Vento di Purezza e Ingenuità

di I Fiori del Male
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Consapevolezza ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il risveglio ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 : Crescita ***
Capitolo 4: *** capitolo 4: Ammissione. ***
Capitolo 5: *** capitolo 5: Notte e Pioggia. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6:Qualcun altro ***
Capitolo 7: *** Rifiuto. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: La sfida ***
Capitolo 9: *** Un importante passo ***
Capitolo 10: *** Timori ***
Capitolo 11: *** Infine ... ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Consapevolezza ***


Rin passeggiava come al solito per i boschi assieme a Sesshomaru e Jaken. Sesshomaru le sembrava decisamente più rilassato rispetto ai giorni precedenti; anzi, il termine giusto sarebbe stato “In pace con se stesso”.
Lei ovviamente sapeva il perche, era stata Kagura a ridargli serenità, ne era certa, così come era sicura che a bella demone avesse lasciato anche a lei qualcosa di importante.
 
Prenditi cura di Sesshomaru, tu che lo ami come l’ho amato io.”
 
Questo le aveva detto.
La prima parte non le era sembrata poi tanto strana, sapeva cosa “Prendersi cura di qualcuno” volesse dire, poiché Sesshomaru stesso si era preso cura di lei per tutto quel tempo. Quel che la lasciava alquanto perplessa era la SECONDA parte, quella dell’AMARE. Rin sapeva che l’amore era “qualcosa di estremamente grande e potente”, un insegnamento lasciatole dall’anziana Kaede, ma non aveva idea di cosa volesse dire amare qualcuno. Sapeva leggere la parola amore, perché il signor Sesshomaru gliel’aveva insegnato, e per la stessa ragione sapeva scriverla, ma diversamente da quanto era accaduto con altre parole, quelle volte che Sesshomaru si decideva a dedicarsi alla sua istruzione, alla domanda “Che significa?” Lui, invece di risponderle, si era limitato a sbuffare irritato, per poi passare al vocabolo successivo.

Quel giorno, mentre camminavano in quel bosco, aveva cominciato a ripensarci, e avrebbe voluto ripetere la domanda al demone che camminava di fronte a lei, ma la prima reazione non  prometteva niente di buono per il secondo tentativo, così decise di chiederlo a Jaken.

“L’amore è una cosa stupida e inutile. Distrae e indebolisce, ti porta ad avere pietà dei nemici. A che ti serve saperlo? Per diventare ancora più debole di quanto già non sia? “

Questa fu la risposta che ottenne da quel piccolo, acido demone, che doveva aver parlato a voce un po’ troppo alta, perché Sesshomaru, stranamente, si era voltato a guardarli.

“Jaken, sei uno stupido”,

aveva detto poi.

Sia il piccolo demone che Rin restarono di stucco di fronte a quella reazione.

“Il signor Sesshomaru … ha appena espresso una sua opinione? “ ( O__o)Chiese Rin a Jaken.

Lui, con uno sguardo trasognato, rispose:
“ Padron Sesshomaru …. Ha prestato attenzione alle mie parole …” (*__*)

Rin riportò lo sciocco demone alla realtà assestandogli una bella botta in  testa, accompagnata da uno dei suoi soliti sorrisi.

....................................................................................

Dopo un’altra ora di cammino giunsero, con grande sorpresa di Rin, al villaggio di Kaede.

“Rin …”
“Si, signor Sesshomaru?”
“Resta al villaggio fino al mio ritorno.”
Rin acconsentì senza chiedere nulla.

Sesshomaru odiava ammetterlo, ma si fidava sia di quella vecchia sacerdotessa che di Kagome, sebbene disprezzasse Inuyasha con tutto se stesso, e perciò era sempre in quel villaggio che lasciava Rin quando sapeva di dover affrontare qualcosa di troppo pericoloso per lei.

Era per la presenza di Inuyasha che non la accompagnava mai fin dentro il villaggio, ma si limitava a sorvolarlo dall’alto finchè non era sicuro che Rin fosse andata dove doveva.

Però c’era un’altra cosa che Sesshomaru nascondeva nel profondo dei suoi pensieri: sebbene ripetesse sempre quanto disprezzasse suo fratello per la sua debolezza, sapeva che Rin, con affianco un mezzo demone irrimediabilmente affezionato agli esseri umani, sarebbe stata più che al sicuro.
                                                                                                             ………………………………………………
Rin entrò in casa di Kaede, e la trovò intenta a preparare medicinali assieme a Kagome. A completare il quadretto stavano Inuyasha, steso a terra dietro Kagome, che sonnecchiava, anche se al suo arrivo le orecchie canine si erano drizzate, Sango che lucidava con cura la sua Hiraikotsu, Miroku che guardava Sango con uno sguardo tutt’altro che rassicurante, e Shippo e Kirara che giocavano.

Si, pensò,  a loro posso fare QUELLA domanda.

“Ciao Rin! “ Si sentì un po’ ovunque.

Lei, per tutta risposta, fece: “Che cos’è l’amore? Che vuol dire amare? “

Tutti, compresa Kirara, spalancarono gli occhi sbigottiti. (O__O)


Un silenzio glaciale invase la stanza all’istante.


Alla fine, dopo parecchi secondi di Nulla Assoluto, fu Inuyasha, inaspettatamente,  a parlare per primo.
“Piccoletta, non credi che sia un po’ presto per fare domande del genere? “

Gli altri, che fino a quel momento avevano atteso con ansia la risposta sull’amore di un tipo come Inuyasha, caddero di schiena per lo sconforto ( -.-“)

“Inuyasha, a cuccia!”

Inuyasha finì con la testa diversi metri sotto terra.

Kagome si affrettò a sfoderare un sorriso riparatore.

“Ehm … lascialo perdere Rin … cercherò di darti io una risposta.”
“ L’amore è un insieme di tante sensazioni, emozioni, che ti legano ad una persona. Sai di amare qualcuno quando senti che faresi di tutto per quella persona, quando ogni istante che non c’è senti la sua mancanza, quando la perdoni sempre anche se ti fa arrabbiare, quando hai la sensazione che quella persona sia fatta per te e te soltanto e senza di lei non ti senti completa, e … be, si , più o meno questo, ma ognuno di noi ama in modo diverso, l’amore ha infinite sfumature, per capirlo davvero bisogna viverlo.”

Rin annuì con forza, mentre cercava di capire se davvero sentiva tutte quelle cose per il Signor Sesshomaru, nell’ingenuità dei suoi dieci anni.

Dopo un attimo di riflessione, scoprì con sua grande sorpresa che tutto corrispondeva. Ogni singola cosa.

Usci, sovrappensiero, da casa di Kaede, e passeggiando vide due ragazzi, vicini al fiume, che si abbracciavano e si baciavano.

“Perché lo fate? “ Urlò.

“che cosa?” risposero quelli, un po’ imbarazzati di esser stati visti da una bambina mentre si scambiavano effusioni.

“Quello che stavate facendo adesso.”

I due sorrisero. Quella bambina faceva loro tenerezza.

“Perché ci amiamo.”

Rin se ne andò senza rispondere.

Passarono alcuni giorni da quel fatto e Sesshomaru tornò. Rin era molto felice di rivederlo. Come la solito non fece domande al demone ne a Jaken, perché sapeva che uno non le avrebbe risposto, e l’altro forse le avrebbe detto qualcosa di stupido.

La notte si fermarono in una radura, e Sesshomaru accese un fuoco per fare luce. Lui non ne avrebbe avuto bisogno, ne tantomeno Jaken, ma Rin non si sarebbe sentita tranquilla senza.

Il demone si sedette, appoggiandosi al tronco di un albero, e chiuse gli occhi. Affianco a lui, avvolta nella sua pelliccia, stava Rin. Poco più lontano riposavano Jaken e Ah- un.

Passarono alcune ore, poi Rin aprì gli occhi.
Le tornarono alla mente le parole di Kagome e , subito dopo, i due ragazzi incontrati lungo il fiume.
Quello che quei due stavano facendo l’altro giorno de’essere quel che si dice un “Gesto d’amore”. Pensò.

Nel suo sonno vigile, Sesshomaru sentì Rin scostare la pelliccia.
Forse sente caldo, pensò, tenendo gli occhi chiusi.
Poi la sentì arrampicarglisi addosso e ….
 
Un dolce tepore sulle guance.
Uno strano calore umido sulle labbra.
 
Aprì gli occhi.

Rin lo stava … baciando.
 
  Continua ...
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!!!!! spero che vi piaccia =)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Il risveglio ***


  N.B. IN BLU CI SONO I PENSIERI RAZIONALI DI SESSHOMARU, IN ROSSO QUELLI SENTIMENTALI
Capitolo 2 : Il risveglio
Per un attimo, e per la prima volta nella sua intera esistenza, il demone non seppe che fare.

In ogni caso, devo farla smettere.

Le posò le mani sulle spalle e la spinse delicatamente indietro.

Lei non oppose resistenza, e scese dalle gambe del demone che, in apparenza tranquillo, si alzò e andò a svegliare Jaken.

“Sorveglia Rin.” Gli ordinò alzandosi in volo.

Aveva urgente bisogno di raffreddare il viso, ancora accaldato da quel bacio.

………………………………………………………………………..
“Jaken, ho fatto arrabbiare io il signor Sesshomaru?”

“Zitta rompiscatole! Di sicuro è colpa tua. Io dormivo e nemmeno so che è successo!”

“Lo vuoi sapere?” Gli chiese Rin avvicinandosi. Sapeva che Jaken avrebbe ceduto per la curiosità, e aveva davvero bisogno di dire a qualcuno quello che era successo.

“Se ti dico di si poi la smetti di rompere?”

“Va bene, promesso!” Esclamò Rin, speranzosa.

“Allora si, lo voglio sapere.” Ammise Jaken.


Rin decise di usare la sua mano come partner per mostrargli quel che aveva fatto.


“Ho fatto questo alla bocca del signor Sesshomaru!”

Jaken perse i sensi.


                                                                                      …………………………………………………………………….

Sesshomaru si librava nel cielo, girando attorno alla radura dove, fino a pochi minuti prima, stava riposando, e cercava di rimuovere dalla mente quanto era appena accaduto.

                                          Ma che le è saltato in mente?

Però è stato piacevole.
                                          AAAAAAAH ma che dici??? Ha solo dieci anni, non sa nemmeno il significato di quel che ha appena fatto!

E se invece lo sapesse, come dovrei comportarmi in quel caso?

                                        Ma non è neanche da chiederlo!

… E’ STATO … BELLISSIMO 

                                          E’ RIN! UNA BAMBINA!

… QUEL CALORE … QUELLA DOLCEZZA

                                         MA E’ …

TU-TUM.
 
Tu-tum
Tu-tum
Tu-tum …

Qualcosa aveva cominciato a scuotersi nel profondo del suo petto.

Sapeva cos’era.

L’ultima volta che l’aveva sentito era stato in quella grotta, con Kagura.

 
Il suo cuore

 
Quello stesso cuore che per anni non aveva avuto altro scopo che tenerlo in vita mandando in circolo il suo sangue.

Fino a quel giorno

Il giorno in cui aveva visto rin per la prima volta, priva di un dente e piena di lividi

Fuori e dentro,

maltrattata fino all’inverosimile, quella piccola creatura indifesa che non parlava se non con lo sguardo, e diceva:

Ho tanto da dare, e non voglio niente in cambio.

Quell’angelo che non meritava altro che amore,

ma non aveva ricevuto altro che dolore.

Lui non aveva amore da darle dentro di se, o almeno così pensava.

Ma aveva  Tenseiga, poteva guarire le sue ferite.

Alleviarle almeno il dolore fisico.

Poteva, e DOVEVA farlo, c’era qualcosa che glielo diceva, oltre la spada che vibrava violentemente puntando quel corpicino senza vita.

E quel qualcosa era il suo cuore, che aveva cominciato a battere per uno scopo più nobile.

                                                                            …………………………………………………………..
Rin nel frattempo si era addormentata appoggiata ad Ah-un, sorvegliata attentamente da Jaken, ancora sconvolto, ma finalmente di nuovo cosciente.
La bimba dormiva serena, nella sua completa ingenuità, credendo fermamente che il suo gesto non avrebbe portato brutte conseguenze.
Il fuoco si spense nello stesso istante in cui Sesshomaru, silenziosamente, atterrò in piedi affianco a Rin.

Jaken lo guardò di sottecchi.

“Bentornato, Padron Sesshomaru.”

Come al solito non ottenne risposta, ma seppe per certo che qualcosa era cambiato: Per la prima volta dopo anni, era riuscito a sentire il battito del cuore del suo padrone.

Rin, nella sua pura saggezza, aveva completamente ragione.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 : Crescita ***


Sappiamo cosa avvenne dal giorno in cui Sesshomaru sentì il proprio cuore risvegliarsi.

Rin rischiò di non tornare mai più da Sesshomaru, e fu solo grazie alla sua volontà di farla restare in vita che gli fu possibile riportarla … indietro.

“Niente vale più della vita di Rin.”

In quel luogo buio pieno di cadaveri e dannati Rin, ai suoi occhi, restava sempre un angelo, la speranza cui aggrapparsi. Lo sapeva, lo sapeva da tempo, ma li, vedendo la sua vita che scivolava via, lo aveva AMMESSO. Era diverso dal pensarlo semplicemente. L’ammissione fu un ulteriore passo avanti, l’inizio della crescita, la crescita del loro amore. Anche la madre di Sesshomaru se n’era resa conto.

Poi Naraku organizzò il suo ultimo piano, e Sesshomaru mantenne la promessa: Rin fu salvata di nuovo.

Alla fine, tutti convennero che fosse necessario per la bambina vivere appieno la sua vita da essere umano nel villaggio di Kaede, e lui non oppose resistenza. Non lo fece per il suo bene, e sperando, con tutto se stesso, che alla fine lei avrebbe scelto di rimanere con lui, anche se si trattava di un demone e la sua vita non sarebbe stata certo sedentaria.

Ma la storia, lui non lo sapeva, doveva ancora cominciare.



Capitolo 3: La crescita.


Erano passati diversi anni dalla morte di Naraku e la scomparsa della sfera dei quattro spiriti.


In quell’epoca, che era sempre stata invasa dai demoni e che, con l’arrivo di Naraku, aveva vissuto i momenti peggiori, stava gradualmente tornando la pace.

A rompere la magica quiete del villaggio di una certa Kaede, però, c’era una ragazza di circa quindici anni che schiamazzava per la strada principale, lasciando svolazzare i lunghi capelli castano scuro al vento mentre correva  con sorprendente grazia e agilità, nonostante indossasse un raffinato Kimono rosso ricamato a mano con fili dorati e dei sandali tradizionali tutt’altro che indicati per la corsa.

Tra le braccia stringeva un secondo Kimono, Molto diverso ma altrettanto pregiato.

“Il signor Sesshomaru mi ha portato un altro Kimono!”

La ragazza si precipitò dentro una casa dalla quale provenivano le risate di diversi bambini e la voce, più possente, di un uomo.

“Insomma! –AHIA!- La smettete di tirarmi le orecchie? … Oh! Ciao, Rin!” Disse Inuyasha, cercando di girarsi verso la ragazza che era appena entrata correndo in casa sua, nonostante avesse addosso tre bambini intenti a giocare con le sue orecchie.

“Ciao, Inuyasha! Visto?” Disse entusiasta tendendo verso di lui il kimono. “Il sign-“

“Si, si .. “La interruppe il demone cane, “Ti ho sentita da fuori. Certo che mio fratello è proprio un cretino. Dovrebbe cominciare a  regalarti qualcosa di diverso!”

“A me sta bene così!” Ribattè Rin orgogliosa. Qualsiasi regalo per lei era un tesoro purchè fosse da parte di Sesshomaru. “Kagome dov’è?”

“è a casa di Kaede con nostro figlio. Mi ha lasciato qui a fare da baia alle pesti di Miroku e Sango mentre loro sono in giro a purificare palazzi di vecchi riccastri!”

Il tono era irritato ma lo aveva detto sorridendo, perché in fondo, anche se non lo ammetteva mai, i bambini, così semplici, gli piacevano molto. Non c’era bisogno di fare i salti mortali per accontentarli.

Tornò a giocare con loro, mentre Rin usciva di nuovo correndo, stavolta diretta a casa di Kaede.

                                                                                 ……………………………………………………………………………


Sesshomaru, nel frattempo, sorvolava come sempre il villaggio.

In realtà, in tempi come quelli, così pacifici dopo la scomparsa della sfera, una sorveglianza del genere non sarebbe stata necessaria, ma era un’abitudine, quella di Sesshomaru, che nascondeva sensazioni ben più profonde, sensazioni che si portava dietro da quando, in una dolce notte primaverile, una Rin di appena dieci anni aveva posato le sue labbra ingenue su quelle del demone.

Malgrado chiunque avesse conosciuto Sesshomaru pensasse che il nobile demone non avesse sentimenti, non era così.

La verità era che le cose che riuscivano a colpire Sesshomaru davvero nel profondo erano poche, tant’è che nella sua vita era rimasto sorpreso soltanto da tre persone, in ordine Kagome, Kagura e Rin, e con sua grande sorpresa doveva ammettere che due su tre erano pure umane.

Kagome era stata capace di convincere Sesshomaru che anche gli umani sapevano essere forti, perché lui davvero non credeva che una ragazzina, con un semplice arco come arma, avrebbe avuto tanto coraggio di fronte a un demone come lui.

Kagura, be, semplicemente gli aveva aperto dei nuovi orizzonti. Era una demone elegante, nobile d’aspetto e d’animo, molto più simile nel profondo a lui di quanto chiunque potesse immaginare.

E poi c’era Rin …

Cos’avrebbe di speciale Rin?

Non è una domanda da fare questa! Lei è …

è una semplice, comunissima umana.

I suoi occhi, così limpidi, sinceri …

Kagura aveva senso, era una demone, ma lei?

I suoi lineamenti delicati …

È pure una bambina!

Lo era, ora ha quindici anni.


BASTA!


Sesshomaru si decise a frenare i suoi pensieri prima che potessero spingersi troppo in la.

Anche perché, mentre rifletteva su cose tanto sconsiderate, il suo piede si era appoggiato sul tetto di casa di Kaede, e c’era un abitante del villaggio che lo guardava , con uno sguardo che non prometteva niente di buono.
 
Rin, nel frattempo, era arrivata proprio in quella casa, e stava gioendo per l’ennesimo Kimono regalatole dal demone.

Kagome e Kaede guardavano il nuovo kimono con un misto di stupore e invidia insieme.
Era semplicemente stupendo, giallino chiaro, tutto ricamato a mano.

Le due donne, però cominciavano a farsi delle domande perchè, da qualche tempo, Sesshomaru aveva preso l’abitudine di regalare alla ragazza dei Kimono che tendevano sempre più verso il bianco.

Mentre Rin parlava con Kaede del più e del meno, stringendo affettuosamente quel kimono tra le braccia, Kagome avvertì la presenza di un’aura demoniaca fuori casa.

Le pareva familiare. Che fosse Inuyasha? Se così era l’avrebbe seppellito a furia di “A cuccia”. Doveva badare ai figli di Sango!

Uscì dall’abitazione con in braccio il piccolo Hiro che dormiva, ignaro di tutto. Ma di Inuyasha, con suo enorme sollievo, non vide nemmeno l’ombra. Fece dietro front per tornare in casa, e fu allora che notò Sesshomaru che riprendeva quota dopo essere accidentalmente atterrato sul tetto della casa.

Le sfuggì un dolce sorriso.


Grandi cose stanno per accadere, piccola Rin.


Grazie a chi mi segue, mi fa piacere che gradite la storia =) mi raccomando, continuate a recensire, le vostre opinioni contano piu di tutto!!!!

un bacio
 Taiga chan

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Capitolo 4
*** capitolo 4: Ammissione. ***


Capitolo 4: ammissione.




Si fece sera, e Kagome decise che era ora, per lei e suo figlio, di tornare a casa.
 
Rin rimase a dormire da Kaede, come ormai era abituata a fare da ben quattro anni.
 
Quella stessa notte la giovane sognò il giorno in cui aveva baciato Sesshomaru e, per la prima volta dopo tanti anni, si rese conto del vero significato di quel gesto, quasi rimosso dalla sua memoria, che a quel tempo era stato distorto dalla sua ingenuità.
 
La luce della luna non bastò ad impallidire il porpora sulle sue guance.
 
 
 
Giunse il mattino e Rin, dopo aver dormito pochissimo a causa di quel sogno, si svegliò non appena il sole sorse.
 
Realizzò di aver bisogno di un consiglio, o meglio di qualcuno che le facesse capire perché, tutt’a un tratto, lo sguardo del signor Sesshomaru era diventato così seducente, il suo corpo così attraente, il suo odore tanto sensuale, la sua voce tanto … calda.
 
Aveva bisogno di Kagome e Sango, e fu per andare da loro che, in fretta e furia, si mise qualcosa addosso e usci dalla capanna della vecchia Kaede.
 
Quella  mattina, fortunatamente per Rin, anche le due donne si erano alzate di buon ora, per poter  fare il bucato in tranquillità, e quindi in quel momento si trovavano lungo il fiume.
 
“Kagome! Sango! “ Urlò la ragazza precipitandosi verso di loro, non appena le vide.
 
“Ciao, Rin! “Risposero all’unisono le due.
 
Rin si sedette sull’erba di fronte a loro, pensando a come avrebbe potuto porre loro una domanda tanto delicata, e restò per qualche istante in silenzio a fissarle.
 
Ad un tratto cominciò il suo discorso, tormentandosi incessantemente una ciocca di capelli con la mano destra, lo sguardo puntato sui fili d’erba che stracciava con la sinistra.
 
“be … ecco … quando avevo dieci anni … Kagome, ricordi di quando ti chiesi quale fosse il significato dell’amore? “
 
“Si, Rin, certo che me lo ricordo … restammo tutti scioccati dalla tua domanda, sai? “ Confermò Kagome sorridendo, seguita da Sango, anche lei divertita al ricordo di quella scena.
 
“Ecco … vedi, quando poi me ne sono andata, qui sulla riva del fiume ho visto due fidanzati che si baciavano, e siccome non ne sapevo nulla ho chiesto loro cosa stessero facendo e perché, e loro mi risposero che si stavano baciando perché si amavano e … “
 
“ e ?????” Chiesero impazienti le due donne.
 
“E, be, qualche giorno dopo il signor Sesshomaru è tornato e, durante la notte, io … nel bosco … insomma, io l’ho baciato!”
 
Kagome restò di stucco di fronte a quella confessione. Sango si lasciò sfuggire degli stracci di mano, che il fiume si portò via, senza neanche accorgersene.
 
Era assurdo! Non riuscivano a immaginarla intenta a baciare qualcuno anche in quel momento, quando aveva quindici anni e, in epoca Sengoku, avrebbe anche potuto sposarsi, figurarsi all’età di soli dieci anni!
 
Con Sesshomaru poi? A dir poco incredibile.
 
Eppure Rin non mentiva, Kagome e Sango ne erano certe.
 
E la ragazza non aveva ancora fatto la sua domanda!
 
“Be … ieri notte ho sognato quel giorno e … mi sono resa conto … si insomma … ecco! La sua voce! È così calda e … il suo profumo così sensuale … il suo corpo, pieno di forza e grazia insieme, semplicemente … meraviglioso … io, insomma, perché?”
 
Arrossì violentemente e non fu più in grado di parlare.
 
Kagome sfoderò un sorriso … da mamma.
 
“Ti sei innamorata, piccola Rin.”
 
Come suo solito, con una frase semplice come quella, era arrivata dritta al punto.
 
E sempre come suo solito, sapeva molte cose in più di chiunque altro.
 
 
 
Il tanto nominato Sesshomaru, in quello stesso momento, si trovava non molto lontano dal villaggio di Kaede: sorvolava un villaggio vicino.
 
Gli abitanti dell’intero villaggio in questione si erano riuniti attorno ad una casa. Sembravano essere, agli occhi acuti del demone che li osservava dall’alto, impazienti, come se stessero aspettando qualcosa o, più probabilmente, qualcuno.
 
Ad un tratto una ragazza, vestita di un Kimono completamente bianco, e acconciata con grande sfarzo, fece la sua apparizione sull’uscio della casa.
 
Una sposa.
 
Somiglia un po’ a Rin …
 
Ma che diavolo stai dicendo?
 
Lo stesso colore di capelli e occhi …
 
Smettila, che sono queste smancerie?
 
… ed è minuta e graziosa allo stesso modo …
 
Sesshomaru, che ti salta in mente?
 
Già … che mi prende?
 
Si riscosse da quegli strani pensieri, ricomponendo la fredda maschera che portava sul volto, e si accorse che, mentre si perdeva nei suoi ragionamenti, si era fatto quasi buio.
 
Sentì la necessità di riposare: aveva sorvolato almeno una decina di villaggi quel giorno. Scese nella foresta sottostante e si sedette di fronte al primo albero che vide, appoggiandovi la schiena come sempre faceva quando intendeva prendersi una pausa.
 
Ben presto giunse la notte e, per la prima volta nella vita del demone, portò con se un sogno per Sesshomaru.
 
Una foresta nebbiosa, un po’ angosciante.
 
Non per lui, ovvio. Era abituato a paesaggi ben peggiori, fiumi di sangue e cadaveri in decomposizione che lui stesso aveva ridotto in quello stato.
 
Continuò a camminare tranquillamente in quella fitta nebbia finche quella non si diradò, e lui scoprì di trovarsi appena fuori della foresta, sulla riva di un fiume.
 
Al centro del fiume stava, in piedi, una figura di donna, vestita di un elegante kimono in fantasia, i capelli raccolti e fermati con un fermaglio ornato di una piuma.
 
Sesshomaru ebbe come la sensazione di conoscere quella donna, desiderò chiamarla, di modo che potesse vederla in viso, dato che gli volgeva le spalle.
 
Ma come avrebbe dovuto chiamarla?
 
Ci pensò su per un attimo, poi gli venne in mente.
 
“Kagura?”
 
La donna, con grazia, si voltò. Era lei. Stringeva tra le braccia un kimono candido come la neve, ricamato d’argento, forse un po’ troppo piccolo per lei: un kimono da sposa, come quello indossato dalla ragazza di quel villaggio.
 
“Sesshomaru, finalmente sei arrivato.”
 
“kagura, noi non dovevamo vederci più? “ chiese il demone, freddo come sempre, ma nel profondo felice di poterla rivedere.
 
“Non sono la vera Kagura, in realtà. Io, Sesshomaru, sono la Kagura dentro di te, che rappresenta quella parte del tuo essere che ha accettato l’amore, che ha imparato ad amare.”
 
“E perché mai porti con te un kimono da sposa?”
 
“se ci pensi bene, Sesshomaru, sai benissimo il perché.  A te stesso non puoi mentire. Perché fare una domanda di cui già sai la risposta? È un’altra, la domanda che dovresti farti, ed è a quella domanda che è legato quest’abito.”
 
“Dimmelo tu,” disse Sesshomaru avvicinandosi. I piedi sfiorarono l’acqua del fiume. Era ghiacciata. “se fai parte di me sei a conoscenza della confusione che mi attanaglia la mente in questi giorni.”
 
Aveva cominciato ad aprirsi. In fondo, stava pur sempre parlando con se stesso.
 
La finta Kagura fece una lieve risata, accettando la richiesta.
 
“Dovresti chiederti se non sia ora di smettere di fingere e buttare quella maschera, di uscire dal tuo eterno carnevale. È passato il tempo in cui potevi dirti davvero glaciale dentro e fuori, al pari dei demoni peggiori. Sei cambiato e lo sai, ma ti sei imprigionato da solo.”
 
Lui mise su un’espressione alquanto sdegnosa.
 
“Non dire assurdità, io non so-“
 
“Non la ami, quindi?” Lo interruppe la demone.
 
“di chi stai parlando?”
 
“Non prenderti in giro da solo! Sai benissimo che sto parlando di Rin!”
 
Sesshomaru rimase interdetto.
 
“se … la amo, mi chiedi?”
 
Ma come potrei mai amarla? È solo una sciocca, misera umana!
 
Non stiamo parlando di una persona qualunque, stiamo parlando di Rin!
 
E cos’avrebbe di diverso, rispetto a tutte le altre? Non farmi ridere!
 
Lei …
 
Non è forse debole, inutile, e stupida, come tutti gli altri esseri umani?
 
No, non è così,  lei …
 
Cosa devi fartene di una così?
 
LEI HA SAPUTO CAPIRMI!
 
Era stato così, fin dal primo istante. Rin, nella sua semplicità, aveva saputo far breccia nell’armatura che lui stesso si era costruito, forse senza neanche rendersene conto. Quegli occhi, puri, sinceri, caldi, così diversi dai suoi, avevano preso da subito a scavare nella sua anima, a svelare la sua più profonda natura, indebolendo sempre più quella barriera che nessuno aveva saputo vedere, la maledizione che si era imposto in cambio del rispetto e del timore di tutti.
 
Non penserai di …?
 
Sposarla? Si!
 
Tu sei solo un idiota! Dove finirà tutto il rispetto he hai guadagnato? Che ne sarà della tua forza?

 
Al diavolo! Ho bisogno di essere me stesso, ho bisogno di lei!
 
E una volta che l’avrai sposata? Cosa farai? Vedrai che ti passerà la voglia di giocare al principino!
 
Sesshomaru intraprendeva una feroce lotta mentale con se stesso mentre, con i piedi immersi nell’acqua fino alle caviglie, si avvicinava alla falsa Kagura con le braccia tese.
 
Questa gli porse il kimono da sposa.
 
STA ZITTO! IO LE DONERO’ TUTTO L’AMORE CHE MERITA E CHE NON HA MAI RICEVUTO!
 
L’acqua, da ghiacciata qual era, divenne piacevolmente calda, e Sesshomaru  d’un tratto si sentì come se gli fosse stato tolto un peso di dosso.
 
Il fiume e il paesaggio circostante scomparvero, poi fu la volta della falsa Kagura che, soddisfatta di quanto era appena avvenuto, si congedò con un delicato cenno della mano destra.
 
Sesshomaru si svegliò. Tra le braccia, stringeva il candido kimono. Sulle labbra mostrava, per la prima volta, un vero sorriso. 




Bene! ciao a tutti =) ( anche se le mie storie, purtroppo, non vengono molto seguite =(  ) Eccovi un nuovo caitolo della mia Sesshomaru X Rin. Io spero davvero che vi sia piaciuto =)  Ma secondo voi, le cose possono continuare ad andare così bene? A me sembra troppo semplice .... XDXD be, se continuerete a seguirmi non dovrete aspettare molto per scoprirlo =)

Un bacio,

Taiga chan <3

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Capitolo 5
*** capitolo 5: Notte e Pioggia. ***



Notte e pioggia 



Sesshomaru correva.

Correva piu veloce di qualsiasi essere vivente, quasi facesse a gara contro il vento.

Il Kimono giaceva stretto fra le sue braccia, negli occhi un'euforia mai vista sostituiva lo sguardo terribile del predatore spietato.

L'alba sarebbe giunta a breve, e lui doveva raggiungerla prima del sole.

Quando finalmente arrivò nella casa dove Rin, in quel momento, stava dormendo, scostò la tendina ed entrò senza fare nemmeno il minimo rumore, senza neanche respirare.

La vide, il suo angelo, il viso placido nel sonno illuminato appena dal cielo che cominciava a schiarirsi.

Posò delicatamente il Kimono affianco a lei, stette ad osservarla ancora per qualche istante, poi se ne andò, silenzioso com'era arrivato.



Rin aprì gli occhi lentamente, cercando di farli abituare alla forte luce che proveniva da fuori, per poi realizzare che quella luce era decisamente troppo ...  candida.

A fatica la vista si abituò, permettendole di distinguere quello che, senza alcun dubbio, era un Kimono.

Lo guardò stupefatta.

Era il piu bello che Sesshomaru le avesse mai donato, e aveva un non so che di ... magico.

"Signora Kaede, Signora Kaede! si svegli! guardi cosa mi ha portato il signor Sesshomaru!"

Kaede, da povera anziana qual era, si spaventò a morte sentendo Rin urlare a quel modo, ma cercò di fare al piu presto possibile anche quando si accorse di non trovarsi in una situazione di pericolo, come invece le urla della ragazza le avevano fatto pensare.

Ci mise un po' a capire cosa fosse l'oggetto che Rin le stava sventolando davanti agli occhi, ma quando finalmente riuscì a comprendere di che si trattava, spalancò gli occhi e ammutolì di colpo.

"Si- signora Kaede ... co-cosa è ..."

"M-ma ... Rin, sei certa che quel Kimono ti sia stato donato proprio da sesshomaru? "

"Certo!" confermò quella senza darle alcuna spiegazione. Non poteva certo rivelarle che, sebbene Sesshomaru quella volta non gliel'avesse consegnato di persona, lei sapeva lo stesso che era stato lui perchè distingueva il suo profumo sulla stoffa! Sarebbe stato alquanto imbarazzante.

"Ma ... perchè tanto sorpresa, signora Kaede? In fondo sono anni che il signor Sesshomaru non fa altro che donarmi dei Kimono ..."

"be ... Rin ... questo Kimono è decisamente diverso da quelli che ti sono stati donati finora."

Rin mise su uno sgurado interrogativo che, in una situazione meno importante, sarebbe risultato a dir poco comico.

"Rin ... quello è un Kimono da sposa e-"

"cheeeeee? un Kimono da sposa???"

Ora capiva perchè quel kimono le era parso diverso dai precedenti, al primo sguardo, come se avesse un significato differente rispetto agli altri. In fondo non era piu una bambina, a grandi linee sapeva come queste cose andassero.

Ad un tratto il viso prese un colorito alquanto acceso, e Rin, col kimono stretto tra le braccia, uscì di corsa di casa, con mille pensieri per la testa.

Correva con la stessa lena di Sesshomaru quella mattina. Sorrideva, anzi, quasi rideva, nella sua corsa precipitosa verso casa di Kagome. Un paio di lacrime si erano depositate sugli occhi, altre le aveva disperse per strada. Quel che le stava accadendo era l'apice dei sogni in cui fino ad allora si era crogiolata la notte, per poter dormire pensando a lui. Non credeva che sarebbe mai potuto accadere sul serio.

scostò la tenda di casa di Kagome con violenza, non aveva tempo per pensare all'educazione.

Si bloccò, vide che non c'era nessuno e, in un attimo, realizzò che forse avrebbero potuto trovarsi tutti a casa di Sango. Ci si diresse senza esitare e li li trovo tutti, intenti a mangiare qualcosa e a chiacchierare.

Mostrò loro il kimono bianco, lasciandoli  a bocca aperta

dopo l'entusiasmo generale iniziale, cominciarono i discorsi seri tra donne, mentre Inuyasha, assieme a miroku, cercava di capire se il fratello fosse uscito di senno, o fosse stato stregato, o qualche diavoleria simile, perchè non credeva che Sesshomaru avrebbe mai provato qualcosa di diverso dal disprezzo verso gli esseri umani, anche se tutti si erano accorti della diversità dl suo rapporto con Rin.

ben presto giunse la sera, e Rin, stanca dopo quella giornata tanto ricca di emozioni, salutò gli altri per tornare a casa di Kaede.

Passeggiava tranquillamente vero casa, tanto sovrappensiero da urtare qualcosa per strada e cadere per terra.

Quando si rialzò, si rese conto che quella "Cosa" altri non era che Jaken.

"Ja- Jakeeen?" disse Rin sorpresa. Era da molto che non lo rivedeva. Anche nell'ultimo incontro con Sesshomaru lui non era stato presente.

In fondo era contenta di rivederlo, nonostante non l'avesse mai trattata benissimo. La loro era un'amicizia di quelle che nessuno si riesce a spiegare, nemmeno i diretti interessati.

"Sei la solita scema distratta. Non ti sei accorta di me mentre camminavi e questo è quel che ti spetta." disse col suo solito fare brusco e la vocetta stridula e irritante.

"Non è colpa mia se io sono cresciuta e tu, invece, sei rimasto il solito nano!" gli rispose lei facendogli una linguaccia.

"Coooosaaa? com'è che mi hai chiamato??? Stupida umana, me la pagherai cara!" le disse assestandole un colpo del suo bastone sulla testa.

"Ahio! ma insomma, si può sapere che ci fai qui? Non credevo che il tuo hobby preferito fosse passeggiare di notte per i villaggi umani."

"Fai poco la spiritosa. Stavo cercando te! ho un messaggio da parte del signor Sesshomaru."

Rin rimase di sasso.

"Dice di recarti nella prima radura che incontri dopo il villaggio. Non vuole che ti accompagni, anzi, mi ha ordinato di stare il piu lontano possibile da quel luogo ... chissà poi perchè ... be non  me ne frega un bel niente. Io farò come mi ha detto, altrimenti mi uccide. Tu vai, stupida, altrimenti se non ci vai penserà che è colpa mia per non avertelo detto ..."

Ma mentre stava per minacciarla di chissa quale punizione se non avesse obbedito, si accorse che Rin era già sparita.

Dopo pochi minuti, giunse nel luogo dell'appuntamento, sperando di non aver fatto aspettare Sesshomaru, visto che si era fermata, lungo la strada, per lasciare il Kimono a casa di Kaede. Non voleva rischiare di rovinarlo in mezzo alla foresta.

Si accorse tuttavia che di Sesshomaru non c'era traccia. decise di aspettarlo per tutto il tempo necessario. era così tanto tempo che non lo rivedeva .. 

Cominciò a piovere. La ragazza trovò riparo sotto le grandi foglie di un albero li vicino, e pregò che Sesshomaru arrivasse presto.

Quando ormai cominciava a perdere le speranze, le sue preghiere furono esaudite.

Sesshomaru sbucò fuori da dietro un albero di fronte a lei.

Si guardarono per un istante, senza proferire parola.

Lui esposto tranquillamente alla pioggia, lei al riparo sotto quelle foglie, ma comunque un po' bagnata e infreddolita.

La fragilità umana di fronte all'imperturbabilità demoniaca.

Rin arrossì violentemente. Era tanto che non lo rivedeva, aveva tanta voglia di abbracciarlo, ma soprattutto, voleva sentire dalla sua stessa voce il perchè di quel kimono candido. Tuttavia, non riusciva a trovare il coraggio ne per avvicinarsi a lui ne per chiedergli spiegazioni. 

Si strinse al tronco dell'albero, come se questo potesse sostenerla mentalmente, perchè temeva di non farcela. 

Il cuore batteva troppo forte.

Lui, dal canto suo, voleva con tutto il suo essere dimostrarle di essere disposto a prendersi cura di lei per sempre, ma non sapeva come fare. Era la prima volta che si trovava in una situazione del genere, e sapeva che sarebbe stata anche l'ultima. Ormai, dopo Kagura, non c'era nessun altro con cui volesse stare.

Entrambi capivano che, se si fossero ostinati nel tentare di esprimersi a parole, non ne sarebbe venuto fuori nulla.

Lui, tuttavia, aveva compreso anche altro:

doveva essere il primo a fare qualcosa - qualsiasi cosa-  per farle capire che l'amava.

La raggiunse con pochi passi, e si fermò a pochi centimetri da lei che, sorpresa, alzò il viso a guardarlo, svelandogli il suo imbarazzo tinto sulle guance bagnate di fredda pioggia.

Lui si chinò e, rapido come il vento, le posò un casto bacio sulle labbra rosee.

Lei spalancò gli occhi, incredula di fronte a quanto era accaduto e, sopraffatta dalla sorpresa e dalla felicità, si lasciò scivolare lungo il tronco dell'albero, fino a sedersi a terra, con lo sguardo ancora rivolto verso di lui che, sempre senza parlare, la seguì nel suo movimento, andando a sedersi di fianco a lei, e cingendole le spalle con un braccio. subito dopo prese a carezzarle i lunghi capelli lisci e umidi, guardandola di sottecchi, piu insicuro che mai.

Rin chiuse gli occhi sorridendo, e gli appoggiò la testa sulla spalla mentre lui la copriva con la sua pelliccia, per proteggerla dal freddo.

passarono così l'intera notte, facendosi compagnia con quei piccoli gesti, tuttavia pieni d'amore.

Tra due anime destinate a stare insieme, non c'è bisogno di parole.



eccomi qui con questo nuovo capitolo. Spero sul serio che vi sia piaciuto e che mi perdonerete per eventuali errori (o orrori). la verità è che avevo una voglia matta di aggiornare ma poco tempo per farlo, così ho scritto di fretta. la storia ovviamente non finisce qui, e di certo non sarà tutta rose e fiori, ma questo lo scoprirete solo leggendo. Recensite, mi raccomando!!!

Un bacio da Taiga chan

P:S: ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia. sono davvero contenta che vi piaccia =)





 




 


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Capitolo 6
*** Capitolo 6:Qualcun altro ***




Qualcun altro



Era giunta l’alba.
 
Il sole si spandeva, placidamente, sul cielo sereno, andando a colpire le cime degli alberi di quella foresta dove, nel folto verde scuro, si distingueva facilmente una macchia bianca.
 
Sesshomaru camminava con la sua solita grazia, eleganza, leggerezza.  Neanche una foglia si muoveva attorno a lui.
 
Rin, cullata da quel movimento così dolce, dormiva senza difficoltà tra le sue braccia.
 
Avevano passato la notte stretti l’uno all’altra, appoggiati a quell’albero.
 
Non avevano fatto altro che carezzarsi i capelli a vicenda, ma per entrambi il mondo intero aveva cambiato aspetto.
 
Che … pace.
 
Era la prima volta che il demone provava qualcosa di simile. La sua vita era stata un susseguirsi di battaglie e spargimenti di sangue, di cacce ai demoni, spade sguainate, corpi squarciati, odio.
 
Non c’era mai stato spazio per l’amore.
 
Non credeva ce ne sarebbe mai stato.
 
Ad un tratto, sentì il corpo di Rin cominciare a muoversi tra le sue braccia.
 
“se ….sshomaru? “
 
Lo guardava con uno sguardo … diverso.
 
Tese la mano per accarezzare il volto del suo amato demone.
 
“dove mi porti?”
 
“a casa. Se si accorgessero che sei stata con me tutta la notte, non so come potrebbero prenderla … gli altri. Avevo detto che avrei aspettato i tuoi diciassette anni e la tua scelta, prima di cercare di portarti con me. Ricordi?”
 
Rin s’imbronciò. A Sesshomaru piaceva molto quell’espressione, che faceva ogniqualvolta la lasciava al villaggio per compiere un  nuovo massacro lontano dai suoi occhi. Non voleva che lei conoscesse quel suo lato da vicino, che lo vedesse intento a uccidere, a mietere vite come si miete il grano.
Doveva farlo anche per questioni di sopravvivenza. La verità era che le cose erano cambiate anche in quel senso. Prima avrebbe detto di uccidere solo per il suo piacere, ma ora certamente  avrebbe detto che, in fondo, lo faceva per lei, per guadagnarsi rispetto e non doversi  preoccupare di qualche attacco improvviso, o che prendessero Rin come ostaggio.
 
Il solo pensiero gli mandava in fiamme il cervello.
 
“be … ormai mi hai mandato quell’abito … quindi immagino che i patti tu li abbia già violati, no?”
 
Quanto vorrei che mi tenesse così per sempre … Non ci sono dubbi su quale sarà la mia scelta, amore mio.
 
“non dire assurdità. Non ho fatto altro che rispettare la tradizione. Ci vorrà ancora un po’ prima che tu possa diventare mia … mia …”
 
Incredibile, non riusciva in alcun modo a dirlo.
 
Rin arrossì vistosamente. “moglie?”
 
“ … “
 
Che tenero quando fa così. Non credevo che esistesse davvero QUESTO Sesshomaru … sono contenta di averlo tutto per me.
 
Per tutto il tragitto fino a casa di Kaede, non si rivolsero più la parola. Lui non era certo abituato a esprimere i suoi veri sentimenti, e lei d’altro canto si vergognava da morire, anche se era per natura più schietta, più diretta di lui.
 
Arrivarono a destinazione che il sole era sorto quasi del tutto, perché Sesshomaru se l’era presa con calma finche non si era svegliata per lasciarla dormire.
 
Quelli  erano gesti che risaltavano solo all’occhio attento di Rin. Jaken, per quanto avesse vissuto tanto tempo con lui, non avrebbe mai letto la cosa nel giusto modo. L’amore è un canale di comunicazione riservato.
 
“ siamo arrivati … “ Lo disse col viso rivolto a terra. Le dispiaceva lasciarlo, avrebbe passato una notte come quella per sempre.
 
“tornerò presto” le promise lui, come a dirle che anche a lui dispiaceva moltissimo lasciarla li. Quelle stesse parole le erano state dette molto spesso anche quando era più piccola, ma non avevano mai avuto quel peso.
 
Le strinse la mano. Sentì qualcosa, un pezzo di carta, insinuarsi tra le sue dita, poi lui la lasciò e volò via, oltre le cime degli alberi.
 
Rin si affrettò ad aprire quel pezzo di carta. Chissà quando l’aveva scritto.
 
“Ti amo.”
 
 
 
Lontano, molto oltre il luogo dove un tempo sorgeva il monte Hakurei, un ragazzo osservava il cielo farsi chiaro col venire dell’alba, perso nei suoi pensieri.



 
Aspettami, Rin. Sto venendo da te. 




Alloraaaaaa sono tornata con un nuovo capitolo di quest storia dopo non so quanto tempo. So che è davvero piu corto del solito, ma l'ho inteso piu come un pezzo di passaggio, e spero che vi sia piaciuto lo stesso. Naturalmente ringrazio sempre chi segue questa storia e chi la recensisce. Grazie mille!!! =)

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Capitolo 7
*** Rifiuto. ***



 

Rifiuto.
 




Rin, appoggiata all’arco che fungeva da porta per la casa di Kaede, osservava il cielo ripensando, per l’ennesima volta, alla notte trascorsa con Sesshomaru, che le aveva svelato la parte di se fino ad allora celata dietro quella maschera di granito che era sempre stata il suo viso candido. Vedeva le nuvole correre veloci nel cielo e il suo pensiero si proiettava verso il futuro alla stessa velocità delle nubi smosse dal vento: una casa tutta loro, dei figli, una vita felice, piena d’amore e di serenità. Non le era affatto difficile immaginare tutto questo: Sesshomaru le aveva ampiamente dimostrato di voler fare sul serio, di amarla davvero.

Era talmente distratta da non accorgersi che una macchia scura si stava allargando sempre più, coprendo il cielo azzurro: un giovane dai capelli e gli occhi scuri, vestito di un’armatura da sterminatore simile a quella indossata da Sango, si avvicinava a cavallo di quella che pareva una tigre gigantesca con zanne lunghissime e lo sguardo feroce. Ci mise un po’ a capire che quella creatura altri non era che Kirara trasformata, e che a cavallo del demone gatto c’era …

“Kohaku! Sei davvero tu?”

Rin non poteva credere ai suoi occhi. Quello che aveva di fronte era proprio il suo compagno di giochi, Kohaku, il fratello di Sango.
Era davvero cresciuto. Non soltanto il volto si era fatto più adulto, ma anche il suo fisico si era irrobustito, diventando quello di un ragazzo prossimo al passaggio all’età adulta. Doveva esser stato il lungo allenamento a trasformarlo, pensò Rin, ma c’era una cosa di lui che non era cambiata affatto: gli occhi, che erano rimasti quelli di sempre, col solito sguardo sincero, trasparente come l’acqua di sorgente.

Lui la fissò per un po’ prima di rispondere, in fondo Rin era cresciuta a sua volta e la natura era stata piuttosto generosa con lei, ma non solo: Kohaku aveva sempre avuto un debole per Rin fin da quando erano bambini, un sentimento che era diventato sempre più forte, un pensiero che nei lunghi anni di addestramento lo aveva sempre accompagnato, ed era stato proprio quello a fargli decidere per il ritorno al villaggio. Si era ripromesso di dichiararsi e, se fosse stato accettato, costruire una famiglia con lei e impegnarsi a fondo per garantirle una vita serena, nella quale non fosse mancato nulla ne a lei ne ai loro figli. Non poteva di certo immaginare quello che era accaduto durante la sua assenza.

“quasi non ti riconoscevo! Sei cresciuto davvero tanto!”

“be, nemmeno tu sei rimasta la stessa!”

“già, è vero … vieni, ti porto da Sango, sicuramente troveremo tutti li a casa loro.”

Quando arrivarono Sango si buttò addosso al fratellino piangendo e ridendo insieme, incredula di fronte al suo cambiamento, poi lo portò dentro, gli offrì qualcosa da mangiare, e gli presentò i suoi nipotini, che subito presero a chiamarlo zio Haku. Kirara fu vezzeggiata da tutta la compagnia,  e tutti vollero sapere quanto duri fossero stati gli allenamenti, quali posti nuovi aveva visitato, se aveva mai avuto dei problemi. Al termine del racconto, Sango preparò per Kohaku un giaciglio sul quale dormire, dato che era molto stanco e provato dal viaggio, e tutti tornarono alle loro case.

Nella notte, Kohaku si svegliò. Non riusciva a dormire, non poteva più aspettare: Rin doveva sapere la vera ragione del suo ritorno.
Si alzò lentamente, facendo attenzione a non svegliare nessuno, si rivestì e si diresse verso la capanna di Kaede, pensando a come fare per svegliare Rin senza disturbare l’anziana sacerdotessa, ma quando arrivò si accorse che Rin era seduta fuori, vicino all’entrata, lo sguardo fisso al cielo sul quale si disegnava la via lattea, miriadi di stelle raccolte in un’unica, luminosissima scia.

“a cosa pensi?” le chiese in un sussurro, sedendosi di fianco a lei, che sussultò. Era troppo sovrappensiero per accorgersi di lui. Voleva che Sesshomaru tornasse al più presto e pregava le stelle affinchè esaudissero il suo desiderio. Ma questo di certo non poteva dirglielo.

“a nulla … come mai sei qui? Non riesci a dormire?”

“No. Sento la stanchezza pesarmi addosso ma non riesco a prendere sonno perché …” Prese un respiro profondo per calmarsi e farsi coraggio, “… c’è qualcosa di importante che devo assolutamente dirti, Rin.”

Lei si voltò curiosa verso di lui. Il tono con cui le stava parlando la metteva in agitazione. Kohaku non si era mai rivolto a lei in quel modo. Cosa stava succedendo?

“Rin … ti ho conosciuta quando eravamo ancora nulla più che bambini, quando ero controllato da Naraku e non avevo diritto di decidere della mia vita. Quei pochi momenti vissuti assieme mi hanno regalato umanità e speranza, hai creduto in me anche quando nessuno voleva più… poi, quando tutto è finito, io sono andato via per intraprendere il mio addestramento e ho avuto il tempo di comprendere appieno … i sentimenti che provo … per te. Ecco … insomma, io …”

Rin aveva capito dove kohaku volesse andare a parare, ma pregava con tutte le sue forze di sbagliarsi poiché, se fosse stato vero, sarebbe stata costretta a provocare al suo amico un grande dolore. Il suo cuore non poteva essere di altri che di Sesshomaru.

“… Io sono … innamorato di te! Voglio passare con te il resto dei miei giorni, Rin. Costruire una famiglia, avere dei bambini e lavorare per farvi felici … Non penso mi attenda destino migliore di questo …”

Così dicendo si sporse verso di lei e in un lampo catturò le sue labbra, ma Rin gli puntò le mani sul petto, costringendolo a spostarsi, e si alzò.

“Kohaku io … non posso, non posso davvero.”

Lui si alzò a sua volta e prendendola per le spalle le chiese: “Perché? Non sono forse abbastanza per te? Se è così, mi impegnerò a fondo per…”

“no, non è questo …”

“e allora cosa?”

“ … “

“dimmelo!”

“Kohaku non …”

“Voglio saperlo!”

“Sono innamorata di Sesshomaru!”

La stretta di kohaku si fece improvvisamente debole e le braccia gli ricaddero pesantemente lungo i fianchi, mentre guardava Rin con gli occhi spalancati per lo stupore. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito: Rin … innamorata di Sesshomaru, di un demone che aveva sterminato intere famiglie per semplice divertimento, che non aveva avuto pietà per nessuno, che aveva tentato di uccidere Inuyasha e Kagome, che per un certo periodo si era anche alleato con Naraku … No! Non poteva fargli questo, non lei, non con lui … cosa mai ci trovava in un mostro simile? Quella domanda gli salì alle labbra e fuoriuscì prima ancora che potesse anche solo pensare di fermarla, e sul volto di Rin vide dipingersi, per la prima volta, la rabbia.

“Sesshomaru non è un mostro! Io lo amo, gli devo tutto, se non fosse stato per lui sarei morta, non ti permetto di dire così!”

“ha ucciso migliaia di persone!”

“Lui non è quello che sembra, non è il mostro che ha sempre dimostrato di essere, è cambiato, mi ama e …”

“non dirlo!”

“ noi ci …”

“NON DIRLO!”

“ … NOI  CI SPOSEREMO!”

Così dicendo, Rin corse dentro la capanna, incurante del fatto che avrebbe potuto svegliare Kaede, prese il Kimono candido regalatole da Sesshomaru e  glielo mostrò.

“ … ha gia fatto la sua promessa, e questo abito ne è la prova! Kohaku … non voglio che tu soffra, ma  io l’ho amato fin da quando ero bambina, fin dal giorno in cui mi ha strappato per la prima volta alla morte con la sua Tenseiga  … la mia vita sarà sua anche dopo che avrò lasciato questo mondo!”

“No … non lo permetterò!” e così dicendo voltò le spalle a Rin e si diresse verso casa di sua sorella, furente di rabbia. Non avrebbe permesso a Rin di rovinarsi la vita a quel modo, Sesshomaru l’avrebbe pagata cara, sarebbe stato il primo ad assaggiare le sue nuove tecniche …

Rin, intanto, si era inginocchiata a terra e piangeva stringendo al petto l’abito da sposa. Non avrebbe voluto che finisse così, kohaku era un suo caro amico, ma avrebbe dovuto accettare la realtà. Tutto quello che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stato essere stretta forte da sesshomaru, sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene, e alle stelle rivolse quella disperata supplica per tutta la notte.


 
Bene bene bene … anche qui, nuovo capitolo finalmente uscito dal mio cervello!! Ahahaha spero che vi sia piaciuto come spero che l’ispirazione continui a nutrire la mia fantasia. Mi raccomando, recensite!!

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: La sfida ***


La sfida
 

Per due interminabili giorni, Kohaku limitò i rapporti con Rin al minimo indispensabile, solo per non destare sospetto negli altri. Per la ragazza quelle due giornate rappresentarono un vero e proprio supplizio: Rin teneva molto a Kohaku, lo considerava un grande amico, la sua dichiarazione era stata molto dolce e non c’era dubbio che i suoi sentimenti fossero sinceri, ma amava Sesshomaru più di se stessa, per lui sarebbe passata sopra ogni cosa, non c’era nulla che contasse di più ai suoi occhi. Kohaku avrebbe dovuto rassegnarsi, ma la ragazza temeva che non si sarebbe affatto arreso. In quegli anni si era allenato molto come sterminatore di demoni, con l’intento di ripulire il suo mondo da tutti i mostri rimasti dopo la morte di Naraku, e questo le faceva inevitabilmente pensare che sarebbe stato capace di sfidare Sesshomaru.

Come avrebbe voluto avere il suo amato con se, anche solo per poterlo avvisare del pericolo, o per potergli chiedere consiglio … il suo desiderio si realizzò proprio quella notte.

Quando gli occhi di Rin stavano ormai per cedere al sonno, un’ombra oscurò il fascio di luce lunare che penetrava nella capanna di Kaede, e un profumo familiare riempì le narici della ragazza, che si alzò in punta di piedi,  con le farfalle nello stomaco, sapendo cosa la attendeva dopo la soglia.

Si sforzò non poco per evitare di urlare dalla gioia mentre finalmente si ritrovava tra le braccia di Sesshomaru. Lui, come al solito, non disse una parola. Si limitò ad abbracciarla stretta, per poi sfiorarle le labbra con le sue. Rin restò col viso all’aria a guardarlo per un attimo, accarezzandogli il volto come se volesse convincersi di non stare sognando, sorridendogli teneramente. Lui la prese in braccio e cominciò a muoversi più velocemente, portandola nella foresta, la dove avevano passato la prima notte insieme. Ancora  una volta si sedettero sull’erba, appoggiati al tronco di un enorme albero, e lui le avvolse la pelliccia attorno per non farle prendere freddo.

“Rin … stai bene?” le chiese lui, cogliendola di sprovvista, e lei ci mise non poco a rispondere, perché stava pensando a quanto fosse incantevole il suono della sua voce.

Quando riuscì a riprendere contatto con la realtà, il suo volto si rabbuiò.

“ … no.” Gli rispose lei, a bassa voce, come se si vergognasse di ammettere le sue debolezze. Lui la guardò interrogativo, voleva che raccontasse. Da dove poteva cominciare? Prese un bel respiro e si decise a raccontargli quanto accaduto per filo e per segno. Lui la ascoltò per tutto il tempo, senza interromperla ne assumere particolari espressioni.

“ … ecco, questo è successo … io … io ho paura per te …”

“e perché?”

“lui … lui vorrà sfidarti, ne sono sicura, e io non voglio nemmeno pensare all’idea che possa farti del male … poi, lui è mio amico, non potrei sopportarlo. È gia stata abbastanza dura passare questi due giorni senza di te e con lui che non mi parlava …”

“non accadrà nulla.”

“ma io …”

“ ti prometto che andrà tutto bene. “

Rin lo guardò senza parlare. L’ultima volta che Sesshomaru le aveva fatto una promessa era stato quando le aveva detto che l’avrebbe protetta,  e ancora continuava a mantenerla, dopo tutto il tempo trascorso.

Il suo sguardo dorato e quella promessa la tenevano ancorata li. Non riusciva a smettere di fissarlo, di perdersi in quel mare color dell’ambra, nei riflessi argentei dei suoi capelli, tra le labbra eleganti, sotto le ciglia lunghe … ogni centimetro di lui era arte. Come aveva potuto accorgersene così tardi?

Anche lui la fissava, provando le stesse identiche emozioni senza sapere come comportarsi con sensazioni tanto nuove. I capelli di Rin erano onde dalle quali lasciarsi cullare, i suoi occhi un abisso oscuro pieno di segreti che avrebbe voluto svelare, desiderava ogni centimetro del suo corpo sinuoso ma si tratteneva: sapeva che era ancora presto, per loro, e così si contentava di guardarla, di sfiorarle cauto le labbra e di accarezzarle i capelli nell’attesa che lei gli dimostrasse di essere pronta.

Il mattino successivo a Rin prese un colpo quando si ritrovò Sesshomaru nel bel mezzo di quella che poteva considerarsi la piazza del villaggio, dove gli abitanti erano soliti riunirsi per discutere di cose importanti. Quando gli chiese cosa ci facesse li, lui le rispose che stava aspettando Kohaku.

Rin rabbrividì. Che cosa voleva fare? Voleva fermare ogni cosa ma dissuadere sesshomaru era quanto di più improbabile sulla terra. Ben presto Kohaku comparve tra la gente che si era affollata li, incuriosito come tutti gli altri, e quando aveva visto la fonte di tanta curiosità lo aveva affrontato a muso duro:

“tu cosa ci fai qui?”

Nessuna risposta. Sesshomaru si limitò a sfoderare la sua seconda spada, lasciando Tenseiga, inutile per il combattimento, nel fodero.

Kohaku prese la sua arma, era uscito per fare allenamento e l’aveva con se per  sua fortuna. Era pronto a sfidare il demone.

Partirono. Erano entrambi velocissimi, le armi cozzavano tra loro con tanta violenza da generare scintille. Ogni volta che pareva si fossero colpiti, si scopriva che non avevano riportato nemmeno un graffio. Passò un’ora buona senza che nessuno dei due rinunciasse, poi però la stanchezza cominciò a farsi sentire per Kohaku, che comunque restava sempre umano, nonostante gli allenamenti.

Il primo segno di stanchezza fu la distrazione che gli procurò un graffio sul viso. Sanguinava abbastanza, ma non si fermò, e mentre le gocce del suo sangue macchiavano la terra Sesshomaru non mostrava alcuna scompostezza, continuava a combattere con sicurezza e leggerezza anche dopo tutto il tempo trascorso. Ben presto il corpo di Kohaku si riempì di tagli. Mentre la lama sfiorava la carne per l’ennesima volta Rin urlò di terrore.

Sesshomaru si distrasse e Kohaku ne approfittò per sferrargli un colpo che arrivò alla gamba. Il demone mostrò allora per la prima volta una smorfia di dolore sul viso, mentre la veste bianca si chiazzava di rosso. La gamba prese a sanguinare copiosamente ma Sesshomaru non diede segno di volersi fermare, nemmeno quando il dolore gli causò uno squilibrio che lo portò ad abbassare la guardia e ricevere un altro colpo sul fianco. Era passata un’altra ora, tutti stavano col fiato sospeso, ma Rin non ne poteva più. Quando Kohaku stava per raggiungere di nuovo Sesshomaru con la sua arma lei si mise di mezzo, senza curarsi del pericolo.

“BASTA!!!”

Se ne stava li, in piedi di fronte a sesshomaru, con le braccia e le gambe allargate come a volergli fare da scudo, gli occhi serrati da cui fuoriusciva una cascata di lacrime. La lama di Kohaku l’aveva raggiunta alla base del collo, dove un rivolo di sangue si tuffava verso il petto.

“Rin ma sei pazza???”urlò Kohaku, “potevo ammazzarti!!!”

“TU!” urlò lei, per tutta risposta. “CREDEVO DI ESSERE STATA CHIARA! “

“io ….Rin, non capisci? Io ti amo, farei qualunque cosa per te … io …”

“NON MI INTERESSA! Tu sei, e sarai sempre, un grande amico, Kohaku, ma …come ti ho gia detto, il mio cuore appartiene a lui dal primo giorno che l’ho incontrato” disse indicando Sesshomaru, senza voltarsi. “non mi interessa se è un demone, non importa quante persone ha ucciso in passato, io so chi ho accanto ora, e tanto mi basta. Se mi vuoi bene, lascia che sia così. Non potrei essere più felice, se è di questo che ti preoccupi.”

Kohaku non sapeva che dire. Abbandonò abbattuto l’arma al suolo, mentre Rin si voltava verso Sesshomaru e gli diceva di andare con lei. In poco tempo la piccola folla si dissolse e rimase solo lui, solo con il suo dolore e la rassegnazione.

Durante la giornata Rin si occupò delle ferite di Sesshomaru, facendogli impacchi di erbe come Kaede gli aveva insegnato. Quando arrivò la sera, le ferite erano completamente guarite, com’era normale per un demone.

“grazie”

“ma figurati … non avresti dovuto accettare la sfida, mi avete fatto preoccupare, non so come sarebbe finita, se non mi fossi messa di mezzo …”

Mentre parlava, Sesshomaru le si avvicinò, ma invece di posarle il solito bacio casto sulle labbra, si diresse alla base del collo, leccando la ferita che si era procurata mettendosi in mezzo quella mattina.

Rin sospirò

“sesshomaru, che cosa …”


Bene, bene, bene … qui mi sono voluta fermare ;) che succederà poi? Credete che la cosa si fermerà li o andranno avanti? ^^ non vi resta che aspettare che io abbia terminato di scrivere il prossimo capitolo, ma nel frattempo ditemi pure che ne pensate di questo e fate le vostre ipotesiii !!! un bacio
Taiga chan

 

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Capitolo 9
*** Un importante passo ***



 


un importante passo.
 


Un’altra notte insieme. Rin non si sarebbe mai stancata di stare assieme a Sesshomaru, sotto il cielo stellato visibile solo a macchie attraverso le folte chiome di quella foresta. A volte si affacciava anche la luna, quando dei refoli di vento spostavano dolcemente le foglie. Non si parlavano, e non perché non avessero nulla da dirsi, anzi, di parole da pronunciare l’uno all’altra ne avevano fin troppe, ma perché temevano di rovinare quei momenti in cui la perfezione si trovava tra le loro dita intrecciate, nello spazio fra i loro sguardi.

Rin però, quella notte, non era del tutto senza pensieri. Rimuginava invece su quanto accaduto la notte scorsa. Nessuno avrebbe dovuto spiegarle nulla, l’intento di Sesshomaru era palese, quello che non sapeva era cosa avrebbe dovuto fare. Era la prima volta, che si confrontava con un contatto simile. Ripensò a quel bacio sul collo, alle dita affusolate e delicate sul suo seno e un piacevole brivido le scorse lungo la schiena. Capì subito che l’idea di abbandonarsi a quel modo fra le braccia del suo amato non le dispiaceva affatto, e che quel che la turbava era piuttosto l’idea di risultare incapace. In fondo non le era mai successo prima! Fu per dirgli questo che alla fine si convinse a rompere il silenzio.

Mentre lei parlava lui assunse un’espressione sempre più sollevata. E lui che aveva creduto che Rin non volesse! Invece a quanto pare non era proprio quello, il problema.

“ti fidi di me?”

Rin spalancò gli occhi, come a voler dire che la risposta era fin troppo ovvia. “ certo, che mi fido di te!”

“allora è sufficiente. Fidati di me, e andrà tutto bene.” E la baciò, ma quel bacio tardava a terminare, e si faceva anzi sempre più complesso, profondo, sensuale. Lingue che danzavano. Poi Sesshomaru si spostò, lentamente, sul profilo della mascella e sulle orecchie e sul collo, una mano tra i capelli di Rin, l’altra poggiata a terra, per reggersi al di sopra di lei.

Poi la mano dai capelli passò dietro la schiena, sul nodo semplice della cintura. Voleva scioglierlo, e lo fece con gesti rapidi ma sapienti e delicati, finchè il kimono si allargò attorno ai fianchi di lei, ormai libero. A quel punto Rin si ritrovò completamente stesa a terra, tra l’erba umida di rugiada, quasi del tutto nuda.

Slacciato l’obi, riprese a baciarla, ma si spostò più giu, sul seno, mentre lei sospirava e stringeva le dita fra i lunghi capelli d’argento che la solleticavano. Che sensazone meravigliosa! Ad un tratto lui parve fermarsi, voleva anche lui liberarsi di quei vestiti. Lei lo guardò per un attimo e, senza parlare, prese a sciogliere i nodi che gli tenevano insieme la veste complicata, tutta rossa in viso, perché si vergognava un po’.

Quando anche lui si ritrovò nudo, la fissò dritto negli occhi. Era giunto il momento, e lei sarebbe stata sua in ogni senso possibile. Entrò dentro di lei con tutta la delicatezza di cui era capace, ma lei gemette lo stesso per il dolore.

“scusami … lo so, fa male, ma passerà.”

Lei annuì, tenendo gli occhi serrati.

Rin portò pazienza, e in poco tempo il dolore si trasformò in piacere, un piacere intenso, il più grande che avesse mai provato.

Entrambi sospirarono, sempre più forte, per poi abbandonarsi l’uno sull’altra esausti, ancora intrecciati. Cominciava però a far freddo, e allora Sesshomaru recuperò il manto di pelo e coprì entrambi. Così si addormentarono, stretti l’uno all’altra, seminudi sotto quel manto morbido e caldo, vegliati dalle stelle lucenti.


 
Si svegliarono il mattino dopo ancora accaldati dalla sera prima, si rivestirono il fretta, lui le riallacciò l’obi con la stessa sapienza con cui gliel’aveva tolto, per poi prenderla in braccio e riportarla al villaggio alla velocità della luce. Non voleva che gli altri si preoccupassero per la sua assenza, anche se molto probabilmente sapevano che era con lui.

Quando arrivarono, trovarono Kagome nelle vicinanze del bosco, intenta a raccogliere erbe mediche. Si scambiarono un bacio frettoloso, non visti, poi lui sparì nella foresta, sarebbe ritornato la notte dopo.

“buongiorno, Kagome.”

Lei fece un piccolo salto, per poi alzare lo sguardo verso di lei e sorridere, sollevata. “oh, ciao Rin! Mi hai spaventata!”

Poi mollò il cesto mezzo pieno di erbe a terra e le si avvicinò, mettendole le mani ai lati del viso.

“ma che ti è successo? Ti vedo … diversa, ecco.”

“eh? M-ma niente … perché?” non poteva certo raccontarle quel che era accaduto quella notte, si sarebbe sentita troppo in imbarazzo! Ma non ce ne fu bisogno. Il suo sguardo si era addolcito, le labbra e le gote erano rosse in maniera inequivocabile, i capelli ancora scompigliati. Le girò attorno e, colmo dei colmi, l’obi era allacciato in maniera diversa dal solito!

Fece una risatina.

“hai passato una bella notte?” quello sguardo era inequivocabile. Rin arrossì ancora di più  a quella domanda, per poi scuotere in fretta la testa in un cenno d’assenso.

“va bene, non ti chiederò altro, non farò come mia madre, quando è successo a me. Pensa che Inuyasha era presente all’interrogatorio e a un certo punto è scappato! Mia madre era scesa fin troppo nei particolari …”

Risero entrambe, immaginando Inuyasha intento a buttarsi dalla finestra, pur di non sentire le domande della madre di Kagome. Era proprio da lui, così spavaldo in apparenza, poi in realtà era piuttosto timido per certe cose.

Rin salutò Kagome e se ne tornò a casa di kaede. L’anziana donna non le fece domande, anche se aveva notato a sua volta che c’era qualcosa di strano in lei, ma la sua curiosità fu soddisfatta qualche ora più tardi da Kagome stessa, quando tornò a riportare le erbe per la sacerdotessa.

La magia non era finita affatto, qualcos’altro sarebbe arrivato a suggellare la loro unione eterna, ma Rin non aveva la sufficiente conoscenza per sapere cosa c’era dietro la nausea che non la lasciava in pace da giorni, o la voglia improvvisa di cose che prima non aveva mai desiderato, o, un po’ più avanti, quella sensazione di pesantezza nel basso ventre. Un’altra cosa che non sapeva era che c’erano altri ostacoli da affrontare per lei, che una volta ricevuta l’approvazione degli abitanti del villaggio e di coloro che le erano più cari, avrebbe dovuto vedersela con ... qualcun altro.
 
aaaah, quanto è stato difficile decidersi a scrivere questo capitolo! il motivo è che, purtroppo, fare si che sesshomaru dia anche un semplice bacio risulta tremendamente ooc, figurarsidescrivere una scena simile! spero comunque che il tentativo venga apprezzato! fatemi sapere che ne pensate! <3

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Capitolo 10
*** Timori ***


CAPITOLO 10

TIMORI

 

Era passato un mese, dal giorno in cui Rin e Sesshomaru si erano uniti nella maniera più intima possibile, ed ormai la ragazza ci aveva preso la mano. La verità era che ogni volta che accadeva e si ritrovavano l’uno con l’altra, unici spettatori della massima manifestazione del loro amore, Rin era straordinariamente felice ... al punto da aver perso il controllo dei suoi istinti e sentendosi anche in colpa per quel suo lato insospettabile che veniva fuori con tanta foga. Passato quell’intensissimo mese Rin cominciò a rendersi conto che c’era qualcosa che non andava, tanto in lei quanto in coloro che la circondavano, che inspiegabilmente avevano cominciato a dedicarle molte più attenzioni del solito.

Che Kagome non si fosse fatta i fatti propri era stato evidente fin da quando Sango aveva preso a considerarla in maniera più seria e aveva smesso di tapparle le orecchie e allontanarla ogniqualvolta sorgeva un discorso “tabù”. Ormai veniva considerata come matura, avendo sperimentato per  conto proprio. A Kagome toccò una sonora lavata di capo per aver traumatizzato Kaede coi suoi racconti. La povera anziana si era ritrovata costretta a smettere di vedere Rin come una cucciolotta bisognosa di cure e allo stesso tempo a chiedersi dove fosse finita la sua giovinezza perduta. Shippo era rimasto senza parole e Inuyasha lo stesso, perfino Kirara sembrava guardarla diversamente! L’unico che non se ne curava più di tanto era Miroku, ma tutti concordavano nel dire che ciò era dovuto alla sua tipica visione delle donne giovani e belle come Rin.

Il mese stava per finire quando Rin cominciò a sentirsi a  sua volta strana.

Tanto per cominciare, lei era sempre stata poco schizzinosa in materia di cibo, mentre ora c’erano cose che la disgustavano al solo sentirne l’odore, anche cose che le erano sempre piaciute! In più, definire il suo umore altalenante sarebbe stato un eufemismo. Passava dalla gioia alla tristezza, dalla rabbia alla tranquillità in un attimo, finendo per esasperare chi le stava attorno. Inutile dire che mentre Inuyasha, Shippo e Miroku cominciavano a definirla “nevrotica pazza”, Kagome, Sango e Kaede, in quanto donne di esperienza ormai, avevano capito tutto: Rin era incinta.

La diretta interessata non era mai stata sfiorata da quel pensiero, credeva che la ragione del suo malessere stesse tutta nel fatto che la notte non dormiva ( il che era vero ), e le tre donne potevano solo immaginare come l’avrebbe presa. La invitarono a fare una passeggiata con loro in un pomeriggio particolarmente noioso cosicché Rin non avesse modo di rifiutare, cosa che ultimamente faceva perché si era resa conto che nessuno era più in grado di reggere i suoi sbalzi d’umore.

“Rin, come ti senti, ultimamente?”

“Male. Non so che mi prende. Non sono mai tranquilla, non riesco a mangiare, ho sempre la nausea ... e mi sento più pesante ...”

“sai, Sango ...” disse Kagome rivolgendosi all’amica, facendole l’occhiolino mentre Rin non guardava, “io mi sentivo allo stesso modo, quando aspettavo il mio Hiro ...”

“davvero?” chiese Sango alzando impercettibilmente la voce, per attirare l’attenzione di Rin, “sai, i miei tre bimbi mi hanno fatto star male allo stesso modo, ma ne è valsa la pena, no?”

“vero ... anche se essere incinta è faticoso, alla fine ci si rende conto di essere comunque felicissime per quel che ci è stato donato ...”

Rin, che camminava appena dietro di loro e che fino a quel momento non aveva fatto cenno di aver sentito alcunché, si arrestò all’improvviso.

“un momento, aspettate, calma ... che mi state dicendo?”

Solo allora Kagome si lasciò sfuggire il suo solito sorriso saputo.

“hai capito benissimo. Rin, tesoro, tu sei incinta, aspetti un bambino da Sesshomaru.”

“ma è ... io non sono ... non sono pronta per fare la madre!”

“oh, non preoccuparti per questo,” proseguì Kagome, carezzandole teneramente la testa, “nessuna si sente pronta, quando succede, ma l’istinto di madre è qualcosa che abbiamo per natura. Sicuramente sarai un’ottima mamma, e se dovessi aver bisogno di consigli ci siamo comunque noi, ormai siamo mamme navigate! Ahahah”

Rin sorrise leggermente e si posò una mano sul ventre, in un gesto istintivo che per nove mesi avrebbe ripetuto mille volte ancora. Non sentiva la nuova vita crescere dentro di lei, era ancora troppo presto, ma il fatto che il suo ventre fosse caldo non lasciava dubbi. Ora restava un solo problema: la reazione di un Sesshomaru che aveva appena imparato ad amare, figurarsi se sapeva realmente come sarebbe stato essere padre ... sospirò sperando per il meglio.

Quella sera, come sempre, Sesshomaru passò a prenderla. Le cose nel frattempo erano cambiate, il villaggio intero sapeva della loro storia, ma lui passava sempre di notte, lasciando che di giorno Rin stesse con quell’altra parte della sua famiglia che proprio lui aveva imparato a riconoscere ed apprezzare, perché non avevano mai fatto mancare nulla a Rin in sua assenza. Quella sera ci fu una novità: invece di andarsene nella solita radura nel bosco, preferirono fare una lunga passeggiata attraverso il villaggio addormentato fino a giungere al Goshimboku, l’albero sacro.

Parlarono del più e del meno, ma anche di cose importanti come il passato precedente il loro incontro. Per la prima volta nella sua vita Sesshomaru raccontò a qualcuno delle stragi che aveva compiuto con nient’altro nella voce se non il rimpianto. Era stato un sanguinario, un demone crudele, si era alleato con Naraku, aveva perfino tentato di uccidere il suo stesso fratello, tutte cose che, ora che le vedeva con un occhio diverso, in qualche modo più umano, lo imbarazzavano. Erano avvenimenti che gli facevano credere di non essere esattamente il meglio per Rin.

“di molte cose mi sono pentito, Rin ... tante persone hanno perso la vita per mano mia senza una seppur vaga giustificazione. Ho distrutto intere famiglie, mi sono attirato l’odio di generazioni ... anche mio fratello ... “

Rin quella sera non seppe cosa Sesshomaru stesse per dire di Inuyasha, perché in fondo i due non erano mai andati d’accordo e mai ci sarebbero riusciti, è una di quelle cose cui ci si rassegna col tempo, ma era sicura che fosse qualcosa di buono, forse troppo buono perché lui fosse pronto a dirlo ad alta voce e così ammetterlo. Fu in quella pausa silenziosa che Rin si decise.

“senti, Sesshomaru ...”

Lui non rispose. Era segno che stava ascoltando.

“ecco ... il fatto è che erano un po’ di giorni che non mi sentivo bene ... non sapevo perché, non stavo mai tranquilla, e non riuscivo a mangiare come mio solito ...”

“e ora come va?” la interruppe lui, preoccupato.

“no adesso va meglio ... cioè in realtà l’unica cosa che è cambiata è che adesso so il perché.”

Sesshomaru non le chiese di continuare, ma lei sapeva di doverlo fare.

“Sesshomaru io ... sono incinta.”

Il demone non proferì parola, ma si fermò. Rin fece altri cinque o sei passi prima di accorgersene, presa com’era dalla preoccupazione.

“io ... Sesshomaru ... mi dispiace ... lo so, forse non volevi dei figli e io ... “

Ma quando si voltò verso di lui vide che sorrideva.

“magari non me l’aspettavo tanto presto ... non siamo nemmeno sposati, ma ...”

“ma?”

“ma è nostro ... nostro figlio. Mio e tuo. Secondo te potrei odiarlo? Solo ... non so se uno come me può essere un padre ...”

A quell’affermazione Rin sorrise, prendendo un cipiglio del tutto identico a quello di Kagome.

“sarai un padre meraviglioso.”

 

OOOOOOH!!!! E così Sesshomaru finisce per diventare padre. Questa Fanfiction sta per giungere al termine. Vi è piaciuto questo capitolo? E cosa pensate succederà ora? :D fatemi sapere!!!

Taiga – chan <3

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Capitolo 11
*** Infine ... ***


Vento di purezza e ingenuità La Madre

Capitolo 11

INFINE ...

Sesshomaru teneva il viso alto a scrutare il cielo. le nuvole correvano veloci trasportando con loro i suoi pensieri preoccupati.

Rin aveva temuto il rifiuto del bambino da parte di Sesshomaru e questo era segno che, nonostante il lungo tempo passato a vagabondare assieme a lui, non lo conosceva ancora alla perfezione. In verità la seconda cosa cui il demone aveva pensato dopo al matrimonio era proprio alla possibilità di avere figli. Non uno solo, anche due o tre. Il suo universo era cambiato, le sue priorità erano diverse, i suoi stessi nemici, che lo avevano studiato a fondo per avere meno da temere da lui, anche se senza successo, non lo avrebbero riconosciuto.

Lo avrebbero sicuramente disprezzato per quel suo improvviso voltafaccia.

Questo era un pericolo sia per se stesso che per Rin e il loro figlio, perchè avendone meno paura sicuramente qualcuno si sarebbe deciso ad attaccarlo, con l'obiettivo di prendersi le ricchezze di famiglia e l' onore di averlo sconfitto, ma lui non aveva intenzione di lasciare che questo accadesse, ed era per quella ragione che in quel momento si trovava fuori casa di Rin in pieno giorno, ad aspettare che lei fosse pronta per uscire. Il motivo? Era venuto il momento per Sesshomaru di presentare alla madre la sua futura sposa, con la sensazione che qualcosa sarebbe di certo andato storto.

"eccomi ..." disse Rin mentre scostava le tende di casa di Kaede e si presentava davanti a Sesshomaru vestita di un kimono elegantissimo, che Sesshomaru stesso le aveva regalato, decorato da disegni complicati ricamati a mano. Si vedeva il disagio che provava al pensiero di presentarsi di fronte ad una demone conosciuta per la sua ferocia e per l'attaccamento profondo alla tradizione dei demoni purosangue ... insomma, lei che era umana non poteva che avere la sensazione di essere fuori posto.

Si toccò il pancino appena un po' gonfio cercando rassicurazione nella nuova vita che le cresceva dentro e la mano di Sesshomaru andò a coprire la sua nello stesso punto.

"Andrà bene."

Rin non poté fare a meno di pensare che il suo futuro marito stesse cercando a sua volta rassicurazioni, piuttosto che darne, così sorrise, per fargli forza.

Durante il tragitto non parlarono molto, erano entrambi troppo tesi, ma si scambiavano qualche piccolo gesto ogni tanto come per rammentarsi la ragione di quel cammino e trovare in essa la forza per resistere alla tentazione di tornare indietro.

Sesshomaru sapeva che, anche se avessero potuto, se lo sarebbe impedito comunque. La stabilità futura della sua famiglia stava tutta in quel momento in quella demone glaciale che era sua madre. Poter usufruire del potere della sua dinastia era l'unica possibilità di sicurezza che aveva da offrire a Rin a parte se stesso come difesa. Ma chissà come avrebbe fatto a convincere una come sua madre ...

Arrivarono che era quasi notte. Per una parte del tragitto Sesshomaru aveva portato Rin in braccio. In quello stato era bene che non faticasse troppo, anche se lei per orgoglio, e in un attimo di umore nero, aveva insistito fino all'ultimo per continuare a stare sulle sue gambe. Lui avrebbe voluto portarla in braccio anche nell'ingresso, sarebbe se non altro stato più facile far capire a sua madre il perché di quella visita, ma sempre per orgoglio Rin lo fece desistere. Voleva camminare con le sue gambe, anche se era stanca,e dimostrare alla madre di Sesshomaru di valere qualche cosa anche lei e di non aver irretito suo figlio per poter usufruire del suo potere.

Quando le porte si aprirono, la trovarono seduta in fondo al salone principale della sua casa, circondata da uno stuolo di servitori, per la maggiorparte demoni di basso rango che solo servendola erano in grado di sopravvivere, intenta a sorseggiare un tè.  A Rin parve una scena insolita: non aveva mai visto demoni bere tè in un atteggiamento del tutto simile a quello umano ... a parte Inuyasha, ma d'altronde chi se non lui poteva rappresentare un'eccezione?

"figlio!" esclamò la demone quando li vide avanzare oltre la soglia. Accennò anche un lieve sorriso, che però si spense subito alla vista della ragazza che Sesshomaru portava con se.

Mentre avanzava verso di loro, Rin non poté fare a meno di notare l'estrema somiglianza che avevano madre e figlio. Possedevano lo stesso incedere elegante che li faceva sembrare costantemente sospesi, gli occhi avevano lo stesso sguardo tagliente e sensuale e i capelli di entrambi, sebbene quelli di lei fossero neri e quelli di lui invece argentei, erano lunghi, lisci e splendenti nella stessa maniera. La demone indossava uno splendido Kimono di mille toni di rosso e guardandolo Rin capì dove Sesshomaru avesse preso il gusto per gli abiti. La ragazza si sentiva in tutto e per tutto una formica, sempre più piccola con l'avvicinarsi della demone.

Le puntò addosso gli occhi gialli con curiosità, e a Rin parve quasi di vedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare per capire perchè mai un'umana le sembrasse familiare e fosse ancora viva, poi li spalancò e allora capì che aveva ricordato l'unica volta in cui si erano già incontrate.

" è la stessa di allora, ne sono certa. Sbaglio forse, Sesshomaru? Perché mai la porti ancora con te dopo così tanti anni? Per quanto a demoni come noi sembrino sempre pochi, certo."

"lei è la mia compagna, madre."

Rin fu colta di sorpresa. Glielo aveva detto in maniera tanto diretta ... ma forse semplicemente i giri di parole con lei non funzionavano, e Sesshomaru di sicuro lo sapeva bene, questo. La demone, al contrario di quanto lei si aspettava, non accennò stupore alcuno.

"Immaginavo. Mi sembra inutile dirti che non approvo. E' umana."

Anche lei era altrettanto diretta, parlava proprio come se Rin non fosse presente, ma il guaio era che lei invece stava sentendo tutto e le stava facendo anche parecchio male. Lo sapeva, che non sarebbe andata bene. Che speranza aveva? Sesshomaru non le rispose subito, stava accusando il colpo. Ad un tratto, in quel silenzio carico di tensione, Tenseiga, la spada che Sesshomaru aveva ereditato dal padre, si sfilò dal fodero di sua spontanea volontà e si pose di fronte a Rin. Non era mai accaduta una cosa del genere e Sesshomaru per una volta vide rotta la sua maschera e il viso si trasfigurò dalla sorpresa.

"cosa ... che devo fare?" chiese Rin, rivolgendosi più alla spada che a Sesshomaru o a se stessa, e Quella si avvicinò ancora a lei, spostando l'impugnatura verso la sua mano destra, penzolante al fianco. Rin allora la afferrò e la spada prese ad emettere fasci di luci che la avvolsero, assieme a Sessomaru. La demone stava ancora di fronte a loro e non proferiva parola, e tuttavia anche la sua espressione era mutata, trasformandosi in un'innaturale reverenza nei confronti dell'arma che Rin impugnava.

"Capisco." disse poi, sospirando. "tipico di tuo padre!" aggiunse poi, rivolta a Sesshomaru.

" Che intendete dire, Madre?"

"Tenseiga l'hai ereditata da lui, giusto? Al contrario di tutte le altre spade essa, come tu sai benissimo, non è stata concepita per il combattimento ma per la guarigione. Ha quindi un profondo rispetto per la vita, specialmente quella umana, trattandosi di tuo padre. Con questa  stessa spada hai risanato quella ragazza, strappandola alla morte, o sbaglio?  Essa non dimentica ciò che hai fatto, e nemmeno cosa ha guidato quel tuo gesto, e oggi che tu vieni qui a dirmi che l'umana è diventata tua compagna, Tenseiga si oppone al mio rifiuto, proprio come avrebbe fatto tuo padre, se ora non errasse in altri mondi. Io sono una demone potente, nessuno deve dimenticarlo, ma alla volontà di certe forze nemmeno io ho il potere di oppormi. Naraku l'ha fatto, e hai visto la sua fine. Io invece vorrei seminare terrore ancora per un bel po'.  Non ho bisogno di chiederti perchè sei qui. So benissimo le disposizioni lasciate da tuo padre in questo caso."

Sesshomaru tutttavia era sorpreso. "di che dispsizioni parlate, Madre?"

"Ah, non ne eri a conoscenza? Tuo padre, per quanto io abbia tentato di convincerlo del contrario, era sicuro che un giorno avresti appreso ciò che lui riteneva davvero importante, ovvero l'amore. Ed era anche certo del fatto che un giorno saresti venuto qui e avresti avuto bisogno di ciò che ti ha lasciato.  Vieni, ti faccio vedere."

Sesshomaru avanzò senza esitazioni, seguendo la madre che si dirigeva in un corridoio laterale. Rin per un attimo, non sapendo se avrebbe dovuto seguirli, visto che la demone continuava ad ignorare la sua presenza malgrado tutto, se ne stette lì ferma, finchè Sesshomaru se ne accorse, si voltò e le tese la mano, facendole cenno di seguirlo.

Percorsero un corridoio straordinariamente lungo, illuminato da fiaccole appese alle mura, ricoperte da ritratti su ritratti di demoni nobili, probabilmente tutti appartenenti alla stirpe di Sesshomaru. Si arrestarono di fronte a un quadro che raffigurava nientemeno che il padre  di Sesshomaru e Inuyasha: Taishou. Rin si sorprese nel constatare quanto poco entrambi i fratelli gli somigliassero nell'aspetto, ma avessero preso molto del suo carattere. La demone premette una mano sul dipinto e questo scivolò all'indietro e poi di lato rivelando un'apertura. Oltre essa, una scala alla fine della quale si ritrovarono in una piccola sala completamente vuota, tranne che per un piedistallo posto esattamente al centro. Su di esso scintillava bluastra la lama di una Katana dall'impugnatura decorata di fili d'argento.

"una spada?" chiese Sesshomaru, che ignorava totalmente la sua esistenza.

"Questa spada, Sesshomaru, non ha alcun valore per me, perchè apparteneva al padre della madre di Inuyasha. Tuo padre la ricevette in dono da quell'uomo quando si suggellò il matrimonio tra lui e sua figlia. A quei tempi, l'idea che un demone come lui scegliesse di sposare una semplice umana era, com'è giusto, ripudiata dai demoni ma considerata una benedizione dalla famiglia umana cui la sposa apparteneva. Puoi quindi immaginare perchè quell'uomo gli fece dono di questa spada. Taishou gli disse che non ne aveva bisogno: aveva già forgiato Tessaiga da una delle sue zanne con l'intento di proteggere la sua famiglia, ma l'uomo insistette e lui alla fine se la prese. Tuttavia cosa avrebbe dovuto farsene, avendo già Tessaiga? Alla sua morte, le sue volontà presero forma, e così Tessaiga, che era stata forgiata per proteggere Inuyasha, andò a lui, mentre a te toccò Tenseiga, con la quale tu non potevi e non puoi tuttora combattere. Questa spada invece, prese lo stesso scopo di Tessaiga: proteggere. Il desiderio di tuo padre era che prima di avere una spada con cui combattere, tu comprendessi per cosa valeva la pena di versare sangue.  Così questa spada mi ha chiamata e ha espresso la sua volontà che io la conservassi fino al momento in cui tu ne avessi avuto bisogno. La spada rappresenta il potere di Taishou, e con essa non avrai più da temere di nessuno."

Solo allora Sesshomaru lasciò la mano di Rin, per dirigersi verso l'arma. La prese, se la rigirò tra le mani per osservarne i riflessi blù e il lavoro dell'impugnatura, riflettendo su quanto senso dell'umorismo avesse il destino: lui aveva sempre creduto di essere odiato da suo padre, per via del fatto che Tessaiga non era stata lasciata a lui, ma in verità era stato curato molto più di Inuyasha: suo padre gli aveva messo in mano Tenseiga con la speranza che imparasse la lezione più importante e alla fine, quando l'aveva imparata e essa si era materializzata nella persona di Rin, aveva fatto anche in modo di lasciargli qualcosa con cui proteggere la sua famiglia. Non si era mai sentito tanto stupido.

Rin osservava il suo amato dalla soglia della piccola sala, con la sua futura suocera affianco. Non poteva vedersi il volto mentre assumeva un'espressione dolce e meravigliata al tempo stesso, scoprendo che finalmente Sesshomaru aveva avuto l'opportunità di capire qualcosa in più sul padre defunto e stupendosi a sua volta su quanto amore lui avesse ricevuto, senza accorgersene. La madre di Sesshomaru, non vista, la fissava. Non credeva e non avrebbe mai creduto nell'amore tra umani e demoni, per quanto Taishou ne fosse stato diretto testimone, e questo perchè semplicemente non capiva. Tentò di modellare il volto e così assumere la stessa espressione della ragazza, senza riuscirvi: non poteva ne mai avrebbe potuto in futuro, perchè non comprendeva gli assoluti misteri del cuore. Certo, anche lei aveva amato Taishou, ma si trattava di un amore totalmente differente, più simile alla venerazione nei confronti di quello che allora era stato il demone più temuto e potente. Si chiese come facesse il figlio, pur essendo nato da lei e condividendone il sangue, a sentire suo quel mistero del tutto umano. La risposta stava tutta in quella ragazza, ma anche questo era qualcosa che lei non avrebbe mai compreso.

***************

Epilogo

Il sole si faceva strada fra le chiome degli alberi senza molto successo, tanto era folta la foresta nel punto in cui si trovavano. Dove però battevano quei pochi raggi rischiarando a tratti la penombra verdastra e creando così una rilassante atmosfera, il kimono candido di Rin pareva quasi risplendere di luce propria, così come il copricapo anch'esso bianco. Sesshomaru la teneva per mano mentre si dirigevano ancor più in fondo nella foresta, vestito di un kimono nero con ricami d'argento che sarebbero potuti passare benissimo per i suoi capelli splendenti. Rin lo guardava pensando a che creatura meravigliosa avrebbe avuto al fianco da allora in poi. Normalmente il matrimonio si celebrava nel tempio, ma Rin era scoppiata in una sonora risata all'idea di Sesshomaru seduto obbediente in un tempio, e lui non aveva potuto far altro che darle ragione, pensando a tutti i templi che aveva distrutto, così avevano deciso di svolgere quella solenne cerimonia nella radura dove si stagliava il Goshimboku, l'albero sacro. Il motivo era semplice: Rin conosceva per filo e per segno la storia di Inuyasha e Kagome, che si erano trovati proprio sotto le fronde di quell'albero e che praticamente da subito si erano amati, come se proprio egli avesse intrecciato il loro filo rosso, e considerava questo fatto la migliore benedizione per il loro matrimonio.

Era per questo che ora si trovavano appena dietro il cerimoniere e la sacerdotessa Kaede, con alle spalle tutti gli abitanti del villaggio, in cammino verso l'albero sacro.

Arrivarono che il sole cominciava a calare, donando sfumature dorate ad ogni cosa attorno, compresi gli occhi pieni d'amore di Rin, che ora somigliavano a quelli di Sesshomaru.

Si misero di fronte al Goshimboku, mentre l'officiante si poneva davanti a loro con l'albero alle spalle. Questi si inchinò per poi declamare il nome di Rin e quello di Sesshomaru. Kaede si fece strada tra i due da dietro, porgendo loro due tazze piene di sakè, che bevvero  in tre sorsi, poi un'altra tazza, dalla quale bevve prima Rin, poi lui, e infine di nuovo Rin. La terza ed ultima tazza la bevve Sesshomaru, poi Rin e infine lui. Mentre il liquido caldo si faceva strada nelle loro gole, stordendo un po' Rin che non era abituata, l'officiante lesse le promesse di entrambi, per poi porgere loro una fronda di camelia. I due si scambiarono gli anelli, sfioradosi delicatamente le mani senza guardarle, presi com'erano a perdersi l'uno negli occhi dell'altra. Fecero due inchini all'officiante,  seguiti da un battito di mani e un altro inchino, come da tradizione, per poi essere congedati. Esplose un fragoroso applauso, Kagome Sango e Kaede si precipitarono subito ad abbracciare la ragazza, avendo cura di non spingere troppo sul pancione. Miroku andò a stringere la mano a Sesshomaru ridendo di nervosismo, mentre Inuyasha se ne stette al suo posto, limitandosi ad alzare una mano verso il fratello, come sue congratulazioni. Hiro, che aveva appena cominciato a camminare, pretese di scendere dalle braccia di Kagome per andare a tirare la veste di Sesshomaru, che lo guardava con una sorta di curiosità dipinta sul volto, chiedendosi se anche suo figlio sarebbe stato così. Le tre pesti che erano i figli di Sango si erano impadroniti delle camelie e ora giocavano ad acchiapparello tra gli abitanti del villaggio, scatenando parecchie risate.

Tutto era pace e serenità, nel momento magico del tramonto del sole. Sesshomaru e Rin si guardarono, le mani di entrambi posate sullo scrigno che conteneva il frutto del loro amore, quasi pronto a nascere, e non ci fu bisogno di parole per dirsi che la loro vita sarebbe stata così per sempre.


FINE.

E così questa fanfiction è giunta al termine. Io spero davvero che vi sia piaciuta, e per quanto mi riguarda vi assicuro di averci messo tutto il mio impegno. Ora che ho finito questa, potrò dedicarmi con maggiore attenzione all'altra che sto portando avanti, su Inuyasha e Kagome, e spero che alla fine ne sarò contenta tanto quanto lo sono di questa. Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia e rispondo con un abbraccio a tutte le recensioni che mi avete scritto e che mi hanno convinta a portare avanti il racconto fino alla fine. Un bacio e alla prossima fanfiction!

Taiga - chan <3



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