Zio Ivan

di Magnifica Me
(/viewuser.php?uid=119553)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un incontro non proprio felice. ***
Capitolo 3: *** Può realmente succedere? ***
Capitolo 4: *** Capitolo extra-un compleanno speciale. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Ivan sbiancò ben tre volte quella mattina.

Tutto iniziò nella prima mattina di un freddo giorno invernale, quando qualcuno bussò alla sua porta.

“Strano...non ricevo quasi mai delle visite, chissà chi sarà~ ” pensò il russo di buon umore, che si spezzò subito quando aprì la porta e si accorse che era solo il postino.

“I-il signor Bran-ngisk...?” la voce del l'uomo tremava come il suo corpo; aveva sentito dicerie orrende su quella casa storie di postini ritrovati morti nel giardino della villa.

Il russo gli sorrise visibilmente scocciato: “Da~ !”

Il postino, tremante, gli porse la lettere insieme ad un pacco:”U-una firma qui prego...”

Lo slavo firmò e il postino scappò via alla velocità della luce; tutto ciò fece tornare il buon umore ad Ivan: il comportamento di quell'uomo gli ricordava Raivis.

“Uhm...potrebbe essere una lettera di America....? No, non ne sarebbe capace...troppo stupido~ ” pensava la nazione guardando la lettera; bevve un sorso della sua amata vodka e la aprì:

 

Caro fratello,

 

Innanzitutto scusami se ti disturbo ma è un'emergenza.

 

Ivan riconobbe la scrittura insicura della sorella maggiore Yekaterina; continuò incuriosito la lettura..

 

Per questioni economiche il mio superiore ha insistito nel farmi incontrare America; inizialmente non ho acconsentito ma alla fine ho dovuto cedere per il bene del mio paese.

La data della partenza è prevista per oggi alle sei, quindi, quando leggerai questa lettera sarò già in viaggio per New York; tuttavia non posso lasciare che la fattoria, rimanga incustodita. Perciò l'ho affidata a Nika, la figlia di una mia carissima amica, la quale però è troppo giovane e, frequentando la scuola, non può completamente dedicarsi al lavoro in fattoria.

 

Ivan sbiancò intuendo quale fosse il favore che la sorella le stava per chiedere.

 

Quindi, ti supplico onii-chan, prenderesti il mio posto alla fattoria per due settimane?

Nel caso accettasti in allegato a questa lettera troverai le chiavi della fattoria, se invece tu non potessi aiutarmi occorre solo uno squillo.

Ti prego, aiutami!

La tua sorellona

 

P.S.: Dimenticavo! Insieme alle chiavi troverai i soldi che ti dovevo per le bollette del gas.

P.P.S: Ho portato insieme a me Nathalia, pensando che ti sarebbe stata d'intralcio nel lavoro in fattoria.

 

Sbiancò la seconda volta leggendo il nome della sorella, poi guardò il pacchetto e infine di nuovo la lettera.

“Quindici giorni...in una fattoria, con una mocciosa a cui dovrò fare da baby-sitter...?” il suo viso si rabbuiò, il dubbio nei suoi occhi poi...un sorriso divertito.

“Va bene farò questo favore alla sestra*, chissà forse mi divertirò ~ !”

Sorrise, estrasse i saldi dal pacchetto e si avviò in cucina dove teneva il suo fido salvadanaio, a forma di girasole, nascosto nel frizer; ripose velocemente i soldi nel “salva-sole” e spostò la propria attenzione alla dispensa.

Ivan sbiancò per la terza volta: la vodka era finita.

 

Angolo inutile di Selly:

Ok, questa mia prima long-fic su hetalia è nata in un momento di delirio, ho già pronto il primo capitolo ma prima vorrei che mi esprimeste la vostra opinione su questa storia!^_^

Le critiche sono ben accolte!

 

*= sorella

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un incontro non proprio felice. ***


Capitolo 1

Un incontro non proprio felice.

 

 

 

La grande nazione russa controllò per l'ultima volta la lista degli oggetti per il viaggio:

  • Vodka: ok

  • Girasoli:ok

  • Chiavi di casa della onee-chan: ok

  • Valigia: ok

  • Rubinetto: ok

 

Contento di non aver dimenticato nulla, spense le luci e uscì fuori di casa. Nevicava quel giorno, le strade di Mosca erano completamente bianche; il suono degli stivali attutito dalla neve e l'aria fredda che pizzicava i polmoni.

Respirò ad occhi chiusi godendosi la piacevole temperatura di -9 gradi; notò poco più distante un gruppo di italiani infreddoliti e smarriti. Ivan, visibilmente di buon umore, si avvicinò al gruppo che guardò spaventato quella specie di armadio. Un ragazzino, doveva avere circa 8 anni, si avvicinò al russo ignorando le proteste della madre spaventata.

“Signor Armadio ci saprebbe indicare la strada per la Piazza rossa...?” chiese in un italiano tremolante.

Intorno ad Ivan si creò un' inquietante aura violace che non preannunciava nulla di buono.

“Signor Armadio...?” il bambino tentò di nuovo, questa volta avvicinandosi e toccando il rubinetto che impugnava lo slavo.

Con voce fin troppo falsa quello rispose:”Continuate per circa 500 metri su questa strada, poi svoltate a destra e siete arrivati...”

Il bambino ringraziò e ritornò dalla madre, la quale continuava a guardare spaventata l'uomo; il gruppo si allontanò chiedendosi per quale motivo un russo conoscesse l'italiano.

“Italiani...un giorno farete parte tutti della Grande Madre Russia, Da!” pensò sorridente; intensificò la presa sul manico della valigia e si avviò verso l'aeroporto di Mosca.

Inutile dire che al check-in i poliziotti cercarono di sequestrare l'amato rubinetto al russo; inutile descrivere ciò che fece il russo ,che alla fine riuscì a portare con sé “l'arma” sull'aereo.

Il viaggio sarebbe stato piacevole se non si fosse seduto vicino a lui un rumoroso americano.

“Damn! Questi russi non hanno un minimo di buon senso!? Tutti sanno che si offre qualcosa sull'aereo, tsk! Bastard...!” bofonchiava, quando percepì affianco a lui un aurea minacciosa. Subito calò il silenzio interrotto da agghiaccianti “kolkolkolkol” da parte della nazione.

 

All'arrivo nell' aeroporto di Kiev, Ivan scese dall'aereo con un sorriso fanciullesco sulle labbra; mentre, a pochi metri di distanza, l'americano si massaggiava il bernoccolo sulla testa frutto dell'incontro con il rubinetto dello slavo.

“Non insulterò mai più la Grande Madre Russia, Non insulterò mai...” ripeteva come un mantra a bassa voce; il russo soddisfatto si incamminò per raggiungere la casa di sua sorella Yekaterina.

Quando arrivò davanti all'ingresso poté udire una triste melodia, provenire dall'interno dell'abitazione; girò le chiavi e la serratura scattò. Entrò in casa, percorrendo il corridoio la musica si intensificò ed Ivan riuscì ad ascoltare un canto malinconico:

 

Polyushko-poliesteri

Polyushko Shiroko poliesteri

Yedut da Po Polyù gyeroi

Proshlogo vryemyeni gyeroi

 

Vyetyer razvyeyet

Eh, da Po zelyenu Polyù

Ih udalyye pyesni

Proshlogo vryemeni pyesni

 

Conosceva quella canzone. Una stretta strinse il suo cuore, nella sua mente riemersero i ricordi di quella terribile guerra: sangue, morte e distruzione avevano invaso la steppa russa.

Come incantato, Ivan chiuse gli occhi e continuò ad ascoltare in religioso silenzio:

 

Tolko ostavit

Im boyevuyu slavu

I zapylyennuyu dorogu

Vdal uhodyashuyu dorogu

 

Polyushko-poliesteri

Vidyelo nyealo gorya

Bylo propitano krovyu

Proshlogo vryemyeni krovyu

 

La voce proveniva dalla cucina; lo slavo si avvicinò alla porta appoggiandovisi contro, esausto come se ricordare il passato lo uccidesse dall'interno.

Gettò uno sguardo alla stanza e vide una ragazza: lunghi capelli argentei, leggermente mossi; indossava dei jeans sporchi e strappati ed una t-shirt grigia semplice.

In quel momento si voltò con un piatto in mano ed alla vista dell'uomo gridò facendolo cadere.

“Un maniaco!”

Ivan sorrise divertito:”Priviet, Nik-” ma prima che potesse terminare la frase, la ragazza gli diede un calcio ben assestato nello stomaco facendolo barcollare. Il sorriso si trasformò in una smorfia di dolore:”kolkolkolkolkolkolkolkol....!”

SDENG!

Un estintore si abbatté sulla testa del povero Ivan ,che perse i sensi. Nika sorrise compiaciuta poi però notò con orrore una foto dell'uomo, appesa al frigorifero, dove veniva abbracciato da Yekaterina.

“Ah...! Quest'uomo è il fratello di Yeka-chan...tsk! Quando si risveglierà mi toccherà pure chiedergli scusa...che seccatura!” Mormorò contrariata Nika, afferrando il russo per la sciarpa e trascinandolo nella camera degli ospiti.

 

 

 

 

 

Angolino inutile di Selly:

Ed ecco finalmente il primo capitolo! *esulta*

Povero Ivan! Lui credeva di divertirsi ed invece...^^

Comunque la canzone che canta Nika si chiama Polyushko Pole e ne hanno tratto anche un video su Ivan, se siete interessati a vederlo, questo è il link:

http://www.youtube.com/watch?v=w77NPYI_yRM&feature=related

 

Mentre lei è Nika:

http://static.zerochan.net/full/20/43/344670.jpg

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Può realmente succedere? ***


Capitolo 3

Può realmente succedere?

 

 

 

Quando Ivan aprì gli occhi era completamente solo e con un enorme bernoccolo sulla testa.

“Uhm...cosa è successo...?” si massaggiò il punto leso sovrappensiero, improvvisamente ricordò: Nika!

Una luce omicida s'accese negli occhi del russo, fece per afferrare il suo fedele rubinetto ma si accorse che accanto a lui non vi era nulla, se non un bigliettino.

 

Caro Ivan Cognometroppolungoedifficile

 

Mi spiace per l'accoglienza sgradevole ma, alto e grosso come sei, ti avevo scambiato per un armadio a quattro ante.

Ho nascosto quell'affare metallico prevedendo una tua futura vendetta: Ah! Sono stata brava,eh?

 

Il biglietto terminava lì; la nazione sbatté un paio di volte le palpebre: se quello era un bigliettino di scuse, lui era un americano mangia-hamburger. Sospirando scostò le lenzuola e barcollò sino alla cucina, in cerca di qualcosa da bere.

“Vodkavodkavodka...” si ripeteva ossessionato; aprì il frigo e trovò semplicemente una bottiglia di gazzosa. Troppo stanco per ricordasi che aveva 5 bottiglie di vodka nella propria valigia, stappò la gazzosa bevendola tutta d'un fiato.

In quel momento un telefonino vibrò sul piano della cucina, con seri intenti distruttivi Ivan lo afferrò e rispose alla chiamata.

“Pronto?”

“Ehm....parlo con Ivan...?”

“Si sono io...”

“Allora la Magnifica Me aveva ragione! Il cellulare è rimasto a casa! AHAHAH!”

Lo slavo allontanò l'apparecchio dall'orecchio temendo per il proprio udito:”Allora...? Cosa vuoi? ”

“Niente...aspetta! Si! Ecco cosa ti dovevo dire: sul frigo c'è una lista di cose da fare, le devi svolgere tutte entro stamattina...buona fortuna!”

Clic.

Esasperato e demoralizzato il russo afferrò il piccolo foglietto appeso al frigorifero:

  1. Arare il terreno

  2. Portare a spasso Schizzo

 

La lista finiva lì, alzando un sopracciglio si chiese se non lo stessero pigliando per i fondelli.

Oh beh, significa che scaricherò la mia ira su quella ragazza più tardi~ !” sorrise gioviale; salì al piano superiore, si cambiò in fretta e furia e scese nuovamente al piano terra.

Era incredibile ma gli era mancata terribilmente la casa della sorella, a ogni stanza era legato un ricordo felice dell'infanzia della nazione.

Ne...~ ! Chissà che tipo di piante coltiva l'onee-chan~ !”

La risposta non tardò ad arrivare, sul retro della casa vi erano due pezzi di terreno; nel primo cresceva alta e rigogliosa una pianta al russo sconosciuta e nel secondo, quello che doveva arare, vi era il nulla.

“Che razza di pianta è quella...?” si domandò confuso toccando alcune foglie della pianta.

“Quello è tipo grano, Russhia”

Voce terribilmente zuccherosa, un accento inconfondibile e un modo unico di storpiare il suo nome: Polonia.

Durak 1 cosa ci fai qui?”

Il polacco sorrise e mosse la mano vezzoso:”Come siamo volgari Russhia e ti domandi ancora il perché sei rimasto solo...?”

“PolandoH! Smettila, per favore!” una seconda voce riecheggiò nell'aria; correva preoccupato verso il polacco Toris, la Lituania.

Ad Ivan mancò l'aria: Lituania...da quanto tempo non lo vedeva...? Da quanto tempo aveva desiderato andarlo a trovare, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo? Quanto tempo che lo voleva rivedere...?

“PolandoH! Smettila di infastidire Russia, lo sai che ce l'ha a morte con te!”

Quella voce, trasudava preoccupazione da ogni singola parola. Quante volte Toris si preoccupava dell'amico, non accorgendosi di ferire lo slavo dipingendolo come un mostro...?

Scosse la testa cacciando via quei pensieri: “Toris~ ! Da quanto tempo!”

La piccola nazione sussultò ed iniziò a tremare convulsamente; l'amico intervenne a sua difesa: “Se osi alzare solo un dito su Toriuccio, ti...ti...ti...uhm...ecco! Ti colpirò con la magia della principessa dei pony rosa!”

Sul volto di Russia si dipinse uno stano sorriso.

Toris compose il numero del becchino.

Come sei divertente Durak~ ! Ora per favore, prima che decida IO di colpirti con qualcosa di GROSSO e PESANTE, sparisci dalla mia vista! Da...?”

Feliks si voltò incrociando le braccia al petto: “Ok, allora do per scontato che tu, tipo, sappia usare, tipo, un trattore.”

Cavolo! Il trattore, se n'era completamente dimenticato: non usava un attrezzo agricolo da...parecchio tempo; ma tuttavia non poteva sottomettersi a quella P.I.N. (Piccola Inutile Nazione).

Certo, ed ora scompari Feliks!”

Il sopracitato si voltò sorridendo, appoggiandosi con i gomiti alla staccionata che divideva la sua parte di terreno da quella del russo.

Uhm, noi abbiamo finito...quindi rimarremo, tipo, a guardarti! Vero Lituania?”

Il poverino annuì depresso:capitava sempre in mezzo a quei due, doveva essere una sorta di maledizione lanciata da Inghilterra.

Avvicinatosi al trattore lo slavo lo guadò: era arrugginito e non sembrava resistente. Non avrebbe sicuramente retto il suo peso.

Sembra che tu sia, tipo, bloccato...magari ti potremmo aiutare, tipo, se tu promettessi che, tipo, saresti gentile con noi per un mese.”

Ivan fece un paio di calcoli: un mese= 30 giorni, 30 giorni=720 ore, 720 ore=2592000 secondi. Si poteva fare.

D'accordo, Durak!”

I due scavalcarono il recinto affiancandosi al russo, Toris tremava e pregava tutti i santi che conosceva; Feliks...beh lui stava pensando che la sciarpa del russo fosse deliziosa.

La tua sciarpa è, tipo, super-carina! Anche se il rosa non ti dona”

Santa Maria madre di Dio...” Toris pregava.

Autocontrollo. Miracoloso autocontrollo. “Credo che tu abbia ragione Dur-Polonia!”

Egli sorrise divertito e, facendo l'occhiolino a Lituania continuò il discorso: “Tu sa come si accende, vero?”

Ok, il polacco stava decisamente mettendo a dura prova i poveri nervi del russo.

No”

Bene, guarda e impara”

SDENG! Un calcio, nessun segno di vita da parte del trattore; imbarazzato più che mai il polacco guardò la nazione tanto odiata: “Ehm...potresti...?”

Certo~ !”

E così, immaginando di dare un calcio al deretano di un certo polacco, la Russia fece partire il trattore con un sonoro scoppio.

Bene, lascia fare a me: tu sei troppo pensate e poi, tipo, non sai proprio da dove iniziare” detto ciò Feliks saltò sopra il veicolo ed iniziò ad arare il terreno; affianco del russo era rimasta la piccola Lituania. Ivan era tutt'altro che tranquillo; gli era mancato davvero tanto Toris, gli mancavano le giornate che trascorrevano tutti insieme.

G-grazie...” lo sguardo ametista s'incrociò con quello azzurro del lituano.

Per cosa?”

Per non aver ucciso Feliks”

L'ho fatto solo perché mi torna utile”

Toris volse il capo al cielo inspirando l'aria a pieni polmoni, chiudendo gli occhi smettendo di tremare, sorrise:”Lo sapevo che aveva un cuore Russia-dama, so...che in fondo odia la violenza quanto noi” aprì gli occhi e fissò lo sguardo sulla figura dello slavo “So che è una brava persona...”

Ti sbagli.”

Non è forse qui per aiutare sua sorella? Questo è amore fraterno, Ivan.”

Per la prima volta da quando si conoscevano il lituano l'aveva chiamato per nome, per la prima volta aveva abbattuto tutte le sue difese.

Grazie Toris, di cuore...”

Rosso in viso ma con il sorriso sulle labbra, l'altro fece un piccolo inchino; intanto il polacco aveva terminato.

Ne..! Finito, è stato, tipo, troppo semplice. Beh se hai problemi, tipo, chiamaci.”

Perché sei così gentile con me?”

Feliks sorrise:”I tempi sono cambiati Russhia, dovremmo...tipo, dimenticare il passato e pensare al presente e poi non potevo, tipo, lasciare il campo nelle mani di un inetto come te...”

Kolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkol”

I tre si guardarono, l'aura violacea scomparve.

Scoppiarono a ridere. Da quanto tempo Ivan non rideva di cuore? Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva parlato con il polacco senza degenerare? Sentiva uno strano calore al cuore: intenso e piacevole, capace di far venire le lacrime a gli occhi.

Per chi, come lui, aveva vissuto maggior parte della vita da solo; quei momenti erano più unici che rari e, senza ulteriori esitazioni, abbracciò i due.

Toris sembrò irrigidirsi mentre Feliks rimase immobile con il sorriso sulle labbra:”Ivan, mollaci. Temo che Toris stia soffocando”

Sul viso dei due non vi era terrore, sofferenza o disprezzo; erano semplicemente felici.

Fa davvero così male la solitudine? Tipo, io ho avuto sempre vicino Lituania, ma tu....sempre solo...che tristezza.”

Una lacrima scappò veloce all'autocontrollo del russo:”Non puoi immaginare quanto tu abbia ragione...Feliks.”

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

E anche questo capitolo è finito! Grazie a tutti coloro che hanno recensito e spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.

Spero di non aver reso Ivan OOC ma, a mio parere, è un personaggio che ha vissuto un'infanzia solitaria e sanguinaria; quindi credo che se qualcuno gli si dimostrasse gentile si aprirebbe immediatamente.

Se nel caso abbia reso OOC qualche personaggio, comunicatemelo con una recensione e datemi dei consigli per migliorarlo.

Ci si vede alla prossima,

Selly Michaelis.

 

Durak= vi basta sapere che è un insulto ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo extra-un compleanno speciale. ***


Capitolo Extra- Un compleanno speciale.
 
 
Quel giorno Russia assomigliava ad uno zombie: il volto segnato dalle evidenti occhiaie, più pallido  e meno sadico del solito.
Tutto era iniziato quella mattina alle cinque, quando Nika l'aveva svegliato buttandolo giù dal letto, per lui rimaneva ancora un mistero come, con forza disumana. Ivan si era rialzato dolorante e assonnato ma la ragazza non sembrava preoccuparsene; lei farneticava che fosse una data importante.
"Nika, mi vorresti dire, di grazia, cosa ti ha spinto a svegliarmi così presto?" un aura violacee, capace di far appassire i fiori, si creò intorno all'imponente figura del russo.
La ragazza, dall'altra parte, gli assestò un portentoso calcio al fondo schiena, facendolo finire nuovamente sul pavimento.
"Non rivolgerti così alla Magnifica Me! Insolente!" si passò le mani nei lunghi capelli argentei cercando di ritrovare la calma :"Comunque: dobbiamo partire per Mosca, IMMEDIATAMENTE."
Mosca...?
"E perché...?"
"Che domande! Oggi è il compleanno della mia migliore amica e ho promesso a me stessa di organizzarle una festa Magnifica, come la sottoscritta!"
Russia prese un grosso respiro e staccò la faccia dalle mattonelle: era poco igenico il pavimento, no?
"E dove, secondo te, si terrebbe questa festa?"
"Come dove! A casa tua ovviamente!"
In quel momento l'intero mondo crollò sulle povere spalle della nazione: erano in pieno inverno, la temperatura sfiorava i -20 gradi, imperversava un bufera di neve degna di Generale Inverno e quella folle voleva organizzare una festa!?
"Susu! Non stare lì! Muoviti!" gli disse la ragazza spingendolo fuori dalla camera e scaraventandolo giù per le scale; lei decise di scivolare per il corrimano e calpestare il fondo schiena della nazione.
"Ivan, mantieni la calma. Pensa a Onee-chan...pensa che, quando tornerà, le aumenterai il prezzo del gas" con questi pensieri di pura cattiveria il russo recuperò la calma, evitando di sgozzare la povera e “indifesa” Nika.
“Muoviti! Il nostro aereo parte tra mezz'ora e tu sei ancora in mutande...” immediatamente il volto della ragazza prese colore, voltandosi per l'imbarazzo decise di ignorare le proprie emozioni e si affrettò a cambiarsi.
Ivan, con parecchia fatica, arrivò alla conclusione che non poteva fare nulla contro il fato e avrebbe accompagnato la folle; si preparò velocemente indossando abiti pesanti ma casual, completando il tutto con l'immancabile sciarpa. Quando uscì dalla propria camera, felice d'aver l'occasione di tornare nella propria patria, si ritrovò a pochi metri di distanza Nika, in intimo e completamente rossa.
“I miei a-abiti migliori s-sono ancora n-nel tuo armadio. SPOSTATI.”
SBANG!
“Uhm, Onne-chan dovrebbe tinteggiare più spesso i muri della propria casa...”
 
Dopo dieci minuti di sofferenze, equivoci e un caffè bollente versato in mezzo alle gambe della povera nazione; i due si apprestano a raggiungere l'aeroporto.
 
“Dimmi Nika, la tua amica è russa, da?”
“No, italiana. Umbra, per la precisione...ma sta' tranquillo non è come quei tuoi due amici italiani  pazzoidi; lei assomiglia di più a Kiku. Ti piacerà vedrai!”
Ivan scostò lo sguardo dalla strada e lo rivolse alla ragazza: il tono di voce che aveva usato era insolitamente dolce, come la sua espressione. 
“Le ragazze sono strane, da!” pensò ridacchiando.
A Nika non era sfuggito quello sguardo e quando la sua attenzione fu nuovamente rivolta alla strada, lei non perse occasione per studiare i lineamenti del suo volto: tratti del volto delicati, un naso imponente -”Troppo...”si disse-, labbra carnose e rosse, guance paffute e leggermente arrossate per la bassa temperatura; sì, lo doveva ammettere a sé stessa: Ivan era un bel ragazzo.
Quando l'auto si fermò Nika capì d'averlo fissato per tutto il viaggio; l'imbarazzo fu immediato ed improvviso, uno strano tepore si diffuse per tutto il corpo della ragazza e la fece rabbrividire.
“Siamo arrivati Nika, scendi e attenta...si scivola.” le disse il russo, scendendo e aprendole la portiera gentile.
La ragazza s'alzò di scatto e, rifiutando la mano che il russo le tendeva, uscì frettolosamente fuori dall'auto e dirigendosi a passo svelto verso l'entrata dell'aeroporto. Saliti sull'aereo, il viaggio si rivelò tranquillo e rilassante, Ivan riuscì anche a recuperare un'ora di sonno; ma la pace non poteva durare a lungo: appena atterrato, Nika scattò veloce come un razzo e si precipitò fuori dall'aereo, urlando e strepitando come una bambina dentro un negozio di dolci.
Arrivati sull'uscio della porta dell'enorme villa di Ivan, entrambi si affrettarono ad entrare per sfuggire al maledettissimo gelo russo.
“Accendi il camino! ORA!”
“Da, da...la tua amica tra quanto arriverà a Mosca?”
“Oh, ma è già qui! Da tre giorni, le ho appena inviato la via e il numero civico. Arriverà a breve....quindi...”
“Quindi...?” 
Ivan iniziò a temere per la sua incolumità.
Sul volto della ragazza si dipinse un ghigno di puro sadismo.
“Dovrai aiutarmi con i preparativi!”
Così, il nostro eroe si ritrovò in cima ad una scaletta minuscola, ricoperto da festoni che tentava d'appendere sopra il camino, affiancato da una folle indecisa su quale musica scegliere. Poi, il campanello suonò e il tempo parve fermarsi: Nika spiccò un salto verso la porta, a causa del repentino movimento Ivan perse l'equilibrio e cadde per terra e i festoni finirono dentro il caminetto.
Con grande delusione di Nika e stupore di Russia, alla porta vi erano i tre paesi baltici: Lettonia, Estonia e Lituania; i primi due tremolanti e il terzo sorridente.
“Vi ho detto che il signor Russia è cambiato!” esclamò allegro Toris, incoraggiando le altre due nazioni ad entrare.
“Toris, Raivis e Eduard! C-che sorpresa! Entrate, stavamo organizzando una festa ma...prego ci far-”
Nika si piazzò davanti ai tre ragazzi: “Sapete cantare? In italiano.”
Raivis si fece avanti a testa china: “S-sì signora, s-siamo molto a-amici di F-Feliciano e L-lovino...”
“Bene, farete da supporto sonoro! E tu!” puntò il dito contro il russo:”Se osi replicare farò a pezzi quel peluche a forma di girasole a cui ti appolpi ogni notte!”
Mai aveva desiderato scomparire Ivan, ma...c'era una prima volta a tutto, no?
“Bene, ora...CARI ragazzi entrate dentro e, prima che vi minacci, iniziate a prepararvi. Lei sarà qui a poco!”
Al povero Ivan si aggiunsero, così, tre nuovi schiavi; tutti impegnati con i preparativi, i quali terminarono solo due ore dopo all'arrivo della suddetta amica. Però ne era valsa la pena; il sorriso sulle labbra di Nika, si disse Ivan, era ciò che di più bello avesse visto durante la sua lunga esistenza.
Chiara entrò timorosa e s'inchinò lievemente verso i tre: “P-piacere di c-conoscervi, Signori.”
“Umpf! Lasciali perdere e vieni ad abbracciare la tua Magnifica Amica!” sulla ragazza s'abbatté quel urgano che era Nika. Con grande sorpresa dei presenti, Chiara non cadde sotto il potente abbraccio dell'albina; ciò confermò la teoria del russo: tutte le amiche di quella folle avevano, come lei, una forza sovrumana.
“T-ti avevo detto di non disturbarti ”
Nika “pattò” con forza l'amica: “Dovevo, sei la mia migliore amica! E poi in Russia verrai poche volte con questo freddo!”
In quell'esatto momento il campanello suonò nuovamente.
“Ivan, aru! Sono io Cina, aru. Apri per favore, qui si gela, aru!”
“Ivaaan non mi avevi detto che c'era anche lui!”
Il russo arretrò di qualche passo difronte a quell'espressione terrorizzante di Nika, tanto simile a quella della sua amata sorellina.
“I-infatti no-non doveva esserci!”
Chiara sorrise raggiante: “Non ti preoccupare, Nika. Apro io, infondo non mi crea fastidio.”
Detto fatto: la nuova venuta aprì la porta al cinese e..successe qualcosa che ancora oggi Nika non si sa' spiegare: lo sguardo d' entrambi divenne vacuo, le guance si tinsero di un vivace rosso e nell'aria aleggiò un inquietante imbarazzo, che fu spezzato solo dalla rovinosa caduta di Lettonia dalla scaletta.
“P-piacere, aru. S-sono Yao Wang, aru.”
Lei gli tese la mano, lo sguardo fisso sulle sue scarpe:”C-chiara.”
“Qualcuno mi aiuta, per favore!?” Il povero lettone si ritrovava con il didietro incastrato nel piccolo camino; Russia esplose in una sonora e gioiosa risata.
“Hai mangiato molto Raivis, da?”
Il piccolo si divincolava con le lacrime a gli occhi:”Non è divertente! A-aiutatemi!”
Dopo il salvataggio la festa ebbe finalmente inizio anche se la Magnifica Nika si sentiva trascurata, infatti Chiara sembrava essersi appiccicata a Yao e non aveva intenzione di mollarlo per il resto della serata. Così Nika si ritrovò appoggiata alla parete, accanto all'armadio a quattro ante vivente.
“Non ti diverti, da?”
“Non è quello e...che mi sento trascurata, ecco!”
Il viso di Ivan parve rabbuiarsi: “Posso darti un consiglio?”
“Dimmi, Ivan.”
“Non stringere la mano intorno ad una farfalla, altrimenti morirà.”
“Cosa?”
“L'amicizia è come una farfalla: se la stringi troppo essa morirà, se la lasci completamente libera volerà via.”
Nika volse lo sguardo al viso del ragazzo sinceramente sorpresa: “E'...bellissima!”
“Grazie. Me lo disse un mio vecchio amico...” strinse la mano a pugno “c-che ora...non c'è più.”
La ragazza gli sfiorò il braccio cercando di confortarlo, istintivamente l' abbracciò: “E' in un posto migliore, ora.”
“Uhrm, disturbo...aru?”
Yao era esattamente lì immobile come una statua, le guance leggermente arrossate per l'imbarazzo ed accanto a lui Chiara continuava a rivolgere il proprio sguardo al pavimento.
“No, Yao. Dimmi, perché sei qui?”
“Ho ricevuto un invito da Toris.”
Ed in un secondo il lituano si ritrovò appeso sul lampadario per la cintura.
“Così impari a rovinarmi le feste!” ringhiò Nika, guardandolo soddisfatto. L'amica si fece avanti con uno sguardo truce:”Nika, la festa non è stata rovinata. Anzi m-mi è piaciuta molto.”
“Oh, ma adesso vieni il bello: tu, io e una montagna di manga.”
Lo sguardo della ragazza si accese di pura gioia: “Shoujio? Black Butler!? E-e c'è il wii per giocare a The Last Story, vero!?”
L'albina sorrise: “Certo, tutto pronto.”
Si svolse tutto in pochi attimi: un momento prima Nika e Chiara si trovavano al centro del salone ed un attimo dopo erano sparite, lasciandosi dietro una folata di vento capace di rovinare una piega da un centinaio di rubli.
 
Nella camera di Nika, ore 00:00 dopo un'estenuante lotta di cuscini.
 
Stanche le due ragazze di buttarono sul letto contemporaneamente, poi si voltarono sul fianco guardandosi in volto.
“Che bella festa! Grazie Nika!”
“Ma di nulla, dovere. Piuttosto dimmi: ti piace il cinesino, eh?”
Le guance dell'amica divennero roventi: ”E-ecco...s-sì. M-ma anche tu e l'armadio siete affiatati, vedo.”
”Io ed Ivan!? Tsk. Lo vorrebbe!”
Chiara stava per ribattere quando dal piano inferiore provenne una dolce musica accompagnata da parole altrettanto dolci.
“Vorrei qualcosa che non sia così prevedibile,
sentirmi in gioco sentirmi fragile.
Confesso: vorrei qualcosa che non sappia troppo di me,
sentire paura rischiare anche di perdere, eeh!
Vorrei un'amore non da manuale, amore che fa' stare bene
sentimenti, sensazioni, emozioni e...l'incontenibile! ”
Le due giovani si precipitarono giù per le scale curiose e davanti ai loro occhi si parò uno spettacolo strabiliante: il salone era illuminato da luci rosa e bianche, i tre Paesi Baltici cantavano una dolce canzone ed Ivan insieme a Yao aspettavano le due fanciulle.
Così si concluse questa sconclusionata festa, organizzata in poco tempo, con uno spreco immane di energie e un didietro bruciacchiato.
 
 
Angolo della Magnifica:
Ok, ok. Fa' schifo, lo so. Perdonatemi del ritardo ma l'ispirazione s'era fatta un viaggetto per le Hawaii. Ma è tornata anche se un po' arrugginita, così ecco il risultato.
Questo capitolo extra è dedicato a White_  che mi ha minacciata incoraggiata a pubblicare qualcosa di nuovo. ^_^
Recensite, anche negativamente! 
Baci,
Magnifica Me.
 
P.S: Il personaggio di Chiara sarà fisso in questa fan fiction, ma la sua reale entrata in scena avverrà solo tra un paio di capitoli.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=807703