L'indagine più importante

di Pandora86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Il caso ***
Capitolo 3: *** Leonard ***
Capitolo 4: *** Aiuto esterno ***
Capitolo 5: *** Lite ***
Capitolo 6: *** La squadra ***
Capitolo 7: *** l'organizzazione ***
Capitolo 8: *** Viaggio nei ricordi ***
Capitolo 9: *** Imprevisto ***
Capitolo 10: *** Bentornata ***
Capitolo 11: *** Colpi di testa ***
Capitolo 12: *** Aspettami. Sto arrivando! ***
Capitolo 13: *** Solita storia. O forse no? ***
Capitolo 14: *** Fine dei giochi ***
Capitolo 15: *** Chi è stato??? ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Ecco un’altra avventura per il nostro sweeper preferito.
Un abbraccio a chiunque troverà il tempo di leggere la mia storia. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate. Ho messo l’avvertimento OOC perché Kaori all’inizio può sembrare un po’ strana e Ryo un po’ più serio, però per il resto, e anche per Kaori e Ryo stessi come si vedrà più avanti, cerco di attenermi ai caratteri originali dei personaggi.
Per il resto che dire…. Buona lettura.                        

                   
 
                                     L’indagine più importante
 



Prologo


Ryo sorseggiava la sua birra al Cat’s Eye. Erano le undici di sera passate ed il locale ormai si apprestava a chiudere. I pochi clienti rimasti sedevano silenziosi, e a breve avrebbero pagato per ritornare a casa. Una casa dove tornare.  Anche Ryo, a breve, sarebbe dovuto rietrare perché anche lui aveva una casa dove fare ritorno.

Eppure, perché non ne aveva nessuna voglia? Forse, perché una casa dove poter fare ritorno non è composta da quattro mura ma da chi le occupa, e aspetta che un altro vi ritorni. Sì, era quella una casa dove tornare ed in quel caso Ryo non l’aveva. Perché sapeva cosa avrebbe trovato in quelle quattro mura: nessuno.

Non c’era nessuno ad aspettarlo e questo pensiero l’atterrì. Avrebbe dovuto farci l’abitudine, oramai, ma non ci riusciva. Era uno strazio tornare in quella casa dove non c’era lei ad aspettarlo. Otto mesi. Erano otto mesi che Kaori mancava da casa e lui non aveva la più pallida idea di dove fosse. Nemmeno una telefonata per salutarlo di tanto in tanto. Altro che miglior sweeper del mondo. Si era fatto giocare come un pivellino dalla sua socia, che aveva fatto perdere le sue tracce.


Con il pensiero, ritornò a otto mesi prima.



Si era alzato, come al solito, dopo mezzogiorno e, sempre come al solito, aveva trovato la colazione pronta.

Solo una cosa stonava; la sua socia non armeggiava allegramente vicino ai fornelli e non era venuta a svegliarlo.

Lo aspettava, invece, seduta al tavolo con le mani congiunte.

“Buongiorno Ryo” lo aveva salutato to seria e, senza che avesse il tempo di risponderla, aveva continuato. “Siediti, devo parlarti!”.

Con la solita aria da strafottente, sedendosi sulla sedia di fronte alla sua, parlando a sua volta.

“Che c’è di così importante, hai trovato un uomo?” le aveva domandato scoppiando a ridere, e aspettandosi una martellata. Ma la martellata non era arrivata, e il suo sguardo si era posato sulla sua socia notando, solo in quel momento, che non aveva battuto ciglio e che continuava a guardarlo seria.

“Quando hai finito di ridere, forse, mi ascolterai!”.

Ryo l’aveva allora guardata con apprensione. Era un po’ di tempo che Kaori era strana, ma non ci aveva fatto caso. Da un po’ di tempo frequentava una palestra e questo era il primo fatto strano, ma in fondo neanche più di tanto. La cosa strana di quella mattina era che la sua socia sembrava aver perso tutta la sua allegria. Ricordava di aver sentito l’angoscia attanagliargli l’anima ma non l’aveva dato a vedere. Aveva un brutto presentimento.

“Cosa devi dirmi di così importante?” le aveva quindi domandato, smettendo di ridere ma facendo aleggiare sul suo viso comunque un sorrisetto serio.

Cosa sarà mai, in fondo! Era stato questo il suo pensiero mentre cercava di rassicurarsi.

“Starò via per un pò” Kaori era arrivata subito al dunque.

“E….” L’aveva incitata Ryo a continuare

“E nient’altro Ryo. Starò solo via per un po’. Ho delle cose da sbrigare”.

“E non hai intenzione di dirmi dove andrai, e quanto ti tratterrai?”.

“Starò via al massimo un anno”aveva annunciato con noncuranza, usando lo stesso tono annoiato di chi parla del tempo.

A Ryo era caduta la tazzina da mano.

“Un anno” aveva ripetuto incredulo.

“Ho detto, al massimo un anno” aveva puntualizzato la socia. “Riguardo al dove, non ho intenzione di dirtelo e, ovviamente, sei pregato di non cercare di scoprirlo da solo” aveva continuato, avvicinandosi alla porta e appoggiandosi con una mano allo stipite.

“Non ci riusciresti!” e, con quest’ultima frase e un sorriso furbo, aveva lasciato la stanza.

A Ryo, in quel momento, era sembrato di essere incapace nel muoversi. Cosa diamine aveva per la testa la sua socia? E come pensava di non farsi scoprire dopo una premessa del genere? Era ovvio che, dopo quella conversazione, si sarebbe messo sulle sue tracce. Erano questi i suoi pensieri in quel momento.

Aveva comunque deciso di non toccare più l’argomento a meno che non fosse stata lei a farlo. Voleva credere di averlo dissuaso dallo scoprire di più? Beh, con quella frase, quasi una sfida velata, aveva ottenuto l’esatto contrario ma aveva deciso di non darlo a vedere. Per tutta la giornata si era comportato normalmente e anche Kaori sembrava far finta di nulla.

Il giorno successivo, Ryo, all’alba, l’aveva sentita armeggiare nella stanza di fianco alla sua e aveva sorriso. La sua socia non poteva pensare di far perdere le sue traccie proprio a lui. Sentì Kaori scendere le scale e avviarsi alla porta. Osservandola dalla finestra, l’aveva vista raggiungere la strada e salire in un taxi.

 Molto bene, era arrivato il momento di entrare in azione.

Era sceso velocemente dalle scale e si era messo alla guida della sua fedele auto. Il taxi era fermo ad un semaforo un centinaio di metri più avanti. Aveva accostato, facendosi sorpassare da tre o quattro auto e si era fermato anche lui al semaforo.

Il semaforo era poi scattato sul verde e si Ryo si era preparato, mentalmente, a non perdere di vista il taxi ma… cos’era successo poi?

 Molte auto avevano incominciato a suonare il clacson per la coda che si stava formando. Il taxi non accennava a ripartire. Cosa diamine stava succedendo? Passò un minuto buono e gli animi degli automobilisti erano ormai più che irritati quando Ryo si era deciso a scendere per andare a controllare.

Di corsa, si era avvicinato al taxi e quello che aveva visto ebbe il potere di lasciarlo esterefatto, pietrificandolo all’istante.

Il taxi era vuoto.

Nessuna traccia, nè di Kaori nè dell’autista. Un foglio, sul sedile posteriore, aveva attirato la sua attenzione.

Aveva aperto la portiera, prendendolo subito.

Era indirizzato a lui a quanto pare. Solo una frase che l’aveva fatto sprofondare.


Ti avevo avvertito di non seguirmi. Kaori.
 


 Continua...

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Capitolo 2
*** Il caso ***


Eccoci al primo capitolo della storia. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, che hanno inserito la storia tra le seguite e a chi ha recensito. Mi raccomando continuate a seguirmi….
Buona lettura
 
 
Capitolo 1. Il caso

Ryo continuò a sorseggiare la sua birra non riuscendo con la mente a ritornare al presente. Solo due frasi risuonavano nella sua mente. 
Ti avevo avvertito di non seguirmi era questa la prima frase che lo tormentava anche di notte. Non solo la sua socia lo aveva giocato prevedendo che l’avrebbe seguita ma on solo. Neanche contattando tutti i suoi informatori nei quartieri più disparati e Saeko nei giorni successivi  era riuscito a sparire nel nulla. Kaori era stata più furba di quanto lui riuscisse ad immaginare. Sembrava sparita nel nulla ma a quanto pareva era venuta a sapere che lui non si era arreso al primo smacco seguito e aveva mandato un secondo messaggio che aveva trovato sotto la porta di casa questa volta un po’ più lungo dell’altro.

Tornerò prima di quanto tu possa pensare. Ti prego, non continuare a cercarmi, a tempo debito forse saprai tutto. Avrai capito anche tu che è inutile. Non preoccuparti.
 Kaori.

E poi più nulla. Ryo aveva letto più volte il messaggio. Avrai capito anche tu che è inutile. Era questa la seconda frase che lo tormentava. Si ,Ryo aveva capito che anche se l’avesse continuata a cercare non l’avrebbe trovata.  Kaori aveva previsto tutto. Per un attimo fu tentato di chiedere se qualcuno avesse visto chi aveva messo quel biglietto ma poi ci ripensò. Sicuramente anche questa volta Kaori non aveva lasciato tracce e lui non ci teneva a fare la figura dello stupido più di una volta. Avrebbe rispettato la sua volontà e non avrebbe indagato più. Forse come aveva scritto avrebbe saputo tutto ma questo non era importante. Evidentemente le sue ricerche la mettevano in difficoltà e lui non voleva. Lo atterriva il pensiero che se si fosse trovata in pericolo lui non avrebbe potuto salvarla. Ma a questo punto si trovava di fronte ad un vicolo cieco, costretto a prendere una decisione anche contro la sua stessa volontà. Doveva fidarsi di lei.
“vuoi un’altra birra Ryo?” Miki lo ridestò dai suoi pensieri con sguardo preoccupato
“si grazie poi tolgo il disturbo” le rispose con sguardo assente
Miki e umibozu si guardarono. Miki osservò i suoi occhi tristi e gli si avvicinò per consolarlo ma le parole le morirono in gola. Cosa mai avrebbe potuto dirgli per consolarlo? Come si faceva a consolare un uomo che era devastato da un dolore così grande? Lei non lo sapeva. Si avvicinò al marito con gli occhi colmi di apprensione
“fino a quando continuerà così?”
Non lo so Miki… dobbiamo solo sperare che Kaori torni presto”
“è un’egoista ecco cos’è” affermò Miki con gli occhi pieni di lacrime “sono la sua migliore amica, anzi lo ero”
“sai benissimo che lo sei ancora” desse serafico il marito
“se lo sono allora perché non mi ha detto nulla? Solo un biglietto con poche righe di saluto, è solo un’egoista.” affermò stringendo il bicchiere che stava asciugando con più forza del dovuto.
Lui le si avvicinò togliendole il bicchiere da mano.
“se Kaori ha agito così avrà i suoi motivi quindi non dire cose che non pensi.”
“ma allora cosa possiamo fare?”
“fidarci di lei” e con quest’ultima frase chiuse il discorso.

Saeko entrò con passo spedito nel locale. Era chiuso ma sapeva che li avrebbe trovati li. E soprattutto che avrebbe trovato lui. Con eleganza si accomodò su uno sgabello, accavallando le gambe e scrutando gli occhi dell’uomo che le era seduto di fianco e che al suo ingresso non aveva neanche alzato gli occhi. Sapeva che Ryo non ce l’aveva con lei, anche se otto mesi prima non era riuscita a rintracciare la sua Kaori. Lui in realtà ce l’aveva con se stesso e con la sua incapacità di agire di fronte ad un evento che tempo prima avrebbe considerato utopia, come la scomparsa di Kaori. Tuttavia, anche se era dispiaciuta per Ryo, non aveva intenzione di essere tenera con lui. I primi tempi era stata comprensiva, aveva aspettato che lui se ne facesse una ragione. Successivamente aveva sperato che Kaori tornasse al più presto visto che Ryo era sempre più intrattabile. Ma ora basta, erano passati otto mesi e , per quanto ne sapeva, ne sarebbero potuti passare altri sette fino al ritorno di Kaori e lui non poteva continuare ad autodistruggersi. E soprattutto doveva decidersi a darle una mano.
“Sapevo che ti avrei trovato qui Ryo, visto che a casa non rispondi” gli disse con tono deciso.
“evidentemente se sono qui è perché voglio essere lasciato in pace” le rispose con tono indifferente “a meno che tu non voglia saldare qualche mokkori che hai in sospeso” le disse con la faccia da maniaco provando a saltarle addosso.
“temo che per quelli dovrai aspettare ancora un pò” rispose la donna con noncuranza assestandogli una sonora ginocchiata sotto il mento.
“povero piccolo Ryo, se la prendono tutti con lui” piagnucolò sedendosi a terra a gambe incrociate massaggiandosi il mento dolorante.
“se hai finito di dare corda a questo demente” intervenne Umibozu senza voltarsi  continuando ad asciugare i bicchieri “forse potresti dirci il motivo per cui sei passata Saeko”
“mi serve il vostro, e sottolineo vostro, aiuto per un caso che mi è stato affidato”
“è la volta buona che tu prenda in considerazione l’idea di imparare a cavartela da sola” intervenne Ryo con più asprezza del dovuto. Non accusava la poliziotta di nulla, eppure perché non imparava a fare il suo mestiere? Non era stata nemmeno in grado di rintracciare Kaori. Ma ecco che la stava accusando di nuovo. Non voleva ma non poteva farci niente. Se razionalmente sapeva che Saeko aveva fatto tutto il possibile e, per lui anche l’impossibile, era diventata il suo capro espiatorio.  La parte razionale continuava a ripetergli che se neanche le fonti dello sleeper numero uno del Giappone, molto più aggiornate della poliziotta, erano riuscite a fargli avere qualche informazione, allora come poteva accusare Saeko che, seppur molto brava nel suo lavoro, era pur sempre una poliziotta con più limiti dei suoi e con fonti di informazione più limitate di fronte alle sue? La parte irrazionale però non tardava a farsi sentire e cercava di convincere la sua parte razionale che la donna non avesse fatto abbastanza.
Fa parte della polizia dannazione, a cosa le servono tutti quei computer e quelle diavolerie moderne, si ripeteva in quei momenti, se non erano serviti a rintracciare la sua Kaori. A volte non poteva fare a meno di domandarsi come diavolo avesse fatto a sparire nel nulla. Perché, anche se Ryo aveva deciso di fidarsi di lei, sapeva che Saeko avrebbe continuato a cercare, anche se in maniera più discreta, e pure lui in fondo non si era mai arreso. Ma Kaori non si era più fatta viva. E lui aveva fallito.l’indagine più importante della sua vita e lui aveva fallito.  E così continuavano a passare le sue giornate, in preda ad emozioni contrapposte che si alternavano come in un circolo vizioso, senza che lui potesse farci nulla. Con tono più calmo riprese.
“Scusami, sono stato brusco, ma non intendo lavorare a nessun caso”
“e invece questa volta mi aiuterai Ryo, perché se non l’hai capito, Kaori non è l’unica persona su questa terra” ribatte lei con tono duro “ce ne sono altre che potrebbero morire se non ti decidi a darmi una mano. Se inoltre consideri che sei totalmente al verde poi…”
“non ricordo nessun pagamento da parte tua, ne in denaro ne in altro… ma, se vuoi cominciare a pagarmi allora….” Le rispose con la bava alla bocca provando a tastarle le gambe
“non ho detto questo” e gli assestò un’altra ginocchiata “questa volta non sarei io a pagarti, ma i grandi capi, e in contanti” sottolineò seria sicura che lui capisse a cosa volesse alludere.
E infatti Ryo non tardò a capire.
“che cosa?!” i tuoi capi ci pagano? Non sanno proprio dove sbattere la testa allora.”
“esatto. Ci sono due assegni pronti per voi due e un altro per Mick Angel, che tra l’altro ha già accettato, in cambio dell’aiuto informale” e calcò sulla parola “che ci darete. Ovviamente questa cosa non dovrà in nessun modo trapelare” concluse accavallando le gambe.
“la faccenda si fa interessante, spiegaci i dettagli” intervenne Miki che fino a quel momento era stata ad ascoltare “perché ovviamente posso sapere anch’io di cosa si tratta” e guardò sospettosa la poliziotta.
“ovviamente” rispose Saeko prendendo la ventiquattrore che aveva con se “avvicinatevi che vi spiego i dettagli” continuò mettendo sul bancone diverse foto.
I tre si avvicinarono con l’attenzione alle stelle.
“chi sono queste persone?” domandò Miki con sguardo truce 
“chi erano vorrai dire” la corresse Saeko . “ Non conosciamo la loro identità. Sappiamo solo che appartenevano ad un’organizzazione. Abbiamo trovato i loro cadaveri disseminati in punti sparsi del Giappone, ma fonti certe ci dicono che ne sono stati trovati altri in almeno due continenti diversi, e neanche troppo recenti.
“cosa sapete di quest’organizzazione?” domandò Umibozu
“molto  poco purtroppo. Sappiamo solo che recluta giovani e li sottopone ad un’ addestramento, per poi utilizzarli per i loro scopi”
“un po’ come l’armata nera insomma” intervenne Ryo, suscitando un po’ di disagio nelle due donne con quell’affermazione visto che era un chiaro riferimento a Kaori e visto che negli ultimi tempi loro, come un tacito accordo, evitavano di nominarla.
“non esattamente Ryo” lo corresse Saeko “perché, se l’armata nera rapiva una ragazza già preparata all’uso delle armi e la metteva sotto controllo ipnotico servendosi poi di mercenari, quest’organizzazione punta su giovani che si sottopongono di loro iniziativa al loro addestramento e che una volta addestrati diventeranno membri attivi dell’organizzazione e addestreranno a loro volta”
“come fai a sapere con certezza che tutti i morti trovati sono della stessa organizzazione?” domandò seria Miki
“se hai osservato le foto devi aver notato un particolare che hanno in comune”
“parli dello scorpione?”
“si Miki proprio di quello”
“è il loro marchio quando uccidono suppongo” intervenne serio Umibozu
“non esattamente. È il loro marchio, questo si, ma non lo usano quando uccidono come segno del loro passaggio. Le nostre indagini ci portano a credere che quelle persone siano state marchiate da vive. Crediamo in pratica che sia il loro segno di appartenenza al gruppo e di riconoscimento. Le persone trovate morte dovevano appartenere già all’organizzazione ma probabilmente hanno tradito in qualche modo o non erano più utili e quindi sono state eliminate”
“da vive?” esclamò Miki osservando l’orrendo scorpione sulla schiena dell’uomo nella foto “Mio Dio, è orribile. Però i marchi sono diversi2 continuò prendendo altre foto “alcuni lo hanno su un polso, altri lo hanno su entrambi e uno li ha addirittura sia sui polsi che sulla schiena”
“noi crediamo che sia un loro modo di stabilire le gerarchie”
“quindi quello che li ha tutti e tre è il loro capo” concluse  Ryo.
“esatto”
“ma perché li hanno uccisi e a quando risalgono queste morti Saeko?”
“posso darti informazioni solo sui ritrovamenti dei corpi Ryo; questi due” disse indicando due foto “ sono stati trovati un anno fa, mentre gli altri sono più recenti. Quanto al perché sono stati uccisi, come ho detto prima, possiamo solo ipotizzare. Non sappiamo neanche con certezza se sia stata la stessa organizzazione ad ucciderli. Riguardo ai cadaveri di un anno fa siamo propensi a credere che siano morti in una delle loro missioni. Quelli più recenti invece potrebbero essere morti al loro campo di addestramento e poi fatti ritrovare altrove. Siamo in alto mare insomma”
“c’è la possibilità di morire al loro addestramento?” domandò sorpresa Miki
“più di quelle che pensi. Anzi probabilmente sono di più quelli che muoiono rispetto a quelli che sopravvivono al completamento dell’addestramento a cui vengono sottoposti.”
“ma perché la polizia si muove solo ora?” esclamò Miki alterandosi “se quei morti risalgono ad un anno fa?”
“la polizia se ne sta occupando da molto tempo Miki. Si può dire che addirittura Jeff lavorò al caso. Solo che allora quest’organizzazione era piccola e poco pericolosa. Non pensavamo che durasse in realtà. Ora invece la situazione è preoccupante ed è venuto il momento di agire. Abbiamo sempre più informazioni e per questo è stato chiesto il vostro aiuto.. ed è sempre per questo che  anche l’FBI lavora al caso.”
“L’FBI collabora con voi?” domandò sorpreso Umibozu
“si. All’inizio non erano propensi allo scambio di informazioni. Ma ora hanno cambiato idea e sono diventati più collaborativi visto che abbiamo un’occasione unica per incastrarli”
“e quale sarebbe?” si intromise Ryo
“sappiamo per certo che si sono spostati in Giappone, ma non sappiamo dove”
“in Giappone? E come avete fatto a non trovarli ancora?” domandò sorpresa Miki
“per questo abbiamo chiesto il vostro aiuto. Inoltre a breve dovrò incontrare una persona che non conosco e che, secondo i piani altri, ci porterà le informazioni decisive per incastrarli. Un aiuto esterno per  usare il suo nome in codice usato per lui o lei sulle carte in cui è archiviato il caso. Fino ad ora sono stati astutissimi, ma noi lo saremo ancora di più. Per stasera è tutto. Ci vediamo domani mattina a casa di Ryo per i dettagli”
“non ho detto che ho accettato”
“e da quando rifiuti un caso di Saeko?”
Non si erano accorti che qualcuno era appoggiato con la schiena sullo stipite della porta d’ingresso del locale con le braccia incrociate e un sorriso furbo in viso. Ma soprattutto ci misero un po’ a realizzare chi fosse la persona che aveva parlato.
Solo Ryo riuscì a dirlo a voce, ma forse più rivolto a se stesso che agli altri.
“Kaori”.
  

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Capitolo 3
*** Leonard ***


Ecco a voi il secondo capitolo della storia. È un po’ corto ma non vi preoccupate, aggiornerò presto. Grazie mille a
Giova71
Koa_chan
Saving grace
Kaorim
Per le bellissime recensioni. Grazie anche a chi a messo la storia tra le seguite e chiunque avrà il tempo di leggerla. Mi raccomando continuate a seguirmi e fatemi sapere cosa ne pensate…:D
Buona lettura!!!
 
 
 

Capitolo 2. Leonard
Per un momento buono aleggiò il silenzio. Ryo continuava ad osservare Kaori con il cuore in tumulto. Era cambiata. Molto cambiata. I capelli le erano cresciuti ma non doveva essere voluto perché scendevano disordinati fino alle spalle. Non sembrava che li avesse curati molto dato che le ciocche dei capelli, evidentemente lasciati crescere nel tempo, avevano lunghezze diverse. Tuttavia quella nuova capigliatura le dava un’aria sicura ma anche sbarazzina al contempo, e nel complesso le donava molto. Anche il suo modo di vestire sembrava diverso. Più sobrio ma anche più femminile. Indossava dei pantalone di pelle neri con degli stivali dal tacco alto e uno spolverino abbinato che le arrivava alle ginocchia. La maglia, nera anch’essa, lasciava scoperta la pancia. Ryo però si soffermò per qualche istante sul suo volto. Sembrava dimagrita ma quello che lo impressionarono di più furono i suoi occhi. Sempre bellissimi e dolci ma spenti e tanto stanchi che le davano un’espressione di infinita tristezza. Sulle sue labbra aleggiava un sorriso ironico di chi la sa lunga.
Ryo non ebbe più dubbi. Quella non era Kaori. Non la sua Kaori almeno, quella di otto mesi fa, dallo sguardo allegro e vivace e dall’abbigliamento colorato che le dava l’aria di un’eterna ragazzina. Quella delle martellate e dei continui attacchi di ira che si sostituivano veloci a momenti di estrema dolcezza.
Una strana angoscia lo pervase e istintivamente strinse di più le dita intorno alla sua birra. Il suo sguardo si fece sospettoso e acuì i sensi, aspettando che fosse lei a parlare. Ed infatti fu lei a rompere il silenzio.

“Allora siete rimasti senza parole?” entrò con passo sicuro e posando per terra una pesante sacca da viaggio che portava sulle spalle si sedette vicino a Ryo accavallando sensualmente le gambe.
“non siete contenti di vedermi?”

Fu Miki la prima a correre verso di lei per abbracciarla con le lacrime agli occhi
“oh Kaori” le disse continuando a stringerla “ci sei mancata tanto; dove sei stata tutto questo tempo?”

“anche tu mi sei mancata Miki” rispose ricambiando l’abbraccio dell’amica, tergiversando però sulla sua domanda

“ciao Kaori” la salutò Saeko porgendole la mano “Ci chiedevamo proprio dove fossi finita”

“segreto” rispose ammiccando e si rivolse a Ryo “ Ciao Ryo, spero che tu non abbia demolito la casa in mia assenza” e gli porse la mano

Ryo non la prese e la fissò con uno sguardo di ghiaccio.
“io invece spero che tu voglia presentarci il tuo amico”.

Solo allora gli altri si accorsero della figura silenziosa che sorrideva dietro Kaori.

“è vero che sbadata” rise lei toccandosi la fronte “ lui è Leonard Wilson, ma potete chiamarlo semplicemente Lenn e si fermerà un po’ di tempo da noi in Giappone. Dato che non si è ancora organizzato, per un po’ sarà mio ospite”

“Salve a tutti, lieto di aver fatto la vostra conoscenza, o meglio lieto che voi abbiate conosciuto me” e si tolse il cappello rivelando lunghi e sottili capelli biondi, quasi bianchi, e due bellissimi occhi dal colore del mare. Non poteva avere più di trent’anni e i suoi occhi all’apparenza ridenti e cordiali, guardavano i presenti memorizzando tutti i particolari, rivelando una mente abile e calcolatrice e uno sguardo vigile e attento che Ryo sostenne senza problemi quando si posò amichevole su di lui porgendogli la mano. Vedendo che l’altro non la prendeva non si scompose e sempre sorridendo la ritirò continuando a parlare senza problemi.

“non scomodatevi a presentarvi” disse passandosi una mano tra i capelli “visto che conosco già i vostri nomi e so chi siete”

“e come mai ci conosceresti così bene?” domandò Umibozu assumendo, se possibile un’espressione ancora più seria e sospettosa

“oh beh, facile a dirsi” rispose allegro “perché vedete, a parte Kaori che mi ha parlato di voi” e si interruppe per accendersi una sigaretta “io faccio parte dell’FBI” disse aspirando soddisfatto e lasciando tutti a bocca aperta.
  

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Capitolo 4
*** Aiuto esterno ***


Ecco a voi il terzo capitolo della storia.
Grazie per le bellissime recensioni, sono il mio sostegno. Ringrazio anche chi ha inserito questa storia tra le seguite e tutti quelli che hanno avuto il tempo di leggerla.
Come al solito… buona lettura.
 
 
Capitolo 3. Aiuto esterno


Fu Saeko a rompere il silenzio.

“deduco che tu sia il famigerato aiuto esterno allora”

“si e no”

“che significa si e no se puoi spiegarti meglio?”

“si perché sono io, no perché non sono solo io” e vedendo la faccia sempre più interdetta della donna scoppiò in una risata allegra e riprese poi a parlare con più serietà.

“mi spiego meglio. Il nome in codice aiuto esterno comprende diverse persone. Io sono una di quelle” e a queste parole gli sguardi dei presenti si spostarono su Kaori.  Lenn non faticò ad intuire i loro pensieri e aggiunse “anche lei in effetti”

Kaori si sentì gli sguardi di tutti puntati addosso.  Ma soprattutto quello di Ryo. Ma non era questo il momento delle spiegazioni e rivolse loro uno sguardo indifferente accompagnato da un sorriso ironico. 

Fu Miki a parlare

“mio Dio Kaori, perché sei immischiata in un simile caso?”

Kaori rivolse uno sguardo implorante a Lenn che venendo in suo soccorso fu lui a rispondere allontanando, per il momento, l’argomento.

 “ne parleremo un'altra volta” la interruppe gentile  sollevando la mano verso di lei  a mo di scuse “ora non è il momento”

“Mi sembrava di averti già visto in effetti” intervenne Saeko deviando definitivamente il discorso.

“mi avrai visto parlare con tuo padre. È capitato spesso in passato che collaborassimo insieme. E , quando sono in Giappone, se posso ci tengo spesso a salutarlo”

“non ho mai saputo che mio padre collaborasse direttamente con l’FBI. Mi è capitato spesso di vedere agenti che vanno e vengono dal suo ufficio, questo si,  ed è per questo che mi sembra di conoscerti. Devo averti visto in quelle occasioni”

“in effetti la nostra in passato non è stata una collaborazione formale. Ci siamo scambiati informazioni in virtù dell’amicizia che ci lega, o meglio che lega tuo padre al mio e alla stima che nutro ne suoi confronti.”

“quindi anche tuo padre fa parte dell’FBI” intervenne Miki

“Beh… mio padre è il capo dell’FBI” disse con noncuranza lasciando tutti di stucco “per questo sono io ad occuparmi dei casi più particolari e a venire in Giappone quando c’è ne bisogno. Comunque Saeko, la tua memoria fa cilecca” disse ridendo

“che vuoi dire?”

“voglio dire che la mia faccia ti è nota non perché sono venuto qualche volta in centrale, ma perché spesso quando ero in Giappone, collaboravo anche con Jeff, ed è con lui che devi avermi visto in passato”

“conoscevi Jeff?” domandò sorpresa la donna

“era uno dei miei migliori amici. La persona che probabilmente ho stimato di più al mondo per la sua lealtà e il suo senso di giustizia.”

“eri al suo funerale infatti” intervenne Umibozu

“però che memoria”

“non dimentico mai una faccia” rispose serio il gigante

“da quando è morto Jeff non ho più messo piede in Giappone. Sono tornato un anno fa proprio per lui. Voglio completare la sua opera mettendo la parola fine a questo  caso che lui ha iniziato e che gli stava particolarmente a cuore. Anzi vi dirò di più. Non so se l’agente Nogami è stato informato ma sono stato io a coordinare tutte le operazioni e a coinvolgere la polizia del Giappone e quindi l’agente Saeko. Ho riaperto il caso un anno fa e stavolta intendo chiuderlo definitivamente”

“si, mi era stato detto che a coordinare le operazioni sarebbe stato l’FBI. Comunque prima dobbiamo individuare la loro base per agire”

“noi sappiamo già dov’è la loro base”

“e mi auguro che vorrete anche comunicarcelo allora” ribatté stizzita Saeko

“tutto a tempo debito”

“come possiamo collaborare insieme se le informazioni non passano?” continuò la donna sempre più alterata alzandosi in piedi e stringendo con rabbia i pugni.

“se permetti so quello che faccio”rispose a sua volta alzandosi in piedi fronteggiandola in  tutta la sua altezza “ e per inciso, proprio perché so più cose di te, so già come agire. Inoltre” aggiunse  mettendosi la mano in tasca ed estraendo un foglio “ti ricordo che sono io il coordinatore assoluto delle indagini” concluse serio mettendo l’autorizzazione davanti agli occhi della poliziotta.

“state calmi” intervenne Kaori rivolgendosi alla donna “ti prego Saeko, Lenn sa quello che fa, fidati di lui. Ti assicuro che non intende escluderti. Domani ti darà tutte le informazioni necessarie”

“in tutto questo” e questa volta fu Ryo a parlare “non ho ancora capito il tuo ruolo Kaori, e cosa c’entra con te questo tizio.”

“anche questo a tempo debito Ryo. E comunque c’entra più di quanto tu possa immaginare” concluse seria fissandolo negli occhi

“ora è tardi però, direi di parlarne domani mattina tutti insieme. Se per voi va bene direi di vederci tutti a casa di Ryo, che è la più sicura, verso le dieci.”

“per noi va bene” asserì Umibozu

“anche per me”confermò Saeko

“a proposito Saeko” disse Lenn “vorrei che tua sorella non fosse informata di tutto ciò”

“immagino che sia inutile stupirsi del fatto che conosci anche Reika”affermò la donna scostandosi con eleganza una ciocca di capelli “comunque non ne sarà informata, ci avevo già pensato. Reika è ancora troppo inesperta per queste cose”

“appunto,hai capito al volo. Comunque direi che per stasera abbiamo finito. Ci vediamo domani” e si avviò con passo spedito fuori dal locale, seguito da Kaori e Ryo.

Il tragitto verso casa fu silenzioso. Ryo non sembrava molto amichevole, Kaori invece era persa nei suoi pensieri mentre Lenn fischiettava allegro apparentemente incurante della tensione palpabile che aleggiava tra i due.
Una  volta giunti a casa Ryo si diresse in cucina senza rivolgere una parola ai due mentre Kaori mostrò a Lenn la stanza degli ospiti.

“Mettiti comodo, fai come se fossi a casa tua”

“quando ti deciderai a parlargli Kaori?”

“scusa?”

“non fare finta di non capire, è tutta la sera che lo eviti”

“se non erro eri impegnato a spiegare il piano”

“non cercare di prendere tempo Kaori”

La ragazza stette qualche istante in silenzio e si sedette sul letto con un sospiro. Dopo un po’ si decise a parlare.

“non lo so”

“cosa non sai?”

“non so cosa dirgli”

“tanto per cominciare potresti raccontargli che cosa hai fatto in questi mesi”
“non è così facile come credi”

“non è facile perché in realtà hai paura di come possa reagire. Temi il suo giudizio”

“non dire sciocchezze” sbuffò lei

“è così anche se non lo vuoi ammettere. Temi la sua reazione, ma secondo me sbagli. Oltretutto non
credi che lui abbia già capito qualcosa?”

“non lo escludo”

“ed è per questo che lo eviti. Però non dovresti nascondere niente all’uomo che ami. Soprattutto se anche lui ama te”

“mah… non lo so”

“se ti ama?”

“beh questa è l’unica cosa certa. So benissimo che Ryo non mi ama, mai l’ha fatto e mai lo farà
considerando che non mi considera neanche una donna, anche se tu ti sei convinto del contrario. È me stessa che non capisco. Sono io che non so più cosa provo”

“questo è normale Kaori” si spazientì lui “dopo quello che abbiamo passato è impensabile riuscire a riadattarci subito ad una vita normale; però quello che proprio non capisci è quanto tu sia fortunata. Perché se ti confidassi con lui, forse potrebbe aiutarti a ritrovare la serenità. Non tutti quelli che passano quello che abbiamo passato noi hanno una persona dopo che sia pronta ad aiutarla come ce l’hai tu. Dovresti finalmente deciderti a parlargli una buona volta”

“vedremo” rispose dubbiosa e si diresse verso la porta “buona notte Lenn” e uscì dalla stanza.

Si appoggiò un attimo al muro e chiuse gli occhi. Lenn aveva ragione almeno su un punto: lo stava evitando. In realtà non aveva nessuna voglia di parlare con lui. Tese l’orecchio: la casa era immersa nel silenzio. Beh , a quanto pareva Ryo le facilitava il compito visto che anche lui la evitava ed evidentemente era andato a dormire. Meglio così pensò e si avviò in cucina per prepararsi un caffè. Accese la luce e si avvicinò alla finestra. Si accese una sigaretta. Tese nuovamente l’orecchio e seppe di essersi sbagliata. Ryo era dietro di lei.

Non si voltò.

“Non sapevo fumassi”

Non poteva più tergiversare. Il tempo delle spiegazioni era venuto. 

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Capitolo 5
*** Lite ***


Ed eccoci al quarto capitolo della storia.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e chi ha inserito questa storia tra le preferite e le seguite. Grazie mille!!!!
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi.
Buona lettura.
 
 
 
Capitolo 4. Lite


Visto che non poteva rimandare il problema decise di affrontarlo. Si voltò e sorrise con disinvoltura.

“è un’abitudine che ho preso da poco”

“anche camminare armata fino ai denti in casa tua deve essere un’abitudine presa da poco”

Kaori sorrise e si accorse che non aveva tolto lo spolverino con le due pistole nelle tasche interne. Del resto si era troppo abituata ad avere armi addosso che faticava a separarsene. Con un movimento lento tolse il soprabito rivelando altre due pistole nella cintura del pantalone. Si tolse anche quelle poggiando tutto sul tavolo.

“come te ne sei accorto?” domandò già conoscendo la risposta

“sai bene che fiuto la polvere da sparo anche a grandi distanze”

“si, lo so bene”

“vuoi deciderti a dirmi come stanno le cose?”

“senza giri di parole eh?” ironizzò lei “ che vuoi sapere?”

“tutto”

“allora seguimi” e prendendo una pistola dal tavolo si diresse fuori dalla stanza. In silenzio arrivarono al poligono di tiro. Kaori senza dire una parola alzò la mano sinistra impugnando la pistola e puntando ad un bersaglio.

Sapeva di avere gli occhi di Ryo puntati addosso ma non se ne curò. In altri tempi  lo sguardo di Ryo l’avrebbe messa sotto pressione , ma questo accadeva prima. Ora era troppo sicura di se e di quello che era diventata per farsi intimidire dal suo sguardo.

Senza indugi prese la mira e sparò cinque colpi. Un cerchio perfetto all’altezza di quello che sarebbe potuto essere il cuore di una persona si delineò sul bersaglio. Senza parlare si voltò e lo fissò aspettando che esprimesse il suo giudizio.

Un sorriso beffardo aleggiò sul volto dell’uomo.

“addirittura con la mano sinistra. Complimenti”

“sembri ironico. Piuttosto perché non mi dici cosa ne pensi?”

“che ne penso di che cosa” si alterò capendo che i suoi dubbi sui cambiamenti di Kaori erano divenuti realtà “ e cosa volevi poi dimostrarmi con questo gesto? Che hai imparato a sparare per difenderti? O che hai imparato ad uccidere?” e la fissò sapendo di aver colpito nel segno

“esattamente” rispose seria lei “era l’unico modo per farti capire quanto sono cambiata”

“l’avevo già capito” rispose avviandosi alla porta “anche se speravo di sbagliarmi”

“e non vuoi sapere altro?”

“non mi interessa” le rispose indifferente uscendo.

Lei gli si parò davanti e con una mano chiuse la porta impedendogli di uscire. Lo guardò con occhi fiammeggianti.

“che vuoi dire?”

“quello che ho detto”

“e allora spiegati meglio” si alterò lei stringendo le mani a pugno “non volevi sapere tutto?”

“non mi interessa più”

“perché?” insistette lei

“perché tu non sei Kaori” e con questa affermazione le prese il polso che era sulla porta e la guardò negli occhi “tu non sei più la mia Kaori” ripetè duro “per me Kaori è morta otto mesi fa” ed uscì lasciandola sola.

Si avviò verso la sua stanza con una sensazione di vuoto che gli attanagliava l’anima. Non poteva credere a quello che stava succedendo. Non poteva credere di aver perduto per sempre la sua adorata Kaori. Che mostro era diventata? Lei che pur facendo un lavoro del genere si era sempre mantenuta innocente e ingenua, come aveva potuto cambiare tanto da far scomparire anche la più piccola traccia di quello che era stata fino a otto mesi prima? Ryo non riusciva a capire. Lui che non aveva mai voluto insegnarle a sparare. Che non l’aveva mai legata a se per cercare di tenerla il più lontano possibile dal suo mondo. Che aveva promesso di proteggerla sempre e comunque. Come aveva potuto fallire così miseramente? Sentì la rabbia montargli dentro e assestò un pugno al muro. Odiava la nuova Kaori. La odiava perché gli aveva portato via la vecchia ed oramai era tutto perduto. Aveva perso il suo bene più prezioso e questa volta per sempre. Come aveva potuto fargli questo?
Arrivato alla sua stanza vi trovò Lenn appoggiato al muro.

“non avrai esagerato?” esordì senza preamboli

“non hai l’abitudine di farti gli affari tuoi?”

“sai com’è ho un udito fine.”

Ryo non gli badò ed entrò nella sua camera.

“sai ti facevo un tipo più sveglio”

“togliti dalle scatole” rispose Ryo  sentendo la rabbia montargli dentro

“hai esagerato e lei non se lo merita” ripetè questi “ti pentirai di quello che le hai detto Ryo” e se ne andò lasciandolo in compagnia dei suoi pensieri.

Vai al diavolo pensò Ryo e si stese sul letto. Troppi pensieri affollavano la sua mente. Lenn aveva ragione. Si era già pentito. Si odiava per come aveva risposto a Kaori ma non aveva saputo trattenersi. Tutto il rancore e il dolore che aveva provato in quei mesi era esploso facendo uscire fuori parole che non si avvicinavano neanche lontanamente ai suoi reali pensieri. E dire che fino a ieri non vedeva l’ora che lei tornasse. E quando l’aveva fatto gli si era presentata in una veste del tutto nuova. Non era preparato. Anche se avrebbe dovuto intuire qualcosa considerando tutto il tempo che era stata via, proprio non era preparato. Averla vista fare centro con tanta sicurezza, aver visto i suoi occhi , un tempo tanto dolci, ora così duri gli aveva fatto perdere il controllo. Ed aveva rovinato tutto. Come sempre del resto. L’aveva ferita ancora una volta, come mai era riuscito a fare. Ripensò ai suoi occhi tristi quando le aveva detto quella frase. Era stato in quell’attimo che Ryo vi aveva ritrovato la dolcezza di un tempo e vi aveva ritrovato le tracce della vecchia Kaori. In quel momento avrebbe voluto abbracciarla e pregarla di dimenticare tutto perché in quegli occhi vi aveva ritrovato la sua Kaori. Anche se aveva imparato a sparare, anche se era un po’ diversa, lei era sempre lei ed in quel momento i suoi occhi sembravano volergli chiedere aiuto. Lei aveva provato a spiegarsi a modo suo ma lui non aveva voluto ascoltare. Era rimasto impassibile di fronte ai suoi occhi delusi e colmi di dolore. Se ne era andato. La rabbia l’aveva sopraffatto ed era andato via anche se per un attimo lei gli era apparsa la stessa di otto mesi prima. Ancora una volta era stato un vigliacco. E dire che forse Kaori contava su di lui per avere un conforto. Povera piccola, chissà cosa era successo in quei mesi. Anche se era diventata più dura era sempre la sua dolce Kaori che gli chiedeva un sostegno e che si affidava a lui. E lui l’aveva respinta.  Decise che doveva rimediare.  Forse era definitivamente tutto perduto ma doveva tentare. Era la donna che amava e stavolta le sarebbe stato vicino fino in fondo, qualunque cosa lei volesse dirgli lui le sarebbe rimasto accanto. Non l’avrebbe più fatta soffrire. Non avrebbe più nascosto i suoi sentimenti. Questa volta non sarebbe tornato indietro.
Si alzò velocemente e si diresse al poligono; sapeva che l’avrebbe trovata lì. Il suo udito gli diceva che non era ancora rientrata in camera sua e del resto avrebbe riconosciuto la sua camminata fra mille, anche se il suo passo era felpato e lei era diventata più silenziosa nei movimenti.
Raggiunse il poligono e si accorse che Kaori non era sola, Lenn era con lei.
Evidentemente ci ha pensato lui a consolarla pensò con un moto di stizza.

Però, è in gamba quel ragazzo, si trovò ad ammettere con se stesso considerando che lui non l’aveva minimamente sentito uscire di casa.

Appoggiò la schiena alla parete e si mise in ascolto visto che origliare era diventato all’ordine del giorno e in quella casa tutti sembravano aver mandato le buone maniere a farsi benedire. Qualcuno stava sparando ed evidentemente era Kaori.

“che spreco di proiettili” sentì Lenn dire

“mi sto esercitando se non te ne sei accorto”gli rispose piccata Kaori sparando un colpo

“appunto, che spreco visto che non hai bisogno di esercitarti, nonostante ti sia bendata gli occhi”
“mi sono bendata proprio per esercitarmi”rispose sempre più irritata sparando un altro colpo che centrò il bersaglio con estrema precisione.

“ e soprattutto per alzare la tua soglia di concentrazione, in modo tale da non pensare”rispose ironico
“anche se non credo che funzioni, vista la facilità con cui fai centro” aggiunse

“e perché non dovrei pensare?”

“perché pensare ti fa male considerata la reazione di Ryo”

“lo sai che origliare è maleducazione?”

“e tu lo sai che non è necessaria una benda per nascondere le lacrime?”

“sta zitto”urlò lei sparando altri due colpi

“lo sai che con me puoi parlare Kaori, e soprattutto puoi piangere. Non è più necessario nascondere le proprie emozioni, oramai sei a casa” rispose calmo

“finiscila”
“ok ho capito, vuoi essere consolata da lui”

“non capisci che non accetterà mai quello che sono diventata?” urlò ancora, questa volta non curandosi di nascondere i singhiozzi

“non capisci quanto questo mi fa male?” aggiunse continuando a sparare

“devi dargli tempo Kaori. Non ho mai capito perché volessi tenerlo all’oscuro di tutto. Non credi che questi mesi siano stati difficili anche per lui?”

“non mi avrebbe permesso di andare via. Ed ora invece non mi accetterà mai, soprattutto quando saprà la verità”

“questo non puoi dirlo. Comunque se vuoi continuare a sfogarti fa pure” rispose guardando la porta “io me ne vado a dormire” ed uscì

Ryo aveva ascoltato tutto e si detestò ancora di più per tutto il male che le aveva fatto con una semplice frase, soprattutto poi quando lei aveva più bisogno di lui. Ma questa volta avrebbe rimediato. Si ripromise che non avrebbe fatto più soffrire la donna che amava.

Vide Lenn uscire che lo guardò sorridendo. Vide che gli sussurrava un silenzioso “vai” indicando il poligono con il pollice e poi salire verso casa.

Però in gamba il ragazzo, comincia a piacermi si ritrovò di nuovo a pensare Ryo sorridendo e si decise ad entrare.

Kaori intanto continuava a sparare e una sensazione di vuoto le attanagliava l’anima. Calde lacrime le rigavano il volto bendato mentre pensava che Ryo non l’avrebbe mai accettata. Non aveva neanche voluto sentire le sue spiegazioni. Dopo tutto quello che aveva fatto, per lui, per il fratello e per se stessa. Ma oramai era troppo tardi, lui l’aveva definitivamente allontanata da se. Non sarebbe tornato indietro e lei non sarebbe più potuta stare accanto all’uomo che amava. A questo pensiero lasciò cadere la pistola e si inginocchiò a terra, disperata come mai lo era stata incurante delle lacrime che continuavano a rigarle il viso.
Continuò a piangere fino a quando non avvertì alle sue spalle una presenza e prima che avesse il tempo di girarsi sentì due forti braccia cingerle la vita e stringerla in un tenero abbraccio.
  

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Capitolo 6
*** La squadra ***


Ed eccoci al quinto capitolo della storia. Come sempre ringrazio tutti per le bellissime recensioni, chi ha inserito questa storia tra le preferite e le seguite. Grazie mille.

Faccio una piccola premessa per il lettore.

Nelle note del capitolo ho inserito sin dall’inizio nuovo personaggio e credo che abbiate capito tutti di chi si tratta :D

Tuttavia in questo capitolo ed altri compariranno altri personaggi. Nelle note non ho inserito “altri personaggi” perché come vedrete quelli che compariranno in seguito sono personaggi puramente nominali che avranno poche battute e non contribuiranno alla storia. Servono solo per “fare numero” ai fini della trama. Quindi per questo ho preferito inserire solo “nuovo personaggio” dato che ne è solo uno che partecipa attivamente alla storia avendo un ruolo discretamente importante.

Per il resto… buona lettura.
 
 
 
Capitolo 5. La squadra


Kaori rimase spiazzata. Di sicuro non era Lenn ad abbracciarla, ma come poteva essere Ryo? E perché l’abbracciava dopo averla trattata  in quel modo? Provò a divincolarsi ma le braccia la strinsero di più. Al culmine della confusione provò allora  a togliersi la benda ma era limitata nei movimenti. Stava per parlare quando una voce le sussurrò all’orecchio

“Perdonami” e alzando il braccio fu proprio lui a toglierle la benda.

Le prese il viso con le mani avvicinandolo al suo, asciugò le lacrime con le dita e la baciò. Fu un bacio tenero e dolce che durò pochi istanti, poi Ryo si staccò. Non voleva metterle pressione ma soprattutto non voleva esagerare anche se desiderava baciarla da tempo immemore. Voleva darle il tempo di capire che lui aveva fatto il primo passo verso un futuro insieme, come mai era capitato in  passati e così rispettare i suoi tempi. Ora toccava a lei. La guardò negli  occhi e vi vide stupore. Le sue guance erano diventate di un colore rosso acceso e lo guardava imbarazzata. Capì di non essersi sbagliato, era sempre la sua Kaori timida ed impacciata. Sapeva  di averla presa in contropiede ma non aveva resistito. Vederla in lacrime gli aveva fatto provare l’impulso irresistibile di abbracciarla. Le sue labbra lo avevano tentato e così aveva agito d’impulso. Vide che stava per parlare e le poggiò l’indice sulle labbra sorridendo.

“Ti amo” le disse “ci sono e ci sarò sempre quando tu vorrai. Ti aspetterò” e con un bacio in fronte le augurò la buonanotte e se ne andò.
Finalmente sapeva di avere fatto la cosa giusta. Si sentiva leggero e sereno come non mai. Certo, trattenersi dal baciarla ancora era stato davvero difficile ma andava bene così per ora. Sorrise al pensiero che quando Kaori si sarebbe sentita pronta per affrontare con lui la loro relazione e parlare degli otto mesi passati avrebbe potuto baciarla quanto voleva. Erano tempi passati quelli in cui la trattava male facendola sentire un uomo per allontanarla da lui e dal suo mondo. Finalmente aveva deciso di mettere le cose in chiaro con se stesso e con lei, e succeda quel che succeda, sapeva che il futuro sarebbe stato certamente migliore. Si avviò in camera pregustandosi la notte di sonno sicuramente popolata da sogni su di lei, sentendosi finalmente completo.

Kaori era ancora troppo sorpresa per pensare in modo coerente. Non riusciva a muoversi per paura che fosse tutto un sogno. Ryo aveva detto che l’amava. Com’era possibile? L’aveva sempre considerata un uomo eppure…. Non riusciva a crederci. Quello che aveva desiderato in tanti anni si era avverato. Ironia della sorte proprio ora che era così confusa. Non che non l’amasse più, ma se appena otto mesi prima gli avrebbe buttato le braccia al collo ora non si sentiva ancora pronta. Le cose erano cambiate. Lei era cambiata. Troppi pesi gravavano sulle sue spalle. Troppi fantasmi del suo passato si erano ripresentati a chiedere il conto nel presente. Un presente che lei stava affrontando per sentirsi libera di vivere la storia d’amore con Ryo che aveva sempre desiderato. Ti aspetterò le aveva detto e quella semplice frase ebbe il potere di rassicurarla. Lui avrebbe aspettato che che lei fosse pronta a confidarsi e rispettato i suoi tempi. Sorrise felice. Forse il futuro sarebbe stato davvero migliore.
                                …………………………………………………………….
 
Erano le dieci in punto quando Saeko suonò alla porta di casa Saeba. Ad aprirla fu Ryo in boxer che assumendo immediatamente la faccia da maniaco provò a saltarle addosso.

“cara Saeko, vieni qui dal piccolo Ryo” le disse con la bava alla bocca.

“non ora” rispose la poliziotta  dandogli la valigetta che portava con se in viso e chiedendosi come mai non fosse arrivato un martello in suo soccorso.

Kaori è proprio cambiata pensò e guardò Ryo sospirare come in attesa di qualcosa che non era arrivato. Tuttavia non le era apparso preoccupato, anzi le sembrava estremamente sereno.

Entrò in casa seguita da Ryo che aveva iniziato a piagnucolare con delle frasi tipo povero piccolo Ryo e si diresse in salotto. Lì vi trovò Miki che prendeva un caffe e Umibozu che le sedeva accanto, silenzioso come sempre, a braccia incrociate.

Si accomodò su una poltrona e mise sul tavolo la ventiquattrore.

“non credo che stamattina avremo bisogno dei suoi incartamenti agente Nogami” esordì senza preamboli Lenn entrando in salotto seguito da Kaori. Si accomodò sul divano di fianco a Miki e si accese una sigaretta aspettando che la poliziotta parlasse. Kaori si accomodò in silenzio accanto a lui sul bracciolo del divano senza degnare nessuno di uno sguardo. Era maledettamente in imbarazzo dopo quello che era avvenuto la sera precedente.

Dopo quella frase aveva sentito Ryo andare a dormire e lei era rimasta al poligono ancora un po’ incredula su quello che era avvenuto. Quando si era decisa ad andare a letto aveva trovato Lenn in cucina che fumava una sigaretta che le aveva rivolto un sorriso beffardo.

Maledetto impiccione aveva pensato e senza rivolgergli la parola, si era ritirata in camera sua. Non era riuscita a prendere sonno per un bel po’. Aveva paura che se si fosse addormentata al suo risveglio avrebbe capito che era stato tutto un sogno. Più di una volta durante la notte era stata tentata di alzarsi per andare in camera di Ryo ma si era sempre trattenuta. Poi il sonno aveva avuto la meglio su di lei.

Quella mattina Ryo le aveva rivolto solo un sorriso e cercava di comportarsi normalmente, come per rassicurarla di non aver sognato. Ma lei ora non sapeva proprio come comportarsi. Lo vide fare il cascamorto con Saeko e un mezzo sorriso le curvò le labbra. Non cambia mai, anche nelle situazioni più serie si comportava sempre da buffone. Guardò il suo socio che indossava solo dei boxer e le venne voglia di mandare tutto al diavolo e correre ad abbracciarlo. Si soffermò sull’immagine di lui che la stringeva e iniziò a fantasticare.  La voce di Saeko la riscosse dai suoi pensieri

Che diavolo vado a pensare, ora non è il momento per queste cose si disse  e riportò l’attenzione sui presenti.

“e per quale motivo?” sentì Saeko domandare piuttosto irritata

“semplice. Perché stamattina saremo noi a parlare e a darvi tutte le informazioni del caso. Poi decideremo come agire.”

“noi chi?” domandò incuriosita Miki guardando Kaori

“oltre a me e Kaori” rispose sicuro Lenn “ci raggiungeranno stamattina una parte delle persone che oltre i presenti, andranno a comporre quella che chiameremo squadra d’azione.”

“ e chi sarebbero queste persone oltre a noi?” domandò Miki sempre più curiosa
“alcune di loro le conoscerai tra poco” ammiccò Lenn e poco dopo qualcuno bussò alla porta

“saranno loro” intervenne Kaori alzandosi per andare ad aprire “ e scommetto che ci sarà anche Mick
Cinque persone entrarono nella stanza. Mick a suo agiò salutò i presenti con un gran sorriso.

“buongiorno gente, ciao Lenn, ciao mia cara Kaori” disse facendo la faccia da maniaco “sei più bella stamattina dopo una buona dormita” continuò provando ad allungare le mani

“grazie mille Mick” rispose lei bloccandolo con una manata in faccia.

“hai già visto Kaori?” intervenne Miki corrugando la fronte “sapevi che era tornata?”

“ ma soprattutto conosci già l’agente Leonard Wilson mi sembra di capire” intervenne sospettosa Saeko

“si l’ho conosciuto ieri pomeriggio, quanto a Kaori l’ho vista sempre ieri pomeriggio. Mi sono venuti a trovare insieme per espormi il caso”

“quindi già sapevi tutto quando sono venuta io, per questo hai accettato senza battere ciglio” si inalberò Saeko

“si suppongo di si” rispose lui con un sorriso sornione

“ perché non mi hai detto niente, idiota che non sei altro” domandò la donna alterata alzandosi in piedi e stringendo i pugni. Sentiva che era al limite. Tutti sembravano sapere tutto e soprattutto sembravano sapere più di lei del suo caso e neanche si degnavano di avvertirla. Si sentiva come una principiante alla prima esperienza e questo proprio non lo mandava giù.

Fu Ryo ad intervenire per placare gli animi

“suvvia Saeko, sai Mick com’è fatto. Non mi sembra il momento adatto per discuterne, abbiamo ospiti” ed indicò con il pollice le quattro persone che erano rimaste in piedi aspettando di essere presentate.

Solo allora le persone in salotto volsero lo sguardo alle figure silenziose che erano entrate con Mick. Erano tre uomini e una donna.

Fu Kaori a fare le presentazioni

“Lei è Martha, la più giovane del gruppo con i suoi diciannove anni, ed è di origine italiana” cominciò indicando una ragazza bassina dai lunghi capelli castani un po’ vaporosi e una spruzzata di lentiggini sul naso che le dava ed un’espressione sbarazzina, che alzò allegramente la mano in segno di saluto.

“lui ” e indicò un ragazzo pallido, molto alto,dai capelli a spazzola ed uno sguardo serio accentuato da folte sopracciglia e due occhi nerissimi “ è William, il più ombroso del gruppo e braccio destro di Lenn, in quanto anche lui fa parte dell’FBI e come Lenn è americano”

“lui invece” continuò “è Kaoru ed è giapponese come noi oltre ad essere il più anziano del gruppo e quest’altro” sorrise dando il cinque ad un ragazzo dai capelli rosso fuoco, lunghi fino alle spalle “ è Maycol ed è il nostro buffone , oltre ad essere anche lui americano” e diede una pacca affettuosa sulla spalla del ragazzo

“che brutta presentazione Kaori, potrebbero pensare male di me” rispose facendo una buffa faccia triste ed un curioso inchino a mo di presentazione.

“sarà un piacere lavorare con voi” aggiunse e si avvicinò a Lenn stringendogli calorosamente la mano

“salve vecchio mio, ti trovo più brutto del solito”

“ed io più idiota del solito” rispose Lenn ridendo

“punti di vista” rispose Maycol facendo spallucce “alle donne piace ridere. Faccio molto colpo sai?vuoi vedere la mia lista?”

Kaori tossicchiò divertita

“non mi sembra questo il momento” e rivolgendosi ai presenti aggiunse “nel pomeriggio ci raggiungeranno altre tre persone, uno dei quali è un altro agente dell’FBI. E con questo le presentazioni sono finite. Ovviamente loro vi conoscono già, quindi state comodi”

“ora potremmo sapere i dettagli del piano?” intervenne Saeko

“si credo sia venuto il momento” sorrise Lenn “signori e signore vi annuncio che la squadra è al completo”. 

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Capitolo 7
*** l'organizzazione ***


Ed ecco un altro capitolo della mia ff. la storia inizia ad entrare nel vivo. Grazie a tutti per le vostre bellissime recensioni… non so cosa farei senza. Grazie anche a tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e a tutti i lettori silenziosi. Grazie mille!!!!
 
 
Capitolo 6. L’organizzazione


“Bene” incominciò Lenn quando tutto furono comodi “ è proprio giunta l’ora di mettere a disposizione tutte le informazioni che abbiamo raccolto”

“non tutti fate parte dell’FBI quindi” intervenne Miki

“no solo William. Gli altri sono delle comparse molto speciali. Lo so, vi chiederete come sono finiti in questo caso” rispose Lenn “ma questa è un’altra storia che vi spiegherò dopo. Innanzi tutto comincerò ad illustrare come funziona l’organizzazione. Solo capendo chi sono li annienteremo. Sicuramente già saprete che recluta giovani promettendo loro ricchezza e potere” fece una pausa per accendersi un sigaretta, offrendone una anche a Kaori che la accettò in silenzio “ ed è quello che l’organizzazione da loro in effetti a chi riesce a sopravvivere. Non hanno un vero e proprio nome. Nell’ambiente si fanno chiamare semplicemente Organizzazione, come a voler sottolineare che il loro gruppo è il migliore e è l’unico che merita di chiamarsi così. Probabilmente sapete anche degli scorpioni come loro segno di riconoscimento. Quello che non sapete è cosa significano” e srotolò sul tavolo un foglio con su disegnato un rettangolo con cinque linee orizzontali.

“Gli scorpioni” continuò con l’attenzione di tutti alle stelle “ indicano il grado come forse avrete intuito, ma indicano anche il superamento di una determinata prova dato che l’organizzazione è divisa in livelli” e indicò il primo rettangolo

“per farvela breve ,il primo scorpione va al braccio destro ed è quello che indica il superamento del secondo livello e quindi l’accesso al terzo. Il secondo va al braccio sinistro e viene dato al quarto livello. Mentre l’ultimo, il più grande dietro la schiena rappresenta la fine dell’addestramento e viene dato al sesto livello. E fin qui sapete tutti di cosa parlo. Quello che non sapete” ed estrasse dallo zaino al suo fianco delle foto che sparse sul tavolo “ è che c’è ancora un altro marchio: il cerchio” ed indicò una foto che raffigurava la schiena di un uomo con un marchio a forma di cerchio con inscritto uno scorpione.

“mio Dio” inorridì Miki portandosi le mani agli occhi

“cosa rappresenta il cerchio?” domandò seria Saeko prendendo la foto tra le mani

“significa l’appartenenza al gruppo e l’impossibilità di uscirne” intervenne tetro Ryo

“esattamente Saeba hai fatto centro” approvò Lenn

“sai com’è un po’ mi intendo di organizzazioni” rispose ironico Ryo

“un punto a tuo favore. Comunque è proprio così. Il cerchio è il marchio più importante, quello che rappresenta la carica massima, quella più temuta in assoluto”

“ma hai detto che i livelli sono sei” puntualizzò Saeko

“infatti.  Il completamento dei livelli è rappresentato dall’ultimo scorpione”

“il cerchio invece è una prova di ammissione suppongo” intervenne Mick seduto di fianco ad Umibozu che ascoltava silenzioso.

“esattamente” confermò Lenn

“sai com’è” commentò Mick con un sorrisetto sghembo “anch’io ho la mia esperienza”

“vedo” ammiccò Lenn e riprese a spiegare

“alla fine della sesta prova l’organizzazione si concede dieci giorni di tempo per decidere quale sarà la missione che dovrà effettuare il nuovo venuto per essere un membro effettivo dell’organizzazione. Una prova di fedeltà insomma. Dieci giorni in cui il candidato, chiamiamolo così, viene sottoposto a test psicologici che aiutano a capire il suo carattere e le sue inclinazioni in modo da sapere che posto occuperà una volta superata la prova finale. Solo all’eventuale superamento di questa verrà marchiato con  il cerchio che , messo intorno allo scorpione, come ho detto prima, rappresenta l’assoluta appartenenza all’organizzazione e l’impossibilità di uscirne.

“quanto dura l’addestramento e soprattutto in cosa consiste?” domandò Umibozu intervenendo per la prima volta nel discorso

“la durata un mese per ogni livello”

“un mese? Quindi in totale sono sei mesi in tutto” intervenne Miki “ ma quanto si può imparare in sei mesi? Per certi addestramenti occorrono anni”

“più di quanto pensi bellezza” rispose Maycol guadagnandosi un’occhiataccia da parte del marito di lei
“in fondo dipende da come si addestra”

“infatti” intervenne Lenn “ora per rispondere alla tua domanda “continuò fissando il gigante “vi spiegherò per sommi capi in cosa consiste l’addestramento, in modo da farvi capire che tipo di persone ci troveremo ad affrontare”

“appunto” asserì Umibozu

“vedo che hai già intuito una parte del piano” annuì Lenn soddisfatto di essere circondato da persone così in gamba.

“bene” continuò siuro “come vi ho appena detto ogni livello prevede un mese di addestramento. Il primo livello consiste nella lotta corpo a corpo. Si basa sullo sviluppo della muscolatura con l’aumento progressivo della forza fisica e lo studio approfondito delle arti marziali e di altri tipi di combattimenti. In pratica si impara ad uccidere a mani nude con estrema rapidità e precisione”

“ma com’è possibile imparare tutto questo in un solo mese?” ripetè Miki incredula

“ma allora non ci arrivi proprio? Credi che i mesi li dentro siano una villeggiatura?” si spazientì Lenn, poi con più calma riprese

“scusami, sono stato brusco, ma già i marchi dovrebbero farti capire come ragiona quella gente. Non sono normali addestramenti. Li dentro vieni sottoposti a continue pressioni fisiche e allenamenti senza sosta, oltre alle pressioni psicologiche e al lavaggio mentale che pian piano operano sulle persone. Quando sei lì dentro e ti accorgi che tutto è diverso da come ti aspettavi, che ti hanno tentato ed attirato con delle lusinghe false e delle promesse vuote su chi diventerai e su che potere avrai se entrerai a far parte del loro gruppo, capisci che oramai è troppo tardi. Non ti libererai più di loro e spesso si desidera piantare tutto e scappare. Si dorme poco e si mangia ancora meno e la tensione e alle stelle. Ognuno cerca di dare il massimo per superare la prova di fine livello.”

“che succede se non si supera la prova?” e questa volta a parlare fu Saeko conoscendo già la risposta

“si muore” rispose Lenn lapidario “l’organizzazione provvede personalmente all’eliminazione del soggetto in questione. Non esiste una seconda possibilità. Ma andiamo avanti. Il secondo livello si concentra sull’uso delle armi manuali, ovvero spade coltelli e tutto quello che ha a che fare con oggetti taglienti e che non siano armi da fuoco. Si impara a ferire gli organi vitali con estrema precisione. Il terzo è basato sulle armi da fuoco e il quarto sulle trappole e sugli ordigni. Il quinto e il sesti sono invece i livelli più importanti e i più temuti; quelli che completano l’addestramento e i più difficili da superare. Il quinto è basato interamente sulla percezione dell’avversario. In pratica si impara a difendersi e ad usare le armi, ma soprattutto ad uccidere ad occhi chiusi. Ed ora veniamo al sesto”

“cos’altro c’è da imparare?” domandò Miki sempre più inorridita

“Si impara a combattere il dolore” intervenne Saeko

“esattamente.” Ammise Lenn stupito“come ne siete venuti a conoscenza voi della polizia?”

Questa volta fu Saeko a dover spiegare.

“anche se non aggiornati come voi, anche noi ci difendiamo. Gli incartamenti che aspettavo e avevo portato oggi,  che mi sono arrivati stamattina tramite fax parlano proprio di questo. In particolare parlano di una retata che c’è stata due anni fa quando l’organizzazione non era ai livelli di pericolosità di ora. I capi riuscirono a scappare e quello che fu trovato fu un vero e proprio laboratorio chimico oltre a persone ridotte a larve umane. Quello che si pensò all’epoca fu che l’organizzazione sperimentava farmaci illegali su esseri umani non consenzienti ma lo studio di quei farmaci ha rivelato ben altro”

“e cioè?” domandò Miki

“sono dei composti  che pare agiscano a livello celebrale. Non voglio annoiarvi con dettagli chimici, che tra l’altro non capisco neanche io, ma per farla breve, sono dei farmaci che, pare una volta iniettati riproducano un determinato tipo di dolore. Non riuscivamo a spiegarci lo scopo, visto che non sono fatti stati circolare sul mercato, ma  dopo aver sentito parlare dell’addestramento, ci ho messo poco a capire su cosa si basasse l’ultimo livello”

“mio Dio tutto questo è assurdo Saeko”

“ e invece l’agente Nogami ha proprio fatto centro Miki” a risponderle fu Lenn “negli ultimi anni l’organizzazione ha fatto passi da gigante. Con quest’ultimo livello poi si sono superati” continuò ironico “in pratica, anche se in una missione si viene feriti, si assicurano la buona riuscita della stessa, visto che il loro uomo non si farà distrarre dal dolore essendoci abituato. Oppure cosa più importante, se si viene catturati e torturati, si assicurano il silenzio della persona in questione visto che nessun tipo di tortura sarà paragonabile a quello che si sopporta nell’ultimo livello. Hanno al loro interno una varietà di figure professionali, chimici, medici e quant’altro, tutte utili ai loro scopi.”

“quindi tutti quelli che lavorano all’interno, hanno fatto l’addestramento?”

“non tutti Miki, solo quelli che manderanno nelle missioni vere e proprie. Per quelli che faranno i topi di laboratorio non è necessario un addestramento. Certo, anche loro devono giurare fedeltà, ma considerato che l’organizzazione li paga profumatamente, dubito che cambierebbero lavoro, considerato che vengono scelte persone abbastanza spietate che non fanno differenze tra iniettare un farmaco ad una persona inerme o ammazzare decine di persone con un nuovo tipo di veleno piuttosto che salvare vite.”

 “Ma a cosa punta l’organizzazione veramente?” domandò la donna

“Ad avere il controllo su tutto” e questa volta a risponderle fu Saeko “con delle persone così bene addestrate nessun politico, finanziere o chiunque altro ha la possibilità di resistere se minacciato. Inoltre” aggiunse “ hanno i migliori killer sul mercato, che prestano a caro prezzo ad altre organizzazioni, o a chiunque chieda un lavoretto poco pulito, che sia un politico o un poliziotto corrotto, o un criminale stesso. A loro non importa chi chieda i loro servizi. Vengono contattati, e dopo essere stati pagati, mandano il killer che ritengono più opportuno per quel lavoro, che a sua volta riceverà una percentuale , molto bassa , del pagamento”

“esatto” asserì Lenn “è questo il loro scopo. Un vero e proprio mercato di killer, con garanzia di riuscita al cento per cento”

“ma tutto questo è spaventoso” rispose Miki

“ si lo è.” convenne Lenn “ “ed ora avete capito con che tipo di persone avremo a che fare prima di arrivare al grande capo”

“che ovviamente sapete già chi è” concluse Saeko

“ovviamente. Ma questa è un’altra storia.”

“solo una domanda” continuò Saeko “voi come avete fatto ad avere tutte queste informazioni così dettagliate?”
“nell’unico modo possibile”

“e sarebbe?” ribattè Saeko

“non ci crederesti”

“tu prova a dirmelo” si innervosì la donna.

Lenn gettò uno sguardo sui presenti. I tre sweeper non sembravano molto curiosi, ma avevano uno sguardo serio ed impassibile di chi probabilmente ha già capito tutto. In ultimo il suo sguardo si posò su Kaori che fece un deciso cenno di assenso.

“e va bene” ribattè duro “ma sappiate che ne siete voluti venire voi a conoscenza” e si alzò in piedi. Le persone che quella mattina  lo avevano raggiunto lo imitarono iniziando a togliersi i soprabiti. Solo allora i presenti si accorsero che i quattro ospiti non si erano tolti ne cappotti ne giubbini.

L’ultima ad alzarsi fu Kaori che si rivolse a Saeko voce tagliente.

“vuoi sapere come sappiamo tutto ciò” disse togliendosi lo spolverino e con un tono freddo da raggelare la poliziotta. Sapeva di avere gli sguardi degli altri puntati su di se, soprattutto quello di Ryo che non ebbe il coraggio di guardare.

“semplice. Ci siamo stati.”

E degli orrendi marchi a forma di scorpione fecero la loro comparsa nella stanza.
  

 

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Capitolo 8
*** Viaggio nei ricordi ***


Ed eccoci al settimo capitolo della mia ff. come sempre grazie a tutti per le vostre bellissime recensioni!!!!! Grazie anche a chi ha inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Buona lettura.
 
 
Capitolo 7.  Viaggio nei ricordi


Nella stanza aleggiava il silenzio. Nessuno aveva il coraggio di parlare. Nessuno ne aveva voglia. Tutti guardavano le sei persone  con quegli orrendi marchi, senza riuscire a spiegarsi il perché.  Fu Miki ad alzarsi e non sapendo cosa dire si avvicinò a Kaori e l’abbracciò piangendo. Perché l’amica non le aveva detto niente? Perché erano arrivati a questo punto?

“perché Kaori? Perché?” le domandava fra le lacrime.

Quella l’abbracciò a sua volta ,sorridendo.

“suvvia Miki, non è una tragedia” e sciogliendosi dall’abbraccio si rivolse agli altri.

“era questo l’unico modo per sapere tutte queste cose” e distolse lo sguardo. Non aveva il coraggio di guardare Ryo. Si chiese se dopo tutto quello che aveva visto lui non avesse cambiato idea. Non volle saperlo. La voce di Saeko la distolse da i suoi pensieri.

“ma tu che c’entravi Kaori?”

“c’entro più di quanto immagini Saeko.”rispose la donna alzandosi  “ Ma ora scusatemi,sarà Lenn a spiegarvi tutto, ho bisogno di stare da sola.” E recuperando il suo soprabito si allontanò a passo spedito dalla stanza.

Si diresse al poligono. Avrebbe potuto ritirarsi in camera sua ma voleva solo uscire da quella casa. Si appoggiò al muro e chiuse gli occhi. E così tutti avevano finalmente saputo che cosa aveva fatto in questi otto mesi. Non che questo avesse chiarito i loro dubbi, anzi, probabilmente avevano ancora più domande di prima. Ma lei non se la sentiva di tenere un monologo sul perché aveva fatto tutto questo e come era finita in questa situazione. Ci avrebbe pensato Lenn. Ora voleva solo stare da sola e non pensare. Non pensare a lui. Le aveva detto che le sarebbe stato accanto, ma ora? E se avesse cambiato idea? Quando gli aveva fatto quella promessa non immaginava quale fosse il motivo della sua scomparsa. O forse lo aveva già intuito? Non lo sapeva.

Una voce familiare le giunse alle spalle.

“Sapevo che ti avrei trovato qui”

Kaori aprì gli occhi e guardò l’uomo che l’aveva raggiunta.

“perché non sei di sopra con gli altri? Non vuoi sapere il perché di tutto questo?”

“Certo che si.”

“e allora?” domandò Kaori

“ieri ti ho detto che ti avrei ascoltato, qualunque cosa tu volessi dirmi. Ma avrei ascoltato te, non gli altri che parlano al posto tuo” rispose semplicemente Ryo sedendosi a terra a gambe incrociate

Kaori rimase spiazzata. Allora non si sarebbe tirato indietro. L’avrebbe ascoltata e capita qualunque cosa lei volesse dirgli. Ma perché se ne stava lì seduto a terra senza parlare? Possibile che non avesse commenti da fare? Questo silenzio la faceva impazzire.

“perchè non parli?”

“hai detto che volevi stare da sola. E allora io ti sto accanto in silenzio”

Kaori non riusciva a capire. Possibile che non avesse nessuna domanda da farle?

“perché non mi domandi niente?” domandò al culmine dell’esasperazione “possibile che non ti interessi nulla? Come fai a startene lì impassibile?” urlò e subito si rese conto di avere esagerato

“cosa ti aspettavi?” rispose l’uomo alzandosi in piedi “che ti avrei sobillato di domande fino all’esasperazione? Mi domandi se voglio sapere…Certo che voglio sapere, ma voglio anche che sia tu a parlarmene di tua spontanea volontà, e non che mi risponda dietro le mie insistenze” concluse calmo ritornandosi a sedere a gambe incrociate.

Questa volta avrebbe rispettato i suoi silenzi, pur di starle accanto si ripromise Ryo. Era stato uno schock scoprire la sua donna, perché era così che la considerava segretamente nel suo cuore da molto tempo ormai, marchiata a fuoco. La sua testa martellava di domande oltre ad un’odio sempre più crescente per questa maledetta organizzazione, causa di tutto. Ma avrebbe saputo aspettare. Kaori non era una stupida e se aveva agito così doveva avere le sue buone ragioni.

Kaori sorrise. Conoscendolo si sarebbe dovuta spettare una risposta del genere. Era sempre il suo Ryo in fondo, l’uomo che amava da talmente tanti anni da averne quasi perso il conto oramai. Certo, si divertiva a prenderla in giro, era un donnaiolo incallito e più volte l’aveva ferita ed offesa con il suo comportamento menefreghista e con i suoi insulti su quanto poco la considerasse una donna. Però… lui c’era. quando più lei aveva bisogno di lui, quando era in pericolo, o anche semplicemente quando aveva bisogno di un conforto… lui c’era. Così come ora. Si pentì di non avergli rivelato nulla nei mesi addietro, tuttavia sapeva di aver fatto la scelta giusta.  Si sedette di fianco a lui e lo guardò seria.

“ti va di ascoltare una storia?”

“tutte le storie che vuoi” sorrise lui

Kaori chiuse gli occhi come per raccogliere le idee. Doveva fare un salto indietro nei ricordi ma gli avrebbe raccontato tutto, fin dall’inizio.

“questa storia ha radici lontane, oserei dire piantate nella mia infanzia. Ma forse dovrei cominciare a raccontarti di quando ho conosciuto Lenn. Come già ti ha detto lui, era uno dei migliori amici di Jeff e quando ancora lui lavorava nella polizia lo vedevo spesso a casa nostra ma non avevo con lui nessun contatto particolare. Poi, Jeff si è messo in società con te e Lenn è ritornato in America.
Non l’ho più rivisto vino alla morte di Jeff e anche allora, non è che ci siamo scambiati molte parole. Nessuno dei due aveva voglia di parlare e Lenn è ripartito subito dopo. Non è tornato più in Giappone fino ad un anno fa.”

E a queste parole Kaori si interruppe. Fin qui era stato facile ma adesso veniva il bello e lei non sapeva proprio da che parte cominciare. Ryo sembrò capire questo stato d’animo perché le prese la mano stringendola forte, come un tacito invito a continuare.

“suppongo ricordi quando, circa una decina di mesi fa ho deciso d’iscrivermi in palestra”

Ryo sorrise a quel ricordo.

“volevo evadere dalla quotidianità e a dirla tutta, avere uno spazio mio che non fosse occupato da casi e gente minacciata e da te che a volte diventavi davvero insopportabile” e rise a quest’ultimo commento

“è stato proprio lì che ho rivisto Lenn. All’inizio credevo di averlo scambiato per qualcun altro, in fondo cosa mai poteva fare in una palestra del Giappone?
E invece era proprio lui, e non si era inscritto li per caso.”

“ma perché c’eri tu” finì Ryo al posto suo.

“esatto. Lui in realtà cercava un pretesto per parlarmi in privato, solo che non sapeva come muoversi, considerato che ero la socia di City Hunter e che quello di cui doveva parlarmi andava a toccare tasti privati. Se ci fosse stato Jeff sarebbe stata tutta un'altra cosa. Ma lui era morto e toccava a lui il compito di parlarmi del caso”

Ryo la guardò… si stava perdendo… Aveva capito che di questo caso si stava occupando Jeff… ma come poteva toccare la vita privata di Kaori?

Kaori sembrò leggere i suoi dubbi perché riprese veloce

“suppongo ti starai chiedendo cosa c’entra la mia vita privata con quest’organizzazione”

“infatti”

“quando ieri Lenn ha detto che questo caso stava particolarmente a cuore a Jeff si riferiva proprio a questo. Perché… devi sapere che”

Ma non fece in tempo a finire la frase. Qualcuno aprì violentemente la porta del poligono tanto da farla sobbalzare e la raggiunse correndo.

“Kaori abbiamo dei problemi. Dei grossi problemi” 

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Capitolo 9
*** Imprevisto ***


Ed ecco un altro capitolo!!!

Come al solito, grazie mille per tutte le bellissime recensioni. Grazie anche a chi ha inserito questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. Mi raccomando… continuate a farmi sapere cosa ne pensate!!!!

Grazie anche a tutti i lettori silenziosi!!!!

Buona lettura!!!
 
 
Capitolo 8. Imprevisto



Kaori guardò Lenn che l’aveva raggiunta correndo seguito dagli altri. La sua faccia non prometteva niente di buono.

“che tipo di problemi?” domandò alzandosi in piedi

“prima, poco dopo che tu sei venuta qui ci hanno contattato gli altri, che si sono sistemati in una pensione dietro l’angolo”

“e…”lo invitò Kaori a proseguire facendosi seria

“Rika” disse Martha, con un singhiozzo “non c’è l’ha fatta. L’organizzazione l’ha uccisa”

Kaori rimase pietrificata. Rika… uccisa… come diavolo poteva essere accaduto?

Anche Ryo si alzò in piedi guardando il volto di Kaori impallidire. Erano stati interrotti dannazione, proprio quando Kaori stava per raccontargli tutto. E per di più li avevano interrotti con una notizia di cui lui ancora ignorava la natura, ma che a quanto pare doveva essere funesta

“che ne diresti di spiegarci tutto Lenn?” chiese alquanto irritato

“ma io stavo spiegando tutto Saeba, sei stato tu ad andartene.” Rispose serio. Non aveva più voglia di scherzare.

“per inciso, chi è questa Rika?” domandò Ryo a sua volta ignorando volutamente la frecciatina e capendo l’umore dell’altro.

“andiamo in casa” intervenne Kaori “e vediamo di mettere fine alle spiegazioni una volta per tutte” e si avviò decisa all’ingresso.

Quando tutti si furono nuovamente accomodati in salotto, nessuno aveva voglia di parlare. Quella mattinata sembrava non finire mai. Ognuno aveva i suoi dubbi e le sue domande, ma soprattutto si domandavano quando le sorprese sarebbero finite. Fu Kaori a parlare.

“fino a che punto hai spiegato?” domandò senza mezzi termini rivolta a Lenn

“grosso modo di come ci siamo infiltrati nell’organizzazione e come tu ci sia finita dentro, senza spiegare il perché però. Non ci ero ancora arrivato”

“bene continuo io” disse risoluta e poco dopo riprese il discorso.

“Rika era la mia compagna di stanza” spiegò agli altri in modo sbrigativo. Non voleva parlare , faceva troppo male, ma sapeva che stavolta toccava a lei riprendere il discorso. Eppure,  se pensava che in questo momento avrebbe voluto ancora essere al poligono con Ryo a raccontare tutta la storia, e raccontarla solo a LUI, le parole sembravano morirle in gola. Ma doveva farsi forza. Con tono distaccato riprese il discorso, cercando di essere il più coincisa possibile.

“come Lenn vi avrà detto, otto mesi fa io e  due agenti dell’FBI ovvero, lui e William, siamo riusciti ad infiltrarci nell’organizzazione. Sapevamo che per sapere avremmo dovuto vivere li dentro e così decidemmo di sottoporci all’addestramento” disse con tono pratico “sapevamo che una volta lì, avremmo avuto due pensieri; primo: sopravvivere, secondo:riuscire poi a scappare. Al ritorno poi Lenn avrebbe dato tutte le informazioni alla polizia e all’FBI in modo da preparare un piano per cancellare definitivamente l’organizzazione dalla faccia della terra.

E così sono andate le cose, almeno fino a questo punto, anche se con qualche piccola variante. Il piano originale prevedeva che una volta concluso l’addestramento e guadagnato la fiducia dei capi con l’ultima prova, saremmo riusciti a scappare facendoci credere coinvolti in una delle loro missioni. Ma alcune cose sono andate storte. La prima è che William dopo i sei mesi d’addestramento, non è riuscito a superare l’ultima prova, che gli avrebbe dato lo scorpione dietro la schiena. La seconda è che avevamo deciso di portare alcuni ragazzi con noi. Tre già li conoscete: Martha che era da appena un mese lì dentro, Kaoru che era arrivato al quarto livello e Maycol che come noi ha finito tutti e sei i livelli, ma che a differenza di noi non ha sostenuto la prova che gli sarebbe valsa il cerchio. Altri due che avreste conosciuto a breve, Tooru, che faceva parte del terzo livello e Rika che è stata la mia compagna di stanza per quattro mesi” e a questo punto Kaori si interruppe per accendersi una sigaretta.

Parlare le faceva male, ma soprattutto pensare le faceva male. Ripensò al volto sorridente della ragazza che per quattro mesi era stata uno dei pochi volti amici in quel maledetto inferno e si maledisse per essere stata tanto superficiale, non avrebbe dovuto lasciarla sola. Guardò gli altri che la osservavano in religioso silenzio, quasi timorosi di parlare. Avevano capito che i preliminari del caso stavano giungendo al termine e che le presentazioni scherzose e i battibecchi che aveva Lenn, sempre ironico, con Saeko o con gli altri erano finiti. Ora si faceva sul serio. Con un sospiro riprese a parlare.

“questi due punti ci hanno fatto cambiare il piano iniziale, innanzitutto perché la fuga sarebbe dovuta essere una fuga vera e propria e non coperta da una facciata di una missione. Abbiamo dovuto accelerare i tempi considerato che William era in pericolo di vita. Non avendo superato l’ultima prova l’organizzazione lo avrebbe eliminato a breve. Inoltre avremmo dovuto portare delle persone con noi, cosa non prevista originariamente, che avevano deciso di rischiare e si sarebbero completamente affidate a noi nella fuga. Così rischiammo il tutto per tutto. Una notte di un mese e mezzo fa, ci armammo fino ai denti e dopo aver studiato un piano sommario, decidemmo di scappare. Non so quanta gente facemmo fuori, e non so come, ma riuscimmo a scappare, tutti sani e salvi. Il problema che si presentava era ora come restare vivi una volta fuori. Nel piano originario la nostra fuga sarebbe stata scoperta solo dopo, e Lenn avrebbe avuto modo di avvertire polizia e l’FBI con tutta calma. Ora invece dovevamo far perdere le nostre tracce e far credere di essere andati in un altro continente.

Decidemmo di dividerci e di rincontrarci dopo un mese e mezzo, ovvero ieri, per mettere definitivamente la parola fine all’organizzazione insieme a voi. Si formarono tre gruppi : io e Lenn, Martha, Kaoru, Maycol e William, che anche se di livelli inferiori ai nostri erano più numerosi e infine Kira e Toru affidati ad un agente dell’FBI ben addestrato. Del resto eravamo noi i pezzi grossi, i membri a tutti gli effetti e l’organizzazione avrebbe cercato principalmente noi, lasciando per un po’ in pace gli altri. Nel frattempo Lenn ha contattato l’FBI e la polizia, dando il via alle operazioni.

Credevamo di essere riusciti a sviarli” disse versandosi da bere “ma a quanto pare ci sbagliavamo” e con la rabbia che le saliva dentro scagliò il bicchiere contro il muro.

A quel rumore Miki sussultò. Gli altri avevano davanti una versione di Kaori inedita. Nessuno osava parlare. Erano come pietrificati davanti alla rabbia di una donna che otto mesi prima credevano di conoscere così bene.

“ora suppongo ci sia un cambio di programma” disse seria rivolta a Lenn

“meno di quanto tu credi Kaori”rispose tetro quest’ultimo “Toru sta bene e domani o stasera ci raggiungerà. Anche se con una persona in meno il piano non cambia. Domani notte agiremo”

“capisco” rispose Kaori e guardando gli altri come se solo in quel momento si fosse ricordata di un particolare importante aggiunse

“ah dimenticavo, non avete ancora saputo il perché io sia immischiata in questa storia. Vedete… è una questione di famiglia” e sorrise ironica

“Ti sei voluta occupare del caso al posto di Jeff” intervenne Saeko

“hai frainteso” e si lasciò andare ad una risata fredda. Oramai non si controllava più. Era troppo arrabbiata. Era troppo di tutto e soprattutto era stufa che un’altra vita fosse stata spazzata via. Quando finì di ridere riprese con più serietà, anche se un sorriso sarcastico le piegava le labbra

“vedi” disse rivolta a Saeko “non riguarda quella famiglia”

“Ma Kaori” iniziò a dire la poliziotta spaesata.

Quella la interruppe con un cenno della mano.

“si da il caso Saeko,  che il capo dell’organizzazione è il fratello di mio padre, mio zio. Il mio zio biologico intendo.” 

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Capitolo 10
*** Bentornata ***


Ecco a voi un altro capitolo.
Grazie a tutti per le recensioni, a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie mille!!!!!!
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi!!!
Buona lettura!!!
 
 
Capitolo 9. Bentornata



I sentimenti che regnavano in quella stanza erano contrastanti. Da un lato c’era Saeko che guardava Kaori attonita, incapace di parlare. Miki invece aveva un mucchio di domande da rivolgere alla sua amica ma non sapeva da quale cominciare, e soprattutto non si spiegava perché Kaori non le aveva detto nulla.

E poi c’era Ryo, indecifrabile come sempre. Impossibile dire che direzioni prendevano i suoi pensieri, come Umibozu del resto. Nessuno aveva più tanta voglia di parlare e quel silenzio stava diventando opprimente per Kaori.

È vero, aveva appena dato una notizia sconvolgente, quasi assurda per molti versi, ma perché non si decidevano a parlare accidenti a loro. Una domanda, una battuta, insomma un qualcosa. E invece niente. Si limitavano a guardarla, chi deluso, chi scioccato ma niente di più.

Solo Mick sembrò intuire lo stato d’animo di Kaori.

“e così è tuo zio eh mia dolce Kaori?” disse ridendo “buon sangue non mente”

Buon vecchio Mick pensò Kaori. Era un buffone e un donnaiolo al pari di Ryo però non si tirava mai indietro quando si trattava di aiutarla. Ci teneva a lei e con il tempo aveva imparato a conoscere le varie sfaccettature del suo carattere e a capire i suoi stati d’animo.

“eh già”rispose Kaori più rilassata

“solo una domanda” disse questi con sguardo serio

“Quale?” rispose Kaori un po’ titubante

“anche lui lancia i martelli??? No perché se è così mi preoccupo sul serio!!!”

Kaori rimase un attimo attonita… ci mise un po’ a capire il senso della domanda di Mick. Poi dopo qualche istante si lasciò andare ad una grossa liberatoria risata, che pian piano si fece contagiosa anche per Miki e Saeko

“non lo so Mick” rispose ancora con le lacrime agli occhi

“Ha ragione Mick” intervenne la poliziotta ridendo “questo è un particolare di cui dovremo preoccuparci quando affronteremo il grande capo”

“martelli??di che tipo??” intervenne Lenn con sguardo interrogativo

“si martelli” rispose Miki “e che martelli” aggiunse faticando a trattenere di nuovo le risa

“non ti preoccupare mia dolce Miki” intervenne Ryo con voce gracchiante provando ad abbracciare la ragazza “ti proteggerà il tuo Ryuccio, dai grossi martelli dello zio di Kaori”

E avvenne quello che nessuno si aspettava. O meglio, quello che tutti si aspettavano, considerando la routine di otto mesi prima. Uno spettacolo costante e spassoso, che però sembrava essere parte del passato, sparito insieme alla vecchia Kaori e ormai dimenticato.

Un grosso martello di 10 t andò a colpire Ryo mandandolo a fare da decorazione alla parete.

“tipo questi!!”esclamò Kaori sogghignando guardando Lenn

“e ringrazia che sono fuori allenamento, e quindi ci sono andata leggera brutto porco” disse rivolta a Ryo

“povero piccolo Ryo” disse questi piagnucolando ed uscendo dalla parete “ora il piccolo Ryo se ne va a mangiare” e sempre piagnucolando si avviò alla porta.

Fu impercettibile, tanto che Kaori ebbe il dubbio di aver capito male. Eppure sapeva di non essersi sbagliata. Quando Ryo le era passato accanto nell’uscire dalla stanza le aveva rivolto un leggero sorriso accompagnato da un

“bentornata” sussurrato a fior di labbra, e si era diretto in cucina.

Fu Saeko a riportarla alla realtà.

“Direi che per oggi è tutto vero agente Leonard?”

“direi di si agente Nogami.”

“quali sono i programmi?”domandò la poliziotta

“oggi o domani dovrebbe raggiungerci Toru, e se tutto va bene, ci vediamo domani nel tardo pomeriggio per organizzarci. Come ho detto, l’attacco è previsto per domani notte”

“a domani allora” salutò Saeko e con eleganza si avviò verso l’uscita.

Poco dopo anche Mick, Miki ed Umibozu se ne tornarono nei loro rispettivi appartamenti e Kaori provò un senso di liberazione. La parte delle spiegazioni era finita. Certo, avrebbe dovuto ancora parlare con Ryo per spiegargli perché aveva deciso di agire da sola e come aveva fatto a sapere chi era suo zio. Ma almeno le spiegazioni tecniche erano finite.  Tirò un sospiro di sollievo e si avviò in cucina.

“preferenze per il pranzo?” domandò allegra agli altri

“siamo nelle tue mani” scherzò Maycol

E dopo tanto tempo Kaori si ritrovò nuovamente a preparare il pranzo nella cucina di casa sua e per di più per tante persone.

L’ora di pranzo trascorse abbastanza piacevolmente con Ryo che si abbuffava di tutto ciò che fosse
commestibile e Maycol che lodava fintamente le sue doti di cuoca. Lenn si limitava a ridere, dando così man forte agli sfottò del ragazzo.

“suvvia Kaori sei bravissima” disse questi calcando l’ultima parola

“la pianti?!” sbottò lei

“ah già dimenticavo… se no mi arriva un martello vero??” disse Maycol scoppiando a ridere

“chissà” rispose Kaori con sguardo minaccioso.

Il pomeriggio fu tranquillo. Ognuno si godeva quella ritrovata serenità, anche se momentanea, standosene in silenzio a godere di piccole cose, come stare acciambellati sul divano a non far niente o a leggere una rivista. Non avrebbero mai creduto di poter stare tutti riuniti tranquillamente insieme, al di fuori delle mura delle stanze di addestramento dell’organizzazione, e finchè durava, cercavano di apprezzare tutto al massimo.

In serata toccò a Kaori di assistere alla devastazione della sua cucina ex-organizzata, ridotta ormai ad un cumulo di piatti e pentole sporchi dovute agli esperimenti culinari di Lenn e Maycol. Ryo sembrava aver familiarizzato molto con quest’ultimo, soprattutto perché avevano gli stessi gusti in fatto di donne ed erano entrambi idioti, oltre che donnaioli  incalliti.

Solo quando sentirono suonare alla porta si rimisero tutti sull’attenti. Toru era arrivato, e rivederlo avrebbe significato ricordarsi che avrebbe dovuto esserci con lui anche un'altra persona. Quando questi entrò furono bruscamente riportati alla realtà.

Ryo osservò il nuovo arrivato con molta attenzione.  Non poteva avere più di vent’anni ma la sua espressione lo faceva sembrare più grande. Aveva l’aria distrutta e doveva essere molto stanco a giudicare dalle occhiaie e il viso tirato. Ryo ne ebbe compassione e ancora una volta maledisse quella stramaledetta organizzazione per come riduceva le persone, devastandole nel corpo e nella mente.
Il nuovo arrivato si sedette e chiuse gli occhi. Erano troppe le cose orribili che aveva visto e il peso che portava sulle spalle era ingiusto per la sua giovane età. Guardò i volti amichevoli delle persone che lo circondavano e sorrise appena. Era insieme a loro adesso e sentì la speranza di una vita normale rinascere a poco a poco. I suoi occhi si posarono sullo sweeper che lo osservava in silenzio. Aveva sentito le storie su di lui e il suo aspetto sembrava confermare l’idea che si era fatto. Una persona da temere, per chi gli era nemico, estremamente sicura di se e molto, molto  pericolosa. Si sentì rassicurato. Se lo sweeper numero uno del Giappone aveva accettato di collaborare con loro, allora la possibilità di eliminare tutta l’organizzazione e ritornare ad essere liberi, si faceva sempre più concreta.

“e così tu sei Ryo Saeba”

“così pare”

“Kaori mi ha parlato molto bene di te. Piacere di conoscerti, io sono Toru” disse porgendo la mano

“piacere mio” rispose Ryo dopo averla stretta. Le sue mani erano delicate, non sembravano mani uscite da un addestramento eppure Ryo non si fece ingannare. I calli da pistola si potevano sentire facilmente e l’uomo ebbe la certezza, a giudicare dalla stretta decisa, che quelle mani, se lo volevano potevano essere letali. Si trovò a pensare sul perché quel ragazzo fosse finito dentro l’organizzazione.

A differenza degli altri, conservava ancora un’aria innocente, che anche la piccola Martha, che in passato doveva essere stata una ragazza dolce e spensierata, aveva cancellato. Si chiese come
avvenivano gli addestramenti veramente e quanti orrori avessero dovuto sopportare tutti loro.

Fu Lenn ad interrompere il flusso dei suoi pensieri.

“ben venuto Toru, sei al sicuro adesso”

L’altro sorrise stanco. L’immagine di Rika che veniva uccisa davanti agli occhi e lui che scappava senza poter fare niente lo tormentava.

“grazie Lenn, ma devo tutto al tuo agente, che mi ha scortato fin qui sano e salvo”

“cosa è successo Toru” intervenne Maycol senza preamboli “come hanno fatto a scoprirvi?”

“non lo so” rispose l’altro stanco “eravamo nella pensione dietro l’angolo e oramai ci sentivamo al sicuro. Oggi vi avremmo raggiunti e sarebbe andato tutto bene. Ma avevamo abbassato la guardia. Stamattina sono penetrati nella nostra camera. Noi non avevamo il minimo sospetto. Sono entrati e senza avere il tempo di provare paura hanno sparato. Rika è caduta subito e sarei morto anch’io se il tuo agente non li avesse raggiunti alle spalle e fatti fuori. Dopo siamo immediatamente scappati e dopo esserci nascosti un po’ vi ho raggiunto”

“quanti erano?” chiese Maycol

“erano solo in due. Evidentemente ci consideravano di poco conto per mandare più persone” disse con rabbia

“hai idea di chi fossero?” domandò Kaori

“no. Probabilmente erano ragazzi che ancora dovevano completare l’addestramento”

“capisco. Non valeva la pena per loro mandare qualcuno più esperto. I killer professionisti sono troppo occupati a cercare noi” disse Kaori scambiando con Lenn un cenno d’intesa.

“Kaori” disse Toru con tono incerto “mi dispiace, sapevo che era la tua compagna di stanza” concluse faticando a trattenere le lacrime

“non ti preoccupare” cercò di rassicurarlo “non è stata colpa tua”

“e invece si. Non avrei dovuto abbassare la guardia” sbottò l’altro

“la colpa è solo mia Toru. Avrei dovuto proteggerla. Ma ora basta con questi discorsi” disse rivolgendosi agli altri “e organizziamoci per la notte. Dividetevi tra la mia stanza e quella degli ospiti. Io mi sistemerò sul divano. Mi sa che ci toccherà stare un po’ accampati” disse cercando di smorzare la tensione

“qualcuno potrebbe andare da Miki” si intromise Ryo

“giusto” convenne Kaori “Martha ti va di andare? Visto che sei l’unica ragazza oltre me”

“per me va bene Kaori”

“bene allora, ti accompagno”

“posso accompagnarla io se vuoi” si intromise Lenn

“non c’è problema, ho bisogno di prendere un po’ d’aria, io sarò più che sufficiente. Tu bada agli altri insieme a Ryo” concluse e dopo aver indossato tutte le sue fedeli armi si avviò verso la porta seguita da Martha.

“stai attenta Kaori” la salutò Lenn

“ora come ora saranno gli altri a dover stare attenti a me” rispose lapidaria e uscì.

Rientrò poco dopo con passo spedito e guardò l’ora. Era mezzanotte passata. Lungo il tragitto non aveva avuto problemi e Miki aveva accettato di buon grado l’idea di far restare li Martha.

Meglio così pensò Kaori. Una persona in meno a cui badare considerato la fiducia che riponeva in Miki e Umibozu. Si sentì più tranquilla sapendo Martha dai suoi fedeli amici, anche se casa era diventata oramai inattaccabile considerato tutte le persone che vi sostavano per quella notte.

Si lasciò andare stancamente sul divano e notò che qualcuno le aveva preparato il letto. Peccato che non avesse nessuna voglia di dormire. Si prese la testa con le mani. Era tutta colpa sua se Rika era morta. Avrebbero dovuto organizzarsi meglio.

“non servirà a niente stare a tormentarsi” una voce familiare la raggiunse e si andò a sedere di fianco a lei

“ Gli altri dormono?” domandò tanto per sviare l’argomento. Da quando Ryo era diventato così bravo a leggerle dentro? O forse era lei, che nonostante fosse diventata un killer professionista, da potersi considerare brava quasi quanto il suo socio, era sempre un libro aperto per gli altri? Ma sapeva che non era così. Era lui che la capiva. Sempre e solo lui.

“suppongo di si dato che non vedi nessuno in giro. Simpatici i tuoi amici.”

“si lo sono” sorrise lei

“ti va di parlarne?”

“non c’è niente da dire” ribattè seria. Del resto che senso aveva commentare la propria incapacità?

“non è stata colpa tua Kaori” le disse serio prendendole il viso e guardandola negli occhi “non è colpa di nessuno quando succedono queste cose”

“si invece” sbottò lei allontanandosi e alzandosi in piedi.

“è colpa mia invece” ripetè “non capisci che avrei potuto salvarla? L’ho trascinata io fuori di lì Ryo, avrei dovuto proteggerla. A cosa è servito diventare quello che sono se non riesco a salvare chi amo?”

“non è così Kaori e lo sai” ribattè l’uomo prendendola per le spalle

“sai perché ho deciso di immischiarmi in tutto ciò?” chiese lei allontanandosi dalla sua stretta

“stavi per dirmelo prima che ci interrompessero”

“già…” rispose e si sedette sul letto

“ho sempre ammirato Jeff” riprese dopo un po’ “la sua abilità, il suo senso di giustizia. E ho sempre ammirato te, per la tua bravura, la tua infallibilità. Ho passato anni a sentirmi inadeguata, rispetto a Miki, rispetto a Saeko, ma soprattutto rispetto a te”

Ryo ascoltava silenzioso la confessione della sua socia. Sapeva che il suo comportamento non aveva fatto altro che alimentare i suoi complessi di inferiorità e si maledì per la sua cecità. Sapeva che Kaori ci rimaneva male, ma non pensava di aver causato tanta sofferenza.

“suppongo anche che non ti sei mai chiesto perché ho deciso di seguire le orme di Jeff” continuò Kaori guardandolo seria “ e di rimanere accanto a te in tutti questi anni. Anzi no a questo ti sarai già dato una risposta, come tutti gli altri del resto. Ti sono rimasta affianco perché sono innamorata di te” e a quell’affermazione sorrise

“ma vi siete mai chiesti tutti quanti se ci fosse stato altro? Negli anni passati con te,anche se eravamo al verde, anche se spesso ho rischiato di morire, anche se eri insopportabile, io sono stata felice, e sai perché? Perché salvavamo vite. Per questo ho scelto questa vita, una vita da cui tu hai sempre cercato di allontanarmi. Ma ti sei mai chiesto quali fossero i miei desideri? Non credi sia un po’ riduttivo dirsi che ti sto accanto solo perché ero innamorata di te?”

Ryo guardava la sua socia parlare e si malediceva ancora di più per essere stato così idiota. Era vero. Tutto quanto. Lui aveva sempre saputo che la sua socia aveva un debole per lui, ma non l’aveva mai legata a se per allontanarla da quella vita, credendo di farla felice. Ma se la sua felicità fosse stata proprio la vita che conduceva? Ora Ryo capiva perché gli aveva sempre chiesto di insegnarle a sparare. Capiva perché si ostinava a rimanergli accanto. Si pentì di esserci arrivato solo ora. Kaori aveva sempre ammirato Jeff, normale che volesse seguire le sue orme. E lui era stato egocentrico a credersi l’unica ragione delle scelte della sua socia.

“se tu mi avessi allontanato da te un giorno” riprese a parlare Kaori “probabilmente io avrei fatto lo stesso lavoro che facevo con te. Ma tu non volevi capire.  Non volevi capire che anch’io volevo rendere il mondo migliore, come mio fratello, e questo con senza di te!” si infervorò Kaori alzando il tono di voce.

Forse stava esagerando ma non le importava, Ryo doveva capire quanto fosse stato ottuso e perché lei aveva fatto delle scelte. Se poi questo significava riversargli addosso tutti gli anni di umiliazioni, beh tanto peggio. Non intendeva fare un passo indietro. Gli avrebbe detto tutto quello che provava.

“erano questi i pensieri con cui tempo fa mi iscrissi in palestra” riprese con tono duro “e come ti ho già detto è stato lì che ho incontrato Lenn. Quando mi avvicinò per parlarmi del caso, fu abbastanza cauto. Non sapeva come avrei reagito alla notizia del mio legame di parentela con il capo dell’organizzazione. Beh, andò meglio di quanto si aspettasse. Ovviamente la notizia fu scioccante ma fu sollevato quando seppe che io sapevo che Jeff in realtà non era mio fratello, non biologicamente almeno” e a queste parole sorrise “perché si da il caso che io lo sappia da un sacco di tempo”.

“ecco perché Jeff ci teneva a questo caso. Lui aveva sempre saputo della mia parentela con il capo e avrebbe voluto concludere lui tutto. Voleva farlo per me, per proteggermi. Per cancellare ogni legame con la mia vera famiglia e ogni traccia che mi collegasse, anche se in  minima parte, ad un mondo di criminali.” E per un attimo si interruppe sorridendo al ricordo del suo caro fratellone.  

“Così decisi di pensarci io.”riprese decisa  “Lenn mi spiegò che si sarebbe infiltrato e sottoposto all’addestramento, poi mi avrebbe contattato e insieme a te e agli altri, avremmo agito, ma io non ero di quest’idea. Lo convinsi a portarmi con se, a patto che tu non sapessi nulla”

“ecco come hai fatto a farmi perdere le tue tracce. Avevi un valido alleato” sorrise Ryo

“già.” Ammise Kaori “lui si chiese perché ma io fui categorica. Tu avresti saputo tutto al nostro ritorno. Perché vedi, non saresti stato tu stavolta a fare l’eroe, ma ci avrei pensato io a completare l’opera di Jeff” sbottò portandosi la mano al petto “inoltre, in sei mesi, avrei avuto tutto quello, e anche di più, di quello che tu ti sei sempre rifiutato di insegnarmi.  Per questo non puoi capire quanto mi pesi l’ultima morte. Sono diventata quello che sono, per gli altri e per me stessa, ma Rika è morta. Ma ti assicuro che non succederà ancora. Sarò io a mettere la parola fine a tutto questo, non tu o qualcun altro, ma IO” concluse calcando sull’ultima parola e avvicinandosi alla finestra per accendersi  una sigaretta.

Ryo per tutto il discorso non aveva battuto ciglio. Era tutta colpa sua. Kaori aveva fatto tutto questo per dimostrare a lui e a se stessa cosa era in grado di fare. Si prese la testa tra le mani non sapendo cosa fare. Perché era stato così ottuso? Perché? Continuava a domandarsi. Perché aveva considerato sempre Kaori come una ragazzina da proteggere e non l’aveva mai avvicinata a se dicendole che l’amava, e insegnarle a difendersi come gli aveva sempre chiesto? Ripensò a tutti i salvataggi e si chiese quanto le fossero pesati. Lei, la socia di City Hunter, che veniva continuamente salvata dal suo collega.

Con o senza di te aveva detto poco fa. E soltanto ora l’aveva capito. Lei avrebbe fatto questo lavoro con o senza di lui. Quanti anni sprecati a cercare di imporle quello che lei non voleva, senza mai capire veramente quello che provasse.  Si alzò e in un attimo le fu accanto.

“sei rimasto senza parole?” chiese la donna ghignando
Ecco che riassumeva quell’espressione fredda con lui. Si chiese quanto doveva esserle costata quella confessione. Senza parlare le prese il viso e avvicinò le labbra alle sue. Non si sarebbe più negato quello che voleva e non l’avrebbe più negato neanche a lei.

Kaori si irrigidì.  Si sarebbe aspettata tutto tranne quella reazione.

Ryo la cinse con le braccia premendo ancora di più sulle sue labbra alla ricerca di un contatto più intimo. Kaori si lasciò andare, incapace di formulare pensieri coerenti, al bacio travolgente e passionale che Ryo le stava dando.

Questi, sentendola cedevole e rilassata, la prese tra le braccia e la condusse in camera da letto continuando a baciarla. Una volta dentro l’adagiò sul letto  e avvicinandosi al suo orecchio le sussurrò  sottovoce

“troppo scomodo il divano non credi?” e riprese a baciarla sul collo mentre le sue mani scorrevano sotto la maglia di lei.

A questo contatto Kaori si irrigidì tornando per un attimo alla realtà. Aveva sempre desiderato tutto quello solo che adesso c’era qualcosa di troppo. I suoi marchi accarezzati dalle mani di Ryo le risultavano disgustosi e provò ad allontanare l’uomo da se. Non voleva che Ryo la trovasse orribile.

Non si pentiva di tutto quello che aveva fatto, ma comunque non poteva cancellare che portava sul suo corpo le conseguenze delle sue scelte. Fece per alzarsi ma Ryo la blocco.

L’uomo sembrava aver capito i suoi timori e prese a baciarle la schiena soffermandosi sul marchio. Percorse ogni centimetro di pelle devastato da quell’orrendo scorpione con quel cerchio, che appariva come un insulto sulla pelle candida della sua socia con le sue labbra, portando le mani sui suoi polsi, dove comparivano gli altri due marchi.

Kaori si beò di quel tocco chiudendo gli occhi e sentendosi trasportata in un altro mondo. Ma non riusciva a rilassarsi. Non voleva che Ryo la compatisse.

Ryo intanto continuò nelle sue carezze sentendola ancora poco rilassata. Arrivò con la bocca sul suo collo mentre le mani risalivano lungo le braccia andando a sfiorarle delicatamente la pancia fino a risalire al suo seno.

Kaori ancora con gli occhi chiusi si beava di quel tocco, rimanendo ferma e assaporando ogni momento. Si stava man mano dimenticando dei marchi. Quello che voleva era sentirlo più vicino, sempre di più.  Voleva solo sentire le sue mani sul suo corpo e i suoi baci sulla sua pelle.

“Ti amo Kaori” le disse semplicemente

A quella frase Kaori si voltò, abbracciandolo a sua volta

“anch’io ti amo Ryo” e stavolta fu lei a baciarlo.

Quella semplice frase aveva scacciato definitivamente tutte le sue paure e si lasciò andare tra le braccia dell’uomo che amava.

Ryo la spogliò lentamente coprendo ogni parte scoperta con dei piccoli baci.

La voleva da tempo immemore e avrebbe pregustato ogni momento.

Anche Kaori prese ad accarezzare il corpo dell’uomo, non sapendo bene cosa fare, ma lasciandosi guidare dall’istinto. Gustò al tatto la muscolatura dell’uomo e anche Ryo sembrava non stancarsi mai di accarezzare la sua pelle.

Percorse con la mano le sue gambe delicate e quando la sua socia prese a carezzare i suoi addominali scolpiti chiuse gli occhi gustandosi il tocco delle sue mani sul suo corpo. Quante volte aveva immaginato le sue carezze. Si sistemò su di lei con delicatezza sempre più ansioso di un contatto più intimo. Kaori lo strinse forte quando le mani di Ryo si soffermarono sul suo interno coscia, lasciandosi andare a piccole gemiti di piacere. D’istinto gli cinse la vita con le gambe come un tacito invito a darle di più.

Ryo la guidò e la amò con delicatezza portandola con lui all’apice del piacere. Voleva che fosse indimenticabile per lei così come lo era per lui.

Si amarono teneramente per ore, fino a quando stanchi ed appagati si abbandonarono l’uno nelle braccia dell’altro, sapendo entrambi che il sonno sarebbe stato popolato da sogni sulle ore appena vissute.

Fu Kaori la prima a svegliarsi, quando le primi luci dell’alba illuminavano la stanza.  Guardò il volto dell’uomo che amava e che le cingeva la vita con un braccio. Sorrise al pensiero della notte trascorsa con lui. Aveva un’espressione rilassata e Kaori facendo attenzione a non svegliarlo gli diede un leggero bacio sulle labbra. Si alzò e si rivestì piano per non svegliarlo. La notte era finita e lei doveva ritornare alla realtà. Guardò di nuovo Ryo e non resistette alla tentazione di dargli un altro piccolo bacio.

“A presto”sussurò piano e sperando con tutte le sue forze che fosse vero si apprestò ad uscire dalla stanza. Aveva una missione da compiere.
  

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Capitolo 11
*** Colpi di testa ***


Ed ecco a voi un altro capitolo!!!!!!!!!!
Come al solito, i doverosi ringraziamenti a chi ha inserito la storia tra le preferite, recensite e le ricordate!!!!!
Grazie anche a chi ha recensito…. Non so cosa farei senza i vostri bellissimi commenti!!!!
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi!!!!
Buona lettura!!!
 
 
Capitolo 10. Colpi di testa


La casa era immersa nel silenzio. Kaori si avviò con passo lento verso la sua macchina. Da quanto tempo non la guidava si ritrovò a pensare e mise in moto.  Il tragitto che l’aspettava era lungo.

Lenn si alzò ed andò in cucina per bere qualcosa. Non era abituato a dormire  troppo a lungo e le abitudini degli ultimi mesi erano dure a morire. Inoltre dividere il letto con Maycol non era  il massimo, considerato che continuava ad allungare le braccia in preda a chissà quali sogni e mugugnava di continuo.  Quando poi aveva provato a baciarlo non aveva retto più.  Con un calcio l’aveva spinto alla parte opposta del letto e si era alzato. L’altro, che non si era nemmeno svegliato, aveva iniziato ad abbracciare il cuscino.
Gettò uno sguardo al divano del salotto vedendolo vuoto.

Hai capito. E brava Kaori  pensò sorridendo e, fischiettando si avviò nella sua camera. In fondo la giornata  sarebbe stata pesante e la nottata ancora peggio. Quindi perché non approfittare finalmente dopo mesi di una bella dormita?

Fu proprio con questo pensiero che si svegliò Ryo qualche ora dopo.

Che bella dormita pensò e istintivamente allungò il braccio alla ricerca di qualcosa. Da tanto tempo non si sentiva così sereno e un senso di completezza gli invase l’animo.
Ci mise un po’ a capire che il letto, a parte lui era vuoto. Aprì gli occhi e si mise a sedere di scatto. Che fosse stato l’ennesimo sogno fin troppo realistico? si domandò dubbioso.

Ma no pensò. La notte con Kaori era stata reale come lo erano stati i suoi baci e le sue carezze. Ryo chiuse gli occhi e gli parve di sentire ancora la dolce fragranza della sua socia nell’aria. Non era stato un sogno ,ma dov’era Kaori adesso?  E a quella domanda muta rivolta a stesso un senso di angoscia lo pervase.

Ma no pensò nuovamente cercando di calmarsi. Probabilmente era in cucina a preparare la colazione. Una guardata alla sveglia lo informò che erano le nove passate. In passato a quell’ora la sua socia era già impegnata tra pulizie e fornelli. Certo però che avrebbe voluto svegliarsi con lei. In fondo era la loro prima mattina insieme e la colazione avrebbe potuto aspettare pensò infastidito.

Vorrà dire che si farà perdonare pensò avviandosi sotto la doccia per calmare i suoi bollori. Il pensiero di trovare la sua socia accanto gli aveva già fatto pregustare la mattinata ed invaso la sua mente con pensieri non propriamente casti.

Vorrà dire che si farà perdonare MOLTO pensò nuovamente sorridendo tra se e si avviò in cucina già pensando di trovarla lì. Ma era troppo distratto, o forse troppo felice per capire che la casa era ancora immersa nel silenzio. Un orecchio esperto come il suo avrebbe dovuto sentire che non c’era nessuno a trafficare con i fornelli o in qualunque angolo della casa. Ma quella mattina era troppo felice per sospettare qualcosa. E anche se in fondo aveva capito che qualcosa non andava si lasciò cullare dall’illusione di essersi sbagliato. In fondo si sarebbe anche dovuto accorgere che Kaori si era alzata prima di lui.

Ma…non era infallibile, come molti lo consideravano, e dopo quella notte si era lasciato completamente andare, perso nell’amore che provava per la donna che fino a poco fa dormiva fra le sue braccia. E poi, Kaori era diventata dannatamente abile a non fargli percepire la sua presenza.
Entrò in cucina non trovandovi nessuno. Ed ecco l’angoscia che tornava. Ma lui la scacciò prontamente via.

Forse è al poligono pensò, anche se sapeva che non era così. Tuttavia doveva andare a controllare. Perché quella mattina doveva finire così? E perché una volta tanto non poteva essere felice, almeno per qualche ora, prima di ripiombare nella realtà e nei compiti che lo aspettavano nella giornata?
Il poligono era deserto, ma Ryo se l’aspettava. Diede un occhiata alle armi e controllò che c’erano tutte.

Bene pensò rassicurato ma si ricredette poco dopo. Perché, se fino ad otto mesi prima, quando Kaori decideva di agire per conto suo in qualche azione, essendo piuttosto inesperta, svuotava completamente l’armeria, ora era una professionista, e come a lui serviva solo la sua fedele Phyton, a lei bastavano sole le sue armi. Si avviò con passo svelto verso la casa. Doveva raggiungerla e subito, ovunque fosse.

Kaori intanto era arrivata alla sua meta. Le erano occorse un’ora e mezza di macchina per raggiungere la periferia di Tokyo, posto in cui risiedeva la nuova base giapponese dell’organizzazione. Gli altri sarebbero rimasti di stucco quando avrebbero visto che posto era la base. Una villa, un’enorme villa dove risiedeva il capo. Non ancora definitivamente almeno, di solito ci passava poche ore al giorno, ma presto si sarebbe trasferito li. Solo una villa per un occhio esterno, ma lei sapeva che c’era di più. Molto di più. E nessuno avrebbe mai pensato di guardare in quel posto. Le venne da sorridere al pensiero che per otto mesi Ryo l’aveva cercata ovunque e lei era così vicina. Ma si rimise sull’attenti, non doveva distrarsi. Certo,avrebbe potuto aspettare che il capo si facesse vivo e farlo fuori, ma lei voleva di più. Voleva vendetta.  Perché li avrebbe fatti fuori tutti. O quasi. Guardò l’orologio e capì che doveva aspettare ancora. A quest’ora di guardia a uno dei quattro ingressi c’erano dei ragazzi dei primi livelli. Delle vittime e lei non voleva far loro del male. Anche a lei qualche volta era toccato quel compito e ogni volta lo aveva preso come una boccata d’ossigeno. Un paio d’ore in cui stare lontani dagli addestramenti. Avrebbe  lasciato che quei ragazzi si godessero la loro momentanea libertà. Più tardi sarebbero venuti gli addestratori a dare loro il cambio. Si alternavano nelle varie ore della giornata montando di guardia ai vari ingressi. E solo allora avrebbe attaccato. Aveva scelto l’ingresso che sapeva essere il più tranquillo. Non doveva farsi scoprire, non subito almeno. Poi si sarebbe man mano addentrata più all’interno nei posti dove sapeva che avrebbe trovato uomini che non meritavano di vivere.

Non ne uscirà vivo nessuno pensò con un ghigno e si sedette in paziente attesa fumandosi una sigaretta.

Ryo entrò senza bussare nella stanza dove dormiva Lenn. Questi sentendo aprire di scatto la porta con un balzo fu in piedi puntando la pistola.

“Ryo??!!” domandò guardando il suo bersaglio e abbassando l’arma.

“dannazione Saeba, non ti hanno insegnato a bussare???” esclamò un irritato Maycol, che svegliatosi di soprassalto dallo scatto di Lenn si era prontamente armato

“ma guarda tu che maniere” continuò questi sbadigliando e posando l’arma
“di prima mattina poi, una volta tanto che dormivo” esclamò irritato sistemandosi nuovamente sul letto

Ryo non si curò di quest’ultimo e si avvicinò a Lenn afferrandolo ad un braccio.

“dov’è la base dell’organizzazione?” domandò serio con uno sguardo di ghiaccio che avrebbe fatto indietreggiare molti. Il tono non ammetteva repliche.

Lenn, guardando gli occhi dell’uomo capì perché era soprannominato lo sweeper numero uno del Giappone. Erano quelli gli occhi che i suoi nemici temevano, ed era quello l’uomo che, anche tra le bande di criminali più sanguinose, veniva nominato con rispetto e paura. Non il donnaiolo buffone.
Era quello il vero Ryo Saeba.

Tuttavia Lenn non era da meno e non si fece intimidire. Anche se però, essendo meno impulsivo, aveva capito dall’aggressività dell’uomo che doveva essere successo qualcosa. Con tono calmo rispose

“perché ti interessa? Lo saprai a breve”

“tu dimmi dov’è ora!” rispose Ryo aumentando la stretta sul braccio.

Maycol nel frattempo si era alzato per avvicinarsi ma fu fermato con un gesto della mano di Lenn

“dagli ascolto e non t’immischiare” gli disse Ryo “voglio solo sapere dov’è”

“e io voglio solo sapere perché” rispose Lenn  a tono apparentemente imperturbabile di fronte alla stretta dell’uomo

Ryo si ritrovò ancora una volta ad ammirare il ragazzo. Per alcuni versi gli ricordava Jeff, con la sua calma e il suo senso pratico. Inoltre non si era fatto intimidire da lui, ma sosteneva impassibile il suo sguardo. Ryo capì che al pari di lui, quell’uomo poteva essere micidiale se voleva. Tuttavia non era questo il momento di perdersi in simili pensieri.

“allora cambio domanda. Dov’è Kaori?”

“oh” rispose l’altro con un sorriso sghembo “allora è questo il problema. Ma io pensavo fosse con TE” e ghignò calcando volutamente sull’ultima parola

“ERA con me” rispose Ryo sempre più minaccioso, sperando stavolta di essere stato chiaro.

“ho capito” rispose sospirando l’altro liberandosi facilmente dalla stretta dell’uomo “però che presa” commentò massaggiandosi il braccio.

Ryo stava per afferrarlo di nuovo. Non era andato lì per far divertire quel bellimbusto, ma questi lo fermò con un cenno della mano.

“ti ho detto che ho capito” ribatte serio cambiando improvvisamente sguardo, tanto da sembrare minaccioso al pari dello sweeper.

“mi sa che dobbiamo chiamare gli altri un po’ prima” aggiunse poi rivolgendosi a Maycol “quella ragazza mi farà dannare. Troppo impulsiva.”continuò sempre sospirando.

Con uno sguardo crucciato  si sedette sul letto passandosi una mano tra i capelli biondissimi e ,scuotendo la testa a mo di rassegnazione, aggiunse con un sussurro appena udibile

“un altro dei suoi colpi di testa”.
 

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Capitolo 12
*** Aspettami. Sto arrivando! ***


Ed ecco a voi un altro capitolo.
Come sempre i doverosi ringraziamenti per tutte le vostre bellissime recensioni. Grazie anche a chi continua ad inserire questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e a tutti i lettori silenziosi.
Grazie mille e buona lettura.
 
 
Capitolo 11. Aspettami. Sto arrivando!

 
Kaori guardò l’orologio. Erano le undici.
Bene pensò. A quest’ora c’era il cambio di guardia. Il suo occhio si fece vigile e scorse da lontano due uomini che prendevano il posto dei due ragazzi.

Sorrise cattiva e si avvicinò di soppiatto. Il suo passo era lento e deciso e camminò fino a trovarsi ad una ventina di metri dai due uomini.  I cespugli la coprivano perfettamente e i due uomini erano completamente ignari della sua presenza e del fatto che la loro vita sarebbe cessata a breve.

Guarda guarda chi si rivede pensò guardando il volto dei due addestratori ed impugnò la pistola. Venti metri sarebbero stati la giusta distanza per fare centro. Per ammazzarli sarebbe anche potuta rimanere dov’era ma se non voleva farsi scoprire, prima di eliminare gli uomini avrebbe dovuto distruggere le ricetrasmittenti che portavano all’orecchio. Sistemò con cura i silenziatore su una delle sue pistole.

Prese la mira e sparò due colpi che, precisi come non mai andarono a colpire gli orecchi dei due uomini.

A quel punto si avvicinò sorridendo ed uscì allo scoperto. Guardò le ricetrasmittenti a terra e notò con soddisfazione che erano completamente fuori uso.

“vi ricordate di me??” domandò ai due uomini con il viso sanguinante. Vide un lampo di paura sui loro occhi e sorrise.

Avevano ragione ad aver paura. La rabbia e l’impulsività guidava le sue azioni, come in passato. Solo che stavolta non sarebbe stata la solita ragazzina da soccorrere. Avrebbe seminato morte ed i due uomini sembravano averlo letto nel suo sguardo.

Decisa sparò altri due colpi senza lasciare scampo ai due uomini, senza lasciar loro il tempo di formulare l’ultimo pensiero. Si mosse veloce avvicinandosi alla tasca della giacca di uno dei due prendendo una ricetrasmittente. Sapeva che ne avevano sempre una di riserva.

“tutto ok, interferenza” disse camuffando la voce e chiuse il contatto. Parlavano così tra di loro con poche e semplici frasi. Ora sapeva che avrebbe potuto agire tranquilla per un po’ di tempo. Prese di peso i due uomini e li accostò al muro, in una posizione apparentemente seduta. Calò bene i berretti sui loro occhi e sistemò le ricetrasmittenti di riserva all’orecchio. Coprì il poco sangue che aveva versato con i suoi precisi colpi con il fogliame circostante e fece sparire i resti dei vecchi aggeggi che portavano all’orecchio. Finalmente ora poteva entrare alla base. Si avvicinò ad una chiazza di terra finta e scostò alcune foglie. Sapeva esattamente cosa fare. Quello che da lontano appariva come un innocuo giardino era in realtà una  base sotterranea. Un vero labirinto che solo chi conosceva avrebbe potuto scorgere le varie entrate. Digitò il codice che le avrebbe consentito l’accesso. Si preparava ad entrare nel cuore dell’organizzazione.
 
Nel frattempo, in una zona poco distante qualcuno illustrava velocemente una mappa.
Lenn aveva chiamato tutti, avvertendoli che c’era stato un altro imprevisto; la missione si sarebbe dovuta anticipare.

“che significa che Kaori non c’è?” stava dicendo Miki al limite della rabbia

“significa che dobbiamo agire prima, dato che ha deciso di fare tutto da sola”

“dobbiamo agire subito Lenn” rispose Miki urlando

“Ascoltami” rispose calmo questi “Kaori non è una sprovveduta e di certo non intende lasciarci le penne” e diede un’occhiata veloce a Ryo che era in piedi appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate “non questa volta almeno” continuò questi “se ha deciso di andare da sola è perché vuole fare una strage. E di sicuro si è organizzata e non si farà scoprire”

“come fai a restare così calmo??? Non ti importa nulla di lei???” Urlò Miki trattenendo a fatica le lacrime

“se non fossi calmo” ribattè  Lenn punto sul vivo “rischierei di fare un errore. E se non mi importasse nulla di lei, non avrei anticipato le operazioni”

“scusami” disse Miki capendo di avere esagerato. Lei non era l’unica a tenere a Kaori ed evidentemente Lenn sapeva cosa fare. Decise di fidarsi di lui e rispose decisa

“cosa dobbiamo fare?”

Lenn le sorrise e srotolò sul tavolo una mappa.

“questa è una cartina dell’organizzazione, con tutte le entrate  e le stanze a cui portano”

“dovresti dirci anche dov’è però” intervenne Saeko irritata.

Quell’uomo aveva il potere di mandarla su tute le furie. Sempre calmo, sempre pacato e ogni volta che le dava una risposta sembrava volesse farle un piacere. Ma lei non era una sprovveduta e gli avrebbe dimostrato di che pasta era fatta.

Lo avrebbe dimostrato a quel pallone gonfiato pensò sentendo un’improvvisa voglia di mettersi in gioco. Perché poi, non lo sapeva. Voleva dimostrare il suo valore perché era ambiziosa e non era abituata al fatto che qualcuno la trattasse come una scolaretta comandandola a bacchetta. O forse c’era qualcos’altro? Si riscosse dai suoi pensieri sentendo che Lenn aveva ricominciato a parlare.

“dovresti anche darmene il tempo Saeko” sbuffò questi con un mezzo sorriso

Un lieve rossore si impadronì delle guance della donna. Era la prima volta che la chiamava per nome.

Di solito si limitava a chiamarla agente Nogami, detective Saeko. Insomma non la chiamava mai dimenticando il titolo che aveva nel suo lavoro. Era un modo per sottolineare i propri ruoli e nonostante i battibecchi che avevano non accorciava mai le distanze della formalità fra loro. Capì di avere esagerato.

“va bene” disse con noncuranza accavallando le gambe “allora ti lascio continuare”

Lenn si soffermò ad osservare la donna. Molto bella ed affascinante, ma questo si notava sin dalla prima occhiata. Ed anche ambiziosa ed abituata al comando. Ma anche questo si notava ad una prima occhiata per un occhio attento. Sapeva di averla provocata parecchio e di averla fatta sentire come una poliziotta alle prime armi e questo lo divertiva parecchio, studiando la reazione della donna che era sempre agguerrita e intenzionata a non essere da meno. Però prima era anche leggermente arrossita. In effetti lui era stato meno formale del solito. Di solito sottolineava le distanze avvalendosi dei loro rispettivi ruoli operativi, ma stavolta gli era venuto spontaneo chiamarla per nome con un tono confidenziale. Si era fatto un’idea sbagliata su di lei. Certo l’ambizione e il caratteraccio rimanevano ma si era anche accorto che non era una donna di ghiaccio desiderosa solo di far carriera, non importandosene assolutamente di quante persone dovesse usare e scavalcare. I rapporti che aveva con Ryo, erano dettati dalla grande stima che aveva per l’uomo e, il teatrino che ogni volta inscenava con lui faceva parte del suo modo di chiedere.

In fondo quei due si assomigliavano parecchio si ritrovò a pensare. Stessa sicurezza nei modi di fare e stessa reticenza ad esprimere i propri sentimenti.

Chissa cosa provava Saeko per Ryo si domandò mentalmente incuriosito dal loro rapporto, ma si riscosse subito dai suoi pensieri. Ora doveva occuparsi di altro.

“stavo dicendo” riprese sicuro “che questa mappa descrive dettagliatamene la struttura interna dell’organizzazione. Quello che non sapete è che questa base si trova a poche ore da qui. Appena alla periferia di Tokyo”

“che cosa??” intervenne di nuovo Saeko “volete dire che tutto questo tempo siete stati in Giappone??”
“esattamente” rispose pacato, studiando la reazione degli altri. Vide Ryo e Saeko scambiarsi sguardi crucciati. Sapeva delle ricerche che avevano fatto mesi prima per ritrovare Kaori, non per niente era stato lui a portarli fuori strada, almeno finchè non entrarono nell’organizzazione, divenendo così definitivamente introvabili.

Ryo dal canto suo era perplesso. Com’era possibile il fatto che la sua socia fosse stata a poche ore da lui e non fossero, ne lui, ne Saeko, riusciti a scovarla?

Guardò Saeko che sembrava in preda ai suoi stessi pensieri. Non accusava la donna, anche se in passato era stata la sua valvola di sfogo. L’organizzazione era pericolosa ed introvabile e sarebbe stato impossibile rintracciare Kaori anche sapendo perché era scappata. Per loro poi che non ne avevano minimamente idea, sarebbe stato impossibile. Guardò Lenn senza commentare aspettando il seguito.

“in realtà è quasi impossibile rintracciare l’organizzazione se non si sa cosa si cerca. E anche se per utopia si riuscisse a rintracciare la base,  si verrebbe condannati a morte certa in questo maledetto labirinto. Adesso capirete perché l’unico modo che avevamo per sapere tutte queste cose era sottoporci all’addestramento”

“ma come è possibile che una simile struttura passi inosservata?”domandò Miki guardando la planimetria che aveva davanti “è enorme” aggiunse, e a risponderle stavolta fu il marito

“è sotterranea Miki” intervenne serio Umibozu. Non ci aveva messo molto a capire il tutto. Era stato uno tra i più abili mercenari in passato e aveva una certa esperienza di basi e rifugi. Molto spesso in passato, durante la guerra  aveva usato stanze sotterranee per nascondersi oppure vi era dovuto penetrare per piazzare ordigni micidiali e trappole, che erano la sua specialità, e probabilmente , rifletté, il suo compito in questa missione sarebbe stato qualcosa del genere.

“esattamente”convenne a sua volta Lenn non stupendosi della perspicacia dell’uomo. Sapeva chi era e sapeva anche di essere circondato da professionisti.

“la base è interamente sotterranea” riprese con sicurezza “l’organizzazione ha accumulato ricchezze immense, ed il progetto di questa nuova base è stato completato un anno fa. Ovviamente i progettisti sono tutti morti. Il capo ha pensato bene di piazzarvi la sua abitazione sopra, facendola passare per un’innocua villetta. Lui è conosciuto come affarista di poco conto e nessuno penserebbe di andare a cercare lì. Questo è l’indirizzo esatto” e porse loro un foglio con su scritto la via in cui risiedeva la villa.

“come dobbiamo agire?” intervenne Mick pratico

“le entrate sono quattro. Ci divideremo in gruppi e attaccheremo contemporaneamente. L’agente Nogami organizzerà le operazioni all’esterno coordinando sia la polizia che gli agenti dell’FBI.”
Saeko guardò Lenn sorpresa. Quindi avrebbe lasciato a lei il comando delle operazioni esterne? Questa proprio non se l’aspettava.

“perché coordinerò io? Mi aspettavo che fossi tu a coordinare i miei e i tuoi agenti.”

Lenn le sorrise stanco

“io sarò all’interno”

“cosa?ma perché??” questa per Saeko era una sopresa. Prima la trattava da incapace poi le affidava tutto per andare a rimetterci il collo li dentro. No, un momento, non era questo il punto. Perché all’improvviso la preoccupava tanto il fatto che lui facesse parte della squadra interna? Sarebbe dovuta essere contenta, le era stato affidato il completo comando sull’esterno. Ma allora perché titubava tanto? La voce di Lenn la riscosse bruscamente.

“Perché sono il più adatto. E comunque questo è il piano” rispose sbrigativo “e non intendo cambiarlo.”

La donna annuì in silenzio e Lenn si soffermò ad osservarla per un attimo.

Possibile che non le andava bene mai niente? Le veniva affidato il completo controllo dell’esterno, quindi di cosa si preoccupava? Avrebbe dovuto essere contenta che lui fosse all’interno, e magari lasciandoci le penne lei si sarebbe presa tutto il merito ufficiale. Eppure… le era apparsa strana… preoccupata per lui? Forse, ma non seppe decifrare i suoi pensieri. Quella donna era maledettamente abile a nascondere le proprie emozioni.

“comunque, come avrete capito, divideremo l’operazione in tre zone : l’interno, l’esterno e il centro.

Dell’esterno come ho già detto se ne occuperà l’agente Nogami. Si apposteranno nei pressi della villa e faranno in modo di non lasciare nessuna via di fuga. Ci saranno i migliori agenti della polizia che selezionerà il detective, oltre a quelli dell’FBI, ed in più il centro e l’interno saranno tenuti sotto stretta sorveglianza dei migliori tiratori scelti posti nella zona esterna, e questo sarà il tuo incarico” disse rivolto a Saeko “credi di essere in grado di coordinare tanti uomini e salvaguardare le altre due zone?” le domandò ironico. Non si stancava mai di provocarla.

“certo che si” ribattete Saeko altezzosa

“bene allora, questa e la pianta dell’esterno completa di tutte le vie e le stradine. Si estende per una cinquantina di chilometri a partire dal perimetro della villa.” Le disse porgendole la cartina “te la lascio per organizzarti. Sappi però che per le due tutto dovrà essere pronto” concluse e si rivolse agli altri facendole chiaramente capire che il discorso era finito.

“sarà tutto pronto per allora” rispose Saeko alzandosi per andarsene senza neanche degnarsi di salutare gli altri. Odiava quell’uomo. Era abituato al comando e a dare ordini aspettandosi che tutti fossero pronti ad obbedirgli, e quando un discorso era concluso per lui, non prendeva nemmeno in considerazione l’interlocutore. Comunque, non che lei avesse molto da dirgli. Non si aspettava di dover organizzare tutto l’esterno e comprese immediatamente che la mole di lavoro sarebbe stata enorme.

Doveva chiudere tutte le possibili uscite sulle statali, sistemare gli uomini uno per uno e in più sistemare posizionare i tiratori scelti in modo che avessero una visuale completa.

Si, la mole di lavoro era davvero enorme, e si sarebbe buttata anima e corpo nel compito che aveva. Tuttavia, durante le ore successive, non potette  impedirsi di ripensare a quell’odioso agente. Chissà come si sarebbero divisi per penetrare la base.

Nel frattempo Lenn, dopo aver congedato la donna, aveva continuato a spiegare il piano operativo.

“per zona centrale” aveva continuato a spiegare “intendiamo la zona che comprende tutto il giardino. Parte quindi dai cancelli di entrata della villa fino alla villa stessa. Ovvero tutta la parte superiore. Questa zona sarà divisa in due sottozone ovvero il giardino e l’interno della villa. Del giardino sarai tu ad occupartene” disse rivolto ad Umibozu che annuì con un cenno del capo “il tuo compito sarà di piazzare trappole e ordigni e intervenire, nel caso qualcuno scappasse e nel caso qualcosa andasse male. In un modo o nell’altro l’organizzazione deve essere distrutta e non si dovrà salvare nessuno, anche se questo significherà saltare tutti in aria. Accetti?” e guardò deciso il gigante che lo rispose il minimo indispensabile come al solito

“Accetto” rispose serio. A lui era toccato il compito più brutto. Intervenire nel caso qualcosa andasse male. Solo lui avrebbe potuto avere un simile ruolo. Un altro avrebbe piazzato bombe senza criterio, facendo morire tutti. Lui invece era un esperto e avrebbe ridotto le morti al minimo. Inoltre avrebbe dosato la potenza delle bombe facendo in modo che non intaccassero, per quanto possibile, i sotterranei facendo crollare tutto. Il gigante capì, che nel caso uno solo di loro all’interno avesse fallito,  si sarebbero affidati alla sua esperienza. In pratica gli stavano affidando la loro vita. Avrebbe dovuto prepararsi al meglio.

“mi serve la cartina del giardino” disse pratico

“eccola” rispose Lenn porgendogliela. “Miki sarà con te e ti aiuterà. Inoltre sarai accompagnato da Toru, che è quello che più conosce il perimetro esterno. Ci vediamo alle due” e congedò il secondo gruppo.

Miki si alzò e raggiunse il marito che già stava andando via. Prima di uscire si rivolse verso Lenn. Lo sguardo deciso, senza più ombra di incertezza.

“sarà tutto pronto per quell’ora” e con quella semplice frase si congedò. Aveva capito perfettamente, al pari del marito il ruolo che aveva. E lo avrebbe fatto al meglio. Nessuno sarebbe morto, perché avrebbe fatto tutto alla perfezione.

Lenn guardò la donna avviarsi e sorrise. Conosceva il suo passato di mercenaria, e nonostante si fosse lasciata tutto alle spalle, non era diventata meno abile. Non aveva battuto ciglio quando era venuta a sapere del suo compito e non c’era stata ombra di indecisione sul suo sguardo. Aveva perfettamente compreso che affidando loro quella zona, affidava le vite di tutti quelli che sarebbero penetrati all’interno alla loro esperienza. Era una professionista e seppe di aver fatto la scelta giusta. Riprese a parlare con tono pratico.

“l’interno della villa sarà affidato a Mick, che sarà accompagnato da Martha”

“e dov’è il divertimento??2 domandò questi sogghignando

“il divertimento lo avrai” rispose Lenn con un leggero sorriso a fior di labbra

“la villa è di circa trecento metri quadri e nasconde degli ingressi di emergenza per arrivare alla base. Ovviamente non sono gli ingressi principali, sono quelli riservati al grande capo, che di solito arriva in serata. Nella villa ci sono più di cento uomini di guardia, pensi di riuscire ad eliminarli tutti?”

“sarà un gioco da ragazzi” rispose questi serio

“bene allora. Sarai accompagnato da Martha perché potrebbero esserci anche dei ragazzi innocenti che fanno l’addestramento ai primi livelli. Non credo, però potrebbe capitare. Lei conosce le persone li dentro e dovrebbe facilmente indicarti chi sono i gorilla senza cervello che fanno parte della difesa della casa. inoltre” aggiunse serio “lei ti saprà dire anche chi è il grande capo con i suoi fedelissimi. I cervelli insomma. Quelli non li dovrai eliminare, se te li ritrovi davanti. Dovranno finire in galera. Tutto chiaro?”

“tutto chiaro amico”

“benissimo. Questa è la mappa della casa. per le operazioni partirete con noi. Quando noi entreremo nella base, voi entrerete nella villa. Ci ritroviamo qui fra un’ora” e li congedò con un cenno della mano.

“come avete capito, il piano prevede una reazione a catena” disse poi rivolto agli altri “il primo anello siamo noi, che penetriamo nella basse. Se uno, o più di uno fallisce, interviene chi si occupa della zona centrale, e se qualcosa va storto li, interverranno gli agenti della zona esterna. Non ci sarà possibilità di fuga per nessuno” disse lapidario.

Ryo osservò il volto dell’uomo che si era fatto serio e dovette ammetterne la bravura ancora una volta. Lo aveva odiato quando non aveva voluto rivergli il luogo della base, ma adesso, anche se con fatica riusciva a capirlo. Aveva ideato un piano perfetto, un piano che non lasciava scampo.
Ripensò alla loro conversazione mattutina.

“ascolta Saeba” aveva detto serio dopo aver mandato Maycol a chiamare gli altri “non temere per Kaori”

Ryo avrebbe prontamente ribattuto ma l’altro lo aveva interrotto con un cenno della mano

“so che vorresti correre in suo soccorso, ma, se hai capito almeno un po’ cosa abbiamo passato li dentro, allora sai in cuor tuo che Kaori non è più la donzella da salvare, e non possiamo essere avventati. Anticiperò le operazioni, ma di più non posso fare.  E bada bene, le anticiperò perché temo per la sua vita, ma anche perché, se agiremo stanotte probabilmente non troveremo più nulla da fare”

“che vuoi dire?” aveva domandato Ryo anche se conosceva già il tipo di risposta

“voglio dire che ho deciso di agire alle due di questo pomeriggio. Secondo i miei calcoli Kaori si sarà organizzata in modo da non farsi scoprire, ma non può resistere a lungo. Noi arriveremo giusto in tempo per darle una mano prima che lei ci faccia trovare una strage e metta in pericolo più del necessario la sua vita. Ripeto non può fare tutto da sola. Probabilmente si aspetta un nostro intervento più tardi ma ha voluto agire comunque. capisci cosa intendo Saeba?”

“Si lo capisco” aveva ammesso Ryo e l’avevano conclusa lì. E ancora una volta si accorse che Lenn aveva ragione. Era quello che al momento conosceva le capacità di Kaori più di tutti e non avrebbe mai lasciato che la sorella di Jeff morisse. Non era l’unico che teneva a lei e questo non doveva dimenticarlo. E così aveva aspettato in silenzio, contando i minuti che passavano e pregando che la sua socia stesse bene.

Ed ora erano lì e tra poco sarebbero partiti verso la base.

Lo ascoltò mentre gli diceva in che gruppi si sarebbero divisi per le quattro entrate. Strinse la sua fedele Phyton ripensando alle ultime parole di Lenn. Aveva ragione, non sarebbe fuggito nessuno :  sarebbe stato un massacro.

E scese le scale insieme agli altri con un solo pensiero in testa.

Aspettami Kaori. Sto arrivando.
 
  

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Capitolo 13
*** Solita storia. O forse no? ***


Ed ecco un altro capitolo.
Come al solito, grazie mille per tutte le bellissime recensioni, che mi sono veramente d’incoraggiamento!!!
Grazie anche a chi ha inserito questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate!!!
Grazie mille e buona lettura!!!!
 
 
Capitolo 12. Solita storia. O forse no?

 
Lenn guidava silenzioso al fianco di Ryo. Tra poco sarebbero arrivati alla base. Si erano divisi in gruppi per le restanti tre entrate e Ryo aveva chiesto di agire da solo. Ripensò alla conversazione di poche ore prima.

“direi di concentrarci solo su tre entrate” aveva detto Lenn sicuro

“in che senso?” aveva domandato Maycol “il piano prevedeva che ci saremmo divisi in gruppi di due, ogni gruppo per un’entrata”

“peccato che tre persone sono venute a mancare, Rika è morta, l’agente che ha scortato Toru è rimasto ferito quando hanno avuto quello scontro a fuoco, e anche se non è in pericolo di vita non può partecipare alle operazioni. Inoltre” aveva aggiunto sconsolato “Kaori ha deciso di agire di testa sua, quindi o tre di noi agiscono da soli, oppure agisco io da solo e voi vi concentrate sulle altre due entrate”

“si  ma quale sarà l’entrata che lasceremo scoperta??” aveva domandato Maycol scettico

“nessuna entrata sarà scoperta”

“senti Lenn, francamente non capisco” si era alterato Maycol

A quel punto Lenn era davvero stufo ma impose a se stesso di calmarsi. Già la situazione gli era sfuggita di mano a causa dell’impulsività di Kaori e non avrebbe sopportato altri cambiamenti o critiche. Il piano per le altre due zone era rimasto invariato, ma non capivano che aveva dovuto riorganizzare tutto in breve tempo con tre  persone in meno?? Già quella mattina, quando aveva telefonato al sua agente chiedendogli delle sue condizioni, aveva avuto una doccia fredda. La seconda per l’appunto, dopo aver saputo di Kaori. Stava per ribattere quando inaspettatamente fu

Ryo che rispose al posto suo.


“Nessuna entrata sarà lasciata scoperta” intervenne lo sweeper serio “considerando che Kaori sarà pure entrata da qualche parte”

“esattamente” aveva asserito Lenn sollevato e neanche più di tanto sorpreso per la perspicacia dell’uomo.

“capisco” aveva risposto poi Maycol che aveva finalmente compreso le intenzioni di Lenn. In effetti Kaori sarebbe dovuta entrare da qualche parte, e sarebbe stato inutile percorrere di nuovo quella via. Avrebbero trovato solo cadaveri disseminati ovunque. Anche lui sapeva di cosa era capace Kaori. in quei mesi l’aveva vista allenarsi, l’aveva vista combattere, senza mai lamentarsi o abbassare lo sguardo. Aveva un carattere terribilmente impulsivo, e se tutto questo si sommava a quello che aveva imparato… beh… inutile ammettere che come al solito Lenn aveva ragione. Aveva solo un ultimo dubbio.

“come fai a sapere quale entrata ha scelto?”

“facile a dirsi” aveva risposto questi “conoscendola si sarà organizzata per non essere scoperta. Quindi avrà scelto l’entrata meno in vista, quella meno importante per non farsi scoprire e passare inosservata il più a lungo possibile”

“quella vicino alle siepi?”

“si proprio quella”

“bene, come ci organizziamo allora?”

“io interverrò da solo Maycol, voi vi dividerete in gruppi”

“sarò io ad entrare da solo” lo aveva interrotto Ryo

Lenn aveva guardato gli occhi dell’uomo. Non credeva che in quel momento ci potesse essere qualcuno più pericoloso di lui. Del resto, si aspettava che avrebbe fatto una richiesta del genere.
Ora la metteva sul personale.


“ne sei sicuro?”aveva quindi domandato

“si” e avevano così concluso il discorso.

Lenn gli aveva poi spiegato dove si trovassero le entrate e aveva deciso di portare Kaoru con se e lasciare che William lavorasse in coppia con Maycol. Lui sarebbe stato da solo, ma le tre squadre erano comunque equamente divise in termini di bravura e si erano avviati verso la famigerata base.
Si stavano pericolosamente avvicinando alla loro meta. E a quanto pare erano entrati nel raggio di copertura previsto per la zona esterna, visto che già avevano incontrato le prime volanti disposte sulla strada. Li fecero passare senza problemi e dopo poco parcheggiarono e proseguirono a piedi.

Incontrarono altri agenti ma Lenn sapeva che molti di più erano quelli che non si vedevano. Sentiva i mitra puntati dei tiratori anche senza vederli.

Bel lavoro pensò complimentandosi mentalmente con Saeko. Quella donna non aveva lasciato nemmeno un buco libero e molto probabilmente la zona era talmente coperta che neanche un topo sarebbe passato inosservato. Inoltre non avevano incontrato nessuna macchina, segno che le strade erano state chiuse molto prima del limite coperto dalla zona in modo da non destare sospetti e non coinvolgere innocenti. Inoltre Saeko non aveva utilizzato elicotteri e questo era un altro punto a suo favore. Elicotteri militari nelle vicinanze sarebbero solo stati d’impiccio, visto che quella missione sarebbe dovutasi svolgere solo a terra.

Iniziarono a scorgere in lontananza la villa e incontrarono Mick e Marta che li attendevano seri e silenziosi. Si unirono a loro scambiandosi solo un cenno con la testa a mo di saluto, senza scambiarsi altre parole. Erano tutto concentrati e le parole erano inutili.

Arrivarono al cancello della villa ed entrarono di soppiatto senza farsi scoprire. Notarono Miki ed Umibozu sopra un albero che fecero un segno affermativo.

Erano riusciti a piazzare trappole ed esplosivi senza farsi vedere.
Lenn guardò gli altri. Era venuto il momento di agire. Guardò l’orologio che segnava le due spaccate. Salutandosi con lo sguardo si divisero. Il momento tanto atteso era arrivato. Ora si entrava in azione.

 
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In quello stesso momento Kaori caricava nuovamente la pistola. Non era riuscita a tenere il conto di quante volte aveva fatto quel gesto. Tuttavia sapeva che quella volta non sarebbe stata l’ultima per ancora parecchio tempo.
Aveva eliminato senza difficoltà i cinque uomini che si era trovata di fronte dopo essere entrata e poi aveva agito con molta cautela. Aveva passato velocemente le stanze di addestramento del primo livello gettando una veloce occhiata all’interno di esse. Aveva guardato con rabbia gli addestratori ma non aveva potuto far niente, ammazzarli in pieno addestramento avrebbe fatto scattare gli allarmi. Li avrebbe invece aspettati nelle stanze in cui si davano il cambio. Aveva poi proseguito per i corridoi incontrando scarsa resistenza e poche difficoltà.  Intendeva muoversi rapidamente ora verso la seconda entrata, o meglio la seconda uscita considerando che lei ora era all’interno.

Gettò un’occhiata all’orologio e seppe che erano le due. Probabilmente Lenn e gli altri sarebbero arrivati tra poco. Conosceva abbastanza Lenn per sapere che avrebbe anticipato le operazioni. E sapeva anche che avrebbe capito quale sarebbe stata l’entrata da trascurare. Sperò che le persone mancanti alla missione non fossero un problema e si chiese come si erano divisi. Si ritrovò a pensare a Ryo. Chissà cosa aveva pensato quando lei se ne era andata. Probabilmente avrebbe fatto fuoco e fiamme per venirla a salvare, ma stavolta non l’avrebbe trovata in difficoltà. Si dispiacque di aver agito di testa sua, ma non aveva resistito. E poi sapeva di non aver causato problemi nel piano. Non con la sua bravura attuale almeno.  Gettò un’occhiata veloce al corridoio che si apprestava a percorrere. C’erano quattro addestratori che chiacchieravano. Probabilmente si stavano dando il cambio della guardia per la stanza che conteneva le armi utilizzate per il secondo livello. Non poteva agire. Se li avesse uccisi tutti e quattro sapeva che avrebbero notato qualcosa non vedendo più il cambio tornare. Decise di aspettare che  due di loro se ne andassero.
 

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Lenn era da poco entrato nella base seguito da Kaoru . aveva spiegato agli altri che le entrate avevano un loro livello di importanza in base a dove conducevano. La prima, quella scelta da Kaori, conduceva ai primi due livelli. Lui aveva scelto una delle più pericolose. Quella che conduceva alle sale di addestramento del quinto livello. Aveva assegnato a Ryo quella che conduceva al sesto livello. Fiducioso che l’uomo stesse bene si concentrò sui cinque uomini di guardia che crollarono al suolo poco dopo.
 

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Mick era entrato nella casa accompagnato da Martha. Non ci aveva messo molto a fare fuori i tre uomini che controllavano l’ingresso principale senza che avessero modo di accorgersi di nulla.  Quell’operazione si rivelava fin troppo facile pensò sorridendo.
 

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Maycol entrò svelto nella stanza a cui erano di guardia tre uomini. Chiuse la porta e si avvicinò ai computer che erano sul tavolo. Un uomo, seduto alla scrivania si era voltato ma non aveva neanche avuto il tempo di domandare qualsiasi cosa. Probabilmente neanche il tempo di avere un pensiero coerente. Era stramazzato al suolo senza un lamento.

Maycol si avvicinò ai computer e digitò dei tasti con fare esperto. Poco dopo si voltò verso William di guardia alla porta e sorrise furbo.

“ecco fatto. Adesso iniziano le danze”  e si avviarono velocemente verso il corridoio.

Maycol sapeva perché Lenn gli aveva assegnato l’entrata che conduceva al quarto livello. Lì c’era anche la sala delle comunicazioni. E solo lui aveva l’abilità di far saltare il sistema senza che nessuno si accorgesse di niente. Nessuna interferenza, nessun rumore; solo le ricetrasmittenti che sarebbero restate mute. E se gli uomini che stavano affrontando non potevano comunicare per organizzarsi quando sarebbe scattato prima o poi l’allarme… sarebbero stati praticamente uomini morti.


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 Ryo centrò con precisione i sei uomini che aveva trovato dopo essere entrato. Quella era l’entrata più pericolosa e la più sorvegliata dato che conduceva direttamente alle stanze di addestramento del sesto livello. Ma prima di arrivare a quelle stanze doveva incontrare ancora molti uomini di guardia. Non c’era stato bisogno che Lenn gli spiegasse più di tanto perché aveva scelto per lui quell’entrata. Aveva capito perché voleva agire da solo e aveva anche afferrato il concetto che una volta dentro avrebbe cercato Kaori ovunque  non lasciando scampo a chiunque incontrasse sul suo cammino.
Lenn gli aveva velocemente spiegato che anche se la base era un enorme labirinto le quattro entrate erano simmetriche tra loro. Quindi se Kaori aveva scelto la prima, lui percorrendo l’ultima avrebbe dovuto trovarsela davanti a meno che lei non decidesse di deviare. Comunque, dato che non aveva idea di come Kaori intendesse muoversi, quella era l’ entrata più vicina a lei e percorrendola avrebbe avuto più probabilità di chiunque altro di incontrarla. Caricò nuovamente la pistola. I suoi occhi erano di ghiaccio. Altri due uomini  crollarono sotto i suoi colpi silenziosi. Li superò velocemente scavalcando i loro corpi. Non avrebbe avuto pietà per nessuno.
                         

                            …………………………………………………………………..


Umibozu controllava l’esterno vedendo due uomini che si avvicinavano per dare il cambio. Si avvicinò per poter sentire i loro discorsi

“ehilà siamo venuti a darvi il cambio” disse uno

Vedendo che nessuno dei due rispondeva si avvicinarono ed uno toccò uno dei due uomini apparentemente seduti a terra ad una spalla

“ma che succede???” esclamò  vedendo che l’uomo era morto

“diamo l’allarme” disse l’altro ma non fece nemmeno in tempo a voltarsi. Davanti a loro fu lanciata una cosa che aveva tutta l’aria di essere una bomba, ma non fecero in tempo a capire cos’era perché entrambi si accasciarono al suolo.

Toru si avvicinò con circospezione agli uomini che erano a terra. Guardandosi intorno con attenzione li prese per le spalle e li trascinò dietro le siepi.

Miki lo raggiunse e gli indicò dove avrebbe dovuto metterli per nasconderli.

“avete pensato proprio a tutto” disse sorridendo rivolto al gigante “cos’era quella specie di bomba?”

“emetteva un gas tossico dopo essere stata azionata da un telecomando” spiegò veloce Miki

“capisco… per questo mi avete fatto indossare dei filtri nasali”

“esattamente”spiegò ancora la donna “non potevamo permetterci di usare delle trappole esplosive considerando che è tutto sotterraneo”

Toru sorrise alle parole della donna. Erano veramente tutti dei professionisti. Lui e gli altri si erano affidati a buone mani. Diede un’occhiata agli uomini seduti apparentemente a terra

“se non sbaglio nessuno dei nostri ha usato quest’entrata” disse agli altri due sapendo che avevano visto perfettamente tutte le entrate e chi vi era penetrato

“infatti” convenne Miki “quest’entrata è stata tralasciata”

“già, ma allora chi ha steso questi uomini?” domandò Toru conoscendo già la risposta

“Kaori” rispose serio Umibozu “questa è l’entrata che avrà scelto Kaori. Rimettiamoci ai nostri posti” concluse serio.

Gli altri due con un cenno di assenso lo seguirono. Le operazioni non erano ancora finite.


                              ……………………………………………………………..


Ryo  aveva appena superato una delle stanze di addestramento del sesto livello. E ancora non aveva incontrato Kaori.

Possibile che…. Ma non volle neanche terminare il pensiero. Era certo che Kaori era ancora lì dentro… VIVA.

E se fosse stata catturata??? Scosse la testa. Non era questo il momento per simili pensieri. Si avvicinò ad una porta deciso a sorpassarla. Lenn gli aveva detto che in quelle stanze c’erano i laboratori. Di solito erano deserti, e in parte venivano utilizzati come scorta di farmaci. Ma anche se ci fosse stato qualcuno dentro non se ne sarebbe dovuto curare, dato che in quella stanza niente sarebbe dovuto andare distrutto. il suo contenuto serviva come prova  alla polizia e all’FBI e anche gli eventuali ricercatori che c’erano dentro. Servivano vivi.
Stava per procedere oltre quando una voce lo costrinse a fermarsi. Tese l’orecchio. La voce di un uomo si udì chiaramente

“allora carina che cosa ci facevi qui??”

Ma non ci fu risposta. Si udirono dei mugugni. Evidentemente la ragazza era imbavagliata.
Un brivido percorse la schiena di Ryo. Kaori. Probabilmente era lei e probabilmente si era fatta catturare. Sempre la stessa storia pensò con un moto di stizza. Senza pensarci due volte aprì la porta con un calcio.

Due uomini si voltarono verso di lui

“chi cazzo sei??” urlò uno.

L’altro si sporse per premere l’allarme, ma non fece in tempo. Con due colpi ben assestati Ryo li stese.

Non c’era bisogno delle armi da fuoco e poi dai loro camici si capiva che erano due dei tanti ricercatori dell’organizzazione. E quindi dovevano rimanere vivi. Immediatamente si voltò verso la ragazza legata alla sedia.

“Kaori” disse ma le parole gli morirono in gola. La ragazza in questione non era Kaori e lo guardava con occhi impauriti.

“cercavi me??”

E questa volta fu impossibile sbagliarsi. Ryo si girò e vide Kaori appoggiata allo stipite della porta che gli sorrideva. Un sorriso dolce, nonostante la situazione in cui si trovassero.

“di la verità” continuò Kaori entrando e chiudendo la porta “credevi che ci fossi io vero qui dentro?” nella sua voce non c’era nessun rimprovero, si vedeva che era contenta di vederlo.

Ryo l’abbracciò e le sfiorò la guancia con le labbra. Era felice che Kaori stesse bene ma al momento avevano altre priorità.

Kaori gli sorrise nuovamente e si diresse verso la ragazza

“adesso ti libero, mi raccomando non urlare”

“chi siete?” domandò impaurita

“siamo amici” rispose Kaori “ora mi raccomando rimani qui”

“ma devo…”

Kaori la interruppe con un cenno della mano

“ascoltami, ora non c’è tempo per le spiegazioni, tra poco sarete tutti liberi. Tu rimani qui e nasconditi. Noi ti chiuderemo dentro” le prese il volto con le mani

“Fidati. Hai capito?”

La ragazza riuscì solo a balbettare un incerto si.

“bene” Kaori si rivolse a Ryo “andiamo

L’uomo sorrise ed annuì. Adesso poteva concentrarsi sull’organizzazione. Aveva ritrovato Kaori e non l’avrebbe più persa di vista. Potevano procedere. Sarebbe andato tutto bene lo sapeva. Lui e la sua socia si erano ritrovati all’interno di quell’inferno e avrebbero insieme messo fine a tutto quello.
Chiusero la porta alle loro spalle e iniziarono a muoversi veloci, fianco a fianco.
Ora potevano agire. Insieme finalmente.
  

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Capitolo 14
*** Fine dei giochi ***


Ecco un altro capitolo!!!!!!!!
Grazie come sempre per tutte le recensioni, mi sono di grande incoraggiamento.
Grazie anche a ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e ovviamente a tutti i lettori silenziosi.
Buona lettura
 
 
Capitolo 13.  Fine dei giochi

 

“E così Lenn ti ha assegnato la sesta entrata” constatò Kaori


Lei e Ryo erano con le spalle al muro aspettando di poter procedere oltre.

“si” ammise Ryo “visto che era l’entrata più veloce che mi avrebbe condotto da te. Anche se non mi aspettavo di incontrarti così presto”

“infatti, c’è stata una piccola deviazione” spiegò Kaori “in realtà io avrei tenuto quest’entrata per ultima ma poi ho visto quella ragazza che si aggirava furtiva per i corridoi e l’ho seguita. Viene dal primo livello e da quel che ho capito probabilmente voleva procurarsi qualche medicinale per il suo amico. Sapevo che si sarebbe messa nei guai” concluse Kaori

“perché hai agito da sola Kaori?”

“non lo so” ammise la ragazza guardandolo negli occhi “era la mia compagna di stanza… non potevo più aspettare, volevo che non morisse più nessuno. Nemmeno tu” concluse abbassando lo sguardo

Ryo le prese il volto con le mani e le sfiorò le labbra con le dita. Una carezza che valeva più di mille parole.

“mi perdoni?” chiese sorridendo la donna e a sua volta gli accarezzò il volto

Ryo scosse la testa in segno di assenso ed intanto guardava la sua socia. Ammirazione quella che provava? Si, probabilmente anche quella ma, sicuramente molto di più. La guardava come se la stesse osservando per la prima volta. Quanta decisione negli occhi, eppure quanta dolcezza quando aveva rassicurato quella ragazza e, quanto amore quando aveva detto che temeva per lui. Si distolse dai suoi pensieri sentendo dei passi.

“sono gli addestratori del sesto livello” gli bisbigliò Kaori nell’orecchio “siamo in una zona pericolosa

“vengono verso di noi”le sussurò di rimando Ryo

Kaori impugnò la pistola e prese la mira. Due colpi ben precisi.

Ryo sparò in contemporanea con lei. Si muovevano in perfetta sincronia, senza dover parlare.
Erano una squadra a tutti gli effetti finalmente  si ritrovò a pensare Ryo ed evidentemente, anche Kaori dovette pensare lo stesso perché gli sorrise di rimando. Guardò gli uomini che aveva colpito la sua socia e notò che non li aveva, volutamente, uccisi. Si ritrovò nuovamente a sorridere e mai avrebbe pensato di sentirsi così bene. Erano in una situazione di pericolo certo, ma era la prima volta che agiva con Kaori di fianco in questo modo e ,in passato nessuno era mai stato in perfetta sincronia con lui ,così come lo era lei in questo momento. Si capivano con lo sguardo, si muovevano insieme e sapevano perfettamente cosa fare. Kaori aveva sempre accettato di fare parte del suo mondo, ma in fondo ne era sempre stata fuori. Invece, con la sua testardaggine, negli ultimi mesi, non solo era entrata in un mondo da cui, in passato, aveva stupidamente provato ad allontanarla, ma ci era entrata con prepotenza, imponendogli le sue scelte e mettendolo di fronte al fatto compiuto. Ora era la sua socia a tutti gli effetti e Ryo la guardò ancora, sentendosi finalmente completo.

Anche Kaori si godeva la vicinanza di Ryo. Non avevano parlato granchè, la situazione non lo permetteva, ma erano bastati i suoi sguardi a rassicurarla. Era la prima volta che agivano così, come una coppia, e arrossì leggermente al pensiero della  parola “coppia”. Ma era proprio quello che erano. Una coppia a tutti gli effetti. Nella vita e nel lavoro. Finalmente poteva essere una degna socia del suo collega. Non avrebbe più rischiato la vita per lei, o forse si, ma quello ora non aveva importanza. Quello che era importante, era il fatto  che si sentiva degna dell’uomo che aveva di fianco e, finalmente completa, accanto all’uomo che amava. 

Si riscossero entrambi dai loro pensieri quando sentirono l’allarme suonare.

Una sirena si propagò in tutti i corridoi, illuminandoli di una tenue luce rossa e assordandoli con il suo suono.

“maledizione è scattato l’allarme” esclamò Kaori

Ryo senza parlare la prese per mano e cominciarono a correre. Oramai non avevano più bisogno di essere più cauti. Erano stati scoperti.

“che cosa sarà mai andato storto?” domandò Kaori lasciando la mano di Ryo per disarmare un uomo che le si era parato davanti

“non ne ho idea, ma non dobbiamo preoccuparci. Anche se hanno scoperto che qualcuno è entrato non potranno comunicare” le rispose Ryo mettendo fuori combattimento un altro uomo

“Maycol suppongo” disse Kaori capendo all’istante e assestando un calcio ad un altro uomo.

Continuarono a correre. Dovevano raggiungere l’uscita.
 
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“cosa diamine è successo Lenn??”

“non lo so Kaoru, ora dobbiamo solo uscire di qui”

“secondo te gli altri stanno bene?” domandò il ragazzo preoccupato

L’altro sorrise rassicurante

“e dai, lo sai di chi stiamo parlando” poi veloce portò il telefono all’orecchio

“Agente Saeko siamo stati scoperti, chiudete tutte le strade e le possibili uscite”

“State bene?” domandò la donna dall’altro capo del telefono

“noi si, gli altri non so. Ora non c’è tempo, ci stiamo preparando ad uscire, tenetevi pronti” ed attaccò.

Ora dovevano solo correre verso l’uscita

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“Umi che succede??” domandò Miki con apprensione

“è scattato l’allarme Miki” rispose serio il gigante

“che qualcuno sia…” incominciò Toru ma non se la sentì di continuare la frase

“stanno tutti bene” concluse per lui Umibozu “ora non dobbiamo distrarci” disse con un tono che considerava chiusa la conversazione.

Gli altri due acconsentirono e si tennero pronti. Il piano prevedeva che se fosse scattato l’allarme sarebbero usciti tutti fuori e loro non avrebbero dovuto far scappare nessuno dell’organizzazione nel frattempo che gli agenti facessero irruzione.

Ora dovevano solo aspettare.
 
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“William l’allarme. Dobbiamo muoverci.”

“cosa diamine sarà successo Maycol?” domandò agitandosi

“qualcuno si e fatto scoprire, ma non ha…. ATTENTO” e un colpo partì

“mi hai salvato” constatò William mentre si alzava da terra. Maycol l’aveva spinto sul pavimento appena in tempo e disarmato uno degli addestratori.

“no probem amico” sorrise scostandosi i lunghi capelli dalla fronte.

“comunque stavo dicendo, prima che tu andassi a saggiare la durezza del pavimento, che non ha importanza. Le comunicazioni sono fuori uso, quindi agiranno a casaccio. Motivo per cui non devi  perdere la calma.”

L’altro lo guardò annuendo e iniziarono a correre.

Ora dovevano solo uscire vivi da li.
 
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Martha guardò Mick preoccupata.

Era scattato l’allarme nei sotterranei.

“Mio Dio” urlò “sono stati scoperti”

“non perdere la calma ora” la richiamò Mick cercando di riportarla all’attenzione.

Qualcosa la sotto era andato storto. Non sapeva cosa, ma adesso dovevano stare attenti. Valutò con attenzione la situazione. Gli uomini che facevano da guardia alla casa avevano iniziato a correre per far mettere in salvo i grandi capi.

“andate di sotto avedere cosa succede” urlò un uomo

Mick capì che non avevano tempo. Dovevano impedire che altri uomini raggiungessero la base sotterranea. Il piano prevedeva che se fosse scattato l’allarme sarebbero usciti fuori. Però probabilmente molti di loro avrebbero dovuto usare gli ingressi per la base che si trovavano dentro la villa. Non doveva perdere tempo.

Uscì allo scoperto mettendo fuori gioco due uomini, prese per mano Martha e iniziarono a correre al primo piano.

Il grande capo avrebbe cercato di scappare. Cosa impossibile consederando che fuori era circondato.

Ma non avrebbe dato la soddisfazione al lucciolone, come lo chiamava Ryo, di aver messo in trappola l’uomo che cercavano.

Questo era un divertimento che non si sarebbe perso pensò sogghignando.

“Dobbiamo impedire al capo di scappare” disse veloce a Martha che sembrava aver riacquistato la calma.

“Tu tieni d’occhio le entrate da dove potrebbero spuntare i nostri. Fai in modo che nessuno scenda giù. Io ti raggiungerò appena posso.  Vado ad occuparmi del piano di sopra”  e si separarono.

Finalmente la situazione si movimentava un po’ pensò Mick non prendendo assolutamente in considerazione che qualcuno dei “loro”  si fosse fatto male. Era sicuro che stavano tutti bene.

Ora dovevano solo muoversi
 
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“Uomini tenetevi pronti” urlò Saeko decisa.

Presto avrebbero dovuto fare irruzione. Fece circondare la casa non entrando però, nel giardino.

Sapeva che quella zona era sotto la copertura di Miki ed Umibozu.

Si sentiva tesa come una corda di violino. Si domandava cosa era andato storto e se tutti stessero bene. Ma non aveva tempo per pensare.  Doveva organizzare gli agenti per prepararli quando sarebbero entrati. Adesso contava solo questo.

Ora doveva solo aspettare
 
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“Vieni, per di qua” disse decisa Kaori indicando a Ryo di seguirla.

L’allarme continuava a suonare e il suono della sirena rimbombava nei corridoi producendo un suono assordante.

Gli uomini che incontravano sparavano a vista e si muovevano in modo scoordinato. Sembravano impazziti ed ognuno cercava di salvarsi la pelle sparando a casaccio. Non riuscivano a coordinarsi, e non capendo il perché, ognuno agiva di testa sua cercando di mettersi in contatto con il capo raggiungendolo ai piani alti.

Ryo e Kaori ne incontrarono parecchi e ,purtroppo temevano che ne avrebbero incontrati ancora molti altri ,prima di uscire da quella che era diventata una vera e propria torre di Babele.

“dove stiamo andando?” domandò Ryo seguendo la sua socia

“siamo troppo lontani per usare una delle uscite esterne, perciò” e si interruppe per aprire una porta con un calcio “useremo una delle uscite che conduce direttamente all’interno della villa.”

L’uomo annuì e la seguì. Imboccarono un altro corridoio e un altro ancora. Le stanze che aprivano sembravano non finire mai.

Ryo sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene ed era un tutt’uno con i suoi sensi, all’erta come non mai, pronto a scorgere un nemico ovunque si trovasse.

Stavano percorrendo un altro corridoio, quando dei rumori provenienti da una presa d’aria lo insospettirono. Guardò Kaori che sembrava non essersene accorta e senza neanche pensarci la buttò a terra proteggendola con il suo corpo, sparando poi  contro la grata facendola cadere a terra, con un rumore assordante che si andò a sommare a quello degli allarmi che continuavano a suonare.

Stava per sparare ancora quando si accorse di una figura familiare che faceva capolino da quel buco.

“maledizione mi sono incastrato” si lamentò una nota figura

Ryo e Kaori si guardarono sorpresi e tornarono a guardare l’uomo o meglio, solo la testa dell’uomo.

“salve che ne direste di darci una mano?”

“William” gridò Kaori  avvicinandosi al ragazzo e sorridendogli felice “stai bene?” domandò

“io starei meglio se non avessi il sedere di qualcuno piantato in faccia” urlò un'altra voce che proveniva sempre dalla stretta presa d’aria

“Maycol. Che bellezza sentirti” esclamò Kaori ridendo

“io sarei lieto anche di vederti Kaori. che ne direste di togliermi quest’imbecille di dosso?”

Ryo si avvicinò a William e tirandolo per le braccia lo tirò fuori.

Una nota testa rossa uscì successivamente

“aria, aria” disse melodrammatico uscendo da solo, molto più atleticamente del compagno.

“che ci fate qui?” domandò Kaori sorpresa

“idea sua” rispose Maycol indicando William

“eravamo troppo lontani da tutte le uscite e dato che qui tutti sembrano impazziti ho pensato di usare una presa d’aria per tagliare un po’ di strada.” Iniziò a spiegare William  “ I corridoi sono un via vai di gente alla ricerca degli intrusi. Hanno mandato fuori anche i ragazzi che si addestrano e le pallottole spuntano da tutte le parti. Non potevamo rischiare di uccidere qualche ragazzo” e guardò male Maycol rimproverandolo con gli occhi

“va bene, va bene” gli rispose di rimando Maycol alzando platealmente le mani in segno di resa

“ed ora che ci siamo finalmente riuniti, anche se la cosa non era voluta” e guardò Ryo e Kaori “che ne direste di muoverci???”

“che uscita avevate in mente?” domandò Kaori faticando a trattenere le risa doi fronte alle smorfie di Maycol

“la stessa che avevi in mente tu suppongo, visto che ci siamo incontrati”

“va bene” si intromise Ryo “andiamo”

E iniziarono a correre. Le loro fedeli armi pronte a far fuoco.

Ora dovevano solo raggiungere l’uscita.
 
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“Lenn che facciamo ora???” domandò preoccupato Kaoru

Si erano nascosti all’interno di una stanza. Il corridoio era pieno di gente. Almeno venti erano gli uomini, più i ragazzi che si guardavano confusi, impugnando le pistole tremanti ,non sapendo a chi dare ascolto.

“non abbiamo più tempo per aspettare chiusi qui dentro” rispose serio questi

“non abbiamo scelta. Passami il fucile.”

“Ma Lenn” iniziò a dire questi

“Passami il fucile Kaoru. ORA” il tono non ammetteva repliche.

Kaoru prese il fucile e lo passò a Lenn. Sperava che non avessero dovuto usarlo, ma capiva che non avevano la minima speranza di uscire vivi da lì, e anche con quel fucile le percentuali erano molto basse. Guardò il compagno che caricava l’arma. Era un fucile d’assalto AK-47 Kalashnikov. Era un’arma micidiale. Poteva essere usata in modalità automatica o semi automatica e consentiva ,a chi la imbracciava,di sparare una sequenza di proiettili in rapidissima successione, mantenendo una semplice pressione del dito sul grilletto. Con quell’arma Lenn non avrebbe avuto nessun tipo di mira e avrebbe sparato a casaccio facendo morire, o ferendo gravemente chiunque gli si parasse avanti. Non era stata una decisione facile, lo capiva. E capiva anche che si sarebbe addossato personalmente il peso di quello che avrebbe fatto. Perché sarebbe stato lui ad usarla, e su questo punto sarebbe stato impossibile discutere.

“tu rimani qui, mentre io faccio pulizia in corridoio” disse ed uscì

Kaoru sentì una rapida successione di colpi, poi un,altra ed un’altra ancora, ma non poteva fare niente.

Ora poteva soltanto pregare.
 
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“Siete stati voi a fare scattare l’allarme?” domandò Kaori

Avevano quasi raggiunto l’uscita, oramai mancavano pochi metri.

“no” rispose Maycol iniziando a salire su una scala a muro “ e se non siete stati neanche voi…dato che l’allarme è scattato sotto e non sopra…”

“Lenn è nei guai” concluse per lui William raggiungendolo

Anche Ryo e Kaori salirono su quel soppalco ricavato, che li avrebbe condotti alla porta dell’ascensore per la villa

“Dobbiamo preoccuparci?” domandò Kaori titubante

“è troppo in gamba, per essere nei guai" rispose Ryo e chiamò l’ascensore.

Entrarono tutti e quattro e iniziarono a salire, preparandosi al gran finale.
 
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“dimmi un po’, dove penseresti di andare tu?” domandò sorridendo Mick all’uomo che si trovava al di la di una scrivania

“non uscirai vivo da qui” minacciò l’uomo

“credo proprio che ti sbagli”

L’uomo sorrise cattivo e premette il pulsante sotto la scrivania. Non aveva la minima idea di cosa stava succedendo ma presto, quel babbeo che lo teneva sotto tiro sarebbe morto , sotto i colpi dei suoi uomini. Passò qualche istante e non successe niente. L’uomo iniziò a sudare freddo e premette unl’altra volta il pulsante. Ancora niente.  Iniziò ad impallidire.

Qualcuno entrò dalla porta.

Finalmente pensò l’uomo ma dovette ricredersi poco dopo

“tutto fatto Mick” entrò sorridendo Martha

“bel lavoro socia” scherzò Mick

Che sta succedendo?? si ritrovò a pensare l’uomo ma non aveva tempo, ora doveva agire e, se i suoi uomini non sarebbere intervenuti, allora ci avrebbe pensato lui. Attento a non farsi scoprire impugnò la pistola che aveva nel cassetto e, approfittando della distrazione dei due, alzò il braccio per sparare.

Un colpo partì.

L’uomo si teneva la mano sanguinante. Mick lo aveva prontamente disarmato

“chi siete??? Che sta succedendo???” urlò, rosso di rabbia

Mick gli si avvicinò sorridento beffardo e portò il viso alla sua altezza.

“Fine dei giochi amico.”
  

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Capitolo 15
*** Chi è stato??? ***


Ed ecco a voi il penultimo capito della storia!!!! Scusate per l’attesa, stavolta ci ho messo un po’ di più a pubblicarlo!!!!!
Ringrazio come sempre chi ha recensito, chi ha inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate!!!!
Un grazie anche a tutti i lettori silenziosi!!!!
Buona lettura!!!
 
 
Capitolo 14. Chi è stato???
 

Mick legò l’uomo per impedirgli di scappare.
 

“Gli altri dove sono?” domandò a Martha continuando a stringere le corde intorno ai polsi dell’uomo

“Sono tutti al piano terra addormentati e altri sono in giardino, ci stanno pensando Miki, Umibozu e Toru a legarli”

“molto bene” sorrise Mick

Aveva ideato un bel piano in effetti pensò complimentandosi con se stesso. Lui avrebbe fermato il capo, agli altri ci avrebbe pensato Lucciolone, una volta che Martha li avrebbe fatti uscire tutti fuori.

“come hai fatto a portarteli fuori??” domandò Mick alla ragazza

“mi sono fatta vedere e inseguire” rispose con una scrollata di spalle “in questo modo hanno lasciato perdere gli ingressi per la base e si sono concentrati su di me. Una volta fuori ci hanno pensato le trappole di Umibozu a tirarmi fuori dai guai”

“sei stata coraggiosa. Potevi beccarti una pallottola. E una volta fuori potevi essere coinvolta in una delle trappole”

“mi fido di Miki e di suo marito. Mi fido di tutti voi” concluse con semplicità alzando le spalle
 

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“Questo era l’ultimo” disse Miki rivolta al marito legando un uomo

“bene”

“ora che facciamo Umi?”

“aspettiamo che il resto dei nostri tornino su. Poi la polizia farà irruzione”
 

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“ci siamo Kaori” disse Maycol uscendo dall’ascensore

“però.. vedo che anche qui non si sono risparmiati” osservò Kaori notando i parecchi uomini stesi a terra. Alcuni erano svenuti, altri feriti ed altri ancora legati e imbavagliati

“Kaori” la chiamò Miki andandole incontro ed abbracciandola “state tutti bene??” domandò guardandoli alla ricerca di ferite

“noi si” rispose Ryo “notizie di Lenn??”

“ancora nessuna” rispose una voce alle loro spalle

“Saeko” esclamò Miki

“siete stati voi a fare scattare l’allarme?” domandò Saeko preoccupata

“no, non siamo stati noi” rispose Kaori

“nemmeno noi” disse Maycol

“Lenn” esclamò Kaori preoccupata

“faccio scendere i miei uomini” intervenne Saeko  e si portò alle labbra un cellulare

“uomini” disse decisa “preparatevi a fare irruzione. Una parte di voi dovrà scendere giù ed organizzarsi per una missione di recupero. Alcuni dei nosrti non sono ancora risaliti”

“non ci sarà bisogno di nessun recupero, detective” una voce familiare si intromise nei loro discorsi

Lenn era comparso dietro di loro. Era sorretto da Kaoru che gli cingeva la vita, con la mano di questi poggiata sulla spalla. La gamba sembrava un’unica pozza di sangue.

“Lenn” gli corse incontro Kaori “che è successo?”

“A mali estremi estremi rimedi” rispose questi adagiandosi sul pavimento “siamo stati circondati”

“come avete fatto a fare scattare l’allarme?? Cos’è andato storto?” si intromise Maycol

“L’allarme??” rispose questi di rimando alzando le sopracciglia “non siamo stati noi a farlo suonare”

“nemmeno noi” si difese William

“e neanche noi” aggiunse Kaori

“ma allora chi..” stava dicendo Lenn quando fu interrotto da Saeko

“non è questo il problema al momento. Abbiamo ancora un lavoro da finire”

E si avviò al piano di sopra.

“giusto” convenne Kaori “vado anch’io, voi aspettatemi qui” e iniziò a salire le scale seguita da Ryo

“bel lavoro Mick” esordì la poliziotta entrando nell’ufficio del capo

“cose da niente” sghignazzò questi

“Tocca a te” disse Saeko seria rivolgendosi a Kaori e porgendole le manette

Questa le prese e si avvicinò all’uomo.

“degna figlia di tuo padre” urlò questi. “lui era un idiota che è andato a farsi ammazzare in uno scontro a fuoco, tu sei una traditrice. Ti sei infiltrata usando la parentela come un inganno per avere la mia fiducia”

“io non sono come te” rispose con disprezzo “oramai ti rimangono solo gli insulti” aggiunse dura “non hai più niente”

“te la farò pagare”

“non sei più nessuno. Non farai più del male a nessuno e marcirai in galera per il resto della vita. È finita”

Si avvicinò all’uomo inginocchiandosi e portandogli le mani dietro la schiena in maniera brusca
“ti dichiaro in arresto” disse ammanettandolo  e ignorando gli insulti dell’altro

“hai il diritto di restare in silenzio” continuò “sappi che quello che dirai potrà essere usato contro di te. Hai il diritto ad un’avvocato. Se non potrai permettertelo ne avrai uno d’ufficio” e si alzò.

Due agenti presero in custodia l’uomo e lo portarono via.

Saeko scese a piano terra per finire di organizzare le operazioni

“uomini, scendete nella base, ci sono parecchie persone da arrestare. Non danneggiate i laboratori e sigillate le stanze, serviranno come prova. Isolate la zona ai civili. Dovrà restare tutto così fino alla fine del processo”

“bel lavoro detective” si avvicinò Lenn porgendole la mano “degna figlia di suo padre”

“Grazie agente” rispose Saeko prendendo la mano e veramente grata all’uomo per il complimento
“ dovresti andare in ospedale a farti medicare quella gamba” continuò vedendo che la macchia di sanngue si era allargata

“naaaa. Non ora, ci andrò più tardi. Ho la pellaccia dura. Piuttosto parliamo di cose serie”

Saeko si accigliò. Cosa era rimasto ancora?

“Cosa fai domani sera?” le domandò Lenn sorridendo

Saeko era perplessa. Ci mise un po’ a capire il senso della domanda.

“c-come??” balbettò incerta

“cosa fai domani sera??” ripetè allora l’uomo allargando ancora di più il sorriso

“n-non ho nessun impegno”

“bene allora. Ti invito a cena” e si allontanò lasciando la poliziotta completamente spiazzata.

Lenn si rivolse a Kaori che stava scendendo le scale seguita da Ryo

“è tutto finito”

“già” rispose la donna “cosa farai ora Lenn?”

“bah “replicò con noncuranza l’uomo “credo che rimarrò in Giappone per un po’ di tempo, ho qualche impegno da sistemare” ghignò guardando Saeko alle sue spalle

“solo una cosa non mi è chiara” si domandò Kaori “chi ha fatto scattare l’allarme??”

“sono stata io” una voce incerta la rispose

Si voltarono e videro una ragazza impaurita nascosta dietro una colonna. Era la ragazza che Ryo e Kaori avevano salvato.

Kaori le si avvicinò lentamente

“perché?”

“dopo che siete andati via, sono entrati degli addestratori.” Iniziò balbettante

“non ho fatto in tempo a nascondermi. Mi hano chiesto se ero stata io a stendere i due ricercatori”

“e tu gli hai parlato di noi” concluse per lei Kaori

“si” la ragazza scoppiò in lacrime “hanno suonato loro l’allarme. Mi dispiace”

“non preoccuparti. Ora non hai più niente da temere”

E si allontanò.

Raggiunse il giardino e guardò pensierosa il cielo azzurro. Era veramente una bella giornata.

“adesso è veramente tutto finito Kaori” la raggiunse Ryo alle spalle.

La donna si voltò sorridendo.

“mi accompagneresti in un posto Ryo?” domandò dolcemente

“tutti i posti che vuoi”. 

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Anche se un po’ in ritardo, ecco l’ultimo capitolo della storia.

Grazie a tutti quelli che hanno recensito:senza i vostri commenti questa storia non sarebbe potuta arrivare a questo punto.

In particolare dedico questo capitolo a

Koa_chan

Kaorim

Giova71

Piccola87

che hanno avuto la pazienza di seguire questa storia passo passo e di incoraggiarmi.
Grazie mille!!!!

Buona lettura.
 
 
Capitolo 15. Epilogo

 
Erano diversi minuti che erano arrivati al cimitero e non avevano più scambiato una parola. Ryo guardava Kaori che si era inginocchiata e osservava silenziosa la tomba del fratello. L’immagine di Jeff dalla foto li osservava sorridente ma gli occhi della sua socia non erano sereni.

Anche in passato erano spesso andati a trovare Jeff e Kaori aveva sempre guardato quella foto con affetto, iniziando conversazioni con il fratello, a volte a voce alta, altre silenziose.
Ma stavolta era diverso e Ryo lo sapeva. E per questo non aveva ancora aperto bocca, ne fatto un gesto. Kaori cercava assoluzione, una cosa che lui non poteva concederle.

Fu proprio lei a rompere quel silenzio che sembrava più assordante di mille suoni messi insieme.

“ho ucciso molti uomini”

Solo una frase, che racchiudeva tutti i suoi tormenti. Ryo sapeva che Kaori aveva oltrepassato un punto di non ritorno, e adesso doveva fare i conti con la sua coscienza.

Le si inginocchiò affianco, osserdohe lui l’immaginesorridente di Jeff.

“è vero” le rispose semplicemente.

Lui lo sapeva fintroppo bene che la verità era il primo passo per accettare la realtà.

“lui non credo lo abbia mai fatto” parlò ancora la sua socia con lo sguardo sempre fisso sulla fotografia

“no” confermò Ryo “non lo ha mai fatto”

Kaori abbassò gli occhi chiudendoli per un istante. Era stata una stupida e adesso le erano chiare molte cose.

“per questo non hai mai voluto insegnarmi a sparare” non era una domanda quella che rivolgeva a Ryo

L’uomo a sua volta sorrise, guardandola dolcemente

“è così, Kaori”

“capisco” disse semplicemente la donna e si alzò.

Non serviva a nulla stare lì. Cercare risposte sulla tomba del fratello non era servito a placare i suoi rimorsi. Guardò per un istante il suo socio, ancora inginocchiato. Lui sapeva cosa stava provando.

Anche lui aveva ucciso e ancora oggi questo rimorso non lo lasciava.

Certo, ora era diverso. Ryo non uccideva, a meno che non fosse strettamente necessario, ma considerando la sua bravura, questo non avveniva quasi mai. E lei… lei che ancora una volta aveva voluto strafare. Voleva essere la sua degna socia. Era quasi arrivata ad odiarlo in passato non capendo il perché del suo comportamento. Ora lo capiva. Ma il prezzo che aveva dovuto pagare era stato alto.

Troppo alto. Tuttavia… una piccola parte di se stessa non provava rimorso per ciò che aveva fatto. Si pentiva delle vite che aveva spazzato via certo, ma non riusciva a pentirsi completamente della scelta che aveva fatto. Solo ora riusciva a capire Ryo. E probabilmente non si era mai sentita così affine a lui come in questo momento. Avevano combattuto insieme, fianco a fianco, come mai era accaduto in passato. E ora avevano gli stessi tormenti che attanagliavano la loro anima. Erano una cosa sola, e anche se il prezzo da pagare era stato alto, non potè, per un istante, non bearsi di questa sensazione.

Per anni aveva cercato di capire il suo socio. Ci aveva messo molto tempo per superare le barriere di odio che si era eretto contro tutto e tutti. Ed ora invece… non avvertiva più nessuna distanza. Certo non aveva vissuto gli orrori della guerra, ma portava un peso che era simile al suo.

Tuttavia, rimaneva la sua coscienza, che presto o tardi, fino alla fine dei suoi giorni le avrebbe presentato il conto.

Ryo intanto osservava sott’occhio la sua socia, immaginando il turbine di pensieri che le attraversavano la mente.

Avevano scambiato poche parole, ma, come in tante altre occasioni, erano state più che sifficienti.

Kaori aveva capito perché non aveva mai voluto insegnarle a sparare e, purtroppo per lei, l’aveva capito nell’unico modo possibile, il più brutto; l’aveva provato sulla sua pelle.

Si rese conto che per Kaori, superare gli ultimi avvenimenti, sarebbe stato più difficile del previsto, proprio perché era lei.

Dalla sua espressione poteva intuire che si stava colpevolizzando forse troppo per errori che di certo aveva commesso, ma che però non erano così gravi come lei li sentiva.

Il rimorso che provava ne era la prova più evidente. Ed era questo che avrebbe dovuto farle capire. Si decise a parlare.

“gli uomini che hai ucciso non meritavano di vivere”

“tutti meritano di vivere Ryo”

“Jeff sarebbe stato orgoglioso di te”

“io non credo proprio”

“guardami Kaori” le disse alzandosi e prendendola per le spalle

“anche se in passato hai ucciso, non devi fartene una colpa. Lo hai fatto per difendere le persone a cui tenevi. Quando siete scappati, o morivano loro, o morivate voi” le disse serio

“dimentichi l’operazione di oggi”

“ma lì tu non hai ucciso nessuno Kaori. C’ero anch’io con te e ho visto che, volutamente, non hai mai sparato colpi mortali”

“i due guardiani all’ingresso…” incominciò la donna trattenendo a fatica le lacrime ma Ryo la interruppe

“eri sconvolta. A tutti capita di essere dominati dalla rabbia. Ma non per questo devi sentirti un mostro Kaori” le disse ad un soffio dalle sue labbra “perché non lo sei. La prova di questo è proprio il tuo rimorso. E se Jeff fosse qui, anche lui ti direbbe lo stesso. Sei la persona più generosa che io conosca Kaori” continuò stavolta parlando direttamente sulle labra della donna “hai un animo nobile, non dimenticarlo mai” e la baciò con passione.

Kaori si lasciò trasportare da quel bacio carico di desiderio che Ryo le stava donando. Si strinse forte a lui, continuando a baciarlo, mentre Ryo la stringeva sempre di più a se, e finalmente si sentì in pace.

 Ancora abbracciata a Ryo guardò la foto di suo fratello che le sorrideva. La guardò ancora per un istante e poi ricambiò il sorriso felice che suo fratello le rivolgeva.

A presto fratellone

E si avviò verso casa, ancora abbracciata a Ryo.

Non avrebbe dimenticato, e probabilmente non si sarebbe mai perdonata, però Ryo le sarebbe rimasto vicino , con la certezza che con lui al suo fianco avrebbe superato ogni difficoltà. Avrebbero superato ogni difficoltà.

Insieme.

Anche Ryo prima di incamminarsi guardò, ancora per un istante il volto sorridente di Jeff.

Grazie Maki

E strinse ancora di più a se Kaori, avviandosi verso l’uscita. La sua socia ci avrebbe messo un po’ di tempo per dimenticare tutto, anzi, molto probabilmente non l’avrebbe mai fatto. Ma non sarebbe stata da sola. E neanche lui sarebbe stato più solo. Avrebbero superato ogni ostacolo.

Insieme.
 

               ……………………………………………………………………….
 

Cat’s Eye due ore dopo.

“Bene gente” stava dicendo Saeko “abbiamo fatto un buon lavoro. Sono venuta a consegnarvi il frutto del vostro operato” concluse porgendo due assegni

“ahahaha” iniziò a ridere Ryo con la bava alla bocca leggendo la cifra dell’assegno “finalmente i miei sforzi saranno premiati…. Birra e conigliette a me” urlò co la bava alla bocca dirigendosi verso l’uscita del locale prima che un grosso martello da 100 tonnellate lo mandasse a schiantarsi sul vetro del locale che si frantumò in mille pezzi

“porcoo” urlò una fumante Kaori rossa di rabbia

“hai dimenticato che siamo al verde???” urlò impugnando un altro martello e rincorrendo il suo socio
“e tu vorresti spendere così tutti quei soldi????”

“Kaoriiiii abbi pietà” le rispose Ryo  con voce mielosa mettendosi in fuga

“SE TI PRENDO TI DISINTEGROOO”

“AIUTOOO”

E sparirono nella folla cittadina.

Miki e Saeko si guardarono sogghignando. Quei due non sarebbero cambiati mai….

Martha, che aveva deciso di aiutare per un po’ di tempo Miki con il locale, le guardò crucciata

“non sarebbe il caso di intervenire?”

“ non c’è da preoccuparsi” le rispose Saeko sorridendo e Miki concluse la frase per lei trattenendo a fatica una risata

“sempre la stessa storia”. 

 

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