla.
"Isaribi... sono contentissimo di tutto, ma non credo di meritarmi tanto trasporto. Anzi, sono sicuro di non meritarmi tanto trasporto! Quindi, perché non ne dimostri un po' meno..."
Sentendo anche lei gli scricchiolii, decise di interrompere il suo abbraccio e si scusò.
"Emmm... scusa, di nuovo....sono una gran pasticciona".
"D'accordo ragazzi.... ma facciamo piano, o la gente potrebbe spaventarsi..." Lì interruppe il demone. "Ad ogni modo, credo essere giunto qui al momento giusto: fortuna che tutto questo trambusto mi ha attirato qui. Per Giove... ci sono non-morti ovunque: ne ho dovuto seguire e combattere moltissimi a sud, specialmente alla Foresta Incantata e a Porto Scorbuto. Per ora non ci dovrebbero esserci problemi in quelle zone... ma vedo che le forze di Orochimaru sono dappertutto. Dobbiamo stare molto attenti, poiché i nemici potrebbero davvero comparire dovunque".
Sentendo ciò la ladra ebbe un nodo alla gola, e balbettò qualcosa abbassando lo sguardo.
"Io... scusatemi tanto, davvero. Sasuke, per colpa della mia infantile richiesta sei  finito sotto il loro controllo.... sono proprio una stupida mocciosetta capricciosa".
"Su dai!" Cercò di consolarlo il non-morto. Nella sua voce non si leggeva acrimonia o risentimento.
"Guarda, se non fosse stato per la tua idea, non avremo mai scoperto la presenza di accampamenti non-morti qui".
"Sasuke in un certo ha ragione, ragazza. Hai detto che ti chiami Isaribi? Scusa se non mi sono presentato prima, io mi chiamo Kukulann". Si presentò il demone stringendo la mano alla ragazza.
"Piacere Kukulann... aspetta un attimo... ma tu... come ho fatto a non riconoscerti subito?!?" Isaribi quasi strillò e ballò dallo stupore. "Tu sei il grande Kukulann l'Artiglio dell'Inferno! Come posso essere così stupida... amico, tu sei UNA LEGGENDA nel campo delle arti marziali. Anche se sono una praticante di uno stile più simile al karate invece che al kung-fu, voglio dirti che SEI UN MITO!"
"Emmm.... grazie". Kukulann era un po' imbarazzato. "Sono contento di aver un po' di ammiratori... sopratutto da una promessa come te, ragazzina. Ti manca giusto un po' di auto controllo, ecco tutto. Ad ogni modo, la nostra prossima meta sono i Campi Spaventapasseri, dove si trova la mia famiglia. Ecco, ti mostro le foto".
"Alt!" Li stoppò Al. "Non ricomincia!"
"Ok... scusate. Di lì, una volta controllata la situazione, giungeremo fino alla Gola delle Zucche, dove potremo recuperare il frammento di Pietra di Anubi..."
"Tu come fa a sapere?" Chiese sempre Al Kyubi incuriosito.
"Fidati, ho le mie fonti. Vi basti sapere che conosciamo più cose su voi due di quanto voi ne sappiate...ed è meglio che non facciate domande, non ora almeno. Il nostro compito è quello di recarci ai Campi Spaventapasseri..."
Se è proprio vero che quando si parla del diavolo in genere spunta da non so dove una lunga coda rossa, in questo caso sembrò quasi che la sfortuna menzione della patria natale del Demone del Grano abbia fatto accendere nei covoni dei campi un terribile incendio visibile fin dalla pianura (quando la sfiga non adopera il fucile, usa il napalm...).
"Diavolo... cosa sta succedendo?" La voce di Kukulann divenne d'un tratto carica di preoccupazione ed ansia. "Un incendio... dobbiamo andare immediatamente!"
"Bene... allora la nostra prossima tappa sono  Campi Spaventapasseri!" Affermò la ladra quasi altrettanto decisa, ma stranamente il lottatore la fermò.
"No, grazie, ma no: ascolta, hai presente tutta questa gente? Deve riportarla ai villaggi vicini, alle loro famiglie e proteggerla. I non-morti potrebbero sferrare un nuovo attacco..."
"Ma Kukulann! Le mie abilità potrebbero esservi utili..." Replicò la giovane.
"Fa' come ti ha detto". Si intromise Sasuke. La guardò quindi negli occhi in modo profondo, infondendole un forte senso di calma.
"Tu sei l'unica qui che potrebbe svolgere un compito simile. Ti prego: è già un miracolo che i civili non si siano ancora accorti di noi... conto molto su di te".
Isaribi mantenne per un poco alcuni residui di riluttanza, ma poi finalmente si decise.
"D'accordo, amici miei. Pregerò per voi e per la tua famiglia, Kukulann".
"Grazie infinite, ma non posso chiedere alla Luce ciò che ho il dovere di compiere con le mie forze". Rispose il Demone del Grano, che rivolse il suo sguardo più determinato che mai verso ai covoni in fiamme.
"La Luce ha già fatto tanto per noi. Ora tocca a me salvare la mia famiglia".
 
 

*********************

 
Me: ecco qua. La commedia per il prossimo capitolo diventerà dramma, quindi preparate i vostri fazzoletti e cose varie, sappiatelo.
Kukulann: spero davvero bene...
Me: certo, tanto sei una bestia ad arrivare nel momento giusto al posto giusto.
Kukulann: un vero guerriero non arriva né in ritardo, né in anticipo, ma sempre al momento in cui c'è più bisogno di lui. Così si fanno le cose fighe.
Me: mi ricordo che c'era qualcuno che diceva una frase simile... un mago, forse.
Kukulann: già un vecchio amico... un grande anche lui. Purtroppo, quando questi ci lasciano, sembra sempre il momento sbagliato.
Me: già... povero vecchio...
 
 

Perdonami, caro amico mai purtroppo conosciuto, per il mio increscioso ritardo,
ma non sono uno stregone come te.
Tu che sei stato più Gandalf di Gandalf stesso,
spero di trovarti ove la cortina di pioggia di questo mondo si alza
e tutto si trasforma in vetro argentato.
Lo so che il Signore degli Anelli non ti è mai piaciuto,
ma spero che almeno questo ti faccia capire, ovunque ti trovi
che non sarai dimenticato dalle nuove generazioni.
Maestro assoluto di doppiaggio, riposa in pace:
Gianni Musy.
(Milano, 3 agosto 1931- Mentana, 7 ottobre 2011)

 
P.S.: non dimentichiamoci anche di Wilson Greatbatch, che con tutti i cuori riattivati bisognerebbe dedicargli un monumento, bisognerebbe....
 
*: citazioni... vediamo se indovinate di cosa...

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Capitolo 12
*** I Campi Spaventapasseri (preparati a tremare, se sei un passero). ***


I Campi Spaventapasseri (preparati a tremare, se sei un passero).
 

 
I Campi Spaventapasseri, un tempo ridente e gigantesco granaio del regno nonché luogo di tutte le sagre possibili e immaginabili dall'uomo (più due di cui è meglio che non vi parli... credo di aver già usato questa battuta, no? Ma chi se ne importa e andate avanti!) sembravano, all'arrivo dei nostri eroi, più i Campi Spaventatutti: gli incendi divampavano ovunque attecchendo sulla paglia secca, rendendo il posto un vero inferno fiammeggiante.
"Dei..." mugolò Kukulann "è successo un disastro... la mia FAMIGLIA!!! Sasuke, devi vedere se c'è qualche persona in giro che richiede il tuo aiuto. Io devo andare subito dai miei cari".
Prima però che il nobile potesse rispondere, delle strane creature sbucarono fuori dal fuoco. Si trattava di strane creature simile a delle zucche antropomorfe la cui forma era a pera e i loro arti filiformi, mentre la bocca sembrava spropositatamente grande. Il gruppo portava delle fiaccole appresso, fiaccole accese e bruciacchiate da tempo.
Vedendo con i suoi occhi almeno alcuni dei responsabili di tale scempio, Kukulann quasi impazzì e si avventò come un lampo contro i nemici cucurbitacei, riducendone tutti in un pasticcio in pochissimi secondi tranne uno.
"Cosa avete fatto?!?" Minacciò il superstite bloccandolo vicino al cancello in fiamme. "Chi è il vostro padrone?!? DOVE SONO FINITI GLI ABITANTI?!? Dimmelo, o giuro che quel che resterà di te non basterà neanche per un frittino!"
La creatura, senza mostrare segno di intelligenza alcuna, gorgogliò ed aprì la sua enorme bocca, sputando un getto di acido in volto a Kukulann. Il Demone del Grano riuscì a pararlo con le sue unghie durissime ed estremamente resistenti, quindi sventrò la mostruosa zucca lasciandola a terra esanime.
"Kukulann"parlò stavolta Sasuke. "questi esseri sembrano per certi versi affini ai non-morti: non sembravano possedere una sorta di intelligenza. Credo che non troveremo l'informazione necessaria interrogandone altri".
Il demone si rialzò, ancora smaltendo la forte preoccupazione.
"Sasuke... hai ragione. Devo quindi più che mai dirigermi verso casa mia... seguimi, se credi di non poter trovare altre vie per uscire da quest'inferno".
Con una velocità strabiliante, il lottatore si lanciò verso la sua casa lungo il sentiero tremando al pensiero che qualcosa fosse accaduta ai suoi. L'Uchiha attivò lo Sharingan e cercò di seguirlo, ma la velocità dell'amico era tale che persino con i suoi occhi riusciva a malapena ad individuarlo.
Quello che però a Sasuke sembrava evidentissima era le ferocia e la preoccupazione dell'amico: Kukulann correva come un invasato, trucidando quasi senza nemmeno rallentare tutti gli sporadici nemici che incontrava.
"Povero Kukulann..." affermò il genio con immensa tristezza "io è solidale con lui: famiglia prima di tutto, eccetto suocera".
"Ti ringrazio di tutto, ma non devi interrompermi". Lo zittì il nobile. "Kukulann mi sta distanziando di troppo, e devo riprenderlo".
Lo scheletro però notò che non ce ne era bisogno: il Demone del Grano era giunto davanti ad un grosso casolare in fiamme, e ne sfondò l'enorme porta con un calcio.
Già da vari metri Sasuke poteva sentire la sue invocazione, poi però non udì più nulla, cosa che lo fece preoccupare molto.
"Kukulann!" Precipitandosi a tutta velocità nel casato, raggiunse il suo amico all'interno.
La seguente vista fu senza alcun dubbio la cosa più raggelante e mostruosa che avesse mai visto (altro che quegli zombi da operetta...): tutt'attorno c'erano corpi orribilmente sventrati e mutilati, quasi mangiati dall'interno, di vecchi e bambini di entrambi le razze, che giacevano senza vita con gli occhi sbarrati dal terrore. Il Demone del Grano giaceva a ginocchioni su uno in particolare, una femmina della sua specie con il petto completamente squarciato.
Tremando,  accarezzò le sue guance ancora piuttosto color paglia, quindi rosee per gli standard dei Demoni del Grani, e mugolò completamente devastato dentro.
"Perché... perché cazzo non sei andata nei rifugi?!? "Urlò alzando il volto al cielo. "Perché cazzo sei rimasta qui, eh?!' Sempre a fare l'eroina, VERO?!? Già... brutta stronza... è per questo che ti amavo tanto... Luce... perché...  perché... perché non ero lì a proteggerti da queste bestie? Perché... perché ho compiuto la cazzata di non essere tornato qui subito? Perchè... PERCHE' SONO UN INUTILE PEZZO DI MERDA, ECCO PERCHE'!!! Completamente... inutile... incapace di proteggere queste persone... incapace di proteggere la mia famiglia... ma soprattutto incapace di proteggere te. Amore mio... ti prego... abbi la forza di perdonare quell'idiota del tuo marito e padre dei nostri figli... perdonami anche se non lo merito affatto... perdonami... perdonami... perdonami..."
Né Sasuke né Al Kyubi trovavano parole in quel momento tali da descrivere lo stato di assoluto annientamento in cui versava il loro amico, né altre giuste per poter aiutarlo in quel momento di dolore.
"Kukulann..." riuscì mala pena a dire posando la sua mano ossuta sulla spalla del demone "non so cosa dirti. Ti sono però vicino con tutto me stesso. Te lo giuro, troveremo i colpevoli di questa mostruosità e faremo loro pagare tutto con gli interessi..."
Qualcosa però attirò la sua attenzione: uno dei cadaveri, che era di un Demone del Grano piuttosto corpulento, non sembrava affatto però appartenere alla sopracitata categoria; per essere più chiari, il demone era ustionato in più parti e probabilmente contuso, ma respirava ancora.
Preoccupato, il nobile si diresse per vedere meglio come stava.
"Riesci a sentirmi? Riesci a sentirmi?" Gli parlò con forza. Questi rispose aprendo gli occhi e balbettando ancora stordito.
"Cosa... aspetta... Kukulann!"
Gridando dall'apprensione, il demone posò lo sguardo sul suo amico che ancora era a ginocchioni. Quest'ultimo venne riportato alla realtà e si girò per vedere il proprio compagno steso a terra e tramortito. Subito si precipitò per vedere se stava bene.
"Kuroi! Almeno tu sei stato risparmiato! Quei mostri... cosa è successo?"
Il demone prima svenuto parlò con affanno. "Sono arrivati all'improvviso... ci hanno attaccati con torce... erano tantissimi.... sono riuscito a respingerne un paio... hanno fatto breccia di là..." e indicò il muro antistante l'ingresso, crepato in larga parte"... mi hanno colpito varie volte... credo di essere svenuto.... hanno pensato che fossi morto e così mi hanno lasciato stare. Loro però non sono stati così fortunati".
Il volto di Kukulann si colorò di nuovo della più terribile desolazione, cosa che Kuroi notò.
"Amico mio... sono terribilmente mortificato per te. Ma non preoccuparti per la tua famiglia..."
Incredibilmente per tutti, il demone iniziò ad esalare un respiro acre ed estremamente denso, simile ad un fumo velenoso.
"Caugh..." Tossì Kukulann, mentre sentiva i suoi riflessi intorpidirsi sempre di più, quasi stesse per svenire. Sasuke da parte sua era tremendamente confuso: il fumo non aveva alcun effetto su di lui considerata la sua mancanza di polmoni e il resto, ma la nebbia estremamente acre gli impediva di vedere bene e gli faceva lacrimare bene l'occhio.  Cercò di focalizzare il potere dello Sharingan, ma venne sbattuto a terra da un pugno fortissimo e bloccato da qualcosa al collo.
Kukulann, tentando di restare il più sveglio possibile, cercò di individuare il nobile usando l'udito e sferrò un calcio sopra la sua posizione, che e però venne parato. Ebbe a malapena il tempo di rendersene conto che venne fatto ruotare e scagliato contro il muro dietro di lui, facendolo franare.
La nebbia dopo poco si diradò, mostrando il nobile bloccato a terra per il collo da uno strano forcone per il fieno, con Kuori che ghignava torreggiando sopra di loro.
"Ahahahah..." sogghignò "il nostro Sir Sasuke Uchiha non è affatto il grande guerriero che tutti cantavano! Il sindacato dei bardi come sempre favorisce un mucchio di raccomandati".
"Che cosa... come diavolo hai fatto?" Chiese il nobile dapprima stordito, poi sempre più lucidamente infuriato.
"Hai... hai lasciato trucidare la tua stessa gente! CHE COSA DIAVOLO VUOI?!?"
"Lasciato trucidare? Pfh... quegli stupidi non avevano capito nulla... davvero nulla. E così come sono morti, eliminerò anche te!"
Detto ciò alzò il forcone e lo roteò velocemente preparandosi ad affondarlo nell'occhio buono dell'Uchiha. Quest'ultimo però rispose difendendosi con la lancia donatagli da Mei e l'arma del nemico iniziò così a liquefarsi sotto gli occhi del nemico.
"Dannazione..." sibilò quest'ultimo mentre Sasuke dal basso tentava un'ulteriore spazzata con la sua lancia acida. Per evitarla dovette saltare e così permettere allo scheletro di liberarsi e rialzarsi, cosa che fece velocemente.
"Sei piuttosto forte, devo ammetterlo". Commentò ancora il demone sprezzante. "Ma non hai ancora capito con chi ha che fare. La nostra razza era conosciuta un tempo per l'estrema crudeltà, per la leggiadra maestria con le armi e per la capacità di sbranare una mucca tre volte più velocemente di un banco di piranha idrofobi (anche perché un piranha idrofobo non vivrebbe molto a lungo, se mai ne esistesse uno). Eravamo così feroci e forti quando eravamo tra le fila dell'Oscurità..."
"Eravate tra le fila dell'Oscurità?" Sia Sasuke che il suo compagno erano increduli.
"Sì, e il vostro caro Kukulann era uno dei marescialli dell'esercito delle tenebre. Almeno finché non ha conosciuto l'amore, il rimorso il pentimento e blablablalbla... le solite sdolcinerie da favolette per bambini idealisti o ritardati. Insomma, quel balordo ci ha fatto cambiare bandiera proprio prima del trionfo e tradì i Demoni delle Ombre e permettendo loro di venire sigillati, così assicurando alla nostra gente un pacifico quanto disgustoso futuro. Che cosa folle, non credi?"
"Folle?" Chiese l'Uchiha confuso. In realtà pensava che l'unico pazzo lì fosse l'essere con cui parlava.
"Veramente mi sembri tu quello matto in giro".
"Matto? MATTO?!?" Gridò quello inferocito per via di quest'insulto. "Sono matto solo perché penso che la nostra specie dovrebbe tornare sulle copertine di Evil-Generation invece che fare da comparse in qualche pubblicità del Mulino Beige? Sono matto solo perché credo ci siamo rammolliti? Perché non torniamo all'epoca spartana di un tempo in cui facevamo bere ai nostri figli un litro di vodka appena nati per vedere se reggevano o davamo loro trecento frustate se tornavano due secondi dopo il coprifuoco?!? Perché?!? Perché tutti sono contro gli addestramenti al limite del letale, all'indottrinazione di massa e alle guerre di conquista per ampliare il nostro potere?!? SIETE SOLO UN BRANCO DI EUNUCHI SCANSAFATICHE!!!!!!"
"Io corregge mio amico". Al Kyubi intervenne. "Tu no sembra pazzo: tu è completamente con rotelle che saltano da tutte le parti in tua zucca!"
"Aahahahahah.... ridi pure, piccolo volpastro, ma vedremo che riderà per ultimo... hanno riso di me tutti, TUTTI! Ma mi sono vendicato, e adesso questi pacifisti imbelli sono morti o prigionieri! Dite che tutto ciò mi rende pazzo? Beh... forse tanto normale di testa non sono... ma finché ho il potere non conta null'altro. E voi assaggerete la mia furia!"
Finito questo monologo più classico che quasi fa vomitare il demone venne circondato da un'aura nerastra piuttosto densa, quindi mise palmi l'uno vicino all'altro.
"Ora vi mostrerò il potere a cui Kukulann e i Demoni del Grano hanno scioccamente rinunciato per più di un secolo".
Tra i suoi palmi si accumulò un'energia malefica, di colore verde-nerastro, quasi una fiamma innaturale che subito scagliò contro l'Uchiha. Questi la evitò, ma l'attacco fece esplodere ciò che restava della parete dietro incendiandolo.
"Uno l'hai evitato... ma come te la cavi con un assalto in massa?" Lo schernì ed intensificò la sua energia oscura.
Ma qualcosa gli ruppe le uova nel paniere, anzi qualcuno: Kukulann era tornato all'assalto e dal muro distrutto si era precipitato contro il nuovo nemico artigliandolo selvaggiamente.
"GRARRRRGGHHH!!!" Ruggì mentre solcava la faccia del nemico conle sue armi naturali, quindi lo calciò contro la parete ancora integra con forza tale da sfondarla.
Animato da una rabbia incontrollabile, Kukulann si stava preparando a colpire di nuovo il suo vecchio amico, ma questi si circondò di ancora di fiamme nere più intense, tanto che il suo corpo non era più visibile.
"Ci si vede al vostro funerale... muahhahaha..." La sua voce assunse una connotazione satanica mentre il suo corpo fatto di fiamme iniziava a volteggiare nell'aria; sotto gli occhi dei due avventurieri impotenti, volteggiò elegantemente per qualche mentre fino a scomparire nell'orizzonte lasciando una scia nera nel cielo.
"Maledetto! MALEDETTO!!!" La collera stava divorando Kukulann a tal punto che questi stava facendo a pezzi i muri ancora in piedi della casa ad artigliate.
"Kukulann.... ti prego..." Provò a parlargli l'amico, ma questi non sentiva, devastato e infuriato come era.
"Ti troverò bastardo... ti troverò... e ti farò pagare tutto! TUTTO!!!"
La rabbia del Demone del Grano era così forte che questi si piegò e diede dei pugni sul terreno tanto forti da aprire delle crepe in più punti.
"Kukulann... ti prego... basta..." Cercò stavolta di fermarlo Sasuke mettendogli di nuovo una mano sulla spalla e posizionandosi davanti al suo sguardo.
Quest'ultimo, quando si accorse del suo amico, smise di gridare e, per la prima volta  ormai da anni, sfogò tutto il suo dolore con un pianto tristissimo.
Vedendo per la prima volta quel demone che fino a quel momento sembrava invincibile così distrutto e disperato, Sasuke ebbe davvero un moto di scoramento e non riuscì per un attimo più a sapere che fare. Purtroppo il tempo per pensare non c'era, in quanto i due vennero interrotti dai rombi di vari colpi di cannone.
"Non ancora!" Il nobile si girò di scatto, e la vista che gli si presentò fu terrificante a dir poco: dei mostruosi colossi metallici, robot con gli arti simili ad immense lattine e muniti di cannoni sopra la testa avanzavano implacabili.
Spaventato, cercò di quindi di rimettere in sesto il suo compagno.
"Forza Kukulann!" Urlò Al con tutta la voce che aveva nel piccolo corpo. "Noi deve fuggire subito! Stanno venendo macchine da guerra terribili e tutto il resto.... noi deve scappare!"
La risposta del Demone del Grano, così come la sua espressione, li raggelò.
"Andate avanti senza di me..." si alzò quindi "li terrò a bada tutto il tempo che posso".
"Co..sa.. stai dicendo?!?" Replicò il nobile allibito. "Non ho alcuna intenzione di lasciarti qui adesso: sei molto debole e ti ucciderebbero di sicuro!"
Ascoltando queste parole, Sasuke Uchiha, replicò colpendo Kukulann in volto con un diretto, quindi lo tirò dietro di se per le braccia, bloccandolo schiena contro schiena.
"Cosa stai facendo?" Chiese il lottatore basito di tutto ciò, tanto da non reagire.
"Ti sto salvando la pelle!"
Urlando questa risposta, Sasuke iniziò a correre come un forsennato verso una meta imprecisata, ma comunque molto lontano da quei ceffi in lattina ben poco amichevoli; brutti ceffi dalla vista acuta che li avevano individuato e li usavano per esercitare la mira.
"Kukulann...." gridò l'Uchiha mentre evitava le bordate nemiche con pirolette degne di Carla Fracci "se sopravviviamo entrambi a tutto questo... TI AMMAZZO IO!"
Già.. se sopravviviamo... pensò. Ma come? Non vedo alcun posto dove poterci nascondere....
Sembrava però che finalmente la fortuna avesse sparato alcuni dei suoi colpi in canna, in quanto notò in lontananza alcuni segni mandati da un mulino poco distante.
"Ehi, voi laggiù!" Gli urlò un contadino da una delle finestre al secondo piano.
"Entrate subito! Se riuscite ad avvicinarvi indenni per un po', potremo coprirvi le spalle!"
Finalmente pieno di gioia, Sasuke si accorse che c'era ancora speranza e scattò verso il traguardo. Ancora più basito era Kukulann, che era rimasto sorpreso dall'audacia dell'Uchiha.
Amico mio, ora ho finalmente capito perché sei stato scelto per questa missione... sei davvero il migliore di tutti.
Questo lampo di contentezza sparì però quando si accorse che uno dei robot stava puntando i due con il cannone ed aveva innescato il colpo. Non c'era tempo di avvertire Sasuke, quindi decise di intervenire da solo: con un gesto preciso si liberò della stretta di Sasuke e lo lanciò con forza verso la finestra aperta del mulino.
L'Uchiha non poté fare altro che venire catapultato all'interno dell'edificio e vedere impotente il suo amico colpito in pieno da una cannonata e scagliato nella sua stessa direzione.
I due precipitarono nel mulino, subito accolti da un gruppo di contadini e di Demoni del Grano.
"E' Kukulann assieme a Sir Uchiha!" Si levarono le loro voci. "Presto, salviamoli!"
Subito un uomo piuttosto grosso, evidentemente il mugnaio, li raccolse entrambi e corse attraverso una scaletta al piano di sopra, dove c'erano donne e uomini feriti nonché alcuni esperti curatori.
"Sono feriti!" Gridò l'omone, e li depose su una barella.
"Aspettate, io sto bene!" Sasuke si rialzò, apparentemente senza troppa fatica. "Posso tornare a combattere!"
Lo stesso purtroppo non si poteva dire per Kukulann, il quale ansimava sempre affannosamente e sputava sangue dalla bocca. Subito apprensivi si precipitarono su di lui tre apprensivi infermieri che si preparano a dargli le medicazioni necessarie, ma il demone lottatore rifiutò le loro medicazioni e provò a rialzarsi.
"Devo tornare a lott... argghhhh!" Il dolore lo costrinse a ricadere sulla brandina.
"Non cercare di affaticarti, zio!" Una demone lo cercò di tenere fermo sul letto. "Se continui così, è altamente probabile che tu muoia!"
"Arghh... arghhh... lasciare ancora la mia gente e i mie cari morire.." rispose quello con un fil di voce "sarebbe molto peggio che perdere la mia sola vita... devo combattere! Quei bestioni sono troppi per tutti voi!"
"Forse... ma non per me".
Continuando la escalation di atti eroici, Sasuke Uchiha iniziò a parlare con un tono che sconvolse tutti i presenti: sembrava davvero... eroico.
"Ascoltate: io credo di essere l'unico qui che è in grado di aiutarvi a distruggere questi dannati barili ambulanti. Con le mie armi potrei riuscirci".
"Ma ci attaccherà una carrettata di nemici!" Replicò uno dei contadini. "Non riuscirete quasi nemmeno ad arrivare a loro".
"Sono piuttosto agile, posso tentare. Però dovrete darmi la copertura da lontano,va bene? Ho bisogno che cerchiate di allentare la pressione su di me il più possibile, ma senza esporvi troppo".
Il gruppo di contadini era un po' dubbioso, ma alla fine la situazione di emergenza li convinse.
"D'accordo" parlò per tutti la nipote dell'Artiglio d'Inferno. " Ci apposteremo sui tre cannoni che abbiamo preparato per le emergenze e ti copriremo con il loro fuoco. E' tutto che possiamo fare per voi, Sir".
"Grazie molte, mia signora". Si inchinò il nobile.
In quel momento il suo sguardo si incontrò con quello di Kukulann. Quest'ultimo era di nuovo calmo e pieno di gratitudine quasi fino alle lacrime.
"Grazie... grazie infinite amico mio... ma non farti ammazzare, d'accordo?".
"D'accordo".
Un terribile colpo di cannone assieme ad un raschio tremendo rimbombò nella sala.
"E' ora... con tutto il tempo che ci hanno messo, avranno portato un sacco di truppe per assediarci bene ". Parlò la nipote di Kukulann, quindi iniziò a dare ordini in modo perentorio "Tutti quelli con la mira migliore ai cannoni! Gli altri riprendano i forconi e si preparino!"
"Ok Sas'... tu è grande, ragazzo. E' ora davvero di dimostrare tua stoffa". Parlò Al Kyubi incitandolo.
Sasuke da canto suo sentiva un'eccitazione fortissima scuotergli ogni osteoblasto: aveva l'occasione e il dovere di agire da eroe, e il fallimento non era un'opzione.
Senza ulteriori indugi, spalancò la porta del mugnaio ed estrasse la sua arma. La forza d'assalto davanti a se era composta da almeno quattro o cinque colossi , coadiuvati da stranissimi esseri simili a spaventapasseri, che però stavano ruotando su stessi ad una velocità folle con gli artigli pronti ad attaccare.
"Caricare... puntare... FUOCO!" Un urlo partì dal piano superiore del mulino e in pochi secondi una palla di cannone venne scagliata contro un gruppo di quei mostri distruggendone vari, ma dietro al polverone del colpo si vedeva che altri stavano attaccando.
Senza farselo ripetere e sempre con lo Sharingan attivo, Sasuke afferrò e sparò una raffica di colpi precisi alle loro teste, quindi corse in mezzo alla polvere cercando di raggiungere i robot. Due spaventapasseri provarono a raggiungerlo e di trapanarlo, ma il nobile con un piroetta estrasse la Taglia Teste e li trinciò in un baleno, quindi effettuò una capriola in avanti per sfuggire alle numerosi cannonate.
"Dahiaiaiai!" Urlò quasi come Xena (che nun se batte, mi spiace), mentre con la lancia in pugno riuscì a raggiungere la gamba destra di robot ed infilzarlo con essa.
La bestia metallica provò a girarsi, ma gran parte del suo arto si liquefaceva più di gelato nel rovente mezzogiorno sahariano (nuova metafora con cortesia di Al, ma che originale che sono! Per nulla...), il che fece franare presto il gigantesco ma poco aggraziato colosso sopra gli altri tre, creando un effetto carambola.
"Strike!" Gridò trionfante, ma ohimè si sbagliava, dato che il suo era rimasto in piedi un grosso, enorme e tanto arrabbiato birillo, che stava cercando di schiacciarlo usando le sue enormi gambe. Sasuke evitò la zampata e tentò un'altra volta di infilzare l'enorme arto del robot con la lancia, ma quest'ultimo lo roteò così vorticosamente da creare una corrente d'aria che rendeva molto difficile l'assalto.
"Tu deve trovare un'altra strada, Sas'". Lo consigliò Al Kyubi, mentre il mostro alzò l'enorme e barattolesco arto e tentò di afferrarlo. Questi fu più agile (non che non ci volesse molto, dato che era lento quasi come un vero barattolo) e saltò indenne sul colossale arto proteso del mostro metallico, quindi, sempre con un altro agile salto, infilzò con la lancia il torace di quest'ultimo.
Il petto del mostro iniziò a liquefarsi, rivelando un folletto mezzo con spessi occhiali da sole che beveva caffè dietro alla macchina. Stupito per questa intromissione della sua privacy, ma più ancora spaventato di vedere un guerriero scheletro coadiuvato da tantissimi contadini armati e incattiviti, prese la decisione più saggia e scappò via alla chetichella bofonchiando alcune parole in un idioma straniero che qui riporto: "Cirincontreremobruttizoticiebifolchisenzascamponésperanzaestavoltailmiopadroneilredellezucchevifaràapezzimentreviruberòtuttelegallinementreagonizzate-ahahahahahahmaadessocorroasalvarmilapelleeachiedereilrisarcimentoallamiacompagniassicurativaperlemacchinedaguerra!"
Vedendo gli invasori ormai ritirarsi, il nobile tirò(metaforicamente) un grosso sospiro di sollievo, mentre tutti i contadini che erano usciti armati alzarono i loro arnesi in segno di vittoria.
"Gli avete fatto un mazzo tanto, messere!" Parlò il mugnaio roteando sopra la testa un'enorme badile.
"Già... è proprio vero... grazie di cuore..."
A parlare non era però uno dei contadini, bensì Kukulann stesso, che era uscito dal mulino. Tutti i presenti accorsero ad aiutarlo, ma riusciva a camminare da solo, seppur era sempre molto debole.
"Amico mio..." Camminò verso il nobile scheletro e poggiò la mano destra sull'armatura.
"Io... ti sarò debitore per sempre... ma non devi restare qui. Voi tutti non dovete restare qui!" Quasi urlò in modo strozzato. "Loro... torneranno, e molto più numerosi di prima. Vi uccideranno, stavolta..."
Quest'affermazione instillò in tutti la preoccupazione quasi l'angoscia, ma ancora una volta Sasuke dimostrò una risolutezza estrema (vi giuro che non so nemmeno io come ha fatto... miracolo del fantasy?).
"No... ascoltatemi tutti. Ho sentito da quel microbo parlare di un certo Re delle Zucche, che se esiste e guida tutta questa invasione, sicuramente si troverà alla Gola delle Zucche. Il mio principale obbiettivo mi porta lì, e vi giuro sul mio onore di cavaliere, miei fedeli agricoltori, che libererò il mondo da questa minaccia cucurbitacea. E, Kukulann, salverò la tua famiglia: Kuroi mi ha parlato di alcuni prigionieri, e anche loro probabilmente si trovano lì".
"No... no. Non devi farlo necessariamente". Inspiegabilmente il Demone del Grano scosse la testa affranto. "Hai già una missione che devi svolgere... questa ha la priorità su ogni cosa. Su ogni cosa! Tu... non devi permettere che niente e nessuno ti possa distrarre. Mi hai capito?"
Detto ciò si accasciò a terra con le lacrime agli occhi. La disperazione in lui era stritolante, ma la salvezza di Konohamere per Kukulann veniva sopra tutto e tutti, anche sulla sua stessa famiglia.
Intanto, tutto per Sasuke sembrava girare vorticosamente, e non era solo per ciò che gli aveva etto l'amico: evidentemente la sala degli eroi lo aspettava.
"Al, spero davvero che stavolta mi diano qualcosa di veramente utile, perché ho pochissimo tempo". Parlò all'amico gravemente scocciato, quindi camminò nervosamente verso il corridoio fino ad incontrare il suo prossimo donatore. Come statua animata trovò un tipo molto strano, vestito dalla testa in giù con un kimono cerimoniale, ma la cui testa era coperta da una celata che però lasciava uscire dei folti capelli neri.
"Ehi là, herr Uchiha, sei tornato zu campo di battaglia, ya?" Gli parlò amichevolmente. "Qfesto è bene. Tutti dire a me: Hiashi Sturnguard, coza tu penzare di qfest'ascia, di qfesta zpada oppure di qfesto ztupido baztone con un punta zopra? Io rizpondere: NEEEIINN! ZTUPIDO FILLICKEN! Guerra moderna ezzere sciienza..."
"Senti, non ho tempo per queste cose". Lo troncò l'Uchiha brusco. "Ho bisogno di un'arma molto in fretta".
"Tu nicht folere zentire mia zpiegazione?" Chiese stupido il guerriero, che però subito lasciò perdere ogni eventuale discussione. "Fa bene..."
Detto ciò fece comparire dal nulla una specie di scudo bluastro scintillante, che porse all'Uchiha.
"Qfesto è zcudo magicken! Ezzere arma più sciientifica di tutte. Tu è fortunato: se tu non ezzere in situazione di crisi come qfesta, io lo avrei zbattuto zu tua faccia come al fillicken nel racconto. Uza zuo potere per proteggere te ztesso e gli altri: zarai così potente und marziale come Hiashi Sturnguard, anche ze non cozì affascinante".
Non ebbe però il tempo di ritornare di pietra che rimase di sasso comunque vedendo Sasuke scappare a gambe levate verso l'uscita.
"Grazie!" Fece appena in tempo ad urlare prima di sparire nella luce.
Tornato nel mondo dei vivi, si ritrovò davanti ancora alla folla di paesani e lavoratori che ancora era disposta in cerchio.
Tutti quanti, avendo ammirato il prodigio, arretrarono ammutoliti dallo stupore. Solo Kukulann non sembrava stupito al punto, tanto da quasi sorridere.
"Dunque... sei giunto alla Sala degli Eroi. Loro ti considerano degno...."
Il duo avrebbe voluto chiedergli molto sulla faccenda di entrata nell'aldilà, ma capirono che non c'era tempo.
"Sì, miei cari concittadini, risparmiate inchini ed ovazioni per dopo, ora devo scappare verso Gola delle Zucche. a che parte si trova?"
Il mugnaio indicò la direzione con un dito, quindi lo scheletro fece un cenno con la testa e scappò via come Beep Beep (ma senza il tipico e arcinoto verso).
"Sas'... io mai visto te così determinato!" Affermò Al Kyubi che si copriva dai brutti spifferi.
Dal tono di voce sembrava davvero sbalordito da tutto quest'ardire messo tutto in una volta.
"Come ti ho già detto...." rispose il nobile "ho già sprecato la mia occasione di diventare un eroe una volta, e non voglio né posso fallire ancora!"
Il suo sguardo penetrante si posò dunque sui campi di grano sterminati, fino a giungere ad una piccola casetta circondata da imponenti viticci.
"Io salverò la famiglia di Kukulann! Io salverò tutti!"
 
 

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Angolo dell'autore: forse il capitolo più difficile da scrivere, dato che ho cercato di dosare parti drammatiche con un certo quantitativo di humor.
Per il resto...
a dopo!

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Capitolo 13
*** La Gola delle Zucche (dato che la battuta nella versione italiana del gioco fa abbastanza schifo, vi lascio direttamente al capitolo, che è meglio). ***


La Gola delle Zucche (dato che la battuta nella versione italiana del gioco fa abbastanza schifo, vi lascio direttamente al capitolo, che è meglio).
 

 
Ricominciando dalla gloriosa e cazzuta dimostrazione di coraggio del capitan Uchiha (e stavolta senza ironia o sarcasmo o commentini da Hoshigargolla...), vediamo il duo di eroi addentrarsi nella sperduta e misteriosa Gola delle Zucche. Sasuke, sebbene fosse più che mai determinato a trovare la Pietra di Anubi e a salvare la famiglia di Kukulann, non poté che osservare con una certa nostalgia i cunicoli ricoperti di erbetta che gli ricordavano la sua infanzia, quando bigiava la scuola per andare a comprare i gustosi dolci dall'omino delle zucche.
Diavolo... pensò. Non devo farmi distrarre dal dannato profumo di zucche.... non devo... il mondo intero e la famiglia di Kukulann sono in pericolo.... ma è tutto così buono! Io adoro le zucche! Me ne mangerei a quintali in ogni risma: dolci, salate, fritte, bollite, ripiene di gelato, in fricassea, cotte al forno e pure sulla pizza; TUTTE SONO DELIZIOSE!
Purtroppo per lui, di zucche ne avrebbe trovate tante da far indigestione per almeno quattro vite: uscito dai cunicoli apparentemente pacifici, si trovò infatti davanti ad un grosso cortile con al centro un casolare. Tutto lì era avvinghiato da viticci all'apparenza durissimi, e numerose creature cucurbitacee, dello stesso tipo che aveva affrontato ai Campi Spaventapasseri, facevano guardia all'edificio.
"Dunque Sas'" ricapitolò Al "Io scommette mio quasi-autentico tappeto persiano che dentro quell'edificio c'è molti prigionieri, se non tutti. Magione però è chiusa da viticci, e noi no può entrare ed aprire porta senza far rumore... dunque..."
"Ho capito" lo interruppe Sasuke "devo fare un'enorme pasticcio di zucche, no?"
Sfoderò quindi la Tagliateste ed indicò il gruppo di mostri vegetali più vicino.
"Fortuna per tutti quanti che io adoro le zucche... però da mangiare. E nessun piatto di questi gustosi vegetali sarà così succoso come adesso".
Finito il suo discorso un po' da figo ( ma nemmeno tanto), Sasuke, con lo Sharingan attivo, sferrò il suo attacco contro il suo bersaglio: l'istante dopo due zucche vennero trinciate orizzontalmente con una precisione degna dell' Allegro Chirurgo. Poi, l'Uchiha si lanciò contro altri due bersagli che si trovavano alcuni metri a destra. Nonostante ormai la guardia vegetale si fosse accorta di loro e stesse bombardando lo scheletro di escrezioni acide, il guerriero scheletrico dimostrò per l'ennesima volta le sue doti di ballerino trinciando i sue due bersagli dopo un salto mortale in avanti perfettamente eseguito, quindi incalzò il terzo con una spaccata da manuale.
"Ecco un altro bel piatto in arrivo!" Gridò tagliando il nemico in due, mentre il resto degli avversari continuò un bombardamento a tappeto con fiotti di saliva acida. Stavolta però Sasuke non decise di evitarlo, ma richiamò lo scudo datogli da Hiashi per testare le sua abilità.
E doveva davvero ammettere che per il momento, lo "studente" si stava applicando ottimante: tenuto a mezz'aria pochi metri davanti al palmo della sua mano, la difesa magica stava bloccando tutti i colpi con grande efficacia.
"Scudo magico di tipo che parla in accetto mitteleuropeo è forte, ma tu non abusare di questo potere: scudi magici non può essere attivati per sempre". Lo consigliò Al, che essendo un genio e l'aiutante di Kushina, finalmente poteva dirsi competente in quell'ambito.
Sasuke, per quanto era eccitato di avere una difesa così impenetrabile, diede ascolto al suo amico, e disattivò la difesa mentre il nemico stava prendendo una pausa dal continuo assalto. Manco a dirlo, la mancanza di salivazione segnò il destino di queste creature, in quanto Sasuke li assaltò e ne fece fiori di zucca con pochi e precisissimi fendenti, tanto erano vicini.
"E l'antipasto è servito!" Ruggì di trionfo il nobile mentre osservava trionfante il pasticcio di zucca e liquido arancione sul tappeto. "Peccato non avere un fodero per la mia arma, altrimenti avrei potuto fare una mossa tipo Iaido o altre cose fighe da eroe cazzuto".
"Tu è meglio che no tira troppo corda" lo ammonì Al Kyubi "tu sa da commenti da narratore che noi è in storia comica, e credo che tu più tirare tua cosa che nessuno dice cosa è, ma che indica vantarsi, più l'autore mette te in guai e in situazioni ridicoli".
Per quanto Sasuke trovasse interessanti queste discussioni sul Quarto Muro, alcune voci lo riportarono alla realtà (alla loro realtà, che poi sarebbe quella immaginaria). Voltatosi per vedere chi parlava, i due udirono più attentamente dietro alla porta bloccata dai viticci un uomo chiedere aiuto.
"Aiuto! Cavaliere d'ossa!" Gridava quello sempre con maggior forza. "Salvateci! Liberateci, prima che gli aguzzi inizino ad agire!"
Piuttosto confuso, Sasuke ed Al si chiesero di chi stesse parlando il pover'uomo imprigionato, ma subito alcuni grotteschi grugniti provenire dall'interno della magione gli diedero ragione di sbrigarsi il più possibile.
Senza perdere altro tempo, estrasse la sua lancia sciogli-tutto e la usò per liquefare i viticci che gli impedivano di entrare, quindi tirò giù la porta. Subito gli si offrì la vista di un altro di dei soldati zucca, e subito lo impalò in bocca con la sua letale arma. Inizialmente pensò di liberare immediatamente il povero prigioniero, ma realizzò presto che c'erano altri nemici da ulteriori urla. Molto in ansia, corse a dentro perdifiato per vedere se qualcuno era stato ferito. Alla sua vista si offrirono tante donne e uomini e Demoni del Grano, persino alcuni bambini di quella specie, legati da tralci come salami e ben imbavagliati.
Il nobile ringraziò il cielo di accertarsi  che nessuno di loro si fosse fatto troppo male e subito si inginocchiò vicino ad un piccolo demone, che, a giudicare dall'aspetto, corrispondeva più o meno al piccolo nella foto di famiglia di Kukulann.
"Aspetto piccolino". Cercò di calmare il ragazzino, che si agitava e mugolava completamente imbavagliato come era.
Il volto del ragazzino era segnato da un terrore indicibile, che quasi lo induceva a piangere e lo faceva agitare e dimenare sempre di più. I due ebbero una sensazione orribile nel pensare a cosa possa essergli accaduto di così terribile da sconvolgerlo così tanto.
"Ascolta piccolo" provò stavolta a consolarlo Al Kyubi, ma il bambino continuava ad zompare e saltellare come un invasato.
Poi in un attimo, gli occhi del ragazzo strariparono di lacrime, e senza alcun preavviso si gettò a corpo morto contro le scheletro, facendolo ruzzolare di qualche metro.
"Cosa..." I due erano piuttosto confusi, ma un rumore terribile risolse ogni loro dubbio: davanti a loro era zompato un Demone del Grano sano, libero, ed evidentemente malintenzionato.
Ancora, subito dopo altre tre demoni atterrarono sul pavimento in pieno stile ninja, snudando però al posto di shuriken e spade varie artigli altrettanto affilati.
"Eccoti qui, come il nostro maestro ci predetto..." quasi ghignò il primo ad essersi presentato "ma, sei arrivato tardi. Kuroi è asceso alla grandezza, e noi con lui! Tutto ciò che dobbiamo fare per entrare ulteriormente nelle grazie dell'ordine che sta per sorgere è... eliminarti!"
"Ti pareva..." rispose Sasuke calmo, ma anche serio al punto di risultare quasi sinistro, quindi depose delicatamente Kukulann Jr. sul pavimento, quindi puntò la Tagliateste verso di loro.
"Allora..." l'occhiata con Sharingan attivo e ghigno feroce era davvero truce "dato che ho già discusso abbastanza con il vostro infame e voltagabbana capo, ve lo ripeterò una volta sola: volete recuperare il lume della ragione e liberare tutte le persone a cui state facendo da aguzzini, oppure vogliamo risolvere la situazione con le cattive maniere? E intendo dire molto cattive maniere!"
Il gruppo non però spaventato di un punto, anzi i demoni si lanciarono in un coro di risate sarcastiche.
"Tu? Scon... figgerci? Aahahahahah! Noi siamo in quattro contro uno!" Affermò quello che sembrava essere il capo. "Forza ragazzi, facciamone il pane!"
I tre demoni si lanciarono quindi in varie posizioni e sferrarono delle artigliate combinate da più lati.
"Tattica di gruppo vecchia quanto mummie!" Stavolta fu Al Kyubi a parlare. "Ma tu può batterli! Usa tua arma segreta!"
Intuendo il compagno al volo, Sasuke ne bloccò due a mezz'aria evocando il suo scudo, quindi procedette a pararne gli altri due con la Tagliateste.
Il gruppo fu sorpreso di questa parata, e questo permise a Sasuke di liberare la Tagliateste di sferrare un ampio fendente laterale che quasi li colpì tutti. Due vennero feriti e caddero rovinosamente a terra, ma il terzo e il quarto, più abili, pararono i colpi con i loro artigli duri come il ferro.
"Sei piuttosto capace, devo ammetterlo" si complimentò uno integro "ma non hai alcuna possibilità contro lo stile dell'Artiglio della nostra specie: il nostro kung-fu è il più letale al mondo!"
Ma fatemi il piac... il nobile non ebbe il tempo materiale nemmeno di pensare che subito i due avversari si lanciarono contro di usando una tecnica però più elaborata; il primo avanzò con una spazzata dal basso, che Sasuke riuscì ad evitare saltando, mentre l'altro partì sferrando una serie di diretti a mezz'aria molto rapidi, anch'essi però schivati o parati. Subito dopo però il guerriero in posizione superiore si ritirò per fare spazio a quello di sopra che tentò un altro calcio dal basso verso l'alto, che stavolta fece perdere al nobile la coordinazione e lo fece cadere a terra.
Sasuke provò quindi a rialzarsi, ma i due demoni feriti lo stavano bloccando al terreno ben fermo, mentre quelli due in piedi si lanciarono contro di lui in un doppio drop-kick.
"Tu fa presto!" Incitò Al Kyubi.
"E tu smettila di fare il Capitan Ovvio!" Gli gridò contro Sasuke, anche lui molto in ansia per il timore che il suo un tempo bel faccino finisca per diventare un poggiapiedi per mostri.
Senza aspettare un secondo quindi estrasse la balestra e sparò una gran raffica di colpi il più velocemente possibile. I dardi, scagliati in fretta e furia, non furono molto precisi, ma ebbero comunque degli effetti utili, ovvero quelli di costringere i due Demoni del Grano che stavano effettuando il drop-kick a ritirarsi e ad accecarne uno che lo stava bloccando, che mollò la presa.
"Maledetto!" Urlò l'altro compagno sfregiato dalla Tagliateste, che alzò il pugno con rabbia e attaccò in maniera feroce, ma anche molto scomposta, il che diede la possibilità all'Uchiha di sferrare un calcio piuttosto potente con la gamba libera sul muso del mostro e di fargli mollare la presa del tutto. Di nuovo in piedi, dovette però subire un nuovo assalto da parte dei demoni più capaci, che riuscì ancora a contrastare efficacemente ruotando con maestria la Tagliateste e allontanandoli da se.
Basta prendere calci e botte! Pensò tra se l'emaciato guerriero tra se. E' ora di passare al contrattacco!
Velocemente impugnò sia la lancia che la spada ed effettuò rapidi fendenti con entrambi le armi, cercando di far indietreggiare i due. L'attacco ebbe effetti alterni, nonostante stesse mettendo ambo i nemici alle corde, dato che una delle armi stava ustionando e quasi sciogliendo gli arti di uno, mentre l'altro riusciva a parare con maggiore efficacia.
"Argh!" Gridò quello in maggiore difficoltà. "E' tutto tuo!"
Si allontanò quindi e scappo via dalla sala con dei balzi in alto, lasciando il suo compagno da solo a lottare contro il nobile. Per la prima volta il demone durante lo scontro un sentimento di sottile paura ed agitazione sostituì quello di arroganza compiaciuta che aveva mantenuto fino ad ora. 
Ma non era il momento per lui di farsi prendere dal panico: attingendo alle classiche  carte standard di ogni buon bastardone, sapeva bene almeno come guadagnare tempo prezioso.Velocemente si ritirò quindi dall'assalto con un salto all'indietro ed afferrò per i viticci uno dei tanti ostaggi imbavagliati come salami prima che Sasuke potesse evitarlo.
"Fai un'altra mossa, e di questo poveretto non ne rimarrà abbastanza carne per farci una vecchia contadina nana e con l'artrite!"
Il poveretto, terrorizzato da queste prospettiva e dall'artiglio molto affilato che il nemico gli stava posando vicino al collo, strillò e mugugnò disperatamente per la propria vita. In quanto a Sasuke, il problema era quanto di più classico possibile, ma sempre tremendamente difficile da risolvere: come impedire al cattivastro senza scrupoli di turno di farla franca senza al contempo fare la pelle al povero ostaggio capitato lì per puro caso? Intanto, all'Uchiha sembrava meglio chiedere una tregua temporanea, allo scopo di evitare la morte del contadino sequestrato.
"D'accordo. Non mi muoverò per adesso". Abbassò le armi per far vedere al demone che non aveva intenzione di tirare la corda in questo stallo.
"Sei ragionevole, a quanto pare". Il demone sembrava piuttosto convinto da queste parole. "Bene... allora metti giù le armi. Io me ne andrò di qui senza che tu opponga resistenza, o per questo poveretto è la fine".
"E chi mi assicura che tu non uccida lui dopo che è fuori?" Si intromise Al Kyubi con insolita serietà.
"Io lo eliminerò comunque se tenterete una qualsiasi azione, ricordatelo BENE!" Replicò il demone.
Dall'enfasi con cui aveva pronunciato quell'ultima parola, così come dai suoi movimenti sconnessi, si vedeva bene di come quanto fosse in ansia per l'esito dello scambio.
Lentamente, senza guardarsi dietro, indietreggiò con l'ostaggio, ma un fortuito (ma non per lui, che era un colpo di sfiga in piena fronte) ostacolo, ovvero la presenza di Kukulann Jr. a pochi metri da lui, lo fece inciampare e mollare la presa sull'ostaggio.
Sasuke, che abbiamo già detto che aveva ben chiara l'antifona, non si fece scappare questo momento: velocemente riafferrò la spada e, con un colpo secco e preciso, si lanciò verso il nemico e provò ad infilzargli la spalla. L'attacco ebbe buon esito, e la punta della lama penetrò a fondo nella carne dell'avversario facendola e sanguinare, e sopratutto, bloccandolo a terra ormai vinto.
"Capo... è meglio arrendersi". Fecero i due demoni feriti per primi, che si stavano rialzando con gran fatica.
Intanto Sasuke, senza degnare il nemico di uno sguardo estrasse la lama dalla sua spalla
"Dovresti dare loro ascolto, ammasso di paglia secca. Anzi, no, non sei nemmeno degno che ti chiami con questo nomignolo, dato che una feccia come te non ha il diritto di essere paragonata ad altri Demoni del Grano!"
"Parole troppo grosse... povero sciocco..." Il gruppo dei tre demoni era riuscito a rialzarsi formando un blocco unico, dato che da soli riuscivano a mala pena areggersi in piedi.
"Sconfiggerci... non ti servirà a nulla" lo schernì "il nostro grande e glorioso alleato, il Re delle Zucche, ha occhi e orecchie dappertutto, tanto che uno a Gola delle Zucche deve stare molto attento quando va a fare i bisogni... in posto dove la privacy è un lusso e le porte chiuse si pagano tanto oro quanto pesando, tutto viene saputo e conosciuto in fretta. Povero sciocco... lui probabilmente sa già che siete arrivate qui. Presto... molto presto... muahahahahahahah!!!"
Estrassero quindi delle bombe fumogene estratte dal loro stesso corpo di paglia sul terreno e le gettarono, il che permise loro di sparire senza che nessuno potesse fare nulla (lo so che vi starete chiedendo come hanno fatto, dato che erano mezzi morti e tutto il resto, ma il potere della sparizione in stile ninja con bombolette di fumo è indiscutibile, sorry).
"Se ne sono andati... caugh!"
I due tossirono un poco in mezzo al gas, ma per fortuna esso era abbastanza rado e si estinse subito. Subito quindi diedero un 'occhiata tutto intorno per vedere se qualche prigioniero era rimasto ferito durante la colluttazione; con sollievo notarono che, a parte un grosso spavento, nessuno aveva subito danni.
"Bene, state tutti abbastanza bene, suppongo" confermò rassicurato "non vi preoccupate cittadini pacifici, il vostro glorioso e magnifico e nobile eroe vi libererà dalla vostra sgradevole posizione".
Detto ciò iniziò la sua opera tagliando con precisioni i viticci che legavano i prigionieri ad uno ad uno, ricevendo ringraziamenti ed encomi che accettò con piacere. In particolare, quando liberò il piccolo figlio di Kukulann, gli diede maggiore attenzione.
"Ascolta ragazzino... grazie per avermi avvertito. Sei davvero figlio di tuo padre".
"Di nulla... " rispose in ragazzino lievemente imbarazzato "ho... solo ascoltato quello che quei cattivi dicevano... non mi avevano considerato affatto..."
"Beh, è comunque stato un bell'aiuto. Grazie".
Il ragazzino arrossì dal complimento e ritirò la sua faccia nella paglia. Un terribile pensiero però smorzò subito dopo questa contentezza.
"Papà... mamma... dove sono finiti? Sai dove è papa? E' tornato? E la mamma... è in salvo per caso?"
In quel momento più di ogni altro Sasuke benedì il fatto di essere uno scheletro, poiché dubitava che da vivo sarebbe riuscito ad ingoiare tutta la saliva che avrebbe prodotto; per dirla in termini meno astrusi, non aveva davvero idea di come raccontare al bambino la cosa orribile che era accaduta a sua madre...
"Vedi... Kukulann Jr... tuo padre è tornato. E' ancora un po' malconcio... ma è vivo e fuori pericolo ai Campi Spaventapasseri". Iniziò con una notizia positiva.
Il piccolo in risposto soffiò dal sollievo.
"Bene... papà sta bene... sono tanto felice. E la mamma?"
Ora per il nostro arrivava il brutto, ovvero la confessione finale. Sasuke ormai era sul punto di sudare pur essendo uno scheletro, e tremava nel rivelare la notizia. Purtroppo, il fu il ragazzino a parlargli invece, e dalla faccia funerea che aveva, era ormai sicuro per i due che avesse capito tutto.
"Mia mamma... è morta, vero?"
Senza dire altro lo scheletro offrì il suo ossuto abbraccio al piccolo. Un dono, che per quanto fosse poco, il ragazzino accettò volentieri.
"Kukulann Jr... vorrei tanto dirti il contrario, ma purtroppo tua madre non è più fra noi... lo so che hai affrontato tantissimi momenti orribili, ma devi ancora essere forte... per tuo padre e per tutti".
Nonostante il bambino piangeva forte, annuì con la testa; subito la affondò nell'armatura del guerriero, almeno quel pochissimo che poteva.
Il momento di tenerezza e di dolore così creato ebbe però un'interruzione improvvisa quanto brusca: alcuni mugoli e forti picchiettii sul legno attirarono l'attenzione dei tre.
A fare questi rumori era una dei pochissimi prigionieri ancora rinchiusi, stranamente quasi isolata. Era una donna all'apparenza anziana, dai capelli bianchi e dal volto ricoperto di rughe.
"Aspetta qui..." Il nobile lasciò il ragazzino e si diresse verso la vecchia, che strepitava e si attorcigliava nella sua prigionia.
"Aspetti signora... ora la libero..." Detto ciò liberò la donna, la quale non ebbe la bocca libera dal bavaglio vegetale iniziò la sua feroce invettiva.
"Perché ci hai messo così tanto? PERCHE' CAVOLO, BRUTTO ZOTICO?!? Aspetta..." si calmò un poco "ma tu sei Sir Sasuke Uchiha! Ti hanno descritto molto diversamente dal tuo aspetto dal vivo. A momenti non ti riconoscevo: le sopracciglia hanno una grande importanza quando devi riconoscere una persona... d'altronde, come il resto della faccia. Io sono la Strega delle Zucche, Chiyo".
"Bene". I due erano davvero contenti di aver trovato il loro obbiettivo.
"Allora potrai dirci chi c'è dietro questo... orrore".
La donna prese un profondo respiro, quindi iniziò il suo racconto.
"Ho passato la mia vita ad accudire le mie zucche: esse sono la mia vita, il mio amore, la mia somma fonte giuoia!" Declamò con enfasi. "Mi sono presa cura di loro per tutta la vita, nutrendole al mio sen... voglio dire, piantandole in un bel terreno ricco, ecco. E sai come mi hanno ripagato di tutti questi sforzi?"
"Emmm... come?"
"Con un VILE, DISGUSTOSO, MALVAGIO, INFIDO E CRUDELE ATTO DI INGRATIDUNE!!!"
La sfuriata fu così terribile che quasi fece cadere a terra il guerriero assieme a tre - quattro presenti. La donna però si calmò, e tutta la sua rabbia venne sostituita da tristezza.
"Ho... eseguito solo un piccolo incantesimo di crescita sul mio piccolo Punki Sasori. Era speciale... volevo che avesse il meglio... e adesso guardate! Un Re delle Zucche rinnegato! Assorbe potere dalla terra...e forse anche da qualcos'altro. Il suo esercito di zucche mostruose cresce di continuo, così come la sua forza. Mi ha assaltata, ma non sono riuscita a mieterlo... sarà per i suoi occhietti da zucca. Era così dolce..."
"Aspettate!" Uno dei contadini, che aveva sentito il racconto , prese un forcone ed iniziò a declamare agli altri con grande rabbia.
"Dunque è a questo che ha condotti questa megera! Io propongo di scatenare la folla inferocita che è in noi, dato anche abbiamo pure gli ingredienti per un classico attacco in grande stile, e di punire la strega per il suo comportamento scellerato!"
Sotto gli ordini di quel bifolco stranamente dal parlar forbito, un gran numero di contadini iniziò a caricarsi e a circondare la strega gridando frasi che è meglio che io non riporti.
"Emmm... Sasuke...." disse lei "ti prego... SALVAMI!"
Per quanto fosse tentato di lasciare la Strega delle Zucche in balia della folla, considerata la vera pericolosità della sua insana passione per le zucche, il suo istinto di cavaliere, così come il fatto che lei sapesse della Pietra di Anubi, lo convinse a tentare un'altra strada. Ora però, e qui era il difficile, doveva convincere la folla inferocita...
"Miei cari compatrioti, il vostro Sir Uchiha condivide la vostra rabbia e la vostra preoccupazione, ma sfogare la nostra furia su una vecchia indifesa non è azione né utile né onorevole. Invece, dovete prendere questa rabbia, tenerla al caldo e sbatterla in faccia a tutte le zucche che incontrate finché non cadono a terra con la buccia spaccata!"
Un'ovazione si levò dai villici, mentre la Strega delle Zucche tremava, combattuta dal desiderio di salvare se stessa e le sue zucche.
"E quindi, vi dico, prendete le armi! Ma organizzatevi bene. Finché restate in questo posto, siete facile preda delle zucche. Tornate alle vostre famiglie dunque, e tenete forconi e torce in caldo".
"E cosa farete voi, messere?" Si levarono varie voci dalla piccola folla.
"Io ucciderò il Re delle Zucche, lo giuro sul mio onore di cavaliere!" L'enfasi del discorso era davvero quella di un oratore, così come la posa. "Lo giuro sulla mia spada e sulla mia casata! E la strega delle zucche mi fornirà l'aiuto necessario in quest'impresa, nevvero?"
"Emmm... certamente! Io ti darò tutto l'aiuto che vi serve in questa barbara mattanz... volevo dire, in questo audace atto di eroismo".
"E sia! Avete sentito tutti? E' ora per noi di andare! Voi alle vostre case... " qui alzò la spada al cielo (che avrebbe brillato in maniera fighissima se ci fosse stata la luce necessaria, ma erano al chiuso).
"... ed io verso la mia più grande battaglia! Con il potere della Luce e di tutte le altre cose buone al mondo, niente e nessuno potrà fermare la nostra mano dal compiere la giustizia!"
Dopo tutto questo, un applauso ci stava avvero tutto, e anche di più: tutti quanti i prigionieri iniziarono ad applaudire e a fischiare e gridare quasi come allo stadio, urlando il nome dell'Uchiha a gran voce.
Sasuke si sentiva davvero scaldare il cuore, ad essere tornato l'eroe forte e super-adorato di un tempo, e il fatto che stavolta la sua fama se la stesse sudando rendeva questi applausi ancora più belli.
Ma non c'era il tempo di crogiolarsi in questi complimenti e di firmare patate e sacchi di iuta a fan: il compito più difficile della giornata lo attendeva, e qualcosa diceva all'eroe che sarebbe stato il più incombente e difficile che mai...
 

*************

 
"I topi... stanno per uscire dalla loro tana".
Nel punto più profondo della Gola delle Zucche, il capo dei Demoni del Grano traditori, Kuroim, stava avendo un colloquio con terribile e famigerato Re delle Zucche. L'aspetto della creatura era quella di una mostruosa, imponente zucca, ben radicata sul terreno, che possedeva gli stessi occhi e il ghigno infernale di una di Halloween. Sopra gli occhi tagliati poi, uscita a mezzo busto un ragazzo dalla "carne" arancione, che sembrava essere il vero cervello del mostro.
"Bene". Asserì questo ragazzo in maniera atona. "La trappola è pronta dunque per accoglierli al meglio. Il nostro esercito, come puoi vedere, è pronto".
Il Demone del Grano si girò tutto attorno, e osservò effettivamente la gigantesca armata di mostri zucca che li circondava. Un ghigno malefico gli si dipinse sul volto.
"Perfetto. Ma non dobbiamo fare passi falsi proprioa adesso che siamo vicini al trionfo. E in quanto alla Pietra di Anubi? L'hai già recuperata?"
"Non ancora. La Strega delle Zucche l'ha sigillata in un posto a me ignoto. Credo che l'unica possibilità per trovarla sia quella di pedinarli a distanza; con il mio potere sarà uno scherzo. In quanto alle sacche di resistenza rimaste ai campi, le mie truppe non ci metteranno molto a distruggerle del tutto".
"Beh... direi che ci hanno messo già troppo". L'accento era deliberatamente caricato di sarcasmo. "A quest' ora dovrebbero essere già stati tutti quanti divorati o sventrati o fatti a pezzi nel modo più brutale possibile. Che c'è, sei andato a lezione da Orochimaru, per caso?"
Nonostante l'evidente intento provocatorio, Sasori non reagì alla provocazione e rispose sempre senza il benché minimo accenno di emozione.
"In quanto al nostro dislivello di efficienza... si vedrà con il tempo. Intanto, devo dire che con le limitazioni che vi da' questo corpo, nemmeno voi siete stato in grado di sbarazzavi dell'Uchiha e di Kukulann, lord Angmar".
"Anche tu hai ragione..." Il corpo del Demone venne circonfuso di un'aura scura e greve, mentre la voce assumeva evidenti connotazioni sataniche.
"Questo corpo è arrivato al limite. Ma non sarà per molto.... presto sarà libero... e il volere del nostro signore, l'Oscurità, sarà compiuto. E magari potrei anche trucidare quel verme di un negromante... quel rifiuto è indegno per i nostri ranghi... ma ora non pensiamoci. Preparati bene, Sasori, poiché presto avrai l'opportunità di sentire davvero qualcosa...e quel qualcosa... sarà la gioia per il massacro dei nostri nemici e la delizia nell'udire le loro grida di dolore! MUAHAH!!!"
Una risata malefica, praticata da entrambi i malvagi, risuonò come ghignate di diavoli infernali nella buia conca...
 

******************

 
Angolo dell'autore: ecco a voi un nuovo capitolo! Per il resto...
Sasuke: (completamente massacrato di botte, fasciato e sulla sedia a rotelle) Argghh...
Me: guarda, ma cosa ti è successo?
Sasuke: al processo... ho litigato con Suor Nausicaa... e me ne ha date tante, ma tanteeeee!
Me: e... dovevi aspettartelo, ragazzo mio.
Per il resto, grazie della lettura!

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Capitolo 14
*** La Battaglia di Gola delle Zucche. (The Hell's Claw just rocks). ***


La Battaglia di Gola delle Zucche. (The Hell's Claw just rocks).

 
 
Dopo l'epico discorso tenuto nel capitolo precedente da Sasuke (ma voi dovreste già conoscerlo...) i nostri eroi, con la compagnia della Strega della Gola delle Zucche, erano usciti dalla prigione per la porta principale e stavano discutendo sul da farsi.
"Allora Chiyo" iniziò a parlare Sasuke "dimmi, dove si troverebbe questo fantomatico Re delle Zucche?"
"Credo al centro della Gola" rispose quella "ancora radicato nel campo in cui lo coltivavo. Tu... non potevi immaginarti quanto fosse carino! I suoi occhietti da zucca erano così da... zucca! Quando dormiva sembrava un grande, arancione angioletto! Ma poi... qualcosa lo ha cambiato. Un' ombra malvagia è scesa su queste terre, e il mio piccolo è stato infettato, ne sono sicura! Noi..."
"Va bene, va bene!" L'interruppe l'Uchiha, per paura che si convincesse da sola a non fare nulla per risolvere il problema cucurbitaceo. "Ascoltami... oltre al Re delle Zucche, c'è un altro problema che dobbiamo risolvere con urgenza: possiedi davvero per caso un frammento della Pietra di Anubi?"
Gli occhi della vecchia si illuminarono di curiosità.
"Cerchi il tessssoro, forse? E a cosa potrebbe servirti?"
"A sistemare questo macello. Ti prego, devi dirmi se ce l'hai ancora e dove l'hai nascosta. E' fondamentale".
"Mmmm..." la strega girò attorno allo scheletro con aria inquisitiva, cosa che lui trovò un pochino invadente.
"Tu vuoi il tesssoro?" Si fermò di nuovo davanti a lui " Beh... possiamo metterci d'accordo sul prezzo... NO!" Si interruppe dandosi dei forti schiaffi sulla faccia, come per punirsi per l'affermazione di prima. "Oso forse? Ascolta... prima che venissi catturata dalle forze del Re delle Zucche, ho usato i miei poteri per nascondere l'artefatto dentro la mia capanna, in un forziere sigillato con la mia magia, quasi impossibile da rintracciare".
"Perfetto, allora dobbiamo solo tornare a casa tua. Non dobbiamo perdere altro tempo in chiacchiere inutili".
Sasuke fece per muoversi, ma Al Kyubi da dentro l'orbita lo ammonì.
"Aspetta Sas'! Se è vero che Re di Zucche è così potente e vede tutto quello che accade in Gola, noi no può semplicemente andare lì e aprire la porta come quando tornare dopo festa! Sicuramente c'è tante guardie".
"Da' ascolto al piccoletto, Sir Uchiha" Chiyo era concorde "non possiamo passare per la porta principale, o il nemico ci troverebbe subito e con noi la Pietra di Anubi. No... dobbiamo prendere una scorciatoia".
Detto ciò, indicò un pozzo completamente otturato da una colossale radice.
"Sasuke, puoi per caso rimuovere questo ostacolo? E' lì dentro che dobbiamo saltare".
Il nobile fece un cenno affermativo con il capo, quindi estrasse la lancia e ne infilò la punta dentro l'enorme radice come da prassi. In breve tempo, essa si liquefò e il liberò il pozzo.
"Ok... ora dobbiamo entrare dentro". Affermò la donna.
Sasuke fu il primo a scendere nel pozzo, e quando saltò nell'orlo atterrò alcuni metri nei corridoi sotterranei.
"E' un po' troppo alto per te, Chiyo, se salti da sola!" Urlò dal pozzo. " Lascia che ti prenda io!"
"Se non fossi uno scheletro, direi che sei un pervertito di livello mondiale!" Gli rispose acido.
Forse tre o quattrocento anni fa...pensò Sasuke, ma era meglio per lui che non parlasse se non voleva rischiare qualche brutta frattura multipla.
"Mph... ma mi hai convinto comunque, ragazzo. Arrivoooo!"
La vecchia Chiyo si gettò come una Raperonzolo dalla Torre, solo un po' più ... impacciata nei movimenti e con molti meno capelli (no, non farò umorismo facile sugli anziani e sulla loro naturale mancanza della bellezza di un tempo e della loro mancanza di coordinazione e di salute. Vi aspettavate una battuta sulle rughe e sui reumatismi? Mi spiace, next time). Come la protagonista della fiaba, cadde tra la braccia del suo scheletrico ed emaciato principe color midollo osseo.
"Ora però non volere il bacio, da me, mio caro messer consunto". Disse la donna tra le sue braccia. "Deponimi giù... sempre se tu riesca a mollare codesta bellezza mozzafiato".
Senza pensare ad altro, perché sapeva che gli avrebbe fatto molto male, il nobile depose delicatamente la vecchia, quindi si guardò intorno. Era dentro una grossa camera naturale con le pareti lastricate, il cui pavimento era immerso d'acqua che gli arrivava fino alle caviglie.
"Bene... la nostra entrata è di là". Chiyo indicò una grossa imboccatura che dava su un tunnel. "Forza, rimbocchiamoci le maniche e andiamo a controllare".
Alzò quindi la gonna da strega e camminò verso la meta, seguita dai due.
"Il tragitto sarà piuttosto lungo... ma per fortuna sarà tutto sicuro. Nessuno sa di questo passaggio segreto: è protetto dalla mia magia". Parlò lei. "A proposito, avete notato come mai tutto è così luminoso? E' grazie ai miei incantesimi".
Il nobile e il suo compagno si guardarono intorno, e videro che effettivamente, nonostante la mancanza di illuminazione naturale, tutto il posto era ben illuminato. Sempre sporco come una qualunque fogna, con le classiche pantegane da un metro e mezzo, ma almeno riuscivi a vedere dove camminavi (anche se ciò era abbastanza inutile ai fini dell'igiene, comunque...) .
"Cavoli, un ottimo lavoro davvero". Sasuke era abbastanza sorpreso, quasi da fischiare. "Anche se la pulizia lascia al quanto a desiderare... ma sempre di fogna si tratta. Mi chiedo solo da dove prendiate l'acqua potabile..."
"E' meglio che tu non lo sappia, credimi". Gli rispose brusca la strega. "Ma non parliamo di queste cose: dobbiamo solo pensare a sbrigarci. La fonte del mio potere è questa terra, esattamente come per Sasori. Sento che la mia magia diventa sempre più debole, mentre quella di Sasori sempre più forte. Se non ci sbrighiamo, sarà la fine".
"Afferrato... dobbiamo quindi correre!" Affermò il nobile concorde.
Dato che effettivamente stavano andando di fretta e che nel tunnel non è successo nulla di interessante, che ne dite se evito di annoiarvi con i classici discorsi del più e del meno sul tempo e sulla politica e di passare direttamente a quando stanno per uscire, va bene? Ad ogni modo... lo faccio comunque!
Il nostro gruppo era giunto alla fine della galleria fognaria, che terminava con una sudicia scala di roccia dall'aspetto antico e marcio,al cui termine però c'era ancora il soffitto intero, senza uscita.
"E' qui che dobbiamo uscire. Ora devo andare avanti io".
La Strega delle Zucche salì per prima sulla scala ed arrivò a toccare il soffitto, quindi pronunciò alcune parole in lingua incomprensibile come è solito degli stregoni e affini. Le lastre di roccia che stava toccando si illuminarono e si sollevarono in aria, liberando abbastanza spazio per un passaggio.
"Ora possiamo andare. Il tesssoro deve essere messo al sicuro". Disse, e salì per prima seguita a ruota da Sas' e Al.
La casa della strega delle zucche aveva il classico aspetto della casa di una strega, piena di alambicchi, pozioni e roba varia da mago, cosa che certo non sorprese né Al né Sas'. L'unica cosa inusuale della casa era le pareti, curve, scanalate e di color arancione come fossero parti interne di una zucca. Questo e lo scrigno fatto a forma di zucca gigante, naturalmente.
Chiyo era proprio davanti allo scrigno, e lo toccava e ammirava con occhi palpitanti.
"Eccoti qui tessssoro.... nessuno ti avrà mai. Tu sarai sempre il mio tesssoro!"
"Emmm... emmm...." Al Kyubi e Sasuke all'unisono la interruppero con un colpo di tosse.
"Emmm... volevo dire mio... finché... non lo darò a voi!" Si corresse la strega. "Ma non focalizziamoci su queste inezie. Dobbiamo solo controllare se nessuno ha rubato il tesssoro..."
Detto ciò, pronunciò altre parole incomprensibili e lo scrigno si aprì da solo. Cautamente, la donna estrasse il suo tesssoro e lo mostrò ai due. Il pezzo della Pietra di Anubi aveva la forma di parte del carapace destro di uno scarabeo, pressappoco l'ala sinistra, era interamente costruito in oro e zaffiro.
"Benissimo... grazie tante, Chiyo". Sasuke espose il ringraziamento e mise la mano sul prezioso manufatto accingendosi a prenderlo.
Inaspettatamente però, la donna oppose resistenza cercando di tenere l'artefatto a se.
"Senti... che potresti lasciarmelo solo per un secondo? Devo dirgli addio..." Addusse come motivazione.
"Lei è quasi pazza, Sas'" parlò stavolta Al Kyubi "io ha visto tanti rovinati: Sindrome di Unico Anello purtroppo è più diffusa tra maghi di raffreddore invernale. Tu deve toglierglielo subito!"
"Sindrome dell'Unico Anello un paio dei miei stivali!" Replicò la donna inviperita. "Fatemelo lasciare giusto qualche secondo.... vi prego... brutti bastardi...."
La Strega delle Zucche stava intensificando la presa sull'oggetto, e Sasuke purtroppo non riusciva a reagire al massimo dato il fatto che il suo opponente era una donna.
"Sgancia. Malloppo. Figlia. D'AVARI!" Intimò il genietto che saltello frenetico nell'orbita.
"Voglio solo dirgli addio! Dargli... il bacio della buona notte!"
"Notte?!? Ma se sono le sei di pomeriggio!"
"Va beh... sono dettagli, questi qua! Io... Argghhhhh!"
Un terribile e spaventoso intruso irruppe nella casa; un gigantesco viticcio ricoperto di frutti in un lampo era penetrato nella casa della strega sfondando la parete come fosse di cartone ed aveva strappato il prezioso pezzo dalle mani dei due contendenti.
Devo prenderlo subito...realizzò l'Uchiha, che afferrò immediatamente la Tagliateste per tagliare il viticcio, ma altre due radici erano entrate nella casa e si erano lanciate su di lui, e per parare i loro assalti dovette attivare lo scudo inanimato. La difesa magica resse, ma la forza e la velocità delle estensioni vegetali fu tale da scaraventarlo contro la parete opposta e tenerlo bloccato lì.
"Dannazione... devo liberarmi, diavolo!" Imprecò il nobile, che disattivò per un secondo lo scudo e sferrò un colpo preciso e letale con la sua lama contro la radice più vicina. L'attacco penetrò a fondo nella pianta e la fece arretrare come una bestia ferita, ma le altre due ne approfittarono per incalzare e sbattere Sasuke contro le pareti della stanza con una violenza inaudita.
Nonostante Sasuke provasse poco o nessun dolore, il sinistro scricchiolio di ossa in varie parti del corpo gli fece capire che la situazione per lui si stava mettendo davvero male. Provò a difendersi dalla carambola di colpi, ma la furia dell'assalto fu tale che lo disarmò dell'affidabile arma.
Ormai sempre più tramortito per i colpi, il nobile tentò quindi di impugnare la lancia, ma era troppo tardi: uno dei viticci lo aveva afferrato, e lo stringeva in una morsa tale da non lasciargli alcuno scampo.
"Sas'....non può finire così!" Quasi strillò Al Kyubi tremando stavolta davvero di paura per le sorti dell'amico. "Tu non deve arrenderti..."
 La letale radice però non stritolò del tutto lo scheletro, ma lo tenne stretto sufficientemente stretto da bloccargli ogni movimento. Con un gesto rapido, lo portò via dalla casa fuori dal muro.
"Mi spiace tanto, Al... ma non ho scampo..." La voce di Sasuke era stanca e affannata, cosa che, essendo lui un non-morto, terrorizzò quasi Al Kyubi.
"Sas'... tu... cosa fa adesso?"
"Aspettiamo, Al, aspettiamo". Fu la sua risposta, mentre i mostruosi viticci lo trascinavano nell'ignoto.
 
 

***********************

 
"E' arrivato il momento...."
Il Re delle Zucche, dopo tanto tempo, aveva finalmente tutte le prede davanti a se, quasi completamente avvolte nei viticci e lasciate alla sua mercé. Lentamente e senza lasciar trapelare la benché minima emozione, spostò con un cenno della mano la radice che teneva imprigionato l'Uchiha, che lo portò davanti ai suoi occhi.
"Sir Sasuke Uchiha, suppongo. E il più grande mentitore della storia di Konohamere, se sempre non erro. Colui che si è costruito una fama gloriosa su gesta eroiche fasulle. Mph... deve dire che è un modo piuttosto.... patetico".
Sasuke rispose a questa provocazione con un ringhio, ma Sasori non ci fece caso; si rivolse invece alla Strega delle Zucche.
"E tu... vecchia Chiyo, devo constatare con rammarico che hai perso il tocco di un tempo: non ti saresti fatta catturare così facilmente, se avessi ancora la tua magia. Come cadono in basso i potenti..."
"Brutto... figlio di una grandissima... no aspetta, sono sempre io... ma sei... ma sei..." la strega non riusciva ad insultarlo nemmeno, tanto era paonazza e in preda alla collera.
"Ti definisci mia madre? Mph... sei ancora più patetica dell'Uchiha". Continuò il Re delle Zucche i suoi commenti sarcastici. "Io sono stato generato da un seme.... la mia vera forma e forza sono frutto di processi ben diversi dai trucchetti che hai usato per rendermi sano e forte. La tua affermazione non fa che dimostrare quanto il tuo irragionevole al punto da risultare insano attaccamento alle zucche ti abbia rovinato la capacità di raziocinare irreversibilmente".
"E la tua risposta dimostra solo quanto tu è piccolo bastardo senza gloria!" Gridò Al Kyubi indignato, al che Sasori strinse con forza la mano ed intensificò la presa sull'Uchiha.
Mentre sentiva le ossa quasi rompersi, Sasuke poté scorgere per la prima volta sul volto di ragazzo un'emozione: un sadico piacere. E gli fece tantaaa paura...
"Fidati, credimi se ti dico che se il tuo corpo decomposto riesce a sentire qualcosa, è perchéio ho deciso di tenerti in vita ancora per un po'. Comunque..." ritornò alla comportamento sarcastico e pungente di prima " evitiamo questi puerili scambi di insulti. Sasuke... l'unica ragione per cui ti lascio nel tuo stato di non-vita, è perché ho bisogno dell'altro frammento di Pietra di Anubi in tuo possesso".
"E... dato che me lo hai già rivelato, perchè mai dovrei darti il manufatto, dato che mi farai fuori comunque?"
Sasori rivelò appena un accenno di compiacimento a questa risposta tagliente dell'Uchiha. Prima di dire qualunque altra cosa, schioccò le dita ed intensificò la presa sulla vecchia, facendola uggiolare da dolore.
"So che tu non sei capace di soffrire dolore fisico... ma, lasceresti che questa donna venga ridotta ad una poltiglia? Perché è quello che accadrà se tu non esaudirai la mia richiesta. Allora, cosa scegli?"
Per Sasuke, due ricatti del genere nell'arco di qualche ora erano davvero troppi, ma non rifiutò: ormai sembrava davvero che per la sua avventura fosse arrivata la fine. Abbassò dunque il capo in segno di sconfitta.
"Hai vinto" ammise "ma se vuoi avere il pezzo di Pietra di Anubi, devi prima liberare lei e me. Poi, devi promettermi che non farai alcun male né a Chiyo né ad Al Kyubi, d'accordo?"
"Sas'... no..." il piccolo amico cercò di dissuaderlo, ma sembrava che il funesto patto era inarrestabile dal compiersi; i due prigionieri vennero liberati dalle radici e portati delicatamente al suolo.
"Un patto è un patto. Dimmi ora il frammento di pietra". Richiese il re, mettendo avanti la mano umana per riceverlo.
Sasuke consegnò il frammento senza opporre troppa resistenza, ma stranamente non era dipinto sul suo volto alcun accenno di tristezza, anzi: sembrava davvero che avesse la vittoria in pugno.
"Chiyo, ora!" Gridò, e la strega rispose affermativamente.
Ella generò due fili di energia per ogni mano, uno dei quali si attaccò di alla Pietra, mentre un altro ad un baccello lì vicino. Il Re delle Zucche, preso alla sprovvista, realizzò troppo la tardi di essere caduto in trappola, e non poté che vedersi soffiare il prezioso oggetto proprio da sotto il naso, e, al suo posto, trovarsi spiattellato in faccia il frutto. Come ciliegina sulla torta, il baccello gli esplose in faccia, rendendolo momentaneamente vulnerabile.
"E' arrivato il momento Chiyo! La nostra trappola ha funzionato! (Ebbe sì, miei cari lettori... ve l'ho fatta! SONO UN TROLLL!) Ora devi prelevare la Pietra!" Indicò Sasuke il pezzo di Pietro, quasi sorretto da una liana
Pienamente concorde, la strega provò a riafferrare il manufatto, ma sembrava che le brutte sorprese del nemico non fossero finite: immediatamente il duo venne circondato e isolato da miriadi di demoni zucca. Con orrore si accorse che il Re delle Zucche era protetto da un seguito numerosissimo, un vero e proprio esercito pronto alla lotta.
Stavolta, la signora sfiga sembrava aver sparato una testa nucleare, e quel che era peggio era che Sasori sembrava essersi ripreso perfettamente dall'esplosione di prima, e persino gongolava (altri guai in arrivo, quindi...).
"Ve ne devo rendere atto, ragazzi miei, siete insistenti e anche discretamente astuti, ma anche io ho passato del tempo ad organizzarmi". Disse sempre con una punta di sarcasmo. "Non avrete per caso pensato che io non abbia previsto una simile eventualità? Mi state quasi facendo... ridere. Sì. Come potete vedere, ho portato a mia difesa un intero esercito per questo scambio. Sono completamente protetto da qualunque tipo di attacco a sorpresa, circondato come sono dalle mie truppe e anche grazie al potere delle mie radici, che mi danno il potere di sentire qualunque invasione sotterranea. Voi non potete farci nulla, davvero nulla. Certo Sasuke, non vorrai sperare di affrontarci con quelle vecchie ossa rotte, vero?"
Indicò quindi l'Uchiha, e precisamente le crepe che si erano formate nel suo tessuto osseo. Quest'azione lo fece infuriare, ma gli rese ancora più evidente e rabbiosa la sua impotenza.
"Dannato..."
"Certamente: io sono un servitore del Diavolo, dunque questo è il mio status naturale. O meglio, lo sarebbe stato se non fosse che stavolta sarà lui il vincitore, e voi quelli che saranno puniti con pene e orrori eterni e inimmaginabili. Ma, dato che sono un tipo piuttosto impaziente... vorrà dire che..."

"Vorrà dire che dovrò spedirti all'Inferno io. Con le mie mani. Adesso".

Una voce stentorea risuonò nella pianura, interrompendo il discorso del Re delle Zucche. Tutti si girarono per vedere chi aveva parlato, e tale scoperta fu per il nostro duo oltre ogni speranza.
"Kukulannn!" Urlarono all'unisono dalla gioia. Al quasi pianse.
"Tu è tornato! E' tornato!" Esultò.
Il loro amico stava ritto e fiero sul margine destro del burrone che delimitava la conca e portava nella mano destra una falce da guerra. Il suo corpo era ancora fasciato da bende, ma nonostante questo non dava per nulla l'impressione di un convalescente, anzi di un terribile cazzuto pronto ad una battaglia epica.
"Eccoti qui..." il Re delle Zucche non sembrava colpito affatto da questa nuova intrusione, anzi il suo tono divenne ancora più annoiato e freddo di prima.
"Il grande Kukulann è tornato sul campo di battaglia. Vedo però che ti hanno ridotto maluccio. Che c'è, vuoi forse per caso che ti dia il colpo di grazia che ponga fine alle tue sofferenze? A che pro è questa tua entrata trionfale?"
"Dato che, come hai puntualizzato tu stesso, un attacco a sorpresa è irrealizzabile". La risposta di Kukulann fu anch'essa priva di acrimonia, quasi fosse una semplice constatazione. "Ho seguito il tuo consiglio e ho pensato che sarebbe stato più proficuo semplicemente arrivare e ridurre te e il tuo esercito in un mare di polpa. Null'altro".
"Beh... ammetto di essere sorpreso. Ma, se ci tieni tanto ad un suicidio in grande stile, chi sono io per dissuaderti? Attaccate".
Sempre in maniera atona, il Re delle Zucche diede ordine ai suoi seguaci di bombardare il nemico di vari fiotti e sputi acidi. Kukulann, per evitarlo, saltò dalla sporgenza e si gettò proprio in mezzo all'orda nemica. Nell'arco di una frazione di secondo almeno una dozzina di mostri zucca vennero tagliati a metà e fatti volare via da un semplice colpo di falce.
"E adesso è l'ora della MIETITURA!" Ruggì, dopodiché mise l'alabarda in avanti ed iniziò a ruotare forsennatamente come un tornado, falcidiando le linee nemiche.
I guerrieri e la strega quasi non credevano ai loro occhi: Kukulann stava falciando i suoi nemici più velocemente di una squadra di trattori a motore, e le fila di mostri che separavano il Demone del Grano da Sasori erano sempre più sottili. Il Re delle Zucche, però, appariva davvero imperturbabile anche a questa furia.
Senza dire una parola, fece un altro gesto con la mano, come un direttore d'orchestra, e altre tre radici sbucarono dal terreno per assaltare il demone, ma questi li evitò con incredibile agilità cambiando direzione di rotazione all'ultimo istante. Il re continuò il suo assalto alzando dal terreno un altra enorme radice, stavolta ricoperta da innumerevoli baccelli, che scosse con un ampio movimento a mo' di trabocco facendoli cadere a pioggia sul nemico.
Kukulann reagì frenando bruscamente, quindi approfittò del momento generato per catapultare in ara con un calcio almeno una trentina di guerrieri zucca davanti a se, che andarono a collidere con le bombe naturali. Il risultato fu un bellissimo esempio di fuochi artificiali in pieno giorno, ma pareva che il meglio dovesse ancora venire.
Sorridendo tra se, il demone continuò implacabile la sua avanzata facendosi largo tra frotte di demoni zucca che lo assaltavano da tutte le parti, ma che respingeva tutti apparentemente senza sforzo ricorrendo una volta ad ampi fendenti di alabarda, ed un altra a letali colpi a palmo aperto di kung-fu, che scagliano i nemici in tutte le direzioni impedendo al Re delle Zucche una reale ed efficace controffensiva.
Resosi conto di ciò, Sasori pensò che fosse ora di attuare una nuova strategia.
Senza dire una parola, posizionò le mani come un orante ortodosso, quindi il suo intero colossale corpo venne scosso da convulsioni terribili.
"Sei molto capace..."si complimentò, e stavolta la sua voce sembrava presentare una delle rare volte un'emozione, e non certo una positiva.
Tutti i presenti furono scossi da  ciò che videro: la monumentale testa del Re delle Zucche si sollevò da terra da molti metri, rivelando un tronco gigantesco composto da centinaia di radici, a cui erano appesi alcuni tipi di grappoli verdi.
Kukulann impallidì quando calcolò che i suddetti grappoli avevano le dimensioni di esseri umani, così come la forma.
"Che diavolo... no..."
Il Demone tremò al pensiero che dico avesse davvero fatto il Re delle Zucche, tanto da distrarsi per un istante, istante in cui il capo dei nemici ne approfittò per attaccare con due liane mentre le forze attorno a lui di bombardarlo con sputi acidi e testate. Gli eccezionali riflessi da guerriero che possedeva gli permisero di saltare per evitare l'artiglieria e di contrattaccare con un fendente circolare di alabarda, trinciando le estensioni vegetali a metà.
"Non mi dirai... non mi dirai che hai osato fare QUESTO?!?" Ruggì il possente lottatore, completamente invasato dal furore.
"Esattamente... muahahahahah..." il riso malvagio dei Sasori era la prova che tutti i dubbi del demone era fondati.
Intanto i due guerrieri e la strega, tenuti a bada ancora da dozzine di guerrieri zucca, si chiesero cosa potesse aver fatto di così orribile.
"Ma cosa sono quei grappoli... a meno che... i prigionieri mancanti!" L'Uchiha realizzò sconvolto, finalmente capendo ogni cosa.
Beandosi di questo smarrimento, il Re delle Zucche giocò dunque la sua carta più orribile: i grappoli che facevano parte del suo corpo si allontanarono dal tronco principale, rivelando la loro vera natura: era uomini e Demoni del Grano, avviluppati completamente in queste radici, le quali parevano infilarsi nelle loro gole e quasi soffocarli. Uno in particolare ne mostrò a Kukulann, il corpo imprigionato da una demone.
"Adesso sei in grado di capire perché ho deciso di rapire tutta quella gente..." spiegò ".... mi servono come nutrimento, e ovviamente ho scelto solo le pietanze di prima scelta. Vecchi, bambini e persone malate non erano adatte a questo scopo, per questo sono state eliminate. Lo so che sei infuriato... ma il processo non durerà a lungo: il dolore che sta provando tua figlia in questo momento è così forte che ci vorranno circa due o tre giorni prima che crolli a terra esangue come un'arancia spremuta. E in quanto al tuo figlio più piccolo... ancora un paio di settimane e sarebbe stato un dessert perfetto!"
"Che grandissimo... pezzo di merda". Sibilò Sasuke, furioso e inorridito per quest'abominevole azione.
"E... per svelare tutte le carte, dato che sono anche così generoso..." Sasori schernì ancora il demone, quasi sghignazzando. "ti rivelerò un altro dettaglio: se credi di potere liberare questi miei prigionieri tagliando le radici che li collegano a me, avresti come effetto collaterale quello di ucciderli. Dunque, Artiglio d'Inferno, cosa pensi di fare? Pur di sconfiggermi e di recuperare il pezzo di Pietra, avresti il coraggio di passare attraverso la tua famiglia? Avrai la forza necessaria per tagliare, uno dopo l'altro, i fili che ti separano da me e che tengono unite queste persone al mondo dei vivi? Ne dubito fortemente... caro il mio Kukulannn. Né uomo né demone è capace di sopprimere gli impulsi del proprio cuore fino a questo punto. E' una vera fortuna che io ne sia del tutto sprovvisto".
Il Demone del Grano non rispose a questa provocazione a parole: abbassò invece il capo, apparentemente in segno di sconfitta.
"Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua? Non riesci a decidere tra queste due opzioni? Forse dovrei semplificarti le cose... eliminandoti subito!"
Il Re delle Zucche, dopo quest'ennesima provocazione, preparò le sue radici per un nuovo attacco, ma qualcosa lo paralizzò, così come tutti i presenti: una risata, per certi versi persino malefica. E quella risata apparteneva a Kukulann.
"Beh... se la metti su questi termini, vorrà dire una sola cosa..." la voce del demone era fredda come il ghiaccio "scopriremo davvero se non hai un cuore come dici... dopo che ti avrò impalato in quel punto".
"Dunque hai deciso di uccidere il sangue del tuo sangue? Interpretò così il Re delle Zucche." Una decisione che trovo ammirevole, così come la tua determinazione. Tagliare così tutti i legami... i fili...".
"No, non è esatto. L'unico filo che ho intenzione di recidere.... è quello della tua vita".
Quando, subito dopo, alzò il capo, sia Sasuke che Al si resero conto di quanto fossero fortunati ad avere il Demone del Grano: avesse rivolto come nemico un'espressione anche solo la metà terrificante di quello sguardo assassino, ci avrebbero scommesso, sarebbe scappati a casa a piangere dalla mammina.
Senza dire un'altra parole, il potente guerriero ruotò il braccio e lanciò in aria l'alabarda di decine di metri in alto, quindi con un'agile salto raggiunse l'arma e l'afferrò con le gambe.
Vedendo ciò, il lato più sadico di Sasori, che era sempre rimasto latente, si scatenò il tutta la follia.
"MUAHAHAHA!!! Sei un pazzo! L'unica persona che trapasserai sarà la tua amatissima fig.... cough..."
Non terminò mai la frase: come un fulmine vendicatore (avviso: espressione cazzuta), il demone era piombato su di lui così velocemente che non aveva nemmeno avuto il tempo di difendersi. Ora il Re delle Zucche giaceva con il colossale capo reclinato, trapassato tra la gola e il corpo umano dall'arma di Kukulann, e impotente nel vedere il nemico sedere sopra di lui.
"Tu... non è possibile..." Sasori non riusciva a credere che qualcuno era davvero stato in grado di sconfiggerlo, e adesso si ritrovava a dover pregare il nemico per avere salva la vita.
"Tu... non puoi uccidermi. Nessun eroe uccide mai per vendetta.... è nelle regole non scritte dello shonen..."
"Ti ho già ammazzato. E siamo in una fanfic".
Con questa gelida risposta, il Demone del Grano saltò via dall'alabarda, mentre il corpo del terribile Re delle Zucche venne scosso da altre convulsioni terribili; inoltre, sembrava che tutte le sue appendici si stessero seccando a velocità impressionante, quasi fino a polverizzarsi. Nell'arco di qualche secondo di Sasori non ne rimase che una pianta rinsecchita.
Anche le truppe vegetali, vedendo il loro re morire, decisero di scappare di disperdersi ogni dove. La battaglia sembrava davvero conclusa.
"E' finita... il Re delle Zucche ha perso il suo trono. Per sempre". Fu il suo commento per la fine del nemico.
Intanto, si voltò per cercare, tra le vittime ora liberate, sua figlia. La trovò pochissimi metri alla sua destra, ancora accasciata per la stanchezza, ma viva e in buona salute.
"Papa'... PAPA'!" La ragazza era sconvolta dalla gioia, tanto che provò a rialzarsi, ma la sua debolezza fisica glielo impedì.
Fu invece il suo genitore a sorreggerla con il suo vigoroso, ma anche tenero abbraccio.
"Piccola mia, hai passato dei momenti terribili, ma adesso è tutto finito. Il tuo fratellino sta già bene. E' tutto finito..."
Senza curarsi di tutti gli altri, i due si sfogarono in pianto affettuoso. Come in quasi tutte le sit-com, si poteva quasi sentire l'awwwwww... ma non erano i soli a partecipare a quest'atmosfera gioiosa: a parte Al, che saltava come un grillo nel cranio dell'Uchiha, tutti quanti erano troppo stanchi per dimostrare platealmente la loro gioia, ma il sollievo per lo scampato pericolo era quasi palpabile.
"Tu ha fatto kebab vegetariano più grande di storia, BRAVISSIMO!" Esultò il genietto. "Peccato solo che io non ha portato salsa chili..."
"Kukulann, amico mio, grazie davvero infinite". Il nobile si mise davanti al demone e quasi inchinò in segno di rispetto.
"Per troppe volte mi hai salvato la vita... ti devo molto più di quanto possa mai ripagarti".
L'amico si distolse per un attimo dall'abbraccio della figlia e mise la mano artigliata sulla spalla ossuta dell'Uchiha.
"No, sono io quello che ti deve tutto: hai salvato il mio figlio più piccolo e la mia gente da una sorte mostruosa. Sappi questo: la mia gratitudine nei tuoi confronti sarà eterna. Ma purtroppo, per ora non posso aiutarti ulteriormente in modo così diretto: le forze del Re delle Zucche si sono disperse, e devo prima assicurarmi che tutto qui sia sistemato. Per il prossimo pezzo di Pietra di Anubi, dovrai fare tutto senza il mio aiuto. Ma non temere comunque: ormai hai capito che ci sono molti alleati in questa guerra. Intanto..."
Diede un'occhiata sulle rovine del vecchio Re delle Zucche, cercando il frammento di Pietra di Anubi. Lo trovò e saltò a prenderlo, quindi lo lanciò a Sasuke, che lo raccolse al volo.
"Prendi questo. Hai fatto molti passi avanti nella tua lotta, ma altri ancora ne devi fare se vuoi riuscire nella tua impresa. Ma io ho una grande fiducia in te: sei un vero eroe, molto più di quanto la storia stessa ti ha descritto".
Sasuke, a questo complimento, divenne imbarazzatissimo.
"Emmm... grazie. Grazie infinite".
"Beh, buona fortuna, Sir Uchiha". Parlò questa volta la Strega delle Zucche. "E' stato bello nonostante tutto. Ho solo un favore da chiederti..."
"Emmm... quale?"
"Se per caso incontri mia sorella, dille che se osa mangiare anche solo una zucca in più, LE BOLLIRO' LA TESTA NEL SUO PACCHIANO, PUZZOLENTE, CAFTANO DA HIPPII!!"
 

******************

 
 
Angolo dell'autore:
Sasuke: una domanda: come fa Sasuke a portarsi tutte queste cose? Voglio dire... la Pietra, le armi e tutto il resto...
Me: Emmm.... guarda, Naruto a cavallo su una tazza di ramen con Itach!
Sasuke: dove? DOVE?
Me: BANG!
(Sasuke crolla terra svenuto dopo un colpo di padella).
Me: avete altre domande?

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Capitolo 15
*** Benvenuti al Villaggio Dormiente della Nuvola (dove gli zombie saltellano qua e là come agnellini poco coordinati). ***


Benvenuti al Villaggio Dormiente della Nuvola (dove gli zombie saltellano qua e là come agnellini poco coordinati).
 


Superate dopo un lungo ma noioso tragitto all'indietro le Pianure di Konohamere, il nostro duo di avventurieri aveva stavolta preso l'altra strada, ovvero quella che conduceva al Villaggio Dormiente della Nuvola. Subito i due erano arrivati all'indistruttibile ma nemmeno tanto cancello del Villaggio Dormiente, scardinato per chi mi segue ormai una dozzina o più di capitoli fa.
"Che macello...." Sussurrò Sasuke alla vista delle macerie di quella un tempo così imponente costruzione.
"Eh sì, Sas'" Al Kyubi annuì concorde " Orochimaru ha rigirato questo posto come frittata di datteri. Io percepisce potente magia nera: magia di esseri senz'anima, che però camminano e parlano! Noi deve avere molta attenzione quando entra in quel posto, amico mio!"
Senza soffermarsi sul sapore della pietanza citata da Al (un ritorno inaspettato di Suor Germana?), cautamente il nobile sporse il capo ossuto al di lì del cancello distrutto, giusto quel poco che bastava per dare un'occhiata al Villaggio senza essere scoperto.
Alla fine del corridoio antistante l'entrata, dove terminava in una grande quanto desolata Piazza con tanto di fontana che dava un tocco piuttosto carino al tutto, riuscì ad ottenere, anche grazie al suo mitico occhio in slow-motion, una visione davvero degna di essere... vista, ecco. Per essere più precisi, osservò il vecchio Orochimaru in carne e trucco, attorniato da guardie meccaniche probabili risultati di incroci tra una caldaia ed una guardia dei reali inglesi. Davanti a lui, piegato a ginocchioni e terrorizzato, stava un piccoletto vestito in pompa magna, dalla carnagione scura, almeno da quel poco che Sasuke riusciva notare, e che, sopratutto, sembrava davvero obeso oltre l'inverosimile.
"TU!" Gli si rivolse lo stregone molto minaccioso. "Schifoso ammasso di ciccia flaccida, dove è nascosto l'Artiglio dei Demoni delle Ombre?"
"Io... io..." il pover'uomo tremava così tanto che i rivoli di ciccia sembravano strappargli il vestito.
"Non tradirò i miei cittadini! Non così vicino alle elezioni, almeno..."
"Fetida accozzaglia di avanzi di porco male assortiti, canterai invece, O SE CANTERAI!! Capitano..." si rivolse ad una delle guardie, la quale rispose con un saluto militare da manuale.
"Portate questo essere inutile al Manicomio. Vediamo sei avrà voglia di fare il duro, dopo che avrà passato la notte con un pazzo posseduto...."
Il Sindaco del Villaggio Dormiente, urlò, si disperò e pregò, ma, come era prevedibile, nulla valse a scamparlo. I guerrieri meccanici trascinarono via verso la via per il Manicomio il poveretto, che si dimenava e urlava come un invasato.
"Te... la farò pagare!" Strillò rabbioso il politico. "Quando diventerò ancora sindaco, mi assicurerò che tutti i serpenti della mia terra vengano sterminati e che il trucco maschile vanga messo fuori legge, nonché cremazione obbligatoria per tutti i cadaveri, brutto schifoso baldraccone di un necrofilo!"
La sequela di insulti lasciò Orochimaru del tutto indifferente, ma non certo la minacce, il che lo convinse ancora di più a trasformare quel budino con le gambe,metaforicamente inteso, in un vero budino con le gambe alla fine di tutta la faccenda.
"Che idiota..." fu tutto ciò che commentò "ma non importa... voi guardie, setacciate questo villaggio palmo a palmo: l'Artiglio dei Demoni delle Ombre deve essere qui, da qualche parte. E controllate sopratutto il barile dei biscotti di quel grassone. Mi raccomando: se trovate le paste di frolla, datele a me subito".
I soldati fecero un altro saluto militare e ossequiosamente agli ordini si dispersero in tutte le viuzze e i vicoli del borgo. Orochimaru, dopo un tentativo di risata malvagia epicamente fallito, sparì nella solita nube di fumo.
In quel mentre, Sas' e Al, stavano invece riflettendo sugli sviluppi che stava prendendo la faccenda e cercando di agire di conseguenza nel modo migliore possibile.
"Questo... è oltraggio!" Gracchiò inviperito il piccoletto. "Sindaco no è pazzo! Va pazzo di dolci forse... ascolta amico mio, io stato in casa di matti" qui tremò e si lisciò il pelo, facendo capire all'amico quanto effettivamente fosse spaventoso quel posto.
"Grassone canterà prima di essersi asciugato da prima doccia! Noi deve seguirlo: se noi vuole mettere mani su pezzo di Pietra di Anubi, noi deve aiutare politicante!"
"Hai ragione. Sei un capitan Ovvio della peggior specie, ma hai comunque ragione. Andiamo..."
L'eroe concluse il dialogo, quindi cautamente spostò le macerie in modo da aprirsi un passaggio lungo il villaggio. Subito lo attraversò e si aggirò guardingo nella via principale, sperando che nessuno lo attaccasse. La tensione si poteva tagliare con un lama, dato che le guardie potevano sbucare in ogni momento e, considerata la proverbiale mira della sfiga e la crudeltà dell'autore (ovvero me medesimo in persona), con tutta la probabilità lo avrebbero fatto.
E lo fecero. Anzi no... diciamo che accadde qualcosa di un po' più insolito: il duo udì un urlo disumano, terrificante, provenire da una delle vie limitrofe. Un urlo che venne seguito da sbraiti animaleschi, morsi, ululati, passi di varie guardie e calci e pugni.
"O diavolo...." Sasuke parlò, bianco in volto persino più di prima (e non devo ricordarvi che era uno scheletro, no?) " temo che dovremmo prepararci ad una grande battaglia.... "
"Già". Al fu concorde "Qualunque cosa succede, noi no può permettere che Villaggio venga raso a suolo, dunque noi per il momento deve...."
"Andare almeno a controllare...." Non poté che dire il nobile, e lo disse con molta fatica e rammarico.
Senza indugiare oltre, il duo di avventurieri si recò alla fonte del rumore. Presto giunse davanti ad una vecchio tempio monoptero, molto spoglio nell'architettura, circondato da un grande cortile cimiteriale, data la presenza di bare.
In questo grande cortile un gruppo di guardie meccaniche tenevano legato e imbavagliato con un cappuccio un uomo piuttosto grosso e corpulento, dalla carnagione piuttosto scura, che evidente era colui che strepitava e ululava come un ossesso.
Prima di decidere di fare qualsiasi cosa, Sasuke si nascose dietro ad un edificio poco distante, e parlò sempre con il fidato genio.
"Beh... è il mio dovere cercare di salvare tutti i poveri prigionieri di Orochimaru, no?" Concluse. "Quindi... devo... salvarlo... ok..."
Stavolta però Sasuke era stanco di passare ore a sconfiggere gruppi di nemici in scontri di corpo a corpo fighi ma molto affaticanti, quindi optò per un più moderno cecchinaggio.
Come lo realizzò di preciso: approfittando dell'eccellente mira datagli dallo Sharingan, puntò un soldato che stava picchiando il prigioniero recalcitrante con una specie di fucile in fronte e sparò il colpo. La zaffata d'aria colpì in pieno l'essere robotico, penetrandogli il cranio metallico proprio tra gli occhi e spaccandogli un bel po' di circuiti nel cervello.
"Nou... nou... nou!" Gridò mentre tutto il suo cervello robotico andava in tilt, quindi ruotò le braccia come un invasato contro amici e nemici allo stesso modo, persino il prigioniero lontano dal gruppo di guardie.
"Cosau tiu succedeu?" Chiesero gli altri soldati mentre vedevano il compagno impazzire, troppo occupati a tenere fermo stavolta lui per questa follia.
E' fatta! ed è persino meglio di quanto sperassi!... osservò Sasuke trionfante. Ora devo solo trarre il prigioniero in salvo...
Senza sprecare altre parole, Sasuke si premurò, rapidamente e sempre cercando di non farsi notare, di raccogliere il prigioniero di Orochimaru e di portarlo dietro alla casa. Raccolse quindi il grosso uomo, che già strisciava sul pavimento cercando di fuggire dalle guardie, e lo portò dietro il muro dove i nemici non lo avrebbero notato.
"Stai calmo... non ti devi preoccupare: ora ti libero". Gli disse, e lo alzò, seppur con fatica, e gli tolse il cappuccio dal volto.
La sorpresa per i due fu terrificante: dietro a quel passamontagna di pelle c'era il volto di un uomo gorilla dai capelli rossi e dagli occhi spiritati e brillanti di verde come un posseduto. I due uomini (sempre se il termine si poteva usare) si scrutarono a vicenda per un nanosecondo, quindi iniziarono ad urlare.
"AAAAAHHH!" Strillò Sasuke alzando le braccia
" AAAAAHHH!" Gridò di rimando l'altro uomo.
" AAAAAHHH!"
"AAAHHH!!"
"AAH...."
"E BASTA!" Interruppe questa sequela di urla Al Kyubi con severità.
"Voi due vuole finire di strillare come femminucce pavide! Con tutto casino che voi fa, io già scommette che guardie a già individuato noi..."
Purtroppo, anche questa volta non si sbagliava (e ti pareva): i passi dei soldati metallici e vari spari fecero capire al trio che i nemici li avevano individuati eccome.
"Oh no..." L'omone tremò come una foglia. "Ti prego! Salvami... se non sei uno dei quei zombi sbavanti..."
"Sono uno scheletro, non uno zombi! E non sbavo nemmeno..." Gli rispose secco l'Uchiha.
Ad ogni modo, aveva ragione: quel tipo, nonostante l'aspetto, non era un posseduto servo di Orochimaru, quindi era il loro dovere salvarlo come si confaceva ad un vero eroe (lo so che ho ripetuto questo concetto una marea di volte, ma sapete come è, con i cavalieri...).
"Stai dietro di me, mi raccomando". Gli ordinò perentoriamente. " Al mio tre, saltiamo fuori".
Il timido omone fece un cenno affermativo con la testa, seppur con esitazione, il ché permise a Sasuke di iniziare il conto alla rovescia.
"Uno... due... e TRE!"
Con quest'urlo non ancora concluso, il nobile scheletro si lanciò seguito a ruota dall'ex prigioniero fuori dal suo nascondiglio, alla portati di tiro delle guardie. Quelle non impegnate a contenere la furia dell'ex compagno che ormai fumava come una locomotiva  gli spararono tutto quello che furono in grado di sparargli, ma il nobile riuscì a difendersi evocando lo Scudo Magico, che deflesse i proiettili.
"La via dietro... è libera!"Dichiarò l'omone terrorizzato quasi urlando. "Ora scappiamo!"
Ovviamente concorde con questo consiglio, Sasuke scappò da dietro tenendo sempre ferma la difesa magica per proteggersi dai colpi nemici, che si facevano sempre più incessanti.
"Fermiu tuttiu voiu!" Gli urlò una guardia, forse il capo, che cercò di rincorrere i fuggiaschi, ma qualcos'altro dietro di lui attirò la sua attenzione.
Sotto lo sguardo attonito dei compagni, quello impazzito stava diventando rosso come un peperone, mentre si apriva il coperchio della sua caldaia da cui venivano vomitati fiotti di fiamme da tutte le direzioni.
"Ohu, nou..." Fu tutto quello che riuscirono a dire i soldati, che cercarono di scappare da tutte le parti per evitare di finire arrostiti dall'esplosione imminente.
Ce la fecero? Ai posteri e ai meccanici l'ardua sentenza... intanto, un piccolo cambio di scena.
 
 

*************

 
 
"Arf... arf... venite, presto!"
Durante la breve fuga, il misterioso prigioniero giunse davanti ad una casa particolare, con l'incisione di un ferro di cavallo. Immediatamente Sasuke lo seguì, e questi batté tre volte le nocche sulla porta, poi farfugliò uno strano verso.
"Hicckesse!"
Sas' e Al erano effettivamente molto curiosi di vedere ciò stava accadendo, chiedendosi se quel rifugio era abitato anche da altre persone. Le loro supposizioni furono corrette al cento per cento quando la porta si aprì di botto e l'ex prigioniero venne trascinato dentro quasi a forza da una mano nella casa. Senza perdere altro tempo, anche i due entrarono nell'abitacolo e richiusero l'entrata non appena misero piede dentro.
"E' fatta!" Esclamò Al dalla gioia, capendo che il pericolo era ormai scampato.
"Già, ce l'abbiamo fatta! Ce l..."
 L'altro prigioniero provò ad esprimere la sua gioia, ma venne subito fermato da un pugno assestato sopra la testa.
"Idiota! Che ti è saltato in mente a portare questa gente qui?!?"
I due subito si voltarono per scoprire cosa stava succedendo; videro il loro improvvisato compagno picchiato da un mingherlino con i capelli corti verdi vestito come un direttore da circo, cappello incluso.
"Iggy..." l'omone si scusò sinceramente imbarazzato e intimidito "mi spiace, ma..."
"TI SPIACE?!?" La risposta dell'uomo fu estremamente brusca, a tal punto che ne seguirono calci sul di dietro.
"Idiota! Banna, Ora mettiti dietro di me, e lascia che sistemi questi due!"
"Ma Iggy... devo dirti..."
"Ti ho detto di tornare a nasconderti! Sono stato CHIARO?!?!?"
Completamente asservito ad Iggy, l'omone che si chiamava Banna rientrò nell'oscurità della sala dietro di lui, mentre quello vestito in modo ridicolo assunse una posizione di guardia. Considerato che c'era un malinteso, Sasuke e l'altro provarono a risolvere la questione pacificamente.
"Guarda... buon uomo..." provò a spiegare il nobile, cercando di essere il più diplomatico possibile. "Noi... siamo amici: abbiamo salvato il vostro Banna o comunque si chiami da un destino orribile, ovvero quello di finire catturato dalle guardie di Orochimaru. Per questo, ti giuro che non ho intenzioni pericolose di sorta, anzi, è stato proprio il tuo amico a condurci qui".
L'uomo era ancora evidentemente sospettoso, tanto che Banna si azzardò ancora a confermare le loro affermazioni.
"Credo che dicano la verità... forse lui è davvero Sir Uchiha..."
"Mph.... Banna, lo sappiamo entrambi che sei uno stupido che si fa infinocchiare dal primo che passa! Insomma, che prove abbiamo che questi due non siano non-morti inviati da Orochimaru per conquistare la nostra fiducia, eh? Stupido imbecille!"
"Ma... hanno usato una magia strana... forse, dovremmo chiedere all'Hoshigargolla... se proprio non ti fidi di me... ti prego... dà loro una possibilità".
Per quanto orgoglio e sprezzante, Iggy ascoltò l'umile preghiera del compagno. In maniera alquanto stizzita si diresse verso la parte più buia e interna dell'edificio, dove a stento occhi normali riuscivano a vedere. Tentennando per il buio fitto, raggiunse una statua ricoperta da un grosso panno di colore scuro e ne rivelò le fattezze proprie delle Hoshigargolle, quindi le diede un colpetto con la mano.
Non appena la creatura si risvegliò dal sonno innaturale iniziò a parlare ridendo sarcasticamente.
"Guarda... guarda... due codardi al prezzo di uno! Sir Uchiha e Iggy lo sbruffone! Deve essere giornata di saldi al negozio dove si vendono perdenti..."
"Ehi... PIANTALA!" Gridarono i due offesi all'unisono, ma l'essere sogghignò ancora più compiaciuto e parlò come se nulla fosse accaduto.
"Bando a questi stupidi indugi, immagino, Sir Uchiha, che tu voglia sapere bene cosa stia accadendo qui. Dunque... Orochimaru per risvegliare la sua armata ha prelevato una massiccia quantità di anime dal villaggio, trasformando gran parte degli abitanti da gentili paesani a macchine di morte psicopatiche che urlano e gridano come leoni con l'unghia incarnita. Fanno quasi più schifo di voi quattro... il che è tutto dire...."
"Grazie tante! Ma lo si era già capito come ci consideri!" Lo interruppe sempre Iggy sbraitando.
"Giusto... quindi passo al sodo e vi dico che il nostro Banna era stato incaricato di infiltrarsi in mezzo a questo branco di pazzi. Ci era riuscito sorprendentemente bene, considerata la sua personalità pari ad uno zero spaccato, persino quando le truppe nemiche avevano l'ordine di portare tutti nei sotterranei della città. Purtroppo così il piano di questi sgangherati ribelli è andato in fumo, cosa di cui non sono affatto sorpreso, e il nostro Banna ha dovuto fare il matto furioso per davvero. E' inutile che ti dica che senza il tuo aiuto il gorillone sarebbe ridotto ad uno stato ancora più inerte del suo solito di ameba umana..."
Il grosso uomo non replico a quest'ultimo; si limitò invece a picchiettare gli indici e ad abbassare il volto rosso dall'imbarazzo.
Vedendo ciò, Al Kyubi si intromise nella spiegazione della statua.
"Tu prova tanto gusto a distruggere autostima di persone, sì?"
"Cosa volete che vi dica, è un dono di natura... anche se sto prendendo corsi per posta..." La risposta dell'Hoshigargolla fu formulata con assoluta nonchalance. " Ad ogni modo, vi dico di stare molto attenti, poiché il nemico ha in serbo carte da giocare molto pericolose... davvero molto, molto, molto pericolose. State attenti a quelli matti più del solito, specialmente, perché sono vicini. Intanto, se entrerete al piano inferiore, riceverete una graditissima sorpresa, in particolare per Sasuke. Ora lasciatemi in pace, per piacere: per quel poco che sono costretto a guardarvi, mi sta già passando tutto l'appetito..."
L'Hoshigargolla tornò al suo stato di sonno profondo, lasciando i tre a dirimere ogni questione.
"Sarà anche simpatico come una montagna di rovi infilata nelle chiappe, ma quel tipo è una miniera di informazioni. Immagino quindi di doverti far entrare dentro, Sir Uchiha". Finalmente realizzò Iggy.
"Già... Kukulann ci aveva detto che saresti venuto..." Parlò Banna, che si alzò e diede la mano a Sasuke. il volto dell'uomo, per quanto in circostante normali sarebbe stato terrificante (occhi fosforescenti e tutti il resto in stanza buia fanno un brutto effetto...) l'espressione di contentezza del suo sguardo mitigò il tutto.
"Il mio nome lo sai già, ma creo che sia buona educazione presentarsi bene, specialmente nei confronti dei miei salvatori. Mi chiamo Banna, e ti ringrazio tantissimo per il tuo aiuto con le guardie, mentre quello è il mio amico Iggy. Iggy, perchè non li saluti come si deve?"
Iggy fece una smorfia annoiata e bofonchiò un ciao stentato.
"Va bene... noi siamo combattenti della Resistenza... anche se io non sono per nulla forte come combattente...." parlò sempre l'omone, che venne prontamente interrotto dall'amico.
"Al contrario di me, che sono il migliore di questa lega!"
"Come no..." l'Uchiha conosceva benissimo il tipo, e si preparò a smontarlo"... e il mio cane Astolfo vive sulla Luna assieme alle fatine del Peloponneso, e tutti i giorni danzano assieme ai conigli tricefali di Plutone mentre mangiano Grana Lunare... fidati, conosco anche io tutti quanti i modi e i trucchi: non incanti nessuno".
A sentire quelle parole il volto Iggy si arrossì e si gonfiò quasi come una mongolfiera, come se stesse per esplodere.
"Io..."
"Iggy, ti prego, calmati!" Cercò di rasserenarlo l'amico, posizionandosi tra lui e l'Uchiha.
"Non è il caso che ti arrabbi così tanto... cerchiamo di non perdere la testa per così poco".
"Date ascolto a tipo grosso. Noi è tutti nemici di stregone truccato: se noi lotta fra noi, noi fa solo suo gioco". Lo aiutò Al.
I due contendenti si scrutarono ancora guardinghi e sul punto di un nuovo diverbio, ma infine entrambi abbandonarono la contesa e si limitarono a bofonchiare sdegnati.
"Bravi.... ora, credo che dobbiamo andare al piano di sotto, dove ci aspettano gli altri". Concluse Banna compiaciuto. "Sir Uchiha, vi apro la strada".
Sempre nel buio della sala, l'omone fece alcuni passi in avanti ed altri a destra, fino a giungere davanti ad una manopola. La tirò, rivelando una botola segreta che conduceva ad un piano inferiore.
"Grazie molte, Banna". Lo ringraziò l'Uchiha.
"Di nulla..." Banna si grattò il capo timidamente.
"Bene. Andiamo".
Il gruppo di avventurieri entrò nel piano di sotto in fila indiana, e l'ultimo, ovvero Banna, chiuse la botola dietro di se. Al contrario del piano superiore, quello inferiore era molto ben illuminato, e sopratutto vasto e pieno di gente. Precisamente, c'erano molti uomini e donne, tutti quanti che portavano armi di diverso tipo, ad indicare la loro battaglia. L'unico del gruppo che era disarmato era, incredibile a dirsi, il piccolo sindaco che Sasuke aveva visto catturato dalle guardie, che sedeva su una sedia al centro della sala ancora terrorizzato dall'esperienza.
Tutti i presenti, non appena scorsero i tre, espressero la loro meraviglia con vari mormorii.
"Non è possibile... è Sasuke Uchiha... l'eroe leggendario di cui ci ha parlato Kukulann... è incredibile... forse siamo davvero salvi".
Il primo di loro a rivolgersi direttamente agli eroi fu un uomo sui venti - trent'anni, con i capelli marroni rasati a fondo ed un solo occhio nero, dato che l'altro era coperto da una benda color blu scuro. Indossava una tunica nera spessa da cui si intravedevano alcuni coltelli.
"Vi do' il benvenuto, eroi leggendario" si alzò e si presentò al gruppo "a nome della Resistenza, Sir Uchiha e Al Kyubi. Il vostro aiuto è benedetto in questi tempi difficili. Il mio nome è Sagiri, e sono il leader della Resistenza del Villaggio Dormiente della Nuvola, e questi sono i miei uomini..."
Tutti i guerrieri alzarono le varie armi in segno di saluto, cosa che ai due avventurieri piacque moltissimo.
"Vi ringrazio amici cari. Il vostro Villaggio ha sofferto tanto, ma vi prometto che farò ogni cosa in mio potere per darvi una mano" Promise loro il nobile.
"Ne sono lieto... ora, se permettete, vorrei parlare con l'Uchiha assieme al Sindaco in privato. Con permesso..."
Sagiri fece alzare il politico dalla sedia, quindi lo condusse assieme a Sasuke verso una porticina sul retro, La aprì, entrarono tutti dentro, e la richiuse a chiave.
"Benissimo". Disse l'uomo. "Ora che siamo da soli...."
Alzò la benda, che con meraviglia dei presenti rivelò una specie di occhio vetro con incise delle rune e diede un'occhiata furtiva nei paraggi
"Perfetto: non ci sono spie o magie nei paraggi". Constatò "Possiamo parlare liberamente. Inizi lei signor Sindaco. Mi dica ciò che sa della Pietra di Anubi e dell'Artiglio dei Demoni. Non tralasci nulla".
"Dunque Kukulann ti ha già parlato di tutto quanto, vero?" Gli chiese l'Uchiha, molto incuriosito.
L'uomo prese un breve respiro, quindi gli rivelò ogni cosa.
"Sì. Noi membri della Resistenza abbiamo tenuto d'occhio te e Orochimaru per molto tempo. Io sono uno degli alleati più fidati del vecchio Demone del Grano. Quel tipo è straordinario..."
"Lo è davvero". Fu concorde lo scheletro.
"Già.... in quanto a me, ho cercato di preparare questa resistenza il meglio che ho potuto, ma sono contadini o artigiani o contabili: gente che non è abituata a maneggiare armi. Dubito che senza il tuo aiuto riusciremo anche solo a salvare la pelle..."
"Beh... sono qui per questo, no?"
"Ehi! Dico a voi! Non mi stavate facendo delle domande?" Li interruppe brusco il sindaco. "Stavate parlando con ME! E sono il Sindaco, io!"
"Sì... lo sappiamo.. lo sappiamo, sindaco A". Cercò di tenerlo buono Sagiri. "Ad ogni modo, ci dica quello che sa sul frammento e tutto il resto".
Il Sindaco, tutto contento di essere di nuovo al centro dell'attenzione, iniziò la spiegazione come se nulla fosse accaduto.
"Il pezzo della Pietra di Anubi... si trova in un posto spaventoso..." la voce dell'uomo si fece timorosa ed esitante "la Prigione dei Demoni delle Ombre, nel profondo della Foresta Incantata. La lasciò lì il nonno di mio nonno, per sicurezza".
A sentire quel nome così temuto, anche Sagiri e il nostro duo iniziarono a preoccuparsi non poco.
"Gran brutto affare..." fu il commento del comandante della Resistenza "ad ogni modo, come ci possiamo arrivare di preciso?"
"E' complicato... innanzitutto, bisogna arrivare alla Foresta Incantata e parlare alla Strega delle Zucche: lei sa come condurvi lì. Però, per aprirla, è necessario usare l'Artiglio dei Demoni delle Ombre, che si trova nascosto nella cassaforte a casa mia.  Se volete ottenere il manufatto, bisogna seguire un procedimento piuttosto complicato, quindi sturatevi bene le orecchie e fate molta attenzione: dentro al vecchio tempio cimiteriale manca una statua votiva, di cui dovete trovarne un sostituto. Una volta fatto, si aprirà il coperchio dell'altare, rivelando un'altra chiave. Quella è la chiave della cassaforte. La serratura è rinforzata con la magia, quindi non tentare di forzarla: è solo uno spreco di tempo".
"Grazie molte, signor A. Faremo ottimo uso delle sue informazioni". Lo ringraziò il nobile scheletrico molto cortese.
"Non c'è di che, amici miei. Ricordatevi però di votarmi alle prossime elezioni, eh? Altrimenti che potrà organizzare sistemi di difesa anti-demoni-nonmorti-e-affini? Nessuno ha il brevetto, a parte me. Un'ultima cosa prima che ve andiate: avete per caso un panino farcito, magari al tacchino, burro e senape? O un uovo alla coque? O magari una torta... con il pan di spagna e la crema di limone..."
"Emmm... certamente..." Cercò di tenerlo buono l'uomo dall'occhio artificiale. "Vedremo di prepararle un'ottima cena, quando torneremo dalla missione. Con permesso..."
Afferrò così la mano dello scheletro ed aprì la porta, uscendo dalla stanza in fretta e furia. Non prima però, di aver sentito a loro malgrado un'ultima richiesta dal sindaco.
"Mi raccomando, se preparate il pollo, metteteci tante spezie! Meglio ancora se usate una salsa curry! E la cipolla la voglio tagliata sottile!"
 

 **************


"NOOOOOO!!!!!"
Dall'alto della collina su cui torreggiava il cupo Manicomio di Konohamere, Orochimaru esprimeva ancora la sua furia: non solo aveva perso il prigioniero, ma non poteva nemmeno togliersi lo sfizio di ridurre il cattivo messo in cenere, data che la notizia gli era stata riferita dall'Oscurità in persona.
"Maestro... non è giusto... non è giusto! NON E' GIUSTO-O-O!!" Sbatté i piedi e si lamentò come un bambino viziato e capriccioso.
"Era tutto perfetto.... dovevo solo portare il trippone qui e rinchiuderlo nel manicomio... ci sono un sacco di matti ferocissimi là dentro... una montagna di pazzi col botto e di folli col cervello fritto, per usare una terminologia medica più appropriata... ma poi? Me l'hanno fregato... e quel demente di Tobi si sta già lamentando..."
Effettivamente, dall'enorme portone di ferro e ottone dietro di lui, erano ben udibili suoni orribilmente grotteschi.
"Visto maestro? Mi dia una mano! LA PREGOOO!!"
La disperazione di Orochimaru era arrivata a tal punto che stava per arrivare persino agli occhi dolci. L'Oscurità, agghiacciato al pensiero, lo fermò subito.
"Va bene, va bene, piccolo stregone viziato... ma non farmi la faccia da cucciolo che sei solo rivoltante. Dunque, hai già molte guardie di pattuglia, vero? Allora ordinagli di scatenare l'inferno, e rilascia persino i posseduti nelle case. Con tutto il casino che succederà, difficilmente potranno fare qualcosa. In caso poi che qualche ribelle cercasse di scappare nella confusione generale, apposta uomini fidati alle uscite in punti strategici".
"Un piano geniale, maestro!" Sì congratulò il mago ammirato.
"Non ricominciare con le adulazioni del secondo capitolo, ruffiano. In quanto a Tobi.... beh, conosci il detto...."
Una lugubre eco si udì dal portone con ancora più forza, come se l'essere dentro al Manicomio avesse capito il discorso e dichiarasse la sua approvazione ad un vero massacro.
"... se la montagna non va a Maometto, è Maometto che deve farsi avanti. Che la strage abbia inizio".
 
 

****************************

 

Angolo dell'autore: Sasuke: emmm... emmm...
Me: cosa c'è? E' perché hai portato anche Suor Nausicaa.
S. Nausicaa: perché sei uno gnuranteee! Sempre a prendersela con i grassi? O forse ti sei dimenticato anche di Krew della fic. scorsa? Balordo politicamente scorretto! Io mica vado a dire che la madre superiore è una specie di involtino con le gambe che uno la può usare come palla per le demolizioni!
Me: emmm.... insomma, non vi offendete, cari!
Choji: (anche lui) e invece mi offendo! Te la piglio sempre con le persone di corporatura robusta, solo perché sei una specie di stecco, MA LA PAGHERAI!
Me: cosa vuoi fare? Farmi causa? Farmi... a pezzi?
Choji: via, non sono così barbaro. Mi limiterò a giare con dei cartelli contro la discriminazione nei tuoi lavori, a partire dal prossimo cap.
Me: sempre meglio di nulla...

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Capitolo 16
*** Il Villaggio Dormiente della Nuvola (Dove puoi trovare cadaveri senza testa e... ah no: quello è un altro posto; qui ci sono solo i matti). ***


 


Il Villaggio Dormiente della Nuvola (Dove puoi trovare cadaveri senza testa e... ah no: quello è un altro posto; qui ci sono solo i matti).


 

Avviso:In questo Capitolo ci saranno citazioni di varie opere e autori, tutte segnalate in corsivo. Data la mia nota pigrizia e la mia ancora più nota bastardaggine, vi sfido a trovare, tra le parole in corsivo, tutti i riferimenti.

Ps: Nel caso in cui ne avessi messo uno non segnalato dal corsivo, fatemelo sapere.

 

Il piano della Resistenza era ormai stato organizzato; mancava pochissimo perché si desse il via alle operazioni. Sagiri, assieme a Sasuke e Al e Banna, si erano riuniti fuori a discutere delle ultime cose.

"Ricapitoliamo..." parlò loro Sagiri a bassa voce. "Banna, dovrai occuparti di fare da esca e di distrarre le guardie con la tua presenza. Per prima cosa ci recheremo al tempio, dove poggerai sul ripiano apposito dell'altare questo..."

Mostrò una strana statua tutta quanta avvolta in un panno di lino, e la consegnò all'omone.

"Dovrai cercare di essere il più naturale possibile, d'accordo? Cercheremo di scortarti da poco lontano, ma se non ti calerai nella parte sarà tutto inutile. Nel caso in cui incontrassimo delle guardie, faremo in modo di eliminarli. Mi raccomando: se dovessi recuperare l'Artiglio in un'occasione in cui ci dovessimo essere separati, va all'entrata più vicina del cunicolo sotterraneo, quella del giardino della casa, e utilizzalo per fuggire. Non dovrebbero riuscire a seguirti lì, dato che è collegato direttamente alla Foresta Incantata".

Per tutte le responsabilità che gli erano state affidate,l'omone dagli occhi brillanti era davvero sconvolto, al punto quasi di tremare

"Ok... io... non so... se potrò farcela... ma ci proverò. Contateci". Riacquistò un po' di fiducia.

"Noi non abbiamo intenzione di lascarti da solo, Banna. Faremo del nostro meglio per proteggerti da questi pericoli". Cercò di rassicurarlo ancora di più l'Uchiha.

"Già" Parlò Al " tu no deve temere guardie meccaniche e orde di pazzi psicotici furiosi che probabilmente Orochimaru ci scatenerà contro quand..."

Sas' lo interruppe con una botta sul suo stesso cranio.

"Dì ancora un'altra parola e giuro che affitto la mia testa come lanterna..." lo ammonì il nobile a denti stretti.

"Già... n-non devo avere paura.... n-non devo avere paura... n-no-non devo avere paura..." Banna stava cercando di convincersi da solo, ma la timidezza e l'insicurezza stavano ancora avendo la meglio su di lui.

I due guerrieri capirono subito l'aria che tirava e si scambiarono occhiate preoccupanti.

"Sasuke..." quasi sussurrò Sagiri "temo che Banna sia un po' stressato... e questo non è un bene..."

"E lo credo... con tutti i discorsi del nostro Al sui matti feroci del posto..."

"Cosa proponi di fare?"

"Semplice: farò la parte che meglio si addice ad un eroe: ispirerò, ispirerò".

"Scusa, ma tu no è affatto meglio di Banna". Giunse repentina la replica di Al Kyubi. "Anche tu fino a poco tempo è stato più codardo di pollo paranoico...."

"Senti, ma vuoi rendermi tutto più difficile, specie di ammasso di pelo che ciancia sempre a vanvera?!?" Sasuke alzò il tono di voce per zittire Al.

Ovviamente la discussione  non passò inosservato a Banna, che era insicuro peggio di Don Abbondio con una crisi di nervi, ma non ancora sordo.

"Ragazzi... forse avete fatto male a convocarmi... io non sono un guerriero: non ho né le abilità né il sangue freddo necessario per svolgere una missione simile. Ho già fallito in passato... mi scopriranno dopo qualche secondo... non sono adatto a questo genere di cose... non sono adatto a nulla..."

La situazione stava diventando sempre più critica, data la presenza delle nuvolette nere e dell'angoletto immaginario. Urgeva dunque fare qualcosa, e di quel qualcosa se ne occupò Sasuke.

"Banna, ascolta... io so come ti senti. Credimi, so bene cosa voglia dire essere considerato un fallimento... non sentirsi mai all'altezza... Ti senti come un vaso di terracotta dentro a tante casseforti con pareti d'acciaio inossidabile spesse cinque centimetri e rinforzate in titanio. Inutile... debole... patetico... come all'accademia. Fidati... sono stati gli anni peggiori della mia vita... specialmente per il Sergente Istruttore".

Rivivendo i ricordi degli anni giovanili, Sasuke si accasciò in posizione fetale ed elencò senza alcun timore ogni singolo trauma psico-fisico subito, con tanto di cucciata di pollice tra un nome e l'altro.

"Mi insultavano sempre... facevano tutti il verso del pollo quando passavo... fino ai sedici anni quando dovevo salvare una damigella da un drago quella mi scacciava a pedate... dovevo pulire le latrine... e hanno pure incenerito la mia adorata copertina... davanti a mie occhi... hihhhhhhhhhii!"

Tanto Sagiri quanto Banna erano basiti da ciò che stavano osservando: Sir Sasuke Uchiha era noto come  uno degli eroi più declamati e pluridecorati della storia del regno e la sua spavalderia era divenuta leggendaria; invece, a giudicare da come stava parlando, pareva loro di trovarsi al cospetto del re degli smidollati.

Lo stesso Al si chiedeva dell'efficacia di questa confessione e provò a dissuaderlo.

"Sas'... ma cosa serve a tutto ciò? Tu sta solo rendendo te abbastanza ridicolo".

"Sbagliato Al". Il nobile replicò con una nuova compostezza, alzandosi di nuovo in piedi. Fece poi qualche passo verso l'omone e lo guardò negli occhi in maniera benevola.

"Ormai dovresti aver capito, Banna, che non sono affatto l'eroe che il mondo crede. Io sono un codardo di primissima classe, della peggior specie, che ha tremato per anni davanti alla sua stessa ombra. Mi considero fortunato a non aver intestino o cose varie, perché solo gli dei sanno quello che avrei potuto tirare fuori durante gli scontri. Il punto è: se sono riuscito io a fare qualcosa, ad avventurarmi sino a qui e a lottare, sono certo che potrai farcela anche tu. Hai già dimostrato grande coraggio intrufolandoti nel mare di matti; non sarei mai stato capace di fare una cosa del genere da vivo".

L'uomo dalle fattezze scimmiesche non sapeva davvero cosa rispondere; balbettò appena qualche vocale e si ritirò abbassando lo sguardo.

"Banna". Continuò l'Uchiha . "Abbiamo bisogno di te. Ti prego: io stesso capisco fin troppo bene che è durissima confrontarsi ogni giorno con calamità così innaturali, ma devi affrontare questa sfida. Fallo per il tuo villaggio, per i tuoi amici e... anche per te stesso, Banna: per dimostrare a te stesso, una volta per tutte, che non sei un codardo".

Detto ciò, il nobile indietreggiò un poco, sperando che la sua parlantina avesse avuto effetto. E lo ebbe, dato che, al fin della fiera, sono proprio i discorsi smielati quelli che centrano davvero il bersaglio: l'uomo alzò lo sguardo, più sicuro che mai.

"Non so se sarò mai un uomo coraggioso... ma oggi so che non mi tirerò indietro. Grazie davvero".

Per tutti i convenevoli non fu tempo, data la classica presenza di urla e strepiti e blablablabla... Vi rimando solo all'ultima frase di Banna.

"Adesso devo recitare la mia parte. Con permesso..."

L'omone iniziò a grugnire via via sempre più selvaggiamente, quindi corse assumendo una posizione sempre più scoordinata ruotando braccia e collo come un vero posseduto.

Il piano era in atto, e per avanzare i due guerrieri si fecero un cenno concorde a vicenda e saltarono agilmente sui tetti degli edifici, usando architetture come pali e balaustre a mo' di coperture.

Lo spettacolo che si pose ai loro occhi fu spettacolare e grottesco insieme, ma molto di più la seconda opzione: nugoli di uomini e donne, di ogni età e statura, dilagavano nelle piazze chi correndo e ululando, chi strisciando come una lumaca rilasciando una scia di bava, chi invece transitando con il passo cerimonioso dei tacchini. L'unica cosa che accumunava quella bolgia era che tutti, dal primo all'ultimo posseduto, erano completamente fuori di melone.

La calca fu talmente numerose che Sagiri e Sasuke dovettero usare i loro occhi magici per evitare di perdere di vista il loro compagno. La loro situazione poi era resa più difficile dal fatto di dover seguire bene tutti gli spostamenti dell'amico, dovendo muoversi saltando una volta da un barile una volta da dei fili di panni stesi. Il tragitto per fortuna non era lungo, ed arrivarono presto al cortile cimiteriale dove svettava il tempio, e che era, come pochissimo tempo fa, protetto da alcune guardie che bloccavano l'ingresso al cortile.

Sempre mantenendo il suo atteggiamento da schizzato, l'uomo-gorilla avanzò sbraitando e volutamente inciampando su stesso, fino ad incappare con il volto con una delle guardie. Per farle convincere della sua totale follia sbavò su di loro ele morse, quasi rompendosi un'otturazione; però, l'unico effetto immediato che ottenne fu quello di venire scalciato indietro di qualche metro. I due guerrieri subito realizzarono che era giunto il momento di intervenire.

"Ora tocca a me..." sussurrò Sagiri al compagno. "Ho già preso la mira..."

Saltò quindi dal suo nascondiglio provvisorio, un mucchio di barili accatastati alla rinfusa, e con una capriola degna di Sasuke atterrò dietro ai soldati meccanici. Prima che si accorsero di qualche cosa, il ribelle estrasse dalla tunica dei coltelli da lancio e colpì con precisione la loro centralina d'alimentazione, facendoli accasciare al suolo inerti.

"Perfetto!" Diede il segnale. "Esci subito di lì! Gli abitanti ormai si potrebbero accorgere di noi in ogni momento..."

L'ho detto e stradetto, ma ciò puntualmente accadde (lo vedete anche voi che mira abbia la sfiga...).

Un nutrito gruppo di pazzi senz'anima si accorse del baccano e si avventò su i due ribelli gorgogliando e sbavando parole in lingua incomprensibile. Capendo che il momento di filare via a razzo era giunto, Sasuke raggiunse dalla sua balaustra i due compagni con un salto carpiato e si posizionò tra loro e la bolgia. Subito con un gesto evocò lo Scudo Magico, contro cui i pazzi andarono a sbattere. Essendo quelli senza alcuna capacità di raziocinio, si accalcarono ed urlarono ancora di più.

"Entriamo, o questi qui ci sgranocchiano!" Esortò l'Uchiha con un urlo.

Repentinamente Sagiri colpì la serratura dell'entrata del tempio con un coltello, forzandola ed aprendola, e il trio indietreggiò nella costruzione con un'orda di civili impazziti alle calcagna. Immediatamente entrati dentro, Sasuke e Sagiri sbatterono la porta varie volte per far indietreggiare i pazzi che non demordevano affatto.

"Arrrgg! Banna, trovami una trave!" Gridò Sasuke, mentre i folli stavano facendo breccia nel portone.

L'omone non se lo fece ripetere due volte che staccò e prelevò con una mano sola un grosso braciere d'ottone, per fortuna spento, e corse per tenere i due i nemici a bada.

"Prendete!" l'omone lanciò il braciere nelle mani di Sagiri, che subito lo usò per colpire e rimandare all'indietro alcuni nemici più vicini. Con l'aiuto di Sasuke e Banna, che intanto tenevano la porta chiusa, veloce posò l'enorme braciere su due artigli ai lati dell'entrata. Immediatamente dopo il duo si allontanò dalla porta ancora sotto assedio. Eppure, nonostante tutto l'impeto nemico, sembrava ancora che la barriera stesse reggendo.

La situazione pareva essersi normalizzata, ma non era ancora il momento per un sospiro di sollievo, in quanto la missione in corso era ben lungi dall'essere compiuta.

"Banna! Presto, metti la statua al posto giusto!" Gli ordinò l'uomo con la benda, molto nervoso per i colpi sempre più forti che stava subendo la porta.

In quell'attimo Banna si ricordò del pezzo, e notò, anche per una grossa serie di colpi di fortuna, di non averlo perso durante tutto quel trambusto.

"Sì..." l'omone era altrettanto in ansia. "Vado subito!"

Senza farselo ripetere camminò con passo rapido verso lo spoglio altare di granito, sulla cui destra era posta una piccola statua di legno raffigurante un bagliore di luce. L'uomo tolse la copertura all'artefatto, che era identico a quello già posizionato, e ne infilò la base nel buco dell'altare.

In quel mentre udì un forte raschio, e subito la tavola sopra l'altare si mosse all'indietro come per incanto, rivelando un cassettone dove giaceva una chiave dorate con inciso il simbolo della Nuvola. Banna l'afferrò e tornò dai suoi compagni, mostrando l'oggetto. Un guizzo di contentezza si accese negli occhi del gruppo nel vedere parte del loro obbiettivo raggiunto.

"Perfetto!" Esclamò Sasuke. "Ora però..." qui fu più cupo "dobbiamo trovare il modo di superare la folla inferocita che sta ancora alle porte, e che non sembra essersi stancata a gridare, sbavare, e sopratutto lottare! Come possiamo fare..."

Uno strano suono interruppe le perplessità di tutti: il suono di una tromba, o meglio, lo stridio insopportabile di una tromba il cui trombettiere evidentemente soffriva d'asma; eppure quel suono orribile attirò il gruppo di matti come un branco di fanzi davanti alle mutande autografate del loro idolo.

Considerate le sorprese e i colpi di scena e tutto il resto, il gruppo non fece che attendere ciò che sarebbe seguito.

"Emmm..." Una misteriosa voce maschile si udì al di fuori della sala, abbastanza insicura.

"Chi vi parla è il grande imp... impedito? No... un'altra cosa... imparziale? Impostore? Impressionato, impietoso, impresentabile, impazzito, importante.... sì, importante! Io sono l'importante ed impetuoso imperatore Otto Romolo Augusto Ivan Wilhelm Luigi Khan Alessandro Napoleone Tamerlano Caio Giulio TOBI! IL MAGNO! Ma è già ora di cena? No? Ah... giusto! Io, il glorioso e leggittimississimo signore delle terre di questo regno, sfido il campione Sir Sasuke Uchiha in un duello all'ultimo sangue, o midollo, o budella, o qualunque altra frattaglia immaginabile, per aver osato sfidare la mia potenza potentemente potente! E lo schiaccerò come un chicco d'uva! DATEMI DA MANGIARE!!! SUBITO! VOGLIO LA PAPPA!!"

Si udirono poi ruggiti infernali e rumori di pezzi di metallo che volavano via, cosa che stranì fece sorgere molti dubbi al nostro il gruppo di eroi, se non proprio li spaventò.

Il fragore alcuni secondi dopo cessò in un istante, seguito dalla stessa voce di prima.

"Ok... mi avete convinto, aspetterò a dopo, sì... Bene, allora, cosa stavo dicendo? Sì: io il grande Tobi, prometto che se Sasuke Uchiha non uscirà allo scoperto entro le tre di oggi, ridurrò tutto il villaggio in cenere! E poi... farò tanti bellissimi pupazzi di cenere! Come a Natale! E magari giochiamo pure a palle di cenere..."

Ormai la cantilena di quel matto era inaudibile dal tempio, dunque al quartetto non restava che organizzarsi. Il primo a spiegare la situazione fu Al.

"Io conosce quel matto: Tobi è come bambino capriccioso, solo un po' più fuori di melone e cresciuto. Di solito è con scorta di matti molto pericolosi, ma noi può batterlo facilmente se fa uso di sua mentalità infantile".

"E come?" Chiesero i tre uomini quasi all'unisono.

"Semplice, tu fa promettere che lui non cattura voi due, e subito vi lascerà andare via".

"Già..." L'uomo castano si grattò il mento soddisfatto e con nuove buone idee in mente.

"Ottimo: Banna raggiungerà la casa del sindaco con l'Artiglio del Demone, quindi userà i tunnel lì vicino per entrare nella Foresta Incantata, mentre io e Sasuke ci occuperemo dello schizzato e della sua banda. A giudicare dalla provenienza del suono di prima, i matti dovrebbero essersi piuttosto lontani".

"Temo che no è possibile". Al Kyubi espresse il suo diniego scuotendo anche la testa. "Come io ha detto, Tobi è fuori di melone e capriccioso. Se ha chiesto duello fra campioni, vuol dire che vuole solo Sasuke Uchiha. Altro contendente può farlo infuriare, e Tobi arrabbiato vuol dire altri matti arrabbiati. Io e Sasuke deve fare tutto da soli".

"E ti pareva..."

 Sasuke era davvero scocciato di dover fare ancora il lavoro più duro, ma purtroppo per l'ennesima volta il piccoletto si era rivelato un saggio consigliere.

"Affronterò il matto e la sua cricca da solo. Sagiri, scorta Banna come era nel piano. Ci vedremo alla Foresta Incantata quando tutto sarà concluso".

"A giudicare dalla situazione, direi che hai ragione su tutto, purtroppo". L'uomo scosse la testa, vinto, anche se non affatto sollevato.

"Non posso che augurarti buona fortuna, Sir. Io e Banna faremo del nostro meglio, vero Banna?"

"Sì" Rispose l'omone con un accenno del capo. "Che il cielo vi protegga, Sasuke Uchiha..."

"Già..."

Il nobile si fermò un istante a contemplare il cielo da una finestrella in alto alla sua destra; da quel poco che poteva vedere era plumbeo in modo sinistro e innaturale, per non dire nero, a causa della potente magia che ammorbava le terre di Konohamere.

"Ne avrò davvero bisogno, anche da un cielo orrendo come questo. Ma andiamo".

Tutti gli avventurieri, ormai pronti e decisi, spalancarono le porte e si incamminarono al di fuori del tempio. Subito, quando erano ancor nel cortile, ebbero il (dis)piacere di un incontro faccia a faccia con Tobi.

Il famigerato matto era un tipo dai capelli neri colti e ispidi, vestito a metà strada tra un re inglese e un nobile romano (per essere più precisi, indossava sia il manto d'ermellino che la toga); ma la parte più strana di lui era la maschera arancione con disegnato sopra un motivo a mulinello che ne nascondeva interamente il volto, salvo l'occhio destro, che ne era l'epicentro. La cosa più strana sotto di lui, invece, era il suo poco, ma davvero pochissimo ortodosso destriero: una specie di enorme omone dalla pelle completamente grigia, i capelli arancio a punta e varie protrusioni ossee sul corpo.

L'essere accolse i tre guerrieri sghignazzando e alzando le braccia come una scimmia isterica e affamata.

"Salve, sono Juugo il mister Ascia! E sto per uccidervi tutti! Eehehehehe!"

Il suo cavaliere, stizzito, lo interruppe dandogli una serie di colpetti.

"Come osi dire a questo a Vercingetorix! Ti ho riconosciuto sotto questo travestimento di ossa e ossa! Ma ti sconfiggerò come a Magenta, ad Azincourt e ad Austerlitz!"

Ignorando il fatto che il loro nemico stesse facendo rivoltare nella tomba gli storici di tutto il regno, Sasuke gli si mise davanti e lo squadrò con il suo unico occhio rosso.

"Tobi o comunque ti chiami, è un duello tra campioni che volevi, no? Eccolo qui, ma mi devi dare la tua parola d'onore che lascerai andare questi due uomini senza far loro alcun male, e che questa promessa si estenda anche a tutte le guardie che stanno nascoste".

Dai vari vicoli si udirono imprecazioni e insulti nel classico dialetto delle guardie, mentre Tobi valutò la situazione pendendo a testa in giù dalla cavalcatura, con tutti vestiti che, per effetto di forze di gravità, mostravano agli uomini cose che davvero non avrebbero mai potuto né voluto (specialmente voluto) immaginare.

Distratti da questo schifo, i quattro recuperarono il segno ed iniziarono a confabulare tra loro mettendosi a cerchio. Ovviamente tutto ciò attirò il folle imperatore, il quale saltò dalla sua non ortodossa cavalcatura e provò ad introdursi nella conversazione, ma non capì nemmeno una parola del loro balbettio.

Imbronciato, all'inizio tentò di ignorarli e sfacciò indifferenza.

"Fate pure con comodo, tanto non mi interessa di cosa state parlando, non mi interessa minimamente quello che state dicendo... avete sentito?!? Non voglio sapere cosa state DICENDO! Mph...."

La sua tattica stava fallendo, e davvero non riusciva a contenere la curiosità.

"Ditemelo, vi prego vi prego vi prego vi prego vi prego VI PREGO!" Supplicò. "Datemi almeno qualche indizio! State parlando degli ultimi episodi di Spongebob? Oppure.... aspettate, sì! State parlando della teoria della Fusione a Freddo applicata al gelato artigianale! No? Uffa.... DITEMELO! Oppure vi... vi... farò tagliare la... festa, ovvero vi..."

Evitando di andare oltre con un simile sproloquio, il gruppo ormai aveva capito, specialmente dai borbottii e dallo sbattimento ossessivo dei piedi, che Tobi era cotto a puntino. Andava giusto condito...

"Non è niente, Tobi, ho solo detto al mio gruppo che se osassero rivelare il mio segreto inconfessabile ai miei nemici, avrei fatto provare loro l'ebbrezza di stare senza pelle o carne. Null'altro".

"Il tuo segreto... inconfrontabile?" Il desiderio di sapere tutto nello squinternato stava raggiungendo livelli incontenibili.

"E quale sarebbe? Rivelatemelo! Io so mantenere i segreti, 'cause I am a good boy! Sì, sarò più muto di una tomba muta; non rivelerò niente nemmeno sotto minaccia di tortura, morte o di furto della mia adoratissima collezione di ordigni della Trudy! Solo... DITEMELO!"

"Beh... insomma...." I quattro assunsero un'aria ancor più fintamente disinteressata.

"Se davvero vuoi sapere il mio segreto, dovrai... insomma, rispettare la promessa che ti ho proposto e poi sconfiggermi. Null'altro. Cosa dici: il gioco vale la candela?"

"Io non so niente di candele e giochi con le candele, ma lo prometto con il mio mignolino!"

Il matto pose il mignolo all'Uchiha, il quale lo strinse con il suo e insieme pronunciarono un giuramento solenne.

"Io prometto, biprometto e triprometto!"

Detto ciò, i due uomini scapparono subito a gran velocità, disperdendosi nelle vie. Riguardo alle guardie che tentarono di fermarli, Juugo le fece scappare a gambe levate con un'occhiata truce simil-psicotica.

Ormai solo loro tre presenti in sala, si misero l'uno davanti ai due come in un film sull'antica Roma, tipo Il Gladiatore.

"Massimo Decimo Meridio Vercingetorix, detto anche Sasuke Uchiha". Tobi lo indicò con la serietà e l'enfasi propria di un imperatore, completamente opposta al suo atteggiamento di prima.

"Come alleato di Orochimaru, ho il dovere sancito dai sacri accordi della Filarmonica di Praga di dover fornire una buona colonna sonora al suo film, dunque mi metterò ad improvvisare un rap mentre il mio campione, Juugo della Bilancia Taroccata, ti distruggerà per bene. Almeno dopo che mi avrai rivelato il tuo segreto..."

Il grosso bestione, rimasto silente per un bel po', riaprì la bocca ruggendo e ringhiando come un leone, mentre Tobi mise le mani all'interno della maschera, presumibilmente tra essa e la bocca per poter simulare meglio i rumori dello scontro.

"Che lo scontro abbia inizio! Pump-pump-pump-pump".

Sotto questo strano ritmo, l'essere più pericolo alzò il braccio destro con in volto un'espressione assetata di sangue. Questo, sotto l'occhio stupefatto dell'Uchiha, si trasformò in un'enorme mannaia che venne subito usata da Juugo per effettuare dei fendenti fulminei che riuscì a malapena a schivare con Sharingan e il resto.

"Eheheheh.... giochiamo con l'ascia! Chop-chop-choppyy!"

Il mostro gongolava e sbavava mentre colpiva il nemico con vari fendenti laterali, ma dopo alcuni Sasuke riuscì ad evitarli con una capriola, e, afferrando velocemente la spada, sferrò un fendente da tergo.

Anche l'essere però si dimostrò preparato, in quanto generò ulteriori escrescenze ossee dal braccio e lo usò per parare l'arma, quindi si lanciò con un calcio dall'alto per contrattaccare. Il nobile fu abbastanza agile da evitarlo effettuando una capriola a sinistra con tutti e quattro gli arti, ma la sola forza d'urto del colpo fu tale  da distruggere una buona  porzione di terreno e sbalzarlo via poco lontano.

Immediatamente il mostro si girò e, approfittando della debolezza del nemico, e trasformò entrambi i suoi arti in sferze che usò per attaccare l'Uchiha. Il primo colpo andò quasi a segno sbalzando ancora Sasuke, ma il nobile era riuscito ad acquistare abbastanza coordinazione da anticipare la seconda frusta e la trinciò in due con un taglio secco.

La bestia muggì dal dolore per alcuni secondi, mentre lo scheletro approfittò di questo momento per infierire e sferrare il colpo finale. Non appena però si trovò ad un passo dal mostro con la spada sguainata, l'essere gli rispose con un ringhio e saltò indietro al contempo agitando dal basso la seconda sferza.

Per evitare la sferza il nobile fu costretto ad interrompere l'attacco, saltando in alto al contempo. Provò un attacco a distanza con la balestra, ma il nemico generò in un tempo quasi istantaneo un enorme quantità di protrusioni dal braccio in cui i colpi aerei si conficcarono per poi svanire.

Intanto, anche il braccio mozzato di Juugo stava subendo un'agghiacciante trasformazione: dal moncherino fuoriuscirono rapidissimamente degli strani filamenti organici di composizioni incerta, i quali si fusero a guisa di un nuovo braccio a velocità strabiliante. L'Uchiha ovviamente non poteva che rimanere sbalordito dal potere del suo nuovo nemico, ma da altri movimenti sinistri della sua carne instabile purtroppo realizzò che il peggio doveva ancora arrivare.

Da dietro la schiena del mostro emersero delle appendici coniche simili a propulsori (facciamo finta che sapessero cosa siano in quell'epoca, d'accordo?), dalle quali venne letteralmente eruttata dell'aria compressa a velocità preoccupante, generando anche un rombo assordante.

Il nobile materializzò istintivamente lo Scudo Magico e si preparò ad un balzo, come se istintivamente prevedeva che il mostro lo stesse per attaccare. E fu così: l'essere sfruttò tutta la spaventosa potenza dei suoi propulsori naturali per scagliarsi con un diretto dall'alto contro l'Uchiha con velocità e forza paragonabili a quelle di un ciclone.

Travolto dalla furia del colpo, Sasuke riuscì a mantenere lo scudo attivo per pochissimi istanti e a saltare, prima che esso venisse spezzato e lui catapultato contro un edificio retrostante. Riuscì comunque a mantenere la lucidità necessaria per vedere pugno di Juugo aprire un vero e proprio cratere nel terreno.

"Se non avessi saltato...." il nobile rabbrividì al pensiero di come sarebbe finito se non avesse effettuato quel piccolo balzo.

"Già. Tu ora buono solo per urna" continuò Al Kyubi sottovoce, altrettanto nervoso.

"Ascolta, nemico è troppo veloce e forte. Tu non è in grado di evitare più di un attacco, io ne è certo. Noi deve solo affidarsi su traiettoria lineare di nemico e sua natura ferale: se quello è capace di muoversi in modo irregolare, allora noi no ha scampo. Noi può solo sperare di attirarlo in linea retta e provare ad evitarlo all'ultimo secondo, quindi sferrare attacco all'ultimo istante. Io sussurra te momento esatto".

"Da quando sei un esperto in matematica e similia?" Chiese Sasuke dubbioso.

"Tutti capitomboli che tu ha fatto prendere a me in lotta hanno scombussolato mia testa, facendomi ricordare tutta Fisica di Liceo. Noi no ha tempo... mostro arriva!"

Juugo infatti squadrò ancora l'avversario con un'altra occhiataccia omicida, segno evidente che stesse per sferrare un nuovo attacco a propulsione.

"Corri scheletro... corri..."

La voce dell'essere divenne per qualche istante flebile, fino a diventare un sussurro. Poi però ritornò quella sguaiata e crudele di prima.

"Finché hai gambe e piedi! Muahahahah!"

Lo schizzato ritrasformò il braccio in un'ascia e caricò in linea retta con le appendici che eruttavano aria ad ancora maggiore velocità. Sasuke focalizzò tutto se stesso sull'avversario, scrutandolo a fondo con il potere delle del suo occhio in slow-motion, totalmente concentrato per poter effettuare un nuovo balzo. La tensione del momento era tale che lo stesso Tobi incominciò a mimare la musichetta dello squalo.

"Bene... ORA!!!" Al diede il segnale.

Grazie alle nuove abilità di calcolo di Al e lo Sharingan, l'Uchiha riuscì il fatidico balzo ed atterrò su Juugo. L'essere, che nonostante la follia si era reso conto di essere stato beffato, realizzò con orrore che il nemico scheletrico era salito sulla sua schiena.

Rabbiosamente, ruotò su se stesso di scatto, ma Sasuke rispose con un altro salto. A mezz'aria, lo scheletro sfoderò rapidissimo l'alabarda e sferrò un affondo nella carne grigiastra del demone. Completamente preso a fermare il suo stesso movimento vorticoso, Juugo non riuscì ad impedire alla lancia di Sasuke di penetrargli il costato, mentre franò su un fianco quasi come una meteora a causa dei suoi stessi motori naturali.

Il nobile, trionfante, nella polvere riuscì a scorgere la sagoma del suo nemico impotente ed uggiolante. La vittoria sembrava davvero sua.

"Ho vinto..." sussurrò quasi ad Al. "Grazie alla Luce... ho ancora salvato la pelle".

Posò il suo sguardo sull'avversario sconfitto. Quest'ultimo era tremendamente sofferente per la ferita acida che si espandeva nel suo torace fino ad essere supplichevole.

"Ti prego... ti prego..."  implorò, incredibile a dirsi, con lucidità "basta..."

Vedendo quell'essere sofferente e impaurito, per nulla simile allo psicopatico di qualche minuto prima, il nobile ne ebbe pietà: estrasse così la lama dalle sue carni e si allontanò verso Tobi. Quest'ultimo aveva smesso di cantare da un pezzo, ed ora ondeggiava come spiga di grano ubriaca e cantava felice.

"Tu... hai risparmiato il mio amico Juugo, come tante monetine! Che bello! Grazie grazie... ed ho anche un nuovo rap; Orochimaru sarà tanto contento... trallallero trallalà....."

"Ok... basta!" Persino un non-morto come Sasuke sarebbe stato stanco dopo tutto il casino successo in quei minuti.

Intanto Juugo si rialzò, molto debole, ma vivo, e con la ferità che gli si stava rimarginando.  Ancora privo della sua carica violenta, ringraziò Sasuke di cuore ansimando.

"Grazie... grazie... grazie..."

Un rumore di passi molto affrettati a ritmo di marcia fece capire almeno a Sas' e ad Al che non era il momento di perdersi in chiacchiere.

"Ok...prego... il mio segreto lo dirò dopo... forse... ciao! E fareste meglio a seguirmi".

Senza risparmiarsi (fortuna che era uno scheletro) Sasuke abbandonò il piazzale gettandosi nei vicoli retrostanti.

Dopo alcuni secondi, il cortile venne invaso da una compagnia di soldati-stufa, sbucati da ogni dove, i quali si guardarono attorno per vedere dove era l'Uchiha.

"Doveu èù finitou l'Uchihau?" Chiese una di loro, la quale si rivolse subito dopo a Tobi.

"Imperatoreu Tobiu, sapeteu doveu siu èu cacciatau lou scheletrou?"

"Io..." il matto agitò la testa come una maracas per qualche secondo prima di rispondere.

"Sì... lo so".

"Eu allorau doveu èu?"

"Emmm..." Tobi inclinò la testa di novanta gradi verso destra "non ve lo dico".

A quelle parole, tutte le guardie iniziarono ad agitarsi e parlare tra loro, chiedendosi cosa fosse successo. Fu quelle che stava parlando con loro ad interrompere il chiacchiericcio con un gesto della mano e a porre allibito all'alleato un'altra domanda.

"Perchèu nou?"

"Perchè... perchè... perchè... perchè... perchè... la domenica mi lasci sempre solo, a guardare la partita di pallone perchè? Perchè... una volta non ci porti pure me..."

"Mau cosau staiu blaterandou?"

La rabbia della guardia stava raggiungendo livelli tali da farlo incendiare come una locomotiva a vapore, mentre Tobi agitava ancora la testa.

D'un tratto, e con una brutalità scioccante, il matto ritornò ad una serietà mai mostrata prima.

"Vi sto dicendo che in realtà lo so benissimo, solo che non ve lo dirò nemmeno se mi ammazzaste o mi regalaste tutti i DVD della serie animata Winnie the Pooh. Io ho sancito un patto inestinguibile con l'Uchiha: un patto stipulato con questo mignolino!"

Mostrò il mignolo al gruppo di guardie e si mise ritto su due piedi.

"E i patti stipulati con mignolo NON. SI. INFRANGONO. MAI. CHIARO?!?"

Le guardie meccaniche arretrarono di un poco, quindi si dispose a cerchio lungo il piazzale ed iniziarono a puntare il folle con i loro fucile.

"Parlau, ou tiu ammazziamou sedutau stanteu!"

"Emmm... Tobi..." A parlare fu uno stanco, ma sempre sospettosamente ragionevole Juugo, che però rimase inascoltato.

"Non temere, mortale!" Declamò Tobi con una foga degna di un grande oratore. "Ciò che facciamo in vita... riecheggia se siamo in montagna! E anche se ci troviamo in una piazza, sbatteremo sul popò di questi marrani la nostra forza morale! Quest'oggi, dimostreremo al Villaggio che due si sono opposti a molti per difendere l'inviolabilità dei giuramenti con il mignolo, così come quelli del giuringiurella! Morte ai tiranni e agli affamatori che cercando di comprare la libertà con un po' di pane e mortazza! Noi dobbiamo vincere questa battaglia, per tutto ciò che è a noi caro! Liberté, Égalité, Fraternité! E volemose be'! Vive l'empereur! Et la France! E i croissants! E i Galli al forno con la patata! Viva Marco Bazzoni e la sua idea di BAZ! Viva la ta-ta-ta... pubblicità! Vive les idées! Mourir pour des idées, l’idée est excellente! Moi j’ai failli mourir de ne l’avoir pas eu. Car tous ceux qui l’avaient, multitude accablante, en hurlant -à la mort- me sont tombés dessus. Ils ont su me convaincre et ma muse insolente, abjurant ses erreurs, se rallie à leur foi... avec un soupçon de réserve toutefois: Mourrons pour des idées, d’accord ..."

Prima che potesse continuare la canzone, Juugo, muovendosi il più rapidamente che poteva, gli afferrò con un braccio il torace e con l'altro gli tappò la bocca

" Mais de mort lente, d’accord, mais de mort lente!" Cantò molto ansioso l'uomo grigiastro con una pronuncia francese da madrelingua, quindi riattivò i reattori sulla schiena e si lanciò attraverso i nemici a tutta velocità.

"Sparateliu!" Ordinò la guardia in comando, ma i due folli erano riusciti a farsi tra i suoi commilitoni come un giocatore di Rugby che teneva una palla, e purtroppo le sue truppe si erano rivelate pessime nella mischia.

Visto e considerato che la storia non è incentrata su Juugo e Tobi, ma sull'altra strana coppia, non ne parlerò. Potrebbero ritornare? Sì... o forse anche no... insomma, dipende da come me gira...

 

*********************

 

 

Angolo dell'autore: Sasuke: Carooo il mio amico... immagino che tu stia sentendo bene le urla di protesta qua fuori...

Me: intendi dire i cori che, oltre a quello per i grossi di Choji, sono quelli fatti dai rappresentanti dei manicomi, dei fan di Spongebobe di Winnie the Pooh, della Trudy più l'ambasciata francese?

Sasuke: giustissimo.

Me: (con il Fucile da caccia carico) Cero gente non capisce proprio bene lo humor. Andiamo...

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Capitolo 17
*** La Foresta Incantata (serve un clima piuttosto temperato ed un terreno ricco per ottenerne una). ***



La Foresta Incantata (serve un clima piuttosto temperato ed un terreno ricco per ottenerne una).

 

 

Detto e considerato che la fuga di Sasuke e Al attraverso il Villaggio Dormiente non è nulla di interessante, vi rimando direttamente a quando hanno superato il tunnel e hanno notato il classico flash da viaggio nell'altra dimensione. E la dimensione in questione era, manco a dirlo, la Sala degli Eroi.

Incamminatosi nel grande salone per vedere che li avrebbe aiutati questa volta, incontrarono un possente centauro dal pelo verde, capelli corti neri a scodella. Il suo sguardo, fiero, era esaltato da sopracciglia grosse e folte come i cespugli dei giardini dei reali di Francia. Nella mano destra portava un arco di zaffiro splendente; una vera chicca per gli amanti delle armi luccicanti.

"Sir Uchiha". Lì invitò ad avvicinarsi con un tono di voce pacato, ma anche non tanto lievemente arrogante. "Ti mostri ancora alla mia nobile visuale, eh? E anche molto presto... Come dite voi... siete come un... fiorino falso, no?"

"Siete simpatico come sempre, Principe Guy..." Gli rispose lo scheletro, alquanto stizzito.

"Mph" il nobile centauro si scompigliò un poco i capelli neri, guardando il duo con un'aria di superiorità ancora maggiore

"Voi non avete proprio stile nell'essere morto, gentiluomo: l'ultima volta che io, Guy, l'ultimo principe dei centauri, ho camminato su questa terra, ho vinto di ben sette lunghezze. Ciò nonostante, in qualche modo mi sento attratto dalla vostra emaciata e putrescente persona: ritengo che voi siate lo Ying del mio superbo e aristocratico Yang, non trovate?"

Sasuke sospirò sconsolato: per quanto desiderasse come non dare prendere a schiaffi quella brutta faccia da cavallo, non era davvero tempo di litigare. Inoltre, desiderava molto anche una nuova arma, e certo non poteva permettere ad una scaramuccia di impedirgli di ottenere qualche gioiellino dal potere elettrizzante.

 "Ad ogni modo, caro il Uchiha, mi sembrate molto denutrito in fatto di armi". Continuò Guy indicando l'arco.

"Vi consiglio di prendere questo Arco Magico: sono certo che un sempliciotto come voi troverà il suo potere elettrizzante; personalmente, avrei preferito un'arma tempestata di diamanti".

Porse l'oggetto all'altro nobile, che quasi glielo strappò dalle mani.

"Grazie, Guy". Bofonchiò l'Uchiha un ringraziamento stentato.

"Non c'è di che, messere. Noi nobili europei siamo conosciuti essenzialmente per i nostri modi squisiti, per la ricercatezza nell'arte, per la straordinaria grazia e potenza che mostriamo nella corsa a ostacoli..." Galoppò un po' sul piedistallo e saltò sul posto per dimostrare questa affermazione.

"E per il fatto che sia solito regalare oggetti rari ed incredibilmente costosi solo per dimostrare che possiamo permettercelo. Ora andate via: la vostra apparenza è un oltraggio ad ogni regola del buon gusto e il vostro alito sa di terra e vermi".

Senza farselo ripetere, Sasuke corse con in mano la sua nuova arma verso la classica luce bianca che indicava l'uscita (dato che mettere semplicemente EXIT era troppo facile...). L'attraversò, e si ritrovò poco fuori dal tunnel che era collegato al Villaggio Dormiente.

Attorno a lui poteva ammirare delle gigantesche sequoie e cedri di dimensioni spropositate, oltre che altre centinaia di piante diverse, segno che si trovava nella gigantesca Foresta Incantata.

"Noi è in foresta più antica e magica di tutto regno" spiegò bene Al Kyubi. "Io percepisce magie antiche e potenti. Io sente odore di demoni, spiritelli, funghi mistici e... candele molto profumate e zuppa di lenticchie. Covo di strega non può essere lontano. Io propongo di avanzare in radura".

"E Banna e Sagiri?" Chiese il nobile. "Ce l'avranno fatta, forse? Be, credo che ci sia solo un modo per scoprirlo: andare avanti, come hai detto tu".

I due si incamminarono lungo l'unico sentiero erboso possibile, circondati dal soave cinguettio degli uccelli e dai gorgoglii dei Rospi Drago che, presi dai calori della stagione degli amori, sfoderavano tutta la loro virilità davanti alle femmine della loro specie.

Dopo non molti passi, sbucarono in un gigantesco cortile naturale delimitato da alberi, nel cui centro campeggiava un grosso laghetto costellato di ninfee. Alla loro destra scorsero un grosso cancello fatto interamente di rovi attorcigliati, che portava ad un sentiero arido e roccioso; ma, sopratutto, videro loro amici del Villaggio Dormiente della Nuvola, sani e salvi, che li salutavano vicino ad un calderone pieno di liquido verde e bollente.

"Sagiri! Banna!" Li salutò lo scheletro, sollevato di vederli sani e salvi, e subito corse da loro.

"Siete tutti interi... grazie al cielo".

"Esattamente". Disse Sagiri. "Abbiamo mostrato i tacchi ai lacchè di Orochimaru e compagnia. E non solo..."

Infilò una mano nella tasca della sua ampia tunica, e , con grandissima felicità del duo, mostro trionfante a Sasuke una chiave nerastra, la cui impugnatura terminava in una sfera violacea che brillava in modo inquietante.

"C'è voluta una grossa fatica a recuperarla, ma alla fine abbiamo svolto un recupero a regola d'arte. Ecco, questo è l'Artiglio dei Demoni delle Ombre. Prendi".

Diede l'artiglio dei Demoni delle Ombre a Sasuke, il quale ringraziò il guerriero bendato molto calorosamente.

"Grazie, Sagiri. Vi prometto che ne farò buon uso".

"Non ne dubito. Del resto, conosciamo tutti la posta in gioco. Ora però, credo che io e Banna dovremmo lasciarti ancora. Tutti i miei uomini si trovano ancora al Villaggio Dormiente, e, con tutto il putiferio che si è scatenato, è altamente probabile che si trovino in grave pericolo. Lo so che abbiamo organizzato un piano di evacuazione per situazioni del genere, ma non si sa mai..."

"Già" continuò Banna concorde "specialmente per il mio amico Iggy: è un tipo molto generoso, ma ha la tendenza a fare lo sbruffone e a cacciarsi nei guai. Ci vuole qualcuno che lo riporti alla ragione".

"Appunto, ci vuole qualcuno che insegni a quel tipo davvero come si trattano le persone..." Commentò l'Uchiha l'attitudine arrogante dell'amico di Banna.

"Ad ogni modo, mi spiace doverci separare ancora così presto. Spero ancora che non vi accada nulla di male nella vostra battaglia. Davvero, ancora buona fortuna".

"Anche a voi. Ciao, e a presto!"

I due uomini salutarono l'Uchiha all'unisono, quindi tornarono indietro al passaggio a passo di corsa.

Lasciato di nuovo da solo (sempre se si può chiamare solo uno che ha un genio che gli bivacca nel cranio...), il nobile osservò il calderone attentamente.

Capendo cosa l'amico volesse fare, Al Kyubi si accinse a scioglierlo ogni dubbio.

"Ora è momento di evocare strega. Noi deve solo mettere Talismano di Strega vicino a simbolo identico su calderone e strega venire da noi più velocemente se noi ha erba gatta e funghi Coca-Cola. Prova per credere!"

Considerati i successi dei precedenti consigli di Al Kyubi, anche questa volta Sasuke fece ciò che l'amico disse. Posizionò quindi il talismano a pochi centimetri davanti al simbolo, quindi aspetto per qualche secondo; ma non succedeva nulla.

"Ehi, strega? Fattucchiera? Megera? Maga Magò?" Chiese Sasuke con sempre maggiore insistenza, senza comunque ottenere risultati.

"Forse l'idea dei funghi non era così male Al..." disse all'amico "Chissà se... aspetta!"

Come se sotto al calderone vi fosse posto un incendio invisibile, il liquido contenuto in esso iniziò a bollire con sempre maggior vigore, scuotendolo.

In pochi secondi dalla pentola fuoriuscì una vampata di fumo verdastro, che temporaneamente accecò il duo.

"Agh.. agh... agh" tossicchiò Al.

" Questo intruglio sa di..." annusò però più forte, e respiro a pieni polmoni.

"Ehi, io sentire che mia asma cronica sta guarendo! Questa roba è miracolosa!"

Sasuke non ebbe il tempo materiale di chiedersi qualcosa sulla presunta asma dell'amico (considerata la parlantina di quest'ultimo, era quasi sicuramente una bufala) che la nebbia magica si dissolse, rivelando la figura di una donna. Quest'ultima era completamente imbacuccata in un caftano in technicolor di qualche taglia fuori misura, tanto che di lei si intravedevano quasi unicamente degli occhi molto peculiari, colorati di marrone chiaro e senza pupilla.

"Saluti, Sir Sasuke Uchiha". Si inchinò con cortesia. "Hai appena evocato la Strega delle Foresta. Immagino che ti stia chiedendo come faccia a sapere il tuo nome, vero? Vedi, io ho il potere, capisci? Comunico con gli spiriti degli alberi..."

"Mmh... davvero?" Chiese lo scheletro dubbioso, ma quella continuò senza dargli peso.

"Io vedo le auree... vedo le impronte psichiche... vedo persino l'etichetta nella tua armatura. Ma aspetta!" Allargò qui le braccia per dare più enfasi al discorso. " Io vedo una... visione! Sì! Vedo un cavaliere tutt'ossa che cerca disperatamente una donna misteriosa e affascinante che lo aiuti nella cromoterapia per i monocoli e gli insegni il significato dell'amore selvaggio..."

Osservando da come ammiccava, Sasuke capì in fretta dove il discorso sarebbe terminato, e ciò che non gli piaceva di un punto. Rivelò dunque in fretta e furia i suoi motivi.

"O no... no... no! Cerco solo la Prigione dei Demoni delle Ombre!"

Inaspettatamente, la Strega della Foresta scoppiò a ridere, come se avesse giocato a Sasuke un brutto scherzo.

"Ahahahaha! Sei... sempre così credulone!" Afferrò persino il bordo del calderone per non cadere dalle risate.

"Come quella volta... che ho nascosto i pannolini nel forno... e tu hai passato tre ore a cercarli... e mentre ti scapicollavi avevo già pulito il sedere a tutti i bebè... O di quando ho salvato la tua copertina dalla spazzatura.... ahahahaha!"

"Aspetta! Ma... tu come diavolo lo sai..." Sasuke era sempre più stordito e confuso.

In un attimo, però, realizzò tutto, e ciò lo sconvolse non poco.

"Non... mi dirai che... o diavolo..." Indietreggiò di qualche passo, completamente esterrefatto.

"Esattamente, vecchio mio.... Non ti aspettavi di rivedere una vecchia amica, vero?"

La donna alzò il cappuccio del caftano, rivelando il suo volto; era quello di appena una ragazza sui venti anni, che Al giudicò molto attraente, dai capelli viola raccolti in una corta coda di cavallo.

"A- Anko!" Sasuke non sapeva davvero che cosa dire: la sorpresa di rivedere una vecchia e cara compagnia dopo tanto tempo e in così strane circostanze lo aveva davvero lasciato senza parole.

"Aspettate!" Interruppe il tutto Al Kyubi. "Voi due già conoscervi?"

"Esattamente". Gli rispose la Strega della Foresta. "Diciamo che siamo amici di vecchia data... davvero di vecchia data, considerato che Sasuke è morto da cento anni. E' stato il mio aiuto- bambinaia durante gli anni dell'accademia..."

"No... Anko, NO!" Cercò di interromperla Sasuke alzando bruscamente la voce.

"Mi avevi promesso che non avresti raccontato a nessuno questa storia!"

"Ma dai, su..." la donna dall'aspetto giovane camminò un poco fino a mettersi a qualche centimetro davanti al nobile.

"Ammetti che ci siamo divertiti un sacco ad accudire quei ragazzini; erano molto pestiferi, ma anche tanto simpatici!"

"SIMPATICI?!?" Sasuke strillò dalla rabbia. "Quei marmocchi mi hanno fatto penare tanti di quei guai... ma mai quanto te, Anko. Devo forse ricordarti di quella volta che mi hai rimpicciolito in modo tale che quella peste viziata della figlia del Conte Choza mi potesse usare come sonaglino? Oppure di tutte quelle volte che mi hai propinato i tuoi disgustosi intrugli vegetali?"

"Beh... ora stai esagerando".  Replicò la donna imbronciata, dandogli persino le spalle con le braccia conserte.

"Ti ricordo io che eri tu quello che sceglieva sempre i lavori di assistente - balia al posto di quelli di pulitore di latrine che ti affibbiavano sempre come punizione. Poi il sonaglino della figlia di Choza l'avevi perso tu all'inizio, e non avrei certo permesso che la piccola ti facesse troppo male. Devo anche menzionare il fatto che venivi sempre a piangere da me e Naruto quando il Sergente Istruttore ti faceva fare settecento giri del castello, duecento flessioni e cinquecento piegamenti per poi frustarti usando le stesse calze che indossavi per la danza..."

Ormai l'Uchiha aveva capito che la vecchia amica aveva vinto su tutta la linea; come sempre, del resto. Si limitò a coprirsi l'unico occhio e abbassò il cranio sconsolato.

"Anko... sei davvero infida e perfida... sai che è la seconda volta in una sola giornata che mi rendo ridicolo? Che vergogna..."

"Ormai io no più sorpreso di nulla, Sas'." Si intromise Al Kyubi.  "E' inutile che ripeta tutto. Mi limiterò solo a sogghignare tra me e me".

Sentendo parlare Al, la Strega delle Zucche si voltò, e per un attimo sembrò giganteggiare sui due assumendo un'espressione omicida.

"Bene... perchè se ti se ti sentissi scappare anche solo una risatina di scherno... potrei dimenticarmi di essere vegetariana..."

Osservando la piccola volpe tremare impietrita, la maga dall'aspetto giovanile ritornò al suo temperamento più scherzoso.

"Ehehehe... sto scherzando ancora, Al. Sasuke..." Qui fu più seria, quasi malinconica.

"Kukulann mi ha riferito del tuo ritorno...Sono davvero felice di averti di nuovo qui... in salvo".

"Anche io Anko... non sai quanto mi abbia reso felice questa sorpresa... dopo così tanto tempo, poi... Ma non c'è tempo". Lo scheletro scosse la testa per evitare di finire soffocato dal peso dei ricordi.

"Dobbiamo tornare alle faccende riguardanti il destino della nostra terra. Parlando di Kukulann, deve aver fatto davvero le cose in grande, per la lotta contro Orochimaru e i suoi accoliti, no?" Chiese il nobile,

"Esattamente, amico mio". Anche Anko aveva iniziato a parlare con maggior distacco.

"Il nostro Demone del Grano è stato incaricato dalla Luce in persona di formare una forza capace di opporsi all'Oscurità e ai suoi alleati. Io sono una dei membri più anziani, per forza di cose, e anche la Resistenza del Villaggio Dormiente è nostra affiliata. Abbiamo moltissimi uomini pronti a darti tutto l'aiuto possibile per difendere Konohamere dalle spire del male che l'attanagliano".

"Questo devo dire che è un grosso sollievo, Anko..." sospirò il nobile.

"Però... continuo a chiedermi come mai sia stato scelto proprio per tutti questi compiti così delicati e via discorrendo. Voglio dire, tu mi conosci benissimo, e crederesti mai che io possa essere un eroe e salvatore per Konohamere?"

"Sasuke... ti prego... non ritornare alle crisi di sfiducia... ho sentito che avevi superato questa fase dal Capitolo 8...."

"Lo so... ma comunque resta il fatto che tutto questo resta incredibile, considerate le mie credenziali".

"Effettivamente..." la donna prese una piccola pausa e si grattò la testa prima di parlare. "E' vero!"

"Aspetta un attimo! Ma non dovevi cercare di rincuorarmi o comunque cose del genere?"

"Beh, abbiamo già scocciato i nostri lettori abbastanza con il predicozzo sull'importanza nell'avere fiducia in se stessi nel capitolo scorso. Vuoi per caso che questa volta per ripicca ci mandino un virus mascherato da recensione?"

"Pure tu hai ragione..." il nobile ammise che l'amica aveva delle buone argomentazioni, quindi non continuò la discussione.

"Ok, tornando a questioni più incalzanti, se davvero sei un'alleata di Kukulann, allora saprai già che ho il bisogno disperato di un frammento della Pietra di Anubi. Secondo quanto mi ha rivelato il Sindaco, il pezzo è stato nascosto proprio nella prigione dei Demoni delle Ombre..."

"Esattamente, amico mio. Infatti il Sindaco di cento anni fa l'aveva affidata proprio a me".

"A te?" Le sorprese per il duo sembravano davvero non finire mai. "Hai già aperto la Prigione dei Demoni delle Ombre in passato?"

"Un paio di volte, da quando l'ho edificata".

"Aspetta... o cavolo...." Al Kyubi entrò nella discussione. "io crede che tu debba dire noi molte cose: tu è quella che ha costruito prigione?"

"Sì e no... o meglio, lasciate che vi spieghi tutto per bene..." La donna iniziò a camminare e a raccontare tutta la storia.

"Diciamo che eravamo in molti: dopo la defezione di Kukulann dall'esercito dell'Oscurità, quest'ultimo ci passò subito delle informazioni preziose per sconfiggere i terribili Demoni delle Ombre; reperì per noi un incantesimo antico e tremendamente potente, capace di poter rinchiudere una forza demoniaca di un potere immane. Per eseguirlo, però, bisognava utilizzare un suolo puro e ricco di magie molto potenti, come quello della Foresta Incantata. Attirammo quindi i demoni qui dopo la battaglia di Konohamere, ed io, assieme ai più grandi mistici dell'epoca, praticai l'incantesimo che rinchiuse l'orda in questa terra. Poi il re Saturobi, forte della sua grande esperienza di uncinetti e lucchetti magici, preparò un sigillo che si potesse aprire solo con il tocco di un Demone delle Ombre: l'Artiglio del Demone".

"Molto interessante, certo.... ma io vorrei, se non ti dispiace, arrivare subito al sodo: dove si trova l'accesso alla prigione?" La interruppe Sasuke.

"E' proprio dietro di me". La strega indicò il groviglio di rovi dietro di lei. "Protetto anch'esso da un incantesimo. Ascolta: lo so che sei molto impaziente di entrare e recuperare il frammento, e giustamente aggiungerei, dato che il futuro del nostro regno e molto di più dipende dalla ricostruzione della Pietra di Anubi; ma, prima di poterti far entrare, devi svolgere per me una missione di vitale importanza".

"Di che tipo? Tu non chiede noi di trovare funghi o album di qualche cantante folk, vero?" Chiese la volpe sospettando di un incarico ridicolo.

"Nulla di tutto questo, state tranquilli. Devo dirvi che  l'incantesimo che ho posto per impedire ai Demoni delle Ombre si indebolisce periodicamente, il che potrebbe permettere la fuga di energie magiche talmente pericolose che, se non tenute a bada, porterebbero alla liberazione dell'armata infernale. Purtroppo, questo è proprio il tempo in cui la forza dell'incantesimo sta raggiungendo il minimo".

I due avventurieri rabbrividirono alla prospettiva di un'eventuale invasione, considerata specialmente la fama dei Demoni delle Ombre di Massacratori di Avventurieri, Civili e Bravi Ragazzi in generale titolati.

"Allora... cosa possiamo fare? Ci sarà un modo per scongiurare una simile minaccia..." Chiese Sas' tremando, tanto che le rotule e le articolazioni iniziarono a scricchiolare e sbattere con forza.

"Sì, c'è, Sasuke, e si trova proprio in questa foresta: si tratta di una rara gemma, detta lo Smeraldo di Adryads, che potrebbe contenere il potere magico sufficiente a far tornare l'incantesimo al potere di un tempo. C'è solo un piccolo problema a riguardo... l'oggetto si trova sul nido di un grifone , e il suddetto grifone ha un carattere quasi peggiore del tuo vecchio sergente. Ho provato in tutti i modi a convincerlo a prestarmi la Pietra... ma non c'è stato verso".

"Come mai non ci sei riuscita?"

"Diciamo che abbiamo avuto... un po' di disguidi..."

Il fatto che la Strega stesse abbassando lo sguardo dall'imbarazzo e dal rimorso fece capire al nobile che non era meglio approfondire la questione. Passò direttamente al rispondere alla richiesta.

"D'accordo: per una vecchia amica, questo e altro, specie se in gioco c'è tutta Konohamere. Conta su di me".

"Benissimo! Siamo a cavallo!" La donna esultò dalla gioia nell'udire questa risposta affermativa.

Senza dire altro, alzò il braccio, che si circonfuse di energia verde smeraldo. Un tremore scosse il terreno circostante, e, vicino ai due avventurieri, sbucò una colossale radice la cui punta si poggiò davanti a loro come ad invitarli a salire.

"Prego, amici, salite pure: questo è il vostro mezzo di trasporto per il nido del Grifone". Invitò loro la maga, e i due non tardarono ad accoglierlo e a salire.

L'enorme vegetale emerse svettando ancora di più dal terreno muovendosi selvaggiamente, costringendo Sasuke ad aggrapparsi ad esso per non venire sbalzato via.

"Cosa diavolo stai facendo?!? Non c'è tempo per un rodeo, Anko!" La sgridò l'Uchiha mentre si reggeva alla radice come un cowboy ad un cow-boy imbizzarrito.

Intanto, la strega rideva come una pazza.

"Scusa Sasuke... è che sono decadi che non ti facevo più uno scherzo simile: sai, mi mancava tanto... mi mancavi tanto..."

Un velo di tristezza si poggiò sulla conversazione, ma che immediatamente venne rimosso.

"Ma non importa. Ora vi porto al nido del grifone. Mi raccomando: non fate del male agli animali, alle piante, e sopratutto a voi stessi. Si parteee!"

L'estensione vegetale gorgogliò un ultima volta, quindi si alzò nel cielo a velocità stratosferica, raggiungendo altezze incredibili in pochissimo tempo.

"AHHHHHH!" Strillarono i due mentre il mezzo di trasporto si alzava sempre più velocemente, minacciando di farli cadere a terra.

Per fortuna, dopo qualche secondo, la gigantesca radice fermò la sua ascesa. Ancora con il fiato corto per l'esperienza, i due si guardarono in torno: tutto quello che vedevano erano tronchi di alberi ciclopici, ricoperti di muschio e da cui sporgevano grandi chiazze di fogliame. Sulla parete di uno, in particolare, notarono un fungo abbastanza grande che il suo ombrello poteva essere usato tranquillamente come piattaforma.

"Deve essere quello il posto giusto" realizzò l'Uchiha. "Ora andiamo a prendere questo Smeraldo di Androne o in qualunque modo si chiami".

Saltò sul cappuccio del fungo, quindi si girò ed iniziò ad utilizzare i vari rami e altre piattaforme micotiche alla sua destra per arrivare in cima all'albero.

Mentre il compagno di viaggio effettuava la sua scalata, molti interrogativi ronzavano nella piccola testa di Al Kyubi, tutti riguardanti il rapporto tra Sasuke e Anko. Dubbi che non riusciva davvero a trattenere, e a cui diede prestissimo uno sfogo.

"Sasuke.... dimmi... no è che possa fare a te domanda?"

L'Uchiha si fermò per un attimo su un grosso ramo. Era davvero incuriosito da una domanda del genere, specialmente per il fatto che Al lo stesse chiamando con il suo nome per intero, e non solo con Sas'.

"Dimmi pure".

"Ecco... io... voleva sapere... solo per curiosità... ma tu e Anko...eravate... fidanzati?"

A questa domanda seguì u  lungo sospiro, carico di molti ricordi lontani e forse anche dolorosi. Questo faceva credere al genio che l'amico non avrebbe voluto rivelare nulla, ma invece Sasuke lo fece.

"Immagino che non abbia senso nasconderti nulla: diciamo che per un periodo ero stracotto di lei, fino all'inverosimile. Sarà forse era l'unica presenza che sentivo davvero vicino al castello, oltre a quella di Naruto: Anko ha sempre cercato di sostenermi, di aiutarmi, di farmi ridere...  nonostante i suoi scherzi crudeli e il fatto che non potevo neanche pensare ad un bistecca in sua vicinanza, stare con lei mi faceva sentire... direi forse... felice. Però, era troppo grande per me, inoltre era già innamorata di un altro. Confesso che all'inizio non avevo per niente digerito ciò, ma sai, tra il fatto che avevo iniziato ad uscire spesso con ragazze della mia età... Insomma, per farla breve, ti dico che, per una volta, la formula solo buoni amici ha funzionato; anche perché, se non lo avesse fatto, mi sarebbe toccato lavorare nelle latrine..."

Ci fu qualche secondo di silenzio, quasi imbarazzato, che venne rotto dalle parole di Al.

"Io... confessa di non aver mai immaginato cosa del genere Sasuke. Scusa se io ha riaperto ferite vecchie".

"Ah, fa nulla..." rispose Sasuke senza darci peso. "Alla fine quella che ha sofferto di più è stata Anko... poveretta..."

La curiosità appena appagata del genietto ritornò con maggiore vigore: adesso che aveva scoperto cosa ci fosse stato tra il suo compagno e la strega, doveva scoprire tutto riguardante questo misterioso interesse di Anko. E, a giudicare dal tono di voce addolorato e persino  leggermente arrabbiato di Sasuke, sembrava che vi fosse qualcosa di grosso.

"Sas'... io spera che ad Anko no è successo nulla di mal... mhhhh..."

Al Kyubi non riuscì a terminare la frase che Sasuke aveva coperto l'orbita vuota con una mana, quasi ad impedirgli di parlare. Il motivo di tale però, e Al lo realizzò subito, non fu quello di farlo stare zitto per il desiderio di Sasuke di non sapere cosa stesse dicendo, bensì le russate sempre più forti provenienti dalla superficie dell'albero.

"Il grifone è vicino..." Sussurrò lo scheletro. "Ne riparleremo più tardi..."

Muovendosi il più lievemente possibile, Sasuke si incamminò verso la cima passetto per passetto, alla scopo di non far rumore. Giunto vicino alla cima osservò la grossa bestia dal corpo leonino e la testa e il volto di aquila, che ronfava sopra la cavità del tronco tenendo stretta tra le sue grinfie un enorme smeraldo luccicante.

"Grafff... graff... graff...." Ringhiò nel sonno. "Quella schifosa puttana... come ha osato... Tradimento... inganno... incompetenza... indecenza... musica folk..."

A giudicare da queste parole così taglienti e cariche di rabbia, il sonno della bestia era tremendamente agitato; abbastanza certamente da poter essere interrotto con poco rumore.

Ok.. devo fare il meno rumore possibile: un passo messo male e la bestia potrebbe svegliarsi nel peggiore dei modi... Parole d'ordine: massima attenzione e concentrazione!

Ripetendo mentalmente queste parole, il nobile lentamente ma inesorabilmente si addentrò nel gigantesco nido del grifone, avvicinandosi sempre di più allo smeraldo.

Quanto più era vicino alla creatura, quanto più i suoi passi si facevano lenti e accorti.

Una volta arrivato davanti alla bestia, che ancora ronfava placidamente, con estrema cautela avvicinò le mani allo smeraldo e lo afferrò. Si preparò ancora un po' psicologicamente, quindi lo alzò dalle grinfie della bestia lentamente ma inesorabilmente.

Ce l'ho... ora lo sollevo... lo sollevo... lo sollevo... lo sto sollevando... NO!

Con orrore, vide tutti i suoi sforzi rendersi vani in un istante: il grifone, alzando le braccia improvvisamente, aveva stretto a se lo scheletro assieme alla pietra come un cuscino per nulla morbido al tatto e tanto ossuto.

"Schifosa musica rock... viva il jazz... e il blues..." Ronfò disgustato.

La situazione per i due, data la stretta non proprio debolissima del mostro metà leone metà aquila, ma Al, ancora una volta, dimostrò di essere un pozzo inesauribile (o quasi) di idee.

"Sasuke... io ha idea: io canta ninna-nanna mentre tu libera te e smeraldo da grinfie di essere incrociato". Sussurrò un consiglio quasi impercettibilmente.

Il nobile non era però affatto convinto di questo piano così improvvisato, non conoscendo affatto le capacità canore del compagno. Tentò così una replica.

"Sei proprio sicuro? Io non credo che questo tipo qui abbia il sonno tanto pesante..."

Come bisbigliò questa risposta, la bestia grugnì con forza e strinse ancora di più la presa. Vedendo il suo amico nobile ridotto quasi ad un pezzo di prosciutto tra un panino piuttosto grosso e peloso, Al Kyubi comprese che non c'era tempo di discutere, ed intonò subito la sua ninna-nanna.

"Dormi dormi, grifoncino, chiudi gli occhi e fai un sonnellino... se tu di addormenterai, più problemi non avrai... e se dormirai bene, ti porterò a veder Bene... Se poi non amii il teatro, ti comprerò zucchero filato..."

Sebbene all'orecchio umano il canto di Al suonasse tra lo stridio di una motosega e il latrato di lupo asmatico, per la bestia doveva sembrare un canto melodioso: quest'ultima abbassò le braccia e sul suo becco sparì il grugno corrucciato, facendo posto ad un sorriso radioso.

Sospirando di sollievo mentalmente, l'Uchiha sollevò il braccio della creatura molto lentamente per liberarsi dalla sua presa, e allo stesso tempo tirò a se lo smeraldo. Il furto durò pochi, ma interminabili minuti; infine, venne coronato da un successo totale.

"Grande... il grifone non si è ancora svegliato..." Sasuke fece il punto della situazione, sempre con un bisbiglio.

"Tu Al Kyubi... continua a cantare... intanto dobbiamo fuggire..."

"Io non so più che rime fareee... qui dobbiamo scappare... temo che se stia svegliando.... ed il peggio... il peggio... peggio... peggiorando! Lalalalala...lalalalala..."

Con la consapevolezza che lo stratagemma di Al non sarebbe stato efficace a lungo, il nobile si allontanò a passo svelto ma molto cauto dal nido del derubato.

Quest'ultimo, aggrottando le sopracciglia e aprendo il becco, dormiva e si agitava sempre più affannosamente, segno che il suo sonno stava per concludersi.

Ad un tratto, si risvegliò, ma non fu a causa di Sasuke: un terribile dolore alla schiena lo scosse dal suo torpore, seguito da un bruciore fortissimo che gli arse le carni facendolo urlare il più forte possibile.

"GRARRRRRGGGHHH!!!! Cosa.. cosa mi sta..."

Terrorizzato quanto esterrefatto , provò a voltarsi per scoprire l'identità del suo aggressore, ma quest'ultimo lo immobilizzo afferrandogli con forza il collo e le braccia. Mentre berciava a squarciagola, sentì vicino alla guancia il tocco freddo di un lama, assieme a dei sussurri ancora più taglienti.

"Strilla... dai strilla il più forte che puoi... così facendo quei due bifolchi non mi sentiranno. E poi, che giorno è senza le urla di dolore di prima mattina?"

Disperato, il grifone aveva compreso che la sua stessa vita era in pericolo. Tentò stavolta di implorare aiuto, ma il bruciore devastante si intensificò e si allargò di portata, fino ad ardergli il petto.

"Grahhh... grahh..." Fu tutto ciò che riuscì a boccheggiare prima di cadere a terra senza vita, con una voragine di fiamme nera nella schiena.

Il misterioso aggressore, ansante per questa eliminazione, osservò la sua mano scheletrica ricoperta di pagliericcio, che ardeva ancora.

Una cupa soddisfazione si impadronì di lui mentre vedeva il sangue del nemico evaporare sul suo arto.

Presto... molto presto... Sarò libero del tutto... e il mondo conoscerà di nuovo la mia immensa furia. La Furia del Maresciallo delle Ombre... E tu, fratellino, sarai quello che soffrirà di più...

 

 

 

********************

 

 

 

Angolo dell'autore: altro giro, altro cap.

Niente altro da dire.

Davvero, null'altro da dire.

Potete quindi smettere di leggere?

Perché state ancora leggendo?

State facendo caso alle linee sotto?

Ad ogni modo... grazie di stare ancora leggendo.

Ciao!

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Capitolo 18
*** La Prigione dei Demoni delle Ombre (tra colpi di scena, rivelazioni e incredibile a dirsi.... demoni). ***


La Prigione dei Demoni delle Ombre (tra colpi di scena, rivelazioni e incredibile a dirsi.... demoni).

 

"Eccovi qui di ritorno!"

Anko sorrideva mentre osservava Sasuke scendere dalla liana con lo smeraldo tra le braccia. La missione era stata coronata con un successo, e, apparentemente, senza alcuna conseguenza negativa per loro.

"Eccoci Anko. Questo è quello di cui hai bisogno, no?" Le chiese questi.

"Giustissimo, amico mio. La Smeraldo di Adryads, se posto sul piedistallo magico al centro della prigione, dovrebbe fornire le energie magiche necessarie a rendere l'incantesimo stabile. Tutto quello che dovete fare è entrare e riporlo lì".

"Benissimo... siamo molto vicini al recupero della pietra; ma c'è una cosa che non mi convince affatto..."

La voce dell'Uchiha rivelava una notevole preoccupazione, cosa che alla donna, come ad Al, non piacque per nulla.

"Ho notato che quando siamo scappati il grifone ha iniziato ad urlare come un dannato, ma non ci ha inseguiti. Per te è un atteggiamento normale? Voglio dire, normale per un grifone?"

"In condizioni normali, direi quasi di sì, considerato il grifone in particolare e le sue reazioni isteriche. Però..." Sì fermò un istante, come se temesse quello che stesse per dire. 

"Non ci troviamo in una situazione normale. Ho percepito pochi giorni fa una terrificante ventata di malvagità provenire dalla prigione; in merito, ho chiesto a i due guardiani della foresta di andare a controllare, ma non ho ancora ricevuto notizie riguardanti eventuali sviluppi della faccenda. Insomma... sono preoccupata, davvero. Un errore nella tua missione e i Demoni delle Ombre saranno di nuovo liberi nel mondo, senza che altra magia possa rinchiuderli di nuovo".

E ti pareva che ricevessi una buona notizia ogni tanto... pensò Sasuke tra se.

La situazione, a quanto pare, diventava sempre più complicata e difficile da gestire, ma sapete come è: Sasuke non è fuggito prima e non sarebbe fuggito ora.

"Anko, sappiamo entrambi che il compito che mi aspetta non è affatto facile, ma ti dico una cosa, anzi: ti prometto sul mio onore di cavaliere che tornerò dalla prigione sano e salvo, e con la Pietra di Anubi. E non permetterò a dei demoni mostruosi di liberarsi da loro carcere e di invadere Konohamere. Hai la mia parola".

"La tua parola?" Anko chiese, quasi se non ci credesse, tanto era insolita la risolutezza dell'amico di tanti anni. Dopo alcuni secondi gli rispose.

"Beh... allora sono affari tuoi. Sai perfettamente che ci sono tre tipi di persone che non sopporto: chi fa del male agli animali, chi fa del male hai bambini e chi non mantiene le promesse".

"Già, è per questo che non ho toccato il grifone con un dito: a sentirti dopo chi ce la faceva?"

"Sentirmi?" La strega stava cominciando a ridere. "Ma che sentirmi e sentirmi!! Ti avrei trasformato in un rospo o in un incrocio tra una puzzola e un muflone..."

"Una puzzola e un muflone? Beh..." la ridarella stava contagiando anche Sasuke "sempre meglio che essere uno scheletro e scorrazzare per tutta Konohamere con le ossa esposte al gelo! I miei reumatismi mi stanno uccidendo! Di nuovo".

Dopo questa battuta di Sasuke, i due vecchi amici abbandonarono tutta la tristezza per poco e si lasciarono andare in delle risate piene di gioia.

"Ahahahahah! Sasuke..." la prima a parlare fu Anko "erano secoli che non ridevo così tanto! Mi ricordano tanto i vecchi tempi dell'accademia... Per te sono stati dei momenti non affatto belli, ma per me erano un vero spasso".

"COSA?!?  COME!!! Ti divertivi a vedermi soffrire, brutta sadica?!? "Ruggì Sasuke adirato.

"No, no, no..." La donna cercò di calmarlo. "Non fraintendermi: io detestavo come ti trattavano, e ti dico che una volta ho trasformato il Sergente Istruttore in una capra a due teste..."

"Quindi, quando il mio istruttore è mancato per una settimana era perchè ci avevi messo lo zampino?"

"Sì, peccato che la lezione non gli sia servita... e che io sia una persona che rifiuta la violenza... a meno che non si tratti proprio di questione di vita o di morte..."

"Già... purtroppo". Il nobile abbassò la testa sconsolato. "Ti ringrazio comunque tanto: quella settimana avevo deciso di andare assieme a Naruto alla fiera del fumetto".

"Per questo l'ho fatto. Non volevo che il Sergente Istruttore ti impedisse di uscire con le sue solite orride punizioni. Gli standard di quel tipo erano pressoché impossibili da raggiungere per chiunque".

"Per chiunque meno che per un Uchiha. Per questo purtroppo ero messo ancora più in mezzo da quel sadico professionista. Il fatto che non fossi all'altezza dei miei avi et cetera è stato per molti anni il più grosso fardello della mia vita. Ma adesso basta vivere nel passato: come i protagonisti di quegli spot pubblicitari da due soldi, voglio essere il pilota della mia vita e... insomma... hai capito il concetto?"

"Sì... ho capito..."

Inaspettatamente la voce di Anko si era fatto più seria, forse persino dolce; ancora più inaspettatamente la donna si avvicinò e lo abbracciò di nuovo, con delicatezza.

"Erano secoli che ho desiderato che tu dicessi parole simili... mi dispiace solo non essere mai riuscita a fartele dire prima... quando eri un vita..."

Mentre gli parlava all'orecchio, una piccola lacrima le rigò il volto.

Sasuke intanto ascoltava immobile, senza più cose da dire e con poche a cose a cui riusciva a pensare. Anche Al era parecchio confuso, seppur i suoi scrupoli fossero di diverso ordine: era combattuto se lasciar continuare questo momento commovente oppure far tornare i due alla realtà e alla missione che incombeva.

Fortunatamente per lui, intanto che pensava, i due si erano già separati. La strega si asciugò il volto con la manica del caftano e parlò balbettando un po'.

"Amico mio... n-non perdiamo altro tempo: la Prigione dei Demoni delle Ombre ti è così... rivelata".

Mise le mani a segno di sigillo, e immediatamente il muro di rovi dietro al calderone  si aprì quasi sfilacciandosi.

"Ora potete andare, amici miei... vi auguro buona fortuna. Che la Luce sia con voi".

"Grazie tante... Anko. Di tutto".

Sasuke respirò un poco. C'era molte cose che voleva dire, e altri momenti che voleva passare assieme ad Anko, ma purtroppo il tempo incalzava, e tutto quello a cui doveva pensare era la missione. Il tragitto per fortuna fu molto breve, abbastanza da impedirgli di distrarsi.

Il ciclopico cancello di ossidiana, che da lontano si intravedeva a malapena, in quel momento si ergeva davanti al duo in tutta la sua nera e lugubre e molto, molto menagrama magnificenza.

"Ora Al..." disse il nobile al suo amico dopo aver dato una breve occhiata alla serratura decorata da piccoli smeraldi a forma di teschio "siamo nel ventre della belva, per così dire: un fallimento, e tutto quello che ci aspetta sarà l'oscurità eterna. Per gli amanti della giustizia, della pace e delle tintarelle, noi dobbiamo riuscire, costi quel che costi".

"Ben detto... tu ora apri. E non esita".

Annuendo al genio, Sasuke sfoderò il suo sinistro manufatto e lo infilò nella serratura. Girò la chiave di trecento sessanta gradi e  l'enorme portone in risposta si aprì, animato da una strana magia. I due ripeterono mentalmente alcune parole di incoraggiamento, quindi l'Uchiha attraversò il cancello.

Il percorso che costituiva la Prigione dei Demoni delle Ombre, stranamente, non era né buio né spaventoso; tutto quello che attorno a loro vedevano erano delle pareti di normalissima roccia umida, illuminate persino da qualche finestrella naturale sul sole.

"Per il momento io no vede nulla di malvagio". Disse Al guardandosi intorno. "Io no percepisce nulla di così potente in attività... ma..."

"Ma cosa?" Gli chiese Sas'.

"No è bella sensazione. E' come se qui fosse bestia in letargo. Placida, ma terrificante al risveglio. Così è energia di questo posto. Noi deve fare presto".

Rammentando per l'ennesima volta l'ammonimento di sbrigarsi, Sasuke accelerò l'andatura correndo tra le pozzanghere e i sassi.

Giusto il tempo di un minuto e raggiunse un ampio salone circolare. Tutto il pavimento della nuova stanza era invece costituito da un blocco di marmo serpentino circolare, scanalato a motivo di spirale e circondato da un canale d'acqua. Al centro di esso svettava una semicolonna su cui era poggiata una pietra d'oro e di zaffiro, a forma d'ala di scarabeo: il frammento di Pietra di Anubi.

"Bene... ce l'abbiamo quasi fatta. Basta poco..." notò Sasuke "per prendere il frammento di Pietra".

"Certo... ma fa attenzione". Lo ammonì Al.

"Io... percepisce strana presenza.... molto strana.... ma...  non sa dire altro. Tu fa' presto, specie adesso che pezzo è indifeso come borsaiolo di pellegrino!"

"Vado vado... ma basta con queste metafore dei miei stivali, almeno in momenti del genere".

Lo scheletro saltò sulla piattaforma con agilità e si avvicinò alla piattaforma. Con lo smeraldo nella mano destra, preparò le dita fin troppo ossute dell'altro ad una vera e propria operazione di borseggio.

Bene... ci siamo quasi... pensò. Ora devo solo prenderlo... con calma, e non succederà nulla. Credo...

E si sbagliava, non sapete quanto si sbagliava. Per darvi un'idea: esattamente nella frazione di secondo in cui Sasuke rimosse il frammento una nera vampa di fiamme irruppe nella sala volteggiando nell'aria. Istintivamente Sasuke poggiò lo smeraldo sul piedistallo e ritrasse il frammento di Pietra, mentre il mostruoso corpo di fuoco si gettò a capofitto sullo scheletro e sul piedistallo, materializzandosi un istante dopo.

An attimo ancora dopo Sasuke dovette sfoderare la Tagliateste e parare un letale colpo di forcone dall'alto.

"Cosa... diavolo..." Si chiese l'Uchiha, ma subito alla vista del nemico realizzò ogni cosa.

"Kuroi! Maledetto bastardo!"

Il Demone del Grano traditore si era posizionato tra il guerriero ossuto e il piedistallo. Il suo aspetto era terribile: la sua carne sembrava annerita come della legna arsa e scorrevano persino rivoli di sangue verdastro dalla bocca. Sembrava però non curarsene, dato che agitava il forcone sogghignando e gongolando invece come se avesse la vittoria in pugno.

"Esatto, scheletro e volpastro". Parlò con la sua voce infernale. "Ma ancora per poco... abbastanza però per uccidervi".

l'Uchiha tentò un contrattacco estraendo la lancia, ma non ebbe il tempo materiale: il corpo di Kuroi venne circonfuso all'istante da una vampata nera e mostruosa, che costrinse lo scheletro ad arretrare di parecchio passi.

Quasi del tutto accecato, l'Uchiha provò a riattivare lo Sharingan e a focalizzare meglio l'attenzione. Il nemico, intanto, aveva approfittato di questa distruzione per dare un calcio al piedistallo di marmo.

La struttura sembrò scuotersi mentre la pietra cadeva sul terreno. Kuroi ne sferrò altri due alla base; un terzo, e l'avrebbe sicuramente distrutta del tutto.

"Sì!" Gongolò sghignazzando. "Questa è la fine!"

"NO!" Sasuke urlò con tutto il fiato in gola, inorridito. Cercando di resistere al bagliore oscuro e malato del fuoco oscuro, sferrò altri due attacchi con la propria arma magica. La precisione degli affondi di lancia erano però resi molto imprecisi dal bagliore sinistro e quasi innaturale, oltre che dallo spavento e la rabbia dell'Uchiha stesso, permettendo così a Kuroi di evitarli con destrezza.

"Eheheheh... ti preoccupi così tanto per il piedistallo, vero?" Lo punzecchiò sarcasticamente il demone.

"Non ti preoccupare... ti faccia controllare le sue condizioni più da vicino..."

Afferrò il corpo della lancia con la mano libera e tentò di disarmarlo. Nonostante l'azione fece perdere la presa dell'arma all'Uchiha, quest'ultimo riuscì a controbattere velocemente sferrando un fendente dal basso, posizionando la lama in modo tale che non venisse sciolta dalla stessa arma magica che gli era stata trafugata.

Il nemico questa volta dovette impegnarsi di più evitare il nuovo assalto; saltò in alto e tentò di affondare la punta liquefacente della lancia nella spada.

Per contrattaccare lo scheletro girò in fretta a destra di novanta e gradi e sferrò un fendente molto preciso dall'alto, parato a malapena dal forcone nemico. L'avversario provò a disarmarlo, ma stavolta Sasuke fu abbastanza rapido da ritrarre l'arma prima di subire contromosse.

"Sei più fastidioso di quanto immaginassi, cibo per vermi ambulante..." provocò il demone una seconda volta, sempre con lo stesso sadico compiacimento "ma non mi vincerai, non importa quanti assi nella manica o armi nascoste tu possegga! Ormai il tempo per voi..."

Voltò per un istante lo sguardo al piedistallo dietro di lui e sorrise in modo crudele. Anche il duo diedero un'occhiata alla semi colonna, e notarono che dalle sue crepe, sempre in numero maggiore, stava fuoriuscendo una luminescenza nerastra.

"... è scaduto. Nessuno potrebbe mai fermare la valanga di furia che sta per liberarsi. Lo senti, Al Kyubi?" Rivolse il suo sguardo al genietto rintanato nell'orbita con una ferocia tale che pareva trapassarlo.

"L'Inferno sta per uscire dai suoi cancelli, poveri sciocchi. E i suoi abitanti muoiono dalla voglia di fare approfondita conoscenza con gli abitanti di questo mondo. Cosa ne dici, volpastro, ti va di essere il primo a far parte di questo scambio culturale?"

Sasuke, irato, ma anche per una volta con alcuni dubbi, mise la spada in posizione di guardia.

"Per quale diavolo di ragione stai fissando Al in questo modo?!?" Chiese quasi urlando. "Cosa diavolo vuoi da lui?!? E tu Al... conosci già questo tipo?"

Il genio non rispose; stavo zitto, riflettendo attentamente su quello che Kuroi gli avesse detto. Nella sua mente si era formato con forza sempre maggiore un dubbio; un dubbio atroce, che quasi gli corrodeva la mente.

Sas' si stava chiedendo cosa avesse l'amico, ma il suo crudele avversario demoniaco lo distolse da questo fatto con un ruggito.

"Allora... ecco una trasmissione di cultura!"

Latrando come una bestia impazzita, il demone partì ad un altro assalto sferrando attacchi con entrambi le sue lance. Per fortuna Sasuke non si dimostrò meno agile e schivò tutti i colpi con grande maestria, datagli anche dall'uso dello Sharingan.

Nella mischia il mostro inizio ad inspirare aria con forza, quindi aprì la bocca e vomitò una fiammata di fuoco infernale. L'ex moro rispose rotolando dietro di lui e saltando da dietro, sferrando un attacco in salto.

Kuroi si accorse del colpo e provò a girarsi, ma mentre osservava il nemico colpirlo venne colto da un dolore fulmineo quanto lancinante, tanto da fargli sputare sangue oltre che piccole fiamme.

"Daahhhiiiaaaa!!"

Con quest'urlo di guerra lanciato con rabbia, Sasuke calò la lama sul nemico e sferrò un letale fendente dall'alto in profondità . Il nemico, preso dai suoi dolori, non fu più capace di trarsi in salvo da colpo, e cadde indietro con un profondissimo squarcio nell'addome ed un braccio quasi trinciato a metà.

Ormai vittorioso, il nobile disarmò Kuroi della lancia rubata con un calcio sul braccio e recuperò l'arma. Senza perdere tempo puntò l'arma ritrovata vicino al suo petto, per minacciarlo.

"Il tuo tempo è scaduto, cane assassino. Preparati a subire la giusta punizione".

La rabbia del nobile era genuina e il suo unico occhio rosso divampava ancora di più dalla collera, ma nemmeno questo sembrava spaventare o anche solo preoccupare Kuroi; nemmeno la ferita, profondissima, dove si era infilata della paglia.

"Pu-nizione? Gagagagahahagahagah!" La voce del nemico si stava facendo sempre più innaturale e diabolica.

"Punirmi... no... il tempo delle punizioni è finito. E' ora che siano i puniti dalla collera della Luce a riscattarsi. Che le tenebre... sorgano... per sempre... GAHGAGAHAGAGH!!!"

Lo sghignazzare dell'essere si facevano sempre più folle e assordante, nonostante questi vomitasse sempre più sangue ad ogni risata. Ad un tratto, le fiamme nere che circondarono il suo corpo, e che per tutto lo scontro non lo avevano minimamente danneggiato, iniziarono a fargli crepare il volto".

"Che follia è mai questa... Oh... Luce..." Fu tutto quello che riuscì a dire un inorridito Sasuke, che indietreggiò di qualche passo.

Ma il tremendo spettacolo era lungi dall'essere terminato: come sollevato da un vento oscuro, il corpo del Demone del Gramo volteggiò nell'aria soffuso da energie oscure. Queste divennero sempre più forti, lanciando lingue di fuoco ovunque, fino ricoprire completamente la sua figura. Dopo pochi istanti il vento maligno si concentrò in solo punto, come in un vortice, per poi venire sparato in alto.

Il corpo di Kuroi, libero dalle energie malefiche, si rivelò ormai rinsecchito e privo di vita, e cadde sul pavimento con un burattino gettato via.

Intanto, l'onda malefica tracciò ampie traiettorie nella stanza, emettendo un aura oscura e quasi paralizzante, quindi si tuffo nella colonna, ormai quasi del tutto crepata.

Lì accadde un pandemonio: la crepe della colonna si estesero a tutto il pavimento, mentre fortissimi turbini magici iniziarono a vorticare nella sala con sempre maggiore intensità.

"Sas'..." Al tremava come una foglia nel vedere tutto ciò "noi deve scappare! E subito! Prima che energie malefiche possa catturarci!"

Seguendo il consiglio dell'amico, Sasuke tendo di voltarsi indietro e di scappare, ma si sentì bloccato, paralizzato. Lentamente, invece, si avvicinò al piedistallo

"Al... non riesco a muovermi! E' come se queste energie mi stessero attirando a loro".

"Oh no! Poteri oscuri è sempre più forti!" Tu deve combatterli! Tu no può permettere loro di dominare te!"

Molto più facile a dirsi che a farsi... pensò l'Uchiha, mentre la forza oscura lo attirava sempre di più verso il piedistallo, che ormai brillava come un faro per la spaventosa energia in esso contenuta.

Sembrava davvero che nulla potesse impedire quest'avanzata, quando qualcosa si mosse nell'Uchiha, o meglio qualcosa venne mosso nell'Uchiha. Considerato che detto così non ci capisce nulla, mi spiegherò meglio: Sasuke udì una voce strana, quasi innaturale, seppur stavolta in senso buono. Una voce forte, calda e vigorosa.

Muoviti, coglione! Esci subito di qui o fai la fine del sorcio! Fuggi,e scappa da questa foresta!

"Sì!" Esclamò l'ex moro.

Tirando a se tutte le forze, riuscì finalmente a vincere i venti oscuri e correre verso l'uscita. Di fughe rocambolesche simili e dei miracoli del rallenty abbiamo già parlato alcuni capitoli fa, quindi mi limiterò a dirvi come è finita (scusate, ma avrò diritto anche io ad una pausa, no?); Sasuke scappò via dalla Prigione, che ormai crollava crepata in punti sempre maggiori.

Mentre abbandonava il terribile luogo, il duo udì un suono orribile. Giratosi, videro la grotta implodere in un maelstrom ancora più oscuro e roboante dei vortici precedenti, che culminò in un nero, abbacinante lampo.

"Sas'.. la nostra fuga non è finita. Presto! I Demoni delle Ombre..."

"Sono liberi..." Continuò il piccoletto la frase. La sua voce era carica di terrore.

"Noi deve scappare da Foresta Incanta prima che mostri raggiunga noi! Io prega che tu conosce strada..."

"Sì... corriamo".

Il guerriero scappò nella boscaglia, senza voltarsi mai indietro, più forte di quanto abbia mai corso nella sua vita o non-vita. Il percorso era irti di cespugli e piante che rendevano faticosa una fuga, ma questo non fermò affatto Sasuke. Per sua fortuna, gli animali del posto, molti dei quali erano predatori notoriamente feroci, non provarono a fermarli; scappavano invece anch'essi dalla gigantesca ondata di malvagità che proveniva dalla radura della strega.

"Dove dobbiamo andare?" Domandò Al.

"Al grande tronco a nord-est di qui. Li si dovrebbero trovare i guardiani della foresta, con una chiave runica. Dopo che ce l'avranno consegnata, potremo fuggire attraverso il cancello posto a più a nord-ovest". Rispose Sasuke.

"Perfetto Sas'... o meglio, lo sarebbe se alle calcagna non avessimo orda inferocita di creature infernali desiderosa di uccidere noi in maniera più brutale e dolorosa possibile".

"Sempre a pensare positivo... eh?"

"Tu no ha diritto di parlare! Tu no è molto più ottimista di me!"

"Ma di certo sono meno menagramo. Almeno non faccio commenti di continuo su tutti gli orrori che dovremo affrontare durante il nostro viaggio e su tutti i mostri che ci voglio fare a pezzi, macinare e ridurre in hamburger !"

"Questo no è momento buono per litigare, Sasuke". La situazione, a causa di questa discussione, era ancora più tesa.

"Noi ha nemico dietro, feroce e implacabile. Nemico che vuole divorare mondo di luce. Noi deve trovare modo di sconfiggere Demoni delle Ombre, o tutto regno è finito! E poi io no ha menzionato hamburger!"

"Lo so... va beh... senti... il fatto che è che rimarcare sempre tutto non aiuta! Credi per caso che io non senta i ruggiti e la puzza di zolfo e fiamme?!? Diciamo che sento il bisogno di allentare un po' la tensione..."

"Ah... io capire..." Il genio si calmò. "Tu ha bisogno di trovare modo per evitare a tua paura di avere sopravvento su di te, è così? Allora... forse tu ha ragione. Io no parlare più di... hai capito, no?"

"Sì... ho capito... e grazie".

"Ok, ma tu non distrarre troppo: noi è arrivati a tronco".

Girando lo sguardo, il nobile vide al alcuni metri di distanza un gigantesco tronco di tamerice, con una grossa apertura al suo interno. Senza perdere altro tempo, saltò nell'entrata ed atterrò con un triplo salto mortale carpiato.

Rimessosi in una posizione più comoda, girò attorno lo sguardo osservando la spoglia cavità buia.

"Ehi làààààà?" Chiese. "Guardiani? Dove siete... ho fretta! TANTA FRETTA!!"

Per fortuna dovette aspettare pochissimo che udì alcuni mormorii striduli provenire dall'alto, che attirarono la sua attenzione. Il nobile alzò ancora la testa, e vide scendere planando nel tronco scoperchiato due strane creature simili a gargolle, pallide e con le orecchie spropositatamente grandi e allungate.

"Ecco qui il nostro invitato...." Iniziò a parlare una.

"...immagino che questo sia l'oggetto delle tue ricerche". Continuò l'altra. Nelle mani ossute mostrava una runa verde brillante su cui era inciso il simbolo di un albero.

"Sì, datemela, e subito! La foresta.. è in gravissimo pericolo! Dovete avvertire Anko!" Richiese loro il nobile.

Stranamente, però, le due creature si limitarono a sogghignare guardandosi a vicenda, cosa che preoccupò e irritò l'altro duo non poco.

"Datemela subito! La Prigione dei Demoni delle Ombre è stata distrutta dal cataclisma e i mostri sono liberi! Dobbiamo scappare da questa foresta... o almeno ritirarci per tentare una qualche strategia... Prestateci la runa! E chiamate Anko!"

La risposta delle creature arrivò sempre tra le risatine di scherno.

"Sprecate il vostro tempo, sciocchi avventurieri..."

"... noi sappiamo già tutto della fuga dei Demoni..."

"... perchè siamo stati noi a nascondere bene la presenza di Angmar!"

"C-cosa?" Più che lo sconcerto in Sasuke fu più forte lo sconforto (nd. Sasuke: e ti pare questo il momento di scrivere un gioco di parole? Così rovini tutto il pathos! Me: ok, scusa, vado avanti); tra tutti gli eventi possibili, il tradimento dei due guardiani era capitato nel momento peggiore.

"Sporchi ingrati! Avete dimenticato che cosa Anko ha fatto per voi? Di come vi abbia accolto a braccia aperte nella foresta?!? Mi disgustate".

Alla menzione di Anko e di questo debito che loro le dovevano i due demonietti abbassarono lo sguardo e persero l'atteggiamento di scherno. Un attimo dopo, però, e ricominciarono a parlare come se nulla fosse stato loro detto.

" Non importa quello che è successo in passato...."

".... quello che conta è che noi abbiamo ritrovato il nostro posto..."

"... TRA LE FILA DELL'ESERCITO DI ANGMAR!!"

Gracchiando dopo questo strillo, i due esseri volanti cominciarono a volteggiare e scrutare il loro nemico come due lupi davanti ad una vacca succulenta (anche se tanto gustoso Sasuke non era...).

"Si dia inizio al nostro spettacolo..." ricominciarono a schernire.

"... è come un reality show, solo con delle prove un po' più difficili, pericolose e mortali! E senza protezioni esterne o telecamere o confessionali vari".

"Prima prova: sopravvivere al bombardamento!"

Uno dei due demoni alzò lo sguardo e prese un respiro profondissimo, quindi aprì la bocca di getto, da cui fuoriuscivano degli sputi composti di uno strano materiale vischioso ed elettrificato. Come riflesso Sasuke attivò lo scudo per pararsi ed estrasse l'Arco Magico. I colpi si infransero sulla barriera, causando piccole esplosioni.

Per essere dei membri dell'esercito dei Demoni delle Ombre, non sembrano molto pericolosi... Pensò Sasuke. Credo che sia ora di usare l'Arco Magico....

Prese bene la mira, anche grazie allo Sharingan, e fece il movimento di incoccare la freccia. Come aveva previsto, il dardo di energia gli si materializzò magicamente nella mano.

Bene... ora si balla!

Scccò ben tre dardi magici in rapida successione contro i due nemici. Nonostante la mira resa ancora più accurata dallo Sharingan, i nemici dimostrarono agilità sufficiente a mancare il bersaglio. Fortunatamente, l'arco di Guy rivelò altre ottime sorprese: i dardi magici, dopo un breve tragitto, esplosero come fuochi d'artificio bluastri ed elettrificati, lasciando i demonietti distratti e scottati dalle scintille.

"Graarrggh!!" Strillarono i due in coro mentre le scintille elettriche li stordivano.

"Benissimo. Ora,  maledetti..." intimò loro l'Uchiha, puntando bene l'arco "vi consiglio di arrendervi senza fare storie, se non volete che per cena prepari gargolla fritta".

La minaccia di Sasuke ebbe un certo effetto, dato che i due spiriti fermarono il loro gracchiare e il volteggiare ed iniziarono a planare vicini. Dalle loro facce si leggeva, stavolta, un sottile terrore.

"Noi... noi...  noi..."

D'un tratto, una voce oscura e gelida come l'oltretomba risuonò nell'aria.

"Voi cosa? Ah sì... direi che l'idea di friggervi non è male, ma preferisco una cottura flambé!"

In poco più di un istante, prima che i due demoni potessero rendersi conto di qualcosa, un dardo nero e verdastro saettò dall'entrata del tronco e li colpì in pieno, facendo loro prendere fuoco come torce.

"Cosa diavolo..." Si chiese Sasuke, mentre tutto il tronco cavo della tamerice veniva anch'esso incendiato da quelle fiamme nere e verdastre.

Ebbe subito la risposta: in mezzo a quell'incendio così spettrale avanzò una figura imponente, scura come l'ossidiana. Il corpo era come quello di un uomo molto grosso, ma comunque muscoloso, mentre gli arti e la testa assomigliavano di più a quelli di un tasso, ad eccezione delle corna di bufalo. La sua schiena era sormontata da tre paia di ali di pipistrello, ad indicare ancora di più la sua natura demoniaca.

Lo strano essere contemplò per alcuni secondi i due demonietti in fiamme che strillavano e rotolavano sul pavimento con un ghigno infernale proprio degno della sua razza, quindi rivolse la sua occhiataccia all'altro duo; in particolare, fu Al che scrutò sadico.

"Bene, bene, bene. Fratellino, come te la passi oggi? Sofferto abbastanza?"

Ancora di più dell'occhiata infernale, furono queste parole che colpirono Al nel profondo. In quel momento si sentiva confuso, incredulo, e, sopratutto, mostruosamente sconfortato da questa rivelazione.

"Sei davvero tu... dunque". Realizzò. "Shukaku..."

"S-Shukaku?" Chiese Sasuke ancora più sorpreso da questa notizia. "Aspetta Al: conosci questo demone? Ed è persino tuo fratello?!?"

"Come? Non gli hai parlato della tua famiglia, eh, volpastro?" Si rivolse sarcasticamente al fratello.

"A quanto pare, caro il mio mucchio di ossa, ci sono molte cose che i tuoi alleati non ti hanno menzionato, come il fatto che tutti i Demoni delle Ombre hanno iniziato la loro vita come creature magiche che, ad un certo punto della loro esistenza, si sono votate anima e corpo all'Oscurità. In cambio, il Maestro ci ha offerto poteri inimmaginabili. Ma questo non è certo la sorpresa più grande, anzi; mi chiedo solo di cosa parliate voi due tutto il giorno, dato che il mio caro fratellino abita forzatamente il tuo cranio bacato da più di un secolo. Forse... è il fatto che ti vergogni di me Kyubi, non è vero?"

Il piccolo genio strinse le mani dalla rabbia, quindi gli rispose a denti stretti:

"Tu... tu no è più mio fratello! Se io pensa a tutte cose ho sentito su tuo conto, sangue ribollire in mia testa come sangue di montone messo a scaldare su vulcano! Tu è rovina della nostra famiglia! "

Il demone oscuro alzò gli occhi e il suo sorriso divenne ancora più largo e inquietante, peggio di quello di un vero squalo bianco.

"Quanto mi rende felice questa notizia... vedere te e quei bastardi della mia famiglia soffrire! Voi geni siete sempre stati arroganti e boriosi, fieri del vostro immenso potere magico. Lasciare voi idioti tronfi è stata la decisione più saggia della mia vita. Ma..."

Il suo sguardo crudele si posò su Sasuke, facendogli provare una scarica di terrore

"Perché annoiare così tanto il nostro nobile amico con le nostre beghe familiari? Era in corso una battaglia all'ultimo sangue, se non ricordo male, e non è bene ritardare certi eventi, specialmente se il nemico da distruggere lentamente e molto dolorosamente è il protetto di mio fratello. Dunque, cosa potrei dirti prima di iniziare lo scontro? Ah sì...  spero che questo ti faccia TANTO male!"

Puntò l'indice destro contro Sasuke, che iniziò a rifulgere di energia verdastra. L'attimo dopo fuoriuscì da esso un raggio di energia all'apparenza decisamente letale.

Sasuke, grazie ai suoi riflessi, riuscì a schivarlo, ma l'attacco energetico, dopo averlo mancato, andò a colpire il tronco in fiamme dell'albero per poi rimbalzare in varie direzioni, costringendo il nobile a movimenti bruschi quanto pirotecnici per non essere colpito.

"Mph... tenace ed agile come sempre... ora però incomincio a fare di più sul serio..."

Shukaku alzò l'altra mano, che si circondò in grandissima quantità di fiamme nere, e si preparò a lanciare un nuovo attacco fiammeggiante. Intanto l'Uchiha, molto teso, tentò di evocare lo scudo magico per parare questo nuovo attacco, ma qualcosa, o meglio qualcuno, lo precedette: una gigantesca radice sorse dal terreno, frapponendosi tra le fiamme del demone e Sasuke, e parò quest'ultimo dall'attacco infuocato.

In men che non si dica sbucarono dal terreno altre radici che si attorcigliarono attorno al Demone delle Ombre, bloccandone gli arti.

"Dunque hai deciso di mostrare il tuo disgustoso muso, Angmar".

La Strega della Foresta fece la sua entrata in scena saltando alcuni passi davanti a Sasuke, sempre tra lo scheletro e il demone. Quest'ultima squadrò il suo nuovo nemico con collera e determinazione ed acquistò una posizione di guardia.

"Ora è il momento che tu te la prenda con uno della tua taglia, Angmar. Ho già sistemato un bel po' dei tuoi lacchè, e sono più che pronta a ricacciarvi tutti nella prigione".

Completamente incurante di queste minacce, il mostro incominciò a sghignazzare senza freni.

"Anko... Anko... la povera, dolce, squinternata hippie che ama la natura e i bambini. Così piena di vita... come un agrume maturo, pronto da spremere. E così idiota da volermi sfidare da sola; hai dimenticato in cosa ti avrei ridotto cento anni fa se quel traditore bastardo di Kukulann e quella cricca di barbagianni non ti avessero salvato la pelle?

"Non l'ho dimenticato". Gli rispose la donna scandendo ogni parola. "Infatti mi sono preparata in questi cento anni per questo evento. Non sono più la maga inesperta di un tempo".

"Beh... se è per questo, nemmeno io sono più lo stesso".

Le fiamme nere incominciarono a fuoriuscire anche dal corpo di Angmar, bruciando i viticci che lo intrappolavano a velocità sorprendente.

"Vedi, tutte queste decadi di prigionia hanno reso il mio desiderio distruggervi molte volte più forte!"

La strega abbassò la testa e respirò profondamente: la battaglia che l'aspettava si prospettava la più dura di tutta la sua vita.

Prima che iniziasse lo scontro, doveva parlare all'amico un'ultima volta.

"Sasuke... devi metterti in salvo. Prendi la runa che tenevano i demonietti e scappa da questa foresta; fuori di qui, dirigiti agli Stagni dei Morti antichi. Lì dovrai continuare il tuo viaggio per la Pietra di Anubi".

"Ne.. nemmeno per sogno, Anko". Le rispose negativamente il nobile."Non ti lascio qui nelle mani di questo mostro sadico".

"Sasuke, hai una priorità: il recupero della Pietra; tutto il resto è secondario, anche la vita stessa dei tuoi alleati. Và, non badare a me: me la caverò, come ho sempre fatto".

"Ma Anko..."

"VA', HO DETTO!"

Dopo quest'ordine così perentorio, Sasuke capì che l'amica non avrebbe accettato repliche; con un'immensa riluttanza nel cuore, si lanciò ad afferrare la runa, ancora serrata negli artigli di un demonietto morto.

"No, no, no". Disse Angmar. "Avete fatto i conti senza l'oste. Ecco quello dell'antipasto..."

Il demone sparò un altro dardo energetico dalle dita, ma anch'esso venne bloccato da una radice di Anko. In quel mentre Sasuke aveva già afferrato la runa e si preparava a scappare.

"Anko..." rivolse le sue ultime parole all'amica "mi spiace immensamente: non ho rispettato la promessa..."

"Lo so". Le rispose atona. "E sappi che non ti perdonerò per questo: finita questa storia dovrò trovare un modo per punirti. Di conseguenza, ho una sola cosa da dirti prima che tu vada per la tua strada..."

Girò il suo volto verso quello dello scheletro. Forse era per le fiamme, ma pareva che stesse lacrimando.

"Torna  sano e salvo".

"Io... lo farò. Vado. E anche tu... non morire".

Pronunciando questo amaro commiato, il nobile si ritirò con tutta la velocità possibile, senza avere la forza di guardare. Lasciato solo assieme alla sua nuova vittima, il nero comandante dei demoni si leccò le labbra ferine.

"Direi che siamo rimasti solo io e te. Peccato: avrei tanto voluto frantumarlo falange per falange... Bah! Poco male: vorrà che mi accontenterò di te... per il momento... muahahahah..."

Mentre la donna riacquistava tutta la concentrazione necessaria alla lotta, sul suo volto iniziarono a comparire degli strani segni di colore viola intenso.

"Voi maledetti avete già ucciso Sasuke una volta". Disse, mentre le macchie si spandevano sempre di più sul suo corpo, annerendosi. "Se vuoi provarci ancora, Angmar, dovrai prima passare su di me".

"Non sfidare la sorte, piccola schifosa cagna". Le ringhiò feroce il mostro in risposta.

Con un gesto delle ali le fiamme che avviluppavano il suo corpo divamparono con molta più forza, segno che la sua furia stava raggiungendo i livelli adatti ad una battaglia epocale.

"Morire sarà l'ultimo dei tuoi problemi. Te lo posso assicurare..."

 

 

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Angolo dell'autore: alzi la mano chi aveva pensato ad Itachi? Lo so... sono un Troll!

Ad ogni modo, buone feste!

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Capitolo 19
*** Gli Stagni dei Morti Antichi (ovvero di vecchi cadaveri e della loro passione per l'occupazione abusiva). ***


Gli Stagni dei Morti Antichi (ovvero di vecchi cadaveri e della loro passione per l'occupazione abusiva).

 

 


In mezzo ad un cielo rosso come un lago di sangue, la gigantesca flotta di Orochimaru modello Accozzaglia di Navi Fantasma stile Olandese Volante stazionava poco distante da un gigantesco castello diroccato. Dal ponte del galeone più grande e imponente, Orochimaru ammirava la fortezza assieme ad uno scheletro dai lunghi e fluenti capelli bianchi e vestito secondo il classico look del pirata (vistosa giubba rossa, cappello a nero a tre punte, pistola flintstock e, per concludere, un putrescente pappagallo appollaiato sulla spalla che gracchiava "cra" e "mi fanno schifo i biscottini").

"Signor Orochimaru!" Esclamò lo scheletro. "Tutte le nostre navi si sono appostate davanti al castello di Konohamere. Ormai quei ratti di terra di fantasmi e donzelle ectoplasmatiche non hanno scampo!"

"Sì... il castello..."

Orochimaru non stava più nella pelle; l'ansia in lui era così forte che incominciò a sudare e mordersi le labbra, ottenendo un effetto silicone abbastanza credibile.

"E' qui... davanti a me... indifeso... e mio... mio... Ora... ora... ora..."

"Ora cosa, maestro?" Gli chiese lo scheletro infilandosi un dito nel lobo dell'orecchio.

"Ora... emm...emmm...  Il fatto è che non ho più nulla da dire...."

Passata la classica caduta all'indietro da anime, Kimimaro si alzò e rimproverò il suo superiore aspramente.

"Ma come?!? Voi siete il grande Orochimaru, il maestro stregone di questo regno! Adesso che state per invadere il baluardo da voi più bramato non volete fare un discorso alle vostre truppe per inspirarle?!?"

"Mi spiace... "il mago si grattò la testa imbarazzato mentre si giustificava "sono molto a corto di ispirazione. Ho anche cercato di scrivere un discorso ispirato, ma la fantasia mi è volata via..."

"La fantasia per le rime però la possiedi ancora, vedo..."

La possente voce dell'Oscurità scosse i due, così come la sua entrata in scena ad effetto.

"Mph... Orochimaru, mi deludi. Come sempre, del resto..." Il severo sguardo della divinità fece rimpicciolire lo stregone tanto da renderlo quasi un chibi (ma molto più brutto dell'usuale, però). "Un vero cattivo non può perdere un'occasione così perfetta per declamare un monologo epico che verrà ricordato dai posteri come esempio della sua cazzutaggine (anche se probabilmente gli eroi lo useranno per pulire il pavimento dopo), specialmente adesso che non c'è nessun buono che potrebbe approfittare della distrazione indotta dall'istrionismo. Dunque dilettanti, fate largo e lasciate spazio al maestro..."

Prese un bel respiro ed affacciò il suo volto oscuro verso il parapetto, quindi declamò il suo tanto cianciato discorso:

"Mirate: il castello di Konohamere è dinnanzi a noi. Un tempo gloriosa e sfarzosa magione della dinastia degli Hiruzen, ora questa fortezza è marcita sino alle fondamenta, e con essa l'onore stesso del regno. Pochi secoli, e questa sì maestoso ma derelitto castello crollerà su sulle sue stesse rocciose radici. Un commiato impietoso alla storia! Ma non lasceremo che sia l'inesorabile scorrere delle ere a ridurre in polvere questo relitto di tempi più nobili: oggi stesso saremo noi che anticiperemo i colpi di piccone del tempo; saremo noi a ridurre questo posto in macerie, e le macerie in polvere! Capitano, da' l'ordine alla tua ciurma di distruzione totale! Che i cannoni tuonino e l'artiglieria colpisca il castello come il pugno degli dei in persona! Che la nostra furia sradichi questa dimora sin dalle fondamenta per poi scagliarla nel più completo oblio! E che, sopratutto, ognuno dei nostri nemici finalmente comprenda, oltre ogni dubbio, che ogni resistenza è futile, poiché nessun baluardo umano può competere con la collera di un DIO!"

Il discorso appassionato quanto veemente della divinità oscura venne seguito da un piccolissimo scroscio (diciamo piuttosto un rubinetto che perde) di applausi.

"Un discorso fenomenale, mio signore e padrone!" Si congratulò sinceramente il capitano.

"Grazie...  grazie... siete stati un pubblico meraviglioso, signori..." Il dio oscuro si inchinò come un attore consumato davanti alla platea adorante.

Quest'atmosfera semi gioiosa però venne interrotta da un'altra entrata in scena: in un rapido incendio nero, Angmar si materializzò davanti al gruppo.

Il demone stava genuflesso davanti all'Oscurità in segno di devozione, mentre stringeva tra le braccia muscolose il corpo di Anko, brutalmente battuto e ustionato in modo grave.

Nel vedere la strega, Orochimaru parve quasi trasecolare.

"A... Anko?" Domandò. "ma... cosa diavolo ci fa lei qui?"

"Semplice, piccola caricatura di negromante:" gli rispose il demone caustico " la nostra cara amica, ovvero la Strega della Foresta, è qui imprigionata e da me sottomessa. Ora la porterò al mio unico padrone e maestro, così come mi aveva ordinato".

Posò la donna su delle assi piuttosto malandate, mentre questa respirava a malapena.

"Il nemico si è rivelato più pericoloso dell'ultima volta, mio signore". Si rivolse al suo padrone. "Certamente una maga degna... ma ancora una cosa sfugge alla mia comprensione: per quale ragione mi avete ordinato di mantenerla in vita?"

Il dio oscuro scrutò l'esausta Anko con molta attenzione, quindi gli diede una risposta.

"Perché il nostro Orochimaru bisogno di eventuali informazioni sui piani di Kukulann e di mio fratello. Per questo devi portare la hippie dai ragazzi specializzati nell'interrogatorio: sapranno come farle cavare di bocca tutto ciò che vogliamo".

"Mio signore.. se mi permettete... non potrei occuparmene io stesso?"

Il lampo di bramosia e perversione che comparve sul volto di Angmar inorridì la strega non poco e riuscì persino a turbare lo stesso negromante.

"No, Angmar: tutti i tuoi giocattoli sono state stroncati dal dolore prima che potessero rivelare qualsiasi cosa. Tu non toccherai questa donna oltre".

Il demone era leggermente infastidito per non poter più giocare con la preda, ma anche cosciente del fatto che gli ordini dell'Oscurità non andavano discussi: ritirò il capo, vinto.

Intanto gli occhi della strega, vigili seppur affaticati, scrutarono bene il ponte della nave per poi puntare quelli di Orochimaru. Vedendo quell'occhiataccia da vipera pronta a colpire, lo stregone sentì il calore del corpo aumentare come se fosse stato immerso in una fornace, poi iniziò a tremare e balbettare confusamente.

"Cosa vuoi... bastardo..." Gli si rivolse la donna con parole estremamente cariche di rabbia.

"Cosa diavolo vuoi da me, EH?!? Traditore schifoso... hai venduto la tua anima a queste mostruosità e hai giocato con le leggi della Vita e della Morte senza ritegno. Sei solo uno squallido e malvagio imbecille".

 "Squallido e malvagio imbecille? Io..." l'ansia di prima si convertì in furore "non ti permetto di parlarmi così, CHIARO?!? Cosa ne puoi sapere tu, bamboccia viziata... sempre a curare gli animaletti e cullare neonati frignoni..."

"Almeno io ho passato la mia vita occupandomi di cose che respiravano, Orochimaru; non tu che sei vissuto unicamente per i morti".

"Beh... ho perso tre ex-mogli e numerose amanti..."

"Non ricominciare con questa storia. Per amore dei morti intendo dire la tua insana passione necrofila, pervertito. Devo forse menzionare lo sguardo che facevi mentre facevi l'autopsia alle donne morte di parto? Non era certo quello di un medico coscienzioso, a meno che tu non indichi un becero dottore da hentai..."

Alla battuta di Anko risposero i risolini di tutti, meno che di Orochimaru ovviamente, che era sempre più scornato e infuriato.

"OGNUNO HA LE PROPRIE PASSIONI!! Ne avevamo già parlato, se non ricordo male. Tutti i grandi maghi della storia hanno tic o passioni fuori dal comune: è  un sintomo del genio! Ma che parlo a fare con te, eh? Mentre guadagnavano due soldi  facendo l'animatore per le feste dei marmocchi venivo soppiantato dalla mia allieva, che invece passava settimane a discutere con i più rinomati mistici dell'epoca! Mi hai sempre considerato un incapace, ECCO COSA E'!!"

"Questo non lo puoi dire: io stessa ho organizzato un incontro tra te il rettore dell'Università delle Arti Arcane del Regno, che però hai mandato in fumo con le tue stesse mani costruendo una bambola gonfiabile con i resti della sua segretaria preferita!"

"Era uno spocchioso tradizionalista, come te!"

"Spocchiosa tradizionalista?!? Ma non dicevi che ero una hippie fuori di zucca?"

"Beh... io ti chiamo come mi pare e piace! I modi in cui ti insulto sono affar mio!"

"Affar tuo... CERTO!! Perché tutto è sempre e solo affar tuo, brutto schifoso egoista del mio caftano! Sempre a lamentarsi di tutto e a non essere mai felice di nulla... Ti lamenti del fatto di aver lavorato nel reparto animazione  perché credevi che nessuno considerasse mai le tue capacità! Ma questo non riguarda il rispetto dato alle tue abilità di mago: anche io ho fatto da bambinaia al castello!"

"Ma tu i bambini li adori! A me invece fanno schifo! SCHIFO! Piuttosto che avere uno di quei piccoli- grandi rompicoglioni  che scorrazzano per casa vomitando e cagando dappertutto, ti dico che preferirei adottare una mangusta!"

Questi ultime parole segnarono un cambiamento in Anko: invece di rispondere con altre urla, strinse ancora e le pupille e sospirò un poco. La sua voce, così come i suoi occhi, erano di ghiaccio.

"Quindi... se ho capito bene... quando mi hai detto che volevi un figlio da me... era tutto un mare di bugie, non è ver.... AHHHHHHHHAAA!!!!"

Stanco di questo insulso teatrino, Angmar aveva interrotto la strega sollevandola per la nuca ed incendiandola con le fiamme nere. Vedendo l'ex fidanzata (se non ci eravate arrivati adesso...) in fiamme, lo strego ricominciò a balbettare e a tremare, spaventato.

"Ma.. ma.. mio signore Oscurità, fermate Angmar; lui non può più torturarla... l'avete detto voi"

"Siate tranquillo, mio signore: la nostra streghetta ha la pellaccia dura..." Cercò di convincere il proprio signore a lasciarlo colore, quindi si rivolse allo stregone con un ghigno che gli fece tingere le mutande di un nuovo colore. "Credo che in questo momento stia facendo più male al palle rinsecchite qui presente. Che c'è, schifoso scarto di centro benessere, sei per caso preoccupato di cosa potrei fare alla tua ex fiamma?"

"S- sì!" Gli urlò in faccia quello, superando per un attimo il terrore. "Ma solo per gli  ordini del nostro comune signore e maestro! Vero... signore e maestro?"

L'Oscurità stava zitto e immobile, come chi rimugina; nonostante gli ordini da lui stesso impartiti, non esprimeva alcun rimprovero verso il maresciallo delle sue schiere. Compreso che il dio oscuro ne aveva inteso le intenzioni, il demone gli si rivolse mellifluo.

"Glorioso reggente del creato, avete finalmente capito le intenzioni dietro al mio gesto: questo stregone prova ancora qualche sentimento per la Strega della Foresta, glielo si legge nel volto. Orochimaru è un elemento inaffidabile nelle vostre fila. Suggerirei di..."

"Di.. di... di..." il panico in lui ritornò più paralizzante che mai "DI CHE COSA?!? Vostra magnificenza... vi supplico... non credete alle frottole di questo infido mostro: la mia lealtà è tutta per voi..."

"Mio signore... posso dimostrare ciò che vo' dicendo..."

Mise in avanti il braccio in modo tale da mettere il volto di Anko alla stessa altezza di quello di Orochimaru e camminò un poco per avvicinarsi allo stregone.

"Cosa..." chiese questo. Una parte di lui gli diceva di muoversi, ma le gambe erano troppo occupate ad esser congelate dalla paura per permettergli di reagire.

"Vedi bene questa squallida ragazzina?" Il volto della donna era a soli pochi centimetri da quello di Orochimaru.

"La vuoi? La vuoi? Allora ti dico una cosa: se riesci a strapparmi questa donna dalle mani, potrai andartene di qui come vorrai. Nessuno dei miei Demoni delle Ombre ti inseguirà o cercherà di vendicarsi di te: sarai libero come l'aria e manterrai tutti i poteri oscuri. Devi solo riuscire a sconfiggermi. Andiamo: quale è la tua decisione?"

I volti dei due ex innamorati erano fissi l'uno sull'altro. Per un attimo, osservando la donna che un tempo amava, Orochimaru fu tentato di prendere in pugno l'arma di combattere per risparmiarla da tante orribili sofferenze future; ma il terrore dello spaventoso potere di Angmar, unito forse a qualcos'altro che egli stesso non seppe definire, fu più forte di tutto.

Abbassò il capo, evitando di incrociare ancora quello di Anko, che lo supplicava.

"Orochimaru... perché...AHHHHHAAA!!!"

Le fiamme divamparono con maggior forza, facendola urlare dal dolore fino alle lacrime. Shukaku, vedendo il negromante sconfitto e mesto, si voltò assieme alla preda e si incamminò verso la sala di tortura.

"Ah... Shukaku..." l'enigmatico dio oscuro prese parola "smettila di arderla. Subito".

La felicità oscena del mostro svanì in un attimo, e questi liberò la vittima dalla morsa del fuoco oscuro.

"Mio signore... sia fatta la vostra volontà. Vi prometto che consegnerò la vittima... come da voi ordinato. Intanto, Orochimaru, mi chiedo come tu possa non amare i bambini: puoi riempirci una sola bara con mezza dozzina di quelli adorabili esserini, se sono abbastanza denutriti prima, e le loro urla d'agonia poi sono così limpide e squillanti!"

Troppo stanca persino per infuriarsi del sadismo del suo carceriere, Anko non fece altro che piangere silenziosamente mentre questi apriva la porta della cabina e la trascinava lungo il ponte delle nave come fosse uno straccio per pavimenti. Orochimaru si coprì occhi con la mano, non avendo nemmeno la forza di vederla andare alla cabine delle torture.

Senza guardare oltre la donna, l'Oscurità rivolse il suo capo spettrale allo scheletro pirata.

"Capitano Kimimaro" disse "agite come ho detto nel discorso: radete al suolo questo posto, fino alle fondamenta".

"Ma mio signore... il Castello sorge su un vulcano quiescente: un bombardamento non sarà troppo... pericoloso?"

Una sogghigno compiaciuto comparve sul volto del signore oscuro.

"Caro il mio capitano... potreste aver ragione. Muahahahhahaha!!!"

"Muahhahhahah!!!"

I due si lanciarono in un crescendo di risate malvagie, a cui seguì un ordine di Kimimaro. Dagli oblò del galeone spuntarono le cime di vari cannoni, i quali iniziarono immediatamente a scaricare la loro artiglieria sul castello. I colpi sfondarono pezzo per pezzo le mura dell'antica costruzione, scuotendo anche la montagna, che sembrava ringhiare e muggire come una bestia ferita.

Tutti ghignavano davanti a quello spettacolo. Tutti, tranne Orochimaru.

 

 

 

*********************

 

 

"Al... cosa ti succede?"

Il solitamente loquace compagno di viaggio di Sasuke non aveva parlato per tutta la durata della fuga dalla Foresta Incantata. Sasuke ne aveva intuito bene i motivi, perciò si premunì dal fargli domande; eppure il pensiero di ciò che stesse provando l'amico, in relazione alle ultime scoperte fatte, non gli dava pace.

"Al... mi spiace davvero di come tu ti senta, in questo momento..." Provò a consolarlo. "Mi rendo conto del tuo dolore: io stesso ho avuto sempre rapporti non proprio idilliaci con la mia famiglia..."

"Già... io capisce. Ma è tanto doloroso..." Gli rispose la Kitsune.

L'Uchiha pareva udire l'amico singhiozzare, e ciò lo rese ancora amareggiato.

"Angmar è sempre stato pecora nera di nostra famiglia. Suoi poteri magici naturali scarsissimi, se non nulli. Questo reso mio fratello maggiore sempre invidioso di noi, e sempre più arrogante e solitario. Io ha provato ad avvicinarmi a lui... ma no ha funzionato. Angmar sparì secoli fa, e noi ha cercato tanto lui. Poi, noi ha sentito storie orribili su suo conto: storie di lui che diventa maresciallo di Demoni di Ombre e di massacri e crudeltà e conquiste varie. Io all'inizio pensa che è solo dicerie brutte messe da qualche idiota... invece, circa due secoli fa, io scopre altro: mentre io era in missione per conto di Kushina, sua capitale attaccata e rasa al suolo da mostri... e mia protetta venne massacrata da capo di mostri in duello. Io no ha mai scoperto chi è animale che ha ucciso tutta quella gente, ma sempre voci parlare di mio fratello e forze oscure... è possibile che lui è coinvolto in massacro".

"Ah... allora... sono assolutamente..."

Il nostro eroe non sapeva davvero cosa dire: la situazione di Al era già deprimente, ma questi orribili dettagli aveva reso il tutto ancora più angosciante.

"Vuol dire che... Davvero credi che tuo fratello sia stato dietro all'assalto della tua città natale?"

"Io... è quasi sicuro, specie dopo ciò che ha visto in Foresta. Ma scusa... io angosciato te troppo con mie storie. Noi è arrivati già in paludi, tu vede?"

Effettivamente, il nobile notò per la prima volta che il terreno brullo e rossiccio della Foresta Incantata sembrava molto più umido e fangoso al tatto. Si guardò bene intorno e vide delle vegetazione marcita, quasi del tutto putrida, che spuntava da acquitrini. Osservando bene il luogo malsano dove lo aveva condotto la sua ricerca, nella mente di Sasuke riaffiorarono antichi ricordi; ricordi estremamente spiacevoli di dolori, di battaglie e, sopratutto, di morti.

"Riconosco troppo bene la desolazione..." Sussurrò, quasi tremasse di far rievocare la sua storia. "E' qui, in questi acquitrini, che ho condotto la grande battaglia. E' qui che Orochimaru venne sconfitto la prima la volta. E' qui che morirono Naruto e mio fratello... Ed è qui che morii io... come un codardo".

"Già... posto no è felice. Ma tu no deve esitare: nostra meta no può essere lontana. Guarda! C'è Morte!"

Scrutando all'orizzonte, il piccolo genio riconobbe la figura del Mietitore poco oltre ad un grosso ponte di mattoni, alla destra di un piccolo ponticello che dava su una palafitta. La personificazione delle Morte riconobbe i due subito e li salutò alzando la mano ossuta.

"Sir Sasuke Uchiha, quale gioia è per me rivederti vivo... beh, più o meno..."

Lo scheletro ricambiò il saluto e si avvicinò al Mietitore a passo svelto.

"Anche io sono contento di rivederti, Morte. Anche tu sei in qualche modo affiliato alla Squadra della Luce?( Nomignolo inventato sul momento di scarsa fantasia)".

"Beh, affiliato è una parola grossa... diciamo che io e la Luce siamo alleati in questa battaglia. Sai come è, devo preservare l'equilibrio tra la Vita e la Morte etc... e altre cose mistiche  e noiose del genere. Ti voglio comunque far sapere che apprezziamo tutti lo sforzo che stai facendo in questa battaglia, ma che c'è ancora molto da fare se vuoi sperare di sconfiggere l'Oscurità e i suoi infernali alleati. Ora, cosa vuoi sentire prima? Le brutte notizie o... le brutte notizie?"

"O Luce..." I due recepirono la notizia con delle smorfie di disgusto. "Ma buone notizie no?"

"Mi spiace, purtroppo ambasciator non porta pena, anche se è in gioco il nostro futuro e i classici mille anni di oscurità sono alle porte..."

"Perché proprio mille?" Chiese Al.

"In realtà in genere si parla di solito di un tempo tra i novecentonovanta e i milledodici anni... ma così suona da schifo, ne converrete? Ad ogni modo, non divaghiamo. Brutta notizia uno: Orochimaru e la sua flotta anno iniziato a bombardare con la loro flotta il castello di Re Sarutobi ed un fiume di lava ne sbarra l'accesso. Brutta notizia due (La Vendetta, per così dire): in questi acquitrini paludosi un gruppo di non-morti si è barricato nel vecchio forte qui intorno e ha... preso praticamente il controllo della zona. E mi hanno anche confiscato la barca... Maledizione a me e a quando mi sono dimenticato di pagare l'ultima rata..."

"Ah, Bene!" Esclamò Sasuke digrignando i denti dalla rabbia. "Altre brutte notizie?"

"Ah... per il momento no. Ma forse potrebbero esserci delle belle notizie in arrivo, dipende dalle anime che mi capita di raccattare... emmm...." Abbassò il capo assieme alla falce.

"Ormai il mio turno di lavoro è diventato uno strazio. Non ne vedo la fine... ti prego: ripulisci la zona di deceduti anche per me, oppure mi ritroverò ancora più pieno di spettri. Ce li ho fino al collo, ormai..."

Il nobile emise un lungo sospiro. Purtroppo la situazione (come era prevedibile, tra l'altro, dato il fatto che il nostro sembra portarsi in fronte un cartello con su scritto SFIGA, COLPISCIMI), invece di migliorare, era peggiorata. E a chi toccava ricacciare i defunti nella tomba? A lui, ovviamente.

"D'accordo, vi libererò ancora di questa seccatura. E non c'è bisogno che mi nessuno mi dica altro. Ricordo bene il forte che dovevo comandare, così come alcuni passaggi segreti”.

“Beh… se è così, siamo a cavallo!” Morte ritornò tutto pimpante. “Cos’altro posso dirvi se non darvi ancora i miei più sinceri auguri? Disinfestate il forte da questi scarafaggi troppo cresciuti e invecchiati! E non tornate da me. O meglio, non tornate da me fino a quando non avrete portato a termine il vostro compito...  se capite cosa voglio dire”.

“Sì, sì, noi ha capito”. Annuì Al. “Io almeno è felice che io no essere unica persona che invoca sfiga, vero?”

“Non ti illudere di non essere ancora il corvaccio dell’anno, davvero degno di Poe,  Al”. Gli rispose Sasuke, sbuffando. “Grazie comunque, Morte. A non rivederci prima dell’espugnazione!”

Il Mietitore accennò un saluto con la falce, mentre Sasuke mirò nella foschia; un’ imponente muraglia di legno che torreggiava sui pantani, verde ormai dal marciume, attirò il suo sguardo.

Senza pensare oltre, il nobile raccolse tutto il coraggio e si addentrò nella caligine. La nebbia estremamente fitta, unita al terreno scivolo e quanto mai insidioso, lo costrinsero ad avanzare quasi a tentoni. A ciò si unì un coro lamentoso e tenue di voci lontane e indistinte, da vero film horror.

“Che posto triste e desolato…” Affermò il genio. “E che presenze negative! Io avverte spettri ovunque. E’ come maratona corale di fantasmi di venerdì tredici! Terribile!”

“Già… terribile… assolutamente terribile…” Sasuke balbettò sbattendo i denti dal freddo; i gelidi miasmi del posto stavano congelando le sue ossa.

D’un tratto, un altro rumore inquietante si unì al coro spettrale: sì udì un gorgoglio, proveniente dai pantani circostanti, che cresceva sempre più in intensità.

“Io teme che è trappola! Tu sfodera arma!” Gli ordinò il genietto mentre il rumore diveniva sempre più caotico e sinistro.

Senza farselo ripetere due volte, l’amico obbedì al suo ordine; giusto in tempo per prevedere una colonna d’acqua alzarsi dalla palude e tentare di colpirlo come fosse una frusta. Con un salto evitò questo attacco, ma altre di queste sferze di melma partirono dall’acqua circostante e si lanciarono contro di lui.

Fu facile per Sasuke, grazie alla sua struttura estremamente emaciata e alla sua agilità da ballerino professionista, schivare anche questa carambola di attacchi, ma il misterioso nemico non la dava ancora vinta: tutta la massa d’acqua lanciata in aria si concentro e si condensò in un’unica grossa bolla, che venne scagliata contro di lui.

“Ehehehehe…”

Lo scheletro udì una risatina femminile mentre, con una capriola all’indietro, evitò anche questo colpo. Poi, focalizzando bene la mira con lo Sharingan, scorse  a malapena nella nebbia un’esile figura femminile dai capelli biondi, vestita con un’uniforme da infermiera candida, tranne che per la tiara, mancante.

Senza attendere sfoderò il suo Arco Magico e gli puntò addosso una freccia.

“Chiunque tu sia, sappi che ti tengo sotto tiro. Cessa immediatamente l’attacco, altrimenti finirai con il cranio crivellato”.

Mentiva, dato che non avrebbe mai ucciso una donna, ma non lasciò trapelare alcun tentennamento dal suo tono.

Il nuovo avversario, per nulla spaventato, iniziò a ridere.

“Ehehehehe… beh, immagino che la vostra mira sia formidabile, Sir Uchiha, ma non mi fate paura: il fatto che siate così determinato rende la nostra sfida ancora più divertente. Ehehehehe…”

Con un gesto della mano, appena visibile per il guerriero, sembrò confondersi ancora di più nella foschia e quasi sparire dalla sua vista. Kyubi drizzò la orecchie pelose e trillò un avvertimento:

“Attento! Questa qui… io sentire aura strana… credo che ha poteri di Nereide!”

Nereiche? Intendi dire una quella creature, figlie delle divinità marine e con poteri legati al mar… EEE!!!”

La domanda dell’amico venne interrotta bruscamente da un altro spruzzo d’acqua, diretto contro di lui con forza e intensità ancora maggiori. Sasuke notò  che il getto aveva delle fattezze umane.

“Corpo acquatico…” realizzò Al. “Tu salta!”

“D’accordo!”

Sasuke effettuò un salto mortale all’indietro per evitare un contatto diretto con il nemico, che nel frattempo correva verso di lui come una moto d’acqua (e fate finta che le moto d’acqua esistessero in quel periodo, così la metafora rende meglio), per poi atterrare qualche metro indietro ed eseguire un altro scatto laterale.

Purtroppo nel tornare con i piedi sul terreno incappò in una pozzanghera vischiosa, che lo fece scivolare e perdere l’equilibrio il tanto che bastava al nemico per raggiungerlo. E non solo raggiungerlo, a dirla tutta: la Nereide o, qualunque creatura magica che fosse, lo aveva intrappolato nella stessa massa d’acqua che formava il suo corpo, senza che lui avesse potuto fare nulla.

Ora si trovava con tutte le ossa, meno quelle del cranio, immerse nel liquido, e con il volto ossuto davanti a quello giocoso della nemica.

“Qualunque cosa stiate cercando di fare e che riguarda la Fortezza, devo fermarvi a ogni costo. Il che è un peccato: mi sto divertendo un mondo a combattere con voi. Coraggio… fammi vedere quanto riesci a resistere prima di venire sconfitto... ”

“Un divertimento, eh?” Gli rispose il deperito lottatore beffardo. Per lui lo era molto, molto meno. “Beh.. mi spiace, mia cara signorina, ma il tempo dei giochi è meglio rimandarlo a dopo. Per adesso, mi devo occupare di cose serie, come il liberare la fortezza da quei putridi non-morti che la infestano… ”

La giovane lo guardò estremamente stupita, sembrando quasi di non credere a ciò che stava accadendo. Per pochi attimi, assorta da vari pensieri, si distrasse dal suo prigioniero. Per un attimo Sasuke pensò di utilizzare le frecce magiche del suo arco per elettrificarla e liberarsi, ma ciò avrebbe portato alla folgorazione di una donna, cosa che lui ripugnava,  non certo di minore importanza, alla propria. Tentò un’altra strada nel provare a richiamare una lancia, sperando che secernesse un liquido non letale per entrambi, ma non ci riuscì.

“Cosa diavolo…” sussurrò incredulo “cosa diavolo è successo?”

La risposta del suo nemico venne repentina.

“Ehehehe… sorpreso, vero? Anche se la mia mente può stare da un’altra parte, l’acqua che compone il mio corpo è parte di me, e sento ogni suo movimento o spostamento. Vi risulterà davvero difficile uscire di qui, Sir Uchiha”.

Questa notizia fu per il duo un ulteriore motivo di grave preoccupazione. Ormai il tempo stringeva, e combattere questa Nereide si era rivelato il più problematico del previsto. Stranamente, il tono del nemico sembrava più animato da un innocente desiderio di confrontarsi con un degno avversario che da semplice sadismo, o almeno così lo scheletro notò; ma ciò rendeva la situazione, nel migliore dei casi, appena meno problematica.

O forse no: senza alcun preavviso, lo sguardo della creatura acquatica si volse nella nebbia a guardare qualcosa di strano, che certo la sconvolse.

“Isa..Isaribi?”

I due si resero appena conto della persona che era sopraggiunta che la ladra infilò le mani nel corpo acquatico della Nereide per poi alzarle e portarle in avanti come in una presa di judo. Incredibile a dirsi, questo gesto spezzò l'abbraccio che imprigionava Sasuke e scagliò via il corpo d'acqua della donna come fosse di una consistenza solida.

La massa liquida atterrò sul terreno alcuni metri davanti a loro e si ricompose nell'esile figura femminile di prima. Isaribi si frappose tra lei e lo scheletro estraendo la lancia, e la squadrò lentamente.

"E' passato molto tempo... Shizuku. Anche troppo, credo, vedendo ciò che è accaduto a Porto Scorbuto..."

Tale frase stupì la ragazza d'acqua, e ancora di più il tono neutro con cui venne pronunciata.

"Io... io, Isaribi..." balbettò Shizuku "Beh... nonostante tutto... non sono affari tuoi! E credo di essere stata chiara l'ultima volta: possiamo essere stati amici e tutto il resto, ma ora mi... mi... mi... aspetta un attimo".

Sorprendendo tutti, tirò fuori dal suo bianco corpo liquido un libricino nero, con sopra scritto a larghi caratteri dorati Il Manuale del Perfetto Cattivone, volume 3: frasi malvagie per tutti i gusti, e iniziò a sfogliarne le pagine freneticamente.

"Aspettate un attimo... ecco che cerco il capito giusto... ah, ecco qui: frasi da dire all'amico tradito per rovinargli ogni speranza di conversione e renderlo verde come la bile. Dunque, dunque... mh... mh..." tossicchiò un poco prima di incominciare a leggere.

"Ah-ah-ah. Povero/a  sciocco/a. Non... credere di riuscire a... incantarmi nei tuoi stupidi sogni da bambino/a. Il potere è l'unica cosa che.... conto? No, scusa: un piccolo sbafo di penna... Il potere è l'unica cosa che conta davvero a questo mondo; tutto il resto sono follie e stupide utopie. Perciò accetta questa mia decisione e trema dinnanzi al mio nuovo e spaventoso potere. Muori, folle! Muori urlando come un porco davanti al coltello dell'aguzzino mentre gli apre l'addome e gli strappa via le budella lentamente... BLEAH!! Che schifo..."

Disgustata, gettò via il libretto in una pozzanghera limacciosa.

"Ecco come sprecare dieci ryo... Ma non importa comunque: ho preso una decisione, e non sarai tu né nessun altro a impedirmi di proteggere la fortezza presidiata dal mio signore. Inoltre, ho un match in sorpresa con il nobile Uchiha, e trovo piuttosto scortese la tua intromissione!"

Isaribi rispose sempre in maniera atone, sospirando appena un poco prima.

"Se è questa la tua decisione, allora non tenterò più di dissuaderti come ho fatto l'ultima volta. Ma sappi due cose: la prima è che ti fermerò a ogni costo, dovessi farti molto male. La seconda è che sprechi il tuo tempo a lottare con Sasuke, perché il suo codice cavalleresco gli impedisce di colpire le donne".

"E' vero". Ammise l'interessato "non ho intenzione di disonorare le tue capacità di guerriero, ma i miei doveri e principi di cavaliere mi impediscono di attaccare una donzella. Perciò non ti darò mai la lotta sperata, anche se dovesse costarmi..."

Per dare maggiore veridicità alle sue parole si voltò mostrando la schiena al nemico.

"... la vita. O la non-vita, se preferisci".

Shizuku boccheggiò come se fosse stata trafitta. Seppure non aveva più il dovere di combattere contro l'Uchiha, questo suo atto di audacia sino alla stupidità l'aveva stupita non poco.  Ancora di più, però, la stupiva l'apparente imperturbabilità di Isaribi, completamente priva di ogni tentennamento; un'indifferenza che, temeva, l'avrebbe portata davvero ad uccidere i suoi vecchi compagni...

Cercando di distrarsi da questi pensieri, la Nereide evocò ancora dalla palude circostante dei grossi filamenti di acqua putrida a cui diede la forma di lance e che si scagliarono contro il nemico a velocità letale.

Senza scomporsi minimamente, la giovane ladra afferrò quello più vicino come fosse di consistenza solida, e, tenendolo bene lontano, ruotò su se stesso di un giro. Così facendo tutte le lance d'acqua si fusero con quella da lei cattura e formarono una grossa sfera.

Senza dire altro, ma fissando bene la Nereide dritta negli occhi color lapislazzulo, strinse la mano e fece scoppiare la bolla come un palloncino stretto troppo. Da essa uscì del vapore acqueo in grande quantità.

Esterrefatto, Sasuke non riuscì a trattenersi dall'esprimere un commento di ammirazione.

"Incredibile... Isaribi è capace di controllare l'acqua e afferrarla come fosse solida. Questo dovrebbe darle un vantaggio immenso contro Shizuku... Forse... potrebbe addirittura..."

Shizuku colse al volo il pensiero che il volto scheletrico del nobile cavaliere esprimeva, e il suo cuore si riempì di terrore.

"Allora, Shizuku... ti ripeto la mia richiesta: vuoi ancora andare avanti?"

La Nereide boccheggiò e sembrò tremare, quindi indietreggiò di qualche passo.

"Io... Isaribi... Sappiate che non finirà bene per voi. Vi consiglio solo di scappare".

Senza dire altro si liquefò e fuggì nella sua tana.

Non curandosi di seguirla con lo sguardo, i due soldati della Luce mirarono invece direttamente la Fortezza. Mentre ammirava i possenti torrioni di legno ormai marcito da anni, la ragazza sospirò, rivelando una malinconia rimasta fino a adesso celata.

"Shizuku... Ragazzi.... dove vi ha portato il vostro cammino?"

Il duo rimase fermo per un poco a rimuginare, chiedendosi se fosse davvero la cosa giusta porre domande a Isaribi sul suo passato; ma ciò fu irrilevante, poiché fu la giovane (ex) ladra a rivelare ogni cosa.

"Immagino che vi stiate facendo molte domande, vero? Allora credo che vi debba raccontare parte della mia storia... Anzi... sarà molto di più che un racconto: diciamo che ho bisogno di sottoporvi ad un processo particolare..."

Le mani della ragazza iniziarono a illuminarsi di una strana luminescenza turchese, simile a delle piccole fiammelle che sfrigolavano sulle sue dita senza però bruciarle. Sasuke, preso dalla sorpresa, rimase immobile mentre Isaribi appoggiava i polpastrelli delle dita sul suo cranio.

"Sasuke... non ti dovrebbe succedere nulla... devo solo verificare se il mio nuovo dono funzioni davvero. Rilassati, e presto ti sarà tutto più chiaro".

Seguendo il consiglio dell'amica, il nobile respirò a fondo e la lasciò agire. La visione della palude si annebbiò sempre di più, fino a diventare una coltre azzurrina.  Tutto per lui era come una pagina bianca, pronta ad essere riempita...

 

 

*******************

 

 

Angolo dell'autore: d'accordo... perdono, perdono, PERDONO!

Ok... che altro dire? Ho fatto un ritardo pazzesco, e spero solo che riuscite ad andare avanti.

Per il resto, ciao a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Il Forte (e, per questa volta, basta: il capitolo è talmente lungo di suo che non ho più fantasia...) ***


Il Forte (e, per questa volta, basta: il capitolo è talmente lungo di suo che non ho più fantasia...)

 

 

 

"Pant... Pant... ahhhh..."

Da quanto tempo Isaribi stesso correndo, nemmeno lei sapeva definirlo. Tutto ciò che vedeva erano unicamente case che bruciavano e creature non-morte che scorrazzavano ogni dove, animate da un vigore ed una velocità innaturali. Poteva udire, però, qualcosa di meno indistinto del furore della battaglia: la voce stentorea di Kukulann, che le stava impartendo un ordine.

"Isaribi, ho bisogno d'aiuto ai cancelli orientali del villaggio! Devo occuparmi del grosso dei non-morti. Vieni subito qui!"

Senza aspettare nemmeno un istante, la ragazza obbedì e si fiondò alla sua destra. Raggiunse in fretta la sua meta, un piccolo cancello di legno sfondato e circondato da un nugolo di cadaveri ambulanti di varie forme e dimensioni.

"Fate largo!" Gridò a pieni polmoni roteando vorticosamente la lancia tridentata.

Gli zombi provano a circondarla, ma la ladra ne tranciò circa la metà in due con un singolo fendente orizzontale del tridente,mentre ne stese i restanti con una serie di rapide karate-chop. Quando dei nemici non morti non rimase altro che un mare di arti putrefatti stesi a terra, si udì poco distante una strana serie di applausi sarcastici.

"Clap... Clap... Clap.... Direi che le tue abilità sono davvero sorprendenti; sicuramente più che nel nostro ultimo incontro".

Udendo questo voce familiare, Isaribi si girò di scatto e voltò lo sguardo verso un edificio dietro di lei. Da una finestra del secondo piano riconobbe a malapena una figura nascosta dal fumo e le fiamme, alla cui vista rabbrividì.

"R... Renga? Cosa diavolo ci fai qui? Scendi subito!"

"Eheheheh..."

L'uomo scorse un poco dal parapetto, rivelando un volto dalla carnagione già scura, ma ancora più annerita dal fumo, avvolta in un soprabito viola. Il suo viso, incorniciato da corti capelli marroni e da dei semplici tatuaggi viola, sembrava compiaciuto in modo leggermente sarcastico.

"Amica mia... è bello vederti qua... ma perché non vieni su a fare una chiacchierata con me, come i vecchi tempi? Non ti preoccupare... qui si sta benissimo".

La ladra non riusciva a credere alle proprie orecchie: rivedere un amico in una situazione del genere e che le parlava in maniera così ambigua fu talmente disorientante da costringerla a distogliere lo sguardo per alcuni attimi. Dopo che lo riprese, si convinse ad accettare l'invito di Renga.

Si fiondò a gran velocità davanti alla porta d'ingresso e tentò di aprirla; ma quella si rivelò bloccata e fu costretta a sfondarla con un calcio. Entrata, vide che l'uomo l'aspettava al piano d'ingresso.

"Renga... cosa diavolo ci fai qui? Dove sono finiti Gozu e Shizuku?!?"

"Perché chiedi sempre di loro, Isaribi? Mph... non sei un po' troppo attaccata ai vecchi tempi in cui eravamo tutti pappa e ciccia? Sai, i tempi cambiano, e non dovresti preoccuparti troppo per loro, quanto per..."

Indicò ruotando l'indice l'intero casolare, ormai completamente invaso dalle fiamme e sul punto di crollare su se stesso.

"Quanto per te stessa, Isaribi. Il fuoco non ti ha mai fatto bene, figlia del mare".

"Ehhh... già...." la ragazza digrignò i denti prima di rispondere ancora. "Ad ogni modo, non cambiare discorso: cosa diavolo ci fai qui, in questo posto?"

"Isaribi-Isaribi-Isaribi... potrei inventarmi qualche scusa, ma dubito proprio che ci cascheresti. Sei sempre stata una ragazza molto sveglia".

In quell'istante Isaribi realizzò tutto.

"Non dirmi... Non dirmi che anche tu fai parte degli sgherri di Orochimaru?!?"

"Esatto, cara mia. E dato che oggi mi sento generoso, ti risparmio anche la fatica di indagare su Shizuku e Gozu: anche loro sono entrati nelle file del Signore delle Tenebre".

"No..." Isaribi non riuscì a reggere la notizia senza accasciarsi a terra e iniziare a piangere.

"Come è potuto accadere? Non... non era questa la vita che volevate! NON ERA QUESTA!! Non avete voluto lasciare la squallida vita di ladri lasciata a Porto Scorbuto per vendere la vostra anima a qualche mostro! Non era quello... che mi avevate scritto... quando ci siamo lasciati".

Alle lacrime dell'amica di un tempo, Renga rispose con uno sbuffo annoiato.

"Fh... Vita migliore? Direi che hai centrato il punto, vecchia mia: che vita migliore ci può essere di questa? Essere parte di un nuovo ordine mondiale... Essere i signori del mondo... Ma non mi aspetto che tu comprenda; non mi aspetto nemmeno che mi ascolti".

Isaribi ascoltò questo discorso, per lei così folle, smettendo di lacrime; invece alzò lo sguardo e puntò la parte affilata della lancia con fredda determinazione.

"Hai ragione: io non capisco né capirò mai. Tuttavia, proprio per questa ragione, non ascolterò uno solo dei tuoi deliri. Se davvero voi volete combattere per schiavizzare questo regno, allora dovrete passare sul mio cadavere".

"Ah-ah-ah..." rispose l'uomo atono. "D'accordo: se è questa la tua decisione... Peccato che il terreno di gioco ti sia molto sfavorevole: i tuoi poteri non funzionano in un clima così rovente".

"Se è per questo nemmeno i tuoi hanno molta efficacia nel fuoco, Renga".

"Vero... vero; ma non stiamo parlando solo di me..."

All'improvviso una parte di soffitto franò e inondò la zona di polvere. Per quanto dovette coprire i suoi occhi, Isaribi, riuscì a scorgere una figura coperta da un'imponente armatura cerimoniale, da cui però si intravedevano due occhi rossi come il sangue; occhi quasi identici a quelli di Sasuke.

"Ma chi diavolo è..." Si chiese, mentre il misterioso guerriero uscì dalla nuvola di fumo e polvere e si fiondò contro la ragazza come un fulmine. La giovane riuscì appena in tempo a mettere il tridente in posizione di guardia per parare un micidiale fendente orizzontale.

"Diavolo!" Esclamò lei, cercando di scrutare il volto di questo misterioso combattente, che però era coperto da una celata raffigurante la testa di un cobra.

Il lottare con lo Sharingan intanto ritirò l'arma per metterla in posizione di fioretto e così sferrare una serie di stoccate, che però furono deviate da rapide rotazione della lancia di Isaribi.Non appena la ragazza vide la lama abbassata e il suo possessore spostato fuori dalla guardia, tentò di sferrargli un calcio al volto, ma questi si abbassò ancora di più e le afferrò la gamba non usata per il colpo. Con una rotazione su se stessa Isaribi sferrò un altro calcio su braccio del nemico, facendogli perdere presa, per poi tentare una spazzata verticale con la lancia tridentata. Il cavaliere però recuperò immediatamente la guardia e si difese egregiamente con il piatto della spada, quindi contrattaccò abbassandosi e sferrandole una micidiale stoccata all'addome.

Questa volta, la ladra non fu capace di parare il colpo, ma spostò appena il bacino per evitare di venire infilzata; però, la larghezza della lama fu sufficiente a ferirle un fianco. Isaribi strinse ancora i denti e provò a spostarsi di lato, ma il letale cavaliere l'anticipò con un ampio fendente orizzontale che le squarciò il mantello e le ferì leggermente l'addome.

Capendo che l'avversario era troppo forte per essere affrontato in condizioni del genere, la giovane ladra rincominciò a roteare vorticosamente la lancia per difendersi ed allontanarsi verso l'uscita. Il nemico bardato ne intese le intenzioni e si preparò ad un altro colpo; ma l'improvvisa frana di una trave la separò dall'avversario.

Cogliendo un'occasione fortuita, Isaribi si fiondò fuori dall'edificio con un balzo all'indietro. Non ebbe però nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo, poiché l'instancabile nemico si era districato tra i calcinacci e continuava a braccarla.

La giovane per rispondere, provò a indietreggiare con un altro salto, ma qualcosa di freddo le bloccò entrambe le caviglie.

"Eehehehe..." Renga si trovava a pochi passi da lei al di fuori dell'edificio.

"Tu sei di nuovo in grado di usare le tue abilità fuori dall'aria troppo secca, ma anche io non sono da meno. Il mio ghiaccio è molto forte, dovresti ricordarlo".

Isaribi imprecò mentalmente mentre le proprie caviglie erano intrappolate in quella morsa gelida: avrebbe potuto scappare da quella trappola, ma il tempo da lei sprecato sarebbe stato più che sufficiente all'implacabile cavaliere di raggiungerla e colpirla con tutta la sua furia.

E così accadde: Isaribi staccò i piedi dal terreno congelato, ma non prima che il cavaliere la raggiunse. Questi aveva un'occasione perfetta per trinciarla in due con la spada; eppure, agì in modo molto insuale: alzò la mano disarmata al posto di attaccarla e sfiorò la fronte della ladra con l'indice.

Al contatto con la cotta di maglia del nemico, Isaribi sentì la sua testa colpita da un fulmine. Ogni cosa sembrò scomparire in un mare di luci psichedeliche, poi, nel nulla...

******

"Ed ecco come ho ricevuto questo potere così particolare. Non osservai il resto della battaglia; ma, al mio risveglio, Kukulann mi raccontò tutto. Mi disse che aveva combattuto contro Itachi e Renga per proteggermi, e che quei due erano scappati".

"Che storia bizzarra..." Fu tutto quello che riuscì a commentare Al alla fine di questa visione "Tu cosa pensa, Sasuke?"

Il nobile non rispose; rimase invece immobile e rimuginare tanti pensieri, molti dei quali erano piuttosto cupi, riguardanti il nuovo potere di Isaribi.

"Sasuke... che hai?" Isaribi si accorse subito del disagio dell'amico.

L'Uchiha sospirò a lungo ed iniziò a liberarsi dal peso che lo tormentava.

"Isaribi, la persona che ti ha dato questo tuo nuovo potere... è mio fratello maggiore Itachi".

"COSAA?!?!?"  I due non riuscivano a credere alla rivelazione dell'amico, al punto da esibirsi nelle classiche faccette manga da sorpresa.

"Esattamente" Continuò Sasuke, serio come non mai "Itachi Uchiha possedeva questi strani poteri mnemonici. Probabilmente era uno stadio avanzato dei poteri dello Sharingan. Non ho mai capito come facesse... Quello che però ho capito, è che Itachi è diventato uno schiavo non-morto di Orochimaru. Probabilmente questo tuo dono deve essere stato il suo ultimo atto compiuto di sua spontanea volontà;  e se ha compiuto un'azione del genere, vuol dire che c'è un motivo ben preciso... Credo che, per ottenere maggiori indizi, dovremmo recarci al forte".

Lo scheletro si incamminò a passo di marcia verso il forte, fissando in maniera ossessiva i bastioni marci del forte.

"Sasuke... mi... mi spiace... davvero".

Isaribi tentò di consolarlo, conscia del forte dolore che Sasuke stava provando; questi però sembrò ignorarla. Tutta la sua attenzione e tutta la collera erano focalizzate unicamente alla fortificazione.

"Al forte. Non perdiamo altro tempo".

Mentalmente, giurò che avrebbe trovato il modo di salvare suo fratello, e che non si sarebbe più fermato di fronte a nulla....

 

 

*******************

 

 

"Che diavolo! Juugo...  come fai a battermi sempre a Otello?"

All'interno del grande forte, precisamente nel grande portico difeso da una cinta muraria interna, echeggiò all'improvviso un grido di rabbia.

Lo schizofrenico si ritrovava rinchiuso in una rudimentale gabbia d'acciaio, con le gambe incatenate alle sbarre di essa. In maniera sottilmente compiaciuta, squadrò il suo avversario seduto davanti a lui che si affannava.  Era un tipo dai capelli neri arruffati e vestito con un lungo saio marrone, che portava il volto coperto da una maschera antigas. Le sue mani, poi, erano rivestite da due enormi guanti da battaglia in acciaio, che terminavano in spropositati bracciali sempre in metallo poco dopo i polsi.

"Allora... ricapitoliamo". L'avversario gli si rivolse irato. "Tu sei un genio così fottuto ai giochi di ruolo da farmi davvero uscire fuori dai gangheri! Mi hai battuto a shogi, a scacchi, a dama italiana e internazionale e persino all'antico xangqui! Ora, però, preparati a tremare... perché..."

Da dei fori posti all'interno dei suoi giganteschi bracciali spuntò una scatola nera. I suoi occhi neri erano in fiamme mentre l'apriva e ne rivelava il contenuto.

"PERCHE' GIOCHEREMO A POKER!!!"

"SI'!!! Che bello!"

Rinchiuso in una gabbia vicina a quella dell'amico, Tobi gracchiava e sbraitava appendendosi alle sbarre con le gambe e sbattendo il volto mascherato contro altre sbarre al ritmo di Samba Pa Ti.

"Giochiamo a poker! Anzi, a tre sette con il morto, che tanto ne abbiamo a dozzine! Oppure a uomo nero! Io faccio l'uomo nero e mi mescolate assieme alle carte! Ehehehehe...."

"Zitto, ti prego..." Cercò di calmarlo un rabbonito Juugo, che si rivolse rispettoso al suo avversario e carceriere. " Vi prego di scusare il mio amico del suo comportamento così disdicevole: purtroppo la degenerazione del suo stato di sanità mentale rasenta in gravità il mio. Fortunatamente queste catene sono magiche, e mi impediscono sì di scappare, ma anche al sanguinario e ferino demone che alberga nelle profondità più remote della mia psiche di emergere e seminare caos e distruzione. Raccolgo, comunque, il guanto della sfida da voi lanciato e son lieto di impiegare il mio tempo in un competitivo tenzone di carte. Vi sconsiglio solamente di far giocare il mio amico con questo mazzo: l'ultima volta che ha partecipato a una partita ha provato di rimescolare le carte con la lingua..."

Il loro imprigionatore si grattò la testa, pensando a quanto fossero bizzarri i due che gli erano stati affidati in custodia dalle forze di Orochimaru. Ciononostante, provava uno strano sentimento di simpatia nei loro confronti. In fondo, gli dispiaceva che quei due fossero puniti per la loro defezione.

"D'accordo, darò a Tobi un altro mazzo non appena Shizuku sarà tornata. Mi raccomando: comportatevi bene, e metterò una buona parola tra voi e Orochimaru. D'accordo?"

"D'accordo, Gozu". Annuì Juugo, mostrando la più assoluta imperturbabilità. La prospettiva di essere di nuovo rinchiuso non gli aggradava per nulla, ma era cosciente di quanto, per il momento, la fuga fosse impraticabile.

Gozu iniziò allora a mischiare le carte per il poker e le poggiò poco distante le gambe. Poi diede cinque al prigioniero facendole passare per le sbarre delle cella e ne prese altrettante.

"La partita può iniziare... non dobbiamo scommettere nulla, tanto. Sarà una sfida così, per puro divertimento. Ora... se non ti dispiace, cambio due carte..."

Venne però interrotto da Shizuku, che era sopraggiunta precipitosamente dall'ingresso orientale. Sentendola ansimare, Gozu si alzò e le si rivolse preoccupato.

"Shizuku... cosa hai?"

"Isaribi e Sasuke... quei due sono qui, vicino al forte... Ho avvertito la sorveglianza... ma potrebbe non bastare: anzi, considerato che stiamo parlando di Isaribi, non basterà sicuramente. Gozu, dobbiamo avvertire il nostro maestro Angmar e dirgli che il forte è perduto".

Un terrificante boato retrostante fece capire a tutti che non c'era affatto il tempo di chiamare il signore oscuro: il nemico aveva fatto irruzione nel perimetro esterno.

"Stanno arrivando!" Gridò Gozu, che piegò le gambe e mostrò i letali artigli in segno di difesa. "Shizuku, devi cercare di portare i prigionieri a destinazione! Io proverò a  trattenerli quel poco che posso".

"A- Assolutamente no!" Shizuku replicò con veemenza. "Non lascerò che quei due ti uccidano! Lotteremo assieme e li respingeremo assieme! Comunque, hai ragione nel tentare almeno di mettere al sicuro i nostri prigionieri..."

Detto ciò due grossi filamenti d'acqua uscirono verso il corpo di Shizuku e si fiondarono verso le gabbie; ma non le raggiunsero mai, poiché le loro punte si disintegrarono un istante prima.

"Ahiah, dannazione!" Imprecò Shizuku, più dalla preoccupazione che dal dolore. "I nemici... sono già arrivati qui".

"Esatto".

La voce dell'Uchiha, stentorea e carica di determinazione in modo inusuale, echeggiò nel forte. Gozu e Shizuku girarono il capo per vedere da dove proveniva, e videro il nobile in piedi, assieme a Isaribi, sul cornicione delle mura. Questi puntava la balestra di Naruto contro Gozu in segno di minaccia.

"Non muovetevi" intimò "o vi faccio saltare le cervella. O meglio, muovetevi solo quando lo dico io e verso dove te lo indico. Ora, hai presente i due prigionieri dietro di te?"

Indicò senza perdere di vista Gozu le gabbie dove erano rinchiusi Juugo e Tobi. Questi due non dissero nulla quando riconobbero Sasuke, ma si vedeva dal volto del dissociato e dalle botte date dal cranio di Tobi a tempo di Inno alla Gioia quanto fossero felici di avere qualcuno pronto a liberarli. Meno felice era Isaribi, che tradiva una certa preoccupazione al pensiero che Sasuke potesse davvero andare fino in fondo e macchiarsi del sangue di un suo vecchio amico.

Gozu la colse al volto, e le rivolse in maniera totalmente indifferente alla minaccia appena ricevuta.

"Bene, Isa. Dunque siete pronti a tutto pur di sconfiggerci... Bene, allora vorrà dire che devo essere anche io pronto a tutto..."

Alzando rapidamente il braccio munito di guanto strinse  le mani. Dai fori dei bracciali fuoruscì una catena dentata di lunghezza smisurata che mirò all'Uchiha. Sasuke, d'istinto, aveva provato a colpirlo con un dardo, ma Isaribi si era gettata su di lui e aveva fatto cadere entrambi sulle mura, impedendo ad ambo gli attacchi di andare a segno. Mancato il bersaglio, la parte terminante della catena, a forma di piccolo rampino lievemente uncinato, si era conficcato in un merlo a lui retrostante.

"Mi spiace, Sasuke: ma non potevo permettertelo". Provò a scusarsi Isaribi. Poi effettuò un salto ed atterrò nel cortile interno per continuare la battaglia lì.

Il nobile era stordito e lievemente infuriato, considerato che il suo colpo avrebbe colpito di striscio il nemico prima della sua reazione se Isaribi si fosse comportata in modo diverso; ma, per il momento, doveva esclusivamente concentrarsi sulla prossima mosse dell'avversario. Quest'ultimo aveva effettuato un balzo e contemporaneamente stava ritirando la catena: tale gesto fece in modo che lui venisse fiondato contro l'Uchiha con il guanto da guerra libero pronto a colpire.

Rapidamente come sempre, Sasuke effettuò una capriola alla sua sinistra e poi un balzo per evitare colpo. Il pugno di Gozu, andato a vuoto, ruppe e spazzò via alcune assi della fortificazione lignea, incluse quelle che a cui era attaccato il rampino. Libero così da quell'appoggio improvvisato, il guerriero mascherato atterrò con una capriola sul cornicione delle mura, a pochi metri da Sasuke.

"Mossa effettuata con ottimo tempismo," ammise, mettendosi in una posizione di guardia identica a quella di poco tempo fa "non credere però che sia sufficiente, almeno per battermi".

Senza aspettare altro tempo, si lanciò contro lo scheletro con le gambe in avanti a tenaglia, pronte ad effettuare una presa letale, ma l'Uchiha saltò in tempo per evitarle. Gozu, però, insistette ed effettuò anch'egli un balzo verso il suo nemico, sferrando un attacco con il palmo destro rinforzato dal guanto da guerra. Il nobile parò anche questo colpo sfoderando la Tagliateste in tempo, per poi subire una capriola a mezz'aria del nemico, con cui strinse le gambe sul suo collo ormai ridotto ad una semplice fila di vertebre. Sempre in volo, Gozu ruotò su se stesso velocemente, sfruttando in tal modo la forza centrifuga per sparare l'Uchiha contro il torrione delle mura.

Tentando i tutti i modi di non perdere coscienza, Sasuke provò a difendersi evocando lo scudo innaturale proprio nel momento della collisione. Ci riuscì; tuttavia il nemico non demorse  e si un ritrovò il suo rampino a catena legato alle costole.

"Waaahggh!" Ruggì Gozu mentre atterrò, e, non differentemente da un campione di lancio del peso, tentò di scagliare la sua vittima contro la parte interna delle mura. Questa volta però Sasuke si mostrò più rapido: estrasse la lancia e liquefò il rampino prima di venire schiacciato contro il muro di legno, quindi ritornò in una posizione di equilibrio esattamente sotto il nemico.

Gozu, pensoso, rimase piegato sulle ginocchia a fissare lo scheletro, che ricambiava lo sguardo e gli puntava contro la lancia.

"Devo riconoscere che sei molto abile, per essere un damerino. Evidentemente le voci sulla tua codardia erano in gran parte false... Anche se resta da vedere quanto".

"E nemmeno tu sei affatto male;  tuttavia, non ho tempo per giocare. Da te voglio solo alcune informazioni..."

"Informazioni, eh? Mmm..." Lo sguardo di Gozu si faceva intrigato, mentre si aggiustava la maschera antigas.

"Direi che la faccenda è più interessante del previsto... comunque, non ti aspettarti che ti riveli nulla".

"Allora dovrò usare le maniera forti per farti cantare. E credimi, mi hai preso davvero in un giorno in cui ho la luna talmente sottosopra da essere dritta. Beh... quasi..."

"Non ci contare, Sir Uchiha: non mi farò sconfiggere da un'infida biscia che ha creato la sua fama sul sangue e il sudore altrui. D'altronde, non è questa la maniera dei nobili?"

"Se è per questo, nemmeno io ho alcuna intenzioni di lasciarmi sopraffare da un traditore megalomane che ha venduto se stesso ad un demonio". Replicò il cavaliere con termini ancora più velenosi, sebbene, in fondo al cuore, non riuscisse a dare tutti i torti alle frecciate del nemico.

Gozu a quel atterrò con un salto carpiato, ed assunse la sua classica posizione di guardia.

"Traditore... mph..." La sua voce, per la prima volta, esprimeva vera rabbia. "Non hai idea di cosa tu stia farneticando: non puoi sapere cosa si prova a vivere in un posto orrido come Porto Scorbuto, in una città senza dignità come quella. Per renderti un'idea, le uniche leggi che sono davvero in funzione lì sono quella della giungla e dei quattrini. Tutte le attività di Porto Scorbuto sono connesse alla criminalità, piccole o grandi che siano. E quei pochi che rifiutano di sporcarsi le mani finiscono ammazzati..."

"Questo no è motivo per insultare Sasuke!"

Lo squittio di Al per la prima volta si fece udire nella conversazione.

"A me spiace che tu ha sofferto tanto e per città sordida più di calzini di mio quinto fratello dopo maratona; ma, se tu vuole davvero liberare tua terra, tu allora è grandissimo idiota ad allearti con demoni pazzi e mostruosi! Oscurità e suoi scagnozzi è tanto inquinati da male da poter pensare solo a male. Se forze di dio delle tenebre conquistano regno, per Porto Scorbuto destino migliore sarà quello di finire ridotto a cumolo di cenere".

Finito di ascoltare il discorso del genietto, Gozu abbassò lo sguardo. Apparentemente, sembrava davvero che stesse covando alcuni dubbi sulla lealtà dei guerrieri oscuri...

Tutto ciò però passò in secondo piano di fronte ad un clangore metallico e a un successivo urlo spaventoso quanto belluino.

"Grarrgghh!!! VI AMMAZZO TUUUUTTTI!!!"

I due guerrieri dovettero interrompere la conversazione per schivare con un salto un pugno di Juugo, tanto forte da devastare una grossa porzione di terreno.

"Cosa diavolo sta succedendo? Isaribi!!"

Poco lontano, la ladra era rimasta in piedi, ansante, che teneva in braccio un Tobi svenuto per tutte le craniate alla nuca. Poco distante da lei c'era Shizuku stesa a terra vicino a delle sbarre metalliche accatastate alla rinfusa.

"Mi... mi spiace tantissimo..." Cercò di scusarsi la ladra. "Avevo deviato l'attacco di Shizuku per spezzare le catene di questi due; non credevo che Juugo si rivelasse un tale psicopatico..."

Per tentare di far fronte alla situazione, resa così più problematica, posò a terra Tobi, sfoderò il tridente e si lanciò nella mischia; tuttavia, un piccolo muro di fiamme nere si erse dal nulla per separare la ladra dalla battaglia.

"Isaribi! Cosa è successo?!?" Gridò Sasuke, inorridito per questo nuovo colpo di scena. Purtroppo per lui, sembrava non essere l'unico attacco a sorpresa della giornata: il coro lamentoso delle anime in pena, sempre udito in sottofondo, si stava facendo progressivamente più rumoroso e straziante.

Improvvisamente, i tre combattenti scorsero delle figure azzurre e incredibilmente diafane volteggiare sopra il castello; esseri bardati da armature raffigurante, sul pettorale, la Foglia Reale di Konohamere, vetusto simbolo del regno.

"Eccoci qui... era ora che arrivassero... gli spettri dei caduti". Sospirò Gozu a denti stretti, mentre gli esseri quasi del tutto trasparenti si fiondarono nella mischia piangendo melodie tenebrose.

L'apparizione gelò il sangue a Sasuke; in Juugo, invece, accese ancora di più il desiderio di distruzione.

""GRARRGGHHH!!! Nuove vittime! Eehehehehe..."

I suoi reattori naturali eruttarono aria a grandissima velocità e pressione, permettendogli così di partire in aria come un missile (ancora, adoperate la Volontaria Sospensione dell'Incredulità), tirando ai misteriosi nemici un diretto micidiale. Il colpo semplicemente non ebbe effetto: Juugo attraversò gli esseri spettrali senza recare loro alcuni danno, ritrovandosi in aria ad afferrare il vuoto. Preso da una furia ancora più... furiosa (e sì, è possibile), fece sputare altra aria dai reattori per catapultarsi a terra ed afferrare i nemici.

"Questa volta vi stritolo! VI SPAPPOLOOOO!!!"

E, fallendo ancora, si ritrovò questa volta schiantato a terra dalla forza dei suoi reattori, con solo la terra tra le braccia.

L'orda di fantasmi intanto spostava sempre di più il suo volteggio attorno al trio di guerrieri, circondandoli. Ad uno schiocco di dita di Gozu, il vorticare dei fantasmi si fece talmente rapido da generare nell'aria un luminoso cerchio spettrale. Sasuke digrignò i denti vedendosi in trappola, e pensò per un attimo di superare l'orda intangibile semplicemente passandoci attraverso.

"Ah-ah-ah-ah..." tentò di dissuaderlo il nemico "non ti consiglio di attraversare l'orda. Da soli questi fantasmi possono contare unicamente nel terrore che incutono, ma assieme generano abbastanza energia da formare una difesa semi-solida. Comunque, se sei così sicuro di te da tentare, non venire a piangere da me quando finirai affumicato..."

"Sas'..." il piccolo genio ammise preoccupato "tipo dice vero. Attraversare spettri in moto così vorticoso è maniera sicura per abbronzare tue ossa oltre ogni misura di sicurezza..."

Il nobile strinse i pungi dalla collera nell'udire questa notizia. Quel dannato nemico lo aveva intrappolato in modo tanto efficace che sarebbe stato difficilissimo uscirne. Inoltre, era fondamentale per lui impedirgli di scappare, dato che non poteva farsi sfuggire notizie sul suo amato fratello maggiore.

"Al..." chiese all'amico "spero che tu conosca un modo per rompere questa difesa".

"Sì, io conosce". Rispose quello. "Io consigliare te di usare armi magiche. Tuo arco forse produce abbastanza energia magica per friggere ectoplasma di nemici".

"D'accordo. Farò un tentativo. Del resto, chi di fritto ferisce, fritto perisce".

Sasuke sfoderò il suo arco e prese la mira per individuare uno degli spettri, e pregò di non colpire lo spirito di un suo compagno d'armi.

"Aspettate: smettete di fare rumore, spettri stonati!"

Inspiegabilmente Gozu diede l'ordine alle sue legioni di smettere di fare baccano e di cantare quella loro melodia lamentosa. Il motivo di tale comande, inizialmente oscuro, venne rivelato presto al nostro famoso duo: tutti udirono una voce roca, lamentosa, e sopratutto, familiare.

La voce di Kuroi.

 

 

*******************

 

La ladra di Porto Scorbuto e il Demone del grano erano l'uno a pochi passi davanti l'altro, con le armi in pugno e pronti a dare battaglia.

"Dunque... se tu... ad avermi imprigionato in questo recinto di fiamme, Kuroi". Affermò Isaribi, caricando ogni parola di rabbia

Il Demone, genuinamente sorpreso, le domandò:

"Come... fai a conoscere il mio nome?"

"Kukulann mi ha spiegato tutto. Mi ha spiegato che sei stato tu l'animale che hai venduto la sua gente ad un demonio, e questo solo per esaudire i tuoi deliri di conquista; che sei stato tu che hai trucidato sua moglie e tanti altri poveri innocenti; e che sei stato tu, che, con raggiri e inganni, hai circuito i miei amici e li hai portati ad una strada... che conduce dritti all'Inferno".

Era grande, davvero enorme la collera che aveva messo in questa la ragazza in questa sua frase, eppure, Kuroi non si spaventò; invece, si mise a ridere, ma di un riso non più sadico e crudele di quelli che era solito fare, ma amaro. Amaro sino all'insopportabile.

"Ah.. ah... ah... Non posso negare... nulla di ciò che hai detto, Isaribi. E c'è anche dell'altro: sono il mostro, che, nella sua follia, ha permesso la fuga dai Demoni delle Ombre dal loro carcere incantato. Sono la bestia che hai descritto in maniera così esatta. E sì..." intuì la sorpresa di Isaribi nel sentirsi chiamare con il suo nome.

"Mi hanno parlato di te, figlia del mare. Itachi... ci ha visto molto bene quella volta: eri davvero la scelta giusta..."

"La scelta... giusta?" I dubbi di Isaribi si moltiplicarono invece di placarsi. "Cosa... vuoi dire? Per quale ragione Itachi mi avrebbe scelto?"

Kuroi respirò un poco prima di continuare.

"Non posso spiegartelo: nel momento in cui Angmar mi ha riportato nel mondo dei vivi sotto forma di questa aberrazione di esistenza, mi ha vincolato in modo tale da impedirmi di rivelarti ogni segreto riguardante i poteri dei nostri servi. Posso però rivelarti che perderò il controllo che mi resta tra breve, e ti attaccherò con tutte le mie forze. In ultimo luogo, ricordati del dono che ti ha fatto Itachi... Ricordatelo, prima di finirmi".

La guerriera del mare boccheggiò un poco, non sapendo come rispondere, prima di vedere il suo nemico comportarsi esattamente come aveva previsto e a manifestare una gelida volontà omicida. Come un automa il Demone del Grano ricoprì il suo braccio destro di fiamme e lanciò tre palle di fuoco in rapida successione, schivate con una capriola. Per infierire si lanciò in un attacco da mischia roteando vorticosamente il proprio forcone, anch'esso fiammeggiante. Isaribi contrattaccò con un'altra rotazione del suo tridente, dando inizio ad un rapidissimo scambio di colpi tra le due lance a più punte.

L'abilità dei contendenti era quasi allo stesso livello, anche se forse Isarbi era un po' più abile; eppure ella si trovava in grande svantaggio, poiché le fiamme del nemico, colpendo l'alabarda, iniziarono a spargersi in ogni dove, accecandola e ustionandola lievemente in alcuni punti.

Alcune piccole fiammelle caddero inoltre sulla benda che portava sulla guancia, incominciando ad arderla. Isaribi se ne accorse, e d'istinto, tentò di estinguere il fuocherello soffocandolo con un lembo del suo lungo mantello. Purtroppo questo diede all'avversario un'apertura, che sfruttò con un letale affondo di forcone infuocato. Isaribi, schivò il colpo facendo perno su un piede, ma la lancia a due punte aprì uno straccio gigantesco nel tessuto, rivelando della carne racchiusa tra altri bendaggi.

"No.. NO!!" La ragazza, sudatissima per tutto il fuoco, cominciò ad agitarsi in maniera eccessiva, fino a risultare sospettosa. Non che questo importasse a Kuroi, ormai ridotto ad un automa animato solo dalla volontà di distruzione, se non per il fatto che aveva trovato un'ulteriore apertura nella difesa nemica. Sfruttandola, girò il capo velocemente e vomitò un denso fiotto di fiamme nere contro l'avversaria. Questi riuscì a malapena a scansare il colpo abbassandosi, e provò a ribattere sferrando un diretto nel ventre del demone.

Resosi conto di questo contrattacco, il mostro chiuse la bocca mentre emetteva il flusso infuocato, causando così un abnorme rigonfiamento del rigonfiamento della pancia. Contro questa superficie elastica, il colpo venne rispedito all'indietro dalla loro stessa quantità di moto, costringendo Isaribi stessa a indietreggiare di qualche passo.

Avendola praticamente in pugno, Kuroi non aspettò oltre ad emettere il resto della vampata; se non ché un dardo elettrico lo trafisse proprio tra il collo e la scapola sinistra, esplodendo in varie scintille, e costringendolo così ad eruttare il fuoco in alto come un fachiro.

Ora che Isaribi si trovava in una posizione di vantaggio sfruttò al meglio l'occasione per infierire nella nuca martoriata con una karate-chop, poi rimetterlo in posizione eretta con un calcio alle costole e infine tirare un ultimo calcio sul volto diretto al volto.

La forza d'urto del colpo fu abbastanza da calciare via il Demone del Grano di alcuni metri, oltre il circolo di fiamme. Quando la sua figura scomparve tra i fuochi neri, si udirono immediatamente sibili e scoppi di scintille . Quasi simultaneamente le fiamme del cerchio iniziarono ad affievolirsi fino a svanire del tutto.

"Che è successo?" Si chiese la ragazza, notando che anche le fiamme che le bruciava il mantello e la pelle si stavano smorzando sempre di più. "Che sia... forse finita?"

Posò ancora lo sguardo, e, vedendolo stramazzato al suolo inerme e sanguinante, capì che era davvero finita. Vicino a lui lo guardavano Sasuke e Gozu. Quest'ultimo teneva serrata, tramite una catena, la caviglia di Juugo, che pareva essersi calmato. La battaglia sembrava essere conclusa, dato che non si avvertiva più nemmeno la presenza degli spettri.

"No... non è ancora finita..." Rantolò Kuroi.

Poi rivolse i suo occhi, umidi, alla ragazza.

"Sai quello che devi fare..."

Isaribi aveva capito ormai il motivo per cui Itachi gli aveva dato quello strano dono, e si avvicinò per toccare la fronte dell'avversario sconfitto. Non appena toccò il pagliericcio, avvertì una strana scarica e un flusso di immagini entrare e visualizzarsi nella sua mente, come in uno schermo. Dopo pochi secondi ritirò le dita, esausta.

"Bene... bene.. bene..." Kuroi mostrava di essere soddisfatto di tale gesto. "Ti ho dato le informazioni che potrebbero essere vitali per la nostra battaglia... Dovete avvertire Kukulann... dirgli di portare più uomini possibili allo scontro... La battaglia finale incombe... e ci rimane poco tempo, anzi pochissimo".

"Lo farò... ti giuro che lo farò..." Promise Isaribi.

"Kuroi... Ma come è possibile?" Chiese Sasuke, totalmente basito: il Kuroi che vedeva adesso era l'opposto del folle depravato con cui aveva lottato , sebbene tale comportato sarebbe potuto essere stato indotto dal potere di Angmar.

Kuroi girò il capo verso lo scheletro con una fatica immane, e boccheggiò sempre più fiocamente:

"Sorpreso, vero? Non posso darti torto: tutto ciò che hai visto... era un'espressione della malvagità del Maresciallo delle Tenebre e dei velleità generose del pazzo che vedi adesso. Io... ho poco tempo per spiegarvi tutto; posso però dirti che tuo fratello è sotto gli ordini diretti del demone. Altro... nessuno lo sa".

Dentro l'orbita, il piccolo genio sobbalzò dal disgusto, mentre l'occhio di Sasuke diveniva ancora più rosso e feroce. Nonostante la collera montante, tuttavia, lasciò il demone morente parlare.

"In questi ultimi giorni ho commesso... peccato abominevoli. Non vi chiedo di perdonarmi: vi prego solamente di una cosa..."

"Cosa?"

"D-Dite a Kukulann che io non volevo uccidere sua moglie. Quando strinsi un patto con Angmar, il suo spirito immondo entrò dentro di me ed infettò il mio spirito già così folle. Il prezzo di questo patto per ottenere potere era la servitù eterna... Il mio è stato un delirio infernale... sopratutto per chi ora deve seguire le mie orme".

Il Demone, piangente, si rivolse a Gozu.

"Ragazzo mio... non seguire le mie orme. Non continuare per questa strada. Ti prego solo di salvare te stesso... e Shizuku e Renga. Caugh!" L'accorata  preghiera veniva interrotta da colpi di tosse. "Salvateli... salvateli da i miei pessimi insegnamenti... che la Luce possa avere pietà della mia anima, così corrotta dal male... Ora che il potere che mi alimentava sta svanendo... addio..."

L'ultimo respiro di Kuroi uscì con queste parole. Gozu, rimasto apparentemente impassibile, si chinò sul corpo del Demone del Grano e gli chiuse gli occhi.

"Riposa in pace... Ceann..."

Mentre osservava tale dipartita, Sasuke ebbe il bisogno di ottenere chiarimenti sul quadro della situazione, che appariva sempre più caotico e confuso.

"Ok... fatemi capire bene: da quanto ho ascoltato da tutte le conversazioni, voi tre amici di Isaribi avete deciso di cambiare la vostra vita di ladri di strada dopo il vostro incontro con Kuroi, dico bene? Avete iniziato a lavorare per lui, anche dopo che aveva venuto la sua anima ai Demoni delle Ombre, no?"

"Precisamente". Confermò Gozu. "Kuroi e Kukulann ci hanno incontrato durante un tentativo di rapina... ai loro danni. Diciamo che, dopo averci sconfitto e bastonato per bene, hanno cercato di persuaderci a cambiare vita. Inizialmente l'affare non era molto allettante: non perché non volessimo lasciar perdere tutto il nostro passato di criminali di bassa lega, tutt'altro; ma a Porto Scorbuto le associazioni criminali abbondano, e sono tutte regolate dall'A.L.B.A, di cui noi facevamo parte. Fuggire sarebbe stato pericoloso. Per fortuna ci avevano offerto una copertura per scappare da Porto Scorbuto e un lavoro onesto, quindi accettammo. Tentammo poi di mandare una lettera a Isaribi per dirle che stavamo per partire e chiederle di seguirci; tuttavia..."

"Tuttavia quelli dell'A.L.B.A la intercettarono, e riuscirono a falsificare il mio rifiuto. Quando tutti ci accorgemmo dell'inganno, era troppo tardi". Terminò la ragazza al posto del vecchio amico.

Il tono di voce della ragazza era velato da una strana sensazione: un misto di rimpianto per non essere riuscita a scappare da una vita di criminale prima; ma anche un vago senso di scampato pericolo, visto dove tutto questo aveva portato...

"Già.. già". Anche Gozu sembrava esprimere la stessa emozione dell'amico. "Inizialmente, sarebbe stato perfetto per te: Kuroi ci aveva offerto un lavoro nella sua attività commerciale. Non si guadagnava molto, ma era certo meglio che passare la vita a rubare per ricevere solo qualche briciola... Peccato che tutto ciò non sembrava essere sufficiente. Nell'ultimo periodo Kuroi era sempre strano: era scontroso, cupo...

Comprendemmo appieno il suo cambiamento quando ci svelò le sue vere intenzioni, ovvero quelle di alleanza con poteri oscuri e di conquista. Ci disse che così avremmo debellato il crimine e la corruzione a Porto Scorbuto, e che avremmo salvato tanti altri giovani come noi da una vita di miseria... Alla fine, accettammo. Ora, però, che ho capito come stanno davvero le cose e quale è il vero volto dei nostri salvatori, non ho più alcuna intenzione di tornare da loro. E poi..."

"E poi non credo che sarebbe saggio tornare comunque" proseguì Juugo per lui "specialmente adesso che Shizuku è scappata via con Tobi".

Indicò, mestamente, la gabbia dove era rinchiuso l'amico, ora scomparso assieme a Shizuku. Nel vedere ciò Isaribi ebbe un nodo alla gola.

"Ti chiedo scusa Juugo... ho dovuto lasciare Tobi quando Kuroi mi aveva attaccato la prima volta..."

"Non c'è bisogno che tu ti scusi". Rispose l'uomo dalla doppia personalità, ora pacato. "Sono io invece a dovervi le mie scuse: nel mio disturbo dissociativo la parte violenta di me ha cercato di uccidervi... Mi rallegro del fatto che Gozu aveva delle altre catene magiche con cui placare la mia furia... Di questo, vi sono infinitamente grato, miei salvatori".

Juugo si inchinò in segno di ringraziamento. Questo fece imbarazzare sia Sasuke che Gozu, che si grattarono dietro la nuca e borbottarono molti prego.

"Certo... prego... anche se poi è stata colpa mia se siete stati catturati...  Va-va bene! Come ha introdotto Juugo, ormai non posso più tornare qui. Quando Angmar scoprirà che Kuroi è morto e che ho fallito la mia missione, probabilmente mi ucciderebbe in ogni caso. Ormai, tutto quello che mi resta è quello di passare la mia vita come rinnegato. A meno che... voi... non... non..."

Gozu tossicchiò un paio di volte, indicando bene che voleva unirsi al gruppo. Sasuke ed Al si guardarono (nel senso che riuscirono a comunicare i loro pensieri reciproci senza parlare; anche perché guardare qualcosa dentro l'altra pupilla senza ausilio meccanico è un tantino difficile...) in maniera leggermente indecisa sul da farsi. Se non ché Isaribi si intromise tra i due sguardi con il proprio, classico, da cucciolo. Poi si avvinghiò alle sue gambe come un gattino. Poi iniziò a fare le fusa. Poi... meglio che vi dico che Sasuke decise di finire questa sceneggiata.

"Ok... Gozu può venire con noi... e anche Juugo, sei contenta?"

Dalla gioia, Isaribi balzò via dimenticandosi di mollare la presa, lanciando così il povero scheletro con le mura marce legno con tanta forza che il suo cranio si infilò come un chiodo.

"Emmm... scusa..." Tentò di giustificarsi Isaribi. "Ad ogni modo... Gozu, sei tornato! Hyuppie!!"

La ragazza fece per abbracciarlo, ma un alt perentorio dell'amico la dissuase.

"Ricorda la regola, Isaribi: mai abbracciarmi. Mai. Mai e poi mai. Assolutamente, totalmente, mai. Mai, mai, mai, mai, mai, mai..."

Non finì di pronunciare l'ennesimo mai che Isaribi era già avvinghiata al suo saio. Tuttavia, a dispetto di tutte le regole, non appose resistenza a questo caloroso abbraccio; un po' era perché faceva molto piacere ricevere dopo molto tempo l'affetto di una vecchia amica, un po' perché, con un principio di soffocamento in atto, non ce l'avrebbe fatta comunque a liberarsi...

"Ok... non fa nulla... va bene.. purché mi permetta di respirare..." Rantolò con un filo di voce.

"Agli ordini..."

Isaribi lo liberò dalla stretta mortale, proprio mentre la pelle passava al color ciano. Nel frattempo anche Sasuke aveva staccato la testa dal muro ed tornato in posizione verticale.

Al Kyubi, con la casa invasa da una montagna di schegge, rivolse il suo sguardo verso il dissociato. Questi sorrideva mentre vedeva Gozu bisticciare con Isaribi per la troppa forza impressa nell'abbraccio, con anche Sasuke che iniziava a litigare.

Tra se e se, tirò un sospiro. Questi compagni di squadra erano i più strani che avrebbe mai potuto immaginare; tuttavia, erano anche meglio di quanto avesse mai potuto sperare...

Mentre era perso nei suoi pensieri, una domanda gli sorse spontanea: quali erano le informazioni segrete che Kuroi aveva tanta ansia di trasmettere a Isaribi. Ci rifletté un attimo, e si convinse che non c'era bisogno di rovinare questo breve momento di felicità ricordando l'orrore sempre incombente. Non prima del prossimo capitolo, almeno....

 

 

 

*********************

 


Angolo dell'autore: se a qualcuno di voi importa qualcosa, questo è il capitolo più lungo che abbia mai scritto in tuta la mai vita. Quindi, vi dico che sono sgonfio di ispirazione come un pallone bucato.

Per il resto... buona lettura. 

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Capitolo 21
*** Porto Scorbuto (Pirati e contrabbandieri in quantità; ma manca la vitamina C...) ***


Porto Scorbuto (Pirati e contrabbandieri in quantità; ma manca la vitamina C...)

 

 

Sasuke (e certo non dovreste stupirvi più di tanto) venne ancora richiamato alla Sala degli Eroi dal classico bagliore paradisiaco da viaggio nell'aldilà...

Non perdo nemmeno tempo a specificare che il potenziale donatore di armi che trovò disponibile era alquanto bizzarro, persino per gli standard di questi stralunati Einherjar* moderni. Era un uomo alto e muscoloso, la cui carnagione bruna contrastava con i capelli e la barba, di un color biondo platino, e la sua giacca, bianca. Gran parte del suo volto era coperto da una grossa sciarpa cerulea, da degli spessi occhiali da sole e persino da una bandana nipponica; eppure si capiva bene che indicasse lo scheletro dal suo carismatico e luminoso sorriso, oltre che dal dito puntato su di lui come fosse un disc-jockey in pieno scratching.

"Amico caro, dato che per te son un faro, un consiglio ti darò e un aiuto ti fornirò".

Un altro tipo totalmente svitato... beneee.... pensò Sasuke tra se, esprimendo la sua preoccupazione con un sibilo. Ciononostante, tutti i guerrieri che aveva incontrato si erano rilevati preziosissimi sganciatori di ninnoli; dunque, perché non aspettarsi qualche oggetto bellico interessante?

In particolare, l'Uchiha stava adocchiando uno strano e indefinibile... coso... che provando a descrivere si trattava di una spada con la forma di uno scorfano gigante e le spine di una pigna, di color verde chiaro, però.

L'omone notò l'interesse nel suo sguardo e gli rispose per le rime (letteralmente):

"Allora la mia Pelledisqualo vorresti ottenere? Beh, penso proprio che prima te la dovrai sudare! Una grande prova sarai costretto ad affrontare..."

"Emmm... di che tipo?" Chiese Sasuke, tremando per il suo destino.

"Ma non è ovvio? Dovrai cantare!"

La proposta del fissato con le rime scadenti era davvero da far cadere le braccia; e, a uno scheletro come Sasuke, privo come era di legamenti, cadde il braccio destro. Cercando (letteralmente) di ricomporsi, il nobile provò a convincere il suo potenziale donatore di cambiare prova.

"Emmm... grande e glorioso e possente etcetera etcetera..."

"Bee. Killer Bee. L'Ape assassina di Forlì che punge più di Mohammed Alì!" Gli rispose quello (ancora) per le rime.

"Sì... certo... Il punto è, come stavo dicendo.... perché dovrei cimentarmi in questa propria così, diciamo... assurda?"

"Perché così è il mio volere; e volere è potere e anche volare.... Volareeee!!!!"

"Fermo, BASTA!"

Sentire massacrata da quel tipo stonato come un pipistrello bronchitico una pietra miliare della canzone italiana come quella di Domenico Modugno era qualcosa di troppo doloroso da sopportare. Decise quindi che avrebbe cantato, e lo avrebbe fatto in modo del tutto particolare: iniziò ad ancheggiare in modo ingessato e a squadrare Bee come una sottospecie di caricatura di gangster prima di apprestarsi al suo numero:

"Noi duri, coi volti scuri scuri, proiettiamo ombre lunghe sui muri... Noi duri! Le donne, abbiamo strane donne con assurde e fasciatissime gonne... Che donne! Con l'abito rigato e la pistola nel gilet ad ogni partita rischiamo la vita. Chi cerca un po' di rogne su due piedi ce le avrà. Prendila..."

"Frena, frena, frena!"

L'omone interruppe il musical con un gesto imperioso di corna.

"Mmm... direi che non è così male. Si potrebbe lavorare molto sull'intonazione, ma l'interpretazione di Fred Buscaglione in Noi duri è comunque di ottimo livello. La perdita della spadona a fine strofa, poi, è un tocco di classe".

Si riferiva alla Tagliateste che il nobile aveva usato al posto della spada, e sotto il cui peso il braccio rimontato alla carlona era caduto di nuovo, rendendolo simile ad uno degli strafalcioni del musical. In condizioni normali questo sarebbe stato terribilmente imbarazzante per lo scheletro; adesso invece non gli importava, poiché era troppo grande in lui la gioia di ricevere una nuova arma.

"Dunque... dunque... Per il potere del Grigio Teschio*, Pelledisqualo, risvegliati al mio fischio!"

Al suono di, appunto, un fischio, la grossa arma dietro di lui iniziò a contorcersi di vita propria e, con un balzo, ad uscire dall'elsa e separarsi del tutto dal suo padrone. Sia il genio quanto il non-morto rimanevano atterriti nel vedere quel coso verde snudare un sorriso zannuto tale che avrebbe portato uno squalo a fare una cura a base di calcio per la vergogna e avvicinarsi a loro strisciando e ringhiando.

"Non temere Sasuke! Pelledisqualo è un fedele compagno! Ogni tuo nemico pagherà un grosso pegno..."

La grossa arma si avvicinò alle ossa di Sasuke, mentre questi pregava che la spada non avesse le abitudini di un animale da compagnia. Per sua fortuna, le sue previsioni si rivelarono migliori di quelle dei lupi di una decina di capitoli fa: Pelledisqualo iniziò a strusciarsi sul nudo osso del suo nuovo possessore, esibendosi in gargarismi e rigurgiti da lupo rabbioso che però, nello strano linguaggio delle armi magiche viventi, erano assimilabili per funzione alle fuse e ai miagolii di un micetto in cerca di coccole.

"Visto fratello? Guarda che gli piaci già! Tienila con te, e la magia dei tuoi nemici divorerà".

L'animaletto affettuoso morse il braccio della Tagliatesta e lo pose al padrone, scodinzolando, o meglio, agitando l'impugnatura, come un cagnolino giocoso.

Mosso e alquanto stranito da questa dimostrazione di affetto, l'Uchiha sollevò delicatamente il braccio dalle zanne della spada e lo riattaccò, questa volta come si deve.

"Molto bene... ti ringrazio di tutto, Bee. Saprò fare buon uso di questo tuo dono".

"Ne sono sicuro, amico mio caro. Torna giù e di mostri ne sconfiggerai ancor di più!"

Sia Al che Sas' salutarono Bee e si diressero verso la luce, con Pelledisquallo che li seguiva saltellando allegramente. Tornati dal mondo dei morti, rividero immediatamente i loro nuovi compagni di viaggio, che parevano aspettarli.

"Bene Sasuke" lo salutò per prima Isaribi "che dono ti hanno offerto alla Sala degli Eroi?"

"Eccolo qua".  Estrasse Pelledisqualo dalla classica tasca immateriale dei personaggi dei videogame. L'arma vivente, impugnata da Sasuke iniziò immediatamente a scalciare e fiutare con il suo muso da squalo.

"Che hai? Non ti sei mai comportata in questa maniera..." Chiese il nobile sorpreso fino alla preoccupazione.

L'arma animata, da canto suo, puntò Isaribi ed iniziò una serie di guaiti. A dispetto della cacofonia, scoppiò tra i due un amore a prima vista.

"CHE CARINOOO!!!!" La ragazza si fiondò su Pelledisqualo e lo trastullò tra le braccia senza nemmeno aspettare che il suo legittimo possessore mollasse la presa.

"Ma guarda tu che bel cucciolone abbiamo qui! Oh... guardate... fa anche le fusa...n come è dolce..."

La ragazza incominciò a grattare a quello che, in mezzo alle scaglie, sembrava il collo della bestiola. Questa le rispose mostrando una lingua lunga un metro e larga mezzo e ricoprendola di leccate intrise d'affetto e tanta, tanta saliva.

"Oh... mio..."

Mentre Sasuke teneva l'unico occhio sbarrato, sia Gozu che Juugo rimanevano indifferenti alla stranezza dello spettacolo (probabilmente perché erano abituati a peggio, conoscendo l'uno Isaribi da anni l'altro vivendo accanto a Tobi), limitandosi tutt'al più al sorridere in modo accondiscendente.

"Guarda, guarda come sei... mio piccola birba.. ma sei così carino... sei carinissim..."

Tutto il suo entusiasmo si freddò al gelido sguardo di Sasuke, che la rimproverò con un borbottio. A quel segno, comprese che il tempo dei giochi era finito.

"Ora, però, non possiamo più giocare: devi tornare dal tuo padrone, su... dai che ti divertirai tanto con lui".

Per quanto triste per questa separazione sì momentanea, ma sempre troppo repentina, Pelledisqualo annuì facendo capire di aver compreso, quindi saltellò verso la schiena del suo legittimo proprietario.

"D'accordo..." continuò lei "ora propongo di tornare a faccende ben più serie: credo che sia arrivato il momento di un addio..."

Juugo indicò un cumolo di terriccio appena smosso, dove era stato infilzato un forcone: Kuroi aveva trovato una degna sepoltura.

I quattro si raccolsero in un momento di raccoglimento davanti a questo sepolcro appena preparato per il Demone del Grano. L'Uchiha fu il primo a parlare:

"Che Kuroi possa riposare in pace... E' stato un ottimo avversario: megalomane e mostruoso, anche se non per scelta ha aiutato anche a migliorare il lato più serio di questa fan-finction con le risate malvagie da possed..."

Una gomitata di Isaribi nelle costole gli impedì di continuare questo elogio funebre così pieno di encomi.

"Scusate... è che non ho mai conosciuto Kuroi, se non quando mostrava il suo lato di sé abominevole, tranne che in questi ultimi momenti... non saprei da dove iniziare a formulare gli elogi del caso". Cercò di scusarsi l'Uchiha.

"Non c'è bisogno che vi scusiate, ragazzi, e nemmeno di avere tutta quest'aria da funerale, a dispetto di questa celebrazione".

Incredibilmente, Gozu sembrava quello più allegro del gruppo, nonostante fosse quello più legato a Kuroi. La Figlia del Mare, incuriosita, gli chiese spiegazioni.

"Gozu... non dovrei essere io a parlare, visto il mio noto temperamento instabile ed estremamente eccitabile, però... si può sapere perché dici queste cose?"

"Semplice, amici miei: Kuroi, a quanto ho capito da Sasuke, era già morto nella Foresta Incantata. Le nostre ultime azioni agli Stagni non lo hanno privato della dolce vita mortale, bensì da un'esistenza crudele e innaturale. E' inutile piangere la morte di Kuroi, poiché ormai abbiamo la certezza che egli ora è libero dalla tirannia del Maresciallo delle Tenebre. L'unico augurio che posso fargli è che nessuno possa violare il suo eterno riposo e costringerlo ancora a tornare tra i vivi i modo così aberrante; a ciò vanno le mie preghiere. Se proprio volete versare le vostre lacrime, fatelo perciò che vedete oltre la collina".

Il gruppo incominciò a guardarsi attorno, incuriosito dall'affermazione di Gozu. Sulla sommità di una verde quanto ridente collinetta, cosa c'era da piangere se non su qualche piccolo arbusto di pesco o coccinelle o fiori vari?

Un indizio lo ricevettero non tanto dalla vista quanto dall'olfatto: mescolato assieme all'odore di salsedine e di rose persiane, spiccava quanto stonava un olezzo tremendo, simile al puzzo di centinaia vecchie magliette da ginnastica usate fino al punto di essere bruciate. Direzionando la loro vista verso la fonte dell'odore, scoprirono, con amarezza, che non erano semplici indumenti resi impermeabili dal sudore a bruciare; bensì case: fuochi di casette erano appena visibili in blocco cittadino più affollato, che sboccava su un golfo.

"Ecco a voi, ladies e gentlemen, Porto Scorbuto". Indicò Gozu alzando le braccia sporche di terriccio con enfasi. Il suo tono, volutamente caricato, era sarcastico fino al doloroso.

"La terra che il primato di essere la più corrotta, schifosa, putrida tana di disonesti figli di mignotta al mondo. Un mondo dove non hai protezione, se nessuno te la dà, e chi te la dà te la mette proprio a mo' di supposta. Una squallida metropoli che si regge sul crimine, e di cui io sono disonorato di essere nativo e cittadino. E sembra anche essere entrata nell'ora di punti di pizzini e raid... Suvvia, però, non perdiamo altro tempo: la nostra missione ci porterà là per un duplice motivo".

"Certo; ma no è meglio raccontare tutto di nuovo, così che noi chiarire tutti i nostri dubbi e dubbi di lettori, che ora brancolare in buio più di mio zio di notte con lanterna spenta?"

"Credo sia una decisione alquanto saggia... Ve ne prego, lasciate a me l'onore di dissipare ogni incertezza nelle menti dei nostri lettori". Si offrì Juugo in modo forbito, tale che, ovviamente, nessuno rifiutò.

"Dunque... il Castello di Konohamere è attualmente isolato da un gigantesco fiume di lava che impedisce a chiunque di accedervi. L'unica soluzione praticabile per superare questo ostacolo farebbe riferimento ad una leggenda, in cui, in un'isola poco lontano Porto Scorbuto, vi sarebbe, protetto da un mostro, un miracoloso unguento capace di rendere impenetrabile la cute al calore. Oltretutto, Isaribi è riuscita a recapitare informazioni di importanza cruciale sullo schieramento nemico, in particolare riguardo alla scoperta di un contingente segreto di Demoni delle Ombre, che, strisciando nella Fortezza, potrebbe rendere tutti i nostri erculei sforzi vani. La nostra visita a Porto Scorbuto potrebbe essere la chiave per risolvere anche questa complicazione, poiché lì è più che possibile trovare i mezzi necessari per disegnare una mappa ragionevolmente precisa del campo di battaglia e consegnarla ai diretti interessati in tempi sufficientemente brevi. Fuu..." Sospirò un poco per riprendere fiato. "Spero di aver spiegato ogni cosa".

"Sei stato limpido". Commentò il guerriero mascherato. "E anche se non lo fossi stato, abbiamo perso fin troppo tempo. Ho paura che le case in fiamme... siano solo l'inizio. Andiamo".

Tutto il gruppo fece un cenno affermativo e corse, come un sol uomo, verso la sua meta.

 

 

*****************

 


"Forza, forza, uscite, brutti pezzi di merda!"

Immersi in un agglomerato di baracche, alcune così fatiscenti da avere il tetto crollato o i mari crepati a causa della muffa, si potevano vedere quattro persone, una classica famiglia di genitori e figlio maschio e figlia femmina, tutti estremamente emaciati, uscire con le mani dietro la testa, pungolati dalla scimitarra di un grosso bandito dall'aspetto piratesco.

"Forza! Mettetevi in cerchio! Pezzi di merda!" Ruggì l'omone sputando sulla sua stessa, incolta barba marrone.

I quattro si disposero in cerchio, circondati da un gruppo di banditi vestiti in modo sgargiante al punto da risultare pacchiano (immaginatevi dei pirati... vestiti a metà strada tra un Armani, un Valentino e un Franky Garage. Avanti, provateci, dato che io e la moda siamo come la cannella e la pizza ai peperoni... quindi non saprei da dove descriverli; ma torniamo a noi, che ho già rovinato il pathos abbastanza...), che puntavano contro di loro sciabole, archibugi e brutti musi butterati e decorati da bandane e bende.

"Che... che cosa abbiamo fatto di male? Ho... pagato tutto!" Gridò disperato il capo famiglia.

"Non sprecare il fiato, piccolo schifoso fedifrago doppiogiochista mentitore abominevole essere immondo e tremebondo!"

Una voce alquanto nasale attirò l'attenzione dei quattro prigionieri oltre il più grosso dei loro aguzzini. L'omone, riconosciuto che aveva parlato, si spostò a destra con un inchino di rispetto.

"Benvenuto, capo. Gli ominicchi sono tutti pronti per il pagamento finale".

"Smettila con queste allusioni del Giorno della Civetta dei miei talleri!" Lo zittì l'uomo.

I quattro membri di quella famiglia in ostaggio ebbero il privilegio di vedere di persona, per la prima volta, il più grande signore del crimine dell'intera città: Yahiko il Paperone. A prima vista non sembrava affatto una persona così temibile: era un tipetto con un ispido pel di carota, con grossi ciuffi a punta e che affondava in un uniforme dell'A.L.B.A- nera e con motivi rosso sangue a forma di nuvola- tre volte la sua taglia. Il suo tratto più caratteristico, una canappia chilometrica, gli rendeva voce simile all'animale da cui prendeva l'epiteto ed affilava ancora di più i suoi lineamenti facciali.

Il capo di questa baracca, nonostante ciò, sembrava incutere timore con gli occhi che sprizzavano rabbia e i respiri a intermittenza, da isterico.

"Maledetto, maledetto, maledetto..." Ripeté, cercando di mantenere una parvenza di controllo "ti ho dato la mia benevolenza, la mia protezione, e, cosa più importante, i miei piccoli adoratissimi deliziosi gioie della mia vita e luci della mia esistenza figliuoli quattrini, ed è così che mi ripaghi? Non restituendomi tutto il mio meraviglioso stupendo superbo divino denaro?"

"Io.. io... io... caugh" Provò a giustificarsi l'uomo, tossendo "ho pagato tutto... tutto... lo giuro".

"Na nah nah nah nah nah". Yahiko scosse la testa. "Non mi hai restituito tutto fino all'ultima moneta: mancava una cifra esorbitante! COLOSSALE!"

"Assolutamente no! Ho controllato il denaro più e più volte, e c'erano tutti i soldi fino all'ultimo spicciolo! Lo giuro... caugh... lo giuro..."

"Giuri?!? Se mia non avesse giurato di avere le palle, ciò avrebbe fatto di lei mio nonno? NO!!! Sarebbe rimasta sempre quella artritica arteriosclerotica rachitica beghina della madre di madre! E sai... sai quanto hai mancato per ripagare totalmente e indubitabilmente il mio debito? E'?!? E'?!?!?"

"Non.. non ne idea... caugh..."

Rosso in volto come un ubriaco, il capo dell'A.L.B.A estrasse furioso una moneta da cinque centesimi e la portò a poca distanza dal naso (che vuol dire che allungò quasi del tutto il braccio).

"QUESTOOOO!!!!" Gracchiò strillando e indicando il denaro con l'indice sinistro. "CINQUE. CENTESIMI. I-M-P-E-R-D-O-N-A-B-I-L-E."

"S- solo... cinque centesimi...?!? Ma ... io... io... ho controllato tutto più volte..."

Raffigurandosi in mente più e più volte tutto il tortuoso pagamento, il pover uomo realizzò l'atroce verità: avendo portato tutto il malloppo in un sacco lacero e piuttosto piccolo per la mole di denaro trasportabile, doveva essere caduto qualche centesimo. Balbettando, tentò una scusa disperata.

"Senta... Don Yahiko... quei soldi mi sono avvertitamente caduti quando le ho consegnato i denari... Glielo giuro... Non ricorda?"

"Ah ah!" Yahiko sogghignò con trionfo. "Era quello che mi aspettavo! Credevi che non avessi visto i tuoi soldi cadere? Questa mascherata era solo un modo per provare, oltre ogni ragionevole dubbio, ai miei uomini e alla mia famiglia l'abominio del tuo orrido crimine! Il tuo peccato di negligenza nei confronti di una cosa così bella e preziosa e meravigliosa e pucciosa grida vendetta al cospetto del DENARO! E la vendetta... sarà consumata. Tu e la tua famiglia... pagherete nell'unico modo..."

"No... no... NO!!" Strillò l'ostaggio, disperato. " La scongiuro boss... mi dia un'altra possibilità: lavorerò per voi giorno e notte pur di ripagarla. E se anche voleste davvero infliggere la vostra punizione su di me, vi supplico almeno di risparmiare la mia famiglia..."

"Ahahahahahah!!!" Il boss si sganasciò dalle risate, seguito a ruota da tutta la sua ciurma. Gli altri due membri della famiglia abbassarono il capo sconsolati, mentre la ragazzina più piccola, dai capelli lunghi e di un biondo sudicio, tossiva.

Con uno sguardo assatanato, Yahiko si fece strada tra due gorilla e afferrò i piccoli polsi della ragazza, tirandoli a se con tanta forza da farla piangere. Il padre la guardava devastato.

"Signori, osservate!" Mostrò a tutti le dita, innaturalmente gonfie e rosse alle falangi più estreme. "Un caso che era considerato più unico che caro nella medicina: asbestosi a soli dieci anni! E pensare che le persone ci mettono in genere decenni a manifestare sintomi come la tosse cronica e il rigonfiamento delle dita. Un record assoluto, signori. L'unico caso che ci si avvicina in termini di decorso... è quello". Indicò il fratello maggiore circa dodicenne, e l'avvicinò alla sorella tirandolo per i capelli corti e talmente impolverati da essere diventati grigi.

"Due casi di asbestosi ad un massimo di sei anni di esposizione; una mostruosità statistica nella medicina, direte voi... e che si spiegherebbe solo nel caso in cui la suddetta famiglia abbia lavorato per qualche alchimista di scarsa fattura: il loro amianto fatto in casa tende a rilasciare molta più polvere del normale... Ma cosa c'entra questo? C'entra perché il nostro caro debitore, il signor Orop, è infetto anche lui, esattamente come sua moglie! E cosa potremo ricavare da questa famiglia di morti che camminano, denutriti e malati? Nemmeno un nichelino bucato! No... ciò che voglio... è un pagamento di altro tipo... è un pagamento in dolore e rovina e sangue e budella e lacrime ed urli di disperazione pura di fronte ad un abisso di sofferenza senza fine! MUAHAHAHAHAH!!!"

Il signore del crimine sghignazzò ancora  scuotendo la testa ritmicamente, sempre emulato dai suoi tirapiedi. Il capo famiglia, alzò invece gli occhi per vedere i propri cari l'ultima volta: tutti tremavano e lacrimavano, troppo spaventati per muoversi o anche solo per emettere un suono.

"Bene". Yahiko smise di ridere e di agitare il nappa sul volto. "Fate fuoco".

Gli scagnozzi, senza aspettare oltre, estrassero le loro lame e si avvicinarono. Orop serrò lo sguardo, non potendo sopportare il pensiero di vedere la sua famiglia sgozzata. Ma neppure questo gli fu risparmiato: dopo alcuni minuti, domandosi perché il nemico non lo avesse ancora toccato. Aperti gli occhi, gli si offrì la vista dei suoi cari accasciati a terra con la gola tagliata e sanguinante.

"No.. No... NOOOO!!!"

Senza più nulla da perdere, si lanciò, pervaso dal furore dei disperati, contro il carnefice che aveva distrutto tutto ciò che amava. Sogghignando mentre vedeva il nemico urlare e piangere come un invasato, Yahiko mostrò bene il pugno dove non teneva la moneta. Questo, per incanto, si colorò di marrone scurissimo.

"E vai con il quarto!" Esclamò mentre assestò un manrovescio contro il cranio di Orop. L'impatto fu tale da fracassarlo come una scatola di cartone, lasciando l'uomo raggiungere la sua famiglia nell'aldilà.

Senza guardare oltre la sua ultima vittima, il leader dell'A.L.B.A ripulì la sua mano, ritornata normale ma ancora sporca di frattaglie di cervello, sulla giubba di uno dei suoi subordinati.

"E anche questa... è fatta... Vero ragazzi?"

Il gruppo di soldati annuì in modo parecchio enigmatico, mostrando un compiacimento leggermente sospetto. Yahiko tuttavia non se ne curò e girò il capo.

Come richiamato per assistere al massacro appena compiuto, un enorme fuoco nero apparve dal nulla: Angmar aveva fatto il suo ingresso a Porto Scorbuto, accompagnato dal suo subordinato Renga. Il mostro osservò bene la carneficina con i due piccoli occhi sadici, e si complimentò vivamente.

"Bravo, bravissimo, ragazzo mio! Mettere alla berlina la malattia che da tempo rodeva questa povera famigliola in questo modo... specialmente facendo piangere la figlia. Poi, quando hai ordinato il massacro di tutta la famiglia ad eccezione del capofamiglia moroso e lo hai lasciato lì, a vedersi viva mentre tutto ciò che amava era morto attorno a lui... quegli attimi di sorpresa sono stati una delizia rara e raffinata. Oscurità... quanto amo tutta questa sofferenza... è così sublime..."

Alzò lo sguardo, sognante, mentre Renga si allontanò da lui camminando un poco. Osservando i cadaveri freschi, si espresse totalmente senza mostrare emozioni.

"Certo che uccidere questa gente per una ragione così misera come un nichelino... è davvero uno spreco, lasciatemelo dire. Avresti potuto fruttare molto di più con loro vivi, pur malati che fossero".

"C-cosa hai detto?!?" Yahiko gracchiò in modo nevrotico. "Ritiralo subito! Io ho fatto fuori questi cani perché nessuno possa anche solo dare un microsecondo di spazio nell'anticamera del suo cervello di potermi insozzare anche pochi spiccioli! Ogni singolo soldino possiede un valore ed una dignità che il mondo non capisce mai! MAI!! E chi non capisce questo... merita di morire!"

Ruggì e indurì di nuovo il braccio destro, pronto a colpire, ma il capo dei Demoni delle Ombre si frappose tra i due.

"Signori... raffreddiamo i bollenti spiriti: abbiamo molti nemici comuni con cui è più urgente dedicare la nostra attenzione. In quanto a te, caro il mio feroce Yahiko, spero davvero che la nostra collaborazione non si interrompi".

Si avvicinò all'uomo dal pel di carota, e lo abbracciò amichevolmente, ma sempre molto mellifluo.

"Abbiamo tante cose un comune: un assoluto disprezzo per la vita umana, per cominciare... Possiamo diventare ottimi partner di divertimento, se vogliamo... Ed io voglio il tuo aiuto per prendere definitivamente il controllo di questa città, e, sopratutto, per distruggere una volta per tutti quella carcassa ambulante di mezzo eroe e la sua cricca di invertebrati".

Il signore del crimine non guardava nemmeno il suo interlocutore; invece pose il palmo della mano aperto appena sotto il muso dell'interlocutore, reclamando evidentemente qualcosa.

"A me una sola cosa interessa: soldini, solidini e tanti bei soldini. Dammi ciò che abbiamo pattuito e solo allora potremo riparlare di tutto il resto".

"Sicuro... ecco qui..."

Accettando di buon grado le condizioni imposte dall'alleato, il Demone infiammò la mano e diede una manata in aria. Le fiamme così sparse si commutarono in monete d'oro, in apparenza purissimo, che Yahiko osservava come un single a davanti ad un video vietato ai minori, tanto che persino i suoi occhi assunsero il classico simbolo del dollaro da feticista del denaro.

"Soldi! Soldi soldi soldi soldi... SOLDIII!!!!"

Abbracciò e si baloccò con il suo denaro e metà strada tra un padre affettuoso e un labrador in calore. Indifferente a questo amore nei confronti di cose per lui così triviali, Angmar ritornò verso l'altro suo subordinato.

"Bene... voi intrattenetevi con tutto il denaro che volete. Intanto, ho una cosetta da discutere con Renga... se non vi dispiace".

Lasciato il signore del crimine con il suo gruppo, il Maresciallo delle Tenebre e il guerriero con il potere del gelo si allontanarono in mezzo ai vicoli, sporchi e ancora maleodoranti del piscio e di altri frutti restituiti alla terra (gli addetti alla pulizia erano molto pigri). Al passaggio del duo, i pochi abitanti del quartiere chiudevano a le tapparelle e si rintanavano nascosti dove potevano, capendo bene che c'erano cose che non era affatto salutare, capire, sentire o incontrare; e che, senza alcun dubbio, il demone qualificava in pieno tra quelle...

"Mio padrone..." incominciò Renga, educato ma non eccessivamente servile "se mi permettete, posso sapere bene cosa è successo al Forte dei Morti Antichi? Isaribi è tornata da noi stremata e con un solo prigioniero... inoltre, blaterava qualcosa riguardante il cadavere di Kuroi o qualcosa di simile..."

Il Demone rispose sogghignando e sbuffando getti d'aria quasi infuocata.

"Immaginavo che lo avresti scoperto quasi subito, Renga: ho tentato con Kuroi un altro piccolo esperimento di negromanzia, anche se questo è l'unico campo in cui quel bietolone di Orochimaru è migliore di me. Purtroppo, si vede che non è durato abbastanza a lungo... Non che ti dispiaccia, vero ragazzo?"

"Assolutamente no". Un buddha non avrebbe saputo essere più distaccato.

"La mia era solo una curiosità riguardante Kuroi... anche se legata ad altri motivi..."

"Ti preoccupa l'eliminazione di Kuroi?"

"In un certo senso mi... rende sospettoso; ma non è il suo comportamento quello che mi preoccupa davvero. Quel suo speciale non-morto, Itachi... credo che stia manifestando segni di volontà propria. Durante il nostro scontro con Isaribi, invece di massacrarla immediatamente, le ha fatto un gesto... strano. Dovreste interrogarlo e fargli vuotare il sacco".

"Non male come idea". Angmar si grattò un corno. "Davvero non male... E riguardo il  modo migliore di sbarazzarsi di quelle cimici così irritanti?"

"Suggerirei innanzitutto di bloccare tutti gli accessi al molo il prima possibile con le forze dell'A.L.B.A., e intanto di rafforzare la cinta muraria esterna, o quanto meno mettere dell'ottima sorveglianza. Non sappiamo bene dove i nemici si potrebbero muovere, dobbiamo ricordarlo. Come indicazioni probabili potremo ottenere la vecchia officina del folletto Ebizo oppure delle varie taverne, principalmente il Cappio dello Sbirro; ma non sarei affatto sicuro, considerato che si tratta di luoghi ovvi... forse anche troppo ovvi. Non possiamo scartare ogni ipotesi, specialmente se mettiamo in conto che quel paranoico di Ebizo ha invenzioni e nascondigli ovunque: virtualmente, ogni anfratto di Porto Scorbuto potrebbe essere la sua tana... Per non parlare poi di tutti i gruppi di pesci piccoli che brulicano nei vicoli: venderebbero l'anima al diavolo anche solo per far tirare al Paperone un brutto tiro, e magari salire di qualche gradino sulla piramide di potere della città".

"Uhuhuhuh... non stai correndo un po' troppo? A quanto sembra, Porto Scorbuto pullula di coltelli ad ogni angolo, pronti per le schiene impreparate, dico bene?"

"Io stesso non avrei saputo descrivere la situazione meglio. E c'è dell'altro: alcuni forestieri piuttosto intriganti si sono visti in giro di recente. Sono riusciti a passare prima che noi riuscissimo a circondare l'intero perimetro della cittadina... E da noi esiste un detto: straniero imbacuccato,fottitore o fottuto... Beh, potenziale..."

Questo modo dire così colorito fece sorridere il nemico sotto il pelo di tasso color ossidiana. Renga scrutò bene ogni gesto del suo superiore: lo vedeva, almeno oggi, piuttosto di buon'umore. Di abbastanza buon'umore che forse avrebbe potuto svolgere una conversazione civile senza essere minacciato di morte, dolori senza fine e trecento tipi di torture diverse (anche se qualche volta arrivavano a trecentodue...).

"Mio signore... cosa avete saputo di Shizuku? Sta bene?"

"Ehehehehe... sì, direi abbastanza. E' ancora piuttosto stordita dell'accaduto al forte, ma questo durerà poco. Mi chiedo solo come prenderà il fatto che ci siamo alleati con Yahiko..."

"Probabilmente cercherebbe di ucciderlo. Dubito che esista una persona che disprezzi di più al mondo... ma non è nemmeno questo l'inconveniente più fastidioso: direi che quello che mi preoccupa maggiormente è come reagirà quando scoprirà quale è il vero destino che abbiamo in mente per Porto Scorbuto..."

"MUAHAHAHAAH!!!!"

La risata del demone echeggiò fra le case. Tutti coloro che, a loro malgrado ascoltarono questo grido, si spaventarono tanto da rendere bene avvertibili i loro tremolii. Il Demone, però, non sembrava curarsene

"Caro mio... non importa ciò che vuole. Fidati: diciamo che il nostro contratto ha una piccola... clausola molto particolare. La ragazza non potrebbe più scappare nemmeno se volesse. Anche nel caso in cui, come prevedi, ci tradisca, lei rimane sempre mia...  esattamente come te..."

L'affabilità che Shukaku aveva mantenuto scomparve all'istante per venire sostituita da follia sanguinaria e sadismo.

"Tutti voi mi appartenete, come burattini. Non dimenticatelo mai, oppure le conseguenze che pagherete saranno orride oltre la vostra immaginazione... A proposito..."

Renga avvertì il fiato ardente del demone scottargli la spalla destra sotto il soprabito, talmente erano vicini i sussurri dell'interlocutore.

"Amico caro... oggi ti ho salvato da uno scontro... ho evitato una carneficina... ho fatto qualcosa, insomma, che va contro tutti i miei principi... Questo... mi rende di pessimo umore. E sai cosa può risollevare il mio umore, vero? Continuare ciò che avevo iniziato... MUAHAHAHAHAH!!!"

Il criminale sapeva fin troppo bene cosa lo aspettasse, per questo fece un inchino di riverenza di fronte al suo signore e scappò via nei vicoli, con il cuore in gola.

Mentre udiva il crepitare delle fiamme e un forte calore lambirgli la schiena, provò per la prima volta terrore: il patto che aveva stipulato con Angmar gli aveva conferito poteri immensi, e forse un posto sicuro in questi tempi bui, al riparo della tempesta incombente; tuttavia, un passo falso, lo sapeva bene, gli avrebbe costato la vita.

E forse di più. Molto di più...

 

 

*****************

 

 

Arrivato da un qualche tempo ai cancelli occidentali di Porto Scorbuto, il gruppo era appostato in vari nascondigli naturali poco distanti dall'entrata.

La ragione di questa segretezza stava in un mastino nero come l'ossidiana, tre volte più grande del normale, il cui muso rassomigliava di più a quello di un lupo che di un cane. I suoi occhi rossi emettevano un bagliore inquietante e dalle zanne sbavava un liquidi corrosivo e nauseante. La creatura camminava lungo il perimetro, fiutando avidamente con le sue gigantesche narici ed emettendo ogni tanto dei ringhi nervosi.

Al, che essendo una volpe aveva un ulteriore motivo per essere spaventato, sussurrò appena a Sas'.

"Sas'... io ha fobia di cani... bestie ha tanta fame di povere volpi". Squittì tremando.

"Zitto tu!" Gli ordinò lo scheletro perentorio, nascosto dietro ad un cespuglio. "Sei fortunato che siamo contro vento... Risparmia i tuoi commenti su questo mostro sgranocchia-ossa a quando ce ne saremmo sbarazzati, ti va?"

"Zitti tutti quanti..." sussurrò Isaribi da dietro il tronco di un pesco. "Non possiamo permetterci il minimo rumore: il vento potrebbe cambiare da un momento a l'altro..."

Mentre il resto della compagnia si arrovellava su come uscire da questo vespaio, Juugo fece la sua mossa: uscì dalle fratte da dove si era rintanato, completamente dipinto in volto da un pigmento blu, ed incominciò ad urlare e a fare degli strani segni come un pazzo.

"Juugo? Torna indietro! Così ti farai scoprire..." Cercò di convincerlo la ragazza.

"Fermatevi voi, invece:" a voce di Gozu, udita da una radura dove l'erba cresceva incolta e parecchio fitta, zittì tutti "credo che Juugo abbia in mente un piano... Attendiamo la sua prossima mossa, e non parlate: il vento sta calando".

Lo strano libeccio aveva infatti smesso di soffiare con l'intensità, ma il cane non notò comunque nulla; null'altro, almeno, del dissociato dalla pelle marrone a pochi metri davanti a lui che odorava come una bistecca al sangue.

"Venghino, venghino, venghino!" Urlò Juugo a squarciagola, mentre osservava la bestia camminare verso di lui bramosa di cibo.

"Giorno di bistecca gratuita per tutti i cani, inclusi gli hellhound mostruosi che adorano la carne umana. Prego, assaggiate la carne di uno psicopatico con il sangue magico: è gustosa, nutriente e per giunta povera di grassi! Si diceva che questa fosse la carne preferita del mastino di Caio Giulio Cesare..."

A quel nome, quasi come se volesse fare il figo a pappare una prelibatezza apprezzata nientemeno che dall'animale del grande condottiero romano, il mostruoso molosso si avventò sulla preda con le fauci spalancate, desiderose di carne. Ad aspettarlo c'erano anche i compagni del dissociato, che aveva inteso bene il segnale dell'amico.

Il trio condusse l'attacco con la coordinazione di un solo uomo: Sasuke incominciò sparando alcune raffiche di colpi ventosi, che sembrarono accecare il mostro; poi Gozu infierì trapanandogli il collo con un colpo preciso dei suoi guanti ungulati; infine, Isaribi diede il colpo di grazia infilzandogli il fianco destro con il tridente.

Ferita e attaccata da tutte le parti, la bestia si accasciò a terra esangue, guaendo dal dolore.

Massacrato il guardiano, il nobile incominciò a rimproverare Juugo della sua sconsideratezza:

"Ti è dato di volta il tuo cervello da matto! Affrontare una bestia simile urlando 'Mangiami! Mangiami!' è il modo migliore per beccarsi una sfilza di zanne acide nella nuca!"

"Beh..." Il dissociato provò a scusarsi. "Ha funzionato, no? E poi il vento che ci copriva stava per cessare: non dovevo pensare a qualcosa alla svelta?"

"Zitti ancora!"

Il guerriero mascherato fece un gesto con il guanto che non ammetteva repliche.

"Sentite... sentite?"

Il gruppo tese bene le orecchie, e captò in sottofondo un rumore di grugniti, flebili ma sempre più insistenti.

"La nostra azione ci ha fatto guadagnare del tempo, ma andrà tutto a rotoli se non entriamo subito nel perimetro della città: le guardie potrebbero arrivare da un momento all'altro!"

"Ti ho già capito!" Asserì Isaribi, che si era già posizionata con la guardia del karate davanti alla porta. Concentrando del vapore attorno a lei, inspirò un poco ed effettuò un Pugno Polverizza Tegola contro il cancello di legno. Il colpo lo ridusse in un mare di frantumi.

"Andiamo! Le guardie arriveranno a minuti e daranno l'allarme all'intera città!" Gridò lei, e immediatamente si fiondò nel cancello aperto, con il gruppo che la seguiva a ruota.

Poco davanti al cancello, un'Hoshigargolla, appollaiata a destra dell'entrata distrutta, cominciò a gracchiare a coloro che entravano nella città.

"Benvenuti a Porto Scorbut..." tossicchiò per le schegge che gli si erano infilate in bocca. "Volevo dire, benvenuti a Porto Scorbuto: ridente località marina, luogo di rifugio di assassini, contrabbandieri, spacciatori, signori del crimine, papponi, meretrici e feccia d'ogni risma... ed è ancora più affollata nei week-end..."

Si accorse però con dispiacere che il gruppetto stava già filando di gran carriera nelle vie della cittadina.

"Non volete ascoltarmi? Ehi!" Gridò loro, piuttosto alterato. "Dannati depliant: tolgono tanto lavoro a noi poveri gargoyles..."

All'improvviso, un nugolo nero di pipistrelli... o meglio, di imprecisate creature malvagie che squittivano e volavano come pipistrelli oltrepassò l'Hoshigargolla gracchiando e ululando, per lanciarsi all'inseguimento dei nostri eroi.

Mentre l'essere di pietra tornava al suo sonno, che aveva abbandonato anche troppo a lungo a causa di quel mastino guardiano incontinente, pregò che arrivasse presto la bassa stagione...

 

 

***************

 

 

Angolo dell'autore: Lo so, lo so, che i fan di Yahiko mi odieranno per questo. La scelta di una caratterizzazione così Ooc è solo per il suo ruolo originario di fondatore dell'A.L.B.A., non perché io abbia nulla contro il personaggio.

Per il resto... non linciatemi!

* Einherjar: nella mitologia nordica, spirito di uomo morto in battaglia portato nel Valhalla (terra degli Aesir e un sorta di paradiso) dalle figlie di Odino, le Valchirie. 

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Capitolo 22
*** Fuga da Porto Scorbuto. Parte Prima (o della locanda più strampalata della città). ***


Fuga da Porto Scorbuto. Parte Prima (o della locanda più strampalata della città).

 

 


"Ragazzi miei... ma in che diavolo marino di guaio vi siete andati a cacciare?"

Il gruppo camminava lungo una sottospecie di galleria sotterranea, probabilmente un vecchio acquedotto in disuso per via della muffa e dell'odore che non profumava proprio di rose e lillà. Come è solito di luoghi del genere, non vi era illuminazione naturale; tutta la luce erano unicamente generata da una vecchia lampada ad olio, anch'essa mezza arrugginita. L'oggetto, però, non era lontanamente decrepito quanto il suo possessore: un vecchio folletto dal nasone lunghissimo, gobbo e incartapecorito, che a malapena si reggeva in piedi su un bastone nodoso di tasso. I suoi vestiti, una tunica lacera ed un turbante, erano talmente impolverati da risultare cerulei.

Questi era in testa alla comitiva, che si faceva strada tra le pareti fetenti coprendosi il naso e camminando piegati, poiché l'altezza del cunicolo era di gran lunga inferiore a quella di un uomo di statura normale.

"Siete davvero fortunati, luridi ragazzini". Li apostrofò il folletto, sputando. "Avete avuto un culo grosso quanto un'ammiraglia della flotta reale a farvi beccare da me proprio a due passi da quegli esseri immondi... Se non ci fossi stato io, penso che ora fareste la felicità di un bel cagnone infernale desideroso di qualche osso da sgranocchiare".

"Certamente, Ebisu". Gli rispose Gozu, che grazie alla sua maschera sembrava non risentire del fetore. "Siamo molto felici di non essere finiti in pasto a quegli orrendi mostri o cosi o qualunque cose essi fossero. La tua presenza mi rende molto contento, piccolo sacco d'ossa rognoso e antidiluviano; tuttavia..."

"Tuttavia cosa? Eh?!? Sudicio figlio di un scrofa e di un fotticapre!" Replicò il folletto con ancora maggiore acidità, voltandosi verso il giovane e agitando minaccioso il bastone.

"Se fossi di alcuni decenni più giovani, avrei preso a calci quel tuo bel culetto lindo da poppante bastardo! Adesso ti ci vorrà un'ottima ragione per non rispedirvi su in mezzo a quei luridi ammassi di merda infernale!"

"Emmmm... Sentite, vi prego...." Juugo tentò di dare a tutti una calmata. "Siamo in un lavoro caratterizzato da un rating piuttosto basso (in realtà non più...): non vorrete perdere punti per trivialità così gratuite, nevvero?"

"Precisamente". Annuì concorde lo scheletro. "E poi, non vorrai davvero rimandarci là su, non è vero?"

Le preoccupazione di entrambi svanirono con la risata di Isaribi, e la sua seguente spiegazione:

"Ma dai, ragazzi, non c'è alcun bisogno che vi preoccupiate: quei due litigano e si insultano come cane e gatto, ma, in fondo, si vogliono bene come nonno e nipote".

"Ma cosa stai blaterando, ragazzina?!?" La rimproverò severamente Ebisu. "Mio nipote questo degenerato? Ma se ha dimenticato la regola più importante di ogni bravo meccanico: tenere sempre gli arnesi lindi e pinti!" Indicò con il bastone le unghie dei guanti da guerra di Gozu, ancora insozzate del sangue del mastino ucciso.

"Tu puoi essere unto e bisunto quanto diavolo salmastro ti pare in privato, ma tutte le macchine che crei devono essere tenute in condizioni perfette! Uno ci si deve specchiare dentro, a meno di non ridurre l'attrito tra componenti meccanici che ne hanno bisogno! Scriteriato!"

Incominciò a dare dalle bacchettate agli stinchi del suo pupillo. Questi non reagiva; invece, rideva come un matto sotto i lievi tocchi dell'arnese da passeggio.

"Dai, vecchio: ormai non saresti più capace di stendere una mosca con questi colpetti. E' inutile che ti agiti tanto; e ti fa' male alla salute, oltretutto!"

"Io... Argghhh!!!"

La replica del vecchio venne bloccata da un dolore atroce alla schiena, accompagnato dal suo di un tremendo scricchiolio di vertebre. Gozu si precipitò per aiutarlo, ma il folletto lo allontanò sempre con il bastone.

"La mia schiena... la mia povera, povera schiena... Dannati reumatismi... Ma non starò lì a farmi trascinare come una cariatide inutile, oggetto del pietismo altrui. Torniamo invece a noi. Per quale ragione siete venuti qui da me? Immagino, dopo che tu e la tua cricca di amichetti siete giunti da me così tempestivamente, che non si tratti proprio di una visita di cortesia".

Gozu sospirò alcuni secondi e alzò gli occhi al cielo, affatto sorpreso ma ugualmente infastidito dalla testardaggine di Ebisu, per poi rispondere:

"Dici bene, vecchio testardo: siamo qui perché abbiamo bisogno di un aiuto, anzi, di tre aiuti per la precisione: un modo per redigere una mappa al più presto possibile, come prima cosa; poi un modo per consegnarla da qui a grandi distanze in breve tempo, oltre le mura della città; infine, abbiamo bisogno di una nave molto grossa e robusta".

"Demonio lacustre!" Esclamò il folletto grattandosi un foruncolo sul naso. I suoi occhietti vispi esprimevano stupore e preoccupazione, ma anche un'irrefrenabile  curiosità.

"Le vostre richieste sono un tantino più che modeste, ragazzo mio. E... se posso sapere ogni cosa, come mai vi servono tutti questi servizi?"

A tale domanda, il gruppo incominciò a guardarsi a vicenda, interrogandosi bene sul da farsi.

"Cosa facciamo?" Chiese Sasuke. "Siamo davvero sicuri che dovremmo rivelare tutto? Le informazioni riguardante il viaggio potrebbero risultare molto pericolose per Ebisu. Oltretutto, la segretezza è cruciale per la riuscita della nostra operazione: spargere al vento certe voci potrebbe risultare fatale..."

"Al vento... ma per chi diavolo palustre mi avete preso?!? Per una comare di rione che non è capace di nascondere nemmeno le volte in cui va a letto con l'amante?" Domandò il folletto, stizzito. "Oh... bene, tanto non importa: ad un segreto si può rispondere unicamente con un altro segreto. Quindi, se volete scoprire davvero alcune piccole cose riguardante le forze della L... ooops! Direi che ho già detto troppo..."

La tecnica del folletto era perfetta: fingeva menefreghismo al punto giusto e lanciava un'esca troppo ghiotta per non abboccare. Ciò fece sospirare Sasuke: non voleva rivelare informazioni pericolose, ma quelle che Ebisu aveva in possesso potevano risultare troppo importanti per essere semplicemente ignorate.

"Sono le forze della Luce, vero?" Mugolò, vinto.

"Esattamente, figliuolo caro". Ebisu gongolava dalla soddisfazione. "Ma suvvia! Tra alleati quali dovremmo essere noi segreti e bugie sarebbero da bandire. In tempi bui e difficili come questi, solo la trasparenza più assoluta può salvaguardare i legami di un'alleanza duratura e proficua".

"Tu ha ragione, vecchio folletto". Parlò questa volta Al. "Ma storia è lunga, molto lunga: può volere tempo che noi no abbiamo..."

"Fidatemi di me... abbiamo tutto il tempo che ci serve". Replicò il vecchio. "E poi, noi mummie siamo abituate a narrare ed ascoltare storie. Iniziate pure e non tralasciate nulla".

Convinto, il gruppo iniziò a narrare, a ruota, tutti gli avvenimenti che li avevano portati alla loro venuta. La loro intenzione era quella di sbrigarsi a narrare ogni cosa; Ebisu però li costrinse a narrare ogni singolo minimo insignificante dettaglio, dal numero di finestre delle case dei villaggio alle tonalità di verde della pelle degli zombi. Per farla breve, quello che poteva risolversi in un piccolo racconto di qualche minuto, si trasformò in una pantomima della durata di un Otello con tanto di bis del finale, che lasciò i nostri eroi stramazzati al suolo come se avessero combattuto un intero esercito di demoni.

"Bravi, molto bravi, ragazzi! Potreste fare gli attori,se sopravvivrete alle prossime ore. Ora, recuperate le forze e state bene attenti, perché mi servirà il vostro impegno a..."

"A fare cosa...?" Isaribi ebbe un tremito. "Ti prego... non vorrai che ti descriva i motivi della fibbia del luogotenente non-morto sconfitto alla Piazza Civica del terzo villaggio ad est delle pianure, non è vero?"

 "Assolutamente no! Dovete solo raccogliervi per ascoltare tutto. Nient'altro" .

In risposta Ebisu ricevette altri due minuti di sospiri di sollievo, che sarebbero stati novantadue se il gruppo avesse avuto tempo e fiato. Una volta lasciati sfogare i ragazzi, incominciò il suo di racconto.

"Allora... un gruppo di forestieri piuttosto sospetti è giunto un paio di giorni fa ad alloggiare ad un locanda. Dato che in un periodo del genere ogni visita esterna avrebbe potuto portare ancora più grattacapi nella nostra città di quanti ce ne fossero già- e dovreste già sapere che siamo affossati in guai e ficcanaso- spiai uno usando alcuni dei miei macchinari, e venni a conoscenza delle loro buone intenzioni. Una volta che i Demoni riuscirono a stringere del tutto la morsa su questa città, mi offrii di dar loro protezione (nel senso non mafioso-criminale del termine, ovviamente) e li nascosi nel mio nascondiglio. Ecco tutto".

"No... no... no..." Lo scheletro si alzò in piedi, animato da una rabbia ed una furia immortali e virili ed altri aggettivi fighi del caso...

"Cosa è questo pressappochismo? Una locandaAlcuni dei miei macchinari? Il mio nascondiglio? Dove è la precisione? La puntualità? Il puntiglio necessario? Perché non hai menzionato l'indirizzo, i metri quadri, il numero stanze, piani, porte, finestre, inferriate e il numero medio di avventori della locanda? Quali ragioni ti hanno portato a tralasciare il numero esatto di matricola della tua invenzione, il tempo di costruzioni, i materiali e il preciso numero di viti, bulloni, giunture?!? Per quali diavolo di... AUCHH!!"

Una micidiale bastonata sul nudo stinco destro da parte di Ebisu, molto più forte di quelle sferrate contro Gozu, zittì l'Uchiha dalla sua invettiva.

"Zitto, ragazzino scheletrico! Io sono vecchio: come puoi pretendere che ricordi alla perfezione ogni dettaglio e perda un sacco di tempo a dilungarmi in particolari inutili? Scriteriato... Certo che non ci sono più i non-morti signorili di una volta, che non si lamentavano neppure se gli davi fuoco..."

"Oh, no... non incominciare a sbraitare riguardo i tuoi aurei tempi preistorici". Provò a zittirlo Isaribi, chi era supina, accasciata su Gozu e Juugo. "E pensare che avrei potuto... trasmetterti... tutto... tranquillamente... e subito... Oh, cavoli..."

Quanto più si rendeva conto che la loro faticaccia immonda si sarebbe potuta evitare con una semplice applicazione delle mani sulle tempio del vecchio petulante, quanto più i compagni di Isaribi gli rivolgevano sguardi talmente pieni di istinto omicida da far sembrare il grugno di Ivan Drago di Rocky il tenero sorriso di Heidi. Per fortuna della ragazza, il vecchio folletto spezzò queste attenzioni tanto sgradite dando a tutti dei colpi di bastone sul capo.

"Stupidi a prendervela gli uni con gli altri! Tanto non mi sarei fatto trasmettere le informazioni per via magica: odio quei dannati trucchi da prestigiatore mancato, specie se riguardano la mia mente. Nossignore! Se proprio deve essere qualcosa a ridurmi il cervello in una pappa, allora sarà la demenza senile tra molti, moltissimi anni! Ma non divaghiamo oltre: raccoglietevi e venite con me. Se siete così impazienti di conoscere maggiori dettagli su ogni cosa, vi sarà rivelato tutto non appena saremmo giunti a destinazione. Forza, in piedi!"

I tre ancora a terra si rialzarono, si pulirono un poco i vestiti dalla sporcizia e tutti si misero di nuovo in cammino. Dopo poco, videro in lontananza una luce ed il percorso terminare in una scalinata naturale, in maniera non molto difficile dal passaggio segreto che Sasuke aveva attraversato nella gola delle Zucche. Questo però era già aperto, e dal passaggio si potevano udire rumori strani di grida, risate e canzonacce da ubriaco.

"La taverna del Cappio dello Sbirro!" Realizzarono Gozu e Isaribi quasi all'unisono. "La riconosco dal tipico odore di grog prodotto dal barman Gamor il Giamaicano".

"Precisamente, ragazzi miei". Disse Ebisu. "Sono felice che i vostri sensi non siano flaccidi e intorpiditi: il Cappio è il ritrovo di tutta la microcriminalità della città. Non sarà proprio il posto dalla migliore compagnia del mondo, ma considerando che ci troviamo circondati da un esercito di essere innaturali ardentemente desiderosi di distruggerci tutti, direi che siamo tutti sulla stessa barca. Ora, tutto ciò che ci resta è entrare. Ho già fatto segnale alla taverna di aprirci l'ingresso".

"E come?" Chiese Juugo.

"Semplice, amico mio:" rispose il folletto con gli occhi che gli brillavano dalla soddisfazione "con questo".

Indicò la cima del bastone, a forma di becco di gufo. Toccando il becco con il pollice fino a farlo rientrare nel bastone, all'apparenza attivò un segnale acustico nella taverna, simile ad un fischio stridulo.

"Aoh, deficente!" Si udì una voce in risposta. "Che vvoi entrà  oppure te và de restà lì a spaccacce i cojoni?!?"

"Arriviamo, pezzo di un bifolco sgrammaticato rovina-romanesco!" Gli rispose sempre il folletto con rabbia. "Questi giovani... non vedono che noi anziani siamo più lenti e che abbiamo bisogno di più tempo? Bambocci senza criterio..."

E meno male che non voleva essere trattato come una cariatide... Rifletté tra se l'Uchiha, ovviamente tenendo questo pensiero per sé, dato che voleva evitare altre bastonate sugli stinchi.

Alla fine, la comitiva di avventurieri compì gli ultimi passi che li portarono fuori dall'oscurità del tunnel verso la luce di lampade ad olio e di tramonto naturale che irrorava la taverna.  Il posto, visto molto meglio, era un grosso locale rettangolare a due piani, insolitamente calmo e pulito, ma solamente perché gli avventori che si stavano massacrando di botte ai vari tavoli e sul bancone avevano bloccato la rissa non appena tutto il gruppo era entrato, senza il tempo di rompere anche una bottiglia o boccale di rum.

In particolare, uno di loro li salutò: era Sagiri, abbigliato in maniera molto più piratesca con una giubba nera da capitano di vascello, che teneva stretti tra le braccia le teste di due omoni gonfie di lividi e botte e tra i denti la lama di una daga.

"PUH!! Salve, amici miei! Salutò dopo aver sputato il coltello proprio sul vecchio bersaglio di freccette, facendo, tra l'altro, centro perfetto. "Sono lietissimo di vedervi qui, sani e salvi".

"Sagiri! Che piacere vederti qua!" Ricambiò Sasuke il saluto. "E ci sono anche Banna e Iggy!"

L'omone, seduto su un tavolino circolare assieme al suo compagno, salutò il gruppo con un cenno della mano, mentre il più scorbutico compagno girò il capo sdegnato. Accanto a loro, in piedi sul tavolino, c'era un piccolo goblin calvo, dal color verde pallido, dal torace nudo e con vestito con gonfi pantaloni blu e scarpe molto morbide con lustrini dorati.

Il piccoletto saltò dal tavolo con un triplo salto raggruppato all'indietro per poi atterrare dietro al gruppo più numeroso.

" Signori e signore, il vostro Clupin, dopo una lunga e faticosa tournee, è tornato da voi!" Si inchinò in segno di rispetto.

"Clupin! Vecchio mio! Da quanto tempo!" Isaribi salutò calorosamente la conoscenza e si avventò ad abbracciarla con un polpo, ma il piccoletto evitò la stretta mortale con un doppio salto all'indietro, lasciandola con il muso per terra.

"Scusa Isaribi, ma ci saluteremo come si deve quando le costole non mi serviranno più. Per il resto... vedo che avete dei nuovi amici".

"Sì, amico mio: questi sono Sir Sasuke Uchiha e Juugo". Li introdusse Gozu, e il folletto li salutò con un altro inchino.

"Signori, sono assolutamente lieto di fare la vostra conoscenza. Ovviamente, non è certo cosa di tutti i giorni fare conoscenza con l'autore del celebre saggio Storia della Critica Crociana e il più nobile eroe del nostro tempo, non è vero?"

L'ascoltare qualcuno che si era ricordato della sua opera di trattazione letteraria, che purtroppo aveva dovuto abbandonare per colpa del proprio disturbo psichico, inspirò un gioia profondissima a Juugo, una gioia sincera e quanto mai insperata; una gioia che manifestò alzando gli occhi al cielo e balbettando come un ebete.

"Il... mio... s-saggio..."

Al contrario, Sasuke rimaneva piuttosto incuriosito nel notare che questo Clupin conoscesse così bene il suo gruppo: che i suoi amici della Resistenza avessero rivelato ogni cosa con così grande facilità. Gli occhi del folletto, vispi e irrequieti come saette, incrociarono quelli perplessi del moro.

"Oh, by jove!" Esclamò." Mi rendo conto dei vostri dubbi, messere... Ma lasciatemi dire che ho intuito la vostra identità esclusivamente dalla vostra armatura... per così dire, di grande valore..." In una frazione di un attimo si avvicinò all'armatura dell'Uchiha e l'annusò squadrandola avidamente.

"Umm.... un capolavoro, indubbiamente. Spessa ben tre pollici, costruita in una lega d'acciaio pregiato e oro, con guarnizione di rubini di diciotto carati e madreperla. Lo stemma sul petto, il famoso ventaglio degli Uchiha, è un pezzo da cerimonia intagliato ben due secoli or sono e destinato ai maschi della vostra dinastia. Secondo i resoconti del tempo, ne sono stati forgiati solo tre... e questa descrizione corrisponde alla perfezione alla pietra descritta trattato De pe-eetris Pre-eetiosiis: eh-eh-eh... di Pablo l'Argentino il Vecchio. Ne ho visti molti di falsi in giro... e francamente dubitavo che ne esistessero ancora esemplari autentica. Sono davvero felici di essere vissuto abbastanza a lungo per godere di un privilegio del genere..."

Lo sguardo con cui ammirava la pietra fu tale che, per un attimo, non riuscì più a resistere: attirato dal luccichio della gemma, si avventò con le mani verso i bordi della cornice e provò a tirarla fuori dall'armatura, inutilmente. Infuriato, Al Kyubi urlò a Clupin di smetterla:

"Ladro di un goblin! Mette giù affare prezioso! E' prezioso cimelio di famiglia..."

Il ladro, udendo tali rimproveri, staccò le mani dal malloppo e si allontanò scusandosi e prendendo il respiro.

"Scusate... per un attimo non ci ho visto più... Sapete, è molto raro trovarsi di fronte a pezzi di così grande valore e rarità. Mi sono fatto prendere la mano... purtroppo, il mio amore per il collezionismo a volte ha la meglio su di me..."

"Vuoi dire il tuo amore per furti e rapine, ladro!" Lo rimproverò il genio con asprezza.

"No-no: io sono sì un ladro, ma sempre gentiluomo. Non derubo mai sul serio amici o potenziali tali. Gli unici di cui mi occupo sul serio, e Isaribi e Gozu possono testimoniarlo, sono altri criminali. Per tutti gli altri ho pronta la restituzione della refurtiva..."

Senza dire altro aprì il palmo della mano, nella quale era posto una nuvoletta di madreperla, ed indicò un fianco dell'armatura di Sasuke. Totalmente indifferente al suo equipaggiamento, nonostante avesse un valore da capogiro, Sasuke guardò alla sua armatura e notò una piccola crepa proprio nel punto da cui Clupin aveva preso l'incrostazione.

"Ah". Fu tutto ciò che disse. Al Kyubi guardava la scena basito.

"Ma come? Quel tipo ha appena rovinato pezzo unico, e tu dire solo ah senza fregare di nulla? Io sbrocca di più quando a me rubano caramelle!" Lo redarguì.

L'Uchiha scrollò le spalle e gli rispose con tranquillità:

"Calmo, amico mio: la mia armatura possiede il Potere Rigenerativo del Fabbro Incantato combinato alla Pigrizia dell'Autore nel Descrivere Costumi: ovvero, quando la mia armatura subisce danni lievi, la mia ne fa ricrescere le parti. Non c'è nulla di cui preoccuparsi..."

"Già... l'armatura cerimoniale degli Uchiha è un pezzo unico... pregiatissimo... sublime. Peccato che le guarnizioni si siano ammaccate così tanto: un po' di pezzi, come questo, rischiavano di cadere..."

 Il folletto osservava con evidente soddisfazione il pezzo di materiale pregiato tra le sue dita. Al Kyubi, guardandolo, mostrò ancora più rabbia.

"Emmm... emmm..." tossicchiò.

Clupin, rinsavito ancora dalla sua passione, ricompose il suo aplomb.

"Chiedo, scusa ancora, messere. Ovviamente, se rivolete comunque ciò che vi ho preso, sarò lieto di restituirvi ogni cosa".

"Nah..." Sasuke si rivelò ancora indifferente in modo amichevole. "Puoi tenerti il frammento come ricordo".

Per un attimo un lampo di felicità convulsa tradì il piccolo corpo del goblin, che incominciò a ballare il valzer dalla gioia; l'attimo dopo, però, si inchinò con grande flemma.

"Messere, voi non sapete quale immensa gioia e piacere regalate a questo umile collezionista di tesori. Vi giuro sul mio onore di appassionato che farò tesoro di un dono simile. Vi ringrazio con tutto il cuore".

"Figurati... non fare tanti complimenti... davvero: a me i gingilli di tutta la mia famiglia mi hanno sempre interessato molto poco, nonostante tutto..."

"Come mai, mio signore? Ovviamente, se questa non è una domanda indiscreta..." Nello sguardo del folletto si accese ancora la curiosità; persino più interessato era quello di Gozu. Quello di Sasuke, al contrario, si adombrò un poco.

"Ecco... direi che sono motivazioni molto lunghe e difficili da spiegare in poco tempo, e temo che non ne abbiamo tutto quello necessario". Spiegò. "Inoltre..."

"Credo di aver compreso: vi chiedo scusa della mia impertinenza, Sir". Comprese il goblin. Anche gli altri membri del gruppo compresero che era meglio non insistere.

"Bene,"disse Gozu "ora, se non vi dispiace, devo andare a preparare la mappa assieme a Isaribi e Ebisu. A proposito: dove si è cacciata quella mummia perennemente su di giri di un folletto?"

Il rumore di una porta che sbatteva con forza ed uno sbraitio poco dietro di lui gli diedero la risposta.

"Ma vi volete muovere oppure volete restare lì a mettere le radici e a farvi innaffiare con il rhum? Chi deve venire venga, e non mi facesse girare le palle più di così!"

"Arriviamo, arriviamo!" Disse Isaribi. "Ma non ti agitare tanto, che ti fa' male alla pressione..."

"Ho tutta la pressione che mi serve, specie per i miei macchinari! NON FATEMI PERDERE ALTRO TEMPO!"

Senza dire oltre, i due ex-ladri di Porto Scorbuto si incamminarono verso la porta, da dove spuntava il nasone del folletto. Entrati, udirono immediatamente l'ingresso chiudersi dietro di loro e un gran numero di chiavistelli bloccarlo.

La stanza che videro fu, sotto molti aspetti, spettacolari: per quanto fosse piccola, essa era letteralmente tappezzata di carte veri. e progetti, tanto che se ne intravedevano a mala pena in muri. Al centro c'era il tavolo dello studio, pieno di scartoffie varie e vari strumenti nautici, più oggetti maggiormente insoliti come un piccolo corvo d'acciaio. Sopra ad esso spiccava una strana meridiana racchiusa in un involucro di titanio, appesa a mo' di piombo, e attorno ad essa ruotavano delle strane sfere metalliche quasi fosse il centro di un sistema solare artificiale.

"Eccoci qui... dopo tanto tempo, il tuo studio non poteva essere più disordinato di così". Parlò Gozu. Dentro di se ricordava, non con una punta di nostalgia e rammarico, i tempi della fanciullezza, quando scorrazzava indiavolato tra i macchinari dell'elfo.

"Era disordinato perché ci scorrazzava e mettevi tutto a soqquadro, piccolo bastardo". Disse Ebisu. In realtà, dalla voce, si capiva bene come ricordi ben più felici di quei tempi si fossero fatti strada nella sua mente. "Non perdiamo altro tempo a cincischiare: già ne abbiamo sprecato abbastanza. Ora, ditemi bene tutte le informazioni necessarie per preparare questa dannata mappa".

"Sicuro!" Isaribi si avvicinò al tavolino, prendendo con la mano destra una squadra lì sopra.

"Allora... direi che possiamo iniziare".

Il vecchio si avvicinò alla postazione caracollando sul proprio bastone. Proprio nel momento in cui posava la mano sulla mappa riguardante il Castello di Konohamere e dintorni, si udì uno stranissimo quanto assordante rumore di cucù. Giratosi di scatto verso lo stipite della porta, Ebisu diede un'occhiata all'immagine di un pipistrello metallico appesa in alto, che, come la marionetta di un ventriloquo, incominciò a muovere la bocca e a strillare:

"Nemici in arrivo dai vicoli di Puerto Rojale, Cala Carcerata, Cala Secondina e Cala Condizionale! Cu-cù! Si avvertono forze malvagie di numero imprecisato in arrivo! Forze di livello D! Cu-cù!"

"Imprecisato? Diavolo di un inferno bruciante: la situazione è ancora più grave del previsto..." Commentò Ebisu, che incominciò a camminare intorno per la sala

"Credo davvero di sì". Asserì Gozu. "Io passo ai sistemi di monitoraggio per ottenere più informazioni possibili sull'identità del nemico. Intanto voi due incominciate a preparare la mappa".

Il guerriero con i guanti ungulati si diresse verso la parte antistante l'entrata e cercò, tra le carte da parati disegnate, un cavità. Trovata, vi inserì dentro l'indice del guanto. Immediatamente si formò un solco che disegnò un quadrato sulla parete, e, strappando via le varie carte, emerse a pochi metri di distanza una piattaforma. Sopra di essa vi erano dei pulsanti di colore rosso e qualcosa di simile ad una rudimentale tastiera, mentre più indietro emergeva un piccolo monitor.

Gozu premette un pulsante e fece comparire sullo schermo delle immagini raffiguranti i vari quartieri limitrofi alla locanda. In nessuna parte dello schermo appariva l'immagine di un demone o di qualcosa che gli somigliasse anche solo vagamente.

"Strano... molto strano davvero". Sussurrò Gozu. "Che l'allarme abbia subito un guasto?..."

Una figura, che si intravedeva fra due palazzi, lo convinse però del contrario: eppure, non si trattava di un demone; ma forse di qualcosa di persino più preoccupante...

"Isaribi, vieni qui... La situazione è forse più grave di quello che pensassi..."

La ragazza si distolse per un attimo dalle sue attività e si avvicinò all'amico.

"Cosa c'è?" Chiese.

"Guarda lì". Le rispose Gozu, indicando una figura, ora individuata bene con un maggior zoom. Era Tobi.

 

 

*************

 

 

"Eheheheheh... Eh no!"

Sasuke sbuffò imbronciato mentre grattava via un po' di carte: alla quinta partita Juugo era riuscito a stracciarli tutti a poker.

Intascando le scommesse racimolate-  a dire il vero, solo pochi spiccioli- Juugo sorrise con soddisfazione. Tutti gli altri contendenti della partita, ovvero Clupin, Banna e Iggy, non parevano eccessivamente scontenti delle loro sconfitte, tranne forse l'omino con i capelli verdi, il quale manteneva costante la sua aria imbronciata.

"Mph... avrai anche vinto cinque partite di fila, ma non credere di essere tanto capace: la fortuna arride sempre ai principianti".

"Dai Iggy... ti prego..." Lo rimproverò l'omone simile ad un gorilla con un tocco di gomito. "Cerca di comportarti in maniera più... cortese con Juugo: non dimenticare che ci ha salvato la vita al Villaggio Dormiente. Dovremmo essergli riconoscenti".

"Non c'è bisogno di essermi grati di nulla: il nostro fortuito incontro è solamente l'origine di circostanze ben oltre la mia volontà. Ero guidato esclusivamente dal desiderio di fuggire assieme a Tobi... e di sconfiggere i nemici attorno a me. La mia volontà era sempre più offuscata dal cieco impeto di distruzione: avrei potuto benissimo uccidere anche voi, se mi foste stati più vicino". Replicò Juugo. Il suo tono lasciava trapelare una grande tristezza, forse un senso di soffocamento e disperazione per la sua follia.

"Ma questo non è accaduto. Hai salvato invece i membri della Resistenza da un massacro certo affrontando tutte le guardie da solo ". Disse Clupin. "Nonostante la follia ti stesse attanagliando l'anima, se riuscito a compiere l'azione giusta e dedicare le tue forze per difendere il bene: sicuramente un atto di immenso merito, ancor più di quanto ne avresti avuto se avessi avuto il pieno dominio di te stesso!"

"Non credo, Clupin: fare la cosa giusta quando sei in pieno controllo; quello è la cosa degna di merito e difficile. Tutta la grandezza di un'azione eroica sta nella scelta, che, come tale, deve essere compiuta dalla piena libertà della mente da condizionamenti. Io non ho agito per libera scelta: ho distrutto quelle guardie perché era il mio istinto a guidarmi. Non ero migliore di quanto lo sarebbe stato un animale imbizzarrito".

"Può darsi, ma ricorda: quando un essere umano può dirsi davvero libero da condizionamenti? La nostra vita è legata in modo inestricabile ad infinite variabili e fattori fuori dal nostro controllo, e a volte grandi eroismi non sono altro che combinazioni di occasioni fortuite. La tua azione forse non sarà stata legata alla libertà di agire, tuttavia, il caso ha voluto che in quel momento tu avessi salvato la vita a Banna e Iggy: questo è un dato di fatto. La mutevole fortuna è una forza che castiga e premia secondo logiche aliene a noi mortali; non è cosa saggia disprezzare un bene così prezioso e al tempo così incostante come la sorte propizia ".

"Parli in modo assennato, Clupin; ma il compiere un'azione meritevole, se essa non è eseguita nella piena capacità di raziocinare, non fa' di un mostro un santo..."

Sasuke e Banna ascoltavano questo dialogo parecchio interessati; al contrario Iggy manteneva intatto il suo atteggiamento imbronciato.

"Pf... ma la volete finire con tutte queste congetture del cavolo?" Sentenziò l'ometto dai capelli verdi con acidità. "I lettori di questa fiction ne stanno già avendo le scatole piene".

L'amico dagli occhi spiritati fece per rimproverarlo, ma un rumore di bottiglie sfracellato su pareti di legno li distrasse.

"Quindici uomini... quindici uomini, su una cassa da morto... e una bottiglia di rhum!"

Il gruppo non poté fare a meno di notare quanto, in mezzo al caos che era tornato a scatenarsi, Sagiri si stesse divertendo: impersonando la parte del bucaniere, vinceva gare di tiro della moneta con facilità estreme e tracannava boccali di birra come una botte.

"Incredibile come si stia divertendo". Parlò Sasuke dopo aver emesso un breve fischio. "Ma siete sicuri che tutto quell'alcol non lo renderà sbronzo fradicio?"

"Non c'è pericolo". Rispose Banna. "Proprio in caso di attacchi come questi, dove gli avventori devono essere sobri per impugnare le armi e difendersi, il nostro barman ha preparato dei drink alcolici senza alcol. Non saranno buoni come quelli normali- il che lo puoi vedere anche dalle botte da orbi che stanno volando in questo momento- tuttavia abbiamo bisogno di rimanere lucidi per poter sopravvivere al prossimo attacco".

"Già..." Il pensiero che oltre le mura di questa ridente taverna la città brulicasse di nemici e mostruosità abominevoli di ogni sorta fece scendere una cappa di pesantezza sulla conversazione. Non era affatto al sicuro, anzi: il nemico li avrebbe potuti assalire in ogni momento.

"Ragazzi... a proposito..." chiese Sasuke con estrema titubanza, come se non volesse sapere una risposta "ma... abbiamo un piano per riconquistare la città, o quanto meno per non fare la fine del sorcio?"

"Non saprei davvero..." Rispose Clupin, condividendo l'apprensione del nobile. "La città è circondata; il porto è presidiato; tutte le vie di fuga sono state bloccate, con l'eccezione di pochi passaggi segreti di cui solo Ebisu è a conoscenza, e che certo non ci permetterebbero di scappare tutti in tempo utile... specialmente le donne non combattenti e i bambini".

"Donn-e e bambini? E quanti ne avete salvati?"

"Alcuni stanno ai piani superiori, per le medicazioni" Indicò una piccola rampa di legno che conduceva al piano superiore "altri stanno aspettando in altri rifugi sotterranei; altri ancora sono già scappati... eppure, la maggior parte degli abitanti di Porto Scorbuto è alla mercé di demoni e non-morti, specialmente adesso che hanno l'appoggio dell'A.L.B.A..."

"L'A.L.B.A ha stretto un patto con le forze dell'Oscurità?"

"Precisamente: quel maledetto ingordo di Yahiko venderebbe sua madre per pochi spiccioli, se non fosse che ha trovato più proficua ammazzarla per intascare la sua assicurazione sulla vita e piazzare i suoi resti alla banca degli organi. By jove! Che essere spregevole, privo di qualunque morale o raffinatezza!"

"Perfetto... davvero perfetto..."

Sasuke appariva davvero sconsolato: erano praticamente rinchiusi in quella taverna, intrappolati come degli scorpioni sotto una roccia circondati da lava bollente, trappole per topi con tanto di spuntoni ed una nuvola di insetticida (Al lo aveva contagiato...). Più ci pensava, più si sentiva frustrato e impotente nel constatare che c'erano pochissime probabilità di sopravvivenza, e ancora meno di vittoria.

"Siamo davvero alla frutta, anzi, al dolce; cosa diavolo potremo inventarci per scampare a tutto questo? Possibile che non ci capiti mai qualcosa di facile come..."

"ALLARME. RILEVAMENTO INTRUSI INGRESSO OCCIDENTALE".

La voce metallica di un altoparlante interruppe tutta la conversazione. Tutti i presenti che si stavano allegramente malmenando risposero con l'efficienza di un commando militare posizionandosi chi sotto i tavoli, chi sopra di essi, chi dietro il bancone del bar. Tutti portavano un'arma; persino il barista mostrava tra le bottiglie un cannone gatling che aveva ricaricato con tappi di bottiglia.

Ovviamente anche i nostri eroi si preparano ad un eventuale attacco, sfoderando Banna la sua clava, Sasuke la Tagliateste e Clupin e Iggy ciò che avevano, ovvero una mazza di nulla.

"Chi è che sta attaccando? Cosa vogliono fare?" Chiese l'omone dai capelli rossi.

"Ticchi.. ticchi... ticchi... ti... Tik Tok... never stop... I'm so tired I'm gonna... crashiiiinnngggg!!!"

La voce squittente e felice di Tobi si udiva per la sala, così come la risposta del sistema di difesa:

"INDENTIFICAZIONE, PREGO. IL SISTEMA ATTECCHERA' AUTOMATICAMENTE NEI PROSSIMI DIECI SECONDI, NOVE, OTTO, SETTE..."

"Tobi... TOBI!!"

Terrorizzato, Juugo si catapultò fuori dalla finestra più vicina per salvare l'amico da un destino crudele. Non era, in verità, del tutto sicuro che fosse davvero, anzi credeva che fosse probabile che il nemico gli avesse teso una trappola, un crudele tiro mancino per intrufolarsi nella loro base; eppure esisteva sempre la possibilità che il suo caro pazzerello fosse riuscito e scappare, e certamente non poteva lasciarlo morire senza fare nulla.

Atterrato al di fuori dell'edificio, inquadrò subito Tobi che fissava un'inquietante lucetta rossa proprio sopra di lui, che era l'unico occhio di una testa mostruosa appesa sullo stipite di una porta.

"Meno sei... cinque... quattro... tre..." ripeté incurante del pericolo che correva, come per gioco. Un attimo prima dello scadere del tempo Juugo si precipitò sull'amico matto e lo salvò con una capriola in avanti. Giusto in tempo prima che l'effige aprisse la bocca e facesse fuoco con delle mitragliatrici che aveva al posto della lingua.

"Tobi... Tobi... Tutto bene?" Chiese Juugo apprensivo, con l'amico ancora tra le braccia.

"Yuhuhuhuhuhuhu!!!! Uhuhuhu... che bello! Uno!... Tratratratratratratra...." mimò il matto sia con la bocca che con le braccia una doppia mitragliatrice.

Delicatamente Juugo depose il matto per terra, che si rimise in posizione verticale... ma stando sulla maschera, quindi a testa in giù e con tutto il costume da reale che gli calava addosso.

"Juugo! Che bello vederti sano e salvo... come mio zio, che veniva aveva un gregge di cani guardati da una pecora, che poi era una cintura nera di taekwondo e conosceva il silat, lo stile del pavone tisico, del corvo impanato, del centauro sobrio e del ragno ubriaco con le zampe offese! Kluklukluklu!"

Ruotando su se stesso nella sua scomoda posizione, andò a finire a sbattere come una trottola umana contro i muri dell'edificio, collidendo a tempo di Get Busy di Sean Paul.

"Yohohohohoh.... Ora sono tornato... c'erano tanti tipi un po' alti e con gli occhi rossi che cantavano e ballavano e facevano le acrobazie e..."

"Eh... eh... che cosa, Tobi?" Domandò Juugo.

Mentre il suo amico continuava la sua trottola masochista, Juugo guardo sul terreno e notò una scheggia di vetro. La osservò attentamente per pochi istanti e ci giochicchiò un poco, senza però ferirsi.

 "E poi... e poi è stato come ruttare! Li ho stesi tutti e mi fatto andare perché sono il sommo imperatore del mondoooo!!! Yuppie!"

"Certo... certo..."

L'omone infilò la scheggia nel lucchetto che teneva la sua caviglia destra legata alla catena magica. Una volta libero, attivò i propulsori dietro la schiena e si lanciò contro il nemico come fosse un jet tirando un diretto micidiale.

Inspiegabilmente, Tobi si rimise in posizione eretta e parò il colpo bloccando con il palmo della mano destra.

"Diavolo..." mormorò. "Come hai fatto a scoprirmi?"

"La tua recitazione era magistrale, eccetto per un particolare: Tobi non sbatte a mai a tempo di musica moderna il giovedì. E ora, dimmi cosa cazzo gli avete FATTO!!" Ringhiò il disturbato, mentre il mostro dentro di lui prendeva il sopravvento.

Colui che impersonava il matto strinse il pugno di Juugo con forza ancora maggiore, al punto da stritolargli la mano. La sua presa era talmente forte che sembrava frantumare le nocche e le falangi del dissociato, facendolo urlare dal dolore.

"Sarò banale, Juugo, ma in questo momento ti consiglierei di preoccuparti di qualcun'altro: te stesso. Muahahahaua...."

Il falso Tobi intensificò la presa ancora di più, al punto di massacrare la mano di Juugo e costringerlo ad accasciarsi a terra, con il sangue nero che gli colava sul braccio. Mentre avveniva questa tortura, una freccia di lampi blu sibilò dalla finestra distrutta per dirigersi contro il collo dell'impostore. Senza nemmeno girare la testa per guardare il dardo in arrivo, questi lo afferrò usando la mano libera e ne strinse la consistenza elettrica con forza.

La freccia esplose in un mare di scintille, inondando la zona di un lampo accecante. Al termine del folgorio, al posto di Tobi vi era l'immagine di Angmar, che crudelmente incendiava l'arto del sempre più disperato Juugo con letali fiamme nere.

"Ahahahahahh.... Bambini cattivi..." gongolò mentre osservava il nemico rantolare, quindi rivolse il suo sguardo fiammeggiante verso la finestra. "Allora... mi avete costretto a rivelare la mia identità più presto del previsto. Normalmente questo mi importerebbe poco, ma credetemi se vi dico che per questo sarete ancora più fortunati!"

L'essere infernale alzò in alto la mano libera  e schioccò le dita,che scintillarono come fossero due pietre focaie messe a sfrigolare l'uno contro l'altro. A questo richiamo risposero latrati e raspi di lame sulla pietra e sul metallo. Dalle ombre scure dei vicoli si intravide una moltitudine di occhi di varie forme, colori, e dimensioni, ma che tutti brillavano di una luce sinistra.

Sghignazzando come un maniaco, Angmar mormorò alcune parole in un vernacolo oscuro ed alzò le braccia animalesche al cielo. Come una risposta alla sua empia invocazione, questi si tinse da arancione tenue a rosso sangue e ribollì con sempre maggior forza. Poi precipitarono sulla città lingue di fuoco nero che incendiarono tutti ciò che incontrarono. In un attimo, cerchio fiammeggiante enormemente ampio circondò la taverna.

"Pronti o no... amici miei..." ghignò ancora il demone davanti alla roccaforte nemica, puntandole l'artiglio contro "il gioco... ha inizio...."

 

 

 

*****************

 

Angolo dell'autore: e siamo a tre capitoli per località (mio record personale). Per il resto, nulla da dire.

Ciao, e grazie del vostro seguito!

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Capitolo 23
*** Parte Terza (capitolo con poco humor e scene drammatiche... almeno si spera...) ***


Fuga da Porto Scorbuto. Parte Terza (capitolo con poco humor e scene drammatiche... almeno si spera...)

 

 

Un terribile calore si avvertiva all'interno della sala, causato dall'incendio che divampava fuori e che sembrava stringere i nostri eroi sempre di più nella sua morsa. Inoltre, dalle tenebre dei vicoli incominciarono a sbucare,berciando e rantolando, esseri strani e innaturali: erano di varie forme, dimensioni e fattezze, ma tutti avevano la pelle nera come la pece e gli occhi sfavillanti di magia oscura.

Eh, sì: i nostri erano immersi in un gigantesco casino della malora, e rischiavano davvero di fare la tanto temuta fine del sorcio. Specialmente Sasuke era terrorizzato da ciò che stava accadendo, sapendo bene di non avere una minima idea di come salvare le ossa sue e dei suoi compagni.

Per sua somma (s)fortuna, non ebbe certo il tempo di lasciarsi divorare abbastanza dall'ansia da raggomitolarsi come un poppante e invocare la mamma come nei primi capitoli: il muro d'ingresso incominciò ad ardere e a bruciare delle infernali fiamme nerastre, mentre a poco a poco si rivelava il volto ghignante di Angmar.

In un attimo, accadde un pandemonio: esattamente sotto i piedi del demone si scorse un gran numero di mine, che brillarono all'istante detonando sotto lui. Volarono coltelli dalla parte più ritirata della sala, diretti proprio nel fulcro dell'esplosione, mentre i ragli dei mostri dietro di loro si fecero sempre insistenti.

"Arrivano!" Gridò Clupin. "Preparatevi alla lotta più spietata di tutta la vostra vita! E se ne avete possibilità, non fateli arrivare alle piastrelle nere".

"Alle piastrelle nere?" Si chiesero i tre rimasti al tavolo con il goblin. Non avevano tempo, però di farsi domande: tra le rovine del muro di fuoco e fumo sbucò ancora Shukaku, totalmente illeso tanto dalle detonazioni tanto dalle coltelli, che erano caduti a terra poco distante da lui, scalfiti come se avessero colpito un muro d'acciaio.

"Bella mossa... peccato che ti serva qualcosa di più pesante, caricatura di capitano dei pirati dei miei anfibi". Indicò Sagiri con il suo solito fare sprezzante.

L'uomo era in piedi sul tavolino e con un totale di sei coltelli da lancio racchiusi nei palmi delle mani, mentre i bucanieri attorno a se puntavano contro Angmar i loro archibugi.

"Errore, povero sciocco. Io sono un capitano vero: ho sconfitto questo uomini in una sfida sotto la regola del Parlarè. Questa ora è la mia ciurma, ora". Gli rispose il guerriero di Villaggio Dormiente fissando il nemico con l'occhio runico.

"Oh... beh..." disse il Maresciallo Oscuro "vorrà dire che mangerò bucanieri alla brace, per questa sera".

Senza dire oltre incendiò la propria mano destra e sferrò un'altra gigantesca vampata; il colpo, inaspettatamente, si dissolse nel nulla.

Tra Angmar e Sagiri si era interposto Sasuke, che, teneva nella mano un ringhiante Pinnadisqualo.

"Non contarci Angmar: non ci sconfiggerai questa volta". Volse il suo sguardo carico di collera al demone, che lo ricambiò divertito.

"Beh... si vedrà, si vedrà. Intanto... giusto come rodaggio..."

Dalle rovine del muro saltarono nel locale due grossi demoni, simili nella corporatura ad un gorilla, ma nudi come vermi e con il volto simile a quello di verme. I due bestioni snudarono un nutrito pacco di zanne e degli artigli fluorescenti per scagliarsi contro il nemico.

Sagiri lanciò un altro paio di coltelli, mirando agli occhi, mentre i suoi uomini fecero fuoco con i loro archibugi. Le lame trapanarono gli occhi di un mostro e i colpi di archibugio alla gola fecero il resto, mentre l'altro si difese dalle palle parandosi con ambo le braccia muscolose. Ancora più inferocita, la belva sopravvissuta attaccò ancora mirando al tavolo di Sagiri.

Il pirata afferrò una bottiglia rotta e mirò agli occhi del nemico per accecarlo come il suo compare, ma qualcosa, o meglio qualcuno lo interruppe prima; il suono dell'apertura di una gigantesca voragine si udì all'improvviso, distraendo per un attimo i contendenti dalla battaglia. Il mostro a quel suono invece si coprì le orecchie ed incominciò ad ululare e a latrare,  devastato dal dolore che stava provando il suo sistema uditivo. Completamente impazzito, si lanciò a capofitto contro  un muro poco distante, incominciando a fare a pezzi i tavoli con delle artigliare e a prendere a spallate la parete.

I pirati di Sagiri approfittarono di quest'occasione per mirare ad un occhio della bestia e premere il grilletto. La palla rese il bestio orbo, e lacrime strane si mescolavano ad umore vischioso.

Il mostro ruggì ed aprì le bocca preparandosi ad una terribile vendetta; altre palle, però, ne misero fine all'esistenza prima che potesse fare nulla.

Intanto, altri pirati più vicino all'entrata incominciarono a sparare e a lanciare una selva di coltelli oltre la corte che separava il locale dal mondo esterno, ottenendo in risposta sputi acidi e altri proiettili incendiari.

Molti uomini e mostri morirono in quelli scontri, eppure tanto Angmar quanto Sasuke rimanevano impassibili, scrutandosi l'un l'altro; anche se, per maggior precisione, era Al che Shukaku mirava con il suo sguardo fiammeggiante.

"Poveri sciocchi... siete degli stolti, tutti voi..." Sussurrò il demone leccandosi le labbra. "Avrete anche dei modelli di archibugio piuttosto avanzati e senza bisogno di tutta quella Quaresima di tempo di ricarica, ma i trucchi di quel folletto non vi salveranno da una fine più orrenda di qualunque cosa abbiate mai sognato fino ad ora".

"Shuk-kaku... tu... fra... no..."

Al Kyubi respirava a fondo e tremava allo stesso tempo; non era certo però per paura: era rabbia. Rabbia, disprezzo... e rimpianto per il fratello perduto.

"Tu... non uccidere tutti quanti! Se tu odia tanto me e considera me tuo nemico, allora affronta me da solo. No è bisogno di massacro simile!"

"Al... cosa stai dicendo? Sei impazzito?" Sasuke mostrava un'impellente preoccupazione per lo stato fisico quanto psichico del suo amico.

Dal canto proprio, quanto più Angmar vedeva i piccoli occhietti del fratello provare a trafiggerlo, tanto più gongolava tra se.

"Uccidere tutti? No... La morte è un piatto che va servito freddo, ancora di più della vendetta. Io voglio distruggervi nel più profondo dell'anima... Voglio massacrare il vostro spirito prima di annientare il vostro corpo. E, sopratutto, voglio annichilire te, fratellino. E che modo migliore se non lasciarti in vita mentre tutto attorno a te urla di agonia per poi morire?"

"Le uniche urla che udirai saranno le tue".

La porta che portava al laboratorio di Ebisu esplose in centinaia di frammenti e schegge, che volarono da ogni dove. Un bagliore elettrico partì dalla stanzina mentre scintille e lampi incominciavano a diffondersi nella taverna.

L'elettricità, dapprima irregolare, si condensò in fasci che guizzarono contro il signore dei demoni. Il corpo del mostro venne avvolto da fulmini azzurri di altissimo voltaggio, ma appariva totalmente illeso.

"Diavolo oceanico color giaietto! Ma allora sei fatto d'acciaio nero, o cosa?"

Lo scorbuto folletto apparve assieme a Gozu e Isaribi, all'interno di una gigantesca armatura tanto grande e ingombrante da sembrare una versione minore delle macchine usate dai folletti ai campi, seppur con gli arti più proporzionati. Sopra la testa del folletto, attaccate alle spalle, ruotavano vorticosamente due sfere d'argento terminanti con vari spuntoni dello stesso materiale.

"Bene, bene... ecco il decrepito inventore smidollato che decide di uscire dal suo tugurio per affrontarmi". Lo schernì Shukaku. "Come ho detto a Senzabarba prima, dovresti davvero aver portato qualcosa di calibro un po' più... grosso: non mi hai danneggiato più di quanto potrebbe farlo una giornata a prendere il sole con una protezione adeguata".

Il vecchio folletto rispose storcendo la bocca, mentre Gozu sfoderava gli artigli e Isaribi il tridente, pronti a dare battaglia fino alla morte.

"Sei vuoi qualcosa di più pesante... allora ti accontento seduta stante. Tutti quanti hanno un punto debole: pensa ad Achille, che l'hanno freddato con una sola freccia".

Al comando del vecchio folletto, le sfere incominciarono a ruotare su se stesse vorticosamente, caricandosi sempre di più. Sasuke intanto si chiedeva perché stesse tentando un ulteriore attacco contro il demone, dato che quel maledetto si era rivelato più indistruttibile del suo vecchio Game Boy Color.

Ottenne la risposta quando vide una delle punte roteare non verso Angmar, ma verso di lui. Ripensando alla sua frase e osservando Gozu ammiccargli di sfuggita, il nostro ebbe un quasi letterale lampo di genio e sfoderò ancora l'arco magico, per poi puntarlo verso il nemico.

"Cosa volete fate? Non starete tentando un ulteriore attacco? AHAHAHAHAHAH!!!"

Il demone era così sicuro di sé che non avrebbe neppure tentato di parare l'attacco, godendo del pensiero di quanto avrebbero perso speranze nel vedere quelle scossette infrangersi contro la sua indistruttibile scorza. Non temette affatto quel colpo, sebbene le scosse dell'armatura di Ebisu stessero confluendo verso il dardo dell'Uchiha, amplificandone a dismisura le dimensioni e la luminosità.

"Cosa..."

Il fulgore divenne ad un tratto così intenso da costringerlo a chiudere gli occhi e mettere in avanti le mani.

"FUOCO!"

Con questo grido all'unisono con Ebisu il nobile sparò la sua freccia elettrica superpiù contro il nemico, colpendolo il pieno ed investendolo con un mare di scintille elettriche.

Clupin, che saltava da un campo all'altro del locale evitando i fendenti di una mantide religiosa gigante che aveva fatto breccia, osservò trionfante il leader dell'orda infernale retrocedere in una posizione difensiva. Mirò precisamente alle gambe, e, evitando il morso della bestia che lo attaccava con una capriola in avanti, effettuò un rapido balzo verso il demone e colpì il retro del ginocchio sinistro con un calcio.

Il Demone stranamente parve perdere l'equilibrio per quest'attacco, e Isaribi ne approfittò immediatamente per lanciarsi contro di lui e colpirlo con un diretto nello stomaco. Sebbene il mostro non sembrasse accusare dolore dal pugno, il suo corpo si sbilanciò in avanti, permettendo alla ragazza di sferrare una palmata nel muso e di rimandarlo all'indietro con un calcio frontale.

L'assalto spedì Agmar alcuni metri indietro, facendolo cadere sulle proprie ali chitinose sul un tavolino. Arrancando, il mostro provò a rialzarsi ma un della birra rovesciata dalla sua stessa caduta lo fece scivolare goffamente all'indietro.

Per quanto la situazione poteva avere qualche aspetto comico, i nostri combattenti sapevano che non c'era nulla da ridere: l'ira del mostro per un'umiliazione del genere stava incominciando a divampare come le fiamme nere che sempre più crepitavano attorno al suo corpo.

"Miserabili... VERMIII!!!" Strillò, mentre il fuoco attorno a lui si condensava attorno ad un colonna, incendiando il tavolo dove prima si trovava e lambendo persino il soffitto di legno; ancora più rovente, però, era la rabbia di essersi fatto giocare come un zimbello.

"Ora mi avete stancato.... Ve la farò vedere, io.... MIEI MOSTRI ANIMALI, SFILACCIATE LE LORO INTERIORA FIBRA PER FIBRA, E FATELO MENTRE SONO ANCORA VIVI!!!"

Dal muro ormai devastato l'armata oscura avanzò sempre di più, garrendo e latrando come le belva da cui era composta. I pirati alla breccia, rimasero investiti da quest'orrore; vi fu chi tentò un'ultima difesa e venne sbranato da mostri dal capo di animali carnivori come squali e coccodrilli; altri più fortunati provavano disperatamente a difendersi contro il nemico sparando con tutte le cartucce che avevano, sebbene la maggior parte; altri ancora gettarono le armi e tentarono di scappare dalle finestre della locanda.

" Maledizione..." Sussurrò Banna, che assieme ad Iggy si difendevano da un gorilla nera dalla testa di verme usando lui la clava di frassino e il suo compagno riparandosi dietro ad una sedia come un domatore con un preda affamata.

L'uomo dagli occhi fluorescenti ricambiò il ruggito con un grido e sferrò una mazzata sulla grottesca fronte del mostro. La creatura indietreggiò per un attimo e agitò la lingua forcuta tra le file di denti, quindi scappò via con un balzo.

Nessuno ebbe il tempo di chiedersi cosa accadde perché una trave di legno, in fiamme, si staccò dal soffitto e minaccio con scricchiolii di cadere proprio sopra di lui. Iggy se ne accorse immediatamente, e senza pensarci due volte, si lanciò cercando di spostare l'omone con una spallata. Banna, anch'egli in maniera del tutto repentina, lanciò via l'amico dall' asse cercando di spostare se stesso.

La trave mancò Iggy per un soffio, ma colpì l'omone tra la scapola destra e il collo, facendolo crollare a terra in modo rovinoso.

"Banna... BANNA!"

Gridando con tutto il fiato che aveva nei polmoni, Iggy provò con tutte le forze a far uscire Banna, che giaceva semi-svenuto sotto la trave. Vedendo che tutti i suoi sforzi fossero totalmente vani, sentì che il mondo crollargli addosso come la trave.

"Banna... Banna... su dai... alzati... alzati..."

L'amico respirava in maniera affannosa, tossendo per il fumo che inalava, e sbatteva la palpebre a malapena. Cercando di raccogliere le forze che gli erano rimaste, afferrò la mano di Iggy con la propria molto più grossa e la strinse con forza.

"Iggy...Non essere triste: sto solo ricambiando il mio debito. Ti ricordi quando eravamo piccoli ed ero caduto in quella scarpata? A nessuno importava che io fossi caduto... solo tu sei venuto a cercarmi per tirarmi fuori".

"Banna... non dire così! Non azzardarti a farmi i discorsi pre-morte da produzione strappalacrime hollywoodiana scadente!" Replicò Iggy, mentre due grossi lacrimoni gli solcavano il viso.

Il sorriso dell'amico, un po' scimmiesco ma bonario sino al disarmante, gli fece capire che ormai la sua situazione era proprio quella.

"Iggy... sei stato un ottimo amico. Ti ho sempre voluto bene, anche se hai un carattere più brutto di mia cugina prima della ceretta mensile..."

"Ti pare questo il momento di fare paragoni così tragi-comici a cacchio di cane?!? Pensa a rimetterti in piedi, invece".

Il rimprovero non veniva da Iggy, però; era Gozu, che alzò la trave con una mano sola e la lanciò contro due bestie vicine. Senza perdere altro tempo il piccoletto provò a sollevare Banna, che seppur con grande fatica, aveva recuperato abbastanza forze da non precipitare sull'amico come un peso morto.

"Amico mio... ti voglio bene anche io..." gli sussurrò Iggy nell'orecchio "solo, dillo troppo in giro e da gorilla ti trasformo in babbuino con il battipanni. Capito?"

"Chiaro come il sole". Rispose Banna. "Il problema è che forse non arriverò a raccontare il fatto a qualcuno..."

Osservò bene l'architrave sopra di lui, pericolante, mentre altri pezzi di legno ardente cadevano giù in numero sempre maggiore. Tutto il soffitto era invaso da fiamme nere, ingabbiando la battaglia in vero in inferno di fuoco dove tutto poteva crollare da un momento all'altro. Anche la temperatura, nonostante due ventole poste sopra il bancone che spingevano fuori l'aria cattiva, incominciava a farsi sempre più rovente e soffocante.

"Gozu... caugh" Chiese l'omone tossendo"Che facciamo?..."

Il guerriero a malapena ascoltava, essendo impegnato a lottare contro un branco di segugi infernali. Il dispiegamento di forze che Angmar aveva schierato per distruggere la locanda era sempre più imponente, e non si limitava a semplici unità di terra: introdotte da un ronzio assordante, gigantesche creature simili a bombi si intravidero attraverso la coltre di fumo acre.

"Pure le forze dall'alto? Siamo spacciati. Luce... cosa dobbiamo fare? Avremo bisogno di un aiuto e alla svelta!" Implorò Banna, accasciando la testa sul palmo della mano.

"Luce? Con tutto il rispetto per la divinità, l'aiuto più breve ce l'ho io, a portata di mano! Venite subito!"

I due si voltarono verso il vecchio Ebisu. Questi, assieme a Isaribi e a Sasuke, provava a tenere a bada Angmar con le scariche elettriche, mentre lo scheletro parava le fiammate con Pinnadisqualo e la ragazza sferrava le sue zaffate di vapore. Tutti e tre a mala pena riuscivano a tenere testa al mostro, che generava fiamme talmente potenti che un braccio meccanica dell'automa di Ebisu era già incendiato e gli attacchi della Figlia del Mare non riusciva a scalfire nemmeno il demone.

"Ahahahahahahah... che altri trucchetti avete in servo per me? Spero qualcosa che mi faccia recuperare il buon umore come il vedervi agitare, piccoli ratti in mezzo alla fogna che squittiscono mentre tentano disperatamente di fuggire dalla marea che incombe!" Ghignò il demone mentre evocava un altra palla di fuoco

"Topi? Umm... Cosa ne dici invece dei loro predatori?" Gli occhietti del folletto, lievemente arrossati, si illuminarono d'un tratto. "Cosa ne dici di un bel po'... di gufi? Gamor, da mangiare ai ragazzi, perché oggi il pranzo sarà davvero succulento!"

Il barista, silenziosamente, si gettò sotto il bancone e premette un pulsante posto vicino al ripiano cocktail. La parte di muro dove erano affissi i ripiani per le varie bottiglie si ritirarono per poi aprirsi in due; e quanto più si aprivano, quanto più dalla sala retrostante si udiva un cigolare metallico.

In brevissimo tempo, troppo breve per poter chiedere qualunque cosa, da quello stanzone uscì un vero e proprio esercito di gufi meccanici d'acciaio con posta sopra la schiena una mitragliatrice binata. Lo stormo, con rapidità più consona ad un falco con turbo-cannoni, si avventò contro ogni nemico nella sua portata, tanto in alto quanto in basso.

"Uhuhu...uhuh... Craah!" Bubbolarono per poi gracchiare mentre il loro becco retrattile si allungava di una spanna le armi da fuoco incominciavano a far fuoco.

Angmar osservava in maniera nervosa come queste forze nemiche stessero lentamente riequilibrando i rapporti di forza, massacrando molti dei suoi bombi volanti e tenendo impegnate anche le sue truppe di terra più resistenti. Notò anche un gruppetto di volatili circondarlo e puntargli contro tutte le armi.

"Pfh. Siete proprio patetici". Fu tutto ciò che commentò. "Come potete sperare che questi piccioni di latta possano davvero fare qualcos'altro a parte infastidirmi?"

"Forse..." Replicò il folletto. "Tuttavia, spesso un fastidio per un demone è..."

Generò ulteriore elettricità dalle sfere, che scaricò in altri fulmini. I raggi elettrici, questa volta, colpirono i suoi stessi uccelli meccanici che svolazzavano attorno al nemico. I loro enormi occhi si illuminarono di una luce bluastra, mentre i loro corpi venivano soffusi dall'energia che Ebisu gli trasmetteva di continuo.

La gabbia elettrica raggiunse un livello di luminosità immenso, a tal punto che tutti coloro vicino al demone furono costretti a chiudere gli occhi.

"E' salvezza per un altro! Ritiratevi tutti immediatamente dentro la sala del bancone! Non so quanto i gufi potranno tenere testa a questo diavolo talassico!"

"Cosa... cosa vuol dire?" Balbettò Banna, non riuscendo a capire qualcosa nella caos generale.

"Che dobbiamo scappare!" Iggy aveva afferrato il concetto benissimo, e fuggiva con il grosso compagno sulle spalle per evitare il peggio. Approfittando della formidabile copertura, tutti i pirati sopravvissuti scapparono via a gambe levate rintanandosi nella buia via d'uscita.

Shukaku, che pur non riusciva a vedere, udiva sin troppo bene i passi di uomini che scappavano, e quanto più comprendeva che le prede sopravvissute gli stessero sfuggendo dalle mani, quanto la rabbia in lui montava in lui feroce e impetuosa.

"Poveri sciocchi... non mi scapperete, adesso che siete DECIMATI!" Urlò tra il frastuono, per poi concentrare un'enorme quantità di energia malefica nei palmi.

Alzandoli per poi riabbassarli velocemente, generò un'onda di potere distruttivo che frisse completamente i volatili attorno a lui, spezzando così il campo elettrico in un mare di scintille.

"Ci siamo divertiti, ragazzi miei... Ma il tempo dei giochi è finito: vediamo, ammasso di midollo, se la tua bestiaccia ha abbastanza appetito da sgranocchiare QUESTO".

Alzando questa volta solo il palmo destro, generò una quantità abnorme di fiamme malefiche, che si concentrò formando una serie di anelli.

"Dannazione..." Sasuke non riusciva a credere, che, così vicini alla fuga, ora risultava tutto inutile. Valeva però fare un ultimo tentativo; le gambe, sebbene ormai si stessero stringendo fra loro e sbattendo un verso in ossense che significava mammina, non potevano dissuaderlo dal suo compito di lottare fino alla fine.

"Ebisu... Gozu... Isaribi... voi intanto scappate. Penserò io a mangiare tutto con Pinnadisqualo. Vero, Pinnadisqualo?"

L'arma vivente gorgogliò ad annuì con il muso; i tre nativi della città portuale, invece, rimasero turbati.

"Non riuscirai a divorare interamente il colpo. Ti ridurrà comunque in un mucchio di cenere!" Replicò Gozu, sconsolato.

"Ho paura che ci ridurrà tutti in un mucchio di cenere, se non facciamo qualcosa al più presto. E, comunque, voi non avete i mezzi per parare il colpo... Dovrò... fare tutto io... Glom..."

"No... tu devi vivere... per la Pietra... per tutti noi..."

A parlare non fu né il folletto né Gozu né la ragazza; contro ogni aspettativa fu Juugo a fare la sua comparsa nella locanda. Il suo braccio rotto, ricoperto di fiamme nere, ciondolava come un moncherino, ma questo non sembrava rallentarlo o renderlo meno determinato. Caricò infatti con i suoi reattori naturali il più possibile per sferrare un altro diretto.

"Ma guarda..." osservò Shukaku "devo aver sottovalutato te e i tuoi poteri rigenerativi. Ad ogni modo, se credi anche solo di rallentarmi... direi che hai sopravvalutato te stesso, invece".

"Valuta questo pugno, INVECE!" Ruggì il dissociato, che si preparò a colpire.

"Aspetta Juugo!" Tutti sapevano benissimo che l'impresa in cui il loro amico si era lanciato era suicida: dovevano fare almeno un tentativo per dissuaderlo.

"Ho fatto la mia scelta. E l'ho fatta per voi, come un uomo libero, e non un animale. Non vanificatela, vi prego..."

"Juugo... no..." Mormorarono sia Isaribi che Sasuke; anche Al, silenziosamente gli faceva cenno di smettere con le code. Gozu, invece, si avvicinò a loro e poggiò le mani sopra le loro spalle.

"Non c'è più nulla da fare: ha scelto di morire per darci la possibilità di vivere. Non sprechiamola".

"Assolutamente no!" Replicò con forza Isaribi. "Io mi rifiuto di lasciar morire qui Juugo senza muovere un dito. Darò la mia vita per aiutarlo, se necessario".

"Amica mia... la tua vita è molto più importante da sprecarla, così come quella di Sasuke. Mi spiace..."

Aprì il palmo della mano, da cui uscì un fiotto di gas soporifero molto denso. Presa alla sprovvista, la Figlia del Mare ne inalò a fiotti, rimanendo con i sensi intorpiditi e con la testa che le girava fino a quasi impedirgli di vedere. In mezzo alla nebbia grigiastra, Sasuke sentì una mano premergli sull'avambraccio e tirarlo via.

"Mi ringrazierete, dopo... l'effetto del gas non durerà a lungo". Gozu li afferrò entrambi, e, strattonandoli con forza, li tirò a se verso l'uscita. Nessuno riuscì a notarlo, ma una lacrima gli stava solcando il viso.

"Eh no... no... no... Voi non scapperete..." Strepitò il maresciallo oscuro, mentre la grande quantità di energia oscura si condensava sempre più rapidamente, fino a quasi formare una sfera nera.

"Abbiamo giocato abbastanza. Preparatevi a raggiungere una forma più dissimile da delle creature viventi di quella di un budino!"

"NO!!"

Juugo spiccò il volto e tirò un diretto micidiale alla costola destra di Angmar. Il demone rimaneva immobile a dispetto dalle forza usata in grado di frantumare rocce come grissini; nondimeno, la concentrazione di energie oscure rallentò moltissimo il ritmo, fino quasi a fermarsi del tutto.

"Anzi... direi di no". Proseguì il mostro, rivolgendo il proprio ghigno nei confronti di gioco "Tu continua a sfogarti, invece: credo che sarà divertente vederti crollare esanime dalla fatica senza avermi nemmeno scalfito, prima di ridurti in un cumolo di cenere..."

Il dissociato non rispose. Passarono pochi, interminabile secondi, e il volume d'aria emessa dai suoi reattori subì un'impennata tale da ridurre le appendici in frantumi.

"Cosa? Ma che diavolo..." Angmar osservava sorpreso il colpo che aumentava smisuratamente di forza e quantità di moto.

"Grarrrgghhh! VERME!"

L'ultimo assalto di Juugo fu tale che le ossa stesse del braccio andarono in frantumi; in fine, però, eseguendo una violenta testata sul capo del nemico,lo spostò.

La sfera di energia, senza la concentrazione del suo evocatore, svanì nel nulla come era comparsa.

"GRRAARGGH!"

Shukaku era rimasto basito da ciò stava accadendo: quella capocciata aveva scagliato entrambi fuori dalla locanda, trapassandone la parete destra come fosse fatta di biscotto, per poi lanciarli vari metri più avanti.

Sul freddo pavimento fuori dal locale in fiamme, Juugo crollò con il volto a terra, privo completamente di forze. Il Maresciallo Oscuro, scornato e furioso come non mai per essersi lasciato fuggire la preda fra le mani, scosse la polvere dalle ali e si avvicinò al nemico.

"Juugo... mi hai fregato le vittime da sotto il naso... Hai osato fare questo al Maresciallo delle Ombre... Tu sai che dovrò rimediare torturando quel catorcio che ti ritrovi per corpo fino a distruggerti dal dolore, vero?"

"Eheheheh... credevi davvero che non lo sapessi? Che non me lo aspettassi? No... sono pronto a tutto ciò". Gli rispose quello con un filo di voce. "Immagino già cosa tu abbia fatto a Tobi, e sono pronto ad affrontare lo stesso destino... Morirò..."

Alzò il volto verso quello del demone, che appariva sempre più contorto dalla ferocia. Nella sua voce non c'era traccia né di paura né di rimpianto; solo serenità e pace, evidenziati un sorriso che irraggiava soddisfazione.

"Morirò da uomo: oggi, per proteggere i miei cari, ho controllato la mia follia. Potrai farmi ogni cosa che vorrai, ma non riuscirai a cancellare quest'espressione così contenta dalla mia faccia".

Il palazzo, ormai minato alle fondamenta, crollò in un cumulo di legna bruciata; il fragore del crollò non fu però minimante in grado di coprire l'urlo di pura rabbia del demone, seguito dalla cacofonia di strilli dei suoi demoni accoliti.

"LURIDO MORTALE!!! TI FARO' ASSAGGIARE L'INFERNO!!!"

Juugo sentì la mano rugosa del mostro afferrargli il volto. Da essa divampò un calore così forte che sembrava bollirgli il cervello stesso. La tortura fiammeggiante era davvero dolorosa sino all'insopportabile; nondimeno, non smise di sorridere nemmeno per un istante....

 

 

*****************

 

 

 

"Juugo... no... no..."

Tutti avevano capito dall'urlo di rabbia del demone che il povero Juugo doveva ormai essere spacciato. Tirato per la via di fuga da Gozu, Sasuke aveva avuto a malapena il tempo di vedere il proprio amico sferrare l'attacco finale prima di venire tirato via per il corridoio buio. Ormai era da qualche minuto che correvano in quella galleria, con l'uomo mascherato che ancora trascinava lui e Isaribi.

"Perché mi ha lasciato andare via? Io... dovrei essere l'eroe di questa storia, no? Che diavolo di eroe sarei se non dessi la mia vita per salvare i miei cari?" Chiese l'Uchiha, pervaso da angoscia per la sua totale impotenza.

"Atteggiamento lodevole e magnanimo da parte tua; tuttavia, sotto certi aspetti, sciocco".

A redarguirlo fu Clupin, che, quasi incolume nella mischia, stava correndo proprio accanto a Gozu.

"Abbiamo un bisogno disperato di te, ricordi? Mi hanno già rivelato che sei il possessore della Pietra di Anubi, e solo con il potere di tale straordinario artefatto potremo avere qualche possibilità contro la marea di oscurità che rischia di trascinarci via. Forse lo hai dimenticato?"

"No... ma Juugo... e tanti altri... avrei dovuto almeno provare ad aiutarlo... a fare un tentativo..." rispose lo scheletro, senza che l'avvilimento fosse diminuito di un punto.

"E sarebbe andato in malora". Sentenziò brusco Ebisu, che avanzava in testa alla forza superstite. "Guardati attorno! Ti dico che l'unico motivo per cui siamo ancora vivi è perché Angmar è un mostro sadico che ha voluto giocare con noi come il gatto col topo: avesse usato tutta la sua forza senza perdere tempo, e di noi non sarebbe rimasto altro che un cumolo di cenere".

"Abbiamo già avuto abbastanza fortuna che gli uccelli meccanici ci abbiano coperto abbastanza da permetterci la fuga"continuò Gozu "purtroppo, temo che non ci ricapiterà una seconda volta: conosco bene Renga, e ci giocherei gli artigli e la testa che ha già posizionato delle truppe ad ogni molo per tenderci un agguato in grande stile. Qualunque posto noi dovessimo raggiungere per l'Isola del Dragrospo, sarà sorvegliato a vista, o comunque prossimo ad un attacco".

"Già..." annuì il vecchio folletto "intanto, però, dobbiamo pensare a scappare. E per rallentare i nostri inseguitori meglio..."

Si udì dall'interno della sua armatura un debole click; immediatamente, seguì un rombo assordante poco dietro di loro.

"Ho minato la nostra via di fuga, così non potranno in alcun modo seguirci... almeno per quella strada. Però... non so quanto riusciremo a resistere. Ho ordinato prima ai pirati che sono scappati di aspettarci alla fine di questo percorso, mentre a color che non erano in grado di lottare ho aperto il passaggio prima... Ricordate?"

Alludeva al tremendo rumore udito all'inizio della battaglia, che aveva indicato l'apertura del percorso.

"In ogni caso, di sopravvissuti ne saranno rimasti lì al massimo una dozzina".

"Perfetto... dai cinquanta e più che eravamo, ora siamo circa venti!" Sbraitò Gozu, fermandosi. Per la prima volta il guerriero perse davvero il controllo di se, dando sfogo a tutta la sua frustrazione.

"E sapete cosa ci aspetterà probabilmente? Un altro esercito... o Angmar. Abbiamo più possibilità noi di uscire da questo ginepraio che un topo fritto dalla bocca di Suor Germana! Siamo spacciati, spacciati!"

"Diavolo acquitrinoso, datti una calmata!"

Ebisu mollò un ceffone al volto suo allievo con la mano meccanica, quasi stendendolo a terra.

"Ahia... vecchio rimbambito, ma cosa ti è saltato in mente?" Chiese Gozu stupefatto.

"C'è che ormai ti sono saltate quelle poche valvole che impedivano al tuo cervello di andare in ebollizione!" Gridava il vecchio, tanto che incominciarono ad essere visibili le vene sul collo. "Sappiamo bene quanto la situazione sia stressante: ora scaricati del tutto e non andare più nel panico, perché se perdi tu le staffe, siamo fregati del tutto!"

"Ebisu ha ragione, Gozu. Cerca di darti una calmata. La situazione è troppo importante perché uno perda la testa così. Più rimaniamo tutti lucidi, meglio è per tutti. Altrimenti... la morte di Juugo sarà stata vana". Disse Isaribi, tornata in se dopo l'effetto del gas, seppure ancora affannata. Sembrava anche aver capito la motivazioni del gesto di Gozu, dato che non si avvertiva tanto collera nei suoi confronti quanto amarezza. Tutti gli altri,concordi, le fecero verso.

Il guerriero guantato si passò le armi fra i capelli, come se si meravigliasse della sua stessa sciocchezza; poi si rialzò, prendendo un lungo respiro.

"D'accordo, ragazzi, avevo bisogno di questa iniezione di calma. Solamente che ormai non abbiamo più minimamente le forze per opporci ad un nuovo attacco... A meno che..."

Il suo sguardo si pose sull'amica. Quanto più l'osservava, tanto più comprendeva bene che una via di fuga era possibile; Isaribi, da canto suo, non capiva bene dove volesse arrivare.

"Perché Gozu mi guardi così?"

"Isaribi... ascolta". L'uomo si avvicinò alla giovane e le poggiò entrambe le mani ungulate sulle spalle . "Avrei davvero voluto non chiederti una cosa simile, ma ora non ho altra scelta: mi spiace... ma devo chiederti di scatenare, in caso di una vera battaglia, il tuo potere segreto".

"Il mio potere segreto? Il mio... No... Come puoi chiedermi una cosa del genere? C-come puoi?!? Dopo che mi hai costretto anche a lasciare indietro Juugo!"

Isaribi scostò le braccia dell'amico e si girò sdegnata, come le avesse chiesto di fare qualcosa di assolutamente abominevole.

"Sai perfettamente cosa è successo l'ultima volta che l'ho fatto! Io... non arriverò mai a perdonarmi per ciò che ho causato... non arriverò mai..."

"Ma Isaribi... ti prego... lo sai anche tu che è stato un incidente!" Replicò Gozu.

"Può darsi... ma non poteva andare altrimenti! Come poteva andare in altro verso? La mia vera forza, la mia vera natura... è solo fonte di morte e distruzione. Non può venire da essa niente di buono. Niente!"

"Questo non è vero, Isaribi. Io ti conosco da anni, e posso dire che è molto più probabile il contrario: mi fido di te e so che non ci deluderai questa volta".

"N-non dovresti... avere fiducia nella vera me: Nnon ha causato altro che dolore e distruzione a ciò che avevo di caro".

"Isaribi, è successo dieci anni fa: eri solo una ragazzina spaventata. Non avresti mai potuto controllare quella situazione".

"Smettila... smettila... SMETTILA!"

Irata, la Figlia del Mare mollò un ceffone ancora al viso di Gozu. Questi ne afferrò la mano ben più delicata e la strinse con dolcezza. Lentamente, Isaribi si abbandonò al suo ampio petto, ed abbandonò anche ogni resistenza al fluire delle lacrime.

"Mamma... papà... sch... schiac..." Riusciva a malapena a dire, tanto singhiozzava.

"Lo so... lo so... ma non è colpa di nessuno... davvero... hai fatto tutto quello che potevi fare..." Gozu le carezzò la testa come fosse sua. "E' una brutta ferita, Isaribi... Ora, però, devi superarla: non puoi vivere a trascinarti nel senso di colpa perenne. Adesso abbiamo del tuo potere, per salvare noi stessi e migliaia di vite. Ti prego: non deluderci".

Stringendosi ancora più a Gozu fino a quasi aggrapparvisi, la ragazza parve riacquistare calma e serenità; smise anche di piangere

"Sì... sì.. hai ragione... hai ragione su tutto. Io... farò ciò che posso e devo per sconfiggere Angmar. Lo giuro. E grazie... di cuore".

Senza dire altro lasciò Gozu e si allontanò da lui indietreggiando. Un miscuglio di sentimenti contrastanti era dipinto nei volti di tutti i presenti a quella scena: dolore per un passato misterioso quanto traumatizzante; curiosità per la vera identità del potere di Isaribi e per gli sviluppi di una possibile relazione; e, seppur in misura minore, stupore per il fatto che la ragazza non avesse avuto un contatto fisico con qualche essere umano senza ridurgli le costole ad una schiacciatina.

"Di nulla: a che servono gli amici, altrimenti? Però... non perdiamo altro tempo: sentite bene alla fine del corridoio?"

Tutti tesero le orecchie verso uno strano rumore alla fine del camminamento sotterraneo: era un misto strano di acqua corrente e di sbraiti molto coloriti in piratesco che riguardavano vecchie ferite, grog e pappagalli con zampe di legno.

"E' Gamor il Giamaicano. Siamo vicini... molto vicini... Un ultimo sforzo e ci siamo. In marcia! Corrano tutti quelli che possono".

"Scusate... " parlò timidamente Banna "ma Iggy non ce la fa' più a sostenermi. E' stanco morto... poveretto".

Avendo dovuto trasportare il grosso amico contuso sulla spalla destra, Iggy era pallido come un limone spremuto e spolverato di cerone.

"Direi che lo devo trasportare io. Ora, è giunto il momento di andare!"

L'omone afferrò l'amico con il braccio buono e se lo coricò in spalla come fosse un fuscello. Senza dire altro, incominciò a correre verso l'uscita.

"Aspetta, Banna... frena, frena, frena: vuol dire che... ma da quanto tempo è... Giuro che ti ammazzo! Non appena mi scaricherai a terra..."

Ma non mantenne questa promessa: Banna lo depositò con i piedi solo quando avvertì una fortissima quanto suggestiva luce azzurra.

"Wow... incredibile... ma che posto è questo?"

Il gruppetto era giunto in un'ampia caverna sottomarina di alabastro, di cui solo un microscopico promontorio roccioso era la parte emersa. Tutta questa luce artificiale proveniva da una lampada collegata al soffitto mediante una gabbia ed una catena, i cui bagliori tendenti al turchese amplificavano i riflessi delle onde.

Ad aspettarli c'erano un gruppo di brutti ceffi d'acqua salata e cuore in fondo dolce, guidati da Sagiri.

"Sei arrivato, Ebisu. Grazie al cielo..." Osservò quello..

"Esatto... e forse..." il folletto annusava l'aria mentre rispose, allo scopo di fiutare qualcosa di sospetto "siamo salvi, questa volta. Ecco qui..."

L'armatura di Ebisu generò una piccola scossa elettrica, che andò a colpire la lampada sul soffitto. Questa raccolse la carica ed emise un raggio luminoso, intenso, verticalmente al di sotto di lui. Dove la luce aveva colpito il mare , si udirono gorgoglii spaventosi e l'acqua disperdersi in cerchi concentrici.

"Cosa è...?" Si chiese Sas'.

Ebbe subito la risposta: dal fondo dell'oceano emerse la parte superiore dello scafo di un sommergibile, bianco come il ventre di Moby Dick dopo una lucidatura, da cui sporgeva uno strano sportello d'ingresso a forma di coperchio per pentole.

"Benissimo... ora, entrate pure tutti quanti... e fate presto, che quel diavolo pozzangherifero di Shukaku può sbucare in ogni momento".

Si udì un altro click e lo sportello dell'imbarcazione si sollevò, permettendo di entrare all'interno dello scafo. Senza perdere altro tempo, ad uno ad uno i combattenti entrarono nel sommergibile.

"Benissimo... benissimo... ragazzi... ma fate presto". Ormai, solo Ebisu ed Isaribi erano ancora fuori dal sommergibile, mentre Gozu stava già scendendo le scalette.

"Già... f-fare presto. FARE! PRESTO!"

Ad urlare era stato Al, che, dopo molto tempo di quiete, si agitava come un forsennato nel capo dell'Uchiha.

"Io... lo sente... mio fratello... presto! E' vicino! Tanto vicino..."

Un rombo di rocce frantumate e tritate si udì nella grande grotta, tanto forte da far vibrare il pavimento e creare onde concentriche. Un attimo dopo, parte del soffitto di roccia si crepò rapidamente ed esplose in mille pezzi.

Il vecchio folletto, nel trambusto, si girò per afferrare la mano di Isaribi con il braccio meccanico ancora buono.

"Ragazza... Vai..."

"Non credo proprio..."

La voce ben nota del signore delle tenebre echeggiò nel salone e rimbombò nello scafo del sommergibile.

"Vecchio! Isaribi!" Gridò Gozu, preoccupato sino al parossismo. "Vengo a salvar... No..."

Gozu si sentì morire quando il portellone si chiuse di schianto, e gli ingranaggi interni incominciarono a ruotare per sigillarlo. Il guerriero tentò ogni sistema per sbloccarlo, ma ormai la nave stessa sembrava inabissarsi di volontà propria.

"ATTENZIONE, EQUIPAGGIO DELL'ACHAB-34" Si udì una voce metallica dal trasmettitore elettroacustico. "E' STATA IMPOSTATA AUTOMATICAMENTE LA ROTTA PER L'ISOLA DEL DRAGROSPO. LE COORDINATE SULLA MAPPA NAUTICA GLOBALE SONO 46, 02° GRADI DI LATITUDINE E 3° DI LONGITUDINE. IL SOMMERGIBILE ACHAB-34 RAGGIUNGERA' LA META PREDEFENITA  ALLE ORE 18:32. SI AUGURA A TUTTI BUON VIAGGIO".

"Fanculo a te e al viaggio! Devo trovare un modo per dirottare questo affare..." Come un invasato, Gozu incominciò ad attraversare di corsa tutta la coperta, con tutti i passeggeri che lo guardavano e si chiedevano perché del suo comportamento.

"Gozu... aspetta!" Sasuke tentò di corrergli dietro. Questi era arrivato alla cabina di pilotaggio, e ne aveva già aperto l'ingresso.

"Gozu... ascolta... cerca di mantenere la calma..."

Le preghiere dell'Uchiha rimasero ascoltate: Gozu era troppo occupato a provare a smuovere il timore orizzontale e quello verticale, senza però ottenere successo.

"Dannazione.... Dannazione!" Osservò il quadro di controllo e provò ad esaminarlo. Purtroppo, e lo sapeva bene, mancava la chiave. Senza più remore, alzò il volto al cielo ed urlò con tutte le forze:

"DANNAZIONE SCHIFOSA!!! Vecchio bastardo... sapevi bene che le tue ossa non avrebbero visto il giorno dopo, vero? Hai deciso di morire per noi... e anche Isaribi hai portato via... no... no..." Il tono di voce si calmò all'improvviso "quella imprudente ragazzina si sarebbe gettata comunque nel fuoco, questa volta. Non avrebbe accettato di farsi salvare la vita con un altro sacrificio. E ora li abbiamo persi... li abbiamo persi... entrambi... proprio come Juugo... ma lui aveva voluto morire così, da uomo libero... Me lo aveva confidato... Invece... loro... loro..."

"Gozu... sono... Non trovo parole".

Clupin era entrato nella cabina di comando per vedere la situazione; ciò che si presentò a Sasuke fu la vista di un uomo distrutto, accasciato sulle ginocchia, che piangeva in modo sommesso. Entrambi lo avvolsero nella loro presenza, sperando di dargli conforto. Seppure nessuno lo notò, dall'orbita cava dell'Uchiha scorse anche lì una lacrima...

 

***************


"Muahahaha..."

Lo spaventoso signore dei demoni ghignava di fronte ai due suoi avversari. Il sommergibile si era inabissato da un pezzo, ma sembrava non curarsene.

"Ragazzi... ragazzi.... Poco male per tutto. L'Uchiha mi è scappato assieme a quel codardo del mio fratellino... ma le vostre urla di dolore saranno già perfette come tortura iniziale".

"Diavolo d'acqua di rubinetto!" Esclamò Ebisu estremamente nervoso. Fece quindi un cenno con la testa alla ragazza, a ricordarle della sua promessa.

Isaribi in quel momento si sentì terribilmente combattuta: la situazione era davvero disperata, ma il campo di battaglia... Tremava al pensiero che il suo potere potesse fare del male al vecchio folletto.

"Ragazzina! Scatena subito la tua vera forza! Non preoccuparti per me: me la saprò cavare benissim... caugh..."

"EBISU!"

Il demone non aveva aspettato che il folletto concludesse la frase per puntare il dito contro di lui e trapassargli la faringe con il suo raggio di energia verdastro.

Con una velocità fulminante, afferrò la ragazza per la gola senza che lei, ancora sconvolta, potesse fare nulla.

"Hai... ucciso... Ebisu.. e Juugo... Io... ti odio... TI ODIO!!"

I suoi occhi, avvampati di collera, cominciarono a brillare di una strana luminescenza azzurra, simile ad elettricità.

Il mostro non fece una piega; circondò l'intera zona di fiamme nere per poi lanciare un altro attacco fiammeggiante su Ebisu, per finirlo del tutto.

"Odiarmi? Eheheheheh... fidati... risparmia il tuo odio per dopo... ne avrai a tonnellate da riversare... Muahahahaha..."

L'ultima cosa che il vecchio folletto udì, ancora in piedi nel suo piccolo mecha, fu una risata infernale; l'ultima cosa che vide, invece, fu un cerchio di fiamme ancora più intenso. Un cerchio in cui il demone e la ragazza parevano essere spariti nel nulla...

 

**************

 

Angolo dell'autore: tatatata! Per coloro che volessero maledirmi per aver trasformato una storia comica in uno splatter, allora mi spiace. Per tutto il resto, MasterCard a parte, ci sono i miei ringraziamenti. Ciao!

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Capitolo 24
*** L'Isola del Dragrospo. (Un tempo, le isole dei dragrospi erano considerate investimenti di grande stile) ***


L'Isola del Dragrospo. (Un tempo, le isole dei dragrospi erano considerate investimenti di grande stile)

 

"Ummm... che caldo..."

Sasuke camminava nella lentamente sala macchine del sommergibile; giganteschi macchinari in piena funzione si offrivano al suo sguardo,circondati da squadrati scaffali di legno a più piani dove erano poggiate bombole d'ossigeno e arnesi per la manutenzione, accatastati alla rinfusa .

In particolare, uno strano motore collegato ad una turbina in acciaio, incastrata in una gabbia di metallo scintillante, catturò la sua attenzione. Pieno di curiosità, il nobile si avvicinò al macchinario, la cui parte motrice ruotava a velocità pazzesca, tentato di toccarla.

"Non ti consiglierei di toccarla, Sasuke. A meno che tu non abbia voglia di finire sbrindellato del tutto per poi essere fritto..."

La voce di Gozu risuonò nel salone, così come uno strano rumore di metallo torto. Incuriosito, l'Uchiha si avvicinò all'amico, accovacciato proprio sotto una lampada, la quale emanava una luce verdastra per certi versi soffocante.

"Cosa stai facendo, Gozu?" Chiese.

"Sto sostituendo gli artigli dei miei guanti da guerra con modelli più efficienti e versatili". Gli rispose quello, e nel farlo indicò due dita della mano sinistra a cui gli artigli erano stati rimossi.

Cercando con lo sguardo i pezzi di ricambio, Sasuke notò una scatola di legno in cui erano contenute tante protesi ungulati, tutte composte da un materiale alquanto bizzarro: era simile all'argento, ma con riflessi che tendevano più al cobalto.

Animato da un desiderio di sapere ancora maggiore, l'Uchiha pose domande a Gozu riguardo questi strani artigli:

"Di che materiale sono fatte le tue armi? Sembra molto particolare".

"Lo è eccome, Sasuke". Gli rispose il guerriero, prendendo un artiglio dal contenitore e porgendoglielo vicino all'unico occhio.

"E' mithril, uno dei metalli più rari a mondo, e forse il più resistente e prezioso di quelli non-propriamente magici. Duro come il diamante e con resistività più bassa dell'argento, unisce straordinaria resistenza ad ogni tipo di urto e invidiabile leggerezza. Si trova solo in certi filoni estremamente difficili da raggiungere, nascosti nelle profondità più remote della terra..."

"Io sa che molta alchimisti ha provato a replicare metallo prezioso come vecchia teiera di mia madre". Affermò Al. "Qualcuno è riuscito?"

"Sì... alcuni dotti particolarmente capaci hanno riprodotto con le arti mistiche le condizioni per creare un metallo simile. E' molto raro... Ma, un momento, come fa' a valere così tanto la teiera di tua madre, per curiosità?"

Il piccolo genio, a quella domanda di Gozu, incrociò le braccia e rispose stizzito:

"In teiera vive mia madre, e genio vincolato è più prezioso di qualunque pezzo di latta".

"Questo non lo metto in dubbio, Al". Parlò l'Uchiha, divertito. "Ma suvvia, non essere così cupo: mi rendo conto che la scoperta riguardante tuo fratello deve essere stata orribile, ma non ha senso tenere il broncio per futilità simili".

"Angmar no è mio fratello. Io già detto più volte". Il tono gelido della volpe, specialmente paragonato alla sua solita vivace affabilità, colpì i due non poco.

"Ora, se voi permette, io torno a lisciare pelo. Quando uno è recluso in testa d'altri no ha molti hobby da praticare..." E si ritirò nel fondo del cranio, a rimuginare.

Un poco imbarazzato per il comportamento dell'amico, Sasuke provò a scusarsi:

"Scusa, Gozu, per come si sta comportando Al... La scoperta di ciò che è diventato Shukaku deve essere stata un colpo terribile per lui".

"Fa' nulla, Sasuke". Rispose il meccanico senza serbare fastidio di sorta, incastrando la lama perfettamente nel dito. "Piuttosto... sono io che devo chiedere a te perdono".

"Per cosa, Gozu?" Chiese il nobile, sorpreso. "Non hai fatto nulla che richieda una scusa. o qualcosa del genere".

"Sì, invece. Io... non avrei dovuto..." Prese una piccola pausa prima di parlare, esitando dal rimorso. "Alla fortezza negli Stagni dei Morti Antichi, ho detto delle cose su di te che si sono rivelate false e ingiuriose, ed ora me ne pento molto: non è affatto vero che sei "un'infida biscia che ha creato la sua fama sul sangue e il sudore altrui", sei un vero eroe, al contrario, sia come abilità che come temperamento. Alla locando ho avuto modo di capirlo davvero, e mi sembra giusto ritirare ogni cosa che detto, sir Uchiha".

Sentendosi nominare con l'epiteto di sir, il guerriero scheletrico ebbe un moto di imbarazzo, ma anche, in un certo senso, di orgoglio e pure una sottile punta di piacere.

"F-figurati. Ho solo fatto il dovere che ho nei confronti della mia gente e della mia famiglia. Non c'è nulla di cui tu debba scusarti. In fondo, avevi ragione a definirmi così, perché nella mia vita precedente sono stato il codardo che avevi definito in quei termini..."

Mentre l'Uchiha si grattava il cranio, Gozu lo osservava in maniera sempre più inquisitiva, aggiustandosi la maschera antigas con la sinistra; nella sua mente, ricollegava tutte le reazioni che Sasuke aveva avuto quando veniva tirata in ballo la propria blasonata famiglia. Ci rifletté  per un po', e rimase leggermente insospettito delle contraddizioni che aveva rilevato.

"Umm... un momento prima menzioni l'onore familiare, poi però dici che non ti importa nulla di ciò che accade ai cimeli del tuo clan. Devo dire che trovo il tuo comportamento riguardo la tua stessa famiglia abbastanza incoerente. Quale è il rapporto con la tua famiglia?"

"Ecco... Gozu... vedi... " Sasuke sapeva che Gozu stava toccando un tasto dolente, poiché lo costringeva a fare i conti con dubbi e paure che non era mai riuscito a risolvere, e che, in un certo senso, aveva paura a scandagliare; ciononostante, forse pensando che avrebbe fatto bene a se stesso, gli confidò questi suoi pensieri così intimi.

"Diciamo che... non ne ho idea nemmeno io". Rispose, sincero. "Non so proprio cosa pensare della mia famiglia: da una parte, ho sempre cercato di tenere alto il loro nome, di non sfigurarli davanti agli occhi del regno con la mia debolezza. Sappilo: l'unica ragione per cui avevo messo in giro tutte quelle falsità sulle mie audaci imprese era per non coprirli di vergogna... o almeno così credevo. Il fatto è che essere un eroe è bello... molto bello... tutta la soddisfazione di fare la cosa giusta... Anzi: la mia è molto più che una semplice soddisfazione per un lavoro fatto bene. Direi che quando davvero faccio la cosa giusta e non ci lascio le penne, quando davvero riesco a fare qualcosa di buono per i miei concittadini, io... mi sento realizzato, ecco. Credo davvero, in quei momenti, di esistere per uno scopo più alto di me; uno scopo che ho, nonostante tutta la cronica che ogni volta mi assale, il dovere di portare a compimento".

"Beh... wow... sono davvero... colpito... sul serio".

"Dici davvero? Non è che sembra il classico pappone smielato da buon samaritano?" Domandò l'Uchiha, piuttosto timoroso di sembrare stucchevole con tutti i classici buoni sentimenti del caso.

La risposta di Gozu, seguita da una bonaria pacca sullo spallaccio, lo confermò:

"Lo sei, lo sei. Ti dico che sei avessi il sangue a quest'ora ci potresti condire la torta".

"E ti pareva..."

"Ahahahah!" Il guerriero ungulato scoppiò in una fragorosa risata. "Già... sei davvero dolce come un bignè riempito di crema e imbevuto nel rhum. Ma non temere, ragazzo: non saresti così sdolcinato se non fossi totalmente sincero. E questo lo trovo lodevole... anche se molto atipico: generalmente la gente con il sangue blu, o di colorazione simile, è boriosa, arrogante e piena santimonia sino a puzzarne. Mio padre... " Attese un poco nel continuare: anche lui aveva ricordi non proprio felici da far riaffiorare e rivelare. Era comunque deciso a portare alla luce ogni cosa, esattamente come stava facendo il suo amico.

"Mio padre... ha perso il lavoro per colpa di uno di questi baronastri da due soldi, uno di quei signori locali che viveva vicino a Porto Scorbuto. Non solo aveva gabellato sino a dissanguarlo, ma lo sfidò persino ad un duello truccato. Non avevamo più un centesimo, e nessuno a difenderci: non potevamo fare altro che tornare a Porto Scorbuto, e lì vivere di stenti... Ti dico che questa è la prima volta, la prima che ho usato sir come complimento".

"Ah... io... mi..." L'Uchiha comprese bene il rancore mostrato per la sua categoria . Ripensando bene, non poteva che notare come il regno in cui viveva, a dispetto dell'immagine surreale e semi-parodica che mostrava agli avventori meno esperti, in realtà celasse un lato ben più oscuro e sinistro, fatto di sopraffazioni e crudeltà; e che di parte di tutto ciò fosse anche colpa della classe sociale di cui faceva parte.

"Non fa nulla, Sasuke. Non è affatto colpa tua". Lo interruppe ancora il guerriero ungulato, allontanandosi di poco. "Eri morto, cosa ci potevi fare? E poi lo hai appena detto tu stesso: non ti sei mai sentito parte integrante del mondo che la tua famiglia incarna. Percepisco in te un senso di forte distanza dai tuoi stessi cari, quasi di terrore... Un disprezzo, direi, mescolato ad affetto, desiderio di rivalsa e sincero altruismo. Un mix piuttosto strano, direi".

Il nobile avrebbe inarcato le sopracciglia e corrugato la fronte se avesse ancora pelle e muscoli; si limitò a puntare contro Gozu l'unico occhio e a grattarsi il cranio nudo.

"Senti... senti... se non altro, ho risparmiato soldi per un eventuale strizzacervelli".

"Eh già... ahahahahah!!" Seguì un'altra risata di Gozu, al ché Sasuke gli pose un'altra domanda:

"Gozu... ma come fai ad essere sempre così... diciamo... difficilmente scosso a lungo termine? Insomma, solo un paio di ore fa' abbiamo subito delle perdite orribili: Juugo, Gozu, Isaribi... Come fai a riprenderti così in fretta? Io... ti invidio..."

L'aria scherzosa che caratterizzava l'atmosfera dell'ultima parte del dialogo, come era ovvio, si smorzò notevolmente; ciò nonostante, la tristezza non sembrava aver fatto particolarmente presa su Gozu, che rispose con naturalezza:

"Piangersi addosso senza fare nulla è solo un spreco di tempo. Meglio impiegare la rabbia e la frustrazione in attività più proficue di uno sterile piagnisteo. La meccanica, ad esempio, aiuta molto... davvero molto..."

Frugò un altro poco nella scatola ed estrasse, in mezzo a quel cumolo scintillante, un pezzo ben meno luminoso; un piccolo cacciavite dal manico di legno, che utilizzò per svitare un bullone sul proprio guanto destro.

"Fidati, se ti dico che non ci pensi o che non mi senta ribollire dentro dalla rabbia: solamente, ho trovato un modo migliore per sfogarmi..."

Il tono di voce, completamente spoglio della precedente affabilità, colpì non poco l'Uchiha, il quale indietreggiò di qualche passo; nondimeno, almeno era sicuro che il guerriero ungulato non si sarebbe fatto prendere dallo scoramento.

"Bene... di questo sono contento... Abbiamo bisogno di tirare avanti il più possibile, in tempi oscuri come questi. Specialmente adesso che non abbiamo più la map..."

Il pensiero di ciò che andava pronunciando lo costrinse a fermarsi se stesso.

"La mappa!" Costatò con orrore. "Diavolo... con tutto il trambusto accaduto... ed è tutto inutile".

L'ansia del nobile lo stava portando a camminare in tondo e ad agitare le braccia come un forsennato. Gozu, al contrario, rimaneva a lavorare tranquillamente, senza nemmeno voltarsi.

"Rilassati, Sas'. Per quel poco di tempo che abbiamo avuto, Isaribi mi ha trasmesso tutte le informazioni necessarie. Ho redatto la mappa in quattro e quattr'otto, e Ebisu aveva già provveduto a sbarazzargli degli abbozzi: lasciare nelle mani delle forze dell'Oscurità la prova che conoscevamo lo schieramento nemico avrebbe sicuramente comportato un rivisitazione di tutto il loro schieramento, vanificando ogni nostro sforzo".

"Mph... grazie alla Luce... e a te". Sasuke tirò un sospiro di sollievo come pochi, e, istintivamente, si passò il dorso della mano sulla fronte. "Almeno questo bersaglio la sfiga l'ha mancato, la vecchia megera..."

"Direi proprio di sì. Farò partire l'uccello con le coordinate e tutto il resto quando saremo giunti in prossimità dell'Isola del Dragrospo, giusto per evitare intercettazioni aree. E ho idea che il momento..."

Un suono di una sirena, proveniente dal trasmettitore elettroacustico, istallato a qualche specie di intelligenza artificio-magico, risuonò nell'aria.

"... sia ormai arrivato. Presto sbarcheremo a terra".

Con una soddisfazione nello sguardo forse un pelo malsana, Gozu tornò febbrilmente a completare gli ultimi ritocchi sulle sue armi. Il suo intuito aveva davvero visto giusto: un rumore di onde, mescolato alla voce dell'apparecchio, si poteva udire in lontananza...

 

 

 

**************

 

 

"Ancora uno sforzo... Dai, che ce la fai!"

"Parla per te!"

I non-morti in teoria non dovrebbero più essere capaci di provare la stanchezza; eppure, persino il nostro eroe si sentiva davvero stanco e alquanto direi... scocciato, in termini piuttosto edulcorati. In termini meno edulcorati, direi che gli giravano. E tanto.

Certamente, scalare una parete pressoché verticale di una scogliera, talmente alta da non riuscire a vederne la sommità, non è che sia proprio il massimo per l'umore. Specialmente se tutto ciò che puoi vedere è arenaria da tutte le parte, con solo qualche ciuffo d'erba, che spuntando qua e là, rendeva il paesaggio appena più gradevole e meno monotono.

"Forza, ci sei quasi!" Lo incitò Gozu, appollaiato con grazia su un arbusto alcuni metri più in alto. "Riesco a vedere il nostro obbiettivo! L'entrata della caverna!"

"Arrivo, arrivo!" Sbuffò ancora il nobile, mentre con le mani cercava erbetta o interstizi nella roccia dove infilare le dita. Per sua fortuna, forte come era dello Sharingan e del suo passato di ballerino, trovare appigli e arrampicarsi non era un'impresa tanto difficile, quanto, piuttosto, noiosa.

Gozu, visto il proprio compagno arrivare con gli occhi circa il suo stesso livello, gli indicò in alto con un dito.

"Ecco... bravo... guarda lassù!" Individuò, nella roccia, una cavità molto ampia, da cui partiva una luce che non poteva essere in alcun modo esterna.

"Abbiamo trovato l'entrata per la tana del dragrospo". Osservò. "Ora, quello che ci resta è semplicemente entrare dentro. Fa' attenzione: non abbiamo idea di cosa ci aspetterà là dentro: solo, siamo sicuri di incontrare un bestione sputa fuoco grosso come una casa..."

"Per favore! Per favore, per favore:"lo zittì l'Uchiha con stizza "questa battuta sarà stantia sino al preistorico, ma di menagramo di professione né ho già uno, e quello mi basta e avanza!"

L'interessato, chiuso nella scatola cranica, replicò con uno sbuffo d'indifferenza. Sasuke a sua volta sospirò: l'apatia del suo amico stava raggiungendo livelli che nemmeno lui si aspettava, sino a risultare preoccupante. Ora però, non aveva tempo di preoccuparsi per una cosa simile: la sua missione era quella di recuperare il famoso olio dal dragrospo, e l'attenzione totale a questo compito non era un optional.

Alzò ancora lo sguardo, scorgendo appena Gozu zompare nell'incavo. Senza nemmeno aspettare di udire il suono di qualche atterraggio, per non rimanere paralizzato da un attacco di fifa, inarcò la spina dorsale e corse a perdifiato nell'ingresso della grotta.

Saltato dentro senza nemmeno pensarci, entrò in un lungo corridoio, scivolando con la schiena sulle sue pareti come in un aquapark; il rischio di sfracellarsi, ovviamente, era di gran lunga maggiore.

Oh... diavolo...! Non poté fare a meno di pensare. E adesso, dove finisce?

Prima che imprecasse o qualcosa del genere, non avvertì più il raspare della roccia contro il metallo sulla schiena: si trovava a mezz'aria, sospeso in una delle quelle animazioni alla Willy e Coyote.

"Mammina..." sussurrò, non avendo il cartellino apposito. Precipitò dopo qualche istante, con la parte superiore del corpo che si era separata da quella inferiore.

Eppure, l'atterraggio fu meno cruento di quanto avessi previsto o immaginato: le gambe era precipitate verticalmente, anche se con le ginocchia piegate, ottenendo così una vera e propria caduta in piedi, e il corpo le seguì perfettamente.

"Pfh... che fortuna..." Sussurrò l'Uchiha. "Sono caduto in piedi... Ora... dove mi trovo?"

Osservò bene il posto in cui era atterrato: incredibile a dirsi, e molto più simile ad un salotto in stile gotic revival che alla tana di un terribile mostro. Le pareti, lisce e levigate, erano dipinte con dello stucco beige, sopra il quale si notavano a malapena carte da parati con motivi floreali. Quattro sedie imbottite poste attorno ad un tavolo ovale torreggiavano letteralmente nel salone, essendo molto più alti di un normale essere umano. Per non parlare di un armadio e tre ante in radica, abbastanza grande da poter essere scambiato per una casa.

"Ma in che razza di posto ci troviamo? Dove siamo?"

Girò intorno lo sguardo nell'immenso salone, e notò che anche Gozu, atterrato sano e salvo, scrutava la camera sbalordito.

"Emmm... emm... signori, veramente, con tutto il rispetto dovrei essere io nella posizione di porre una domanda simile".

Una voce simile ad lungo gracidare portò la loro attenzione dietro di loro. Accanto ad un lungo camino di mattoni, la cui canna fumaria era incastrata nella roccia, sedeva su una poltrona in stile liberty un dragone grosso e flaccido, dalla pelle rossastra.  La sua fisionomia, ad eccezione di una piccola cresta che gli partiva dal capo e gli percorreva la schiena, era quella non di un rettile, bensì di un rospo.

Il bestione teneva una pipa in mano e soffio il fumo lentamente, per rivolgersi ai due intrusi.

"Signori, non ho idea di cosa vi abbia portato in questa mia umile a me sì cara dimora, sennonché nutro il forte sospetto che voi siate scassinatori e ladri di tesori. Se è codesta la risposta, signori, vi esorto ad abbandonare quest'isola immediatamente: non ho intenzione di concedere nulla a bugiardi e infidi serpenti".

I due si osservarono l'un l'altro, guardandosi come se non sapessero più ormai dove andare a parare.

"Cosa facciamo, Gozu?" Bisbigliò l'Uchiha a denti stretti.

"Non ne ho idea..." rispose quello, per la prima volta davvero in difficoltà. "Ora come ora, sarà davvero difficile ottenere l'olio di cui abbiamo bisogno..."

"Olio?" L'essere roteò gli occhi contornati da segni neri. "Lo avevo immaginato! Siete qui per il leggendario unguento prodotto dalle secrezione emesse dai membri della mia stirpe! Farabutti spregevoli! Certamente che se voi foste venuti qui in cerca di un sicuro asilo per rinfrancare membra e spirito, certamente avreste chiesto ospitalità bussando all'ingresso principale".

Entrambi rammentarono un gigantesco portone di legno all'entrata dell'isola ed un altrettanto gigantesco zerbino rosa confetto, sul quale campeggiava la scritta WELCOME.

"Una trappola... eh?" L'occhio di Sasuke sprizzò all'improvviso rabbia mentre osservava l'amico. "Certo Sasuke, questo è di sicuro un'esca per allocchi pronti a fare da spuntino. Prendiamo invece la via più lunga, quella lungo la scogliera a picco sul mare di un centinaio di metri da dove ci possiamo sfracellare in piena sicurezza!"

"Emmm... davvero, poteva veramente essere una trappola..." si difese l'uomo di Porto Scorbuto, alzando le mani. " Mai sentito parlare di psicologia inversa? E comunque, l'ultima parte del periodo non l'ho mica pronunciata".

"Infatti è quello che ho pensato io quando abbiamo incominciato a scalare quella scogliera! Si vede che di ironia ci capisci quanto di psicologia inversa!"

"Ehi... non incominciare con gli insulti..."

"Emmm... emmm...."

Il fragoroso gracidio del batrace interruppe entrambi, mentre questi si alzava dalla mastodontica poltrona facendo leva su sinuosi bracciali decorati a motivi d'edera.

I due, istintivamente, snudarono le lame per difendersi. Il rospo, però, non pareva avere intenzioni bellicose.

"Chiedo venia per aver interrotto la vostra discussione, certamente molto interessante, ma alle mie mucose orecchie è sovvenuto il nome Sasuke, se non erro del tutto. Rispondetemi: è vero che la persona più allampanata del duo è omonima del glorioso eroe del passato?"

"Veramente, signor... rospo..."

"Sir Gamabunta, signore, Conte delle Isole dei Dragrospi, Barone di Monte Alcini, Granduca delle Colline Verdi, Visconte della Città Dimezzata, Duca delle Terre P..."

"Emmm... abbiamo capito, sir Gamabunta". Lo interruppero i due all'unisono, capendo bene che la tiritera poteva andare avanti per ore. Lo scheletro, quindi, decise di giocarsi la carta della presentazione ufficiale:

"Quello che le voglio dire, mio pari, è che non sono omonimo di Sasuke Uchiha, io sono Sasuke Uchiha, figlio di Fugaku Uchiha, e tornato dal mondo dei morti per adempiere ad un alto scopo".

"Sir... Sasuke Uchiha?!? Non me ne... capacito..." Il Dragrospo si ritirò nella sua stessa gonfia mole, osservando il suo nobile interlocutore con ancora maggiore interesse.

"L'armatura sicuramente è quella giusta..." sussurrò "così come l'occhio, una finestra caleidoscopica che riflette lo stesso rossore vivo del sangue, che rivaleggia con l'ardore dello spirito di una sì nobile stirpe... Che siate davvero il glorioso erede di una stirpe tuttora mai eguagliata in nobiltà di natali, possanza marziale e superba maestria nel gioco del croquet?"

"Dico il vero, nobiluomo mio pari: dubitate forse del leggendario Sharingan?"

Il dragrospo gorgogliò delle scuse imbarazzate e si inchinò riverentemente di fronte al suo nobile ospite.

"V-vi porgo le mie più sincere e umili scuse, signori..." biascicò quasi "non avrei mai immaginato che un membro di una famiglia che giganteggia per fama fosse giunto nella mia umile e assai misera dimora. Vi prego di perdonarmi della mia avventatezza; e vi assicuro che sarà per me un privilegio fornirvi tutto ciò che riterrete utile alla patria. Tutto ciò che posseggo, inclusa la mia tapina persona, è a vostra completa disposizione..."

"Perfetto, sir Gamabunta". L'occhio di Sasuke, dalla soddisfazione, scintillava simile ad un rubino. "In tal caso, vi dirò subito ciò che ci è necessario: vedete, abbiamo urgente bisogno dell'olio da voi custodito per difenderci da un terribile quanto rovente minaccia".

"Certamente, messere. Il mio olio è il vostro olio; tuttavia, prima debbo farvi notare che non mi avete permesso di esplicare ogni cosa..."

"Cosa altro devo sapere...?"

L'Uchiha sbatté un poco i denti e fissò lo sguardo al soffitto.

Ti prego, Luce... Pregò dentro di sé. Evitami uno scontro o prove terrificanti e mortali... Se lo farai, ti giuro che donerò il mio cranio alla prima rappresentazione popolare di Amleto che mi passa a tiro.

"A dire il vero, signore, avrei una richiesta che da molto tempo il mio cuore brama di vedere esaudita: il mio bis-bis nonno, Ogama, fu rivale glorioso del celeberrimo capostipite della vostra casata, il nobile Rikudou Sennin. I due furono compagni d'armi e rivali per tutta la vita, tanto che si sfidarono in battaglie incise a lettere d'ora nella leggenda. Molti furono gli epici scontri, ma nessuno dei due riuscì mai a concludere una pugna. Purtroppo, il vostro antenato morì da eroe sconfiggendo il malefico genio Juubi; così, i nostri avi rimasero sempre con un conto in sospeso. Mai, nella lunga e gloriosa storia delle nostre famiglie, riuscimmo mai a cancellare l'onta di una sfida lasciata in sospeso. Ora però, l'ineffabile fato mi ha offerto, oltre ogni mio sogno o più ardito, la possibilità di recuperare l'onore perduto e finire ciò che andava concluso secoli fa..."

L'enorme batrace spalancò quella cavità che aveva al posto della bocca. Sulla lingua, tra fili di saliva, era poggiato un guanto di pelle nera adatto ad una mano umana, vecchio di chissà quanti anni, sfaldato in più punti e totalmente intriso di liquido.

L'Uchiha ebbe un singulto nel vedere quel capo ormai in uno stato di decomposizione; ancora più forte sussultò quando Gamabunta lo estrasse dalla bocca e lo lanciò a terra, a pochi passi da lui.

"Sir Sasuke Uchiha, io, Gamabunta di Monte Alcini, vi lancio ufficialmente una sfida".

"Beneee.... Perfetto..." disse, ovviamente sarcastico, Sasuke. "E che di che tipo di sfida... si tratterebbe?"

"Mmmm..." mormorò il dragrospo per qualche secondo, per poi rispondere. "Direi che forse una partita di morra cinese o una gara di abbuffata di roastbeef sarebbe..."

"L'ideale? Davvero?"

"Mi spiace, sir, ma qui siamo in una fiction d'azione, e nostri lettori pretendono scene ad alto tasso di adrenalina , non gare scurrili e poco eccitanti. Orsù: raccogliate il vostro coraggio e la vostra maestria nelle armi. Il nostro scontro, potrei giocarmi la mia inestimabile collezione di moquette pregiate, sarà una pugna ricordata a lungo nei salotti dei gentiluomini del regno".

Tutta la speranza che brillava negli occhi di Sasuke si tramutò in sconforto fino a portarlo ad uno stato catatonico. No, no: un piccolo monologo su Yorick non poteva competere con una battaglia con un dragrospo.

"Ma... Ma... eravamo in una fiction comica, eravamo... giuro che quando trovo quel bastardo sadico di un autore lo faccio a fettine... anzi, prima lo denuncio... Lui e la Luce... In rovina, li mando..."

"Suvvia, messer Sasuke, abbiate rispetto per il narratore e la divinità. Ad ogni modo, non abbiate timore di farmi del male: questo è un match amichevole, un confronto all'insegna del fair play svolto unicamente per concludere una sfida lasciata nel limbo dell'indeterminatezza, non una brutale contesa all'ultimo sangue tra due nemici pronti ad ogni mezzuccio e vile scorrettezza. Vi prometto che non userò alcuna mossa che vi possa costringere a mettere in pericolo la mia vita per difendere la vostra, messere".

Sasuke in quel momento maledì la sua dannata fama. Gozu, da parte sua, si rese conto di quanto fosse fortunato a portare una maschera, perché il nobile lo avrebbe linciato se avesse scoperto quanto stesse sghignazzando in quel momento.

"Almeno quello... Immagino che nel caso in cui rifiutassi, farei un affronto gigantesco al vostro onore e al mio, vero Gamabunta?"

"Immaginate bene, messere".

"Allora, non mi resta..." esitò, sospirando "che accettare... glom..."

Il corpulento padrone di casa squittì dalla gioia nell'udire la propria sfida accettata (per quanto un raspo formato extra-EXTRA- large possa squittire). Balzando sulle proprie zampe da anfibio, raggiunse il muro adiacente al camino, dove erano appesi, in pesanti cornici d'argenti, ritratti che raffiguravano i suoi antenati rospi, tutti quanti agghindanti in pompa magna e con una siluette magna almeno tre volte tanto. Poco sotto al ritratto del bis-bis nonno Ogama, riconoscibile fra tutti per lo strano cappello da laureando ed il cartiglio sporco di sangue nemico (mi verrebbe da scrivere che si trattava di una licenza di uccidere, ma credo che dopo una battuta del genere vorreste uccidere me...), era riposto uno strano clipeo in avorio a forma di ninfea.

Gamabunta infilò le dita nelle sue apertura e lo ruotò di mezzo giro verso destra e poi di un quarto verso sinistra. Effettuata l'operazione, la scudo si ritirò nella roccia, mentre sotto il camino un frastuono di pietra sollevata cresceva sempre più assordante.

In breve tempo, il camino di mattoni si sollevò di molti metri nel soffitto, fino a rivelare un'apertura abbastanza grande da far passare il corpulento rospo, che dava su una stanza in semi-oscurità.

"Seguitemi, signori". Li incitò. "Vi rammento bene: fate attenzione al terreno, che è scivoloso alquanto".

Il batrace procedette camminando nel camino in modo goffo, a causa delle sue gambe poco adatte alla terra. Sasuke e Gozu, pronti a tutti, lo seguirono.

La grande sala in cui si addentrarono era una cava naturale di dimensioni immani, le cui pareti sembravano lanciarsi in aria sino all'intera lunghezza della caverna, raggiungendo un'uscita bloccata da una specie di tappo, poco visibile a causa della scarsa luminosità. Tutta la fioca luce proveniva da gemme color lapislazzulo, che punteggiavano il salone. Al centro, campeggiava un telo di lino usato per coprire qualcosa di molto largo e grosso.

Gamabunta ci si avvicinò e lo sfilò con delicatezza. Esso rivelava un gran numero di bianche anfore di porcellana, alte come un uomo e lisce come seta, su cui erano disegnate copie del Monte Fuji secondo un stile molto nipponico.

"Le trovate forse di vostro gusto, signori?" Si rivolse ai due mentre accarezzava i suoi preziosissimi vasi. "Porcellana stile Kakkiemon, di fattura superba; eppure, se mi perdonate l'eccesso di orgoglio, essa non è nulla al confronto del suo contenuto: olio di dragrospo, prodotto dalle nostre naturali escrescenze ogni plenilunio. Perfetto per disinfettare e lenire tagli e abrasioni, proteggere la cute da temperature che trai -100 ai 1500 gradi celsius, levigare e lucidare il marmo e il travertino, e, infine, utilizzabile anche per la pulizia dei capelli. Nessun marrano pidocchio è mai riuscito a sopravvivere alla sua giusta e nobile furia!

"Certamente... adesso però debbo sollecitarvi, Gamabunta: ho molte faccende da sbrigare...." Premette il suo pari di rango, che non aveva assolutamente né tempo da perdere né voglia di combattere; se doveva togliersi un dente simile, tanto valeva farlo il prima possibile.

"Assolutamente messer Uchiha. Il vostro compagno, a cui nella mia completa quanto ignominiosa mancanza al bon ton ho dimenticato di chiedere il nome, avrebbe la cortesia di arbitrare la nostra contesa?"

Gozu rimase un attimo immobile, tenendo gli occhi fissi sul pavimento, piuttosto levigato rispetto al resto della grotta. Sasuke aveva intuito che un duello avrebbe risvegliato in lui ricordi non poco piacevoli, e parlò al posto suo per cavarlo dall'impiccio.

"No... veramente il mio amico Gozu non si sente molto bene... Inoltre, non ha una grande esperienza nel mondo dei duelli e non conosce le regole. Se non vi dispiace, sir Gamabunta, potreste indicargli l'uscita?"

"Certamente, messere. Signor Gozu, nella mia stanza..."

"Vi ringrazio, signore, ma qualcosa in realtà dei duelli ho letto, ma solo di una sfida in particolare. Sarò lieto di regolare la vostra contesa".

La risposta del guerriero ungulato venne seguita da una strizzata d'occhio da parte dello scheletro, per ringraziarlo. Era vero, i duelli tra arstocratici gli rievocavano brutti ricordi e gli erano sempre sembrate delle mascherate di onore per difendere intenzioni meno nobili; proprio per questo, tuttavia, non voleva e non doveva permettere che Sasuke rimanesse da solo a farsi, forse, giocare un tiro mancino che gli avrebbe costato la vita. Non lo avrebbe lasciato da solo.

"Allora, se non avete altre obiezioni, vi incito ad iniziare subito. Entrambi i contendenti si posino sul lato del salone".

"Perfettamente".

I due, annuendo concordi, si posizionarono l'uno di fronte a l'altro, ad alcuni metri di distanza. Secondo il tradizione codice cavalleresco, entrambi si inchinarono con rispetto l'uno di fronte a l'altro.

"Allora: il seguente duello tra i signori sarà una variante delle sfide tra samurai". Spiegò Gozu. "Ognuno di voi, per vincere, dovrà toccare l'avversario per primo con gli arti superiori o inferiori, oppure con un'arma. Altre parti del corpo o appendici come la lingua non sono ammesse. Al mio segnale i due contendenti si dovranno lanciare in un assalto diretto l'uno contro l'altro. Vi vanno bene le regole?"

"Mai andate meglio". Rispose l'Uchiha, mentre il proprio sharingan ruotava nella pupilla.

"Non potrei essere maggiormente concorde". Gli fece eco il dragrospo. "Ora, messer Uchiha, en garde!"

Mentre Gozu contava, Sasuke estrasse Pinnadisqualo dal suo feretro magico, le cui punte e ritirate tanto da farla sembrare più una mazza.

La prospettiva di un incontro la trovava alquanto strana. Da un lato riteneva duelli simili uno spreco di tempo e di energia; ciononostante, sentiva dentro di lui crescere una punta di eccitazione, quasi di godimento.

Nemmeno lui sapeva spiegare bene il miscuglio di sentimenti che provava, e non ne aveva comunque il tempo: il suo avversario aveva alzato la gamba come un vero sumota, ed avrebbe fatto buon uso delle sue 10 tonnellate e rotta di peso.

Pensando come fosse un vera battaglia, rivolse il muso dell'arma al suo rivale e si lanciò all'attacco. Il rospo, istintivamente, reagì con un piccolo balzo all'indietro, per poi lanciarsi di nuovo in avanti. Mentre Sasuke stava ancora sferrando l'affondo, Gamabunta effettuò una rapida diretta al braccio dello scheletro.

"Scacco m-matto... " disse "per voi, messere".

Gozu sorrideva sotto i baffi alla sua vista: Sasuke era riuscito ad anticipare il colpo del nemico e ad aggiungere alla stoccata una rapidissima rotazione del polso dal basso. Così facendo la lama tozza aveva toccato il posto del dragrospo prima che questi ne afferrasse il braccio.

"Il verdetto è pronunciato!" Interruppe l'uomo la battaglia a squarciagola. "Per aver toccato il polso del nobile Gamabunta, Sasuke Uchiha è il vincitore ufficiale di questa sfida!"

L'Uchiha ancora non riusciva a credere di aver messo a segno un colpo del genere e di aver vinto in una maniera del genere. Il suo rivale ritirò l'enorme palmo e si inchinò con riverente rispetto.

"Avete i miei rispetti, messere. La vostra maestria nella spada è degna della nomea della vostra casata. Il paese ha necessità di uomini della vostra vigoria. Potete prendere l'olio come e quando volte, senza nemmeno preoccuparvi di intaccare alcune delle mie anfore preziose: sono protette da un incantesimo di resistenza".

"Io... vi ringrazio molto, Sir Gamabunta". Sasuke ricambiò l'inchino di rispetto. "Solo, non mi faccia così tanti complimenti: non ne ho mai ricevuti in una vita intera così tanti che in un solo giorno... Temo che così finirò per montarmi la testa".

"Francamente, con il cranio che ti ritrovi, ne dubito. Intanto, dammi una mano a portare queste anfore, che non sono un mulo da soma! E comunque, sir Gamabunta, a rivedervi e grazie".

Gozu teneva tra le braccia due anfore gigantesche e si era avviato verso l'uscita della caverna. Senza perdere altro tempo, l'Uchiha si fece carico di un altro recipiente e lo seguì.

"La debbo salutare anche io sir Gamabunta, e vi ringrazio per la vostra disponibilità". Disse Sasuke arrivato alla soglia.

"Non vi è bisogno di gratitudine, signori". Gli rispose il drago educatamente come era suo soliti. "E' per me una giouia senza pari poter aiutarvi nella nostra nobile causa. Se è per questo, dovrei donarvi molto di più: mi avete sconfitto in leale duello, in fondo..."

"No... no... grazie molte, ma non ci serve nulla..." Rifiutò il nobile la sua offerta.

"Davvero!" Insistette quello. "Ho innumerevoli oggetti preziosi da farvi in dono! Set di posate con diamanti, Conchiglie di Demone Mitilico tempestate di zirconi Svariony, penne Faber il Castello di André in quercia e oro, la collezione di cristalli Ratto del Bacco..."

"Emmm.... no.... grazie... basterebbe che ci aiutasse a caricare l'olio sulla scogliera"

L'Uchiha si allontanava di sottecchi, rosso in volto come un peperone pallido, dato che sempre di ossa stiamo parlando. Gozu, da canto suo, aveva mollato le due giare, in preda ad una convulsione.

"Luce... questo qua.. è ricco da far vomitare..." rantolò con un filo di voce "e tutti quei regali... ti scongiuro Sasuke trascinami via, prima che l'avidità si impossessi di me..."

"Una piscina gonfiabile con idromassaggio, una cane tempestato di diamanti, un collare anti pulci in platino-iridio, guanti da forno fiamminghi, battipanni in ramo fatato che fa' bu allo sporco... Per non parlare del mio yacht, con in omaggio una giubba da capitano in bottoni di zaffiro e smeraldo..."

"YACHT?!? MIO!!!  Mph...."

"Grazie tante, ma no grazie, ci raggiunga subito!"

L'Uchiha scappò via di corsa bloccando la bocca di Gozu con una mano, mentre le sue palpebre sbattevano con il din che fanno le monetine.

Gamabunta rimase perlopiù perplesso da un comportamento simile.

"Che modi educati, per quanto bizzarri ..." Pensò tra se. "Fortuna però che sono andati via senza chiedere nulla: la mia dabbenaggine è arrivata a tal punto che avevo obliato di aver prestato il battipanni a mia zia! Il solo pensiero che il dono da loro prescelto potesse essere quello.... Che onta! Pazienza: mi metterò al lavoro".

Senza dire altro, afferrò una manciata di giare preziose con la lunga lingua, e si incamminò anch'egli verso l'uscita

 

 

*******************

 

 

"Eccoli qua... tutti quanti intrappolati come topi..."

Seduto sopra l'orologio della torre del municipio, che torreggiava su tutta la città, Angmar osservò la grande piazza sottostante gremirsi di gente, uomini e donne di tutte le età, che correvano da tutte le parte e si accalcavano l'un altro, come animali braccati. Ad incalzarli erano gli sgherri di Yahiko, che, dalle vie e i vicoletti delle piazza, spingevano la bolgia minacciandoli con spade o archibugi. Un sorriso oscuro gli si dipinse sul volto mentre fiamme nere divampavano dal suo corpo, ardenti quanto la sua voglia di massacrare.

Non appena vide che nella piazza erano radunate abbastanza persone e che lo stesso leader dell'A.L.B.A. era presente, balzò dalla sua posizione spiegando la paia di ali membranose, atterrando davanti ad una fontana.

Dentro la grande vasca circolare, al centro di cui si trovava un kappa che vomitava acqua dalla bocca, il Paperone, piegato su se stesso, frugava nell'acqua in cerca di tutte la monetine possibili da raccogliere, borbottando:

"Piccoli miei... il vostro zio-maritino vi porterà in un posto più asciutto, così non vi verranno più i reumatismi..."

Il signore dei Demoni osservava la scena indifferente, tranne che per un piccolo particolare, che catturò la sua attenzione: l'acqua della fontana gorgogliava con sempre maggior forza, troppa per un semplice getto d'acqua.

In un attimo, l'acqua della fontana si elevò come una grossa onda, con la testa e gli arti di Shizuku. Furente, la ragazza osservava Yahiko con odio, mentre quello scivolava e cadeva di cranio sul cemento.

"Aucch!" Esclamò quello. "Ma che sta succedendo?!?".

"Sta succedendo che il tuo regno di terrore è giunto alla fine, questa volta!" Gli urlò in faccia la Nereide. "Per il bene di questa città, io ti distrugger....AHHHHAAA!!!"

Il corpo acquatico venne scosso da lampi neri, mentre la folla osservava il susseguirsi degli aventi attonita e spaventata. Solo Angmar, calmo e impassibile, avanzava verso Shizuku, che si contorceva dal dolore.

"Mia cara... avevamo un patto, e tu questo patto l'hai infranto. Non te lo ha mai detto la mamma che chi rompe le cose paga? E adesso devi pagare per aver osato attaccare uno dei miei alleati".

"All-leati?" Mugolò la ragazza. Per un attimo, lo stupore fu talmente forte da farle ignorare il dolore; poi, realizzò la tremenda verità.

"Allora... cane assassino! MOSTRO!!!" Imprecò contro Angmar con tutto il fiato che aveva in gola. "Dovevamo liberare Porto Scorbuto da gente come Yahiko, non aiutarli! Sei una bestia... UNA BESTIA! E questa gente... la città è stata presa... COSA DIAVOLO VUOI FARCI?!?"

"Semplice, cara mia: dimostrare che la mia malvagità non è nulla rispetto al tuo stupido e insipido "essere malvagi, ma per una buona causa" ".  La scimmiottò, mentre scrutò la folla, che si ritirava il più possibile alla vista di quei fiammeggianti occhi sadici. Tra tutta la gente, scelse un ragazzino che non doveva avere poco più di otto anni, esile di statura e bruno di carnagione, probabilmente un accattone per i cenci che indossava. Avvicinatogli, poggiò le grinfie sopra al suo piccolo cranio e lo afferrò con rapidità, mentre quello scalciava e strepitava.

"Togli quelle zampe... mi-mi fai male!" Esclamò piangendo. Trionfante in volto, Shukaku alzò la preda e la portò non molto lontana dal volto di Shizuku.

"Ti diedi, un tempo, un libro sugli insegnamenti malvagi: credo che sia ora di una dimostrazione pratica..."

"No... Ti supplico... no..." La ragazza tremava, implorando il maresciallo delle tenebre. "Ti prego: è solo un bambino. E' indifeso, incapace di opporre resistenza... che fastidio potrebbe darti? La città è stata conquistata, poi... Lascialo in pace... Lascia in pace questa gente, Angmar! Dovevamo essere i loro salvatori, non i loro assassini! Ti prego..."

"In effetti... hai ragione: è innocente, indifeso, e non c'è alcuna ragione pratica per massacrarlo. Puoi immaginare una vittima migliore? E comunque mi da' un problema: non... sta... soffrendo..."

Le fiamme nere presto incendiarono completamente il bambino, che dallo scalciare allo strillare, invece tremava e contorceva i gracili arti, straziato al punto da non riuscire nemmeno a gridare. Shizuku non ebbe lo stomaco di osservare uno spettacolo tanto abbietto, e chiuse gli occhi piangendo in silenzio.

Quando ormai la vita del piccolo si era estinta, Angmar gettò via il suo cadavere sulla roccia come un rifiuto. Alcuni cittadini, in cui l'orrore era più forte della paura, si fecero avanti per lottare; il signore nero, tuttavia, evocò un muro di fiamme che lo divise dalla bolgia di prigionieri.

"Ad ogni modo, Shizuku ha ragione". Il mostro si schiarì la voce tossicchiando, per poi declamare a tutta la piazza:

"Io, Angmar, il Maresciallo delle Tenebre, vi annuncio subito che avrete la salvezza: sarete infatti salvati da impedimenti come vita e libero arbitrio per condurre una nuova e dolorosa esistenza come milizie non-morte! Presto, molto presto, incontrerete il vostro carnefice..."

A quelle parole, come fossero un richiamo, tuonarono in lontananza passi di un essere gigantesco, tali da far tremare i ciottoli e il pavimento della piazza intera. A quel rumore presto si aggiunsero quelli di costruzioni calpestate e frananti.

Udendo tutto ciò, Shukaku passò dal sogghignare al ridere come un pazzo sadico, mentre materializzava nel fumo nero una piccola benda.

"E pensare... muahahah..."ghignò, osservando l'oggetto stretto nel suo pugno. "Che hai nascosto una forza tanto grande dietro pochi stracci. Ora però... è tempo di rivelarla..."

Uomini, donne e bambini guardavano atterriti ed impotenti due occhi lampeggianti, simili a due fari, brillare di una fortissima luce azzurra.

"E' ora: Isaribi, SCHIACCIALI TUTTI!!!"

 

*****************

 

Stile Kakkiemon: storpiatura dello stile Kakiemon di ceramica giapponese.

Inoltre, ho inserito altre referenze nel testo, opportunamente segnalate con il corsivo; vi invito a cercarle.

Ciao!

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Capitolo 25
*** Entrata alle Rovine Infestate (Un posticino perfetto per la villeggiatura... se escludiamo lava, spiriti maligni, demoni, non-morti, psicopatici...). ***


Entrata alle Rovine Infestate (Un posticino perfetto per la villeggiatura... se escludiamo lava, spiriti maligni, demoni, non-morti, psicopatici...).


 

"Compagnia, ALT!!"

Le pianure che separavano il castello di Konohamere dagli Stagni erano sempre state brulle e desolate, annerite dalla cenere vulcanica che, a tratti, scendeva copiosa; questa volta, però, il panorama era ancora più felice e gioioso, a causa della presenza di un esercito di matti schizzati fuori di testa.

I folli, che, dimostrando impeccabile disciplina e rigore marziale, sbavavano, mordevano e assordavano l'un l'altro con grida gutturali, si fermarono d'un tratto. Alla testa di questo strano esercito si trovava uno strano essere, un omone dalla pelle nera come il giaietto e la testa rasata di un geco, con una dentatura però molto più affilata. La sua armatura, decorata con più medaglie di un intero corpo dei marines, era in perfetta tinta con gli occhi, verdi e brillanti come degli smeraldi.

"Soldati della 10a compagnia della nona divisione dell'Armata Nera, attenti!"

Il gruppo di folli si posizionò stranamente in una posizione quasi in linea come un esercito disciplinato, sebbene tutti quanti chi ciondolando, chi tremando, chi singhiozzando e facendo il verso di una sirena.

Il loro comandante avanzò a pochi passi dalla lunga fila, serrando negli artigli, dietro la schiena, un piccolo flagello. Marciava lentamente, osservando attentamente  il comportamento di ogni soldato e annusando in maniera alquanto sospettosa.

"Sento puzza... sento puzza di scamorze!" Tuonò in tono militaresco. Si fermò, dunque, davanti ad un matto imprigionato in una camicia di forza. Questo teneva gli occhi coperti da una benda, che gli cingeva tutto il cranio spropositatamente lungo e rotondo, sporco di incrostazioni di terra antidiluviane e qualche fiore dell'era mesozoica.

"Tu, specie di testa di sterco di rinoceronte con la dissenteria!" Gli gridò in faccia. "Cosa è, ti hanno bucato il pallone quando eri piccolo, ed ora per riprenderti dal trauma ti sei fatto fare il cranio come una sfera? Bene, allora voglio comunicarti una cosa: io adoro specchiarmi nelle sfere. Una sfera, soldati..." avanzò ancora lungo la linea, per rivolgersi a tutti i suoi uomini. "Una sfera deve essere lucida, talmente pulita che la potresti leccare o metterla nel culo. Se c'è una cosa che non sopporto, è vedere palle luride! Una volta, durante una partita di pallone tra due plotoni sotto il mio comando, ho costretto a lucidare la palla ad ogni fuori gioco, pena l'espulsione dei giocatori dal MONDO DEI VIVI!!! E guardatelo..."

Ritornò al matto, che teneva la lingua a penzoloni chiedendosi cosa stesse succedendo. Grattò con le unghie affilate da rettile il sudiciume sulla sua testa, per poi strappargli un po' di capelli e squame di pelle morta.

"Una sfera talmente lercia che persino ai vermi farebbe schifo abitarci! Questo è un insulto alla disciplina e alla marzialità delle mie forze! Insubordinazione! AMMUTINAMENTO! T-R-A-D-I-M-E-N-TO!!! E tu, soldato testa di sterco, cosa vuoi dire in tua difesa?!?"

Il matto fissava nel vuoto, ignaro di tutti gli insulti che stava ricevendo. Il generale, non ottenendo nessuna risposta, diventò rosso in volto come un peperone.

"INUTILE INVERTEBRATO IMPERAGGIABILMENTE IDIOTA!!!"

Gli mollò un ceffone che lo stese quasi a terra, per poi bloccargli il piedi poggiandogli sopra il suo. Sotto l'effetto di queste due forze, il matto ritornò in posizione eretta come un palo, per finire con il muso schiantato contro il pugno del demone.

"Grarrggh..." mugolò il demente, un po' per il dolore, un po' perché una manciata di denti erano passati dalla bocca alla mano del mostro.

Irato, il demone scosse la mano dai regali del suo colpo e si ritirò in cima con passo marziale.

"Sappiate, poveri pazzi, che io, il Capitano Artemanno, sarò come una madre per voi; una madre spartana, tosta e cazzuta, che vi getterà dalla rupe non appena mostrerete segni di licenza! Nel mio plotone esigo disciplina, ordine, pulizia ed assoluta riverenza e devozione, carogne! Anche se avete solo un paio di neuroni attivi, appena sufficienti a farvi respirare, dovrete ascoltarvi, obbedirmi e venerarmi! Per adesso siete solo un branco di amorfe creature prive tanto di cervello, quanto di coglioni; ma, dopo il mio addestramento, vi trasformerò nel più disciplinato ed efficiente esercito di spiritato che abbia mai camminato sulla faccia di questo regno! Tutti i vostri tic nervosi e/o nevrosi spariranno per lasciare spazio ad una furia omicida senza pari! Sono stato chiaro?!?"

Nel branco di matti si levarono bofonchi vari, assieme a qualche rutto e scorreggia. Il Capitano, fumante come una locomotiva, alzò il frustino oltre alla sua testa. La sferza si contornò di energia malefica, alla quale i matti parevano istintivamente calmarsi e mostrarsi più docili. Soddisfatto di aver fatto cessare i rumore e di aver attirato l'attenzione di tutti su di se, Artemanno abbassò l'arma magica senza colpire nessuno.

"Molto bene, quarti rancidi di essere umani, immagino che i vostri crani disseccati abbiano conservato il liquido necessario a comprendere quello che vi sto dicendo. Lo so che vorreste solamente dare sfogo alle vostre paranoie, ma qui siamo in un esercito! Un esercito di squilibrati mentali  semi-indemoniati, ma pur sempre un esercito! Quindi, se d'ora in poi vorrete rivolgervi a me, dovrete chiamarmi così... emmm..."

Schiarì un poco la voce, quindi strinse l'addome come se dovesse vomitare una cena da un ristorante messicano di pessima qualità:

"Grarrggghhh... Urrrgggh... Blablbblala.... Uhuhahahahah... signorrrr..capitano...." Mi sono spiegato bene?!?"

I matti recepirono la lezione e mimarono il saluto insegnatoli alla perfezione, seppur con meno istrionismo.

"Ghe... Sì... Grarrggghhh... Urrrgggh... Blablbblala.... Uhuhahahahah... signorrrr... capitano...."

"Avete compreso due concetti di fila! Bravi!" Disse loro a metà tra il sarcastico e il militaresco più becero. "Sono orgoglioso di voi! Continuate su questa strada, e vi daranno la medaglia per gli imbecilli più intelligenti al mondo! Almeno, quasi tutti..."

Il suo sguardo si posò su un matto poco distante dal tipo dal cranio sporco da quel dì. Vide un omone corpulento, vestito dalla vita in su come un normale chef, ma le cui gambe, villose come quelle di un mammut, erano cinte da delle calze aderenti che le davano un simpatico effetto salame.

"Oscurità canaglia!" Esclamò Artemanno, rivolgendosi al cuoco. "Proprio ora che credevo di averle viste tutte, mi ritrovo un cuoco assassino con tendenze da trans gender! Che c'è, ti hanno rifiutato al Rocky Horror Picture Show per oltraggio al pudore? Macché indecenza: piuttosto, sei talmente ridicolo che a vederti si scompiscerebbe persino un corteo funebre. Guarda qui!" Indicò un grembiule bianco, legato un po' alla carlona, unto e bisunto di mille e più macchie.

"Sporcizia ovunque, e nemmeno una goccia di sangue! Dovresti essere un mostruoso e delirante cuciniere di carne umana, una belva che adora fare a pezzi le sue vittime e spesso le frigge ancora vive; e invece mi ritrovo una versione più ebete di Boss delle Torte con la soia al posto del cervello! E scommetto che sei pure uno di quei rinsecchiti ciucciabietole che vanno in isteria quando vedono una bella fiorentina grassa, eh?!?"

"Ma... io... ver...amente..." Rispose il cuoco un po' da allucinato, sbavando tra una frase e l'altra. "Mangio solo carne... di soia... E le calze servono solo a conservare meglio la mostarda..."

"Mostarda... ? Questa idiozia è cretina in modo così surreale che persino io non trovo una maniera per insultarti come si deve! Consideralo un privilegio! E tu... cosa hai da tremare?!?"

Si rivolse ad un piccoletto rinsecchito, vestito con un poncho sgualcito e che portava un sombrero circa il doppio di lui. Questi era rannicchiato su se stesso, tremando come una foglia. Il terribile capitano si posizionò proprio davanti al piccoletto, picchiettandogli l'ampio capello con la bacchetta. Questi, sebbene si fosse accorto di lui, rimase accucciato a tremolare ancora di più.

"Bene bene... cosa abbiamo qui?" Chiese l'ufficiale in maniera sprezzante. "Stai dormendo bene, soldatino della mamma? Oppure stai avendo degli incubi talmente spaventosi da non riuscire a prendere sonno? Vuoi dei biscotti? Del lattuccio? Magari, al primo negozio che capita, ti compro l'orsacchiotto Bear Proteina che mangia i sogni cattivi?!?"

Il piccoletto parve alzare la testa di un poco, giusto quello che bastava al sombrero di mettere in ombra i piedi di Artemanno. Senza nemmeno mollare l'enorme capello, l'ometto si abbarbicò alle squamose gambe del demone, avvinghiandosi come una piovra.

"Sì... voglio il lattuccio! Il lattuccio! Voglio tornare a preparare i biscotti a casa con TEEE!!!! Ti prego... non mandarmi a scuola: tutti quanti mi prendono in giro perché indosso il sombrero. Ma senza il sombrero... i raggi del sole mi bollirebbero la testa e questa diventerebbe grande... GRANDEEEE... sino a scoppiare come i palloncini che papà mi aveva comprato da piccolo... Ti prego... dammi l'orsetto Bear... ho tanta paura...."

"Porca di quella dannatissima madre di Pirro!" Ruggì quasi il capitano, con il volto contratto in un ghigno animalesco. Detto ciò, alzò la gamba con violenza e tirò un calcio al poveretto, che venne sbalzato via molti metri indietro. Incredibilmente, il matto riuscì a tenere il volto sempre coperto dal sombrero.

"Cosa diavolo mi tocca fare per riuscire a trasformarvi in un'armata degna di questo nome, branco di cazzoni lunatici con il cervello partito?" Indicò ancora l'uomo con il sombrero.  "E tu, rimettiti in riga!"

Il piccoletto si rimise nella sua posizione iniziale, pigolando. Il Capitano, invece, ricominciò a marciare lungo la fila di matti, i quali, sotto il suo pesante sguardo da ufficiale nazista con le mutande di una taglia più stretta, sembravano ritirarsi e rimpicciolirsi.

Un altro, poco dopo, venne destinato all'ennesimo colpo di mannaia: un omone grosso e corpulento, dal viso scimmiesco e i capelli rossicci, che pareva nascondere sotto il mantello una gobba gigantesca.

Il Capitano osservò questo soldato in maniera meno da "cane mastino" e più da "ispettore di polizia segreta" e gli si avvicinò come aveva fatto con gli altri. L'omone deglutì e abbassò lo sguardo, che proiettava una strana luce verdastra.

"Soldato! Mmmm... Gli occhi verdi non sono prerogativa dei matti della 9a divisione reparto decerebrati zombie posseduti senz'anima? I nostri matti qui sono semi-posseduti con forme di coscienza e tanti tic... anche se gli è utile quanto un capotto di pelliccia lo è ad un beduino... Mi stai ascoltando? Mi stai ascoltando, ameba con il corpo di primate?"

Lo strano matto, pareva nervoso, nervosissimo, come se stessere per scoprire un inquietante segreto riguardante la sua identità... Dopo alcuni secondi, però, si riprese ed eseguì una performance matta da maestro: si grattò la testa come un scimmia, staccò un paio di caccole dal naso per poi mangiarle, ruttò, fece versi strani e, infine, canticchiò con voce gutturale:

"Uhahahahhaha... Grarrggghhh... Urrrgggh... Blablbblala.... Uhuhahahahah... signorrrr...capitano.... Uhahahahahhaha... Banana, banana, banana!"

Il sergente istruttore rimase ancora perplesso; tuttavia, non trovò motivo di credere che quello che aveva davanti fosse uno psicopatico diverso da tutti gli altri. Esclamò, dunque, irritato:

"Perfetto! Un altro deficiente che crede di essere una scimmia! Magari fosse stato un posseduto al 100%, invece: avrebbe sicuramente avuto maggiore utilità nella nostra armata. Un soldato disciplinato come un automa! Una macchina di distruzione senz'anima! Che idiota sono stato..."

Il folle però non dava ascolto a questi insulti: tutta quanta la sua attenzione era posta su una delle medaglie che l'ufficiale indossava sul petto, ovvero una piccola stella nera con un opale incastonato al centro. Cercando di non farsi notare, barcollò un po', desideroso di afferrarla al volo.

"... Sì, sono stato un idiota: anche il vostro capitano Artemanno non è perfetto. Non azzardatevi a rimarcarlo però, oppure vi tatuo con la frusta tutti i vostri commenti sulle chiappe".

Artemanno si era spostato un attimo prima, girandosi su stesso, facendo così concludere il tentativo di furto dell'uomo gorilla in un flop. Immediatamente il capitano si rigirò e continuò a camminare, non prima però che l'uomo scimmione fosse tornato nella sua posizione semi-eretta e stesse coprendo le tracce con un rutto innocente.

"Perché dovete sapere che io non sono perfetto, ma ci sono vicino più di qualunque altro sociopatico vostro pari di vostra conoscenza... brutti coglionazzi".

Sbam: un altro tentativo di furto andò miseramente a vuoto.

"E ne ho incontrati di sociopatici, e di razza più bella di tutti voi mesi assieme: ad esempio, a Kumomere, ho guidato un plotone di ex mercenari in fuga da un cartello colombiano preso sotto il controllo da degli alieni mangiacervella. Erano tipi strani e schizzati fino al midollo, ma avevano dei coglioni che li avrei potuto fondere per fabbricarci delle armature... Non come voi, coglionazzi!"

Sbam.

"Ve lo ripeterò sino a quando le mie parole non avranno attecchito nei vostri crani e scacciato i pidocchi che li affittano: voi adesso siete lo scarto dello scarto, un residuo di benzina che neppure una vecchia Duna desidererebbe avere nel serbatoio, coglionazzi!"

Ri-Sbam.

"Fossi nei panni del nulla, mi vergognerei di essere paragonato a voi, coglionazzi!"

Tri-Sbam.

"Fortunatamente, io, il vostro adorato comandante, sono davvero una persona in grado di compiere miracoli: e il mio miracolo sarà quello di trasformarvi dai coglionazzi che siete in vere macchine da guerra!"

Sbam alla quarta.

"E se non riuscirò in questo tentativo, se  mi mostrerò un insegnante incapace, sappiate che mi prenderò tutte la responsabilità della vostra deficienza... dopo aver preso voi, coglionazzi , e gettato nel fiume di lava che scorre poco distante da qui; oppure, anche meglio, vi friggerò come sardine sul campo di forza eretto da Orochimaru che circonda il castello!"

Sbam... Avete capito, no? Insomma... per farla breve, vi scrivo che la situazione andò avanti per una decina di tentativi, altrettanti sbam e ancora di più coglionazzi: neppure l'atmosfera pseudo-fantozziana (con tanto di citazioni, tra l'altro) della situazione riusciva a rendere l'uomo-gorilla più frustrato. Banna (se non avete capito che era lui, compratevi un paio di occhiali da vista) non sapeva più cosa fare, se non ché smettere, almeno per il momento, di afferrare quello stemma sarebbe stata un'idea saggia.

"Clupin... Clupin..." Bisbigliò sotto l'ampio mantello. "Cosa facciamo? Abbiamo bisogno di quella medaglia per aprire una barriera nel campo..."

L'amico goblin, nascosto a mo' di gibbo, si azzardò a sussurrare qualcosa di imprecisato, ma dovette immediatamente fermarsi, poiché il capitano si ancora avvicinato al partner. Questa volta, però, la attenzioni del generale erano rivolte alla finta gobba che portava: incuriosito tastò con forza la schiena del goblin, affondando con forza il palmo dappertutto. Il ladro, sentendo quello specie di schiacciasassi premergli sulla colonna vertebrale, fu dopo poche tastate tentato di emettere almeno qualche rumore; tuttavia, riuscì a controllare se stesso abbastanza da limitarsi ad agitarsi un poco.

L'ispezione del capitano, per usa fortuna, non durò a lungo: questi si dedicò presto a chi, "in teoria", portava la gobba.

"Bene, bene, che gobba abbiamo qui! Molto strana... Sembra fatta di lardo o qualcosa del genere: che c'è, indossi per caso un bustino per tenerti su la pancia, ma che poi è esploso sulla schiena? Bene: abbiamo due effeminati del cazzo in un solo giorno, di cui uno ha pure una gobba fatta di ciccia! Gobbo e palla di lardo: una palla di gobba, insomma! Ho deciso ufficialmente: d'ora in poi sarai chiamato "Palla di Gobba"!

Non si poteva dire se quella sfilza di insulti fosse peggiore per Banna o Clupin; quello che era certo, però, è che fu Clupin a perdere maggiormente le staffe:

"By jove... You trash-talking fool..." Sussurrò il goblin a denti stretti. "May you vomit blood from your dirty mouth..."

"Clupin, non ti ci mettere anche tu..." Lo rimproverò l'omone, sconsolato. "Abbiamo già affossato ogni forma di buona creanza sotto i colpi di un turpiloquio senza precedenti..."

Clupin scosse la testa per un attimo, per riprendersi del tutto. Prese poi un lungo respiro e parlò con molta più lucidità e sangue freddo:

"Hai ragione, amico mio. Ma qui la situazione si complica... se non ricordo male, questo volgare soldattaccio ha la fissazione per la pulizia delle sfere... e se mi ha scambiato per un oggetto rotondo, allora vuol dire che potrebbe anche voler controllare se presento qualche traccia di sporcizia... La fine della nostra copertura, per essere sintetici".

"Cosa facciamo, allora?"

"Ascolta, ho avuto un pensiero nient'affatto male, ma devi agire con tempismo eccezionale affinché vada in porto. Lo vedi il matto con il sombrero alla tua destra? Ora..."

La conversazione si ridusse ad un bisbiglio ancora più flebile, ma continuò quasi come una cantilena. Un paio di matti vicino storsero la bocca udendo un suono simile; il nostro capitano, invece, non compreseuna beata mazza. Quello che però Clupin aveva intuito bene era la fissa di Artemanno, che venne esternata in un altro ordine:

"Palla di Gobba! Ti ordino immediatamente di levarti quel lercio mantello che ti porti appresso e di mostrare la ragione per cui ti ho affibbiato questo geniale epiteto! E se non mi obbedirai entro cinque secondi, trasformerò la sfera che ti porti appresso in un pallone da basket! Uno... due... tre..."

"Uhahahahhaha... Grarrggghhh... Urrrgggh... Blablbblala.... Uhuhahahahah..."

Banna grugnì con lo strano miscuglio di imbecillità e rispetto di prima; eppure, prima di terminare la frase, si accese nei suoi occhi, sia letteralmente che figurativamente, una vispa luce negli occhi.

"Signor... capitano... dei miei stivali!"

In maniera totalmente repentina, lanciò il proprio mantello contro il volto del suo stesso comandante, e Clupin, rivelato ormai alla scena, balzò sulla preda con un soddisfatto Banzai.

"Cosa diavolo... ma che sta succedendo... tradimento.. tr... TRAD... mmmff.."

Il ladro goblin aveva infilato, con un calcio volante, il panno appena lanciato in quella bocca di latrina che aveva il capitano. Mentre questi rantolava, quasi strozzato, gli sfilò dalla giubba la tanto bramata medaglia con un lesto colpo di mano. I matti osservarono questa scena inclinando lievemente il capo e sorridendo in maniera inebetita.

"Caugh.. Caugh... Arrrgghhh!! BASTARDI FIGLI DI CADORNA E UNA TROIA!!!"

Il demone aveva strappato con i denti la stoffa in eccesso, ingoiando il resto del mantello. Clupin, tornato sulla spalla dell'amico velocemente quanto era saltato, zampettò un poco dileggiando il suo avversario.

"Dico a lei, signor Artemanno, che, rispettosamente parlando, lei è un insulto al buon nome delle forze armate , oltre ad essere, mi concedo di dirlo, almeno tre volte più idiota anche del lobotomizzato più grave qui presente. By jove! Dovrebbero strapparle quelle medaglie e fonderle davanti ai suoi occhi per farci qualcosa di più utile: una lattina di birra, ad esempio, sarebbe perfetta..."

Nessuno poteva classificare quanto il capitano stesse schiumando dalla collera: facendo qualche stima, avrebbe potuto riempire quattro damigiane, tre botti e una vasca da bagno con la propria rabbia.

"Grrarrghhh...  IO- VI- SQUARTTOOO!!!"

Agitò in aria , quindi, il bastone come una frusta. Dalla sua punta partì un fiotto di energia che, similmente ad una sferza, schioccò contro il duo. I nostri, tuttavia, erano già pronti ad una simile evenienza, e Banna evitò il colpo catapultandosi dietro al pavido con il sombrero.

Il poveretto, troppo spaventato o distratto per accorgersi del colpo imminente, rimase immobile mentre la sferza calò sul suo enorme copricapo. Nel giro di qualche istante, molta della paglia che formava il cappello si incendiò, mostrando al mondo intero il volto dell'uomo; un volto, che incredibile a dirsi, era quello di un grifone bruno.

"Cosa?!?" Esclamò stordito Artemanno, sorpreso sino all'inverosimile. "Un grifone nella mia truppa? Questa è bella! Uccellino, ti ordino immediatamente di agguantare quei due piccioni che stanno scappando!"

Ma il grifone non lo ascoltò; fissò invece il suo interlocutore con uno sguardo stralunato, eppur pieno d'odio, feroce come quello di un rapace.

"Hai distrutto il mio sombrero... il mio sombrero... il mio sombrero...  IL. MIO. SOMBREROOOO!!!!!"

Ciò che accadde dopo fu troppo confusionario da poter essere descritto in pieno. E' possibile, comunque, comprendere che l'uomo dalla testa di uccello si era avventato sul demone, tirandogli prima un calcio negli attributi, poi beccandolo ripetutamente negli occhi per, in generale, usarlo come un battipanni. Gli altri matti, seguendo il suo esempio, abbandonarono ogni remore e incominciarono a darsi botte da orbi.

La fuga di Banna e Clupin poteva dirsi un vero successo: a loro spettava la fuga e il bottino; al capitano, invece, una degenza al Policlinico Umberto XXL molto, moltoooo lunga...

 

 

*****************



****

"Eeemm... salve, professore..."

La biblioteca del castello era stata ricavata da uno stanzone immenso: conteneva dozzine di enormi scaffali, posizionati in modo simile a delle mura di labirinto. Per queste ragioni, Anko non si aspettava certamente di incontrare, al reparto Erbologia, proprio il suo vecchio insegnante di Storia dei Manufatti Antichi all'Università delle Arti Arcane, l'eccentrico, seppur ai suoi occhi così dannatamente geniale, professor Orochimaru.

Nel vederlo ancora vestito con la sua vecchia toga da docente, nera e ornata da un fazzoletto di seta, mentre prendeva e sfogliava un antico e polveroso tomo, il suo cuore ebbe un sobbalzo. E sobbalzò anche il suo corpo, facendole emettere un piccolo singulto.

Lo studio, accortosene, si girò e, nel vedere Anko, incurvò gli angoli della bocca in un grazioso sorriso.

"Anko! E' passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati. Sono davvero contento di incontrarti qua, in questo tempio del sapere".

"Professore io..." la giovane maga gli rispose. Dall'imbarazzo non riusciva a tenere gli occhi alzati. "Anche io... sono felice di vederla".

"Professore? Dai su..." disse in modo bonario "sai che non sono più il tuo insegnante da circa un anno; da quando ti sei laureata "cum laude" l'anno scorso".

"Ehehehehe... è vero... già... eheheheheh... eheheheheh ..."

L'impaccio portò Anko ad una serie incontrollata di risatine di circostanza, che nemmeno lei riusciva a controllare. In quel momento avrebbe voluto sotterrarsi; eppure, Orochimaru non le fece pesare nulla, e proseguì il dialogo con naturalezza".

"Comunque, il nostro corpo ha bisogno di essere nutrito tanto quanto il nostro spirito. Ho deciso di studiare questo volume riguardante la non-vita".

Mostrò lo strano volume, rilegato una sorta di pelle squamosa, forse di rettile, e ornato ai bordi di una cornice rettangolare in oro massiccio. Dello stesso materiale era inciso il titolo: Tra vita e non vita: i non-morti nella storia di Konohamere.

"E' interessante come libro, specialmente nella precisione e ampiezza dell'analisi. Dì un po'... ti andrebbe di studiarlo e discuterlo alla caffetteria, magari davanti ad un buon boccale di birra di radice?"

"Sì, mi piacerebbe molto".

Anko pronunciò queste parole in maniera totalmente spontanea, né languidamente affettata, né certo come un blocco di ghiaccio. Il professore aveva scelto proprio lei per uno dei suoi studi: chissà in quali meraviglie magiche si sarebbero tuffati... forse anche in quelle di natura molto meno spettacolare, ma non certo meno straordinaria...

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"Argghh... Arrgggh..."

Mentre una scarica elettrica le percorreva il corpo, Anko dovette tornare alla realtà. Alla visione di lei e dell'incontro che diede inizio alla sua storia con Orochimaru si sostituì, a poco a poco, la visione di una cabina, stretta ed oscura. Alla sua vista, meno sfuocata, si offrì la figura di un scheletro non-morto, vestito come un chirurgo durante un'operazione delicata, seppure in maniera orribilmente parodica: la maschera era lacera e contusa e il camice era sostituito da una tunica di lino slabbrata in più punti. I guanti, infine, erano di colore tendente al nero, con tanto di borchie metalliche appena sopra le nocche.

Questo strano dottore, poi, si distingueva dagli esponenti della sua professione per l'arnese che aveva in mano: uno strano bastoncino metallico terminante con una piccola pinza, tra le cui estremità sfrigolava una piccola corrente.

"Bene, bene, il paziente si è svegliato dal mondo dei sogni..."Osservò, osservando bene la vittima con occhi spenti, da vero cadavere. "Sicuramente il paziente ha dimostrato grandissima resistenza mentale e fisica a tutti i trattamenti usati per estrapolare una confessione soddisfacente..."

Anko sorrise, venendogli quasi da sputare. Sentiva dolori in tutto il corpo e l'occhio destro era talmente gonfio da non permettergli quasi di vedere. Non sapeva da quanto stesse durando quella tortura; potevano essere giorni come pochi minuti. Eppure, fu contenta che, rifugiandosi in fantasie migliori, fosse riuscita a mantenere ogni segreto chiuso come si deve.

Lo strano interrogatore-dottore, però, non sembrare turbarsi affatto. Si avvicinò flemmaticamente ad un cassetto aperto alla sua destra, poco distante dalla sedia in ferro dove Anko era incatenata, e vi frugò per un poco. Ne estrasse una strana siringa in simil-plastica, che conteneva del fluido di colore violaceo.

Dopo aver estratto l'ago, lo infilò nelle vene del polso della vittima. Mentre liquido entrava nel corpo di Anko, questa sentì una vertigine bizzarra, una sorta di senso d'oppressione che le sembrava invincibile, e di cui si doveva assolutamente sfogare.

"Il paziente non si illuda di poter sfuggire alla confessione fatale e totale. Quello che le è stato somministrato è siero della verità". Spiegò l'interrogatore in tono asettico, seppur incalzante. " Si consideri onorata che io abbia usata una sostanza così rara e difficilmente reperibile per farla confessare. Adesso, lei sarà costretta a rispondere con assoluta sincerità ad ogni mia domanda.  Per iniziare: dove sono accampate le forze di seguaci della Luce?"

"Ora, non ne ho idea..." Disse Anko, costretta a parlare dalla sostanza che aveva in corpo.

"Allora, paziente, mi riveli cosa sa della loro posizione".

"So che si erano accampati a Nord-Est della Foresta Incantata, ma che avevano in mente di proseguire per le rovine del Castello di Konohamere. Dopo l'attacco di Angmar alla Foresta Incantata, ho perso totalmente le loro tracce".

"Perfetto. Vuole il paziente rivelarmi quale è lo scopo delle forze della Luce, e quali mezzi vorrebbe ottenere per raggiungerlo?"

"Vogliamo distruggere le forze oscure che minacciano e opprimo questa terra, e per farlo abbiamo bisogno della Pietra di Anubi. La Luce aveva prescelto Sasuke Uchiha per tale missione".

Per un attimo la completa mancanza di emozioni dell'interrogatore si sfaldò, mostrando segni di una compiaciuta soddisfazione mentre incrociava le dita.

"Perfetto, assolutamente perfetto... I miei e presto i nostri padroni saranno entusiasti di informazioni così preziose. La ringrazio: mi è stata utile per la causa.. E, giusto per pura curiosità, adesso, come si sente?"

"Effettivamente... mi sento meglio".

Il siero della verità non poteva aver fatto cilecca: Anko era totalmente rilassata e padrona di sé. Persino sorrideva, e ciò scosse l'interrogatore non poco.

"Eh... eh... dica" Iniziò quello a balbettare. "A cosa è dovuta questa sua calma interiore? Ha forse accettato il suo destino".

"Assolutamente no: sono tranquilla, ma solo perché presto fuggirò da qui".

"E... come penserebbe di scappare?"

"Innanzitutto, intrappolerò lei con i miei poteri di manipolazione della natura. Poi aprirò un varco nella nave e fuggirò via. Ma, se mi permette, posso farle io una domanda?"

"Beh... d'accordo". Il dottore era rimasto sorpreso da una richiesta così inusuale; ciononostante, l'aveva in pugno, quindi non trovò ragioni per non dare ascolto alle sue farneticazioni ed inventare menzogne.

"Angmar... è davvero andato via?"

"Sì... il mio signore è volato dalla nave per svolgere compiti di massima urgenza e segretezza. Ma dica: per quale ragione vuole sapere tutto ciò?"

"Perché adesso so che è il momento giusto per una fuga in grande stile, babbeo!"

Un lampo di trionfo si accese negli occhi della strega, mentre lo sguardo del nemico si riempì d'orrore: il pavimento sotto di lui parve deformarsi ed ergersi, come fosse formato di vita propria, sino a generare dei viticci che gli si attaccarono alle gambe, immobilizzandole. Parte di questi rami, inoltre, arrivarono sino ai lucchetti delle catene poste sul retro dello schienale. Infilandosi nelle serrature, le sbloccarono con un clangore strano, liberando la prigioniera.

"Devo dire, dottore, che è stata una chiacchierata piacevole. Spero solo di non farla mai più".  Schernì Anko, mentre si toglieva le catena e si alzava dalla sedia. Osservò le assi di legno che formavano il pavimento ed impose i palmi delle mani verso di esse. In un attimo, il pavimento della nave si deformò, aprendosi come una bocca, creando un' apertura lungo tutta la nave.

"Eh no... no... no.. nonononononononononoNO!"

Il dottore aveva completamente perso tutta la flemma di prima, entrando in un vero stato di panico. Preso da nuova rabbia, generò dei fili di energia dalla mano libera, identici a quelli della Strega delle Zucche, che attecchirono, nel mucchio di bisturi, agli arnesi da chirurgo. Ne alzò così una manciata e li lanciò contro la strega, diretti alla nuca; ella però, senza nemmeno voltare lo sguardo, deformò ancora il pavimento di legno, in modo tale che una nuova protrusione parasse tutti i proiettili improvvisati.

"Cavolo... pure la tecnica di mia sorella, no!" Esclamò. "Sempre tra i piedi mi capita quella feticista delle zucche... Ma non pensiamoci: quello che conta, per ora, è scappare".

 Osservò ancora il buco del pavimento: da esso era visibile , immersa in un cielo crepuscolare, una landa color cenere, intervallata di torrenti e rigagnoli di lava, e a volte da veri e propri fiumi. Su ad uno, più gonfio degli altri, notò un gruppetto di persone navigare in direzione della fortezza.

Amici miei... siete voi... Sì sentì pervadere dalla gioia. Combattete egregiamente la vostra battaglia. Vi prometto che farò tutto il possibile per darvi una marcia in più.

Dei segni neri incominciarono ad affiorare sulla sua pallida pelle ancora una volta, diffondendosi a macchia d'olio. Senz'aspettare che questi coprissero tutto il suo corpo, prese un bel respiro e si tuffò nel vuoto.

 


***************

 

 

"Orbene... direi che stiamo arrivando, amici miei".

La voce di Kukulann, calma eppur stentorea, risuonava nell'aria rovente. Il Demone del grano si trovava in piedi, appoggiato con una mano sulla prua di una barca. Dietro di lui erano seduti Gozu, Sasuke e Sagiri, il quale, vestito da pirata, borbottava strane frasi in gergo marinaresco.

"Arrggh... corpo di mille lapilli! Chi avrebbe detto che avremmo condotto la nostra barca proprio su delle acque di roccia roventi come la bocca dell'Inferno. Grarrgghh!!"

Sasuke sorrise senza nemmeno commentare l'atteggiamento da pirata: in fondo, risultava persino normale rispetto al vortice di bizzarrie e follie da scrittore di fanfiction allucinato in cui era stato trascinato negli ultimi giorni. Non all'ultimo posto risultava in questa ipotetica classifica la sua traversata, compiuta su un vero e proprio fiume di lava a bordo di una semplice imbarcazione di legno; su di essa, tuttavia, era stato spalmato il miracoloso olio di Gamabunta.  Il calore della roccia fusa si avvertiva con forza, ma, grazie alla protezione data dalla sostanza che avevano spalmato circa dappertutto, se stessi inclusi, non era comunque letale.

"Hai ragione, Sagiri". Affermò Kukulann, più serio. "Ad ogni minuto che passa, il flusso di questa lava ci sta portando sempre più vicino al Castello di Konohamere, dove le forze nemiche brulicano e spargono devastazione ogni dove. A giudicare di ciò che dalle informazioni che ci hai mandato, Gozu, direi che la fortificazione è circondata da una flotta di navi volanti, che ancora proseguono il bombardamento".

"Esattamente". Confermò Gozu. "Una flotta gigantesca è stata allestita per la distruzione del castello, mentre un esercito di demoni, non-morti ed altre mostruosità del genere pattuglia la piana circostante. Fortunatamente questo varco naturale, circondato da lava, non dovrebbe avere guardie o spie... ma stiamo bene il guardia: non abbiamo comunque idea di cosa ci possa aspettare".

"Arrrrgghhhh!! Non vi preoccupate, amici miei!" Rise Sagiri, ben più gioviale nella sua parte di pirata. "Adesso che sono un capitano ufficiale con tanto di attestato, posso esservi di ancora migliore aiuto. Dunque... vediamo un poco..."

Ritornò ad un atteggiamento più serio e controllato mentre alzava la benda. Le rune del suo occhio magico parevano brillare.

"Mmmm... sul lato orientale non vedo spie o nemici nei paraggi; oltretutto, non mi pare di rivelare ostacoli naturali lungo il nostro tragitto. Per essere del tutto sicuro, però, mi servirebbe una panoramica anche del lato occidentale. Sasuke, Al Kyubi, non è che potreste usare le vostre visuali a tal scopo?"

"Assolutamente sì". Annuì il nobile, con il proprio Sharingan attivo. "Sempre però che mister brontolo che non scuce più una parola sia d'accordo..."

"Io può essere depresso, ma no sordo". Rispose il genietto, acido. "Comunque, io no ha percepito presenze negative. Tu comunque guarda tutto, se ti pare".

"Lo farò... maleducato del cavolo..."

Sasuke era piuttosto amareggiato, se non addirittura arrabbiato, che il suo ciarliero amico si fosse trasformato, tutto d'un tratto, uno scorbuto petulante. Purtroppo, tempo per curare le relazioni interpersonali ne aveva poco: per ora, si doveva occupare di osservare eventuali nemici.

Concentrò la propria visuale sulla parte orientale, cercando di cogliere il benché minimo movimento, ogni più piccola intrusioni. Sembrava, inizialmente, che questo suo sforzo gli stesse provocando un capogiro e delle strane allucinazioni luminose; tuttavia, dovreste aver capito che si trattava di un viaggio oltremondano verso la Sala degli Eroi.

"Cosa... cosa..." Si domandò il nobile chiese sempre più incessantemente. "Cosa accadrà adesso?"

Mentre rimuginava pensieri e faceva ogni possibile congettura sul dono e il donatore che avrebbe incontrato, osservò che l'oltretomba appena materializzato sembrava più luminoso che nelle ultime visite. Camminando nelle antiche sale, andò alla ricerca di questa strana fonte di luce.

La trovò alla fine del lungo corridoio delle raffigurazioni di eroi. Era bianca e informe, simile ad un sole acceso. Da questa parve partire una voce che Sasuke riconobbe immediatamente: era dello stesso timbro caldo che aveva udito alla Foresta Incantata, e che gli aveva dato forza quando tutto sembrava perduto.

"Eravate voi... Sempre voi..." Realizzò, talmente attonito da restare con gli occhi spalancati. "La Luce... siete voi..."

"Esattamente, Sasuke". Rispose la Luce. "Ora, è arrivato che io e te facciamo qualche discorsetto. Ma forse questa forma è troppo bizzarra per un mortale..."

La forma globulare della Luce si deformò, divenendo al contempo meno luminosa. In un lampo, i due videro seduto sul trono un enorme omone dalla pelle candida, con i vestiti da vichingo, specialmente per la pelliccia e i pantaloni in pelle (e pelliccia) di orso polare.  Indossava poi un elmo da guerra, terminante con due vistose corna di toro e due paraocchi che, effettivamente, parevano renderlo cieco.

Non potendo fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato meno bizzarro parlare con una sfera infuocata, ma tenne le proprie considerazioni per se e si inchinò con estrema reverenza.

"Signore di tutti i miei signori, sono onorato oltre ogni dire di fare la vostra conoscenza di persona... io... un..."

"Un patetico codardo molliccio senza spina dorsale, che effettivamente trova il mio costume da vichingo ridicolo?" Lo interruppe il dio, in maniera talmente brusca da lasciare lo scheletro esterrefatto.

"Ma... ma... come? Come?"

Luce interruppe questo balbettio alzando la mano in modo imperioso.

"Sono una divinità semi-onnipotente in grado di tenere in riga non hai idea quanti mondi nell'intero universo, e credi che non riesca a leggere nel pensiero di chi ho di fronte? Qui, poi, siamo nel mio regno, dove sono al massimo del mio potere; non certo come sul vostro pianeta..."

"Non siete al massimo del vostro potere?" Chiese Sasuke, notevolmente incuriosito.

"Sì..." Rispose l'interlocutore, abbassando il braccio con svogliatezza. "Esistono leggi universali che impediscono a me e mio fratello di avere pieno potere sulla realtà; non ci fossero, e l'universo intero finirebbe divorato da un'apocalisse senza fine. Brutta prospettiva, no? Ma non è dei miei problemi che stiamo parlando: è di te che tutti devono dire. Vedi, Sasuke, la gente ha una brutta opinione, sul tuo conto". L'essere si alzò dal proprio scranno, avvicinandosi all'interlocutore; invece di camminare, però, levitava leggero nell'aria di quello strano paradiso. "Io, però, sono leggermente diverso: certo, penso anche io che, senza il mio aiuto e quello di tanti altri, non saresti avanzato di un palmo dal tuo tragitto; tuttavia, chiamarti Faccia da Bersaglio mi sembra una cosa un poco eccessiva... ma nemmeno tanto..."

"Faccia da Bersaglio?"

In quel momento Sasuke rifletteva mentalmente su chi, vivo o morto, avesse potuto affibbiargli un nomignolo del genere; venne quasi subito interrotto dalla Luce, però, che proseguì.

"Sì, sì, Faccia da Bersaglio, Monocolo Ridicolo, Demente Camminante... Strano che nessuno ti abbia mai chiamato così: io lo faccio sempre! Ma bando a queste idiozie: posso dirti che, come al solito, le tue peripezie stanno tutt'altro che per concludersi; anzi, ti dico che il peggio deve ancora venire..."

"Perfetto..." Il nobile abbassò le braccia e levò gli occhi al cielo (anche se non ve ne era bisogno). "Avete anche il potere della preveggenza?"

"Posso vedere stralci di futuro. E quello che ho visto è un mare di guai... e di ottima salsa chili, se tornerai vittorioso. Se però hai già fame di roba piccante, questo ti aiuterà a scaldare la situazione..."

L'essere luminoso toccò con il palmo delle mano la cassa toracica dello scheletro, in prossimità di dove era collocato il cuore. Sasuke avvertì un calore fortissimo, ma piacevole come quello di un abbraccio, pervadergli ogni fibra ossea del suo corpo. Il suo stesso corpo si illuminò quasi della stessa lucentezza della divinità di fronte, quanto più l'energia si faceva forte. In un attimo, un getto di luce sfrigolò dalle mani, generando, per un istante, un bagliore.

"Ma cosa..."

Sasuke non riusciva a capacitarsi del suo cambiamento, se non che non fu estremamente repentino; in un attimo, tutto ritornò normale, con Luce che lo "guardava" nell'occhio.

"Hai ricevuto molti e importanti aiuti nella tua missione, ma di altro ancora hai bisogno: questo è parte del mio stesso potere divino, quello di incanalare la tua energia nelle mani in energia luminosa. Si tratta di un'arma perfetta per friggere demoni, sebbene non ti consiglierei di usarla sul bucato: lascia brutti segni di bruciato".

"Io... io... non trovo parole". Il nobile si inchinò ancora, in segno di rispetto. "Vi ringrazio infinitamente per la vostra benevolenza".

"Aspettate... Io pensa che qualcosa non torna... qui tu sa... tutto...? Anche quello...?"

Fu Al ad uscire dal proprio silenzio, questa volta, e lo fece alludendo a qualcosa di misterioso mentre si grattava il mento. Sasuke roteò l'occhio nella pupilla, non comprendendo nulla; la Luce, da parte sua, aveva invece afferrato al volo ciò che il genietto intendeva.

"Se per caso mi stai chiedendo se le tue supposizioni sono corrette, allora è così. Il pericolo che dovrete affrontare sarà proprio quello..."

"Proprio quello? Proprio... quello?!?" Al torse gli occhi ed indietreggiò, tremando dalla collera. Poi continuò, inveendo:

"Che razza di dio semi-onnipotente è tu? Tu ha gettato noi in braccia di morte! Noi no ha possibilità contro nemico del genere, se è veramente Isaribi!"

"Isaribi? Ma, rispettosamente parlando, potreste smetterla tutti e due di parlare per enigmi e rivelarmi una buona volta cosa diavolo sta succedendo?!?"

La richiesta di Sasuke, formulata con scarsa pazienza, smorzò la litigata. Al sospirò e ricominciò a parlare con più calma.

"Immagino che ora io debba rivelare a te tutto: vede io lasciato te all'oscuro perché non volere preoccupare voi inutilmente, ma io... aveva terrore che noi è condannati. Tutti condannati. Vedi... Isaribi no è essere umano".

"Non è un essere umano...? Ma allora... cosa è?"

"Titano del Mare, per la precisione". Spiegò meglio la divinità. "Una razza di creature magiche dotati di poteri immensi, in grado di assumere sembianze umane. L'obbiettivo di Angmar era quello di catturarla per poterne usare le furia distruttiva; obbiettivo che è riuscito a raggiungere..."

Tutto il discorso sulla vera natura di Isaribi apparve chiaro come il sole. Senza riuscire ad emettere nemmeno un suono dalla bocca, il nobile indietreggiò rantolando.

"Isaribi.. una c-creatura simile... è qualcosa che non avrei mai immaginato..." Balbettò, sbigottito sino a barcollare. "E adesso... Angmar ha il controllo su di lei?"

"Esattamente. Tuttavia, non tutto è perduto: ricordatevi che il male si ritorce sovente su se stesso, specialmente chi lo compie è un traditore compulsivo assetato di potere. Quello che avrebbe potuto essere uno scacco matto per la nostra causa potrebbe, invece, rivelarsi un colpo di fortuna senza precedenti. La situazione non è grave come tu ritieni, Al".

"Grazie al cielo..." Il genietto cadde all'indietro nel cranio del suo ospitante, con un tonfo sordo, sospirando. "Per un attimo, io aveva pensato di bloccare nervo ottico di Sasuke per impedirgli di combattere essere magico".

"Ehi?!? Brutto figlio di una..." Gli ringhiò contro lo scheletro, inviperito al pensiero di fare la fine del Cieco di Sorrento senza Sorrento.

"Tu no tocca mia madre con petalo di fiore di loto, CAPITO?" Gli rispose Al Kyubi per le rime.

"Senti, non incominciare, che dopo che ti sei comportato in maniera così cafona, io..."

"BASTA. TUTTI E DUE".

Il tono di voce possente e roboante della Luce, reso ancora più efficace da una sapiente dose di aura di potere puro e riverbero da voce divina, congelò i due all'istante.

"Bene... discuterete a dopo, ragazzi: ora, occupatevi della sfida imminente. Buona fortuna... e mirate al collo".

Le ultime parole della Luce furono a malapena udite: il vortice luminoso che aveva portato il duo nel paradiso offuscò l'intera visuale con un celestiale sfavillio.

Il ritorno durò un battito di ciglia, sebbene la canoa avesse viaggiato senza di loro per un tragitto considerevole: le correnti laviche nel punto navigavano si erano fatte molto meno forti, rendendo agevoli le condizioni per un imbarco.

I due osservavano l'imbarcazione  avvicinarsi ad una riva, spinta da Kukulann, che utilizzò la falce a mo' di remo. Poco dopo, quando erano ormai arrivati, la barca si incagliò, probabilmente su una roccia a pelo del fluido rovente.

"Perfetto, ragazzi". Disse il Demone del Grano. "E' ora di scendere giù. Mi raccomando: olio o no, non vi consiglierei di mettere i piedi nella lava fusa..."

Rapidamente, tutti scesero dalla barca e poggiarono di nuovo i piedi sul polveroso terreno. Il gruppo avanzò in questo breve spiazzo, per poi infilarsi in un tunnel di roccia stretto quanto ripido, da cui si poteva vedere solo il cielo sanguinante.

Mentre tutti attraversavano questo corridoio naturale delimitato da strapiombi, ricordi vecchi di secoli assalirono Sasuke, ma vivi come se fossero di un giorno fa': si ricordava di quando era piccolo e giocava sempre a nascondino con Itachi, o quando usava questa via per fuggire dal Sergente Istruttore.

Nella sua mente non poté che figurarsi l'immagine di lui, di circa otto anni, accoccolato su una roccia, mentre il fratello maggiore, già tredicenne, fingeva di non trovarlo...

"Itachi..." sussurrò, gonfio di tristezza e commozione "ora sono davvero pronto: posso essere un eroe... come te..."

Tornò, però, subito in se, capendo che il loro viaggio era concluso. Alla fine del corridoio, dove esso si allargava ad imbuto, vi era un'entrata incastonata nella parete del burrone. Essa consisteva di una semplice porticina, i cui battenti, così come il pomello, erano corrosi dalla ruggine.

Il Demone del Grano fu il primo ad avvicinarsi all'ingresso. Dalla stessa paglia che componeva il suo corpo estrasse lo stemma a forma di stella nera.

"D'accordo, Clupin, è il momento di vedere se il tuo tocco magico ha funzionato ancora..."

Portò in avanti la medaglia, avvicinandola lentamente, ma in maniera costante alla porta. Arrivata a pochi passi dalla porta, provocò una reazione incredibile: una barriera sottile e quasi totalmente trasparente si manifestò agli occhi di tutti; un velo che ricopriva interamente l'entrata per poi immergersi nella roccia, segno che seguiva perfettamente il perimetro del castello.

Comprendendo bene di essere sulla strada giusta, Kukulann sporse ancora di più il manufatto. Quanto più si avvicinava, quanto più la barriera pareva indebolirsi; pochi passi dopo, ed essa si ritrasse magicamente, lasciando il portone libero.

"Ecco fatto. Ora possiamo entrare... Seguitemi: l'ultimo frammento di Pietra di Anubi è qui vicino".

Senza dire una parola, i guerrieri incominciarono ad avanzare verso l'entrata del castello. In un attimo, però, vennero interrotti da un ruggito improvviso, un mostruoso bramito che pareva essere quello di Godzilla con alcuni echi di Darth Vader.

"Non è possibile..." Gozu sbiancò mentre gli echi di questo rumore si affievolivano. "Ragazzi, devo confessarvi una cosa, riguardo Isaribi. Lei è..."

"Lo sappiamo già". Troncò Sasuke. Era teso come una corda di violino, ma non si permettere distrazioni di alcun genere.

"Giusto". Gli fece eco Kukulann. Poi si avvicinò alla porta e le tirò contro un rapido calcio frontale, spazzandola praticamente via in un mare di schegge.

"Quello che vi basti sapere, se l'intuito non mi inganna, è che i guai che ci aspettano sono grossi; tuttavia, è necessario andare avanti... per il bene di Konohamere. Andiamo".

L'intero gruppo annuì come una sola persona, pronto ad affrontare tutto ciò che quell'antica fortezza fosse capace di scagliarli contro; e non solo quella...

 

 

***************

 


Angolo dell'autore: altra caccia alla citazioni, segnalate in corsivo. Una, però, la devo rivelare: il By jove di Clupin è un'ispirazione degli Aristocratici, fumetto di Ferdinando Tacconi. Inoltre, lo stesso nome Clupin è una fusione tra il famosissimo ladro Lupin e lo zingaro del Gobbo di Notre-Dam, Clopin. Per il resto, se la volgarità di certi dialoghi vi ha offeso, vi chiedo scusa. In mia difesa, vi dico che Hartman non è Hartman senza un po' di insulti da caserma...

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Capitolo 26
*** Le Rovine Infestate (in salsa Kajuu e bollito di botte!) ***


Le Rovine Infestate (in salsa Kajuu e bollito di botte!)

 

 

Con un rombo assordante, una palla di cannone aveva sbriciolato la sommità del torrione principale, scoperchiandola. I frammenti del bastione erano crollati nel cortile principale, dove, ad attenderli, vi era un lago artificiale di lava. Il capitano, dalla prua, godeva dello stupendo lavoro della propria flotta: le palle di cannone tuonavano con fragore sempre maggiore, portandosi via, ad ogni colpo, sempre più parti di muratura. Anche il vulcano, irretito da questo assalto, pareva gorgogliare e ruggire, vomitando lava come una bastia affamata.

"Forza, branco di ceffi d'acqua!" Ordinò il secondo di Orochimaru ai serventi. "Mirate lì, alla bandiera!"

Pur sapendo che non potevano vederlo, Kimimaro puntò con la propria spada una lunghissima asta, che svettavano in altezza sulla cittadella. Su di essa era collocata un'enorme bandiera di stoffa, grigia e lacera, su cui era a mala pena riconoscibile il vortice inscritto in una foglia: il simbolo del regno di Konohamere. 

Da sotto la coperta si udirono tintinni di ossa in segno di approvazione, e immediatamente partì un'altra palla. Il colpo trapassò in pieno il simbolo, squarciando profondamente la stoffa.

"Colpo perfetto, ragazzi!" Ruggì il capitano, trionfante. "Sento odore di licenza per un bel po' di voi... E voi, lord Orochimaru, cosa ne dite di un colpo da maestro?"

Mentre l'intera nave rollava  dalle grida e gli schiamazzi di giubilo, lo stregone, appoggiato sulla balaustra del ponte, rimaneva inerte. Accanto a lui volteggiava in aria il dio oscuro, che lo scrutava con sguardo enigmatico.

"Orochimaru... cosa hai?" Chiese questo al proprio discepolo.

"Nulla... nulla..." Rispose quello, voltandosi ed appoggiandosi sul bastone. Eppure, dal suo tono di voce, era evidente che vi fosse qualcosa che stesse tormentando l'animo di Orochimaru. Il suo signore comprese al volo che doveva trattarsi di quella strega che i suoi sgherri stavano interrogando. O non più: focalizzando la propria divina visione nella zona circostante, avvertì il buco fatto proprio sotto di loro e l'anima della maga volare via.

"Orochimaru... se è per la strega che ti stai preoccupando, allora placati: ho avvertito la sua presenza fuggire da questa nave e dirigersi verso le rovine del castello".

"D-Davvero? D-ove è? Dove è? Dove è?!?" Balbettò lo stregone, ritornando sulla balaustra e scrutando l'aria sottostante con frenesia febbrile. Dentro di lui non sapeva davvero se essere inviperito oppure, in fondo, sollevato.

"Calmati, Orochimaru, per la ragazza: per ora, abbiamo cose molto più importanti a cui pensare. Ascolta bene, perché non abbiamo molto tempo..."

"Non... abbiamo... molto tempo?" Chiese il negromante, intuendo, dalla tono di voce del proprio signore, un pericolo incombente. "Cosa volete dire?"

"Prima di tutto, sappi che nel castello è nascosta una reliquia dai poteri immensi, che potrebbero consegnarci questo paese su un piatto d'argento. Ho mandato degli scout  a recuperarla, nel castello; tuttavia, non siamo i soli alla ricerca di tale manufatto..."

"Non siamo soli? E... che è altro è? Cosa state dicendo...? Ma da quanto tempo...?"

"Non abbiamo tempo per le domande, mi pare di averlo già detto". Troncò la divinità, con voce tagliente, tutte le domande di uno stregone sempre più confuso. "Ascolta, deve radunare a te tutta la tua forza: un nuovo nemico si sta avvicinando... Arriverà qui a momenti".

D'un tratto, un ruggito spaventoso eclissò ogni altro rumore proveniente dalle rovine, seguito dal tuono di diversi passi ad oriente. Con il rumore che gli rimbombava nelle orecchie, Orochimaru voltò lo sguardo.

Ciò che vide fu tale da terrorizzare persino lui, uno stregone che lavora costantemente con cadaveri ambulanti e dei malefici. Una figura colossale, alta più del castello stesso, si avvicinava lenta ma inesorabile al galeone capitano. L'essere aveva le fattezze simile a quelle di una donna umana, seppure ricoperta da squame verde pallido. Era anche munita di una coda lunghissima, da anfibio, collegata ad una cresta che gli arrivava sino al cranio. Il viso della creatura, che pure era ingentilito da fattezze giovani, era illuminato da due occhi ferali, che sfrigolavano di fulmini blu; della stessa lucentezza brillava, in lontananza, un piccolo marchio posto sul suo collo.

"Per l'amor di tutti i demoni, gli dei, i cieli, gli inferi e i purgatori". Lo stregone ebbe il fiato di mugolare appena, riuscendo persino nell'impresa di apparire più bianco cadaverico di prima. "Cosa v-vuole quel c-coso?"

La creatura, quasi rispondendo a tale domanda, ruggì stringendo le mani, palmate, in degli enormi pugni, e sferrò un gancio micidiale al galeone più vicino, frantumandolo come fosse un cereale integrale. Una miriade di schegge, cordame e armamenti volò nel cielo, accompagnata da non-morti che gridavano Arrgghhh tra l'ebete e il marinaresco tipico.

Il capitano Kimimaro, talmente scioccato da far cadere la lama sul piede (fortuna per lui che era un non-morto, altrimenti sapreste che urla), urlò i propri ordini con tutto il fiato che aveva in gola:

"Cosa diavolo state aspettando?!? Teste di pesce marcio, scaricate tutta l'artiglieria che avete su quel mostro! Se non lo riduciamo noi in un colabrodo, quello ci fa' a polpette! Fuoco sul Kappa! Fuoc..."

"Risparmia il fiato, capitano". Lo interruppe la divinità oscura. "Le armi a bordo della nostra flotta non sono minimante capaci di buttar giù un Titano del Mare. Il fuoco del cannone non gli darebbe più fastidio di una punta di zanzara".

"I cannoni... ZANZARA?!?" Strillò Orochimaru, con la voce più alta di un paio di ottava per il panico che lo attanagliava. "Ma allora... siamo tutti MORTI!! MORTI!! MORT...."

Lo sguardo dell'Oscurità, non meno feroce o intimidente di quello del Titano, costrinse lo stregone a tornare in se quel tanto che bastava per non tingere i pantaloni.

"Orochimaru", continuò "i nostri cannoni non potranno fargli del male, ma abbiamo un'arma effettivamente capace di sconfiggere un bestione di quel calibro".

"E... quale... sarebbe?"

"Tu, stregone: il potere che è nel bastone ti darà la forza per combattere questa nuova minaccia. Diciamo che un dono "extra" che ti ho fatto".

"Sconfiggere quel coso...? Con il potere che mi avete concesso? Ma come...?"

Il negromante non sapeva cosa dire o pensare: certo, i potere del suo signore erano immensi, ma un mostro magico corazzato che avrebbe potuto mangiarsi una casa in sol boccone era... sempre un mostro magico corazzato che avrebbe potuto mangiarsi una casa in sol boccone: mica bruscolini!

"Emmm... mio signore... ma siete sicuro che il vostro dono mi darà... la forza sufficiente? Voglio dire: avete visto quei denti, quegli occhi, quella stazza..."

"Mi hai preso per cieco, per caso?" Rimbeccò il dio con un sarcasmo feroce. " Conosco sin troppo bene la minaccia che tu dovrai affrontare. Normalmente, avrei pensato che sarebbe un suicidio affidare a te missioni del genere; tuttavia, la scelta a disposizione che ti impedirebbe di fare la fine di un antipasto è piuttosto scarsa..."

"Non c'è... proprio altro... modo?" Provò a replicare lo stregone, mentre la voce si sfiatava sempre di più. "Angmar... ad esempio...  Dove è finito... Angmar? DOVE E' FINITO QUELLO SCHIFOSO MANGIAPANE A TRADIMENTO PIU' INUTILE DI UNA CAFFETTIERA INTASATA?!?"

Alle urla isteriche di Orochimaru, il signore del male espanse il proprio corpo gassoso, fino a che la sua aria gelida non toccò  il collo dello stregone.

"Ascoltami bene, piccolo stregone, e non andare nel panico. Ad Angmar ci penseremo dopo. Ora, le opzioni sono due: o te la vedi contro quella mostruosità che sta devastando la tua flotta in questo momento, oppure te la dovrai vedere con me. Cosa preferisci: che il Titano del Mare abbia solo la possibilità di pasteggiare con la tua carne rimmellata e liftata, oppure che io, sicuramente e inequivocabilmente, mi faccia uno spuntino con la tua anima?"

Orochimaru osservò prima il mostro gigantesco che azzannava una delle sue navi, poi il suo signore irato come un'Erinni a pochi centimetri dal proprio volto. Guardò prima il colosso che triturava l'imbarcazione con le proprie mascelle, poi gli occhi infernali dell'Oscurità accendersi come delle fiamme. Girò volto ancora sul gigante che faceva a pezzi un'altra nave con una karate chop, poi l'Oscurità, poi il gigante che ne stritolava altre due come biscotti, e ancora l'Oscurità, poi il gigante che ululava a gran voce il suo nome, e l'Oscurità per un quarta volta...

Insomma, andò avanti di questo ritmo con Orochimaru sempre più convinto che perdere l'anima non fosse, in fin dei conti, una così grossa sventura.

"Mio signore, ho riflettuto pienamente sulla vostra scelta, e, dopo una lunga quanto ponderata riflessione, devo concludere che..."

Prima che lo stregone terminasse la frase, il dio oscuro spalancò la bocca innaturale. All'interno di esso il negromante osservò l'Inferno, con tutti i tormenti, le anime che urlavano tra le fiamme e demoni sghignazzanti. Da quella cavità spuntò un forcone, che andò proprio a trattenere il collo dello stregone.

"Ho... constatato che la vostra offerta è quanto mai giusta, equa, generosa, allettante e priva di una qualsivoglia contropartita. Bestia assassina, sto... glom... arrivando..."

Il forcone dall'Inferno si ritirò nella bocca del dio oscuro, seguito dall'intera visione oltremondana. Soddisfatto, il dio oscuro sogghignò e voltò la propria forma aeriforme.

"Perfetto: come dico sempre io, con le buone maniere si ottiene tutto. Ora, medita attentamente su quel bastone e concentra le tue energie. Il mio potere farà il resto. Buona fortuna, stregone!"

"Sì, lord Orochimaru!"  Incitò, esultando, Kimimaro, che nella foga aveva alzato la spada portandosi appresso piede. "Distrugga quel pesce troppo cresciuto! Gli arpioni bene i punti dove non batte mai il sole e lo sventri da capo a piedi; poi, con la pelle ci faccia la cartavetrata; con le ossa ci costruisca xilofoni, arroti i coltelli e le triti per farci il pane; con le budella ci faccia il lardo e degli ottimi Hugghies; con il cervello ci faccia spremute; con la cresta ci addobbi la casa; con gli occhi rifaccia tutto l'impianto elettrico della casa; con il cuore..."

"Ho capito. HO CAPITO! Di matti con la mania per l'enumerazione macabra questa fiction ne ha vista abbastanza". Orochimaru lo zittì, brusco. Lo stregone si avvicinò lentamente a poppa, esitando ad ogni pazzo. Poco distante da lui, il Titano interruppe per un attimo la sua carneficina, ed alzò l'enorme capo. Avidamente, scrutò l'aria circostante con le sue enormi narici, fiutando qualcosa o qualcosa.

Individuò presto quel qualcuno: rivolse il proprio volto, devastato da una furia che un essere umano non avrebbe mai potuto comprendere, verso lo stregone, e gli ruggì contro, modulando anche parole in una lingua comprensibile agli umani.

"Grarrggh!!! Oro-chimaru... distruggere! DISTRUGGERE!!!"

Lo stregone ormai sudava ghiaccio secco, ma comprendeva bene che non poteva più ritirarsi. Chiuse, allora, gli occhi e strinse con forza il proprio scettro incantato, provando a richiamare tutto il potere possibile.

"Ti prego scettro incantato dammi la forza di sconfiggere quella specie di colosso che mi trova tanto tanto appetitoso sono troppo giovane ed attraente per morire aiutami aiutami..." cantilenò tutto d'un fiato.

Quasi a rispondere a quest'invocazione, dallo smeraldo che ornava il bastone si diffuse una nebbia verdastra, acre e densa, che avvolse totalmente il portatore in una sfera.

"Sta funzionando... STA FUNZIONANDO!!" Urlò il mago dalla gioia, mentre avvertiva un potere mai provato penetrargli nelle ossa. La divinità oscura, vedendo tutto ciò, ghignò compiacendosi.

"Perfetto, mio discepolo. Ora, però, la tua nuova forma è un tantino ingombrante per questo nuovo potere..."

"Cosa volete dire? Non vi sento". Disse Orochimaru, mentre dallo scettro partivano ondate di potere oscuro.

"Vedrai... chiudi gli occhi..."

L'Oscurità, tramite il suo fumo, generò un tentacolo di consistenza solida. Senza dire altro, diede un colpo alla sfera di potere oscuro dove era contenuto il suo discepolo. Questa volò via dalla nave, per precipitare al suolo, sotto gli occhi attoniti del capitano Kimimaro.

"Mio signore...! Cosa... avete fatto?!?" Esclamò dalla preoccupazione, fiondandosi sulla balaustra.

"Rilassati, mio fido capitano". Gli rispose il dio oscuro, pacato. "Ora dal nostro uovo uscirà una gallina dalle uova d'oro... Grosse uova d'oro, tanto pericolose..."

Le potenze malefiche che avvolgevano lo stregone parvero sorreggere la sfera a mezz'aria, mentre questa si crepava. Vedendo ciò, a Kimimaro uscì fuori dalle orbite l'occhio, mentre il suo pappagallo, rimasto sempre silente, incominciò a gracchiare:

"Craaa... Forse è momento che davvero Orochimaru salvi noi da mostro infernale... craaa!! Orochimaru è potente... craaa!!! Orochimaru è invincibile... cra!!!"

Tuttavia, poiché nessuno lo stava vedendo, appoggiò le ali su zone che immagino abbiate capito quali fossero, ma che non posso menzionare, e le grattò...

 

**********

 

 

Sin dai tempi dell'antico regno di re Sarutobi, il cortile più esterno della cittadella di Konohamere era pressoché identico ad un vero e proprio paesino in miniatura. Rudimentali casette,costruite con tronchi smussati legati alla buona e con tetti di paglia finemente intrecciata, costeggiavano le cinta murarie più interne, che impedivano l'accesso alla rocca principale ad eventuali nemici. Al di fuori di esse erano collocati piccoli orticelli di terra smussata dove si coltivavano patate. Spesso tra una casa e l'altra erano stati eretti casolari più grandi e spaziosi, adibiti al bestiame, vicino a dei piccoli pozzi in muratura collegati ad un lago sotterraneo, nel cuore della montagna. Vicino alla cinta muraria esterna, invece, venivano interrate rudimentali bancarelle, alternate a depositi a cielo aperto di olio bollente e munizioni varie.

Questa situazione, in realtà, era rimasta invariata fino a qualche giorno fa (altrimenti non sarei potuto essere così preciso), dato che una popolazione contadina aveva continuato ad abitare questa parte delle fortezza. E difficilmente qualcuno li avrebbe sloggiati, se non fosse venuto l'esercito dell'Oscurità ad invadere il posto, e senza nemmeno un'ingiunzione di sfratto, per giunta. Ora di quel quadretto rustico non era rimasto che qualche tugurio mezzo bruciato dalla lava, che tappezzava il terreno in pozze di varie ampiezze.

In mezzo ad una coltre di fumo, prodotto da legno in fiamme e da altri frutti della terra, numerosi villici erano imbavagliati e legati come salami, a ginocchioni sulla sommità delle mura esterne. Dietro di loro, svolazzava uno strano essere, una gigantesca falena, nera e dagli occhi sfavillanti come tutti i Demoni delle Ombre. Al posto delle zampette da insetto, la bestia era munita da corti, ma robusti, tentacoli di polipo, che si agitavano da tutte le parti, a volte sfiorando anche villici. L'essere sorvolava tutta la parte superiore delle mura, e canticchiava una strana canzone muovendo ritmicamente le mascelle.

"Sotto la lava canteròòò... sotto la lava canteròòò...e se mi fate incazzareee, dentro la lavaaa vi getteròòò..."

I prigionieri scossero la testa all'unisono, maledicendo il fatto che non gli avessero imbavagliato le orecchie, tanto quel maledetto non prendeva una nota nemmeno a sparargliela in fronte. Uno di loro, un tipo pingue dalle ganasce particolarmente forti, morse il panno che gli teneva bloccato la bocca e lo lacerò. Potendo così aprirla, sputò dei brandelli di stoffa ed incominciò a strepitare.

"Ahò, ma sto' qua canta in modo così teribbile che è mejo 'na macina arugginita mentre sta a strepità Amanna Liir con n'rospo in gola... Che poi nun so manco chi è sta' Amanna Liir..."

Il falenone, accortosi di avere un pubblico poco attivo, afferrò il contadino con un'appendice e lo portò davanti al suo volto da lepidottero, accarezzando con le lunghe antenne membranose.

"A te non piace il mio c-canto, f-forse? So-fe-li-ma-sol-ra-di-so!" Modulò, inferocito. "E' un oltraggio senza pari! Nessuno può odiare il mio canto: il canto è l'arte s-stessa degli dei, ed io Papillio Caruso son-no il d-dio dell'arte c-canora! So-fe-li-ma-sol-ra-di-so! Vill-lico ingrato! Ora io ti farò assaggiare lo s-stesso destino di Aida, che viene bruciata da viva da Scarpia perché glielo aveva ordinato la Principessa Turandot".

Non sapendo quanto fosse fortunato ad avere davanti un interlocutore che capisse di opera lirica quanto un cavolfiore, il falenone emise uno stridio ancora più cacofonico, per poi scagliare il malcapitato sbraitante dentro una pozza di lava a lui vicina.

Come da tradizione nei più beceri film d'azione, proprio un attimo prima che il poveretto finisse con la capoccia flambé, venne portato in salvo da uno sconosciuto talmente veloce che se ne vide unicamente l'ombra.

"Cosa...?" Tra i prigionieri sorse un mormorio, mentre la mostruosa falena, in preda ad una totale confusione, agitava la ali variopinte.

Un istante dopo, sentì un braccio al tatto pruriginoso stringergli il collo. Girò il più possibile il collo, mentre del pagliericcio gli finiva nell'occhio, per scoprire chi osava prenderlo alle spalle; quello, però, si rivelò immediatamente.

"Sei vuoi conoscere chi, in questo momento, ha la tua cartilagine in pugno, allora ti rivelo subito che è il tuo vecchio incubo peggiore, scarto da balera".

"Ku-kulann?" Realizzò l'insetto con orrore. "Cosa vuoi? So-fe-li-ma-sol-ra-di-so... Infido serpente! Non è stato già abbastanza voltarci le spalle dopo la distruzione di Samarcanda?"

"E' stato più che abbastanza... per voltarvi le spalle, si intende". Gli rispose il demone del grano, duro, stringendo l'arto attorno al collo della bestia con tanta forza da farlo rantolare.

"Maledetto... traditore... cough... e stupido, oltretutto. Avresti potuto essere un dominatore; avresti potuto garantire al tuo popolo una terra sicura, più grande e potente dei Caraibi da cui sono stati cacciati gli Inca nel Rigoletto; avresti potuto a-attingere alla stessa essenza della divinitààààà... So-fe-li-ma-sol-ra-di-so! E hai abbandonato tutto per una tubercolotica cronica ammaliatrice doppiogiochista pacifista lurida sg-gualdrina..."

L'artiglio di Kukulann, posto a qualche centimetro dalle pupille, lo dissuase dal proseguire la sua invettiva.

"Attento a non dire altro... Sai che, quando mettono in mezzo i membri della mia famiglia, tendo a reagire piuttosto violentemente".

"Ehe-he-he..." ghignò Papillio intonando un'aria, seppure in maniera davvero penosa "fai pure come meglio credi, infida spia: il potere del mio signore non può essere contrastato da n-nulla a q-questo mondooo!! So-fe-li-ma-sol-ra-di-so... Tutti voi sarete presto conquistati e sconfitti dalla furia dei veri f-figli delle tenebre. Subirete una sconfitta più rovinosa di Figaro quando ha affrontato il drago Fafnir nel Flauto Magico. Vi distruggeremo tuttiiii, come Angmar ha massacratooo tua m-moglieeee!!!"

Per un attimo, il demone del grano fu seriamente tentato di spaccare il colpo trapanare la testa di quel bastardo essere infernale; tuttavia, osservandolo bene, non riusciva a provare collera o odio, quanto disgusto. Quel verme esaltato non valeva nemmeno lo sporcarsi le mani.

"Idiota... non sai che neanche che rischio stai correndo..." gli sussurrò "per il bene della missione, dovrei strapparti la testa e cavarti il cranio; tuttavia..."

Mollò il corpo del gigantesco lepidottero, e, con un colpo secco e fulmineo, gli trinciò interamente l'ala destra. Il mostro osservò, inorridito, la sua grande e diafana appendice color castagna svolazzare nell'aria e depositarsi al suolo, nel cortile esterno. Con tutta la ferocia di cui era capace, quindi, modulò un So-fe-li-ma-sol-ra-di-so e partì caricando in tentacoli a mo' di pugni e sferrando un rapido diretto come un pugile. Kukulann deviò il colpo con un palmo e penetrò nella guardia del nemico, e, non dandogli il tempo di riprese, gli sferrò una manata nell'addome corazzato; infine, lo fece volare via con un calcio al volto.

Il falenone disegnò un ampio cerchio nell'aria, quindi cadde nella terra del cortile sbattendo il capo. Il colpo non lo uccise, ma gli diede una perfetta visione della Cintura d'Orione.

"Ora le vedo-o..." Modulò con un bernoccolo in testa di una metrata "Le stelle! Enrico Pavarotti! Luciano Caruso! Gaetano Verdi! Giuseppe Pucciniiii!...." E svenne.

Senza perdere altro tempo a dedicarsi a quella dissacrazione vivente del bel canto, il Demone del Grano, osservò tutti i prigionieri, che festeggiavano la loro liberazione con saltelli e mugolii.

"K... k... lnn! K... k... lnn!"

Il demone del grano sentì un groppo nel viscere, una specie di rimescolamento dato dal malessere: c'era tanta, troppo gente da poter essere portata in salvo, e non c'erano uscite o fughe da quella fortezza infernale. Tutto era bloccato dalla lava, che, lo vedeva bene, zampillava a fiotti sempre più selvaggi dal vulcano. Probabilmente, senza un passaggio segreto o una via di fuga simile, anche loro sarebbero finiti lentamente alla brace, come polli. E se poi fossero riusciti a scappare? La situazione si prospettava ancora peggiore, con l'esercito di non-morti che stringeva tutti in una morsa peggio della roccia fusa.

Per la frustrazione quasi si morse le mani; l'unica cosa che era in grado di fare, per questi poveretti, era almeno liberarli dai legacci. Scelse quindi un paio degli uomini più robusti e stracciò le loro bende con gli artigli.

"Ok... voi, liberate tutti i vostri compagni. Purtroppo, non posso darvi altro aiuto: tutto il castello è circondato da lava fusa, e forse anche da altri pericoli persino più gravi..."

"Angora più gravi? Più gravi de quer teribbile candante?" Chiese uno, sdentato e calvo, salvo che per pochi ciuffi brizzolati sulle tempie.

"Mejo che non te mette a fa' dummande, Chicco" Lo rimproverò un altro, leggermente gobbo e con un cappuccio di pelle in testa. "Questi nun-morti so' tremmenni: fortuna che ce stanno cunicoli su cunicoli, nella fortezza... Intando, te dico che dovemo liberà li nostri amici e parenti!"

"Pure mi' socera? Ma questa è la vorta bona che ne libberemo deffinitivamente!"

"O so che 'na gran rompicojoni, ma se deve fa'. Ora, andemo".

I due contadini non dissero altro, limitandosi ad estrasse dalle loro cintole di cuoio dei coltellacci per sventrare la carne ed incominciarono a liberare le loro famiglie e compagni. Kukulann volse lo sguardo alla sua destra , diretto verso le mura centrale. Allineato con l'entrata del castello vero e proprio, un tamburo ottagonale sormontato da una guglia per lato, era posto un grosso portone in acciaio, con i due battenti leonini costruiti in mithril. Poco distante da esso era riunito tutto il proprio gruppo, con Gozu che teneva stretto l'ex prigioniero sotto l'ascella. Vedendolo vivo e vegeto, con solo ciuffo di capelli spelacchiato dalla lava, tirò un sospiro di sollievo. Si lanciò, quindi, verso di loro con un agile salto ed atterrò oltre una pozza di lava, vicino a dove un rivolo di roccia fusa si riversava.

"Eccoci qua... direi che non possiamo fare altro che avanzare e chiedere consiglio a re Sarutobi su come poter fuggire da qui".

"Emmm... " replicò il genio, sconsolato "Io teme che questo no è problema più urgente... Guardate dietro di voi e tappa orecchie!"

Un ruggito assordante, della stessa belva che avevano udito prima di entrare nella fortezza, proruppe in tutta la cittadella, seguito dalle urla di terrore dei contadini, che scappavano da tutte le parti.

"Mammasantissima!" Esclamò il contadino che Gozu teneva in braccio. Questi lo depose immediatamente, così che potesse scappare come gli altri.

Passata un poco la cacofonia, i nostri eroi alzarono lo sguardo per scoprire la fonte di ogni cosa.

"Cioè... non è possibile... chi mai avrebbe potuto... chi mai..." Sussurrò Sasuke, impietrito. Il suo stupore era, quella volta, talmente grande che nemmeno perdere tutti gli arti sarebbe stato sufficiente. Poco fuori dalla fortezza, poteva osservare bene due esseri giganteschi darsi battaglia senza tregua. Il primo contendente era simile ad un kappa di dimensioni titaniche, dalle fattezze di una guerriera femminile; il secondo, invece, era un gigantesco serpente, bianco come la luna, munito di ben otto teste di pitone che si univano in un solo corpo centrale. Nella bocca della testa più grande, scorgeva appena una figura altrettanto pallida, dai lunghi capelli neri.

"Quelli sono... Isaribi... e... e... un coso Orochi". Balbettò. "Diavolo... il mio Sharingan è difettoso, per forza... ho le trabecole..."

"Affatto, amico mio. Affatto..." Rispose Gozu La sua voce era carica di un'amarezza tremenda, appesantita da memorie dolorose che, purtroppo si trovava costretto a rivelare.

"E' arrivato il momento che vi racconti tutta la storia di Isaribi. Come immagino che tu sappia, lei non è un essere umano: appartiene, infatti, alla razza dei Titani del Mare, creature semi-divine dalla stazza e poteri immensi, tra i quali vi è la possibilità di assumere la forma e l'aspetto di un essere umano".

"Questo vuol dire che ciò che abbiamo avuto sotto gli occhi per tutto questo tempo... non era la vera Isaribi? Numi marini..." Quasi biascicò Sagiri, incredulo.

"Esattamente. Per molti anni, nemmeno io saprei dire quanti, ha nascosto il suo vero aspetto agli occhi del genere umano... per poter vivere assieme a loro. Aveva iniziato a nascondersi quando era molto piccola, non saprei dire quanto, però, data l'ovvia differenza di specie. Ciò che so è che Isaribi ha passato la sua infanzia da essere umano a Porto Scorbuto con un dei genitori adottivi, umani. Era contenta... felice... fino a quella sera... La sera in cui li perse..."

Sasuke abbassò il capo, che sentiva troppo pesante. Isaribi gli aveva già accennato a qualcosa riguardante la scomparsa dei suoi genitori, ma, ripensando alla sua reazione alle Grotte di Porto Scorbuto, così straziante e addolorata, solo adesso gli fu chiaro il motivo di tale sofferenza. Non solo: dal ciclopico e bestiale essere che era divenuta, intuì anche altri motivi per cui la ragazza era stritolata dai sensi di colpa, altri avvenimenti per lei dolorosi.

"I genitori di Isaribi erano commercianti. Brave persone, da quanto mi è stato detto". Proseguì Gozu. "Sopratutto, erano persone oneste e di grande forza d'animo; dote rara in una città come Porto Scorbuto, dove quasi nessuno che non sia il predatore più grosso del branco ha il coraggio di alzare il capo. Purtroppo, quando sei una preda, camminare a testa alta comporta il rischio di farsela staccare... Un signorotto del crimine di quel rione li aveva minacciati, costringendoli a pagare una cospicua "protezione", se volevano evitare "spiacevoli incidenti". Loro hanno rifiutato di dare a quegli estorsori un solo doblone, fregandosene di tutte le minacce.

Vedendosi così rispondere un "no" secco, quei bastardi passarono presto dalle parole ai fatti: la notte stessa tentarono di rapire Isaribi, mentre dormiva. Accadde, tuttavia, che fecero rumore e la svegliarono, e che lei così urlò ai genitori. Questi accorsero subito. Ci fu una colluttazione, ma i genitori di Isaribi, per quanto avessero molto più coraggio di quella feccia, erano disarmati e senza allenamento. Presto vennero sottomessi, e i banditi incominciavano a randellarli con dei bastoni. Lei vedeva tutto; voleva intervenire, ma era spaventata tanto da non riuscire a muoversi. Poi, però, hanno minacciato i due con dei coltelli... e non ci vide più, letteralmente. Presa da non so quale forza misteriosa, scatenò tutta la sua potenza.

Di quei momenti Isaribi non ricorda nulla; tutto ciò che vide attorno a se, quando recuperò coscienza, erano le macerie della sua abitazione... sotto cui erano seppelliti i suoi genitori. Maciullati".

Tutti seguirono Sasuke, abbassando lo sguardo, su cui si poteva leggere, comunque, l'oppressione della tristezza. Furono però costretti, o comunque si sentivano così, a rialzare il capo quando udirono l'amica emettere un ruggito simile ad tuono.

Questa si lanciò contro la preda in maniera del tutto scoordinata, come un animale, agitando freneticamente le braccia. Il serpente gigante, apparentemente dotato di più raziocinio, ne approfittò per sferrarle un devastante sgambetto con la coda, che la fece crollare a terra, per poi avvolgerle le braccia e gli arti con le proprie devastanti spire.

L'essere all'interno del serpente più grande parve emettere una risatina stridula, mentre dalle bocche delle altre sette serpi uscivano altrettante lame, simili a quelle di una nodachi  di dimensioni abnormi. Gli animali ersero il loro capo e, puntando i musi contro la carne squamosa della preda, si prepararono ad un letale affondo. Isaribi, cosciente in qualche modo del pericolo, prese un bel respiro ed inarcò la schiena, per poi sferrare un calcio al corpo principale del mostro. La forza della sua forma titanica fu tale da scagliare via il rettile, nonostante la distanza dei due nemici fosse minima, forzandolo a mollare tutte le teste.

"Dannazione maledetta! Lurido pesce troppo cresciuto, muori!"

Sasuke avrebbe riconosciuto un'imprecazione simile fra mille: era Orochimaru, che attraverso metodi sconosciuti, si era trasformato nel gigantesco animale suo omonimo; ed era lui che ora stava lottando con Isaribi!

Ricordandosi bene del consiglio della Luce (che era di mirare al collo, per gli smemorati), puntò con lo Sharingan un'area rotonda, più luminosa delle altre. Senza dire una parole evocò una saetta luminosa nella mano destra e tese la mano indietro, come per scagliarla.

"Non ti preoccupare, Isaribi..." sussurrò "ora ti libero io..."

Una mano, tuttavia, gli serrò il braccio, bloccando: era l'artiglio di Kukulann.

"Aspetta, Sasuke". Gli si rivolse il guerriero più anziano. "Se lo colpisci adesso, finirai sicuramente per distrarla, e magari lo fine dell'incantesimo potrebbe provocarle un leggero stordimento; in una battaglia simile, ciò le sarebbe fatale. Inoltre, scopriresti la nostra posizione, il ché porterebbe alla nostra fine. Non possiamo combattere nemmeno uno di quei colossi con le nostre forze, e certo non due".

"Ma così Isaribi sarà ancora schiava di Angmar!" Replicò l'Uchiha.

"Kukulann ha ragione:" intervenne Gozu "agire con i propri fulmini mistici adesso sarebbe una follia, per tutti. Non è il momento adatto per azioni simili; piuttosto, ritengo che l'unica cosa saggia da fare è, per il momento, andare avanti per la nostra strada".

"Arrghhh!!!" Ruggì dalla collera Sagiri, sfoderando un coltellaccio dalla tasca e puntandolo verso Orochimaru. "Sei fortunato a non sentirci, infida biscia marina, ma aspetta l'occasione giusta e ti ricaccerò nel deretano di scorfano da cui provieni! Arrrghhh!!!"

"Madre dolce..." il Demone del Grano appoggiò il volto sul palmo della mano " era proprio necessario fare tutto in modo in maniera così... smaccatamente da corsaro?"

"Corsaro?" Il membro della resistenza si girò di colpo, fulminando tutti con il proprio sguardo. "Prima di tutto, vi accenno che il corsaro è un privato che ottiene da un governo la lettera di corsa, che gli consente di poter depredare navi di potenze avversarie. La definizione corretta è pirata, sebbene questa sia la più comune. In secondo luogo, ho già accennato che il sogno di tutta la mia vita era di diventarne uno titolato e ufficiale. Ho passato anni ed anni a nascondere la mia passione per i modellini di galeoni e ad ordinare rhum per posta. Ora che ho finalmente conquistato la mia benedetta licenza, LASCIATEMI IN PACE".

"Sicuro... sicuro..." Kukulann protese la mani avanti, per potersi scusare meglio. "Davvero, la mia era solo una domanda fatta così, perché mi sembrava un atteggiamento poco consono..."

"POCO CHE?!?"

"Nulla, nulla. Non ti arrabbiare: in fondo, tutta la faccenda è una sciocchezza. Continua a fare il pirata come più ti aggrada, non sarò certo ad impedirtelo".

Sagiri rimase sul chi vive per un attimo; poi, però, si rilassò del tutto.

"Ma sì: avete ragione a dire che, in fondo, è tutto una scempiaggine. Del resto, abbiamo cose più urgenti a cui pensare, prima di tutto ad avanzare nella fortezza".

"Sicuramente... ed io crede che noi deve fare presto..." Si intromise Al, drizzando le orecchie. "Altra energia malefica in arrivo...?"

Nel captare l'aura in arrivo, la bocca del piccolo genio si spalancò in un rantolo di orrore, mentre i suoi occhi si torcevano.

"No è possibile... è lei... noi ha talmente tanta sfiga che crede che se candida noi a Olimpiadi di Sfiga, sfortuna abbandona noi per farci arrivare ultimi..."

Stranito non poco da questa strana mescolanza di genuino terrore e umorismo da due soldi, Sasuke chiese ad Al chiarimenti:

"Al... non dirmi che sta per arrivare Angmar, un esercito di Demoni delle Ombre o qualcosa del genere?!?"

"Io volere tanto dire che risposta è no; purtroppo, terza è azzeccata... nuova forza malefica è in arrivo... essa è..."

Kukulann non lo ascoltava. Il suo sguardo era fisso fra i merli del castello, e teneva serrata la falce nelle mani, come si stesse preparando a sferrare o parare un colpo micidiale. Prendendo un lungo respiro, estrasse l'arma ed effettuò un balzo in alto.

"Cos..."

Davanti agli occhi attoniti del gruppo, il colpo di falce del demone venne interrotto a mezz'aria dall'incrocio di un'altra lama, la cui forza fu tale da sprizzare scintille e fendere l'aria intorno alle armi. Osservando bene l'assalitore, Al abbassò il capo, sconsolato sino all'inverosimile.

"Io immaginava di Angmar... Kushina..."

L'antica regina, un tempo uccisa dai demoni di Shukaku, ora era tornata sul campo di battaglia. Si trattava di una donna dalla figura slanciata, ma atletica, esaltata da una lieve veste azzurra che le lasciava scoperte le braccia e il ventre. I suoi capelli, fulvi di un rosso accesso, si agitavano da tutte le parti come fossero i serpenti di una gorgone, partendo da uno spesso turbante che le cingeva il capo e copriva la bocca. Per contrasto, i suoi occhi, grigi, sembravano totalmente spenti e privi di ogni barlume di vitalità, sebbene in quel momento la donna avesse abbastanza forza da tenere Kukulann in stallo con la propria scimitarra.

Lo scontro aereo durò giusto il tempo necessario per i due guerrieri di scrutarsi; un istante dopo, i due si separarono dallo stacco e saltarono indietro, atterrando l'uno su un torrione delle mura esterne, l'altra sulla cinta interna.

"Amici... dovete andare via, subito!" Si rivolse il Demone del Grano ai suoi compagni. Questi lessero sul suo volto una preoccupazione tremenda.

"Terrò io a bada Kushina. Il vostro cammino non deve interrompersi ulteriormente. Oltretutto, è probabile che vi siano altri nemici in arrivo, vero Al?"

Il piccolo genio teneva gli occhi bassi, temendo quasi di alzare lo sguardo e mostrare il suo volto agli altri, sopratutto a Kushina. Sussurrò appena la risposta.

"Sì è così... io sente altri demoni. E' tanti".

"Allora sapere bene cosa fare: andate via, immediatamente, e avanzate verso il vostro obbiettivo".

La risposta di Kukulann, per quanto non fosse affatto inattesa, turbò non poco i suoi alleati. Erano già reduci dall'abbandono di ben tre compagni, e quest'ennesima ritirata sembrava davvero troppo dolorosa e codarda da sopportare.

"Kukulann..." L'Uchiha avanzò di un passo, rivolgendosi all'amico. "Conosco la tua forza, e mi fido delle tue capacità di uscirne vivo... ciononostante, renditi conto che ciò che ci stai chiedendo è davvero pesante".

"Pesante ma necessario". Si intromise Gozu. "Guardatevi attorno..."

Indicò con le dita il gruppo di contadini appena salvati: questi pregavano, bestemmiavano e si nascondevano sotto ripari, sperando che l'orribile tormenta di oscurità non li inghiottisse.

"Se ci fosse uno scontro del genere adesso, risulterebbe in una strage. Ritirarci anche questa volta è la scelta più saggia..."

"Ma... Gozu..."

Prima che Sasuke potesse concludere la frase, Kushina troncò la frase avventandosi contro di lui con la sciabola in pugno. Istintivamente, l'Uchiha generò lo scudo magico per proteggersi, quindi estrasse la Tagliateste.

La lama della regina, come nessun'arma prima d'ora, penetrò nella difesa magica come fosse burro ed affondò cercando il proprio avversario; tuttavia, Sasuke aveva già parato il colpo con il piatto della propria arma. La regina, approfittando della scopertura di un fianco nel nemico, ritardò l'assalto di un istante per poi lanciarsi contro l'avversario e sferrargli una potente manata alle costole.

La quantità di moto di moto del colpo fu tale da scagliare Kushina molto metri contro la cinta più interna; tuttavia, ella si riprese egregiamente ed atterrò con il piedi appoggiati sul muro principale.

Tornata a terra, abbassò la lama per un attimo ed osservò dentro l'orbita cava di Sasuke, riconoscendo in essa Al. Vide in piccolo genietto raggomitolarsi su stesso in una palla di pelo, non volendo in alcun modo vedere la protetta che aveva fallito di proteggere. Per un attimo, chiuse gli occhi, poi ordinò, altera.

"Al Kyubi, come tua sovrana e padrona, ti ordino di ascoltare i tuoi compagni e quello che ti dice Gozu. Andatevene subito... vi prego..."

L'ultima supplica della regina sciolse ogni resistenza del gruppo come neve al sole. Gozu rapidamente si avvicinò al castello ed infilò i propri guanti in mithril nel portone. Trapassando il legno e il metallo come se fossero burro, incise con rapidi movimenti un quadrato perfetto. La figura rimossa cadde all'indietro, scoprendo un passaggio abbastanza grande da far passare tutti.

"Forza, svelti!" Incitò. Immediatamente il gruppo si fiondò nell'entrata, passando così nel secondo muro di cinta. Non prima, però, che Al gemette, desolato.

"Kushina... Kukulann... io... buona fortuna".

La regina non rispose a quest'accorato addio. Si limitò, invece, ad abbassarsi sulle ginocchia e a piegare il bracco con la lama all'indietro, puntandolo verso Kukulann. Questi, comprendendone la posizione di battaglia, rispose mettendo in una posizione di guardia con un palmo proteso in avanti.

"Sono passati più di cento anni, dal nostro ultimo scontro, Kushina". Disse il Demone del Grano. "Eppure, devo dire che la tua maestria con la lama non è diminuita di un punto".

"E nemmeno tu sembri aver perso il tuo tocco letale, Kukulann" Gli rispose la guerriera. "Ho sentito molto parlare di te, in questo periodo, e della battaglia che stai combattendo per liberare questa terra dal male... e..." rimase in silenzio, dubbiosa se dire qualcosa di evidentemente doloroso o meno " ho anche sentito della morte di tua  moglie... Mi dispiace dal più profondo del cuore... e mi dispiace ancora di più per ciò che sono costretta a fare ora..."

Troncò quasi il discorso, effettuando uno scatto laterale per poi sferrare un fendente dal basso verso l'alto. Kukulann evitò il colpo saltando all'indietro, quindi cominciò a ruotare vorticosamente la falce da guerra.

Inspiegabilmente, i capelli della donna, già selvaggi, si animarono letteralmente di vita propria, raggruppandosi in lunghe trecce con la bocca di un canide. Questi parvero persino latrare, e spalancarono la loro pelosa bocca prima di sferrare un attacco frontale. Il Demone del Grano trinciò con due colpi queste fulve appendici, che si dispersero in un mucchio di capelli sul terreno, e contrattaccò con un fendente laterale.

Kushina, i cui capelli erano magicamente ricresciuti, deflesse il colpo con la scimitarra ed assestò una stoccata in avanti. Seguì così un rapidissimo scambio di colpi, in cui entrambi i contendenti agitavano e maneggiavano le loro armi a velocità forsennate.

Non abbastanza, però, da impedire loro, in mezzo a quest'assalto continuato ed implacabile, di mettersi a discutere.

"Stoccata, parata..." commentò Kukulann tutti i colpi che l'avversaria tentava di mettere a segno, senza apparente segno di fatica nella voce. "Le tue abilità sono dello stesso, elevatissimo calibro dell'ultima volta in cui abbiamo incrociato le lame, lo confermo".

"Lo stesso devo constatarlo di te". Rispose Kushina. "La tua forza è rimasta la stessa di cento anni fa. Purtroppo per noi, quel bastardo di Angmar aveva altri progetti ben più ambiziosi del semplice ammazzarmi e massacrare la mia famiglia..."

Lo sguardo di Kushina volò lontano, verso il giorno della sua fine. Ciò che ricordava erano fiamme e strilli di un bambino in fasce; e nebbia, tanta nebbia densa e violacea. Rammentava poi del Maresciallo Oscuro, il quale gli rivolgeva il suo ghigno satanico con in braccio il proprio piccolo. Ripensando, infine, all'ultimo lampo di luce che aveva visto e ai pianti del suo bambino, riuscì solo con un enorme sforzo a ricacciare le lacrime negli occhi.

"Quella notte... Angmar mi tolse ogni cosa... la mia vita, il mio regno, mio figlio... e ora, persino la libertà e la pace".

"Già..." Kukulann sentiva, dentro di se, un forte senso di comunanza nei confronti di quella donna, in quanto anche lui era reduce della terribile esperienza di vedere i propri cari massacrati senza aver potuto far nulla.

"Quel maledetto... dovrà scontare questo, e molto altro. E' sempre stato, da quanto mi ricordi, un codardo sadico con il temperamento di un bambino capriccioso. E' anche per questa ragione che me ne sono andato. La più importante, però, la conosci meglio di tutti".

Sotto il turbante, la regina recuperò il sorriso.

"Ti riferisci alla assassinio all'ambasciata? Già... quella volta nel mio regno era giunta la mia cara, vecchia amica ambasciatrice del popolo dei Demoni del Grano. Era venuta per chiedere udienza con me, e anche per stabilire eventuali trattative di pace e di abbandono delle forze dei Demoni delle Ombre. Una missione così, ovviamente, non poteva andare a genio ai maestri oscuri e alle loro classiche voglie di dominio su tutto e tutti..."

"... così mandarono me come assassino" proseguì Kukulann "per uccidere la dissenziente e dare la colpa alla sovrana ospitante, rinfocolando così le ostilità tra i due popoli per sempre. Sarebbe andato tutto alla perfezione... se non fossi venuta tu a scoprirmi mentre ero nella camera da letto degli ospiti, sul punto di compiere la mia missione. Lottammo quella volta per tutta la notte, lungo ogni corridoio, ogni stanza, ogni salone, finché..."

"Non te le diedi di santa ragione. Alla fine dello scontro ti trovavi più nell'altro mondo che in questo. Saresti morto per le ferite, se non avessi deciso di chiamare un dottore e salvarti la vita".

Kukulann sorrise: lo scontro con Kushina gli era costato una sconfitta molto, molto dolorosa, e anche tutte le ossa; nondimeno, quello rimaneva uno degli scontri più duri ed eccitanti della sua vita, di quelli che avrebbe ricordato per sempre.

"Eh già... Quella sì che è stata una lotta fenomenale. Immagino che i tuoi scrivani di corti ne abbia tirato sopra un poemetto epico. A proposito di questo scontro, c'è una domanda che volevo chiederti da tanto, tanto tempo..."

"Dimmi pure, avanti". Chiese lei, incuriosita.

Il Demone del Grano abbassò lo sguardo quel tanto che gli bastava per non interrompere la catena di attacchi e contromosse, o anche solo di rallentarne. Da ciò, Kushina notò che un forte dubbio lo tormentava.

"Quella volta, al palazzo, ero un tuo nemico; anzi, ero uno dei tuoi nemici più famigerati e pericolosi, uno dei sicari più efficienti al soldo dell'Oscurità.  Non c'era alcun motivo, quella volta, di risparmiarmi la vita; invece, ogni saggezza tattica avrebbe consigliato di uccidermi immediatamente, nel momento in cui ero debole e privo di difese..."

"Naahhhaahhh... ma chi se ne frega di saggezza tattica e idiozie per vegliardi calcolatori del genere! Sapevo, dentro di me, che in fondo eri una persona buona. Quando sono arrivata, tenevi la daga alzata, bloccata a mezz'aria in una sorta di esitazione. Considerata la velocità da te mostrata nel nostro scontro precedente, avresti potuto uccidere l'ambasciatrice in qualunque momento. Durante il nostro scontro, poi, non ho rilevato né odio né malizia, ma la semplice attuazione di un dovere, che pure non condividevi del tutto. Inoltre, lo nostra è stata una lotta troppo divertente: quando mi sarebbe capitato di nuovo un avversario di un livello simile?"

Il Demone del Grano si unì a Kushina nel sorridere dalla soddisfazione.

"Hai dimostrato di sapermi leggere come un libro aperto. Percettiva tanto nella battaglia che al di fuori! E la tua scommessa, per quanto rischiosa, si è rivelata vincente. Ciò che volevo era assicurare un futuro alla mia gente, e pensavo che andare contro le forze dell'Oscurità fosse una follia... In un certo senso, lo è stata, come tutto quello che è accaduto dopo. Chi avrebbe potuto immaginare, ad esempio, che la persona che avevo cercato di assassinare, sarebbe, infine, divenuta mia moglie?"

"Già... sembrava quasi una favola, il vostro rapporto".

"Per molto tempo lo è stato, la favola migliore della mia vita: purtroppo, E vissero Felici e Contenti non dura mai per sempre. Ciononostante, non rimpiango nulla, alcun momento della mia vita... se non di non essere riuscito ad impedire a Kuroi di compiere il mio stesso errore. E devo tutto a te. Ho passato molti anni pensando ad una cosa".

"E cioè?"

"Di non averti mai ringraziato come si deve. E di non averti mai fatto conoscere i miei marmocchi".

La regina abbassò ancora lo sguardo: si ricordava bene, molto bene del pancione della sua amica Emera l'ultima volta che la vide. Sicuramente parte del suo cuore le doleva fino a bruciargli per non aver avuto la stessa sua fortuna; eppure, era sicuramente felice che almeno lei e Kukulann potessero aver coronato il loro sogno portando altra vita nel mondo.

Anche Kukulann, da parte sua, rifletteva con rabbia quanto fosse ingiusto che Kushina non avesse mai potuto godere le gioia di una maternità. I suoi pensieri, però, dovettero interrompersi per lasciare spazio ad un'attenzione molto maggiore: la velocità dei fendenti della regina aumentava sempre di più, costringendolo a controbattere con rapidità sempre maggiore.

"No... no... Kukulann, ascolta" quasi supplicò lei, con ansia " avrei tante cose che vorrei tanto sentire e vedere prima di morire davvero... ma non c'è.. tempo. Sapevo che avresti potuto parare i miei colpi, a quella velocità, praticamente tenendo gli occhi chiusi; ora, invece, non riesco ad impedire a me stessa di fare... sul serio".

I colpi di Kushina raggiunsero una velocità tale da diventare saette sfuocate, invisibili ad un occhio poco allenato. Kukulann, certamente, poco allenato non era, e parò quest'ennesima carambola di attacchi con una rotazione della falce. I capelli di Kushina tuttavia, si animarono, ergendosi ancora più attivi e folti di qualche minuto fa'. Unendosi ad un'ultima stoccata, le estensioni afferrarono l'arma del Demone del Grano proprio mentre questi deviava l'affondo. Come se fossero due mani, la spezzarono proprio nel punto in cui era attaccata alla lama.

Kukulann voleva imprecare, ma non ne aveva affatto il tempo, poiché ora si trovava in grande svantaggio, privo di arma come era.

Male... male... male... Pensò. Devo assolutamente riequilibrare lo scontro..

In una frazione di secondo, mentre le appendici tenevano saldamente ancora le parti di arma, Kukulann approfittò del fatto che Kushina avesse proteso in avanti il braccio sinistro per colpirlo con le dita a forma di becco. La donna fu più veloce a ritrarre l'arto prima che venisse trapassato; tuttavia, il demone aveva raggiunto la scanalatura.

"Presa!" Con un ruggito di trionfo, afferrò il filo con due dita, sferrando contemporaneamente un'artigliata in avanti, come se stesse maneggiando un coltello. I capelli di Kushina si posero avanti per parare il colpo, che ebbe, comunque l'effetto di farla ritrarre. Non solo: Kukulann le aveva sfilato la scimitarra, che ora impugnava per l'elsa.

"Sembra che adesso la situazione si sia invertita". Constatò il demone, posando rapidamente l'occhio sulla propria orma, lavorata in acciaio e oro.

La donna ormai non ascoltata più, ridotta ad un automa agli ordini dei Demoni delle Ombre, pronta solo ad uccidere. Senza dire una parola, piantò i piedi sul terreno ed aprì le candide braccia, stringendo i palmi con tanta violenza da far apparire una ragnatela di vene. Si lanciò così all'attacco, sferrando un diretto contro Kukulann a tutta forza.

Il Demone del Grano evitò il colpo, con un'agile capriola all'indietro, mentre con la propria velocità Kushina andò a colpire un pezzo di mura interna, frantumando metri di roccia. Per quanto avesse mancato il bersaglio, i propri capelli si ergevano e miravano al nemico, scagliandosi a forma di picche.

Kukulann ruotò su se stesso vorticosamente a mezz'aria, trinciando con la lama i capelli della donna come una mietitrebbia. Ella, che ne frattempo si era girata, osservò bene il nemico guadagnare sempre più velocità contro di lei. Con un balzo all'indietro, saltò sulla parte alta della cinta muraria.

Il guerriero vorticava ancora con forza, apparentemente andando a sbattere contro il terreno sottostante. Eppure, all'ultimo istante, riuscì a fare perno su una gamba, atterrando in maniera morbida e scagliandosi con ancora maggior velocità contro l'avversario. Non essendo in grado di schivare un colpo del genere, o, forse, volendo penetrare nella difesa di Kukulann, la donna non si spostò e ruggì, tirando un pugno diretto all'addome nemico.

"Raarrggh!... Cough... cough..."

In un attimo, tutto ritornò per le lei del tutto chiaro. Udì un rumore di calcinacci e frantumati ed avvertì un fortissimo dolore proprio nel petto. Guardando più in basso, vide Kukulann schiantato contro le altre mura, seduto davanti ad un parete di roccia crepata in varie parti; vide anche la propria stessa lama impalargli il cuore.

"Eh.. eh..." Boccheggiò rivolta al suo rivale e amico, sputando sangue. "Devo fare... una correzione sulla valutazione della tua forza: non è rimasta affatto le stessa, bensì, si è accresciuta".

"Eheheheh... un altro favore che ti devo". Rispose quello, lievemente ansante.

"No..sono io ad essere in debito con te... della mia libertà..."

Alzò gli occhi al cielo, scrutando tra le nuvole infernale uno spiraglio di luce consolatoria. Si tolse per la prima volta il copricapo e lo gettò al vento, rivelando i suoi lineamenti morbidi. Su di essi le lacrime, questa volta, fluivano liberamente.

"Piccolo mio... la mamma sta tornando da te..."

Cadde in avanti, crollando dalle mura. Quando toccò il suolo, era già morta.

Il Demone del Grano sì alzò, arrancando per un attimo sulle proprie gambe.

"Kushina, ora sei libera, definitivamente. Incontra il tuo posto nella Sala degli Eroi".

L'ennesima cacofonia di strilli e guaiti, mista agli urli ben più rimbombanti dei titani che lottavano al di fuori della fortezza, risuonò nella cittadella.

"Prego solo di raggiungerti il più tardi possibile..."

 

**************

 

Angolo dell'autore: e con questo siamo a quota ottomila parole. Direi che è un vero e proprio record personale! Come sempre, c'è il gioco delle citazioni, tra le tante segnalate in corsivo (a parte il dialetto in romanaccio, naturalmente) Per il resto, ringrazio tutti. Ciao!

 

 

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Capitolo 27
*** La Sala del Trono (in questo capitolo scoprirete finalmente perché questo posto è chiamato Rovine Infestate, dato che non si è ancora presentato un fantasma nemmeno a pagarlo a cottimo...) ***


La Sala del Trono (in questo capitolo scoprirete finalmente perché questo posto è chiamato Rovine Infestate, dato che non si è ancora presentato un fantasma nemmeno a pagarlo a cottimo...)

 

Era da più di un secolo che Sasuke non metteva piedi negli antichi saloni della dimora di Re Sarutobi; tuttavia, sembrava riconoscere il posto come se fosse ieri. L'ampia anticamera, un corridoio ottagonale che delimitava l'intero perimetro della fortezza, era rimasta inalterata dal calore e dall'inferno che stava scoppiando la fuori. Purtroppo, era stato il tempo -Sasuke lo riconobbe- che, al posto suo, aveva compiuto un lavoro nient'affatto male di distruzione dell'antica magione: i marmi del castello, un tempo limpidi e bianchi come albume d'uovo, erano anneriti dal fumo e coperti da piante rampicanti rinsecchite, scheletri di edere prive d'acqua da troppo tempo. Anche del gigantesco ciclo di affreschi raffigurante le varie famiglie reali, che un tempo cingeva l'intera muratura, non ne rimase che qualche rimasuglio di vernice disseccata.

Tuttavia, forse la cosa che più di tutti a Sasuke sembrò innaturale era la luce: pallida e macilenta come quella di un cadavere lasciato sotto la pioggia MOLTOO a lungo, proveniente da alcune torce appese ai muri, che brillavano di fiamme verdi; accanto ad esse c'era le finestre, totalmente opache per la fuliggine, e incapaci di combattere questa luminosità spettrale trasmettendo la luce del sole.

"Che posto triste... e squallido..." Sussurrò, girando il capo per osservare ancora tutto quello sfacelo. "E' degradato tutto in fretta, troppo in fretta".

"E degraderà in un mucchio di cenere, e noi con lui, se non ci sbrighiamo".  Gli fece eco Gozu. "Ormai il calore che sento è sempre più insopportabile: il vulcano potrebbe eruttare da un momento all'altro. Al Kyubi, quanto sono distanti i nemici e re Sarutobi da noi?"

Il genietto chiuse gli occhi, per concentrarsi meglio e estendere al massimo delle potenzialità la propria vista interiore, e mappò tutte le presenze della zona.

"Io percepisce forze malefiche vicine... molto vicine... ma non attacca noi: sembra quasi aspettare presenza di qualcuno..."

"La nostra?" Chiese sempre Gozu, anche se la risposta, considerata la loro fortuna, gli sembrava ovvia.

"Purtroppo sì... ma no è solo mostri: io avverte anche altra presenza più radicata in questo luogo. Anima in pena, avvelenata da oscuro dolore, che cerca disperatamente di portare a termine compito molto importante".

"Re Sarutobi". Terminò Sasuke. Il racconto di Morte era dunque veritiero, e il glorioso monarca che al suo tempo governava Kohonamere si aggirava ancora per le antiche sale, probabilmente cercando di difendere disperatamente la propria dimora e il pezzo della sua Pietra. Quanto più pensava al proprio monarca, quanto più la sua ansia di vederlo si faceva impellente, al punto da farlo tremare.

"Mio sovrano.. dove siete? Dove siete?!?" Domandò, voltando il capo da tutte le parti per scorgere qualche attività spettrale.

"Tu sta' calmo, Sasuke. Io sente energia strana dappertutto... noi no ha idea di cosa aspetta a noi. Persino con nostro re. Io crede che, se vogliamo incontrarlo, noi deve attenerci a piano..."

"Il piano...?" Domandò Sagiri. "Per tutte le sirene stonate, credi davvero che la situazione sia così grave?"

Al Kyubi si sedette sulle gambe e incrociò le braccia, meditando.

"Mmmm... io crede che noi ha molti problemi in vista, e che situazione è sempre più difficile d'ora in poi... e che, con forze negative più forti di odore di dromedario dopo maratona, noi deve procedere con piedi di piombo".

"Giustissimo... corpo di mille paccheri..."

Con il proprio occhio mistico scoperto, Sagiri poteva ottenere una visione della zona precisa quasi quanto quella di Al. Non gli sfuggì, certamente, un largo numero di ombre nerastre strisciare sul soffitto, buio in modo talmente innaturale che persino i loro occhi sfolgoranti faticavano ad illuminare qualcosa. Dalla sua giubba piratesca, estrasse due pistole flintstock e le puntò verso l'alto.

"Cosa ne dite, allora... di incominciare con una bella pesca di vampiri?"

Sparò nell'oscurità un colpo per arma, al cui scoppio seguirono strani stridii, deboli ma evidentemente minacciosi. Sasuke e Gozu, armi in pugni, piegarono le gambe leggermente e alzarono lo sguardo, pronti a ricevere ogni attacco.

I nemici non tardarono a fiondarsi. Erano almeno quattro esseri strani, simili ad uomini incredibilmente alti, ma dal pelo nero come quello di ogni Demone delle Ombre e dalla testa di giganteschi pipistrelli vampiro. A renderli più simili a tali animali vi erano anche le ampie ali membranose e i piedi prensili, muniti di artigli un po' più lunghi di quelli che sputavano dalle mani umane.

I mostri svolazzarono un poco attorno al gruppo, gracchiando e stridendo in maniera sempre più cacofonica e insopportabile. Uno di loro in particolare, con un taglio sanguinante che gli smussava la punta orecchio destro, urlava contro Sagiri, con gli occhi ancora più bramosi di morte e assassinio.

"Che c'è, draculino, non ti piace il buco che ti ho fatto?" Lo schernì il corsaro, puntando con la bocca spalancata la propria pistola. "Ah... giusto: ti ho preso un po' troppo in alto. Se davvero se così impaziente di un orecchino nuovo, lascia che miri in modo più preciso".

Il mostro, comprendendo bene lo schernimento del nemico, grugnì qualcosa di incomprensibile e si lanciò avanti, tentando di affondare le proprie zanne nel collo di Sagiri. Questi però si era già abbassato e sgattaiolò via con una capriola, per poi fare fuoco nell'occhio luminoso del mostro. La creatura voltò il capo quel tanto che bastava per non rimanere orbo; tuttavia, il proiettile centrò in pieno il sopracciglio, spaccandolo a metà e conficcandosi nell'osso della bestia.

Il demone-pipistrello incominciò a portarsi le mani sul volto e ululare spasmodicamente dal dolore, ma Sagiri non ebbe tempo di approfittarne: un' altra creatura si era fiondata alla destra del pirata, sferrando un pugno diretto verso il basso. L'attacco mancò il pirata, che era riuscito ad effettuare uno scarto a destra un attimo prima che il mostro gli spaccasse una gamba; il pugno del nemico, così, si infranse sul pavimento, sfondandolo in parte e rivelando degli inquietanti sprazzi di luce rossastra.

La bestia, tuttavia, non demorse, e spalancò la bocca ancora di più. Da essa proruppe una vera e propria onda sonica, che si propagò lungo tutta la stanza, facendola tremare, ma la cui maggior parte di aria andò a mirare Sagiri.

"Maledizione...!" Imprecò il pirata, girandosi di lato repentinamente. Non fu però abbastanza veloce, e il l'onda sonica lo colpì sul fianco destro con tanta forza da sbatterlo contro il muro alle sue spalle.

Osservando il nemico impotente, il grottesco pipistrello, tentò un altro attacco sonico contro il nemico, ma una minaccia più impellente lo costrinse a cambiare bersaglio: Gozu aveva mirato il suo collo e lo stava raggiungendo con le dite ungulate unite a mo' di coltello. Il mostro si girò repentinamente e saltò in alto per sferrargli un calcio con le proprie secche, ma letali gambe; intanto, l'uomo-pipistrello ferito, seppur dolorante, attaccava il guerriero da dietro, spalancando le braccia per afferrarlo.

Il guerriero di Porto Scorbuto evitò il calcio spostandosi leggermente a destra, per poi, contemporaneamente, troncare la caviglia ossuta del mostro davanti e sferrare un calcio contro la creatura dietro di lui. L'artiglio trinciò l'arto del mostro come se fosse fatto di burro, mentre la pianta del proprio piede affondò nella guancia dell'altra creatura per poi scagliarla vari metri indietro.

 Immediatamente dopo, Gozu afferrò l'altro essere per la gamba mutila e gli sferrò un calcio all'altro stinco, facendogli perdere l'equilibrio. Mentre il mostro traballava, lo scagliò con forza contro il proprio alleato, schiantando entrambi.

"Craaggh... DISTRUGGERE!!!" Ruggirono i due mostri, imprecando. Provarono a rialzarsi in piedi, stridendo talmente forte che il pavimento e i muri portanti vibravano leggermente.

"Non credo proprio, brutte cornacchie!"

Il rumore era talmente forte che difficilmente era possibile concentrarsi; tuttavia, Sasuke riuscì a focalizzare abbastanza la sua attenzione sui suoi avversari per mirarli e scagliargli contro la folgore mistica da poco acquisita. Il dardo luminoso, mentre centrava il demone dalla gamba mutila in volto, sfrigolò ancora più luminoso, incendiando il bersaglio come un torcia.

"Crarrggh!!!"

Con un ultimo rantolo disperato, l'uomo-pipistrello crollò sul terreno con il capo ridotto ormai a poco più di uno scheletro. L'altra bestia, comprendendo bene il pericolo imminente, scalciò furiosamente il cadavere del compagno per tornare in piedi. Gettata lontano la carcassa del compagno, spiccò un balzo per poi agitare le ali, planando così in alto. Gli altri due mostri, che ancora svolazzavano in circolo, seguirono l'esempio del loro compagno e si ritirarono nell'oscurità sovrastante.

"Si stanno ritirando...?" Chiese Sasuke, osservando la propria mano con evidente meraviglia. "Cavoli... beh, anche io sarei terrorizzato se dovessi affrontare il terribile pugno di Sasuke made in Luce..."

"Guarda che altri eroi offende se tu no da nomignoli a loro armi". Lo redarguì Al. "Comunque... nemici no scappa: loro ritira".

"Sì... e se tutto quel rhum non mi ha fatto crescere le mitili nel cervello..." incominciò Sagiri.  Il suo occhio mistico schizzava nell'orbita, cercando di localizzare chissà quali movimenti con crescente eccitazione.

"... ho davvero paura che stanno tentando un attacco in massa!! Porco Dracula, via tutti!!!"

Senza aspettare nemmeno un secondo, il gruppo iniziò a correre a perdifiato nella rotonda, cercando il portone d'accesso alla sala del trono. Dal buio sovrastante partì una gigantesca colonna sonica mirata al gruppo sottostante, prodotta dagli stridi di innumerabili pipistrelli demoniaci.

Approfittando sempre della magia in slow-motion di cui abbiamo già parlato vari capitoli e anche un po' della forza delle onde soniche "in esubero", i nostri effettuarono un fighissimo scatto in avanti, evitando il grosso della colonna sonora mentre i muri portanti attorno a loro si incrinavano , e, cosa più importante, il pavimento sotto di loro si sbriciolava come tante tessere di domino.

"Porco Dracula?!? Porco vulcano, invece!" Esclamò Sasuke, inviperito. Girando il proprio cranio snodato, gli saltò quasi l'unico occhio rimasto nel vedere un profondo corso di lava scorrere proprio sotto di loro.

"Pensa a guardare davanti a te, invece:" lo avvertì Gozu "il Dracula in questione è di fronte a noi!"

Lo stormo dei pipistrelli, accresciuto notevolmente di numero, infatti li aveva preceduti nella loro corsa disperata, circondandoli in ogni direzione. Gozu osservò bene dove i suoi nemici svolazzava e si preparavano a colpire. Concentrato sino all'inverosimile, saltò sul muro alla propria destra e corse su di esso per un breve tratto.

"Benissimo... è arrivata l'ora della fase 2! Geronimooo!!"

Il demone a lui più vicino si avventò su di lui con le fauci spalancate, provando ad azzannargli il collo. Gozu saltò in alto all'ultimo istante, quindi sferrò colpo secco con la punta degli artigli, squarciandogli la nuca di traverso. Altri tre demoni, quattro, quasi un plotone di mostri si avventò su di lui come un solo demone feroce ed affamato, mordendo e graffiando ossessivamente. Il guerriero ungulato, a mezz'aria, si difese tirando calci e affondi con i propri artigli ad ogni creatura a portata di tiro, cercando al contempo di non atterrare mai a terra..

Sasuke si girò proprio mentre stava per svoltare: il pavimento sotto di Gozu era già crollato, e presto sarebbe toccato a loro. Mancava poco alla fine della loro corsa- il portone d'ingresso, se non ricordava male, era proprio al lato del pentagono verso cui stavano per svoltare- ma avevano ormai il fiume di lava bollente alle calcagna, e non sapevano quanto sarebbero durati. Oltretutto, uno degli uomini-pipistrello aveva smesso di dedicarsi alla preda che il suo gruppo tentava disperatamente di catturare e decise di fiondarsi su prede meno combattute.

"Aahahahah... f-forno... FORNO!!" Strillò con tutte le forze.

"Cosa avrà voluto dire? Cos...?"

Il demone pipistrello aveva emesso, rapidamente, un ennesimo stridio sonico. Urlando NOOOO in rallenty, Sasuke aveva evocato un fulmine e glielo aveva scagliato nel volto. Il colpo aveva centrato l'inseguitore, bruciandogli il collo fino a che il suo corpo non fosse divampato nelle fiamme; tuttavia, fu troppo tardi per fermare l'onda sonica.

Voltandosi, il nobile vide il muro di fronte a lui frantumarsi un mare di detriti, molti dei quali andarono ad ostruire il passaggio verso il prossimo lato dell'ottagono.

"Qui nemmeno il potere della slow-motion può fare qualcosa..." mormorò, pregando silenziosamente di scamparla anche questa volta. "Qualcuno ci aiutiii!! Specialmente se re!"

Non sentì più la terra sotto i piedi, letteralmente: il pavimento sotto di lui era totalmente precipitato, e avanzare verso l'ingresso successivo pareva impossibile. Ormai, nulla poteva scampare Sagiri e Sasuke da un incontro ravvicinato con un bel bagnetto di lava bollente.

Sennonché, le loro preghiere parvero venire esaudite: mentre i  tentavano disperatamente di mantenersi a galla nuotando a farfalla nell'aria, una mano li afferrò per i polsi con dolcezza. Poi li sollevò dalla loro posizione, facendoli levitare lungo il corridoio ottagonale.

"Per tutti i sargassi basaltici, cosa sta accadendo?" Si meravigliò il pirata, sbattendo le palpebre più volte dallo stupore e ringraziando per lo scampato pericolo.

In un attimo, i due videro il fiume di lava allontanarsi sempre di più, per poi venire sostituito da un pavimento di pietra regolare e levigata, seppure impoverita; anche la luce rovente della lava venne sostituita da un'altra ben meno luminosa e spenta, che pareva ingrigire ogni cosa.

La mano salvatrice pose entrambi su tale pavimento, dove si poggiarono i piedi. Tornati ad una posizione di equilibrio accettabile, i due poterono finalmente vedere il loro salvatore: era lo spirito di un vecchio, regale per portamento e saggezza, ma ingobbito per i lunghi anni. Questi svolazzava paludato in una lunga tunica luminescente di azzurro che terminava con un piatto copricapo spiovente al lati, sorridendo ai due visitatori in maniera benevola e amichevole.

"Benvenuti, amici cari e compagni di lotta; e benvenuto più di tutti a voi, Sir Fortesque! Dovervi incontrare in una simile ora buia è propizio al di là dei miei sogni!"

Il cavaliere rimase per un attimo basito dalla gioia, ma subito si inchinò davanti allo spettro portandosi la mano sul cuore.

"Vivo o morto, io sarò sempre il vostro servitore più fedele, mio sire".

"Re.. re Sarutobi...?" Sagiri squadrò rapidamente prima il suo amico, poi il fantasma regale; infine, si rivolse a quest'ultimo, imbarazzato.

"Emmm... potente re di questo regno... vorrei tanto inchinarmi, ma sono pur sempre un pirata, e il codice dei pirati articolo 19, sottosezione 2 recita chiaramente che: "un vero bucaniere non può mai flettere la propria schiena di un angolo superiore ai dieci gradi, salvo in caso di problemi alla colonna di sorta o di pena capitale". Capite quindi..."

Lo sguardo, penetrante e carico di sdegno per un rifiuto del genere, dell'Uchiha, amplificato da un bagliore rossastra alquanto sinistro, fece accapponare la pelle al pirata.

 "Tu non farai cosa davanti al mio sovrano, Sagiri?!?" Lo minacciò. Per fortuna del pirata, intervenne il defunto monarca a placargli l'animo.

"Non vi irritate, Sir Uchiha. Mi basta che siate voi ad inchinarmi. Dopotutto, con voi non ho bisogno di altri uomini. Siete o non siete il prode erede degli Uchiha, il più nobile dei miei cortigiani, il più audace dei miei capitani, e il più spassosamente goffo giocatore di crocket che io abbia mai visto?"

"Emmm... certamente... signore..." Sasuke esitava a parlare: sapeva che era giusto e onorevole rivelare ogni cosa riguardante la sua vera indole al proprio sovrano, ma anche che farlo ora sarebbe potuto essere compromettente per la missione.

"Certamente sì, mio buon Sasuke. Avrei voluto rincontravi in tempi più felici e in condizioni meno legate al mondo dei morti; tuttavia, il nostro regno ha più che mai adesso bisogno di voi adesso per difenderlo dalla più tremenda minaccia che abbia dovuto affrontare sin dalla sua fondazione. Come bene avuto potuto constatare, la mia buona vecchia fortezza pullula di mostruosità infernali di ogni genere e forma".

"E' per tale ragione che mi sono recato al vostro cospetto, sire, proprio per vincere tale orda malefica: la Pietra di Anubi mi è necessaria a tale scopo, e le voci mi hanno condotto sino a voi e alla vostra dimora".

"Certamente, Sir Sasuke, il frammento di manufatto da me custodito è a vostra disposizione. Vi conduco immediatamente da esso. Seguitemi".

Lo spirito volteggiò e volò verso la parte più interna della stanza. Mentre Sasuke lo seguiva, Sagiri prestò particolare attenzione alle antiche sale.

L'intera struttura che si mostrava ai suoi occhi era quella di una grande sala rettangolare a tre navate, la cui somiglianza con una chiesa era resa più evidente dalla presenza di un alto matroneo. Queste erano delimitate da quattro massicci e squadrati pilastri di roccia, anch'essi, come i muri del vestibolo, ormai usurati e corrosi da rampicanti. Dirimpetto scorgeva, alla fine della sala, un imponente trono dorato i cui bracciali terminavano entrambi con il vortice di Konoha, e verso il quale i due ex-defunti si stavano avvicinando.

Lo spirito del sovrano, raggiunti i due bracciali, toccò con i medi il centro di entrambi vortici ed applicò una leggera pressione. Con uno stridio ed un boato, simili a quello di un macchinario in attivazione, la base del trono indietreggiò di vari metri, mentre un qualcosa al di sotto del pavimento si alzava e faceva pressione mano a mano che si allontanava.

Sasuke osservò un cubo dai lati costruiti in oro, all'apparenza cavo, dentro cui giaceva l'ultimo, agognato pezzo della Pietra di Anubi, che aveva forma di torace di scarabeo in zaffiro e oro.

"Ecco a voi il vostro dono sir Uchiha, avanti, prendetelo". Incitò il sovrano, benevolo.

Sasuke avvicinò le dita della mano fino a quasi sfiorare la sorta di teca; tuttavia, non avanzò oltre e girò il proprio capo rivolgendosi al suo signore. Il suo sguardo, serio, prese di sorpresa il sovrano, che balbettò una domanda:

"C-cosa state aspettando, messere? Avanti... su, prendete la pietra".

Sasuke rimase immobile a fissare il proprio sovrano in maniera sempre più accigliata. Questi sembrava sempre più agitato, a tal punto da tremare e sbattere le palpebre in maniera convulsa.

"Cosa state aspettando messere... COSA STATE ASPETTANDO?!?" Sbraitò all'improvviso, con il volto contratto in una maschera di ansia e collera.

Sagiri trovò il repentino cambiamento della personalità del vecchio scioccante sino a disturbarlo, ma non era nulla rispetto allo sguardo di Sasuke: dardeggiando dallo Sharingan, l'occhio dell'Uchiha pareva convogliare un puro istinto omicida, tale che il re spettro arretrò, spaventato.

"Dove siete..." Si alzò, sussurrando lentamente. "Dove siete bastardi... DOVE DIAVOLO SIETE?!?"

Chiuse la mano in un pugno, presto circonfusa dalla folgore della Luce, e l'alzò sopra la testa, ruggendo:

"Maledetti, fatevi vedere! Voglio vedere in faccia il bastardo che ha osato plagiare il mio sovrano! FATEVI VEDERE!!!"

In risposta ad una sfida simile, si udì all'improvviso un rumore di passi avvicinarsi alla sala del trono. Sia Sagiri che Sasuke girarono lo sguardo dove il matroneo continuava sopra la sala del trono, similmente ad un balconcino coperto. Da una stanza del piano superiore, uscirono dalle ombre due figure. La prima era quella di un essere umano dal nasone parecchio pronunciato e i capelli arancione acceso, racchiusi in una preziosissima corona gemmata, che avanzava sdegnoso trascinandosi un lungo mantello di ermellino.

Vicino a lui camminava un demone non molto dissimile dai mostruosi pipistrelli incontrati poco fa, sebbene le sue fattezze fossero più simili ad un uomo dal viso allungato che ad un pipistrello, anche perché sulla testa si potevano scorgere veri capelli, sebbene scuri e arruffati, e non solo pelame. Poi, indossava un indumento, una lunga sciarpa color lilla che gli cingeva il collo fino a scendergli sul torace.

"Bene, bene, bene". Affermo questo compiaciuto, rivolgendosi al possessore dello Sharingan. "Sei riuscito a scorgere il mio inganno in tempo. Deve essere per il genio che ti porti appresso che hai notato la trappola magica attorno alla Pietra. In quanto a te, Re Sarutobi, "si rivolse al sovrano defunto, che gli rispose con un rispettoso inchino "puoi andare, per il momento".

Lo spirito come un automa rispose di sì e si volatilizzò in un istante. L'ira di Sasuke ebbe ora come bersaglio il demone, che puntò mentre la luce mistica attorno alla mano si intensificava sempre di più.

"Dunque sei tu che hai osato porre quell'incantesimo sul mio amato sovrano!"

"Non è totalmente esatto. Per la fattura devi ringraziare principalmente Orochimaru: noi gli abbiamo dato una mano sollo nella cattura". Spiegò quello, totalmente indifferente alla furia del suo interlocutore. "Ad ogni modo, vedo che ciò che abbiamo fatto al tuo sovrano ti ha fatto un bel po' su di giri, vero? Beh, scaldati quanto ti pare: quello a bruciare sarai tu..."

"Parole molto grosse, per chi ha dell'artiglieria pesante puntata sul cranio!" Si aggiunse Sagiri. Questi aveva estratto una manciata di coltelli dalle sacche appese alla cintura, e le teneva strette fra i palmi, pronto a colpire.

"Mph, abbiamo anche uno scarto di taverna, fra noi..." Commentò il mostruoso pipistrello, sarcastico. "E chi altro adesso potrebbe venire, un hippie squinternato assieme ad un drago rincitrullito?"

"Tu no tenta sorte, demone:" lo ammonì Al "considerata situazione, potrebbe davvero giungere in nostro aiuto".

"Allora, intanto che li aspettiamo... diamo il via alle danze, vi va?"

Irato, Sasuke pose in avanti il braccio per scagliare il proprio dardo energetico, gridando. Il demone piroettò su se stesso e spalancò le fauci, quindi emise un'altra zaffata sonica simile a quelle della sua razza, solo colorata di un sinistro luccichio verde acido.

I due attacchi collisero a mezz'aria, bloccandosi vicendevolmente per un poco, sino a che la sfera assorbì l'energia dell'onda, striandosi ed espandendosi, per poi esplodere in un rombo assordante.

L'Uchiha aveva fatto in tempo ad evocare lo scudo, per difendersi dal contraccolpo; però non riuscì a proteggersi dal fortissimo lampo seguente, che lo accecò.

"Eehehehe..." sogghignò il demone pipistrello. Rapido in modo innaturale, si avventò sull'Uchiha ancora stordito, provando a sferrare un pugno. Purtroppo per lui, ad aspettarlo vi erano due coltelli da lancia che volarono dirette ai proprio volto. Istantaneamente, protese le ali in avanti e si girò di scatto. L'aria emessa dalle ali da chirottero fu abbastanza forte da fermare i coltelli, che volarono via infilzandosi in due pilastri.

"Bene, ora è davvero il mio turno!"

Il demone pipistrello compì un giro completo su se stesso ruotandosi attorno ad un piede, quindi prese un lungo respiro, inalando aria ed energia malefica. Sparò un ulteriore sonicboom magico, ma entrambi i suoi avversari lo evitarono con salto. Sasuke, intanto, sfoderò Pinnadisqualo, con gli aculei drizzati per l'eccitazione, e sferrò un fendente proprio di fronte al nemico. Con il potere della spada l'onda di energia sparì, sbranata, e il pipistrello antropomorfo fece appena in tempo a balzare all'indietro per non venire morso dalla terribile bestia.

"Brutto cagnaccio rognoso!" Strepitò il compagno del demone. "Non devi assolutamente mordere Rinji: mi deve cinquecento denari per non avermi permesso di razziare questa fortezza come si deve!"

"Emerito bastardo..." Sibilò l'uomo-pipistrello fra le fauci. D'un tratto, sentì sul proprio braccio destro un rivolo di calore e senso di appiccicume. Guardando meglio, notò che una delle spine del nemico gli aveva ferito il braccio.

Dentro di se sorrise, stranamente: gli avversari si stavano rivelando ben più forti e tenaci del previsto, una vera e propria sfida. Sicuramente quello era un modo perfetto per rompere la monotonia quotidiana, anche se, ovviamente, ora sapeva che prolungare troppo il gioco sarebbe stato rischioso.

"Senti, Yahiko, se proprio "rivuoi" quel maledetto denaro, perché non vieni giù a darmi una mano con questi qua? Potrei faticare ad eliminarli da solo..."

Udendo il nome Yahiko, Sasuke si ricordò bene del temuto e famigerato capo dell'A.L.B.A, l'organizzazione criminale che aveva costretto Isaribi e Gozu ad una vita di criminalità. Il trovare davanti una feccia del genere, resa ancora più irritante dal suo atteggiamento del tipo "Mr. Scrooge pre-visita degli spiriti", fece ribollire il sangue nell'unica parte vitale del suo corpo, ovvero l'occhio.

"Dunque sei tu il famigerato capo dell'A.L.B.A... " si rivolse all'uomo, mentre la propria bocca si contorceva in un ghigno. "Sai, ho sentito parlare di te varie volte".

"Ah davvero?" Chiese quello, incuriosito. Sfilò dunque il prezioso mantello con estrema delicatezza, come una madre depone il proprio bambino sulla culla, e balzò vestito con l'uniforme dell'A.L.B.A. alla sinistra di Rinji, davanti ai suoi nuovi avversari.

"Sentiamo un po': quali voci ti sono giunte sul mio conto, per caso? Magari dovrei farla pagare ad un po' di spioni..."

"Direi che le voci sul tuo conto non sono affatto buone, per usare un gigantesco eufemismo; anzi, per dirla tutta gira la notizia che tu sia una carogna di proporzioni ciclopiche, una sottospecie di piattola abbietta che persino agli insetti giganti faresti schifo. Insomma, meriteresti davvero che qualcuno te la faccia pagare più salato di quanto i tuoi soldi potrebbero mai permetterti..."

"Fhhh... qualcuno ha davvero un demonio per capello, sempre che di capelli uno ne possa parlare..." commentò Rinji, intromettendosi con un lungo fischio. "E, sentiamo, in quali e quante maniere intenderesti fare la pelle a questo braccino inesistente che ho qui davanti?"

"Ehi!!" L'uomo dal pel di carota si incollerì con il compagno a tal punto da sbuffare aria dalle narici come una locomotiva. "Io, avaro?!? Solo perché amo talmente tanto il denaro che truciderei la mia intera famiglia e farei esplodere il pianeta Terra alla sola possibilità di perdere dei soldi, questo non mi rende avaro!"

"Appunto... tua frase si commenta da sé..." Al sospirò, scuotendo il piccolo capo. Nemmeno lui poteva trovare qualcosa di più assurdo e grottesco della realtà stessa, in quel frangente.

Sasuke, però, non trovava tutto ciò affatto divertente: rabbiosamente generò un altro lampo luminoso nella mano e lo scagliò contro il demone pipistrello. Subitaneamente, Yahiko si frappose fra Rinji e il proiettile, assorbendo interamente l'assalto.

Una nuvola di fumo venne generata istantaneamente dall'impatto, coprendo leggermente entrambi i contendenti. I due guerrieri compresero immediatamente che questa breve pausa era ormai terminata e che l'offensiva avversaria non avrebbe tardato a rispondere, perciò ritornarono in posizione di guardia con i coltelli l'uno e la Tagliateste l'altro.

Nondimeno, non poterono mai essere preparati a ciò che videro successivamente: diradata la nube, comparve davanti a loro il corpo di Yahiko, la cui pelle, totalmente illesa, si era colorata di una marrone così scuro da tendere al nero.

"Eheheheheh...." sogghignò quello, con la voce che gli rimbombava nel naso "non avete capito? Il tipo dietro di me mi deve dei soldi perché mi ha impedito di prendere il bottino accordato subito, e la colpa è tutta vostra. Perciò le soluzioni sono due: 1) mi pagate cinquecento denari con gli interessi del 200% al minuto; 2) prenderò come bottino..."

Il signore del crimine inspirò forte, quindi tirò un diretto micidiale contro Sasuke.

"... i vostri corpi!"

Il nobile, grazie allo Sharingan, effettuò in tempo una schivata laterale per poi estrarre la propria arma magica. Prima, però, che potesse compiere un affondo, Yahiko aveva sferrata una tallonata al terreno tanto forte da aprire crepe nel marmo e far saltare metri di pavimentazione; così quello venne sbalzato via dall'onda d'urto ed atterrò in piedi pochi metri più indietro.

Ad aspettarlo c'era Rinji, che, alzatosi, in volto, generò contro di lui un 'altra sonicboom. Non potendo evitarla, lo scheletro evocò lo scudo magico appena un istante prima di venire colpito.

"Arrgghhh!!... Dannazione!" Imprecò l'Uchiha, sentendo sempre di più la forza del colpo fare breccia nella sua difesa e rompere l'incanto.  L'istante dopo, però, la tremenda pressione che stava subendo si affievolì di colpo.

Osservando il suo aggressore ed udendo un tintinnio metallico, comprese perfettamente la causa: Sagiri era intervenuto da dietro nel lancio di due coltelli, costringendo Rinji ha voltarsi e dedicare le sue attenzioni su di lui.

Benedicendo nella mente il proprio amico, che sorrideva sebbene il mostro gli stesse vomitando addosso una letale scarica di energia sonica, decise di non rendere vano il suo sforzo di esca e si lanciò in avanti, tentando di affondare la propria lancia nella schiena del pipistrello.

"Eheheheheh.... NO!"

Con una rapidità incredibile, Yahiko si frappose a fra Sasuke e Rinji, sferrando una manata per deviare l'arma. Il nobile fu più veloce, ritraendo l'impugnatura della lancia prima che fosse tardi; tuttavia non aveva fatto i conti con Rinji, che planò dietro di lui e gli si avvicinò all'orecchio destro.

"Considerati i tuoi natali sì nobili, Uchiha..." gli sussurrò appena "assisti ad un concerto transilvanico in pieno stile".

Il grottesco uomo-pipistrello aprì leggermente la bocca, poco più che in un bacio, e da essa emise un torrente di un onde. Per quanto ad un orecchio normale fossero su frequenze inaudibili, Sasuke provò un senso di stordimento che mai aveva sperimentato sino ad allora, se non con il potere mesmerizzante del flauto di Tayuya. Il capogiro fu talmente forte che Al sobbalzò nel cranio, ululando come se lo stessero squartando, e lì tutto il mondo attorno a lui pareva girare sempre più vorticosamente.

"Cosa sta accadendo...?" Biasciò, non avendo nemmeno la forza di sussurrare. Si accasciò quindi a terra, in qualche modo ancora cosciente, ma totalmente incapace di muovere un muscolo.

"S-Sasuke!" Esclamò Sagiri tra l'attonito e l'inferocito. "Cani della Compagnia delle Indiee!!"

Non aspettò un istante per estrarre la sua pistola flintstock e sparare due colpi per arma da fuoco, che subito si infransero nell'innaturalmente resistente pelle del signore del crimine.

"Pirata dei miei stivali! Qui nessuno può pirateggiare in questo regno senza avermi pagato autorizzazione e tassa! E per tutto il casino che mi stai causando, dovrà essere di almeno ottocento denari pagati con il tuo sangue, piratucolo bucanierastro di un predoncino incapace di saccheggiare una culla indifesa!" Inveì contro quest'ultimo.

Rinji abbassò lo sguardo, borbottando fra sé: Yahiko aveva già ripetuto una battuta del genere, e la sua leggendaria taccagneria stava diventando ormai noiosa.

"Yahiko... possibile che tu sia così venale?" Lo rimproverò. "Esistono cose che valgono più del denaro, anche se molte di queste hanno bisogno di soldi per essere comprate".

"C-cosa?!? Esisterebbe qualcosa di più prezioso al mondo dei miei amori tesori figliuoli adorati porcellini soldini?!?"

"Certamente... ad esempio, un buon boccale di birra e sangue AB- dopo una sanguinosa battaglia, il prendere il giro il proprio nemico con un frasi sarcastiche ed un atteggiamento di superiorità quando te lo puoi permettere... poi ci sono anche i camerateschi ping-pong di insulti al bar... insomma, tante cose, e non ultima la salute".

"Io sono sempre stato benissimo con i miei soldi e senza nemmeno scucire un centesimo ad una sanguisuga di barbiere medico o stregone. Un centone al giorno toglie il malanno di torno" .

"Oscurità nera..." Rinji appoggiò il volto sul palmo della mano dallo sconforto. "La tua zucca è solo un ammasso vuoto, sensibile unicamente al tintinnio dei denari!"

"Non solo dei denari: anche al suono di dobloni, rubli, vecchie lire, euri, talleri, dollari, sterline, yen, marenghi, corone, fiorini...i!"

Mentre Yahiko enumerava le proprie monete contando sulle proprie dita (e mostrando una quanto mai insana soddisfazione nel farlo...) Sagiri si era ripreso ed aveva interrotto la conversazione con lo scoppio e il sibilo di due proiettili, mirati l' uno alla nuca del boss di Porto Scorbuto, l'altro alla fronte del demone.

Il primo attacco non diede maggiore fastidio a Yahiko di una puntura di zanzara, ma lo distrasse abbastanza affinché il secondo colpo, volando raso alla capigliatura arancione dell'uomo, andasse a trapanare il cranio di Rinji. Ma non andò così: il pipistrello saltò in alto di qualche metro, afferrando la palla a mezz'aria con le proprie micidiali ganasce e serrandola fra i denti.

"Eheheheheh... sei uno sciocco". Sogghignò, mostrando, tra un sorriso a trentadue denti, il proiettile costretto tra i canini e i premolari.

"Per ora ho relativamente scherzato, ma mi avete fatto comprendere presto che è meglio lottare al massimo delle capacità sin da adesso. In termini meno banali ma leggermente più astrusi, il rodaggio è finito: ora inizia il Grand Prix".

"Sono d'accordo".

A parlare non era stato né Sasuke né Sagiri; piuttosto, la voce era simile ad rauco eco, proveniente dalle profondità della terra, talmente flebile che solo orecchie potenti come quelle di Rinji avrebbero mai potuto udirlo.

Notevolmente attratto da un rumore simile, l'uomo-pipistrello drizzò ancora di più i padiglioni, attentissimo a captare ogni movimento. Il capo dell'Alba si occorse di questo suo cambiamento, e ne domandò la causa.

"Rinji, cosa hai? Che stai sentendo?"

All'improvviso, il pipistrello realizzò ogni cosa, paralizzandosi quasi dallo stupore. Subitaneamente volò verso una mattonella alla sua destra, con il destro carico e pronto a sferrare un colpo.

La mattonella incominciò a tremare da sola ed ad alzarsi, sottoposta ad una forte pressione. Rinji la colpì con un palmata, cercando di rimandarla indietro, ma la roccia, stretta, a quanto pare, tra due forze contrastanti, si spaccò al centro, crepandosi in più punti. L'uomo pipistrello emise uno stridio di dolore e si ritirò immediatamente.

"Maledetto! MALEDETTO!!" Imprecò quasi latrando, tenendosi il palmo della mano, che, trafitto, sanguinava copiosamente icore.

"Maledicimi pure quanto ti pare, ma dovresti risparmiare il fiato, invece".

In un tempo infimo, una luce rossastra partì dai bordi di altre lastre, descrivendo un perimetro abbastanza grande da permettere ad un uomo di passarci dentro. La roccia così tagliata venne sbalzata via da una forza applicata dal basso, di intensità tale che venne scagliata quasi sul soffitto.

Dal buco così ottenuto emerse una figura alla cui vista la rabbia di Yahiko raggiunse livelli epocali, senza però evitare di tingersi con un sottile e inquietante senso di paura.

"G-Gozu!!" Strepitò digrignando i denti. "C-cosa diavolo ci fai ancora vivo?!?"

Il guerriero, emerso dal piano inferiore, si ripulì quello che restava del mantello dalla lava solidificata, staccandone i frammenti e gettandoli con noncuranza dove capitava. Poi, senza mostrare la benché minima emozione, si rivolse a Yahiko:

"Ah... sei tu, piccola piattola avida. Non mi aspettavo che tu fossi venuto a sporcarti le mani di persona. In genere, l'accoppare bersagli che non ti devono qualche soldo è un lavoro che riservi ai tuoi lacchè. Immaginavo, al limite, che fossi alla Sala del Tesoro a trastullarti come mentre vedi un film erotico".

"N-non farmi pensare..." Il ricordo dell'opulenza a cui si era dovuto separare stava acuendo la rabbia del signore dell'A.L.B.A. sino a rendergli il volto livido.

"E comunque, non è affatto vero che qui nessuno mi deve qualcosa: tu, ad esempio, sei quello che mi deve più di tutti. O, forse, ti sei dimenticato di tutto quello che l'A.L.B.A. ha fatto per te, dopo che ti abbiamo accolto quando non avevi nulla, nutrito quando eri sfinito e morivi dalla fine, e, sopratutto, protetto egregiamente e con efficienza quello schifoso scorbutico di Ebisu?"

"Tutto quello che ricordo è di essere finito nelle mani di creature che non oserei nemmeno definire degli squali, per rispetto alla categoria di pesci. Secondo la mia agenda personale e i miei calcoli, i miei crediti nei vostri confronti superano di gran lunga ogni possibile debito". Gozu parlò senza traccia di acrimonia o collera, come un perfetto commerciante che deve stilare un bilancio dei suoi guadagni e delle sue perdite.

Tutto ciò portò la rabbia di Yahiko al parossismo: questi schiumò, paonazzo in volto, strepitando:

"Allora credi che siamo noi in debito con TE?!? Di una sola cosa io ti sono debitore, o meglio, la mia famiglia lo è, ed è della fine di quello sfaticato, disgustoso uomo che era tuo padre. Non ti ricordi come stesse sempre lì a fare il ciabattino e a fabbricare quelle calzature pregiate? Erano bellissime... BELLISSIME!! Come ti potevi aspettare che dei fini intenditori come quelli del nostro ceppo non potessero averle ad ogni costo? Ma quell'idiota di tuo padre non ce le voleva dare, nonostante gli avessimo spillato ogni centesimo dal portafogli. E non era nemmeno perché fossero cose preziose, no, che pure avrebbe avuto la mia comprensione: ci aveva rifiutato un dono così per scempiaggini tipo onore e dignità  o roba del genere. Patetico! Così, il mio compianto genitore gli ha dovuto dare una bella scrollatina... Non ricordi più, forse, come lo aveva ridotto a fine duello? E, sopratutto, non ricordi di come avesse distrutto la sua stessa collezione?"

Gozu ricordava ogni cosa perfettamente, come se del, resto potesse mai dimenticare la giornata in cui aveva perso tutto. Ricordava suo padre, con l'occhio offeso l'indice e l'anulare destro mozzati, moncherini freschi del falso duello con il padre di Yahiko. E, sopratutto, ricordava in suoi pianti, nel silenzio del negozio che per loro era una casa...

Nulla, e lo sapeva, avrebbe mai anche solo affievolito ricordi simili, che avevano segnato la sua vita in maniera così profonda; eppure, all'esterno, pareva imperturbabile esattamente come prima, simile ad una statua di cera più che ad un uomo.

"Cosa c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua, o cosa? Comunque, dovresti essermi grato di non averti fatto fare la fine di tuo padre, e di averti accolto sulla mia ala protettrice nonostante le sue colpe, irriconoscente che non sei altro". Lo punzecchiò Yahiko, rodendo dentro di non riuscire nemmeno a scalfire quell'apparenza così serenamente distaccata. Tutto ciò che riuscì ad ottenere fu un rauco sospiro.

"Yahiko, Yahiko... se pensi che una tattica del genere per farmi perdere le staffe funzioni, allora mi spiace davvero deluderti. Vedi, io sono incazzato nero perciò che è accaduto a mio padre, ma... non posso darti la colpa. La mentalità dei peccati dei genitori che ricadono sui figli è barbarica e sciocca, e devo ringraziare Sasuke..."

Indicò lo scheletro, che ancora borbottava steso sul pavimento, incapace di qualunque altra azione.

"... per avermi aperto gli occhi su ciò. Io non ce l'ho con te per quello che è successo ai nostri genitori. Tu meriti che ti apra come un'ostrica esclusivamente per i tuoi misfatti, che, se posso dirle, sono ancora più abbietti di quelle di tuo padre".

"Grragggghhh... graaarrghh... graarrghhh!!!"

Ormai in preda ad una furia delirante, Yahiko abbandonò ogni freno inibitore ed effettuò un letale scatto in avanti con un lariat, mirando al collo di Gozu. Rinji, che aveva assistito al dialogo per tutto questo tempo, era rimasto in disparte a giocherellare con il proiettile ancora fra i denti anche per distrarsi dal dolore della ferita. Osservava attentamente l'atteggiamento dell'avversario, ancora più imperturbabile nonostante l'impeto dell'alleato, e comprese bene che questi aveva davvero la situazione sotto controllo.

"Yahiko... fermati! Il bastardo ti sta portando dove vuole lui!"

"Esattamente". Confermò Gozu, piantando i piedi sul terreni. Un istante prima che il braccio magicamente rinforzato del nemico urtasse contro il suo collo, si abbassò ed avanzò con una capriola. Schivato l'assalto, unì l'indice e il medio di entrambi le mani e le puntò sulla schiena di Yahiko.

"E la destinazione è l'Inferno!"

Le punte in mithril si caricarono paurosamente per poi rilasciare energia elettrica sotto forma di lampi devastanti. Il signore del crimine, di scatto, provò a girarsi, ma venne centrato in pieno dalle scosse elettriche. Il suo corpo magico, che pure aveva resistito egregiamente contro ogni altro attacco, si contorse sotto la micidiale scarica come un'anguilla fatta uscire dall'acqua.

"Gaaggh!!! B-bastardo! Dannati fulmini, non è valido..." Sussurrò ormai, mentre l'effetto della corrente si affievoliva. Non per questo, tuttavia, poteva dirsi al sicuro: Gozu si era lanciato in alto davanti a lui, preparandosi a scagliare un gancio contro il suo cranio. Yahiko, cercando disperatamente di fuggire, si coricò su un fianco di colpo e sbatté la propria tempia coronata contro il pavimento, lasciando un gran numero di schegge.

L'urto permise al capo dell'A.L.B.A. di rimettersi in piedi e di evitare il peggio; tuttavia, Gozu si limitò a cambiare attacco e ad usare i propri guanti come armi da taglio invece che contundenti. Concentrando una piccola quantità di carica nelle punta delle dita, Gozu sferrò una karate-chop orizzontale precisa ed affilata come un colpo di lama, che penetrò la magica pelle del nemico aprendogli un taglio orizzontale alla base del setto nasale.

Rimessosi del tutto in piedi, Yahiko barcollò indietro coprendosi la ferita. Tremante dalla rabbia, ma questa volta molto di più dal terrore, squadrò Gozu, che mostrava due paia di artigli sfrigolanti di elettricità. In tutta la sua vita nessuno era mai riuscito a penetrare tanto a fondo la sua difesa, e quel suo nemico aveva affettato la sua pelle magica come fosse tenera carne normale.

Da parte sua, Gozu avvertiva perfettamente il senso di impotenza di Yahiko, e il terrore di trovarsi davvero di fronte ad un avversario alla sua altezza. In un certo senso non poteva negare che godesse nel mettere quell'essere così ripugnate con le spalle al muro. Si preparò quindi ad incapacitarlo definitivamente, concentrando talmente tanta corrente nelle punte che essa si diramò in vari raggi, zampillando da tutte le parti come spruzzi di fontana.

"Io non lo farei se fossi al tuo posto, bello mio".

La voce di Rinji interruppe il guerriero ungulato, che girò il volto verso l'uomo-pipistrello. Non potendo fare altro che inorridire, vide il demone con in braccio il corpo accasciato di Sagiri, che balbettava qualcosa sul rhum e i pennoni di parecchio confuso. Un nutrito palco di zanne era posto vicino all'orecchio del pirata, con il proiettile di prima posto proprio davanti al lobo dell'orecchio.

"Non muoverti, oppure gli infilo la palla talmente giù che la ritroveranno nella Tromba di Eustachio... dell'altro orecchio". Minacciò Rinji a denti stretti, sibilando a causa della palla in bocca.

Gozu rimirò le armi per un attimo, digrignando i denti quasi in un grugnito, quindi l'energia attorno ad esse si affievolì sino a sparire del tutto. Detestava dover essere ricattato da un perfido demone sadico, specialmente in un momento così delicato per la loro missione; tuttavia, l'orgoglio non era mai stato la sua principale preoccupazione, quindi sarebbe stato al gioco del suo nemico... per il momento.

"Bene," continuò il demone, puntando lo sguardo sul proprio ricattato, pronto a notare ogni possibile movimento, anche il più insignificante e impercettibile.

"Ora, alza le mani sopra la tua testa. Non muovere un solo muscolo".

Gozu obbedì e mostrò i palmi come un prigioniero di fronte ai proprio arrestati. Senza perdere di vista il guerriero ungulato nemmeno per un istante, Rinji fece un cenno con il capo inclinando leggermente il collo, rivolto al compagno di dietro.

Yahiko, lo sapeva, aveva interpretato il segnale come un segno di attacco. Eppure, la sua attenzione era diretta verso un oggetto ignorato per tutto il corso della battaglia, seppure assolutamente fondamentale: il frammento della Pietra di Anubi. Reclinato all'interno della sua teca incantata, l'oggetto era a pochi metri da lui, un bocconcino più invitante di un villone extralusso con la porta aperta e i doberman sedati.

Il signore del crimine girò più volte lo sguardo tra Gozu e Rinji. Certo, la prospettiva di eliminare il dannatissimo figlio di un calzolaio era allettante, ma quella di rubare uno degli artefatti più preziosi della storia di Konohamere lo era di più, molto, ma molto, moltoooo di più. Talmente di più che Rinji non poté che impallidire vedendo il proprio alleato sgattaiolare verso l'oggetto della loro cerca e alzargli un dito medio, giusto per aggiungere la beffa al danno.

"Io me la batto! Fottetevi tutti!"

Il demone strizzò gli occhi dalla furia ed aprì la bocca per sparare una sonicboom contro il bastardo voltagabbana (e magari per far cadere un po' di santi); eppure, prima che l'energia potesse accumularsi nella bocca, Gozu aveva fatto la sua mossa concentrando della carica nel dito e sparandogliela nel bulbo oculare destro.L'energia accumulata, seppure minima, fu abbastanza da bruciare la retina al demone, accecandolo parzialmente.

Vedendo l'avversario in condizioni da non potergli nuocere, Gozu accumulò ancora una quantità ben maggiore di carica in ambo le mani.Spalancando le braccia e tendendole come fusi, direzionò le punte delle dita verso le gambe di entrambi di entrambi i bersagli, poi scaricò tutta l'energia in due fulmini devastante. Il primo lampo perforò la coscia di Yahiko, che crollò al suolo imprecando tutti i santi che Rinji aveva lasciato in Paradiso; il secondo, al contrario, venne schivato dal demone, che saltò un istante prima che la caviglia venisse perforata.

"Gaaahgg!!" Latrò quasi il demone, tenendo ben stretto l'ostaggio fra le grinfie. "Avete dimostrato grande capacità, bastardi; tuttavia, ora è il momento di fare davvero sul serio..."

Alzò così il volto al soffitto e lo spalancò il più possibile. Nessun essere umano avrebbe mai potuto udire un urlo di una frequenza simile, ma dalle antiche rocce che traballavano, rilasciando nugoli di polveri, e dai vetusti cassettoni in procinto di sconquassarsi, il guerriero ungulato comprese che tutto ciò lasciava presagire l'arrivo di nuove e più terribili minacce.

Lo strano suono si concluse con un boato ed il suono di roccia fracassata da una forte pressione. Poi, una nuova nenia giunse, uno stridulo suono simile allo stridere di uno stormo di pipistrelli, ma di varie volte più assordante e cacofonico.

Il guerriero si girò dietro, ansando. Yahiko, seppur dolorante, era scappato via e si trascinava a fatica nel cortile interno, tenendo sottobraccio il manufatto trafugato. Dentro di se esplodeva dal desiderio di acciuffarlo, ma una nuova orda di pipistrelli infernali stava già facendo il suo ingresso nella sala del trono, planando attraverso il matroneo.

Rinji, appoggiando quasi il muso sul capello tripunte del suo prigioniero, alzò ben oltre il proprio capo l'artiglio destro, ormai desideroso di porre fine alla sua vita per sempre.

"Tutte le belle sfide hanno una loro fine, e questa qui si concluderà con le vostre vite, a cominciare da quella del pirata!"

Concentrando il più rapidamente possibile energia, Gozu tentò di scagliare l'ennesima saetta per salvare l'amico da morte certa; sennonché, questa volta, venne preceduto da un lampo abbacinante, che illuminò tutta la zona.

Dentro la maschera antigas, il guerriero sorrise: seppure con molti colpi di scena e modifiche, il loro piano non era stato ancora compromesso. C'era ancora una possibilità, per quanto flebile, di difendersi tutti da un così grande male...

 

 

******************

 

Angolo dell'autore: Capitolo extra per località. A parte i soliti ringraziamenti, null'altro da dire. Ciao!

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Capitolo 28
*** Showdown alle Rovine Infestate (Buum-cha!!) ***


Showdown alle Rovine Infestate (Buum-cha!!)

 

"Maledizione!"

Yahiko imprecò per l'ennesima volta: passi che quel maledetto voltagabbana traditore infingardo viscido doppiogiochista più di Benedict Arnold e Giuda Iscariota messi assieme gli avesse trapassato una gamba con fulmine, ma che lo avesse costretto ad ammaccare la sua preziosissima tiara gemmata, questo mai!

Non gli importava nulla, infatti, dall'ampia bruciatura sul retro della coscia che ancora sanguinava: tutta la sua attenzione era concentrata sui propri preziosi.

"Povero oggettino preziosino miuuucciioo!!" Si rivolse alla corona dopo essersela tolta dal capo. "Guarda che brutte ammaccature? Ti ho fatto male, vero?"

Osservò il maltolto con la stessa apprensione di una mamma che osserva il proprio bambino reduce da una zuffa tra coetanei orchetti, tanto che, al notare una piccola ammaccatura vicino ad un lapislazzulo, emise un tremito di angoscia degno di un uomo squartato.

"Piccolino... non odiare il tuo papi... sai che ti vuole bene, tantoooo bene..." si scusò all'oggetto inanimato tra pianti e guaiti "come ne voglio al tuo fratellino qui con me..."

Diede uno sguardo al preziosissimo manufatto trafugato, ancora giacente nella teca dove Rinji aveva posto la sua trappola incantata.

"Piccolino mio... il tuo papi ti abbraccerà presto; ma prima devo toglierti da questa brutta tecaccia..."

Dopo essersi rimesso in testa l'ornamento, indurì tutto l'arto destro sino all'avambraccio, scurendolo, per poi infilarlo nel contenitore ed afferrare il prezioso frammento. Nel momento in cui la propria mano entrò nel volume delimitato nella teca, una serie di aghi sottilissimi, composti di luce mistica, lo addentò formando una morsa simile alle zanne di un pipistrello, cercando di staccarglielo.

Un braccio normale sarebbe stato immediatamente trinciato, ma quello di Yahiko, rinforzato dalla sua magia, non venne nemmeno attecchito dalla difesa della pietra. Sdegnato per una trappola così poco efficace, l'uomo diede un colpo con l'arto, sferzando l'aria.

"Via, brutta trappolaccia mistica che vuole tenermi lontano dal mio grande amore!"

La magia a guisa di morsa svanì nel nulla da cui era apparsa; tuttavia, avendo calibrato male la forza, Yahiko spezzò anche la teca e scagliò via l'oggetto che tanto adorava.

"NOOOOOO!!!"

Il signore del crimine osservava inorridito il prezioso manufatto disegnare uno strano circolo nell'aria rovente per poi dirigersi pericolosamente vicino ad una pozza di lava. Per sua fortuna, il potere dello slow-motion funzionò anche su di lui (causa esigenze di trama) e Yahiko riuscì ad afferrare il prezioso in tempo e a serrarlo fra le amorevoli braccia.

"Oscurità..." balbettò incredulo di ciò che aveva appena osato fare, sudando molto più dall'ansia che dalla lava che gli stava praticamente bruciando le scarpe.

"Come ho potuto.... COME-HO-POTUTO?!?! Ti prego ti prego ti prego perdonami..." Incominciò a sbaciucchiarsi l'artefatto con tale insistenza da lucidarlo con la saliva.

Il suo idillio amoroso sarebbe durato per ore se uno strano rumore non lo avesse costretto a ricomporsi in qualche maniera. Poco distante, oltre a una zona della muraglia interna talmente liquefatta dalla lava da iniziare a sciogliere le rocce circostanti, poté scorgere una figura nera come ogni Demone delle Ombre, sebbene ancora confusa tra numerosi miasmi.

"Dannazione, dannazione, porc..." Inveì Yahiko, che quindi si rivolse al suo amato manufatto molto apprensivamente.

"Ora piccolino mio, papi ti deve nascondere. Fai il bravo e non fare nessun rumore per nessuna ragione al mondo, che poi ti porto a spasso in un museo egizio a giocare con tanti tuoi amichetti, d'accordo. Shhhhh...."

Alzò il proprio soprabito dietro la propria schiena ed infilò l'oggetto in uno dei due posti dove non batte mai il sole, sperando che non vi fossero demoni con preferenze sessuali tali che gli dessero anche un solo sguardo al deretano. Avanzò così, fieramente, verso lo sgherro di Angmar, saltando sulla cinta ed evitando la roccia fusa.

Il mostro che vide era uno strano essere piuttosto tracagnotto, dalla base umana ma dal cranio ampio e flaccido, racchiuso tra un grosso guscio di bivalve, arancione all'esterno ma grigio dentro, che gli balzò accanto strizzando gli occhi innaturalmente allungati.

"Lord Yahiko...? Ma cosa ci fate qui? Dove sono lord Rinji e i cadaveri dei nostri nemici?"

"Lord Rinji mi ha chiesto di raggiungere il grosso della compagnia, intanto: li abbiamo uccisi, e vuole semplicemente accertarsi che siano morti del tutto. Ecco tutto".

"Ma ma..." Balbettò la creatura, sgranando gli occhi. "Emm... Perdonate la mia estrema impudenza, ma... non per offendervi in alcuna maniera ... ciò che avete detto non è del tutto, totalmente, assolutamente al 110% logico, dopo tutto..."

Lo sguardo iracondo di Yahiko, reso ancora più maestoso dal nasone regale, sciolse le budella al subordinato.

"Osi mettere in discussione il mio operato? Osi-mettere-in-discussione-il-mio-operato?"

"No... nononononono". Tentò di difendersi il poveretto, portando i palmi avanti e negando con il capo l'offesa. Era talmente testo che spargeva secchiate di sudore ad ogni diniego.

"Bene, ma sappi che sono comunque piuttosto incazzato con te; e sai che, quando mi girano i cosidetti, l'unica cosa che mi può far tornare la calma è la moneta sonante o cartacea!" Minacciò quello facendo il gesto di chi è impaziente di ricevere denare.

"Sisisisisisi... aspettate..."

Eccitato sino all'inverosimile, il demone cercò freneticamente una moneta dentro al proprio cranio di mollusco. Estrasse un doblone d'oro, che lanciò al proprio superiore.

Questi la raccolse immediatamente, e, dopo averla esaminata con cura anche attraverso un precisissimo di test di morso, concluse che era di genuino biondo metallo. La gioia di una nuova ricchezza appianò il volto accigliato di Yahiko, e anche il suo subordinato tirò un grosso sospiro di sollievo.

"Perfetto, mio buon Kandachi, assolutamente perfetto. Direi che il tuo debito è stato saldato, e senza nemmeno estorsioni violente. Saresti una perfetta vittima per uno strozzinaggio, sai?"

"Certamente, mio signore... comunque, a proposito, ci sarebbe qualcosa di importante che debbo farle vedere".

Indicando poco dietro di lui, Kandachi condusse lo sguardo del demone verso un gruppo ben più nutrito di Demoni delle Ombra di ogni razza e forma, tutti radunati attorno ad un punto che ragliavano e sputavano, imprecando.

Come se avessero avvertita la presenza di un loro superiore , si aprirono per rivelare un Kukulann con le catene ai polsi e alle mani, imprigionato come un vero capretto pronto per essere fatto a fettine. Gli occhi gonfi e il rivolo di sangue alla bocca indicava che i servi dell'Oscurità avevano già incominciato a vendicarsi di lui.

"Il leader di tutta la combriccola, mio s-signore..." spiegò il demone dal capo di bivalve "Kukulann. Le nostre forze lo hanno catturato poco tempo fa, ed ora è alla nostra complete mercé... può farci ciò che desidera, mio signore".

Yahiko osservò il prigioniero con estrema attenzione curiosità, grattandosi il mento. Poi saltò dalle mura e, nascondendo il dolore per l'ustione, atterrò a pochi passi da Kandachi, che parve tremolare ancora di più.

"Naturalmente, a voi è sempre permesso fare ogni cosa vi aggrada ai nemici in ogni momento, mio signore, anche qualora non lo desiderassero..."

Il signore del crimine già non lo ascoltava più; si avvicinava lentamente a Kukulann, tenendo gli occhi fissi di lui. Ad ogni suo passo l'interesse per il catturato aumentava sempre di più.  Da parte del Demone del Grano, invece, non vi fu altro che un'occhiataccia di disprezzo.

"Dunque sei tu il capo di questa banda di pagliacci cialtroni, non è vero?" Gli chiese capo dell'A.L.B.A. con sarcasmo. "Bene, bene... allora mi auguro che tutte le botte che i miei uomini ti hanno dato non ti abbiano fatto perdere l'udito, perché, in caso contrario, dovresti udire bene i rumori provenienti dalla fortezza principale..."

Indicò con il pollice, senza nemmeno voltarsi, il gigantesco tamburo ottagonale scosso da vibrazioni sempre più inquietanti.

"Abbiamo recuperato la Pietra e Rinji si sta occupando di far crollare l'intero edificio. In quanto ai tuoi amici, sono già a far concime alle margherite morte. Dimmi..." si avvicinò al volto di Kukulann, cercando sadicamente di scatenare in lui la collera.

"Questo ti da' fastidio? Ti fa' uscire fuori dai gangheri?"

Il demone non rispose; si limitò, al contrario, a guardare il proprio interlocutore dritto negli occhi con una furia glaciale, e gli sputò in faccia. Sentendo la saliva entrargli nell'occhio, Yahiko imprecò con tutte le proprie forze.

"Brutto fallimentare macilento fedifrago! Morirai per questo, e morirai come un maiale sotto i ferri di un macellaio! TORTURATELO!"

Nella malefica cricca vi fu uno scambio di sguardi assetati di sangue; dalla folla si fece avanti un gorilla della stessa genia che aveva attaccato la Taverna dell'Impiccato, e sferrò un calcio sulle tempie di Kukulann. Il Demone del Grano, senza emettere un gemito, venne sbalzato poco distante, disteso sul fianco destro; ma ciò non bastò al Demone delle Ombre, che poggiò la pianta del piede sul capo del nemico. Gorgogliando in una strana lingua, intensificò la pressione sul cranio rivestito di paglia fino ad affondarlo nella terra vulcanica, con il tentativo di schiacciarlo a poco a poco.

Il signore del crimine avrebbe adorato una scena simile, sennonché il condannato non gli stava dando alcuna soddisfazione: invece di strillare e implorare pietà, come avrebbe fatto qualunque vittima come si deve mentre la propria testa veniva ridotta ad una schiacciatina, quello rimase impassibile, forse persino annoiato, quasi come se qualcuno, inutilmente, stesse tentando di fargli il solletico.

"Dannazione, dannazione, dannazione..." Sbuffò Yahiko, visibilmente annoiato da una simile mancanza di collaborazione. "Ma possibile che non reagisci nemmeno un po'? Uffa... aveva davvero ragione Angmar, quando mi ha detto che le torture incantate sono le migliori perché le più dolorose..."

"Emm... emmm..."

Uno sputo di tosse ed un rauco rantolo attirarono l'attenzione di tutti verso la folla dei demoni. Gli esseri oscuri, facendosi ancora di più da parte, osservavano attentamente colui che aveva proferito parola: era l'unico del gruppo vestito, avviluppato in un largo saio monacale color nero che gli copriva la testa con un cappuccio tale che non si vedeva nulla nemmeno del volto. A prima vista sembrava persino un umano, se non ché un rigonfiamento abnorme che gli partiva dal torace e che proseguiva sino al capo gli conferiva un aspetto più innaturale.

"Se mi permettete, my lord," iniziò sfoggiando un'amabile cadenza british "io conosco molto bene sistemi estremamente efficaci per far vuotare il sacco agli interrogati".

"Mmmm..." Yahiko si avvicinò lentamente a questo strano suo sottoposto, girandogli attorno e squadrandolo da capo a piedi. Era sospettoso, molto sospettoso.

"Ci conosciamo per caso?" Gli chiese. "Credo di aver sentito la tua voce da qualche parte... non saprei...  E, comunque, perché indossi questo vestiario così particolare e vistoso, mentre i tuoi compagni qui sono nudi come il babbo Oscurità li ha trasformati?"

Dalle creature infernali si levò un brusio generale, misto a qualche raglio feroce e bestemmia. Anche Kandachi, rimasto poco distante, si grattava il mento per nulla sicuro di questo nuovo compagno, non ricordando nessuno dei suoi commilitoni vestito in maniera tanto inusuale.

L'interessato voltò lo sguardo -o quanto meno si poteva intuire che lo facesse, dato che la propria faccia era coperta- e tossicchiò un poco. Poi, si preparò a difendersi.

"Il fatto che io sia vestito è solo perché soffro di una malattia alla pelle, e temo che il sole possa fare del male alle mie poveri carni marce..."

"Marce? E che diavolo di malanno potresti mai avere?" Gli domandò Yahiko, che diffidava maggiormente di questo strano demone ogni minuto che passava.

In risposta, dal cappuccio cominciò a scendere copiosa una strana sostanza, una sorta di miscuglio di olio e squame avariate, che, impiastricciando il vestito, si depositò una pozza melmosa e maleodorante davanti ai piedi dell'uomo.

Vedendo tutto quello schifo, al signore del crimine gli si accapponò la pelle ed ebbe quasi un conato di vomito.

"Bleah... d'accordo, ti credo, ti credo. Che disgusto... Comunque, posso sapere quali sono le tue proposte per ottenere il massimo di informazioni e il massimo di dolore dal nostro condannato nel il minimo di tempo?"

"Semplice, my lord: utilizzando i più sofisticati metodi di tortura appena brevettati dall'Università di Malvard. Vedete, mio signore, per secoli aguzzini vari si sono scervellati tentando di trovare sistemi sempre più efficaci per far cantare ogni possibile vittima, creando macchine di tortura sempre più efficaci e perfette; tuttavia, strumenti e metodi di supplizio tradizionali sono antidiluviani, preistorici oserei dire. Spezzare le dita al condannato, bruciargli i testicoli, costringerlo ad ore di attesa estenuante in stanze anguste ed oscure... vecchiume, my lord, tutto vec-chiu-me!" Scandì bene ogni parola, alzando anche il tono di voce di un'ottava.

"Sono passati per sempre i tempi in cui bisognava sputare sangue e sudore quasi quanti il torturato per avere confessioni e urla di agonia soddisfacenti. Ora, dopo anni di test e ricerche condotte dai più prestigiosi studiosi alla facoltà di Sadismo Applicato, è stato scoperto un sistema che unisce in sé tradizione e innovazione con efficacia mai vista prima; un sistema che deriva dall'imitazione nientemeno che della natura stessa, my lord!"

Alzava le braccia, come un oratore esperto di fronte ad un pubblico pronto a farsi trascinare dalla sua eloquenza; pubblico che pendeva letteralmente dalle sue labbra, fantasticando su quali fossero le modalità di un sistema di tortura così strabiliante.

"Il grido di caccia del Cinghiale Zannuto delle Sabbie Himalaiane, è stato provato, consiste in una modulazione di suoni estremamente peculiare, in grado di stimolare tutti i recettori del dolore delle vittima allo stesso tempo! Basterà sussurrare un suono del genere all'orecchio della vittima, e quella si contorcerà dal dolore come mai si contorcerebbe se la sbudellassimo! Minimo sforzo e massimo risultato!"

Un mormorio di approvazione si levò da quest'improvvisata platea, assieme a qualche fischio di approvazione. Un demone, per, era rimasto in disparte dal gruppo, lontano da loro anche per lo scetticismo: era Kanadachi, rimasto a rimuginare su questo fantomatico oratore venuto, da quanto si stesse ricordando, dal nulla...

Al demone incappucciato non sfuggì quest'ultimo recalcitrante, e rivolse il suo sguardo su di lui.

"Tuttavia, mi rendo conto che alcuni di voi conservino una sorta di scetticismo per una metodologia del genere..."

Tutti i mostri si rivolsero al bivalve, mostrandogli zanni, artigli di sorti e occhiate assassine. Kandachi parve sciogliersi come un budino.

"... il solo modo, quindi, per dimostrare che non sono un semplice ciarlatano pronto a spacciare innovazione per ottenere gloria è quello di una dimostrazione pratica. Rimanete a bocca aperta, amici, e assistete allo sciogliersi di ogni dubbio di fronte al fuoco eterno del dolore!"

Avanzando con passo ieratico, l'essere incappucciato si avvicinò al prigioniero. Il suo attuale aguzzino, profondamente colpito e persino ammirato da tale eloquenza, abbassò il capo e con umiltà fece da parte il suo piede. Kukulann, da parte sua, pareva non aver ascoltato nemmeno una parola di questo discorso, indifferente e con lo sguardo distratto com'era.

"Ora, assisterete al miracolo. AL MIRACOLOOO!!" Modulò l'oratore quasi fosse un tenore durante la prima alla Scala.

Si tuffò, quasi, davanti alle orecchie di paglia del mostro, e fece uno strano suono, così indescrivibile e indecifrabile che debbo riportare alla lettera per farvi comprenderne la tremenda carica punitiva:

"HHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHS*".

All'udire ciò, Kukulann spalancò gli occhi, sbarrandoli, per poi tremare, urlare, ruttare e sbavare in maniera del tutto convulsa, facendo capire all'intero uditorio che sarebbe stato ben più pietoso mettergli addosso una cintura spinata e, allo stesso tempo, sottoporlo ad un waterboarding.

"Woa... eccezionale, eccezionale davvero...." Yahiko era rimasto a bocca aperta. "E'... semplicemente incredibile. Ci... ci posso provare anche io?"

Il torturatore fece un cenno benevolo, e quello, contento come un bambino a cui avessero regalato un manciata di bon-bon, trotterellò verso il Demone del Grano per infierire ulteriormente su di lui:

"HHHHHHHHHHHHHS.... HHHHHHHHHHHHS.... HHH...S...? Perché non funziona?!?"

Chinato sopra il demone, aveva sussurrato il verso più e più volte, ma ogni suo tentativo si era rivelato inutile: Kukulann era tornato al suo atteggiamento di orgoglioso stoicismo come se nulla fosse accaduto.

"Cosa significa tutto ciò? In che modo devo sussurrare questo dannato verso?"

"In che modo? In che modo... in che modo..." Ripeté il demone meccanicamente, tamburellando l'indice sulla stoffa in corrispondenza della bocca.

"Beh... direi che lo faresti molto meglio a cuor leggero..."

Il signore del crimine non dovette nemmeno perdere tempo a sviscerare una frase così criptica: il suo consigliere già gli aveva sciorinato in faccia lo stesso pezzo di Pietra di Anubi che aveva rubato. Trionfante, la alzò al cielo in modo tale che tutti potessero vederlo e constatare la portata del raggiro alle loro spalle.

"Signori, ingannarvi per la seconda volta in una sola giornata è stato un immenso piacere, by jove!"

Yahiko avrebbe voluto urlare, imprecare e far volare via un bel po' di teste, specialmente quella di folletto che solamente ora aveva riconosciuto; folletto che ora, mentre il proprio saio cadeva a terra, si rivelava davanti a tutti assieme al suo compagno, un figuro irsuto dall'aspetto scimmiesco.

"Tr...tr... trad..." riuscì a malapena a balbettare, tanto il livore gli serrava tutti i muscoli del corpo.

"Traduzione, forse?" Se ne fece beffe il ladro, di fronte a tutti. "Effettivamente, un simile puerile balbettio richiederebbe un traduttore per essere compreso da tutti i signori presenti".

"Grrargghhh.. GRAAARRGHHH!!!" Il ruggito di pura rabbia che eruttò dalla bocca di Yahiko atterrì persino i suoi stessi uomini, atterrandone quelli più deboli di gambe o che stavano mantenendo una postura sbagliata.

"IO-TI- SPACCO-TUTTO, DA OGNI SINGOLO OSSICINO AD OGNI FOTTUTISSIMA FALANGINA E AD OGNI MISERO ORGANUCOLO INTERNO, BRUTTO VOLTAGABBANA SENTIMENTALASTRO ANGLOFILO DA MEZZO DOLLARO BUC..."

Lo sproloquio del signore del crimine, tutto ad un tono di voce da concerto rock, venne interrotto bruscamente da un potente urto sulla nuca, tanto forte da sbatterlo a terra come se fosse caduto da un palazzo.

"Stai zitto... quel sussurro mi ha fatto venire un mal di testa che nemmeno ti immagini..."

Mentre Yahiko, faccia nel fango, perdeva conoscenza di sé ad ogni secondo che passava, ebbe comunque la forza di alzare lo sguardo quel tanto che bastava per vedere, quantomeno di sfuggita, colui che lo aveva colpito.  Ciò che notò, prima che finisse del tutto nel mondo dei sogni, era il luccichio dorato del fieno...

 

 

***************

 

Voltandosi rapidamente, Rinji schivò la tremenda vampa di Luce che gli era stato tirata contro. Non totalmente però, dato che le sue mani rimasero ustionate, piagate a tal punto da costringerlo a mollare la presa sul suo ostaggio.

Questo roteò a corpo morto nell'aria per qualche secondo; poi, risvegliandosi improvvisamente dal suo torpore incantato, afferrò il lembo della sciarpa del suo aguzzino per ruotare in senso inverso. Allo stesso tempo prelevava un coltello dalla propria tasca, e, sfruttando il proprio volteggio, si avvicinò al proprio nemico mirando con la lama alla gola.

Rinji si accorse bene di non avere abbastanza tempo a disposizione per usare gli arti e lanciare una sonicboom; una manovra, però, era sicuro che potesse scampargli l'assalto. Sputò così il proiettile che aveva conservato per tutto questo tempo, mirando alla testa.

Un ghigno di trionfo gli si dipinse sul volto mentre Sagiri interrompeva l'attacco all'improvviso e crollava sul pavimento, disarticolato. Allo stesso tempo, udì un ringhio stridente di ossa che sbattevano, segno inequivocabile che anche l'Uchiha si era risvegliato dal suo sortilegio.

"Devo ammetterlo, signori miei: siete stati degli avversari davvero fenomenali per un branco di pagliacci". Ammise, seppur senza mai rinunciare a quella punta di sarcasmo che da sempre lo caratterizzava. "E scommetto che avete organizzato quest'operazione nei minimi dettagli..."

"Nemmeno te lo immagini quello che abbiamo architettato, demone". Gli rispose Gozu. "Ti dico solo che eravamo davvero decisi a battezzare la nostra operazione Deus ex Machina".

"Allora non mi resta che mostrarvi quanto il vostro ingranaggio abbia ancora bisogno di upgrade per raggiungere la divinità. Soldati, distruggeteli!"

La truppa di creature infernali incominciò a volteggiare in circolo, stridendo ed emettendo, occasionalmente, colonne soniche dalla bocca. Circondati da ogni lato, Gozu e Sasuke furono costretti ad avvicinarsi l'un l'altro sino a che le loro schiene non si toccarono.

"Bene, Sasuke, direi che l'unico modo per uscire da un vespaio simile..." Iniziò Gozu a constatare la situazione. Mentre parlava, concentrava una quantità di energia sempre maggiore nei guanti, fino a che essa non incominciò ad irradiarsi lungo tutto il corpo.

"... è portare in questo salone un bel po' di luce, tanta luce da scoppiare!"

Accortosi di un imminente attacco di elevata potenza, Rinji strillò un ultrasuoni un ordine di assalto a tappeto su i due bersagli. Sasuke, resosi conto di ciò, precedette l'orda infernale e sparò proiettili in rapida successione contro ogni demone a portata di tiro.

Viceversa, Gozu rimase fermo e immobile, sebbene almeno tre demoni lo avessero puntato e stessero inalando quanta aria possibile per scaricarla in un attacco devastante. Il loro bersaglio si limitò ad inspirare profondamente e a chiudere gli occhi, accumulando così una concentrazione tale che, come l'energia immagazzinata, sarebbe esplosa sul campo di battaglia.

I due demoni sferrarono per primi l'onda sonica, ma i loro attacchi non potevano minimamente eguagliare la velocità di un fulmine: dalle dita del guerriero la corrente che partì assunse la forma di un torrente un vero e proprio, il quale, diramandosi in più direzioni, andò a colpire tutti nemici nel suo raggio d'azione.

Folgorata dall'elettricità, quasi una dozzina di pipistrelli franò a suolo, carbonizzata con tale velocità da non aver avuto nemmeno il tempo di gridare dal dolore.

I nemici di fronte a lui erano stati sconfitti, ma doveva ancora aspettare a gioire, poiché ricordava bene lo strano sibilo che faceva un'onda sonica emessa dai quei mostri, e udiva ancora meglio il provenire del colpo verso di lui.

Coordinati come un solo uomo, seppure avessero avvertito l'attacco separatamente, Sasuke e Gozu approfittarono dello spazio guadagnato per balzare all'indietro, evitando in tal molo la colonna di energia diretta verso di loro.

Rinji, l'autore di un simile attacco, tentò di direzionare il proprio sonicboom dal pavimento che stava scoperchiando, massacrandone le tegole, ai suoi nemici; sennonché si accorse di dover interrompere tutto, udendo un sinistro sibilo farsi sempre più vicino.

Rapido chiuse la mascella e si voltò per scansarsi, ma non abbastanza per evitare alla lama di un pugnale da lancio di colpirgli la scapola destra, conficcandosi quasi sino alle ossa.

"Eheheheheh... hai buoni orecchi, ma occhi pessimi; i miei, al contrario..."

Era Sagiri che parlava; apparentemente illeso dal proiettile, indicava il proprio occhio runico scheggiato in prossimità dell'iride.

Poggiando la mano sul coltello ancora conficcato, dove scendeva rivoli di sangue, Rinji sorrise e rantolò rauco. Poi, dolcemente, atterrò sul terreno e si piegò su se stesso.

Si osservò intorno: tutti i suoi uomini erano stati massacrati o fuggiti. Per quanto si arrovellasse era troppo, troppo ferito per poter lottare ancora. L'unica cosa che gli restava fare era ammettere francamente la propria sconfitta.

"Eehhehehehe... mi ripeto ancora: le vostre tattiche sono assolutamente bastarde, ma altrettanto geniali. Non posso che dichiararmi battuto su ogni fronte. Mi arrendo".

Sasuke osservò il proprio avversario lentamente, pensoso su molte cose: il proprio avversario pareva sincero nel volersi arrendere, e il suo codice d'onore e morale gli imponeva di usare misericordia contro coloro che si arrendono. D'altro canto, questa sarebbe potuta essere perfettamente una trappola per far loro abbassare la guardia e attaccarli alle spalle, e finirlo sarebbe stato certamente meno rischioso.

Inoltre, sentendoselo rimarcare da Rinji, ripensò bene a quanto le strategie adottate dal gruppo fossero state ben poco cavalleresche, e ciò, a dispetto del loro innegabile quanto vitale successo, gli provocò un leggero di turbamento.

Di simili pensieri era Gozu, che si rimuginò tenendosi la maschera anti-gas con due dita.

"Questo potrebbe essere un trucco per attaccarci quando meno ce lo aspettiamo, Sasuke. Cosa proponi di fare?"

Lo scheletro fece per dire qualcosa, ma il demone lo interruppe con una risata strozzata.

"Eheheheheheheh... non fidate di me? Beh, fate benissimo, sul serio. Vi dico che se avessi le forze e i mezzi non esiterei un istante a combattervi ancora; ma non mi è rimasto più un briciolo né delle une né degli altri. Un vero guerriero sa quando la battaglia che è affronta è tanto impari che ogni resistenza risulta inutile. Chi non si arrende mai è uno sciocco, più che un eroe. E eroe non lo sono mai, mai stato..."

Il trio si guardò negli occhi per un poco, indeciso sul da farsi. Sui loro volti, però, si poteva leggere il desiderio di non spargere altro sangue inutilmente.

"E sia". Fu l'Uchiha, in qualità di leader non ufficiale, a decretare il verdetto. "La tua vita sarà risparmiata, anche se, viste tutte le ferite, dubito che ti rimanga ancora molto da vivere. Gozu ti farà la guardia, e ti impedirà di agire contro di noi o di scappare sino al momento opportuno".

"Per la mia morte, fa nulla". Rispose quello, perfettamente calmo sebbene la sua voce fosse incrinata da un respiro ormai rotto.

"Meglio andare dal Creatore con qualche minuto di ritardo che di anticipo. E, tornando al discorso di prima, quando intendete scappare? Siamo tutti sul filo di un rasoio... Li sentite i rumori della montagna? Sono deboli, impercettibili ad un orecchio umano, ma indicano che nel monte su cui è stato costruito questo castello si è formato un tappo sotto cui la pressione si sta facendo sempre più forte. Quando la furia della montagna lo vincerà, essa rilascerà sopra di noi la forza degli inferi stessi..."

"Non preoccuparti per noi". Disse Gozu, avvicinandosi al proprio nuovo "prigioniero". "Presto, leveremo tutti le tende".

"E come sperate di fare? Il frammento di Pietra di Anubi è stato trafugato, ormai. Sapete meglio di me che ogni vostro sforzo è vano, senza l'oggetto della vostra ricerca. A meno che..."

Drizzò le lunghe orecchie, captando vibrazioni di passi che si avvicinavano sempre di più. Aprendo leggermente la bocca e lanciando delle onde a mo' di sonar, "vide" chiaramente tre figure avvicinarsi e che una di queste, un demone a lui familiare, aveva sotto braccio il frammento di Pietra di Anubi.

"Kukulann! Banna! Clupin!" Salutò Sasuke il trio mentre questo si approssimava al muro distrutto.

"Esatto, Sasuke". Kukulann era quasi raggiante dalla felicità. "E anche sono riuscito a distogliere l'attenzione di quei bastardi dalle persone che avevano rinchiuso. Ora, quei poveretti sono sulla via della fuga, mentre noi siamo su quella della vittoria! E lo dobbiamo tutto a questi due".

Mentre indicava Banna e il ladro gentiluomo, il primo abbassò la testa e si grattò la nuca, imbarazzato, mentre il secondo rispose con cortesia.

"Affatto messere: il vostro lavoro di farvi catturare senza opporre quasi resistenza è stato impeccabile, come pure la vostra recitazione mentre simulavo quel verso che mi ero inventato sul momento. Per non parlare poi dell'eccellente prova che Banna ha dato alla prima truffa... dovevate vederlo, signori, dovevate davvero vederlo! Un attore nato! Io e lui saremmo una squadra impareggiabile nella truffa e nel borseggio, ci scom...t..."

L'occhiataccia di Al, dal fondo dell'orbita di Sasuke, lo dissuase dall'andare oltre .

"Emmm... scusa davvero Banna, non ho alcuna intenzione seria di coinvolgerti in altre avventure di questo genere, ovviamente..." Si scusò con il partner, imbarazzato.

"Non importa... davvero;" disse quello "tuttavia, tutto ciò che voglio è terminare questa faccenda dell'invasione il prima possibile e tornarmene a casa".

"Parole sagge, Banna. Ora, Sasuke, prendi il frammento ed evoca il potere della Pietra di Anubi..."

Lanciò il pezzo di manufatto al cavaliere, che lo raccolse prontamente. Senza perdere altro tempo, quello estrasse tutti i pezzi della Pietra, e, manco fosse iscritto a qualche club di modellismo, ricompose il manufatto in quattro e quattr'otto.

"Ecco fatto. Ora, la Pietra di Anubi è di nuovo integra, come cento anni fa'".

Tenendo l'artefatto tra le mani, che aveva assunto la completa forma di uno scarabeo stercorario egizio, Sasuke non riuscì a trattenere fremito di trionfo.

Dopo tante peripezie, tante battaglie all'ultimo sangue, tanti incontri con tanta gente così strampalata che non basterebbe un manicomio grande quanto il regno a contenerla tutta, ora tutto sembrava concludersi. Il potere tanto grande da porre fine alla guerra era finalmente nelle sue mani.

C'era solo un piccolo problema: la Pietra di Anubi non reagiva, affatto. A prima vista, sembrava davvero un ingombrante gioiello oversized, seppur sempre assolutamente prezioso, buono solo a fare la fortuna di qualche museo archeologico.

Sasuke, inizialmente, fu tentato di scorarsi, ma si ricordò bene che anche il Talismano delle Strega aveva impiegato un po' di tempo ad attivarsi, e decise di aspettare. Ed aspetto, aspettò, aspettò finché... non successe nulla.

"Emmm... Al," chiese al suo amico " dato che sei tu l'esperto di magia e affini del nostro gruppo, non è che avresti una qualche conoscenza su come far funzionare questo coso?"

Al si rannicchiò su se stesso, infilando la testa tra le braccia come se stesse meditando molto profondamente. Tutti i suoi compagni lo guardavano con grande trepidazione.

"Io... Io... Io..." sussurrò la volpe. La tensione era alle stelle, tale che sulla tempia del pirata era comparsa persino una goccia di sudore, che colò sulla guancia sino a cadere, lentameeente...

"Io... Io no ha più pallida di come funziona Pietra di Anubi. Scusate".

Un patatrac generale seguì la risposta, sebbene il gruppo si rimise in piedi lentamente. Fra tutti, il più nervoso pareva Banna, che balbettava mordendosi il labbro inferiore.

"E adesso cosa facciamo? Pos-sibile che la Luce ci abbia chiesto di recuperare un artefatto senza potere? Non ha senso... non ha senso..."

"Calmati, Banna". Lo ammonì Gozu da lontano, che pure era nervoso al punto da quasi ringhiare.

"Dobbiamo mantenere la calma, specialmente adesso che ci troviamo in una situazione così inaspettata. I giganti che stanno combattendo là fuori potrebbero fare irruzione nel castello in ogni momento, per non parlare del vulcano attivo..."

"Ehehehehe... hai visto giusto, giusto davvero..."

Il guerriero ungulato venne interrotto dallo sghignazzare sommesso di Rinji, che giaceva supino con il volto reclinato sul pavimento.

"Cosa hai da ridere, tu?"

"Ehehehehe... semplice, sto solo dicendo che hai appena indovinato, senza nemmeno volerlo, il pericolo più imminente..."

Un rombo tremendo echeggiò all'improvviso. I guerrieri della Luce incominciarono a voltare le loro teste freneticamente, osservano la gigantesca magione scuotersi ancora sino a che parte della muratura venne sbalzata fuori asse. Immediatamente dopo, un rumore ancora più sinistro di roccia sfasciata e di stridore sulle pietre raggelò i cuori di tutti.

"E ora, amici miei, il vostro momento è arrivato. Preparatevi a combattere contro dei veri e propri titani e morire, oppure a scappare. Intanto, però, preparatevi a combattere me".

Senza aspettare un altro secondo, si alzò dal terreno sfruttando sia la forza delle braccia che delle ali, che generarono una corrente con un battito. Levatosi ancora nell'aria, provò a sferrare un destro contro Gozu. Questi, non meno rapido dell'avversario, lo schivò e contrattaccò sferrando un affondo con gli artigli.

Esausto e ferito come era, Rinji non aveva più la forza di agire. Rimase immobile ad aspettare, mentre le lami di mithril gli penetravano nella carne, lacerandogli il ventre tanto in profondità che un rivolo d'acido incominciò a scorrergli dallo stomaco.

In preda ad un dolore talmente forte che dubitava di averne mai provato tanto in vita, crollò a ginocchioni e si tenette l'addome. Alzò gli occhi appannati e quasi del tutto spenti verso Gozu, che era in procinto di finirlo con un artigliata finale alla gola.

"Che male boia!" Esclamò quel poco che poté, mescolando al suo filo di alito fiotti di sangue.  "Ma la vita è troppo breve per non essersi divertito a trollare un po' la gente! Vi saluto... e buona fortuna!"

Gozu rallentò l'assalto, sorpreso da una frase del genere, e forse parecchio confuso dalla tendenza così contraddittoriamente amichevole. In cuor suo era balenato persino il pensiero di non ucciderlo... ma era tardi, troppo tardi: con un botto ben più rumoroso e vicino degli altri, parte del soffitto della vetusta magione si squarciò quasi fosse attraversato dal fendente di una lama colossale, franando sopra i due.

"Gozu!"

Il gruppo intravide, attonito, la ciclopica mano ricoperta di squame verdi di Isaribi cadere sul pavimento con un tonfo sordo, alzando una vera e propria nube di polvere.

Diradatosi il polverone, udirono un annaspare: Gozu era ancora vivo, scampato al suo destino per il rotto della cuffia, che arrancava a pochi passi dall'arto dell'amica.

"Arrff... ci è mancato un pelo..." ansimò. "Ma Isa... cosa sta succedendo...?"

In quell'istante uno degli otto serpenti bianchi dell'Orochi guizzò tra la caligine e si addentrò nella fortezza quel tanto che bastava per azzannare la dura carne di Isaribi. Sibilando, trapassò il polso della ragazza con i due aguzzi canini, stritolandolo tra le mascelle.

Senza perdere nemmeno un istante, Sasuke evocò del bagliore luminoso nella mano e Gozu dei fulmini, quindi scaricarono l'energia sul serpente quasi all'unisono. L'unione dei due attacchi fu sufficientemente forte da infliggere un piccolo taglio sul capo del mostro, non abbastanza profondo da farlo sanguinare, ma doloroso quel che serviva a fargli spalancare le fauci in un sibilo straziato.

Il braccio di Isaribi, libero così dalla presa, si alzò subitaneamente ed afferrò il serpente per la gola. Invertiti così i ruoli, incominciò a stritolarlo tale da farlo boccheggiare per la mancanza d'aria. Tenendo la bestia in pugno, si erse dal pavimento, e, attraversando tutta la fortezza, la trascinò con se.

Finalmente, il gruppo poteva avere una visione d'insieme della battaglia in corso: davanti a loro, torreggiava la colossale schiena scagliosa di Isaribi, che, totalmente incurante dei suoi vecchi amici dietro di lei, si avvicinava al proprio avversario con una delle sue teste in pugno. L'altra, ciclopica creatura, alzò tutte le teste libere, dalle cui bocche spalancate fuoruscivano ancora le lame, per sferrare un contrattacco.

"Isaribi... questo non ci voleva, non ci voleva affatto, diavolo!" Imprecò Sasuke, preso da un incontrollabile timore. Agitò quindi il proprio artefatto con tutta la velocità e violenza che poteva, come se fosse posseduto da una folle smania.

"Artefatto mistico dei miei stivali decomposti, se per attivare i tuoi poteri mistici devo pregare in egiziano antico o prometterti di lucidarti nei secoli dei secoli in lingua aramaica, allora va bene, comprerò un dizionario. Ma ti supplico, utensile glorioso dai poteri infiniti, attivati adesso! adesso! ADESSO!"

Ma l'oggetto rimase totalmente inerte, come una semplice pietra. Sasuke avrebbe voluto accartocciare l'oggetto con le sue stesse mani sino a ridurlo in polvere, ma, essendo quello fatto di roccia robusta, si limitò a ruotare vorticosamente le braccia e ad osservare la pozza di lava più vicina.

Nel suo unico occhio si leggeva una rabbia tale sconfinare nella follia selvaggia, tanto che pure Al, che pure era dentro l'orbita, si accorse di quanto il suo amico stesse perdendo il lume della ragione.

"Sasuke... io capisce che noi è frustrato, ma dice un proverbio di mio paese: "Butta artefatto mistico che sembra ciarpame, e poi ritrova te sepolto in catrame". Io dire che tu sta facendo pazzia, Sasuke..."

"Pazzia... Pazzia?!? Dopo che ho passato gli ultimi giorni a correre come un forsennato affrontando una mostruosità dietro l'altra per nulla?!? Ma cosa ci posso fare se questo coso non reagisce, eh? Forse la soluzione sta proprio nel minacciarlo! Eh, mi stai ascoltando, Spirito della Pietra? Se ti butto nella lava, magari potresti dare qualche segno di magia!"

Osservò ancora la pietra di sfuggita, aspettando un segno di vita di qualunque genere, ma non accadde nulla.

"Maledetta pietra..."

"Calmati, Sasuke!" Provò a farlo calmare Kukulann, frapponendosi tra lui e la lava.

Il nobile squadrò l'oggetto un'ultima volta, poi portò il braccio sopra la testa, parendo proprio di scagliarlo nel liquido rovente; eppure, all'ultimo istante, si limitò a lanciarlo davanti ai propri piedi, contro dello sporco ma innocuo terreno solido.

"Ahhhhaahhhh!!! Siamo fritti, comunque, fritti! Non abbiamo possibilità contro degli esseri simili, non senza la Pietra di Anubi!"

Kukulann spalancò la bocca, facendo per rispondere in qualche maniera nel probabile tentativo di non lasciar abbattere l'eroe e l'amico da un così facile scoramento; tuttavia, la sua attenzione dovette spostarsi sulla coda del Titano del Mare, che, come una sferza colossale, fendeva l'aria avvicinandosi paurosamente al gruppo.

"Tutti in dietro!"  Avvertì i suoi compagni, saltando nello stesso istante per evitare di finire spappolato dalla sferzata. Anche Sasuke dovette sbollire in fretta e furia la frustrazione per concentrarsi sullo scappare dal pericolo imminente.

Gli altri combattenti della Luce li seguirono, ritirandosi nella fortezza il più velocemente possibile, mentre Isaribi agitava l'arto con sempre maggiore frequenza, sbattendolo sul terreno ed alzando nugoli di fuliggine sotto di lei.

Una di queste sferzate si frappose fra Banna, più lento degli altri, e il resto del suo gruppo, scappato più velocemente. La forza d'urto sbalzò a terra l'omone di qualche metro, fino a fargli toccare, con la schiena, la ruvida caviglia del mostro.

Assieme alle squame della compagna d'arma, l'omone avvertì un brivido percorrergli tutta la schiena. Terrorizzato a tal punto che aveva paura di alzare lo sguardo, fece leva su un braccio provando ad alzarsi, ma il palmo della mano era così intriso di sudore che scivolò goffamente, cadendo a faccia in avanti nella polvere.

Il Titano del Mare dietro di lui, che intanto teneva afferrate due lame di Orochimaru fra' le mani, avvertì questa lieve presenza sulla propria pelle durare per pochi secondi, per poi svanire. Emettendo un muggito, girò il capo per un istante per osservare colui che si era avvicinato alla propria gamba. Non riuscì mai, però, a vedere bene chi fosse, poiché avvertì immediatamente una fitta acutissima al costato e dei rivoli di sangue colargli sul sacro: Orochimaru l'aveva trafitta con la propria lama.

"Ahahahahahahah!!! Sei mia! Sei mia! Sei mia!!" Tripudiò Orochimaru, ebbro e invasato di trionfo.

L'altro gigante si accasciò sulla gamba destra dal dolore e sbatté i pugni, per poco non massacrando Banna, che aveva approfittato di tutto ciò per raggiungere i propri compagni in un luogo relativamente sicuro. Orochimaru, prestato attenzione al comportamento di Isaribi, non impiegò molto a rintracciare la fonte della sua distrazione. I suoi occhi calarono sull'Uchiha, vivo e vegeto a suo immenso scorno, assieme alla sua comitiva.

"Sasuke Uchiha! Sei... sei talmente inqualificabile che non ho nemmeno la battuta di scherno pronta! Tu e la tua... la tua..."

Un particolare gli balzò allo sguardo, apparentemente insignificante, eppure così vitale: il suo acerrimo nemico aveva con se la Pietra di Anubi, riunita in ogni sua componente. La visione dell'artefatto più potente e prezioso della storia di Konohamere, che apparteneva di diritto a LUI, nelle mani di un eroe rinsecchito come Sasuke gli fece montare una furia immensa.

"Tu... tu... tu... tutututututututututu...." sembrava una segreteria telefonica tanto era incollerito "tu hai osato trafugare la Pietra di Anubi, la mia Pietra di Anubi! Non so come un bifolco edotto di arti arcane quanto una carota sia potuto venire a conoscenza di una simile meraviglia magica, ma non ha importanza. E non avrebbe importanza nemmeno se i tuoi alleati sovrannaturali ti rivelassero come usare il vero potere della Pietra, perché questo posto sarà la tua tomba, come lo è di quello squallido e mentecatto di Sarutobi!"

C'erano molte cose che l'Uchiha avrebbe voluto dire a Orochimaru in quel momento, molte delle quali è meglio non rivelare per pudore, ma preferì più eloquentemente generare un lampo di Luce, che scagliò diretto al muso più umano del proprio acerrimo nemico.

"Pf..." commentò il negromante l'attacco. "E' tutto quello che sai fare? Mi aspettavo di più dal prescelto della Luce".

La sfera di energia stava per collidere contro di lui, quando, ad un tratto, venne bloccata a mezz'aria da una sua gemella, uguale ad essa ma diversa nel colore, di tonalità grigiastra.

Orochimaru alzò il palmo della mano, ancora soffuso magia nera, mentre, al contempo, le teste di serpente bianco si voltarono dal Titano del Mare verso guerrieri della Luce, allungando ulteriormente le loro.

Queste si drizzarono, pronte a colpire, ma il vecchio rivale dello stregone era tutt'altro che finito: con un barrito si lanciò per l'ennesima volta contro il nemico, cozzando con la propria schiena contro il suo corpo principale.

Orochimaru venne spedito altri metri indietro, polverizzando ancora più parti della mura di cinta.

"Maledizione, brutta sgualdrina..." sibilò rivolto il proprio nemico "ora mi hai stancato! Mi avete stancato tutti! E quando sono stanco voglio finire i miei scontri il più velocemente possibile. E cosa può terminare una battaglia in quattro e quattr'otto se non una montagna di fuochi d'artificio?"

Con un ghigno folle sul volto, spalancò le braccia, a cui, per simmetria, risposero i serpenti disponendosi in una ruota ad otto raggi. Tra Orochimaru e le sue appendici si generò presto un collegamento di magia incredibilmente potente, che partiva da ogni serpente per riunirsi davanti al corpo dello stregone in una sfera.

Sasuke, istintivamente, alzò entrambe le braccia per concentrare altra energia, ma Gozu gli strinse il polso, fermandolo.

"Non possiamo fare più nulla. Questo è il suo colpo finale. E non mi sembra neanche il solo che abbia il potere di generare energia per un raggio della morte. Guardate..."

Tutti notarono che Isaribi aveva la spalancato enormemente le fauci. Dentro di esse apparve una luce turchese chiaro, che si faceva via via sempre più intensa. I due chiarori presto obliterarono in luminosità il cielo di sangue, dividendo lo spazio in due aree ben distinte di celeste e grigio.

L'Uchiha, sconsolato, abbassò la testa: cosa potevano fare loro, contro tanto potere? Ormai, lo sapevano bene, l'unico effetto di una collisione di energie di tale portata sarebbe stata la distruzione totale.

La speranza sembrava essere scomparsa, quando, all'improvviso, l'attacco magico di Orochimaru si smorzò un poco e così la luce che emetteva, venendo così surclassata da quella bluastra dell'avversario.

I suoi occhi, come quelli del gruppo, erano distratti di una figura femminile che si era catapultata sul campo di battaglia, ritta su un torrione decapitato alla destra di Orochimaru.

"Anko... Anko..." Non riuscì che a balbettare lo stregone. L'energia che aveva accumulato diminuiva sempre di più, mentre quella di Isaribi aumentava esponenzialmente.

La strega non si diede la pena nemmeno di guardare entrambi i nemici; si limitò, invece, a chiudere gli occhi. Le macchie nere già presenti sulla pelle della schiena incominciarono a diffondersi a velocità esponenziale, ricoprendole tutto il corpo.

La trasformazione accadde in fretta, talmente che in fretta che Sasuke pareva non riconoscere più l'amica della gioventù. La pelle della donna si era colorata di un marrone appena più scuro di quello di Kakuzu, mentre, per contro, i capelli lillà si erano schiariti sino a diventare cinerei.

"Mi avete costretto a liberare questo potere..." Disse lei. La sua voce aveva assunto una connotazione rauca selvaggia sino ad allora mai espressa. "Non mi piace questa forma per nulla: mi renda brutta e incline alla violenza. Ad un sacco di violenza".

Riaprì gli occhi, mostrando un inquietante sclera nera come la pece e della cornea gialla, segnata da pupille verticali sottili come quelle di serpenti. Senza dire altro, alzò un braccio tenendolo ritto come se stesse facendo un imposizione.

Sotto la sua mano la roccia della torre, incredibile a dirsi, incominciò a liquefarsi quel tanto che bastava per fargli assumere una consistenza molle. Questa nuova forma quasi gelatinosa incominciò a stirarsi come del pongo e a dirigersi verso i serpenti che formavano il corpo di Orochimaru.

"Alterazione erem-mitica... " realizzò, d'un tratto, lo stregone.

Subito anche il terreno attorno al suo corpo di Orochi e ad Isaribi incominciò a sciogliersi e dividersi in tanti tentacoli, che mirarono ai due titani. Questi provano a districarsi, ma sotto di loro si era formato un pantano vischioso che, quanto più si sforzavano ad districarsene, quanto più li intrappolava in una morsa appiccicosa.

"Graarrgghhh... grarrgghhh!!!" Isaribi emise un ruggito gutturale, mentre l'energia accumulata nella gola si affievoliva alla stessa maniera di Orochimaru.

Tuttavia, non scomparve: al contrario, il Titano ebbe l'alquanto straordinaria idea per un essere sottoposto ad un controllo mentale di ridurre la luminescenza sino ad un fascio sottile, ma comunque letale. Con una singola, fluida torsione del capo, diresse il fascio contro la stessa trappola magica che la teneva bloccata.

Sasuke osservava con orrore i tentacoli di terra staccarsi dagli arti del mostro, così come il terreno sotto di lei seccarsi quel tanto che bastava per non impantanarla più.

"Maledizione..." sussurrò. Sapeva di dover fare qualcosa, e sapeva anche che era necessario agire alla svelta.

Volse lo sguardo verso il collo del mostro, dove ancora luccicava fiocamente il marchio di contenimento: non era nella sua linea di vista, e questo lo rendeva impossibile da colpire con la folgore che gli aveva dato la Luce.

Lo scoramento che provava fino all'arrivo di Anko ritornò più forte che mai: la sua amica, libera e più feroce che mai, aveva rivolto le sue mortali attenzioni sulla strega.

Anko non era affatto intimidita dal Titano del Mare, sebbene questo torreggiasse su di lei di innumerevoli metri; ricambiò, invece, il suo sguardo con un altro non meno combattivo, e si preparò allo scontro.

Il Titano fece la prima mossa, sferrando un pugno sul terreno. Anko, le cui abilità fisiche parevano amplificate esponenzialmente dalla trasformazione, evitò con un agile balzo. Libratasi in alto sino a potere guardare negli occhi il nemico, si lanciò in avanti per sferrare un calcio volante.

Il suo nemico, tuttavia, si era mostrato quasi agile tanto era forte, e, spostando leggermente il collo per la sua mole, evitò il colpo. Immediatamente partì al contrattacco provando ad afferrare il nemico al mezz'aria, ma nemmeno la strega pareva aver esaurito tutte le sorprese: dalle maniche del suo caftano partì un nugolo di rami, ognuno dei quali assunse la testa di un serpente di una diversa specie. Queste piante non avevano in comune con quei rettili solo l'aspetto: emettendo un sibilo acuto, si gettarono a capofitto sulla mano dell'aggressore, mirando a morderne le carni.

La Strega della Foresta sorrise trionfante quanto vide le zanne delle bestie conficcarsi nelle falangi e nei muscoli delle dita; un trionfo che svanì immediatamente quando il Titano del Mare richiuse la mano repentinamente in un pugno, fracassando ogni estensione al suo interno.

"Grarrgghhh... serp... penti....  zanzare! Sono zanzare!"

Una frase di senso compiuto uscì dalla gola del Titano fra spasmi e gonfiori sintomo di una tale fatica che la lotta, da sola, non poteva spiegare.

Anko osservava bene questa modifica nel comportamento di Isaribi, e non ci impiegò molto tempo a realizzare ogni cosa: il sigillo che i Demoni delle Ombre gli avevano posto stava lentamente ma inesorabilmente plagiando la volontà della ragazza in modo ben più profondo di una semplice regressione animalesca. Ella stava recuperando parte del proprio raziocinio, ma che sarebbe stato comunque piegato alla volontà di Angmar: un intelligenza distorta, una volontà pervertita e schiavizzata.

Il disgusto per un'azione tanto disgustosa fece ribollire il sangue nelle vene di Strega della Foresta.

"Maledetto Angmar... maledetto... maledetto!"

Accompagnata da quest'imprecazione, simile sempre di più ad un ruggito di collera, un'altra trasformazione coinvolse il corpo di Anko: dalle spalle, ancora coperte dal caftano, parevano fuoriuscire dei bozzi cilindrici di materia mutante, in continuo rimescolamento. Le estensioni bucarono il capo, rivelandosi per delle ali di chirottero non troppo dissimili a quelle di un pipistrello, ma dalle membrane più spesse e munite di altre due paia di arti, dando l'impressione di due tozze ma avide mani pronte a ghermire la preda per non rilasciarla mai più.

Sfruttando simili appendici, abbandonò i corpi dei serpenti  di legno, ridotti ad un cumolo di truciolato, ed incominciò a planare attorno al Titano seguendo un orbita circolare. La creatura, apparentemente sempre più lucida, non provava ad afferrarla, almeno per il momento; rimaneva immobile, tranne che per gli occhi fiammeggianti, che, guizzando ora da un parte ora da un'altra, non mollavano la propria preda nemmeno per un istante.

Dopo questo breve, troppo breve momento di calma, ricominciò la furia: Isaribi tirò di nuovo un destro, ma infinitamente più preciso e meno goffo degli altri colpi, che sembrava risentire di una postura simile a quella di un karateka.

Con la grazia e la coordinazione di una libellula, la strega eseguì un ampio salto carpiato all'indietro, evitando per un soffio l'enorme pugno di Isaribi che si avventava su di lei. Si depositò, nell'atterrare, sul suo arto disteso, proprio davanti agli occhi del nemico.

"Bene". Disse. "E' il momento di intrappolare questo pescione!"

Comprese subito, però, che il nemico era di tutt'altra intenzione: vide il braccio dove si era depositata effettuare uno scossone e piegarsi verso l'interno, per poi subire una quasi simultanea pressione sul torace.

Il mostro ghignò fra sé: aveva unito le dita come una lama non in maniera dissimile da Gozu, e, con un gesto da perfetto cacciatore di mosche, aveva colpito con l'artiglio del medio destro. La sua vittoria venne parzialmente ridotta quando scorse di non essere riuscita ad impalare la strega, avendo questa bloccato l'artiglio afferrandolo con le mani prima che le dilaniasse il petto; nondimeno, Anko venne sbalzata via come un insetto in mezzo ad una raffica di vento, scagliata verso il torrione principale.

Per la fortuna della Strega, Kukulann si era precipitato al suo soccorso, afferrandola con le potenti braccia un attimo prima che andasse a collidere contro la muratura.

"Tutto bene?" Le domandò, atterrando ad un angolo fra una delle torri e un brandello di muro di cinta.

"Sì... va bene..." Gli sussurrò in risposta, per poi volgere agli occhi in alto; Isaribi, non demordendo affatto, si era chinata verso i due con le dita frementi per il desiderio di colpire ancora. Ruggendo per l'ennesima volta, alzò la propria gamba e ricoprì con l'ombra del proprio mastodontico piede i due, nel tentativo di ridurli a misere macchiette.

Nessuno dei due si mosse; fu invece Isaribi a doversi spostare, costretta da un dolore atroce alla spalla. Subitaneamente un lampo color giallo andò a colpire la spalla del Titano, fondendo la propria luce a quella del sigillo di contenimento fino ad eclissarla del tutto. Irretita, la ragazza cominciò ad ondeggiare su se stessa come un ubriaco e ad ansimare e raspare.

Dopo pochi istanti, perse del tutto l'equilibrio e crollò a ginocchioni, per poi cadere con il volto in avanti, priva di sensi.

Sebbene la sua stanchezza fosse mentale invece che fisica, Sasuke ansimò e fece lunghe boccate d'aria, quasi potesse rinfrescargli l'ugola morta. C'era mancato davvero un soffio, ma del sigillo che vincolava Isaribi alla volontà di Angmar- lo vedeva bene-  non vi era la benché minima traccia. Al risveglio, sarebbe tornata la vecchia amica d'un tempo.

I problemi, tuttavia, non sembravano affatto terminarsi: da dietro al corpo di Isaribi erano visibili quattro enormi teste di serpente bianco, che, armi in gola, puntavano al Titano del Mare per infliggerle il colpo mortale.

Rapida, Anko poggiò entrambi i palmi delle mani sul terreno, facendone uscire tentacoli gommosi come il precedente attacco, i quali andarono ad afferrare i quattro serpenti prima che questi potessero calare le lame sulla carne del nemico.

Stranamente, Orochimaru non reagì a questa contromossa: sebbene avesse potuto facilmente recidere quei legacci magiche con le serpi libere, apparentemente ordinò loro di fiutare l'aria circostante, alla ricerca di qualcosa tra i fumi roventi, che,evidentemente, era più che mai degna di attenzione.

"Cosa sta succedendo?" Sibilò il corpo principale quasi come le sue stesse appendici. "Non mi direte che...?"

Al Kyubi e Anko avevano anch'essi rivelato dell'energia anomala, ed era entrambi giunti alla stessa conclusione di Orochimaru: il potere oscuro avvertito era qualcosa di sinistramente gelido eppure rovente ancora di più delle fiamme di quest'inferno, un potere che solo il Maresciallo delle Tenebre poteva possedere.

"Bene, bene, bene... il vostro demone di fiducia è tornato da voi, pronto come non mai a rompervi le uova incendiarie nel paniere! Muahahaha!!!"

Con la sua caratteristica quanto lugubre ghignata, Angmar era apparso sulla torre più alta, con le lunghe dita arcuate avvinghiate sul motivo a forma di spirale incastonato nella lanterna di bronzo. La sua venuta aveva instillato in tutti il terrore più puro, ma quello che pareva più impietrito era lo stregone Orochimaru, che tremava come un delirante.

"An-gmar.... b-b-bene...." Riuscì a malapena a bofonchiare. "S-sono felice che tu sia venuto qua. O-ora, cosa ne dici di aiutarmi a liberarmi di questi miseri e folli vermi?"

Lo sguardo del mostro, sempre raggelante nella sua malvagità, si posò sul negromante, il cui cuore, in quel momento, si fermò.

"Sono perfettamente d'accordo con te, in questo frangente. E comincerò dal ripulire questo mondo dalla creatura più inutile e patetica e strisciante di tutte..."

Alzò il braccio destro sopra la testa, che subito venne soffuso da ventate di magia nera come a Porto Scorbuto, sebbene a velocità di gran lunga maggiore.

Tutti gli occhi dei presenti parevano schizzare nelle loro orbite mentre cercavano di interpretare dove l'attacco sarebbe caduto. Tutti tranne quello di Sasuke, che rimaneva fisso sul volto di Angmar mentre lo scheletro generava della folgore, pronto a colpire.

"Fai una mossa, Angmar, e sarai tu quello a rimanere fritto, questa volta!" Lo minacciò, caricando il braccio come la corda di un arco, pronto a scattare.

"Ahhhh..." Il mostro lo degnò di attenzione. "La folgore della Luce stessa? Ammetto che questo potrebbe creare qualche problema ad un demone... ma ad un demone di bassa lega, ad un figlio degli inferi di infima categoria. Se credi davvero che questi mezzucci possano funzionare con me, provaci pure; ma ti avverto che tutto ciò che otterrai saranno una manciata di scintille per terra ed il sapore amaro del fallimento della bocca! Voi non potete sconfiggermi, nessuno può farlo; e per maggiori delucidazioni su quanto possa essere folle sfidare la mia forza, chiedilo alla tua amichetta... "

La donna, rimasta accanto a Kukulann, non perse un istante a poggiare i palmi sul terreno e a far sorgere dal terreno una vera e propria muraglia di materiale molle, che si erse lungo un perimetro che comprendeva tutti i suoi amici per proteggerli dall'imminente assalto di Angmar. Aveva, tuttavia, lasciato accuratamente uno spazio vuoto per permettere a Sasuke di colpire il demone.

Difeso da una barriera ben più alta di loro, il gruppo non poté vedere nulla; udiva, però, un crepitare di scintille su della fredda roccia ed una risata malefica. Avvicinandosi a loro, Sasuke si lanciò in una capriola, inseguito da un vero e proprio torrente di fiamme nere, che scrosciava contro la liscia parete rocciosa rilasciando fiammelle da tutte le parti.

"Maledizione!" Latrò quasi l'Uchiha. "Le fiamme stanno invadendo tutto! Come se non ci fosse già abbastanza calore da friggerci..."

Al sentire nominata la parola fiamme, Gozu ebbe un'orrida realizzazione: Isaribi era ancora fuori dalla loro protezione, indifesa contro il fuoco infernale.

"Isaribi! Isaribi!" Gridò con tutte le forze. "Devo andare a salvarla..."

Prima che potesse muovere un solo passo, Anko lo bloccò tendendogli di fronte un braccio.

"A lei penso io! E tu, Sasuke, occupati delle fiamme!"

"Aspetta!" Fece per fermarla Kukulann, ma la donna era già balzata ben oltre la barriera magica.

Intanto, aveva cose ben più urgenti a cui pensare: il flusso rovente era aumentato paurosamente di intensità, tanto da sembrare un vero e proprio fiume in piena, pronto a scrosciare i suoi fluidi incendiari su ogni cosa al suo passaggio. Accompagnata da un rumore di roccia sfrigolante una parte di fluido ardente, si erse contro gli avventurieri per poi crollare su se stessa come un'onda, riversandosi su ogni anfratto roccioso.

Una parte, però, si salvò dal fuoco: Sasuke era riuscito a generare, per il rotto della cuffia, uno scudo abbastanza grande per proteggere se stesso e suoi amici.

"Che fortuna..." Sospirò l'Uchiha dal sollievo, anche se non c'era ancora nient'affatto da essere allegri.

 "Già;" rimarcò il guerriero ungulato "ma dobbiamo uscire di qui immediatamente: Isaribi è ancora in pericolo, e anche Anko lo è!"

Non terminò quasi la frase che già era piombato sulla sommità di quella strana muraglia, che si era rivelata convessa e piuttosto molle di consistenza. Nel momento in cui salì per vedere la situazione al di là della propria protezione, un'abbacinante luce bianca, talmente intensa che pareva ustionargli il volto, lo investì in pieno.

Stringendo i denti per il bruciore, si protesse  il volto facendosi schermo con entrambe le braccia. Per sua fortuna, ne ebbe poco bisogno, dato che il pur fortissimo bagliore svanì di lì a poco.

Ciò che gli si offrì di fronte a suoi occhi, sebbene fosse ben meno pericoloso, era di gran lunga più orribile: Anko era accoccolata su Orochimaru, che giaceva a terra supino, morente, con il volto e il corpo ricoperti di grandi macchie nere di pelle carbonizzata.

"No... no... no... no..." Anko negava con tutte le sue forze, così ossessivamente da cantilenare una sorta di coro lamentoso. Le sue tenere mani si appoggiarono al volto scottato di Orochimaru, emettendo un bagliore color smeraldo.

"E' inutile Anko..." sussurrò quello appena "non c'è più nulla da fare per me. L'attacco magico di Angmar è troppo potente perché qualunque magia possa evitarmi la dipartita..."

"Orochimaru, non devi dire così, non lo devi dire!" La maga concentrò tutta la magia che poteva sulle quelle guance rinsecchite, senza che però esse recuperassero un minimo di colore.

Lo stregone chiuse gli occhi, non volendo vedere in che condizioni era ridotto il volto della donna amata: già lo aveva capito dalle gocce che sentiva sul proprio volto.

"Oscurità... maestro... perdonatemi. Mi avete dato così tanto... da voi ho ricevuto poteri immensi e glorie che non avrei mai sognato altrimenti; eppure, vi ho deluso su tutto. Mi spiace, mio signore: non sono riuscito a lasciar morire questa donna che, contro la mia stessa volontà, amo ancora. E' tutto così stucchevolmente romantico che mi farebbe vomitare, se avessi la forza di farlo; ma al cuor non si comanda, come all'intestino e al fegato e al pancreas. Angmar aveva davvero ragione a dire che non sono che sono solo un inutile e patetico fallimentare verme; anzi, avevano tutti ragione, sin dall'inizio... Per tutta la vita mi sono illuso di essere il classico genio incompreso e svilito da una società gretta e bigotta, nevroticamente terrorizzata dai cadaveri in questo caso; ma ero io, ero sempre stato io, quello a non aver compreso me stesso..."

Anko avrebbe voluto replicare con qualcosa, qualunque cosa, ma non ne ebbe il tempo: Orochimaru era già morto.

"Oh, povero Orochimaru!" Punzecchiò il demone gongolando. "Hai dimenticato totalmente decerebrato, privo di spina dorsale, e, in misura ancora maggiore, di buon gusto! Tuttavia, ciò non ha più importanza alcuna: il potere che era così sprecato nelle tue mani è giunto a grinfie ben più sicure".

Osservò lo scettro d'oro serrato fra i suoi artigli bramosi, premio di guerra del suo avversario appena trucidato. Angmar poteva sentire bene un'immensa forza mistica fluire dalla gemma incantata e inondargli le vene in un flusso di energia smeraldina.

"Ora, finalmente, tutto l'esercito di non-morti di quell'insulto alla categoria degli stregoni è sotto il mio comando! E molto, molto di più!"

Levò la propria arma in alto, ghignando estasiato nel vederle emettere un nugolo di scariche elettriche, che si propagarono nell'aria sino a formare un'inquietante aura spettrale.

"Certo questa forza è molto più adatta a ME!! Non sei d'accordo, Anko? Un maghetto insignificante come Orochimaru non avrebbe mai potuto usare tanta energia magica al massimo del suo potenziale. In fondo, dovresti essere quasi contenta che io abbia onorato la tua categoria, liberandola da un rifiuto del genere..."

La strega non raccolse la provocazione; rimase, invece, in piedi davanti al cadavere del suo amante, assorta in chissà quali ricordi e pensieri mentre vedeva il suo corpo deperire e seccarsi a vista d'occhio.

"Il più patetico fra noi sei tu, Angmar, se pensi che io metta a rispondere ad un simile insulto per le rime, o, che peggio, incominci ad attaccarti. No... ne sono cosciente: il divario tra le nostre forze ora è talmente grande che nessuno dei miei incantesimi, nemmeno il più potente, riuscirebbe anche solo a farti un graffio. Orochimaru...  ha già sacrificato la sua vita per me; sarebbe un insulto al suo atto gettarla così al vento".

"Ahhh...capisco..." rispose quello, leccandosi le labbra con fare compiaciuto."D'altronde, eri sempre stata quella con più cervello e buon senso fra i due, no? Bè, non ha più importanza cosa tu scelga di fare: il tuo tempo è comunque scaduto. Godetevi i minuti che vi restano prima che la furia della terra stessa si scateni su di voi. Addio".

Sasuke, sprizzando rabbia da ogni poro osseo, mirò il nemico e tese il braccio nello scagliarli una saetta mistica; ma l'avversario si era già dileguato in un vortice di fiamme elettriche prima che potesse agire, e solo l'eco della sua lugubre ghignata era rimasta di lui.

Un tremolio di collera si impadronì di lui, tanto forte da fargli digrignare i denti e sbattere i piedi sul terreno come un forsennato.

"Maledetto, maledetto cane assassino! Giuro su tutto quello che mi è rimasto che ti ricaccerò nell'abisso infernale in cui ti sei rintanato secoli fa!"

"Sasuke," provò a calmarlo uno stanco e sfiduciato Kukulann "calmati, ti prego. Non serve a nulla arrabbiarsi così..."

D'un tratto un rombo assordante, simile al suono di migliaia di bottiglie di spumante in procinto stapparsi, lo interruppe. Un lampo verdastro illuminò il cielo di fuoco, seguito da un sinistro click e da un ultimo, fragoroso scoppio.

Tutti si voltarono per vedere quale maleficio naturale o meno stesso accadendo: con orrore, videro dal cratere della montagna traboccare una nube ardente, densa e e di un nero intenso quasi come le fiamme infernali di Angmar.

L'eruzione vera e propria poteva dirsi iniziata...

 

********************

 

Angolo dell'autore: gli esami non finiscono mai! MAI!!!! Specie, adesso, per me. Sigh...

Ad ogni modo, vi chiedo scusa per il mio ritardo, causa forza maggiore. Spero che con questo capitolo riuscirò a rimediare.

Ciao, e alla prossima!

 

*: citazione di Baol, di Stefano Benni.

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Capitolo 29
*** Att(r)acco alla Tana di Angmar (verso lo scontro finale... uhhh...) ***


Att(r)acco alla Tana di Angmar (verso lo scontro finale... BUH!)

 

Strabuzzando gli occhi, Isaribi riacquisì conoscenza. La testa le doleva ancora terribilmente, in preda ad un martellio costante e inebetente, tanto che non riusciva ad aprire gli occhi.

Mugolò e si coricò su di un fianco; l'emicrania e il senso di capogiro le sparirono presto, ma non quel senso di tremore che le invadeva il corpo. Guardandosi attorno, realizzò che non era affatto colpa della sua testa: vedeva il vulcano sopra di lei tremare e vomitare un schiuma densa e polverosa, di un nero intenso.

Parte consistente della massa ardente si stava fiondando verso il castello a velocità sorprendente, incontrando, però, ostacoli di varie dimensioni; fra questi c'era la strega, che aveva eretto una muraglia di rami intrecciati, luminescenti come lucciole, a difesa della fortezza.

"Fiamme infernali!" Provava a gridare la donna, ma dalla bocca arsa le uscì appena un rantolo. Esangue, sfiorava i capelli unti e impiastricciati di sudore mentre evocava un ramo per parare l'ennesima zaffata.

"Questa nube ardente non è normale..." Disse. "Angmar deve aver solidificato il magma con la magia nera, cosicché si formasse un tappo all'estremità e fuoriuscissero solo i gas letali. Se non ci inventiamo qualcosa alla svelta, moriremo tutti asfissiati!"

"Hai ragione..." Le fece eco Kukulann. Per quanto la sua fibra incredibile fosse molto più resistente di quella di un essere umano, persino lui incominciava a soffrire delle polveri che avvelenavano l'aria. I suoi compagni, però, ne risentivano molto di più: Banna era accasciato sulle braccia di Gozu, semi svenuto, con lui che ne copriva il viso con la propria maschera protettiva. Sul volto pallido e ossuto dell'uomo erano impressi due lunghi segni di pelle cicatrizzata che gli partivano dalle guance fino a congiungersi nel mento, simili ai lacci di una cuffietta.

Isaribi guardò a lungo l'amico, osservandone il volto dopo tanto tempo. Ci mise un poco, impegnata a vederne il volto, a notare un altro particolare.

Era piccolo. Era tutto troppo piccolo per la sua forma normale.

Presa dalla frenesia di un'orrida consapevolezza, sussultò guardandosi le mani, che apparivano enormi e squamate.

"No.. nonononono..." ripeté ritirandosi il più possibile. "Non dovete vedermi in questo stato, non dovete assolutamente vedermi così... come un mostro..."

"Per quale ragione, Isaribi?" Le chiese Sasuke. Il suo tono di voce esprimeva, o comunque tentava di esprimere, calma e tranquillità.

"Sappiamo già tutto di te e della tua vera natura; non c'è più bisogno di fingere e nascondere te stessa dietro apparenze umane. Ascolta... lo so che questa tua forma risulta giusto leggermente inusuale, ma fidati che non ci importa niente delle tue dimensioni, o del tuo aspetto esteriore in generale..."

"Sì, come no!" Replicò quella con voce rotta, quasi ruggendo. "Come puoi immaginare che io possa essere definita normale secondo un qualsiasi standard, anche il più elastico? Guardatemi bene: sono talmente enorme che non nemmeno questo castello basterebbe a contenermi; talmente goffa che potrei schiacciarvi tutti come formiche senza nemmeno accorgermene; talmente ingombrante che..."

"Smettila!"

Il nobile troncò Isaribi con un tono che non ammetteva alcuna replica. Le ossa della mascella tintinnavano mentre paralizzava la ragazza con il suo unico occhio infuocato.

"Ah sì? Ti reputi tanto goffa da risultare una minaccia per tutti? Beh, sappi che quella che ho visto combattere contro Anko era esattamente il contrario di qualcosa di "goffo". Gozu mi ha detto che l'ultima volta che hai usato i tuoi poteri eri solo una bambina; ora è diverso, puoi controllarti, misurarti come se fossi nella tua forma umana..."

"Ma sono sempre troppo grande..."

"Ciò è irrilevante". Si intromise Kukulann, pacato. "Ho visto come combattevi, come ti muovevi: la trasformazione in Titano del Mare non ha diminuito la tua destrezza né la tua capacità di lottatrice, se non di poco.

Poi, per la faccenda del "mostro", queste sono tutte idiozie, lo dico senza offesa: ho passato metà della mia esistenza a vivere e lavorare con veri mostri, e l'altra metà a combatterli; ti garantisco che non fai assolutamente parte di questa categoria".

"Davvero? Mostro è che uccide, e se Gozu vi ha davvero raccontato tutta la verità, dovreste sapere cosa ho fatto hai miei genitori..."

Si rivolse ancora al guerriero ungulato, stavolta piena di collera. Sbatté i pugni sul terreno per rimarcare le proprie parole.

"Cosa diavolo ti è venuto in mente, quando hai rivelato i miei segreti a tutti? Bravo, bravo davvero a spifferare particolari che hai giurato di non rivelare mai a nessuno! Io... mi fidavo di te, Gozu, mi fidavo a condividere con te questo peso, questo fardello che mi porto appresso da anni".

"E non è ora che ti liberi di questo fardello, Isaribi?" Rispose quello, meno impetuoso dell'amica, ma altrettanto severo. "Per tutta la vita ti sei tenuta questo macigno sul cuore, convivendo con spettri di sensi di colpa che, in verità, non hanno sostanza. Colpevolizzarti ulteriormente per la loro morte non riporterà i tuoi genitori indietro; servirà solo ad avvelenare ogni tuo momento felice. Se ho parlato della tua storia con loro, è stato solo per aiutarti; aiutarti finalmente a tagliare i ponti e ad accettare te stessa".

"Me stessa? Anche così? Enorme e terrificante e orrendamente forte?"

"Certamente!" Esclamò Sasuke. "Ma cosa poi, di trovarti in mezzo ad un campionario di perfetti modelli per persone nella media? Guardati intorno:" aprì le braccia per indicare tutto il suo gruppo "stai viaggiando e lottando con un demone fatto di paglia magica maestro di kung-fu, un goblin cleptomane, una strega hippie con la mania per gli scherzi crudeli, un feticista per la pirateria, uno che si veste come un selvaggio e che adora le macchine e il poker, un codardo patentato con gli occhi spiritati (anche se sta migliorando sotto il profilo caratteriale), un genio che parla per proverbi e che quando parte non si ferma nemmeno con le cannonate, ed io. Io! Uno scheletro ciondolante che perde i pezzi dappertutto e che ha passato tutta la propria esistenza mortale a fuggire da se stesso, crogiolandosi nella propria autocommiserazione! Per non parlare di quel dissociato di Juugo e di quell'indescrivibilmente fuori di testa di Tobi, pace all'anima loro! Ma cosa c'è mai stato di normale in noi? Cosa?"

Sasuke aveva elencato tutto d'un fiato, mitragliando nomi e atteggiamenti strambi; solo ora recuperava la calma.

"Isaribi, se insisti a negare che ciò che è successo ai tuoi genitori è stato solo un incidente, continua pure: per noi non cambierà nulla, come non è cambiato nulla quando ho visto ciò che era sotto le tue bende".

Isaribi si tastò la pelle poco sopra la guancia destra, in corrispondenza a dove teneva le bende. Con un fil di voce, balbettò una domanda:

"V-Vuoi dire che quando Kuroi ha bruciato le bende, hai visto cosa c'era sotto?..."

"Sì, anche se non ho dato loro alcuna importanza: cos'erano, in fondo, delle striscette di pelle squamosa in confronto ad un genio-kitsune accampato nel cranio? E'solo pelle, Isaribi, solo ed unicamente un involucro; la vera sostanza è al di sotto da ciò che si vede, nascosta fra strati e strati di maschere, nel tuo caso fisiche, ma più spesso sono caratteri che uno assume durante il corso della propria vita e che non gli appartengono. La nostra vita non è che una gigantesca pupazzata, dove tutti sono più o meno legati da fili e si dimenano ridicolmente nel teatrino della vita, finché il burattinaio, con un cenno del capo, li ritira della scena.

Io, al contrario di tutti coloro che camminano sulla terra, ho ricevuto l'incredibile beneficio di tornare dalla morte e prendere coscienza di questa pagliacciata. Noi morti non siamo più legati a questo carozzone di mondo, alle sue bugie e alle sue frivole menzogne; abbiamo visto in faccia l'eternità, di fronte alla quale non conta null'altro se non la purezza del cuore e del cervello. Il midollo della vita non è l'aspetto esteriore, e nemmeno il proprio ruolo sociale; e te lo dico io, che di midollo e affini ormai sono divenuto esperto.

Negare se stessi, nascondersi dietro maschere non fa che inasprire e soffocare il nostro animo, rendendoci infelici e sempre meno disposti a fidarci degli altri, serrati in corazze acuminate. Perché, dunque, non aprire questo guscio di rimorsi che non portano a nulla? Ciò che è sotto il guscio potrà finalmente rifiorire; e quello che pulsa al di sotto della diffidenza, della paura, e dei rimorsi, è un cuore grande, generoso. Sarebbe un vero spreco lasciarlo appassire".

Tutti si voltarono di fronte al proprio come chi ha, di fronte ai propri occhi attoniti, il fantasma di qualche filosofo discettare sul senso ultimo dell'esistenza sparandosi seghe mentali a gò-gò. Fra il gruppo, quello più stupito era Al, che rimase a ciondolarsi con la bocca spalancata a novanta gradi.

"S-Sasuke... tu ha..." provò a biascicare con la mascella paralizzata. "Tua orazione è qualcosa che io no crede che tu può concepire..."

"Non lo credevo nemmeno io, fino a qualche minuto fa..." sussurrò lo scheletro a denti stretti, assicurandosi di non essere udito dall'interessata.

Neppure Isaribi ci avrebbe mai creduto; certo, forse il discorso di Sasuke aveva assunto toni eccessivamente da drammone televisivo, ma, nel complesso, risultava una perorazione inaspettatamente profonda e persino toccante.

Pensosa, nel frattempo avvertiva una piacevole e solleticante sensazione di calore sulla caviglia destra. Abbassò subito lo sguardo, e notò la fedele lama Pinnadisqualo leccarla con tutto l'affetto che un padrone si aspetterebbe da un affettuoso cane domestico.

Due lacrime di gioia si depositarono sulla riga degli occhi, senza tuttavia scendere

"Ahhhh... piccolino, sei ancora più tenero di quanto credessi... troppo tenero..."

Sollevò delicatamente Pinnadisqualo, depositandolo sul palmo della mano, e portò a contatto la pelle dell'arma, aguzza sino ad essere letale, con quella relativamente più liscia e vellutata della propria guancia. Lo coccolò strofinandolo con dolcezza, e quello reagì tenendo serrati gli aculei e beandosi delle attenzioni della propria amica.

Se non ché, due colpi consecutivi di tosse catarrosa di Clupin, evidente segno che il goblin aveva qualcosa da dire, interruppero queste attenzioni.

"Vi chiedo scusa signori, ma devo per un attimo interrompere queste tenere effusioni e direzionare la vostra attenzione verso le nubi ardenti vulcaniche che stanno minacciando di ucciderci tutti!"

Clupin alzò il tono di voce a volumi e tonalità più alte di quanto Sasuke avesse mai sentito, il che lo riempì il suo animo di preoccupazione. Ovviamente, non lo turbò quanto il gorgogliare sempre più ossessivo del vulcano, accompagnato da un'ondata di calore che pareva liquefargli le ossa.

Certo, Sasuke non poteva provare dolore fisico, ma quel senso di canicola opprimente stava stringendo i suoi nervi in una morsa asfissiante, come avrebbe oppresso il suo corpo se fosse ancora vivo e capace di respirare. Oltretutto, dal terreno, avvertì rullii sparsi dappertutto, meno intensi dei muggiti della montagna.

Poi, con un suono simile ad un tappo di bottiglia esploso per la troppa pressione, fiotti di vapore rovente bucarono il terreno, zampillando con varie intensità. Uno fu sul punto di colpire l'Uchiha, ma questi evitò la zaffata scattando di lato, lasciando che essa si scontrasse con la roccia di un torrione retrostante.

L'ago della bilancia della battaglia che il gruppo di eroi stava conducendo contro la furia della natura pendeva sempre di più verso il vulcano: stremata, Anko riusciva a controllare sempre meno schiuma ardente, che andò persino a lambire le lisce pareti del corpo ottagonale.

L'Uchiha tentò di mordersi le labbra in un attacco di disperazione; non riuscendoci, si limitò a stringere le mani ossute. Dopo tutte le lotte, i sacrifici e le avventure vissute, non riusciva ad accettare che tutto potesse finire in maniera così brutale. Come poteva tutto concludersi in una tomba di cenere vulcanica, tra l'altro, ci scommetteva, con quel bastardo di Angmar che stava sculettando il fondoschiena nella sua direzione?

Sasuke diede una rapida occhiata a tutti i suoi compagni: su i loro volti si leggeva lo stesso terrore che lo animava, la stessa attanagliante disperazione. Quali possibilità avevano contro la natura stessa, del resto?

"Cosa possiamo fare adesso?" Sfiatò quasi Gozu, che pareva invecchiato di almeno una decina d'anni. "Questa volta non vedo via di scampo... Tutto ciò che ci resta da fare è tentare almeno di salvare Anko".

"E io sono l'unico che, con il proprio scudo, può proteggerla dai gas roventi; inoltre, non ho alcun bisogno di respirare". Proseguì Sasuke, determinato. "Ora vado".

Fece per lanciarsi a salvare la propria amica, ma venne preceduto: Isaribi, serpeggiando fra le rovine, superò in fretta in castello e si addentrò nella cascata di gas roventi.

"C-cosa stai facendo?!?" Gli gridò Sasuke, terrorizzato al pensiero che potesse accaderle qualcosa di orribile.

Il Titano del Mare non lo ascoltava; usando i propri sensi, sviluppati sino all'innaturale, avvertì la presenza del corpo del corpo della strega, accasciato dietro alle barriere di legno incantato. Con un fulmineo gesto di karateka la raccolse e la lanciò indietro verso il gruppo, dove le pronte braccia di Sasuke l'afferrarono.

"Sasuke," gli disse  "i tuoi poteri possono proteggerti da molte cose, ma non credo che tu possegga una difesa abbastanza forte per quello che sta arrivando ORA!"

Un' istante dopo dal terreno sotto di lei esplose una fumarola di dimensioni e impeto di gran lunga maggiori delle altre zaffate, che si mescolò ai gas della nube ardente in una colonna che pareva uscita dall'inferno stesso. Isaribi, conscia del pericolo, chiuse la bocca e il naso per non inspirare anidride carbonica e altri fumi mefitici, ma aveva sottovalutato il calore della miscela, ben superiore a quello di una fornace: ustionata sul petto e con le palpebre in fiamme, digrignò i denti ed inalò gas.

"Merd..." Non poté dire oltre, poiché il veleno le era già entrato in corpo, inebetendone sempre di più i sensi ogni secondo che passava.

Provò ad indietreggiare, ma anche compiere un solo passo le risultava un'impresa titanica. Intanto i gas, devastate sempre di più le barriere magiche, avanzarono sino ricoprire il castello, avvolgendo la ragazza nella loro morsa.

"Isaribi... caugh... pezzo d'idiota..." Anko tossicchiò, sputando del catarro.

Sasuke la strinse ancora più forte contro la propria gabbia torace. Non voleva alzare  lo sguardo, o, comunque, non ne aveva la forza. Inoltre, avvertiva nel proprio capo un improvvisa vampata, inspiegabile anche per il calore circostante, che si tradusse in una sorta di luce che fuoriusciva dall'orbita cava come da un faro.

In breve tempo, tutto il capo si agitò scampanando forsennatamente, al punto che l'Uchiha vedeva ben quattro o cinque Anko fra le sue braccia.

"Al... cosa sta succedendo?" Domandò. "Stai per caso installando un impianto elettrico nel mio cervello e qualche circuito ti è andato in corto?"

"No... è qualcosa di molto, molto meglio: il ritorno dei miei poteri!"

La risposta di Al lasciò Sasuke totalmente basito, ma non tanto per l'evento in sé: Al si era finalmente deciso a parlare italiano correttamente!

In un lampo (letterale e non), si udì il rumore di tanti fuochi artificiali in scoppio e fiamme pirotecniche uscirono dal cranio dell' Uchiha, facendolo ballare come non mai, ma senza danneggiarlo.

Uno di questi fuochi, più denso degli altri e di color iride, seguì una traiettoria differente; disegnando una scia variopinta mentre volava a zig- zag, incominciò a ruotare rapidamente attorno al gruppo.

La vampa era troppo luminosa per poter essere identificata con chiarezza; tuttavia, tutti potevano chiaramente udire la voce di Al, calma e potente, fuoriuscirne.

"Non abbiate paura, amici: sono sempre io, solo con maggiore padronanza della vostra lingua e tante funzioni extra, più del coltellino svizzero modificato da mio fratello. Ora posso esaudire desideri, cuocere il cuscus con la forza del pensiero, provvedere gli effetti speciali di un film di Godzilla senza spendere un soldo e fare tante altre belle magie in generale; per il momento, però, mi limiterò a contrastare i fenomeni vulcanici".

La fiamma che conteneva il genio si gettò a capofitto nelle nubi ardenti, venendone inghiottito. In un primo momento non successe nulla, cosa che fece disperare tutti i membri del gruppo; solo dopo poco il fiume di gas parve ritrarsi, confluendo in strane correnti che diedero origine ad un vortice.

Trionfante, la fiamma magica guadagnava sempre più terreno sul fenomeno vulcanico. I suoi giri si facevano sempre più ampi, sino a che non assunsero la forma di vere e proprie ellissi sgargianti, come nella danza di una stella nel firmamento.

Lentamente, il corpo di Isaribi fuoriusciva dai veleni: prima la testa, poi il torace, e, infine, tutto il corpo si salvarono. Come Anko era stremata, ma ancora viva.

Vedendo lo scampato pericolo, Gozu avvertì tutta la tensione accumulata scaricarsi; si accasciò posando i pugni a terra, e boccheggiò alzando gli occhi riconoscenti al cielo.

"Grazie alla Luce... siamo salvi! Salvi! E grazie a te, Al..."

"Non è nulla". La voce risuonò ancora dall'orbita. "Dopo tutte le volte che ho fatto da spettatore, credo sia doveroso fare la mia parte come membro del team, no?"

"Già, davvero davvero Al... non avrei mai creduto che tu... insomma... fossi così for... Ma come..." Sasuke riusciva solo a pronunciare qualche frase smozzicata, bloccato come era dallo stupore.

"Me lo chiedo anche io, Sasuke". Disse Al. "Questa rottura del sigillo magico in un momento così cruciale mi pare alquanto sospetta; tuttavia, non avverto disturbi magici nella zona, segno che Angmar non mi ha posto sotto qualche altro tipo di maledizione".

"Probabilmente, dopo la morte di Orochimaru, il sigillo che ti teneva imprigionato nel cranio di Sasuke si è indebolito". Ipotizzò Kukulann. "Comunque, ciò non basta a spiegare la tua liberazione: Angmar aveva con sé lo scettro dell'Oscurità, che gli dava potere su di te..."

"Certamente tutto questo è molto inusuale; ora, però, non abbiamo tempo per discutere. Ascolta, Sasuke: Angmar possiede sì lo scettro di Orochimaru e tutti i suoi poteri, ma abbiamo ancora con noi la forza della Pietra di Anubi".

"Ma la pietra di Anubi non possiede alcun potere magico, lo abbiamo visto prima!" Obbiettò con forza l'Uchiha. "Ci ha già tradito quando ne avevamo bisogno con Isaribi: cosa ti fa' credere che questa volta sarà diverso?"

Dalle fiamme partì un riso, piuttosto sommesso e bonario.

"Confesso, anche con i miei poteri e le mie conoscenze, nulla; il mio è solo un presentimento. Ho la netta sensazione che quell'artefatto per noi ora così inutile rivelerà la sua forza solo al momento finale. Tutto quello che ci resta è avere fiducia; oltre, che ovviamente, a raggiungere la base nemica..."

Attirato dall'allusione di Al, Gozu girò lo sguardo al cielo verso di loro retrostante: la maggior parte della potente flotta da guerra di Orochimari era stata distrutta o scappata via, ma si vedevano ancora, seppure solo come flebili puntini, dei galeoni solcare l'aria.

Fischiò facendo un cenno con la mano per indicarle, e tutti si girarono nella stessa direzione.

"Hai visto giusto, Gozu". Affermò Kukulann. "La tana di Zarok è un castello volante che fluttua nel cielo sopra il cimitero; avremo bisogno di navi simili per raggiungerla, oppure dell'aiuto di Al".

"In questo momento sono impegnato a sistemare il vulcano". Replicò quello. "Queste nubi ardenti mi daranno grane per un po' di tempo, probabilmente troppo per farvi raggiungere la nave in tempo".

"Allora lo farò io".

La voce di Isaribi attirò tutti gli sguardi a sé. Il Titano del Mare si reggeva a malapena sulle ginocchia, ma sembrava recuperare forze ad ogni minuto che passava.

"Vi manderò io lì. Potrò sembrare senza forze, ma credo di essere ancora in grado di eseguire un buon lancio".

"Ne sei sicura, Isaribi?" Le chiese Gozu, apprensivo.

"Assolutamente. Sentite, mi avete rifilato un panegirico sulla mia forza interiore, e ora volete che perda fiducia in quella fisica?"

"Assolutamente no". Disse Sasuke. "In molti altre occasioni l'idea di fare un volo della morte verso un vascello fantasma mi avrebbe ucciso dalla paura; ma ora che sono già defunto, è inutile mettere paura ad altri. Mi faccia spedire volentieri, ma ad una condizione".

"E quale sarebbe?" Chiesero tutti, in coro.

Sasuke esitò prima di parlare; prese un po' di fiato ed erse il più possibile la postura, per sembrare più convincente.

"Devo andare da solo. Affronterò Angmar da solo".

Un brusio generale di dubbio seguì la risposta. Quello che parlò apertamente fu Kukulann.

"Sasuke, ma senza offesa, ti sei bevuto il cervello? Non puoi assolutamente andare ad affrontare Angmar da solo: quell'essere è più potente di ogni tua immaginazione".

"E' esattamente per questa ragione che voglio affrontarlo da solo. Senza la Pietra di Anubi, anche i nostri sforzi combinati solo inutili contro l'attuale forza di Angmar, ora che ha rubato lo scettro di Orochimaru. Se veramente le supposizioni di Al si rivelassero errate, e dovessi per caso... morire," sussultò impercettibilmente prima continuare "la Resistenza sarebbe la nostra unica possibilità di salvezza. Le vostre vite sono importanti quanto la mia, e non vanno sprecate".

"Il ragionamento fila, ma..."

"Ma nulla: sono io il dannato prescelto e l'ancor più dannato protagonista di questa stradannatissima fiction. Se qualcuno deve farsi una gita al creatore- e io l'ho già fatta una volta- quello deve essere un cavaliere senza macchia e senza paura, anche se totalmente idiota. Questa, per me, è una definizione calzante".

"Tralasciando la parte dell'idiota, le tue precauzioni sono piuttosto inutili". Si intromise Isaribi. "Io so che vincerai questa battaglia con Angmar, anche senza il nostro aiuto diretto. Lo sento, come Al".

"E anche io" asserì Anko. "Ho passato la mia a farti iniezioni di fiducia, manco fossi la tua infermiera personale. Ora che la cura sta andando alla grande, sarebbe da sciocchi cercare di abbattere il paziente".

Il Demone del Grano fissò lo scheletro un'ultima volta: nei suoi occhi si leggeva una volontà indomita, talmente vigorosa che non sarebbe mai riuscito a piegarla. Abbassò così il capo, convinto.

"Sasuke, quando abbiamo lottato alla Gola delle Zucche, ti dissi che eri un eroe degno della tua leggenda. Tutto questo tempo passato non ha fatto che avallare questa mia sensazione, dimostrando a tutti che hai le carte in regola per vincere il male una volta per tutte. Ti ho visto crescere come uomo e come guerriero, e se fossi tuo padre sarei fiero di avere un figlio come te.

Và dunque, e fallo ancora più nero, ma non aspettarti che noi rimaniamo nelle retrovie: ti seguiremo a distanza e sferreremo il nostro attacco alla base di Angmar al momento opportuno".

"Io inoltre, ho un conto in sospeso con il mio fratellone;" disse Al "cerca solo di non massacrarlo troppo prima che ti raggiunga, d'accordo?"

"D'accordo, amici miei: vi ringrazio davvero infinitamente, di ogni cosa. Se sono arrivato così lontano, è stato solo merito vostro e della Luce. Se avessi ancora i condotti lacrimali, scoppierei a piangere..." Sasuke mimò il gesto di togliersi una lacrima.

"Ora, però, lasciamo da parte le smancerie, ed iniziamo il lancio. Isaribi, sai quello che devi fare".

La ragazza annuì, ed afferrò  lo scheletro con delicatezza, depositandolo fra i palmi delle mani. Lo portò vicino alla testa, e li richiuse dolcemente, evitando di fargli del male.

"Grazie". Disse l'Uchiha, prima che le dita di Isaribi si richiudessero su di lui.

"No, grazie a te". Sussurrò quella, e gli angoli della bocca le si alzarono impercettibilmente in un sorriso. Poi puntò il galeone principale della flotta, un puntino minuscolo che si perdeva nell'azzurro del cielo persino per la sua vista.

Prese un bel respiro, e tese indietro il braccio destro al massimo e piegò le gambe. Prima di lanciare l'amico, gli diede le ultime raccomandazioni:

"Sasuke, non appena ti lancio, cerca di attivare lo scudo mistico. Oppure, trova qualcosa da afferrare: il pennone della nave e la bandiera vanno benissimo". Prese una breve pausa, poi aggiunse. "Che la Luce sia con te".

Usando ogni stilla della sua forza, scagliò via lo scheletro nel cielo di fiamme. La figura di Sasuke divenne sfocata e scintillante, come un proiettile d'argento sparato a velocità folle nel cielo.

Infine, scomparve dalla loro vista.

 

 

*****************

 

Angmar sogghignava. Seduto su uno scomodo trono di pietra, osservava con compiaciuta malvagità la fortezza che aveva appena espropriato a Orochimaru.

Si trovava all'interno di un grande corridoio, che, colonnato come un porticato, dava su un vasto corpo circolare. Davanti a lui pareva dispiegarsi una vera e propria piazza, solo spoglia e coperta dal tetto della fortezza, il cui perimetro era contornato da un vero e proprio fiumiciattolo di lava, alimentato da cataratte di lave che fuoriuscivano appena dalle pareti, e che, giudicava con sadismo, era abbastanza largo e profondo da farci affogare una persona.

Alla sua destra era inginocchiato Renga, calmo e umile, che gli rivolse la parola:

"Mio signore, il vostro piano ha dato tutti i frutti sperati, e anche di più. L'esercito, il castello e poteri di Orochimaru sono nelle vostre mani; anche le forze della Luce sono state annientate. Se mi consentite l'ardire di esprimere un giudizio, non vedo ostacoli che vi separino dalla conquista di questo regno".

"Esattamente, Renga, non ci sono più esseri in grado di fermarmi".  Asserì il demone con una soddisfazione palpabile. "Né in cielo, né in terra, né negli abissi infernali. Soprattutto in terra, se posso dirlo. E certo nessuno di quegli infimi mortali potrebbe mai oppormi una seria minaccia, benché meno sperare di ingannarmi. Vero, Yahiko?"

Lo sguardo mellifluo del Maresciallo Oscuro si rivolsero alla sua sinistra; lì, Yahiko, imbavagliato da capo a piedi quasi fosse una mummia da fasci neri e viscosi, penzolava retto da lungo filo, piuttosto spesso, appiccicato al soffitto in intrico di ragnatele.

Il signore del crimine aveva gli occhi spiritati e sudava già; quando, però, Angmar iniziò a solleticargli la gola con un artiglio, iniziò davvero a tremare.

"Yahiko caro, che tu fossi così avido da fregare il pezzo di Pietra di Anubi me lo aspettavo; ma che fossi così follemente sciocco a tentare di fregarmi, questo delude molto le mie aspettative sulla tua intelligenza. Mi aspettavo di più da una persona così sadica, lo sai?"

Yahiko scosse la testa a singhiozzo e mugolò qualcosa che, sotto le bende, pareva qualche invocazione di pietà. Il signore dei demoni scoppiò in una ghignata folle e lo lanciò contro la parete retrostante con uno svogliato tocco della mano. Così avvolto in quella sostanza appiccicosa, il signore del crimine rimase attaccato alla pietra.

"Pazzi, pazzi, pazzi, pazzi!" Ripeté Angmar, ghignando ad ogni parola. "Pazzi coloro che osano sfidare l'immensa furia del dio delle tenebre!"

"Per una volta, devo darti ragione".

La voce dell'Oscurità, minacciosa e carica di potere come si era rivolta ad Orochimaru, echeggiò ancora nella sala. Subito la nube di fumo che formava il corpo della divinità si manifestò ai tre. Renga inghiottì a vuoto per lo spavento e dovette tenersi ai braccioli del trono a guisa di boa, mentre Angmar mantenne il suo ghigno soddisfatto e supponente.

"Mi signore e padrone, ma quale sorpresa!" Abbozzò un inchino sarcastico, senza nemmeno alzarsi dallo scranno. "Per cortesia, volete lasciarmi prendere possesso di tutte le forze del male di questo regno e divenirne l'unico e incontrastato dominatore?"

"Angmar, Angmar, Angmar..." Ripeté quello. Non pareva irretito dalla minaccia del suo vecchio secondo in comando; piuttosto, deluso come chi vede un'idiota affannarsi a compiere un'attività che sarebbe sempre stata al di sopra delle sue scarse capacità.

"Sul serio, Angmar, devo constatare per l'ennesima volta la tua prevedibilità; il fatto che mi tu mi abbia tradito è qualcosa di così scontato, banale anzi, da far venire al mio divino corpo negli inferi il latte alle ginocchia".

"Non mi sembrerebbe tanto banale, dato che, effettivamente, ti ho fregato. In condizioni normali il potere che avresti su di me sarebbe assoluto, tanto che avresti potuto privarmi persino dei miei poteri e condannarmi a voltarsi su qualche graticola nell'oltretomba per l'eternità. Ma ora... ora..." Allargò la bocca mostrando una chiostra di zanne. Pregustava ogni momento della rivelazione del suo trionfo.

"Ora sei totalmente impotente! Ho imparato bene, durante tutti i secoli al tuo servizio le delicate politiche e leggi che regolano l'equilibrio tra il bene e il male, e la più importante di queste è che nessuno dei due Divini Signori più usare il proprio potere nel mondo mortale senza l'esplicito consenso di qualche suo abitante. Colui che ti aveva evocato e legato a sé, Orochimaru, è morto: senza di lui, sei pericoloso quanto una piccola e soffice nuvoletta di fumo parlante". Il Maresciallo delle Tenebre mimò il gesto di strizzare tra le dita qualcosa di molto piccolo e soffice, sghignazzando.

L'Oscurità sospirò un'altra volta, quindi si preparò a controbattere con termini non meno velenosi.

"Innocuo, dici? Può darsi; ma questo non cambia le cose. Angmar, non riusciresti a conquistare un mondo nemmeno se tutti i suoi abitanti si inchinassero di fronte a te e si offrissero di farti il bidet (e sarebbe un destino peggiore che venire fatti arrosto). Tu difetti in grandissima parte di intelligenza, charme, carisma, talento, bellezza, acume, buon senso, e qualità che in genere si trovano in una persona con il sale in zucca. Secondo te, per quale motivo ti avrei accolto tra le mie fila e offerto la carica di mio luogotenente? In effetti, comincio a chiedermelo anche io..."

Sentendo questa battutina, Yahiko sghignazzò sommessamente; Angmar, invece, incominciava a ribollire dalla rabbia. In uno scatto di ira, generò delle fiamme nere da tutto il corpo e la lanciò una sfera di fuoco contro Yahiko, che pareva ardere come una torcia. Mentre udiva i mugolii di dolore del capo dell'A.L.B.A., sulla fronte di Renga si disegnarono due rughe di tensione.

"Non azzardarti a fare battute al mio cospetto!" Ruggì il signore dei demoni. "Sono io adesso che comando! Sono io il nuovo dio di questo mondo! Io, io! E tu sei meno di uno zero spaccato!"

"Suvvia, non scaldarti troppo: sembri peggio di mia madre dopo che le avevo modificato il coltello da cucina preferito per trasformarlo in una spada laser! Comunque, prima che mi interrompessi con i tuoi capricci infantili, stavo rimarcando la tua totale inettitudine. Persino Orochimaru, fesso assoluto come era, aveva conoscenze della magia molto utili per un'invasione su larga scala. E dovrei davvero credere che un fallimento su scala monumentale come te riuscirebbe mai a conquistare questo regno? Questa la dovrei raccontare a quelli del club di poker! Invece, devo complimentarmi con il vero autore del gambetto magistrale che hai appena rovinato".

Puntò il proprio sguardo su Renga, che sentendosi squadrare così, impallidì ed ebbe un capogiro.

"Caro ragazzo". Gli levitò accanto. "Ho seguito attentamente le tue mosse, di come hai nell'ombra consigliato a quello scriteriato del tuo capo il modo per distruggere Orochimaru senza che venisse coinvolto direttamente. Hai rivelato tu il potere segreto di Isaribi, e sempre tu gli hai consigliato, nell'ombra di usarlo per attaccare le forze dello stregone e distruggerle. Gli hai anche sussurrato di mostrarsi solo quando Orochimaru si sarebbe trovato faccia a faccia con Anko, cosicché, da bravo ciuco innamorato, non si sarebbe mai azzardato a chiamarmi, per timore di rappresaglie da parte mia; magari avrebbe persino beccato un proiettile magico al posto suo!

Massimo effetto e minimo sforzo! Brillante davvero, e lo sarebbe ancora di più se quel babbeo dell'autore avesse deciso di scrivere prima le conversazione, invece di schiaffarle tutte adesso tipo deus ex machina.

E' anche vero, tuttavia, che dare consigli espliciti ad una persona con il profilo psichico di Angmar è alquanto rischioso e controproducente. L' arroganza della nostra cara versione Maganò di genio è pari solamente al suo sadismo, il ché ne rende un miscuglio pericoloso e quanto mai instabile per propri stessi alleati, prima ancora che per i propri nemici. A proposito, come ti sei sentito quando ha mandato all'aria il tuo bel piano di catturare i guerrieri della Luce alla locanda?" Quanto più l'Oscurità parlava con quel tono divertito, quanto più Renga si sentiva morire.

"E' stato frustrante, vero? Certo, Shukaku aveva tutti gli mezzi necessari per spazzare via ogni resistenza e catturare Isaribi già allora, e senza nemmeno versare una goccia di sudore; ma si è comportato come un pivello, dimostrando un'inettitudine logistica e una tendenza allo sciupio di forze vergognose per un conquistatore con ambizioni dominio su scala globale.  Ha giocato al gatto con il topo, e il topo gi è scappato fra gli inesperti artigli sotto il suo naso. Che tristezza...

Ma la tristezza più grande è quella di vedere gente come te che lavora con uno come lui. Io so apprezzare il talento, al posto suo, e riconosco i momenti in cui bisogna evitare di tirare troppo la corda e usare i propri poteri in maniera efficiente. Sai, non mi stupirei minimante se tramassi di rubare lo scettro del comando a quel babbeo, e ancor meno mi stupirei se riuscissi nell'impresa. Mi trovi d'accordo?"

L'ultima parte del discorso del dio oscuro era stata pronunciata a raffica, per dagli davvero le giuste allusioni di un tradimento. Renga le afferrò, e dovette usare tutte le proprie forze per non svenire.

Indietreggiò goffamente all'indietro, dando stralunate occhiate di diniego al suo signore; inciampò subito su se stesso, ed iniziò a puntellarsi sui gomiti per scappare.

L'Oscurità aveva ragione su molte, molte cose, quasi su tutto: aveva indovinato come Angmar avesse potuto distruggere senza farsi coinvolgere direttamente, almeno fino all'ultimo momento, e stava usando il tremendo orgoglio del demone per farlo agire in modo sconsiderato. Una persona normale sicuramente avrebbe intuito nel discorso dell'Oscurità un tentativo, nemmeno tanto velato, di mettere zizzania fra i due; ma Angmar non era affatto normale, e il suo ego monumentale, ma fragilissimo, unito ad un temperamento vulcanico lo rendevano come un barilotto di polvere da sparo con la miccia perpetuamente accesa. E Renga sapeva che, in caso di esplosione, sarebbe stata lui la vittima.

Sforzò i muscoli facciali il più che poté per darsi una parvenza di calma e dominio della situazione, quindi provò a controbattere.

"Mio signore... l'Oscurità sta solamente cercando di minare le basi della nostra collaborazione e della vostra fiducia. Tutti i suoi ragionamenti, all'apparenza così tortuosi, in realtà sono basati sull'aria, non lo vedete? Anche nell'ipotesi, infatti, che avesse spiegato il piano o che io avessi avuto l'ardire  di darvi qualche... consiglio, cosa cambierebbe? L'Oscurità non ha più forze da mettere in campo, di qualsiasi genere, e i guerrieri della Luce saranno ormai sepolti sotto tonnellate e tonnellate di piroclastiti. Cosa può danneggiarvi, dunque? Il mondo è praticamente nelle vostre mani!"

Sul volto del signore dei demoni, già nero come l'ossidiana, scese un'oscurità ancora maggiore. Girò il collo muscolo con un gesto meccanico, e diede un'occhiata al suo sottoposto torva come non l'aveva mai vista.

"Hai detto che il mondo è nelle mie mani, vero?" Gli chiese, gelido. "Allora perché parli di collaborazione? Lord Angmar non accetta alleati, né uguali; accetta solo servitori o vittime".

"Oh, diavolo..." L'Oscurità si intromise portandosi un rivolo di fumo in volto, per coprirne l'espressione tremendamente annoiata.

"Pure i discorsi in terza persona! In condizioni normali sarebbe divertente; ma qui è noioso! Noioso, noioso. Angmar, possibile che imbocchi sempre in cadute di stile così clamorose alla prima provocazione? E' da quando eri un cucciolo che ti vedo così suscettibile; da quando ti chiamavano Procetto, se non ricordo male..."

Non appena udì un simile epiteto, Angmar passò da un costante ma controllabile stato di tensione ad una vera e propria furia animalesca; si alzò di soprassalto dalla sedia, circondato da fiamme nere che eruttavano in una colonna come a Porto Scorbuto. Renga, se possibile ancora più terrorizzato di prima, evitò per un soffio di cacciare un urlo e strisciò rapidamente il più lontano possibile dal suo signore.

Le vampe nere erano troppo dense per permettere di vedere al suo interno; si udivano tuttavia dei suoni diversi dal loro semplice crepitio. E ciò che l'Oscurità e Renga udirono era la voce del Maresciallo Oscuro, che assumeva i connotati del latrato di una bestia ferita.

"Come mi hai chiamato, spregevole ologramma di dio?"

"Non mi sentito prima?" Gli domandò l'Oscurità con un sarcasmo volutamente irritante.

"Allora è il caso che lo ripeta di nuovo: Procetto, Procetto/ non sa fare niente/ se non metterlo / nel (censura) alla gente... Che c'è, non è come i tuoi fratelli canticchiavano sempre per sfotterti, quando non riuscivi a compiere un incantesimo nemmeno per sbaglio? Procetto, Procetto..."

Canticchiò altri insulti e imprecazioni, apparentemente incurante di far perdere la testa ad un interlocutore sull'orlo di un altro raptus omicida. Dalle fiamme che lo avvolgevano fecero le capolino le punte del tridente di Orochimaru, poi, come un corso d'acqua diviso da una diga, la colonna si sfilacciò, biforcandosi e rivelando il signore dei demoni in tutta la sua ferocia.

"Te lo do' io nel culo, SCHIFOSO RIFIUTO DEI CERCHI INFERNALI!!" Ruggì con tutto il fiato che aveva in gola.

Dalla pietra del tridente partirono delle scosse che si diramarono per tutto lo strumento. Angmar direzionò le sue punte irradiate verso gli occhi della divinità, e tirò un rapido affondo.

L'Oscurità non emise né un gemito né una risata; si limitò a svanire senza lasciare la benché minima traccia.

"E' fatta, fatta, fatta..." Ripeté meccanicamente Renga, alzando gli occhi al cielo come se avesse assistito un miracolo. "E' fatta mio signore! Fatta! Ora quella creatura infida non insidierà più il vostro trono o lo vostra pazienza! Mio signore? Mio signore..."

Ogni gioia gli morì letteralmente in gola quando vide di nuovo il volto del suo signore: i suoi occhi, sempre luminescenti, brillavano come fari, e gli angoli della bocca erano serrati all'ingiù, ad un indicare una bramosia di uccidere ancora più dissennata di prima.

Senza dire una parola ( e forse, nelle attuali condizioni, sarebbe stato capace di esprimersi esclusivamente attraverso dei ringhi) il signore dei demoni puntò lo scettro contro Renga. L'ultima cosa che vide l'uomo che fu una bagliore di luce elettrica che inghiottì ogni cosa come una stella in piena eclissi, seguito da un gorgo nero e pastoso che ne avvolse le membra, quasi travolgendolo. Un istante dopo Renga era già disteso sul pavimento, ridotto ad una mummia senza vita avviluppata dalle fiamme.

Il demone, rimasto da solo, respirò ad ampi bocconi distendendo il più possibile la larga bocca di mammifero. Non provava il benché minimo rimorso per aver assassinato il suo più utile subordinato; solo una rabbia fumante albergava nel suo animo.

Si ricompose quel tanto che bastava da far spegnere le fiamme ed appoggiò la sua schiena sulla pietra dello scettro. In quel momento, probabilmente richiamato da tutto quel fracasso, si avvicinava una guarda robotica, riconoscibile per clangore cadenzato come una marcia che facevano i suoi passi.

La guarda entrò da un porta aperta poco alla destra del suo nuovo signore, lo notò ed eseguì un inchino di cortesia.

"Signoreu" disse con il suo tono artificiale "flottau diu galeonoiu sopravvissutau stau tornandou allau baseu comeu previstou".

"Perfetto guarda, perfetto". La voce di Angmar assomigliava ad un grugnito. "Portami qui Shizuka e Kabuto, e anche almeno un plotone dei tuoi amici ferrivecchi. Presto riceveremo la visita di un ospite molto speciale, e non voglio che si mormori in giro che nella mia dimora i visitatori non vengano accolti con il più caloroso benvenuto possibile".

La guardia si inchinò ancora, e fece dietrofront senza porre altre domande. Mentre udiva il portone al suo fianco richiudersi, Angmar aggiunse sottovoce:

"E' tempo che ogni conto venga saldato. Ogni. Singolo. Conto".

E reclinò il capo in una risata crudele.

 

 

*******************

 

"Capitano, capitano!"

Un non-morto correva trafelato sul ponte della nave maestra, dirigendosi a prua per incontrare il suo capitano. Lo trovò che armeggiava il timone della nave, pensoso e rattrappito nella vistosa giubba color bordeaux.

"Capitano, capitano!" Esclamò con viva ansia ma senza voce. "Abbiamo rilevato un clandestino a b-bordo. E' riuscito a raggiungerci... in volo".

"In volo?!?" Il pirata si girò grattandosi una vecchissima incrostazione sulla tasca sinistra; i suoi occhi avvizziti roteavano nelle orbite dall'incredulità.

"Questa è bella, nostromo, bella davvero! E chi ce lo avrebbe portato, una sirena di passaggio? Via, ha esagerato con il grog, come al solito!"

"Veramente, signore, oggi non ho bevuto, lo g-giuro!" Si scusò quello, grattandosi vecchi rimasugli decomposti di capelli. Dall'aspetto pareva essere in uno stato di decomposizione avanzato, mantenendo appena pochi brandelli di carne sparsi sulla braccia, un solo occhio ammuffito e scarsa peluria. La giubba turchese chiazzata in più punti e abbottonata d'oro e il capello a tre punte ammuffito ne indicavano inoltre il grado di comandante in seconda di quella nave.

"La vedetta ha avvistato chiaramente un oggetto volante non bene identificato dirigersi a poppa". Spiegò. " Si trattava di un corpo metallico, simile ad una freccia d'argento vendicatrice, che ha squarciato la poppa in un poderoso schianto..."

"Ma che ti metti a parlar forbito, per caso? Dovresti essere un tagliagole sanguinario, non un poetucolo azzimato che si ricopre di cipria!"

"Certo, certo, scusi. Volevo dire, comunque, che l'intruso ha sfondato la chiglia di poppa ed è entrato a bordo. E poi, con tutto il rispetto, non ha sentito il tremendo schianto di pochi minuti fa'?"

"Veramente... "Kimimaro esitò, ondeggiando la mascella da una parte all'altra. " Veramente pensavo fosse quell'idiota di Gallon che giocava ancora con i barilotti di polvere da sparo... " Scosse la testa, ignorando il breve momento di imbarazzo.

"Ma ora non ha importanza: nostromo, hai già ordinato ai nostri uomini di setacciare la nave da cima a fondo e stanare quel terricolo?"

"Sì, sì: tutta la nave è in stato di allerta. Non ci impiegheremo molto a catturarlo, capitano".

"Perfetto, nostromo..." Le mani tese a pugni e la mascella spalancata indicavano la soddisfazione che il suo volto defunto non poteva più esprimere. Si voltò dalla parte dell'albero di bompresso e diede piccoli colpi al timone per farlo ruotare.

"Assolutamente perfetto. Sarò un dono meraviglioso al nostro padrone; anche se, magari, potremmo tenerci alcune sue parti per noi. Ad esempio, possiamo strappargli i peli delle ascelle per farci le cuffie da bagno, usare le sue narici come aspirapolvere e il midollo osseo come spugna e..."

"Emmm... capitano..." La voce del nostromo vibrava di preoccupazione.

"Non ora, devo prepararmi psicologicamente alla battaglia. Noi pirati dobbiamo essere al top della forma, sia fisica che psichica, per massacrare e depredare meglio.

Bah... che gentaglia! Dovrei ordinare alla ciurma dei corsi accelerati di galateo del corsaro..."

"Capitano..."

"Non ora, nostromo! Stavo giusto pensando, ora che ci faccio caso, di avere a casa un DVD con tutte le lezioni che un pirata deve prendere per essere degno di questo nome, dal ringhio di lupo di mare alla corretta impugnatura dei boccali di birra con l'uncino".

"CAPITANO!" Il richiamo del nostromo vibrava d'ansia.

Annoiato per la scarsa loquacità del suo luogotenente, Kimimaro si degnò a girarsi, accasciandosi con non curanza sul timone.

"Che c'è, nostromo cosa c'è? EHHH?!?"

Al posto del nostromo si trovava Sasuke Uchiha, che gli puntava contro il collo la lama della Tagliateste e l'occhio dello Sharingan, sfavillante come il sangue vivo. Vedendolo, il corsaro fece un sobbalzo e inciampò all'indietro, facendo cadere il pappagallo dalla spalla. Il pennuto rotolò per un poco a terra, perdendo nugoli di penne e sparando parole che, nella lingua degli uccelli, non dovevano essere proprio cortesi...

"Come diavolo hai fatto ad ar-rivare qui?" Chiese il pirata al compagno di sorte post-mortem. Da come fissava il proprio nostromo che si dimenava intrappolato nel fasciame, era evidente che se la stesse quasi facendo sotto dalla paura. Inoltre la propria veste si era impigliata nei manici del timone, riducendo alquanto la mobilità del capitano e la sua capacità di rispondere ad eventuali attacchi.

Sasuke comprese bene di essere in una posizione di vantaggio, ma anche che era una situazione precaria: udiva già, dalle cabine e dai boccaporti, il marciare secco di tanti scheletri che si affrettavano all'unisono. Doveva agire in fretta, e declamò così nel modo più solenne possibile:

"Io, Sasuke Uchiha figlio di Fugaku, chiedo un discorreré!"

"Eh?" La mancata comprensione dell'ultima parola del nemico superò in Kimimaro la paura. "Che cosa diavolo stai blaterando?"

"Volevo dire blateraré, diré, conversaré..."

Sasuke affastellò una serie di termini che, ricordava bene, avevano una connessione logica con la formula specifica che gli premeva ricordare. Kimimaro reclinò il capo e lo squadrò come un idiota ceffo di terra, ancora incapace di capire cosa diavolo stesse intendendo quel nobile.

La sua espressione confusa si tramutò in un ghigno di trionfo quando vide la propria fidata ciurma circondare il clandestino e udì lo scattare delle pistole puntate contro di lui.

"Ah-ah-ah!" Ridacchiò. "Non importa di cosa tu voglia parlare: ora devi solo preoccuparti a tirare le cuoia, terricolo!"

Sebbene fosse assorto nei suoi pensieri, Sasuke prestava un'attenzione costante al mondo attorno a lui; perciò la frase di Kimimaro scatenò un'associazione di pensieri che non avrebbe esitato a definire come un'illuminazione.

"Parlaré, parlaré! Io richiedo seduta stante le regole del parlaré!" Scandì ogni parola con un tono da oratore.

Nel gruppo di scheletri vi fu un breve scambio di sguardi di sorpresa; immediatamente dopo abbassarono le armi. Uno di loro, più alto della media e con il capo avvolto in una bandana rossa e sgargiante, si fece avanti e parlò tra gli scricchioli delle giunture mandibolari.

"Questo topo di sentina richiede un parlaré, sentito ragazzi!" Seguì una sghignazzata generale, accompagnata dal tintinnio di ossa e cartilagini usurate.

" Il nostro capitano non ha tempo da perdere nello sfidare tutte le scamorze d'acqua dolce chi si azzardano di proporre un parlaré. Se vuoi che la ciurma accetti la proposta, dovrai offrire qualcosa che valga davvero la pena di essere messa in palio per una sfida tra lupi di mare. Quale è la tua posta?"

Il nobile in risposta lasciò cadere la propria lama sul pavimento, che urtò vibrando in modo ovattato. Poi evocò dalla sua tasca magica il proprio arco dorato, alla cui vista gli occhi della ciurma brillarono, e lo accasciò sopra la spada.

"Questo vi basta?" Chiese, mostrando un'assoluta nonchalance.

Dalla ciurma si levarono altri mormorii, e quelli di approvazione erano sempre più numerosi. Come un solo uomo, rivolsero la testa al capitano.

Gli occhi di Kimimaro gli si rivoltarono nelle orbite. Affrontare Sasuke Uchiha in duello, con tutta l'artiglieria pesante che aveva ancora da sfoderare, non era certo da considerarsi una scelta saggia; tuttavia, l'idea di trafugare oggetti magici di simile valore era troppo allettante da farsela scappare senza riflettere accuratamente.

Doveva poi mettere in conto l'onore da bucaniere: per i capitani delle navi rifiutare un parlaré con simili premi in palio era una massima dimostrazione di codardia e inettitudine. E nessun capitano vorrebbe mai apparire codardo di fronte ai suoi uomini.

"Va bene, come capitano della Perla Sporca, accetto il parlaré". Disse. "Possiamo incominciare anche subito a lottare; non appena mi libererò, ti farò vedere come combatte un vero pirata..."

Gli uomini alzarono le sciabole in segno di sfida e si abbandonarono ad un coro di fischi e acclamazioni al loro capitano. Sasuke rimase in piedi a guardare il proprio nemico, scrutandone ogni atteggiamento.

"Allora, capitano, si vuole sbrigare a liberarsi?" Lo incalzò in maniera brusca ma allo stesso tempo educata, come si confà ad un proprio rivale in duello.

"Certamente". Rispose quello, molto più dolcemente di prima, tanto da risultare sospettoso. "Mi lasci solo il tempo di grattarmi da qualche pulce che si è annidata nelle vertebre..."

Da come il pirata aveva abbassato lo sguardo, abbozzando una sorta di ghigno, Sasuke capì di essere caduto in una trappola; subitaneamente la nave incominciò a ruotare in senso orario, dapprima più lentamente, poi in maniera sempre più rapida. La veste del capitano si era attorcigliata attorno al timone, e con gesti repentini Kimimaro impresse buschi movimenti all'imbarcazione.

"Ahahahah!" Sghignazzò, enfatizzando attraverso lo schioccare dei denti. "Spero che ti piacciano le montagne russe, perché queste sono le migliori in tutto il regno!"

Libera nel cielo, la nave si scuoteva come un animale ubriaco, girando su se stessa e rollando. Mucchi di sartiame volarono via, mentre l'equipaggio dovette aggrapparsi agli alberi o ai parapetti per non precipitare nel vuoto.

La manovra aveva messo in ginocchio tutti sulla nave; tutti tranne il bersaglio originario, Sasuke, che si destreggiava sul galeone pericolante danzando con grazia degna di una farfalla.

"Op, op". Saltellò il nobile eseguendo una marcia ginnica. "Però, devo constatare che come esercizio è eccellente..."

Il pirata digrignò i denti dalla collera; avrebbe schiumato dal desiderio di vedere quel ballerino da strapazzo fare un volo di diecimila piedi, se solo avesse avuto gli organi per farlo.

"Ti piace fare lo spiritoso, vero, avanzo di forca? Vediamo se  avrai ancora voglia di ridere, dopo che ti avrà trapanato l'unico occhio!"

Dallo scheletro incominciarono a spuntare delle vere e proprie ramificazioni ossee, simili a sterili arbusti che, però, crescevano spaventosamente in fretta. Le protrusioni forarono la giacca in più punti e si attorcigliarono in una di spessa cotta di maglia di midollo, che proteggeva ogni zona del corpo ad eccezione degli occhi; sulle mani le ramificazioni assunsero una forma più tondeggiante, simulando sempre di più quella di un proiettile.

Imprimendo un'ultima, rapida rotazione al timone, Kimimaro mirò con l'indice al dito di Sasuke e gli sparò contro la pallottola. L'Uchiha evocò uno scudo magico un istante prima che l'attacco lo raggiungesse.

"Hei, non vale!" Kimimaro commentò acido la mossa. "Questa è una violazione del codice della pirateria!"

"Violazione un paio dei miei vecchi stivali Arpiedi!" Gli rispose l'Uchiha, altrettanto stizzito. "Non mi pare che nei vostri duelli pirateschi constano così tante norme; o, almeno non pare che lei sia un cultore del fair-play. Ad ogni modo, regola o meno, come bucaniere è piuttosto scarso, paragonato a certi pirati di mia conoscenza".

"Scarso?!?... Ma ti faccio vedere io come sono scars..."

Non riuscì a terminare la frase: Sasuke era penetrato nelle sue difese con uno scatto fulmineo, cogliendolo completamente alla sprovvista. In un lampo, effettuò un preciso quanto letale affondo di lancia nelle costole dell'avversario.

L'armatura di Kimimaro si rivelò inefficace: l'arma magica di Sasuke stava liquefando le sue ossa come burro. Il panico in lui ritornò più forte che mai, facendogli scampanellare ogni osso in una specie di sorda melodia.

"Hai vinto, hai vinto! Mi mi... arrendo".

Udendo questa ammissione di resa, Sasuke ritirò l'arma magica, soddisfatto. Il pirata crollò sul pavimento in un mucchio di midollo disarticolato, boccheggiando verso il cielo.

I membri della ciurma aveva guardato tutto questo allibiti; colui che aveva parlato la prima volta avanzò un poco dai suoi commilitioni, guardando alternativamente il nobile e Kimimaro con totale stupore.

"Hai... hai vinto. Anzi, ha vinto, signor capitano. Secondo le leggi del mare, la Perla Sporca è sua di diritto, così come le nostre vite! Tre urrà per il nostro nuovo capitano!"

I pirati sguainarono le sciabole e le alzarono verso il cielo per tre volte in guisa di saluta, e per tre volte acclamarono il loro nuovo capitano. Una strana vibrazione ed un senso di calore percorsero lo scheletro di Sasuke: al di là dei vari complimenti ricevuti in questi giorni, un'ovazione era troppo anche per lui.

Non lo fece però vedere, comprendendo che doveva agire, da lì in poi, da vero lupo di mare e non da uno che era quasi affogato nella tinozza cinque volte.

Mostrando un cipiglio estremamente sicuro, si chinò a raccogliere le armi poste in palio; le alzò, trionfante, e l'oro e il l'acciaio brillarono nell'aria tersa.

"Pirati," iniziò il suo primo discorso da capitano "come vostro nuovo capitano, vi ordino di portare Kimimaro nella stiva e di rinchiudervelo. Poi, abbassate il trabiccolo, levate il pappagorgio e cazziate la randa..."

Le teste ciondolanti della propria ciurma, come gli sguardi disperati alla "Non c'è più religione" dei pirati più nostalgici, gli dimostrarono che il linguaggio marinaresco non era proprio fatto per lui.

"Insomma... fate rotta per la tana di Orochimaru... "

"Ci stiamo già dirigendo lì, capitano: il signore della tana ha chiesto a tutta la flotta di tornare alla base". Disse uno.

"Perfetto, continuate per quella direzione, allora".

Improvvisamente, calò sulla nave del grigiore. Dalla coffa la sentinella incominciò a strillare a dare colpi all'albero maestro.

"Roccia! Roccia capitano! Tana di Zarok a sinistra! Tra poco potremo attraccare!"

Sasuke si precipitò sul dritto di prua, sino a sporgersi dall'albero di bompresso, per vedere con i propri occhi il luogo dove si sarebbe svolta la battaglia finale.

Un leggero strato di nuvole contornava il castello, senza tuttavia alterarne la visibilità. Maestosa e silente, la fortezza era molto diversa dallo spoglio e austero castello di Konohamere: la sua forma era irregolare, soffocata da strati da aguzze guglie tortili a contrafforti, assomigliando piuttosto ad un'abbazia progettata da un architetto pazzo.L'ingresso principale era incastrato nelle fauci di un'enorme serpente di pietra, il cui corpo sinuoso risaliva per tutte le mura.

La pietra con cui era stata costruito era di color pece, o comunque molto scuro, poiché tenebre magiche l'avvolgevano; queste, unite la luce rossastra proveniente dalle vetrate, conferivano al tana un'atmosfera estremamente inquietante.

Sasuke ebbe un groppo in gola: l'ora dello scontro con Angmar stava per scoccare, e quella specie di castello degli orrori rendeva il pensiero di combattere lo schizzatissimo signore dei demoni ancora più spaventoso.

Oramai, però, era troppo tardi per ogni ripensamento, troppo tardi per anche per esitare; doveva andare avanti, lottare con tutte le sue forze e la sua anima contro il male più grande che questo regno avesse mai visto, pregare la Luce che quello stramaledetto artefatto mistico da due soldi funzionasse e, magari, chiedere al cuoco una collana di zampe di coniglio...

 

************

 

 

Angolo dell'autore: due capitoli alla fine. Uscito dagli esami, ora debbo radunare in me tutta la inspirazione. Ciao!

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Capitolo 30
*** L'Ultimo Atto, Parte Prima: battaglia nella Tana con chili e carne(ficina). ***


L'Ultimo Atto, Parte Prima: battaglia nella Tana con chili e carne(ficina).


 

Con passi lenti ma sicuri, Sasuke scese dalla nave. L'imbarcazione aveva attraccato al grande ponte di pietra che precedeva l'ingresso alla Tana, ed ormeggiava lì, collegata solo con l'asse.

Spaziato con lo sguardo, il nobile osservò a breve distanza dal minaccioso ingresso principale una statua di Hoshigargolla, posta in corrispondenza di uno dei piloni.

Avanzò un poco per toccarla sulla spalla, credendo che il destino stesso gli stesse mandando un ultimo aiuto. La creatura reagì sgranchendosi e strabuzzando gli occhi, visibilmente sorpresa.

"Emmm... Sir Sasuke Uchiha, s-suppongo. Confesso che nessuno di noi si aspettava che arrivassi così lontano; per questo...  non ci eravamo scritti nulla..."

Sasuke fece uno sguardo annoiato. L'essere gesticolò ancora di più.

"Aspetta però un attimo: forse riesco a partorire qualcosa. Il tuo..." tossicchiò un poco per aumentare la propria ispirazione "il tuo incontro finale, con Angmar, ti aspetta oltre questo cancello. Il Signore dei Demoni di questo mondo si è circondato di guardie del corpo innaturali, abominevoli oltre ogni umana comprensione e potenti oltre ogni umana possibilità. Tuttavia, esiste ancora una speranza: potrai portarti in pari, se evocherai la possente magia della Pietra di Anubi!" Ondeggiò per aggiungere enfasi.

"Ora va', Sir Sasuke Uchiha, e ricordati di non fare troppo rumore quando fracasseranno la tua carcassa sul pavimento: è un mese che aspetto questo numero di Statua e Diva, e non voglio essere disturbato, intesi?"

"Intesi, intesi". Il nobile rispose bofonchiando; era certo l'iniezione di fiducia che gli serviva prima di gettarsi nelle braccia della morte...

Inspirò quanto più poté per darsi coraggio, e girò il proprio capo snodato verso la nave di cui era appena diventato capitano: l'intero equipaggio, con l'ovvia eccezione del vecchio capitano, era sui posti per un arrembaggio. Immobili, tutti gli scheletri tenevano sguainate le spade tinteggiate di sangue dalla luce della fortezza stessa, in un tacito ma supremo saluto militare per augurare al loro capitano buona fortuna.

Sasuke liberò la (poca) aria accumulata in un lungo e più tranquillo sospiro; anche se aveva proibito ai suoi nuovi uomini di dargli manforte nella battaglia, per evitare che Angmar potesse usare la propria negromanzia contro di loro, gli avevano dato esattamente il coraggio di cui necessitava disperatamente.

Dalla sua bocca proruppe un addio, quindi girò il capo ed avanzò verso il grande portone nella bocca del serpente senza mai voltarsi. Arrivato ai battenti di bronzo nero, li afferrò e li sbatté con gran forza. L'intera porta risuonò del clangore di un gong; invitata da questo gesto, si aprì scricchiolando dall'indietro sino a spalancarsi del tutto.

All'unico occhio di Sasuke si aprì la vista del cortile interno, un'enorme esedra coperta e cinta dalla lava come l'anticamera dell'inferno. Entrato, l'Uchiha seguì con lo sguardo la ripidissima parte di roccia incandescente sino ad arrivare al cortile principale: assiso sul proprio trono, vide Angmar gongolare e bearsi del proprio potere.

"Sir Sasuke Uchiha, quale immenso onere e piacere mi fate di risparmiarmi la fatica di stanarvi!" Lo salutò il demone con sarcasmo. "Davvero, infilarvi nella bocca dell'inferno senza che nessuno vi getti è una gentilezza squisita da parte vostra".

"Da' un taglio a questi convenevoli, Angmar". Sasuke rispose con voce dura e tagliente come una spada, avanzando sino al centro della piccola piazza.

"Questa è la resa dei conti, Shukaku. E' arrivato il momento che il regno di terrore e distruzione che hai edificato crolli con te, questa volta per sempre".

"Ottimista? Che cosa carina!" Angmar storse la bocca nell'ennesimo ghigno. "Questa tua convinzione di poter essermi più dannoso delle mosche che mi ronzano attorno è tanto puerile e patetica da risultare quasi tenera. E distruggere la cose tenere è per me un piacere immenso.

Del resto, non è bastato certo un secolo per cancellare in te velleità così sciocche; non è bastata la morte umiliante e da codardo che ti è stata inflitta a ridurre quei resti del tuo misero spirito in una larva. Forse, però, se riassaggiassi un poco quel senso di panico così attanagliante, capiresti bene quale è il tuo posto nel mondo".

Da un ingresso di legno rinforzato da travi legate a delle catene, a destra di quello del demone, si udì un lieve scalpitio, seguito da un nitrito particolarmente animalesco. All'improvviso la porta subì una spinta dall'interno, poi molte altre, ad indicare come qualcuno stesse cercando di forzarla.

Sasuke osservò sullo stipite un ferro di cavallo tempestato di argento e opale, e comprese bene dalle zoccolate e dai rumori bestiali chi stesse cercando di entrare.

Sentì riaffiorare dentro di sé un terrore atavico, ed indietreggiò vedendo le schegge volare nella propria direzione.

"Allora riconosci il tuo vecchio amico, Sasuke". Il demone si era reso conto di aver centrato un tasto dolente, e rigirò il coltello nella piaga. "Riconosci sicuramente il vecchio campione di Orochimaru, lord Kabuto, che ora è sotto il mio comando. Non ti sei mai dimenticato di lui, vero? Sicuramente Kabuto non si è dimenticato di te: ogni giorno non fa' che ripetere quanto sia ansioso di colpirti nell'altro occhio".

Indicò con l'indice il proprio occhio destro, spalancando le proprie fauci con malvagia soddisfazione.

La porta venne sfondata in un botto solo, e volò via divelta in anelli rotti e pezzi di legno. Nell'atrio avanzò a passo d'uomo un centauro dal pelo e la pelle di un grigio sporco, molto più scuro di quello di Guy; per contrasto, i suoi capelli piuttosto arruffati brillavano come l'argento temperato in quella fornace.

Da dietro le lenti di occhiali dalla montatura spessa, anch'essa intarsiata d'argento, due occhi ferini guizzavano cercando la preda tanto ambita. Scoprirono presto Sasuke, e lo fulminarono con la loro cupa brama di uccidere.

"Sasuuke Uchiiha, finalmeeente!" L'accento del centauro accento risentiva parecchio del retaggio equino. "Hai finito di nasconderti dietro la sottana di Anko e la balestra di Naruto.

Avrei preferito uccidere il tuo amico Uzumaki con le mie stesse mani, per vendicare l'onta della mia morte; piuttosto, eliminarti sarà un semplice ricordare i vecchi tempi in cui incutevo terrore anche nei cuori dei guerrieri più impavidi. Uno sfogo meschino, ma anche piacevole come una cioccolata calda d'inverno".

"Suvvia, Kabuto," lo rimbrottò Angmar con l'apprensione che una madre indulgente riserva al figlio discolo "uccidere non è mai affare meschino, indipendentemente dalla motivazione. Per questa stessa ragione, non posso certo permettere che Sasuke Uchiha esca dalla mia dimora vivo".

Alzò il braccio muscoloso e schioccò le dita. Dal corridoio superiore si udì il gorgoglio dell'acqua corrente, seguito da uno scroscio vigoroso.

Riconoscendo un altro nemico familiare, Sasuke girò a la testa di mezzo giro: riconobbe dalle acque cangianti la figura di Shizuna, che si ergeva torreggiando sopra un'alta colonna di liquido. La ragazza ricambiò il suo sguardo con immensa fatica, lasciando trapelare un rimorso che la devastava.

"Ti prego Sasuke, perdonami, perdonatemi tutti..." disse, quasi piangendo. "Sotto le mentite spoglie di un liberatore, questo demonio mi ha fatto vendere l'anima, condannandomi alla schiavitù eterna. La mia unica via di liberazione ora è la morte..."

"Smettila di blateraree!" La rimproverò il centauro. "Lamentarsi è inutile, in questo caso; piuttosto, aiutami a sconfiggere questo rifiuto".

Kabuto alzò sopra la propria testa un arco magico, versione color fuliggine dell'arma  che Guy aveva donato a Sasuke; incoccò un dardo di folgore violacea e lo scoccò contro il nobile Uchiha. Sasuke si rese conto del pericolo ed effettuò un salto carpiato all'indietro per evitarlo. Non appena la saetta colpì il terreno, essa si espanse con un boato in un'esplosione scintillante.

Compreso che il nemico aveva una versione ben più potente della propria arma magica, Sasuke generò dell'energia sacra nel palmo della mano e si preparò a scaricarla contro il nemico. La Nereide lo anticipò trasformando le braccia in lunghe  fruste acquatiche e sferzando contro l'Uchiha.

Sasuke saltò ancora per evitare l'attacco e mise a segno la propria mossa scagliando il proprio dardo contro Kabuto. Il centauro trottò a destra, schivandolo, ed intensificò il tiro scagliando frecce magiche a ripetizione.

Non potendo evitare quella selva simile ad una tempesta, l'Uchiha evocò il proprio scudo magico; molti dardi in arrivo si infransero contro la barriera magica, ma ogni assalto a vuoto si trasformò in un baleno che abbacinò l'unico occhio di Sasuke.

Per evitare di rimanere completamente accecato, l'Uchiha coprì lo Sharingan con l'altra mano. In questo istanti di distrazione sentì una strana morsa, semi solida, afferrargli le caviglie e fargli perdere l'equilibrio; repentinamente capitombolò all'indietro contro la calda e ruvida pietra, e vi raspò contro mentre veniva trascinato.

"Mi dispiace, mi dispiace infinitamente..." La voce di Shizuka assomigliava ad un pigolio sommesso. La Nereide lanciò a mezz'aria lo scheletro senza alcuna fatica e lo risucchiò all'interno del proprio corpo acquatico come fosse uno spaghetto.

"Brava, Shizuka, molto brava davvero!"  Kabuto si congratulò con la propria alleata.

"Ora quel verme di mezzo-nobile non potrò più scappare. Finiscilo".

Dentro la massa d'acqua che costituiva Shizuka, Sasuke udiva del discorso di Kabuto solo qualche suono ovattato; comprese però quale fosse la natura dell'ordine quando sentì ogni singolo osso del proprio corpo sottoposto ad una pressione devastante.

Tentò con tutte le proprie forze di districarsi, ma la gabbia d'acqua che lo intrappolava intensificava la propria presa con la forza di uno schiacciasassi. Mosso dalle correnti come fili di una marionetta, spalancò le braccia ossute ed unì le gambe all'altezza dei piedi, crocefisso in quella prigione acquatica.

Ogni stilla di forza nel corpo di Sasuke si stava spegnendo; anche muovere la mascella per imprecare o boccheggiare era per lui uno sforzo immane. L'unica attività che quella morsa gli consentiva con una certa facilità era muovere l'occhio rosso, che ruotava indiavolato nella nuda orbita.

Spaziando lo sguardo quanto poteva, tutto ciò vide erano flutti indistinti e immagini sfocate e distorte della fortezza circostante; poi alcuni flussi si unirono in piccoli gorghi, gorgogliando. I mulinelli in breve tempo passarono da una forma indistinta a quella di un delicato volto femminile: Shizuka.

"Ti prego, Sir Uchiha, perdonami..." Disse la figura tra le bolle. Shizuka teneva sempre gli occhi bassi, velati di tristezza. Sasuke avvertì la pressione che comprimeva il cranio allentarsi, segno che la ragazza desiderava parlare con lui.

"Shizuka, cosa vuoi dire? Cosa hai compreso?"

"Ho compreso tardi, troppo tardi, il terribile prezzo che era previsto nel mio patto con Angmar." Rispose quella. "Per me ormai non c'è più speranza di salvezza dalla dannazione, sia quella terrena che quella eterna. Questa è la nostra fine, e la fine di tutta la razza umana..."

"Shizuka, non dire sciocchezze". Replicò l'Uchiha con forza. "Hai ancora la tua volontà, no? E anche io la posseggo ancora. Finché abbiamo fiato in gola da consumare, esiste sempre una possibilità di vittoria, per quanto piccola.

Shizuka, ho portato con me l'artefatto con il potere necessario per sconfiggere Angmar. Prima di utilizzarlo, però, sento che devo sconfiggere quello stallone avariato di Kabuto. Se accetti di liberarmi e darmi man forte, ti do' la mia parola di cavaliere che porterò la vittoria contro le forze delle tenebre".

"La tua... parola?" La ragazza alzò lo sguardo, credendo che l'esistenza di un potere abbastanza grande da sconfiggere Angmar fosse un'eventualità troppo bella per essere vera.

"E con cosa pensi di riuscirci? Quale sarebbe la fonte di una forza del genere?"

"La Pietra di Anubi, Shizuka, l'artefatto mistico più potente di tutta Konohamere. Con esso, possiamo davvero distruggere Angmar".

"E'... è... è..." Balbettò quella speranzosa; poi, ripiombò nel più nero sconforto.

"E' impossibile, Sasuke. Anche se ti facessi evadere da questa prigione, Kabuto e Angmar ti ucciderebbero all'istante. Lì senti questi gorgoglii? In questo momento Kabuto sta scrutando la massa d'acqua che compone il mio corpo: pochi minuti, e sicuramente deciderà di folgorarci entrambi con un suo dardo. E certo, Angmar userebbe il suo vincolo per impedirmi di muovermi".

"Anche questo è effettivamente un problema..." L'elaborata pupilla nerastra di Sasuke si abbassò, ad indicare che stava elaborando una strategia.

Rimase a pensare per pochi secondi, che pure gli sembravano, nella meditazione, come interminabili. Poi alzò il capo, fiero e sicuro di sé e delle proprie idee.

"Cosa hai pensato, Sasuke?" Gli chiese Shizuka speranzosa.

"Ho appena avuto un'idea così folle che potrebbe funzionare. Tu credi che Angmar ti ordinerebbe di rimanere ferma sul posto, vero?"

"Sì, ne sono abbastanza sicura".

"Allora farai esattamente quello dice. Ascolta..."

Mentre Shizuka e Sasuke confabulavano sul da farsi, il Maresciallo delle Ombre ed il centauro rimanevano a guardare la Nereide. Sorretta sullo stesso pilastro liquido che faceva parte del suo corpo, il volto di Shizuka rimaneva immobile, completamente inespressivo.

Kabuto era sempre più sospettoso: scrutando attraverso gli occhiali, vedeva che le acque prima terse in cui era inglobato il corpo di Sasuke erano scosse da continui moti vorticosi, che sfocavano la figura scheletrica dell'Uchiha sino a renderla un miscuglio di macchie poco distinguibili fra loro.

"Mio signore," domandò "avvertite ancora l'energia vitale dell'Uchiha?"

"Sì, l'avverto bene".  Rispose il signore dei demoni. Il suo tono di voce esprimeva una sottile gioia sadica.

"Probabilmente gli sta fracassando tutte le ossa. E' esattamente il tipo di morte lenta e crudele che desidererei per un mio nemico scheletrico".

Le candide sopracciglia del centauro si corrugarono in un'espressione di diniego.

"Con tutto il rispetto, mio signore, non credo sia la pista giusta: sapete bene quanto Shizuka vi odi, e certo non perderebbe un'occasione per tradirvi. E' possibile che quei stiano architettando un piano per far evadere il prigioniero dalla gabbia d'acqua".

Angmar storse il labbro da tasso: la sua perversa felicità si era incupita.

"Cosa suggeriresti, allora, Lord Kabuto?" Gli chiese quasi intimandolo.

"La soluzione migliore, a mio avviso, sarebbe quella di colpirli il prima possibile con uno dei miei dardi elettrici. Una bella folgorazione e passa subito ogni spavento. Cosa ne dite?"

Angmar borbottò annoiato, quindi generò della piccole vampe dai polpastrelli pelosi delle dita.

"Una scelta del genere richiederebbe il sacrificio di Shizuka. Non che questo mi importi: una ragazza così piena di coscienza non può che risultare nauseante; tuttavia, perdere un discreto elemento per una semplice supposizione non mi pare una scelta oculata".

"Mi signore," il tremolio nella voce di Kabuto tradì una leggera ansia "ciò che dite è verace, ma proprio per questo è fondamentale considerare il restio profilo psicologico della vittima: se la uccidiamo immediatamente, oltre che liberarci di una presente fastidiosa spina nel fianco, elimineremo un potenziale elemento di disturbo da non sottovalutare".

"Bah! Fa' allora come ti pare: come ti ho già detto, non mi dispiacerebbe vedere Shizuka ridotta ad una massa di vapore urlante. Solamente, assicurati di una cosa..."

Il volto bestiale del demone si deformò in una grottesca maschera di collera.

"Assicurati che ciò che hai supposto abbia un fondo di verità; nel caso in cui la ragazza stesse adempiendo ai suoi compiti ed infliggendo all'Uchiha una tortura così squisita, sarà il tuo scheletro a venire frantumato osso per osso".

Il centauro sentì un sudore freddo intirizzirgli la pelle: il temperamento violentemente psicopatico del suo signore era noto anche a lui, ma doveva comunque correre questo rischio se non voleva finire in un ginepraio ancora più inestricabile.

Incoccò un altro dardo magico sull'arma, che sfrigolò e zampillò come un vero e proprio fulmine, per mirare dove l'indefinita figura dell'Uchiha mostrava una testa.

Shizuka pareva seguire con gli occhi questa azione, senza perdere minimamente la sua stoica indifferenza.

"Shizuka" gli diede un ordine il suo signore "ti proibisco tassativamente di spostarti di un millimetro dalla tua attuale posizione. Non osare muovere un passo".

La figura acquatica della Nereide ruppe la propria imperturbabilità con un sorriso che irradiava soddisfazione, al ché Kabuto comprese la veridicità della propria ipotesi e scoccò la propria saetta.

Un istante prima, le acque che componevano il corpo della Nereide si divisero all'altezza del busto, formando un buco simile a quello di una ciambella abbastanza grande da contenere un uomo adulto. In quel grosso incavo risiedeva Sasuke Uchiha, il quale, in piedi su di uno smussata pavimento acquatico, metteva i palmi delle mani in avanti per evocare il proprio scudo magico.

 Il fulmine deflagrò contro la protezione in una cascata di scintille, senza sfiorare né  Sasuke né la Nereide.

"Traditriceee!!" Kabuto lasciò uscire il proprio lato equino con un nitrito rabbioso.

Shizuka replicò piegando gli angoli della bocca in un'espressione di vittoria. L'Uchiha, dal suo corpo d'acqua, balzò toccando di nuovo la terra asciutta e sfoderò la propria fedele Pinnadisqualo. Scattando in avanti come un felino predatore, si preparò a sferrare un micidiale fendente contro Kabuto.

Il nobile centauro capì che non era affatto saggio sfidare l'Uchiha in uno scontro frontale; saltò a destra e partì al galoppo per aggirare le zanne e le spine dell'arma vivente, poi partì con una seconda raffica di frecce magiche. Alcuni dardi, questa volta, erano diretti anche contro la vecchia alleata.

"Prendi questooo!"

Sasuke divorò con la propria arma i fulmini magici a portata di mano come fossero stuzzichini; allo stesso tempo, la Nereide lanciò una sfera d'acqua contro la salva elettrica. Il globo liquido assorbì le scariche e scintillò come una lampada sino a ridursi in una massa di vapore rovente.

Ancora avvolta dai fumi, allungò una seconda volta le proprie braccia in sferze informi e le schioccò sul terreno; al loro impatto saltarono in aria piastrelle di ossidiana e ferro.

"Traditrice, io?" Chiese al centauro, così furibonda che l'acqua stessa di cui era composta iniziò a bollire. "Sono stato forse io a mentire sulla vera natura di questa organizzazione? Sono stata forse io a macchiarmi del sangue innocente di chi avevate giurato di proteggermi?!? Onore e lealtà sono concetti che non vanno sprecati per dei vermi dell'Averno del vostro calibro; per essermi immondi come voi il tradimento non è che un pagamento con eguale moneta".

"Non è colpa mia se il tuo cervello non ha maggiore sostanza dell'acqua che compone il tuo corpo".  Ribatté il centauro pieno di stizza."Non c'è bisogno di un dottorato per sapere che i demoni e i loro accoliti sono i mentitori per eccellenza. Non cercare di mascherare la tua ingenuità dandoci la colpa di aver semplicemente seguito il richiamo della nostra natura".

"Se è così, questa è una ragione ulteriore per spedirvi tutti all'inferno da cui provenite". Si intromise Sasuke, gelido. "Non credevo che esistessero esseri tanti immondi come voi servitori dell'Oscurità, creature così depravate da gioire e godere nel vedere le vostre vittime soffrire e morire; pensando a gente come Angmar, Sasori e te, adesso mi rendo conto dell'esistenza di tali abominazioni. E' quindi mio preciso dovere di paladino di questo regno difendere gli abitanti di Konohamere da creature tanto malvagie".

"Paladino del regno?" Il centauro strabuzzò gli occhi dallo stupore e scoppiò una cacofonia di ragli e risate.

"Questa è davveeero bella! Come puoi definirti il paladino di questo regno, se in vita non hai fatto altro che scappare come uno codardo di fronte a tutto? Ti ricordo bene nel nostro ultimo incontro, poco prima che terminassi la tua inutile esistenza: eri pallido come un cencio e tremavi tutto, quasi che ogni cosa stesse per sbranarti. Per quali ragioni dovrei credere che hai guadagnato la grinta necessaria e tenermi testa? Le tue armi con cui mi combatti non ti appartengono, Sasuke". Indicò Pinnadisqualo, che rispose con un ringhio.

"Esse non sono che il frutto dell'impegno e della fatica di qualcun'altro. Ogni cosa di buono di cui sei in possesso ti è stata regalata: il tuo arsenale, le tue amicizie, il tuo Sharingan... nulla di ciò che ti ha permesso di avanzare sino a questo punto è veramente tuo. Onestamente, ti riterresti tanto abile da poter raggiungere questa tana fluttuante ed affrontare Demoni delle Ombre senza il tuo arco magico o la Tagliateste? Se ti fosse rimasto ancora un briciolo di sale in zucca, non peccheresti di una simile presunzione..."

"Sasuke, non lo ascoltare!" Esclamò Shizuka con voce rotta. "Non dare peso a quello che dice Kabuto: cerca di solo di farti perdere fiducia nelle tue capacità... Sasuke!"

Lo scheletro non sembrava ascoltarla; assorto in chissà quali pensieri, ciondolava il cranio sull'esile colonna vertebrale.

Come poteva, effettivamente, negare ciò che Kabuto aveva appena affermato? Ogni sua abilità, ogni sua arma gli era stata donata: escludendo le proprie rinomate capacità da ballerino classico, non c'era nulla in lui che poteva qualificarlo come eroe, nulla di buono o utile in lui...

Osservando gli effetti della propria lettura, Kabuto fece un cupo sogghigno, così come il suo signore dall'alto del proprio scranno. Ormai vedeva la fiducia del proprio avversario sgretolarsi sotto i suoi piedi come un pavimento vecchio di secoli.

Alzò il proprio arco ben oltre la propria testa, per dare un tono solenne alle sue parole, e si preparò a sferrare il colpo di grazia.

"Shizuka, non lo vedi? Sasuke stesso è d'accordo con la mia analisi; non negare dunque la realtà. Quello che vedo davanti a me è solo la maschera di un eroe, dietro la quale si nasconde il pusillanime di sempre, e che sempre rimarrà tale!"

"Ben detto, Lord Kabuto, ben detto". Aggiunse Shukaku. "Dimostra ad entrambi il vero e infimo carattere di Sir Sasuke Uchiha. Probabilmente, in questo momento se la sta facendo sotto dalla paura... Scommetto che ha tanta voglia di piangere!"

L'Uchiha alzò lo sguardo, e, falsando ogni loro pronostico, incominciò a ridere di gusto.

"Eheheheh..avete ragione, avete ragione su molte cose; tuttavia, su altrettante non avete capito nulla. Sì, lo ammetto: sono stato capace di arrivare sin qui solo grazie ad un costante aiuto da parte di terzi. Senza Al, Kukulann, Isaribi, la Luce, Anko e tanti altri (troppi da elencare in uno spazio così breve), non avrei mosso praticamente un passo. Ora che ci rifletto, se sono qui lo devo in particolare ad Orochimaru: senza la sua magia, sarei ancora rinchiuso in quella specie di limbo..."

"Se ammetti senza problemi di essere un incapace, allora perché sembri tanto contento?" Gli domandò Kabuto.

"Ti sbagli, non ho ammesso questo: ho semplicemente detto che non sarei arrivato così lontano senza il sostegno dei miei compagni. Il lato migliore di questa avventura è che io e i miei compagni ci siamo costantemente spalleggiati a vicenda, dandoci  sempre una mano dove necessario e collaborando per la riuscita dell' impresa.

Il mondo non aveva bisogno di un super-prescelto invincibile e infallibile; era invece necessario l'impegno e della collaborazione di molti per poter sconfiggere il male".

"Resta il fatto che sei solo, ormai!" Replicò il centauro veementemente.

"Hai fatto ancora cilecca: io non sono mai davvero solo. I miei compagni, anzi i miei amici mi hanno dato la loro forza e la loro fiducia e continuano a darla tutt'ora".

Si posò la mano sulla cassa toracica; le pupille nere dello Sharingan si ritrassero all'interno.

"In questo momento, pregano per me. Riesco a sentire il loro calore, le loro voci, e mi stanno incitando a non arrendermi. Forse colui che state affrontando è la scamorza che dite, ma l'esercito che sostiene quella scamorza la rende più pericolosa di qualsiasi Superman".

Gli occhi turchesi della Nereide scintillavano dall'ammirazione; quelli di Kabuto, da sotto gli occhi, rifulgevano di una rabbia glaciale.

"Parole alquanto inspirate, dovrei dire, se non fossero più piene di cliché di un cartone per bambini o di un manga shonen". Disse il centauro fra i denti stretti. "Pensa comunque come ti aggrada: alla fine, solo il combattente migliore uscirà vincitore da questo scontro, indipendentemente dalla sue convinzioni. Preparatiii!!"

Nitrì con tutto il fiato che aveva in gola e partì al galoppo con l'arco puntato contro l'Uchiha, pronto ad una nuova raffica. Sasuke sgattaiolò a destra e sfoderò anch'egli il proprio arco magico; rapidamente generò una freccia di elettrica e la scoccò dove il torso umano di Kabuto si congiungeva con la sua parte equina.

L'aspetto quadrupede del subordinato di Angmar gli davano una velocità eccezionale, ma ne riducevano sensibilmente la capacità di effettuare virate in breve tempo: perciò, mentre Sasuke si abbassava indenne sotto la pioggia di fulmini, Kabuto venne trafitto al costato dal dardo bruciante.

Nitrendo dal dolore, il centauro gettò l'arco a terra con un gesto rabbioso e drizzò i palmi delle mani come fossero coltelli; essi si soffusero di una strana aura di colore azzurro dall'aspetto tagliente come un rasoio.

Caricò ancora il nemico, incurante delle ferite, con le mani incrociate e pronte a sferrare un fendente contro la testa dello scheletro. Senza cercare di evitarlo,Sasuke effettuò una capriola nella sua direzione; gli finì sotto il torace, accanto alle zampe anteriori, e sfoderò la Tagliateste per effettuare un rapido fendente atto a trinciare gli arti al nemico.

Kabuto si impennò di scatto sulle zampe posteriori, evitando la certa sgarrettatura. Ritirò immediatamente dopo gli arti anteriori, tenendoseli accanto al ventre, e li rilasciò subito dopo con due colpi esplosivi degni di un campione di boxe.

L'assalto prese Sasuke in contropiede; gli enormi zoccoli ferrati del mostro gli si incastrarono nelle intersezioni fra le scapole e gli avambracci e nel tempo di un istante lo inchiodarono violentemente al pavimento. Per la seconda volta nel corso di questa lotta il suo teschio provò la calda e dura consistenza del pavimento; l'unica differenza era che questa volta era Kabuto a tenerlo in trappola.

L'Uchiha ruotò il capo snodato fino a guardare il volto del proprio aguzzino; il centauro intanto si aggiustava la posizione degli occhiali con il palmo della mano, senza che l'energia che lo circonfondeva li intaccasse minimamente.

"Devo ammettere che forse non sei totalmente privo di abilità, ma è comunque tutto inutile". Disse senza mostrare emozioni. "Questa è la fine del tuo folle viaggio".

Puntò le dita della mano destra, unite a guisa di coltello, contro l'unico occhio del nemico. La magia si rafforzò ruotandole attorno, sempre più gagliarda; in breve tempo, essa si estese sino a diventare la punta di un lungo giavellotto energetico.

"Allora Sir Sasuke, hai un ultimo desiderio prima di passare dall'essere semplicemente orbo ad uno stato di cecità completa?"

"Sì," gli rispose quello con stizza "che tutto questo non vale! Colpire un avversario mentre è a terra va contro il codice cavalleresco".

Il centauro ridacchiò sotto i baffi, stupendosi dell'ingenuità di chi aveva di fronte.

"Povero ragazzo! Ancora legata a quella zavorra di codice? Dovresti aver capito già da un bel po' di tempo che con il gioco pulito non si può sperare di vincere una battaglia all'ultimo sangue. Una concezione della lotta come scontro onorevole fra pari va lasciata nei tornei e nei duelli tra i mocciosi; per coloro che lottano fino all'ultimo sangue è necessario impiegare ogni risorsa, ogni mezzo possibile per conseguire la vittoria".

L'Uchiha prese ad una breve pausa nel rispondere, riflettendo bene sul da farsi. Poco dopo, con maggiore serenità e padronanza della situazione, rispose:

"Confesso che anche in questo frangente devo darti ragioni. Quando è in palio la salvezza del mondo intero e la propria pellaccia, non è possibile lasciarsi trascinare da convinzioni sull'onore. Per queste ragioni ti ringrazio del consiglio, e lo seguo seduta stante con immenso piacere!"

Quasi urlando nel finire la frase, Sasuke sferrò una tallonata contro i gioielli di famiglia più blasonati di Kabuto. Il centauro strinse la bocca in un muto fischio di dolore e scalciò più volte in aria.

L'Uchiha, libero dalla stretta dei ferri, afferrò con nuova forza l'elsa della propria spada piatta e smezzò con una sciabolata estremamente precisa i due femori della bestia.

Il muscoloso corpo del centauro scivolò sugli arti affettati, poi crollò all'indietro in preda alle convulsioni. Nitrendo come un dissennato, Kabuto provò con tutte le forze ad alzare l'immenso torace, scivolando tra i suoi stessi spruzzi di sangue.

"Ma che ideaa di merdaaa che ho avutooo!" Ragliò. "Purtroppoo hai imparato bene la lezionee... troppo benee..."

"Non avrei mai imparato così bene se non avessi avuto una dimostrazione pratica eccellente quanto la tua; per questo devo aggiungere anche il tuo nome nel lungo elenco dei ringraziamenti".

La voce di Sasuke non vibrava di alcuna emozione se non di un amaro sarcasmo. Il centauro rispose con un abbozzo di sorriso, alternato a colpi di tosse e sputi.

Senza dire una parola, si tolse gli occhiali e levò la testa verso l'altissimo soffitto della fortezza nera, più oscuro e minaccioso del cielo stesso che la circondava.

"Non vedo quasi più nulla... senza di questi..." Strinse con lenti quasi sino ad accartocciarle. "Ma non ne ho più bisogno: nel posto in cui andrò, solo tenebre mi aspettano..." Prese un lungo e calmo respiro, a cui seguì un riso continuo e sfiatato. "Confesso di non aver creduto di dire ad uno come te la frase che sto per pronunciare ora, ma è stata davvero una partita migliore di quanto mi aspettassi. Sono stato fortunato ad averti incontrato cento anni fa, quando il tuo animo era ancora oppresso da paure e insicurezze: se ti fossi comportato come adesso avrei conosciuto la morte prima ancora che per mano delle quadrelle del tuo amico..."

"Cosa... vuoi dire?" Chiese il nobile non-morto.

"Voglio dire che mi avresti ucciso prima tu, cranio bacato!" Esclamò il centauro con quel poco di voce che gli era rimasta.

Sasuke non sapeva cosa dire; rimase a bocca aperta, forse persino grato che questo nemico che era stato il suo spauracchio per lunghi e bui anni ora gli stesse facendo i complimenti.

Tuttavia, ciò non durò che poco: dal cortile sovrastante partì una proiettile di fuoco nero che piroettò lungo tutta la sala prima di esplodere contro il corpo del centauro, avviluppandolo nelle fiamme letali.

"Che noia, che noia..." Borbottò il signore dei demoni. "Uccidere è divertente solo quando la vittima è davvero disperata; altrimenti diventa una frustrazione immensa.

Beh, almeno adesso non devo più pulire la stalla di quel ronzino..."

Ancora scosso per un assassinio così a sangue freddo, Sasuke si voltò verso il signore delle forze del male. Attorno al grande trono cinto da due teste di boa si stava radunando energia oscura a folate sempre più vorticose, come se il corpo demoniaco di Angmar fosse un'esca vivente per le potenze oscure.

"Sasuke Uchiha, confesso che la brutalità che hai mostrato in questo scontro mi ha piacevolmente sorpreso. Forse, facendo passare il giusto tempo, apprezzerai pienamente le gioie del massacro indiscriminato e abbandonerai quella strada che non porta altro che delusioni e sconfitte".

"Continua a vivere nei tuoi sogni, Shukaku" rispose il nobile freddo come il marmo "preferirei morire piuttosto che diventare un essere simile a te".

"Davvero? Eppure siamo più simili di quanto tu stessi voglia ammettere. Riflettici attentamente: entrambi siamo di natali antichi e rinomati per potenza e valore; entrambi abbiamo dovuto subire l'onta di essere delle pecore nere, incomprese e derise per le nostre deficienze. Visto che abbiamo degli elementi in comune?"

Ghignò sino a ringhiare, al ché lo sguardo di Sasuke dardeggiò rabbia. Con un gesto circolare della mano, Angmar agitò la cappa oscura che andava formandosi; essa si condensò in un mulinello sempre più intenso finché non assunse una forma umana.

Quando vide che alla destra di Angmar era apparso il proprio fratello Itachi, Sasuke trasecolò.

"I-Itachi? Sei tu? Ti prego, rispondimi! Rispondimi!" Sasuke implorò il corpo del fratello con tutte le forze, ma questi restava inerte e inespressivo come una statua.

Il signore dei demoni strinse le guance tinte di un velo di grigio dell'Uchiha fra gli artigli e portò il suo volto ad un palmo dal suo.

"Hai notato il tuo adorato fratello maggiore, vero? Forse è qui che noi ci assomigliamo maggiormente: ad entrambi il destino ha posto al proprio fianco un fratello in possesso di tutti i doni che a noi mancavano: talento, socievolezza, magnanimità... Questi fratelli sono per noi le prove viventi della nostra inettitudine, i giganti che tentiamo di emulare sempre e che sempre non riusciamo a raggiungere.

O, almeno, era così fino a poco tempo fa: tuo fratello ora è poco più che una marionetta, mentre io con i miei poteri oscuri posso eguagliare e uccidere il mio. Abbiamo entrambi l'opportunità di scalzarli dal piedistallo e prenderne il posto; entrambi siamo giunti su vette tali da poter guardare questi giganti dall'alto in basso".

Mollò l'Uchiha maggiore come stesse per schiaffarlo. Istintivamente, Sasuke evocò la Pietra di Anubi e la pose davanti a se tra il volto e il torace, a mo' di scudo, poi minacciò il signore dei demoni:

"Stai attento, Angmar: azzardati a torcere un solo capello a mio fratello o a Shizuka, e il tuo gigantesco deretano demoniaco assaggerà ancora una volta l'ardente fondale degli inferi!"

Il demone non agì; fu l'Uchiha a balzare agilmente dal piano superiore, e atterrò con estrema grazia a pochi passi dal fratello minore.

"Per ciò che ci accomuna, ti concedo qualcosa che non avevo mai dato da quando sono entrato a far parte dei Demoni delle Ombre: un dono". Proseguì Shukaku. "Imporrò a tuo fratello qualsiasi cosa il tuo cuore desideri come fosse un mio ordine; potrai ordinargli di inchinarsi, di torturarsi, di strisciare ai tuoi piedi...

Non hai desiderato, nemmeno per un istante, di vedere Itachi strisciare ai tuoi piedi? Vedere l'uomo che è sempre stato migliore di te in ogni cosa come tuo servitore...  non lo hai mai sognato? Non hai mai sognato che ti dicesse, almeno una volta, "bravo, sono fiero di te?"

Confessamelo, Sasuke: nessuno saprà nulla se non quando sarai al mio fianco nel dominio del mondo..."

"Sasuke, non farlo, non farlo!" Lo pregò Shizuka una seconda volta, ancora più accorata.

Udendo le sue preghiere, Angmar storse la bocca in un ringhio ferino e schioccò le dita. Il corpo della Nereide venne investito da un nugolo di scariche, che la fecero crollare a terra, urlante. Sasuke per un attimo si distrasse dal proprio fratello e si precipitò verso Shizuka, intrappolata dai fulmini come fossero delle catene.

"Non ti preoccupare, Sasuke..." Disse la Nereide con filo di voce prima di cacciare un altro grido di strazio "sapevo che sarebbe stata la mia fine: ti prego solo di non perdere tutto quello che hai guadagnato lungo questo viaggio... Non tradire i tuoi amici come ho fatto io, ti prego... !"

E ricominciò a strillare, più forte che mai; tra le urla, si udivano flebilmente gli sbuffi annoiati di Angmar.

"Che rottura di coglioni questo piagnisteo!" Esclamò il demone. "Certo, le grida di dolore sono sempre una grande delizia da ascoltare, ma questo avvertimento di "seguire il proprio cuore, coscienza, reni e blablabla" è stato pronunciato una volta di troppo perché io non riportassi un po' di sana cattiveria nel tutto.

E per cambiare discorso, per quale motivo dare retta ad un essere inferiore come lei? Tu sei legittimo possessore della Pietra di Anubi: nessuno al mondo, ad eccezione del sottoscritto, potrebbe mai opporsi al tuo potere. Per quale ragione dovresti rimanere ancora legato a quelle deboli zavorre che chiami amici? E' vero, ti sono stati utili sino a questo punto, ma ora sarebbero solo un ostacolo alla tua ascesa, Sasuke.

Tu hai la forza della Pietra; tu hai la forza degli dei stessi. E gli dei non devono rendere conto a nessuno. A nessuno!" Le ultime parole di Angmar furono accompagnate dal violento divampare di fiamme nere.

L'Uchiha osservava ancora la propria nuova salvatrice in preda ad un'angoscia tremenda: non aveva alcuna idea di come salvarla, né di come salvare Itachi dalla schiavitù eterna.

Una cosa però, era assolutamente sicuro di dover fare, lo doveva a se stesso e alla propria coscienza. Si alzò con flemma, inspirò profondamente e ritornò da Itachi.

Suo fratello era sempre lì ad aspettarlo, e dal suo sguardo immobile non trapelava alcuna emozione. Sasuke rimase per pochi secondi a guardare il proprio fratello, rapito nel constatare che era rimasto esattamente identico a come era morto, se non per l'incarnato così innaturale.

Ritirò l'artefatto mistico nella propria custodia dimensionale. Pochi, interminabili attimi, e gli si gettò al collo, abbracciando la fredda armatura cerimoniale con tutto il trasporto di cui era capace.

"Sasuke... non posso credere che tu sia davvero qui... Itachi, cosa ti ha fatto questo mostro? Perché non sei nella tua tomba a meritarti il giusto riposo nella Sala degli Eroi? Fratello mio... vorrei solo restituirti il sonno degli uomini liberi..."

Senza più alcuna remora, singhiozzò stringendo lo schienale d'acciaio e madreperla con maggior vigore. Sulle nude ossa della mascella avvertì la pelle di Itachi, ben più liscia, sfregare contro di esse dandole una piacevole sensazione di calore.

Per la prima volta nella mente di Sasuke balenò l'ipotesi di un assurdo miracolo; si spostò di scatto e guardò il proprio fratello nel volto. Lentamente, come un bambino che deve pronunciare le prime incerte parole, Itachi inarcò le labbra e balbettò:

"Sa... su... ke..."

Sasuke non trovava le parole per esprimere la propria gioia, che comunque durò un lampo: il corpo di Itachi si irrigidì di colpo in una marionetta, e levitò pochi metri dal terreno per fluttuare verso dove era venuto. Vicino a lui levitava Shizuka, il cui possente corpo acquatico era ridotto a poco più di una grossa pozzanghera.

I due incominciarono a ruotare davanti l'arco dove sedeva il signore il signore dei demoni; questi si alzò dal proprio scranno e camminò fino a che i suoi artigli non si avvinghiarono bene al muro portante. La sua bocca era serrata in un ringhio di collera.

"Immagino che questa risposta sia un no, vero? VERO?!?" Ruggì. "Stupido ingrato senza talento! Non dovevo nemmeno sprecare un minuto del mio tempo a cercare di convincerti della mia visione del mondo. Torturarti lentamente senza perdere tempo sarebbe stata la scelta più saggia; c'è comunque tutto il tempo del mondo per rimediare..."

Evocò da una nube di fumo il proprio scettro e lo sollevò oltre il proprio capo. Dalla testa gemmata dell'arma partirono dei fasci di spire infernali che andarono a colpire i due corpi svolazzanti, avviluppandoli e stringendoli in una morsa dolorosa.

Con un gesto repentino, Sasuke sfoderò ancora il proprio manufatto mistico più potente e lo agitò davanti alla faccia.

"Ti avverto, Angmar, la mia promessa è valida più che mai: mollali immediatamente, oppure scoprirai il vero potere della Pietra di Anubi!"

Angmar scoppiò in un ghigno di follia.

"Liberare il potere della Pietra? Povero pazzo! Molti dei più talentuosi e dotti maghi della storia sono giunti alla pazzia mentre tentavano di decifrarne il mistero che la circondava, e il gran capitano della Real Squadra di Crocquet sarebbe capace di risolvere tutto il quattro e quattr'otto? Che assurdità! Se vuoi veramente assistere ad una dimostrazione di vero e tangibile potere supremo, guarda ora e trema!"

La nebbia nera che sempre latente circondava il demone si infittì all'improvviso, trascinata dalla presenza oscura del demone come fosse una calamita. Al suo turbinoso passaggio tutte le porte che conducevano alle stanze più interne si spalancarono con tanta forza da non rompere per poco i cardini. In mezzo a quella tormenta, tuonò l'invocazione del signore delle tenebre:

"Venite avanti, figli delle tenebre, fratelli miei nell'oscurità più nera, venite Fazgul!"

Poi si calmò un poco, e cantilenò una nenia flebile, quasi impercettibile. Presto essa crebbe di volume, facendo sempre più stridente e ossessiva, accompagnata dai secchi colpi che Angmar dava ritmicamente con il proprio scettro. Dalle sale incominciò a levarsi dell'altro fumo, denso e particolarmente nero persino in quella corrente oscura. Similmente alla magia che aveva evocato Itachi, esso cominciò a vorticare in tanti gorghi di forme diverse, ma tutte assimilabili a figure umanoidi.

Ai lati di Angmar comparvero Demoni delle Ombre ibridi di innumerevoli animali; all'apparenza sembravano quasi uguali a dei semplici demoni delle Ombre, ma le tre paia di ali membranose che sormontavano la loro schiena e l'aura di potere oscuro che emettevano indicavano un potere incomparabilmente superiore ai loro simili di basso rango.

Con un ultimo, cupo colpo di bastone la nebbia magica svanì nel nulla. Ieratico, il signore dei demoni spalancò le braccia per introdurre il fiore all'occhiello della sua armata in tutta la sua gloria.

"Questi, verme,"spiegò "sono i Fazgul. Demoni delle Ombre di immenso potere, sono secondi solo a me in quanto a possanza e autorità nel mio esercito. Con loro al mio fianco non esiste nemico che non possa piegare, Pietra di Anubi o meno. Ora, Uchiha, preparati ad incontrare ciò di cui persino i tuoi incubi hanno terrore".

Sasuke spalancò la nuda mascella: ora era certo che la Pietra di Anubi sarebbe stata la sua unica ancora di salvezza. Respirò a bocconi ampi e profondi, e concentrò tutta la sua mente sulla pietra in una tacita preghiera; senza nemmeno chiedersi come, pregò anche la Luce di dargli la forza.

Il manufatto, contro ogni sua aspettativa, iniziò a reagire: brillò dapprima debolmente, poi incendiandosi sempre di più raggiunse la luminosità di una piccola stella. Il calore che Sasuke avvertiva era paragonabile a quello che aveva ricevuto in dono con la folgore della luce: calmo e incredibilmente piacevole.

La banda di demoni osservava la Luce farsi accecante, al punto da doversi coprire gli occhi per non perdere la vista. Nei cuori di molti serpeggiò il panico.

"Mio signore, dobbiamo concentrare le nostre energie oscure per superare il potere della Pietra prima che sia troppo tardi!" Latrò un demone dalla testa di rinoceronte.

Angmar allargò le narici inspirando aria rovente e rispose, calmo.

"Avete ragione: fratelli, radunate le vostre forze, ho un piano!"

I demoni annuirono come una sola persona e si circonfusero di auree nero-verdastre; esse si fusero in un unico, grande globo vorticante, che rivaleggiava in potenza con la luce della Pietra.

Le due energie grandeggiavano sempre più vigorose, irradiando l'intero quartier generale. Per un attimo si toccarono e si scontrarono in una sorta di danza. Il globo sembrava per il momento quello più grande, ma quello luminoso guadagnava rapidamente terreno; presto la sua luce lo avrebbe surclassato.

Sasuke osservò il mondo attorno a se dentro quella sfera ovattata: tutto era avvolto in un bagliore soffuso, tranne che una vistosa e tentacolare macchia nera davanti a sé, che indicava la presenza delle forze oscure. L'atmosfera lo riempiva della pace e della pienezza di un utero materno, senza che però i suoi sensi nei fossero intorpiditi di un punto; al contrario, l'Uchiha era più che mai vigile e attento

In mezzo alle tenebre, si squarciò uno spiraglio che dava su Shizuka e Itachi: le energie malefiche erano penetrate nei loro corpi come tante fibre aguzze come coltelli, stritolandole le membra e bruciandole come fuoco. Il cadavere di Itachi avvizziva a vista d'occhio, mentre il corpo liquido di Shizuka era ridotto ad una massa di vapore tenuta a malapena a freno dalla volontà della ragazza.

Vedendo i loro occhi sbarrati dall'orrore e dal dolore, Sasuke sentì svanire dentro di sé ogni gioia; provò a concentrare ogni stilla di magia che la Pietra gli forniva per bucare la macchia oscura e liberare i suoi amici. L'energia luminosa affluì in una corrente che andò a scagliarsi verso la macchia di oscurità sempre più rovinosa.

Mentre il nobile Uchiha si sforzava di concentrare sempre più energia, udì la voce familiare della Luce rimbombargli nella testa.

Sasuke, aspetta! Non sei ancora pronto: l'energia accumulata non è ancora sufficiente!

L'Uchiha strinse i denti e fissò con il proprio sguardo infuocato la macchia nera.

"Mi spiace, Luce, ma non ho più tempo: devo salvare mio fratello e la mia amica. Spero che capirete..."Per darsi forza, spalancò la bocca in un grido senza voce.

In un primo momento l'energia della Pietra parve avere la meglio, assottigliando quella nera dei Demoni sempre di più. Poco dopo, tuttavia, il potere dei demoni ebbe il sopravvento: la macchia oscura si espandeva possente sino a divorare la luce stessa.

Gli sforzi del nobile per riprendere il controllo si moltiplicarono, ma erano sempre più vani e disperati. Con un ultimo, sordo risucchio di sifone, la magia oscura divorò quella della Pietra definitivamente, lasciando Sasuke privo di qualunque difesa.

Subitaneamente- troppo subitaneamente perché l'Uchiha potesse difendersi- la forza oscura venne sparata contro il suo corpo, che venne travolto da quella tempesta come una foglia.

Sbattuto contro il muro portante della Tana in maniera così rovinosa che la pietra si spezzò in più punti, lo scheletro precipitò a terra con un movimento dinoccolato, ridotto ad un mucchio di ossa senza forza. Il potente manufatto era caduto a pochi metri da lui, troppo lontano perché potesse raggiungerlo.

La vista del proprio nemico sconfitto e battuto in maniera totale instillò in Angmar una felicità perversa che non provava così forte da tempo; sghignazzò sguaiato, lasciando che le fiamme nere crepitassero sul suo corpo muscoloso.

"Ho vinto... ho vinto... ho vinto!" Ripeté gongolando. "E tu, Sasuke, hai perso ogni cosa. Hai voluto correre stupidamente il rischio di un attacco per salvare i tuoi amici, e per la tua stoltezza perderanno la vita!"

Abbassò lo scettro, che brillò ancora più intensamente. Le spire di energia raggiunsero l'apice della potenza sino a svanire del tutto in un bagliore verde.

Quando esso si concluse, il corpo di Shizuka era totalmente evaporato, mentre quello di Itachi era ridotto a poco più che un mucchio di cenere molto densa.

Assaporando ogni momento, ogni istante del suo trionfo, Angmar planò verso l'Uchiha. Sollevò le sue ossa annerite dall'energia malefica e lo guardò nel volto; il rosso dello Sharingan era sparito dal suo unico occhio, che era rimasto dilatato in un'espressione vacua ed assente.

"Sasuke, lo so che puoi sentirmi ancora, nonostante la batosta che ti abbiamo appena inflitto. Sei stato un insetto parecchio fastidioso; ma ogni insetto finisce inevitabilmente schiacciato sotto il tallone di un essere più forte di lui". Disse. Sasuke non rispondeva.

"Non temere però: questa volta non sarai qui quando massacrerò i tuoi amici con l'immenso potere della Pietra di Anubi. Non che i tuoi tormenti finiscano qui, certamente....

Orochimaru per sbaglio ti ha riportato in vita, e io, seduta stante, ti rispedisco nel mondo dei morti. Addio, Sasuke Uchiha: il tuo cranio avrà sempre un posto d'onore nella mia sala dei trofei!"

Appoggiò la punta centrale del tridente alla pupilla dello scheletro, e fece fuoco con una scarica verde. Se mai Sasuke percepisse con lo sguardo ancora qualcosa, dopo questo lampo di luce malata il mondo per lui venne inghiottito dal buio...

 

 

***************

 

Le gelide acque del mare del nord di Konohamere inzuppavano la pelliccia di Al Kyubi sino a quasi le ginocchia, ma il genio non se ne curava. Finalmente nel pieno possesso della sua forza, egli torreggiava nelle sue colossali dimensioni originarie.

Sul proprio capo erano seduti tutti i guerrieri della Luce ad eccezione di Isaribi, che alta quanto lui, gli camminava affianco.

I suoi sensi superiori avevano avvertito la presenza del castello di Angmar già a distanze ben maggiori, ma in quel momento si erano avvicinati abbastanza alla fortezza che la sua pesante aria nera spaziava abbondantemente nel cielo.

Tutti strabuzzarono gli occhi per osservare con maggiore precisione le fattezze della tana di Angmar; tra le nubi, riluceva di riflessi vulcanici.

"Per tutti gli Olandesi Cosmonauti, è qui che quella feccia lacustre ha edificato il suo covo?" Domandò Sagiri, meravigliato.

"Esattamente". Rispose Al, serio. I suoi aguzzi occhi di volpe scrutavano ogni guglia e torrione di quella magione infernale. Da qualche parte lì, lo sentiva, suo fratello stava accumulando le forze per sferrare il suo attacco finale al regno di Konohamere.

E da qualche parte, lì, si trovava Sasuke, impegnato in una lotta titanica che il gruppo non poteva nemmeno immaginare.... una lotta che sembrava stesse perdendo, dato che il genio non percepiva più la sua presenza.

"Sasuke, Sasuke!" Ruggì, sebbene sapesse che non avrebbe ottenuto risposta. Nella gola gli si formò un groppo dalla preoccupazione.

Comprendendo le difficoltà di Al Kyubi, Anko scostò uno strato di pelame fitto e lungo come erba selvaggia e gli grattò il capo. Sussurrando con voce dolce, tentò di rincuorarlo:

"Coraggio, Al... è vero, neanche io avverto più la presenza di Sasuke, ma non disperare: la speranza è sempre l'ultima a morire, e il nostro scheletro cavaliere è pieno di risorse. Se la caverà, vedrai".

"Lo credo anche io". Aggiunse Gozu. "Quello scheletro è più tosto dei vecchi scarponi di Ebisu dopo la trentesima maratona".

Kukulann alzò il sopracciglio di fieno e chiese sorpreso:

"Da quando ti metti a parlare a metafore come Al?"

"Diciamo che, dopo queste giornate, ne ho assimilato un po' di gergo. Del resto, finalmente Al si è deciso a parlare italiano correttamente, no? E' giusto anche andargli incontro..."

"Ehi, avrò problemi di lingua, ma l'udito mi funziona ancora alla perfezione!" Rispose Kyubi con una stizza scherzosa.

Tutti risero un poco per questa battuta, ma il clima ritornò subito fosco per una ventata di aria gelida proveniente dalla fortezza.

"Cosa è?" Chiese Isaribi. In quel momento avvertiva un brivido ghiacciargli la spina dorsale.

"E' Angmar che sta accumulando energia oscura..." la risposta di Al non fu più che un sussurro impaurito. "Sta radunando le forze per scatenare magie nere dal potere inimmaginabile. Se vogliamo che il mondo ora si salvi, è fondamentale più che mai che mi prepari ad affrontare Shukaku con tutte le mie forze!"

"Come hai detto "mi prepari"? Hai intenzione di affrontare Angmar da solo?" Domandò Kukulann, pensieroso.

"Assolutamente. Shukaku è formalmente mio fratello, ed è mio preciso dovere fermarlo anche per pulire il buon nome della mia famiglia. Inoltre..."

"Inoltre cosa?" Isaribi lo interruppe spazientita: non sopportava l'idea di essere estromessa.

Si posizionò davanti al genio e mise le mani sui fianchi, per sembrare più convincente e seria.

"Ascolta bene, Al Kyubi: abbiamo affrontato quest'epopea insieme, e cercheremo di portarla a termine insieme. La minaccia di Angmar riguarda tutti noi, e tutti noi abbiamo i nostri conti da regole con quel bastardo. Per quel che mi riguarda non sopporterei l'idea di restarmene con le mani in mano, considerato che ho ancora la forza di combattere".

"Dovresti essere piuttosto stanca, invece, dopo tutto il gas che hai assimilato e lo scontro con Orochimaru; dovreste essere tutti affaticati..." Al spostò le pupille sino a guardarsi in testa dove sedeva il gruppo.

"Uno scontro con Angmar potrebbe risultare fatale, nelle vostre condizioni..."

Mentre i due discutevano, Anko si alzò all'improvviso. Era ancora quasi del tutto prosciugata di forze, sbiancata e smunta. Reggendosi a malapena sulle proprie gambe indicò con l'indice l'oscura magione; sul volto le passò un pallore mortale

"Sarebbe potenzialmente fatale in ogni caso possibile: il potere di Angmar sta raggiungendo l'apice... Mirate bene".

Dalla fortezza si udì un ghigno satanico, che sembrava dare il benvenuto al gruppo di avventurieri, seguito da un boato assordante. Il vento che le soffiava intorno vorticò in una tempesta che travolse le guglie stesse della magione.

Isaribi e Al Kyubi indietreggiarono allibiti osservando la trasformazione della fortezza: sentirono e videro i muri portanti frantumarsi, torrioni franare e i contrafforti accartocciarsi come pezzi di cartone. Ogni ornamento e struttura in metallo e pietra turbinò verso il centro attirato da una forza misteriosa, ma di natura certamente oscura.

In breve tempo, un'aura nera inghiottì ogni cosa della fortezza, lasciando al suo posto un globo talmente buio che era impossibile anche solo intuire cosa vi potesse essere dentro; sennonché fuoriuscì dalla copertura un'estensione indefinita, un abbozzo d'arto.

La forma assunse l'aspetto di un titanico braccio, nero come la sfera che lo avvolgeva come una placenta, munito di lunghissimi artigli. L'arto tastò la fredda aria circostante con movimenti incerti, poi, ben più sicuro ghermì a vuoto il cielo.

Per il gruppo, non c'era più bisogno di dire nulla. Coloro che furono in grado di combattere si misero in posizioni di guardia, mentre gli altri sussurrano le loro preghiere.

Lo scontro finale era appena iniziato.

 

****************

 

Angolo dell'autore: un capitolo alla fine di questa roba. Da come è partita, il tono si fatto più descrittivo, più epico e tanto tanto più allungato ( e lo sento pure io...)

Per tutti coloro che hanno seguito il mio lavoro, grazie di cuore. Vedrò di sfornare un capitolo finale degno di questo nome.

Per il resto, stay gold and bye bye!

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Capitolo 31
*** L'Ultimo Atto, Parte Seconda: la fine del finale, finalmente! ***


L'Ultimo Atto, Parte Seconda: la fine del finale, finalmente!

 


Attorniato da un gruppo di platani mummificati, crepitava un fuoco appena acceso nel cuore del Cimitero. Renga vi friggeva sopra della carne che sembrava appartenere ad una pantegana o comunque ad un grosso ratto, rivoltandola su un rogo di sterpi con un bastoncino adunco.

Nei paraggi i non-morti erano già tutti usciti per spazzare via ogni sacca di resistenza e completare l'invasione del regno; eppure, l'uomo avvertiva il gelo di una presenza spettrale accanto a sé.

In un baleno, l'Oscurità fece la sua fumosa apparizione. Renga sobbalzò e per poco non rovesciò il pasto appena raffazzonato oltre le braci.

"Porco cane, stavo quasi per rovesciare la mia cena!" Imprecò l'uomo incurante del proprio divino compagno. L'Oscurità gli si rivolse con un tono insolitamente paterno:

"Caro amico mio, cosa potrei dirti: a molti capita di passare da stelle alle stalle nel tempo di uno spiffero; nel nostro mestiere, tra l'altro, è un'eventualità quasi certa. Tuttavia, coloro che in genere subiscono un declassamento nelle gerarchie malvagie non vivono abbastanza a lungo per risalire. Tu hai avuto questa opportunità di sfuggire ad un destino certo quanto crudele, e la devi a me".

"Devo darle ragione... mio sire". Renga sibilò, amaro. Rimanere senza più nulla in una sperduta radura cimiteriale era un boccone duro da spezzare i denti, ma risultava sempre un destino migliore che finire carbonizzato.

"Comunque, mio signore, devo ardirmi a farvi una domanda: per quale ragione mi avete salvato?"

L'Oscurità abbozzò un sorrisino compiaciuto.

"Perché, confesso, ritengo che tu abbia del talento nell'organizzazione dei piani malefici. Sei intelligente, punti all'efficienza e manchi totalmente di scrupoli: doti che reputo apprezzabili, e che sono, purtroppo, decisamente rare nella mia armata. Tuttavia, c'è ancora molto che devi imparare..."

"E sarebbe, mio signore?" Renga estrasse delle turgide bacche dal colore verdastro e le gettò nella brace. Il fuoco di tinse di un colorito più bruno, e l'aria, pesante e immobile, lentamente profumò di origano.

L'Oscurità si avvicinò al fumo brunito e ne aspirò un poco; le calde esalazioni si mescolarono alla sua essenza, addolcendone la fuliggine.

"Queste bacche aromatiche hanno un odore invitante, non trovi? Il loro uso è noto da tempi molto antichi, da popolazioni che hanno preceduto il regno di Konohamere da millenni. Il sapore che davano alla carne rattrappita dei cerbiatti sciancati di questa foresta era tanto delizioso da far perdere loro la testa, e quasi letteralmente anche, considerata la presenza di sostanze affini a ritrovati dell'oppio..."

Renga guardò il proprio pranzo con occhi sbarrati dall'orrore, e gettò via il proprio rudimentale arnese da cucina in un cumulo di fogliame.

"E' inutile che non mangi, ragazzo:" proseguì l'Oscurità "il tuo corpo assimila le droghe semplicemente respirandole. Tra meno di un'ora starai disteso a terra a ridere come un ebete mentre cerchi di mungere le mammelle di un elefante magico a tre teste".

Il volto dell'uomo si tese come una corda di violino. Renga si scansò subitaneamente dalla brace e coprì la bocca e il naso con entrambi le mani; l'attimo dopo, però, si rizzò sui piedi e squadrò l'Oscurità negli occhi, infuriato:

"Aspetta un attimo, ma cosa diavolo mi sta prendendo? Mi state rifilando (senza offesa) un castello di fandonie!"

"Diciamo più una montagna, amico mio". Puntualizzò l'Oscurità; poi ridacchiò divertito.

"Suvvia, non ti scaldare troppo, che di tizi con la fiamma facile ne abbiamo già a sufficienza! Lo so che in questo momento sei abbastanza teso, ma ora come ora devi semplicemente rilassarti. Tutto questo stress non ti porta ad alcun risultato positivo.

Se vuoi che le cose vadano per il gesto giusto, per adesso conviene lasciarle scorrere, senza dannarti l'anima più del necessario".

Sebbene Renga fosse tentato di perdere le staffe, si rese conto che l'Oscurità aveva ragione. Prese aria ad ampi bocconi, chiuse gli occhi e si appoggiò dolcemente sul tappeto di humus che aveva sotto i piedi.

"Avete ragione, mio signore, avete ragione su molte cose... sicuramente troppe. Avete visto, o predetto, ogni mia mossa, ogni trucco che aveva elaborato sino al mio licenziamento. Vi renderete conto, tuttavia, che c'è ben poco da stare allegri: Angmar possiede il potere dello scettro di Orochimaru, e i suoi avversari sono stati tutti sconfitti; senza dubbio, prima o poi scoprirà la nostra posizione e terminerà le nostre esistenze in maniera definitiva e irreversibile".

"L'analisi è eccellente, ma incompleta su vari punti: prima di tutti, Shukaku è entrato in possesso anche della Pietra di Anubi" .

La notizia così drammatica fece alzare l'uomo di soprassalto; eppure, l'Oscurità manteneva il suo tono soddisfatto immutato.

"Non farti prendere dal panico, Renga". Aggiunse il dio. "Fidati se ti dico che non ve ne è motivo. Ci sono altri cose che è necessario che tu sappia: ad esempio, le notizie sulla dipartita dei nemici di Angmar sono alquanto esagerate. Ma forse è meglio che guardi di persona..."

La divinità iniziò a volteggiare attorno al focolare in una danza ipnotica. Le loro essenze si fusero ancora, ma fu il fumo dell'arrosto, questa volta, ad assumere sempre di più il colore nerastro del corpo gassoso del dio, che si espanse anche alle braci. Passò poco tempo, ed esse divennero identiche in tutto e per tutto ai vapori neri del dio.

Agli occhi di Renga non si prospettava uno spettacolo così nuovo o eclatante, se non quando notò le scintille della brace, che svolazzavano qua e là, colorarsi lievemente d'azzurro. Osservandole meglio, vide che su ogni fiammella appariva, seppure in miniatura, un paesaggio marino avvolto in un cielo gravido di massicci nuvoloni.

Il fuoco nero serpeggiava alzandosi sempre di più, per poi esplodere improvvisamente in una vampa di una potenza tale da rischiarare l'intero cimitero.

Tornata la luminosità a livelli accettabili, nell'intera brace venne raffigurato il paesaggio dipinto sulle faville, dipinto in dimensioni abbastanza grandi da poter vedere ciò che vi era raffigurato con precisione. In mezzo ad cielo temporalesco era possibile scorgere le figure di tre giganti che torreggiavano sul mare circostante, pronti a darsi battaglia.

Nella figura di uno di essi, l'unica donna, Renga riconobbe Isaribi. Accanto ad essa una volpe di dimensioni altrettanto ciclopiche immergeva gli arti nell'acqua salata e faceva saettare le sue code, ben nove, in tutte le direzioni.

Davanti loro, vendendolo impugnare una versione enormemente ingrandita dello scettro di Orochimaru, non poteva errare sull'identità e l'aspetto del signore dei demoni. Il corpo di Angmar si era gonfiato oltre misura, divenendo tozzo e viscido come quello di una batrace; da ogni orifizio spuntavano aborti di teste animali, esseri deformi che vomitavano fiamme innaturali. I piedi del demone si erano moltiplicati e allungati in otto viscidi tentacoli di polipo, e sguazzavano trascinando onde e spuma.

Il criminale sbatté ancora le palpebre, non credendo a quello che i suoi stessi occhi gli mostravano. Cautamente, per evitare di rimanere scottato, si avvicinò alle fiamme in modo da distinguere ogni dettaglio.

Osservò con particolare attenzione il proprio antico padrone, che si preparava a combattere contro questi due pari nella stanza: come sempre, sogghignava come se avesse la vittoria a portata di mano.

Un impeto di rabbia afferrò Renga, ed egli ebbe la tentazione- alquanto sciocca- di colpire la brace con sasso per poter cancellare questo ghigno tronfio sino all'insopportabile. L'Oscurità riapparve dal fuoco nero, e fissava la scena con lo stesso disgusto dell'uomo.

"Non dirlo, Renga: venderesti tua madre per togliergli quel brutto sorriso dalla faccia. Anche io sono del tuo stesso avviso. Rallegrati, dunque: questo fatidico giorno sarà oggi stesso".

"Ne siete sicuro?"

"Come di me stesso e anche di più. In questi giorni ho passato il mio tempo a raccogliere dati e informazioni, a mettere bastoni fra' le ruote in piani, ad organizzarne di miei, e a fare lo stronzo in generale. Adesso, direi che la pacchia è la finita: il Big Bang segna la mezzanotte, ed è ora la vecchia matrigna faccia capire a quella Cenerentola sadica chi è che comanda in casa propria. Goditi il finale di questo folle film, Renga: non si vedono spettacoli del genere tutti i giorni.

Ultimo Atto, Scena Trentunesima, Come Angmar Viene Preso a Calci nel Culo, Azione!"

Renga non capiva molte cose, non ultimo questo cambio di registro dell'Oscurità in senso così smaccatamente registico, ma non gli importava per il momento: al di là di quello che il futuro gli aspettasse, per adesso doveva solo aspettare e godersi la scena.

Si ritirò dal focolare con le braccia, senza nemmeno curarsi di alzarsi. I rami sopra di loro, identici a tante braccia di scheletri, proiettavano le loro ombre sui due come se volessero avvolgerli in una sala buia...

 

 

*****************

 

"Dove mi trovo...?"

Il limbo oscuro dove la mente di Sasuke si era squarciato d'un tratto; ora al suo sguardo si era rivelato un cielo luminoso e terso come diamante.

Meravigliato da questa visuale, ruotò il suo unico occhio per vedere meglio dove era finito, e riconobbe immediatamente lo splendore dei colonnati grechi e delle rifiniture dorate nella sala degli eroi.

Si alzò in piedi, rapidamente, senza accusare alcuna fatica dalla battaglia. Una voce calda e luminosa lo introdusse per l'ennesima in questo luogo ultraterreno:

"Ben svegliato, pigrone scansafatiche che non sei altro!"

L'Uchiha riconobbe immediatamente nei modi l'affabilità del proprio dio e superiore, che, assiso in trono, lo squadrava accigliato sostenendo il capo con una delle muscolose braccia.

"Mio signore... per quale ragione sono ancora qui?" Chiese Sasuke. Nonostante fosse giunto nell'oltretomba già varie volte, riteneva incredibile il tornare un'ultima volta nel paradiso, specialmente dopo che aveva abbandonato il mondo dei viventi in maniera così dolorosa e fulminante.

La Luce borbottò qualche suono incomprensibile ed assunse una postura più eretta, unendo mani sopra la pelliccia vichinga che gli ricopriva le gambe.

"In effetti, il tuo è un privilegio particolarmente unico e raro, ragazzo: da come Angmar ti ha conciato nell'ultimo scontro, saresti dovuto sbarcare in lidi ultraterreni ben più oscuri e pieni di tormenti. Tuttavia, hai assorbito abbastanza potere da me da salvare la tua anima dalla magia delle tenebre e permettermi di portarla in questo luogo di eterno riposo".

"Luogo di eterno... riposo?" Il fiato dell'Uchiha si mozzò in gola. "Vuol dire che la mia missione è conclusa? Ma Angmar è ancora a piede libero!"

"Questo dipende da te Uchiha, forse dipende solo da te..."

Il dio luminoso si alzò dal trono in tutto il suo splendore e si avvicinò a Sasuke. Il nobile ne avvertiva presenza in tutta la sua grave maestosità.

"Sasuke, so che hai avvertito la scarsa fiducia che nutrivo nelle tue capacità. Ti sei mai chiesto, dunque, perché ti ho sempre sostenuto, sin dall'incontro con Angmar nella Foresta Incantata, perché mai abbia scelto te per una missione disperata e ti abbia permesso di incontrare i più grandi eroi della storia?"

Il nobile scosse il capo come una ragazzino pieno di domande di fronte ad un vecchio maestro saggio e autorevole. La Luce parlò con una punta di malinconia, e il suo tono si fece più dimesso.

"Sotto alcuni aspetti, tu mi ricordi me stesso. Credi veramente che questo lavoro di divinità della Luce l'abbia voluto io? Se da grandi poteri derivano grandi responsabilità, nel mio caso ho letteralmente il peso dell'universo sulle spalle. Ogni giorno devo amministrare un quintilione di pianeti abitati nel cosmo, più trilioni di planetoidi e asteroidi vari. E questo è solo l'universo materiale: nell'oltretomba accadono ogni due per tre scioperi d'angeli, rivolte di spiriti, sommosse di anime perdute, intrighi e inganni di demoni... Ma non voglio annoiare né te né i lettori sulle mie mille e mille mansioni.

Il punto è che, come te, sono stato costretto a recitare un ruolo per esigenze familiari e cosmiche: il mio vero sogno nel cassetto è sempre stato un solo..."

Battendo le mani, la Luce evocò una chitarra a triplo manico placcata in qualche stroboscopico metallo incantato, sfavillante come una sfera da discoteca anni 70' in ogni sua parte; subito incominciò un breve assolo, suonando Just Feel Better degli Areosmith.

Più la musica rock echeggiava nelle sale ultraterrene, più Sasuke rimaneva a bocca aperta: la Luce suonava davvero da dio...

"Eccezionale, mio signore, eccezionale..." Disse, stralunato. "Non per fare il lecchino, ma state facendo meglio di Santana e Steve Tyler messi assieme".

"Lo so, vorrei che non fosse così, ma è la pura verità". Nel complimentarsi la Luce non espresse la benché minima soddisfazione; interruppe la musica con un strimpellio secco e strinse con forza le corde dorate del proprio strumento.

"Avere una divina propensione per qualunque attività e tutta l'eternità per esercitarsi ti consente di ottenere quantomeno dei risultati apprezzabili nella musica. Purtroppo, i miei genitori non hanno mai accettato che io iniziassi a farlo di professione.

Mio padre ripeteva come un disco rotto: "Figlio mio, chitarre, violini e bassi elettrici sono giusti solo due ore nei weekend; per il resto del tempo, comportati da essere supremo e non da strimpellatore rimmellato cocainomane bamboccione buono solo  per un programma televisivo da due soldi!" "

Rimarcò con un paio di sol da metallo pesante pieni di rabbia. Sasuke capiva perfettamente la frustrazione che provava il dio, ed ebbe un groppo alla gola.

"Senti, Luce, sono davvero dispiaciuto per te:" disse "so bene cosa vuol dire non sentirsi apprezzato dai propri genitori".

"Ed ora hai centrato il punto, ragazzo". La Luce parve quietarsi.  "Ti ho scelto perché per anche tu sei stato forzato dai tuoi in un ruolo che ti stava stretto. Secondo leggi ultraterrene dovresti rimanere incarcerato in un sorta di Averno per codardi - ignavi a correre dietro una bandiera bianca nei secoli dei secoli, ma, conoscendo la tua situazione, non mi sembrava giusto darti un destino così crudele. Così ho falsato un po' la mano del destino..."

"La mano del destino? Allora sei stato tu a guidare la magia di Orochimaru in modo che risorgessi!"

"Anche quello è stato frutto di una mia piccola spinta. Noi divinità supreme possiamo interferire con le vite dei mortali in maniera relativamente minima, ma spesso basta  un colpetto appena più in alto o in basso per scatenare una valanga di proporzioni bibliche. E' il classico effetto-farfalla: un battito d'ali di un lepidottero nella Città Proibita può scoperchiare l'intera Florida. Questo è il nostro modus operandi, ragazzo". Diede un paio di fa, poi aggiunse:

"Il mio lavoro è faticoso e impegnativo, e i miei genitori mi ripetevano sempre che solo un dio come me era degno di svolgerlo. Ripensandoci, credo proprio che avessero ragione: chi altro se non un dio di prima classe potrebbe impedire ad un intero cosmo di finire allo sfascio? Questo mio ruolo è probabilmente la migliore eventualità per l'intero universo..."

"Aspetta, aspetta un momento e tutto il discorso di prima su quanto avessi desiderato diventare una rock star? Allora il messaggio di tutta questa fanfiction è "Fai quello che i tuoi ti impongono dalla nascita, mandando a benedire sogni e aspirazioni personali, e tutto finirà liscio?" Bell'insegnamento!"

"Come morale non è certo il massimo, in effetti... Ma non credo che qualcuno darebbe mai ascolto a questo fiction scritta da un nerd asociale nei momenti in cui non aveva una mazza da fare, salvo un emerito sciocco. Devo per caso menzionare il trattamento che ha ricevuto quella monumentale offesa linguistica ai mediorientali che è l'accento di Al Kyubi?"

A questo Sasuke non poteva controbattere; alzò lo sguardo lucido, rivolto a scarpe da ballerino e stereo che davano musica classica che volavano via, lontano, su soffici ali di cherubino. La Luce lo riportò nella realtà con un melodioso ruggito:

"Sasuke, vuoi piantarla di immaginarti Roberto Bolle e darmi ascolto?!?"

Lo scheletro fece un sobbalzo seguito da un triplo salto carpiato, e si drizzò in posizione da perfetto saluto militare.

"Perfetto, Uchiha. Ora lasciami concludere il discorso: durante tutto il tuo tragitto hai superato gli ostacoli più insormontabili e i nemici più ostici dimostrando tempra e grinta inaspettate. Nonostante i tuoi ultimi fallimenti, ti considero degno di un posto nella Sala degli Eroi. Puoi finalmente riposare in pace, e questa volta per sempre.

Non ha importanza che Angmar sia ancora a piede libero: i tuoi amici potrebbero riuscire a sconfiggerlo..."

Quel potrebbero scettico e preoccupato tolse nell'Uchiha ogni felicità per il paradiso appena conquistato. Preoccupato, rivolse i suoi dubbi alla Luce:

"Mio signore, la vittoria contro Angmar non è certa. Quante possibilità esistono che il signore dei demoni possa uscirne vittorioso?"

"Stando a quello che sto vedendo, abbastanza elevate: Al Kyubi e Isaribi stanno avendo difficoltà a tenergli testa, e nessun altro potrebbe mai vincere Angmar in uno scontro aperto. Tuttavia, se deciderai di tornare nel mondo dei viventi, la tua anima correrà un pericolo potenzialmente fatale: una seconda morte per mano di Angmar trascinerebbe il tuo spirito in un abisso di orrori e inferni inimmaginabili, questa volta eterni". La Luce rispose più cupo e curvo che mai.

La disperazione dell'Uchiha spirò nell'aria così eterea del paradiso. Il nobile boccheggiò stringendo i pugni.

"Come possono avere la meglio contro una nemico tanto potente e implacabile? La magia di quel mostro era più gelida e sinistra di una tormenta notturna. Oltretutto, Angmar è entrato in possesso della pietra di Anubi..."

"Di questo non devi crucciarti: la Pietra non ha alcun potere da sola. Essa ha l'unica funzione di assorbire e catalizzare le energie di noi divinità supreme in quantità e purezza impossibili con qualsiasi altro mezzo sul vostro pianeta. Orochimaru è riuscito a realizzare la prima invasione su larga scala utilizzando proprio il manufatto per prelevare più energia oscura possibile dal suo signore; ed è proprio quella stessa energia malefica che gli ha permesso di sopravvivere alla sconfitta agli Stagni e riorganizzarsi.

Nella sua follia crudele, Angmar ha rigettato il dio che gli aveva donato ogni fonte di energia, negandosi l'accesso al vero potenziale della Pietra. L'artefatto nelle sue mani è utile quanto un soprammobile dal valore archeologico incalcolabile; ma nelle tue sarebbe lo strumento più efficace della salvezza del mondo intero".

"Cosa devo fare, dunque, mio signore? Quale è la mia missione?"

"Nessuna. Hai già fatto tanto ciò che era in tuo potere per redimerti e combattere il male che allignava queste terre; nessuno potrebbe biasimarti se decidessi di restare qui a goderti una meritata ed eterna pace. Ai miei occhi e a quelli di coloro che conoscevano la verità non hai bisogno di altre azioni per meritarti la redenzione o guadagnarti il titolo di eroe".

La chitarra nelle mani della Luce scomparve in un filotto di scintille. Il dio era talmente vicino allo scheletro che questi avvertì il suo ardore penetrargli in ogni fibra di midollo.

"Sei arrivato al bivio più importante della tua esistenza, Uchiha: un Paradiso certo e senza più possibilità di cadute o l'angoscia e il pericolo incombente di uno scontro mortale. Non ti ordinerò cosa seguire né cercherò di forzare in alcuna maniera la tua decisione; scegli affidandoti solo al cuore e alla coscienza, e sappi che accetterò qualsiasi cammino il tuo animo desidera percorrere. Sentiti libero come un fiero condor che vola nelle sterminate Pampas sudamericane, solo con un po' di ciccia in meno addosso".

Seguì un lungo silenzio, nel quale l'Uchiha meditò profondamente sul da farsi; in fine, rese partecipe la Luce della sua decisione:

"Mio signore... poco fa' avevate detto che avevo donato ogni cosa al regno di Konohamere, o mi sbaglio?"

"Non ti sbagli, Sasuke Uchiha".

"Infatti è lei che si è sbagliato, mio signore".

Da sotto l'elmo vichingo la Luce aggrottò impercettibilmente la fronte per un'affermazione così ardita; non vi trovò, comunque, segno di offesa o di mancanza di rispetto.

"Infatti, mio signore," proseguì l'Uchiha con il consueto ossequio "non ho ancora dato tutto al mio regno: se mi date la possibilità di tornare nel mondo dei vivi, allora sono ancora in grado di dare il mio contributo a questa guerra contro le tenebre.

Il mio dovere come essere umano, prima che come suddito e cavaliere di Konohamere, è di fare qualsiasi cosa in mio potere per proteggere il mio mondo, mettendo in gioco anche la propria salvezza ultraterrena, se necessario.

Io sarei prontissimo a partire per la mia ultima missione; solo che..."

Il Giacomo-Giacomo delle gambe dell'Uchiha fu più eloquente di qualsiasi parola; più esplicito di quello fu suo il suo avvinghiarsi alle ginocchia della divinità.

"... ho giusto una leggera, appena percettibile, microscopica, insignificante FIFA BOIA!!"

"D'accordo amico, allora ascolta bene i miei consigli". La Luce replicò con un sospiro annoiato. "Punto numero uno: schiodati immediatamente dalle mie gambe, se non vuoi che ti rispedisca sulla terra con le ossa gratinate..."

L'Uchiha eseguì il consiglio con prontezza, e il dio partì con il secondo:

"Punto numero due: non disprezzare la paura che in questo momento stai provando. Potrà sembrarti paradossale, ma è quello che in vita è stato uno dei tuoi più grossi impedimenti si è rivelato un alleato cruciale nella non-morte. E' anche grazie alla paura che hai ricevuto l'adrenalina necessaria a far fronte a situazioni a cui nulla avrebbe potuto prepararti; fanne ancora carburante e spinta per il tuo spirito.

Rammenta bene, poi, che non sarai da solo in questa ultima lotta: avrai l'aiuto di tutto ciò che ti ha sostenuto sino adesso, compreso il tuo stesso senso di panico. Raccogli le tue forze, Sir Uchiha, e preparati ad affrontare il male nella sua forma più terribile!"

Sasuke deglutì a vuoto, o comunque lo avrebbe fatto se avesse avuto ancora la gola di un vivente; tuttavia, si rendeva conto che ogni attimo di esitazione e attesa avrebbe prolungato la sua agonia. Meglio affrontare Angmar il prima possibile che macerare nell'angoscia.

"Mio signore, mi mandi di nuovo al pian terreno: sono pronto ad affrontare Angmar e scrivere la parola fine su questa epopea".

"Sapevo che avresti preso una simile decisione, Sir Uchiha". La Luce sorrise bonario. "In realtà nutrivo dubbi alquanto seri, tanto che pensavo di stipulare una polizza Armatura dove avrei assicurato l'intero pianeta... ma non ci pensare. Buona fortuna".

La luce (intesa come proprietà fisica) che soffondeva l'intero aldilà si rinvigorì in un fulgore mille volte più intenso e accecante di ogni altro, che annullò a Sasuke ogni visione del luogo celestiale. Immerso nel bianco più totale, l'Uchiha udiva ancora la divinità proferirgli parola:

"Addio, Sasuke: ci rincontreremo a fine battaglia. E Ricordati che se mi intenterai causa i miei avvocati ti sgranocchieranno e sputeranno le tue ossa ciancicate sul pavimento del paradiso come un grosso chewing-gum dal colore grigio e dal pessimo sapore..."

A Sasuke il significato di queste parole sfuggì; non ebbe però il tempo o l'intenzione di scoprirne il mistero, poiché avvertiva già le gelide acque ricche di spuma del mare di Konohamere lambirgli le nude ossa sino al torace.

Alzò lo sguardo alla propria destra, attratto da un boato; lì vide la grottesca e torreggiante figura di Angmar vibrare un affondo con il proprio scettro, infuso di energie malefiche, contro il petto dell'altrettanto colossale Isaribi.

Il Titano del Mare scansò il colpo e scivolò indietro sull'acqua come una ballerina per scattare immediatamente in avanti ed afferrare il manico dell'arma poco al di sotto dello smeraldo incantato. Con un gesto secco disarmò l'avversario, facendolo barcollare all'indietro con un poderoso calcio sull'addome.

Attraverso la nera massa del mosso, Sasuke intravide dei raggi di luce di colore grigio, di poco più scuro dell'attacco energetico usato da Orochimaru, probabilmente segno che qualcun altro dava man forte a Isaribi nell'attacco. Provò ad alzare lo sguardo per vedere chi fosse, ma il corpo del signore dei demoni ne intralciava la vista; tuttavia, dal sogghigno quasi estatico dipinto sulla bocca di Angmar, sicuramente si trattava di qualcuno che Shukaku conosceva bene e che bruciava dal desiderio di distruggere.

"La bomba Bijuu, fratellino?" Domandò il mostro sarcastico, senza prendere la briga di voltarsi. "Una mossa alquanto pirotecnica, seppur prevedibile: non bisogna essere geni per capire che hai intenzione di sconfiggermi con la tecnica segreta della nostra famiglia. D'altronde, non si dice sempre che i panni sporchi vadano lavati in casa? E per questo genere di biancheria opterei per un bel lavaggio a secco di magia distruttiva!"

Diretto all'arma rubata, Angmar fece il gesto bramoso di afferrarla ancora nel palmo della mano. Lo scettro si irrorò di fulmini, sgusciò via dalla presa di Isaribi e saettò verso il legittimo proprietario.

Girandosi di scatto, la bestia si degnò di guardare l'attacco imminente: una sfera di energia buia di circonferenza al meno tre volte più grande di lui che Al Kyubi faceva levitare sopra le fauci spalancate. 

 Nell'istante in cui il genio richiuse le zanne come per mordere, il globo si lanciò verso Shukaku. Questi rivolse la gemma dello scettro verso l'assalto, annoiato dall'attacco ricevuto come da una mosca particolarmente fastidiosa.

La sfera e lo smeraldo, al momento della collisione, provocarono uno stridio assordante seguito da sprizzi di magia; immediatamente Angmar effettuò un movimento quasi impercettibile con la mano, separando la materia dalla magia e scagliando quest'ultima lontano da sé quasi fosse una palla da tennis troppo cresciuta.

I due fratelli si trovarono finalmente faccia a faccia, con i volti animaleschi illuminati dall'esplosione della sfera.

"Mi dispiace Al..." Si scusò Isaribi, stremata, soffiando sui palmi delle mani ancora arroventati dai fulmini.

"Allora riposati: mi occuperò io del mio caro Shukaku". Gli rispose la volpe, scrocchiandosi le nocche; nella sua voce così affabile c'era una rabbia mai avvertita.

"Ho passato troppo tempo a vederti impotente mentre ti dilettavi a portare morte e miseria e ad infangare il nome della nostra famiglia, troppo tempo confinato nel cranio di Sasuke, impotente di fermarti; ora che sono di nuovo libero, muoio dal desiderio di porre fine a questa follia una volta per tutte".

Tutte le nove code della volpe si rizzarono all'unisono contro Angmar; irretite da quale magia, si assottigliavano sulla punta sino ad assumere la forma di aste, che Al Kyubi allungò rapidamente affondando contro il proprio fratello. Il signore dei demoni evocò una tenue barriera di color verde pallido contro cui i colpi rimbalzarono senza effetto.

Le nove code, respinte, si allungarono ancora e diressero le loro punte verso la schiena e gli arti del demone, effettivamente accerchiandolo da ogni lato. Angmar rimase immobile mentre le lance preparavano un nuovo affondo, generando tuttavia un campo protettivo riconoscibile per i pallidi riflessi che mandava.

Al Kyubi abbozzò un sorriso compiaciuto: Shukaku credeva che Al volesse attaccare di nuovo con le code, ed era così abboccato alla sua trappola. Direzionò le proprie estensioni con la mente in modo che, all'ultimo istante, si avvolgessero alla protezione fino a che ogni centimetro quadro della sua superficie fosse coperto dal pelo. Effettuando un gesto da lanciatore del peso olimpionico, ruotò il proiettile appena agganciato e lo lanciò in aria.

"Dunque, fratellino, hai rinunciato a farmi male, vero?" Punzecchiò Angmar mentre si librava nel cielo.

"Io invece intendo fartene tanto, invece!"

Con un ruggito Isaribi balzò dietro al demone, unì le mani sopra il suo capo nero come l'ossidiana e le lasciò cadere in una martellata devastante sulla schiena. Prima che potesse reagire, Shukaku venne catapultato con violenza contro il basso fondale marino, dove ad aspettarlo c'era il proprio fratello.

Al Kyubi si inarcò come un felino pronto a ghermire la preda e scattò afferrando il nemico e completando la sua discesa con una suplex micidiale contro un ginocchio. Ritrovatosi con il collo incassato nella schiena e sottoposto ad una dolorosa pressione, Angmar emise un latrato:

"Maledetto fratello, dunque osi fare sul serio con me?"

"Questo lo chiami fare sul serio?!?"Replicò Al Kyubi con maggior ferocia. "Dunque ami il dolore, ma detesti quando qualcuno te lo infligge... Codardo sanguinario!"

Ululò al cielo ed incominciò a sbattere il proprio fratello volteggiandolo in aria quasi una bambola di pezza. Sasuke e Isaribi, che conoscevano bene il carattere amabile del loro amico, rimasero talmente esterrefatti dal cambiamento così violento e radicale da rimanerne pietrificati.

"Al... ma cosa..." Azzardò timidamente una domanda il Titano del Mare, ma il genio era troppo impegnato nel proprio pestaggio per ascoltarla.

Dopo aver sottoposto Angmar ad una gragnola di calci e pugni, Al lo schiaffò nell'acqua bassa una volta per tutte, supino, e avviluppando braccia e tentacoli con le proprie code. I volti dei due fratelli si trovarono vicino come non mai, tanto che rantoli infiammati di magia di entrambi si mescolavano in fiammelle multicolore.

"Cane assassino... CANE!" Ruggì la volpe. "Se avessi idea del dolore che hai inflitto... se sapessi quante lacrime sono state versate, quante vite sono state spezzate per colpa tua..."

"Certo che ne sono consapevole, fratello: è questo il lato più piacevole di essere un cattivo ragazzo!" Gli rispose il tasso, snudando le zanne in una risata folle.

"Non ti considero più sangue del mio sangue, Angmar: sentirmi chiamare fratello da un essere come te mi disgusta. Non osare mai più nominarmi così, oppure..."

"Oppure mi massacrerai ancora di botte, come hai appena fatto adesso? Fratellino, dovevi vedere con quanto ferocia mi martoriavi di colpi". Indicò con la coda dell'occhio un rivolo di sangue verde che gli colava dal labbro inferiore; nel vederlo Al parve quietarsi.

"Hai dato prova di una brutalità scioccante, fratello. Chissà cosa i tuoi amici stanno pensando dopo averti visto nei panni dell'animale selvaggio e vendicativo che è la tua vera natura. Anche tu provi rancore come tutti gli esseri mortali, Al Kyubi, anche più di molti altri, se per questo; forse vuoi chiedere al tuo amico folletto, forse?"

Seduto assieme ai suoi compagni su un grosso tronco magico che fendeva la spuma marina, il folletto puntò Al Kyubi con i propri piccoli occhietti. La volpe abbassò il capo con un'aria colpevole; la presa che aveva sul fratello si allentò di conseguenza.

"Allora non l'hai detto, non l'hai detto, sporco bugiardo!" Proseguì il tasso. "Non dirmi che non hai mai rivelato a nessuno che consideri i goblin feccia della terra da quando il signore della guerra di Dune Arse Karak il Tetro dichiarò guerra a Kushina e rase al suolo praticamente metà delle città del suo regno in un vortice di violenza e carneficina! Dalla faccia, immagino di no...

Non crucciarti troppo, comunque: ho solo dimostrato una verità sempre valida, ovvero che nessuno è perfetto, nemmeno tu. Cosa c'è di così riprovevole, in fin dei conti nel provare rancore e odio nei confronti degli altri? Nulla come l'odio alimenta il vero potere dello spirito; nulla ti può rendere tanto forte..."

"Cosa diavolo vuoi dire con questo...?" Al Kyubi indietreggiò; non trovava parole adatte ad esprimere la propria amarezza.

Osservò ancora il volto animalesco di Kukulann, e vi vide impressi i segni di un rancore sedimentato nella sua anima, un risentimento avvelenante che aveva già visto varie volte ma che non era mai riuscito a capire fino in fondo

"Cosa ti è successo Angmar, per trasformarti in un mostro così crudele privo di ogni senso morale? Angmar... è... forse colpa mia?" La voce di Al era tutta tremolante.

"Qualcuno della nostra famiglia ti ha ferito? Io ti ho ferito, forse? Perché ti vedevo sempre chiuderti da solo, senza sorridere mai? Non capisco Angmar, davvero non ti capisco... e vorrei tanto capirti, invece: capire la ragione che ti ha portato a rinnegare tutto quello in cui credevi e la nostra famiglia..."

"La nostra famiglia... quello in cui credevo? Quello in cui credevo? QUELLO IN CUI CREDEVO?!?"

Il signore dei demoni esplose in una risata di isteria pura, seguita da un ruggito di pura collera. Le mani di Al Kyubi vennero ricoperte dalle dense fiamme demoniache, che, in meno di un istante, si spansero sino a incendiare ogni pelo della volpe.

Al Kyubi uggiolò dallo strazio e si lanciò a corpo morto nel mare, sperando che le gelide acque gli dessero un po' di refrigerio. Libero dalla presa, Angmar arrancò sui tentacoli, ergendosi finalmente in tutta la sua statura.

La scena sotto i suoi occhi era esattamente l'inverso di pochi secondi fa: ora era Angmar che era padrone dello scontro, dominando il fratello con forza e crudeltà incomparabilmente maggiori di quanto facesse lui prima.

Puntò lo scettro contro Al, e sussurrò sogghignando:

"Quello in cui credevo, fratellino? Era ciò in cui credeva la nostra famiglia; anzi, quello in cui fingeva di credere.

Lascia che ti spieghi una cosa: ciò che ti ha insegnato la nostra famiglia è solo un gigantesco mucchio di falsità e ipocrisie. Dietro una maschera di nobiltà e rispettabilità, noi geni siamo essenzialmente creature egoiste e vendicative, arroccate nella nostra boria di esseri superiori. Credi forse che sia cieco, fratello? Quando vedevo i miei fratelli minori tornare dalle loro missioni per proteggere i Deserti, c'era in loro solo l'altera gioia di chi ha dato sfoggio delle proprie abilità, la soddisfazione di chi ha appena incantato le masse con i propri trucchi da prestigiatore di bassa lega.

Ecco cosa era, e rimane tutt'ora, la nostra famiglia: un branco di arroganti menzogneri che venderebbe l'anima al diavolo per un briciolo di successo, pronti a riversare odio su coloro che rifiutano di applaudire. I tuoi adorati fratelli, quando mamma e papà erano assenti, passavano intere giornate a divertirsi alla mie spalle; a volte si divertivano a deridermi per la mia mancanza di magia; altre volte mi usavano per i loro giochi come una pallina da ping-pong, da tennis, oppure mi trasformavano in cobra a tre teste, cammello con alimentazione a diesel e gobbe airbag, tasso router e in mille e mille fogge differenti. Una sola cosa era a tutto comune: il senso bruciante di umiliazione e di frustrazione.

Non che con i nostri genitori ciò sarebbe cambiato in meglio: per loro sarei sempre stato un eterno piccolo bamboccio, la vergogna della nostra famiglia. Probabilmente, se i miei fratelli mi avessero trasformato in scarafaggio e schiacciato durante i nostri giochi, avrebbe raccattato il mio cadavere e gettato in un cestino come nulla fosse".

"Tu ti stai sbagliando, Angmar, ti stai sbagliando!" La voce di Al Kyubi assomigliava sempre di più ad un abbaio, rotta dal dolore e dal pianto.

"Mamma e papà ti amavano con tutto il loro cuore: dovevi vedere come parlavano di te, quando eri entrato in quella compagnia di teatro... Erano fieri di te, Angmar, fieri di quello che eri".

Il signore dei demoni storse la bocca in un'espressione di puro odio, e sollevò lo scettro con un gesto ieratico; Al Kyubi venne sollevato da una presa invisibile, che lo fece vorticare a mezz'aria. Tutto il suo corpo cangiò colore illuminandosi di un verde intenso per poi venire inglobato in un'esplosione di scariche magiche.

"Come se potessero mai amare un insetto!" Replicò Angmar con veemenza. "A quel tempo era più insignificante della feccia, una sottospecie di verme senza poteri né talento, spazzatura nata per marcire in qualche discarica. Tutti gli abusi che ho subito sono perfettamente naturali nell'eterno ordine delle cose: i forti tormentano e distruggono i deboli. Questo i nostri fratelli me lo hanno insegnato molto bene, e non mi stancherò certo a fornirti ulteriori chiarimenti sull'argomento".

Le scariche si susseguirono in un tumulto di bagliori sempre più accecanti. Ad ogni colpo, Al Kyubi sussultava e rantolava degli urli strozzati, e Angmar si beava nel vederlo soffrire così atrocemente, come bestia.

Il demone era talmente preso dalla sua tortura che non si accorse che Isaribi, sgattaiolando come una pantera, gli si era avvicinata rapidamente con una consistente massa d'acqua fra le mani.

La donna grugnì inferocita e disegnò un ampio cerchio con le mani giunte, sferzando con il liquido. La frusta impattò il costato di Angmar con violenza tale da fargli mollare lo scettro per un istante, poi si concentrò in un proiettile di dimensioni ragguardevoli che Isaribi ritirò per spararlo contro il demone.

Questa volta Angmar era preparato, e reagirò richiamando a sé lo scettro in tempo per generale dalle punte un fulmine mistico. La magia nera surclassò l'assalto di Isaribi e rispedì contro di lei la cannonata, caricandola di energia.

Isaribi avvertì l'elettricità innaturale bruciargli sin dentro le viscere; si lanciò nel mare a corpo morto, schiaffata dalla sua stessa forza.

"Pazzi, pazzi, pazzi!" Cicalò il signore dei demoni. "La vostra follia è tanto grande da illudervi di potermi prendere di sorpresa due volte? Pagherete molto caro questa vostra sottovalutazione del mio immenso potere, lo stesso prezzo che ha pagato Sasuke".

"Sasuke? Cosa hai fatto a Sasuke? Cosa gli hai fatto?!?" Chiese Al, frenetico. Il pensiero del fato dell'amico lo tormentava più dei fulmini e delle fiamme; ma fu la risposta di Angmar il colpo più duro di tutti:

"L'Uchiha? L'ho spedito all'altro mondo, e in quella parte dove vanno coloro la cui anima viene distrutta dalla magia nera. Mentre discutiamo sul suo destino, il tuo amichetto si sta godendo una bella seduta di supplizio con dei demoni esperti e quanto mai sadici. La sua missione di sconfiggermi si è coronata con un rovinoso fallimento, lo stesso che attende tutti voi!"

"Aspetterei a cantare vittoria se fossi nei tuoi panni, Angmar".

Lontano, dove il livello del mare era abbastanza basso da permettere anche ad uomo normale di camminare tranquillamente, i tre giganti udirono una voce; ad essa seguì un brillio, dentro la quale l'emaciata figura del nobile Uchiha si illuminò di luce ultraterrena come una spettro celestiale.

 La vista dell'amico ancora in vita e pronto a lottare infuse nel cuore dei guerrieri della Luce una gioia profonda; in quella di Angmar, una furia epocale.

Tremando e grugnendo, il demone tuonò:

"SASUKE UCHIHA! Come diavolo sei riuscito... a sopravvivere...? Io ti avevo distrutto con le mani! Quale forza ti ha permesso di tornare nel mondo dei viventi?"

Sasuke agitò trionfante la risposta.

"Il potere della Pietra di Anubi è di gran lunga superiore alla tua comprensione, Angmar. Gettarla via perché non riuscivi a capirne la magia è stato un errore madornale, l'ultimo di una lunga e dolente serie".

Angmar fissò prima il volto di Sasuke, nobile e privo di incertezze come non mai, poi l'antico manufatto; senza alcun preavviso, si abbandonò ad un riso sguaiato.

"Un errore, dici? Colui che tra noi due ha commesso lo sbaglio fatale sei tu, tornando qui senza avere accumulato abbastanza potere dalla Pietra da sfidarmi. Vorresti forse ingannarmi su questo? La magia in tuo possesso è misera quanto la tua persona, e non c'è bisogna che aggiunga che è il tempo che ti resta non sarà sufficiente per un Amen!"

Agitò lo scettro, preparandosi a scagliare un attacco elettrico. D'istinto, Al Kyubi si era interposto fra lo scettro e l'amico, ma con suo sommo stupore osservò che non ve ne era bisogno: un'aura solare, di uguale intensità e potere alla magia di Angmar, aveva inglobato lo scettro nel suo calore ed era esplosa in un lampo subitaneo.

Il calore trasmesso all'arma fu tale da far cadere ad Angmar la stessa arma. In quel lasso di tempo infinitesimale, la luce che avvolgeva Sasuke si spanse irradiando l'intero mare; lo stesso procedimento che si era svolto nella Tana si ripeteva davanti agli occhi attoniti di un pubblico ben più numeroso, amplificato di migliaia e migliaia di volte.

Isaribi e Al Kyubi, pur dando a Sasuke di spalle, dovettero chiudere gli occhi, che non reggevano all'intensità della luce. Entrambi erano sbalorditi quanto Angmar nel constatare l'immensità del potere della Pietra di Anubi e che ora era nelle mani dell'Uchiha.

Il bagliore si affievolì rapidamente quanto si era espanso, ma la luce non scomparve affatto; essa si concentrò attorno all'Uchiha in un globo assimilabile ad un sole in miniatura, denso e agitato da flussi di energia tali che eclissarono la sua figura.

La sommità della sfera cominciò ad assottigliarsi e a dividersi in tante creste simili a fiammeggianti ciuffi di capelli umani, mentre nel corpo l'energia si ispessì in elaborate placche ricurve all'altezza delle spalle. Ad esse seguì la comparsa di forme sempre più assimilabili a protezioni: comparvero bracciali, la placca pettorale, i cosciali, gli schinieri... il tutto finché la magia non assunse la forma di un'armatura.

Al termine di questo processo, l'estensione del potere di Sasuke si era manifestata con l'aspetto di un tengu dal naso spropositatamente lungo e spigoloso, che spiccava su un volto serrato in una ghignante maschera. Il suo corpo era rivestito da una tradizionale quanto sfarzosa corazza giapponese; difettando dell'elmo, la folta criniera luminosa si spandeva nel vento come la chioma di una cometa. Legate ad una cintura, portava due katane ancora riposte nel fodero e che afferrava per l'elsa.

Il cielo stesso, attirato da questa trasformazione, vorticava sopra l'Uchiha. Le tenebre che avvolgevano l'aria stessa parvero bucarsi al centro del gorgo, rivelando un tenue bagliore celestiale. Assieme ai raggi azzurrini fece apparizione una strana musica di chitarra elettrica:

http://www.youtube.com/watch?v=kr8-E8may2Y

"Guns and Roses, eh?" Commentò Sasuke; la sua voce, dall'armatura, assumeva un tono metallico ma molto austero.

"La Luce ha scelto una colonna sonora perfetta per uno scontro finale come Lui comanda".

"Servirà solo ad addolcire un poco la tua distruzione, Uchiha". La rabbia di Angmar divenne, d'un tratto, glaciale. "Sarà per me un onore ed un piacere immenso porre termine a ciò che aveva iniziato con te sotto gli occhi di Al: tra le tante torture che gli ho inflitto, mi mancava proprio quella più crudele e abominevole di tutte, quella che lacera l'anima sino nel profondo: massacrare coloro che ami davanti agli occhi di un nemico totalmente incapace di fermarti. Il volto di mio fratello mentre ti farò assaggiare le fiamme eterne sarà per me una visione ancora più incantevole di quanto avessi immaginato!"

L'Uchiha estrasse le lame con un unico, fulmineo gesto, ed incrociò le braccia davanti a sé. Gli occhi dell'armatura, entrambi adornati dei motivi dello Sharingan, ardevano dalla volontà di combattere.

Non tardando un istante di più, Sasuke diede il via alle danze lanciandosi contro Angmar con le katane pronte a chiudersi in una morsa letale. I volti che spuntavano dalla pelle del demone spalancarono gli occhi grondanti di lacrime nere e le bocche in muti urli di dolore; da esse, uscì solo un denso e poderoso fiotto di qualche materiale viscido e fluorescente- probabilmente ectoplasma- che vanificò l'offensiva dell'Uchiha, costringendolo a mettere le lame in posizione di guardia. Il flusso trascinò indietro l'Uchiha di innumerevoli metri, ben oltre la portata dei colpi di spada.

Ergendosi dal mare in tutta la loro statura, i tentacoli di Angmar si agitarono in una sorta di ballo selvaggio e ipnotico; attorno alle estremità si formavano otto sciabole di fiamme nere, che vennero afferrate per l'elsa come farebbe uno normale schermidore.

Gli otto grotteschi e gommosi arti si scatenarono una carambola di fendenti e stoccate, allungandosi e contraendosi al ritmo di quella folle danza, a cui Sasuke rispose destreggiandosi sui piedi e con le lame in maniera altrettanto mirabile, parando ogni colpo con facilità estrema. Con un piroletta di estrema grazia l'Uchiha passò al contrattacco, affettando quattro arti del demone con un singolo e preciso fendente ed immettendosi nella sua guardia.

Si ritrovò ad un palmo di distanza dal volto del demone, e nei suoi occhi sfavillanti lesse la paura; tirò un affondo contro il ventre, diretto alla gola della testa di rinoceronte, che penetrò nella carne del mostro.

Dalla bocca del rinoceronte eruppe un fiotto di sangue vischioso, e tutte le teste si unirono in uno strepito di agonia. Con un colpo secco da perfetto praticante di Iaido, Sasuke ritirò la lama aprendo uno squarcio orizzontale nella carne del mostro.

"Cane, cane, cane, cane, CANE!" Inveì il demonio tamponando la profonda ferita.

"Solo io... ho il diritto di spargere morte e dolore; io che posseggo un potere capace di rivaleggiare con gli dei stessi!"

"Come al solito, non hai compreso è nulla". Rispose Sasuke, beffardo; indietreggiò con uno scatto e solleticò entrambe le else delle spade, pronto a colpire.

"Il potere con cui ti vanti di essere alla pari è in mio possesso. E ti svelerò un segreto: la Pietra di Anubi che Orochimaru e l'Oscurità bramavano così ardentemente in realtà non ha alcun potere contenuto in sé stessa..."

"Stai cercando di trarmi in inganno con una mossa pateticamente disperata, per caso? Da cosa era scaturita l'energia che avevi evocato e che trattieni tutt'ora sul campo di battaglia? Dal nulla?" Angmar rise spavaldo.

"L'ho già detto, dal potere degli dei stessi: la Pietra aveva incanalato l'energia della Luce stessa durante il nostro ultimo scontro e, se non avessi tradito il tuo signore, avresti potuto usare questa forza anche tu. Non hai gettato al vento solo la Pietra di Anubi dopo la mia sconfitta; sopratutto, hai sprecato l'occasione più grande della tua sanguinaria ma squallida esistenza.

Ora, assieme all'affetto e l'amore dei miei amici, avverto una luce altrettanto potente e paradisiaca, un bagliore sacro con cui brucerò il male che hai sparso su questa terra fino a che non rimanga nulla, se non cenere".

"Parli di bruciare e incendiare? Colui che tra noi non ha capito nulla sei tu, come sempre: sono io il portatore del fuoco infernale, e saranno le mie fiamme ad ardere nel mondo!"

Mantenne la promessa, avviluppando il suo corpo grottesco del denso fuoco nero. Tra le vampe, il profondo squarciò incominciò a cauterizzarsi e a rimarginarsi sino a scomparire del tutto. Anche dai moncherini di tentacolo rispuntò il resto degli arti, vischioso e frenetico.

Osservando la scena, Isaribi ebbe un moto d'orrore; si gettò incontro all'amico nel tentativo di dargli manforte, ma avvertì la presa di Al Kyubi bloccarla per il braccio.

"Isaribi, ti prego, calmati per un istante:" disse "intervenire ora sarebbe deleterio: i due avversari sono troppo potenti per noi, e siamo troppo malandati per non risultargli solo d'intralcio".

"Allora cosa dovremmo fare, lasciare Sasuke a lottare da solo contro quel mostro? Le fiamme gli stanno guarendo ogni ferita; come è possibile sconfiggere un essere con capacità rigenerative di questo genere?"

"Aspettando il momento propizio. Esiste un detto del mio paese: Chi è prudente e aspetta con pazienza chi non lo è, sarà vittorioso*, e pare proprio che Sasuke lo abbia messo in pratica egregiamente, raccogliendo lentamente l'energia dalla Pietra e rivelandosi solo al momento opportuno.

Così agisce un vero guerriero, e così dobbiamo agire noi: aspettare l'occasione giusta, il momento in cui potremo attaccare Angmar con il massimo dell'efficacia. Allora, e solo allora, sferreremo la nostra offensiva".

La ragazza abbassò il capo di colpo, non per l'effetto per le parole, quanto per una parola di fuoco vagante che avrebbe tranquillamente incenerito la testa sua e quella di Al. Con il muso nell'acqua, scorgevano Angmar sparare sfere fiammeggianti da ogni orrendo orifizio.

La maggior parte di esse era concentrata nella direzione di Sasuke, assieme a cinque raggi magici sparati ognuno da un dito di Angmar. L'Uchiha unì i pomoli delle lame- due anelli con della stoffa legata attorno che magicamente si incastrarono entrando l'uno nell'altro- e roteò la doppia spada così creata, deflettendo i raggi provenienti in linea retta. Per difendersi dagli altri, che avevano assunto traiettoria ben più irregolare e zigzagata, e dalle sfere di magia infuocata, effettuò pirolette sul mulinando l'arma in ogni direzione.  

Quando affrontò un fascio luminoso che mirava ai suoi occhi da destra, Sasuke posizionò il debole della lama in modo che la luce malefica venisse deflessa contro lo stesso proprietario. Effettuando dei gesti decisi con la mano, Angmar ricalibrò la direzione del tiro facendogli disegnare un quadrato in cielo, che ricadde dritto sopra la testa dell'Uchiha.

"La tua agilità è sempre formidabile, folle di un Uchiha, ma dimentichi che posso controllare la direzione di questi raggi a mio piacimento. E' irrilevante quante volte li parerai o schiverai, perché ti braccheranno sino a che non avranno raggiunto il loro obbiettivo". Commentò

"Se una difesa passiva è inutile," l'Uchiha non provava fatica dal continuo scansare e deviare "suggerisco che sarebbe più efficace un attacco totale".

Lasciò per un secondo le katane, che rimasero sospese in aria; iniziarono roteare selvaggiamente spinte da chissà quale forza, confondendosi nel loro stesso lucore in un grande disco rotante. Un altro lampo circondò le armi, ancora più intenso e fulmineo dei precedenti.

In una frazione infinitesima di secondo, nemmeno il tempo di battere le ciglia, che tutte le magie di Angmar si erano dissolte come fumo. Il corpo di Shukaku si spezzò interamente dall'altezza delle spalla destra, trinciato quasi a metà.

"Hai assistito all'espressione della vera forza degli dei, Shukaku, della vera forza del sole". Sasuke richiamò le spade, che ritornarono divise nelle sue mani.

"I rapporti di forza tra noi si sono ribaltati, e senza più il vantaggio di un potere infinitamente superiore all'avversario, esistono ben poche carte che tu possa giocare".

"Allora userò semplicemente più forza," replicò Angmar con un abbaio "tanta quanto non ne hai mai veduta prima e non ne vedrai mai più in vita e nella non-vita!"

Come per la ferita all'addome, il grottesco squarcio del demone venne avvolto da crogiuolo di vampe nere, dentro cui rispuntavano velocemente le carni andate perdute; quelle cadute nel mare si ridussero in cenere disperdendosi fra i flutti. Shukaku inspirò profondamente, tanto che l'aria si concentrò nella sua bocca in un piccolo mulinello, e ruotò lo scettro tenendolo sollevato ben oltre il capo.

Non starà pensando di evocare energia oscura tramite una nenia? Pensò Sasuke; per un attimo, nella cocente armatura, rabbrividì al pensiero.

La sua intuizione si rivelò verace: la cantilena blasfema di Angmar si levò fino al cielo, oscurando la luce divina con tenue nubi colore nerastro. Attorno all'Uchiha scese la stessa magia infernale che aveva evocato i Fazgul, vorticando in un tornado.

L'anello ventoso avanzò come una trappola segreta in un sotterraneo, pronto a stritolare Sasuke nella sua morsa; parte delle correnti schizzò via con violenza, mirando all'Uchiha sotto forma di zaffate arroventate.

Con un fluido movimento di katana Sasuke affettò la ventata lasciando un scia luminescente; non riuscì a prevedere, però, che l'attacco si spargesse in tutte le direzioni invece di dissolversi nell'aria, deflagrando in un flare di dimensioni microscopiche.

La luce non poteva più nemmeno scalfire l'Uchiha, ché ne era avvolto, ma l'esplosione lo fece barcollare verso i margini delle correnti oscure, da dove fuoriuscivano altre ventate. Scattando all'indietro, riuscì a recuperare l'equilibro, preoccupandosi questa volta di schivare gli attacchi senza toccargli. Ballò dentro quel cerchio magico, sollevando entrambe le katane in modo che le punte fossero rivolte verso il cielo.

Probabilmente in risposta di quella tacita preghiera, dal centro del ciclone paradisiaco eruppe una colonna di luce che spazzò via ogni traccia di potere nefasto. L'Uchiha emerse dall'azzurro senza il benché minimo graffio; i suoi occhi di fiamme erano rivolti al signore dei demoni, e gli inveì contro:

"La tua arroganza è pari solo alla tua crudeltà, Angmar. La possanza degli è superiore alla tua almeno quanto la tua supera quella dei mortali".

"Forse hai ragione tu; ma non certamente la mia astuzia..."

Il demone fece un lieve cenno con le labbra, aperta in un cupo sogghigno, ad indicare i guerrieri della Luce rimasti ad assistere allo scontro fra Titani; come Sasuke poteva constatare con orrore, lo stesso vortice che aveva intrappolato l'Uchiha fino a pochi istanti prima adesso ingabbiava loro.

"La vedi la mia mano sinistra, Sasuke?" Le dita di Angmar erano unite e pronte a schioccare. "A questo mio semplice e banale gesto di schioccare le dita potrai dilettarti a rimettere assieme quello che resterà dei tuoi amici; sempre che ne rimanga qualche cosa di più umano di un mucchietto di cenere..."

Il nobile unì le spade in un gesto rabbioso e fece per rotearle. In quel mentre, Angmar spostò il pollice tra il medio e l'indice ad indicare che li avrebbe distrutti al minimo cenno di attacco. Sasuke inghiottì il boccone amaro ed interruppe l'offensiva.  Shukaku sorrise, perverso.

"Visto che sei una persona ragionevole, dopotutto? O lo saresti se ti fossi arreso a me molto tempo fa; tuttavia, confesso di aver trovato i tuoi indefessi quanto futili tentavi di fermare la mia ascesa alquanto educativi, quantomeno su tattiche e sotterfugi. Ne terrò bene a mente, quando lancerò un attacco su scala globale..."

"Non hai imparato la cosa più importante, però..."

"Cosa, Uchiha?"

"A non dimenticarti mai degli avversari ancora in piedi".

L'allusione di Sasuke fu chiara al demone quando avvertì il calcio volante di Isaribi martellargli il grosso collo con forza tale da piegarlo a metà; il braccio minatorio, invece, venne afferrato da Al Kyubi, che lo torse come una chiave applicando una forte pressione sul gomito.

"Coraggio, Sasuke: adesso, o mai più!" Gridò la volpe all'amico.

L'Uchiha annuì prontamente e corse con la mano stretta all'elsa della katana, pronto a sferrare il fendente finale. Il signore dei demoni vomitò bile acida e farfugliò bestemmie, quindi si erse di colpo: ogni muscolo del suo corpo esplose in un'eruzione di forza, sciogliendo la leva a cui il fratello lo stava sottoponendo e gettando quest'ultimo verso il nemico. Vedendo che sarebbe stato il corpo di Al ad assaggiare la propria lama, Sasuke evitò l'attacco frontale; si levò in aria con volteggio degno di un professionista ed atterrò davanti a Shukaku.

Ad aspettarlo c'era lo scettro mistico, sfrigolante della stessa magia nera che aveva posto fine alla vita di Orochimaru e che avrebbe ucciso anche loro a Porto Scorbuto; le punte erano già quasi del tutto inglobate nella sfera vorticante. Angmar ridacchiava come un folle:

"Questo è l'epilogo, branco di folli idealisti, l'epilogo di ogni cosa!"

Il nobile non-morto lo ignorava: il sguardo era diretto ai suoi due alleati attivi nello scontro, pregandoli silenziosamente di fuggire via dalla tempesta che sarebbe seguita. Appena obbedirono al desiderio, strinse il manico della katana e la sfilò ancora una volta; l'estrazione era lenta e misurata, poiché possessore era consapevole che in quell'ultimo attacco si sarebbe giocato il destino non solo suo, ma dell'intero regno.

"Per una volta, Angmar, sono in perfetto accordo con te".

Alzò la lama e ne mostrò il forte all'avversario; su di esso era inciso fra le fiamme un sigillo orizzontale a forma di magatama, che riprendeva il disegno del proprio Sharingan, così cocente da arroventare l'aria circostante.

Nel momento in cui la magia demoniaca assorbì del tutto le tre estremità, Sasuke vibrò il fendente fatale, tracciando nell'aria il segno impresso innumerevoli volte. Luce e oscurità cozzarono l'una contro l'altra, ruotando e sfrigolando nel vortice frenetico di un Tao.

Passò molto tempo senza che una delle due forze riuscisse a rompere l'equilibrio; le armi di entrambi i contendenti vibravano pericolosamente e si riempivano di rotture e crepe, in procinto- sembrava- di ridursi in mille pezzi da un momento all'altro.

Anche le volontà di Angmar e Sasuke erano impiegate in una lotta altrettanto ardua, concentrando ogni stilla di attenzione verso lo scontro di energie.

"Io sono il Maresciallo delle Tenebre!" Ringhiò Angmar. "Ringhiò il demone. "Sono il Signore delle Schiere, il Portatore di Distruzione e Ruina, il Conquistatore di Mondi! E tu, Uchiha, chi sei per battermi?"

"Semplicemente un messaggero;" ribatté quello. "Ma è ciò che porto quello dovresti temere di più al mondo!"

Un solo grido sembra prorompere dalle gole di entrambi, cancellando ogni altro suono. In istanti brevi, eppure infinitamente lunghi, la magatama di luce prevalse sulle tenebre.

Il bastone di Angmar si disintegrò sotto lo sguardo attonito e agghiacciato del portatore. Il segno dello Sharingan, giganteggiando sui colossi, travolse il demone in una ruota di fiamme purificatrici.

Il sospiro di sollievo di Sasuke fu forse il più lungo e soddisfacente della sua vita; ritirò la katana nel fodero, degnandosi a malapena di guardare il nemico avvolto tra le fiamme e, per la prima volta, sofferente a causa di esse.

Il fumo che si levava dal corpo prostrato di Angmar era troppo denso e brillante per essere normale; oltretutto, era accompagnato dal levarsi nel cielo di scie luminose microscopiche- almeno per esseri della stazza del demone- da cui provenivano flebili canti soavi, simili a quelli di tanti fringuelli scappati dalla gabbia.

Ad un'osservazione più attenta, il gruppo riconobbe in esse spiriti evanescenti: il potere negromantico dell'Oscurità stava svanendo assieme alla vita del possessore. Questa volta, ogni cosa era finita, inclusa la musica, che svanì come era apparsa.

Dalla mangrovia creata dalla magia di Anko si levò un unanime grido di giubilo; Isaribi crollò a ginocchioni e pianse nel mare tutte le sue lacrime; solo Al Kyubi non si univa al coro del festeggiamenti, guardando il proprio fratello con occhi socchiusi, ma arrossati di dolore.

"Shukaku, fratello..."

"Non ricominciare, Al Kyubi". Dalla bocca di Angmar usciva a malapena un fiato; tuttavia, il demone usava tutte le sue forze per mantenere una parvenza di dignità nella sua ultima ora.

"Ti prego, non ricominciare con il tuo pietismo, anzi, con la tua pietà. Tra tutte le ferite che la mia famiglia mi ha causato, la tua è stata quella senza dubbio quella più profonda e bruciante: il tuo affetto, così ingenuo eppure tanto sincero, mi ricordava ogni giorno quanto fossi debole e miserabile, quanto dovessi mendicare l'aiuto e l'attenzione degli altri per non essere relegato al baratro dell'inettitudine.

Purtroppo, tutto ciò non è cambiato affatto; tuttavia, sono riuscito, almeno per qualche momento, a trasformare il genuino amore che provavi nei miei confronti in odio. Fare a pezzi il tuo spirito e, di conseguenza il legame che ci univa, è stato il mio trionfo più grande.

Ora, però, sono costretto ancora una volta a sorbirmi le tue commiserazioni e le tue lacrime di cordoglio, insopportabili proprio perché sincere. Ti chiederei, come ultimo favore, di piangere la morte di chi lo merita, ma il pensiero di farti una qualsiasi richiesta mi disgusta..."

Prima che Al Kyubi potesse dire o fare qualsiasi cosa, l'Uchiha si intromise ed apostrofò il signore dei demoni con parole taglienti:

"Possibile che tu sia talmente duro di cuore da rifiutare l'amore dell'unica persona che te lo abbia donato incondizionatamente? Hai avuto una fortuna immensa nell'avere un fratello come lui: è un dono talmente straordinario che ti metteresti a piangere se ne comprendessi fino in fondo l'intensità!"

"Dici, Sasuke? Comprendo perfettamente la bontà e la generosità di Al, e mi fa' ribollire il sangue più di quanto immagini. Il mio cuore non è semplicemente duro: è sparito, inghiottito in un mondo di tenebre da secoli ormai.

Ho massacrato migliaia, decine e decine di migliaia di persone nei modi più brutali che riuscivo a concepire, e ogni volta le loro lacrime e il loro strazio riempivano la mia anima di felicità. Tutt'ora, ancora bramo morte e dolore!"

Esaurendo ogni briciolo di energia che conservava ancora in corpo, il demone guardò il fratello negli occhi per l'ultima volta.

"Non rimpiangermi, fratello; piuttosto, rinnega ogni cosa del nostro passato. Ho attraversato la strada delle tenebre al punto da superare i miei stessi corruttori in mostruosità, e non provo rimorso di nulla: perché rivelare le sofferenze del passato dovrebbe inspirare pietà per un essere simile?

Dall'inferno, sarà un piacere ricoprirvi di maledizioni. Vi odio, nemici miei, e odio ancora di più te, volpastro. Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio..."

Continuò a ripetere ti odio fino a che il rogo non lo avesse inglobato totalmente nella sua morsa; quando le fiamme si spensero del tutto, di Angmar non era rimasto nulla, se non polvere, fumo e l'eco di un lamento ossessivo.

Una leggera brezza marina spirò all'improvviso da levante, facendo sì che l'acre odore giungesse alle narici di Al. La volpe annusò a lungo e con intensità e serrò due grosse lacrime tra le ciglia.

"Addio, fratello..."

La calda e metallica luce della mano di Sasuke gli si pose sulla spalla.

"Mi spiace immensamente per come sia andata a finire con tuo fratello; in questo, ho ricevuto una vera benedizione dalla Luce. Ed è anche la penultima".

Il contatto con Al svanì all'improvviso. Giratosi, la volpe vide i legamenti dell'avatar evocato da Sasuke ritirarsi come tentacoli nel pettorale e i vari pezzi di equipaggiamento rimpicciolirsi sino a scomparire. In poco tempo il nobile si era spogliato della sua corazza magica ed era tornato quello di un tempo. Tranne, forse, per un piccolo particolare: il suo corpo era circondato dello stesso alone ceruleo delle anime vaganti.

"Ora che questo regno è stato mondato dalle forze dell'Oscurità, non ho più alcun motivo di prolungare la mia permanenza di tra i viventi. L'incantesimo che mi ha permesso di tornare in vita sin dall'inizio di questa avventura può esistere solo se sostentato dalla magia dello scettro; il suo potere è stato distrutto con lui, e anche la forza della Luce sta scemando. Amici miei, l'ora di lasciarvi è in fine giunta".

Uno dopo l'altro, tutti i guerrieri della luce scesero dal grande albero marino, che si ritrasse nella sabbia. Marciarono nell'acqua bassa fino a raggiungere Sasuke; su i loro volti l'euforia della vittoria aveva lasciato spazio ad un profondo senso di malinconia.

l'Uchiha rivolse il proprio sguardo ad ognuno di loro; era serafico come non mai.

"Amici miei, ci sarebbe abbastanza cose che dovrei dire ad ognuno di noi da riempire ore di conversazione, ma il tempo è poco. Posso e devo, tuttavia, dirvi questo: sarei tornato in vita con grande gioia solo per conoscere alcuni di voi. Siete la compagnia più straordinaria che avessi potuto immaginare".

Dal gruppo scorsero lacrime a fiotti; in particolare, Gozu piangeva come una fontana sfondata stretto ad Anko, che  gli dava pacche sulle spalle per rincuorarlo. Non erano però nulla in confronti ai lacrimoni di Isaribi, copiosi da perfetta coreografia di I'm singing in the rain.

"Non ti dimenticheremo mai, Sasuke". Singhiozzava la ragazza. Il kitsune le si affiancò e si abbassò a tal punto che l'enorme muso arrivava all'altezza del nobile.

"Anche io credo che tu sia fantastico, Sir Uchiha, più del mio trisavolo quando ha vinto la maratona di corsa nei sacchi a pelo nel Kalahari. Quando tornerò tra la mia gente, diffonderò la nostra gloriosa epopea in ogni angolo dei Sette Deserti. Grazie per aver rimediato a molte delle colpe della mia famiglia".

"Ed io ringrazio tutti voi". Disse l'Uchiha. "Di ogni cosa di questa avventura da squilibrato mentale. Ora, è tempo per me di un eterno riposo in stile Ungaretti, non so mi spiego... Addio!"

Diede un ultimo saluto al gruppo, poi si sdraiò; cullato dalle onde, aprì le braccia a croce, pronto a riposare come una reliquia**. L'occhio in possesso dello Sharingan, dopo tanto tempo, si ritirò nell'orbita cava come risucchiato. Un mormorio di requiescat accompagnò la dipartita del nobile, disteso in quell'immensa urna d'acqua**.

"Addio, amico mio". Sussurrò la volpe. "Avrò molto da raccontare alla mia gente, sopratutto sulla stupidità di certi pregiudizi..."

Osservò il folletto, di sbieco. Era ora di cancellare anche questa macchia...

"Clupin, devo dirti che... mi dispiace immensamente: quando ci siamo incontrati mi sono comportato da emerito idiota e bigotto patentato".

"Effettivamente," rispose il goblin, pensoso "ho trovato il tuo atteggiamento alquanto ostile nei miei confronti, quando meno durante il nostro primo incontro.

Confesso di trovare i pregiudizi nei confronti della nostra razza notevolmente irritabili; tuttavia, conoscendo l'abominevole nomea di Karak, non posso biasimarti del tutto: chi mai proverebbe simpatia per un esponente di una razza i cui unici momenti di contatto sono stati saccheggi, devastazioni, e massacri?

Ad ogni modo, ad eccezione di qualche alterco di poco conto, non è successo nulla di particolarmente negativo: ti do' il mio perdono, per quel poco che conta, con estremo piacere".

Gli occhi di Al Kyubi si fecero ancora più lucidi; quasi balbettò la risposta:

"Ti... ringrazio, di sincero cuore".

Le tenebre che avvolgevano il cielo si diradavano sparendo nel nulla da cui provenivano, lasciando che il sole splendesse sul regno in tutto il suo splendore. Il folletto spalancò le magre braccia il più che poteva, beandosi del calore.

"Oltretutto, mio buon genio mediorientale, sono certo che sarebbe questa la volontà del nostro defunto e altolocato amico. Ho la netta sensazione che il nostro futuro non sarà forse radioso, ma, sicuramente, significativamente più luminoso..."

 

**********


 A dispetto delle innumerevoli e recenti visite, di cui una risalente a pochi minuti prima nei tempi terreni, la sala degli eroi era rivestita di uno splendore ultraterreno che Sasuke non aveva mai visto in vita sua.

Al centro del grande colonnato dove riposavano gli eroi, vide campeggiare un tavolo ovale di dimensioni immani, costruito in avorio e rifinito in platino, su cui erano riposti enormi vassoi contenenti leccornie di ogni genere. Davanti due file di sedie con uno schienale in blocco unico vi erano uomini, donne, goblin, geni, barbari maghi e centinaia e centinaia di eroi che provenivano da ogni angolo ed epoca storica, tutti intenti ad applaudire il nuovo arrivato; anche quelli più scorbutici nei confronti dell'Uchiha, come Zabuza e Guy, festeggiavano a suon di fischi e cori da stadio.

Avvicinandosi al desco, toccò un grande trono assomigliante ad un'onda scolpita posto a capo tavola, apparentemente senza alcun ospite seduto.

"Questo posto è riservato a te Uchiha. Per ciò che ha fatto là sotto, meriti un posto d'onore con i controattributi. Goditi la festa, ragazzo".

Dall'altro capo del tavolo, metri se non kilometri di distanza, era seduto la Luce; la distanza non sembrava influenzare la percezione dell'Uchiha della sua vista e della sua voce, che gli apparivano nitide e definite come se gli fosse accanto.

Profondamente commosso, si sedette; ai tavoli accanto notò  Kushina e Itachi sorridergli. Afferrò un calice dorato colmo di vino rosso sino ad esplodere, e si alzò proponendo un brindisi. Finito un cin-cin di gruppo che tintinnò in tutto il paradiso, benne con avidità e gusto.

"Amici miei!" Iniziò a discorrere dopo un borbottio di introduzione. "Compagni eroi, non potrò mai ringraziarvi a sufficienza per le armi che mi avete generosamente concesso e per il vino che adesso bevo...!"

Si accorse solo in quell'istante di essere riuscito a bere vino. Scrutò le proprie mani e se le passò fra i capelli: pur essendo giunto definitivamente nell'aldilà, non aveva mai avuto un aspetto così vivo.

"Ho la pelle, ho i capelli! Sono un fico! Sono di nuovo un supermodello da infarto!" Ululò dalla gioia; saltò sul tavolo ballando una danza irlandese folk, poi rovesciò tre quarti delle portati con una scivolata alla rock-star e trascinò a ballare un tango con la bella Mei Terumi, che arrossì, ed una tarantella con... l'interessante Might Guy, che minacciò di morte.

Questo spettacolo venne interrotto da un sonoro pugno della Luce. Le danze convulse si interruppero come un video in pausa. Attirata a sé tutta l'attenzione, la divinità evocò davanti a sé un armamento di strumenti musicali degni di un'intera orchestra, incluse tre file di archi che afferrò con una sessantina di paia di braccia.

"Vi chiedo scusa, branco di maleducati cialtroni, ma se proprio non riuscite a tenere a freno i vostri piedi, godetevi questo pezzo di Bob e Barn dalla mia filarmonica ad un solo membro:"

http://www.youtube.com/watch?v=4DZsgOHl1Zs&feature=plcp

Lentamente, introdotta da tintinnii di xilofoni, la musica celestiale risuonò nell'intero paradiso; dapprima il proprio tono era dimesso e dolce, ma i violini le conferirono una sorta di magnificenza austera, sebbene triste. Tutti gli eroi udivano la musica come in preda a qualche malia...

"Vi piace?" Chiese la Luce. "Credo che questa melodia incarni i progressi della sua epica: egli, infatti, è partito come un codardo in cerca di redenzione e senza fiducia ed è tornato come un eroe con tutti i crismi. In questo lungo viaggio si è confrontato con i lati più oscuri di questo regno e di molti dei suoi abitanti, sia quelli fisici che quelli morali, ed è sempre riuscito a riportare un po' di luce, nonché a riceverla.

Ora, grazie ai suoi sforzi sovraumani, la cappa di oscurità che avvolgeva questo mondo si è dileguata. Il sole è tornato a splendere, gli uccellini cinguettano e negli ospedali sono distribuiti gratuitamente sacchetti per il vomito e iniezioni di insulina per tutti i lettori accaniti di questa fiction...

Per il resto, godetevi tutti i titoli di coda!"

 

 

Lo so, lettori cari, di avervi mentito molto sulla situazione così idilliaca del regno anche prima di Orochimaru; ma, citando il saggio(per una volta)  Al: "mai credere a propria pubblicità".

Ad ogni modo, Sir Sasuke Uchiha si guadagnò un posto tra la Sala degli Eroi, precisamente tra il tipo con la mannaia che non sorriderebbe nemmeno sotto minaccia di squartamento ed elettroesecuzione e l'amazzone parecchio... dotata.

Tutte le anime trafugate nella lunga guerra contro l'Oscurità tornarono nei rispettivi corpi, e pace e tranquillità tornarono a regnare nel pingue paese (anche se nella popolazione dilagò una strana voglia per le cervella di animale e film di Romero non fecero più tanta paura).

Al Kyubi tornò nel suo paese accompagnato da Clupin, con il cui aiuto stipulò un fruttuoso trattato di pace con le tribù dei goblin del deserto e scrisse una raccolta di proverbi di almeno duemila pagine, attualmente in stato di revisione dallo staff di Guinness World Records.

Kukulann costruì un raccoglitore in cui conservò tutte le foto raffiguranti la preziosa famiglia, perfetto anche come allenamento per sue le gare olimpiche di sollevamento pesi.

Gozu e la Luce sfidarono l'Oscurità e Renga nella più grande partita di poker della storia dell'universo, riuscendo a vincere le anime di Shizuka e Orochimaru, nonché tre sistemi stellari, quattro planetoidi, ventisette continenti, un maxi-frigobar e mutande per creature aeriformi.

Isaribi si fidanzò con Gozu; metà del tempo lavora in un orfanotrofio, l'altra fa' la Body Hunter specializzata in pirati e contrabbandieri di balene.

Anko coniugò le sue due più grandi passioni, gli scherzi e l'attivismo ambientale, rovesciando un carico di superpulci al meeting annuale delle Sette Sorelle.

Iggy e Banna tornarono al villaggio e le loro occupazioni sono tutt'ora ignote; probabilmente si dedicano a rispondere ai più grandi dilemmi dell'esistenza stando ore a guardare il cielo in mezzo a cumuli di fieno sdraiati su un tappeto d'erba (Traduzione: filosofia, fancazzismo o tutte e due)

Renga lavora ancora per l'Oscurità, anche se si è guadagnato un impiego part-time come cantante. Stranamente, utilizza senza problemi il suo vero nome: Francesco...

La Strega delle Zucche non si schiude dalle sue "piccoline".

Gamabunta brevettò il suo tè all'olio.

Sagiri scanna pesci assieme a capitan Guepiére.

Tutti quanti si incontrarono per lavorare come coreografi, stuntman, fonici, tecnici della luce, truccatori, comparse e veri propri compositori all'ultimo remake di Godzilla diretto da Stanlio Ottone.

Io martello sulla mia tastiera come un invasato mentre scappo da Stefano Benni, che minaccia di massacrarmi con un'edizione limitata di Elianto foderata in duralluminio per averlo appena citato in questa storiaccia indegna. A ruota, lo segue il club dei bookmakers, ansioso di corrompermi per farmi perdere la prossima corsa...

E con immensa gratitudine, mai sufficiente, elenco i miei venticinque (magari) agguerriti e fantastici lettori:

 

Tra le Preferite:

1 - Itachi98 
2 - telesette 
3 - 
The Weaver of Tales 

Tra le Ricordate:

1 - telesette (again)

Tra le Seguite:

1 - chicc 
2 - 
Gattino Bianco 
3 - 
Hikari93 
4 - KaienPhantomhive 
5 - krichan 
6 - Targul 
7 - 
telesette (non c'è due senza tre...)

 

Angmar, perfido, maligno e malvagio più di ogni altro, è ancora morto, e state pur certi che non avrebbe mai più fatto ritorno; sempre, naturalmente, che non mi venga in mente di scrivere un sequel... Per ora, tuttavia, è giusto dare ai miei personaggi, alla mia penna e tutti voi miei cari e affezionati lettori un lungo e meritatissimo riposo da questo autentico diluvio di idiozie.

Per questo, con smisurato piacere e ancora più smisurata stanchezza, mi accingo a scrivere in Times New Roman dimensioni 36 la parola

 

FINE

 

 

*: citazione di Sun-Tsu, l'Arte della Guerra

**:citazioni de I Fiumi di Ungaretti.

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